Con 14 cartine e disegni nel testo e 53 f olografie fuori testoLuigi Emilio Longo
I « reparti speciali» italiani nella seconda guerra mondiale (1940-1943)
Mursia
A Ma ria An tonietta , Fab io e Fa brizio
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PREFAZIONE
I.A libertà è il diri tt o d i compie re i l proprio dovere .
GI US EPPE M AZZINIDa parte italiana , già il primo conflitto mondiale era riuscito, nel tenta tivo di far nascere qualcosa di innovativo che spezzasse la pedissequa ,i petitività degli schemi d 'attacco frontali , a dar vita a reparti d 'assalto , pi li comunemente noti come « arditi »1 vere e proprie unità speciali in grado, per particolare mentalità , addestramento ed equipaggiamento , di agire com e elemento risolutivo ne/l'azione offensiva fulminea e condotta in profon dità mantenendo un molo del tutto autonomo nella battaglia , distaccato dalla fanteria della quale non dovevano affatto costituire solo una specialità destinata a sostenerne l'impiego in combattimento. Come viene fatto giustam ente rilevare in un libro che sviluppa un 'accurata analisi sulle «fiamme nere » dei reparti d'assalto, 1 se si tenta un confronto fra questi ed i batta glioni di fanteria , la differenza che piti colpisce è il diverso atteggiamento verso la guerra , accettata senza entusiasmo, talo ra co n riluttanza se non con aperta opposizione dalla massa dei combattenti e cercata invece con trasporto ed ostentata convinzione dagli arditi . La scelta di fondo che contraddi stingueva gli uomini dei reparti d 'assalto era proprio la proclamazione del desiderio di fare la guerra e di farla bene, fi n o alla vittoria ; e questo forte prernpposto motiva zi onale ne fa ceva 1111 mode llo di combattente di tipo nuovo, entusiasta e quindi efficace, in usi tato. L'esemplare piti diffuso della guerra italiana era stato infatti, sino a q uasi tutto il 1917, quello dell 'alpino o del fante contadino , obbedien te ed affidabile , saldo però soprattutto ne/l'azione difen siva , che bestem m iava contro la guerra e contro ch i l'aveva voluta , ma accettava con rass egnazione il destino e gli ordini di rnperiori a volte amati, a volte detesta ti. A questo modello piuttosto « opaco », si era venuto a contrapporre, dopo le giornate di Caporetto e sino alla fine della guerra , quello de/l 'ardito , de/l 'assaltatore spregiudicato e pieno d i grinta , tutto votato a/l 'attacco ed alla vittoria , costasse quel che costasse.
La seconda guerra mo11diale ha ricalcato , sotto alcu ni aspetti, le orme della prima. Non fu «sentita ,, né gradita , come non lo era stata la prima , - an che se qualcuno dovrebbe dimostrarci quante e quali , nella storia dell' umanità, siano state le gu erre veramente « sentite » dalla gran massa di coloro che furono chiamati a farle - eccezion fatta per le occasioni , in ve rità piuttosto poche i11 entrambe le circosta11ze , nelle quali la sorte delle nost re a,mi e di quelle degli alleati del momento sembrò volgere al me-
1 Rocm.T, G., G li ard iti della grande g11 en-a, Mil ano , Fehri ne lli , 198 1, pp. 7 1-72. Un a seconda edizione, imegra ta da ult erior i dati , tes timo nian ze e ma teria le iconogra fico, è s tat a pubbli c at a nel 199 0 dalla Editrice G o riziana di Co rte S. Ilario (G o ri zia).
glio. Per quanto concerne in particolare l'aliquota dei cittadini in u11i/orme, la partecipazione morale, e quindi comportamentale, alle vicende belliche dal 1940 al 1943 ha av11to carattere di valida contin11ità, presso i singoli, solo tra coloro sostenuti da solidi pres11pposti ideali (sempre 11110 minoranza) ed, a livello collettivo, in quei reparti (anch 'essi relativamente esig11i rispetto alla massa delle 1111ità combattenti) con particolare propensione aggtessiva connessa alla stessa specialità operativa, (aerosi luranti , sommergibilisti , guas tatori, ad esempio) ovvero con una connotazione di volontariato, quali i reparti paracadutisti e gli uomini delle unità speciali. Co11 riferimento proprio a q11esti ultimi, se è vero, i11fatti , che la seco11da g11en-a mondiale ha segnalo il trionfo della compo11enle tec11ologica dello strummto bellico rispetto alle masse di 11omini della p11ma, è altrettanto vero che proprio in un contesto dove la tecnica andava prendendo sempre piti il sopravvento, si è avuta la valorizzazione del ruolo delle cosiddette «forze speciali». I principali belligeranti aveva no infatti capito come pochi uomini con particolari caratteristiche psico-attitudinali e motivazionali, riuniti in reparti ad alto livello di specificità operativa (vere e proprie unità d'élite frutto di 1111 paziente ed accurato lavoro di amalgama) potevano ottenere risultati oltremodo preziosi, estremamente paganti, di ampio valore strategico , mira11do ai centri nevralgici della strutttll'a bellica avversaria (posti comando, basi operative t errestri, aeree e 11avali1 apprestamenti logistici ed industriali, retrovie , ecc.) con conseguenze materiali e psicologiche di prim'ordine. ,
Lo avevamo capito, pur se in ritardo, anche noi italiani; anche noi abbiamo avuto, quindi , i nostri reparti speciali , anche se di essi solo la X• MAS , attrav erso le leggmdarie imprese dei «maiali» e della diffusione cinematografica e letteraria che di esse è stata data, è sufficientemente conosciuta. Erano costituiti, come è logico che fosse, da elementi che vi entravano a far parte a titolo di assoluta volontarietà , eccezio11 fatta per alcuni casi come, ad esempio, il battaglione alpini sciatori Monte Cervino, in cui si era resa in parte necessaria anche un'incorporazione d'autorità. Il volontariato, sul genere di quello degli arditi della prima guerra mondiale, rappresentava di per se stesso tma garanzia di affidabilità , 1111 pres11pposto di base le cui motivazioni potevano anche essere varie (in alcuni il patriottismo o u11a «carica» ideale, in altri il desiderio di fare la guerra i11 modo audace e, per cosi dire, «sportivo», in altri ancora, infine, l'appagamento di istanze avventurose, uno sfogo all'esuberanza del carattere e del temperamento, un modo pe1· sottrarsi alla routine ed alla monotonia tipiche della naja normale) ma che si compendiavano 11el desiderio di ba ttersi con decisione e sino in fondo, senza riserve o pregiudiziali di sorta, consapevoli dell 'assrmzione di rischi nei quali non c 'era posto per calcoli di ness11n genere e le possibilità di sopravvivere ai quali erano estremamente ridotte. Anche sotto questo aspetto, oltre che su quello pùi strettamente operativo , i reparti speciali hanno rappresentato (e proprio ne lle circostanze della guerra durante le quali era pili facile e comprensibile abbandonarsi allo scoramento ed alla rinuncia) una fiammella di luce, espressione di coeren-
za, di dignità , di orgoglio, di fedeltà a quei valori m orali ai quali non è possib ile venir meno senza abdicare alla propria identità di uomo , al di fuo ri ed al di sopra Ji quelle cbe possono essere le proprie convinzioni ideologiche o politiche.
Sotto il profilo dell 'impiego e dei risultati , cercheremo di trarre alc11ne con clusioni alla fine del libro, oltre a quelle che saremo andati es ponendo via via nei singoli capitoli riguardanti i varf reparti. Ma ciò che soprattutto ci preme essere riusciti a mettere in evidenza è questa componente d i ordine etico, tanto piri importante nel quadro di 1111 conflitto conclusosi per le nos tre forze armate nel modo amaro e squallido che sappiamo , dove i due aggettivi non si riferiscono tanto agli esiti militari di una guerra perdutasu perabili, rimediabili nel tempo, in q11alche caso addiritt11ra ininfluenti nel q11adro generale delle vicende di 1111 popolo - q11anto alle modalità con le quali è maturata la sconfitta ed alle implicazioni morali che ne sono co nseg11ite a tempo indeterminato di fronte a q11el tribunale impietoso che è la storia.
I repa rti speciali italiani costituiti ed impiegati nel corso della seconda gue rra mondiale sono stati i seg ue nti: per l'Esercito, il 10• reggimento arditi, il battaglione alpini sciatori Monte Cervino , il I ba ttaglione carabinieri paracadutisti; per la Marina, la X• flottiglia MAS e battaglioni « N. » (n uotatori) e «P. » (paracadutisti) e reparto «G.» (guastatori) del reggimento San Marco; per /'Aeronautica, il I battaglione d'assalto paracadutisti, il ba ttagli one riatta/ori Loreto ed il battaglione ADRA. L'elenco si rifeiisce a q11elle unità create ex novo per compiti di elevata specificità operativa, conness i con le peculiari esigenze di ciascuna Jona amzata, per l'assolvimen to dei quali risultava necessario l'impiego di personale volontario in possesso di determinati requisiti fisici e psico-attitudinali e di una particolare qualificazione specialistica. Ai suddetti andrebbe aggi11nto anche il « Raggm ppamento reparti speciali », unità alle dipendenze f11nzionali del S TM (Servizio Infom,azioni Militari) in merito alla quale, però, mancano no tizie di ima certa consistenza, né è agevole acquisirle dal momento che l'even tuale fonte dovrebbe essere rappresentata dagli archivi de/l'attuale I MI (Servizio Informazion i e Sicurezza Militari) , ente che per la sua stessa natura è poco o niente affatto incline a consentime l'accesso. Apparen temente , potrebbe sembrare che abbiano titolo ad essere inclu,i nell'elenco anche altri reparti , come ad esempio quelli paracadutisti e J!uas tatori per t'Esercito o quelli aerosiluranti per l'Ae ronautica . Ma , in rea ltà, pur rispondendo anche questi in tutto od in parte ad alc1111i dei sudde tti req uisiti, in essi si configurava piti una vera e propria «speciali tà » della forza armata di appartenenza , ordinativamente articolata Stl 1111 numero ed un livello variabile di unità - tale era il caso , ad esempio, delle il11e di vision i di fanteria paracadutista Folgore e Nembo, dei battaglioni Rt1a statori del genio , dei battaglioni camicie nere (CC.NN.) d 'assalto e da iha rco della milizia (MVSN), de i plotoni arditi reggimentali della fanteria, dei plotoni sciatori dei reggimenti alpini , dei gruppi e delle squadriglie ae-
rosiluranti, ecc. - che non reparti speciali a sé stanti, con una fisionomia ed un 'identità specifiche del tutto particolari quali invece caratterizzava110 quelli che abbiamo elenca to, anche se alcuni di questi finirono poi per dar luogo essi stessi ad un 'effettiva specialità in seno alla rispettiva forza armata , tipo quella dei nuo tatori d'assalto della Marina fo,mata dall'insieme degli «N. P. » (nuotatori paracadutisti) del San Marco e dal gruppo «Gamma» della X• MAS.
Le vicende relative ai reparti speciali italiani durante la seconda guerra mondiale sono state riportate in diverse pubblicazioni. Di esse , alcune, a carattere ufficiale, sono state prodotte dagli uffici storici delle forze a,mate con specifico riferimento ai reparti stessi , altre sono state date alle stampe da editori privati, ed anche tra queste qualcuna riguarda specificamente un detenninato reparto mentre in altre, in particolare quelle concernenti la storia del paracadutismo mili ta re italiano, non figurano tutti dal momento che la X• MAS ed il battaglione sciatori Monte Cerv ino non erano dotati della componente aviola11cistica; nelle note che corredano og11i capitolo , il lettore potrà trovare i corrisponde11ti riferime11ti bibliografici. Ma11cava però, nella letteratura militare italiana relativa alla seconda guerra mondiale, un lavoro che presentasse riunita i11 forma organica la storia di tutti i reparti speciali, e per questo ci siamo accinti alla sua stesura , grati a quanti saranno in grado e vorranno colmare le inevitabili lacune con precisazioni, rettifiche ed aggiunte utili per un'eventuale, successiva edizione. Abbiamo fatto riferimento, naturalmente, alle predette fonti bibliografiche, in tegrandole con ricerche personali cli archivio allo scopo di acquisire elementi nuovi od integrare altri già noti con ulteriori , pitl dettagliati particolari. In quei casi nei quali la lettura e la consultazione delle altre opere dimostrava chiaramente come la stessa indagine fosse stata già compiuta in maniera esaustiva dagli autori delle medesime , ci siamo avvalsi direttamente del loro contributo. Ci siamo richiamati, in qualche caso dove è stato possibile, alle testimonianze dirette di reduci dei reparti in questione, tanto pitl preziose in quanto, oltre a fornire non pochi interessanti particolari di prima mano , hanno alzato il velo su fatti, concementi persone o situazioni, non altrimenti acquisibili. Ciò vale in particolare per il generale Pietro Corsini, per il dott . Guerrino Cossard ed il dott. Carlo Vicentini , che ringraziamo vivamente per i gradevoli e costmttivi incontri oltre che per la documentazione fornitaci, compresa quella fotografica , per la quale un vivo ringraziamento va anche al dott. Nino Arena. Ringraziamo altresi sentitamente gli Uffici Sto,ici dell'Esercito, della Marina , de/l 'Aeronautica e dell'A,ma dei Carabinieri per la cortese disponibilità con la quale ci hanno consentito l'accesso ai rispettivi archivi doct,mentali e fotografici.
Confidiamo di aver portato cosi anche il nostro con tributo per quel monumento ideale che (attraverso la descrizione delle loro gesta e dei fondamenti spirituali che ne erano alla base) sarebbe doveroso erigere a memoria dei reparti speciali italiani nel secondo conflitto mondiale. Come si è detto , fatta eccezione per la X• MAS, le loro vicende sono pressoché sco-
nosciute anche negli ambienti degli «addetti ai lavori» , e di alcuni di essi è ig norata perfino l 'esis tenza. Ed invece vanno conosciuti e ricordati, e non tanto, o non solo, per le azioni compiute quanto per ciò che hanno rap presentato sul piano dei valori morali, sopratlt1tto nei momenti della guen-a nei quali le ombre si addensavano sempre piti minacciose. Seppero man tenere il corap,gio e la detenninazione quando sia l'uno sia l'altra andavano venendo meno tutt 'intorn o, contribuirono a ravvivare la speranza, in loro stessi ed in altri, allorché pizi profondi erano il pessimismo e la dispe razione: «Perché vi sono momenti nei quali vittoria o sconfitta diven ta, di fronte al/'011ore nazionale ed alla dignità di uomini, cosa secondt1 ria ». 2
L.E.L.l CROCE, B. , Parole d; 1111 italiano (« Il Giornale d 'Italia •, Roma , 5 novembre 19 17).
Parabrezza
Cassa a leva comando immersione rapida
Pilota
e"·
Anello per fissaggio al bersaglio Volante
st,umen1 ; '."
Batteria accumulatori
Detonatori ad orologeri a Comando inseritore elettrico dì marcia
Fìg. l. Sc he ma d i un SLC o {( maiale».
Motore elettrico propulsore
• Cassa compenso assetto
Fig. 2. Siste ma di supe rame nto d i un'os tr uzio ne re tale.
MAS
'L' idea dj realizzare una nu ova arma in grado di fronteggiare la sove rchian te potenza navale britannica, era sorta in alcuni ristretti amb ient i della Marina itali ana nel settembre del 1935, allorché la flotta ingle se, a seg ufro della tensione creatasi fra le due nazioni per la no s tra immine nte campagna per la conquista dell'Etiopia, era entrata minacciosame nte in forze nel Mediterraneo. In reaJtà, s in dalla primavera de Uo stes so anno, la Marina italiana stava conducendo espe rimenti per la fuor iuscita di lialombari muniti di autorespiratore da un 'u nità subacque a, e per l'a lenarnento di marciatori su l fondo recanti un simu lacro di bom ba da attaccare all a carena di navi nemiche. Nettamente inferiore nella linea delle navi da battaglia, priva di navi portaerei e di ;.aviaz io ne navale, la Marina pensava infatti all ' im piego di mezzi insidios i e d 'ass alto che pote ssero compensare il minor potenziale offens ivo mediante un attacco di so rpresa contro la squadra inglese e le sue bas i al momento dell ' inizi o di eventuali ost ilit à. Occorreva qualcosa di nuovo, di in sospettato , di rap ida costruzio ne , di utilizzazione operativa immediata , un 'arma, insomma , che potesse s fruttare app ieno iJ fatlore sor presa.
In altri termini , tornava d 'attualità l'or digno con cui 17 anni prirna il maggiore del genio navale Raffaele Rossetti ed il tenente medico Raffa ele Paolucci avevano affondato a Pola , negli ultimi giorni del primo co nflitto mondiale, la corazza ta aus tri aca Viri b us Vnitis. Era l'occas ione d'oro per coronare gli spunti di immaginazione e di inventiva, corredati da solide argome nta z ioni tecnic he, che g i à neg li anni precede nti avevano caratterizzato le lunghe conversazioni intercor se fra due uppassionati ufficiali d el gen io navale, Teseo Tesei ed Elios To schi. Com pagni di corso ed entramb i imbarcati come ufficiali di macchina su i so mmergibili , erano partiti proprio dallo stud io della torpedine usata da Ro ss etti e Paolucci per addivenire a loro volta alla progettaz ione di un 'arma che potes se permettere a due uomini di v ivere, navigare, dirigersi contro un ber sag lio navaJe ed attaccarlo «s tando so tt'acqua». Nell'ottobre dello stesso 1935 , l'o fficina s iluri di La Spe z ia , per ord in e dell o Stato Maggiore Marina , iniziava la costruzione della loro « torpedine se movente». Pressoché contemporaneamente ( men o di un ,111110 dopo), nasceva il «barc hino esplosi vo», un altro mezzo d 'ass alto per l'imp iego in supe rficie . Co n questi mezzi, la X • flottiglia MAS (il reparto che sarebbe nato rnme tale il 15 marzo 1941 per distacco dalla I flottiglia MAS , in se no olla q uale era stato costituito nell' ottobre del 1938 un primo nucleo di
21 ufficiali destinati ad operare con le nuove armi) avrebbe sc ritt o nel Mediterraneo le pagine della sua leggen d a.
li Siluro a Lenta Cot1a (SLC)
li mezzo, ne!J a sua configurazione finale del 19 40 , era una specie di piccolo sottomarino di qua s i 7 metri di lun ghe zz a, pilot ato da due operatori che vi sta va no a cavalc ioni come su una motocicletta, a dirett o contatto con l'acqua dalla quale erano protetti mediante tute di gomma (mute) e d autorespiratori. L'apparecchi o veni va az ionato da un motore elettrico a quattro marce che consentiva una velocità variabile dai 2 ai 4,5 nodi ed un 'a utonomia osc ill ant e da!Je 4 all e 15 mig]ja in funzione d e!Ja velocit à. E ra dotato di strument i fosfor es centi per la condotta della naviga z ione (un man o metro di profondità ed uno registr atore della pressione casse-assetto, bussola mag netica , voltmetro , amperometro , livella a bolla d 'ar ia) e, come nei so mmer gibili veri e propri , di ca sse d'assetto , casse-compenso, se rbatoi d 'aria compr essa e pompe di travaso per espellere l 'acq ua da!Je casse.
Era in oltre munito di alza-ret i, taglia-ret.i 1 ce soie ed aJtri di spo s itivi per il superamento deUe ostruzioni nonché di morsetti per l 'a ppli ca· z ion e della carica. Questa , di circa tre quintali di esplos ivo , era conte· nuta nella testa dell 'ap parecchio. Giunti sotto la nave nem ica - la p rofo ndità ma ss ima e ra di 25·30 metri , in realtà poi spesso superata con conseguenti danni per g li uomini - gH operatori s tacca va no la carica e la app ]jcavano aUa carena mediante un congegno mag netico di adesione , o sospesa, a mezzo di un cavo, fr a le alette di rorno . Un acciarin o consenti va di rego lare il tempo dell' es plo sione fra O minuti e 24 ore. Gli uomin.i poi cercavano di all ontanarsi rimanendo a cavalcioni del· l'a pparato mo tore, che un sistema di autod istruzione consentiva infin e dj affondare per farne perdere le tracce.
Il traspo rto nei pressi della base navale nemica avveniva a me zzo di un so mm erg ibile appos it amente attrezzato. Dopo al cu ni esperimenti con g li apparecc hi imbragat i in co perta , rivelat isi in sod di sfacenti perché la lun ga navi gazi o ne di avvicinamento li av rebbe espost i al ma · re in mi sura eccess iva, tale comunque da provocare ser ie avarie, era sta ta adottata la soluzione di speciali cilindri co ntenit o ri allest iti , un o a proravia ed uno a poppa v ia deUa torretta, su so mmergibili tra spor tator i - inizialmente Go nda r e Scirè , e dal 1942 anche l'Ambra - dai quaJi e rano stati sbarcati il cannone, le munizioni, due siluri ed a1tre infrastrutture e materiali per allegge rire i battelli e far posto ai cilindri.
Questi erano collegati con il som mergibile per l' a!Ja ga mento e l' aeraz ione necessa ria all e batterie accumulatori degli apparecchi. Pe r mettere in mare questi u1timi , il so mmer gibil e poteva eseguire due manovre: o posars i sul fondo in 8-15 metri di fonda le allagando success i-
h ~, } Lo stretto di Gibilterra. L'i ti nerario dello 5àrè: si r ifer isce al primo tentativo di forune nto tra il 29 e iJ 30 ottob re 1940. (Da BoRGIIESE , J .V., X• Flottiglia .MA 5.)
vamente i c i.lindri , e s trarre gJi SLC e richiud ere i contenitor i; o d e mergere in affioramento co n i cilindri già allagat i, agevolando il compito degli operator i nell e manovre di es traz ione degli apparecch i e di chiu sura dei cilindri , avvalend os i anche deg li operato ri di riserva. Questa seconda modali tà fu que ll a compiuta abitua lm ent e dallo Sci ,-è sia nell e azioni contro Gibilterra sia in que ll a contro Ale ss andr ia. Gli equipaggi d eg li SLC disponevano di un autorespir atore alim e ntato da bombole di ossigeno puro ad alta pressione che assicuravano un 'a utonomi a di circa sei ore, anche se in realtà qua ttr o ore costituivano un limite olt re il quale cominciavano i di st urbi fisici. D al saccopo lm o ne di gomm a un tubo corrugato fle ssib il e portava l' oss igeno alla maschera. L' asp irazione avveniva attraverso lo stesso tubo, co n lo sfogo in una ca p sula di c ak e sodata che aveva la funzion e di trattenere ed assorbire l'a nidride ca rbonica prod ot t a dalla respiraz ione. Sotto i 12 me tri, per ò, l'oss ige no di ve nt ava veleno so e provocava sv enimenti. Importantissima era la difesa contro il freddo, che poteva avere un'influenza mo lto danno sa, quasi inibitoria , sul buo n fu nzio nam e nto dell 'au tore spiratore e sul ren dim ento deg li uo mini. Questi di sponevano del comp leto di lana rego la mentare per pa lombari e di una mu ta impermeab il e « BeUoni » (dal nome di un uff iciale di Marina, gra nd e tecnico subacqueo, che co n Tesei aveva anche perfez io nato e messo a punt o l'autore spiratore partendo dalla maschera per imm ersione << Davis» in uso nei pr imi anni Trenta sui so mmerg ibiliL tra cu i v eni va interpos t a la tu ta di lavoro della M arina la quale, munita di gradi e ste llette, rappre se nt ava que ll 'u niforme che, all 'a tt o della cattura, garant iva la regolarit à della po si zio ne di militari in combattimento. La mu ta, se pu r v ia via migliorata , non riu sc iva ad irn red ire all 'acqu a di infiltra rsi nell 'intern o (specie lu ngo la cucitura de cav allo) dopo una certa pe rmanenza in mare. In o ltre , non esse nd o il suo intern o a press ione eq uj]ibrata con Pe ster no, si sc hiacciava contro la cute, provocando lesioni su per fi ciali ma dolorose. Completavano la d o tazione un o speciale casco di tela foderato di peUiccia e sc arpe oppo rtunam e nte costruite per res is tere all 'az ion e de l mare , o ltre ad una bussola e ad un oro logio subacqu ei lum jnosi.
Verso la fin e della guerra , era sta t o co !J audato un modello per fezionato dell'SLC, lo SSB (S iluro San Bart olo meo), che doveva il suo nom e alla località di L a Spezia ove, nell 'ambito della Dir ezio ne Armi Subacquee de ll 'Arse nale , aveva sede l'off icina segret a de i mezz i d 'assalto . Non fu poss ib il e impi egar lo in operaz ion i per il sopragg iun ge re del! ' ar mi sti z io.
Il «ba rchino es plosivo» (MTM, o Motoscafo T11,-ismo Modificato)
li «barc hino esp los ivo » era un moto scafo ve loce monoposto la cui denominazione tecnica era compendi ata nell a sigla MTM (Mo to scafo
Turis mo Modificato). Era stato ideato nel 1936 dal duca Aimone di Savoia Aosta, ufficiale di Marina, che in cooperazione con il coUega G iorgis ne aveva curato anche la realizzazione presso i cant ier i Cattaneo, specializzati nella motonautica da competizione.
Si trattava di uno scafo a fondo piatto interamente in legno, lungo 5 metri e largo 2, dotato di motore Alfa Romeo 2500 munito di silen;Gi atore e in grado di imprimere una velocità massima di 32 nodi. Il peso non superava le 2 tonnellate, l'autonomia oscill ava intorno alle 60 mig li a. Il comp le sso elica-motore era in grado di ruotare verso l'alto in modo da «scavalcare» eventuali ostruzioni.
A prua era sistemata una carica di tritolo di circa 300 kg (pari a 4 ueJla dei mass imi siluri ), munita di congegno id rostat ico che , dopo l' urto, la faceva scopp iar e appena raggiunta la profondità per la quale era stata regolata (e ra , infatti 1 preferibile che lo scoppio avve ni sse in pro fond it à per causare il maggior danno possibile su Ue parti deJJa carena meno protette). Il pilota, s istemato su un segg io lin o all 'estrema pop pa, dopo aver impos ta to la giu sta rotta verso il bersaglio, ad un ce ntinaio di metri da questo bloccava il timone, tirava la manjgJia di scoppio che toglieva la sicurezza alla carica e si lasciava cadere fuori <lei barchjno rimanendo in acqua su uno zatterino che altro non era se non la sp alliera del seggiolino.
Oltre al tipo classico descritto, che fu im piegato ne ll e azioni di Suda e Malta , c'erano alcune varianti:
MTR (Motoscafo Turi s mo Ridono): derivato dal precedente, con analoghe caratteristiche e modalità di impiego, ma di proporzioni ridotte , tali da poter essere contenu to m appos iti cilindri di un sommergibile trasportatore .
MTSM (Motoscafo Turismo SiJurante Modificat o): era stato id eato per auacchi a 1rnvi, oltre che in porto , anche in mare aperto ed in moto. Lun ghezza metri 7, larghez1,1 2,30. Due motori AJfa Romeo 2500 , uno per lato , velocità 30 miglia. Un sllurotto di 450 mm di diametro era coUocato in un apposirn lancia siluri a centro scafo; veniva l.tncinto di popp:1, sospi nt o da un espulsore a cannocchiale funzionante ad aria com1,rcssa. Appena in acqua, il siluro iniziava la corsa inver tendo la direzione del moto e pnssando so tto lo scafo del mezzo da cui era stato lanciato Completavano l'armamento l hombe s ubacquee antinave, per difesa contro mezzi navali inseguitori. Equipaggio di l uomi ni Fu impiegato in Mar Nero, Africa Settentrionale , TL1ni s ia , Sicilia e Sardekna.
MTS (Motoscafo T urismo Silurante): era il precursore del precedente , co n un so lo motore e 2 s iluri .
MTSMA (Motoscafo Turismo Silurante Modificato AJlungato-AUargato), piU noto ,omc SMA (Silurame Modif icala Allungara-AJJargata): simiJ e all'MTSM, ma a ll ungato r-d nllarga to per render lo p iU idoneo aUa navigazione . Fu approntato solo verso la fine ddla guerr:1.
li trasporto degli MTM in zona d'operazioni, e cioè in prossimità d ei port i avversar i , doveva avvenir e, secondo il progetto originaJe , median t e l'impiego di idrovolanti d el tipo S. 55 atlantici, queUi adoperati d,1 Balbo nelle sue crociere . Ma l'idea fu sub ito abbandonata per ra~io ni contingent i e pi\.l tardi, durante Ja guerra, i barchini vennero tra~
sportati in prossimità deUe basi nemich e da cacciarorped in.i ere che avevano a bordo le siste ma z ion i per rend e re facili e r ap id e le operaz ioni del lo ro imbarco e sbarco. Nella seco nda metà del 1941 , furono ad ibiti a questo scopo anche alcuni pe scherecci (Cefalo e Sogliola) ed un moto veliero (Costanza), trasformati ed adattati op portunament e. Un'a nalisi ed un raffronto delle att it udini e caratteris ti che necessarie ai du e ti pi cli assaltatori, quello che operava co n il barchino e q uello che im piegava iJ << maial e», sono re s i molto eff icace me nte da Borghese:
«Tanto occorre all'uno irruenza, quanto all'altro fredda calma; quello concentra ogni sua piU riposta energia nell'azione di pochi secondi, e questo deve diluirla per ore ed o re; l'uno è nerv i e l'altro non deve possederne; quello sf id a in un attimo supremo un nemico che ha di fronte e che ved e; l'altro, immerso nell'oscurità profonda dell'abisso marino notturno, segue neJ suo ca mmino c ieco i da t i fosfo rescent i dei suo i strume nti, riconosce il bersag li o solo al contatto delle sue mani nude contro la possente carena nemica; l'uno infine è il fante che, csposlo al fuoco incrociato de.I nemico, balza dalla trincea per l'attacco alla bomba a mano cx:I alJa baionetta; l'ahro il minatore che s i scava il cammino nelle acque nemiche attraverso le ostruzioni , circondato da insidie e perico li , affidato ad un vulnerabili ssimo strumento, p rotetto da ll 'azione tremenda deJ freddo marino, co n cui è a conta n o diretto, so lo d a un tenue vesri to di tessuto impermeabile.» 1
La notte bra va di Alessandria
«C ome va, Bianchi ?>>
« Bene , coman dant e.»
« H ai paura ?»
«SI, comandante.»
« Anch ' io . Bene , andiamo.»
Sono le 21,30 del 18 di cembre 194 1. Con questo la conico dialogo fra il tenente di vasce ll o L uig i Durand De La Penn e ed il capo pal o mbaro Em ili o Bianchi , ha ini zio il forzamento d e l porto cli Al essa ndria d 'Eg itto. li mare è cal mo, non c'è ve nto , il buio è com pl eto. Accanto a D e La Penne e Bianchi na v ig ano gli altri due equipagg i dest inati ali' azione, capitano del ge ni o navale Antonio Marceglia e sot toc apo palombaro Antonio Schergat, capitano de ll e armi navali Vincen zo M arte !lott a e capo pal ombaro Mario Marino.
La picco la formazion e - De La Penn e al centro , Marceglia a si nis tra , Martellotta a de stra - procede co n regolar ità e senz a intop pi nav igando in supe rficie , quas i a contatto di go mito, co me in un'esercfraz ione . Dopo circa due ore, poco prima d i mezzanotte , i tre « maiali » 2 so no a 500 metr i al traverso del fa ro di Ras el -Tin , in anticipo sull a
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1
·cfr. La Marina italiana 11clla seconda gue"a mondiale , voi. XJ V (/ mezzi d'assalto) , Roma, Ufficio Storico Marina i\1.ililarc - d'ora in ix,i USMM - 1972, p. 151.
rnbe lJa dei tempi, tanto che vengono aperti i tubi porta-viveri, e si può ,o nsumare una leggera colazione con frutta sciroppata e quadratini di z t1cchero. Un pic-nic operadvo, di fronte alle pr im e ostruz.ioni retali d e lla piu munita base navale del Mediterraneo orientale. Un modo d i caJmare i morsi della fame, manifestazione de lla tensione psicofisica co mpressa che si portano addosso; un gesto fra lo scanzo nato ed il guasco ne che serva ad all entar la un po', in attesa del gong della prima ripresa.
Co n Alessandria c'era un conto aperto, ed andava regolato. Semhrava che la iella si fosse alleata con gli inglesi a nostro danno e d avesse fatto di quella maledetta base il suo marchio di sf ida. Era da quasi un anno e mezzo che si provava ad entrarci d entro, ed invece non ci si era neanche potuti avvicinare. Due sommergibili erano andati perduti , I' /,-ide ed il Gondar, con la scomparsa di molti uomini nel primo caso e la cat tura di tutti gli altri nel secondo, tra cui ben otto operatori dei mezz i d'assa lt o. 3
Nell'altro angolo del ring non s i stava con gl i occhi del tutto chiusi Gli attacchi a Gibilterra , Malta, Suda dei «maiali » e dei barchini italiani avevano insegnato qualcosa e tutti gli accorgimenti difensivi t.·ra no sta d messi in atto per proteggere, in particolare, le ultime due 11,1vi da battaglia di cui al momento djspon eva la flotta inglese del Mediterraneo, la Valiant e la Q11een Elisabeth. 4
Giunti s ui galleggiant i dell e prime ostruzioni retali , g Jj equipaggi urrivano a percepire le voci di alcune persone che si trova no all'estremità del molo, una delle quali si muove con una lampada a petrolio ,h:c esa, mentre un grosso motoscafo incrocia su e g ill lanciando bombe 110tisom ad intervalli fissi. I contracco lpi si r ipercuotono sug li apparec,h i, s ulle gambe e sull 'addome degli operatori ed occor re stare attenti u n n incassarli troppo da vicino. 1 L'Iride era partito il 12 agosto 1940 da La Spezia diretto al golfo di Bomba, a Nord1·~, di To bruk, dove doveva prendere a bordo dalla torpediniera Co/ipso, giunta anch'essa d.1 L..1 Spez ia , quattro mezzi d'assalto con il relativo personale che avrebbe poi condotto 111n;U1z.i ad Alessand ria per avviarli all'a11acco di questo porto . Sorpreso il 22 agosto da acro,,~11:,:7,~,,;~;it
Id.il 10 giugno 1940 al 31 dicembre 1941) , Roma , USMM, pp. 80-82. 11.11 ,,,'1\ ~ 0M~:Si~;: fa~~:~;} ;qlui;:;i,bdfri~!~~ ~=r~ Xre:::nd~ra ape~rjfe~~~a::tlasu~~~d~ lr111,11ivo di forzamento. li 30 se ttembre, mentre era in navigazione verso Tobru k, dove un 1,1dine di Supermar ina gli aveva impartito di portarsi, era attaccato da unità navali inglesi e 1mt rcuo :11l 'autoa ffondamcnto , con la cattura dell'equipaggio pressoché al completo e degli 11 pc: ro1ori su bacquei.
'L'aut unno 1941 era stato veramente infelice per la sq uadra navale inglese del Mediter• ,lllt"ll. Il 27 settembre la corazzata Nelson, colpita da aerosiluranti italiani del 36 ° stormo, 1 r.1 ,rnui me ssa fuori combattimento per sei mesi. Il 13 e 25 novembre due sommergibili :r;~t-:~;~:~;t&,ha~~~'ì l~~rol~~s:n:~. 1 ~~~a;l~~ia~'f·o~:;·i~ ~~cem~t~:.da1 , 11 te ma lesi, i giapponesi avevano affondato altre due navi da battaglia , la Prince o/ \'(/o/es l.1 Repulse, dando un altro severo co lpo alla supremazia nava le britannica.
Prima di la scia re il sommergi bile trasportatore, i se i uom ini avevano chie s to al coman d ante il solito rito propiziatorio e beneaugurante. AlJa X " flottiglia MAS non usavano , in q ue st i frangenti , abbracci, paro le od altri co nven evoH: un calcio nel sedere pe r ci asc un o era stato adottato come il miglior v iatico alle fortune dell 'azion e. A dire il vero, s ino ad allora la «cer im o nia » era stata di buo n a usp icio so lo ne ll 'attacco d ei barchini a Suda e nel terzo tentativo co ntro Gibilterra , mentre i primi due insuccessi co ntro questa base e la sfortu nata notte di Malta avrebbero forse potuto co nsig li are altre piu eff icac i espansioni propizia tor ie In questo caso, dimostrava di esser lo ancora. Mentre i nostri so no lf che parlottano, stud ian o i punti deboli , st a nno per decidere di immergersi mal grado le bombe, una for mazione co mpos ta da t re grossi cacciatorpediniere s i p rese nt a davanti al porto ; il motoscafo si defila interrompend o i suo i lanci , i fanali d e ll a b ase ch e indic ano l' in gresso s i accendono e si apre il varco dell 'ostrnzione retale. De La Penne, capo-formazione , ve d e sfilar e inn anz i a sé il primo caccia, tal mente vicin o da far tem ere una collisione; l 'ond a prodotta spinge il «maial e» sott'acq ua , ma iJ pilota riesce egualmente ad entrare in porto in sieme con il secon d o caccia . Anche Martellotta si vede passare il primo caccia quas i addosso , tanto da dist in guere gl i uomi ni a bor d o e se ntirne le voci. Per le o nde e l 'accostata che deve compiere, finisce con il suo apparecchio su lle boe dell 'ostruzio ne, cercando d i ev ita re, cos i co me s ta facendo il ri eme rso De La Penne , di es se re fracassato dai pesanti gall egg ianti. Da vant i la v ia è lib era, c'è solo una motobarca con i fanali accesi or megg iata all 'es tremi tà dell 'ost ruzione fissa. Rimette in moto, e trascinato anche dalle onde del seco ndo caccia, ar ri va anche lui nelle acque interne del porto. A MarcegHa le cose vanno meno periglio sa me nte , si dirige sull a scia del primo e secondo caccia verso Je ostruzioni fisse inte r ne, le supera in s upe rfic ie una dopo l'altr a e ragg iunge l'in terno d el porto in s ieme al terzo caccia.
Nella confu sio ne che s'era creata , i tre eq uipag gi si erano per si di vista. Ma ormai erano d e ntro, ed og nuno, d 'al tra parte , doveva, da quel momento in poi , procedere per propr io conto, verso il rispettivo bersaglio.
Se gli ingle si , co me abbiamo visto, avevano messo in atto non pochi accorgimenti per salvag u ardare l' ingres so della base , a bordo delle nav i che vi sta zionava no l'a tmo sfera era cal ma, con le ab i tuali mi sure di vi gilanza e sicure zza im poste dallo stato di guerra . Sulle coperte e sulle coffe, le sent in ell e cercava no di far passare alla meglio il proprio turno , ed il personale di serv izio non di sdegnava di fare ogni ta n to quattro pa ssi su i ponti per prendere una bocca ta d 'ar ia e fumare qualche sigaretta, la cu i brace illumin ava a tratti la notte, come una serie altalenanre di piccole lucc io le .
Siamo costretti , per necessità di cose, a dividere anche no i la narrazfone, seguendo separa tam ente le vicende dei tre equip aggi, ognu na
de Ue quali ha avuto un suo svo lgimento del tutto separato da queUe deg li altri.
Cominciamo da Marrellotta e Marino. Avevano lasciato lo Scirè , i1 so mmergibile al comando del capitano di fregata Junio Valerio Borg hes e che li aveva portati in prossimità della costa , con un po ' di mago ne. Era stato loro inizialmente assegnato un g hiotto ber s aglio , una po rta erei , ma all ' u1timo momento le risultanze della ricognizione aerea e le informazionj da altra fonte non si erano rivelate esatte, perché ques ta aveva lasciato il g iorno prima Ales sandria dfretta verso l' Oceano Indiano . L ' assegnazione di un secondo bersag lio rappresentato da una gro ssa petrol iera carica era stato cons id erato un po ' di serie B dagli o peratori , che avevano fatto il broncio e bofonchiato qualche «sac ra mento». Avevano ragione, dal puma di vista de1Ja «nobiltà» de!J'o· bie t ti v o ; ne avevano meno sotto l'aspetto del risultato complessivo che d al succe sso de Ua loro azione sarebbe potuto derivare . Con que Ua asseg nata loro , infatti , nel porto di AJessandria c'erano ahre dodici pe· trolie re cariche, per un totale di circa 120.000 tonneUate. L'ordine di o peraz ioni rkevuto da Borghese prevedeva di disporre , intorno alla pe tro li e ra ber saglio , quattro bombe incendiarie : si sperava che l'incen· d io appiccato a1Ja nafta fuoriuscita da questa trasformasse l'interno della ba se in un mare di fiamme, con Ia distruzione delle navi pre sent i in ra da e di gran parte deUe instaUazioni. Altre bombe sarebbero state d isse minate dagli altri due equipaggi. Ne sarebbe venuto fuor i un falò eccez io nale , una . . . Piedigrotta per assistere alla quale non ci sarebbe st ato prezzo ; sarebbe stata la fine di Alessandria come base na vale.
La speranza è l'ultima a morire, e tentar non nuoce. Entrati in porto , Marteilotta e Marino non rinunciano a dare un 'occhiata nei due pos ti d ' ormeggio consueti delle portaerei, caso mai ne fo sse stato dispos t o iJ rientro. Anche Borghese , d'altro canto , glielo aveva concesso per a ttenuare in parte la loro delusione. Memori dell'ordine di Borghes e (« . . . in ca so contrar io , trala sciare quals i as i altro bersaglio cost iI uito da unità militare ed attaccare una grossa petroliera carica ... »), si era no me ss i in caccia di questa. Ma dovevano reprimere una forte delu si o ne ; inizialmente , infatti , si erano imbattuti, (dopo essere sfilati acca nto anche alJa corazzata francese internata Lon'aine) in un beil'in· croc i at ore sotto il quaJe avevano cominciato a sistemare la carica e che ..1vev ano ricono sciuto per tale solo all ' ultimo momento: ma proprio ne ll o scos tar si dal barcariz zo di poppa , da bordo venivano illuminati da una lampadina tascabile: erano stati quindi costretti alJ ' i mmobilità asso luta , sdraiati sul « maiale >> a formare con e sso un corpo solo ; dopo iltt imi c he eran o durati un 'eternità (anche il cuore era sembrato fer· mars i) , s i erano quindi diretti verso la zona delle petroliere e ne avevano sc e lto la piu grossa di circa 8.000 tonneUate. Ma intanto si erano manifestati i primi segni dello sforzo e dello ~lrcss. MarteUotra aveva conati di vomito ed un cerchio alla testa, e no n r ius civa piu a tenere fra le labbra il boccaglio; fu costretto a levar-
si la maschera ed a navigare in supe rfici e. Aveva perso lo strin g in aso, e forse aveva anche respirato attraverso le narici un po' de ll 'anidr ide carbo nic a da lui stesso emessa nella cavità della maschera. Arrivat i all'altezza della poppa, aveva mandato Marino sotto la carena per approntare il primo all acc iamento. Ma le cose si e r ano complicate: Mar ino era troppo leggero, doveva essere zavorrato; cosi si perse altro tempo; alla fine si r iportò g iU e dopo un po' inviò aJ suo comandante i.I segnale di «pronti>> attraverso il cavetto che li teneva in contatto. Ritornato in superficie, staccò la testa del «maiale» (la carica esplosiva), avviò in sieme a Marteliorta le spo lette temporalizzandole su tre ore , tr ascinò la carica lungo la cima di collegamento fin sorto il centro carena. Nel frattempo, un cacciatorpediniere si e ra affiancato alla petroliera. Erano le 3 del mattino. Riemerso Mar ino, Marrellotta compf un semicerchi o ad un cent inaio di metri di di stanza dalla na ve per ancorare le quattro bombe in cendiarie ad una ventina di metri l ' una dall ' altr a, spolettando anc he queste. Era fatta. Si diressero verso terra, approdando in un punto del porto all'interno d el1 a cerchi a d ogan al e, all'altezza del molo dei carboni. Affondato il «maiale», distrutta la muta da sommozzatore e l 'autorespiratore, tentarono di penetrare in città ma vennero fermati ad una barriera da alcuni doganieri e poliziotti egiziani che avevano subito aller t ato una pattug lia in gle se della fanteria d i marina. Condotti presso un posto di polizia, cercaro no d i tirare in lungo e di essere il piu evasivi possibile. Ma intanto sopraggiungeva un capitano di fregata inglese che, d opo varie discussioni con gli egiziani (i quali, non riconoscendosi in guer ra co n l'Italia , si rifiutavano d.i co nsegnargli i due uomini), riusci va, infin e, graz ie all ' int ervento de ll 'ammirag li ato, a trasc inarli con sé .
Sul tavolo dei poliziotti, fra gli altr i oggett i sequestrat i , c ' era anche l'orologio subacqueo di Marte ll otta. Lui non lo perdeva d'occhio , con l'a n sia che gli montava dentro via vi a che il tempo trascorreva. Alle 5 ,54 questa veniva finalmente placata , e nel modo migliore. Una v io len ta esplosione fece tremare il caseggiato suonando alle orecchie dei due assal tatori con la dolcezza di una romanza e la forza di una sin fonia; altr e due, intervallate, seguirono d opo circa venti minuti (erano il frutto del lavoro de ll e alt re due coppie). Co n la loro eco nelle orecchie, il trasferimento verso il campo di concentramento del Cairo s i t rasfor mò in una marcia trio nfal e.
Marceglia e Schergat, una vol ta superata l'ostruzione e penetrat i nell ' interno de l porto, si dirigevano verso destra con rotta 20 ° alla ricerca del bersaglio loro assegnato, una delle due navi da battag li a che risultavano presenti in rada. C'erano da percorrere circa due mig lia e mezzo , e Marceglia cercava di orientars i mediante le lu ci bluastre de l.l e finestre di un'off icina che, in barba all a guerra, continuavano a rimanere accese. Passarono tranquilli tra il molo frangiflutt i e la banchina
k·g nami ed accostarono per 40 ° « Non ero mai stato ad Alessandria» av re bbe prec isato in seguito , «ma avevo studiat o tanto attentamente le ca rtine e le fo t ograf ie della ricognizione aerea che l' ubicazione dei mo li mi era fam ili are, e mi fu facile trovare la rotta g iu sta.>> ' Verso le del mattino arrivar ono sotto bordo alla corazzata, che Marceglia ritene va erroneamente essere la Barham mentre si trattava della Queen · l ilisab eth .' Dalla coperta emergeva il puntino rosso delJa s igaretta di una sentine lla che camm in ava su e giU.
Lo scafo era circondato e protetto da11a rete parasiluri. Il capo ,·qu ipagg io remeva che il toccarla facesse in qualche modo esp lodere bom be od att ivare meccanismi di allarm e M a doveva pur esserci un varco per motoscafi ed imbarcazioni. Indi viduat olo a prua , la coppia 1d i mmergeva ad una distanza di 30-40 metri dalla n ave, a l traverso del fuma io lo , toccando il fondo a circa 13 metri. Fango, buio, freddo. M:i l' azione cont inu ò a svo lge r si come da manuaJe. 7 11 rumore di un motore alternativo, probabilmente la cent r aJe elet· lrica di bordo , aiutò Marceglia a dirigersi co n precisione sotto la chi· ~lia fino a trovare il punto p iu vuln erabile d e ll a corazzata. I due operuto ri co llegarono un' aletta di rollio con una del lato opposto (d istavano fra lo ro una trentina di metri) con un cavo aJ centro del quaJe appe· , ·ro la te s ta esp losi va del «ma iaJe ». In venticinque minuti era stato l.iuo t utto; era il tempo esatto ottenuto in esercitaz ione , proprio come ,, La pezia od all e foci del Serchio. Ma l'ultima parte del la voro Mar,<g li a d o vette compierla da so lo, perché Schergat era caduto in crisi. Pre se ntava in fatti le prime co n vu lsioni da intossicazione da oss igeno pur , n o n r iuscendo nemmeno pili a stare a cavalcioni del mezzo e d. 1nd o violenti scrolloni all e spall e del suo comandante perché risalisse ,ub ito in superficie. Marceglia mise all ora in moto per allontanarsi, ma 111 fa nghi g lia del fondo ostacolava il movimento del mezzo. Ne l frat1e mpo Scher ga t gli si ad d ossava tutto co nt ro e Marceglia ne poteva ,1vve rt ir e le contraz io ni muscolari. Bisognava r isalire, e c h e il Signore lo sse propizio. Marceglia diede aria alla cassa emersione, ed il siluro pilo t a t o questa vo lta venne a ga ll a, ma fin troppo all egramente. Marl \'g lia cercò di rallentarne l 'ascesa all agando parziaJmente la cassa, ma no nos tante tutti gli accorgimenti il « maiale» emerse rumorosamente 111 u n fo rte spumegg iare d ' aria e d'acqua. «Andò bene che non ci vide10; f u il momento pegg iore d i tutta la missione»; cos( commentò Mar· «g lia al rientro dalla pr ig ionia.
PEGOLO'l"'n , 8 ., Uomini con t ro nav i , Firenze , Vallecchi , L959 , p. 200 Nel d ice mbre 194 1 italian i e tedeschi ignora vano che la Barham e ra sta ta affond a ta il 1 \ novemb re da un U Boot al largo di Sollum. Borghese, nel suo libro, riferisce che Marceglia, in una le tte ra scrittagli alcun.i anni d1,p(1, cos i si esp ri meva: .:Co me vede , comandante, la nos tra azione no n ha av ut o nulla di ~,:: 1i~;:· r:~~ ~:~z,t ~~Ji:s;u: 1fi~r:~::i~~: :e:;r~:t'~~l~rd~i{aa~i1:~ t~~\eo~~;~~:! 0 ;it~~~tiic:~~i Il urcesso». ( BoR Gll l'.S E, J V , op. ci t. , p. 198 )
A bordo 1 però, si erano accorti del fenomeno, e un picco lo riflettore ill um i nò lo specchio d'acqua in cui erano e mersi. I due s i allungarono, infilarono la testa sotto l a superficie (c'era il pericolo che gli occhiali della maschera riflettessero la luce) ed aspettarono. Dopo circa un minuto tutto ritornò calmo. Allora i due dire ssero ver so i] punto che era stato scelto in sede di pianificazione , e cioè la spiaggetta del macell o o ltre la banchina del cotone , fuori della cinta doganale e quind i , presumibi l mente , meno soggetta a sorveg lianza . Pa ssando di prua alla Valiant , notarono del movimento , una luce puntata sull'acqua ed un ' imbarcazione nei pre ss i. Il pensiero cor se a De La Penne e Bianchi , che for se erano nei guai. Ma occorreva non distrarsi e pen sare a se stessi. Affondarono l' apparecchio ed i respiratori in acque ancora profonde , poi raggiunsero la costa (Scher gat si era nel frattempo ri s tabilito); all e 4 , 30 presero terra acquattandosi sotto la chiglia d i una barca tirata in secco . Seguiremo ora le vicende di Marce glia e Schergar a vvalendoci di quanto riferito dettagliatamente da T os chi e Pegolotti nei loro libri sulle imprese dei mezzi d ' assalto della nostra Marina .' Le mute furono occultate sotto un mucchio di pietrisco , ed entrambi rimasero in tuta da lavoro , con tanto di stellette e gradi e scarpette d a tennis. Si rimboccarono le maniche rovesciando il colletto ver so l'interno per occultare questi elementi di identifica z ione militare e , bagnati fradici, si avviarono con disinvolta naturalez za ver so la seconda parte della loro avventura. La loro era, in effetti , una mise un po ' strana, forse poco adatta per un ' operazione di condotta elusi va della cat · tura in territori o nemico , ma la situaz ione era quella e non presentava molte alternative. D ' altra parte , l a prigionia di guerra era la piu augurabile delle ipotesi, considerato il tipo di azioni effettuate dagli uomin i della X •.
Sono le 4 , 30, è ancora buio. I due co steggiano la parte esterna del muro di cinta della dogana e sono costretti a tapparsi il naso per il fetore che proviene da ogni dove: sono capitati nel recinto degli im-
lungh i g iorni de ll a comun e prig ion ia. Tanto Pegolo
spondent
Africa Sette nt rionale, d 1e Toschi , pilota dei mezzi d' assalt o subacquei di cui con Tesei e ra sta ro u no dei reali zzatori, era no sta1i info u i catturati all ' ini zio della g uerra, nel se t te mbre 19 4 0 il primo, durante l' ava nzal a su Sidi e l-Barrani, cd il seco ndo ne l co rso d ell 'a ff ondame nt o dd som mergibil e Gondar d urant e il rei terato tentativo di attacco ad Aless andria . Nei campi d i co nce ntramento eg izi ani ed indi an i, erano poi stati ra gg iunti dagli operato ri della X• via via ca tturat i dopo le mi ss io ni . Toschi si re ndeva p rotago ni sta di tn.: tentati vi di ev asio ne dall ' India , d ei quali l' ultimo andat o a buo n fi ne, da lu i stesso d escritti nd libro In f uga dall'Himala ya, Milano, Edizio ni Europee, 195 4 . Pili d i rece nt e Le imprese dei mezzi d'assa lto della R.M nella 2" gu en"a mondiale, so no siate rievocate da Gi no Birindclli in d ue ar ticoli pu bblkati con il suddeu o ti1 o lo in ., Bo llcu ino d ' Arc hivio)), d ell 'US MM (n. 2 , dice mbre 1987, e n n. 1-2, marzo-giug no 1988).
pia mi di macellazione . Infilano un cancello aperto, appena degnati daUo sguardo di un arabo assonnato, forse il custode del macello, e r.1gg iun gono la rotabile asfaltata per Al essandria. Li ferma un soldato su da nese di guardia ad un capannone , che chiama anche un collega. Marceg lia sfodera uno sciolto francese che induce probabilmente i due u red e rli marinai francesi di una delle navi in ternate nel porto, ed in ,,ua n to tali ad indicargli la via per rientrare all 'imbarcadero. La scoria Li c ope rtura fornita in volontariamente dai sudanes i viene adottata da Ma rceg lia e Schergat , che decidono di continuare a recitare la parte de i mar ittimi france s i , anche se per ques t ' ultimo s i im pone il pili asso· Iut a sil e nzio d,1 momento che parla solo e sempre il triest in o. Ma il rns te ll o di Miramare e Sistiana sono un po' lontani .. . Pros e g uo no iJ cammino lungo iJ binario del tram, oltrepassano il so n o pa ~s aggio della ferrov ia ed alle 6,40 arrivano alla staz ione ferrovi aria. E que s ta, infatti , la loro meta. Il piano è di prendere il tre no per Rose tta , porto peschereccio presso la foce nel Mediterraneo di un ru mo del Nilo, una cinquantina di chilometr i ad Est di Alessandria. DaUa rela z ione ufficiale pubblicata nel dopoguerra daJla Marina 1L aliana riportiamo te stualmente:
• ... Ndl'o rd in e di ope raz ioni e ra prev isto anc he il recupe ro degli o perat o ri che fo s. , ro sfugg iti all'immedi ata ca ttura . Nei g io rni successiv i all 'az io ne, il so mm e rg ibil e Zaf /1rri, w.1 co mando de l te nen te dj vasceUo Giovanni Lombardi , avre bbe infatti pend o lato 11 miglia a se tte nt rione del del ta del Nilo - tra la mezz anotte e le tre del 2 4 di cembre e ne ll e due notti successive - per l'eve ntu ale recupero de i parte cipanti al for zamento di AJess andri a. Ques ti uhim.i av re bbero dovu to procurarsi una barca per trovarsi all 'ap· puntam ent o . U na facce nda, in ve rit à, pi uttos to vag a, pe rc hé appe na avv ista to il som · tm:rgibile avre bbe ro dovu to g ri dare "Lombardi , Lo mbardi" pe r far si ri co noscere.» '
Ar riv ati alla stazione , Marceglia e Schergat s'accorgono che il tre· 110 del mattino è già partito , e pertanto occorre attendere quello del turd o po me ri ggio . Sono in freddoliti , affamati. Al bar prendono un tè culd o, ma al momento di pagare cominciano i guai: il cameriere non vu le ac cettare la moneta da cinque sterline in glesi perché già dall'ini- '·'° de l conflitto non aveva piu corso in Egitto, e so lo le banche l'acn• tra v a no per il cambio. Si pro fila va in tutta la sua gravità una manchevolezza de l SIS , il Se rv iz io Informazioni Segrete della Marina, cui evidentemente la CO· ... ,, <l o po un anno e me z zo , non era ancora nota allorché aveva fornito le· b an co no te ag li operatori . Né erano stati dati nominativi e recapiti d i co nnaz io nali, numerosi ad Alessandria come al Cairo , cu i poter far r. 1po.10
Il cameriere, comu nque , s i dimostra comprensivo, acce tt a nd o che i due vadano a ca mbiare. Gi à, ma d ove? In banca certamente no; am· messo che fossero ancora a pe rte , occorreva esibire i d ocumenti di identit à, e loro ne avevano uno so lo che attestava la loro appartenenza alla R eg ia Marina italiana. Cominc ian o a girare per trovare un cambio « libero », e lo tr ovano: uno st ro zz in o, che cambia il pezzo con sole 380 pia stre, se mpre ma led ettamente poche ma pur sempre ut ili . Non ave· vano camb iato altre ster lin e, e cominciavano a pentirsene , anche se era stata un'opportuna misura di sicurezza per no n dar troppo nelJ ' oc· chio.
Aspettando la par ten za del treno, va nno a prendere un po' di so le su ll e spond e di u n ca nale, cercando di far asc iugare gl i abiti fradici; mangiano qualcosa in una sudicia trattor ia sta ndo bene attenti , come due barboni , al costo di quello che consumano, per non trovars i po i se n za i soldi per il bigli e tt o. Verso le 17,30 , frammisch ia t i in uno scompartimento gre mit o di popç,lani , partono fina lmente per Rosetta do ve arrivano int or no alle 19. E già bui o. Mentre cercano un alberghetto od una loca nda - hanno alle spalle una notte in bianco, e trascorsa nel modo che abbiamo visto - vengono fermati da un po li ziott o: funzionario di turn o, inte r rogator io , so lit a stor iella recitata in francese (a nch e perché l'uo mo se mbra capirlo poco ) di internati francesi che si so no concess i una sca ppatella . Soldi ne hanno? Certame nt e, «.. .tanto che se vuol ve nire a cena con noi ... >>. L o stesso funzionar io , dopo aver man g iat o in uno sq uallid o posto, li acco~mpagna a una locan · da d ove andrà po i a sveg liarli l a mattina d opo. E molt o di sponibile , anche troppo; l'u ni ca cosa che non è riuscito a fare è quella di camb iare altre c inqu e ster lin e, alm eno co si ha detto. Per levarselo di torno 1 Marceg li a e Sc herg at gli danno anche un a man c ia; o r a, veramente , del · le 380 piastre non rim ane pi\J traccia , ma no n si pu ò dir e che no n abbiano fruttato.
G li ult imi sp iccioli li spen d o no per comprare qualc osa da mettere so t to i denti , e poi si avviano per l a str ada che va verso iJ mare , con l'occ hi o atte n to all e barche dei pescatori ormegg ia te lungo un cana le. Se si vuo le cercare di arr ivare al fantomatico appu n tamento con il so mmergibile Zaffiro, bi sog na impadronirsi di una barca; Marceg lia è d ell 'avv i so che sia preferibil e dot ars i di un 'imbarcaz ione a ve la e puntare dec isame nte a1 largo, verso Creta or m ai in mano tedesca d ove , in una decina di gio rni, si sarebbe potuti anche arrivare. Al tentativo con lo Zaffiro , g iusta me nte , ci crede poc o. Ma occorre acqu istare v ived per il v iagg io, e per far lo necess itan o so ldi.
Ca mmin an d o ed al manaccando , si son fatte le 2 de l pomeri gg io . Uno stridore di freni: da una cam ionetta scende una decina di uomini della po li zia costiera e, se nza chiacchiere od indu gi , v i car icano Marind icazio ni che po l eva dnre ai colleghi avrebbero po tulo ri velarsi prez iose. (P EG0 1.am , B., op ci t., p 209.)
ceg lia e Schergat. Quesra volta è proprio finita. Probabilmente il poliziotto invadente e venale aveva sciolto la lingua . Al posto d i polizia, vengono accuratamente perqu isit i e le tessere della Regia Marina ta~liano la testa al toro. Rifanno in treno il percorso fino ad Alessandria, questa volta ammanettati. Un capitano dj fregata inglese st ringe loro la mano, in un gesto molto britannico a sottintendere la sincera, \})Ort iva ammirazione per un'azione da profes sionisti condotta in modo esemp lare. 11
((Fo rse» dirà po i Marceglia, ((Oltre a non disporre di denaro fummo anche un po' inge nui nella seconda parte della nostra avventura. lo pers i una magnifica occas ion e q uando, in una strada di Alessandria, sent ii una ragazza parlare in italiano. Non la fer · ma i s ubito, temendo di dare nell'occhio. Era molto bella e la guardavano tutti. Andai un po' avanti, per attenderla in un punto meno affoJJ aro. E quando mi voltai, non c'era pili . Magar i, quella ragazza avrebbe potuto essere la nostra ancora di salvezza.» ii
La terza copp ia, De La Penne e Bianchi , dopo essere penetrata nel po rto, puntava sul molo frangiflutti tenendosi all 'es terno , anche per ev itare i fasci di lu ce di un piroscafo che stava car icando, e faceva un lungo g iro per non entrare ne.Ile strettoie fra il molo stesso e la poppa delle navi francesi internate. Arrivava senza intoppi al posto d'ormeggio del proprio bersaglio, l'altra nave da battagli a la cui grossa mole, rnn le sue 30.000 tonnellate, si stagliava chiaramente nel buio. Tutto intorno allo scafo, c'era un'ostruzione reta.le parasiJuri so rretta da gallegg ianti di forma sfer ica che, urtandosi fra loro, facevano molto rumore.
Erano da poco passate le 2. De La Penne cominciava ad essere in .:r isi: fin dal momento in cui era fuoriuscito da ll o Scitè, la muta aveva i.:o minc ia to a fare acqua ed ora, dopo quattro ore di mare, De La Penne, notevo lm ente in freddolito, accusava dolor i, i n particol are alle mani. Si rendeva perfettamente conto ch e non avrebbe potuto re s istere 1111cora molto a lungo, ed anche per questo, per perdere meno tempo, d ~ci deva di oltrepassare l 'ostruzione in superfic ie. Trovato un varco cl ove i gallegg ianti erano piU distanziati , il «ma iale » vi passò deciso,
11 A proposito di operazioni di esfihrazìone dopo le azioni dei mezzi d'assalto subac•1ue i, è da ricordare quella del tenent e genio navale Luigi Feltrinelli e del sottocapo palombatn Lucia no Favale dopo la mi ss ione condotta sempre ad Alessandria , nella notte rra il 14 cd 11 15 maggio 1942 , rimasta senza esi10 a seguito di avaria del ~maiale ». Fu indubbiamente nu·Kli o organizzala ed i due operatori non furono costretti a vagabondare per la ci ttà , ma , ,11t~iunse ro i giardini pubblici dov e li attendeva un agente segreto che li lrasfe rf in una casa /r~-1~;: ~r:tt it:q~uc:~~d~z;:in!a uff;~~ri:~,:i s;d!:e~~~dori'b:tn~t~~~~:'s:t~i~~~\f d~: .,.uui. Lo accompagnava spesso una signora portoghese molto noia, e cuni sapeva no che il · hrilbnte st raniero» era il suo amante. Solo dopo un mese I'Intefliien ce Service riusc( asco1 111re il trucco. La polizia tese la rete intorno al nascondiglio di Feltrinelli che, indossata ·uniforme da fatica con ste lJette e gradi, si _p resentò in un commissariato dicendo al funziotwio di serv izio: «Sono il tenen te Feltrine!Ii della marina italiana I lo sent it o dire che mi v11 lcv:ue conoscere». (Pr.GOI.O'M1, B., op. cit., p. 213 .) 11 Pr.GOL01,·1, 8., op cit., p. 21 J
anche se per un istante rimase impigliato con i timonj al cavetto di collegamento degli stess i galleggianti.
Tutto sembrava procedere per il meglio, ma le cose ad un tratto cominciarono a prendere una brutta piega . Le precarie condfaioni fisiche di De La Penne gli impedivano di manovrare agevolmente I' apparecchio: nel fare Ja manovra per portarsi sotto carena, il mezzo urtava contro lo scafo, le mani non riuscivano a fermare il motore, che rimaneva avviato, e a manovrare il volantino, il «maia le » si «allargava>>, spinto dall ' eli ca in movimento, si appesantiva e precipitava a picco su 17 metri di fo ndale . Ota bisognava orientarsi. li pilota era costretto a risaJire in superficie con !'«ascensore» (cos f gli operatori dei mezzi subacquei avevano battezzato la cordicella che, assicurata all'apparecchio ed avvolta intorno ad una rotella, consentiva loro di salire e ridiscende re senza dover ricercare il mezzo ne.I buio pesto del fondo).
Co n la testa appena fuori dell'acqua De La Penne si rendeva conto di essere ad una quindicina di metri al traver so delle torri di prua della corazzata. A bordo tutto calmo. Non indugiò troppo nell'osservazione perché l 'oss ige no che aveva dovuto dare in abbondanza al sacco del respiratore nella fase di risalita gli sfugg iva da tutti i lati della maschera, facendo un rumore indiavolato. Sceso di nuovo gill , cercò di rimettere in moto l'apparecchio, ed ecco la prima brutta sorp resa: il «maiale» non poteva muoversi: un cavetto d'acciaio s i era impiglfato fra le pale dell'elica e non si riusci va a rimuoverlo. La seconda sorpresa era ancora peggiore: Bianchi non c'era piU 1 era scomparso. De La Penne ri salf in fretta per cercarlo, col cuore io gola per la sorte del suo secondo e dell'intera missione . Se Bianchi, com'era probabile, era tornato in superficie, Paliarme e la reazione del nemico non sarebbero tard at i. A «quo ta occhiali», scrutava ansiosamente tutt'intorno, col rischi o di essere illuminato da un riflettore che intanto s'era messo a girare lentamente. Immersosi nuovamente , si ritrovò solo suJ fondo con l'apparecchi o immobilizzato . In un attimo, nella mente di De La Penne affiorò il ricordo della stessa maledetta sorre toccata al collega Birindelli circa un anno prima quando nella rada di Gibilterra, a soli 70 metri d alla Barham , rimasto pr ivo anche lui del suo secondo e con il mezzo in avaria, era stato costretto a de sistere da un attacco ormai destinato al successo. Non voleva finire anche lui cosi. Come Birindelli, decideva di trascinare a braccia il «maiale >>, sperando che Ja natura non rocciosa del fondale e la maggior vicinanza al bersaglio lo favorissero piu di lui. Che cos'era successo a Bianchi? Esaurito il re spiratore - era un po' una specie di so rte obbligata per i «seco ndi », costretti per la loro posizione a bordo, a navigare sempre sott'acqua - era stato colto da un principio di svenjmento ed era d ovuto riemergere, sistemandosi sulla boa di prua della corazzata.
Da questo momento, l'a vve nturo so e drammatico svo lger si degli eventi non trova migliore descrizione delJe essenziali espressioni con
le qual i De L a Pe nn e redigeva la sua re.l az io ne d i mi ss io ne al rie nt ro dalla prig io ni a, de ll a qu al e pert a n to ripo rti amo in tegra lmen t e la parte fina le :
« L'apparecchio si muove di qualche centimetro; non posso disringuere la bussola a 4,: ausa de Ue nuvole di fango che so ll evo la vo rando . Ripeto la manovra . Senro una pompa ~ILernariva e mi dirigo su di essa. Dopo qualche minuto sono tutto su dat o. Gli occhiali o no appan nati e non vedo pi1J null a. Mi fermo e tento di pulire gli occhiali per verifi . r.1re la ro tta. Durante questa operazione allago la maschera. Provo a scar icare l'acq ua Ja U ' imerno e non ci riesco. Devo quindi berla. Verificata la ro1ta che è quella che avevo i n precedenza calcolato, ritengo che potrò dirigerm i con sufficiente esanezza, guidalo dal rumore della pompa. Ri cominci o il lavoro . Sono t orment a to dalla se te e dal pen~iero di come potrò fare il lavoro in c arena. Tn qualche momento mi semb ra di non pote r piU continuare per l'ecce ss iva fatica e per l'aff anno e di dover quindi tornare a ~a.Lia La vicinanza , però, del bersaglio mi dà forza: non sono preoccupato per le eventuali bom be, m:1 solo dal pensie ro di non poter arrivare sono la carena. Dopo 20 mimi 11 circa mi fermo e mi riposo un po' ; riesco a leggere la rotta c he è quella volu ta. La
1 1ro fond ità è ora di 14 metri. Il rumore de ll a pompa è piti forte. R icomincio a trascmare 'u pparecc hio e devo ancora appesant.irlo dato che si alleggeri sce per le variaz ioni di profondità. Ques t a vo lt a compio il lavoro fermandomi piU. spesso. Le pieghe del ves ti to mi fa nno molLO male. Sento che mi avvici no a cau sa dell'aumentare dei rumori de Ua 11.1 ve. G li ultimi metri sono i piti duri; lavoro mecca nicamente senz a cap ire dove so no C" cos a faccio. Mi accorgo che la pressione de ll ' acqua diminuisce Mi fermo ancora per 11pos are e ve rificare la rotta , quindi ricomincio a trascinare l'apparecchio Sono passat i l 1rca 40 minuti da quando ho comincia to. I rumori sono ora molto piti forti e fina lmenl C' ur to con la te sta comro lo scafo.
« Con l'ascensore eseguo un'ispezione per verificare In pos izione in cui m_j trovo n u o lo scafo. Non vi sono aleue d i roUio ma la larghezza della nave è ta le che mi w n!.idero in buona posizione. Torno su lJ'apparecchio, metto immediatamente in mo to lt ,po lene, per evitare che una evenruale bomba cii profondità mi impedisca di lermit1,1 re la miss ione, e ricomincio a trascinare l'apparecc hio fino al completo esaurimcnro d rl le mie forze. Copro quind i il crusco tt o col fango per ev i tare c he la l uminosità possa J11d1 care la posizione per eventuali ricerche, appesantisco completamente l'apparecchio t , 1uind i, non ri tenend o opportu no molJ are le bombe tte incendiar ie che posso no localizu e foc.ilme nte l'apparecchio, mi porto i n superfic ie lungo lo scafo. Appe n a a galJa mi lo lijO il respira to re e lo affondo: vedo ch e sono sotto le torri d i prua. Nuoto per allo nta1wmi e dopo circa 10 minuti vengo chiam a to a bordo. Co nt i nuo ad allontanarmi e da !"ire.lo mi illuminano con proiettori e mi ti rano una scar ica di mitragliatore. Vado al lo ra 0 1to bordo e mi dir igo su lla boa di prua deUa corazz a ta e lf trovo Bianc h i che mi ciice r,M.: re svenu to ed essersi quindi ripreso in superfic ie. Lo info r mo che l'a pparecchio è a l'<l~ to e c he le spolette sono in mo to. ln t amo da bordo ci d icono frasi irridenti perché l rctlo no c he la nostrn missio ne s ia (all i ra: parlano di italiani. Facc io no t are a Bianc h i l ht se aspe ttano un paio d 'o re , avranno una diversa considerazione degli ital iani. l n1>11 1lo da bordo continuano a parlare ed a chiamarci. Pensando che debba salire a bordo pr t la c aten a dell'ancora, comincio ad arrampicarmi ma , trascorsi pochi secondi, vengo L,tt o segno ad un ' altra sca rica di mitragUatore Scendo a!Jora sulla boa e non mi muovo pl tl
•S ono le tre e mezzo circa. Poco dopo si avvicina un motosc afo con due persone 11 hordo che ci ingiungo no di alzare le mani. Al mio rif iuto non insisto no: c i tolgono ~li orologi e ver if icano se siamo ar mat i. Salfamo dal barcarizzo di poppa: a bordo tu n o l lllmo . Veniamo portati in quadrato dove siamo messi sotto sorveglianza della fan tc11 .1 Ji mari na che ci fa segni di minaccia. Chiedo che mi diano una mano a toglie re i1 nt 1t o impe rmeabile e, men1re eseguo ques t a operaz io ne , sono aiutato piunosto brut .,!m e nte . Viene un ufficiale che mi chiede chi siamo e da dove ve niamo; mi dice ch e
non abbiam o avuto fortuna. Consegno i miei documenri e vengo quindi accompagnato, insieme a Bianchi , dall'ufficiale stesso sul motoscafo. Ci impediscono di parlare fra noi. Il motoscafo d irige per Ras el-Tin. Veniamo porta ti dinna nzi ad una baracca. Siamo fonemente scortati Bianchi viene po rtato dentro la ba racca dove resta pochi minu t i. Quando esce mi fa segno di non aver deno nulla. Quando mi introdu co no ne lla baracca, tro vo un ufficiale armato di pistola che mi c hiede in itaJiano do ve ho messo l'apparecc hi o e mi co nsiglia di rispondergli perché lui è mo lt o nervoso avendolo io fatto al zare a que U'ora di na ti e.
«S iccome non ri spondo, mi dice che il mio palombaro ha g ià detto tutto. No n gli do re tt a ed allora mi dice che t roverà il modo di farmi parlare. Torniamo suJ mo toscafo che dirige verso bordo; so no c irca le 4. T roviamo a poppa il comandante del la nave che mi chiede anche lui dove ho messo la car ica. Poiché mi rifiuto di ri spondere , vengo accompagnato dalJ'ufficiale di gu ardia e dalJa scorta verso prua. Attraversiamo i cor rido i mentre la gente sta ancora dormendo. C i fe rmiamo davanti al portello di una cala; mi fann o scendere assieme a Bianchi ed alla scorta. Noto che sono appesi al soff itto man iglioni da catena ed a lt ri stru menti di Cerro. Ch ied o dove siamo e mi dicono c he siamo fra le due torr i: ritengo qi1i ndi che la carica s ia proprio so no di noi. G li uomini di scorta sono p iutt os to pallid i e molto gen tili . Mi danno da bere del rum e mi offrono delle s igare tt e; cercano a nch e di sa pere quaJcosa. Bianchi intanto si s iede e si addormenta. D a i nastri del ber retto dei marinai cons t ato ch e so no sulla corazzata Valio11/. Quando mancano circa l O minuti a1l'epl osio ne ch ied o di parlare con il comandante. Vengo portato a poppa alla presenza di quest'u ltim o. G li dico che fra poch i minuti la sua nave salterà, che non vi è pili ni ente d a fare e che, se vuo le, è a ncora in tempo per mettere in sal vo l'equ ipaggio. li co mandante mi chjede anche dove ho messo la carica e poiché non ri spo nd o mi fa riaccompagnare nella ca la .
« Mentre attraverso i corr id o i, se nt o gli al topar lanti che danno l'ord in e di sgombrare la na ve che è s tara attaccata dagli italiani e vedo la ge nt e c he corre verso poppa. Rin chiuso nuovamente neUa ca la , mentre sce ndo la scalett a dico a Bianchi che è andata ma le e che per noi è finita, ma ch e possiamo essere sodd isfa tti perché siamo riuscit i a portare a termine la missione, malgrado tutto.
« P assano alcuni minuti ed avv iene l'esplosione. La nave ha una fort iss im a scossa. Le lu ci si spengono ed il locale è im•aso dal fumo. Sono circondat o d ai maniglioni che erano appesi al so ffitt o e che o ra sono cadu t i. Non r ipo rto ferite; so lo un gi nocchio mi du ole esse ndo s tat o colp ito di str iscio da uno dei mani glion i s te ss i La nave sbanda sulla s ini stra. Apro un oblò che è molto vicin o a1 mare sperando di porcr uscire. Non mi è possibile far lo per ché è troppo piccolo; lo la scio aperto spe rando c he possa essere un'altra v ia d'acqua. Aspetto qualche minuto. li loca le è illuminate dalla lu ce c he penetra dal l'oblò. Ritengo che non sia prudente reslare ancora in questo loca le; sento intanto che la nave poggia su l fondo e che co ntin ua :1 sbandare lentamente su Ua sinistra . Salgo la scale tta e, trovato il portello aperto, mi avv io verso poppa; so no so lo. A poppa vi è ancora gran parte dell'equipaggio che si alza in p iedi a l mio passaggio. Proseguo e vado da l coma ndante. ln quel mo mento s ta dando gli ordinj per la salvezza della nave e gli ch iedo dove ha messo il mio palombaro. Non mi rispond e e l'uffic iale di guardia mi dice di tacere. La nave è sb:mdata di 4 o 5 gradi ed è ferma. Vedo da un oro logio che so no le 6, 15. Mi dirigo a poppa dove si trovano molti ufficiali e mi metto a guardare la Queen Elisabeth che è a c irca 500 metri.
« Passa no pochi minuti ed anche la Queen Elisabeth salta . Si solle va dall'acqua per qliakhe cent ime tro e dal fumaiolo escono pezzi di ferro, altri ogge tti e naft:1 c he arriva in coperta e sporca tutti quantj sono a poppa. Sono raggiunto da un ufficia.le che mi chi ede di dirgli sull a mja paro la d'onore se sotto la nave vi so no alt re cari c he. Non rispondo e vengo di nuovo condono neUa cala. Dopo c irca un quarto d'ora mi portano in quadra to dove posso finalmente sedermi e dove trovo Bianch i Poco dopo mi imbarcano sul motoscafo e mi portano nu ovame nte a Ras e.1-Tin Noto che l'ancora, che era appennellata di prua, è sommersa. D ura nt e il pe rcorso, l'uffic ial e mi chiede se siamo
r ntrati d all e aperture c he so no nel mo lo. A Ras el -Tin ci rinchiudo no in due ce ll e d ove t I traltengo no fin ve rso se ra Ve niamo imbarcati su una ca mi o ne ct a c he c i po rta in un , ,un po di p r ig ioni eri vic ino ad Al ess andria Nel c ampo t rov iam o a lc u ni u ffi c iali itali a ni hc ha n no se mit a nell a ma ttin a ta le esp los io ni Se nza ma ng iare ci sdra iamo a te rra e ,l<,,r miamo, be nché b ag n a ti , fi no al ma ttino succ ess ivo.» 1 ,
La permanenza in campo di concentramento sarebbe s tata lunga e d u ra , ma ad alleviar la era la soddisfatta consapevolez za di aver inflitto pe r p rimi, da so li e con le proprie mani, il pili duro colpo che la mari11 a ing le se ave sse mai incassato. Rientrati dalla pr igionia nel 19 44 , Durn nd D e La Penne e Bianchi, co sf come gli altri due equipaggi, venivano deco rat i di medaglia d ' oro al va lor militare. Ad appuntarl a sul petto d i Durand De La Penne, era l'ammiraglio Sir Charles Mor gan, capo d e ll a mi ssione navale alleata in Italia e, all'epoca dei fatti, comandante d e ll a Va liant. Aveva chiesto personalm ente questo privileg io , quas i a vo lers i emendare da un comportamento che , allora, non era stato preu sa me nte quello di un gent ilu omo. Ma gli inglesi, è noto , in certe cose n n so no mai andati troppo per il sottile, salvo poi a dare lez ioni di /,ur play a tutto il mondo. Forse è proprio per que sto che lo hanno d o min a to per tanto tempo.
De ll'intera azione contro Ales sandria , g li unici che non ave vano 11vu to certezza del successo conseguito erano s tati Marce glia e Scher~. tt. Allontanando s i dalla zona del porto, avevano avuto la perce zione d1 u n sordo boato, ma poi in città non avevano potuto notare ne ssun "cg no r ivelatore di una grossa notizia. In pil.l, Marceglia cominciava a lllllrir e fo rti dubbi sul come aveva regolato le spolette , stre ss ato com' e ra dalJ ' ultima fa se del la voro che , come s ' è visto , aveva dovuto rn ndurre da solo. Ma il giorno di Natale, ci fu, sotto l ' immaginario ,tl ber o che la nostalgia delle care immagini lontane rendeva ancora pill lu cc ica nt e , il dono piu bello e desiderato: la testimonianza diretta di l li i aveva visto tutto, e che questo « tutto» era andato per iJ meglio. 14 La notte de ll a v igilia, nella cella del carcere del Cairo che ospitava tn o lt i pdg ionieri ita1fani in transito verso i campi di concentramento , M,.irceg lia e Schergat s ' erano messi a fischiettare una canzone dei mez.· , <l ' ass alto , nata qualche mese prima durante la preparazione e già dif(u sasi fra tutti gli operatori. Dalle altre celle , un canto in sordina 11vcva ri sposto al richiamo. Commossi, avevano cos{ s aputo di ess erc i :: lfr~n~~ ~av:::;~~1~ 0 : 1 :o:e1t:~1i .~faf~: 0 a:rr:~;:,lav;~c~~; ~!~, 1, v,1 11 rammarico pe r non essersi goduta la scen a: 4< Av rei paga to non so cosa pe r assis tere 1:,t~~~~ ;i;Jr;c:;; :::i: u:~>:: e;:~d 1 ~us: s':~di~~ t ·~iÌ~n<t!!e~!~cJ~1t (}11ee11 Elisa bclh », d i pint o da Rudo lf Cla ud us, u n nOL o piu ore d i o ri gi ne austr iaca spec iali z,IIP\Ì ne l li!e nere marin aro (era sta to sottufCi ciale d ella Mari na Imperiale nell a pr ima guer ra 11111ndi:1le). G li elo aveva regal ato Schcrga t , d o po aver lo tro vato a G enova nei caotic i g io rni :::} 1 :s 1;r ~~r:; :;;a 5 ~0 ]~!v:n~o~~=· c~ ~~c:~11~ 3 ~ ~ Td:~:,ne v;:r~ur:t::a: r~~~rt: ?t:tn~d: r; 1'11, mi co comme n tava;« for se non sar à stato esa ttam e nt e cosf. » ( P EGOLOTI1 , B., op. d i , l' 206.)
tutti , e la conferma l'avevano al mattino dop o, ritrovandosi alJa me ss a di Natale cui avevano chiesto di partecipare. Anche questa vo lta g li ingle si erano stad colti da un raptus di ammirazione e di sportività: avevano consentito che in cella stessero insieme i tre ufficiali ai quali, inoltre , avevano inviat o una bott iglia di champagne. De La Penne, l'unico che s'era god uto lo spe ttacolo delle esplosioni, lo raccontava agli amici. Gli occhi di chi par lava e di chi ascoltava erano umidi, e non era solo effetto dello champagne. "
Le esplos io ni di quella favolosa notte erano avvenute a ritmo serrato , una dietro l' altra. G li orari indicati nei vari rapporti e resoconti differi sco no naturalmente nel computo dei minuti, in relazione all'inevitabile imprecisione dei ricordi ed alla componente emotiva de.i testimoni ocuJari che poteva porcare a differenti ind icazionL Ma sono par · tico lari ininfluent i. Grosso modo , secondo una loro rico st ruzione me · dia , si può valutare intorno alle 6 lo scop pio d e lla petroliera norvegese Sagona, ad opera di Martellotra e Marino , ed alle 6,15 l 'esplosione della Valiant ; intorno alle 6,25 quello della Queen E/isabeth.
U colpo era stato ben portato. La Sagona era stata mo lto gravemen· te danneggiata , con un 'amp ia falla a poppa e grosse avarie alle eliche ed ai timoni , mentre il contiguo cacciatorpediniere Je rvis aveva :1 sua volta riportato danni a prua che lo avrebbero tenuto in bacino per o ltre un mese. Le due corazzate presentavano vasti e profondi squarci nella carena (12 metri per 12 sull a Va/iant, mentre la Queen Elisabeth era immersa per circa 13 metri) cali da obbligare ad un laborio so recupero e ad una lunga permanenza in bacino ed in arsenali da cui sarà poss ibile un parziale rabberciamento che, tuttavfa, non avrebbe pi\J re· so utilizzabile la Q11ee11 Elisabeth in serv izio di guerra mentre la Valiant avrebbe ripreso il mare solo ne l 1943. Alla fine del conflitto, verranno avviate alla demo li z ione. 16 li progettato incendio del porto era fallito, perché la petroliera era stata colpita a poppa, dove c'era poco carburante , ed inoltre l' effetto dell'esplosione aveva spinto la nafta all'interno della nave anziché all'esterno, per cui le bombe incendiarie erano scoppiate invano dal momento che l'acqua non era abbastanza impregnata di nafta. 17
Ma ancor piu del colpo d i mano e dei suoi effetti sulla st ruttura de ll e nav i, era stat a significativa l' implicazione strategica che ne deri· vava. Churchill, nella riunione segreta della Camera dei Comuni del 24 aprile successivo, dopo aver so mmariamente descritto ]'o perazione itali ana, diede una valutaz ione generale della situazione nella qual e ri· conobbe che « noi non abbiamo piu una sguadra navale da battaglia nel Mediterraneo ... » e che « ... non vi era alcuna ragione per cui una
11 PEGOLOTn, B., op . cit . , pp. 212-213.
1 ~ 8oRGllESE, J .V., op. dt., p. 203.
11 Anche in seguito, non si riu scf mai a di strugge.re totalme.nre le ba si navali attaccate, perché la Royal Navy impiegava nafta ad alta densità e perci ò difficilmente infiammabile, spec ie da cariche innescate come erano appun10 quelle de i ~ maiali ».
g ran de armata italo- tedesca non potesse essere sbarcata per invadere dire ttamente non solo la Libia, ma la Palestina o la Siria o l' Egitto ,tes so ... ». 18 Ma l'Asse non seppe sfru ttare il succe sso; l 'autobu s passò 'iC nza che nes s uno sal isse a bordo , e non ne sarebbe pa ssa to un altro con le stesse favorev o li possibilità. For se il corso della stor ia avrebbe potuto prendere un 'altra piega; ch i ssà.
Jlocca di Serchi o, una pineta e tanti commercianti di ... << maiali >> 19 No n è cambiato mo lt o, da allora. La pineta , il bosco, la ri se rva di caccia , le acque de l Serc hio che si confondono co n quelle del mare, l'areni le tu ttora selvaggio. Il mare non è pill limpido come una volta, certo, e sull'arenile abbondano cartacce e pez~ i di pl astica, i segn i del prog resso e dell'emancipazione delle masse. E probabile che vi sia anr he q uakhe siringa. I pini secolari giungon o fin quasi in riva al mare, e so pra di loro , in lontananza, scintilla il biancheggiare delle Alpi Ap uane. Fra le chiome arboree , sembrano dissolversi il chiasso di Viaregg io ed il traffico dell 'A urelia che scorre qualche chil ometro piu su. e vo lgi lo sguardo intorno, vedi le stesse cose su cui posavano i ,doro» occhL Se chiudi i tuoi, se nti solo il rumore del mare, mezzo eco lo ti sciv ola addosso come se non fosse trascor so , lo stesso senso di s ile nzio e di pace di allora , come devono averlo sent ito « loro ». Ed un nodo ti prende alla gola, un senso cli nostalgia un po ' strugge nte ti pervade, il profumo di un'atmosfera lont ana, perduta , quando la «droJ.lU» era un 'altra, un misto di ardimento e coere nza, la consapevole zza ,e-re na c he la via da seguire era una so la , l a pill sco moda e quindi la 1,i U giusta. E ti assale il rammarico di non averla vi ss uta con « loro ~>, q ue ll 'a tmosfera, ti se nti come defr audato, penalizzato per aver consu1nnto i tuoi anni in quest'epoca senza storia. « Loro»: gli uomin.i dei me zz i d'assalto della M.ar ina che qui, a l\occa di Serchio , avevano cominciato la favola bella. Era lumino so, quel se ttembre 1939 , come san no esserlo gli autunni di quel lembo di l' t'>sc ana marinara nella cui dolcezza anche lo spirita ccio pungente dei "illoi ab itanti sembra stemperars i in par te. Otto g iovanot ti si erano ,cl unati nella casa dei g uardiacaccia della tenuta Salviati , - richiesta d~1lla M arina ai duchi omonimi e prontamente concessa - una bella proprietà con tanto di riserva di caccia, a Nord del corso del Serchio d,e lo divideva da un 'a ltra porz ione piu vasta di pineta , a Sud , quella d.-lla tenu ta reale di San Ro ssore. Era l'av anguardia di una ce nt ur ia d1e s i sare bbe avvicendata nei mes i e negli anni, gente che arrivava , pnrtiva e non tornava indietro, salvo qualche rara eccez ion e.
La cas a dei guardiacaccia era s it uata a poca distanza dal mare , pro-
prio verso la foce del Serchio, vicina al fitto canneto sul fiume. Era una rozza costruz ione a due piani. Al piano terra c'era uno stanzone con un gran camjno, come usava all ora nelle campagne , dove si consumavano i pasti e che fungeva da sala-convegno. Quando erano arrivat i i primi freddi, una stufa di terracotta era andata ad aggiungersi all'arredamento. Vicino aJ camino, una scala. ripida e sdrucciolevole, con gli scalini di pietra belli alti che a farli due , tre volte erano sufficienti a mantenere il tono muscolare , conduceva all 'altro piano. Que sta era la parte notte, su tre camere con i pavimenti di bei mattoni rossi le cui porte e s terne si affacciav ano su una terrazza spe s so adoperata da g li inquilini per gli esercizi ginnici mattutini. In seguito , quando le file si erano andate ingrossando , erano sorte un 'altra casa pili piccola ed una costruzione bassa e lunga, insieme ad un ' altra picco la infrastruttura ad uso r ipostiglio. Io uno di quegli edific i , alloggiavano i sottufficiali che facevano da secondi uomini a bordo , tutti della specialità palombari, capo carismatico dei quaJi era Manzoni , contabile ed intendente di tutto i] gruppo . Fra ufficiali e sottufficial i nessuna differenza morale e materiale: vita in comune , stessi sacrifici e privilegi, pochis sima disciplina formale, molta sostanz iale.
I «magn ifici otto » della prima covata furono i soci fondatori del centro addestramento di Bocca di Serchio, che non ebbe mai una denominazione ben definita se non dopo l' azione di Malta, nell'e s tate 1941, allorché fu intito lato alla memoria di Teseo Tesei che in quell ' azione era caduto. Tra essi, i pill bei nomi di violatori di basi nemkhe , un vero e propr io «Gotha>> dei nostri mezzi d'assalto navali: capitani genio nava le Teseo Tesei ed Elios Toschi (gl i ideatori e realizzatori dei « maiali »), capitano armi navali Gustavo Stefanini, capitano medico Bruno Fakomatà , tenenti di vasceUo Gino Birindelli ed Alberto Fraozini , sottotenente di va scello Luigi Durand De La Penne , guardiamarina Giulio Centurione. Meno gli ultimi due ed il medico, erano tutti compagn i di corso de ll ' Accademia dall a quale erano usciti guardiamarina nel 1931 ; Birinde lli era il p iu anziano, colui quindi al quale competeva il maggior liveUo gerarchico. Ma , come ricorda Toschi, « fra noi non esisteva una discipUna militare vera e propria , ma qualco s a di molto pill profondo e sostanziale: quello che noi chiamavamo lo spirito del Serchio». 20
Conducevano una v i ta molto ritirata, agevo lati dal naturale iso la. mento di un possedimento privato. Erano sempre in borghese , cerca · vano di passare inosservati, se si imbattevano in quakhe conoscente che non ignorava la loro vera identità , tiravano fuori una storia di CO· pertura di un campeggio o qualcosa del genere. Nessuno , nemmeno i familiari pill stretti, sapeva la vera ragione per cui si trovavano 11.
I criteri in base ai qual i la scelta della Mar ina era caduta su Bocca di Serchio erano vari. Innanzitutto la vic inanza a La Spezia , centro
io T oscrn , E., op. ci t ., p. 4 l.
nevralgico della Marina con possibil ità , per la XlV squadriglia sommerg ibili ivi dislocata e preposta alle prove ed agli addestramenti, di LOn trarre i tempi di navigazione. F ino ad allora, sin dall'aprile 1935 , t•p ca in cui era cominciato il programma di addestramento per il per,,m ale designato ad armare i mezz i d'assalto ed erano iniziati i prim i l'Spe rime nt i con la «torpedine semovente» di Toschi e Tesei , le prove " era no svo lte a La Spezia ed a Porto Santo St efano, località poi dovL1tc sc artare per ragioni di segretezza (l'ultima aveva visto, alla fine di giugno 1936, l'arrivo di numerosi villeggianti fra cui non pochi s tra11ieri) cosf come , anche se per altre ragioni, l' iso la d'E lba . Fu presce lta ull ora Bocca di Serchio, che ri s pondeva ai neces sar i requisiti tecnici e di sicurezza.
La zo na di mare ant istante presentava fonda li dolcemente digradunti, indispensabili per il prudente addestramento dei princ ipiant i e per quello intensivo di co loro che avevano già consegu ito un certo grado d i preparazione. Per avere una profondità di venti metri , occorreva , p,ngersi due miglia al largo, cosa molto utile e pratica per gli allenament i pill realistici. Inoltre , i.I Serchio, in corrispo nden z a della foce, è , ,cchiss imo d ' acqua in ogni s ta g ione dell ' anno e d è largo sugli 80 me11 i1 nel suo uhimo tratto, sufficientemente profondo e tale da consen111 e la navigazione di piccole barche da carico profonde e ricoperte da 1111n tetto ia, le <<bettoline ». Ed erano proprio queste che doveva no tra'\'or tare i mezzi d 'assal to e costituire anche il loro garage occult o , par, icgg iate s ulle sponde del fiume e seminascoste da ciuffi cli canne.
La sicure zza e la riservatez za erano date dal fotto che , come s i è dt·Lto, s i trattava di una proprietà privata, come tale facilmente circo..,uiv ibile. Specie sul versante Sud, do ve confinava con la tenuta reale .!1 Sa n Rossore, il controll o era continuo ed eff icace . Il re , fra l'altro, 1vcva fatto cos truire una dependance a circa 200 metri dalla spiaggia, dove tras correva in forma ancora pi\J privata i s uoi soggiorni s ul po sto, t·d ulla quale, ovviamente , nessu no aveva accesso , il che aveva compor1ulo perta nto sbarramenti e vigila n za anche sull'arenile. Lo stesso V itior io Ema nuele I II , pur cosi v icino, sarebbe venuto a conoscenza della l'rcsenza degli assaltatori e li avrebbe visitati so lo durante il secondo fumo di gue rra.
A ll ' interno della tenuta Salviati, da questo punto di vista, proble1111 no n v e ne furono mai. Per un fenomeno strano , fra gente mediter11111e..i e pe r g iunta to sca na , ne ss uno sembrava ve de sse o parlas se. Ep1 ,m e, ph_'1 di una volta, i pe sc atori avevano trovato i tramagli gettat i al .,r go tag liat i , ed i n un modo che non era certo s tato fatto dai de lfin i. f ' 1 cra no rimasti impig li ati i « mai ali », navigando a mezz 'acqua , e g li npcrato ri, nella fretta di uscirne, non erano andati troppo per iJ sott il, Ma non un reclam o, una domanda m e n che discreta. Sembrava si 11,sse c reata, da so la , una tacita omertà. I quattro carabinieri di stacca ti .!11 Sn n Rossore che , in borghese e sot to le spog lie di guar diacaccia ag~'.Hllll i , facevano da poli zia militare , riferivan o che, talvolta , la se ra,
all'osteria di Migliarino , qualcuno chiedeva che ci facevano i marinai al Serchio. « Provano d e i motori », e ra la risposta , e tutto finiva li, e ci si rituffava nei problemi dello sp ar iglio e d eJl a primiera.
Buone le qu alit à climatiche, ed altrettanto positive la so li tu din e e la lontananza da ogn i st im o lo che potesse far diminuire nel personale que ll a co nce n trazio ne psicofisic a indi spensab ile per i compiti ai quali e ra de st inato.
A Bo cca di Serchio gli allenamenti avvenivano con carattere periodico di pen dolarit à, n e l senso che il perso n a le affluiva daJl e r ispe tti ve sedi , effettuava quanto doveva e ad esse rientrava al termine dell e operazioni. Solo dal sette mb re 1939, con l 'arrivo dei primi orto os piti , la b ase acquistava carattere permanente , e gli equipaggi vi stazionavano per per iodi sempre piU lun gh i pur continuando a mantenere le rispettive destinazioni di imbarco . Un g ior no erano arrivati anche i barchini esp losiv i, piccoli motoscafi a fo ndo piatto (come si è d etto), veloc issimi , con la prua tutta piena di tritolo. A poppa un grosso motore Alfa Romeo coric ato sul fianco ed un grand e vo lan te . Il pilota , unico uomo imbarcato, siede su una t avoletta fuori bordo ed infila le gam be in d ue inter st izi ai lati del mo t ore. Il gioco è se mpli ce, si fa per dire : forzato il porto nemico col motore al minimo, da distanza ravv icina ta, ai primi chiarori dell ' al ba, vi a a tutto gas collim a nd o la prua contro la nave prescelta. A 100 metri, blocco del volante e colpo di reni aJl ' indietro , a gall eggiare appass ionatamente ab bracci at i alla tavoletta, a nc h e per attutire gli effett i subacq u ei della propagazione dell 'esp los ione. C'erano stat i poco, quakhe co rsa pazza su l Serchio e neUo specchio dj mare antistante , poi erano Lor nad a La Spezia dove avrebbero di li in poi mantenuto la loro b ase.
Sul fiume , nei press i d e ll a casa dei guardia caccia, era ormegg iata fissa una bettolina un po' piu gran d e delle altre che fungeva da officina. Li la ge nt e passava le ore deJla carda mattinata e del pom e riggio, per re v isionare gli apparec chi e me tt er li a pun to. Il lavoro vero e proprio aveva lu ogo di notte: quello era il mome nt o del maggiore impegno, dove c iascuno co !Jaud ava il proprio potenziale fisico e nervo so e ripassava e rifiniva le var ie tecniche e si stemi d 'a ttacco.
Ve rso le 10 di sera cominciavano ad imm ergers i nel Serchio , co n muta e resp iratore. Lun ghe passeggiate sul greto de.I fiume prima e su l fondo del mare po i , anche per 2-3 mi gUa , in pattuglia e co n l'a us ilio della bu sso la, in un 'atmosfera irreale.
«Quelle marce , ricordava S tefanini , elettrizzavano . Sott'acqua , in piena notte , la impensata fosforescenza c i faceva pensare di essere personaggi immaginari. Le esercit azioni si prolungavano fino alle 3 d el mattino . Ci immergemmo in pieno inverno, nel mare a 6°- 7°. Una not te nevicava.» l 1
Le marce avevano lo scopo di assuefare g l.i uom ini alla pr ofondi t à,
11 PEGOI.O'm, B. , op. Ctt, p. 34.
111 se nso sia fisico che psico logico, ma nei primi tempi rienuavano ant he nell'am bito di un piano, successivamente abbandonato, che prevedl'va che le car iche di esp los ivo dovessero essere sga nci ate da aere i in 1Kque basse, rec u perate dagli operatori - per questo le marce veniva no I.tue a nche con un q uinta.l e dj tritolo su ll e spall e, equilibrato a peso 1.cro - e portate infi ne sotto le carene delle navi nemkhe .
Il somme rgibile Ametista, a l comando del tenente di vascell o Junio V.derio Borghese , che tanta parte doveva poi avere nelle az.i on i dei mezz i d ' assalto, si recava piU vo lte nella zona di mare antistante il Ser, hto per addestrare gli uominj all a manovra dj fuor iuscita dal sommert,tib ile in affioramento e di messa in mare dei mezzi. Successivamente, ttttti i pilot i che avevano ultimato il corso di addestra mento al Serchio 1,1ggiu ngevano due volte Ja se tti mana La Spezia dove, messi in mare d ii u n so mmergibil e o da un' im barcaz ion e, effettuavano una completa ,·scrcitazione di attacco: navigazione di avv icinamento, superamento delle os tru zio ni retal.i , nav igazio n e occulta all'interno del porto , avviunamento al bersaglio , applicazione della carica alla carena, allontanallH.·nto. Fungeva generalmente da bersaglio il vecchio incrociatore San .\larco or meggiato nell ' insenarnra del Varignano. Alla fi ne, ve rso le 4 ,kl matt ino, rntti a bordo d e l San Marco per una cena calda. Ricorda llnrghese:
«I lo viva nella memoria la scena , tanre vol te ripetuta , d i quell e cene nel di sadorno 11udrato: un ' unica ta vola, c ui prendevano posto a fianco a fianco ufficiali , so ttufficia li 111nr inai usciti alJora da un ' improba farica , il volto ancora solcato dai seg ni della mahna, m:1gnifici raga zzi, cuori ge neros i, muscoli d 'acciaio 1 polmoni a tutta pro va ; rasle man i e go nfie per l'arrest o del sangue dovu to ai po lsini elaSLici de l vestito da so m1111 zatore, e con i polpastrelli rugosi per la lunga perma ne nza in acqua.» 21
In seg ufro, e rano arrivate due motobarche d ella M a ri n a che traJ¾>rtava no gli equjpaggi al largo, rimorchi ando g li apparecchi. La genlt ~ce ndeva in acqua a coppie. Partivano og n i vol t a da distanze sem111 t• maggiori per a ll enars i a resistere a percor si sempre pill lunghi , e 1w1 aff inare a l meglio la prec isione de Ua nav igaz ione su bacquea . Tol lii rievoc a con nost algia:
,. È un lavoro fantastico . Per ore, r inserrati nelle tute e nelle maschere , respiran do ,,i,teno puro, in un alone nero e stagliat o fra stri sce fosforescenti, parte in superficie p.1nc sul fo ndo a 15 metri, avanz iamo allenandoci a ll' igno to Perché iJ prin cipale allen.uot·nto è proprio ques to: cred e r e che tutto vada come previ s to, credere agli s1rumenll, ull11 busso la , al cronomet ro, al proprio ragionamento se nza alcu n conforto sen<>lln.1t11
Se la navigazio ne era s tata condotta correttame n te , cozzavano Hllllro l'os truzione reta le , simil e a quella c he avrebbe ostruito i porti 1w111ici, posta a circa t re miglia dalla costa , marcata in superf ici e da )t,lvtLe lli e boe cilindriche unite da una catena, attaccata alla quale pen -
lklKG 11 F.SE, J .V., op . cii., pp . 60-6 1.
• Toscm, E., op. ciJ., pp. -13 -44.
deva la lunga rete fatta di anelli di cavo d'acciaio che scendeva fino a toccare il fo ndo, circa su i 20 metri , d ove si trascinava libera per non essere dann eggiata dalle correnti. li « maiale» arrivava sommerso fino all o sbarrame nt o e qui si fermava. I due opera t or i , per aprirs i il varco o ltre la rete , si div idevano i compiti. La tecnka era q uest a : uno si arram pi cava fino a metà rete, pa ssava una cima fra anello ed anell o legan d one un capo a quelJo piU basso, dopodiché co minci ava a ti rare Il compagn o , da sotto, tenendosi ben p iantato sul fondale , co ll abo r ava cercan d o di alzare la re t e, ponendosi ad un certo punto , quando il sollevamento aveva raggiunto un determinato grado, sotto di essa per assecondare meglio il movimento. Allorché il varco era ritenuto sufficie nte , i due si riuni va no presso l'apparecchfo e lo sp in geva n o a bracc ia dall'altra parte dell'ostruzione. " Poi puntavano verso una delle due motobarche c he fungeva da b ersag li o, estremamente dd otto r ispet t o a quello c h e sarebbe sta to il vero, e perc iò ancora p iU efficace, il cui ritrovamento, piU o men o appross im ato, attestava l ' ulteriore, cor retta condotta de lJa navigazion e. Ma non andava se mpre cosf liscia. Ecco co me Toschi , con molta efficacia espressi va, ri esce a rendere que ll o che non poche volte poteva accadere G li operatori hanno appena soll evato la rete e
<rn palmo a palmo il varco si apre se mpre piU, ma la gio ia del libero ed inebriante volo subacqueo di poco fa è finita. Sono tuno su dato , le mani mi dolgono , una vio lent a em jcrania mi tormenta le tempie. L'erogatore dell' oss igeno non fun ziona regolarmente. Dopo piU di me zz'ora di sforz i , che per essere subacquei so no quasi sovrumani, vedo l'acqua appannarsi, gli occh i mi si riempion o di st elline colorate. Sono i primi sintom j dell'intossicazione da ossigeno. 11 palombaro non s ia molto meglio di me; lo vedo spesso abbandonarsi a fluttuare nell'acqua. Forse si riposa, forse sta perdendo lentamente cognizione di sé. La soluzione sarebbe facile: abbandonare tutto e risalire sub it o alla superficie. Ma noi siam o qui proprio per la soluzione contrar ia . Resis tere, controlJare fino all'estremo le nos t re reazioni coscienti ed anche quelle incoscienti del terrore , dell'affanno che prende l' uomo prossimo a svenire sott'acqua . «Qu ante volte, per le tante esperienze personali, abbiamo pa rl ato fra noi dell'orgasmo che prende l'uomo in pericolo, un perico lo invisibile, ignoto nelle sue conseguenze, nelle profondità del mare La prima regola che abb iamo sta bilito nelle nostre discussioni, anche con dati scienti fi ci, è appunto di lottare s trenuamente contro il co ll asso psicologico. Forza, for.ta, forza contro l'affanno, contro il terrore. Calmarsi, respirare lentamente, profondamente e pensare alle prime piccole cose da fare, senza preoccuparsi delle cose pill grav i: sopratrutto della morte. Occupare il ce rvello con idee p icco le e concrete è la cura psico logica p iU impo rtan te pe r c hi risc hia la vira contro le fredde forze della natura. È il modo pill effi cace per trasformare la paura in coraggio, l'orgasmo in tra nquilla det ermi na zione.
<1 C i riposiamo risalendo leggermente di quota. Poi riprendiamo le ntamente il lavoro. li varco ora è sL1perabile. Ri salgo sull'apparecc hio e lo metto in moto. li palombaro lo guida infilandone la prua ne l foro. S iamo passati. Ripartiamo . Ri sale nd o di quota i
1 ~ In seguito, si cercò di agevolare l'operazione con la dotazione di un alza-teti automatico ad ar ia compressa, di cesoie ed altri ausili tagliareti . G li inglesi , dal canto loro, rinforzarono le ostruzioni retali munendole di un imbando, cioè di un prolungamento della rete che era come uno strascico, per cui la rete stessa non si limitava ad ap!X)ggiarsi sul fondo , ma vi si trascinava per 5-6 metri, aumentando notevolmente il suo peso.
di !t t urb i pass ano , l'emicrania è meno intensa. Affioro a "quota occhiali "; il fint o hersa~Jio no n è molto lontano Lo rilevo esattamente, mettendolo di prua sulJa bu ssola Poi ripar t o. Riprende il volo fra le acque sopra foreste sottomarine . Ogni tanto una chiazza biancas tra di sabbia , pili profo nda, riflette i ragg i del sole o rmai alt o sull' oriz zome » 1' Finita l 'esercitaz ione s i risaliva a bordo, frad ici di umidità, la gola ~trsa dall'ossigeno, gl.i occhi rossi per lo spasimo di vedere, le mani rido tte a rugose ventose. Anche le ossa scricchiolavano per i reumi , ma og ni g iorno che passava spariva sempre pili dai cuori l ' ans ia dei rischi , l'a ngo scia dell ' ignoto. Era stato proprio nel corso di una di queste •se rcitazion.i che era nato il nomignolo di «maiale» per il mezzo d'assalt o . Era una sera di bassa marea e la motobarca che r ientrava con uk uni equip agg i riusciva a superare a stento la barriera sabbiosa sul fiu me , in corrispondenza delJa foce, mentre l'apparecchio, che segu iva ;I r imorchio semi-sommerso, si in.filava nella sabbia non dando cenno d i vo lerne uscire. G li operator i, scesi in acqua, si mettevano a trasci1rnre il mezzo verso le acque int erne d el fiume sull e quali, una volta perve nutovi , il mezzo dondolava tranquillamente emettendo da sotto ,I m uso uno strano rumore di rigurgito, causato probabilmente dalla risacca che lo in vestiva, come quello de.I suino che grufo la nel rruogoln. Tes ei , porgendo la cima di rimorchio ad uno dei sottufficiali palo mb ari che costituivano i «secondi>>, gli dkeva: «Da i, lega tu il maialt». 26 Da a1Jora, i nominativi, p ill seri e tecnicamente ortodossi, cli « to rpedine semovente» e «siluro a lenta corsa» sarebbero rimast i ri,crv a ti alle comunkazioni ed ai carreggi ufficiali. Per tutti , sempre, il me zzo subacqueo sa rebbe rimasto il «maiale», quasi una forma simpatica di stemperarne un po ' la notorietà e la gloria che avrebbe accumul.1to su di sé. E poi era a nch e un'espressione comoda , per i suoi ute n ti , 1m te rmine in codice che consentiva loro di parlarne in ogni amb iente t·d in ogni circostanza. Una sera, mentre erano a cena in un ristorante d i Viareggio dove g ià al tre volte erano stat i (in genere andava no al C1 Buo nam ico»), sentirono ch e un ca mer iere , parlando co n qualcuno r hc do mandava chi fossero quei giovanott i , cosf rispondeva: << Ma 1 1un \f) miha , m'è parso di 'apire che sien commercianti di maiàli». G ià, le cene di Viareggio. Erano l'unico «sprazzo di vita» che og ni lil!HO s i concedevano. Due passi sul lun gomare, un commento salace "' qu alche donna, un modo di spezzare la spartana (almeno nei primi tem p i) monotonia dcUa mensa deUa base , un'orchestrina con l' ultim o , uccesso di Rabagliati , un modo per r il assarsi un attimo. Sf, cerro , ma , 11 11 a [ine, anche tanta vog Lia di rientrare , là nel buio della pin eta , lon-
1 Tosc 111 , E., op . cii . , pp. 49-5 1.
Tosc 111 , E op cii ., p 47. C' è an che un ' altra ver sio ne, che ha se mpre co me protago111,1.1 Tese i ma co me sce nari o il fo ndale marino e la ret e d 'os tru zione. Ad evi tare che l' appai :;Ì·~:i;m~o;~; de!J!a:; te~ iT~: 1 i 1 : rili~:;: e;l ::n::~o~~:~r1:~::1oe~~\:~a;1~;JJ0 l~oJi:r~: :~ns~e~~ dicendog li : « Lega il maial e» (grazie ad una lamina vibratil e imm ess a ne lla ma sc hera, so t1 .1rqua si pa rla va e si semiva) . (PEGOLOTil , B., op cit ., p. 37.)
tan o da questo clima beatamente indiff erente , tuttora futilmente attaccato alle superf icialità del tempo di pace , quasi che la guer ra dovesse proven ire da un altro pianeta. T ornare a B occa di Serchio, reimmergersi nella concentrazione del lavoro da fare, nell 'ans ia delJ 'attesa d el giorno i n cu i lo si sarebbe messo a frutto. Bocca di Serc hi o: il calore dei co mpagni , le risate, le di sc uss ioni, i liti g i, il g usto di stare insieme. La certezza di capire e di essere cap iti , di non aver bisogno di tro ppe paro le , di essere sin to ni zzat i sulla stessa frequenza morale e spir itual e.
E ra bella la vira , al Serch io. Al ri e ntro dall e esercitazioni notturne, giga nte sch i piatti di pa stasciutt a e bicch ieri di rosso rimettevano a posto i co nti con lo sto maco ch e era stato, ovv i amente, la sc ia to sgo mbro alla partenza. Due chiacchiere 1 e poi tutti a le tto . Ro nfate so nore, di cui ne ss un o s'accorgeva piU di tanto pe rché la st anc he zza non concede va cert i lu ssi. Al ri sveg li o, in tarda matt inata , riunio ne alla be tto lina- officin a con tutto il personale per il com mento del lavoro della notte precedente 1 per l'ap prontamento di quelJo futu ro, per la revisione de gli apparecchi. Ne i giorni in cui non erano previste uscite notturne, o non successiv i a queste 1 il ritmo era diver so. Sveg lia per tempo e preparazione gi nni ca di base, mol to accurata , cu i ognuno agg iungeva poi una var iant e personaJizzara che spesso suscitava frizzi e lazzi da parte deg li altri come nel caso, ad esempio, delle tec ni che yoga cli F ranzini. Poi so lita att ività di gru ppo come sop r a, svolt a con piu ampi o la sso di tempo_ Ma quello che era piu intere ssante , di là dall'attiv ità profess io nal e a fattor comune che aveva naturalm e nte un carattere di omogeneità , e ra il quadro ambientale di Bocca di Serchio, il confluire nella roz z a casa d ei guard ia caccia di alcune personalità s p icc ate , ri cche di connota z ioni comp lesse, variegate 1 qualcuna difficile ed anche conro n a, che confer iva alJa co munità un tono v ivo e sp umeggiante , ta lvolta decisamente un po ' matto. E po i, la vita andava un po' movi mentata , anche per rompere l a regolarit à che cadenzava i ritmi di lav oro e per super are i mo menti di in evitabile sa turazi o ne c he l'es iste nza in co mun e comportav a , i per iodi cli depre ss io ne individuale e co ll et ti va, l'u gg iosità cli ceree interminabili giornate piovose , iJ pes o d i un isolamento c he a lungo andare non poteva non farsi se ntire. C'era bi sogno di valv ole di scar ico 1 e grazie a Dio le idee non mancavano. U n passatempo abbas tanza i n voga era quello di fare a revolverate . Chi stava sorto , davanri all'ingresso d e ll a casa dei guar diacac ci a, sparava a chi stava sopra , sulla terra zza , e l' abil it à dei pr imi era nell'addossar si tempe sti vamente al muro e quella de i secondi di defilarsi altrettanto tempest i vamente , all ' in seg na del piu genuino saloon del West. Toschi pretendeva, addentrandosi abus ivamente nella ri serva di caccia , d i far fuori iJ cinghiaJe con la pi sto la d'ordinanza; sparacchiando qua e là, un giorno impaurf tanro le povere bestie da spingerl e in buo n numero s ulla pubb li ca strad a. Te sei rid acchiava so tt o i baffet ti , che aveva neri e pu ngend come
il suo spiritaccio toscano: << Siete dei bischerl, dei dilettanti: un buon tiratore deve centrare la "o" del "Corr iere deUa Sera" da 10 merri, al primo colpo ... ». Non gli avevano dato il tempo di finire la frase, l 'aveva no messo alla prova, e lui aveva e li minato la «o» dalla testa ta del ~ior nale. Poi era tornato a dedicarsi ai conigli, di cui aveva me sso s u un alleva mento.
Duran d De La Penne era un altro maniaco del tiro a segno, so lo (be a vo lte tendeva ad esercitarlo, o ltre che contro le gallin e, anche cont ro bersagli umani rappresentat i dai coUeg hi che obb li gava a diste nders i ventre a terra. Oppure rompeva loro i t imp ani con il martellare di un paio d i zocco li di leg n o con i quali andava su e giu per la 11pida scala interna d e ll ' alloggio. A Tesei, in un certo periodo, era ve11urn a s ua vo lt a un'altra m a nia , quella della beccaccia. Avendo indi v iduato che verso le 5 d e l pomeriggio ne passava un a, puntuale co me un oro logio, Juj si appostava e non c'era verso d i rimuoverlo ; fin o a c he no n avesse esau ri to i co lpi non si poteva far conto su di lui, e se s i doveva andare a pre nd ere l'aperitivo a Viareggio b i sognava far aspet· ture l'auto mobile ; tutti in cavol at issimi. Non la prese mai , nonosta nt e I., su a com provata abilità di tira t ore. Ag li sfottò, ri spo ndeva seraf ico: lo non vado mica per pren d erla; vado per dimo strare a me stesso i.:he 1 ma1g rado tutto, posso anche sbagliare».
Tra lui e Franzini c 'era stato all ' inizio un contenzioso cli ordine ~11stro nomico . Con la sua co n cezio n e ascetica e spartana de ll a vita, Te"ei aveva un po ' influenzato tutti , e alla men sa di me zzog iorno si man· >; 1,tva no cose sem plici ss ime e ripetitive , qualche volta magari anche in stato la. Fra n z ini non la pensava cosi. Era u n tipo molto or ig inal e, conversa tore brillanti ss imo , epicureo; gli p iacevano tutte le cose belle, ele~.rnti, comode, buone. Contestò subito T ese i :
« Pot remo anche morire, ma intanto ora siamo vivi e non s i vede perché non doblii.uno trattarci meglio che 5j può.»
E da quel giorno anche la mensa di mezzogiorno era di ve nuta me" " frugale. BirindeUi cercava di catturare al lacc io le volpi; Toschi , dopo le sfo rtunate vice nd e bali stic he con i cinghiali , aveva ripiegato 11 bisce, se rpentelli, ramarri e luce r toloni, e correva di qua e di là me11an do bastonate. Stefanini scriveva lunghe, be lli ss ime lettere ad un ,1more lontano , e qualche volta si astraeva dal suo sogno romantico per fidare Tosch i in accanite partite a carte durante le quali le ur la di , 11trambi sal iva no al cielo.
A livello collettivo, uno degli svaghi preferiti era dat o dalle partite d1 pa lla a volo, co mbattutissime, con un accanimento nel vo ler v incere .1 tutt i i cost i c h e sembrava dovesse di penderne lo ste sso es ito del la 1,t11~rra in corso. P er un ce rt o period o, si erano armat i di vangh e ed lilri at trezz i da sterratore ed avevano corretto il corso de ll e acque alla lmcca del f ium e, in modo da farlo sfociare piU diritto in mare, con il 1 lic ave vano so rtito il duplice effetto dj mi gli orare l' uscita e l 'e ntrata
dei mezzi di cui si servivano e di rafforzare la mu scolatura delle braccia. La cura del fisico era importantissima, s i erano autodiscipl.inati in molte cose, tra cuj il fumo , pres soc hé bandito ; poteva condizionare l'es ito di una miss ione , ed i fatti avrebbero dato loro ragione.
Verso i primi mesi del 1940 erano finalmente arr ivate le prime spolette ad orologeria per l' innesco a tempo delle cariche. Pr ove a non finire , perché l'argo mento era troppo de)jcato e non c'era da prenderlo so ttogamba. Se lo dicevano fra loro sc he r za ndo , ma in ciascuno era viva l'ossess ione che una carica, una vo lta piazzata sot t o l' ob ietti vo, non sarebbe esp losa p e r il mancato funzionamento del mecca nismo ad orologeria. Su questo punto, bisognava acquisire la certezza assoluta. Soluzione: metterne ogni tanto una suJ comodino di Tese i, Stefanini e Falcomatà , i pili mattinieri , con una piccola carica detonant e so tto il percussore. Il botto mattutino fece elevare il tasso di imp recaz io ni per diver so tempo , ma concor se ad eliminare un gros so dubbio . Quelle che, per ò, erano in grande o nore erano le disquisizioni dialettiche , interminabili , capziose, a spaccare il capello in dodici , il pili delle volte sfocianti in discussioni veementi e fer oc i, do ve l a polemica era d ap pertutto, anche quando sarebbe potuta non esserci. Era, o ltr e ch e un 'ahra va lvo la di sfog o , anche un bi sog no di comunicare in forma lib era, se n za remore, le stesse che invece dovevano avere con tutti g li altri, compresi i propri affetti ed amori. Mai avrebbero potuto apri rsi , confidarsi con le loro donne, parlare di quel.l'eremitaggio, del perch é lo conducevano, dei problemi che ne derivavan o. Nemmeno il nome di Bocca di Serchio poteva, g iustamente, e sse r e pronunciato; la po sta diretta loro veniva indirizzata al Mini s tero della Marina, c he prov vede va poi a s mi starla.
Nelle discussioni, Tesei e To schi la facevano da padroni , ma forse ancora pili di loro vi s i distingueva un 'altra delle figure indimenti cab ili del Serch io, il capitano medico Bruno Falcomatà . Abbiamo letto ciò che di lui hanno sc ritto Toschi, Borghe se e Pe go lotti , ma sop rat t utto c'è rima s to il rico rdo della descrizione fattaci un g iorno orma.i lontano da Spaccarelli in una delle occasioni profe ss ionali nelle quali s i eb be l'oppo rtunità di incontrarlo. 27 Non avevamo un re gistratore , allora, nent ; !~df~;rd~l1:~~:~i~~. ~~~cia~a 0 1!~::r:e ~r ~~~:!r~·:sr:~l;a~l:~ad~W:i; 5~{;li~t perpetuando la sc hiera dei med ici assaltatori iniziata ne l 19 18 dal tenente Raffaele ~o lucci, divenut o poi chiru rgo di foma internazionale, che con Rossetti avevn affondato la corazzata austriaca Viribm Unitis, nel porto di Pola. Era arr ivato alla X• nei primi mesi del 1941, ~l~l:t:e~~o:;;~od~a~:!~ 0 t~!d~d!I :~:~i1biÌ~ fcirt~J~l~: i!~i~~t~~~:~r~ebib~;::;a~~ settembre, e coniro Alessandria in dicembre, ~mgendo in ques t 'u hi ma da operatore di riserva. Nel maggio 1942, in un altro tentativo d i forzamento d i Alessandria, era srato calturato. Dopo la guerra , aveva fatto una briJJame carriera professionale divenendo primario neuroch iru rgo in un ospeda le romano. Personalità complessa, cara tt ere tutt'altro che facile, si distende va quando par lava - ma non con tutti, anzi in questo era molto selcuivo - di quelli che chiamava «gli anni ve ri » della sua vira. Morf verso la metà degli anni Sessanta, in un
ma jJ dialogo c'è rimasto cosi impresso nella mente che possiam o r ipor· wr lo, anche con l 'aus ilio di qualche appunto pre so «a cald o», q ua si Lestualmente:
« Professore, è vero che FaJcomatà, pur non essendo un assaltatore, è srntn una delle figure pi\J rappresenta ti ve del gruppo?»
«Certo , e non poteva non esserlo. Bnmo era uno di quegli uomini che, quando l'hai incontrato, tremi al pensiero che avresri poruto non incontrarlo. »
« Perché , che cosa aveva di spec iale?»
« Tuuo e niente. Sapeva assommare in sé la normali t à della gente comu ne ed i tra tti del genia loide ; era scontato ed estroso allo stesso tempo, ca lmo e m it e (ino alla p ia tte zza ed es t roso Cino alfa bizzarria. Ma sopra ttutt o e ra buo no ... di quell'essere buoni "dentro", per vocazione ecco, se d ovessi identificare la bo nt à con un a persona penserei a lui ... u na bon t à non le tt era ria , una bontà vera, sil e nziosa, fatta di presenza riserva ta , dj d isponib ilità. Potevi cont are su Bruno, sempre, per ogn i cosa, se nza limiti e i.t· nza ri serve.»
« Quindi non .era so lo il medico della flottiglia, era anche qualcosa di piU?))
« Era u no della banda , in tutto e pe r tutt o, che si occ upava "anche" della sa lu te tl ep,l i ah ti. Mezzo scie nziato, mezzo samaritano. Al mattino si al zava pres t issimo, a nd av11 a Pisa a fare l'assistente vo lontario in una delle clinkhe un ivers itarie (mi pare fosse ,,ue lla di mala t t ie infettive o di pediatria , non ri cordo), ci teneva alla libera docenza , un giorno, c hi ssà, dopo la guerra. Po i rientrava aJ Serchio , e faceva il medico con do n o. Mi fan no ridere, i "mu tuali s ti " di ogg i; visitava tutti, guardiacacc ia, pesca tori, soprathHlO i loro figli , distr ibuiva campioni med icinali, qualche vo lta li comprava lui stesso wn i suoi soldi .» .e E co n vo i, com'era?»
« Te l' ho detto, era uno dei nostri. Come medico, gJ j equ ipagg i rappresentavano un prob lema che all ' ini zio era solo di selezione, ma poi d iventava d i contro lJ o sul le con~ dizioni di alcuni apparati, specie quello polmonare e cardiocircolator io, che pili degli ,1 hri erano sottopost i alla fa ti ca, all'usura ed allo st ress delle immers ioni. Doveva essere ,mc he fisc ale , era un ruo lo che gli competeva, il me no gradevole, il piti ant ipatico; rutto mnma t o faceva i nostri interessi. ln questo aveva un pudo re verg ina le. Qua nd o doveV,I me ttert i a riposo per un certo tempo, sospend ere qualcuno dall'attività subacquea, diven tava si lenz ioso, prendeva l'aspe t to di quei cani dag li occhi buoni e t risti, sembrav, 1 cercasse in ogni modo di far capire che non vo leva farlo ma, perdio, doveva farlo , '11e h , ma io che devo fu', tu stai sc assato assai, non è cosa".»
« E la reazione delJ'ahro qual e ra ?»
« E cosa vo lev i reag ire? Sapevi che stava facendo il tuo bene , che anzi aveva cercal o di dilaz ionare un provv ed imento che anda va preso prima e che lui aveva tirato in lungo, gasa to anche lui dall 'ar ia c he tirava, tutti in prima fila a chi faceva di pili, assa1111ulli , co n la vogli a di spaccare il mondo olt re che le navi ing les i.»
«E ra anche un ottimo psicologo , vero?»
.e Bah, non lo so, è difficile, vedi, dargli questa eric he tta , la riterrei riduuiva . Era 11pm ttutto un amico , uno che viveva con noi la nostra s tessa vira, uno a cui sapev i che l'otcvi rncco ntare ruu o, certo di essere capito. Che poi in tuno questo c'entrasse la 11, icologia o la sua napo letan it à, non lo so. O forse s i, credo c he fosse la seconda.»
« I Io letto che era un " fine dicitore ".»
« Of pu re che era u no scassa , quando attacca va non la finiva piU Cavilloso, ma 1 rn un godimento, sen tirl o. Maneggiava il latin o con cla sse, con citazioni c he l'intonatone parrenopea rendeva ancor piti godibiJj, Sapeva a memoria interi ve rsi di Orazio .
1111 ideme automob ili stico , mentre di notte si recava in una cittadina dove era stato chfomato .i·ur8enza per un consu lt o.
Alcuni Jj aveva scri tti a stampat e llo su un carte lJ o che aveva attaccato ad una niota di timone che stava appesa al soffitto deUa stanza deUa mensa »
« " Bea ti i mercanti, dice il vecchio soldat o cui lunghi anni di servizio non hanno lasciato c he reumi", l'ho leuo in un lib ro d i Pegolotti.»
« ... si, credo dicessero p roprio cosf. Qua nd o non reci t ava in latino, ci a tta ccava lunghissi mi bononi sui treni. Sapev a tutt o. li p adre er a s tat o funzionario delle (crrov ie , e gli ave va trasmesso il bacillo. " Paglietta " (già, lo chi ama vamo cosf, un sopra nn ome alla tosca na che gli aveva affibia to qualcuno di no i, forse Bi r inde lJi , per sottolin ea.re la su a tendenza alla minuziosità neUe discussioni) c ita va a mem oria orari, anche delle linee S('Con darie , potenza delle locomotive, peso dei vagoni, numero e dislocazione dei passaggi a li vell o non custoditi. Roba da matti.»
« Mi par di capire che dovevate volergli tutti un gran bene ... » «E come facevi a non vo lergliene? Uscivi dall'acqua, alle 3 dd mattino, e te lo trovav i lf, con quei suoi occhi che ti scrutavano diet ro gli occ hiali , sembrava di rivede re tuo padre quando t orna vi n casa tardi la sera, la Slessa apprensione affettuosa, fatta di silen z i scru t atori. Ed era sem pre cos f, sug lj argini del Se rc hi o od a bordo del sommergibile o sul San Marco, dopo l'addestramento, col suo stetoscop io e l'apparecchio per misura re b press ione, era sempre presente, non si pot eva sfuggirgli, e la gente non ne aveva la minima intenzione, era cont enta che fosse cosi, voleva che fosse cosi. E se aveva una pena, una preoccupazione, un problema, da chi andava a parlarne se non da " Pagl iett a"?»
« Era il modo pili giusto di fa.re il medico in quelJ'ambie nt e, no?»
« Sf, certo, ma non era il frutto di un ragionamento o di un programma. Era il suo modo di essere naturale, come medico ma soprn uuno come uomo. Era fatto cosf, non avrebbe potu to esse rl o in altra maniera. E lo dimostrò anche nel modo di morire.»
<(Non era obbligato a pa.rlecipare anche lui all'azione su Malta , no?»
<(No, non lo era. Ma lo volle ostinarnmeme, co n qudla sua insistenza bonar ia ma pertinace, capace di perforare le pietre. Non po te va no n essere presente pure quella notte, mentre la sua ge nt e era in azione, anche se le acque non erano queUe di Bocca di Serchio o d i La Spez ia ma quelJe di Malta, con tante probab ilità di lasciarci la pelJe, come infatti fu. Nessuno avrebbe poru to rifiutarglielo ... e poi ... sa i che 1i dico? Faceva piacere a tutti che c i fosse anche " Pagli e tt a", al rientro dall'azione la sua figura allampanata si sarebbe stag liata nella notte, i baffeui un po' umid i di salsedine, gli occ hi scrutatori dietro le lenti, ''tu rt o a posto, guagliò?", ti avrebbe sentito il pplso, era tuo padre che ti aspe tta va a lzato e preoccupato perché er i rientrato tardi ... E morto con loro, con Moccaga t ta, con Giorgetto Gi obbe, con Parodi e co n gli altri , tutti insieme, come al Serchio. »
Dalle di scussioni uscivano ancora pill uniti. U gruppo era molto saldo, a di spetto delle diversità dei caratteri e di qualche mattana. A fattor comune, un so lo pensiero , un solo impegno , un so lo fin e: mettere a punto uomini e mezzi ed aguzzare l' ingegno per trovare il modo di colpire il nemic o il piu duramente poss ibile . La politica , le illu sio ni di una guerra breve e, pill tardi , le impro vv ise esaltazioni per un success o e le depre ss ioni per un fallimento , erano cose che non rientra vano nella mentalità del Serchio. A parte le dispute verbali ammazzatempo e scaricanervi, le chiacchiere e le discussioni erano quasi sempre professionali. Nei primi tempi si dibattevano le deficienze ed i possibili rimedi, i punti sui quali occorreva dare una vigorosa ste rzata alla mentalità ed ai sis temi tradi zionali. Era p referibile avvicinare gli o peratori alle ba si nemiche con il sommergibi le o con l' aereo > E giu ipotesi, tesi , vantagg i ed inconvenienti, pro po ste , varianti, soluzioni. A
gue rra iniziata, tutti intorno a i tavoli , concentrat i sull e carte e sulle fotog rafie aeree di Malta , Alessandria, Gibilterra. C i passava no ore, incollati alla lente di in grandimento, aggiornandole con g li ult imi dati infor mativ i , ma soprattutto stud iand o le, cercando di f iss are nella memoria ostr uzioni, moJj , bac ini , posti d 'ormegg io, banchi.ne, difese, in modo da g irarci dentro un giorno col bui o pesto come ne l cort il e di rasa.
I fog li del ca lendario sc ivo lava n o v ia uno su ll 'a.ltro sulla riva de l fiume. Un tardo pomeriggio di giugno gi à cald o , con le betto lin e a cullarsi plac id e sulle acque che un sole a n cora alto inti epid iva ed imprezios iva di f ilam e nti luccica nti , la radio aveva annunciato che era in.i1,ia ra la g uerra. Si cominci ava a far su l ser io.
O meg li o, si sarebbe dovuto comin ci are a far su l se ri o. Come eff itace me nte compe ndia to da Borghese ,
• .. a cos{ eleva te cara tt er istiche del personale facev:mo ri sco ntro la scarsità dei mezzi a disposizione, la d iffidenza verso la speciaJù à, la non c hjara vis ione dell e possihilirà rea li delJe nuove arm i, il dubbio su lla loro efficacia, la mancanza, infine, di un organico e lungimirante piano di impiego. Era cosf sbarrata la v ia ad un grande succesll italiano contro la flotta inglese, un tempestivo attacco in mas sa che avrebbe potuto 111urnre, e forse capovolgere, il corso de ll a guerra . .,, 21
Tro ppo tempo era s tato perduto, per la tendenza , forse inevitabile , d, dare la precedenza al nucleo essenziale della f lotta.
A Bocca di Serchio, que lla sera del 10 g iugno 1940 , g li uom ini andarono a letto se ri, consapevoli della se ver it à dell 'ora, della res ponsahiJità c he gravava su di loro ancor p ili che su altri. Ma era una ser ierà ,cre na , la stessa de l pugile che va al cent ro r in g dopo il gong della prima r ipresa. Le ans ie, gli arrovellamenti , le in sic urezze , tutto si d is•mlvev a ne ll 'avv io ve r so l 'az ione . C'era la guerra, b isognava far la bene, poss ibi.lm ente v incer la, o quanto meno non per d er la con ignom ir1ia. E si acc ingevano a farla con questi scopi, esattame nt e come, nello ~tesso mome nt o, molti al tri s.i apprestavano a sabotarla, per sco pi assolutame nte opposti e per i quali , alJora co me ora, non trovarono mai 11emme no il pudore di arrossire mentre ne menavano vanto. Era bella la vita , a Bocca di Serchio.
1·11da, il primo colpo
Nd marzo 1941, nell ' amb iente dei me zz i d ' as salto si sentiva la n eces· nJ di rivedere un attimo le cose - una « pau sa di r ifl essione», si dirthbe ogg i con la stucchevo le ripetitività dei termini momentaneamenlé in vog a - alla luc e delle esperie n ze emerse dalle prime operaz ioni t omp iute. Non erano andate troppo b ene, un po' per sfortu na ed un po' perc hé l'organizzazione aveva bi sogno di essere ancora messa a 801tCIIESE, J .V., op àl., pp. 16-17.
punto. S'erano pagat i duri scotti, con la perd ita di due sommergib ili nei due tentativ i contro Alessandria andati a vuoto, e di ben 10 operator i fra quelli presi prigionieri dopo l'affondamento del Gondar e la copp ia Birindel li-Paccagnini catturata a Gibilterra dopo essere arr ivata a poche decine di metri dalla corazzata Barha m. A propos ito di quest'ultima azione, Borghese ne l suo Ubro cosi commenta:
« Anche questa missione non aveva conseguito il successo malgrado la tenace volontà degli operatori, per l'evidente inadeguatezza del materiale, non ancora a punto. Ma segnava un notevo le prog resso rispetto alle precedenti , g iacché per la prima volta si era arrivati a mettere in mare i mezzi insidiosi nel punto previsto , vincendo no tevoli difficoltà naturali e gli apprestamenti difens ivi del nemico; ed uno degli equipaggi era riuscito a penetrare nell'interno del porto, giungendo fino a 70 metri dal suo obiet· tivo.» 19
Si trattava, ora, di in quadrare meglio la spec ial it à dei mezzi d 'assalt o e di raggrupparli in un nuovo repa rto organico. U gruppo degli assa lt atori ven i va staccato dalla I flottiglia MAS di cui faceva parte dal sette mbre 1938 e contrassegnato , a decorrere dal 15 mar zo 1941, col nome di copertura di X • flottiglia MAS. La nuova unità, al comando de l capitano di fregata Vittor io Moccagatta, era strutturata, oltre al comando ed alla segreter ia , su un ufficio piani , una sez ione stu di e materiali ed un reparto «mezz i speciali », a sua vo lta suddiv iso in reparto subacqueo, agli ordini del capitano di corvetta Junio Valerio Borghese, ed in uno di superficie, al comando del capitano di corvetta Giorg io Giobbe. Proprio a quest'ultimo reparto sa rebbe toccato il comp i to di aprire le operazioni del nuovo anno, quel 1941 che si sperava sarebbe stato pili frutt ifero, in termini di risultati, del suo predecessore .
L'ini zio delle ost ilit à contro la Grecia, alla fine di ottobre 1940, o lt re a peggiorare la s ituazio ne strategica it alia n a, aveva offerto ag li in gles i l'opportunità di utilizzare i numeros i ancoragg i esistenti sulle cos t e elle ni che, ed in particolare nelle sue isole, come punt i di appoggio logistico per le loro navi da guerra impegnate nell ' in tercettaz ione de l no stro intenso traffico da e per l'Alb ani a. Si trattava d i golfi ed insenature aperte, abbastanza prossime all e no stre coste del basso Adriatico, con apprestamenti difensivi p iuttosto sommari che ben si sarebbero prestati all'offesa da parte di nostri mezzi di superfic ie. lntanto, in Grecia, le cose per no i s i stavano mettendo sempre pegg io, e la Marina si trovava impegnata a contrastare a sua volta , con sommerg ibili e navig li o sottile, il notevole afflusso di rifornimenti br itannici dall'Egitto verso il fronte greco. In questo quadro, nel dicembre 1940, era s tata dis locata ne l Dodecaneso, l'importante possedimento che costituiva il nostro fronte pill avanzato nel Mediterraneo orientale , una squa driglia di barchin i esp losivi da impie ga rsi in una progettata az ione contro il na vigli o mercant il e e da guerra inglese che 19 BOK CIIESE , J.V., op . cii. , p. 84.
la ricogniz ione aerea rilevava solitamente presente nelJa baia di Suda, suJl'iso la di Creta. Accanto all'intento offensivo (l'interruzione dei rifo rnimenti diretd all'esercito greco), ve n'era anche uno difens ivo, dal mo mento che le unità da guerra in glesi di base a Suda costituivano una seria minaccia ai coilegamend marittimi fra l'Italia ed iJ D odecaneso s tesso.
L ' impiego dei mot oscafi esplosivi aveva dei limiti, ben.inteso. I ntanto erano visibili e rumorosi , e poi , per avere qualche probabilfrà di successo necessitavano di c iel o sereno per la preliminare ricognizione aerea, mare calmo, notti senza luna e dife se portuaJi non troppo ermetic h e, eventuali tà che non era facile si ver if icassero contemporaneamente. Quando gli equipaggi erano arrivati in Egeo, il morale e ra un po' so tto i tacchi. Da luglio erano stati fermi ad Augusta per un'ipotetica az ione su Ma lt a per la qua le , da Roma, non arrivavano che ge ner i· ci or dini di operaz io ni mai segu iti da i stru zioni partico lareggiate. La Re nte s'e ra «sma ll ata», alcuni avevano chiesto il tra sfer i mento. Il d i· sloca mento in Egeo , invece, aveva risoUevato gH animi, riap erto le 'i peranze . Forse era la volta buona.
La squadrig li a di barchini , una decina di mezzi al coman d o del tenente di vasce ll o Luig i Faggioni , aveva proceduto ad un addestramen· to mo lto inten so nella baia di Parteni, sull ' isola di Lero , so tto la supervis io ne di Moccagatta , che dopo qualche mese aveva assunto, come ,1bb iamo visto, il coma nd o di tutta la flottiglia. Il grado di efficienza ragg iunto poteva dirsi elevato. La co ncez ione opera ti va p revedeva c he i motosca fi esplos iv i dovessero essere trasportati ne i pre ss i dell'obietti· vo da due cacdatorped inieri << avvic in atori » - erano il Crispi ed il Sella, Rià da tempo di sloca ti in Egeo - opportunamente pred ispost i per il lorn tras porto e d otati di gru e lettr iche per l a manovra d i so lle vamento e mess a in mare. Ogni cacc ia era in grado d i osp it are in cope rta se i bJrc hini, tre pe r ciascun lato. Dopo il ciclo di prove ed esercitazio ni , \ I era r iu scit i a comp iere l a loro contemporanea messa in mare i n un lcmpo di 35 second i, il che era verame nt e un ottimo tempo. Era n o itnche s tate effettuate numerose manovre di navigaz ione in formaz io· n · e d i attraversamento di sbarrament i retali.
Per ché fosse ancora piu v icina all'obiettivo , la squadri gli a e ra poi stn ta spo s tata nell ' iso la di Stampalia , dove però si dormiva poco e male pe rché tutte le notti la RAF da va lo sveg liar in o; in febbraio , due pi lot i e rano s tati feriti da schegge durante un bombardamento aereo. Il s is tema nervoso comin ciava ad essere me sso a dura prova a nc h e qui , pur se tutta la faccenda , rispetto ad Augusta , aveva un'impronta mol· to p iU se ria ed organizzata. U fatto è che , come si è detto prima , era difÌic ile che coes istessero le condizioni operat ive ott imali . Ne l periodo d, luna nuova di ge nnaio 1941 , dal 23 ai primi del mese succes sivo, g li eq uipagg i e rano stati tenut i pronti per l'az ione a bordo dei due cacl iatorpe diniere , mentre l' Aeronaut ica dell'Egeo eseguiva quot idi ane 11cog nizioni sopra Suda per rilevare presenza, consistenza e posiz ione
del naviglio o ltre che delle ostruzioni. Era un lavoro di pazienza. Ogni tardo pomeriggio un caccia sorvolava la base, ed in caso di acquisizione positiva di naviglio un secondo aereo, un S 79, con ufficiaJe osserva tor e della Marina a bordo , si recava a Suda e poi a Stampalia per aggiornare Faggioni ed i suoi equipaggi sugli ultimi particolari. Si t enga conto che a Suda convogli ed unità da guerra inglesi facevano brevissime soste, spesso arrivando sul far della sera e ripartendo di buon mattino. Una volta la ricognizione aveva segnalato la presenza di due na v i da battaglia , ma c ' era luna piena, e poi l' antiaerea e la cacc ia del v ic ino aeroporto di La Canea avevano impediLO l ' avvicinamento utile d eg li aerei. Ma né in gennaio né in febbraio - i mesi che, per le lunghe notti , megli o si sarebbero prestati all'azione - l' occasione favorevole accennava a presentarsi: o l'ancor aggio non ospitava unità navali de gne di attenzione, o le condizioni del mare erano tal.i da non consentire il trasporto e la navigazione dei barchini. C'e rano state anche due partenze a vuoto, con improvviso ordine di rientro. Una vo lta perché le navi inglesi risultavano tutte uscite, la seconda per poter utilizzare il Crispi ed il Sella , unici due cacc iatorpedini ere disponibili in zona, nella difesa da una minaccia di sbarco nemi co su un ' isola delle v icinanz e. li mattino del 25 marzo, l'isola di Stampalia veniva bombardata piU a lungo e violentemente del so lito. U piroscafo Lero , su cui erano alloggiati gli uomini della squadriglia, veniva colpito da cinque spezzoni incendiari che uccidevano due marinai e ne ferivano altri. Una schegg ia aveva co lpito uno dei barchini e sfondato lo scafo, ed era andata anche bene , perché se avesse preso la prua avrebbe provocato lo scoppio dei tre quintali della carica. Fra i piloti dei mezzi s i accentuava il nervo sismo; non per paura d i lasciarci la pelie, che faceva parte del gioco, ma per la rabb ia che una stupida bomba, magari per sbaglio, potesse annullare anni di lavoro e di prepara zione. Anche per questo, nel pomerigg io la gente veniva sbarcata e si stema ta a terra in luogo piU sicuro. Ma non faceva in tempo ad arrivarci. Ord ine di partenza per l'az ione : i ricognitori che al mattino avevano sorvolato Suda avevano riferito come present i all'ormeggio un incrocia tore (presumibilmente da 10.000 tonnellate), due cacciatorpcdi11iere e 12 piroscafi, agg iornati poi ad un incrociatore ed 8 piroscafi con i rilevamenti del pomeriggio. }O
E arrivato il momento buono, questa volta s i va . Alle prime ombre del crepuscolo, il Crispi ed il Sella salpa vano da
'° Notizie fornite nel 194 9 all'Ufficio Storico della nostra Marina dall'Ammiraglialo inglese precisavano che nel pomeriggio del 25 marzo 194 1 erano all'ancora nell'interno della baia di Suda, protette dalla rete parasiluri, le seguenti unità : in croc iat o ri York, G/011cesler e Cakulta (nella no tte fra 25 e 26 , entrava anche l'in crociatore Covemry che andava ad affiancarsi alla cis 1erna Pericles per riforn ir si, dirigendo poi, poco dopo le 5, ve rso l'uscita del porto); cc.Il f-Iasty; navi appoggio Cherryleat e Domnana; petroliere Desmoulea, Marie Maersk , Pericks (Cfr. La Marina italiana nella seconda gucmJ mondiale, cit., voi. XIV , p. 92).
Sta mpal ia con 8 barchini a bordo e relativi pilot i . Notte quasi bui a, vagame nte stellata, un po' fosca, densa d i ricordi per Faggioni che, propr io su1 Sella, aveva avuto il suo primo imbarco da asp ir ante. AUe 23, 30 il punto s tabilito , a 6 miglia dalla penisola di Acrotir i ed a 10 ùall'imboccatura d i Suda , era raggiunto. Alle 23 ,4 1, barch ini a mare. Ma non po tevano part ire tutti: l' a rnmira gJjo Biancheri, comandante di Mar ina Egeo , aveva disposto che fossero impiega ti so lo sei motoscafi . Due, quind i, sa rebbero rimas t i inattivi. A ch i sarebbe toccato? Nessuno inte nde va rinunc iare, ed allora non rimaneva altra sceJra. Sol ito r imesco lio di bigliettini in un berre tto da marina io, e due v is i si aJl ungava no nell 'a marez za. Uno d i ess i , il 2 ° capo Capr iotti , ne lasciava una traccia efficace nel suo rapporto:
« que ll o di eseguire la miss ione in sei, fu l'u nico punto che rauristò tutti perché ci cos tringeva a div id erci proprio dopo tanta lu nga vigil ia vissuta insieme con le mede,ime ansie , le medesime trepidazioni, i medesimi proponimemi e la medesi ma fede; dividerci cos{ vic ino alla meta per la quale sempre, in pe rfe tt a comunione spir itual e, avev,1010 vis su to.» 11
I se i piloti che stavano per prendere il via erano: il tenente d i va,ce llo Luigi Fagg ioni , il s tenent e di vasce llo Angelo Cab rini , il capo meccani co di 2• cl asse Alessio De Vito , il capo meccanico di 3' classe Tullio T edeschi , il 2° capo meccanko Lino Beccati, iJ sergente cannoniere Giulio Barberi . Via radio erano arrivati g li ultimi , preci s i detta~l i circa gli ancoraggi d e ll e na v i. Il bello co mincia va o ra . Nell'oscurità della notte, ultim e raccomandazioni di Faggioni. A scopo piu che altro psico logico, come in mo lte delJ e azioni de i me zz i d'assalto sia subacquei sia d i superficie , era previsto un piano cli elu sio ne del.la cattura e c..li es filtrazione daUa zo na nemica . In questo caso , il ca po- squadriglia ;tvev a indicato un punto di rendez-vous sulla costa, da cui poi prendere iin se ntiero dirett o verso la montagna. ?vla era un ' ipotes i molto remota Lhe faceva iJ paio co n l 'altra so luzione preventivata, que lJ a de lJ 'aereo di soccorso che, nella matt inata del 26, s i sa r ebbe a vv icinato guanto pié1 possib ile aJl a baia di Suda , volando a bassa quota per ce rcare d i individuare i p il ot i d e i barchini che fossero riu sc iti ad allon ta na r si dalIn baia a bordo di bar che a remi od al tro. Era un po' una co pi a del «Lo mbar di , Lo mbardi » gridato dagli operator i d ei << maiaJi >>, di notte, ,t i larg o di Alessandria, per farsi recupe rare da un som mergi bil e amico. Poco prima di me zza no tte , i due cacc ia « avvicinatoti» inv e rtivano hl rott a . Alcuni « in b occa aJ lupo », « in c . .. alla balena >> si intrecciavano nella notte, poi il s ilen zio ed il buio . Si assumeva la formazione <<a losanga», con Fagg ioni in testa, e tutd gli altri r iuniti in un raggio di I O metri. Motori in moto, via , i n un fracass o boia, con il capo formaione che la guidava a lza ndo , abbassando e roteando le bra ccia in un linguagg io fi gurato convenz io nale, per agevolare meglio il quale aveva
PEGOLo·rn, B. , op. cit. , p. 142 .
fissato sulle maniche grossi bottoni fosforescenti. Dopo circa due ore, alJ'l,40, la costa nemica era in vista. l motori di questo insolito raid o// shore venivano ridotti al minimo, limitandosi a produrre un lieve brontolio Si cambiò anche formazione, dalla «losanga» si passò a lla linea «di fila», accostando a dritta per imboccare il varco dell'apertura della baia. A difesa di questa c'erano tre sistemi di ostruzione. Quelli avanzati consistevano in una prima ostruzione esterna che proteggeva la parte piu ampia dell'imboccatura, seguita da un complesso di due linee di reti che collegavano l'isoletta cli Suda, sita verso il centro-destra della baia (rispetto a chi la guardasse entrando), con la costa della baia stessa, ed infin e da una rete parasiluri a circa 3 miglia ad Ovest delle due precedenti, in fondo alla baia, a protezione dell'ancoraggio vero e proprio delle navi.
Il pr imo sbarramento venne superato agevolmente, pur se non era stato segnalato fra gli elementi di informazione ricevuti ed anche se il cuore batteva forte perché fra l'isoletta e punta Suda, a Sud della baia, era cominciata una nutrita trasmissione di segnali ottici a luce azzurra. Gli inglesi, certamente, non dormivano. Si accesero anche i proiettori di una nave, i loro fasci sfuggivano per poi tornare rap idi . Comunque, si decise di procedere; si sorpassò anche il complesso della seconda ostruzione defilando a Nord della piccola isola; si trattava di un tratto di mare molto stretto, non pi\J di 300 metri, vicini ss im o ad essa e con molti scog li affiorant i dai bassi fondali, ma proprio per questo probabilmente meno sorvegli ato e dove un barchino avrebbe potuto essere scambiato per una deUe tante rocce emergenti . Gli sbarramenti furono agevolmente superati: si trattava di gavitelli distanti fra loro pi\J di 2 metri, collegati da una catena che non era nemmeno affiorante: bastava alzare a metà iJ blocco di sollevamento delle eliche, ed il gioco era fatto.
Erano quasi le 3, occorreva far presto per superare anche l'ultima ostruz ione; poco pili di due ore mancavano al l 'aurora; il cielo avrebbe infatti cominciato a schiarirsi verso le 5,15; non c'era tempo da perdere . Alle 4,30 erano sotto la rete . Brutto affare, le cose si stavano compli cando; non era di quelle facili, era del tipo a sfere galleggianti co!Jegate da gomiti «ad astuccio», non superabile con mezzi sil enziosi. Faggioni decise di aggirarla, conosceva bene questi apparati. Le grosse boe di testa del.lo sbarramento erano cong iunte con un catenaria alJa costa in un punto dove sorgeva una piccola costruzione in muratura. Sull'estrema destra, a pochi metri da terra, una grossa catena co !J egava l'ultima boa co n uno spuntone di roccia. Questo era il punto buono. Sollevata abbastanza da!J' acqua, non fu un problema per i bassissimi e piatti barchini infil arsi e passare sotto, uno dopo l'altro. Dalla piccola costruzione, si udivano distintamente provenire le voci di due sentinelle. I cuori sobbalzavano in gola, da un momento all'altro tutto sarebbe poruro andare per aria. Invece era fatta.
Ora erano dentro, senza pi\J nessun ostacolo fra loro, con i bersagli
che dondolavano tranquilli II davanti . Nel frattempo, la fortuna vo lle <l:.tre una mano. Nella fase di avvicinamento all'ultima ostruzione, a l· l' improvv iso un grosso fascio di luce perforò il buio. << Vacca boia, ci ha n v ist i !»: uno solo il pensiero, una sola l'imprecaz ione sil enziosa. Invece no , erano i proiettori di manovra dj un'unità da guerra alla quale ve ni va aperto il varco dell ' ulti mo sbarramento. Sc iab o land o, il fasc io d i luce aveva illuminato a giorno il fondo della baia, consentendo ai se i piloti una carrellata su tutto lo specc hio d'acqua e permette nd o loro di individuare dei punti di riferimento che si sarebbero rivelat i pre;dos i.
La formazione , dopo aver superato l'ultimo ostaco lo, accostò a sinis tra e con rotta parallela all a rete parasiluri, si portò verso il centro de lla baia. Erano le 4,45; dopo l 'ans iosa accelerata dell 'ultim o tratto per timore di far tardi, c'e r a un anticipo sui tempi di c irca 30'. Si poteva aspettare , attendere le primissime luc i dell'al ba per vedere abbastanza senza essere ancora troppo v isibili La scena aveva un che di irre ale . Al centro di una munita base inglese , a poche ce ntinai a di meLr i dai bersagli , un pugno di assaltator i italiani aveva fatto cerch io, ma no vrando col remo , intorno al proprio comandante che ora, finalme n te , poteva co municare con lor o a nche a voce , sia pure bassa e sussurr a ta . Faggion i si portò, sempre remando, un po' ava nti per un ultimo so pralluogo avanzato: l'incrociatore era ormegg iato a cir ca 200 meLri all ' interno de ll ' ostruzione, con la prora indietro , e si profil ava co n impa tto a 90 °; i piroscafj erano disseminati pill o ltre. Faggioni rientrò ed assegnò i bersagli: l' incrociatore a Cabri ni e Tedeschi , co n lui e Becc ati di riserva per attaccarl o a loro vo lta in caso di fa Uim en to , men tr e a Barberi e De Vito licenza di «caccia libera» contro i pirosca(i. F ece fare a tutt i un giro di b inocolo , per una maggiore stima delle pos izioni e delle d istanze. C'era il t empo anche per un aper iti vo, un po' di cognac su q ual che zo ll etta di zucchero. La ge n te era co ncen t rata, <<innerva t a », aJ punto g iu sto di ... co ttu r a .
Alle 5 in punto, da bordo dell'incrociatore, pervengono i suoni de l fi schietto del nostromo; è la sveg lia ; si vede una lanterna che si sposta in co perta mentre si accendono le luci rosse e verdi d ell o sbarramento. C hissà, fo rse non è la sveglia , è il seg nal e di «posto di manovra», la nave, forse , s ta per uscire. <<Cabrini, Tedeschi, è ora. Anche gli altri, J seg uire . Via! ~> La voce di Fagg io ni è metal lic a, determi nata, professio nale : è venuto il momento di fare il lavoro , va fatto bene, è il p rimo impi ego reale del barchino, in pochi seco ndi c' è dentro rutto, l'ideabase, la progettazione, le prove , gli allenamenti, le ansie dell'attesa , i se n time nti , le emoz ioni, gli amici persi per strada; tutto.
Gli equipaggi s i a Uontanano lentamente, cercano di portarsi sui 20 0 metri dall'obiettivo per poi sca tt are. Faggioni , o rm ai, non li vede pili. AJrri pochi minuti , ed il silenzio è ro tt o da un fragore altissimo.
Comincia il conto alla rovescia in attesa dell'esplosione , dovrebbero passare dai 20' ai 30' se la distanza è stata calco lata bene.
Cabrini, aJ rientro daJla prigionia , ha cosf descritto quegli ultim.i momenti:
« ci avviciniamo fino a quando vediamo nettamen1e la nave ... siamo a circ a 200 merri si porrebbe aspcuare ancora qualche minuto, ma temo che il nemico possa avvis tare noi ed i nostri compagni mi assicuro che Tedeschi veda bene il bersaglio; do ordine di muovere alJ'arracco Camminiamo per un breve trano affiancati, con tuno il gas aperto Ad una distanza di 80 metri circa immobilizzo il timone, tolgo la sicura e mi lascio cadere in acqua NeU'is t ante in cui abbandono l'MTM sono in punteri a sul centro della nave. Prima di riuscire a salire sul sa lvagent e, odo netram ente il rumore provocato dall 'u rto di due MTM contro lo scafo dell'incrociato re. Odo anche distintamente le due esplosio ni dei congegni taglia-barchini e, qualche istante dopo , una violenta esplosio ne subacquea. Ritengo che le cariche principali dei due MTM siano scoppiate molto vicine e quasi contemporaneamenre. Subito dopo vedo l'incrociatore sbandare fortemente. Sento LI rumore dei motori di altri MTM , po i un susseguirsi di esplosioni, alcune vicine, altre lontane » 12
Sono circa le 5,10. Faggioni, dopo 20', se nte l'esplosione dei barchini di Cabrini e Tede schi. Beccati, accanto a lui , sta fremendo; gli chiede di farlo partire verso la petroliera che gli è stata assegnata come bersaglio. Si avvicjnano ancora un po' ... «Va i , Beccati!» . Beccati va, ed il suo mezzo colpisce il bersaglio a poppa, la nave si spacca in due, la nafta dilaga sull'acqua e dopo un po' prende fuoco. Faggioni vede che l'incrociatore co lpito da Cabrini e Tedeschi è si sbandato fortemente sulla dritta , immerso in una nube di fumo, ma non accenna ad affondare, ed allora decide di dargli il colpo di grazia, secondo i piani. Pr ima di dare gas, fa un ultimo giro di binocolo e, da dietro la petroliera di Beccati, vede profilarsi la sagoma di un incrociatore che sta dirigendo verso l' uscita del porto. Non crede ai suoi occhi ; è la sorpresa nell'uovo di Pasqua, probabilmente è sfuggito alla ricogni zione aerea, è il Covently, entrato nottetempo per rifornimento nafta , un bocco n e troppo ghiotto per rinunciarvi . Alle 5,15 parte deciso, senza un attimo di indugio , mirando piu a prora che può , con angolo di collimazione necessariamente approssimato , con il bersaglio in movimento: Je condizioni meno idonee per l'impiego ott imale del barchino. Il colpo va a vuoto , ed il mezzo fila lontano esplodendo contro una banchina. La stessa sorte tocca a Barber i1 mentre quello di De Vito, mancato anche lui il bersa glio , non è neanche esploso ed è stato catturato intatto
I sei piloti sono tutd in acqua, sostenut i daJ sa lvagente pneumatico ed aggrappati alla tavo letta-sedile che li ha segu i ti al momento delJ'abbandono del mezzo. Nuotano verso terra, verso l' ipotetico punto di riunione. Nella rnda regna il caos. Dopo la prima esplosi one a bordo dell ' incrociatore tutta l'a ntiaerea di bordo e di terra ha cominciato a sparare; si pensa ad un attacco dj aerosiluranti. Le grosse nubi di fumo
ll 8oRGHF.SE,j.V., op. cit., p 101.
SUDA
prodotte d all e esplos ioni sono attraversate d a i fasci dei riflettor i , mentre la nafta con tinua a bruciare su l mare. Fagg.ioni sta nuotando acca nto ad un grosso cesto di verdura quando da bordo di un piroscafo lo vedono, ed una sc ialuppa lo va a prelevare. L asciamo a ll a sua relazione al r ie ntro dalla prigionia il comp i to di descrivere i success ivi eventi:
Do le mie generalità, mi perquisiscono e mi co ndu cono in un quadrato d ov'è r iunita quasi tutta la gente con cintura di salvataggio indosso. Domandano se sono stato abbattuto con l'aereo e se ho altri compagni in mare. Glielo lasc io credere, aggiungo che i miei compagni sono tutti morti. Non mi lasciano av vic inare alJ'oblò per vedere. Mi offrono whi sky, tè e sigarette e mi aiutano a tog liere il vest ito di gomma. D opo circa mezz'ora vengo prelevato da un mo toscafo e scor tato a terra da uomini deUa fanteria di mar ina che mi proteggo no da un gruppo di facchini greci alquanto ostili, e piant ona to in un ufficio del comando del porto. Ved o un marinaio con la testa fasciata con scr itto su l berretto H.M.S. York. Ve rso le IO , scortato da un ufficiale di marina arma to di pisto la e da due sentinell e, vengo condotto con un ' imbarcaz io ne suJl'altro la to della costa. Ne!Ja traversata passiamo vicino alJa petroliera che perde nafta dalla falla. Vedo l' in c rociatore incagliato con la prora; la poppa è a pe lo d'acqua, la torre poppiera in massima elevazione, gente indaffarata a bordo ed una cisterna affiancata sul lat o dritt o. Un idro vola bassissimo perlustra ndo in su ed in giU la baia. ((Attracchiamo ad un pontiletto, e poco discosto vedo un MTM intatto, con molt i soldati intorno. L'uffic ial e mi accompagna vicino e, con la pistola puntata, mi domanda se è pericoloso toccarlo. Sperando che l'esp losione possa ancora avvenire, rispondo dj s(, e dico che è bene allontanare anche i solda ti. Mi domanda se posso spiegargli come si disinnesca e com'è fatto il congegno esplosivo. Rispondo che non so nulla. L'ufficiale mi minaccia ed in sis te. Non rispondo. Poco dopo desiste, Ca allontanare tutti e mi riporta al luogo di partenza Nel pomeriggio del g io rno dopo, nelle carceri del Castel lo di Paleocastro, ritrovo gli altri cinque ... » 0
Abbracci, strette d i mano; il bilancio della missione era stato positivo nonostante i tre colpi andati a vuoto. Ne l Forte Paleocastro erano accasermare le truppe carriste in g les i di sta n za a Creta. Venne messa su una scenegg iat a a sfo ndo psicologico, un po' su l sad ico. I sei prigionieri furono portati nel cor til e, un picchetto armato si schier ò su l fo ndo , comandato da un ufficiale con una be nda nera in mano. Un po ' di stri zza , hai vi sto mai . .. ? D opo 10 ' erano riportati in cella , ed ecco di nuovo l ' ufficial e: «II prete quando lo volete?». Cab rini fu il piu pronto: «A Pa squa», e mise fine allo spe ttaco lo . Strana gente gli in gles i. Il giorno prima, mentre Faggioni ve ni va tra sportato a terra dal motoscafo e si gode va la sce n a della baia messa a soqquadro, un sergente gli si era ri vo lto col tono di un distaccato commento sportivo: «Good work, isn't i t?». H
Ed in effetti era stato «un buon la voro». L ' incrociatore York, l' unico della fl otta inglese del Medirerraneo armato con cannoni da 203 mm, era stato messo fuori combattimento, danneggiato cosi ser iamente d a non poter essere pili riparato, la petroliera Peric!es gravemen t e ava riata. Quando i tedesc hi occuparo no Creta, due mesi dopo, lo York
" BoRGIIESE,J V., op. cit., pp 98-100. PEGOLOTI1, B., op. cit., p. 153 .
era ancora li, nel punto d'incaglio. Poiché i loro bombardamenti aere i era no s tati pesanti , specie neUa baia di Suda, fu detto che l'inc roc i atore era s tato messo fuori uso dalla L11/twa//e. AJJ' Ammiragliato inglese, in adere nza a11 a linea di condo tt a se mpre tenaceme nte perseguita di minimizza.re l'ammi ss ion e dei danni inf erti alla propria marin a da ~ que ll a italiana , non parve vero metters i in sci a, ed anche a guerra fini- ' ta si è sempre per sist ito nell'attribuire la perdita dello York al bombarda mento aereo tede sco. Ma, se mai ve ne fosse stato bi sog no , c 'era a sb ugiardarlo il ri scontro di alcuni documenti rinve nuti da nostri ufficia li recatis i a bordo dello stesso York sub ito dopo l 'occupazione di Su da. "
Ed, inoltre , la mi gli ore sme ntita ve ni va proprio da fonte brit annica, ed anche piutto s to autorevo le. In un suo li bro scr it to dopo la gue rra, l'ammiraglio Cunn in gh am, all 'epoca coma ndante in capo de!J a fl otta del Mediterraneo, cosf scr iveva:
« all'alba del 26 marzo avemmo una batosta quando il porto fu attaccato da 6 veloci barchini esplosivi ... il nostro unico incrociato re con cannoni da 203 era cos( elimina to ... 6 prigionieri furono tro vati su zatteri ni e r isultò che i motoscafi esplosivi era· no s tati avvicinati da due torpediniere ed abbandonati dal loro equipagg io pr im a di ragg iungere il bersagUo mi ha se mpre meravigliato quanto gli itaUani fosse ro bravi in ques to tipo di attacchi individuali. Avevano certo uomini capaci del.le piU valorose imprese ... prima che la guerra finisse, dovevamo subire ult eriori perdite di questo genere per la loro coragg iosa infaiativa individuale ... » '*
A Faggioni ed ai suo i era toccato d i firmare il primo successo d ella X• (lottiglia MAS , undici g iorni dopo la sua na sci ta con questo nome. Co mincia va ora , per loro, il lungo cammino della pr igioni a : AJessandtia, il Cairo, poi la Pale s tina , i nfin e l'India. Si sarebbero in contrat i co n gli altri amici del reparto subacqueo, que lli già in mano al nemico co me Birindelli, Tosc hi , Giorgini , e que lli che sarebbero venut i dopo (De La Penne , Marc eg li a, Martellotta, ecc.), chi con l 'orgog li o di ave -
l1 L:a~~~iettO ,d'rego prendere tes1 imonianze da tu tt i gli uomini che si tro vava no nei locali macchine :u~aJdt::i~:~dd!!a 1~;;:;~~n;i~~~: It!:fe ~aacdt~~e~a ogn j uomo che può dare elementi nella ·v~~;;: i;;~~e~ ~;fl'~~di~:s;~o~~li;~~~d~~~\e 0 \de:ees~fr!~~ =~a~f~~':~::a~r."~i:~~~; 1in ele nco degli avvenimenti da quando abbiamo iniziato a pompare fuori l' acqua. ~ Il secondo è un ordine di serviz io datùloscritto del 28 marzo: « Pro memoria temporaneo del coma ndante ; de stinatari i capi reparto: I. Ai capi reparto è richiesto di compilare rapponi, il pill presto possibile, sui seguenti urgomenti in relazione al rece nte siluramento della nave York: a) danni subiti; b ) ogn i argo· rnento di particolare int eresse; e) i nomi di ufficia li e marinai la cui condotta essi considerino meritevo le di speciale menzione. ~uarJ~, ?~f ~i~i~if~~!.Ammiragliato , che possono essere necessari a questo riF.to REGINALD PORTAI. , Comandante.» "CuNN INGIIAM, A.B., L'odissea di un marinaio, Milano , Garzanti, 1948.
~:J~~~1o!i::ii/
re messo a segno il colpo , qualcuno, i meno fortunati , con la serena fierezza d j avercela messa tutta per riuscirvi.
A Bocca di Serchio ed a La Spezia, intanto, i posti a mensa Jasciati vuoti venivano occupati dagli altri che arrivavano a rimpolpare le fila. Le prime brume vespertine sembravano rimandare, dal fiume e dal mare, le immagini lontane dei visi dei colleghi e l ' eco delle loro voc i, là dietro i retico lati. Chissà come sarà andata? Che dife se avrann o trovato? Come avranno funzionato i mezzi?
Pareva quasi che il dondolio delle acque , nella notte ormai calata , volesse raccogUere e tra sportare gH interrogativi , laggiU , e poi affidare al vento la risposta. Ma era so lo un sogno che si con suma va nell e volu · te di fumo dell'ultima s igaretta prima di andare a dormire . Bu o na no tte, amici 1 a presto.
Spoletta zero a Malta "
« Bastaron o pochi secondi perché piU nuJJa si mu ovess e s ul mare .» Co· sf concludeva la relazione ufficiale in gle se re lativa al tentat o for zam e nto della base navale di Malta da parte dei mezz i d ' ass a lto d e ll a Re g ia Marina italiana nel lu gHo 1941. Il tentativo , infatti , sul piano prati co falli comp letamente e costò la grave perdita di una serie di o pe rato ri altamente qualificati . Ma nella nostra storia militare l'impr esa rap presenta una delle pagine piU belle , un insieme di audacia 1 determina zio · ne, genero s ità che illuminano il panorama , spesso g rigio, dell e o pera · zioai militari italiane durante il periodo 1940-1943.
Nella notte fra il 25 e il 26 mar zo 1941 , come abbiam o visto, i barchini e splo siv i avevano v iolato la baia di Suda. Il succe sso di q ues ta impresa 1 e la considerazione che gli ingle si facevano so s tare saltuaria · mente a Malta i loro con vogli diretti in Egitto, indu ss er o il co ma nd o della X • MAS a riprendere in esame la possibiHtà di violare an c he qu esta munitissima base. Senza contare le notevoli im p Jj cazioni mo r a b che sarebbero derivate da un attacco vittorioso a questa vera e pro pria spina nel fianco del nostro traffico militare verso la Libia ."
, 7 La ri cos tru zio ne d ell 'operazio ne d ei mezz i d' ass alt o contro Malt a è st ata ogge t to di un arti colo Perché / ali[ l'ana cco contro Malta da parte d ell'autore di qu es to !ibro, comparso sul n 33 2 ( 1985) di «S toria Ulu st ra ta» (pp 72-80) con lo pseudon imo di T eseo Rizza tt i D i esso pert a nto ci avvar remo in ma ssima part e anche nel presen te vo lu me per la rievocazione de ll 'az ione .
.)I L'id ea di forzare iJ porto di La Valle tta, pr incipale piazzaforte nav al e inglese nel Med iterr aneo, era nat a sin dal 1935, ment re si veniva svilup pando il silu ro piloca 10 di Te.se i e Toschi che, si può dire, era stato ideato, proge tt ato e cost ruit o pro prio pe nsando a Malta l due ufficiali avev an o co ncepit o un pi ano di sicu ro effe. n o, quello di a tta ccare la no tt e stessa della dichiarn zio ne di gu erra, in cont em poran ea, nelle sue ba si rite nut e tu sicure: Malta , ~ ib~:JI\\~~:!s::i;~~ v:~d l: :r:; ~ ~!zb~e 1 '/;tfc~e. 0 S:, ed i ner,~~i:7;ad~~ osta it à, pe r la g rave minacci a de ll e offese aeree (Malta e ra a 15 min ut i di vo'f:d agli aeroporti d ell a Sicilia) iJ po rro di Ma h a non ospi tava p ili in for ma ~rmanen te squadre navali da
Proprio l ' impre sa dj Suda e, ancor prima, i due mancati tentativi di penetrazione nel porto di Alessandria non ché i forzamenti della rada di Gibilterra nell 'ottobre del 1940 e nel maggio del 1941, avevano però messo in allarme la marina britannica. lJ Naval lntelligence Depal'tment, da parte sua, era già a conoscenza del fatto che un reparto s peciaJe di incursori navali si stava addestrando, in una base fra La Spezia e Li vorno, a missioni di attacco con mezzi particolari. Gli inglesi si erano concentrat i al massimo nello studiare e porre in arto tutti gli accorgimenti possibili per fronteggiare la nuova, temibile minaccia. L'impresa degli italiani si preannunciava pertanto oltremodo diffico ltosa. Innan zitutto, la stessa cooformazione geografica di Malta, a cos te alte e con pareti a picco, costituiva un grosso problema per il tenta tivo di forzamento del suo po rto principale, La Valletta. Porto che prese nta ampie e frastagliat iss ime in se nature che entra no nel cuore de lJ ' isola: cale, calet te, bacini, insenature, bracci d'acqua si susseguo no per di versi chilometri sui due lati di una peniso la centrale sulla q uale è edificata la città e che divide le acque in due disrinti go lfi , il porto principale (Grand Harbour) e la baia di Marsa Muscetto. A quest i prob lemi di tipo geografico, nel 1941 dovevano aggiungersi quelli rel ativi alle numerose postazioni di armi leggere a tiro rapidissimo ed inc rociato, di sposte sui pend ii all ' imboccatura del porto. Postazioni che fornivano una tota le copertura di fuoco sui passaggi o b bligati. Ed in piu, problemi legati al potenziamento dei dispos iti vi di avv istamento ed asco lt o aerofonico ed idrofonico ed alle ostruz ioni di reti multiple . Su queste, so lo una buona organizzazione di agenti sul posto avrebbe potuto fornire part icolari; ma, fra le tante imprevidenze ed omissioni nella condotta della nostra guerra e, per quanto possa sembr are incredibile, c'era anche questa, cioè che a Malta non avevamo neanc he un informa tore.
La configurazione e l'andamento dei fonda l i non consentiva no l'imp iego di sommozzatori, n é isolati né eve ntualmente supportati da som merg ib ili tascabili, cosi come l'impiego d i «ma i ali» era subordinato all 'ut iliz zaz ione di un'apposita imbarcazione di superficie per il loro traspor to, al momento non disponibile. Unica soluzione era quella de l rico rso ai barchini esplosiv i , con esclusione d el fattore sorpresa: l'ingresso del porto di La Valletta, largo 300 -350 metri con il guardiaporto in mezzo, non avrebbe consentito ai battelli di superare le ostruzioni senza essere vis ti nella fase pili critica, quando erano cioè immobi ~ Jizzat i per tentare il superame nto delle ostruzioni stesse. Bisognava pertanto ricorrere ad un'azione di forza, sacr ificando circ a la metà dei mezzi (da l anciare contro le ostruzioni) per provocare co n un'esp los ione la distruz ione degli sbarramenti e delle postazioni
Fig. 5. Progettato forzamento di Alessandria. Percorso De La Penne-Bianchi (a tratteggio sempli ce); percorso Marccglia- Schergat e Martellotra-Marino (tratt eggiato e puntinato).
difens ive sistemate s ui moli. Gli altri barchinj, superato il varco cosf ape rto, s i sa rebbero lanciati all' interno del porto per dirigere poi a raggie ra verso i bersag lj rappresentati dalle var ie nav i da guerra o mercantili.
L'attacco doveva necessariamente essere condotto aHe prime lu c i de ll ' alba , al di fuori cioè delle fasi lun ar i , non essendo possibile nel bu io della notte in dividuare l' accesso a La Valletta , mo lto stretto e situato fra rocce a p icco. L' in gresso nel porto principale era formato da due di g he fra le qua li , durante la g uerra, si estendevano due ostruz io ni g iu dicate invalicabili co n i barchini. Una di es s e, però , term in ava alla base della d iga sette ntri onale , sotto il Forte di S. Elmo ; sotto i] v iad o tto che univa il molo d i S. Elmo con la terraferma c'era un piccolo pas sagg io d i circa 40 metri. U v iadotto era costituito da un ponte me raJljco soste nut o da tre piloni , sufficientemente alto da permettere il passagg io di picco li natanti. Allo scopo di precludere ogni accesso, dal po nt e pendeva una rete metaUica para s iluri che si prolungava sott'acqua, molto probabilmente fin sul fondo. Questo era il passaggio che bisognava forzare per penetrare nel porto. Il piano operativo prevedeva che l'avviso- scor ta Diana,., s i portas se fino a 20 mi gli a dall'isola co n 9 barchini a bordo e con a rimorchio un altro motoscafo speciale MTL che aveva po i il comp it o di portare 2 « maiali » sino a brevissima di sta nza dal porto. Tutt o ciò per favorire i pilo ri dei « maiali », eliminando la fatica ed i rischi de.!Ja navigazione di avv icinamento nonché le diffico l tà del riconoscimento d e ila costa , nel loro caso aumentate dal limitato or i zzonte che vedevano per via del.la testa ch e emergeva appena dal ma re . Ri s petto alla prima ipotes i , che non pre v edeva l ' ut ili zz azione dei <<si luri pilotati », ora veniva invece sancito il loro impiego nel numero di due. Il com pit o del primo « maiale » era di far saltare l' os tru z ion e a rete so tto il ponte di S. E lmo , mentre il seco ndo avrebbe dovuto superare lo sbarramento della con ti gua rada di Marsa Mu scet to , sede della base so mm ergib ili , e co ll ocare la carica sotto la carena di uno di ess i . ,o n la speranza di affo ndarne piu d'uno, data la consuetudine della Royal Navy di ormegg iare le unità subacquee affiancate l 'una all 'a ltra. Ciò avre bbe co nsen tit o di poter disporr e di tutt i i barchini per l'attacco vero e propr io a i ber sagli navali, senza di strar ne alcu no per far salrnre le ostruz ioni. Solo in caso di fallimento dell ' azione del « maiale » dest inato a questo comp ito era previsto che un barchino lo rimpiazzasse, cos{ come un seco ndo battello avrebbe dovuto ass um ere lo stesso incar ico nell 'eventualità che anche questo fallis se.
In effetti , l' idea di impi egare, in concomitanza od in appogg io le une alle altre , armi di caratterist iche e di impiego cos f d ifferenti era, in linea puramente tec nica, mo lto azzardata. All'orig in e reale d i questa var iante c'e ra st atoi sopra ttutto, il tenace , appa ss iona to insi s tere
" Era s tat o, in passato, il panfil o di Mu ssolini.
del maggiore Teseo Tesei affinché all'azione partecipassero anche i «majali» e con essi, naturalmente, lui stesso, con uno slancio de l tutto connaturato alla s ua personalità. U secondo apparecchio sarebbe stato pilotato dal tenente di vascello Franco Costa.
Riteni amo siano sufficient i questi pochi elementi descritti per confermare la complessità di un'operazione che, a prescindere dalle caratterist iche di determinazione e freddezza degli incursori, già accertate in altre azioni e date ormai per scontate, si fondava sulla perfetta sincronia di varie componenti, e c.iò di notte, in mare , e di fronte ad una delle piu mu1ùte basi navali del nenùco.
I mezz i cominciarono a concentrarsi ad Augusta , prove niend da La Spezia e da Brindis i, nel maggio 1941. L'attacco era previsto per la fine del mese, ma dovette essere rinviato per ben tre volte per una ser ie di avvers i tà e co n trattempi. Fina l mente , alle pr i me ombre de ll a sera del 25 luglio , la spediz jone l asciava nuovamente e definitivamente Augusta . Questa volta non vi sarebbero state sos pensioni o dnv ii. TI gruppo navale d'assalro , guidato dallo stesso comandante della X • MAS, era formato dall ' intero reparto di superficie e da due « maiali» del reparto subacqueo. TI Dia na, i MAS 451 e 452, un MTSM co n cui Giobbe , comandante del reparto di superficie, avrebbe dovuto condurre i suoi barchini sino a 1.000 metri dall'obiertivo e l'MTL per il trasporto de i due «maia li », costfruivano le imbarcazioni di sup porto . A bordo de l MAS 452, co n Moccagatta, c'era anche il capitano Falcomatà , ufficiale medico della flottiglia .
La navigazione s i svolge regolarmente, favorita dal mare calmo, dall'assenza di vento e dalla notte senza luna. Alle 23 l'intera formazione è a 20 nùglia da La Valletta, in perfetto orario, e dal Dia na vengono messi in mare gli MTM , ridotti subito ad otto dalla mancata messa in moto di uno di essi che viene pertanto escluso dall'azi o ne. Gli altri, scortat i dai due MAS, seguono in formazione a cuneo ed a piccola vel ocità l'MTSM che, con a bordo Giobbe , fa loro da guida, mentre il Diana rientra ad Augusta,
A 5 miglia da Malta , alle ore 2, la formazione si arresta: gli uomini hanno il cuore in go la perché da terra s i accendono due riflettori che spazzano il mare in direzione del gruppo e lo illuminano in pieno. Contemporaneamente, anche l'MTL con a bordo i due <<maiali» si mette a rimorchio del MAS 452 che lo conduce nello stesso punto dei barchin i; da lf, il motoscafo procede con i propri mezzi si no a 1.000 metri daJ ponte d i S. E l mo , dove vengono mess i in mare i «maiali».
Ma sono già le 3 del mattino. Per alcuni inconven ienti e per la corrente contraria, c'è ormai un'ora di ritardo rispetto ai temp i prev isti. L'ostruzione del ponte di S. Elmo deve sa ltare alle 4,30, termine massimo perché i barchini possano appro{ittare delle ultime fasi di oscurità per penetrare attraverso il varco . E qui, a questo punto, che Tesei mette in atto il credo di tutta la sua vita, Teseo Tesei invita
Cos ta a to r nare indietro (viste le ormai ridotte capacità operative de suo mezzo) e si accom iata da lu i con queste testuali parole:
41 Presumo che non farò in tempo altro che a portare a rete il mio apparecc hio. Alle tJO la rete deve sa ltare, e sal terà. Se sarà tardi, spoletterò al minuto.»
Cos ta fu l'ultimo a parlare con Tesei , ed al suo rientro dalla prigio- · nia - venne catturato con il suo secondo tra gli scog li dell' isola, quando già aveva affondato il «maiale» senza aver potuto portare l' attacco a Mars a Muscetto per l 'avaria del mezzo - forni questa preziosa e fonda mentale testimonianza, e non dimenticò mai phl la ferma determ inazio ne d i Tesei.
Mentre questi ed il 2° capo palombaro Alcide Pedretti s i avv i ano verso l'ostruzione di S. Elmo, i barchini si porta n o a loro volta, co n remetto o con il motore al minimo, all 'ult i mo «punto d ' attesa», a circa 800 metri dall 'ostruz ione. L a concentrazione è aJ mass imo. 40
Il comandante è teso come una molla. L'ora «ze ro», le 4 ,3 0, è gi à trasco rsa; a terra i r iflet tori si accendono e si spe ngono, denotando u n certo nervos ismo. Giobbe esita, è tormentato da un dubbio: il varco sarà st ato aperto? Nel dubbio, bisogna farvi esplodere un barchino? E se Tesei e Pedretti si trovano ancora là sotto? Ma il comandante dei mezz i di superficie della X • MAS non può, a questo punto, concedersi perp lessità: se ritarda ancora, l' alba e le difese inglesi sorprenderanno gli ass altator i li, ferm i nell'attesa.
« Ragazzi , attenzione» la voce fredda ed e nergica di Giobbe rompe il silenzi o dell'attesa; -s i va. Frassetto in testa, poi Carabelli. Se iJ passo è ancora chiu so dalJ'ostru1.ione, la farete saltare col barchino . Gli alt ri sei, Bosio capofila, a qualche seco ndo di distanza, vi infilerete so n o il ponte . E ricordate la consegna: perché uno arrivi in por- '°• tutti, se necessario, dovete sac rific arvi per aprire iJ varco. I n bocca al lupo . Via!»u
Alle 4,40 scattano Frassetto e Carabe]Jj_ Frassetto d eve operare il l:mcio so tto J ' arcata este rn a de J ponte, sulJo stesso obiettivo di Tese i , nel dubbio che l'efficacia de ll 'SLC no n sia stata sufficiente a provocare il varco. A 100 metr i dall 'ob iettivo disinnesca, a 50 metr i fuoriesce dul mezzo: il lancio è preciso, ma non determi n a nçssuna esp los ione. Dall' acqua, Frassetto nota un lampo sullo sfondo. E probabile c h e il barc hino abb ia cozzato contro i cavi di sbarramento e la car ica, essendo rimas ta impigliata ne ll a rete, non sia esplosa subito per mancato nffon damento. Carabelli si lanc ia, «c urvo su.I vo lante , quasi incollato it l moto re >> (cosf rievocherà Frassetto che se lo vede sfilare accanto}, punta ndo verso l'estremità del mo lo di S. Elmo , sotto la prima arcata del ponte. Procede decis iss imo , tipo kamikaze, e Frassetto , che dal-
~' Gli 8 barchini erano condo ni ci ascuno dai seguenti pil ot i: so tt oteneme di vascello Rolx:no Frasscuo, sottotenente di vascello Carlo Bosio, so tt o tenente arm i navali Aristide ( :•r11be.lli, cnpo nocchiero Pietro Z:miboni, secondo capo Enrico Pedrini , secondo capo Ales11ndro Follicri, ca po di .}• classe Fiorenzo Capriotti, segnala tore Vittorio Marcfosio (C fr. /,.i Marina italiana nella seconda guma mondiale, voi. XlV , ci l. , p 121.)
11 BORGHESE, J .V., op. cii. , p. 138.
l'acqua si sbraccia per seg nalare ai compagni la giu sta direttrice , vede distintamente il coUega che viene scagliato in alto daU 'esp lo s ione del suo barchjno.
Era in sintonia con la determina zion e sp irituale di Tesei, oppure ha voluto avvic inarsi o ltre ogn i Limite di s icurezza e non ha pili avuto il tempo di saltare in acqua, sacrif icandosi cosf pur di avere la certezza di aprire una breccia ai propri compagni? Sono le 4,48 . Gli altri barch ini seguono quasi contemporaneamente per irrompere attraverso il varco creato da Tesei o da Frassetto e Carabelli o , forse , da tutti e tre insieme. Nla, sfortunatamen te , l'investimento del pilastro del ponte ha provocato il cro Uo deUa travata metallica che è andata ad ostruire completamente l'entrata , determinando un'ostruzione ancor pili in· gombrante deLla prima. E d 'altra parte, anche se il varco fosse stato aperto , la sorte de lla missione e degli assaltator i non sareb be mutata . Già fra le 22,30 e le 23, infatti , sin dall'avvicinamento de!J'intero gruppo navale a circa 20 miglia da Malta , l' iso la era in stato d'allarme .
Le sue difese , graz ie al radar di cui gli inglesi disponevano sin dall'inizio della guerra, era no perfettamente consapevo li deU ' imminenza deU' attacco: proiettori , cannoni e mitragliere erano stati puntati subito verso l' imboccatura deJ porto , con lo specc hio d'acqua ant istante diviso in tanti quadrati sui quali i colpi sarebbero arrivati f i ttissimi n o n appena gli attaccanti si fossero fatti vivi.
Si ripeteva, a di stanza di quattro mesi , la v icenda dello sco ntro notturno di Capo Matapan, con gli inglesi che «vedevano» le nostre navi restando invisibiJj ad esse. Tutti gli aerei da caccia erano stati intanto approntati per decollare aUe prime luci dell'alba. Mentre i restant i se i barchini procedevano a tutto motore fra baffi di spuma bianca verso il presunto varco, si accesero numerosissimi proiettori lungo la costa: i forti, le artiglierie dei vari cal ibri, le mitragliere «Bofors » e le mitragliatrici aprirono un fuoco incrociato . Uno dopo l'altro, i motoscafi furono fermati da!Je raffiche di migliaia di colpi o dalle bombe di profondità lanciate da aerei. Due minuti d'inferno, poi i.I silenz io completo. I piloti si comportarono tutti egregiamente. Bosio, pur gravemente ferito, riuscf ad attivare il meccanismo di autodistruz ione del barchino e morf a seguito dello scoppio. Anche Pedrini, Zaniboni e Capriott i, nonostante i primi due fossero fer iti , riuscfrono a distruggere o ad affondare il proprio mezzo, e cosf fece pure Follieri il cui barchi no , esplodendo anche perché centrato dai colpi de ll a difesa, ferf Frassetto che daU'acqua continuava a cercare di segnalare ai colleghi la g iu sta direzione verso il varco. Anche Marchisio venne ferito e, dopo che il suo barchino fu affondato dal fuoco inglese , ve nne tratto in salvo da Capriotti a ridosso di una boa. "
,i Da un rapporlo ufficiale del vice ammiraglio Si r \Xlilbrahan Ford del Comando Marina di Maha cosf si legge: • i prigionieri venivano interroga ti e si esam in avano i completi
Che cos'era intanto accaduto a Tesei e Pedretti? No n se ne seppe piu nulla. Gli ingles i ri pescarono, non lonta no dal ponte di S. E lmo, una maschera di respiratore con brandelH di carne e cape lli . I loro mov imenti, dal momento del comm iato da Costa, possono essere peraltro ricostr uiti con sufficiente , atte ndibile verosimiglian za.
Part iti alle 3,45 circa, ebbero forse il tempo di raggiungere la rete di ostruzio ne entro le 4,30, ma le non se mplici operazioni di f issare la Les ta de l « maiale » alla rete e di spolettare potrebbero aver attardato la copp ia. AIJe 4,44, prima che il ponte di S. Elmo salt asse, una se ntine lJa ing lese de l vic in o forte scorse il «maiale» di Tesei e Pedretti nei p ressi del ponte. La ca ri ca di trit o lo sco ppi ò contro l'ostruz ione? Sembrere bbe di sf, perché Frassetto, poco prima di p artire all 'attacco, avver ti contro il suo barchino come una frustata , ti pico effetto deU e es plos ioni subacquee . Ed anche Costa confe rm ò di aver udito alle 4,45 un'esp losione. Al t ra ipotesi è quella che lo scop pi o del barchino di Carabe lli abbia provocato il brilJamento del « maiale» di Tesei o del barhino di Frassetto, rima sto im piglia to nella rete, uçcidendo Tese i e Pe<lretti che stava no ancora lavorando so tt'acqua . E certo, comunque, che al momento dell 'es plosione sotto il ponte i due non si erano ancora allonta nati dalla rete.
I due MAS 451 e 452 (quest'ultimo, con al rimorchio l'MTSM, er a part ito in ritardo perché Moccagatta non riusciva ad all o ntanar s i: spe rava di r ecuperare qualcuno dei suoi) nella rotta di rientro verso la Sicilia furono attaccati d a una trentina di Hurricane e Spit/ire, decollati da Malta alle pr i me lu ci dell'alba e vanamente co nt rastat i da 10 Macchi 200 del 54° stormo . La di stru zione fu totale, e coinvo lse anche l' MTL che aveva iniziato s in d all e 4,30 il rientro verso Nord, e gli ste ssi coma ndanti Moccagatta, Giob be ed il cap ir ano medico («PaRlietta» aveva insistito al massimo per accompagnare gli operator i), co n gli alt ri membri dell 'e quipaggio , ca dd ero sotto i colpi . U nd ic i super stit i r iu scirono a raggiungere con l'MTSM il Diana in attes a presso Capo Passero , mentre un'altra deci na fu catturata da sil ura nti inglesi uscite da La Va ll etta. In totale , il cos t o d ell 'az io ne fu di 15 caduti e 18 pr igionieri , piU la perdit a dei mezzi navali im p iegati ad eccezione de l Diana e dell'MTSM.
Riesaminata dopo quas i mezzo secolo, l' az ione fu ve ramen te «i taliana» in tutto e per tutto. Nei lat i positi v i (audacia della progettaz ione , attacco d el piccolo uomo) e negativi (imperfetta me ssa a punto di .tlcuni apparat i , ma ncata cooperaz ione con le forze aeree). Il previsto ç ncorso diver sivo e di disturbo dell'Aeronautica eb be uno svo lgi menn1dini di operazione cattu rati con uno dei barchini. li fanoJ'iU notevole circa qucsli ordini : 1 ,'~~~~o:z1~t~:1~a;ip:r~:~~~7::: : ~~e~~;s:igc:a~S~clad:sse~;: ini /fN:!~a~i f:it~C::id1~"f~~'l~l mento in cui la nostra reazione si sviluppò, ossia fine~ iJ viadotto fu fano saltare e la forltaa apri il fuoco, l'intero piano era stato condotto con grande determinazione e la tabell a dt·i te mpi mantenuta con ammirevole esattezza». (BORGHESH, J.V., op. cii., p. 144 .)
LA VALLETTA RILEVATA DALLA CARTA INGLESE N 2678
Fig. 6. li progettato tentativo di forzamento del porto di La Valletrn. (Da I ,nezzt d 'analto. USMM )
to impacc ia to e d impreciso: il pr imo in tervento non [u eseguho, il seco ndo ritardato e con un solo aereo, il terzo anticipato e con due aere i. Poche anche le informazioni circa la forza e la di slocaz ione degli ap parati difensivi, e cosf via. 4J Il «Daily Mail» del 4 ottobre 194 1 riportava una dichiarazione di Sir Edward J ackson, Governatore di Malta, che diceva fra l ' al t ro:
« nel lugli o scorso gli itaJiani hanno sferrato un assalto condono con gra nde decis io ne per penetrart: nel porto, impiegando MAS e siluri pilotari da "squadre del su ic idio". L'impresa ha richiesto le piti grandi doti di coraggio personale .~
Nella sua sobrietà rutta britannica, l'espressione - formuJata da un ingle se in p iena guerra e nei confront i degli italiani - costituisce forse il piu lus ing hi ero degl i epitaffi per un'azione che , pur co nfigurandosi co me un in successo, per le compone nti etiche e spirituaJi c he la co n nota no qualsiasi Marina sarebbe fiera di poter annoverare ne Ue sue ges ta.
Tese o Tesei
Elbano dall'animo fiero e dall'attaccamento vivo alla sua terra, come tut ti gli isolani, era cresciuto co n gli occhi pieni di canto azzurro, rutto q uello di cui si riempiva le pupille e lo spirito spaziando co n lo sguardo da Marina di Campo sino laggiU, verso Montecristo. La natura lo attraev a in ogni sua manifestazione, lo estasiavano i panorami selvaggi, silenti, non so lo del mare.
Ufficiale del genio navale con ampi a esperienza di sommozzatore e so mmergibil ista, s in dagli anni Trenta aveva ideato e progertato con il collega E li os Toschi la « torpedine semovente>), il mezzo d'assa lto subacq ueo p ili noto in seguito come «maiaJe>), che potesse compensare l'i nferior ità dell a flotta itali ana me d iante un attacco di so rpresa contro le bas i navali ingles i all'iniz io di eventua li ost ili tà nel Med iterraneo. Era s tato po i sempre, neg li anni success ivi, l'ani matore dell e prove spe rimentali dei mezzi e dei sommerg ibil i che l i avrebbero dovut i traspo rta1·e, nonché del!' addestramento degli operatori ai quali aveva trasfus o, con l'esem pio e la purezza delle propde motivaz ioni ideali , gran parte de!Ja sua potenzialità spir ituale.
Chi lo ha conosciuto a fondo , ne ha tratto un ricordo incancellabile. Un carattere forte ma spigoloso. Ribe ll e in potenza, si imponeva una rigida d isciplina, ma non di rado gli era difficile tacere davanti ai su perio ri. Ciò che reputava illogico od, ancor di piU, ingiusto, gli faceva ass umere nette prese d i posizi one. Spesso, per questo, per vo ler di-
re e sostenere la propria opinione, riceveva delle punizioni. Allora, ben lungi dal mostrarsi convinto, acuiva la propria determinazione . I coUeghi che divi se ro con lui le ore indimenticabili della preparaz ione, dell'attesa, dell'azione, i commilitoni che lo ebbero compagno a Bocca di Serchio, ne parlano tuttora come di un essete trascendente, a1 di là di tutto, erge nte si con la propria personaJità comp lessa, forre, a tratti dura , ma pur sempre permeata d'un 'aura di umanità.
(( Era un essere straordinario , come se ne può in contrare uno ogni 100 anni. Aveva una forza spiritua le enorme , di fronte a lui sembravano tutti piccolj. Sarebbe potuto emergere in ogni campo, sarebbe potuto d iventa re un santo tanta ern la luminosità del suo spirito.» 4 •
Uomo di cultura superiore, conduceva una vita che poteva dirs i spartana: credeva ne lla trasmigrazione delle anime; la sua visione della vit a era ascetica, sacrificale; in terpretava l'esistenza terrena come un « incidente d i percorso » nell'infinita odissea dello sp irito .
Era convinto che il sacrificio della vita per i propri ideali fosse il modo migliore per vivere, a prescindere che fosse, o no, accompagnato daU 'es ito vittorioso dell 'impresa. Era l'impierosa sopraffaz ione deJJ'istinto naturale dell 'uomo, quello che è chiamato istinto di conserva 4 zione, freddamente vol uta per dimostrare (in maniera che rasentava l'a ssu rdo ) la superiorità dello spirito suUe debolezze umane. Per mostrare ai tiepidi, ai tranquilli, agli inseguitori del so lo benessere materiale, agli intri gant i della carriera, che il romant icismo del coraggio e deUa morte viveva ancora. Per riaffermare che, anche contro l 'impossibil e, si può e si deve lottare da uomini forti, se nza mirare al successo, senza neppure credervi. Anzi, Te se i lo riteneva dannoso, « inquinante».
C'è in proposito una testimonianza bellissima di To sc hi . In sieme, stava no tornando in Italia a bordo di una torpedini era, nel seco ndo mese d i guerra, reduci dai tentativi fatti per salvare l'equipaggio del sommergib il e Iride affondato nel golfo di Bomba e con il quale, loro stessi, avrebbero dovuto portare il primo attacco aJ porto di Alessandria:
« La notte era buia , ma chiara; il cielo pieno di scelle. Eravamo, fatalità, vicinissimi a Malta . Camminando su e gil1 in coperta, mentre la torpediniera correva veloce in acque nemiche, siamo arrivati all'alba facendo anche noi chilome t ri su chilomeui. lo ero particolarmente amareggiato per i1 nostro in successo e per la morte di tanti nostri compagni. Anche lui era triste per gli aspeni umani deUa vicenda, ma quasi lieto per il metro smisurato de lle sue convinzioni. "Non pre nd ertela troppo" continuava a ripetermi. "SI, è vero, non abbiamo raggiunto alcun risultato, anzi abbiamo perduto un sommergibile e tanti uomini, ma tutti insieme abb iamo offerto non parole , ma un gesto concreto al nostro popolo, ai nostri id eali. Cosi dovremo continuare ad agire, ad ogni costo, senza mai fermarci, senza preoccuparci di vincere: se il successo verrà tanto meglio, ma l'importante è essere pronti al sacrificio, nei fatti, per dare l'esempio".» •'
u PEGOLOTn, B., op. cit., p. 18.
0 Tosç m , E. , op. cit ., p. 124.
Prima di partire per l'attacco a Malta, aveva ribadito: «Non è importante c he affondiamo o no qualche nave. L'importante è che si dimos tri al mondo c he ci so no degli italiani capaci anche di salta re per aria, lf davanti agli inglesi.»
Non era affatto una forma di esaltazione o di retorica esasperata; se c'era un uomo totalmente contrario a ciò era Tesei , al punto che, in quegli anni d i grande trionfo deIJ 'es alra zione come della retorica, e ra forse l ' unico che scrivesse sempre patria con la «p» minusco la, prop rio come toscaniss ima, graff iante reaz ione a que lli che chiamava i « palloni gonfiati» del patriottismo. Le sue convinzioni erano invece il (rutto di una profonda, interiori zza t a maturazione c h e teneva cela t a ni p ili, ammantata d i quel r iservato pudore che era un'a lt r a cos t an t e del suo I o, e r iservando la a tra t t i so lo agli amic i piU intimi, ma i in chiave di esib iz ione narcis ist ica be n si come contro ll o e r iscontro d i idee. E non era nemmeno un emarginato daJ mondo reale, un asoc i ale. Riusc iva ad essere sensib il e come gli altri alle cose terrene - le donne, le loro attrattive , il gusto per un rapporto materiale - co lti vando ne l co ntempo il sog no di un amore idea le, sublimato, irraggiungib il e ed imposs ibile.
Tesei non sarebbe dovuto andare a Malta. Già nelle sue precedent i att ività aveva fatto piU di quanto è umanamente pensabile attendersi e.la un uomo. Tra l'agosto ed il dicembre 1940 si era prodigato nel salvat aggio dei superst i ti dell'Iride, era tornato malconcio dalla spedizione co ntro Gib il terra dove era sfuggito al la cattura nuotando dopo aver affo ndato il suo « maiale», aveva dato tutto se stesso nell'opera d i soc· cors o, come palombaro, all a corazzata Cavour colp i ta dagli aerosil uran· ti inglesi ne l porto di Taranto. Questi sforzi fisic i avevano provocato un agg ravamento de ll e condizioni de l suo cuore e de ll' organismo in genere, già provati da ll e lunghe eserc itazioni, tali da farlo dichiarare non ido neo per sei mesi al serviz io di so m mozzatore.
Ma l'uomo, c he aveva fatto offerta d i sé, a poco a poco anz iché in un a ttimo sub li me e fata le come era ne l s uo sogno e ne.lla sua visio n e ,tscetic a, chiedeva ora di spegnere la res idua fiamma d i vita sacrifican· dos i ne ll 'ul tima azione - la p iu be ll a - a favore dei propri compagni. Ques ta fu la cosc iente e meditata decisione di Teseo Tesei. Nessu no dei supe riori, pur dopo mo lt i tentati dinieghi ed umane titubanze, ebbe infine la forza di negargli ques t o dono supremo.
Il 17 lug li o, pochi giorni prima de ll 'azione su Malta, Tesei scriveva ad una persona amica:
« quando rice verai questa lettera, avrò avuto il pili alto dcgU onori, quello di dare la mia viia per il Re e per l'o nore della Bandiera. Tu sa j c he questo è il pili grande desiderio e la pili elevata delle gioie per un uomo »,..
BoRGIIF.SE, J .V., op. cii., p. 145
Teseo Tesei: l 'uomo sopravvissuto di o ltre due millenni all'epopea omerica, un cavaliere antico uscito da una fiaba, un faro di luce vivida, inestinguibile, un vo lo di gabbiani che s'innalza improvviso dalla pochezza terrena degli uomini comuni.
I «nuota tori d'assalto» del gruppo «Gam ma »
La scomparsa di Moccagatta e Giobbe, rispettivamente comandanti della flottiglia e del reparto di superficie, aveva comportato la necessità di una ricostruzione dei quadr i di comando della X•. Borghese , pur continuando ad essere il comandante del reparto subacqueo e del sommergibile Scirè, era stato nominato comandante int er in ale della fl ott iglia , 47 ed il capita no di corvetta Salvatore Todaro, compagno di corso di Borghese e g ià noto per le imprese compiute in Atlantico con il sommerg ibile Cappellini, era stato nominato comandante de] reparto di superficie.
La vicenda di Malta , col suo sfortu n ato ma glorioso epilogo, sembrava aver dato n uovo vigore all'attività della X•. Mentre il reparto di superficie provvedeva al reintegro dei barchini perduti in azione, alla c reaz ione di nuovi mezzi pil.l progrediti ed alJ'acquisizione di battelli adatti al trasporto da La Spezia verso le zone di impiego , que ll o subacqueo, nell'autunno l941 , creava un altro sistema di offesa attraverso la costituzione di una nuova specialità, i «nuo t atori d'assalto».
L'idea traeva origine dalle esperienze maturate dagli operatori dei <<maiali» durante le due missioni si n o allora condotte contro G ibilterra, rispettivamente nell 'ottobre 1940 e nel maggio 1941. " G li operatori, mentre navigavano all ' interno della rada per la r icerca de lJ e unità da guerra da attaccare , avevano rilevato la presenza di nu merosi mercantili alla fonda, facent i parte di convogli sia in arrivo sia in partenza. Chia ramente, non erano bersagH paganti per i «maiali>>, i cu i 3 quintali di esp losivo erano destinati alle carene del.le navi da guerra, ma erano pur sempre obiettivi molto remunerat ivi tenendo conto delJa
•: Avrebbe ricoperto questo inca rico fino al dicembre 194 t , rilevato poi dal nuovo tito· lare capitano di fregata Ernesto Forza. Borghese diventerà poi comandante effettivo della X • MAS il 1° maggio I 943.
48 li primo tentativo di attacco alla rada di Gibiherrn si era svolto nella notte fra il 29 cd il JO ottobre 1940, senza successo, fX)iché le coppie De La Penne-Bianchi e Tesci-Pedretti avevano dovuto rinunciare a seguito d i avarie ai mezzi cd agli autorespiratori mentre Birindem , arri vato da solo (Paccagnini , il suo secondo , era stato costretto a risalire, anche lui per avaria all'au1orespira torc) a circa 70 metri dalla corazzata Barham, era stato obbligato a dcsiSLere per un guasto al motore del o:maiale • Un'altra missione , un mese prima, era stata Gihrl::~~a
c resce nte importan za che se mpre pili andava assumendo, nel po liedrico scenar io bellico, il trasporto dei rifornimenti.
Ve ni va pertanto messo s ubit o in co rso un o s tudio per Ie modalità di a ttacco. l niziaJme n te , s i e ra orientati a far u scire da l sommerg ib il e traspo rtato r e un certo numero d i so mmoz zato r i i quali , me n tre i « ma iaH » si avviavano verso i propri ber sag l i, dovevano marciare sul fon do de l m are (le lunghe passeggiate n ot turn e su i fondali di Bocca di Se rchio cominciavano a dare i loro frutti) portando a spall e una car ica molto minore e raggiungere, e quindi minare , i piroscafi. Eran o g ià sta ti messi a punto gli aspett i relativi all 'equipaggiamento, al bilanciame nto e zavorramento , all ' o rientamento, quando si faceva s trada la so luz io ne , ritenuta piU id onea, di un avvic inament o a nuoto con traspo rto (a mezzo app os ita cintura), anziché d i u n 'u n ica, in go mbrante carica 1 di .3 A cariche minori , ma bastevoli ad aprire una falla ne lla carena di un mercantile .
Era nata in questo mo d o una nuo va arma , battezzata « migna tta » o «c imice» , costituita da un piccolo involucro metallico circolare , dì for ma biconvessa, contenente circa 3 kg di esplosivo , munito di un anello di gomma che , go nfi ato da una bombole t ta d ' aria compres sa a co llo rompe nte , ne assicurava l'a d ere n za sotto lo sc afo, e dotato di una spo lena tempor izz ata regolab ile esternamente a tta a provocare l'esplos ione ne l mo m e n to des iderato.
11 nuotator e indossava una muta go mmata e lunghe p inn e, e po teva godere di un 'a utonom ia resp iratoria di imm ers io ne, per poter lavorare nelJa fase d.i acqu isiz io ne del bersagli o, di c i.rea mezz'ora graz ie ad un p iccolo autorespiratore . Per l 'or ientam e nto, era dotaLO di una buss o la da po lso al radiomir . U no dei prob le mi piu grossi era rappresen tato dall'occultamento che doveva mantenere du rante l'avv ic iname nto all 'obiettivo. A questo sco p o, la super f ici e del viso d oveva essere acc uratamente annerita , e l a testa co pert a da una retin a , tipo quella da . .. notte, s ull a quale era no fi ssa t e al ghe , sto ppie o la pag lia di un vecc hio fiasco. Se a dò si agg iungeva un adeg uato addestramentoocc hi a pelo d'acqua 1 braccia ferme, nuoto m o lt o lento a mezzo de i soli art i inferiori - non sare bbe s tato facile , anche per la pili attenta e sm aliz iata vedetta, iodividuare una fi gura uma n a so tto qu el lo che avev a tut ta l'appare n za dj uno dei tanti detriti che gallegg ian o nelle acque dei p ort i mo h o freque n tati. Le proc edure o pe rative prevedevano l' attacco da prua , con a ll onta n ame nto poi di po ppa. L ' appet i to vien mangiando. Dop o alcuni co lp i messi a seg n o, s i proge ttò di es tender e l'impiego della « cimice » o « mig natta » che dir si voglia anche ad az ioni di sa b o tagg io da effet tuar si in porti neutrali con tro nav iglio mercantile nemico in sos ta per imbarco o scarico merci. Era necessar ia , però, una modifica deU 'arma. L'esp los ione di questa, infa tti , provocava l'affo ndamento della na ve in porto , su fondal i gene ralme nte poco profondi, il che le conse nt iva di r imanere emersa per buona pane co n p oss ibilit à di salvataggio, s ia pure parziale , de l
carico e di recupero della nave stessa. Un evento del genere, poi , in un porto neutrale, poteva dar luogo a complicazioni di natura diplomatica che era bene evitare il pill possibile .
Veniva quindi introdotta una variante denominata « bauletto esplosivo». La carica subacquea era sempre del tipo «c imice », ma con differenti caratteristiche . La descrizione che ne fa Borghe se ci sembra rendere perfettamente l ' idea:
« iJ peso dell'esplosivo fu leggermeme aumencato, ma molro acc resciute furono le sue capac ità distruttive, utilizzando un pi\J potente esplosivo. La spolena a tempo fu completata con un'altra a spazio. Consisteva, questa, in un'elicbeua che, per effe tto del moto, s i metteva in azione solo quando il bastimen to iniziava la navigazione (e raggiungeva una veloc ità superiore alle 5 miglia, per evitare ch e la corrente, in porlo, po· te sse azionarla); dopo aver compiuto un certo numero di giri corrispondente, ad esempio, ad un tratt o di 100 miglia, l'asticella collegata all'elichetta metteva in azione la normale spo letta ad o rologeria. Dopo il tempo previs10 , e quando la na ve era s icuramente in mare aperto, avveniva lo scopp io, con molle probabilità di perdita totale (dati gli alt i fondali), ev itando ogni complicazione con le autorità neutrali e lasciando il nemico ne.I dubbio se l'esplosione fosse do vuta a siJuro, a mina od altra causa immediata pi\J veros imil e che non ad un atto di sabotaggio , di effetto ianto ritarda10, comp iuto nel porlo di partenza.» <t<1
Gli uomini chiamati ad operare con questo tipo di ordigni furono inquadrati in un gruppo « Gamma» al comando del tenente di vascello Eugenio Wolk, pallanotista ed espertissimo nuotatore. La sede prescelta per l 'addestramento risultò l'Accademia Navale di Livorno , munita delle attrezzature e degli specifici impianti predisposti per la Scuola Sommozzatori che era stata istituita il 1° settembre 1940. '° Un bell'addestramento, duro: «nuoto di guerra» (veloce, tutto gambe, senza spruzzi), padronanza assoluta del resp iratore ad ossigeno) capacità di orientamento, marce di 5 km con una dozzina di chili di materiale esplosivo.
Alla x ~servivano, ovviamente, uomini che fossero ott imi nuotator i ed avessero un temperamento isti n ti vamente <<acquatico». Attraverso contat ti con la Federazione Itali ana Nuoto ci si poteva mettere sulle tracce di elementi con spiccata idoneità al ruolo, cosa che fu fatta e che diede luogo ad una ennesima riprova della ... lungimiranza organizzativa militare italiana, nel senso che la maggior parte degli iscritti alla predetta federazione risultava in servizio ne ll 'Ese rcito invece che nella Marina.
~, Bo1tGIIESE, J .V., op. dt., p. 154. '° NeUa Regia Marina i sommozzatori erano andati assumendo un ruolo sempre pili importante. Oltre ad essere imbarcati sulle unità minori, che non disponevano di palombaro a bordo, per i servizi di controllo e manutenzione dello scafo e dei suoi apparati immersi , ess i ::~=\'~~~t~~~i:,k :~~~~/~~~l:v~v~~!alina~~a~:~r d\0 ::z:rn:~r:,~t~:b::!::r~~z~1eiis:~li ai nostri . Inoltre, svolgevano anche un'attività inJe//igence, nel senso che penetravano nei ~t:~ad:~~a~a~ ;;n:~~u;~::r:i:x:~e~::izi~;t~ ~a~~~c;;o:t:er~1~ ~i~~}~J:tI~:~=~~e ;~ iJ Serv izio I delJa Marina.
NelJa primavera 1942 si stavano mettendo a punto i preparat ivi pe r l' Operazione C 3, lo sbarco aero·navale su Mal ta , poi rinvjaro e ma.i piU eseguito . Alla Forza Navale Speciale prepo s ta all 'operazione era nece ssaria l' identificazione del piano delle difese fi sse e mobili dell'iso la , e la X • flottiglia MAS e ra la piu indicata per un co mpito di ques to genere . Si trattava di avvicinar s i il piu po ss ibile a Malta con i v ari mezzi e s is temi di cui il reparto era dotato, rile v are quali opere d ifensive fo ss ero state mes s e in atto e s aggiare il grado di vigilanza e di reazione nemic a . Mentre alcuni moto scafi veloci e segui v ano il perip lo dell ' isola, avvicinando s i in alcuni ca s i fin o a poche d_ecine di me tri da lla cos ta , anche i nuo tatori svolgevano la loro parte . E da r icordar e la mi ssio ne d e ll 'operatore « Gamma » Guglielmo, anch e se finita male.. . per ecce sso di zelo . Tra s portato da un moto sc afo sulla co sta No rd -orientale nella notte fra il 18 ed il 19 maggio , do v eva compiere una ricog ni z ione a nuoto a distanza minima dalla costa per accertare l'es is tenza o no di ostru z ioni , retico lati , nidi di mitrag liatrici , capis ald i, ecc. Il me zzo tra sport atore si po r tav a audacemente nell ' interno de ll a baia di Mar sa Scala , e Guglielm o si cala v a in mare perlustrando l' in senatura metro per me tro, s tando s drafato s u uno zatt e rino ad aria (era un ' altra moda li tà di impiego dei «Gamma ») e vog ando con le b raccia. Spinto dal fervore profe ss ional e, per accertar s i ancor meglio di akuni particolari, ad un certo momento prese addirittura terra , effettu ando scrupolosamente anche questo tipo di ric ognizi o ne con lo z at terin o sgonfio sottobracc io. Attardato s i s ino ai primi chiarori dell'alba, non riuscf piU a rintracciare il motoscafo che pur l' aveva atte so be n oltre l'ora concordata per il rientro. " Ma l'impiego offen sivo ve ro e p roprio della s pecialità nu o tatori d e ll a X • dove v a avv enire qualche mese dopo a Gibilterra. Al comand o della fl o tti glia av eva cominciato a far si strad a sin dall a p r imavera del 19 41 l ' idea di co stituire una base op e rativa avan z at a ne lla baia di Algeciras , che confina , ad E st , con la rada di Gibilterra s ino a formare praticamente un tutt ' uno co n la prima . Si era notat o, ne l corso dell e precedenti o peraz ioni, che , tutto sommato , g li attacchi a ll e na v i mercantili ormeg gia te nella rada so tto stan t e la Roc ca non prese ntavan o difficoltà in so rmontabili , tant o che sin o allora ben 22 de i 2 4 operatori impiegati erano riusciti a raggiungere la co s ta spagno-
'
1 Quella s tessa notte un altro motoscafo sbarcava a 150 metri d alJa cos ta di Malt a il so ttoca pomanipo lo dell a Ml LMAR T (s igla dell a s peciali tà (( artiglieria ma ri tt ima» della MVS N , branca della M iH zia adde1ta ai pezz i antiae rei ed anti nave delJe ba si navali , in sup· pono alle ba u eric della Marina) Ca rme lo Borg Pisani , stud ente un iversi rnrio malt ese di fer. c~fsft~l~:tJ ev~~~nz\~::I r :gc:~;~ci r~f! ~~=: ~r;eci !r l~o~,d ~ no;~r:;,:~~ Gt t::!!r:;t;~~c~:~t l~%:l!~ii~
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gio 1943 . SulJa porta de ll a cell a dov e aveva trascorso la de tenzione , sottopos to a contin ui e JiC rrati interrogatori , fu rinve nuta una scri tta a carbone : « l servi ed i vili no n sono graditi a Dio,..
la ed a rientrare in Italia. Gli inglesi, se erano in grado di assicurare un buon li vello di protezione al naviglio alla fonda nella zona portuale , mercè l ' impiego di reti ed ostruzioni subacquee , non potevano fare lo stesso per le decine di mercantili ancorati in rada. Uomini «Gamma» che avessero potuto operare partendo da una base fi ss a a terra, con energie integre e messa a punto accurata di ogni particolare , avrebbero potuto co n seguire il successo con probabilità senz ' alrro pill elevare. Inoltre, in questo modo, l'azione offensiva poteva essere alimentata con continuità, senza dar requie a1 nemico, costringendolo ad una va· sta dispersione di mezzi, energie e personale, nonché ad un logorio ner voso derivante dal non poter individuare l'origine dell ' insidia, almeno fin che fosse risultato possibile tenergliela celata. L'incarico di un soprallu ogo in terra spagnola era stato affidato nella primav era del 1942 ad un tecnico facente parte della X • , Antonio Ram ogn.ino , volo ntario di guerra, d1e aveva daJJa sua due prerogative piuttosto importanti: era un uomo intelligente e genia.le (aveva progettato luj stesso un minuscolo motoscafo d'assalto che gli esperti della flotti g Lia stavano valutando con notevole interesse), ed aveva sposa to una spag no la , donna Conchita. Quest'ultimo aspetto risultava molto comodo, perché gli conse nt.i va di prendere in aff it to abbastanza facilmente , senza destare sospetti nelle autorità spagnole , una villa necessar ia (questa era la motivazione addotta per i compa tri oti della moglie) a rimettere in sesto le condizioni di salute di questa che , dopo la permanenza in It alia, lontan a dalla sua terra , aveva iniziato a soffrire di una preoccupante forma di esaurimento f isico e nervoso. Sole e mare di casa, avevano cons igliat o i medici , potevano essere il giusto rimedio .
La villa era situata in prossimità di Puenta Maiorga, sulla costa Nord della baia di Algeciras, a poca distanza da La Linea de la Concepcién, piccolo centro agricolo e commerciale della provincia di Cadice, al confine con Gibilterra da cui distava circa 4 km. Era, nella su a posi z ione, un punto di eccellente osservazione , dal quale era possibile sorvegJiare senza interruzione i movimenti dei mercantili inglesi ancorati, rispetto alla spiagg ia antistante la v illa , dai 500 ai 2.000 metr i. La giovane coppia si dava alacremente da fare per allestire l'abitazione ai fini degH scop i cui doveva servire , e fra i primi adempimenti della graziosa padrona di casa per migliorarne l ' arredo ci fu quello dj una bella, spaziosa gabbia per una famigliola di verdi pappagalli sudamericani, gabbietta molto decorativa ma , soprattutto , adatta a mascherare un finestrino-osservatorio della villa.
Alla fine di giugno veniva approntata una squadra dj 12 « Gamma» agli ordini del s. tenente di vascello Agostino Straulino, che nell'av anzato dopoguerra assurgerà agli onori della cronaca sportiva quale fa. moso campione di vela. ' 2 Occorreva farli entrare in Spagna clandesti,i li gruppo «Ga mma » e ra cosi co mposto : s te ne nLe di vasce llo Gi o rgio lfau ce r, sotto-
name nte e, se tutto fosse andato per il megJio, farli uscire allo stes so modo.
L3 metà , dopo aver ragg iunto la nostra base sommerg ibili atlantki di Bordeaux, veni va in trodotta in Spagna da akuni agenti del ser vizio segreto della Marina , in parte nascosti nel doppio fondo di un autocarro, altri mediante una marcia alpina attraverso i Pirenei. I rimanenti se i erano imbar cati in tutta regolarità come marittimi di un mercantile ital iano diretto a Barce!Jona; g iuntivi , si ecli ssavano come da istruzioni, mentre l' ignaro comandante, imprecando contro la cialtroneria u mana, li denunciava per diserzione. Sempre sotto l'assistenza degli age nti della Marina, raggiungevano Madrid ed infine Cadice. Qui assumevano un'altra identità, quella di membri d'equipaggio della petroliera italiana fttlgor destinati a sostituire il vecch io organ ico. L'll e il 12 luglio tutti gli operatori confluivano su Algeciras, local ità di non fac ile raggiungimento perché strettamente controllata dagli spagno li lu ngo le vie di accesso, recandosi a bordo della cisterna O/terra, nave ital iana presente nel porto sin dal 10 giugno 1940 per l'internamento seguito alla nostra dichiarazione di guerra, che aveva riportato estesi da nni nel corso di un fallito tenrativo di auto-affondamento per non ess ere catturata dagli inglesi. Proprio questi danni erano servit i come mot ivo plausibile per far iniziare all 'eq uipaggio lavori di raddobbo e manu tenzione. Anche per l' Olte"a, c'erano in vista progetti di utilizzaz ione operativa di cui si parlerà piu avanti.
A bordo , non a caso, si trovava a ricevere i «Gamma» il tenente d i vasc ello Licio Visintini, che li orientava per un primo contatto visivo co n la rada di Gibilterra e con i potenziali bersagli, i piroscafi di un grosso convoglio. Ai primi chiarori dell'alba del 13 sgattaiolarono alla s picciolata verso la villa dei Ramognino (la chiameremo d'ora in po i « Villa Carmela», anche se questo nome le verrà dato so lo nel dopo guerra), dove erano conflu iti anche i materiali. Da qui, naturalmente, lo s pe ttacolo era ancora mjgliore, e lo studio d e ll'area dj lavoro mo lto piU analitico , potendosi pianificare con cura il giusto pu nt o di discesa in mare, - quel tratto di costa era particolarmente sorvegliato dai carabineros, le guardie di finanza spagnole, molto attente , a quell'epoc a, a salvaguardare la verginità neutralista del proprio Paese, e dag li agenti inglesi - la scelta e l'assegnazione dei b e r sag li , le manovre e d il percorso piU idoneo per l' avvicinamento e l'attacco. L'azione ebbe luogo nella notte fra il 13 ed il 14. Verso le 3 gli uo mini scesero dalla villa in completa tenuta operat iv a, con J «cim ici» pe r ciascuno; raggiunsero la spiaggia approfittando del let to di un torre nte asciutto, sgusciarono fra le pattuglie che la percorrevano in su nocchiere Carlo Da Valle , so ttocapo sornmozza1ore Giovanni Lucchetti , souocapo palombaro Giuse ppe Fcro ldi , souo nocchie re Vago Giari, palombaro Bruno Di Lorenzo, capo silurista Alfredo Sch.ia\lon i, 2 ° capo cannoniere Alessandro Bianchini, sottocapo cannoniere Evi~J/a1=~i :i~i::n~~k.lf: 0
Bucovaz. (Cfr. LA Marina italiana
ed in giU, ed in u n a mezz'ora tutto il personale fu in acqua. Qui iniziò l'avvicin amento agli obiettivi, con nuoto tattico, rapido ma non faticoso , che non faceva baffi né sollevava spruzzi, non produce va rumore né fosforescenza. La rada era continuamente spazzata dai fasc i dei proiettori, e ad intervalli serrat i scopp ia vano piccole bombe di profondità lanciate dai motoscafi di sorveg lian za che perlustravano lo specchio d ' acqua. Occorreva tenere gli occhi pill che aperti, ed essere concentrati. Uno sciacquio pili forte , una bracciata piU impa zie nte, avrebbe potuto mandare all'aria tutto.
I bersagll vennero raggiunti; quindi immersione sotto carena e applicazione delle mignatte. Pochi minuti ancora, ed il lav o ro era compiuto. Alle 3,20 i pr imi due «Gamma» erano di nuovo a terra , nei pressi di uno degli agenti preposto al loro recupero. Uno di questi , nel suo rapporto , scriverà cosf:
~< È interessante notare come, nonostante mi trovassi a ridosso di un cespug lio a meno dj 10 metri dal mare ed osservassi l'acqua con la massima attenzione , ho avvis tato i due operator i so lo quando erano già alJ'asciutto e str isc ia vano sulla sabbia per raggiu ngere il punto stab ilito per l'appuntamento Ritengo pcrtamo che non sia facile notare la loro presenza ad una distanza maggiore di 6 o 7 metri. » H
AJtri due la fecero egualmente franca, mentre sette vennero invece intercettati dai carabineros, e solo l' imm edjato intervento del conso le italiano ad Algeciras consentf che fossero la sciati in li bertà provv iso ria con l'impegno di mantenersi a disposizione delle autorità spagno le. Il dodicesimo uomo , infine , prendeva terra ali' altezza del ponte di La Linea, e si avv iava a piedi ad Algecira s - una passeggiata di 16 kmd irigendosi deciso verso iJ nostro consolato. A parte il « mar a toneta», tutti gli altri rientravano a« Villa Carme la» dove li attendeva una buona co lazione. Stavano rutti bene , meno uno che era stato ferito ad un piede dall'elica d i un motoscafo della vigilanza, ed un altro cui era scoppiata vicino una bomba di profondità e che lam entava forti dolori all a reg ion e vertebrale.
I risultati non corr ispos ero però all a meticolosità con la quale l' az ione era stata preparata e con gli sforzi messi in atto per portarla a termine. Il funzionamento di molti ordigni ri s ultò imperfetto e solo quattro piroscafi, per un totale di circa 10.000 tonnellate , furono piu o meno gravemente danneggiati, ma non affondati, tanto che fu possibile portarli all ' incaglio evitando sia la loro perdita sia quella totale del carico. 54 Gli inglesi dovettero rimanere a lungo perplessi circa la vera natura dell'attacco , e la perp le ssità venne fugata solo dal casua le rinvenimento di una muta da sommozzatore. Sul piano psicologico, l' effet -
11 La Afo.rina italiano. nella seconda guerra mondio.le, voi. XTV , cit., p. I 93. mani: ~rqii!di:~: 0 i 7~:~h5f :~U~n:e:ii~;:zf!~~ 1 dt1;/;!i~~aad~:~~~a!::~~;nm~::i d ' assalto navali tipo quello italiano , si era riusciti ad ottenere da loro , in cambio di nostri m:1teriali subacquei, una certa quantità di esplosivo plastico ancora piU potente del nostro.
to comunque ci fu: nonostante l'allenamento e l 'ac curata v igilanza, Gib ilterra continuava ad essere vulnerabile. La X • aveva colpito anco ra.
La seconda operazione del gruppo «Gamma» ebbe luogo due mesi dopo, con le stesse modalità adottate per quella precedente per quanto rigua rdava l'ingresso in Spagna degli operatori e dei materiali. Inizia!- ' me nte , l'attacco doveva essere condotto da 5 uomini , ridotti però all'ultimo momento a tre in quanto a tanto ammontavano gli obiettivi in rada. Si era incappati in un periodo di magra, infatti , quanto a prese nza di piroscafi , ed il gruppetto aveva atteso sino al penultimo giorno della fase lunare favorevole nella speranza di veder aumentare iJ numero dei mercantili. A questo punto, un ultedore ritardo avrebbe s ignHicato 1a rinuncia. Gli assaltatori destinati ad operare erano tre re duci dalla precedente missione, Straulino, Di Lorenzo e Giari. Alle 23, 40 del 14 settembre il primo di essi prendeva il mare segu ito subito dopo dagli altri due.
Ma gli ingle si s i erano fotti furbi . Dopo l'at tacco di luglio, non lasc iavano piU in rada aperta nessun piroscafo , fatta eccezione per quell.i car ichi di esplosivo, preferendo tenere i mercantili dentro il porto militare o nella parte orienta le della baia , di fronte a questo. Inoltre , la sor veglianza si era fatta pitl stretta. Durante tutta la notte , i proiettori ve nivano cont inuam ente accesi, a ritmo serrato, mentre cinque motovedette, integrate da battelli a remi, gira vano costantemente intorno ai p iro sc afi a meno di 50 metri lanciando bombe di profondità.
Alle 6,20 del 15 Straulino riprendeva terra dopo quasi sette ore se nza aver però potuto condurre l'attacco proprio a causa della forte vigilanza intorno al suo bersaglio. Aveva effettuato due tentativi di avv icinamento e in uno di essi aveva avuto la sensazione di essere staLo avv istato, posto che furono poco dopo lan c iate alcune bombe , obb li gandolo a ripetute immersioni per occultarsi. In conseguenza di ciò, l'oss igeno dell ' autorespiratore si era esaurito, precludendogli ogni altra possibilità. Degli altri due , Giari rientrava con i propri mezzi a « Villa ar mela», ma Di Lorenzo era intercettato dai carabineros e condotto all a loro tenenza. Per una ser ie di circostanze fortuite, avevano portato a mbedue l'attacco ad uno stesso obiettivo, il Ravens Point di 1.787 to nnellate che era poi affondato rapidamente di poppa. Che cosa era succ esso? Di Lorenzo , sebbene avesse il re spiratore tranciato dall 'elica d i una vedetta, era riuscito ad applicare le «cimici» al suo bersaglio. Gia ri non ce l'aveva fatta, causa una forte corrente contraria, a rag~i ungere il suo , ed allora aveva porrato l' attacco ad una nave vic in a che era la stessa di Di Lorenzo. Anche in questa seconda azione il risultato non era stato aderente llll'i mpegno profuso , per una serie di fattori del tutto estranei aU'organizzaz ione e alla condotta dell ' impresa che erano sta te ineccepibili . Ne restav a, ancora una volta, la testimonianza di un'audacia poco forrunnta, l 'ennesima sf ida alJa sicumera britannica 1 l 'orgog lio di aver appo-
sto ancora una volta la firma della X• sotto la rocca di Gibilterra, là dove i mezzi <rassalto italiani continuavano a climostrare di poter entrare a piacimento, quando volevano, col piccolo apparato merore dj un «maiale>> o, ancora pili semplicemente, con un paio di pinne e quattro bracciate. Un'altra missione dei nuotatori d 'assalto che deve essere ricordata è quella svoltasi ad A lger i, nella notte fra l' 11 e il 12 dicembre 19 42 , in concorso con i «maiali>>. Un mese prima, gli anglo-americani erano sbarca ti nell'Africa set tentrionale francese, le sorti della guerra sembravano aver preso ormai una piega nettamente favorevole a loro, e la X • era ancora ch iamata in prima linea per concorrere a contrastare, per quanto pos sibile, l'afflusso dei rifornimen t i il cui peso andava a gravare sulle spalle delle nostre truppe in Tunisia. La ricogniz ione aerea confermava che il porto di Algeri e la rada antistante erano gremi ti d i piroscafi, traspo rti truppe e mercantili sotto scarico; si trattava di infilarvisi con «maiali » e «Gamma », i primi dentro il porro ed i se· condi nella rada, e menare un bel colpo, vendicando cosf anche il maggiore pilota Carlo Emanuele Buscaglia, asso degli aerosi luranti, che proprio tre mesi prima, il 12 settembre , vi era stato abbattuto co l suo S. 79. Dall 'estate del 1941 era stato assegnato alla X • , per affiancare lo Scirè, un altro sommergi bile <la trasporto, l'Ambra , al comando de l te nente di vasce ll o Mario Arillo. Dopo la perd i ta dello Scirè, " ad esso solo era affidato il compito di portare gli as saltatori ad Algeri. Nel piano o perativo , era prev isto che il battell o doveva farli uscire tutti, piloti dei «maiali» e nuotatori , stando in immersione, ed attenderli per il recupero sino ad un'ora stabilita. Do vevano entrare in azfone tre equipaggi dei mezzi d'assalto subacquei e 10 operatori «Gamma». 56
Per i «maiali», ven iva introdotta una novità. Per la pr ima vo lta, infatti, erano impiegate t es te con cariche doppie: in so stituzione della ordinaria carica di 300 kg, infatti , ag li SLC era stata app licata una carica di eguale forma penetrante esterna, ma suddiv isa in due sezioni, dal momento che 150 kg risultavano largamente suffic ienti ad aflondare un piroscafo, con il che si raddoppiavano le po ssi bilità di offesa degli apparecchi. Come giustamente fa rilevare Borghese, l'adattamento delle armi all e necessità di impiego impo s te dalle circostanze era
" Lo Scirè era stato affondato il 10 agosto 1942 nella baia di Haifa sotto il fuoco conccn1ra 10 di bombe di profondità e batterie costiere Colava a picco con tutli i membri dell ' e~~f~gcfi1-failf~ .uomini dei mezz i d'assalto che avrebbero dovuto effeuuare il forzamento del
" Gli equipaggi dei ..: maialh erano: tenente di vascello Giorgio Badcssi, sottocapo palombaro Carlo Pese! ; tenente genio navale Guido Arena, souocapo palombaro Ferdinando Cocchi; guardiamarina Giorgio Reggioli , sonocapo palombaro Colombo Pamolli. I nuotatori
ne, sergente bersagHcrc AJberto Evangelisti, sottocapo palombaro Giuseppe Fcroldi , sottocapo cannoniere Evideo Boscolo, fuochista Rodolfo Lugano , marinaio sommozzatore Giovanni Lucchetti , fante Luciano Luc.iani. (Cfr La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, voi. XIV, cit. , p. 219 )
una delle caratteristi che del metodo di la voro d ella X • . Al pr incipi o norma lm en te app licato (« di spo nendo di u n 'arma, t rovar ne l'impiego»), il concetto del.la flottiglia ne aveva sostituito un altro: « data una determinata situazione tattica, trovare l'a r ma e le modalità d'impiego per poterne venire a capo ».
C i piace anche ri portare, t estualmente, il caust ico commento fjnale' di Borghe se, che ol tre due decenni t r ascorsi sot t o le armi ci autorizzano a condi v id ere p ienamente :
«Me todo reddit izio ed interessante, che ri chiede l 'uso di quell'o rgano che gli alti co mandi militari, forse per consuetudine disciplinare, mant e ngono spesso allo sta t o letargico: il cervello.» '7
La n av ig azione ri sulta va alquanto tormentata, a causa del ma r e grosso, spe ci e per gli elementi « Gamma » proven i e n t i dalJ'Esercito. AUe 22 dell ' 11 dicembre, dopo o ltre d ue ore e mezzo di navigazione guidata v ia telefono da due uomini-civetta saliti in superficie, l'Ambra s i arresrava nel bel mezzo della rada di Al ger i, a circa 2 km dall ' imbocca tura Sud del porto, a 300 -400 metri d a un gruppo di se i piroscafi alla fonda.
Segu iamo le v icende dei due gruppi. Alle 22,30 fuoriescono dal sommergibile i nuotatori Arillo ha dat o loro l 'o rdine di attaccare i piroscafi in rada, agendo eve ntualment e in due contro la st essa nave ; i « maiali » attacc he ranno le navi in porto. Man mano che fuorie sco no, l'uo mo-civetta indica lo ro la situa zione dei bersag]j , poi si radunano into rno al s. tenente Morello , capo-gruppo, che li assegna di stribu endoli per copp ie. Stralciamo dall a sua relazione:
« Pri ma di part ire pe r la missione, avevo ricevuto ordine dal comandante Borghese d i mandare almeno 2 opera Lori su ogni nave di almeno 10.000 tonnellate. Ordinai perta nto a G hi gl ione e Luciani d i attaccare la prima nav e che si trovava all'estremità s inistra del sem icerchio fo r mato dai piroscaf i; a Rolfini ed Evangel isti di attaccare la seco nda, a Lu gano e Lucc hetti la terza, a Boscolo e Feroldi il quarto piroscafo. Vi sto però che il bersaglio che dovevo atraccare con Bott i era molto grande, ordinai a Feroldi d i venire con me. Ordinai a Botti di attaccare la nave su l lat o dritto, a Fe ro ldi sull a poppa, io l 'avrei attaccata sulla sinistra. Dopo essermi all ontanato, feci l'avviciname nto alla nave; intanto sentivo delJe voci a bordo, e vidi una persona che fumava appoggiata al parape tt o. Imp rovvisamente a bordo si accese un p iccolo pro ie ttore che si mi se a sciabolare l'acqua e mi p rese dentro il suo raggio lum inoso; avendo la rerina in te st a gir ai la nuca al riflettore e rimasi in affioramento sapen do che certamente quelli della na ve non poteva no immag inare che ciò che sembrava u n mucchio d ' a lg he era l:1 testa d i un ope ra tore . Erano circa le 00 . 30 qua ndo attaccai le car ic he. »"
Effettuando l'a ttacc o, Motello e g li al t ri due n uotano per un po' cerca ndo di rintracci are l'uomo-civetta per il rie ntro sull'Ambra. No n lo trovano, e sono costret ti a diri gere verso terra dove giungo no int orno alle 4. Lu cchett i v ien e subito scoperto in mare, catturato e portato
'' 80RGIIESE, J .V ., op. cit . , p. J03 .
Jt Cfr. La Marina italiana nella seconda guerra mondiale , voi. X]V, ci t. , pp 225-226.
a bordo del mercantile attaccato da Morello, piu o meno nel momento in cui questi sta piazzando la carica. Ciò determina l'a llarme in tutta la baia, si susseguo no numerosi scoppi di bombe di profondità, alcuni colpi di cannone, ululati di sirene , «spazzolfo» di riflettori. Alle 00,30 lo scoppio delle prime cariche applicate dai «Gamma» rende la situazion e ancora piU pesante. Rolfini ed Evangelisti portano comunque a termine il loro attacco, aiutati da Boscolo che non può raggiungere il suo bersaglio a causa della corrente. Ghiglione, Luciani e Lugano, in preda a sf inimento , rinunciano all'azione e sono recuperati dai « maiali » nel.la loro rotta di ritorno.
Gli equipaggi dei mezzi d 'assalto fuoriescono mezz'ora dopo i «Gamma», poco dopo le 23. Sono in ritardo sulla tabella dei tempi, causa inconvenienti verificatisi all'uscita dei nuotatori che hanno fatto slittare tutte le operazioni. li tenente di vascello Badessi , capo-gruppo, resosi conto che ormai il porto non può essere raggiunto in tempo, assegna ai colleghi i piroscafi ancorati in rada. Avendo la doppia carica, ciascun equipaggio deve attaccarne due. Ma proprio per il suo «maiale » le cose si mettono s ubito male. li mezzo è rimasto probabilmente danneggiato durante la burrascosa navi gazione dell 'Ambra, e per ben dnque volte, aUorché Badessi e Pe sel cercano di effettuare l'immersione, precipita su l fondo. Imprecazioni sussurrate, ma non c'è n.iente da fare, bisogna cercare di ricontattare l'uomo -c ivetta. Anche per loro, esito negat ivo. Non resta che dirigere verso costa, rimorchiando anche iJ buon Lu ga no de i «Ga mma », incontrato per caso e che si trova nei guai a causa della muta che, lacerata, s'è riempita d 'acqua e lo appesa nti sce. Distrutto l'apparecc hio , cercano di nascondersi in una baracca dove però vengono sorpresi poco dopo da una pattug)ja francese. Non meno << iellata » è la seconda coppia, Arena-Cocchi. Arena è u sc ito dall ' Ambra in pessime condizioni: mal di testa, nau sea, sposs atezza totale. Rifiuta di r ientrare, come suggeritogli da Bade ssi, str inge i denti e va. Verso l'una avverte il pandemon.io che si sta sviluppando nella baia , ma prosegue deciso.
« Arrivato al centro del mio senore » dirà poi neUa relazione stilata al rientro dalla prigionia, « tolsi la maschera per vedere meglio, e scelsi come ber saglio la nave che mi parve pili grossa. La falsa luce , causata forse da un riUettore acceso in lontananza da una nave alle mie spalle, mi impedi di osservare le caratter istiche della nave scelta. Non potendo attaccare in immersione, decisi di attaccare in supe rficie e, con ampio semicerch io, mi portai in posizione tale da la sciare la nave fra me e la luce In prima velocità, mi avvicinai fino a portarmi sorto la poppa, da dove potei sentire le voci di alcune persone che parlavano in coperta. Immergendomi, tentai di portarmi, seguendo il timone, sotto la carena. Ma ciò non fu possib ile perché la prora del mio apparecchio, urtando contro l'elica, mi impediva di scendere. Pensai di attaccare la carica ad un 'e Jjca , ma scartai subito l'idea perché, essendo sicuramenre le porte s tagne chiuse, lo scoppio avrebbe provocato soltanto dei danni, ma non l'affondamento della nave . Fui costretto quindi a riemergere e, navigando in superficie lungo il fianco della nave , a portarmi fino al centro dove , reimmergendomi, trovai l'ale na alla quale attaccai le due cariche
unite. Fui cos tre tt o ad attaccare ambedue le cariche sono una nave, perché sent ivo c he no n avrei avuto la forza di effettuare un aJtro attacco s imiJ e nelle mie condizioni. » "
Anche Arena e Cocchi so no costretti a portar si a terra , dando os pitalit à a bordo ai nuotatori Luciani e Ghig lione. Tutti e quattro si godono, esausti, un paio d 'ore dj libertà sul.la spiaggia prima di esserè ca t t urati.
Sulla terza coppia sem bra che la mala sor te non voglia infierire. li primo pilot a, guardiam arina Reggioli , diri ge decisamente a «quo ta occ hiali » ver so una petro liera sulle 10.000 tonne llate . li manometro del suo me zzo funzion a irregolarmente e con ritardo e pertanto decide anc he lui di attaccare in superficie . Non avendo trovato al e tte di rollio, con Pamolli dec id ono di applicare la carica sugli assi delle eliche. All'l ,35 atti vano la spo letta. Tutto liscio, men o male . Resta l' altra carica. Indi viduano una bella motonave anch'essa sulle 10.000 tonnellate; stessa tecnica , con inn esco delle spolette all e 2, 15. Scampando ai ragg i di un piccolo proiettore ed a 2-3 scar iche di arm i legge re, - la gente , a bordo dell e na v i , è ormai allertat a e con gli occhi be n aper ti - si mettono alla ricerca dell'uomo-civetta; ovv iamente no n lo trovano e si avv iano quindi anche lo ro incontro all a cattura. li bilancio della spedi z ione di Al ge ri e ra se nza dubbi o inf er ior e a quell o che era ausp icabile attraver so l ' impi ego di 16 operatori, tra nuo tatori e piloti di mezz i d 'ass alto. Una parte del personale, specie fra i « Gam.maJo> , no n era ancora pervenuta al nece ssario grad o di addes tra mento s ia tecnico sia ps ico logico . Erano sta ti affondati due piroscafi e gr aveme nte danneggiati altri du e, seco ndo le affermazioni dello s tesso ammiragliato ingle se , per un to tale di oltre 20.000 tonnellate. Ques te andavano ad aggiungersi a que lle già all' atti vo della X•, portan d o ne l'a mmo ntare co mpl ess ivo a 160.000 tonnellate. La spedi zione di Algeri chiudeva le operaz ioni della fl ot tigli a ne l 1942 , co n risultati non pari a quelli conseguiti nell 'anno precedente.
Ed una rag ione c'e ra . I co mpiti affidati alla xasi erano estesi, ed i suo i reparti dj assaltatori s i trov ava no ormai presen ti in mo lti scacchi er i operativi, dal Mediterraneo ali' Atlantico al Mar Nero. Questa dispersione dell e forze coincideva con la per dita o la cattura del personale di magg iore esperienza, e la creazione dei nuov i operatori non era cos a che si potesse improvvisare o fare troppo alla sv elta. Ancora , part ico lare tutt'altro che indifferente, i colpi portati a segno d all a flottiglia avevano increm e ntato lo stato di allerta d el nemico , specie in quel Mediterraneo ch e della s te ss a rimaneva il teatro operat ivo prindpaJe.
" Cfr . Lo Marina italiana 11clla seconda gue"a mondiale, voi. XJV, ci t ., p 22 3.
«Oltet?'a», la carta in pitl
Poteva star b e ne, come no me, ad u na piant a eso ti ca o ad u na ca valla da pi sta, d i q ue ll e s nell e, be n profila re, un po' a lt er e , dalla falca t a lu nga a nche in all enamento. Pe r que ll a vecchia ciste rn a logorata d all' us ura d el t empo e d al ma re, e r a fin t rop po el ega n te e r icercato, ce rt o poco in Un ea con la sago ma tozza tipi ca d ell a sua categori a. Sare b be st ato meg li o un be l nome nos trano, u n po' paesa no, ma ga ri di do n na ge nere fa miliare - T e resa, Ca rmela , C at er in a - che sapesse d i vecchia z ia o d i sposa in at t esa a Ca mog li , o d il no me di un be l sa nto patro no; ve ne e ran o tan ti , all o r a, e t u tti dj ser ie A . E in vece no; l 'armator e ge novese Za nch i l1 aveva b a ttezz at a cosi , ed ora !' O/t erra e ra lf, a so nnecchi a re p igr a e se n z'a nima nella rada di Gibil t err a, ad as pe t t ar e che la g uerra fin isse, un gior no o l'alt ro, pe r r ip re nd e re a tra spo rta re pet ro lio q ua e là. Infin e, prim a o po i , sar ebbe a nd ata in di sa r mo, ed av re bb e chiu so cosf, nell 'o b lfo d ella rot t amaz io ne, l a sua o nesta ed a no nima v ita d i fatica t r ice d el mare.
M.a l' imp rev isto è se mpre dj e tr o l' ango lo, pe r gli uo min i co me pe r le cose. Ne l caso de ll' Olterra, aveva a nche un nome: R amog n ino. Nel suo so p rall uogo de lla prim avera 1942, di cui abb ia mo de tto nell e pag ine precede nti e che doveva por tare all a r eal izzazio ne d i « Vill a Carmela», il tecnko d ell a x~ aveva v ist o la n ave e gli si era accesa la pr im a la mpad in a . Ne pa rl ava co n Bo rghe se, ques ti co n gli al tr i uffi ciali dell a fl o tti gli a; sop r attutto il te ne n t e di vasce ll o Visin tin i 60 t irava fuor i d al '° Licio Visintini aveva già viola10 due volte la rada di Gibilterra. Nella nolte fra il 26 teuc!~r7:~t~~: ~~r~(~e~es:t~ df~~~c~ll:~:i:c~:!1a:~~~~:~~n~a~~~~;oe G~:v:~: ~;u:er:dea ~~~nJet: 1 ,~~ai~li ~i~f=~~~)a::~ df !~,t~~c:~~it~,:~~:~~tlf:~~:~ci~i' c~~b! ~~a:;:r~ti:r~~g~~~:n<;ad~lad~/! 1 ;p:~~uc:\~t;n~~~~P~ff~ cienti. Anche questi andnvano tuttavia perduti durante fo fose di attacco a causa dell'improvviso malore d i due oper:no ri Tutti gli equipaggi ri11scivano ad esfiltrarc in territorio spagnolo. (Cfr. La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, voi. XIV, cit., p. 10 1- 11 t.) I.I secondo forzamento era avvenuto nella notte fra il 19 ed il 20 settembre 194 1, con ~~zs:;ii 5~t;!r;1t i~~~e;~;~av::i:e:'n:~ff~~d~~e~~a 0 ~~~~ns::;c:achie ~f1~e~::(det::j; una da Visintini e Magro) per un totale di 30.000 tonnellate Anche in questa occasione, gli operatori guadagnavano il suolo spagnolo. (Cfr. La Marina llaliana nella seconda guerra mondiale,Nvdl; c/:~·J'J· 1f,~-~1~~~bre 1942 , uscito con altri due mezzi d'assalto da quella base clandestina sull'Olterra che tanto aveva contribuito a realizzare, veniva fatto segno, ~~1:,if0~~~~0 r;:i:;t:: ~;Je t~~~i_1ti:rdir~:/i~~1::~v:r~i dt:s,~,~'. ~P!;=1~~àm~h:~:id!~ cd anc.he i tentativi degli altri due mezzi d'assalto erano vanificati. La coppia composta dal guardiamarina Girolamo Manisco e dal sottocapo Dino Varini veniva catturata; dell ' altra il solo primo pilota, sottotenemc armi navali Viuorio Cella, riusciva a rientrare all'Olterra, mentre il se rgente Salvatore Leone trovava anche lui la morte. (C fr. La Marina italiana nella secont;ct~igi;:~{1~~~. d 0 dUex;;:;u~iddftr:J:~1h~-!avano i resti di Visintini e Magro , cu i gli inglesi rendevano gli onori militari. Nel diario d i Visimini, alla data del 7 dicembre, alcune note redatte alle 17 ,30, sei ore prima di in iziare l'u lt ima missione, cosf era sc ri tto:
cilindro uno spunto elettr izzante e le lampadine si molt iplicavano fino a diventare un bel fasc io cli luce che ill uminava il p iU stimolante, spregiudicato , pazzo progetto che potesse venir fuor i: la creazione di una base operativa permanente per i «maial i », li, ne l bel mez zo de l1 a p iU mun i ta base n avale d el Med i te r raneo, ne ll e fauc i del lupo. Alla x~ non era in uso sfog liare t roppo la margher ita. L' idea, un3 vo lta recepita , anali zzata, val utata, approvata e p rogrammata , passava su bito al.la fase di re ali zzaz ione . Borghe se contattava l' armatore, acce nna v a vagamente ad una « necessità be lJ ica dell a Marina », trovava co mprens ione e collaboraz ione. Zanchi era un uomo i ntelligente, probab ilmente poteva ave r immag inato qualco sa, a lmeno a grand i li nee, ma, da buon ligure, era molto riser v ato e non faceva ulteriori domande. Apparteneva anche , molto probab il mente , a que ll a percent u ale d i ge nte la quale r i te neva che, essendo l a prop ria naz io ne in guerra, g ius ti o no che fos sero i motivi per cui vi e ra entrata, era il caso d j comba tterla cercando, ov e pos sibile , cli vincerla. li nemico era qu in di , anche per lui , uno contro il quale si dove va portare il maggior numero di co lpi , non qualcuno con cui co ll aborare aspettando di aprirg li comple tamente le porte di casa. Zanchi prendeva a s ua volta contatt o con u na ditta spagno la di recuperi mar itt i mi , incarica n dola di riportare a galla la nave e ri metterla in eff icienza in v is ta , cosf diceva , de ll a cessio ne ad u n a soc ietà, anch'essa spagno la, c he gli aveva fa t to delle offe rte i nteressant i .
L ' Olterra , come è stato già acce11J1at o, s i era trovata a G ib il terra il 10 g iugno 1940 , allo rché l'Italia era entrata in guerra . Il suo comanda nte , ricev uti o rdinj v ia radio , I' aveva portata subito in acque territor iali sp agnole ed aveva aperto gli allagamenti. Il tentativo di auto -a ffo ndamento non era riuscito e la nave era rima sta se mfaornmersa; ripor tata a galla, era stata rimorchiata nel piccolo porto di AJ geciras e, da ta Pimmobil.izz azi o ne conseguente all a lunga permanenza sott'acqua d i macchine e caldaje, me ss a in disarmo all a testata de l molo ester no, pro prio sotto le fine s tre de ll 'H6tel « Vittoria », sede del co n so lato ingle se. A bordo si era installat o un p icchetto armaro spagnolo , a sanz ionare l' avvenuto internamento deUa cisterna seco ndo le legg i internaz iona li. Sul l'Olterra erano rimasti una decina d i membri dell 'equipaggio, compresi il comandante Amoretti ed il capo macchinista De Nigris; questi ultimi due avrebbero cont inuato a restarv i anche in seg u ito, divenendo preziosi collaboratori della X • pcrché·~cdid~v~:
razio ne Prima di part ire rivolgo una pregf:era a Di o affinché coroni le nost re fatich e col premio della vittoria , cd affinché gua rdi benignamente l'halia e la mia mutilata famiglia Vi\ a l'Italia!» (Cfr La Ma rina italiana nella seco11da gut:rTa mondiale , voi. XIV , cit. , p 2 12 )
Licio Visinlini, medaglia d'oro al v.m. , era fratello del cap itano pilota Mario , va loroso pilot a da caccia con 17 veHvoli nem ici abbattuti , caduto I' 11 febbrai o 194 l nd cielo del Sudan anglo-egiz iano (a nch e lui medag li a d'oro al v. m.).
Fig. 7 L' interno dell'officina di montaggio e la piscina a bordo dell'Olterra. Di qui i «maiali» venivano mess i in acqua per l'az ione. (Da I mezzi d'assalto ... , USMM.)
U problema da affrontare era tutt'altro che semp li ce. Si trattava di eseguire dei lavori a bordo per installarvi una offic in a attrezzata al massimo , compresi i pezzi di ricambio, e di far arrivare i mezzi d' assalto dall'Italia con i relativi equipagg i ed il personale dell 'off icina. U tutto senza destare il minimo sospetto, non so lo nei confronti degli agenti dell ' lntellige nce Service che pullulavano in ogni dove, ma anche · nei riguardi degli spagnoli . La Spagna, infatti, che nei primi temp i della guerra aveva mantenuto un atteggiamento se non proprio collaborativo certo benevo lo ed accondiscendente, chiudendo un occhio dove c'era da chiuderlo, con il prolungarsi del conflitto aveva cominciato a pre ndere le distanze dalle potenze dell'Asse , salvaguardando con cura la propria condizione di neutralità, che sar ebbe poi cominciata a v irar e ver~o gli alleati non appena il vento avesse preso a ti rare in quella direz ione.
Un primo adempimento da svo lgere era que ll o di sost itu ir e l'equ ipagg io mercantile della nave con u na ser ie di tecnici delJa Marina, militari e civ ili militariz za ti . La cosa era necessaria sia per la tute la del segreto, sia perché un aumento della gente a bordo, con la nave in que lla s ituazione , avrebbe certamente dato nell'occhio. Visintini , che e ra sta to scelto quale comandante de.I gruppo «Olten-a», aveva se lezionato alcuni uomini e carpentieri provetti, di sua asso luta fiducia, che dovevano costituire il nucleo permanente. 6 1 Ad essi sovrintendeva il capitano armi navali Travaglini , incaricato di presiedere alle prime tras formazioni dell'Olte1ra e dalla quale non si sarebbe mai staccato, neanche quando, a scopo precauzionale, gli operatori rimpatriavano. Prima di essere avviato in Spagna, però , ques t o personale andava «educato» a prendere l' aspetto di veri e propr i marinai mercantili. Una vecchia carretta nel porto di Livorno venne ad ibita a scuo la di co mportamento: imparavano a vestire, a mu oversi, a mangiare, a bestemmi are, a sputare come veri lupi di mare. Sotto queste spogl ie, con identit à e relativa documentazione opportuna me nte falsificate, erano av viati ad Algeciras. Erano, per tutti , i membri del nuovo equipagg io dell'Olterra che veniva a dare il cambio al vecchio. L'indottrinamento al nuovo ruolo doveva essere stato svo lt o molto bene, perché appena arr ivat i cominciavano a recitare la parte nel migliore dei modi. Frequentavano le osterie del porto, bevevano , fingevano di ubriacarsi , attaccavano briga, frequentavano le «belle di notte», parlavano male de l comandante Amoretti, bestemmiavano contro la gue rra e cosf via. Rientravano a bordo barcollando, canta ndo canzonacce da trivio e, so tto gli occhi assonnat i delle sentinelle spagno le che b ivaccavano a poppa, se mpre barcolland o spar ivano sotto coperta. Lf , non barcollavano piu. Raddrizzati nella figura e spedit i ne.I passo, per-
correvano il centinaio di metri di lunghezza della nave dirigendosi verso i locali di prua, per andare ad allestire, mediante trasformazione di una stiva, l 'officina per il montaggio e la manutenzione dei « maiali ~> che, smontad in vari pezzi, sarebbero arrivati dall'Italia. Era un lavoraccio , arduo e complesso. Ma in pochi me s i, ne!J e profondità della vecchia cisterna, sorse un'officina completa, fornita di tutti gli strumenti ed i macchinari nece ssar i, compresi la stazione di carica per gli accumulatori ed il relativo gruppo elettrogeno. Per le prove di dosaggio e di ermeticità all'acqua dei mezzi d'assalto fu creata anche un'apposita vasca, adattando a questo scopo uno dei depositi prodieri e praticando nel.l 'opera v iva un'ampia apertura di metri 1 ,20 x 2. Ciò era stato ottenuto con la comoda giustificazione di procedere al carenamento dell'Olterra. Perciò un bel giorno il bagnasciuga era stato accuratam ente ripulito, sotto g li occhi dei carabineros spag noli e degli agenti ingle si, sbandando la nave sulla dritta ed appoppandola mentre, protetti dal sole (e, soprattutto, dagli sguardi indi screti) a mezzo di un bel telone , un gruppetto di marinai praticava con la fiamma ossidrica, sul fianco dello scafo, l'ape rtura necessaria che poi scompariva sott'acqua non appena la nave era stata raddrizzata. In tal modo, si era realizzato un passaggio fra il deposito prodiero allagato della nave ed il mare aperto; attraverso questo i « maiali », dopo essere sta ti appronta ti e collaudati, potevano uscire nottetempo per operare s ia nella rada sia nel porto di Gibilterra. I materiali entravano dall'Italia v ia Bordeaux per ferrovia , attraversavano in autocarro i paesi baschi e proseguivano verso il Sud della Spagna. In alcuni casi era usato an che l'aereo. I materiali compromettenti venivano ch iu si in certe gabbie fatte con listelli di legno attraverso le quali non si vedeva no che tubi di caldaia o cilindri per macchine, valvole, stantuffi. Sotto, logicamente, eera quelJo che non si doveva vedere. I «maiali» partiva no eia La Spezia s montati in sezioni: le teste cariche, i detonatori , le spo lette , ecc. Nei fusti di gaso lio per il generatore di bordo c'era un altro involucro s ta gno che conteneva gli autore· spiratori ed i vestit i operadvi dei piloti. Su tutti g li in volucri , bene in vi sta, la stampigliatura con il nome dell'armatore genovese dell'Olten·a.
Gli operatori entravano in Spagna per lo pill nascosti nell'interca· pedine di due autocarr i «truccati», sempre in movimento. L ' intercape· dine era posta fra la cabina di guida ed il cassone e poteva ospitare due uomini.
I lavori a bordo dell'Olten-a si protrassero per tutta l'estate del 1942. NaturaJmente s i lavorava con l'animo un po' sospeso, perché la scoperta della base clandestina avrebbe privato la X • di un rif ugio quanto mal ingegnoso, costato tante fatiche , ma per fortuna le precau· zioni prese furono suff icienti ed il segreto completamente salvaguardato. Borghese ci fornisce, della vita sull ' Olterra, un delizioso bozzetto:
<e •••
La virn a bordo era apparentemente queUa ab ituale di ogni bastimento merc antile in disarmo od ai lavori. Pochi marinai , prevalentemente sporchi e vestiti di vecchi abi ti logorari dalle lunghe navigazioni ed infiorali dai caratteristici rammendi a gross i pu nti irregolari e var iame nte co lorati che i marinai, durame le na vigaz io ni , si fa nno da sé , con le nodose dita pill use al maneggio dei cordam i che al minuzioso lavoro dell'ago, c.iondolavano in coperta, eseguendo con ges to s tanco i normali lavori; pipe dall'imboccatura masticata e dal fornello emanante miasmi int o llerab ili di tabacco forte ' e spuntature di toscano ; barbe incolte da mesi; pressoché nulla la disciplina ed apertame nte prat icato e tollerato il mugugno[ .. .] Nell'ambiente locale tutti li conosco no, o rmai, e non li stimano part ico larmente: è il classico equipaggio raccoglili ccio di una vecch ia carrc mi cc ia che ammuffisce lentamente nelle acque melmose di un porto neutrale Le senti nelle spag nole di bordo fraternizzano; s i chiamano per nome, anzi con i soprannom i ispano-italici che sono sorti naturalmente da qualche spiccata o comica caratteris ti ca fi sica o di cara tt ere; sono buoni diavoli , questi d isgraziati italiani • Ma eccone uno c he sparisc e sottocoperta; scivola gill per la sc al e tta , attraversa un carrug io, batte tre colpi su un invis ibile porteUo; gli viene aperto; altra scaletta, scende nella part e pill bassa della nave, dove nessu no c he non conosca il seg reto potrebbe perve nire. Quegli stess i uomini, ora irric onoscib ili , lavorano qui con calma, a lacrità e co mpetenza , intorno a macchine, dinam o, utensili, quadri denr ici, rutti in perfetta e ffic ie nza ed in s tato di accurata manutenzione . " Buongio rn o, co mandante!" E nella co rdiale atmosfera della disciplina militare intesa come una sentita necessità e non come un inutile peso, ordini vengono dettati ed il pigro marinaio o ra arrivato assume le sue vere funz io ni : è il capo eleuricista Rossi che mette a punto, con l'abili tà di un per fetto tecnico , la dinamo ; od il carpentiere Carl ini , od il sergente De Vincenzi, che raccorda le bombole d'ossigeno che dovranno servire a caricare gl i autorespiratori La do ppia vita che si svo lge a bordo ri chiede da parte di tutti e di ciascuno il pi\J perfe tto con trolJo di ogn i azione o parola. Basterebbe una sciocc he zza per ingenerare un sospetto ma no, nessuno sospetta e nessuno sospetterà mai, per mesi e mesi, nemmeno qu ando u no dopo l'altro var i piroscafi salteranno per aria li, in rada, a poc he centina ia di metri da Gibilterra, sotto gli occhi degli es terrefatti in glesi. • 6J
AJ materiale , seguivano gli operatori. Oltre a Visintini , arrivavano il so ttotenente armi na vali Vittorio Cella , il guard iamar in a Girolamo Ma nisco , il sottocapo Din o Varini, il sottocapo palombaro Giovanni Magro ed il sergente palombaro Sa lvatore Leone. Visintini impiantava in una cabi na , con l' ob lò orientato verso Gibilterra, un vero e proprio pos t o di vedetta, con turni di osservaz io ne che copr ivano le intere 24 ore . Co l binocolo si rilevavano moltissimi particolari; certo, con un mezzo pi\J potente , si sarebbe .. v isto ancora meglio. Per esempio, se si fosse potuto disporre di un marchingegno come quello che c'era sul ba lcone del consolato inglese, proprio li davanti, un magnifico cannocchiale da marina a 64 ingrandimenti montato su treppiede ... sarebbe stata la fine del mondo! Detto e fatto. D ue giorni dopo , l'arnese aveva camb iato proprietari: continuava ad essere puntato su Gibilterra, ma a ttraverso l 'oblò dell'O/terra, e dietro c'erano occhi di marinai i taliani. Era possibile co si studiare il pendolamento delle vedette, il tipo delle os truzioni, l'orario di apertura dei loro varchi, iJ lanc io delle bombe di profondità, i posti di ormeggio delle navi in porro e dei mercantili nella rada.
6l 80RGIIESE, j.V., op. cit., pp. 285-287.
La pesca era diventata un otti mo mezzo per integrare l 'oss ervazione. Facendola passare fra le attività r icreat ive piU in uso , spesso, di gio rno e di notte , d alJ'Olterra si sta ccava una sc ialuppa con due marin ai , di cui uno remava, la sc iando si pigramente trasportare d a1J a corrente fin sot to i piroscafi dei convogli o davanti a Gibilterra , dove era consentito avvicinarsi, mentre l'altro sta va con la len za in mano. Era un o ttimo sis tem a per accertare un particolare, levars i un dubbio. Spesso, passavano lo ro v icinissim e le imb arcaz ioni di sorveglianza ing les i: i nostri erano arr iva ti a ricono sce re gli uomini ed i loro turni di serv izio.
Tra i pescatori piu a ttivi c'era il medico del gru ppo, il sottote nente E lvio Moscatelli. Aveva preso l 'ab itudin e di uscire con i pescatori spagno li , e seg ui va con particolare attenzione il la voro dei palombari ingles i del reparto di sicurezza subacquea nel loro lavoro di ricerca di cari ch e esplo sive sotto la car e na delle na v i . Quando, in segu i to, inc o ntrò il tenente di vasce ll o C rabb , responsabile di quel reparto, gli si rivolse dicendogli: « Vi conosco bene di v ista: ho sorvegli ato vo i ed i vos tri uomini per ore ed ore di seguito>>. 6J Crabb fu un personagg io sull o sce n a ri o dei mezz i d'assalto , un avversa ri o duro, determinato, ma leal e e cavall eresco. D opo la morte di Visintini a Gibilterra, oltre a pre senz iare alla resa de gli onori militari a i suo i resti ed a que lli del suo «s econdo » Magro, ge ttò una corona di fiori nell e acque della rada. 64
4' Vedi, di Golsworthy Frank (uff iciale del servizio segreto navale a Gibilterra), l'articolo -d~u~1s%1ixti~~cl t~ail ~i~aeP~~i1~t1e1ias1c:;tinglese contro i nostri mezz i d'assalto. Esperto sommozzatore, nonostante una malformazione ad un occhio che gli causava notevoli sofferenze quando superava i 7-8 metr i di profondi tà, aveva studiato a fon~f ~;;:~~}s,mf:~:~da~l{:t:b:t~~e 8 1t~1 ~1~s:~~!~~e ~a~:c~ 0 JicJ~1:~~v;, rl{;~~~~a~tt~1J~ 0 cnh! aveva causalo la dis1ruzione dello scafo dell'incrociatore Ulpio Tra iano, ancora in allestimento , e lievi danni al mercan ti.le Viminale. Aveva anche istilllito la scuola dei mezzi d'assalto subacquei, a bordo di una nave. AlJe pareti dell 'aula, figuravano le foto di alcuni nostri operatori, ed al 1ermine delle lezioni teoriche Crabb soleva ripetere : « Pen sate a c iò che fanno gli italiani , e sia te degni di loro ». A gue rra finita, era scomparso dalla scena. Si diceva che conti nuasse a fare il sommozzatore privalo, e che avesse anche inLrapreso un'atth•ità commerciale Il suo nome doveva tornare alla ribalta, e clamorosamente, il 19 apri le 1956. BuJganin e Krusciov erano arrivati in Inghilterra in visita ufficiale a bordo dell'incrociatore Ordionikidze , souobordo al quale le sentineUe deUa nave avevano avvistato la sagoma di un
I primi clienti fruitori dell'Olten-a erano stati i nuotatori del gruppo «Gamma», come abbiamo visto allorché ne abbiamo rievocato le azioni di lug lio e settembre, che avevano potuto sfruttare la cisterna co me punto d'appoggio e di osservazione. Ma per la vera utilizzazione o perativa, occorreva attendere si.no a dicembre . Vi sintini e gli operatori ai s uoi ordini, ai quali solo dopo la guerra verrà dato il nome di «S quadriglia delJ'Orsa Maggiore», 6l decidevano di entrare in azione, a nche se ormai si erano resi conto a sufficienza di come il perfezionamento dell'organizzazione della difesa inglese della rada avesse reso un tenta ti vo d i forzamento della stessa pieno di difficoltà pressoché insormo ntabili. Le sorti della guerra, dopo lo sbarco alleato de ll '8 novembre in Marocco ed Algeria e la conseguente minaccia verso la Tunisia, ap padvano ormai dest inate al peggio, con le truppe italo-tedesche in Africa Settentrionale prese fra due fuochi. Anche se era impensab il e che una clamorosa vittoria dei mezzi d'assalto contro le nav i da batta· glia ingles i potesse capovolgere le sorti del conf li tto nel principale scacchiere operativo della Marina italiana, si poteva tuttavia sperare che un successo sarebbe servito almeno a contenere la minacciosa pressione esercitata daUe forze navali alleate ne.I Mediterraneo occidentale.
Da alcuni brevi stra lci del diario cli Visintini traspare l'atmosfera di fervore e tensione di quei primi giorni del dicembre 1942:
« 1° dicembre ... una pirocorvetta, in moto a luci spen te, percorre l'asse della rada. Un' altra, ferma a lu ci spente, presso la por ta Nord. Una motovedetta , ferma a luci spe nte, presso la porta Sud. Una motovedetta, a luci accese , fa la spo la fra il molo c:ubo ni , la ixirta Nord e la porta Sud lanciando bombe di profondità che scoppia no presso la po rt a Nord circa ogni dieci minuti per tutta la durata della notte .. «2 dicembre sono iniziati i lavori di montaggio definitivo dell'apparecchio n 236, previa verifica delle batterie. Mani sco assume la direzione dei lavor i di revisione degli aurorespiratori «4 dicembre ... continuano i lavori di montaggio dell'apparecchio 236, il quale è pronto a me zzogio rno per la vascatura. Mi immergo e controllo l ' afflusso dell'aria, i co nsumi delle pompe ed il manometro di profondità. Tutt o molto bene. L'apparecchio s i prevede che sarà manovriero e silenzioso «5 dicembre ... aUe 10 Man.i sco prova in vasca l'apparecc hi o 228 pronto in guerra . Tutto molto bene Si inizia subito l'apertura del n. 229 per eseguire la verific a delle batterie Durante il mattino so no partiti per levante 4 grossi trasporti car ichi di truppe giunti durante la notte. La vede tta esegue manovre sis t ema tiche, lan c iand o bombe ogni 8-10 minuti a Nord ed og ni 30 minuti a Sud ... «6 dicembre ... in mat1inata Cella prova l'apparecchio n. 229 . Tutto bene tranne un'in filtrazione d'acqua a prora che ritarderà l'approntamento alle 17 del pomeriggio .. c i so no fina l mente degli arrivi: a1le 13 sono ndJ'interno del porto milfrare la Nelson, la Renown, la Formidab/e e la Furious. Decido senz'altro di operare domani sera. » 66
La so rte sembrava finalmente venire loro incontro: due portaerei , una nave da battaglia, un incrociatore da battaglia; tutti insieme . Gli
" Cfr. LA Marina italiana nella seconda guerra mondiale, vo i. XlV , cit. , p. 205, nota I " lbidem , p. 21 1
uomini partirono dall'O/ten·a nella notte fra il 7 e l'S dicembre, ed il solo Cella (com'è riportato nella nota n. 60) doveva farvi ritorno. Visintini, presago forse di ciò che sarebbe accaduto, due giorni prima aveva scr itto cosf nel suo diario:
« la posta è enorme , il gioco è compllc:at o e so ttile , ma niente potrà arre starci se non la morte . Morte che premierà il nostro ardire procurando alle nostre anim e q ue lla pace eterna che deri va da una vita impiegata cosc ienz iosamente al servizio della Patria ... alla vigilia di un avv enimento cos i importante, puoi capire [il dia rio era idealm ente indiriuato alla giovane m oglie] come la materia sia co mpletamente dominata dall o spirito e come ques to te nd a a v ivere di vita pro pria ... ». u
Era in perfetta sintonia con Tesei che avrebbe raggiunto di lf a poco.
La base clandestina, comunque, continuava a rimanere tale , e questo era un punto della massima imp ortanza. Gl.i in gles i persistevano a non nutrire sospett i , ed a ritenere che Visintini e gli altri operato ri fossero stati trasportati dall'Italia a bordo del solito sommergib il e « avvicinatore». Da parte nostra si faceva di tutto per avvalorare tale credenza. Qualcuno , di notte , andava a seminare parti di scafandro e pezzi di respiratore lungo la sp iaggia verso Gibilterra , sicuro che al mattino qualcuno dei «pendo lari>> spagnoli che quotidianamente vi si recava per lavoro da Al geciras li avrebbe raccolti e consegnati agli inglesi.
La morte di Visintin i, Magro e Leone e l'in successo dell'attacco dell'S dicembre non aveva affievolito la vitalità della X • flottiglia ma, come era ormai una sua affermata prerogativa, l'aveva anzi esaltata. U nucleo dei mezzi d'assalto era subito ricostituito, con l'invio quale comandante del capitano di corvetta Ernesto I orar i cui si agg iungevano Cella, superstite della precedente azione , il tenente genio navale Camilla Tadini, il secondo capo palombaro Ario Lazzari , i sottocapi palombari Salvatore Mattera ed Eusebio MontaJenti. Anche i materiali venivano reintegrati dall'Italia con le sol ite procedure e gli abituali stratagem mi. In breve tempo erano allestiti 3 SLC mentre altri 3 erano in corso di approntamento.
L'esperienza della missione dell'S dicembre aveva indotto ad abbandonare il tentativo di forzamento del porto di Gibilterra , confermatosi ormai pressoché impossibile. Si decideva invece di privilegiare l 'attacco ai mercantili in rada, bersag l.i pili vicini e relativamente meno protetti (anche se era in corso la messa in opera di un'ostruzione recale subacquea intorno all a loro zona di sosta) , ed anche pili paganti, perché si trattava di colpire il flusso di rifornimenti per quelle truppe che comba ttevano contro le nostre in Tunisia.
Nella notte fra il 7 e 1' 8 maggio, approfittando delle favorevo li condiz ioni di lun a e d'una burrasca imperversante nella baia, che rendeva meno facile al nemico la ricerca idrofonica e la scoperta visiva , i
se i assaltator i lasc iava no l'Olterra dal vano subacqueo un metro e mezzo sotto la superfic ie de l mare. Come ne il ' az ione d i Alger i , a nche ques ta volta i « maial.i >> disponevano di dopp ia car ica, con assegnaz ione quindi di due bersagli ad ogni equipaggio . Notari sceg li eva que ili pi u v icini a G ibilterra, e quind j p iU lontani da Algeciras, il che, se accrescev a durata , d ifficoltà e risc hi dell ' avviciname n to , contr ibuiva però a ' s tornare ogni sospetto circa il vero luogo di provenienza de l.l 'offesa, cio è l'Ollerra. In effetti le d i fficoltà incontrate erano notevoli, vuo i per l'accuratissima v igila n za, vuo i per le condizioni de l tempo. Gli operator i erano cost retti a rei t erare gH attacch i pili vo lt e, lotta nd o costantemente contro la corrente sotto la care n a dell e nav i ch e, sp i11gendoli lontano , impediva loro di p rocede r e al fissagg io de ll e cariche . AJJ' appross imar si dell ' al ba , esauste, le t re co pj e erano r ius ci te a minare u n p iroscafo ci ascu na. Rientravano rego larme n te a bor d o, rimanen d o in a nsiosa at t esa d eg l i event i . Ail e 6, 15 l a p r ima esplosi one, seg ui ta a circa 30-35 m in uti d aile altre due Tre pi roscafi da car ico, squ arciati, poggiavano su l basso fonda le. Alt re 20.000 to n ne ll ate si agg iungevano a ll a li sta di queil e all'att ivo dell a X •. 68
La no tte dal 3 al 4 si rep licò. G li equipaggi erano gli stessi, ad eccezione de l sottocapo palombaro Andrea Giano li che sosti t ui all'ultimo momento , come «seco ndo » di Notari 1 il secondo capo palombaro Lazzari, ammalatosi . L'addestramento di Giano li al lavoro sotto car ena non era ancora pervenuto al massimo e dava luogo , per lui e pe r il suo comandante, ad una fatica veramente «avventurosa». D etto sub ito che le altre due coppie consegu ivano il propr io obiettivo se n za part icolar i diffico ltà, vediamo ne i dettag li questa avventura (la sc iando la pa ro la al cap itano d i corvetta Notari ) ricca d i s11spense e che meg lio d'og ni altra de sc rizione può re nd ere ciò che succedeva in que i fra ngen ti. Stralc iamo daJ mo mento in cui , fissato il morse t to all a pri ma alet ta d i ro ll io , gli operatori si acc i ngo no a lavorare su ll 'alet t a da ll 'altro lato de il o scafo:
« Appena raggiunta l'altra aletta di rollio Gianoli vi fiss:i subito il seco ndo "serge nte" '9 senza, però, fissare la cima di collegamento. Non riuscendo a spiega rmi iJ mot ivo di ques t o ritardo, cerco di ch ied ergliene la ragione ed egli mi [a capi re di aver perduto !" 'ascenso re' ' con la c ima d i colleg ament o durante l'attraversame nto della care na Avendo io la maschera piena d'acqua e no n giu dicando possibile effettuare un secondo co llegamento, ordino a l mio secondo uomo di attaccare la testa so tt o all'aletta di rollio. Do po avermi aiutato a disporre l'apparecchio sorto la aletta per c hi glia , il mio secondo uo mo inizill il lavoro di distacco della resta. M_j accorgo che, dopo aver svitato la braga, G ianoli incontra difficoltà a li bera re la tes ta e poiché, per far questo, egli ese rcita con le due gambe una no tevole forza co nt ro l ' apparecchio, a un ce rt o ista nte questo vie ne sp imo violenteme nte fuori aletta. L'apparecchio, con assetto leggero , tende a ve nire in su perficie ed io riesco a trattenerlo a stento stringendo forte me nte le gambe e tenendomi co n la mano desrra e con la punta del piede all'a1etta d i rollio. D ' altra parte preferi-
"' Cfr La Marina 1ta!ia11a nella seconda guerra mondiale, voi. XIV, cit ., pp. 237-246. M Morse tt o.
sco non appesanti re l' ap parecchfo dovendo per fa re questo provocare u no scar ico d'ac· qua che po trebbe esse re osservato da bordo del pir oscafo. Per ri portare l'appa recchio so tto l'afona, esercito uno sfo rzo eccessivo che, alla fine, viene coronato da successo. Appena sotto aletta, m i accorgo di esse re al limite della mia resistenza fisica Avendo la maschera piena d'acqua non posso neanc he chiedere a Gianol i se ha già fissato la testa al "sergente" e se ha avviato le spo le tte. Sono po i molto stanco per lo sforzo esercitato per ri por t are l'apparecchio so tto aletta e distinguo le cose molto confusamenre. Mi se mbra di cap ire che il mio secondo uomo, che la vora in pross im ità della testa già fissata , st i::i avv iando le slX) lene. Facendo ques t o, Gianoli s i appoggia di nuovo con, i pi ed i all'apparecchio e, al l' im pr ovv iso, mi spinge per la seconda volta fuori ale tt a. E, questo , il momento in cui perdo iJ secon d o uomo. «Ancora una volt a tento di arres tare l'ascesa dell'apparecchio ma senza successo, po ic hé le forze mi hann o qu asi co mpletamente a bba ndonato. Alla quota di 2 me tri , per evitare di arrivare in supe rfici e a pallone, allago la rapida r iu scendo cos{ a fermare l'a pparecc hio prima che esso arrivi in superficie. Du rante la success iva fase di discesa mi accorgo de ll a p resenza fuori bo rdo d i una rete di ferro sp ina t o a maglie qu:1dre . Per fortu na , ri esco a tenerla lontana da me con le man i, senza c he essa urti contro il mio ves ti to. Un po' distratto dalla presenza di questa rete, non mi rendo co nt o che l'apparecchio incomincia a precip i tare e, so lo dopo aver su per ato i 20 metri di profondità, mi rendo conto del pe r icolo cui vado incontro. Man man o che l'appar ecchio scende, vengo preso da un se nso di soffocamen to, accentua to dalla presenza di acqua neUa maschera.»
I n fue sta cr itica si tuazione Notari preme il pulsante d eWer ogato· re ; ma a pre ss ione eserc itata su l sacco è ormai cosi forte che no n rie· sce ad avvertire il beneficio dell'o ssi ge no che affluisce nel sacco. Per fre n ar e la di scesa, manovra la leva de ll 'emer s io ne e tenta di mettere i n moto con tutto il timone i n alto. Il motore non vuo l sa perne dj par· tire mentre il manometro d i profondità ra gg iunge i 30 metri 1 limite ma ssimo de ll a su a graduaz ione. Sfinito e sfiduciato , Notari medita già di abbandonare l'apparecchi o e di venire a gall a, quand o si ac corge che la «ca duta » del semovente è aJ termine. L'ar ia a fflu ita all a cassa emersione r iesce infatti ad arres t are la ulter iore d jsc e sa de l « maiale ».
Ma le peripez ie no n sono terminate. Cont in ua Notar i:
« P oco d opo l'apparecchio incomincia a salire, acquistando sempre maggiore ve locità ascensionale. ro che mi sento soffocare, non vedo l'ora di giungere in superfic ie e, pertanto, no n eseguo alcun a manovra che possa arresta re la salita de ll 'apparecchio. Fra l'altro so no s tordi to e no n penso nea nche al pericolo cui vado in contro urtando eventu.ùmente la testa contro la carena. A circa 10 metri daUa superf icie, a causa della forte espans ione deU'ossigcno nel sacco, maschera e boccaglio mi saltano v ia ed ingoio u n po' d'acqua. Qualche istante dopo arrivo in superfi cie provocando molto rumore. Sono a c i rca 50 centimetri dal bordo sini st ro deUa nave , poco a proravia della plancia. Essen· do stord it o, non penso assolutame nt e al rischio che corro rimanendo in quel posto e, non avendo in quel momento altro desiderio che quelJo di po ter respirare a p ieni pol moni, mi tolgo anche lo str inginaso. Dopo c irca 5 minuti, g razie all'aria fresca de ll a none e d allo spr uzzo dell'acqua sul viso, avendo ria cquis t ato un po' di lucidi tà d i mente , penso di lasciare al p ili presto que lla pericolosa posizione. Non avendo p ili alcuna intenzione di immergermi , decido d i tentare l'avvicinamento alla costa spagnola in superficie ma, anche questa volra, manovro il reos tato di avviamento senza che il motore pa rra . <( T emo al.lora la manovra di ri spe tto, la 5• tacca, c he per fo rt una funz iona regolar-
mente de lcrminando l'avv iamento del motore al mass imo numero dei gir i. Alle 03.20, dopo c.irca 90 minuti di imprudente ma fortunata navigazione in superficie, raggiungo l'Olte"a, d ove con l'aiut o d i una cima e immergendomi per qualche minut o , r iesco a far entrare J°apparecc hi o nell'apposita apertura subacquea prat ica t a sull 'ope ra viva della nave.11> 10
La prosa essenziale della re lazione non dice della tens io ne che deve· aver tenuto compagnia a Notari in quell'ora e me zza di corsa con l'incubo di essere in seg uito. In t al caso avre bbe d ov uto affondare l'apparecc hi o per no n farlo ca dere in mano al nemic o e per non portare l ' i nseg uitore propri o allo sco pr imento del seg reto dell'Olterra. Un branco di delfini gli aveva d a to una mano. A decine gli gu izzava no intorn o disponendosi anche in duplice fila ed accompagnandolo gioio sa mente fuor i de ll a zo na per icolosa. Con tutt i queg U spruzzi , non sa rebbe st ato agevo le r intracciare iJ « ma i ale» per ch i gli ave sse dato la cacc ia. Gian o li era l ' unico che mancava ali ' appe lJ o. Che cos'era succe sso di lui ?
« li secondo di Norari emerge dalla parte opposta del p iroscafo attaccato, dopo aver perduto il co ntatt o col capog r uppo. Credendo c he ques t 'ultimo sia aHogato, arrende per due o re, aggrappato al timone della nave, che tra scorra il tempo necessario pe rché le altre due copp ie di opera tori portino a compimento la loro azione. Qu indi chiede aiuto agli uom ini di equipaggio del mercantile minato, l' Ha"ison Gray Otis, " Libert y" americano di 7.000 tonnel la t e. Gianoli v iene fano trasbo rd are su una imbarcazione mentre un sottufficiale del serviz io di sicurezza inglese si appresta ad eHettu a.re una ricognizione in carena. Poco dopo, però, si veri fica ]'esp losione e una sc hegg ia di metallo uccide sul colpo l' uom o che è incaricato di so rveg liare il prigio niero ita liano. li palomba ro del serv izio di sicurezza ing)ese evita per puro caso di perdere la vita so tto la nave.» 11
Tutt e le carich e esp lodevano, e due piroscafi ed una petroliera andava no ai pesci, mentre nelJa baia si sv iluppa va la solita canea tip ica di queste occas ioni . A bordo dell'Olterra, una calda, cameratesca stretta di man o a cinque. Altre 23.000 tonne ll ate andavano ad aumentare il co nt o fatto pa gare dalla X • flott iglia MAS al nemico. Ne l chiarore de ll ' alba , da que ll e acque che ne ave van o accolto il sacr ifici o, se mbrava no tra spa rire in di sso lvenza iJ v is o severo ed un po' triste di V isint in i ed il sorr iso sca n zo nato di Leone .
Gli operator i rientravano in Italia via aerea d a Madrid. A bordo deli 'Olterra, co me era stato fatto anche in occas ione delle missioni preceden t i , si cancel.lava ogni traccia. La parte aperta all ' int er no, quella in comunicazione con la vasca dei «maiali » che si tro vava nel d epos ito di prua, veni va richiu sa ed accuratamente saldata. Si affondavano gli apparecchi nella vasca st essa, in sieme al material e accessor io chiuso in appos iti ci lindri . Prima di saldare la parete , si butt ava della naft a sull'acq ua . Se qualcuno avesse vo luto fare un'ispezione , avre bb e d ov ut o
1° C fr La Marim, ztaliana nella seconda guerra mondiale , voi. XIV, cit., pp. 258-260. 11 Ibidem , p. 261.
aprire gli arrugginiti portelli in coperta, e dopo tanta fatica non avrebbe visto che un depo sito di acqua putrida. 72
Un fatto è certo. La «doppia vita» dell ' O/terra sare bbe rimasta sconosciuta per tutta la guerra. Gli inglesi, con tutta Ja Joro organizza· zione sp ionistica nella zona, non riuscirono a conoscere la ver ità se non dopo 1'8 settembre 1943 .
«Non trovammo mai nessuna prova» scriverà alcuni anni dopo Frank Goldswor· thy, ufficinle del Servizio Segrcro Navale a Gibilterra, «del ruolo che l'Oltem1 ebbe ndla vicenda. Dalla sede dd Comando Marina inglese si potevano vedere ad occhio nudo le sovrasmttture deU'O/terra emergenti sopra il molo eslerno di Algeciras. La pos· sibilità che l'Olterra fosse in quaJche modo associata con gli attacchi dei s ilu ri umani non fu trascurata [chissà se è vero, o se era piuttosto tm tentt.uivo di riabilitazione postuma per la dimostTazione di scarsa efficienza della loro imelli gence] ma non vi fu mai la minima evidenza visibile che dimostrasse il suo ve ro ruolo .» n
Cara, vecchia O/terra, avevi v issuto i.I tuo momento di gloria, riscattando tanti anni dj onesto anonimato. Dopo la guerra, sino alla fine degli annj Cinquanta ri sultava ancora in servizio, aveva addirittura fatto il periplo dell 'Africa portando petrolio in Italia durante la crisi di Suez. Chissà che cosa ne sarà st ato della vasca dei «maiali » e dell'officina di montaggio. Ne è rimasta, presso il museo navale di La Spezia, la sola convessità poppiera recante il nome a grosse lettere. Forse , in un altro Pae se, lo Stato l'av rebbe acqui stata e la sciata_~alleggiare come monumento nazionale , tipo l'incrociatore inglese Beljast sul Tamigi, quello che aveva partecipato alla caccia della nave da battaglia tedesca Schamhorst. Forse, in un alt ro Paese, in un altro Stato. Peccato che non vi abbia pensato nemmeno la nostra M.arina. Sarebbe stato bello vederla ancorata nel golfo spezzino davanti al comando degli incursori navali , al Varignano.
Era il posto giusto per trascorrere la tua pensione , cara, vecchia carretta di Algeciras. E, per quei pochi o tanti che si amo rimasti a credere in certe cose, il modo giu sto per andare og11i tanto a rifarsi gli occhi e lo spirito, cosi, facendosi largo tra un obiettore di coscienza e l'altro.
«Scirè»
Gli stava bene, quel nome breve , essenzia le, proprio da «assaltatore», anche se quando era stato varato, nel 1938, nessuno poteva prevedere che quello sarebbe stato il suo impiego in guerra. Echeggiavano, vividi e freschi, i ricordi de!Ja recente campagna d ' Etiopia, ed il nuovo som· mergibile mediterraneo in costruzione nei cantieri del Mugg iano era stato battezzato cosf, come que!Ja reg ione montuosa al confine con l 'Eritrea. Ora è li, a 37 metri di fondale nella baia d i Haifa, in mezzo
72 PEGOL011l, B., op. cii., p. 235.
7J 8oRGl1ESE,J.V., op. cii., p. 324 .
a tre siluri carichi venuti fuori dai tubi di lancio di prora ed a numerose bombe anti-sommergibili inglesi che, pur essendo s tate rego late per la minima profondità , non esplosero perché ragg iunsero il fondo pr im a che la pre ssione le facesse funzionare.
Un frammento del1o s cafo, frutto dei vari tentativi di recuperQ svolti s i in pili ripre se, è alJa base nav ale di Au g us ta , e cos titui sce mo -· numento alla memori a dei sommergibili sti. Anche qualch e fr a mmento osseo dei membri dell'equipa gg io è stato recuperato, ma la ma ggior parte dei resti è rimas ta li. Meglio co si. Il mare è la loro sede piu deg na ed o norevole, meno Io sarebbe s tata ques ta lt aHa immemore e spir itualment e lo ntana anni luce dal loro sacrificio.
Di slocava 683 tonnellate di carico normale in s uperfici e, era lung o 6 0 metri e larg o 6,5 , s viluppava una velocità in immer sione d i 7 ,5 nodi ed un'autonom ia, sempr e in immersione, che a 4 no di di ve locit à raggiunge v a Je 74 migl ia, mentre in emers ione arrivava, per una v elocità di 14 nodi , a 2.200 miglia. Come armamento, era dotato di 4 tubi lanciasiluri prodieri e 2 poppieri , il cannone da 100/47 e due mitraglier e da 13 , 2 . 74 L ' equ ipaggio ammontava a 4 ufficiali e 40 fra so ttufficiali , graduati e marinai; in guerra avrebbe avuto un incremento di 4-5 elementi a seconda delle mi ssioni. Nell ' estate del 1940 era stato sottopo sto , con il Gondar , ad alcune trasformazioni per essere adattato aJ t rasporto dei mezzi d ' assalto , sotto forma di tre contenitori cilindrici alloggiati in coperta , due a poppa ed uno a prua.
Allo stendardo - lo anticipiamo qui - è stata conferita la medaglia d'oro al v.m . (R.D . del 10 giugno 1943).
Lo Scirè aveva effettuato due miss.ioni con mez z i d 'as salto - neJl 'o ttobre 1940 e nel maggio 1941 - senza che ne pote ssero conseguire r isultati. Aveva avuto maggior fortuna nel terzo forzamento di G ibilterra del settembre 1941 , quando erano state affondate una motonave e due cisterne per comples s ive 30.000 tonnellate, ma soprattutto nella famo sa azion e del 19 dicembre 1941 contro Ales sandr ia , quella della Q ueen Elisab eth e della Valiant.
Portare il sommergibile al forzamento di basi navali tipo Gibilterra ed Alessandria era , oltre che una manifestazione di ardimento ed un c ompendio di profe ss ionalità , anche un'arte . Se l'evitare i campi minati poteva , in parte , e ssere questione di fortuna, l'avvicinamento esatto al punto s tabilito comportava capacità e sensibi.lità non comuni. Necess itava condurre la navigazione con la precisione di un di s egnatore c he lavori con rig a e compasso , nonostante gli spos tamenti provocati dalle correnti subacquee sempre difficilmente controllabili e, sopratt utto , malgrado l ' impossibilità di accertare la posizione da quando, all' alba del giorno prescelto per l' operazione , il sommerg ibil e si doveva immergere (per non e ss ere scorto dalla bas e nemica ) e navigare in quo-
1 ~ Cfr. J som mergib ili italiani, USM M, Ro ma , 197 1, pp . 169- 170 .
ta JJrofonda (per evitare le mine), al momento del rilascio degli operatoti.
Per la so lu zione di questi problemi di navigazione s ubacquea occorreva un contro1Jo s icuro della propria ve locità, tracciare e mante nere con esattezza la rotta (per e liminare gli errori dovuti al mal gove rno) ed, infin e, d eterminare la propria posizione daJle var ia z ioni di quota dei fondali , unico e lemento idrografico rilevabile dall ' interno d e l sommergibile immer so. Junio Valer io B o rghe se ria ss ume va in sé tutte le qualità o ttimali per operare in questo modo , e con lo Scirè aveva dato ripetute e magistrali dimo s trazioni.
Ai primi di lu gli o I 9 42 , minacciate dalla avanzata ital o- tede sca lun go la costa egiziana, le unità d ella Me di terranean Fleet abbandonavano Ales sa ndria per dislocarsi in parte ad Haifa ed in parte ne l Mar Ro sso. P oco dopo , pertanto , la X • studiava la possibilità di forzare quel porto mediante l ' im p iego di operatori « Gamma » tra s portati dallo Scirè. Haifa non se mbra va eccessivamente dife sa per fronte gg iare eventuali attacchi subacq uei , e si dec ise che lo Scirè tentasse in una delle not ti fra il 7 ed il 15 agosto un forzamento del porto. Di ec i operatori «Gamm a » pill i.I loro ufficiale medico. tra sfe riti a Lero per via aerea, sa rebbero s ta t i imbarcati sul sommerg ibile , che salpava da La Spezia il 27 luglio al comando del capitano di corvetta Bruno Zelich, su bentrato a Borghe se , con altri 6 ufficiali e 42 uomini d 'eq uipaggio.
Lo Scirè la sc iava Lero la mattina del 6 agosto; navigava se nza problemi, mantenendo si in contatto con la base di Rodi; pro segu i va nella sua rotta nei giorni 7 ed 8 fino a quando, il 9, gli veniva comunkata l' esatta entità del naviglio nemico ormeggiato nel porto di Haifa: 2 incrociatori legge ri , 3 cc.t t ., 4 grandi piroscafi e 4 grosse nav i cisterna, 5 nav i di v igilan za , 2 torpediniere e ne ssu n so mmer gibile . Dopo quel contatto, a partire dal mattino del 10 agosto, ne ss un segna le g iun gev a piu dal sommer gibile.
Si atte se fiduci os i fino al 13 , data in cui lo Scirè avrebbe dovuto dare il seg naJe di « mi ss io ne eseguita» 1 ma alla s ala tele co muni caz ioni no n g iun se alcun messaggio. Una rilevazione fo tografic a del porto di H aifa, effettu ata il 17 agosto, ri ve la va che la base non presentava alc una traccia di attacco. "
Lo Scirè era stato affondato verso le 10 , 15 del 10 agosto , nel punto lat . 33 ° 11 ' Ne long. 34 ° 55' E, dalla corvetta antisommergibili in gle se l slay e dal tiro dei cannoni del 14 ° Coast Regimen t anglo-palestinese. Il lancio serrato e preci so di bombe di profondità su l battello immer so lo aveva costretto ad e merge re per i danni su biti. La prima sa lv a delle batterie costiere, s parata da tre pezzi , squarcia va la t orre tta del so m-
7 ' C fr . La Marina italiana nella seconda guerra mond iale, voi. XJV , eh ., pp. 19 4- 198 ; idem, voi. XIU (i so mmergibili in Medi terraneo), to mo Il (dal 1° gennaio 1942 all '8 se ttembre 19 43), USMM , Roma , 1968, pp . 73-74.
mergibile provocandone il rapido affondamento. 76 Quattro giorni dopo furono trovaci dagli ing le si i corpi di due dei nuotatori , quello del ca pitano commissario Egil C hersi e quello del se condo capo Eugenio Del Ben, de stinati a fungere da uomini-civetta . Che sia no sta ti ritr ova ti i loro corpi sta ad indicare che l 'opera zione era già cominciata, e che i due erano stati ucci si dalla concussione prodotta dall e bombe di · profo ndità delle navi inglesi che , st ranamente , avevano localizza to il battell o proprio su l luogo prestabilito ed all 'o ra prevista da1l' or dine di ope ra zioni , come se fossero state ferme sul posto ad attenderlo. Un'altra circos tan za che dà da pen sare è il fatto , accertato , che i tre pezzi della batteria cos tiera che avevano dato il co lpo di grazia allo Scirè avevano centrato il bersaglio alla prima salva, quasi che i calcoli di tiro fosse ro s tati fatt i in precedenza, su un « punto futuro» purtroppo già noto.
Prima di attuare l'operazione contro Haifa , la Marina aveva chiesto aH ' Aeronautica che la presenza di na vi all 'ancora fosse accertata dalla ricogni zione aerea. La scar sa disponibilità di no stri velivoli in zona aveva fatto rimbalzare la richiesta alla Luft wa ffe , che da Creta aveva in v iare su Haifa alcuni Ju. 86. Anche se la richie sta ai tede sc hi era stat a fatta se nza usare la radio, è pre sumibile che le comunicazionj fra i vari comand i d ella Luft wa ffe si siano svolti con questo mezzq ed ud· lizza ndo «E ni g ma », la macchina cifrante ideata dai tedeschi. E possib ile che gli inglesi, che, come è noto , erano riusciti a penetrarne il codke ed a d ec rittarne i mes sagg i (Ultra), siano ve nuti a conoscenza in qµesto mod o d ell a missione dello Scirè.
E un'ipotesi , come quella che, ancor piU se mplicemente , qualcuno che a cert i livelli collabo r ava col nemico lo avesse tempestivamente in · for mato. Non e ra la prima vo lta, non sarebbe s tata l'u ltim a. 77
Il dip lomatico con la fobia dell'acqua
Che fosse uno che co n i1 mare mantene va una certa dime stich ezz a, l 'a· vev a g ià dimo st rato qualche anno prima nel 1935. Stava tornando in Italia da Tripoli, do ve v iveva fin da ragazzo pur essen d o nato a Genova, a bor d o di una motonave alla quale, d urante la sosta a Malt a, s 'era
'' Cfr. La A1ari11a italiana 11c/la seco11da guerra mo11dia/e, vo i. II (navi militari perdute), v,sr~·taRlt:i'~!J:·1ej1~~miraglio Franco Maugeri , ca 1X> dd SIS (Servizio Informaz ioni Segrete) de Ua Marina dal 194 1 al 1943, decorato alla fin e del conflitto con un'onorificenza americana •per i servizi resi alla causa alleata durame la guerr a. e tut elato, come tutti gli ahr i «be nemeriti • nei confromi deg lj anglo-americani, da ogni eventua le impu tazione deUa giustizia ital iana attraverso uno specifico articolo del trattato di pace. In un suo li bro, l' ammiraglio EIJis Zacharias, capo del servizio segreto navale degli Stat i Unit i, cosi ha sc rit10 : « Noi mantenevamo i contatti con vari elementi di ssiden ti dei piU ahi rangh i della marina italiana, ed att raverso quest i prepa ra vamo la resa dell a flotth . (ZACIIAII.IAS, E., Secret m;ssiom. Tbc slory o/ an intelligence officer, New York, Putnam's Sons, 1947 , p. 3 15.)
impigliato un cavo in un'elica . Si era in piene sanzioni, la tensione con Francia ed Inghilterra era al massimo , l' idea di d over ricorrere ad un palombaro inglese non andava proprio giu al comandante. Gigi Ferrara va da lui e gli chiede: «Ma non se ne può proprio fare a meno?». L'altro lo guarda , ed ancora piU seccato dj quanto già non fosse , d.igri· gnando i denti, gli risponde: <<Cosa vuo le , che scenda io là sotto?», e Ferrara: « Lei no , ma io si ».
Comincia ad andare su e giU senza niente, in apnea, vuo le farcela a tutti i costi prima che arrivi quel tan ghero di palombaro (il comandante lo ha chiamato lo stesso, perché non pensa che quel giovanotto, anche se ha un bel fisico d'atleta , possa farcela), «ruga» anche a lui di dover chiedere aiuto a un inglese. Passa mezz'ora, eccolo tornare a bordo, tutto insanguinato per i tagli dei «denti di cane» (le piccole, ma micidiali conchiglie che si attaccano alle carene), ma sod djsfatto: «Comandante, l'e lica è libera».
Già allievo della Farnesina , da dove era uscito col diploma di professore di educazione fisica , disciplina che insegnava in una scuola media di Tripoli, viveva di sport e soprattutto di mare. Era un subacqu eo nato , stare soteacqua gli era congeniale , come fosse iJ suo habitat naturale. Da ragazzo, a Tripoli, con un suo amichetto figlio del se maforista, si diverti va a camminare su l fondo portando delle pietre per costruirsi delle casette.
Scoppiata la guerra , era entrato in modo casu,1le in contatto con glj ambienti della Marina. Un giorno del 1941, una squadra navale inglese aveva tenuto sotto tiro Tripoli per oltre un'ora, la stessa cosa che nello s tes so periodo s'era verificata a Genova. A fattor co mune , in entrambe le circostanze, l'assoluta mancanza di ogni reazione di difesa. Mentre subiva, con gli altri, il fuoco dei cannoni navali, aveva pensa t o al suo motoscafo ormeggiato giU, al porto, e si era v isto per un attimo al volante, diretto contro le navi, con un bel siluro sotto loscafo.. Quando era riuscito, dopo varie tappe, a parlare con qualcuno che contava, aveva appreso che la sua idea era stata già da tempo realizzata. Da quel momento, un'unica aspirazione: entrare nel giro. Siccome aveva prestato il serv izio di prima nomina come so ttotenente di artig lieria , ed era anche capomanjpolo dell a Mjjjzia, s i era riusciti a farlo assegnare col grado di tenente alla spec ialità costiera di questa, che dipendeva dalla Marina. Era dentro , finalmente , e l 'assegnazio ne ai mezzi d'assalto, a quel punto, di ventava un fano automatico. Assegnato ai «Ga mma », ne diventava ben presto uno degli elementi piu affidabili. Un giorno va da Wolk, il comandante , e gli espone un progetto. Si era alla fine del 1942, in Africa Settentrionale era iniziato il no stro ripi egame nto verso Ovest, prima o poi anche Tripoli sarebbe stata evacuata per portare l'uldma linea di resistenza in Tunisia. Si trattava, per Ferrare, di g iungere a Tripo li prima dell'ingresso del nemico e di organizzarsi per attaccare il suo naviglio che certamente, in gran numero , avrebbe sostato nel porto. Lui era l'uomo giusto,
a Tripoli aveva vissuto sino a poco tempo prima, aveva la casa, un lavoro, era del tutto plausibile che tornasse a risiedervi. G Li se rviva però un compagno, cosi come era anche previsto dall e procedure dei « Gamma» che sino allora avevano sempre privilegiato il lavoro in coppia . Ma una persona sconosciuta, nuova arrivata in città, poteva dare nell'occhio. E g iu, senza troppo indugiare , la proposta fo ll e: I' «altro» · po teva essere sua moglie, la stor ia di cope.rtura sarebbe stata ancora piu completa.
Orietta Ferrara, professoressa di educazione fisica come il marito , al pari di lui , da buona triestina aveva un ottimo rapporto con il mare . L' idea era di prima qualfrà, so lo che c'era da risolvere il problema delle autor izzazioni, e non era facile. Nella vita milfrare in guerra, molto spesso, non è il nemico l'ostacolo pill arduo da superare, ma il cond izionamento ortodosso e cristalJizzato alle norme da parte dei propr i co mandi superiori.
Borghese era uno a cu i il cervello non serviva so lo per «dividere le orecchie», come si usava dire allora in Marina , ed il suo intervento doveva rivelarsi determinante . Orietta , in certe ore prefissate da Wo lk , lasciava la pensione di Livorno in cui aveva preso alloggio , entrava in Accademia NavaJe vestita da marinaio, faceva il suo addestramento nella piscina (il cui accesso era interdetto in que i moment i a chi unq ue altro) sotto la g ui da del marito. Doveva acquisire a nche tutto il bagaglio tattico dei nuotatori d' assa.l to: in operazione, doveva affian care G igi od avvicendarsi a lui. Alla fine , consegui il brevetto <c Gamma», e fu l' unica donna che poté menarne vanto. Ma la situazione militare continua va a precipitare. Tra il 19 ed il 2 0 ge nnaio 1943 1'8• armata ing lese giungeva sull a linea Hom s- Tarhuna, ormai nelJe immediate vici nanze di Tripoli. Non c ' era piU tempo pe r infiltrare i coniugi Ferraro nella città, che veniva abbandonata dalle nostre truppe ne ll a notte de l 23 gennaio. De lus ione, magone 1 mugugno. Passano alcuni mesi, a rriva la pr imav era e con la pr imavera la prospettiva d i uscire fina l mente dall'ozio ed entrare in azione . Borghese convoca Ferraro , ha davant i a sé una ca rta dell'As ia Minore, gli indica un p icco lo punto in corrispondenza d el limite estremo deila costa turca ; c 'è scritto un nome , AJessandretra; mai sen t ito nominare. U comandante de JJ a X• spiega: sono arrivate informazioni secondo cui nei porti turch i di Ales sandretta e Mersina si sv o lge un intenso traffico di mercant ili inglesi, o comunque al servizio deg li ingles i, che imbarcano minerale di cromo , rnetalJ o essenzia le pe r la produzione belli ca. Un'az ione diretta dall ' I talia non era poss ibile, a ndava salvaguardata la neutra l ità della Turch.ia: gli ing lesi non aspettavano che l'occa sione per fo rzarle Ia mano perché entrasse in g uer ra. Bisogna va andare sul posto e co lpire da lf, e sempre con moira cau tela per evitare di essere scoperti.
Era nata l'<c Operazione Stella>>. Primo problema , la copertura per Fe rrara. Quella di i mpiegato conso lare sarebbe s tata la mig liore, ma
non era il caso di interessare ufficialmente il Ministero degli Esteri, far sapere troppo a troppa gente. Ora che le cose si stava no mettendo decisamente male, in Italia il tifo per il nemico raccoglieva adesioni sempre maggiori, bisognava cominciare a pensare al futuro, a crearsi le benemerenze «resistenziali ». Come sempre, cherchez la /emme. Un sottuff iciale della X • aveva una relazione con un a dattilografa del Ministero; tirò fuori tutte le componenti del suo fascino; un po' per amore ed un po' per patriottismo salcarono fuori i pezzi di carta necessar!, fogli intestati e timbro a secco. A metà maggio , Gigi Ferrara disponeva di passaporto diplomatico, con generalità vere (so lo la professione era stata leggermente contraffatta) e di lettera di presentazione per il console italiano ad Alessandretta.
Ai primi di g iu gno, partenza. Aveva con sé quattro pesanti valigie contenenti il corre do subacqueo ed alcuni « bauletti esplosivi>>, che l 'ese n z ione diplomatica dalle visite doganali doveva gara ntire al riparo da ogni curiosità. Comunque, per ogni evenienza, Ferrara aveva a portata di mano anche una bottiglia di benzina: se qualcuno, a vario titolo , avesse voluto aprire i bagagli, una bella fiammata ed un bel botto avrebbero chiuso per tutti il discorso.
L ' «Or ient Express» toccava Belgrado , Sofia, città che la guerra rendeva ancor piU tristi di quanto già non fossero per conto loro, ed infine Istanbul. Sul treno viaggiava , in un altro vagone, il capitano Vespa del Servizio Segreto della Marina. Arrivati ad Istanbul si incontravano con il tenente di vascello Giovanni Roccardi, alrro ufficiale del Servizio Segreto della Marina, già da qualche tempo ad Alessandretta, anche lui sotto la copertura diplomatica di cancelliere del consolato, e che era stato l'ideatore delle azioni offensive contro i piroscafi carichi di cromo.
Roccardi aveva fatto un buon lavoro informativo ad Alessandretta. Si era appurato che non c'era nessun serv izio anti-sabotagg.io vero e proprio, e la vigi.lanza dei mercantili sottocarico era affidata a due se ntineUe , una a prua ed una a poppa . Non c'erano imbarcazioni che pattugliassero sistemat icamente lo specchio d'acqua dove erano ancorate le navi, solo salt uariamente incrociavano due vedette deUa polizia, ma era facile evitarle. Risultava invece estremamente difficile avvicinarsi al pontile dove ve ni va no caricate le maone, le grosse chiatte per il trasbordo deJ carico da terra ai piroscafi, pontile che era sorveg liati ss imo , ed ancor piU alle stesse maone una volta che erano so ttobordo. Se era quindi da escludere la possibilità di mettere un o rdign o esplosivo nel carico, un attacco subacqueo sembrava eseguibile. Purtroppo, non si era riusciti a conoscere con esattezza la data di partenza deUe navi cariche: la decisione veniva presa all'insaputa dello stesso comandante del piroscafo che doveva salpare, da parte di qualcuno che non si era riusciti ad individuare chi fosse.
Alessandretta, una piccola cittadina alla frontiera con la Siria, sede di ben sei consolati (americano, ingle se, francese, tedesco, italiano e
greco), era, all'epoca, un ambiente non facile per il tipo di lavoro che la x a si apprestava a svolgere. La popolazione, che non superava i l2.000 abitanti, in maggioranza di razza araba, era potenzialmente amica degli italiani, ma era tenuta in soggezione dal seve ro regime poli z iesco turco e dalla forte influenza della propaganda nemica che trovava facile esca nella aliquota di greci ed ebrei che ci odiavano e che · iJ1 gran parte collaboravano con gli inglesi. Questi, a loro volta, tenev ano in pugno le autorità locali , approfittando dell'e sse re i.ntervenuri co n i loro capitali nella costruzione del porto e della rotabile con Adana.
La comunità italiana era rappresentata da una decina di famiglie ve nute via dalla Siria quando le locali autorità francesi, dopo un iniz iale allineamento con Pétain, si erano orientate dalla parte di De G au lle. Erano cittadini italiani , ma parlavano francese fra loro e sog nava no so ltanto di tornare in Siria a fare la bella vita di prima: buoni affari , matrimoni vantaggiosi con gente di diversa nazionaJirà, purché c ristiana, ricevimenti, qualche v iaggio a Parigi ed in Italia. Erano inolt re a rnie.i od imparentati con ebrei e greci. Non erano quindi affidabili , sotto molti punti di vista. Facevano eccezione i tre monaci carmelitani missionari del locale convento, padre Guglielmo, padre Placido e padre Emanuele, presso i quali, infatti , Ferrara aveva preso alloggio s ubito dopo il suo arrivo.
La presenza di Ferrara, all'inizio , aveva destato non poca curiosit à , sopra ttutto nella coppia di agenti dell ' Jntelligence Service, Smith e T aylor, preposti alla sorveglianza dei cittadini italiani e tedeschi. Ma Roccardi sapeva fare il suo mestiere ed il carattere cordiale, estroverso e g iovialone di Ferrara lo aiutava nel costruire intorn o a lui quella immagine che doveva serv ire allo sco po ed alla quale Ferrare contribuiva a sua vo lta col massimo dell'impegno.
Da buon impiegato del consolato, sbrigava le sue pratiche con zelo (era stato istruito abbastanza anche su questo), raccogliendo l 'apprezz amen to del console Sanfelice , grato al Ministero per avergli mandato un cosf diligente collaboratore. La procedura, in effetti, non era stata mo lto regolare. Ferrare aveva esibito una lettera del dicastero degli Esteri nella quale lo si designava temporaneamente a quella sede per «comp iti speciali», pregando il console di dargli ogni possibile assis tenza. Sanfelice aveva ottemperato, né era stato ad approf~ndire tro ppo la cosa , l ' Italia era lontana. E poi non era uno sc iocco. E probabile che avesse intuito qualcosa, ed a maggior ragione se ne stava tra nquillo
La recita andava avanti bene. Ferrara sembrava nato per la parte di simpatico giovanotto dedito soprattutto ai piaceri mondani ed alle rag azze del.la comunità italiana. Qualcuno non aveva potuto fare a meno di rilevare la stranezza d e ll ' invio di un nuovo funzionario in un co nso lato dove ve ne erano già se i , e dove no n è che ci fo sse da ammazzarsi di lavoro. Ali' alone del play-boy un po' superficiale, Ferrare
e Roccardi aggiungevano allora quello del figlio di papà super-protetto. La guerra cominciava a diventare una cosa terr ibilme n te seria, papà aveva tanti amici in al to, s'era premurato dj imboscare iJ f igl io lone in attesa che la buriana passasse. I n spiaggia, Gigi teneva banco. Tamburello, bocce, pallone cH gomma, ma, stranamente, non faceva mai il bagno. Dagli e dagl i , si sparse la voce che l'aitanre g iovanottone italiano cosf proteiforme non sapeva nuotare, anzi che aveva una vera e propr ia fobia per il mare.
Una vo lta, vo llero giocargl i il solito scherzo , prenderlo e sp ingerlo di forza in acqua. Riusci a rec i tare beniss imo la scena di chi, paralizzato daJJa paura, sta per affogare in mezzo metro d'acqua. Simu lava a nche di vo ler su perare da so lo, con grande d ig nità, questa macch i a su l propr io b lasone di uomo di mondo, e nel tardo pomerigg io, do p o il t r amonto, qualcuno raccontava ridacc hiando di averlo visto disteso su ll a spiaggia a comp iere goffi movimen ti natatori. Dopo una t r entina d i giorni, la sceneggiata aveva ottenuto il suo scopo. I due dell' lntelligence Service avevano terminato l'osservaz ione de l nuovo venuto (nul l a con t ro) ed erano passati ad altre attivi tà. Ferrara era entrato ormai a far parre deUa comunità locale, non cost ituiva pill novità. Era venuto il momento di ag ire .
Un prob lema da risolvere era stato quello della s istemazione d el materiale. Per gli attrezzi sport ivi da sp i agg ia del personale del consol ato, di cui Ferrara era, come abbiamo visto, uno dei maggio ri fruito ri duran te le sue es ibizion i su lJ a spiaggia, era stata costruita una cassetta, studiata di dime n sioni tali da poter conte nere due « bauletti esplos ivi», un autoresp iratore, pinne, zavorra, ecc. Al la sera , al rie n tro dal mare , ven iva r iposta nella cabina dell o stabilimento e chiusa a chiave. Talvolta, era portata in consolato per metterv i qualche attrezzo nuovo o per fare qualche gioco nel cortile l ato mare, sotto gl i eucalipti.
Era quello che accadeva nel tardo pomer igg io d el 30 g iugno. Faceva mol to ca ld o e, dopo cena, tutt i decideva n o d i andare a fare un bagno notturno. Roccardi e Ferrare, una maniglia de ll a cassetta per uno, la r iportavano ne!Ja cabina; con le bocce , c'era il materiale per l 'attacco, trasportato dalla sal a apparat i del conso lato dove il rad iotelegrafista di Roccardi , Leoni, lo teneva nascosto col massimo de!Ja cura. Solita manfrina di Ferrara, che mentre gli altr i nuotavano rimaneva seduto sulla sabb ia a guardare le stelle. Quando turti rientravano, lui e Roccardi non li seguivano, adducendo di voler restare a prendere ancora un po' d'aria ed a fare due ch i acchiere. Rimast i soli , Ferrara entrava in cabina, si equipaggiava per l'azione, ne usc iva dopo pochi minuti con l'autorespira t ore sul petto, la retice.lla mimetica in testa, i «bauletti esplosivi» e le pinne in mano.
Era circa mezzanotte. Ancorata ad un paio di m igJi a, la nave sottocarico scelta come bersag li o era tutta illumin ata dai pro iettori , ed il
rumo re d e i bi ghi 78 arrivava se n za sforzo, nel sil e nz io notturn o, fino a loro. R occar di , dopo aver salutato Ferrara con il r ituale « in c.. alla ba lena» , rientrava in consolato do ve Sa n fe lice, che non era a nco ra andato a lett o, si meravigliava di vede rlo tuttora li e g liene chiedeva la ragione. La sc iam o la parola a Roccar di:
«Avevo in mente di menermi a cifrare un messaggio per Roma» gli risposi, «faceva troppo ca ldo per andare a dormire, e cosi...»
L o seg uf nella vera nda 1 e s i versò un po ' dj whi sky co n acqua, mette ndosi a sedere di fronte a lui con lo sguardo rivolto alla « loro» na ve illuminata .
Sanf elice non era convinto ; intu iva c h e c'era qu a lc os a di strano in corso, e moriva daUa vog lia d i s apere .
«F ino a quel momento mi ero sempre rifiutato di me1tere aJ corrente Sa n(eli ce di quello che stavamo facendo, non ne vedevo l'utifo à e temevo che potessero derivare parecc hi in co nvenien ti . O ra però che la prima azione ern parti t a, la co lla borazione dei conso li della zona, che non potevano pili parlare della cosa al Ministero degli Esteri che li avrebbe accusat i di non aver fouo abbastanza attenzione a quelJo che facevano quei danna1i militari sotto la copertura d iplomatica, poteva esserci utile.
«Bevvi un sorso del mio bicchiere, indicai a Sanfelice la nave ilJuminarn e gli di ssi: «"Vedete, guelfa nave è l'Orion, piroscafo greco noleggia to dagli inglesi che sta comp le tando il suo carico di cromo. In questo momen to Gigi Ferraro sta applicandole sotto la carena 2 caric he di esplosivo che scopp iernnno fuori del porto, manda nd ola a fondo".
« La sua prima affermazione fu di entus ia smo: "Magnifico", disse. La seco nda di rimprove ro: "Pe rché non me lo avete detto prima? Vi avre i aiutato". "In c he cosa? Non avreste chiesto l'au1orizzazione al Mini stero?'' Non rispose, ma mi guardò imbarazzalo . "Cos ( non avremmo fatto nu!Ja" conclusi . » ,.,
Ver so le 4 r ie ntra va Ferrare . Aveva co mpjut o l 'az ione, si era infilato ne ll e zone d 1 o mbra prodotte dall e maone affiancate , tutto si era svolto nel migliore dei modi , come in addestramento. Alle 3,3 0 aveva rig uadag nato la spia gg ia , si era ca mbiato, ave va r ip ortato la cassetta co n d e ntro muta e resp iratore so tto i so liti attrezzi spo rt iv i, ed ora era li, come uno ch e avesse fatto d ue pass i perché non riu sciva a prendere son no, m a con una luce s trana negli occh i . Una se ttimana d opo l'Orion lasc iava l'o rmeggio con le su e 7 .000 tonnellate , ma non andava !onta· no. Ne !J e acque sirian e, subi v a so tto la ca re na un 1 esplo sione c h e, per il pesante carico, Jo faceva affondare in pochi minut i. I naufraghi su·
78 Alberi di carico di una nave. Rocc ,om1, G., La X• J\V IS nella seconda guerra mondiale, Roma, Trevi , 1982, pp. 27327 4. È un libro imeressanre, anche se in qualche punto un po' troppo cronachistico e romanzato, che svela alcuni aspetti de.lrattività della X• in un se ll are, quello informati vo, di grande importanza e poco o per nulla conosc iuto.
perst iti riferirono che la nave era stata affondata da un so mmer gibile. 80
Roc car di s'era creato un'ottima rete di fonti informati ve. Dopo un pai o di g io rni, veniva a sapere che a Mersina , dall'altra parte del golfo cli Alessandretta, un'altra nave stav a per completare il carico. 1 '8 lugli o v i s i re cava con Ferrara in macchina. Il vice-console italian o, reso edotto d a Sanfelice sugli scopi del v iaggio , offriva la massima co llaborazione, mettendo a disposizione, dalle 19 in poi , il pro prio ufficio che era subito utilizzato come nasco ndiglio del materiale. L 'uff icio e ra a pochi me tri dal mare , e vicino c'era un deposito di legname che sa rebbe se rvit o molto be ne come base di partenza e di rientro. Alle 23 Ferrara sce ndeva in acqua , alle 4,30 bussava nel modo convenuto alla porta d ell ' ufficio del vice-console dove Roccardi l 'aspettava.
«Co m'è andata?»
«Tutto b e ne , ma è stata una nu o tata lunga. »
Una pac ca sulle spalle , una stretta cli mano dentro la quale c'era tutto ciò che i due non riuscivano a dir s.i con le parole.
La nave attaccata quella sera era la norvegese Kaituna, 10.000 tonnellate , che però, maledizione, una settimana dopo non era ancora partita. Finalmente il 19 luglio sa lpava ed appena al largo aveva luogo l'e sp los ion e. 81 Pe rò qualcosa n o n aveva funzionato: un o d e i due bauletti aveva fatto cilecca e la nave pot eva essere po rtata ad incag liarsi sulla costa di Cipro ed ev itare cosf di affondare in acque profonde. Una vo lta me ssa in bacino, il « bauletto » veniva recuperato ancora ben attaccato alla chi glia , aggiornando cosi gli in gle si sull ' ultimo ritro va to della X • .
Ma Ferrara, sempre con l'assi stenza di R occard i , aveva già portato a termin e altri du e attacchi. U 30 luglio , ancora a M e r sina , era st ata la vo lt a del Sici/ian Pri nce di 5 .000 tonnellate, che però la fa ceva franca perché un ' i spez ione alla carena (e ra già arrivato l 'allarme d o po l ' epi sodio de l Kaituna?) faceva scoprire le ca riche. Ne ll a nott e del 1° agosto, a Ferrara era r imasta l'ultima coppi a d i car iche delle quattro che si era portato dall ' Italia. L'onore di ch iudere il ciclo operativo turco della xa spettava ancora ad uno scafo nor vege se, la motonave Fernp/ant.
In que s t 'ultima v icenda non mancava una no t a di suspense perché il me rcantile, partito il g iorno dopo , rientra va al.la se ra nel porto d i 911 Rkordiamo quanto già detto parlando del gruppo +iGamma.: nei « bau letti esplosivi» ~eosia~C:!!
1~,ro~:~: ei~ch;~r!ir~;~~o~o;r!~~~::i:~aa~r~=r~c:ìi a~ii:~;zdi somr~'ieé!!~j~:a disco rdanza fra la da ta del 19, indicata da Roccardi e Borghese nei loro libri, e que lla cicli' 11 che figura nel volume J mezzi d'assalto dell ' USMM ed in quello di Pegolotti Riteniamo, per essere lui stato protagonista in pr ima persona, di dover an ribuire maggior credito alla da ta indicata da Roccardi.
Alessandretta. Dall'osservatorio del consolato , Ferrara e Roccardi segu ivano sgomenti la scena. Che cos'era accaduto? La n ave, uscita dal porto, non aveva raggiunto la veloc it à necessaria per l 'a ttiva zione dei « bauletti», né si sarebbero scoper ti mai i motivi per i qua li era rientrata. Forse un 'av aria di macchina , certo non motivi di sicur ezza perché nessuna ispez ion e era st ata fatta alla carena. Come Di o voll e, dopO qualche giorno riparti, e dopo un po' andò a depositare le sue 7 .00 0 tonnelJate in fondo al mare senza lasciare tracce Era giunto il momento di tornare, sia perché le cariche erano f inite, sia perché, dopo l'episodio Kaituna, l'ar ia poteva far si infida da un momento alJ'altro. Veniva inventato un improvviso , acutissimo attacco d i malaria per giustificare l a rapida parten za di Gig i per l' Italia. Ferrara rientrava, con quattro vali gie in meno ma 24.000 tonnellate in p iu da aggiungere su l conto della x•.
X• flottiglia MAS: sintesi stori ca 1O giugno 1940-8 settembre 194 3 82
a) Costituzione ed ordinamento
- La Spezia, ouobre 1938: viene cost ituito un nucleo di 21 uffic iali presso il comando della I fl ottig lia MAS per armare 11 SLC e 7 MTM. Il gruppo cost ituito dai motosc:1fi d'assalto è denominato per un certo periodo «F lottiglia MAS Spec iale ».
- 15 marzo I 94 1: per distacco dalla I flottiglia MAS, si cost itui sce a La Spezia la X • flotrigJja MAS, articolata su:
l . Reparto Subacqueo, con alle dipendenze: Scuola Sommozzatori Li vorno, Scuola SLC (Bocca di Serchjo), Gruppi di Sabotaggjo, sommergib ili trasportatori.
2. Reparto di Superficie, con alle dipeodenze tutti i motoscafi d'assalto e lardati· va sc uola al Varignano (La Spezia).
Organi direttamente dipendenti dal Comando Flottigli a: Officina Armi Segrete, Centro Subacqueo Stud i ed Esper ien ze, Centro Biolog ico.
Prerogative spec iali: possibilità di trattative dirette con le ditte privare producenti materiali di intere sse, ampia possibilità di selezione del personale (il ministero Mar ina aveva disposto che tutti i comandi
11 I dati riportati sono si:u i ricavati ed elaborati altraverso la consultazione delle seguent i pubblicazioni:
- La Marina italiana nella seconda guerra mondiale , voi. XIV, ci t .;
- La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, vo i. XI (a1tivi tà deUa Marina in Mar Nero e lago Ladoga) , Roma, USMM, 1962;
- La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, voi. XXI (L'organiuazio11e della Marina durante il conflitto), tomo Il (Evoluzione organica dal 10 maggio 1940 a/1'8 settembre 1943), Roma , USMM, 1975
- Le medaglie d'oro al valore, Roma, USMM , 196 1;
- 8oRGHL<;E, J.V., op. cit.;
- «li Tempo" del 17 agosto 1984, articolo Quando gli italiani volevano attaccare il por· lo di New York, di Carlo De Risio.
e gJi ent i lasciassero libero il personale volontario « per mi ssioni speciali di gue rra»).
Nel luglio 1941, dopo la morte in combatt im ento del primo comandante della flottiglia , capit ano di fregata Vi ttorio Moccagatta, il capita no di corvetta Junio Vale.rio Borghese era nomjnato comandante « interinale», conservando anche il comando de l Reparto Subacqueo e d el sommergibile «tras portatore » Scirè. D al gennaio 1942 assumeva il comando della flottiglia il capitano di fregata Ernesto Forza, ch e lo manteneva sino al l O maggio 1943. Da q uesta data, il cap itano di fregata Borghe se era nominato coma nd ante della X• MAS, incarico i n cui permaneva sin o al momento de U'a rmi stizio 8'
b) Attività operat iva effettuata
- primo forzamento di Gibiherra (Scirè), notte fra 29 e 30 ottobre 1940, impiegat i 3 SLC;
- forzamemo di Suda, none fra 25 e 26 marzo 1941, impiegali 6 MTM; - secondo forzamento di Gibilterra (Scirè), none fra 26 e 27 maggio 1941, impiegati 3 SLC;
- attacco a Malta , notte fra 25 e 26 lu glio 1941 , impiegati 8 MTM + l MTSM +2 LC;
- 1erzo forzamento di Gibilterra (Scirè), notte fra 19 e 20 settembre 1941 , impiega t i 3 SLC;
- primo attacco ad Alessandria (Scirè), notte fra 18 e I 9 dicembre 1941, impiegati 3 SLC ;
- secondo attacco ad Alessandria (Ambra), notte fra 14 e 15 maggio 1942 , impiega ti 3 SLC;
- operazioni in Mar Nero (giugno 1942-marzo 1943): 1° cido sino al 1° settembre 1942 con base a Foros , sulla costa meridionaJe della Crimea, in appoggio aJl'assedio tedesco contro Sebastopoli e Balaclava riforn ibili solo via mare; 2° ciclo con base a Mariupol, su l Mar Caspio; impiegati 5 MTM + 5 MTSM per un tota le di 48 uomini, di cu i 13 piJori;
- operazioni in Africa Settentrionale (autocolonn a «Gio bbe», luglio 1942-maggio 1943): 1° ciclo sino al 15 dicembre 1942, con base ad El -Dab'a, a 50 km da EIAlamein (3 MTSM) ed a Derna (4 MTM), per contrastare mezzi leggeri in glesi diretti contro il traffico costiero in supporre alla nostra avanzata ve rso l'Eg itt o, e per eventuali azion i offensive su Alessandria, Porto Said, I l aifa ; 2° ciclo, dal 15 dicembre 1942 al 9 maggio 1943, con base a Biserta e tenta1ivo , il 6 aprile 1943, di fo rzamento del porto di Bona con J MTSM e 6 operatori «Gamma»;
81 NES 1, S., Decima FlottigHa nostra, Milano, Mursia, 1986, p. 21. Ndlo s1esso libro, che iratta delle vicende dei mC"Lzi d'assalto della Marina i1aliana al Sud e al Nord dopo l'ar;n~;~izi~s~J~4r~~~lin:i:~::~~ 1eroqu~~~i~% 31 !ffe~t~~~eR~~· ~nM~~ia 11 :ah~~."i·~ 1 r:!~l:!zI!n~ creatasi al Sud sempre sul modello ddla X • Flouiglia e della quale Forza, divenmo capitano
Bolzano e 9ell ' Aquila, ris1>et1iva mente ai lavori di riparazione e Lrasformazione a La Spezia ed a Genova, cfr . dello SLesso autore Un a/cione t:Ullle ali spezzate, Bo logna, Elleci, 1989, IV , pp . 148-170.
~~.\~:r!1 j~· ::;~iic~:~~ii~:1I1au:t: in';J!t~~~,~~i~Ti
- primo attacco dej nuotatori d'assalto «Gamma» a Gibilterra (da «Villa Carmela»), notte (rn 13 e 14 l uglio 1942, im piegati 12 operatori;
- tentativo del forzamento del porro di Haifa, 10 agos to 1942, con perdita del sommerg ibile Scirè con tutto l'equipaggio+ 10 operatori «Gamma»;
- secondo attacco dei nuo1atori d'assalto «Gamma» a Gibilterra (da« Villa Carmela») , notte fra J4 e 15 settembre 1942 , impiegati 3 operatori;
- primo attacco a GibiJterra dalla nave O/terra, none fra 7 ed 8 dicembre 1942, impiegati 3 S LC;
- attacco ad Algeri (Ambra), notte fra 11 e 12 dicembre 1942, impiegati J SLC + 10 operatori «G amma »;
- secondo attacco a Gibilterra dalla nave 0/Jerra, notte fra 7 ed 8 maggio 1943, impiegatj 3 SLC;
- tentat ivo di forzamento del porto d i Siracusa da parte del somme rgi bile Ambra, con 3 MTR allogati nei cilindri abitualmente adibiti al trasporto degli SLC, notte fra 17 e 18 lug lio 1943;
- terzo attacco a Gibilterra dalla nave 0/Jerra, none fra 4 e 5 agosto 1943 , impiegati 3 SLC;
- operaz ioni di sabotaggio dd tenente Ferrara in Turchia dal 30 giug no al 1° agosto 1943 (aJ.la data dell'8 settem bre 19 43, altri nuotatori- sabotator i erano presenti nei porti di f-luelva, Malaga , Barcellona, Lisbona ed Oporto).
c) Att ività operat iva programmata e non attuata o po r tata a comp imento per cause varie
- novembre 1942: atlacco a Malta con nuotator i «Gammu, obiettivo la base so mmergibili ;
- dicembre 1942: attacco al porto (con J MTSM + 3 operatori «Gamma») ed a ll'aeroporto (co n N.P. - nuotatori paracadutisti - del battaglione San Marco ) di Bona. Morte del comandante del Repar10 di Superfic ie, capi tano di corvetta SaJvatore Toda.ro;
- primavera 194): concetto operarjvo simiJe a quello dell'Olte"a, con allestimento di basi GOG (Gruppi Operatori «Gamma») molto leggeri nei porti iberici piU frequentati dai mercantili ing lesi od al loro ser vizio: l-luelva, Malaga, Barcellona, Lisbona, Oporto. Si realizza I-l uelva, a bordo del piroscafo iialiano Gaeta internato, con due operatori «Ga mma»; venivano minati tre piroscafi con i «bauletti esplos ivi», ma il servizio di sorveg lianza subacqueo inglese a Gibilterra ispezionava ormai la carena di tutte le navi i n uscita dalla rada, e l'auacco falliva; - luglio 194) : attacco a Biserta , con nuclei di sabotatori, ed a Pantell eria; - agosto 194): atti vaz ione di una base a Venezia per continuare ad operare, con due motos ilurant i da 100 t onnellate in corso di a ll estimento nei cantieri di Monfa lcone, co n tro le basi inglesi del Mediterraneo Orientale, ora precluse ai mezzi dislocati a La Spezia data la caduta in mani nemiche dell o Stretto CU Messina; - dicembre 1943: impiego di sommerg ibile rnscabile per immenere gli operatori nell'interno de l porto di New York e minare, una volta sbarcati, un grattacie lo nelle immediate vicina nze. Il m in i-sommergi bile, del tipo «CA», doveva essere trasportato dal sommergibi le oceanico Da Vinci dove, al pos to del cannone, era stato imp ianta to un «alveolo» lungo circa 10 metri. li Da Vinci avrebbe dovuto r isalire l'Hudson s ino ad arrivare a distanza utile per rilasciare il CA. Analoga azione era in progetto contro la piazzaforte inglese del Free town (Sierra Leone), sede della squadra navaJe del Sud Atlanrico.
d) Navig li o nemico affondato o gravemente danneggiato (in tonnellate)
202.942, d i cui 72.190 naviglio da guerra e 130.752 mercantile."
e) Perdite
25 uomini (10 ufficiali e l 5 fra sottufficiali, sottocapi e comuni). Sono da agg iungere i 49 uomini dell 'equ ipaggio dello Scirè ed un membro dell'equipaggio del Gondar, sommergibili « trasportatori » entrambi alle dirette dipend e nze della X •, che portano il total e delle perdite a 75 uomin i.
f) Ricompense
- medaglie d'oro: 2 agli stendardi (X• flottiglia MAS e som mergibile Scirè); 26 individuali (di cui 10 «alJa memoria »); medag li e d'argento: 96; medag li e di bronzo: 30; croce di Cavaliere dell 'O rdine Militare d'Italia : l ; croci di guerra: 27; promozioni al grado superiore: 20; tra sfe rimento in SPE: l.
Molivazion e della medaglia d'oro al v.m. concessa alla bandiera della. X • flottiglia MAS : Erede diretta delle glorie dei violatori di porti che srnpirono il mondo con le loro gesta nella prima guerra mondiale e dettero alla Marina italfana un primato finora ineguagliato, la X• flottiglia MAS ha dimostrato che il seme gettato dagli eroi nel passato ha fruttato buona messe . Tn numerose audacissime imprese, sprezzanti di ogni per icolo, fra diffi coltà di ogni genere create, cosi, dall e difficili con dizi o ni naturali, come nei perfetti apprestamenti difensivi de i porti, gli ardi ti dei repart i d'assalto della Regia Marina, plasmati e guidati dalla X• flott iglia MAS, hanno saputo raggiungere il nemico nei pill sicur i recessi dei muniti porti, affondando due navi da battaglia, due incrociatori, un cacciatorpediniere e numerosi piroscafi per oltre 100 .000 tonneUate Fascio eletto di spir iti eroici, la X • flottiglia MAS è rimasta fedele al suo mono: « Per il Re e la Bandiera».
Motivazione della medaglia d'oro al v.m. concessa alla bandiera del sommergibile «Scirè» : Sommerg ibile oper:mte in Mediterraneo , già reduce da fortunate mis sioni d ' agguaro , designato ad operare con reparti d'assalto della Marina nel cuore delle acque nemi~ che , partecipava a ri petuti forzamenti delle pill munite basi mediterranee. Nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo p refi sso, incontrava le pili aspre difficoltà create dalla v io lenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato col piU assoluto sprezzo del pericolo gli ostacoli posti dall'uomo e dal1a
natura, riusc iva ad assolvere in maniera co mpleta il compi to arfidatogl.i , emerge ndo a brev iss ima distanza dall ' in gresso delle munitissime basi na val i nemiche prescelte ed a lanc iare - cosf - le armi speciali che causavano a Gibilt e rra l'affo ndamento di tre gross i piroscafi e ad Alessandria gravi danni alle due na vi da battag lia Queen Elisabcth e Valiant, il cui tota le affondamento ve ni v a e vi tat o so lo a causa dei bassi fondali delle acque in cui le due unità era no o rmegg iat e. Success ivamente, nel co rso di altra m iss io ne particola rme nt e a rdita , ven iva sp ieiatamente aggredito e scompar iva nelle acque nemiche', chiud end o cos i gloriosame nt e il suo fulgido passato di gue rra .
L ' 8 settembre 1943 , con il suo sq uallido epil ogo , metteva fine ad oltre 3 anni di guerra che la X • flottiglia MAS aveva co mbattuto nell ' unko modo in cui si può e si deve combattere una guerra, duramente, decisamente, cercando d'infliggere al nemico il magg ior danno possib il e, se nza cedimenti di sorta. Non avrebbe certamente cambiato da so la il corso degl i eventi, anche se, nell a notte di Alessandria, aveva cre ato le preme sse perché questo potesse avvenire.
g) Il decalogo della X •"
1 Sta zill o. È indi spe nsabile mante nere il segre t o anche ne i m ini mi particolari e con chiunque, anche con i parenti e gli amici p ili cari. Ogni indi sc rez io ne è un tradime nt o perché compromette la nost ra opera e può costare la v ita a molti dei nostri compag ni .
2. Sii sfrio e modesto. I l ai promesso di comportarti da ardito. Ti a bbiamo creduto. Basta cosf. E inutile far mostra deUa tua decisione co n parenti, amici, superior i e co mpag ni. No n si fa, di una promessa cos i beUa, lo sgabe Uo deUa vanità personale. Solo i fo tti parleranno.
3. Non sollecitare ricompense. La pili bella ricompensa è la cosc ienza di aver porta to a termine la missione che ti è affidata. Le medaglie, gli elogi, gli ono ri , rendono fieri chi li riceve pe r lo spontaneo riconoscimento di chi giudica, non chi Jj sollecita o li mend ica.
4. Sii disciplinato. Prima del coraggio e de U'abilità ti è ric hi es ta la disciplina pili profo ndam e nte se ni-ira : dell o sp irit o e del corpo. Se non saluti, se non se i ed uca to, se no n obbedisc i nell e pic co le cose d'og ni giorno , se il se rvizio di caserma ti pesa e ti se mbra indegno di te, se non sa i adattarti a mangiare male e dormire peggio: non fai per noi .
5. Non avere fretta di operare, non raccontare a tutt i che 11011 vedi l'ora di partire. Potrai operare solo quando il tuo cuore, il tuo cervello ed il tuo corpo saranno pronti . Se se i impazient e no n se i pronto. Devi imparare a conoscere perfettamente la tua arma e ad impiegarla in og ni co ntinge nza in maniera perfetta. L' adde st ram ento non è mai eccess ivo. Dev i ap passio narti ad esso. De vi mi gliorarti ogni giorno. Solo ch i ti comanda è giu di ce insindacabile delle tue possibilità.
6. Devi avere il coraggio dei forti, non quello dei disperati. Ti sarà richiesto uno sforzo enorme, so lo al di là del quale sta il successo. Per comp ie rl o hai bisogno di t utt e le tue e nerg ie fisiche e morali. La tua determinazio ne di riuscire ad ogni cosro d eve perciò nascere dal profondo del tuo cuore, es press ione purissima del tu o amore per la Patria , no n deve essere iJ ges to di sperato di un mancato o di un di silluso. La tua vita militare e privata de ve perc iò essere onesta, se mplice , sere na .
u È quasi cen o che sia stato redatt o all'inizio del 1943 perché, alla fine , erano elencati tutti i nominati vi di co loro che a quell ' epoca fi guravano cad uti o di spe rsi. (NES 1, S., op. cit., p. 12.)
7. La tua vita è preziosa, ma l'obiettivo è piU prezioso. Devi ricordarrelo nel momento dell'azione. Ripetilo a te stesso cento volte al giorno, e giura che non faJlirai la prova.
8. Non dare infomrazioni al nem;co. Non devi far catturare le armi ed il ma teriale a te affidato. Se, dopo aver operato, cadi prigioniero, ricordati che al nemico devi comunicare solo le t ue generalità ed il tuo grado. Ti è vietato - sul tuo onore di soldato - di rivelare: - da dove vien.i; - come sei arrivato sul luogo de lJa cattura; - i no mi de i tuoi supe ri ori o compagni; - le armi che adoperi ru e quelle che conosci; - il contenuto e l' esistenza di questo decalogo.
Anche se il nemico dice di sapere, non confermare nulla, rispondi sempre: .e Non posso rispondere». Ricordati sempre che non devi tradire il tuo Paese ed i tuoi com pagni con indiscrezioni. Non parlare di cose militari e specialmente di noi e della nostra attivi t à neanche con i compagni di prigionia, possono ingannare la tua fiducia.
9 Se prigioniero sii sempre fiero di essere italiano. Sii dignitoso. Non ostenta re la tua appartenenza ai mezzi d'assalto. Ce rca, nelle lettere familiari , di comunicare come meglio potrai e sap rai tutto quanto conosci sulla azione a cui hai partecipa to e su l nemico in genere. 86 Cerca sempre, se possibile, di fuggire.
I O. Se cadrai mille altri ti seguiranno, dti gregario diventerai un capo, ,ma guida, un ese,npio.
16 Ad ogni operatore era assegnato, prima della missione , un piccolo cifrario segreto, da mandarsi a menle (diverso per ciascuno); scrivendo a casa le normali notizie consemite ai r.:~~~"~C:l1adi~~=i~~~.cf~r~i:;~: ~!c~:~~~?;~t~~j ·;:!ofa~:;i~i ~nslill:~::~~u~il'rlifff~ltt inconmne, ed esprimevano il loro parere sull'opporrunità di ritentare la prova. " Dite a mio fratello che ripeta gli esami di laurea» scriveva Birinddli ai suoi; ~provando e riprovando deve riusci.re; preparandosi bene, non troverà ostacoli insuperabili.» Parole chia.re, di cui il comando della X• faceva tesoro. (BORGHESE, J.V., op. cii., pp. 84-85.)
REGGIMENTO ARDITI
La preparazione
Gli inglesi, sin dall'inizio della guer r a, avevano d ato un notevole impulso all 'att ività dei commandos, impiegandoli su l fronte dell 'Africa Settentrionale in brillant i ed efficaci az io ni contro le nostre retrovie. Nuc.le i del SAS (Special Air Service) e del LRD G (L ong Range Desert Gro11p), equipag giati nella maniera piu id onea, a bord o di ve ico li specificamente attrezzati per iJ tipo di missioni da compiere nel deserto e d a notevole distanza dalle proprie basi , s i infiltravano nelle retrovie italo-te de sc he e, percorrendo centinaia e ce ntinaia di chilometr i, effettuavano azioni di sabotagg io ai danni di aeroporti, depositi di munizioni e carburanti, magazzini. Le missioni erano accuratamente stud i ate e pianificate, rese poss ib ili da una organizzazione logistica che prevedeva la costituz ione di depositi di riforniment i occulti in pu n ti presta biliti del deserto o presso oasi abitate da arab i che un ' abile az ione in te/ligence aveva portato a cooperare. I r isu l tat i er ano stat i paga nti , tanto su l pian o strettamen te militare quanto su quello psicologico se s i tiene conto che, come s'è detto, gli ob iettiv i colpiti si trovavano a centinaia di c hil omet ri oltre la linea del fronte, quindi in una posiz ione che li avrebbe dovuti rendere asso lu tamente immuni da attacc hi ter re s t ri. La bontà dei risultati consegu iti aveva indotto gli inglesi ad eseguire az ioni dello s te sso ti po anche sul territor io naz ional e italiano , pur se in dimensioni operat ive ed organizzative pi U ridotte. Le condiz ioni ambien tali nell e quali i sabotato ri s i ve ni va no a trovare era no ben diverse , inf atti, da q uell e del fronte afr ica no, e pe rtan to l'o ffesa po teva , in questo caso, esse re portata unicamente su obiett iv i li mitat i (in genere linee ferroviarie litoranee) , con un effetto senza d ubbio piu ps icologico che non di reale danneggiamento 1
Pur se i risultati ottenut i erano stati modesti , la reiterazione di que s to tipo di incursioni comport ava l ' impiego di mezz i e personal e per la dir etta sorveglia nza delle coste, d ell e ferrov ie e di altr i punti
sens ibili (centrali elettriche , dighe, ecc.), con notevole dispendio di forze. Anche da parte deUo Stato Maggiore italiano, pertanto, veniva presa in esame la po ss ibilità di costituire reparti speciali di sabotatori che, oltre aUa distruzione ed al danneggiamento di particolari ob ietti v i (pont i , aeroporti, d epos iti di car burante e munizioni, impianti industriali e cosf v ia ), avrebbero costretto a sua volta il nemico ad aumentare notevolmente le misure di v igilan za intorno a pos sibili obiett iv i mi.Urar i con conseguente immobili zzazione di uomini e mezzi.
Si addiveniva pertanto alla costituzione, a decorrere dal 15 maggio 1942 , del I btg . spec iale arditi , 2 articolato su tre compa g nie: 101 ' arditi paracadutisti , 102 ' ard iti nuotatori (poi « da sbarco»), 103' arditi camionetti sti. L 'o rganico era di 45 ufficiali , 78 sottuffici ali e 205 uomini di truppa. Il term in e «ar diti », che si richiamava alla specialità « d'assalto» nata n e l 19 17 , era in realtà una denomina zio ne di copertura adottata per mascherare le reali finalità de.I reparto ma vo leva anc he rialJacciarsi ad una tradizione st or ic a e so ttolineare la caratteristica di ba se: l ' ardimento . La diversa titolazione delle tre compagnie era in funzione delle differenti modalità di infiltrazione degli uomini in territori o nemico , e cioè a mezzo aviolanci o, via mare (a nuoto o con battello) e via terra mediante automezzo. Primo comandante del battagli one era il ten. co l. Ber sa ni, cui succederà poi il ten. col. Bo sc hetti. Mentre il I btg. procedeva nell'addestramento, che completerà a fine anno , g ià in agosto si dava inizio all ' allestimento del II btg. (111' compagnia paracaduti sti , 112' da sbarco , 113 ' e poi 120' camionett isti), affidato al comando di un bers agliere superdecorato, il magg. Marcianò , ben pre st o affettuosamente ribattezzato dai s uoi uomini « Marciasi » per v ia della grinta di cui era dotato. Il 15 se ttembre i due batta glioni erano inquadrati in un reparto cui veniva dato iJ nome di 10° reggimento arditi .' Nel gennaio 194 3 anche il II battaglione terd eno~?~:~~!:: ~:~he~~;;a M~~fi~ 0 de1te!;J:1~~~i ~~e;a~?~~;:s~{o~e!r;~t:p~!\e I ~~i:· rame la prima guerrn mondiJe, piU co nosciuua con il termine dj «arditi» o «Uamme nere». Si trattava di truppe speciali particolarmente selezionate, addestrate ed equipagg iat e per condurre azioni rapide cd altamente aggressive su obiettivi limitati , sfruttando impeto, forza d'urto e fattore so rp resa. Nati come piccole unità , a liveUo di compagnia o di battaglione, nel 19 18 subirono una trasformazione ordinativa che portò alla cos tituzione, accanto ai plotoni arditi reggimentali, di due divisioni d'assa lt o inquadrate in un omonimo corpo d'armata, con parziale snaturamento del ruolo e della funzione d'origine tem~re°f~~1~t:::~
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costituito con fog li o n 0040900 ]e1 20 luglio 1942. La documentazione ref:t iva al 10 ° reggimento arditi è piuttosto scarsa. Nel settem bre 19 43 il deposito reggimentale era presso quello dell'82 ° fanteria a Bracciano, e rutto il carteggio ed i materiali andarono distrutti o dispersi. ~~::~~aè d~a:Jc1:nist~~:!~~i:~
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it~i:;ii~!aer;f de~~~Jd/ ic~i~~i~ tratti dalle font i ufficiali. Di entramb i si è avvalso Umberto Postiglioni nel pregevo le ed accurato lavoro li 10° reu,imento arditi, pubblicato in Studi storico-militari 1986 (Roma, USSME, 1987, pp. 855-921), ricco di dettagli e particolari. Un resoco nto delle vicende del 10 ° arditi è compa rso nell 'a ni colo Le missioni impossibili, pubblicato su l n. 332, 1985, di -S toria llJ us trata» (pp. 94-100) e redatto dall'autore di questo libro con lo pseudonimo di Adr iano Dal mas.
minava l'addestramento, mentre lo iniziava il III (121', 122' e 123' compagnia), costituito il 1° marzo al comando del maggiore Riccitelli cui subentrerà il maggiore Abeltino, già comandante della 121' compagnia. Contemporaneamente, era in gestazione l'allestimento di un IV battaglione su compagnie ricostituite o di nuova composizione , crye verrà ufficialmente costituito in data 1° luglio, anche se era in realtà formato già da qualche mese.
Il comando del 10 ° arditi veniva assegnato al colonnello Renzo G azzaniga , già capo dell'Ufficio Operazioni I dello Stato Maggiore, il cui medagliere delineava di per sé il profilo dell'uomo e del combatt ente: Ordine Militare di Savoia , una medaglia d ' argento , due di bronzo, promozione a capitano per «meriti di guerra » ed a maggiore per «meriti eccezionali». Il reggimento , tanto per l'addestramento che per l'impiego , era posto alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore E sercito. Per la sede, la scelta era caduta su Santa Severa (sulla costa lu ngo la via Aurelia , circa 50 km da Roma) che offriva , per il fatto di essere sul mare e per il retroterra costitufro dalle boscose colline della Tolfa, le mi gliori conclizioni ambientali per l' adde stramento. 4 Era inoltre vicina a Tarquinia ed a Civitavecchia , sedi rispettivamente della Scuola Paracadutisti e della Scuola Genio Guastatori presso le quali d o veva e ssere svolta una parte importante della preparazione. L' unifo rme era quella dei « reparti speciali »: panno grigioverde con pantaloni « a sbuffo », giubba senza bavero e ris volti con <<fiamme» azzurre a due punte - quelle nere degli arditi della prima guerra mondiale erano state ereditate dalla Milizia, e l'azzurro era il colore delle decorazioni al valor militare - distintivo da ardito al braccio sinistro, ' pugnale alla cintura , basco grigioverde con fregio costituito da una granata esplodente con pugnali incrociati , come quello dei reparti d ' assalto della prima guerra mondiale, ed il numero romano X. 6 In azi o ne era prevista l'adozione di una combinazione mimetica cui si aggiungeva , per i paracadutisti , l'apposito elmetto con sòggolo e paranaso, le ginocchiere e gli stivaletti da lancio.
L'arruolamento del per sonale, tutto su base volontaria , era riservaLO a coloro che avessero già avuto esperienza di combattimento e fosse ro decorati almeno con la croce di guerra. Gli aspiranti sabotatori avevano cominciato ad affluire in buon numero dai vari fronti ad eccezione di quello russo che era stato deliberatamente escluso, anche se no n conoscevano né la destinazione né i compiti ai quali sarebbero stali comando de:! I battaglione , e poi del 10 ° regg imemo, ebbero sed e nel castello di Sant a Severa, con il repart o serv izi sistemat o in ba racche ad esso atti gue. Le varie co mpa~~:z~i~n~a: i~~c!~ ~e~l~~~~t!~~~c~~:i~~it~ : t;~::: :vdd,:";~~zi~: or:t~:t,~~l! .nei locali della mon~i;1ie~i ~l~d\~~~a::~~,;~~~oq~at~:9~àj:, 0 ~~:~r1:~J~r;r:~: ·~~s1l~~odd~8Jì~~;~ ed uno di que rcia a sinistra.
6 D EL G IUDI CE , E. e V. , At lante delle uniformi milita ri ;1a /;a11 e dal 19)4 ad oggi , Parm a, Alber tell i, 198 4.
ci a vviati. La formula del reclutamento s i limita va, infatti, alla sola indicazione « per rischio se missioni di guerra ». Le duris sime prove di colJaudo fisico e psichico co stringevano una percentuale molto alta di vol o ntari alla rinuncia spontanea od obbligata , con immediato rientro ai repart i di provenienza. La selezione phl severa , ovviamente , s i compiva per quelli de stinati alla specialità p aracaduti sti, che venivano sottop os ti ad un es am e anco ra piU partico lareggiato. D ' altra parte l ' obietti vo era quello di per venire , per coloro che av rebbero d ovu t o cos tituire gli organici del reparto , allo sv iluppo ampi o ed ar monico di tu t te le qualità fisiche , ps ichi che e morali , ed al po ss esso cli un ass oluto sprezzo del pericolo , unito ad un ele vati ssimo spirito di sa crificio ed alla spiccata tenden za ver so manifesta z ioni di un arditismo non velleitario o narci s istico , ma freddamente e calcolatamente finaliz zato. Si trattava , in u ltima anali si , di ricreare i fondamenti spirituali dell ' arditi smo della grand e g ue r ra e di adattarli alle e sigenze di una guerra piu moderna e <~s cientifica ».
Il pre suppo st o op e rati vo di ba se mirava alla co stituzione di pattuglie co mposte da due ufficiali (un co mandante ed un vice -comandante ) e da un numero di sottufficiali ed arditi , in gene re intorno ai 10 -20 el e me nti , variabiJe in fun z ione della spe cialit à, - paracaduti sti , nuotatori , camionetti sti - che avrebbero dovuto compiere azi o ni di sabotagg io con esp los ivi in zone raggiungibili con vari mezzi. 7 li primo , imp ort ,mre obiet ti vo , era que ll o di cementare in un unitario spirito di corpo uomini eterogenei , g ià pla s mati e co ndiz ionati dalle ris petti ve esperie n ze di guerra vi ss ute in ambienti e reparti d i diver sa caratte ri zz az ione . Occorreva amalg amarli , e soprattutt o infondere il sens o di u na dura di sciplina in elementi eccezionalment e esuberanti . Gli aJtri traguardi cui pervenire erano:
- ma ss ima spec iali zza z io ne nell ' uso di particolari mezz i te cni ci ; - e strema r apidhà d i movimento ed accurata preci sion e nello svo lgimento delle azio ni di s abotaggio ; - as so luta co nfidenza co n le varie armi , in qualunqu e po sizio ne ed in qual sia si ambiente , alla luce piena o nell ' o scurità pi \J ass oluta ; - perfett a cap acit à di orientam e nto in q ual sia si condi zio ne. Una cura particolar e era dedicata , da parte di ufficiali specializz ati dell'I stituto Geog rafico Militare , all ' utilizzazio ne ottimale di carte topog raf iche e bu ssole , per con sentire a tutti i componenti deHe pattugli e di raggiungere l' obiettivo di notte, in terren o sc ono sci uto , con un pre stabilito «angolo di rotta » da seguire sulla bus sola;
7 l n relazione all ' importanza dell ' obiettivo , il comando de ll a pattugli a av rebbe potuto essere affida to anche ad un uffic iale di grad o elevato, non esclusi gli stessi comandanti di
era anche in grado di capire e parl are la li ngua loca le .
- precisa capacità dj sfruttamento del terreno nella fase di avviciname nto per r agg iungere, senza essere individuati, la zo na deIJ'obiettivo;
- p ien a famil iarità con g li esp losivi , atta al loro impi ego rap id o e corr etto;
- attitudine a lla so pravv ivenza in condizion j ambientali e climatiche dec isamente ostili
Il partico la re tipo di addestramento era pertanto impro ntato al mass im o realismo, con ele vato tasso di rischio: lanci o di bombe a mano a g ruppi contrappo sti con avvicinamen t o progre ss iv o (due uomini , posti di fronte a 35-40 metri , lanciavano contemporaneamente l 'uno verso l ' altro due bombe, gettandosi subito do po a terra con la te sta il piu vicino po ss ibile al punto s tima to dj caduta delJ'ordjg no in modo da attenuate al mas simo , sfruttando le direttrici angolari dello sco ppio e la protezione offer t a dall'elmetto , l ' effetto de!J e sche gge), salti da v arie ahe zze su terre n o sco no sciuto , co n la luce ed al buio , esercitazioni con il pugnale su manichini e poi su persone reali, sv ariati chilometr i effettuati d i co rsa anche con maschera antigas ind ossa ta . Un aspet· to del t ut t o specifico aveva il corso <<guas tatori », al quale tutti gli ar· diti del 10 ° regg imento d ovevano so ttoporsi per acquisire la nece ss aria preparazione all'u so dell'esplosivo ed alle tecniche dell e d e moli zio ru di o pere (ponti , caseggi ati , ecc.). Tra i reduci del reparto è tuttora molto vivo il r icord o degli scopp i a distan za ravvicinatissima: g li arnevi tene· va no iJ v iso « incassato» nel terreno ed il co rpo so llev a t o facendo le va sui gomiti e su Ue g inocchja - p unti di appoggio - per attutire gli e ffetti deU 'o nda di esplosione. E superfluo dire che con questo tip o dj addest ram e nto lus saz ioni , ferite, fratture erano cose del tutt o normali. In partico lare , l'addestra ment o ag li esplos iv i era cara tterizzato da un re alismo oltre og ni ragionevole limite , e piU di una voJta c'e ra scappa· to a n che il morto. D ' alt ra parte era lo sco tto da pagare per un certo t ip o di preparaz ione se si vo leva, come si vo leva, che questa fosse « spec ial e». 8
Gli ardit i paracaduti sti , effettuate le prn ve di brevetto pre sso la • Le particolari caratteristiche dell ' addestramento e dell'impiego dei reparti ard ili ed i rischj insiti nelle azioni di sabotagg io avevano indotto lo Stato Maggiore :1 considerare per !!:e~~: ;ri:~~~::~
~i~~~iaìr(J:;~~i:
a 10 000 lire) da concedersi al te rmin e di ciascuna azione In caso di cattura, il premi o veniva asseg nat o ai congiunti in linea di successione od a persone designate dagli int eressati. fn caso di morte , era prev isto un indennizzo ai familiari nella seguen te misura : - ufficiali : ammogliato con famiglia a carico: 100.000 ; celibe: 70.000; - so tt uffici ali : ammogliato con famiglia a carico: 50.000; celibe: 30.000; - soldati: ammogliato co n famiglia a carico : 40.000; cel ibe: 25. 000 (USSME, Diario storico 10 ° regg,imento arditi, circolare d ella Direzion e di Amminis trazione dell o Siato Magg iore R .E., pro t 1293/B6 del 24 settembre 1942 )
Scuola di Tarquinia, le completavano con tre lanci notturni due dei quali individuali ed uno di pattuglia, a quote differenti (da 200 a 130 metri , veramente basse) ed in diverse condizioni di luminosità: luna piena, scarso chiarore lunare , notte fonda. Gli arditi nuotatori (che dovevano essere tra sporta ti da sommergibili, mezzi di superf icie e bat· ceW di gomma) svo lgevano a Livorno ed a Pola le fasi di ambientamento ai vettori , le esercitazioni di uscita in mare e presa di terra a mezzo canotti, - ogni pattuglia ne aveva due con motore fuoribordo bicilindrico silenziato, della portata di cinque uomini ciascuno - l'addestramento alla voga, aJ nuoto (anche con l'aiuto di speciali materas· sini ) ed alle immersioni prolungate. In particolare , gli operatori della 122• compagnia da sbarco erano stati addestrati all'uscita in mare attraverso i tubi di lanci o del so mmer gibile trasportatore, procedimento durante il quale l'uomo , che indo ssava una muta di gomma sop ra la tuta da lavoro , attraverso una bolla d'aria portava con sé i contenitori con dentro il canotto gonfiabile, le armi ed il resto del materiale. La preparazione cosf svo lta veniva affinata con azioni di sabotaggio simulate contro le infrastrutture portuali di La Maddalena e Pola, le batterie costiere di Rodi e gli aeroporti della Sardegna. Per gli arditi camionettisti erano state progettate e costruite apposite camionette sahar iane SPA 43 a grande autonomia (15-17 ore fuori strada con velocità oraria massima non oltre i 35-37 km ) e due posti guida contrapposti, derivanti dal telaio dell'autoblindo AB/40 ed AB/41 , con motore di 5.000 cc. , munite d.i carrozzeria, gomme ed organi meccanici adatt i all 'impiego su terreni desertici ed armate con una mitragliera Breda da 20/65 con funzione anticarro ed antiaerea ed una mitragliatrice Breda da 8 mm. Il personale veniva addestrato alla condotta del mezzo su strada, su terreno sabbioso o scosceso ed al contemporaneo funzionamento delle armi di bordo .
Tutti i componenti delle pattuglie erano armati di moschetto automatico Beretta con car icatore da 40 co lpi o di moschetto mod. 38, pistole Beretta cal. 9, pugnale e bombe a mano, zai netto da minatore (con la dotazione di utensili, capsule per acce nsione, miccia lenta e rapida) , e muniti di speciali razioni viver i ad alto valore nutritivo contenute in involucri di alluminio a chiusura stagna. La dotazione d.i reparto comprendeva anche un certo numero di fucili mitragliatori, mortai da 45 mm e lanciafiamme . 9 Per ogni pattuglia erano previste due o tre bussole ed altrettanti crono metri , tutto materiale impermeabili zza to e fosforescente, e due binocoli prismatici.
Il capo pattuglia disponeva inoltre di compresse di s impamina e di dosi di morfina con relative siringhe. I sabotatori erano dotati anche di carte topografiche del luog o stampate su fazzoletti e di una certa
somma in valuta locale. L'esplosivo era il T4 pla s tico, particolarmente adattabile alle parti metalliche , con buon ass ortimento di accenditori di vari o tipo (automatici , « a s trappo », chimici) e po ss ibilit à di tempi di ritardo ch e andavano da pochi minuti ad un ' intera g iornata. Un tra. s mettfro re radio di grande potenza , mediante se g nale co nven z ionale 5U appuntam e nt o, do veva indicare che l ' azione era stata compiut a . 10 Le t ra s mis sio ni d ov e v ano e ss ere limitate, naturalmente , a1J o s tretto indispe ns abile. 11 Speciali studi ed esperim e nti erano s tati condotti pe r s tab ilire un segnale fra pattuglia e sommetgibile al moment o del reimbarco ; oltre alJ' avviso lumino so a mezzo lampada , era s tato pres celto un seg nal e che la pattuglia doveva trasmettere a me z zo di sco di rame immers o nell ' acqua e percosso tre volte , captabile dal sommergibile. Naturalmente , per l'ardito paracadutista in pieno ass etto di comba ttimento , il pe so comp lessivo veniva cosf a superare , in molti casi , il limite di collaudo in relazione alla superficie portante . Era stato allora studiato e con cre tato , per lo zainetto speciale contenente l'e splosivo che pe sava circa 12 kg, un piccolo paracadute s upplementar e , di colore a ntracite co me queUo principale . Lo zainetto ve ni va fi ssa to al petto del paracaduti s ta il quale , una volta la nciato dall' aereo ed o tte nuta l ' ape rt ur a del para cadute personale , si libera va dello z ainetto facendo co nt e mporan ea mente fun z ionare il piccolo paracadute supplem e ntare la cui velocit à di di sce sa e ra calibrata in modo che fo ss e eguale a quella del paracadutista. Per impedire che e ventuali colpi di vento pote ssero far aU o nt a nare lo z ainetto, con co nsegu e nte pe rico lo di s marrimen · to a terra , esso veni v a mantenuto « al guin z aglio » a mezz o di un'appo · sita co rdicell a lun ga una decina di metri e fi ss ata all a cintura dell' uo mo. 12
P ochi g io rni prima della missione , la pattuglia che do ve va operare e ra seg reg ata nell ' isolamento piu as soluto. So lo allora agli uomini veniva no illu strat e tutte le caratteristiche d ell ' azione che era co s i s tudiata ed analizzata accuratamente e, con l'aiuto del comandante , svi scerata in ogni piu piccolo dettaglio. Per ogni obiettivo , la cui scelta era de-
10 Nel 1940 e ra sorta la necess ità d i do tare i par acadu tisti di spec iali apparecchi radi o che no n esistevano, all'epoca, né in Italia né altrove. Furono perciò st udiat i e realizz ati alc uni modeJli che po tevano fu nzionare anc h e dopo il piti fo rt u noso d e i lanci e, cosa sorp rend ente pe r i tempi, con una portata d i un mi gliaio di chilometri. 15 ufficiali rad io telegrafist i d el Genio fecero iJ co rso paracad utisti a T arqu ini a e fo rmaro no un a p rima squadra, cui seguiro· no molte ah re 1 impiegate con successo i n ope razioni nel Mediterra n eo, in A fr ica ed in al tre sedi. Qucs1 i appara ti, denomi n ati TXO, fu rono adottati sen za la benché minima modifica
mandata aU'Uffic io Operazioni II dell o Stato Maggiore Esercito , occorreva essere in possesso degli el ement i inform at ivi pill aggiornat i , mediant e rip et ut e ricogni z io ni aeree . C iò in teo ria, perché, in effetti , la precaria efficienza dell'Aeronaut ica non consentiva che le stesse avessero lu ogo, almeno non nella forma e nella misura neces sar ie , e la Luftwaffe aveva fatto chiaramente compre ndere che non in tendeva ri schiar e uom ini e mezz i. Lo studi o era di co nseguenza quas i semp re condotto su una so mm ar ia ed in comp leta documentazione fotografica pre -be llic a in possesso del SIM (Serviz io Informazioni Militari ), che costringeva poi le pattugli e, per assumere direttamente sul posto le necessarie informazioni , a temp i di permanenza nelle v ic in anze de l bersagli o piu prolungati e quindi piu per ico losi, perché aumentavano le possibilità di essere scoper ti. Si trattava, in genere , di fo tograf ie di po nti e stazion i delJa lin ea fer rov iar ia cost iera Marocco -AJge ria-Tunisia , dalle quali non sempre era poss ibil e rilevare la struttura degli ob ietti v i e, d a questa, dedur re i quantitativi di esp los ivo da impiegare ed i punti di applicazione piU efficac i . Ma tutto ci ò che interes sava la prima fa se deU' az ione: caratteristiche del terreno di accesso , corp i di guardi a e loro distanza dal ponte, numero de lle se ntineJle fisse e mobili , moda lit à di svolg imento d el servizio di guardia, dislocazione deJJe garitt e, difese accessorie , ecc., era completamente sco nosciuto. E d "altra parte i ponti ferroviari , la cui distruzione avrebbe s ignificato l'interruzione del traffico per una quind icina di giorni ed ostacolato anche gravemente l'organizzazione di un tra sbor do, si presupponeva che fosse ro necessariamente difes i, e c he tra ess i lo fossero ancora di pil, que lli in p ietra, la cui distruzione avrebbe significato l1 interruzione completa.
Ne derivava per le pattuglie la necessità di prol ungare la fase p recedente l' az ione, quella dell'avvic in amento, con sosta nelle vicinanze de ll 'ob iett ivo per aver mod o di «acqu i sir lo», di or ientarsi cioè su di esso e su i suo i sis temi di difesa e qui ndi decidere su ll e modal it à di az ione. Su H'eJeme nto so rpresa , g ià di per sé aleator io in quanto ben difficilmente l'ae reo sarebbe potuto sfugg ire all'individuazione durante il sorvolo d ell a zo na , - ci si riferisce ovviamente , in questo caso, alle sole pat t uglie paracadutate - e sull a rapidità di esecuz ione, che erano tra i fattori piU imp ortant i per la buona riu scita dell'azione , s i poteva perciò ben difficilmente contare La necessità dell'azione di sorpresa, data l'esiguità del reparto de st inato a comp iere l'opera zio ne, imponeva il lancio della pattugli a nelle ore notturne , ma poiché necessit ava pur sempre un certo grado d i vi sibilità per la scelta, da parte del pilota e del dir ett ore d i lancio , de l punto esatto, e per i sabotator i al fine di diminuire g li im prev isti al momento dell'atterraggio , l'azio ne poteva avere luogo so lt anto in fase di lun a piena. Ne conseguiva una serie di limitazioni nel numero di nott i disponibili durante il mese, numero che era influenzato anche dalle co ndizio ni meteorologiche sul
campo di partenza ed in zona di laoci oi che potevano da so le scons igliare od impedire tanto il volo quanto il lancio.
Per una buona riuscita dell'azione, si trattava di mettere subito fuo ri causa le sentinelle e di neutralizzare il nucleo destinato alla difesa; contemporaneamente, doveva iniziare l'applicazione dell'esplosivo. Nella fase di isolamento che precedeva la partenza , il capo pattug]fa ripartiva i compiti fra i suo i uomini, riservandosi di apportare sul pos to quelle variant i che la ricognizione a vista avrebbe potuto consigliare o rendere indispensabili. Veniva pertanto designato il nucleo eliminazione sentine lle, quello di attacco al corpo di guard ia e quello che avr ebbe effettuato l'applicazione delle cariche . Era altresf determinato, sulla carta, l 'a ngo lo di rotta da seguire dal presunto punto di atterragg io s in o a.U 'obiett ivo, e s i stabiliva l 'ordin e di marcia: «gli occh i », c ioè i due uom.ini che avrebbero fatto da avanguardia esp lorante, la formazione (in ordine sparso, i n linea di fila , a cuneo, ecc.), la retrogua rd i a. A questo punto la pattuglia era pron ta all'imbarco, ed a bordo dell'aereo , fino a lancio avvenuto, passava a di spos izione del direttore di lan cio che, in base alle indicazioni del comandante della pattuglia, stabiliva l'o rdine di fuoriuscita e le relative modalità. Abbiamo descritto la fase preparatoria di una missione dj infiltrazione a mezzo paracadute, ma quanto detto, a parte g H aspetti strettamente aviolandst ici , valeva esattamente anche per un'inf iltraz ione anfibia.
Tornando ai paracadu t isti, le cui missioni presentavano indubbiamente alcuni problemi in pill, una volta g iunti a terra gli uom.inj d ovevano liberarsi del paracadute, recuperare lo zainetto con g li esplosivi, so tterrare i due paracadute e riordinarsi in pattuglia . Nel caso di incidenti all'impatto col terreno, era stab ilito che l'infortunato , se imposs ibilitato a proseguire, sarebbe stato soccorso per quanto poss ibile e lasciato sul posto; ed era logico, perché ]'esito de ll a missione era troppo importante per essere subordinat o alla sorte dei singoli (ed il discorso valeva anche per le altre due speciali t à - anfibi e camionettist i - in caso di malori , ferite od impedim en ti di var io gene.re occors i in fase di raggiungimento deJJ'obiettivo).
Nella maggior parte dei casi, va detto che Ja favorevole circostanza di un lancio nella esatta zona prestabilita non si sarebbe verificata quasi mai , specie quando le zone erano prive di punti ca ratterist ici del ter reno facilmente individuabili anche di notte, sia pure con luce lunare. A ciò aggiungasi lo scarso addestramento a questo tipo di operazioni da parte de] personale navigante dell 'Aero nautica, co l quale non c' era stato né iJ tempo né la lungimirante opportunità di condurre un a preparazione congiunta. Una vo lt a stabilito che non ci si trovava nella località giusta, le pattuglie dovevano attendere nei pressi la luce del g iorno, or ientarsi , calcolare nuovamente l'a ngolo di rotta e po i attendere ancora il bu io per iniziare la marcia. Le zone di lancio , in sede di pianificazione, erano prescelte con il cr iterio ...che nel corso della stess a notte potesse essere raggiunto l ' obiettivo. E chiaro che la dila-
zione di 24 ore, quando erano suffici e nti, compromett eva tutto il fattore s icure zza dal momento c he espone va il gruppo al rischio di essere rile vato dal nemico o d a qualche abitante della zo n a, il c h e e ra praticamente lo stesso.
Alla part e n za 1 ogni uomo era scr upolosamente esaminato affinch é non portasse con sé, neppure involontariamente, qualche oggetto o pezzo di carta che potesse fungere d a indizio rivelatore per il nemi · co. D Ma questi , come al solito, sapeva già molto. Fin dall ' autunno 1942, Radio Cairo aveva cominciato a prendere di mira gli uomini di Santa Severa co n a nnunci ironici : « appena calerete in Egitto, se avrete il coraggio di far lo, ci saremo noi commandos a darvi il benvenuto. . appe na cat turati v i faremo fu o ri »; <<. ve nite! Vi aspe ttiam o ! Giocheremo una bella partita di calcio!».
Verso la fine del 1942, l'add estra mento poteva considerarsi praticame nte ultim ato per il I battaglione e pressoc hé prossimo alla fine anc he per il II . Fra ge nnai o e febbraio 1943 , la forza del 10 ° ar diti osc illa va fra 80-90 ufficiali, 15 0-1 70 so ttufficiali , 550-700 uomini di truppa e, limitatamente ai due battagli o ni men zionati , iJ reggimento era pronto all'impiego." A merà gen nai o il I battaglione vedeva su ddivise le proprie pattuglie in var ie sedi, corr ispon d e nti a di ve rsi punti di partenza per le operazioni: la 101 • e 102' in Sardegna, " altre a Rodi (per l'a ttacco agli aeroporti di C i pro), mentre la 103 ' compagnia cami o ne ttisti raggiungeva l ' aeroporto di Castelvetrano, in Sicilia, per trasferirsi in Tuni s ia . Dopo qualc h e mese, il distaccamento di Rodi veni va ritirato, dal momento che la si tuazion e marittim a ed aerea in quell o sc acchi e r e non permetteva l'in vio di pattuglie né sull a costa del]' As ia M i nore né in E git to o Tripolitania. 16 La 103 • sbarcava in mar-
11 Il reggimenlo disponeva di un Nucleo Carabinieri, al coma ndo del cap Giorgio Geniola, per i compiti di polizia militare e cont rosp ionaggio.
1 ~ Dati ricavati dagli specchi sulla «forza presente» allegati al diario sto ri co del 10 ° reggimento arditi (USSME).
1 ' La 101 a compagnia paracadut isti, al comando del capitano Mario Baliva , era campo. 1~:i~m1'::hh~i;m4~eile~in;!~~:~_ti>j~:~:cr:;t,; 2 611 ~t;/e;.
Leo Zeli; 8 1 Pantano, cap. Emanuele Bosco; 9• Inafferrabile, s. ten. Arduino Varutti. La 102 1 compagnia da sbarco, agli ordini del capitano Giusep pe Occhetti, era anicolata sulle seguenti pattuglie: 11 Medusa, com.te ten. Mario Betti; 2" Squalo, ten. Claudio AJeoni; 4" Delfin o, ten . P io Caci; 5" Son già là, ten. Dario Bertolini; 7• Vado e torno, s. tcn. Omero Fcrruzzi; 8 1 Gro11chio, ten. Egone Suppi; 9 1 PiOtJro, cap. P ietro Tiezzi. Le pattuglie 5 1 La motta: o la va o la spacco (s. ten. Salvatore Pizziani co) e la 7 1 Fonta· Alf~
de
parte del
,
istaccamen to -E• (Egeo) dislocato a Ro& cadu¼\rdJ:~gi~!~~e 1~1 l~~obA~,!t~e(;:~ 0 p:!i:;;n!i~~~~ti~;~;e 1 r:= ~/f, 1 ;o~a;~: dante del battaglione), la 122 1 da sbarco del capitano Sergio Scordia, la 12 3 1 terrestre del capitano Gaetano Capozza. (PoSTIGIJONI, G., op. cit., pp. 872-873.) 16 Le so rti delJa guerra, in Nord Africa come sug li ahri front i, era no ormai decisamente orientate a favore degli anglo-americani. Tripoli era abbandonata dalle truppe italo-tedesche d~:i~A~:t:i f::s!~t!~a: ~Ji! ,~::a1e1 1 ~!;e;h~ e;I
zo in Tunisia senza metà delle camionette , per mancanza di naviglio atto al t rasporto. Continuavano, come s.i vede, le macroscopiche deficienze organizzat ive della nostra condotta bellica, non solo in termini di penuria di mezzi , ma anche suJ piano concettua le, perché, a ques t o punto, non aveva veramente piU senso gettare nel calderone di W1 fronte di combatti men t o un nucleo esiguo di spec ialis ti , la cui preseriza sarebbe s tata asso lu tam ente ininfl uente ai fini belJici generali, se nz a i propr i strumenti di la vo ro , di ssipan d o cosf un patrimonio sce lto di uomini e tante energ ie spe se per il loro addestramento . 17 Si ripeteva, se nza la minima ombra di re sipiscenza, l ' errore comp iuto su piU larga scala con l'invio d ell a divisione paracadutisti Folgore a combattere come fanteria d ' arresto , e se n za averne i mez zi , sul fronte egiziano , e de l corpo d'armata alpino nelle pianure rus se.
L'esordio
La prima azione di sabotaggio del 10 ° reggimento arditi fu compiuta il 16 ge nnaio 1943 da una pattuglia di paracadutisti della 10 1 • compagnia del I battag li one, decollata da Elmas (Cagli ari) al comando del s. ren. Z o li. 18 L 'ob iettivo era il ponte ferro v iario di Eddou s, nella zona di Al ger i. Effettu a ta con suc cesso l'az ione, la pattuglia soste neva un breve scontro a fuoco con reparti francesi al termine d el quale era catturata. Ufficiali e so ld ati erano in v iati in campi di concentramento separati, ad eccezione dell 'ardito Boni che rimaneva con i due ufficiali , ten. Zoli e s. ten. Ottali, nel campo di Saida. La notte del 22 dicembre , Ortali decide di evadere. Mentre sta o ltr epassando i reticolati , una raffica sparata da un so lda to algerin o lo imm ob ili zza su di essi. Vi ago nizzerà per due ore , senza essere soccorso, mentre , a pochi metri di di stanza , Boni è bloccato con le mani in alto. Ottali morirà dissang uato , e ver rà sepolto nel piccolo cimitero di Saida dove i suoi resti, se non so no stati ritirati in questi ultimi dieci anni da qualche famil.iare, tuttora rip os ano nella tomba n. 238. Il 2 febbra io 19 43 due pattuglie d a sbarco della 102 ' compagnia, inizio l'ultima nostra resistenza in territorio africano che , pro tr attasi per altri tre mesi, sarebbe cessata il 12 maggio 1943.
11 Alla fine degli anni C inq uanta, in occasione di un raduno di paracadutisti , avemmo iJliacere di incontrare Guido Boschetti, già comandante del I bauaf'ione del 10 ° arditi ed :i~~~i/~~:r:1::!~~0:r~:~~~t;:~;t;~:r:;~i;:!/:~~~; fb~~~s:n~: ~?~:p~~~~i::;_vA:ri~ vammo tardi , quando i giochi erano già fatti. Se i sabotatori fossero stati disponibili sin dall'inizio del conflitto, avrebbero avuto ben altre possibilità di impiego in tutto iJ bacino del Mediterraneo orientale... No n è possibile creare in breve tempo gruppi di sabotatori perfeuameme idonei alJo scopo . .. ,.
11 O ltre al s . tenente Zoli , comandante , la pattuglia e ra composta dai segue nt i militari: s . tenente Ortal i, vice-comandante, serg. maggiore Bellavia, sergente Marioli, caporale Sampugnaro , capo rale Ra vasio, ardi ti Mangiapia, Sparave nt i, Boni, Lanuto e Rocca. (ARENA, N ., AquUe senza ali, Milano , Mursia, 1970, p. 177 , e P OSTIGLIONI, G ., op. cit., p. 887.)
al comando rispettivamente dei sottotenenti Betti e Bertolini 1 s i imbarcavano a Cagliari , la pr i ma su l sommergibile Volframio e la seconda sul Malachite, dirette verso la costa algerina. Obie ttivo della pattuglia Bertolini era il ponte ferr ov iario sull ' Uadi Boudo vao u , que ll o della pattuglia Betti il ponte di EI - Kjeur. Le condizioni del mare , però , impedivano al Volframio lo svo lgimento di ogni operazione; seguiamone la de scrizione attraver so il s uccinto resoconto del comanda nte di reggimento:
«Il so mmerg ib ile è arriv at o ne lla zona del lancio all e ore 17 del giorno 5, ln ritardo, c ioè, r ispeuo a quanto previsto, a causa del mare e di precauzioni dovute prendere perché fatco segno a lancio di bombe di profondi t à.
«Alle o re 22 circa dello stesso giorno il somme rgib il e (che durante le ore di luce aveva esplorato la cost a con il pe ri scopio), è emerso e nonostante le sfavorevoli co ndizioni del mare viene deciso di tentare il lanc io dei battelli.
« U mare ha però impedit o le operazioni per il gonfiam ento d ei batt elli su Ua coperta spazzata daUe o nde ; un batte llo, anzi, strappato dagli ormegg i, si è perduto in mare nonostante un tenta ti vo di recupero.
« L'az ione non è stata t entata la sera dd giorno 6 per il mare e la dis tanza dall a costa: deciso il tentativo per le prime ore del giorno 7 , al momento di emergere gli idrofoni hanno segnalato navi in super ficie. Rima ndata l'azione alfa sera del 7; ma poi per la cacc ia di co rvet t e e mo to siluranti nemiche ed iJ lan cio di bombe di pro fond ità è stata ancora rimandata , ed il so mmerg ibil e s i è a!J ontana to dalla costa.
«A.Ila sera del giorno 8 (ult imo giorn o utile) iJ s. ten. Betti, per quanro il sommt: rg ibile fosse d istante dalla costa, ha chies to di essere ripo rtat o ve rso cos ta e di essere lan ciato ; il co mandante del somme rgibile, tenuta pe rò presenre la sorveglianza avversaria, ha deciso il rientro aUa base avvenuto alle ore 06.30 del 10 co rre nt e.» "
La pattuglia Bertolini era invece sbarcata ed era arrivata nei pressi del ponte ma, per difficoltà legate alla natura del terreno e ad una certa impreci s ione nel punto di sbarco, so lo alle prim e luci dell'alb a: non piU in tempo , quindi, per effettuare l'a zione con il favore dell 'oscur ità. Un tentati vo di reimbarco sul so mmergibile , de.I quale peraltro non fu trovata traccia , per agire poi la n otte success iva, sembra sia stato effettuato senza esito. Gli operatori avevano riguadagnato terra nell'intento di occultar si in qualche modo; ma in breve venivano scoperti e catturati. Anche di questa azione abbiamo un s intetico, ma efficace 1 resoconto attraverso la relazione del co mandante del sommergibile:
5.2. 1943 ore 16 - emersione - individuato esa ttam e nte punto sbarco - miglia 8,5 per 92° da far o Capo M at ifou • fo ndale 67 mt. distanza costa miglia 2 - localizz ata fattoria San Salvatore r iva de stra Uadi Boud ovaou - preso fo nd o dopo pre sa visio ne zona e fatto co ntrollare punto sbarco a mezzo miglio periscopio s. ten. Be rto l.ini . -o re 20.30 - emergo - mare forza 6 - impossibile sbarco - immergo e dirigo rotta Nord per zona sicurezza di st anza 6-7 mi gli a cos ta . - o re 23.30 - emersione per cari ca batterie e ricambi o aria.
1 ~ USSME, ds. 10° regg.Jo arditi, prot. 03/307 del 14 febb raio 1943, da com.do regg.to a Stato Maggiore R.E., f.to Gazzaniga. Un altro tentativo sarebbe stato compiuto nei prim i giorni di ap ril e con la s tessa pattuglia e con lo stesso sommergibile, anch'esso però non andato a compimento per le stesse ragioni del primo.
6.2.1943 ore 3.45. lar. 36 ° 57 ' 3Y N. long. 03 ° 26'00· E. avvistato due sagome naviganti linea rilevamento.velocità stima ta 20.25 rotta 270 ° dirigo prima su direzio· ne unità individuato 2 cc tt · impossibilitato attacco per forte distanza unità ne· miche.
- ore 6 - immersione per avvicinamento costa poso fondo 70 metri.
- ore 9 . quota periscopica - controllo punto sbarco conferma località - immersiéne e posa su fondo .
- ore 21 - emersione · mare leggermente increspato · favorevole sbarco faccio approntare bauellini pneumatici - uomini pattuglia in coperta - carico materiali · operazio ni rapide e perfette.
- ore 21.1 O . allontanamento battellini verso costa . immersione e posa sul fond o. Disposizioni imp arti te con comandante pattuglia 10° Reggimento Arditi rotta andata 180 ° - rotta ritorno 0 ° tempo medio previsto per azione ore 7 appuntamenti prev isti o re 3; 3.15; 4; 4.15; 5; 5.15; 6; 6.15 rilevamento sommerg ibile in superficiesegnale acustico co nv enuto: colpi di pugnale sul volami no di bronzo immerso in acqua e sospeso con cavetto Segnale lum inoso convenuto: segnale luminoso Morse lettera B co n lampada tascabile azzurrata e luce verso dfrezione Nord. Parola d'ordine: Modena; controparola : Marco.
7.2.1943 ore 4.29 · sul fondale si rileva agli idrofoni boato pro lungato per esplos io ne direzionale terra.
-o re 4.30 - secondo boato piU forte e prolungato .
- ore 4 .35 . terzo boato intensità e durata eguale al primo .
- ore 5.16 . emersione per esplorazione a vista - esito negativo - immersione.
- ore 5.30 ·5 }5 si rilevano agli idrofoni serie intermiltemi di colpi metallici identici a quelli concordati. Netta sensazione a bordo che siano gl i arditi di ritorno.
- ore 5 38 - s i rilevano colpi di fucile intermittenti ed altre armi da fuoco - emers io ne ed esplorazione a vista - nessun avvistamento imme rsione .
- ore 5 58 mare calmo - cielo terso - visibilit à ottima lampeggiamemi sulla spiaggia a cara1tere salruario - nessuna traccia bandlini.
- ore 6.30 immersione pe r evitare avvistamento.
- ore 8 ricerca sistemarica del sommergibile da parte 3 unità - (id ent ifi cati una turbina e due motori a scoppio) - ordine di fermare ogni motore a bordo si odono esp losioni di bombe di profondi t à.
- ore 14 deficienza di aria ricca di ossigeno a bordo per prolungata immersione . re siduo e nergia elettrica • Ampères 5/6000 .
- ore 18.50 - emersione · mare calmo - vis ibi li tà buona - a distanza 10/12.000 metri si scorge direzione Capo Matifou - corvetta ferma.
- ore 19 . 30 . immersione .
- ore 20.30. emersione - termici in funzione. direzione avanti per Nord
- ore 23 . 30 . accostamento per rotta 75 ° - direzione pun to C. 8.2.1943 • navigazione per rientro base. zo
U serrato, telegrafico resoconto del comandante del Malachite rende molto bene le difficoltà e la tensione che missioni del genere co m-
20 ARENA , N , op. ci t., pp 179- 181. La pattug lfa Berto/i,1i era co mposta da l scrg maggiore Massa, dai sergenti Saracino e Pieralli, dal cap. maggiore Dal Passo, dal caporale Landolfi e dagl i arditi Cavalletto, D'Ercole, Pasini e Vincenzi. (POSTIGLIONI, G., op . cii . , p. 889.)
portavano. Nei brevi giorni di navigazione verso l'obiettivo si creava , tra i sabotator i e l'equipaggio del mezzo che li trasportava, un intenso legame di cameratismo, accomunat i com'erano in attività audaci e rischiose come quelle in atto. I marinai vedevano allontanarsi i commilitoni per l'azione in territorio nemico e ne seguivano co n l' animo, ora per ora , la sorte, cominciando poi un conto aJla rovescia con ansia e trepidazione. Dalle note scarne ed essenziali del rapporto del comandante del sommergibile questa particolare atmo sfera traspare, e po ss iamo ben imma ginare quanto dovesse costare impartire l 'or dine di rientrare , quanto si cercasse di dilazionarlo il piU possibile, fino ad arrivare, in alcuni casi , ad oltrepassare i parametri di s icurez za. Oltre un certo limit e, comunque , non si poteva andare, per non compromettere la sorte del sommergibile e del suo equipaggio , e, se pur molto a malincuore, bisognava sga nciar s i . A bor d o, in questi frangenti , c'era un'atmosfera triste, siJenz iosa; il pensiero era là, con i ragazzi del 10 ° . Che cos'era successo? Avranno avuto perdite ? Avranno portato a termine l'azione? Dove saranno ora?
Per g li arditi della pattu glia Bertolini, l'essere stati catturati fu un colpo di fortuna, perché altrimenti avrebbero seg uito la sorte dei 35 membri dell'equipaggio che si inabis saro no con il Malach ite il 9 febbraio. Verso le 11 di quel giorno, infatti , mentre si trovava in emersione ormai in prossimità d ell e coste sarde, il sommerg ibiJe olandese Dolfiin indirizzava all 'unirà una sal va di 4 siluri di cui, mentre 3 erano evitati , uno colpiva lo scafo aJ centro sulla sinistra . In 50 seco ndi il Malachite si inabi ss ava con 35 membri dell'equipaggio; si salvarono solo 10 marinai, l' ufficiale in 2' ed il comandante, che avrebbe poi redatto per il comando del 7 ° Gruppo sommergibili il rapporto di cu i abbiamo riportato uno stralcio. 21
Il ponte di Beni Mansur
Intanto, era stata programmata anche un'azjone con infiJtrazione a mezzo aviolancio. U compito era di di st ruggere il ponte ferroviario in ferro a circa 5 km a Sud della stazione di Beni Mansur, in Algeria, Jun go l'unica linea ferroviaria dj rifornimento del fronte tunisino, da attuarsi a mezzo di lancio notturno. IJ presupposto tattico era che si dovesse raggiungere il ponte con angolo di rotta per azione di sorpresa o, in caso che questa fosse venuta meno e fosse stato dato l'allarme, per attacco pre ordinato. Il rientro, ad az ione effettuata, doveva avve· nire entro le nostre linee in Tunisia con mezzi propri; essendo, infatti , la zona a circa 800 km da ll a linea di combattimento , era da escludere qualunque possibilità di recupero. La pattuglia era al comando del re-
21 Cfr. LA Marina italiana nella seconda guerra mondiale , vo i. II (nav i milhari perdute) , Roma , USMM, 1975 , pp . 64-65.
nente Nino De Totto , un atletico ufficiale di Capodistria, 22 e costituita, oltre lui , da 10 uomini. 23 Oltre all'apparato radioricevente e trasmitte nte , la dotazione collettiva comprendeva i seguenti materiali: 10 moschetti automatici Breda, 11 rivoltelle Beretta ca!. 9, 11 pugnali da arditi, 66 bombe a mano , 40 caricatori da moschetto e 44 da pistola, 10 zainetti contenenti circa 60 kg di T 4 plastico in «salsicce»; 3 3 sca- · tolette di v iveri spec iali per arditi, in tutto tre giornate di alimentazione assicurata per ogni uomo; 3 bussole ta scabili, 12 carte topografiche, 2 binocoli prismatici, un orologio impermeabile di precisione, 2 fumate colorate per seg nalazione , un pacco grande da medicazione, 30.000 franchi francesi, 45 dollari e 11 monetine d'oro. 24
La sera dell'll febbraio 1943 la pattuglia decollava da Decimomannu su ll 'S.82 pilotato dal tenente Prosdocimi. Il ve livolo , giunto nella zona di Bougie , nonostante diversi tentativi a var ie quote, non riusciva ad imboccare la valle del Souman; percorreva allora 50-60 km lungo la costa ad Ovest di Bougie per cercare condizioni piu favorevo1( ma nubi e piovaschi frustravano ogni tentativo , e l'aereo era costretto al rientro che avveniva verso le 2 del mattino. La notte successiva l'esito era piu fortunato. Decollato alle 20,40, e sempre affrontando difficoltà meteorologiche, Prosdocimi riusciva a penetrare nella vallata ed a portarsi sulla zona di lancio , che veruva effettuato verso le 23,45, da una quota di 300 metri, con buona visibilità e vento debole. "
Arrivati a terra , gli arditi si radunarono in circa mezz'ora. Era andato tutto bene, non c'era stato nessun incidente nell ' impatto col terreno. Dopo circa un paio d 'ore di lavoro per sotterrare i paracadute ed il rimanente materiale superfluo, la pattuglia si mise in marcia, adottando le prescritte misure di sicurezza. Si effettuarono due guadi , giun se l ' alba, ma non si scorse nessun indizio della vicinanza del ponte. Ormai faceva chiaro e bisognava occultarsi. C'era una bella colJinetta con alcuni cespugli, dove ci si poteva riposare e fare una bella dormita. Ma D e Totto ed altri due arditi non poterono concedersi questo premio, dovevano cercare di orientarsi e determinare la posi-
Fig. 8. L'itinerario seguito dal tenente De Tatto (10 ° reggimento arditi) per l' azione di sabotaggio. (Da « AJi nuove», n. 24, 1960 .)
zione quanto pi(, presto possibile. Compirono giri dj ricognizione nei di.ntornj , molto cauti, e finalmente, nel tardo pomeriggio, riuscirono a stabilire che l'o b iettivo doveva trovarsi a non meno cH 40 km in linea d 'ar ia, giacché il punto di riferimento piu vicino era l'a bitato di Akbou, situato pochi chilometri a Sud-Est. L'ind ividuazione della zona di lancio era stata sbagliata, con un errore approssimato di circa 30 chilometri ad Est di quella stabilita. Avevano marciato inutilmente per tre ore. Pazienza, succede. In serata, ripresa della marcia in direzione opposta, procedevano spediti il piu possibile per riguadagnare una parte del rempo perduto nonostante un diff ico ltoso passaggio in rocc ia (che veniva effettuato sotto la guida del sergente maggiore Postai, proveniente dagli al pini). 20 chilometri di marcia, oltrepassando verso Ovest la zona di atterragg io. Comunque fino a que l momento tutto era a ndato bene senza incontri né inc ident i . All'alba de l giorno 14, alt ed occultamento per tutto il giorno in una casa d iroccata ed abbandonata. Fuor i, pioveva e faceva freddo . Ma , a questo punto , nessuna descrizione potrebbe valere quel1a deUo stesso comandante dell a pattuglia, cosf come emerge dalla relazione da lui compilara a1 rientro dalla prigionia:
« La sera del 14 , ripresa deUa marcia di avvicinamento, se nza essere ancora riusciti ad ottenere il coUegamenro radio. Circa 30 chilometri di cammino, sino a giungere nelle immediate vic.inanze del ponte, a circa 4 o 5 chilometri. Osservazione deU'intenso traffico dei treni militari lungo la linea ferroviaria e del forte movimento di truppe in transito nei pressi della stazione di Ben.i Mansur.
«La giornata del 15 , dall'alba al tramonto, viene lrascorsa in un declive cespug lioso, a poco pili di un centinaio di metri dalla linea ferroviaria, ma ottimamente defilare alla vista. Nessun incontro pericoloso, nessun incidente. Però i viveri sono pressoché ultimati e s i comi ncia a far sentire la fame e la co nsegueme stanchezza. Distrib uzione di simpamina.
«Al trn.monto del 15 avvicinamento. Verso le 21 si giu nge su di un'altura dominante il ponte, a circa 300 metri di distanza. Osservo.zione, dalle 21 alJe 23 circa. Si nota un forte movimento intorno al ponte: due sentinelle in continuo movimento lungo le rotaie per rutta la sua estensione (150 metri circa); altre pattuglie mobili lungo la linea verso Nord e verso Sud. Una notevo le baracchetta al limite Nord del ponte racchiude gli llOmini del corpo di guardia. Quanti? La lingua in cui ve ngono dette le poche frasi al cambio della guardia ed al rientro delle patrugUe è la francese. Verso le 23 ci si porta in una posizione pili arretrata e nascosta e si inizia la preparazione dell'esplosivo. Distribuisco i compiti per l'azione: io, con Po stai e Renda, di cont rollo al corpo di guardia; Caruso, Amadei e Baire per la eliminazione delle sentinelle; gli altri, compreso Marchese!Ji (che non è riuscito a co!Jegarsi con la radio nonostante i ripetuti tentativi), con l'esp losi vo, in posizione leggermente arretrata.
«Alla mezzanotte inizio del movimento. L' attacco è fissato per le ore 1,30 dd 16. Tra un'ora e mezza. Alle 0,.30 si è tutti nella prossimità dei propri posti d ' azione, al di qua ed al di là del fiume sul quale il ponte è sospeso. Silenzio completo, nessun accenno d 'allarme all'intorno. La notte è limpida e se rena , la luna ancora moho alta (tramo nterà non prima delle cinque).
« Verso l'una, a mezz'ora dal momento stabilito per l'i nizi o dell'azione, una pattuglia mobi le nemica uscita dal corpo di guardia, punta dopo pochi secondi di incertezza ve rso il posto in cui si Lrovano distes i i nostri uomini con l'e splosivo Mome nti di ansia. Noi tre siamo spos tati di circa 50 metri dalla direzione del loro passaggio: non ve-
niamo individuati. Ma i due francesi, a pochi metri dai nostri uom ini con l'esp losivo, s i arrestano di colpo co n la caratter istica mossa d i chi ha visto qualche cosa ne ll a pe· nom b ra.
« Poch i attimi: tra i nostri ed i francesi si apre il fuoco. La sorpresa è manca t a Secondo gli ordini da me imparti t i, ognuno si butta decisamente ad eseguire il proprio compito specifico. Da questo momen to io posso dire con ce rtezza unicamente ciò che è stata la mia azione personale ed in parte di Postai e di Renda.
« Noi tre ci siamo lanci ar i suUa baracca de l corpo di guardia scaricando tulle le bombe a mano e gran parte dei colp i di moschetto , per dare tempo agl i al tri di effettuare il colpo su l ponte. Su ques to si udi infuriare il fuoco di fuci le r ia. Una palJ otto la mi ferl al brace.io destro all'ah ezza ddla spaUa. Nien te di grave. La reazione nem ica parve per qualche attimo cessare ; ma dopo pochi secondi, mentre i nostri uomini erano sul ponte co n l'esp losivo, dalle alture circostanti incominciò iJ fuoco di armi automatiche incroc iate e di (p robabilmente) piccoli mortai da fanteria o bombe a mano.
«Tre scoppi mi investirono in pieno, a pochi att im i di distanza, ferendo con qualche sc heggia superfic iale me e Postai che mi era vici nissimo. 11 terzo mi colpiva il braccio des t ro a livello dell'avambraccio medio e mi scarave ntava a Lerra p rivo di conoscenza. Riavutom i in pochi secondi, mi v idi vic ino Postai che stava reagendo con gli ult im i colpi di moschetto al fuoco nem ico. M.i accorsi che lo scoppio mi aveva in teramente mutilato l'arco , aveva spezzato il moschetto che io stringevo in mano e mi aveva ferito alquanto profondamente aUa coscia destra. Postai mi diede la prima assistenza, a iutandomi a raggiungere un cespuglio oh-re la linea di cres t a e fasciandom i co n il suo fazzoletro iJ monc her ino sanguinante.
*-A tale punto giunse il fragore deUo scoppio dell'esp los ivo sul ponte: gl i uom ini addetti a tale compito avevano (a giudicare dalJo sbandamento subito dal ponte s tesso) fatto scoppiare gli zainetd, come log ico e previsto in caso di troppo forte difesa , nei punti virali della costruzione. Lo spostamento d'aria ci spostò e ci asso rdò.
« Dopo qualche minu to, rallemarosi il combattimento, ed in seguito ad un m io t enta ti vo d i so ll evarmi e d j proseguire r iso ltosi negativamen te in soli pochi pass i, io vinsi la riluttnn2a di Pos t ai ad abbandonarmi cosi s ul campo d.i battaglia e lo co nvins i essere c iò per il bene di rutti. D iedi a lui cu tto iJ mio denaro, la mi a bussola , il mi o b inoco lo, le mie carte topografic he e gli oro log i, e gli ordinai di allontanarsi dall a zona tentando di puntare verso le nostre linee a tutti i costi. Cosf Postai mi lasciò con paro le generose, forti, da vero soldato. Io ero già indebol ito a causa della forte perdita di sangue; non vidi pill Renda che era rimasto ne i pressi del corpo d i guard ia. M.i sembra invece di avere v isto e sa lutato qualche animo dopo l' ardito Amadei <( Non so quanto tempo ancora trascorse. Io mi feci forza di non lamentarmi nonostanre il crescente, sordo dolore della mutilazione , per non attirare l'attenzio ne del nem ico e lasciarlo nell a mass ima incertezza riguardo alla nazionalità ed entità delle nostre forze. Ad un tratto mi sentii assordare progressivamente e progressivamente attenuare la vista, sino a che perdetti i sensi. D a questo momento non ho p ill alcuna effeniva nozione del tempo trascorso e deg li avvenimenti. Sono r invenuto ne ll' ospedale genera le inglese di La Réunion nel primo pomer iggio del giorno 17, già operato ed ott imamente assis ti to dal cap ita no medi co chi rurgo e dal persona le d i servizio. Seppi indirettamente di essere stato catturato all'alba del 16 sul campo di battaglia e poi trasportato su di un'autoambulanza sino aU'ospedale per oltre 200 m iglia di strada. L'operazione riusci felicemente, e nonostante il do lore forte ed incessante andai sin dai primi giorni molto migliorando.
«Durante la prima se tti mana di prigio nia, subi i tre interrogator i ll p r imo mi fu fatto da parte cli d ue capitani (uno inglese ed u no fra ncese) e si co ncluse, dopo il mio assoluto diniego di dar loro informazioni d i qualsias i ge nere, in ripe tut e minacce di fucilazione quale sp ia e sabotatore irrego lare. li secondo mi fu fatto dagli stessi due ufficiali e fu ancora p ili minacc ioso; mi fu da ta comunicazione della fuci lazio ne avvenuta di alcuni m ie i so ldati e mi fu detto che avrei dovuto seguire la stessa sorte. U terzo si
svolse in un'atmosfera di reciproco, alto rispetto. Gli ufficiali (questa volta tre) ebbero per mc parole gentil issime, mi strinsero calorosamente la mano e mi portarono i saluti di due o tre miei arditi prigionieri, a quanto essi affermavano, nel campo di Setif. Da questo momento incominciò la mia convalescenza. Poi fui trasferito ad Algeri, a Casa· bianca ed in aprile in America, dove fui trattenuto sino al mio rimpatrio avvenuto il 7 agosto 1945. » 216
C'è un particolare importante che De Totto avrebbe aggiunto poi a voce, nel corso delle rievocazioni fatte con amici: uno degli ufficiali inglesi, nel congedarsi, gli aveva detto: « Vi aspettavamo, Sir, vi aspet· tava mo ... sapevamo, Si.r, sapevamo». 27
La 103° compagnia camionettisti
A marz o , intant o, erano entrati in azione anche i camionettisti della 103' compagnia. Come abbiamo già detto, solo una parte delle camionette sahariane di loro dotazione era stata tra sfer ita in Tunisia con il reparto, e pertanto gli arditi, una volta impiantata la propria base nel· l'oasi di Gabès, venivano impiegati come «pat tuglie di combattimento» nei vari se ttori del fronte ripartiti fra il XX ed il XXI corpo d 'armata in suppor to alle divisioni Centauro, Giovani Fascisti, Trieste, Spezia e Pistoia. La 103' partecipava agli scontri sul fronte del Mareth, di Enfidaville, alle battaglie dell 'Akar it e di Takroun a, distinguendosi sempre pet grin ta ed efficacia. Durante il combattimento di Saouaf, a q. 330, il 20 aprile, perdeva la vita il comandante di compagnia capitano Marino Bru sa, ed in tutto il ciclo tunisino, chiusosi il 12 maggio 1943 , sarebbero caduti altri 8 elementi mentre altri 18, tra cui 3 ufficiali , sarebbero rimasti feriti. Tutto ciò che è stato possibile apprende· re sulla 103 ' lo si deve al generale Pietro Corsini su lla ba se di una s intetica rela zione compilata per l'Uffici o Storico dell o Stato Maggiore Esercito sulla scorta di ricordi personali. Corsini 1 all'epoca tenente e poi capitano, faceva parte della compagnia qua le comandante della 1' pattuglia; negli ultimi tempi divenne il comandante della stessa co mpagnia. Corsini, tra l'alt ro, ha scritto:
Riporto sinteticamen te le principali azioni deUa 1 • pattug li a suJ fronte del Mareth: a) settore della divisione Trieste, caposaldo del battaglione comandato dal maggiore Politi (marzo 194}):
- una pattuglia inglese di circa 20 uomini si spinge verso l'osservatorio abbando· nato di q. 46; usciamo dal caposaldo in formazione sp iegata ed ava nziamo sotto il fuo· co di due mitragliatrici nemiche; a distanza ravvicinata, apriamo il fuoco delle armi automa Liche individuali quasi contemporaneamente; lo scontro avviene nei pressi del· l'osservatorio e si conclude con il lancio di bombe a mano; il nemico si ritira, lasciando suJ terreno tre morti e due feriti ; da parte nostra due feriti, dei quali uno grave ;
216 Relazione sul fotto d'orme J2.J6 febbraio 1943 della 2 • pattuglio paracadutisti della JOJ • Compagnia del 10 ° Reg,imento Arditi , in • Ali Nuove ll', n. 24, 16 31 dicembre 1960, pp. 53-54.
11 Di;: Torre , N , La vigna dalle cento uve, Roma, Trevi , 1987 , p. 87.
- iJ giorno seguente, una grossa pattuglia inglese si avvici na nuovamente al caposald o, ma questa volta noi s iamo g ià apposta t i e sbuchiamo improvvisamente sul suo fianco; la pattuglia, sorpresa, offre una fiacca resistenza e s i ritira lasciando due uomini nelJe nostre mani; p iU tardi, n1!U'az ione di rastrellamento, un uffic iale e due solda t i inglesi sono fatti prigionieri;
- uno (o due) giorn i dopo due bren-carriers inglesi si portano nei press i di q . 46 e depositano due parruglie che piazzano due mitragHatrici ; siamo avver titi delJ'azione da parte di un nos t ro osservatorio di artigli eria (sottotenente Fiaccadori) e usciamo d al caposaldo protett i dal tiro di una squadra di mortai da ' 45 di un reparto granatieri; ba lzo finale, la ncio di bombe a mano e raffiche di fuci le automatico; gli ing les i ripiegano rapidamente e lasciano cinque p r igion ier i nelle nostre mani; sono uomini del battagli one scozzese Black \rlatch ; nel caposa1do c' era in quell'occasione , per un'ispezione, il colonnel lo Pettinau , comandante del 66 ° reggimento fanter ia , accompagnato dal suo aiutante maggiore in 1•, maggiore Vittorio Emanuele Bersi di Parma; commento lusinghie ro del colonnello, al termine dell'azione : « Sembrava di assistere ad una eserci ta zione rnni ca»;
b) siamo in v iati nd settore tenuto dalla divisione GG.FF ; ment re giung iamo, è in corso un'az ione per la riconquis t a del caposaldo « Bi ancospino », precedentemente perdu ro sono la spi m a deJJ 'offensiva inglese; un bat tagli one di GG.FF . sta avanzando impavidamente sot to un viole nto fuoco di arresto de lJ 'artigli er ia ingle se e noi ci uniam o automaticamente a ll 'azione su un altro lato della collina ; il caposaldo viene riconquistato; le postazioni sulfa cima della collina sono ingombre di morti inglesi e italiani , dilani::ni dal fuoco di artiglieria; rientriamo il giorno d opo, su ordine del comando del C.A., poiché è in corso lo sganciamento dalJa Linea del Marerh;
e) non dispongo di alcuna documentazione, in questo periodo, sulle az ion i detle altre due pattuglie (2a e 3 8 ) ; so tuttavia che hanno svolto una int e nsa attività diurna e notturna suJ fronte del XXI C.A. , subendo varie perdi te; nel corso di un'azio ne notturna , il capitano Marino Brusa, co manda nt e della co mpagnia, che ha partecipato aU' a· zione co n b 2 11 pattuglia, cadde co lpito alla fro nte da una raffica di fucile automatico nel corso di un breve e viole nto sco ntro con un reparto inglese.
È giu nta, nel frattempo , la mia promoz ione al grado d i capita no e , pur cont inu ando a mante nere il comando della mia pattuglia, assumo il comando della compagnia (v ice comandante r imane il capitano di complemento Be na ti). Avvenimenti in ques to seco ndo periodo (april e-magg io 1943):
a) Nel corso della battaglia dell'Akarit ve nia mo inviati urge nt emente sul fronte d ell a divisione Spezia , dove le fanter ie hanno cedLJtO sotto la forte pressione nem ica e ci viene ordinato (gen . Scattini) di provvedere alla difesa delJ o schi erame nt o di art iglieria, rimasto scoperto. Dis tri buisco gli uomini per la difesa vicina d e i pezzi , c he ora mai eseguono riro diretto co ntro le forze inglesi corazza te e di fanteria ch e dilagano. ResisLia mo fino al sopravveni re della none , che consente lo sganc iamento ed il ripiegamento deJJ e artigl ierie .
b) Sul fronte di Enfidavi/le la compagnia viene impiegata in az ioni di pattuglia, specie notturna, su tutto il fronte deJ XX C.A. 1n par ti colare:
- nel settore della di v isione GG.FF., var ie azioni diurne e notturne di pattuglia, senza pera ltro tangibili risultati; in un improvviso e rap id o scont ro a fuoco, con successivo sganciamento, cade un so u ufficiale della mia pattuglia colp ito da u na r affica di arma automatica;
- ne l settore dd la divisione Trieste, azio ni nortume di pa ttuglia , nelle quali:
• nell'azione di indi viduaz ione di una pos izione nemica , la 1 • pattuglia inc appa in un campo mi na to spedi ti vo di pro tez ione ; un sottufficiale è dilaniato da una mina
e un ardito è ferito nel ripiegamento so tto il violento fuoco di arm i automatiche del nemico;
• in un'azione di agguato ne U' uadi sottos tante alle pos izioni tenut e dal battaglione Politi (Takrouna ), la 2 11 pattuglia sorprende un pattugliane nemi co, che lascia sul terreno se tt e uomini mor t i ed un uffi ci al e ferito.
e) Sono gl i ultimi gio rni deUa campagna e il nemico ha invest ito le posizio ni dellà la armata neUo sforzo offensivo finale . La compag nia , aJ co mple to :
- viene inviata a Takrou na, in rinforzo al battaglione Politi che difende disperatamente le posizioni, per prolungarne la resistenza; giunge però quando ogn i resistenza è pra t icamente cessata ed ogni possibilità di raggiungere la posiz ione, circondata dal ne mi co, è preclusa;
- riceve il compilO di segu ire lo sv iluppo della man ovra e inv iare tempes tive in· formazion i al comand o d e l XX C.A. su i mo vi me nti e su lJ 'avanzata del nem ico a tergo della I' Armara (localit à Bou Ficha).
La rela z ione si chiude con una valutazione che ci sembra mettere a fuoco e compendiare pit'.1 c he efficacemente il t o no moral e e la determinazi o n e della 10 3 a durant e il suo ciclo operativo tuni sin o:
« Desidero so u olin eare che dal pri mo all'ultimo giorno il reparto mantenne uno sp irito , un entus ia smo ed u n ' aggressi vi t à che non venne ro mai meno nea nche nei momen ti p iU cr itici e difficili , né quando ormai si profilava l' ineluttabilità d e lla resa. Non ho mai dovuto spronare od incitare i mie i uomini aH'azio ne, ma semmai m'è t occato d i contenere ed indirizza re il loro slancio spontaneo e ge ne roso. Devo anche so n olinearc che il lo ro comportament o contribui spesso a rian imare ed a soste nere il morale di tal uni reparti , duramente prova t i, presso i quali oper ava no. )) za
No n ci siamo accontentati di ques ta testimoni anza scr itta , ed approfitta ndo di una conoscen za nata , appunto, in occas io ne di var i conveg ni e riunioni di stor ia militare della quale siam o entrambi cuhori, abbiamo c hi esto al gene rale Corsini di co nce d e rci delle vere e proprie « intervi ste». L'inn ata cortes ia e di sponibilit à del pe r so naggio, ed il piacere di poter rievocare le v icende di un repa rt o al quale è rimasta indissolub ilm e nte legata un a pagina tra le piu sig nifi cat ive della sua pur lun ga e variegata carriera, hann o fatto sf c h e , 45 ann i dopo, uomini, s itua z io ni ed avven imenti riprende ssero forma co n quella nitidezza v iva, corposa, che ni en te come un resoconto or al e riesce a dare, spec ie allorc h é chi lo fornisce ha il dono di un calore um ano e di una acutezza esp ressi va n o n co muni :
4 La re.lazione, datata 20 aprile 1985, si trova presso l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, allegata a.I diario storico del 10 ° regg imento ard iti. Il generale di corpo d ' arma ta in congedo Pietro Corsi ni aveva lasciato il serv izio attivo per limiti d'età dopo essere st ato coma nd ante generale dell'Arma dei Carabinieri , ed al momento della stesura di queste no te svolgeva le funzioni di Segre tari o della Commiss io ne Suprema di Difesa, con sede presso il Palazzo del Quirinale . U generaJe Corsin i è venuto a mancare all'inizio del 199 1, mentre il prese nt e vo lume era in corso di stampa. Brevi cenni su ll ' auività della 103• co mpagnia, ~;~~t!,1 ~~:h: ;ir;r~1!strG~ ~otf/:,;~~7Z: ;t~~-i~ 8l}n:a~i
~f1:i~~: Wrz~t8 }ll2:
pp. 95, 150, 188; ORLANDO, T ., Vittoria di un popolo , Roma, Corso, 1946, pp. 45-63; /..a 111 Armata dalia11a in Tunisia , Roma , USSME, 1950, pp. 85,131,261,262.
(,(Generale Corsini, Lei lo ha vissu to verame nte dal di dentro: com'era in rea ltà l'ambiente del 10 ° arditi, chi erano gli uomini che lo costi t uivano, quali le loro mo ti va· zioni?»
L'affetto ed il legame che port iamo a certi ricordi, unitamente al trascorrere dd tempo, possono tendere a trasformarli in legge nd a, è un fotto abbastanza noto e comune, ma per quanto mi ri guard a ritengo di essere ancora decisamente fuor i da questa forma di ottundimento nostalgico, e rispondo alla sua domanda in un solo modo: era un bel reparto, fatto di ge nte in gamba.
• I nnanzi tutto è verissimo che fossimo tuni volontari, con alle spalle una già maturata esperie nza bellica e co n alme no una croce di guerra all 'attivo. Motivazioni? Mah, ne distinguerei due fondamentali. Una parte della gente e ra mossa da genuina fede pa· triotrica; oltre agli ufficiali , devoti al giuramento di fedeltà al re previsto dal regolamen lo di disciplina, era cresc iut a nel particolare clima ideologico c reato dal fascismo, ne condivideva gli assunti, credeva nella guerra che si stava combattendo, voleva fe rmamente contribuire a vincerla. Un'altra parte, pur partendo da presupposti pressoché analoghi anche se meno intensamente sentiti sul p iano sp iritual e, era mossa sopra Ltutto da un anelito c he vorrei definire ''sportivo", una ricerca del rischio e dell'avventura vissuti in chiave goliardica : vis to che la guerra c'era e che bisognava farla, tanto valeva farla cercando di "d iverti r si", di combattere la noia e la routine. Queste, a mio avviso, le due motivazioni di fondo. Restava un'aliquota di gente che, attraverso l'arruolamento vo lontario in un reparto spec ia le, intravedeva l'occasione di farsi perdonare qualche peccatuccio non se mpre veniale di carattere civile o militare e di pe r venire cosf alfa riabilitazione.»
« E ra gente difficile da gestire, da amalgamare?»
« Direi di no, non pili di tanto. Anche se proveniente da reparti ed ambienti diver· si, era tutta gente che, come le ho detto, aveva già alle spa ll e mesi od an ni di guerra, guerra fatta sul serio, al fronte, in combattimento, con un grado di maturità quindi che anche nei pili giovani era sostanziale e rad ica ta Sapevano tutd che la disciplina e l'addestramento, in guerra, non erano so lo un fatto formale, ma ne andava di mezzo la peUe; e poi, ripeto, c'era la grossa componente del volontariato, che, da so la , chiud eva ogni problema. Il discorso, piuttosto, poteva porsi nei confronti dei comandanti, che soprattlltto in reparti dd genere dovevano godere della massima credibilità, di un cari · sma assoluto, proprio perché coloro che li giudicavano non erano dei pivelli sp ro vveduti, ma gente che era già stata al fuoco, sapeva pesarti e valutarti.»
(,( Ma anche gli ufficiali provenivano t utti dal fronte, quindi avevano anche loro le carte in regola, no? •
« Sf, però ciascuno aveva un promo diverso, una diversa "quo tazione " personale. Certo, Gazzaniga aveva un be l passato di combattente ed un bel medag li ere, ma il suo, come co mandante del reggimento, era un coma nd o non diretto, dal momento c he le ve re strutture operative del r eparto erano le compagnie, ciascuna a sua volta con una ben precisa individualità differente dalle altre, delJe piccole isole a sé stanti la cui riuni one in battaglioni aveva un significato pili ordinativo, amministrativo , disciplinare ed addes tr ativo che non funzionale. Figuriamoci quindi il reggimento! Era un'entità astratta, lontana, e cosi di conseguenza il suo comandante. G ià diverso il caso dei comandanti di battaglione, pi li vic ini agli uomini, pili coi nvo lti nel loro addestramento, pili pa[tecipi deUa loro vita quot idia na. Ma, anche a questo livello , giocava moltissimo iJ pedigree persona le: al I battaglione , per esempio, ben diversi furono l' immagine ed iJ ruolo di Bersani rispetto a quelli d i Boschetti . Bersani era una bella figura di soldaro, aveva fano l'Africa Orientale, la Spagna, al momento di prendere il comando dd battagli one proveniva dal fronte greco dove aveva dimostra to ancora una volta di possedere fior di attribut i ma schili, piaceva agli uomini anche se li torchiava senza pietà, era un dinamico, teneva la gente sempre sulla corda; - ad esempio, per abituare rutti al l'auto·
matismo ed alla prontezza di riflessi, ogni canto, nei momenti pili impensati tipo la mensa, il riposo, lanciava un segnale e tutti, in qualsiasi circostanza si fosse, dovevano butta rs i di colpo a terra - aveva l'impronta connaturata del capo, e ques to gli uomin i lo avevano sentito subito, gli andavano dietro, s'era creato, come si dice ogg i, un feelù,g. Boscheui era diverso, in tutto, come carattere e come azione di comando; non aveva alcuna esperienza di guerra, poi, poveraccio, aveva la grossa "colpa" di essere 11\l ufficiale di Stato Maggiore, e di non avere il carisma e l'ascendente sugli uomini che aveva Bersani, il proto ti po del troupier. Né, va riconosciuto, fu facilitato in questo, pe rché quan d o subentrò a Ber sani, il battaglione era nell'imminenza dell'impiego e lo "ac· cenò" con qu alche mugugno. De vo però aggiungere che quando il battaglione, dopo 1'8 settembre, si riorganizzò trasformandosi in IX reparto d'assalto e partecipò a lla guerra contro i tedeschi con il gruppo di combattimento Legnano, Boschetti si dimostrò un comandante deciso, brilJante e valoroso.»
« Può darmi qualche particolare su ll 'addestramento, quali erano i criter i cui ci si era ispirati nella programmazione, ch e tipo di tecniche e metodi che e ran o state privilegiate?»
«Beh, cominc iam o a chiarire subito una cosa. Lo Stato Maggiore si era limita to a fornirci qualche docume ntazione, peraltro piuttosLo modesta, sull'att ivit à dei commandos inglesi che già daU'inizio deUa guerra avevano operato contro le nostre retrovie in Africa Settentrionale. L'addestramento ce lo siamo inventato noi ufficiali, dalla a all a zeta, utilizzando per un 10 % quei pochi elementi in form ati vi ed al 90% la nostra pe rsonale espe rien za di gue rra . Questa è la verità, né pi\J né meno. Mi pare che in quello che lei ha scr itt o abbia già messo in evidenza gli aspetti essenziali di questa attività addest.rntiva. Comunque, possiamo aggiun gere le marce notturne a ri tmo forzato, 10 km all'ora con equipaggiamento comp le to, e le arri marziali con istrullore un uffic.iale giapponese, tuno questo a fa t tor comune. Ma poiché l' addes tram en to era necessariame nte differenziato in funz ione d ella specific ità di og ni compagnia, io le posso parlare pi\J s pec jfi cameme ed a ragion veduta della mia, la l03 1 camionetristi.
«Era una signora compag ni a, mi creda, non lo dico per partito preso. Era costitu ita su tre pattugHe p i\J una specie di p lotone comando con funzioni di nucleo di suppo rto (armieri, meccanici, ecc.); in rutt o eravamo infatti una novantina di perso ne. Ogni parruglia era formata da 2 ufficiali e 18 uomini, con suddivisione dei compfri: due gruppi operativi ed uno di supporto, all'interno dei quali ciascuno aveva una sua funzio ne specializzata: eliminatore di sentinelJe , conduttore, mi tragliere, radiotelegrafista, navigatore, guastatore, ecc., anc he se tutti d oveva no esse re in grado di fare un po' di tull'o, come, ad esempio, guidare le camionette sahariane. Ogni pattug lia era dotata di cinque macchine, ed erano delJe belle macchine, costruite sullo chassis dell'autoblindo AB/40, con sulle fiancate taniche da 20 litri (che poi in Tunisia sarebbero state riempite di sabbia a scopo di pro te zione, dal momento c he non avremmo impiegato i mezz i ad ampio raggio, le finalità per le qual i erano state ideate). Avevano un'autonomi a di 350-400 km, e guida anteriore e posteriore. Ricordo che per l'addestramento alla loro condotta ven ivano da Rom a ufficiali della Motorizzazione, mentre uffic iali dell'Istituto Geografico Militare facevano da istruttori all'uso del teodolite per la navigazione str ume ntal e, anch'esso montato sull e "sahariane". Molto curato era l'addestramento cacciacarri, che veniva fatto col "Solothurn", il fucilane svizzero da 20 mm, le mine adesive tipo "Folgore" ed anche con granate simili a queUe tedesche col manico, con 3-4 kg di esplos ivo, da lan ciare contro il carro; erano per icolose, perché si ven iva in vestiti da i frammen ti di (erro del carro colp ito, ed all ora si era adottata una tecnica speciale, cons istente nello scavare u na piccola buca-trincea 4-5 passi avanti al punto di lancio nella qu ale , a lancio avvenuto, ci s i buttava dentro. Avevamo anche delle min e controcarro antimagnet iche da 5 kg, azionabili co n un innesco a fialetta chimica c he s i poteva remporizzare; la 103 1 le usò in Tuni sia contro osservatori e postazioni ingles i che di notte
erano lasciati sguarniti di personale, per cui durante le ore nonurne gli piazzavamo il ricordino e poi, alle prime luci dd giorno, quando tornavano gli uomini preposti al loro presidio, ci gustavamo lo spettacolo del "bono".»
«È vero che l'addestramento era molto realistico?»
«Sf, senz'altro. E d'altra parte non ::ivrebbe potuto essere altrimenti. Li sola 10J 0 compagnia, nella fase addestrativa, ebbe 2 morti e 6 feriti. Ma era un prezzo che andava pagato , per un reparto con quelle caratteristiche.»
«Quando entrò in linea la sua compagnia?»
«Ai primi di gennaio 1943 la 103a fu inizialmente destinata in Libia con compiti tipo quelli del LRDG , cioè azioni di sabotagg io contro obienivi paganti nelle pili interne retrovie nemiche. Nella seconda metà del mese proprio io, col ten. Ascenzioni e due sottufficiali, par1ii dall'aeroporto di Castelvetrano per Tripoli a bordo di un S. 81 che portava rifornimenti, tra i quaJj una serie d i mine anticarro sulJe quali noi quatt r o eravamo seduti. Arrivammo a Tripo li nel bel mezzo di una incursione inglese, e passammo non so come, co n una strizza bes t iale, tra i bombardieri della RAF ed il fuoco della nostra contraerea. Eravamo incaricati di predisporre la base per la compagnia, ma la Libia era ormai in fose di completa evacuazione, e cosi ci ritrovammo nati a Gabès, in Tunisia, dove la 103 ' afnuf poco dopo. Solo una metà delle macchine, però, 8 suUe 15 in dotazione, erano con noi; ormai, tutti i rifornimenti avvenivano per via aerea, in proporzioni quindi sempre piU ridotte, ed iJ resto degli automezzi non lo avremmo mai pili rivisto, e d'altra parre non ci sarebbero nemmeno serv iti. Appena la compagnia fu in Tunisia, infatti, sistema ta fra un fortino e l'ahro della bella linea fortificata del Maret.h costruita dai francesi, s i pose agli alti comandi il problema se impiegarla sul fronte Ovest, contro le truppe americane, con le 8 macchine in dotazione, ovvero su l fronte Sud, contro gli inglesi dell'SM armata, senza automezz i. Prevalse questa seconda soluzione, e quindi il nostro compito, da quel momento, fu quello di svo lgere azioni di pattugliamento "speciale": colpi di mano, appostamenti ed imboscate, azioni di contropattugliamento, p:HtugJjamemo informativo attraverso ricognizioni , acquisizione di obiettivi e cattura di prigionieri. La 103 ' era a disposizione del comando d ella l ' armata, suddivisa fra il XX corpo d'armata, quello del generale Orlando ed il XXl, quello comandato dal generale Berardi, che si ri servavano di metterla a disposizione delle varie divisioni in rela zione alle esigenze del momen10. » Foste impiegati spesso?»
«SI, perché oltre ai compiti di cui le ho detto, andavamo sovente a fare da turafalle in rutti i casi in cui era necessario. Quindi azioni di contenimento, contrattacc hi, riconquis te di pos izioni, ecc., come risulta dalla mia relazione. A volte operamm o in concorso ed a sostegno con altri reparti; ricordo in particolare un'azione con la Giovani Fascisti 19 per la riconqujsrn di un caposaldo, con quei ragazzi che, pieni di lede e di ardore combattivo quanto carenti di addestramento, si facevano ammazzare alJa manie-
rn risorgimentale, andando all'assalto alJo scoperto inneggiando all' It alia ed al D uce. La 10.3 11 fece bene la sua guerra, anche se con un impiego diverso da quello per il quale era sta ta preparata, e ne fa fede il giudizio del generale Orlando nel suo libro: "Ques to reparto rese serviz i preziosi"» [cfr. nota n. 28].
« Lei che funzioni svolgeva nella compagnia?»
« lo, che all'epoca ero tenente, ero comandante della J II patniglia e vice-comandante di compagn ia; quando morf il capitano Brusa, che ne era iJ comandante, subent rai al suo posto. Brusa era un magnifico soldato. Granatiere, aveva fatto l'Afr ica Orientale, !:i pagna, la Grecia, era un pezzo d'uomo tipo armad io, coraggioso, deciso e molto energico ... anche troppo Oe mancanze dei soldati non le puniva con le modalità del rego lam ento di disciplina, ma a cazzotti). Era un puro, un idcal isra, deciso ad andare fino in fondo, senza risparmiarsi, come testimonia la sua morte in combattimento. Ricordo con Slima e simpa tia anche il ten . Geri, c he era il m.io vice-comandante di pa tt uglia, e Biggio, alt ro ufficiale dell a LOJ •, sardo, tenace e caparbio in ogn i c ircos t anza.
«Com'erano le condiz ioni di vita in T unis ia?»
<(Beh, non s ta vamo male, e glielo posso dire con cognizione, io che m 'ero fatto tu tta l'Africa Settentrionale sin dalJ'inizio della guerra con la Sabratha, b Bologna e la Pavia. AJlora sf che era s tata dura sotto ogni punto di vista. Gallett:1 e sc atoleua , in continuaz ion e, con in pili rinc ra di vede re i tedeschi che si ingozzavano di aranci siciliani trasportati con gli aerei della Regia Aeronautica. E poi, la mancanza di avvicendamento: c'era gente che da anni stava in Africa, ormai logora, non solo fisicamente. Un chiodo fisso, ad esempio, oltre il mangiare, era c1uello del sesso, che date le circostanze ambientali non poteva trovare solu zioni; mi ricordo che nel 1942, durante l'assedio di T obruk, per c irca 100.000 uomini che stavano intorno alla piazzafone erano disponibili tre prostitute sotto una tenda piazzata lungo una pista, aUa quale pertanto potevano accedere, in pratica, solo gli autiscj delle autocolonne dei rifornimenti. Gli sposati erano tormentati dal tarlo della moglie lasciata so la in 1tal.ia, ed era un problema di cu i ti invesc ivano, e rn ragazzetto non sapevi che dire, era gente pill anziana di te Ma torniamo alla Tunisia. Come dicevo, non stavamo male, perché era una terra ricca di prodotti agricoli, e con il nostro soprassoldo potevamo comprare parecchia roba, sopra t tutto frutta e verdura.»
«Come finf la 103a compagnia?»
«Alla resa delJe truppe italo-tedesche rimaste agli ordini del genera le Messe, segui le sorti de l XX corpo d'armata. AJl a metà di maggio 1943, con una forza di circa 60 uomi ni sui 90 originari, si t rovò riunita sulle colline di Enfidaville, d ov'era anche il comando del XX corpo. Fummo presi prigionieri dal reparto antistanle çhe era la divi· sione goll isrn della Francia Libera, comix,sta in gran parte da ufficia.li della Legione Straniera, da souuffidali di varie nazionali t à (anche italiana) e da truppe prevalentemente se negales i
«T ra i ricordi pill vivi, la sottrazione immed iata di orologi e di tutte le altre cose che avevamo indosso, oltre ad una nutrita serie di angherie. Poi, finalmente, subenrrarono gli MP inglesi, ed infine gli americani in un campo di concentramento dei quali, Chamssy, in Algeria, fummo detenuti per oltre tre mesi, prima di essere avviati ad Orano e di lf negli Srn1i Uniti.»
«Come mai non esisre nessuna documema1ione relativa alla 103• compagnia, aJ di fuori de.lJa sintetica rda zione da Lei compilata per l' Ufficio Storico de!Io Stato Maggiore Esercito?•
<( Mah, che cosa vuole, tutto il carreggio che ci riguardava (rapporti, ordini di operazione, copie di messaggi, ecc.) lo mandavamo a Sant::i Severa, :11 comando di reggimento, e di Il, molto probabilmente, sarà sta to smistato in gran parte al depos ito reggimenta.le, presso 1' 82° fanteria a Bracc iano; s ia l'una sia l'altra sede furono oggeno di
sacchegg i e distrnzioni nei giorni successivi all 'arm istizio , per cui non è rimasta traccia di niente. I.I carregg io era anche inviato, "per conoscenza", ai comandi dai quali dipen· devamo in Tunisia (1 a armata, XX e XXJ corpo d'armata) ma, data la modesta rilevan. za ordinativa ed organica della compagnia, certamente non avrà avuto un posto di rilievo nella raccolta e conservazione dei documemi, molti dei quali, poi, furono distruui prima deUa cessazione dei combattimenti. •
«Se Lei dovesse fare un bilancio, una valutazione su l 10 ° arditi, quali sarebbero le sue conclusioni?»
«Come le ho già detto alJ'inizio, il reparto era un bel reparto, la gente era in gam· ba, motivata, ge ne rosa e decisa. Ma arrivò troppo tardi. Quelfa e r a un'unità che avrem· mo dovuto cominciare a costitui re ancor prima deUa guerra, e non una so la. Quando il 10° nacque, ovvero quando fu in grado di cominciare ad operare , si era già imOOCcaca la discesa. E poi, oltre all'esperienza nel particolare settore mancava anche la mentalità necessar ia mente riservata che deve caratterizzare questo tipo di attività. A Santa Seve · ra, dopo poco tempo da ch e c'eravamo in sed iati , anche l'a n c nzi one dei pili indifferenti non poteva non essere ri chiamata da questa schiera di giovanotti con un'uniforme spe· ciale, con fregi e distintivi partico lari, che neUe ore libere dal servizio si es ibi va sul lungomare e nei caffè cercando, giustamente, agganci femm inili , ma espo nendosi cosi alla cu ri osità ed alle inevitabiJj domande. Un reparto del genere avrebbe dovuto vivere ed addestrarsi in una base segrern, protetta e tutelata da ogni infilrra zione od anche sempl ice interessamento. A ltro esempio dell'assoluta mancanza di riservatezza fu la pubbli cazione di un numero unico che no i della tOJ• compagn ia pubb licammo poco prima della partenza per la Tunisia (ne ho conserva to u na cop ia, gliela porterò), molto simpatico, goliardicamente spiritoso, ma nel quale ricorrevano nomi e cognomi e tanti altri elementi che, per gli occhi di un attento valutatore, avrebbero costi tuit o una fonte informativa prez iosiss ima su11a st ruttura, i comp iti e l'attività del reparto.
«Nonostante tutto, e come lei ha messo in evidenza, qualche risultato non mancò, anche se certamente inferiore alle aspettative degli arditi ed alla tenacia ed allo spirito di sacri fi cio con i quali si erano preparat i Avrebbero meritato di pili, avremmo merita· to di piU, tutti. Ed invece andò come andò, non so lo, ma dopo la guerra, poiché una buona parte degli appartenenti al Il battaglione del 10 ° , ed in particolare proprio i camionettisti , avevano aderito alla Repubblica Sociale - a proposi to, non ho avuto modo di conoscere a fondo il maggiore Marcianò , che comandava l' altro banaglione e con il quale, dal punto di v ista addestramento, ci trovammo sfasati nel tempo, ma mi risulta che fosse un ot timo ufficiale ed un magnifico comandante - l'intero reparto venne "canceUato" e dimenticato. Ecco perché non è mai stato fatto un raduno ufficiale, ad esempio, e tra di noi sono rimasti solo sporadici comatti a livello personale. Sono con· tento, anche per questo, che qualcuno come lei si adoperi perché rimangano un ricordo ed una testimonianza.»
Al termine, il generale Corsini ha mantenuto la promessa, e ci ha prestato la copia del numero unico della sua compa gnia. Si tratta di una cinquantina di pagine, alcune delle quali a colori , con una copert ina che ha come soprat itolo la dicitura 10° Reggimento Arditi cui segue, pi U sotto, una riproduzione del distintivo di ardito e di una «fiamma» azzurra a due punte ed, al centro, il titolo vero e proprio: 103 11 Compagnia Arditi; in calce, la data di pubblicazione: Natale 1942. La prima pagina è composta dalle sei iniziali della parola arditi, disposte vert icalmente con rilevanza tipografica, ciascuna delle quali è la pr ima lettera di una breve fra se, il tutto come un'unica, incis iva affermazione di identità:
iera compatta.
Fa seguito la «presentaz ione>>, che r iportiamo integralmente:
«Come tutli i libri che si ri spettano, anche questo deve avere la sua introd uz ione: qualche cosa che serva a presemarlo a chi legge. Se non altro, per dire al lettore perché è sta lo scritto, per ch i è stato scritto, da chi è s tat o scritto.
«C i spiegh jam o sub ito:
«È stato scritto da NOl e per NOI.
«Q ualche mese fa, da tutti i fremi sui quali combattev am o, siamo convenuti qui. E ra va mo forse gli individui phi stra ni , pili disparati, piU irrequi et i c he s i potessero radunare; eravamo una foUa muhicolore e multiforme. Ci siam o guardat i negli occh i uno per uno, cercando di scrutare negli animi, di scoprire i nostri sentime nti .
«Uno so lo dominava: l'Entusiasmo.
« Ed è stat o ques to che in poco tempo ci ha fusi in un unico blocco, ci ha reso stranamente uguali gli uni agli altri per quanto prima eravamo dissimili.
«Ora si:1mo pronti a tornare là d o nde siamo venuti, piU forti, piU atti, piU deci si, porta ndo il nome c he la tradizione deUe passate gue rre ci ha tramandat o. Siamo gli Arditi nuovi , pron t i a tramutare la scattante esuberanza delJa nostra prorompente passione nella metodica e calma de cis ione del nuovo combatt imento. C i sentiamo come una lam a bella e lucenre, uscita dalle mani dell ' artefice e pronta a colpire.
«E per questo che ora, prima di riruffarci nella lotta, abbiamo dato uno sguardo indietro, ai giorni trascorsi insieme, alle fatiche, alle risate schi e tte delJa nostra giov inezza, ed abbiamo voluto fermare su questi pochi fogli il r icordo del tempo pass ato, questa parentesi creata fra le battaglie passate e quelle future.
~Fogli che sfogl ieremo un g iorno lontan o, sicu rament e con rimpianto , quando li troveremo cosi, per caso , fra un vecchio album di fotograf ie e le lettere giallastre di u na fanciulla ormai dimenticata .. NOI.•
li re sto del testo è tutta una serie di brevi composi z ioni , qualcuna in versi, la maggior parte in prosa, il cui contenuto è orientato sul ridanciano e motteggiarorio, alludente a fatti e cose della vita quotidiana del reparto, integrato da simpat iche vignette e car icature de i vari personaggi, dal comandante dj battaglione ag]j istruttor i e fino all'ultimo soldato. Non manca la rubrica dei «film dj stagione» ne Ua quale s i cerca l 'a bbinamento piU pertinente , come andava molto in voga all 'epoca, tra una persona od un fatto ed il titolo di un film piuttosto conosòuto. L' elenco prodotto nel numero unico della 103' è alquanto nutrito, e ne trascriv iamo solo qualche esempio: Santa Severa= Prigione senza sbarre; scuola guida = Noi vivi; secondo rancio = La cena delle beffe; ango lo d i rotta = Orizzante perduto; treno per Roma = La carica dei 600. Tra le « lettere aperte» faceva bella mostra di sé una dedicata alle camer iere dei villini, un delicato e quasi gozzaniano ringraziamento, guarda caso redatto proprio dall'all ora tenente Corsini, rivolto dal-
A udacemente
Ri nnoviamo le glor ie passate D egni di chi ci ha precedut i In aspre lotte T utti uniti I n unka sch
la compagnia a coloro che dovevano essere state generose curatrici del suo benessere erotko-affettivo. Lo stesso autore firma un ancora pili delicato madrigale diretto alle padroncine, le fanc iulle dei villini, che è da ritenere abbia no anch'esse non poco contribuito, quanto meno a livello ufficial i, ad allietare le pause d i stens ive deila 103' compagnia camionettisti. I1 testo continua pillo meno cosl sino all'u lt ima pagina, nella qua le il tono scanzonato e goliardico cessa d i colpo e la scia il posto ad un'atmosfera di attenta e pacata ser ietà ; «u ltima pagina» è proprio il titolo di queste righe di chiusura, anch'esse dovute aila penna di Pietro Corsini, nelle quali , come nella «presenl:lzione» , riecheggia la consapevolezza dell'ora, de l dovere da compiere , la trepidazione dell'attesa, l 'ans ia di andare inco ntro a que l destin o ,c he si è volontariamente scelto, il desiderio de ll 'az ione finalizzata . E il mome n to di fare su l se rio , di dare un se nso ad una scelta elitaria ed agl i ideali ch e l'hanno sostenuta, ed iJ cono dolcemente e soff usam en te malinconico legato al ricordo d i un momento di gaiezza forse irripetil,ile si stem pera neila orgogliosa e grat ifican te aspettazione dell ' agire. E molto be il o, questo commiato, e lo riportiamo anch'esso integralmente perché ci sembra possa costituire una sorta di testamento spiritual e di tutti gli ard iti del 10° reggimento:
« L'uhima pagina .
«AJ dj qua c'è la nostra allegria , la nostra spensieratezza, la nostra giovinezza c iompa. C'è quel sentimento che giocondamente guarda avanti a sé, anche se vede il buio, e che si può chiamare fiducia nd proprio avvenire con quel poco dj fata lismo necessario a chiunque abbia vissuto e vuol vivere audacemente
«Al di là c'è iJ nostro destino: aJ quale guard iamo con occhi chiari.
«Ch iudiamo con questo foglio tutto il passato e apriamo l'a vvenire.
« È l'uhi ma pagina c he sempre si desidera e che pure si guard:i con rimpianto.
«Ognuno di noi ha divorato voracemente questo periodo di attesa , di preparazione , con l'ansia di finire per ricomjnciare la sua vi t a nuova. Ognuno di noi ha sogna to e atteso questo momento. Ora è venuto. E nell a gioia della fine ognuno di noi ha sen tito quel po' di romanticismo sciocco ma necessario, quella leggera punta di rimpianto, quel logico senso di attaccamento al passato che da n no le cose fatte.
« Pu re, ognuno di noi attendeva questa fine e l'ha raggiunta con la gioia del traguardo conqu istat o. Poiché apriva il principio di un 'es istenza nuova per cui avevamo la vorato.
«Ques ta è la pagina che tutti sfogliano con maggiore lentezza, come quando si è alla fine del libro che ci è piaciuto. La mano rimane un poco sospesa, cosf, senza nemmeno un perché, ma come perpl essa perché è logico, è umano; perché in fondo l'anima umana deve avere le sue giuste e oneste debolezze; perché abbiamo ancora un poco di quel sentimenta lismo sano che serve a vivere meno egoi sticamente.
«In fondo non è possibile dimenticare cosi rutto ciò che di bello si è fatto . C'è in tutti noi il gusto naturale di riassumere mentalmente e rapidamente il passato, l'indugiare voluttuoso delJ'ulrima pagina. Dobbiamo riabbracciare con lo sguardo i luoghi a noi famigljari, i visi dei compagni , i ricordi sbiaditi, i gesti , le parole, i colori, l'ondata deUa s infonia complessa della vita di tutti i g iorni .
« Noi (orse pi\J di tutto amjamo le piccole cose, queUe che formano l'esistenza comune di un indi vid uo, quelle che danno, in fondo , la gioia di vive re. E queste piccole cose per un , attimo ancora ricordiamo, prima d1 lasciarvi cadere sopra il foglio bia nco del tempo. E un animo, un a nim o solo prima di sc ri vere la parola "Fine". Ché poi e.i
prende subito l'ansia di ciò che ci attende, la poesia pii.I fork, pi\J v:ui.i riU masc hi a de!Je cose da fare; quel se ntim e nto vio lento, superiore, di co lui che conosce il suo d esti· no e lo vuole vivere perché ne va1e la penr1, perché ha la poe:.i::1 di lott are.
ùAllora , se nza indugio si cance!Ja il passa to, anc he il p ili bello , poiché oramai non è pill che il sent imento dolce del r icordo, menrre ci attira il fasc ino del futuro.
«E noi ve rso il flllur o andiamo.
«Verso il futuro c he incomi nci a da que st'u lrima pagina e cl1e ad essa sp iritualme'n. te è collegato.
"' Andiamo verso il nostro bisogno cli azi o ne, la qu ale è la sola cosa che ora interes· sa e che è utile.
«Ci sono dei mome nti in cu i i poeti lasciano la penna e impugna no la spada, in cui i sog natori diventano degli o rganizza tori , in c ui ch i è vissuto di id ee sa che bisogna vivere di azione.
«Qucsro è il nostro mo mento Quello in cui s i deve espan dere e deve v ivere la nostra volontà di fare, di provare i nostr i muscoli, il nostro cuo re , la nostra fede.
« E ques to noi vogliamo.
« Siamo pronti, e lev iam o in allO i nostri cuor i com e le fiaccole de lla passione che ci arde nel petto , a illuminare il cammino aspro deUn lotla tenace, con la vo lontà dec is a del vecchio mo tto deUa nos tra gent e: Usq u e ad finem. »
[ primi attacchi agli aeroporti del Nord Africa
I success i, gli insuccessi, le perdite, le vicende semp re meno felici della guerra non scalfivano la combattività de gli arditi del 10 ° reggimento la cui co nsistenza 1 nel bimestre marzo-aprile 1943, era ancora aumentata. 30 I grand i concen tramenti di velivo li che gli anglo-americani an· davano ammassando nelle basi aeree del Nord Africa in previsione delle successive operazioni suJ continente europeo, rende va no questi o bie ttiv i particolarmente ghiotti e paganti , e pertanto su di essi si andava concentrando l 'atte nzione del nostro Stato Maggiore. Tra il 10 e 1 ' 11 aprile entravano in azione altre tre pattuglie al comando del capitano Bosco , del tenente Graffe d el sottote nent e Varutti, destinate ri spetti v amente al sabotaggio dell 'aeroporto di Biskrà e dei ponti di Cuv ivier e di Le Kroub in Algeria. Tutte e tre le pattuglie venivano però subito indi viduate , braccate e catturate. Sulle vicende della pattuglia Bosco di sponiamo del resoconto del se rgente maggiore Can u, v ice-comandante:
« Il 10 aprile 19 43, aUe ore 21, si parte da Elmas.
« Il nostro aereo si alza e si dirige verso l'A fri ca a "'gonfie vdc ". Si lcme va no la contraerea e i c accia notturni alleati , ma il viaggio prosegue magnificament e. Come zona di lancio , sono previ st i tre pun ti diversi , nel caso che il primo o il seco ndo (assero p res idiati da truppe ne miche; non doveva trasco rre re, da un punto all'altro, ch e un qua rto d'ora al mas simo
«Ve r so l'u na di notte il sergente Bachin, direttore del lancio, dà il via co n un suo-
,., U numero degli ufficiali oscillava fra 110- 13 0, que. Uo dei sol tu fficiali fra 180- l90, quello degli uomini di truppa fra 780 -880. I dati sono ri cavati dagli specch i della .: forza presente» aUega 1i al diario storico del lOQ reggimento arditi (USS ME).
Fig. 9. Le rotte dei velivoli e le zone di lancio prescelte per l'operazione congiunta effettuata dagl i arditi del 10> reggimento e da quelli dell'Aeronautica fra il 13 e il 1-1 giugno 1943. (Da ~cand ido-, n. 45, 1958.)
no di clacson (è il segnale positivo del primo punto di lancio; se invece fosse stah1 una lampadina rossa ad accendersi nell'interno dell'aereo, signjfjcava "zona impedfra ") e il capitano Bosco si appresta a prendere pos izione suJ vano della porta sinistra; alla destra è il sergente Serra. Gli altri uomini si apprestano in un baleno, uno dietro l'altro, con la fune di vincolo ben stretta alla mano.»
LJ .
«lo che ero reduce dal fronte occidemale, da quello greco-albanese e da una non meno trascurabile guerra contro i partigiani greci nell'Epiro, ricordo che quello fu, per me, il momento pil.l bello di runa la guerra, quello magg iormenle romantico, il pi\.l se ntito. Penso che le stesse impress ionj provavano un po' tutti i miei compagni di squadra, anche essi reduci dai vari fremi e decorati al valore; ma la vita del paracadutisla era tutt'altra cosa, tutt'altro cameratismo, tutt'altra passione.
«S i atterra in un baleno! Come mai? Cosa è accaduto per essere s tati lanciati a cosi bassa quota? È un interrogativo che sovente ci siamo posti. Non s iamo mai pervenuti a capire il perché ... La pattuglia riesce a stento a radunarsi, perché è stata lanciala in mezzo a un fiume! Sf, proprio cosi. Per fortuna il letto del fium e è asciutto, come di solito avviene quando le acque torre nziali in Africa defluiscono. Ma la pattuglia è caduta divisa in due. Occorreranno pi\.l di tre quarti d'ora per trovare il cap itan o Bosco. Lo rinveniamo in una pozza di sangue. L'emorragia cola abbondantemente dal suo naso. Non ha ripreso i sensi. Lo tiriamo un po' su e notiamo che ha una gamba spezzata. Questo guaio proprio non ci voleva.
« Altri tre della pattuglia si lamentano che non hanno fat to in tempo a lanciare gli za inetti degli es plos ivi (i quali venivano poi retti da un altro paracadute), ed altri due affermano di non avere avuto il tempo di togl ier si il mitra dalla gamba. Eppure il personale aveva una preparazione tal e che bastavano pochi secondi per compiere l'operazione. Anche questo resterà per noi un mistero. La conseguenza di tutto ciò, è che ci vediamo costretti ad abbandonare iJ capitano. Due arditi hanno avuto le costole rotte dai mitra. Altri lamentano contusioni varie.
«Si deve provvedere a nascondere il capitano Bosco e ad occultare i paracadute. Qud torrente è proprio un buon ripostiglio. Al capitano togliamo le carte topografiche, iJ binocolo, la bussola, la pistola, le bombe a mano, i franchi francesi, le ste rline e quant'altro potrebbe compromettere la nostra missione. Il povero ufficiale è lasciato con una sola scatola di viveri ed una borraccia d'acqua. Se rinvenisse, potrebbero servirgli Qualcuno di noi piange al momento del distacco.
«C i avviamo in direzione dell'angolo di rotta assegnatoci. Dopo circa 6 km avremmo dovuto trovare una comna, da dove poter osservare per rutt o il giorno l'aeropor t o di Biskrà e s tudiarne i movimenti ed il piano d'infiltrazione al campo, per poi attaccare durante la notte nelle ore pili opportune. Trov iamo si una collina, ma alle prime luci dell'alba mentre il se rg. maggiore Mazzetti ed io si osser va tutt'intorno con i binocoli, non si vede in nessuna direzione l'aeroporto di Biskrà. Si scorge solamente una serie di colline. Fatta immediatamente luce con le nostre pile bicolori, e stese per terra le cane topografiche, cerchiamo di vedere se è segnato un terreno analogo. Non ne troviamo uno che gli assomigli! Svegliati immediatamente gli altri ardit i, tutti appaiono meravigliati per l'accaduto. U se rgente Serra cos( commenta, rivolgendosi al caporale paracadutista CovieUo, radiotelegrafista: "Telegrafa al nostro comando che siamo nei pressi di Addis Abeba".
«A marce forzate camminiamo da una coll.ina all'alrra, nell'intento di raggiungere l'ultima coUina all'orizzonte. Verso mezzogiorno ci sorvola un caccia, a bassa quota. Poco tempo dopo, una patruglia di so ldati a cavallo ci raggiunge. Ci sparano alcun i co lpi di fucile. Ri spond iamo con una raffica di mitra e teniamo ben a bada, a distanza, i due soldati. Nel frattempo mertiamo in funz ione la radio per dar notizia ai nostri comand i in ascolto, ma non si riesce a srabi lirc il minimo contatto.
«Il caporale Coviello dice che la radio non funziona. Ed allora io, divenuto comandante della pattuglia in assenza del capitano Bosco, do un colpo di calciolo di mitra
alla radio e la mando in frantumi. Sepol tala, Covie..llo dive nt a sub it o un "porta esplosivi". Abbiamo pur~ i colombi viagg iato ri . Con uno dei vo latili sper iam o di poter informa.re il comando. f acc io cosi iJ punto della situazione: "Cap . Bosco frattura gamba si n . Ci troviamo fuori zona. Si prosegue direzione angolo di rotta stab ilito. Scopert i da un aereo e da una pattuglia di soldari. La radio non funziona. Stop Firmato: Canu".
« I ntanto la sete si dimostra, per il momento, il nemico da battere Nessuno ha voglia di mangiare. I nostri viver i, che sono biscotti, zolle d i zucche r o, cioccolat i ni ed alt ro, nessuno ha il coraggio di toccarli t emendo la sete.
«Calate le tenebre, dopo aver evi t ato ovunque i nomadi arabi che infestano la zona , ordino l'alt. Nella noue il freddo è intenso. Le nostre tut e s i bagnano co mpl etamente con la brina, che v iene poi regolarmente leccata da ognu no d i noi, al fi ne di bagnarsi almeno la lingua.
«A ll'alba , osser va nd o co n i b in ocol i, no tiamo che ovunque pattug lie di so ldati a cavallo si diri go no verso le tende dei nomadi Dai ges ti , possiamo capire che stanno avvertendoli delJa nost ra presenza nella zona. Solo verso l' imbrunfre del 12 apriJ e (cioè due gio rn J d opo il lancio) si amo costretti, dalla sete, a rivolgerci ai pastori c hiedendo latte. Un gru ppo di quesl i pastori dice chiaramente al serge nt e Serra che s iam o paracadu t isti Noi inv ece diciamo: "amer icani ", "essere americani". Co n un gruppo di cui io facevo parte, ci rt=chi amo verso un modesto agglomerato di tende e qui i pastori ci dàn 4 no sub it o una, poi due, tre bo rracce di latte. Paghiamo in fran chi fr an ces i. Ai piccoli arabi regal iamo cioccolatini e zucchero, e li ved iam o che mangiano ben vole ntieri.
«U n polverone bianco, molto distante, richiama di li a poco la nos tra attenzione. Con i binocoli si notano quattro , otto, venti e pili soldari a cavaUo. Galoppano "a raz-. zo" verso di noi. Rimessi in spalla i nostri arsenali, aspet tiam o gli eventi. Giungono i pr imi e poi gli altri a breve distanza dalle tende. Che fare? Sparare o attendere che siano loro i primi a farlo?
«U n uomo solo vie ne b.sciato co n i cavalli. Gl i altri si mettono a conve rsare con i pastori, che si avviano tuni verso le prime tende , ove si sono fermati i sold ati. U serg. maggio re Ma zze tti ed io cerchiamo di andare a parlamentare, ma ne veniamo impediti dai paracadutis ti Coccu e Cov ie llo, che decidono di andare loro. Essi srnnno per giungere all e prime tende, allorché una nutrita scarica di fucileriA, che manca il bersaglio, li accoglie. È questo il seg nale d i una scarica di mimi e bombe n mano da parte nasua all'indirizzo del g rup po, apertosi intanto a ven tagli o ne..ll ' im ento di accerchi arci. Stri lli di donne e di bambini ed urla dei soldari c i fanno c apire \:he le cose devo no esse rsi messe male per loro.
« R o mpiam o l'accerchiamento. Qualche soldato si rotola per te rra per il dolore delle ferite T orniamo indietro e riprendiamo il cammino ve rso un costone. Marcia forzata per tutt a la no tte , con rotta direnamente a Sud, allo scopo di fur perdere, le nostre tracce Verso mezzogiorno del giorn o se guente, ancora un polverone bianco. E il segn f'lle di una nuova battaglia? Contiamo esattamente 52 uomini a rnvaJJo . Noi siamo appena in undi ci, benché tutti arm a ti fino ai denti.
«Or mai è op inio ne di noi rutti che la missione non potrà piU essere port al'a a ter4 miae e, se pure l'aeroscalo di Biskrà fosse stato a portata di mano, avremmo senz'al tro trovato ad a tt enderci c hi ssà quale schieramento di jeeps intorno al campo Comunque, no n è ancor detta l'ul tima parola. Vediamo un po' che intenzione hanno questi 52. S i dividono in due gruppi, ed avanzano a ve ntaglio. Evidenteme nte cont ano di ch iuderc i in mezzo. Lo spirito del paracadut ista, pe rò, e pe r di pili dell'ardito paracadutista, non è quello della resa disonorevole. Ci sc indiamo anche noì in due gruppi e, prima che lo squadro ne abbia a ser rare sotto, lo accogJjamo con una ben nutrita sca rica di mitra. Nasce un caos indescrivibile tra cavaUi e caval ieri. Questi, lasciat i i cavalli, si gettano carponi sparando alla disperata. Per fortuna, non è colpit o nessuno di noi Intanto li teniamo a b ada per oltre due ore, in pieno deserto, se nza poter d ispo rre del minimo appiglio. Decidiam o di arrenderci e distruggiamo tutto ciò che può essere di com prom ette nt e su lla nostra missione: carte t opogr afiche (anche quelle di se ta che do-
vevano se rvi re per una eventuale fuga in caso di cattura), monete stran iere , so 1t e rrati gli zainetti, rott i i botto ni dei ca rrelli d'armamento dei mitra e rotte pure le impugnature. Unica r iserva a nostra dispos izione: i pugnali, alcune bombe a mano e le pisto le, iJ lutto sistemato nelle tasche dell e rute mimetiche.
« Ca la il siJ enz io ne lla zona. Nessuno sp ara p iti. Passa ancora qualche mezz'ore tta . l soldati intuisco no che, forse, abbiamo finito le muniz ion i . Jnranto si se nt e il rant'blo di qualc he so lda1 0 fer it o che chia ma i compagni, si sentono cava lli n it ri re per le ferite causate dai nostri mitra. Ved iamo c he van no a riprendersi i cavalli e montare in se lla. Ci alziamo pure noi e , fazzoleni alla mano, facciamo capire che ci vogliamo arrendere. Se ci tratteranno male, abbiamo in tasca bombe a mano e le pistole.
«Vengono avanti in una carica in fernale come ai tempi di Napoleone , sparando a casaccio. Anche stavolta nessuno di noi rima ne colp it o. Un capitano s i av v icina e ci chiede se si amo ted eschi o italiani. Alla nostra risposta, si felicita e c i fa capire c he è meg li o cosi. Chiede se qualcuno di noi pa rl a lo spagnolo . Maz ze lli , un red uce d all a gue rr a di Spagna, ci fa d a interprete. Intanto ved iam o che sta nno a riprendere i lo ro feritj, ma non riusciamo a capire quant i sono perché li por tano pçr un'altra via.
« C i conducono in un ' oasi, che dista qualche ora di marci a. È Massaadd. Vi è un presid io francese. U ci sp iega no ch e ci hanno cattura to g li spahis frances i del p residio di Dj elfà Dopo un sommario interrogatorio , ci rifoci.llano per beni no - con tanto di camer ieri arabi - e in se rata c i portano in corr iera a Laghouat , sede d i un comando francese Immediatamente ci sottopongono ad int errogatorio. La mia pattugHa , compos ta in maggioranza di sard i, si esprime nella nos t ra fave lla isolana ed invenra una stra na s tor ia d i un aereo che st ava per in cendiarsi, e il piJoca ci aveva da to l'ordine di buttarci in par acadute. Aggiungiamo che eravamo dire tti con la nostra div isione di paracadut isti in T un isia; che eravamo appena a rriv a ti a quel repa rto ; che non co noscevamo neanche i nomi dei nos tri coma ndant i; che er ava mo parti ti d a Tarquinia.
«A ca1X> della comm jss ione che ci interroga è u n colo nn e ll o, co n tre a!rri ufficia li , tra i quali il co mandan te dell'aeroporto di Lag houa t. Cos t ui , nell'udire che erava mo partit i da Tarquinia , co mincia a fa re u na serie di calcoli e sembra alqu anto tentennante e poco propenso a credere al le nostre deposizioni . Ma io corro subit o ai ripari. Di co che ci aveva portati un mcxlern issimo aereo a quaaro motori. In verità , da poco 1empo eran o entra ti in funzione i Piaggio a quattro motori Ma il nostro e ra un modesto "S. 82" che , tuttavia, si era spinto abbas t anza per essere arrivato da E lmas fino al dcser 10 d el Sahara».
Canu riferi sce anche di aver appre so che nella mattinata seg uita al lancio, il Bo sco era stato cattura t o, ancora v iv o, dall' Ammin.i s trat o re Generale del Nord Sahara ; aveva avuto anche la testa spaccata. In g iornata era stat o tra spor tato in aereo ad Algeri.
~Mi interessai della sorte del capitano Bosco» conclude il Canu « a mezzo del comandante del campo di co ncentramento, u n maggiore francese il qu al e mi Cece sapere, di r itorno da AJgeri, che il ca pitano Bosco era sta to ricoverato all'ospeda le MailJot di AJgeri e che in segu ito morf ed era sta to sepolt o nel cimi t ero degli i1alian i.» n
La pattuglia Grafi e ra stata indi viduata alcune or e dopo il lancio, ed il comandan t e deci se perciò di rinunciar e all a missione cerc ando, divi si gli uomini in grup pi , di guadagnare le linee italo-tede sche in Tun is ia. Furono catturati poco dopo , essendo però r iu sciti a minare un tratto di fe rro via ed a provocare iJ de rag liamento di un tren o. Una sorte pressoché analoga fu riserva t a alla pattug li a Vamtti.
11 PAR1SET , D., op. cit., pp . 234 238.
Progetto g11emglia
L 'abb andono della Tunisia , e con es so delJ'ultimo lembo di terra africana, addensava ormai la minaccia nemka d i ret t amente suJ territorio naz io nal e, ed in particolare su lle tre gra ndi isole del versante occidentale , da Sud a Nord , la Sicili a, la Sardegna e la Co r sic a, che era stata nel frattempo da noi occupata militarmente. Consapevo le che u no sbarco anglo-americano avrebbe avuto , grazie allo str apotere dei mezzi , notevo lj possibilità di successo e di stab ilizzazione delle teste di ponte, lo Stato Maggiore studiava la po ss ibili tà di impie gare le pattug Ue del 10 °, lasciate ne ll e zone occupa te, in una attività di guerriglia imp osta ta sul sa botagg io che avrebbe potuto conseguite effetti tant o sul piano st rettam ente militare, con la distruzione di mezzi , irnpia.nd e depositi, quant o su quello ps icol og ic o , v isto, quest'ultimo aspetto, sia dalla parte d el nemico , costretto ad una guerra di ner v i come tutt e que lle nelle quali l 'i ns idi a non è facilmente riconoscibile e può provenire da ogni di rezione, e sia dal punto di v ista della popo lazione sul cui morale la presen za attiva di re sidu e forze nazionaJi avrebbe avuto un non trascurab il e effetto stimolante, portandole anche a collaborare con questa forma di re siste n za armata. Riportiamo per inte ro il documento co n il q uale l'Ufficio Operazioni II d ell o Stato Maggiore Esercito imp ostava il problema: N/f
SEGRETO RJSERVATO PE RSONALESTA TO MAGGIORE REGIO ESE RCITO
· UH. Operaz. ll · Sez. 2' · N ° D732 J; prot. SEGRETO P .M. 9, li 19 magg;o 194l OGGETTO: Nuova costituzione del Reggimento. AL COMANDO DEL 10° REGGIMENTO ARDIT I
Seguito foglio n. 15725 (odierno)
1) La nuova costituzione de l Reggimento lndicata ne l foglio cui si fa seguito manti ene in vita i prees iste nt i reparti del Reggim ento per co ntinuare ad essere in cond izio· ni in avvenire di effettuare qualsiasi azione di sabo taggio si dovesse palesare necessar ia e consente la dispon ibilità:
- in ognuna delle ire maggiori isole di un reparto complesso capace di agire contro eventuale testa di sbarco nemica: e dall 'esterno della testa di sbarco s tessa (doj pagnia terrestre), e daJ suo tergo di provenie nza dal mare (compagn ia da sbarco) e a suo interno (Cp. speciale);
- a S. Severa di un intero battagl ione arditi paracadutisti, spec ialità che si è dimostrata di magg iore impiego per azioni di sabotagg io a largo raggio ed eve ntualm ente anche in territorio nazionale occu pato dal nemico.
2) Pe rché codes to Comando possa averne norma nella costituz ione ed addestra· mento dei nuovi reparti specia li , si precisa:
a) forza delle compagnie: ci rca 150 u. ciascuna per la costituzione di 12-15 pattuglie tutte al coma ndo di ufficiali;
b) compos izio ne delle pattuglie: circa 10.15 u. per pattugl ia. Fra di esse vi dovranno essere possibilmente:
- uno o due conosc ito ri della lingua inglese;
- tre o quattro eleme n t i nativi della regione di impiego;
- alcuni buoni nuotato ri (per le pattuglie di prev isto impiego contro natanti nemici);
- operai spec ializzat i. e) I mpiego
- compito: agire alle spalle delle forze nemiche sbarcate, dopo essere stati da queste oltrepassati, per d isorganizzarne l'a limentazione: sabotandone depositi di carburanti e munizioni, collegamenti ed impianti.
L'impiego degli arditi dovrà avvenire per pattuglia. U perso nale di ogni pattugl ia dovrà risiede re con continuità nel tratto assegnato, sempre in abito civ ile (apposit i documenti speciali di riconoscimento) e con ap parent i mansioni non militari (operai, lavoratori, colo ni, pescatori, etc.). Ogni pattug lia dovrà crea rsi in pos to un certo numero di infor ma to ri fid at i (anche do n ne, in quanto è da ritenere che iJ nemico sbarca to (arebbe oggetto di eventuali prim i arrest i e sequestri l'e lemento maschile civile, p iuttosto che que ll o femminile) capaci di offrire asilo in caso di bisogno ma soprattlltto infor mazioni.
--Materiali ed armamento, di cui al foglio sopra citato, dovranno essere accantonati in luoghi sicuri, creando c ioè preventivi depositi (almeno due per ogni pattugli a) perfe ttamente occultati e noti ai soli component i la pattuglia. In tali depositi dovranno essere anche r iposte le uniformi, da rivestirsi solo rima delle azioni. A cura di ogni pattuglia dovranno inoltre essere creati uno o pi\1 nascon ig i s icuri, ove celare il personale durante l'eventuale sbarco nemico, e dai quali uscire po i nelle ore d i oscurità per raccogliere informaz ioni , far capo a i nominati depositi, compie re le az ioni p reviste nei comp iti.
d) Addestra mento
Dovrà essere svolto l'addestramen t o attualmente praticato per i normali sabotatori approfondi t o in rdazione ai compiti specifici previsti per le compagnie speciali (intenso allenamento alle tras lazioni e operazioni notturne senza suscitare allarme, ricerca e preparazione dei ricoveri e dei depositi, etc.).
Appena nella zona le pattuglie dovranno nel piU breve tempo acquisire la conoscenza minuta e perfetta del terreno soprattu tt o di notte e perfez io nare il loro addestramento co n q ualc he esercitazione da eseguire con le dovute cautele.
U n uovo assetto previsto per il Regg imento dovrà essere reali zzato nel p iU. breve tempo possib il e.
IL T ENENTE AIUTANTE MAGG. IN l' (Francesco Amalfitano)
IL GENERALE CAPO DEL I RE PARTO F.to MARIO GoRUER H
An che i ted esc hj disponevano , quan t o meno, di una «com p agni a spec iale» analoga. Lo des umiamo d a un pro me mo ri a de ll o Sta t o M agg iore E serc ito d i re tt o al so tt ocapo d i Stato M agg iore Int end ente, av ent e pe r ogg ett o « q ues ti o ni par t icolari in e re nti il 10 ° ardi t i », e che è int eress ante an che perc hé aus pic a l 'adoz io ne d i un ti po d i arma speci fi ca me nte ad att a ad u n certo tip o di operaz ioni. Un paragrafo di ce tes t ualm e nt e:
u USSME, ds. 10 ° reµ.to arditi, prot. 15732 del 19 maggio 1943, da Staio Maggiore R.E .. Ufficio Operazioni Il a Com.do 10° regg.to arditi, f.10 Capo I Reparto, gen. Mario Gorlier.
« Fu c ili co n di sposi ti vo s ile nziatore La co m pag nia spec ia le germ anica operante in S ard egna è d o t a ta di fu c il e con di spos iti vo si le nz ia to re. La di spo nibilit à di tale arma sare bbe ass ai utiJe pe r i nos tri sa bornwri ; peraltro, po iché la nos t ra ind us t r ia non è att re zz ata a tal e prod uz io ne, la so luzio ne pili rapida sarebbe o n e nere u na fornitura da lla G e rman ia di alcune ce nti n aia di ese mplar i con co ngru a sco rta delJ e appos it e muniz ioni. "' 11
Ne ll a nostra r icerca presso l'archi v io d ell 'U ffici o S t or ico dell o Stat o Magg io re E ser ci to , ab b iam o rin ve nu to u n altro d ocu me n to , successivo d i 12 giorni al pr eced e nte , r eda t t o dal co m a nd o F orze Ar mate d ell a Sic ili a , in base al qu al e ve ni va no d ate le di spos izio ni pe r la cos titu zio ne di un a « com pag ni a ar di ti spec ial e>>, artico la t a su 12 pa t t uglie di 12 uo mini c ia sc una al co man d o di un uffi ci ale suba lt e rn o. G li o rdini ri calc av an o p ie na mente le dire tti ve imp a rtite dall o St a t o M agg iore. Pe r quan to r iguarda va le dot az ioni di r e par t o , s i di spo ne va che o gnj pat tug lia d ovesse a ve re: 12 min e a nti carro ; 12 bo tti g He antk arr o; le pre scr itte d o t az io ni pe r a rmi indi v idu ali ; v ived dj riserva per cin que gio rni ; 1 12 pacc he tti di medi cazione di ri serva; 50 bombe a ma no di rise r va . 14 Circa u n mese prima dell o sbarco all eato in Sic ili a , il 10 ° regg ime n to ard it i a veva acq uisito un a nu ova str ut tura orga ni ca su qua t tro ba t ta g li o ni - i pr imi due sta n z iati r ispe tti va men t e in Sard eg na (co n b as e p r in c ipa le a Bosa M arin a) e Sicili a, il III ed il neo-cos ti tu ito IV a San t a Severa - ognu no arti co la t o su tre compag nj e la cu i d e no min az io ne e n u me raz io ne or dinati va no n corri spo nd ev a pi U a q uella inizia ~ le, sia pe r la ri cos tit uz io ne di alcun e e la lo ro d es tin az io ne ad altr o battag li o ne di ve rso d all 'o riginario e sia pe r l' avv enu ta for maz io ne delle «co mpagn i e spec iali ». " Se mp re ne ll o st esso pe ri o d o, fra il 10 g iug no ed il 1° lug li o, da pa r te d ell o S tato Ma gg io re E sercit o s i sanzio nava la co s t ituz io ne d i alt r e q uat t ro compag ni e. ~ Ri port ia mo ne ll a no ta
11 USS ME , d s. 10 ° rL'f.g.tO arditi, prot. 19699 del 22 giugno 1943, d a S tat o Maggio re R E Uff icio O pera zion i lr a So ttocapo di Sta to Maggiore Int e nd ente. Fo rz; fr~a~ eES i~iÌi / ~:o:~:di d1iti~ J:i:i·. 005558/0 M d el 3 l magg io 19 4 }, da Co mando
' ' La fo rmaz io ne o rgani ca der;, 0 ° regg. 10 ard ili , all a d a ta d el 5 gi ug no 1943, era la segue nte: I bt g. (1 02• cp . d a sbarco, 123• cp ter rest re, l lO " c p spec iale); [I b tg (11 2 • cp. d a sba rco, 1 IJ • terrestre , 120" cp special e) ; lJI b tg. (122" cp. d a sbarco , 133" cp. ter· restre , t3 0 " cp. specia le); IV b tg. ( 10 1• cp para cad ., 11 1• cp. pa raca d ., 12 11 cp paracad .). k~~~~Grfi~:~ b~~ i~! ! ~ , ~~i~o~r;~do
~ ,X; ~:~a ~ 4 ;~, id:a;i~af ~o~ a~ ~~:~ capo di Staio Maggio re In tendente Ma rio t ti.)
"' Le compag nie e ra no; I 10 • speciale - 120 11 spec ial e. no• speci ale (che però non sarebbe mai stata costituita ); 13 } 11 terres tre (USS ME , d s. 10 ° regg.lO ardit i, pro t. 00789 10/3 del 2 0 lu gli o 19 4}, d a Sta to Magg io re R E - Uffic io O rdin ame nt o a Co ma ndo Fo rze Ar male Sic ili a e Sardeg na , f. to il Capo del TI Reparto co l. Battaglini .)
in calce al capitolo un elenco degli ufficiali in forza al reggimento alla data del l O ma gg io 1943. Confidiamo con ciò di fare, oltre che opera di precisazione storica, anche cosa gradita a quanti in essi si rirrove· ranno od a co loro che vi troveranno il nome di un familiare, nonché di richiamare alla memoria il ricordo di colleghi il cui nominativo poteva essersi sb iadito co l trascorrere degH anni. n ·
11 Elenco ufficiali cffeuivi al reggimento alla data del 1° maggio 1943 (USSME, ds. 10° rcgg.to arditi):
COMANDO DI REGGIME NTO
Grado Cognome Nome Caricn ricoperta co lonn GAZZANlGA Renzo comandante del rgt. t. col. BERSANI Carlo a disposizione c. col. ZOPPOLA TO Pietro istr . automobilismo magg. ABELTINO Antonio aillt. maggiore in t • magg. NA PPI Cami lla add. u ff. matricola capit. GEN IOLA Giorgio com. te nucleo CC.RR. ca pit. STAS!O Francesco ~W.ad~: :t:;~:i1:liz. capit. DATTOU Giovanni capii. DE NICOLA Aldo add. uff. ris. uff.li cap it. MISITANO Francesco add. ai rifornimenti tenente CONTI Giuseppe diret t. lanci aereo tenente PLINI Enrico ::~~: ~~r,~:!~cnti tenente GIOlA Gialma tcneme AGLIO Giovanni :idd. al vettovagliam. ten. med. CROSIGLIA Giorgio dir . serv. san. regg.le tenente AMALFITANO Francesco ~/;n:~~z~f,7tare tenente VISMARA Carlo s. ten . FRECCERO Mario com.te Rep . Servizi
l BATTAGLIONE
Ploton e Comando
t col. BOSCIIETTI Guido
ai:rtoi:~~;~l~i·
coma ndant e dc.I btg . capirnno RJZ ZE LLJ Luigi vice com.te del btg. capi ta no TIEZZI Pietro uff. a disposizione tenente RAPA CC !Nl Ugo :jd~
tenente COLETTI Gino ,. ten STEFANUCCI Dame add. uff. amm.ne s. ten ANGELETTJ Armando servizio sanitario IO1• compagnia
cap!tano BALIVA
Mario comandame capitano BUSSOLI Alfredo vice comandante tenente DI TOMMASO Luigi com.te patt. arditi tenente FABBRJ ItaJo com.te patt . arditi s. ten. PIZZINlACO Salvatore com te pau. arditi s. ten. GARAU Pasquale com. t e pan. arditi s. ten. DI MAMBRO Antonio com. te pau. ardili s. ten ORAZl Nazzareno com.te patt. arditi 102 " compagnia
capitano OCCI IETTI Giuseppe comandante capitano CAT! Pio vice comandante tenente FERO Pasquale com.te patt arditi tenente BETTI Mario com.te palt. arditi
BATTAGLIONE (segue)
Grado Cognome Nome Carica ri coperta tenente ALEOTTl Claudio com.te pan. arditi tenente SUPP I ~r~;a:dro com. t e patt. arditi s. LCll. CAM PETTl com. te patt. arditi s. ten . FERRUZZI Omero com. t e patt. arditi 10)" compagnia
capitano CO RSIN I Pietro com.te e com.te I I palt. capitano BEN ATI Arrigo vice comandante tenente BIGGJO Mario com.le 2 1 patt. arditi tenente GERBI Giuseppe com. te J• patt. arditi tenente ASCENZIONI Aldo vice com. te J• pau. arditi tenente BRJGANTl Sigfrido vice com.te 2 1 pan. arditi tenente GERI Luig i vice_c?m. te _1 a patL arditi ten. med. SERARCANGELI Delio serv1z10 sam tano s. ten SPAMPINATO Carlo pau. arditi
11 BATTAGLIONE
Plotone Comando maggiore MARCIANÒ Vito comandante del btg. s. 1en. SALVADOR ! Adriano aiut. maggiore in 2 1 tenente COSTANZO G iovanni adcl rifornimenti s. L med. MASSARA Corrado servizio sanitario s. ten. LOMBARDl Gino add. uff. amm.ne
111 • compagnia
capitano BONCIAN I Car lo comandante cap i1ano BfNl Eleo vice comandame tencme VALENTE Eugenio com.te pa11 arditi tenente GIULJATT!Nl Renato com.te patt. arditi tenente CASTALD I Italo com.te pan. arditi s. ten. MANGIA Biagio com.te patt. arditi s. ten. DONN!Nl Domenico com.te patt arditi s. ten. TRINCAS Aldo com.te pan . arditi s. ten. APOSTOLO Gino com. te pan arditi s. ten SOLINAS Domenico com. te patt arditi s. ten. FELICI Rodolfo com.te patt arditi s. ten. RIZZO Antonino com.te patt arditi 112 • compagnia
cnpit:mo PARIS Paolo comandante tenente SALEMI Massimo v ice comandante tenente GI-IJNA SS I Antonio com.te pau. arditi tenente POLLI Giovanni com. te patt. arditi tenente ARTONI Cesare com. te patt. arditi 1cnen1e LUONGO Antoni o com. te patt. arditi tenente PASQUETTI Umberto com. te pan. arditi ,. t en. GJUFFRÈ I1alo com. t e patt. arditi s. t en. MORGANTE Alessandro com.te patt. arditi ICn. BARDUCCl Alici com.te pan. arditi ten . RUSSO Manlio com.te patt. arditi s. 1en. RIGHJNI Alberto com.te pan. ardi ti 1 JJ• compagnia capitano ZUPPETTA Ciro comandante
BATTAGLIONE (segue)
Grado Cognome Nome Carica ricoperta c11pitano PARADISI Romolo vice coman dante t enente FRIOZZI Riccard o com. t e pan. arditi tenente BACH!DDU Danilo com.te patt. arditi tenente TAINI Pietro com. te patt. ard iti tenente DUSE Edgardo com.te patt. arditi t enente LU C IANÒ Saverio com.te patt. arditi s. 1en. BARTOLOZZI Dante com. te patt arditi s. ten. SPERANZON Raimondo com.te patt. arditi s. ten. FINELLI Oddino com; t ~ patt: :tr?iti ten. med. VlR G ILJ O Anton io SCtVIZ IO sa nHano
lii BATTAGLIONE
Plotone Comando magg iore RJC CJTE LLI Tacito comandante del btg. tenente PANEBI ANCO Mariano aiut. magg io re in 2• s. 1en. MONTUORO D omenico add. rifornime nti tenente SPREGA Ernesto add. uff. amm.ne ten. m. MULÈ Filippo servizio sanitario 121 • compagnia ca pitano GALIMBERTI Enzo comandante capi t ano CARAMANNO Ange lo vice comand ante rcneme CARNAROLI Alberto com. 1e patt. arditi s. ten. ERLINGIJER Remo com.te patt. arditi ten . DE SPAGNOLI$ Dom enico com.te patt. ardit i ten . STIMOLO Luigi com.te patt. arditi s. ten BLANDI Ange lo com.le patt. arditi s. ten MORONE Spartaco com.te patt. arditi s ten GAROFALO Giuseppe com.te patt. arditi s. te n. TRAVERSO Augusto com.te patt. arditi s. ten. ZANETTI N Bruno com.te patt. arditi s. ten. BERTOLI Angelo com.te patt. arditi s. ten. CORAZZA Ru gge ro com.te patt arditi s. ten. CELENTANO Rosario com.te patt. arditi s. ten. CAROCCI Alberto com. te patt. arditi s. ten. CANNARA Carlo com.te patt. arditi s. ten. MJSTIC HELL! Ennio com. te patt. arditi s. ten. FOR NAS JER Mario com.te patt. arditi s. ten. DI STA SIO Giuseppe com.te patt. arditi s. ten. PEDRJ NI Attimo com.te patt. arditi s. ten. BUSETTO F ranco com.re patt. arditi s. ten. ZOFFI T erenzio com.te patt. arditi ca pitano SCO RDI A Sergio comandante tenente RICC I O Enrico vice comandante tenente PO NTRANDO LFI Piet ro com.te patt. arditi tenente TRETTENE Domenko com. te patt. arditi tenente IN G RAVALLO Alfredo com. te patt. arditi tenente SIRACUSANO Enrico com. te patt. arditi ten . CHERSI Luci o com. te patt. arditi ten. VOLPE Nicola com. te patt . ardit i s. te n. FUSCO Luigi com.te patt. arditi s. ten. MASSA Paolo com.ce patl. arditi s. ten. LIZZA Roberto com.ce patt. arditi s. ten. LANDI Luigi com.te patt. arditi s. ten. PIRJ NI Giuseppe com.te patt. ardit i s. ten. MARZO Giulio com.te patt . arditi
(segue)
Grado Cognome Nome
Carica
ricoperra s. ten. DI LORENZO Rosario com. te patt. ard iti s ten. SPOLIDORO Rurik com.te patt. ardili s ten MASUCCI Alfonso com.te pau. arditi s. ten. FINOCCJ !!AR O Valerio com.te patt. arditi s. ten . RIZZETTO Ezio com.te patt. arditi s. tcn. SO LI NAS Giovanni com.le pan. ardi ti 12)' compagnia cap it ano CAPOZZA Gaetano coman dante cap it ano BUSSOLI Gabriele vice coma ndante tenente ROTUNNO Carlo co m.te patt. ardi ti s. tcn . MIELE Michele co m.t e patt . arditi s. tcn. LlTARDI Claud io com. te patt. arditi s. ten . FERRA IU D omenico co m.te patt . arditi ,. ten S JRRI RUBES Raffaele com. te patl . arditi s. te n CO RRE NTI Antonio co m .le pan. arditi s. ten . BERNARDI Gastone co m.te patt. arditi
In azione con gli arditi dell 'A eronautica
Giugno era anche un mese ferv ido di atti vfrà operat iva. Il gior no 9 , i rest i dell a 11 1 a e del l a 101 • compagnie paracadu t ist i, già del II e de l I battagli one , raggiungevano l'aeropor t o di Miramare di Rimini do ve si univano ai sabotator i de l ba t taglione ADRA (Arditi Di st rutto r i Regia Aeronautica). I due Stat i Maggiori, quello dell 'Eserc ito e quello dell ' Aeronautica , avevano concepito una ma ss icc ia operazione congiunta di sabotaggio da effettuarsi contro gli aeroporti del Nord Africa dove i v elivoli an glo -a me ricani stavano pili fittamente concentrandosi per l'attacco all a Sicilia. I decolli sarebbero avvenuti da ba si diverse, a seconda delle destina z ioni previste: Salon-en-Provence e Dec imomannu per gli obiettiv i in Alge r ia, Gerb ini (Catania) per queUi dell a zona d i Tripoli ed lral<lion (Cre ta) per quelli de ll a zona di Bengasi. L'operazi o ne , alla cui direzione era preposto il generale di divisione aerea Cappa - coadiuvato per la parte tecnica dal t e nente colonnello pil o ta K linger - assegnava alle pattuglie del 10 ° arditi questi obi e ttivi : - tenente Di Tomma so: aeroporti di Benina l e 2 (Bengas i); - sotto tenente Rizzo: aeroporto d i Oulmene (Algeria); - sotto tenente Pi zzia nico: aeroporto d i Castel Benito (Tripo li) ; - sot totenent e Giuliatt ini: aeroporto d i La Senia (Oran o) . Gli obiettivi cos tituiti da gli aeroporti d i Beni na e da que ll o d i Cas tel Benito erano comuni anche ad alcune pattuglie ADRA. "
I decolli avevano lu ogo fra le 19,30 e le 2 1,3 0 del 13 giug no a bordo di velivoli S. 82 e, per quanto rigua rdava le pattuglie d e l 10 ° arditi , co n ques ta success ione: pattuglia Di Tommaso da lr 3kl io n ore
lll ARENA, N., AtJuile senza ali, Milan o, Mursia , 1970, p. 184 .
19,30, lancio effettuato ore 23,15; pattuglia G iuliattini da Salon-enProvence ore 20,05 , lancio effettuato ore 02,10 del 14 giugno; pattugli a Rizzo da Decimomannu ore 21,30, lancio effettuato ore 00,05 del 14 giugno. La pattuglia Pizzianico, insieme ad altre due deUe tre pattuglie ADRA conflu ite sulJ' aeroporto di Gerbini, non poteva no decollare perché i due S. 82 destinati al loro trasporto venivano distrutti 'in mattinata nel corso di un bombardamento nemico sul l'aeroporto. L' intera missione, tanto per gli uomini dell'Esercito quanto per quelli dell ' Aeronautica, era destinata a fallire. Un fortissimo vento in quota ed al suolo , su tutte 1e zone di lancio, aveva provocato numerose fratture e distorsioni ag li arti (uno degli ADRA, rimasto graveme nte ferito nell'impatto al suolo, moriva success ivamente per le comp lic az ioni sopravvenute e per 1a mancanza di cure tempestive) ed anche la dispersione di gra n parte dei materiali necessari per eseguire le azioni. Erano an d ati soprattutto perduti i contenitori per acq ua potabile, riducendosi questa a quella de Ue sole borracce indi vidu ali , ed è noto che con poca acqua , in Afr ica , si va anche poco lonta no. Durante la loro ricerca , alcun i ard iti si imbattevano in bande armate di arabi co n le quali si avevano conflitt i a fuoco , con feriti da ambo le parti il che, fra l'altro , determ ina va la diffusione dell ' allarme in rutto il territor io In fa se di preparaz ione , inoltre , c 'era stata anche non poca incompletezza e frettolos it à, carenza di elementi informativi, error i di rotta e di riconoscimento delle zone. " Si pens i che i componenti delle pattuglie non avevano la minima conoscenza degli obiett ivi prescelti per il sabotaggio, né avevano potuto condurre uno srudio approfondito delle carte topografiche dei lu oghi che, per - mo lto discutibili - motivi di sicurezza erano state rese disponibili solo il gior no pr ima dell'azione.
Le misure adottate erano state però negligentemente disattese con il con sentire che gli uomini, durante i giorni di permanenza a Rimini, anziché rimanere in stretto isolamento come è prassi in queste circos tan ze (e, una volta impossibilitati ad avere contatti con l'ester no, allora s f che si sarebbero potute distribuire le famose carte e tutta l 'altra documenta zione indispensabile, dand o in tal modo possibilità al personale di immergersi e concentrars i nello stud io dei partico lari) si dessero aUa belJa vita. Al Grand Hotel si ballava , c'era una fioritura di bellissime donne, molto disponibili; i ragazzi del resto erano giovani , forse fra qualche giorno avrebbero rischiato la peUe ... perché resistere? Il disco rso ha una sua logica , visto sotto una certa prospett iva. Lo ha di meno quando s i tenga conto delle dichiarazioni fatte da alcuni arditi al rientro dalla prigionia , che asseri v ano di aver riconosciuto in taluni degli ufficiali inglesi che li interrogavano alcuni degli accompag nator i
" Fr a i Lami , ques to po trebbe se mbrare un part ico lare d i mino r ril ievo, ma cen ameme tale non sembrerà a chi ha dire tt a espe ri enza d i certe cose: pro prio nd giorni immediatamente precede nti b partenza per l 'az ione, ch e avrebbe co mpor tato il marc iare per chilo me t ri e chilo me t ri s u te rre no im pervio , erano s tate di stribuit e agli ADRA sc arpe nuove , belle dure e rigi de , l 'id eal e pe r vesciche, calli , duro ni , go nfio ri , ecc.
delle generose sirene danzant i di Rimini. Ma a parte queste macroscopiche lac une organizzative, c'era anche dell'altro. Un dato incontrovertibilment e certo è c he l a sorpresa era ve nuta comple ta mente a mancare. Fin dalle 9,10 del 14 la radio inglese di Apollonia aveva tra smesso in chiaro a t utti i reparti della difesa che un cen tinaio di paracadutist i erano atterrati fra Bu Amud e Bengasi , dando l'ordine di cattura rli e di ucc iderli. Altri arditi riferirono , al ritorno in patria dopo la guerra , che chi li aveva interrogati conosceva beniss im o i nominativi di tutti i comandanti di pattuglia, compres i quelli rimasti bloccati a Gerbini. «Co me mai Carraretto non è con voi?», si era sentito chiede re uno dei ragazzi, dopo la cattura, co n riferimento al sergente dell' AORA comandante di una delle pattuglie che avrebbero dovuto decollare app unto dalla Sicilia . 40 A proposito del bombardamento d i questa pista, suona molto si ngol are che, all 'improvviso, e proprio quel g ior no, fosse stata decisa un' in c ursio ne aerea su que ll a che era in effett i so lo una pista e per g iunt a abbando nat a da tempo..
Al tientro dalla pr igionia, tutti i paracadu ti sti affermarono che, dovunque, avevano avuto la sensaz ione pre ci sa di «essere attesi». Da lraklion, con lo ste sso S. 82 sul quale viagg iavano le pattuglie del tenente Di Tomma so del 10 ° ardit i e del tenente Baccaro dell'ADRA, avevan o preso imbarco il maggiore dell 'A eronautica Marco Beltramo ed un non meglio id entifi care radiotelegrafista con relativo apparecchio con il compito, autonomamente assuntosi - ma è strano che gli fosse co n sent i ta tale possibilit à, chiun que abb ia un minimo di esperi enza di attività militar i, e soprattutto di questo tipo , non potrà no n co nvenirne - di tenersi nascosto, dopo il lancio e di comunicare po i a mezzo r adio i risultati delle azioni de ll e quattro pattuglie decollate da Ira kli on. I due veni va no ca ttu rati fra i primi, poco dopo il lancio, e le circostanze nell e quali l a ca ttura era avvenuta lasci arono se mp re notevoli dubbi e perplessità in tu tti i partecipanti. 41 Alcuni an ni dopo , un se ttimanale pubblicava un articolo rievocativo (a firma di Fra nco Paglian o) nel quale , fra l ' altro, testualmente si po teva leggere :
« . .. delle 4 pattuglie lanciate nei pressi di Bengas i, s i sa che due vennero subito catturate. Si è dett o che questo si verificò in seguito a tradim ento: abbiamo potuto accertare che eHettivamente dopo la guerra fu presentata al Tribunale Militare una denunc ia a carico di un uffic iale superiore che però, anche se con formula molto ambigua, fu prosciolco in istruttoria. » 41
È que s to uno fra i tanti, troppi «mis t e ri » d e lla nostra guerra, la cu i ve ra s tor ia, d a questo punto di v ista, è ancora tutta da scrivere, se mai a qualcuno sarà data questa possibilità. L' lntelligence Service, ce rto, d oveva aver lavorato bene, e c iò rientrava nella sua sfera di compe-
"° PARISH, D. , op. cit . p. 24.3 .
• 1 ARENA, N. , op . cii ., pp . 185-186.
1 li settimana le in questione è «Candido'> del 9 novembre 1958 (riportato da PARI SET , D ., op . cit. , p. 244).
cenza. Ma è indubbi o che qualcuno do veva avergli d ato una mano, ed anche robusta, in quella come in tante altr e circostanze. Sotto questo punto di v ista ci se mbrano patetici, quando non me rite vo li di altr a agge tti vazione, g li sforzi c h e continuano a fare akuni sto rici , o presunti tali , per denegare la co llu s io ne col nemico che , a var i livelli e soprattutto a quelli pili e.le va ti , si è avuta durante l'ultimo con flitt o. '
La notte del 26 giu gno, il ren. colonn ello Klinger , con altri piloti e s peciaJfati dell'Aeronautica , atterrava co n un t rim otore da trasporto S. 75 nel deserto cicenaico , nel luogo convenuto per il recupero degli arditi impegnati ne lla zona di Ben gasi. Attesero tutta l a not te, con le armi in pugno, fino alle prime luci dell ' alb a, allorché furono costretti a ri e ntra re. I sabo tatori erano ormai tutti dietro i reticolati di un campo di co nce ntramento, meno due ADRA che, da so li e do po varie vicissitudini , erano riusciti a penetrar e nell'aeropo rto di Benina Nord distruggendo d ec ine di aerei e note vo li quantità di ma teriali. Fu una sp len did a azione, che d a so la ripagò gra n pa r te del nega ti vo esito dell' in tera operazion e, e della quale parleremo piu in dettaglio nelle pross im e pagi ne , all orch é ci occ uperemo dei sabotator i dell'Aeronautica.
Sicilia
Il 10 lu glio ini ziava l' invasione della Sicilia. Già nella seconda decade di maggio il II battaglione del 10 ° reggimento arditi, al co mando del maggiore Marcianò , era s tato trasferito su ll ' isola a dis po s izione d el comando della 6 ' arma t a. Il co mando di b attagli one era dislocato ad Acireale in sieme con la 11 3' co mpagni a, per un totale di 180 elementi con 19 mitragliatrici Breda 37 da 8 mm e 7 fuciloni « Solothurn» montat i sull e camionette; la 112 3 compagnia era, co n 104 uomini, a Santa Maria La Scala e la 120' compagnia spec iale, su 66 arditi, a Capo Molin o. La 11 3' co mpagni a doveva svolgere fun zion i di vigilan za mobile e pronto int e rvento su c hiamat a, azione antiparacadutista, sa bota ggi ne ll e retrov ie nemiche; la 112 3 e la 120 3 , o ltre a concorre re anch 'ess e all 'attiv it à antiparaca dutistica, erano preposte alla messa fuori uso di mezzi corazza ti e , lad d ove sup erate da quest i, all 'att ivaz io ne di operazioni d i guerr igli a e sabotagg io. " Le pattuglie del battaglione entrarono subito in az io ne , nel clima di confusione , cedim ento e disfattismo che regnavano ovunque, nell 'am biente militare come in quello civile, tranne car issime eccezioni. La sera del 13 luglio du e pattuglie cli camionettisti accorrevano d'urgenza in una zo na nei pressi di Acireale, fra Aci S. Antonio e Pi ano d'Api , do ve era stato segnalato l'atterraggio di un nucl eo di paracaduti s ti nemici . Trascriviamo il rapporto del maggiore Marcianò su ll 'azione:
, POSTIGLIONI , G., op. ci t ., pp 878-879
«A ll e ore 21,45 del lJ luglio 1943 mi ve ni va segnalato telefonicamente dal Comando del 102 ° battaglione costiero che il pos t o di b locco di Aci S. An tonio aveva avver t i to della presenza di un nucleo di pa racadutis ti nemici, 15 certamente veduti ca· lare , nella zona di Aci S. A n tonio, lanciari dal cielo all e ore 22 circa. Impartivo subito disposizione che due pa ttugl ie camionette si recassero sul posto, mentre aJr re pattuglie rastrellavano le adiacenze di Acireale .
.e Compi to:
a) portars i nella zona di lanci o d e i paracadut isti nemici;
b) delimitare il campo di lancio , accerchiandolo;
c) procedere al minu zioso rastrellamen to della zona, s tri nge nd osi verso il ce nt ro;
d) e limina re o catturare iJ nemico.
« Le pattuglie part ivano alle ore 23,15; iniziavano l'azione alle ore 24.
« Delimitata la zona di lane.io (Ac i S. Antonio - Piano d 'A pi) e preso un approp ri ato schierame nt o, detti ordin e al grosso d e ll e pattuglie di sos ta re sulJ e posiz io ni fino all'alba in quanto il terreno, nella totalità fitti vigne ti , era favorevo le ad agguati da parte del nemico; me n t re adib i i u na mezza pattuglia mobile all a vig il anza dell'esterno dell o schierament o per im ped ire ad elementi rimasti fuori dall o stesso di sorprende re il grosso e a q uelli de ll 'inte rno di uscire attraverso le maglie.
« All 'alb:1 deni l'ordine di iniziare il rastrellamento Le pattuglie s ubilO dopo prend ono co nt atto con grupp i isolat i di paracadutisti nemici , che all' int imaz io ne di resa rispo nd ono con munito fuoco di fuciler ia e mor t a io da 81. Gli arditi si lanc iano allora sop ra ai nuclei che, quantunque in posizio ni già organizzare neUa no tt e , superando og ni ostaco lo e i ncuranti del fuoco avversario riescono con un sussegu irsi di azioni isolate co rpo a corpo con bombe a mano e colp i di pugnale a ridurre al si lenz io, cattur an d o prigionieri e uccidendone altri 4 duran te il combattime nt o. So no stari catturati anc he un mortaio da 8 1, armi individuali, muni zio ni e bombe a mano . Le operazioni d i ras t rellamento terminano alle ore 10,45 del 14. Nessuna perd i t a soffe rt a dal btg. in questa azione, salvo qualche piccola contusio ne curabiJ e aJl ' infermeria del btg. stesso.
«Ques t o, mercè l'azione d ecisa degli arditi tutti e la natura del terre no che ha consenti to il mascheramento degli uomini che attaccava no.
<tA I termine dell 'azio ne è stato accertato trattarsi di 20 par acadut isti nemici facenti parte di una formazione lan c iata nella piana di Catania, fo rmata da varie squad re dotate di mortai da 8 1.
« I rimanenti sono stat i cat t urat i nella giornata ed in quelJ e che hanno segui to.
('C È da seg na lare l'entusias mo degli arditi tutti che insisten temente chiedono di prendere parte all'azione ed il comportamento di molti durante l'azione, nelJa quale in cura nti del r ischio e del fuoco , si slanciano co ntro il nemico agguerr it o, costringend olo alla lotta corpo a co rpo ed alla resa.
F.ro Maggiore MARClANÒ,. 44Il giorno dopo, altro fatto d 'ar me, quello al ponte di Primo so le sul fiume Simeto, se mpre nella piana di Catan ia, ad una deci na di chilome tri a Sud della città. Una pattu glia di arditi in serv izio di sor veglianza s tabil iva un collegamento con un battaglion e tedesco di par aca-
4 ~ TI rapporto è incluso in una parte del diario storico del II bauaglione, comprensivo del periodo 20 maggio-) I luglio 1943, 1rasmesso dall'ing Umberto Postig lioni (co rso Aurelio Saffi 7, Genova) all'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, presso il cui archivio tro· vasi allegato al diario storico del 10 ° reggimemo arditi
dutisti del 3° reggimento della l" divisione " impegnato duramente nel mantenimento del ponte contro circa 300 paracadutist i ing lesi armati d i tre pezzi controcarro. gente in gamba anche questa e decisa a tutto." Era un confronto di prima qualità. Sono le 21; è già buio. U comandante tedesco, colonnello Nrer is, avv icina il s. te n en t e Donfa , comandante della no stra pattuglia, e gli dice: «Senta, la nostra sirt.Iazione è preoccupante, il pon t e è praticamente in balia del nem ico, b isogna che ricacciamo gli inglesi. Noi da so lJ non ce la facciamo asso lutamente. Ci dar este una mano? C i occorre gente di pr im iss im o ordi ne; già sappiamo chi so no gli arditi del magg iore Marcianò». 47 Donfa informa via radio il suo comandante di battaglione, che invia subito tre pattug li e con due camionette cia scuna al comando del capitano Pa radisi. Giunto rapidamente sul posto, Parad i si concerta con Nteris di sfr uttare a l massimo la velocità dei mezzi e le loro arm i di bordo in modo da portare lo scomp iglio nelle file del nemico, respi nge rlo e ricacciarlo su lle posiz ioni d i partenza. E il vero compito deg li assalt ator i , un r itorno di 25 anni indietro, alle <<fia mme nere» dei reparti d'assalto su Col Moschin, sull 'Aso lone , sul Pertica, a Falzé di Piave. Dopo un contrattacco del battaglione tedesco, le pattug li e si lanciavano ne lla mischia, o ltrepassando il ponte ed incalzando il nemico che, so rpreso, s i da va alla fuga raggiungendo le colline di Bivio lazzotto dove evid entemente erano di slocati altri reparti. Cosf prosegue il rapporto del comandante di battaglione:
« Le pattuglie, dopo aver serrato sotto, lasciavano le macchine ed a piedi, infiltrandosi, :maccavano le nuove posiz ioni nemiche AJcuni colpi di mortaio tirati su ll a strada producevano l'ince ndio di quattro camionette. U nemico, rianimato da questo fatto, pensando che le patruglie si sarebbero trovate in difficoltà per svincolarsi, partiva al con tr atlacco e circondava gli arditi che si erano portati alJe macchine per rientrare nelJe nos t re linee.
« Da q u esto momemo sp iccano in modo particolare le doti di valore degli ardiri, che, battendosi come leoni , riescono a rompere il cerchio formatosi e, mentre alcuni saltano sulle cam ion erce per portare in salvo quelle rimaste, glj altri, app iedat i , comba ttendo a corpo a corpo, proteggono questo movimento e riescono a rientrare nelJe nostre linee .
~ , La t • divisione paracadutisli tedesca , con il 3° e 4 ° reggimento, era giunta in Sicilia il 12 lug li o, proveniente dalb Francia, ed era stata direttamente paracadutata in due ondate, con un aviolancio spettacolare , a Sud di Catania. La prima ondata, lanciata alle 18,10 , comprendeva il 3 . reggimento del colonnello H eilmann, la seconda, lanciata alle 20,30, era costit u ita dal 4 ° reggimento del ten . colonne!Jo Wahhcr. (SANTONJ, A. , Ll! operaàoni in Sicilia e Ca/.abria, Roma, USSME, 1983, pp. 136 e 224, nota n . 5.)
>11 Erano guidati dal capitano Rann ed appartenevano alla brigata aviotrasportata al comando del ge nerale Lathbury , decollata dalla Tunisia la sera del 13 luglio con 107 aerei da trasporto e 17 alianti a r imorchio e 1.856 paracadutisti. A seg uito di perclitc subite a causa della con traerea nemica ed . .. amica, - il convoglio aereo giunse infatti sulla f1otta alleata ormeggiata al largo della costa, proprio mentre questa era sono attacco di bombardieri tedeschi , con conseguenti errori di idenrificazione -, di incidenti di volo e di errori d i navigazione, solo 39 veHvoli furono in grado di effettuare il lancio e solo 11 alianti po t erono prendere terra entro un raggio di un chilometro e mezzo dal ponte. (SANTONI, A., op. cit., p. 236.)
~, PARISET, D ., op. cit. , p. 296.
« I n questa azione s i è partico larmente distinto, oltre a molti ardit i, il capita no Paradisi Romolo, c he ha saputo col suo contegno fermo, deciso, con d urre i propri uomini all'attacco riuscendo a ricacciare il nemico dalle posiz ioni raggiunte.
« L'azione, che è durata un'ora e 40, è sta t a vio lenta ed ha procurato all 'avversario num erose pe rdit e, assicu rando al battaglione tedesco il possesso del ponte.»
« Le perdi te sub(te dalle pattugli e [5 morti, di cui due 11/ficia/i, 4 feriti e 16 dispersi] dimostrano come sia sta to d uro il combattimento e come gli arditi si sia no bat1uti, des tando l'ammiraz ione del co mandante tedesco c he si è ripetutamente compiaciuto, ring ra ziando sent it amente per l'aiuto portatogli in u n momento delicatiss imo.
F.to Maggiore MARCIANÒ»~8
I paracaduti sti britannici erano costrett i ad abbandonare la riva meridjonale del Simeto e ad arroccar si sulle alture vic in e, La situ azione i n Sicilia andava deteri o rand os i se mpre pili rapidame nte ; entro il 24 luglio Palermo e l'int era SiciHa occ id ental e era no in mani alleate , in quella che il ge neral e americano Keye s doveva definire , no n a torto, «u na comoda pas seggiata». "9 G li ardi ti del 10 ° continuavano a rappresentare un'oasi di coerenza , senso del dovere, di g nità, in un contes t o ammorbato sempre pili dal tanfo dello squagliamen· to ge nerale , della resa senza combattere , Oltre che co n il nemico , dovevano lottare con le mas se di disertori e di sbandati di og ni arma e grado, cercando di r iunir li e riordinarli nei centri.racco lta, mentre il dito accarezzava is tintivamente il grilJ etto, anche se non mette va con· to lo s precare pallottole per questa marmag lia ; e po i ce ne sarebbero volute troppe, ta nti e ran o i protagoni sti di questa Caporetto s icula , molto piu ignobile e sconci a d i que ll a di 26 anni prima Alcune pattug li e venivano paracadutate per az ioni di sabo tagg io: ric ordi amo i nomi dei loro comandanti , Belletti , Felic i, Pi zz ian.ico , Bussoli, Arreni . Erano cosl s abotati un ponte , una batteria antiaerea ed alcunj depo s iti di munizioni. Poca cosa , certo, di front e a ll a strapotenza all eata. Ma, perdio, si fosse almeno fatto vedere che c'erano anche gli it ali a ni a batters i in difesa della loro terra; non si poteva conti · nuar e ad arro ss i re d i fronte a tedeschi , in glesi , ame ricani , a tutto il mondo. Ciò che aveva colpit o d olorosame n te gli uomini in que s te az ioni, ancor pili del piombo nemjco , era stata l 'assoluta mancanza di appogg io da parte della popolazione locale, che arrivò perfino a ne gare l'acqua ed , in qualche caso, ad avvertire il ne mico de1Ja prese n za dei militari . me
0 aè
b~~~~an~~:~ad: 1 ci: sti Folgore) d i Carlo Bonciani, comandante della 111 • compagnia del 10 ° ard iti. Oltre al maggiore Marcianò, furono deco r ati di medaglia d'argemo il capitano Paradisi, il tenente Friozzi, il tenente T aini, l'a rd ito Cironi, il tenente Duse e l'ardito Maccarone, ques ii ultim i due «alla memoria... 8 medaglie di bronzo ed u na croce al v.m. premiarono ahri protagonisti de l violento combattimento .., U.S. Anny in World \Var Il - Sicily and the sum:nder o/ ltaly, a cura di A.N. Garland, 1-1. McGraw Smith, M. Bl umenson, Washington, 1965, p. 255, ejACKSON, W.G.F., La battaglia d'Italia, Milano, Garzanti, 1978, p. 79.
La pattuglia del sottotenente Aposto lo , lanciata nelle retrovie nem iche il 22 luglio , ebbe il comp it o di attaccare un grosso campo d ' aviazio ne nella zona di Licata e di distruggere quant i pill aerei fosse po ssibile. Con il comandante , c'erano 9 arditi , tutti della vecchia 111 • compagnia. Giunto l' aereo suJla zona di lancio , a 350 metri di quota , il direttore di lancio sottotenente Argento diede il « via! » . · Dopo cinque giorni trascors i sabotando linee elettriche e telefoniche (l'aeroporto si era rivelato ancora in fase di all estimentoL gli ardfr i veni vano catturati dopo un breve conflitto a fuoco. Sotto interrogatorio , Apostolo ti rò fuor i un cumulo di dati in ventati, ma ad un cerro punto ve nn e interrotto, tra il sarcastico e d il divertito , dall'ufficiale ing lese: «Bene , m ' accorgo ch e non è lo spirito che fa difetto ag li itali ani)> [Apostolo , tra l 'altro, aveva dichiarato di chiamarsi Ludovico Ariosto], «però nemmeno noi ne siamo sprovvisti. Ora tocca a me. Mi asco lti bene: lei è il tenente Gino Apostolo, appart ie n e alla 111' co mpagni a del 10 ° reggimento arditi con sede a Santa Severa , v icin o a Roma. I l suo comanda n te di regg imen to è il co lo nn ello di stato maggiore Renzo Gazzaniga. La 111' compagnia è agli ord ini del capi t a no Car lo Bonciani. C ' è forse qualche inesatte z za? Dovreste e ssere solo cosf corte se da prec isarmi come mai avete tardato tanto: sono quattro notti che v i s t iamo as pettando su quel pianoro a q. 61 ». ,o Il fatto s i commenta da solo.
Una delle ultime azioni compiute fu queBa del tenente Artoni che, s iciliano della zona di Augusta, venne incaricato di effettuare propr io nella zona di ca sa un sabotaggio ai danni di depo siti di muni z ioni e carburanti e , nel contempo, di raccogliere in formazioni sul nemico. Disponiamo dell ' in tera relazio ne compilata al rientro da Arton.i , attraverso la quale s i appre nd o n o interessanti e s ignifi cativ i particolari sia sull ' az ione sia suJJ'atmosfera c h e regnava all ora n e ll a S icilia occupata dal nemico: ' 1
10° R egg imento Arditi li Battag lio11e I 12 a Compagnia
Posta Mi/;to re 166, 3/8/ 1943 Xl Ogge tt o: Relazio11e su ll'azio ne di sabotaggio compiuta nel territorio di Aug usta la sera del J O Agosto 1943 dalla IV " patJug/ia arditi de lla J12a Com pagnia. '° P ARISET, D., op. ci t ., p. 299. L' am o re riporl a il co Uoq ui o da l ci t ato volu me di l:k> nciani, Squadrone F, nel quale il comandant e della I t I • compagnia riferi sce che un racco nt o ana logo, per d ue cas i e d ue locali tà di versi, gli era s1ato fall o d a tre suo i ex di pende nti01::~r:v:~~~~~1J:~::0: 1110 n~:: ~~ : i;:t~uugJj ~nA~;t~Ì~cij -se 3 !g'. 0 :a:~~:o; ;t1l1~: ~~~i::aj
capp. magg io ri Gi use ppe ÒCe ro, Stefano Gi ann o ne e Leon e Dell a Rosa, il Ca ()()ralt'. Achille Caruso e glj a rd i1i Francesco GulJ o ne, Mari o Nan nini, Fr ancesco Pag lim1 ed O riello Denti (Posn cu oN1, G., op ci t ., p 90.5 ) ,. USS M E, d s. 11 btg., co ntributo Postiglioni
La sera del 31 luglio c.m. i11 seguito ad ordi11i ricevuti dal Comandante di B1'G, accompagnato dal ComamUmte di Battaglione stessa e dal mio Comandante di Compagnia, mi recai nella z.ona di GIARDINI (Albergo Mazarò) dove la mia pattuglia composta di dieci uomini complessivamente, su tre me1.1.1 d 'assalto della Regia Marina alle ore 21 prendeva imbarco Compiti assegnali era110 i seguenti: - sbarcare nella zona CAMPOLATO - S. CROCE (Augusta); - distruggere eventuali depositi carburanti , di munii.ioni, artiglieri e e tutti quegli ob1eJ1ivi che per k1 loro consistenza fossero adeguali al rischio al quale si espon etJa la pattu5/ia; - raccogbere noti.zie sul nemico (ubicazione di artiglierie, ammassame11ti di truppa, loca lità ove venivano effettuali sbarchi di materiali e uomini ecc.). Il mare tra,:qui/lissimo ed una lieve foschia davano affidamento per la buona riuscita dell'azione.
Alle ore due circa eravamo in prossimità della zona di sbarco a circa 500-600 metri dalla costa e, presi gli accordi con il Comandan t e del battello ed avute le ultime istmi.ioni dal mio Comandante di Compagnia che mi avt.'Va accompagna t o, sbarcai colla mia pattuglia con due canotti dirigendomi verso terra.
Probabilmente per un lieve emJre di calcolo lo sbarco al)t)e11ne in :ma 1.ona distante circa tre km a Nord dal punto di arrivo. LA scogliera ripida ed il mare che ora era piuttosto mosso non mi consentivano il normale sbarca de lla pattuglia ed infatti tmo dei dt,e battelli venne portato al largo da una ondata e l 'altro sbattuto sulla scogliera veniva messo fuori
Mi trovai cosi preclusa la via del ntonzo via mare e non mi fu possibile sfmttare i tre colombi viagg,iatori che mi erano stati comegnati per comunicare notizie sullo sbarco , rn/l'eve11tuale azione che avrei compiuta e s,il m io ritorno , perché i predetti tre piccioni erano andati a finire a mare.
Risalita la scogliera ripida, in una grotta trovai dei borghesi che dormivano ed intemJgatone ,mo riuscii a stabilire che mi trovavo in contrada CAMPOLATO. Erano circa le ore 3 ,30 e per raggiu11gere la località che avevo stabilito per occultarmi dovevo percorrere circa 4~5 km. Era staia scelta la località contrada COLONA dove doveva trovarsi la mia famiglia residente i11 Augmta .
Tutta la zona era battutissima dagli Inglesi e non potevo attendere il giorno st.•11za comre il rischio di essere certamente scoperto e catlurato. Decisi allora di incamminamti e con marcia celere raggiungere prima del sorgere dell'alba la contrada Colona.
Jniziai il movimento dopo avere inquadrati gli uomini sulla situazione e durante la marcia, mi si presentò occult11to sotto gli uliveti un'attcndamen t o inglese. Lo traversai al fmnco colla pattuglia in fila , moschetto a tracolla e passo deciso. Nesmna intimazione di fermo mi pervenne dalle sentinelle che , evidentemente, scambiavano la mia pattuglio per ,ma pattuglia inglese e rimanevano tranquille ai loro posti.
Giocando cosi su/l'equivoco passai davanti a batterie antiaeree ed altri attendamenti e fu possibile rendermi conto delle dislocazioni nemiche Raggiunta all'alba la contrada COLONA presso la mia famiglia trovai nascondiglio per me ed i miei uomini in 1111 magauino sotto della legna accatastata.
Durante tutto il giorno 11011 mi fu possibile uscire dal nascondiglio perché /tilla la campagna era sorvegliatissima dalla polizia inglese. Anche l'ambiente civile era ostile, come mi fu riferito dalla mio famiglia, poiché dopo l 'occupazione inglese avevano prese le direttive del paese i vecchi esponenti del partito rosso. Essi collaboravano con le at1torità militari inglesi e sono certo che se avessero sapu to della mia prese111.a nella zona mi avrebbero sen· z 'altro denunciato.
Dovetti cosi servinni di qualche parente e di pcrso1ta fidata per avere le 11oti1.ie sul nemico che mi i1tteressavano per compiere la mia azione.
Appresi cosi che la città di Augusta era occupata da truppe di colore inglesi che don11iva110 nelle abitaztoni civili. Che gli Inglesi avevano asportato dalle case tutto il mobilio di
valore che, imbarcato su piroscafi, veniva portato via. La ferrovia Siracusa-Augusta-Catania era sfata riattivata e che parte del materiale bellico veniva a mezzo di essa inviato mila linea. Il grosso dei rifomimenti bellici veniva sbarcato a Siracusa con piroscafi ed una minima parte ad Augusta a meuo dt i.aJ/eroni; successivamente detto materiale veniva avviato al ftonte per la rotabile Siracusa-Catania con numerose autocolonne.
La popolarione residente nelle case di campagna perché sfollata era comin11ame11te-sottoposta a controlli della polii.ia inglese che saltuariamente perquisiva le abitai.ioni. '
Le notizie raccolte sulla ubicazione di obiettivi mtlitari risultano seJmate sulla carta al 25 mila consegnala ti giomo 1° corrente al Comando tb Annata.
Durante ;t gionio, mentre sos kw o nel nascondiglio, venne opemù.1 ima perquisizzone nella contrada che, per fortuna, dato li magni[teo occultamento scelto in casa mia, riusci infrnttuoso nei miei riguardi.
Poich é disposizioni severissime, pena la fucilazione, proibivano ai civili di nascondere militari ita/iam e tedeschi, decisi di eseguire /'ai.ione nella notte ed a meuo di u11 giovane studente, mio nipote , appresi che in :ma località della scogliera vi era una barca abbandonata (lrredata con remi ed in ottime condizioni di navig<lbi/ità Stabilii di umfruirne per il ritorno ad azione compiuta.
Scelst come obiettivo tra grossi depositi di munizioni di <lrtig/ieria, suddivisi in t re grosse cataste, nascosti fra gli uliveti ed abilmente mascherati che avevo individuati la notte precedente mentre mi trasferivo in contrada COLONA.
Alle 22 circa, dopo avere preparato gli esplosivi adatti mi portai a Sud de/l'obiettivo ,la attaccare e suddivisa la pattuglia in tre nuclei, striscUmdo e sfruJtando le infrattuosità [sicl della roccia raggiumi gli obiettivi prestabiliti.
Essi erano composti da casse di munizioni accatastate e mucchi di proiettili ed a circa un centinaio di metri vi erano piazzati 6 peut di artiglieria contraerea dalle canne lunghe rivolte in aria LA sorveglianza era costituita da una sentinella per 09.ni deposito ed ogni peuo; passeggiando s 'inconlrava110 scambiando a volte qualche paro"1.
Eludendo la loro vigilanza vennero raggiunti i depositi e collocato l'esplosivo con accenditori a tempo, ci allontanammo per la stessa strada e dopo 1m largo giro veno Nord raggiungemmo la loca/itiJ della scogliera dove era la barca.
Quando fummo sul posto ci accorgemmo che la barca era stata privata dei remi che qualcuno aveva asportato. Non si poteva intanto indugiare e bisognava ad ogni costo abbandonare la costa prima che avvenisse lo scoppio dei depositi di munizioni. Spingemmo cosi la barca in mare e vogando con dei pezzi di tavola ci allon tanammo dalla costa.
Quando fummo al sicuro, erano circa le ore 1,30, una fortissima esplosione ci dette /,a certezza della riuscita dell 'azio ne. Bisognava ora intraprendere il viaggio di rientro e quando, lavorando coi pugnali, avevamo costmiti dei remi di circostanza colle tavole inteme de/lA barca m:ssa, ci accorgemmo che da a/cimi fori che erano stati certamente praticati allo scopo di rendere inutilizzabile /,a barca entrava l'acqua; allora provvedemmo con fa:zzo/elti, stracci, pezzi di legno a tamponare le falle.
Navigammo tutta la notte molto lentamente e con grande fatica degli uomini alle ore 8 del giorno J eravamo al largo di Catania a/l'altezza de/lA foce del SJMETO. Avt'Vo fatto denudare tutti gli uomini per dare l'impressione che si trattasse di naufraghi e di/atti per due volte degli aerei inglesi ci soroolarono a bassa quota seni.a molestarci. Avevart10 oltrepassata la foce del SIAfETO e tentavamo di puntare su Catania quando un vento contrario ci fece retrocedere la barca portandoci nuovamente veno la foce del SIMETO. Gli inglesi da terra accortisi di noi cominciarono a tempestarci con tiri di mortaio che cadevano vicinissimi alla barca. Ci buttammo allora in mare allontanandoci da/l'imbarcazione e quando il fuoco cessò raggiungemmo la harca e ci nascondemmo dietro di essa tirandola a nuoto e partandola p;,; al largo. Rimbarcatici tutti tcnt.ammo di riprendere il cammino ma il vento ci riportò nuovamente sotto il tiro. Gli inglesi allora ricominciarono il loro fuoco e fummo costretti a ribuJJarci in mare seguiti dai colpi di mortaio che davano lo caccia all'uomo e dal mitrag/Wmento di un aereo nemico che accortosi della nostra presenza sz era abbassato per meglio colpirci.
Non era pitl il caso di tentare il reim barco, ma occorreva guadagnare la costa a nuot o, cosa che facemmo suddivisi in nuclei ed in tempi diversi, sfiniti dopo essere stati pitl di tre ore in acqua ed avere percorso dagli otto ai nove km.
Segnalo il contegno esemplare tenuto dai fanti del 372 ° Battaglione Costiero che tenevano il fronte in quel settore e che accortisi de/l'app rossimarsi dei miei uomini che si erano fatti riconoscere per italiani si buttarono in acqua aiutando/i negli ultimi metri a raggiungere la costll e prodigando loro le prime cure del caso.
Alle ore 16 circa, dopo esserci riposati e rifocillati tw po ' mi avviavo al Comando di Battaglione Costiero per avere 1m me1.1.o per rientrare al mio Battaglione e durante il tragitto venni colpito da scheg,ia di mortaio alla regione temporale destm. Tutti i componenti della pattuglia sono rientrati incolumi in tempi diversi.
Il contegno degli arditi tutti della pattuglia è stato superiore ad ogni elogio e malgrado i momenti difficili attraversati sono sempre stati calmi e decisi a tutto pur di riuscire ad assolvere il compilo che ci era stato affidato. Tutti hanno dimostralo fede, coraggio , elevato sentimento del dovere, spirito di sacrificio e sono degni di essere tenuti present i per la concessione di una ricompensa al VM.
Il Tenente ConJ.fe La IV Pattuglia (Artoni Cesare) ' 1
Epilogo
D al 26 lugli o il battagli o ne passava a d isposizione del comando del XIV corpo d 'ar mata tedesco, andando a respirare un 'aria certam e nte piu combat ti va di quella che regnava al nostro coman d o d ell e F orze Armate Sicili a del quale f ino allora e ra stato all e dipendenze. L '8 agosto ve ni va posto a dispos izione delJ a di visione Herma nn Garing . Ormai , però, era finit a. Il 5 agosto entrava a Ca tania , «acclamatiss im a», " la 50' divisione di fanteria ingl ese; dal 3 al 10 t u tti i comand i italiani erano auto ri zza ti ad evacuare l ' isola , ad eccezione dei resti di una brigata e di una div isio ne cost iera. L '8 agosto ven iva di spos t o il trasferime nto del II batta gli o ne dalla Sicilia su l continente «per esige n ze operat ive zo na calabr a». Del reparto di Marcianò restava n o 33 ufficiali , 350 ardit i , 14 camionette, 7 autocarri, una autovettura ed alcune motociclette. Il clima che reg na va in quei g ior ni a Me ss in a è reso molt o bene da Pariset:
I moli del.la stazione ferroviar ia portua le appaiono stracar ic h i di truppa e d i automezzi di og ni genere. Non ci si può muovere in mezzo a tanto trambus to. L'av iazione americana domina il cielo, bombarda, mitraglia a tutto spiano. Cadono gli spezzoni non piU soltanto suUe colonne in movimen~to o ferme, ma addiritrura sui singoli pezzi e finanche sui soli motori delle vetture. E u na gara di tiro a segno c he non è possibile evi tar e. Camion e motociclette si inceneriscono su i moli, fra rivoli di sangue raggrumato.
~Tutte le au tocolonne in marcia verso iJ porto di Messina, benché avanzanti aspa·
zi interva ll ati, non sono risparmia te dalla caccia avversaria. Qua c'è uno Spa 38- R che arde come una torcia , piU in là si vede una motocicletta Alce 500 i n fiamme, crepitan· te; e s i vedo no ufficiali affannarsi all 'Uffi cio Imbarchi, che è in preda ad una confusione enorme ..
« 11 13 agosto, a cinque m inuti l'una dall ' altra, le motozattere tedesche traghettano il materiale deg li arditi, dalle 6 del mattino alle 4 pomer id iane, benché l'aviazione nem ica, se mpre piU aggressiva, attacchi ad ondate incessant i il traffico su llo S tretto. Alle ore 17 dello stesso 13 agosto, l'intera autocolonna degli arditi - da c ui mancano solamente una cam ione n a e due moto Sertum colpite in varie parti d el mo tore e ne l serbatoio - è già a Bagnata Calabra. Il battagli o ne si accampa in pross im ità d i Sc ill a. rJ c ielo è pie no di luci e di rombi.» 'M
Il 10 ° reggim ento arditi chiude va cosi le proprie vice nde belliche. DelJe belle pattu glie dai nomi estrosi e simbo lici non rimanev a ormai che il ricordo. Alla data dell'S serrembre 19 43, la situaz ione del reggimento era la seguente: il I battaglione, con le compagnie 102", 110• e 12 3 ", in Sardegna; il II , rientrato daUa Sicilia , a Santa Marinella ; deUe due compagnie del III , la 122 • era in una delle caserme del quartiere Prati , a Roma , mentre la 133 a, ancora in attesa delle camionette, stava completando l 'addestramento a Santa Severa; anche a Santa Seve ra si tro vava no la 101 • e 121 • compagnia del IV battaglione, la cui 111 a compagnia era anch'essa accasermata a Roma sen z a automezzi con comp iti di ordine pubblico. " Nei giorni dell 'S, 9 e 10 settembre gli ardici deUa 111 ' e 122 " si battevano contro i te desc hi a Porta San Paolo ed alle Tre Fontane, pagando anche in que sto caso un doloroso pedaggio di sa ngue e con l 'a maro in bocca, perché e rano costretti a sparare contro quei paracaduti s ti germanici , con i quaJi i commilitoni del II battaglione avevano diviso i fasci del pont e di Primo so le, per difendere la fuga del re, del governo e degli alci comandi militari. RJentrati a Santa Severa, gH arditi si rende v ano conto che non era rima sto alt ro da fare che sciogliere le file. Non c'era piu ne ssu no , erano scappaci tutti. Ag li uomini rimasti sul litorale la ziale, venne co n seg nato un fog li o di li cenza illimitata. Poi, sug li autocarri , ess i si allontanarono da Santa Severa , dal suo castello , dai tanti ricordi che li erano rinchiu si . Appena gli autocarri imboccarono la v ia Aurelia, iniziò il s accheggio di ciò che era rimasto , da parte della popola zione locale . AU'altez z a della Madonna del Riposo , alle porte di Roma , si sc iolsero le compagnie e con esse quell o che rimaneva del 10 ° re gg im ento ardici.
E ra uno sp iacevole modo cli chiudere . Ma non era ge nte capace di re s tare a guardare, non era nel loro modo di concepire la v it a, nel loro comportamento, nella loro etica. O di qua o di là, seco nd o coscienza. Alcuni , rima st i a Roma , passeranno nelJe f il e del movimento di res i-
,. PARISET, D ., op. dt., pp . 306-307. Dati piU particolaregg iati e detta gli ati sull'attività o pe rali va del [I btg. del 10° arditi in Sicilia si trovano nella citata o pera di A. Santoni alle pp 89,236,255,256,349, J6l, 386.
" Pos1·1cuoN1, G., op. ciJ., p. 880.
stenza, come il capitano Baliva, già comandante della 10 l • compagnia, che con altri ufficiali e sottufficiali sarebbe entrato a far parte del gruppo partigiano Valenti. 11 I battag li one, rimasto in Sardegna, veniva trasferito a Napoli il 9 febbraio 1944 e due giorni dopo raggiungeva a Scapoli, nel Parco Nazionale cl' Abruzzo, il I Raggruppamento Motorizzato deU'esercito del Sud; il 20 marzo 1944 , mutati i compiti, cambiava anche la denomina zione assumendo quella di IX Reparto cl' Assalto, la stessa del vecchio reparto di arditi della prima guerra mondiale comandato dall'allora maggiore Messe. Il reparto conservava le « fiamme» azzurre ed era sempre comandato dal tenente colonnello Bo schetti; parteciperà a due cicli operativi sull'Appennino marchigiano e tosco-emiliano , acquisendo a!Ja bandiera due medaglie d 'arge nto. ' 6 Un gruppo di camionettisri conti nuerà invece la guerra a fianco dei tedeschi, passando a!Je dipendenze della 2• divis ione paracadutisti germanka, divenendone parre integrante come reparto esplorante divisionale; seg ufrà le v icissitudini della divisione sul fronte russo, a Jatomir, Kiev, Novocobiscoia , Kirowgrad, in Olanda , Belgio e Francia, dove prenderà parte anche alla difesa de!Ja base navale di Brest , subendo numerose perdite. '7 Rientrati in Italia , i supe rstit i saranno assegnati al depo sito del Raggruppamento Arditi Paracadutisti dell 'Aeronautica della Repubblica Sociale Italiana. I reduci dalla Sicilia risaliranno fino a Vercelli e ricostituiranno, sempre al comando deJ maggiore Marcianò , il II battaglione arditi su 700 uomini , inquadrato neUa div isione di fanteria di marina San Marco della RSI.
I REPARTI SPECIALI DELL ' AERONAUTICA
li I Battaglione
d'Assalto
Paracadutisti ed il Batta glione Riattatori « Loreto»
Nella primavera 1942, presso i comandi militari italiani, una par te dell'at t iv ità era ded icata a ll 'approntamento de ll 'Operazio11e C 3, nome in codice del piano per l' occupaz ione di Malta. L'isol a costi t uiva una vera e propr ia spina ne l fia nco per il nostro traffico mar itt imo da e per l ' Afr ica , con notevoli imp li caz ioni su l flusso dei rifornimenti a ll e nostre truppe nello scacchiere libico-egiziano. Si cercava ora d i compensare l'errore di non aver mai provveduto a compilare un piano d'attacco da mettere in atto subito , all'inizio delle ostilità, allorché le condiz ioni difensive dell'isola ne avrebbero reso possibile la conqui sta con reladva facilità. Adesso le cose erano diventate pili comp lesse 1 anche se ancora relativamente fattibili con una dec isa vo lontà di andare fino in fondo sia dal punto di vista concettuale che da quello organizzativo. Nel contesto della pianificazione, l'Aeronautica era chiamata, ovviamente, a fornire il proprio spec ifico concorso, tanto per la componente aerei da trasporto, necessari al lancio della Folgore 1 ed al trasferimento dei vari materiali, quanto per la componente velivoli da combattimento . Ma lo Stato Maggiore dell'Aeronautica riteneva di dover estendere la diretta partecipazione della forza armata anche all e fasi de ll 'av iosbarco, mediante l' i mp iego di personale specia li zzato che doveva assolvere, nel quadro generale delJ ' intera operaz ione, i seguenti comp iti:
1. Co ncorrere con reparti paracadutisti aUa conqujsra degli aeroporti di Malta desig nati nel piano di aviolancio, presidiarli e conse rva rne il possesso per la successiva utilizzazione .
2 . Provvedere con proprio personale tccnjco specializzato a rimettere in funzione aeroporti ed attrezzature aeroportuali, per mantenerne e garant irne l'agibilità tecnicoopera ti va ndJe successive fasi di afflusso.
3 . Partecipare, se necessario, aUe varie fasi di attacco delle posizioni nemiche col-
1 La divisione paracadutisti Folgore, costituita nel maggio 1942 , era stata espressame nt e ~r.ed\:/sio~i!1;a~~!~~iiis~f~~!:1~~,;j}: cJ~jl~~~e};js~~vgue~e;!i:':o~~~1~~t~)~iSfu~1~!:
l'esigenza Maha , la Folgore, nell'estate successiva, ,,eniva inviata sul fronte di El-Alamein ed impiegata incongruamente come fanteria di linea. Com 'è ampiamente noto, si batteva eroicamente riuscendo ad arrestare a pill riprese l'offensi va inglese nel suo settore , alla fine di ottobre, dissolvendosi pressoc hé completamcme nella lotta sostenuta sino all'ultima risorsa.
l aborando co n i re p ar ti p araca dut is ti it ali ani e t e d es ch i impegna ti nell a fa se pre li mi na re de ll 'Operazione C 3
D a q ues t i gen e r i ci pres up p os ti d ' im p i ego, nasc e v a l'id ea di cos t i tuire due re p ar ti spec i ali , il I B attagli o n e d'Assalt o P araca d u ti s t i ed il B a t tagli one Ri a tt a t or i Loreto.
Il I B attaglione d'A ssalto P a racaduti sti veni va co s tituito ufficialmente a Tarquinia, presso la Scuol a Paracaduti s ti , 2 il 12 m agg io 19 42 , prepo s t o allo svol gimento dei compit i 1 e 3. A veva una con sist e n z a organica vicina ai 400 uomini , selezionati su un a mas s a di 2.000 volontari pre se nt atisi all ' emanazione del bando di arru olamento , articolati s u tr e compa gnie , piu i plotoni comando e servizi , guidate , rispettivamente , la 1 a dal tenente Rinaldo Messina, la 2 a dal tenente Erminio Carfa gnini , la 3 a dal tenente Emilio Silvestri . 3 Comandava il battaglione il ten . colonnello pilota Ed v ino Dalmas, con vice-comandante il capitano Aldo Molino. Fin dal mese di aprile , ancor prima della istituzione ufficiale , Dalma s aveva preso in mano il b a tta glione portandolo in breve tempo ad un alto livello addestrati vo per quanto ri gu ar dava la pr e p ara zione lancistica , inte grat a poi , pres so la Scuola G e ni o d i Civit ave cchi a, d a corsi di speciali zz azio ne per gu as t atori , trasmettitori, cacciatori di carri. Numerose ese r citazioni a fuoco nei piano ri della Tolfa e tra Monteromano e Tarquini a elevavano ancor di piu il grado di efficien za nel combattimento terrestre . Eran o stati quasi tre mesi di duro la voro, ma ora il r e parto poteva dirsi pronto ad entrare in azione . L ' armamento comprende v a moschetti mod . 9 1, mitra gliatori MAB (Moschetto Automatico Beretta) ' 38, mit r agliatrici Fiat e Bred a cal.
2 Tutte le scuole paracadutisti, isti tuite in b ase all a legge del 22 marzo 1937, erano poste, a mente d ell ' artico lo 34 , sot to la responsabi li t à organi zzativa , ammini strativ a ed ad d est ra t iva della Reg i a Aeronautica, ad un uff iciale superiore de ll a qual e era attribuito quindi anche l' incaric o di comandante (fece eccezione so lo la pri ma scuola , qu ell a per i paracad u t ist i li bi ci di Ca stel Benito, istituita il 22 marzo 1938 , l a q u ale , pur rimanendo so t to ]a giurisdizio n e del comando R.A. de ll a Li bia, fu comandata d al m agg iore de.I ge ni o Goffredo Tonini , prescelto a ta le funz ione data la vast issima conosc en za delle truppe li bi ch e acqu isi ta d ura n te lunghi anni di servizio colonial e) La scuo l a di Tarqui nia, in partico l are, dipendeva da ll o Stato Maggi ore Aeronautica per la parte tecnica, dall a 3" ZAT (Zona Aerea Terr i tori ale) per la parte discip li nare ed amminist rat iva e dall o St ato Magg iore E serc ito per l'addestrame n to terre s tre individuale e di reparto e per l' im pi ego ta tti co . Ne fu comandante , da l 15 ot tobre 19 39 , data di cost i tuzione ufficia le , sino al 30 ottobre 1942, il co lo nn ell o pilota Giuseppe Bau doi n , co nt e de G ill ette, figura indime nt icabil e all a quale sono indis sol ubil mente lega t e tu tte le v ic e nd e de ll a sc uola st essa.
' Tale ]'orga ni gra mma q uale fig urava a ll ' atto de lla parte n za per la Tunisia (Gro RLEO , A., Pales tra Azzurra , Ufficio Sto rico Stato M aggiore Aero n au tica , 1975, p. 95: è l'opera piu comp leta , a tutt'ogg i , sul paracad uti smo milita re aeronautico , per la cui st esura l'autore ha utilizzato il material e docume n tario esi ste n te pre sso l' Ufficio Stor ico de ll ' Aeronautica , e ad ess a per t anto fanno r ifer imen to mo lt e dell e noti zie conte n ute ne l presente vo l ume). P r esso alt ra fon te, al comando d ella 2 • co mpag ni a , al mome nto d e ll a costi t uzione del reparto, è ind icato il nominativo del te nente Fra n cesco Rin aldi, - il cui no me r ico rre po i ne ll e vicen d e tu ni sin e, i l tene n te Ca r fagn in i è i ndi cato come co ma ndant e d ell a 3 • compag ni a e no n figura il no mina tivo del te n e n te Sil ves t r i (ARENA, N., La R egia Aeronau t ica, 1940- 194 3 , vo i. III , 1942, ] 'anno della spera nza, Roma , U ffi cio Stor ico Sta to M aggi ore Aero n au tica, 1984 , p. 7 19) E probabile che nei sei mes i in tercorsi fra l a for mazio n e del battag li one e la sua partenza per il fronte t u nis in o , gli u fficiali me n zi ona ti si ano st a ti sogget ti ad avv icendame n ti e nuove as seg naz10ru
Tre imm ag ini del « maiale »: me ssa in mare, na viga zione a « quota occh iali », navigazione in immersione. (USMM)
L e tr e fa · . d e ll ' a tt s , pnn c ip a l i acco d 1 chin o es p io . e « ba rloc ita ' sivo » : 111 veve rso l' b' . abb a nd O 1ell1 vo o n o d e l ' d a pa n e d el . m ezzo ta fin a le p il o ta , ro tsag l' co nt ro i l b e r10 · ( US MM)
Bocca di Serchio, autunno I 940: gruppo di equipaggi d ei «ma iali ». Da sini stra in piedi: Tesei, Toschi, il duca Aimone di Savoia Aosta, Franzini, Birindelli. Semiseduti: i second i piloti. (USMM)
La Va lletta (Malta) , agos to 194 1: il v ia dollo di S. E lm o d e molito a seg uit o d e ll 'es plos ion e del barchino di Carabe lli n e l t e nt a tivo di forzamento del porto d e l 26 lu g li o d e ll o s t esso a nno. (USMM)
Una rara imm ag in e di un « m a ial e» adag iato sul fondo marino. (USMM)La Spez ia , 2 apr il e 1942: ce rim o ni a per la co nseg na delle d ecorazion i d e ll 'equ ip aggio dello Scirè È visibi l e s ull o sfondo il som mergibile , co n i cilindri per il tra sporto de i « maiali » sistemati in coperta. (USMM) _
Pu e nta Ma io rga (Spagna), 1942: imm ag in e particolareggiat a del ma sc heramento adottato per il fin es trino-osservatorio di « Villa Cai;me la». Sotto di esso, la signora Conc hit a R a mognino. (USMM)
Puenta Maior ga (Spagna) , 1942: « Villa Carme la», os se rvatorio e ba se della X" MAS nella baia di Algeciras. Fra le due fine st re si nota l' osservatorio ma sc h e rato con un a gabbia di pappaga lli . (USMM)
La Spezia, 1942 : i cap itani di corvetta Junio Valerio Borghe se e Sa lvat ore Todaro, comandant i ri spetti va m ent e de l re pano sub ac qu eo e d el reparto di s upe rfi c ie della X ' MAS.
A lgec ira s , pnm1 m es i del 1943: mont agg io di un « maial e» nell'offic in a seg r eta de ll ' O/t erra. (USMM)
A lgeciras, primavera 1943 : m essa a p unt o d e ll e apparecc hi ature di un « m a ia le» nella stessa officina. (USMM)
S. Severa, ottobre 1942 : il co lon ne ll o Renzo Gazzan iga, comandante del 10 ° ardit i, co n il ma gg iore Vito Marcianò , comandame d e l Il battag li one. (Foto Arena)S. Seve r a, n ove mbr e 1942: uffi c ia li d e l 10 ° a rdit i a l t e r m ine di un rapp o rt o d e l co m a nd a n te d i regg im e nto . (Fot o A r en a)
Imm ag in e la t e r a le d e ll a c a m io n e tt a sa h a r ia n a S PA 43 c on le du e mitr ag lia tr ic i Br e da d a 20 / 65 e d a 8 mm (USSM E)
S . Severa, primav era I943: gruppo di ufficiali de l 10 ° arditi. Il quarto eia s ini stra è il ma gg iore Vito Mar cianò, comandante del II battag li one. (Fo10 Arena)
S. Severa, apr il e 1943: la pattug li a a l comando ci e l sottote n e nt e Varutti prima de ll a partenza per l'az ione cli sabotaggio in A lgeria. (Foto Arena)
Mi r a m a r e cli Rimini , g iu g n o I 943: ar diti de l 10 ° r egg imento co mpl eta no g li ultimi pr eparat iv i prim a cli d eco ll a re p e r un a se ri e cl i mi ss ioni cli sabo ta gg io in Africa sette ntrion a le. (Foto Arena)
S. Severa, fe bbraio I 943: la pattug li a a l coma nd o del tenente D e Torto prim a d e ll a part e n z a p e r l' a z io n e cli sa bot agg io co n tro il po nt e ferro v iario cli Beni M a n s ur , in A lge ri a. (FOIO A r ena)Tarquinia, g iu gno 1942: il I battaglion e paracadutisti dell a Re g ia Aeronautica ri entra da un a dd est ram e nto. (USSME, Fondo A rena)
Tarquinia, autunno 1942 : il ge nerale di divisione ae rea Umberto Cappa, ispetto r e dei reparti av iotra sportat i della R eg ia Aeronautica, ispezio na il I battaglione pa r acad uti st i . (USSME , Fondo Arena)
Ta rquini a, giu g no 1942: il I b attag li one p a r acaduti s ti d e ll a R eg ia Aero n a uti ca a l po li go n o di t iro. (USSMA)
C iv itavecc hi a, autun n o 1942: il I b a tt ag li one p aracad u t ist i d e ll a Reg ia Aerona u t ica sf il a per le vie d e ll a città. (USSME, Fondo A rena)
DI ROMA
Tuni s ia, n o ve mbr e 1942 : il te ne nt e co lo nn e ll o E d vin o Da lm as, co m a nd a nt e d e l I b a tt ag lion e p a ra caduti s ti d e ll a Reg ia Aero na uti ca (Fo t o A r en a)
Ca mp o d e ll ' oro (C ivit avecc hi a ) , p rim avera 1943 : la p a ttu g lia d e l b a tLag li o n e A DR A, co m a nd a ta d a l so tt o te ne nt e Vitt o ri o Ba lm as, la n cia t a il 13 g iu g no 19 43 in C ir e n a ica p e r un 'az io ne di sa b o t agg io co ntro g li ae rop o rti della zo na di Be ngas i. Ba lm as è indi ca l o d a ll a fr ec cia s ull a de s t ra d e ll a fotogra fi a , m e ntre l ' altr a fr eccia indic a il prim o av ie r e Vito Pro c id a . (Fo t o A r ena )
Campo d e ll 'oro (Civ itavecch ia), primavera 1943: un g ruppo di paracadutist i del battag lione ADRA. Al ce ntro , in d icato da ll a croce s ull a g iu bba, il t e nente cappe ll a no don Ovidio Z in ag hi. (Folo Arena)
Campo del l 'oro (Civitavecchia), pr im avera 1943: un a delle pattug li e de l battag li one ADRA lanc iat e fra il 21 e il 3 I lu g li o I 942 i n Sici li a, dietro le lin ee anglo-ame ri ca ne. (USSME, Foto Arena)
Front e g r eco - a lban ese, ge nn a io 1941 : un g rupp o di uffi c iali d e l Ce rvin o; d a s ini s t ra : sottot e nent e m e di c o Dom e ni co Lin c io , so ttot e n e nt e C lement e A s t o rri , m agg io re Gus t avo Za n e lli , t e n e nt e Lo mb a rdini d e l b a tt ag li o n e a lpini Belluno , so tt o te n e n te E u geni o Boc h e t. (Fo t o Coss ard)
A os t a , ge nn a io 1942 : il Ce r vin o in p roc int o di partire p e r la Ru ss ia, sc hi e r a to in a ttesa d e ll a v is it a di Umb e rto di Savo ia. (Fo t o Vi centini)
Fro nL e ru sso, febbra io I 942 : a lp i no i n se rvi z io cli per lu straz ion e co n g li sc i . (U SS ME)
Fro nt e ru sso, fe bbra io I 942 : pat tu g li a d e l Ce r vino in sos ta . (USSME)
Fronte ru sso, febbraio 1942: consultazione d ella carta durant e un pattu g li a m e nto. (USSME)
Fronte ru sso : Klinovoj, ma gg io 1942. Un so ttufficial e del Ce rvin o osserva con il binoco lo i mov imenti ru ss i. Accanto a lui il se rge nte Dino Carimati.
Fronte ru sso, esta t e 1943: a lpini dell a so • co mpagnia a rmi accompa g nam e nto del Ce rvino train a no uno dei pe zz i da 47 / 32 in dot az ion e (USSME)
114 7/ 32 clell'80' compagnia armi accompagnamento ciel Cervino in po s tazione nel se ttore cli J agoclnyj. (USSME) Fronte russo, dicembre 1942: alp ino sc iatore della 2" compagnia ciel batt ag li one Cerv ino. (Foto Vicentini)Tarquinia, in verno 1940- 194 1: mitragli e ri d e ll a 2 • compagn ia del battaglione carab ini eri pa ra ca duti sti durante un a fase dell'add est rame nto a l co mbattimento terr es tr e. In piedi il co m a nd a nte di compag ni a ten e nte Giuseppe Cas ini. (Uff St. Arma CC)
Tarqu ini a, primavera 194 1: Umberto di Savo ia con du e ufficiali d el b attagl ione carabini e ri paracadutisti. (Fo to A rena)
Settembre 1941 : il ge n era le Um b erto G ia ni, comandante s up e ri o re d e i ca rabini e ri in Afr ica Settentriona le , fra g li ufficia li cie l battagl ione carab ini er i paracad uti st i. (Uff. St. Arma CC)
Afr ica Sette nt r ional e, se tte mbr e 194 1: g li uffi c ia li d e lla I • compag ni a. (Uff. St. A rma CC)
Te n ente D e ll e G r az ie, tenente Gr illi , tenente Mo ll o, ten e nt e P icc inni Leopard i , t enente R agr ini d e l l btg (U./f. St. Arma CC)
Sc u o la p a ra ca duti s ti (Tarquini a ) , m agg io 1942: un ploton e del b a tt ag li o n e P (p aracadu t is ti ) d e l regg i m e nto S an Mar co . (Fo t o A ren a)
Sc u o la pa raca duti s ti (Ta rquini a), prim avera 1942: un g ruppo di uffi c ia li d e l b a tt ag li on e P d e l Sa n M arc o (d a s ini s tra , il seco nd o è il co m a nd a nte del re p a rt o, ca pit a n o G . . N in o Buna zzo ni ; a l ce ntro il m agg io r e Fr a n cesco Y ag li as indi d e l 18 5 ° r egg im e nt o a rtig li e ri a par aca duti s t a d e lla Fo lg ore ) . (Fot o A rena)
Porto C lement in o (Civitavecchia) , primavera 1942 : paracadutisti del San Marco durante l'addestramento in mare. (Fo10 Arena)
T o lo n e, ge nn a io 194 3: u o min i del b a tt ag li o n e P d e l S a n M arco di pr es idi o a lla pi azzafo n e. (Fo t o Aren a)
To lone, ge nnaio 1943: il batta g li o ne P d e l San Mar co sfi la a pa sso di co rsa per le vie c itt a din e. (Foto A rena)
Tolone , ge nn a io I 943: a l ce ntro il tenente di vasce llo Giulio Cont i , co m anda nt e del ballag lio n e P d e l reggimento San M arco (Foto Arena)
8, pugnale e bombe a mano. Sulla sahariana grigio-azzurra dell'Aeronautica, - giubba «all'ardita», senza bavero e risvolti, pantaloni a sbuffo - gli uomini del I battaglione portavano le mostrine blu con l'ala dorata ed il piccolo gladio d'argento sovrapposto uguali a quelle dei paracadutisti dell'Esercito; sul braccio sinistro c ' era il distintivo di paracadutista e, sul lato sinistro del petto, l'aquila da paracadutista identica nella forma a quella dei piloti militari ma con paracadute al posto della corona reale. Completava l'uniforme il basco grigio-azzurro co n gradi e fregio della Regia Aeronautica ed il pugnale alla cintura. 4
Il Battaglione Riatta tori Loreto, preposto all'adempimento del co mpito n. 2 mediante aviotrasporto ed, in parte, anche al n. 1 (mante nimento e presidio degli aeroporti conquistati), veniva costituito a Ca meri (Novara) il 10 giugno 1942 , al comando del ten. colonnello pilota Salvatore Scovenna, su quattro compagnie che, a metà marzo 1943, figuravano agli ordini dei seguenti ufficiali: 1 a compagnia, capita no Antonio Belfiore, 2 a compagnia, capitano Giuseppe Tortora, 3 a co mpagnia, capitano Arnaldo Benecchi, 4a compagnia, capitano Silvio Magni. 5 Il Loreto aveva una consistenza organica quasi doppia rispetto al I battaglione, raggiungendo all'incirca gli 800 uomini. Erano dotati, ol t r e che dell'armamento individuale basato sul moschetto mod. 91 e sul pugnale, di 40 MAB 38, 18 mitragliatori Breda mod . 30, 6 mitragliere controaeree da 20/65, 3 stazioni RT 310, 10 motociclette. 6 Anche loro indossavano la sahariana grigio-azzurra con basco della stessa fogg ia dei commilitoni del I battaglione , da cui si differenziavano per le « fiamme » di colore azzurro a due punte e per il distintivo da « ardito» (vedi nota n . 5 del capitolo II) sul braccio sinistro al posto di quello da paracadutista . Per gli elmetti, erano stati distribuiti quelli mod . 1934 dell'esercito cecoslovacco, pervenuti nei magazzini militari italiani dopo lo scioglimento dell'esercito iugoslavo. 7 Ma l'Operazione C 3, su cui tante speranze s'erano concentrate sopra ttutto da parte dei «reparti speciali» di tutte le armi, 8 prevista per la fine di giugno-primi di luglio, dapprima venne rinviata per poi sfu-
4 MARZETTI, P., Uniformi e distintivi dell'esercito italiano 1933- 1945, Parma , Albertelli, 19 81; TARLAO, G., Mostrine , fregi , distintivi del regio esercit o italiano nella 2" guerra mondiale, Milano , Intergest, 1975; D EL GrumcE, E. e V. , Atlante delle uniformi militari italiane dal 1934 ad oggi , Parma, Albertelli, 1984; BRAGG, R.J. - TURNER, R. , Parachute badges and insign ia of the world, P oo le , Blandford , 1979; ARENA, N., I paracadutisti, Mo den a, Stem Mucchi, 1972. VIOTTI , A., Uniforrni e distintivi dell'Esercito italiano nella 2" guerra mondiale, Roma , USSME, 1988 e Aeronautica Italiana: uniformi e distintivi nella 2" guerra mondiale , Roma , USSME , 1989.
' Arc hi vio dell 'Ufficio Storico St a to Maggiore Aeronauti ca (USSMA) fondo 7535 VA4, fa se. 65 B0/53, elenco nominativo ufficiali battaglione L o reto; se nza d ata, ma dalle indicazioni co nt en ute è po ss ibile far risalire la s tes sa alla metà di marzo 1943
6 ARENA, N., op. cii., pp. 719-720.
7 MA RZETTI, P. , op. ci t ., pp. 86-87, tavo la n 28
8 Anche la Marina do veva lanciare s u Malt a i suoi battaglioni «N.P.» (Nuo tatori -Parac adutis ti ) , tratti dal re gg imento di fanteria di m ar ina San Marco, dei quali tratteremo in un cap it o lo success ivo.
mare definitivamente. 9 li I battaglione era tra sfe rito ad Ar ezzo, su l locale aeroporto, mentre il Lore to , in n ov embre , era stanziato in Sicil.ia 1 a Marsala. Ne i primi giorni dello s tesso mese, i due batta glioni erano assemblati nel Reggimento cl ' Assalto Amedeo d 'Aos ta , 10 al comando del col onne Lio pilota Donatell o Gabrielli. Ma si trattava, in realtà , di una formazione solo sulla carta , perché il reggimento non avrebbe maj visto riuniti al comp le to i suoi due reparti . 11 Nel frattempo l' Aeronautica aveva in alle stiment o un ahro battaglione , denominato ADRA (Arditi Di struttori Regia Aero nautica) , impo staro nell 'agosto 1942 a Tarquinia , e costituit o poi nel fe bbrai o 1943, pet effettuare miss ioni di sa botagg io sugli aeroporti nemici , inizialmente anch'e sso inquadrato , se pur so lo formalmente , nel reggimento Duca d'Aosta, ma di ve nuto poi autonomo e posto all e dirette dipendenze dcLio Stato Nlaggiore Aeronautica per compiti s pe ciali. Di esso parleremo nelle pag ine succe ss ive.
Intanto la s itu azione s ul fronte Nord-africano anda va facendos i sempre piU critica . Dopo lo sbarco anglo-americano in Marocco ed Algeria, la mina ccia sulla Tunisia , sulla quale intanto co1Uluiv,m o le truppe italo-tede sc he in ritirata dopo lo sfo ndamento del fronte di El-Alamein , era divenuta pressante , e nel caJde rone venivano gettate tutte le forze di cui si poteva disporre. Fra i reparti inviati frettolosamente in Tunisia, c'era l ' intero I battaglione; sembrava, inizialmente , che avrebbe potuto essere lanciato su i campi d'aviazione tuni s ini per pren-
~;r: t' t~rr~·t1!~i~~ ~~t:~a;;;zI:s:a~:~~ se pe Lrolifere senza attendere iaconquista di Maha. Fu un grosso errore, di cui solo il maresciallo Kesselring , in cnmpo tedesco, e l'ammiraglio Weicho ld , adde1to al Comando Supremo i rali:mo, si rese ro anticipatamente conto , condivide nd o il parere del maresciallo Cavallero: l'isola avrebbe continuato a rapprescmare un grosso os tacolo ai nost ri riforn imenti pe r l'Afr ica, propr io nel momento in cui il a;seguimcnto dell'avanzata, con l'a llontanamento ~::~~~i~if~~J1: t~1 :epd~fì~ts~~s~r~v:~si l:t;,a~d0 É1:liar:~~~3:~!11'.:c;::a::~nc:~~gi~1~: sta errata impostazione st rategica. (GABJUELE, M., «Operazione C J»: Afalkl, ~orna, Uf~cio S torico Marina M.ilitare, 1965, pp. 261-286.)
10 Amedeo di Savoia D uca d'Aosta, viceré d'Etiopia e comandante di tulle le nostre forze in quello scacchiere, deceduto in prigionia il 3 marzo 1942, apparteneva alla Regia Aeronaurica con il grado di generale d'armata aerea. L'inti tolare al suo nome il regg i mento, oltre che doveroso omaggio alla memoria, aveva anche un sig nificato di riconoscimento quale p recursore, dal momento che il Duca aveva di sua iniziativa costituito i reparti terrestri da comba ttim ento dell'Aeronautica allorché la supremazia nemica aveva materialmente diSlrnt~? Gfi"~1ffi~i:rl0 i ~ 11 s~r~i~i~ ~~:s~~alil. comando del reggimen to, alla data de l 17 ma rzo 194 3, etano i seguenti: colonnello pilota Donatello Gabriclli, comandante; capitano AArs Rosolco Manici, aiutante maggiore; tenente pi lota Carmelo Samperisi, ufficio materia li ; te· nente AAn Roberto Perticucci, ufficio personale ; tenent e cappellano don Raimondo Garelli; capitano AArs Ci.ro 1\lessi, comandante nucleo deposito (USSt\lA, fondo 7535 VA4, fase. 65 B0/53, elenco nominativo allegare a lettera datata 17 mar..ro 1943 dd com.te regg.to d'ass:ilto Duca J·llosta a gener ale b.a. Fernando Glori della D.G.P.M.A. , f.to co l. GabrieUi).
de rne po ss e sso e difende rli , ma il rapid o e volvere della situa z io n e or ienta v a su un impie go e sclu s iv amente terre stre . Continua v a la tri s te so rte di unfrà cre a te p e r c ompiti di ele v ata s peciali zz a z io ne che veniva n o utiUz zate com e normale fante ria. Ad Are zzo, nel momento in cu i era pervenuto l 'o rdine di partenza , non c ' erano che alcuni piantoni e scritturali. Il t e nente co lo nnello Dalma s, infatti , nell ' intent o di sollevar e un po' il morale della sua gente , fru s trat a e delu sa dal man c a to imp iego e dall ' o z io so iso lamento nel qua.le v ive va , a ve v a co ncess o a tu tti un peri od o di li ce n za . S i atti v a va un fr e neti co carosell o di tel egram mi , e nel giro di p o ch e o re tutti gli e ff e tti v i in fo rza , a mm o ntanti al lo r a a 365 uo mini , 12 rientra vano al re part o, co mpre so qu e l poveraccio di Chio gg ia c he s'e ra spo sato tr e giorni p rima ed era in tutt 'altre facce nde affa ccendato. Ra ggiunta Trapani in treno , si imbarca v an o s u due pir os cafi c h e il mattin o del 16 no vemb re entrav ano nel port o di B iser La, pro pri o nel be l me zzo di un'in cur sion e ae rea . A r iceve rli , l'a mmir agli o Bi a nch e ri , co mandante d e ll a pi azz afo rt e, che , in pi e dj s u un bid o ne di b enz ina , sp ieg ava loro in poc h e p arole la g rande impo rta n za c he ass ume va il p orto dj Bi se r t a per lo sbarco d e i r info r z i in arrivo d all ' It ali a, e qui ndi la necessit à di no n pe rdere q uesta impo rt a nte base na v al e. E con cl ud eva:
« Paracadur is l i, sie t e fra i primi italiani che ar r ivano in Tunisia, ricordatevi che qui siete sott o gli occhi d i t ut ti: i ng lesi, redeschi, a mericani, fr ances i, tunisini. Q ues ra è l' occasione per d imos t rare che :mche gli itali:mi snnno combat t ere, e be ne. So tto du nque, ed io bocca al lupo.» 11
Con questo v ia ti co , il battagli o n e si diri geva, su mezz i d i fort una requi sit i in tu t ta fre t ta, ve r so il bi v io di M e n zel D je mil , ne ll a di rez ione c ioè da cu i sare bbe ro potu ti arrivare gli a ngJo-a mer ica ni . 11 g io rn o dopo, avviene u n nu ovo t r asfe ri ment o ne Ua zon a co Uin osa ver so SudOves t , lu ngo la di rettrice Mat e u r-D jebe l A bi od, e si ha a nche u n simpat ico in con t ro: v'e ra, infatti , gi à a ttestata una ve nti na di e le me nti del battagli one p io ni eri -p ara cadu t isti d el magg iore Wit z ig che , appoggi a t a da d ue sem o vent i, s'era gi à sis tema ta a di fes a a vend o di fro n t e e lemen ti ava n zant i dell a 78" bri g at a di fa nt er ia in gles e sos ten u ti da due regg ime nti d i art igli er ia d a campag n a. 14 Si fa rap idam e nte a mi c izia , si
12 AUa partenza per la Tunisia , il l battaglione disponeva di 9 ufficiali, 28 sottufficiali e JO~,A:;';~,d~'.~f%t;~~~~~::°defp~:fc~J::ifsE,~9~itrare italiano, Roma, CEN, 1965, pp 333-3 34.
u Il magg io re Rudol f W it z ig era l'u ffi ciale che, nel mnggio 1940, aveva gu id a to , co l tì;~'edi1~~a:t[c;~et 1 r~J!~c~:~n:: 0 i eti~:\'.a~~~e~~f::~;:ion;-rl~~:1;~!f~: f:cf'jj co ntrollo dci ponti sul canale Alberto posti su Ua direttrice d i marc ia ckÙe divisioni corazza te incarica te di aggirare la linea Magino t. L'azione fu condotta con 85 uomini imbarca t i su 11 alianti, e po rtò in meno di un'ora alla conquista del l'obiettivo, rimanendo un class ico nella s1oria deUe «azioni speciali•. Witzig è ora il presidente dell'associazione paracadut isti tedesch i; in un recente scambio di lettere con l'autore di questo li bro, ha ricordato l'esperienza di combanimento faua in Tun isia con i paracadutis ti il aliani , con espressioni cameratesche e sincemmeme lusi nghiere ne.i confronti di questi.
rievocano le imprese di Creta; quando si parla della Folgore ai tedeschi brillano gli occhi e ripetono piu volte, «ach ja, gut; sehr gut». Mentre i paracadutisti s i sca mbiano s igarette e battute, i due comandanti prendono accordi per imbastire una linea difensiva; questa, in cons id erazione dell'intera forza a disposizione (che , fra italiani e tedeschi, non arriva a 3 70 uomini) e delle caratteristiche del terreno, non può andare oltre una serie di buche individuali intervallate fra loro da una decina di metr i , assolutamente inadeguate per qualsiasi velleità offe nsiva . Ed inadeguato era, del pari, l'armamento del battaglione italiano, per scontri campaH nei quali l 'avversario era solito impiegare una notevole dovizia di armi e mezzi. Ai paracadutisti dell'Aeronautica mancavano le armi pesanti, i mortai e, ad eccezione delle poche mitragliatrici e mitragliatori, potevano fare affidamento sulle loro armi individuali e basta. Mancavano anche gli elmetti.
Il giorno 20 vengono avvistate le prime avanguardie britanniche. Witzig e Dalmas, dopo un'attenta valutazione basata sulla considerazione della notevole supremazia avversar ia , decidono di modificare il piano difensivo. Invece di attendere l'attacco in g lese, che in poco tem· po avrebbe avuto s icur amen te ragione dei paracadutisti sprovv isti di artiglieria, era opportuno anticiparlo, occupando con un co lp o di mano alcune alture tenute dal nemico che costituivano un'ottima base di partenza per l 'attacco stesso. L'azione si sarebbe svolta con la tecnica, tutta paracadutistica, dell'assalto, nel quale velocità, preparazione e doti individuali avrebbero dovuto svolgere un ruolo di primaria importanza, compensando i.I precario equilibrio derivante dalla supremazia numerica e logistica del nemico. Lo si sarebbe anche sorpreso e disorientato, facendogli credere cosi di avere innanzi a sé forze di gran lunga superiori. Co nsiderata la fluidità dei movimenti degli opposti schieramenti non ancora delineati, l'avversario sarebbe stato costretto ad una battuta d'arresto, che avrebbe permesso alle sopraggiungenti forze dell'Asse di ristabilire la proporzione numerica e di fronteggiare la situaz ione .
Ai paracadutisti italiani, era assegnato il compito piU gravoso ed impegnativo: l'occupazione di tre piccole colline poste dinnanzi all'a· bitato di Djebel Abiod, mentre i tedeschi avrebbero dovuto occupare il villaggio stesso. Tre squadre avrebbero dovuto condurre l 'attacco al comando dei tenenti Silvestri, Messina e Carfagnin.i; era inteso che Silvestri occupasse con la sua squadra la collina di centro e coordinasse l 'avanzata delle rimanenti due, mentre le altre sarebbero rimaste atte· state nelle improvvisate trincee per contenere la reazione nemica in caso di fallimento. Il pomeriggio del 21 i tre ufficiali compirono una ricognizione del terreno, dopo la quale fu deciso che l'az ione avrebbe avuto inizio alle 21.
Ne ll'in certa luc e, i paracadut isti uscirono dalle buche e s i radunarono . Il silenzio della notte africana, con il chiarore spettrale della luna cal ante, era rotto a tratti da strani rumori e rendeva ancora piU
intensa l'eccitazione che pervadeva gli uomini che, finalmente, ritrovavano nel movimento e nel dinamismo il loro naturale elemento. Il novello sposo di Chioggia riusci persino a distogliere la mente dall'amato bene che si stava struggendo in Italia. Cominciarono a muoversi cautamente , scendendo nel valloncello che separava le loro posizii:mi da quelle nemiche, di fronte alle quali si attestarono a poche decine' di metri. L a notte trascorreva con esasperante lentezza; ognuno giaceva immobile e guardingo, frenando l ' istinto di urlare e sahare fuori verso gli inglesi, rompendo cosf quell'allucinante silenzio che metteva a dura prova l'equilibrio nervoso. Come ad una moviola, si cercava di far passare il tempo concentrandosi sulle manovre comp iut e innumerevoli vo l te e sulle operazioni da eseguire durante il combattimento. L'armamento non era gran che, ma se si arrivava al corpo a corpo , il pugnale e ra ben aff il ato e si sapeva come potersene servire nel modo migliore. Poco prima dell'alba del 22 novembre, prima che l'i n cipi ente g iorno potesse svelare al nemico l'avvenuto spostamento notturno, scattav a l'assalto. I tommies furono colti di sorpresa, tentarono invano di abbozzare una certa difesa; le collinette erano occupate di slancio con la cattura di oltre un centinaio di prigionieri. Ma i] nemico si stava riorganizzando. Durante la notte, i tedeschi erano andati alla conquista del villaggio , ma erano dovuti tornare indietro a causa della resis tenza di soverchianti forze avversarie che operavano al coperto dell' artiglieria. Mentre i paracadutisti dell'Aeronautica stavano ancora rastrellando il terreno e si apprestavano a consolidare le posizioni conquistate sistemandole a difesa, si scatenò, violenta, la reazione dell'arti glieria inglese. Centinaia di granate da 105 investirono ogni buca, og ni appiglio, ogni anfratto, accompagnate dal fuoco di armi automatic he pesanti. Intervenne, chiamata d'urgenza, anche l'aviazione americ ana.
Uno de i primi a cadere fu il paracadutista triestino Raengo, colpito da una scheggia e dilaniato dall'esplosione delle bombe che aveva nel ta scapane. Moriva Bargellesi, poi Giacomazzi che, colpito al ventre, non poté essere subito soccorso e si spense per dissanguamento. Dopo la preparazione d ' artiglier ia, l a fanteria inglese, che aveva serrato sotto , mosse al contrattacco. Si accesero vio lenti corpo a corpo, i pugnali lampeggiarono al sole, i mitra scaricarono brevi raffiche che lacerarono l' aria; l ' acre sapore della polvere bruciava la gola. Il combattimento prosegui incalzante, viole nt o, spezzettato in tanti episodi individuali. Il 1 ° aviere Albertazzi, savonese, che sebbene addetto al comando a veva voluto partecipare all'azione, si appostò dietro una roccia ed abbatté tutti gli inglesi che gli si presentarono a tiro. Circondato, continuò a sparare raffiche brevi, poi tirò fuori le bombe a mano dal tascapane e si difese con quelle; ven ne visto l 'ultima volta mentre, in una feroce lotta corpo a corpo, brandiva il mitra per la canna come una clava. Morf il tenente Messina, che si era battuto coraggiosamen t e fino a quando una raff ica non lo aveva co lpi to all'addome. Mentre i
suoi uomini lo trascinavano aJ riparo, conscio deUa fine imminente, chiese una sigaretta accesa, aspirò una boccata e spirò. Cadevano e re· stavano feriti molti altri paracadutisti, fra cui lo stesso comandante di battaglione, tenente colonnello Dalmas, sostituito nel comando dal capitano Molino che rior ga nizzava la gente e la portava in salvo su nuo · ve posizioni. Dalma s si era portato in posizione avanzata, era sceso in una buca occupata da due uomini dove era caduta una granata che aveva provocato l'esplosione di una quarantina di bombe a mano. In aiuto dei tre commilitoni era intanto accorso il tenente RieUo, da cui dipendeva il plotone comando; il suo atto generoso gli sa lvava la vita perché, poco dopo, un'altra granata esplodeva nella stessa buca, subito dopo che egli l'aveva abbandonata con i tre feriti.
Dopo iJ ferimento del comandante di battaglione, sembrò che i paracaduti s ti stessero per essere sopraffatti, ma l'intervento e nergico ed efficace di alcuni ufficiali ristabili le cose. Si distinsero il tenente Rinaldi ed il capitano medico Verona , dirigente il serviz io sanitario, che sos titu.1 in linea un ufficiale caduto, galvanizzando col suo esempio i paracadutisti. L'altro ufficiale medico del battaglione, sottotenente Bini, già campione italiano di salto triplo, usd allo scoperto sotto il fuoco avendo visto un arabo che stava faticosamente trascinando un ferito, e porrò entrambi in salvo entro le l.inee.
Il I battaglione era riuscito a fermare per molte ore gli inglesi , dopo di che, arretrato, aveva formato una nuova linea difensiva nella zona di Djebel el-Azag - Djebel el-Ajred sulla quale si arrocava resistendo per sei g iorni agli attacchj incessanti deU' avversario. Al termù1e di questo ciclo operat iv o, che prenderà il nome di Djebel Abiod, le perdite tra morti, feriti e djspersi (quasi tutti prigjonieri) ammontavano a circa un terzo della forza del battaglione. Tra la fine di novembre ed i primi dj dicembre erano raggiunte nuove linee dHensive nei pressi dell'abitato di Jefna, dove, unitamente ai paracadutisti tedeschi, veniva strenuamente difeso il tunnel che costituiva l'unico sbocco nella re · trostante valle posta in direzione di Biserta. Successivamente il battaglione si portava a Mediez el-Bab ed a Medjerda, e quindi destinato alla dilesa delle basi aeree, prima a Tripoli poi a Gabès ed infine a Sfax, dove giungeva all'inizio di gennaio 1943. Ora la posizione delle forze italo-tedesche in Tunisia si era consolidata e rafforzata, e si erano costituite due armate: la 1', al comando del generale Messe, che comprendeva le residue divisioni cieli ' ACIT (Armata Corazzara lraloTedesca) , ripiegate dalla Libia , posta a difesa della zo na Sud-Est del fronte, e la 5', di nuova costituzione ed affidata al generale tedesco von Arnim, schierata su l versante Nord-Ovest. In questa zona aveva operato iJ I battagLione d'assalto paracadutisti cieli ' Aeronautica, che aveva reso possibile, col suo intervento, l 'afflusso dj rinforzi a Biserta consolidando cosf la zo na occidentale del nuovo fronte di battaglia. "
n Alla data del 17 marzo 1943, la siluazione ufficiale del battaglione era la seguente:
In quei giorni, anche il battaglione Loreto che, come abbiamo v isto, era di sta n za a MarsaJa, aveva l'ordi ne d i trasferirsi in Tunisia. Ma so ltant o due compag nie , la la e la 2 3 , poteva no pa r tire: la parte nz a d e ll e altre due era procrastinata e poi , per so pra vvenute difficoltà di trasporto, annullata. Rid ot t e di personale , mancanti quasi al c9mp leto di uffic iali , la 3• e la 4' compagnia saranno inviate dopo alctmi mesi in Sardegna e quiv i rimarranno fino all '8 sette mbre. 16 Giunte in Tunis ia , le compagnie d e l Loreto venivano ad ibite alla difesa cost iera ed antiparacadut ist ica, o ltre che degli aeroport i , co n dislocamento della l' compagnia ad Enfidav ille e della 2' a La Marsa; quest'u ltima forn iva a n che i distaccamenti per gli aeroporti di Gammart h e Bi ser ta Ai primi di marzo, su di spos izi oni della 1 a armata d'intesa con l o Stato Maggiore Aeronautica, s i proce d eva ad una r iunific az io ne del regg im ento Duca d'Aosta, strutturand olo su d ue battaglioni di circa 40 0 uomi ni cia scuno articolati su due com p agni e fucilieri e due mitrag lieri , queste ultime armate con Safat ca!. 12,7. Il reggimento prendeva corpo dalle due compagnie del Loreto (comandato ora dal maggiore Dal Masso) , dal I battag li one paracadutisti (comandato interinalmente dal cap it ano Molino) e per il resto da personale delle varie specialità dell'Ae ronautica in forza alla V squadra aerea e proven iente da repart i di vo lo ed enti tecnko-a mministrativi disciolti. Questi ult imi e lementi, naturalmente , non potevano dare che u n rend im en t o ed un'aff idab ilità limitati , soprattutto per l ' insufficiente preparazione militare ai fini di un impiego nel combattimento terrestre , per cui s i rese necessario rid im ens ionare la struttura dell'unità a livello battaglione , ar ri cchendone però la qualità attraverso l'ass egnazione alle compagn i e di uffic iali e sottuff iciali dei bersaglieri e la dotazione di numerose armi con trocarro da 20/65, au mentando anche il numero delle mitragliatrici da 12 , 7 e da 20. L'Aeronautica non d oveva ve d ere di buon occ hi o, a ques to punto ed in tali circostanze, l'ulteriore impiego della sua unità e se n e faceva int e rprete pr esso il Coma ndo S upremo:
« I reparti del reggimento sono stat i finora e continua no rid essere impegnati in co mpili del tutto estrane i a i particolari criteri che hann o ispirato la loro cost ituzione ed il loro addestramento, in compiti, cioè, nei qua li potrebbero essere sost ituiti da element i non scelti e non fat icosamente addestrati, quali quelli costituenti il reggimento in questione.
te nente colonneUo pilota Edvino Dalmas, comandante; capitano AArs Aldo Molino, com:mdante interinale; capitano medico Alberto Verona , dirigente servizio sanitario; sottotenente medico Franco Bini, addeuo al servizio sanitario; tenenti AArs Giuseppe Borriero , Savino Caccavo, Ang_elo Calavita, Antonino Scotto, Sergio Ricllo, Mari o lunk, Mario Scano, Emilio Sil ves tri , Erminio Carfagnini, M.ichele Messina, sottotenente piota Mario Rinaldi , sottotenente AArs Fabrizio Ruffo : comandanti squadre paracadutisti. L'elenco è allegato alla stessa lettera di cu i alla nota 11, ed in esso si specifica che ~mancano alcuni nom inativi di ufficiali che si trovano temporaneamente, per motivi vari, in halfa •. 16 Alcuni elementi di queste due compagnie concorsero a formare un reparto di avieri-
fianco degli anglo-amer ican
<(Ciò considerato, nell' intento di non disperdere e ne rgie prez iose e di ri cos titu ire o rganicame nte ed oppor tuname nte preparare una unità che possa eventu alme nte co nco rrere, in determ inare continge nze, a l comba ttim ento ed alla difesa te rrestr i, s i prospctra a codes to Coma ndo Supremo l'oppo rt unit à , appena la situazione consentirà di far lo , di r itirare in una loca lità deUa penisola le unità del reggimento , actualmente sminu zza te in Tuni sia ed in Sic ilia , per ri cos ti tu irl e, armarle adegu atamente ed addes trarle ai nuovi e pili importanti compit i che verrebbero in futuro ad esse assegnati.» 11
Comunqu e, ultimat o con buoni risultati l 'a ddestramento tattico , il reggimento Duca d 'Aosta venne assegnato come riserva d 'ar mata unitamente al 5 ° reggimento bersaglier i già della divisione Centauro nel frattempo di sciolta. L 'ass egnazione del 5 ° bersaglieri al se ttore Nord del fronte (zona di Bi ser ta) lasciava però, in effetti, il so lo reggimento Duca d'Aosta a dispos izione dell ' armata , anche se piu tardi sarebbe stato integrato da alcune compagnie del 7 ° reggimento bersaglieri. li 30 apr il e il reggimento d ell ' Aeronautica , ed in particolare le compagnie del L oreto, veni va impiegato pe r la prima volta co me riserva tatt ica nel settore tenuto dalla di visio ne Pistoia sulla line a dell'Uadi Tine, prendendo parte all'az ione difen siva nel settore durante la prima battag lia di Enfidav ille . Ai primi di maggio , con l'accend ers i del.la seco nda ed ultima battaglia di Enfida vill e, il reggimento Duca d'Aosta prendeva po sizione fra Djebel Redane e Djebe l Zorida a dife sa della s trada per Tuni s i, re sistendo sul posto sino alla capitolazione della 1 ' armata italiana il 13 maggio 1943."
Il battaglione « ADRA »
La circo lare co n la qua le lo Stato Maggior e Aeronautica , il 28 luglio 1942 , s anciva costituzione e compiti del battaglione ADRA dice va fra l'a ltro:
<( La for ma normale di impiego di qu est i reparti di distruttori sa r à principalmente il lancio con paracadute , ma è previsto altres( che possano essere impi egati con altri mezzi di trasporto come somme rg ibili , battelJini , aliant i, ecc. La loro azione dovrà essere pr inci palmente diretta contro gl i impianti aeronaut ic i nemic i e contro il materiale di volo. I partecipanti al corso per "ardi li di struttori Regia Aeronautica" dovranno essere tratti dal persona le della R.A. a ttualm e nte alJe armi ad eccezio ne della categor ia motoristi e marconisti per la truppa ed i so ttuffi c iali e della c at egor ia piloti per i sottuffic iali e gli ufficiali [ J. Le finalità sono della pill alta importanza, e ric hiedono la partecipa· z io ne di elementi scdtissimi sia nel fi sico che nello spirito, per il comp lesso di d iffici li operaz ioni che posso no essere chiamati a compiere in gru ppi dj cons istenza limitata e supera nd o diffi coltà di ordin e molto e levato.» 19
17 USSMA , fondo 7535 VA4, fase 65 B0/53 , prot. l/B/6320 dd 29 marzo 1943 , oggetto «regg iment o d'assalto Duca d 'Aosta i., da Supcraereo a Comando Supremo , f.to gen . Fougier. :: ÙSS~A~~·a~ ~;:·sfts~0 ~!;;!:iÌac~1ij.V;J2:1a~.16:,{~gfi~~~ 2] ci~~. ro t . 810 l-1 8, oggetto «corso arditi ~istruttori R.A .», cop ia senza indicazione di data , da fta to Maggiore R A a comandi I, II , lll , IV squad ra aerea e comando R.A. Sicili a e Sardegna
L'Aeronautica, giustamente, aveva ravvisato nel.le azion i di sabotaggio l'unico modo di contrastare il potenziale aereo nemi co , andando lo a co lpi.re nelJe sue basi, là dove la carenza numerica , tecnica ed o rganizzativa della propria linea velivoli non le avrebbe permes so di portare ne ss una offesa realmente efficace. Il reparto di sabotatori, costituito ufficialmente nel febbraio 1943 , annoverava poco piu di 3DO uom ini (14 ufficiali, 24 so ttufficiali e 270 uomini di truppa) , era posto al coma ndo del cap i tano Araldo De Angelis , che Io terrà sino all 'a prile 1943 cedendolo poi al tenente colonnello Dal mas, 20 dimesso dal conv alescenziario di Sanremo dopo le ferite di Djebe l Abiod, e si articolava su tre compagnie al comando, rispettivamente, la 1 a del tenente Enr ico Cinquepalmi, la 2' del tenente Giuseppe Vosca , la 3' del tenente Franco Maffe i ed un p lotone comando (tenente Alberto Deg l i Effetti). 21 Cosf come era stato per il I battaglione paracadutist i , anc h e per l' ADRA l'afflusso di volontari era stato maggiore di quanto si potesse prevedere. Coloro che erano stati scelti, erano veramente il meglio sia per pre stanza fisica sia per doti morali e professionali. Non a caso, infatt i, in un altro documento si sa nciva come
« ... il persona le ADRA , oltre a necessitare delJa preparazione morale e professionale comune a tutti coloro che sono chiam a ti a compiere azioni d'assalto e di ardi ti smo, deve possedere una particolare preparazione tecnica completa ta da una profonda e vas t a conoscenza dei materialj e degli impianti aeronautici in genere.» 11
Gli uomini dovevano indossare la stessa uni forme grigio-azzurra come quella del I battaglione e de l Loreto , con mostrine da paracadutis ta come quelle del I battaglione e delle aviotruppe dell'E serc ito; sul braccio sini s tro, sotto i.I distintivo di brevetto lancistico , quello da << ardito», mentre quello da paracadutista figurava, come per il I battaglione, su l lato sinistro del petto. " La tenuta da combatt i mento era
2!1 Edvino Dalmas, di Zara, ex ardito della prima guerra mondiale , irredento e come tale passibile di impiccagione da parte dell'Austria qualora fosse stat o catturato, legherà il suo nome dopo 1'8 settembre alle vicende deiJaracadutisti della RSI, divenendo il comandante
11 aII: ;~:s:il: Jr~:~:i~ad~~ tisti, uomini del battaglione «N.P.• della X" MAS ed ausiliarie. 11 G 10RLEO, A., op. ciJ., p 95 ed ARENA , N., Ùl Regia Aeronautica, 19-10. 194), cit., voi. 111 , p. 72 1.
21 USSMA , cartegg io Sios, cartella 81/1942 , fase. battaglione AORA , pro1. 10/1629 del 31 dicembre 1942 , da Stato Maggiore R.A. a Comando Supremo.
n All'inizio dell'estate 19 43 era stato disegnato, a cura del maresciallo Ghi.ringhe lli , un disti ntivo ovale nel quale, sullo sfondo del simbo lo da ardito, figurava un paracadute , il tutto circondato da un nastro su cui correva la scr itta «Arditi Distruuori Regia Aeronautica~ e sormo ntalo dalla corona reale Doveva essere apphcato su l petto, sost itu endo i due - quello da paracadutista e quello da ardito - portati su l braccio sinistro. Del distintivo era stara chiesta al Ministero la prescritta omologazione e , sebbene al momento dell'armistizio questa non fosse ancora pervenuta, molti uomini dell'ADRA usavano già fr egiarsene (dr. Gt0RLEO, A., op. cit., tavole a colori fra pp. 95 e 97 e V10TI1, A., op. cit., tav. a colori, p. 101) .
analoga a quella che è stata descritta per gli arditi del 10 ° reggimento dell'Esercito. li battaglione ADRA aveva trovato sis tema zione a Campo dell'Oro, nei pressi di Civitavecchia, in alcune baracche di legno adibite al personale in transito concesse dal Comando Scuole Centrali Militari. Per gli ardit i dell'Aeronautica , era stato previsto uno s peciale trattamento economico che ricalcava quello in vigore per il 10 ° reggimento arditi dell 'Eserc ito (vedasi capitolo II , nota n. 8)."
I cr it eri operativi erano analoghi a quelli che caratterizzavano l'impiego dei commandos, e che abbiamo già de scrit to parlando del 10 ° reggimento arditi. L'addestramento 1 pertanto, era curato nei minimi particolari:
<( ••• atletica, lo tta giappon ese, nuoto, voga, esercitazioni col pugnale, lanci di bombe a tmmo, tiri con la pis tola, con il moschetto, con il micra, uso del lanciafiamme, ecc. lnoltre, addestramenro aUa forma di lotta propria dei reparti sabotatori: combattimenti di notte e nella nebbia, negli abitati; passaggi di cors i d'acqua; guerriglia; danneggiamento di campi d'aviazione; distruzione dj velivoli, di ponti, acquedotti, depositi; interruzioni s trad ali e ferroviar ie. Ciascun ardito doveva essere in grado di or ientarsi con la bussola, di leggere alla perfezione le carte topografiche e di int erpretare le aerofotografie; avere cognizioni pratiche di aggressivi chimici, conoscere la lecnica dei collegamenti. Doveva anche saper guidare motociclene, automezzi, camionette e cavarsda alla guida di carri armari.
« A ciò si agg iun gevano le esercitazioni al nuoto con indosso l'intero equipaggiamento, le esercitazion i di sbarco marittimo e di sbarchi aerei d::i vdivoli e d::i alianti, o lt re, ovviamente, alle esercitazioni di lancio con il paracadute (quattro lanci diurni terrestri e due diurni in acqua, due notturni terrestri e due notturni in acqua, da alcezze variab ili dai 250 ai 120 metri). Dopo il cor.;o di Tarquinia , un aviere paracadutista poteva essere considerato veramente un soldato di qualità, capace di affrontare ogni situazione. Pur tuuavia , detta preparazione non veniva ritenllta complera; infatti , conclusa questa fase addestrativa, gli arditi venivano i nviati alla Scuola del Genio di Civitavecchia , ove segllivano un altro corso: quello di guastatori, perfezionando gli insegnamenti appresi a Tarquinia in fatto di esplosivi e di tecniche distruttive .» 23
Nella primavera 1943 , il battaglione ADRA era pronto per l'impiego. La progressiva precarietà delJa situazione su l fronte tunisino aveva fatto adombrare a qualcuno la poss ibilit à di mandare anche q uesto reparto, cosl come era avvenuto per il I battagJione e per il Loreto, a rimpolpare il contingente di truppe in que ll o scacchiere. L'assurdo proponimento era peraltro decisamente contrastato dal Capo di Staro Maggiore generale Rino Corso Fougier, che in un telegramma diretto al Comando Supremo cosi si esprimeva:
« per quanto riguarda il battaglion e ADRA, in considerazione delJa specifica istruzione impartita ai suo i elememi ed al loro particolare armamento ed equipaggia· mento , un suo trasferimento in Tunisia come unirà combattente di linea non se mbra assolutamente opportuno. Si segnala lo srnto di efficienza organica ed addestrativa di detto battaglione ADRA: 3 compagnie, ciascuna di nove squadre di 9 uomini di truppa
i~ USSMA, fondo 7535 VA4, fase. 65 B0/53 , proc. 2/3671 del 7 aprile 1943 , oggetto « trattamento economico btg. ADRA», da Stato Maggiore R.A . a Ministero Aeronauticagabineuo del ministro.
1' G1owu:o, A. , op. cit., pp. 57·58.
pi\J un graduato. Comp less iva mente, 2 70 uomin j di truppa, 2 4 so ttufficiali e 7 uHidali. Tutti hanno pre ssoch é ultimato addestramento ge neral e. 60 e le men ti sono pronti ad esse re impieg ati in az ion i distruzioni su basi aeree nem ic he »2fl
Analogamente a quanto avveniva nel 10 ° arditi, l' impiego in azione era concepito infatti per squadre di 9 uomini al comando di un ufficiale o di un sottufficiale, cosi come del tutto s imile era l 'equipaggiamento indi viduale (pistola, moschett o automatico o mitra, pug nale , bombe a mano) e di squadra. U 9 giugno aveva luo go a Rimini qu ella r iunione co n i colle gh i sa botatori dell'Esercito di cui s i è già d e tto nel ca pitolo precedente; in qu es to, riferiamo circa l'uni ca azione andata a seg no in tutta l' intera o perazione congiunta, e che riguarda ap punto due uomini del battaglione ADRA .
G li obiett ivi fissati per le 10 pattuglie del reparto erano i seguent i:
- pattuglie del tenente Baccara e s. tenen ti Balmas e Comis: aeroporti di Benina I e 2 (Bengasi) ;
- pattug lia del s. tenente MarvuJli : aerOjX)rtO di Tafaraui (Algeria);
- panuglia del s. tenente Confetto : aeroporto di BJjda (Algeria); - pa ttug li e del s. te nente Degl i Effetti e sergen t e Carrare u o: aeroporto di Castel Be nito (Tripoli) ;
- pauuglie del serg. maggiore Pe n nacchiotci e serg magg iore Stramacc io ni : aeroporto di Biskra (Algeria)i
- panug li a del serge nt e Di Giusto : aeroporto d i El- Diem (Li bia).
I decolli avvenivano il 13 giugno fra le 19,30 e le 21 con questa success ione:
- da l niklion: pattuglia Baccaro ore 19,30, lancio effettuato ore 00 , 10 del 14 giug no ; pauuglie Comis e Balmas ore 20,00, lancio effettuato ore 23,1.5; - da Sa lon-en- Provence : patrug li a Maroulli ore 20 , 10, lanc io effe ttu ato ore 02 , IO d e l 14 giugno; pattug li a Confetto ore 20, 15 , lancio effettuato ore 02,05 del 14 gi ugno;
- da D ecimo mannu : pattuglia Stramaccioni ore 20 ,40 , lan cio effettuato ore 00, 1.5 d~ 14 g i ug no ; pattug li a Pcnnacchiotti o re 21,00, lanc io effe u uato ore 00,l.5 del 14 gtugno ;
- da Gerbini: pattug li a Di Giusto ore 20 ,55 , lan cio effettuato ore 00,30 del 14 g iugno .
Le pattuglie Carraretto e Degli Esposti non riuscivano a decollare pe r la distruzione de gU aerei rrasportatori avvenuta sull ' aeroporto d i Ge rbini durante un ' incursione nemica . Abbiam o detto , nel capitolo prece d e nte , delle co nfu se e turbolenti fa si del lancio e dell ' impa tto al suolo dei paracadutisti. In una rela z io ne compilata anni dopo d al colonnello Dalmas , cosi s i leggeva:
« Purtroppo quasi tutti gli aerei si alJomanarono dalla ro tta designata per i lanci , c he furono cosi effe tt ua ti in zone malto distanti dalle località prescelte , con l'effetto
16 USSMA, fondo 7.53.5 VA4, fase . 66, 80/ .53, pro1. l / B/ 7724 de l 28 aprile 1943 , da Superaereo a Comando Supremo , f. to gen. Fougier .
di d e terminare un grave di so rientament o fra le nostre formazioni che non riuscivano a s tabilire i necessari punti dj ri(eriment o per l'esa tta determinazione d e ll e loca lità dove avevano preso t er ra e la success i va localizzazione degli ob ietti vi. Oltre a ciò , un fortis· s imo ve nt o a raffiche, c he imper ve r sava su tulle le zone di lancio, rese estremamente difficile l'a tterr aggio degli arditi. Molti furono i contusi ed i feriti e, po iché la furia del vento aveva rnno disperso su largo fro nte, lenta fu la ri composiz io ne dell e pattuglie e lun ga e faticos a, e tal volta inu tile , la ricerca dei contenit ori e di altro material e spaz. za to v ia dal ve nt o.it 27
Né ma ncarono di farsi sen tire le ripercussioni dell ' approssimazione con la quaJe certe operazioni venivano condotte. Dal rapporto di uno d ei capi equ ipa ggio dei velivoli che avevano lanc iato le pattuglie si legge che:
... lo sga ncio degJj aerorifornitori è avvenuto da.i 40 ai 50 seco ndi prima delle squadre a caus a del man c ato funzionamento d e lla sire na in coda. L'avv iso di lancjo era s tato dato contemporaneamen te ali ' armiere (a voce) ed in coda (co n sire na), ma poiché quest'ultima no n ha funzionato gli aerori fo rnitori so no partiti prima delJe sq uadre che s i so no lanciate in segu ito a ripetizione del segna le prestabilito co n l' altra sire na del crusco tto. » n
IJ che s ignificava una dispersione dei contenitori dagli uomini variabile da 3,5 a 5 chilometri, in funzione della velocità del ve li volo e del vento, con tutti i problemi di recupero che ne derivavano , di notte ed in zona nemica.
La pattuglia Baccara , unitamente a quella Di Tommaso del 10 ° arditi , avevano preso terra a circa 40 km dalla zona prestabiJita ; entrambe venivano catturate il giorno 15 mentre cercavano di raggiungere il co stone del gebe l 29 nel quale avrebbero potuto occultar s i. La pattuglia del s. tenente Marvulli fini fuori zona ed atterrò in una fattoria; accorsero alcuni ara bi , gli arditi tentarono di ammansirli offrendo lor o denaro , ma, purtroppo, la valuta della quale erano stati provvisti prima della partenza non aveva piu corso legale in Alger ia fin da quando erano sbarcat i gli americani. Circondati, furono catturati dopo un bre ve conflitto a fuoco nel corso del quale cadde l'ardito Ettore Mignani, di Pola. Anche la pattuglia Confetto fu catturata poco dopo l'atterragg io , avvenuto a circa 70 km di distan za in linea d'aria dalla zona prescelta; dopo un tentativo di attacco alternativo all'ae roporto di fortuna di Affreville, distante una decina di chilometri, ma privo di aerei e di impianti di intere sse bellico , la pattuglia si era rimessa in moto per cercare di raggiungere l 'obiettivo primario , Blida , ma , c ircondata da reparti francesi , era costretta ad arrendersi dopo aver esaurito in breve tempo i tre caricatori da quaranta colpi per ciascun mitra. Le pattuglie Pennacchiotti e Stramaccioni riuscirono invece , per diver si giorni, ad elu-
27 GJORLEO, A., op. ci t ., p. 61.
211 USSMA, fondo 7'535 VA4, fase. 65 B0/53, relazione del capitano pilota Marco Fugazzola al Comando Superiore Aviazione del Regio Esercilo sull a missione specia le della notte del 13 giu gno 1943.
19 Altopiano, elevazione rocciosa (d all 'arabo i,àbal • montagna).
dere la cattura, semi nando sco mpig li o nella zo na senza peraltro riuscire ad ar riv ar e sugli obiettivi e di spone nd o gli esp los iv i lungo le piste, ve nen d o infine neu trali zzat i il g iorno 19. La pattuglia de l sergen te Di Giusto, in vece , era stata catturata non appe na messo piede a te rra.
Le pattug li e Comis e Balmas, se avevano avuto migliore sorte delle altre nella prima fase, esse ndo state lan c iate in prossimità della zO na presce lt a, non andavano anch 'esse ese nti d a incid e nti ne lJ a seco nd a, co n fr a ttura di un piede per il s. tenente Balmas e lu ssazione della cavig li a per un ardito, e la solita dispersione di alcuni contenito ri di vive ri ed acqua. li mattino success iv o, ae rei nemici sorvolavano a ba ssissim a quota il gebel cirenaico allo scopo di indi viduare e locali zzare le pat tu gli e itali ane. Fortunatamente 1a zo na collinosa e ricca di anfratt i e caverne offr iva la possibilità di so ttrars i fac il mente all a vista dei ricog nitori . L a cert ezza, però , che presto truppe app ie dat e ed autoportate avrebbero partecipato alla ricerca, convinceva i due ufficiali delJa necessità di adottare di spos izioni a tte a scong iurare sp iacevo li so rprese. Du e uomini venivano in viati in perlustrazione in direz ion e di Benina , altri due su l versante No rd del gebel per osservare , con binocolo, la piana bengasina. Questi tornavano ben presto indi e tro pe r comu nicare d i aver notato, a valle del gebel, u.n grosso movimento di uomini e mezzi diretti verso la zona collinosa in cu i le pattuglie si trovavano r ifug iate. C i si rime tte va subito in marcia, dopo aver abba nd o nato gli infortunati, ma dopo du e gior ni le riserve di acqua s i erano esaurite. Un co n tenito re co n il prezioso liquid o era anda to perduto durante il lancio , e la maggior parte d ell e borracce del secondo contenitore e rano s tate trovate vuote . Aren a, in u no de i suo i libri nei quali , con tanta accuratezza stor ic a e passione di anziano par acadut ista , rievoca ques te v icende, p arla di «d ifett osa chiusura» . .so Ma no i abb iam o avuto occas io ne, durante gli anni trascorsi in serv izio presso Io Staro Maggiore Aeronaut ica, di leggere se pur fretto losamente, per non crea re difficoltà a c hi ce lo stava mos trand o contra vve ne ndo a ferrei divieti in propos ito , un documento nel quale alcuni dei co mpone nti le pattugli e dichiara vano che già in vo lo , nel contro ll o dell' equ ip agg iam e nto e delle buffetteri e che og nun o portava addosso , avevano trovato le rispettive bo rrac ce ind ividuali co mpletamente svuotate dell'acqua d i cu i loro stess i le avevano riempite prima della partenza e che aveva no ben richiuse. Un altro dei t ant i , tropp i «mi ster i » che po i, rutto sommato, tanto mi sterios i non sono.
Durante u na breve sosta, quattro arditi , Cap uzzo , Menichetti, Venturini ed Orlando , si caricavano di tutte le borracce vuote e scendevano a vall e, decisi a fare rifornimento, cosa c he portavano a termine molto ab il mente , dopo aver individuato un pozzo e d esserv i arrivati eludendo la sorveg li anza nemic a sempre pill stretta. Ma or mai il cerchio si a nd ava stri n gendo, e d i rastrellamenti s i stava no concentrando
}O AR F.NA, N ., op cit. , p. 349 .
su tutta la zona colJinosa. Avvistata una pattuglia nemica troppo vici· na per essere eviLata, gli ADRA aprivano i l fuoco uccidendone uno de i componenti e mettendone in fuga gH altr i . Era andata bene , ma sarebbe durato poco. Il giorno d opo, infatt i , si verificava un al tro scontro a fuoco 1 e per quanto i sabotator i si fossero suddiv isi in picco li gruppi per rendere piu difficoltosa la ricerca , venivan o all a f ine c ircondati e costretti alla resa.
ln due contro una base aerea
I due uomini che erano stati inviati in perlustrazione in direzione di Benina erano iJ 1° av iere Vi to Procida , classe 1917 , e l'aviere France· sco Cargnel, classe 1921 , ap p artenent i rispett ivamente all a patt uglia Balmas ed alla pattuglia Comis. Quando avevano sentito i lontan i co lpi di fucile, s' erano resi subito conto che i compagni erano impegnati in combattimento e che quindi difficilmente avrebbero potuto r icong iungersi con loro , e , senza starci troppo a pensare, avevano deciso di av· vi arsi verso gli o biettivi assegnati, i due aeroporti di Benina , sperando di ritrovarsi lf con gli altri . Se cosf non fosse stato, avrebbero condotto a termine da soli l ' azione lo ro due. Cargne l era bellunese , di Feltre , e Proc ida messinese. Due caratteri, due mentalità , due mod i di fare diversi, per certi aspett i ag li a n tipodi; ma il momento particolare che stanno v ivendo annu Ua ogni differenza , ogni connorazione. A fattor comune, hanno il fatto di essere due vo lontari di una specialità «ardi· ta» , degli incursori ~sabota t ori addestrat i per un determinato compito: hanno chiesto loro di ballare , ed ora che le danze sono cominciare, si va in pista, e si cerca di vincere il primo premio. Ci rendiamo conto che una tale sempl icità e chiarezza di st ar i d'animo e dj intent i è qualcosa di ultraterrestre, di fantascient i fico per ch i vive nel mondo di oggi, «s in dacalizzato» in ogni sua espress ione, anche la piU normale, al· l ' inseg na del do ut des , e dove se le cose non sono contorte , contrad· dittorie, ininteWg ibili , non valgono . Ma vorremmo tanto che, tra coloro che ci leggeranno, vi fosse almeno qualche giovane a1 quale poter assicurare che nella vita è possibile anche essere coerenti, in linea con sé stessi, semplici , sereni , compiendo fino in fondo il proprio dovere - già, con la lettera «cl » si scrive anche questa parola, oltre che « diritto» - e che il farlo non significa non avere una personalità ma, aJ contrario, realizzar la ne ll a sua espressione migliore. Ed il tutto ta n to piU vale quanto pill è fatto tacitamente , senza trombe, per interiore, ineluttab il e convinz ione , perché è cosi e perché non potrebbe essere altrimenti, senza che intervenga il Solone di turno, ps ico-socio ... , ecc. , a spiegarne le ragioni Come stava avvenendo per Cargnel e Procida. Si incamminano col loro equipagg iamento e col materiale che sono riusciti a recuperare dopo il lancio . Marciano per rre norti e due g iorni superando difficoltà
di ogni genere, riuscendo ad eludere la sorveglianza nemica ed i predoni arabi che, allettati dalle ricompense promesse dagli jnglesi, davano una caccia accanita ai paracadutisti. Arrivati al punto del rendez -vous con le altre pattuglie, stabilito in sede di pianificazione prima de11a parte nza, lo uadi 31 el-Qattara, si occultano in una grotta con la speranza di veder arrivare qualcuno. Di notte, mettono in funzione i fi. sc hietti distribuiti prima del decollo, che riproducono il verso della civetta, seg nale stabilito di riconoscimento , ma, ovviamente, nessuno rispo nde. Si mettono allora ad ispezionare in lungo ed in largo lo uadi , ma oltre un certo limite non possono andare. Sono stanchi, soprattutlO tremendo è il tormento della sete. Stanno per crollare, sf iruri , quando sopraggiunge un provvidenziale cammello col quale, una volta ucciso, è possibile dissetarsi succhiandone il siero ed il sangue .
La sera del 17 giugno, Cargnel e Procida arrivano sulle alture dominanti la piana di Bengasi, nelle immediate vicinanze deli' aeroporto di Benina Nord. Hanno terminato anche i viveri, ma decidono di atte ndere ancora 24 ore prima di dare inizio all1azione. U piano prevedeva, infatti, che questa dovesse essere effettuata nella notte del 18, ed i due non volevano rischiare di mandare a monte l'attività di altri co mpagni che fossero eventualmente sfugg iti alla cattura e c h e non si foss ero potuti collegare con loro per una ser ie di circostanze di vario ge nere. L 'attesa per tutto il giorno successivo, nelle condizioni in cui s i trovano, è penosa; serve ad attenuarla l'inge st ione di compresse di si mpamina e l'osservaz ione di quanto avviene nell'area dell 'obie ttivo . L'aeroporto è, infatti, ben v isibile , dista solo 7 km dal loro punto di oss ervazione, è possibile rilevare la rete di recinzione in filo di ferro , il servizio di guardia , le ronde mobili , l 'avv icendarsi dei turni. li campo brulica di aerei, alcuni atterrano , altri decoUano , ma soprattutto c'è n'è un graa numero, quasi tutti quadrimotori, parcheggiati in vari setto ri del campo , lu ccicano al sole; so no tutti bombardieri americani con ta nto di ste lla su lla fu so liera , tutti col loro carico di bombe, pronti a sga nciarle magari proprio 1' indomani su ll'Italia , e magari proprio su Palermo, pensa Procida, o su Gemona, rimugina Cargnel. Addossati alla rete, dei capannoni, e tra questi e gli aerei una ser ie di tende, sette in tutto. Si con trolJan o le armi - a Cargnel è rimasto il mitra con u n car icatore, a Procida la pistola - e le cariche. Ne hanno dieci per c iascuno, ma una di quelle di Cargnel deve aver subfto un urto durante il lancio; appare contorta, sicché Cargnel decide di tenerla co me ti· se rva.
Finalmente, è venuta di nuovo sera. È il 18 gi ugno. Cercano di scrollarsi di dos so sete , fame, fatica - il so nno no , ci ha pensato la simpamina, gli occ hi so no aperti e dilatati come quelli di un gufo - e, a lle prime ombre, iniziano cautamente l 'avvicina mento . Verso mezza-
11 Letto pietroso di un fiume sempre asciutto, tranne che nella stag ione delle pio~e; ovvero può anche signifi care il fiume stesso (dall'arabo widin = valle, leuo d1 fiume).
notte, so no nei pressi della rete di rec in zione, sdraiati a terra, con le palme deUe mani incrociate sotto le ascell e per na scon derne il biancheggi are e l a faccia infossata nel terreno nei momenti in cui, ogni cinque minuti cir ca, si proiettano su1Ja rete s te ssa i fasci di luce provenienti dalle cami o nette che sciabo lano con i proiettori le piste di lancio, di raccordo e le aree di parcheggio. L a vigilanza c'è, certo, ma non è impenetrabile, ci si può provare con buona probabilità di riuscita, occorre ag ire fra un interv all o e l'ahro dell 'accens ione dei proie ttori .
Uno sgua rdo , un cenno con l a mano , bene, si va. Si portano so tto rete, aprono un varco con le cesoie, si infilano. Sono dentr o. Procedono da Sud verso Nor d , ed in bre ve sono a ri d osso de gli aerei. Cominciano a lavorare, a piazzare le cariche. O g ni cinq ue minuti la solit a accens ione di luci , il soli t o pend o lamento di camionette, una volta due uomi n i ne di sce ndono , parlottano u n po' ma poi si allon ta nano . I due sabotatot i rim angono immobili , ve ntre e faccia a t erra , aderen ti al terreno a formare un tutt 'uno , po i, appena tutto torna buio, riprendono a piazzare le cariche. Gli aere i sono talmente tanti che , per rag ioni di spazio , li hann o allineat i ala contro a la. Po iché so no a pieno carico di bombe e carburante, in alcuni casi è suff iciente collocare le cariche con una frequenza alternata, in mod o che l'e splosi o n e d i un ve li volo determini «per s impatia» anche que. Ua d e ll ' aereo immediatamente con ti guo. Le inne sc ano tutte e di ciann ove perché scoppino dopo 45 '. Il lavoro è finfro , comodo e li scio come i.n un 'esercitaz ione . Si ria vv iano verso i ret ico la ti e , nel passare accanto ad una dell e tende, da cui proviene un so noro ronfare, Cargne l posa l'occ hi o su una grossa bomba d'aereo p os t a su un carre ll o . G li è rimasta la carica «storta», quella di cui non si fidava. «C he facevo, me la portavo dietro? Ormai non sarebbe piU se rv ita ; persa per persa, gli mollavo un altro ricordino ai tommies.» ' 2 E g liela piazza sop ra. Se va va, e se no me gli o per gli inglesi. Comu nque, è sempre un pe so di meno da tra scinar si d iet ro. Ripercorrono il tragit to verso il na sco ndiglio da dove si so no mossi. Hanno percorso meno di un chilometro che odono la prima esplosione alla quale, ad in tervalli ra vvic inati , seguo no le altre e, poco prima che abbiano messo piede neU ' anfratto roccioso che già li aveva osp i tati, il botto finale , assordante , queUo d ella grossa bo mba sul carreUo. Dal loro angolino in quota, Ca rgne l e Procida si godon o la sce na: fiamme , l ampi, fumo , po lvere, st ridi o di clacson e di sire ne . Ma è come se fosse lontani ss im o: l'e ffett o rea tti vo della s im pamina si fa se ntire, alla fase di eccitaz ione, ormai esaurita, segue quell a di as t enia e son nolen za, le palpebre pe sa no come macigni. Cargnel piomba in un so nno profondi ssimo , da cui si sveg li a d opo parecchie ore. Procida è ri uscito di piu a tenere duro, ed al risvegli o gli racconta di aver notato
n Frase detta da Cargnel ad un collega di la vo ro , d o po la guerra e da questi riportata a noi.
un fre netico via va i dl macc hin e, ambul anze, ca mio ns, tra t tor i. Ad occhio, gli aerop lani salt at i in ar ia, rovesc iati, d ann eggia t i, sbales trati lontano sono circa 25 . Le ten de so no scomparse. « F ranco, bedda mat,-i., un mace ll o!»
A le nt i passi, in tanto, d al ge be l , st ava ve nen d o giu un pastore. Scende, gira, risale e ad un tr atto, per tirars i su, s'aggrappa cò n u na mano all'o rl o dell a buca dove so no i due A D RA. Ve locissimo, Carg nel gli b locca la ma no co n un a dell e sue, sal d amente. L'ara bo è sull 'or lo de ll ' infarto, po i si r ip rende e d ice di essere un ex so ldato dell e nos tre truppe co lo n iali e si offre di r ifoc ill are i d ue. D opo un po', infatti , ritorna con due uova, un gra n pezzo di pa ne ed un litro d 'acqua.
«Avevamo una fame da l upi ed una sete d a non dirsi» rievoc h erà poi Cargnel, «e la nostra contentezza era tanto pill grossa i n quanto l'arabo ci aveva promesso che sarebbe tornato di no tte per guidarci nel luogo dj recupero, stab ilito p r i ma deUa parte nz a da Creta, che distava circa una sessanti na di ch ilomet'ri. invece non s'era p iU vis t o. Forse sarà pure venuto, e vedendo che dormivamo non avrà voluto distu r barc i . Fa t to sta che io mi ero riaddormentato, ed anche Procida. Ci siamo svegli ati la matt in a di domenica [era il 20 giugno]. Stordit i tuttora da!Ja s impamina , abbiamo deciso di rimetterci in cammino dando un addio definitivo alla buca.» u
No n avevano né v iver i né acqua, ma so lo ta n ta stanchezza, t an t e vesciche ai piedi (ah, le scarpe nu ove d i st ribuite a tutt i poco pr ima de ll a partenza !) e tanta voglia d i arrivare all 'appu nt ame nto con l 'aereo." Un p asso d opo l 'altro, st an came nte, ma si andava ava nt i. Ad u n certo p unto, i d ue incontr a no un alt ro pas t ore e gli chi edo-
JJ PAKlSJIT, D., Storia del paracadutismo, Roma , Vito Bianco ed. 1962, p. 249.
u Per recuperare le quattro pattuglie part ite da lrllklion, era stato stabilito che dieci giorni dopo il lancio un aereo si sarebbe portato sul campo d i fortuna di AisiJian e lo avrebbe so rvo lato in attesa di scorgere evenruali segnalazioni. ln caso positivo, sarebbe atterrato br !:;::e::r:b~r~t:,egt~t:,r~~~i. fir~iud:;/r::~::~~~ 0 af~es:~~d~ec:~;~a:~1:a \~ 0 ~~a ll1~:1~~à desertica situata a Sud di Ef-Carruba. Il 23 giugno, pertan to, un $_75 al comando del capitano pilota Fugazzola (lo stesso che aveva trasportato le pattuglie Baccara e Di Tommaso in zona di lancio) ed avente a bordo, oltre all'equipagg io, il tenente colonnello Kli nge r quale coman dante la spedizione di recupero, il capitano del genio aeronautico Velani quale direttore tecnico, un capitano e tre ard i ti paracadutist i dell'ADRA, decollò da Ir:ikJion, raggiunse il campo di Aisil1an, lo sorvolò a lungo ma poi, non avendo scorto alcun segnale, tornò indietro.
li 26 giugno, come abbiamo solo sommariamente accennato nel capitolo precedente riferendoci alle pattuglie del 10 ° reggimento arditi, un secondo S.75 pilotato dal capitano Cervi, con a bordo Klinger, Velani, il capitano dell'ADRA Appoggi con gli ardit i Fedeli, Greco e Motta , partf da lraklion. Quando giunsero nella zona convenuta, non sco rsero segna li di sorta, ma Klinger decise, d'accordo col pilota , di atterrare egualmente nella speranza ~;~a;~~c7~o~f;:;n:i:~~ibe 1~~~~d fi~;:;f ·ch~a e';~~: i: t~Ji~~l~~;~~~u~tbi7:fu~·riL~:t La:~:°; ,cr~~~err~r:1.i ~~!ci~!n~~1f:~:~n:~o~:v:1:~d:z:~r~t c~r;~ 3 f~~l:1~;'.td:!~ P~h!c;l]~~ ta non avvistarono il trimotore itali ano. Klinger non si dava pace: possibile che nessuno dei 40 arditi fosse riuscito a sfuggire alla cattura? Dopo l'imbrunire, alle 19 ,5 0, ci si dovette decidere a rientrare. li decollo, in uno spazio uti le alquanto ristreuo, fu facilitato dal vento che soffiava a circa 40 km orari. Alle 20,10 l'aereo ripassava sul luogo dell'appuntamento, vi compiva un paio di giri; poi, visto che da terra non veniva fatto alcun segnale, puntava d(.-cisamente verso Cre1a.
no un po' di latte di pecora. Lo ottengono, e quando riprendono il cammino, bè , le cose vanno mo lto meglio, almeno la sere s'è calmata. Forza , che ce la facciamo.
Neanc h e iJ tempo di finire la frase: l'arabo , tirato fuori un vecchio fucile, li ha presi di mira ed ha sparato, colpendo Cargnel a!Ja gamba d estra ed al polso sinistro. N ien te di estremamente grave, ma certo tale da oon consentirgli di continuare la marcia. Cargnel invita Procida a proseguire da solo, ricevendone in cambio una serie d i epiteti fra i piu in voga al mercato del pesce a Messina. Rispondono al fuoco utiJjzzando l'u nico caricatore del mitra , ma l'effetto simpamina non consente risultat i efficaci - l'arabo è fortunato - e le raffiche servono so lo a tenerlo a bada. «Ci siamo buttati in una buca, Procida ha provveduto a tamponarmi l'e morragia. Dopo una me zz'o ra abbiamo sentito rumore di motore. Era una camionetta in glese.» Questa vo lta è finita davvero. Continua la rievocazione di Cargne l : ~ci hanno p res i. Mi hanno medjcato subito, per la verità, dopo averm j trasportato celermente all'Ospedale« Principe di Pi emonte~ a Bengasi. Mi hanno fatto In radiografia. M ' hanno trattato bene. Devo dire che prima d'arrivare a Bengasi , sono passato con la camionetta davanti all'nero1xmo dj Benina Nord ed ho avuto modo dj vedere il disastro da noi cagionato. Procida aveva ragione di dire che avevamo combinato un macello. I] giorno dopo m ' hanno riponaro al campo d ' aviazione di Benina Nord Qui ho ritrovaro Vito, insieme al quale a bordo di un aereo ho viaggiato sino ad EJ1jopolis. Qui io sono andato in ospedale, Procida h.1 dovuto sub ire interrogatorì di non so quale grado. Da quel giorno non l'ho pill visto. So soltunto c he dopo 40 g iorni , uscito dall'ospednle, sono stato so ttoposto a speciaH interrog:norì a mia volta, minacciato ed anche ''pestala". Nuova tap pa: il campo 321 a Larrun, in PaleSLina, dove sono r im asto due mesi.» 1 '
Intanto , fra settembre ed ottobre 1943 erano affluiti in Palestina dalla Turchia i soldat i italiani provenienti da Rodi e da!Je altre iso le del Dodecane so che, all'atto dell 'ar mi st izio, ne avevano eseguito le clausole cessando ogni ostilità contro g li in glesi e di venendo «cooperatori>>. Erano stati co nce:itrati a Gaza, a circa 40 km da Latrun , e tra le due loc alit à era stnto all est ito un ospedale militare ingle se con annessa sez ione itali a n a. Appena edotto della cosa, Cargnel decide di raggiungerla. Come fare? Occorre uno stratagemma. Riportiamo da Pariset la cronaca di quest'ultima vicenda del vent id uenne aviere paracadutista del battaglione ADRA.
Si rovescia una pentola di tè bollente su una gamba. Portato a ll 'ospedale, che è nelle vicinanze di Gaza, vi rimane un paio di settimane al termine delle qua li è dato dimettibile e da r in viarsi al campo di prigionia di provenienza. Ma Cargne l è duro come la roccia delle sue montagne. Quando viene il momento di lasciare l'ospedale , si infila fra i marinai italfani che, dimessi anche loro da Ua sezione italiana dell'os pedale , stanno per imbarcarsi sull'autocarro che de ve riportarlj a
11 PARISET , D., op. cii., pp. 249-250.
Gaza. Con la solita faccia di «ro lla », modifica cli poco il cognome e si attr ibui sce le ge neraEtà del 2 ° capo Guido Carrer . L 'arabo di scorta co mincia a dare i numeri: anziché dodici uomini, gliene tornano sem· pre credici. Conta, riconta , le risate si sprec an o, ed alJora , imbarazzato e confuso, taglia corto e fa mettere in moto l 'au t omezzo. In ospedale , Ca rgnel s i è procurato una giubba inglese , ora la indossa sopra i pantalo ncini corti e, arrivat i a Gaza , non ha niente di di verso nell ' aspetto dag li altri marinai. Riesce a sottrarsi al contro llo , è anche fortunato perc hé non so lo al Comando Marina prendono per buon a la sua identità se nza approfondire troppo la cosa ma, sopra ttutt o, perché il contin· ge nte di marinai nel quale si è intruppato è in atte sa di rimpatrio. Fortu na , certo, ma, v ivad dio , se l'e ra proprio meritata. Nel giu gno del 1944 sba rca a Taranto. "
L'avventura era finita. A ben guar dar e, sarebbe sta t a una delle poch e azioni di guerra veramente «paracadutistic he » condotte a termine da questa spec ialit à itali ana, non potendosi , infatti , considerare realme nte tale nemmeno il lanci o su Cefalonia con d otto il 30 apr ile 194 1 dal II batta glione paracadutisti del maggiore Zanninovich che, se pur in territorio nemico , non aveva comportato il minimo uso d ella forza.
L'at tacco dei due arditi dell ' ADRA aveva, da so lo, compensato il fallimento dell ' intera operaz ione di sabotaggio programmata ai danni de lle ba si aeree nemiche del Nord Africa. Gli inglesi no n avrebbero mai fo rnito , neanche a distanza di anni, dari preci si sui danni r i portati a seg uito deJl 'az ione portata da Cargnel e Procida. Con il disinvolto distacco co n cui sono so liti trattare gli argomenti non graditi , in una no ta comparsa sul la rivista «Air Force» dell 'o ttobre 1943 ammettevano, nel r iferire dell ' operazione italiana , che <<realmente in un caso è st ato possib il e causare dei danni ad un no s tr o aeroporto ad opera di due paracadutist i italiani che sono stat i succe ss ivamente catturat i ». 37 Ma la stima appross imata di Procida , circa 25 aerei, è da ritenersi valida e, in una valuta zion e fatta in a nni successivi presso lo Stato Magg iore Aeronautica , si era convenuto che essa corrisponde sse, in termini di risultati , a quanto avrebbero potuto conseguire quattro passaggi rei terati di un intero gruppo da bombardamento che avesse condotto u n' incursione sul campo particolarmente fortunata, al massimo del rendimento. Qual che elemento informativo si era inv ece potuto avere sull 'es ito dello scoppio della grossa bomba d 'aereo: una quarantina di mem bri degli equipaggi di volo, alloggiati nelle rende , erano mort i ne ll'es plo sione, e numerosi ss imi erano s tati i feriti. >s Chissà quante perso ne, in alcune città italiane , avevano continuato a vivere evitan do le
'+ PA1usET, D. , op. cii., p. 250.
H AR~A, N., op. cit . , p . 353.
H Ibidem , p . 352.
bombe a loro de stinate, e non avrebbero mai sap uto di do ve rlo a du e giovanott i , uno di 26 e d uno di 22 anni. "
Dopo lo sbarco ang lo-a merican o in Sicilia, alcune pattuglie furono lanciate in zo ne dell ' iso la fra il 21 ed il 31 lug lio 1943 per co mpiere azioni di sabo tagg io di e tro le linee nemiche, ma non si hanno ulteriori notiz ie in proposito. Pre sso la Scuo la Paracad uti st i di Viterbo, fra agosto e se tt e mb re 1943, tra i vari reparti in v ia d i formazione ed in addestramento c'era anche un seco nd o batta glione ADRA, co mandato dal maggior e Trepiedi. Dopo aver resistito agli attacchi condotti dall a 3 • di v isione Panzergrenadieren ted esca e dopo che il comando del presidio militar e aveva disposto lo scioglimento della sc uo la , del depo sito paracaduti st i e d ei reparti da ess i dipendenti, alcuni allievi si sc hieravano con i tede sc hi, e li ritr overemo poi al Raggrup pam e n to Arditi Paracadut isti ed all'annessa scuola dell 'Aero naut ica della RSI a Tradate (Varese), agli ordi ni del tenente co lonnello Dalmas, e nel battaglione Azzurro che com batterà sul fronte di Nettuno contro gli Alleati , 40 mentre altri si davano alla macchia opp ure t entavano di passare le linee per cong iungersi con i reparti del Governo del Sud. Fra ques ti ultimi , fi guravano anche le due compagnie del battaglione L o.-eto che non avevano potuto ra gg iungere la Tuni sia. 41 Con il battaglione ADRA di nuova for ma zio ne, s i trovavano a Viterbo anche circa 200 arditi del I batta gli o ne, del quale non tutte le pattuglie era no state impiegate . L '8 sette mbre era no stat i di slocati a Ce ntocelle per difen.
" Cargne:l, dopo essere rientrato in It alia, si portava a Roma dove , nel febbraio 1945, era contattato da un ufficiale dello Stato Magg iore Aeronautica per essere lanciato nel Nord ed eseguire missioni informative in collegamento con gli alleati. La fine della guerra, due mesi dopo, non lo metteva in grado di attendere a questo compito cui , con il consueto entusiasmo, aveva aderito. Dopo la guerra, lavorò per alcuni anni come commesso presso la libreria «R izzali » di piazza Colonna, a Roma; poi d i lui si sono perse le tracce, cosf come quelle
1 : 1 fa:~duln ver ità , da parte del tenen1e colonnello Dalmas era stata giustameme inohra1a la proposta per l'assegnazione della medaglia d'oro, co nvalidala dalle supe riori autorità, ma di essa, stranamente, non fu piU trovata traccia. Né valse a riearare a ciò il promemoria invi ato dallo stesso Dalma s il 4 gennaio 1962 all' on. Andreotti, all'epoca ministro della Difesa, nel qua le si ca ldeggiava anche la concessione della medaglia d'argemo per rntti gli altri componenti delle panuglie di sabotator i impiegate in quel giugno 1943 (USSMA, fondo 7535 VA4, fase 66 8 0/53). dell'~~~n~~t;a3f~~~:n~u:C':~J~tis~ \ ~eem:n -ai~~::s~~c~~t:;~nl,;:~\~r~io
1 ~r~~~n~~:~ sferiti dalJa Sardegna nefi'ltalia del Nord - ed iJ Folgore, cost irui il reggimento paracadutisti ~J! ~.m3i~\~ii;~;r~;~~=1u~i:i~~aes~~~-~u;e!~i~~efrcli:~,:1 c~!e t:!ti paracadutiSli, anc he quelli provenienti dall' eserc ito, fossero posti alJe dipendenze dell'Aeronautica e ne vestissero l'uniforme grigio-azzurra. Sulle vicende dei paracadut isti del la RSI è stato dato recentemente - 1987 - alle stampe un bd volume d i quasi 700 pagine dal titolo Per l'onore d' Italia , scritto da Nino Arena e pubblicato a cura dei reduci del reggimento Folgore (tipografia «StiJ grafica- s.r.l., via della Mortella 36, Roma ), mo lto dettag liato e corredato da numerosa ed in gran parte inedita documentazione, anche fotografica. 11 G10R1.ro, A. , op. cit., p. 71.
dere da azioni tedesche quell'aeroporto sul quale , secondo il noto proge tto americano poi rientrato , avrebbe dovuto essere aviolanciata una parte della 82' divi sione paracadutisti statunitense (Airborne). U giorno 10 erano arrivati invece i Fal/schinniiiger (paracadutisti) tedeschi della 2a divisione , alcuni degli uomini si erano sbandati , aJrri erano stat i catturati e messi in un campo di concentramento allestito nella zona di Pratica di Mare, compreso il tenente colonnello Dalmas. U comandante della djvisione paracadutisti germanica, che aveva conosciuto Dalmas ed i suoi uomini in Tunisia, non appena conosciuta la loro so rte si affrettava a farli rimettere in libertà. La maggior parte di essi si ritroveranno poi col loro comandante sotto le insegne della RSI.
Siamo lieti di aver potuto rievocare le vicende dei reparti speciali dell'Aeronautica, sia come ex appartenenti alla specialità paracadutist i di questa forza armata e sia perché le loro gesta sono molto poco conosciu te anche all'interno di questa. 42 Quando, negli anni Settanta, ne facevamo ancora parte, avevamo introdotto una consuetudine che aveva appunto lo scopo di mantenere vivo, almeno nei paracadutisti del1 ' Aeronautica, il retaggio ed il legame spirituale con i commilitoni che ci avevano preceduto qualche decennio prima: in volo, pochi secondi pr ima del lancio, con il primo uomo della fila g ià in prossimità della porta del velivolo, veniva lanciato all'unisono il triplice grido: «A DRA , ADRA, ADRA».
Ci piaceva pensare che si disperdesse nel vento, e che questo lo portasse lontano, in quel cielo al quale tanti ragazzi vestiti di grigioazzur ro , con un paracadute sul braccio sinistro, avevano guardato per real izzare un bel sogno pulito, fatto di fede e di ardimento. Il tempo passa, inesorabile , e quando anche gli ultimi protagonisti saranno venuti meno , di loro non resterà pill nulla. A queste pagine, il compito di perpetuarne il ricordo.
u 1124 maggio 1987 è stato tenuto a Grosseto il I raduno degli ex appartenenti al reggimento d'assalto Amedeo d'Aosta, dovuto all'alacrità ed al fervore organizzativo di un ristretto gnappo di reduci coordinati dall'avvocato Boncristiani, già ufficiale del reggimento. Anche se svoltosi in concomitanza e nell'ambito di un alt ro raduno , quello del 4° stormo caccia, effe ttuat o nello stesso giorno sulla base aerea sede del reparto , e pertanto destinato a fare un po' da parente povero (uhi maior ), è stato pur sempre un evento significat ivo, e solo ci rammarichiamo che esso sia venuto ad oltre 40 anni dalla fine della guerra e per iniziativa di singoli piU che dell'Aeronautica Militare.
BATTAGLIONE ALPINI SCIATORI «MONTE CERV I NO»
Una naja di lusso: due paia di scarponi speciali a tesla
In quel gelido autunno- inverno del 1940, mentre sull e montagne greco-alb anesi una bora ghiacc iat a si alternava alla neve spazzando le quote e spingendo il termometro a decine di gradi sot to lo zero, le cose s i erano messe veramente male per noi, e non so lt anto dal punto di v i sta atmosferico. La guer ra contro la Grecia era ini ziat a il 28 ottobre, ma l'ava nzata dei reparti italiani era stata tutt 'altro che travolgente, e l'afflusso al fronte di truppe grec he provenienti dalle zo ne nell e quali erano state schier ate verso la Bulgaria e la Turchia (che avevano ormai manifestato l a loro intenzione di non assumere per il momento alcun atteggiamento aggressivo) aveva finito per b loccare del tutto la lenta progressione delle nostre forze, che nel giro di una settimana si erano ritrovate nell'impossibilità di persistere nel loro atteggiamento offensivo. 1 A met à novembre, addirittura, i greci erano passac i alla controffensiva costringendo le nostre divisioni ad un rip iegamento ge nerale dalla frontiera jugoslava al mare , ed alla fine del mese avevano respinto le unità italiane di l à dal confine spingendosi a loro volta per decine di ch il ometr i entro il territorio albanese, minacciando
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i!~it~l: df:::~f ~~r:;r~:ad~U!:sr:~t:lL!~~i~:id~i~r~t:i timent i contro i frances i sul fronte alpino occidentale, e la messa sul piede di pace di varie divisioni aveva determinato una riconversione aUa conf~urozione di guerra che, condotta P~rOis:ad;n;;pa~~:nd~~,\~i 1 1 ·i~~:~~~s~a~i~~:u :~~[;w :,b:~:·J~~I 1~:~~ zcz:~c:;::~ 1!~8 r~~
Valona; giungevano alla spicciolata, frazionati in aliquote , privi di gran parte delle salmerie e dei materiali (compresi quelli d'armamento) che continuavano a giacere per giorni sulJe banchine portuali di partenza o di arrivo , ovvero erano avviati ad altre unità per le quali non avevano alcun significato. Fra i tanti, significativo il caso del 5° reggimento alpini, i cui muli , nella quasi totalità, erano rimasti a Brindisi cd avrebbero raggiunto il reggimento molto piU tardi, in quanto nel frattempo erano stati impiegati in temporaneo supporto ad
e munizionamento indi viduale, tanto da potersi affermare che nessun reparto di una certa consistenza sia giunto in Albania accompagnato da tutti i suoi mezzi logistici ed operativi. Come conseguenza di tutto ciò, si ebbe sul fronte albanese un miscuglio incredibile di unità , iie8~;t;;iM\~;:;:ti
::~~~~~~~;:c::.:t~·u~~at:!'ti{ f:~~ i rinforzi venivano fusi d'improvviso nel calore della battaglia, senza quasi averne avvertito ~=ti~~c:~~i~t})a~~!!~:u::;~di:~0:~i1 ~s~;~~~d~ ~;~~ic~!vt
iac~: eia (Mi lano , Rizzali, 1986), che sull'argomento costituisce una fra le opere piU valide.
gravemente l'intero nostro dispositivo e l a stessa Valona che, con Durazzo, rappresentava uno dei due scali determinanti per l'afflusso dei rifornimenti dall'Italia. Ne ll a prima decade di dicembre la si tuazione aveva continuato a peggiorare, con l'apertura di una breccia da parte greca verso la strettoia di Klisura e l'evacuaz ione da parte nostra della città di Argirocastro. Eravamo alle corde su un fronte di 250 km ten uto da 160.000 uomini, di cui 100.000 in lin ea, nel qua le la natura del terreno imponeva a chi si dife ndeva ed a chi offendeva le direttrici dell'azione, che doveva necessariamente correre lun go le vallate dei corsi d'acqua fiancheggiate da cime innevate e che ve ni va condott a prefer ibiLn e nte «per l 'alto>>, b atten d o in cessantemente i costoni col fuoco d ei mortai. Le predette valli diventavano quindi il t eatro dei comba ttimenti, co n le nostre trupp e appoggiate ai salie nti nevosi della nuova linea d i resiste nza che era stata agganciata, per fu ngere da cerniera fra le due armate impegnate (l a 9• e la 11 '), all'imponente massiccio del Tomori, co n i punti cruciali dello schieramento rapprese ntati dalla val Tomoritza verso Nord ed il settore di Klisura piu a Su d A metà mese il fronte, diventato sostanzialmente stazionar io, era ormai tutto, salvo che nella zona del litorale , un fronte da truppe alpine.
E proprio in base a questa considerazione, in que i g iorni di metà dicem bre , nel clima di preoccupata tensione che aleggiava nei coman di militari tanto in Albania quanto in Italia , era sta ta presa la decisione di procedete alla costituzione di uno speciale battag li o ne di alpini sciator i. In realtà, una proposta in tal senso era stata avanzata allo Stato Maggiore dell'Esercito da parte della Scuola Centrale Militare di Alpinismo di Aosta sin dall' inizio della guerra, su lJ a scorra de ll e esper ien ze maturate durante i combatt im enti co n i frances i nel g iugno 1940, 2 con
1 combattimenti
su larga sca la ,
fronte alpino occidentale contro i francesi, se avevano avuto la loro fase
i~u~~id~1;{;~ SES (SecJions Ec/aireurs Skie,m), special i unirà mobili formate da 35-40 sciatori scelt i fra i piU audaci ed abili di ogni battaglione cli Chassetm Alpins (sull'intero fronte montano le SES d:a:~;d~~~l~a 8 ~f·:~~~~\t=:.a~:r~~::ib~i::~~ :1 ~:~lflf!r~ is~~~i~i~~i;;tt~~gJ~::~~ predisposto fra la linea delle fortificazioni e che inoltre venivano impiegate ovunque vi fosse la possibilità di realizzare azioni di sorpresa. Da parte italiana, erano presenti tanto in una com pagnia del battaglione Duca degli Abruzzi (dr. nota 5) quamo nella compagnia alpieriarditi, costituita nello stesso giugno 1940 con gli adeti del Nucleo Pattuglie sci-veloci ed alLri specialisti della Scuola Centrale Militare d'Alpinismo, tra i quali Zeno Colò, che sa reb:,~.~:d\aL::i:~tV?:zri1i;~t~~;J_0f~i~:ftt~~ht~»~~;;:; ~01:~i!~ila~~io:ir~:!~ :~:~~l~;di~:jil t{ttf~f~: 0 :::r:~::ec:u:~fc~}t~u~i~~~ ~l1~s~lc~1~2:d~fba 2 r~~:t~n~etl;:: te Cervino ed al quale pertanto fareq:io spesso riferimento rappresentando a tmt'oggi l'un ica ope ra organica relativa al reparto. E tra l'altro un volume elabornto con spigliata tecnica giornalistica, prezioso per le numerose testimonianze rese all ' autore dai reduci del battaglio-
lo scopo di formare un reparto che avrebbe dovuto svolgere servizi di ricognizione veloce su terreni montuosi, ma solo ora il clima di emergenza venutosi a creare e la prospettiva di poter disporre di un 'u nità di pronto impiego aveva portato al suo immediato accoglimento.'
In quel periodo era in pieno svolgimento a Cervinia il 4° corso di spec iali zzazione sciistica per ufficiali subalterni delle truppe alpine, e proprio da due degli ufficiali istruttori , i tenenti in se rvizio permanente effettivo Carlo Maurino ed Ale ssandro Brillarelli, furono tratti i comandanti delle due compagnie di linea , la l' e la 2', sulle quali si doveva articolare il nuovo battaglione alla cui te sta venne posto il maggiore Gustavo Zanelli. Comandante del plotone comando era il tenente Carlo Crosa, aiutante maggiore il sot totenente Clemente Astorri. Il reparto, inquadrato nel 4° reggimento alpini della 1 • divisione alpina Ta11rinense, comprendeva 320 uomini, di cui 14 ufficiali, 25 sottufficiali , 45 graduati di truppa e 236 so ldati . Le due compagnie erano strutturate ciascuna su tre plotoni, e cost i tuite ognuna da 5 ufficiali , 10 sottufficiali, 16 gr aduati ed 84 uomini di truppa per un totale di 10 , 20, 32 e 168 elementi per ciascuna delle quattro categorie indicate; aggiungendovi altre 90 unità per il comando di battaglione , si perv iene al totale generale riportato di 320. 4 La maggior parte della gente ptoveniva dal battaglione Duca degli Abruzzi, ' integrato da altro per-
ne nonché per la documentazione fornitagli da alcuni di essi. In qualche caso, è r il evabi le una differenza fra alcuni dati presentati nel libro e quelli riportati da noi, in particolare per quelli relativi all a Russia , per i quali ci siamo attenuti alla ricostruzione operata da un reduce di questo ciclo operativo, il don. Carlo Vicentinj, durante gli incontri che abbiamo avuto con lui.
' A metà dkembre, il Comando Supremo aveva specificato al Comandante Superiore delle Forze Armate d'AJbania: [omissis] - prevedere la costituzione in situ di reparti sciatori da impiegare per la manovra tattica, attingendo al personale delle unità alpine di cu j disportlamo, Cuneense compresa, salvo richiedere in Italia la necessaria integrazione di personale e materiali[ ] (La campagna di Grecia, tomo Il (documenti}, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma, 1980, p. 627, documento n . 221, prol. 21/A del 12 dicembre 1940, oggetto: «Operazioni invernali in Albania)),) _ 4 1 dati sono contenuti nel foglio n. 3001 datato 20 dicembre 1940, e relativi all egati, ~i:' ::t!~~~;li:~~i~:ia~~~~:e:;r:e!~~z!l 1 ~:~a~tlod:l~"oi)r:;r~:~~::1;~r:~ p.c., al comando della Scuola Centrale Militare di Alpinismo. Il documento , cosi come gli altri che saranno successivamente citali, ci è stato fornito dalla cortese disponibilità del dott. Guerrino Cossard, già ufficiale del battaglione . Solo presso l'archivio personale di qualche reduce del reparto, infatti, è possibile reperire alcurtl documenti ufficiali dei quali non si !~~;j~i~ao~\ar~::;,cte ;ae;rk~ìa~:s~~i;~d~I t~~~:ii~0 s~~~r~l1°a t!°o~tC~n~:rtMth~aer~·~i Alpinismo aveva fatto s{ che, a prescindere dalle dipendenze ordinative de l battaglione dal 4° reggimento alpini e dalle varie dipendenze operative durante la guerra, 1uttn la documeniazione che lo riguardava fosse affluita e venisse custodita presso la stessa scuo la, dove poi , :chi~u~t;a~~: ;~~:~~'i;~:3~~~;~~~/fJi:~~~t~~ras:~:1~ i~5r:;r~J~i~~)t:~f!~ tirtt:i: un .:Condo)), documentario relativo al reparto, cosf come ci è stato confermato direttamente dallo stesso comandante della scuola nel corso dell'apposito sopralluogo effettuato sul posto. ' A metà gennaio del 1936 la Scuola Centrale Militare di Alpinismo, che era s tata inau:;~it~cdb~t:~o~~i;he i:d:~=~!~l~~~:
iu~~0J:~li AL~~:t
i~d::~~:adidep~:1n~ cipc Luigi Amedeo di Savoia, alpinista ed esploratore di rinomanza internazionale. li batta-
so nale appartenente ai battaglioni Aosta, Ivrea ed !,,tra ed al deposito del 4° regg imento alpini, con, a fattor comune, la caratteristica di essere esperti sciatori ed in larga misura vo lontari. Tenendo conto del reclutamento ad impronta tegionale vigente nelle unità alpine, il grosso del reparto era quindi costituito da alpigiani della Val d ' Aosta, della Valse sia , de ll ' Osso la, del Canavese e della val Baltea. · G li ve nne dato il nome della piu bella cima delle Alpi, Mont e Cervino, 6 e la nappina 7 azzurro chiaro come quella del Duca degli Abrt,zzi. li motto ed il di st int ivo erano stati ideati dal tenente A ldo Rasero , aiut a nte maggiore della scuola di Ao sta. li primo era rappresentato sem plicemente da un imperativo, con tanto d i punto esclamativo, quel « Pi sta! » che d e rivava dalla prat ica sportiva degli sc iatori di all ora, che no n erano certo la mo lt itudine di oggi, adusi a piste rudimentali ed improvvisate dalle quali occorreva far sgo mbrare all a svelta eventuali es tran ei che vi s i fossero trovat i . Ma que l grido imperio so stava anche a so tt o lineare , molto signif icativamente, lo sp ir ito ed il mordente di questo nuovo reparto d'assalto, alieno da astrazioni retoriche e de l tutto in aderenza, invece , con il carattere cosf «spedale » de ll a propria configu ra zione e dei compiti conne ss i . Il distintivo , rotondo a bordo gial l o, raffigurava un Cervino molto stili zza to v isto dal ve r sante italiano, con la mo ntagna di colore bianco candido sullo sfo ndo di un cielo azzu rro chiaro; nel bianco delJa monta gn a, facevano be lJo spicco , sem· pre in giallo, le parole Btg. Sciatori «M. Ceroino», su due rig he, mentre ancor a dell o stesso co lore era il « Pi sta!» in se r ito nell 'azzurro chiaro de l cielo, poco so tto la cima del monte .
La d a ta di cost ituzione ufficiale del Ceroino è quella d el 18 dicembre 194 0 , cos( come ri sulta da un altro documento del co mando della glione era articolato su t re compagnie: 87 1 proveniente dal bauaglione Aosta, 88 8 (alpieri) ad o rganico speciale e reclutamento nazionale, costituita da elementi sceltissimi per capacità sc ii stiche ed :-il pini stiche, ed 89 1 , che raggruppava gli aJJievi sottuffic iali effettivi ed era in pratica una com pagnia adde strativa. In ques ta panicolare struttura nvcvano ini zio i primi
battag lione di milizia mobile cos tituito nell' inverno del 19 15 dal deposito del 4 ° reggimento al pini. Esso aveva inquadrato la 133• e, dal 19 16 , la 87• e 103 1 compagnia cedute dal ba t· tagli o ne Aosta, numeri ordinativi poi ripresi, per la prima e l' ultima , dal battaglione Duca degli Abr11zzi all'atto della mobilitazione nel giugno 1940 , sosti tuendo rispettivamente le ori· ~~::rti~ it~~·il el :~:c~:ir~a~~:b:~~ ss~:g=~~icr:~~\r: 1 :~;:;~fe,ilq~~:: 0 a!i;::r~i~~:m~ raz ione piU sempl ice , anche se non in linea con le tradizioni, di l a e 2•) . li battaglione M o ftle Ceroino aveva combattuto a Passo della Borcola , sul Pasubio, sul Vodice e sul Grappa , guadagnando una medag li a d'argento alla bandiera del 4 ° reggimento alpini , venendo poi scio h,\~:~z~~:!dl~mz<li 1rt:1:'t~ !0 :~~h::t~~pini~t:~~il~!~· 1!8~1Ì~ ~ÌPlno in prossim ità dell 'innes to della penna, di co lore di~renziato in fun zione dei diversi battagli o ni
Taurinense nel quale erano anche precisati i criteri segu iti nella formazione del battaglione:
1) Formazione
Tenuto conto delle caraneristkhe essenzia1i deU'azione degli sciatori, si è ritenuto opportuno di tenere i plotoni pi\J leggeri che possibile, pur mantenendo loro un volume di fuoco sufficiente per svolgere azione indipendente e cont inuata nello spazio e nd tempo e dare possibilità di distaccare numerose pattuglie.
Pertanto , si sono costiruiti i plotoni su due squadre F .M. 1 ed una squadra fucilieri (le prime su 8 uomini, la seconda su 11) . ln ohre lo studio è stato condotto con il criterio di avere circa 200 sci atori , a prescindere dal minimo di personale indispensabile per il funzionamento dei reparti. L' autonomia dd battaglione è alquanto ridotta, ma ciò non dovrebbe incid ere su lla capaci tà combattiva in quanto è da ritenere che il battaglione s tesso potrà sempre appoggiarsi sia all 'o rganizzazione dei servizi delle G.U. ,' s ia a quella dei reparti a favore dei quali sarà destinato ad agire. ln casi particolari in cui occorre assicurare una maggiore autonomia si provvederà dalle autorità in posto con assegnazione apposita.
2) Dotazioni [omissis)
Le dotazioni individuali e di reparto sono sta te fissate tenendo conto sia delle caratteristiche del reparto, sia dell'ambiente nd quale è destinato ad operare.
Pertanto, sulla base delJe disposizioni in vigore circa l'equipaggiamento degli sciatori e tenuto conto dell'esperienza, si è concretata una serie individuale che no n può essere portata sempre torta al seguito dello sciatore ma deve essere scissa in due aliquote: quella indispensabile per combauere e qucUa necessaria per la vita normale , fuori del combattimento.
Serie piuttosto pesante e complessa, che trova però la sua ragione d'essere neUa necessità di porre lo sciatore in condizioni di agire anche per parecchio tempo isolatamente e di prodigare all 'occorrenza tutte le sue energie, sicuro che alla base di appoggio troverà ancora i rifornimenti - anche e specia lmente di indum enti - necessari
3) Materiali rpeciali
Nello stabilire i singoli materiali di dotazione di reparto , si è tenuto con to di quanto è in espe rimen to od è già stato sperimentato dalla Scuola Militare di Alpinismo o da altri enti, con esito favorevole , se pur non ancora ufficialmente adottato. 10
L 'eq uipaggiamento rappresentava un aspetto decisamente rilevante neUa costituzione de] battaglione , con un sapore di grossa novità per un esercito come quel.lo italiano che, anche sotto questo aspetto, non è che brillasse molto per innovazione e funzionalità. Tutto ciò che risultava necessario per far fronte alle esigenze cli un reparto sc iatori era staro programmato con la massima cura ed attenzione. A parte le dotazioni già in uso presso le truppe alpine, al Cervino venne assegnata una serie di materiali individuali e di reparto di prima qualità una parte dei quali, come si è visto sopra, in corso di sperimentazione e valutazione pre sso la Scuola di Alpinismo ed un'altra acquisita direttamente dal commercio. Particolare rilievo ebbero gli scarponi con suole Vi-
a Fucili Mitragliatori. ' Grandi Unità.
1° Foglio n. 3000, datato 20 dicembre 19 40 , dd comando 11 divisione alpina Taurinert · se, Sezione I, operazioni, oggetto: .. costituzione di un battaglione sciatori», diretto allo Stalo Maggiore Regio Esercito .
bra m, che all ' epoca rappresentavano una specie di « ultimo gr ido » in fat to di equipaggiamento da montagna. Il problema era stato posto fra i primi dal maggiore Zanelli, comandante del battag lione:
«Il tipo a tt ua1e d i sca rpa da sci a suola di cuoio senza chiodature obbliga lo sc iat ore a por tare nel sacco un second o paio di scarpe chioda te per i terreni non percorribili con g li sci Questo notevole inconve ni ente dal punto di vis ta d el peso e dell ' ingémbro può essere facilmente eliminato adottand o scarpe da sc i co n suole di go mma Pirdl i tipo militare (tipo di suola già u sata i n esperiment i per scarpe da mo nta gn a, con ottimo esito). Le scarpe co n suola di go mma posso no essere usate senza sc i su q uals ias i terre no. Con gli sc i presenrano il va nt aggio c he la suola di go mma ev it a la for m azione di ghiaccio so tto la scarpa, fatto frequentiss imo con suo le di cuoio. Sono inoltre pi\J im pe rmeabili all'u midit à, e quesla qualità potrebbe essere ancora miglio rata con l'adozione di co nce oleose per la tomaia (an fibi o).» 11
Il promemoria cont inuava suggerendo ]' ado zione di una procedura d'urge nza attraver so la quale una parte del notevole quantitativ o di su ole di gomma tipo Vibram giace nte pr esso la Pireili fosse in viato ad un caJzac urificio ve neto già specializz ato nella produ zione di scar pe da sc i con tale tipo di s uola , per l ' alle s timento immediato del numero di calza t u re neces sad o . Gli sc arponj Vibram rappresentarono sempre un « fiore all'occhiello » nell 'equipag giamento degli uomini del Ceroino, un eleme nto de s tinato a susc itare ammirazione ed in vidia da parte di tutta la na ja italica , costretta ad arrangiarsi con le sc alcagnatiss ime sc arpe passa t e daJ patrio governo , tanto pili che og ni alpino sciatore ne ricevette in d otazione ben due paia , il che, nel clima di micragna e di lesina imperante, costituiva un quakosa di procHgioso j cui echi avrebbero co ntinuato a rimbalzare per parecchio anche nel dopoguerra, fra i muri de lle caserme alpine, e voca to dai sot tufficiali anziani come un fatto str aordinario e fanta scie ntis tic o.
Ma non so lo di ottimi sc arponi era dotato il Ceroino: giubbott i imper meabili , pas sam o ntagna , cal ze ttoni (c he sostituivano, finalm e nte, le inco ngrue e disagevoli fasce mollettiere) , teli da tenda, zaini con armatu ra metallica , g ib erne e buffetterie varie, tutto di colore bianco per una migliore mimetiz zaz ione in amb iente innevato, andavano a costituire il corredo di que s to battaglione che, anche dal punto di vista dell'eq uipaggiamento, era veramente un « reparto speciale ». Ovv iamente un'a ttenzione partic ol are era stata dedicata al materiale specificamente lega to all 'attività sc iis tica ed alpini stica. Per gli sc i, e rano stati adottat i gueili cli fra ss ino laminati prodotti dalla Per se nico cli Chiavenna che, gjà da tempo so ttoposti a valutazione presso la Scuola di Aosta, pres entavano rispetto agli altri il vantaggio di una maggior tenuta a mez za costa , specie con neve dura o ghjacc iat a, maggior scorrevolezza e ro bustezza nonché minor deterioramento degli spigoli; erano natu-
diretti ris~ttivamente al co mando 4
reggimento alpini cd al comando 1 1 di visio ne alpina 1iJurincnse.
ralmente corredabili delle su perfici protettive in tessilfoca, per esigenze ope rati ve tifo sc i-alpinis mo. Vennero distribuiti inoltre piccozze e ramponi Grive a dieci punte, corde di ca nap a tipo Vajoler, vang hett e e co ltelli d a neve in leghe leggere.
Il comfort del per so nale era assicurato dall'adozione di cappott i di pa nno con pemcci a, giacch e a ve nt o, sop ra -pantaloni di tela go mmata , sacc hi a pelo per uf ficiali e sacchi da b ivacco monop osto e quadripos t o per pro teggere il pernottamento sull a neve di ve dette e pattuglie. Erano state approvvigionate le barelle-slitta Bonola, costruite presso l ' I stituto Ortopedi co Rizzoli di Bologna, che, per la notevole legge rezza e resistenza , rappresentava no un notevo le perfezionamento ri spet t o ai modelli già esistenti, tanto da poterne d o tare anche squadre sc iat ori iso late . E sse s i agg iunge va no ai famosi e pratici slittini Staderini, cost ituiti da un telaietto smontabile ed app licabile ad un nor male paio di sc i per ot te nere una ma ggi ore precisione di tiro. Erano state altresf distr ibuit e spec iali lampa de Endophos ap plicabili all 'elmetto, molto ut ili per il serv izio di pa ttugliamento notturno. Tutti i capisquadra erano stati dotati di binocoli prismatici, mentre i collegamenti erano ass icura ti da tre apparati radio tipo RF2 modificato ed un tipo RAL Il problema di un'alimentazione specif ica per un reparto sciator i era stato affrontato dal co ma ndante di battaglione attraverso la p ropos ta 12 de!J' adozione di una raz ione v iveri di e merge nza che) so tto f o rm a di un aliment o concentrato speciale , potesse es sere consumato in tutti quei casi (mancanza di recipienti e di cucine, cattive co ndi zio ni atmosfer ich e, nec essità di rapidi spos tam en ti ) ecc.) nei quali la co nfe zione del rancio non fosse sta t a possib ile ovvero occo rre sse disporre di alc une g iornate di autonomfa. Questo alim ento , data la particolare zona di impie go del reparto , avrebbe dovuto tener co nto d ella necessità di offrire all'organismo sostanze ricche di e leva to numero di calor ie erapidamente assimila bili, ta li da compensa re l ' inten sa fatica muscolare, e nel contempo di essere confez ionato in raz ioni individuali g iornaliere di minim o volume e peso in modo d a non superare i 500-600 grammi , pronte per essere co nsumate anche fredde accompagnate da bevande di facile all es time nto individu ale a mezzo del forne ll o per sciatori a combustibile so lid o (Meta). Erano stat i approvvigionati , tra il materiale da cuc in a, 30 contenitori thermo s da 2 litri .
L'armamento previsto era di tipo leggero , tenend o conto c he , trattandosi di un reparto costituito per svo lge re serv izi di ricognfaione e pattugliamento a larg o raggio, l 'arm ame nt o pesante sarebbe r isultato (almeno in teo ria ) superfluo e causa di maggior on ere. Le dotazioni p resc ritte e rano le segue nti : 12 fucili mitragliatori Bred a 30 (p iu due di riserva) , su ddi v isi 6 per ciascuna delle due compagnie, quindi 2 per ogni plotone - 266 moschetti modello 91 - 46 pistole Bererta modello
11 Foglio n. 18 datato 12 gennaio 1941 del comando battaglione sciato ri Monte Ceroino , ogge tto: « Raz io ne vive ri -., di retto al romando t • div is ione alpina Tau rinensc.
34. Era stato posto allo studio uno speciale sacco potta-fucile mitragliatore o moschetto che, o ltre a presentare notevoli vantaggi ne.I trasporto e nel tiro dell'arma , avrebbe dovuto risolvere anche il problema del trasporto delle munizioni per il fucile mitragliatore. In attesa della sua realizzazione, o nell 'eventualità che a questa non si potesse addivenire , erano state fatte allestire appos ite borse di tela per quattro·caricatori di quest'ultima arma, eliminando cosi le scomode cassette a spalla. 1J Le dotazioni di munizionamento, comprensive di quelle indiv iduali e di quelle al segu ito del battaglione (someggiabili ed autocarrate) , all ' atto della sua mobilitazione prima della partenza per il fronte g reco, erano previste come segue: cartucce a pallottola per moschetto mod. 91 = 49.920; cartucce per pistola Beretta mod . 34 = 2.676; cartucce per fucile mitragliatore Breda 30 = 43.200; bombe a mano = 2.080 . 14 La componente trasporti comprendeva 6 autocarr i legger i L 3 9 e 35 muli (14 per ciascuna delle due compagnie e 7 per il plotone co mando) .
Era stato fatto abbastanza , quando si consideri che il Cervino , costituito all a metà di dicembre 1940 , aveva ricevuto l'ordine di essere pronto a partire per l ' oltremare il 31 dello stesso mese. 1' U movimento fu dilazionato di poco: il 13 gennaio 1941 (in que ll o stesso giorno i gr eci erano entrati a Klisura), nel tardo pomeriggio , per le vie di Aosta alle quali il biancore della neve che cadeva incessantemente da alcuni giorni conferiva , col buio precoce dell'inverno accentuato dall'oscuramento antiaereo, un'atmosfera irreale , il battaglione «sci-munito»allegra parafrasi motteggiatoria di case rma dell'originario «munito di sci » - sfilava compatto dietro la fanfara del 4 ° reggimento alpini diretto verso la stazione. La gente è tutta fuori; è terra di penne nere, dalla caserma <<Testafochi » ne son partite già tante , in quest 'ultimo me z zo seco lo, chi andava in Eritrea nel 1895 , chi in Libia nel 1911, chi tra lo Stelvio e la Valsugana nella prima guerra mondiale, chi in Etiopia nel 1936, ed ogni volta un pezzo di cuore valdostano è partito co n loro , come questa volta.
« Voici venir la ,m ii là haul sur la montagne et le solei / s'en /u it à trav ers la campagne . »
u Foglio n. 6 da tat o 26 di ce mbre 1940 del com ando bat tagli o ne sciato ri Mont e Cervi 110, ;~e~l°~o':n~~d: is ~u~ i~ ~:~l erdiaM~~ :: : ;'.-· dire tt o a1 co mando 4 ° reggimento alpini e
14 Foglio n . JOOO datat o 19 dicem bre 19 40 (a llegato 1, « fo rmazi oni del battag lione» e all eg at o 3, «do tazioni indi viduali e di repart o» . specchio n. 9) del comando 1a di visio ne alp ina Taurinen se e fogli o n. 14 datato 30 dice mbre 19 40 del co mando bau aglio ne sc iato ri Monte Ceroin o, oggett o : « Mo bilitazi o ne del battaglio ne sciat o ri Monte Cerv ino », dire tto al co mando del 4° regg imento alpini .
u Fog lio n. 0086 30 datal o 14 di ce mb re 1940 dello Stat o Magg io re R.E. -Uffi c io O rdinamento e Mobilitazi one - ogge tt o : « Costi tuzio ne di un battag li one sci ato ri », dire tt o al co. mando 11 di v isio ne alpina Taurinense.
li canto dolce e malinconico, che affiora impercettibile alle labbra, accompagna il sile nzio di qualche lacrima che sc i vo la lent a da occhi di donne già trepidanti.
Sui Mali (monti) Trebeshines, senza sci, tra fango, gelo e greci
li primo impatto con l'Albania, il 18 dicembre 1941, fu il fango, que l fango albanese bello denso, u na poltiglia profonda e vischiosa che penetrava e si attaccava dappertutto , come una colla, e dopo un po' rendeva ogni cosa uniforme, pelle, divisa, oggett i , tutti dello stesso co lore giallo scuro. Eppure uomini e muli avevano vog li a di camminare un po', dopo il viaggio in treno fino a Bari e le penose 24 ore di beccheggio in Adriatico e di sosta nel congest ionato porto di Durazzo in attesa de llo scar ico. Il Ceroino, assegnato al XXV corpo d'armata del generale Ro ss i ed a disposizione della divisione Legnano , è avviato subito verso la linea, nel settore de i Mali Trebesh in es. li gruppo Mali Trebe sh ines -M ali Shendeli, tutto su quote variabili dai 1.700 ai 2.500 metri , è costituito da due allineamenti ravvicinati , co n andamento Nord-Ovest - Sud-Est ed interrotti , nella stre tt a tagliata in profonda forra, d al fiume Voiussa fra Tepeleni e KJisura ; a Sud della forra s i erge il boscoso massiccio del Golico. In quella seco nda metà del gennai o 1941 , costituiva un o dei settori piu minacciati, una grossa falla neJ nostro schieramento difensivo , una porta aperta su Valona e sul suo prez ios issimo porro. In particolare, su l Trebeshines, alcuni giorni prima i greci ne avevano occupato l 'es tremo limite SudEst rapprese nt ato dalle tre cime deJ monte Groppa, ed ora cercavano di ampl iare la conquista occupando anche le altre quote della cresta, con il chiaro scopo di sfondare il dispositivo d i difesa italiano nel punto d i giunzione fra VIII e XXV corpo d'armata (che correva aU'altezza di q. 1398, in località detta della «pozza perenne» , all'e stremità NordOvest della linea) in modo da aggirare, sul fianco s inistro, la conca di Tepeleni. Il Ce,vino, destinato inizial mente al fronte del Tomori , piu adatto alle sue ca rat te ristiche, veniva gettato in que sta «terra di nessu· no» mentre alle sue spalle s i al ternavano le div isioni Fetrara e Sfori.esca e la stessa Legnano dalla quale, sulla carta, dipendeva, ma con i cui comandi il piccolo , anomalo ed autosufficiente battagli one non avrebbe avuto prati camente mai contatti.
Condotto su nei pressi di T epeleni con un'autocolonna di autocar· rette 18 BL a gomme piene e fanali ad ace til ene, e sistemata la base log ist ica a Dragoti , il Ceroùzo si avvia nella notte fra il 20 ed il 21 gennaio, dopo aver superato la Voiussa, verso la mulattiera che porta a Metzgoranit, accompag nato dall'eco del cannone ch e si alterna ai moccoli di chi scivo la sui ciottoli ed allo sc intillio che vi producono i ferri dei muli. Dal paese, all e prime luci de l! ' alba , su verso il colle omonimo, Chiaf Metzgoranit , per po i proseguire verso la cresta dei
Mali Trebeshines ed attestarvisi a q . 1806 per prendere collegamento co n i reparti schierati ai suoi fianchi: un battaglione della GAF (Guardia alla Frontiera) a q . 1308, all'estremità Nord-Ovest della cresta, la cos iddetta compagnia Lombardini, costituita da circa 200 superstiti del battagli one alp i ni Belluno a q. 1923, il punto p iu alto della catena. ed i te sti del battaglione alpino Val Cismon a q. 1620, piu a Sud-Est. Mentre la 2• compagnia ed il ploto ne comando restano su l posto per cos tituire un primo caposaldo, la 1 • compagnia ed alcune pattuglie de lla 2 a si muovono per effettuare il collegamento. Vengono depos ti g li z aini , e si rimane solo con un rotolo di coperte , te1i ed armi ; s i va su a squadre intervallate, perché ormai si è sotto l'occhio degli osservatori nemici ed il tiro dei mortai, affondando nel fango mis to a neve che man mano resta essa sola, alta tanto da affondarci s in ohre il po lpac cio. U cielo è cupo, fa molto freddo , ci sono parecchi gradi sotto zer o , non è com e sulle nostre montagne , dove 500 metri d i dislivello no n cambiano gran che , li si sente la differenza all'incirca ad ogni decin a di metri; gli attacchi degli sci , q uando li si tocca per calzarli , si attac cano aUe dita , e fann o un male cane. Gli sci , lo strumento di lavoro deJ Cero i no , la sua ragion d 'e ss ere. Presto , però, occorrerà abbando narli, perché tr a que ste maledette rocce e creste cominciano a diven tare troppo in go mbrami.
I1 collegamento non sarebbe stato portato a termine , in quanto inte nsamente contrastato dall ' insorgere di una vera e propri a bufera d i ve nto e neve. La 1' compagnia rientrava quindi al Chiaf Metzgoranit r iu nendosi alla 2• ed al comando di battaglione. Era il 21 gennaio 194 1: il Ceroino ave va cominciato la sua guerra aJbanese in un ambiente aspro e crudo , in una terra di ne ss uno pre sidiata da un velo di dife nso ri e solamente sulle sue estreme pro pagg ini, sopra Klisura a Sud e so pra Arza di Sopra a Nord , da difend ere a pattuglie , a squadre , al mass imo a plotoni, di cima in dma e senza l'ausilio di mitragliatrici e mor tai. Ogni giorno uno scontro , ogn.i giorno in cresta, un costone cedu to al nemico, un costone ripre so , e su og ni costone tante penne mozz e .
È po ssibile di videre la campagna in Albania del battaglione in due c icli opera dvi , deno minandoli con le catene montuose ch e furono teatro dei combattim e nti: Mali Trebe shine s (21 gennaio-26 febbraio 194 1) e Mal i Shendeli (5 marzo-10 aprile 1941 ) . Nella r icos truzione, abb iamo fatto riferimento alla documentazione fornitaci dal dott. G uerr ino Cossard , reduce del Cervino d ' Albania, in partico lare un «d iario storico» dettagliato decorrente dal 13 gennaio 1940 , giorno dell a partenza da Ao sta, sino al 24 maggio 1941 , data di scioglimento del battaglione , ed al libro da lui scritto sulle vicende del reparto in q ues ta prima part e della sua storia , 16 utiJi z zando anche i dati riportati
11 CoSSA RD , G. , li Ba ttaglione Sc iatori «Monte Cervi no it su/fronte g,rco-alba nese, Milano , Cav allou i , 1984 .
nella pubblicazione La campagna di Grecia edita dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito 17 ed il già citato volume I diavoli bianchi di Luciano Viazzi.
I1 22 gennaio, secondo giorno di guerra, venivano distaccate squadre per pattugliare la cresta dei Mali Trebeshines fra le quote 1806 e 1426; nei pressi di quest'ultima si aveva il primo scontro con un robusto plotone greco che vi era accampato. Due alpini , Aquilino Bastentraz e Maffeo Ramazzini, rispettivamente tiratore di fucile mitragliatore e porta-munizioni , venivano uccisi ed il comandante della pattuglia, sottotenente Guglielmo Scagno, 18 era ferito ad un braccio in modo tale da costringerlo suo malgrado ad essere sgomberato . Etano le prime perdite del battaglione, l 'inizio di un doloroso s tillicidio che avrebbe avuto termine solo in primavera. Durante la notte, una pattugl ia ritornava sul posto per cercare di recuperare i due caduti, che erano trovati con la so la ca micia e pantaloni addosso perché i greci, anche loro alle prese con i rigori del clima, li avevano spogliati per potersi proteggere meglio dal freddo.
Durante la g.iornata, erano stati anche diramati gli ordfoi necessari a stabilire un buon funzionamento dei servizi. Le salmerie dovevano partire da Dragati, dove era stata sistemata la base logistica, e giungere sin o ad un punto intermedio «di corrispondenza» impiantato dal plotone comando a quota 1200, e di li i rifornimenti sarebbero stati fatti proseguire a mezzo portatori sino ai distaccamenti avanzati. Ogni movimento di uomini e muli era reso difficoltoso dal molto fango , sia sui sent ier i sia fuori. La neve stessa, sotto i 1400 metri, era bagnata e pesante , ostacolava i movimenti ai piedi e non permetteva l'uso degli sci. Nel pomeriggio , dal comando del 2 ° reggimento bersaglieri, di cui alcunj rep arti che già presidiavano l'abitato di Metzgoranit andavano ora a rinforzare quello di Arza di Sopra , giungeva l'ordine di attaccare il giorno dopo q. 1308, dove era ormai certo che il nemico si fosse impossessato del nostro caposaldo gestito dal reparto della Guardia alla Frontiera.
Va sottolineato come, sin da questi primi giorni della campagna e sino alla fine di essa, il battaglione Monte Cervino avrebbe ricevuto ordini dai reparti i piu vari , in pratica da tutti quelli che avrebbero avuto bisogno del suo inter vento. Infatti, anche se nominalmente messo a disposizione di una dj visione a sua vo lt a in serita in un corpo d' armata, in pratica, data la particolare natura dell'ambiente montano nel quale il battaglione operava ed il tipo di lotta che vi si conduceva, non poteva esservi una vera e propria linea del fronte continuativa e rego-
17 La campagna di Grecia , tomo I (testo), tomo IJ (documenti ), tomo Ili (schfazi) , Ro ma , US SME , 1980 . pre si;e~::vddl~~N1ur~~!:1a~f~~~0
di no tizie e s uggerimenti durante la ricerca delle possibili fonti documentarie.
Monte Cervtno sul fro~;j enuu dal battaghoncb le graf ie adottale de, comba tumenu 75!;,avolt bzanch, ) {n F,g IO La ~;~1 (Da V1AZZ>, 7,;ue della mima] nlbanensinn~:,e,ono esatt, meni e q
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larmente collegata anche dal punto di vista ordinativo, per cui gli alpini sciatori avrebbero costituito sempre, per chiunque, uno strumento da gettare nella mischia per turare le falle, tenendo anche conto poi che loro stessi, sia per il progressivo assottigliarsi delle file e sia per le caratteristiche dello sce nario dei combattimenti, avrebbero assunto una configurazione operativa mass.ima a Uvello di squadre o plotoni, con un momento nel quale il comando di battaglione - ma anche questa era in realtà una denominazione simbolica, priva ormai di un qualsi asi riscontro - sarebbe stato affidato ad un sottotenente e dove a sergenti e caporalmaggiori sarebbe toccato di dover prendere deci sioni e dare ordini certamente molto al di sopra del proprio livello gerarchico. Anche questo è un particol are che va opportunamente valutato quando s i parla di questo reparto cosf picco lo e del ruo lo tanto grande svolto in quell'inverno albanese , su quei costoni duri ed ostili da dove , nelle schiarite della nebbia, poteva intravedersi il luccichio del mare di Valona . Se i greci avessero sfondato, per quel porto era finita , e con esso per tutto il nostro schieramento in Al bania. Quello stesso 22 gennaio, cosf è ricordato nel suo libro da Guerrino Cossard, allora sottotenente comandante di plotone nella 2' compagnia sciatori:
{( Ha p reso a nevicare, ma il vento non è cessato. La neve ghiacciat a toglie il respiro. Come attaccare e chi, in questo mondo vo rticoso nell'infinito? Si fa sempre pili buio. Cercando le sent inelle c he ho messo mezz'ora fa qui, a 15 passi dal plotone, mi perdo nella furia degli elementi. U mio coraggio si è liquefatto nell'udo del vento, nella notte di ghiacc io. Quando ritrovo il rocdone dove sono i miei alpini, senza aver trovato la se ntinel1 a, mi sento come il naufrago che ha raggiunto il relitto, a lung o inafferrabile, a un metro suH'onda rabbiosa, e ho voglia di piangere. La roccia mi rovescia addosso la neve ammucchiata in alto per un suo verticale canalone.
«Come e chi si può attaccare in questa notte, se già cant o difficile è mantenere questo ondeggiante corpo alla realtà dei quattro palmi di buio che ci son concess i? Finalmente si torna indietro, e trovato a tastoni un posto per la tenda si lotta con la tormenta, col ghiacc io del retolo di teli , col buio per mezz'ora , un ' ora, per l'eternità , sino all'esaurimento, al pianto di disperazione , e quattro celi sbatacchiano nella notte e ci buttiamo sui cappotti e gli zaini allargati alla meglio sulla neve.» 19
Secondo gli ordini del comando del 2° reggimento bersaglieri, la 1 a compagnfa del Cervino doveva attaccare scendendo lungo la cresta de i Mali Trebeshines , mentre nuclei del battaglione alpini Bolzano e di un reparto dello stesso 2 ° bersaglieri dovevano concorrere all ' azjo. ne salendo dall 'a bitato di Arza. Alle 15 del 23 gennaio la l' compagnia, raggiunta la cresta dei Mali Trebeshines, andava all'attacco, si impadroniva a colpi di bombe a mano della q. 1426 piombandovi in discesa e costringendo il nemico ad abbandonare la posizione senza sparare un colpo. Un attimo di sosta, poi via di volata verso la q . 1392, dove la resistenza avversaria era piU forte e costringeva i nostri a sos tare . Veniva buio , ed i greci continuavano a battere con l ' artiglie· 19 CossAllD , G., op cit., pp. 39- 40
ria ed i mortai le nostre posizioni. Solo a tarda sera il reparto bersaglieri , che non aveva potuto fornire adeguato concorso offe ns ivo esse ndo rima s to attardato, e la 2 3 compagn ia del Cervino sosti tuivano sulle posiz ioni raggiunte la 1 a, duramente provata . Erano caduti infatti due comandanti di plotone , il tenente Giacinto C ri stofaro ed il .sottote nente Oscar Diémoz, e 7 alpini ; (lo stesso comandante di compagni a, t enente Maurino, 20 era stato fer it o: continuò comunque a p erco rrere, pri ma di essere sgombrato, il campo di battaglia per indi v iduare i morti , soccorrere i feriti e recuperare arm i e munfaioni sparse sul terreno) con a ltri 16 alpini, mentre uno era da co n sid erarsi disperso. Dei caduti, non si poterono raccogliere neppure gli effetti personali, perché i greci sparavano a chiunque capitas se a tiro , portaferiti co mpresi.
Un ferit o ch e aveva entra mbe le gambe fracassate , l 'alp ino Enrico Dres ti , ed e ra rim asto nascosto dietro un sasso, non poté essere soccorso che dopo tre gior ni , di notte, in quanto nessuno aveva potuto avvicinars i a lui dal momento che i greci faceva no fuoc o in co ntinu azion e. Un alt ro alpino, L orenzo Giovangrande , portaordini del comando di battaglione, era s tato protagoni sta di un episodio che ne metteva in luce tempra e g rinta , di pura matrice ossolana. E ra già sta to ferito legger mente ad un occhio, ma no n v i aveva fatto asso lutamente caso. Dura nte l'assa lto , visto un gruppo di commiJitoni rimasto se n za ufficiali né graduati, se ne era messo alla te st a guidandoli con risolutezza verso l'obi et tivo , ed in queste circos tanze era stato nu ova mente ferito, questa vo lta in modo senz'altro pil.l grave, al torace e ad una spalla. Ma nonostante l 'ordine ricevuto in proposito dal magg iore Zanelli, coma ndante del battaglione , rifiu tav a d i recars i al posto di medicazione, e, to rnat o in linea, prendeva ad az ionare un fucil e mitra gliatore trovato abbandonato. A tarda ser a partecipava al recup ero di arm i e muniz io ni, e so lo dopo aver terminato anche questo la voro si era la sc iato tras portare ad un Ospedaletto da campo, da dove ve niva tra sferito all'o spe dale militare di Dura zzo. Ma d opo pochi giornj, lo abbandona v a cla nd es tinam e nte e, con una marcia sp editi va di 48 o re co mpiuta tutta a pie di , rientrava al reparto.
Un altro ep isodio merita di essere r ie voc at o, per una ven a abbas tanza di ve rtente an ch e se inserito nel contesto della d o lorosa pe rdita del sotto tenente Di émoz. Ne fu protagonista una f igura cara t ter ist ica del Cervino, l'al pino G iu seppe Bonich on, valdostano di Fen is, una vera e propr ia «sago ma» , la zzaron e e sc an zo nato, sempre alleg r o, capace di tirars i fuor i da so lo da ogni s itua zione anche la piU int ricata , pieno
20 Ca rlo Mautino, transitato nei paracadut isti, aveva poi partecipato alla ba tt aglia di EIAl amein con la divisione Folgore, al com a ndo del Vll batt.iglione (cos tituito in gran parte j: 1 ìr:d~~~;~~\~a~e ::~:lp:~;~~~or:~r~;a~:mdf~ 0 o~~~elf~. et e;~;~~!da~~:0 d:J0 t!n~:~ M~itare di Paracaduti smo a Pisa. Lasciò il servizio a11ivo dopo aver com andato , da gene rale , la zo na militare di Perugia .
di iniziativa , insofferente di ogni disciplina , ma sempre disponibile , ed al massimo grado, in qualunque momento di emergenza o difficoltà; ed in questi casi ne ssu no era i.n grado d.i competere con 1ui per generos it à ed efficienza. Era anche un atleta, aveva fatto parte della pattug lia sc i-v eloci della Scuola di Alpini smo ed aveva v into piu di una gara di fondo e di staffe tta . Al fronte , ave va già dato prova di sé allorché , st imolato da una taglia per la cattura di prigionieri promossa dal comando di se ttore che necessitava del maggior numero possibile di elementi d'informa z ione, si era mes so in caccia e, da so lo, ne aveva catturati due . Quel 23 gennaio, dopo che il so ttotenente Diémo z era stato colpito e giaceva in posizione assai esposta e dopo che un portaferiti il quale aveva tentato di avvicinargli si era stato s teso anche lui dal fuoco de i greci, ne ss uno aveva osato piU muover si , anche perché l'ufficiale , colpito al ventre, non si muo veva pili da parecchio tempo e tutto lasc iava fondatamente credere che foss e morto . Ai pied i aveva gli scarponi Vibram in ottime condizioni , mentre Boni chon ne calzava un paio ormai malandato (è probabile che si fosse rivenduto i suoi) ; era se mpre a corto di quattrini, ed anche nelJa sparizi one di un mulo delJe salmerie con l ' intero carico, av ve nuta a Bari durante la sos ta prima d e ll 'imbarco, no n è da escludere che vi fosse stata quanto meno una sua compartecip az ione . Ma li il pe ricolo del congelamento era reale e faceva paura a tutti , per cui , strisciando ventre a terra , era riuscito ad avvicinars i al corpo di Diémoz. Ques ti , s teso sulla sc hiena e con gli occhJ rivolti al cie lo, non dava piU segni di v ita, ma appena Bonichon aveva co minc iato a slacciargli gli scarponi , aveva accennato a ripren· d e r si e co n voce flebile era riuscito a mormorare : «Prendili pure, Bo · nich on, tanto io crepo. U portafogli e l 'o ro logio dalli però a mia madre». Furono le sue ultime paro le, perché poco dopo cessava real.men· te d i vivere. Bonichon aveva rischiato la pelle per quegli scarponi , ma d o po le parol e de l tenente no n se la sentiva piu di prenderli , era un buon diavo laccio , con un cuore grande cosf; se li sarebbero pre si i gre· ci , certamente, ma la sua coscienza sarebbe stata tranquilla. Pian pia· no , comfociò a riallacciarglieli ancora piU stre ttamente. 2 1 Quella notte , sulla q. 1392 , non è poss ibile costruire alcun riparo nd al zare t e nde . Gli uomini sostano all'addiaccio, mentre la temperatura oscilla fra i 10 ° ed i 15 ° sotto zero.
I supers l iti della I • compag ni a ci lasciano, scendono a valle e rimaniamo qui noi, tra i morti ed i teli da tenda, le coperte, le cassette vuo te di munizioni , nel buio or ren· do. Ora piove acqua mista a neve. Mi butto a terra fra le rocce, e zaini e alpini m i si ammucchi ano intorno, mi cascano addosso , mi coprono completamente e sto pill caldo cosf. J ber saglieri ch e ie ri sono arrivati in rit a rdo e non hanno potu to sostenere l'attac· co deUa nostra compagnia, non sanno ammucc hi arsi in questo modo ed il freddo li vin-
21 Tuui gli episodi riferiti sono riportati nel cita to volume di Luciano Viazzi tra le pp . 68 e 72.
ce. Ottengono dal maggiore coma ndante il per messo di scendere un poco p ili in basso in cerca di ripari. » 12
Verso l ' alba , giungeva l' ordine di proseguire l'az ion e: le quote ragg iun te il giorno precedente do vevano essere mantenute ad ogn i costo) e bisognava anche cercare dj fare il possibile per riprendere quella !"a· ledetta quota 1308. Rinforzi? Appena si fossero resi disponjbilj , sarebb e ro stati inviati. Per il momento , datevi da fare da soli, e in bocca al lupo. Lasciamo al diario s t orico il compito di rievocare , nella sua efficace stringate zza, g li avvenimenti di quel venerdf 24 gennaio:
1i< All e 7, alle prime luci dell'alba, il nemico apre il [uoco sulle nostre pos izion i. La 2• compagnia del Cerobzo s i sta sis t emando sulfa q. 1392, Il comandante della compagnia ordi na al I plotone di portarsi sullo spero ne che sce nd e verso la valle De snizza ad ev itare possib ilità di agg ir a me nto dalla val letta che sale dal fondo vaJJe verso q. 1426 A lle 7,JO giun ge da Arza un plotone del battaglione Bolzano in r inforzo. ll comanda nte de lla posizione, maggiore Riva, ne distacca due squadre, delle qual i una di m itragJieri , press o il plotone di destra del Ceroino.
'« Alle 7,45 giungono due plotoni di arditi del 2 ° reggimento bersaglieri e , poco dopo, il plotone mit ragli eri dello stesso reparto .
« I mitraglieri pre ndono posizione all ' estrema sinis tra dello schieramento .
« li nem ico batte violentemente le nostre posiz ioni co n fuoco di mortaio e con tiri dire tti di mitragliatrice , ed os tacola seriamente ogni nos tro movimento.
« Il fuoco proviene da q. 1308, do ve le posrazionj nemiche sono fortificate ed alla q uale il ne mico acced e aJ coperto per mezzo di numerosi ca mminamenti Mentre iJ fuoco cont inua violento, s i notano movimenti di lJOmini iso lati od in piccoli grupp i ch e d alla quota sce ndono nel va!Jon cello antistante dove sono nu ova mente defilati alla nos tra vista . Si teme un aggiramento sulla destra . U 1 plo to ne allarga il suo sch ieramento abbassandosi verso la va lle Desnizza.
« Alle L4 ,JO il coma nd a nte del plotone segna1a al comand o di compagnia di aver not a to movimenti nemici suJJa sua destra e di temere un attacco alle spa1Je delle pendici di q. 1446.
« Il maggiore Riva ordina al plotone micraglieri d i spos ta rsi dalla sinistra e di risalire a q. 144 6 per scongiurare possibi lit à di aggiramento su l fianco destro. Una pattuglia parte imm ediata mente per r iconoscere iJ terreno.
« A!Je o re 16, mentre il plotone mitraglier i è in movimento, il ne mico sferra l'a ttacco. Il plotone di d es tr a viene attaccato latera1mente ed il comba ttim ento si impegna violentissimo. li mortaio nemico batte le nostre posiz ioni co n precisione. li I plotone con trattacca ed assal ta il nemico a bombe a mano, ma la grande superiori tà numerica di questi ha ra gione sullo slanc io dei nostri ed il plotone vie ne quas i completame nte dis trutto. I pochi superst iti non abbandonano tu tt avia la posizione e, col favore delle loro pos izioni dominant i, riescono a con t enere iJ nemico.
« La pa tt uglia di esplo razione che precede il plotone mitraglieri a q 1446 ha fratta nto incontra to il nemico, iJ quale sta portando il suo attacco d all 'al to, all e spalJ e del plo tone di destra. I pochi supers titi del plo to ne st rin go no resistendo verso la c ima di q. 1392, do ve sono schierat i il III plotone della compag ni a ed i reparti bersag lieri. G iungono a prendere conta tt o col III plotone solo quattro uom ini olt re a l comandante d i plotone. La s itu azione diviene ogni minuto pi li c riti ca. Il nemi co attacca su lla sin istra, di fronte e sulla destra , dove tenta l'aggiramento.
« Sino alle 17 la press ione nemica è con tenuta dall'eroica resis t enza del m plotone del Ceroino , al quale so no unite due squadre del battaglione Bohano, e da un plotone
n CosSARD, G , op cit. , p 43.
di arditi dei bersaglieri. Le perdite nemiche sono fortissime, ma le nostre sono pure sensibil i. Il nemico viene all'assalto, ma è respinto a bombe a mano . L'accerchiamento nemico si sta inr amo sviluppando senza che sia possibile ostacolarlo. Il maggiore Riva ordina di ritirarsi . Unica via di ritirata è il superamento deUe successive vallette che da q. 1392 portano all'imbocco del valloncello che scende su Arza, e che sono battute da breve distanza d'infilata dal nemico. L' abbondante neve ostacola il movimento. Pochi so no queJJi che ril!Scono a ritirarsi. All ' altezza dell ' ultimo sperone il maggiore Riva è ferito gravemente e non può proseguire GH ufficiali che lo seguono tentano di trasportarlo , ma sono a loro volta mitragliati dal nemico ed uno so lo riesce a salvarsi.
« I.I nemico è giunto sul ciglio dal quale domina Arza di Sopra, ma fr attanto sopra gg iunge la notte.
« LI comandante del battaglione Cervino organizza immediatamente con i supersti1i deJJe due compagn ie , compreso il II plotone della 2 1 compagnia, che è rientrato da q . 1514 , con la compagn ia Lombardini ed un plotone del battaglione Bokano, una linea difensiva di raccordo fra Arza di Sopra e la cresta dei Mali Trebesh in es all'altezza di q. 151 4.•
La 2' compagnia aveva pagato il suo scotto in fatto di perdite, allineandosi piu o meno a quelle della 1' del giorno precedente: 5 caduti, tra cui lo stesso comandante tenente Brillarelli, 14 feriti, 20 dispersi. Brillarelli aveva iniziato il ripiegamento insieme al maggiore Riva, dopo l'ordine da questi in tal senso impartito, al sottotenente Cossard ed al sottotenente medico Burrone. Quest'ultimo era stato colpito insieme al maggiore dei bersaglieri, ma con uno sforzo di volontà era riuscito a tenere dietro al gruppetto formato da Brillarelli, Cossard ed un altro ufficiale dei bersaglieri sopraggiunto che cercavano faticosamente di tra sci nare Riva, gravemente ferito, nella neve in cui si affondava fino al ginocchio. Una raffica ben aggiustata di una mitragliatrice greca prendeva , ad un tratto , il gruppo d'infilata , abbattendo il comandante della 2' compagnia ed il subalterno dei bersaglieri e colpendo ancora il medico. Solo Cossard rimaneva incolume , e riusciva a raggiungere il ciglione che guardava nella valle che scendeva su Arza.
« TI ginocchi o che ho ammaccato neUa discesa mi duole, ma vo rrei che fosse rotto per andarmene a riposare in un lettino d'osped ale . Un vile e dolcissimo bisogno di riposo e rorpore è entrare in me con l'infinita stanc hezza di questo morente giorno di sconfitta. Sono solo, seduto nel fango sotto la piogga, e per un lungo tempo nessun pensiero riesce a prendere forma nel mio cervello I lo tanto sonno mia madre silenziosa giunge a cullare il suo bimbo . . . stanco.i. 21
Parole e versi bellissimi, cli una pittoricità incisiva che compendia,
n CosSAkD, G. , op àt , pp 50-51. li maggiore Rjva , gravemenrc mutilato , ed il sotto tenente Burrone, sopravviveranno e, condotti in prigionia a Cre la , saranno liberati dai tedeschi dopo la conquista dell'isola.
ne lla pil.l giusta t0nal it à, il realismo descrittivo di mome rni e sensaz ioni indimenticabil.i , di quelle che si portano dietro per tutta una vira.
Ne i giorni success ivi le condizioni atmosferiche continuavan o a mantener si pessime ; nev ica va e le cime erano spa zza re dalla tormenta, con i do ssi delle montagne che fumavano nuvol e di neve. Dalle prime ore del mattino di domenica 26, camicie nere della Milizia sos tituivano gli altri reparti sulle posizioni di Arza di Sopra , mentre il Ceroino s i spostava co n il comando verso il Chfaf Metzgoranit. Compiti assegnati al battaglione : presidiare q. 1514 e pattugliare la cresta fra ques ta quo ta e la 1846, a protezione dei bersaglieri schierati sul colle Metzgo ranit a dife sa della valle e dell ' abitato. Venivano subito iniziati lavor i di sistemazione delle postazioni , ma ne ss uno per il riparo degli uom ini perché , nono st ante le ripetute richie ste telefoniche del comando di battaglione ai «comandi superiori», non era arriv ato niente dei mater iali nece ssar i. U tempo rendeva al miglioramento, ma suJJe cime la tormenta dei giorni precedenti avev a quasi totalmente spazzato la neve, lasciando ampie formazioni di vetrone che rende vano difficile og ni movimento .
Il 29 i greci attaccavano in forze la q . 1514 , martelland o la posiz ione tenuta da dementi della 2 • compagnia della guale , dopo la morte del tenente Brillarelli , era divenuto comandante il sottotenente Coss ard. Uno dei comandanti di plotone , il sottotenente Eugenio Boche t, dopo aver visto cadere uno dei tiratori di fucile mitragliatore, che come gli altri capi arma si era portato allo scoperto per avere migl iori possibilità di tiro, lo sos tituiva per so nalmente ma ve ni va poco dopo messo anche lui fuori combattimento . Il suo attendente, l' alpino Mario Boni ni , si era comportato e sa ttamente come il suo ufficiale: v isto cadere un altro dei tiratori di fucile mitragliatore , ne prendeva il pos to e riapriva il f uoco continuando a sparare anche dopo essere stato fe rito seriamente al viso e ad una gamba . Accortosi che il sot totenente Boc het era stato colpito, affidava l ' arma ad un altro alpino e si trascinava vicino a lui cercando di soccorrerlo e fargli riparo con il proprio corpo, fino a che entrambi venivano finiti da un'altra raffica che li abba tteva abbracciati l 'un l' altro . Alla sua memoria sarebbe stata conces sa la meda glia d 'oro al valor militare . Il serge nte maggiore Angelo Be ttega si sostituiva all ' ufficiale nel comando de l plotone , sganciandolo d al protrarsi dell ' attacco nemico ed arretrandolo di qualche centinaia di metri, s ino alle roccette dalle quali , poco sotto la quota , poteva v igilare, riparato, s ui movimenti dei greci.
Al comando di battaglione, posto su una mulattiera no n lontana dal colle Met zgora nit , a 1100 metri di guota , gli ufficiali stavano in un rudere di una decina di metri quadrati intorn o alle cu.i mura a secco avev ano teso teli da te nda a riparo del vento. Una coperta, grondante acq ua e fango , era appesa all 'aper tura, o ttimistico tentativo per cercare di chiuderne l 'acc esso. Unica sorgente di calore, un fuocherello ali
mentato da cassette vuote e legna verde faticosamente raccolta per tutta la valle dai conducenti delle salmerie lungo il percorso per portare v iveri e munizioni. Attraverso il muro dalla parte della montagna, il fango penetrava inesorabilmente; si cercava allora di combatterlo erigendovi contro una massicciata di blocchi di pietra.
GU alpini, dal canto loro, erano attendati. Montare una tenda di notte , suJ fango , col vento che non cessa un momento e le dita che gelano intorno ai picchetti di circostanza, piccoli ed inadeguati , ricavati dagli arbusti all'intorno, è un tormento. C'è acqua dappertutto , la pioggia filtra attraverso gU indumenti ed i teli ; scarpe, vest iti e capelli sono impa s tati di fango colloso. E cinghia , tanta cinghi a. Le corvées dei rifornimenti , quando salgono su, incontrano sempre piU difficoltà; non sempre i muli riescono a superare i pun t i del sentiero battuti dai mortai. La sera di gioved.f 30, ad esempio, l a corvée era arrivata con due soli muli in guanto il terzo era stato come i nghiottito dal fango in un avvallamento del sentiero . U conducente s'era dato da fare per quanto poteva, i mmerso anche lu i nella poltiglia, ma alla fine era stato costretto a de sistere ed a rientrare alla base logistica, turandosi il naso per attenuare il fetore proveniente da tre carogne di muli uccis.i nei giorni precedenti dal fuoco dei greci. Anche quella sera, quindi, razioni ridotte: «C hiarizia » (minestra in sca to la, dal nome del generale del corpo di commissariato che l 'aveva ideata) e marmellata di castagne. Ma, durante la notte, una sentinella intimava il «c hi va là» ad un'ombra mass iccia che si stagliava nel buio, venendo avand lentamente. Era proprio lui , il « Big io», il mulo che scalciando e dimenandosi era riuscito a liberarsi da solo ed a trovare la strada; i sacchi, che la pioggia stava ripulendo in parte della fanghiglia, erano ancora là , ben fissati al basto . Pochi muli, nella storia delle truppe alpine, è da credere che abbiano collezionato in una vo lta sola tante «pacche» affettuose come «Big io>> del Cervino.
Ne i primi giorni de l mese di febbraio si accentuavano le incursioni in forza dei greci sul Trebeshines con il pos izionamento di mitragliatrici su tutta la cresta Nord di q. 1806 ed anche su l versante Ovest , cosi da poter battere le posizioni italiane del Chiaf Metzgoranit tenute in quel momento da una compagnia di bersaglieri. Questo fatto induceva iJ maggiore ZaneUi a collocare presidi fissi su alcune quote, in particolare la q. 1806 , realizzabili con estrema difficoltà data la mancanza di materiali adatti ed il rinnovars i di vio lente bufere. La 1 a compagnia risa liva in linea e con le sue pattug l ie effettuava puntate esp lorative sulle cime. Con loro c'era anche il comandante di battaglione. I greci, però, erano sull'avviso e contrattaccarono immediatamente; erano alJ 'offe nsiva in ogni settore. Il sottotenente Cossard, neo comandante della 2' compagnia, era rimasto solo al comando di battaglione; sollecitò rinforzi al comando di settore ma gli rispo sero che non ve ne erano, che nella notte avrebbero provveduto a mandar gli
dei viveri , forse un pezzo di carne per poter fare un buon brodo, ma uomini no, si mettesse l'animo in pace. Su, in alto, gli uomini lottavano contro il freddo e la neve alta ammassata dal vento nei canaloni. Nelle buche coperte da teli si respirava mal e, la carne delle scaro lette e ra ghiacciata come le gallette. Sotto, sul colle Metzgoran it , i bersaglieri puntavano i binocoli verso le cime e quando qualcuna di queste pattuglie scendeva, facevano a gara per offri.re una minestra calda o del cognac, ammirati e grati verso questi alpini che a picco li nuclei si s pingevano nella tormenta a controllare i movimenti del nemico.
Ed avevano ragione, perché non c'era lavoro pili ingrato e pericolos o, e nessuno, se non loro, avrebbe potuto farlo in quel modo ed in quelle circostanze. All a fine della pr ima settimana di febbraio, era r ientrata la pattuglia guidata dal sergente Lazzat i che mancava da q uattro giorni, essendo r imasta bloccata di là dal le li nee, proprio a rido sso di un accampamento greco . Prima di rientrare, Lazzati, in un ra ptus di azzardata spavalderia, aveva neutralizzato la sentinella che vegliava sui compagni addormentati e si era impadronito della bandier a sventolante fra le tende. Di fronte al maggiore Zanelli , fece il suo ra pporto:
« Non so se ho fatt o bene a scendere , ma avevamo finito i v iveri g ià da ieri e due uo mini hanno un princ ipi o di congelament o. ln quo ta nessuna novità. »
Cosi, l apidario, Cossard, presente al la scena, ce ne ha trasmesso br evemente, con l'abituale sensibilità, dimensione ed atmosfera:
« li maggiore lo guarda a lungo , senza parlar e. N o n c i s i commuove facilmente , qui , ma è co me se Zan e lli, immobile e calmo, s tia abbracciand o il sergente : e mi volto . » 2 ~
I greci non ci stanno, sono anche loro gente dalla tempra dura, nel· la s tessa notte cercano di rendere la pariglia, si avvicinano al comando di battaglione, sparano ed uccidono una sentinella; quattro ore dopo ripetono l'infiltrazione e ne fer iscono u n 'altra. Po i le ore tornano s i· le nziose e lunghe, con gli uomini accucciati intorno al fuoco nell'interno del rudere, silenziosi, a covare l'incubo di un attacco che potrebbe ve nire all'improvviso ne l buio da ogni lato. Sono poco piu di due settimane che stanno combattendo su queste montagne, ma il fattore tem· po non è assolutamente correlabile con l'accumulo di stress ps ico-fisico, e per tutti ne affiorano i sintomi. La soLita sensibilità descrittiva di C ossard riesce a coglierne efficacemente gli aspetti riferiti a se stesso, allorché par la della marcia nella notte per scendere ad Arza a rilevare il plotone della sua compagnia - che, per come si stavano mettendo le cos e , era pi\J opportuno avere Ii - mandato giU a riprendere fiato, ad as ciugarsi i panni ed a dormire una volta tanto a1 coperto:
« La manteUa impermeabiJ e mi incana1a la pi ogg ia fredda neUe scarpe e ne!Jo sbuffo dei calzo ni . L' att e nde nt e mi segue ad un pas so. Rocce c alcaree sono nella no tte barriera
2 4 CossA11.o , G ., op. cit ., p. 67.
cd abisso di oscu rit à, i cespu gli o ndeggi a no 1n o mbre nere:. Provo un ' orribile paura , di vers a dall 'o rm a i co nsueto o r rore della mort e. È co me se stes si attravers ando un enorme cimitero nell a no tte senza la speranza di giun ge re mai all ' uscita . So no ce rto che alle mie spalle i cespugli si ri chiudono sul sentiero e ballano una danz a stregala . La cadenza del passo del mio attendente mi conforta . Vorrei toccarlo per controUarne l' esistenza, senza voltarmi e sen za parlare.
«Se parlassi spezze rei il fragile equilibri o di questo mondo, e la sua ro vina mi annienterebbe.» 11
Dal 7 febbraio, il Cervino veniva disimpegnato da ogni compito di vigilanza e sicurezza del tratto di cresta dei Ttebeshines a Nord di q. 1806, e pertanto l'accampamento del battaglione , una ventina di tende , veniva trasferito oltre il colle Metzgoranit, a q. 1200. Nei giorni seguenti, un plotone rinforzato era inviato a presid iare q . 1806; veniva cos trui to un picco lo riparo stabile immediatamente sotto la cresta dove, dura nt e la notte, ridisceso il grosso all'accampamento, rimaneva una squadra con due fucili mitragliatori. Si era deciso di cost i tuire un posto fisso an che sulla g . 1923 , il punto culmin ante dei Trebeshines , dopo che una sq uadra , recatavi si il 10 in ricognizione , vi aveva scoperto una postazione gr eca con arrnj portatili in posizione affidata a due sentinelle ; la ricognizio ne aveva alcresf me sso in evidenza la presenza di un'altra postazione pe rmanente , molto piU munita , sulla sottostante q. 1758. Ma l'occupazione di q . 1923 doveva durare poche ore. Il tenente Crosa, partito con un plotone dal campo base al primo buio, vi era arrivato verso le 23 sempre del gi mo 10 e, con circa 20 ° sotto zero , aveva fatto costruire un picco lo ricovero , utilizzando anche alcune tende greche abbattute , sistemando poi gli uomini a difesa; ma già alle 5 del mattino , un'intera compagnia greca attaccava di sorpresa la posizione con movimento aggirante. La lotta si accendeva violenta, fino al contatto fis ico, come attesta quanto il tenente Cros a dove va poi riferire al maggiore Zanelli:
«Dopo i primi colpi ho sostituito al fucile mitragliatore il tiratore rim as t o fe r it o , ma ad un certo momento , ai lampi delle bombe a mano che scoppiav a no d a tu rtt· le parti, ho visto un mo vimento di ombre indi s tinte Allunga l a la man o verso de str a per farmi dare munizioni dal servente , me la sono sentita afferrare da uno che- gridava in modo incompren sibile . Erano i greci : mi sono tirato s u e retrocedevo al premere di due canne da fucile ai (ianchi, quando sono precipitato nd sottostante canal o ne di neve , tra il fi schiare dell e pallottole , nel buio . » 1'
Il giorno success ivo, altro attacco in forze del nemico contro q. 1806 . Il combattimento assumeva sub it o anc he qui una particolare durezza, con gli uomini del Ceroino che erano un quarto r ispetto aj greci e che non potevano opporre loro né un pezzo da montagna né un mortaio. Gli alpini riuscivano, anche in questa occasione , a sganciars i ripiegando sulla g. 1500 dove , sfruttando la piccola copertura di una fascia di rocce , potevano sistemarsi a difesa. A rinforzo della posizione
.u CossARD, G. , op. dt. , p 68.
1' CosSARD , G ., op cit ., p 73
difensiva, veniva in v iato il II plotone delJa 2a compagnia, mentre i poc hi uomini della 1 a muovevano per raggiungere uno stesso livello di quota nel canalone poco piu a Nord che scendeva direttamente dalla q. I 806 al Chiaf Metzgoranit. Ma il peggio doveva ancora venire: nel pr im o pomeriggio, due bombardieri di una formazione aerea icaJjana che sorvolava la zona si staccavano e, in un passaggio a bassa quOta, sg anciavano erroneamente spezzoni suJ reparto in movimento determinando 4 morti e 6 feriti. E non era ancora finita, in quella dannatissima giornata, perché l'ambulanza che conduceva i colpiti all'ospedale militare di Tepeleni ven iva centrata, al passaggio del ponte di ferro su un fiume, da una granata d'artiglieria , accrescendo di un 'altra unità la lista dei morti e provocando altre lesioni ai feriti.
Il 9 i greci avevano sferrato un'offensiva contro Tepeleni. Dal comando di corpo d'armata giungeva l 'ordi ne di riprendere la q. 1806, la cui importanza era, in effetti, notevole ai fini de.Ila protezione di Metzgoranit, occupata la quale i greci avrebbero potuto tagliare fuori il nostro dispositivo con minaccia di sfondamento di tutto il fronte e, data la carenza e la precarietà di seconde lin ee, si sarebbero trovati la s trada aperta verso Valona. L'ordine di operazione prevedeva , da parte italiana , che dovesse dare concorso al Cervino una compagnia del battaglione alpino Val Cismon, che il maggiore Zanelli di sponeva muovess e in prima schiera con i resti del suo battaglione sciatori di rincalzo. L'attacco aveva inizio alle 4 del mattino del 13 febbraio, con direttrice di marcia il vallone che scende dalla cima sul Chi af Metzgoranit. ZaneUi seguiva l'azione, e con lui il suo fedele aiutante maggiore sotto tenente Astorri che aveva voluto ad ogni costo segu irl o con due portaordini. U nemico era inve stito con impeto , ma era solo a costo di grav i perdite che ci si riusciva a st abilire in prossimità della quota; venivano farti anche alc uni prigionieri, ma i greci passavano al contrattacco e costringevano gli alpini del Val Cismon, circondati da ogni lato, a ripiegare sotto la protezione de.I tiro di un fuci le mitragliatore maneggiato dall o stesso comandante del Cervino. Astorri , riordinato un plotone del Val Cismon rimasto senza comandante, v i si era messo alla testa e lo aveva trascinato all'assalto finendo per essere colpito da una scar ica, troppo sotto i reticolari greci per essere recuperato e portato via, cosf che la sua salma non sarebbe mai stata ritrovata:
« questa nostra inu t ile vita portata in giro o fatica staccata dall'universo senza armonia.» 21
z, CosSA RO , G., op. cit. , p. 98.
Metzgoranit: il «Ceroino » diventa un plotone
La situazione generale, intanto , era divenuta veramente grave , e se ne ha un efficace riscontro nella relazione conclusiva sull ' attività del Cervino compilata dal maggiore Zanelli, che intanto era divenuto comandante di tutto il settore, e riportata in pill parti nel volume di Viazzi. 28 Con la q. 1806 in mano al nemico, era diventata del tutto precaria anche la posizione del Chiaf Metzgoranit - aggravata dal fatto che i greci erano scesi , fra il 12 ed il 13, dalle quote 1308 e 1426 su Arza di Sopra, ed attraversata la valle avevano occupato la Punta Nord dello Shendeli - per la totale mancanza di appoggio sui fianchi, tanto quello Est, sotto le posizioni greche, quanto quello Ovest, mancante di ogni possibilità di collegamento e di efficace concorso con la q. 166 7 dei Mali Shendeli sovrastanti da Ovest il Chiaf. Zanelli, comunque , ribadiva fermamente, ed a piU riprese, a tutti l'ordine perentorio di resistere sul posto ad ogni costo.
Dopo aver occupato Arza, nel delicato punto di giuntura fra i nostri due corpi d ' armata , XXV ed VIII , il comando greco aveva fatto affluire altre truppe per condurre l ' attacco su Tepeleni; nessuna difesa di una certa consistenza si opponeva pill alla loro calata su Metzgoranit, e c'era la seria eventualità che il Ce,vino, le cui posizioni erano rimaste invariate , venisse tagliato fuori dalla lotta, mentre sembrava inoltre imminente lo sfondamento del fronte a Marizai, sulla destra della Voiussa.
Un battaglione del 67 ° fanteria ebbe l'ordine di riconquistare Arza, e la sera del 13 febbraio tran sitò per il Chiaf e mosse all ' attacco. Ma, come ricorda la relazione di Zanelli , erano uomini stanchi e de· moralizzati , che il freddo intenso e la fatica avevano già stroncato pri· ma ancora di giungere in linea, tenendo conto che si trattava , per lo pili , di soldati meridionali, assolutamente inadatti a combattere su quel terreno montagnoso e con quel clima. Avevano abbandonato lungo la pista impastata di fango, non riuscendo a trasportarle, quasi tut · te le armi pesanti d ' accompagnamento , i mortai e le mitragliatrici, e giunsero a contatto col nemico in condizioni pietose , larve d ' uomini inzuppati d ' acqua ed incrostati di fango. Non ci volle molto , ai greci , per ributtarli verso il colle Metzgoranit incalzandoli da presso. 29
21 V1Ara, L., op. cit., p 93.94_
i, Una re laz io ne co mpilat a dall ' ispetto re de l Pan it o Nazio nal e Fascista Piero Parini per il seg retari o del Partito Adelchi Seren a in data 22 febbraio 19 41 cosf fra l' aln o ri porta va: « Reparti grandi e pi cco li che veniva no sbarc ando in Alb ania sembravano co lpiti d a un a forma mo rbosa di fatali smo mel anconi co e rasseg nato che aume nta va man mano che si avv icina vano aJla line a del fuoco. Gran part e di q uesto stato d' a nimo era de termina to dall ' a· :;~~:ac~:~er!~i ala:;~d: del ~' i~mc:s~~r: ~a~r~~:i !
1 , r:~~~; ;;~;~~i1fi~~i:i~ nraripan ti I centri abi tat i dcr paese so no pochi ed in co ndi zioni appe na toll erabili ad una popolazione quasi primitiva, quin di mo ntag ne, va lli e pianure che venivano at tr ave rsate dal· le nost re tru ppe da nno un tal s~nso di dese rta deso lazio ne da ind urre anche il temperame nto piU for te a pensie ri sconsolat i. E cos i avven uto che repa rti eccellenti si siano dimos t ra ti infe-
Nella giornata dj sabato 15 , i reparti che avevano vanamente attaccato Arza il giorno precedente ripiegarono dalla località . Sul Chiaf Metzgoranit , erano schierati, a sinistra , i resti deJ Bolz ano (non p ili di una se ssantina di uomini) , a destra la compagnia del LIII battaglione CC.NN. e elementi del Val Cismon, e piu a de stra ancora i super~titi del Cerv ino a fr o nteggiare eventuali infiltrazioni da i Mali Trebeshines. Furono chiesti rinforzi al comando del settore Voiussa , venne garantito l'invio di un ' altra compagnia di bersaglieri che però non sarebbe mai arrivata. I grec i attaccarono il coll e verso le 9 , 30 , per lin ee di fronte, infrangendo la resistenza della zona centrale i cui difensori abbandonarono le posizioni , imitati dagli alpini del Bolzano nell ' intento di evitare l'accerchiamento. Anche l' artig li eria greca batteva il colle , con le granate che cadeva no fra i so ld at i che tentavano di guadag nare disordinatamente una linea di resistenza improvvisata dai bersag lieri, con l ' aiuto di qualcuno del Bolzano, su l breve pianoro del Chiaf . Il movimento degli sbandati riusciva ad arrestars i so lo in corr ispondenza dello stretto vallone di Metzgoranit. Le antistanti pendici dello Shendeli anda vano infittendosi di greci , ed il fuoco assumeva un ritmo sempre pi li continuo , richiamando alla mente del sottotenente Cossard le assolate g iornate esti ve della sua vallata valdostana viva di mille cicale . Anche il Bolzano ed i bersaglieri , dopo i fanti e le camici e nere, erano co stretti a ripiegare. Il Ceroino restava so lo , lassll , in alto, sui fianchi del monte:
« Un silen zio g re ve sopravv ie ne e si adden sa le nt o s lùla valle, qu a ndo è perfett o s i alz a a bu car lo un suo no di co rno prolunga to, o ndegg iant e b asso su u n ' uni ca nota roca . Si al za nell ' ar ia gu adag nando pie na altezz a e viene a c ri stalli zz ar si gelid o ne Ua mia spina do r sal e, sost itu e nd ov i il c ald o midoU o in un ultim o vibrare me tal lico.
« DaJJ c nos tre bu ch e di ne ve assistiam o al ri o r gani zz ars i sul co Ue dei g reci . Ora probabilm e nte sc e nderann o ne lla valle puntando su Me tzgo ranit I rep arti ancora sband a ti no n li sapranno ce rto fermare N oi sare mo tagliati fu o ri .» Ml
Un breve e concitato coll oqu io si svolse fra i tre ufficiali presenti sulla pos izione. Cossard e Sgorbati chiesero a Crosa; « Che cosa facc ia · mo? La responsabilità è tua!». Crosa rispose: «Abb iamo avuto o rdine di restare qui e qui resteremo»; poi, rivolgendosi ag li alp ini , disse an· cora: « Ragazzi , tirate fuori le bombe a mano!». n
« Resis t ere L'ordine u na paro la sola. A i greci per i comandi a l tu o cu o re pe r te ri o ri al compito, cd iJ logori o degli uo mini è sta to e norme.• (LA campag na di Grecia, dt. , to mo Il [docu menti], docum ento n 282.)
io CossARD, G., op. ci t . , p. 79.
11 VIAZ Z I , L. , op. cit ., p. 98 .
E non sentire i poveri piedi gelare nelle scarpe dure .» u
Erano preoccupati per la sorte del maggiore Zanelli e de ll ' accampamento defil ato alla loro vista dai rialzi del pendio. I g rec i si stavano apprestando a sferrare l' attacco dop o aver risalito un canalone ripara ~ to , ed avevano iniz iat o un fuoco preliminare; ma e cc o sbucare alle spalle d e i difen so ri , con la lingua fu or i, un portaordini che urlò al tenente Crosa l'ordine di Zanelli di ritirarsi subito tutti se nza pas sa re per il cam po, già perduto. Gli uomini cominciarono a ret rocedere sino al canalone che stava dietro di loro, sparando ad intermitte n za, e poi si buttarono giU , rot oloni , nella discesa innevata.
« È come su una pista pe r sli tti ni. Si fila velocissimi, a!J'incomro di una roccia si puntano i p iedi, la si tocca appena e si balza di là . Ad un alpino la gamba sini stra si è infilata in una buca , ed i compagni sopravvenuti hanno compresso atto rn o la neve e la ga mba è come in una ragliola , imposs ibil e da liberare! Urla come un forsennato, tra il primo fi sch iare delle pall o n ole de i greci apparsi su l cigli o del canalone , in alto . Con due alpini sc a viamo affa nnosamen te , Sgarba ti ed io con le mani e po i, p reso lo, per le braccia e le spalle lo tiriamo forte verso la discesa, e finalmente rotoliamo tutti ins ieme a valle. » 11
Pervenuti in fondo al canalone, ritrovarono il comandante di bat· taglione e gli altri , e si riunirono in un valloncello dove si erano nel frattempo conce ntrati alpini, ber sagli er i, fanti, ca micie ne re. In qualche altra parte del se ttore occupato dal Cervino c 'era stato un te ntati· vo di sfon damento da parte dei greci, come atte s ta una te stimonianza del sergente T amb ure lli rilasciata a Viazzi:
«Nel pomeriggio , verso le due, i greci te nt arono di sfondare dalla nostra parte . Ven nero avanti con balzi veloci e s i appos t arono dietro alcuni muriccioli eretti sul colle a c irca duecento metri da noi Ne arriva va no in conti nu azione, ma qu and o tentavano di avanzare li fermavamo col nostro fuoco . Fu una st rage che durò per alcune ore: solo due grec i riuscirono a varcare il coll e.» )•
Al tenente Crosa una pallottola aveva fraca ssa to il piede destro; aveva detto all'alpino Severino Piana che se l ' era caricato su lle sp alle fin o a1 posto di medicazione, che c'erano ancora du e feriti al termine del can al one; Pi ana, a sua volta, ne aveva parl ato con Bo nkh on. Detto e fatto: a notte in ol trata , i due erano t or nati indietro per tentare il recupero dei compagni, procedendo di cespuglio in cespug lio, vigili come cani da caccfa , aguzzando l o sguardo per riu scire a vedere nella notte oscuri ss ima. Li ritro varo no so tto una tenda, in sieme ad altri fe. riti , non molto distante dal luogo ove si erano do vuti fermare. I greci li avevano tr aspo rtati djetro ad un riparo, poi 1 dopo averli so mmaria·
u CossARD, G. , op. cii., pp . 76·77
ii CossARD, G., op. cit ., p. 80.
Vu.zz1, L , op. cit , p. 98.
mente medicati , avevano fatto loro capire, a gesti, che dovevano ritirarsi e non potevano portarseli appresso. Chiesero se qualcuno desiderasse il colpo cli grazia, per affrettare la fine 1 ma nessuno accettò una tale offerta, e fu una vera fortuna perché, qua1che ora dopo, venivano tratti in salvo."
Sul Chiaf Metzgoranit, in quella tri ste giornata, oltre alla serena determinazione degli uomini del Cervino rifulse l'eroismo di un gruppetto di 5-6 bersaglieri che resistettero ad oltranza sino al loro completo annientamento; cosa di cui fu testim o ne il tenente Crosa che si trovava su un'altura sop rastante e che è riportata da Viazzi nel suo volume:
«li gruppo era composto da feriti ed ammalati , c he avevano trovato provvisoriamente riparo all'interno delJa costruzione in muratura che si rrovavtt suJ colle.
« li capitano Defendi, che s i trovava con loro, riusd a recuperare una mitragliatrice pesa nt e ed un mortaio da 45 mm e con questi organizzò un nucleo di resistenza ad o ltranza. Ad un centinaio di metri dall'improvvisato caposaldo, i grec i - sorpresi dall' improvviso grandinare delle pallottole - si fermarono incerti sul da farsi.
«LI trombettiere che precedeva il reparto suonando la carica , continuò da solo la sua corsa e venne colpito da una raffica di mitraglia.
41 Per una decina d i minuti nessuno osò pili sparare né fare il minimo movimento. Po i, dalle fi le greche , si fece avanti un altro soldato che andò a raccogliere la tromba dalle mani irrigidite del caduto e prese a suonare nuovamente il segnale della carica.
«Tutti scattarono nuovamente all'assalto, ed in breve la pos t azione dei bersaglieri venne definitivamente tra volta. Nella valle compresa fra il Trebeshines e lo Shendeli dilagavano ormai gli avversari, sempre piU numerosi.
«Essi percorrevano di corsa dei brevi traui di terreno e poi si acquauavano a rerra o dietro improvvisati r ipar i. Un silenzio greve - interrotto solrnnto dal cupo e prolung ato suono del corno - incombeva su tutta la zona.• .16
Da ambo le parti, un episodio dj epicità risorgimentale, nello squallore di quelle aspre montagne albanesi. Il maggiore Zanelli, presentatosi al comando del set tore Vojussa, r icevene l'ordine di riordinare gli sbandati e di riportarli al contrattacco per riprendere le posizioni del Chiaf Metzgoranit occupate dal nemico, e questo dopo aver ricevuto viveri, munizioni e rinforzi; questi u ltimi , però, alla resa dei conti, si riducevano, il giorno 16 , ad un plotone mitraglieri del Bolzano e ad uno sparuto manipolo di camicie nere, circa una quindicina, scampate allo sbandamento del loro battaglione il giorno precedente. Il loro comandante era un capomanipolo " pross imo ai quarant'anni e decorato di una medaglia d'argento in Spagna, che ottemperava senza batter ciglio e con la massima collaborazione all'ordine di Zanelli che dovesse mantenere il comando il so ttotenente Cossard.
,, VrA ZZI , L. , op cit ., p 100.
)6 VtAZZI, L. , op. cit , p. 97 . n Grado della MVSN equivalente a tenente .
Ciò che è rimasto del Cervino è schierato fra il fondovalle e la q. 1500 , ed in base alle disposizioni rice v ute deve regolare la sua marcia su quella del reparto di fanteria schierato sulla sinistra della valle , che ha il compito di prendere contatto con le truppe dei Mali Shendeli e di agire sul f ianco destro del nemico. L'avvicinamento procede quindi molto lentamente , ostacolato anche dalle condizioni del tempo che si è rimesso al peggio. Alle prime luci di lunedi 17, ha inizio il movimento per l'attacco sotto un i.nrenso fuoco nemico di mortai e di artiglieria , ma pochi uomini riescono ad andare oltre il ciglio del valloncello nel quale si trovano schierati dalla sera prima; le mitrag lJatrici greche appostate su q. 1806 battono d ' infilata, vanamente contrastate dai nostri mortai da 81. Verso mezzogiorno, il maggiore Zanelli , che si trova con il reparto di fanteria , viene colpito alla gamba destra ed al dorso da schegge di granata, una delle quali ucc ide l'attendente che gli sta accanto per soccorrerlo.
A questo punto , i 118 uomini rimasti delle due compagnie de l Cerv ino , tutto ciò che è residuato de l battaglione sciatori , a parte il nucleo dei servizi, si viene a trovare agli ordini di un sottotenente di complemento , Guerrino Coss ard, coadiuvato da un altro collega della sua stessa categoria , Gug lielmo Sgorbati e con il sottotenente medico Domenico Lincio a completare il «quadro ufficiali» . Per un paio di settimane, prima dell'arrivo di un altro ufficiale , la 1' compagnia sarebbe stata comandata da un sottufficiale , il sergente maggiore Giacomo Chiara, dimos tratosi sempre all'altezza della situazione. A sostituire Zanelli al comando di settore, un altro maggiore , certo Dolchi , che il giorno 18 fa pervenire a Cossard l'ordine , per tutti i reparti del Trebeshines , di non iniziare alcun movimento in avanti se no n di pattu glie di vigilanza e di sistemare a difesa le posizioni raggiunte. Ribadisce , inoltre , che la con segna è di non retrocedere per ne ssun motivo. Fa molto freddo e sei uomini debbono es sere sgomberati per congelamento.
La linea difesa dal Cervino, lunga quasi un chilometro , è presidiata da 140 uomini al comando di quattro ufficiali, compre so in tale conteggio il plotone mitraglieri del Bolzano dislocato in posizione sensibilmente arretrata. I rifornimenti avvengono con grande difficoltà e solo nell e ore notturne ; impossibile far giungere qualsiasi alimento caldo del quale ci sarebbe tanto bisogno. Ragg iungere e lasciare le prime linee durante il giorno è estremamente difficile per il tiro d'infilata delle mitragliatrici nemiche dal colle. Il posto di medicaz ione è in fondovalle e funziona bene , ma il trasporto dei feriti e congelati è molto difficile. Delle due mitragliatrici del plotone del Bolzano solo una funz iona ; il nemico ha inoltre individuato le sue postazioni - che sono necessariamente allo scoperto - e le bombarda violentemente . Sin dalle prime ore del pomeriggio scar seggiano le munizioni ; richie s te . viene ordinato di andarle a prelevare al deposito situato in fondovalle , ma ciò co mporta molto tempo e costringe ad allontanare gente dalla linea. ·
Nonostante queste condizioni, un tentativo di attacco greco contro il reparto di fanteria schierato sulla sinistra è decisamente re spinto col tiro dei fucili mitragliatori.
Il tempo infame , visto come fattore che t iene lontani gli attacchi, è provvidenziale : ne vica piu in quota, piove in fondovalle e le nubi avvolgono ogni cosa. Ma aumenta anche il numero dei conge lati. Il diario storico, so tt o questo aspetto , è un drammatico stillicidio:
19 febbraio: forza prese nt e, 93 (fur ie ri , cucin ier i ed aiutanti di sani t à compresi);
20 febbraio: forza presente, 80; 2 1 febbraio: alt ri 17 uomini, feriti e co ngelati , sgo mberati .
È possibile ricostruire quanto avvenuto nei giorni success ivi attraverso la narrazione d i Cossard.
Il 22 fe bbrai o il nuovo comandante delle truppe di Val Metzgoranit, nel corso di un'ispezione alla linea, ordinava che all'alba del giorno 23 s i attaccasse ancora il colle. Il Cervino e le truppe aggregate, no n piU di 80 uomini 1 d ovevano procedere regolandosi con il movimento della fanteria disposta sulla sinistra. L'alba del 23 continuava, com e i giorni precedenti , ad essere fredda e piovosa , mentre in quota nevicava. L'attacco non sortiva alcun esito: il fuoco greco era violento , le mitragliatr ici battevano dall'alto; qualcuno degli uomini aveva trovato riparo dietro una roccia , ma ad altri non restava che un cespuglio; anche le artiglier ie nemiche erano entrate, dopo un po', in azione: « ... no n c' erano che le loro» ricorda amaramente Cos sard. Sopragg iunta la notte venivano sgomberati feriti e congelati e del Cervino res tavano in lin ea 37 uomini . Il 24 ed il 25 continuava lo stillicidio dei colpi di mortaio grec i.
((S ia mo rutti piU o meno febbri c itanti ed afflitti da d olori reumatici od intestinali; d a un mese non man giam o un vero pasto caldo, da una se tti mana siamo tutti fradici. Le (o rze ci abbandonano irrimediabilmente.» 18
La rela z ione ufficiale dello Stato Maggiore dell'Esercito sulla campagna di Grecia , in deroga alla prosa nece ssar iamente ortodossa ed alquanto asettica che caratterizza di massima questo genere di resoconti, rievoca con partecipe realismo l'ultima settimana in quel teatro operativo:
((Dal 20 al 26 febbraio, mentre in basso le pi ogge torre nz iali gonfiavano i cors i d'acqua, in alto la neve e la tormenta non da va no requie, accomunando i co mbattenti in un periodo di pe ne e di sac rifici . 1n questi giorni , sull o S hendeli e sul Golico, si trattò puramente e semplicemente di strappare la vita al mo rso feroce del fr eddo ed al soffio micidiale del vento gelido. A ce ntinaia i congelat i furono sgo mbe rati ed og ni attività operativa dovette essere sospesa.» ,,
Il 27 febbraio gli uomini del Cervino ve ni vano ritirati dalle posizioni avanzate e sostitu iti da una compagnia del battaglione alpini Aqui-
" CosSARD, G., op. cit., p. 97.
19 La campagna di Grecia , cit., tomo I [testo], p. 595.
la. Scendevano nell'abitato di Merzgoranit e trascorrevano qualche giorno di «dolce vita>>:
« Lav ars i , s pid occhi ars i , mang iare due volre aJ giorn o, d ar la caccia alle grosse tar · taru ghe c he il tepore primave rile richiama fu o ri dalle tane : u na v ira mera v ig lios a, che non turbano di ce rro le incu rs i o ni degli aerei in glesi o g li sco ppi de i pezzi a lung hi ss ima gittat a dell 'art iglieria g reca alla ri cerc a del po nte provvi sor io s ull a Vo iuss a, a q ualche due o trecento passi da noi , s ul greto del fiume che s ca rientr ando neg li arg ini d o po le piene delle scorse settimane .)> 40
Il primo ciclo operativo del battaglione Monte Ceroino in Albania era terminato. La sera del 2 marzo , la forza combattente delle due compagnie del reparto ammontava a due ufficiali e 30 uomini , cui andavano aggiunti un ufficiale e 16 uomini del plotone comando che portavano l'aliquota da combattimento del Ceroino ad un totale di 49 elementi, un qualcosa che era ormai veramente pleonastico continuare a chiamare «battaglione ». 4 1
Ancora a far diga rni Mali Shendeli
Ai primi di marzo, i resti dei tre battaglioni alpini che avevano operato nel settore , Ceroino, Bolzano e Val Cismon, venivano riuniti in un gruppo di formazione che prendeva il nome dall ' ufficiale che ne assumeva il comando, il tenente colonne!Jo Paolo Signorini. 42 All ' unità , costituita da un migliaio di uomini (salmerie comprese) , era affidata la difesa dei Mali Shendeli la cui Punta Nord, come si ricorderà, era stata occupata dai greci fra il 12 ed il 13 febbraio . U 5 marzo tutto il Cervino , esclusi i magazzini e parte delle salmerie , si portav a a Becisti , sede del comando di Signorini , do ve riceveva l' ordine di occupare l ' indomani la q . 1735. Partito alle 8 del mattino , perveniva sulla qu o ta so1o nelle prime ore del pomeriggio, essendo stato fortemente ostacolato durante la salita da una intensa tormenta di neve. La cre s ta si presentava piuttosto affilata e quindi ben difendibile , e la tenda comando era piazzata una trentina di metri sotto i roccioni sornmitali , con le altre tende sulle cenge nevose tutte all'intorno . Alla sinistra , era schierato il Bolzano ed alla destra il Val Cismon, mentre un reparto di fanteria occupava un tratto di cresta sottostante gli attendamenti del Cervino, schierato fra le quote 1647 a Nord e 1805 a Sud . Piu a Nord del Bolzano, sulla Punta Nord, i g reci ; la loro linea corre v a cli qui per 40 CossARD, G ., op. cit . , p. 100. a1 di ~~i~ ~:~~i~~:0 e Y:~~~r~:udeìl:d~~m:~:a~fi~:~~~;J:er;;:1ir:trr:~ ~i°J'~~~':ni!s~~~~~to
Il colonnelloPaolo Signorini , indimenti cab ilecomandant edel 6° regg imento alpin i de11a di v is io ne Tridentina , sarebbe mo rt o d 'infart o a Sebekino, sul fro nte russo , aJ termin e deUa riti rat a nel gennaio 19 43 . Dopo aver te nuto rapporto ai comandan t.i di battaglio ne ed udho q uell o che rimaneva del suo reggime nto , si era rit irato in una s t anza de ll 'isba dove alloggi ava ed e ra stat o colto da mal ore.
un tratto a Nord verso Marizai, ed a Sud-Est verso il Chiaf Metzgoranit .
I giorni trascorrono abbastanza calmi, sia pure sotto un costante ombrello di sibili di bombarde e di granate d'artiglieria leggera e..di mortaio che vanno a scoppiare giu nei valloncell i alle spalle degli alpini. I rifornimenti hanno preso a funz ionare sub ito rego larmente, ·per un tratto a dorso di mulo, poi a spalla , ed ogni giorno giunge in linea del cibo caldo. Un miraggio rispetto a quello che era stato il Trebeshines. Le cose cominciano a complicarsi dal 9 marzo , allorché sulla neve si rilevano Je tracce di elementi nemici che, du rante la notte , si devono essere avvicinati in esp lorazione risalendo il canalone fra q. 1735 e q. 1805.
Infatti, verso le 16 del giorno 10, un grosso reparto della 17" div isione greca, rinforzato da numerose armi automat iche e mortai e protetto da dense cortine di nebbia, si avvicina all e nostre posizioni e d attacca, dopo circa mezz'ora di violenta preparazione con tiri di mortai , la selletta compresa fra le quote 1735 e 1781.
Ma , nel contesto dell 'azione , si inserisce un' ahra vicenda che s i dimos tre rà determinante per l'esito del combattimento.
Poco prima di mezzogiorno, una pattuglia del Ceroino composta da due ufficiali e 20 alpini riceve l'ordine di scendere da q. 1735 verso il Chiaf Metz}loranir per proteggere il fianco destro del battaglione Bolzano che , alla s tessa ora, scende verso il colle per attaccar lo; giunta a q . 1500 circa, si ferma per stabilire il co ll egamento col Bolzano, esse ndo que ll o a vista impedito da dense formazioni di nebb ia che salgono daUa valle . La pattuglia, che si trova oltre le linee, intuita la manovra avversaria , si lancia sul fianco destro del reparto avanzato nemico e lo impegna in un vio lento combattimento, doporuché ripiega lentamente, ma sempre mantenendosi a contatto con il grosso del nemico per dar modo all e nostre arm i automatiche di entrare efficacemente in azione . Verso le 17,30 la colonna avversaria, dopo aver deviato la sua d irez ione d'attacco verso q. 1805, sferra un'energica azione su ll a se lJ etta tra q. 1781 e q. 1805 , nettamente contenuta però daUe truppe in linea appogg iate validamente dai mortai da 81 del battaglione Val Cismon. Verso le 19 il nemico , ormai arrestato, approfittando de l calar della sera , ripiega sulle posizioni di partenza lasciando sul terreno numerose perdite (30 morti accertati, tra cui un capitano) e materiale va.rio. Del Ceroino, cadeva il sottotenente Remo Ciaburra, giunto in linea appena quattro giorni prima . li giovane ufficiale, per meglio dirigere il fuoco sui greci che stavano avv icinandosi alla sua posizione, si era al zato in piedi sul bordo della trincea ; un attimo dopo, un proiettile lo colpiva morcaJmente in piena fronte, facendolo prec ipita.re in avanti per una ventina di metri lungo una ripida scarpata. E qui ricompariva l'alpino Bonichon, che gli stava accanto e che non esitava un istante a scendere aUo scoperto lungo il pendio per soccorrere l'ufficiale, che probabilmente riteneva ancora in vita. I greci, quando lo videro, gli
intimarono di non proseguire oltre, altrimenti lo avrebbero fatto fuori , ma Bonichon non se ne dette per inteso, raggiunse il corpo dell ' ufficiale, se lo mise sulle spalle e prese a risalire la china. I greci mantennero la parola, nel senso che presero a sparargli contro , colpendolo gravemente ad una spalla, ma non riuscirono ad impedirgli di raggiungere la nostra posizione , se pur allo stremo delle forze. Il tenente colonnello Signorini, che aveva seguito la scena dall'osservatorio, gli conferiva la medaglia d ' argento al valor militare sul campo. ''
Con questo combattimento terminava , in pratica, l'attività bellica del battaglione Monte Cetvino sul fronte albane se . Dall' 11 marzo al 10 aprile , infatti , i suoi alpini avrebbero continuato a presidiare la linea, irrobustendola con lavori di fortificazione e l'impianto di alcune file di reticolati. I rifornimenti venivano su regolarmente , i greci continuavano a bombardare i versanti Ovest della catena dello Shendeli , ma senza precisione e con scarsa convinzione . Anche le pattuglie che uscivano in esplorazione non incontravano problem.i di sorta. In quel periodo , l'unico fattore avverso fu una recrudescenza del maltempo, con abbassamento della temperatura e violente tormente di ne ve.
Il 9 marzo aveva assunto il comando del battaglione il maggiore Marcello Salomone, proveniente dal comando del XXV corpo d'armata, ed altri ufficiali (tenente Livio Carboni, tenente Luigi Gerardi , sottotenente Michele Gonella, sottotenente Umberto Caru so) si aggregavano al reparto sempre durante lo stesso mese di marzo, oltre al gfa citato sottotenente Ciaburra, aggiungendosi ai sottotenenti Pier Mario Rosselli ed Aldo Del Curto che erano arrivati in febbraio e di cui il primo , ferito in combattimento il 12, sarebbe poi deceduto in ospedale mentre il secondo era stato a sua volta ferito nel fatto d'armi del 10 marzo. Poteva non essere facile per i nuovi arrivati , giungendo direttamente dall ' Italia o da un comando superiore, inserirsi subito al meglio fra i superstiti del Cervino, con tutto ciò che questi avevano alle spalle dopo quei due mesi di fronte . Una scena molto significativa al riguardo è quella tratta da un altro libro di guerra alpina in Albania. "
Il tenente di carriera Carboni, uscito poco prima dal!' Accademia con tutto il fresco bagaglio di studi e nozioni ben catalogate e che era stato designato ad assumere il comando della 1 a compagnia, appena giunto al fronte effettuava un ' ispezione alla linea , nel corso della quale faceva alcune osservazioni e rilievi del tutto teorici , piuttosto lontani da quella che era la realtà delle cose, ed il tutto con quel pizzico di saccenteria che gli derivava dalla recente esperienza dottrinaria. Raggiunta la compagnia, questa gli veniva presentata dal sottotenente Sgorbati , di complemento, che la comandava dopo la messa fuori com-
0 VJA ZZl, L. , op. ci i. , p. 109.
ZANE'ITE, G., Tempes ta sulle a/pi albanesi , Milano, Mu rs ia, 1967 , pp. 141 - 145 .
battimento di tutti gli altri ufficiali: «Seconda compagnia battaglione Cetvino , l ufficiale, 2 sottufficiali, 11 uomini!».
C'è un gran silenzio, ed in esso le parole vibrano nell'aria senza disperdersi. Carboni è pallido, ed un muscolo della mascella vibra intermittente (battaglione tante compagnie , ogni compagnia tant i plotoni, ogni plotone tante squadre, di tanti uomini ... cosf gli avevano insegnato in Accademia). Si dirige verso la fila degli alpini fermi sul presentar 'arm, uniformi logore, barbe irsute, qualche benda sporca; Sgarbati è alla sua destra, davanti ad ogni uomo pronuncia un nome: «Sergente maggiore Chiara, medaglia d'argento sul campo ... ; sergente Lazzati, medaglia d'argento; alpino Cesco, medaglia di bronzo; alpino Bertarione, medaglia di bronzo ... », e potrebbe citare anc h e la sua, di medaglia d'argento, e quella di quel la zzarone di Bonichon, che è giu a far danni in qualche ospedale militare. Carboni tace, forse si era preparato un discorso di circostanza , ma non è piU il caso, e poi è un ragazzo intelligente e sensibile, ha imparato in dieci minut i tutto quello che c'era ancora da imparare. Riesce solo a dire, con la voce che gli trema un po ' , «spero di essere degno di voi».
Il 10 aprile giungeva a q. 1735 un reparto di camicie nere del raggruppamento Galbiati per prendere in consegna le posizioni tenute dal Cervino . Dopo un'altra settimana trascorsa sul Golico in seconda schiera , il 18 il battaglione, in concomitanza con la rottura dello schieramento nemico, dava inizio all'avanzata verso Sud in parallelo con i battaglioni Susa, Bolzano e Val Cismon, passando attraverso Ornavo, Terboak , Gliabovo, Sarachinisca , Glina dove, alle 15 del 23 aprile, perveniva la comunicazione che le ostilità con la Grecia dovevano considerarsi sospese. Il 25 arrivava l'ordine di portarsi nel minor tempo possibile a Valona per essere pronti all'imbarco per l'Italia entro il giorno 30.
Ora è davvero primavera, non solo nei mandorli in fiore che profumano l 'aria e nei tanti fiori gialli che riempiono la campagna, ma anc he nei cuor i. Dietro front. Dal 29 aprile al l O maggio, ultimi spidocchiamenti nella baia di Valona, con l'ausilio di ripetuti bagni di mare che scrostano le residue fanghiglie d'Albania. Il 2 imbarco sull' Aquile ia, il 3 sbarco a Brindisi , disinfestazione, dal 4 al 17 una lunga, interminabile sosta negli accantonamenti predisposti al quinto chilometro della strada per Bari , resi ancora piu uggiosi dalla pioggia torrenz iale che trasforma tutta la zona in un mare di fango, come se il Ceroino non ne avesse già assaggiato abbastanza. Ma alle 17 del 18 maggio, la paletta del capostazione di Brindisi che si alza a dare il via alla tradotta è salutata da un urlo: si va via per l'uhima tappa , direzione Aos ta , e giU un'altra cantata, con il coro che si rinforza a Bari, allorché si unisce al convoglio il battaglione Monte Rosa che rientra anch'esso d all'Alban ia .
Aosta, 16 ,50 del 20 maggio 1941. Quello che è rimasto del Ceroino
mette piede nella staz ione da dove, quattro mesi prima, erano partfri in 320, ai quali andavano aggiunti gli 8 ufficiali arrivati in Albania in integrazione: ne scendono 152 , 32 della 1 • compagnia, 33 della 2• ed 87 fra conducenti, ploton e comando e rincalzi. Le perdite del battaglione (morti e feriti) sono cosi riassumibili: 11 ufficiali su 13 partiti da Aosta = 84 , 8%; 8 sottufficiali su 13 = 42%; 153 graduati e truppa su 208 = 78,4%; tra gli ufficiali seguiti «in integrazione»: 2 morti ed 1 ferito su 8. " Alla bandiera del 4 ° reggimento alpini veniva assegnata la medaglia d'argento al valor militare conquistata dal battaglione Monte Ceroino con la seguer:ite motivazione:
« Durante tre mesi ed in una s it uazione particolarmente delicata, con mirabile spirito di sacrificio e fede ircrollabile , vincendo i rigori di un duro inverno, manteneva il possesso di un ampio fror.te di alta montagna, aspramente conteso da forze soverchianti. Presente ovunque, ardito nella tormenta della montagna e nella tormenta dd fuoco, con indomito va lore opp:meva tenace resistenza, stroncando l'impero del nemico in cruenti attacchi e piombando fulmineo sui fianchi e sul tergo delJ'avversario, rompen· donc le formazioni. Dimostrava cosf che piU che i1 numero e l'arma vale il coraggio.» (Fronte greco, LO gennajo-23 aprile l941.) *
Le ricompense individuali assommavano ad 1 medaglia d'oro , 7 medaglie d'argento, 14 medaglie di bronzo e 15 croci cli guerra al valor militare; di esse 11 erano conferite «alla memoria ». 47
U 21 maggio il Monte Cervino era smobilitato ; il 24 veniva sciolto . I decreti ministeriali, quando cancelJano qualcosa o qualcuno, hanno un'immediatezza ed un'efficacia ancor piu risolutiva delle pallottole nemiche .
Saint Vincent , quasi mezzo secolo dopo li palazzo è bello, è riuscito a mantenere all'esterno una sua linea che ben si armonizza con la dimensione ambientale della va lle ma, nel contempo, ha aJl'interno una sua elegante funzionalità che rende gradevole , finalmente, entrare e soggiornare anche in una struttura pubblica. Siamo nell'edificio del comune cli Saint Vincent, nell'ufficio dell'assessore allo sport ed al turismo; da un balcone che il sole un po' fiacco di una stent ata primavera cerca di illuminare con qualche guizzo ritroso, l 'occhio si sofferma mi lavori, gi à ben avviati , di una piscina coperta e di un palazzetto dello sport, seguendo la descrizione che ne viene fatta dal titolare dell'ufficio. U tono della voce è caldo, gradevole, man mano che le parole sgorgano acquistano un carattere sempre piU partecipativo e conv into, con quelle inframmezzate tonalità compiaciute tipiche di coloro che amano creare qualcosa e ne contemplano la realizzazione, sia essa il frutto cli una fatica individuale od il prodotto
° CossARD, G., op. cìt., p. 8.
46 L'e1crcito ed i woi corpi, voi. Il, tomo I, p 385, Roma , USSME, 1973
1 CossARD, G. , op. cit., pp . 129-130.
di un'energia collettiva. Settant'anni portati con la baldanza de i quaranta , sg uardo limp ido, te ne senti avvo lto.
Guerr ino Co ss ard, « Rino », aostano, dottore in lettere , giornali sta ed autore di varie pubblicazioni sulla Val d ' Ao sta. Del primo Cervino, quello d 'Al bania, è stato una delle figure piu rappresentative e polivalenti avendone v iss uto per intero le vicende ed in tutti i ruol.i possibili ; come s'è v is to: corriandante di plotone , di compag nia , d i battagHone, aiutante magg iore. E quindi uno dei testimoni pill autorevoli di questo rep arto a1 quale è rimasto legato con un attaccame nto particolare, CO· sti tu e nd o per lui uno dei suoi due punti di riferimento spirituali ed affettivi (l ' altro è rappresentato dalla sua bella fam iglia) Co nosce rl o, ha rappresentato un ve ro , reale privilegio, una di quelle occas io ni d i cui tal vo lta la vita, anche di q uest i tempi , può essere ancora prodiga, offrendo un mode ll o incon sueto d i sensib ilità e di continuità morale. Ora ci s iamo tra sfer iti nell o studio di casa . I due i nterlocuto ri no n hanno avuto bi sog no di troppo tempo per «se ntir s i », Cossard ha vo luto introdurci anche nella dimensione famiJjare , un gesto ancora pieno di significato per entrambi , certo non sufficientemente anestetizzat i dalla di s tr at ta superficialità dei tempi. Con uno slan cio ed una disponibilità immedi ati , ci ha affidato la documentazione sul Cervin o in suo possesso, s ia quella originale rientrata con lui dal fronte, sia quella co nservata dai familiar i, come le sue lettere dall ' Albania , e sia quella da lui stesso prodotta dopo la guerra, come , ad esempio , la ricostruz ione dei ru olini del battaglione con l'esatta indica zione dei nomi de i cad u ti , dei feriti e dei disper si con la data e la località dell ' evento, le ricompense al va le r militare , ecc. Que s ti dati corredano in appendice an che il suo libro ; 48 « con immenso affetto per l ' impegno a far sapere» .. ,, co si suona la dedica nella copia che ha voluto donarci, grato e co mmo sso dell'intento di riservare al battaglione Cerv ino, nel nostro lavoro su i « rep arti speciali » italiani nella seconda guerra mond iale, il posto che gius tam ent e gli compete sul pia no stor ico. li vo lume, nelle 140 pag ine che lo compongono, in forma di diario postumo, costitu isc e infatti , a nos tro avviso, una fra le pili belle espressioni de ll a memorialistica dell 'ultima guerra, uno di quegli scritti che , al termine d ell a lettura, disp iace aver finito e solo conforta il sapere di poterlo rileggere, un mi s to di re a lt à e poesia, di umano e trascendente, qualcosa che rinnova sen sazioni e sentimenti già v is suti o so lo sog nati.
« Do tt or Cossard, battaglione sci atori, il Cervino, ma gli sci se mbra che li abbiate v isti ~o, in Alba nia, o no?» È proprio cosf, anzi, dirci che dopo i primi g iorni no n li abbiamo v isti pi\J . La neve c'er~ , sf, da una ce rta quota in su, ma la confor maz ione rocciosa del ter re no lo rendeva imprat icabile agl i sci, non gara nti va una continuità nell'uso, sarebbero stati solo un ingombro e nient'alrro, né si poteva praticare un tranquillo sci-a lpinismo, date le circostanze ... Ch issà, forsé sul T omori , dove eravamo stati ini zialmente destinati,
« Cfr. no ia n. 15 in questo stesso ca pitolo.
avremmo potuto fare onore alfa specialità ch e caratterizzava il Cervino ... E s f che era un reparto dove erano raccolti i migliori specialisti d e lla Scuola MiJirare di Alpini s mo , d iscesi s ti e fondisti, ed i valligiani pili esperti nello sci , che non e rano poi moltissimi perc hé allora, parliamo di 50 anni fa, non era mica come oggi che è diventaro uno sport di massa .. . »
« PiU "s pavaldo di un battaglione di bersagHeri", qu alcuno l'ha definito. 49 Le torna la defini zione?»
« Be h, i para goni non sempre sono opportuni cd azzeccati ... noi e ravamo alpini .. io direi "spavaldo come do veva essere un battaglione alpin o speciale" ... perché eravamo "spec iali ", in tutto, dal redutam ento all 'equipaggiamento ai comp iti ch e ci erano s tati affidati. »
«A propos it o di equ ipaggiamento, eravate mess i ab b astanza bene, no?»
« Beni ss im o, dfrei ; dati i tempi eravamo ve ram e nte all'avanguardia, nell'esercito italiano non s'era mai vista una roba del genere. Roba di prima scel ta, molta acquistata di r ettamente dal commercio, facevamo un po' i "fiche tci ", invidiatissimi d aJ resto della naja che co ntinua va a p iangere mi ser ia , comprese le truppe alpine, e già in quei 15 giorni co ntro i franc esi ave vamo vis to che cosa volesse dire vivere e combattere in montagna se nza i mezzi adatti; oltre 2.000 congdati, ed eravamo in giugno ... »
« Le tante perdite c he subi st e in Albania a che cos a furono pill imputabili, al tipo di guerra che si co mbatt eva , ad un addestramento per certi aspetti caren te , alle co ndizioni ambientali?»
« Mah , penso a tutte queste cose messe in sieme. Cerro, iJ ti po di guerra non era il pili adatto al battagli one, una guerra tutta difensiva, una guerra di pa ttu gli e appiedate (nel senso che non potevamo adoperare gli sci) alla quale la gran pane d ella gente non era adde st rata , né c'era sta t o il tempo di farlo l'add es tramento , se lei pensa c he il Cctvi11 0 era stato messo su aJla fin e di dicembre e che nemmen o 15 giorni dopo er a part ito pe r l'Albania. Il Ceroino era un repart o scia tori creato per operazioni veloci, ricognizioni o ffen sive tipo raids, co lpi di mano im provvisi per sorprendere il nemico annidato in recessi inaccessi bili , coll egament i rapidi, roba di questo genere. Sulle montagne a lban esi e ra vamo invece tornati ai tempi del prappa e delle Tofan e, a far muro, e se nza disporre deg li strument i adatti: mirragliatrici, pezzi da montag na ... li cLma, certo, fece anche lui la sua parte. Si e ran o dati cas i di reparti isolati su posizioni montane che erano stati sorpresi dal nemico me ntre vege ta va no in una so rta di stralunato assopi.men10 , di ufficiali che mandavano ai comandi notizie errate di progressi te rrit o riali perché, in quel gel ido biancore indistinto, era difficile riconoscere le quote e le posiz ioni. Fu un inverno micidiale, quello del '40- '41, sembrava l' avesse fatto apposta , alcune notti la ssU in c res t a toccamm o e superammo i - 20 ° , ma non era solo la bassa temperatura che creava problemi quanto anche il facto che spesso c'era tormenta, e la neve e la pioggia ghiacciata entravano dentro come lam e di co lce Uo, e gl.i uomini passavano giorni interi bagnaci fradici, so tt oalimentati , gall e tta e sca toletta (a nche loro gh iacciat e) e niente pill, ecco il perché di tanti congelamenti ... SI, intuisco la sua obiez ione: l'equipaggiamento e le razioni speciali , tutta la r oba studiata ad hoc per pro tegge re dai rigori amb ientali Guardi, una parte dei materiali in d otaz ione era rimasta sulla carta, non per cattiva vo lo nt à di nessuno, ma pe rché non c'era stato il tempo per app rovvig ionarU (sotto questo aspet t o, mi risu lt a che si tro vò molto meglio il secondo Cervino, quello di Ru ss ia ); sui Trebes hin es, poi, i collegamenti con la ba se logist ica furono res i spesso impossibili dal fango e dal tiro d ei mortai greci, che mandavano a benedire muli e condu ce nti con tutti i carichi.»
<(Anche per il Cervino, in sostanza, si è ripetuto quello che, xa MA S a parte, è sta to un moti vo cos tant e nell'impiego dei reparti speciali italiani durante la second a gue rra mondiale, e c ioè una utilizzazione incongrua ed ant ieconom jca. »
~, RIGONI STEKN, M., Il sergente nella neve, Torino, Einaudi, 1953, p. 74.
« Penso proprio di si, almeno per noi deU' Albania (in Russia io non ci sono stato, ma da quel che so, le cose, sotto questo aspetto, pare siano andate un po' meglio). D'altra parte, quando noi arrivammo la situazione era proprio messa male ... lass\J, in cima, occorreva gente dura, determinata ... erano rimasti quattro gatti spelacchiati ... trovarsi fra le mani 300 alpi ni "spec iali " ... bah, col senno del po i si possono dire tante cose... bisogna anche mettersi nei panni di chi doveva levare le castagne dal fuoco, anche se magari proprio lui aveva contr ibuito a mettercele ... » ·
«Da eh.i dipendevate, da chi prendevate gli ordini, a chi rispondevate?»
«Guardi, a tutti ed a ne ssuno. Mi riferisco al periodo dei Trebeshines, perché già sugli Shendeli le cose avevano assunto un andamento pili regolare, dal momento che facevamo parte del "gruppo Signorini ". Int e rve ni vamo là dove c'era bisogno, prendevamo ordini da ch i ce li dava, aUe nostre spaUe si alternavano divisioni, Legnano, Sforzesca, Ferrara, dall e qual i sulla carta, per un giorno o per una settimana, dipendevamo, ma co n i cui comandi (ed anche con quelli dei loro reggimenti) iJ nostro anomalo e p iccolo battaglio ne non ebbe pra ticamente mai contatti ad un certo punto non comunicammo nemmeno p iU le perd ite battagl io ne: mi viene da ridere. Anche nel la documentaz ione ufficiale iJ suo appellativo è rimasto sempre quello, e come ta le co mpare nel riquadro che ne fissa la prese nza e l'ubicazione sulle carti ne ; ma, spesso, quel nome e quei riquadri non rnccoglievano, in linea , p iU di una quarant in a di uominj al comando di due sortotene nti ... forse è anche per questo ruo lo di turafalle che ci volevano bene e ci ammiravano tutti, bersaglieri, fanti, camicie nere; e quando si dava iJ caso di passare vicino ad una loro tenda ci scappava sempre una cucchiaiata di brodaglia calda ed una sorsata di liquore.»
«Come mai furono assegna te quattro medaglie d'argento tuue sullo ShendeJ j, mentre questo ciclo operarivo fu meno cruento e duro rispetto a quello precedente su i Trebeshines?»
«Ilo esposto nel mio libro qualche breve considerazione sull'argomento, rra le pagine 49 e 50. Gliele leggo, cosi rispondo esaurientemente alla sua domanda:
«" Le proposte di decoraz ioni per gli uomini del Cervino distintis i ndle azionj del primo mese di fronte furono inoltrate solo molto in ritardo dal maggiore Zanelli, angosciato dalla consapevolezza delle probabili in giustiz ie e sicure dimenticanze conseguenti la morte dd suo aiutante maggiore, sottotenente Astorri. Era anche impossibilitato a ricostruire i fatti avva lendosi delle testimonianze degli ufficiali supersti1i, orma i in congedo per motivi di studio Sgarbat i, al fronte russo Linci o ed in Montenegro io ... PiU che umaname nte compre nsib ile l'importanza, ai fini delle ricompense, del peso di fer ite, mutilazioni o mane Chi avrebbe mai potuto decretare ricompense ai rimasti per co lp i di mano pili da guerrig lia che da guerra, per resistere nel fango, per gelare, per crepare nella terra di nessuno senza l'ombra di un occhio importante a te st imonjare? Jo stesso ne ho una parte di co lpa; neUe tre settimane in cu i comandai il battaglione, non s i stesero relazioni, non si comunicaro no neppure le perdite, salvo quelle di cui venivano a conoscenza nelle loro tane i furieri, men che meno si pagarono deca ai soldati o mensili agli ufficiali. Si pensò aJ pane, aUe munizioni, ai teli per ripararsi, si invocarono (inutilmente) interventi di artiglieria, rinforz i di uomini. Alcuni supe rstit i del Cervino saranno visti combattere il 10 marzo sulla cresta dello Shendeli, e ci furono 3 medaglie d'argento e 2 di bronzo; riconoscimenti che devono intendersi lestimoniati a tutto il reparto, al quale avevano già dalO altrettanto valide prove di valore, come quelle merilevolissime ma ignorare di tanti compagni, sia morti che sopravvissuti."
«Ogni caduto costituisce un pezzo di storia che non poté raccon ta re, che non ha testimoni perché, nella maggior parte, i caduti del Cervino morirono da soli, come avviene sulle montagne.»
«Che cos'è a ncora oggi per Lei il Cervino?»
« T ante cose: un mondo di memorie, volt i e nomi di amici che mi riagganciano ad un passato che non è solo d i guerra. Con Eugenio Bochet, "Genio'', avevamo preso
per anni lo s tesso treno, t ra casa e scuola, e facevamo a gara a dar fas t idio alle ragazze nclle gallerie mentre l'altro, co n un temperino infi1ato nei commutatori, teneva la carrozza al buio. T ra i soldati, due erano miei compagni di scuola de.Ue deme nt ari , Augusto Far ina e Valentino Berguerand. Quan t i ricordj di tempi spe nsierat i! Ecco, anche questo ern iJ Cervino, roba fatta in casa E Astorri, un ragazzo superiore, colt o, raffinato, conosceva sei li ngue, generoso nelJ ' animo e nel comportamento , pronto a da re qualcosa a rutti se nza farlo pesare, se proprio non aveva niente e ra un sorriso. Quando moti, gli alpini Io p iansero come u n frarel lo ... E Lincio, il medico, in stancabile ... E poi affiorano ricordi di altro genere e scene magari insig nificanti ma indimenticabili, come quella coscia di pecora cbe ci aveva mandato il comando di settore e che mangiammo, una nollc freddissima , a bocconi infilati in punta alla baio netta, intorno ad un fuoco, o I.i borracc ia di miele, arr ivato. chissà come d all a base logist ica, che ci face mmo d u rare per pill giorni cou Sgarba t i e la conversaz io ne col tenente colo nnello Bottai, sf prop rio lui , il ministro de U'Educazione Naz ionale, presso il coma ndo del 9° reggimento de!Ja Ju/ia; cordiale, umanissimo, mi offri anche da bere ed i 116 pidocchi co nta t i in una sola operaz ione di bonifica sulla mia camicia, in un mo mento di pa usa su l Mctzgornnir e sensaz ioni, anche, che non si ca ncellano, co me un a profonda nostalgia di campane, un giorno: è slrano come dell'es istenza delle campane ci si accorga solo per rimp iangerle, quando manca no ... Che cos'è ancora oggi pe r mc il Cervino? Ecco, è anche questo, e ta nte al t re cose a ncora, queUe che mi vengo no fuori piU faci lmente la prima do me nica di lugli o di ogni anno , qu ando noi sopravvissu t i ci riu niamo ne Ua cappell asacrario al Breuil , a Cervinia, idealmente vicini a loro, ai nostri morti, e sembra per un momento che iJ tempo non sia passato . . . quasi mezzo secolo, pnre impossibile.»
Fiocco azzurro alla casenna « T esta/ochi»: rinasce il «Cervino»
Quand o il CS IR (Co rpo di Sp ed izi o ne It ali ano i n Ru ss i a) e ra entrat o in lin ea nell ' ag os t o 19 41 , ,o le sue tre di visi oni , Tori no, Pasu bio e 3° Celere, no n di spo neva no di nessun repar t o alpin o. Allo rch é l' ini zio dell ' au t unno co minci ò ad an ticip are le prime av visag lie di ciò che sarebbe stato l ' inve rn o in q uell e latit udini , il general e Me sse, co mand a nt e del co rpo d i spedi zio ne, r appresen t ò al co mand o supr e mo la necess ità di po t er dispo rr e di un r ep ar to alpino special e per co mpiti di pro nto inter vento , capac e q uindi di spostar si ed o perar e co n gli sc i su t e r reni per i quali que st o mezzo di tr aspo rto tr ovav a la sua coll ocaz ione o ttimale. L a Sc uola Mili t are di Al p ini smo di Aos ta fu incari ca t a pe rt a nto, in ot t o bre , di ri costituire al piu p res to poss ibile il b att ag li o ne sci at o ri Mo nte Cerv ino.
,o Il CSIR, dopo l'arrivo in Russia,1cartecirc al forzamento dei fiumi Dnestr , Bug, e ~;J:1 st:n:~ai~jad~;~~ii7r~rdi i~~z~:t\hi:~ i t~~~~n~r:f};'fi~: ~niit~br~~ct~ bi:;:; di novembre e la fine di dicembre, prese parte ad operazioni di assestamento e consolidamento del fronte e ad un ciclo difensivo invernale protrattosi sino al marzo 1942, ne.ll'ambi~k1~e!a?d1~~ r:i r:: 0~sS1l; e«~;~i:~;:x,dia1;~~a!:d~s~~~ t :U\~;i1~nat~I:;~~ ~l9;~ ~~n~~r~!j~ll: controffensiva redesca ndla sacca di J zium. Costituitasi in maggio 1'8• armata italiana, il 9 ~~n~°o ~:ec"on;;;i~!::adi ;~~s!: ~~~~~~;:~t:~~it{i~e~~ 0:iPfi ~~:~ad~:~~!!· ~~:1:: ne Sforzesca, Cosseria e Ravenna) ed al corpo d'armata alpino. l n rrecedenza , sin dal momento de i suo arr ivo in Russia, il CSlR era stato alle d ipen denze dc 1° gruppo corazzato tedesco Von KleUt, trasfo rmatosi dal 5 ot tobre 1941 in 1. armata corazzata.
Rispet to al Ceroino d'Albania, il personale proveniva da tutti i reggime nti alpini e non solo d ai battaglioni del 4°. Pi u di un terzo era volontario, mentre la rimanente quota era stata incorporata d'autor it à. C irca la loro pos iz ione familiare, è t empo di sfatare una leggenda circo lata in sistentemente per molti anni ed attribuita anche al primo Cervino, ma che non ha risco ntro nella realtà , e cioè che dovevano essere tutti scapo li. Non era vero , e data l a dif ficoltà, all'epoca, di reperire un numero piuuosto elevato di espert i sciatori (i n effetti, alcuni degli alp inj inco rp orat i sapevano starc i, sug li sci , ma n iente piU), il c riterio avre bbe finito per cos ti tu ire un ulteriore, ser io ostacolo nell' allestimento del reparto. Che poi in realtà la s tragran de maggioranza fosse fatta di scapo.li , spec ie fra le truppe, era piut tosto ovvio, dal momt-nto che si t rattava di uomini delle classi piu giov ani Ed u n discorso piu o meno analogo poteva essere fatto anche per gl i uffic iali, quando si te nga co nto che nel battaglione destinato al fronte rus so so lo tre erano gl i sposati in un organ ico nel q ual e figurava un solo ufficial e supe riore e due capitani , il resto essendo costi tui to, anche qu i, da g iova ni sub alter ni.
A comandare il Ceroino fu posto il tenente co lonnell o Mario D ' Adda, un piemontese di 46 anni , che aveva come a iutan te maggiore il sotto tenente Giuseppe De Antoni (questi rientrerà in Italia nel marzo 1942 per malattia ; gli subentrerà il tenente Lui gi Nocente, coma ndante del plo t one comando, che terrà i due incarichi fino a maggio , lascia ndo poi quest'ultim o al sottotene nte Car lo Vic e ntini , arr ivato al Ceroino in que ll o stesso me se), mentre la l' e la 2' compagnia furono messe rispettivamente agli ordini dei capitani Giuseppe Lamberti e Mario Bordone. La configuraz ione e la cons istenza organica del b attagli one riec hegg iavano piU o meno que lle c he gi à avevano cara tt er izzato il Ceroino d'Albania . All'atto d ell a parrenza per il fronte russo, fu aggreg ato al reparto il CAS (Ce nt ro Addestramento Sciatori) . Questo, cos tituito da 70 elementi (11 ufficiali, 12 sottuffic iali e 47 alpini) al co mando del t enente colonnello Augusto Gardini, aveva il comp it o di for mare ed istruire presso le divisioni di fanteria del CSIR pattuglie d i esploratori su sci, iniziativa c he non sembra sia poi stata messa in atto. Sin o all a fine di marzo 1942, infatti, il centro ve nne utilmente imp iegato anch'esso in servizi di perlustrazione e collegamento, rientra ndo poi in Italia nella prima decade di aprile per provvedere all'addestramento di un altro b at taglione sciatori, il Mon te Rosa, in fase di alles timento ad Ao sta. Alcuni uomini av rebbero però continuato a parte cipare alle operaz ioni belliche del Ceroino, rim anendo in forza a qu esto e seg uendone le sorti. In particolare, il III gruppo del CAS avre bbe parrecipato all 'azione di Olkowatka, e del ploto ne co man dato d al tene nt e Scalmana faceva parte il sergente Mario Rigoni Stern, autore fra i piu no ti della memorialistica alpina relativa all a se conda gue rra mondiale , che di questa attività di appoggio al Ceroino ha forni-
to a Viazzi precisi dettagli per quanto concerne gli appartenenti al gruppo. ' 1
Per guanto riguardava l 'equi paggiamento ed i materiali , questo secondo Ceroi110 partiva indubbiamente avvantaggiato rispetto al primo, dal momento che mentre questo, come abbiamo visto, aveva raggiunto il froote con una parte delle dotazioni previste essendo il grosso rimasto o alJa fase di studio od a quella di acquisizione, il battaglione destinato aHa Russia poteva fruire dei materiali che l'anno trascorso aveva reso possibile approvvigionare, con le opportune modifiche apportate attraverso l 'esper ienza fatta in Albania. Furono realizzate e distribuite (ma solo nel di cembre 1942) lunghe mantelline bianche che mascheravano in modo completo lo sciatore disteso su lla neve, g iubbotti senza maniche foderati alJ'interno di pelo d 'agne llo , che si potevano ind ossare sotto le g iacche a vento , doppia dotazione di gua nti con diversa funzionalità (quelli felpati, con le dita, da impiegarsi durante il manegg io delle arm i, ed un tipo a manopola accessor iato con sopraguanti impermeabili, da usarsi per una maggiore protezione nei casi di sensib ile abbassamento della temperatura). Agli ormai famos i scarpo ni Vibram furono aggiunte pedule da riposo di tela impermeab iliz zata e con suo le di morbido cuoio sintetico, alte sino a metà gamba e foderate all 'interno co n pelo di agnello. " Anche l'autoparco , rispetto all'altro reparto, era stato potenziare, compren dendo 10 autocarrette e 10 camion SPA 38 (solo dalJ'aprile del '42: erano giunti con una neocostituita compagnia armi d'accompagnamento>i inseriti con le salmerie, gli apparati radio, i portaordini ed i serviz i var i nel p lotone comando.
L ' armamento era lo stesso del Ceroino d'Albania, arricchito di una quarantina di mitra MAB (Moschetto Automatico Beretta) , distribuiti ag li ufficiali ed ai sottufficiali preposti ad incar ichi particolari ed affidat i anche ai componenti dell e pattuglie che uscivano in perlustrazione; in piU, rispetto al primo Ceroino, ciascuna delle due compagnie dispo neva di una squadra mitraglier i . La caratterizzazione «d'assaho>> che si intendeva far assumere al battaglione era sottolineata dalJa dotazione de l pugnale (che, fra l'altro, sost itui va validamente la baionetta, che era quella fissa del moschetto '91 ad esso incernierata , di scarsissi ma efficacia in tutti gli altri casi per i quali una baionetta è anche adoperata: come utensile, per uccidere un animale, per forzare un contenitore , ecc .), con relativo addestramento all ' uso , a tutti gli uomini, e dal punto di vista tattico si sostanz iava - ed anche questo rappresentava un progresso rispetto all'altro Cero in o - in un periodo di adde-
JI V1AZZ1, L., op. cii., p. 280. che a 5 ~c~r:eaJfa 3 f~~;dj• I3{f2,c:~d~ 1 ~~ 0 vir~~J~~:~:fi~:;t;;, 0 t:t~~c::a~~i del CS IR disponevano, s{, di una dotazione completa di indument i invernali ma limitata alla sola al.iquota delle sentinelle , pauuglie e vedette ed a tuni quegli uomini che , per varie circostanze, do veva no maggiormente esporsi alle intemperie. (Le operazioni delle unità italiane al fronte msso 19-ll- 1943, Roma, USSME, 1977, p. 152 .)
stramento specifico alla guerra di pattuglia, ai colpi di mano ed alle incursioni svo lto nella zona di Pila, poco sopra Aosta.
La sera del 13 gennaio 1942 , la stessa data nella quale il battaglione era partito un anno prima per l 'Albania, muoveva dal capoluogo valdostano una lunga tradotta il cui viaggio , nella fase ini ziale, fu un po' a singhiozzo per dar modo ai ritardatari di raggiungerla. Si trattava di alpini che nelle ore di libertà concesse prima della partenza s'erano dati alla bella vita ed erano rientrati in caserma oltre l' orario stabiUto; dopo la strig liata di prammatica, venivano caricati su automezzi che inseguivano la tradotta. A Chivasso, inoltre, il convoglio dovette fermarsi per forza, perché i.I padre del caporalmaggiore Eligio Arobbio, giunto dalla provincia di Asti con una damigiana di vino ed una cassetta di polli arrosto da regalare al figlio ed ai suoi amici, aveva minacciato i] capostazione di mettere il carro con i buoi di traverso sui binari se non gli avesse fermato il treno per dargli la possibilità di salutare il figlio. Forse presagiva, chissà, che non lo avrebbe piu rivisto; Eligio sare bbe infatti caduto a Klinovoj quattro mesi dopo , il 18 maggio.
Il viaggio fu molto piu lungo del previsto, per tutta una serie di circostanze connesse a problemi tecnici (il gelo, già durante iJ percorso attrave rso la Germania, aveva danneggiato le ruote di numerosi carri cost ringendo ad una lunga sos ta per le riparazioni) e di traffico ferroviario, particolarmente denso su quella linea lun go la quale affluivano uom ini e rifornimenti per il fronte orie ntale. Il ritmo del treno cullava nostalgie, attese, perplessità. Adusi ad altre misure e ad altri punti di riferimento, gli alpini, una volta la tradotta entrata in terra di Russia, guardavano attoniti quel deserto di neve piatto ed immobile dove per ore, per giorni, non compariva una casa, un albero, un uomo.
Iso lat o e spe rduto, og ni tanto l'occhio trovava qualche pumo d'appoggio in solitarie ruote a pala, simili a quelle dei mulini a vento; immobiH anch'esse , protendevano le scarne braccia verso la terra ed il cie1o come a chiedere pietà per quel loro abbandono. » H
Giunto il 18 febbraio a Dnepropetrowsk, il Cervino ebbe il suo primo caduto in terra di Russia, in una circostanza decisamente sfortunata e beffarda. Alla staz ione , iJ sottotenente Alberto Bruno della 1' compagnia era sceso con quattro soldati per effettuare un prelevamento viveri ed essendo la tradotta ripartita all 'improvviso , avevano preso posto su un treno tedesco che avrebbe proseguito di lf a poco nella s tessa direzione. Nel corso della notte la linea ferroviaria veniva bombardata da aere.i russi in corrispondenza di KriSino , ed una scheggia co lpiva al cuore l'uffi ciale che stava tranquillamente riposando nel proprio sacco a pelo. Secondo quanto riferito dal Faldella, i quattro alpini, essendosi i tedeschi rifiutati di trasportare con il treno la salma
, G., Centomila gavette di ghiaccio, Milano , Mur sia , 1963, p.
del sottotenente, costruirono una slitta, ve lo caricarono sopra ed a piedi raggiun sero Jassinowataja dove il povero Bruno fu sepolto alla presenza del battaglione in armi, in un tumulo sul quale venne posto uno sc i spezzato in due a forma di croce. s4
U Cervino rim ase a Ja ssino wataja sino alla fine di febbraio, impiegato in servizi di pattuglia con gli sci intorno all'abitato per controllare e contrastare l'attività di formazioni partigiane che svolgevano un 'intensa az ione di sabotaggio contro le autocolonne italo-t edesche , oltre che di collegamento informativo con i propri comandi dall ' altra parte delJe linee e di intimidazione terroristica nei con.fronti dei civili russi ritenuti colpevoli di collaborazionismo con gli occupanti. Il 2 marzo il battaglione fu inviato su camion a Nowo Gorlowka , poi a piedi («per via ordinaria» come si dkeva) a Rikowo e di lf si trasferf con g.li sci a Ploskij , nel settore della divisione Pasubio, a dispos i zione del comando del CSIR .
U batte sim o del fuoco del Cerv ino in Russia aveva lu ogo il 24 marzo 1942. Nel mese di febbraio, i sovietici avevano attivato un vivace e costante atteggiamento aggressivo in diversi settori del fronte tenuto dal CSIR, effettuando continue azioni di so ndaggio sulla linea dife sa dalle truppe italiane; ma anche da parte del CSIR non si era rimasti inattivi, e nel medesimo temp o in cui le unità sv iluppavano ininterrot· te azioni esplorative, venivano portati alcuni attacchi locali con il pro.. posito di provocare la reazione nemica, costringer la a rivelarsi , accertarne la consistenza e tenere imp egnate al massimo le forze che fron .. tegg iavano le nostre posizioni. Di tali azioni la p.iU im porrante fu que] .. la attuata nei settor i delle divisioni Posubio e Torino il 22 marzo, contemporaneamente ad operazioni analoghe dei corpi d'armata tedeschi XV e XLIX, per evitare che i rus si alimentassero i loro attacchi nella zona d.i Jzium con forze de.i settori non impe gnat i . Si trattò di un 'ape· razione offensiva combinata delle due divisioni contro il caposaldo di Olkovatka , eseguita allo scopo di dare al nemico la netta se nsazione di una reale mjnaccia verso tale localit à e per catturare armi e prigionieri. L'ordine di operazione prevedeva che la Posubio impiega sse nell'azione il battagHone Monte Ceroino , rinforzat o da una compagnia mor· tai da 81, da due plotoni mitraglieri dell'80 ° fanteria e da e lementi esp loranti del 79 ° ed 80° fanteria con l'appoggio del III gruppo dell'8 ° artiglieria . La Torino doveva andare all'attacco col I battaglione dell'82 ° fanteria rinforzato da un plotone mortai da 81 e da un
FAuW.1..
1 edizio-
p lotone d a 47/32, con l'appoggio del II gruppo del 52 ° ar ti glieria. A llo scopo di assicurare il coordinamento delle due az ioni, il Ceroino doveva attaccare di sorpresa aUe pr ime luci dell' aJba, e cioè non pr ima delle 5; no n appena manifestatasi la reazione avversari a, la Torino dove.va b attere per 10' col fuoco delle sue armi l'abitato di Olkova tka e quindi iniziare l'attacco co n l'appoggio della propri a artigli eri a . Anché la n o stra av iaz ione doveva effettuare , non pit'.i tardi delle 7 , lo spezzonamento ed il mitragliamento a massa dell ' abi t ato e di eventuali forze nemiche in affluenza. Secondo la relazione ufficiale " l ' operazio ne s i svolse secondo le modalità e nei tempi previsti e con il raggiungimento degli sco pi che l ' avevano promossa. Ma il Cervino aveva pagato caro il fat t o di d over andare all'attacco senza essere prote tt o alme n o dal fuoco di una mitragliatrice pe sa nt e.
Faceva un freddo can e, in q uella livida alba; temperatura: - 32 ° . Il terreno sul quale si doveva operare era cosparso di un gran n ume ro di avva ll amenti, le «balke», entro i quali era molto facile smarrire l'orientamento, con un unico punto di riferimen t o rappresentato da un p alo solitario , s perduto nella steppa a li ve ll o della q. 278. Messasi in movimento con gli se.i , la 2a compagnia si era venuta a trovare all ' imp rovviso in mezzo alla rete dei capi saldi de ll a linea sovietica, si ste m a ta in conrropendenza , esposta ad un intenso fuoco di mortai e mitragliat rici ed impossibilitata a muoversi. La sorpresa, ormai , era venuta meno, ma l 'ordine era di pe rsistere nell ' azione , il che fu fatto co n l'ausilio delle so le bombe a mano dal momento che moschetti e fucili mitraglia t ori , questi ultimi in particolare , si erano nella gran maggioranza i nceppati per effetto della temperatura cosf bassa. II te mpo passava , e la situaz ione stava diventando insostenibile, aggravata da una manovra aggirante su l fianco s ini stro che j russi stava no per ini ziare. A sblocca rla, du e felici inizia tive : la decisione del comandante della 1' co mpagnia di far int erve nire il su o repar t o allo scopo di van ifi care su l n ascere l' intent o nemico, e quella del maresciallo Gualdi, del Centro Addestramento Sc ia tori, di fars i impre stare una mitragliatrice pesante da uno dei due plotoni mitragli er i dell'80 ° fanter ia , riusce nd o con ques t a a proteggere il r ipi egamento della 2 ' compagnia sulla linea di p artenza.
Il Ce11Jino aveva la scia t o su l terreno una mezza dozzina di morti e d olt r e u na decina di fer i ti, men tre pill di una trentina di uomini rie ntrava a Rikowo con sintomi di congelamento do vuti al la prolungata sosta forzata sull a neve e sul ghiaccio . Tra i caduti , quel tenente Liv io Carboni che abbiamo già incontrato sul fronte greco-alban ese, des tinato a prendere il coman d o sullo Shendeli dei 14 elementi che ra ppresentavano ciò che restava de lJa 1 a compagni a; aveva fatto di tu tto per far parte anche del secondo Ceroino , rammaricato di e ssere ar riva t o al pr im o quando iJ reparto aveva già v issuto, in Albania , i
" Le ope ra11on i delle unità ita liane a/ f ronte nmo (1 94 1- 194 )), cil ., pp . 169 -170 .
suoi giorni pili epici, ed in questa circostanza aveva chiesto insistentemente il comando di un plotone, nonostante il suo incarico del momento presso il battaglione lo esonerasse da compiti operativi. Durante l'azione , visto cadere un alpino , si era lanciato in suo soccorso ed era stato colpito a morte , circostanza analoga a queUa nella quale aveva perso la vita l ' alpino Guido Berton che, accortosi che il tenente Giu se ppe Biasi era gravemente ferito , si era diretto verso di lui riuscendo a raggiungerlo nonostante venisse colpito a piU riprese, e spirando , infine , accasciato ai suoi piedi. Si ripeteva, in forma pressoché analoga, l'e pisodio deU'alpino Bonini sul Trebeshines di circa un anno pr i ma, ed anche in ques t o caso una decorazione al valer militare (medaglia d'argento) veniva a sottolineare questa ennesima manifestazione di generosità ed altrui smo.
« Dio del cielo Signore delle cime un nostro amico hai chiesto alla montagna. Noi Ti preghiamo su nel Paradiso lascialo andare per le Tue montagne.»
li combattimento di Olkovatka , a prescindere dalla propria intrinseca, re l ativa modestia, trasse la sua rilevanza, o ltre che dall 'av er rappre se ntato il battesimo del fuoco del Cervino in Russ i a, anche e soprattutto dal fatto che costituf l'elemento determinante per procedere a dotare il battaglione d i quella adeguata copertura di fuoco de Ua quale non era piU pensabile potesse ri manere pr ivo. In una ventina di giorni, ad Aosta, fu costituita l'80a compagnia armi d'accompagnamento del battaglione sciatori Monte Cervino , al comando del capi tano Egidio Bias i, artico lata su d ue plotoni mortai da 81 con quattro armi , comandati dal tenente Enrico Mer lini e dal sottotenente Giuseppe Modigliani , due plotoni anticarro con quattro cannoni da 47/32, ' 6 al comando dei so ttotenenti Francesco Audino e Lu igi Grigato e due plotoni mitraglier i i cu i comandanti erano i sottotene n ti Francesco Caruso e Giampiero Marini, mentre il sottotenente Mario Vigliero era preposto al servizio sa n itario. 57 Era una compagnia un po' particolare ,
Mi li cannone legge ro da 47/32 (soprannominato ~elefantino•), controcarro e da accompagnamento, era privo di scudi protettivi e la sua mobilità in zona di combattimen to era assicurata soltanto dal traino dei serven ti o dal trasporto a braccia . Aveva una gittata massima di 3.500 m, e lanciava g ranat e capaci di perforare ad una distanza di 500 m pias tre d'acciaio deUo spesso re di 43 mm con impat to normale, cioè con un angolo di incid enza di 90 ° , oppu re piastre d'acciaio di 32 mm con impatto di 60 ° Si tenga conto che il ca rro armato russo di piU largo impiego , il T 34 da 26 tonneUate, armato di un pezzo da 76 e due mitragliatr ici, aveva una corazzatura in torretta e suUo scafo, nelle parti maggiormente espos te al tiro avversario , di 45 mm (Le operazioni delle unità italiane a/fronte nmo, cit. , pp. 78-79.)
'1 Organico ricos1ruito dal dott. Carlo Vicentini, già comandan te d el plotone comando de l Cervino
per quanto concerneva la provenienza dei suo i orga nici , dal momento che la maggior parte degli uomini, ancorché tutti esperti sci atori, non erano vo lontari, ma destinati d'autorità a1 reparto con motivazioni varie, non escluso in qualche caso il desiderio , da parte dei rispettivi comandanti, di liberarsi di elementi alquanto scomodi su l piano comportamentale e quindi di non facile gestione . Inoltre i reparti alpini non avevano mai avuto in dotazione, sino a quel momento, cannoni anticarro, e pertanto si era reso necessario trasferire alla compagnia dei militati della Guardia alla Frontiera che fossero già addestrati quanto meno al puntamento. ' 8 Un capito lo del tutto a parte , poi , costituivano gli autieri degli autocarri SPA 38, tutti provenienti dal Genio e pertanto assolutamente lontani dalla mentalità e dall 'a mbiente tipici delle unità alpine. Partita il 14 aprile da Aosta , 1'80' compagnia raggiungeva il 24 il Cervino su l fronte russo nella zona di Krisino, portando cosi l 'o rganico del battaglione ben oltre i 400 uomini.
Verso la metà di aprile, lo sforzo offens ivo sovietico nella sacca cli Jzium si era ormai esaurito, e da parte germanica si dava impulso alla preparazione della grande offensiva per l 'eliminazione della sacca stessa. In questo ambito, il comando della 1 a armata corazzata tedesca chiedeva al comando del CS1R che gli fosse messo a disposizione un co ntingente di truppe di un certo livello da inserire all'ala sini stra del III corpo corazzato, nella zona del fiume Samara fra Lugovoj e Bascilowo. Fra esse , il comando del CSIR designava il battaglione sciatori Monte Cervino, rinforzato da una compagnia armi d'accompagnamento e da due plotoni di formazione composti da artigli eri, dalla 1' compag nia bersaglieri motociclisti, dalla 3' compagnia del LII battaglione mortai e dalla compagnia lanciafiamme del battaglione chimico; i suddetti reparti andavano ad aggiungersi al gruppo tatt ico formato il 28 febbraio con il reggimento Lancieri di Novara ed il III gruppo carri veloc i San Giorgio appiedato, già in zona, che si trasformava cosf in raggruppamento tattico Barbò dal nome del colonnello comandante del regg imento Savoia Cavalleria che ne era stato messo a capo. ' 9
In quella primavera del 1942 le piste, a causa del disgelo, si erano trasformate in pantani fangosi che bloccavano il transito degli automezzi e dei carriaggi. U Ceroino riusd a raggiungere la zona d ' impiego a piedi, trasportando a spalla armi, munizioni e viveri, sopravanzando rutt i gli altri reparti che erano rimasti impantanati a metà strada . Il bre :;t~ ~~a:i~aebl!: ~;t~n~}fr~i!~~~ e::11~~)~:~v:~a 0 deÌ 1;J\~\:~ersd~1iaf~~: era quello di affrancare le Grandi Unità operative dai compiti della difesa statica in corrispo ndenza dei confini nazionali (e di quelli libici con Egitto e Tunisia), ed era articolato in «settor i. di copert~ra.* a loro voha distinti in ol($0ttosettori », questi in ,j(capisaldi» e questi anco ra m ,j(pos taz1om ». " U raggruppamento tattico Barbò comprendeva 71 ufficiali e 1.614 tra sottuff iciali, graduati e truppa, con una dotazione complessiva di 83 fucili mitragliatori, 16 mitragliatrici, 6 mortai da 81 e 6 cannoni da 47/32 (Le operazioni delle unità italiane al fronte rtmo, c it. , p . 173). Si veda anche Trotto , galoppo ... caricai! di G. Vitali, Milano, Mursia, 1985.
25 aprile il battaglio ne era ad Alexanclrowka, il 27 a Woroscilowo, e fu in que st 'ultima località che, nel corso della notte, alcuni elementi delle salm er ie della 2a compag nia , i quali erano rimasti alquanto distanziati durante la marcia dal resto della colonna, vennero fatti oggetto di un'imboscata da parre di un reparto russo con uccisione di alcuni uomini e la cattura d i altri, fra cui il dirigente del serviz io sanita ri o della compagnia, sottot enen te medico Enr ico Reginato. 60 I g ior ni trascorsi sull e r iv e del Samara f urono caratterizzat i dal costante pericolo del «c ecchinaggio » attuato dai r ussi at tr averso fucili di precisione sist emati sugli alber i, anche a distanza di parecchie cent in aia di metri, e puntati in permanenza sui passaggi o b b li gati; erano poi collegati a speciali congeg ni che co nse nti va no di sparate all ' im provviso, anc he durante la notte. No n pochi furono i fe ri t i , alcuni grav i , la maggior parte dei quali sorpr esi allo scopert o nei pressi delle posizioni sull e rive del fiume. In tensa, in quel periodo, l'a ttività di pa ttug li e, alla quale si aggiungeva no, aj nostri danni , le inf ilt raz ioni di partigiani con compiti d i sabotagg io (special mente presi di mira i collegamenti telefonici) e di mantenimento della tensione e del logorio nervoso.
«Rasvietàlie jàblani i g1'Usci», fiorivano i pioppi e i peri, diceva una s t rofa di Katiuscia, l a canzone piu diffusa allora, una spec ie di Liii Marleen russa, ma, anche se fosse sta t o vero, non ci sarebbe stato il tempo d i accorgerse ne.
Baionetta in canna a Klinovoj
li 18 magg io entrava in az ione il raggrup[amento tatt ico Barbò , il cui comp ito era di occupare le dorsali di Ma R as t o l, K jjnovo j, Ivanowka facendo perno a sinistra sulla posizione di Lu govoj, dove doveva essete assicurata la saldatura con la 20' divisione romena . Nelle sue Linee ge ne rali, il co mbattimento è cosi d escr itto nella relazione ufficiale: 61
«Per l'azione , il raggruppamento fu ri nforzato dal battaglione di formazione Kaus, delJa forza comp less iva di 240 uom ini il quale, ins ieme con un altro battagli one tedesco, ne cos riruf l' ala marciante con obiettivo l'occupazione del costone di Mal Rastol. l due battaglioni germanici, il mattino del 18, avanzarono risolutamente verso il nemi-
60 Enrico Reginato sarebbe rientrato in Itali a solo nel t 9,4, insieme ad un'altra decina di ufficiali trattenuti arbitrariamente in prigionia dai russi sino a qucU'epoca in quanto accusali di •crimini» del tutlo pretestuosi cd infondati, che sarebbero stati commessi in zone ~~v~:i~l::i~r~!~~;;:~~rl~n~:Jidir~~~i~~ia
di vista etico e spirirnale, per la dignità con la quale seppe affrontare le pesanti prove fisiche e mora li alle quali fu sottopos to con i commilitoni, sia dal punto di vista professionale , per !:a~~:8c'iti0 ~i:i~~:tr ~~i!7i s! ~;::~òn:i;r:oa:r~~a~li:zjd~~:g~ti;al:r :Jt::;~ !~~ail rientro daria prigionia continuò la carriera militare raggiungendo il grado di gene rale in ser· vizio a11ivo e ricoprendo, fra gli altri incarichi, quello di dire11ore della Scuola di Sanità Milìtare dell 'Esercito. È dec eduto a Treviso nel magg io 199 0. •• Le operazio'1i delle unità italiane al fronte rnsso, cit., pp . 174-175.
co, ma il loro impegno portò so lo a risultati parziali perché la nutrita reazione dei dife nsori impedl la conquista deU'abitato di Ma1 Rastol.
« In colJaborazione con tali unità, come colonna di centro, agivano il battaglione alpini MonJe Ceroino e la compagnia bersaglieri i quali, superate di s lancio le resistenze che gli avversari opponevano suUe posiz ioni avanzate di q. L69, entrarono combattendo nell'abitato di Klinovoj dd quale si impadronivano all'arma bianca.
«Senonché, quando il loro attacco aveva superato l ' abitato ed investiva un'altra quota che costituiva l'ultimo obiettivo della giornata, i sovietici tornavano all'attacco co n forze preponderanti valutate a quattro battagli oni, minacdando di avviluppamento, da due diversi punti, alpini e bersaglieri. Non restava ai nostri reparti che retrocedere ord ina tamente su ll e posizioni di partenza.
« I russ i tentarono di ampl iare il loro successo ma, battuti daJ violento tiro delle artiglierie, erano conreni a loro volta a ripiegare.
«Nonostante che gli abitati di Mal Ra stol e Klinovoj fossero rimasti in mano sovie tica, il consunt iv o della giornata poteva dirsi favorevo le ai reparti ital ian i, a nche: nell'interesse complessivo dell'azione in quel settore, poiché forze: minime avevano tenuto impegnati cospicui contingenti nemici , distogli en d oli dall'esercitare una seria pressione con tro il fianco di un'altra unirà tedesca [la 11 divisione alp in a).»
Nel quadro di una de scr izione piu particolareggiata, il villaggio di Klinovoj ed i suo i immediati dintorni costituivano la base di reparti russi che attaccavano continuamente le linee dj rifornimento di una co lonna motocorazzata tedesca che si stava muovendo ve locemente aJ. l'interno della sacca di Jzium. Il compito di «bonif icare• la zona era que llo pitl spec ificamente assegnato al Cervino, quaJe reparto di pronto intervento. Per raggiungere l 'ab itato si doveva partire dai paraggi di Brod i, in corrispondenza di una piccola altura folta di boscherti, disce ndere per un costone molto esposto , valicare il Samara e risalire per una vasta e desolata terrazza completamente battuta dal tiro nemko. Pur tropp o, data l'urgenza, l' azione dovette essere preparata piuttosto frettolosamente, e so lo per poco non si tramut ò in un d isastro. La nar. raz ion e che ne fa Viazzi nel suo libro, frutto di una serie di test imonianze dir ette da parte di alcuni dei protagonisti, rende bene lo svo lgers i dei fatt i e mette in luce qualche aspetto che certamente non è rinvenib ile nei resoconti ufficiali:
« 11 battaglione giunse a Brodj a!Je ore 3 del 18 maggio e l'ordine di attacco venne tras messo via radjo alle 4,45. Un quarto d'ora dopo il ten. col. D'Adda faceva uscire la prima ondata di assalrncori
La sconfinata distesa stepposa di circa 3.4 km era disseminata di buche nelle quali si celavano postazioni di mitragliatrici c:he ebbero buon gioco sugli alpini che avanzava no aJlo scoperto.
« L'inconveniente piU grave era dato daJ fatto che l'autocolonna trasportante le muniz ioni, avendo dovuto percorrere un tragitto pili lungo di quello comp iuto dagli aJpini, era g iunta a 3 km da Brodj con notevole ritardo.»
Fu a questo punto che si commise un errore piuttosto grossolano a livello comando di battaglione, adottando una so lu zione che avrebbe messo in notevole cris i le compagnie nel corso del combattimento. La base per il rifornimento delle munizioni ve nne infatti allestita a 3 km d alla linea d'attacco, nella piccola pineta di cui s'è detto, ed il traspor-
to delle cassette in linea sarebbe avvenuto con mezzi di fortuna e cc non poche difficoltà, dato il tragitto troppo lungo. Le dotazioni indiv duali degli alpini , una volta che questi iniziarono l ' attacco, furono r pidamente consumate. Anche nei coll egamenti si appalesarono caren: e confusioni, penalizzando graveme nte il supporto di fuoco dell'art glieria tedesca nei confronti della quale l'ufficial e preposto alla tr smissione delle relative richieste non riusciva, o non era in grado, < assolvere al suo compito; né potevano porvi rimedio i portaordini , d momento che il terreno era del tutto allo scoperto e battuto violent, mente dalle armi automatiche russe.
D 'Ad da , accortosi che tra la l" e la 2• compagnia, a causa di u eccessivo allargamento di questa sulJa sinistra, si stava creando una S< lu zione di cont inuit à entro la quale avrebbe potuto infiltrar si il nem co, stabiH di impartire nuove disposizioni circa la direttrice d'attacc< Non potendo inviare un portaordini per l'inevitabile ritardo con quale sarebbero pervenute le sue direttive , fece sparare qualche colp di mortaio nei pressi della 2a compagnia in modo da attirarne l'atte1 zio ne. Colti di sorpresa dal fuoco che proveniva dalla direzione arnie , gli alpini volsero il capo verso di essa , e videro le braccia di D' Add che si agitavano per indicare loro la nuova direzione d'attacco. Qua che scheggia aveva colpito, se pur senza gravi danni , alcuni uornin ed il comandante di battaglione si ebbe una adeguata dose di ingiuri, Nel frattempo il capitano Lamberti, rimasta la 1• compagnia priva e munizioni propr io nel momento culminante dell 'a ttacco a Klinovoj, l condusse all'assalto alla maniera carsica, baionetta in canna e lancio e bombe a mano. La vittoriosa mischia a ridosso dei ricoveri blinda i che davano corpo al munito caposaldo , fu breve ma furiosa , e Lambe1 ti, ancora molti anni dopo , ricostruendone a Viazzi le fasi, aveva vivit sima alla mente la violenza del combattimento.
Ma i russi mossero poco dopo alla riconquista dell'importante pos: zio ne, con quattro (e forse piu) battaglioni di fanteria ed alcuni squ, droni di cavalleria cosacca. Sia perché carente di munizioni e di rinc aJ zi, sia per evitare l'accerchiamento del paese come sembrava chiar fosse nelle intenzioni nemiche, la 1 a compagnia era costretta al ripit gamento protetta dal fuoco del plotone mortai del tenente Modigliar. che era stato provvidenzialmente inviato a copertura. 62
Il combattimento, protrattosi sin verso le 12,30 per debellare alcu ni elementi russi che avevano preso posizione negli immediati dintorn di Brodj, si era svo lt o sotto un so le cocente, con una temperatura to1 rida, ed era costato al Cervino 15 morti, tra cui due ufficiali, i sottote nenti Frascoli e Audino , e 45 feriti, due dei quali ufficiali. " Tre giot
62 VIAZZI , L., op. cit., pp . 150·152.
6l Uno di essi era il sot totenente medico Domenico Linci o, che anche nel Cervino ( Russia come in quello d'Albania, continuava a disimpegnare le funzioni di dirigente del sei vizio sanitario della 1• compagnia, distinguendosi sempre per le brillanti doti umane e pr< fessionali La ferita riportata a Klinovoj aveva comporta to , per la sua entità , il rimpatri
ni dopo, giunse al battaglione l'ordine di ripetere l 'az ione per la conquista di Klinovoj, ma - ogni tanto le co se andavano anche per il verso g iusto - que sta vo lta non era necessario mettere mano alle armi, perc hé i russ i aveva no sgombera to le posi zioni tanto accanitamente difese, e gli uomini del Ceroino poterono entrare in tutta tranquillità nel vilJaggio cosf come in quelli success ivi di Rias s noj ed Andriewka .' Non erano mancati gli episodi di valore . L ' alpin o Domenico Caspani, ferito, non aveva volut o ripiegare se nza portarsi di e tro sulle spa ll e la salma del sottote nente Vitaliano Frasco li , di cui era anche l'attendente , e si era fatto piU di due chiJometr i di corsa, fermandos i og ni tanto , dopo aver delicatam ente depo sto a terra il cadavere di Frasc oli, a riprendere fiato ed a sparare qualche colpo per ritardare il ritmo dei rus si c he lo caJJonavano d a presso. Poi , pe rò, e ra stato costretto ad ab band on are il corpo dell 'ufficia le , perché proprio non ce la face va pili , avendo cura di deporlo in un lu ogo riparato e rien trando quindi nelle nostre line e. Ma 1a sera success iva ne era u scito , era andato a recuperare Ja salma e subito dopo s' era ancora inoltrato nella «terra di ne ss uno », per ce rcar e di recuperare il suo cappello alpino che avev a per so durante 1a corsa del g ior no prima e che, perdio, dove va asso lutamente ritrovare. Altri due alpini , che con un fucil e mitragliato re s'e rano venuti a trovare in pos iz ione troppo avanzata e non avev ano fatto in tempo , mentre i russi avanzavano, a ricong iun ge rsi con il res to del reparto in ripiegamento , avevano tenuto testa per due giorni e due notti a quanti cercav ano di averne la meglio (una specie di ass al to indiano alla fattoria), il tutto dosando opportunamente i 300 co lpi dell ' unica cassetta di munizioni di cui erano rima s ti in possesso. Ness uno sperava ormai pili di rivederli , quando , invece, fecero rientro alla base.
L ' alpin o Alberto Char lin , impegnato si so tto il fuoco nemico a rec uperare una casse tt a di caricatori per fucile mitrag li atore, riuscf a trasc inarla s in o alla sua postazione nono stante fosse stato gravemente fe. ri to all e gambe; il caporalmaggi ore Enr ico De Gior gi e l 'a lpin o Pie tro Mo ndinelli aveva no occupato da soli una trincea difesa da 14 russi. O ltre c he con le armi , qualcuno aveva fatto fuori i russi anche con le ma ni. Era il caso, ad ese mpio , dell'alpino Giuseppe Agliati che, visto un prigioniero mongolo , il quale era stato adib it o al tra sporto di una bare lla con un ferito grave , lasciarla cadere pesantemente a terra se nza alcu n riguardo per il trasportato , lo colpf con un diretto al mento cosf ben portato - e non poteva essere altrimenti, dal mo mento che « da
dell' ufficiale , che però aveva fatto l'impossibile per ricnlrare al piU presto al reparto, e vi era tornato appena in tempo per prendere parte ai combattimenti che si sare bbero svolti da metà dicembre 1942 s ino a tutt a la ritirata conclusasi alla fine di gennaio 1943. Nel corso ~:. 11 dl~eudicb~~~a::J1~en~uc~~~Vd\tg~:~==~1a~~~~Sa::bbedJ:~~~od!,:; doc;;'l,~iafi~~ars:11~ guerra, a segu ito di una cardiopatia conseg uente alle dure fatiche soste nute sui due fronti di guerra.
borghese» praticava il pugilato nella ca te gori a medio-massimi - da r isultarne un k.o. mortaJe .
Il combattimento di Klino vo j avev a ri vest it o non poca importa n za anche per il magazzino viveri d e l Cervino. Un branco di cavalli degli squadroni di cavaller ia cosacca, infatti , disperso in uno dei tanti avvallame nti , era stato recuperato dagli alpini che, per alcuni giorni, li aveva no utilizzati per il t raspor t o degli zaini e del materiale /ìi u ingombrante . Allorch é però il battaglio ne d ovette trasferirsi ne e retro vie per un pe riod o d.i quarantena conseguente all'insorgenza di a lcuni cas i di tifo petecchiale, i cav alli , che certame nte non avrebbero potuto continuare a far parte dell ' organico di un battaglione sci ator i, furo no oculat amen te impiegati come merce di sca mbi o con i contadini delJa zo na, e ne ve nne fuori un controvalore in polli, conigli , maiali ed alt ri gen e ri alimentari tal e da garantire un ricco suppl eme nto rancio per almen o un paio di mesi. L 'organizzatore prin c ip ale di tutta que sta oper azio ne di baratto era stato l 'alpin o Vener io Cauda, un albese dalle notevoli capaci tà commerciali; ritroveremo il suo nome nel.le giornate dj Ro ssosch , quando dimostrerà dj aver ne altrettante quale caccia t ore dj carri. 64
D al 19 giugn o, termine del periodo di quarantena, al 18 agos t o il Ceroino trascorse un pajo d i mesi di tranquillit à, passando a metà lugli o alle dipendenze dirette del comando d ' armata e prendendo parte , con le tre divisioni del CSIR Past1bio, Torino e Celere e co n la Sforzesca, g iu nt a dall'Italia fra le prime unità della neo-costituita ga armata, all e operazioni per la conqu ista del bac ino minerari o del Mius-Krasnyi Lut sc h ( 11 -20 lu gli o) co n compiti di rastrellamento. Tr a la fin e di lugli o e la metà di agosto tu t ta 1'8• armata italiana aveva completato la marci a di tr asferimento dal bacino del Donez all e sponde de l Don , tranne il corpo d 'armata alpino che, g iunto in Russia successivamente, s i s ar ebbe schierato sulle posi zioni assegnategli sul fiume tra la terza deca d e di se ttembr e (Julia e Cuneense) e la prima di novembre (Tridentina). " Il 20 agosto aveva iniz.io la prima battaglia difensiva del D o n, denominaz ione che comprende le operaz ioni condotte per tutta la seconda metà di que l mese dall'8" armata per opporsi all 'o ffensiva diretta
Tutti gli episodi riferiti sono riponati nel citato vo lume di Luciano Viazzi (I diavoli bianchi, pp. 152- 158) ed in E Faldella, op. cii ., voi. rn, Pf· 1394-1395 '' Sin dal novembre 1941 , in previsione dell'attacco a Caucaso e dell'inizio della grande marcia ad oriente che, attraverso Iran , lrak, Siria e Palestina avrebbe dovuto condurre ~~~)~!~,l:n~:l~nde~~x~srJ~iid~~~~!alibi~~~ l~~:~c~ri;:;;~~ !~!e~~~:oi:h~0 ~:~;~~ accolto con fa vore la presenza di divisioni alpine i1aliane nel settore Sud del fronte russo ~u~~·t::\~::zlc?~2~o~~~n~:~r:rs~~f! 1fs~r:, ~~::~:1:oa!t~~u~~e i~;ifi~=:n~,t~ 1 ~dd:s~r:':1/~1J~ ~t1~~r~i ,:~;i~:;~· ~e;:i.uc~:t;~:n:r ui~i~::1esi~ 0 ~f~~:;;t~;a egregio che è ampiamente no to, non at1enua la incongruità della decisione , attivata dai tedeschi ma supinamente avallata dal Comando Supremo italiano.
contro di essa dalla 63 a armata sovietica, in concomitanza con quella che la 21' conduceva sul fronte della 6' atmata tedesca, la grande unità schierata sul fianco destro di quella italiana, per cercare di impedirne il raggiungimento del Volga a Stalingrado. Nel cuore della notte, i russi passavano il Don ed investivano il settore pre sidiato dalla Sforzesca; il Cervino , con i cavalieri del Savoia e le camicie nere della Tagliamento ed alcuni reparti dell a divi sione Celere , era chiamato a dare il suo contributo per cercare di arginare l'attacco nemico. I reparti della Sforzesca che erano riusciti a disimpegnarsi, rinforzati da quelli accorsi in loro aiuto, erano stati radunati nei due capisaldi di Jagodnyi e Cebotarewski; questi venivano vio lentemente attaccati ma senza successo , ed anzi alcuni contrattacchi riuscivano ad alleggerire la pressione (nel loro contesto, propr io nella zo na di Cebotarewski, a SudOvest de l centro abitato di Isbusce nski , aveva luogo la famosa car ica del Savoia Cavalleria). Ma il 24 i russi reiteravano l'offensiva. 1 bersaglieri del 3 ° reggimento avevano difeso ad oltranza l' importante posizione di g. 187,1, facente patte del sistema difensivo diJagodnyi, ma e rano tutti caduti con le armi in pugno. Bisognava riprendere la quota, e . .. << avanti il Ceroino! »
Il 25 , giunti sulle posiz ioni che erano stare difese dai bersaglieri , ag li uomini del battaglione si presentò una scena che , da sola, deponev a per la tenacia con la quale i ragazzi del 3 ° s i erano battuti: nessuno di loro era piu in vita, tutti erano stati massacrati a colpi di baionetta, i serventi delle mitragliatrici avevano le mani ancora avvinghiate ai meccanismi di sparo delle armi ormai completamente scariche, e dav anti a loro erano ammonticchiati, uno sull'altro , i cadaveri dei russi. Ma non c ' era tempo di fermarsi , e solo con il cuore era possibile rivolgere un ideale « presentat'arm» in onore dei commilitoni col piumetta. Agli alpini si era intanto unito un altro , piccolo drappello di bersaglieri , ed insieme si mossero d'impeto verso la quota, avendo ragione a colpi di bombe a mano dell a resistenza degli occupanti.
Sulle posizioni di Jagodnyi il Cervino sarebbe rimasto per oltre un mese , sistemandosi opportunamente a dilesa in que s ta s pecie di cuneo nello schieramento nemico largo circa un chilometro e che, data appunto la sua forma, era stato subito denominato «il dito di Jagodnyi ». Anche la compagnia armi d'accompagnamento era schierata in linea, co n i suoi cannonj e mortaj; durante il giorno , l'artiglieria russa dedic ava particolare attenzione ai «cervinotti », alternandosi con salve di mortai, e proprio il comandante dell'80a compagnia , capitano Biasi , fu inve s tito in pieno da una granata mentre effettuava un ' ispezione ai s uoi pezzi, rimanendone ucciso . Oltre a presidiare la linea , gli uomini del battaglione erano impegnati a procurare viveri per integrare le raz ioni giornali e re ; queste, infatti, erano dimezzate in seguito all'ordine impartito dal comando del XXXV corpo d'armata di incendiare tutti i magazzini delle retrovie nel timore di pill vasti ripiegamenti, ed anc he la doviziosa scorta procurata con il baratto dei cavalli era ormai
esaurita da un pezzo. Furono quindi istituite delle vere e proprie squadre di «cercatori», che giravano per le isbe semidistrutte di Jagodnyi alJa ricerca , nei piccoH depositi sotterranei che ciascuna di esse aveva, seco ndo l'uso dei contadini russi, di cavoli, cetrioli, frumento , mais, patate; altri, invece, battevano la steppa alla caccia di cavalli dispersi e, se si era fortunati, poteva sca pparci fuori una bistecca accompagnata da un pastone che, con un po' di buona volontà , poteva rassomigJjare alla polenta.
Sempre a Jagodnyi, dal 25 agosto ai primi di ottobre, fu costituito un comando di settore a capo del quale venne messo il tenente colonnello D 'Adda, e, di conseguenza, il comando interinale del Ceroino fu assunto dal capitano Lamberti .
Nella stor ia del reparto, questo doveva costituire un momento importante perché, senza nul1a togliere a D 'A dda , è Lamberti l 'uomo nel quale piu compiutamente si è identificata l'esperienza di guerra del Cervino sul fronte russo, specie nei frangenti pill cruenti della secon da battaglia difensiva del Don che , iniziata I' 11 dicembre con la fase di logoramento, si sarebbe conclusa con lo sfondamento del nostro sc hieramento, l'accerchiamento del corpo d'armata alpino e la dura lotta dei resti di questo per forzare i confini della sacca nella quale erano sta ti rinchiusi dai russi nel genna io 1943. 66 Lamberti comandò effettivamente il Ceroino dalla fine di agosto , tenendo anche conto che D'Adda, rientrato in Itali a ai primi di novembre per un periodo di licenza originato da motivi famiHari, si sarebbe ricongiunto al battaglione solo alla fine di febbraio 1943 , quando ormai il peggio era passato. Ma anche prima, si può dire fin dalla vigilia della partenza del Cervino per la Russia, in seno al reparto aveva rivestito un ruolo tutto particolare , carismatico , senz'altro molto pili rilevante , agli occhi degli altri ufficiali e soprattutto della truppa, di quello del tenente colonnello D'Adda, che non si era esaurito solo sul piano dell'immagine ma si
116 Gli attacchi contro le tre divisioni del corpo d'armata aJpino erano iniziali tra il 16 1 r!Je:~h:idel~Ìv~~~; ~~j~la~a; !:hi:s:a:;:~irfa~:rd~s~;: d1:lbc~~s~~; d:n\~ tà che rischiava pertanto cli rimanere isolata. Nel contempo anche la 2 1 armata ungherese, disposta sul fianco sinistro, aveva ceduto , con il che si realizzava da parte sovietica un'ampia manovra a tenaglia nella cui branca meridionale si venivano a trovare racchiuse julia , Cuneense e Tridentina (le a1trt: divisioni di fanteria dell '8 1 armata italiana, contro le quaJi l' attacco russo si era sviluppato sin dalla metà di dicembre, avevano completato la loro ritirata ~!fk~~:a1~Jiit1 ~i q~~~Tiod1j~/i!1/t~::,,%~
c:n 4f·r:~td~J
Le diverse co lonne riusciro no a riunirsi, dopo vari combattimenti a Krawzowka ed a Scheljakino, in un'unica colonna a Ladomirowka il 22 gennaio. Nei giorni successivi il ripiegamento proseguiva combattendo , superando sbarramenti avversari composti da uuppc regolari e partigiane : Dechtjarnaja (23 gennaio), Nikitowka (26 gennaio), Nikolajewka (26 gennaio). li }O era raggiunta Bolsche Troizkoje, cd infine , il } I , Scebckino, dove la drammatica marcia aveva la sua prima sosta oltre la sacca cd i superstiti po tevano ricevere la prima som-
41 96 per la Tridentina.
era sostanziato in una presenza effettiva rressoché costante e determinante in tutti i fatti d' arme di rilievo de battaglione.
Piemontese della provincia di Cuneo, classe 1911, aveva trascorso i suoi periodi di servizio prima della guerra fra il battaglione Borgo San Da/mazzo del 2 ° reggimento alpini (il vecchio, leggendario d11i) e la Scuola Militare di Alpinismo, presso la quale svolgeva attività di istruttore di sc i e di tiro e che, soprattutto, gli dava modo di effettuare quell'intensa attività agonistica nei due settor i per la quale aveva ecce llenti attitudini. Faceva parte delle pattuglie sci-veloci della scuola, e con esse aveva partecipato a numerose competizioni militari internaz ionali . Proprio per questo suo particolare profilo gli era stato assegnato, allo scoppio della guerra nel giugno 1940, il comando del plotone mitraglieri della compagnia alpieri-ard.iri, 67 e con esso aveva preso parte alle operazioni sul fronte alpino occidentale contro i francesi. Dopo un periodo trascorso ancora alla Scuola di Alpinismo come comandante di compagnia di un corso allievi ufficiali di complemento e presso il 2 ° reggimento quale comandante della 17• compagnia del battaglione Dronero , era stato de stinato , con dieci dei suoi alpini, al battaglione Cervino. Non era un uomo facile; dal carattere spigoloso, assoluta mente restio ad og ni forma di compromesso, era caparbiamen· te disposto al pagamento di qualunque prezzo pur di non venir meno al proprio concetto di coerenza e di giustizia. Credeva in quello che faceva, concepiva l 'addestrame nto alla guerra di montagna come un qualcosa di estremamente ser io , una essenza di professionalità nella quale non c'era posto per pelandroni e scansafat iche, verso i quali era impietosamente severo. Era molto legato agli uomini di cuj aveva il comando, e ne era ricambiato con fari intensità; questo tipo di rap· porto avrebbe avuto nel periodo de Ce1vino la sua espress ion e piU vi· va, che la guerra in que lle spec ifiche condizioni ambientali contribuiva ad arricchire di una tonalità tutta particolare.
Dicembre 1942: inizia il secondo ciclo invernale
Il Cervino, ai primi di ottobre, veniva rilevato dalla zona di Jagodnyi e trasfer ito a Rossosch, se de del comando del corpo d 'armata alpino. Vi rimaneva sino al 14 dicembre, data neila quale riceveva l'ordine di mette rsi a disposizione del II corpo d 'armata e di portar si a Golubaia Krinitza, settore di Nowo Kalitwa, nel punto di sutura fra il corpo d'armata alpino e la divisi one Cosseria, là dove il Don vo lge bru scamente ad Est. Cominciava la parte piu ardua del ciclo operativo del battag lione in terra di Russia, per una porzione del quale, quella che va dal 14 al 27 dicembre 1942, una preziosa testimonianza è offerta da un dettagliato diario del comandante del plotone comando, il sotto-
' 7 Cfr . nota 2 in questo stesso capitolo .
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Fig l l. Frame russo : zona di combattimento di lwanowka, Scleny Jar e Nowo Kal itw a dove le compagnie del Cervino furono impegnate tra il 17 e il 31 dicembre 1942 .
tenente Carlo Vicentin( che ce l'ha cortesemente concesso in lettura nella sua versione originale, scritto a matita nel periodo fra il 1° ed il 14 gennaio 194 3, allorché il Cervino si trovava a Rossosch in fase di riposo e riorganizzazione. Vicentini ebbe l'opportunità di riordinare e fissare i ricordi, probabilmente soddisfacendo anche il desiderio del capitano Lamberti di compilare una sorta di « memoria storica » che potesse documentare l'attività del battaglione . Il cliario riu sci a rientrare in Italia con la cassetta d'ordinanza dell'ufficiale , messa in salvo prima della sua cattura da parte dei russi, insieme al ruolino del plotone comando, aJ carteggio di carattere burocratico-amministrativo (verbali di passaggio di consegne, di carico di materiali, ecc.), ed al cappello alpino , che fin dall'inizio dell'inverno tutti gli sciatori avevano sostituito con un berretto in pelliccia od un passamontagna cli lana bianca.
I russi, nel quadro della grande offensiva invernale sul medio Don - che si prefiggeva la disfatta delle forze nemiche che tentavano di congiungersi con le proprie unità assediate a Stalingrado , e doveva creare una situazione che impeclisse ogni possibilità di dare aiuto dall 'esterno alle forze circondate - avevano attaccato in forze tutto il settore del II corpo d'armata, tenuto dalla Ravenna e dalla Co sseria (uno dei punti fatti oggetto di maggior pressione era la zona di Nowo Kalitwa) , e stavano pas sando, minacciando seriamente il fianco destro del corpo d 'armata alpino e facendo temere un ampio aggiramento con forze corazzate . Il Ceroino non riusciva ad ottenere direttive dal comando della Cosseria , al quale la situazione era sfuggita di mano, né tanto meno dai comandi dei suoi reggimenti di cui non si trovava traccia. Sugli sci , che finalmente la stagione invernale ave va consentito di riutilizzare , Lamberti ed alcuni altri ufficiali e sottufficiali effettuavano una serie di ricognizioni per esplorare la zona e rendersi direttamente conto della situazione. Ad Iwanowka, dove il battaglione giungeva il giorno 17 dicembre, erano evidenti i segni di quello che non e ra pi\.J un ripiegamento , ma una vera e propria rotta: comandi e depositi erano stad abbandonati intatti 1 uomini e mezzi fuggivano disordinatamente, i coilegamenti erano tutti saltati, il fuoco insistente dell'artiglieria russa contribuiva non poco ad aumentare panico e confusione. Gli unici con i quali era possibile stabilire un dialogo costruttivo erano i tedeschi , ed il generale Eibl, nuovo comandante del settore, dopo aver informato Lamberti che i sovietici avevano sfondato il fronte del Don e stavano dirigendosi verso Sud, non esitava un istante ad avvalersi del battaglione italiano e ad inserirlo in uno schieramento d ' e· mergenza co s tituito da un reggimento cli fanteria, un battaglione della gendarmeria militare, uno anch'esso di sciatori ed alcuni semoventi. L'ordine, per il Cervino, era di disporsi con le due compagnie a difesa dell'abitato di Iwanowka, su due costoncini fronte a Sud -Est; è da rilevare che la compagnia armi d'accompagnamento , durante il trasferi-
mento in autocarro da Rossosch 1 era stata lasc iata a terra per mancanza di pos t o sugli automezz i .
Durante il giorno, venivano fotte uscire pattuglie per esp lorare il te r reno anti sta nte, dove c'erano delle isbe nelle quali erano rintanat i gli ab i tanti , p res i in mezzo fra i due fuoc hi . Nel corso d i una di queste az ioni, non era mancato il soli to inter mezzo comico , con tanto d i sfumatura.. romant ica. L 'episodio è riportato da V iazz i sulla scorta di q u anto rife ritogli da Silv io Ratti , allora comandante di squadra. Uno de i componenti della sua pattug lia , l' alpino G iuseppe Brugnetti , ave v a «puntato>> in una delle isbe una ragazza , ed aveva cominciato a lavorarse la; la conversazio n e si era fatta subito animata , con lui che par lava in bergama sco e lei che gli rispondeva i n russo. La pattug li a aveva po i proseguito ne ll a sua ricognizione , ma Brugne t ti era troppo impeg n a t o nell o stringere i temp i d e ll a sua az io ne e si era attardato nell' isba, ripromettendosi di raggiungere in seguito i compagni . La pa t tuglia, invece , fatta segno a colpi di « kat iuscia» che ferivano tre dei componenti, rientrava a tutta birra nelle linee , ma se nza il suo Ca s anova. Stava o rmai venendo bui o , quando il « disperso » era stato avvista t o: veniva avanti s ug li sci, menando colpi d i ba stoncino s ulla sc h iena di tre ru ss i che sal te ll ava no ne ll a neve sino al ginocchio. Piu tardi , aveva raccontato come erano a n date le co se:
«Sulla pi s ta, di fronte aU ' isba, si era fermata una colonna di camjon scope rti , con dei soldati seduti sul cassone, anche loro vestiti di bianco. Non riu sc ivo a capire di che naz ionalità fosse ro, ed allora mi sono messo gli sc i aj pi e di e mi sono avvicinato ad un o di qllesti cam ion. Co n la racc he ua ho toccato uno di quei soldati sulla schiena e gli ho chie sto: "Di c he paese sei?". Quello si girò e mi disse: "Nie ponimaiu (non capisco)", ed io feci appena in tempo a vedere una ste ll a rossa sul suo berrettone di pelo.
«A quel pu nt o mi si è gelat o il sangue nell e vene e gli ho risposto: "Fa niente, ti salut o" e sono scap pa to a gran veloc ità giU per la bal ka. Mi son poi trova lo fra i piedi questi tre fessi ch e, appena mi hanno vis t o, hanno buttato v ia le armi e si so no messi a correre d avant i a me, fino a che s ie te arrivati voia ltri. Tu sai , Ratti , che sugl i sci io no n valgo propri o n ie nt e, ma in quel mome nt o ti garanti sco ch e nean che iJ Co mpagnoni mi avrebbe preso, tanto filav o. » 68
Frattanto la sera del 18 giungeva una parte d el gruppo d ' interve nto dell a Julia , rappre sentato dal battaglione Aquila e da un g ruppo d i artiglieria di formazione su due batteri e da montagna ed una sez ione controaerea. Nel primo pomerigg io de l 19 , i tedeschi si ritira v ano , ma trasmettevano solo tard iv amente analogo ordine al Cervino , affidando per giunta a questo reparto sciatori, dotato de ll e so le armi individua li leggere , il comp it o d i proteggere la loro artig lieria ed i mezz i corazzat i, e c iò quando le sue due compagni e avevano grosse diffico ltà a sganciarsi perché ormai a contatto diretto con i russi. Con veloci serie di « p ass o alternato » e robusti colpi di bastonci no , gli sc i filavan o su l terreno innevato , fra gli scopp i de ll e granate sparate dai carr i armati russi
ormai dilagati nell'abitato , nonostante il gran peso degli zaini che certo non agevolava la velocità dei fondisti. E c'era una ragione, dal momento che gli alpini, prima di abbandonare lwanowka, avevano avuto cura di riempirli il piu possibile di viveri di cui era colmo il magazzino di suss isten za della Cosseria. Scatolette di tonno, di carne, di sardipe, di frutta sciroppata, «tocchi» di parmigiano e salami, bottiglie di CO· gnac, pacchi di gallette e di pasta: gli zaini sembravano sul punto di scoppiar e, era difficile persino affibbiarne le cinghie, e c'era, in piU, il rammarico di non aver potuto prendere nient 'altro di tutto quel ben di Dio a cui, con tanto magone, s'era dovuto pure dar fuoco per non lascfare che se lo godes sero i russi. E poi, non c'era bisogno di essere indovini per capire che le cose si andavano mettendo al peggio, e d era meglio mettere fieno in cascina per i giorni grami che si preannuncia· vano. Nella notte il Cervino, che aveva avuto alcuni morti e feriti, riu· sciva a raggiungere il quadrivio di Seleny Jar , dove sostava per riorganizzarsi. Erano poco piu di 200 uomini. Seleny Jar era un punto di estrema importanza, occupato il quale i russi avrebbero potuto avanzare su Rossosch o piombare sul fianco destro della Cuneense , l'u nità piu a Sud dello schieramento del corpo d'armata alpino, mettendo in crisi tutta questa grande unità. Il quadrivio andava difeso sulle tre alture di q. 205,6 - q. 153,3 - q. 204,6, dove era possibile organizzare una adeguata resistenza alla quale fu preposto il battaglione Aquila integrato dalle due compagnie del Cervino; a rinfor zare il dispositivo, concorrevano alcune batterie da montagna e da 47/32 nonché due batterie tedesche armate di Nebelwerfer, lanciarazzi simili alle «katiusce». Altri reparti tedeschi, peraltro pochi e di scarsa consistenza, erano sistemati nei settor i contigui, con l'ordine cli ripiegare su Komaroff a protezione del comando della 385' divis ione germanica al primo cenno di cedimento degli alpini, i quali, pertanto, si sare bbero venuti a trovare impegnati anc he su.i fianchi con la prospettiva di essere travolti. Dopo alcuni attacchi di assaggio condotti il 20 dicembre, il 21 i russi attaccavano i.n forze contro le posizioni del battaglione l'Aquila, reiterando piu volte gli assalti , con gli uomini che venivano avanti a plotoni affiancati, quasi a contatto di gomito, gr idand o: «la Stàlinu! la ròdinu» (Per Stalin! Per la patria!); l'ultimo di essi, condotto verso le 18, fu respinto grazie all'intervento , accanto alla 108' compagnia delJ' Aquila, degli sc iat or i della 2 • compagnia del Ceroino. Incanto, erano pervenute informazioni circa il concentramento da parte russa di carri armati T 34, contro i quali i 47/32 ben poco avrebbero potuto. li generale Eibl metteva a disposizione del battaglione l'Aquila una compagnia di Panzerjàger (cacciatori di carri) su 10 mezzi semoventi cingolati, privi di corazzatura ed anzi aperti posteriormente ma muniti de] famoso cannone da 88 , di cui 6 venivano destinati a due compagnie del battaglione (108° e 143 ° ) e quattro tenuti a di sposizion e del comando di questo.
L'arrivo di questa compagnia tedesca doveva rivelarsi provviden-
ziale. Approfittando della notte gelida e nebbiosa , infatti , il nemico faceva serrare so tto for ze se mpre pi LI consistenti, e d alle prime luci del 22 investiva co n ben tre battaglioni le pos izioni tenute dalla 143" compag nia del battaglione l'Aqu ila, ed in particolare la q. 204,6. La compagnia co mbatteva co n estremo valore ma pre s to, so tto la pre ss ione di forz e tanto superior i , cominciava a cedere t e rreno; ma ve rso mezzogiorno , sulla scia di due semove nti t edeschi , l a compagnia , aiutata dalla 93 • e supportata dal fuoco delle artiglierie e dei lanciar azz i, infaiava a contrattaccare. Nel fratt e mpo una pattuglia del Cervino s i era accorta di una silen zios a infiltrazione che un robu sto nerbo di forze russe andava o per a ndo fra Io schieramento dell'Aquila ed il contiguo reparto tedesco. Alla 1 • compagnia del Ceroino veni va allora ordinato di co n te ne re la penetrazione , accompagnata anch'essa da due semove nti ted esc hi. La manovra riusciva in pieno: le forze nemiche , impegnate frontalmente dalla 93" e 143" compagnia dell'Aquila, aggirate sul fianco destro dai se moventi tede schi e dalla 1 • com pagnia del Ceroino, battute su qu e lJo sinistro dal plot, me tnitr agli e ri della 10 8" compagni a, com inciava no a cedere terreno . E allora che gli alpini della 93 • e dell a 1• del Ceroino si arra mpicav ano su tre semove nti tedeschi e, trasformatisi in «equ ipaggi o di coperta», batte vano co n le loro armi i russi , mentre la 143a, baionetta ina sta ta , part iva all 'assalto galvanizza ta e riusciv a dopo vari tentati v i a rimettere pied e su q. 204,6. I semovent i i nseg uivano il nemico fin nei pressi di Iwan owka, rientrand o poi indenn.i con gli «aqu ilotti » de ll a 93a ed i «cerv inotti» della l a ancora appoUaiati sugli scafi.
La vasta piana nevosa su cu j aveva infuri ato per tante ore la lotta e ra di ve ntata un grande cimitero: centinaia e centinaia di c adaveri ru ssi erano djsseminati co me fagotti sc uri sulla bianca di stesa. Bu ona parte dei tre battaglionj nemici era stata di s trutta , e 157 prigionieri completavano l'ingente bottino di armi e materiali. Da parte italian a, 36 alpini e 4 ufficiali erano caduti, e c'erano anche molte decine di ferit i che i medici dell'Aquila e del Ceroino avrebbero co ntinuato a medicare in comu ne durante tu tt a la notte , al lume delle lant er ne in un capa nnone poco lonta no dal quadrivio, aff idand oli po i agli autocarri per il tras porto a Rossosch. Il Ceroino aveva pagato un duro scotto, tene ndo conto d elle s ue già precarie condizioni: 1a 1 a compagnia era provat issima: 8 erano stati i morti ed 1 l i feriti, tr a cui i due comandanti di p loto ne , sotto tenenti Lido Duri go n e Gin o Romanin. Tra i caduti, lo stesso comandante di compagnia, tenente Car lo Sacchi che , disce so da.I semovente dopo l'az io ne , era stato colpito da una scarica di parabellum spara t ag li all e sp alle d a un ru ss o che si fin geva ferit o. La co mpagnia ve ni va rinforzata con g li elementi del pl otone comand o. 69
i., Le vicende relative al combattimento di Seleny Jar sono il frutto di una si nt esi di guanto in merito riportato, o ltre che nel citato volume di Viazzi (pp. 190- 198) e nel diari o Vicentini (pp. 4-6), anche in F,\LDELI-A, E., op. cii., voi. III, pp . 1469 - 1472 ed in MORO, E. , Seleny Jar , il quadrivio insanguinato, M.iJano, Cavalloni , 1973, pp . 138-144.
Il 23 dicembre , in previ sione di nuovi attacchi al quadrivio di Seleny Jar , il coma ndo del corpo d'armata alpino di spo ne va per la sostituzione de ll e com pagnie dell'Aquila e del Cervino con quelle del Val Cismo11, anch 'esso del 9° reggimento alp ini dell a ]11/ia. Il Cervino ricevev a l'ordine di rientrare a Ro ssos ch per tornare alle dipendenze del co rpo d'arm ata alpino. li cambio avveniva nella no tte fra il 24 ed il" 25 dice mbre, ed il battaglione infaiava i.I movimento che poss iamo segui.re a ttraver so il diario di V icentini:
41.24 dicembre. Nella no t te, una compagnia de.I Val Cismon ci dà iJ cambio. Il battagJjo ne Monle Cervino si concent ra al quadrivio e parte pe r Krinitschnaja che è ancora buio. Non abbiamo percorso due chilometri che da Seleny Jar udia mo arrivare distintiss imo l' ur lo delle fanterie russe che att accano: hu"à! Po i mitrag li atrici , bombe a mano, can noni che sparano all'impazzata. Il nemico q uesta volta ha attaccato da Su d su l fronte del Val Cismon che su bisce fortissime perdite. Appe na g iunt i a Krinitschnaja abbiamo l'ordi ne di portarci verso Deresow at ka, dove i russi hanno egualm e nt e sfondato, per conrrattaccar e con un battaglione di fanteria tedesco. U battaglione Vicenza del 9° alpini, impiegato d'urgenza su lla nostra sinistra, ristabilisce la sit uazione.
«I russi subiscono notevoli perdite. Ci ri pariamo in un'isba a Krinitsc hn aja e, finalmente, possiamo dormire al ca ld o dopo cinque notti che passiamo all 'addiaccio.
«È la notte di Natale, ma nessuno se ne accorge; le vicende turbinose degli ultimi giorni ci hanno fatto perdere compleramente la nozio ne del tempo.
«25 dicembre. Siamo semp re a Krinitschnaja come unità di riserva. L'av iazione russa ci bombarda e ci mitraglia giorno e notte. Per fortuna non abbiamo perdite. Alla sera, mentre mangiamo alla luce fioca di certi lumini fatti con il g rasso ant icongelante, ci fa visita il ge nerale Ricagno , comandante deUa }u/ia , di cui facciano tatticamente parte dopo la ritirata da Iwanowka . Ci porta una botriglia di spumante. NeJ1a notte, nuovo bombardamento. )lo ~
Il 30 era raggiunta Rossos ch , d ove il Cervino doveva sos t are, si, co me reparto cli pronto intervento del corpo d 'a rma ta alpino ma , anche e so prattutto , per co ncedere un po ' di riposo ag li uomini sfiniti dalle fatich e degli ultimi dieci gior ni ed attendere l 'arrivo di compleme nti d all ' Italia che ve ni ssero a r impolpare un po ' le fil e. Quell o che il reparto aveva fatto i n que sto periodo era chiaramente r iassu nt o in u na relazion e ch e il suo coma ndant e int erinale, capita no Lamberti , co mpilava approfitta nd o della calma di quei giorn i:
« Durante que sto ciclo operativo i dis agi e le fatiche sopportate da rntti gli element i del battaglion e hanno raggiunto li miti im pensa t i. Dalla none del 14 dicembre a rutco il 28 nessun alpino ha avuto la possibilità di un minimo agio con una vita intensa di og ni att ivit à, in condizioni climatiche del tutto avverse e se mpre in piena s teppa sen za l'ombra di un riparo.
« Non c'è alpino del Monte Cervino che non abbia qualche inizio di congelamento alle mani o a i piedi. Non si è dormito mai , sì è mangiato quando g li eventi lo hanno pe rmesso, s i è tenuto in pochi un fronte enorme contro un nem ico numeroso, fatto bald anzoso dai success i dei giorni precedenti e che sempre pan iva da basi agevoli [paes i].
« Tuni hanno risposto in modo superiore ad ogni elogio a sforz i che effettivamente hanno avuto del sovrumano, e quando una fatica era superata una maggiore se ne pre-
7t! Diario Vicentini, pp. 6-7.
sentava. Si era in pochi, bisognava tenere si no all'arrivo di rinforzi e rutti hanno saputo comprendere la situaz ion e. In ogni momento si è destata l 'ammiraz ione dei comm ilitoni tedeschi; unico rimarco è stato il troppo slancio degli sciatori nel contranacco. A mio modesto giudizio, l'azione del 22 dicembre ha fatt o si che tutte le truppe schierate a Sud di Nowo Kalitwa non fossero minacciate da tergo poiché da Seleny Jar per Komaroff e Golubaia Krinit za la v ia è breve.
« Pili volte la fatica ha tentato di avere il sopravvento, ma lo spirito del ''piccolo Cervino" ancora una volta ha vinto a durissimo prezzo , ma ha vinto.» 71
Che cos'era succe sso, intanto , aJ1'80 3 compag nia armi d 'acco mpagnamento? Quando il Ceroino si era trasfer i to il 14 dicembre da Rossosc h a Golubaia Krinitza, nel corso di uno dei vari movimenti era stara lasciata il 17 nella zona di Nowo Kalitwa per mancanza di automezzi per il suo trasporto. Durante la notte si era tra sfer i ta a Golubaia Kr ini tza, in attesa che arrivassero altri autocarri del II corpo d'armata per rroseguire il viaggio. Ma il loro mancato arrivo ed il trasferimento de Ceroino ad I wa nowka avevano impedito il ricongiungimento dell'80° al bartaglione, e la compagnia era passata alle dipendenze del II battaglione dell '89° reggimento fanter ia della divisione Cosseria, prendendo posizione su lla cosiddetta «quota Pisello», un'altura piccola, ma di grande importa nza tattica perché dominava la piana del fiume Kalit wa all'estremità Ovest dell'abitato di Nowo Kalitwa. Il freddo era micidiale, si era intorno ai - 35°, gelava persino l'olio speciale per la lubrificazione dei cannoni i cui otturatori dovevano es se re scaldati sul fuoco acceso all'interno di alcune isbe. L'80 ° contrastò un violento attacco russo il 19 , pressoché da sola perché del reggimento di fanteria, su lla quota, era presente il solo co lonneUo comandante con pochissimi so ldati ; ripiegata su una nuova linea di re sisten za, v i era raggiunta ne ll a notte de l 20 dal battaglione alpino Tolmezzo dell'8° reggimento della Ju/ia, in appoggio al quale sosteneva una ser ie di attacchi nei giorni 22, 26, 30 e 31 dicembre portati da fanteria appoggiata da carri. Proprio in quest'ultimo giorno dell'anno , la lotta divampò v iolenti ssima ed in breve tempo furono messi fuori uso cinque carri russi, di cui due colpiti dal pezzo anticarro da 47/32 del caporalmaggiore Angelo Gabrieli. Nonos t ante fosse s tato piu volte respinto, il nemico non si dette per vinto, e continuò a reiterare gli attacchi. La squadra anticarro di Gabr ieli si trovò nuovamente a soste nere Io scontro diretto contro i T 34 , ed il capo pezzo non mollò sino all'ultimo, rendendosi protagonista di una fredda, calcolara determinazione che la moti vazione della medaglia d'oro al valor militare concessag li dal comandante della Julia , che si trovava su l posto ed aveva assistito alla sce na , metteva in evidenza con sintetica efficacia:
Puntatore dj pezzo anticarro, g ià dist intosi per abilità e valore in precedenti azioni, durante un attacco in forze di carri armati nemici attendeva freddamente che questi giungessero a brevissima dis tan za per poterli colp ire con sicura efficacia . Ferito grave-
71 VlAZZl , L. , op . ciJ. , pp . 200-201.
mente da una raffica di mitragliatrice, rif iutava d i aUontanarsi dal pezzo ordinando ai propri uomini di sostene rlo in modo da poter continuare la propria opera di punta t ore. Nonos tant e le sue grav i condizioni riusciva a colpire un carro nemico. Accortosi che questo, benché colpito, cont inuava la sua corsa verso iJ pezzo, ordinava ai suoi dipendenti di aUontanarsi e metters i in salvo mentre con disperata energia ricaricava e puntava il pezzo da solo A distanza di non piU di due metri faceva partire il colpo colpendo il carro nemico che, sp into dall'inerzia, schiacciava il cannone ed il suo eroico ti'ra tore. Superbo esempio di coraggio, altruismo ed assoluta e completa dedizione al dovere.» 12
Rossosch, il principio della fine
La sera del 14 ge nn aio, gli uomini del Ce,vino avevano av u to l'avv iso che il periodo di r ip oso era termina to: il giorno dopo sarebbero dovuti partire in cami o n per Mi trofanowka, una t re n t ina di chilometri a Sud di Rossosch, su lla li nea di fronte tenuta dai tedeschi. Ma il tra sfe rimento non avrebbe mai avuto lu ogo. Si legge nella relazione ufficiale : «Nella giornata del 15 gennaio, un reparto di una brigata corazzata della J• armata soviet ica, formato da una ventina di carr i armati che Lrasportavano anche dieci uomini ciascuno, alle ore 5,30 irrompeva ln Rossosch. Quivi era la sede del comando del corpo d'armata alpino, che avendo inviato in Linea le propr ie armi controcarro non disponeva di una efficiente difesa alJa periferia dell'abitato. La lotta s i portava fra le case; ufficiali ed alpini ed dementi dei vari comandi e servizi, li battaglione sciatori Monte Cervino, appoggiati da due semoventi tedeschi e poi anche da una squadriglia di Stukas, riuscivano a distruggere 12 carri, a catturare 40 prigionieri e ad eliminare la maggior parte deUa fanteria trasportata sui carri. Alle ore 16 i pochi russi superstiti lasciavano Rossosch. [... ]. Il giorn o 16 il comando del corpo d'armata alpino decideva di trasfer ire subito !:i. propria sede da Rossosch (alia destra del settore) a Podgornoie (sinis~r~), la sciando la difesa della località al locale comando di zona ed ai reparti disloca[IVI..
«Ancora nella giornata del 16, Rossosch era nu ovamente attaccata da carri armaci e da fanter ia autotrasportata e cadeva per la maggior parte in mano del nemico, pur p rolun gandosi la resistenza di alcuni nuclei alla periferia dell'ab itato.» n
In effett i per il tenente colonnello Binda , 74 dello Stato Maggiore del corpo cl' armata alpino, al quale era stato demandato l 'incarico di pres iedere all a difesa della zona coadiu vato dai te nen ti co lonnelli Scaglia e Marconi, anch'essi dello stato maggiore del corpo d'armata alpino, il compito si rivelava subi to piuttosto arduo . Le forze a sua dispo-
12 Il battaglione alpini sciatori «Monte Cervino» in Grecia ed in Russia, edizione a cura dei reduci del reparto, 1987, p. 3. 11 Le operazioni delle unità italiane al fronte nmo, cit., pp. 426-428. 74 IJ tenente colonnello Binda in questione dovrebbe essere stato il protagonista, a meno ~!n~~tm~~r::: tf~~~~ml:~:~~le~tn~~ ~~t~:i~~d:::d~idtg:tiai~uf~~ 1 ). su~t~~;; J:r:~~:i! 0 d:11:~~~iYn~f;1J~~/i,df~1~:::a~J~if:~tdi :~:t cinarsi. Binda, calmo, avverti gli alpini che lui si sarebbe sparato, e che approfittassero della confusione pe r saltare addosso ai russi, e tutto avvenne come era stato programmato. L'episodio, narrato ad Egisto Corradi da uno degLi alpini presenti alla scena, è staro da lui riportato nel suo libro i.A ritirata di Russia (Milano, Longanesi, 1964) alle pp. 167-168.
sizione si limitavano ad un battaglione del 277° fanteria della divi sione Vicenza, unità preposta a compiti terrhoriali di occupazione, priva di reale efficacia combattiva, al XXX battag lione guastator i del genio alpino , affluito in quello stesso giorno da Archangelskoje, al I battagli one complementi della Cuneense, arrivato in Ru ss ia fresco fresco dall'Italia quattro giorni prima, reclute di primo pelo armate (come tutti i reparti di complementi) di soli fucili e bombe a mano, ch e si trovava accantonato nel villaggio di Sukowka Babka, circa 12 km a Nord-Est di Ro ssosch , ed infine dal Cervino. "
In un suo libro concernente la triennale esperienza di prigionia in Russia , ma i primi cinque capitoli del quale riguardano le vicende comprese fra i combattimenti di Ross osch del 15-16 gennaio ed il giorno 19 deUo stesso mese, allorché fu catturato, Vicentini cosi racconta:
« Una difesa organizzata non era per il momento possibile, anche perché non era stata prevista.
«Rossosch era una bolgia . Decine di carri armati russi , i grossi T 34 , sferragliavano veloci lungo le strade innevare sparando e mitragliando . Correvano in tutte le direzioni e ti capitavano ad dosso inaspettatamente ad ogrll angolo di strada. Prendevano di mira le case in mura tura , i capannoni, qualsiasi automezzo , travolgendo con furia infantile quei pali carichi di tabeUe indicatrici che costdlavano qualsiasi crocicchio di retrovia . 1 colpi dei loro cannoni, resi ancora pili freddi e metallici dal gran freddo, erano contrappuntati daHa fucileria, dalle nostre mitragliatrici, daUo scoppio delle mine , dall'ansimare delle auto in fuga. A rendere un lantino pil.l spasmodico q uesto concerto, di tanto in tanto arrivavano gli Stukas tedeschi con l'urlo dei loro motori e gli squarci delle loro bombe .
« Tutto ques to durava da tre ore .
«All'alba i carri s' erano presentati in città senza farsi annunciare e, sparando all'impazzata con tutte le armi di bordo, avevano svegliato di soprassalto italiani e pepo· !azione russa. Tutta la gente del quar ti er generale del corpo d'armata alpino, gli scritturali, i magazzinieri, quelli deUa sussistenza e i carabinieri , i meccanici delle officine e dei parchi automezzi , i genieri ed i panettieri che stando a p iU di 30 chilometri dal fronte dormivano sicuri e certi di non vedere mai un soldato dell'armata rossa, ora se li trovavano sotto casa a farla da padroni.» 16
Contro i carri, anche gli alpini del Cervino, che costituivano la forza combattente piu valida ed esperta, avevano ben poche possibilità d'azione : le sole armi di un certo effetto erano le mine. Anche con quelle, gli sc ia tori dimostrarono di saperci fare e di essere all'altezza dell a fama acquisita sino allora.
Oltre che con le mine, i «cervinotti» attaccarono in alcuni casi direttamente i carri, arrampicandosi suUo scafo e cercando di aprire il porte lJ one superiore - alcuni di essi erano stati messi fuori uso , forse non proprio 12 come afferma la relazione ufficiale , ma una metà, ed ora giravano a portelli ben chiusi, mentre all'inizjo i capi equ.ipaggio emergevano baldanzosamente dalla torretta - per infilare le bombe a mano all'interno di questa, rinverdendo il carattere tipicamente «d'as-
"
FALDELLA, E ., op. cii ., p. 1507.
7' V1C1::.NTINI, C., Noi soli vivi, Milano , Cavallotti , 1987 , p 17
salto» del battaglione ed il suo spirito combattivo. In una di queste azioni era morto il caporalmaggiore Angelo Mabellini, che già aveva djstrutto un carro con una mina, mentre un altro alpino non identificato, per essere sicuro che il carro non riuscisse ad evitare l'ordigno che intendeva mettergli sotto i cingoli, lo piazzò so lo pochi attimi prima del suo passaggio, e naturalmente saltò in aria con esso. Valido cacciatore di carri si dimostrò anche l'alpino Venerio Cauda, il « mediatore» di cavalli di Klinovoj, che si era costruito un ingegnoso sistema personale con mine che, poste suJ previsto percorso del carro, venivano opportunamente «p ilotate » da lui o da un compagno sistemato sul lato opposto della strada, a mezzo di un pezzo di filo telefonico al quale erano state agganciate, in modo che venissero a trovarsi sotto la pressione di un cingolo o di un altro in re1azione aJJa direzione seguita dal mezzo. 77 Bisognava arrangiarsi cosf , mine, bombe a mano e bottigl ie molotov; c'era solo un pezzo anticarro a Ro ssosch, quella mattina, che alcuni serven ti della 80 a compagnia armi d'accompagnamento, rimasta al fronte alle dipendenze tattiche del battaglione Tolmezzo, erano venuti a prelevare presso il magazzino artiglieria in sosti tuzione di quello del caporalmaggiore Gabrieli, andato distrutto nell'azione che è stata descritta. Appostato all'imboccatura del ponte sul Kalitwa, fece anch'esso la sua parte, colpendo alcuni carri e mettendoli fuori uso. Verso mezzogiorno tutti i carri erano stranamen te spariti, e le strade si erano di colpo riempite di camion, autoveicoli, slitte trainate da muli e cavalli, il tutto in un affannoso vai e v ieni . Si stavano sgombrando comandi, magazzini, ospedali , e non era facile , perché le strade dirette a Nord e ad Ovest erano ingolfate dal traffico dei tedeschi che ripiegavano dal settore Sud del fronte. Il capitano Lamberti, recatosi presso ciò ch e era dmasto del comando del corpo d'armata, aveva ricevuto l'ordine di cont inuare ad assicurare la difesa di Rossosch; pertanto, dava disposizioni perché la 1 a compagnia si sc hiera sse al centro della città, e la 2' a cavallo del ponte sul Kalitwa per intercettare l'accesso al centro abitato da Sud-Ovest.
Ma non tutti i carr i armati russi si erano però allontanati da Rossosch, alcuni s i erano mantenuti nei dintorni e si mantenevano in collegamento radio con i loro comandi, con messaggi che venivano chiaramente intercettati dall'apparato campale del Cervino.
A notte inoltrata, si era presentata al comando di battaglione una ragazza russa, amica di uno degli sciator i, informando che gli equipagg i dei carri avevano detto agli abitanti che il giorno dopo sarebbero tornat i, accompagnati da truppe motorizzate. E cosi fu.
Alle prime luci dell'alba del 16 gennaio, prima sordo e poi sempre piU distinto , cominciò ad udirsi il macinare inconfondibile dei carri armati. Erano tanti , stracarichi di fanteria e con altra truppa c he seguiva a piedi. Lontano, verso la stazione ferroviaria, era un crescendo di
77 Vuzzt, L. , op cit ., pp. 211 -212.
scoppi e raffic he cui si sovrapponevano le cannonate se mpre pili frequenti, e la descrizione di Vicentini rende bene i contorni della scena. Colonne di fumo si aJzavano in verti cale nel cielo ter so e freddiss i mo , scosse di quando in quando dalle tonanti esplosioni dei depos iti di munizioni e carburanti che saltavano in aria. L' atmofera era da tregenda. I contatti con i rappresentant i del corpo d'armata e con gli altri reparti venivano meno , uno dopo l'altro, ne i telefoni ormai si urlava, cercando in vano di farsi capire , e solo ai portaordini era affidata la spera n za di un collegamento.
li battaglione complementi della Cuneense , che s'era portato verso Rossosch ed aveva pernottato in alcune baracche nei pressi dell'aeroporto , aveva avuto l'ordine di circondare il centro abitato e penetrarvi all'interno , compiendo l' operazione con il Cervino. Ma le due compagnie che s i erano me sse per prime in movimento si erano imbattute in una colonna corazzata ru ss a contro la quale avevano cercato di opporsi a mo sc hettate e bombe a mano, sac rific andosi letteralmente sino all'ultimo uomo. Le altre due, che si stavano dirigendo verso la parte opposta della città , erano a loro vo lta intercettate da un plotone di carri armati nemici . Non poteva che seguirne un massacro: la maggior parte degli uomini fu uccisa , colpita dalle armi di bordo o maciullata dai carri; molti f uro no i ferid, tra cui lo stesso comandante di battaglione, e su alcuni di essi infieri una specie cli gimkana da parte degli equipaggi che passavano e ripa ssava no per dilaniarli con i cingoli. " Accanita resistenza oppose anche il XXX battaglione g uastatori del genio alpino con le due compagnie 6' e 9', di cui la prima sarebbe stata costretta a ripiegare su Podgornoje con poco meno della metà dei propri effett ivi mentre la seco nda venne pressoché distrutta.
La situazione divenne, in breve , estremamente critica. In pratica , a fronteggiare i russi, erano rimaste le due compagni e del Ceroino , poco pili di duecento uomini in tutto , con le armi indi viduali, quakhe mitragliatore e nulla piu. Alcuni pezzi controcarro tedeschi, giunt i nel corso delJa notte e servit i da fanti della Vicenza , non poterono , infatti , essere impiegati, quantunque me ss i in postazione , a causa dell'imperiz ia degli improvvisaci servent i . Le ultime ore cli permanenza del Ceroino a Rossosch vanno la sciate alla descrizione che ne fa Vicentini:
«"Pron to, pronto, seconda? pronto seconda passo."
«Ne ll 'aur ico lare si sentiva solo un fischio co ntinuo che var iava di modulazio ne qua ndo il radiotelegrafista girava im percet tibilmente le manopole.
«" Pronto , pronto Qui Cervino. Seco nda mi se nti ? passo." Ero all 'ascolto sulla secon da cuffia d ella radi o del co mando di battaglione . L'ope rat ore cercava in va no, da pill di mezz'ora, di mett ers i in contatto con la 2• compagnia schierata a difesa del ponte su l Kalit wa. Il collegamento era disturbato d a un fitto intrecciars i di messaggi in russo, akuni trasmessi da voc i femminili ... "Eccola !. .. eccola !" esclamò l'al pin o accoccolato in terra v ici no all'appare cchio .
71 BEDF.SC III, G. , Niko/ajewka c 'ero anch'io, Milano , Mursia , 1973 , p. 308 .
Fig. 12. L' area ne lla quale ebbe luogo il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino dalla linea sul Don (le frecce indicano le direttrici di marcia delle varie divisioni) cd in cui si svolse anche quello dei resti delle due compagnie fu cilieri del Ce,vino fra il 16 e il 22 gennaio 1943 dopo l' abbandono di Rossosch. (Da Le operazioni delle unità italiane al fronte russo ... , USSME.)
«"Pro nt o Ceroino, qui seconda passo" sent ii chiaramente nella cuffia. Mi feci dare in fretta il microfono.
«."F inalm e~ te , è un 'eterni tà che vi st iamo cercando. Dimmi svelto cosa succede li da vo1. .. passo.
« "Sono una vaJanga, signor tenente. Per ora non siamo impegnati direuamente. Puntano verso la staz io ne. Abbiamo già due morti e dei feriti a causa deU'artiglieria .. passo."»
Il comandante di battaglione, reso edotto della situazione, dava l'ordine che 1a compagnia, quando si fosse resa conto di non poter pili reggere all'urto, si sgandasse dopo aver fatto saltare il ponte . Il tenente Corte di Montonaro , che la comandava, richiedeva con urgenza munizioni e soprattutto mine; ma queste ultime le avevano in dotazio ne solo i tedeschi , e quelle che il Cervino aveva potuto ottenere erano state adoperate iJ giorno precedente. Fuori, la confusione era al ma ss imo: un fiume continuo di automezzi e uomini a piedi si dirigeva affannosamente in direzione di Olkowatka. All'interno dell'isba che fungeva da comando di battaglione, la confusione non era da meno: zaini, armi, munizioni , effetti di equipaggiamento erano sparsi ed ammucchiati ovunque, inframmezzati ai corpi degli esploratori che avevano pattugliato sugli sci tutta la notte e che ora dormivano esausti, in se n sibili al gracchiare della radio ed al frastuono generale. Sulla strada, gli automezzi con i feriti e buona parte dei materiali, con il motore acceso, si apprestavano a partire. La situazione era ormai alle ulcime batruce, non v'era chi non se ne rendesse conto. Come fa giustamente rilevare Vicentini, gli storici militari russi avrebbero scritto nel dopoguerra che nelle operazioni di accerchiamento del corpo d'armata alpino furono impiegati due corpi d'armata corazzati forti di 300 carri armati, se i divisioni di fanteria ed una brigata di ca valleria cosacca, ma non avrebbero messo in evidenza che a cercare di fronteggiare questa massa, c'erano le due compagnie del Cervino, reduci dai combatti.menti di Iwanowka e Seleny Jar, insieme ad altri reparti messi insieme all 'u ltimo momento, quali il battaglione guastatori e quei poveracci di complementi della Cuneense appena arrivati da ca sa. Poco dopo , altro collegamento radio con la 2• compagnia:
«"Signor tenent e, qui è grig ia . Siamo circondati. I russi hanno sorpassato il ponte che è salrn co so lo in parte ed i carri passano anche sul fiume ghiacciat o. Il tenente Corte ed il t enen te Caruso sono morti. L'isba è piena di feriti. Aspettiamo che passi l'ondata e poi veniamo via. Venite "
«Si sentirono voci conci tat e, raffiche di mitra, vetri infra nti "Pronto, pronto, seconda, mi senti?" la radio sembrava avesse il fiato sospeso
« "Cont inua a provare" dissi aJ caporale rad.io che mi guardò increduJo come per dirmi: ma non hai capito?»
Larnberci dava l'ordine di ritirarsi, ed una squadra inviata in supporto incontrava i resti della compagnia, una ventina di alpini con i volti tesi, laceri , le tute bianche sporche di sangue che trascinavano
un toboga con adagiato il tenente Corte morente . 79 Era giunto il momento di levare tutti le tende. Gli automezzi e le motocarrette si mettevano in moto:
« Per chi parti va fu mm Jjberazione ; prima i minuti erano interminabili e le speranze di uscirne vivi si andavan o affievolend o Noi che rimanevamo, non li con sideravamo dei fortunati ; qu e ll e e rano le regole del gioc o: se i serviz i arretravano , le truppe ' comba tte nti ed il co mando re sta va no in pos to . Al Monte Cervino e co n Lamberti avevo imparat o fra l'altro c he , come in co rdata , chi ave va la responsabilità do ve va stare in testa q uando s i avan z ava e res tare ul timo quand o si arretrava . Era un codice d'onore . »
Riunitasi anche la 1 a compagnia con il tenente Nocente che ne aveva assunto il comando, ciò che era rimasto del Ceroino - 120 uomini e 2 mitragUatrici - poco dopo mezzogiorno ini ziava il ripiegamento, leccandosi le fer i te, sl , ma, dopotutto, con il morale ancora alto; si confidava che si sarebbe costituita una nuova linea arretrata, cosi come era accaduto in agosto nel settore della Sforzesca od a Seleny Jar, dopo la perdita di lwanowka. In lontananza , Rossosch bruciava ed esp lodeva, in un alone rossastro i cui bagUori si irradiavano corruschi sullo sfondo plumbeo del cielo. 80
La colonna partita con i feriti , i congelati ed i materiali (compresi gli sci), era formata da 6 SPA 38 e da 9 autocarrette , di cui 2 co n a rimorchio le cucine mobili avute dai tedeschi. Erano partiti con gli automezzi il sottotenente medico Lincio, il tenente Castellani, i sot totenent i Grigato e Marini ed una trentina di alpini, quasi tutti del plotone comando , cioè i mens ieri , cuc inieri, magazzinieri, furieri. Di ques to plotone, erano restati gli esp loratori, i portaordini , la squadra radio ; anche le salmerie (10 slitte con 19 uomini) erano state avviate verso Olkowatka al comando dell'aiutante di battaglia Viviani. Dei 120 uomini del Cervino , la maggior parte era appartenente alla 1' compagnia; g li ufficiali erano rimasti in sette: capi tano Lamberti, cap itano medico Bianchi, dirigente del servizio sanitario di battaglione, tenente cappellano Casagrande, tenente Nocente, aiutante maggiore, tenente Tosana della 2' compagnia, sottotenente Sgorbiai della 1 a, sottotenente Vicentini del plotone comando.
Tutti i suddetti dati sono tratti da una relazione scritta da Vicentini il 12 settembre 1946 , al rientro dalla prigionia, e diretta al ministero della Guerra, messaci anch'essa gentilmente a disposizione dal compilatore. La relazione comprende gli avven imenti dal 15 al 19 gennaio 1943, data della sua cattura. La utilizziamo, attraverso una sintes i, integrando la con alcuni brani del libro di Vicentini che ci sono semb rati piu significat ivi, consapevoli che entrambe le fonti documentali rap-
n Il tenent e Lu igi Co rte di Mo nta naro era rim asto gravemente ferit o al capo ed al collo; sarebbe mo rto in segu it o, su un treno os pedale in viagg io da Karko w a Kiew , cd in quest ' ultima città fu sepo lto (VIAZZI , L , op. cii ., p. 232).
IIO VICENTINI, C., op. ci t ., pp . 2J,2 8.
presentano il pili immediato ed esauriente resoconto in merito alle v icende finali del battaglione Monte Ceroino in terra di Russia.
Verso Ovest, mentre il cerchio si stringe Usciti da Rossosch nel primo pomeriggio del 16 gennaio, i resti del reparto si dirigevano sulla strada per Olkowatka lungo la quale, durante la manovra effettuata per aggirare un carro armato russo che , occultato in una balka, sparava alle spalle di tutti coloro che transitavano, venne smarr ita una cassetta di munizioni. Raggiunto il v illagg io di Astakov, Lamberti aveva ordinato che una pattuglia di quattro alpini tornasse indietro a recuperarla, ma questa, eseguita la missione e dopo aver sostenuto uno sco ntro a fuoco con un nucleo di partigiani durante il quaJe subiva un morto ed un ferit o, ve ni va catturata durante una sosta lun go la via del ritorno. Ad Astakov, intant o, altri tre alpini, rimasti di staccati dal resto del reparto per procurare cavalli da adibire al traino delle slitte trasportanti feriti e materiali, venivano anche loro fatti prigionieri. Si avevano cosf i primi smembramenti che si sarebbero potuti ricostruire solo dopo la guerra attraverso le te stimon ianze dei protagonisti diretti sopravvissut i anche alla prigionia. 81 Un altro attacco aveva luogo da parte di tre carri armati russi, letteraJmente gremiti di truppe, apparsi al.l'improvviso su un'altura che domina va il villaggio. Gli uomini del Cervino cercarono scampo sul greto gelato del fiume Kalitwa sfilando guardinghi lungo un tratto tortuoso e con le rive coperte di arbusti che offrivano un po' di riparo . Purtroppo , i carri aprirono il fuoco con i cannoni; una granata ruppe la superfic ie di ghiaccio del fiume determinando una crepa lon gitudinale che, diramatasi di colpo con una serie di fenditure , abbassò la la stra sotto i piedi di un gruppo di alpini che trascinava le due mitragliatrici montate su slittini. In un attimo gli uomini ebbero l'acqua fin sopra le caviglie, e per non affondare ulteriormente furono costretti ad abbandonare le armi; ma , quel che è peggio, la loro sorte da quel momento fu segnata, perché le scarpe rimasero bagnate e dopo qualche giorno avrebbero pagato caro, sotto forma di congelamenti, quell'incidente. Arrivarono ad Olkowatka che era già buio, accolti da rabbiose raffiche di mitragliatrice di due carri armati non appena passato il ponte che immetteva nel centro dell'abitato. La prima raffica aveva abbattuto due uomini e ferito un altro. Riparatisi in alcune isbe,
« Bianchi cercava di medicare il ferito che aveva una paHottola nel fegato ... Purtroppo non era trasportabile , ed anche se lo fosse stato non avevamo alcun mezzo su cui caricarlo. Il ferito aveva capito che per lui era finita, ma con la ritrosia e la dignità ripiche dei montanari non voleva impietosire. Non ci furono addii commoventi, non lasciò nessun messaggio pe r quelli di casa, tutto si risol se con un poco convinto "adve rsi". Certamente ci invidiava disperatamente, ma non poteva immaginare che, tolti 4 o
81 Queste testimonianze sono riportate in V1AZZI, L. , op. ciJ., pp . 226-228.
5, nessuno del nostro gruppo sarebbe mai piU "to rnato a baita" ln quel momento ci se nti vamo dei viglia cchi Avevamo lxnsf lasciato tanti dei nostri, insepolti neUe strade di Rossosch ed altri due giacevano poco lontano , ma abbandonarne uno cosc iente ed indifeso richiedeva un cinismo cui non avevamo fatto il callo. Avremmo soppor tato cose ben peggiori » 81
Per la prima volta g li ufficiali del Cervino ebbero il sospet to di ,avere la s trada tagl.iata , e comincfarono a sp iegar si , allora, la stra na sparizione di tutti i carri armati che avevano scor razzato per Rossosch il g iorno prima: i mezzi avevano proseguire verso Nord e ve r so Ovest, andan do ad occupare tutti i nodi stradali alle spalle del corpo d ' armata alpino. Era quindi prudente abbandonare le strade o le piste e dirigersi verso Ovest attraverso la steppa, non troppo distanti , però, dalla strada diretta a Varvarovka. Tutto sommato, l'essere appiedati aveva un vantaggio, in quanto si poteva scegliere la pista meno individuabi le dal nemico , che sem brava per ora intere ssato ad occupare solo le s trade ed i punti chiave. Ma tutti , a questo punto, rimpiangevano gli sci che non erano serv iti nei due giorni di combattimento a Rossosch e che erano s tati inviati indietro con la co lonna degli autocarri. Abbandonata rapidamente Olkowatka, dopo una decina di chilometri nella notte ge lida si fermarono in un villaggio per una breve sosta; non pilJ di due ore.
« Appena sdraiato a terra, crollai addormentato, e faticarono molto a svegliarmi quando si trarrò dj part ire. Non solo io, ma tutti erano s tanchi ss imi . Eravamo in piedi dal 14 sera, ed erano stati tre giorni e tre noni abbastanza tumultuosi , ma il co mandante era convinto - ed aveva ragione - che se voleva mo uscire dall'accerchiamento bisog nava battere i n velocit à i rus si Occorre va passare prima che le puntare , benché profon di ss ime , delle loro truppe corazzate fossero integrate e sos tenute dalle di v isio ni di fanteria.» u
All'alba , arrivarono in un grosso paese che ben presto si riempi di mil.itari non inquadrati , a gruppetti o d isolati, a piedi, su slitte , a cavallo , di tutti i corpi, la maggior parte senza armi, terrorizzati dall'avere i russi alle calcagna. La stessa torma di gente si dipanava lungo la pista, allargandosi a perdita d'occhio, un fiume nerastro e formicolante su cui circu itava a brevi intervalJi un ricognitore russo , a quota bassissima,
« vedevamo ch iaramente i visi dei due russ i nella carlinga aperta: ghignavano indiHerenti alle fucilate dirette contro di lo ro »'"'
La giornata del 17 si concludeva con una sorpresa, per fortuna lieta. Nel villaggio raggiunto verso l' imbrunire, gli alpini del Cervino ritrovarono la colonna delle slitte che, partita da Rossosch con un vantaggio di circa q uattro ore , aveva fatto pressappoco la stessa strada, ed il battaglione s i ricollegava cosf con una parte dei suoi mezzi di
12
V t CENTIN I , C., op cit ., pp. 32-34.
•J Ibidem , p. 36.
•• Ibidem, p. 37
trasporto e trovava viver i , muniz ioni ed equipagg iamento di ricamb io. Un bel minestrone di riso e fagioli solennizzò l'incontro al quale parteciparono anche due ufficiali del comando del corpo d 'a rmata alpino, i tenenti colonnelli Marche si e Binda . 85
« La no n e fu tumultuosa. Se mp re nuove colonne di so ldati in ritirata affluivano su l paese; alle porte delle isbe, già stracolm e, si affacciavano vo lti spettrali in cerca di riparo. Fuori i nfuriav a la tormenta ed i nu ov i arrivati avevano sopracciglia , baffi e barbe incros tat e di ghiaccio e le divise coperte d a due dita di neve indurita. » 84
Fatto si giorno, il Cervino s.i mise in moto seguito da centinaia d i sba ndati . La colonna era d ivenuta una baraonda nella quale era difficoltoso tenere uniti i propri uomini. Soprattutto le slitte erano ostacolate dalla fiumana di gente che non faceva nulla per lasciare il passo, ed i conducent i dovevano usare le maniere forti per impedire che fossero assaHte da quest'orda per la quale non esistevano pill né ordine né disciplina .
Verso mezzog iorno arrivarono alle porte di Varvarovka , nei cui press.i assistettero , senza poter far altro che apri r e un fuoco di contrast o piu figurativo che sostanziale (e, del resto , non sarebbe potuto essere altrimenti), all ' annientamento di una porzione della co lonna da parte di alcuni carri armati. Girando intorno a Varvarovka , cercarono piu a Nord un punto per attraversare la strada che portava a Nikicovka , ma que s ta era battuta da camion e car d armati russi; e, d ' altra parte, fu scartata l'alternativa di andare verso Nord, dal momento che da un conti ngente di ungheresi unitisi alla colonna avevano appreso che i sovietici avevano sfo ndato anche il loro fronte e stavano scendendo da Ostrogolsk in direzione di Val ujki . Fermatis i in un p iccolo vill agg io , Lamberti deci se di tentare nell a notte l' attraversamento della s trada in un tratto ben di stante dai centri abitati , per puntare su quest'ultima località, importante centro ferroviario su l quale convergevano qua si tutte le truppe in rit irata , evitando con cura non solo le strade, ma anche le piste ed i villaggi. Purtroppo, occorreva abbandonare slitte e muli , ormai sfiniti, ed alleggerire al mas simo l'equi paggiamento indiv iduale: l' ordine era di svuotare lo zaino, tenere so lo munizioni ed un po' di viveri. Si rinnovò, piU o meno , la scena di Iwanowka un me se prima. G li zai ni , liberati di in dumenti, coperte, elmett i e di ogni altro oggetto, fur ono st ipati dei viveri rima st i sulle slitte:
«Que Uo che non entrava negli z aini fu mangiato seduta stante . C'erano aJpini che si ingozzavano di tonno per poi ficcarsi in bocca manciare di zucchero, chi mangiava mar me llata in sie me a formaggio fuso. fo mo rdev o alte rnativame nte un sa1ame ed un pezzetto di burro, entrambi gdati, durissimi e se nza sa pore. Quei bocconi affrettati, consumati in piedi sotto la neve cadente, d iventeranno - nei mesi c he seguiro no - un costan te , nostalgico ricordo , il rim pianto di una fel ici t à pe rdu ta, iJ punto di riferime nto •, Cfr nota 7 4 116 VIC ENTIN'I , C. , op cii., p . 39.
nel conteggio degli interminabili giorni di digiuno . Per quas i tutti quei gi o vani , queUa fu l'ultima "mangiata" decente della loro vita , e pareva lo sapessero. »•;
Gli <<sco nd » 88 si separavano con rimpianto dalle loro bestie, le accarezzava no , di ceva no loro parole d'addio, le coprivano amorosamente con le coperte che venivano abbandonate . Dopo le v ic ende d el pr-imo pomeriggio, il folto gruppo di sbandat i s'era disperso ed il Cervino' era rimas to solo. Per lo scavalcamen to della strada s i cercò un tratto i solato, che non fosse rettilineo e che permettesse l'avv icinamento senza essere visti. Era stato fatto un piano, ma le condizi oni psicofisiche degli uomini non erano quelle adatte ad un colpo di mano: erano quattro g iorni che praticamente non dormivano, si era combattuto e camminato senza soste, la tormenta del g iorno precedente aveva dato il co lpo di grazia. Al momento di agire tutto an d ò a rovescio; qualcuno non si mosse, altri avanzarono per lor o conto, non ci fu coordinam e nt o e tutto ciò consenti ai russi di avere buon g ioco.
Verso le 18, tutto il reparto scese da alcuni pagliai lungo un piccolo avvallamento. Lamberti, dopo aver dato le disposizioni per l'azione, vo lle fare una ricognizione insieme al tenente Nocen te e ad altri quattro alpini. 89 Poco dopo si udf una breve , ma vio lent a sparatoria nella direzione della strada; erano stati int ercettati . Gli altri, dopo aver atteso invano il segnaJe di Lamberti ed iJ suo ritorno, si mossero a loro volta per tentare l'attraversamento in un altro pu nto, ma furono fatti segno ad un rabbioso fuoco di mitragliatrice ed altre armi automatiche che procurò tre morti ed alcuni feriti e dal quale riuscirono a sganciarsi graz ie all'efficacia del tiro di alcuni alpini della 1' compagn ia la sciati appostati in una valletta con questo rrecipuo compito. Il ritorno ai paglia i fu molto amaro . Non c'era piu i comandante di battaglione né c'erano quelli di compagnia. Degli ufficiali, erano rimasti tre sottotenenti , Vicentini , Sgorbini e Tasana, il capitano medico Bianchi ed il tene nte cappellano Casagrande; di ess i, Bianchi, il piu elevato in grado, aveva i piedi congelati; Sgorbini, in Russia da una sett imana , era letteralmente sopraffatto dagli avvenimenti e Tosana, dopo la pressoché totale di struzio ne della sua 2' compagnia nella difesa di Rossosch, appariva come svuotato . Nessuno, comunque, compreso Vicentini che risultava essere quello nelle condizio ni migliori, aveva l'autorità di imporsi agli altri - i due ufficiali super iori del corpo d'armata alpino erano andati vi a per conto loro - e questo apparve chiaro allorché sorse una divergenza di vedute circa il da farsi . Vicentini sos t eneva che bi sognava togliersi da quel posto e spostarsi piU a Nord, - i russ i sarebbero certamente ve nuti a cercarli - allon-
11 VtCENTINI , C. , op. cii ., p 43 ., Nomigno lo de.I gergo militare all 'epoca attribuit o ai conducenti dei muLi , o salmeristi che dir sì voglia .
"
Claudio Isoardi , Pietro Martin, Severino So la e Fran cesco Rose.i o (V IAZZI , L., op. cii . , p. 241) .
tanarsi ed aspettare il grosso delle divisioni alpine che dovevano essere ormai in ripiegamento. Siamo troppo pochi, sosteneva l'ufficia le, per rompere l'accerchiamento di forza ed in troppi per sgattaiolare indenni attraverso i pochi varchi che ancora inframmezzavano lo schieramento dei russi. Gli altri, invece, ritenevano che fosse necessario , innanzitutto , ripo sa rsi, perché gli uomini erano abbrutiti dal sonno e dalla fatica, e ripartire il giorno dopo. Vicentini, a questo punto, decise di agire in proprio , e con gli alpini del suo plotone ed una decina de ll e altre compagnie, una quarantina di persone in tutto , s i avviò verso il villaggio dove erano stati abbandonat i i muli e le slitte. Erano già pronti per r ipartirne dopo una breve sosta quando videro arrivare trafelat i 3 o 4 alpini che raccontarono come il gruppo rimasto ai pagliai fosse stato catturato da una pattuglia a cavallo; loro si erano salvati perché erano andati in cerca di legna. Lo stato d'animo e l ' atmosfera dei momenti success ivi emergono chiaramente dalle pagine del diario di Vicentini:
«Cammjnavo stancamen te verso Nord, iJ paesaggio era di un grigio sconfortante, il cielo e la terra si confondevano e so lo un'incerta Unea piU scura all'orizzonte ci sugge· riva b presenza di un villaggio. Si pes ta va una neve appiccicosa, e non faceva aHatto fr ed d o. U freddo lo sent ivo dentro. Qualcosa si era incrinato la sera pr ima , e quella spavalda s icurezza che ce l'avremmo fatta aveva sub it o un durissimo colpo.
« Fino a quel momento eravamo riusciti a sfuggire al nemico Ma il giorno prima molte illu sioni erano cad ute . Per la prima volta m'ero reso conto che i russi piombatici alle spalJe si erano o rmai saldamente organizzati, le truppe ed i mezzi di cui disponeva· no aumentava no ad un ritmo che eravamo lontani dal prevede re , cont rollavano tutte le rotabili e tenevano i paesi pill gross i. li disinganno sar e bbe stato ancora maggiore se avessi saputo che quello stesso giorn o l'armata rossa aveva occupato Valujki e che il giorno prima era toccato a Nikolajewka (che la Tridentina avrebbe incomrato sulla sua strada sette giorni dopo) e ad altti importanti centri della linea ferroviaria che, nelle no stre supposizioni, doveva essere la nuova linea di resistenza ital o.tedesca.» '°
Lasciamo invece alle parole della relazione da lui stilata per il ministero della Guerra al rientro dalla prig ioni a la descrizione delle ultime battute della vicenda:
« Non avevo piU carta topografica, ma ricordavo vagament e la posizione d ei villag · gi 11 intorno per averla studiata a lungo con Lamberti la sera prima. Avevo però la bus· sola e mi diressi verso Nikitowka cioè verso Nord-Ovest, senza cercare di attraversare la strada, anzi allontanandomene parecchio. Non era il caso di tentare un'azione di forza: eravamo armati solo di moscheni, io avevo il fucile automatico Beretta e l'aiut. batt . Viviani aveva un parabellum russo; tra rurri una cinquantina di bombe a mano. Pensavo di a n endere, fuori dal.la zona di perlustrazione delle forze russe, il grosso delle divisioni alpine che dovevano essere a non piU di uno o due giorni di distanza ed intanto avrei fatto riposare gli uomini.
«Camminammo tutto il giorno senza incontrare né russ i né sbanda li e quando fu buio ci fermammo in un villaggio di poche case. Sistemai gli uomini in due isbe, presi le normali misure di sicurezza, cioè una copp ia di se ntinelle all'esterno, e subi to cro llai addormentato in mezzo ai miei alpini.
'° VICENTINI, C., op. ciJ., p. 46.
« Dopo circa tre ore sentimmo degli spari e le sentinelle gridare. Mi precipitai alla porta dell'isba per vedere cosa succedeva, ma mi trovai di fro nte ad un gruppo dj partigiani co n i fucili sp ianat i; uno sta va già sulla scale tt a e co n la lunga ba io netta mi aveva s tracciato la tuta bianca su l pet t o. Alcuni irrompevano nell'isba spara ndo in aria all'impazza t a e c attura va no gli al tr i ancora intontiti dal sonno. Erano le 19 dd 19 ge nnaio 19 43 . Con me furono catturati 36 alpini , quasi tutti de l battaglione Afonie Cervino.» I nominativi che riesco a ricordare so no i seguent i : - ten. capp. Casagrande alp. lncer ti 91 alp. Catulli - aiut. batt. Viviani alp. Menzio alp. Corradin - a iut. batt. AIJemandi alp. Ra vasio alp. Marchialle - serg. magg. Grejner alp. Tei alp. Guerra - serg. magg. Fabbri Guido alp . Vola alp. Marcade ll a - serg. magg. lnvernizzi alp. Audibett alp . Fanetti - serg. To sca alp. Chiavazza - serg. Rog lietti alp. Spreafico
Le sorti della pattugli a Lamberti sono ricostruibili sulla scorta del resoconto che lo stesso protagonista pri nci pale ha fatto a Vi.azzi. 92 La pattug lia era stata fatta segno a colpi di armi automat iche - quelli uditi dal resto del Cervino che era rima sto in attesa d i effettuare a su a volt a l ' at t raversamento della st rada - ma era riuscita a passare . Si diresse ro, con l 'aiuto di una bu ssola e di una mappa , ver so Bielgorod, trascor rend o in marcia , ne lla steppa completamente ricoperta da un alto s trato di ne ve, le giornate del 19 e del 20, con brevi soste nei pagliai piU lontani dai centr i abitati. Le condizioni fi siche erano ormai ai limiti: completamente privi di cappotti e coperte, di spo ne vano di mezza pagnotta di pane scuro e di una scato la di sardine in se i. E t re alpini avevano gli arti congelati. Pur arrancando penosa mente nella ne ve riuscirono a raggiungere e ad oltrepassare la linea ferroviaria Va· lujki-Ostrogol sk , né si per sero d 'ani mo allorch é appresero d a un contad in o che Valujki era già stata occupata dai ru ss i: Lamberti era conv into di trovare una via d ' uscita, e la fiducia del loro co mand ante diveni· va quella dei suoi uomini , che con lui sarebbero andati in capo al mondo. Ma la loro avventura aveva ormai le ore contate. Nel tardo pomeriggio del 21 , nei pre ss i cli una fattoria e mentre infuriava una forte tormenta di ne ve, caddero in un ' imboscata di partigiani ; nell o scontro a fuoco che ne seguf, i ru ss i lasc iarono sul terre no un morto e due feriti , ma Martin fu ucci so e Sola ferito alle gambe. Nell e ore successive, venne me ss a in at t o u na condot ta elu siva che serv isse a far perdere le tracce, tanto che s i to lsero addirittura gli scarpo ni Vibram per evitare di la sciare sul terreno le impronte cosi carat t eri stich e dell e loro suole. Ma nelle prime ore del mattino d el 22 incapparono in un posto di blocco partigiano ; cercarono di resistere, apriro no il fu oco, Lambert i pe e~:
s~~~sru1_che solo al rientro dalla prigionia , egli sep' 2 VIAZZI, L. , op. cit., pp. 244-247.
fu ferito ad un braccio, ma gU altri erano parecchie decine e l ' esito era già segnato.
In guerra, come nella vita , la componente fortuna gioca un suo ruol o : lo ro non lo sapevano , ma erano riu sciti ad arrivare a breve distanza da alcuni avamposti mobili tede schi.
L'SO• compagnia armi accompagnamento , che era rima sta sulla linea del fr o nte alle dipendenze tattiche del battaglione Tolmez zo , iniziò il ripiegamento con le unità del corpo d'armata alpino , seguendo gli itinerari io parte della ]ulia ed in parte della Cuneens e . La colonna motoriz zata con i servizi del battaglione, i feriti ed i materiali , partita il 16 gennaio da Rossosch, giunse a Karkow e prosegui poi appiedata v erso Gemei , che raggiunse dopo circa un mese di marcia.
L ' aria e ra già den sa di primavera , quel giorno di aprile in cui il Ceroino che tornava dalla Russia attraversò Aosta . Rispetto aU'altra primav era , que.lla di due anni prima , quando erano rientrati i « cer v in o tti » del1' Albania , le cose generali erano peggiorate , la guerra a veva ormai preso la sua dire z ione e per no i era quella in discesa . Ma per il Ceroino che tornava a ca sa ) l ' atmosfera era la s tessa d i allora , un immenso abbraccio affettuoso , caldo nella sostanza quanto sobrio nella forma , co m'è nel carattere valdostano, ed i mazzi di fiori offerti ad ogni uomo e tenuti da qu es ti nella mano sinistra durante lo sfilamento , dicevano a nche qu e llo che non si riusciva ad e s primere . Idealmente , in testa al battaglione marciavano con gli altri tutti quelli che non erano rientrati .
«Signore della sve ntura che co n osci tutt o l'uman o to nnent o e t utto il bene dell 'u omo, ho superat o ogni p rova e ogni sgomen to , ho vin t o ogni paura e volo senza tm lamento in q u es t o viaggio che d ura pe r l 'i nf inito sq ua llore verso l'ig n oto .» 9)
Quanti eran o? Non era facile allora , come non lo fu dopo, per tanti anni an cora , fare un bilancio delle perdite . Solo recentemente è stato poss ibile a Vicentini , dopo infinit e, pazienti ricerche e ricostruzioni realizzabili so lo con il grande attaccamento che lo le ga al suo reparto, ricostruirne i ruolini e specificare dove fattibile , accanto ad ogni nome, la sorte (reduce , caduto, ferito , prigioniero , disper so) e gli elementi relativi alJ ' evento (data e località) . " Per alcuni , non vi è ne ss una annotàzione , non figurando neanche nell'elenco dei disper si compilato dal ministero della Difesa. Anche la conces sione delle ricompense è
stata riportata ne i particolari. Lavoro analogo , come abbiamo già av u· to modo di rilevare, è stato fatto da Cossard per il ciclo operativo in Albania , ed i due elaborati, riuniti insieme , fanno parte di un unico o puscolo ciclostilato di 40 pagine, Il battaglione alpini «Monte Cerv ino» in Grecia ed in Russia, di str ibuito fra i reduci . Un documento prezioso, ch e nella sua essenzialità fatta di nomi e di dati riassume una dell e pag ine piu belle scr itte dall 'es ercito italiano nell ' ultima guerra. li riepilogo delle perdite del Cervino di Rus sia parla di 114 morti accertati, di cui 72 in co mbattimento o per ferite, 7 a seguito di malattie e 35 durame la prigionia. I dispersi rappre se ntano il numero maggiore, ben 226 (di cui 32 prigionieri accertati), e solo 15 risultano essere i prigionieri rimpatriati. I reduci sono st ati 224, il tutto su una forza comples· siva ammontante, compresi tre scaglion.i di complementi, a 564 unità.
La vicenda d i Russ ia si sostanzia, per il Cervino, nella motivaz ione della medaglia d 'oro conquistata dal battaglione per la bandiera del 4 ° reggimento alpini:
« Battaglione di sciatori alpini , fuso in un granitico b locco di energie e di ard it ismo alpino, in dodici mesi di campagna russa ha dato ininterrotte prove di eccezionale valo· re e di impareggiabile spirito di sacrificio. lncroUabile nella difesa, impetuoso e Lravolgente neU'offesa, ha sempre raggiunto le mete indicategli. NeUa grande offens iva invernale russa scrive fulgide pagine di gloria, sosliene per primo l'urto di imponent i masse di fanteria sos tenut e da unità corazzate che hanno travol to la resistenza del fronre, le con ti e ne con una difesa attiva ed ardita, le inchioda al rerreno fino a quando arrivano r inforzi che gli consentono una tregua dopo un comba ttim ento di due settimane compiuto senza sos te, senza riparo, in una condizione di clima eccez iona lm en te avverso. Accerchiato da forze agguerrite di fanteria e bli nda te, benché rid otto a pochi superst iti in buona pane feriti, congelati ed esausti, sostiene una lona disperata e col valore di tutt i ed il sacrificio di molti riesce a rompere il cerchio di ferro e di fuoco. In seguito cont in ua a marciare nella sterminata p ianura nevosa, supera tutti gli ostacoli che si frappongono al suo andare, tiene in rispelto il nemico che lo incalza e, sparuta scolta, raggiunge le linee aUeare in una aureola di vittoria uguale a quella deUe pill alte tradizioni alpine e de lla stirpe.» "
È sta to l ' unico reparto a livello batta gli o ne, insieme all'Aosta durante la prima guerra mondiale ed anch'esso pe r la bandiera del 4 ° reggimento alpini, ad essere insignito dell a medaglia d'oro al valer militare . Le ricompense individuali assommava no a due medaglie d'oro, 35 d'argento, 54 di bronzo, 65 croc i di guer ra e 12 en co mi so le nni. Dell e medaglie , 13 erano conferite all a memoria. 96 Furono concesse dai tedeschi anche alcune croci di ferro, di I• classe a D'Adda e Lamberri, di 2• clas se al tenente Corte di Montanar o ed a qualche altro. 97 9 ' L ' Esercito ed i suoi corpi, cit., voi. Il, tomo I, p. J84. '16 Il ba ttaglione alpini sciatori «Monte Cervino» in Grecia e in Russia, cit., pp . 6-10. °' 1 Tuui gli uomini de l battaglione , almeno quelli che erano arrivati in Russia nel febbraio 1942 , ricevettero inoltre, secondo quanto riferito da Vicentini, la medagl ia commemo.
Come il primo Ceroino, anche il secondo sembra sia stato sc iolto poco dopo il rientro in Italia. Usiamo la formula dubitativ,a perché al riguardo non siamo stati in grado di avere notizie sicure. E cerco che vi fu un terzo Cervino, ma non siamo in grado di affermare se si trat· tasse di un battaglione ricostituito dopo lo scioglimento del precedente , ovvero di questo stesso rientrato dalla Russia e, ovviamente, rimpolpato nell'organico. Era inserito nel XX ra,ggruppamento sciatori, 98 di slocato nell ' Alta Savoia tra Chambéry ed Evian-les-Bains al comando del colonnello Angelo Corrado, di cui faceva parte con i battaglioni Monte Rosa e Moncenisio, il gruppo d'artiglieria alpina Val d'Orco ed una compagnia del genio. Al comando del Ceroino c'era sempre il tenente colonnello D 'A dda. Il 9 settem bre 1943, 200 alpini del battaglione erano riusciti a rientrare in Italia raggiungendo la zona del Moncenisio insieme ad alcuni reparti minori del raggruppamento, guidati dal colonnello Corrado che il giorno precedente aveva respinto l' intimazione di resa da parte dei tedeschi. "
Un pezzo di «Ceroino» tra i Castelli Roma ni
Il vino scorre giU bene, è un bianchetto frizzantino di queste parti, niente male. Tra le piante del giardino, si aprono fessure sulla piana in lontananza , verso Roma , nascosta nel pulviscolo di calore. La villetta è simpatica , adagiata con poche altre su una lieve pendenza ai margini dell 'ab itato di Monte Porzio Catone, sul versante se ttentrionale dei Colli Albani , una trentina di chilometri dalla capitale. Il feudatario assoluto di questo microcosmo vi regna da 28 anni, lungimirante antesÌ· gnano di una fuga dalla maxi-urbanizzazione, una scelta di vita allora ancora coraggiosa che, penetrando piu a fondo nell'intimo del personaggio, si attaglia pienamente aJ suo modo di essere e di sentire. Ne promana una grande serenità, quella di chi ha capito che è inutile opporsi al destino ed anche recriminarlo.
Carlo Vicentini, classe 1917 , bolzanino ma vissuto sin dall'adolescenza a Roma, dottore in scienze economiche, già aJto funzionario delle Ferrovie dello Stato e - soprattutto - già comandante del plotone comando del battaglione sciatori Monte Ceroino sul fronte russo. Il sot totenente Vicentini di allora , del quale facciamo conoscenza attra·
verso alcune fotografie, aveva, rispetto al dott. Vicentini di oggi, qualche capello in piu e qualche chilo in meno , ma ad entrambi è rimasto in comune quel modo di sorridere con gli occhi, di una cordialità pacata condita da una sfumata tonalità ironica che nessuna bocca potrebbe esternare meglio.
Con la stessa spo ntaneità di cui già ci aveva gratificato Cossard; ci illustra e ci mette a disposizione la documentazione sul Ceroino in suo possesso, quella rientrata fortunosamente in Italia con la sua cassetta d'ordinanza, mentre il tito lare era ospite dei campi di prigionia sovietici, e quella da lui stesso originata nel dopoguerra, dalla relazione compilata per il Ministero alla pi u recente ricostruzione dei ruolini del battaglione , come fatto anche da Cossard per l ' Albania. E, come Cossard, ci ha fatto dono di una copia del libro che ha scritto un paio di anni fa sulla sua triennale esperienza, e di quanti erano con lui dietro i reticolati . Egisto Corradi , nell a presentazione da lui curata, lo ha definito « una narra zione straordinari a, tale da essere inser ita nella rosa piu ristretta delle migliori opere sulla partecipazione italiana al fronte russo». E non gli ha regalato nulla. In esso, infatti , la componente dinamica degli eventi si intreccia a quella emotiva in una simb iosi narrativa di non comune qualità. Resta il rammarico, di fronte ai banchi delle librerie occupati molto spesso da ammassi di carta sta mpata per i quali è difficile stabilire se il banale sia piu fitto de.I vacuo o viceversa, che un libro del genere non abbia la diffusione che meriterebbe. O forse no . Non sare bbero in tanti, tutto som mato, oggi, quelli in grado di coglierne ne l giusto modo spirito, essenza e contenuti.
Le parole con le quali ha voluto dedicarcelo suonano a ringraziamento per il nost,o adoperarsi «a far conoscere quello che ha fatto il Monte Cervino». E la stessa impostazione della dedica di Cossard, e ci semb ra significativo questo moti vo a fattor comune tra i due, la gratitudine per il «far sapere» di quel battag lione che I.i richiama ad una parentesi de Ua loro vita cosi pregnante tanto da non costitu ire pili so lo una parentesi, ma un tutto nel quale si simbolizza e si completa il loro essere uominL
Il discorso scivola lento, pacato, interrotto ogni tanto dal sorsegg iare del bianchetto che, si, va proprio giu bene:
« Era un bel battaglione, in gamba, reso tale anche e sopratruno dai non pochi " turbolenti" di cui i vari comandanti dei battaglioni aJpini si erano prontamente sbarazzati allorché erano arrivate le richieste per il Cervino. Ed infatti arr ivarono belle figure di lazzaroni , certo, all ' inizio di non faciJe governabilità, ma era fior di gente che ne sapeva una piU del diavolo, pronti a tutto , capace di affrontare ogni situazione e di uscirne, non c'era cosa che li potesse turbare piU di tanto ... alcuni, da borghesi, facevano i contrabbandieri di mestiere, certe facce che mettevano paura ... ragazzi generosi, di quelJa generosità tutta montanara, senza parole ... e poi il Cervino, proprio per le sue cara tt eristiche di reparto speciale, non era uno dei soliti battaglioni najoni , tirava un 'altra aria, era fatto proprio per gente dd genere, individualista, bast iancontraria per natura, insofferente alla routine di caserma, ma che, una volta trovato l'ambienie giu sto, vi s i in seriva al meglio e dava il meglio. Coesione, molta coes ione di reparto, un solido
spiri taccio di corpo ecco, queste direi che fossero le caratteristiche fondamentali del Cervino ed un profondo senso del dovere da cui derivava anche il coraggio, un qualcosa dj ampio, di t otale, che ave va poco a che fare con la patria, con la guerra, con le sue motivazi o ni giusre o sbagliate che fossero, coi russi, ma che era connaturato nel montanaro, e forse lo è an cora oggi, anche se i lempi sono cambiati ... »-
«Da tutte le parti, tedeschi compresi, è stato daro atto al Cervino di essere stato veramente "speciale" nelle sue prestazioni ... »
«Si, è vero, possiamo affermare senza falsa modestia che canto nell'ambito del CS1R, prima, quanto in queUo dell'S• armata poi, costituimmo sempre un "fiore aU 'occhiello". E le ragioni vanno ricercate in quello che le ho detto prima: gente in gamba, so lida, alpini e con qualcosa in pili, molto unita e senza il peso delle differenziaz ioni ge rarchiche ... il grado valeva fino ad un certo punto, quello che contava era l'imeriore convin zione che tu, per gli uomini, valevi veramente qualcosa, che si poteva avere fiducia in re , e aUora ti venivano dietro anche all'inferno ... Lamberti, so tto questo aspetto, era un caso tipico ... ma di lui parliamo d opo, c'è tanto da dire .. «Come le dicev o, r ispe tto al resto dei miHtari italiani al fronte russo beh, si, senza offendere nessuno, eravamo di un'altrn pasta non posso dimemicare, ad esempio, quando il 17 o il 18 dicembre 1942 , arrivati ad lwanowka , tro vammo il comando di un reggimenco di fanteria abbandonato completamente intatto, compresa la bandiera che recuperammo e resti tuimmo poi ai suoi poco solerti custodi... ricordo lo sbandamento caotico e irrazionale di migliaia Ji uomini della Cosseria e dc!Ja Ravenna, dopo il cedimento del fronte a Nowo Kalitwa ... s{, i tedeschi ci stimavano molto, quando entrava in azione il Ccroino non mette vano bocca, erano contenti di operare insieme a noi, face vano finta di non accorgersi che molto spesso ulilizzavamo armi automatiche catturate ai russi e che avremmo avuco l'obbligo di versare a loro le nosrre? Guardi, i mitragliatori Breda JO non erano male, ma si inceppavano facilmente alle bassissime temperature, e gli alpini erano costretti a tenerli sempre avvolti in coperte di lana.~>
<(Rispetto al Cervino d'Albania, voi fosre veramente "battaglione sciatori", ne.I senso che gli sci li impiegaste realmente, no?»
«SI, senz'altro. E d'alcra parte il terreno e l'ambiente si prestavano. Facemmo parecchia attività esplorativa e di ricognizione, ed anche in combattimento ne facemmo uso. Ricordo un giorno. duranre il fatto d'arme di Jwanowka , che per salire in fretta sullo scafo di un carro armalo tedesco fui costreno ad arrampicarmi senza levarmeli, e mi creda se le dico che non fu cosa facile. In pralica, li adoperammo fino aUe battute finali, ce ne privammo so lo a Rossosch quando li mandammo indietro con la colonna che sgomberava i feriti e ... le cassette d'ordinanza (sa che mi viene da ridere quando penso che, spesso, qualche amico mi ch ied e conto di una lettera o di una cartolina che afferma di aver sped it o, ma che io non ho mai ricevuto, oggi, negli anni Quanta, e che invece la mia casselta, dalla s teppa russa, riusd a rienlrare a Roma, a casa mia, nel 194.3, in mezzo a ruuo il bailamme che stava succede ndo dentro e fuori mah!).»
« La ri tirara voi in pratica non la faceste, da quel che ho lett o, perché appena lasciata Rossosch, dopo pochi giorni foste t utti catturati.»
«SI, è vero, la nostra fu una ritirata che durò in pratica dai tre ai sei giorn i , a seconda dei vari gruppeu i nei quali si era frazionato dò che restava del battaglione. La ritirata vera e propria la fecero, in pratica, l'SO• compagnia armi d'accompagnamento, che segui le d ivision i alpine in ripiegamento dal Don, e la colonna dei camion con i feriti ed i materiali.»
«A che cosa (urano dovuri i frazionamenti del reparto di cui Lei parla, dopo l'abbandono di Rossosch, oltre alla separazione fra il suo gruppo e queUo del capirnno Lamberti che aveva tentato per primo l'attraversamento di quella famosa s trada ?»
«Al fatto che, nella confusione che da un certo punto in poi cominciò a crearsi con l'arrivo di sbanda ti - ne parlo nelle prime pagine del mio libro - alcuni dei nostri vi s i persero in mezzo, altri che di none avevano sostato in qualc he isba non riuscirono p ili a ricollegars i con il grosso del reparto era facile perdersi, in quell'intasamento.»
« Lamberti. Che mi dice di lui?»
«Lamberti è quello che ha "realmente" comandato il Cervino in guerra, che gli ha impresso il suo inconfondibile carattere di reparto d'assalto. Aveva una personali tà, magari in eccesso alcune volte, e come tutti gl i uomini del genere poteva esse re difficile in certi casi avere rapporti con lui, poteva essere scomodo, anzi lo era senz'altro, cosf come d'a ltra parte poteva essere molto facile, dipendeva dal1 'essere o meno sintonizzat i sulla sua frequenza. Con gl i uomini ci sapeva fare, li teneva in pugno, otteneva t'uno, non aveva problemi di comunicazione, sapeva trovare il linguaggio ed il comportamento gius ti con tutti Era lui stesso un bel soldato ecco, come si dice oggi, era l'immagine della pro(essionalità amava il suo mestiere, ci credeva sul serio, lo faceva al meglio. Era sempre presente, vigilava su tuno, esigemissimo, ispeziona va di continuo vedette e uomini delle panuglie, guai a chi non aveva l' armamento in ordine, a chi non faceva le cose neJ modo stabili to; in questi casi era durissimo, ma al tempo stesso vegliava sui soldati, sul loro staro d'animo e sulle loro necessità, sapeva essere affe tt uoso e trepido come un padre od un fra tello maggiore, e questo la gente lo sentiva e per questo gli era attaccatissima. E poi, s i sentiva tutelata da lui. Ne aveva avuto una prova quando si era scontra to violentemente con I)' Adda, in occasio ne della prima az ione del battaglione, quella di Olkowatka, per la qua le si era rifiutato di improvvisar e un attac· co senza un minimo di conoscenza dell'ambiente , del terreno , delle condizion i del ne· mico. Erano volate parole grosse, Lamberti aveva affermato che sarebbe andato da solo al massacro ma che non ci avrebbe portato la sua compagnia - era il co mandante dell a 1' - l' altro lo aveva minacciato di eone marziale. Poi era s tato proprio lui , con i suoi uomini , ad intervenire d' i ni ziativa per levare d'impaccio l'alrra compagn ia, la 2', che era nei guai.
«Le potrei raccontare un sacco di cose, su Lambert i, per defi nirle l' uomo ... non so ... si dkeva, ad esempio, ch e quan d o era istruttore di tiro, oltre che di sci, all a Scuol a d i Aosta , il criterio di assegnaz ione di una licenza era affid:uo ad un apposito modulo che lui firmava in bhmco ed appendeva ad un albero: i primi che lo centravano dall a distanza prevista, andavano a gode rsi un paio di giorni a casa non aveva mezze misure ... mi ricordo a Iwanowka , il nostro cappellano faceva il distributore di tutta la massa di viveri rimasta nel magazzino di sussistenza della Cosseria, abbandonato anch'esso come tulio il resto , ma, pover'uomo, non riu sc iva a fro nteggiare l'assalto degli sbandati; Lambe rti gli mise una pistola in mano perché, se si fo sse reso necessario , sparasse contro i saccheggiatori, ed alle tergive rsazi on i dd pre te gli di sse, a brutto muso , che quando s arebbe stato in paradiso avrebbe preso gli ordini dal suo "principale" , ma c he adesso doveva ubbidire a queJJj che gli dava il capitano Lamberti ma il brutto muso lo faceva anche con i superiori, lo abbiamo già visto , e ne seppero qualcosa anche qualche colonnello tedesco e qualche papavero d ei como ndi italiani , in piU di un'occasione lwanowka: mi viene in mente quando, dur:mte una notte in c ui faceva un freddo boia ed e ravamo fermi su una pista, col pericolo molto serio di andare inc ontro al co ngelamento, dette ordine di tracciare un piccolo anello di fondo sul quale ci fece correre rutti, ufficiali , sottufficiali e truppa, come mani, per ore Sapeva comandare , ecco me, ed andava dentro deciso, ma sempre co l buonsenso e senza stupide spava lderi e.»
<< Dopo la guerra ebbe delle grane per il suo comportamento in prigion ia, non è vero? Pare che fosse passato "d all'altra parte" , fu r imosso dal grad o, alJontanaro dall'eserci to e gli furono anche revocate le due medaglie d ' arge nto che si ern co nqu istato i n Russ ia. 100 Qual è il suo punto di vista in proposito, come interpreta, Lei che lo ha CO· nosciuto a fondo, il suo atteggiamento da p r igioniero?»
100 Giuseppe Lamberti sarebbe stato successivamente reintegrato nel grndo, con restituzione delle decorazioni , ma aveva già lasciat o definitivamente il se rvizio attivo. I la lavorato per molti anni come direttore di impianti sciistici al Sestrière cd in Val d'Aosta , dove tuttora r isiede a La Magdelcin e, in Vahournanche. Un servizio sul personaggio, dal tit olo Il capi· tano Lambcrti, tm socialista con i calli alle mani, a firma di Enrico Camanni, è comparso
«Guardi, rorse solo oggi, a distanza di tanto tempo e con la serenità di giudizio che ne deriva, s i può tentare un'analisi circa il comportamento di Lamberti dietro i reticolati. Le clico subi to che, per alcuni anni, i colleghi O' Adda e Zanelli avevano preso da lu.i una certa distanza; ai raduni del banaglione, cosf come in a1tre circostanze, la gente in genere lo "schizzava" - non i soldati, in verità, che nella loro semp licità hanno int eso sempre star fuori da certe cose - lo trattava con freddezza. Beh, tutto somma to, da prigion iero non aveva tenuto lo stesso co ntegno degli alrri, non dico come un Reginato, un Magnani o un don Brevi, ma come la maggior parte degli a1tri prigionieri c he mantennero un atteggiamento quale si confaceva ad un uHiciale in mano al nemico. Aveva scritto e firmato articoli su "L'Alba", il settimanale edito dai russi per i prigionieri italian i, 10 1 ed era una prosa rovente, contro il fascismo, la guerra, le gerarchie militari italiane, contro il mondo capitalista, ri d ondante di ideologia comunis ta , a sfo nd o decisamente populis tico ... Ecco, io c redo, ogg i, di poter dare questa interpretaz ione , che si ricollega a quanto le ho detto prima circa la psicologia de1J'uomo, che era uno c he non conosceva mezze misure, o di qua o di là. Come era s tat o tutto ed appassiona tament e "di qua", prima, ora si era buttato "di là ", con la stessa passionalità, ma ques t o non tanto partendo da una matrice politica, anche se non aveva mai dissimulato un'impostazione critica verso il regime fascista, quanto da una professionale. Può essere capit o, anche se non giustif icat o: da ufficiale effettivo che ci credeva, aveva sofferto piU di altri la macroscopica inefficienza del nostro apparato militare, emersa cos( pietosamente anche in Ru ssia, ne aveva individuato la causa prima neU'ignava inettitudine deUa nostra dirigenza militare, se ne era sentito oltragg iato come un innamorato tradito, non poteva e non voleva perdonare ... e quindi una reazione di rigetto che aveva fatto presto ad andare oltre, fuori tema e fuori misura, ovv iamente alimentata in modo sap iente dai russi che in presenza di casi del genere andavano a nozze ... un comportamento molto discutibile, certo, suJ piano et ico, ma, considerato il personaggio, questo suo modo dj fare può forse essere capito. Almeno, io credo di averlo capito.•
La sera è scesa, il pulviscolo di calura si è tramutato nel brillio delle luci della grande città, là in fondo. 47 anni fa, di questi giorni, il Cervino stava operando nella zona fra il Donez ed il Don. Lo ricordo a Vicentin( gli occhi sorridono prima delle labbra , « ... quasi mezzo seco lo, pare impossibile».
su l numero speciale della rivista «ALP» dedicato alla guerra in montagna (n. 55, novembre 1989).
10 1 ~L'Albu aveva iniziato le pubblicazioni il 10 febbraio194}, cessando le il 15 maggio 1946. L'Istituto Stor ico della Resistenza in Cuneo e provincia ha curato nel 1975 un'edizione della raccolta dei 144 numeri. Notizie sul giornale e sui suoi contenuti sono altresf reperibili tra le pp. 323 e 374 degli atti del convegno «Gli it aliani al fronte russo•, svoltosi a Cuneo dal 19 al 21 ottobre 1979 sotto l'egida dello stesso Istituto, pubblicati dall'editore De Donato di Bari nel 1982. Uno degli interventi è sottoscritto proprio da G iu seppe Lamberti. Sul giornale ~L'Albu si veda il volum e: GAMllE'ITI, F., Né viv i né morti. Guerra e prigionia dcll'Annir in Russia: 1942- 1945, Milano, Mursia, 1973. 1
A Tarquinia «ad imparare l'arte»
Faceva molto caldo a Roma, i n quel luglio 1940, e lo spacci o della caserma dei carabinier i Podgora, ol tre ad est inguete la sete dei suo i frequentatori abituali, doveva provvedere a spegnere anche quella di circa 400 nuov i arrivat i che, per un paio di settimane, vi sarebbero rimas ti come osp iti di passagg io. Nei pri mi quattro giorni d el mese, infart i , erano arr ivati da tutta Itali a 22 ufficiali , 50 sottufficiali e 320 fra appuntati e carabinier i dest i nat i ad essere successivamente avviat i alla Scuola Paracadut isti di Tarquinia per iniziare l 'addestramento lancistico. Si trattava del prodotto di una prima selez ione operata su alcune centinaia di volontari che avevano presentato la domanda per entrare a far parte della nuova specialità che si stava creando, rispondendo alla circo lare n. 9900 emana t a dal minis tero della Guerra il 28 maggio 1940 sul reclutamento degli aspiranti paracadutisti.
La guerra era iniziata da 20 giorni , ed i magazzini dell'Arma erano impegnati nella distribuzione di divise grigioverdi, fasce gambiere ed elmetti alle sez ioni carabinieri mobili tate per le es igenze belliche. Le tradizionali divise di panno nero, i variop inti pennacchi e le cordelline andavano a dormire negli scaffali, mentre le lucerne si ricoprivano di teJa gr igioverde, com'era avvenuto 25 anni pr i ma , adeguandosi al part ico lare clima di guerra. In piu , la vecchia e gloriosa Arma di Goi to , di Pastrengo e del Podgora, que ll a dell e oleograf ie della «Domenica del Corr iere», con i marescialli dai baffoni ner i delle sperdute staz io ncine rurali con la pistol a a tamburo modello 1889 e la borsa per i ferr i e le catene, arricchiva la sua leggenda secol are d i una nota di modernità e spig liatezza associando agli alamari d 'arge nto le mostrine con ala e gladio dei paracadutisti.
Tarquinia aveva cominciato da poco l a sua piena attiv ità addestrativa dopo che in giugno erano stat i abilitati i primi 36 istruttor i, e come era accaduto alla caserma« Lamarmora » di Torino nel 1912, allorché per il costituendo battaglione aviatori vi erano convenuti uomini di tutte le armi e specialità, anche ora la turrita cittadina etrusca prospiciente iJ mare si affollava cli militari provenienti da ogni dove, tra i quali i 392 carabinieri che vi arrivavano il 13 luglio , dopo che il giorno precedente lo Stato Maggiore R. Esercito ne aveva sanz ionato in v i a ufficiale l'inquadramento in un battaglione attribuendogli la denominazione di I battaglione paracadutisti. Il reparto , comandato dal maggiore Bruto Bix io Bersanetti, era artico lato su tre compagnie al co-
mando dei tenenti Sal vato re Palermo , Giuseppe Ca sini ed Osmano Bonapace. 1
Il 15 luglio ini z iava a ritmo se rrato l 'addestramento che, nelle sue linee generali era jrnpost aro su una parte pre- lanc i stica, svo lta presso le s trutture aeroportuali e gli accantonamenti, ed una tattica, e ffettuata ne ll e locali tà v iciniori. La parte pre -lancistica comprendeva p reparazione fis ica , prove di decisione , lanci frenati , comportamento in volo, tecnica di fuoriuscita dal velivo lo e di impatto al suolo , vo li di amb ientamento ; que11a tattica, preparav a gli uomini alle marce operative , diurne e notturne, all e tecniche di nuoto , alle manovre a fuoco di squadra, compagnia e battaglione in terreni divers i ed al tiro con armi individuali e di reparto , ut ili zzando le aree agricole intorno a Tarquini a , in particolare il vicino co mprensorio de ll a Tolfa, e le località di Po rr o C lementino e foc i d i Marta. La compo ne n te teorica verteva sulle lezioni di topografia , montagg io, smontaggio e man uten zione delle armi , pronto soccor so, rip iegamento paracadute e car icame n lo deg li aerorifornitori ed altre materie ritenute nece ssarie .
Alla Scu o la Paracadutis ti , allorch é il battagli o ne carabinieri era giunto, ave va già ini z iato l 'adde str a mento al lancio un altro battaglione, que ll o comandato dal te nente colonnello Benzi , ment r e un terzo si apprestava a mettersi sulla scia degli altri due ; con ess i , il 3 1 marzo 1941, sarebbe stato cost i tuito il 1° regg i mento paracadu ti sti . 2 Ma gli e n tusias mi e le necessità de l mome n to avevano fatto si che tutto fosse fat t o u n po ' troppo in fretta , senza tenere adeguatamente conto de ll a corretta osservanza delJe norme connes se con l ' uso del paracadute e delJ ' aereo da trasporto in un tipo di lane.i se nsibilmente diversi da quelli d ' emer gen za , per i quali non erano ancora state messe a punto tutte le modifiche ed innovazioni nece ss arie e per i quali, sop rattutto, mancava nel per so nale di terra e di bordo la necessaria esperienza. In 48 ore , dal 24 al 26 lug lio , deced ev ano quattro paracadut i sti per manc a to spiegamento de ll a calotta. Tu t ta l'a t tiv ità av io lancistica veniva sospesa per due me si , ma alla r ipresa un'alt ra dolorosa perdita determinava una nuo va sos pensione e la dismiss ione del paracadute sino allora adottato. 3 Dove vano tra sco rrere quindi qu at tro me si , in parte anche per le pers istenti , avverse condizioni meteorologiche, perché si po-
1 I carabinieri ddl'aria, a cura del gc n . Arna ldo Ferrara, ediz ione a cura del Comando Generale dell'Arma dei Carab inieri , Roma , 1983, p. 30.
1 Dopo la panenza per l'Africa Settent rional e del battaglione carabinieri, il suo posto nell 'o rganico del reggimento sare bbe slato preso da un l V battagHone. Nel marzo 19 42 , il ~:gj!i~~W0 a;~;~:Si::i~tri; 0d~~r::;:ir:itie~i: l~&;;nto fanteria paracadutis ti , varia-
) Si trattava del modello O 39 del «Salvator•, succeduto al modello '37 , il classico paracadme con doppio comando in uso in Aeronautica , la cu i frequente caduta «a fiamma• (cioè ~lh:a~c;:;s:PJ~pa;: tdet~~~p~to~~ll~~:.qs~af~ l~~;~i::n~:1d~i~ f~1J:~~:d~tich: ~il;~: vo lta aveva la tendenza ad entrare in azione con rita rdo - dando luogo ad una discesa senza freno del paracadut e con conseguenze quasi sempre mortali.
resse d ar lu ogo all'effet tuaz ione dei pri mi lanci di brevetto, iniziati v er so la fine di novembre e protrartisi, per il battaglione carabinieri, sino ai primi di giugno 1941,' effettuati mediante il nuovo tipo di paracadute introdo tto dal Reparto Stu di ed Esperienze della Scuola, l ' indimenticabile IF 41-SP, la cui sigla piutt os t o er met ica stava per «i mbracatura fanteria modello 194 1 - scuola paracadutisti» . ' Nel frattempo, il 24 agosto 1940, il battaglione aveva avuto il suo primo caduto, il carabinier e Alice Verrico della 1 ' compagnia , che sal tando dalla torre di addes tram ento in str uttura metallica alta circa 65 metri, adoperata per gli esercizi di salto e scivolata sul te lo a slitta e di lancio su cavo con arrivo frenato , si sbilanciava malamente con i.I corpo e cadeva fuori dal telo da un ' altezza di 21 me tri , piombando sui b locchi di cemento che erano posti alla base della torre stessa per ass icurarne l a stabilità. La seconda perdita per i carabinieri paracaduti s ti s i verificava il 27 novembre dello ste sso anno , quando durante lo svolgimento dei primi lanci di brevetto aveva perso la vita il mare sciall o capo Gennaro Ventura , a seg uito di mancato funzionamento del paracadute . 6 An ch e il comandante del battaglione , maggiore Bersanetti, era stato virrima il 28 agosto di un incidente durante la fase di preparazione prdancistica, fortunatamente non grave ma comunque tale da comprometterne l 'id o neità e da costringerlo a lasciare il comando , c he ve niva assu nto dal maggiore Edoardo Ale ssi. 7 E proprio questi , con i due colleghi a capo degli altri due battaglioni , si era reso protagonista di un ep isodi o molto s ignificativo circa lo spirito che regnava a Tarquinia. Allorché, tra la fine di novembre ed i primi di dicembre 1940, le vice nde del fronte greco-albanese si erano messe al peggio, i comandanti
• t fanci necessari per J'abiJjtazione erano 3, effenua ti da quote diverse: 250,200 e 150 metri. A questi seguiva no altr i tre lanci, questa vo lta ((d i reparto». Tutta l'attività av iolanciscica era effettuata con il CA 133, il vecchio e lento Caproni affettuosamente riba tt ezzato ;I~n:ad~a;a~~;dt,i:~r
(t.oNGO , L., Le scuole paracadutisti dell'Aerona11tica, in ((Rivista Aeronautica», gi ugno 1981, pp. 9},97).
d?sn~:t~u1:~;~1~!! longi tudinale della fusoliera del velivolo, era determinata dal peso del paracadutista fuoriuscito dal veli volo . La mancanza di cinghie di sospensione impon eva al paracadutista, durante la discesa, un assetto obliquo e non consentiva una manovra efficace suJ fascio funicolare per smo rzare l'oscillazione pendolare e per modificare la deriva. • I carabin;eri dell'aria, cit., p. 35. Va ricordato che, all'epoca , non era prevista l'adozione di un paracadute ventra le d'emergenza, che sa rebbe comparso per la prima volta durante i suc~1t:~ i:npnr~~o~:::n~~~:s~~~~~~f:To~l~J~:~;~b~~c~i era me sso alla testa di fo rmazioni partigiane in Valtellina, e cadde nel corso di uno scontro con i tedeschi . Alfo sua memoria è stata concessa la medaglia d'argento al v.m.
dei tre battaglioni si erano presentati tutti insieme al colonnello pilota Baudoin, comandante della scuola, chiedendo a nome dei loro uomini di essere immedfatamente paracadutati in zona di operazioni per tamponare la falla e riconquistare le posizioni perdute. Alcune ore piu tardi , dopo che il colonnello Baudoin aveva tenuto rapporto a tutti gli ufficiali invitandoli a riportare la calma e la disciplina fra i paracadutisti, i battaglioni al completo, anziché abbandonare le aree di addestramento al termine delle esercitazioni pomeridiane e rientrare agli accantonamenti, si erano fatti trovare schierati, perfettamente allineati e con i comandanti in testa, rendendo gli onori alla bandiera. Subito dopo , mes sisi in marcia per rientrare negli alloggiamenti, sfilavano dinnanzi al comandante della scuola, che Li aveva preceduti per fermarsi ad un crocicchio per il quale sarebbero dovuti passare, guardandolo fieramente negli occhi e scandendo ritmicamente il grido: « Alba-ni-a , AJ-ba-ni -a».
Il 19 maggio 1941 , Baudoin ordinava l 'esec uzione di una complicata e dura manovra a terra , ed aveva de signato per l'e ffettuazione proprio il battaglione carabinieri. L'ipotesi operativa era che il reparto, aviolanciato in zo na montana alle spalle del nemico, si rendesse conto alJ'improvviso di essere circondato e d ovesse scegliere una posizione su cui in un primo tempo difender s i e dalla quale poi muovere per rompere l ' accerchiamento. Lo stesso Baudoin avrebbe poi cosf descritto l'azione:
«All'ora x gli uomini erano sparsi su un terreno presso Monte Romano, come se vi fossero star i paracadutati E la manovra ebbe inizio e si sviluppò bellissima , tecnicamente perfetta in tutt e le sue fasi. Capovolgimenti di fronte, situazioni nuove , so rprese a non finire. Quel giorno, quella notte ed il giorno dopo, Saltalamacchia • ed io ci spostammo continuamente fra gli uomini e non dovemmo correggere mai nulla. Ad ogni nostra domanda - e s f che ne facemmo delle astruse - il maggiore Alessi , i suoi ufficiali, i sottufficiali, i carab ini er i, risposero con esattezza. Incredibil e la veloc it à con la quale, dopo ogni spostamento, le squadre, i plotoni, le compagnie si sistemava no a difesa, scavand o buche e trincee e piazzando armi. Perfe tti i collegamenti radio ed il collegamento con gli aerei da ricognizione che sorvo la vano la zona Non so come esprimermi adeguatamente: non pensavo che dei carabinieri, il cui servizi o d'istituto non contempla il combattimento di fanteria e tanto meno qudlo di fanteria paracadutista, avessero in cosf breve tempo raggiunto un tale elevato grado di addestramento tattico.,.. '
Il battaglione , in effetti , aveva preso consistenza e si era amalgamato moralmente fondendo nel modo migliore lo spirito aus tero del carabiniere con quello spigliato e spericolato del paracadutista. Superata con serena saldezza d'animo la componente emotiva connessa agli incidenti subiti, l'equilibrio fra le due caratteristiche era stato raggiunto in breve tempo , superando con la volontà e la determinazione i non pochi ostacoli materiali e psicologici e pervenendo all'acquisizione di una mentalità particolare per una guerra particolare, fatta di comman-
1 Tenente colonnello di fanteria , vice-comandante della scuola.
' PARJSET, D., Storia del paracadutismo, Milano-Roma, Vito Bianco, 1962 , p. 120 .
dos, di azioni anfibie, di occupazioni verticali a mezzo aviolancio, cosf come le azioni tedesche in Francia , Norvegia e Paesi Ba ss i stavano a dim ostrare.
[! paracad11te rimane solo sul braccio
A lu gli o 194 1, un anno dopo l 'arr ivo a Tarquinia, venne il momento tant o atteso di lascia rla per l ' impiego in zo na di operaz ioni. De stinazione: Afric a Settentri onale , a disposizio ne di que l Comando Superiore Forze Ar mate. U 16 luglio, con al tre truppe de st inate allo st esso scacc hi ere, il I b attaglione carab ini eri parac adutist i si imbarcav a a Taranto, fra z ionato su.Ue motonavi Nettunia, Oceania e Marco Polo , mentre il mater iale pesante era caricato a Napoli . Durante il via gg io, la mo no to nia delle ore di navigazione, già frequent e mente interrotta dagli all armi aerei e na vali, eta soprattutto attenuata dalla ridda di ipotes i circa il futur o impiego , t ra le quali una finiva sempre di prevaler e, quella cli un lancio all e spalle del nemico, in ter rit ori o eg iziano (perché non sul la ste ssa Alessandr ia?) , legittimata dall'essere part iti con al seguito tutto il completo eq uipaggi amen to la nci st ico individuale e di reparto.
All'atto de ll o sbarco a Tripoli , il 18 lug li o 1941, il battaglione aveva il segue nte orga nic o: tre compagnie, comandate, rispettivamente, la 1• dal ten e nt e Gennaro Piccioni Leopa rdi , la 2• dal tenente Giuseppe Cas ini , la 3 • dal tenente O s man o Bonapace , ed un reparto co mando agli or dini d ell 'aiu tante maggiore tenente Max Ambros i. Era inoltre aggregato u n plotone del genio guastatori al comando de l tenente Renato Matt e i. In totale, 26 ufficiali , 51 sottufficiali, 322 graduat i e militari di truppa, per un complesso di 399 u nit à. '° L 'u niforme , che nel periodo trascorso a Tarquinia era rimasta quella rego lamentare del1' Arma ne lla co nfi gurazione grigioverde di mobilit az ione, con berretto a v isie ra per ufficiali e so ttufficiali e bus tin a per la truppa , era ora sos tituita d a quella coloniale cos tituita dalla sahariana ca ki co n pantalo ni corti e casco. L'armamento individuale comprendeva il moschetto 91, la pi sto la Bere tt a mod. 193 4 ca!. 9 corto (per ufficiali e so ttufficiali ), pugnale e bom be a mano. L 'ar mamento di reparto cons isteva in 12 mitragliatrici Fiat mod. 35, 12 fucili mitr ag li atori Breda mod. 30, 4 fuciloni ant icarro « So lothurn » da 20 mm e 10 cannoni legge ri anticarro da 47/32 assegnati proprio per il particol are scacc hiere operati vo. 1 1 Si t rattava di un armamento superiore a quello che aveva normalm en-
10 AR ENA, N ., Folgo re, storia de l paracadutismo militare italia no, Ro ma , C.E .N . 1965 , p. 99 ed/ cara binieri dell'aria , cit ., pp. 40-41.
11 ARl:.NA , N. , op. cii ., p. 99 e, dello stesso , / paracadutisti, Modena , Stem Mucchi , },!~~:~it . ~ 0 : ·[{è ;~aq~:r~:/1~~:~:~ed~ c~~~;~~:~ 0 r~car;1~r;!t~~a/teid!i cs~i!{h:r~ ,dd~ que st'ultima fonte indicati rispettivamente in 27 e 2 , al momen to in cui il battaglione pren· deva posizione ad Eluet e.1-Asel il 15 dicembre 1941.
te in dotazione un battaglione di fanteria; con tale aumento di armi, s i era pensato di mettere il reparto in g rado di asso lvere ogni even tu ale situaz ion e di emerge n za, ragione per la quale gli erano stat i asseg nati a nc he dive rsi automezzi per il suo trasporto celere.
Dopo alcuni giorn i di permanen za a Zavia, localirà della Trip olitania occidentale non lontana dal capoluogo, nella quale era stato organiz zato un «ca mpo di transito» in cui sostavano per acc li mataz ione le unità provenienti dall ' Italia , il battag li one, posto alle dipenden ze del XX corpo d'armata , veniva trasferito a Suani ben -A den , nella zona pre-desert ica a circa 25 km da Tripoli, con il comp ito di sorvegli are la linea ferroviaria tra le du e località e l'aeroporto di Caste l Benito e di costituire reparti di pronto int ervento nel caso di attacc hi nemici cont ro i sudd ett i obiett ivi. Vi sarebbe rimasto fino ai primi di novembre, cont in ua nd o l'addestramento tattico; 1'8 dello stesso mese, a seguito del m anife stars i dei prin1i sin tomi di un a preparaz ione inglese per un'offen siva alla frontiera }jbico-egiziana, era messo a di sposizione del corpo d 'armat a di manovra, cost ituito dalla divisione corazzata Ariete e dalle divisi on i motorizzate Trieste e Trento, e trasferito nel gebel (altopiano calcareo) cirena ico in prossi mità del bivio d i Lamluda, oltre Bengasi, con funzioni di <<rincalzo di coperrura costiera». A quell'epoca, il fronte si era s tabilizza t o lungo il confine libico-egiziano, sulla linea fortificata Sollum-I--Ialfaya-Capuzzo- Sidi Omar, ed entrambe le parti attendevano il momento favo revole per una ripre sa offe nsi va.
U comando di battaglione , il reparto comando e la l' compagnia restavano accantonate a Lamluda , con il compito di contrastare l'eventuale minaccia sul gebel da parte di tre colonne motorizzate inglesi, forti di 400 automezzi, che la nostra ricognizione aerea aveva avvistato i n marcia verso Ovest. D opo qualche giorno la 3 a compagnia vertiva chiam ata a rinforzare la cintura dife nsiva di Cirene , se de del Comando Superiore Forze Armate in Afr ica Settentriona le e quindi obiettivo s icuramente pagante per g li incursori britannici. La 2 11 compagnia era spostata a D erna ed in serita nel di sposit ivo di difesa di queJla piazzaforte , trovando im piego anche in azioni esp lorative nella zona pre-desertica a Sud d e lJ a città, e del vic ino campo di av iazione di El-Ftaiah ; alcuni giorni prima, dietro r ichies ta del coma nd o carabinieri dell a Libia , u n suo ploto ne era stato di staccato presso un g ru ppo agli ordini d el tenente co lonnell o Masina preposto a contrastare le frequenti infilt raz ioni dei commandos inglesi nelle nostre retrovie , s ia vi a mare si a vi a terra. U plotone era comandato dal sottotenente Alfredo Sandulli Mercuro 12 e costitu it o d a tre sottufficiali (maresciaJlo Att ilio De Angelis, brigadiere Corrado Franchini e vice-brigadi ere Gaeta no
11 L'ufficiale, nel settembre 1943 , s i trovava a Cefalonia quale comandante delJa 27• sezione carabinieri della divisione Acqui, e fu tra i primi ad essere passato per le armi dai tedeschi dopo aver opposto tenace resistenza con il suo reparto ed esse rsi offeno spontaneamente al plotone <l'esecuzione . Alla sua memoria, è stata concessa la medaglia d 'o ro al v.m.
Zingali) e 29 carabinieri. Il piccolo reparto fu impegnato senza tregua, di giorno e di notte, sostenendo frequenti ed aspri scontri a fuoco con i commandos nel corso dei quali rimasero feriti numerosi uomini , alcuni gravemente come i carabinieri Francesco Petracca e Marsilio Calanca. Fra i combattimenti di maggior rilievo , que ll o svoltosi il 19 novembre a Sud di Cirene, contro un gruppo nemico che aveva tentato un'azione di sabotaggio contro installazioni della città: sfruttand o abilmente il terreno, i carabinieri paracadutisti circondarono gli incursori catturando un ufficiale, un so ttufficiale e cinque soldati, mentre altri cinque di loro e 42 libici che operavano con essi furono catturati nello stesso g iorno ed i.n quello successivo, dopo rastrellamenti spesso accompagnati da scon tri a fuoco. Il plotone si sareb be riunito alla 2' compagnia il 31 dicembre, a Cirene. "
Frattanto, la speranza da sempre coltivata di un impiego a mezzo aviolancio stava di giorno in giorno allontanandosi sempre di pill e perdendo fondamento; il colpo di grazia venne I' 11 dic embre, quando dal comando di battaglione era pervenuto l'ordine di ritrasportare a Tripoli tutto il materiale paracadutistico che aveva seguito s ino allora il reparto ed era stato accantonato nel villaggio Duca degli Abruzzi, dove aveva preso inizialmente alloggio anche la 3' compagnia dopo l 'arrivo sul gebel cirenaico. Addio sogni di gloria, addio Tarquinia e a tutto quel che c 'era dietro; di paracadute, non rimaneva altro che quello ricamato in argento, cucito sul braccio sinistro del.la sahar iana, retag· gio di un sogno d ' ardimemo ormai polverizzato nella sabbia del deserto. « Usi obbedir tacendo . .. », certo, ma l'aulico recitare del motto e l'ottemperanza a quanto in esso espresso non riuscivano a lenire la delusione e l'amarezza.
Non c 'era comunque tempo per rammaricarsi. li 18 novembre 1941 gli inglesi , prevenendo di cinque giorni un attacco italo-tedesco contro Tobruk che si trovava assediata dalle forze dell'Asse sin dall'a· prile precedente, davano il via ad un'offensiva , denominata in codice operazione Crusader, che prevedeva l ' aggiramento della posizione di Halfaya per effettuare il ricongiungimento con la piazzaforte assediata ed un attacco a largo raggio verso Sud per volgere incorno allo schie ramento ital o-tedesco. L'incero quadrilatero Tobruk · Bir el -Gobi · Sidi Omar . Sollum fu interessato ai combattimenti , ed in una configurazione molto sintedca si può dire che le operazioni si artico laron o in due fasi: la battaglia fra le opposte forze mobili, durata dal 18 novembre al 7 dicembre , con i com battimenti di Sidi Rezegh, Bir el-Gobi, Gabr Saleh, ed il ripiegamento delle forze dell ' Asse su A.in el-Gazala (9-10 dicembre), su ll a linea Mechili-Tmimi-Derna (16-17 dicembre), su Agedabia (18-25 dicembre) ed infine sulle posizioni di Marsa elBrega-Marada (1-10 gennaio 194 2) con la perdita di Derna, Barce e Bengasi e, tra il 2 ed il 17 gennaio , anche di Sollum, Bardia e del pas11 J carabinieri dell'aria , cit ., pp. 40-46 .
so dell'Halfaya, dove si era creata una sacca di resistenza ad opera della divisione Savona rimasta circondata ed infine priva di rifornimenti. La fase che piu direttamente ci interessa ai fini delle vicende del I battaglione carabinieri paracadutisti è quella che inizia dal 13 dicembre 1941, allorché, dopo che la pressione avversaria veni va validamente contenuta sulla linea di Ain el-Gazala, erano in corso le predisposizioni per ripetere la rottura del contatto con gli inglesi ed intraprendere il ripiegamento su nuove linee di resistenza. Ne seguiremo gli svolgimenti facendo riferimento a quanto riportato nei due resoconti che risultano essere , in proposito, i pill dettagliati, quello di Arena e quello del generale Ferrara, citati nelle «note» per quanto riguarda le rispettive indicazioni bib li ografiche.
Il presupposto di base era che, al fine di permettere alle nostre divisioni di fanteria, sprovviste dei necessari mezzi di trasporto, di effettuare con ordine lo sganciamento, nei punti chiave del percorso di ritirata si dovevano disporre reparti di retroguardia per impegnare le unità inglesi avanzanti e contenerne la penetrazione . In previsione del suo impiego in questo ambito, tutto il battaglione al completo si concentrava su Cirene, dove il 14 il maggiore AJessi riceveva personalmente dal generale Rommel l' ordine di portarsi con i suoi carabinieri paracadutisti nella zona di E lu et el-Asel, a Sud del villaggio «Giovannj Berta», nel punto di confluenza delle piste provenienti da Chaulan e da E l-Mechili - Martuba. Il battaglione doveva essere schierato a cavallo del bivio con il compito di arrestare, resistendo ad o lt ranza sulle posizioni, eventuali puntate nemiche da Sud che avessero tentato di raggiungere la via Balbia posta a Nord, in corrispondenza del villaggio «Giovanni Berta », per ragliare la ritirata delle divisioni di fanteria Brescia , Pavia , Trento e Bologna , nonché quella della Trieste e dell'Ariete sviluppantesi dalle piste piu interne a Sud, lungo la direttrice Bir e.I-Gobi - Bir I-lacheim - El-Mechili - Martuba. Compito limitato nel tempo, quindi , fino a rip iegamento avvenuto delle nostre unità , ma di vital e importanza perché al suo asso lvimento erano legare le sorti di queste.
E/11et e/-Ase/
Alessi ed i suoi uomini raggiungevano la zona d'impiego nella notte fra il 14 ed il 15 dicembre. Il battaglione era rinforzato , come s' è visto, da 10 cannoni leggeri anticarro da 47/32 con personale della 9" compagnia dell'8 ° reggimento bersaglieri dell'Ariete al comando del s. ten. Alberto Coglitore e , sempre per accrescerne la potenzialjtà difensiva contro i mezzi corazzati , durante la sosta a Cirene erano s tate distribuite 400 bombe anticarro modello « Passaglia>> , dal nome dell'ufficiale del genio che le aveva ideate e realizzate con me zzi di fortuna. Molto di fortuna: si pensi , infatti , che l 'ordigno era costituito dal con-
tenicore met alli co del minestrone in sca tola , uno dei pezzi forti del menti for nit o dalla suss istenza, riempito di esplosivo e face nte corpo unico co n una bom ba a mano fissata al barattolo co n spago e ca trame , mentre un pezzo di manico da scopa od un tubo di latta fungevano da impu gnatura. Si potevano realizzare due versio ni , da l o 2 kg, e,d il lanci o d oveva esse re effettuato da di stanza molto ra vv icinata , co n tutti gli in co nvenienti del caso; comunque , se impi egata accortamente e da l anciator i b en addestrati e decisi {l'addestramento, nel caso dei carabinieri paracadutisti, era stato piuttosto spedit ivo, esse ndo si fatto so lo duran te la giornata del 14) poteva sv iluppare una bu ona capacità di dann egg iame nto nei confronti delle compone nti motric i di mezzi tanto blindati quanto corazzati . Piu che dall a rabbia e dall ' ind ignazione, or mai , tutte le vo lte - e purtrop po no n so no poc he - che il nostro intere sse per la sto ria militare contemporanea ci porta ad imbatterci in parti co lari connessi con il penoso li ve llo t ec ni co del nostro apparato milit are durante la se conda guerra mond iale, si amo colti da un sentimento di commossa, affettuosa considerazione per queste testimonianze di appassionati , in qualche caso disperati , colpi di in geg no autarchico co n i quali 1 da parte di pochi, si cercava di compensare le macroscopiche lacu ne di uno st rum ento rima sto indiet ro di decenni. 14 Poco dopo essere g iunt o in zona il battagli one prendeva posizione in base ai rilievi topografici ed ambientali effe ttu ati dal maggiore Alessi. U t erreno 1 là dove le due piste co nflui va no, appariva di consistenza rocciosa 1 brullo , solo a tratti interrotto da radi e bassi ces pu gli, percor so da solc hi profo ndi da cui derivavano, tra le varie quote, dirupi e forre che non rende va no agevole il movimento. La pista proveni e nt e da EI-Mechili - Martuba con dire ttrice Sud-Nord attraversava una va ll etta che , nelle vicinan ze de l bivio, era dominata ad Est dalla q. 628 e ad Ovest dalla q. 585, mentre quella proveniente da Chaulan, con andamento Sud - Ovest - Nord-Est, passava anch'essa attraverso una vall e tta domin ata a Sud -Es t dalle propaggini dell a q. 628 ed a Nord-Ovest dalle balze di q. 639. Tutte e due le piste co nfluivano , a Nord , nella q. 628 , che diventava cosi il fulcro dell'intero di spos itivo difensivo. Lo sc hierament o di spos to da Ale ssi prevedeva la 1 • compagnia sul lato s ini stro, a cavallo della pista di EI-Mechili, con fronte a Sud ; era il comp lesso piu consistente del battagli o ne , essen d ole stato aggrega t o il plotone genio guastator i , una ve ntin a di paracadutisti libi -
1 • Un altro esemp io in tal senso può essere rappresentato dall'idea sviJuppa ta dal tenente co lonnello del genio Beuica, capo dell 'ufficio studi ed esperienze d ella Scuola Paracadutisti di Tarquinia, che già tra il 1940 ed il 1941 aveva concepito l'idea di un cilindro di cartone (!) compresso da cui poteva partire una grana ta. Il marchingegno, al quale gli americani avrebbero sostitui to il cartone con l'accia io , doveva diventare circa un anno dopo quel tubo la nciarazzi pill comunemente noto come bazooka (l..ONGO, L., Le scuole paracad,aisti dell'Aeronautica, ci t ., p. 93, nota n. 3).
ci superstiti del gruppo Tonini " e sei cannoncini da 47/32. Per ordine superiore, però, due di essi, il giorno 16, erano cedut i a due compagnie del 65 ° fanteria di stanza a Chaulan. Sul lato destro, sistemata su q. 63 9 e collegata alla 1 • sui contrafforti di q . 628, era schierata con fronte a Sud -Ove st la 3 ' compagnia, con il compito specifico di opporsi a penerrazionj da ChauJan; ad essa erano stati assegnati aJtri due pezzi anticarro. Al centro , su posizioni arretrate comprese fra le quote 585 e 567 , prendeva pos izione l a 2 • compagnia (anch'essa era stata dotata di due cannoni anticarro) che veniv a quindi ad assumere il ru o lo di rincalzo. Piu ad Est del bivio , sul fianc o sinistro del battaglio ne c arabinieri , sino ad una zona chiamata Halug el-Adiab , si trovava il battaglione addestrativo di fanteria Barce, appartenente al Centro Istruzione di que s t ' ultima località , che peraltro non avrebbe avuto alcuna parte negli avvenimenti successivi. Le due compagnie del 65 ° reggimento fanteria erano dislocate nella zona di Chaulan , gro ss o modo alla de stra della 3 a compagnia , una posizione troppo decentrata per poter stabilire un collegamento anche minimo. Il comando di battaglione ed il po sto di medicazione erano sistemati alle spalle del bi vio , lungo la strada fra le quote 585 e 567 , abbastanza defilati all ' osservazione ed al tiro.
Lo st es so giorno 15 avevano avuto inizio i la vori di rafforzamento della linea: ripari indi v iduali 1 trinceramenti , postazioni per le armi di reparto , ri servette per le munizioni , ecc. Nel pomeriggio del 17 erano giunte anche due compagnie del genio per realiz zare la vori di fortificazione pili cons istenti e qualche campo minato , una vera e propria manna dal delo 1 soprattutto questi ultimi , ma già il giorno succes si vo venivano ritirare co s( come il battaglione Barce 1 con il che rimane va scopert o tutto il fianco sinistro del reparto paracadutisti . Proprio quel giorn o e ra iniziata la fase di ripiegamento delle forze italo-tede sche su Agedabia, sempre piu ad Ovest. Sin dal1e prime ore del 18 , infatti , si era sentito tuonare il cannone verso Est e si erano viste grandi co lonne di fumo e fiamme levarsi altissime in quella d irezione , probabilmente effetto delJ ' inc e ndio dei depo siti carburanti del campo di aviazione di EI -Ftaiah, nei pressi di Derna. Nume ro se aJtre es pl o sioni erano state avvertite anche verso O ve st , mentre sulle posizioni dei cara-
" Ne l 1938, dopo la nasc ita d ella Scuo la Pa racaduti s1i Libi ci di Castel Be n ito (che è stat a La p ri ma scuola milirn re di p ara caduti smo italian a), era sta to cost ituito un ba tt ag lfon e con ele me nt i locali , cui era seg ui to un secondo reparto, d enom i na to « fan ti dell'ar ia ~, i ni zial:ed~t f91!~e~~ad~i!~i~T;0 f~~::zfo~/jii~~ 0 :i~r~a tba:i"~t;~5: ;a~:;;:~~~? ·<J; e~ri;;it:~i n azio n ali ) d islocato a Barcc. All 'inizio de ll eos tilit à tu tti e tre i battagli oni veniva no riuniti d: ~;:gj; J~fr:i nio e~~ ~i!e d~~:t,"~~/aal /iif:;z ~~ J: ndif~:td 1 clJan : ~~ ~ ~j dalla pri ma o ff ensiva ing lese in C ire na ica (di ce mbre 19 40-ge nn a io 1941) . Dopo un a strenua resisten za pagat a a prezzo d i grav i perd i te, impeg nato in az io ni di co nten imento e co n tra t!.:cd:Jin~fi~!~~~ at~~i!ft~~(Cfr~t~~h~a i ~:N:i:,m;r 11::tJad;Jr:i~= :it i:~~~1:~~~~a;hi!: 1989.)
binieri era un continuo andare e venire di bombardieri inglesi diretti su Bengasi e sugli altri punti strategici importanti allo scopo di impedire o ritardare la ri tirata avversaria. Da Sud, per il momento , nessuna traccia del nemico . Nell'attesa di un attacco che comunque, ormai, non avrebbe dovuto tardare molto , il maggiore Alessi disponeva affinché la 2' compagnia si accentrasse al posto comando di battaglione e, durante la notte sul 19 , faceva uscire due pattuglie con compiti esplorativ i: una della 2' compagnia, al comando del tenente Giuseppe Fanelli, sulla pista per Chaulan davanti alle postazioni della 3 •, ed una della 1 •, agli ordini del tenente Lino Gtilli, su quella per E I-Mechili . Nel cuore della notte, intanto, rientrava un'altra pattug lia della 2a compagnia uscita il giorno prima , comunicando che fin dalla sera del 17 un contingente ing lese , forre di alcuni carri armati, numerosi cingolati ed una ventina di automezzi, si era attestato sulla pista di Chaulan a circa 2 km dalle posizioni del battaglione. Inoltre la pattuglia riferf d i aver visto a distanza imprecisata un movimento di numerosi mezzi nemici di cui non poteva precisare l 'entità per il buio sopravve nuto. Due carabinieri, inoltre , punte avanzate della pattuglia , erano stati fatti prigionier i , ma durante la notte , approfittando dell'oscurità e della scarsa sorveglianza cui erano sottoposti, avendo intelligentemente dichiarato di essersi perduti , erano riusciti a rientrare e parevano cosf confermare le infor· mazioni fornite dai compagni, ribadite poi anche dalla pattuglia Fanelli.
E venne l'alba del 19 dicembre. Un rumore continuo, dapprima sordo e poi man mano amplificantesi , arrivò alle orecchie dei carabi· nieri paracadutisti ai guaii il silenzio della notte africana, rotto so lo da qualche ultima esplosione - il deflusso delle autocolonne nostre e tedesche pet il bivio di Eluet el-Asel, intenso per tutta la mattinata, eta man mano scemato sino a cessare del tutto sin dalle prime ore del po· meriggio - non aveva fatto dimi nuire l'allertamento, anzi. Un primo contatto si ebbe fra g li avampost i de.ila 1 11 compagnia e 5 mezz i cingolati , avanguardia della colonna motocorazzata inglese in avvicinamen· to dalla pista di El-Mechili. Alcuni colpi di 47/32 ed un nutrito lancio di bombe « Passagl.ia», che misero fuori uso i mezzi nemici abbandona· ti rapidamente dagli equipaggi, determinò l'arresto del grosso, probabilmente persuaso, data la fulmineità e l'efficacia dell'azione difensiva, di trovarsi di fronte ad una sistemazione fort ificata presidiata da forze molto superiori rispetto a quelle che in realtà erano. Occorreva a questo punto rendersi conto dei successivi intendimenti inglesi, e , verso le 6, Alessi fece uscire una pattuglia della 2' compagnia al comando del tenente Ferruccio Galiot, su due squadre agli ordini del brigadiere Ettore Duri e del vice-brigadiete Salvatore Barrile. Dopo circa mezz'ora , Galiot cominciava ad inviare al comando di battaglio. ne, a mezzo portaordini , le prime informazioni: reparti di fanter ia si s tavano ammassando sui rilievi a Sud delle guote 585 e 628 , ed infatti
non doveva trascorrere troppo t empo perché le posizioni del b attag lione, ed in partico lare quelle su quest ' ultima quota, fossero battute dal tiro di preparazione deUe artiglierie inglesi. Galiot intanto continuava a fare 1a «p icco la vedetta lombard a», invi a nd o a pill riprese n otizie sui mov imenti del n em ico e sulla sua cons iste n za, ma ben presto la su a pattuglia era stata indi v iduata e fa t ta oggetto cli un inten so fuoco di fucileria e mitragliatrici al quale aveva risposto, sostenuta da quello dei commilitoni della retrostante 1 a compagnia, cercando di protrarre al massimo 1a sua presenza sul posto. Quand o ricevette l'ordine di rientrare, Io sgandamen t o non fu agevo le. D ue carabinieri rimasero su l terren o e tre furono fe r iti . Encomiab ile il comportamento del capo pa ttu glia e del brigadiere Duri : q uest i, fer it o al bracc io sinis tro in mod o tale da risultare impossibilitato ne !J 'uso d ell 'arto, s i era purtuttavia prodigato per trascinare via il carabiniere R osar io D e PascaEs , colpito all a gamba sini stra ed impedit o a sot tr ars i al fuoco nemico. Gli sfor zi del brigadiere sarebbero ri sul tati vani se il tenente Galiot n on avesse ragg iunto i due e , trascinando carponi il carabiniere e caricandoselo sulle spall e nei tratti meno scoperti, non fo ss e riuscito a riportare tanto q uest i quanto il br igadiere entro le nostre linee . 16
Verso le 7, alla piena lu ce del giorno, mentre il tiro di preparazion e sfu mava in quello di appoggio , gli inglesi mossero d ec isamente al]' attacco dirigendo la pre ss ione nel se ttore tenmo dall a 1 • compagnia:
«Se bbene il tfro delle loro artiglier ie fosse violenti ssimo e ragguardevole l'entità delle forze imp iegate, gli inglesi sten t ava.no ovunq ue a progredire, investiti com'erano dal fuoco del le arm i delJ a difesa che, spara ndo ininterrotta mente con grande precisione ed efficacia, provocavano un elevato logoramento di uomini e mezzi. Gl i effetti dcl tiro delle nostre armi incisero profondamente sulla capacità operativa delle unità attaccanti e produssero, quale consegue nza , un progressivo aJlentamento della loro pressione. Sfruttando prontamente la favorevole circos tanza, i carabinieri della t • compag nia, ri nforzati da un plotone della 2 a mosser o d'impeto al contrattacco e volsero in rotta gli inglesi ricacciandol i su lle loro basi di partenza.
(< Visto fallire il tentat ivo di sfo nd amento in corr ispondenza del tratto di fronte tenuto d alla l a compagnia, gli inglesi subi to dopo attaccarono da Sud e dalle provenienze di Sud-Ovest l'ala destra dello schieramento del battaglione, che faceva leva sulle posizioni di q. 639. L'attacco venne portato con forze meccanizzate e di fanteria valutate non inferiori a quelle di un battaglione , sostenute da robusti concentrame nti di artiglieria. II combattimento si sviluppò accanito, fra attacchi e cont rattacchi, per oltre tre ore. Ma la J • compagnia non subi ness ioni e non perdette neppure un palmo del terreno arndatole. I carabinieri contennero infatti l'avanzata ed i re iterati attacchi britann ici sviluppando una intensa reazione di fuoco incrociato e completandola, di frequente, con tempestivi contrattacchi. Anche se con perdite sensibili, con il lane.io ravvic inato del le bombe " Pa ssag lia" essi riu sc irono a sventrare vari mezzi blindati e corazza ti ed aJtr i ne fermarono. La fo rza d'urto inglese si andò cosi progressivamente logorando e le pesan ti perd ite in uomini e mezzi determinarono, alfine, l'esaurimento dello sforzo offe nsivo anche contro quel se ttore della linea difensiva.
«Ma sub ito dopo le artiglierie britanniche ripresero , con magg iore intensità, il martellamento di rutt o il fronte tenut o dal battaglione carabinieri paracadutisti. Dal
11' ARENA, N ., op. ciJ., p. I JJ.
volume di fuoco si poté calcolare che agivano non meno di sei batterie da 88. li tiro era molto preciso e le granate, tut t e a percussione, demolivano molti d egli app restamenti difensivi che i carabinieri avevano costruito a tempo di record nei giorni precedenti, come massiccia te, terrapien i e muretti a secco approntati per le postazioni dei cannoni da 47/32. Era la p reparazione che preannu nciava l'imminenza di un nuovo attacco. 1n questa fase, elementi di fanteria inglese riuscirono ad inriltrarsi nel centro del nostro schierame nto ed a consolidarsi su di una collina, sulla sinistra dell a 3a c6mpag nia . Da qui presero a battere, con raffiche bene aggiustate di armi automatiche, alcune delle nostre postazioni dis locate su ll e propaggi n i delle quote 639 e 628. li comandante della 3 • compagnia, tenente Osmano Bonapace, valutato il grave per icolo costituito da l cuneo realizzato dagli inglesi e considerando che l'eventuale ampliamento della posizione avversaria avrebbe potuto pregiudicare la tenuta dell'intero fronte, lanciò i suoi paracadut isti in un contrattacco es tremamente deciso, fina1 izza to a colpi re l'avve rsar io da tergo ed a preclude rgli ogni poss ibi lità di sganc iamento. G li inglesi furono però rnp id i neJ pe rcepire che si pro fila va per essi la minaccia di un aggiramento, e davanti all'irruenza dei carab ini eri paracadutisti si sot t rassero all o scontro con il p recip itoso abband ono della pos izione raggiunta.
«A l.l e u ndi ci, mentre l' art iglieria co ntin uava a martellare in sistentemente le pos izioni del battaglione con l' eviden t e intento a nche di fiaccare il morale dei difensori , gli inglesi sferra rono un massiccio attacco fronta le con mezzi bli nd ati e corazzat i. Lo sforzo offens ivo si co ncentrò, in particolare, in cor risponde nza delle due sellette at traverso le qual i si snodavano le piste di Chaulan e di Mechi li e dove esisteva quind i l' unico varco di accesso per automezzi al nodo stradale di Eluet cl-Asci. Deci sa aggressività e ferma vo lontà di sfondare caratterizzarono l'azione inglese. Ma il fulcro della difesa , basa to, come già è stato so ttolineato , sui rilievi di quota 639, 628 e 585, resiste tte all'urto del sove rchiante avve r sario, pur se con perd ite rilevanti.
« La prima ondata d'attacco venne nettamente stronca t a dal preciso ed efficace fuoco di sbarramento de!Je armi controcarro, che costò agli inglesi la perd ita di decine di autob lindo e camionene e di vari carri arma t i; un deciso arresto subirono , i n success ione di tempo , altri due tentativi di sfondamen to operati dai car ri britannici. 1 mezzi ci ngo lati che erano usciti dalle piste nelJ'intento di aggirare le posizion i saldame nte tenute dai difenso ri , avevano subi to il disastroso effetto dell e bombe " Pa ssagli a", che i carabinier i paracadutisti, nei lo r o frequenti cont rattacc hi , impiegavano con ardi t a pe rizia prima co ri candos i su l terreno e poi lanciando a distanza ravvicinata l'ordigno.
« L'inaspettata resistenza e la violenza dei contrattacchi, che sempre riusc i va no a respingere, rompere e scompaginare le unità pili vol te lan ciare nel tentativo di sfond are la linea difensiva, provocò la sospensione dell'attacco E rano le dod ici . G li in glesi erano cos t retti, ancora una vol ta , a ripiegare sulle posiz io ni d i partenza se bbene avessero impiegato nell'azi one - come ebbe a s timare il maggiore Aless i dall'osservatorio sit o sull a quota 639 - circa 250 automezzi, compr esi quelli meccanizzati e corazzati.» 17
Ma se i carabinieri paracadutisti del I battaglione erano « tosti », i loro avversari non lo erano da meno D opo un breve peri odo di tregua, l 'art iglieri a ripre se il suo lavoro , orientandolo sop rattutto sulle pos izioni tenute dalla 3 • compagnia, che rappre se ntava il fianco esposto del reparto. Il fuoco costringeva gli uomini a re stare imm ob ili sul terreno, bloccandone ogni iniziati va, da que lla di oss er vazio ne a quella di attivazione e mantenimento dei collegamenti. Ad un certo momento, la solit a var iaz ione del tiro dalla configurazione preparatoria a
11 I carabinieri dell'aria, cit., pp. 52-56. Un re soconto del combattimento è compa rso anche in un artico lo su di Tempo» di Roma dd 24 dicembre 1981 a firma di Cor into Zocchi.
Figg. U-H. La zona dei combattimenti soslenuli dal f battaglione carabinieri paracadutisti il 19 dicembre 1942. (Da FERRARA, A. , I carabinieri dell'aria.) Nella pagina a fronte, la stessa 7,ona vista ne l conres10 del territorio.
queJJa di appoggio fu il segnale dell'imminenza di un nuovo tentativo nemico. Verso le 16, infatti, i lati frontale e laterale destro della linea tenuta daJJa 3' compagnia su q. 639 vennero presi d'assalto da un battaglione di fanteria con il chiaro intendimento d i aprire una breccia da Ovest e di accerchiare quindi da Nord tutto il nostro dispositivo difensivo. L'attacco fu contenuto bene, impedendo al nemico qualunque possibilità di progressione, ma nel frattempo altre du e compagnie in gles i, infiltrand os i fra le quote 654 e 639, dettero inizio ad un'ampia manovra avvolgente sulla destra avente come obiettivo il versante Nord di quest'ultima, manovra che, se condotta a termine, avrebbe conseguito essa stessa l'obiettivo di pervenire all'aggiramento dell'intera linea di difesa del battaglione carabinieri. Urgeva contrattaccare, ed Alessi decise di impiegare parte dei rincalzi, affidando al tenente Giuseppe Casini, comandante della 2' compagnia, il compito di farlo con due p lotoni agli ordini dei tenenti Galiot e Capello, mantenendo accanto a sé l'altro plotone della compagnia quale ultima, estrema carta da giocare nel tentativo.
U contrattacco fu lanciato dal lato Est della collina che sorgeva sul rovescio di q. 639. Le due compagnie inglesi avanzant i furono inquadrate dal tiro dei mitragliatori e delle arrni individuali ed investite dal lancio di bombe a mano. Le due ali quote nelle quali si erano divisi i paracadutisti per irrompere su lati diversi del gruppo attaccante , ebbero in breve la meglio grazie all'irruenza dell'azione condotta che, presi in contropiede i fanti brfrannki, li costrinse ad arretrare abbandonando quelle posizioni che sarebbe ro state invece loro tanto necessarie per sviluppare da esse l'appoggio di fuoco indi spensabile per l'attuazione de.I piano tattico.
Intanto s'era fatta sera, alla quale subentrava, dl colpo, come è solito accadere nel deserto, il bu io. Il nemico continuava a sparare con l'arti glieria suJJe posizioni tenute dagli uomini di Alessi , ma ormai il comp it o affidato a lui ed ai s uoi carab inieri paracadutisti poteva dirsi assolto, dal momento che il mantenimento del nodo di Eluet e l-Asel aveva consent ito alle nostre divisioni di proseguire senza danni la loro ritirata verso Ovest, al riparo dagli attacchi portati dagli inglesi nel tratto della strada li toranea piu esposto aJJe loro puntate offensive dal Sud gebelico. Alle 18 giungeva l'ordine di ripiegamento su Agedabia, sulla via Balbia lun go la direttrice Barce-Bengasi , ed aJJe 18,40 le compagnie, interrotto il contatto con il nemico, raggiungevano le zone a Nord del comando di battaglione nella quale erano stati radunati gli automezzi. Sulle posizioni, restavano una quarantina di uomini con tre ufficiali, i tenenti Lino Grilli della I a compagnia ed Angelo Solito ed Enrico MolJo della 3a, con l'incarico di continuare a sparare ad intermittenza sino all e 22 in modo da non alle rtare gli inglesi circa lo sga nciamento del battaglione e consentire aJJo stesso di allontanarsi indisturbato .
I «posti di blocco» questa volta li fanno gli inglesi
Tutto si svolgeva come prev i sto, ed i 10 automezz i dell'autocolonna del I battaglione carab ini eri paracadutisti, dopo una quindicina di chilo met ri di pista, verso le 20,30 imboccavano l a via Balbia nei pressi del villagg io «Berta», procedendo con le previste misure di sicurezza. Ma, giu nti in prossimit à del bivio di Lamluda, punro di confluenza delle provenienze da Est e da Nord-Est , gli autocarri erano costret ti ad arrestare la marcia: la rotabile era bloccata da una vent ina di automezzi di var io tipo , impossibilitati a proseguire da un blocco stradale formato con grossi mass.i e recipienti riempiti di sabb i a e p ie t risco, sul quale convergeva il fuoco di armi automatiche e mortai in gles i appos tati su i rili evi che fiancheggiavano l a strada. Non si poteva indu g iare , anc he perché c'era il r isc hio di essere definitivamente tagliati fuori da altri reparti britannici che potevano scavalcare il battaglione da Nord e bloccare la Bal bia in al tri punti a ncora piu ad Ovest. Due plotoni della 2 3 compagnia , che si trovava in testa alla colon na, venivano incaricati di attaccare i centri di fuoco nemici sui due lati deJJa stra d a, le cui postazioni erano re se vis ibili dagli stessi razzi di var io co lore con cui gli in glesi ill uminavano ad intermittenza la zona. L'avvicinamento, facili t ato dalla partico lare natura del terreno roccioso e dalla presenza di arbust i , si concludeva con una altret tant o nutrita azione a fuoco e lancio di bombe a mano che ind uceva l'avversario ad all entare l a pressione def il andosi nell 'oscur it à. Ciò consen ti va di sgombrare la rotab il e dal mater iale d ' ingombro , compresi gli automezzi impossibilitati a muovere perché danneggi at i o rimasti privi di conducenti , e di far avanzare la co lonna del battaglione . Ma a poche centinaia di metri dal primo , ecco un secondo ostacolo, rappre sentato anche questa volt a da autoveicoli però di sposti di traverso ed inframmezzati da un muro a secco alto circa un metro e profondo due.
Il combattimento, dopo la breve sosta , ri prend eva v io le nt o , frazionandosi in assalti e corpo a corpo se mpre piU aspri. I carabinieri paracadut i sti ce la stavano mettendo tutta e badavano anche a far presto, perché tra la lu minaria che gli inglesi continuavano a produrre figuravano alcuni razzi verdi che, certamente, stava no a significare la richiesta cli rinforzi che non sarebbero tarda t i a giu ngere. Nonostante l'inten so fuoco proveniente dalle armi automatiche delle postaz ioni fisse e da quelle di bordo delle sue vari e autob lind o e camionette, il nemico era costretto ad in terrompe re il contatto , mentre si procedeva a demoLir e con la massima rapidità il muro ed a rovesciare ai lar i della strada gli automezzi che cost itui vano lo sbarramento. Fatto ciò, l'autoco lonna poteva riprendere la marcia. In testa procedevano quattro autocarri del battaglione , segu iti dagli automezzi superst iti del gruppo che era rimasto bloccato suJ primo ostacolo, mentre in retroguardi a venivano i rimanenti camion dei carab ini eri. Si era riunit a nel frattempo al reparto anche una metà c irca di quei paracadutisti che erano rimasti ad
Eluet el-Asel per coprire il ripiegamento, fra cui due dei tre ufficiali, i tenenti Solito e Grilli , mentre il tenente Mollo ed il resto del gruppo, pressati dagli ingle si da pill pani, non avevano fatto in tempo a sganciarsi. Essi tennero testa al nemico finché furono in grado di esercitare una adeguata azione di fuoco, poi, esaurite le munizioni, si infiltrarono attraverso le maglie dello stesso schieramento britannico per tentare di ricongiungersi in qualche modo al reparto. Le anfrattuosità del terreno e l'oscurità consentirono loro di portare a buon fine il tentativo, e la mattina del 20 dicembre pervennero al villaggio «Luigi di Savoia». Ma la località era già in mano agli inglesi, ed ogni speranza di esfiltrazione verso le linee amiche venne cosf a cadere. Mollo e la ventina di uomini ai suoi ordini riuscirono a mimetizzarsi ed a confondersi fra gli abitanti del villaggio, e continuarono fino alla nuova avanzata italo-tedesca del febbraio 1942 a svolgere azioni di sabotaggio contro il nemico. 18
A meno di un chilometro dopo il bivio di Lamluda, terzo tentativo di arresto da parte degli inglesi: un altro robusto sbarramento simile al precedente si frapponeva di fronte agli automezzi e, in base al volume di fuoco che gli faceva contorno, doveva anche essere presidiato da forze piuttosto ingenti. Giu dai camion e via a disperdersi sul terreno per l'azione di contrasto e superamento. Bisognava mettercela tutta, o la va o la spacca, e gli uomini, ancorché stanchi e provati dagli avvenimenti degli ultimi due giorni, capivano che era necessario, ora pi\J che mai , attingere alle uJtime energie se si voleva cercare di evitare di andare a svernare dietro qualche reticolato in Egitto. Si ritrovavano in queila stessa zona dove circa un mese prima avevano effettuato attività anti-comrnando, conoscevano quindi bene ]'ambiente, e questo co stituiva indubbiamente un vantaggio che bisognava mettere a profitto. I comandanti della 2 a e 3 a compagnia, tenenti Casini e Bonapace , portatisi con i loro carabinieri ai due lati della Balbia , ci dettero dentro con la determinazione di chi sa di non potersi concedere pause. Fu un susseguirsi di scontri frammentarl e molto violenti , che portarono alla neutralizzazione di numerosi centri di fuoco avversari, sia fis s.i sia mobili, con conseguente possibilità per gli uomini di Alessi di forzare anche questo terzo posto di blocco e di farvi transitare l ' autocolonna.
Gli inglesi , se erano stati costretti ad allentare la pressione pili energica esercitata sui nostri, non avevano però desistito dal tentativo di ostacolare il forzamento dello sbarramento ed il transito della nostra autocolonna , e continuavano, sia pure a debita distanza, ad effettuare un tiro estremamente molesto contro gli automezzi da bordo dei
quali i carabinieri, che vi avevano ripreso posto, rispondevano cercando di contrastarlo aJ meglio . Una camionetta cingolata nemica , piU audace delle altre, si era ad un certo momento fatta sotto investendo i cam ion col fuoco serrato delle mitragliatrici di cui disponeva; valse a farla tacere l'iniz iativa del vice-brigadiere Benedetto Romano che, sceso da!J' automezzo su cui viaggiava e sfru ttando abilmente le pieghe de l terreno, si portava a ridosso del bren carriere lo metteva fuori uso con il ben azzeccato lancio di una bomba << Passagli a». Ormai sembrava quasi latra, ma era destino che il diavolo ci mettesse ancora la coda. Passati i primi quattro autocarri, malauguratamente il primo veicolo del secondo scaglione della colonna incappava in una mina, si rovesciava ed impediva cosi il proseguimento degli altri mezzi sui quali viaggiava la 1 a compagnia e parte della 3a. Gli ing lesi, ovviamente, non si lasciavano sf uggire questo regalo imprevi sto, e tornavano a loro voi~ la a darci dentro , anche perché, nel frattempo, erano affluite al t re truppe . La situaz ione, a questo punto, era di ve ntata veramente critica, aggravata inoltre dal fatto che, ormai, di munizioni e bombe anticarro ne erano rimaste molto poche. Le cose infatti si stavano mettendo al peggio, il nemico scava gradualmente aveodo iJ sopravve nto ma, in un ultimo sfo rzo , i resti del battaglione (durante la bagarre di quelle ore c'erano stati morti, feriti, alcun.i autocarr i erano in fiamme) riuscirono a superare anche l'ult imo ostacolo ed a rompere definit ivamente il contatto col nemico filando a tutto gas verso Ovest.
La sera del 20 dicembre 1941 , il I battaglione carabinieri paracadutisti raggiungeva Agedabia. I resti del reparto che erano riusciti a forzare l 'acce rchiamento ingle se ammontavano a 44 elementi (10 ufficiali , 4 sottufficiali e 30 carabinieri), oltre a 10 uomini del p lotone genio guastatori aggregato; durante gli scont ri col nemico, il battaglione aveva perduto 28 2 d e i suoi effettivi, di cui 31 caduti, 37 fer iti e 251 dispersi. 19 Tra questi ultimi , molti furono i prigionieri feriti che erano sta ti ammucchiati in una casa co lonka, e tra essi alcuni morirono per mancanza di cure e di medicaz ioni sollecite . Otto giorni dopo, il Comando Superiore Forze Armate Africa Settentrionale disponeva lo sc iog limento del battaglione, formalizzato il mese success ivo anche dal Co mando Generale dell'Arma; nel marzo del 1942 , i supers titi del
battaglione rientravano a Roma dove, presso 1a sede della Legi one, aveva luogo la cerimonia relativa. 20 Il personale veniva destinato ad altre unità dell'Arma; una parre sare bbe andata a costituire la 184a sezione carabinier i della divisione Folgore e la 314' sezione carabinieri della Nembo, di stinguendosi per i notevoli serv izi resi e fornendo un elevato contributo di sangue.
Le ricompense individuaJi a1 valore militare ammontarono a 4 medaglie d'argento alla memoria, (carabinieri Luca Caravaggi Mazzon, Antonio Celi, Alfredo Madau , Mario Benna Zenit), 6 di bronzo (una alla memoria) , 4 croci di guerra. 21 Un attestato di merito fu concesso dallo stesso nemico: in una trasmissione ser ale del 28 dicembre 1941, Radio Londra , riferendosi ai combattimenti di Elet el-Asuel e di Lamluda , affermava che i carabinieri paracadutisti «si erano battuti come leoni e che mai, prima di allora, i reparti britannici avevano incontrato cosi accanita re siste nza ». 22 Il 14 giugno 1964 la bandiera dell'Arma dei Carabinieri veniva decorata della medaglia d 'arge nto conq_uistata dal I battaglione carabinieri paracadutisti con la seguente mot1vaz1one:
« Battaglione carabinieri paracadutisti, avu to il delicato compito di proteggere unità in movimento su nuove posizioni, sosteneva per un'intera giornata ripetuti attacchi di sove rchianti forze corazzate nemiche, appoggiate da fanteria ed aniglieria. Nell'impari, cruenta lotta, svolta con estremo ardimento, riusciva a contenere l'impeto dell'avversario al quale di struggeva, con aspra azione ravvicinata, numerosi mezzi blindati e corazzati. Sganciatosi dal nemico con ardita manovra notturna, trovata sbarrata la via di ripiegamento da munite posizioni avversarie, si lanciava eroicamente all'attacco e, dopo violent a, epica mischia in cui subiva ingenti perdite, si apriva un varco, ricong iungendos i alle proprie forze.» iJ
10 USCGA, carteggio / battaglione carabinieri paracadutisti, foglio n. 163/ 1/S del 28 dicembre 1941 del Comando Superiore Forze Armate A.S., f.to genera le Gambara; foglio n. 192/109-1940 S del 28 genna io 1942 del Comando Generale Arma dei Carabinieri.
;: p;a<;~tie~kU}~~}, ';:t~~~o;:3. carabinieri paracadutisti.
u L 'Eserci to ed i suoi corpi, Roma , USSME, 1973, voi. II , tomo I, p. 177.
VI. I REPARTI SPECIALI «N.», «P.» E «G.» DEL REGGIMENTO «SAN MARCO»
Il leone di San Marco «alza la coa » 1 ed indossa il paracadute
Nei primi mesi del 1941 , quando sul fronte greco-albanese era ancora in pieno svolgimento la battaglia d'arresto sulla linea Klisura-Tepeleni, attraverso la quale il Comando Supremo italiano cercava di contenere la mass iccia pressione greca su Valona e Berat, lo Stato Maggiore Esercito aveva e laborato uno studio operativo avente come finalità l'occupazione delle sponde del canale di Corinto. Questa via d ' acqua, lunga oltre 6 km e larga circa 22 metri , oltre a rappresentare uno dei piU importanti itinerari di rifornimento bellico per i greci grazie aU' aus ilio della marina inglese, avrebbe altresf potuto agevolare , una volta che se ne fosse preso possesso, l ' afflusso rapido di unità della nostra flotta nelle acque ateniesi per operazioni di carattere offensivo. Il piano , denominato in codice «Esigenza 2P», prevedeva il lancio sull'obiettivo de i tre battaglioni del 1° reggimento paracadutisti, ricalcando uno schema di occupazione verticale già coll audato con successo dalle aviotruppe tedesche in Belgio ed in Olanda poco meno di un anno prima 2 • Alla Marina , era richiesto di appoggiare dal mare, con alcuni mas , l'occupazione di Poseidonia, allo sbocco occidentale del canale, ma la stessa forza armata avanzava la proposta di estendere il proprio contributo attraverso I' aviolancio, insieme al reggimento paracadutisti, di un nucleo di uomini specificamente addestrati ed equipaggiati cui sarebbe stato affidato il compito di rimuovere eventuali ostruzioni marine di impedimento per i mas, di impadronirsi dei natanti ormeggiati nel piccolo porto di Poseidonia e di ripristinare . qualora interrotto . il traghettamento fra le due sponde Questa integrazione al piano veniva approvata , ed il 10 marzo 1941 un primo gruppo di 20 uomini (2 sottufficiali, 2 sottocapi e 16
della linea Maginot francese in contemporanea con la neutrali zzaz ione dell'Olanda, la cui occupazione avrebbe narantito il transi to alle colonne corazzate germaniche dirette verso :~n~~s;d::~~:~~~~i:i ~~;!;fid; a;:ror:;~0 ~1!;nc~r:ttd:o~:la~ti, i:r!~~:an;:is;~od~u:~!~: so e rappresentava la prima dimostrazione reale delle molteplici e sofist icate possibilità offensive della nuova specia lit à - le precedenti azioni in Polonia, Danimarca e Norvegia avevano avuto carattere pili ortodosso e meno corale - con l'integrazione in essa di nuclei ad elevato livello di qualificazione professionale quali guastatori, genieri, incursori, ecc.
marinai) appartenen ti al regg imento San Marco' ven iva inv i ato da Pola a Tarquinia , presso la Scuola Paracadutisti , ed aggreg ato al III battaglione che stava effettuando l'addestramento pre -lancistico di brevetro e quell o sul terreno. In mancanza di ufficiali, il gruppo della Mar ina era stato affidato al t enente dell 'Eserciro Mario Bia sut ti , anche lui proveniente daJ San Marco dove aveva presta t o servizi o per un certo per iodo. Ma non d ove vano trascorrere pill di cinque giorni perché arrivasse a Tarquini a l'ufficiale de lla Marina designato per assumere il comando della sezio ne, il tenente di vascello osservatore Giulio Conti, coadiuvaro dal capitano del genio navale Giovanni Butt azzo ni q uale co nsulente tecnico per la preparazione e l ' attuazione di az ioni speci ali. La scelta di Conti aveva te nut o buon conto dei trascorsi dell'uomo . Giovan iss imo 1 aveva svo lt o un ' intensa att iv it à aerea sugli idrovolanti della Marina, e pa r tecipat o a 12 mi ss io ni su Alessandria ed a diverse azioni di bombardamento sull a flotta inglese a bordo dei ve livoli dell ' Aeronautica in qualità di osservator e ; il suo medagliere a nnover ava già una medaglia d'argento e due di bronzo al valor militare ed una d'arge nto al valor di Marina , mentr i distintivi di d ue ferite si agg iunge va no ad arr icchire il curriculum cli un combattente che non aveva bisogno di altre presentazioni. E cli che tempra fosse lo avrebbe dimo stra to anche alla Scuo la Paracaduti st i di Tarquinia allorché, riportata durante un 'es er citazione cli l a ncio alla presenza cli alt i ufficiali tede sc hi una frattura ad un pied e, continuava ad accompagnare gli os piti di ss imulando l ' inten so d o lore, camminando a denti st retti ma riuscendo a nche a so rridere , tanto da non fars i accorgere d a nessuno dei pre se nti. 4 Al ministero della Marina , dopo essere riu scito a portare
, A metà novembre 1917 era stato costituito a Venezia, con lo scopo di difendere la città daU ' incombent e minaccia aust ria ca, il Reggimento Marina su 4 bauaglioni (Golamello,
glia d'oro al valor mili t are) che aveva formato, con il Raggruppamento Artiglieria Regia Marina costi t uito una settimana/.rima , la Brigata Mar ina. A riconoscimento dell'azione svolta Ìa PJ:~~~~r~:z?oe~: tts=~ ~~rc~.
N:14 :u~~t: ~eu:r:;iit;a~i~::as~g:~~~i~ìì~lfi~~rd:ff~~::~~ ra, il R D 14555 del 10 agosto 1919 aveva uHicializzato la contrazione del reggimento in battaglione San Marc o, articolato su qu:llt ro compagnie , che man1cnevano gli stessi nomi dei battaglioni del reggimento, ed una bancria di 4 pezzi da 76/ 17. Dopo successive evoluzioni organ iche, all'atto della mob ilitazione per la seco nda guer ra r94nli1~edie~:td?;:e~~; 1 ;i~~~:tr~f~ J9[! :~~s~~ 1 dehos~~e:~ 0 ~~n~s~~::safìt!~:/~~~~a~ ~::!~J~ d:rg~:p~~;ioRiligi~e~~:iArfld: ~=di~ ~hed:a~:~~:~~ 0 r~;e ~%:t :n~,:~ 0 ~h~~~~JJ~ del Grado, mentre il Bafik era agli ordini del cap itano di fregata Giovanni Biagini , al San Marco già dal 1937. Le varie vicen d e ord inati ve ed operative del reparto sono d ettagl iatamente riportate nd recente volume di FULVI, L., MARCON, T., MJozz1, O. Le fanterie di marina italia ne, edito a Roma ne.I maggio 1988 a cura dell ' Ufficio Storico della Marina Militare. mini;t~id~Uac~:in~ 0 Jeu~nR~~e;bbtc:it!i~:s~~:lia!~~~f~~~t: at~~!:~ 1 1::!~~~t~l vizio nel dopoguerra aveva comandato per un certo tempo una petroliera deU'AGll> presa a nolo dai ru ssi per fare la spola tra i paesi d'o lt re cortina e l'Albania . Sempre nel primo quin-
a 20, dai 10-15 inizialmente impostigli , i giorni necessari per «essere pronti» (!), gli era stara data una benedizione ed una macchina per raggiungere Tarquinia, dove non avrebbe avuto nessun s uperiore diretto cui fare riferimento, senza che fossero state definite le dipendenze e non avendo nemmeno un modello da seguire. La Scuola Paracadutisti, all'epoca, non era un ambiente facile di per se stesso, e non pOteva essere altrimenti: a livello carena di comando, la coesistenza di due forze armate diverse (Esercito ed Aeronautica) con una ripartizione di comp iti abbastanza chjararnente prevista sulla carta, ma dj difficile applicazione nella realtà, in rapporto proprio al tipo di attività congiunta, rappresentava forse il motivo maggiore di tensioni e suscett ibilità, e lo sparuto gruppetto ili marinai correva il rischio di trovarsi nella classica posi z ione del vaso di coccio fra quelli di ferro. Ma il tempo è galantuo mo, anche se per gli uominj del San Marco non è che ce ne fosse molto:
« ... l'ambiente dell'Esercito ci accolse come mai io avrei potuto immaginare, appoggiandoci ed aiurandoci per quanto poté, in tutti i modi. Dopo qualche giorno d_j vita i~ ~omune, riuscimmo a guadag narci l'amicizia dei nostri colleghi e la stima dei supenon ..
(( In un primo tempo, data la particolare nostra sjtuazionc, abbiamo dovuto orgacizzare, ingrandire, plasmare i1 nostro programma di g iorno in g iorn o, via via che ci si delineava pill chiaramente il compito. Abbiamo naturalmente incontrato ddle difficolt à: in segu ito, però, per il diretto intervento di Supermarina ' nella persona del comandante Borghi, il nostro compi to risultò di molto agevolato. Egli ci inquadrò, ci consigliò , ci diresse, facendoci ottene re tutto quello che c i abbisognava. Durante i primi due mesi dovetti considerarmi pronto per l'impiego, e contemporaneamente segufre e perfez ionare il programma via via prefissami. » 6
Il termine di tempo estremamente ridotto conce sso a Conti ed ai suo i uomini per permettere loro di impadronirsi della corretta tecnica di lancio partiva dal presupposto che il personale del San Marco potesse saltare le fasi preliminari di questo impegnativo addestramento. La cons iderazione doveva rivelarsi inesatta:
:~~~;s~~fpo~e~ ~i;;u?s~~t:~~t~~~i:~~r:n~i~ti~d~:;li~o~: :p::r~~c~~~al~v:u: meglio, armatala con una ciurma che pi\l eterogenea non poteva esservi, messosi al servizio del premier persiano Mossadeq allorché questi aveva tentato di infrangere il tnut dellecnrosse dc~!aag~~:;:1;~;;eec~n~:i~v~:z~~;j!~~i~1i/:ae~:!! 0 r!!!u~re:~!\d ~~~t::1e 0 a zia dalla Persia con un car ico destinato all'EPIM (Ente Petrolifero Italia Meridionale), evitando i pil.J o meno subdoli tentativi di dirottamento. Sino alla metà degli anni Cinquanta, e ra poi rimasto a Teheran q ual e rappresentante del predetto ente (PA.RISET, D., Storia del paracadutismo, Roma-Milano, Vito Bianco, 1962, pp 255-258).
' L'Alto Comando Marina, istituito per le esigenze di guerra; era l'organo a disposizione del Capo di Stato Maggiore , destinato a tradurre le direttive superiori in ordini e a diramarli ai comandi dipendenti.
' Archivio Ufficio Storico Marina Militare, - d ' ora in poi USMM - carteggio reggimento San -Marro, posizione XXlV , cartella n. J, fascicolo V, battaglione paracadutisti «P.-.., anni 1940-1945 , flrclaz ione sulla formazione di un reparto paracadutisti del reggimento San Marco» , senza protocollo e destinatario, datata Tarquinia 5 giugno 1941 , f.ta te il tenente di vascello osservatore comandante Giulio Conti»
« Bisognava in pochi gio rni trasformare i marinai in paracadutisti, curando la parte piU sostanziale dell'addestramento, omettendo il non assolutamente indispensabile, con riserva di perfezionare in un secondo t empo e con maggiore disponibilit à il personale .. Provvedevo ad inviare tult o il personale presso l'Istituto Medico Legale dell'Aeronautica a Roma, dove scartavano il 40%. Iniziai con tem poraneamente la preparazione, e dopo due giorni di allenamento mi accorsi che, oltre a quelli eliminati alla visita medica, una forte percentuale dei rimanenti non era in grado di affrontare e superare gli esercizi atletici per la preparaz ion e al lancio. Fui cosf costretto a richiedere dei rimpiazzi i quali presentarono via via, per una maggiore selezione dei componenti da parte del reparto d'origine, una percemuale di eliminati sempre minore.» 1
Erano, infatti , affluiti da Pola altri volontari fino a raggiungere, alla data del 22 aprile, un totale di 78 uomini , che ulteriori selezioni mediche ed infortuni di vario genere riducevano a 50 - 3 ufficiali , 8 secondi capi e sergenti, 39 sottocapi e comuni8 comprensivi delle riserve e tutti regolarmente brevettati paracadutisti alla fine di maggio. Indossavano la divisa grigioverde del San Marco, con il basco ed il caratteristico camisaccio dalle manopole rettangolari rosse con al centro il profilo dorato del leone di San Marco al di sopra dei risvolti di entrambe le maniche. Erano stari anche adottati speciali guanti in pelle foderati in pelo con risvolto di pelliccia. Il distintivo di specialità , ricamato in oro per gli ufficiali ed in seta od in rayon per sottufficiali e truppa, era dato da un paracadute posto fra le ali spiegate di un'aquila i cui artigli ed il cui becco sorreggevano un pugnale posto orizzontalmente, e veniva portato sulla manica sinistra. Dopo un certo tempo , le calzature e le fasce mollettiere della tenuta ordinaria furono sostituite dagli alti stivaletti da paracadutista e da calzettoni grigioverdi. 9 Per il lancio , era adoperata la apposita combinazione di tela grigia, sostituita poi a metà del 1942 da quella tipo trequarti in stoffa mimetica.
Per la rimozione delle ostruzioni e di altri ostacoli, per la disattivazione di torpedini e per la messa in moto dei natanti , il ministero della Marina aveva assegnato anche 2 palombari, 2 motoristi e 2 torpedinie· ri forniti dei rispettivi materiali speciali. I tedeschi, però , avevano giocato d'anticipo, ed i loro Fa//schinniiiger (paracadutisti) il 26 aprile avevano occupato le sponde del canale di Corinto.
Venuta meno !'«Esigenza 2P», il suo annulJamento non doveva però comportare lo scioglimento di quella che era ufficialmente diventata la sezione paracadutisti del reggimento San Marco. '° Nella citata relazione Conti, si apprende come in un primo tempo si effettuassero
7 Relazione Comi di cui alla nota 6.
8 Le fanterie di marina ita/;ane, cit., p. 155.
9 Dtc:L G 1u D1 CE, E. e V., Atlante delle unifomzi militari italiane dal 1934 ad oggi, Parma, AJbertelli , 1984, tavola LlV , e MARZF.Tn , P ., Unifomzi e distintivi dell'esercito italiano, 19JJ. 194.5, Parma , AlberteUi, 1981 , tavola 21, p. 55.
10 Nel citato volume Le fanterie di marina itaUane il reparto viene indicato come Nucleo, ma nella documentaz ione originaJe da noi consultata figura semp re la denominazione di Sezione.
azioni tattiche da parte del piccolo reparto a sé stante che , successivamente, venne invece inserito in manovre piU ampie compiute dal 1° reggimento paracadutisti. Queste esercitazioni iniziavano con tutto il materiale perfettamente contenuto e chiuso negli aerorifornitori in dotazione , come se fosse giunto cosf dall'alto sul terreno. Gli uomini venivano addestrati all'impiego del Moschetto Automatico Bei-etta [MAB, mod. '38] (era la prima unità paracadutista alla quale l'arma era stata distribuita, cosi come il nuovo elmetto da lancio che si diffe. renziava dal precedente per l'inserimento di un paranuca in tela e di un salvanaso in cuoio a protezione de.I setto nasale durante l'impatto con il terreno o l'acqua) Il e rerfezionavano il tiro alla pistola, il lancio cli bombe a mano e l'uso de pugnale; la scherma con quest'ultimo era effettuata con lama nuda ed affilata ed a torso nudo. Le bombe a mano venivano lanciate al di sopra dei compagni che dovevano stare all'impiedi, fronte al tiratore, e seguire con lo sguardo la traiettoria dell'ordigno che passava sulla loro testa, pronti a gettarsi a terra se fosse caduto troppo vicino; con ciò ogni uomo si rendeva perfettamente conto della potenza distruttiva della bomba , in effetti relativamente limitata, ed acquistava quel senso di sicurezza , di spavalderia e di gusto del pericolo propri dei reparti d ' assalto. Molto orientamento topografico, anche con mezzi di circostanza, marce notturne, lettura di ae· re-fotografie panoramiche e planimetriche, pronto soccorso ed altre nozioni varie completavano la preparazione dei marinai paracadutisti. Oltre che con le armi l'addestramento era intenso anche con i materiali che venivano via via consegnati al reparto: battellini pneumatici gonfiabili, tute e contenitori impermeabili, zatterini gonfiabili lunghi a misura d 'uomo che, sgonfiati, potevano arrotolarsi intorno alla cintura, attrezzature da guastatore e da minatore, ecc. Proprio con i battellini, il 12 giugno 1941 aveva luogo nelle acque antistanti Tarquinia il lancio contemporaneo di 8 uomini e 2 battellini gonfiabili dalla quota di 150 metri ed in condizioni meteorologiche sfavorevoli, esperimento che sembrerebbe essere stato il primo del genere in Italia. Sino ad alJora, infatti, l'impiego aviolancistico era stato ancora quello clas· sico: il reparto , paracadutato a terra in vicinanza dello specchio d' acqua operativo , gonfiava i battellini e con questi iniziava ad agire sulla superficie liquida. Con gli zatterini , la tecnica era la seguente: sganciato il paracadute prima di toccare l'acqua , a 3-4 metri d 'altezza, e ritornato in superficie dopo il breve tuffo, l'uomo gonfiava lo zatterino e vi si sdraiava sopra in posizione prona, muovendo le bracda per imprimere moto e direzione. Ciò gli consentiva, inoltre , di trascinare seco il contenitore impermeabile con le armi ed i materiali per il sabotaggio. 12 Per il trasporto di esplosivi plastici durante il lancio, a Tarquinia l'ufficio studi ed esperienze aveva realizzato uno zainetto collegato
11
MARZEITI , P ., op. cil. , tavola 28 , pp. 86-87
11 PARISET, 0 ., op. cit. , p. 262.
ad uno speciale paracadute di ridotte dimensioni che veniva apetto nel corso della discesa e dopo l'apertura di quello principale. La nuova specialità stava prendendo rapidamente corpo, e delle sue possibilità si faceva interprete il capitano Buttazzoni , d i venuto comandante in 2 a del reparto , che cosi le elencava in un promemoria per lo Stato Maggiore Marina:
«Az ioni varie di sabotaggio contro opere site enrro o neUe vicinanze di specchi d'acqua (distruzione di bacini idrici, di dighe, chiuse di ponti, cemrali elettriche, ecc.};
- azioni di sbarco in zone che pe r la conformità del terreno non consentono l'approdo e lo sbarco a mezzi di Marina o l'atterraggio di paracadutisti comuni {costituzione di teste di ponte, di teste di sbarco, azioni varie a terra , ecc.);
- azioni di eliminazione di ostruz ioni o di aJtre difese portuali, aprendo la via a speciali mezzi della Marina e deB' Aeronautica;
- azioni dirette sul naviglio nemico, combinare eventualmente con la cooperazione deUa Marina;
- azioni infine inelencabili, in cooperazione con la Marina, con l'Aeronautica o con i reggimenti paracadutisti deU'Esercito. 11
Nello stesso documento, Buttazzoni sugger iva anche come fosse opportuno allontanarsi da Tarquinia, centro ormai troppo noto del paracadutismo militare italiano dove ormai anche la pill piccola attività era facilmente osservabile da estranei, con grave danno della indispensabile segretezza.
La sezione paracadutisti del San Marco, che aveva preso in carico tutti i materiali individuali previsti per i paracadutisti dell ' Esercito, non possedeva però armamento collettivo, dal momento che l'originaria azione per la quale si era addivenuti alla sua costituzione era compresa in quelle dei reparti di quest'ultima forza armata. In vista dei nuovi programmi futuri, pertanto, Conti propugnava nella sua relazione l'assegnazione di due mitragliatrici Breda 37 nonché di pistole mitragliatrici. L'adozione , infatti, di queste, in unione ai mitra MAB già distribuiti, consentiva di sostituire alla squadra di 8 uomini, costituente l'unità base di un normale reparto paracadutista dell'Esercito , una formazione gruppuscolare di 4 uomini con a capo un ufficiale od un sottufficiale - designato dagli stessi componenti, per incrementarne l ' affiatamento - che, secondo il parere del proponente , grazie alla forte massa di fuoco sviluppabile da ogni gruppo con le armi automatiche, avrebbe reso pill snella e spedita l'i ntera sezione . Già l'assegnazione dei fucili mitragliatori aveva stimolato l'ingegnosità di Conti portandolo a far costruire una speciale buffetteria (il famoso corsetto «samurai», caratteristica inconfondjbile dei reparti speciali del San 11 USMM, carteggio reggimento San Marco, posizione XXfV, cartella n. J, fascicolo V, ~h:1?1 tl~~c1ac1r;i~~~dju;i~/i~n:::a:::~~1f~;z:rs~:f:itd~u~e~tt/ 1 ~r~s~i-b~li5 1 àd~~~ giugno 1941, da reggimento San Marco-sezione paracadutisti a Stato Maggiore Marina, f.to ((per il com .te Giulio Conti assente il cap. GN Nino Bunazzoni».
Marco ed in seguito indossato anche da altri battaglioni del reggimento) nella quale, oltre a 12 caricatori da 40 colpi ciascuno disposti trasversalmente in parallelo (5 in posizione toracica e 7 in quella dorsale), erano contenibili anche 6 bombe a mano all'altezza della cintura. li re stante quantitativo di granate e munizioni per pistola, il pacchetto di medicazione, i v iveri ed il re sto erano stivati in un apposito tascapane speciale per paracadutisti. La genialità di Buttazzoni si era invece estrinsecata nella ideazione e realizzazione di una spec iale arma contro-carro a razzo , una specie di grosso pisto lone con canaa larga, una versione di ... bazooka a revolver 1 ". La relazione, a proposito dei materiali, si concludeva con una perentoria ed orgogliosa affermazione:
<• Abbiamo in questo momento in nostro possesso il materiale base per qualsi asi tipo di azione. Dico questo perché l'impiego di reparti della specialità s/uue a qualsiasi schema tipico o norma tassativa.,,
Ma la parte ancora piu interessante della relazione Co nti ci sembra essere quella finale, nella quale il compilatore riassumeva i t ipi di azioni potenzialmente effe ttuabili da parte della sezio ne paracadutisti:
1. Pos siamo agire come complementi di una grossa formazione di paracaduristi (caso tipico Corinto , Candia, Malta, AJessandria od altre basi navali ).
.2. Poss iam C? agire da soli per azioni di sabotaggio su apprestamenti bellici della
3. Per impiegare evenruali mezzi d'assalto della Marina , buttandoci con essi diret· tamente nell o specchio d'acqua ael quale dobbiamo operare.
4 . lnfine , e questo sarebbe a mio avviso l'impiego tipico della sez ione nel quadro del reggimento San Marco , possiamo agire come testa di ponte per uno sbarco del reggi· mento eseguito con mezzi navali.
L 'evo luzione della nuova specialità e le ampie prospettive operati· ve che ne derivavano, inducevano poi il compilatore a proporre la CO· stituzione di un battaglione paracadutisti in seno al reggimento San Marco , forte di circa 300 uomini (17 ufficiali, 3 7 sottufficiali e 246 fra sot tocapi e comuni), piU o meno sullo stesso organko dei battaglioni paracadutisti dell'Esercito, tale da consentire al reggimento di concepire ed effettuare, per primo e da solo, qualsiasi tipo di sbarco, iniz iandolo per via aerea con il battaglione paracadutisti e proseguendolo via mare con gli altri battaglioni . " La proposta di Conti era recepita favorevolmente dallo Stato Maggiore della Marina che nel termine di una ventina di giorni, in un promemoria per le supe riori autorità nel quale faceva sue le considerazioni del comandante della sezione paracadutisti del San Marco, proponeva a sua volta di: a) richiedere il parere del R. Esercito sull'equipaggiamento cd armamento da asse. gnare ai nuovi reparti;
H PARI SET, D. , op. cii., p. 137 e ARENA , N ., I paracadutisti, cit. , didascalia della fotografia a p. 114
u Relazione Conti di cui alla nota n. 6.
b) auto ri zzare la costituzione del battaglione paracadu t ist i San Marco, in luogo del terzo b attaglione Caorle previsto dagli organic i del reggimento San Marco app rova ti nel 1940;
e) disporre l ' i nizio deUa selezione fra il personale volontario da destinare al battaglione paracadutisri, in man iera da iniziare al piU presto l'addestramento, app rofittando d e Ua stagio ne favorevo le; d) disporre l'assegnazione de Ue anni e del materiale di dotazione. 1'
In alleg ato al docum ent o, e ra tras mess o uno spe cchi o relativo al mat e riale per la sez io ne della fo rz a di 5 0 uo mini :
- moschetti mit ragliator i Beretta n 50 (con 600 carica to ri); - cartucciere a giubbo tt o (50); - pistole Beretta cal. 9 (50) co n I 00 caricatori; - bo mbe a mano ( 1. 500); - elmetti speciali per paracadutisti; -m itrag Uat ri ci Bred a 37 (2); - pug nali ; - masch ere antigas; - bi nocoli ; - busso le con quadrame fosforesce nte (14); - lampadine t ascab ili « D aimon Telko» per segnalaz ioni a tre colori (14); - apparecchi o radio R.A. l « Allocch io Bacchini» speciale per parac adu ti st i; - battellini per dieci persone (2); - p istole Very (1); - pis tole mitragliatrici pe r ufficia li e sottuffic iali (8).
Ma, in ass oluta contrapp os iz ione con tal e fa vore vole orient a me nt o, l a sezio ne , ch e avr e bbe do vuto r appr es entar e la str u ttura di b ase d e lla n uova spe cialit à, il 20 g iug no rientr av a a P o la in te rromp e nd o q ualsia si forma di add es tram e nto mentre per alcuni d ei suoi compone nti s i a nda va pro spettand o addirittura un tra sfer iment o p resso altri e nti o re parti. L 'a utor e vole e fa ttivo intere ss ament o p resso Super mar ina del capitano di fre g ata Bi agini , divenuto dal 2 3 ge nn aio 19 41 comandante del depo sito regg im e ntale , imp edi va il te mut o e probabile scioglim e n to de lla sezio ne e me tteva in mo t o una se rie di in t e rve nti cu lmin a nti in quello , determinante , del C o mand o Supremo n ei confr o nti dell o Stat o Magg iore Marin a. Ne co nsegui va la deci sio ne di mantenere in v it a la specialit à, di co ntinu arne il particol are tipo d._j add es tram e nto variand o l a sed e ed, infin e , di co nfigur ar ne l' o rdinamento a livell o di un a co mp ag ni a. Il 22 agos t o la sez io ne rit o rn av a a T ar-
16 US MM, ca rteggio reggimento San Marco, posizione XXIV , ca rt ella n. 3, fascicolo V, battagli one paracadutisti .cP.- anni 1940-1945, «pro-memoria su reggimento San Marco-paracadutisti-relazione T.V. Giulio Conti-, prodo tto da Ufficio di Stato Maggiore dclJ a Regia Marina. reparto M.D.S. - ufficio 8 0 ., da ta to 28 giugno 1941 , senza pro 1oco llo e destinatario e non fi rmato.
quinia, mentre si dava corso agli apprestamenti logistici nella nuova locali tà che avrebbe ospit ato il reparto, la cui scelta era caduta su Porto C lementin o, a pochi chilometri dalla Scuola Paracadutisti, dove i marinai avrebbero alloggiato nelle strutture di una colonia marina. A Pola, nel frattempo, con tinuava l'afflusso del personale destinato a.costituire la futura compagnia «P . » (paracadut ist i) del reggimento San Marco, che avrebbe dovuto inquadrare 115 elementi e 147 addetti ai se rvizi; dal momento che per i primi erano già pronti 45 uomini, occorreva reclutarne altri 70 , da scegliere su un numero piu o meno dopp io considerando che il tasso di selezione oscillava intorno al 50 % . 17 Ai primi di novembre del 1941 tale contingente era già in gran parte conflu ito a Pola, ed alla fine dello stesso mese la compagnia «P. » poteva cons iderarsi allest ita, mentre contemporaneamente prendeva vita un nuovo reparto speciale del reggimento San Marco.
Nascono i «G.» (guastatori) e gli «N.» (nuotatori)
li 20 agosto 1941, infatti , Supermarina aveva rappresentato al Capo di Stato Maggiore Generale l'opportunità di effettuare via mare operazioni di sabotaggio nelle retrovie inglesi in Egitto , mediante l 'impiego di piccoli nudei di guas tatori che, trasportati da sommerg ibili , avrebbero poi raggiunto la costa a mezzo di battelli. Il reggimento San Marco, pertanto, avrebbe dovuto procedere alla costituzione di un reparto di guastatori, prenden d o i dovuti contatti con gli organi dell'Esercito per usufruire dei mezzi specifici di cui la forza armata terrestre disponeva al riguardo , e con la Scuola Sommergibili per l'addestramento alle procedure di sbarco. La proposta era s tata subito accettata, e la Marina , con un or ient amento indubbiamente lungimirante ed alieno da quelle pregiudiziali «di parrocchia» che non poche volte, nelle nostre forze armate, sono state anteposte al raggiungimento dello scopo comune penalizzando fortemente la componente operativa, faceva partecipe l'Esercito della propria iniziativa, invitandolo ad associarsi ad essa per una collaborazione che avrebbe potuto essere foriera di preziosi risultati. L'Esercito recepiva prontamente la positività della proposta e vi aderiva, come attesta una comunicazione inviata dal Sottocapo di Stato Maggiore all ' Ispettorato dell ' Arma del Geni o in data 25 ottobre 1941:
La R. Marina ha in corso di costituzione un reparto speciale per atti di sabo taggio. Aderendo a richiesta di Supermarina, si di spone che a tale costituzione concorra anche un reparto del R. Esercito della forza di 50 uomini di truppa con relativo inquadramento.
A tale scopo codesto Ispe ttorato è pregato: 1. Mettere a disposizione della R. Marina il seguente personale vo lontario oppor-
11 Le fan terie di marina italiane, cit., p. 157.
tunamente scelto, da trar re dai guas tat ori o d a altri spec iali s ti , con preferenza ira coloro che conosc an o le Jin gue in glese, egiziana o maltese: J capitano, 2 ufficiali subalterni, 5 sottuHiciali, 50 militari di t ruppa.
2. Des ign are materiali speciali (esp los i vi, particolari ord ign i di sabotagg io, ecc.) da assegnare al personale in questione.
Supermarina è pregato di segn alare località e data di avviamemo di detto personale . u
Entro la fine delJ 'a nno erano presenti a Pola 6 ufficiah, 5 sottufficiah e 69 genieri ch e costituivano un repar to sp eciale analogo a quello del San Marco ; e n tramb i venivano ordinat ivamente ed ammjnistrativamente aggregat i alla compagnia « P , » che svolgeva, sotto l'aspetto burocratico ed organjz zativo, il ruolo di <<casa madre » di tutti i neo costituiti reparti speciali del reggimento. La co lJ aboraz ione fra le due for ze armate si estendeva anche agli aspetti uniformologici, tutt'altro che trascurab ili in reparti di questo genere per l 'e levato s ignificato simbohco che ne conseguiva. Allo scopo di ridurre qu anto piu possibile le sos tanzialj di vers ità esistenti fra la dj v isa dei marinai e quella dei soldati de stinati ad un unico impie go, si addivenjva alla decis ione di far indossare ai primi i.I djstintivo di g ua statore - pugnale sor montato da fiamma rossa - e di far adottare ai secondi il basco e le manopole rettangolar i rosse. 19 Il brevetto di g uastatore era conseguito presso la Scuola Genio Guastatori di Civitavecchia.
Era nato cosf il reparto « G. » (g uastatori) , del quale daremo piu avanti qualche part icolare. Continueremo ad indicarlo con la denominazione di « reparto», anche se il pill recente ed organico te s to sul reggimento San Marco , in una sin tesi cronologica delle varie unità, lo menziona come battag)jone senza però che nelle pag ine precedenti si trovi traccia di una su a a vvenuta costituzione a tale livello. 20 L'inizio del 19 42 era contrassegnare, per i comandi superiori delle tre forze armate , dalla me ss a a punto dei piani relativi all ' Operazione C 3, nome in codice per de signare l ' attacco anfibio contro Malta, int egrato dall'av iolancio della Folgore, crea ta espressamente per questa circostanza e de stinata a sce ndere su U'i sola con la 7a divisione paracadutisti tedesca del generale Ramcke e con i due battaglioni paracadutisti deU ' Aero18 Le fantcne di m arina fraliane, ci t. , pp. 158-159.
(Mili:~iaE~r~;lie~Y!ll~~~~ tr;~~s:;cGt~l~a d:11~l~vs~c(Mili z 3 i~nvo~~~~:rir~: Nozionale) preposta alle difese cost iere, e progressivamente inse ri ta nel reggime nt o San Marco con la trasformazione di alcune sue compagnie in reparti da sbarco. Furono complessivamente cos titu ite 3 compagnie denominate «com pagnie mitraglieri Milman San Marco» (di cu i la 3• formatasi iJ 27 novembre 1942 con volontari i taliani residenti in T unisia), aggrega!\\,:~~j~c?.~~~~i ~:~:h:1i;~ia\~ ~~t:'~:l~; dit~d:~;;a;eba~itt~;Jt~i 1J/cg~J.8J~ !t;;~
co (L e fan terie di marina italiane, ci l. , p. l81). JO Le fanterie di ma rina italiane, cit., cap. IV (Il «San Marco» nrl/.a 2" gue"a mondiale), paragrafo 34 (.,Sintesi crono logica degli avvenimenti e dei fatti d ' arme suddivisi per reparti,..), souoparagrafo 7 (« Battaglioni ''P.", "N." e "G."•), punro cl (o1 Battaglionc G uas tat ori:..), p. 229.
nautica, il I d ' ass alto ed il Loreto dei quali abbiam o trattato nel relat ivo cap it o lo. La Marina aveva appro ntato già da t e mpo, in vi sta di un'occupaz io ne della Corsica, una Forza Navale Speciale (FNS) al coman d o dell 'ammirag li o Tur, dislocata nei por ti dell ' alto Tirr eno piu prossimi all'isola, che neUa prima vera 1942 veniva inv ece resa disponibile ne Ua sua totalit à per la nuova es igenza divenuta prioritaria e che co mp ortava u n ulter iore potenziamento. 21 Ne] q uadro del general e fer vore con cu i si procedeva alJ'organfazazione dei reparti che avrebbe ro dovuto condurre lo sbarco , anche la proposta avanzata 1' 8 marzo allo Stato Maggiore Marina dal capita no di fregata Biagini, divenuto nel frattempo comandante del regg imento San Marco , di tra sfor mare la compagnia « P . » in battaglione (pr im a su 6, po i su 3 co mpagnie) venne accettata. La mo ti vaz ione addotta da Biagini a sosteg no dell'in grandimento del rep art o era che , oltr e ai 100 marò già brevettati, ve ne erano altri 100 pronti per comp iere il primo lan ci o per cui entro maggio si sarebbe potuta raggiungere la forza di 3 00 uomini , cons ider a nd o anche il cont in gente della classe 1922 g ià in adde stramento a P o la. Dal 6 aprile , inoltre , i paracadutisti avevano cominciato ad essere inviati presso la Scuola Genio Guastatori di Civitavecchia pe r la frequenza del relativo corso , 22 al quale si sarebbe aggiunto , a par tir e dai primi mes i del 1943, anche que llo di «cacc ia tore di carri». "
In o ltre, su espressa richiesta dell'ammiraglio Tur , il 21 giugno nasceva in se no alla FNS un altro reparto spec iale , inizialmente denominato battag li one speciale Mazwcchelli , 24 ma poi divenuto battag li o ne neva 2
motovelieri ed alle 4 motozaucre che alla fine del 1941 erano pronte per l'operazione contro la Corsica, si dovevano aggiungere motolance e motozattere di nuova costruzione o ltre a ~~c;,o ~eri;:,~r,fjn:ia~~~c~io~f, 1~1! ;~~oiiC~=~~ti~j_mJi~~r~~:a fdI°:jliO~l:S~:~ea;: 1 i~~i 0 a~~ 1 t~n~~~!e~~sH~::;h:~cj~~~
marono motoscafi da diporto in mezzi d'assalto. Particolare impulso fu dato alla cos truzione di motozattere da 250 tonnellat e e motolance da 15 tonnellate appositamen te studiate per l'azione, armate e per i cui motori furo no u1ilizzati quelli destinati alle automotrici ferr ov iarie, il tutto compiendo in pochi mesi uno sforzo notevole e rilevan1e e superando infinite difficoltà. Si trouava di far pe rcorrere a tuno l'eterogeneo complesso navale lunghi tratti di mare aperto , con rotte particolari variabili da 80 a 120 miglia, e di sbarcare uomini e mezzi - 5 div isioni pili un raggruppamento corazzato ed un cont ingente spec iale di truppe da sbar-
C J, Malta, Rom,, USMM, 1965, pp. 198-199, 206-207, 262). 22 Le fanterie di marina iwliane, cit. , pp . 180·181.
2' USMM, carreggio reggimento San Marco, posizione XXlX, cartella n. 3, fascicolo VI, bauaglione nuotatori .:N.» an ni 1942-1943, prot. n. 013/S del 26 gennaio 1943, da reggimento San Marco - comando battaglione paracadutisti - a Stato M11ggiore Marinn, f.to T.V. Giulio Con ti.
1 ~ La denominazione e ra un riferimento alla memoria del souotenente de.I genio 8:t ld:ts· sar re Mazzucchelli, facente parte nella prima guerra mondiale del Reggimento Marina, caduto iJ 4 novembre 1918 nelle ultime ore del conflitto e decorato di medaglia d'oro a l vnlo r militate
«N.» (nuotatori). Era, infatti, composto da 500 uomini che, addestrati al nuoto in alto mare ed al sabotaggio, dovevano costituire un complesso specializzato per operare sulla costa nemica, precedendo le ondate di sbarc o. Ne facevano parte 200 dementi provenienti dal San Marco, 200 scelt i fra i battaglioni camicie nere da sbarco della FNS e 100 facenti parte del reparto «G.», inquadrati in 5 compagnie. Un documento redatto dal comandante della FNS, diretto a Supermarina in data 12 settembre, compendiava la situazione del reparto a quella data e le vedute in proposito del suo patrocinatore:
1. Come da disposi.zionj deU'E.V. ho provveduto a portare il numero dei paracadutisti a JOO e quello dei nuotatori a 500. Poiché i primi sono anche nuotatori e si stanno allenando a Tarquinia per i lanci in mare, il tota1e dei nuotatori della FNS ascende ad 800.
2. Per l'inquadramento di questi, s i è approfittato dell'invio per corso nuotatori di 40 ufficiali del Regio Esercito particolarmente idonei ad operazioni ardite, cosicché con questi 40 ufficiali e con quelli presi dal San Marco e dalle camicie nere si è potuto provvedere alla costituzione organica dei due reparti.
3. li battaglione nuotatori sta ultimando il proprio allenamento in mare e deve addestrare ancora un buon numero dei suoi uomini come guastatori. A questo riguardo si stanno prendendo accordi con la Scuo la di Civitavecchia perché il corso sia svolto al pi\.l presto. Quando tutti glj uomini avranno ottenuto il brevetto di guastatori, avremo un complesso ragguardevole di personale addestrato per colpi di mano su costa nemica. Come sopra accennato, nei nuotatori sono state comprese anche due compagnie di gua· statori di Pola, ora pronte per il duplice incarico.
4. Tutto il complesso del battaglione nuotatori, a mio parere, dovrebbe essere re· parto «G.»; ove questa proposta avesse l'approvazione di V.E., si darebbe subito corso allo studio per attuarla.
5. L'organico del battaglione nuotatori dovrebbe essere il seguente: - 1 comandante di battaglione - I squadra comando di battaglione -5 compagnie nuotatori - I compagnia servizi (non nuotatori). Ogni compagnia nuotatori su 10 squadre di 10 uomini ciascuna (1 ufficiale+ 9 gre. gari). Totale dei nuotatori: 51 ufficiali e 460 gregari. n
Da quanto sopra esposto, è rilevabile un criterio di fondo orientato ad una polivalenza specialistica dei reparti speciali del reggimento San Marco che ne elevasse il piu possibile la reciprocità funzionale. A proposito del reparto «G.», un ' importante testimonianza, tanto piU preziosa tenendo conto che le notizie su tutti questi reparti speciaJj sono scarse e frammentarie, ci viene dalla relazione che un ex appartenente al «G.» ha inviato alcuni anni or sono all'Ufficio Storico della
Marina. 26 Secondo quanto da lui riferito, il reparto «G.» comandato dal tenente del genio Molino, diventò una compagnia del battaglione « N. » Era composto da circa 80 uomini, divisi in 8 squadre operative distinte da un numero d'ordine: 1°, 2 °, 3° 1 ecc .; inizialmente sarebbero dovute essere 10, ciascuna su 10 elementi, pili una squadra. comando , ma varie ragioni, non ultima la difficoltà di reperire gente ìdonea e disponibile ad un severo tirocinio , impedirono la realizzazione di un tale organico; le squadre erano comunque munite di una ventina cli battelli pneumatici completi di motorini a batteria e pagaie, materassini da nuoto e pinne . L'armamento collettivo era costituito da 2 cannoncini anticarro Oerlikon, 2 mortai leggeri, 2 lanciafiamme ed un numeroso quantitativo di mine ed esplosivij quello individuale consisteva in un mitra MAB , una pistola Beretta cal. 7,65, pugnale, bombe a mano e lo speciale corsetto «samurai» porta -c aricatori. La divisa era guella del San Marco, con il camisaccio grigioverde dalle manopole rosse sulla cui manica sinistra figurava il distintivo di guastatore sormontato da una « N. » nera. I corsi addestrativi si svolgevano come segue:
- Pola, deposito reggimento Son Ma rco: esplosivi, mine, bombe, tiri con armi leggere, a tl etica;
- Pola, centro radio : uso esplos ivi, uso bussola, goniometro e te lemetro, segnalazioni, tiro, atletica;
- Pola, Stoia: tuffi e nuoto diurno e notturno, scuo la guida automezz i e motoveicoli , mortai leggeri, tiro, atletica ;
- Pola: imbarco su naviglio , pratica delle armi di bordo , sabotagg io apparato propulsivo ed organi vitali;
- Tri este, Banna , caserma 5 ° reggimento genio: esplosivi ad alta potenza, sabotaggio ce ntrali elettriche , gue rriglia, segnalazioni , tiro , atletica;
- Livorno , Tirren ia: nuoto notturno e diurno con muta , materassino e pinne, batteUino pneumatico , orie ntamento in mare, can noncino Oerlikon , barchino dei guastatori tedeschi, tiro, atletica;
- Livorno , Villa Letizia: nuoto , lanciafiamme, guerrig lia , tiro , arletica;
- Livorno , piscina Accademia Navale: nuoto, combattim ento in acqua.
Un nucleo di 13 guastatori del reparto «G.» - composto da elementi della 4' e 5' squadra, secondo la citata testimonianza dell'ex marò - al comando del tenente Fernando Berardini proveniente dal genio, era anche entrato in azione in Africa Settentrionale rer compiere un'azione di sabotaggio richiesta dallo stesso Romme nell 'es tate 1942 , allorché le forze italo-tedesche erano attestate ad El-Alamein in attesa di compiere l'ava nzata definitiva verso Alessandria ed il Cairo. In agosto erano pertanto arrivati dall'Italia i guastatori del San Marco , che avevano raggiunto a Marsa Matruh un plotone del III battaglione
"' USMM , carteggio e<mezzi d'assaJto)}, cartella V, fascicolo VI (gruppo barraglion.i e<N.P.»). Compilatore è il sig. Ferruccio Cecilian, già marò del reggimento Son Marco, matricola 47075 , residente a Firenze in via della Villa Demidoff 14. La relazione ha per titolo L. i nuotatori di Buttazwni» e consta di 9 pagine.
Africa Settentrionale del reggimento che, dopo la metà di lu glio , era stato inviato in quest'ultima località agli ordini del sottotenente di vascello Giorgio Bagnasco per costituirv i un Comando Marina. U 3 settembre i guastatori, suddiv isi su due motosiluranti , dopo essere stati messi in mare a non molta distanza da Alessandria , raggiunsero la costa con i propri battellini, a circa 70 km dietro le linee inglesi. Gli obiettivi da sabo tare erano la ferrovia e un acquedotto so tterraneo (secondo la testimonianza dell 'ex appartenente al reparto «G.», sembra vi fosse anche un oleodotto) che collegavano il fronte con le retrovie, e quindi di grande importanza sorto l'aspetto s trategico.
Dopo una marcia notturna di 4 ore, resa ardua dalle condizioni del terreno, dal peso dei carichi spal.leggiat i e dal dover eludere le numerose pattuglie inglesi, pervennero -sug li obiettivi e vi apposero le cariche. Il piano di recupero, a dire il vero, era un po' improvvisa to e potenzialmente poco attuabile, in quanto basato su una puntata di nostri mezzi corazzati che, diretti verso la zona delJ'incursione , avrebbero preso a bordo i protagonisti. In verità, anche per l 'esperienza che abbiam o direttamente maturata in numerose esercitazioni del genere, ci sembra di poter sostenere che probabilmente avrebbe avuto piu possibilit à di riu scita un'esfiltrazione deJ gruppo «G.» via mare, con recupero da parte degli stessi mezzi navali che l'aveva no infiltrato , tenendo anche conto che il ritorno degli uomini sarebbe staro piu celere non avendo piu al seguito g li esplosivi. U brillamento delle cariche provocò la distruzione delle strutture prese di mira nonch é l'esplosione di un treno carico di esplosivi, secondo quanto rilevabile da altra fonte, 27 ma anche l'allarme in tutta la zona, e verso mezzogiorno del 4 tutti i guastatori vennero catturati. 28 A fine o ttobre 1942, un gruppo del reparto «G.» sarebbe stato temporaneamente distaccato a Bengasi, trovandosi poi a dicembre in linea a Buerat con i.I battaglione Tobrt1k del reggimento San Marco. 29
Tanti progetti, tante speranze, tante delusioni
Rinviata e poi definitivamente abbandonata l'Operaz ione C 3, l'autunno del 1942 , ed in particolare la prima sett imana di novembre , con lo sfo ndamento inglese della lin ea di EI-Alamein e lo sbarco anglo-americano in Marocco ed AJgeria, comportava l'assunzione di mi sure atte ad impedire che l' ini ziativa offensiva alleata si proiettasse su altri se t -
27 Lo Marina italiana nella seconda guc"a mondiale , voi. XlV (i mezzi d'assalto), Roma , USMM, 1972 , p 233.
li Le fanterie di marina italiane, cit. , p 170. Secondo quanto riferito da altra fonte, il tenente Berardini sarebbe riuscito a rientra re nelle nostre linee dopo ben cinque tcmativi di fuga (CA 1>o1uu..1, P., Sette a,m i di gue"a, Roma, Edizioni Ardita, 1962, voi. I, p 762). Cfr. anche ZARO'ITI, A., NP, Milano, Auriga , 1990, p 212.
19 Le /011/eric di marina italiane, cit , pp. 177 e 230.
tori dello scacchiere mediterraneo. Tra esse, l 'occupaz ione della Corsi. ca appariva una di quelle da attuare il piu rapidamente possibile, utiliz zando in tal se nso quella FNS che, come già detto, era sta ta inizialmente costituita proprio in vista di questa operazione e che ora era resa completamente disponibile dopo la fine dell 'es ige nza Malta. Tra 1'11 ed il 13 novembre la FNS sbarcava in Corsica i contingenti di truppe destinati all'occupazione delJ'isola, e tra questi il battaglione «N.» con un nucleo di 350 uomini, circa i 2/3 del reparto, imbarcati sulla nave Aspromonte. Secondo quanto riportato nella relazione dell 'ex marò guastatore, in Corsica sarebbero state pre se nti anche la 1 8, la 2• e la 3' squadra del reparto «G.», che avrebbero svolto azioni di controguerriglia in località Acquaviva. Il partico lare sembra trovare conferma dal fatto che il reparto, nei primi mesi del 1942, era stato dis locato da Pol a a L ivorno (presumibilmente per l'es igenza C3) e poi trasferito a bordo di tre sommergibili a La Maddalena, molto prossimo quindi alla Corsica.'° Ma la permanenza dei nuotatori del San Marco in Corsica doveva durare solo due giorni, in quanto richiamati in Itali a già iJ l3 per un'altra esigenza contemporanea alla nuova situa zione politico-militare venutasi a creare dopo l'intervento anglo wamericano in Nord Africa, e cioè la presa cli possesso dei territori francesi rimasti so tto la giurisdizione del governo di Vichy. L'Italia avrebbe dovuto assumere il controllo della Provenza, ed in particolare alla FNS era demandata l'occupaz ione di Tolone ."
L'ammiraglio Tur aveva chiesto ed ottenuto che, al nuovo battaglione Caorle " costituito in seno al reggimento San Marco espressamente per la circostanza, fossero aggregati anche i due battaglioni speciali «P. » ed «N. ». Partiti da Livorno il 29 novembre 1942, i reparti giunsero a J-lyères, cittadina dall'ampia rada ad una vent ina di chilometri da Tolone, il 2 dicembre, il giorno dopo della costituzione del Comando Marina Militare in Provenza (Mar iprovenza). Dopo 12 giorni di sosta, gli elementi del San Marco raggiungevano Tolone dove rile-
·francesc sul territorio nazionale, era orme . giato il grosso della fioua fedele al governo di Vichy , costituitosi il 16 giugno 1940 sotto fa direzione del Maresciallo Pétain ed al quale era stata affidata dai tedeschi l'ammin istrazione di queUa parte della Francia non occupata dalle loro truppe . Secondo gli accordi intercorsi con i tedeschi , il presidio della base sarebbe dovuto restare di competenza della marina francese, ma il timore che la squadra navale, dopo gli sbarchi navali in Nord Africa, passasse
ordinando l'autoaffondamento delJe navi.
Il Caorle, inizialmente denominato rv battaglione, era infatri la quarta unità a questo li\•ello incorporata nel reggimento San Marr:o durante la guerra. Ai due iniziali battaglioni
divenuto Tobruk nel luglio 1942, mentre il &file era ricostilUito come tale il 6 gennaio 1942 a La Maddalena (Le fan terie di marina italiane, cii., pp. 161 , 176, 190, 225).
vavano i tede schi nei principali appostamenti militari della pia zzaforte. I due reparti speciali del reggi mento erano spec ificamente prepo sti al contrasto d i eventuali in cursioni di commandos o di tentativi di sbarco in tutta l'ar ea, ma ad essi, durante il periodo di permanen za, ve nnero anch e affidati compiti di antisabotaggio alle in stall azioni e di po lizia militare. H Non dovevano restare molto tempo a Tol one, in quanto il 10 febbraio 19 43 erano richiamati in Italia " e passavano , una vo lta sc iolt a in data 10 ge nnaio la FNS, a di spos izione dell ' I spe ttor at o Generale dei Mas (Ge neralmas), responsabile dell'addestramento e dell'impiego di tutti i re parti d ' assalto della Marina , compresa quindi la X' MAS. In previs io ne del ver ificar si dei su ddetti eve nti c'era stato uno scambi o di lettere fra lo Stato Magg iore Marina ed il Comando Generale de ll a Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), che è piuttosto significativo circa l'ap pre zza mento del primo nei co nfr onti dei repart i di ca mici e nere e del de s iderio , da parte de l seco nd o, che questi co ntinu asse ro a mantenere una propria identità ordinativa ed uni formo logica . Scriveva lo Stato Maggiore Marina:
«Alcu nj elementi dei Gruppi camicie nere da sbarco, già alle dipendenze della FNS , si sono a suo tempo presentati volontari per essere incorporat i nd battaglione "N " del reggimento San Marco, e di tale battaglione hanno fatto parte senza che fossero necessarie partico lari d isposizioni al riguardo in quanto i d ue repart i dipendevano daJ co mando in capo deUa FNS.
« Presentemente, mentre è previsto c he i Gruppi camicie nere da sbarco si trasferiscano in Francia, il battaglio ne nuotatori r ientrerà in Italia per essere pronto per un eventuale im piego in operazion i belli che.
« Si pregherebbe codesto Comando GeneraJe esaminare la possibilità di disporre per l'agg regazione definit iva presso il battaglione "N." del reggimento San Marco degli elemen ti dei Gruppi camicie nere da sbarco che già ne faceva no parte .» " Alia richiesta, il comando ge nerale de ll a MVSN rispondeva come segue: H Un comp it o pressoché anaJogo veniva svolto, a partire dalla metà di se ttembre del 1940, da una compagnia del reggimento San Marco, or igin ariamente la 2• del battagHone Bafile , distaccata a Bordeaux presso Bctasom, la base navale italiana dei sommergibili atlan-
~ tbuiti compiti di difesa costiera fra Brest e Bordeaux. Dopo lo sbarco alleato in Normandia, l'u nità partecipò alla difesa della prima delle due basi navali. l4 Le fanterie di marina italiane, cit., p. 191; a p. 230 dello stesso libro, però , si parla di un rientro in Italia il 30 aprile. La data d i allonta nam ento da Tolone de i due reparti viene invece indicata ne ll '8 marzo 1943 da ll 'ammiraglio Tur in un suo libro pubblicato dopo la guerra (Con i marinai d'Italia da Bastia a Tolone, edizioni Arnia, Roma , 1948). " USMM, cartegg io regg imento San Marco, posizione XXIX, cartella n 3, fascicolo VI, b attaglione nuotat o ri ,ccN.~, anni 1942-1943, pro!. n. 001634/S dell'8 gennaio 1943, da Stato lvl.aggiore Marina a Comando Generale MVSN , firmato «per il Capo di S1ato Maggiore » con tramm iraglio Vicedomini.
«Ques to Comando Generale sarebbe li eto di ad er ire al la richiesta Jj codesto Stato Maggiore, qualora però i leg ionari richie sti venissero riuniti in un unico re parto e conservassero integre le caratteristiche deUa loro particolare uniforme di Camici e Nere "M".
« S i desidere rebbe quindi che per aggregazione def initi va no n s i inten d esse un trasfer ime nt o vero e proprio, per cu i i legionari in argomen to dovrebbero ca mb iare Corpo ed uniforme, bensf la cos titu z ione di u n repar to o nucleo Camicie Nere "M " i.h seno al battaglione "N." del reggimen to San Marco . » )6
Al rientro in Patria, il battaglione « N. » ve niva concentrato a Livorno (Villa Letizia) ed il battaglione « P . » a Tarquinia." La comu ne dipe nden za da Generalmas induceva il comando della X' MAS a ce rcare di avere alle proprie dipendenze i due battaglioni:
« Borg hese ed io pens iamo s ia meglio d are a me il battag li o ne "P ." e d a Borg hese l' "N.", anziché dare a Borghese tutti e due ... » s i legge in una lettera diretta dal capitano di fre ga ta Forza , comandante deUa flotti glia (Borghese , come si ricorderà , era co mandante del reparto subacqueo ) al contrammiraglio V aroli Piazza , capo di stato maggiore di Generalma s. Js Il proposito , peraltro , non doveva essere realizz ato anche se, specie dopo la costituzione dei nuotatori « Gamma » della X', i contatti fra que sta ed i due battaglioni del San Marco si erano ulteriormente accentuat i stante le non poche fina lit à addestrative ed operative in comune. Tra queste, un attacco da portarsi nel dicembre 19 42 all e in stallazioni portuali ed aeroportuali di Bona , da condursi appunto con il concorso di operator i « Gamma », « N.P. » e barchini espl os ivi, po i non effettuato per le sfavorevoli condiz ioni meteorologiche . Dopo il rientro dei mezzi navali di appogg io, su uno di questi, mitragli ato da aerei nemici, aveva trovato la mort e il co mandante del reparto di superficie della X' , capitano di corvetta Salvatore Todaro, medagli a d 'oro al valor militare.
No n si ha traccia di azioni dei battaglioni « P . » ed « N. » e del reparto « G. » in Tunisia tra il no vembre 1942 ed il maggio 1943, nel cors o dell'uhi ma permanenza italiana in terra d 'Africa , se non nella relazione dell 'e x appar tenente a que s t ' ultimo nella quale si parla di una partecipa zione della sua unità all 'occupazione dell ' iso la di La Galite , circa 120 km a Nord-Ovest di Biserta , di azioni antiguerriglia nella zo na delle paludi di Mateur da parte dell a l ', 3' e 4' squadra e dell ' interv ento nelle o perazioni di spegnimento dell 'incendio a bordo
della motonave Monginevro, car ica di b enz in a e munizioni, colpita durante un bombardamento aereo nel porto di Biserta (i pompier i della Marina avevano rinunciato a prestare la loro opera per l'elevato grado di perico losità) . Non abbiamo peraltro trovato menzione di tali avvenimen ti nel ci tat o t esto su l reggimento San Marco. 39 Po iché p erò i particolari fornfr i d all'ex marà sono piuttosto precisi, è possib il e ipotizzare che tali squadre del reparto «G.» facessero parte di quel gruppo che abb iamo v isto dapprima distaccato a Bengasi , nell'ottobre 1942, e poi nel dicembre dello stesso anno in linea con il battaglione Tobnik a Bu erat . Ripiegato il battaglione alla fine di genn aio 1943 in Tunisia con tutt e le altre forze italo-tedesche, è probabile c h e g li uomini del «G.» fossero rimast i in zona ed impiegati a seconda delle esigenze . U 26 febbraio S up errnar i.n a, in un documento in v iato a Generalmas , sanc iva un criterio che, d 'altr a parte, la stessa s ituazione bellica quale si era venuta evolvendo imponeva senza alternative. Non erano ormai prevedibili, infatti, operazioni di sbarco in grande stile (ed il «per ora» che accompagnava l 'affermazione a1tro non era che un ausp icio del tutto eufe mi stico, date le circostanze) , e pertanto i battaglioni «N.» e « P. » avrebbero dovuto essere impi egati, nel pros s im o futuro , a piccoli reparti per azioni di di s turbo nelle retrovie avversarie . L 'a ddestramento , di conseguenza, doveva pr ivi legiare la preparaz io n e di piccoli gruppi di gua stator i all e nati ai vari mezzi di trasporto, allo sbarco notturno in zone sconosc iut e ed al recupero d a parte di mezzi navali Il criter io di per sé non era affatto nuovo, rispecchiando il presupposto di base della cost ituzio ne e dell ' impiego dei reparti speciali ; vari ava so lo la concez ion e d e ll'unit à o perativa fo nd ame n tale, c h e in vece c h e nel battaglione e n e ll a compagnia si configurava ora in una squadra rinfor zata di una quindi cina di e lementi, con incremento qualitativo dato dall'inserimento di un maggio r numero di sottufficiali. Venivano alt resf indicati gli ob iettiv i contro i q ua1i agire nelle p rim e az ioni, per le qu ali s i intendeva approf it tare della piu vicina fase lu nare favorevole (5- 15 marzo): l 'aeroporto di Bona e le attrezzature portuali della stessa città, quelle di Tabatca e La C alle, nonché le rotab ili stradali e ferrov iari e costiere a carico de!Je quali andava no effettuate azi o ni atte a distur barne il traffico. Il t rasporto de gli operatori av rebbe dovuto essere condotto con som mergibili o moto siluranti. Individuato in Bi se rra il punto di partenza pili conveniente, il documento continuava prospettando l'opportunità di cost ituirvi una base fi ssa per la sosta ciel personale che avrebbe co n t in uato ad essere stan z iato in Italia e vi sarebbe affluito solo poco prima d e lle azioni e dei materiali; " Le fan terie di marina italiane, cit., cap. IV (Il San Marco nella seconda guerra mondiale), ?i~:
per il suo allestimento , il capitano Buttazzoni era già st ato inviato sul posto per acquisire rutt i i necessari elementi di situazione. 40 Non risu ltano partico lari circa l'effettuaz ione di incur sioni neUe zone indicate, anche se nel menzionato volume sul San Marco si legge:
« 15.2.43 - un reparto guastatori-nuorat0ri, al comando del cap . GN Bunazzoni, compie numerose mission i contro le linee anglo-amer ica ne .» 0
Non è possibile, essendo la data indicata anteriore di 11 giorni a que Ua del documento di Supermarina, che si pos sa trattare deUe medesi me azioni d ell e quali il documento stesso richiedeva l 'e ffettuaz ione, ed è qu indi probabile che , anche in que sto caso, si sia trattato di que lle squadre del reparto «G.» ritrovatesi in Tunis ia in relazione al lo svolgersi degli event i che abbiamo ipotiz za to pili so pra. Per Buttazzoni, a que ll a data già a Biserta per studiarvi l' in stallazion e de ll a base, potrebbe essere stata l'occas.ione per una spe r imentazione dell'efficienza operativa degli uomini e deUe procedure d ' impiego; il tutto in cond izioni reali .
Il 6 aprile 1943 i due battaglioni speciali del San Marc o venivano riuniti a Li vor no in un Gruppo Battaglioni «N. P .» e posti aJ comando del capitano di fregata Carlo Simen, con il capitano Butta zzo ni quale uffic iale addetto. " Dopo qualche settimana , Super marina di sponeva che da detti reparti si prelevas sero un centinaio di uomini da inv iare in Sardegna , pre sso Ori stano, " ed altrettanti in Sicilia, a Mazara de l VaUo. " E probabile quindi che si voles sero costituire basi per azioni contro il Nord Africa o , pil.l verosimiJmente, per creare i pre supposti per un ' attività di guerriglia (un progetto simile a queUo che abbiamo visto sviluppato dal 10 ° reggimento arditi ) da attivare nel momento in cui una del.le due isole fosse occupata dal nemico , co me l' andamento
.o USMM , cartegg io reggimento San Ma n:o, posizione XXIX , canella n . 3, fascicolo V, bauaglione paracadutisti « P. » anni 1940- 1945, prot. n. 006063 del 26 febbraio 194 3, oggetto «addestrame nto e im piego battaglioni "N." e " P.", da Superm arina a Generalmas , f.to «per il Capo di Sta to Maggiore» amm Sansonett i. 1 Le fanterie di marina italiane , cit., cap fV (I/ San Man:o nella seconda guerra mondiale), § 34 (Sintesi cronologica degli avvenimen ti e dei fa ll i d 'am1e suddivisi per reparto), so tloparagra-
0
in atto , quclJa dell a pattuglia trasportata dal Malachite , mentre la pattug lia imbarcata sul Volframio do vene rin unziare al tentativo per le condizioni del mare (riferimen ti aHe note n. 19 e 20 del li Cap. del presente volume) u USMM, caneggio reggimento San Marco , posizione XXIX, cartella n 3 , fascicolo VI, battaglion e nuotatori «N .» anni 1942-1943 , prot. n. 293 del 2 giugno 1943, da co mando battag lion i • N P.» a Direzione Generale del Personale Marina , oggetto « ruolo degli ufficiali dipe~~i;t~f~Jn:
1 !e4ii»;econda guerra mondiale, dt., voi. XXl (L 'organizzazione della Marina durante il conflitto) , tomo 11 (Evoluzione organica dal 10 giugno 1940 a/1'8 settembre 194)) , p . 61. 41 Le fanterie di marina italiane, cit. , p. 209.
della situazione bellica generale (una volta che la ormai prossima caduta della Tunisia si fosse realizzata) faceva ormai paventare. Alla fine di maggio 1943 , la consistenza organica dei due battaglioni era di 580 uomini per il battaglione «P.» e 240 per il battaglione «N.». Il reparto «G.», al 19 giugno dello stesso anno, comprendeva 2 compagnie operative di circa 120 uomini ed una in addestramento, tutte dislocate a Tirrenia. ~ ,
Quando il 10 luglio 1943 gli anglo-americani sbarcaro no in Sicilia, il reggimento San Marco era in corso di ristrutturazione alla luce delle pili recenti esigenze, con una impostazione che prevedeva che i battaglioni venissero impiegati autonomamente e che il comando di reggimento fosse sost ituito da un comando centrale (o da un comando gruppo battaglioni nel caso che due o piu di es si dovessero agire in sieme) , per cui non ebbe la possibilità di impegnarsi contro il nemico come aveva fatto in Africa Settentrionale , e gli unici reparti pronti al fuoco erano gli «N. P.», pur se la loro nuova fisionomia , articolata su piccoli nuclei, non ne rendeva possibile un intervento in massa. Era stata approntata una base in Calabria, nelle vicinanze di Gioia Tauro , che do veva fungere da centro di smistamento di uomini e materiali. Il 25 luglio la 3• compagnia del battaglione «N.» andò a rinforzare i resti della divisione Assietta, nel settore di fronte da questa tenuto in prossimità della costa occidentale dell'isola , fra Santo Stefano di Camastra e Mistretta sulle Caronie, 46 mentre un ' altra quarantina di uomini « N. )>, raggruppati in squadre, era pronta per un impiego in azioni di sa botaggio e di disturbo del traffico stradale. Da una relazione redatta ai primi di agosto dal capitano Buttazzoni , si ha conferma dell'intento di permanere nella zo na occupata dal nemico per attivare azioni di guerriglia, ora chiaramente esplicitato, cosi come deUa preruspos izione anche in Sardegna di una orga nizza zione con le s te sse finalità. 47 Non disponiamo di ult er iori notizie circa le successive v icende degli «N.» schierati in linea con la divisione di fanteria né)n merito alla effettiva realizzazione degli altri progetti menzionati. E peraltro da ritenere che, stante il precipitare degli eventi (la Sicilia sarebbe stata definitivamente sgomberata dai reparti italiani e tedeschi alla metà di agosto), questi progetti non abbiano potuto essere attuati se non in minima parte per quanto concerne le azioni di sabo taggio e non siano stati affatto messi in pratica per quanto attiene alla guerriglia. Per le missioni di sabotaggio, Borghese riferisce dello sbarco di un gruppo di guastatori a Capo S. Croce, effettuato con i barchini della X• MAS; compiuta l'azione, gli operatori avevano attraversato le linee facendo ritorno alla base di partenza. Altri sabotatori, sbarcati sempre dai
0 Le fanterie di marina italiane , cit., pp. 209-210. -46 SANTONI, A., Le operazioni in Sicilia e Calabria , Ufficio Storico Stato Maggiore Eser· cito , 4~T;j;n1:!t'Jf'ja4J~a italiane , cii., p 211.
mezzi della flottiglia, sorpresi dalla rapida avanzata ingle se erano rientrati alcuni giorni dopo direttamente in Calabria, varcando lo stretto di Messina suj battellinj pneumatici di cui erano dotati. 48 D'altro canto, anche l'efficienza di una parte del personale doveva aver subito una flessione, sulla scia della generale atmosfera fallimentare cbe regnava in Sicilia tra i nostri reparti, e di questo la relazione BurtaZzoni è rivelatrice, come della energica determinazione del suo compilatore, allorché questi cos f si esprime:
« Ho proceduto ad un ripulisti del personale che non va e che in questo periodo si è dimostrato privo di spirito combatt ivo e di disciplina Chi edo che il personale da me inviato in sede e par t icolarme nte segnalato venga passato per le armi. Jn caso contrario, comunico che, per l'avvenire , questi signori saranno fuciJari sul posto con mio ordine. »•9
Non è da escludere, a nostro avviso, che alla base di questa caduta del tono moral e cli una parte degli uomini vi fosse anche un grosso senso di delusione dal momento che, e ciò valga per tutti, i molti sacrifici e r ischi affrontati durante l'addestramento con tanto slancio e pass ione non avevano fruttato se non una serie di promesse e spera nze costantemente disattese. Corinto, Malta, Alessandria, sin o all'ultimo, fantastico progetto che si sarebbe dovuto realizzare proprio nei primi mesi del 1943 (500 «N. P .» condotti da alianti tedeschi sarebbero scesi simultaneamente, nella stes sa notte, su Gibilterra, Malta ed Alessandria per sabotarne il piu possibile le installazioni): "' tutto si era dissolto nell'inutile e nel vacuo. Lo stesso comandante Conti, amareggiato dal dover continuamente tenere approntati i suoi uomini per progetti ai quali lui per primo non poteva pili credere e che, tra l'altro, mettevano in crisi la propria credibilità di uomo e di ufficiale, in quella stessa estate del 194 3 aveva fatto richiesta di essere destinato ad altro incarico; l'ar mi stizio lo avrebbe sorpreso in viaggio verso Tolone per assumere il comando dell'ex cacciatorpediniere francese Chamoix. :; i Mentre in Sicilia si stavano svolgendo le u ltime vicende de ll a nostra guerra, i reparti speciali del reggimento San Marco tentavano ancora un'azione di sabotaggio sulla costa africana. Si trattava dell'operazione Beta, condotta da un gruppo di 19 guastatori, guidati dal sottotenente di vascello Di Martino e dai tenenti dell'Esercito Visintin e Caselli, che avrebbero dovuto operare contro gli aeroporti della zona. Riportiamo il rapporto di missione compilato dal tenente di vascello Giovanni Manunta, comandante del sommergib ile Menotti che trasportava il gruppo:
'* Parto da Brindisi il 27 luglio diretto al punto a miglia 24 per Rl v . 202 ° dall ' imbocc atura del porto di Bengasi .. . Il 3 agosto mi poso suJ fondo . .. ad una quota di m
48 BoR Gl! HSE, J.V., X " Flottiglia MAS , Garzanti , Milano 1952 ' , p 327
'" Le f anterie di marina italiane , cit. , p . 212 .
'° PAIU SET, D ., op cit ., p. 252 .
,i Ibidem , pp 253 -254
65 nel punto lat. 31°44', long. 19°40' Alle 15,37 mi stacco dal fondo e dirigo verso costa. Distinguo benissimo la c ittà di Ghemines, il Marabutto, il gruppo delJe Tre Palme ... Esploro la zona e vedo in costa parecchie luci accese in corrispondenza della città di Ghcmines. In direzione di Bengasi si nota un ch iarore diffuso, si vedono vampe e si ode rumore di scopp i... Alle 21,02 inizio le operazio ni di sbarco che procedono regolarmente. Alle 2 1,48 due dei battelli pneumatici ritornano sotto bordo per eseguire il cambio di un motorino andato in avaria. Alle 21,59 i quattro battelli scompaiono nell'oscur it à in direzione di costa. n personale del reggimento San Marco ha conservato per tlllta la navigazione ed al momento dello sbarco un morale altissimo ed ha dimos tral o il massimo entusiasmo e la massima fiducia nella riu scita delJ'impresa Alle 23,30 un radiotelemetro si ferma per qualche istante su di me ed un proiettore da te rra si accende nella mia direzione. Benché mi trovi fuori portata dd proiettore , per non destare sospetti che potrebbero compromettere la presa di terra, mi immergo e dirigo verso il largo in immersione Alle 03,34, convintomi che iJ sommergibile è stato individuato, rip rendo l'immersione e mi allontano. TI giorno 4 agosto alJe 06,31 si sentono scoppi di bombe di profondità che s i ripetono a largo inte rvallo. Poiché iJ rumore delle bombe è in avvicinamento mi convinco che il nemico, messo in sospetto dal1a scoperta radiotelemcrrica della sera precedente e dal colpo di mano eseguito nella notte dalle pattuglie del San Marco , sta eseguendo ricerca ndJa zona con iJ lancio di bombe intimidatorie. Poiché nel punto previsto per il recupero dei battelli iJ basso fondale non mi permetterebbe di eseguire il disimpegno a forte profondità in caso di caccia , rinuncio al recupero delle due pattugJje e dirigo per iJ rientro.» ' 2
I sabotatori venivano tutti catturati poco dopo aver preso terra. ' 3 NeUa relazione dell'ex appartenente al reparto «G.» si parla di uno sbarco effettuato pochi giorni prima deJl'armistizio nei pressi di Bona , ad opera della 6 • e 7 • squadra, per sabotare le installazioni aeroportuali, senza peraltro fornire altri particolari in merito. L '8 settembre era o rmai vicino, ed avrebbe colto i reparti speciali del San Marco frazionati in piccoli nuclei in varie località deJla penisola. Sempre dalla predetta relazione, si apprende che, a quella data, la 1', la 2', la 3' e 1'8' squadra del reparto «G.» erano dislocate nel basso Lazio , tra Scauri e Minturno, nei pressi deJle foci del Garigliano, in attesa di ricevere da Livorno gli ab iti civili indossando i quali avrebbero dovuto a t tivare la guerriglia ed il sabotagg io nelle zone occupate dal nemico. A sera sj verificava un breve scontro a fuoco con elementi della divisione tede sca Hermann GOring accampati nelle vicinanze, ed il giorno dopo (o quello success ivo ancora) il capitano Buttazzoni , che sl trovava con i suo i uomini, si recava a Roma con una piccola scorta per ricevere ordini. Resosi conto del vuoto di potere creatosi nella capitale, compilava dei fog.li di congedo illimitato che, ricongiuntosi con i guastatori, dhtribujva loro. Dopo aver consegnato ai tedeschi, che stringevano dappresso il piccolo reparto , i materiali previamente resi inservibili ma ottenendo di poter conservare le armi individuali , i ma-
n USMM, archivio n. }7 «sommergibi li », sommergibile Menolli, rapporto di miss ione dal 27 luglio ali' 11 agosto 1943.
)I La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, cit., voi. XIV (J mezzi d 'assalto ), pp . 250-251, e voi. XI1I (I sommergibili in Meditemmeo) , tomo Il (Dal 1° gennaio 1942 all'8 seuembre 1943), pp. 166- 167 .
rò ragg iun gevano Roma dirigend os i poi verso le r ispett ive res id e nze. A Tarquinia, gli acca nt o namenti del battaglione « P. » furono occ up ati da truppe ge rmaniche , ma il sottotene n te Brun o Be neck - dive n uto nel dopog ue r ra un famoso dirigente spo rtivo , attualmente pre sid ente d eUa federaz ione itali a na d i basebaU e vice-presidente mondial e - riusc iva a penetrarv i ed a recuperare il labaro d el reparto . H D ivisi co me ta nti altri daUe drammatiche vicende d e i giorni successi v i, molti dei compone nti dei r e parti spe ciaU del San Mar co avrebbero avuto modo, nei 19 mesi che sarebbero seg uiti sino aU ' aprile 1945 , a Sud co me al No rd , di dimostrare le proprie doti di co mbattenti piU di qua nto no n fosse stato loro concesso durante gJj oltre tre anni di g uerra precedenti. n
J4 Battaglione «San Marc o N.P.», in «Fo lgore», periodico dell'AN Pd'J (Associazione Nazionale Paracadutisti d'Ita li a), n. 2, 1988, p 19.
" Al Sud, quei nuclei che si trovavano già nelle zone meridionali ed in Sardegna confluirono a Taranto, dove vennero inquadrai.i nel repa rto mezzi d'assalto {Mariassalto). li reparto, divenuto operativo dal g iugno 19 44, effettuò numerose azioni (oltre 50) informat ive,
0 s:e~~r!~~~~:~~ia~!~}~~:ab!~;ia~~t!:!:n; #!~~~~-'i}!r::r:e~t,j :u:~~il reparto, trasferito nel frattempo a Porto Corsini, ad una decina di chilometri da Ravenna, parte~t~~~~vin~::~aa~~~t:
!irt:rs~:t;dri~a~!~huft:~:J~~P~~:1: r~a~:~fij~ seno alla x• Mi\S il 27 o tlotre I94J, sulla base di una ci nquantina di appartenemi al battaglione « P.» de.I San Man:o che, trovandosi presso la Scuola Paracadutisti di Viterbo al momemo dcll'armislizio, si erano dali all a macchia conservando le armi. Rafforzatosi in breve con ~!~~u:s~o%;~ 1
Bu ttazzoni, fra onobre e dicembre partecipava ai combauimenli in Vene,da Giulia con tro il lX Korpus jugoslavo. Entrava poi in linea sul fronte del Santerno e del Senio a me tà marzo 1945, ripiegava a fine apr il e su Padova portand os i infine a Venezia dove si asse rragliava sino al 2 maggio, arrendendosi poi con l'onore delle armi alle eruppe inglesi sopraggiunte. Condotti in campo di prigionia in Algeria , alcuni degli uomini fu!f; irono, tra cu i Bunazzon i, :tleu~~:~l~n1i i~ss;;~:r:~ 1 ~, ns~~:;;r~~~:!t~, 3 ~:u: ~~~s!: À1;://rt~l:~s:dc1rb;~~ «N.P.• della RSJ sono state d i recente rievocate nei volum i di Armando Zarotti (J nttotatori paracadutisti, Milano, Auriga , 1990: un capitolo è riservato anche agli -4<N.P.11- d el Sud) e di Sergio Bozza (90 uomini in fila allineati nel mirino della ')7, Milano, Greco & Greco, 1989). Giustamente, il citato volume Le fanterie di marina italiane a p. 301 cosi sottolinea: •Per una singolare coincidenza, la d tt à di Venezia, che aveva da to il nome al reggimento San Marco , vid e tungerv i , aUa fine di aprile 1945, due formazioni italian e da oppost i fronti:
divenutone diri-
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
La rassegna dei «reparti speciali» italiani nella seconda guerra mondiale è terminata , anche se, come è stato detto nell'introduzione , in essi andrebbe anche compreso il Raggruppamento Reparti Speciali in merito al quale , peraltro , le notizie sono molto scarse. Questa unità , costituita nella primavera del 1942 , era formata per gran parte da italiani originari di territori divenuti nemici dopo la dichiarazione di guerra, da esuli di varie nazionalità e da ex militari stranieri già prigionieri di guerra. Posta al comando del colonnello Mas s imo Invrea, dal punto di vista del reclutamento e dell'adde stramento nonché da quello disciplinare dipendeva dallo Stato Maggiore Esercito, ma per quanto riguardava l'impie go operativo questo era di stretta pertinenza del Comando Supremo, ed in particolare del suo organo intelligence, il SIM (Servizio Informazioni Militari) . Aveva il compito di effettuare una se rie di operazioni militari nelle retrovie nemiche a mezzo infiltrazioni con aviolancio, sommergibiJi, mezzi navali di superfici e, camionette sahariane . Erano previste anche azioni di informazione e sabotaggio nelle rispettive zone di origine dei componenti del raggruppamento. La struttura era su tre battaglioni: I battaglione «italo-arabo», agli ordini del maggiore Aldo Paradisi, formato da una compagnia sudanese (ex prigionieri di guerra), una compagnia d'assalto (itali ani orig inari dell 'Egitto e del Medio Oriente) , uno squadrone camionette desertiche, un reparto speciale arabo (libici, palestinesi , libane si, giordani) a disposizione del Gran Muftf di Gerusalemme; II battaglione Azad-Hindustan, al comando del maggiore Luigi Vismara, composto da due compagnie fucilieri, una mitraglieri ed una paracadutisti formate tutte da ex prigionieri cli guerra indiani (Sikh, Maharatti, Rajpiit, originari del Punjab, ecc .); III battaglione d ' assalto Tunisia, agli ordini del maggiore Ugo Donato, costituito da italiani originar i deUa Tunisia e del1'Algeria ed articolato su tre compagnie fucilieri ed una armi d' accompagnamento. 1
L'adde stramento aveva luogo neUe sedi di competenza (Scuola Paracadutisti per queUo aviol ancist ico, 10 ° reggimento arditi per la parte nuoto, camjonette e sabotaggio), mentre istruttori del SIM curavano la preparazione intelligence. Di alcune missioni sono tuttora mantenuti celati i presupposti , i particolari e gli esiti; per acquisirli, sarebbe necessario accedere agli archiv i del SISMI, dove molto probabilmente è conservata la relativa documentazione ma, come è stato detto nella
1 ARENA, N ., J paracadutisti, cit. , pp. 137- 140
prefazione, la stessa natura dell'ente non ne facilita l'accesso, anche se il valore del carteggio eventualmente presente può essere considerato , a quasi mezzo secolo di distanza, meramente storico. Di alcuni protagoni sti non rientrati da altre missioni, risulta sco nosciu ta la vera fine. Qualcuno degli ex appa rten e nti al reparto che ci è stato d,ito di contattare si è sottratto ad ogni rivelazione trincerandosi dietrb u na totale riservatezza che, se indubbiamente gli fa o nore sul piano comportamentale, penalizza la r icostruzione di eventi che sareb be in vece estremamente interessante ed utile conoscere dal punto di vista st orico e r ievocativo.
Sembra certo, comunq ue , che in prat i ca solo alcuni element i poterono essere effettivamen te impi egati, sia per il progressivo, sfavorevole andamento d ell e vicende belliche sia per erro ri di conduz ione psicolog ica. Gli uomini d ell a compagnia paracadutisti indiana, coma ndata dal tenente Danilo Pastorbuoni, ai qual i era stato prospettato il lancio nella propria terra per svolgerv i azioni di propaganda ant i-brita nni ca, allorché fu invece proposto loro d i essere impiegati sull a linea del fronte come unità di combattimento r ifi utarono in massa e preferirono riprendere lo status cli pr igfonieri di guerra. Le azioni di cui si è a conoscenza riguardano due miss ioni svolte rispettivamen t e in Siria ed in Libia, anche se non siamo certi, per quanto a ttien e alla pr im a, che i suo i protagonisti apparte ne ssero effet ti vame nt e al raggruppame nto , ovvero, co me sembrerebbe piu probabile, fossero stati contatta ti dal SIM presso i reparti dell'Esercito nei quali prestavano serviz io. Si trattava di tre giovani di origine armena , ma di nazionalità italiana, il sergente magg iore Giovan Battista Peltechian ed i caporali Clemente Eghinlian e Riccardo Gurunzian, offertisi volontari per una missione informativa in Siria per la quale necessitavano elementi che conoscessero, ol tre il francese , anche l 'arabo e disponessero di qua lch e amicizia ad Aleppo in grado di occu l tarli e fornire loro assistenza. Paracadutati in te rr it or io siriano e raggiunta Aleppo, ri uscivan o effe tti vame nte a fars i nascondere nelle abitaz ioni di alcuni conoscenti, ma dopo circa u n mese l a lo ro presenza e.ra stata in di viduata ed all a fine i tre erano costretti a costituirsi per non esporre i loro ami ci all e grav i ritorsio ni minacci a te d agli in glesi. Dopo essere stati sot t oposti a vessaz ioni di ogni genere, tendenti a far loro accettare alcune ric attatorie proposte di «doppio gioco», venivano condannati all a pena capitale nonostante che all 'atto della costituzione si fossero presentati in u ni forme. L'altra missio ne era stata condot ta tra il febbra io e l'ap rile 1943 da u n gruppo di sottuff iciali e graduat i del reparto sabotatori a disposizione d e l SIM - anche in questo caso non possiamo affermare se si trattasse di un reparto autonomo ovve ro in quadrato in qualche mod o nel raggruppamento - al comando del tenente Pier Lui gi Canepa. Lo scopo era que llo d i effettuare in Libia, ormai tutta occupata dal nemico , una se rie di sabotaggi su depositi di carburante e mun izioni, basi aeree, centr i di comunicazione , off icine per la riparazione di mezz i corazzati, im-
pianti idrici, atti a mettere il nemico in difficoltà, sia pure temporanea, e ritardare la comp lessa macchina organizzativa degli inglesi che riversava su l confine tunisino armi e mezzi per l 'attacco finale alle posizio ni difensive italo-tedesche suUa lin ea del Mareth. La missione era resa oltremodo rischiosa dal fatto del dover essere effettuata indossando abiti civ ili , il che avrebbe comportato , in caso di cattura, la fucilazione immediata, cosi come previsto dalle leggi internazionali dj guerra. I programmi prestabiliti erano consegu.iti pressoché totalmente , ma subito dopo l 'attacco aU ' ultimo degli obiettivi , durante lo scontro a fuoco che ne era seguito , il superstite gruppo di tre sabotatori veniva catturato. Il tenente Canepa , dopo qualche giorno, veniva fucilato mentre i due sottufficiaJi, prossimi anche loro a subire la stessa sorte , riuscivano a fuggire ed a raggiungere dopo oltre vene.i giorni di marcia, co n l 'ai uto di coloni it aliani e di elementi arabi rimasti a noi fedeli, le linee amiche in Tunisia. Di entrambe le missioni 1 ad ogni modo , è possib il e leggere un resoconto piu dettagliato in due dei volumi di Arena già citati nelle «note» dei capito li precedenti. 2 Un'analisi sulla costituzione e sull' i mp iego dei «reparti speciali» italiani durante la seconda guerra mondiale porta ad una serie di con sideraz ioni conclusive che - per molti aspetti - si riallacciano alle considerazioni di carattere pill generale riguardanti Io stato de ll a intera nostra preparazione militare ad un conflitto mondiale che non era piu q u eUo di 25 ann i prima. Erano cambiati gli scenar i fis ici ed ambientali degli scacc hi eri operat ivi 1 erano comparse armi ed apparecch iature tecnologicamente sempre piU avanzate , erano variate le priorità degli ob ietti v i {con un'estensione alle infrastrutture logistiche e produttive sco n osciuta nella guerra precedenteL erano di conseguenza mutate le concezion i strategich e ed i cri t eri di imp iego degli uomini e de i mezzi. Sono state scritte migliaia di pagine in merito al mancato adeguamento d el no stro apparato bellico , mil it are ed industriale, alle e sigen ze di questa nuova dimensione di un co n.flirto ch e era molto pili «mondiale » di quanto non fosse stato il primo, ed il le t tore interessato ad un approfondimento in proposit o non ha che l ' imbarazzo della scelta nella vasta letteratura prodotta sull ' argomento. QueUo che ci pre me mettere in evidenza in questo nostro lavoro sui «reparti speciali » itali ani , è che a nche per es si il ritardo concettuale ed esecutivo neUa loro realizzazione è stato la causa prima di un impiego ris ultato inferiore, x a MAS a parte , alle qualità del materiale umano e t ec ni co prod otto all'interno de ll e rispettive strutture, e sicuramente non ottimale e pagante in termini di utilizzazione.
Come si è potuto constatare attraverso la storia dei singoli reparti ad eccezione dei mezzi d'assalto de ll a Mar in a, il loro allesdmento era stato avv iato a guerra g ià iniziata e condotto a termine allorché le v i-
1 AREN A, N ., Fo lgo re, cit ., pp . 28 4-292; Aquile SCIi l a ali - l pa raca dut is ti italiani nella seconda gnen'a m on dia le, ci t. , pp. 158- 174 .
cende delJa stessa non consentivano ormaj piU un impiego di queste unità corrispondente all ' elitarismo che le connotava ed agli oneri che ne conseguivano, tenendo conto del dispendio di un personale di non facile reperibilità, formazione e qualificazione. Il ritardo nell'allestimento non poteva non trasmetter si, infatti, anche in un ritardo nell'impie go. Lo attesta, fra gli altri, il caso del 10 ° reggimento ardit i , la cui prima azione fu compiuta a metà genna io 1943 , quando la nostra situazione militare ormai alJe corde vanificava in gran parte gli esiti pur pos itivi di un certo tipo di missioni. Non solo, ma questa ritardata realizzazione si trasfondeva anche, ineluttabilmente, in procedure e modalità addestrative affrettate, tendent i a bruciare il tempo ed a riguadagnare quello perduto, compensabili solo in parte da entusiasmo, grinta e determinazione che pur abbondavano tra coloro che erano volontariamente entrati a far parte delle unità. La fretta escludeva, ovviamente, la po ss ibilità di una programmaz ione accurata che fosse il frutto anche di un'elaborazione critica delle esperienze altrui, amiche e nemiche; come si è visto nei casi del 10 ° arditi, del Cemino e degli «N.P.», certe forme di addestramento dovettero esse re <d nventate» li per lf dai sin go li ufficiali sulla scorta di esperienze per so nali senza dubbio valid e, ma cerro eterogenee e nece ssariamente sogge ttive . L'evoluzione negati va delle nostre vicende belliche comportava inoltre un aJtro inconveniente nella gestione dei «repart i speciali» , il loro sottoimpiego, come dimostrano l'invio del Cervino in Albania, dei battaglioni paracadutisti e riattatori dell'Aeronautica in Tunisia, de l batta glione carabinieri paracadutisti in Libia , destinati a comp iti di tamponamento e d'arresto per l 'assolvimento dei quali non disponevano né della preparazione né dei mezzi adatti e che avrebbero potuto essere if!_vece svo lti da altri reparti ordinarì, meno qualificati e specializ zati. E pur vero che, con l' acqua alla gola, i comandi superiori si veni.vano a trovare nelle condizioni di dover «rasc hiare il baril e» e gettare nella fornace con la massima urgenza tutto quanto era disponibile , se nza andare troppo per il sottile; certe s ituazioni di emergenza, poi, quali si verificarono appunto nell ' inverno 1940-1941 in Albania, nell'autunno 1941 in Libia ed in quello dell'anno succe ss ivo in Tunis ia , con il pericolo di sfondamenti e penetrazioni nemiche che avrebbero comportato gravi implicazioni di ordine strategico, potevano avere qualche possibilità di soluzione so lo se affrontate da formazioni in possesso, ancor piU che di mezzi, di uno spirito combattivo e di una determinazione fuori del comune. Ma ciò, d'altro canto, non giustifica un criterio d'impiego fondamentalmente erroneo e non assolve coloro che ad esso ricorsero, perpetuando anche nei confronti dei nostri reparti d ' élite il pressappochismo e la superficialità che ha contraddist into la gestio ne della nostra guerra ai massimi livelli operativi. Se questo è stato deprecabile nei riguardi di rutto l'apparato militare, ancor di piU Io è sta to nei confronti di questi reparti nei quali erano presenti una saJdezza morale ed una carica psichica certamente non comuni e
foriere di risultati preziosi, qualora sagacemente impiegate. È stato un errore, lo abbiamo detto, non averli costituiti per tempo, sin dagli anni di pace, facendoli trovare all'inizio delle ostilità ad un livello d i prontezza tale da consentirne una utilizzazione immediata e pagante a li vello strategico; è staro ancor pili erroneo , una volta che vennero costituiti sia pure in ritardo, non utilizzarli al meglio delle loro possibilità e dissiparne invece in buona parte lo specifico potenziale che, nonostante gli inconven ienti di cu i s'è detto, era presente ed attendeva solo di essere sfruttato nel modo migliore.
Gli uomini c 'erano, infatti, le idee anche, l a genialità, l' inventiva, l'iniziat i va e tanta, tanta buon volontà e passione avevano sopperito aJle lacune logistiche e tecnologiche; ciò che invece mancava, e che ebbe certamente la sua parte di responsabilità nelJ 'esito negativo di alcune missioni, era una buona conoscenza ed assimilazione delle procedure d'infiltrazione degli operatori, in particolar modo per quanto atteneva agli aviolanci. Il paracadutismo operativo stava nascendo allora, in Italia, se si esclude il precedente molto «gar ibaldino» dei battaglioni libici fra il 1938 ed il 1940; mancava l'esperienza, a tutt i i livelli , tanto nella nuova specialità delle aviotruppe che stava sorgendo in seno all'Esercito quanto negli equipaggi di volo dell'Aeronautica , adusi sino ad allora a considerare il paracadute come mezzo di salvataggio o , al massimo, come rifornitore di materiali da buttare giU senza particolari problemi. Ed invece, per i lanci in massa di uomini dest inat i a combattere una volta giunti a terra, i problemi c'erano, eccome, ed erano anche numeros i e comp lessi. La loro riso luzione comportava un'accurata preparazione di base da parte di entrambe le componenti , quella aerea e quella paracadutistica , che tenesse conto l'una de i requisit i e delle esigenze de l! ' altra, all a qua le facesse poi seguito un affiatamento standardizzato di norme e procedure che portasse alla imprescindibile complementarità. Se ciò era valido per le operazioni di av iolancio tattico in massa di unità paracadut iste ortodosse, lo era molto di piu per quelle operazioni destinate all'infi ltrazione occulta di picco li nuclei di incursori e sabotatori, da effettuarsi di notte, in zone interne del territorio nemico , cercando di indiv iduare con esattezza la zona di l ancio, in condizioni meteorologiche anche sfavorevoli , in situazioni che mettevano a dura prova la capacità professionale di piloti, nav igatori e direttori di lancio, dal cui affiatamento e dalla cui consuetud i ne a lavorare insieme poteva , il piu de ll e volte, dipendere sin dall 'inizio l'esito di una missione. Ecco, tutto questo all'epoca mancava , né lo stato di guerra, specie nelle condizioni arruffone nelle quali ci trovavamo a combatterla, facilitava una adeguata messa a punto delle procedure.
Anche le successive operazioni da svolgere a terra una volta effet· tuato il lancio (ma questo valeva anche per le azioni eseguite attraverso alt ri metod i di infiltraz ione, navale o terrestre) avrebbero rich iesto delle conoscenze che le nostre forze armate non possedevano avendo
trascurato, nella globale inerzia culturale c he aveva caratter izzato, sa lvo poche eccezioni, gli organismi militari nel periodo intercorre n te fra le due guerre mo ndfali , di mettersi al passo co n i tempi ass imil and o nuovi sistemi di offesa. Le «az ioni specia li », alJ'inizio deg li ann i Quaranta , no n erano pili pensabili nei termi ni nei quali erano state. condotte dagli ard iti d el 1917-1918 ; una pattug li a di incursori o sabo tatori doveva orma i operare sulla scorta di una dottrina d'impiego ben definita, accompagnata da procedure tattiche altrettanto spec ifi c he e rese aderenti a i mezzi di scoperta e di reazione dell'avversario. Lo st udi o dell'obiettivo e la pianificaz ione dell'attacco avrebbero dovuto essere basate su un ade guato nume ro di dati informativi che s'è visto, in vece, essere in ge ne re estremamente carenti; l'avvici namento all'obiett ivo, la sua osse rvaz ion e e co ntroll o fin ali, l 'attacco, l 'es filtra z ione ed il recupero degli operator i dove vano ri spo nd ere pertanto a criteri d efin it i , o ppor tunam e nte anali zzad e messi a punto, non approssimat i e gener icamente vagh i come spesso accadde , anche se questo tipo di missioni f ini scono poi per presentare quas i sempre, nella realtà, un coefficiente di i mpo nd erabilità ad affrontare il quale non re sta cbe lo spir ito di iniziativa, la rapida ad attabilit à alla s ituaz ione e la fantasia creativa dei protagonisti. U tutto, però, sempre su una base di profess ionalità. Ma certe cose, allora come oggi, non si improvvisano, e tanto pili «speciale >> è l'azione e l'unità che la deve eseguire, tanto pili au menta il substrato di co nsiste n za professionale che si richiede . Non è un caso che , fra tutti i «repar ti speci ali » it alia ni ed a prescind e re dalla piu amp ia e favorevo le dim e nsione amb ie nt ale nella quale ba operato, dal piu es teso arco di tempo a disposizione , dalla differente caratterizzaz ione delle sue missioni e dalla maggiore in cide n za e ri sonanza str ategich e dei colp i portati a segno (ben di verso sarebbe se mpre stato il caso deg li altri reparti, con un raggio d'azione pili circoscritt o e meno ecla tant e), la X' MAS sia sta to quello al quale b a arriso maggior successo . Alle spalle , infatti , la favorivano una s truttura di base g ià suff icie nt eme nt e colJaudata ne l tempo, un'articolazione della forza ar mata di appa rten e nza già in buona parte di spo ni bile ed aderente alle esigenze della flottiglia, un sup porto informativo che, se pur per non poc hi aspe tti imperfetto , rappresentava una ricchezza rispetto alla carenza cbe penalizzava gli altri «repart i speciali». Da alcuni è stato affermato che il fatto cb e t ut te e tre le forze armate si fossero dotate di propri «repa rti spec i ali» abbia potuto dar lu ogo a late nti rivalità, a doppioni ed a sovrapposiz ioni inutili e s te rilmente dannose. Non riteniamo di poter con di v id e re questo rilievo crit ico. Ciascuna forza armata, dal punto di v ista delle «azioni s peci ali » di sua pertinenza , aveva delle proprie specifiche esigenze, e queste erano diverse , in tutto od in parte, da que ll e delle co nso relle, ed a queste di versità ne corr isponde va no di conseguenza altre anc he nel se ttore ord in ativo, adde strati vo ed in quello delle dotazioni di equipaggiamento e d 'armame nt o. Era ed è tuttora cosa ben di versa prepa-
rare e condurre l'attacco ad un obiettivo di carattere aeronautico, navale o terrestre, per la differenza sia degli elementi strutturali che li caratterizzano che della dimensione ambientale nella quale gli stessi si vengono a situare, e la validità di questo assunto è dimostrata dal fatto che anche ai giorni nostri le « forze speciali» della maggior parte delle organfazazioni militari, pur nel quadro di una polivalenza che le metta in grado di operare in qualsiasi ambiente e contro bersagli indifferenziati , mantengono una diversificazione connessa ad una particolare , piU capillare specializzazione che ne costituisce la connotazione spedfica.
Per citare l'esempio della maggior potenza occidentale, negli Stati Uniti la marina ha i SEAL (Sea Air Lana) e gli UDT (Unde,wa/er Demolition Team), l'esercito le Special Forces (anche se con comando e controllo interforze), gli Airbome Rangers e gli LRRP (Long Range Reconnaissance Patro/) , l ' aeronautica ha gli Air Commando ed i Pararescue , il corpo dei Marines il Marine Recon. Per quanto ci riguarda piu di.rettamente, anche il nostro esercito e la nostra marina dispongono ciascuno di propri incursori i quali, pur capaci di operare entrambi nei vari ambienti, conservano una specifica, prioritaria potenzialità verso obiettivi maggiormente vicini alla tipizzazione della rispettiva forza armata di appartenenza.
Dal punto di vista della continuità storica, ricordiamo come il raggruppamento subacquei e incursori Teseo Tesei della Marina ed il 9 ° battaglione d'assalto paracadutisti Col Moschin siano gli eredi della tradizione e della bandiera rispettivamente della x• MAS e del 10 ° reggimento arditi, cosi come il 1 ° battaglione carabinieri paracadutisti Tuscania di oggi lo è del I battaglione carabinieri paracadutisti di allora e cosi come il Monte Cervino rivive nella compagnia alpini paracadutisti del 4 ° Corpo d'Armata alpino.
Quello che mancò, per quanto riguarda i «reparti speciali» italiani durante la seconda guerra mondiale , fu invece un reale coordinamento generale del loro impiego da parte dei superiori organi di comando (Comando Supremo in primo luogo, ancor piu che gli stati maggiori cli forza armata) che della loro utilizzazione avrebbero dovuto avere una visione panoramica d'insieme, strategica, finalizzata ad una organicità di interventi ben diversa dalla frammentarietà dispersiva.
Le sorti della guerra, specie da un certo momento in poi, non sarebbero cambiate, certamente, ma gli uomini dei «repart i speciali» avrebbero potuto vedere ben altrimenti premiato quel complesso di qualità tecniche e morali che , nelle vicende italiane della seconda guerra mondiale, hanno dato luogo a una delle pagine piu luminose anche se meno note .
Confidiamo che questo nostro lavoro possa contribuire ad accrescerne la conoscenza ed a lasciare ulteriore traccia di un patrimonio spirituale che neanche una guerra perduta malamente può misconoscere ed offuscare.
Abeltino Antonio , 109 , l 16, 143.
Adonnino , rcnente , 279.
Agliati Giuseppe, 229
Aglio Giovanni, 14 3.
Aimone di Savoia, duca d'Aosta, 15.
Alberizio, geniere, 279.
Allx:rtazzi, aviere , 165.
Alcouj C laudi o, 116, 144
Alcssi Ciro , 162
Alessi Edo.irdo, 263, 268, 269, 271 , 276 , 278 , 279.
Allemancli, aiutante di battaglia, 253.
Amadei Arduino , 121, 123 , 124.
Amalfoano Francesco, 141, 143.
Ambrosi Max , 265 .
Amedeo di Savoia, duca d'Aosta , 162.
Amoretti, comandante dcll'O//erra, 79 , 81.
Andreotti Giulio , 180 .
Angeleui Armando , 14 3.
A1xmolo Gino, 144, 15 3.
Appoggi, capitano, 177 .
Arena Guido, 74, 76, 77.
Arena Nino, 8, 117, 119, 121, 127, 146, 148 , 160 , 161 , 163 , 168, 169, 17), 179 , 180, 265, 268, 270, 272, 279, 287, 304, 306.
Ar~cmi, s. ten., 1'3.
Arillo Mario , 74, 75.
Arnim Ludwig Achim von, 166.
Arobbio Eligio, 221.
Artoni Cesare, 144 , 152, 153, 156.
Ascem;ioni Aldo, 144.
AsLorri C lemente, 184,203,217,2 18.
Audibert, alpino , 253.
Audino Francesco, 224, 228.
Baccaro, tenente, 148, 171.
Baccherini Clemente, 116.
Bachiddu Danilo, 14 5.
Bachin, sergente, 135
Badcs si Giorgio, 74, 76.
Bafile Andrea, 282.
Bagnasco Giorgio, 294.
Bagnatti, tenente , 279.
Baire Mario , 121 , 123
Balbo Italo, 15.
Baliva Mario , 116 , 143, 158.
Balmas , s. t en., 171, 173.
Barberi Giulio, 47, 49, 50.
Barbeui Rolando, 81.
Barducci Alici, 144.
Bargcllesi, 165.
Barrile Salvato re, 271.
Bartolozzi Dante , 14 5.
~::~:;,\:~i: ~1~.~1~:u~.1 ~~2.
Baucer Giorgio, 70. Baudoin Giuseppe, 160, 264. Beccati Lino, 47, 49, 50. Bede schi Giulio, 221, 244. Be!fiore Antonio, 161. Bellavia, serg. magg. , 117 Bell etti, paracadutista, 1.52. Beltramo Marco, 148. Benati Arrigo, 126, 144. Benecchi Arnaldo, 161. Bcneck Bruno , 303. Benna Zenit Mario, 279, 280. Benzi, ten. col., 262. Berardi, generale, 130 Berardini Fernando, 293. Berguerand Valentino, 218. Bcrnardi Gastone , 146. Bersanetti , maggio re, 263 . Bersani Carlo, 108, 128, 129. Bertarione , alpino , 213. Bertoli Angelo, 14 5. Bettolini Dario , 116, 118. Berton Guido, 224. Beuega Angelo, 199. Betti Mario, 116, 118, 143. Bettica, ten. col., 269. Biagini Giovanni, 282 , 288, 291. Biancheri, ammiraglio, 47, 163.
Bianchi , capitano medico , 247,248, 251. Bianchi Emilio , 16, 22, 25, 26, 27, 28, 29, 56, 66.
Bianchini Alessandro, 7 1 Bianconi, carabiniere, 279. Biasi Giuseppe, 224. Biassutti Mario, 282. Bigg10 Mario, 1J1, 144 Binda , ten col., 241, 250.
Bini Eleo , 144. Bini Franco, 167. Biradelli, operaio militarizzaLO, 81. Birindelli Gino , 22, 26, 39, 42 , 44 , 53.
Bixio Bersanetti Bruto, 261.
Blandi Angelo, 145.
Blumcnson M., 152 . Bochet Eugenio, 199 , 217.
Bonapace Osmano, 262, 265, 273, 278, 279.
Banato Bruno, 8 1.
Boncianì Carlo, 144, 153.
Boncristiani , avvocato, 181.
Boni, ardito , 11 7.
Bo ni , tenente, 279 .
Bonich o n Giuseppe, 195, 196, 206, 21 l , 2 12, 21}.
Bonini Mari o, 199.
Bonzagni , tenent e, 279.
Bordone Mario, 2 19.
Borg Pisani Carmelo, 69.
Borghese Junio Valerio , U, 16, 19 , 21 , 22 , 30 , 31, 35, 40, 43, 44, 50, 52, 53 , 59, 6 1, 65, 66, 68, 72, 74 , 75, 78, 79, 82, 83, 86, 90, 92, 95, 100, IO! , 102, 104 , 106, 297, 30 1.
Borgh i, ufficial e, 283.
Barr iera G iuseppe, 167.
Bors i Vittorio Emanuele, 126.
Bosch e ni Guido, 108, I l3, 11 7, 128 , 129, 14 3, 158.
Bosco Emanu ele, 11 6, 137, 138, 139.
Boscolo Ev ideo, 71, 74, 75, 76.
Bosio Carlo , 59.
Bottai Giuseppe, 2 18.
Botti Oreste, 74, 75.
Bozza Sergio, 303.
B"gg R.J. , 161.
Carfagnini Erminio , 160, 164, 167.
Cargnel Francesco, 174, 175 , 176, 177 , 178, 17 9, 180.
Ca rlini Antonio, 81 , 83.
Camaroli Alberto, 14 5.
Carocc i Alberto, 14 5.
Car rare lt o, sergente, 14 8, 17 1
Carrer Guido, 179.
Caruso, tenente, 246.
Caruso Achille, 153.
Caruso Antonio, 121 , 123.
Caruso F rancesco, 224.
~:::fij~~:~~i;:,1~gf~o, 247,25 1,253.
Cas ini , ca rabi niere, 279.
Cas ini G iu seppe, 262, 265, 276, 278, 279.
Caspan i Dome ni co, 229.
Cas tellani , tenente, 247 .
Ca talano Decio, 78.
Cali Pi o, 11 6, 143.
Catulli, alpino, 253. Cauda Venerio, 230, 243.
Cava ll ero Ugo, 162.
Cavalletto, ardito, J 19 Ceccar in i, carabini ere, 279.
t:n:~~t1i5~t:~~:~d~:;·184, 198, 199.
Bre vi G., 25 4 , 260.
Brugneni Giu seppe, 236.
Bruno Alberto, 221, 222.
Brusa Marino, 125, 126, lJI.
Bucovaz Carlo, 7 1.
Bulganin Nikolai Aleksandrovic, 84.
Burrone, s . ten. medico, 198.
Buscaglia Carlo Emanuele, 74 .
Busetto Franco , 14 5.
Bussoli Alfredo, 14 3, 152.
Bu sso li Gabriele, 146 .
Buttazzoni Giovanni, 28 2 , 286, 287, 299, 300, 302, 303.
Cabrini Angelo, 47, 49, 50, 51.
Calanca Marsili o, 26 7.
Ca lavita Angelo , 167 .
Cama nni Enri co, 259.
Campetti Alessandro, 11 6, 144 .
Can epa Pier Luigi, 305, 306.
Cannara Carlo, 145.
Canu, se rg. magg., 135, l38, 1J9.
Capanni , carabiniere, 279.
Cape llo , tenente , 276, 279.
Capo rilli P., 294.
Capezza Gaetano , 11 6, 146.
Cap riotti Fi o renzo, 47, 59, 60.
Cap uzzo , ardito, 173.
Carabelli Aristide, 59, 60, 61.
Caramanno Angelo , 145.
Caravaggi Mazzon Luca , 279, 280.
Carbo ni Li v io, 2 12,213,223.
Cecilian Ferruccio, 293 . Celentano Rosario, 145. Celi Antonio , 279, 280.
Ce lla Vinario , 78 , 83, 85, 86. Centurio ne Giulio , 32.
Cervi, capit ano, 177. Cerv i Mario, 182.
Cesco, alpino , 2JJ . Char lin Alberto, 229. Chersi Egil, 93.
Ch ersi Lucio, 14 5. C hi ara Giacomo, 208, 2IJ.
Chi avazza, alpino, 253 Chirico Mario, 156. Churchill Wins ton, sir, 30.
C iaburra Remo , 211, 2 12.
C ianfron.i , carabiniere , 279. C icero Giuseppe , 153 .
Cinquepalmi Enrico , 169.
Cironi, ardito, 152.
C laudus Rud olf, 29.
Cocchi Ferdinando , 74, 76, 77 Coccu, paracadutista , 138. 268
Colò Zeno, 18 3. Colonnello, c arabini ere, 279.
Com is, s. ten. , 171.
Confe t1 0, s. ten ., I 7 1.
Comi Giulio, 282 ,283 ,2 84,286,287,288, 29l, 301.
Conti Giuseppe, 143.
§~~::dr, ::!t~:~r~;179.
Corradi Egisto , 241 ,257.
Corr ad in, alpino, 253.
Corrado Angelo, 256 .
Correnti Antonio , 146
Corsini Pietro, 8 , 110 , 125 , 127, 128, 132 , 133 , 134 , 144
§~~: t~?gi,1~!i,. 247,255 .
Cortese Tommaso , 156
Coss ard Guerrino , 8 , 184, 192, 194, 197 , 198 , 199 , 200 , 201 , 202, 203 , 205 , 206 , 207 , 208 , 209, 2 10,214,215 , 255, 257 .
Costa Franco , 58 , 59, 6 1.
Costanzo Giovanni , 144
Cov iello, caporale , 137 , 138
Crabb Llonel , 84
Cri stofaro Giacinr o, 195
Croce Benedetto , 9.
Crosa Carlo, 184 , 205 , 206, 207.
Crosiglia Giorgio, 143 . Cunningham Andrew, 53 .
D'Adda Mario , 21 9, 227 , 228 , 232 , 255 , 256, 25 9, 260
Dado Giovanni , 15 6.
Dalmas Adriano (p se u do nimo di Luigi Emi · !io Longo), 108.
Dalmas Ed vino, 160, 163 , 164 , 166, 16 7, 169, 171 , 180, 181.
Dal Passo, cap . magg ., 11 9 .
D'Apote Agostino , 121.
Dattoli Giovanni , 143
Da Valle Carlo , 71.
Dc Angeli s Araldo , 16 9.
De Angeli s Attilio , 266.
De Antoni Giuseppe , 21 9.
De Biasi Bruno, 121
De Crescenzo, ten ente , 279.
Defendi , capitano , 207
g~ ~!in~sth!~~tt;7.156
De Gior_gi Enri co , 229
Degli Effetti Albert o, 169, 171.
Del Ben Eugenio , 93.
Del Curto Aldo , 212 .
Del Giudice E ., 109, 16 1,284 .
Del Giudice V., 109, 16 1, 284 .
Della Rosa Leon e, 15 3.
Delle Grazie, tenente , 279.
De Nicola Aldo, 143 .
Oc Nigris , capo macchini sta , 79 .
De Pascalis Rosario, 272
D'Ercole, ardito, 11 9.
Dc R.isio Carlo, 101.
8: ~~~fi~fn~0 ~~~i~<;/~5 i5.
De Vincenzi Giovann i, 81 , 83.
De Vito AJes sio, 47 , 49, 50.
Di é.moz Oscar , 195 , 196
Di Giusto , serge nte , 171 , 173
Di Lorenzo Bruno, 7 1, 73 .
Di Lorenzo Rosari o, 146
Di Mambro Antonio, 143
Di Martino, s ten di vascello , 301.
Di Slasio Giuseppe , 145
Di Tommaso Luigi, 11 6, 143 , 146, 148.
Dolchi , maggiore, 208
Donato Ugo, 304.
Donfo., s. ten. , 151.
Donnini Domenko, 144 Dresti Enrico, 195 Durand Dc La Penne Lui gi, 16 , 18 , 22, 25 , 26, 27 , 29 , 30 , 32 , 39, 53 , 56 , 66.
g~~fs!~1Lld/~A/12·
Duse Edgardo , 145 , 152
Eden Amhon y, sir, 84 ~ftt!~;e~!~;~;~· 305 .
Emanuele, padre carmelirnno, 97 Erlin gher Remo , 145.
Evangelisti Alberto, 74 , 75, 76 .
Fabbri Gujdo , 25 3.
Fabbri Italo , 116 , 143 . Fadin Araldo , 282 .
~:rc~~:lt~f~~:\1~4r 4t\ ::· 5 2 • 53 ·
F,ldell, E. , 221 , 222 , 238, 24 2, 25 6 .
FaneW Giuseppe, 271 , 27 9.
Fanetti, alpino, 253.
Farina Augusto , 218.
Favale Luciano, 25
Fedeli , ardito, 177
Felic i Rodolfo , 144, 152
Fero Pasquale , 116, 143 . Fero ldi Giuseppe , 71 , 74 , 75
Ferrara Arnaldo , 262 , 268 , 27 5.
Ferrari Dome.nico , 146.
Ferraro Luigi , 94 , 95, 96 , 97, 98, 99, 100, 101 , 103.
Ferraro Orietta, 95 . Ferruzzi Omero, 116, 144 .
Fiaccadori, s. ten., 126 .
FinelJi Oddino , 145 .
Finocchiaro Valerio , 146 .
Follieri AJessandro, 59 , 60 .
Fornasier Mario , 145.
For za Ernesto , 66 , 102, 297.
Franchini Corrado , 266.
Franzini Alberto , 38, 39
Frascoli Vitaliano, 228, 22 9.
Fra ssetto Roberto, 59, 60 , 61.
Freccero Mario, 143.
Friozzi Riccardo, 145, 152.
~~r:tt~rgi~;~~·
Fu sco Luigi , 145.
2~
1t
Gabriele M. , 162 , 29 1.
111 ·
Gabrieli Angelo, 240 , 243 .
Gabrie.lli Donatello , 162.
Galimberti Enzo, 145
Galiot Ferruccio, 271 , 272, 276.
Gambara, generale , 280 .
Gambetti Fidia, 260.
Garau Pasquale, 143 .
Cardini Augus to , 21 9.
Garelli Raimondo , 162 .
Garland A.N. , 152.
Garofalo Giu seppe , 145 .
Ga.sta1di ltalo , 144.
Gazzaniga Renzo , 109, 118 , 12 1, 128 , 143 , 153.
G eniola Giorgio , l 16, 143 .
Gerardi Lui gi, 212.
Gcrbi Giuseppe , 144
Geri Luigi , 131, 144
GhigHone Gaspare , 74 , 75 , 76 , 77.
Chinass i Antonio , 144.
Ghiringhelli, maresciallo , 169
Giacomazzi , 165
Giacometti , carabiniere , 27 9.
Giagn o ni Giovanni, 78.
Giannone Stefano, 153.
Gianoli Andrea, 87 , 88 , 89
Giardino Guid o, 156.
Giari Vago, 71 , 73 .
Giobbe Giorgi o, 42 , 44 , 58, 59, 61 , 66.
Gioia GiaJma , 14 3.
Giorgini Mario, 5 3 .
Giorgis, 15.
Giorlco A. , 160 , 163 , 16 9 , 170 , 172 , 180.
Giovangrande Lorenzo , 195 .
Giuffrè Italo , 144 .
Giuliauini Renato, 144 , 146
Glori Fernando , 162.
Goldsworthy Frank, 84, 90
Gometz, carabiniere , 279 .
GoneUa Michel e, 210
Gorlier Mario , 14 I.
Graff Pietro , 116, 135
Graziali, carubiniere, 279 .
Greco, ardito, 177 .
Greiner, serg magg ., 253
Grigato Luigi , 224,24 7.
Grilli Lino, 271,276,278 , 27 9 .
Grossi Enzo , 296 .
Gualdi , maresciallo , 223 Guerra, alpino, 253 . GugLielmo, operatore « Gamma », 69 . Guglielmo, padre carmelitano, 97.
Gulizia Michele, 121.
Gullone Francesco , 153.
Gurunzian Ricc ardo, 305.
lleilm imn, colo nnello, 151 .
Incerti, alpino, 253 . lngravallo Alfredo, 145. lnvernizzi , serg. magg., 253 l.soardi Claudio , 25 l.
Jackson Edward , sir , 63 . Jackson W.G.F. , 152 . Junk Mario, 167.
Kesselring AJbert , 162 . Keyes, generale, 152. Klinger , ten. col. , 149 , 177 . Krusciov Nikita, 84 .
Laborde , ammir.igli o, 295 Lamberti Giuseppe , 219, 228 , 232 , 235 , 239 , 243 , 246 , 24 7, 248 , 250 , 251, 252, 253 , 255, 258 , 259 , 260.
Landi Luigi, 145 . Landolfi , capora1e, 11 9. Lanuto, ardito, 117 . Lazzari Ario, 86 . Lazzati, sergente, 201 , 213 . Legnani , ammiraglio , 282 . Leone Salvatore, 78, 83 , 86 , 89. Leoni , radiotelegrafi sta , 98. Leporace , uffic medico, 279. Lincio Domenico, 208, 217 , 218, 228, 247 Litardi Claudio, 146 Lizza Roberto , 145. Lombardi Gino , 144 . Lombardi Giovanni , 2 3 Longo L., 269 Lucchetti Giovanni, 71, 74, 75. Luciani Luc iano, 74, 75, 76 , 77 Lucianò Saverio , 145 Lugano Rodolfo , 71 , 74 , 75 , 76 .
Luigi Amedeo di Sa voia , duca degli Abruzzi, 184.
Luongo Ant o nio , 144 .
~:t~i~1t;si~0i1t~ 3i8o .
Maffei Franco , 169
Magnani, carabiniere , 2 79.
Magnani, ufficiale, 260 . Magni Silvio, 16 l. Magro Giovanni, 78 , 84 , 86.
Manca , carabiniere , 2 79.
Mancin elli G . , 130 .
Mangia Biagio, 144
Mangiapia, ardito, t 17
Manisco Girolamo , 78 , 83.
Manunta Giovanni , 301.
Manzo ni , sonufficial e, 32
Marcadella , alpino , 25 3.
Marceglia Antonio, 16 , 18 , 20, 21, 22 , 23, 24, 25 , 29, 53, 56, 78 .
Marchesclli Michele , 121 , 123
Marchesi , ten col. , 250
Marchialle , alpino, 25 3
Marchisio Vittorio, 59, 60
Marcianò Vito, 108, 132, 144 , 149, 150, 151 , 152, 156, 158 .
Marcon T ., 282 .
Marconi , ten . col., 241.
Maria Att ilio, 153.
Marini Giampiero, 224 , 247.
Marino Mario, 16, 19, 20, JO, 56.
Martellona Vincenzo, 16, 18, 19, 20, 30 , 53, 56.
Martin Pietro, 251 , 253.
Marvulli, s. ten. , 171, 172.
Marzet1i P., 161, 284, 285.
Marzo Giulio, 145 .
Masina , ten. col., ~::::·r:~r~.~4,··266.119 ·
Massara Corrado, 144 .
Masucci Alfonso , 146
Mattei Renato, 265, 279.
Mattera Salva tore, 86.
Mautino Ca rl o, 184, 195.
Mazzetti, serg. magg., 137, 138, 139.
M azzini Giuseppe, 5.
Mazzucche lli Bald assarre , 291.
McGraw Smi t h H ., 152.
Menich e ni, ardito, 173.
Menzio, alpino, 253.
Mer lini Enrico, 224.
Messe Giovanni, 127, 131,166,2 18.
Messina Michele , 167 .
Messina Rinaldo , 160, 164, 165
Miele Michele , 146
Mignani Ettore, 172.
Miozzi O., 282.
Misitano Francesco, 143 Mistichelli Ennio, 14 5.
Moccag:ma Vinorio, 42, 44, 45, 58, 61, 66, 102 .
Modig liani Giuseppe, 224, 228.
Molino , tenente, 293.
Molino Aldo , 160 , 167
Mollo Enrico, 276, 278.
Mondinelli Pietro, 229.
Momalemi Eusebio, 86.
Mon t uo ro Domenico, 145. ~i~:1!t;i:,\l5 • 16 ·
Morgante Alessandro, 144
Moro E., 238.
Morone Spartaco, 145
Moscatelli Elvio, 84.
Mossadeq Mohammed , 283.
Motta, ardito, 177 .
Mulè Filippo , 145 .
Mussolini Beni 10, 57.
Nannini Mario , 153.
Nappi CamiJlo, 143.
Ncsi Sergio, 102, 105.
Nicolctto, tenente, 279.
Nocente Luigi, 219,247,251.
Nmari Ernes to, 86, 87, 88, 89.
N1e ri s, co lonnello, 151.
Occhetti Giuseppe, I 16, 143. Orazi Nazzareno, L43 Orazio Fiacco, Quimo, 41. Or lando, ardito , 173. OrlandoT ., 127,130,131. Ottali, s. 1en ., 117
Paccagnini Damos, 44 , 66. Pagliano Franco, 148 . ~:re~:oFS:lv~~:~·. ~!} Pamolli Co lombo, 74, 77. Pancbianco Mariano, 145. Paolucci Raffaele , 11, 40. Paradisi Aldo, 30 4 . P aradisi Romolo, 145, 151, 152. Parini Piero, 204. Par is Pao lo, 144 . Pariset D., 113, l39, 148, 151, 153, 156, 157, 177, 178, 179,264,283,285,287, 301. Parodi , 42 Pasi ni, ardito , 119. Pasquctti Umberto, 144. Pas1orbuoni Danilo , 305. Pedrctti Luigi, 59, 61, 66. Peclrini At1imo, 145 Pedrini Enrico, 59, 60.
Pegolotti Beppe, 21 , 22, 24, 25, 29, 30, 34, 37 , 40 , 42, 47 , 52, 64, 90, 100
Peltechian Giovan Baais1a, 305.
Pennacchioui , serg. magg., 171. Pcrrone, lenente , 279.
Perticucci Robeno , 162. Pesci Carlo, 74, 76.
Pétain llenri -Philippe·Omer, 295 . Petracca Francesco , 267. Pettinau, colonndlo, 126. Piana Severino, 206.
Piccinni Leopardi Gennaro, 265, 279. Pieralli, sergente, l l 9. Pierazzo Giuseppe, 156.
Pirini Giuseppe, 145 Pi11au, carabiniere, 279.
Pizz ianico Sa lvatore, 116, 143, 146, 152.
Placido, padre carmelitano, 97.
Plini Enrico, 143.
Politi, magg iore, 125. Polli Giovanni, 144. Pomrandolfi Pietro. 145
Portai Rcgina ld , 53.
Postai Mario, 121 , 123 , 124.
Postiglioni G., 116, 117 , 119, 149, 153.
Postiglioni Umberto, 108, 150, 152.
Procida Vito, 174,175,176, 177, 178,179, 180.
Rabaglfati Alberto, 37 Raengo , paracadutista, 165.
Ramazzini Maffeo, 192. Ramcke , generale, 290.
~:~:~~i,/e:rrici~~. 1 11Ii.
Ramognino Antonio, 70, 78.
Ra mogn ino Conchita, 70 .
Rann , cap itano, 1.51.
Rapaccini Ugo , 14}.
Rasero Aldo, 18.5 .
Ratt i Silvio, 236.
Ravasio , alpino, 25}
Ravasio , capora le, 117.
Regg io li Giorgio , 74, 77.
Reginato Enrico, 226, 254, 260 .
Renda Gaspare, 121, 123, 124.
Ricagno, ge nera le, 239
Riccardi , ufficiale, 297 .
Riccio Enr ico, 14.5.
Ricci telli Tacito , 109, 14 5.
~:~?nfArt;t~~~ 41~ 1 ·
Rigoni Stern Mario, 216 ,2 19.
Rinaldi Francesco , 160.
Rinaldi Mario , 167.
Riva , maggiore , 197, 198.
Rizza M., 185.
Rizzatti Teseo (pseudonimo di Luigi Emilio Longo), 54.
Rizzelli Luigi, 14 3.
Rizzetto Ezio, 146.
Ri zzo Antonio, 144 , 146.
Rocca, ard it o, 117.
Hoccardi G iovanni, 96, 98, 99, 100, 101.
Rochat G., 5.
:~r/~f tu~~ r~;~1.e1t:~6.
Romanin G ino, 238.
Ro mano Benedetto, 279.
Romersa L., 22.
Rommel Erwin, 162, 268, 293
Roscio Francesco, 251
Ro ssclli Pier Mario, 2 12
Rosseui Raffaele, 11 , 40.
Rossi, capo elettr icis ta, 83.
Rossi, generale, 190.
Rota, geniere, 279.
Rotunno Carlo, 146.
Ruffo Fabrizio, 167. Russo Manlio, 144 .
Sacchetto Dino , 156.
Sacc hi Carlo, 238.
Salemi Massimo , 144
Salomone Marcello , 212.
Sahalamacchia, ten. col., 264 .
Salvado ri Adriano , 144 .
Samperisi Carmelo, 162.
~:~Ji&nM~;c~ar~Nt~J~ ; 266.
Sanfelice, diplomatico, 97, 99, 100.
Sanna, carabin iere, 279.
Sansone t ti, ammiraglio, 299.
Santoni A., 151 , 156, 157,300.
Saracino, sergente, 11 9.
Sav ino Caccavo, te nente, 16 7.
Scaglia, ten. col., 241.
~~:r;~n~,u~l~el:~:
1~;:
Scano Mario, 167. Scattini, generale, 126. Sc hergat Antonio, 16, 20 , 21, 22, 2.3, 24, 25, 29 . Schiavo ni Alfredo, 71. Scordia Sergio, 116 , 145. Scotto Antonio, 167. Serarcange li Delio , 144. Se rena Ad elchi, 204. Se rra , sergente, 1.3 7. Sgarbat i Guglielmo, 205, 206, 208 , 212, 2 17,218. Sgor bi ni, s. ten. , 247 , 251.
tr;e~~~iiln~il 1 i~·. ~li·, ~lt 167.
Simen Car lo , 299. Siracusano En rico, 14 5. Sirri Rubes Raffaele, 146. Sm ith , agente deU'lntelligence Scrvice, 97. Sola Severino, 25 1, 2.53 Solinas Domenico , 144 So linas Giovanni, J46 Solito Angelo, 276. Spaccarelli, s. ten. medico, 40 . Spampinato Carlo, 144. Sparaventi, ardito, 117 Spencer Stephan, 31 1. Speran zon Raimondo , 14 5. Spolidoro Rurik , 146. Sp reafico, alpino , 253. Sprega Ernes to, 14 5. Stag no Italo, 2.54. Stasio Francesco , 143. Stazzani Alfredo , 156. Stefanini Gustavo, 32, 34, 39, 40. Stefanucci Dante, 143 Stimolo Lui gi, 145. St ramacc ioni, serg. magg., 171. Straulino Agostino , 70, 73. Su pp i Egone, 116, 144
Tad.in.i Camilla, 86. Taini Pietro, 14.5, 152. Tamburelli, sergente, 206. TarlaoG. , 161. j ~~~hr~:fi1o~eJ1; ~n:1:;r;.u Setvice, 97.
i:~~.rr~~~.2?l:
14 . 22. 32. 33, .37, 38 • .39. 40 , 54, 58, 59, 60, 61 , 63, 64, 65, 66, 86.
Ti ezzi Pietro , 11 6, 14.3. Todaro Salvatore, 66 , IO}, 297
T omasuo lo, tenente di vascelJo, 23 . Tonini Goffredo, 160 . Tortora G iuseppe, 16 1, 166. Tasana , 1enente, 247, 2.5 1. Tosca, sergente, 253.
Toschi Elios, 11, 22, 3 1, 32 , }}, 35, 36, 37, J8, J9, 40, 5J, 54, 6J, 64.
Travaglini, cap itano , 81.
Trave rso Augusto, 14.5.
Trentin, car ab inie re, 279.
Trepiedi, magg iore, 180.
Trettene Dom enico , 14 .5 .
T rincas Aldo, 144.
Tur Vitto rio, 291, 292 , 295, 296.
Tumer R., 161.
Valente Eugenio, 144 .
Vanacorc Mario, 156.
Varini Dino, 78, 83.
Varol i Piazza , contrammi raglio, 297.
Varutti Arduino, 116.
Ve lani, ca pitano, 177.
Ventura Ge nnaro, 263.
Venturini , ardit o, 173.
Verona Alberto, 167.
Verrico Alice, 263 .
Vesco Amedeo, 78.
Vespa, capita no , 96
Viazzi Luciano, 183 , 18.5, 192, 196, 204, 205 , 206, 207, 2 12, 220, 227, 228, 2JO, 2}6 , 2J8, 240, 24} , 248, 25 1, 25J.
Vicedomini, con trammiraglio, 296.
Vicentini Carlo, 8,184,2 19,224,235,239, 242, 244, 246, 247, 249 , 250, 251 , 252, 25}, 254, 255, 256, 257, 260.
Vidu sson i, carabiniere, 279 .
Vigliero Mario, 224.
Vincenzi, ardito, 11 9.
Vi o tti A., 16 1, 169.
Virgilio Antonio, 145.
Visintin, tenente, 301.
Visintini Licio, 71, 78, 79, 83 , 85, 86, 89.
Visintini Mario, 79. Vismara Carlo, 143. Vismara Luigi , 304. Vi tal i Giorgio, 225 . Vittorio Emanuele III , re d ' Itali a, 33. Viv ian i, aiutante di ba tt aglia, 247, ' 252, 25} .
Vola, alpin o, 253.
Volpe, carabiniere, 279. Volpe Nicola, 14 5. Vosca G iuseppe, 169.
Weichold, ammiraglio, 162. Witzig Rudo lf , 163, 164 . Wolk Eugenio, 68, 94, 95.
Zacharias Ellis , 93.
Za nchi , armatore, 78, 79. Zanelli Gustavo, 184, 187, 195 , 200, 201 , 202, 20}, 204,206,207, 208,2 17, 260.
Zancttin Bruno, 14.5. Zanibon i Pietro , 59. Zanninovich, maggiore , 179 . Zarotti Armando , 294 , 303 . Ze lkh Bruno, 92. Zenari Giovanni, 12 1. Zingali Gaetano, 267. Zocc hi Cor into, 273. Zoffi Terenzio, I 45. Zoli Leo, 116 , 117. Zoppolato Pietro, 14 3. Zozzoli Antonio, 78. Zuppetta Ciro, 144 .
INDICE GENERALE
Prefazione
I. La X' flotti glia MAS
il Sil uro a Lenta Corsa (S LC ), p. 12 ; li «barchino esplosivoi, (M TM , o Motoscafo Turismo Modificato), p. 14; La none brava di Alessandria, p. 16; Bocca di Serchio, una pineta e lallli commcrciunti di «ma iali», p. 31; Suda, il primo colpo, p. 43; Spoletta zero a Malta, p. 54; Teseo Tesei, p. 63; l «nuo tatori d 'assalto» del gruppo «Gamma», p. 66; O/temi, la carta in pill, p. 78 ; Scirè, p. 90; li diplomatico con la fobia dell'acqua, p. 93; X 1 floniglia MAS: si ntesi storica 10 giugno 1940 - 8 settembre 194} , p . 101.
II. Il L0 ° reggim e nto ard iti
La preparazione , p. 107; L'esordio, p. 117; Il ponte di Beni Mansur , p. 120; La 103• comp11gnia camioncttiSli , p 125 ; l primi attacchi agli aeroporti del Nord Africa, p. 135; Progetto guerriglia , p. 140; In azione co n gli ardiri dell'Aeronautica , p. 146; Sic ili.i , p . 149; Epilogo, p . 156.
III . 1 reparti speciali dell'Aeronautica
Il J Ban:iglione d'Assa lt o Paracadutisti ed il Battagljone Riattatori «Loreto», p. 159; li battaglione «ADRA», p. 168; In due contro una base aerea, p. l74.
IV. Il battag li one alpini sciator i «Monte Cerv ino »
Una naja di lusso : due paia di scarponi speciali a t es ta , p. 182; Sui Mali (mond) Trebeshines, senza sci, tra fango, gelo e greci, p. 190; Metzgoranit : il «Cervino» diventa un plotone, p. 204 ; Ancora a for diga sui Mali Shendeli, p. 210; Saint Vincent, quasi mezzo secolo dopo , p 214; Fiocco azzurro alla caserma «Testafochi»: rinasce il ~Cervino »; p 218; Baionerra in c anna a Klinovoj, p. 226; Dicembre 1942: inizia il secondo ciclo invernale, p 233; Rossosch, il principio della fi ne, p. 241 ; Verso Ovest, ment re il cerchio si stringe, p. 248 ; Un pezzo di «Cervino» tra i Caste lli Romani, p. 256.
V . Il I battaglione carabinieri paracadutisti
A Tarquinia «ad imparare l'arte», p. 261; I] paracadute rimane solo sul braccio, p. 265; Eluet el-Asel. p. 268; I «pos ti di blocco» questa volta li fanno gli inglesi , p. 277.