IL LEVANTE, IL VICINO E IL MEDIO ORIENTE (1890-1939)

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N. Cat. 6585

Il volume, basato esclusivamente sui documenti originali conservati nell'Archivio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, valorizza la documentazione prodotta dagli Addetti militari italiani inviati nel Levante, nel Vicino e Medio Oriente dal 1890 al 1939. Le istruzioni ricevute da questi ufficiali e le loro relazioni, sempre molto ben documentate, quando possibile, anche fotograficamente, permettono di ricostruire nei particolari politici e militari il periodo della decadenza e la fine dell'Impero Ottomano, oltre alla situazione in Marocco ed in altri territori dell'area considerata. Un ampio ed articolato testo introduttivo presenta in dettaglio lo scenario storico che fa da sfondo ai rapporti degli ufficiali. Sono riportati oltre un centinaio di documenti originali che riguardano gli avvenimenti storici più importanti e La presenza italiana in quei territori. Una guida alle fonti molto articolata e un glossario, nonché una cronologia essenziale del periodo considerato, sono degli strumenti preziosi di conoscenza ed approfondimento della materia. Correda il volume una parte iconografica assolutamente inedita e quantomai interessante.

Maria Gabriella Pasqualini, laureata nell'Università «La Sapienza» di Roma, già Addetto culturale nelle Ambasciate d'Italia all'estero, docente della cattedra di Storia e Istituzioni dell'Aji-ica Mediterranea e del Vicino Oriente nella Facoltà di ~cienze Politiche dell'Università di Palermo, è un esperto di problemi mediorientali, area nella quale ha soggiornato a lungo. È autrice dei volumi Le prime esperienze costituzionali in Persia. 1905-1919 (ES! Napoli-Perugia, 1992) ~

Gli equilibri nel Levante. La crisi di Alessanlretta (1936-1939) (ILA-Palma, Palermo, 1995). ~ollabora con numerose riviste specializzate, ocupandosi anche di problemi attuali di stabilità e curezza nel Mediterraneo.

Ricerche iconografiche a cura di Maria Gabriella Pasqualini Riproduzione fotografica a cura di Daniele Prinari

Foto di coperta:

«Pattuglia di Carne] Corp nell'uniforme unica di Kakee» (G33 R/49- 1)

. 40.000



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

Maria Gabriella PASQUALINI

IL LEVANTE, IL VICINO E IL MEDIO ORIENTE (1890-1939) Le fonti archivistiche dell'Ufficio Storico

Documenti per la s1oria extraeuropea ROMA, 1999


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PRESENTAZIONE

Con il presente volume prosegue la coL!ana di opere relative alle «jlmti archivistiche dell '{J.fficio Storico», messa in atto da alcimi anni nel quadro di una valorizzazione dell'opera svolta dagli Addeui militari, Uj: jiciali accreditati presso le rappresentanze diploniatiche italiane alt' estero, i cui rapporti sono di estremo interesse per chiunque voglia studiare, o anche solo conoscere, l'evolversi della situazione internazionale fra la fine del XIX ed il XX secolo. Questi rapporti, fino ad oggi poco studiati, salvo che per singole figure o alcune aree come queLle dei Balcani, sono Ù'ffatti molto interessanti sia per cornprendere gli avvenimenti m.ilitari, sia per tracciare, da una dij: ferente angolazione, la storia di.fatti e personaggi di un mondo lontano. Nel caso dell'Impero Ottomano, la documentazione conservata nell'Archivio di questo Ufficio è cospicua, con documenti di grande interesse storico, ed anche per quanto riguarda l'impero Marocchino, le numerose relazioni, in particolare quelle del secolo scorso, sono degne di essere portate all'atlenzione degli studiosi e dei let!ori interessati all'argomento. Con il volume di Maria Gabriella Pasqualini, studiosa di storia del Medio Oriente e di problemi di stabilità e sicurezza nel Mediterraneo, si è volutò tracciare un quadro, il più possibile esaustivo, del materiale conservato e dei tratti caratteristici dell 'opera degli iffficiali inviati nel Levante, Vicino e Medio Oriente. l lùniti temporali sono quelli imposti dai fatti: dalla creazione dellajìgura dell 'Addetto militare presso i rispettivi Paesi, nell'ultimo decennio del secolo scorso, jìno alla vigilia della se-conda guerra mondiale. Vi è da notare che, come ha rilevato l 'Autrice,fino al 1920 circa è possibile trovare le relazioni originali degli Addetti militari, ,nentre dopo tale periodo si trovano rapporti e sintesi redatte dagli Uffici Centrali, su notizie inviate dagli Addetti, in quanto di più d(fficile reperimento le relazioni originali che venivano inviate quasi giornalmente, sempre setlimanalmente, e che hanno permesso di ricostruire importanti avvenimenti storici nei dettagli. L'Autrice, ha poi provveduto alla selezione di alcuni dei documenti ritenuti maggiormente idonei atla pubblicazione, riguardanti più da vicino l'Italia e le sue relazioni bilaterali con l'area strategica del Mediter-

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raneo, mentre è stato deciso di non pubblicare documenti concernenti la Libia (guerra italo-turca, pace di Losanna tra Italia e Impero Ottomano, operazioni militari in Libia), trattandosi di materiale già ampiamente studiato e pubblicato. L'Autrice ha anche redatto un.a articolata Guida alle fonti, che, insieme ad un glossario e ad una cronologia essenziale, si rivela essere un utile e agile strumento di consultazione dei documenti utiliz.z.ati per la redazione del volume. Una documentazione fotografica di grande interesse storico, inedita fino ad oggi e custodita con i documenti scritti, costituisce un ulteriore strumento per apprezzare il lavoro capillare di ufficiali preparati e motivati. I miei ringraziamenti, quindi, vanno alla professoressa Pasqualini per l'impegnativo e proficuo lavoro, che consente di mettere a disposizione di studiosi e non questi documenti, la cui analisi è anche un.a chiave di lettura estremam.ente interessante per la comprensione di molti degli attuali avvenimenti nel Medio Oriente.

IL CAPO UFFICIO (Col.a.s.SM Enrico Pino)

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PREMESSA

L'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell ' Esercito conserva moltissimi documenti sul Mediterraneo e sul Levante, Medio e Vicino Oriente, che sono stati già oggetto di numerosi studi da parte di qualificati ricercatori. Sono però ancora molti i documenti relativi ad un periodo che va dal 1890 circa al 1939 e che riguardano le aree citate, quei territori che vengono comunemente conosciuti con il nome cumulativo di Medio Oriente. Si tratta dei rapporti degli Addetti Militari. Non è certo scopo del presente volume voler ritornare su argomenti come quelli relativi a11a Libia e alla guerra italo-turca, poiché sono stati a lungo studiati da ricercatori e molti volumi sono stati editi sia a cura dell'Ufficio Storico, sia da altri Istituti o Editori. Questa parte infatti non sarà trattata. È invece obbiettivo del presente volume far conoscere almeno in parte questa copiosa documentazione, non ancora molto nota, che offre interessanti notizie soprattutto sull' Impero Ottomano e sulla costruzione della Turchia moderna. Per gli altri stati del Vicino e Medio Oriente la documentazione è decisamente frammentaria, ma s,m:111no .indicati i fondi dove trovare le notizie relative, pur se non appartengono alla corrispondenza degli Addetti Militari, per una esigenza cli completezza. Anche per quanto riguarda gli anni considerati, il periodo più ricco cli documentazione è quello che va dal 1890 al 1920-25 circa. Dopo questo periodo la corrispondenza degli Addetti Militari conservata nell'Archivio è quas·i inesistente. Si trovano solo documenti relativi agli Uffici Centrali, Bollettini, Promemoria, Informative, che sono stati indubbiamente redatti sulla base dei rapporti degli Addetti, ma che non ne riportano tutti i eiettagli che ne permettono l'analisi puntuale, oltre che una interessante lettura. Invece di analizzare solamente, in modo critico, alcuni rapporti in relazione agli studi g ià fatti aventi come base documenti diplomatici, è stato considerato 1' interesse che essi possono suscitare non solo negli addetti ai lavori, ma anche in quei lettori che vogliono conoscere meglio alcuni aspetti del Medio Oriente in anni ormai lontani . È stato così deciso di dare voce agli stessi Adldetti, pubblicando poco più d i un centinaio cli rela7


zioni cli quella corrispondenza, relazioni quasi t11tte inedite e pubblicando altresÏ alcune fotografie e schizzi ad acquerello trovati insieme a quelle carte, altrettanto sconosciuti. Un testo introduttivo che non intende fare la storia dell'Impero Ottomano o di quello Marocchino prende in esame solamente quei particolari eventi che sono oggetto della documentazione esaminata, per inquadrarli storicamente, in modo sintetico. Molto materiale inedito è rimasto nella quiete degli scaffali che lo conserva: attende cli essere riportato alla luce e studiato in modo puntuale e comparativo con altra documentazione dello stesso periodo. In questo modo ancora una volta coloro che scrissero quelle carte potranno tornare ad esercitare, a beneficio degli studiosi e dei lettori, i compiti di informazione che in anni lontani il Comando del Corpo di Stato Maggiore dell'Esercito diede loro, anche se per altri scopi istituzionali. Si valorizza cosÏ una parte clell' Archivio ancora non molto nota, indicando ai ricercatori come e dove approfondire le loro ricerche. L'A. ringrazia calorosamente l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito per la collaborazione dimostrata eia tutto il personale clu. rante il reperimento delle fonti e lo studio effettuato per la redazione di questo volume.

M.G.P. Roma, febbraio 1998

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INTRODUZIONE

La storia del Medio Oriente - termine qui usato nell'accezione ormai invalsa per comprendere tutto quel territorio che va dal Marocco alla Siria (tecnicamente indicato come Levante, Vicino e Medio Oriente) includendo la penisola arabica-, è stata a lungo studiata, analizzando testi e documenti diplomatici. La storia dell'Impero Ottomano che fu l'impero più importante, in quell'area, per potere e dimensio1ii territoriali, è stata anch'essa oggetto cli numerosi importanti studi. Per queste ragioni, il presente volume non intende ripercorrere la storia ciel Medio Oriente, ma solo fornire, nel testo che segue questa introduzione, un percorso storico al lettore che voglia avvicinarsi a questo argomento, utilizzando i documenti meno noti cieli' Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, e più in particolare quei rapporti che sono il frutto cieli ' attività degli addetti militari al i' estero. Con una guida alle fonti che indica le segnature archivistiche, e in alcun i casi brevemente i contenuti, per trovare Ja documentazione relativa ai paesi ciel Medio Orie nte, si è voluto fornire un primo strumento cli lavoro per fare le ricerche necessarie. È poi stata pubblicata una ristretta scelta cli documenti originali, con una tabella riassuntiva che precede gli stessi. Per i criteri segu iti nella scelta dei documenti, ne viene data, dopo questa introduzione, una breve sintesi. Un glossario è stato aggi unto, per alcune parole di uso non comune che si trovano nei documenti, soprattutto per coloro che hanno poca dimestichezza con il mondo musulmano, le sue consuetudini e tradizioni. La quantifa della documentazione raccolta in quell'Archivio è imponente, soprattutto per quello che riguarda la Libia. Quei documenti, in particolare, sono stati a lungo esaminati eia molti studìos.i e più cli recente da Luigi Tuccari 1, che ba basato il s uo lavoro principalmente sull 'Inventario L8 (Libia: Diari, Memorie, Sussidiario - Guerra italo-turca 1864- 1939): essi pertanto non saranno oggetto specifico cli questo studio. Anche la parte che riguarda le guerre balcaniche e i rapporti cieli ' Impero con quelle realtà geografiche è stata oggetto cli vari studi soprattutto ad 1 L. T UCCARl, !governi

militari della Libia 1911-1914. Ufficio Storico SME, Roma,

1994.

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opera dello storico Antonello Biagini2 e quindi non verdt presa in considerazione, in quanto i documenti sono già stati analizzati. Il presente volume infatti ha come scopo di far conoscere quella documentazione, in massima parte sull'Impero Ottomano, che non è ancora stata studiata ed esaminata, per mezzo della sua pubblicazione, sia pur parziale3, senza peraltro porla a confronto critico con documenti cli altri Archivi, in particolare con quelli dell'Archivio Centrale dello Stato o del1' Archivio Diplomatico ciel Ministero degli Affari Esteri. Si vuole offrire al lettore e allo studioso un panorama, per quanto assai ristretto, di quello che è possibile trovare nelle cartelle dei vari Inventari4, con un percorso storico-politico visto nella sua globalità. È stato però possibile indicare organicamente questo percorso solamente per la Turchia, per l'Egitto nel periodo che precede la prima guerra mondiale; per il Marocco: in questo caso, solamente per alcuni periodi precedenti la prima guerra mondiale. 11 periodo che va dal 1890 al 1925, circa, è quello per il quale la documentazione è maggiore e in sequenza cronologica. È facile seguire le vicende dell 'lmpero Ottomano, quasi giornalmente appunto dal 1890 al 1914, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale: i rapporti inviati da Costantinopoli o dalla provincia dell'Impero sono stati raccolti con accuratezza ed è possibile ricostruire la progressiva disgregazione della Sublime Porta, l' avanzata dei Giovani Turchi, la loro politica agli inizi del potere, l'applicazione della Costituzione, l'ordinamento militare e i tentativi di riorganizzazione dell'esercito ottomano. Allo stesso modo, anche se con un numero di gran lunga inferiore cli documenti, è possibile avere notizie interessanti per il Marocco. Negli anni '20 i documenti degli addetti militari presenti nell'Archivio si rarefanno, mentre sono presenti singoli studi, Bollettini redatti molto spesso dall'Ufficio Coloniale ciel Corpo di Stato Maggiore o eia altri Uffici centrali: questi notiziari erano sempre redatti sulla base delle notizie e clelL~ relazioni inviate dagli addetti. Per gli anni '30, la documentazione è solo quella che era prodòtta dagli Uffici Centrali. Infatti nel 029 la documentazione relativa alla Tì.1rchia che va dal 1876 al 1915, è raccolta in dieci raccoglitori, mentre solo due contengono documentazione relativa al periodo successivo: pochissime carte per il periodo 1918-1939. Nel 033 i raccoglitori dal n. 15 al n. 33

2 A. B!AGÌNI, L'l!alia e le guerre balcaniche, Grafica Pollino, CasLrovillari, 1990. Per il criterio di selezione dei documenti, v. sono Criteri per la selezione dei documenti. 4 V. sotto Guida al le fonti. 3

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riguardano il periodo 1893- 1915; il n. 34 contiene poche carte relative al periodo 1915- 1918; il n. 35, qualche documento relativo al 1918 e al 1926. L'omogeneità e la completezza della documentazione ciel periodo precedente la prima guerra mondiale cessa dopo la fine della guen-a. Gli addetti militari, ufficiali che risiedevano per due o tre anni nella sede di accreditamento, iniziarono il loro servizio nell'Impero Ottomano solo verso la fine del secolo scorso (ancora più tardi in Marocco), anche se erano stati preceduti da ufficiali inviati in numerose missioni conoscitive presso il sultano ottomano e quello marocchino: i rapporti del capitano Crema, del capitano de Boccard, del tenente RebagliatiS, del periodo 1860-1880, sono fra i documenti più antichi sull'Impero Ottomano conservati in questo Archivio Storico. Sono relazioni molto ponderose e dettagliatiss.i me sugli aspetti geo-etnografici del territorio, che contengono spesso anche interessanti considerazioni di carattere politico, non solo informazioni di esclusivo carattere militare. Mappe, schizzi, disegni accompagnavano sempre il manoscritto. La lingua italiana è particolarmente curata. La lettura di queste relazioni, che alcune volte presenta qualche clifficolt~t d i comprensione dovuta alla carta ormai ingiallita e alla calligrafia del copista di turno, scorre veloce, permettendo al lettore di ripercorrere, quasi passo a passo, la missione. Il fascino di queste relazioni è innegabile, così come quello dei successivi rapporti, ad esempio, del Colonnello Trombi al Cairo, o di altri ufficiali ai quali fu permesso dagli inglesi di seguire la campagna anglo-egiziana in Sudan. Disegni acquerellati oppure semplici disegni in bianco e nero permettono al lettore cli comprendere come si viveva in un campo militare in quell'epoca e a quelle latitudini: dalle tende ai forni per il pane, ogni cosa veniva minuziosamente documentata. Altri rapporti riguardano Algeria e Marocco. Sono rapporti che usano sia l'osservazione diretta dei luoghi sia là collazione di molte notizie ·di origine francese e inglese: l'Italia era da poco divenuta unita e le prime difficili esperienze in Africa si presentavano. Bisognava dunque studiare quello che le altre nazioni europee, con esperienza di politica coloniale, avevano fatto, come si erano organizzate soprattutto dal punto cli vista militare. Nelle istruzioni che gli ufficiali in missione ricevevano vi era appunto l'indicazione di prendere tutte le informazioni possibil i sulla costituzione degli eserciti, sull'ordinamento mil itare.

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V doc. n. I, 2, 3.

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Molto attiva fu anche l'opera di traduzione, da parte dell'Ufficio Coloniale, cli alcuni rapporti fondamentali consegnati dagli Inglesi a colleghi italiani, in uno spirito di fattiva collaborazione, o cli articoli tratti da riviste specializzate straniere, come ad esempio la francese Revue militaire. Le traduzioni sono regolarmente conservate nei raccoglitori e sono un chiaro esempio cli come fosse stata raccolta e continuasse ad essere raccolta con grande accuratezza documentazione proveniente da altre Potenze, in genere l'Inghilterra, per chiari motivi cli alleanze ciel tempo. Nonostante le molte lacune temporali che si incontrano nella documentazione valutata nel presente volume, come si è sopra messo in rilievo, il valore cli questi documenti è alto. L'esposizione è sempre curata, attenta; le notazioni sono quasi sempre molto appropriate: poiché non tutti gli ufficiali inviati come addetti, erano particolarmente versati anche nel1' analisi sociale e politica, alci.mi rapporti riguardano esclusivamente problemi tecnici di armamento militare, che possono interessare studiosi di armi e della loro util izzazione nei vari eserciti. Nel.la quasi totalità dei casi però, gli avvenimenti sono presentati con un inquadramento generale e quando quelli di particolare importanza incalzano, si susseguono le descrizioni, come ad esempio l'attentato al Sultano Abdul Hamid, lasciando ad un momento più calmo le valutazioni generali di quanto era avvenuto. 11 poter leggere questi documenti in sequenza cronologica pennette di poterli apprezzare nella loro interezza ed omogeneità e nel loro valore documentale. Anche i documenti prodotti dagli Uffici centrali sono importanti per la ricostruzione di alcuni momenti delle relazioni internazionali bilatera! i intrattenute dall' Italia: essi però rappresentano delle sintesi cli quanto ricevuto e sulla base di queste sintesi, presentano le proposte di azioni e comportamenti che venivano avanzate ai Comandi superiori. M ancano della immediatezza cli impressioni e di valutazioni che sono uno dei pregi più caratteristici dei rapporti giornalieri o settimanali degli addetti militari. Tale immediatezza serve molto per con1pre ndere come si sollo sviluppati alcuni comportamenti di politica estera e di politica militare. ' Dai documenti del periodo precedente la prima guerra mondiale si evincono chiaramente quali erano gli scopi per i quali venivano accreditati g li addetti militari: principalmente per avere informazioni dettagliate sugli eserciti coloniali, per quanto riguarda l'Egitto e per quanto riguarda l' Impero Ottomano e quello Marocchino, e anche per essere allo stesso li vello delle altre potenze per quanto riguardava le informazioni su quanto accadeva a livello interno nel paese di accreditamento. Francia, Inghilterra e Russia avevano già da tempo accreditato presso quelle corti degli ad12


eletti militari, che agivano come vedette avanzate per le notizie non solo mi litari. Fu sempre molto chiaro che gli addetti militari non dovevano fare dello spionaggio: in nessun caso. E quando qualche addetto veniva preso dalla tentazione di prezzolare qualche informatore locale, richiedendo i fo ndi necessari al Comando del Corpo di Stato Maggiore, immediatamente qualche lettera riservatissima o segreta li raggiungeva, intimandogli senza circonlocuzioni di frasi , ma in modo diretto e incisivo, di non portare avanti il progetto e di non avere simili comportamenti. Non sempre è stato possibile reperire le istruzioni date ai vari addetti, ma qualche documento è stato trovato ed è stato pubbl icato, ritenendolo essenziale per poter val utare l'insieme dell'operato cli quegli uffic iali.

Breve sintesi dei criteri seguiti nella scelta dei docunienti da pubblicare Non è stato facile procedere nella scelta dei testi da pubblicare, perché la maggior parte dei documenti relativi al Levante, al Vicino e al Med io Oriente, raccolti nell' Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell 'Esercito, merita sia conosciuta e letta, non solo per uno studio storico approfondito, ma anche per una curiosità culturale, pur senza alcun obbiettivo di ricerca scientifica programmata. Ogni scelta effettuata ha comportato un sacrificio: infatti, se si sceglie cli pubblicare un documento, per motivi cli spazio se ne condannano almeno altri cento, altrettanto interessanti, a non essere portati subito all'attenzione del lettore. Così come è stata difficile la decisione di pubblicare a volte solo alcuni stralci cli rapporti ponderosi o voluminosi studi particolari redatti dagli Uffici Centrali : molto spesso però questi studi o rapporti riassuntivi ripetevano ciclicamente le stesse notizie con poche variazioni, mentre alcune pagine erano innovative e di grande interesse. Di fronte al,. la necessità di non poter pubblicare, come avrebbe richiesto una correttezza scientifica, tutto il documento perché troppo lungo e non particolarmente pregnante rispetto ad altri , si è privilegiata la pubblicazione di quelle parti che invece contengono un commento politico e mil itare che aiuta nella comprensione del particolare problema o momento storico, pur nel rispetto scientifico dell ' analisi documentale. Ciò è accaduto in particolar modo per quello che riguarda le prime relazioni, intorno agli anni 1880, come quelle del Rebagliati, del de Boccard, del Crema, che si diffondono in particolari descrittivi della geografia del territorio considerato. Queste parti sono sempre molto lunghe e, sebbene costituenti novità, per quel tem13


po, nella recente amministrazione dell'Italia unita, non risulterebbero di particolare interesse oggi, anche perché molte volte erano solamente delle traduzioni, pur se molto attente, di testi inglesi o francesi. Per queste relazioni si è preferito privilegiare quei brani che invece descrivono gli eserciti, la loro costituzione, il loro abbigliamento; quando è stato possibile queste descrizioni sono state corredate dalle stesse illustrazio1ù originali. La documentazione che è stata esaminata si è rivelata dunque di grande interesse, per quelle caratteristiche che sono state sottolineate precedentemente. Pur consiclerandoile il valore intrinseco, è stato necessario però tenere anche presente che molti studi sono stati fatti sull'Impero Ottomano, in particolare, e sul resto della zona geografica selezionata e che quindi si tratta cli un periodo che è stato analizzato dalla storiografia contemporanea in modo molto approfondito, sulla base dei documenti diplomatici sia italiani che stranieri. Questa considerazione a volte ha fatto scartare dalla pubblicazione quei documenti i quali non facevano altro che riportare avvenimenti largamente conosciuti, senza fornire dettagli particolarmente interessanti per una rivisitazione ciel periodo considerato. È stata considerata altresì l'esigenza di non rivolgersi solo agli addetti ai lavori negli studi di storia militare, ma anche a coloro che si avvici nano da lettori curiosi a questo secolo di storia e a questi documenti, inediti per la maggior parte: quindi si è dato spazio a quei documenti che riferissero della vita cli Corte, di cerimonie particolari come quella del Selamlik, documenti forse non importanti politicamente, ma che riescono a far rivivere con le loro descrizioni la vita quotidiana di quel periodo. Per scelta dunque non sono stati riprodotti studi e documenti tecnici sulle fortificazioni del Bosforo e dei Dardanelli, presenti in numero cospicuo in tutta la documentazione, reperibili sia nell'inventario G33 sia nel G29: studi importanti, ma molto specifici, che meritano una pubblicazione ad hoc, ristretta a questo argomento, anche per la quantità di materiale iconografico presente. Le relazioni d'epoca redatte nel secolo scorso rappresentanò un percorso di conoscenza unico per le notizie che forniscono, soprattutto se rapportate al momento in cui furono scritte e per lo stile con il quale lo furono; uno stile, si potrebbe dire, 'fotografico'. Dobbiamo ricordare che allora le macchine fotografiche non esistevano o iniziavano appena la loro vita, ma non erano certo diffuse, né comunque date in dotazione, fino alla fine del secolo XIX, agli ufficiali che effettuavano missioni di conoscenza presso eserciti stranieri in Africa. In compenso questi ufficiali erano essi stessi, o erano accompagnati da colleghi, assai versati nel disegno 14


ad acquerello e nella riproduzione topografica dei territori visitati. T loro rapporti, sempre molto lunghi, dettagliatissimi erano un "documentario" conoscitivo ante litteram: per esigenze professionali dovevano illustrare allo Stato Maggiore armamenti ed equipaggiamenti di eserciti stranieri, far rilievi relativi alla geografia cli quelle terre lontane: i loro disegni hanno un gran valore testimoniale del periodo passato. Anche questi lunghi rapporti avrebbero meritato di essere pubblicati nella loro interezza, ma di essi sono stati presentati solo alcuni estratti, per poter fornire al lettore una panorami.ca il più esauriente possibile di quei documenti d'epoca e per suscitare comunque nel lettore la curiosità di leggerli per intero. Non intendendo fare la storia dell'Impero Ottorriano o dell'Algeria, della Tunisia, del Marocco, anche perché non sarebbe stato possibile farlo solamente attraverso questi documenti, per le ragioni indicate nell' introduzione, sono stati privilegiati per la pubblicazione quei testi che illustravano particolari reazioni locali ad alcuni avvenimenti importanti: l'avvento della Costituzione, un attentato, una mobilitazione per la guerra, un cambio di governo. Infatti i rapporti degli Addetti militari permettono di seguire, a volte ad horas, l'incalzare degli avvenimenti, come ad esempio l'insurrezione a Costantinopoli del 1908, che fu anche corredata con inedite interessanti fotografie d'epoca, qui pubblicate nell'appendice iconografica, o l' attentato al Sultano, quando si distinse un uffìciale italiano al servizio ciel Sultano, il Capitano Romei. Particolare attenzio11e poi è stata data a quei rapporti nei quali compaiono riferimenti ad ufficiali italiani al servizio della Sublime Porta, ingaggiati ad esempio per la riorganizzazione della gendarmeria macedone. Molti sono anche quei testi che documentano l' opera degli ufficiali italiani - dell'Esercito, dei Carabinieri Reali, della Marina - che si sono sempre distinti sia in missione per Regio Governo, sia alle dirette dipendenze del Sultano. Sono stati poi selezionati quei documenti che riferiscono particolad riguardanti le relazioni italiane con la Turchia: richiesta di competenze tecniche, offerte e possibile vendita di materiale bellico, per l'annamento degli eserciti. Nei documenti infatti spesso si trovano notizie sulla Casa cantieristica Ansaldo, che ha gestito fino quasi alla prima guerra mondiali i cantieri navali di Tophané sul Bosforo o cli altre Case costruttrici di armi che presentavano i loro prodotti a Corte, non sempre peraltro con molta professionalità o con molto successo. Di notevole importanza sono quei documenti che testimoniano e riaffermano, se ve ne fosse stato bisogno, l'interesse della Germania per la 15


Turchia: l'opera di penetrazione tedesca nel Medio Oriente e nell'Impero Ottomano è stata realizzata fin dalla metà del secolo scorso e si è accentuata negli ultimi anni di esistenza dell'impero, continuando poi durante il periodo repubblicano turco. I rapporti degli addetti militari ne testimoniano la costanza e l' incisività e quindi uno dei criteri selettivi è stato appunto quello di mettere in luce questo orientamento pol itico tedesco, scegliendo per la pubblicazione i testi che ne parlassero. Un altro criterio che è stato seguito nella cernita dei documenti è stato quello cli pubblicare quelli che riportavano particolari istruzioni date agli Addetti mil itari, sia alla loro partenza che durante lo svolgimento della loro missione: questi documenti aiutano nella comprensione generale del lavoro espletato eia quegli ufficiali. Anche per quanto riguarda la parte iconografica, il compito clell' A. non è stato facile. Avendo deciso di presentare solo quel materiale attualmente presente nei singoli repertori citati - materiale inedito - senza voler attingere al pur valido Archivio fotografico dell 'Ufficio Storico, la scelta è stata complessa perché nella documentazione esaminata sono state rinvenute molte foto d ' epoca cli grande interesse. Un esempio sono quelle dell'esercito egiziano del 1893: oltre a documentare come i suoi componenti erano vestiti o armati , sono rare testi monianza di altre notizie di carattere storico-geografico. Nella fotografia che presenta l' esercito egiziano schierato ai piedi delle Piramidi, si p uò notare una notevole vegetazione arborea attualmente del tutto scomparsa. Altro esempio interessante è la foto giovanile di un eroe della rivolta araba contro gli Ottomani, Ali Aziz al Masr.i (l'Egiziano) del quale sono note in genere immagini posteriori al 1916- 1920. Avendo deciso d i non pubblicare mappe e schizzi di fortificazioni, presenti in gran numero, la scelta è caduta su foto quali quelle dei moti di Costantinopoli ciel 1908, vera rarità fotografica o su disegni acquerellati di fortini e casematte. Una curiosità sono anche le un iformi g1ilitari ottomane. U n librettino edito nel 19 11 dallo Stato Maggiore ne riporta i dettagli a colori: gli addetti militari avevano faticato non poco a raccogliere le notizie relative e ad inviare a Roma i disegni a colori delle uniformi di tutti i gradi ottomani: una grande tavola, oltre il volumetto, le illustra con accuratezza. Nei documenti vi sono anche le schede relative alle unifo rmi del periodo di Ataturk, ma poiché erano ri maste sostanzialmente le stesse, senza notevoli cambiamenti, si è preferito pubblicare le tavole relative al periodo ormai scomparso. 16


Q uesto materiale iconografico, fo to e disegni , per non parlare delle mappe, ha lo stesso grandissimo valore documentale dei testi scritti ed è di immedi ata fruizione, oltre a rappresentare delle vere rarità scientifiche . È stato scelto il criterio cronologico di presentazione dei documenti perché si è ritenuto che, nel complesso mosaico dei ten-itori appartenenti ali' Impero, autonomi e indipendenti durante il periodo considerato, in realtà quello cronologico fosse il cr·iterio che poteva fornire una vis.ione più chiara dell'andamento degli eventi. È anche risultalo interessante vedere come nei vari periodi fossero differenziati gli interessi verso diversi settori. La proporzione dei documenti pubblicati è a netto vantaggio per quelli che riguardano l' Impero Ottom ano : questa 'sproporzione' rispecchia quella che è la consistenza documentale .

Suggerimenti bibliogrc,fici Per un primo studio globale sull'argomenro si veda PETER MANSFIELD.

Storia del Medio Oriente (SEI, Torino, 1993), con una interessante postfazione cli Sergio Noja e una esaustiva bibliografi a, suddivisa per period i storici. Cfr. anche ERlK J. ZURCHER, Turkey. A modem His101y, (l.B . Tauris, London 1993) e PHILIP MANSEL. Costantinopoli. Splendore e declino della capitale del/ 'impero Ottomano. 1453-1924, (Mondadori. Milano, I 997): i due volumi sono arricchiti da una importante bibliografi a. Si veda anche ROMAIN Il. RAINERO, S10ria della Turchia, (Marzorati, Mi lano, 1972). Di interesse documentario, anche se si hanno alcuni dubbi non sull'auLenticità del testo, ma sul destinatario fi nale dell 'opera, il Diario della guerra libica cli ENYER PASCIÀ, tradotto dal tedesco e pubblicato a cura di Salvatore Bono (Cappelli Editore, Bologna, 1986). Nel volume del B ono vi è una interessante nota bibliografica re lativa non solo ad Enver (pagg. 89-92), ma a tutta la quest ione italo-li bica, alle pagine 92-95. Per i numerosi studi sulla Libia, si veda anche il saggio critico-bibliografico di ROMALN H. RAINERO, La Libia e le, sua storia nella cultura italiana, in Italia e il nordqfi·ica co111emporcmeo, pp. 171-.1 80 (Marzorati, Milano, 1988) . Di grande interesse per la storia mediorie ntale è il volume Les régimes poli1iq11es arabes (PUF, Parigi, 1990). una serie di saggi frutto della ricerca di studiosi specialisti, con una introduiione d i Robert Matran. Uno strumento bib liografico importante, nello speci!"ico della s toria militare, è la recente Guida alla s1oria militare italiana, a cura d i Piero Del Negro (ESJ, Napoli, 1997), in particolare alle pagine della storia militare coloni ale, curale eia L uig i Goglia (pp. l 35-148) e a quelle sull 'eser17


cito italiano nella prima e nella seconda guen-a mondiale curate da Antonello Biagini e Filippo Stefan i (149- 171). Nel quadro delle pubblicazioni promosse e curate dall'Ufficio Storico SME, molti saggi interessanti sull'Africa Settentrionale e sulla zona geografica oggetto di questo volume, si possono trovare nelle miscell anee Bollettino dell'Ufficio Storico (1926-1934), Memorie storiche militari (I" serie 1909-1914 e na serie 1977-1983) e Studi storico-militari (dal 1985): si vedano ad esempio i saggi specific i relativi ad alcune figure di addetti militari, di A. BIAGINI su Edoardo Ropolo, addetto militare a Berna e Pietrobiu:go (Studi Storico Militari- 1985); Gustavo Rubin de Cervùi addetto militare a Sofia (1904-1911) (SSM - 1986). Di A. BAGNAIA si veda L'Anatolia (1919-1923). il Corpo di spedizione italiano nel Mediterraneo Orientale e la missione Caprini (SSM - 1992). Tra i volumi più recenti, gli studi di LUIGI TUCCARI, I governi militari della Libia. 1911 -1919, (SME Ufficio Storico, Roma, 1994, due tomi) , ALESSANDRO GIONFRIDA, Missioni e Addetti militari in Polonia. 19191923 (SME Ufficio Storico, Roma 1996) e CESARE LA MANTIA, La missione militare italiana nel Caucaso (1861 -1866) (SME Ufficio Storico, Roma 1997). Non si possono non ricordare le opere relative al Teatro Africano settentrionale pubblicate clall ' Ufficio Storico nel periodo 19131927, tra le quali La campagna di Libia in cinque volumi, pubblicata tra il 1922 e il 1927, e cli particolare interesse da un punto di vista dell 'analisi strategico-tattica, L'azione dell'Esercito italiano nella guerra italoturca (1911 -1912j, pubblicato nel 1913 . Sempre per la Libia, si veda di F. MALGERI, La campagna di Libia (1911 -1912), in L'esercito italiano dall'unità alla Grande Guerra (1861 -1918), SME Ufficio Storico, Roma, 1980. Si veda anche il recentissimo MARIANO GABRIELE, La Marina nella guerra italo-turca. Il potere marillimo strumento militare e politico (191 1-19 12) (Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1998). Per l'Egitto, rimane cli notevole interesse lo studio di BRUNMGLIETTl, L'Egitto dagli avvenimenti del 1882 ai nostri giorni, Roma', IPO, 1965, in due voli. Molti sono anche gli studi di carattere etnico e geofisico pubblicati tra il 1899 e il 1912, frutto appunto delle missioni conoscitive degli ufficiali in quelle lontane terre. Nell 'ambito della relazione ufficiale a cura dell' Ufficio Storico SME, L'esercito italiano nella Grande Guerra (195-1918), il voi.VII si occupa delle Operazionifìtori del territorio nazionale (Albania, Macedonia, Medio Oriente) (Roma, 1981- 1983). 18


Testo



Gli splendori degli imperi e delle monarc hie orientali

La storia de l M edio Oriente tra il 1870 e il 1939 è in massi1na parte la storia dei suoi imperi e della sue monarchie . L'Impero Ottomano, léu-gamente esteso, con a capo il Sultano, capo del Califfato 1, aveva come suo s uddito, nominalmente, l'Egitto con un suo sovrano, il Kedivé. La Persia vedeva gli ultimi splendori della dinastia Kadjar, mentre sorgeva contemporaneamente un'altra dinastia il cui capostipite aveva una fort issima personalità, Reza Shah, Khabir (li Grande). Il Marocco era governato eia un Sultano che, come quello ottomano, pretendeva di essere il discendente del Profeta e quindi d i essere lui il Califfo, Commendatore dei Credenti. Questa carica religiosa aveva una forte valenza poli tica che poté in qualche modo influenzare alcuni avvenimenti nei te1Titori ciel Medio Oriente.L'Impero marocchino, con il suo SulLano, ha resistito a due guerre mondiali e si avvia agl i inizi del terzo millenn io. Subito dopo la prima guerra mondiale, sorsero altre dinastie in Medio Oriente come quella degli Hascemiti. in Giordania e dei Sauditi in Arabia: i discendenti dei primi monarchi di ambedue le dinastie sono tuttora regnanti. In Europa le dinastie di quel periodo non avevano figure così importanti., all ' infuori cli Giorgio V e di Nicola TI: pi ccole di nastie balcaniche scom parvero, come scomparve l'impero zarista, nonostante la personalità dei s uoi Zar e la secolarità delle tradizioni. Scom-

1 In senso stretLO kiwiifa significa colui che viene dopo. Ncll' Islam sunnita i l titolo era applicalo ai successori della au1ori tà temporale del profeta sopra la comunità. A lcuni insigniti del titolo d i khalifa avevano ereditato anche l'au torità spirituale del Profeta, ma non le sue doti profetiche, anche se per molte comunità spirituali. il khalifa aveva eredilato anch e queste. La designazione normale era khalift11 rasul Allah, ovvero successore del prof'c1a di Dio, ma questa frase fu poi modificata in k/,alifat Allah (Cali ITato). Con questo titolo il successore del Profeta assumeva in cffeui il titolo e le fu nzioni di vice reggente o Rappresentante di Dio in terra. Questo cambiamento, anche se molti studiosi non sono d 'accordo sulla sua etimologia, implica un certo grado d i legittimazione cli v ina, se non una vera e propria designazio ne. G li shiiti hanno sempre rifi utnto yuesto term ine con le sue implicazioni: per essi il capo religioso della comunità è l'imam. Per essi il termine significa uno dei dodici successori designati del Profeta. che esercitano l' auwrità spirituale e temporale sul la comuni tà religiosa. O ltre a c iò i l termine imam viene usato da sun niti e shiili per indicare colui che è stato indicalo per condurre la preghiera del venerdì e fare il sermone durante quella preghiera.

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parve l'Imperatore di Austria-Ungheria. Scomparve l'Impero prussiano. In Medio Oriente, figure come Faisal dell'lrak, Abdul Hamid, Abdul Aziz as-Saud dominarono l'ultima parte del secolo scorso e la prima parte del XX secolo. I palazzi imperiali, come Yildiz, a Costantinopoli, o il Gulestan, a Teheran, erano il centro della vita politica e amministrativa dello stato e vi avevano la loro sede gli uffici che governavano lo stato. Anche quando fu concessa una costituzione o si arrivò alla formazione di un Parlamento, con rappresentanti delle istanze del popolo, il monarca e la sua corte continuavano a governare lo stato con un potere enorme, spesso assoluto. Queste dinastie, ottomana, egiziana, marocchina che sono state a lungo considerate molto negativamente, perché _vi si esercitavano poteri autocraticì, a volte tirannici, hanno però preservato la loro popolazione dalle forme estreme dell'imperialismo europeo, quali l'annessione o la colonizzazione, meglio di quelle popolazioni che non avevano questa forte autorità centrale, come ad esempio gli algerini e i palestinesi. Si potrebbe quasi affermare che il periodo dell'imperialismo europeo fu per alcune dinastie un periodo assai proficuo: per quanto fosse combattuta la presenza imposta delle potenze europee, essa fu tuttavia usata per modernizzare la base di potere della monarchia regnante o per imporla: i Pahlavi e gli Hascemiti non sarebbero riusciti ad arrivare al trono senza l'aiuto degli inglesi . Una realtà dimostrata che la monarchia egiziana e quella marocchina uscirono dalla occupazione straniera più rafforzate anche nella gestione ciel loro potere. Fu poi in parte compito del singolo sovrano saper mantenere la base così conquistata: situazioni contingenti, oltre ad una personalità forse non troppo adatta al trono, come quella di re Faruk, avrebbero decretato la fine della dinastia egiziana. Il sultano Maometto V seppe e poté condurre il veliero del suo regno in acque sicure, lasciandolo in eredità a suo figlio Hassan II, ancora regnante. La caduta della dinastia più importante, la ottomana, fu in pàrte dovuta ad uno errore cli calcolo politico da parte del Sultano sulla volontà dell'Inghilterra e della Francia, di sostenere l'Impero contro la Russia, perché continuasse a tenere in suo controllo Dardanelli e Bosforo, ma non fu solo questo: la rivoluzione bolscevica da una parte; clall 'altra le condizioni interne del vasto aggregato di varie nazionalità, l' obsolescenza del potere dell'Impero, la sua vastità tenitoriale di difficile gestione non potevano che po1tare alla fine della dinastia e dell'impero. Con la scomparsa ciel Sultano di Costantinopoli, le monmchie del Medio Oriente avevano perduto un punto cli riferimento importante, un modello. Anni dopo lo stesso Re Abdullah di Giorda22


nia nelle sue memorie2, ebbe spesso a notare che in realtà fu un errore per gli arabi di mettersi ciecamente nella mani degli europei per la loro rivolta e indipendenza dagli ottomani: i Turchi almeno erano rimasti fedeli alle loro tradizioni culturali, poli tiche e religiose, tanto eia riuscire a influenzare quel mondo europeo che era venuto a contatto o aveva vissuto nell'Impero Ottomano. Questo impero non era inferiore ad alcuna momu·chia europea e non ne era una imitazione, con le sue solide tradizioni, i suoi cerimoniali attenti e rituali, la sua politica di espansione, attuata nei secoli precedenti. Anche per le popolazioni del Medio Oriente, la fine dell'Impero Ottomano significò qualcosa di molto i mportante: guardando in retrospettiva, l'Impero Ottomano fu il migliore assertore ciel legame islamico fra tutte le identità mediorientali . Gli stati arabi non lo sono stati altrettanto. La struttura dell'Impero Ottomano era stata sufficientemente solida: anche la sua amministrazione del teffitorio , pur fatiscente nell'ultimo periodo, aveva dato una certa o mogeneità cli linguaggio alle varie provi ncie. La struttura, anche se con vari cambiamenti, resse quando l' Impero spruì, dando origine a nuovi stati, più o meno indipendenti o 'protetti', che avevano una eredità comune, pm se odiata e combattuta. La rine di Costantinopoli, l'odierna Istanbul, come capitale del vasto Impero li privò cli un forte centro di aggregazione, di una capitale cosmopolita dove la cultura era radicata: si pubblicavano libri e giornali, a Costantinopoli. Si scambiavano idee e messaggi politici. Si viveva, da ricchi e eia poveri, ma in una grande vivacità anche inte llettuale. Costantinopoli della fine secolo non era seconda a Parigi. Nessuna città mediorientale prese il posto di quella splendida città sul Bosforo, se non il Cairo fra le due guerre mondiali e fino al 1952, quando altri equilibri s'imposero e altri problemi. Il potere dei regnanti nel Medio Oriente nel periodo precedente alla prima gueffa mondiale e in quello fra le due guerre, era connaturato alla personalità e al sentimento dei popoli che essi governavano. Vennero poi le re- _ pubbliche, ma anche in queste fanne occidentali e fitti ziamente democratiche, si sono formate di nuovo delle dinastie di rais, di capi che mantengono il potere, a volte con iR loro carisma e la loro capacità politica, a volte con la più spietata tirannia, in repubbliche che pur hanno un parlamento, ma non hanno più la solidità secolare e lo splendore degli impe1i scomparsi. L'Impero Ottomano: Osmanli, in turco. G li splendori e la decadenza di una capitale storica, Costantinopoli, sostituita in era repubblicana da 2 crr. K!J'IG ABDULLAH, Memoirs, a cura di Philip Gravcs, Londra, 1950; KTNG AJ3DULLAH, My memoirs completed, Londra, 1978.

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Ankara, l'antica Angora, certamente non così affascinante e ricca di memorie storiche. Costantinopoli: l'od ierna Istanbul, notevolmente degradata, ma che conserva molte tracce dell'antico splendore, specialmente nei Palazzi sul Corno d'Oro. In giornate di sole, sulle rive del Bosforo, dall'acqua blu cobalto, a pochissimi metri, dal sontuoso e forse troppo ricco - per il gusto occidentale - Palazzo cli Beylerbey o di Dolma Batsché, splendide dimore sultaniali , si può vedere il traffico mercantile e 1e piccole barche che l'attraversano, ricordando con la memoria dei disegni e delle prime foto, i caicchi dell'harem ciel Sultano che accostavano alla riva o le sontuose imbarcazioni che accompagnavano il Sovrano e la sua famiglia nei loro spostamenti sull'acqua. In giornate di sole, i palazzi di Beylerbey e cli Dolma Batsché risplendono nel bianco elci marmi all'italiana, in contrasto con l'azzuffo intenso del Bosforo, per divenire clorati quando il sole tramonta, in una quiete ora profonda, dove non arrivano i suoni della città. Il sole tramonta dietro i minareti delle numerose moschee, facendo cli venire rosso il cielo contro il quale si disegna nitidamente il profilo del Ponte d i Galata, con un traffico congestionato esimile a quello che vi transitava nel secolo scorso: non vi erano le automobili allora, ma molte erano le carrozze, molti i carretti e tanti uomini e donne, vestiti in fogge assai diverse. Provenienti da tutte le parti cieli' Impero. Al Museo Navale Militare cli Istanbul, anch'esso sulle rive del Bosforo, si possono tuttora ammirare splendidi e ben conservati esemplari dei mezzi navali sultaniali dell'ultimo periodo e avere una seppur vaga idea della sontuos ità imperiale, anche nelle imbarcazioni. Sontuosità voluta e accettata anche verso la fine dell 'Tmpero, al momento della decadenza e della bancarotta, quando le sommosse civili inquietavano il Palazzo e le rivolte dei militari producevano un tintinnar di sciabole, un crepitio cli pallottole e un rombo di cannone. Il fascino dell ' Impero Scerifiano: Marrakesh, Casablanca, una corte guerriera e opulenta; interessi colonizzatori occidentali. Le coì1tese oasi di Tuat e di Gadames . La Tunisia francese. L'Algeria francese. La difficile situazione nei Balcani e nelle terre lontane del grande Im pero Ottomano che ancora nel 1869 era estesissimo. La rivolta continua nello Yemen, che solo nel 1912 avrebbe ottenuto l'autonomia per il coraggio e la determinazione dell'Imam Yahia; i territori della Tripolitania e della Cirenaica, troppo lontani dal centro sultaniale e invece molto vicini alle coste italiane. La rivolta araba. L'assetto ciel Levante negli ann i '20. Leggendo i documenti conservati nell 'Archivio cieli ' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, si possono rivisitare quelle vicende ormai lontane. 24


La Storia e i Documenti

Gli Ottomani e la Turchia. Una presentazione Un Impero Ottomano ormai alla fine del suo secolare potere e dominio, in decadenza, in bancarotta finanziaria e morale: il l 453, anno della cattura di Costantinopoli, aveva segnato la piena consacrazione degli Osmanli, i quali iniziavano a costruire il loro impero sulle rovine dell ' impero bizantino, di quello selgiuch ide e di quello abbasside3. Durante il sedicesimo secolo gl i ottomani erano riusciti a sottomettere la maggior parte del mondo arabo. Già però alla fine del diciassettesimo iniziarono a veder leggennente ridotta la loro polenza e influenza. I territori marginali iniziavano ad avere una autonomia cli fatto e si staccavano dall' Impero, che si indeboliva sempre cli più , esse ndo già agli inizi dell'800 tributario delle potenze europee, per la sua stessa sopravvivenza. Le ri forme necessarie previste e parzialmente attuate durante il XIX secolo, in particolare dall a forte personali tà cli Mahmud TT4 e dai suoi fig li , Abdul Macljid [ 5 e Abdul Aziz6, forse paradossalmente, hanno contribuito alla crisi finale del gigante ottomano, perché una modernizzazione non sentita, innestata su una struttura fatiscente o in ogni modo aggravata da numerosi p roblemi sociali, politici ed economici, non sempre comporta 1isultati positivi e un conflitto di storiche proporzioni può provoc,u-e il collasso definitivo della stessa struttura. In tal modo che la prima guerra mondiale, considerata nei libri di storia cli trenta, quaranta anni fa, l'ultima guerra d'indipendenza per l' ltal ia, fu decisamente, oltre ad altri conseguiti o non consegui ti obbiettivi, anche la guerra per la successione cieli ' Impero Ottomano. Quella sue~ cessione che diede origine nei Balcani ad una sistemazione dei territori che 3 Per il periodo riguardante gli ini zi dcli ' Emirato ottomano, poi divenuto Impero, da ll'anno IOOO circa al J 789. inizio del regno di Selim Il , si veda NORMA!'I ITZHOWTTZ. 01toma11 Empire a11d lslamic Tradirio11, Chicago, 1972. 4 Mahrnud Il, figlio d i A bdul Hamid !, tre ntesimo sultano ouornano, visse dal 1784 al 1839 e regnò dal 1808 fino alla sua morte. 5 Abdul Madjid I, trentunesimo sultano ottomano. visse dal 1823 al 1861 e successe al pad re Mahmu d 11, nel I839 . Regnò fino alla sua morte. 6 Abdul Aziz ( 1830- 1876), fig lio d i Mahmud 11, successe ad Abdul Madjid nel 186 l e regnò fino al 1876, continuando. come il fratello, il progeuo di riforme avviate dal genitore.

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è stata fortemente rimessa in discussione nemmeno un secolo dopo, dimostrando come gli interessi delle potenze europee, uniti a decisioni forse pragmatiche, ma frutto di numerosi compromessi, non avevano ben tenuto in conto le realtà etniche, geografiche e religiose cli quella zona. Per avere un'idea dell'estensione dell'Impero Ottomano e degli interessi connessi, bisogna ricordare che alla fine del XIX secolo, poco prima della sua definitiva scomparsa, erano amministrati dalla Sublime Porta i Balcani (intendendo quei territori che fecero parte della ex Yugoslavia), l'Albania, parte dell'attuale territorio greco, come la Macedonia e la zona di Salonicco, gran parte della Romania, l'Anatolia (il nucleo della moderna Turchia), e la maggior parte del territorio arabo, e cioè la Siria, il Libano, la Giordania, la Palestina, l'attuale Iraq, il Kuwait, parte della penisola arabica con lo Yemen, l'Egitto, la Tripolitania, la Cirenaica. Peraltro vero che su gran parte dei suoi domini il Sultano aveva un potere solamente nomi nale, soprattutto per quanto riguardava l'Egitto e la parte cli quel territorio che oggi fa parte del!' Arabia Saudita. L'Egitto, nominalmente sotto il dominio degli ottomani, ma, cli fatto , largamente autonomo, proprio nel 1869 aveva aperto il canale di Suez. Ismail, che aveva avuto il titolo di Kedivé dal Sultano Abdul Aziz nel 1867, si era dimostrato un governante illuminato e moderno, in rapporto ai tempi. Aveva organizzato sontuosamente le celebrazionj per l'apertura del Canale. Splendidi ricevimenti e balli con illustri ospiti stranieri, come l'Imperatore Francesco Giuseppe, l'Imperatrice Eugenia o il Principe ereditario prussiano avevano rallegrato le calde serate egiziane dei potenti europei. Il Kedivé aumentava il suo potere interno e il consenso che raccoglieva in campo internazionale, svincolandosi sempre di più dalla sudditanza dovuta a Costantinopoli. L' Europa guardava all'Egitto, anche per investimenti e speculazioni finanziarie e pochi ricordavano che il governante egiziano era in realtà suddito della Sublime Porta. L' Egitto contribuì ed accelerò così il processo cli disgregazione clell 'lmpew7 • Il canale cli Suez inaugurò sicuramente una nuova epoca per tutte le monarch ie del Medio Oriente, che furono sempre più confrontate con le tecniche e il progresso europeo: la corruzione imperante, la fatiscenza delle strutture, la situazione fallimentare delle casse publ:iliche allargò sempre cli più il divario tra Europa e Medio Oriente.

7 Uno studio molto ben documentato sulla vicenda finanziaria co1rnessa con l' impresa di Suez è il volume di DAVID S. LANDES, Banchieri e Pascià. Finanza internazionale e imperialismo economico, (Bollati e Boringhicri, Torino. 1990).

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Scriveva il tene nte colonnello Ugo Brusati nel 1889 al ritorno da un viaggio di servizio compiuto nei Balcani e nell'Impero Ottomano: " ... in complesso, dal breve soggiorno fallo a Adrianopoli e a Costantùwpoli ho provato l'impressione di colui che contempla un grandioso edificio che si sta inesorabilmenLe sfasciando, che cade a brandelli per fatalismo incurante del proprietario; impressione tanto p iù triste allorché si scorgono in questo proprietario p regi persona.ti che ve lo rendono simpatico. ll Profeta ha detto che l'opera dell'uomo non è durevole e che l'uomo non può opporsi alla f orza distruggitrice della natura. E il turco, pigliando alla lellera questa massima, cede libero il campo a questa forza. Ciò che rimane tenace è un alito tuttora. potente di vitalità militare, vitalità che prima di spegnersi darà, senza dubbio, un luminoso guizzo..."s. La percezione dell'uffi ciale ital iano non era m olto lontana dalla realtà: l'Impero Orromano s i stava sfasciando. I Giovani Turchi cercarono, proprio dopo Ja firma del trattato del 1907 tra Russia e Inghi lterra che sancì la sparti zione del territori o in zone d' influenza sulla Persia, di far qualcosa per impedire che l'Impero subisse la stessa sorte. In parte vi riuscirono, dando origine, dopo la pri ma guerra mondiale, ad una nuova, sia pur ridotta come territorio, entità statale, erede dell'Impero, che seppe imporsi alle altre potenze, già dalla discussione ciel trattato di pace, non come paese vinto ma quasi come paese vincitore: la repubblica turca acquisiva una notevole importanza nell'ambito degli equilibri militari del Levante, che sarebbe divenuta fon damentale alla vigi lia della seco nda guerra mo ndiale: una neutralité hienveillante permise alla Francia e all' Inghilterra di poter usm·e i porti turchi , compreso queJlo di Alessandretta (attualmente lskendcrun, nella regione dell ' Hatay), per il quaJe la Turchia aveva lottato contro la stessa Francia e la S iria, allo scopo di annetterJo9. Importanza di cui ancora oggi la Turchi a gode, membro clcll' Alleanza Atlantica, cardine essenziale d i snodo in quella che è considerata una ellisse di crisi, il Mediternneo ; cerniera tra mondo europeo e mondo asiati co; padrona del Bosforo e dei Dardanell i, musulmana, laica, anche se sembra stia perdendo, di fronte all' avanzata dell '.integralismo islamico, questa caratteristica di laicità che l' accompagna daUa nascita della Repubblica. I Sultani ottomani, che, come quelli del Marocco si proclamavano Califfi (cioè successori de l Profeta Maometto, come guida dei musulmani),

8 Cfr. in G29, R3/4, Proc. N. 2 17 del 3 1.8. l 889. 9 Pe r questa parte v. MARI A GABRIELLA PASQUALlNT, Gli equilibri nel Levante. la crisi di !\fesswulretta, (Ila-P alma, Pa le rmo, 1995).

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avevano avuto, e ancora nel XIX secolo avevano, un ruolo politico non indifferente nel quadro europeo, ma la loro influenza andava riducendosi e, infatti, sarebbero scomparsi solo quattro anni dopo la fi ne della prima guerra mondiale, per lasciare alla memoria dei discendenti splendidi palazzi, arte e ricordi fantastici di un lungo periodo cli gloria militare e autocrazia sultaniale. Per lasciare ad una parte dei Balcani , che era stata in loro dominio, arretratezza, divisioni, povertà. Problemi che ancora oggi, alla fine del secolo, non sono stati risolti. I Sultani ottomani avevano come costume cli successione al trono la base dinastica: la tradizione Osmanli prevedeva che a succedere un sovrano, defunto o deposto, non fosse il figlio , ma il maschio piLt anziano della dinastia, tra i giovani eredi poss ibili 10. Agli inizi della formazione dell'Impero, la successione veniva guadagnata da colui, tra gli eredi maschi, che riusciva a prevalere sugli altri con la forza militare e le risorse economiche: il potere e il trono erano suoi se sapeva conquistarli e, ancor più difficile eia realizzare, se sapeva mantenerli. Il principio della successione dinastica, adottato dal '700 in poi, soprattutto se comparato con quanto avveniva nei secoli precedenti, era assai saggio alla base, ma non favorì però, negli ultimi tempi soprattutto, una forte dinastia, perché i timori di una congiura cli palazzo molto spesso influenzarono negativamente decisioni e scelte politiche ed isolarono il regnante non solo dal popolo, ma anche dai suoi pitt stretti e intelligenti collaboratori . Il più delle volte il Sultano viveva nel timor-panico che chiunque avesse un min imo di intelligenza e cli potere, organizzasse una congiura a suo danno. Questa caratteristica di vita e cli governo non fu però esclusività solamente dei monarchi mediorientali, ma fu diffusa anche tra le dinastie europee e più tardi nelle repubbliche contemporanee. I Sultani erano padroni di un Impero che era definito solamente dai confini delle conquiste fatte via via nel tempo: no n vi era una identità nazionale o una lingua con1.une. La Sublime Porta governava aq:1bi mus ulmani e cristiani, curdi, albanesi e turchi, yemeniti e libici, ma aveva anche sudditi greci, serbi, bulgari, armeni. La maggior parte di queste popolazioni era musulmana, ma non bisogna dimenticare che circa il 35% della popolazione soggetta agli Ottomani era di religione cristiana. Un impero estesissimo ... una babele d i lingue, razze e religioni. Gli Ottomani erano stati grandi sovrani sia in Europa sia in Asia: l'anima del-

IO Per altri dettagli sulla trad izione de lla successione dinastica si veda A.O. i\LDERSON, 11ie S1ruc1ure of the Ottom{ln Dynasty (Londra, 1956).

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l'Impero si divideva tra la vocazione europea e quella asiatica. Questa duplicità non si è mai ricomposta, nemmeno ai tempi della moderna repubblica turca, anche se quasi sempre i governi repubblicani, almeno negli ultimi cinquanta anni, hanno preferito privilegiare la costituente europea de.Ila loro difficile identità. l Sultani ottomani avevano abitato per secoli sulle rive del Bosforo, nel palazzo di Top Kapou, ora conosciuto con il nome di Vecchio Serraglio (Topkapi). A metà dell '800 lasciarono questo Palazzo alle concubine dei loro predecessori e ai vecchi eunuchi e spostarono la loro residenza, sempre stllle rive del Bosforo, nel grande Palazzo ali ' italiana di Dolma Batsché costruito fra il 1849 e il 1856. Quella che è forse la più grande sala del trono d'Europa si trova in questo imponente mausoleo di una passata grandeur: gli Ottomani erano potenti regnanti ancor prima che la monarchia asbmgica si affem1asse nella politica europea e che altre monarchie lasciassero il loro segno nella storia. Hanno sempre tenuto a mostrare il loro potere e la loro importanza nel contesto europeo. anche con alcuni sontuosi edifici, la cui costruzione contribuì non poco alla bancarotta finanziaria dell' Impero. Dolma Batsché era una autentica cittadella, con uffici, ministeri, case per i funzionari di alto rango . Altre due splendide residenze imperiali furono costru ite o interamente restaurate alla metà del XlX secolo: Beylerbey ( 18511855) e çiragan (1864-1871 ). Costava terribilmente alle finanze pubbliche non solo la costrnzione elci palazzi: anche per la decorazione e l'arredamento il Sultano faceva venire dall'Europa quanto di meglio e alla moda vi fosse, a ciò spinto ovviamente dai mercanti europei, i quali non si curavano dello stato comatoso delle risorse finan:.ciarie cli un cliente così presti gioso, che spendeva senza limiti. Questi palazzi erano una commistione cli stile europeo, italiano e francese del tardo '700, e cli elementi propri della tradizione orientale, creando così una speciale atmosfera, ancora oggi avvertibile in quegli ed ilici, anche se sono ora spogli di gran pane ciel loro arredamento, ormai divenuti musei, memoria di un mondo scomparso solamente agli inizi di questo secolo, eppure così lontano nel tempo. Il sultano Abdul Aziz, che regnò dal 1861 al J 876, aveva deciso di competere con le dinastie europee non solo in potere e splendore di costruzioni regali, ma anche per quanto riguardava la situazione militare ciel suo Tmpero, spendendo somme considerevoli per un ammodernamento dell 'esercito e della flotta, in termini di armi e di nuove unità, per cercare di mettere alla pari degli eserciti europei le sue truppe mal organizzate, mal vestite e peggio armate, pallido ricordo cli quelle che erano arrivate fin sotto le mura di Vienna. 29


Già nel 1870-71, però, la situazione finanziaria si era fatta sostanzialmente molto pesante e un certo fermento si coglieva in tutto il paese, anche per il fatto che ormai era chiaro a tutti che solo una camarilla cli Palazzo decideva le sorti dell' anuninistrazione finanziaria cieli' Impero, senza tenere conto delle esigenze delle varie popolazioni e della stessa amministrazione civile dello Stato. Le entrate venivano dilapidate e non investite in strutture di ammodernamento dell'amministrazione, delle dogane, della giustizia. In effetti, proprio nel 1875, il Governo ottomano dichiarò bancarotta. Era l'inizio della completa decadenza e il lontano inizio dell'avvio alla scomparsa del Sultanato: i prestiti europei e le varie riconversioni ciel debito pubblico, così come successe in Persia dal 1870 al 1925, avrebbero affrettato la fine della dinastia ottomana, che fu decretata dal Governo turco di Ataturk nel 1923, con la proclamazione di una Repubblica turca, la laicità della quale viene seriamente messa in discussione settanta anni dopo. Alla fine del secolo scorso Costantinopoli, oggi conosciuta con il nome cli Istanbul (dove Stambul era un quartiere della città), era la città più grande e cosmopolita di tutto il Levante, il Vicino e il Medio Oriente, essa stessa europea e asiatica. Nel 1888 l' Orient Express iniziò a collegarla con le alU'e capitali europee. Gli aristocratici ottomani, principi e alti funzionari cli palazzo, i ricchi commercianti viaggiavano molto verso l'Europa mentre gli europei si recavano spesso a Costantinopoli: un flusso continuo di viaggiatori. Il Palazzo cercava le ultime mode e le novità europee; i ricchi cercavano divertimenti e affari, una vita brillante e libera, nell'Europa considerata la punta più avanzata della modernità e della belle vie, della belle époque. Intanto la socie.tà europea del tempo si era invaghita ciel mondo turco e persiano e molto fantasticava sugli splendori orientali e sui quei costumi orientali ritenuti all'epoca assai licenziosi: l'harem sollecitava eroticamente molta immaginazione e molta fantasia e un gran numero cli pittori , soprattutto francesi, si cimentavano in uno stereotipato 'orientalismo' di maniera. Quei quadri sono una interessante testimonianza cli come veniva percepito un mondo che si riteneva così lontano, anche se in fondo facilmente raggiungibile per l'alta e ricca borghesia e per l' aristocrazia con il mitico Orient Express. Un mondo che con i suoi fas ti colpiva prepotentemente la fantasia degli occidentali. L'orientalismo era una eredità del Settecento, quando molti viaggiatori si erano avventurati in quelle terre per lunghi viaggi: avevano redatto degli interessanti e dettagliati appunti cli viaggio che avevano fatto sognare molte fantas ie. Tra i più bei diari di viaggio vi è quello del Cava30


liere di Chardin, nato a Parigi nel 1643 e morto a Londra nel 17 13, che andò varie volte in Persia, passando per l'Impero Ottomano verso la fine del 1600. Egli ~uTivò a Smirne il 7 febbraio del J672 e rimase in terra ottomana un certo periodo di lempo, prima di riprendere il viaggio verso la Persia, lasciando degli appunti accurati sulla corte, sui commerci, sulle costumanze. Altrettanto fece il De Volney, più o meno negli stessi periodi, viaggiando in Egitto e Siria e lasciando dettagliate relazioni, corredate di disegni di luoghi e ritratti cli uomini e di donne incontrati per via. Già in quel periodo, cioè l'ullimo Seicento e i primi del Settecento l'Impero mostrava numerose crepe nella sua solidità e soprattutto la lontananza fisica del vasto ten-itorio dal centro del potere, dimostrava l'obsolescenza dei metodi di governo della Porta, che controllava a malapena non solo le zone marginali. Così agli inizi dell'Ottocento, si iniziò a pensare ad alcuni cambiamenti. Il periodo 1839-J 871 fu caratterizzato eia una serie di riforme, volute più che altro dalla burocrazia ottomana ed imposte dall'alto, senza che in realtà il popolo minuto ne comprendesse spesso il fondamento e la ratio. Tale epoca viene ricordata come l'epoca ciel Tanzimat (delle riforme), cioè un'epoca durante la quale vi furono alcuni tentativi di una modernizzazione che però non aveva una base popolare: le riforme venivano imposte dal sistema burocratico-amministrativo del Palazzo, senza che apponassero in realtà nùglioramenti sostanziali alla varia umanità governata eia Costantinopoli. Si trattava infatti, nei diversi settori dell'arnminisu·azione, di riforme ispirate alla modernità europea, senza però che queste fossero state adattate alla situazione dell'impero Ottomano, indubbiamente assai diversa da quella degli altri stati europei , soprattutlo nel quadro giuridico e am ministrativo, nella concezione de llo stato e nelle tradizioni religiose che molto influivano sulla vita quotidiana. Nel 1876 vi furo no disordini in Costantinopoli a favore di quella che veniva chiamata con nome europeo, Costituzione: si trattava in realtà, da parte del popolo minuto, della richiesta di poter avere dei propri rappresentanti che esponessero i loro problemi ed evitassero che il Palazzo schiacciasse i meno abbienti e nihil potenti. Si trallava di ridare una dignità e una funzione ad un corpo amministrativo poco produttivo, molto demotivato e altrettanto corrotto. Pri ma della sua accessione al trono, Murad V, che succedeva ad Abdul Aziz, aveva promesso di dare una costituzione quanto prima possibile, ma al momento dell 'effettivo esercizio de l potere, il Sovrano ascoltò i consigli del suo Gran Visir, all'epoca Rustu Pasha, e uno dei suoi primi 31


atti fu un decreto imperiale (Hatt-y-Homayun) nel quale accennava in modo vago a riforme. Muraci diede rapidamente inequivocabili segni di squilibrio mentale e dopo tre mesi dalla sua accessione al trono fu confinato nel palazzo imperiale di çiragan sul Bosforo, dove visse in semiprigionia per circa 30 anni. Nello stesso 1876, dunque, gi unse al trono .un altro sovrano, Abdul Hamid II, il quale concesse una sorta di Costituzione, basata principalmente su quella belga del 1830, ma che nell'insieme lasciava al sovrano ottomano delle importanti prerogative, che gli permisero in seguito di agire contro lo stesso governo costituzionale. Nonostante questo vuoto simulacro cli democraticità, quella che è stata sempre indicata nelle cancellerie europee come la 'questione d'Oriente', cioè l'indipendenza dei popoli balcanici, connessa ali' eliminazione totale della presenza turca sul territorio, non veniva risolta, anzi, più che mai tra le popolazioni cristiane dei Balcani sarebbero divampate le fiamme cli una rivolta, aggravando la situazione. Un anno dopo, nel 1877, la Russia dichiarava guerra all' Impero Ottomano: agli inizi sembrò che le truppe ottomane non sarebbero state in grado cli resistere all'avanzata russa, ma a Plevna, in Bulgaria, i russi trovarono un ostacolo insormontabile proprio in quelle truppe che assediarono per circa otto mesi, senza riuscire a vincerne la resistenza. Successivamente però le truppe zariste ruppero la linea di resistenza ottomana e riuscirono ad arrivare fino a Santo Stefano, a circa dodici chilometri dalla stessa capitale dell' Impero. L'Inghilterra andò in aiuto degli Ottomani, perché non poteva permettere in realtà che i Dardanelli, lo strategico passaggio dal Mar Nero al Mediterraneo, cadessero in mano dei russi. Insieme al Bosforo, dovevano essere controllabili e saldamente governati eia uno Stato non solo amico delle potenze europee, ma 'protetto', anche se non giuridicamente, in modo conforme al diritto internazionale. La pace che fu firmata il 3 marzo 1878, nota come il Trattato cli Santo Stefano, si risolse in un gran disastro per gli ottomani: metà dei territori sotto vassallaggio sultaniale, nella parte europea dell' Impero, divenne progressivamente indipendente da Costantinopoli: le truppe austroungariche avevano occupato la Bosnia e l'Erzegov ina; la Romania, la Serbia e il Montenegro erano divenuti stati indipendenti; la Rumelia si era costituita nello stato indipendente di Bulgaria. Nell'isola di Creta, nell'Epiro e nella Tessaglia il governo ottomano si impegnava a promulgare nuove leggi che tenessero conto dei voti della popolazione. Parte della provincia del Kars in Anatolia passò sotto dominio russo e l'isola di Ci32


pro passò agli inglesi. In più la Sublime Porta avrebbe dovuto pagare alla Russia una cospicua indennità cli guerra, pari a circa 1450 milioni di rubli, indennità assolutamente sproporzionata rispetto alle reali possibilità di quel governo. L'Impero Ottomano accusava il colpo finanziario, strategico e dj immagine. Scriveva alcuni anni dopo il capitano cl' Artiglieria, Alessandro Gorrini, nel 1889: L'Impero Ottomano ha perduto le frontiere strategiche e geografiche che per lo passato lo rendevano.forte, e oggidì. la linea della Sava, quella del Danubio e la catena dei Balcani non sono come una volta le formidabili frontiere strateg iche dell'impero a protezione della sua capitale... la Turchia europea è lim.itata ora ad una parte detla penisola balcanica racchiusa tra l'Adriatico, l' Ionio, l'Egeo ed il Mar Nero, ha le sue frontiere terrestri col Principato di Bulgaria e Rwnelia, col Regno cli Serbia, coll'Austria, col Principato di Montenegro e finalmente colla Grecia che occupa la parte più meridionale della penisola e che rappresenta contro la Turchia una minaccia non solo terrestre, ma anche marittima... 11• Il Trattato di Santo Stefano non solo aveva ridimensionato il potere ottomano nei Balcani, ma aveva potenzialmente dato anche grande influenza ai russi in quel settore strategico: l'Europa non poteva permettere che la Russia avesse completa influenza sui Balcani e premesse sullo stesso Impero Ottomano e quindi continuò a soccorrere in vario modo il Sultano che rappresentava pur sempre il potere più forte ne.Ila zona balcanica e soprattutto il baluardo contro le mire espansionistiche dell'impero zarista. L'aiuto europeo ritardò solamente la disgregazione di quello ottomano; quello zarista, ormai alla stretta finale, svanì anch'esso poco prima della fine della prima guerra mondiale, non rinunciando però, successivamente, l'URSS comunista alle stesse mire espansion isticheche aveva perseguito l'odiato Zar. .. La pace di Santo Stefano e il successivo trattato cli Berlino, firmato il 13 luglio 1878, nonostante le sconfitte subite dalla Sublime Porta, permisero al nuovo sovrano Abdul Hamid Il cli affermare all'interno dell'Impero la sua autorità: egli era un sovrano con una grande personal ità e molto interessato all'Europa, ai suoi usi e costumi, quasi ossessionato dalla cultura europea, senza però dimenticare le suo origini autocratiche, con l'intenzione seria di modernizzare il suo Impero. 11

Cfr. la relazione del c.ap. Gorrini, Considerazioni militari sulla difesa della Turchia,

1889 in 029, R3/2.

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Scelse come sua residenza Yilcliz 12 , posto su una collina dalla quale si dominava il Bosforo e Costantinopoli, che non fu solo palazzo imperiale, ma divenne sede cli tutti gl i uffici sultaniali. Ed era anche complesso industriale e un museo. Padiglioni, piccoli chioschi, il palazzo centrale sempre pieno cli fermento. Meravigliosi giardini, dei veri e propri orti botanici, che ospitavano alberi e piante provenienti da tutto il mondo abbellivano Yildiz e rallegravano la vista dei pochi eletti che frequentavano quei luoghi. A Yildiz vi era anche un teatro, dove si rappresentavano pièce teatrali ed opere, il cui finale veniva spesso cambiato secondo i gusti del Sultano, che preferiva di gran lunga un lieto fine ai drammi strazianti. Compagnie straniere si alternavano al teatro cli corte, soprattutto italiane: spesso rimanevano anni, se la prima attrice aveva la possibi lità cli richiamare su di sé l'attenzione ciel Sultano o cli qualche importante Pasha. La grande biblioteca cli Yild iz conservava libri in persiano, turco, arabo, francese, tedesco e custodiva anche numerosissimi album cli fo tografie che formano oggi l'imponente Collezione fotografica di Yildiz, una delle migliori nel mondo per la documentazione visiva ciel secolo passato . Infatti il sovrano era divenuto un vero maniaco della fotografia e aveva inviato in giro per tutta Europa suoi fotografi personali per riportare testimonianze di tutto e cli tutti . Raramente, quando doveva ri cevere qualche dignitario o emissario straniero, o anche suoi collaboratori nelle lontane provi ncie, non ne aveva già studiato il volto su una fo tografia, per cercare di comprenderne la personali.là, sempre con un sentimento cli sospetto per possibili trame a suo svantaggio. Yilcliz era circondato eia una triplice cinta, con numerosi meandri, ignorati dalla maggior parte dei frequentatori ciel Palazzo: si diceva anche che vi fosse un passaggio sotterraneo che, da Yildiz, portasse ad un vicino villaggio di Ortakeni, sul Bosforo e che sboccasse esattamente i n un giardino proprietà di un suddito tedesco. Al momento della rivolta dei Giovani Turchi, nel J908, Yildiz fu considerato come il centro cli tutti i pr<.\blemi cieli ' Impero e delle nefandezze perpetrate. Numerose pressioni furo no fatte su l Sultano perché abbandonasse quel palazzo e risiedesse a Dolma Batsché, più vicina a Costantinopoli e più vicina alla sede degli organi amministrativi, la Porta.

12 Ne l palazzo di Yildiz lavorarono molti artisti italiani, soprattutto Fausto Zonaro, pi ttore ve neto, che provvide anche ad .iiutare l'addetto mi li tare italiano ne lla ricerca dei dettagli dell e uniformi ottomane, (v. documentazione fo tografica) e l'architetto ligure Raimondo d' Aronco.

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Durante il regno di Abdul Hamid, benché la Costituzione eia lui stesso promulgata fosse teoricamente in vigore, in realtà nessun Parlamento venne riunito né a Costantinopoli né in altra sede, dopo i primi due anni cli esistenza. Abdul Harnid incarnava l'essenza del sultano ottomano autocrate, anche se illuminato ... sempre alla maniera orientale, con un uso del potere assoluto, che comunque era ancora spesso esercitato nello stesso modo anche nell 'avanzata Europa cli fine secolo, che si riteneva invece già molto democratica. Tra i primi rapporti di questo per.iodo, non essendo stato ancora accreditato un addetto militare presso la corte ciel Padisha 13, vi è la relazione del colonnello Dal Verrnel 4 che offre uno dei primi rapporti dettagliati sull 'esercito turco, su Costantinopoli, sugli usi e costumi, soprattutto quando offre una delle prime descrizioni della imponente cerimonia del Selamlik, una funzione religiosa e militare di grande effetto, specialmente per il popolo minuto, che poteva cogliere qualche fugace visione del suo sovrano, irraggiungibile alla vista nei suoi palazzi. Il venerdì, giorno sacro al riposo per i musulmani, il Sultano si recava apregare nella moschea, vicina alla sua residenza, uscendo dal Palazzo, in mezzo ad un apparato cli cerimonia molto articolato, mostrandosi da una carrozza al popolo che lo acclamava: le prime cerimonie del regno di Abdul Hamid Il furono , pur nel rispetto di un cerimoniale complicato, relativamente semplici. Dopo dieci anni di regno, assunsero una grancliosiù, sempre ricordata in seguito dai vari Addetti Militari, che si al ternarono nella funzione. La cerimonia ciel Selamlik, vividamente raccontata dal Dal Verme, introduce, con molti eiettagli e considerazioni, il lettore nel mondo militare ottomano e in quello di corte. La stoffa del soldato è ottima e per fisico e pel m.orale, scrive Dal Verme, anche se i tentativi della missione tedescadi migliorare lo standard militare delle truppe turche non aveva ottenuto i risultati sperati , secondo l'ufficiale italiano. Ed è questo il primo momento di un lungo viaggio ideale fra le truppe nuche: un'analisi approfondita, iniziata Dal Verme e continuata dai suoi successori. Era questo uno dei compiti istituzionali degli addetti militari: studiare le risorse locali, le principali comunicazioni, l'organizzazione delle forze militari esistenti e lo sviluppo che le medesime sarebbero susceuive di prendere

13 La parola viene dal persiano e significa regnante, sultano, signore; la sua contrazione ha portatO alla parola Pasha, italianizzalo in Pascià. 14 V. doc. n. 5.

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ulteriormente 15 . E in effetti il Comando del Corpo di Stato Maggiore scriveva al Ministro del la Guerra nel 1896: questo Comando, nel compiere il lavoro di raccolta delle notizie sugli eserciti e sui territori esteri, procura di trarre il maggior profitto possibile dai nostri addefli militari, come quelli che meglio sono in grado difomire dati positivi e sicuri. Tale opera degli addetti diventa orn tanto pilÌ importante, in considerazione del nuovo indirizzo che questo Comando ha dato al servizio d'informazioni, rinunziando a valersi cli.fonti ,nal sicure, ed avendo in ciò l 'approvazione cli codesto Ministero. Credo non possa esservi dubbio sull'opporwnità di essere costantemente bene in.formati cli quanto avviene oltre.frontiera, sia per non esser colti alla sprovvista difronte a qualsiasi probabile evenienza, sia perché è necessario di tener sempre al corrente di studi eh.e si fa11no presso gli i(ffìci dipendenti, studi che richiedono precisione e sicurezza di dati di fatto, i quali, dove mancano notizie ufficiali, 110 11 possono ordinariamente esser.fomiti che dagli addetti militari... 16. Quando poi l 'Addetto militare a Costantinopol i, ali ' epoca il Maggiore Trombi, venne inviato al Cairo, per seguire più da vicino la spedizione ang lo-egiziana in Sudan del 1896, che si coJlegava alle operazioni mi litari italiane in Eritrea, i compiti furono gli stessi, ma fu richiamata la sua auenzione sull'applicabilità dei mezzi colà impiegati alla nostra Colonia, e, per il caso che si dovesse col tempo organizzare nell'Eritrea un esercito coloniale avrebbe dovuto raccogliere i dati occorrenti per.fissarne le basi di ordinan1ento 11• In particolare doveva esaminare con cura la preparazione dei servili, l'esecuzione del piano d' invasione; le risorse attinte nel paese e quelle importate: la conduzione inglese della campagna doveva essere conosciuta nei minimi dettagli, per poter far uso di quelle importanti esperien:Lc.

15 Cfr. U, Studi particolari, b.299, promemoria datato 19.3.1866 del generale Ricci, Capo dell'Uf'lìcio Superiore del Corpo di S1a10 Maggiore. Per quanto riguarda gli addetti militari, la loro istituzione, i loro compiti e le loro missioni all'estero, si veda il volume di/\. GJONFRIDA, Missioni e addetti militari italiani in Polon ia (19/9- 1923), SME, Ufficio Storico. Roma. I996. in panicolare alle pagine 65-80 dove è accuratamente descritto lo sviluppo delle vicende istituzionali degli addcLLi militari. Nelle note in calce alle pagine segnalate vi sono ampie indicazioni bibliografiche su questo tema. Per un primo approccio alla materia cfr. l' E11ciclopedia Militare ( 1933) alla voce relati va e A. BIAGINI. Addeui milirari. in S1oria milirare d'Italia /796-1975 , a cura del Comitato tecnico della Società di SLOria Militare, ambedue le opere ricordate nel volume del

GlONFR ll)A. 16 Per 17 Per

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la lettura integrale della lettera cfr. doc. n. 16. la lettura integrale della lettera cfr. doc. n. I8.


Dal 1888- 1890 in poi, le relazioni degli ufficiali dell 'esercito e in seg uito degli Addetti Militari inviati in quella capitale sono una fonte inesauribile di notizie, dati, mappe, carte, studi particolari. Dato l' interesse che rivestiva per la politica estera italiana e per le for7,e armate italiane q uello scacchiere orientale, l'Impero Ottomano è il vero g ran protagonista deJ!a maggior parre di quei documenti, ancora poco noti, conservati nel!' Archi vio dell'Uffic io Storico de llo Stato Maggiore dell' Esercito. Come si è sopra ricordato, il periodo che va dalla fin e degli anni 1830 fino alla metà degli anni '70 è normalmente conosciuto come l'era de lle grandi riforme (Tanzinua-i Hayriye) anche in campo mili tare. Questi anni , che a livello internazionale videro la supremazia imperialistica e finanziaria della Gran Brelagna e l'espansioni smo francese, nell' Impero Ottomano furono caratterizzati da una veloce espansione degli scambi commerciali, ma anche dal progressivo indebitamento dell ' Impero dopo l' imposizione del regime di libero scambio internazio nale attuata nel 1838. La Franc ia e l ' lng hi I terra continuarono a dare il loro appoggio, peraltro affatto disinteressato, affinché l'Impero Ottomano sopravvivesse : era necessaria la presenza di un forte potere centralizzato per continuare l'esistenza dell'Impero e mantenere la stabilità nel resto del vasto territorio. A livello interno le ri forme previste erano importanti, almeno s ulla carta, di ampio respiro , riguardanti la'legisl azione, l'istruzione pubblica, la finanza e le istituzioni governative . Il Decreto imperiale del 1839, noto come il Gulhane Hatt-i Cherif (Editto imperiale del Giardino delle Rose, perché fu promulgato a nome ciel Sultano presso una delle porte del Palazzo che davano sulla Piazza denominata de l Giardino delle Rose) fu mollo importante: sostanzialmente stabiliva delle garanzie per la vita e le proprietà dei sudditi sultaniali; un sistema cli tassazione r ivisto su altri criteri che non fossero esclusiva- mente quelli basati sull 'agricoltura; un sistema di coscrizione obbligatoria per l'esercito e sop rattutto l'eguaglianza di fronte alla legge di tutti i sudditi, qualunque religione professassero (anche se in realtà quest'ultima parte era stata formulata in modo ambiguo nel testo, perché non pote va essere dimenticato che il più fo rte collante delle popolazioni soggette agli ottomani era stato l' Islam e si pensava che ancora lo fosse e avrebbe potuto esserlo). Il cenlro del potere passò dal Palazzo, che l'aveva detenuto per secoli , alla Porta, cioè al cuore della burocrazia, al Governo amministrativo. Durante questo periodo iniziò un movimento costituzionale, che si manifestò contemporaneamente anche in altri territori e altri imperi , come

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quello persiano, ad esempio. In Europa si affermava un forte nazionalismo contro gli imperi centrali e gli aneliti di libertà costituzionale erano largamente sentiti: tutto quanto stava avvenendo non poteva non influenzare quel mondo orientale degli imperi secolari e assoluti, ma in decadenza, perché ormai il loro massimo splendore era stato raggiunto da tempo e la modernWt avanzante condannava senza scampo le vecchie strutture. Le logge massoniche europee con diramazioni in Costantinopoli e i_n altri centri piccoli e grandi del! 'Impero ebbero la lor-o parte in questa diffusione del pensiero liberale e laico. A nche l'uguaglianza di cristiani ed ebrei, sancita da quel decreto diede l'avvio all'inizio di una reazione musulmana verso i privilegi dei cristiani e questa reazione si innestò su altre recrinùnazioni a carattere etnico e religioso. Malgrado i tentativi esperiti, il primo periodo dell'applicazione delle riforme terminò con una crisi profonda, politica ed economica, che si aprì negli anni 1870-1880. Il periodo che va dal l 876, anno di accesso a l trono cli Abdul Hamid II alla fi ne del suo regno, quando fu deposto nel 1909, ebbe una espansione economica molto più lenta che durante il regno cli Abdul Aziz, almeno fino alla fine del secolo, ma registrò anche i primi investimenti finanziari diretti delle potenze straniere nell'Impero Ottomano. Durante il periodo hanùcliano alcune riforme furono attuate, ma paradossalmente proprio a discapito cli ideologie nazionaliste e liberali che furono perseguitate con un rinnovato orientamento verso l'eredità islamica dell'Impero. Il Palazzo, già intorno al 1880, aveva preso cli nuovo il posto della burocrazia divenendo ancora una volta il centro principale del potere. Quella burocrazia, che nell'era del Tanzimat aveva sperato di potersi affrancare dal giogo pesante della Corte e del Palazzo, veniva invece ricacciata in una sua schiavitù di servizio poco pagata e anche per necessità molto corrotta. Verso la fine di questo periodo, agli in izi del secolo XX, l'opposizione politica interna contro il potere guadagnò terreno e gli investimenti economici stranieri presero nuovo vigore, a loro esclusivo vantaggio e a scapito, però, dell'economia ottomana. Con la rivoluzione costituzionale ciel 1908, e fino al 1913 si cercò, eia parte dei Giovani Turchi cli rivitalizzare l'Impero sulla base di ideologie competitive e programmi politici; nel 1913 si affermò il governo di un unico partito, il governo ciel Comitato 'Unione e Progresso' con la vittoria cli un nazionalismo turco, non più ottomano nel senso più ampio della parola. Questo periodo durò fino al 1918. Dopo la fine della prima guerra mondiale e la scomparsa dell'Impero, i .Giovani Turchi ristabilirono la loro supremazia con una esaltante guerra contro la Grecia nel

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1922 e contestual mente il movimento di resistenza di carattere nazionalista prese un suo definitivo carattere. Nel 1923 nacque la laica repubblica turca e il periodo post-beli ico fu un momento critico nel q uale la struttura dello stato camb iè, radicalmente e di nuovo si affermò il partito unico. Dal 1926 al 1945 il kemalismo trionfò. Dopo la seconda guerra mondiale vi f u una graduale transizione alla democrazia, che culminò con la rimozione pacifica del potere ciel Partito Repubblicano del Popolo. Kemal e i suoi seguaci avevano creato la moderna Turchia. *** I documenti degl i addetti militari sono numerosissimi, come precedentemente ricordato, fin verso gli anni '20, per diminuire considerevol-

mente riguardo al periodo success ivo. Gli. anni 1880-1914 sono quelli più ricchi cli documentazione. Permettono allo studioso di ripercorrere l'interessante storia della fi ne dell'Impero Ottomano e alcuni momenti importanti delle vicende del Marocco e dell'influenza tedesca anche in quel territorio. La situazione della Sublime Porta negli anni '70 non era brillante. Morti i Gran Visir Fuad Pasha nel 1869, e Ali Pasha nel l871, ritenuti coloro che ostacolavano l'applicazione delle riforme, si sperò che final mente i cambiamenti sostanziali. sarebbero avvenuti . La crisi era forte: eventi naturali come le inondazioni, la carestia e la siccità che avevano colpito l'Anatol ia negli anni 1873 e 1874, avevano anche ridotto le possibilità economiche delle popolazion i. L'Impero fin dalla Guerra di Cri mea, che aveva influenzato pesantemente la vita dei Turchi (erano se-· gnate nella loro mente le sangu inose battaglie di Balaclava e di Sebastopoli) aveva bisogno di sempre maggiori disponibilità finanziarie, non po- tendo attingere a prestiti europei, visto che in quel periodo la crisi eco~ nomica toccava anche i grandi imperi occidentali. Quindi per far fronte ad un calo delle tasse introitate, la Porta le aumentava considerevolmente, gravando sempre cli più su popolazioni che a stento potevano pagare. Con l'aumento delle tasse, l'instabil ità politica nei Balcani arrivò ad essere una ribellione aperta delle popolazioni cristiane, dapprima in Bosnia ed Erzegovina poi in Bulgaria. Le truppe ottomane repressero questi moti con durezza. La questione d' Oriente, sempre più compl icata, continuava a provocare problemi. ne lle cancellerie europee. Abdul Aziz, forte personali fa, che aveva sognato, alla morte dei suoi capaci ministri, di poter esercitare da solo il potere, non era certamente

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adatto al governo diretto, per la sua autocrazia unita alle sue sempre più frequenti stravaganze di vita. La sua megalomania era un altro dei difetti importanti che ne annebbiavano le capacità indiscusse. Nel 1867 egli visitò Londra e Parigi e avendo visto le corti francese e inglese, cercò di rivaleggiare con i regnanti europei in potere e splendore: manteneva circa 5.000 persone fra servi e cortigiani, 600 cavalli, duecento carrozze e un vasto harem, luogo "sacro", "proibito" nel quale si favoleggiava vi fossero da mil le a duemila donne. Nel! 'idea europea il concetto era che tutte fossero concubine del Sultano, dedicate al suo piacere. In realtà nell'harem vivevano ancora donne che facevano parte della vita dei suoi predecessori, vivevano serve e eunuchi. Coloro, donne o fanciulli castrati, che entravano nell'harem al servizio dell'uomo più potente dell'Impero, dovevano rinunciare a qualsiasi regolare contatto con la città e vivere nella più grande discrezione. La vita nelle zone ciel Palazzo riservata alle donne non era poi così splendente o piena di lussuria, come si diceva: in realtà, salvo pochissime (le madri dei figli maschi, la favorita del momento e soprattutto la madre del sovrano regnante, la Sultana Valideh, la donna più importante dell'Impero), le altre conducevano una vita vuota, annoiata e da prigioniere del loro stesso rango e condizione. Le consorti ciel Sultano erano Kadine, mentre le favorite avevano il titolo cli lq/Jal: però non erano molto importanti nella gerarchia dell'Impero. Vi erano poi le guedzes , cioè quelle che erano state notate per un'unica volta e poi dimenticate totalmente. Le prime donne dell'harem spendevano comunque una fortuna considerevole in abiti e gioielli, assecondando le manie di grandiosità ciel loro signore, della loro vanità e della loro noia, aggravando la situazione del bilancio statale. Le altre, quelle dimenticate, avevano una vita grama e vivevano, in alcuni casi, poveramente o di fatto serve delle più giovani, belle e fortunate. Nel 1900 vi erano a Yildiz dalle 400 alle 500 schiave nell'harem, la maggior parte Circasse. L'harem era divenuto certamente, nel corso del tempo, una specie cli agefrzia specializzata, per provvedere serate piacevoli non solo per il Sultano, ma anche per i suoi illustri ospiti. All'interno però erano state organizzate delle scuole secondarie per il popolo femminile. Si faceva spesso musica ed era stata costituita una orchestra professionista di ragazze che vestivano una uniforme da ussaro in velluto rosso scuro. Nell'harem ottomano vi era una speciale gerarchia di donne con mansioni ufficiali di corte, una maestra di cerimonia saray usta; sette haznedar ustas, o tesoriere che erano anche sorveglianti del resto del personale. Una cli queste sette donne era colei che si occupava dell'appartamento del Sultano e fungeva anche da

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tramite tra il Sovrano e il suo harem: un messaggero ufficialmente officioso. A capo del! 'harem vi era il Capo Eunuco, al quale spettava il titolo di Pasha, ed era una delle autorità statali più importanti. All'inizio del 1900 servivano nell'harem ottomano 194 eunuchi, tra bianchi e neri. Quanto la corte ottomana fu sciolta nel 1924, alcuni andarono presso la corte di Tunisi; altri vi.ssero a Istanbul fino alla loro morte, godendo dei loro cospicui risparmi. Con il regno cli Abdul Aziz l'Impero raggiunse il duplice obbiettivo cli non essere solo in bancarotta morale, ma anche finanziaria dichiarata. M idhat Pasha, intelligente e abile valì di Baghdad, dove era stato esifotto dal Sovrano Abdul Aziz in uno dei suoi accessi di collera, nel 1874, scrivendo al Gran Ciambellano di Corte, faceva rilevare che le finanze erano in condizioni deplorevoli, che l'amministrazione militare lo era ancora di più, che la parte non musulmana della popolazione ripeteva quel che già sosteneva da lungo tempo e cioè cli volersi porre sotto protezione straniera 18 . Midhat aveva molto seguito fra i turchi e iniziò a pensare che vi era una unica strada per migliorare la situazione, una strada pericolosa: deporre il sovrano. In realtà, nonostante il timore e la venerazione che solevano circondare il sovrano regnante, pochi erano stati quelli che avevano terminato il loro regno per mo~te naturale: o erano stati deposti o erano morti per mano delle loro stes·s e truppe. Del resto era questo uno dei metodi più utilizzati in quei tempi, e non solo nel corrotto Impero Ottomano, per tentare cli avviare rapidamente cambiamenti sostanziali. Nel maggio 1876 vi furono disordini a Costantinopoli: Miclhat aveva avuto l'accortezza cli avere come alleata nella sua azione politica la massima autorifa religiosa dell'Impero, lo Scheik-ul-lslam, che aveva rilasciato unafatwa che approvava la deposizione del sultano, cli fatto autorizzandola. Abdul Aziz fu deposto e suo nipote prese il potere con il nome cff Murad V. Nel giugno 1876 il sovrano deposto si suicidò. Muraci riteneva che la costituzione fosse ormai una fatale necessità per governare il paese. L'uccisione del Ministro della Guerra e del Ministro degli Esteri per mano ciel fratello dell'ultima favorita e la morte violenta - fu decretato che era stato suicidio - dello stesso Abdul Aziz, influirono sulla mente già instabile di Murad. Midhat comprese che non era possibile mantenerlo al potere: solo dopo tre mesi di regno Muraci fu dichiarato insano cli mente e il potere passò nelle mani dell'altro fig lio di Abdul Madj id T, il

18 Cfr. ALI HAIDAR MIDHAT, The l(fe of Midhat Pasha, Lo ndra, 1903, p. 67 e ss.

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trentaquattrenneL9 Abdul Hamid II, che avrebbe regnato quasi fino alla sua morte, al 1909, quando fu costretto ad abdicare. Midhat divenne Gran Visir e fu uno dei sostenitori più agguerriti della costituzione. Uomo intelligente e capace, proprio. per queste sue qualità non poté restare a lungo al serv izio ciel nuovo Sultano, che sarebbe divenuto l'u ltimo dispotico sovrano dell'Impero. Midhat fu presto, nel 1877, esiliato in Yemen: fu fatto salire su uno yacht imperiale che attese in rada ventiquattro ore prima di salpare alla volta di terre lontane. Si temeva una dimostrazione da parte ciel popolo, ma nulla successe. Miclhat prese la via dell'esilio, dove fu ucciso nel 1883, per ordine dello stesso Abdul. Hamid. Il 23 dicembre 1876, trenta anni prima dello Zar di Russia e dello Shah cli Persia, Abdul Hamicl proclamò la costituzione: un parlamento cli rappresentanti delle varie classi sociali si riunì alcune volte ne.i due anni successivi. La pace ottenuta dopo la guerra russo-turca permise al sovrano di affermare la s ua autorità. Nel 1878 egli decise che invece cli cercare di ottenere delle riforme con la persuasione e per mezzo di istituzioni liberali, avrebbe attuato le riforme con la forza e con la protezione che Allah gli aveva dato. Fece queste dichiarazioni ad una delegazione cli deputati che si era recata in visita ad lirnina: in questo modo il Parlamento non fu mai più riconvocato e di fatto si trovò sciolto. Il potere del Sultano era assoluto. Temendo rutto e tutti, in particolare temendo cli fare la fine dei suoi predecessori, Abdul Hamicl decise di anelare a vivere sulla collina di Yildiz, facendo riattare e ingrandire un padiglione già presente. Lì viveva il Sultano: lì si governava il vasto impero. Abdul Aziz si circondava di straordinarie precauzioni di sicurezza. Era molto sospettoso dei suoi collaboratori, specialmente dei Gran Visir, una sorta cli Primo M inistro, tanto che ben tre di essi , nel 1881, nel 1905 e nel. 1907, preferirono riparare in ambasciate straniere per paura non tanto dell'esilio, quanto della sicura perdita della vita. Nel 1889, la situazione nell' Impero Ottomano, quale la descrive il Dal Verme era la seguente: il paese era retto dalla volontà di una sola persona e il suo potere era puntellato dalle potenze europee. Il paese era così disastrato finanziariamente che non riusciva a pagare i suoi funzionari in tutte le amministrazioni. A questo livello non ci si doveva meravigliare se favoritismo e ingiustizia, corruzione e bakschish,20 erano i veri padro-

!9 Era nato nel 1842 da madre armena, ballerina professionista, prima di entrare nell'harem del Corno d'Oro. 20 Prezzo della corruzione, tangente negli affari.

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ni del territorio. Scriveva Dal Verme: la caduta dell'Impero turco è nel Levante ritenuta più vicina di quanto non si creda; lo stato generale dell'impero, la corruzione imperante facevano sì che dall'interno si comprendessero molte più cose di quelle che non apparissero esteriormente. La forte censura alla stampa impediva che le notizie fossero divulgate, ma le vicende quotidiane non potevano essere ignote a quel mosaico di popolazioni che viveva nei confini dell'Impero. Era un paese che non poteva durare e che doveva o lentamente sfasciarsi compiendosi così l'opera di demolizione alla quale si assisteva già da tempo o al primo cataclisma europeo cadere, per ridursi a quell'Asia don.de era venuto. Dal Verme si era lamentato di aver fatto un viaggio troppo rapido e di essere rimasto troppo poco tempo a Costantinopoli , ma certo aveva bene messo a frutto il suo tempo, anche perché aveva avuto l'intelligenza di appoggiarsi, in tutto il suo viaggio, a persone che ben conoscevano il Levante e la degradata situazione ottomana. Allo stesso tempo perb ebbe parole di ammirazione per un popolo dalle e,ninenti qualità, un popolo che ridotto allo stremo, rivelava ancora forze vitali ed era energico e guerriero e ospitale. Forse era proprio vero quel che si diceva comunemente, e cioè che i turchi avevano corrotto gli europei e gli europei i turchi, non potendosi stabili re qual cli questi fenomeni fosse avvenuto prima. Dal Verme, che ovviamente aveva come scopo principale lo studio dell'esercito e delle forlificazioni turche, vedeva il soldato ottomano come un esempio cli abnegazione, ma lo considerava refrattario ad una concezione moderna della militarità. 11 colonnello italiano riteneva cli poter affermare che il soldato ottomano aveva una fede incrollabile che gli veniva dalla sua credenza religiosa e che gli faceva credere che ogni ostacolo avrebbe potuto essere superato e che sarebbe accaduto ciò che Allah nel suo imperscrutabile giudizio avrebbe voluto accadesse. Quin- -· di si notava la presenza di uno spiccato senso di fatalità che non poteva giovare all' addestramento e alla preparazione di quella forza annata. L'esercito non sembrava essere in buon. arnese: le fina nze dell'Impero erano già in deplorevoli condizioni. È vero : s i spendeva molto per l'armamento, ma dopo aver utilizzato molte risorse economiche non si arrivava certo a dotarlo i.n modo da farne un esercito moderno ... quale ovviamente poteva essere a quell'epoca. QuestO accadde perché, nel corso del tempo, come d imostreran no gli ufficiali che seguiranno il Dal Verme, il Sultano, sempre timoroso cli essere truffato dagli Europei, allo stesso tempo volendo far acquisti importanti, chiedeva continue modifiche all'armamento presentato, a volte modifiche impossibili ad al43


tuarsi. Quando poi non si voleva impegnare, non accettava i cambiamenti effettuati, finendo spesso però per accettare, sull' onda di una emergenza, armamenti non sempre efficienti e moderni, da più potenze. Intorno a queste commesse, anche se non direttamente documentato nelle informazioni degli addetti militari, vi era comunque un forte giro di commissioni e cli corruzione. La relazione del Dal Verme è importante perché per la prima volta inquadra organicamente, con notevole precisione, la situazione dell'Impero Ottomano ad un decennio dalla fine del secolo, in realtà a soli 25 anni dalla sua scomparsa: cinque lustri possono sembrare molti, ma sono un periodo molto Iimitato dal punto di vista storico, specialmente se nel caso specifico si considera la longevit~t secolare di quell'Impero. Perché era necessario dunque che l'Italia accreditasse un addetto mi litare presso la corte sultaniale ove Inghil terra, Russia, Francia e Austria avevano già i loro addetti, sempre di vedetta per essere in grado di giudicare della situazione e della potenzialità dell'Impero sia per mantenere gli equilibri, sia per fronteggiare la situazione? Il Regio Governo doveva essere sullo stesso piano delle altre Potenze e uropee e mantenere un proprio osservatorio privilegiato, tanto più che si stava espandendo in terre africane. Le relazioni del Dal Venne e del capitano Cugia, che era stato in quei luoghi precedentemente e aveva inviato da Sofia nel 1886 una memoria sulle fortificazioni dei Dardanelli e quelle dei vari ufficiali che avevano viaggiato nel periodo dal 1870 in poi in quelle terre, convinsero il governo italiano. Nel 1890 fu deciso di accreditare un addetto militare a Costantinopoli: eia quell' anno iniziano le numerosissime relazioni degli Addetti che formano il nucleo della documentazione riguardante l'Impero Ottomano, dando la possibilità di conoscerne ancor meglio i problemi ohe lo portarono al disfacimento e che propiziarono la nascita della Repubblica turca. Gli argomenti che più spesso ricorrono in questi rapporti sono la situazione politica e militare dell'Impero, con particolare focalizzazione sulle diverse leggi di reclutamento e sui vari progetti di riorganizzazione dell'esercito; l'influenza tedesca, inglese e francese; sullo stato delle ferrovie e delle strade nel! 'Impero. Non fu agevole il lavoro degli addetti militari fin dall'inizio: i turchi non davano facilmente informazioni sui loro contingenti militari, sulle loro fortificazioni.

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Il primo addetto militare tenente colonnello Marini scriveva nel 18912 1 circa le difficoltà che incontrava nel suo lavoro e nel fare le rilevazioni delle fortificazioni che gli erano richieste nel suo incarico: nelle sue ricognizioni trovava delle difficoltà inaspettate che erano molto aggravate dalla necessit~t di sfuggire al controllo dei turch i e a volte dalla scarsa comprensione proprio degl i altri militari italiani presenti a Costantinopoli. n colonnello aveva chiesto infatti collaborazione al comandante dello stationnaire (stazionario) italiano Galileo22 , capitano di fregata Carnevali. Costui però apparentemente non gli fornì alcun aiuto sia perché non aveva collezionato alcun dato sulle bocche di fuoco del Bosforo, sostenendo che al governo italiano ciò non interessava, sia perché non raccolse la proposta di dare un aiuto all' addetto militare, affinché riuscisse a fare i suoi rilievi, fornendogli un ufficiale ed una lancia che lo facesse navigare nel Bosforo per prendere appunti sugli armamenti, senza che i turchi si accorgessero di questa manovra. Una ricognizione da fare in collaborazione: una collaborazione che non poté essere attuata. Migliore fortuna il Marini non ebbe con il successore del comandante Carnevali, quando cambiò lo stazionario. Ma con l'arrivo del capitano di corvette\ Cairoli sul "Sesia", il nuovo stazionario, la situazione cambiò e il Marini poté finalmente iniziare il suo rilievo sulle fortificazioni del Bosforo, che costituirà la base, per lungo tempo delle carte militari relative a quel settore. Le difficoltà che incontrava il Marini erano peraltro quelle stesse degli altri addetti militari, se il Marini stesso ebbe a riferire che il colonnello Manega, addetto austriaco, era riuscito a completare i suoi rilievi solo dopo sei mesi di grandi fatiche, pur essendo già da dieci anni in Turchia e avendo dunque una fitta rete di conoscenze con le quali , tramite l'imperante bakschish, cioè il costo della corruzione, si riusciva ad ottenere proprio quasi tutto nell 'Impero Ottomano. Ovviamente fu più facile , sempre in modo relativo, per gli addeui militari conoscere le varie leggi del reclutamento nell ' esercito turco, leggi che regolavano il settore militare ma che consentono di avere anche un interessante spaccato sulla società civile ottomana. Infatti uno dei problemi principali che caratterizzò l'Impero Ottomano nel secolo XIX e nel primo ventennio ciel secolo XX fu quello cli ave-

2 1 Cfr.

lettera del Marini da Costantinopoli del 28. 11.189 1, in G29R3/l 2. Lo stationnaire (stazionario) era una unità militare attraccata alle rive del Bosforo che ogni Ambasciata straniera aveva il diritto di tenere nelle acque ottomane, al servizio, ufficialmente, degli spostamenti del personale diplomatico della rappresentanza. 22

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re delle forze annate ben organizzate in senso "moderno" : ma ciò coinvolse pesantemente larga parte della popolazione a tutti i livelli. Sebbene gli Ottomani, autorità e popolo comune, avessero una differente opinione rispetto alla necessità di riforme dell'organizzazione nùlitare, pur tuttavia prevalse l'opinione che bisognava porre mano a sostanziali mutamenti per ottenere una più efficiente organizzazione militare. Queste riforme iniziarono sotto il regno di Mahmud II il quale abolì il corpo dei Giannizzeri nel 18262 3, dando inizio alla prima organizzazione militare ottomana in senso moderno, e proseguirono poi con il Sultano Abdul Madjid, per prendere corpo e sostanza con il suo successore Abdul Aziz. Dal 1876 alla prima guerra mondiale vi furono numerose riforme o tentativi cli riorganizzazione, puntualmente seguiti e relazionati dagli addetti militari. Nel 1886, a dieci anni dalla costituzione che aveva ribadito che tutti i sudditi erano uguali di fro nte alla legge, il Sultano volle stabilire le nuove regole del reclutamento del suo esercito e per quanto riguardava le comunità straniere decise di consultarsi anche con il patriarca greco e quello anneno24 . Dopo lunghe trattative anche con i rappresentanti cli altre comunità, il sultano decise che erano obbligati al servizio militare solo i musu lmani, mentre vi era anche la possibilità cli un arruolamento volontario, per il quale non era imperativa la fede nel Corano. La legge, da lui voluta e varata, concedeva ancora l'esenzione agli abitanti musulmani di Costantinopoli, ai giudici dei tribunali musulmani ai dottori della legge religiosa, alle persone addette al culto. Erano affrancate dal servizio anche le popolazioni del contado di Scutari d'Albania, della Mecca e cli Medina. I cristiani concorrevano alla formazione dell'esercito ottomano, quando non si arruolavano volontariamente, con il pagamento di una tassa conosciuta con il nome di Bedel-i-askerie. Curdi e tripolini costituivano speciali milizie. Il reclutamento, eseguito su base territoriale, non era pòi così semplice: mol te erano le particolarità di casi r.iconosciuti per l'esenzione e comunque erano molto frequenti i casi cli diserzione fra i coscritti, diserzione facilmente comprensibile se si

23 Per ulteriori notizie sui Giannizzeri, si veda P. PIERI, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, (Torino, 1970), citato anche in F. RUSSO, Guerra di corsa. Ragguaglio sto-

rico sulle principali incursioni turco-barbaresche in Italia e sulla sorte dei deportati tra il XVI e il XX secolo, Ufficio Storico SME (Roma, 1997), alle pagine 395-400, relative al

corpo dei Giannizzeri. 24 Cfr. cloc. n. 9.

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pensa che il servizio militare durava comunemente in tempo di pace - assai raramente dunque - tre anni e in tempo cli g uena venti anni. In totale q uasi la metà della popolazione musulmana dell'impero, 12 milioni di individui , era obbligata al servizio militare. Nel 1890 sostanzialmente l'esercito era diviso in sette Ordù, paragonabili ai Corpi d'Armata, che stazionavano nelle varie sedi cieli' lmpero2s_ Gli Orclù avevano un numero vario d i unità, a seconda della diversa circoscrizione territoriale. Secondo l'anal isi degli addetti militari, gli Ordù non corrispondevano esattamente ad un Corpo d'Armata, piuttosto erano assimilabili ad una circoscrizione distrettuale d 'armata, essendo più un organo essenzialmente amministrativo e disciplinare, che una formazio ne da linea di combattimento. Per meglio comprendere i documenti che sono stati riportati successivamente, sarà utile dare una sintesi, peraltro non esaustiva e troppo dettagliata, dell' organizzazione delle forze armate nel periodo ottomano la quale sostanzialmente fu la seguente. Le istituzioni militari principali erano quattro: 1) Bah-i seraskeri, spesso ricordato nei documenti col nome cli Serraschierato, la più alta autorità dell'organizzazione militare, equivalente, per autorità, responsabilità e doveri ad un M inistero della Difesa; nel periodo del sultano Abdul Aziz, il Serraschierato fu suddiviso in due sezioni: una mantenne il nome di Bab-i-seraskeri, mentre una seconda sezione prese il nome di Harbiye Nezareti (Ministero della Guerra). Più tardi l'Harbiye Nezareti fu abolito. Durante il regno di Abdul Hamid 1126, dal 1879 al 1884, il nome cli Bab-i-seraskeri fu cambiato in Harbiye Nezareti; dal 1884 il Serraschierato riprese il nome di Bab-i-seraskeri o Seraskerlik (Ministero della Guerra). A capo del Seraskerlik vi era un Serasker Pasha (Ministro della Guerra) che aveva a sua disposizione una struF tura comprendente un ufficio di sottosegretariato permanente, un capo del segretariato, un tesoriere militare e un cassiere civile. Verso la fine del regno di Abdul Hamicl 11, il Bab-i-seraskeri comprendeva anche il Makami-Seraskeri Dairesi (Ufficio del Ministro della Guerra), un Segretariato, un ufficio cifra, un ufficio traduzioni e gl i archivi militari .

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crr. doc. n. 9.

2 6 Abdul

Hamid II (1842- 1918) regnò dal 1876 al 1909. Salì al tro no dopo il fratello Murad V, che regnò solo poco mesi nel l 876, prima di essere dichiarato pazzo. Nel 1909 Abdul Hamicl fu deposto, dopo aver tentato una controrivoluzione reazionaria nell' aprile di quell'anno.

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2) Dar-i Suray-iAskeri, che era stato fondato durante il regno di Mahrnud II, fu annesso al Bab-i seraskeri sotto il regno di Abdul Hamid II. Questa istituzione aveva varie funzioni (logistica, controlleria, giustizia militare, sanità) che furono trasferite ad un Erkan-i Harbiye-i Umumiye Dairesi, o Ufficio Generale (Centrale) del Personale Militare, paragonabile, anche se con diverse competenze, a uno Stato Maggiore Generale. 3) Erkan.-i Harbiye -i Umumiye Dairesi. Sebbene un tale Dipartimento ministeriale non esistesse durante il regno di Abdul Harnid TI, vi era tuttavia un Erkan-harbiye-i Reiligsi (Capo cli Stato Maggiore Generale) che era collegato con i vari Erkan-harb reisleri (Capi di Stato Maggiore) che si trovavano presso le singole unità. Nel corso del tempo questa autorità venne istituzionalizzata. Prese questo nome verso la fine del regno cli Abdul Harnicl. Si componeva cli sei sezioni o Uffici: fanteria, cavalleria, artiglieria, rifornimenti, ingegneria, sanità, amministrazione e relative sottosezioni con eventuali commissioni spec iali. 4) Tophané-i Amire Nezareti era una organizzazione indipendente dal Bab-i seraskeri. Aveva come compito principale la produzione, la riparazione e l'approvvigionamento delle armi e dell'equipaggiamento militare in genere, un arsenale per l'esercito e per la marina. Oltre a queste funzioni, aveva come compito particolare la guardia e la difesa del Mar Nero e ciel Bosforo, nonché l'addestramento del personale tecnico. Comprendeva sezioni riguardanti la difesa, il trasporto, le comunicazioni, la logistica, l'edilizia militare, la sanità, tutte sotto il comando di un Pasha che aveva il rango cli Ferik (Generale cli divisione). Due reggimenti di ingegneri, due di ingegneri meccanici, un reggimento ciel Mar Nero, due reggimenti di stanza a çanakkalé erano agli ordini di un Tophané Naziri (Ministro). Annesso al Tophané vi erano una piccola industria di costruzione delle armi, una fabbrica di polvere da sparo e una piccola industria per la fabbricazione delle cartucce, localizzata in Anatolia. Verso la fine del regno di Abdul Harnid II furono annessi al Tophané anche due ospedali militari, situati a Costantino po] i. Il servizio militare nell'Impero Ottomano divenne obbligatorio da quando fu decretata l'abolizione dei Giannizzeri, che segnò la fine cli un impiego professionale. I giovani turchi e i musulmani dell'Anatolia e della Tracia rispondevano alla coscrizione obbligatoria nelle forze annate e dovevano servire il sultano in armi per lunghi anni . I metodi del reclutamento e la lunghezza del servizio militare furono considerati e varati sotto il regno di Abdul Madjicl: ma il servizio militare fu accettato come un dovere, gravoso peraltro, che doveva essere compiuto eia tutti i cittadini

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dell'Impero, con le dovute esclusioni. Nessun soldato però poteva essere reclutato tra le popolazioni non musulmane dell ' impero, né erano reclutati soldati dalle popolazioni della Bosnia, dell'Erzegovina, dell'Albania, della penisola arabica e di Tripoli, anche se erano totalmente mu sulmane. Tcittadini di Costantinopoli per antico privilegio erano esenti dal servizio mi litare. Così ind ubbiamente le forze armate dell ' impero venivano ad assumere la caralleristica d i esercito nazionale. Ogni tentativo di estendere il servizio militare anche ai non musulmani e alle popolazioni di quelle provincie dalle quali normalmente i soldati non venivano reclutati, su base volontaria, fatto durante il regno cli Abdul Hamid, non ebbe alcun successo. Allo stesso tempo, iniziò ad essere un'ab itudine molto conveniente per le sempre languenti finanze statali quella di accellare una certa somma di denaro dalle comunità non musulmane clcll' Anatolia e della Tracia come compenso per l'esonero dal servizio militare. Sotto il regno di Abdul Hamid TI, oltre ai soldati coscritti dalle popolazioni musul mane e turche anche con il metodo del sorteggio - che dava luogo a molti favori tismi, ripagati in moneta - , fu accettato anche un certo nume ro di volontari insieme a coloro che volevano fare il serv izio militare contro un corrispettivo, cioè militari professionisti. Ma i soldati reclutati in questo modo furono in realtà pochi nel nu mero e non molto efficienti sul campo di battaglia. Quando scoppiò la guerra russo-turca e anche negli eventi bellici successivi, si provò che i volontari difettavano in preparazione militare e coloro che si erano arruo lati per denaro, non dimostravano un gran valore. L'esercito ottomano, composto di soldati reclutati in questa maniera, aveva la seguente organizzazione intema27 • Il nucleo dell'eserc ito era costituito dal Nizetm, cioè dai nizamye (truppe combattenti) che erano conosciute anche con il nome mu.vazzcif"o hazar (durante il tempo di pace). Il servizio neJ Nizarn durava quattro anni. Coloro che avevano completato questo periodo venivano poi immessi per due anni negli yedek o 1iserve attive. La seconda sezione dell' esercito era composta dalle forze ausiliarie Redij; che restav,mo nel ruolo per un periodo di otto

27 Le notizie sintetiche che seguiranno sono state tratte dai diversi rapporti inviati dagli Addetti mi litari e dai Bollettini annuali cicli' Ufficio Coloniale, collazionando le varie indicazioni. Di grande utilità anche il volumeuo Osmc111/i Askeri Teskilat ve Kiyafetleri 1876- 1908 (011oman /\lliliwry Orga11iza1io11 w 1d Uniforms), Askeri Muzc ve Kultur Sitesi Komutanligi, Istanbul, 1986.

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anni. Coloro che avevano completato il loro servizio nel Nizam e nel Redif, divenivano riservisti a tutti gli effetti (Musta.fiz) e restavano in questa condizione per altri sei anni, potendo essere richiamati in qualsiasi momento. Così in totale il servizio mjJitare neJJ'Impero Ottomano durava ventj anni. In considerazione delle sue esigenze di difesa, l'Impero Ottomano era diviso in sette regioni militari ognuna delle quali disponeva di un Orclù (equivalente ad un Corpo cl' Armata) 2S. Ognuno cli questi Corpi prendeva il nome della regione nella quale era dislocato, ad eccezione del primo Corpo, che era posizionato a Costantinopoli (Istanbul) ed era noto con il nome di Hassa Ordù (Annata Imperiale). Il Secondo Corpo d'Armata (Armata del Danubio) era a Adrianopoli; il Terzo (della Tracia) a Monastir; il Quarto (cle ll' Anatolia) a Erzeru m; il Quinto (della Siria) a Damasco; il Sesto (clell ' Arabia) a Baghdad; il Settimo (dello Yemen) a Sana'a. L'isola cli Creta e la Tripolitania erano dei territori speciali che avevano avuto assegnate delle divisioni ad hoc. Dopo la guerra russo turca ciel 1877-1878, il nucleo centrale della Seconda annata fu trasferito a Edirne e il nucleo della Quarta a Erzinghian. Ogni Corpo cl ' Armata era composta eia quat.tro.firka (divisioni); ogni .ftrka era composto da due liva (brigate); ogni liva eia due alay (reggimenti), ogni alay da quattro tabur (battaglioni), ogni tabur da quattro boluk (compagnie) e ogni boluk da tre takim (plotoni) . Ogni firka era comandato da unferik, generale di divisione; il liva da un mirliva (generale di brigata); ogni alay da un miralay (colonnello); ogni taburda un bùnbashi (maggiore), e ogni boluk da uno iusbashi (capitano). Gli altri gradi erano mulazim sani (sottotenente), mulazim ewel (tenente); kolagasi (aiutante maggiore); kaimakam (tenente colonnello) . n grado apicale era Mu scir (Maresciallo) . Sotto di lui veniva direttamente un Birindji Ferik (Primo Divisionario), grado non operativo, ma di funzione, quando era necessario, ad esempio, che un Ministro della Guerra avesse un grado più elevato rispetto al Capo della Missione mjlitare tedesca: questo accadde al Generale lzzet Pasha, nel 1913, allora Ministro della Guerra, nei riguardi ciel Tenente Generale tedesco L iman von Sanclers, che aveva avuto la carica di Comandante ciel T° Corpo d' Armata di Costantinopoli e la direzione di tutti i servizi di riorganizzazione del l'esercito, nonchè ricopri va la carica cli Ispettore Generale delle Scuo le militari e membro del Consiglio Superiore di Guerra. Per terminare con i gradi, nei reggimenti di cavalleri a vi era anche il grado di iusbashi vekili (tenente capitano) . 28 V. doc. n. IO.

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Gli ufficiali del rango da Mula:ìm Sani a Ko/agasi erano zabitan (ufficia ii), quell i dal grado di kaimakam a miralay, Buyuk zabitan (ufficiali superiori); i gradi superiori o pascià, erano Erkan-i askerie (alli ufficiali). Gli ufficiali dal grado di mulasim sani a bimbashi avevano diritto a l litolo di effendi, mentre da kaimakam a mira/ay erano bey. Quegli uffi ciali (pochi in realtà) cbe raggiungevano i gradi superiori per meriti, essendo però illetterati, ven ivano chiamati Agha (signore); se poi si alfabelizzavano, avevano diritto anch'essi al titolo di effendi. Gli ufficiali nell' esercito ottomano erano d ivisi principalmente in due categorie: i Mektepli, che uscivano dalle scuole militari e gli Alay/i, che divenivano ufficiali provenendo dai ranghi. La fanteria e la cavalleria avevano una Scuola Mi li téU·e (Harb Okulu), mentre l'artiglieria e gli ufficiali del genio uscivano dalla Kara Muhedishanesi (una Scuola simile ad un Politecnico). Tutti uscivano dalle Scuole militari con il grado di tenenle. I più dotati venivano inviati presso la Erkcm Harbiye-i Mwntaz ( selezione per lo Slato Maggiore) per altri tre anni di studio, poi passavano otto mesi nel Sinffi-selase-i askerye come capitani o ufficiali in applicazione, con il grado di capilano, allo Stato M aggiore Generale; dopo guesto periodo ricevano il grado di kolagasi (aiutante maggiore) presso l'Erkan-i Harbiye Dairesi o presso gli Erkan-i Harbiye degli Ordù (Stato Maggiore delle cliv.isioni). Vi erano poi gli [dare z.abitani o ufficiali a mmi nistrativi: gl i Alay eminleri (aiutanti cli reggimento e cassieri), che erano impiegati nell'amministrazione e nella lesoreria. Alay e tabur katipleri avevano le stesse incombenze presso reggimenti e baltaglioni. Sihhiye zabitani erano gli ufficiali dell a sanità: dotlori e frumacisti uscivano dalla scuola M ekteb-i-Tibby-e sahane (Tmperiale Scuo la di Medicina), con il grado di capitano, mentre i chirurghi veterinari uscivano con lo stesso grado dalla Mekteb -i Harbiye-i Sahane (Tmperiale Accademia Militare). I medic i facevano un tirocinio di due anni nell'ospedale Gulhané, a Costantinopoli , e poi venivano destinati ai reggi menti o ad altri ospedal i militari . Nell'ambito delle forze ann ate vi erano gli imam (cle ro musulmano, con funzione di cappellani militari). Ogni reggimento di fanteria e di artigl ieri a e ogni battaglione avevano un imam per assistere i mi litai-i nei loro doveri relig iosi. Essi erano peraltro inquadrati nel ruolo degli ufficiali: gli imam dei battaglioni avevano il grado cli iusbashi; i muftì del reggimento, quello di k olagasi; gli imam erano sottoposti ai muftì, i quali rispondevano amministrativamente agli a/ay eminleri (direttori amministrativi del reggimento). 51


Kuçuk zabitani (sottufficiali): nella fanteria vi erano sergenti cli compagnia, e sergenti maggiori (çavus e bascavuc); nella cavalleria, sergenti lancieri (çavus vekili), sergenti e sergenti maggiori; nell 'artiglieria sergenti, sergenti maggiori (cehane çavusu). Sebbene i caporali (onbasi vekili) avessero il loro rango nell' esercito, non venjvano inclusi tra i Kuçuk zabitani. Le varie armi erano: l. La fanteria. La fanteria ottomana era divisa, come già vrsto sopra rispetto alla formazione militare, in Nizamye, Ihtiyat, Redij; Mustafiz e llavé. Le leva avveniva al ventesimo anno di età degli iscritti29. Nizamye o truppe attive: in tempo di pace questo era il nucleo clel l'esercJto. Era formato eia sette corpi d'armata e diciannove divisioni. In Costantinopoli gli effettivi erano rafforzati eia quattro battaglioni di zuavi (che vestivano con il turbante o il fez) e quattro battaglioni e mezzo cli ltJaye taburu (vigili del fuoco). Ogni due divisioni nizamye, (dalla 1a alla J4a) formavano un corpo cl' annata, mentre la divisione 15a e J(ja rimanevano indipendenti rispettiv,unente a Tripol i e nell'Hedjaz. La 17a e la 18a divisione erano presso il Terzo Corpo d'Annata, mentre la 19a divisione era stanziata presso il Quarto Corpo. lhtiat (Riserve). Erano le truppe cli riserva che dovevano essere usate in caso di necessità per rafforzare i nizamye e portarl i al grado di effi cienza necessario. Redif o forze ausiliarie: vi erano 24 divisioni di redif, con quattro divisioni in ognuna delle regioni militari, dalla prima alla sesta. Per formazione e inquadramento avevano il modello dei nizamiye. llavé taburlan (Divisioni supplementari): questi erano battaglioni di fanteria che erano complementari ai battagli oni nizamye e redif. Questi battaglioni supplementari formavano una grande propor,zione delle forze imperiali, la loro forza essendo uguale alle forze combinate insieme dei redif e delle nizamyie. Essi erano organizzati sulla stessa linea dei nizamyie ed erano suddivisi in Prima (della Tracia) e Seconda (Anatolica). Mustafiz (o riservisti): quelli che avevano completato il loro servizio nei nizamye, ihtiat e redif potevano essere richiamati in servizio attivo per i seguenti sei anni. 29 Per dettagli sulla leva secondo la legge del I 896 c.:fr. doc. n. 36.

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Vi erano anche 80 battaglioni di volontari albanesi, di fo rza variabile, dipendente dalla popolazione esistente nelle varie tribù che li dovevano costituire. I capi tribì:1 e i notabili funzionavano da comandanti di battag lione; gli ufficiali capitani e i subalterni sarebbero stati nominati direttamente dagli stessi capi tribù: non vi sarebbe certo stata mancanza di ufficiali in quei battaglioni. 2. La cavalleria.

Le forze di cavalleria erano sudd ivise in Nizamye, Redif e Hamidye. Le forze nizamye erano forti di sci divisioni , una divisione per ognuno dei corpi d 'armata. A parte guestc divisioni , vi erano anche due reggimenti di cavalleria a Tripoli e due compagnie di cavalleria nel Settimo Corpo e nella Divisione dell' Hedjaz. Un reggimento cli cavalleria, il famoso Ertougrul era dislocato presso la Prima Divisione in Istanbul. Questo reggimento aveva i lancieri , come i I primo reggimento in ognuna delle divisioni di cavalleria. Gli altri reggimenti erano equipaggiati con carabine. Vi era inoltre un reggimento di ' Rimonta' nel Ciftelcr Haras (fattoria di Cifteler) che allevava circa trecento cavalli per la rimonta della cavalleria3o. Era questo un problema di primaria importanza per l'esercito ottomano, che non riusciva a provvedere integralmente alla r.irnonta con i propri allevamenti e doveva rivolgersi alla Russia e all'Ungheria, non solo con esborso di valuta, ma anche con il rischio di vedere i propri acquisti soccombere, perché era abbastanza alta la mortalità dei cavalli importati. Le divisioni cli cavalleria e le brigate erano organi7,7.ate come nella fanteria. Le forze reclif: una divisione di cavalleria rcclif fu fo1mata in tempi tardi del regno cli Abdul H amid nel Primo, Secondo e Terzo Corpo d'armata· con lo scopo di mantenere in piena efficienza i reggimenti cl i cavalleria . .La cavalleria Ham idiye31 fu costituita sotto il regno di Abdul Hamid nel 1891. Il Sovrano cercava con questa manovra di dividere i kurdi per indebolire il loro contrasto con Costantinopoli e di raffomue l 'autorifa del governo centrale nella regione. Questi reggimenti, modellati sull 'esempio delle truppe dei Cosacchi russi (anche in Persia lo Shah aveva organizzato una Brigata Cosacca, nella quale si distinse Reza Khan, futuro sovrano) erano composti di membri delle tribù che vivevano nell ' Anato-

30 Cfr. doc. n. 35 e n. 47. 3 1 V. doc. n. 13.

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lia Orientale. Essi erano al comando di un generale cli divisione che aveva il titolo cli Asakir-i Hamidiye Komutani, assistito eia due rniralay (colonnelli). Alcuni dei comandanti di reggimento e di compagnia erano scelti tra gli uffic iali della cavalleria nizamiye, altri tra i capi e i membri influenti delle tribù. Questi reggimenti erano presso il Quarto Ordù e ammontavano, sulla carta, ad un totale cli sessantadue reggimenti che formavano sette divisioni. Il servizio militare nella cavalleria comprendeva il servizio nel1'lhzariye (addestramento preliminare), nizamiye e ihtiyatiye. Durava in tutto venti anni. Come compenso per questo servizio le tribù erano esonerate dal pagamento delle tasse al governo centrale. Un g iovane kurclo per reggimento era ammesso gratuitamente alla prestigiosa Scuola cli Cavalleria di Pancalcli, a Costantinopoli. La cavalleria Hamidiye non aveva artiglieria. I giovani che non venivano inseriti in questi reggimenti, sarebbero stati soggetti alla normale legge sul reclutamento.

3. L 'artiglieria. L'artiglieria era divisa in due sezioni, kal'e (guarnigione) e seyyar, forze mobili. L'artiglieria mobile era suddivisa in sahra (del deserto) e cebel (della montagna). L'artiglieria del deserto era divisa in cavalleria e fanteria. Sebbene fosse stato previsto che ci sarebbe dovuto essere un reggimento di artiglieria per ogni divisione di fante ria nizamye e redif, in realtà fu possibile costituire, all' epoca di Abdul Hamid, solo cinque reggimenti. Le cinque divisioni di artiglieria così composte furono poste sotto il comando di un generale di divisione di artigl ieria. Ogni divisione era composta da tre brigate, ogni brigata da tre reggimenti, ogni reggimento cli due battaglioni e ogni battaglione di tre o quattro compagnie. Le compagnie di artiglieria erano conosciute come batarya (batterie).Le forze cli artiglieria di guarnigione erano responsabili della difesa cli tutte le fortificazioni e i posti fortificati lungo le coste e le frontiere dell'impero. Essi erano in parte dipendenti dal Tophané Musirligi (Maresciallo Comandante cieli' Arsenale )32.

32 Allegato al fog lio n. 90 Ris.to del 29.9.1907, vi è una interessante memoria sulle artiglierie campali in uso presso gli Eserciti Turco e Greco in 033 R26/30.

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4. lstihkam - genio militare

Alcune delle unità del genio militare dipendevano direttamente dal Seraskerlik (Ministero della Guerra), altri dal Tophané Musirligi. Sebbene fosse stato originariamente previsto che ognuno dei sette Ordtt dovesse avere un battaglione ciel genio militare, era stato possibile realizzare il piano mil itare solamente per i primi quattro corpi d'armata. Negli altri fu possibile formare solo compagnie di ingegneri. I battaglioni di ingegneri furono divisi in quattro compagnie, cli genio pontieri, minatori, zappatori. Vi era un solo reggimento di ingegneri sotto il comando ciel Tophané Musirligi . Questo era anche conosciuto come Tophan.è -i Amire-i /stihkam Alay (reggimento di Ingegneri clell' Arsenale Imperiale). 5. Nakliye - I Trasporti La sezione trasporti consisteva di otto battaglioni, uno ciascuno i sei primi Orclù e due battaglioni integrati nel Settimo. Gli ufficiali comandanti questi battaglioni erano scelti tra gli ufficiali di artiglieria e di cavalle1ia.

6. Sanayi -Ingegneri meccanici Come nel caso dell'artiglieria e degli ingegneri del genio, parte di q uesta sezione era sotto gli ordini del Tophané Musirligi. Gli ingegneri meccanici agli ordini del Nizamye erano un reggimento, insieme con plotoni di ingegneri meccanici nei vari Ordù. La sezione agli ordini del Tophané Musirligi consisteva solo di due reggimenti . 7. Jandarma - gendarmeria Sebbene la gendarmeria fosse sotto gl i ordini del Seraskerlik, per tutte le materie che concernevano l'ordine pubblico, i gendarmi erano agli ordini dell'amministrazione civile dell'Impero. Per quanto riguardav:a l'amministrazione militare, la gendarmeria dipendeva dal Seraskerlik, da un Jandarma Dairesi (Ufficio della Gendarmeria), con a capo un generale cli divisione. Vi era un reggimento di gendarmi in ogni provincia, e in posti dove non vi era tale distaccamento, l'ordine pubblico era assicurato eia reggimenti di z.aptiye. Vennero formati in tutto 34 reggimenti. Erano organizzati come i reggimenti cli nizamye, ma le compagnie potevano essere di fanteria o a cavallo, a seconda di dove dovevano svolgere i loro compiti. Gli ufficiali erano scelti tra quelli provenienti dal nizamye. Nei reggimenti di zaptiye, il miralay comandante aveva il titolo di Alaybeyi (bey 55


del reggimento), il bimbashi, quello di Taburagasi (Agha - signore - del Battaglione), il Kolagasi, Tahuragasi Muavini; lo iusbashi, Bolukagasi Muavini. Alcuni reggimenti d i gendarmi erano comandati da un mirliva (Generale di Brigata), mentre i reggimenti di zaptiye erano comandati da m.irimiran. Le Scuole militari erano suddivise in Askeri Rustiye (Scuola secondaria), Askeri Jdadi (Liceo), Mekteb-i Harbiye Sahane (Accademia Militare), Muhendishane -i Berr-i Hwnayun (Politecnico), Mekteb-i Funun Tib biye-i Sahane (Scuola Medica), Mekteb -i Funun -i Bahriye-i Sahane (Accademia navale) e la Baytar Harbiyesi (Scuola Veterinaria). Queste Scuole erano sotto la direzione di un ministro, un sottosegretario, e un Ispettore Generale. La Harbiye e la Tibbiye (Scuola Militare e medica) erano integrate nel Seraskerlik, mentre la Kara Muhendishanesi (scuola di ingegneria) era integrata nel Tophané Musirligi. Vi erano ventisette scuole secondarie, sette delle quali in Costantinopoli. li corso degli studi prevedeva tre anni. Scuole secondarie erano organizzate a Edirne, Bursa, Monastir, Erzurum, Damasco e Baghdad. La Kara Harp Okulu (Accademia cieli' Esercito) era situata a Istanbul. Prevedeva tre anni di studi. Gli studenti erano divisi in due gruppi, fanteria e cavalleria. Quelli che terminavano con successo la scuola uscivano con il grado cli tenente. Normalmente frequentavano la scuola seicento ufficiali ogni anno. I più meritevoli fra gli studenti, non più cli un 1O% continuavano i loro studi come cadetti presso una sezione particolare dello Stato Maggiore Generale per altri tre anni. Un terzo di coloro che terminavano questi studi venivano nominati ufficiali di stato maggiore, i restanti divenivano capitani nella fanteria o nella cavalleria. Vi era anche la Deniz Harp Oku.lu (Accademia navale) che si trova sull'isola di HeybeLi. Questa Scuola aveva sei classi, quattro delle quali di liceo e due cli Harbiye (Accademia Militare). , Nella marina turca, gli ufficiali avevano la stessa denominazione dei loro pari grado nell'Esercito. Nel 1908 vi erano nei vari gradi 839 ufficiali di vascello e 68 cli fanteria cli marina, insieme a 219 ufficiali costruttori, 1077 ufficiali macchinisti, l 56 medici , 262 per altri servizi (tra i quali gli imam), per un totale cli 2621 ufficiali, dal grado cli ammiraglio (Mushir) a Mulasim-e-sani (guardiamarina). Il reclutamento degli ufficiali di marina avveniva attraverso la Scuola Navale che aveva sede nell' Isola cli Halki (nel Mar cli Marmara). La Scuola comprendeva i corsi elementari della classe ldadié e i corsi tecnici per 56


la preparazione degli ufficiali. La Scuola poteva accogliere circa 600 allievi. Il corso completo comprendeva sei anni con esami di promozione al termine di ciascun anno. Ciascun corso aveva dai 60 agli 80 allievi. L'istruzione professionale che veniva data conìprencleva navigazione, artiglieria, costruzionj navali, macch ine. Tutti i corsi si svolgevano a livello puramente teorico, perché la Scuola non aveva officine o laboratori per far esercitare gli all ievi. Né possedeva cannoni moderni o siluri per l'addestramento. Superati gli esami final i gli allievi che avevano raccomandazioni venivano imbarcati sulle navi della Marina imperiale o ammessi agli arsenali. Altri venivano imbarcati su vapori di compagnie di navigazione ottomana. Tutti uscivano con il grado di guardiamari na. Coloro che venivano assegnati alla marina da guerra si trasferivano su navi-scuola di artiglieria e di torpedin i, ancorate nel Corno d'Oro, dove imparavano a conoscere a vista cannoni e siluri, l'armamento cli una nave da guerra. Ma si limitavano a questo tipo di conoscenza perché non venivano mai eseguite esercitazioni a fuoco. G li allievi della specialità macchinisti andavano alle officine de)J' Arsenale di costruzione. Ma anche in questo caso l'istruzione rimaneva allo stato teorico. Salvo qualche ufficiale, molto ben raccomandato, che riusciva ad effettuare dei corsi d'istruzione all'estero, l' insieme ciel corpo ufficiali, per non parlare dei marinai, non aveva alcuna preparazione. E il Sultano, che in realtà, sospettoso come era, non voleva che avessero alcuna professionalità proprio per controllarli meglio, nel 1907, quando furono pronti nel bacino di Kiel i due cacciatorpediniere che aveva ordinato, li fece portare fino al Corno d' Oro da personale della marina mercantile americana: al capitano comandante del trasporto fece dare il grado di contra1nmiraglio e il Gran Cordone ciel Magidié, uno dei massimi gradi della piì:1 importante onorificenza sultaniale ottomana. Le popolazioni costiere e quelle delle isole fornivano la leva di mare,-· che aveva gli stessi obblighi di servizio dell'esercito. Anche per la mari; na, solamente la popolazione musulmana prestava servizio militare. Delle reclute, un I0% era destinato al corpo della fanteria di marina, costituito su due battaglioni, dei quali uno faceva servizio come pompieri ali' Arsenale militare. Un altro 10% era assegnato al corpo degli artificieri o operai. Il nucleo centrale della leva, 1'80%, era destinato a costituire la massa dei marinai. Gli effettivi, in numeri approssimativi della marina nel 1908 erano i seguenti: mari nai sul piede di pace 10.000; sul piede cli guerra, 30.000. Fanteria di marina sul piede di pace 900; sul piede di guerra, 3.600; artificieri 57


e operai sul piede di pace 1.800; sul piede di guerra, 5.400, per un totale di 12.700 sul piede di pace; sul piede cli guerra, 39.000. Questa era, a grandi linee, la struttura delle forze armate quale arrivò quasi fino alla fine della prima guerra mondiale. Nel 1909, dopo i fatti cli Costantinopoli , e l'affermazione degli ufficiali Giovani Turchi, vi erano state alcune mod ifiche, ma sostanzialmente l'organizzazione delle forze armate era rimasta la stessa. li servizio mili tare era personale e obbl igatorio dal 20° al 40° anno cli età, in cluso. Per il 1908 il contingente d i leva dichiarato idoneo assommò a 95.000 unità33. La forza media bilanciata era cli 270.000 uomini (esclusi i nuclei delle divisioni permanenti di Redif presso i primi 6 Orclù, le truppe dello Yemen, la gendarmeria ed i quadri della mi lizia Hamidié). Il bilancio ordinario per la Guerra era pari a 236.348.853 lire, per il 1909. Come armamento nella fanteria si usava il fuci le Mauser (mod. 1907) da 7.65 mm. e il Mauser da 111111. 9.5; la cavalleria aveva in dotazione armi eia 7.65 e eia 9 .5 mm. L'artiglieria contava su pezzi da T.R. eia 111111. 75 Krupp (mod . 1903), pezzi da campagna mocl . Krupp da mm. 87 ; da montagna, Krupp T.R. eia 111111 . 75, obici da 111111. 120 mocl.1892 Krupp e da mm . 105; mitragliatrici Hotchkiss e Maxim; vi era anche un certo nu mero cli mitragliatrici cli modell i diversi. Il II Ordù disponeva anche cli mitragli atrici automobili Hotchkiss. Per dare un ' idea della potenza in caso cl i guerra dell'esercito ottomano si deve ricordare che il totale generale della forza mobilitabile per una guerra in Europa ammontava a 620 battaglio ni , 163 squadroni , 1.73 batterie, 39 compagnie del Genio, 137 mitragliatrici. A questo andava aggiunta la Gend armeria. Le truppe irrego lari potevano contare su 23 battaglioni, 276 squadroni (cavalleria Hamidié) e su i volontari albanesi. In totale la forza combattente per una guerra in Europa nel 1909 contava su 610.000 fuci li, 21.000 sciabole, 1.038 pezzi e 137 mit(agliatrici. Nel 1910, alla vigilia della guerra con l'Italia, l'eseréito ottomano mutò organizzazione, secondo il nuovo ordinamento previsto dal von der Goltz3 4 , il vecchio sistema organico degli Orclù territoriali si trasformò in circoscrizion i di corpo d'armata, Kol-Ordù e k truppe delle nuove circoscrizioni vennero raggruppate in corpi d'armata mobili. I corpi d'armata

33 Cfr. Comando del Corpo di Stato 1\tfaggiore - Specchi riassuntivi sulle forze degli eserciti balcanici - Bollelfino n. 13 - Roma 191 O, in G33 R36/8. 34 V. infra.

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divennero 13 con due di visioni indipendenti35. Cinque corpi d'armala ( 15 di visioni) furono dislocati in Asia Minore Occiden tale e in Tracia; 3 corpi d'annata (9 divi sio1ù ) erano alla frontiera russa; i paesi arabi ven nero presidiati da 5 corpi d'armata e 2 divisioni indipendenti (Hedjaz e Assir), per un tota le di 12 divi sioni . Le 36 div isioni permanenti erano ciascuna composta di 3 reggimenti di fan teria a due battaglio1ù ed un battag lione di cacciatori (Nishc11ngì). Facevano eccezione: il corpo d 'armata cli Adrianopoli, due divisioni ciel quale (la 411 e la 6u) erano composte di 3 reggimenti di fanteria cd un battaglione cli cacciatori, mcnu·e il reggimento di cacciatori (2° Nishamgì) addetto constava di 3 battaglioni ; quello dello Yemen aveva i reggimenti di fanteria organizzati su tre battaglioni. Nel 191 I Enver Pasha36 propose una nuova legislazione per ridurre il servizio militare da tre a due anni, abolendo ogni esenzione. Per coloro che erano gli unici sostegni del proprio nucleo familiare, vi sarebbe stato un assegno di Stato. Ma le finanze dello Stato ottomano, anche se leggermente migliorate rispetto al periodo precedente alla rivoluzione del 1908, non potevano certo rinunziare alla cospicua rendita che dava il bedel-i-askeriye, la tassa che veniva pagata per ottenere l'esenzione. Tutto sarebbe stato poi modificato dopo il conflillo mondiale, con la fine dell'impero sultaniale. Le forze armate ottomane, nella loro riorganizzazione, furo no pesantemente influenzate dai militari tedeschi, perché il Sultano Abdul Hamid 3.5 Cfr. Comando del Corpo di Simo 1\1/aggiore, Riparlo Operazioni. Ufficio Co/011iale, Bolle11i110 Se11imanale 11_ 22, Roma 20 giugno l 9 l 4.

36 Per il ruolo di Envcr bey (in seguito Pasha), marito della njpotc preferita del sultano v. sotto. Figura impottante nella storia della Turchia contemporanea. Nato nel 1881 e morto nel l 922, è stato uno dei membri più importanti del partito del CPU (ComitatO Unione e Progresso) dal 1906 in poi. Fu considerato uno degli 'eroi della libertà' nei fatti di Costantinopoli del 1908. Nel 19 I 3 divenne generale e ministro della guerra, dopo essersi distinto in L ibia nel conflitto contro gli italiani. Cercò di riorganizzare l'esercito ottomano con l'aiuto della Germ ania: negli anni precedenti aveva imparato il tedesco ed era stato addetto militare a Berlino dal 1909 allo scoppio della guerra italo-turca nel 1911. Durante gli eventi bellici ebbe vari scontri con Ali Aziz el M asri, il futuro eroe della rivolta araba. Tornato in paLria nel 19 12, divenne uno dei Capi di Stato Maggiore degli Ordù. Nel I 914, divenne Ministro della Guerra e più tardi Comandante in 2° delle Fo,Le armate ottomane. Nel dicembre dello stesso anno lasciò il Ministero per comandare i l III0 Ordù. A lla fine della guerra mondiale, nel l 9 l 8, si rifugiò in Germania. Da lì cercò di organizzare un movimento rivoluzionario mondiale panislamico. cercando di tornare in Turchia appoggiato dai Sovietici. Nel 1921 tornò in Turchia, essendo diventato un fo rte sostenitore del panturchi smo. /\nd ò in A sia Centrale, nella zona cli Boukhara, dapprima con l'aiuto elci sovietici ; poi combatté conLro di loro, morendo in una scaramuccia con l 'Armata Rossa nel I 922.

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aveva deciso, nella sua sman ia di modernizzazione, di avvalersi della consulenza tedesca. Abdul Hamid aveva una grande stima della Germania che godeva già cli una grande influenza nell'Impero e in particolare sul Sultano, per un grande volume di scambi commerciali realizzati. Ma vi era anche una ragione personale dietro le scelte ciel sovrano: la sua fiducia in Berlino era molto grande ed egli aveva con discrezione investito molta della sua fortuna personale in obbligazioni di quello stato. A loro volta i tedeschi, utilizzando questo conidoio preferenziale, usavano la loro influenza per chiedere continuamente concessioni nelle fenovie, non soltanto per quella importante tratta ferroviaria dell' Hecljaz, che avrebbe dovuto essere il trasporto principale per i pellegrini alla Mecca, ma anche nel settore del commercio e in quello bancario . li loro intervento riguardava spesso, più o meno discretamente, anche la stessa poi itica dell' Impero. Una memorabile visita di stato del Kaiser Guglielmo II a Costantinopoli nel 1889, fu accolta eia una salva di 10 l colpi di cannone e da programmi e manifestazioni che indicavano chiaramente l'importanza politica che veniva data all'evento. Da parte sua l'Imperatore si proclamava 'l'amico dei trecento milioni di Musulmani nel mondo', cercando di farsi accreditare come uno dei più leali sostenitori del panislamismo. La missione militare tedesca aveva iniziato ad operare a Costantinopoli dopo la guerra del 1877-1878, su richiesta dello stesso Abdul Hamid, il quale aveva sollecitato un aiuto per riorganizzare il suo esercito e alcune amministrazioni dell'Impero tra le più disastrate, come quelle delle dogane. La missione tedesca era guidata dal generale von der Goltz, il cui nome ricorre spesso nei documenti dei nostri addetti militari . Questo ufficiale operò a lungo a Costantinopoli e anche quando rientrò a Berlino, fu continuamente richiamato in Turchia nei momenti difficili dell'Impero, affinché continuasse a dare l'ausilio della sua esperienza. Scopo principale della missione era guelJo di aiutare l'eserci to e la flotta a riorganizzarsi su basi che si volevano da parte del sultano, come già detto quasi ossessionato dal modello europeo, "moderne". Secondo quanto riferì Marini 37, i tedeschi della missione non seppero tutti lavorare nel modo migliore, anche perché probabilmente non tutti gli ufficiali decisero di andare a lavorare nell'Impero Ottomano solo per un senso di missione, sia pur militare. Varie ragioni personali erano spesso state alla base di tali scelte, non ultimo il lucroso stipendio che il Sultano 37 Pe r la personalità di von der Goltz e dettagli sulla missione militare tedesca, cfr. doc. n. 15, 33.

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concedeva agli esperti st ranieri; stipendio pagato regolarmente dal la Cassa ciel Debito Ottomano, con grande discrimjnazione nei confronti dei loro colleghi turchi, che ringraziavano i superiori quando in un anno riuscivano ad ottenere sei o sette stipendi mensili pagati, e qualche volta nemmeno per intero. L'unico che aveva riscosso la stima di tutti era stato proprio il Capo Missione, generale vòn der Goltz, che era il solo, a giudizio dcli ' Addetto Militare, che avesse ottenuto dei risultati positivi. Come fanno rilevare Marini e i s uoi successori, la missione militare tedesca non ottenne i risultati sperati: era estremamente difficile riorganizzare un esercito con delle basi così diverse, con una massa di effettivi appartenenti a molte nazionalità diverse, con lingue diverse e la cu i fedeltà verso il sovrano di Costantinopoli non era così certa come la fede in Dio, quale che fosse Allah o il Dio dei cristiani. Era altresì difficile per la paura che il Sultano nutriva nei confronti delle sue s tesse truppe: egli non permetteva che si facessero manovre o esercitazioru su vasta scala perché temeva che l'assembramento cli un gran numero cli trnppe favorisse atti di forza e colpi di stato. Un altro problema grave impediva di ottenere la massima efficienza dalle forze armate: le casse dello stato, in continua bancarotta non riusci vano quasi mai a pagare integralmente il soldo alla truppa e lo stipendio agli ufficiali. Molto spesso quando vi erano truppe congedande, se ne rinviava il congedo, perché non vi era contante in cassa per poter corrispondere guanto da esse maturato. Non furono poche nel corso del tempo, specialmente nelle più lontane provincie le sommosse per ottenere il congedo e il pagamento del le somme dovute: ad ogni sommossa si trovava poi come inviare il denaro e tacitare quel gruppo di militari. Gli ufficiali non avevano sorte migliore: gli stipendi venivano pagati con grandissimo ritardo e non sempre percepivano nell'anno tutte le mensilità. Coloro che venivano da grandi famiglie benestanti non facevano alcun assegnamento su quanto lo stato doveva loro, ma quegli ufficiali di estrazione più modesta, gli ammin istrativi e tutti coloro che ne avevano fatto una fonte di sussistenza dovevano in qualche modo sopperire. Di qui la corruzione dilagante anche nell'esercito. Con la repubblica la s ituazione migliorò notevolmente e le forze armate cli Ankara iniziarono la loro vera modernizzazione, anche nel settore della remunerazione. L'influenza tedesca nell ' Impero Ottomano si andò rafforzando sempre più, specialmente ad esempio dopo il conflitto turco greco del 1898. Ma fu un fatto quasi normale dopo qualsiasi avvenimento militare in guel 61


periodo in Turchia. Non sempre però l'aiuto tedesco negli eventi be llici fu considerato positivo, anzi al contrario. Alla vig ilia della prima guerra mond.iale, agli ini zi ciel 1914, l'addetto militare a Costantinopoli scriveva un lungo rapporto sulla missione militare tedesca che riassume luci ed ombre di quella collaborazione. Alla fine della sfortunata guerra nel Balcani , una volta conclusa la pace, sul la stampa turca ed estera erano comparse nu merose critiche agli istruttori mi litari tedeschi. Anche molti ufficiali che avevano combattuto in quell'evento, pubblicavano memorie e diari, nei quali più volle si accennava al cattivo servizio reso dai tedeschi alle truppe ottomane. Ovviamente mo lte cli quelle critiche erano fin alizzate ad un alleggerimento delle responsabilità oggettive, ma era chiaro il fatto che i consiglieri mili tari tedeschi non erano riusciti nel loro intento, né professionale, né umano. L' addetto mi litare italiano riconosceva che non era stato faci le per i tedeschi lavorare presso la Sublime Porta, esattamente quel che aveva notato il suo predecessore Marini, una quindicina di anni prima. Da quanto riportato, risultava che Nazim Pasha, Ministro della Guerra nell'ottobre ciel 19 l 2, si era opposto al piano d 'operazione che era stato preparato da von der Goltz, e aveva deciso in autonomia di inizi,u-e le ostilità ne i Balcani con una offensiva generale, prop1io quella che il generale tedesco aveva fortemente sconsigliato. Era altresì vero che ostacoli di vario tipo erano stati frappost i ai tedeschi nel la opera cl i modernizzazione, ma era anche vero che Berlino aveva tollerato la situazione per lunghi anni, nonostante la delicatezza della missione affidata . .. chi si era preso l'impegno di riformare l'esercito ottomano e di prepararlo alla guerra avrebbe dovuto pure pretendere che gli fossero concessi poteri adeguati alla responsabilità che si era assunta, e quando tali poteri gli fossero venuti meno avrebbe dovuto protestare e, se necessario, declin are la responsabilità del proprio mandato ... ma il governo cli Berlino non aveva di nùra sostanzial mente quell'obiettivo: lo scopo della missione militare in Turchia era sempre stato politico ed economico più che militare ... 38 . Negli ambienti militari soffiava un vento contrario alla missione tedesca, anche perché altre influenze militari si stavano affermando nel settore, quale quella dei fra ncesi, che già verso il 1898 erano attivi a Costantinopol.i , con ufficia li intelligenti e capaci. Ma l' Impero si trovava sempre di più a dover riorganizzare le proprie truppe in tutti i settori, pur essendo ormai in bancarotta dichiarata g ià da tempo. Molti ambienti mi38 Cfr. in 029 R9, Prot. N. 105 del 28. l.1914.

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!itali avrebbero voluto cambiare interlocutore, ma in realtà fu giocoforza ritornare a chiedere aiuto alla Germania per l' istruzione militare: il governo oltomano avrebbe potuto scegliere qualsiasi altra potenza europea, ma la Francia era impegnata nella riorganizzazione dell'esercito greco; l'Tnghilterra era già stata incaricata della riorganizzazione della flotta ottomana; la Russia era potenza confinante e nemico secolare di Costantinopoli ; l'Italia e l'Austria erano impegnate nella questione albanese e soprattutto i rapporti con l'Italia erano ancora in una rase difficile e delicata, anche se il trattato di Losanna dell'ottobre del 1912, che aveva sancito la pace italo-turca, era già stato firmato da più di un anno. Quindi era disponibile ancora una volta per questo incarico unicamente la Germania. Già precedentemente, intorno al 1905, si era iniziato a notare una forte decadenza nell'apparato militare turco, nonostanle la presenza tedesca. Per comprendere meglio l'ennesima richiesta di aiuto a Berlino, bisogna ricordare le forti simpatie di Enver Bey e dei Giovani Turchi in genere per la Germania, anche se lo stesso Enver cercò di non dare poteri troppo fo rti di ingeren7.a nella politica militare ai componenti la missione militare. Tn realtà, come sopra 1icordato, il capo della missione mili tare agli inizi del 1914, il generale Liman von Sanders39 ebbe poteri molto estesi. Peraltro questi provvedimenti non fecero certo piacere alla Russia che se ne lagnò vivamente con la Cancelleria di Berlino. Così fecero i rappresentanti della Triplice all a Corte ottomana. Ma i giochi politici non furono così semplici, anche perché Enver Pasha agli inizi del 1914 era divenuto il più giovane ministro della Guerra dell'Impero. li brillante ufficiale dei Giovani Turchi aveva ricevuto un riconoscimento al suo valore e al l' influenza del movimento al quale apparteneva, riconoscimento che ebbe il suo culmine solo un mese dopo la sua nomi na quando divenne parte della famiglia imperiale sposando la su ltana Naciye, nipote pred iletta del sultano Maometto V, un matrimon io sicuramente pilotato, ma con una base di reciproca stima e affezione fra i coniugi. l Giovani Turchi controllavano così da vicino il governo e la Corte. Arrivato al Ministero, Enver

39 Scrive il Tenente Colonnello Mombelli nel sopra citato documento .. . Il Maresciallo Unwn è di sraw m c1ltll; piur1os10 co111plesso, 111a per nulla obeso. Ha /'aspe/lo di w1 1101110 rob11s10 e resis1e11te. È riservato ma a.!Jabile e la sua parolafram:a predi.1po11e al/a fiducia . L'impressione che si ricel'e tra/lenendosi con lui è che egli 11011 sia 1101110 superiore, com 'era il Maresciallo von der Golf::., ma 1111 rmimo Generale deciso e capace di co11d11rre a buon fine il suo difjicile mandato. l.11 desti11azio11e a Cos10111inopoli gli è giwua i11aspe11ata ed egli si trova ora in 1111 periodo di preoccupa::.io11i e di i11cene::::.e, che sono dovute alla novità ed importanza del compito che gli è stato affidato ...

w,

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iniziò una radicale purga dei ranghi, collocando d'ufficio a riposo 300 tra i più alti ufficiali dell'esercito, primi divisionari, divisionari e brigadieri. I posti vennero assunti da giovani generali e quando Liman si trovò alle dipendenze cli un Ispettore d'Armata più giovane di lui e inferiore cli grado, si comprese che ciò era incompatibile con la gerarchia militare es' impose la necessità di togliergli il comando del 1° Qrdù, nominandolo Ispettore Generale dell'esercito ottomano. Soluzione che fu accolta con molta soddisfazione dalla Russia e dalla Triplice Intesa. Anche in Germania Liman ebbe una promozione; in Turchia fu così nominato Mushir (Maresciallo) e la sua carica, tecnicamente più importante della precedente, non avrebbe però dovuto comportare influenza sulla politica interna ed estera del governo ottomano. Certamente nel passato l'opera dei tedeschi era stata ostacolata e resa vana dalla fierezza, ignoranza, apatia delle autorità ottomane le quali avevano finito per fare un dannoso ostruzionismo. All'epoca di Enver la situazione si presentò migliorata sotto un certo aspetto, anche perché lo stesso Enver e gli ufficiali da lui nominati, tutti del Comitato Unione e Progresso erano stati educati modernamente ed erano profondamente consci della assoluta necessità di una rapida modernizzazione della struttura militare, che doveva necessariamente passare per un radicale mutamento, anche dei gradi più alti della catena di comando. Da un altro punto di vista il compito dei tedeschi si era fatto piì:1 complesso per il forte senso di nazionalismo che pervadeva tutti i ranghi, anche se in teoria il loro apporto avrebbe dovuto essere accolto con maggiore professionalità che nel passato. Gli addetti mil itari dovevano raccogliere notizie sugli eserciti e le loro ricognizioni fuori della capitale in tutto il territorio dell'Impero erano considerate importanti: pertanto venivano non solo autorizzate, ma consigliate e incoraggiate. Nel 1896 il tenente colonnello Trombi, che aveva sostituito il Marini nella funzione di Addetto Militare a Costantinopoli ed esse.Q.do accreditato anche presso il Kedivé d'Egitto, si recò al Cairo, in doverosa missione, per presentarsi a Corte. Le istruzioni che il Comando del Corpo di Stato Maggiore diede a Trombi a questo riguardo furono molto chiare e soprattutto danno l'idea concreta di quello che si chiedeva agli addetti militari40 in trasferta al Cairo. Trombi doveva tenersi informato sulla situazione militare e riferire in special modo, mediante le notizie che sarebbe 4 0 Cfr. in G29 R5, Comando del Corpo di Stato Maggiore, Segreteria, Prot. N. 462, Roma 8.4.1896, e doc. n. I8.

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stato in grado di raccogliere, sulla spedizione anglo-egiziana intrapresa in Sudan. Non avrebbe dovuto tralasciare di prendere informazioni se ne avesse avuta l' opportunità, sull'Algeria, la Tunisia e la Cirenaica. Trombi inviò infatti dettagliate relazioni sul corpo di spedizione in Sudan, ma soprattutto riuscì a riferire interessanti commenti sulle vedute inglesi sulla poli tica coloniale in genere e più in particolare sulla politica italiana in Eritrea, parlandone con Kitchener, Sirdar4 1 della spedizione anglo-egiziana in Sudan, e con Lord Cromer, pleni potenziario inglese. Oltre quindi alle notizie di carattere mi li tare, Trombi riferì commenti inglesi che aveva direttamente avuto da parte di queste autorità inglesi sulle azioni militari italiane in Eritrea. D' altra parte la presenza di Trombi al seguito della spedizione anglo-egiziana in Sudan era strettamente connessa allo sviluppo della presenza italiana in Eritrea e allo studio dei metodi cli governo da seguire con le tribù musulmane42 : l' addetto militare era dunque un osservatore attento della politica coloniale e militare di governi stranieri e l'informazione e ra necessaria per poter meglio attrezzare le truppe italiane d'occupazione, per meglio operare su tenitori dalle caratteristiche geo-fisiche ancora poco conosciute dalle forze armate. Di grande interesse è quello che Kitchener aveva dichiarato su come le tribù arabe dovevano essere trattate dagli europei, con una straordinaria capacità di comprensione, con un atteggiamento, che si potrebbe definire assai moderno se tali dichiarazioni non dovessero essere esaminate nel quadro generale ciel sistema dell 'indirecl rule, seguito dagli Inglesi nella loro amministrazione coloniale. Sosteneva Kitchener. .. che non bisogna mai urtare le loro tradizioni (delle tribù arabe), non si deve pretendere di europeizzarli d'un tratto, né di potere applicare a loro te leggi e modi di governo ai quali non sono abituati né dal principio religioso, né dalle consuetudini .. . parole molto sagge che però non volevano dire rispetto e ap-prezzamento per quelle tradizioni. È vero però che gli ufficiali inglesi d~mostravano una straordinaria plasmabilità ali' ambiente, preparandosi con grande professionalità alle loro missioni d'oltremare. È interessante la notazione riportata dal Trombi 4 3 circa l'opinione di Kitchener sulla politica coloniale che egli vedeva come un affare, che conveniva portare avanti finché fosse lucrativo; in caso di perdita doveva essere abbandonato. Indubbiamente una visione alquanto pragmatica della politica colo-

4 1 Comandante

42 Cfr. 4 3 Cfr.

in Capo dell'Esercito. doc. Il. 20. doc. Il. 19.

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niale, che però non sempre fu seguita, anche dalla stessa Inghilterra, perché nella politica coloniale fu coinvolto moltissimo anche il prestigio internazionale che le varie Potenze ottenevano dall'espansione del loro impero e della loro influenza. Trombi inv:iò anche molte notizie sulla situazione delle rotabili e delle ferrovie, particolarmente interessanti per l'organizzazione dei trasporti militari e dei servizi. Il Colonnello fu poi richiamato al Cairo e da lì a Costantinopoli perché era necessaria la sua presenza per continuare a dar notizie sulla situazione in Asia Minore e sul centro dell'Impero, nel caso che complicazioni particolari potessero sopravvenire. La presenza di un ufficiale italiano nella campagna anglo-egiziana in Sudan era considerata molto importante dallo Stato Maggiore italiano che nel 1896 inviò, dopo aver richiamato Trombi a Costantinopoli, un ufficiale in Sudan, quale 'addetto militare' presso le truppe anglo-egiziane, il capitano Conte Luigi Calderari. Interessavano al Ministero della Guerra in particolare tutte le notizie che riguardavano servizi, trasporti, genio militare; tutto ciò che potesse essere utile proprio per il Governatorato italiano dell'Eritrea. Non fu facile l'accreditamento del capitano Calderari presso il Corpo cli spedizione egiziano in campagna verso il Sudan: Lord Cromer disse chiaramente all'Agente Diplomatico italiano Cugini che non aveva alcuna difficoltà ad accettare il capitano Calderari. La sua un ica perplessifa era che anche altre Potenze avrebbero potuto chiedere cli avere loro addetti militari presso la spedizione. Ciò avrebbe costituito una difficoltà notevole perché era già stato sperimentato che l'invio cli addetti militari ... era ragione lli ingombro e di imbarazzi assai sign~ficanti per l'esercito di operazione nel Sudan, che oltre al complicato servizio delle proprie salmerie e di altri impedùnenli deve pure badare ai cammelli carichi della roba di ciascun ujjtciale straniero .. . Lord Cromer però si convinse e ancora una volta un ufficiale italiano poté seguire la spedizione e fornire allo Stato Maggiore dell'Eserc..ito quei dati che venivano attentamente ricercati. Calclerari, al suo arrivo al-Cairo, fu presentato al Capo del Servizio cli Intelligence britannico che gli fornì un ampio quadro della situazione. Egli inviò le sue corrispondenze dal Sudan nel settembre 1897. Nelle sue relazioni molto spazio era dedicato a come venivano eseguiti i trasporti di truppe dal Cairo alla frontiera del Sudan e come venivano trasportati i materiali destinati alla costruzione della ferrovia. Nel novembre 1897, con la sospensione della spedizione, egli ritornò al Cairo, da dove nel gennaio 1898 inviò un'altra accurata relazione su tutta l'operazione anglo-egiziana in Sudan, considerando i probabili

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obiettivi della spedizione, le sue impressioni sull' efficienza dell'esercito anglo-egiziano. Relazioni interessanti e preziose. Mentre in Egitto la presenza britannica si faceva sempre più solicla'14, il Sultano cercava di procedere anche ad una relativa modernizzazione dell'Impero Ottomano, non solo del suo apparato militare. Il Sultano cercava di mettere al passo dei tempi anche l'apparato burocratico-amministrativo, in questo aiutato eia alcune scoperte tecnologiche che iniziavano ad essere applicate, quali ad esempio il telegrafo. La prima li nea telegrafica era stata installata proprio durante la guerra cli Crimea e faceva comunicare Costanti nopoli con il resto dell'Europa. Lentamente, sotto il regno trentennale cli Abdul Hamid, la rete si diffuse per tutto l' Impero, in modo tale che il centro amministrativo poteva comunicare più facilmente anche con le lontane province: troppo tardi ormai per riprendere autorità su quei territori. Anche i trasporti si modernizzavano. Secondo i rapporti del Marini45, attorno a questi progetti ferveva in gran lavorio segreto, che sicuramente si sarebbe potuto tradurre in interessi politici e fi nanziari ai quali sarebbe stato utile che avesse partecipato anche l' Italia. Gli investimenti relativi erano molto importanti, così come i proventi derivanti non tanto dalla concessione di costruzione delle ferrov ie, quanto dal loro esercizio, che veni va affidato alle società concessionarie, per un certo periodo cli tempo, insieme ad un congruo apporto dalle casse statali, come garanzia, qualora la linea non fosse remunerativa: il guadagno veniva così ass icurato. Le prime ferrovie erano state costruite da francesi e inglesi, piccole tratte che servivano per collegare le zone agricole alle coste. La linea Bursa-Mudanfrt era stata costruita nel 1873, ma le tratte più importanti furono costruite tra 1880 e 1890: tra il J888 e il l 893 vi fu la prima ondata di diretti investimenti europei. La ferrovia anatolica era stata appaltata ai tedeschi, che ottennero nel 1903 anche la concessione per costruire la linea da Konya, nel- · l'Anatolia fino a Baghdad e Basra 46 , che faceva parte della più importante connessione B&B, la famosa Berlino-Baghdad, che avrebbe causato importanti tensioni fra le Potenze europee in tutto il decenn io precedente la prima guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra. Infatti queste linee ferroviarie non servivano solo per il trasporto passeggeri e merci, attiv.ità dalla quale si potevano ricavare lucrosi introiti : erano in realtà traspotti 44

Per le vicende egiziane, per maggiori dettagli v. sotto. Cfr. A.M. Cospoli , 2. 11.1 893, al Com.te in 2° del Corpo d i Stato Maggiore, Roma, Prot. N. 23 in 029 R4, avente per oggetto: S ulle ferrovie in progetto Sofia - Salonicco - Mar Adriatico. 4 c, Bassora. 45

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stralegicamente pianificati ed importanti per il movimento di truppe in territori difficili da atlraversare, che garantivano in qualsiasi caso una certa velocità, rispetto ai tradizionali spostamenti a piedi delle stesse. Anche una Casa italiana, di Salonicco si proponeva di partecipare alla costruzione delle ferrovie ma era osteggiata, come sempre, principalmente da una società tedesca e da una società francese con a capo l' ing. Yitalif, piì:1 volte ricordato nei documenti, che già avevano ottenuto significativi appalti, continuando a chiedere sempre magg iori garanzie chilomet1iche47. Era importante che l'Italia fosse a conoscenza dei vari progetti e partecipasse perché i capitali e il lavoro delle maestranze italiane, peraltro ben note nel mondo per la loro operosità, potessero utilmente intervenire nelle commesse di questi lavori di cui fervevano i preparativi. Le imprese italiane riuscivano solo ad aggiudicarsi dei parziali sub-appalti o a far assumere operai ed ingegneri , soltanto però come forza lavoro e non in posizioni di responsabilità come la direzione dei lavori. Nel 1900 anche l'impero russo si accaparrò delle concessioni ferrov iarie, per la parte che riguardava il territorio nord orientale dell' Anatolia: interessava infatti ai russi costrui re delle tratte ferroviarie che unissero il Mar Nero con l'Anatolia e il Bosforo e che quelle tratte proseguissero poi nel territorio russo. Come faceva notare l' Addetto Militare d i quel tempo, tenente colonne llo Signori le, non si trattava per la Russia di una vittoria commerciale, ma politica, alla quale aveva fatto diretto riscontro la mossa della Germania di ottenere concessioni per la patte meridionale dell' Asia Minorc48 . Si ripeteva quasi negli stessi modi ciò che avveniva nel vicino impero persiano, tra Russia e Inghilterra. Le zone o sfere cl ' in!luenza che non erano assolutamente solo commerciali, ma pesantemente politiche, venivano divise dalla potenze europee ai danni della Porta e di Teheran. 1 due Im peri finiran no quasi nel lo stesso tempo, anche se nominalmente quello persiano resistetle cli più: mentre in Turchia fu proclamata la Repubblica nel 1923, negli stessi ann i Reza Khan cercava di introclmTe i concetti repubbl icani in Persia. li c lero non lo permise e Reza K han si incoronò S hah, il penultimo di tutte le di nastie persiane, ma nella sua mente l'esempio che voleva seguire e ra proprio quello della repubblica laica di Ataturk. Agli inizi del 1900 i turchi avevano ben compreso l'importanza econo mica e strategica delle ferrov ie, cambiando radicalmente l'atteggia47

Cfr. doc. n. 34.

48 Cfr. doc. n. 37.

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mento avuto nei confronti cli quel tipo di trasporto solo cinque lustri prima quando si era iniziata la costr uzione delle prime tratte. Nel I 900 il Sultano aveva ordinato la costruzione della linea fra Damasco e la Mecca apparentemente per venire incontro ad un desiderio dei pellegtfoi musulmani cli raggiungere i luoghi santi con maggiore faci lità, ma aveva altresì bene analizzato uno scopo mili tare della tratta: poteva trasportare le sue truppe in Arabia, nell' Assire nell'Hecljaz, evitando il lungo giro attraverso il Canale di Suez. È evidente che anche in Turchia, agl i inizi cli questo secolo, la costruzione delle ferrovie fu preminentemente un atto politico e strategico, considerando i possibili teatri di una fu tura guerra. In territorio europeo, nel caso di guerra contro la Bulgaria e la Serbia l' Austria Ungheria e la Grecia; in quello asiatico, in caso cli guerra contro la Russia e contro la Pers ia. Vi poteva essere anche un terzo teatro di guerra, quello in territorio arabo-mesopotamico, per il possesso dell'Arabia e della Mesopotamia. Con queste previsioni e privilegiando l'idea che il più sicuro teatro di guerra sarebbe stato quello europeo, i progetti delle ferrovie furono tracciati con l'idea che si doveva permettere alle truppe di essere trasportate rapidamente dai distretti di recl utamento asiatici alla parte europea dell'Impero. La ferrovia clell' Anatolia infatti andava da Scutari, che si trova davanti a Costantinopoli sulla costa asiatica, fi no ad Ankara ed oltre, penetrando per circa: 578 km. in un territorio montuoso e difficile eia attraversare. Era l'esempio più chiaro di quanto si intendeva fare a livello strategico per il movimento cli ingenti truppe. Le linee poi dovevano collegare l'interno con i porti per permettere di usufruire anche dì mezzi navali per lo spostamento rapido delle stesse, con un sistema cli trasporti misto. Questi problemi peraltro erano propri anche della Persia. Tutta quella regione mediorientale e le potenze europee stavano valutando l' importanza delle moderne ferrov ie eia un punto dì vista strategico, più che economico. Come per le ferrovie, anche per quanto riguardava la costruzione cli unità della flotta, gli italiani non riuscivano a ottenere grandi conunesse, nonostante la presenza della Casa Ansaldo nell'Arsenale del Corno d'Oro. Nel quadro delle modernizzazioni che Abdul Macljid voleva affrontare, vi fu anche quella della ricostituzione dì una potente flotta ottomana49 . Nel 1853 il Sultano prese al suo servizio degli ingegneri navali inglesi e degli ufficiali della marina britannica. L' Arsenale ciel Corno d ' Oro fu

49 Un'interessante sintesi della n1.u·ina da guerra tu rca fu redatta dal Colonnello E lia, Addetto Militare a Costantinopoli nel dicembre 1908, consultabile in G33 R29/2 l.

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messo progressivamente in grado di effem.iare riparazioni cli un certo livello. Nel 1873, dopo una dichiarazione dell'Impero zarista che non avrebbe più rispettato una clausola ciel Trattato cli Parigi del 1856 che limitava gli armamenti50, le case costruttrici di Francia e Inghilterra ottennero da Costantinopoli delle commesse importanti per costruire varie unità. E alla fine del 1874 la marina ottomana era tornata a risplendere: per forza e numero cli navi veniva guardata come la terza marina ciel mondo, fra le marine da guerra. Per una lunga seri.e di motivi, negli anni che segufrono il conflitto del 1877-78 la marina da guerra fu trascurata; Abdul Hamid non aveva grande fiducia nel lealismo degli ufficiali della sua marina da guerra, perché avevano studiato presso Accademie inglesi e avevano avuto la loro istruzione da ufficiali inglesi al soldo della Sublime Porta. Nel ventennio che seguì l'ascesa al trono di Abdul Ram.id, ben poco fu fatto per mantenere la marina da guerra ottomana efficiente e per modernizzarla. Una sola nave da battaglia fu aggiunta, ma quando ne fu ultimata la costruzione, l'unità fu inviata ai Dardanelli come nave ammiraglia, senza eseguire alcuna prova di macchina né cli artiglieria e lì rimase fin dopo la rimessa in vigore della costi tuzione, il 24 luglio 1908, quando pochi mesi dopo venne fatta ancorare alle banchine del Bosforo. Nel 1899 era stato approvato un ampio progetto cli ricostruzione della flotta turca, con una spesa totale di 50 milioni di franchi circa. Per far fronte a questa spesa il Governo ottomano avrebbe dovuto contrarre un prestito, l'ennesimo, ripagabile in trenta anni. garantito da una delle tasse considerate più remunerative dell' Impero: 1a "tassa sul montone". Ma il progetto non proseguì perché ci si rese conto che era troppo oneroso per le disastrate finanze statali. Intanto la Casa Ansaldo di Genova veniva invitata a mandare a Costantinopoli degli operai semplici e specializzati per ricostruire alcune unità nello stesso arsenale del Corno d'Oro. La Francia e l'Inghilterra erano molto attive anche in questo settore. La Germania faceva di tutto per scalzare quel poco d'influenza_ che avevano i cantieri italiani presso gl i ottomani. Quando si trattava cli riparare unità ottomane o di costruirne di nuove, i prezzi praticati dai cantieri cli Kiel erano sempre molto più bassi di quelli praticati d!alla Casa Ansaldo ed erano così bassi da far pensare che la differenza uscisse direttamente dalle casse imperiali tedesche o eia quelle governative, che così facendo esercila-

50 La Russia dovetle sottoscrivere nel I 856 il Trutt.ato di Parigi, con il qua le si impegnava a limitare le proprie forze navali in Mar Nero ad un certo numero di navi leggere per il servizio costiero. 70


vano un predominio a tutto campo sull'Impero Ottomano, a completo danno delle altre potenze europee. Era anche evidente che, rivolgendosi a questi due stati per la costruzione di una moderna flotta, le forze annate ottomane ne avrebbero avuto in seguito anche una conseguente dipendenza militare, per l'addestramento tecnico ciel personale e per l'approvvigionamento del materiale di ricambio. Utilizzando case costruttrici inglesi, francesi e tedesche, si stabiliva non solo una ovvia dipendenza militare, ma anche una forte infl uenza politica che poteva certamente far sentire il suo peso sulla condotta della politica estera del Sultano e dei suoi collaboratori. Dal punto di vista puramente economico, poi, non sempre l'affidamento di riparazioni a prezzi molto bassi, a volte troppo bassi, risultava conveniente per lo stato ottomano: emblematico fu il caso delle riparazioni del!' Assar Tewfik, confidate ali' arsenale di Kiel, che aveva praticato i prezzi apparentemente più convenienti. L'unità navale ottomana rimase quasi dieci anni in riparazione in quell'Arsenale, perché ogniqualvolta i pagamenti per Io stato avanzamento lavori non venivano effettuati, l'attività del cantiere rispetto a quella nave veniva sospesa. E poiché questo avveniva sovente, le riparazioni vennero effettuate in un lungo decennio con risultatj di efficienza lungi dall'essere soddisfacenti. Nel 1902 l'Ansaldo riuscì ad ottenere una commessa: firmò infatti con il governo turco un importante accordo per la riparazione di otto navi da guerra. Le navi avrebbero dovuto essere riparate a Genova, ma vista la situazione precaria delle unità che probabilmente non avre~bero raggiunto i cantieri genovesi nemmeno a rimorchio, da parte italiana fu proposto di ripararle nello stesso Tophané: dapprima i turchi rifiutarono una simile possibilità, ma poi i rappresentanti della Casa A nsaldo furono così abili da far accettare questa condizione che permetteva agli italiani cli rimanere, quasi eia padroni, nell'm·senale turco e cli godervi una posizione non indifferente cli prestigio5 1• Queste riparazioni avrebbero portato certamente ad un aumento della forza navale della Turchia i cui interessi politico-militari in Oriente, fu notato a Roma, potevano non collimare con quelli italiani. Se da una parte queste commesse permettevano ai cantieri Ansaldo cli continuare a lavorare, dall'altra l'aumento della potenza e della efficienza della flotta ottomana poteva in un futuro danneggiare proprio l'Italia. Nel 1907 la Casa A nsaldo ottenne una nuova commessa, quella per la costruzione cli un incrociatore, per un controvalore di 330.000 lire sterli51

Per i dettagli dell'accordo, cfr. doc. n. 45.

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nes2. Il contratto fu ottenuto con molte difficoltà e con l'osti li tà chiara della Germania, che frappose ogni sorta di ostacoli al buon fine della contrattazione. Dunque anche l 'ltalia era riuscita ad ottenere una commessa, ma che fine avrebbe fatto questa unità, se non quella di stare alla fonda nel Corno d ' Oro, perché le finanze ottomane erano in condizioni tali da non poterla armare e far navigare? Questo si chiedeva l'addetto militare italiano e probabilmente riportava le voci sentite all'interno degli stessi ambienti militari ottomani. Anche nel caso della costruzione dell' incrociatore, l'Ansaldo avrebbe voluto procedere negli stessi bacini dell'arsenale di Costantinopoli, ma questa idea fu fortemente osteggiata dalle autorità militari ottomane, che in realtà volevano riprendere la gestione diretta dei loro cantieri che avevano affidato, all'epoca della riparazione delle navi, agli italiani. Costruire l'incrociatore a Genova voleva d ire certamente maggiore professionalit~t tecnica nella costruzione, poiché tutte le maestranze sarebbero state italiane, ma per l'Ansaldo lasciare la gestione tecnica dell'Arsenale significava perdere di prestigio, anche se da un punto cli vista economico sarebbe stato remunerativo: infatti, pur avendo gli italiani la gestione tecnica del cantiere navale, dal momento che non sempre i turchi davano lavoro ai bacini cli riparazione, la Casa Ansaldo anelava in perdita perché doveva mantenere e pagare in loco almeno una quarantina di operai italiani, anche quando non c'era lavoro. Di fronte alla riottosità degli ottomani cli far costruire l'incrociatore a Costantinopoli, era anche legittimo il sospetto che altre potenze stessero premendo a Corte per avere quella posizione prestigiosa. L'Italia ovviamente avrebbe voluto mantenere quell'affidamento, proprio nel momento in cui, dopo tanti anni di commesse navali alla Francia e all 'Inghilterra, un cantiere italiano era riuscito ad ottenere un vantaggioso contratto. Iniziava anche in quell'anno, 1907, la penetrazione finanziaria italiana diretta: sull 'esempio cli molte banche russe e inglesi che avevano costituito nuovi istituti bancari a loro affiliati sia in Turchia che.in Persia, fu fo ndata a Costantinopoli una Banca Italiana, con la partecipazione cli istituti bancari italiani cli primaria importanza e cli numerosi importanti industriali, tra i quali anche i Florio di Palermo, i Cantieri Riuniti delle Acciaierie Ternane, la Breda Costruzioni Meccaniche e Fen-oviarie e molti altri53. Il capitale iniziale fu cli tre milioni di franchi interamente versati.

52 Cfr. doc. n. 55 . 53 Per i dettagli sulla composizione degli azionisti e del Consiglio cl' Amministrazione dell'Istituto bancario cfr. doc. n. 52.

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Scopo del nuovo Istituto di credito era quello di favorire il commercio e l'industria italiana in Turchia, facilitando gli scambi e le transazioni fra i due paesi. Il nuovo Istituto di credito, però, non ebbe molta fortuna. Nell'ambito degli armamenti, la Casa Krupp era quella che aveva una posizione preminente, anche perché doloro.mmente gli italiani non erano presenti alle gare d'appalto per fucil i, munizioni e polveri da sparo: quando, per opera dell'addetto militare, erano ammessi, anche se in ritardo a presentare prodotti italiani al Sultano, non riuscivano sempre ad organizzare la presentazione con la dovuta professionalità, come nel caso della prova della pistola Cucurullo: arrivò il tecnico, con l'arma, ma non arrivarono le relative munizioni, che si dovettero costruire lì per lì a Costantinopoli. La presentazione fu ritardata e altri stati ebbero la commessa. La casa Krupp non aveva il monopolio in questo settore anche perché l 'addello militare francese ... trasformato in agente commerciale dell'industria rnilitare patria, presentava proposte concrete .. .54, che venivano recepite e quindi venivano date importanti commesse. La vendita degli armamenti non aveva solo un aspetto finanziario, ma era anche una affermazione politica per la potenza europea che riusciva a far adottare i propri sistemi d'arma dall'esercito ottomano, con ovvie ricadute di immagi ne e di introiti economici, sempre quando il governo ottomano riuscisse a pagare. Per ristabilire però la verità dei fatti e non attribuire agli addetti militari scarsa efficienza nel disimpegnare i loro compiti, occorre dire che, in effetti, da tutta la corrispondenza relativa ai compiti degli addetti mi litari , non risulta che essi fossero incaricati di presentare direttamente sistemi italiani; al massimo dovevano assistere al meglio i rappresentanti di case italiane nella loro presentazione di armamenti alle gare organizzate dal Tophané, quando dall'Italia veniva inviato qualcuno a partecipare. Come già rilevato precedentemente, la situazione nell'Impero Ottomano anelava aggravandosì notevolmente: agli inizi del secolo le casse dello stato erano miseramente vuote e l' indebitamento estero fortissimo. Già nel 188 1 era stata trovata apparentemente una soluzione ai vasti problemi. Era stata creata una istituzione che doveva amministrare il debito pubblico, nel senso di ottimizzare l'uso delle risorse dello stato, conosciuta con il nome francese di Caisse de la Dette Publique ottomane. Vi era un Consiglio cli Amministrazione ciel quale erano membri i rappresentanti di coloro che detenevano titol i ciel debito pubblico ottomano. L'i54 Cfr. cloc. n. 12.

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stituzione si trasformò in una complessa macchina burocratica, che aveva più cli 500 impiegati. La Caisse, dedotte le spese per il proprio funzionamento, che aumentarono peraltro sempre di più, avrebbe dovuto usare razionalmente ciò che rimaneva, per migliorare la situazione finanziaria dell'Impero e far scendere il debito pubblico. Soprattutto la Caisse agiva eia collettore diretto delle imposte dovute dalle province, ruolo nel quale dimostrò di essere molto più efficiente del governo. In un primo periodo la soluzione ebbe ottimi risultati e nel primo decennio cli costituzione di questa organizzazione, le risorse furono attentamente amministrate e il Sultano poté evitare di chiedere nuovi prestiti all'estero. Ma agli inizi del secolo necessitò denaro fresco e furono richiesti altri prestiti alla Francia e all ' Tnghilte1Ta. La Caisse, anche per gli alti costi della sua gestione e per la corruzione che aveva fatto il suo ingresso anche in quel 'santuario' finanziar:io, non riuscì più a gestire correttamente le risorse statali, fallendo nel suo scopo istituzionale. Secondo il colonnello Signorile, nel 1901 , la Turchia era obbligata a vivere di espedienti finanziariss e la situaz ione generale era molto compromessa. Infatti mancavano ormai pochissimi anni al crollo totale. Alcune considerazioni cli carattere politico fatte dall'Addetto Militare a questo riguardo furono considerate molto forti e provocarono un rilievo da parte degli Uffici del Comando di Stato Maggiore, perché il rapporto era stato inviato in chiaro e non in cifra: l'ufficiale fu richiamato alla necessità cli cifrare simili dispacci, perché se per avventura fossero caduti nelle mani dei turchi avrebbero causato imbarazzo allo stesso Comando e alle autorità italiane, governative e diplomatiche, per i giudizi fortemente negativi espressi sulla conduzione della cosa pubblica eia parte ciel Governo e del Sultano. In effetti Signorile aveva chiaramente scritto come la corruzione e lo spionaggio eretto a sistema avessero minato ormai le fondamenta del1'Tmpero. Erano deduzioni cli una certa delicatezza che, se pur giuste - come si vide in seguito quando i Giovani Turchi smantellarono,l' imponente sistema - , imponevano di seguire le normali regole di una stretta riservatezza. L' Addetto ne prese buona nota per i suoi futuri messaggi 56. Si stava intanto fortificando l'opposizione contro Abdul Hamid, che veniva sempre di più visto come un tiranno e un oppressore. In effetti occorre dire che tutta la storiografia successiva al 1910, sia turca che europea, ha sempre dipinto la figura di questo Sultano come quella di un tiss Cfr. doc. n. 41. 56 Cfr. doc. n. 42-43.

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ranno sanguinario. Anche alcuni studi relativamente recenti hanno tratteggiato in questo modo la personali tà del sultano57, senza analizzare anche l'altro aspetto d i u n sovrano certamente autocratico e sospettoso di tutto e di tutti, ma orien tato verso una sostanziale modernizzazione del suo Impero, anche se imposta dall' alto. Il regno hamidiano era già stato molto lungo e forte era la volontà di cambiamento, con qualsiasi mezzo. Nel luglio del 1905 vi fu un grave attentato al Palazzo di Yildiz contro il Sultano, nel quale si distinse, nel salvare la vita al sovrano, un ufficiale italiano che era al servizio d i Abdul 1-Iamid, il capitano Romei5S. Il tenente colonnello Elia, che aveva sostituito il Signorile, ne fornisce una dettagliata descrizione59 . L'attentato avvenne durante il Selamlik del 21 d i luglio del 1905, quando il Su ltano, uscito dalla Moschea, che era trecento metri dal. suo Palazzo, stava per risalire in carrozza. Fu fatta scoppiare una bomba, situata sotto una carrozza ferma lungo il percorso sultan iale, che mancò il bersagl io, facendo però 24 morti fra gli astanti, 57 feriti gravi . Perirono anche 55 cavall i e 27 carrozze ebbero gravi danni . Romei, che era il Generale Aiutante di Campo di Sua Maestà allo scoppio, durante il fuggi-fuggi generale, si pose subito a fianco del Sovrano, dimostrando, come lui, gran sangue freddo. Il Romei fu colpito dallo zoccolo di un cavallo, ebbe una leggera contusione, ma rimase vicino al Sultano. Le prime ipotesi di una commissione d 'inchiesta fu che si trattasse cli un attentato cli matrice bulgara. L'attentato però fu rivendicato presso le Rappresentanze diplomatiche straniere da una organizzazione armena. La versione ufficiale rimase quella che dava matrice bulgara al fatto. Furono fatte molte indagini, ma non si arrivò, almeno ufficialmente, a scoprire niente di più sicuro . Il fatto importante era comunque che l'attentato era stato preparato con una certa cura, con materiale venuto dall' estero. Iniziava così il processo che avrebbe condotto alla deposizione di Abdul Ha--· mid. Romei era stato molto lodato dal S ultano per il suo comportamento e a lui Abdul Hamid affidò la riorganizzazione dell'apparato di sicurezza della sua persona e dello schieramento delle truppe durante le cerimonie

57 V. ad esempio lo stud.io di N. 81\RBER, Lords of the Golde11 Horn (Pan Books, Londra 1973), nel quale però non si mettono affatto in luce quelle qualità che pur Abdul Hamid aveva e le riforme che riuscì a far attivare durante il suo lungo regno. 58 Per le notizie sull' lrnpero Ottomano inviate direttamente dal capitano Romei al Ministro degli Esteri, v. F20 b 16. 59 Cfr. G29 R6/42 da Costantinopol.i., Prot. n. 48 ciel 22.7 .1 905, n. 50 del 23.7. 1905 e n. 53 del 31.7.1905. Questi rapporti sono in teressanti per i dettagli dell'attentato, ma non forniscono considerazioni di ri lievo poli tico.

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ufficiali, in modo da poter evitare futuri incresciosi episodi, come quello che aveva segnato il Selamlik del luglio 1905. Romei fu insignito anche della più alta onorificenza ottomana, a dimostrazione dell'apprezzamento che il Sultano aveva per la sua persona. Dunque l'opposizione aveva iniziato ad agire con una certa forza. Già qualche anno prima a Parigi si era formato un circolo di intellettuali guidato da Ahmacl Riza, figlio di un membro ciel Parlamento ottomano. Insieme ad altri emigrati egli aveva fondato l'lttihat ve Tera/dà Cemuyeti (Comitato Unione e Progresso) che pubblicava un foglio, Mesveret (Consultazione), in turco-ottomano e francese. In Francia il gruppo venne conosciuto con il nome di Giovani Turchi (.!eunes 1ùrcs). Questo è quello che è passato alla storia. Le idee liberali anti-hamidiane ciel gruppo si diffusero abbastanza rapidamente anche in patria, grazie alle numerose società segrete che fiorirono nel frattempo, per la libertà cli pensiero e cli opinione. A mano a mano aderirono a questo gruppo di intellettuali molti personaggi importanti dell'aristocrazia, della burocrazia e giovani ufficiai i, figure chiave dell'esercito: nel dicembre 1899 aveva aderito anche un fratellastro ciel Sultano, Mahmucl Celalettin Pasba, che si era rifug iato a Parigi con i suoi due figli per sfuggire alle ire del congiunto. Come sempre avviene in tutti i circoli di pensiero e di politica di opposizione, all'interno del movimento si crearono problemi per il mantenimento della leadership traAbmad Riza, il fondatore, e il figlio maggiore di Mabmud Pasha, principe Sabaheddin. Al Congresso del 1902 il movimento si divise in due parti: una, capeggiata da Sabaheddin, che vedeva possibi le un intervento straniero nell'Impero Ottomano, al fine cli far cessare il regime tirannico cli Abdul Hamicl e l'altra, con a capo Ahmacl Riza che era fortemente nazionalista e costituzionalista. Gli anni 1906 e 1907 furono importanti per lo sviluppo di questo movimento soprattutto per gli eventi che seguirono la guerra russo-giapponese del 1904-1905 e la prima rivoluzione nel.la Russia zarista ciel 1905. Il 1907 fu un anno molto difficile per l' agonizzante Impero Ottomano. L'esercito era in condizioni deplorevoli, essenzialmente proprio per la forte mancanza di denaro liquido nella casse statali. Cominciarono numerosi ammutinamenti di truppe nel giugno di quell'anno. In Yemen la rivolta, che durava da circa un decennio, contro Costantinopoli si faceva sempre più aspra e assorbiva trnppe che non avevano nessuna volontà di resistenza e di combattimento, che non volevano restare in un luogo dove era molto complesso sopravvivere, per la durezza delle condizioni di vita. Quindi accanto alla rivolta degli yemeniti che volevano l'autonomia

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di governo dagli ottomani se non, jn ulti ma analisi, la totale indipendenza, vi erano truppe non in grado cli contrastare i locali e che non avevano volontà di combattere musulmani , come loro. Le vicende dei torbid.i nello Yemen si ripercuotevano anche in altri territori del vasto Impero. A Beirut vi erano continui disordini, per colpa dei reduci dallo Yemen, che protestavano per la paga mancata<,0 • Il tutto contribuiva a fomentare una situazione di notevole instabilità politica. Vi furo no anche in quel periodo numerosi incidenti alla frontiera turco-persiana6t, ove una anarchia cron ica permetteva ai curdi cli taglieggiare i villaggi e di essere i veri padroni della zona di frontiera d i Van. Un ennesimo fronte cli instabilit~t cli apriva per il decadente Impero: tutto il territorio era in fermento e un contrasto con la Persia per motivi cli fron tiere eia chiarire non serviva certo a migliorare la situazione, anche se la Persia non era in condizioni migliori per quanto riguardava le proprie truppe e la forza ciel suo governo. Anche a Teheran si chiedeva l'appl icazione cli una Costituzione, concessa e non applicata, e cli lì a poco, nel 19 10-1911, in un tentativo di restaurazione, sarebbe scoppiata una guerra civile nella capitale, mentre tutto lo stato era in continua ebollizione. Verso la fine del 1907, nel quadro della generale instabilità, si riscontrò molta agitazione anche nel vilayet della Macedonia. Ovunque bande ribelli imperversavano sul tenitorio ottomano europeo, mentre l'esercito, ufficial i e soldati, mostrava sempre nùnor affezione verso il Sultano. Demotivati, con numerosissimi motivi per lagnarsi del Governo, non avevano nessun incentivo a marciare tra l'altro contro gente della loro stessa religione, sia che fosse in Yemen o in Macedonia: pare che il Governo voglia - per quanto è possibile - evitare i mezzi violenti in questa contingenza. A ciò lo consigliano il generale malcontento prevalente.fì'a gli uf ficiali; la riluuanza delle truppe a marciare cont1v camerati della loro re= ligione che hanno gli stessi motivi di lagnanza del Governo di tutto l 'esercilo... così scriveva l'Addetto Militare italiano nel luglio ciel l 90762 : Egli analizzava con obbiettività una situazione instabile e compromessa e forse anche non più governabile dalla Porta, che avrebbe potuto mettere in campo, come in effetti fece, solo i consueti metodi, usando promozioni

60 Per queste notizie v. i rapporti dell' A.M. in G33 R 18 - 25 - 26 - 27 e G29 R6: vi sono molte cartelle nelle quali sono conservate le notizie circa lo Yemen, la rivolta yernenila e i problemi delle truppe ottomane. 6l Cfr. in 033 R27/20, Prot. N. 80 Riservato del 26.8.1907. 62 Cfr. in 033 R28/17, Prot. N. 55 Riservato, del 12.7.1907.

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a pioggia, bakshish, fomentando sospetti, diffidenze, gelosie, divisioni di ogni specie per riuscire a far marciare l'esercito, ove invece sarebbero occorsi denmi e forza di governo per poter rimettere almeno una parvenza di ordine nell'Impero. Se pure tutto ciò avesse potuto rinviare un collasso già piuttosto evidente ad occhi attenti. Ma la Sublime Porta non aveva denaro e non aveva forza. Lo Yemen era costantemente in rivolta e la Macedonia era pericolosamente contraria ali' amministrazione centrale. L'opposizione era divenuta molto agguerrita e nuovi gruppi si formavano rapidamente. Nel settembre ciel 1906 era stata fondata una Osmanli Hurriyet Cemiyeti (Società per la Libertà ottomana) in Salonicco. I fondatori di questa Società erano burocrati e giovani ufficiali. Gli ideali della Società si diffusero rapidamente in tutta la Macedonia e soprattutto conquistarono alcuni ufficiali del Terzo Ordù, di stanza a Salonicco e del Secondo, di stanza a Edirne. Tra questi vi era il maggiore Enver Bey del Terzo Ordù, il quale ebbe un ruolo assai importante negli avvenimenti successivi e nella stessa vita dello stato. Gli aderenti a questa Società trovarono che i loro ideali coincidevano con quelli di Ahmed Riza, il quale aveva continuato a lavorare a Parigi, dopo la divisione e la sua separazione dalla corrente del principe Sabaheddin, e si fusero con quel movimento. Adottarono il nome di quel movimento, Comitato Unione e Progresso (CUP). E nonostante che il movimento fosse nato a Parigi, furono i soci di Salonicco che presero la guida del!' opposizione. Già vi erano state piccole ribellioni, scioperi e manifestazioni varie nei due anni precedenti, in quella delicata zona strategica. Lo scontento era diffuso e l'erogazione degli stipendi avveniva sempre più in ritardo, stimolando ammutinamenti e ribellioni. Il 21 marzo del 1908, ad esempio, in seguito ad accordi presi segretamente, 450 uomini cli due reggimenti della cavalleria Hamiclié di stanza ad Adrianopoli, abbandonate le caserme, si erano recati alla moschea di Baiazid per dimostrare contro il fatto che avevano terminato da tempo il loro servizio cli coscritti, ma ancora attendevano le paghe degli ultimi quattro anni. A loro si unirono militari di tutte le armi e di tutti i corpi del presidio, che si trovavano quasi tutti nelle medesime condizioni. Così 1500 unità si ammutinarono e trovarono rifugio nella moschea63 . A nulla valse la presenza dei Comandanti cli Orclù e degli Uf-

63 Nel mondo musulmano cli quel periodo era normale prendere rifugio nella moschea per sottrarsi all'ira di un sovrano, o nella sede di una legaz ione straniera occidentale. Infalli nella moschea non potevano entrare armati e chi era in quel luogo santo non poteva essere toccato. Per la sua uscita inden.nc dai luoghi cli culto, il ricercato riusciva sempre 78


ficiali superiori. A nessuno fu permesso di avvicinarsi alla moschea. Un tentativo di usare altri reggimenti contro gli ammutinati fece subito chiaramente capire che il pericolo era che anche le truppe inviate a ridurre al1' ordine coloro che erano nella moschea, si ribel I assero. I Comandanti telegrafarono a Costantinopoli per ricevere ordini e danari, che arrivarono prontamente, anche se non fu provvista tutta la cifra che era necessaria. Dopo molte trattative, gli ammutinati accettarono il pagamento parziale delle loro competenze, un esenzione dalle imposte per i crediti residui e l'impegno che il loro comportamento non avrebbe avuto conseguenze disciplinari. Questo tipo di ribellioni era avvenuto frequentemente negli ultimi due anni . I motivi erano sempre gli stessi: arbittario manten imento sotto le armi oltre il periodo stabilito, mancato pagamento del soldo. Anche il modo con cui veniva condotta la protesta, era sempre lo stesso: riunione in una moschea, dove ben sapevano che uonùni in armi non potevano entrare se non per prendervi rifugio. La soluzione anche era sempre la stessa: arrivo di denaro fresco da Costantinopoli; remissione completa delle pendenze giudiziario-militari; congedo delle truppe 1ibelli. Le truppe congedate e semi soddisfatte rinnovavano la loro devozione, inneggiando al Padisha, colui che tutto risolveva. Tutti questi episodi però mostravano, come rilevava l'Addetto Militare Elia, che l'esercito era in sfacelo completo, non aveva quella coesione e quella disciplina che è normale attendersi in un esercito, anche se in realtà in Turchia la situazione era diversa rispetto all'Europa, poiché una ferrea discipl ina non era mai stata una caratteristica forte dell' esercito ottomano64. La situazione però era evidentemente deteriorata. Questo tipo di ribellioni avveniva in ogni parte dell'Impero, ma fu la Macedonia, la scintilla cli quello che sarebbe successo nel luglio 1908. Nel giugno di quell'anno lo zar Nicola II e il re Edoardo Vll si erano incontrati sulle rive del Baltico, per studiare insieme la situazione internazionale, soprattutto temendo la Germania, la sua potenza e il suo espansionismo coloniale. Uno dei risultati di questo incontro fu proprio un progetto cli proposta per sistemare la situazione instabile in Macedonia e nel resto dei Balcani ancora ottomani, prendendone il controllo e lasciando una sovranità di fatto al Sultano. Si diffusero rapidamente voci che ormai gli Irn-

ad ottenere qualche tipo cli salvacondotto che gli risparmiasse la vi ta. Anche nelle legazioni straniere gli armati non potevano entrare, pena qualche pesante ritorsione dello stato europeo offeso. 64 Cfr. in G33 R28/9, Prot. N. 22, del 30.3.1 908.

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peri avevano deciso di dividersi le spoglie dell' Impero Ottomano. A questo punto il Comitato Unione e Progresso decise che era il momento di agire, anche perché si aveva sentore che gli agenti del Su ltano stavano individuando le persone con sentimenti 'liberali' e quindi oppositori del Governo legittimo di Costantinopoli. Il 10 luglio 1908 un ufficiale in uniforme, a Salonicco, alla stazione ferroviaria feriva il mullah alaisi miif'iisi del reggimento, il quale si stava recando a Corte, si diceva proprio per denunciare alcuni ufficiali liberali. Il rappresentante del clero musulmano fu soccorso e caricato su un piroscafo per essere trasportato in fretta a Costantinopoli ed esservi interrogato, prima di morire. Sullo stesso piroscafo si imbarcò anche un Generale, Said Pasha che era stato inviato a dirigere le operazioni militari che dovevano reprimere l'ennesima ribellione che si era manifestata a Samos, il quale stava rie ntrando in sede, via Salonicco. Fu anch'egli vittima di un attentato, da parte di un soldato albanese: benché potesse essere sottratto agilmente alla furia dell'attentatore, dalle testimonianze raccolte fu ch iaro che un buon numero di ufficiali turchi che erano a bordo non intervennero. Questi attentati erano qu asi giornalieri, indici evidenti che ormai la situazione era troppo deteriorata e che la disciplina e il rispetto per la gerarchia erano completamente venuti meno. La situazione ribolliva in tutti gli Ordù . Niazi Bey, un ufficiale ribelle nelle provincie al confine con la Bulgaria si era messo alla testa di duecento ribell i e aveva indirizzato al popolo e ai governanti un proclama nel quale sosteneva di combattere le ingiustizie e le iniquità per le quali da tanti anni soffre l'Impero e per forzare il Governo a rientrare nelle linee della giustizia e a concedere la costituzione del 129265 .. . L'addetto m ilitare italiano riferisce nella sua corrispondenza molti eiettagli di tutte le sommosse di cui aveva notizia, ma ancora non ri teneva possibili alcuni cambiamenti perché spesse volte la Turchia si è trovata in circostanze che la facevano sembrare sull'orlo del precipizio: poi le cose si sono aggiustate senza troppo danno e senza catastrofi. Altre volte, da una apparente e profonda calma, il Paese si è trovato lanciato in torbidi gravissùni66. Segnalava però che il momento era particolarmente serio perché erano troppe le ragioni del malessere profondo che attraversava tutto l'Impero. La parzialità e il favoritismo regolavano le promozioni, sia nel mondo civile che in quello militare. La corruzione e lo spionaggio erano alla base di molti dei problemi in quel momento, uni-

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1876 dell ' era cristiana. Cfr. in G33 R27, Prot. N. 56 del 17.7.1908. Ibid.


ti all'ossessione che il Palazzo aveva contro qualsiasi forma di liberalismo. Le paghe erano sempre arretrate e contribuivano alla demoralizzazione dei quadri e della truppa. Gli ufficiali, per far vivere decorosamente le loro fam iglie molto spesso si accordavano con i fornitori, defraudando delle g iuste razioni truppe e quadrupedi . Questo quadro mi litare era socialmente molto rilevante considerato che ben 14 milioni cli cittadini su 24 milioni cli musulmani, secondo lestime dell'addetto militare, prestavano un servizio militare, d ivenuto gravosissimo economicamente e moralmente per la popolazione. A causa della cronica mancanza di denaro le truppe nizam non venivano congedate al tempo giusto, anche perché di esse si necessitava per le continue ribellioni delle provincie lontane dell' Impero. Quando queste manifestavano, allora venivano congedate e i redif venivano richiamati in servizio per coprire i vuoti. I richiamati non comprendevano perché dovevano lasciare il lavoro dei campi, lasciare senza sostegno le fam iglie per sostituire truppe che dovevano andare in congedo, quando molto spesso essi stessi erano stati congedati in grave ritardo ed erano appena tornati alle famiglie e al lavoro dei campi. Le sfortunate spedizioni in Yemen e in Arabia richiedevano sempre maggior numero di combattenti e le condizioni di vita colà erano sempre più difficili. Tutto l'Impero era in fermento, anche per l'intromissione di varie potenze straniere, in prima linea la Francia, l'Inghilterra e la Russia che cercavano di poter mettere mano alle risorse turche. In questa situazione gli ufficial i che erano membri ciel CUP, tra i quale era Enver Bey, prepararono e coordinarono un piano vincente a Salonicco: si impadronirono della città e chiesero il ripristino della costituzione. Il Sultano cercò di reprimere la sommossa inviando truppe anatoliche: alcuni ufficiali furono uccisi e altri si unirono alle truppe cli Salonicco. Nella notte fra il 23 e il 24 luglio 1908 il Suita- no si trovò nella necessità d i firmare un iradé imperiale per il quale dava ordine che in tutto l' Impero fosse applicata la costituzione del 1876, quella costituzione che lui stesso aveva dato mo.lto tempo prima. Nell'eufo ria della ri-concessa costituzione, le prigioni, come sempre avviene in questi casi, si aprirono: detenuti comuni e detenuti politici furono liberati allo stesso momento. L'ordine pubblico ne soffrì, perché la maggior parte dei detenuti era composta da comuni malfattori, dei quali ben 120 condannati a morte per delitti contro la persona. Il Comitato aveva valutato la possibjljtà d i liberare solo i detenuti politici, che avrebbero potuto così, riprendendo la loro libertà, aiutare la rivol uzione. Non si poteva fare distinzione fra i detenuti politici e quelli comuni. Il Comita81


to, di fronte all'ostilità di un pugno di detenuti comuni e alla difficoltà di operare scelte, decise per una sanatoria generale, sperando che la Costituzione, di nuovo applicata, avrebbe dato nuove possibilità cli redenzione anche a coloro che si erano macchiati di delitti comuni. Il 1908 dunque si presentava sotto ottimi auspici: scriveva l'Addetto Militare in un rapporto cli quello stesso 24 luglio:... Assistianw ora da vicino allo svolgersi di un grande episodio nella storia cli questo popolo. Fare previsioni intorno alle sue conseguenze sia all'interno che nei riguardi internazionali, sarebbe altrettanto avventato quanto prematuro ... un prossimo avvenire ci dirà quali forze la Turchia sappia trovare in sé per governarsi con un regime costituzionale, quale sia la sincerità dicolui che stamane ne ha decretata l'applicazione, quale l'efjtcacia della influenza interna ed esterna alla sua applicazione; quale ù1fine l'adattabilità della speciale mentalità dei Turchi e delle altre razze dell'Impero al complicato jìmzionamento di uno 'Statuto' all 'Europea6 7• La rimessa in vigore della Costituzione era stata opera quasi esclusivamente dell'azione congiunta degli uffi cial i del Terzo Ordù della Macedonia e del Secondo di stanza in Tracia. Questo fu chiaro per la popolazione della parte europea ma non di quella asiatica, anche a causa della censura strettissima che Costantinopoli aveva costantemente esercitato sulla stampa. Nella parte europea erano stati gli stessi autori della rivoluzione a spiegare al popolo e al resto delle truppe cosa era in realtà successo e che non era certo stato un atto spontaneo ciel Su ltano la restaurazione della Costituzione. Soprattutto nella parte europea dell'Impero non vi era dubbio che l'autorità e il potere cli governo erano completamente in mano dei Giovani T urchi, anche se ancora non era emerso l'uomo forte che avesse preso in mano l'intera situazione . L'uomo forte era già presente, ma si sarebbe affermato in segu ito, non solo durante la sua vita, ma soprattutto dopo la sua morte, Mustafà Kemal, che aveva attivamente partecipato ai moti del 1908, come ufficiale del Terzo Orclù6R. Nelle provin-

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Cfr. in G33 R.28/19, Prot. N. 61 del 24.7.1908; doc. n. 56 e ss. 1929: Mustcifà Kemal Pascià - maresciallo della riserva ed attuale Presidente della Repubblica. Nato nel 1881 a Salonicco, frequentà a Costantino poli prima la scuola militare, dalla quale uscì sot101enente difimteria, e poi la Scuola di Stato i'llaggiore. Capitano di Stato Maggiore nel 1905, ebbe successivamente i seg11en1i incarichi: nel 1909 addetto aL Comando della 3a armata; nel 1910 capo de!L 'Ufficio Operazioni della 3a annaw; nel /9/ I addetto al comando del V" Co,po d 'Armata a Salonicco e poi adde110 ad un comando di divisione in libia; nel 1912 a Gallipoli addetto aL/o s fato maggiore della "Difesa degli Stretti ". Nel 1913, raggiunto il grado di colonnello, 68 Da una nota scr itta nel

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cie arabe le notizie arrivarono distorte e soprattutto riviste dalla organizzazione di controllo e spionaggio del Sultano: lì appunto si credette che nella sua immensa saggezza, il Padisha avesse spontaneamente deciso d i concedere una più liberale forma di governo. Per breve tempo tutto ciò ra llentò le piccole sommosse e ribe llioni di quei territori. I Giovani Turchi, dunque, a metà del J908 avevano il potere e il controllo quasi assoluto sull ' Impero, ma non deposero il Sultano, né cambiarono subito l' alta gerarchia burocratica o mi litare: i te1npi_non erano maturi per pensare ad una fo1ma repubblicana di governo. Essi si resero conto che sarebbe stato molto impopolare deporre un Sultano che in molte parti dell ' Impero era riuscito a farsi accreditare come iI benefattore e illuminato restauratore di un documento che egli stesso aveva firmato e promulgato circa trenta anni prima. La sacralità deJl 'autorità del Sullano era ancora sentita profo ndamente, non solo dalla popolazione, ma anche dagli stessi che ora dettavano legge, o cercavano di dettarla al Governo. Inoltre è necessario ricordare che in quel periodo nel mondo o rientale, per avere autorità e credito presso i sottoposti , bisognava essere destinati dal Signore al potere o avere un'età che, per essere avanzata, incuteva rispetto per l'esperienza che si presumeva avesse una persona ormai adulta. Gli ufficiali del Comitato che avevano condotto tutta la brillante operazione erano ancora giovani, tutti con il grado di capitano o maggiore .

.fu 11omina10 aiu1cmte di campo del principe ereditario Vahideddine, - e/te divenne poi s1.1l!r1110 col nome rii Maome110 VI, - e successivamente inviato come adde1to militare a So.fin. Nel 1914, scoppiala la ,:uerra generale. tomò a Costantinopoli, e venne i11via10 nella peni.l'ola di Gallipoli do,1e si distinse co111a11da11do prima la /9° divisione e poi il "grnppo Anafarra " cos1i11ri10, espre.uameme per lui, con la maggior pane degli elememi delle divi.~ioni 7°, 12°, 19°. Lasciò la penisola di Gallipoli perché a111111alato e poi, sino al marzo 1917, - sembra in seguito a disaccordo con E11ver Pasciti, - 11011 ebbe alcun comando. Nel 1917 fu nominato comandante della 7a armata che dalla Galizi.a em s1ata 1ra.iferiw i11 Siria. Nel seuembre 1918 ripiegò con la 7a armata verso l'Ana10/it1 e, fir111wosi l'ar111i.1·1iz.io di Mudros, rien/rÒ c1Cos1a111inopoli. Nel maggio del I 9 I 9.fu des1i11ato a/l'ispellorato de/l'Anatolia settentrionale con giurisdizione sui corpi d'armala lii° e XV0 . Ma giw110 a Samsun, 0 ' ' 0 maggio 1919, diede ini:io a quel mo11i111en10 che prese il nome da l11i e che dovern co11d11rre all'ajfrancamen10 della T11rchia dalle conseg11e11::.e della sco11jìua con cui essa ·veva chimo la guerra generale. Da allora in poi la biogra_(ia di Mustqf'cì Kemal si idemijica, du11q11e, con la storia della Turchia kemalisw. Mustafà Ke111al Pascià ha doti di ingegno eccezionale. Ha camllere .freddo. duro e ii11ra11sige111e. La sua dolfrina militare può apparire rilel'On/e 11el/'a111bie111e 11/J'l'O, ma rie111ra nei limili della ordinaria 11or111ali1à se è riferita alla culrura occidemale. Anche oggi egli continua ad essere, 11el campo civile e nel campo miliwre, il maggiore animatore della 7ì.trchic,. crr. Note, riassuntiva per il 1929 - Biogrqfie in G29 Rll/2.

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Valutando la situazione che si era venuta a creare, saggiamente decisero che per il momento non avrebbero preso in mano le reclini della politica attiva, apertamente, ma le avrebbero lasciate in mani più autorevoli, almeno in apparenza. E quindi lasciarono il governo dell'Impero nelle mani del Gabinetto esistente e in quelle ciel Gran Visir, all'epoca Said Pasha. Scelsero per se stessi la parte di attenti osservatori, protettori palesi e attori occulti dell'applicazione della nuova libertà costituzionale, in modo che non si dovesse tornare come nel I 879-1880, quando, senza che quasi nessuno se ne fosse accorto, le garanzie costituzionali erano svanite. Il primo serio aperto conflitto fra il Sultano e i Giovani T urchi avvenne quando il Sultano decise cli nominare il Ministro della Guerra e quello della Marina, direttamente, senza tenere conto delle scelte operate dal suo Gran Visir. Said Pasha, nonostante non fosse d'accorcio con il Sovrano, diede sostegno alla interpretazione sultaniale cli un passo della Costituzione, secondo la quale interpretazione il S ultano poteva non tenere conto delle indicazioni ciel Primo Ministro per quanto riguardava le nomjne dei due Ministri 'militari'. A quel punto il Comitato Uni one e Progresso forzò le dimjssioni cli Said Pasha, ciel quale aveva fino ad allora approvato l'operato, ma che si era dimostrato pericolosamente pro-Sul tano e fece nominare Gran Visi r, Kiamil Pasha, che aveva la reputazione di essere molto amico degli Inglesi, di essere cioè un liberale. In quel periodo la Gran Bretagna godeva di grandi favori nell'opinione pubbl ica turca, in quanto ufficialmente non si era mai inunischiata in affari di fi nanza poco chiari, non aveva favorito apertamente la pol itica personale del Sultano; sembrava quasi che si fosse disinteressata del Vicino Oriente. Aveva apparentemente abbandonato il sostegno che pure aveva dato a Abdul Hamid, in occasione della guerra contro i russi e del Trattato di Santo Stefano. Col decrescere dell'influenza inglese era aumentata esponenzialmente quella tedesca: questo pensava la maggior parte dei nuovi padroni della politica e la maggior parte della popolazione. Quindi essere fi lo-inglese significava essere liberale. Erano queste osservazioni esterne, che non anelavano in profondità. La Gran Bretagna era rimasta comunque, come fa acutamente osservare l'Addetto M ilitare69, molto attenta ai suoi diritti in tutto il Medio Oriente, tanto che andava preparando concretamente, con profonda conoscenza del territorio, quella politica che avrebbe attuato d urante la prima guerra mondiale con gli accordi Sykes-Picot del 1916 e la Dichiarazione Balfou r ciel 1917 e che avrebbe 69

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Cfr. doc. n. 59.


colto i suoi frutti con il mandato sulla Palestina e sulla Transgiordania. Quali che fossero i progetti occulti o palesi, nel 1908 la Gran Bretagna era vista come un baluardo del liberalismo: quando il nuovo ambasciatore della Corte cli San Giacomo andò a presentare le sue credenziali al Sultano, la popolazione di Costantinopoli gli tributò delle ovazioni quali nessuno ricordava. La costituzione del nuovo Gabi netto cli Kiamil Pasha fu subito funestato dalla morte, naturale, del Ministro della Guerra, che era molto sti mato da tutto l'esercito, il quale fu sostituito con altro Ministro sempre imposto dai Giovani Turchi. Numerosi cambiamenti intanto stavano avvenendo anche negli alti gradi dell ' esercito: per la fine di agosto tutti i comandanti degli ordù erano stati sostituiti con ufficiali meno compromessi con il precedente ordine e ritenuti più 'moderni' 70 . Praticamente in breve tempo il Comitato Unione e Progresso aveva ottenuto con minima violenza enormi risultati: la riattivazione della Costituzione, la dispersione del regime di Palazzo, l'adesione dell'esercito al loro programma, al punto che esso era risultato il vero strumento della rivoluzione, dichiarazion i di pacificazione con varie nazionalità che erano eia tempo in lotta contro l'Impero, soprattutto nei Balcani. Doveva ora il Comitato consolidare il suo successo ottenendo concreti risultati nella gestione sia pure indiretta della cosa pubblica, ove, avendo revocato un gran numero cli funzionari corrotti, aveva la necessità di sostituirli con altrettanti funzionari che però avessero la professionalità necessaria per far funzionare la difficile, complessa e fatiscente macchina burocratica. I funzionari di alto grado venivano nominati dal Gabinetto dei Ministri: non furono fac ili tali nomine perché il Comitato si arrogava e esercitava un diritto di veto insindacabile su i nomi dei candidati proposti. Agosto e settembre 1908 furono mesi complessi e delicati per far rimet-tere in attività normale lo Stato nella sua complessa organizzazione. Il Comitato era sempre l'eminenza grigia che proponeva, autorizzava, imponeva anche se aveva fatto trapelare l'indiscrezione che, non appena convocato il Parlamento, avrebbe fatto un passo indietro e sarebbe rientrato nei rangh i. Ma in realtà, come sempre avviene in periodi di profondi cambiamenti rivoluzionari, il Comitato agiva come un 'Comitato di salute pubblica', del tipo che aveva caratterizzato i primi anni della Rivoluzione francese. Il Comitato agiva in forma anonima. Era risaputo che il

7 0 Per i dettagli dei cambiamenti e le biografie dei vari generali appartenenti anche alla Casa Militare del Sultano, v. in G33R27, Prot. N. 70 del 18.8. 1908.

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Comitato centrale, che aveva tutto il potere, era ancora a Salonicco e si sapeva che ad esso appartenevano Enver Bey, Niazi Bey, l' ufficiale che aveva iniziato i moti rivoluzionari a Resna e a Monastir. Ma i nomi cli tutti i componenti del Comitato che operava a Costantinopoli non erano conosciuti. Nella capitale la personalità più nota del movimento era il generale lzzet Pasha che aveva combattuto nella guerra del 1877 ed era stato ambasciatore turco in Spagna. Comunque il mistero avvolgeva i nomi di coloro che appartenevano alle Direzioni Centrali ciel Comitato, che era stato creato anche da una certa collegialità voluta nelle decisioni, proprio per non tornare ad avere un potere autocratico. La lunga analisi fatta dal Colonnello Elia un mese dopo gli avvenimenti 71, il 24 agosto, è molto interessante, soprattutto per comprendere come quegli eventi venivano interpretati in quel momento, a livello di politica internazionale. Per Elia, anche se il fuoco aveva covato sotto le ceneri in tutto l'Impero, la miccia della rivoluzione era stata accesa proprio dalle Potenze europee, che stavano tentando di risolvere alcuni dei problemi dei Balcani, per garantirne la difficile stabilità. Il Sultano non era stato capace di far attuare una seria e solida politica estera e trescava or coll'una or coll'altra delle Potenze, appoggiando quando questa quando quella delle minori nazionalità britanniche (attualmente era la greca) per contrapporla a quelle più minacciose (la Bulgara). Quindi la politica estera ciel Sovrano, inabile e doppia non conseguiva effetti proficui per lo stato dell'Impero. Se quelle con la Francia e con l'Inghilterra subivano alterne vicende, le relazioni con l'Italia in quel momento non erano particolarmente cordiali, anche perché i turchi nutrivano diffidenze, che si sarebbero rivelate in seguito giuste, circa le vedute italiane sulla Tripolitania e sulla Cirenaica, ed anche sullo stesso territorio della Turchia. Bisogna notare che la lunga e dettagliata anal isi fatta dall'Addetto Militare è molto interessante, anche se conoscendo quanto sarebbe poi avvenuto non solo per l' Impero Turco, ma per queno zarista, per,quello Austro-ungarico e per la dinastia Kacljar72 in Persia, è facile dire attt1almente che già agli inizi del secolo XX il tempo degli Imperi e dei poteri autocratici era tramontato e che nuove istanze si erano imposte presso le po-

71Cfr. doc. n. 60. 72 La dinastia Kadjar regnò in Persia dal 1775 circa al 1925, quando fu sostituita dalla Pahlavi. Questo cambio, grazie alla forte personalità di Reza Khan, permise all'Impero persiano, pur se con apparati istituzionali molto diversi dall'origine, di esistere fino al 1979, quando fu proclamata con quasi un secolo di ritardo la repubblica islamica dell'Iran.

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polazioni. Il liberalismo e la democrazia attiva avevano iniziato il loro lungo percorso, con l'affermarsi dei nazjonalismi accesi . L'evento principale ciel primo periodo post-rivoluzionario furono le elezioni, le prime elezioni in un trentennio. Non furono consultazioni facili per il CUP e comportarono problemi organizzativi non indifferenti, in quanto il movimento era capillarmente diffuso, come sopra rilevato, nella parte europea dell'Impero, ma era poco conosciuto nel Nord Africa, nei territori clell' Asia Minore e in quelli arabi. Il movimento iniziò a lavorare rapidamente, costituendo sezioni del CUP ovunque: spesso gruppi locali di oppositori venivano avvicinati e affiliati al movimento. Costoro erano prevalentemente professionisti come insegnanti, avvocati , dottori, mercanti musulmani o capi cli corporazioni cli mestieri, o anche in qualche caso proprietari terrieri. Se agli inizi il movimento era costituito solamente da elementi turchi ed esclusivamente musulmani, poco dopo i fatti ciel luglio 1908, i dirigenti cercarono cli ottenere l'appoggio forte cli altre nazionalità e di altre religioni, in modo eia detenere la maggioranza assoluta in Parlamento: di lì a poco sarebbe iniziato lo scontro parlamentare. Sembrò agli inizi che il movimento avesse trovato sul suo cammino politico un unico ostacolo, un altro partito fondato dal principe Sabaheddin, l' Osmanli Ahrar Firkasi (Partito degli Ottomani Liberali): ma questa formazione ottenne un solo seggib su 288 e cli fatto sparì rapidamente dalla scena politica. Il CUP però, sebbene avesse vinto completamente le elezioni ottenendo la grande maggioranza dei seggi, in ambito parlamentare non dimostrò coesione e discipli na. Per il gruppo dei deputati delle regioni arabe e nordafricane, non erano stati eletti veri membri del partito motivati da una forte ideologia, ma notabili locali che cercavano di fare i loro interessi e cli accontentare la loro clientela locale, più che considerare gli interessi di tutta la popolazione dell'Impero nella loro glo-balità. Quale che fosse la sostanziale composizione de)I' Assemblea parlamentare, in questo modo, dopo gli eventi rivoluzionari e le elezioni politiche, il potere cli Palazzo era stato largamente ridimensionato e alcuni dei burocrati più efficienti e poli ticizzati della Porta, eletti nelle consultazioni elettorali, si erano affermati come un fattore politico indipendente e erano protagonisti della lotta politica in Parlamento, controllandone la vita amministrativa. Il movimento unionista si accontentava di stare nelle quinte, controllando con la propria maggioranza parlamentare l'operato del Governo sultaniale. Intanto però nella penisola balcanica si producevano una serie di avvenimenti che toccavano anche direttamente la Turchia: si era costituito 87


cli fa tto uno stato bulgaro indipendente. Da principato autonomo e tributario della Porta, con un governatore cristiano e una milizia territoriale, così come era stato stabilito dal Trattato cli Berlino, i Bulgari si erano di fatto dati una indipendenza che non era stato riconosciuta né dalla Porta né dalle altre Potenze e certamente costitui va un pericolo per gli equilibri della regione. L'Austra-Ungheria si era formalmente annessa la Bosnia e l'Erzegovina. Già dal Congresso di Berlino del 1878 erano state poste le premesse cli quanto stava succedendo: q uei territori erano stati occupati mi litarmente dalle truppe austro ung,uiche in quanto il concerto delle Potenze europee aveva deciso che mai l'Impero Ottomano sarebbe riuscito a pacificare quelle due province e che era nell' interesse degli europei arrivare ad una soluzione stabile. La Sublime Porta fece delle proteste e pensò che un'azione diplomatica ben condotta avrebbe forse potuto portare ad un mutamento della situazione: La Turchia deside rosa di pace per rù1forzare il suo regime interno, attende ftduciosa dal concetto delle grandi potenze il riconoscimento del proprio diritto conculcato dal vicino Principato: ma se l'Europa non potesse obbligare la Bulgaria a rientrare nell 'ambito delle solenni disposizioni di quel trattato al quale questa deve la propria esistenza, allora la Tu rchia provvederebbe da sé alla tutela dei propri interessi, non potendo essa sanzionare la creazione del regno indipendente di Bulgaria, né tanto meno lasciarsi strappare la Rwnelia orientale, che è provincia dell'Impero ... 73 : questo era in sintesi la posizione ciel Ministero degli Esteri ottomano .in quel momento. La Germania stava dando mano libera all'Austria Ungheria nella sua nuova politica di espansione economica e territoriale nei Balcani. Era iniziata di fatto la successione clell' Impero Ottomano almeno in Europa. In Turchia il risentimento della popolazione verso l'impero austroungarico che aveva annesso la Bosn ia e l'Erzegovina stava montando pericolosamente. A Costantinopoli e in altri grandi centri cieli' Impero, la protesta popolare aveva preso forma cli boicottaggio delle merci e dei negozi: a Pera, a Istanbul, a Galata davanti ai grandi negozi viennesi che vendevano abiti, merci, calzoleria, i G iovani Turchi, appartenenti a varie classi sociali chiedevano a coloro che stavano per entrare in quei negozi , se ~uropei , di dare appoggio ai turchi non entrando a fare acqu isti, e dj ce,vano ai turchi di considerarli traditori della patria, se avessero continuato a fare commerci con gli austriaci. U n sentimento nazionalista turco iniziava ad essere sempre più sentito, mentre l'idea ottomana, come 73 Cfr.

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in G33 R27, Prot. N. 97 del 14.10.1 908.


collante di un vasto territorio e di un insieme di popolazioni, iniziava a scomparire. È da notare che è questo il periodo in cui tra l'altro, nei documenti degli addetti militari italiani, la parola turco, che raramente nel passato era stata usata, e quando lo era stata; aveva voluto essere sinonimo cli ottomano, viene sempre di più utilizzata per indicare il nucleo cenrrale, la Turchia, di quello che era ancora, sia pur nominalmente, un Impero. Evidentemente anche negli ambienti politici e diplomatici del la capitale, a mano a mano, questa parola veniva usata in senso ristretto e chiaramente nazionalista. Il boicottaggio verso le merci austriache si estese ai porti: i vapori del Lloyd austriaco an-ivavano con le merci, m a non potevano scaricare o caricare nei porti turchi. Se ne avvantaggiò in quel periodo il commercio italiano: i postali partivano stracarichi di merci per il Pireo e per l'Italia. Sarebbe stato un ottimo momento per incrementare gli scambi commerciali e in parte lo fu. In questi momenti di tensione dell'Impero con l'Austria-Ungheria e con la Russia, una divisione della squadra navale inglese in quei giorni diede fond o nella baia di Mermeris (sulla costa dell'Asi a Minore nel vilayet di Aidin, ad una trentina di miglia a nord di Rodi) per esercitazioni di riri. Erano abituali simili esercitazioni da parte della Royal Navy ; comunque la presenza di una forza navale britannica nelle acque turche diede luogo a commenti favorevoli e fu vista dall 'opinione pubblica turca come un appoggio morale e politico al governo di Costantinopoli. La situazione fi nanziaria seguitava a peggiorare sempre più: alla fine ciel 1908 il Governo si rivolse alla Banca ottomana per ottenere dei forti anticipi di cassa che la Banca ri fiutò, avendo già effettuato un primo versamento di 46 milioni di franchi del prestito che il governo aveva contratto subi to dopo i fatti ri voluzionari. Così, come sempre accadeva in quei temp i, si fecero a vanti capitalisti privati francesi, inglesi e tedeschi: il governo trattò con loro un prestito di 38 milioni per poter giungere alla fine dell'anno. I continui prestiti , che sarebbe stato impossibile restituire, stavano indebolendo ancor di più la struttura dell ' I.mpero. L'ordine interno peggiorava e la violenza di lagava; con il progressivo smantellamento della patte europea dell' Impero Otcomano, la pressione nei Balcani diventava sempre più forte e le tensioni invece di allentarsi aumentavano progressivamente, fino poi , dopo soli sei anni. a scoppiare in un vento bellico disastroso, una gueffa mondiale. L'esercito, malgrado gli sforzi dei Giovani Turchi, risentiva ancora profondamente dei tentativi cli modernizzazione anelati a vuoto, dei muta-

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menti rapidi nei vertici e della scarsa efficienza generale. Non poteva del resto essere rimessa in perfetto ordine una struttura tanto complessa. Per quanto riguardava la forza navale, non vi era ufficiale turco realmente capace di comandare una intera marina da guerra, o forse anche una sola unità: come sopra ricordato, del resto nessuna esercitazione era stata fatta né di tiro, né di navigazione. Gli effetti non potevano che essere devastanti. Quando dopo la restaurazione della Costituzione, quattro navi da gueffa erano uscite dal Corno d'Oro per ancorarsi al Bosforo, di fronte alla collina di Yildiz, una di queste unità, nell'uscire, mtò il ponte cli barche di Galata e lo rovinò alquanto. Eppure la manovra era relativamente semplice, se soltanto l'ufficiale comandante dell 'unità avesse avuto, durante la sua istruzione, la possibilità di fare qualche esercitazione pratica. I disordini nell'Impero aumentavano pericolosamente e nella capitale la pubblica sicurezza era fortemente messa a rischio: tutti i funzionari venivano destituiti perché i nuovi potenti volevano smantellare tutto quanto era stato fatto dai loro predecessori. Il nuovo regime, che aveva preteso dal Sultano poco dopo i giorni della rivoluzione, un editto che bandiva ufficialmente lo spionaggio, cacciava dall'impiego le migliaia cli spie, che si diceva ammontassero a circa 10.000, le quali oltre a fare una sorveglianza politica molto forte col passato regime, avevano vigilato però anche elementi pericolosi per la delinquenza comune. Distrutto un sistema di vigilanza e controllo del territorio e non essendo ancora stato possibile costruirne uno altrettanto efficiente, le rapine e i delitti si moltiplicavano nelle città e nelle campagne. Il commercio delle anni, oggetto precedentemente di specialissima sorveglianza, era divenuto libero, con conseguenze che è facile immaginare. Il clima generale era cli disordine. Ben faceva notare l' Addetto militare italiano7' 1 che il concetto di libertà era stato da molti interpretato nel senso di affrancamento da ogni disposizione cli legge, dai rifi uti di pagare le imposte, alle violazioni sistematiche dei vincoli doganali, alla vendita in pieno giorno çlelle merci cli contrabbando. TI più prepotente si imponeva al più debole. Ma vi era anche il grave problema sociale dei congedati che venivano richiamati subito, considerato il grave stato cli instabilità generale e specialmente alle fron tiere balcaniche, con grave perturbameato dell'economia delle famiglie, che si vedevano mancare il sostegno economico, spesso l'unico, e cieli' economia statale che doveva affrontare sempre maggiori spese per il bilancio militare. 74

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Cfr. in G33 R27, Prot. N. 102del 24. 10.1908.


Anche il fanatismo religioso musulmano, in questo contesto, e lo sp iri lo conservatore delle costumanze turche riprese forza contro le innovazioni liberali, di carattere laico, messe in essere dal nuovo regime. Questi fanatismi potevano rappresentare indubbiamente un pericolo per il governo costituzionale. Se nella Turchia d'Europa il concetto di Costituzione, in senso occidentale, era stato, anche se solo in parte, recepito, nell 'interno della Turchia cl ' Asia e del resto dell'Impero Ottomano non era stato chi aramente compreso come libertà di pensiero e sopraltutto come possibilità per il popolo di essere rappresentato e tramite questi suoi rappresentanti, cli poter indirizzare l' amministrazione ciel territorio75. Tutti gli ottomani erano fratelli, ma non tutti i fratelli erano musulmani, solo la maggior parte. Quando la Costituzione moderna in qualche modo violava la sharia, la legge coranica. si creavano malintesi e malesseri in tutto l'Impero. In Siria la popolazione manifestava contro il nuovo Governo. A Damasco, ad Aleppo, a Beirut vi erano state sanguinose mani festazioni. I curdi ne approfittavano, come altre minoranze, per uscire claJJ'oppressione che avevano sperimentato da molto tempo e per non riconoscere il nuovo governo di Costantinopoli come legittimo, cercando affrancamento e indipendenza. Nel! ' Hedjaz le razzie degli Arabi erano principalmente finalizzate a danneggiare le pi ù importanti tratte ferToviari e per rendere vani gli invii di truppe di rinforzo. Un lungo promemoria del Comando del Corpo di Stato Maggiore76 sulla situazione politica in Turchia mette molto bene in ri lievo in quali condizioni maturò il moto controri voluzionario dell 'aprile 1909, che ebbe come conseguenza l'abdicazione di Abdul Hamid. li Partito Unione e Progresso, sebbene fosse la forza politica più forte, dovette nonostante tutto lottare contro numerosi nemici: in particolare contro due tipi dì opposizione: uno era quello ciel partito del principe Sabaheddin, cioè guell 'Ahrar Firkasi, che aveva avuto dei risultati così miseri alle elezioni, da avere sviluppato un radicato senso di rivincita. L'altro era rappresentato eia Kiamil Pasha, Capo del Governo, il quale non amava la costante pressione e il duro controllo che il CUP esercitava su tutti gli atti ciel Governo. Effettivamente come Primo Ministro sia Kiamil Pasha, che colui che lo sostituì nel febbraio 1909, dovevano ammi1ùstrare e aver a che fare non solo con un Gabinetto, ufficialmente responsabi75

C fr. doc. n. 62.

76 Jbid.

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le delle sue azioni, ma anche con un potere irresponsabile ad latus 77 quale era il Comitato Unione e Progresso che li obbligava in un tempo più o meno lungo a addivenire a compromessi, che molto spesso risultavano pericolosissimi agli occhi della popolazione per la stessa dignità e sopravvivenza del Governo. Nel febbraio 1909 vi fu un primo rimpasto ministeriale per una crisi di Gabinetlo che fu molto funesta al consolidamento dell'operato del Governo e a quello del regime costituzionale. Il 14 febbraio infatti il Comitato Unione e Progresso riuscì a far dimettere Kiamil Pasha e a far nominare Capo del Governo Hossein Hilmi Pasha che era più vicino al Comitato e più fedele ai suoi principi. La campagna di stampa contro questi mutamenti fu molto dura, tanto che l'editore di uno dei fogli piLt ferocemente critici del Comitato fu ucciso, il 6 cli aprile cli quell' anno. Come sempre avveniva e con1e avviene tuttora, i funerali dell'ucciso furono una ottima occasione pei· dimostrazioni e tafferugli. Del resto le moschee continuavano a raccogl iere gl i oppositori ciel nuovo ordine costituzionale, perché gli ulerna, i circoli rel igiosi conservatori e i capi degli ordini dervisci non accettavano mutamenti di alcun genere che fossero contro l'ortodossia della legge musulmana 78 . li partito dei Giovani Turchi avrebbe dovuto fare molta attenzione a non urtare il sentimento della grande massa religiosa della popolazione e anche della maggioranza dei deputati eletti dalle provincie cl' Asia, in maggior parte proprio religiosi musu lmani. Già nell'ottobre 1908, durante il mese ciel Ramadan, sacro al digiuno diurno e alla preghiera, erano state chieste e in parte solamente ottenute la chiusura cli bar e ristoranti, il divieto di fare fotografie, restrizioni ai movimenti dell'elemento femminile della popolaz:ione. I circoli religiosi si erano ben organizzati e iniziavano a fare una opposizione forte al nuovo ordine governativo liberale. Si sapeva bene che molte leggi erano allo studio, le quali avrebbero imposto molte idee europee cli progresso e di tolleranza, contrarie decisamente alle prescrizioni coraniche: un esempio per tutti, l'abolizione definitixa della legge del taglione, della bastonatura per i piccoli reati, che invece erano previsti ed attuati ancora secondo quanto previsto dalla sharia. I lavori parlamentari non procedevano però spediti, sia per la mole del lavoro da fare, sia perché in realtà non vi era abitudine fra gli eletti ciel popolo alle discussioni cli un'Assemblea legislativa. TI 3 aprile 1909 l' opposizione religiosa si organizzò in partito politico con il nome di Tuihad 77

Cfr. in 033 R27, Prot. N. 14, 15, 16 e 17, del I 1.2. e 15.2.1909. in 029 R6, Prot. N. 24 del 27.2. e n. 27 del 6.3.1909.

7 8 Cfr.

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Muha111111edi ( Unione maomettana), che fece una fo rte propaganda contro le direttive politi che e l'evidente secolarizzazione dei Giovani Turchi . Quello stesso 3 aprile dei battaglioni si riani si erano ribellati. In seguito a ciò il Governo decise segretamente di mutare il presidio di guardi a intorno al Palazzo Imperiale. Ciò che fu fatto la settimana seguente. Senza troppe diffico ltà i siriani fu rono rimpiazzati, mentre i battaglioni rimanenti cli zuavi albanes i furono convinti a raggiungere il JII Ordù, per ottenere vicino casa il loro prossimo congedo. 1 reggimenti di fanteria della 2° Divisione (quelli che erano accasermati presso Yildiz) furono trasferiti in altre caserme lontane dalla residenza imperiale. Queste truppe furono sostituite da due battaglioni avgì che erano ritenuti fedelissimi alla Costituzi one e da altri battaglioni di fanteria. Il Governo e il Comitato erano molto soddisfatti di questi risultati ottenuti con estrema diplomazia, che disinnescavano, a parer loro, una possibile mina. intanto però il malcontento dei relig iosi e cli que lla parte della popolazione che era profondamente religiosa non si placava. In parlamento la discussione sulle leggi riformatrici , ma ostacolate da una parte dei deputati, non avveniva in modo molto liberale perché il presidente dell ' Assemblea, Ahmed Ri za era molto partigiano nella conduzione del suo ufficio e gli ulema e i so./fas79 che erano in Parlamento gli facevano una opposizione radicata, nonché riportavano fed elmente ai loro elettori tutto quanto veniva detto nelle discussioni. La stampa era finalmente libera, forse fin o all'eccesso, e quindi polemizzava aspramente con i deputati parlamentari, a sua volta divisa in due fazioni maggiori. Sul ponte di Galata fu ucciso un giornalista del Serbesti, g iornale liberale. La voce pubblica accusò di questa uccisione lo stesso Comitato, se non come mandante, quantomeno come istigatore del delitto. Ai funerali solenni vi furono ulteriori dimostrazioni proprio davanti alla sede della Porla. Ulema e so.fias ne approfittarono immediatamente per una campagn a contraria al governo tra i militari, special mente tra gli alaili, g li illetterati, i quali già nutrivano seri rancori contro l'attuale Gabinetto, che li avrebbe rimandati a casa per contenere le spese e li avrebbe costretti a enormi 1istrettezze finanziarie. Vi era quindi uno stato diffuso di malcontento e di inquietudine generale. Ma la controri voluzione stava per scoppiare proprio nello stesso ambito militare che invece aveva contribuito all'instaurarsi del regime costituzionale. Nelle prime ore del mattino del J 3 aprile, in realtà nella notte fra il 12 e

79 Studenti delle scuole corani che.

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il 13, in molte caserme del pres idio di Costantinopoli i soldati presero le armi; gli ufficiali che erano troppo vicini al nuovo regime furono rinchiusi nei locali delle caserme o fatti marciare, agli ordini cli loro sottoposti, verso la sede ciel Parlamento, che ali' epoca si trovava vicino a Santa Sofia. Nella piazza si erano radunate molte migliaia di persone: tra loro era però predominante l'elemento religioso, che portava numerose bandiere verdi, il colore ciel Profeta. Questa fol1a acclamava il Sultano richiedendogli la perfetta osservanza della legge religiosa. In pi ù chiedeva l'allontanamento del Presidente del parlamento, la sostituzione del Gran Visir e dei Ministri della Guerra e della Marina; le dimissioni cli molti ufficiali Giovani Turchi; l'esilio per quei deputati al Parlamento che si erano dimostrati pilt favorevoli alle nuove prospettive liberali europee e naturalmente l'amnistia per le truppe ribelli. Le richieste furono accettate e i dimostranti festeggiarono la loro vittoria, iniziando a dare la caccia a coloro che più apertamente si erano dimostrati a favore del nuovo regime. 11 Parlamento, anche senza quorum, in quanto la maggior parte dei deputati del CUP (58 in tutto il Parlamento) era fuggita per mettere in salvo la vita, fece un proclama affermando che la sharia sarebbe stata in ogni caso rispettata sempre nell 'ambito della Costituzione. Anche il nuovo Governo appena nominato era però alla mercé delle soldatesche che chiedevano, cambiavano richieste, uccidevano, nella più completa anarchia. li CUP, in questa situazione, risultava sconfitto a Costantinopoli, ma era ancora molto solido in provincia e naturalmente dove si era originato e aveva vinto, a Salonicco. In quelle condizioni di turbolenza interna, il Regio Stazionario Galileo non si mosse rimanendo attraccato alla banchina cli fronte a Therapia, ove il corpo diplomatico italiano soleva passare le estati: un piccolo drappello di marinai scese a terra per la custodia dell'Ambasciata d'Italia. A Salonicco, sede del CUP, il 15 aprile 1909 fu organizzato un 'Corpo d'Investimento' che aveva nei piani di procedere all'occupazione della capitale e al disarmo cli quel presidio. Le truppe giunsero vicino a Costantinopol i in treno. Tra il 22 e il 26 aprile il Corpo d'Tnvestimento riuscì nell'obiettivo che si era prefissato80 . Il 24 aprile la città era occupata, la controrivoluzione domata, i suoi capi arrestati. Fu messa in vigore la legge marziale e furono istituite due Commissioni speciali per giudicare i rivoltosi, molti dei quali furono passati per le anni, dopo processi assai sommari . Il 27 aprile successivo Abdul Hamid cessava cli essere il Suita80

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Per i dettagli di qu ei giorni, momento per momento, v. doc. n. 64.


no; dopo trentatré anni di regno, veniva deposto, sempre con la bened izione e l' autorizzazione d i unaf atwa dello Shaik-ul -lslam, e veniva e letto al suo posto il successore, Mehmet V. Trentatré anni di regno fra i più difficili ; alcuni dissero, tra i più infelici dell'Impero: comunque g li ultim i anni testimoni cli un grande splendore. Ne l 1909 la simazione cambiò radicalmente non solo nell' Impero, e pochi anni dopo in tul!a Europa, con una guerra mondiale che pose fine ad un secolo r.icco di fas ti eccessivi e di mov imenti libertari , l' Ottocento, ma non risolse i problemi avviati in quel secolo e lasciati insoluti. Mehmet V cinse la spada ciel Profeta alla presenza delle più alte autorità ottomane del nuovo regimes1, mentre Abdul Hamid, in esilio a Salonicco manteneva ancora una piccola Corte che il nuovo regime gli permetteva, nella speranza c he il Sovrano deposto rivelasse dove egli te neva la sua immensa fortuna, che aveva fatto depredando anche le casse statali. Alcuni depositi furono fatti rientrare prima della morte del Sul tano nel 1915, ma egli, con grande ostinatezza, non rivelò mai dove teneva i suoi fo ndi, perché ri tene va che questo segreto fosse la migliore assicurazione sulla vita che egli potesse avere in que l contesto. Le salve di can none del Tophané e del Serraschierato che salutavano l'avvento al trono del nuovo Sultano, segnavano anche la fi ne della breve contro1ivoluzione scoppiata proprio tra i militari, che erano stati i protagonisti dei moti precedenti . Le forze armate avevano avuto un ruo lo particolarmente importante nelle vicende ottomane, e l'avrebbero avuto anche in vicende future, e probabilmente lo avranno anche alla fine del XX0 secolo. L'analisi che l'addetto mil itare , Colonnell o El ia, fa ciel regno hamidiano è molto severa82: attribuisce a questo regime l'inizio del la disgregazio ne dell ' Impero. l n effetti era iniziata proprio sotto Abdul Hamid la perdita di estese provinc ie in Europa e in Asia. Era proseguita sotto il suo regno la rovina delle fi nanze statali e la perdita di prestigio politico ali ' estero. Le ribellioni all' interno erano state sanguinose come ad esempio quella dello Yemen, che aveva avuto la caratteristica d i vera e propria guerra, con d ispend io cli energie umane e fin anziarie. Massacri e atrocità di ogni genere erano stati perpetrati nel Libano, in Anatolia. Vi era stata un gue1rn civile a Creta e in Macedonia. In Albania, l'anarchia era stata la condizione comune e costante del territorio. Le fi nanze cieli ' Tmpero Ottomano erano allo sfascio completo, tanto che le Potenze europee, per po81 Cfr. doc. n. 65. 82 V. in G29 R6, Prot. N. 67 del 30.4. I 909.

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ter tutelare i portatori di titoli obbligazionari ottomani, avevano messo sotto tutela il governo. Anche le gendarmerie interne, quali quella rumeliota, ad esempio, erano state messe sotto tutela dagli europei che le andavano riorganizzando. Quella della riorganizzazione delle gendarmerie fu un problema di difficile soluzione per Abdul Hamid e anche per J' Italia che si trovò coinvolta in due operazioni. Una prima occasione di collaborazione con gli ottomani si ebbe dopo l'insurrezione di Creta del 1896, che portò ad una serie di massacri fra cristiani e musulmani, e la guerra greco-turca del 1897. Gli ambasciatori delle potenze occidentali ottennero, per una lunga serie di motivazioni dì ordine interno in Creta e di rapporti con la Grecia, che il Sultano si impegnasse a dare alle potenze europee il compito di riorganizzare la gendarmeria cretese. Nel febbraio del 1897 il Governo italiano inviava a Creta una missione cli Carabinieri Reali, guidata dal capitano Federico Craveri. Mentre iniziava l'opera di questa missione, la situazione si deteriorò al punto che nell'isola dovettero essere inviati corpi di intervento internazionali ai quali partecipò anche un corpo di spedizione italiano83. I contingenti internazionali rimasero nell ' isola fino al 1906: i Carabinieri Reali, comandati successivamente dal capitano Caprini e dal capitano Monaco ebbero la possibilità di continuare il loro lavoro. I Carabinieri e gli ultimi soldati italiani lasciarono l'isola alla fine del 1906. Nel 1913 Creta veniva annessa alla G recia. La seconda opportunità si ebbe nel 1902, quando in seguito ad una ennesima rivolta antiturca in Macedonia, fu stabilito dalle potenze occidentali che la locale gendarmeria sarebbe stata riformata con l'ausilio di ufficiali europei. A capo dell'intero programma di riorganizzazione, la diplomazia italiana riuscì a far mettere un generale italiano, De Giorgis e nella missione furono inseriti alcuni Carabinieri italiatù, fra i quali il capitano Caprini che aveva già fatto esperienza a Creta e il tenente colonnello Albera. La missione iniziò il suo lavoro di ri forma che si rivelò piuttosto difficile. Quando i Giovani Turchi presero il potere e le idee nazionaliste presero il sopravvento, fu chiaro che la presenza degl i ufficiali europei non era molto gradita, mal' Italia, insieme ad altre potenze, non ritirò i propri uomini, che godevano di grande stima presso la gendarmeria macedone e le autorità ottomane. TI generale Di Robilant, che aveva so-

83 Per i dettagli di queste operazioni v. A. BIAGINI - L. NUTI, Note su.Ila partecipazione italiana a corpi di spedizione internazionali, in "Studi storico-militari I 994", p. 499-503 e p. 509-512.

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stituito il De Giorgis alla sua morte, fu chiamato a Costantinopoli presso il Sultano, e gli venne proposto di presentare un programma generale di riorganizzazione della gendarmeria dell'Impero. Nel 1909 iI governo turco decise cli assumere direttamente gl i ufficiali per questa riorganizzazione: la missione fu integrata anche con ufficiali proveniente dalla Francia e dall'Inghilterra. Da parte italiana furon o inseriti ufficiali dell 'esercito e dei carabinieri, che furono richiamati in patria allo scoppio delle ostilità con la Turchia, nel 191 I8' 1• Il Di Robilant fu sostituito a capo della missione di riorganizzazione dal generale francese Bauman. Dunque Abdul Hamid non solo aveva esercitato il potere in modo assoluto, come sempre è stato ricordato, ma aveva cercato di porre dei rimedi alla organizzazione generale dcli ' apparato statale, almeno per quanto riguardava l'ordine in temo. Ma ciò che più aveva contribuito alla rovi na del1' Impero era stata proprio la personalità di Abdul Hamid, forte e intelligente senza dubbio, ma sospettosa, difficile. Si diceva cli lui che non tollerava un uomo onesto vicino a sé perché lo riteneva un pericolo in quanto non era con-uttibile e quindi non diveniva malleabile e prono alla volontà del Sultano. Negli ambienti della capitale molte erano le storie che circolavano riguardanti generali, alti fun zionari che arrivati a Corte o in qualche amministt·azione con fama di essere onesti e incorruttibili, avevano poi ceduto di fronte a una concessione, a un'impresa, a un clono particolarmente importante da parte del Sultano, ad un innalzamento sociale con cariche prestigiose. Effettivamente la vasta conuzione a tutti i livelli era riuscita a minare alle fondamenta un vasto Impero, così come il potere accentrato non solo nelle mani di un solo uomo, ma anche cli una 'camarilla' di Palazzo che aveva isolato sempre più colui clal quale tutto dipendeva e al quale si potevano far credere molte cose e altrettante nasconderne. Ad alcuni testimoni europei del tempo, che non avevano vissuto quegli anni a Costantinopoli, la rivoluzione sembrò essere scoppiata improvvisamente: ma una analisi a largo raggio dimostra che senza dubbio i metodi di governo ce1ta111ente non troppo illuminati, ma in carattere con le tracUzioni secolari ottomane - e con il resto dei grandi imperi dell' Europa, non solo del periodo precedente la iivoluzionc francese - e il cancro della corruzione avevano roso da tempo le fondamenta dell ' Impero. La rivoluzione dei Giovani Turchi del 1908 consentì altri pochi anni di vita ad un Impero, ma decisamente diede un valido contributo per le basi della moderna Turchia.

&<I Cfr.

doc. n. 66 e 87.

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Fino allo scoppio della rivoluzione di luglio 1908, la Germania aveva mantenuto una posizione egemonica anche grazie ad un canale preferenziale, il Sultano e una fitta schiera cli personaggi che lo attorniavano. li cambio di regime e di persone disorientò alquanto la Germania e fece risalire l'i nOuenza inglese sul terrilorio. L'annessione della Bosnia Erzegovina da parte dell'Austria-Ungheria, la formazione della Bulgaria indipendente facevano sì che la Turchia si rivolgesse alle altre potenze europee non coinvolte, per avere da esse un appoggio per richiedere ed ottenere il manteni mento di trattari e patti sottoscritti. Fu l'opinione pubblica inglese quella che più mostrò simpatia per l'Impero Ottomano, mentre la Russia pensava sempre ad espandersi nei Balcani per riaffermare una egemonia che aveva perduto dopo la guerra con il Giappone; anche l'Austria pensava ad espandersi nei vicini Balcani; la Germania proseguiva nei progetti di espansione della sua potenza e influenza e di allargamento della base dei suoi commerci. Dopo i falli controrivoluzionari del 24 aprile 1909, la deposizione cli Abdul Hamid s'imponeva: la sua permanenza sul trono avrebbe mantenuto il timore di un pericolo e senza dubbio avrebbe rappresentato un simulacro di un regime ormai completamente senza potere, la cui presenza avrebbe impedito cli fatto e come immagine il consolidamento del potere della nuova classe dirigente. La controrivoluzione aveva dimostrato come il regime costituzionale fosse molto frag ile. l tentativi per sovvertirlo erano stati attuati ancora una volta da militari, che ormai avevano tutto il potere nelle loro mani . fossero essi Giovani Turchi o fedeli al regime sultaniale. J militari Giovani Turchi presero delle misure di sicurezza. Dopo la controrivoluzione, il Comandante del III Ordù, Mahmud Cevket Pasha era stato nominato comandante in capo cli tutte le forze dell'annata chiamata 'liberatrice' cd era stato nominato anche lspettore dei tre Ordù più importanti, il Primo di Costantinopoli, il Secondo cli Edirne e il Terw di Monastir. Nessuno era in grado cli sfidare la sua autorità, né il Gabinetto né lo stesso CUP. Il ri sultato di tullo ciò fu che nei due anni seguenti l'esercito e i suoi Comandanti rimasero sempre al cli sopra della legge, che peral tro fu sempre legge marziale, da quando la controrivoluzione fu repressa, nel I 909 fino al luglio 1912.1 più gravi problemi che si posero negli anni precedenti all a guerra italo turca furono proprio il ruolo che la classe militare ebbe nella politica e i rapporti ciel Comitato, sempre avvolto nel mistero, con il Parlamento che esso dominava costantemente. Agli inizi del 1910, il Gran Visir era Hakki Pasha, ex ambasciatore cli Turchia a Roma, persona intelligente cd istruita che era anche una fra le 98


persone più eminenti del partito dei Giovani Turchi. La situazione che trovò Hakki Pasha all'inizio del suo mandato era molto delicata. Infatti il vero padrone del paese era il Comitato Unione e Progresso che governava il paese con un potere assoluto e con dei 111<.idi che fo ndamentalmente non erano tanti diversi da quelli usati da A bdul Aziz. Il potere del Comitato si basava essenzialmente sulla forza militare dei giovani ufficiali che appartenevano al movimento 'Unione e Progresso' e su quelli che ad esso erano assol utamente fedel i e questi uffici ali rappresentavano la maggioranza delle forze armate. Ma il Comitato e i suoi più fidi aderenti non rappresentavano le idee della maggioranza della popolazione ottomana. Il programma del Comitato era in realtà troppo progressista ed europeizzante per la massa turca e troppo turco per tutte le nazionali t~t cristiane dell ' Impero, le quali in passato non avevano mai abbracciato l'idea del!' unità ottomana e quindi meno che mai accettavano programmi totalmente turchizzanti. li Comitato anelava lentamente perdendo cli consenso alla base. Al suo interno vi erano parecchie scissioni, anche perché la sezione cli Salonicco, alla base del regime costituzionale, che per lungo tempo aveva effettuato il coordinamento ed era stato l'organo propulsivo della rivoluzione e della repressione della controrivoluzione, voleva diventare completamente indipendente dalla direzione centrale del Comi tato che si era stabilita ormai a Costantinopoli. La maggior parte degli alti uffic iai i dell'eserci to era contraria ad un potere inesponsabile ed assoluto e anche una parte dei più g iovani uffi ciali vedeva che la politica stava occupando troppo la classe militare. Mentre iniziavano queste riflessioni proprio all' interno della classe più solida e organizzata, il Sultano Mehrnet V, che aveva una personalità non molto marcata, anelava guadagnando con i suoi comportamenti e le sue proposte, una certa popolarità tra i musulmani, che veneravano i.I Califfo quale depositario di un potere che era ad lln tempo politico religioso. Questo modo di vedere si accordava con la mentalità turca molto più che i principi cli una costituzione troppo occidentale. Di difficile comprensione per una società musulmana. Mehmet non era certo colui che avrebbe potuto e forse nemmeno pensato cli liberarsi ciel potere del Comitato. Nell'analisi dell' addetto militare italianoss , in quel momento il Comitato presentava una certa debolezza e quindi avrebbe potuto essere rovesciato, anche se con conflitti e sangue, perché certamente i componenti del Comitato non avrebbero ril asciato un potere, quasi assoluto, senza una sicura reazione violenta. 85 V. in 033 R30, Prot. N. I del 10.1.1909.

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Sintomi di malcontento si potevano notare in l1ltto l'Impero. Il Comitato governava in modo duro e arrogante: molti kaimakam, vali, comandanti dell'esercito a tutti i livelli, venivano sospesi o trasferiti, senza possibilit~t di ricorso, generando rancori e ostilità. La legge sulla repressione delle bande, una legge eccezionale che conferiva alle corti marziali troppo ampja facoltà, come tutte le legislazioni di emergenza, venjva applicata con grande discrezionalità e con sever.issime sanzioni penali e sommari procedimenti. Uno dei provvedimenti più duri disposti dalle corti marziali era la deportazione della famiglia dei ricercati e la loro detenzione in località lontane dalla loro casa fino all'arresto o alla costituzione dei latitanti. In sostanza vi erano forme di concentramento, come successe ad esempio a numerose famiglie bulgare che furono concentrate a Salonicco, in attesa che i ricercati bulgari si costituissero. Le sofferenze cli quella popolazione che veniva deportata dai loro villaggi alla città rendeva la frontiera con la Bulgaria estremamente inquieta. Fu poi ventilata la possibilità di aggravare la misura deportando le famiglie bulgare addir.ittura in Asia Minore, ma questo avrebbe sicuramente provocato l'insurrezione della Bulgaria. Anche in Albania la situazione era difficile. Gli albanesi, pur protestando fedeltà alla costituzione avevano deciso di presentare alla Sublime Porta un memorandum cli richieste tra le quali: che in Albania fossero impiegati funzionari che conoscessero la lingua albanese; che la lingua fosse adoperata nei tribunali della regione; che fosse accordata un'amnistia generale e che fossero applicate nei tribunali albanesi le leggi consuetudinarie albanesi; che il servizio militare fosse regolato analogamente a quanto ven iva praticato in Bosnia, prima del Trattato cli Berlino e dell'anurrinistrazione austro-ungarica cli quei territori, cioè che fosse prevista la costituzione cli corpi regionali che non dovessero combattere fuori dai lim iti della regione. Si chiedeva anche che la percezione delle imposte fosse effettuata secondo le consuetudini locali e tenendo conto delle povere risorse della regione; si chiedeva anche il condono delle tasse arretrate, il permesso di portare armi alle popolazioni sulla frontiera montenegrina o la costruzione cli blockhouse per impedire incursioni cli montenegrini. Gli albanesi chiedevano l'insegnamento nelle scuole in lingua albanese e la libertà di pubblic,ue i giornaU in quella lingua. Ciò che gli albanesi chiedevano era un regime autonomo che né il governo del Sultano né il Comitato avrebbero voluto o potuto dare. In Yemen la ribellione era ormai permanente. L'Imam Yahia e lo Sceicco Mohammed ldris erano i veri padroni del territorio che era in rivolta. Il governo ottomano inviò dei rinforzi di truppe e di materiali, in 100


realtà assai inferiori al necessario, per riuscire a far tornare alla stabilità la regione. Mentre cercava d i reprimere la rivolta, il governo iniziava a fare studi preliminari per costruire la tratta di ferrovia Hodeida-Sanàa, dal porto verso l'interno, mal' Imam, che non era contrario in via di principio al progetto, chiese un alto prezzo per dare un consenso formale e una quiete sostanziale all'andamento dei lavori: evitare cioè furti e assalti continui ai cantieri . Le strade in Yemen non erano assolutamente sicure: in quel periodo vennero assassinati dagli arabi, sulla strada cli Hodeicla il marchese Benzoni ed un cittadino tedesco, Burckharclt, che si erano avventurati verso l'interno nonostante il consiglio contrario ciel console generale italiano. Alle richieste delle autorità diplomatiche italiane di poter arrivare al punto dove era stato commesso l'eccidio con una spedizione protetta eia truppe ottomane, il governo di Costantinopol i aveva a lungo respinto la richiesta, motivandola proprio con la scarsa sicurezza del territorio . Dopo ripetute richieste dovette però autorizzare la spedizione impegnandosi a proteggerla, ciò che fece con gravi difficolù Non controllava il territorio e non sarebbe più stato in grado cli controllarlo. Se il territorio arabo dello Yemen era in continua rivolta, non da meno era il territorio dell' Assyr. Come sempre accadeva in quei posti, vi erano molti seguaci cli un falso mahdi86 , quasi un "profeta": Anche lì le strade erano assolutamente malsicure. Il Comandante delle forze ottomane nell' Assyr cercava la via politica di pacificazione con i locali e trattava con Said Idris, ad insaputa e in antagonismo con le stesse autorità dello Yemen. Nell'Hecljaz la situazione era stazionaria: l'emiro della Mecca era sempre l'autorifa dominante. Gli arabi però avevano rallentato le numerose azioni di disturbo contro la ferrov ia e il telegrafo, che avevano invece intensificato l' anno prima, in occasione della controrivoluzione a Costantinopoli. Nel Dersim e nelle provincie orientali regnava il brigantaggio e nellazona cli Mossul e Bagdad, la più completa anarchia. Questa era la situazione delle lontane provincie, ma anche al centro la situazione diveniva d ifficile per il Comitato: nel Parlamento si andava rafforzando un partito d'opposizione che rimproverava aspramente il Comitato, accusandolo cli esercitare il potere senza alcuna responsabilità. In realtà il Comitato nell'autunno del 1908, in occasione del primo con-

86 Mahdi è colui che è "giustamente guidato", il quale porterà giustizia e pace al mondo prima della sua fine e prima del Giorno ciel Giudizio. Nella dottrina della Shi'a, il Mahcli sarebbe l'Imam nascosi.O, colui che ritornerà a governare il mondo in pace e giustizia e che convertirà tu tto il genere umano alla fede islamica shi' ita.

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gresso degli aderenti ali' Unione e Progresso aveva creato ufficialmente un partito, ciel quale facevano parte tutti coloro che erano stati eletti al Parlamento per quella formazione politica, ma il Comitato non si era sciolto e continuava la sua opera cli vero e proprio Direttorio. T potenti membri del Comitato in realtà non riponevano alcuna fiducia nella disciplina e coesione dei loro deputati e quindi il vero potere rimase saldamente nelle mani del Comitato e del suo Segretario Generale. Nel periodo 1909- 191 l i partiti d'opposizione ripresero quota e anche all'interno ciel Partito Unione e Progresso vi furono alcuni d issidenti che avrebbero vol uto, chi una li nea meno autoritaria e più democratica, chi una linea meno rivoluzionaria e più conservatrice. Tra i numerosi parti ti che si costituirono ve ne fu uno fondato dal colonnello Saclik, ex membro di Unione e Progresso. Tra le richieste di questo partito vi era quella che gli ufficiali si astennero dall'interferire nella politica e che il CUP non fosse più una società segretaS7. In questo periodo sorsero anche i primi circoli social isti organizzati che si opponevano al potere centrale costituzionale il quale aveva soppresso le istituzioni corporative, una specie di sindacati, e aveva messo fuori legge gli scioperi . Il primo partito socialista ottomano ( Osman.li Sosyalist Firkasi) fu fondato nel settembre ciel 1910. Questo gruppo aveva una piccola rappresentanza a Parigi, dove riceveva sostegno morale e finanziario dai socialisti francesi . ln politica estera, in quel periodo, le relazioni della Turchia con la Bulgaria, non erano buone, anche perché Costantinopoli aveva adottato alcuni provvedimenti per la repressione delle bande in Macedonia che in realtà colpivano l'elemento bulgaro ottomano. La Bulgaria sosteneva che doveva intervenire per aiutare i compatrioti e Costantinopoli sosteneva che si trattava di un problema interno. A questo però si aggiungeva un problema doganale di una certa importanza. Quando la Bulgaria era un Principato autonomo, ma nominalmente sotto l'autorità ottomana, godeva cli un regime doganale di favore. Quando la Bulgaria aveva proclamato la propria indipendenza, la Turchia aveva unilateralmente denunziato la precedente convenzione doganale firmata con il Principato. I bulgari sostenevano invece che il mutamento di forma avvenuto nello stato bulgaro non poteva influenzare gli accordi bilaterali dei due contraenti. Da più parti si parlava di una possibile Lega Balcanica, alla quale avrebbe dovuto partecipare anche la Turchia, oltre che Serbia e Bulgaria e altri stati balcanici. Questa strada perb non sembrava percorribile per la 87 Cfr. doc. n. 73.

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soluzione dei problemi esistenti, perché in realtà le aspirazioni dei piccoli stati balcanici erano sempre a detrimento di interessi che gli ottomani consideravano vitali. Anche la questione cretese era sempre viva: i membri del potere esecutivo in Creta prestarono giuramento in nome ciel Re di Grecia e naturalmente la Turchia protestò vivacemente con le Potenze protettrici perché era stato violato uno status quo per parte del governo dell'isola. Un futuro ennesimo scontro con la Grecia era prevedibile. In Tripolitania vi erano continui scontri fra le autorità turche del vilayet con le autorità consolari italiane e gli italiani lì residenti. A questo proposito scriveva il colonnello Elia che la diffidenza latente ma sempre esistente nella mente di non pochi uomini politici di qui (Costantinopoli) e di notabili in Tripolitania intorno a nostre mire di conquista in quelle regioni, si risveglia ad ogni occasione col risultato inunediato di difficoltà e di intralci d'ogni maniera che si.frappongono a quella espansione economica che è nelle vedute del governo del Re88 . La Turchia in Tripolitania aveva problemi non solo con l'Italia ma anche con la Francia a causa cli una linea di delimitazione cli frontiera con la Tunisia alla quale non si era mai giunti perché la Turchia con i suoi metodi dilatori si era sempre sottratta a tale definitiva decisione, in qu anto tutto questo avrebbe chiaramente dichiarato ormai tramontati quei diritti sovrani che da sempre la Turchia sosteneva di avere in Tunisia. Anche il confine con la Persia in Azerbaidjan non era mai stato definito. Le truppe ottomane colà di stanza non erano mai state evacuate, nonostante le ripetute proteste dello Shah. Vari incidenti accadevano di tanto in tanto a causa cli linee telegrafiche, scaramucce con gli abitanti. Dopo questi eventi, l'ambasciatore cli Teheran protestava regolarmente e la Sublime Porta si impegnava a eseguire una severa inchiesta che avrebbetrovato e punito i colpevoli. Ma nulla veniva fatto. Dopo circa un anno cli governo dei Giovani Turchi la situazione finan z iaria dell'Impero era ancora in forte disavanzo e d'altra parte non avrebbe potuto essere altrimenti , anche se i bilanci che venivano presentati mostravano che si stavano facendo notevoli passi verso un pareggio, peraltro assai lontano. Il debito pubblico diminuiva, anche se le spese militari iniziavano a lievitare. Alcune tasse erano state abolite, come quella che veniva esatta per i passaporti per l'interno, documenti che erano stati finalmente aboliti, nel quadro delle libertà garantite dalla Costituzione. Un'al,

88

Cfr. doc. n. 73.

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tra tassa non poteva più venire esatta perché in seguito alla parificazione di tutti i cittadini ottomani di fronte alla legge, prevista dalla Costituzione, i non musulmani venivano incorporati nell 'esercito: quindi era stata soppressa di fatto e di diritto quella tassa annua che ogni maschio delle comunità israelita e cristiana pagava, per non fare il servizio militare. Rimase la tassa sulle corvée. Ogni suddito ottomano fra i 20 e i 30 anni doveva prestare annualmente quattro giornate di lavoro per la manutenzione o costruzione di strade: ma poteva chiedere di pagare una tassa al vilayet di appartenenza per ogni giornata di lavoro obbligatorio non prestata. Inoltre, sempre come conseguenza della libertà personale che era stata decretata a tutti i livelli , ogni prestazione in na tura verso lo stato veniva soppressa, ma al suo posto era stata istituita una tassa annua da decidersi, vilayec per vilayct, che ogni maschio adulto dai 20 ai 60 anni avrebbe dovuto pagare, chiamata tassa cli "capitazionc", di difficìlc percezione nei territori rurali e soprattutto non amata dalla popolazione in quanto toccava ognuno, senza eccezioni. Se da un lato mancavano introiti, clall' altra contribuì in parte a risanare il bilancio l'enorme quantità cli valori trovati a Yildiz, dopo la partenza di Abdul Hamid: undici sacchi di monete d'oro; un enorme numero di gemme preziose. Nell' immenso guardaroba del Sultano e nell' harem furono trovati abiti con gemine, oro in quantità. inoltre un gran numero di immobili che erano nella lista civile della Corte furo no trasferiti all' erario e venduti. L'orizzonte per i Giovani Turchi non era chiaro: era evidente che la loro linea politica generale voleva essere quella di dedicare molte risorse finanziarie all ' interno per risollevare la condi'.lione generale della popolazione, ma ciò che avven iva nelle lontane provi ncie e nei Balcani li obbligava a spendere somme rilevanti per rifornire l'esercito e soprattutto riorganizzare la marina turca, considerando che quella elle nica si stava potentemente ammodernando. Altri prestiti furo no contratti, ma finalizzati a specifici costruttivi obbietti vi. Anche l'esercito che tanta parte aveva avuto nei precedenti mutamenti aveva risentito della controrivoluzione scaturita dai suoi stessi ranghi nell'aprile del 1909. Era stato un colpo inaspettato a quella che si riteneva una coesione quasi assoluta e una fedeltà incrollabile nella legittimità costituzionale. Si era creata una pericolosa scissione nel corpo degli ufficiali che non si era sanata nemmeno con la repressione della controrivoluzione. Una scissione ce1tamente pericolosa, ma che, secondo il parere dell 'addetto militare italiano, non avrebbe portato allo sfacelo della classe militare, caratterizzata ancora da vitalità e da forza. Una classe mili ta104


re che aveva assorbito, almeno apparentemente, una legge di revisione dei gradi che aveva retrocesso una quantità di alti ufficiali e ufficiali superiori di un grado o due e migliaia ne aveva collocati a riposo in un sol colpo. A fronte di tutte queste improvvise e destabil izzanti decisioni, alcuni serv izi però erano migliorati: le truppe venivano pagate regolarmente o quasi; erano meglio vestite e calzate. Le forniture viveri arrivavano regolarmente e i congedi venivano dati alla fine dell'effettivo servizio, evitando quei tumulti dei congedandi che regolarmente avevano caratterizzato gli ultimi venti anni di regime hamicliano. Lo stesso contegno dei soldati per le vie era migliorato: osservavano l'obbligo del saluto; le uniformi erano tenute in ordine; i loro rapporti con la cittadinanza più corretti. Un progresso reale c'era; e se il co1po degli ufficiali avesse proseguito il lavoro iniziato, cercando il progresso professionale e l'incremento nell'istruzione senza urtare quelle consuetudini tradizionalmente care al soldato turco si sarebbe rinsaldato il valore dell'esercito senza togliergli quelle caratteristiche che lo han.no in tutti i tempo reso un formidabile strumento di guerras9: così si esprimeva il colonnello Elia, dimostrando

un grande rispetto e ammirazione per l'esercito ottomano, quello stesso apprezzamento che i suoi predecessori avevano dimostrato, pur rilevando le difficoltà, soprattutto finanziarie in cui s.i muoveva l'organizzazione di quello strumento di guerra. In questo rinnovato interesse per l'armamento della flotta e dell'esercito, l'industria italiana non era favorita e non godeva molte simpatie nelle sfere dirigenti della marina ottomana. La stessa Casa Ansaldo che aveva avuto in gestione l'arsenale ciel Corno d'Oro veniva guardata con occhio diffidente dal nuovo regime perché aveva ricevuto tutte le concessioni in epoca harnidiana direttamente dal Sultano e parecchie voci erano corse per screditarne l'operato e criticare i cacciatorpediniere fornitisecondo contratto. Alla fine ciel 1910, scadeva la concessione per la conduzione del cantiere cieli' Arsenale del Corno d'Oro e se) 'Italia non avesse avuta rinnovata la concessione, la sua posizione sarebbe stata irrimediabi lmente perduta a favore cli qualche altra Potenza che da tempo cercava di scalzare gli italiani da quella posizione di alto prestigio. L'ambasciatore ciel Regio Governo italiano cercò di fare profonda opera di persuasione presso i nuovi vertici militari per ottenere delle commesse che

89 Cfr. doc. n. 73. Per una analis i del servizio dei non musulmani nelle forze militari ottomane e delle loro caratteristiche, v. il dettagliato rapporto Prol. N. 3 1 ciel 10.3.191 O in 033 R30.

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riaffermassero la fiducia del nuovo regime dei Giovani Turchi verso l'i ndustria e le maestranze italiane. Ma a quanto riferito dall ' Addetto Militare, alcuni anni prima già la Casa Ansaldo aveva avuto una specie cli condanna morale eia alcuni settori delle forze armate, in quanto era stato dimostrato che si era avvalsa cli corruzione per ottenere dei lavori. Ma ancora cli più l'Ansaldo ebbe la sfiducia dei Giovani Turchi, quando i suoi dirigenti aiutarono nella fuga Izzet Pasha, il consigliere cli Abdul 1-lamicl, ben noto per la sua disonestà e corruzione. Al momento del rinnovo del contratto cli manutenzione cieli' Arsenale, numerosi concorrenti stranieri si presentarono e ciò che peggiorò la situazione, anche conc01Tenti nazionali, come i Cantieri Orlando. I Giovani Turchi vollero dare una punizione esemplare agli italiani Ansaldo, non concedendo il rinnovo: disgraziatam.ente la coscienza (per la massa) è la più m.utevole delle regole e così è: che la severa regola applicata agli Ansaldo, non è in egual modo applicata ai molti peggiori che qui sono, e che corromperebbero anche i Santi, così commentò il fatto il colonnello Elia. Fu certo una mossa maldestra quella della Casa Ansaldo, cli aiutare lzzet Pasha, ma riguardo alla corruzione con la quale gli appalti erano stati ottenuti, questo non poteva essere il valido motivo per negare il rinnovo del contratto. Fu sicuramente la mossa politically not correct cli mettersi dalla parte che ormai stava soccombendo, non comprendendo che i tempi erano decisamente cambiati e che nuove forze avanzavano senza possibilità cli appello per il vecchio regime9o e i suoi esponenti. Nel 19 ll la Turchia godeva di una situazione generale interna ed esterna transitoria: i problemi cli frontiera erano ancora tutti aperti, ma senza particolari novità che rendessero ancor più critica la situazione. Gli eventi che si svolgevano in Pers ia erano guardati dal regime costituzionale di Costantinopoli con molto interesse e qualche apprensione: lo Shah aveva dato una Costituzione, ma questa nuova fo rma cli governo dello stato non era stata accettata da tutti, nemmeno in realtà dallo ste3so sovrano che le aveva solennemente giurato fecleltà9 1• Infatti proprio nel 19 l 0191 1, si ebbe in quell'impero un tentativo controrivoluzionario da parte dello Sbah e cli truppe a lui fedeli, che terminò anche in questo caso con la deposizione ciel sovrano .

90 Cfr. cloc. n. 69. 91 Per i eiettagli relativi a queste vicende secondo i documenti diplomatici italiani e per una bibliografia al riguardo v, MARIA GABRIELLA PASQUALINI, L'Italia e le prime esperienze coslituziona/i in Persia ( 1905-1919), (Esi, Perugia-Napoli, 1992).

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Come spesso era stato sottolineato dagli addetti militari in quelle lontane sedi d'oriente, era molto difficile per quelle popolazioni, .in tutte le classi sociali indistintamente, riuscire a comprendere in realtà quali valori significasse una Costituzione cli indubbia ispirazione occidentale, qual i obblighi e osservanze comportasse, quale fosse il vero significato cli democrazia e di dialogo democratico. Del resto tutto questo non poteva essere preteso in territori e da popolazion i che per secoli avevano vissuto un potere autocratico che si faceva sostenere da codici religiosi, per esercitare un regime il più delle volte tirannico, anche se a volte basato su un indubbio carisma personale. Nel 1911 la Turchia continuava ad occupare i territori del!' Azerbaidjan e la Persia intenta a risolvere i suoi problemi interni di una possibile guerra civile non si occupava di dirimere quelli alle sue frontiere. In Albania, invece, il governo turco aveva inviato due imponenti spedizioni che con metodi assai sbrigativi avevano messo ordine fra quelle popolazioni, non concedendo assolutamente nulla cli quello che esse avevano richiesto pochi mesi prima. La situazione non era certo migliorata nei territori dell' Assyr e dello Yemen. Anche i drusi erano in perenne rivolta contro i turchi92. Il sultano Mehmed V, colto derviscio egli stesso, ottimo conoscitore della lingua persiana nota come la lingua dei poeti e della cultura umanistica, era genuinamente costituzionalista. Aveva improntato la Corte ad una semplicità prima non conosciuta, lasciando ai Giovani Turchi l'organ izzazione della stessa, per quanto riguardava le nomine dei funzionari. I suoi poteri erano stati ridotti con degli emendamenti introdotti alla Costituzione del 1876. Mehmed V restrinse anche molto le spese della sua Corte, riducendo la sua lista civile e q uella del suo harem. In questa ottica, consegnò tutta la scuderia sultaniale, circa 1000 cavalli, all' eser--· cito; ridusse il suo Segretariato personale a quattro segretari, quattro ciambellani, quattro aiutanti di campo e pochi servitori. All' inizio il Sultano continuò a risiedere nel palazzo Dolma Batsché, dove in realtà aveva vissuto come prigioniero durante il lungo regno di suo fratello, ma agli inizi del 1912 si ritirò sulla collina di Yilcliz, questa volta con l'accordo ciel Comitato. Egli iniziò anche a fare visite ufficiali, primo fra i Sultani, alle provincie lontane: sebbene indebolito, l'Impero Ottomano restava ancora la grande potenza dei Balcani. La pr.ima visita fuori le mura di Palazzo cli Meluned V fu a Salonicco, dove venne ricevuto eia Enver Bey e 92

Cfr. doc. n. 68.

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eia Talaat Bey. Nonostante i suoi personali meriti cli aderenza al nuovo corso, di comprensione degli eventi e di reale fedeltà alla Costituzione, fu proprio durante il suo regno che accaddero gli eventi precursori diretti della fine dell'Impero. Durante il nuovo corso costituzionale, tutti i problemi irrisolti, dalle rivoluzioni nei tenitori lontani, alle finanze disastrate, anche se in via cli miglioramento si proiettavano sul governo ottomano. Anche la situazione generai.e europea era tale che influenzava fo rtemente le vicende dell' applicazione del neonato regime costituzionale ottomano. L'Impero non poteva sopravvivere ad un evento scatenante quale fu il primo conflitto mondiale. Abdul Hamid, dotato di una certa abilità politica, era ancora riuscito a mettere gli uni contro gli altri gli interessi delle diverse potenze europee e il momento contingente era diverso. Il Comitato e il governo non avevano l' abilità di statista che indubbiamente, pur nella sua autocrazia Abdul Hamid, aveva avuto: l'ultimo vero sultano di Costantinopoli, l'ultimo che aveva vissuto con splendore "orientale", che aveva fatto sognare gli europei con il suo modo cli ricevere a Corte. L'ultimo che aveva dato importanti committenze ad artisti cli tutto il mondo, come avevano fatto i suoi lontani antenati, quando ad esempio avevano a Corte l'italiano Gentile Bellini, alla fine ciel XV secolo. L'u ltimo Sultano che aveva un cannocchiale intarsiato d'oro e un portasigarette d'oro, zaffiri, rubini e brillanti che segnavano il percorso della linea ferroviaria Berlino-Baghdad. L' ultimo Sultano nel cui guardaroba furono trovate più di mille camicie ricamate con oro e pietre preziose. Una visita aJl'attuale Tesoro ottomano nel museo cli Topkapi a Istanbul può dare solo una idea approssimativa di quel che era la Corte ai tempi dell'ultimo vero Sultano cli Costantinopoli. Abdul Hamicl era ormai in esilio e i modi splendidi di una Corte crudele finiti per sempre. Ma ancora una volta Costantinopoli esercitava il suo fascino sull' Europa che fu subi to molto interessata e compiaciuta del movimento dei Giovani Turchi, che tra l'altro segnava anche l'inizio dell'emancipazione femminile; quell'emancipazione che sarebbe divenuta molto forte con la repubblica laica di Kemal Ataturk. Ma di questa tendenza non vi è traccia nei rapporti degli addetti nùlitari che si occupavano sempre costantemente dell'organizzazione delle forze armate e dell'invio di truppe nelle varie regioni dell'esercito. Forse non colsero, essendo stran ieri e uomini, quale era stato il ruolo della parte femminile della società ottomana, anche nel1'ambiente militare, per quanto riguardava il passaggio delle notizie e delle decisioni del movimento Giovane Turco nella sociefa borghese, colta e europeizzante. Dopo il 1908, le donne iniziarono a partecipare alla vi108


ta culturale e sociale ciel nuovo corso se non proprio a quella politica. Il primo liceo femmin ile venne inaugurato a Costantinopoli nel l 911 e in quel periodo sorsero le prime associazioni femminili ottomane per l' occupazione e la difesa dei diritti delle donne. Nel 1911 l'opposizione al Comitato guadagnò posizioni, tanto che, temendo un nuovo tentativo di controrivoluzione, il governo decise di rimettere in libertà alcuni oppositori al movimento che erano stati incarcerati nel luglio dell'anno precedente con la scusa che era stato scoperto un complotto per rovesciare il regime costituzionale. Un buon numero di intransigenti ciel Partito Unione e Progresso, come Talaat Bey diedero le loro dimissioni dal governo. Vennero fatte alcune concessioni all'opposizione, dove il colonnello Saclik, che l'addetto militare italiano considerava uomo d'azione, ma di dubbia onestà, di dubbio carattere, certamente amhiz,ioso'>3 aveva un posto di sempre maggior rilievo e influenza. 1-lakki Pasha ottenne la fiducia ciel Parlamento nell'aprile del 191 l e sembrò in quel momento che la situazione poteva essere mantenuta sotto controllo . In realtà il movimento si era diviso per dissidi interni, indebolendosi. A queste varie correnti che si erano formate all'interno del Partito avevano aderito un sempre maggior numero cli ufficiali dell'esercito. Sembrava che il Comitato non avesse più la forza morale per dirimere queste controversie e radunare tutti gli aderentì sotto la stessa bandiera e soprattutto le stesse opinioni, per continuare a costruire lo stato costituzionale. Una delle richieste del maggiore oppositore al governo, il colonnello Sadik era quella che vi fosse una minore partecipazione degli ufficiali dell'esercito ottomano alla politica attiva. Il Ministro della Guerra, il 1 giugno ciel 1911, diresse una circolare agli ufficiali per interdire loro ogni ingerenza nella vita politica94 . Era difficile comprendere fino a qual punto la politica avesse continuato ad avere radici nelle forze annate. Vi erano numerosi malcontenti nella classe militare per la chiusura delle logge massoniche, alle quali molti ufficiali erano affiliati e che avevano avuto un ruolo importante per la diffusione delle idee liberali e per la stessa rivoluzione del l 908. Molti dissidi venivano suscitati dalla stessa politica adottata dal Comitato e dal modo con cui esercitava il potere. Forse ancora rimaneva inconsciamente l'idea che un potere dato dalla religione poteva essere sopportato e non criticato, ma un potere che parlava cli democrazia e non la rispeltava, non era facile da sopportare. Il centro politico e mora93 94

Cfr. doc. 11. 72. Cfr. doc. n. 73.

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le più importante dell'Impero era rimasto però Salonicco, ove gli ufficiali in massa erano fedeli al Conùtato e agli ideali della Giovane Turchia. La circolare del Ministro della Guerra non raggiunse lo scopo voluto, anche se Nazim Pasha cercò di basarsi sulla educazione e sullo spirito religioso degli ufficiali e fece fare a tutti un giuramento e sottoscrivere una dichiarazione nella quale si impegnavano a non prendere parte diretta e attiva alla politica9s. Tutto questo però non servì a molto quando nel 1912 si vide che il nuovo Parlamento e il nuovo governo non riuscivano a far procedere la conduzione politica della macchina governativa e amministrativa: gli ufficiali che pure avevano giurato e sottoscritta la dichiarazione, ripresero ad occuparsi della politica attiva. Il Comitato era consapevole di dover rafforzare le forze armate per poter combattere un conflitto sul teatro di guerra europeo, che era quello sul quale si aspettavano gli attacchi delle altre Potenze. La forza che la Turchi a avrebbe potuto mettere in campo su quel teatro cli guerra sarebbe dipesa essenzialmente dal complesso delle sue condizioni politiche, interne ed esterne al momento dello scoppio delle ostilità. Le frontiere del1'Impero erano ancora molto estese, era varia la natura dei suoi confinanti . Se il teatro di guerra europeo si apriva allo stesso momento che le provincie arabe erano in piena sollevazione, la Turchia non avrebbe potuto coprire con efficienza il teatro europeo. Lo Yemen assorbiva le due divisioni speciali insieme ad altri rinforzi inviati, ma che sembravano non poter aver ragione del l'Imam Yahia che riceveva armi cli contrabbando e si diceva avesse anche trenta cannoni . Quelle divisioni non potevano certamente essere ritirate. Così non avrebbero potuto essere sottratte truppe dall' Assyr e dall'Hedjaz. Nel caso che il conflitto fosse scoppiato, come era probabile, durante i torbidi nelle provincie arabe, la Turchia poteva contare per l'Europa su 708.000 uomini, esclusi il genio, i servizi e la gendarmeria in cifre tonde bajonette 685.000, sciabole 13.000, batterie 226 con 930 pezzi96. , Vennero perè> progressivamente inviati rinforzi a Tripoli, materiale e uom ini, ma non battaglioni costituiti , mentre la spedizione per domare la ribellione in Yemen diveniva ogni giorno più impopolare. Vi erano anche ammutinamenti di truppe perché i ribelli facevano molta propaganda fra le truppe ottomane, sostenendo che i musulmani non dovevano combattere altri musulmani, ricorrendo così a quel vincolo religioso che era sta-

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Cfr. in 0 29 R6/68, Prot. N. 893 del 23.8.1912. Cfr. in 033 R20/2 Prot. N. 4 del 20. 1.1911.


to nel secolo precedente il collante dell'Impero, ma che non aveva impedito sollevazioni e repressioni. Ma più che il vincolo religioso, era la difficoltà della campagna e la lontananza dalle regioni di provenienza che rendeva facile l'opera di chi voleva sollevare l' opposizione contro il CUP. In questa situazione, il Governo italiano decise un avvicendamento cli personale sostituendo il Regio Ambasciatore barone Mayor, che era stato a lungo a Costantinopoli e si era fatto molto stimare dalle autorità e dalla stampa, con il Marchese Garroni: la nuova nomina non piacque a gran parte della stampa turca, sollecitata a questa critica anche dalle critiche che venivano fatte dalla stampa ital.iana. L'inizio cli missione dell'Ambasciatore Garroni non fu facile, né lo fu il seguito dell'a sua missione. li 29 settembre 19 11 iI Gabinetto cli Hakki Pasha dovette dare le dimissioni. L' Italia, dopo un ultimatum rivolto il giorno prima a Costanti nopoli circa la sua necessità di occupare militarmente la Tripolitania, per proteggere i cittadini italiani che erano minacciati da fanatici musulmani, ne aveva iniziato l'occupazione, dichiarando il giorno dopo lo stato di g uerra con la Turchia97. Quel Gabinetto ne portava la responsabilità, anche se in realtà non era altro che un capro espiatorio agli occhi ciel popolo. Per dimostrare la sua ferma intenzione di difendere quella provincia araba, il governo mise alla testa dell' Impero Ottomano Enver Bey9s e Ali Aziz el Masri99, due giovani brillanti ufficiali che avevano partecipato di rettamente alla rivoluzione del 1908. La superiorità militare italiana ebbe la meglio; l'Italia arrivò a bombardare anche i Dardanell i nell 'aprile ciel 1912 e occupò alcune isole dell ' Egeo, il Dodecanneso. Si arrivò ad una tregua e poi fu firmato il trattato di Losanna ciel 18 ottobre 1912 che previde, sinteticamente: la cessazione delle ostilità; il richiamo delle forze armate e dei funzionari civili turchi dalla Tripolitani a; la ripresa ufficiale dei rapporti esistenti fra i due paesi prima del conflitto; la riammissione in servizio dei sudditi italiani impiegati nelle amministrazioni turche e ·li cenziati durante la guerra: l'impegno a concludere un trattato di commercio sulla base del diritto europeo e non su quello delle capitolazioni, peraltro ancora in vigore nell'Impero. L'Italia s'impegnò anche ad ap-

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Come sopra detto nell'introduzione al voi urne, il tema della guerra italo-turca non sarà trattato nel presente studio perché i documenti militari al riguardo sono stati precedentemente oggetto cli nu merose pubblicazioni. Per le indicazioni bibliografiche si vedano i Suggerimenti bibliog rafici a pag. 17- 18. 98 Per i dati biografici su Envcr v. sopra nota n. 36. 99 Per ulteriori notizie su questo personaggio, v. doc. n. 9 I, 95, 96 e l 09. V. doc. fowgraCica.

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poggiare il governo ottomano per far cessare tale regime a breve termine. Inoltre, a termini dell 'art. 2, l' Italia prese l'impegno cli sgomberare il Dodecanneso, occupato durante le ostili tà, subordinando però questo atto al ritiro dalla Libia da parte del governo ottomano delle forze militari e dei quadri clell' amministrazione civile turca. Questa condizione venne a mancare e l'Italia continuò a restare nelle Isole del Doclecanneso 100. Il Sultano rinunziava con firmano imperiale alla sua sovranità sui territori del Tripol itania e della Cirenaica, come conseguenza dell'accordo con il governo italiano. L'ultimo territorio ottomano nell ' Africa del Nord, che non era stato invaso dai francesi o dagli inglesi era stato ceduto alla sovranità dell 'ltalia. La politica estera del nuovo corso non otteneva successi: ma ancora una volta vi è da sottolineare che tali rovesci non dipendevano solamente dalla situazione cli quello specifico momento, ma eia tutta la situazione ottomana quale si era andata configurando durante gli ultim i trenta anni. TI Partito Unio ne e Progresso, ben comprendendo gli effetti devastanti della cessione dei territori nordafricani sull'immagine del nuovo regime, indicò ancora una volta all'opinione pubblica i guasti ciel passato regime, pronto agli accomodamenti e sensibile alla corruzione 10 1 • La perdita dei due territori era da ascrivere alla politica estera del governo dei Sultani. I Gabinetti dei Giovani Turchi continuavano ad avere numerose difficoltà. Fu nominato un nuovo primo ministro nella persona di Saicl Pasha, che diveniva Gran Visir per l'ottava volta e che aveva servito anche durante il periodo precedente. Ma l'opposizione continuava a fortificarsi e nuovi gruppi si aggregavano formando nuovi partiti. Nel novembre del 1911 i gruppi e i piccoli partiti d 'opposizione si riunirono nel Hurriet ve ltilaf Firkasi (Partito della Libertà e Comprensione, o meglio con il nome francese con il quale venne largamente conosciuto Entente Libérale). Era un insieme di tendenze varie, unite solamente dalla comune opposizione al CUP. E grande fu la sorpresa quando in e lezioni sussidiarie a Costantinopoli (che ormai veniva chiamata sempre più spesso Istanbul, per dimenticare quel nome che ricordava passati regimi sultani ali), il candidato d i questa coalizione sconfisse il forte candidato del CUP. Il Comitato comprese che era ormai il momento di agire rapidamente perché avendo confidato sull'insieme dei deputati per controllare amministrazione e burocrazia stava perdendo invece il suo controllo sullo strumento a ci.ò 100 V. infra doc. n. 119 e ss. 101 Per un'analisi della Turchia subito

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dopo la pace di Losanna, V. doc. n. 82.


deputato, il Parlamento e iniziò a pensare alla dissoluzione rapida del medesimo . Nel 19 J2 furono indette nuove elezioni generali: le consultazioni si svolsero in un serio clima di intimidazione eia parte del CUP che si assicurò in questo modo la maggioranza. Il nuovo Parlamento che si formò era sotto il controllo del CUP, sempre più ferreo e attento. Ma agli occhi degli oppositori quel Parlamento a ciò non era legittimato, in seguito al clima di intimidazioni che aveva circondato le democratiche consultazioni elettorial i e quindi gli oppositori iniziarono a pensare ad azioni extra parlamentari. Nel maggio-giugno del 1912 il Colonnello Sadik e i suoi seguaci iniziarono a fare richieste sempre più pressanti e a chiedere le dimissioni del governo, minacciando un intervento arm ato eia parte di Halaskar Zabitan (Saggi Ufficiali), se questo non fosse stato fatto. Le Camere diedero il voto cli fiducia al Gabinetto di Said Pasha, ma costui diede comunque le dimissioni perché non credeva più nel regime parlamentare. Un Gabinetto cli Unità Nazionale fece seguito a quello di Saicl Pasha: a questo governo parteciparono alcuni esponenti ciel vecchio regi me e quelli della prima ora ciel nuovo corso. Costoro ritenevano che le cause principali del caos dell'Impero fossero da addebitare alle interferenze di ufficiali in servizio e a una politica incoerente da parte ciel Comitato e quindi si posero come scopo prioritario di far cessare la partecipazione della classe 111 ili tare alla politica altiva e cli far altresì cessare l' esercizio di un potere così assoluto eia parte del Comitato. Si misero cl'accorclo con Sadik e il suo gruppo e chiesero la dissoluzione ciel recentissimo Parlamento. I deputati tentarono di evitare lo scioglimento, aggiornando i loro lavori, ma il Parlamento fu sciolto lo stesso. La crisi internazionale che si stava addensando in Europa ebbe notevole influenza sui fatti interni della Turchia. Nei Balcani era ormai chiaro che gli stati indipendenti si stavano organizzando per arrivare a elimi-nare l'Impero Ottomano, in parte sostenuti dalle Potenze europee. Nel febbraio 19 11 Serbia e Bulgaria si erano legate con un trattato di reciproca d ifesa, che in realtà era finalizzato contro la Turchia. Nel maggio successivo un simile accorcio era stato fatto tra Grecia e Bulgaria. Montenegro e Serbia si erano alleate nell'ottobre. Nel frattempo il conflitto italo turco aveva mostrato la debolezza dell'Impero e nello stesso tempo incoraggiava gli stati balcan ici acl agire. Il 2 ottobre 1912, pochi g iorni prima della firma del trattato cli Losanna dunque, gli stati balcanici alleati inviarono un ultimatum al governo ottomano chiedendo di risolvere il problema della Macedonia, mettendola sotto controllo straniero. Allo stesso tempo mobilitarono in vista di una guena. Il governo ottomano si dichiarò 113


disponibile a considerare tutte le riforme possibili per la Macedonia, ma chiarì che non avrebbe mai ceduto la sovranità su quel territorio. Il g iorno 8 ottobre del 1912 il Montenegro dichiarò g uerra all'Impero, seguita da altri stati. Il risultato degli scontri fu disastroso per l'esercito ottomano che dovette ritirarsi sulla linea cli Ciatalgia, vicino ad Istanbul. Ad ovest solo poche città fortificata restavano, Janina, Scutari e Edirne. In novembre la situazione era ormai compromessa: le potenze europee cercarono di limitare la portata del conflitto e in dicembre fu firmato un arntistizio. A Londra si tennero due conferenze p,U'allele: in una si riunivano gli ambasciatori delle potenze europee che desideravano mantenere la stabilità nei Balcani; nell'altra, i rappresentanti dei paesi belligeranti. Soprattutto per le pressioni del primo nucleo si arrivò in seguito alla pace cli Londra che fu firmata il 30 maggio ciel 1913, dopo alterne vicende. Prima però di arrivare alla pace sancita dal trattato di Londra, vi furono alcuni avvenimenti interni molto importanti . TI 23 gennaio un colpo di stato armato si era verificato a Istanbul. Il Comitato, sollecitato da Enver e Talaat, aveva deciso già per la fine del 19 12 di obbligare il governo a dare le dimissioni. Le persecuzioni politiche degli aderenti al Partito Unione e Progresso si erano moltiplicate, soprattutto da quando Kiamil Pasha, antico nemico del CUP era divenuto Primo Ministro. Le vicende balcaniche ciel momento e le conferenze riunite a Londra fornirono la scusa ai Giovani Turchi per agire non a nome del partito che rappresentavano, ma per ragioni patriottiche, anche perché tra le varie proposte che le potenze europee facevano al governo ottomano vi era quella di cedere la città di Edirne ai Bulgari ed altri territori agli stati balcanici. Il 22 gennaio un gruppo cli ufficiali si presentò dove era riunito il Governo e uccise il Ministro della Guerra, obbligando Kiamil Pasha alla dimissioni. Un nuovo governo fu formato, a presiedere il quale fu messo Mahmud Cevkel Pasha, che deteneva anche il Ministero della Guerra 102 • Subito dopo il colpo di stato, gli stati balcanici ripresero le loro ostil ità. Le truppe ottomane erano stanche. l quadri erano scarsissimi . T reparti mancavano di coesione. In quelle condizioni non bastavano le menti direttrici di Mahmoud Chevket e Izzet Pasha, né lo spirito organizzatore di Enver per ri-

'°

2 In 033 e G29 vi sono dei rapporti del l'Addetto Mi li tare su questi eventi, che però sono solamente del le descrizioni deg li avvenimenti, quas i sempre seoza alcun commento critico. Si è quind i ritenuto di non pubblicare quel gru ppo cli documenti che non forni scono notizie nuove rispetto ad avvenimenti nor.i o altrove stud iati ne i loro dettagl i, specialmente nel volume già c itato sulle guerre balcaniche di ANTONELLO BIAGINI.

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sollevare le sorti di un esercito al quale in que l momento mancava la consistenza e la forza per una energica controffensiva 103 _ Uno stato di tensio ne si era venuto intanto a determinare anche fra gl i stessi stati balcanici. Con la ripresa delle ostili fa, l' Impero Ottomano continuò a perdere territori: nonostante che il Comitato avesse lanciato una controffensiva e che i migliori ufficiali fossero impegnati nel conflitto, nell'aprile del 1913 l' Impero ave va perduto c irca 60.000 miglia quadrate de l proprio territorio in Europa e con esso quattro milioni di soggetti. Migliaia di musulmani si ri fugiavano a Istanbul provenendo da tutti i territori, non possedendo assolutamente nu lla. Istanbul di venne una città dove le e pidemie di colera e tifo si diffo nd evano rapidamente. Lo splendore d ' un tempo era sparito e la povertà cli una foll a di emarginati era tangibi le. Le aree perdute e rano la Macedonia l'Albania e la Tracia. Questi territori erano stati il nucleo centrale dell ' impero per circa 500 anni. Erano anche i territori che avevano le maggiori risorse econornjche. Gran pa1te dell'é lite ottomana proveniva da queste terre. Salonicco era stata la culla della rivoluzione costituzionalista. Tutto stava finendo. li Comitato, dopo il colpo di stato ciel gennaio 19 13, aveva consolidato il proprio potere. Il ' triumvirato' era entrato nella politica attiva diretta: Talaat Bey era ent rato nel Governo come Mirùstro degli interni; Enver era stato promosso rapidamente due volte e era divenuto Ministro della Guerra; Cemal, governatore militare della capitale, era stato promosso. Il nuovo Gran Visir era un principe egiziano, Said Halim Pasha, che però aveva ridotta infl uenza nel Gabinetto da lui presied uto. Enver conlrollava l'esercito, Talaat era il più potente del Comitato e Cemal infl uenzò il Comitato fi ntanto che fu Governatore cli Istanbul, ma molto meno dopo il giugno-luglio 19 14. E nver aveva dei ri vali nell 'esercito e ne aveva avuti nel passato : egli era un ministro che poteva fare molto e nel quale non si poteva fare a meno di riporre fiducia per l'avvenire militare della Turchia. Scriveva l'addetto militare, colonne! lo Mombelli riguardo alla personalità di En ver: un pericolo però esiste ed è che la sua energia giovanile non. accompagnata da adeguata esperienza e il suo spirito innovatore, stimolato da una non scarsa presunzione Lo spingano al di là cli quanto si conviene e lo inducano ad agire con. una impulsività e u.na improntitudine che soprattutto in fatto di ordinamenti militari, possono essere la causa di conseguenze assai gravi e corsi irreparabili. Così ad esempio il collocamemo I03

Cfr. in G29 R7/25, Prot. N ..1 de l 28.2. 1913.

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a riposo di 300 ufficiali generali e superiori, pur essendo provvedimento necessario, è stato eseguito così bruscamente che l'amor proprio degli ufficiali colpiti, specie di quelli di grado più elevato, ne è stato pro,fondamente lesq, La disciplina ne ha scapitato e il.funzionamento e tutto l'organizzo militare ne ha ricevuto una potente scossa. Oltre a ciò, esaminando la lista degli ufficiali colpiti e quella dico loro che sono destinati a sostituirli, sorge il dubbio che Enver Pacha sia stato guidato non soltanto da esigenze di ordine militare, ma anche da interessi del suo partito politico ed in tal caso è certo che le dichiarazioni del nuovo Ministro e la fiducia nell'opera sua perdono rnolto valore .. . 104 . Un personaggio interessante e difficile, quello di Enver, come quello del suo rivale in Tripolitania e in Cirenaica, Ali Aziz el Masri, l'egiziano, circasso, originario di Basra, imparentato con l'aristocrazia egiziana. Personaggio interessante ed eccentrico, che fu uno dei protagonisti della rivoluzione dei Giovani Turchi; partecipò alla difesa della Tripolitania; fu uno degli ispiratori della rivolta araba; fu uno degli istruttori dell' esercito iracheno. Fu tra i precettori cl i Re Farouk, ma partecipò al col po dei colonnelli in Egitto nel 1952. Nel 1914, al suo ritorno dalla guerra italo-turca e dalla Cirenaica, Al i Aziz ebbe a criticare violentemente Enver, allora Ministro della Guerra, per delle vecchie ruggini sorte sui campi di battaglia e perché era rimasto deluso del trattamento a lui riservato dopo il con1litto 1os. Fu an-estato e condannato a morte; graziato dal Sultano, fu condannato a 15 anni di lavori forzati, che gli furono commutati, solo perché promise di tornare in Cirenaica a combattere con il Senusso contro gli italiani. In realtà Francia e Inghilterra avevano fatto pressioni affinché non fosse giustiziato, come avrebbe voluto Enver. Il Governo di Roma ritenne che veramente l'ufficiale sarebbe tornato nei territori ormai sotto sovranità italiana per combattervi il nuovo occupante e quindi diede le opportune istruzfoni all'addetto militare cli prendere quanto più notizie possibili sui veri intendimenti dello sfortunato ufficiale ottomano. Ali Aziz fu osservato con attenzione dall'addetto militare italiano e dal dott. Enrico Insabato, longa manus del Ministero delle Colonie in Egitto, che cercò cli scoprire le vere ragioni delle accuse che gli venivano fatte riguardo al suo comportamento in

104 105

Cfr. in G29 R7/ 17, Prot. N. 12 del 17. I.I 9 I3. Per ulteriori deuagLi sulle divergenze tra Enver e Ali Aziz, v. in G33R 19, Prot. N. 35 del 18.3.1914. V. anche ibidem Prot. N. 5 I del 17.4.J 914; N. 76 del 13.5.1914.

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una battaglia in Cirenaica 106. L'attenzione fu così pronta da trovare persino una fotografia dell'ufficiale, una foto che egli aveva dedicato ad un'amica: ben sei copie di questa fotografia furono inviate a Roma! 1<> 7• Quando invece si comprese che Ali Aziz non era coinvolto in questo tipo cli prospettiva e che cioè non aveva affatto in animo di tornare in Libia, ma si sarebbe recato in Egitto e lì sarebbe rimasto, presso la sua parentela, le sue mosse non f urono più seguite eia vicino: almeno nelle carte esaminate negli inventari segnalati non sono state rinvenute altre notizie su di lui 1°8 . A li Aziz non fu condannato con tanta veemenza dai Giovani Turchi, perché aveva criticato Enver o non aveva ubbidito ad alcuni ordini durante una battaglia: questi furono solamente dei pretesti ufficiali . Ali Aziz si opponeva al nazionalismo turco in favore di una identità araba, avendo già contatti e preparando alcune azioni. Da alcuni articoli pubblicati sul giornale egiziano "El Mokattami", giornale egiziano, con i commenti sui capi cli accusa contestati ad Ali Aziz, e dai vari comunicati ufficiali, Mombell.i aveva giustamente notato che Aziz in Cirenaica non aveva certo fatto gli interessi del Gran Senusso, ma nemmeno quelli del governo ottomano, perché cercava cli staccare quel territorio dal dominio ottomano, per metterlo sotto il protettorato anglo-egiziano e crearvi un calUfato ciel Kedivé. La condanna a morte cli Aziz era servita per fare cosa gradita al Senusso, mentre la grazia era stata concessa per far cosa gradita al governo anglo-egiziano. Appena liberato, l'ex-ufficiale ottomano, che era stato comandante in capo della guarnigione di Bengasi, fu ricevuto da Enver Pasha, il quale gli avrebbe dichiarato di aver agito per dovere di Comandante in Capo del!' esercito ottomano, sulla base di accuse concrete, ma contrariamente alla sua volontà. Era altresì convinto che Aziz avrebbe mantenuto inaltera-

106 "da circa due niesi s i rrova qui un cerro Dott. lnsabato, il quale è staio incaricato dal lvfinisrero delle Colonie di seguire il movimento panislamico e di srudiare l'influenza che esso puà avere sulla resistenza degli arabi in Cirenaica. Analogo incarico l'lnsabato ha già disi111peg11a10 per lungo rempo in Egitto, prinw e dura11te la guerra italo-turca. Egli è stato giornalista, cmwsce la lingua araba e pare che sia 111w studioso delle questioni orientali": così scriveva il colonnello Mombelli di ques ta nota figura di ita-

liano in Medio Oriente. Cfr. in G33 RI9, Prot. N. 64 del 3.5.19 14. Tnsabato redasse un lunghissimo circosta nziato rapporto nel gennaio 19 15, che però non fu di grande interesse per le AULorità miliwri italiane. In effeU.i vi erano fin troppi dettagli sull'azione spiegata da Aziz in Cirenaic;i, senza effettiva sostanza cli notizie interessanti. Il rapporto è consultabile in copia in G33 R 19. Per il commento del Comando del Corpo di Stato Maggiore v. doc. n. 109. 107 V. doc. fotografica. 108 Cfr. doc. n. 91, 94, 95, 96.

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to il sentimento de Lia disciplina militare e l'amore di Patria; non avrebbe serbato rancori e, qualora l'integrità e l'onore della lì,trchiafossero in pericolo, egli Aziz da buon soldato, sarebbe ritornato nelle.file dell'esercito ottomano, senza bisogno di esserne richiestoJU9. Le notizie che filtrarono fecero sapere che Aziz aveva risposto piuttosto freddamente e senza prendere impegn i, anche se aveva contraccambiato l'abbraccio che Enver aveva voluto elargii pripia di lasciarlo. Aziz aveva già maturato le sue decisioni e i suoi comportamenti successivi lo dirnostrnrono ampiamente. Protagonista della rivolta araba dopo soli due anni. L'Italia riteneva che molto rapidamente l'Impero si sarebbe totalmente disgregato e intendeva partecipare anche nel Levante alla spartizione delle zone d'influenza: presente nel Dodecanneso, che non aveva in animo di abbandonare, vedeva le coste dell'Anatolia come il terreno più fertile per espandersi 110. Uno dei discorsi del Ministro degli Esteri, Di San Giuliano, pronunciato nel 1914, sulla politica estera italiana in Oriente, aveva irritato i turchi, i quali in quel momento sembravano non avere una grande simpatia per l'ltalia 111 . Il marchese Garroni, ambasciatore presso il Sultano ottomano, aveva ricevuto dal mondo diplomatico turco e dalla stampa locale ampi segni cli questa irritazione e apparentemente non era d'accordo con la linea governativa italiana. Secondo quanto scritto dall'addetto militare Mombelli, il Garroni aveva pregato quest' ultimo cli volersi fare portavoce anche presso i suoi superiori dell'imbarazzo in cui egli, come rappresentante diplomatico, era stato messo e di come in realtà non fosse giusto indicare tale politica in Oriente in modo ufficiale. E l'addetto militare, che peraltro era molto capace nelle analisi politiche, come mostra nei suoi rapporti, scrisse un rapporto ufficiale, riservato, richiesto espressamente dal1' Ambasciatore al Capo di Stato Maggiore Generale e una lettera cl' accompagnamento, con i suoi personali e riservati. commenti 112 . L'addetto '

109 Cfr. in G33 Rl9, Prot. N. 63 del 2.5.19 14. 1io Per la problematica connessa agli aspetti diplomatici e finanziari di questa politjca v. MARIA PETRIC!OLI, L'Italia in Asia 1\1/inore. Equilibrio mediterraneo e ambizioni imperialiste alla vigilia della prima guerra mondiale (Sansoni editore, Firenze, 1983), con prefazione di Ennio Di Nolfo. 11 1 Cfr. in G33 Rl9, Prot. N. 83 del 21.5.1914. A margine della frase di Mombelli sul le scarse simpatie del Governo ottomano per gli Italiani, vi è un commento a matita: Chi ha oggi simpatia per noi? 112 Cfr. doc. n. 97, 98. Cfr. per il ' taskere' Nogara, !VL PETRICIOLI, cit., p. 85- 1I 3.

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militare era fondamentalmente d'accordo con il Capo Missione, soprattutto per il fatto che in realt~t l'Italia, con la concessione Nogara, poco più che un permesso di stu di preventivi nella zona di Adalia, aveva ottenuto, a suo parere successi di portata assai limitata che invece la stampa italiana aveva esaltato e ave va dato a tutto ciè) un valore politico che non aveva. Gli ottomani avevano legato questa concessione al problema ciel rilascio delle isole del Dodecan neso e questo politicamente non era corretto, perché in tal modo sembrava che l'Italia venisse meno a quanto concordato con il trattato di Losanna: Noi entriamo nella zona di Adalia non più soli, ma in compagnia dell'Inghilterra, la quale anzi si è riservata la parte settentrionale, la migliore; quella meridionale rimasta a noi è molto meno produttiva e, per la natura del terreno aspro e montuoso, presenta gravi d~fjzcoltà alla costruzione di.ferrovie. Ristretti in quella zona noi potremo fare ben poca cosa e in ogni caso non potremo mai godervi di quella libertà econoniica e infl.uenza politica che hanno costituito il vero e primo scopo delle nostre aspirazioni. Quindi niente grandioso successo, ma semplicemente risultato scarso, parziale ottenuto con gran.de fatica ed accettato per non perdere il tutto in. un. momento in cui la restituzione delle isole si avvicina e un.a rinuncia definitiva da parte nostra avrebbe assunto il carattere di ritirata non. dignitosa .. . 113 • Probabilmente i commenti del colonnello Mombelli non tenevano conto cli un quadro generale, ma sono interessanti perché mostrano quali fossero localmente le reazioni dell'opinione pubblica e queJle del mondo diplomatico e governativo ottomano. Il Comando del Corpo di Stato Maggiore era molto sensibile a questo problema se pochi giorni dopo inviava all'addetto delle istruzioni ben precise di studiare l'ambiente politico per verificare la veridicità di alcune notizie ricevute c irca le velleità turche per la riconquista dei territori perduti 114 . Nel marzo precedente Mombelli aveva scritto al Comancioche la politica estera ottomana del momento sembrava non avere mire bellicose, ma tendeva invece ad assicurare all'Impero un periodo cli pace che permettesse l'attuazione delle riforme indispensabili ed urgenti in tutti i ram i cieli' amministrazione dello stato. Anche l'esercito necessitava di una radicale riorganizzazione che avrebbe richiesto almeno tre o quattro anni. Per la flotta vi era stata una cospicua ordinazione di unità navali a Case francesi e inglesi: sei cacciatorpediniere erano state ordinati alla casa francese Normand e d ue sottomarini alle officine della Creuzot; una terza 113 Cfr. doc. n. 97. 114 Cfr. doc.11. 100.

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unità, una dreadnought era stata commissionata alla casa inglese Armstrong. Questa unità navale avrebbe dovuto essere consegnata nella primavera del 1916; i caccia e i sottomarini, nell'autunno del 1915. Tcantieri italiani non erano stati inclusi in questa serie di ordinazioni. Al Conte Nmù Mocenigo, che era in quel momento Incaricato cl' Affari, il quale aveva espresso al Gran Visir il suo rincrescimento per questa 'dimenticanza' , fu risposto che gli italiani con la casa Orlando, avevano già avuto, nell' ottobre del 1913, un contratto. A questo contratto avrebbero seguito altre ordinazioni se il Governo italiano avesse creduto cli poter accettare le condizioni alle quali il contratto stesso era vincolato, e cioè la cessione della Regia Nave San Marco alla Turchia. Il Governo italiano però aveva deciso di non cedere quella nave agli ottomani 11s. Questo aveva comportato la non ratifica del contratto eia parte turca. Il programma di rinnovamento della flotta s' imponeva ed era ambi zioso, anche perché doveva avere come scopo finale quello di prevalere sulla flotta ellenica: mancavano però i mezzi finanziari per poter pagare i progetti previsti; mancava il personale tecnico capace di comandare e servire le nuove unità. Sarebbe stato importante rigenerare le forze militari navali e terrestri che avrebbero potuto rappresentare il mezzo più efjl.cace per ritardare, se non evitare, la catastrofe finale dell'Impero Ottomano ... , ma la guerra scoppiò prima che questo programma avesse potuto essere portato a compimento. In effetti, da un complesso di circostanze, rispetto alle eventuali rivendicazioni turche nei confronti dell' Italia, l'addetto militare non era molto d'accordo nelle sue opinioni con il marchese Garroni, che erano più ottimiste, in quanto sia il principe Said Halim sia Enver Pasha facevano dichiaraz ioni amichevoli nei confronti dell'Italia. Per il colonnello Mombelli, vi era senza dubbio nella politica ottomana nei confronti degli italiani e della loro politica in Oriente, un larvato ostruzionismo che rivelava come il Governo ottomano non fosse poi così ben disposto verso Roma. Nel maggio 1914 un nuovo addetto navale raggiungeva Costantinopoli, il Comandante Cavagnari e Djémal Pasha, Ministro della marina, che aveva ricevuto sia Mombelli che Cavagnari, nella visita cli presentazione, aveva assicurato che il programma cli ammodernamento era in pieno svolgimento. Anche Enver aveva ricevuto i due ufficiali, ai quali aveva comunicato che era in attesa di ricevere da un gruppo industriale italiano, la Società Commer-

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120

5

Cfr. in G33 R 19, Prot. N. 66 del 7 .5. 1914 e doc. n. 99.


ciale d'Oriente, uno o due pezzi da campagna del sistema Depott. L'addetto italiano fece sembiante di non avere notizie di questa conispondenza. Ben sapeva invece che la Società aveva chiesto l'autorizzazione al governo di inviare in Turchia a titolo di esperimentò due pezzi di quel materiale, ma altresì aveva informato il Comando che non credeva possibile una favorevole conclusione della vicenda perché viste le pressioni della casa Krupp, era molto probabile che tali richieste erano fatte a puro titolo di curios ità1 16, senza una reale intenzione di fare acquisti di tal genere in Italia. La situazione si faceva sempre più difficile in tutta l'Europa. Il 28 giugno 1914 l'arciduca Francesco Ferdinando veniva ucciso eia un serbo-bosniaco a Saraj evo, una c ittà che era stata fino a poco tempo prima sotto il dominio di Costantinopoli. Nella fotografia ufficiale che ritrae I' Arciduca prima del l'attentato, si nota chiaramente come le autorità di quel la città vestissero ancora il fez ottomano. In breve tutte le potenze europee furono coinvolte nel confli tto. I Giovani Turchi propesero per la neutralità in un Consiglio di Gabinetto che si tenne il 1° agosto; il giorno dopo fì.1 proclamata la mobil itazione generale, intesa e dichiarata come provvedimento precauzionale. Poiché la nuova legge sul reclutamento per le fo rze annate non era stata ancora varata, un provved imento legislativo provvisorio dispose che tutti i sudditi turchi non musul mani erano obbligati al servizio mili tare, continuando però nella trad izione di concedere l'esenzione contro il pagamento di una tassa di 42 lire turche! La leva di massa dai 20 ai 45 anni, secondo le stime dell'addetto, doveva dare un esercito di non meno di due milioni e mezzo di 1ichiamati, anche se in realtà tra coloro che non avevano ricevuto istruzione militare, coloro che avevano superato l'età di 35 anni, solamente un terzo dei richiamati sarebbe stato incorporato nei reparti di p1ima linea. I tedeschi avevano sempre una forte missione militare, con a capo il generale Liman von Sanders. La composizione della missione veniva tenuta segreta, ma l'addetto italiano era riuscito ad avere alcune notizie particolareggiate, dalle quali era risultato che la miss ione aveva sotto il suo diretto controllo il funzionamento dello Stato Maggiore Generale, le scuole militari , le ispezioni delle truppe, tre comandi di divisione e parecchi comandi cli unità delle varie armi , probabilmente destinate a fu nzionare da unità modello per la preparazione delle trnppe e dei quadri. Gli ufficiali della mi ssione erano in tutto 50.

116 Cfr.

in 033 R 19, Prot. N. 83, cit. sopra. A margine. all'altezza del nome della So-

cietà, vi è un com men to anonimo a mati ta:// gruppo industria/e ita/i{IIIO ha soverchio appetito. Pen.vi anzitutto a fornire il materiale al R. Esercito, ciò che tarda a.fare.

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La cooperazione di Enver, Ministro d~lla Gueffa, con gli ufficiali tedeschi era molto stretta, premurosa e sincera' 17, perchÊ voleva assolutamente legare il suo nome al radicale riordinamento dell'esercito ottomano e proprio con l'aiuto di quegli ufficiali che egli tanto ammirava. Del resto il 28 luglio, pochissimi giorni prima della mobilitazione generale Io stesso Enver, in un incontro con l'ambasciatore di Germania Wangenhei m aveva espresso la possibilità di una alleanza difensiva con Berlino. Questa proposta fu inoltrata ed ebbe l'appoggio del Kaiser in persona. E mentre si mobilitava per misura precauzionale, i capi dei Giovani Turchi, e cioè il Gran Visir, Enver Pasha, 1à laat Pasha e il Presidente della Carnera dei Deputati, Hali li, mettevano a punto in assoluta segretezza i dettagli della possibile alleanza con la cancelleria berlinese. L'accordo fu firmato, anche questa volta in gran segreto, il 2 agosto 1914, nella residenza privata del Gran Visir sulle rive del Bosforo. I punti fo ndamentali di questo accorcio erano i seguenti : ambedue le parti sarebbero rimaste neutrali nel caso di un conflitto austro-serbo; se la Russia fosse entrata in guerra e avesse forzato la Germania a fare altrettanto, l'Impero Ottomano si sarebbe schierato a Iato degli Imperi centrali; la missione militare tedesca sarebbe rimasta in Turchia e le sarebbe stato conferi to un ruolo adatto negli alti comandi militari ottomani ; la Germania avrebbe protetto il territorio ottomano. L'accordo avrebbe dovuto entrare in vigore immed iatamente e rimanere in vigore fino al 3 1 dicembre 1918. L'accordo sarebbe stato rinnovato tacitamente per cinque anni, a meno che le parti non avessero deciso altrimenti. II Sultano e il Kaiser avrebbero ratificato l'accordo entro un mese e l' accordo doveva rimanere segreto. Interessante notare che questo accordo fu sottoscritto esattamente il giorno dopo che la Russia aveva dichiarato guerra alla Germania: in base a quanto deciso, questo accordo avrebbe dovuto necessariamente condurre alla guerra, ad una guerra che l'esercito turco non era in grado di affrontare, in quanto il programma di ammodernamento e riorganizzazione era ancora ai primi passi, le guerre precedenti ne i Balcani avevano lasciato numerosi vuoti, in uomini e mezzi. Le finanze ottomane non erano, come sempre, in buona salute. Era evidente che i tedeschi ben conoscevano la deficitaria preparazione militare dei turchi, n-,a l'importanza di quell' alleanza consisteva nel fatto che gli ottomani erano musulmani e averli al loro fianco, come alleati , significava mettere una spina nel fianco degli imperi coloniali francese e inglese, prevalenteme nte abitati da musulma11 7

122

Cfr. in G33 Rl9, Prot. N. 45 del 6.4.1914.


ni. La Germania si distingueva così per la maggioranza clei regnanti e delle popolazioni del Medio Orienle dalla Francia e dalla Gran Bretagna, imperi coloniali, nemici. ln rapporto la Germania poteva sembrare una potenza "generosamente" amica dei popoli di quel settore geografico-strategico. l gruppi liberal i persiani dicevano che il Kaiser era l'unico monarca europeo sinceramente amico dell'Islam. Da parLe sua il governo ottomano riteneva che l'alleanza con il forte impero tedesco avrebbe restaurato la gloria dell ' Impero e avrebbe dato un aiuto importante per la riconqui sta delle isole perdute nel 191 3 e forse un accrescimento del territorio dove la lingua turca era più parlata, verso le fronti ere con la Mesopotami a e con Asia Centrale. li l agosto, giorno della mobilitazione turca, gli inglesi decisero di requisire le dreadnought che stavano finendo cli costruire per i turchi. L'opinione pubblica ottomana si adirò violentemente contro questo gesto, che, effettivamente, dal punto di vista ciel dirilto internazionale, non era legittimo ed era invece molto rischioso, in quanto non vi era in quel momenLo uno stato di guerra tra la Gran Bretagna e la Turchi a. Ma Churchill o aveva compreso in anticipo le mosse dei Giovani Turchi o era venuto a conoscenza degli accordi segreti che stavano per essere firmati tra la Germania e il governo di CosLantinopoli, e quindi aveva deciso di agire sottraendo alla flotta ciel futuro nemico le uniche unit~t cli rilievo. Probabilmente fu anche per impedfre che gli ottomani conoscessero bene il funzionamenlo di quelle moderne unità, anche se la flotta britannica non ne aveva molte in attività di servizio. La Germania seppe sfruttare a proprio vantaggio l'evento e offrì alla Turchia due grandi unità navali della sua flotta, già presenti nel Mediterraneo, che poterono così entrare rapidamente nei Dardanelli, e, su ordine cli Enver, furono scortale attraverso i campi minali, fino al Bosforo. li 30 di agosto sbarcarono dalle unità tedesche 150 marinai e I Oufficiali tedeschi, che furo no distribuiti fra le batterie dello stretto 11&. E quando l'lnghilten-a ne chiese l'allontanamento, in quanto ufficialmente l' Impero Ottomano era ancora neutrale, la Turchia per una sonuna ridicola comprò le unità dal governo tedesco e le integrò nella flotta ottomana. L'amm iraglio Suchon, comandanLe ciel "Goeben" e l'equipaggio della "Breslau", le unità tedesche inviate da Berlino, una volta consegnate le navi ai turchi, non riparti rono affatto, ma restarono a bordo, anche perché era risaputo che non vi era la possibilità di formare rapidamente equipaggi e Sta11 s Cfr.

doc. n. 102.

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to Maggiore, totalmente ottomano, che potessero governare le unità. La marina ottomana, nonostante che gli uffici.ali inglesi, incaricati del riassetto della flotta, fossero ancora a Costantinopoli, cadeva anch'essa nelle mani dei tedeschi. L'ammiraglio inglese Lympus e il capitano di fregata Alifax erano al Ministero in qualità di consulenti da non consultarsi mai. Allo scoppio del conflitto, gli ufficiali cli riserva tedeschi e i richiamati di truppa dell'esercito tedesco che si trovavano negli stati balcanici o in Turchia furono autorizzati ad arruolarsi nell' esercito turco. Le cifre di questo anomalo arruolamento furono di 150 ufficiali almeno, 300 sottufficiali e moltissimi componenti la truppa. La gendarmeria ottomana, che dopo il Di Robilant, a capo della missione internazionale incaricata della sua riorganizzazione, in seguito alla guerra italo-turca, aveva visto i francesi prendere il comando con il generale Bauman, non era ancora efficiente. Gli ufficiali italiani avevano svolto il loro compito, con grande soddisfazione, a quanto sembrava, dei loro coJJeghi turchi, che ricordavano con simpatia e soddisfazione l'operato dei Carabinieri Reali 11 9 . Nel settembre ciel 1914, i turchi erano ancora indecisi sul loro comportamento rispetto al conflitto: era chiaro che prima di dichiarare guerra alla Russia, la Turchia, non solo doveva essere pronta militarmente, ma avrebbe voluto avere frontiere sicure e tranquille nei Balcani, mentre Atene, Sofia e Bukarest facevano sospettare la Turchia dell'esistenza ciell'organizzazione di un secondo blocco balcanico 120 . Già da quando la Russia era entrata in guerra, vi erano le premesse per le decisioni ottomane, ma Enver avrebbe voluto posporre la dichiarazione di guerra fino alla primavera del 191 5, perché sapeva che la Turchia non era in grado cli sostenere il conflitto, a meno che i tedeschi non avessero fornito molto materiale bellico e danaro. Il che i tedeschi puntualmente fecero. L' 11 settembre la Sublime Porta consegnò agli ambasciatori delle grandi potenze una nota diplomatica con la quale dichiarava fo.nnalmente che a far data dal 1° di ottobre sarebbe stato abrogato il regime capitolare, cioè quel regime giuridico che dava privilegi particolari agli stranieri residenti in Turchia. Privilegi tra i quali vi erano i tribunali speciali, gli uffici postali e il controllo straniero sull'applicazione delle imposte indirette. Le potenze europee, riservandosi una risposta dei rispettivi governi, presentarono tuttavia una nota formale cli protesta, sostenendo che il 119

120

124

Ibidem. Cfr. in G33 R l 9, Prot. N. I 60 del 21.9. I 914.


regime capitolare era sostenuto da accordi bi laterali, c he non potevano essere revocati un ilateralmente 121 • In realtà erano state aperte delle negoziazioni al riguardo con le potenze interessale, ma non si era giunti ad alcun ri sultato concreto, perché gli europei chiedevano per i loro concittadini presenti nel! ' Impero sicure garanzie per la loro vita e i loro commerci, chiedevano cioè di arrivare a quei "trattati di stabilimento" che avrebbero regolato la vita degli stranieri in territorio ouomano, compreso quello di essere sotto posti a giudizio da tribunali ottomani, su lla effic ienza e incorruttibilità dei quali vi erano ancora fond ati dubbi. Alla vi g ilia del conflitto dunque, la Turchia aveva avuto, nelle parole dell'addetto militare, una improvvisa audacia ribelle. La nota, in turco con traduzione non uffic iale in francese, che il governo di Costantinopo li inviò, era molto chiara e obbiettiva nell'indicare la giusta genesi del regime capitolare: si trattava di disposizioni che erano state date dal Sullano ottomano, nel corso del tempo, cli sua propria iniziativa, per permettere agli stranieri di risiedere nell ' Impero e di commerciare a volontà. Notava giustamente la nota verbale che queste concessioni del Sultano ne l corso del tempo si erano mutate in privilegi che avevano dato corpo e fo rza a un certo numero di usi e di abusi . Questi privilegi erano in piena contraddizione avec les 11.otions Juridiques de ce siècle et le principe de la souveraineré 11ationale ... /'Empire ottomana pour.rnivi, en .rnrmontant tous les obstacles, sa marche dans d'innovations et de réformes qu'i/ a inaugurée par le rescrit impérial de Gulhané e11 1255 el, pour obtenir la piace qui lui revie111 de droil dans la .fàmille européenne, il a adopté les principes juridiques conremporains et n'a pas renoncé à son programme qui consiste à établir sur ces principes l 'éd(f'ice de I' Erat ... 122 . È molto probabile che insieme a indubbie ragioni di prestigio nazionalista, vi fossero anche val idissime ragioni finanziarie, per arrivare alla denuncia unilaterale delle capitolazioni. Si legge infatti , dopo le dichiarazioni di principio sopra riportate, che la guerre général qui vieni de surgir a augmenté tout à fait /es difficultés financiéres dans les quels se trouvait déjà le pays .. .la Sublime Porte est convaincue que le seul moyen de salut pour !'Empire ottoman e 'est la réalisation le p lus tot possible des réformes ... 123. La denuncia del regime capirolarc permetteva al governo turco di riprendere il

12 1 Cfr.

in G29 R9n7, tel.mma Prot. N. 148 del 11.9.1914.

122 Ritaglio di g iornale senza indicazione di data o di tes t,11.a in G29 R9. 123 Il testo francese è ripor1ato esattamente come scritto sul ritaglio di giornale sopra

citato.

125


controllo diretto delle finanze, soprattutto dei proventi delle dogane. In realtà la Porta aveva sul piano storico tutte le ragioni possibili per rivendicare la possibilità cli una denuncia delle capitolazioni. Con l' emergenza della guerra "generale", con una Germania che ne aveva cercato la preziosa alleanza, con il nazionalismo forte dei Giovani T urchi, era una mossa prevedibile. La guerra mondiale non permise l'osservazione dell ' effettiva applicazione di questa denuncia. Fu solamente durante la riunione per il Trattato di Losanna del 1923, che pose fine alla guerra della Turchia con le potenze europee, che si tornò a val utare il problema: in quel contesto fu decisa multi lateralmente la soppressione ciel regime capitolare, che rimase vigente solo in Persia, dove fu denunc iato unilateralmente nel 1928 e in Egitto, dove fu abrogato, in accordo con le potenze europee, nella conferenza ad hoc di Montreux del 1937. La decisione di entrare in guerra, per la T urchia, fu presa il 25 ottobre e due giorni dopo la flotta ottomana, comandata dal tedesco ammiraglio Suchon a bordo della Yavuz Sultan Selùn (ex Goehen), salpò con i precisi ordini cli Enver di attaccare la flotta russa e ottenere il controllo del Mar Nero. La decisione per l'entrata in guerra fu soprattutto opera della volontà di Enver 124 . L'alleanza fra Impero Ottomano e Imperi centrali diede dei buoni risultati, non ultimo, nell'ottica della Germania, il fatto che, entrando in guerra, il Sultano, dopo aver consultato il Seyhulislam (Gran Consiglio degli Ulemas), aveva dichiarato ufficialmente il 14 novembre 1914 la guerra santa, j ihad, contro tutti gli stati che si trovavano in guerra con la Turch ia e aveva chiesto ai musulmani d i stringersi attorno altrono califfale, contro gli accaniti nemici dell'islamisnw, la Russia, l'Inghilterra, la Francia e i loro alleati 125. L' interpretazione dell' addetto mi litare italiano, certamente discussa con il Capo Missione diplomatica, è che quella dichiarazione fosse tra l'altro un chiaro messaggio per tutti gli stati neutrali, compresa l'Italia: una assicurazione che le loro c~lonie musulmane sarebbero rimaste indenni eia attacchi, fin quando i neutrali si fossero mantenuti tali e non avessero attaccato l' Impero Ottomano. Ma nel prosieguo dell'analisi, giustamente l'addetto militare fa rilevare che quella limitazione della guerra santa ai nemici entrati in guerra era una limitazione pol itica difficile a far intendere alle masse musulmane, essen-

124

Per il testo della nota di dichiarazione cli guerra, cfr. in 033 R 19, annesso .il rapporto Prot. N. 203 del 15.11.191 4. l25 Cfr. cloc. n. I 04.

126


do non conforme alle prescrizioni coraniche 12 6. Quindi l' Italia non doveva riporre una fiducia incondizionata in questo documento, pensando ad una sicurezza e stabili tà dei suoi territori musulmani, in quanto dove la guerra santa fosse riusci ta a divampare, non avrebbe fatto distinzioni fra coloro che avevano dichiaralo nei modi e costumi occidentali guerra all'Impero Ottomano e coloro che si erano dichiarati neutrali. La neutralità italiana fu oggetto cli numerosi commenti sull a stampa turca, la maggior parte de lla quale rispecchiava puntualmente il pensiero del triumvirato al potere, e cioè Talaat Pasha che era al Ministero degli Interni, Enver Pasha, ancora alla Guerra e Djérnal Pasha, alla Marina. Il fatto che l'Italia, legala da accordi con Germania e Austria non entrasse in guerra, era guardato dai turchi con una certa approvazione per una serie di varie considerazioni, anche perché l'ambiente politico ottomano era certo che tale comportamento sarebbe stato di breve durata, di carattere provvisorio e nel giro d i pochi mesi l' Italia sarebbe entrata in guerra a favore degli Imperi centrali e quindi della Turchia 127. Il colonnello Mombelli si trovò a parlare con l'Ambasciatore di Ger.mania ad un ricevimen to all'ambasciata d i Persia della situazione del momento e della questione della guerra santa, ponendogli un q uesito delicato relativo alle possibilità di scoppio appunto della guerra santa nei possedimenti coloniali itali ani . Il barone Wangenheim ne approfittò per rispondere con un velato attacco alla pol itica ciel governo italiano, notando che se l'Italia non avesse ostacolato una missione turco-tedesca presso il Senusso, per discutere della appl icabilità o meno della guerra santa in Libia, sarebbe stato possibile per l' Italia avere maggiori sicurezze in inerito. In effetti il governo italiano con cura aveva impedito che turchi e tedeschi raggiungessero Sayed Jdris, il Senusso. proprio perché timoroso di una propaganda a sfavore dell'Italia in Tripolitania e in Cirenaica. L'addetto militare aveva toccato un argomento troppo sensibile, forse uscendo da quelli che erano i sui compiti, e il Comando del Corpo di Stato Maggiore glielo fece incisivamente notare, richiamando la sua anenzione sul fatto che argomenti cli natura politica erano competenza esclusiva della Rappresentanza diplomatica e che egl i, addetto militare, dove-

126 La parola Jihad è normalmente tradotta con le parole 'guerra santa'. In realtìt. nel suo significato più ampio, significa asserzione diretta, individualmente o collettivamente verso il raggiungimento della perfezione religiosa e spiriwale. Kella sua accezione più ristretta è una azione militare volta all'espansione dell'Islam o alla sua difesa. 127 Cfr. cloc. n. 105.

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va attenersi esclusivamente alle sue competenze. Pochi mesi prima lo stesso Comando aveva però in pratica autorizzato l'addetto a sollecitare e riferire impressioni dell'ambiente politico e quindi questo richiamo potrebbe sembrare assolutamente fuori posto, se non si ricordasse che la questione libica era un problema estremamente sensibile per i Comandi e per il governo italiano e che quindi andava sempre trattato solo con istruzioni dirette da Roma, appunto per non mettere in imbarazzo autorità diplomatiche e militari 12s. Il 2 agosto del 19 I 4 l' Italia si era affrettata a dichiarare la propria neutral ità, difficile da mantenere con gli alleati e con i nemici. Secondo le analisi militari italiane, che avevano raccolto nel tempo buone informazioni sulla consistenza dell'esercito: La Turchia non ha probabilità di successi su nessuno degli scacchieri su cui operano già o possono essere chiamate ad operare le sue truppe. L'esercito ottoniano .fino a che è rimasto mobilitato con Le armi al piede ha costituito un' arm.a potenziale di non dubbio valore; ma ora che è stato lanciato in campo, in condizioni avventurose, non può che mettere a nudo la sua affrettata preparazione e scarsa efficacia. L'arma è spuntata; bisognava tirarla fuori soltanto a metà.. . 129 . Nei dieci mesi che succedettero alla dichiarazione di neutralità si allargò sempre più il dissidio tra l'Italia e gli Imperi centrali. Si arrivò il 15 marzo 19 I 5 alla firma del Patto cli Londra, nella forma cli un memorandum italiano accettato dalle Potenze cieli ' lntesa 13o. 114 maggio il governo italiano denunziava l'alleanza stipulata con l' Austria Ungheria. li 6 maggio l'Ufficio Informazioni ciel Comando ciel Corpo di Stato Maggiore prevedeva quali istruzioni dovevano essere date all'addetto militare, che avrebbe lasciato Costantinopoli per trasferirsi ad Atene, in caso di conflitto: uno dei punti importanti era quello di stabilire una rete di relazioni con persone che avrebbero continuato a dare informazioni sulla situazione in 106 e 108. RI9, Prot.N. 199del 14. 11.1914. 1 30 Il patto di Londra è troppo conosciuto perché ne se parli in questo contesto. Val la pena ricordare solamente pochi dettagli: vi erano impegni di carattere territoriale e mil.itare. Negli impegni di carattere territoriale era previsto che l'Italia alla pace avrebbe ottenuto il Trentino e il Tirolo cisalpino (il confine del Brennero), Trieste, le contee di Gorizia e di Gradisca e l'Istria intera fino al Quarnaro, inclusa Volosca e le isole di Cherso, Lussino, Lussimpiccolo e altri isolotti vicini. Le spettava anche la Dalmazia, Valona con la baia circostante. Per quanto riguardava gli impegni per l'importante equilibrio mediterraneo e col.oniale, restava riconosciuto che l'Italia aveva un interesse di equilibrio nel Meditem1nco, nel caso di spartizione di tutto o di parte deJl'Impero Ottomano, nel qual caso l'Italia doveva avere una congrua parte. 128 Cfr. doc. n. 129Cfr.inG33

128


Turchia, nel caso cli rottura delle relazioni diplomatiche. Nel passato le istruzioni precise che l'addetto militare aveva sempre ricevuto erano quelle di non far assolutamente spionaggio né doveva avere a che fare con individui, prezzolati o non, che gli riferissero informazioni di vario genere131. Cioè doveva trattare solo con autorità ufficiali, politiche o militari . Ma i tempi cambiavano e uno stato di guerra esigeva un cambiamento delle istruzioni generali, per continuare a mantenere un contatto informativo con territori, probabilmente fu turi nem.icit32 • Il 24 maggio l' Ital ia entrava in guerra con l' Austria Ungheria; il 27 agosto dichiarava guerra alla Germania. Il 6 agosto inviava un ultimatum alla Turchia indicando in 48 ore il tempo concesso al governo di Costantinopoli per accettare le condizioni postet 33. Le ostilità s arebbero iniziate di lì a poco. In previsione di ciò, già dal 10 maggio l'addetto militare italiano si era preoccupato del suo archivio, che aveva in parte distrutto, per tutto quello che riguardava l'anno 1912 e per quei protocolli per i quali ri teneva che vi fossero copie presso il Comando ciel Corpo. Aln·a corrispondenza, quella relativa agli anni 1913 e 1914, fu inviata con corriere cliplomaticol34. Uno degli ultimi rapporti del colonnello Mombelli fu inviato il 20 agosto e riguardava, come sempre faceva l' addetto militare con continuità, gli avvenimenti militari in Turchia dal 9 agosto al 19 agosto del 1915. I risultati militari ottenuti dai paesi dell'Intesa, che erano sbarcati il 7 agosto sulla costa occidentale della penisola di Gallipoli, non sembravano essere molto sensibili, perché gli ambienti turchi e tedeschi sembravano tranquilli che i .Dardanelli non avrebbero potuto essere forzati. Ma la fiduc ia di quegli ambienti non era ben risposta. Tra alterne vicende il conflitto si svolse con molte perdite. Per l'Impero Ottomano furono gli anni della guerra, della disgregazio-. ne finale, della lotta di successione per le sue spoglie. La guerra santa proclamata non aveva dato i frutti sperati per Costantinopoli: quando l'esercì--· to ottomano arrivò in prossimità ciel canale di Suez, non vi fu quella rivolta in massa dei musulmani contro l'occupante inglese, che si prevedeva e si sperava. I legami dell' Islam, inteso come protezione e collante dell'Impero Ottomano, furono assai meno forti di quelli dell' arabismo. La Gran Bretagna però si era molto preoccupata della dichiarazione ottomana di guerra santa e continuò una politica che da tempo stava se-

13 1 Cfr.

doc. n. 78.

l32 Cfr. doc. n. I IO.

133 Per i deuagli sulle condizioni, v. doc. n. 112. I 34 Cfr.

in 033 R.9, Prot. N. 69 del I 0.5. 1914.

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guendo nei territori arabi, puntare cioé sugli hascemiti che si consideravano anch 'essi "discendenti del Profeta", né più né meno di tante altre grandi famiglie arabe. Costoro rappresentavano la famiglia più potente alla Mecca, che fin dal 1571 aveva riconosciuto l'autorità del Califfo di Costantinopoli e avevano mantenuto questa posizione, anche se nel Settecento più volte avevano minacciato gli Ottomani di passare la loro fedeltà al Sultano del Marocco. La forte personalità del S ultano Abdul Hamid aveva fatto in modo che le truppe ottomane riaffermassero il prestigio cli quella famiglia nell'Hecljaz, anche se spesso dal territorio arrivavano notizie cli rivolte locali e cli Lensioni. Hussein e i suoi figli Abdullah e Feisal erano stati invitati nel 1894, dal Sultano, con un ordine che non poteva essere rifiutato, a vivere sulle rive del Bosforo. Essi iniziarono a parlare bene il turco, oltre l'arabo e furono leali sudditi nei confronti del Sultano. Ebbero la loro ricompensa perché nel l 908 Abdul Hamid nominò Hussein, Sherif e Emiro della Mecca. Il ramo pi ù importante della famiglia che era rimasto alla Mecca non accettò volentieri questa nomina, che riteneva frutto di una specie cli tradimento del ramo che si era stabilito sulle rive del Bosforo e iniziarono grandi tensioni fra i turchi e gli arabi soggetti al dominio ottomano. Hussein rimase sostanzialmente fedele al Su ltano e le sue discordie con le autorità religiose della Mecca riguardavano prevalentemente ragioni cli prestigio e di potere di rappresentanza di Abdul Hamid sul posto. Hussein arrivò ad aiutare una spedizione ottomana nell' Assir perché reprimesse una ribellione. Egli aveva bisogno di avere nei vicini arabi degli alleati e ovviamente la politica ottomana nei suoi confronti era una garanzia di serio aiuto per ottenere egli stesso un potere di controllo sugl i altri arabi. Ma tra la vasta popolazione araba del territorio ottomano le idee erano ben al tre. A Costantinopol i nel l 914 era stata creata una società segreta nominataAI-Ahacl che se non era completamente anti-ottomana, pure preconizzava una monarchia turcoaraba, sull'esempio di quella austro-ungarica. Tra i membri della società vi erano circa 500 ufficiali arabi che servivano in Costantinopoli, e fra cli essi quel maggiore Ali Aziz el Masri , idolatrato dai suoi colleghi e dagli inferiori di origine araba, che aveva combattuto con Enver in Cirenaica e aveva avuto grandi difficoltà una volla rientrato in patria. Un altro arabo che vedeva con simpatia la causa araba era proprio uno dei figli dello Sceriffo Hussein, Abdullah, egli stesso vice Emiro della Mecca e rappresentante della Mecca al parlamento ottomano. 11 progetto ciel governo sultaniale delle ferrovie che andavano eia Medina alla Mecca preoccupava lo sceriffo della Mecca che vedeva in ciò una seria mi130


naccia alla sua a11torità, perché tale modernità permetteva agli ottomani di penetrare in un territorio che costituiva la base del suo potere assoluto e incontrollato. Il Kedivé aveva fatto un pellegrinaggio alla Mecca nel 1908, ospitato dallo Sceriffo che a sua volta fu ospite nella Palazzo di Abcline quando andò al Cairo, restituendo la visita. Fu al Cairo che i suoi contatti con gli inglesi si strinsero: incontrò pi ù volte Lord Kitchener e durante quei colloqui si iniziò a preparare il piano per il futuro attacco ali' autorità stessa del Sultano. La dichiarazione turca di guerra a fianco della Germania non piacque allo Sceriffo della Mecca. Già nel novembre del 1914 gli inglesi dicevano apertamente di essere in favo re della nomina di un nuovo Califfo della Mecca che fosse originario cli quei luoghi e che fosse del la stessa razza degli abitanti dell' Hedjaz. Del resto concordava con questa visione della situazione generale anche Izzet Pasha, un arabo che era Secondo Segretario del Sultano, carica di altissimo rilievo a Corte. Nel 1915 lo Sceriffo Hussein era in fitta corrispondenza con l' High Cmnmissioner inglese al Cairo. Nel 1914 gli ottoman i avevano inferto una sconfitta alle truppe inglese a Gallipoli e in Armenia si era consumato un genocidio cli bibliche proporzioni. La guerra però non fu favorevole agli ottomani, che dopo queste vittorie avevano iniziato a subire dei rovesci. Le truppe mrche cercavano intanto di reprimere una ribellione in S iria, mentre la situazione in Hedjaz si faceva assai tesa per le condizioni economiche e il rifiuto da parte di Costantinopoli di inviare denaro a quelle terre. Il 1Ogiugno 19 16 lo Sceriffo Hussein si pose alla testa della rivolta araba: nasceva la storia del Medio Oriente contemporaneo e si chiudeva la storia del secolare dominio ottomano sugli arabi. Hussein si dichiarò Re delle terre arabe: gli inglesi si affrettarono a riconoscerlo come Re dell' Hedjaz. Interessante notare che nel firmano nel quale si autoproclamava re, egli continuò a lo= dare il Sultano di Costantinopoli, attaccando in pratica solamente il Comitato Unione e Progresso, che a suo dire, aveva derubato il Sultano ciel suo potere, financo cli quello di gestire religiosamente le questioni inerenti all ' Islam. Le forze hascemite, guidate dai figli di Hussein, e aiutati dai francesi e dagli inglesi, riuscirono a avere la meglio sulle truppe ottomane a Medina e in Siria. In queste azioni si inserisce la ormai troppo nota vicenda del maggiore inglese TE. Lawrence, conosciuto come Lawrence d'Arabia. Nel marzo 1917 le truppe ottomane persero Bagdad e Gerusalemme fu consegnata alle truppe britanniche. Non vi furono però rivolte arabe importanti contro gli ottomani, né diserzioni di massa. Molti arabi nazionalisti rimasero leali al Califfo di Costantinopoli, come ad 131


esempio Azzam Pasha che fu poi il primo Segretario Generale della Lega Araba e il notissimo scrittore Shakib Arslan, nazionalista siriano. Il 1 ottobre del 1918 forze arabe e australiane conquistarono Damasco.L'importante porto cli Alessandretta fu conquistato dagli inglesi. Difendeva quel porto, tra gli altri armati ottomani, Mustafà Kemal, che molto avrebbe fatto in seguito affinché quel porto potesse ritornare sotto il dominio turco, quando fu amministrato dalla Francia come parte della Siria che era stata affidata in mandato alla Francia con il convegno cli San Remo del 1920. Le truppe ottomane firmarono un armistizio a Mudros il 31 ottobre 1918 e ritirarono le proprie truppe in Anatolia. L'arnùstizio, firmato dal 1' Ammiraglio Calthorpe, Comandante de)la Squadra navale britannica ciel Mar Nero e dalla delegazione ottomana guidata da Hossein Pasha, Ministro della Marina prevedeva in 25 articoli moltissime condizioni per l'Impero, come l'occupazione militare degli stretti; il controllo da parte delle potenze dell'Intesa di tutte le linee ferroviarie e telegrafiche; la smobil.itazione e il disarmo delle truppe ottomane, fatta eccezione per un piccolo contingente che doveva servire per l'ordine interno; la resa di tutte le truppe ottomane in terr.itorio arabo e la liberazione di tutti i prigionieri delle potenze dell'Intesa. Non si parlava della liberazione dei prigionieri ottomani. Il personale mili tare austriaco e tedesco doveva lasciare l'Impero entro due mesi. Tra tutte le clausole dell'armistizio di Mudros, ve ne era una molto pericolosa per l'indipendenza dell'Impero, la clausola n. 7 la quale stipulava che le potenze dell'Intesa avevano il diritto di occupare qualsiasi territorio nell'Impero se vi fosse stata minaccia per la loro sicurezza. Collegato a questa clausola era anche l'articolo 24 che permetteva alle stesse potenze di intervenire militarmente nelle province armene, se l'ordine e la sicurezza fossero state in pericolo. In sostanza questi due articoli permettevano alle potenze dell'Intesa di intervenire su territori0 ottomano quando e nelle forme che ritenevano più giuste. L'armistizio fu valido dal giorno seguente alla sua firma. TI Comando ciel Corpo cli Stato Maggiore si preoccupava delle trattative di pace e delle question i coloniali che dovevano venire risolte al tavolo della pace, in seguito al Patto di Londra. La soluzione di queste questioni aveva un aspetto puramente militare e un altro esclusivamente diplomatico. Serviva dunque una concertazione con il Ministero degli Ester.i e con quello delle Colonie per approfondire le direttive in materia coloniale e ciò per evitare che le autorità militari fossero costrette ad im132


provvisare pareri su temi non studiati in precedenza 135 . In s.intesi questo era quanto doveva essere previsto e fatto, secondo quel Comando. Sicu ramente i territori di Tripolitania e Cirenaica non avrebbero avuto stabilità perché il Senusso, aiutato da quanti ufficiali arabi fossero rimasti nel territorio avrebbe continuato a tenervi viva la ribellione, contro gl i italiani. Bisognava allora costruire delle serie linee ferroviarie, prendendo ad esempio quanto i francesi e gli inglesi avevano fatto in Siria e in Palestina. Era importante sviluppare, anche sull' esempio dell'esperienza coloniale dei Romani, una rete stradale in profondità, per una serie di benefici che avrebbero comportato, specialmente se queste strade erano costruite per congiungere tra loro i centri di rifornimento d'acqua. Era poi essenziale il reclutamento indigeno, creare un corpo coloniale libico e per questo vi era stata, come dimostra la documentazione cli questo Archivio Storico, una attenzione particolare per quello che avevano fatto al riguardo tedeschi, ingles.i e francesi. Il Comando ciel Corpo vedeva possibile anche l'applicazione di quella parte dell'ordinamento ottomano relativo all'organizzazione per le bande irregolari, che poteva essere un modello da seguire, almeno in parte. L'organizzazione locale istituita dai turchi durante e dopo la guerra ciel 1911 non doveva andare perduta, ma essa era nota a pochissimi e quindi tramite prigionieri o informatori doveva essere meglio conosciuta dagli italiani. Visto i risultati che essa aveva dato nella guerriglia con gli italiani, al momento delle trattative di pace, sarebbe stato utile andare a Costantinopoli per avere dagli stessi organizzatori della rete le conoscenze e il nome dei contatti per poterli avvicinare all'Italia e spostarl i sotto l'influenza italiana. Bisognava altresì rivedere i confini tra la Tunisia e la Libia, per rendere sicura l'oasi di Gadames es:,;endo essenziale alla sicurezza militare della colonia il controllo dell'unica via di comunicazione tra Tripoli e l'oasi suddetta136. Il confi-ne meridionale della Libia chiedeva attenzione come quello verso la Tunisia, perché occorreva ripristinare le comunicazioni che immettevano nell'Africa centrale, comunicazioni dalle quali la Libia poteva attendere parte della sua futura prosperità. E inoltre bisognava delimitare la zona d'influenza italiana su Aclalia, che era poco conosciuta geograficamente, mal riprodotta sulle mappe. Bisognava approfondirne la conoscenza per poter dare un parere ponderato su quell' argomento, al momento in cui fosse stato richiesto per le tratta-

l35 Cfr. doc. n. 114. l36

Ibidem.

133


tive di pace. L'idea della zona d' influenza in Anatolia conti nuava ad essere presente nei piani coloniali italiani e lo sarebbe stato ancora per lungo tempo. Dopo la prima guerra mondiale nel Medio Oriente vi erano ancora monarchie. L'unico tentativo repubblicano, a parte la Turchia, fu quello della repubbl ica dell' Azerbaidjan, dalla vita breve, che era stata proclamata il 28 maggio 1918, anche se i suoi leader continuavano a seguire gli ideali secolari del popolo turco e una eventuale unificazione sotto la bandiera del Sultano. Bandiera che avrebbe sventolato ancora per pochissimo tempo, anche se relativamente qualche anno in più degli altri imperi ad esso nemici e amici : nel 1917 la rivoluzione comunista aveva cancellato l'impero zarista; nel 1918 era scomparso l 'lmpero austriaco e poco dopo sarebbe stata la volta di quello tedesco. ln realtà i legami che legavano il Sultano al suo popolo erano ancora molto stretti, anche perché vi era in essi una componente religiosa che non poteva non essere valutata. Fu proprio la presenza cli una dinastia secolare che permise alla Turchia di terminare il conflitto certamente sconfitta su un piano militare, ma con una voce ancora forte: l'entrata in guerra, il massacro degli Armeni, tutto poté essere attribuito ai misfatti del Comitato Unione e Progresso, gli influenti membri del quale erano fuggiti in Germania. Già il 14 ottobre del 1918, il Comitato aveva ceduto il potere ad un nuovo Gabinetto presieduto da Ahmad Izzet Pasha e nella notte del 1 novembre Enver, Talaat e altri si erano imbarcati su un sottomarino tedesco alla volta di Odessa, per paura di essere accusati di tradimento e cli genocidio degli Armeni. I paesi vincitori volevano organizzare un pubblico processo per questi responsabili del le stragi,' ma non vi riuscirono, perché fatta eccezione di Enver, che sarebbe morto nel 1922, in una scaranrnccia con l'Armata rossa, tutti gli altri sarebbero morti per mano di nazionalisti armeni che volevano vendicare il massacro. Enver avrebbe ancora avuto un ruolo nel dopoguerra nella politica della Turchia, ove stava iniziando a brillare la stella di Mustafa Kemal. La fuga dei membri ciel Comitato Unione e Progresso aveva lasciato un vuoto di potere. TI Sultano Mehmet V era morto nel lugl io 1918 e gli era successo al potere suo fratello Vahdettine, che era conosciuto negli ambienti istambulioti per le sue simpatie inglesi e frances i. Era un uomo cli grande dignità, intelligente, ma non era il Sultano adatto ad un periodo così difficile come quello del dopoguerra. L'opposizione liberale che si era riunita nel Hurriet ve ltil4 Firkasi, aveva come suo esponente di rilievo il damad (genero ciel Sultano) Ferit Pasha. Ma un nuovo potere 134


forte era comparso all'orizzonte ed era quello dei rappresentanti delle potenze dell 'Intesa, che arrivarono sul Bosforo con grande pompa e dispiego di forze: da] novembre del 19 18 truppe inglesi, frances i, italiane egreche controllavano Costantinopoli. Numerose navi da guerra alleate erano ancorate davanti al palazzo sultaniale del Bosforo. l rappresentanti di questi stati avrebbero dovuto in realtà soltanto controllare che i termini dell' armistizio fossero rispettati, ma ovv iamente tentavano di influenzare fortemente anche la politica ottomana. Nel marzo 1919 però le relazioni fra gl i europei e il governo ottomano, a capo ciel quale vi era appunto il cognato del sultano regnante, Ferit Pasha erano d i gran lunga migl iorate. Quel che era rimasto del Partito Unione e Progresso, continuava a controllare il Parlamento, l'esercito, le forze di polizia e molte altre organizzazioni. A mano a mano Costantinopoli, la splendida e orgogliosa capitale fu completamente occupata dalle truppe inglesi e la lotta per la sopravvivenza dello stato si spostò in Anatolia. Il governo sultaniale esisteva, ma era debole e addirittura si avviava all' idea che fosse dato alla Gran Bretagna un mandato sopra l'Impero Ottomano per consentire una certa autonomia alle provincie arabe, non certamente l'indipendenza. Intanto a causa del renùssivo atteggiamento del governo di Costantinopoli, gli italiani sbarcarono ad Antalia e i greci a Smirne. L'esercito greco controllava l 'Anatolia occidentale e praticò un sistematico piano di distruzione dei villaggi turchi e della popolazione musul mana. La politica sultaniale cli accondiscendenza verso i voleri degli alleati stava portando l'Impero verso il totale disastro, quello che non era accaduto durante la guerra. Costantinopoli nel 1919 passava uno dei momenti più difficile della sua storia: migliaia di arabi partivano verso le nuove realtà arabe della S iria, della Mesopotamia e della Palestina. Allo stesso tempo molti russi bianchf stavano prendendo il posto degli arabi che partivano. Grandi fluss i migratori in entrata e i n uscita, con un ricambio velocissimo di usi , abitudini, tradizionj e disponibilità politica. Se eia una parte la vita della città riprese sontuosamente nello stile orientale, una nuova classe di emarginati riempì le vie della città, tanto che ad essi fu permesso cli dormire nelle stalle di Dolma Batsché. I greci di Costantinopoli, che si erano sempre dichiarali leali al governo ottomano abbandonarono il simbolo della loro fedeltà , il fez, e costrinsero i turchi a salutare la bandiera greca che sventolava in città. Il collante rel igioso dell' Islam non teneva più e il concetto cli ottomano, come vasta unit~t di popoli, iniziava a non avere più senso. I turchi erano sconfitti e demoralizzati e gran parte di loro era vicino alla morte per inedia. 135


Il Sultano era ancora sul trono, ma l'Impero Ottomano, con le sue tradizioni e il suo splendore era di fatto scomparso. A i funerali di Abdul Hamid, quando egli fu sepolto nel 1918, il popolo di Costantinopoli partecipò e pianse invocando il loro Padre affinché non li lasciasse per sempre. È da sottolineare che Abdul Hamid era stato un sovrano autocrate e per alcuni aspetti tiranno, ma il popolo rimpiangeva un tempo glorioso ormai finito e le tradizioni secolari che il nuovo corso e la guerra avevano totalmente cancellato. La situazione era davvero totalmente sconosciuta e difficile: inoltre era la prima volta che l'Impero veniva sconfitto non solo dalle vicende cli guerra, ma dalle sue vicende interne, dal suo potere ormai consunto e inesistente sui territori arabi. Fu in quei momenti che alcuni membri della classe ottomana dirigente decisero che bisognava agire. Fu il momento di Mustafà Kemal, trentanovenne, quando decise cli mettersi nella politica attiva. Nato a Salonicco, era stato educato nella scuole militari ciel Sultano. Aveva odiato Abdul Hamid e lo aveva detto chiaramente: per questo passò un periodo di tempo in prigione. Ammirava i Giovani Turchi con i quali prese parte agli eventi che portarono alla caduta di Abdu l Hamid, ma non entrò mai nel circolo più interno di quel movimento, perché disprezzava Enver, per il suo filo -germanesimo. Agli inizi Kemal non pensò affatto alla creazione di una repubblica: nel 1918 egli era aiutante di campo ciel nuovo Sultano Vahdettine e pensava che era ancora possibile mantenere il Sultanato. Solo nel 1922 si convinse che non era più pensabile una dinastia ottomana che detenesse, anche se formalmente, il potere. Forse anche alcune vicende personali lo fecero propendere per un regime repubblicano: quando era Aiutante di Campo Mustafà aveva chiesto di sposare una delle figl ie di Vahclettine, ma il matrimonio non si fece, perché il sultano rifiutò, così come non lo fece nominare Ministro della Guerra. Nel 1919 Kemal era uno degli ufficiali turchi senza funzione e senza stipendio. Godeva però di una posizione unica, perché con l'assenza cli Enver, egli era rimasto il generale più famoso dell 'esercito ottomano ed era stato anche colui che più volte, in tempi non sospetti, aveva dichiarato pubblicamente di opporsi ali' entrata in guerra a fianco degli imperi centrali. Nei suoi discorsi politici parlava sempre di Turchia che doveva essere data ai Turchi e domandava generose trattative di pace. Attaccò pubblicamente il governo ottomano, pur dichiarandosi sempre leale al Sultano. Dopo qualche tempo, su suggerimento degli stessi alleati, soprattutto degli inglesi che vedevano con una certa ansia quell'ufficiale così rivoluzionario e cletenninato, dal Sultano ebbe la carica di Ispettore 136


Generale delle forze armate nel!' Anatolia settentrionale e il 16 maggio del 1919 lasciò Costantinopoli per raggiungere l'Asia, probabilmente per iniziare a lavorare a un progetto di resistenza contro le truppe occupanti. Agli inizi Mustafà vestì l'uniforme dell' Aiutante di Campo del Sultano e agì sotto i suoi ordini. Qualcosa accadde però fra lui e i suoi superiori. Fu richiamato a Costantinopoli, ordine al quale egli non volle ubbidire, per restare in Anatolia e combattere per la sua nazione: almeno così egli telegrafò al Sultano. Fu congedato dall'esercito. Non vestì più l'uniforme e agì in proprio, vincendo subito l'appoggio di numerosi generali, ,muninistratori e proprietari terrieri nell'Anatolia orientale, incluso Kazem Karanekir, che era comandante di ben 18.000 uomini, praticamente quel che restava delle migliori truppe ottomane. L' 11. settembre 1919 attaccò pesantemente il governo di Costantinopoli, accusandolo di cospirare con gli stranieri contro la nazione turca. Nel 1919 e nel 1920 il Sultano si riconciliò con i nazionalisti. L'ultimo parlamento ottomano fu dominato appunto dai nazionalisti e si riunì a Costantinopoli. Mustafà Kemal stesso era stato eletto in rappresentanza ciel distretto di Erzerum, al confine con la Persia. Il Parlamento reintegrò Kemal nei ranghi dell'esercito e il Ministro della Guerra r.iprese ad inviargli uomini e mezzi per le sue forze in Anatolia. Il movimento dì resistenza nazionali sta in Anatolia si rafforzò e il suo avversario maggiore fu la Grecia, non la Gran Bretagna, in quel momento. L'invasione greca dell'Asia Minore fu massiva. Nel 1922 la resistenza nazionalista turca ebbe ragione dell'invasione greca e le truppe elleniche subirono una pesante sconfitta. Fu anche una vittoria personale di Kemal, in senso militare e politico: nella guerra contro i greci vi fu, secondo il giudizio deWaddetto militare italiano ad Atene nel 1924, colonnello Perrone di San Martino, una eccessiva esaltazione dello spirito nazionale ed una supervalutazione dell'esercito kemalista 137 . Kemal il nazionalista, nonostante la fatwa di condanna contro di lui emessa dal 128° Sheik-ul-lslam di Costantinopoli, aveva vinto anche le truppe che il Sultano gli aveva inviato contro per sconfiggere i nazionalisti: già nel 1920 le truppe sultaniali erano state sconfitte e le truppe nazionaliste erano arrivate a Costantinopoli. La Gran Bretagna era scesa in campo per sostenere ancora una volta l'autorità sultaniale contro i nazio137 Cfr. in 033 R35, Prot. N. 1573, Ris.mo del 18.9.1924, da Atene. Il rapporto ha come allegato un corposo ri assunto storico della guerra greco-turca in Asia Minore 19 I 91922, basato su documenti greci e su alcune notizie che l'addeuo militare poté avere dagli stessi turchi durame un suo viaggio in Anatolia. Le potenzialità dell'esercito turco erano sempre sotto osservazione con attenzione.

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nalisti e per difendere quella che era ancora la capitale di un Impero fantasma e proprio per la sua difesa la cavalleria britannica, con il 20° reggimento ussari, caricò per l'ultima volta nella sua storia. La Turchia, pur vinta, era presente alle trattative per la pace sembrando quasi una nazione vincitrice. In uno degli ultimi sussulti cli dignità e di autorità il Sultano non volle ratificare il Trattato di Sèvres, considerato punitivo, che tra l'altro aveva rimesso in vigore le capitolazioni e fu solo nel 1923 che la pace di Losanna pose la parola finale al conflitto dell'Impero Ottomano con il resto d'Europa. Ma da quel momento l' Impero Ottomano non esisteva più. Lo scontro tra Costantinopoli, sede dell'autorità sultaniale, e ,Ankara, sede dell' autorità dei nazionalisti, era ormai alla fine. li 16 novembre del 1922 Mehmet VI aveva scritto al Comandante delle truppe alleate in Costantinopoli che considerava la sua vita in pericolo e che quindi cercava rifugio presso il Governo inglese. Alle sei ciel mattino ciel 17 novembre I 922, un' ambulanza salì a Yilcliz per portare il Sultano a una unità da guerra ancorata al Bosforo. Fu poi trasferito a Malta . Dopo poco lasciò l' isola e anelò a vivere a San Remo, dove morì nel 1926. Il Sultano era stato deposto, l'Impero era fi nito, ma non era facile abolire il Sultanato e il Califfato, considerato che la Conferenza ciel Califfato in India nel I 9 19 e nel 1921 aveva riaffermato la propria lealtà a Sua Maestà il Sultano di Turchia, Commendatore dei Credenti. Nel 1923 si arrivò all'abolizione del Sultanato e nel 1924, a quello del Califfato: Kemal aveva politicamente deciso per la laicizzazione dello stato ed era irritato dalle interferenze e dagli interessi stranieri nel Califfato. li 3 marzo ciel 1924 fu ordinato al Califfo eletto nel I 922, Abdul Madj icl, cli lasciare la Turchia. Nel giro d i due mesi fu rono costretti a fare altrettanto tutti gli eredi maschi della dinastia ottomana. Fu permesso solo a vedove e mogli cli rimanere in Turchia. Le figlie dell'ultimo S ultano andarono a vivere in Libano, a Beirut, ulti mo fastoso mondo orientale, fino alla scoppio della guerra civile nel 197 5. La fine clell' Impero Ottomano liberò la Turchia dalle sue responsabi lità imperiali sugl i arabi e il nuovo stato poté iniz iare a costruirsi come uno stato moderno. Il cammino che portò alla pace di Losanna fu lungo e difficile. Subito dopo la fine delle ostilità, l'In tesa invitò i turchi a iniziare le negoziazioni. La parte turca voleva iniziarle a Smirne, nel quale caso sarebbe stato lo stesso Kemal a guidare la delegazione, ma ovviamente le potenze dell'Intesa non volevano assol utamente negoziare su territorio turco e quindi fu scelta la tradizionale Losan na dove inglesi, francesi, italiani e greci agirono eia padroni cli casa. Il 24 luglio fu firma[38


to l'accordo alla conferenza di Losanna e il 26 settembre il Comitato Internazionale d i Controllo ebbe fine . li 26 ottobre le forze kemaliste entravano a Costantinopoli. 11 territorio della nuova Turchia era riunito. Il Trattato cli Losanna risolse anche alcune pendenze fra l' Italia e la Turclùa, che riconobbe l'abolizione definitiva di ogni diritto e privilegio di qualsiasi natura di cui godeva in Libia secondo l'articolo 22 del trattato d i Losanna del 18 ottobre 1912, che aveva chiuso la guerra italo-turca. La Turchia rinunziava anche a favore dell'Italia a tutti i suoi diritti sulle isole dell'Egeo (Stampalia, Rodi, Calchi, Scarpanto, Casso, Tilos, Nisiro, Calimno, Lero, Patmo, Lipso, Simi, Cos, Castellorizzo), il Dodecanneso che era stato occupato durante il confli tto per la Tr.i politania e la Cirenaica. Era pur vero che l'Italia si era impegnata a restituirle alla Turchia, come già sopra ricordato , quando però la Turch ia avesse ritirato le proprie truppe e i funzionari civili dalla Libia; poiché questa condizione non si era verificata, l'Italia era rimasta nelle isole e la sua presenza si era trasformata in occupazione bellica, quando 1'ltalia era entrata in gue1Ta a fianco dell' Intesa. Con la pace d i Sèvres le i.so.le erano state cedute all'Italia. Con il trattato di Losanna questa cess ione venne riaffermata e fu definitiva. L' Italia continuava a pensare ad una sua sfera d' infl uenza in Anatolia 138. Di particolare interesse sono a questo riguardo un promemoria del1' Ufficio Operazioni del 1924 dello Stato Maggiore Generale139 e una lettera del Capo di Stato Maggiore Generale a M ussol ini del 1926 14 0. Nel promemoria dell'Ufficio Operaz ioni vi è una lucida analisi della situazione: i turchi erano d ivenuti fortemente italofobi, considerando l' imperialismo ital iano rivolto al Vicino Oriente. L'Italia aveva necessità cli espansione a causa cieli' accrescimento della popolazione e soprattutto della necessità di consolidare una posizione politica che si acldicesse a una grande potenza. Nel Mediterraneo Orientale l'Italia aveva già una in-teressante posizione strategica con il triangolo Augusta-Rodi-Tobruk. L'importanza del Dodecanneso era evidente e lo fu ancora cli più quando il secondo conflitto mondiale scoppiò. Una guerra con la Turchia, in quel momento, non era in realtà auspicabile, perché tra l' altro le forze milita-

118 Per i dettagli v. il già citato nell ' Introdu zione A. BAGNA I/\ , L'Anmolia ( /919/923 ). Il corpo di spedizione ilaliano nel Mediterraneo Orientale e la missione Caprini, in Studi Storico Militari - 1992, p . 255-350. L'Inventario cons ultato dal Bagnaia è l' E3, per il Corpo d i sped izio ne in Anatolia. Ha inoltre consultato le carte della Missione Caprini al Museo Storico dell 'Arma dei Carabinieri. l 39 Cfr. doc. n. I 15. 14 0 Cfr. doc. n. I 16.

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ri italiane, secondo quando prospettato nel segretissimo promemoria, erano in grave crisi. Diveniva pericoloso affrontare una sedizione m.ilitare in Oriente, senza l'aiuto di una grande potenza mediterranea che assistesse l'Italia: la Russia, che avrebbe dovuto tagliare a i turchi fonti di rifornimento; la Francia, la cui ostilità sarebbe stata più pericolosa di quella del!' Inghil terra e quindi se fosse stata favorevole ad una azione italiana nel Mediterraneo, non avrebbe però controbi lanciato l'ostilità della Gran Bretagna. Avere l'appoggio del governo di Londra invece, avrebbe forse consentito una eventuale azione nel Mediterraneo, in quanto si sarebbe creata la situazione più favorevo le ad essa, politicamente e militarmente. Non è il caso, e non è neppure possibile a priori, stabilire quali cause potrebbero rendere necessaria una spedizione italiana in Anatolia. Basti aver presente la situazione politica interna del nuovo stato turco, non bene stabilizzata; le aspirazioni delle potenze in Oriente, e la necessità di una nostra espansione specialmente mediterranea; la politica ultranazionalista del governo turco, e il suo contegno talvolta eccessivamente baldanzoso; e la diffusa xenofobia delle popolazioni turche, e più in generale islamiche .. . 14 1: nel 1925 questa era la premessa alle Direttive generali, riservatissime, per il Comando designato di un corpo di spedizione che fosse stato inviato in Anatolia. Per uno sbarco in quel territorio, l'occupazione di Adalia era forse quella che in quel momento presentava la maggiore possibilità di successo, anche se probabilmente non avrebbe esercitato sui Turchi una pressione sufficiente. Per tale eventualità, si prevedeva un corpo cli spedizione con quattro divisioni. Per il trasporto cli una divisione al completo delle dotazioni si prevedevano circa 25 piroscafi, mentre per due divisioni ne sarebbero occorsi 60. Per requisire sessanta piroscafi si prevedevano cinque giorni. Ma se quel numero non fos se stato sufficiente, vi era la necessità di richiamare in patria piroscafi che erano in navigazione nelle diverse parti del globo. L'allestimento dei piroscafi avrebbe richiesto una decina di giorni circa. Poi bisognava organizzare l'imbarco, ripartito in vari porti, la formazione e l'ordinamento del convoglio, l'esecuzione dello sbarco, il tutto in collaborazione, come era logico, con la Regia Marina. Per un corpo di spedizione così imponente, l'effetto sorpresa non avrebbe potuto essere mantenuto. Qui ndi si doveva pensare ad azioni dimostrative contro tutte quelle coste anatoliche che non erano state dichiarate neutre dal trattato di Losanna. Segui141 Cfr. in 033 R48/5, g iugno 1.925, M inistero della Guerra, Stato Maggiore Generale, Ufficio Operazioni, citato in nota n. 4 al doc. n. 115.

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vano poi gli ulteriori dettagli sulla preparazione del corpo di spedizione e suJle possibilità di azione. Nel 1926 la lettera a S.E. il Capo ciel Governo analizza tecnicamente le eventuali fasi di una azione militare italiana in Anatolia, riconoscendo un diverso grado della sensibilità della Turchia cli fronte ad una eventuale azione bellica contro qualcuno dei suoi territori. In pochissimi anni la Turch ia aveva trovato, stringendosi attorno a Mustafà Kemal, la coscienza cli una identità nazionale e cli una forza politica e militare, ignota all'ultimo periodo dell' Impero Ottomano. Anche l' Italia però, dopo le vicende belliche, aveva ritrovato una sua influenza internazionale e non era più isolata politicamente. La situazione generale era dunque migliorata nei confronti di un'azione militare volta a poter guadagnare quella sfera d'influenza in Anatolia, che gfo eia più cli un trentennio si cercava di avere. Si prevedevano due forme cli azioni, una era quella di occupare la penisola a sud-ovest cli Smirne, azione che avrebbe avuto serie probabilità di successo se fosse stata mantenuta nella massima segretezza. Tale azione avrebbe permesso il controllo cli Smirne e delle sue comunicazioni terrestri e marittime. Ma sarebbe bastato o non si doveva necessariamente occupare anche la citfa cli Smirne? L'azione militare a questo punto cambiava aspetto perché diveniva di più ampio raggio e più complessa, ed avrebbe certamente suscitato la reazione vivissima delle forze avversarie e avrebbe coinvolto un impiego cli forza valutabile a 6-8 divisioni, solamente per le operazioni cli primo impianto. Il Capo di Stato Maggiore Generale faceva notare a questo riguardo che stante la nota crisi nella consistenza della mobilitazione aveva dovuto sospendere la mobilitazione del corpo speciale che era stato destinato ad operare oltremare ad una forza di quattro divisioni ridotte (circa 6.000 uomini), sospendendo il programma della costituzione di quel corpo su quattro divisioni rinforzate (circa 16.000 uomini) . E simile disponibi lità, a giudizio del massimo responsabile delle forze armate italiane, non avrebbe permesso neppure l'esecuzione dell'operazione, perché solamente per il controllo cli Smirne sarebbe occorse appunto quattro divisioni rinforzate. La conclusione della lettera nella quale venivano esposti con lucidifa i problemi operativi, era che una azione mili tare italiana jn Anatolia si rivelava di gravità eccezionale e avrebbe comportato un impegno notevole per l'Ital ia. Se si intendeva dare una soluzione al problema, comunque l'operazione non avrebbe potuto essere condotta che con il concorso di un'altra grande potenza, concorso eh.e, dalla semplice solidarietà diplomatica, all'ausilio marittimo, finanziario, etc., dovrà essere tanto maggiore quanto mag141


giare sarà l'impegno del nostro Paese a seconda de/La soluzione che dal Regio Governo, nella sua alta e illwninata competenza, sarà scelta 142 . Tl Capo di Stato Maggiore Generale non poteva finire la sua lettera che nel modo sopra trascritto, ma era chiarissima l'implicazione non solo militare, ma anche politica in tutta la sua esposizione; forse l'implicazione politica no n era voluta, ma scaturiva dall'anal isi delle forze militari e delle potenzialità diplomatico-internazionali sulle quali fare conto. La conquista di una sfera d ' influenza sull'Anatolia non avvenne. La Turchia repubblicana in pochi anni divenne molto forte ed importante strategicamente nel Mediterraneo. Le forze armate turche costituivano, nel giudizio degli addetti militari, quanto di meglio la rivoluzione kemalista avesse prodotto. In termini cli legislazione militare vi era stato un adattamento e un coordinamento di leggi preesistenti . Come si fa rilevare nella relazione annuale riassuntiva relativa al l' anno I932 14 3 , non era stato possibile cambiare totalmente un ordinamento di secolare tradizione, anche perché alla base quell' ordinamento non era sbagliato per le popolazioni alle quali si applicava. li regime kemalista senza dubbio voleva dare delle nuove basi moderne e nazionali alle sue forze m ilitari, ma non era possibile risolvere in blocco tutti i problemi a meno di azzerare totalmente le forze armate. Questo naturalmente non era possibile. Alla fine ciel 1932 di nuovo le forze militari turche erano tornate ad essere uno strumento capace di garantire l 'integrità del territorio, pur non avendo ancora un adeguato potenziale di guerra che consentisse di soddisfare totalmente le esigenze cli un conflitto dichiarato. La Germania aveva aiu tato la Turchia durante la prima guerra mondiale con personale, mezzi e con un concorso finanziario notevole. Anche nel 1932 in caso di scoppio di un conflitto la Turchia avrebbe dovuto ricevere un aiuto in personale, mezzi e una forte disponibilità cli risorse finanziarie liquide per poter provvedere alle esigenze generali della guerra. Ma la macchina eia guer, ra turca iniziava ad essere potente. Nel 1923 le relazioni fra l'Italia e la Turchia erano notevolmente migl iorate per la definizione di alcune pendenze e anche perché l' Italia si era ritirata nel 1921 -22 dalla zona cli Aclalia, dove era sbarcata con un contingente cli truppe nel 1919. Nel 1928 l'incontro tra Mussolini e il Ministro degli Esteri turco del 2-3 aprile aveva segnato la fase decisiva del riavvicinamento delle due nazioni. Il trattato cli amicizia ciel 1928 era sta142 14 3

142

Cfr. doc. n. I 16. Cfr. doc. n. 122 e n. 125 per r anno 1933.


to rinnovato nel 1932, con un anno di anticipo e questo impegnava le due parti contraenti a non fare politica l'una contro l'altra e a mantenersi reciprocamente neutrali io caso di attacco eia parte cli un'altra potenza. Ma non erano rapporti facili perché la stabilità e la sicurezza ciel Mediterraneo era un problema troppo delicato e sensibi le e q ualsiasi abboccamento delle varie potenze fra cli loro segnava un rapido miglioramento o un altrettanto rapido peggioramento di rapporti fra alleati e nemici. Nel 1934 le relazioni italo-turche erano amichevoli, anche se rnancavano dell'essenziale substrato per essere intimi e solidi di fronte a qualsiasi evenienza144 . Nel 1935 la politica della Turchia sembrava essere fondata sui cardini della sicurezza e dello statu quo 145 , in quanto il patto con i sovietici e il patto balcanico avrebbero dovuto proteggere il fronte europeo, mentre per il. fronte asiatico, i patti con la Persia dei Pahlavi, più affidabili e moderni della precedente dinastia, con l'Irak avrebbe dovuto agire da sufficiente protezione. Anche il patto con la Siria, amministrata dai francesi avrebbe dovuto rendere stabile il fronte asiatico. Secondo l'addetto militare del tempo, la Turchia credeva e sperava nell'efficienza della Società delle Nazioni, per il mantenimento dell'ordine internazionale proprio nel periodo in cui la Turchia provvedeva al suo consolidamento interno. In quell'anno non era ancora scoppiata la crisi relativa al porto ex-ottomano di A lessanclretta (lskenderun), parte dell'omonimo sangiaccato, che durante il periodo ottomano aveva fatto parte amministrativamente del vi layet della Siria 146. Al momento della pace di Versailles e dei seguenti trattati cli pace minori, il territorio del sangiaccato, quale parte integrante della Siria era rientrato nel mandato sulla Siria conferito alla Francia con il convegno di San Remo del 1920. La Turchia, facendo rilevare alla Francia che vi era una forte minoranza turca che ancora viveva in quel territorio, aveva ottenuto nel l 921 che una particolare autono: mia amministrativa fosse concessa a quel sangiaccato e soprattutto che la lingua turca fosse quella ufficiale accanto all'arabo e al francese. Il governo di Parigi acconsentì e fu proprio in quel momento che perse per la Siria il porto di Alessandretta, anche se solamente nel 1939 il Sangiaccato, ormai conosciuto come territorio dell 'Hatay fu annesso, dopo difficili e alterne vicende, a lla Turchia. Iskenderun aveva ed ha una valenza strategica e politica non indifferente: affacciato sul golfo omonimo si tro-

144

Cfr. doc. n. 123 . Cfr. doc. n. 126. 146 Cfr. sopra noLa n. 9 . l<l5

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va di fronte alla baia militare turca di Yumurtal ik. Se la Turchia non avesse avuto la sovranità su quel porto ed essa fosse stata della Siria, con la quale la Francia trattava nel 1936 l' indipendenza, le acque del Golfo non sarebbero state interamente sotto sovranità turca. Invece essendo Alessandretta turca, tutto il Golfo era sotto sovranità turca e la stessa baia di Yumurtalik avrebbe avuto u n valore cento volte superiore. Alessandretta significava prestigio e rafforzamento di una posizione strategica nel Mediten-aneo. Alessandretta significava, insieme ad altre posizioni ben difese, avere una posizione di forza, di nuovo, nel! ' ambito del concerto delle potenze europee. Un prestigio d.iverso da quello secolare dell'Impero Ottomano. Alla fine del 1935 una informativa da Ankara 14 7 segnalava alcune posizioni della Turchia in vista cli un possibile conflitto nel Mediten-aneo, nei riguardi dei suoi rapporti con l'Ital ia. La Turchia non voleva avere altro che relazioni assolutamente amichevoli con l'Italia e anche le possibilità di malinteso e di attriti in dipendenza delle posizioni italiane nel Dodecanneso erano state eliminate: tre anni prima infatti si era raggiunta la sistemazione cli una lunga controversia relativa alle acque territoriali fra l'isolotto di Castellorizzo (Castelrosso) e la costa anatolica. Il governo turco teneva atteggiamento neutrale nei confronti ciel conflitto italo-abissino. Del resto nell' ambito degli accordi mrchi con l'Inghi lterra, il governo cli Ankara pure aderendo in linea di ,nassima ed in. esecuzione degli impegni derivanti/e dalla sua qualità di membro della S.d.N. , ad una cooperazione ed eventuali niisure contro l'Italia, - si riservava però di esaminare chi fosse l 'aggressore ed agire di conseguenza: era chiaro dunque che la Turchia manifestava segni di amicizia verso l'Italia e l'Italia manifestò gl i stessi sentimenti nei suoi riguardi al momento delle decis ioni relative al porto di Alessandretta sia alla S .d.N . sia nell'amb.ito del concerto delle potenze europee per il Mediterraneo. L'informativa da Ankara è molto interessante quando in conclusione della lunga analisi della possibile politica della Turchia, osserva che la posiz-ione della Turchia non era ancora né chiara né definiti va nel 'eventualità di complicazioni nel Mediterraneo: era un modo assolutamente corretto cli comprendere la situazione in quel momento, in cui la stabili tà del Mediterraneo era voluta da tutti non solo perché serviva per avere la pace, ma anche perché garantiva che nessuna supremazia e potenza si sarebbe installata in quel mare quale padrona assoluta: Gibilterra, Suez, i Dardanelli e il Bosforo erano i punti sensibili per i quali occorreva l'equilibrio delle 147

144

Cfr. cloc. n. 127.


forze. Dopo il secondo confl itto mondiale il Mediterraneo sarebbe sempre stato importante ne i suoi cardini di apertura e transito e lo sarebbe stato ancora di più perché la stabilit~l del Medi terraneo significa equilibrio ciel bacino mediorientale, nel quale è custodita una ricchezza strategica in notevol i proporzioni, il petrolio. La Turchia manteneva rapporti amichevoli con quasi tutte le potenze europee, preparandosi al conflitto annunciato ed era evidente che in caso di conflitto mediterraneo e di reazioni dell ' aviazione italiana, il Dodecanneso sarebbe stato il territorio di rappresaglia 148 . Nel 1936 era iniziata la battaglia internazionale da parte della Turchia per il riconoscimento delle sue pretese sul porto cli Alessanclretta ed erano altresì iniziate le manovre finali per le alleanze in attesa del l'inizio delle osti lità . Avere la Turchia nella propria squadra significava avere a disposizione una rete di porti e di rifornimenti molto ben organizzata. La Gran Bretagna stava agendo nello stesso modo in cui aveva agito durante l'Impero Ottomano: forme diverse, ma la stessa sostanza, solamente che nel 1936 non si poteva più parlare cli missioni militari che agissero da istruttori o longa man.us politica ciel Governo di Londra. La Gran Bretag na dialogava con uno stato ben conscio delle proprie forze m-mate e della propria importanza nella politica internazionale per la sua posizione strategica, uno stato moderno e sovrano, orgoglioso della sua sovranità nazionale e dell'eredità cli importanza sul piano internazionale ricevuta dall'Impero Ottomano. La dinastia sultani aie era stata eliminata per sua inadeguatezza al potere e ai tempi, ma la brillante eredità culturale tradizionale di secoli di imperio non veniva rinnegata dal moderno stato turco e non lo è tuttora. Dunque gli inglesi, almeno a quanto riferiva l'addetto militare 149, stavano predisponendo tutto il necessario per poter contare sui porti turchi , in base ali 'ades ione che A nkara aveva fornito per una cooperazione in caso di conflitto generalizzato nel Mediterraneo. La Turchia continuava a dichiarare di non avere mire offensive contro il Dodecanneso, anche se aveva reagito con un certo nervosismo alla notizia cleH' Asse e anche se l' Italia continuava a dare ampie assicurazioni alla Turchia c irca il carattere difensivo e non offensivo delle fortificazioni italiane dell'Egeo, la cui inclusione nel piano di rafforzamento m ilitare italiano preoccupava anc he altri stati. 148 Cfr. doc. 128- 130. 149 Cfr. doc. n. I 31 e I 32.

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Gli inglesi rafforzavano la loro posizione in Turchia e nel mondo arabo. Quella dei francesi invece si stava indebolendo proprio per l'apertura della controversia con la Turchia e per il fatto che il trattato franco siriano del 1935, che garantiva l'indipendenza alla Siria e per il quale era stata iniziata la vertenza per l'indipendenza del sangiaccato di Alessandretta, e quello franco- libanese, che prevedeva la stessa cosa per il Libano, non erano stati approvati dal Parlamento francese. L'intensificazione del movimento irredentista dei turchi di Alessandretta e cli Antiochia sembrava confermare una politica di asservimento della Turchia verso l' Inghilterra, che a sua volta manovrava per indebolire la Francia nel Mecliterraneo 1so.

L'Egeo Per megl io comprendere le analisi politiche e militari che si facevano all'epoca ed inquadrarle nel periodo storico, occorre ricordare che il Mediterraneo era considerato strategicamente molto importante e per il mantenimento del suo statu quo nu merosi accordi bilaterali e multilaterali venivano sottoscritti. Occorre altresĂŹ ricordare che nel periodo fra le due guerre si riteneva ancora possibile e lecita la creazione cli sfere d'infl uenza e d'interesse su territori di altri stati sovrani, come era accaduto nel periodo precedente. Era accettato questo concetto insieme a quello dell'espansione su territori sottoposti a sovranitĂ cli altri stati o alla disposizione cli territori sotto mandato, protettorato, dominio e altra forma, perchĂŠ ritenuti incapaci cli governarsi. La seconda guerra mondiale e soprattutto la creazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite hanno eliminato quasi ogni esempio di colonialismo territoriale. Diffici le eliminare il colonialismo economico. In un Mediterraneo dove ogni potenza europea cercava il suo punto di forza, invocando un equ ilibrio e predisponendo basi per un futuro conflitto, l'Italia non ebbe la sua sfera d'influenza sull 'Anatolia, ma aveva la sovranitĂ sul Dodecanneso, occupato durante la guerra di Libia e posto defin itivamente sotto il dominio italiano dal 1923, secondo quanto concordato nel Trattato cli Losanna. L'amministrazione m ilitare di quel gruppo di isole fu mantenuta fino al 1920; dopo fu instaurata una amministrazione civile, con due governatori che erano degli ex diplomatici, Fel ice Maissa,

ISO Cfr. doc. n. 135 .

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ne l 1920-1 921 e Alessandro de Bosdari, nel 1921 -1922. Un terzo diplomatico fu nominato governatore, Mario Lago che fu in carica per lungo tempo, dal 1923 al 1936, quando fu sostituito da Cesare Maria de'Vecchi cl i Val Cismon, che cedette l' incarico solamente nel 1940. Con i primi tre governatori i rapporti tra autorità civili e militari ciel Possedimento, furono buoni, ma con Cesare Maria de' Vecchi, non lo furono altrettanto, perché egl i rivendicava pie na competenza e autorità su ogni materia che riguardasse il Possedimento, anche mili tare e tecnica. Egli era riuscito a fa rs i nominare non solo Governatore delle Isole Italiane dell'Egeo, ma anche Comandante delle forze Armate, e con la forza morale che gli derivava dal fatto cli essere staro uno dei primi fascisti e dall'avere avuto incarichi di prestigio accanto a Mussolini , governava il piccolo Possedimento sull'esempio di come veniva governata l'Ital ia, non lasciando spazi ad altre autori tà, nemmeno in problemi di natura squis itamente tecnica, con una attenzione quasi morbosa a che le sue competerne e soprattutto il suo prestigio non fosse scalfìto. Nel settembre del 1937, ad esempio, a proposito della costruzione di alcuni impianti per voli notturn i nella baia di Porrolago, s i inseriva in una diatriba tra l'ammiraglio comandante militare marittimo e il comandante dell'aeroporto di Lero, dando piena ragione all 'ammiraglio e censurando l'operato dell'ufficiale aeronautico, scriveva ai Capi di Stato Maggiore delle tre .Anni e al Capo cli Stato Maggiore Generale: Nell'ù1fonnare di quanto sopra V.E. ritengo necessario rappresentare ancora una volta come il trattare questioni che direttamente o indirettamente interessa,w la difesa del Possedimento escludendo il Comandante delle Forze Armate che per legge ne ha la piena responsabilità, si traduce in defi11i1iva quanto m eno in una dannosa perdita di tempo. Non sarà mai possibile dare corso a lavori senza che ne sia prevelltivcunen.te ir~f'onnato e consenziente Colui che delle varie esigenze della difesa, esigenze evidentemente unitarie perché tendenti ad unico .fìne, ha con la responsabilità la valutazione concreta. Sarà mio strelto do vere a cui non saprò venire meno, co111e sempre, di prendere gli ordini dag li Ol'gani superiori ogniqualvolto vedrò roccato il. limite della mia competenza specifica segnato dalla legge e dagli ordini del Capo di S1aro Maggiore Generale che mi sono stati regolarmente comun.icati1 51. Ebbe anche problemi con le minoranze turche e greche che abitavano le isole.

15 1 Cfr.

in L IO R l21, ProL. N. 5369 del 14 .9 .1937 - Segreto - Doppia busta.

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L'Egeo italiano era un Possedimento, che godeva cli ampia autonomia amministrativa e il Governatore dipendeva dal Ministero degli Esteri, che ovviamente scelse dei diplomatici per il delicato incarico di Governatore. La nomina cli Val Cismon fu invece nomina politica. Gli abitanti delle isole, che erano stati sudditi dell'lmpero Ottomano, divennero cittadini italiani quando fu applicato il Trattato di Losanna, nel 1924, a condizione chefossero residenti dell'isola a quella data. Non furono loro concessi i diritti politici, ma contemporaneamente vennero esentati dagli obblighi di leva, che d'altra parte non erano tradizionali per que lle popolazioni, ferma restando la possibilità di arruolarsi volontariamente. L' Egeo itali ano era un territorio smilitmizzato, passato infatti, come sopra ricordato all'amministrazione civile dello stato. La riunione delle prerogative de ll 'autorità civile e di quella milit,ue in un ' unica persona, il Governatore, avvenne appunto con Val Cismon, anche se il problema era stato avviato prima. TI compito d i presidiare le isole fu dato al 9° Reggimento di fanteria Brigata Regina, che sbarcato nel Dodecanneso nel 1923, vi restò fi no a qu ando le isole d ivennero g reche. Per la Marina Militare le basi furono Rodi e Lero, dove si costituì la base principale a Portolago, sede ciel Comando Marina. Nell'Archivio Storico dello Stato Maggiore vi sono un buon numero di documenti provenienti dall'Ufficio Operazioni S.M.R.E. riguardan ti le Isole, per il periodo 1930- 1940152. Riguardano p rincipalmente la dislocazione delle forze e i progetti di difesa. Fin dagli anni '30 il Dodecanneso rappresentò una base strategica avanzata e fu inserito nel piano di riarmo na:tionale. Era evidente che le Isole cieli 'Egeo fossero zona di preminente interesse marillimo 153. Nel 1930 inizi~u-ono dei progetti per fortificare i presidi in caso di gue rra. Gli studi relativi alla difesa delle isole dell'Egeo furono annuali e confermano quelle noti zie sulle fortificazioni che preoccupavano tanto all'epoca la repubblica turca. Le Isole erano situate in una posizione strategica molto importante, non solo dal punto di vista militare, ma anche da quello commercia le. Gli studi relativi, nel 193 1, venivano condotti so tto questo duplice aspetto, di comuni cazioni marittime libere e di contingenze di g uerra. Il possesso delle isole dell'Egeo consentiva di poter ri solvere agevolmente, in

152 Per le indicazioni puntuali del reperimento dei documenti V. la Guida alle fonti. 153 Per i deuagli della presenza delle forze armate italiane nelle isole dell'Egeo, v. doc. n. 119.

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tempo di conflitto, il problema dei rifornimenti del grano, degli oli minerali e derivati. Quale che fossero le previs ioni, era necessario mantenere quei territori in piena efficienza e pred isporne la difesa per fro nteggiare eventuali attacchi. Tra le potenze che più facilm e nte potevano attaccare le isole, nelle anal isi dell'Esercito, vi era in prima istanza la Francia, la quale aveva la possibi lità di preparare una azione di sorpresa, potendo disporre de i porti della Siria - in quell'anno la questio ne cli Alessandretta non era stata ancora portata ali' attenzione internazionale - e della vicina potente base navale di Biserta. Inoltre qualsiasi avversario avrebbe tentato di impadronirsi rapidamente dell a parte più vitale de l possedimento e non cli tutte le piccole isole che non avevano uguale importanza strategica 154 . Le piccole isole di scarsa importanza alle quali si poteva rinunciare, jn caso di attacco, erano Scarpanto, Caso, Piscopi , Nisiro, Lisso, Patmo, CasteJrosso, Calchi e Simi: la perdita di questi iso lotti non avrebbe com portato la perdita dell ' intero Possedimento. Tra tutte le isole restanti era Lero quella che risu ltava essere la più sensibile e la più importante da proteggere, perché essa costituiva l'unico appoggio nel Mediterraneo Orientale, sia come punto di raccolta per il co11centrame1110 di un corpo di spedizione in Medio Oriente, sia come base di partenza per eventuali operazioni aeree o marittime. Le altre erano Rodi , Stampali a e Castelrosso . Lero doveva essere difesa, perché la sua perdita avrebbe potuto significare l'interruzione dei rifornimenti e avrebbe pregiudicato le operazioni militari sia in attacco che in difesa 1ss . Rodi assunse ulteriore importanza nel 1936, in rapporto al mutamento delle forze militari del nemico nel Mediterraneo1s6. Il preminente interesse mariflimo del Possedi mento fece sì che nel 1934 s.i decidesse che in caso di guerra le Isole sarebbero passate sotto il Comando militare della Regia Marina. I piani per aumentare le difese del Possedimento si susseguirono con grande efficienza e alacrità, ma le necessità cli bilancio, nel 1936, non consentivano la possibili tà di mettere in esecuz ione un p iano cli difesa, sia pur ben studiato. Il 3 novembre 1936, il Comando del Corpo di Stato Maggiore, Ufficio Operazioni - Sezione 4/a inviava al Capo di Stato Maggiore un promemoria sull'ordinamento

154 Cfr. doc.

n. 120.

155 Per i dcnagli degl i studi sulla dife~a di Lero, cfr. doc. n. 121 . Per il piano d'insie-

me. ibidem, doc. n. 124.

156 Cfr. doc. n.

133 e 134.

149


truppe Egeo 157, quale era stato studiato e delineato dal Generale Manca, ritenendo che quel l'ordinamento di pace rispondeva alle necessità di una prima difesa del Possedimento. Ma non era possibile l'aumento previsto delle forze in tempo di pace perché non vi erano risorse finanziarie per ampl iare gli organici. Se non vi erano mutamenti sostanziali nella situazione mediterranea, non vi sarebbero stati mutamenti nel numero delle truppe presenti, a meno che nuove istanze non avessero imposto il rinforzamento proposto: questo sarebbe stato fatto , ma a detrimento d i altre necessità del territorio nazionale. 11 Capo di Stato Maggiore, all'epoca Alberto Pariani, fece degli interessanti commenti a matita sul testo del promemoria, ciancio istruzioni di utilizzare megl io il personale gi~t presente e sottolineando che la questione doveva essere vista in un quadro cli poi itica i1iternazionale, e non esclusivamente inquadrata nei rapporti con la Turchia1ss. Le isole furono occupate dai tedeschi, conquistate dagli Alleati nel maggio del 1945, che le amministrarono fino al trattato cli pace, cioè fi no al 1947 . li Dodecanneso fu ceduto dall'Italia alla Grecia che lo annesse. Rodi e le altre isole portano ancora i segni della parte piì:t valida e positiva della sovranità italiana: strade, scuole e il restauro del Palazzo del Gran Maestro, dentro le mura di cinta di Rodi, che fu realizzato nel 1936 interamente da maestranze italiane.

Egitto L'Egitto è sem pre stato per il Sultano di Costantinopoli fo nte di numerosi problemi 159. Nel XIX secolo le tradizioni ottomane imperavano in

Cfr. in Ll ORl20, segreto senza protocollo. , Questi sono i commenti: 1° - Oltre a quelli delL'eserci10 vi son.o aflri elementi (di Marina-Aviazione - Guardie di Finanza - J\11. V. S.N. ?) sul cui concorso il Co1nando del57

l58

ve contare per un caso di azione ùnprov visa. 2 ° - L'importanza del Dodecanneso non è tanto in relazione alla li.m:hia quamo questione imemazionale (e soprauutto nei confronti dell'Inghilterra). - Ritengo quindi chetale importan za faceva sì che difficilmente possa tradursi in grave pericolo di sorpresa: avremo sempre tempo per rinforzare il Dodecanneso con uomini. Dobbiam.o invece avere già sul posto i mmeriali. In sostanza: senza aumemare organici. si provved{I a meglio (più compLe1amente) utilizzare ciò che g ià e' è. Sarebbe bene che nel ponofacessero anche una esercitazione di richiamo locale alle anni (ed.. . in congedo . .. ). Studiare: proponni. A.P. l59 Come per le vicende sopra ricordate dell'Impero Ottomano, non saranno trattate le varie questioni storiche riguardanti J'Egil.to, perché altrove assai ben analizzate. Per

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Egitto, che era sempre nominalmente parte integrante dell ' Impero. Il fondatore della dina,;tia egiziana era stato Mohammed Alì, probabilmente albanese, o curdo, che era aITivato agli inizi del secolo Xl X ìn Egitto: fucolui che rese parzialmente indipendente l'Eg itto, anche se dovette abbandonare ogni sogno d i conquista di allri teITitori, eccezione fatta per il Sudan, che non fu però mai pacificato interamente. Colui che aveva portato la dinastia allo s plendore e ad un notevole rilievo internazionale era stato il Kedivé lsmail, che pur nella sua decisa autonomia da Costantinopoli, subiva una forte influenza tradizionale culturale ottomana, come nitta la classe aristocratica e dirigente egiziana, che preferiva fare le sue vacanze in riva al Bosforo e non sulle bell issime spi agge egiziane di Alessandria ed Aghami . Anche nel suo aspetto esterno Ismail privilegiava i costumi ottomani : vestiva con la sta111bulina, una lunga redingote nera; risiedeva per lunghi period i a Costantinopoli, dove peraltro morì, in esilio, nel J885 . lsmail aveva studiato a Parigi e a Vienna e conosceva molto bene le corti europee, anche se egli teneva corte in stile ottomano. E come i Sultani a Costantinopoli, anch'egli fece costruire splendidi palazzi all'italiana: al Cairo il Pal azzo di Abdi ne e ad Alessandria quello splendido sul mare di Ras el T ine, palazzi di cui fu terminata la costruzione nel 1874. Palazzi che come Beylerbey, çiragan e Dolma Batsché, coniugavano lo stile europeo, italiano, con l' islamico locale, dando origine a quello che fu chiamato stile neo-orientale. I due palazzi e altre residenze della famig lia vicereale contenevano s plendide opere d'arte e molli artisti frequentavano la Corte, sia ricevendo commissioni di lavoro, sia scambiando esperienze culturali con una corte molto vivace e colta, caratteristica anche dell ' alta e media società egiziana. lsmai I era un sovrano assoluto, forse ancor più ciel Sultano. Egli usava del suo immenso potere anche per personali ambizioni e volle crearsi un impero in Africa. li suo dominio sul Sudan aITivava rino a lle sorgenti del Nilo e lo esercitava tramite una serie di governatori , tra i quali il notissimo inglese, generale Gordon Pasha, il quale fu Governatore Generale del Sudan, provincia egiziana, dal 1877 al 1879 e poi dal 1884 al 1885, quando fu ucciso dalle forze mahdiste nel 1885 . Nel J878, quasi contemporaneamente ad Abdul Hamid, per tornare ad avere una popolarità che andava spegnendosi per via della situazione finanziaria egiziana e pe r tentare d i evitare un forte intervento europeo nel

eventuali approfondimenti si veda la bibliografia indicata nelrlntrodu:r.ione a questo voiurne. Si ricorcleranno in questa sede solo alcuni avvcni rnenti, che sono utili per inquadrare il cont ributo dei documenti ri nven uti nell'Archivio Storico SME. 15 1


suo stato, Ismail prese un indirizzo costituzionale. Volle che si riformasse l'amministrazione, sull' esempio di quelle europee e indicò che si doveva arrivare ad avere una legislatura, cioè una camera di rappresentanti che legiferasse, con una parvenza cli potere democratico. Infatti dopo l'apertura del Canale di Suez, l'Egitto aveva iniziato ad avere una influenza europea sempre più marcata, anche perché con gli investimenti europei, il flusso di viaggiatori e di speculatori verso le sponde del Nilo era costante e continuo. Si calcola che nel 1880 erano circa 100.000 gli europei che lavoravano con soddisfazione in Egitto, tra i quali un foltissimo gruppo di italiani che avevano costituito una forte comunità italiana al Cairo e a Alessandria cl'Egitto 16U. Nonostante questa forte presenza europea, le tradizioni culturali islamiche furono sempre protette: ad esempio un museo di arte islamica fu costituito nel 1880 al Cairo, poco dopo la fine ciel regno di Ismail, un museo che lui stesso aveva voluto e progettato. Ismail non riuscì nel suo intento cli mantenere il potere e il 26 giugno del 1879 egli ricevette un famoso telegramma, proveniente eia Yildiz, indirizzato ad lsmail Pasha, ex-Kedivé d ' Egitto: aveva perso il favore della classe governante e quello delle potenze europee. Partì da Alessandria d'Egitto sul vapore Mahroussia, per l'Italia, per Napoli, dove fu ospite ciel Re d'Italia, fi n quando la sua famiglia , nostalgica di usi e costumi ottomani, non Io spinse ad anelare a Costantinopoli, dove poi morì. Anche l'ultimo discendente della dinastia, Farouk, prese la stessa direzione vari lustri più tardi. Vittorio Emanuele III, re d ' Italia, alla sua abdicazione, fece il tragitto inverso e da Napoli andò ad Alessandria : i rapporti cordial i tra la Corte egiziana e quella Savoia e la forte presenza cli una comunità italiana molto ben integrata in Egitto avevano rese solide le relazioni cli amicizia fra i due paesi. li successore cli Tsmail, suo figl io Tewfik dovette fronteggiare fin dal 1879 difficili problemi interni : la tensione fra turchi e arabi in Egitto si faceva sempre più forte. Leader cli questa tensione divenne Arabi Pasha, che accusava la corte khediviale di essere prona ai desideri e agli ordini degli ottomani. Arabi era stato uno degli Aiutanti di Campo di Tewfik e sperava, al suo avvento al potere, che la situazione potesse cambiare radicalmente. Ciò non avvenne e Arabi si trasformò in un nemico di Tew-

.I 60 Si veda per i rapporti specifici tra Italia e Egitto i I volume di collectanea a cura di R. RATNERO e L. SERRA, L'Italia e L'Egitto. Dalla rivolta di Arabi Pascià alt 'avvento del fascismo (1882-1922) (Marzorati, Milano, 1991); voi. I.

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fik, cercando di forzarlo ad una maggiore ìnd ìpendenza dalle potenze europee. Tewfik invece si rivolse sempre di più ali' Inghilten-a, convinto che la salvezza dell ' autonom ia egiziana e l'eventuale indipendenza dall ' Impero Ottomano risiedesse /iOlo nell ' aiuto deg li europei, inglesi e francesi, così come in quel periodo storico lo credettero anche altri governanti medioriental i. Nel 1881 i Francesi avevano occupato Tunisi. Il Marocco era terra cli conquista. La siluazione precipitò e alla fine del maggio 1882 Tewfik andò ad Alessandria. Una rivolta scoppiò in quella città e molti egiziani, oltre ad un certo numero di europeì morirono, Gli inglesi, che fi n dalla costruzione del Canale cli Suez, premevano per prendere il completo contro I lo dell'Egitto e di quella strateg ica via di comunicazione, presero a pretesto questi disordini e bombardarono pesantemente Alessandria. Arabi Pascià al Cairo denunciò il potere di Tewfik, avendo anch'egli come alleato il c lero musulmano, che confermò che Tewfik doveva essere deposto . Il 13 luglio 1882 gli inglesi sbarcarono ad Alessandria, per soste nere il Kedivé. Arabi fu successivamente sconfitto e Tewfik rientrò al Cairo come trionfatore accompagnato da un corpo d ' occupazione ing lese cli ci rca 12.000 uomini. Le forze armate inglesi avrebbero lasciato defi nitivamente Alessandria nel 1947 e l'Egitto solo nel 1956, malgrado l' indipendenza ottenuta dal Cairo ne l 1922. I rappresentanti uffi ciali dell a Corona ing lese ebbero sempre maggiore influenza nelle decisioni poli tiche esautorando progressivamente e in modo assai discreto il Ked ivé. Erano gli inglesi i veri manovratori della pol itica egiziana su un territorio ancora fo rmalmente parte dell ' Impero Ottomano e sollo l'autorità del Sultano. E in real tà Costantinopoli era molto irritata dalla presenza delle truppe inglesi sul territorio egiziano e ne richiedeva sempre l'evacuazione, ben constatando quanto fosse debole o sempl icemente inesistente il suo pote re /iU quella lontana provincia. Abdu l Harn id diede nel 1896 pieni poteri al suo ambasciatore a Londra, Costaki Pasha, per negoziare al più presto il ritiro dell'Inghilterra, in q uesto spinto dalla Francia, ma nulla otten ne161 . L' Uffi cio 3° ciel Comando de l Corpo di Stato Maggiore seguiva con g rande interesse tutto quanto riguardasse l' Egitto e la presenza deg li inglesi in quella ten-a. Fece traclu1Tc i rapporti inglesi annuali che erano estremamente dettagl iati t62 : la traduzione ciel Report on Egypt del 1882

161 Cfr.

doc. n. 26. La trad uzione del Report on Egypt del 1882. che è raccolta in G33 RSO, consta di circa quattrocento pagine manoscritte. Il Report tratta nel 1° Capitolo la storia dcll 'EgitI 62

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sembra essere la base di partenza per i futuri viaggi di ufficiali italiani come osservatori al seguito delle spedizioni anglo-egiziane in Sudan 163. Nel 1894-1895 il Generale Cagn i si recò in Egitto per effettuare uno studio particolare sulle condizioni economiche della valle del Nilo 164: egli nota che l' Egitto è nella mani di Lord Cromer, che le finanze egiziane sono dirette da un Commissario delle Finanze inglese e che in ogni istante si creavano nuovi posti e nuove prebende per i raccomandati inglesi. Egli notava che le fi nanze egiziane erano quasi completamente assorbite dalle spese d'occupazione e ben poco rimaneva per l'avanzamento economico e sociale ciel paese e vedeva chiaramente la possibi lità nel futuro dell' instaurarsi cli un protettorato inglese sull' Egitto, cosa che avverrà puntualmente pochi anni dopo, anche se cli fatto era già iniziato 165. Con l'avanzare dell'influenza degli inglesi, si assisteva ad una dolorosa perdita dell'influenza italiana in Egitto 166. Il Cagni ebbe un colloquio con Lord Cromer, che norm.almente invitava tutti gli ufficiali italiani che si recavano al Cairo: nelle conversazioni che ne seguirono Lord Cromer espresse la sua stima e ammirazione per il Dal Verme, che aveva avuto modo cli conoscere precedentemente. Da queste buone relazioni era semto prima dello sbarco dei frances i nel 1798; la storia della spedizione francese in Egitto dal l 798 al I800; la storia delle operazioni francesi ed inglesi nel I801; la storia della spedi zione inglese nel 1807. Prosegue poi con i cenni storici dell'Egitto dall'epoca di Mohammecl Ali. Il secondo capitolo riguarda le informazioni geografiche, gli abilanti, il Governo e il clima. li Lerzo capitolo riguarda la finanza, l' agricoltura, l'industria e il commercio; la moneta, i pesi e le misure; i calendari; i trasporti. Il capitolo quarto si dil unga sulle città e i porti, mentre il quinto affronta il terna del Nilo e dei canali cli na vigazione. Il sesto riguarda in dettaglio il canale cli Suez: progetti, storia finanziaria del Canale; difesa e ostruzione dello stesso; note sui beduin i che si trovano nelle vicinanze del Canale. Il capitolo settimo è dedicato alle ferrovie e ai telegrafi . I capitoli successivi riguardano le forze annate egiziane con dettagli sul recluta mento, sulla consistenza delle forze sul piede di pace e sul piede di guerra. Poi vengo no analizzate le strade, le fortificazioni dei porti e de lla terraferma. Allegata questa traduzione vi è anche quella del Report on the British Naval and Nlilitwy Operations in Egypt - 1882 - , parte Hl, miscelll~nea. Non ne è stato riportato alcun brano fra i documenti perché si tratta cli una trad uzione e 'non di un rapporto scritto da ufficiali itali.ani, ma bisogna sottolineare che quel rapporto è molto interessa nte per la completezza dei dati che fornisce per quel periodo. Ed è probabilmente per questa ragione che il Dal Verme o i suoi superiori nr decisero la trad uzione integrale molto curata, anche nel riportare disegni e mappe. 163 Cfr. doc. n. 5, 6, 7, 22, 26. 164 Cfr. in G33 R49 la corrispondenza del Generale Cagni dal dicembre 1894 al maggio 1895. 165 Per una storia dettagliata della Gran Bretagna in Egitto, v. PETER MANSF!ELD, Storia del Medio Oriente, SEI, Torino, 1993, p. 95- 126. l66 Cfr. in G33 R49.

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pre scaturita la possibilità per gli ufficiali italiani di seguire le spedizioni nel Sudan, che era cli così grande interesse per il Regio Esercito. TI Cagni restò vari mesi in Egitto, essendo stato anche incaricato di inviare al Comando ciel Corpo cli Stato Maggiore notizie il più dettagliate possibile sull ' esercito egiziano, sul reclutamento. Già precedentemente il maggiore Carlo Sanuniniatelli aveva inviato vari rapp01ti sull'esercito egiziano e sul corpo d ' occupazione britannico, co1Teclato anche eia 17 fotografie167: il Sanuni niatelli aveva fatto un lavoro molto accurato, dando ampi ragguagli s ul reclutamento, l'ordinamento, la marina da gueITa e eia navigazione. Aveva altresì inviato numerose relazioni sulle operazioni militari in Nubia nel 1888- 1889. co1Teclate da numerosi schizzi e 1ilievi geografici, eseguiti eia lui stesso e eia un suo collaboratore, Pietro Piva. Luigi Calderari partecipò anche alla successiva campagna del Sudan, dal 19 marzo 1898 al 9 aprile, inviando rapporti circostanziati con una analisi allenta clell ' importanza del Nilo, economica, politica e strategica, per l'Egitto . Nel 1896 anche il colonnello Pittaluga aveva fatto pervenire delle note sui suoi viaggi in Egitto, Sudan e Tripolitania 168, così come aveva inviato relazioni il colonnello Trombi. allora addetto militare a Costantinopoli 1<>9. T utte queste relazioni dimostrano come dal 1882, fino al la sua morte, dieci anni dopo, il Kedivé Tewfik osservasse dalle sue splendide dimore il progressivo consolidarsi dell' influenza britannica sull 'Egitto. I tempi g loriosi in cui suo padre Ismail aveva allargato i confini del dominio erano passati: nel 1866 l'Egitto era riuscito ad estendersi fino al Mar Rosso, conquistando il controllo dei porti di Suakin e cli Massaua, precedentemente tenuto dall ' 1mpero Ottomano; nel 1873 aveva conqui stato una piccola parte della Somalia, ortenendo quindi un risultato, seppur modesto, ne lla lotta che si era in staurata tra Gran Bretagna, Francia, Inghilterra e lo stesso Impero Ottomano per il controllo d i quelle terre cl ' Africa orientale e del Mar Rosso. Ma dopo la ri volta cli Arabi Pasha e i fatti di Alessandria, l'autonomi a fatico samente ottenuta e l'indipendenza esercitata nei confronti di Costantinopoli, doveva cedere nei confronti cli un'altra capitale ancora più lontana per storia e tradizioni, Londra. Nel 1882 I' uomo pit1 impo rtante d'E gitto era il Residente britannico, Sir Evelyn Baring, che più tardi divenne Lord Cromer. Baring conosceva bene l'Egitto dove era stato in qualità di sovrintendente inglese alla Caisse de la Dette

167 Cfr. in G33 R49. V. inoltre appendice fotografica. 168 Cfr. in G33 R47 e in F20 B 14. l 69

Cfr. in ibidem, in G29, R5 -6 e in F20 B 12.

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Publique (Cassa de] Debito Pubblico), che doveva risolvere i problemi finanziari ciel rimborso dei prestiti stranieri all' Egitto), nel 1875. Quando tornò aveva l'incarico cli rappresentante della Gran Bretagna e Console generale. Arrivò nel 1883 e vi restò per quattordici anni, vero unico manovratore della politica inglese in Egitto, anche rispetto ai vari Ministri degli Esteri che si succedevano alla Corte di San Giacomo. Nel 1884 Baring soleva dire che i ministri egiziani facevano esattamente tutto ciò che veniva detto loro cli fare. Lo stesso Cromer scrisse a Lord Salisbury che in realtà ciel Kedivé si poteva disporre come si voleva senza creare alcun disappunto interno 110, e forse nemmeno internazionale. Tewfik tentò allora di consolidare il suo potere interno, cercando il solido consenso delle moschee e delle confraternite religiose. L'unica seria minaccia agli inglesi in quel periodo venne da Mohammecl ibn Abdallah, eletto il Mahdi (il Profeta), che si proclamava diretto discendente cli Maometto e predicava cli voler ristabilire un governo realmente islamico. Egli riuscì a conquistare con i suoi fedel i gran parte ciel Sudan, arrivando ad occupare Khartoum e ad uccidere Gorclon Pasha. Questo fu il suo massimo successo: le successive spedizioni anglo-egiziane ebbero ragione del Mahcli e ciel mahdismo 171 . Anche nelle spedizioni cli quel periodo, 1882-1884, ufficiali italiani avevano seguito le truppe angloegiziane, non come osservatori, ma come membri della spedizione. JJ Colonnello Massedaglia Bey, a servizio dell'esercito egiziano, inviò al Comando ciel Corpo di Stato Maggiore a Roma alcuni estratti di un rapporto ufficiale che egli aveva inviato al governo egiziano nel giugno ciel 1883, in cui aveva delineato un'analisi delle cause della rivolta in Sudan. Nel 1885 il capitano di cavalleria Gioppi e il maresciallo dei Carabinieri Reali, Cavagnari avevano effettuato una missione a Suakin, inviando una serie cli telegrammi e cli relazioni , 16 in tutto, al Comando con tutti i elettagli riguardanti soprattutto la sistemazione logistica delle truppe, oltre ai metodi cli trasporto 172 . Le relazioni erano annotate con carte e {.:;chizzi.

170 Molto rivelatrici erano appunto le missive che Sir Baring usava inviare a Londra e in parte raccolte in tv!AURICE BARING, Letters.fi·om 1he Near East, (Londra 1909). Si veda anche JOI-IN MARLOWE, Cromer in Egypt, (Londra, 1970). 17 l V. sopra nota n. I 62. 172 Questa documentazione è consultabile in 033 R5 l. Per la presenza dei militari italiani alla fine dell'Ottocento in Egitto, si veda PIER LUIGI BERTINARIA (già Capo Ufficio Storico SME), Assistenza tecnica e presenza di 1nilitari italiani in Egitto allafìne dell'Ot1ocento, in L'Italia e l'Egitto. Dalla rivolta di Arabi Pascià all'avvento del.fàscismo (!882-1922j, cit. sopra, p. 261 -273.

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Alla morte di Tewfik, gli successe il figlio maggiore, Abbas Hilmi, uomo molto intelligente, colto, che si trovava a suo completo agio sia in Europa sia in Medio Oriente. La cerimonia della sua ascesa al trono fu indicativa della situazione in cui si trovava l'Egitto: davanti alla grande spianala del Palazzo di Abdline erano allineate le truppe inglesi e quelle egiziane. li primo atto ufficiale fu la lettura del firmano imperiale che lo consacrava Kcd ivé, poi fu suonato l'inno ottomano, scritto da Donizetti e a seguire l'inno egiziano di Verdi. Abbas Hilmi era stretto tra due ruoch i: quello ottomano e quello inglese che non gli lasciavano alcun campo d'azione. Egli organ izzò la sua Corte, isti tuendo per la prima volta un Gabinetto Privato, un Gabinetto Reale che in futuro si dimostrò come il miglior strumento, il più potente che il regnante si trovava a poter utilizzare. Egli cercò anche di riprendere un certo controllo sull 'esercito egiziano, nom inando nel 1892 lord Kitchener, Sirdar, cioè Comandante in capo delle forze anglo-egiziane. Abbas Hilrni era una forte personalità e venne spesso in rotta di collisione con Lord Cromer che per lui non aveva alcuna simpatia. Quali che fossero i tentativi cli Abbas Hilmi per cercare di ottenere una qualche fo rma di autonomia e di indipendenza, egli non riuscì nel suo intento, se dal 1893 in poi invalse il costume che le decisioni del Consiglio dei Ministri prese in assenza del rappresentante inglese erano da considerarsi nulle. Nonostante le critiche del Kedi vé su come Kitchener addestrava e conduceva l'esercito, il Sirdar rimase al comando delle forze armate anglo-egiziane e così rimasero nei loro Ministeri alcuni min istri non graditi ad Abbas, ma molto li to-inglesi. E gl i ufficiali inglesi al servizio dell 'Egitto aumentarono notevolmente: se nel I 896 erano 286, nel l 906 erano giunti a quota 662. Si verifi cò in Egitto quello che si era verificato nell 'esercito ottomano, e cioè che questi ufficiali ottenevano sempre gradi superiori a quelli che avevano nel loro Corpo di provenienza e venivano pagati molto di più che non gli ufficiali egizi ani e con molta puntuali tà: il che naturalmente non attirava loro le simpatie dei. loro colleghi e di tutta la società egiziana che si risentiva di queste disparità di trattamento. Anche eia questo dettaglio iniziò la scarsa popolarità di cui godettero gli inglesi in Egitto. Effettivamente, salvo che a Corte, la società egizi ana non si mescolava con quella inglese, che preferiva restare con le proprie abitudini, frequentando i propri club. Si ricorda come estremamente dimostrativo dello stato dei fatt i l'episodio di Kitchcner che fece in modo che gli egiziani non venissero accettati nell'esclusivo club inglese di Gezirah. Un eITore da parte degli inglesi, perché la società egiziana era indubbi amente più "europeizzata", se questa era una virtù, e più 157


colta delle camarille cli Palazzo ottomane, con delle solide tradizioni politiche, storiche e culturali. In ogni caso gli inglesi avevano riportato una vittoria su tutta la linea nella lotta per il potere con Abbas Hilmi che aveva una sola possibi lità dì allentare la pressione: ottenere l'appoggio d i Francia e Russia. Ma l'Inghilterra no n avrebbe mai ceduto la sua presa sull'Egitto, perché quel territorio, così come quello della Persia meridiona le, era di vitale importanza come via di comunicazione verso i restanti territori dell'Impero britann ico nelle Indie. La via alle Indie è sempre stata, fin dai tempi cli Napoleone, la direttrice piì:t protetta dalla Corona inglese. L' Inghilterra era considerata la padrona ciel Golfo Persico che veniva comunemente indicato come the English /ake e sulle rive ciel q uale non permise a nessuno fino alla seconda guerra mondiale cli mettere in pericolo la sua sovranità. L' Egitto rappresentava su lla via alle Indie una posizione strategica cli primaria importanza, ancora di più dopo la costruz ione del Canale. Abbas Hilmi dovette assistere al fenomeno di una classe dirigente egiziana, di origini ottomane, anche se colta e vivace, ormai allineata alle decisioni inglesi e completamente supina ai loro voleri. I principi della famiglia reale che un tempo erano stati Gran Visir, ministri, generali, avevano cioè partecipato alla vita pubblica e alla gestione della cosa pubblica, sì erano ritirati in una vita privata fatta di cure delle loro vaste proprietà terriere, che nel 1952 sarebbero state loro tolte dal nuovo regime di Neguib; di vita sociale e cli viaggi. Molti di loro passavano le loro estati sulla riva del Bosforo dove competevano con gli ottomani residenti nella costruzione di splendide ville e nell 'arte del ricevere membri della società. Lo stesso Kedivé passò molte delle sue estati sul Bosforo e manteneva rapporti abbastanza stretti, almeno a livello formale con il Sultano recandosi spesso in visita a Yildiz. Nel frattempo costruiva un altro splendido Palazzo vicino ad Alessandria, a Momtazah e uno sulle rive del Bosforo, a çubuklu. Tl sultano Abdul Harnicl spesso si lamentò della presenza delle truppe inglesi in Egitto; spesso ne chiese il ritiro; spesso era arrivato al' punto di firmare una convenzione al riguardo, ma di fronte ad alcune clausole che permettevano alla Gran Bretagna di non ritirarsi se vi fossero stati motivi cli pericolo interno o esterno, il Padisha preferì non stabilire un importante precedente per tutte le altre potenze europee. L'Egitto, con la presenza delle truppe cli occupazione inglesi era così di fatto un protettorato inglese, anche se non si parlava di annessione o governo diretto, perché la Gran Bretagna ben sapeva che questo avrebbe comportato una rottura di equilibri in quel settore geografico e strategico 158


che in quel momento si sostenevano, anche se precariamente. Era sicuramente un protettorato vela to, come fu spesso definito, dove Lord Cromer, "ultimo faraone", governava dietro .la tenda davanti alla quale si trovavano il Kedivé e i suoi ministri. Situazione comoda, quando si aveva il potere in mano. Abbas Hilmi era dunque l' ultimo bastione di una parvenza di autonomia. La posizione del Kedivé, già precaria, fu ulteriormente indebolita da l 'Entente cordiale franco-inglese, firmata a Londra nel 1904, o meglio una convention de c/étente, che liquidava vecchie questioni erisolveva soprattutto alcune questioni coloniali, che toccavano la Senegarnbia, il Siam il Madagascar le Nuove Ebridi, ma soprattulto riguardavano Egitto e Marocco: la Francia si sarebbe disinteressata della situazione egiziana e l'Inghil.terra le avrebbe riconosciuto, come potenza limitrofa, il diritto di vigilanza sul Marocco. L'fnghilterra stringeva la sua presa sull ' Egitto e consolidava la sua presenza. Il Ked ivé com prese che ormai vi era molto poco da fare, tanto che accettò nella sua corte un Aiutante di Campo inglese e presenziò al1' annuale parata per il compleanno del Re d 'Inghi lterra, salu tando militannente le truppe che passavano in parata. Nel 1907 arrivò un nuovo residente inglese, Sir Eldon Gorst, che stabilì più d iplomatiche relazioni con la Corte del Kedi vé e in genere con la società egiziana. Nel 1911 Kitchener. che già aveva avuto all'epoca in cui era S irdar dell 'esercito anglo-egiziano, numerose scaramucce con Abbas H.ilmi. divenne residente al posto di Gorst e i rapporti si deteriorano cli nuovo. Nel dicembre ciel 1912 e nel marzo 19 13 alcuni emissari anelarono eia Abbas H ilmi per proporgli cli prendere il posto del sul tano di Costantinopoli in Siria e dicendogli che 3000 ufficiali arabi erano pronti a sostenere militarmente questo mutamento, se ve ne fosse stato bisogno . Questo avvenimento ven ne a conoscenza dei Giovani Turchi i quali erano molto ostili al Kedivé. Kitchener usò di questa ostilità contro Abbas Hilmi , per rendere ancora più precari a la posizione egiziana, sognando di poter giungere ad un Impero britannico del Medio Oriente, del quale egli sarebbe stato il primo archi tello e il Viceré. Un allro fatto aveva indebolito internamente il Kcdivé: si erano allentati i suoi legami con le istituzioni rei igiose egiziane. Nel 191 4 Abbas Hilmi era andato a passare come al so li to l'estate sul Bosforo e lì comprese che anche la sua vita, non solo il suo trono erano in pericolo: durante una sua visita protocollare al Gran Visir, fu oggetto di un attentalo, al quale sfuggì di misura. Si disse all'epoca che l'attentato era stato istigato dai Giovani Tu rchi. 159


Vigilia della prima guerra mondiale: una rete cli alleanze bilaterali e multilaterali, ma la fine cieli' Impero Ottomano era già segnata. Nel 1913 e nel 1914 Germania, Russja e Gran Bretagna avevano firmato degli accordi relativi alla divisione in sfere d'influenza economica il ten-itorio dell' Impero Ottomano, esattamente come avevano fatto nel 1907 per l'Impero persiano. Con la fine cieli' Impero Ottomano e il ridimensionamento della casa regnante Osmanli, la monarchia che prese il posto come la più importante del Medio Oriente, fu proprio quella egiziana. Poteva sembnu·e molto strano che fosse riuscito proprio alla dinastia egiziana emergere, dinastia regnante su un territorio decisamente protetto dalla Gran Bretagna. Nel l 914 Abbas Hilmi era stato deposto dagli inglesi, mentre si trovava a Costantinopoli. Al suo posto era stato nominato non suo figlio, ma suo zio Husein Kamil, che restò sul trono dal I 914 al 1917 e prese il titolo cli Sultano. La fine cieli' hnpero Ottomano diede la reale indipendenza all'Egitto, che fu consacrata internazionalmente nel I 922, avendo compreso gli inglesi, con la loro politica pragmatica, che sarebbe stato impossibile avere un Egitto sotto tutela, mandato o protettorato che fosse. Meglio averlo dunque stato indipendente con il quale però concludere trattati bilaterali, traendo vantaggio dalla particolare posizione preminente che essi godevano in quel territorio. Con la fine cieli' Impero Ottomano il sovrano dell'Egitto poteva final mente, tra l'altro, conferire alte onorificenze a suo nome e non più raccomandare al Sultano la concessione delle stesse. Poteva tenere una corte dove decidere in nome proprio una serie di problemi senza doversi rivolgere al Sultano. E potendo fare uso di prerogative regali in nome proprio, usò questo accorgimento per tornare ad avere un certo potere sulla classe dirigente egiziana, iniziando a ricostruire un rapporto di sovranosudditi con il suo popolo. Nel 1917 Hussein Kamil morì durante un banchetto nel p,ùazzo di Ahdine. Suo figlio, che era anche cognatp di Abbas Hilmi, declinò il diritto al trono che andò all'ultimo figlio del Kedivé Tsmail, Fuad. Egli era cresciuto in Europa e aveva viaggiato moltissimo. Quando arrivò al trono, gli Inglesi decisero di organizzare la sua Corte e fargli nominare ministri di sicura fede anglofila, continuando cioè il si stema che avevano seguito g ià da tempo. In realtà gli inglesi volevano farne un sovrano costituzionale. Fuad fu proclamato re dell'Egitto il 15 marzo 1922. Con l'indipendenza ottenuta nello stesso anno, con u na corte sfarzosa e ben organizzata, Fuad riuscì ad imporre la sua persona, come sovrano legittimo, di fronte ad alcune frange della società egiziana che 160


non lo ritenevano legittimato, in quanto guardavano solo agli eredi di Abbas Hilmi, ultimo vero sovrano legittimo: la sua deposizione eia parte degli inglesi era considerata nulla.L' Alto Commissario inglese era rimasto e interferiva nella politica interna, le truppe britanniche erano sul territorio egiziano, ma Fuacl dominò la scena politica, presiedendo, fino alla sua morte, il Consiglio dei Ministri. Egli disprezzava il Parlamento e avrebbe preferito potersi comportare come un sovrano musulmano assoluto. Nel 1923 la costituzione egiziana fu modificata e aumentò i poteri del sovrano, il quale controllava tutto: non era possibile fare una nomina senza il suo consenso. Personalmente, sceglieva i ministri e riuscì con la sua personalità ad allargare la sua sfera di potere anche nei confro nti degli inglesi. Fuad si dedicò molto ad alzare il livello sociale e culturale della popolazione egiziana, iniziando a dare ampio spazio alla emancipazione femminile. Era stato uno dei promotori della fondazione di una moderna università al Cairo, che fosse una alternativa alla celebre università islamica di Al-Azhar. Fu nn sovrano 'orientale' e colto nel senso più ampio della parola: promosse non solo una sostanziale indipendenza politica dell'Egitto, ma diede anche impulso a monumentali ricerche e studi riguardanti la dinastia ottomana, e non sempre in modo critico, anzi valorizzando la grandezza e lo splendore culturale che gli Ottomani erano riusciti a creare nei secoli precedenti. La Corona egiziana era indebitata quando Fuad salì al trono: egli morì ricchissimo nel I 936, possedendo le migliori e più fertili terre dell'Egitto. Il suo erede era il figlio Faruk, giovane promettente che raccolse agli inizi del suo regno un gran consenso popolare: intelligente, parlava molto bene l'arabo, l'inglese e il francese. Aveva avuto tra i suoi precettori qualcuno che aveva sempre profondamente creduto nell'unità araba, Ali Aziz al Masri. Profondamente interessato alla politica, seppe mantenere lo stesso potere di suo padre. Farukriuscì ad imporre l'Egitto come leader del mondo arabo e nel 1945 il Cairo divenne la sede della Lega Araba. Fu per una personale iniziativa cli Faruk che l'Egitto si trovò coinvolto nel primo conflitto arabo israeliano nel 1948, nonostante la riluttanza del governo egiziano a parteciparvi. La monarchia egiziana era divenuta splendida: il re era potente e soprattutto lo erano i suoi Primi Ministri, tra i quali Ali Maher Pasha, politico sottile ed esu·emamente intelligente che riuscì a fare del Palazzo il vero centro della politica egiziana. Egli riuscì deliberatamente a mantenere il Re lontano dalle influenze inglesi, cercando cli farne un sovrano islamico e possibilmente farlo arrivare al Califfato. Faruk aveva delle ottime potenzialità, ma un nuovo drammatico evento bellico avrebbe modificato mol161


te situazioni e aggravato altre. Allo scoppio della guerra ci si attendeva che l'Egitto, sebbene neutrale, avrebbe dato il suo appoggio agli inglesi. 11 Governo di Ali Maher voleva rimanere neutro e indipendente, ma si seppe che aveva forti simpatie per l'Asse. Nel giugno del 1940, Faruk fu costretto a nominare un nuovo primo Ministro. La Gran Bretagna era fortemente sospettosa e temeva che Faruk e il suo governo avrebbero lasciato la neutrali tà per entrare in guerra a fianco dell'Asse, nonostante gH accordi militari che legavano le due nazioni dal 1936.L' ambasciatore inglese, sempre più allarmato, premeva affinché fosse nominato Primo Ministro Nahas Pasha, filo britannico. 11 4 febbraio 1942 carri armati inglesi entrarono nel palazzo di Abdine e Sir Lampson portò al Sovrano una dichiarazione di abdicazione eia firmare. Faruk respinse l'abdicazione, ma nominò Primo Ministro Nahas Pasha, rimanendo sul trono. Ancora una volta gli inglesi avevano esercitato un potere forte sulle decisioni poli tiche dell'Egitto. Faruk si sentì vinto e questo era in realtà l'inizio della sua personale sconfitta, che si sarebbe concretata dieci anni dopo, con il complotto degli Ufficiali Liberi, che lo detronizzò. Anche Faruk, come era stato nella tradizione dei suoi avi, si rifugiò in Italia dove morì. L'influenza degli inglesi fu certo determinante per la fine della dinastia egiziana, ma dopo la seconda guerra mondiale, non sarebbe stato più possibile mantenere un potere nel modo in cui Fuad lo aveva gestito e come intendeva gestirlo suo figlio. Faruk, come gli ultimi ottomani e gli ultimi Kadjar, la dinastia precedenti i Pahlavi, si trovò ad operare avendo ereditato gli istinti autocratic.i ciel padre e degli avi, ma nell' ambito di una indipendenza politica sorvegliata e nel quadro di una costituzione di tipo occidentale che prevedeva una democrazia parlamentare che legiferava e nominava un governo che esercitava di fatto il potere esecutivo. Faruk era a capo cli una nazione che al suo interno aveva un maggior numero cli truppe inglesi che egiziane. Voleva con fine intuito politico essere il leader del mondo arabo, ma in un momento in cui ancora non .yi era chiarezza e indipendenza in quel mondo. L'Egitto era sempre stato un territorio estremamente interessante per gli studi dell'esercito e dal 1922 in poi la sua situazione militare interessò ancora più da vicino lo Stato Maggiore italiano 173 . Non poteva es-

173 Cfr. in H3 R40, uno studio sulla situazione militare nel 1936, un lavoro accurato, anche nella documentazione, con foto d'epoca di Suez e di Port Sudan (V. doc. fotografica). Molte sono le notizie sulle ferrovie esistenti. Nello stesso raccoglitore vi è anche uno studio generale sul Mediterraneo, nel I 936, che considera Gibilterra, Malta, Cipro,

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sere altrimenti per tre ben fondati motivi: il canale cli Suez, il protettorato che l'Ingh ilterra esercitava sull'Egitto e la situazione nel Sudan, rispetto alle colonie italiane cieli' Africa Orientale. A tutto ciò si aggiunga la presenza della folta comunità italiana al Cairo e ad Alessandria. Nel quadro generale della politica estera fascista, poi, l'amicizia degli arabi era necessaria per poter continuare quanto intrapreso in Libia. Nelle carte cieli' Archivio dello Stato Maggiore dell'Esercito, per il periodo successivo al 1922, si hanno numerosi rapporti, cli carattere strettamente militare. Non vi è una sequenza cronologica che permetta una ricostruzione di quel periodo per mezzo di quei documenti, anche se alcune relazioni ciel SIM e alcuni notiziari sugli Stati Esteri, redatti da quel servizio, possono aiutare a comprendere alcune vicende. La situazione militare del l 936 e dei territori confinanti con l'Etiopia contiene delle interessanti appendici con delle mappe e delle fotografie: è uno studio accurato, anche nella documentazione e raccoglie molte notizie sulle ferrovie all'interno dell' Egitto. I Bollettini del SIM sugli stati esteri riguardano anche la situazione nel Mediterraneo, la Palestina, la Tunisia, l'Algeria e sono basati principalmente sulle notizie che pervenivano dal Reparto Informazioni della Marina e dal Servizio Informazioni cieli' Aeronautica.

Marocco

La documentazione più interessante relativa al Marocco, conservata in questo Archivio, è quella che risale al secolo scorso, quando, subito dopo l'unità d'Italia iniziarono ad essere studiati con cura dal Comando ciel Corpo cli Stato Maggiore gli eserciti nordafricani 174• Ancor prima che la Francia consolidasse la sua posizione in Algeria e che l'Inghilterra ini.la Palestina. Il rapporto è basato su notizie pervenute dal Reparto Informazioni della Marina e dal Servizio Informazioni dell'Aeronautica. Altre informazioni riguardano la Tunisia e la Siria. 174 Per una dettagliata storia sul Marocco, v. J.L. MIÉGE, Le Maroc et l'Europe, Parigi, 1961-1963. Per quanto riguarda un episodio della politica marocchina dell'Italia, nell' ambito militare, v. il saggio di R.H. RAINERO, la création de la fabrique d'armes de Fes, la "Makina" dans la politique marocaine de l'ltalie, in Revue Maroc Europe, 1994, n. 7, numero dedicato ali 'esercito marocchino attraverso la storia, p. 177-196. Il saggio è stato basato sui documenti diplomatici italiani, alcuni dei quali non analizzati precedentemente, e su pubblicazioni degli inizi di questo secolo, che forniscono una ristretta importante bibliografia.

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ziasse ad interessarsi al Marocco e alle sue coste, l'Italia era presente nell' Impero sceriffiano con le sue navi commerciali. Prima dell'unificazione era rappresentata in Marocco da due consoli, quello del regno di Sardegna e quello di Napoli, città ove il sultano aveva un suo rappresentante permanente, unica rappresentanza marocchina fuori dall'Impero. Ma nel tempo le relazioni commerciali dell'Italia con il Marocco diminuirono fino quasi a scomparire. In realtà l ' Impero del Sultano marocchino non fu mai l'obbiettivo principale della politica estera italiana almeno negli anni che vanno dal 1880 al 1905. Il Marocco restava una meta lontana. Il governo italiano cercò sempre di non intervenire direttamente nelle questioni interne marocchine, mantenendo un atteggiamento di osservatore attento, preoccupandosi della vita e dei beni dei cittadini italiani che si fossero trovati in quelle lontane terre per commercio o professione. Il Marocco, abitato da Arabi e Berberi, fu sempre molto orgoglioso di non essere mai stato conquistato dai turchi . Era un mondo molto particolare e piuttosto chiuso: gli Europei avevano formato le loro colonie, ma non avevano eccessiva libertà di movimento o di commercio. Il mondo marocchino era completamente diverso da quello ottomano. La presenza di viaggiatori italiani nell'Impero sceriffiano risale a prima dell'unità d'Italia, ma il reale interesse verso questi territori si manifesta dopo l'unità, quando vari ufficiali dello Stato Maggiore italiano furono inviati in missione a conoscere quelle terre e quelle formaz.ioni di tipo militare, avendo preventivamente letto e tradotto molti studi francesi e inglesi al riguardo. Vi è sempre stata una secolare antipatia tra il Sultano dell'Impero Ottomano e quello del Marocco. Nel 1887 i tedeschi, nel quadro della generale espansione europea anche molto interessati all'espansione in quel lontano Impero, proposero al Sultano del Marocco, Mulay Hassan una alleanza con gli ottomani, per controbilanciare l'influenza fran.cese: questi fece chiaramente intendere che non sarebbe mai stato possibile un simile accordo. Infatti agli occhi del marocchino, il Sultano del Bosforo, Califfo della Mecca, non aveva diritto a questo titolo perché egli non discendeva dal Profeta e quindi non poteva legittimamente detenere il titolo dì Commendatore dei Credenti. Il Sultano del Marocco pretendeva di essere lui il successore del Profeta e la sua autorità sul suo popolo era legittimata proprio dalla linea di questa discendenza. Mulay Hassan, che regnò dal 1873 al 1894, era un uomo intelligente, uno dei più abili sultani del Marocco moderno. Egli usò il suo esercito come uno strumento di 164


modernizzazione interna, anche se circoscritta alla sola parte militare 175 : si rivolse, come il suo nemico ottomano, agli europei. Nel 1877 una missione militare francese andò in Marocco per istruire alcuni reparti, così come un ufficiale inglese, Henry McLean, Tenente dell'esercito britannico di stanza a Gibilten-a, prese servizio con il grado di colonnello in quello marocchino, con lo stesso scopo dei francesi. Il Sultano aveva estremo bisogno di un esercito solido e ben addestrato: viaggiava moltissimo nei suoi domini per reprimere costanti rivolte. Vi erano più di seicento tribù che erano soltanto nominalmente soggette al suo potere sul territorio conosciuto come bilad al siba, contrapposto al bilad al mahzen., che era controllato dal governo marocchino. Serviva un armamento moderno, ma soprattutto servivano uomini ben addestrati e fedeli. Serviva altresì avere un costante flusso di armi perché spesso queste venivano depredate dalle tribù ribelli o abbandonate nelle varie scaramucce dai feriti. Nel 1882 il capitano Crema 176 fu designato ad accompagnare il Regio Ministro Stefano Scovasso presso il Sultano del Marocco. Uno dei risultati di questa missione fu che qualche anno dopo, nel 1886 lo Scovasso fu invitato a raggiungere il Sultano nel porto di Mogador e gli fu chiesto di esaminare la possibilità di costruire a spese del Mah zen 177 una fabbrica di armi in Marocco, con una missione militare italiana. Dalle conversazioni di Mogador nacque dunque il progetto della fabbrica d'armi. Nel 1888 la missione mii itare italiana, composta dal tenente colonnello, in ausiliaria, Bregoli, dell'Artiglieria; dal maggiore Falta, artigliere in servizio attivo e dal capo meccanico G.B. Notari, approdò a Fes per iniziare quanto richiesto 178. Ovviamente il governo italiano era preoccupato che questa missione non urtasse la suscettibilità politica dei francesi e degli spagnoli, che vantavano una longa manus sul Marocco. Anche gli inglesi potevano essere irritati dalla presenza italiana. E infatti vi furono alcune-

175 Per le origini dell'esercito marocchino, cfr. doc. n. 1. 176 Cfr. doc. n. 3. Per il viaggio del predecessore de Boccard,

cfr. ibidem, doc.

n. 2. 177 Con

questo nome si indicava il governo del Sultano. Di questa vicenda non sembra vi siano tracce nell'Archivio Storico SME, negli inventari consultati, mentre le varie fasi diplomatico-militari sono oggetto di una ampia documentazione presso l'Archivio Storico del Ministero degli Esteri, dove risulta anche una corrispondenza di un certo rilievo con il Ministero della Guerra, che in un primo tempo non voleva accedere a quanto richiesto dai diplomatici. I dettagli delle negoziazioni sono ben illustrati nel sopr.a citato saggio di RAINERO, l'unico a quanto risulta che finora abbia studiato la missione militare italiana, non solo nella sua costituzione, ma nel quadro generale degli equilibri del Mediterraneo in quell'epoca. 178

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proteste delle altre potenze, che vedevano in questa missione una indebita ingerenza italiana in quel settore. Dopo vari problemi sorti all'interno stesso della missione e tra i componenti la missione militare e i diplomatici italiani della legazione di Tangeri, la fabbrica d'anni fu pronta il 12 novembre 1891 e iniziò la sua attività che portò alla produzione di fucili e munizioni. Fu dunque un successo per gli italiani, che sembrava dovesse avere un rapido e fulgido seguito. Ma nel 1894 Mulay Hassan moriva e gli succedeva sul trono sceriffiano il secondo figlio, Mulay Abdul Aziz. La regola della successione dinastica in quell'Impero era che il figlio maggiore raccoglieva l'eredità paterna, ma il Gran Ciambellano, Si Mussa bou Ahmed, originariamente uno schiavo nero, assurto a grande potere, fece in modo di cambiare I' ordine della successione, per equilibri di potere interni e suoi personali. Egli fu Reggente e Gran Visir fino a quando morì nel 1.900. Il suo potere era il segno che lo strumento più importante cli governo nel Marocco era la Corte, anzi un nucleo ristretto della Corte, quello che era controllato dal Gran Ciambellano. Questo nucleo era organizzato in quattro sezioni importanti: le prime due, composte da schiavi neri, come lo era Si Mussa, si occupavano della casa civile del Sultano; un terzo raccoglieva i rappresentanti delle tribù del mah.zen e un quarto era composto dai maschi della famiglia reale, cugini del Sultano. La Corte allargata, sotto il controllo del Kaid (Capo) el Mechuar, comprendeva una moltitudine di schiavi neri, 500 messaggeri e 3000 guardie imperiali. Un reparto cli queste guardie imperiali era costituito da uomini provenienti dalle tribù del mah.zen, ma il Sultano non usava saggiamente fidarsi dei suoi stessi soggetti e di gran lunga confidava di più negli Abeed el Bukhari, che erano schiavi (abeed) neri i quali giuravano fedeltà al Sultano sugli scritti del grande studioso musulmano el Bukhari. La Corte del Sultano del Marocco, conosciuta come la gente della spada aveva sede là dove in quel momento il regnante si trovasse: gli uffici governativi e amministrativi, conosciuti come la gente della borsa, seguivano la Corte, fosse la sede una tenda nel deserto o uno degli splendidi palazzi che anche il Sultano del Marocco, come l'Ottomano si era fatto costruire a Rabat, a Fez, a Marrakesh. Palazzi assolutamente tradizionali , che ricordano molto da vicino le stupende costruzioni arabe di Cordoba e di Granada. L'architettura di quei palazzi nulla aveva ceduto alla moda europea. Il Sultano marocchino gareggiava anche in fastosifa della sua corte con il suo rivale sul Bosforo. Quando le ambasciate straniere erano rice166


vute, lo splendore orientale veniva mostrato in tutti i suoi aspetti. Il Sultano, colui che aveva '"come trono I.a sua sella" e "come tetto il cielo", si mostrava agli stranieri in tutto il suo potere: le cerimonie del Selamlik ottomano non erano così impressionanti agli occhi degli stranieri come il passaggio ciel Sultano marocchino a cavallo, aJJa fine del Ramadan o nel giorno del compleanno del Profeta, scortato dalle sue imponenti truppe, fastosamente bardate. Il sultano marocchino era il vero erede rimasto dello splendore delle corti islamiche cli Cordoba, cli Siviglia, di Granada, sotto le cui mura gli arabi erano stati sconfitti e ricacciati oltre le colonne d'Ercole nel secolo XV. Il giovane Mulay Abdul Aziz non aveva la statura politica del suo genitore e infatti egli era dominato dal Reggente e Gran Visir e non si occupò molto della fabbrica italiana cli anni di Fez. Infatti un rapporto ciel 1894 della Regia Legazione in Tangeri segnalava la precarietà della situazione della fabbrica e degli italiani che lì operavano, in quanto le influenze straniere avevano trovato terreno fertile per allontanare il Sultano dall'interesse per l'aiuto che gli italiani avevano dato in questo settore. Comunque il giovane Sultano visitò la fabbrica e nel 1895 una convenzione fu firmata tra il nuovo capo della missione italiana, colonnello Ferrara e il rappresentante del Sultano. Da questa convenzione risulta chiaramente che la posizione italiana era di aiuto su un piano tecnico e non cli influenza politica, in quanto, almeno per il momento, il governo italiano non era interessato direttamente ad una posizione politica preminente in Marocco. La politica degli equilibri nell'espansione coloniale variava rapidamente: l'Italia si riavvicinò alla Francia e riconobbe le aspirazioni francesi ad una espansione coloniale in quel settore geografico, in uno scambio di lettere che avvenne fra Visconti Venosta e il nuovo ambasciatore-· francese a Roma, Camile Barrère nel dicembre del 1900. Da parte sua la Francia riconosceva una priorità italiana nella Tripolitania e nella Cirenaica 179. La potenze europee si avviavano alla spartizione dei territori nordafricani, sotto varie forme. Del resto la situazione in Marocco non era deJJe più chiare. Nel 1908 il Sultano fu attaccato da suo fratello, M ulay Hafid, governatore di Marrakesh, insieme con gli esponenti dell'aristocrazia religiosa, che avevano come leader uno dei capi tribù più importanti e carismatici, el Glaoui .

179 Cfr. RAINERO, cit. sopra, p. 192 e ss. per l'interpretaz.ione storica della vicenda della fabbrica d' armi.

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11 Marocco era nel caos. Parte delle truppe del Sultano avevano disertato ed erano passate dalla parte del fratello ribelle, confidando in una sua vittoria. Pretendeva al trono anche un certo Bou Himara, che sosteneva essere il fratello maggiore dei due. La Francia aveva precedentemente fornito vari aiuti economici al Sultano per la modernizzazione dello stato e aveva anche stabilito una Commissione del debito pubblico, che controllava più del 60% delle entrate imperiali. Nulla di nuovo e di particolare per il Marocco: Costantinopoli, Cairo, Teheran avevano lo stesso tipo di Commissione e lo stesso tipo di controllo sulle dogane e sulle imposte; il che, sotto pretesa di controllare il debito per arrivare ad estin guerlo, causava ulteriori spese allo stato indebitato, che si trovava in un vortice finanziario ove ogni rinegoziazione dei debito aumentava sempre più la voragine del dissesto delle casse statali. La Francia attendeva un pretesto per intervenire. L'uccisione a Casablanca nel 1907 di alcuni commercianti europei fornì al governo di Parigi un pretesto sufficiente per intervenire, così come nel 1882 gli inglesi erano intervenuti in Alessandria d'Egitto. Comportamenti storici dell'epoca consolidati e giudicati assolutamente legittimi dall'Europa. La Francia, come la Gran Bretagna e la Germania era del resto estremamente interessata anche alla situazione di fatto dello stretto di Gibilterra, uno dei cardini della libera navigazione nel Mediterraneo, così come lo erano i Dardanelli e il Bosforo. Quindi tutto ciò che accadeva in Marocco diveniva estremamente importante per i riflessi che si potevano avere proprio sullo stretto di Gibilterra. Chi avesse occupato parte della fascia costiera del paese avrebbe potuto in qualsiasi momento interdire la navigazione nello stretto a scapito delle altre. Da notare che la Spagna già possedeva sulla costa marocchina alcuni presidi fortificati, che tuttora possiede: Ceuta, Melilla e altri piccol i presidi. Altro motivo aveva la Francia per guardare con preoccupazione alle vicende marocchine. Già nel secolo precedente si era espansa nell' Algeria, ai confini con lo stesso Marocco Le tribù marocchine stanziate sui confini dell'Algeria erano fra le più inquiete ed erano proprio quelle che si distinguevano per la loro voglia d'indipendenza. E in realtà a causa del fanatismo religioso che le legava alle tribù arabe dell'Algeria, quelle marocchine riuscirono ad ostacolare per più di dieci anni il programma coloniale di espansione dei militari francesi . L'influenza francese in Marocco aveva progredito rapidamente: prima che la missione militare francese si fosse attestata in Marocco con il compito di addestrare le truppe e fornire informazioni al locale referente 168


per la difesa del Sultano, un francese, il conte di Chavagnac aveva acquistato ten-eni e miniere di rame nel Rif. Regione nella quale però i cittadini europei potevano entrare solo con l'autorizzazione sultaiùale. Le pretese della Francia si erano sempre rivolte a quella regione e quindi l'operato del Chavagnac destò molto sospetto sia nei marocchini che negli inglesi. Con il passare degli anni la politica della F,rancia in Marocco, con riguardo alla sua espansione in Algeria non mutava e lentamente avanzava oltre il confine algero-marocchino con lo sguardo all'oasi di Tafilelt e di T uat. La stoda del secolo passato e dei primi venti anni cli questo secolo è molto spesso segnata dalle lotte per il possesso delle oasi: dove non ci sono confini tracciabili con elementi geografici, quali un fiume o un monte e dove il terreno è sempre uguale, come nel deserto, è il possesso dell'oasi e quindi dell'acqua per i rifornimenti a segnare in qualche modo non un confine, ma un diritto allo sfruttamento e quindi il dominio e la sovranità. La Francia necessitava dell'oasi cli Tuat, perché altrimenti l'oasi stessa si sarebbe posta a cuneo fra i possedimenti algerini verso il deserto e la sfera di azione sulla quale la Francia si era accordata con I 'Inghilterra. Tuat era situata al sud della provincia cli Orano e apparteneva a una serie di oasi conosciute con il nome cli arcipelago tuatiano. Era il centro piì:1 importante delle popolazio1ù sedentarie nel Sahara ed era un punto di notevole importanza strategica perché vi convergevano tutte le carovane di quell' area. L'oasi era anche il luogo dove trovavano asilo tutti coloro che non sopportavano il dominio del Sultano marocchino o coloro che ordivano intrighi contro la presenza degli europei in que.i territori. Circa l'espansione della Francia nel Maghreb, e in particolare in quella zona, era necessario sempre fare riferimento al cosiddetto trattato cli delimitazione del 1845, tra Francia e Marocco, che stabiliva in maniera chiara e precisa la linea di confine fra il Marocco e l'Algeria per tutto ir· percorso che, dal punto ove il torrente Adjeroud sboccava nel Mediterraneo, si protendeva sino al colle di Teniet el Sassi. In quel luogo si arrestava la delimitazione; nei paesi a sud del Teniet el Sassi tutto era lasciato al dubbio e all'incertezza. L'errore ciel governo marocchino nel negoziare il trattato del 1845, conosciuto appunto con il nome cli Laila Marnia, fu quello cli non affermare chiaramente i propri diritti di sovranità sul!' oasi cli Tuat. Il 12 ottobre 1896 i giornali algerini avevano data per certa la notizia che la spedizione francese all'oasi di Tuat era stata allestita e comunicavano che 1e operazioni militari erano già in corso impegnando 2000 uomini circa. I preparati vi esistevano realmente ma la notizia che le operazioni erano in corso era assolutamente prematura, perché i costi 169


economici e morali dell'impresa erano molto alti 180. Le incertezze inducevano a pensare che la decisione cli occupare l'oasi di Tuat era riconducibile solo a considerazioni di politica interna e che l'espansione francese nel Sahara dipendeva da circostanze difficili da prevedere. La vertenza sull'oasi cli Tuat divenne di notevole importanza, tanto che nei Bollettini dell'Ufficio Coloniale, vi era sempre una parte cli aggiornamento notizie dedicata alla vertenza per questo arcipelago tuatiano, che durò molti anni, quelli che occorsero allo stabilimento della protezione francese sul Marocco. La vertenza impegnò per lungo tempo le cancellerie europee 1s1, ma alla fine ciel 1900 la Francia aveva raggiunto il suo scopo: l'occupazione delle oasi era divenuta un fatto compiuto. Il governo sceriffiano si rassegnò all'inevitabile e fu disposto a riconoscere il dominio della Francia su Tuat, rinunciando per sempre ai suoi diritti su quel territorio pur di salvare quanto restava del suo Impero. L'occupazione francese di Tuat segnò comunque il principio del declino dell'influenza britannica in quelle zone. TI Kaiser aveva fatto una visita di stato a Tangeri nel 1905 e sembrava essere colui che genuinamente intendeva aiutare il Marocco a mantenere la SJ.Ia sovranità, mentre Gran Bretagna, Russia e Francia aspettavano l' occasione giusta per dare la loro 'protezione' al Sultano. Nel 1911 era ormai chiaro che la Francia aveva deciso di intervenire risolutamente in Marocco. L'Atto finale della conferenza di Algesiras, il 7 aprile 1906, atto molto complesso con 123 articoli suddivisi in sei capitoli, organizzava un ordinamento completo dell'Impero marocchino, dal punto di vista amministrativo, finanziario, doganale. Ma quel che fu più importante riguardò l'atteggiamento che le potenze europee avrebbero avuto nell'avvenire verso i due maggiori contendenti in quella regione, Francia e Spagna. Le due nazioni, avvalendosi del disinteresse delle altre potenze, e malgrado che nell'Atto di Algesiras si fosse chiaramente protetta la sovranità marocchina, iniziarono a conquistare, in modo sottile, il Marocco. La Spagna tentò di espandersi verso il Rif, mentre la Francia si a:ffennava econorrùcamente sulla costa e in Tangeri e Tetuan. Nel 1911 la situazione nella capitale

180 Cfr. doc. n. 27. Nei Bollettini di quel periodo vi sono sempre notizie su queste oasi, probabilmente tradotti da articoli francesi o recepite in loco dal rappresentante diplomatico e dalle missiotù e viaggi che periodicamente ufficiali di Stato Maggiore facevano ai confini con la Tunisia e i LeITitori algerini. 18 1 Nei Documenti Diplomatici italiani è molto abbondante la corrispondenza al riguardo.

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marocchina era grave: così riportava l'addetto militare a Madrid, colonnello Porta 182• La rivolta contro il Sulla.no si era sv iluppata e allargata. Era chiaro che la Francia intendeva controllare il Marocco e teneva pronte truppe coloniali da invi are a Casablanca, per formare una colonna in soccorso di Fez; aveva ino ltre rafforzato il corpo di spedizione francese nel resto del paese. Si diceva anche che una colonna era riuscita ad arrivare a Fez, in soccorso del Sultano. Spagna e Francia erano ai ferri corti, nonostante una intesa segreta che avevano stipulato, riguardante la loro espansione della zona d'influenza, e cercavano di occupare quanti più territori marocchini possibili per poter equi librare le azioni reciproche 1R3 . Ma la Francia in realtà continuava a diffondere le proprie trùppe su tutto il territorio. Nel luglio del 19 l I il Kaiser inviò una nave da guerra adAgadir, ultimo porto del Marocco, sulla costa occidentale, sbarcandovi della truppa 1114. Se non era una s fida ai francesi, come la interpreta il Porta, era sicuramente un atto dimostrativo nei confronti della Francia. Fu visto da spagnoli e inglesi con g rande soddisfazione, anche se vi era una atmosfera di attesa perché non si sapeva in realtà che cosa avrebbe voluto la Germania in cambio di un suo eventuale ritiro da Agadir. Era un nuovo pericoloso vicino e concorrente per la Francia e la Spagna nella lotta alla conquista del Marocco 185 . Non servì comunque a mantenere l' indipendenza dell'Impero. Nel 191 2 la Francia controllava tutto il territorio. Con il trattato di Fez del 30 marzo 1912 la Francia promise cli 'proteggere' il Sultano cla tutti i pericoli che avessero potuto mettere in pericolo il trono o la sua persona; in cambio aveva il diritto di introdurre tutte quelle ri forme amministrative, giudiziarie, scolastiche, economiche, finanziarie e mi litari che il governo di Parigi aveva ritenuto necessario fare. Come era accaduto per l'Egitto con g li inglesi, lentamente ma inesorabilmente, anche in Marocco i francesi diven nero coloro che facevano la politica marocchina: · vi era un Residente Generale francese e il Sultano si limitava a firmare quei decreti che il Residente gli sottoponeva per una firm a che era solo formale in quanto non era previsto che il Sultano li commentasse, li emendasse e meno che mai li respingesse. Quello che il Sovrano riuscì ad affermare e mantenere sulla popolazione marocchina fu una forte autorità religiosa e anche a questo scopo i francesi incoraggiavano imponenti e fa-

1s2 Cfr. doc. n. 70, 7 1. IS3 Cfr. doc. n. 74. 184 Cfr.

cloc. n. 75.

iss Cfr. doc. n. 76, 77. 17 1


stose cerimonie dì Corte: era necessario il personale prestigio del Sultano, come legittimo Califfo del Profeta, per mantenere anche il controllo francese in modo tranquillo e senza interventi armati. Il Residente Generale francese, come aveva fatto anni prima lo schiavo nero, riuscì a modificare l'ordine di successione al trono e nel 1912, Mulay Hafid fu sostituito da un fratello più giovane, Mulay Youssef. Mulay Hafid si ritirò a Tangeri. Alla morte di Mulay Youssef nel 1927, fu scelto dai francesi per succedergli il terzo figlio, considerato un giovane dalla personalità non troppo brillante, che prese il nome di Maometto V, il quale si rivelò un politico abile e sottile e fece una lunga resistenza ai francesi, riuscendo anche a tenere testa alle tribù ribelli. La Francia dunque aveva imposto il suo protettorato sul Marocco, che riuscì a divenire indipendente solamente nel 1956, proprio per la forza della lotta che Maometto V aveva condotto contro i francesi. A molti anni di distanza dalle carte che sono state sopra analizzate per tracciare tramite il loro aiuto una minima parte della storia del Mediterraneo, sembra quasi incredibile che solo cinquanta, settanta anni fa esisteva un mondo così diverso, dove ci si batteva per il possesso di un'oasi o se ne discuteva per anni nelle cancellerie europee. Sembra impossibile che Francia e Inghilterra potessero imporre politiche, ministri, decreti, missioni militari. L'Impero Ottomano è scomparso, così come la dinastia regnante egiziana, quella siriana, quella irachena. L'Impero Ottomano, anche nei suoi ultimi, decadenti forse, cento anni, rimane un gigante monumento alla storia e alla cultura dell'uomo. La corte egiziana non esiste più, ma l'Egitto è sempre il protagonista della difficile politica che viene svolta nel mondo mediorientale. L'Impero Marocchino esiste ancora, modificato e modernizzato. Gibilterra è ancora inglese, così come la sua controparte Ceuta, in territorio marocchino, è ancora spagnola. Il trono degli hascemiti è un perno delle relazioni internazionali in Medio Oriente. Altri problemi sono sorti: l'acqua non interessa quasi più, ma per il petrolio e il controllo dei suoi pozzi le guerre blitz vengono combattute. I Palazzi cli Beylerbey e di Abdine hanno le mura intatte e moltitudini di turisti li visitano. Le gite sul Bosforo sono numerose e facili ad essere organizzate. Il Museo cli Topkapi e il suo tesoro sono oggetto di visite turistiche rapide e affrettate. Sotto il Vecchio Serraglio il traffico automobilistico inquina l'aria di un panorama che ai tempi delle carrozze dei sultani e dei Pasha era quieto e rilassante. La splendida collina ove Pìerre Loti andava e dove è sepolto nel locale cimitero è piena di autobus 172


turistici . 11 cimitero è d!ecaduto, affascinante, ma pieno di erbacce. La società ha progredito ... forse . .. ma ha perso molto dello splendore artistico e culturale di quei tempi ... e raramente si ferma per ricordarlo. Gli Ufficiali che furono Addetti Militari ci aiutano a ricordare, affinchÊ la memoria delle tradizioni culturali e artistiche rimanga viva insjeme anche alla memoria delle prevaricazioni e delle ingiustizie sociali, dei genocidi e delle battaglie combattute per affermare dei valori.

173



Cronologia essenziale


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Cronologia essenziale riguardante la dinastia Ottomana secolo XIX e XX Mahmud 11 regna dal J808 al 1839 Abdul Medjid I, figlio del precedente, regna dal 1839 al 1861 AbdulAziz, fratello del precedente e figlio di Mahmud II, regna dal 1861 al 1876 1\,farad V, figl io cli Abdlul Mecljid, regna tre mesi nel 1876, alla morte dello zio. Viene spodestato da Abdul Hamid il, suo fratello , che regna dal 1876 al 1909, quando viene sostituito con il fratello Mehmed V, che regna dal 1909 al 19 18. A lui succede Mehmed Vi, suo fratello che regna dal 191 8 al 1922, abolizione ciel Sultanato e inizio dell' era repubblicana. Abdul Medjid 11, figlio cli Abdul Aziz, è Califfo dell'Islam dal J922 al 1924, quando viene abolito il Cal iffato nel la laica Repubblica di Turchia.

Cronologia essenziale riguardante la dinastia egiziana nel secolo XIX e XX Ismail regna dal 1863 al 1879 e lascia il trono a suo figi io Tewfik che regna dal 1879 al 1892, dopo cli lui prende il potere il figl io Abbas Hilmi, che regna dal 1892 al 19 J 4. Alla sua morte accede al trono Hussein KamiL, zio di Abbas Hil mi, dal 191 4 al 1917. Gli succede un altro figl io di Ismail, Fuad, che regna dal 19 17 al 1936. Suo figlio Faruk regna dal 1936 a l 1952, quando viene detronizzato dal colpo di stato dei colonnelli guidati da Neguib, al quale partecipa anche il futuro rais ciel l'Egitto, Nasser.

Cronologia essenziale riguardante La dinastia marocchina nel secolo XIX e XX Mulay Hassan fu sultano dal 1873 al 1894; nonostante che la successsione dinastica marocchina imponesse che il trono doveva andare al primo figlio del sultano, a lui succedette il secondo fi glio 177


Mulay Abdul Aziz, dal 1894 al 1908 che fu deposto da Mulay Hafid che regnò dal 1908-1912, quando fu costretto dai francesi ad abdicare in favore di Mulay Youssef che fu sultano fino al 1927. Alla sua morte, fu scelto per succedergli il terzo figlio Maometto V, che regnò dal 1927 al 1961 . Gli succedette il figlio maggiore Hassan, attualmente regnante con il nome di Hassan li.

178


Docunientazione fotografica



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Didascalie della documentazione fotografica

Fig. 1 "S.A. il Khedivé al monumento eretto sul campo di battaglia di Tosky. li Khedivé è al centro. La sua corte: Mahir Bey, Miralai Governatore civile della frontiera sono alla sinistra. Wodehouse Bascia è alla sua destra e al suo fianco ha S.E. Settle Bascia. L' oncleh di Tosky è dietro il Settle Bascia". Da L'esercito egiziano (1893) del cap. Samminiatelli, (G33 R.49/1). Fig. 2 Pattuglia cli Carne! Corp nella uniforme unica di kakee. CAMELCORP " ........... ... Conispondono alle compagnie di fanteria montata dell'Esercito Inglese. Gli uomini per le compagnie a dromedari sono scelti esclusivamente dalla fanteria egiziana (fellah) dopo che hanno dato prova cli essere buoni tiratori. Debbono essere tarchiati, svelti e resistenti e non avere statura inferiore a un metro e 66 cm. Combattono senza eccezione, sempre a piedi. Il cammello serve per trasporto rapido su grandi distanze. In genere sostengono la cavalleria quando questa è troppo avventurata in lontani distaccamenti. Loro missione è sostenere, non esplorare, e fare dei distaccamenti lontani., Gli esercizi ed evoluzioni per le compagnie a dromedari quando sono montati, sono identici a quelli per la fanteria montata inglese quando è a cavallo. I Troop sono su un sol rango. , Appiedati, manovrano la fanteria. Montano i dromedari con sella che permettono d'inforcarli. Attualmente si hanno in uso tre differenti modelli di sella, ma ritengo che il migliore di tutti sarà lo scegliere il modello della Makluffa sudanese, adattato all'uso militare, appunto com'è quella in uso presso gli Scidayhieh irregolari della riserva al soldo egiziano. Ufficiali e truppa sono tutti a dromedari. Fucile Henry Martini con baionetta. Cinturino nero. Cartucciere di cuoio naturale alla cintura ed in bandoliera". Da L'esercito egiziano (1893) del cap. Samminiatelli, (G33 R.49/1). 218


Fig. 3 "Gruppo di Derwish fatti prigionieri alla battaglia di Toski e ora rimandati alle loro tribù dalla clemenza di S.E. il Khedivé". Da L'esercito egiziano ( 1893) del cap . Samrniniatelli, (G33 R49/1 ). Fig. 4 "Bulu di Sciaaghieh irregolari - Tarbuse-Gallabia bianca con larga cintura rossa - Mutande arabe larghe bianche - Stivaloni di marocchino sudanese nelle babbucie dongolane - Fucile Henry Martini - cartucciera in cartuccia a doppio rango per 60 cartuccie - soada sudanese - Accetta e coltellaccio (Misericordia). Ufficiali: uniformi del Carnei Corp - bardatura del canunello per tutti Maklouffa sudanese". Da L'esercito egiziano (1893) del cap. Samminiatelli, (G33 R49/l ). Fig. 5 "Gruppo della bandiera e sua guardia della fanter ia, uniforme di panno di parata - Tamburino, Capo Tamburo, Gran Cassa, Musicante" . Da L'esercito egiziano (1893) del cap. Samminiatelli, (G33 R49/l). Fig. 6 "S.E. il Sirdar presenta le truppe del Campo alle Piramidi a S.A. il Kheclivé. Ordine di parata - cavalleria a destra - Camel Corp - Artiglieria Fanteria. Le truppe sono in uniforme cli guerra con la coftìa al Tarbush". Da L'esercito egiziano (1893) del cap. Samminiatelli, (G33 R49/1 ). Fig. 7 "Manodopera d'un pezzo da fortezza - Cannonieri e ufficiali della batteria di guarnigione in grande uniforme senza moschetto". Da L'esercito egiziano (1893) del cap. Samminiatelli, (G33 R49/l). Figg. 8-9-10-11 Si tratta delle didascalie originali che il capitano Samminiatelli scrisse per le foto da lui prese in Egitto (qui pubbl icate in parte) e che allegò al suo rapporto di viaggio (G33 R49/1 ). Figg. 12-13 Batterie di Magiar Calessi "È la più importante opera sulla costa d'Asia ed è posta a piedi di colline che raggiungono quasi 200 m. di altitudine e che lo dominano completa219


mente. Su di queste si scorgono ancora traccie di blockhouse abbandonati e presso la cima del monte Gigante vi sono ancora ben distinti gli avanzi di una batteria provvisoria per 3 pezzi, costrutta credo nel 1877, la quale batteva le provenienze da nord e con un pezzo infilava la valletta allo sbocco della quale trovasi l' attuale batteria cli Magiari Calessi. Questa segue nel suo tracciato l'andamento della costa e viene ad essere costituita cli tre faccie e cli un fianco: le due facce di destra, che sono le più lunghe e le meglio armate battono il passaggio fra le batterie di Rumeli e Anatoli Cavak, il rovescio cli quest'ultima e la insenatura di Magiar: la terza faccia batte trasversalmente il canale, ed i pezzi del fianco hanno azione sulla baia di Bujuk - deré. La batteria è munita di parapetti di 10 metri di spessore con i soliti bonetti-traverse cavi fra pezzo e pezzo: la scarpa è rivestita (come la batteria di Anatoli Cavak) da un grosso muro in pietra che sporge di I metro o poco più dal mare protetto l'innanzi dai blocchi di pietra che costituiscono in parte la piattaforma sulla quale è costruita-la batteria. Però ai due saglienti formati dalle tre facce della batteria sonvi due alti cavalieri ordinati difensivamente la cui linea cli fuoco avrà quota di 12 m. Sotto ai salienti sono magazzini a polvere casamattati: le vedute fotografiche rappresentano i particolari dell'ordinamento interno del ramparo dei cavalieri e degli ingressi ai magazzini a polvere. Non vi è chiusura ufficiale artificiale cli gola ma a destra e a sinistra della batteria la roccia della collina è tagliata a picco e costituisce ostacolo insuperabile dell'altezza cli 15 metri all'incirca. Il fianco sinistro è termi nato eia un muro perpendicolare di rivestimento che prolungato fin presso la roccia sostiene una debole porta cli legno la quale costituisce l' ingresso alla batteria. Anche la faccia di destra finisce allo stesso modo, ma finora non vi è alcuna porta che ne impedisca l'accesso: forse vi sarà posta quando sia ultimata la strada, ora in costruzione, che conduce lungo costa al villaggio ed alla batteria di Anatoli Lavak. I bastimenti che si avvicinano alla batteria venendo dal Mar Nero non vedono gli ultimi sei pezzi di destra se non quando giungono all'altezza della batteria cli Rumeli Cavak. Una nave nemica che favorita dalla nebbia o da altra circostanza propizia riuscisse a sdoppiare questa batteria e stabilirsi poco discosto dal villaggio di Umur potrebbe battere di rovescio gli ultimi otto pezzi di sinistra. I pezzi del fianco dell'ultima faccia di sinistra sono poi protetti dal tiro cli infilata da navi stabilite a nord. Sul rovescio del cavaliere posto al sagliente della 2° e 3° faccia, in un spianato ricavato artificialmente nella roccia che chiude le spalle della 220


batteria ad una quota di 18 m, trovasi una piccola opera aperta a 3 facce con parapetto di 2 metri di spessore nella quale sono disposte in cannoniera due mitragliere Nordenfeld e 4 cannon i da campagna; quest'ultimi devono essere sostituiti da altrettante mitragliere. La batteria di Magiar Calessi è materialmente ben costruita e mantenuta con cura: è provvista di un serbatoio d'acqua, ha una bella caserma e magazzini per il personale ed il materiale ed una moschea per uso del suo presidi e dei presidi vicini. Dalle informazioni che ho mi risulta che presentemente le polveriere contengono soltanto 25 colpi per pezzo e che nelle riservette sotto i bonetti sono custoditi altri due colpi per bocca di fuoco. Il presidio necessario al servizio della batteria è calcolato in 256 uomini (Ufficiali e truppa): attualmente vi stanno 50 cannonieri . Il suo armamento si compone di: } 2 cannoni eia 28 Krupp 3 cannoni da 24 Krupp } incavalcati su affusti 4 cannoni da 21 Krupp I con sotto affusto 1 incerto se eia 15 o da 21 } 1O cannoni da 15 Krupp } 4 cannoni da campagna Krupp da 8.7 cm. su affusti da campagna 2 mitragl iere Nordenfelcl da 25 cm. su affusti appositi da Note per una monograjìa sulle difese del Bo.\foro ciel colonnello V.Trombi, 29 marzo 1898 (G33 R24) Fig. 14

Cartolina riproducente il Selamlik cli Abdul Hamicl (G29 R6) Fig. 15 Schizzo a mano sull'attentato al Sultano Abdul Hamid, nel quale si distinse il capitano Romei (029 R6)

Figg. 16-17-18-19 La repressione della controrivoluzione a Costantinopoli nel 1908 (029 R29) Fig. 20

Muli e basti dell'esercito ottomano nel 1908. Le foto sono state riprodotte con le didascalie originali (033 R30) 221


Fig. 21 " ....... Costantinopoli 11 maggio 1914 Oggetto: fotografie del Maggiore Azziz Bey Al Comandante in 2° del Corpo cli Stato Maggiore Roma Facendo seguito al mio foglio n.56 ciel 23 aprile. ultimo scorso con quale ho segnalata la partenza ciel maggiore Azzjz Bey per l'Egitto ed espresso avviso che avvenisse cli esercitare su di lui una particolare sorveglianza, mi onoro cli trasmettere sei fotografie del medesimo, per il caso che esse potessero essere utili. Esse sono state ricavate da una fotografia che Azziz, prima cli partire, ha dedicato ad una sua amica. Detta fotografia non è di data molto recente; tuttavia è rassomigliantissi ma; unica differenza è che Azziz in questi ultimi tempi si era fatto tagliare i baffi all 'americana. Il Tenente Colonnello G. Mombelli" (G33 R 19) Fig. 22 Figurini di uniformi presso l'esercito turco. "L' Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N.53 Costantinopoli 2 maggio 1902 In risposta alla lettera contro distinta ho l'onore di far conoscere alla Signoria Vostra che, non avendo mai visitato la Tripolitania, non sono sicuro se le truppe turche colà di guarnigione vestono la stessa uniforme di quelle dislocate nelle altre provincie cieli' impero turco. Ho chiesto perciò le necessarie infonnazioni al Regio Console di Tripoli ed appena le avrò, sarà mio dovere di trasmettere alla Signoria Vostra, nel più breve tempo possibile, il piccolo album richiestomi. All'occasione ho pure l'onore di far conoscere alla Signoria Vostra che, desiderando fare un album di tutte le uniformi dell'esercito turco, per ben due anni chiesi continuamente al Ministro della guerra turco i necessari dati; ma nulla ottenni. Non volendo più oltre indugiare, cercai presso i diversi fotografi di questa capitale e riuscii a trovare delle fotografie dalle quali è possibile ricavare i figurini delle diverse uniformi. Dette fotografie, però, non sono colorate. 222


Per la compilazione dell'album, incaricai il Cavaliere Zonaro (pittore del Sultano) il quale spera di poter terminare il lavoro verso la metà di giugno prossimo venturo. Spero perciò, per detta epoca, di trasmettere alla Signoria Vostra un lavoro completo e ben fatto. Il Tenente Colonnello Nicola Signorile"

(O 33 Rl8) Il volumetto che riproduce tali figuri ni con il titolo: Un(formi dell'esercito ottomano, pubblicato nel 1911, si trova in 0 22R52.

Fig. 23 Esercito ottomano mob.ilitato - situazione al 15 novembre 1914, carta n.

126 bis (033 R 19) Fig. 24 Esercito ottomano mobilitato - avanzata dell'armata ottomana nel 1915

(0 33 Rl9) Fig. 25 Schizzo logistico su questioni mesopotamiche (029 R9/41)

Fig. 26 Schizzo sulle ferrovie esistenti nell'Impero Ottomano (033 Rl8/6) Fig. 27 Deposito di carburanti a Suez (H3 R40/2) Fig. 2.8 Port Sudari: depositi nel porto (H3 R40/2) Fig. 29 Tende inglesi a Suakin " ... ..........Una prima tenda di cotonino doppio e foderata di stamina, ordinariamente gialla (a) , è fissata in modo che l'orlo inferiore resta sospeso da terra, per un metro e mezzo circa e viene tirata, come le nostre, per mezzo di cavi dati volta sopra picchetti piantati nel terreno. Una seconda tenda (b), pure di cotonina doppia e foderata di stamina rossa è posta sopra la prima ad una distanza cli circa un metro, e viene tirata allo stesso modo ed agli stessi picchetti della prima. 223


Sopra le due tende vi è una tettoia (c) di legno fasc iata di stuoie e posta a circa un metro di distanza dalla seconda tenda. Questa tettoia sporge molto fuori delle due tende ed è sostenuta da pertipali in legno. Questa tettoia viene così a formare una specie di galleria intorno alla tenda. Lateralmente alla tenda, vi sono cortine rettangolari (d) che possano alzarsi ed abbassarsi, regolando in tal modo l'entrata delr aria. Queste tende sono molto grandi , potendo contenere fino a 20 uomini e, per U modo come sono formate è facile trovare sotto di loro un sicuro riparo ai raggi solari .. ." (G33 R51, sottocartella n. 5 Informazioni speciali sulla spedizione in Egitto) Fig. 30 La ridotta di Suakim (G33 R5 l , sottocartella n. 5 Informazioni speciali sulla spedizione in Egitto) Fig. 31 Trasporto delle artiglierie nelle spedizioni a sud dell'esercito anglo-egiziano (G33 R5 l, sottocartella n.5 b1formazioni speciali sulla spedizione in Egitto) Fig. 32 Capanne e fortificazioni in Sudan

" ... Furono costruite anche baracche in legno, ma dopo la prova della tenda, che mi sforzai di descrivere, furo no abbandonate, sia per la difficoltà di costruzione e sia per la difficoltà di trovare legno. Gli inglesi preferiscono le tende, sia perché di più facile costruzione e sia perché cli più facile trasporto. I ridotti ed i fortin i fuori della città, furono fatti la maggior parte dagli Egiziani, ma modificati dagli Inglesi. Molti di questi ridotti non sono però armati. Gli Inglesi idearono, poi, alcuni ridotti in legno protetti da sacche di sabbia e che resistono benissimo alle palle di carabina. Non avendo gli arabi cannoni, questi ridotti sono utilissimi come opere avanzate. Sono costruiti in una giornata. Il disegno n. l rappresenta un fortino in muratura, ed il n. 2 e 3 una ridotta in legno. Sullo spalto dei ridotti esistono uno o due cannoni del calibro di 9 cent. e qualche mitragliera. 224


Per le comunicazioni d'ordini da un accampamento all' altro è in uso il telegrafo, mentre che per segnali di lontananza coi ridotti si fa uso dell'eliografo ... " (G33 R5 l, sottocartella n.5 Informazioni speciali sulla spedizione in Egitto) Figg. 33-34-35 Autoblindo del 4 ° cacciatori d'Africa, foto allegate al notiziario n.11 s ul le Colonie e Stati co11finanti del 1938 (H3 R74). Fig. 36 Schizzo fatto dal colonnello Porta relativo al luogo dove verrà stabilita la polizia ispano-marocchina (G33 R52, nella cartella La Germania ad Agadir). Figg. 37-38 Rapporto Rebagliati: L'impero marocchino (G33 R52) Fig. 39 Rapporto De Boccard: I dintorni di Fez (G33 R52) Fig. 40 Rapporto De Boccard: Il porto di Mogador (G33 R52) Fig. 41 La Spagna e il Marocco, dal Rapporto Crema (G33 R52) Fig. 42 Da Tangeri a Marocco e a Mogador, dal Rapporto Crema (G33 R52) Fig. 43 Pianta topograftea del Marocco , dal Rapporto Crema (G33 R52) Fig. 44 Da Tangeri a Marocco e a Mogador, Fogl io Il, dal Rapporto Crema (G33 R52)

Fig. 45 Da Tangeri a Marocco e a Mogador, Foglio III, dal Rapporto Crema (G33 R52) 225


Fig. 46 Batterie a Tangeri , dal Rapporto Crema (G33 R52)

Fig. 47 Spartito della musica imperiale marocchina, dal Rapporto Crema (G33 R52)

226


Guida alle fonti


'


Il ricercatore che decida di intraprendere uno studio sui temi di questo volume nei documenti conservati nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito deve fare un percorso investigativo non sempre agevole, anche se ricco di elementi interessanti. La documentazione molto spesso non presenta caratteri di continuità, fatta eccezione per un cospicuo gruppo di documenti sull'Impero Ottomano e la Turchia, per il periodo 1890-1920: per questi anni è stato possibile sottolineare alcuni importanti elementi della storia nel saggio introduttivo. Per gli altri argomenti segnalati nella guida che seguirà, come sarà fac ile rilevare, la documentazione presenta lacune di vario genere, che sono indubbiamente dovute alle vicende storiche dell 'Archivio, soprattutto durante la seconda guen-a mondiale. I repertori da dover analizzare sono principalmente i seguenti: il G29 che raccoglie tutti i documenti degli addetti militari all'estero per il periodo storico 1875-1972 e il G 33 che riguarda il Carteggio SME Reparto Operazioni - Scacchiere meridionale, Ufficio Coloniale Stati esteri, per il periodo 1876-1924. l due repertori si integrano a vicenda e molto spesso si trovano in uno, documenti cli risposta a testi contenuti nell'altro, o anche copie di relazioni e rapporti particolari . Il fondo G29, come fa giustamente rilevare lo studioso Gionfricla 1, riunisce serie residue degli archivi dei singoli Addetti militari e serie degli Uffici dello Stato Maggiore, dai quali gli Addetti dipendevano. TI G33 è più omogeneo, ma la sua consultazione non è sempre facile perché i singoli raccoglitori nonsono organizzati né cronologicamente né per soggetto. Gli inventari dei singoli raccoglitori, che sono a disposizione dei frequentatori delÌ' Archivio, sono certamente uno strumento utile di consultazione, che però non esenta lo studioso da uno sforzo personale e catalogativo di ricerca. AJtre notizie e documenti di interesse per l' argomento trattato nel volume si trovano anche in H3, Carteggio Servizio Informazioni militari SIM, Bollettini 2°G.M, 1934-1935; in L3, Studi particolari, in E 10, monografie di Stati esteri, in E3, Corpi di spedizione e di occupazione. Ov-

1 Vedi

nota n. 15, pag. 36.

229


viamente non si tratta più delle corrispondenza degli addetti militari, ma cli notiziari e bollettini redatti dagli uffici centrali, egualmente interessanti, anche se non sempre hanno quella continuità che caratterizza la documentazione relativa all'Impero Ottomano. Molto spesso riguardano in genere i vari paesi del Mediterraneo e quindi è difficile attribuirli ad una o ad un' altra voce. In L8, l'ampio carteggio sull a Libia (1864-1939), che comprende 247 raccoglitori, nel capitolo II (raccogli tori 6-7) vi sono studi, monografie e notizie politico militari precedenti alla campagna di Libia e dove sono raccolte le notizie ed informazioni politico-militari provenienti da varie fonti, ivi inclusi i rapporti degli Addetti militari. Per indicare un percorso cli ricerca, viene fornito di seguito un elenco dettagliato sulle fonti da consultare per uno studio sui singoli stati ciel Levante, Vicino e Medio Oriente, suddiviso per territorio, quando possibile, per ovviare alla temporanea mancanza cli un catalogo per soggetto dei documenti conservati nell' Archivi.o. L' A. ha cercato di fornire un elenco il più dettagliato e preciso possibile, anche se qualche documento può essere sfuggito alle pur lunghe e faticose consultazioni, proprio per il carattere stesso della composizione dell'Archivio e le vicende della sua lunga e difficile conservazione. A questo proposito si veda Oreste Bovio, L'Ufficio Storico dell'Esercito. Un secolo di storiogrcfia militare, .Julia, Roma 1987. Per quanto riguarda la dizione generale degli inventari e ciel loro contenuto, l 'A. ha preso come testo il Manuale delle ricerche nell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, a cura cli Antonello Brugioni e Maurizio Saporiti (Roma 1989), p.27-35, che rimane il primo utile strumento cli consultazione. Le lettere seguite da un numero, ad esclusione della R, indicano gli inventari (o repertori) eia consultare; la R indica il numero del raccoglitore dove sono custoditi i documenti, in originale o copia-originale. Per la storia e le funzioni degli Addetti Militari, si veda il già citato lavoro di Alessandro Gionfricla. Per quegli stati che non sono stati trattati nel saggio storico introduttivo del presente tomo, in quanto la documentazione è troppo frammentaria, vengono date ulteriori sintetiche informazioni sui contenuti, dopo la segnatura archivistica.

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ALGERIA EJO Monografie Stati esteri {1900-1943) R 17 e Rl8 - monografia con notizie geografiche e storiche. G23 Scacchiere occidentale (frontiera italiana con la Francia e la Svizzera. 1889-1934) R47 - Colonie francesi . Rapporto sull'Algeria: 1837, del Cap. Monts: Die Franzosiche Algerie; 1844: osservazioni del Maggiore Lamannora; 1884: memorie sull'Algeria - Studio delle truppe speciali d'Africa e truppe coloniali. In questo raccoglitore si trovano anche delle notizie su tutte le colonie francesi: si tratta di quattro ampie raccolte di ritagli di giornali francesi con artico Ii sulle colonie stesse per gli anni 1901 -1905 . H3 Carteggio Servizio Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati este-

ri - Bollettini 2a G.M. RJ - Notizie sul sud Algerino (1930-1939). R41- Notizie varie sull'Algeria relative al 1937. R74- notizie relative al 1937-1939 su Colonie e stati confinanti (Tunisia, Algeria, Marocco, Africa equatoriale e occidentale francese, Egitto). Il n. 8 riguarda il periodo settembre-novembre 1937; il n. 9 porta la data del marzo 1938; il n. 10, giugno 1938; il n.11, gennaio 1939; il n. 12, agosto 1939. Spesso a questi notiziari sono allegate carte e fotografie.

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ARABIA SAUDITA H3 Carreggio Servizio Informazioni Mil itari SIM. - Notiziari Stati este-

ri - Bollettini 2a G.M. RS - Forniture militari al governo saudita agosto 1935- gennaio 1936. Rl 1 - Proposta relativa a materiale bellico da donare ai sovrani della Saudia e dello Yemen (giugno-settembre 1937). R 17 - Fornitura di armi al governo saudita (febbraio 1937-novembre 1938). R26 - fornitura di materiale di armamento alla Saudia (gennaio-ottobre 1938). R40-4 l - Monografia sul Regno arabo saudita. Notizie di carattere politico-militare relative al periodo agosto 1935/febbraio 1939. Si tratta di notizie varie ottenute da fonte fiduciaria riguardanti prevalentemente i trasporti, le linee telefoniche, gli armamenti consegnati. Vi è anche uno studio redatto nel 1938 su quello stato: nell'ambito delle relazioni con l'Italia si sottolinea che esse sono cordiali e suscettibili di un interessante sviluppo sul piano di una alleanza antinglese, considerato che durante il conflitto italo-etiopico Ibn Saud si era rifiutato di associarsi alle sanzioni contro l'Italia.

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EGITTO E SUDAN: El O Monografie Stati esteri (l 900-1943) R25-26-27-28. G24 Corpo cli S.M. - Corrispondenza (18 I6-1923) R33 - confini tra Egitto e Algeria 1888. G25 Studi tecnici (J 854-1934) Rl2 - notizie militari sull'Egitto 1894 G29 Addetti militari 1875-1972 - Turchia: addetti militari in Turchia (1875- 1944) RS-6 - missioni del ten. Col. Trombi al Cairo presso il Quartier generale anglo - egiziano, il 3. J.1896 fino al 23.12.1897. G33 Registro ciel Ministero della Guerra - riparto operazioni - Ufficio

Coloniale - Stati esteri (1876-1924) R46, cartella 2 - Rapporto completo ciel Cav. Rossetti (già tenente di Vascello cli Marina) sulle forme mili tari in Sudan e trasmesso al capo di Stato Maggiore Generale (13.12.1907); copia di tre rapporti del Cav. Rossetti (maggio-giugno 1908); rapporto del cav. Rossetti relativo ad un viaggio da lui eseguito da Asmara a Khartum 24.6.1908. R47 - notizie sull'Egitto 1895-1 896 e la campagna anglo egiziana in Nubia del 1896; rapporto del Col. di S.M. Cav. Pittaluga per un viaggio in Egitto 1896-1 897. R 49 - Esercito egiziano 1880-1901 rapporto sulle operazioni anglo-egi ziane in Nubia 1888-1889; corrispondenza dal Sudan 1897- 1898. RSO - memorie sull'Egitto: traduzione anonima dall'inglese ciel Report_ on Egypt 1882, che fu tradotto nel 1889, redatto dall'Intelligence Branch- Quarter Master Generai 's Department - Horse Guards - War Office. La traduzione cli questo rapporto occupa tutto il raccoglitore. R51 - relazioni sulle battaglie 1884-1885 e il Diario cli Samminiatelli; informazioni speciali sulla spedizione inglese in Sudan con molti disegni eia pubblicare. Vi è anche la copia cli una relazione ciel maresciallo dei Carabinieri Reali, Cavedagna, su Suakin. H3 Carteggio Servizio Informazioni Mi litari SIM. - Notiziari Stati este-

ri - Bolletti ni 2a G.M. R9 - Visita del Sottosegretario Affari Esteri in Egitto a stabilimenti italiani (giugno - luglio 1937): pochissimi documenti non rilevanti. 233


Rl 7 - offerta materiali bellici febbraio-luglio 1936- maggio settembre 1938. Allievi egiziani presso Je Accademie mi litari. R 26 - dati richiesti dalla Legazione d'Egitto a Roma (gennaio 1939). Dono di campioni di armi portatili al re d'Egitto (maggio-luglio 1939). R40 - Egitto e territori contermini all'Etiopia. Sitllazione militare (1.5.1936). Difesa del Canale di Suez: 25.2.1939. R41 - situazione mi litare al 1936. R74 - Bollettini sulle Colonie e Stati confinanti per il periodo 1937-1939, con allegate mappe e fotografie. R75 - Egitto 1938: notizie militari. Provengono dal Governatorato generale della Libia e riguardano in particolare le forze armate nell'Africa settentrionale. Non vi è il testo della relazione, ma solo gli allegati: 10 carte su tutta la situazione difensiva dell'Egitto. R76 - Sudan Anglo egiziano: notiziario militare compilato dal Servizio Informazioni ciel Governatorato generale A.O.I. ( 1938). R79 - Sudan Anglo egiziano: notiziario militare compilato dal Servizio fnformazioni del Governatorato generale A.O.I. (1938); Egitto e V.O. nel 1940.

14 Carte!!gio S.M.G. - C.S. - S.M.D.

0 928- 1979)

Rl - situazione politico militare nel Sudan Anglo-egiziano dal 19.2.1935 al 3.8.1939. LJO S.M.R.E. Vari Uffici: corrispondenza 0928-J946) R63 - Notizie di carattere politico-militare SL11 Sudan anglo-egiziano nel 1939 e sul Vicino Oriente.

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EGEO (I documenti riguardanti l'Egeo sono moltissimi, ma piuttosto diffusi in

vari inventari e raccoglitori. Si daranno di s.eguito le indicazioni relative ai gruppi più consistenti rinviando più esaustive indicazioni ad un volume che sarà dedicato esclusivamente all'Egeo italiano). E3 Corpi di spedizione e di occupazione {1897-1922) Voi. I. Rl - Occupazione dell'Egeo. Rodi.

14 Carteg2:io S.M.G. - C.S. - S.M.D. (1924- 1948) R65 - Note sulla situazione militare dell' Egeo dal 1930 al 1938. L8 Libia: diari, memorie, sussidiario (Guerra italo-rurca) (1864-1 939) Rl46 - doc.16: relazione sull'occupazione della zona di Rodi compilata dall'Ufficio Coloniale (4-5 maggio 1912). R 159 - telegrammi vari riguardanti l'Egeo dal periodo gennaio 1936gennaio 1937. R177 - Notiziari informativi del Comando Presidi militari delle Isole Italiane nell 'Egeo (dicembre 1932 - luglio 1934).

R 180-Promemoria dell' Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito circa una incursione nell' Egeo a scopo di interrompere le comunicazioni tra Costantinopoli e Salonicco (8 novembre 1911 ). R 186 - Situazione delle unità in Libia e nel Dodecaneso ( 1936). R204 - informazioni varie da Rodi sui materiali occorrenti e sul personale civile. Rapporti sulla sistemazione difensiva delle isole occupatè (maggio-giugno 1912). R213 - Relazione sui servizi pubblici assunti dall'amministrazione italiana del Dodecaneso, Comando 6° Divisione speciale (maggio 1914). R231 - Cenni monografici sull'isola di Cose Scio, stampati a cura del Comando ciel Corpo di Stato Maggiore nel 1912.

R232 - Promemoria vari e carteggi riguardanti Lemno (marzo 1912) e Stampalia (aprile 1912). R235 - Una raccolta cli carte topografiche di alcune isole dell'Egeo; dei Dardanelli e d i Costantinopol i; della Libia, della Tunisia e dell'Egitto.

LJO S.M.R.E. Vari Uffici : corrispondenza (1928-1946) R99 - dislocazione delle truppe nel 1939- situazione delle truppe 1937 R 117 - carteggio dell'Ufficio Operazioni - Isole - Situazione delle truppe nell 'Egeo. Carteggio relativo alla difesa cieli 'Egeo dal 1930 al 1934.

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Studio sulle difese costiere. RI 18 - Notizie varie sulla dislocazione delle truppe-accasermamentomunizionamento nelle isole per gli ann i 1934-1938. Rl 19 - Studi, memorie, relazioni sull'Egeo (1935-1936); corrispondenza del Comando mili tare dell'Egeo, situazione militare e relazioni degli Ispettori Generali Cantì1 e Barbieri . R 120 - esercitazioni di sbarco e difesa costiera nel 1938. R 121 - 1937-1939: situazione di forza nell'Egeo. Prima applicazione del nuovo Ordinamento dell'Egeo (1938) e relative difficoltà, soprattutto per quanto riguardava il problema delle responsabihtà di comando. R122 - dislocazioni e forza delle unità R.E. ciel Comando delle Forze A;:mate dell'Egeo per il periodo 1939-1940. Rl25 - cenni monografici sull'isola di Lero (senza data). R126 - Stato di efficienza della difesa costiera nel periodo dell'occupazione di Corfù (I 923) .

Ll4 Carteggio sussidiario S. M.R.E. R104 - Statistiche e grafici relativi all 'Africa e all' Egeo (1936-1937). G33 Registro del Ministero della Guerra - riparto operazioni - Ufficio Coloniale - Stati esteri (1876-1924) R23 - Contributo monografico per uno studio politico ed economico del!' isola di Rodi (1923).

'

236


LIBIA El O Monografie Stati esteri (I 900-1943) R67.

EI3 Monografie geoe:rafiche (1872-1944) Libia, Tripolitania: monografie relative agli anni 1897; 1903; 1904; 1911. G33 Registro del Ministero della Guerra - riparto operazioni - Ufficio Coloniale - Stati esteri {1876-1924 R34 - in notiziari coloniali, ad esempio fascicolo 21. R 44 cartella 12 - Comando ciel corpo cli S.M. sui vari presidi in Libia e nell 'Egeo nel 1914. R47 - notizie sulla Tripolitania nel 1893; notizie sulla Tripolitan ia e la Cirenaica, agosto 1895. H3 Carteggio Servizio Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati este-

ri - Bollettini 2a G.M. Rl9 - esercitazioni militari in Libia maggio-luglio 1938. R63 - organizzazione difensiva relativa alle truppe francesi in Nord Africa (Tunisia e difesa della Tripolitania 1929/1937). R89 - notiziario politico della Libia per l'anno 1937. H5 SMRE - Classificato "RR" - 1878-1948

Rl0-12 RR; R30-33 RR, documentazione utilizzata nel sopra citato volume cli L.Tuccari.

L3 St1,1c!i particolari (dal 1851 ad oggi) Colonie, Libia - Preparazione alla guerra di Libia del Col. Giangreco. _ L8 Libia: diari. memorie. sussidiario (Guerra italo - turca) 1864-1939 Si tratta di un inventario che comprende 247 raccoglitori con una cospicua documentazione c he in gran parte è stata studiata approfonditamente, soprattutto per la parte strettamente militare operativa. Di seguito si segnaleranno solamente quei documenti riguardanti il periodo precedente alla guerra italo-turca e piÚ strettamente legati alle notizie sull'Impero Ottomano. Capitolo 11 Dal n. 6 al n. 1Ovi sono studi, monografie e notizie politico - inilitari precedenti la campagna di Libia e tra questi le notizie e le informazioni po-

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litico - militari di varie fonti, compresi gli Addetti Militari dal 1864 fi no al 191 O, in particolare nei raccoglitori n.9 e l O. TI materiale documentario è moltjssi mo. In queste cartelle si trova anche la recensione del Comando ciel Corpo di Stato Maggiore al manoscritto sulla Libia di un certo dott. Mygin, che ne chiedeva insistentemente la pubblicazione da parte del Corpo, che non lo trovò comunque di suo interesse. Nel capitolo XI è consultabile il carteggio deJl'Ufficio I dello SME per la campagna di Libia fino al 19 1Ocompreso. Per il 1911 si passa al cap. VI/ l, racc.n.11. Capitolo Yl: riguarda il periodo dal 1911 al 1940. Nei raccoglitori eia 159 a 178 si ha il carteggio politico militare dal 1910 al maggio ciel 1940: si trovano le relazioni mensili sulla situazione politico militare delle divisioni, del corpo di occupazione, le relazioni politiche del generale Amegl io al ministro delle colonie per il periodo relativo al 1915. Nei raccoglitori dal 21 Oal 212 vi sono le questioni riguardanti la pace con i turchi prima e dopo Losanna. ln particolare questi carteggi riguardano l'eventualità clell' Armistizio, lo sgombero dei turchi, i prel iminari per la pace, l'avvento della pace, le trattative con i turchi arabi, il programma politico militare per i preliminari per la firma ciel trattato cli Ouchy e anni seguenti. Nel raccoglitore 212 si possono consu ltare le carte relative al 1887 versate dal generale Cosenz: si tratta del carteggio con l'Istituto Geografico Militare per la compilazione delle carte geografiche relative al periodo 1895 - 1910, le osservazioni dell'Ufficio Coloniale dello Stato Maggiore circa il confine fra Egitto e Cirenaica 1906. Vi sono notizie sul confi ne fra la Tripolitania e la Tunisia per il periodo apri le-giugno 1911 e 19111914 e delle due frontiere fra la Tripolitania e la Tunisia e fra la Cirenaica e l'Egitto. Nel raccoglitore 216 vi sono ancora documenti relativi al periodo ottomano circa il migl ioramento del porto di Tripol i (settembre , 1889, gennaio 1893, settembre 1911 - maggio 1913).

L9 Lavori e studi dell'Ufficio Storico dal 1900 ad oggi R5 - Studio dattiloscritto sulla Cam.pagna di Libia tra il settembre 1912 e l'agosto 1915 (voli. VI- VII - Vlll - IX+ carta) comprendente tra l'altro: Voi. VI, le operazioni in Tripolitania e Cirenaica da] 1.9.1 9 12 al 15.10 1912; nel voi.VII le operazioni in Tripolitania dalla pace di Losanna a tutto il 1914; nel volume VIII le operazioni in Tripolitania dalla spedizione alla conquista del Fezzan nell 'agosto ciel 1913 fino al 1914 e ripiegamento sulla costa. 238


R6 - Volume IX dello studio: la penetrazione sull'altipiano Cirenaica e le carte topografiche riguardanti la suddetta campagna compilate dal Col. Riggi.

Ll4 Carteggio sussidiario S.M.R.E. (1928-1946) Rll8-124 notizie varie su operazioni e lavori cli difesa nell' Africa Settentrionale italiana per il periodo 1938-1940.

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:MAROCCO EJO Monografie Stati esteri (1 900-1943) RI7 - R18

L8 Libia: diari. memorie. sussidiario (Guerra italo - turca) 1864-1939 Rl67/13 - Rapporto del Regio Incaricato d'Affari in Tangeri sulla situazione interna del Marocco. Politica del generale Lyautey per il periodo 1915.

G33 Reeistro del Ministero della Guerra - riparto operazioni - Ufficio Coloniale - Stati esteri R52 - ( 1859- 1911 ). Relazione su Ila guerra del Marocco, 1859-1860, del Tenente Rebagliati. Giornali d'epoca sulla guerra del 1860. Rapporto di una missione in Marocco del Cap. Giulio De Boccard (agosto 1875) con schizzi e foto. Relazione del Cap. Crema sul Marocco (1882) con carta itineraria e album illustrativo. Informazioni sull'intervento della Germania ad Agadir nel 1911 . Copia del libro verde presentato al Parlamento dal Ministro degli Esteri Di San Giuliano sul Marocco nel 1911. H3 Carteegio Servizio Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati esteri - Bollettini 2a G.M. R5 - offerte varie forniture ottobre 1935-dicembre 1936. R9 - offerte varie forn iture stazione R.T. ad onde ultracorte al Marocco spagnolo (maggio 1937). R 13 - Nomine e sostituzioni Addetti militari nov. 1936- giugno 1937. Varie maggio 1937. R22 - pratiche personali. Addetti e segretarie (luglio settembre 1939). R73bis - Marocco 1929. Notizie relative al I 926- 1932. Raccolta di notizie sulla situazione politico-militare nel Marocco francese (1925-1930). Dislocazione delle truppe nel Marocco francese per gli anni 1925, 1928 e 1929. Notizie di carattere politico-militare sul Marocco spagnolo 19251931. Notizie varie sul Marocco (1926-1932). R74 - notizie 1937-1939 su Colonie e stati confinanti.

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MEDITERRANEO (ingenerale) H3 Carteggio Servizio Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati este-

ri - Bollettini 2a G.M. R40 - Situazione militare nel Mediterraneo (15 dicembre 1936).

14 Carteggio S.M.G. - C.S. - S.M.D. (1924-1948) R68 - Situazione italiana nel MediteITaneo dal 13 luglio al JO dicembre 1936.

UO S.M.R.E. Vari Uffici: corrispondenza 0928-1946) R6 1 -Condizioni strategiche dell' Italia nel Mediterraneo in caso di contlĂŹtto con la Francia (1926).

PALESTINA e MEDITERRANEO E3 Carteggio sussidiario dei Corpi d' armata R 151 - sul Corpo di spedizione ital iano in Palestina. H3 Carteggio Servizio Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati esteri - Bollettini 2a G.M. R2 - Verbali relativi al transito per l'Italia di anni belghe per la Palestina (dal 1936 al 1938). R41 - Palestina e Mediterraneo (1937). R63 - Notizie geografiche e militari sulla Siria e sulla Palestina nel periodo 1923-1927. R78 - Situazione politico-militare sulla Palestina e la Transgiordania per il periodo 1939-1942.

241


SIRIA El O Monografie Stati esteri ( 1900- 1943) R73. H3 Carteggio Servizio Informazioni Militari STM. - Notiziari Stati esteri - Bollettini 2a G.M. R9 - Materiale pubblicitario della Fiat per la Siria in vista di eventuali forniture. R41 - Notizie sugli Stati esteri- Siria: dal 193 1 al 1933. R63 - - Noti zie geografiche e militari sulla Siria e sulla Palestina nel periodo 1923-1927.

242


TANGERI H3 Carteggio Servizio Informazioni Militai:i SIM. - Notiziari Stati esteri - Bollettini 2a G.M. R13 - nomina e sostituzio ne degli Addelli militari e rispettivi segretari a Tangeri , maggio 1937-giugno 1937. R22 - pratiche persona! i degli Addetti Militari - febbraio-marzo 1939. R73 bis/6 - Nel fascicolo sul Marocco: note riassuntive sulla questione di Tangeri .

L8 Libia: diari . memorie, sussidiario (Guerra italo-turca) 1864- 1939. Rl67, doc. n.1 4 - rapporto del R. Incaricato d ' Affari in Tangeri sulla situazione politica interna del Marocco nel I 9 15.

243


TUNISIA ElO Monografie Stati esteri (1900-1943)

R19; R75 - R77.

LR Libia: diari, memorie, sussidiario (Guerra italo-turca) 1864-1939 R6 - Progetto di spedizione in Tunisia del Comando del Corpo di Stato Maggiore 1884. R8 - periodo agosto 1910- 1914 - Memorie sulla Tunisia del Comando del Corpo di Stato Maggiore Scacchiere Occidentale con allegate carte topografiche riferentesi al periodo agosto 1910. Notizie sulla Tunisia raccolte dall'Ufficio Operazioni ciel Comando Corpo di Stato Maggiore posteriori alla compilazione della memoria dell'agosto del 1910. R9 (cloc.6/7) - lettere e informazioni ciel XII Corpo d'Armata e dell'addetto militare a Parigi circa la probabile spedizione francese contro i tuareg di Tunisia (ottobre novembre 1896) e informazioni politico mi li tari dei vari consoli, del Comando XII Corpo cl' Armata e del Ministero Esteri riferite agli interessi coloniali della Francia, dell'Inghilterra e della Germania nel periodo gennaio 1897-dicembre 1899. Rl0/3 - come sopra, per il periodo giugno 1903- novembre 1906. G33 Registro ciel Ministero della Guerra - riparto operazioni - Ufficio Coloniale - Stati esteri R47/3 - relazione sulla missione in Tunisia del Tenente Generale Cusmano 12.4.1893 all'l 1.6.1894. Notizie sui possedimenti e colonie africane di Spagna e Portogallo.

H3 Carteggio Servizio Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati este-

ri - Bollettini 2a G.M. R40 - notizie sulla Tunisia (20.12.1938). R63 - organizzazione difensiva relativa alle truppe francesi in Nord Africa (Tunisia e difesa della Tri politania 1929/1937). , R73 bis - lavori stradali, ferroviari e portuali. Collegamenti in Tunisia 1929-1931. Forze annate della Tunisia (1927-'28, '30, '31). Ordinamento civile e mili tare della Tunisia (1927-1930). R74 - notizie relative al 1937-1939 su Coloni e e stati confinanti (Tunisia, Algeria, Marocco, Africa equatoriale e occidentale francese, Egitto. R82 - notizie militari sulla Tunisia 1939. Per varie notizie sulla Tunisia va consultato anche il carteggio libico L8 L14 Carteggio sussidiario S.M.R.E.

Rl21/doc. n. 8 - situazione al 20.12.1932. 244


TURCHIA E3 Corpi di spedizione e di occupazione ( 1897-1922) R2 - Alcuni documenti sul contingente italiano nella Turchia europea (1919). R5 - Costituzione di una forza navale nel Levante in Costantinopoli nel 19 19. R7 - Sulle truppe italiane a Costantinopoli nel 1919. R38 - Sul conflitto greco-turco. R 108 - Alcuni documenti sul comando delle forze navali in Levante (aprile- dicembre 1898); sull ' A.M. a Costantinopoli nel 1898 e sulla legazione italiana a La Canea dal maggio 1899 al novembre 1905. E8 Registro della Commissione interalleata di Parigi (1918-1932)

R83 - 34 cartelle relative al Trattato cli Pace con le note della delegazione turca - i rilievi alle osservazioni della delegazione - etc. R84 - Conferenza di Pace - problemi relativi alla Turchia. R85 - Italia e Turchia: asp irazioni italiane in Asia Minore e soprattutto i rapporti Italia - Turchia del periodo 1919-1920. R86 - Costantinopoli: internazionalizzazione. Occupazione. Gendarmeria ottomana. LibertĂ negli stretti. La questione armena e turca. La questione d'Oriente: la pace. R87 - Turchia. Le frontiere nel 1919. Le aspirazioni greche in Turchia. Occupazione cli Smirne. Contegno francese verso i turchi. Kurdistan 1919 E9 Consiglio Supremo Economico C.S.E. (1918-1920) R23 - Considerazioni sulla riduzione delle forze militari dell' Impero Ottomano. R24 - Alcuni documenti sul trattato cli pace tra la Germania e la Turchia.

El O Monografie Stati esteri ( 1900-1943) R78 e R79 F3 Carteggio sussidiario la G.M . (1915-19 18) R8 - Sul trattato di pace con la Turchia. La situazione a Costantinopoli (1921). Controllo della genclanneria ottomana. Questioni politiche riguardanti la Turchia. Comitato militare interalleato di controllo in Turchia. Contingente italiano a Costantinopoli (1919). R 373 - Conferenza di Losanna. Trattative con la Turchia. 245


R376- Conflitto greco-turco. Situazione politica e militare a Costantinopoli. Sgombero del corpo d'occupazione. R 378-379 - Turchia 1922-1923. Occupazione interalleata. R 380 - Comando generale della Gendarmeria ottomana. Organizzazione e attività . G22 Scacchiere orientale (frontiera italiana con l'Austria) 0871-1924). R52 - volumetto sulle uniformi dell'esercito ottomano, stampato a cura del Comando del Corpo di Stato Maggiore, in Roma nel 1911. 11 volumetto comprende tre tavole: I. Uniformi dell'esercito ottomano - spalline; Il. Baveri delle varie uniformi- gradi; JTJ. Giubbe e pantaloni. G24 Corpo di Stato Maggiore - Corrispondenza ( 1816-1923) R24 - Corrispondenza dell' Addetto Militare a Vienna per l'anno 1900. R53 - notizie sull'esercito turco 1885-1886; 1888. Notizie sulle ferrovie turche 1887; sulle fortificazioni del Bosforo. Notizie militari in genere dal 1881 al 1884. Notizie sulla missione tedesca in Turchia nel 1886. Difesa della Turchia (studio del Col. Parini) 1889; notizie militari del 1886 (Ten. Col. Ballati). Copia ulteriore della relazione del Col. dal Verme: Una escursione in Levante. Copia della relazione del Col. Brusati Viag gio in Turchia. Relazione sull'esercito turco del Cap. Gropio del 1889 e ciel Maggiore Manori del 1886. Relazione sull'esercito turco del 1881. R60 - Informazioni relative a stati esteri, tra i quali Turchia e altri del Vicino e Medio Oriente. G25 Studi Tecnici (1854-1920 R12 - Esercito ottomano 1860-1870. ' .M. su Ila R20 - Esercito ottomano - dati comuni - 1912. Bollettini C.S Turchia ciel 1914. G29 Addetti militari 1875-1972 - Turchia: addetti militari in Turchia 0875-1944) R 1-15: sono i raccoglitori che riguardano l 'lmpero Ottomano e la Turchia repubblicana e contengono la maggior parte della documentazione relativa, che è stata analizzata nel saggio storico introduttivo.

246


G33 Registro del Ministero della Guerra - riparto operazioni - Ufficio Coloniale - Stati esteri 0876-1924) R13 - Fortificazioni della Turchia (anno 1913). Rl8 - R35: anche nel presente inventario questo è il gruppo di raccoglitori che contiene la numerosa corrispondenza relativa ali' Impero Ottomano e ai primissimi anni della repubblica, analizzata nel saggio sopra indicato.

H3 Carteggio Servizi.o Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati esteri - Bollettini 2a G.M. R3 - Proposte di un incontro privato con il CSM turco per l'acquisto cli materiale bellico (settembre-ottobre 1936). R 11 - Miscellanea relati va al periodo novembre e dicembre 1937. Relazioni con la Turchia tra il febbraio e il maggio 1937. Offerte cli materiale bellico per il 1937. Scambi commerciali e penetrazione italiana. Rl2 - Pratiche personali: nomine sostituzioni cli Addetti Militari nel periodo settembre-ottobre J937 e carte varie per ottobre- dicembre 1938. R25-Miscellanea per il periodo gennaio-agosto 1939. Forniture varie al la Turchia (materiale bellico, automobilistico).

H5 Carteggio S.M.R.E. - Classificato RR

R49 RR-Carteggio clell' Addetto Militare a Vienna (1906-1915), con alcuni rapporti relativi alla politica dell'Impero Ottomano verso i suoi domini balcanici.

I4 Carteggio S.M.G. - C.S. - S.M.D. 0924-1948) R 1 - situazione politica interna ed estera della Turchia. Monografia sulla Cilicia. La questione georgiana (dal 3. l. 1927 al 25.11.l 939).

L8 Libia: diari, memorie. sussidiario (Guerra italo-turca) 1864-1939 R 1 - Dati sulle fortificazioni dei Dardanelli in originale. R3 - Promemoria da Cospoli sul Comitato Unione e Progresso e considerazioni sull'azione dei Turchi in Libia (4.4.1912). Rl59-Traduzione cli documenti originali turchi dal marzo 1910 all'agosto 1912. R166- Notizie su ufficiali turchi in Cirenaica redatte dall'Ufficio politico militare del Governo della Cirenaica nel 1913. 247


R181 - Studio del Comando del Corpo di Stato Maggiore circa la possibilitĂ di una invasione dell'Egitto da parte della Turchia (novembre 1914). R2IO a R212 - Carteggi vari riguardanti l'eventualitĂ di un armistizio, lo sgombero dei turchi dal territorio della Cirenaica e della Tripolitania, i preliminari di pace, l'avvento della pace, le trattative con i turchi e con gli arabi, il programma politico mil itare finalizzato ai preliminari per la firma del trattato di Ouchy I 6- 17 /l O/ 1912 e per gli anni seguenti. Nel R212, in particolare, si trovano le carte relative al 1887 (versate dal Gen. Cosenz) . Un carteggio con l'Istituto Geografico Militare per la compilazione di carte geografiche (1895-1910).0 sservazioni dell'Ufficio Coloniale dello SME circa il confine fra l'Egitto e la Cirenaica (1906), il confine per la Tripolitania e Tunisia (aprile-giugno 1911) e 191 1-1914. Le due frontiere: Tripoli - Tunisia; Cirenaica - Egitto. R231 - 2 volumetti a stampa a cura dello Stato Maggiore concernenti cenni monografici sullo sbarramento del Bosforo (dicembre 1911) e sulle fortificazioni dei Dardanelli (novembre 191 1).

LJO S.M.R.E. Vari Uffici: corrispondenza 0928-1946) Rl2 - Relazioni sull'efficienza dell'esercito turco (1935).

Li 4 Carteggio sussidiario S.M.R.E. (1928-1946) RI8 -Studio sulla guerra italo-turca (fatto nel 1921/22). R118-124 notizie varie su operazioni e lavori di difesa nell'Africa Settentrionale italiana per il periodo 1938-1940.

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YEMEN Oltre alla varia documentazione contenuta nei raccoglitori riguardanti l' Impero Ottomano, per le continue rivolte arabe contro Costantinopoli, · sì veda: 14 Carteggio S.M.G. - C.S. - S.M.D. 0924- 1948) Rl-Avvenimenti militari nello Yemen 4.5.1934-20.5. 1934. H3 Carteg5!iO Servizio Informazioni Militari SIM. - Notiziari Stati este-

ri - Bollettini 2a G.M. R5 - Fornitura di armi allo Yemen (giugno-luglio 1936). R9 - R 11 - Fornitura armi allo Yemen (aprile- ottobre 1937). R 17- Vendita dì materiale bellico Dicembre 1937-Dicembre 1938. R26 - Missione militare in Yemen (dic.1937-agosto 1939); materiale di armamento allo Yemen (gennaio-luglio 1939). Invio allo Yemen di un ufficiale del Genio per studiare la sistemazione della difensiva (aprile 1939). Da consultare, per completezza d 'informazione: E3 Corpi di spedizione e dì occupazione ( 1897-1922) Alcuni raccoglitori riguardano i corpi di spedizione in Anatolia, a Candia e in Palestina, già studiati in A. Biaginì - L. Nuti, Note sulla partecipazione italiana a corpi di spedizione internazionali, in "Studi Storico-Militari 1994, Stato Maggiore dell'Esercito- Ufficio Storico, pag. 497-531. Si danno di seguito alcuni dettagli: R32 - La Turchia dal 1920. R39 -Attività dell' Addetto militare in Turchia (1923-1924). RISI - Corpo di spedizione italiano in Palestina.

LI 3 Documentazione acquisita dal 1968 - "Fondi" Rl 15 - dal fondo del Gen. Cosenz carteggio sulla campagna d'Africa del 1896. R 136 - Gen. Mambretti e Gen. Forlenza- Ufficio "I" - cenni sugli avvenimenti guerreschi del campo turco-arabo attorno a Misurata e vario altro carteggio relativo al 19 13.

Ll4 Carteggio sussidiario S.M.R.E. R98 - Competenze e responsabilità del Corpo di Stato Maggiore dell'Esercito ìn materia coloniale dal 1920 al 1934.

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G24 Corpo di Stato Maggiore - Corrispondenza ( 1816- 1923) R38 - Ufficio coloniale: studi relativi a tre ipotesi di spedizioni oltremare. R39 - Ufficio coloniale: progetto di invio di scaglioni in Africa nel 1908. R49 - Studi strategici. F20 Miscellanea di documentazione del Comando del Corpo cli Stato

Mag!!iore ed altri Enti militari (1860-1920): si tratta cli un nuovo inventario che raccoglie documentazione varia. Alcuni dei documenti riguardanti l'Impero Ottomano possono essere ritrovati in altri inventari giĂ segnalati. Si danno comunque cli seguito i eiettagli relativi. B4 - cmtella 7: Comando del Corpo di Stato Maggiore- Ufficio Coloniale - riassunto cli studi relativi alla preparazione di spedizioni oltremare dal 1895 al 1909. B6 - La battaglia di Orndurrnan (1898) e di Cordofan (1899). Studio sull'incidente franco -inglese di Fashoda (Sudan) con foto annesse. Schizzi relativi all'Egitto-Sudan (1898). Spedizione i!11glese in Sudan (1898). Carteggio dell'Ufficio Coloniale ciel Comando del Corpo di Stato Maggiore riguardante notizie sulle colonie inglesi (rapporti degli Addetti Militari a Londra e a Parigi (1902- 1910). B 12 - riassunto dei rapporti dall'Egitto del Ten. Col. Vittorio Trombi maggio-giugno 1896. B 14 - note di viaggio del Col. Pittaluga sulla Tripolitania, Egitto e Sudan - 1896. B 16 - notizie sull'Impero Ottomano da Costantinopoli direttamente a S.E. il Ministro degli esteri dal Cap. Romei, in servizio presso S.M. il Sultano.

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Glossario


'


Glossario delle parole piì:1 comunemente usate nei documenti La grafia riportata è quella utilizzata nei documenti. l. Agha: signore, dign itario. 2. Ain: sorgente. Spesso usata per indicare una località, seguita dal nome proprio del luogo. 3. Alay: reggimento composto da quattro tabur. 4. Alayli: ufficiale venuto dai ranghi. 5. Aske1y: la classe militare turca. 6. Barbetta: " Luogo eminente sul terrapieno di una fortificazione, sul quale si collocano pezzi d'artiglieria, per dominare la campagna tutto d'intorno; in barbetta, si dice delle artiglierie sistemate (a terra e a bordo) a cielo scoperto sopra qualsiasi specie di affusto, su piattaforma fissa o mobile, in batterie, dietro parapetti, in ton-i'' (da Enciclopedia Militare, 1933, voi. II, pag. 62-63). 7. Bey: titolo onorifico dato a burocrati e ufficiali, dal significato di gentiluomo. 8. Bimbashi: maggiore. 9. Bedel-y-askery: tassa pagata dai non musulmani per l'esonero dal servizio militare. 10. Blockhouse: fortini. 11. Boluk: compagnia composta da tre takim. 12. Caracol : posto di guardia. 13. Cazà: suddivisione amministrativa dell'Impero Ottomano integrata nel sangiaccato. 14. Cheik ul Islam: il capo degli ulema (i grandi maestri conoscitori del Corano) di Costantinopoli, altrimenti detto Muftì. 15. Damad: genero del Sultano. 16. Dragomanno: traduttore ufficiale al servizio delle Ambasciate straniere 17. Effendi: titolo che veniva dato da sottoposti a persone più alte in società o nel grado; equivalente di signore. 18. Fatwa: opinione legale delle massime autorità religiose musulmane che si traducono in obbligatorietà di comportamento per il credente. 19. F erik: generale di divisione. 20. Firka: divisione composta da due liva. 21. Giannizzeri (Yeni çeri): fanteda professionale, composta di fanciulli originariamente cristiani, che venivano istruiti in una scuola speciale, guardia particolare del Sultano, aboliti nel 1826. 253


22. Giaour: straniero, non musulmano. 23. Ghazi: il Vittorioso, titolo dato aMustafà Kemal, e ad esempio all'eroe di Plevna, Osman Pasha. 24. Harbiye: accademia militare. 25. Hatti- homayoun.: decreto imperiale. 26. Kara-col. vedi caracol. 27. lbtadié o novizi: i giovani militari dai 17 ai 20 anni. 28. Imam: colui che conduce la preghiera musul mana; per gli shii ti, è anche il successore del Profeta. 29. /radé: ordine imperiale. 30. Iusbasci: capitano. 31. Liva: brigata composta da due alay. 32. Mabeyn: il Segretariato di Palazzo. 33. Mektepli: ufficiale proveniente dalle Accademie o dalle Scuole militari. 34. Miralai: colonnello. 35. Mirliva : Generale cli Brigata. 36. Muchtar: sindaco di villaggio. 37. Mulasim: san.i tenente. 38. Mushir: Maresciallo. 39. Mutessar~f: governatore di un distretto amministrativo, normalmente una regione. 40. Ordù: corpo d'armata. Le armate erano sette in tutto così posizionate, fino alla rivoluzione dei 'Giovani Turchi' che comportò grandi cambiamenti sia nell'organizzazione dell'esercito che nella dislocazione degli effettivi: la Prima era di stanza ad Istanbul; la Seconda (o Armata ciel Danubio) a Sumnu; la Terza (della Tracia), a Monastir; la Quarta (o dell'Anatolia) a Erzerum; la Quinta (o della Siria), a Damasco; la Sesta (o dell'Arabia), a Baghdad; la settima (o dello Yemen), a Sanaa. 41. Kaimakam: tenente colonnello; questo titolo veniva usqto anche per indicare un vice gran visir o qualcuno che svolgeva un ruolo importante in una città o cittadina. 42. Nizamié o regolari: i militari dai 20 ai 32 anni; in tutto sette armate e diciannove divisioni. 43. Pan.caldi: scuola cli Cavalleria a Costantinopoli. 44. Pascià o Pasha o Pacha: titolo onorifico dato a burocrati e ufficiali, cli alto grado. 45. Pera: quartiere cli Costantinopoli, dove era situata la maggioranza delle legazion i estere. 254


46. Redif o forze ausiliarie: i mii ilari dai 32 ai 40 anni. Durante il periodo ottomano i redif erano suddivisi in venliquattro divisioni, con quattro divisioni per ogni corpo d'armata, dalla Prima alla Sesta. 47. Saliente (sagliente): è nella fortificazione, l'angolo formato da due facce di un fronte fortificato, quando l'angolo stesso presenti il vertice verso il teITeno esterno o di attacco. La biseltrice di tale angolo dicesi «capilale del sag liente» (da Enciclopedia Militare, 1933, voi. II, pag. 7 10). 48. Sangiaccato: suddivisione amministrativa del teITitorio dell'Impero ottomano, integrata nel vilayet. 49. Selamlik: la parata del venerdì , quando il Sultano si recava alla moschea. 50. Seraskier: il Ministro della Guerra o il Comandante in capo delle armate. 5 1. Serraschierato: Ministero della Guerra a Costantinopoli. 52. Sirdar: generale di Corpo d'Armata; comandante delle operazioni in una campagna. 53. Sublime Porta ( Bab-i Ali) : l'edificio principale del Governo ottomano; questo termine viene usato appunto per indicare collettivamente l'insieme dell'Impero Ottomano. 54. Tabur: battaglione composto eia quattro bo/uk. 55. Takim : plotone. 56. Tophané: l'arsenale imperiale c he doveva prodw-re, riparare e mantenere le armi e l'equipaggiamento militare delle forze armate. TI suo scopo principale e istituzionale era quello cli difendere gli stretti ciel Mar Nero e del Bosforo. Prevedeva anche l'addestramento del personale tecnico. 57. Tongra o iughra: il monogramma del sultano. 58. Valì: il governatore generale cli una provincia ottomana. 59. Vilayet: una provincia ottomana.

255


'


Elenco dei documenti


Avvertenze per la lettura dei documenti l documenti sono stati riportati esattamente come sono scritti in originale. Per questa ragione molte volte si troveranno nomi di località o nomi propri scritti in modo leggermente diverso; periodi che sintatticamente non sembrano essere corretti. Ma non si è ritenuto opportuno e comunque non certo valido scientificamente intervenire sulla struttura o sulla lingua dei documenti. Alcune minime correzioni sono state apportate dove era evidente l'errore ortografico (spesso l'articolo un - maschile - è stato apostrofato), che si riscontra soprattutto nei documenti scritti a man.o, cioè fino circa agli inizi del secolo XX. Verso il 1910, si qfferma quasi ovunque l'uso della macchina da scrivere, anche se ancora è dato trovare documenti scritti a man.o. Dove invece, per m.otivi di spazio, si è ritenuto che alcune parti non erano di particolare interesse, gli mnissis sono stati debitamente segnalati. ll lettore che volesse leggere il documento nella sua interezza, può trovare alla fine dello stesso, oltre che nella tabella iniziale, la segnatura archivistica tram.ite la quale reperire il documento in originale nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Le uniche segnature archivistiche che vengono segnalate sono quelle relative all'Archivio dell'Ufficio Storico dello SME: pertanto è stata ornessa la relativa segnalazione tradizionale A_U.S.S.M.E.

L'A.

258


ELENCO DEI DOCUMENTI Fondo Pa1;. archil'istico

Guerra del Maroçco nel 1859-1 860 estraili

G" J .) R52

271

Rapporto di una missione al Marocco (1875) estraili

G33 R.52

274

Relazione di un viaggio in Marocco 18$2 e.mmii

G33 R52

283

Comando del Corpo di S.M.

Memorinsull' Algeri,i 1884- 1885

G23 R47

2$7

Colonnello Dal Venne Capo 3° Ufficio Comando del Corpo di S.M. - Roma giugno 1887

lmroduzione ai Rappor;i sulla spedi.ione del Nilo cirtn i servizi di approvvigionamenti e trasporti, il sen•izio s:init,ll'io e i baraccamenti del!e truppe

G33 R51

291

Colonnello Dal Verme Capo 3' UfficioComando del Corpo di S.M. - Roma luglio 1887

Premessa ,11Diario 11fficiale della spedizione di Suakin 1885

G33 R51

293

1

I.

2.

.,. 4.

5.

6.

I

Oggetto

N. d'Ord Mittente - Pro\ enienza e data. N. Prot. Doc.

Dcs1inatario

Ten. Rebagliati Cap. dc. Boccard - 18 8.1875

Com.tcdo;I Corpo di $.\Il.

Capitano Crema

7.

Tenente di Vascello Pagano - Luglio 1887

Capo di Sw10 Maggiore Generale

Copia manoscritta di informaiioni date dal T.V. Pagano sullo sbarco delle truppe inglesi a Suakin

G33 R51

294

8.

Col. Dal Venne. Roma. Giugno 1889

Corpo di S.M.

una mpida emirsione nel Levan1c. Impressioni e note

Cì33 R24/3

296

A.M. Cospoli. 183.1891 Prot. N 14

Com.le Corpo diS.M.

Legge di reclutamento delresercito turco

G29 R3/12

311

Circoscrizionò territoriale dell" esercito turco G29 R3/20

322

G29 R3120

323

(ì29 R3/12

335

G29 R3/12

339

G33 R49/2

342

9. IO Il.

12.

13.

14.

Cap. fanteria E. 1\ntuori

»

Ten. Col. Marini. A.\11. Cospoli 12.6.1891 Prot. '1. 41

>>

Ten. Col. Marini, A.M. Cospoli 4.11.1891 Prot. N. 66

)>

Ten. Col. Marini, A.M. Cospoli 14.1 2.1891 Prot. N. 73

»

Maggiore Sarnniniatclli, A. M. al Cairo

~ote prese durante una brc"ç escursione

in Asia Minore

Appro\lvigiomunenti militari: n;.wi -

cannoni . tì,cili Reggimento di cavalleria hamidié (curdi)

Rapporto sull'cscrti10 egiziano (estrailo)

I criteri per la pubblicazione dei documenti sono swti segna/mi nell'Introduzione.

259


N. d'Ord. Millentc • Provenienza e <l,11.1. N. Prot Doc.

D<:stinatario

Oggetto

Fondo Pag. archivis1ico

15.

Ten. Col. Marini, A.M. Cospoli 24.1893 Prot N. 22

Com.te Corpo diS.M.

Missione mili1arc 1edesea. Richiamo di von der Gollz Pascià

G29 R4/8

345

16.

Comando del Corpo di S.M. 6 1.1896 Prot N. 23

Ministero della (iuem,

Addetto miliiarc a Costantinopoli

G29 R5

353

17.

Comando del Corpo di S.M. Roma IO.I 1896 Pro1. N.44/5 R

Ministro della Guerra

Addetto militare ,1Cosiantinopoli

G29 R5

355

1$.

Comando del Corpo di S.M. Rollla 29 3. 1896 Prot. N. 405 R

Tcn. Col. Trom liAttribuzioni dell'/\.M. al Cairo C.1iro

G29 R5

356

19

'len. Col. Trombi. A.M. Cospoli . Da Cairo 31.3. rn96 Pro1. N. 33

Com.te in 2°dcl Vedute inglesi ~ulla politica c.oloniale Corpo di S.M in genere e sulla nostmin genere

G29 R5

358

20

Ten. Col. Trombi. A.M. Cospoli. Da Wadi Haifa 9.5.1896 Prm. N. 55

Colloquio col Sirdar su questione riguardante i confini dell 'Eritrea. Met0di di governo da seguire colle. trib(1 musnllllane. Riflessioni

G29 R5

362

21

Comando del Corpo di S.M. Roma 16.7 I 896. Pro1. N 881 R

»

Ten. Col. Vittorio Trolllbi

G29 RS

365

22.

Ten. Col. Trombi. A.M. Cospoli. Da Wadi Haifa 12.8 18%. Prot. N. 85

))

G29 R5

366

23

Pelloux, Minis1ro della Guerra. Roma, 9.!0 1896. Prot. 7252R

Capo di S.M.E. Ufficiale in 111issionc 1cmpornnea a Costantinopoli

G29 R5

368

24.

Co111ando del Cor1>0 di S.M. Roma, 30 I0.1896. Pro1. I147R

Ten. Col. Trombi. Cairo

G29 R5

369

25.

Cap. Ruggcri, temporaneo Com.te in2' A.M.Cospoli, 211 1.1896 del Cor])o di S.)11. Prot. 5

Occupar.ioni varie in Cosrnntinopoli

G29 R5

3i 0

26.

Bollellino """'wle dell'U}Jicio Colonia/e0 / - Il° trimestre /896 estraili

Situa1.ione politico milirnre dell' Egillo al principio del 1896

G33' R47

374

27.

B0llet1i110 a111111a/e del/'l~Oìcio Coloniale !V' Trimestre 1896 estrani

Algeria - Tunisi.a - Tripolitania e loro hinlcrland. Oasi d Ghadamcs-Rha1 c Tuai

G33 R47

379

28.

Comando del Corpo di S.M. Roma 17.6.1897 Prot. 806R

Addetto miiilare al Cairo. Ripresa della

G29 R5

386

260

>)

Ministro della Guerra

Sulla frontiera fra il Governatorato di Suaki111 e la Colonia Eritrea

Noiizie riguardanti J2 Eri11~a

spedizione anglo-egizian;:i al Sudan


Deslimuario

Oggeuo

Pag. Fondo archivistico

C\1gini , Regio Agenle

S.E. Visconti

Addeuo militare al Sudan

Diplomatico al Cairo 29.6.1897

Venosta

G29 R5

387

G29 R5

389

G29 R5

390

N. d'Or<l J Millente - Provcnieoz.a e <law. N. Prot Doc. 29.

30.

31

32.

33.

34

35.

Capo di S.M.E. lnter1•ento di un ufficiale di S.M. alla Pelloux, \'linistro della campagna Aoglo-1:giziana nel Sudan Guerra. Segretariato Generale. Roma 30.6. 1897 Prot. 3957 R.mo ·1en. Gen. Pedoui, Corn.tc<lcl Corpo di S.M. Roma 17.6.1897

Ministro della Capitano di Simo Maggiore Luigi Caldcrari Guerra

Ten. Col. Trombi. i\.M. Cospoli 29.3.1898 Prot. 14

Com.te in 2" del Corpo di S.M.

Bolfeliino wimw/e de/l'Ufficio Co/ouiale I' - li' trimesrre I 898 Estrailo

Note per una monogmfia sulle difese del Bosforo

G33 R24/8

391

Ufficiali esteri presso l'esercito turco

G33 R24/6

392

Ten. Col. Trombi, A.M. Cospoli. 1.4.1898. Prot. N. 17

Com.te in2' del Corpo diS.M

l'enovie in esercizio, in costruzione od in progeuo nella Turchia asiatica

cm Rl8

393

'Jèn. Col. Trombi. A.M. Cospoli. 15 JI. J899 Pro1. N. 56

Com.te in 2' del Corpo di S.M

Rirnoma nell'e.serdto turco

G33 RIS

395

Studio di carauere militare sull'Impero Ouomano 1899

Ci33 R24/6

397

J,) G" R18

403

G3J Rl8

404

36

l/o/!ei1i11011111m1rle del/' U,Oìcio Coloniale Il' lrimesrre I 899

37.

Ten. Col. Si2norilc A.M. CospoÌi. 3.4.1900 Pro!. N. 16

Com.te in 2' del Corpo diS.M

Ferrovie dell'Asia Minore

Ten. Col. Signorile A.M. Cospoli. 12.2.1 901 Prot. N. 7

Com.te in 2° del Corpo diS.M.

Marina Miliiare turca

38.

39.

Comando del Corpo di SM. Roma7.3. 1901

Promemoria sulla visita al Cairo dell' addctto G29 RG/11 militare a Cos1a01inopoli

406

40.

Ufficio Coloniale del Corpo di S.M. - 1901

Srndio di carattere militare sull'Impero Ottomano

G33 R24/6

407

Siwaiione in Turchia

G33 R1 8

410

41

42.

43.

Ten. Col. Signorile A.M. Cospoli 3.12.1 901 Prot. N. 85

Com.te in2' del Corpo diS.M

Comando del Corpo dì S.M. Roma 12 12 1901 Pro1. N. 743

Corrispondenza Addeuo Militare a Cosian1inopoli

G29 R6!2

412

Ten. Col. Signorile A.M. Cospoli 24.12.1901 Prot. N. 100

Com.te in2' del Corpo di S.M.

ComunicJzione

G29 R612

413

261


Dcs1inaiario

Oggeuo

Pag. Fondo archil'is1ico

Di Martino Minis1,o<lella Guerra - Scgrernrialo Generale 30.1 2.1901 Pro1. N.8680

Capo di S1a1o

Viaggio in Egiuo dell' Addeno a Cos1an1inopoli

G29 R613

45.

Tcn. Col. Signorile A.M. Cospoli 2.7.1902 Prot. N. 85

Com.1e in 2• del Corpo di S.M.

Ripnrazione di otto navi da guerra turche

G33

46.

Comando del Corpo di S.M. Roma 18.7.1902 Pro1. N. 482

Ministro della Guerra

47.

Ten. Col. Signorile A.M. Cospoli 16.12.1902 Pro1. N. 122

Com.le in 2• del Corpo diS.M.

Haras di Cifteler

48.

Ten. Col. Signorile J\.M. Cospoli 30.12. 1902 Pro1. N. 129

Conue in2' del Corpo di S.M.

Visita dell'Arsenale

49.

Comando del Corpo di S.M. Roma 11.1.1905 Prot '<. 36

Ca1>-Z.ampolli Decad~nza milirnre del!:, Turchia A.M.Cospoli

50

Col. Trombi - Ufficio Coloniale - Scacchiere Meridionale - Marzo 1905

5).

Ten. Col. Elia A.M. Cospoli 16.8.1905 Pro1. i\. 63

52

N. d'Ord. :Vlillente - Pro"enienia e data. N. Pro1. Doc. 44.

Maggiore

414

dell'Esercito

R18

415

G29 R6/15

417

G33 Rl8

418

G33 Rl 8

420

G29 R6117

421

lstrnzioni per I' addeuo militare a Cos1aminopoli

G29 R6/21

422

Com.1e in 2° del Corpo di$.M.

Riorganizzazione della Gt'ndanncria nel vilayc1 di Adrianopoli

G29 R6/45

425

Ten. Col. t lia A.M. Cospoli l l.3.1.907 Prot. N. 19

Co111.tc in2° del Corpo diS.M.

Coslilu, ionc di una Banca Italiana in Cosiantinopoli

G33 R26/3l

427

53.

Ten. Col. Elia A.M. Cospoli 22.3.1907 Prol. N. 29

Com.le in 2" del Corpo di S.:VI

Proposrn di acquis10 di documenti riservati

(i33 R27i2

429

54

Comando del Corpo diS.M. Roma 28.3.)907

documenti risef\'ati

G33 R27/l

43 1

Rappur10 dell'Addello a Cos1an1inopoli circa i l:wori di riparazione di oao navi dague.rra turche

Promemoria sull'acquisto

55

·1en. Col. Elia A.M. Cospol i 3.9.1907 Prot. N. 84

Com.le in 2° del Corpo di S.M.

Ordinazione al Governo Ouomnno di un incrocia10rc al.la Casa Ans.1ldo

(;33' R27/12

432

56.

Ten. Col. Elia A.M. Cospoli 29.7.1908 Pro1. N. 63

Com.te in 2° del Corpo diS.M.

Circa l'auualc movimento in Turchia

G33 R27

435

57

Ten. Col. Elia A.M. Cos1>0li 30.7 1908 Pro1. N. 64

Corn.1c in 2• del Corpo diS.M.

:Vlo"imento liberale inTurchia

G" D R27

439

58.

Ten. Col. Elia A.M. Cospoli 31.7.1908 Prot. N. 65

Com.1c in2' del Corpo di S.:Vl.

Il Selamlik di oggi e la siM11ionc in1erna

G33 R27

443

262


I

Pag. Fondo archivistico

N. d'Ord Ylittente · PrO\'Cnicnza e data. N. Prot Doc.

Destinatario

Oggcno

59

Ten. Col. Elia A.M. Cospoli 7.$.1908 ProL N. 65

Com.te in2• del Corpo di S.M.

Avvcni111òl\li politici

G33 R27

446

60

Ten. Col. Elia A.M. Cospoli 24.8 1908 Prot N. 75

Com.te in 2° del Corpo diS.M

Sguardo rc1rospe11ivo allo svolgimento della G33 R27 rivoluzione del luglio testé scorso

452

Comando del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Informazioni Promemoria n. 670

Comando del No1izic d'indole politico miiilare Corpo di S.M. da Cos1aminopoli Roma · Ufficio Coloniale

Ten. Col. Elia A.M. Cospoli S3. 1909 ProL N. 29

Com.te in2° del Corpo di S.M

61.

62

63

Circa l'auuale situazione inTurchia

Si1uazionc poli1ica in Turchia

Comando del Corpo <li S.M. Roma - Ufficio Coloniale · Promemoria n. I0 -21.4.1909

G33 R37/6

461

G33 R29/I

463

G33 R36/6

465

471

64

Ten. Col. Elia J\.M. Cospoli 26.4.1909 ProL N. 64

Com.te in2' del Corpo di S.M.

Occupazione di Cosrnn1inopoli da pane del '·Corpo d'lnves1imen10''

G33 R2917

65

l en. Col. Elia A.M. Cospoli 13.5.1909 Pro1 N. 72

Com.te in2° del Corpo di S.M.

La "pr"sa della spada" per parte di S.M.I.

G" D

Su han Mc.hme; V

R291 l0

478

Ten. Col. Elia A.YI. Cospoli 19.6.1909 Pro1. N. 87

Com.te in 2° del Corpo <li S.M.

Ufficiali per la riorgnnizzazione della

G33 R617

482

Tcn. Col. Elia A.M. Cospoli 12.9.1910 Pro!. N. 84

Colll.te in2" del Corpo di $..VI.

Nuovo ordinamento dell ·cscrci10 ouomano

033 R30138

485

Ten. Col. EliaA.M. Cospoli 20.1.1911 Pro1. N. 3

Com.1c in2° del Corpo di S.M

La si1uazione generale e spccialrncn1c inlerna inTurchia all'inizio del 1911

G33 R20/4

491

Ten. Col. Marro A.M. in Cospoli 2.4.1 91 I -Prot. N. 57

Com.le in 2° <lei Corpo diSM.

Cantiere Ansaldo

G29 R(l/7

496

Ten. Col. Porla A.M. in Madrid 22.4.1911 - Pro1. N. 53

Com.te in2° del Corpo di s.~'1.

Marocco

Ten. Col. Pona A.M. in Madrid 2.5.1911 - ProL N. 62

Com.le in 2° del Corpo diS.M

Marocco

'lèn. Col. t>farro A.M. in Cospoli 215. 1911 - Prot. N. !07

Com.te in 2° del Corpo di SM.

La siwazionc interna in Turchia

66.

67.

68.

69.

70

71.

72.

gendam1cria Otloin:rna

G33 R52

499

G33 R52

501

G33 R2014

503

263


N. d'Ord Mietente - Provenienza Doc. e data. N. Prot.

Destinatario

Ten. Col. Marro - A.M. inCospoli- 1.6.1911Pro1. N. 417

Com.te in2° del Corpo diS.M

Gli ufficiali dell 'esercito e 1:a politica

Teo. Col. Pona - A.M. in Madrid- 2.7.1911 Prot. N. 85

Com.te in 2° del Corpo diSM

La questione marocchina

Ten. Col. Pona - A.M. in Madrid - 2.7. 1911Prot. N. 87

Com.te in2• del Corpo diSM.

Ten. Col. Porta - A.M. in Madrid- 6.7.1911Prot.N. 91 Ten. Col. Porta -A.M. in Madrid- 10.7.1911 Pro!. N. 91

1' 'J,

74.

75.

76.

77.

78.

79.

80.

81.

82.

84.

S5.

264

Fondo

Pag.

archivistico

G29 R6/6

505

G33 R52

507

La questione marocchina. Sbarco tedesco ad Agadir

G33 R52

509

Com.te in2° del Corpo di S.M.

La questione marocchina

G33 R52

510

Com.te in2° del Co,1>0 diS.M

Marocco

G33 R52

511

G33 R31/16

512

Sulla questione del divieto di spionaggio per gli A.M.

Comando del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Coloniale · Promemoria pc! Col. Lombardi 7.9 1911 Comando del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Coloniale- 6.9.1 91 1 Prot. N. 13 15. Ris.mo

Ten.Col. MarroA.M. in Cospoli

lnfonnazioni d,1 assumersi. Difesa di Tripoli G33 R31/16

513

Tcn. Col. Marro - A.M. in Cos1>0li - 15.9.1911Prot. K. 192

Com.te in 2' <lei Corpo diS.M.

Telegrnmmi inviati al Ministero degli Affari G33 esteri rela1ivi alla Tripoli1ania e notizie varie R20/4

514

Tcn. Col. Marro - A.M. in Cospoli- 23.9.1911 Pro1. N. I, risen•ato speciale

Com.te in2° del Corpo diS.M.

S'accusa riccvota della lenera n. 1315 riservatissimo

G33 R20/4

516

Stati balcanici e Turchia asiatica

G" D R32/I

51S

Comando del Corpo di S.M. Roma- Ufficio Coloniale - 23. l 1.1911 Bolkuino scnimaoale 11.

83.

Oggcuo

40.

'

Ten. Col. Merrone A.M. in Bulgaria e Montenegro - 24.9.1912 Prot. N. 1000

Com.te in 2• del Corpo diS.M.

Ciò che si dice a Costantinopoli circa le trauativcdi pace con l' halia. Crisi

Teo. Col. Bamani A.M. in Londra 28.1 0.1912 Prot. N. 274

Com.te in 2' del Corpo di S.M

Appunti sulla situazione poli1ica intemazionalc

Comando del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Coloniale - 21.1.1913 Pro1. N. 359

Ten. Col. !mozioni MombelliA.M. a Cospoli

G29 R6/68

523

G29 R7/16

525

finanziaria inTurc.hia

GW R7/17

529


N. d'Ord Mi1tente - Prol'enienza Doc. e <lata. N. Prol. 86

87.

88.

89.

90.

91.

Destinatario

Oggetto

Fondo

Pag.

archivistico

Comando del Corpo <li S.M. Roma- Ufficio Colonialc- 9.5.1913 Prot N 912

Ten. Col. Dipendenza dell'addcno militare dal Mombclli A.M. Ca1>0 Missione a Cospoli

G29 R7/3 1

530

Ten. Col. Mombclli i\.M. a Cospoli. 29.4.1913 Pl'OL N. 72

Conue in 2°

Riorganizzazione della gendarmeria

del Corpo di S.M.

ottomana e rnpporto infomiativo

G29 Ri/32

532

Ten. Col. Mombdli i\.M. a Cospoli. 6.2.1914 Pro1. N. I - Ris.1110

Conue in2°

Azione J)OIilica in Cirenaica

G33 Rl9

535

Ten. Col. Mombdli A.M. a Cospoli. 10.2 1914 Pro1. N. 14

Com.te in 2° del Corpo di S.M.

Trauative col Governo 0110111ano per vendita di materiale da guerra

G33 Rl9

540

Ten. Col. Mombclli A.M. a Cospoli. I0.2. 1914 Prot. N. 15

Com.te in 2° del Corpo diS.M.

Tra11a1ive col Ciol'erno 0110111ano per vendita di materiale <la guerrn

G33 Rl9

542

Ten. Col. Mo111belli A.M. aCospoli. 16.2.1914 Pro1. N. 17

Conue in 2' del Corpo di S.M.

Tenente Colonnello Ali Aniz be.y el Mam i

G33 Rl9

545

(;33 Rl9

547

del Corpo diS.M.

n

Comando del Corpo <li S.M. Roma - Uffieio Colo,1ialc - 9.3.1914

93

Comando del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Colonialc - 17.3.1914

Tcn. Col. Addcni militari a Costantinopoli Mo111belli A.M. a Cospoli

(ì33

Ten. Col. Mombelli A.M. a Cospoli. 14.4.1914 Pro1. N. 50

Co111.1c in 2° del Corpo diS.M.

Condanna del 1en. Col. Ali lmi1. bey. Nuovo Comandante del Corpo d'Armala di Costantinopoli

G33

Rl8/I

549

Ten. Col. Mombelli A.M. a Cospoli. 21.4.1914 Prot. N. 53

Com.te in 2° del Corpo diS.M.

Partenza di Aiziz bey per l' Egiuo

G33 Rl9

55 1

'Jèn. Col. Mombelli A.M. a Cospoli. 23.4.1914 Pro1. N. 55

Com.te i,t 2° del Corpo diS.M.

Panenza di Aniz bey per l'Egino

G33 Rl9

552

Ten. Col. Mombell i A.M. a Cospoli. 6.6.1 9I4 Prot. N. 3 Ris. Pe,~.

Com.te in 2' del Corpo diS.M.

La nos1ra politica estera in Oriente

(;29 R9n

554

Ten. Col. Mombelli A.M. a Cospoli. 6.6. 1914 Pro1. N. 3 Ris. Pe,·s.

Com.te in2° del Corpo di S.:VI.

Discorso del Ministro di San Giuliano. Riservata personale (accompagna il precedellie rappono)

G29 R9/7

557

l en. Col. Mombelli A.M. a Cospoli. 21.6.1914 Prot. N. 104 Ris. Pe,~.

Com.1ein2° del Corpo diS.M.

Vendi1a di navi italiane alla Turchia

G29 R917

559

Comando del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Coloniale- 13.(l.1 914

Velleità turche per la riconquista dei Tcn. Col. Mombelli territori perduti A.M. a Cospoli

G33 Rl9

5(,1

94

95.

96.

97

98

99.

100

Tra11a1ive per la vendita di materiali da guerra al gol'emo ot10111ano

Rl9

548

265


De.slinatario

Oggcuo

Fondo Pag. archivistico

Tcn. Col. Mombelli A.M. a Cospoli S 8.19!4 Prm. N. 130

Com.le in 2° del Corpo diSM

La mobilita1.ione generale in Turchia. Previsioni circa la condoua ' del governo ouomano

G33 Rl9

562

Ten. Col. Mombelli A.M. a Cospoli 6.6 1914 Prot. K. 145

Com.te in 2° del Corpo <liS.M.

La mobilitazione e adunata dell'esercito ouomano. Indecisione della Subiime Po,1a

G33 Rl9

570

Comando del Corpo di S.M. Roma - Uflicio Coloniale - 23.9.1914

Ufficio del Capo del Riparw Opernzioni Comando del Corpo di S.M. Roma

Sul rapporw n. 145 dell' A.M . a Cospoli

G33 Rl9

577

'lèn. Col. Mombelli /\.M. a Cospoli 27.11 191 4 Prot. K. '2 13

Conue in2' del Corpo di S.M.

La proclamaiionc della guerrJ santa

G33 Rl9

578

Ten. Col. Mornbelli /\.M. a Cospuli 6.I2.1914 Pro!. N. 222

Com.te in 2° del Corpo di S.M.

Il discorso del Presidente del Consiglio On. Salandra

033 Rl9

580

Ten. Col. Mombe.lli A.M. a Cospoli 24.12. 1914 Pro1. N. 232

Com.te in 2° del Corpo di S.M.

Dichiarazioni dell'Ambasciatore di Germania Barone Wangenheim

G33 Rl9

582

Tcn. Col. Mombelli A.M . a Cospoli 3.1.1915 Prot. N. 4

Com.te in2' del Corpo di S.M.

Dichiara1.ioni del Maresciallo 1•ou der Gohz

G29 RIO/I

585

Comando del Corpo di S.M. Roma - Riparto Operazioni. 16.1.1914

Ten. Col. Circa l'opera dell'addeuo militare Mombclli 1\ .M. a Cospoli

G29 RS/28

587

N. d'Ord Miucntc • Proveni.en1.a Doc. e data. N. Prot. 101.

102.

103.

104

105

106.

107.

108.

109.

110.

Il i.

112.

266

G29

RIOn

588

G29 RI0/19

589

Comando del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Colo11iale. 6.5. I9 I5 Promemoria n. I759

Capo della Segrelcria del Riparto Operazioni

Istruzioni generiche per l'adde.Uo milirnre a Costantinopoli del Riparto Opcrazioui

Tc11. Col. Mombclli A.M. a Cospoli 5.7.1915 l'rot. N. 92

Com.le in 2° del Corpo diS.M

SilualiOnò della nos1r.1 Ambasciala a Costantinopoli

G29 RI0/38

590

Tcn. Col. Mon1bclli A.YI. a Cospoli 6.8.1915 Prot. 107

Com.te in 2° <lei Corpo di S.M.

Uhirnalllrn <lcll'halia alla Turchia

G29 RI0/43

592

Ten. Col. ~,ferrone A.lvi. in 8ulg;;11fa e Montenegro-3.10.1918 Prot. N. J02S

Com.le in2° del Corpo di S.M.

La Bulgaria o; la pace fra Italia e Turchia

G29 R6/68

595

't

!B.

Sul!'azione di Ali ;\1.ziz el Masri

Com,mdo del Corpo di S.M. Roma - Ufficio Coloniale Il.2.19!5N. 19

'


N.d'Ord. Millente - Provenienza e data. N. Ptoi.

Destinatario

Oggeuo

114.

)/Jagg. Pinz.a - Sl~1lo Maggiore Esc.rcito

4 111918

115.

116.

lii.

118.

119.

120.

121.

122.

123.

124.

125

126.

Pag.

Capo Ufficio Promemoria sulle questioni colonial i da Operazioni del risolversi in imminenza dell'armistizio Comando Supremo

G33 R35

Promemoria riassuntivo sull'evenmalità di una spedizione iLai iana in Anatolia

G33

R48/S

600

Eventuale azione militare inAnatolia

G33 R4815

610

H3 R73bis/6

613

Ministero della G11en·a Stato )'iaggiore Genemle Ufficio Opemzioni agosto 1924. Segrc1issimo Il Capo di Stato Maggiore Generale 4.3.1 926 Prot. 941

Fondo archi\listico

Doc.

S.E. ~enito Mussolini, Capo del Governo

597

Ministero della Guerra Stato Maggiore del Regio Esercito t:fficio Situazione 1926

Ì\ot:, riassuntil'a sulb questione di Tangeri

Ministero della Guerra Stato Maggiore del Regio Esercito Ulììcio Situazione- 7.10.1 926

Pron1emoria sulla anuale situazione al .\llarocco

H3 R73bis/6

616

Ufficio Operazioni $.[VI.R.E. - Isoleottobre 1931 - Segre/0

Rapporti difesa dell' lsole dell'Egeo

LIO RI 1712

619

Comando dei P,esidi delle Isole Italiane dell'Egeo- Rodi MarLo.1932

Studio relativo a)b difesa delle Isole l1aliane dell'Egeo: considernzìonì di

Comando del 9• Reggime.nto Fanteria '·Regina.. - Rodi ollobre 1932

LI O Rll7/4

621

Studio per la compilazione del "Progeuo di difesa costiera deff Isola di Lero

LIO RI lì/4

624

Com.le in 2° A.M. Cospoli d-cl Corpo 31.12.1932 - allegato al foglio n. 5i3 del 10.1. 1933 di S M.

Relazione annuale riassuntiva circa i

G29 RII

627

A.M. a Cospoli allegato al foglio n. Afl 66 del 18.3.1 934

Notizie sonunarie sull 'ordinamento della Turchia

G29 RII

630

Piano di difesa delle isole irnliane dcll'Egeo- l'ascicolo 1• - Pianod'insieme-

LIO Rl l814

61ì

Relazione annuale rias~untiva circa i

Ci29 RII

635

G29 RII

638

caranere operativo.

Com.le in2' del Corpo di S.)11

Comando del Corpo di S1:1to Maggio,·e - 1934 A.YI. Cospoli - allegato al foglio n. 590 del 31. 12.1934

Com.te in 2• del Corpo dì S.M.

A.M . Cospoli - allegato al foglio n. 26 del 9.1.1936

Coni.te in 2' t!el Corpo diS.M .

principali avl'enirnenti di carnuere militare i:mno 1932) esiralii

principali avvenimenti di ctlrnuere militare (anno 1933) es1r1mi

Relazione annuale riassuntiva circ~, i principali avvcnimcn1i di cal':)Here rnilirnre

(anno 1935) esmmi

267


N. d'Ord Mittente· Prol'enienza e data. N. Prot. Doc.

Destinatario

Oggello

Fondo

Pag.

archivistico

127

A.M. Istanbul 31.12.1935 Prot. N. 847 Segreto

Al Capo del Servizio ln1Ònll,1Zioni MilitareMinistero della Guerra

Atteggiamento della Turchia in un cvemualc G29 RI I conOiuo nel Mediterrnneo

641

128.

A.M. Istanbul 2.1. 1936-Prot. IO Segrelo

Scr1•izio Informazioni MilitareI' Sez. Ministero della Guerra

Atteggiamento della Tu1'd1ia in un eventuale G29 RII confliuo nel Mediterraneo

643

129.

A.M. Istanbul 15.1.1936 Prot N. 42 Segrero

Al Capo del Servizio Informazioni MilitareMinistero della Guc!1'a

Aucggiamento della Turchia in uneventuale G29 RII conflitto nel Mediterraneo

644

130.

A.M. Istanbul 20.2.1936. Pro1. N.10

Servizio Informazioni Militare I' Sez. Ministero della Guerra

Aui1•ità dell'Jntelligence Servicc

G29 RII

645

A.M. Istanbul 27.2.1936 - Prot. N. 182 Segrelo

Servizio Informazioni Militare I' Sez. Ministero della Guerra

Aueggiamento dellaTurchia in un eventuale conniuo nel Mediterraneo

G29 RII

(}47

A.M. Istanbul telegramma 18.4.1936Pro1. N. 333

Guerra Scrvimiles Roma

Su propaganda inglese in Afric~

G29 RI I

650

133.

Comando Milita,-e Mari11imo delle Isole dell'Egeo - Lero 5.5.1936-Prot. N. 1061

Maristat Roma e altri indirizzi p.c.

Nuol'O piano di difesa <li Rodi

LJO RIIS/4

651

134.

Minis1ero della Guetra Gabinetto - Governatorato delle Isole italiane dell'Egeo - Prm. N. 2222 Rodi 22.9.1936 Se~rero

Ministero degli Nuovo assello <lellc Isole italiane dell 'Egeo Esteri - Roma e alui indirizzi p.c.

LIO Rll915'

653

A.M. Istanbul 7.5.1936 - ProL N.382 Segrero

Servizio lniòrmnzioni Militare I' Sez. Ministero della Guerra

G29 Rll

654

Segreto

131.

132.

135.

268

Politica inglese nel :Vlediterranco


Documenti


'


Documento n. 1 1

Guerra del Marocco nel 1859-1860 del Luogotenente applicalo Rebagliati

2

Esercito L'armala del Marocco, in tempo di pace, è poco considerevole; essa non oltrepassa i 3500 uomini, compresa la guardia imperiale nera. Quando una guerra è imminente, il sovrano si rivolge al governatore deUe provincie; e questi convocano le tribù da loro dipendenti e che ubbidiscono alla loro autorità; in questo modo all'armata ordinaria vengono a congiungersi corpi irregolari, numerosi o poco considerevoli secondo che sadt stato più o meno spinto il loro fanatismo politico e religioso. Sotto Abd el Khaman, u ltimo imperatore, l'effetto dell'armata cli 35000 uomini, dei quali 12000 regolari di fanteria, organizzati con molta cura dopo la battaglia cl'lsly, da Sidi Mohammed che d'allora in poi li comandò; 16000 della guardia nera (Boukharis, guardia imperiale); 4500 cavalieri; 2500 artiglieri. Alcuni asseriscono che Sicli Mohamed, successore di Abd-er-Mamoud abbia aumentata la sua annata cli altri 15000 uomini creando battaglioni di Cacciatori con armi di precisione, aumentando l' artiglier.ia, ed i Boukharis o guardia nera. Tcorpi irregolari che intervengono nelle guerre, non ricevono paga, si armano da loro, e si.. .3 devastando e saccheggiando il teatrn della guerra. li loro concorso è però molto utile per la conoscenza che hanno del paese, e per l'intelligenza colla quale fanno la guerra cli partito. Facendo proclamare la guerra santa in tutto l' impero, le tri bù accorrerebbero ed il Sultano potrebbe riunire 300.000 irregolari. Nelle attuali c ircostanze del Marocco, sembra che malgrado i denari e i p roclami sparsi in tutto l' impero, iI nuovo sultano non abbia ancora pot.uto ottenere questo risultato. Di fatto in ora i soli habili hanno corrisposto alla sua aspettazione, e le sole orde loro sono discese al litorale; è bensì vero che queste trib~

1 Si traua dell a lunga relaz,ione sulla guerra del Marocco del 1859- l 860, compilala dal Luogotenente applicato Rebagliaci. li doc umento è manoscritto e si com pone di tre fasciwli. I prim i due descrivono il Marocco, sulla base delle noti zie fornite dal Mo11ite1.1r Uni verse/, come indicato dallo stesso aucorc; il resto fu co111 pilatodie1ro i rappor1i ~pag111.10/i pubblicati dai giornaliji·(lntesi. 11 terzo fascicolo riguarda le descri zioni de lle singo le bauaglie, con an nesse cani ne . Per questo rapporto, così come per quello de l cap itano dc Boccard e ciel capitano Crema riporlllti di seguito, sono state sce l Le le part i che riguardano piìt cl ircnamentc la composizione deJle forze mi litari. Ogn i re lazione costitu isce un volumetto a sé stante: la loro integrale pubblicazione in questa sede avrebbe imped ito la possibil ità di pubbl icare altri doc umenti relativi ai period i successivi del la st oria nella regione cons iderata. 2 La parte precedente ai brani che vengono ri portati di seguito riguarda la descriz ione particolareggiata del le caratteristiche fisiche e geografiche de l Marocco e delle pri ncipali c ittà marocchine, compresi i presid i spagnoli sul la costa marocchi na. 3 llleggibi le.

27 1


abitano il Fez teatro della guerra; fo rse quelle più lontano stanno organizzandosi, e non tarderanno molto a comparire. Flotta La t1otta del Marocco nel 1794, sotto Muley-Soleiman antecessore di Abd-erRhaman, componevasi di 10 fregate, 4 Brik, 14 Galeotte, 19 cannoniere. D'allora in poi andò decadendo ed oggidì non consta che di 2 corvette, 1 brik, 15 cannoniere stanziate nei porti di Tangeri, Larache e Saphi .

Considerazioni militari sul Marocco La creazione di un esercito regolare risale al 17° secolo. L'imperatore Mulay Isrnael che regnò dal 1678 al 1727, stanco delle continue rivolle dei suoi sudditi, trasse dal sud clell'lmpero numerose famiglie di neri, e le stabi lì nei paesi centrali, nello scopo cli affezionarli e reclutare nelle medesime gli uomini che comporre doveano le truppe regolari . Alla morte cli Mulay lsmael più di 100.000 negri erano stati addestrati alle anni ed aveano fatto parte dell'esercito regolare. Mulay Abdalay, uno dei successori cli Ismael, vedendo che questi neri, fatti potenti, per le elargizioni dei suoi predecessori, poteano ormai disporre della corona, come le cohorti pretoriane a Roma, ed i Giannizzeri a Costantinopoli, per disfarsene, seminò tale discordia fra i neri ed i mori indigeni, che ne nacquero risse e combattimenti sanguinosi, nei quali i neri avendo sempre il disotto, il loro numero cominciò a scemare. Sidi Mahomet nel 1780 trovando ancora soverchio il numero dei neri rimasti, ne facea disarmare per tradimento una gran parte, indi li disperdeva pel suo vasto impero. In tal guisa in meno di 60 anni, i 100.000 neri di Mulay Ismael furono ridotti a 20.000 o 30.000. D' allora in poi il loro numero fu quasi sempre lo stesso. Fin dal secolo scorso vi furono nel Marocco truppe specialmente incaricate del servizio dell'artiglieria. Nel 1.829 questo constava di una ventina cli pezzi da montagna, manovrati dai rinnegati spagnoli fuggiti dalle galere dei presidi i. Comandante della medesima era un tal D. Antonio Pilato, italiano. L'artiglieria da piazza e da costa è assai più numerosa; come che proveniente a doni di varie potenze, essa è cli calibri e modelli diversi. L'esercito irregolare è formato dai mori indigeni, i quali, come già si disse, possono essere chiamati a prendere parte ad una guerra. Così non ha ordinamento alcuno; ed agisce per tribù sotto gli ordini dei loro capi rispettivi. Tàle esercito componesi, per la massi ma parte di uomini a cavallo; la fanteria è composta della parte più miserabile della popolazione, epperciò è poco stimata. Siccome non v'ha indigeno che non possegga un arma qualunque così l'armamento degli irregolari è a carico loro; l'arma principale però consiste in un fucile molto lungo e cli piccolo calibro; l'uso dei cartocci è ignoto; caricano l'arma con la fiaschetta a polvere. I marocchini ben diversi dai celebri Mamalucchi, non considerano la sciabola che come un accessorio quasi inutile, e non usano dell'arma bianca che al l'ultima estremità. Le truppe irregolari non ricevono soldo alcuno, e durante la guerra vivono nel paese che occupano, imponendo contribuzioni di ogni genere, e saccheggiando talora persino le città del Sultano.

272


L'ordine cli battaglia delle truppe marocchine consiste ordinariamente nel formarsi a mezza luna coll'artiglieria al centro. La tattica loro risiede in due soli movimenti, concentrarsi cioè in prossimità ciel nemico, indi spiegandosi celermente, avvilupparlo estendendo più che possibile il fronte di battaglia. Nell'attacco i cavalieri partono di carriera urlando e puntando in pari tempo il nemico; giunto a pochi passi eia questo, senza arrestarsi sparano l'arma, poi girato il cavallo ritornano indietro, sempre alla stessa andatura, per caricare di nuovo il fucile. Questi attacchi vengono ripetuti, finché perduto ogni speranza di successo, si ritirano precipitosamente ognuno per proprio conto. Nel ritirarsi dei cavalieri, la fanteria raccoglie i propri feriti, combattendo in guerrillas. Se riescemo a vincere e a rompere il nemico, allora lo inseguono caricando e scaricando i loro fucili e mettendo talora piede a terra per tagliare la testa elci morti e feriti, per farsene un glorioso trofeo. Da questi pochi accenni sulla formazione e sulla tattica dell' esercito marocchino, si può scorgere cli quanto si sia ancora lontano dalla moderna floridezza degli eserciti europei, e facilmente giudicare cieli' esito che avrebbe una gue1Ta intrapresa con tali elementi. In caso di guerra, coi mezzi cli cui aJ giorno cl' oggi possono disporre le potenze europee, non sarebbe difficile operare uno sbarco sulle coste ciel Marocco, nello scopo non già di conquista o cli colonizzazione, ma solo per impaclrorùrsi cli Fez o Mequinez e così imp1imerc una volta per sempre, nelle barbare popolazioni di quei paesi, un durevole timore ciel nome cristiano, e giacché è cosa confermata dai fatti, servirsi della guerra per spargere fra di loro la civilizzazione alla quale furono ognor avversi: in questo caso due o tre corpi d'armata della forza cli 8.000 a 10.000 uomini con artiglieria di montagna, non potrebbero essi sbarcare a Tangeri, Tetuan e Rabat o qualunque altro punto della costa, e con diverse marce di concentramento riunirsi nel punto prefisso? Con questo mezzo si avrebbe il vantaggio di neutralizzare la difesa e cli avviluppare così una vasta regione ricca in armenti e vettovaglie, che potrebbero servire alla resistenza delle truppe spedizionarie. I numerosi cavalli, muli e cammelli che quivi si trovano, servirebbero al trasporto delle munizioni d'ogni genere dalla costa all ' interno, e nell'interno stesso. Jn una guerra di tal gei1.ere l'esercito nemico certamente limiterebbe la sua difesa ad una 1itiratacontinua, onde trarre maggiormente nell ' interno il corpo spedizionario. Questo però non succederà se il Generale delle truppe invaditrici terrà ognor presente il vero scopo della guerra e distrutta una o più capitali, si ritirerà sul litorale oceanico, per quindi ripartire pel continente, tenendo però sempre in suo potere e ben occupati, alcuni punti della costa che nùnacciano il cuore dell' Impero. Questo progetto sommariamente espresso ne ll'ipotesi cli vendicare un insuHo fatto e d'imprimere maggior rispetto dei diritti internazionali, non va però applicato ad idee di conquista né di colonizzazione interna, questa questione ciel resto è troppo grave per essere qui dibattuta.

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Documento n. 24 Comando del Corpo di Stato Maggiore II Riparto - Ufficio G Al Sig. Generale Comandante del Corpo Roma Oggetto: rapporto della missione del sottoscritto al Marocco. Roma, 18 agosto 1875 La S. Ili.ma, in seguito al foglio ministeriale del Febbraio 1875 - Segretariato Generale - Divisione Stato maggiore N.1194 di Protocollo, mi ordinò di prendere imbarco sul regio pirotrasporto Dora per recarmi a Tangeri e di là accompagnare l'Incaricato d'Affari e Console generale italiano presso l' impero del Marocco, nella sua gita a Fez, ed in quell' altro sito, che verrebbe in appresso stabilito, ove egli doveva presentare a S.M. il sultano Mule i Hassan, le proprie credenziali , unitamente a lle mostre dell' industJia italiana che S.M. il re d' Italia offriva in dono all'imperatore del Marocco. Nel tempo stesso io veniva pure incaricato cli assumere informazioni e raccogliere dati riflettenti la geografia, la struttura topografica, la statistica e la situazione politica e militare ciel Marocco. È scopo del presente rapporto esporre alla S.V. Ili.ma il mio operato e presentarle il poco lavoro che sono stato capace cli fare. Ho preso imbarco sul Dora alla sera del 6 Marzo, secondo l'ordine che ricevetti alla Spezia dal Comandante del regio legno, in allora Capitano cli Fregata, commendatore Fortunato Cassone. La stessa sera partimmo pel Varignano ed il giorno seguente per Tangeri. Il giorno 13 un forte ponente ne obbligò a riparare nella baia di Roquettas presso Almeria. TJ g iorno I5 entrammo nel porto di Tangeri ed il I 6, il Comandante Fortunato Cassone ed io, entrambi incaricati d' accompag nare l' Incaricato d' Affari , sbarcammo e cessammo di essere portati in forza presso lo Stato Maggiore della nave. Da quel giorno sino al 3 maggio, rimanemmo in attesa della partenza per Fez, la quale doveva avvenire in un'epoca più o meno lontana e sempre molto difficile a prestabilire. Per mettersi in marcia occorreva che il sultano, in quel,momento appunto già occupato a ricevere un'analoga missione inglese, rispondesse alla domanda con la quale l'Incaricato cl' Affari gli chiedeva quando e dove ci avrebbe ricevuti; occorrevano lavori preparatori pel trasporto delle grosse casse contenenti i doni pel sultano; occorreva che fossero finiti tutti i preparativi necessari per un viaggio in siffatte regioni; occo1Teva ancora che il governo marocchino fornisse la scorta e gli animali da sella e da basto necessarii.

4 Anche in qttesto caso di tratta di ttna ltt nga re lazione con carte an nesse e 5 allegati. Di questa relazione si pubbl icano di segu ito alcuni estratti: l'i ntrodttzione e le pagine 38-50 dell'allegato n. 5, che ha come titolo Marocco. V. doc. rotografica.

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TI giorno 3 maggio parti mmo eia Tangeri, dirigendosi su Fez per EI-Kezar - el Kebir, giungemmo a Fez il 15 maggio fummo ricevuti dal Sultano il 19 e 1'8 giugno ci mettemmo in marcia verso Tangeri per Mek.nez e Larasce; giungemmo a Tangeri il 19 giugno. Addì 21 giugno ci recammo col vapore postale a Gibilterra e quivi ci imbarcanuno, il 22, a bordo ciel Dora: quest' ulti mo salpò eia Gibilterra il giorno 23 giugno e approdò alla Spezia il 30 giugno. Col nostro ritorno a Tangeri era finita la mia missione in quanto si riferisce all'accompagnamento dell'Incaricato d' Affari e non ho nulla da aggiungere al riguardo. Credo opportuno invece di dire qualche parola su quello che ho fatto per raccogliere dati ed informazioni sul Marocco. Ricorsi per questo dapprima ai libri; agl i opuscoli ed agli scritti tutti che potei trovare relativi al Marocco: di questi parlerò a suo tempo. Ricorsi alle informazioni forniternj da persone che conoscevano il paese e che erano state in quei luoghi ove non potevo andare: potei fare a Tangeri, di fatto, la conoscenza di molte persone il cui sapere e la cui erudizione mi furono utilissimi . F ra queste persone credo dover specialmente ricordare il nostro incaricato d ' Affari, commenclator Scovasso, il ministro di Francia, Sig. Tissot, il nostro vice console Sig. Paolo Grandi, il nostro agente consolare a Mazagan , cav. Carlo Morteo, il primo interprete Sig. Mongc e il secondo interprete, Sig. Salomone. A questi nomi , potrei all' occorrenza, aggiungere quello di molte altre persone delle quali alcune occupano una posizione molto più modesta, ma che non per questo sono meno bene informati . Finalmente, e sempre per avere dati, ricorsi all ' osservazione diretta, recandomi a visitare le località che mi sembravano più interessanti e dove potevo andare, senza espormi e far nascere troppo gravi difficoltà per altri e per me. Avrei certamente potuto raggiungere meglio lo scopo facendo una qualche lunga spedizione nell'interno dell'impero, oppure verso l'Algeria, durante i quarant' otto giorni che trascorsero fra il mio sbarco a Tangeri e la partenza per Fez; ma siccome non si sapeva in modo alcuno quando l'Ambasciata partirebbe, e che d'altronde era inanunissibile che la missione avesse da ritardare la sua partenza per darmi tempo cli ritornare, qualora mi fossi di molto allontanato, così mi trovai quasi legato a Tangeri, O·, per lo meno, obbligato a non di scostarmene mai per molto teli1po. Del resto una mia spedizione lontana portando seco difficoltà economiche, e fors' anche politiche, gravi, e cli più, avrebbe richiesti preparativi per compiere i quali occorre sempre lungo tempo, non breve. Ciò stante, credetti bene limitandomi a far molte ma brevi escursioni in quelle località che mi sembrava più opportuno visitare. Fra queste escursioni credo furono meglio sce lte e più importanti le seguenti, fatta ciascuna per lo scopo che si dirà rispettivamente qui sotto. I O escursione all'Angera per vedere il teatro di guerra fra Marocco e Spagna nel 18605 e visitare Ceuta e Tetuan. Partii iI 22 d i marzo e feci ritorno il 31. 2° escursione all'isola di Pereghil collo scopo di completare l'esame della regione dell' Angera. Partii con filuccio a vela il 13 e tornai il 14 aprile.

5 V, sopra documento n. I.

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3° Escursione al Capo !)ìJartel ed alt'Uad Bu - Cali per vedere la costa dello Stretto di Gibilterra ad ovest di Tangeri; visitare il faro internazionale e le grotte d'Ercole; vedere la costa atlantica fin presso Arzila e gli accessi dalla medesima verso Tangeri. In queste escursioni e sul viaggio a Fez ho creduto dover fare appositi rapporti negli allegati n. I. 2. 3 . 4. al presente fogl io. Finalmente riunendo, confrontando fra cli loro e completando i dati trovati sui libri, quelli forniti da persone degne di fede e quelli ottenuti colla diretta e personale osservazione, ho tentato dare nel l' allegato n. 5 una descrizione complessiva e succinta del Marocco e della sua situazione economica, politica e militare. Nel presentare alla S. V. 111.ma questo mio lavoro, e qualunque del resto possa essere il suo valore, mi corre l'obbligo cli dire che, nel raccogliere gli elementi coi quali l'ho compilato, mi fu sempre largo cli auto e di consiglio il Sig. Fortunato Cassone, ora capitano di vascello, e che perciò a lui debbo assai cli quanto posso aver raccolto di utile sul Marocco e qui riferito. TI Capitano di Stato Maggiore Giulio di Boccard

RAPPORTO DI UNA MISSIONE AL MAROCCO del

Cap. G. di BOCCARD 1875 A llegato n. 5

Situazione.finanziaria del Marocco

All'ingrosso gli introiti regolari del Marocco ascendono a l.000.000 fr. e le uscite sono di poco inferiori alle entrate. Havvi però un altro ed importantissimo cespite di ricchezze per il tesoro marocchino ed è un cespite tale che mentre impingua momentaneamente le imperiali casse, distrugge la ricchezza del paese. Intendo parlare della spogliazione, di quella spogliazione sistematica e adorna di tutte le apparenze della giustizia, che dall'autorità maggiore si fa subire alla minore, e eia questa ad altra minore ancora sino a che si g iunge al minuto popolo, come parmi avere spiegato parlando del Governo e della divisione politico-amministrativa dell 'Impero. Il sultano batte moneta: ne' suoi stati vi sono monete di rame o F ilus, che hanno il valore di pochi centesimi e che portano da una parte ed in rilievo il famoso nodo di Salomone; vi sono monete d' argento irregolarmente coniate, l'uchia. cioè, che vale circa 18 centesimi e lo stati che vale, salvo errore, un poco più di mezzo franco: vi sono finalmente monete d 'oro, delle quali una vale circa 12 lire, se non mi sbaglio. Del resto abbondano nel Marocco e vi hanno corso al pari e specialmente nelle città del litorale, le lire sterline, le isabelle e i napoleoni, come pure gl i scudi, i colonnati, ed altre monete d'oro e d'argento: le monete italiane di questi metalli vi sono tutt'altro che rare.

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Sarebbe ora il caso cli parlare delle misure in uso colà: mi duole d'aver trascurato di assumere informazioni al riguardo e quello che posso dire si è che non vi ha altra misura itineraria, che quella mutabilissima dell'ora cli marcia.

Situazione politica interna ed esterna del Marocco Regna oggidì sul Marocco un sultano ,iconosciuto bensì, ma che ha molti nemici. Egli è attualmente circondato dai membri della famiglia d' un primo ministro, o consigliere che dir si voglia, potentissimo e che ha per sé l'appoggio di alcuni personaggi importanti, fra i quali il Sidi Baccali. È difficile indovinare guaii sieno in realtà le idee e le politiche aspirazioni di questo gruppo che circonda il trono: molti indizi farebbero credere che in essi non vi siano né brama di progredire, né desiderio di retrocedere, né passione pel tempo che fu, né premura per le innovazioni che saranno: pare che l'unica preoccupazione loro sia quella d i barcamenarsi fra le idee retrive che la religione ispira, e le idee nuove che il tempo arreca. Ultimamente il trono ha saputo guadagnare l' appoggio del temuto sceriffo di Nazzan; ma ciò non ha bastato a tranqui llizzare l'impero, poiché ferveva unaribellione nei dintorni di Téza, quando noi eravamo a Fez; e presso i Beni Hassan e presso altre tribù di fresco domate, non sono ancora ben rimarginate le piaghe della guerra civile. Ollre a tutto questo è bene ricordare che vive in Fez Mulei Abbas, il vinto di Tètuan; egli è guardato a vista, è spogliato di ogni autori tà, ma ciò non impedisce che egli abbia un forte partito e che egli sia il fratello del defunto sultano Sidi Mohamed. In complesso credo si possa dire che il Marocco internamente non sia tranqui llo. Molto havvi da dire riguardo alla situazione politica ciel Marocco 1ispetto all'estero. Per trattare tale quistione, mi giova anzitullo osservare che l'impero dei sceriffi interessa le potenze e stere, per le seguenti diverse ragioni essenzialmente. 1° li Marocco è il più salvo bastione della civiltà maomettana e, fra i paesi soggetti al Corano, è quello che si mostra più retrivo e più fanatico, mentre è, in pari tempo quello che gli europei, i cui eserciti non giunsero mai neppure a Fez, conoscono di meno e hanno di meno percorso. 2° La costa meridionale dello Stretto di Gibilterra è parte dell' Impero Maroc- chino. 3° li Marocco è paese fertile e sano, che potrebbe produrre molto e specialmente grano, orzo e best.iame. 4° Per esso passa probabilmente la strada più conveniente che leghi l' Africa centrale all'Europa. 5° Il Marocco confina a levante con l'Algeria 6° Il Marocco mantiene con l'Inghilterra un commercio assai ragguardevole. A questi diversi motivi d ' interessarsi al Marocco le potenze estere hanno maggiore o minore importanza a seconda delle aspirazioni proprie, e quindi hanno ciascuna un particolar modo di giudicarlo e di regolarsi politicamente con esso. La Francia, che dal 1830 lotta cogli Arabi di Algeria e che ora sembra voler spingere tant' oltre le sue conquiste da raggiungere il Sudan, vede nel vicino Marocco un nemico cerlo, comunque egli si comporti e comunque aiuti o combatta un 277


Abd-el Cader qualsivoglia; e quel che più imporla sa che ivi esiste il focolare dove si ritemprano le idee e i principi che essa combatte in Algeria. D'altra parte le sta moltissimo a cuore la libertà dello stretto cli Gibilterra e, per quanto essa desideri la distruzione dei mori ciel Marocco, essa capisce esser megl io che la costa africana dello stretto rimanga in possesso del Sultano, anziché passare nelle mani degli spagnuoli e speciahnenle degli inglesi. La politica francese rispetto al Marocco ha dunque ad un tempo una tendenza distruggitrice e conservatrice: vorrebbe distruggere, ma non vorrebbe che altri lo facesse. La Spagna è quella che ha, se non maggiori, almeno più frequemi relazioni commerciali col Marocco e più d'ogni altra nazione ha forse interesse ad assicurarsi libera e sicura navigazione nello stretto ed a frenare i ribaldi del Rif ed i corsari marocchini, che esistettero già e potrebbero esistere cli nuovo. A tal scopo la Spagna ha preso possesso di diversi punti della costa marocchina e vi tiene presidii, e si è garantita ed assicurata con promesse, minaccie e trattar.i. Ha però da fare con un popolo poco sincero e spesso si è vista costretta a mos trargli i denti; non è quindi strano che essa desideri farla finita un giorno, distruggendo quegli avanzi di barbarie e di selvaggiume, e creandosi colà un'Algeria spagnuola, forse più ricca molto della francese. È inutile poi aggiungere che nella costa africana dello stretto la Spagna troverebbe un compenso a Gibilterra, che le fu poco onestamente rapita. La tendenza politica degli Spagnuoli riguardo al Marocco sarebbe distruggitiva e conquistatrice al pari di quella dei Francesi; ma come questi, essi vorrebbero essere i soli a cui fosse permesso conquistare. L'Inghilterra, contrariamente alle sue sorelle, non cerca sul Marocco che protezione e sicurezza pe' suoi negozianti, uno sbocco favorevole per il suo the e per le numerose sue merci e quindi nel Marocco vuol essere più che rispettata ed influente, molto influente. L'Inghilterra possiede lo scoglio cli Calpe ed ogni vapore vi passa a far carbone: ciò le basta. Si pente forse d'aver abbandonato Tangeri che completerebbe così bene l'importanza di Gibilterra, ma non è rigorosamente necessario possederla. Quello che preme a le i è cli avere al Marocco influenza maggiore delle altre potenze e che il suo rappresentante sia, come è, e si mant.enga il consigliere e l'avvocato ciel sultano: non vuole assolutamente che altri vi conquisti terreno; ma ciò avvenendo suo malgrado, e lla saprebbe certo ove stendere, essa pure, subito la mano per avere la sua parte cli bottino. Fino al giorno d'oggi queste erano le tre sole potenze che si occupassero ciel Marocco e le sole, di cui il Marocco si occupasse. Oggi se ne è presentata una quarta, ed è l'Italia, e pare terrà subito dietro una quinta potenza, la Germania. L'Italia si è ricordata, pare, dello stretto di Gibilterra; si è ricordata che col Marocco ebbe un dì un piccolo commercio, ed ha forse anche pensato che dal Marocco si comunica pel suo con la Tunisia da una parte, col Sudan dal l'altra; e perciò a rammentare ai marocchini che esiste un'Italia, ella mandò il suo incaricato d'affari a presentare al sultano in una colle sue credenziali, alcuni campioni cieli' industria nostra. L' ltalia sembra quindi voler prendere per tal modo il post.o che le spetta fra le altre nazioni. Di queste chi ci vede arrivare cli miglior occhio è l'Inghilterra, che 278


trova naturalmente in noi dei partigiani dello statu quo, o per lo meno dei partigiani di quello statu quo che non è turbato che dalla civilizzazione e dal progresso, introdotto col commercio e colle buone e pacifiche relazioni fra due popoli. Spagna e Francia non condividono perfettamente lo stesso modo cli vedere e ci considerano un po' come intrusi, che vengono ad assicurarsi ad un loro banchetto, senza esservi punto invitati. Per tradizione, per principio, per economia e per politica l'Italia non vuole e non deve nulla materialmente possedere al Marocco: essa tuttavia non può trascurare g l' inleressi suoi relativi al Marocco ed allo stretto di Gibi lte1Ta, come non può neppure dimenticare la grande ricchezza agricola che quel paese può produrre ed i1bene che l'Italia può ricavare eia un commercio attivo e libero con esso. È dunque compito dell'Italia ottenere maggior possibile influenza al Marocco, aiutare e sostenere per quanto si può razionalmente il sultano, e nel tempo stesso procurare col commercio e con tutte le possibili e pacifiche relazioni internazionali, di spandere colà germi di civiltà e di pace. Questa missione dell' ltal ia, così ben sentita dal nostro incaricato cl' affari, è stata, spero, ben intesa dal sultano, l' accoglienza ch'egli ne fece, la cortesia colla quale ne accomiatò e più di tutto quello che l'incaricato d'affari ottenne, fanno supporre che il sultano ed il suo governo si siano resi pe1fettamente conto delle buone intenzioni del governo italiano e del vantaggio che il Marocco puè> trarne. In quei paesi, per altro, le impressioni si cancellano presto e bisogna aver cura di mamenervi sempre viva la memoria dei fat ti : bisogna adunque che l'incaricato d'affari s' intrometta con zelo e costanza in tutte le faccende ciel Marocco, e vi faccia sempre vedere e la sincerità delle nostre imenzioni e il valore della nostra amicizia: bisogna insomma che egli non si lasci sorpassare nella fiducia del governo marocchino dai m inistri delle altre potenze, i quali hanno già su cli lui il vantaggio di rappresentare paesi megl io conosciuti, e cli occupare una posizione nel la gerarchia diplomatica, sventuratamente superiore alla sua. Considerazioni militari sul lvlarocco Abbiamo parlato della popolazione cieli ' impero del Marocco, delle sue forze militari, delle sue risorse, della sua struttura topografica, delle città e delle comunicazioni che vi esistono e cli tutto quello insomma, che piLl essenzialmente e di rettamente può influire sulle condizioni militari di un paese. Quello che vi ha eia dire .su queste condizioni può quindi esprimersi sotto forma cli aforismi, la cui giustizia potrt1 esser facilmente verificata dal lettore, per mezzo dei dati esposti precedentemente. I - La fanteria marocchina poco istrutta, male armata, non è terribile che nei terreni difficili, nelle strette gole in mezzo ai monti: per combatterla converranno megl io a lle nostre fanterie, armate di fucili a lunga gittala, terreni piuttosto scoperti e pianeggianti. II - La cavalleria marocchina non si serve dell'urto e clell' arma bianca; essa è perciò poco terribile: colle armi attuali a tiro rapido e lungo, la fanteria nostra non ha bisogno per resisterle cli ricorrere alle famose formazioni ed ai quadrati delle piramidi ed' lsly. La cavalleria europea, servendosi clell'ur-

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to e dell'arma bianca potrà sempre vantaggiosamente lottare contro quella del Marocco, e i cavalieri spagnuoli ne diedero non dubbia prova a Tetuan. 11 timore quindi della numerosa cavalleria del Marocco, non deve punto indurre a ricercare terreni rotti e frastagliati, ove la fanteria moresca si troverebbe in condizioni di resistere alla nostra. llI - L'artiglieria cli campagna può benissimo essere trainata nelle regioni non troppo montuose del Marocco. Ciò ancora indu,ce ad operare in terreno pianeggiante. L'effetto morale dell'artiglieria sui marocchini è grande: il vizio che hanno di combattere riunendosi a stormi, deve forse renderne anche grandi gli effetti materiali . Per battere le piazze marocchine dell'interno basteranno sempre i cannoni di campagna cli grosso calibro: sarà dunque inutile il parco d'assedio. Essendovi diversi fium i, converrà invece avere un certo numero cli equipaggi da ponte; tanto più che in paese scarseggia moltissimo il materiale per fabbricarne. TV - Il Marocco ha risorse alimentari assai limitate: non si deve fare assegnamento su cli esse, ma provvedersi di munizioni d'ogni genere da trasportare su carri appositamente portati colà o su muh e cammelli. Frattanto utilizzare come si può meglio, ciò che si trova nel paese. La paglia e l'orzo del Marocco potranno probabilmente bastare pei cavalli senz'altri grandi provvedimenti. L'acqua nella regione di Fez potrà essere rara, ma non mancherà mai assolutamente. V - La parte dell'impero ciel Marocco, che chiamammo Regione d i Fez. ha tale struttura topografica che in essa le grandi operazioni militari non si possono sviluppare razionalmente che in due direzioni dall'Oceano Atlantico a Fez pel bacino del Sebu; dal Mediterraneo a Fez pel bacino della Muluia e perTéza . Gli spagnuoli possiedono Ceuta e questa sarà per loro un'eterna ragione di stabi lirvi la loro base di operazione e di marciare cli là su Fez, seguendo la via che attraversa il tratto cli terreno meno conveniente. Ceuta obbliga a prendere il toro per le corna. Nel 1860 fu scelta di fatto per base d'operazione ed ebbe per effetto un primo e fallito tentativo cli marciare su Tangeri lungo la marina, poi una marcia faticosa e pericolosissima e di fianco su Tétuan: occupata questa città, __ avrebbe voluto marciare su Fez, ma pare che la natura ciel terreno da attraversare, ne lo distogliesse; allora marciò su Tangeri, e tutti sanno che nella regione clell'Ued-Ras, proposte di pace giunsero graditissime alle sue orecchie. Le !:i tesse difficoltà gli stessi intoppi incontrerebbero gli spagnuoli, muovendo da uno qualunque degli altri loro presidios. Premessi questi cinque aforismi, mi sia concesso dire ancora qualche cosa sul modo col quale a parer mio dovrebbesi in generale guidare le operazioni, nella supposizione che si volesse arrivare a Fez ed espugnarla per la linea occidentale, cioè per quella del Sebu, che è la sola, che io possa scientemente parlare. La prima cosa che dobbiamo studiare si è in qual punto convenga sbarcare le

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truppe che, risalendo il Sebu, dovranno poi arrivare a Fez. La costa dello stretto non offre altro punto conveniente di sbarco all'infuori di Tangeri: le piccole cale che trovansi ad est di Tangeri condurrebbero le truppe sbarcate ali' Angera, e quindi assolutamente fuori della zona in cui vuolsi operare; ad ovest di Tangeri fino a Capo Spartel, non vi sono cale oppoitune. Da Capo Sparte! sino al Sebu la costa non presenta né molti, né comodi punti cli sbarco: una barza o cavallo sabbioso l'accompagna quasi continuamente. Tuttavia nel tratto compreso fra Capo Sparte! e Larasce, vi sono alcune piccole rade ove si può sbarcare: tali sono quelle di Capo Spartel, di Geremia, di Almaclrones (Taavert della carta francese), di Arzila e di Larasce. A sud cli Larasce ve ne saranno forse o ltre ancora, ma in quella regione bassa cd umida il terreno è poco adatto alle operazioni militari, perché pantanoso, rotto eia acque, da canali e laghetti. Ne consegue che il tratto cli costa, ove converrebbe sbarcare, sarebbe quello compreso fra Tangeri, se si può, e Larasce. Pel buon esito di cosiffatta operazione, bisognerebbe però che: l O la marina vi si prepara facendo opportuni studi e facendo acquisto cli appositi materiali per lo sbarco; 2° che le truppe appena sbarcate eseguissero subito e a ogni costo una marcia almeno verso est per collegarsi e riunirsi sulla linea Tangeri- Koza-el-Kebir; 3° che le medesime sbarcassero con loro grosse provviste di viveri, accresciute da requisizioni praticate subito nella ricca zona ove si trovano le truppe stesse; 4° che si provvedessero subito le truppe di una base cli operazione stabile, non potendosi in quel mare fare assegnamento alcuno sulle basi galleggianti. Malgrado tutte le difficoltà di queste prime operazioni, questo sarebbe a parer mio, il migl ior modo cli penetrare nel Marocco e di marciare su Fez. li terreno su cui dovrebbero inoltrarsi le truppe subito dopo sbarcate, non è troppo accidentato e non offre quelle formidabili posizioni, ove i mori sono veramente temibili: ivi questi non saprebbero opporre gran resistenza ed ivi l'invasore troverebbe bestiame, paglia, cereali ed acqua, e per di più un clima sano assai. Appena riconosciutesi e collegate, le truppe dovrebbero prendere per primo obbiettivo Kezar el Kebir, se non hanno potuto già occuparlo prima. Questo punto è importantissimo come centro di vita notevole, e come punto da cui partono strade per operare in qualsiasi direzione, verso Fez come verso Tangeri, verso Meheclia come verso Tetuan, Kezar el Kebir, fortificato eia Jacub-el-Mansur e obbiettivo di Don Sebastiano; è ben di fatto il punto più importante in un attacco a di~ fesa di Fez, minacciata dall'Occidente. Appoggiando la destra all'Ued-bus ed a Kezar et Kebir, volgendo le spalle a Larasce e Arzil la, d'onde arriverebbero le munizioni e i rinforzi, l' esercito rimarrebbe su di un terreno convenientissimo per dar batt.aglia ai Mori e per dar tempo alla completa costituzione della sua base d'operazione. Da quella posizione poi troverebbesi libero d'operare in qualunque direzione ed avrebbe innanzi a sé tre linee poco discoste l'una dall'altra, per marciare su Fez: Kezar et Kebir - Sidi Ghedclar - Fez; Kezar el Kebir - Sidi Muza Zerade- Fez; e Nazzan-Suk tleta - Fez, che sono progressivamente più comode e piane, incominciando dalla più orientale o venendo alla più occidentale. L' incontrano certo alcuni ostacoli su queste tre vie e specialmente il Sebu e la linea di alture Dg T.5elfat - Dg Mita sulla prima; il Varga e il Sebu dal le due ulti281


me: tuttavia tali ostacoli non sono per sé insuperabili, e diventano ben poco importanti, quando si riflette che se vi s'impegnano tre colonne, esse si danno vicendevole aiuto per superarli. Il passaggio del Sebu eseguito dalla prima verso Azzat, facilita quello delle altre due che deve effettuarsi più a monte; come parimenti la presenza delle ultime colonne sull'alto Sebu facil ita alla prima il passaggio fra le alture del la linea Dg Tsefatt --Dg Utita. Nel 1860 l'esercito d'operazione spagnuolo contava circa 40 mila uomini e 321O tra cavalli e muli d' artiglieria (alla vigilia della battaglia di Tetuan i documenti ufficiali danno 36871 uomini presenti): contro a questi invasori cristiani, e fra i cristiani i piL1 aborriti, il Marocco non arrivò a contrapporre che 50 mila combattenti, e il suo esercito non raggiunse questo effettivo, che dal finire della campagna e dopo perduto Tetuan. Tenendo conto di queste cifre, delle anni odierne degli eserciti europei, della loro disciplina e del maggior svil uppo dato oggi alla educazione ciel soldato nel combattere in ordine sparso, credo che per giungere a Fez per la via indicata più sopra, potrebbe bastare un corpo di spedizione cli 50 mila uomini, di cui 30 mila operanti su Fez e 20 mila destinati a coprirne e proteggere le comunicazioni con Larasce e Arzilla. Dal lato militare si possono fare sul Marocco alcune considerazioni di un altro ordine di quelle fatte or ora. Intendo parlare dell'azione che l' impero dei sceriffi può avere sull'Algeria, dando la mano alle tribù ciel sultano ed ai mori ed arabi della Tunisia. La quistione è grave; né io ho potuto raccogliere al riguardo sufficienti informazioni. Tuttavia dirò quel che me ne pare. Per sé il Mm·occo non è un nemico molto terribile: le sue risorse economiche sono poche, l'esercito regolare vi è quasi nullo, gli abitanti sono scarsi, le armi loro primitive assai, né sembra che essi desiderino cambiarle, il loro coraggio ed iI loro fanatismo non sono forse scemati, ma ce,to scemato di molto in loro l'ardixe dopo le malaugurate lotte di Abel - el - Kader e le spedizioni dei Bujeand, dei Bedeau, dei Morris e elci Tussuf. Ciò non ostante egli è positivo che vi sono sette religiose potenti, le quali hanno affigliati numerosi nel Marocco, a Tunisi, a Tripoli e che possono ridestare la fiducia e l'audacia e, quel che più monta, possono preparare gli eventi. Per conchiuclere, dirò d unque che i germi di un'azione colossale, attorniante l'Algeria ecl avente l'Algeria per centro, vi sono; ma attualmente essi non sono inquietanti e non possono diventarlo che quando qualche esterno influsso li facc ia germogliare. G33R52

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.Documento n. 36 RELAZIONE DEL VIAGGIO IN JvlAROCCO Del CapiLano Camillo CREMA

Premessa Il 14 marzo io riceveva ufficiale partecipazione d'essere stato designato dal S uperiore Dicastero a far parte d'una m issione straordinaria, che, condotta dal nostro Ministro Plenipotenziario a Tangeri, il Comm. Stefano Scovasso, doveva fare visita d'omaggio al sultano del .Marocco e offrigli alcuni doni a nome di S.M. il Re. Veniva contemporaneamente informato che avrei dovuto prendere imbarco sull'Elysia dell' Ancor Line il 21 dello stesso mese, a Napoli, per recarmi a Tangeri. Nei pochi giorni che precedettero la partenza mi procurai quei libri, quelle carte, quegli strumenti topografici che supponeva m'avrebbero g iovato durante il viaggio e mi acloprai onde acquistare le opportune cognizioni sulla fotografia, sembrandomi non inutile potermene valere in tale circostanza, per aver ricordi di quei poco conosciuti paesi, ma essenzialmente per giovarmene quale ausiliario della topografia. Non avendo però avuto il tempo di provvedermi della speciale macchina a ciò necessaria, dovetti rico1Tere a ripieghi, cause sempre di sensibilissimi errori in operazioni così delicate, ed inoltre sfavorevoli circostanze di luogo e tempo mi impedirono quasi sempre di far pratica applicazione della foto-topografia. Giunto a Tangeri ed informato che Ja missione per recarsi in Marocco avrebbe seguita interamente la via di terra e per regioni rinora ben poco attraversate da Europei, m.i sentii vieppiù invogliato di approfittare d'una tale fortunata occasione per eseguire una levata a vista del terreno circostante al cammino che noi avremmo percorso. Colla posizione geografica dei principali punti di quell'impero, colla determinazione della latitudine e longitudine di taluni altri, pei quali noi saremmo passati, mediante il sestante ed il cronometro che avrebbero avuto seco gli Ufficiali di Marina, ed infine coi rilievi ch'io avrei fatto colla bussola e l' Anerowe, aveva fiducia di poter compiere il progettato lavoro. Difatti coi numerosi dati raccolti durante quel tragitto di ben 835 Chilometri, ho potuto compilare una carta itineraria, che unisco al presente lavoro ccl ho coscienza che quanto vi ho segnato, specialmente per ciò che ha tratto all'altimetria, si approssimi abbastanza al vero, poiché ogni volta che, dopo aver percorso estese regioni, toccai il mare, I' Anerowc mi segnò sempre una quota molto prossima al zero ed ebbi inoltre mezzo di confrontare i dati raccolti con quelli ricavati da altre carte e constatarne la concordanza.

6 Si tratta della re lazione, corredata da un alburJ1 e una caria itineraria del Marocco del Capilano Crema, che accompagnava ufficialmente la Missione Scovasso presso il tvl ahzen. È una lunga relazione che descrive il viaggio per arri vare in Marocco e poi il paese, con la sua struuura topografica, cli ma, agricoltura , fortificazioni, coste. trasporci. Allegati note, specchi, disegn i sulla flora e fauna, Slllla popolazione, provincie e LribL1. Di seguito saranno riportati alcuni brani. V. doc. fotografica.

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La relazione si compone di due parti; nella prima non vi è che descritto il viaggio, e se mi sono dilungato assai in particolari cli apparente mediocre interesse, ciò feci nella convinzione che la conoscenza cli un paese e de' suoi abitanti la si acquista non solo descrivendoli a grandi tratti, ma bensì più specialmente analizzando talune minime circostanze, ed usi ed abitudini delle popolazioni; d ' altra parte nel dubbio che non vi fosse alcun membro della missione specialmente incaricato di scrivere diffusamente ciel viaggio, ho creduto utile di assumere io stesso un tale compito, confido di non aver con .ciò oltrepassato i limiti ciel mandato avuto e che il mio buon volere compenserà le probabili lacune che si rinverranno in questo mio lavoro, parte delle quali però trovano la loro ragione nel fatto che reputai superfluo il ri petere quanto già avevano ampiamente trattato il De Boccard e il De Amicis. Nella seconda parte di questa mia relazione, dopo aver accennato alla struttura topografica del terreno percorso, al potere produttivo, agricolo, industriale e commerciale del paese, mi occupo delle condizioni dell'esercito cli quell'impero e svolgo alcune considerazioni di carattere militare, allo scopo cli rintracciare e valutare le difficoltà cui si andrebbe incontro qualora avessero a compiersi operazioni di guerra in quel lontano paese.

7Esercito

- È raro il caso di poter vedere in tempi normali in tvlarocco un reparto considerevole di truppe riunite; fortuna volle che, durante il nostro soggiorno a Marocco, si anelasse organizzando l' esercito che, condotto dal suo sovrano, doveva muovere alla volta ciel sud, per sedarvi tribù ribelli. Ho perciò avuto 1.nezzo cli vedere assai eia vicino quest'esercito e formarmi un concetto non tanto astratto del suo organamento. Fanteria - Già durante il viaggio avevamo veduto qua e là del soldati irregolari, renderci gli onori al nostro passaggio; a Rabat poi avevamo ammirata anche la fanteria regolare. Ma, a giudicare da quei pochi, non si poteva conchiuclere che assai favo revol mente al loro riguardo. A Marocco l' armamento, la uniforme, la disciplina lasciavano meno a desiderare; un reggimento in specie, quello comandato dal Colonnello Maclean, era assai migliore degli altri. Il Maclean, già Tenente nell'esercito Inglese e di guarnigione a Gibilterra, chiese or sono pochi anni per motivi privati, le dimissioni, si stabilì clapRrima a Tangeri ove, pei buoni uffici del Ministro Inglese Sir John Drummoncl Hay, prese servizio nell' esercito marocchino ed in breve fu nominato Comandante cli un Reggimento (l) che istruì. Si può dire all'inglese, inviando persino taluni graduati a Gibilterra per completare meglio la loro istruzione. Questo reggimento si distingue dagli altri per avere le mostreggiature gialle; il soldato ha cent. 55 al giorno e deve provvedersi il vitto, mentre quello degli aHri Corpi non ne ha che 30. La disciplina e la istruzione stanno per attecchire fra quelle truppe, mentre che fra gli irregolari non se ne vede quasi traccia.

7 Pag. 11 1 del manoscri t t(i.

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Fra quelle file non si vedono vecchi come in altri Corpi, ma per contro sono i non pochi ragazzi dai 14 ai 15 anni, che invero non pare debbano reggere alle lunghe e faticose marce su quegli ardenti terreni. 11 colonnello Maclean affermava essere soddisfattissimo dei suoi soldati, i quali paragona al soldato Turco per fibra, costanza, sobrietà e resistenza alle marce; non è bello d'apparenza, egli ci diceva, ma in compenso è buono. Due erano i tipi di fucile usati da quel Reggimento, l'Henry Martini ed il Werclen e non si comprende invero come non fosse il Maclean riuscito ad averne uno solo. Non abbiamo veduto affardellamenti cli sorta, o per lo meno il soldato non ha zaino, e ciò certo agevola assai le marce. Il vitto, dovendo il soldato provvederselo con quella mesch inissima paga, riesce molto scarso, credo però che il pane, durante la Campagna fosse somministrato a cura del sultano il quale aveva pensato a far giungere provviste di grano al seguito delle truppe, mentre i dromedari dovevano portare buon numero di macine a mano, per ridurlo in farina. Il capitano francese Erkman, Comandante l'Artiglieria, aveva opportunamente provveduto al pane per sé e per una parte dei suoi dipendenti, acquistandone a Marocco di quello essiccato al forno; ogni pane (metà ciel nostro cli munizione) era, dopo cotto, diviso in quatlro parti, ricollocato nel forno fino a renderlo quasi biscottato; così ridotto si poteva conservare per 3 o 4 mesi: volendo servirsene, veniva ammollato in poca acqua ed esposto al sole, riacquistava le sue qualità eia quasi scambiarlo con pane fresco: assaggiatolo lo trovai ottimo. Ho creduto non inutile far qui cenno di questo modo cli panificazione, perché parnù sostituisse abbastanza bene in modo semplice l'impiego della galletta. Intorno all'altra fanteria di quella cioè costituita da irregolari non credo necessario dover qui spendere molle parole; essa era sempre quella stessa descritta dai molti autori che si occuparono ciel Marocco; al vederla passare non la si direbbe truppa, ma bensì una masnada; armata dei lunghi e tradizionali fucili, munita di fiaschetta, vestita di luridi cenci, vi passa innanzi senza traccia di cadenza del passo, ma preceduta tuttavia da una fanfara, composta di Gaule colle quali emettono voci stridule e lamentevoli accompagnate da funebri colpi cli tamburo. La fanteria riunita fuori le mura di Marocco pronta a partire, si valutava a 1.000 uomini, dei quali però solo un 300 regolari (2). La cavalleria da lunghi anni non ha subito modificazioni, essa è tuttora armata delle lunghe ormai storiche carabine, non ha in complesso una uniforme che si scosti cli molto da quella ciel semplice arabo borghese (3). Non manovra, combatte caricando a stormi, sparando a breve distanza dal nemico, dopo di che si ritira tosto per ripetere successivi assalti; in una parola il melab-el-barod, ai quali i governatori ci facevano così spesso assistere davano una fedele immagine della tattica della cavalleria marocchina. Mi si assicurò che la cavalleria partita per la guerra sonm1ava a 1.500 cavalli. L'Artiglieria si è anelata organizzando da qualche airno dopo che cioè la Francia è riuscita ad impiantare nel Marocco una Missione Militare; il Cap. Erkman, Capo della Missione, ufficiale dell'Esercito francese, è Comandante l'artiglieria ciel Sultano, composta di una batteria da campagna rigata ad avancarica, su dei pezzi (materiale francese abolito), di due battaglioni eia montagna, su 4 pezzi modello Wilfort e due mitragliatrici.

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TI capitano Erkman ebbe a manifestarmi la sua soddisfazione nel vedere con quale facilità e scioltezza quei soldati avevano app reso i I servizio dei pezzi e in ispecie l'istruzione sul condurre. Non ho potuto vederli manovrare, ma assistei un giorno alla partenza della batteria ed ho constatato io pure che realmente erano discreti soldati. Nell'insieme la batteria aveva bell'aspetto, in ottimo stato erano i finimenti, parte dei quali in cuoio naturale ( 4). Allorché l'Esercito si mosse per il sud seguivano fra le impeclimcnta i Dromedari porta - pezzi, porta affusti e porta munizioni; parvemi però che non tutti i pezzi fossero stati caricati sui dromedari; forse il capitano Erk man aveva voluto solo esperimentare il materiale cli trasporto, perché il terreno permetteva colà cli trainare le artiglierie. Dopo aver dato un cenno cle]le armi combattenti, rimarreb be a dire una parola sui servizi cli sussistenza e cli sanità; semplici devono essere i primi; l'esercito vive alle spalle delle popolazioni attraverso le quali passa; ogni tribù deve somministrare al S ultano ed alle sue truppe la numa e qual numa! A quelle povere famiglie viene estorto ogni loro raccolto e per esse non corre di fferenza se l'esercito che passa è amico o avversario. Allorquando poi le trnppe giungono in terreno nemico, allora il saccheggio è uno dei non secondari obbiellivi della guerra ed è in vista del bottino che il soldato si avanza e comballe . Il servizio sanitario non esiste affatto; se un soldato s'ammala al punto di non poter proseguire nella marcia, viene abbandonato sulla strada e presso un duar e generalmente non raggiunge più le proprie bandiere. Sul campo di battaglia è raro che i feriti siano abbandonati; ma ancorché raccolti molti di essi soccombono per di fetto assoluto di cure razionali. (1) Questi riparti di truppa che si possono paragonare ai nostri Reggimenti non

hanno lutti un 'eguale forza ed inoltre non si sud dividono in battaglioni ma semplicemente in grossi sub-reparti paragonabili alle nostre compagn ie . (2) La ferma del soldato è vitalizia; ma in tempo cli pace egli può esercire un mestiere; la uniforme e le armi sono ritirate dal Governo. (3) Il Godard fa la seguente curiosa descrizione della uniforme del soldato regolare di Cavalleria; il fez o berrelto rosso cli Fez a punta sormontata da un fiocco bleu. 11 Bza turbante che avvil uppa la parte inferiore c!_el berretto. Il Burnus. Lo Slam, mantello corto di lana bianca. TI Caik, tessuto bianco leggero lungo 5 o 6 metri, nel quale si panneggia come in Algeria. L' Azam, cintura di lana rossa, qualche vol ta in seta. TI Caffettano di panno rosso sulla camicia. Il Camigh o camicia a larghe maniche. Il Dgiabab, fascia in lana sulla pelle. Il Semel che scende p iì:1 basso ed è più stretto del pantalone turco. I Temmag stivali alti senza suola o per meglio dire, gambali di stivale in cuoio rosso. l Belga mt' a er recheub scarpe o bab bucce di cuoio fino che avviluppano il piede e non hanno suola. Gli henz o grossi speroni attaccati con correggie agli stivali. ( 4) Ritengo provenissero dall' Inghilterra. G33R52

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Documento n. 4 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

2° Ufficio

1° Riparto Memoria sull'Algeria. 1884-18858 Esercito Francese Truppe speciali cl' Africa e truppe coloniali

Le truppe d'Aji·ica e le truppe coloniali in Francia Loro costituzione e sviluppo dalla conquista ciel]' Algeria ai giorni nostri. Opere consultate: Journal Militaire Officicl Bulletin Officiel de la Marine Rousset. La conquéte d 'Alger Due d' Orleans. Campagne de l'année d'Afrique Behaghel. L'Algérie Galibert. Storia d'Algeri Moutandon. Les réformes militaires de l'armée coloniale Revue de deux mondes. Lii année. Troisième période. Spectateur rnilitaire - J05aet /06(1 livraisons. Décembre 1884 et janvier I 885. È un fatto storico universalmente conosciuto che poco dopo la conquista fatta cli paesi !omani e diversi per clima, razza, civiltà da quello che se ne impadronisce, si manifesta il bisogno cli creare un esercito coloniale. Di falli la necessità di avere delle truppe abituate al clima, che conoscono la lingua, gli usi e costumi degli abitanti, pratiche ciel territorio e però meglio adatto al modo cli combattere degli indigeni, si manifesta da sé. Certamente che l' armare in parte le popolazioni soggiogate può essere cagione di pe1icolo per il con- quistatorc, ma questa minor sicurezza della truppa si può compensare con una adatta costituzione dei quadri. D'altronde è anche un vantaggio sottoporre alla dipendenza e disciplina pH>prie un certo nucleo cli uomini nell'epoca della vita più valida ed avventurosa, e che, lasciati a loro stessi, potrebbero costituire una opposizione causa di imbarazzi per l'affermarsi del nuovo dominio. Così, non molto tempo dopo che i francesi si furono impadroniti di Algeri, si procedette ad organizzare alcuni corpi e riparti di truppe indigene: se tal cosa non venne eseguita con molta sollecitudine, più che ad altro è eia attribuirsi a ragioni politiche. Perché, almeno nei primi tempi, non fu l' impresa concepita con este-

8 Le pagine sopra riportate sono da I a 7 del manoscritto; dopo la pag. 7 segue la descrizione degli altri corpi colon iali, nello stesso stile e con gli stessi dettagl i che per i tiratori d'Africa.

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se vedute sociali e meno ancora di uno stabilimento durevole. Non si voleva ottenere se non una soddisfazione (1) per insulti personali ad un Console, la distruzione della pirateria, l'abolizione della schiavilll de ' cristiani. Ma poi si mutò pensiero. Carlo X 0 ed i suoi consiglieri sentivano il bisogno di stornare l' attenzione pubblica dagli imbarazzi della politica interna: la monarchia, già vacillante sotto i colpi ciel liberalismo, avea d' uopo d'essere difesa con rigore, e lo strepito cli una conquista avrebbe forse impedito di sentire un colpo portato alle pubbliche libertà. Così si può dire fosse inaugurato in Francia il sistema delle imprese coloniali, delle conquiste lontane, per divergere il pensiero pubblico dalle faccende interne: l'esempio d'Algeri seconclò le imprese di Tunisi e ciel Tonchino. Ma in quell'epoca l'annata (2) cieli' Africa era sospetta ed impopolare: ciò ci spiega perché, non aiutate eia quello spirito di popolarità che fa progredire mirabilmente le istituzioni sul loro nascere, nei p1imi anni non potessero le truppe d'Africa acquistare quello sviluppo che gli ordinatori loro speravano, e che la loro utilità, la bontà dei quadri loro assegnati davano diritto di aspettare. Oltre a questo devesi ricordare che era opinione comune, anche dei militari, esser I' Algeria come una scuola di guerra pei soldati francesi, e perciò, anzi che curare il progressivo ingrandimento delle truppe speciali, si mandavano man mano e successivamente cambiava.si i reggimenti di fanteria e cavalleria leggera e le batterie, come a completare la loro istruzione cd ad aggueJTirsi. Esaminiamo separatamente la costituzione ed il progressivo sviluppo di ciascuna cli queste tiuppe.

Tiratori algerini J tiragliatori algerini, conosciuti anche sotto il nome di turcos, furono costituiti con una ordinanza dell' 8 settembre 184 1; dei tre battaglioni che si formarono, i francesi non occuparono che una parte dei posti cli ufficiale e sott' ufficiali: il resto fu dato agli indigeni. Allo scopo cli agevolare il reclutamento dei tiragliatori, la medesima ordinanza prescriveva (né so quanto questa disposizione durasse) che una sola compagnia per battaglione cli zuavi potesse ricevere indigeni. Un decreto del medesimo anno, recante la data ciel 7 dicembre, prescrive la formazione di battaglioni cli tiragliato1i indigenj, che potteranno, oltre il numero d'ordine, il nome della provincia e suddivisione militare nella quale saranno organizzati. Il numero venne fissato a 3 (cl' Algeri, di Costantina, di Orano). , Gli impieghi dello stato maggiore e del piccolo stato maggiore interamente devoluti ai francesi: e così quelli cli capitano, sergente maggiore, furiere (3). Metà dei posti di subalterno ai francesi, metà agli indigeni: il comando cli compagnia, anche per interim, doveva esser tenuto da ufficiale francese. Nelle compagnie i quadri di truppa doveano esser tutti indigeni. I graduati e soldati francesi (operai ecc.) potevano prender riassoldamento. Gli indigeni erano ammessi nei battaglioni, senza amiolarsi; ed erano rimandati sia dietro loro domanda, sia per inattitudine al servizio, vuoi per cattiva condotta. Sembra però che la legge talora citata non avesse effetto, almeno in massima, perché il decreto del 13 febbraio 1852 (4), portante il riordinamento delle trup288


pe d' Africa, all'articolo 4° dice: "i tre battaglioni cli tiratori indigeni saranno formati ... " Inoltre: "i battaglionj cli tiragliatori indigeni potram10 ricevere dei soldati francesi, fino a concorrenza cli 30 per battaglione". Questo sembrerebbe dare conferma della difficoltà del recl utamento indigeno, lamentata dal Rousset (5). Successive modificazioni avvennero il 9 marzo 1854 ed il 9 gennaio 1.855; ma non essendo riportate dal Joumal Otficiel, ho ragione cli ritenere che non abbiano dovuto essere di molta importanza. Un decreto imperiale ciel 10 ottobre 1855, sotto la considerazione che importava di costituire definitivamente sopra basi solide ed omogenee l' infanlcria indigena cl' Algeria, portava la creazione dei tre reggimenti di tiragliatori algerini, composti cli 3 battaglioni l'uno (la tabella cli formazione, non riportata dal giornale ufficiale, venne sostituita da quella del 3 l dicembre 1872). li l O reggi mento venne formato in provincia d'Algeri, il 2° in quella cl'Orano, il 3° in quella cli Costantina. Notiamo che l'articolo 5° del decreto stesso parla di 6 battaglioni di tiragliatori indigen i, e un reggimento di tiragliatori algerini allora esistenti: siccome nel Joumal Officiel non esiste nessun documento che accenni tale ampliamento dalla costituzione dell'anno 1852, è da credere che le modificazioni accennate precedentemente sieno state fatte per approvare semplici determinazioni elci governatori cieli' Algeria riflettenti la costituzione dei tiragliatori. La tabe lla d i composizione dell'esercito francese, in data ciel 31 dicembre 1872, non è riportata dal "Joumal Officiel" perché il ministro ha deciso essere tale pubblicazione ormai senza scopo, veduta la legge 24 luglio 1873 (6), che all'articolo 6°, corruna secondo, così si esprime: "la composizione dettagliata dei quadri corpi di truppa, e gli effett.ivi di questi corpi tanto sul piede di pace che sul piede di guerra, saranno dete rminate da una legge speciale" (7). Il 14 dicembre 1884 (8) era emanato un decreto portante la formazione di un 4° reggimento d i tiragliatori algerini, da assimilare per composizione dei quadri, effettivo - in semplici soldati sul piede di pace, servizio, discip lina, avanzamento ecc. agli al tri tre reggimenti della stessa denominazione già esistenti. La formazione di ciascuno dei 4 battaglioni del reggimento ora dello, clié luogo al licenziamento della sezione cli fanteria di tre delle compagnie miste di Tunisia. Attualmente dunque j liragliatori algerini, che formano parte delle truppe assegnate al XIX corpo d'annata, sono costituiti da quattro reggimenti, ciascuno d i quattro ballaglioni ed u na compagnia deposito. Ogni battaglione è formato di 4 compagnie. La formazione del le medesime diamo in seguito: l'armamento della truppa ecc. ecc. è analogo a quello della fanteria di linea. Solamente per i quadri vige la legge già citala del 1852. Un re2gimento cli tiragliatori algeri ni consta di: Stato Maggiore, I 8 ufficiali (di cui 8 superio,i) (9) . Piccolo stato maggiore e sezione fuori ran20, 81 uomini, (tra graduati, operai, conducenti, zappatori, ecc.). La differenza che si riscontra in questi effettivi paragonandoli al reggimento zuavi, proviene dal non avere i tiragliatori algerini la musica, ma soltanto la fanfara. Una compagnia ha: un capi tano (francese); 4 subaltern i (2 francesi e 2 indigeni); 23 graduati cli truppa de' quali 8 debbono essere francesi; 12 (4 sergenti e 8 ca289


porali) indigeni; 3 tamburi e trombettieri (possono essere indigeni o francesi). Inoltre 140 soldati (de' quali 1/4 al maximum cli prima classe) indigeni. La compa!!nia depositi è costituita analogamente alle altre pei quadri, e non ne differisce se non nel numero dei soldati che è soltanto di venti. Per iI passaggio sul piede di guerra, il Journal Officiel ( 1O) porta l'aumento di 2 sergenti, un caporal furiere e 1 tamburo o trombettiere, pel quadro cli ciascuna compagnia, ma da quanto si può rilevare clall'aide mémoire citato sopra, sembra che anche il reggimento di tiragliatori algerin.i si mobiliteranno su tre battaglioni, con formazione analoga a quella per gli zuavi, salvo le differenze lievi nel piccolo stato maggiore, provenienti dal non aver la musica. Il numero degli ufficiali per ciascuna compagnia rimarrà pure di 5, e così la forza dei graduati cli truppa, aumentala nel modo cbe è detto alla fine della pagina precedente. ( 1) Galibert. Vol. I. (2) Rousset. Conquéte d'Alger. (3) Journal Officiel voi. IV 0 • p.64. (4) Journal Officiel voi. V 0 • p.301. (5) Rousset. Conquéte d 'Alger. (6) Journal Officiel. Voi. 14. p.942. (7) Jd. anno 1873. 2°.5. p.37. (8) Id. anno 1884. 2°.5. p. 913. (9) Journal Offici e!. 1875. l. p. 318. (10) ld. 1875. p.320. G23 R47

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Documento n 5.9

ESTRATTO dai

RAPPORTI SULLA SPEDIZIONE DEL NILO circa i servizi DI APPROVVIGIONAMENTO E TRASPORTI, lLSERVJZlO SANITARIO

E I UARACCAMENTI DELLE TRUPPE

Introduzione Il contenuto di questo fascicolo è il riassunto cli tutto ciò che si è creduto poter ricavare di utile alla nostra azione in Africa dai rapporti sulla spedizione del N ilo, redatti dagli ufficial i che presero parte alle operazioni. Questi rapporti vennero riuniti in un volume di 560 pagine in 4° per cura dell'Ufficio Informazioni presso il Ministero della guerra inglese, e trasmessi al comando ciel corpo di stato maggiore, in via strettamente confidenziale, dal Quartier Master - Tenente Generale sir A. Herbel, per mezzo delI' Adclello navale a Londra. Essi riguardano l'andamento dei servizi in tutta la campagna; ma come ciò che riflelle le operazioni per acqua non faceva il caso nostro, così si è tralasciato completamente, come pure si è trascurato quanto riflette i servizi telegrafico, ferroviario e postale, il cui funzionamento non ebbe a offrire per noi nessun spiccato ammaestramento speciale; mentre invece non si è nulla omesso, pure riasst1mendo, dell ' approvvigionamento, trasporti e servizio sanitario, riferentesi alle operazioni per terra, ed essenzialmente a quella attraverso il deserto di Bayuda. Che se talora è fatto cenno dei servizi lungo il Nilo, ciò accadde, poiché per intendere come un dato servizio ha funzionato nel deserto, è stato necessario darne un'idea complessiva, risalendo tal.ora fino alla base d'operazione. Il grosso volume dal quale furono tratte le qui riassunte notizie, contiene una quantità di rapporti dettagliati dei diversi capi dei servizi dei trasporti e di commissariato, su quello sallitario, e quello veterinario. Talora gli apprezzamenti sono diversi, il più delle volte giudizi i e suggerimenti con-cordano e si ripetono, climodoché a coordinarli anziché la deficienza nocque la molteplicità delle notizie, dei giudizi e de' suggerimenti su di uno stesso argomento. Scorrendo questa importante raccolta di documenti redatti da comandanti, eia capi servizio e da ufficiali in sott'ordine, e prescindendo dalla straordinarietà delle operazioni per via fluviale e delle enormi difficoltà ivi incontrate, e pur non volendo considerare la parte tattica delle operazioni, ma soltanto quella logistica, si è colpili dalle difficoltà, non nuove ma certamente gravissime, nelle quali

9 Come indicato nell' introduzione e nella premessa del Co.lonnello Dal Verme, molte relazioni di campagne venivano quasi integrnlrnenle tradotte a cura dell' Unic io Informazioni dall' inglese in italiano per essere accuratamente si udiate dall' UF(icio Coloniale. La collaborazione fra l' Eserci to ilaliano e quello britannico era molto buona e concreta. Il documento è a stampa.

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si trovarono le truppe che operarono da Korti a Metameh e da Metameh a Korti nel deserto di Bayucla nel gennaio e febbraio 1885. Le notizie raggruppate in capitoli e paragrafi per comodo di chi legge ed al quale non importa sapere chi le abbia forn ite, sono tratte dai mo lti rapporti, il più delle volte dei capi servizio, e quasi sempre controllate o da sanzione superiore che appare in altri riassuntivi documenti, o da particolareggiate relazioni annesse, cli inferiori. Salvo, come già fu detto, poche discrepanze d' opinione sopra dettagli, una sola questione di massima è tuttora dibattuta, questione di competenza fra gli ufficiali commissari e gli ufficiali combattenti incaricati dei trasporti. Più del le vol te nelle relazioni dei commissari fa capolino una tale questione, la cui importanza si è rilevata in questa speciale campagna, in cui la massima difficoltà era appunto quella dei trasporti, non soltanto per l'estrema lunghezza della linea d' operazione, ma per la su-aordinaria natura della medesima, e per la povertà cli risorse del paese attraverso il quale si svolse. Tutto considerato parrebbe opportuno in una spedizione in regioni inospitali africane, dove non è possibile impiantare i servizi sopra un modello regolamentare, come nelle guerre in Europa, che l'autorità preposta ali' approvvigionamento abbia anche la direzione ciel traspo1to delle provviste. Dallo insieme delle relazioni risulta altresì, come in siffatte difficili spedizioni, cli cui nessLina si rassomiglia, occorra lasciare molta iniziativa ai capi servizio ed ufficiali in sott' ordine distaccati all'uopo, senza di che si arrischia di compromettere lo scopo fi nale dei servizi stessi. L'ultimo dei capitoli, sui baraccamenti delle truppe, fu riportato colle annesse figure quasi testualmente, attesa l'importanza pratica del soggetto e l'utile ammaestramento che noi ne possiamo ritrarre. E così pure venne riportato molto in disteso l'importante rapporto del direttore del servizio sanitario, anche perché nell'intento di riferire circa la cura ed il trasporto dei feriti nel deserto cli Bayucla, delinea nettamente l'andamento delle operazioni in quel periodo culminante della campagna. Finalmente quasi testuale venne altresì introdotto il rapporto deJ comandante il .I 9° usseri, che val meglio d'ogni altro a dare un'esatta idea del servizio che può rendere il cavallo nel deserto, anche nella zona tropicale, contrnriamente a quanto si è fi nora creduto al riguardo. li Colonnello capo del 3° Ufficio Dal Verme Giugno 1887 G33R5 !

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Documento n 6. 10 STRALCI DAL DIARIO UFFICIA LE della

SPEDIZIONE DI SUAKIN 1885 PREMESSA

Il presente fascico lo contiene l'esposizione di quanto può interessare, per la nostra azione in Africa, di conoscere della campagna del 1885 a Suakin, dove gli inglesi si trovarono ad agire in condizioni analoghe alle nostre in Massaua. L'andamento delle operazioni è tolto testualmente dal Diario della spedizione di Suakin, comunicato in via confidenziale dal Q.M. Generale sir A. Hebert, per mezzo dell'addetto navale a Londra. Da esso diario sono pure ricavate testualmente talune essenziali disposizioni relative alla difesa del campo, alla protezione della ferrovia, al la marcia dei convogli, ai servizi di trasporto, provvista d'acqua e simili. A collegare fra loro i diversi documenti ufficiali, servirono alcune notizie desunte dal!' Army ancl Navy gc1zette di quell'epoca, e eia una pubblicazione col titolo Suakin 1885. A sketch of the campaign, di un ufficiale ciel corpo cli spedizione. Gli annessi vennero integralmente tradotti dal Diario. Si è aggiunta la carta del Porto e difese di Suakin 1884, riprodotta dall' orig inale inglese dell'Istituto geografico militare, e riveduta in ufficio sull'edizione 1885. IO luglio 1887 Il Colonnello Capo Ufficio Dal Verme G33R5J

10 Viene riportata la premessa ad una pubblicazione a stampa perché indica chiaramente qual i erano gli interessi del l'esercito italiano in questo studio accurato delle rel,1zioni inglesi su alcune campagne coloniali.

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Documento n. 7 11

Informazioni - rapporli di disegni sulla sbarco delle truppe inglesi a Suakin del Ministero della Marina 1rasmessa a questo Cornando con lettera Prot. 4711 del Segretariato Generale 24 luglio 1885. Incaricato dal Sig. Ammiraglio Comandante in Capo le forze navali in Mar Rosso, di prendere informazioni circa gli accampamenti, gli approvvigionamenti e delle truppe inglesi accampate a Suakin, approfiltando della gentilezza ciel tenente del genio sig. Mackenzie, riuscii ad avere tutte le notizie che nel breve tempo concessomi era possibile raccogliere. Le truppe inglesi stazionate a Suakin anunontavano a quallro battaglioni, dei quali 3 di soldati indiani cd uno di soldati europei, più 2 squadroni cli cavalleria indiana, una compagnia di fanteria inglese montata sopra camelli, 2 batterie da campagna ed una compagnia di zappatori indiani. In tutto le forze ammontano a circa 5 .200 uomini divisi in 5 campamenti ecl in 9 piccoli distaccamenti. Questi distaccamenti formano la guarnigione d i altrettanti fortini o ridotti fuori città, e sono cambiati ogni otto giorni. I campi sono tra loro in comunicazione per mezzo delle ferrovie ridotte, mentre le comunicazioni e l'approvvigionamento dei distaccamenti sui ridotti è fatta con cammelli. Per ovviare alla mancanza d'acqua, avevano, gli inglesi, costrutta una grande cisterna per raccogliere le acque piovane che in autunno cadono in grande quantità, e con diramazioni di canali in ferro, avevano messa in comunicazione questa cisterna con serbatoi d'acqua nei diversi accampamenti, ma fu tanta la quantità d'acqua caduta nell'autunno scorso che si ruppero gli argini della cisterna, producendo la distruzione completa delle murature, rendendo inservibile l'opera fatta. Gli accampamenti hanno ora a loro disposizione dei vapori noleggiali che li provvedono d'acqua in abbondanza cd anche cli ghiaccio. L'acqua però in lai modo viene a costare circa IO lire al la tonnellata, senza contare il fitto giornaliero del vapore. Il trasporto clell' acqua è fatto a dorso di cammello o con carri, agli accampamenti e nei ridotti, e con la ferrovia nei campi principali. L'acqua è chiusa ermeticamente in casse di ferro della capacità di circa 50 litri. Un sistema di chiusura ermetica ed impossibile ad aprirsi senza una chiave apposita, impedisce alla gente di potere nelle lunghe marce prendere l'acqua senza permesso. , Un buon cammello port.a al massimo tre di queste casse, e si vede eia ciò quanto deve essere lento l'approvvigionamento dei ridolli. I viveri, i foraggi per i cavalli e per i muli, sono in massima parte fatti venire dall' Europa. Dalla Siria si porta a Suakin l'erba fresca per i cammelli, dalla Russia e dall' Egitto si provvedono buoi, montoni, per gl'accarnpamcnt e foraggi pei cavalli.

11 Si Lrnlla di una copia manoscritta cli informazioni che furono comunicate al Capo di Stato Maggiore Generale. Quanto veniva fatto dagli inglesi sul Mar Rosso era ovviamente di grande interesse per l'esercito italiano e nel solco dello studio dei comportamenti inglesi in campo nùlitare nelle aree coloniali.

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Esistono buoi in paese, ma non troppo cli buona qualità, ed è perciò che gli Inglesi, non badando a spese, amano meglio far venire eia fuori la carne per la gente. Per le comunicazioni ed i trasporti, possiede la guarnigione di Suakin 1.200 cammelli, oltre ai muli ed i cavalli. Questi ultimi però fecero cattiva prova, e gli inglesi ovviarono a questo inconveniente provvedendosi d i cavalli del paese. In quanto agli accampamenti sono in generale uguali, per la formazione, ai nostri, ma molto di verse sono le tende, più adatte per questi colori tropicali 12 . Le tende sono di forma circolare e rettangolare. Una prima tenda di cotonino doppio e foderata cli stamina, ordinariamente gialla (a), è fissata in modo che l'orlo inferiore resta sospeso da terra, per un metro e mezzo circa e viene lirata, come le nostre, per mezzo cli cavi dati volta sopra picchetti piantati nel terreno. Una seconda tenda (b), pure di cotonina doppia e foderata cli stamina rossa è posta sopra la prima ad una distanza cli circa un metro, e viene tirata allo steso modo ed agli stessi picchetti della prima. Sopra le due tende vi è una tettoia (c) cli legno fasc iata di stuoie e posta a circa un metro di distanza dalla seconda tenda. Questa tettoia sporge molto fuori delle due tende ed è sostenuta da pertipali in legno. Questa telloia viene così a formare una specie cli galleria intorno alla tenda. Lateralmente alla tenda, vi sono cortine rettangolari (cl) che possano alzarsi ed abbassarsi, regolando in tal modo l'entrata dell ' aria. Queste tende sono molto grandi, potendo contenere tino a 20 uomini e, per il modo come sono forniate è facile trovare sotto di loro un sicuro riparo ai raggi solari. Furono costruite anche baracche in legno, ma dopo la prova della tenda, che mi sforzai cli descrivere, furono abbandonate, sia per la difficoltà di costruzione e sia per la difficoltà di trovare legno. Gli inglesi preferiscono le tende, sia perché di più facile costruzione e sia perché di più faci le trasporto. I ridotti ed i fortini fuori della città, furono fatti la maggior parte dagli Egiziani, ma modificar.i dagli Inglesi. Molti cli questi ridotti non sono però armati. G li Inglesi idearono, poi, alcuni ridotti in legno protetti da sacche cli sabbia e che resistono benissimo alle palle cli carabina. Non avendo g li arabi cannoni, questi ridotti sono utilissimi come opere avanzate. Sono costruiti in una giornata. li disegno n. I rappresenta un fortino in muratura, ed il n. 2 e 3 una ridotta in legno. Sullo spalto dei ridotti esistono uno o due cannoni del calibro di 9 cent. e qualche mitragliera. Per le comunicazioni d'ordini da un accampamento all'altro è in uso il telegrafo, mentre che per segnali dli lontananza coi ridotti si fa uso dell' eliografo. Molte alu·e informazioni avrei potuto avere, se la nostra permanenza a Suakin si fosse prolungata per qualche giorno ancora, ma per la ristrettezza del tempo non ebbi agio cli avere chiarimenti maggiori . Il Tenente di Vascello E. Pagano G33R51

12 V. doc. fotograf'ica.

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Documento n 8. Riservato

Una rapida escursione in Levante* Impressioni e note del colonnello Dal Verme. Partito da M ilano l' 11 maggio sera, diretto a Costantinopoli per la via di terra, vi giunsi il 17 mattina, avendo sostato due giorni a Trieste ed uno a Belgrado. Preso imbarco il 29 dello stesso mese per far ri torno in Italia, giunti per la via di Patrasso e Corfù all'alba del 3 giugno a Brindisi, essendomi soffermato una giornata ad Atene. L'escursione per tal modo compiuta in soli ventidue giorni, non mi ha consentito di nulla approfondire. Ciò non di meno ho abbastanza veduto e sentito da permettermi ora di raccogliere fra le molte osservazioni, quelle che panni possano interessare il Regio Governo, segnatamente i Ministeri della Guerra e degli Esteri. Queste osservazioni che meglio dirò mie impressioni cli viaggio, espongo brevememe in ordine cronologico nella presente Memoria. Servizio diretto ferroviario dall'Italia a Costantinopoli Un fatto nuovo e cli non lieve importanza è sopravvenuto in questi ultimi tempi ad avvicinare l'Oriente all'Occidente d'Europa; ed è il compimento della linea ferroviaria attraverso la penisola balcanica, che consente, dal novembre decorso, di andare da Vienna a Costantinopoli sempre per terra, invece che a Varna, donde si doveva, sino all'epoca ora detta, prendere il mare. Quantunque il diretto giornaliero sia organizzato da Vienna, non è necessario per chi viene dall'Italia cli andare sin là; ma a Udine si può prendere la linea di Mabresina-Budapest, dove ogni giorno (alle 2.40 pomeridiani) passa il diretto che in 42 ore porta a Costant.inopoli. Ed havvi inoltre un servizio ebdomadario che pare si voglia estendere a due volte la sett.imana, con risparmio d'un paio cl' ore, con tutti i comodi letti e servizio di restaurant, con un corrispondente, non gravoso, aumento di prezzo. Occorre però notare che volendosi prendere a Budapest tanto il diretto giornaliero organizzato eia Vienna, quanto l'altro ebdomadario eia Londra (eletto l'Orientai express), si deve venendo dall'Italia sostare per via; imperocché i treni nostri sono diretti per Vienna anziché per Budapest. Ho messo a profitto questa circostanza per avere un colloquio col Console Generale britannico in Trieste Sir A. Burton, con quale io ero già slalo anni or sono in corrispondenza. Né ebbi a pentirmi di esserm i trattenuto col~l oltre il necessario, cioè un giorno e mezzo, per la più gran pa.ite in sua compagnia. Quanto raccolsi dal labbro di uno dei più grandi viaggiatori del secolo su que l!' Africa che egli esplorò, studiò e ne scrisse con rara competenza molti volum i fu già oggetto d i precedenti mie lettere. Aggiungerò soltanto che fui oltremodo lieto della mia visita, dalla quale ritrassi informazioni e notizie assai interessanti per l'Ufficio d i cui sono a capo.

• La rclazionc del Dal Verme consta di 54 pagine manoscricte con annesse alcune carte topografiche da lui disegnate. Di seguito saranno riportati wlo quei brani che riguardano più direttamente l'Impero Ottomano. Le eventuali omissioni sono segnalate.

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Lasciato Trieste alle 8 pomeridiane del 13, giunsi a Belgrado l' indomani sera alle 10, con poco meno di tre ore di sosta a Budapest, dove, come ho dello, si prende il diretto eia Vienna. È certamente questo un giro vizioso per chi viene dall'Italia, diretto ai Balcani, e lo è ancora di piìl, quando non si voglia fe1111arsi per via, l'essere costretti a salire a nord sino a Vienna. Ed io per evitare l' uno e l'altro, ed altresì per avere l' occasione di visitare nuovi paesi, avevo divisato da Trieste cli recarmi a Belgrado per Agram d irettam.ente. Dovetti però rinunciare, perché avrei perduto soverchio tempo, sia seguendo le ferrovie tutte secondarie e sulle quali non vi è organizzato un servizio in corrispondenza, sia per via fluviale lungo la Sava ... 13. 7ì"acia - Per quanto poco si vegga dallo sportello del vagone, pure si vede ab bastanza anche dal solo aspetto del suolo. La differenza fra il territorio libero e quello tullora soggetto alla dominazione ottomana. Quello che ho osservato il mattino de l quindici nella valle della Maritza e di poi nella penisola della Tracia, mi ha lasciato una tristissima impressione. Man mano che si allontana eia Adrianopoli, i campi divengono sempre più radi insino a che non se ne veggono più e il paese è una landa deserta senza villaggi, senza strade, senza nulla, che mi ricordava la campagna romana e persino la Siberia. Ho chiesto piL1 volte come accadesse che una plaga così vicina a Costantinopoli, pianeggiante e talora perfettamente piana, con un buon strato di terreno vegetale, fosse lasciata così completamente incolta; e non mi venne neppure data la risposta che vi danno per la campagna romana; cioè che la grande proprietà preferisce il pascolo alla coltura, e neppure si accennò alla mancanza assoluta di popolazione, come si potrebbe dire della Siberia, perché qui la popolazione quantunque scarsa, c' è, e ve ne potrebbe essere dell'altra, se quella che fu ed è continuamente espulsa dalla B ulgaria e dalla Rumelia quivi sostasse anziché andare in Asia. Mi si rispose, invece di tutto ciò, che non si coltiva per la semplice ragione, che chi semina non sarebbe certo di raccogliere. Raccoglierebbe un altro più forte o più destro di lui. Il governo turco in materia cli pubblica sicurezza nelle campagne s'accontenta di quel tanto che gli mette al sicuro i forestieri, sapendo che avrebbe tutte le potenze europee addosso, e del poco inoltre che gli è necessario per riscuotere le imposte. Del resto, per la sicurezza personale dei suoi sudditi e delle loro proprietà, non se ne eia' pensiero veruno. Vano è poi lo sperare eia un tale governo un'azione qualsiasi per migliorare le sorti dei suoi sudditi, per mellere a profitto la fertilità cli un suolo che pure è a loro disposizione. La divisa del governo ottomano è quella del dolce far niente di cui si volle ingiustamente gratificare noi italiani, ed io ne ebbi, pure, prescindendo a quanto ho detto, una splendida prova, prima ancora di giungere alla capitale. Tn una stazione secondaria di cui non ricordo il nome, ma non lungi da Santo Stefano, giaceva su di un binario morto un intero convoglio cli carri, che doveva essere là probabilmente da quando fu costrutta la

13 Nelle pagine ,eguenti, che sono omesse perché non cl irclta mcntc interessanti l'I mpero Onoma no, Dal Verme parla ciel suo viaggio attraverso la Serbia, la Bulgaria: le sue ,ivvenlure per il passaggio de lle ri speltive frontiere e le sue impression i; il racconto e ntni in partico lari riguardanti l'Impero, quando il viaggiatore arriva in Tracia.

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ferrovia o quanto meno dall'epoca del la guerra, cioè da oltre dieci anni. Questo lo diceva all'evidenza la spinaglia cresciuta r.igoglic,sa intorno al treno, gli sterpi che avevano ravvolto la locomotiva, tender, carri, passando per entro ai raggi delle ruote, in guisa che si sarebbe potuto dire senza metafora che l' inerzia turco intralciava la vaporiera e ne arrestava il progresso. Ferrovie turche. Guardando a quel fenomeno e ricordando di essere in una buona carrozza cli prima classe, in un treno diretto che g iungeva esattamente in orario, su di una ferrovia turca, avrei dovuto meravigliarmi. Ma non ne era il caso, sapendo come il merito del buon ordinato servizio, delle buone vetture, cli tutto insomma ciò che concerne il viaggiatore, anziché del governo ottomano concessionario, è della Societ~l presieduta dal barone Hirsh , banchiere del governo stesso. Il barone ciel resto ha saputo fare bene i propri interessi, o quanto meno quelli della Società, poiché avendo un contratto a forfait, secondo il quale gli venivano pagati 200 mila franchi al chilometro, senza obbligo di tracciato, fece passare le linee dove costava meno, per nulla cercando il minor percorso, anzi là dove il territorio era pianeggiante o piano scegliendo il percorso maggiore. E più o meno pianeggiante è tutto il territorio da Adrianopoli a Costantinopoli con difficoltà tecniche di nessuna entità. La velocità su questi treni è molto limitata, 30 chilometri ali ' ora ali 'incirca e forse meno; ma come ho già detto, si giunge sempre in orario e si hanno tutte le comodità come sulle migliori linee d'occidente. Il personale è pulito e bene educalo, reclutato fra Greci, Francesi, Italiani. Dalla Bulgaria in giù fui lietamente sorpreso di senùre la lingua itali ana generalmente capita e all'occorrenza parlata dal personale ferroviario. Dal confine della Rumelia, cioè da Mustafà Pascià a Starnbul, vi sono ventinove stazioni, ollo delle quali oltre San Stefano, il diretto si ferma pressoché a tutte. A S tambul, ultima ricerca dei passaporti e definitiva visita della dogana. Sono gli ultimi tratti di quella serie di noie che ho accennato costi tuire il vero e solo inconveniente ciel viaggio attraverso la penisola balcanica, ma sono anche i più fastidios i. Non basta avere il passaporto, ma deve essere vistato da un'ambasciata o legazione ottomana. Non basta il tradizionale bakschish per evitare le visite sulle valigie. Il bakschish la limita, la affretta, ma se il funzionario turco vede dei libri, perde la sua calma abituale. Li trae fuori , li guarda, li rigira, li apre, li scorre e come il più delle volte non vi capisce nulla, finisce col permettervi di introdurli nel l' impero. A me è accaduto così, quantunque avessi cleÌle pubblicazioni sulla Turchia e sull'esercito turco e carte del Bosforo e dei Dardanelli, che in parte trovarono e non compresero, in parte fortunatamente non videro. Mi si disse poi che avevo corso il rischio cli vedermi sequestrata ogni cosa. Costantinopo/.i. A Costantinopoli mi fermai 12 giorni, splendidamente ospitato in casa del Console Generale Carcano, mio vecchio amico e concittadino (1). Di quanto ho veduto e notato nell'antica Bisanzio dirò, come già ho fatto per la penisola dei Balcani, solo quel tanto che panni possa interessare il Regio Governo. Per naturale che più che altro mi premesse studiare dell'esercito turco, il solo che non avevo ancora veduto dei garanti eserciti europei. Avevo pochissimo tempo, sapevo che non sarei riuscito a visitare nulla ufficialmente riclùeden-

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dosi delle settimane per ottenerla; non volevo quindi lasciare passare nessuna propizia occasione. La fìmzi.one religiosa militare del Selamli.k. Vidi la truppa sotto alle armi al Selamlik (2), quando il Sultano si reca dal Palazzo alla moschea per la preghiera del venerdì; vidi qualche altra volta dei reggimenti per le vie cli Pera e frequentemente in corpi di guardia e le sentinelle, e vidi ogni giorno e ad ogni istante e dappertutto ufficiali e soldati, perché il presidio di Costantinopoli, tutto compreso in ambo le rive del Bosforo, non è minore di ventimila uomini. E dopo 12 giorni cli continua osservazione, durante i quali non mancai cli chiedere spiegazioni e informazioni ovunque e come mi si offrì il destro, l' impressione che ne ho ricavato posso compendiarla così: Ufficiale e soldato turco. La stoffa del soldato è ottima e pc! fisico e pel morale; e tali qualità, resistenza, abnegazione, frugalità, disinteresse, ubbidienza assoluta, coraggio, sono in lui tanto spiccate, che compensano la limitata intelligenza, l' ancora più ristretta istruzione e l' assoluta mancanza d'i niziativa. Il sottufficiale non si distingue gran che dal soldato semplice, e se non fossero i materiali segni esteriori, non lo si distinguerebbe nei ranghi per miglior trattamento e uniforme più accurata, siccome accade negli eserciti europei. E forse è meglio così, pe rché vuol dire che ben lungi dal voler assomigliare all' ufficiale, mantiene le buone qualità del soldato. L'ufficiale, tutti lo sanno, da' al soldato in guerra splendido esempio di abnegazione e cli sacrificio, ma nulla più. Malgrado l'intervento tedesco, malgrado i tentativi continui atti ed insistenti ciel Generale Von der Goltz e degli ufficiali tedeschi, l' ufficiale turco è sempre turco. Studia perché lo fanno studiare, ma non in impara; e se impara è poco persuaso della pratica attuabilità di quello che gli insegnano, e non è poi niente affallo convinto della sua necessità, fondato come è sulla sua fede inconcussa che tutto viene da Dio e che è .inutil.e prendersi tanti disturbi per mutare quello che Dio nel suo imperscrutabile giudizio ha stabilito di fare . Vi sono delle eccezioni, è vero, soprattutto fra gli ufficiali cli origine straniera, i quali poi, per converso, non hanno le altre qualità mi lita,i del turco. Ma anche essi al pari di altri sono ridotti allo stato dell'indifferenza la più assoluta; e sono, per cli più, avviati sulla via della corruzione e della vergogna eia un fatto ben noto in E uropa e che forse non ac-cacle che in Turchia, voglio dire l' iJTcgolarità dello stipendio, ormai divcnu~o nonna regolare d'amministrazione. Ho chiesto più volte notizie su questo fenomeno ciel quale credevo si esagerasse non poco in occidente, e dovetti convincermi che le cose sono ancor più grav.i d i quanto generalmente da noi non si creda. Non è già semplicemente un ritardo quello di cui si lagnano gli ufficiali e in genere i funzionari del governo ollomano, un ritardo ciel quale nella conversazione si accenna col vocabolo francese souffrance (3), ma bensì cli vedersi addirittura defraudati ogni anno cli una parte, cli una massima parte, di quanto la legge loro assegna. Non so quel che precisamente oggi avvenga ai funzionari civili; ma fui assicurato eia più parti che gli ufficiali dell'esercito ricevono regolarmente soltanto le razion i viveri (4), mentre dello stipendio ne toccano due o tre mesi dell'anno, non più. Raccontava un ufficiale, appunto, nel decorso maggio, essere allo studio un progetto, secondo il quale si pagherebbero puntualmente gii

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assegni militari, calcolando il mese a 40 o 45 giorni, invece del mese lunare turco. Un tale progetto era altamente encomiato da quell'ufficiale che si augurava fosse al più presto posto in attuazione! Le truppe che vidi al Selamlik erano del primo Corpo d' armata, cioè della Guardia, le migliori quindi fra tutte. Per la solenne occasione ricevono ancora una cernita: si lasciano a casa i più brutti uominj, e a quelli che vanno sotto le anni si danno le più nuove uniformi. E davvero debbo dire che le truppe che vidi sfilare per quattro, per ben due volte sotto a me, era una bella truppa che avrebbe fatto buona figura in qualsiasi rivista d'eserciti europei. Se non erro, dovevano essere quattro piccoli reggimenti formati ciascuno su di un battagJ ione, dei qual i uno di fanteria marina e uno di Albanesi, con una uniforme che ricorda il costume regionale adattato alle esigenze del soldato moderno siccome fu fallo pei Z uavi in Francia. Marciavano lutti a passo cadenzato lento che si scorgeva subito di provenienza germanica. In testa i zappatori, che mi ricordavano g li antichi nostri e francesi , colla sola ascia e col gran grembiule, nero invece che bianco. Altissimi cli statura, procedevano erano impettiti, maestosi, coi gomiti rialzati, l'ascia cadente indietro dalla spalla destra, e il loro incesso era tale che pareva non sulla pubblica via ma fossero sulla scena di un teatro. Gli ufficiali a piedi non avevano in genere un contegno marziale e quelli a cavallo ancor meno, anche perché non istavano bene in sel la. La loro uniforme era abbastanza corretta, ma gli accessori, la cravatta, le scarpe e i guanti per gli ufficiali a piedi cd altresì e più specialmente la bardatura per quelli a cavallo, lasciavano assai a desiderare. Vi era anche piccolo reggimento di cavalleria montato interamente su cavalli grigi, che mi fu assicurato essere stati acquistali in Ungheria. Tn complesso aveva una bella apparenza. Erano soldati ed erano cavalieri; ma al solito gli ufficiali relativamente apparivano al disotto della truppa, e le bardature e soprattutto le copertine, sotto sel la, erano difformi. logore, mal tenute. Questo dettaglio è talmente poco curato che vidi i cavalli dei generali e ufficiali superiori del seguito del Sultano, conclolli a mano durante la funzione con selle lacere, briglie sudicie e delle copertine sotto sella poi come noi appena consentiamo all'attendente quando conduce alla passeggiata i cavalli. E il piLl delle volte si tratta di cavalli distinti, talora puro sangue arabi che avrebbero diritto ad una più decente figura. Quando io assistei al Sclamlik, da una finestra cli una casa prospiciente la via per ove passa il corteo che si reca alla preghiera, la quale casa è una dipendenza del palazzo imperiale, e i forestieri vi vanno ufficialmente coll' intermezzo dei loro Consoli e accompagnali dal dragomanno e dall ' Havass, eravamo neJ Ramazan; e come i soldati non possono prendere al pari di ogni musulmano durante questa quarantesima né cibo né bevanda dall'alba al tramonto, come non possono fumare, così per un riguardo alle loro concliziotù di fisica debolezza, l'effettivo delle truppe sotto le arnù per la funzione viene notevolmente ridotto, e l'imperatore non assiste al loro sfilamento. Invece non appena è passato fra le loro file andando dal palazzo alla moschea, le congeda cli guisa che possono fare immediato ritorno ai loro alloggiamenti. Tn complesso fui più socldi.sfatto dell'aspetto delle truppe in questa c ircostanza che non nelle altre occasion i di cui dirò più avan300


ti. Ciò che mi riuscì ad u na completa disillusione, fu sua maestà il Sultano ed il suo corteggio. Memore delle descrizioni di De Amicis, mi preparavo ad essere abbagliato dallo splendore orientale dei cocchi coperti d ' oro, preceduti e seguiti da un nugolo di cavalieri montati su superbi destrieri, riccamente bardati, e il Sultano, il capo di centinaia di milioni di credenti, apparire quale un semidio frammezzo agli ori, alle gemme ... Ma nulla di tutto ciò. Invece si presentano due ufficiali di Palazzo a cavallo, l'uno a destra, l' altro a sinistra della via; segue una calèche con mantice alzato, a tiro di due. E rano bellissimi i cavalli e riccamente vestiti, cocchieri e staffieri; ma non vi è al tro; perché il corteggio di venti o trenta fra pascià, ufficial i superiori e funzion ari di palazzo, circondano la carrozza a piedi. E il Sultano è sedu to solo al posto d ietro, con rimpetto Osrnan Pascià e il Gran Yizir; e il Sultano dimessamente vestito, dall'aria sfinita, abbattuta, senza nessun contegno né da sovrano né da soldato pare un Armeno o un Ebreo del bazar. Confesso che senza volerlo ho clist.olto subito gli occhi eia quella figura insignificante per fissarli sull'altra che evocava grandiose memorie, il vecchio eroe cli Plewna. Quando poi l'imperatore, fi nita la preghiera, ri passò sotto a noi per far ritorno a Palazzo, il corteggio, il medesimo cli prima, apparve ancor più grottesco, perché invece della calèche nel quale era venuto, sta il Sultano in una victoria col mantice alzato s' intende, completamente solo, guidando una bella pariglia d i cavalli grigi. Naturalmente, circo ndato da lutti quei dignitari a piedi, doveva andare costantemente al passo. Quella scorta pedestre addossata alla carrozza, agli sportelli e dietro, non di soldati ma di ufficiali e funzionari di grado elevato palesava troppo chiaro siccome fosse una vera guardia nello stretto senso della paro.la. Si sa difatti in Costantinopoli come Sua Maestà abbia una grande paura cli far la fine del disgraziato Abdul Aziz 14 e diffida di tutti . Fu appunto per potersi trincerare ben bene, che abbandonò l'antica sede sulle sponde del Bosforo a portata dei legni da guerra delle potenze europee ed altresì soverchiamente esposto alle conseguenze cli un com1)lotto, cli una congiura dei suoi , anelò a stabilirsi lassù sulla collina di Ildiz ove fece fabbricare un magnifico palazzo. Fu ancora per effet~ to della paura che fece costruire una nuova moschea q ualche ceminaio di passi fuori del cancello ciel palazzo, in guisa eia non essere costretto per la preghiera ciel venerdì di fare un lungo tragitto, e diminuire così il pericolo d 'un attentato. Ho eletto poc'anzi che così ben vestiti i soldati come vidi al Selamlik sotto le armi, non li vidi mai. Potrei fare eccezione per le truppe di mare, che anche fuori rango non ho veduto mai in cattivo arnese, ma il rimanente, e non escludo gli ufficiali, mi hanno davvero scandalizzato. Non ho potuto dedurre da quel che vedevo per le vie quale fosse la tenuta prescritta giornaliera, perché s'incontravano soldati in qualsiasi parte della città ed a qualunque ora in tutte le gradazioni del l'uniforme, dalla grande tenuta alla giacchetta da caserma colle ciabatte. La sola uniformità è il fez, salvo si tratti di caval leria nel qual caso hanno il kalpak di pelo d'agnello. Del resto, uno è armato, l' altro non lo è; uno ha la tunica, l'al-

14 Figl io di !\fahnrncl II, era asceso al trono nel 1861 e abd icò nel 1876: a lui successe i l nipote Murac.l V. Ahdul Aziz si suicitfo poco tempo dopo la sua abdicazione.

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tro ha la giacchetta; chi ha gli speroni senza tiranti, ed il pantalone corto tanto che non giunge a copri re lo stivale, chi i tiranti senza sperone. Non parlo dei soldati a cavallo isolati che vagano per la città a fare C(Hrnnissioni o al seguito dei loro padroni, perché il più delle volte e per l'uniforme ciel cavaliere e per la sella e la bardatura lacera e strappata o addiri ttura senza nulla al i' infuori di una semplice coperta di lana logora e scolorita non si sapreb·be dire se veramente sono o non sono militari. Non ripeterò degli ufficiali che il p iù delle volte non hanno di pulito che il fez e tollerabile la tunica con certi colletti e certe babbucce e certe mani da ricordare l'aratro e la mandria; ma non posso tacere che in massima la divisa del soldato o isolato o di guardia è qualche cosa di obbrobrioso. Ricordo d'aver veclut.o in una via secondaria di Pera un uomo in sentinella la cui tunica era lelleralmenle stracciata, unta tanto che pareva vi si fosse passalo una mano d'olio e i pantaloni all'unisono colla tunica, non istavano assieme così da lasciare vedere attraverso quella che doveva essere biancheria. Ebbene, quel soldato coperto d i cenci era un bell'uomo; e nel momento in cui lo vid i, nell ' atto cioè di presentare l'armi ad un ufficiale , così coll'uniforme a brandelli aveva un'aria decisamente marziale. Caserme e villo. - Ufficiali defraudati della maggior parte dello stipendio, soldati male in arnese, sono fatti abbastanza salienti eia indurre il forestiero di fresco giunto in Turchia a credere che il governo non curi l'esercito. È invece il contrario. Il Governo o per meglio dire il Sultano (perché il potere è in mano sua e i ministri sono poco più che esecutori) spende i denari di.sponibili anzitutto per la difesa ciel paese e per l'esercito. Nessuna capitale d'Europa, e le ho viste tutte, ha dovizia di caserme quante ne ha Costantinopoli: ben situate, razionalmente progettate, ampie e costruite senza risparmio. Il soldato, ricordando che siamo in Oriente, vi è benissimo alloggiato, e contrariamente a quanto si crede in Europa, è abbondantemente nutrito. Non è vero che lo si a limenti con un pugno di riso e poche noci. Riceve regolarmente ogni giomo una razione cli pane corrispondente press' a poco in quantità alla nostra e non inferiore in qualità a quel la dell'esercito austro-ungarico, riso, sale, legumi e duecento cinquanta grammi cli carne cli montone. Ora quando si pensi alla sobrietà propria dei popoli orientali, alle non gravi fatiche che in tempo di pace si fanno fare ai soldati (5), se debbo arguirlo eia quello che ho visto nella capitale e eia quanto ho sentito bisogna convenire che vino ed alloggio del soldato turco non lasciano oggi nulla a desiderare. Armi e (or1i{icazioni. Ma dove il Governo ottomano spende a larghe i'n ani per l' esercito è in armi e fortificazione. È noto come nella odierna gara delle potenze europee per l'adozione d i un fucile a tiro rapido, il governo turco si trovi in prima linea, clappoiché esso abbia già adottato per sostituire l' attuale Martini-Henry il Mauscr a magazzeno del calibro di m.m 9, del quale è già molto avanzata la fabbricazione con relative cartucce per tutta la fanteria dell'esercito permanente. È pure noto come la casa Krupp lavori da anni senza posa per dotare l'artigl ieria da campagna e da montagna e soprattutto le fortifi cazioni delle necessarie bocche eia fuoco dei modelli più recenti e perfezionati. Nel notevole articolo inserto nella "Rivista Militare Ttaliana" del dicembre scorso, con titolo "Turchia" sono particolareggiate insieme a molte altrn notizie interessanti sullo stato mili-

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tare, le condizioni attuali della difesa dell'impero ottomano. Inoltre esistono in ufficio due rapporti (dei quali mi spiace non avere avuto visione prima della mia visita), del Capitano Cugia che riferisce quanto ha veduto delle difese del Bosforo nella primavera dell'anno scorso; l'altra del Comandante il Regio Avviso "Sesia" sulle forti limitazioni dei Dardanelli, quali erano nel 1886. Da come mi trovo avere in parte veduto con gli occhi miei e in parte attinto all'autorevole fonte dell'addetto militare inglese colonnello Trotter su questo soggetto delle fortificaz ion i, così ho ravvisato opportuno cli riportare nella presente Memoria lo stato delle opere quale è descritto dai predetti nostri ufficiali nelle epoche su menzionate, aggiungendo o modificando guanto risultò ora a me de vi.su e per il mezzo anzidetto. Fortificazioni del Bos(òro (6) - Entrando dal Mar Nero s' incontra anzitutto la batteria di Fil Burun sulla riva asiatica, che difende il passaggio là dove I.e due rive avvicinandosi bruscamente una all'altra formano come uno strozzamento dello Stretto. Quest'opera è annata di 4 bocche da fuoco di grosso calibro (7). Procedendo sulla costa d 'Asia, segue la batteria posta ad Analoli Kavak. Essa ha la parte visibile del parapetto in terra ed è ad un solo ordine di fuochi. È situata sulla punta estrema del promontorio della Quarantena al Capo Kavak ed è alta circa otto metri sul livello del mare, tranne che sulla parte centrale in cui l'altezza è cli 12 metri a un dipresso. Al di là della batteria il suol.o si eleva rapidamente, raccordandosi al massiccio elci monte del Gigante (lnscià Dagh !) (8) sulle cui falde settentrionali e precisamente alquanto dietro alla batteria, sono le rovine di un antico castello genovese posto a guardia dell'entrata del Bosforo. Da questa parte la batteria è armata di 12 cannoni che sembrano del calibro da 22 a 24 messi in barbetta 15: dei quali otto battono l'entrata dello stretto, e tre l'imerno cli esso, in modo da prendere di rovescio le navi che avessero potuto superare questo punto. La bocca eia fuoco al saliente 16 ha reazione da entrambe le parti. Dopo que.sl' opera, sempre sulla riva asiatica, s' incontra la batteria di Magiar Kalessi (9), ed un ordine cli fuochi come la precedente e parapetto in terra, costrutta all'estremità ciel promontorio ciel medesimo nome. Essa è alta 5 metri sul pelo d' acqua, tranne che alla parte centrale, in cui l'altezza è di otto metri circa. È annata di J 5 cannoni a retrocarica di 22 e 24 cent. di calibro ( IO). Di questi, ~ irnbciccano il Bosforo fra Anatoli Kaval e Rumeli Kaval e gli altri sei battono lo specchio d' acqua tra Rumeli Kaval e l'insenatura di .Bujuk-dere. La bat.teria di Rumeli Kavak è la sola che io abbia veduto sulla costa europea. È situata a mezza costa dell'altura che forma la punta, o meglio la sporgenza cli quel nome cli fronte quasi a Capo Kavak (Asia) ed è in posizione dominante. Non essendovi strade interne, vi si accede per una rampa che mette capo alla spiaggia e che può essere battuta dal mare. Ha anch'essa il parapetto di terra cd è armala di sei bocche eia fuoco di cui per la distanza non ho potuto apprezzare il calibro(! I); una è ab saliente, tre hanno azione verso Fil Burun e due battono il ca-

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V. glossario. V. glossario.

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nale in direzione normale. Questa opera ha pure una azione diretta sulla batteria a Capo Kavak. li Capitano Cugia, a quest.o punto del suo rapporto, scrive che oltre alle accennale non ha veduto altre opere, neppure quelle segnate sulle carte francesi e russe di cui era munito e che sull' annesso schizzo ha egualmente riportato punteggiate. Ignoro io pure che cosa ne sia di queste ultime, non essendo andato fino al Mare Nero, e nulla avendomi detto al riguardo il colonnello Trotter, ciò che mi fa credere siano state abbandonate. Debbo invece aggiungere altre due opere di recentissima costruzione, anzi non peranco compiute, c ioè: Batteria cli Terapia alta 80 m. circa sul livello ciel mare, armata provvisoriamente di soli due pezzi da 15, ma che sta per riceverne quattro da 24, destinati a battere lo specchio d ' acqua compreso fra le batterie delle due sponde che furono testé specificate, ed alle quali fa d'uopo aggiungere ancora la seguente: balleria a fior d'acqua di Mezar Burun, poco a nord est del villaggio Bujuk-dere, sulla sponda d ' Europa; armata di sei pezzi, dei quali ignoro il calibro, con parapetto in terra e a un solo ordi ne di fuochi. Tutti questi pezzi, per la difesa del Bosforo, vennero forniti dalla casa Krupp in diverse epoche. Gli ultimi giunti all'arsenale di Topané e cioè dodici da 24 e due da 35, non hanno ancora avuto (salvo quelli da 24 per la batteria di Terapia), una definitiva destinazione. Fortificazioni dei Dardanelli. - Delle opere di difesa nel Dardanelli dirò quello che ho veduto sulla scorta degli appunti datimi dal Col. Trot.ter, confrontando il presente stato delle cose con quello di tre anni or sono, quando il comandante del "Sesia" mandò il rapporto, a cui addietro ho fatto menzione. Giungendo dal Mar cli Marmara si veggono, appena oltrepassata la baia di Ak Bashi: sulla sponda d'Europa: sette piccole batterie sui dossi che si elevano da 80 a I20 m. lungo il canale (12) destinate, mi parve, per due o tre pezzi ciascuna. Ignoro se fra queste ve ne sia taluna cli recente costruzione; ma credo che la più parte siano state costrutte prima del 1870. In ogni modo, non debbono essere opere d' importanza; non essendo comprese fra quelle specificatemi come tali dal Col. Trotter. Lungo il lido, una batteria radente di sette pezzi, a cui, quand' io passai il 30 maggio si stava lavorando e si vedeva l'accampamento delle truppe (13). Non appena si è doppiato il capo che segna il massimo restringimento dei Dardanelli (non più di un chilometro), appare la gran batteria a dente, a fior d'acqua, destinata a ricevere 29 pezzi secondo quanto mi disse il Col. Trotter; ma elci quali io ne contai solamente undici in cannoniera ( I4 ). L'opera era quasi compiuta, e fin ita pure una caserma pel presidio a ponente ed un'altra più elevata. L'una e l'altra però senza cinta. Sulla sponda d'Asia: oltrepassato l' antico fo1te in muratura a mare detto Nagara, si vede, giungendo dal Mar di Marmara una batteria a fior cl' acqua con 8 o più pezzi in cannoniera e parapetto in temi, costrutta, mi si disse, prima del 1870 (15). La batteria mi parve chiusa alla gola ed addossata al porto vecchio cli Nagara. Immediatamente dopo, sorge

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la caserma enrrn una cinta il cui lato a mare, è discosto pochi metri dalla spiaggia. Il Com.te ciel "Sesia" enumera di poi tre opere (10, 11 e 12), che non mi vennero segnalate fra le recenti, quantunque quelle ai n. IO e 12 sieno armate di cannoni Krupp. Appena oltrepassata la torre di Chanah, si vede una batteria cli recentissima costruzione, per un sol pezzo, che a bordo mi fu detto da I 00 tonnellate (ma non mi parve), dono(?) di Krupp al governo ottomano. Di poi segue la grande nuovissima batteria, pure a fior d'acqua, per 9 pezzi, cioè sette eia 24 e due eia 35, in cannoniera, parapetto in lcrra e un sol ordine di fuoch i. Oltre a questi specificatimi dal Col. Trotter, ho veduto sul la destra dell'opera tre cannoni cli piccolo calibro per la difesa vicina. Coll' allargarsi del braccio di mare, cessano le fortificazioni, che riprendono all ' imboccatura. L'antico forte sulla sponda europea, alla punla della penisola di Gallipoli, è stato rimodernato completamente, colla costruzione di una batteria in terra per sei pezzi a mezza via fra la vecchia in muratura a fior d'acqua e la sommità del dosso, rimanendo così compresa entro la cerchia antica. Più in altro, a ponente del forte, si scorge una batteria appena rinita per due pezzi (16). Sulla costa d'Asia, a mezzo cammino all' incirca fra lo stretto cli Chanah e la bocca dei Dardanelli, mi parve si stesse lavorando ad una nuova opera elevata eia 120 a 1.50 m. Ma non potrei nulla assicurare al riguardo. Un'altra potente opera, nuova di pianta a fronte bastionato, è in costruzione ali' imboccatura, a fior d'acqua, per dieci pezzi in cannoniera colla caserma pel presidi dietro. E finalmente una piccola batteria per due pezzi sorge oltre il villaggio di Kum Kalé, con azione sul mare aperto ( 17). In generale tutti questi nuovi lavori di fortificazione appaiono fatti con cura. Le caserme soprattutto, alle quali occorre aggiungere quella di recente costruzione alfa imboccatura orientale dei Dardanelli presso Gallipoli, sono grandiose ecostrutte senza economia; però in generale poco riparate e non di rado esposte completamente ai tiri nemici. Mi duole di non poter cljre nulla delle fortificazion i contro terra e specialmente della linea cli Ciatalgia attraverso la penisola di Tracia, perché non ebbi né il tempo né l'opportunità di visitarla, e il Col. Trotler non mi disse in proposito se non che "quella linea è tenula sufficient.emente bene in assetto, armala e presidiata'. ' · Dopo i particolari tanto cortesemente forniti sulle opere ciel Bosforo e dei Dardanelli, traendol i dal suo taccuino sul quale li mostrava a mc a cui parlava per la prima volta, non ho compreso quale motivo lo trattenesse dal fare altrellanto per le fo rtificazioni di terra; se fosse gelosia britannica o ignoranza dei dettagli e più semplicemente il desiderio di troncare un colloquio che cominciava a diventare troppo lungo, tanto più che sapeva d'essere aspettato da un amico col quale doveva uscire a cavallo. Situazione politico-militare. - Innanzi congeclanni volli però avere un suo giudizio complessivo sull'esercito turco di oggi, e questo è quale ho già accennato e quale mi è parso dal pochissimo che ho veduto. Non vi è nulla da imparare, concluse il Colonnello, ma non per q uesto un addetto militare vi è inoperoso. Soltanto le sue mansioni sono diverse che altrove. Qui occorre stare in vedetta continua305


mente ed essere sempre bene al corrente di tutto ciò che si fa e non si fa, non già per apprendere ma per essere in grado di giudicare della situazione e della potenzialità militare dell'impero, il giorno, e questo lo aggiungo io, nel quale convetTà a ciascuna grande potenza d'Europa di conoscerla esattamente per regolare Ja propria condotta e salvaguardare i propri interessi. A tale effetto vi tengono addetti militari alle Ambasciate, l'Inghilterra, la Russia, la Francia e l' Austria-Unghe1ia. L'esercito germanico vi è rappresentato direttamente dal Generale von der Goltz e dagli altri ufficiali tedeschi, i quali come è ben noto, pur continuando a figurare nei ruoli del loro esercito, servono in quello ottomano cli cui portano la uniforme e sono lautamente pagati e, cosa straordina1ia in Turch ia, puntualmente pagali; non dal governo, sibbene dalla Banca Ottomana (18). Il risultato pratico di questa missione, dalla quale si attendevano effetti miracolosi, non ha corrisposto alla aspettativa. Una forza d'inerzia .si è sempre opposta alla pratica applicazione dei suggerimenti di quei rigidi, bravi e coscienziosi ufficiali alemanni; tanto che veggenclo la loro opera pressoché inutile più di una volta e il capo e gli ufficiali ebbero a chiedere insistentemente, malgrado i pingui emolumenti, la dispensa dallo speciale servizio. Ma quello che non si è ancora verificato per la precisa volontà ciel Sullano, che oggi non vede altra salute all' infuori che nella Germania, o presto o tardi accadrà. Ed in ogni modo non saranno certo quei pochi ufficiali e nemmeno la valentia del generale tedesco che riusciranno ad ottenere ciò che non ottennero in set.te anni, malgrado tutta la buona volontà e tutta la persistenza, la tenacia propria del carattere della loro forte nazione. La caduta dell'impero turco è in Levante ritenuta più vicina di quanto in Europa non si creda. Un paese retto dalla volontà cli un solo, che governa secondo i capricci, le simpatie e la paura ciel momento; un governo che si regge soltanto per forza dei puntelli delle grandi potenze, reciprocamente gelose e interessate oggi all'azione comune, salvo a combattersi domani l'una coll'altra al primo segnale di lotta; un paese che non paga i suoi funzionari, i suoi ufficiali, un paese nelle cui amministrazioni a lte e basse, civili, giudiziarie, militari, tulle quante, regnano sovrani la corruzione, il favoritismo (19), l' ingiustizia, il bakschish; un paese infine che anche all'infuori dell'azione politica delle potenze, cammina colle gambe altrui perché sono Greci, Armeni, Francesi, Italiani, Inglesi, Tedeschi, Americani, che a Costantinopoli ed in massima parte nelle città cl' Europa e talune anche sulla costa cieli' Asia Minore, danno vita alle amministrazioni governative locali, aUe banche, società, case commerciali, a tutto ciò insomma che costituisce la vita pubblica cli' una nazione; un tal paese non può durare, e deve o lentamente sfasciarsi compiendosi così l' opera cli demolizione a cui assistiamo da un mezzo secolo, o ad un tratto, al primo grande cataclisma europeo cadere, per ridursi a quel!' Asia donde è venuto. Ma questa pure non è né facile né definitiva soluzione perché la potente Russia avanza sull'Armenia, perché le potenze occidentali agognano alla Siria, ai porti tutti dell'Asia Minore, per ritornare proprio là donde i Turchi vennero, ai monti Altai alla Mongolia e Siberia, lo vietano i due colossi impiantati nel centro e nel nord del grande continente, la Cina e la Russia. È forse un danno per l'equilibrio mondiale che non si possa conservare nell'antica sua regione un popolo che ba eminenti qualità, che le ha mostrate nella lunga vita

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sua politica attraverso i secoli, un popolo che pur ridotto agli esu·emi ha rivelato nell'ultima lotta forze vitali a cui nessuno in Europa si allendeva, un popolo che anche oggi dì là dove non ha avuto il contatto europeo, nelle contrade montuose cieli' Asia, mantiene colla semibarbarie il carattere antico, leale, ospitale, buono e ad un tempo virile, energico, guerriero. Ben disse l'autore di una recente pubblicazione "Le mal d'Orient", Kesnin Bey, un francese stato a lungo al servizio del governo ottomano, che Turchi ed Europei si sono corrotti a vicenda. Succede, scrive egli, dei Turchi e degli Europei a Costantinopoli quello che avviene dell' acqua salsa e dell'acqua dolce, che separate sono elemento di salute e di vita, unite appo1tano con salmastro la pestilenza e la morte. Queste cose le sanno tutti in Levante, ma in Occidente non si è propensi a prestarvi fede; si è anzi condotti a ritenere esagerato quanto si scrive e si dice da chi viene cli là. Né è a stupirsi gran fatto di ciò, quando si sappia che libertà cli stampa nella capitale ottomana è frase vuota di senso. La stampa di Pera.- Oggi in Turchia sotto questo rispetto gli è lo stesso che nel le province italiane nei tempi di servitù . Non si sa se non quello che consente il Governo; e il Governo non consente nessun critica all'andamento politico, arn.ministrativo, giudiziario, mi litare dello Stato, e il più delle volte non permette neppure la discussione accadem.ica; così che i periodici sono ridotti ad occuparsi di che cosa fa e non fa giornalmente il Sultano, delle nomine e delle promozioni, di chi va e di chi viene, d'aite, di musica, di letteratura, della pioggia e del bel tempo e di quel che avviene negli altri paesi d'Europa. Ogni giorno il periodico è soggetto alla censura; l'articolo inc1iminato è tolto e il foglio esce collo spazio in bianco; che se ripetesi il delitto, viene la soppressione e ciel giornale non se ne parla più. Or come questa procedura spiccia è regolarmente applicata, bisogna anche dire che è talvolta sfruttata a beneficio del giornale stesso, quando si trova in ristrettezze finanziarie. Diminuiscono gli abbonati? Gli affari vanno male? Si decide di cessare la pubblicazione del giornale. Detto fatto, si scrive un articolo con qualche cenno sfavorevole al governo, e la censura non lo permette. Se ne scrive un allro e poi se occorre un terzo, un quarto accentuando l'opposizione. li giornale è soppresso e la Direzione che ha av uto cura di fare l'operazione in principio di semestre, dopo di avere intascato una buona parte degli abbonamenti cessa le pubblicazioni senza menom,unente indennizzare gli abbonati con altro periodico, come è uso nei paesi civili. Tre sono oggi i giornali quotidiani cli Pera: La Turquie, scritta in francese, il Levant Express, in francese e inglese, l' Oriental Express in inglese. Vi era anche il Phare du Bosphore, in francese, ma fu soppresso in seguito all'applicazione del metodo che ho detto, precisamente ai primi di febbraio scorso. Vi sono poi giornal i greci, turchi e armeni dei quali nulla so dire. Riferirò invece che dopo aver scorso durante la mia dimora a Costantinopoli ogni giorno quei tre periodici a fine di decidere quale fosse a preferirsi per il Corpo di Stato Maggiore in sostituzione del Phare du Bosphore, sono venuto nella economica determinazione di non prenderne nessuno, poiché nessuno dei tre contiene nulla, assolutamente nulla che possa interessare un Ufficio d'info rmazione militare per la evidente ragione che ciò che l'interesserebbe, la censura non lo lascia pubblicare. La questione africana a Costantinopoli. - Prima di abbandonare Costantinopoli non voglio tacere cosa che mi ha colpito, pur non sapendo se fosse effetto del ca-

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so o fosse invece la manifestazione d'un fatto costante. Malgrado abbia avuto occasione di intrattenermi con i funzionari ott.o mani, fra cui due Generali, e discorrere ogni giorno con Levantini, non ricordo di nessuno che neppure lontanamente abbia portato il discorso su quella nostra azione africana su cui tanto in Italia si discute e che è pure di tempo in tempo soggetto di articoli nelle colonne dei più quotati periodici di Europa. Inutile il dire che i giornali di Pera non ne parlavano mai. Si sarebbe eletto che il mar Rosso fosse in Cina. Ora questo generale assoluto silenzio nella capitale ottomana su cli una questione che tocca così vitalmente un territorio alla cui sovranità la Turchia non ha mai rinunciato, mi ha una volta di più convinto che quella potenza non se ne interessa in sostanza menomamente e che il miglior sistema per noi è quindi quello seguito sinora, di considerare la questione di diritto come esaurita; imitando così l'esempio della grande maestra in politica coloniale, l'Inghilterra, la quale ha possessi per tutto il mondo non riconosciuti e persino in Europa, Gibi lterra, non riconosciuta mai come terra britannica dalla legittima antica padrona, Ja Spagna (20)... 11. Roma - Giugno 1889 11 Colonnello d i Stato Maggiore Dal Verme (1) Il palazzo del Consolato generale italiano in Pera, di fronte a l giardino era altra vol ta la sede dell' Ambasciata, passata eia poco in una e legante casina in legno, costrutta apposta dal barone Blanc, a canto al palazzo dell'Ambasciata tedesca. (2) Avevo già scritto questi cenni quando mi venne sottomano un rapporto del capitano Cugia, il quale nella primavera del 1888, durante la sua missione in Bulgaria era anelato a Costanti nopoli. Dopo avere minutamente clcscrillo la funzione religioso-mil itare del Selamlik, che egli poté vedere in tutta la sua pompa, non essendo nel Ramazan come capitò a me riferisce circa l'esercito turco le sue impressioni che fui lieto di trovare quasi completamente concordi alle mie. Non divido però il suo entusiasmo per la prestanza delle truppe al punto da qualificare i soldati del Sultano, quelli almeno che egli vide fra primissimi cli tutti 21i eserciti europei. Probabilmente il capitano fu colpito dallo sfilamento a quel passo prussiano che egli 11011 aveva visto mai. Ma io che ho avuto, come ho detto, la ventura cli tutti vedere gli eserciti d'Euro pa, sono ben lungi dal mettere in prima linea i soldati per quanto belli del Sultano, che si fanno figurare al Selamli k e che bisogna poi ricordare, costituiscono la Guardia. (3) Essere in sofferenza d i tre mesi, cli sei mesi cli stipendio, è la frase obbligata ciel funzionario che racconta le proprie miserie. (4) Trenta razioni complete del soldato, sono valutate 16 franchi; ma il più delle volte l'ulticiale ritira le razioni in natura. (5) Nel presidio di Costantinopoli non si ra mai il tiro al bersaglio. Per quanto abbiano insistito sulla sua necessità gli ufficiali tedeschi , il Sultano non conces-

17 La relazione prosegue con le note d i viaggio relative alla Grecia e termina con quelle relative al passaggio del Canale di Corinto e il rientro in patria .

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se i l suo assenso; effetto anche questo anziché di mancanza di mezzi pecuniari come io credevo, cli una grande preoccupazione per il trono e la v ita. (6) li virgolato è la riprod uzione testuale ciel rapporto ciel Capitano Cugia in data 20 giugno 1886 eia Sofia . L' allegato numero uno 18 è lo schizzo annesso a quel rapporto, sul quale sono segnate in verde le opere costruite dopo quel la data. (7) Secondo le informazioni fornite dal Col. Trolter, la batteria cli Fil Burun è armata cli tre pezzi eia 2 1. (8) Nell'unita carta inglese del Bosforo (Allegato 3) 19 sulla quale ho fatto le mie note in rosso, sta invece scritto Alem Dagi. (9) Sulla carta inglese, Maclskiar Kaleh. (10) Sono ora venti pezzi, cioè: otto eia 15, tre da 2 1, sette eia 24 e due da 28 (Col .Trotter). ( 11) Due pezzi eia 15, due da 21, e due eia 24 (Col. Trotter) (J.2) Sono press'a poco .situate, per quanto ho potuto vedere, dove le ho grossolanamente segnate in rosso nel la unita carta inglese dei Dardanelli 20... (13) Anche nel rapporto del Com.te Guevara è citato sotto il n. 6 lo stesso numero dei pezzi come esistenti g ià ne l 1886. Bisogna dire che i lavori che ho visto sieno intesi per migliorare l'opera e fors'anche mutare il calibro se non il numero dei pezzi. (14) Corrispondente questa nuova batteria alle d ue 3 e 4 dello schizzo del Com.te Guevara2 1, le quali stanno subendo una trasformazione e che nel 1886 erano armale di 12 cannoni del calibro fra 17 e 20 cent. ( I 5) Il Com.te Guevara riferisce che nel 1886 e ra armala di 13 cannoni Krupp del calibro eia 15 e 18 cent. E sarà forse così anche oggi, perché non mi consta che quest'opera abbia .subi to trasformazioni. (l 6) Corrisponde questo fo rte al n. 2 ciel Com. te Guevara prima della trasformazione. (17) Queste due opere sono destinale a sost.ituire quella segnata I sul! 'elenco del Com.te Guevara, la quale sorge lì presso e che nel 1886 era armata di tre cannoni Krupp, oltre a gran numero di antichi. (18) Delle sei grandi potenze europee, l'Italia è quindi la sola che non abbia alcun rappresentante militare a Costantinopoli. E ciò, a parere nl.io, oltre che non la mette in grado cli conoscere al momento opportuno quello che sapranno le altre, perché non avrà neppure la fonte dei giornali ciel luogo a cui attingere notizie presenta sin d'ora un inconveniente assai p iù grave in Oriente d i quanto in E uropa non si creda; cioè che si infiltra la convinzione nei Turchi e nei Levantini, che val quanto di re ne l governo locale e pe l tramite delle ambasciate presso i governi esteri, che l'Itali a si disinteressa della quistione d 'oriente, appunto perché non ha quel rappresentante militare che le a ltre grandi potenze tutte reputano necessario di mantenere.

l8 Non pubbl icato. Consu ltabi le in G33 R24/3. 19 Non pubblicato. 20 Non riporlata. Seguono piccoli dettagl i rifere ntesi a questa carta . 21 Il Dal Venne si riferi sce a questo schizzo, ma non è al legato al rapporto.

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( 19) Mentre io ero a Costantinopoli, il Levant Express pubblicava fra le nomine di quei giorni la promozione d i un sergente maggiore a capitano. (20) Durante il mio soggiorno a Costantinopoli era in rada una nave da guerra tedesca avente a bordo un consiglio cli leva, dirò così ambulante, incaricato di tutte le operazioni cli leva d i terra e cli mare ovunque vi siano colonie germaniche. Inutile il dire quanto tale sistema sia pratico e rispondente allo scopo e soprattutto economico; poiché il personale del Consiglio di leva, salvo un commissario, è fornito dallo Stato Maggiore di bordo, e il viaggio costituisce per gli ufficiali e per l'equipaggio una campagna di mare al pari cli qualsiasi altra. G33 R24/3

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Documento n. 921 bis Ambasciata Haliana Costantinopoli I 8 marzo 1891 Addetto militare Al Signor Tenente Generale Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 14 R.to. Oggetto: legge di reclutamento dell'esercito turco. Con pacco a parte mi onoro trasmettere alla S.V. il testo della legge sul reclutamento dell'esercito turco I marzo 1887, e la traduzione in francese, che devo alla cortesia dell'addetto m ilitare a quest'ambasciata di Francia. La traduzione quantunq ue scorretta, riesce chiara, e la mando come mi venne data per tema di alterarne il senso e lo spirito con correzioni, che non posso basare sul testo turco. La legge serve anche per la Marina; ma spettano all'autorità dell'esercito tulle le operazioni riflettenti il reclutamento. Mi par superfluo riporta.re tutto quanto venne già detto da molti periodici nùlitari, principalmente tedeschi, sulle varie disposizioni di questa legge. Accennerò solo ai punti più salienti di essa ed alla principale differenza riscontrala colle leggi d i reclutamento delle potenze occidentali. La prima e più importante è consacrata dall'articolo 1, il quale non obbliga tutti i cittadini al servizio militare, ma mantiene l'antica consuetudine d' armare i soli musulmani. È questa una conseguenza della situazione creata ai tempi della conquista, che il fanatismo e le vicende politiche accentuarono in seguito maggiormente. Riservandosi l'onore di portare le anni e lasciando ai vinti i commerci e gli affari, .i turchi segnavano u na profonda divisione fa conquistatori e conquistati, che_ riusciva ancora più sensibile per le istituzioni religiose accorciate ai cristiani. Questi, anzi, richieclenclo l'applicazione di alcune leggi riflellenti affari civil i ed anuni1ùstrativi, gettavano le basi dell'attuali comunità quasi interamente indipendenti dalla nazione conquistatrice. Le riforme iniziate nel secolo scorso per fondere insieme vinci tori e vinti s' urtavano con istituzioni secolari fondate sulla forza, consacrate dalla vittoria, esaltate dalla religione; s' urtavano con una popolazione barbara, fanatica ed ignorante, che non voleva riconoscere l'eguaglianza clell'altre nazioni; contrastava-

2 1bis Si tratta di un lungo rapporto molto interessante per co mprendere l'ordinamento e i l red utarncnto nell 'eserci to turco. Alcune parti dense cl i <leuagl i, di nomi e luoghi, 11011 streHamente ne· cessari alla comprensione clel!a politica alla base di tale legge sono state omesse, dandone opportuna segnalazione.

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no, a volte, colle prescrizioni della fede religiosa. Perciò, malgrado il sangue versato, non attecchirono completamente. Proclamata l'uguaglianza di tutti i sudditi dinnanzi alla legge (l) i cristiani furo no sollecitati ad intromettersi nell'amministrazioni civili dello stato, ma quando si vollero far concorrere alla costituzione dell'esercito, - misura che, mentre si conciliava colle disposizioni del Corano, avrebbe, forse, preparato la fusione delle varie razze nel sentimento comune della patria domanda, allora sorsero vive opposizioni da ogni parte e la riforma venne abbandonata. In omaggio alle concessioni dei suoi predecessori, alla costituzione ciel I 876 da lui stesso elargita e tosto dimenticata, alle dichiarazioni fatte al congresso di Berlino (2), l'attuale Sultano, quando nel 1886 si vollero stabilire le basi della nuova legge sul reclutamento, trattò personalmente la quistione con i due patriarchi greco ed armeno. Riconfermato il principio dell'eguaglianza dei suddetti, Abdul Hamid TI dichiarava che avrebbe volentieri ammesso nell'esercito i non musulmani; e, per togliere ogn i difficoltà relat.iva alla questione dei gradi, avrebbe educato giovani cristiani nelle scuole militari dell'impero per promuoverli, poi, ufficiali. Tuttavia, prima d' emanare le necessarie disposizioni legislative, desiderava che le due comunità ne facessero regolare domanda per mezzo elci patriarchi rispettivi. La minacciata riforma venne osteggiala eia tutti. Dai greci e dagli armeni, che invocando continuamente l' eguaglianza coi turchi, mirano solo a sfruttarne in ogni modo il governo, ma non vogliono imporsi alcun sacrificio e tanto meno l' onere del servizio militare, sia perché ritengono impoverisca le popolazioni delle comunità e può, quindi, diminuirne l'importanza e l'influenza; sia perché non vogliono concorrere alla difesa d'una nazione invisa, la quale è anche d'ostacolo al raggiungimento degl'ìdcali, che i greci coltivano colla madre patria, e che gli armeni vogliono formare per un regno indipendente nell'Asia Minore. Dai turchi, perché non possono tollerare che gli schiavi di una volta portino le anni, diventino eguali ed anche superiori (3), abbiano il diritto cli punire; perché non hanno fiducia nei rayas, che apertamente manifestano sentimento d' indipendenza e d'astio contro i musulmani. Dallo stesso sovrano, infine, il quale, mentre basandosi sui precedenti (4) avrebbe potuto risolvere la quistione con un atto cl' energia, non voleva prendere una determinazione contraria alle proprie convinzioni (5) ed alla sua IJOlitica pani slamistica. Nelle trattative, pertanto, nessuno era sincero. Per le resistenze trovate nei notabili della comunità armena, il patriarca non credette neppure di sottomettere la questione all'assemblea nazionale, ed, interpretando le idee dei suoi amministrati, rispose negativamente. I greci finsero d'accettare, ma contemporaneamente avanzarono pretese (6), che il Sultano non poteva accettare, per cui le trattative :furono sospese. II Sultano, volendo rispettare i vecchi pregiudizi e le antiche consuetudini, iniziò le trattative per forma e per dar prova cli buona volontà alle potenze occidentali e poter giustificare il proprio governo di fronte ai lamenti delle popola312


zioni cristiane, le cui pretese impedivano, a volte, l'attuazione delle più importanti riforme. In tali contingenze il sovrano trovò un'abile soluzione che non lo metteva in contraddizione colla propria coscienza e colle proprie dichiarazioni. Egli stabilì l'obbligo del servizio mil.itare dei soli musulmani, e contemporaneamente ammise l'arruolamento volontario, pe l quale non viene richiesto agi' aspiranti la fede nel Corano (articolo 110). Ma anche questa disposizione è poco sincera, essendo distrutta, o quasi, la prescrizione dell'articolo 111 della Legge, che impone il giuramento davanti all'imam, secondo il rito musulmano, che regna sovrano su tutti e su tutto anche sulla vita cli caserma, la quale perciò si rende inaccettabile a chi ubbidisce ad altra religione. Pertanto i cristiani, mentre non accettano la coscrizione, non danno alcun conti ngente ali' arruolamento volontario. Da queste gelosie, da queste diffidenza e intolleranze è risultato che i cristiani concorrono con una moderata tassa di danaro, detta Bedel-i-askerie (7) ed i musulmani con la propria persona. La legge concede ancora l'esenzione agli abitanti musulmani di Costantinopoli, ai giudici del cherif (8), ai dottori della legge religiosa, ed alle persone addelle al culto. La pri ma, che venne accordata quando s'introdusse il reclutamento di Turchia per impedire la diminuzione della popolazione musulmana nella stessa capitale di fronte alle popolazioni d' altre nazioni e religione, viene mantenuta per lo stesso motivo: - le altre sono concesse in omaggio alla religione, che s'intromette in tutta la vita dello stato. O ltre ('esenzioni su indicate, se ne tollerano altre, che sono appena accennate nella legge. Così gl' Arabi dello Yemen, cieli' Assi r e clell'Hcdjaz, quelli di Tripoli di Barberia, gli abitanti dell'isola di Creta, i Miriditi nel vilayet di Scutari cl' Albania (9), i kurcli ... Tutte queste popolazioni sono esenti cli fatto dal reclutamento, e le truppe necessarie per difendere i loro territori sono prese nel resto del l' impero (articolo 17). Si spera tuttav ia col tempo di far accettare la legge almeno da lutti i musulmani. Intanto fra i kurcli si vorrebbe introdurre un ordinamento, che, riescendo, suppi irebbe negli effetti il reclutamento. Per gli Arabi la soluzione ciel problema appare più difficile. Quantunque maomettani, pure la differenza di carattere, di spirito, cl' origine e di storia hanno creato fra essi ed i turchi una grave rivalità religiosa, un'inimicizia fortissima , che, forse, non permetterà la fusione delle due razze. Gl' Arabi, nomadi o no, sono attualmente quas i indipendenti, che se tacciono sull'autorità spirituale di Cali ffo, che vuol attribuirsi l'attuale Sultano, non si può dire che la riconoscano, che, anzi, sono pronti a contestarg liela. 11 timore di rivolta trattiene questo sovrano dall'impoJTe oneri non interamente accetti a quelle popolazioni, che vuole affezionarsi per preparare il successo alla sua politica panislamistica, la quale mira ad unire tutti i fedeli per salvare l' impero dalle minacce dei cristiani. Per tutte le suddette esenzioni, accorciate o tollerate, solo circa J2 milioni (I O) di 3 13


musulmani quasi l/2 della popolazione totale dell'impero, sono obbligati al servizio militare. Era quindi naturale che l'imposta del sangue dovesse riuscire gravosa pei turcbi. Fra questi, poi, le classi meno abbienti sono le più colpite, perché, menu·e non sono numerose l'esenzioni per situazione di fanùglia, si mantiene l'esonerazione (capitolo VIII), il privilegio dei ricchi (11), e si esentano le persone addette ai palazzi imperiali, anteponendo, così, questo servizio aUe necessità della difesa del paese. Alcune leggi di reclutamento, ed anche la nostra, finiscono per rinunciare completamente ai deboli e malati, che non sono adatti al servizio dopo una determinata prova; la legge turca, invece, ha bensì tolleranza per gl' infenni, ma non li abbandona; li tiene inscritti nella categoria cli mi liz ia cui appartengono per ragioni d'età e li utilizza se divengono atti a qualche servizio. Sono anche qui tenute in considerazione (però non tanto largamente quanto da noi) le esigenze sociali e di fa1niglia, e s'accordano facilitazioni a chi studia leggi, teologia, medicina eccetera ed a chi è sostegno di famiglia . Queste facilitazioni durano, però, finché ne esistono le cause, cessare le quali la legge ricade sull'individuo, mettendo così in pratica il principio che l'esenzione temporale dal servizio è data in favore delle persone bisognose di sostegno. In ciò la legge musulmana è più logica della nostra, la quale assegnando per sempre alla 3a categoria chi si trova in certe determinate condizioni d i famiglia, riesce cli fatto a favorire l'inscritto. La severa applicazione della legge riesce difficile non solo fra le numerose tribù nomadi, ma anche nel resto dell'impero specialmente per la mancanza dello stato civile (12). Questa lacuna permette inoHre delle frodi, che, se si deve credere all'informazione di gente ciel paese, sono per la maggior parte fatte d'accordo con il Mouchtar (sindaco). Le più comuni si compiono da questi nella formazione delle liste cli leva (articolo 69), dove non comprendono i giovani che vogliono favorire; alcune, poi, si compiono nel primo esame degli inscritti, fatto dal comandante del battaglione Reclif (articolo 69), e nell ' estrazione a sorte (articolo 78), nelle quali circostanze i Mouchtar a volte dichiarano decessi non avvenuti e situazioni di famiglia non vere; infine altre se ne fanno creando inegolarmente imam quegli inscritti, che si vogliono esentare dal servizio mjlitare. Per quanto mi risulta sono pochi quegli inscritti che non si presentano all 'estrazione a sorte, ma solo in discreto numero quelli che si rendono irreperibili o fuggitivi dopo la loro assegnazione all 'esercito permanente. La durata del servizio stabilita in venti anni era bensì nella misura adottata da tutte le potenze all'epoca della pubblicazione della le.~ge, ma già si riconosceva insufficiente: anzi, nello stesso anno s'incominciò ad aumentare un limite, che, forse, non si doveva oltrepassare. Si direbbe quindi che la Turchia non ha tenuto conto della corrente d ' idee esistente su questo particolare nel 1887, e ciò è tanto più degno cli nota, in quanto che questa potenza più delle altre ha bisogno di compensare col numero delle classi la piccolezza del suo contingente annuale. 314


Il riparto del servizio nelle varie categorie di milizia, e c ioè: 6 anni nel l'esercito di la linea: Nizam; 8 anni nell'esercito di 2a linea: Redif; 6 anni nell ' esercito cli 3a linea: Mustafiz non si discosta molto da quanto generalmente adottato. Confrontandolo con il nostro, esso presenta una minor permanenza nella prima linea e maggiore nella seconda: complessivamente, poi, esso ritiene le classi due anni più di noi nei due grandi riparti di prima e seconda linea, ossia nei nizam e sui redifs, i quali ultimi sono stati e saranno adoperati promiscuamente colla milizia di prima linea. La legge tace sui limiti cli servizio in tempo di pace. Essi sono regolati dal beneplacito ciel Sultano, ma si sogliono stabilire in tre anni . 11 riparto ciel contingente secondo la posizione dell' inscritto, differisce dal nostro inquantochè non contempla una terza cateiwria. Tutti quelli per la cui si tuazione cli famiglia viene consigliata una certa tolleranza, sono qui tenuti in congedo, e se chiamati alle armi, fanno parte della milizia, cui appartengono per ragioni d'età. Questa disposizione appare logica ed anche corrispondente al carattere delle prossime guerre. Il fatto che le nazionj intere scenderanno in campo per salvare la pau·ia rende evidente la necessità di utilizzare tutte le forze vive ciel paese, e di posporre ad esso tutti gli altri interessi, di famiglia o sociali, dei quali è ragionevole e naturale s ' accordino molte facilitazioni in tempo di pace. Da questo punto cli vista la legge turca, appare migliore della nostra, la quale, per le disposizioni rirlettentir la terza categoria, rinuncia per la prima linea ad una gran parte, anzi alla migliore parte dei vari contingenti annuali, mentre per gli interessi dell'esercito ed anche pei sociali sarebbe più utile esporre le classi più giovani anziché le più anziane di milizia mobile.

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Specchio del riparto del contingente annuo secondo le varie categorie o kism e della loro permanenza nelle varie ,nilizie, supponendo limitato a tre anni la durata del servizio nell'esercito permanente in tempo di pace. Contingente

NIZAMI

REDIF

M USTAFIZ

UlllllLO

Nell 'cscrciLo

Nèl l;1riserva

Nell 'Jc.htiad

permanente

di rcd ut"mento

o complemento

Anni:

Anni:

delr eserc ito di IO li nea. Anni: A nni :

Categoria

3

fl irind ischi

04

3 02

Tn congedo

-

Kism : Tenib oweli: 1° porzione

Tet1ib Sani:

1/2

2 Ji2

3

8

6

2° porzione Categoria

6 ( I)

lkindishi kism:

Mouinsin

(l) Deve acquistare l' istruzione militare nelle riunioni settimanali prescritte per ciascun villaggio nei giorni di festa. N.B : La prima categoria Birindischi kism è composta dai Mouinsin - con sostegno - , e comprende quelli che hanno motivo d'esenzione, per cui possono prestare immediato servizio: - la seconda Ikindishi kisrn - comprende tulli gl'altri e si dice dei Mouinsin senza sostegno. Delle due porzioni nelle quali si suddivide la prima categoria, la prima o Tertib ewel s'incorpora nell'esercito permanente per compiervi il periodo fissato dalla legge (nel presente specchio si suppone di tre anni); la seconda o Tertib sani resta nell'esercito per 6 o 9 mesi, poi viene congedata e resta come riserva di reclutamento della classe a cui appattiene. Quando la prima porzione viene congedata, essa e il Terti b Sani - 2° poh ione - passano nell' lchtiat a complemento dell'esercito cli prima linea. La seconda categoria resta in congedo e deve acquistare l'istruzione militare nelle riunioni settimanali prescritte per ciascun villaggio nei giorni di venerdì (Giuma). Dopo 6 anni la I O e la 2° categoria passano al reclif, dove restano otto aiuti per passare, poi, al Mustariz. Le note allo specchio cli cui sopra indicano che, quando la legge funzionerà regolannente, tutto il contingente annuo riceverà l'istruzione militare. finora , però, per ragioni cli bilancio non furono mai incorporati g1i uomini della 2° porzione - tertib sani - della l O categoria, ad eccezione cli quelli del IV Corpo, i quali, nel1' occasione della chiamata dei redifs per sedare i torbidi in Armenia, fu rono trattenuti per qualche tempo sotto le armi.

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Il reclutamento è territoriale. L' impero è diviso in 7 ordù, corpi d'armata, e cli questi soltanto i primi 6 sono sottoposti al reclutamento. Quando la legge avrà piena applicazione, ognuno degli ordù sarà suddiviso in 4 circoli di divisione, 8 di brigata, 16 di reggimento, 64 di battaglioni, 256 di compagnia. Ognuna di queste provvederà 1/2 compagnia nizarn, I compagnia redif, 1/2 compagnia mustafiz, - restando così abolita di fatto la partizione del redifs in due riparti muchaddam e talì. - Ma, come dissi in altro rapporto, questa disposizione, quantunque abbia avuto conferma dalla pubblicazione del regolamento sul redif, non è ancora applicala e sono ancora in vigore i due reparti reclif su indicati e l' ordinamento territoriale del 188 I ( 13), secondo il quale il te1Titorio cli c iascuno dei primi sei corpi d'armata o ordù viene ripartito in due divisioni - 4 brigate - 8 reggimenti - 32 battaglioni e 128 compagn ie, ad ogni compagnia provvede l compagnia di nizam, - 2 compagnie redif - una di muchaddam, l'alu·a di talì - ed I di mustafiz. Mi venne derro che i numerosi partigiani del vecch io ordinamento e il Sultano stesso difficil mente avrebbero consentito a sostituirlo con quello ideato da von cler Goltz, il quale perme'lle bensì un maggiore celeri tà di mobil itazione, ma diminuisce il valore medio dei " Redif'' e riesce più oneroso alla popolazione quando occon-e chiamare riparti di questa milizia per ordine pubblico (14). Tuttavia, malgrado l'ostilità dei chauvin si lavora all'attuazione ciel nuovo regolamento, ed in ciascun corpo d'ann ata si cercano gli elementi statistici occorrenti per stabilire i limiti delle suddivisioni inferiori in relazione all' unità di truppa, che devono provvedere. Il reclutamento viene naturalmente eseguito col concorso dell' unità civili. Esse compilano le liste d i legge, ma non le controllano, né passano la prima visita agl' inscritti; ciò essendo qui di competen-ca esclusiva dell'autorità militare. Questa esercita la sua azione per mezzo dei tre seguenti uffici: I° Circolo o distretto di battaglione - Labur. 2° Circolo o distretto cli Brigata - Liva 3° Conrn1issione di revisione presso ogni corpo d'annata. Al primo spettano specialmente le operazioni proprie alla leva. È il comandante ciel battaglione Redif che, recandosi nei vari circoli di compagnia, costituisce con suoi dipendenti la Commissione d'esame che procede a una p1ima visita degli iscritti (ottobre). È pure il comandante del battaglione Redif che, negli stessi circoli di compagnia s' unisce all'auto1ità civili per formare il servizio di leva, il quale procede all'estrazione a sorte, alla seconda visitati ed ali ' assegnazione degl' inscrilli nelle varie categorie (mese di maggio). Ed è infine nel capoluogo del battaglione che gli inscritti si riuniscono qualche tempo dopo l' assegnazio ne suindicato per essere vestiti, armali, indrappellati ed avviati ai corpi, dove devono giungere non più tardi della fine di sett.embre ( 15). Al circolo di B rigata spetta il disbrigo degli affari e procedure riflettenti il reclutamento. Alla commissione di revisione la direzione e sorvegl ianza sull 'operato dell'autorità inferiore.

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Non ho potuto sapere se questo riparto funzioni bene. Esso obbedisce ad un regiona le criterio di decentramento ed è22 corpi d ' annata, le più elevate autorità territoriali, per mezzo delle commissioni di revisione hanno la loro influenza negli affari del reclutamento, che da noi si trattano quasi tutti fra il ministero della guerra ed i distrelli. TI capitolo IV della legge indica il provvedi mento che si usa contro gli iscritti che cercano di sottrarsi al servizio mililare. Per essi non viene slabilita alcuna pena, ma l'arruolamento per forza. Questa misura, presa in odio a chi non compie il proprio dovere, deve considerarsi come una punizione. Ammesso ciò, è evidente la contraddizione in cui cade la legge che proclama sacro (art. 2) un servizio al quale si costringono per forza i colpevoli cli volerlo sfuggire. Le indicazioni relative all'esame, all'estrazione a sorte ed all'invio delle reclute ai corpi contenute nei capitoli Vl e VII, non hanno alcuna importanza, e non differiscono molto da quelle, che da noi sono stabi lite per regolamento. Come viene attualmente applicata, la legge non è molto accetta alle popolazioni, specialment.e alle povere. Tenendo i soldati per sei anni sotto le armi, si allontanano purtroppo lungo tempo dalle famiglie e dalle occupazioni civil i, alle quali, avendo ormai perduto l'abitudine, non sentono il piacere cli ritornare. Ciò è causa che molti non accettano il teskeré per andare in congedo e preferiscono invecchiare sotto le anni. Q uesto si è dovu to in parte alle idee, interessi ed abitudini creati dalla sostituzione che era ammessa nella legge precedente-, si deve pure ali' esigenze ciel momento ed al carattere del Sultano, che non si crede sicuro se non ha disponibile un numeroso esercito ed invoglia i soldati a continuare n,eJ servizio attivo. Gl' accennati inconvenienti cesseranno, forse, quando la nuova legge entrerù nell' abitudini delle popolazioni, quanto potrà basarsi su di un regolare stato civile, che non permett.erà frodi, quando le classi non saranno ritenute troppo a lungo sotto a lle armi. Resteranno però le conseguenze delle seguenti principali disposizioni: 1° L'obbligo del servizio militare imposto ai soli musulmani e l'esenzione di fatto accordata ai kurdi ed agli arabi; 2° l'esonerazione e le altre esenzioni, che costituiscono privilegi per certe categorie di cittadini; 3° la durata del servizio fissata in venti anni. ' Oltre i noti inconvenienti derivanti dal la seconda di queste disposizioni, tutte insieme tendono a limitare le risorse del primo elemento per l'esercito: l'uomo. Questo è un ris ultato di una legge studiata ed emanata in un periodo, in cui tutte le potenze occidental i hanno fatto ricerca grandissima cli quell'elemento, che, pur di averlo abbondante, ne hanno trascurato perfino la resistenza cioè l'età. Ciò è naturalmente dovuto alle condizioni sociali di questo paese, al suo grado di civiltà e soprattutto alla politica panislanùsta inaugurata dall'attuale sultano. Esso non vuole la nazione armata: non pensa a difendere la patria coi cittadini, 22 Sic nel testo.

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ma a salvare i turchi colla religione. A questa si ricorre per essere forti, ma intanto, mentre mantiene la divisione coi cristiani, non sa usare i correi igionari arabi. Perciò, mentre si tollera l'esenzione di quest'ultimi, rinuncia ai pri111.Ì, ai rayas cli un giorno, che, però, si sono infiltrati nei ministeri, nel Palazzo stesso, si sono intromessi fra i servi cbe maneggeranno un giorno la spada, non si sa bene per rinvigorirli o penalizzarli. In conclusione, pei pregiudizi. pel fanatismo, che divide le popolazioni secondo le religioni, per la debolezza del governo che non può e non vuole imporsi ai propri sudditi, mentre le altre nazioni alIargano le basi del reclutamento e studiano il modo di far concorrere tutte i cittadini alla difesa del paese, in questa potenza circondata da nemici esterni potentissimi. con frontiere estesissime, si rinuncia a metà circa del la popolazione e si tollera che rimanga indifferente alla salvezza della patria. S i deve quindi dire che il legislatore non ha potuto o saputo conciliare le condizioni politiche e sociali dell'impero colla sua situazione all'estero. Quelle ebbero il sopravvento c furono conseguenza di una legge che non rappresenta lo sforzo del la nazione, ma solo de i tu rchi. Così questa bella, valorosa e ormai poco numerosa stirpe di conquistatori, circondata da potenti ed implacabili avversari, insidiata da odii all ' interno, appare armata da sola a difesa del resto delle sue conquiste, e deJla sua fede, dalla quale attende la salvezza. Per rendere questo rapporto meno incompleto avrei dovuto accompagnarlo coi dati statistici riflettenti i contingenti reclutati con la vecchia e la nuova legge a conù nciarc dalle classi più anziane. Finora le mie ricerche in proposito non furono coronate eia successo, ma spero cli avere fra breve qualche notizia che mi affretterò a trasmettere. Per ultimo, potendo occorrermi di consultare la traduzione della legge sul reclutamento unita al presente rapporto pregherei la S. V. di volermela restituire. I . Hatti-Cherif del 1839, confermato dall ' Hatti Homayun del 18 febbraio l 856 e dalla costituzione del 1876, ormai dimenticata. 2. Articolo 62 del Trattato. 3. È proprio questo diritto che non si vuole accordare ai cristiani e ne impedisce l' ammissione nel l'esercito. li generale Kamphovener della missione tedesca, propose la formazione di un reggimento di fanteria mobile. Il Sultano accolse favorevolmente la proposta, ma non volendo accordare il diritto di punire e non potendo incaricarlo di un comando senza tale diritto, lasciò cadere la quistionc . Il colonne llo Brokdorf - ad latus del Com.te del Regg. Cavalleria Estogroul, mi disse che dopo un anno di servizio in Turch ia si è persuaso che i cristiani non possono comandare i turchi. Egli trova gravi difficoltà sia perché privo ciel diritto cli punire, sia perché i turchi non vogliono ubbidire, ma oppo ngono resistenza passiva, alla quale non può adattarsi un occidentale. 4. Nel 1887, quando i progressi dei russi resero evidenti i pericoli cui andava incontro la Turchia, questo Sultano dette disposizioni per la forn1azione di una guardia civica cd un' armata di riserva, nella q uale erano ammessi i cri319


5.

6. 7.

8. 9.

10.

I I.

12.

13. 14.

stiani (nota di Enver Pascià - 28 novembre 1887). Queste milizie furono sciolte dopo la campagna e non se ne parlò più. Trattando l'argomento con un ministro estero qui residente, il Sultano, riferendosi alle difficoltà del governo turco, disse che se potesse ritornare ai tempi della conquista, avrebbe costretto tutt.i acl abbracciare la religione musulmana. Fra le altre, volevano le milizie composte di soli cristiani e comandate da cristiani. Tassa di esenzione dal servizio militare per i non musulmani, che prima del I 887 pagavano tutti i cristiani dai 20 ai 40 anni, meno gli ecclesiastici, i poveri e gli infermi. Colla legge del 1887 venne ancora disposto che tutti i cristiani dai 15 ai 75 anni, eccetto gli ecclesiastici, i poveri, eccetera, paghino il Bedel-i-askerie nella seguente misura: tenuto conto che la sonuna richiesta ad un musulmano per l'esonerazione anunon ta a piastre 50.000 (Lire Italiane 1150.0023), si vuole che questa sonuna venga pagata annualmente da 180 cristiani. La quota spettante ciascuno dei contribuenti viene determinata volta per volta dall'autorità locale. Tribunale musulmano dipendente dal cheik-ul-islam, capo dell'autorità religiosa. I Miriditi conservano ancora una certa indipendenza. Danno un contingente militare, che ha capi propri e bandiera cristiana. Non sempre sono fedeli, così nel 1862, obbedendo all'ordine del Papa, non vollero combattere contro i Montenegrini. Secondo l'almanacco di Gotha del 1891, la popolazione dell' impero ammonta a circa 24 milioni, dei quali 17 circa sono musulmani. Detraendo un milione di tripolini, 3.5 milioni d'arabi, gli abitanti di Creta ed i Kurcli, si raggiunge a malapena la cifra su indicata. Pare che l'esonerazione produca gravi conseguenze fra le famiglie povere, alcune delle quali, per raccogliere la somma richiesta di L.T. 50, fanno ogni sacrificio andando incontro alla rovina. Un iradé imperiale ha perciò ordinato che l'csoneraz ione venga accordata solo a quelli che comprovano di poter pagare il prezzo senza troppo aggravare la propria famiglia. Finora le nascite e i matrimoni erano dichiarati davanti all' imam, che non ne teneva alcuna memoria scritta. Da qualche anno si lavora per stabilire un regolare stato civile, ma si dubita ciel risultato. I turchi sono re,stii a dichiarare la loro vera situazione cli famiglia, e non v'è modo di controllare le loro affennazioni, essendo vietato l'ingresso nell'harem a qualunque uomo, non potendo una donna compiere atti ufficiali. Fatto da Mouchtar Pascià attualmente in Egillo. Volendo tener conto che la resistenza d'una unità dipende, entro certi limiti, dall'età delle classi che la compongono, specialmente dalle piLt anziane, il valore delle divisioni Reclif formate colla nuova legge s'avvicina a quello delle divisioni Redif muhaddem, che comprendono le classi meno anzia-

23 Sic nel testo.

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ne. Dal nuovo ordinamento risulterebbe pertanto un minor valore medio generale del Redif. Dovendosi chiamare riparti Redif colla nuova legge, si devono incorporare otto classi, mentre col vecchio ordinamento si chiamano solo le classi meno anziane, e ciò in generale, riesce meno oneroso per le popolazioni. 15. La legge stabi liva che gli inscritti si dovessero recare nei capoluoghi dei circoli di battaglione 20 giorni dopo l' estrazione a sorte. Una nuova disposizione (v. appendice alla legge del reclutamento) modificò questo particolare e prescrisse che gl 'inscritti si presentino al capo luogo su indicato in tempo per poter raggiungere il proprio corpo prima della fine cli settembre. Il Maggiore Marini G29 R3/12

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Documento n. I O Circoscrizione territoriale dell'Impero Turco (I)

Ordù o Corpo d'Armata

Sede del Comando

Territorii compresi in ogni Ordù

10

Costantinopoli

Costantinopoli, vilayet Brnssa, Konia ed Angora nell' A.sia Minore

II°

Adrianopoli

Adrianopoli e parte orientale della Turchia d'Europa sul Mar Nero

TII°

Monastir

Monastir, vilayet di Salonicco, Scutari, Giannina e quelli di Smirne e di Aidin in Asia

JVO

Erzinghian

Armenia e Kurdistan (vilayet di Siwa, Erzerum e Van)

V"

Damasco

Tutta la Siria

v1°

Bagdad

Vilayet di Bagdad e di Bassora nell'Asia Minore e tutta la Iv1esopotarnia

VII°

Sana'a (Yemen)

L'Arabia (Yemen ed Hedjaz)

L'isola di C rela e la Tripolitan ia formano cerritori special i all' infuori del s istema generale.

( I) Da L'Armée ottomane con1.emporaine par Le Brun- Renaud, I 886 e da Armées étrangères contemporain.es par A, Garçon (torne Il), 1888: tabella dell'esercito turco redatta dal Capitano di fanteria Enrico Antuori. G29R3

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Documento n.1 1 Ambasciata ltaliana. Addetto militare

Costantinopoli 12 giugno 1891

Al Signor Tenente Generale Comandante in 2 ° ciel Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 41 Oggetto: note prese durante una breve escursione nell'Asia Minore I giorni cli licenza concessami dalla S.Y. furono spesi nel seguente modo: 4 giorni a Brussa 2 » a Bilcgik 1 » a Leppé 3 » in viaggio. Il percorso da Costantinopoli a Mudania, sulla costa asiatica ciel l\tlar cli Mannara, è abbastanza comodo; quello da Mudan ia a Brussa, 30 kil. c irca, è meno facile. La ferrovia fra questi due punti, quantunque costrutta eia vari anni, non è stata mai in esercizio, per cui bisogna ancora servirsi delle vellure e subire tutti gli inconvenienti della contrattazione libera. La strada, con discrete pendenze in principio, è mediocremente tenuta e si crede la miglior esistente nel vilayet di Brussa. Quantunque polverosa, è piacevole, anzi nel tratto svolgentesi nella piana di Brussa può dirsi amena. Addossata alle falde ciel Monte Olimpo, l'antica capitale degli Osmanli domina una vasta, ubertosa e ben coltivata pianura, che soddisfa la vista e ne rende piacevole il soggiorno. La città occupa una vastissima superficie ed è divisa in tre grandi quartieri: il centrale abitato dai turchi, e gli altri due abitati rispellivamente dai greci e dagli armeni, e dagli ebrei. Nella nuova città (la vecchia fu d istrutta eia un terremoto nel 1855) vi sono molte filande e molte fabbriche cli cotoni : nelJe prime lavorano le greche ecl armene - nelle seconde anche i turchi. · L'edilizia a Brussa è assai trascurata. Non vincolati da regolamenti, i turchi si sbizzarriscono costruendo le case nei modi più miopi, sacrificando l'estetica alle comodità interne. Da ciò la mancanza non solo di palazzi, ma cli case private di bella apparenza esterna . Questa mancanza, del resto, è pur sentita a Costantinopoli ed è generale, credo, in Turchia. Gl'eclifici veramente importanti a Brussa sono le belle moschee, l'Ospedale militare, i locali del reclif e la nuova scuola militare .idadié, grande, tullo in legno e senza gusto e il Konak, o residenza ciel Valì. La rotabile eia Brussa a Bilegik - 13 ore di vettura - è discreta. Ordinariamente s.i fa tappa a Jenischekir, ma, non meritando questo povero villaggio alcuna asserzione, e volendo guadagnar tempo, ho fatto il viaggio in una sola giornata. 323


La strada percorre prima la parte alta della costa di Brussa, valle dell 'Ulfer Ciai e quella del lago cli Golbashi : raggiunge una pendenza non indifferente; Timbas - sullo spartiacque clell'Ulfer Ciai e ciel Gioksu - qllincli, dopo una dolce e non molto lunga d iscesa, entra nella bella e vasta pianura cli Jenischekir - lunga eia O. a E. più d i 30 kil. e larga da N. a S. - circa 12. Le montagne che la limitano a N. ed a S. sono molto elevate, rocciose e, specialmente al Nord, cadono a picco nella valle. La strada abbandona la pianura a Kaprikissar Kiané e dopo una salita cli circa un'ora giunge sul vasto altipiano cl' Aglm Dagh, il quale staccandosi dal Monte Olimpo si estende verso est per lungo tratto fi n contro la Sakaria. La parte alta cli questo contrafforte percorso dallo scrivente, limitata dal profondo fosso ciel Karasou (Bilegik), è assai leggermente ondulata ed è tutta coltivata a grani od a gelsi. Verso il Karasou questo contrafforte termina con pareti elevate e rocciose che cadono rapidissime quasi a picco sul fondo della valle. Bilegik, capoluogo del Mutessarifato dello stesso nome, è un discreto villaggio posto sul ciglio ciel __ 24 verso il Karasou. Dal l'esterno si presenta bene, direi anzi che appare grazioso e pittoresco, tanto eia far dimenticare le case mal costruite, le strade mal selciate e peggio tracciate-. L'attuale Mutessarif ha fatto costruire un nuovo Konak per le autorità, dove ho trovato apparenze di pulizia e cli benessere, che non ho veduto sovente a Costantinopoli. Coi denari ricevuti in regalo dalla Società cli costruzione della ferrovia, che volle tenerselo favorevole, ha ora iniziato la costruzione d'una piccola moschea per le autorità, che, sebbene priva di qualunque idee grandiosa, è gentile ed anche artistica. La stazione di Bilegik, distante un'ora dall' abitato dello stesso nome, è posta nella val le in mezzo ad un gruppo di quattro villaggi - Baschkioi - Kuplu - Pekdemir - Aschiakioi - tutti grandi quasi come Bilegik. Attualmente tutto il personale impiegato nella costruzione della ferrov ia è sceso a Kuplu, dove ho pernottato, perché solo là era possibile trovare un modestissimo alloggio. La strada ferrata, che attualmente è in esercizio fino a Bilegik - I45 chilometri eia lsmid - è tracciata nel fondo della valle del Karasou e, poi, in quello della valle principale del Sakaria, che lascia ad Aclabazar per gettarsi nella conca ciel lago cli Sabaudja e quindi, nel golfo d' Ismid. A monte di Vezir Khan, fino al I55° chil. dove sono arrivato a cavallo la valle è stretta, to1tuosa e fiancheggiata da ripidissime muraglie di roccia calcare, che obbligano la ferrov ia a molte curve di piccolo raggio ed a superare diverse difficoltà con opere d'arte che ne rendono lunga e costosa la costrnzione e la sua manutenzione. In genere il terreno è assai pil!. diffici le che non potrebbe supporsi esaminando le carte esistenti dell'Asia minore; dirò anzi a questo proposito che nessuna lo rappresenta con qualche approssimazione. La valle del Karasou si allarga, diventa bella e ridente dopo Vizir Khan, e mantiene lo stesso carattere della valle principale ciel Sakaria, fiume non molto largo, ma inguadabile e rappresenta anche un discreto ostacolo militare. Mina, fuori strada ha importanza solo per g li studiosi cli antichità. Nelle due strade ordinarie percorse ( 1) è assai trascurata la manutenzione. Tutti i ponti sono in legno: manca il lavoro per la formazione delle cunette e dapper24 Nome illcgibile.

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tutto si vede che da molti anni non è stato provveduto l'alimento indispensabile cli ghiaia . Fra le nuove agglomerazioni di persone, attira l'attenzione quelle dette dei moagir (2). Raccolti in local ità non sempre molto sane, questi emigrali si costruirono dei ricoveri con graticci, che qualche volta, per ripararsi dalle intemperie, coprono con il fango. L'aspetto di questi villaggi fa pietà e contrasta colla bel lezza degl'abitanti, la quale fa supporre un' esistenza migliore di quel la che lascia credere la miseria delle dimore. La zona percorsa è quasi tutta coltivata a grani od a gelsi. Quesl' ultimi si trnvano specialmente nella piana di Brussa e sulla conca di Kuplu, dove non vi è ripiano di montagna che non sia coperto di un fitto bosco di questi alberi, che si fanno prosperare coli' irrigazione artificiale. La coltura della seta pare debba prendere grande sviluppo a Kuplu, perché già gli armeni ed i greci hanno iniziato la costruzione cli varie grandi filande, alle quali è riservato uno speciale avvenire. In attesa d' altri progressi della ferrovia, numerose carovane portano a Bilegik grani, lana di angora, tappeti, etc. e nella stazione si riesce difficil mente e con gran stento a spedire giornalmente tutto ciò che arriva all' interno. Il traffico è così superiore alle previsioni, che si dovettero costrnire appositi locali provvisori per le merci depositale alla stazione. Non sarà inutile accennare che la costruzione della ferrovia è affidata ad una socie tà francese capitanata da Vitalis, un'antica azienda, che costruì le nostre calabro-sicule e, poi, le ferrovie serbe, e che ha messo alla direzione dei lavori un leclesco, certo Kapp. Le due imprese, che si sono succedute finora sui sub appalti, sono la francese e quella cli Marine Perallio (quest'ultimo italiano). Esse impiegano quasi tutti ingegneri francesi ed operai italiani, per la maggior parte veneti o varesini. Pur troppo, però, i nostri nazionali, che sono apprezzati molto dai capi, non sono beni visti dagli altri operai, per cui non mancano quelli che hanno subito le prepotenze dei più forti e che han dovuto rimpatriare. Pochi giorni prima del mio arrivo a Bilegik un operaio italiano è stato ucciso eia persona ignota ed altri due er.ano stati aggrediti da due montenegrini armati cli rivoltella e dopo disperata lotta feriti mo,talmenre. Il nostro vice console, ch'erasi recato colà per il primo delitto, dovette occuparsi anche del secondo. Il Mutessarif ignorava il fatto quando il Console, ventiquattro ore dopo il delitto, anelò da lui per avere notizie dei colpevoli. La cosa era veramente strana, anche perché i feriti erano stati raccolti dal treno che riconduceva a Starnboul la conunissione del governo, incaricata cli controllare i lavori del tTonco nuovamente aperto ali' esercizio. Questi tristi fatti parmi pesassero sull'animo di qualche connazionale operaio, col quale ho avuto occasione cli parlare; e mi venne eletto che per il loro ripetersi molti stavano mal volentieri in quel le lontane regioni. Ciò fece raffreddare il piacere eh' aveva provato al mio giungere a Kuplu, dove nù pareva trovarmi in villaggio italiano. A eletta di molti ingegneri la ferrov ia sarà certamente rimuneratrice. Essa però costerÈ1cara alle società d'esercizio nei primi anni, perché, essendo costrutta con la massima economia, sarà soggetta a molti danni, per cui saranno necessari molti lavori cli manutenzione.

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Note militari. Come già riferii in altro rapporto, nella zona percorsa non esistono soldati nizamié. Brussa e Bilegik sono importanti solo perché centri di reclutamento e centri di formazione di unità di redif. Brussa è la sede della 29° divisione reclif IV 0 Ordèi, della 34° brigata redif muchaddem, del 67° reggimento redif muchaddem, del l J 5° redi f muchaddem e dei due primi battaglioni di questi reggimenti. Bi lcgik è la sede del 2° battaglione (tabur) dei suddetti reggimenti redi f. Gl'edifici militari cli Brussa, i più importanti della città, sono l' ospedale, i locali per i redif e la scuola militare idaclié. I primi, che non ho potuto visitare, si trovano su di una spianata della vecchia città, che cade a picco s ulle nuove costruzioni. Vi si accede dalla parte alta, e da questa parte è cinta da un muro elevato, che impedisce vedere la disposizione dei fabbricati. Dal basso l' Ospedale si presenta assai bene: è un vasto edificio in pietra a due piani, sullo stile dei fabbri cati militari di Costantinopoli, che potrà contenere circa 300 letti. TI locale occupato finora dalla scuola militare preparatoria - icladié eskeré - una vecchia casa in legno adattata per contenere sessanta allievi, già assai ristretta relati vamente agl'aspiranti annuali della provincia, divenne insufficiente quando, per la grande affluenza (3) di allievi alla scuola idaclié di Costantinopoli, i locali di quella città risultando pure insufficienti, si venne nella determinazione di mandarne un certo numero a Brussa ed altre scuole viciniori. Si decise perciò la costruzione di un :fabbricato apposito in una località molto salubre, fuori della città e precisamente in un elevato ripiano di un contrafforte del Monte Olimpo, in prossimità di una ricca sorgente cl' acqua. La nuova scuola che mi fu fatta vedere, forse perché ancora in costruzione, è stata costruita s u progetto fatto a Costantinopoli, e per bellezza di linee e per disposizione di locali è degna degli edifici militari esistenti nella capitale. È composta di quattro solidissimi fabbricati, disposti secondo i lati cli un quadrato da 65 a 80 metri di lato, e di una moschea posta al di fuori cli questa superficie. Il fabbricato principale a due piani, olo·e un piano terreno, contiene le scuole, i dormitori, l'infermeria, la farmacia, l'ufficio ciel comandante. Degl'altri fabbricati, tutti a un solo piano, l'opposto al principale serve per le cuci ne, i depositi eccetera; il laterale di sinistra per le refezioni; quello di destra per i bagni e pel personale di basso servizio. Per l'ottima ubicazione, per la buona disposizione dei locali, per lo' studio accurato cli molti particolari, la nuova costruzione, ideata e studiata da persona competente e capace, si può ritenere al pari d i qualunque altra del genere. Mi venne detto che servirà per circa trecento allievi e che tanti saranno nel venturo anno. A me parse, però, esagerata la capacità indicatamj, sembrandomi che la nuova scuola possa contenere al più 250 allievi. La costruzione è sorvegliata da una commissione d'ufficiali della Scuola presieduta dal Colonnello ciel redif Mehmed Rechid, residente in Brussa per gli affari del deposito d'allevamento di Techiftcler di proprietà del Sultano. Gli ufficiali faIU10 il possibile per compire bene la speciale missione di cui vennero incru·icali; così vicldi un mulassim ewel (tenente) che balbettando qualche parola di francese mi fece 326


capire d'essere professore di ginnastica, salire sui ponti cli costruzione e affaccendarsi così a cotTeggere gl'errori clegl'operai come un provetto capo muratore. In questa scuola, come del resto su tutte le opere eseguite dal governo, si fanno molte ciarle. La spesa cli costruzione, che sarà di 22 mila lire turche (506.000 franchi) è ritenuta esorbitante, specialmente tenuto conto che l'area è costata miila e che il materiale di costruzione, preso dalla vicina montagna, è costato pochissimo. Pertanto si dice senza reticenze che fra le spese di costruzione l'impresario abbia dovuto comprendere i bakschish dati a Costantinopoli e quelli da elargire agli ufficiali preposti alla sorveglianza dei lavori. Bilegik, come dissi, è la sede ciel secondo battaglione (tabur) del 67° muchaddem. Il bimbashi - maggiore - Ahmet Bey ciel redif mubaddem, era a Gemlek, per ordine ciel Com.te la divisione, per riferire della proposta dei notabili di quel paese di costruire il locale occorrente al battaglione redif, che vi dovrebbe aver sede, se venisse applicata la nuova legge sul reclif. In vece sua fece g li onori cli casa l'iusbashi A ly Effendi. Egli era venuto a trovare armi nei locali della regia, ove mi ero recato per salutare il Nicolini, italiano, e il medico e farmacista ciel villaggio, certo Zalloni, pure italiano. Però avendo espresso desiderio d i andare eia lui, Aly Effendi (4) mi condusse nei locali destinati al battaglione. Questi constano cli tre fabbricati in muratura, dei quali uno, a due piani, serve per gli uffici del redif e per alloggio della truppa (20 uomini circa); il secondo a fianco cli questo, pure a due piani, è destinato ad uso magazzino, il terzo, distante 150 passi circa dai primi, contiene le munizioni. Nel salire agli uffici ho intravveduto i dormitori, piccole stanze non molto ordinate e pulite con pagliericci in terra, come è uso generale in Turchia. I soldati erano quasi tutti sdraiati e tutti scalzi, e scalzi si presentavano q uelli chiamati dal capitano per portare registri od altro. La stanza del capitano era d' una semplicità veramente ammirevole. Aiutato dall'italiano N icolini, che si offrì come interprete, ritrscii a farm i condurre nel magazzino. Esso come dissi è a due piani oltre un piano terreno, dove è collocata l'officina dell' armaiolo. Nel primo piano si trova il necessario per armare e vestire il ballaglione talì - ottocento uomini; nel secondo per armare e vestire il battaglione muchacldem. Gli oggetti cli ciascun battaglione sono ripartiti in cinque scompartimenti posti al centro dell'ambiente, uno per ogni compagnia ciel battaglione ed uno per lo Stato Maggiore. Non ho potuto vedere la calzatura, ma ho esaminato le giubbe ed i pantaloni, che sono in buono stato. Le armi- Henry Martini - sono assai mal tenute: le canne arrugginite, poco puli te; le casse mtte rovinate. 11 meccanismo cli chiusura, però, funzionava bene, e credo che l'armi, quantunque mal tenute, potrebbero servire ancora. A Bilegi k ho trovato il texreno favorevole ed ebbe molti chiarimenti eh' av rei invano cercato qui. L' operazioni relative al reclutamento, che devono incominci.are in questi giorni per la classe del 1286, tenevano molto occupalo Aly Effendi: come di consueto gli altri ufficiali non lo coadiuvavano in questo servizio e egli lamentava l' assenza del bimbashi, che lo lasciava solo responsabile delle delicate questioni della leva. Egli mi confermò che mai furono incorporati i giovani del tertib sani (secon327


da porzione della prima categoria - biringi kisen) né furono mai chiamati all'istruzione i giovani della seconda categoria. Così nella applicazione delle nuove leggi vengono trascurate le più importanti disposizioni, colle quali si soleva ottenere che tutto il contingente annuale ricevesse una sufficiente istruzione militare. Nello spiegare i particolari della legge sul reclutamento, mi mostrò ed ho potuto copiare un riassunto statistico pel suo distretto ciel contingente del con-ente anno, che annetto in foglio a parte, come un'aggiunta al rapporto sul reclutamento e come una base per una grossolana statistica che si volesse fare sul reclutamento della classe 1286. Nelle sedi del battaglione redif non esistono carte topografiche o geografiche. A Bilegik gli ufficiali avevano tracciato una carta itineraria, indicante quattro ore cli marcia per le varie località del distretto, ed anche questa doveva essere poco usata, perché non si poté trovare in alcun modo. Aly Effendi, mentre pareva molto ordinato e molto abile negli affari del reclutamento, non si mostrava molto al corrente della legislazione militare turca. Non seppe ritrovare la legge in vigore sul redif e le sue modificazioni, che mi risultano riunite in un volumetto a parte e dichiarò che non studiava più i regolamenti, poiché, essendo mutati, purtroppo, soventissimo dalle circolari del Se,rnschierato, trovava più utile attenersi soltanto a queste ultime. Egli accennando alle prescrizioni relative agl'esonerati, che da soli formano già differenti volumi, dai quali non risultava bene ciò che da essi si voleva ottenere, disse che in quest'anno vennero modificate le prescrizioni della legge a loro riguardo, perché i cinque mesi di servizio, invece di passarli in un reggimento, dovevano passarli alle sedi di eletti battaglioni redif. A Bilegik ve ne erano 25 i quali facevano giornalmente due o tre ore d' istruzione a piedi e terminavano il loro servizio sparando dieci o dodici colpi al bersaglio. Fra i soldati veduti nel la caserma alle 11 del mattino nessuno poteva dirsi distinto per l'aspetto o per maggior pulizia della persona. Mi dissero che gli esonerati non sono differenti dagl i altri soldati, coi quali concorrono a tutti i bassi servizi di quattiere. Mentre uscivo dal locale del redif bo veduto un soldato in babbucce, sbottonato, dagli abiti sdruciti che, lenendo il fucile nel modo più libero, si recava da solo a dare il cambio alla sentinella della polveriera. Egli passè) innanzi al iusbashi quasi senza guardarlo. Mi confermano che gli ufficiali e la truppa sono regolarmente pagati. Dal Serraschierato arrivano gl'avali, che sono regolarmente ed esattamente riscossi presso il Mutessarif. Il bimbashi paga gli ufficiali e la truppa. Lo stipendio dei primi è assai modesto: il capitano (iusbashi) percepisce mensilmente, vitto compreso, 500 piastre (LI. 11 5) ed il mulassim 300 (L.T. 69) Il tenue stipendio è corrispondente al basso prezzo delle derrate, e gli ufficiali, quando non carichi cli famiglia, se la passano discretamente. Autorità. ufficiali. truppa. gendarmi. A Brussa l'autorità più elevata è il valì S.E. Mobammad Jaledclin Pascià, una delle spiccate personalità del momento. Egli si trovava sullo stesso piroscafo che mi trasportava a Muclania, dove feci la sua conoscenza.

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Fu varie volte a Creta ed ultimamente ministro delle finanze. Si dice senza reticenza che in quest'ultima posizione seppe procurarsi 150.000 lire turche, la metà delle quali dovette distribuire a quelli che, caduto, minacciavano denunziarlo al Sultano. Si dice pure che nell'anuale carica abbia portato il sistema cl' anuninistrazione sperimentato al malié (ministero de lle finanze) e che g li riuscì tanto proficuo. Ancor giovane e ben portante, ambizioso ed intelligente, ama il fasto, la buona vita e le sue gioie. Il figlio, Munir Bey è al ministero degli esteri. Capo dell'ufficio della revisione dei giornali esteri, aspira al posto d' ambasciatore turco a Parigi. S ' adopera perciò in ogni modo per rendersi benevoli i francesi qui dimoranti, e, cosa insolita per un turco, va quasi tutte le sere dall' ambasciatore francese, al quale, dicesi, renda non pochi servizi. L'altrn autorità civile che ho ascoltato è il mutessarif cli Bilegik, Fuacl Bey. È sti mato uomo onesto ma poco energico. Ci volle la presenza ed insistenza del nostro console perché si decidesse ad emanare ordini per la ricerca dei colpevoli della grassazione a danno degli italiani, cd a mandarli a Guré, dove erano ricoverati i feriti, per i voluti confronti. Delle autorità militari il ferik Omer Nechat pascià, non solo è la più elevata in grado, ma la più importante per intelligenza e capacità. Ha circa 50 anni (32 anni di servizio, 6 di grado); è piuttosto corto di statura e robusto. È vivace, veste bene, quasi elegantemente, ama la società degli europei. A Brussa gode di molta considerazione ccl è molto amato. Quantunque proveniente dalla Scuola, non parla né capisce il francese e di ciò si direbbe mortificato. Proviene dal lo Stato Maggiore e fece carriera normale. Nel 1877/1878 era a Choumla, capo cli Stato Maggiore della divisione di Nedjib Pascià, e poi ebbe il comando d' una brigata d'lchtiat (o cli complemento). Fu Capo di Stato Maggiore del corpo mobilitato alla frontiera greca, e quindi passò a Brussa al comando della 29° divisione reclif talì. Ha iI suo ufficio nel la propria abitazione ccl è là che sono andato a visitarlo. Mi ha ricevuto in una stanza alle cui pareti erano appesi un discreto piano cli Brussa e la carta austriaca della penisola balcanica. Era presente un capitano di Stato Maggiore, che per recente disposizione venne assegnato a ciascuna divisione reclif. Il Nechat Pascià non nasconde i suoi sentimenti; direi, anzi, che nel parlare meco per mezzo clell' interprete ciel consolato francese oltrepassava la misura. Infatti non si peritò d i censurare la condotta del Sovrano attuale, al quale rimproverò il contegno tenuto nell' ultima guerra, durante la quale mai si era presentato alla truppa; ed al quale attribuiva tutti i rovesci subiti dai turchi. Continuando sull' argomento trovò parole severe e sdegnose per Yilcliz Kiosk, dove vede la causa prima della rovina dell'impero. Si espresse in termini molto lusinghieri per von der Goltz Pascià e per la sua opera, lamentando che la camarilla di palazzo non lo lascia fare abbastanza. Biasimò le decisioni prese re lativamente ali' armamento della fanteria, che solo servivano per arricchire il ministro del la guerra e disse che gli piangeva il cuore pensare ai bel soldato turco, generoso, sobrio, valoroso e buono, che per colpa cli chi dovrebbe provvedere - e sottintendeva Yilcliz Klosk -, si presenter~1 ancora alla guerra sprovvisto cli quasi tutto. Il Nechat Pascià è avversario accanito del valì, al quale rimprovera lo spreco ciel denaro ed i profitti che ricava dalla sua amministrazione. 329


La rivalità fra queste autorità si è accentuata all'epoca della visita di S.A. il nostro principe ereditario a Brussa. Pare che a S.A. si volesse offrire un album di fotografie della città, e poiché non ve ne era alcuno pronto e non v'era modo d'acquistarne, il governatore ricorse ai particolari. Il Nechat Pascià offrì il proprio, dove era la sua firma. Il generale, che si vidde dimenticato dal principe, sostiene ora che il Valì, per attribuirsi il merito del dono, ha stracciato la pagina contenente la sua firma, sostituendola con al.tra firmata dal governatore. Il comandante della 34" Brigata redifmuchaddem, Melunet Chakir Pascià (39 anni cli servizio - 6 di grado) - miri iva-, è un uomo di beli' aspetto, ma poco colto e poco intelligente: gli europei lo ritengono di poco valore e di nessuna importanza. Il colonnello del reclif (miralai) Mehmet Rechid, aiutante di campo onorario del sultano, direttore degl 'affari haras imperiale di Tchiffe ler a Brussa ha qualche influenza in città per le sue attinenze a palazzo. Di circa 45 anni, grasso e bello, è più gaudente che credente. Adora le bevande fermentate e pare ne faccia uso abbondante. Ama la popolarità e tiene a metterla in evidenza. Gl'altri ufficiali residenti a Brussa e a Bilegik non potevano sfuggire alla mia attenzione. Mai, s' intende, li ho D·ovati uniti alla truppa. Al mercato acquistando le provvisioni giornaliere che portavano a casa, al cantuccio della strada seduti in tranquillo conversare e fumando il narghilè o passando il tespì, a cavallo recandosi in campagna pei propri affari, nella bottega del calzolaio, conversando col _piLl umile dei c1istiani e qualche volta soffiandosi il naso con le dita. Né il contegno, né il portamento, che da noi tradiscono sovente l'ufficiale vestito in borghese, né la clist.inzione dei modi era la caraueristica degl' ufficiali veduti. Solo l'uniforme svelava il loro carattere milita re ed anche questo occorreva a volte esaminarlo attentamente per farli discernere dai borghesi. Così, per esempio, Aly Effendi, iusbashi di Bilegik, venendo a trovarmi , portava una giacchetta che di m.ilitare aveva solo i bottoni, e con quella si recava in quartiere pcl proprio servizio, riservando l'uniforme alle solenni circostanze. Alcuni ufficiali andavano a diporto clisannati, sbottonati lasciando vedere corpetti di vario colore, tutti poi colle caloche cli varia forma anche d 'estate; insomma mi pareva che da questo lato regnasse tra g l'ufficiali in provincia una libertà sconfinata. Non parlerò dei cavalli, cli cui qualche ufficiale è provvisto a proprie spese ed usa per andare in campagna. Certo non potrei descrivere la povera bestia di proprietà di Aly Effendi che questi mi aveva offerta con squisita cortesia per ii tornare a Kuplu, sapendo ch'erano riuscite vane le ricerche per una vettura. Per finire, direi che gli ufficiali veduti nella mia escursione devono pensare al raccolto dell' annata più che alla guerra. Certo non s.tucliano, freschi libri militari turchi non ne esistono e pochissimi ufficiali conoscono lingue straniere. Nessuno di quelli incontrati - né i generali, né il kaimakam, comandante la scuola ldadié di Brussa, né il capitano di Stato maggiore della 39° Divisione talì -, nessuno infine, capiva il francese e molti, che l'avevano studiato alla Scuola, mi fecero comprendere che non lo ricordavano poiché non avevano avuto più occasione né di parlarlo né di leggerlo. 330


Rispetto all' età gl'uiticiali veduti non mi parvero valessero meno di quelli ciel corpo della guardia. Ho veduto sottotenenti di 50, tenenti di 40 e capitan i anziani di 38 anni, e ciò confermò le informazioni avute a Costantinopoli, che cioè i quadri del redif hanno lo stesso valore dei quadri del nizamié. Come è già noto alla S.V. nella regione percorsa non si hanno truppe attive. La forza armata per l'ordine pubblico consiste nei gendarmi a cavallo. AB russa e a Bilegik i p1imi sono armati cli carabine Springfield, i secondi cli carabine a ripetizione Vincester. Sono per la maggior parte uomini maturi, che invecchiano e muoiono nel servizio. Quelli che mi scortarono, 5, erano lutti fra i 45 e i 50 anni; però erano cavalieri forti e rolli alla fatica. Due d'essi, con cavalli propri, seguirono ciascuno per 6 ore continue la mia vettura, che marciò quasi sempre al trotto, senza dare segni di stanchezza. Ho pure trnvato altri gendarmi in perlustrazione, tutti belli, sol idi, con cavalli di poca apparenza, ma assai resistenti. Alcuni montavano a cavallo in babbucce e gambali d i cuoio, altri con caloche, chi teneva il moschetto a tracolla, chi appeso alla sella, chi solto la coscia, chi attraverso la sella. Si direbbe che per uniforme essi intendano solo il fez e la giubba, che portano sempre sbottonata. Qualche volta ricordano che i pantaloni fanno pure parte ciel vestito militare, ma in generale, ad eccezione della giubba, ch' è sempre cli modello, tutti gl'allri capi di corredo, gilè, pantaloni, gambali, caloche, ecc., sono di forma e di qualità differenti, non solo, ma coll'affardellamento pel cavallo presentano un'ammirevole insieme dei ripieghi più bizzarri. Tengono le anni assai male. Ad un gendarme, armato di carabina Vincester mancava l'apparecchio per elevare le cartucce; un altro aveva la cassa talmente logora che il calcio arrotondato appariva quasi come un grosso bastone; in generale, poi, le casse erano ammaccate, spaccate, rotte; le cinghie in uno stato deplorevole; le canne arrugginite ed impolverate al punto, che facendo fuoco ne sarebbe probabile lo scoppio. Il loro contegno in genere mi sorprese meno quando seppi com' erano pagati. 1 gendarmi a piedi ricevono 5 piastre al giorno (1 franco circa), quelli a cavallo IO: quest'ultimi oltre al vitto devono provvedersi il cavallo e mantenerlo. È naturale che tulla questa genle, la maggior parte con famiglia, calcoli sul bakschish e faccia .vita misera. Distaccato da una gran guardia, situato poco distante dalla strada maestra, in un piccolo posto consistente in una capanna di graticci coperti qua e là di fango , ho visto due gendarmi che si preparavano il pane, che dovevano poi cuocere sotto la cenere di un primitivo fornello . Mi venne detto che questi gendarmi non erano fra quelli che vivevano peggio. Malgrado ciò, forse perché non s'è molto esigenti, il reclutamento di questo corpo è ancora fac ile. Riportate così le note ch'avevo preso sulla zona percorsa, sulle persone conosciule e sulle quistioni essenzialmente militari, vorrei parlare sull' impressioni generali ricevute nella mia troppo rapida e troppo limitata escursione. Il percorso assai breve ed il ristretto numero cli persone avvicinate non mi hanno procurato base sufficientemente larga per considerazioni di qualche entità; inoltJe l' imperfetta conoscenza di questa società, la cura colla quale si nasconde rendono ancora incerto il mio giudizio. È naturale, infatti, che, volendo parlare 331


delle autorità civili, avrei dovuto conoscer meglio i mudir, i kaimakam ed i muchtar dei villaggi attraversati: - non volendo, poi, apprezzare questi soldati, devo studiarli nell'ambiente dal quale si trnggono, ed evitare giudizi basati solo su confronti coi nostri militari. Questo soldato in babbucce, senza camicia, coll'abirn stracciato, a volte scalzo, che da noi si direbbe demoralizzato ed incapace a resistere entro truppe provvedute d'armi perfezionate - questo soldato in pace compie il proprio dovere senza che occorra la presenza del superiore per costringerlo: questo sol.dato è lo stesso che nella campagna del 1877/78 s'è copert.o cli gloria. Deg' ufficiali si puè> dire senza esitanza che generalmente sono assai ignoranti, che le loro aspirazioni sono limitate come la loro coltura e non sanno lagnarsi se i pochi capaci raggiungono rapidamente i gradi elevati. Lasciando questi argomenti, sui quali, come dissi, sono ancora incerto, posso dire che dappertutto e eia tutti viene confermata l'esistenza del bakschish, di questa chiave d'oro ch'apre tutte le porte, di questo male incurabile che logora il paese. Non solo gli europei, ma i turchi stessi parlano della venalità dell'autorità e si accusano reciprocamente di sacrificare lo stato ai propri interessi. Ora per quanto personalmente non abbia avuto prova cli questo male, riterrei pericoloso dubitarne. Perché, confesso, sul principio ho esitato a credere alla corruzione della classe dirigente, mentre resta ancora sana e fo1te la morale della povera gente. 11 contadino sobrio, lacero, ignorante, è pur sempre esatto nell'osservare i precetti della morale piL1 pura ed essendo rassegnato a l suo destino fidente in Allah e nel suo profeta. Questo sentimento religioso che si manifesta dovunque senza ostentazione alcuna, mi parve così vivo da farmi credere agli episodi che m'avevano raccontato sull' ultima guerra, quando i contadini scalzi e senz'abiti accorrevano dalle più lontane provincie dell' impero ai porti del Mar Nero per essere trasportati alla frontiera, dove, inquadrati, rivaleggiavano tosto coi vecchi soldati per disciplina e valore. Cabbanclono, la trascuratezza rimarcata in ogni particolare della vita di questo popolo, lascia supporre ben gravi le lacune nella preparazione militare, a cui faceva allusione Nechat Pascià, onde è lecito chiedersi se la classe dirigente non appresti corrispondenti risultati per una prossima guerra, dove fra gl'insuccessi risplenderanno semplici e grandi le virtù militari di questo soldato. Ritornando al bakschish, non posso tacere la dolorosa impressione che ho provato quando ho sentito alti funzionari dello stato scagliarsi reciprocamènte violenti accuse di venalità. Il Gran Visir, il ministro della guerra, quello della marina, quello dei lavori pubblici, i c iambellani più influenti al palazzo, il gran Chaskir Pascià sono tutti infamati da quest'accuse, che hanno, pur troppo, apparenza cli verità. Profittando dell'ambiente, che, mentre non lascia alcuna risorsa allo stato, permette di riescire in qualunque affare, i giaour ottengono intanto concessioni cli lavori pubblici, coi quali sfrutteranno le ultime risorse della Turchia. Così questo paese, di cui alcune importanti anuninistrazioni finanziarie sono già tenute dagli Europei, passa lentamente in mano clell'occiclente. Sarebbe troppo ardito, volendo dilungarmi nelle considerazioni generali, penetrare nell'importanti quistioni politiche che s'agitano in questo Oriente. .Mi man-

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ca per questo la completa conoscenza degli affari e, soprattutto, la competenza in materia. Tuttavia non posso tacere un sentimento che erompeva dal mio cuore direi quasi ad ogni istante della mia breve escursione. Famiglie d 'operai italiani disseminate a Brussa, impiegali della regia, pure italiani, - medici e farmacisti domiciliati a Bilegik ccl a Izerik (Nicea). Tutti questi connazionali mi parevano documenti viventi dell a nostra influenza in queste contrade, che, pur troppo, va perdendosi. Quest'italiani, infatti, ai quali la mia persona risvegliava palpiti di tenerezza per la patria lontana, non d imostrarono semirli nella pratica della vita: tant'è vero che neppure in famiglia adoperano la lingua nativa, per cui i fi gli dei sudditi italùmi non la conoscono affatto ed essi si.essi l' hanno quasi dimenticata. A Bilegik, o meglio, nella valle presso Kuplu, i connazionali erano assai numerosi, ma tutti operai, ed era penoso constatare che fra i molti ingegneri giovani al servizio delle imprese e della direzione dei lavori non si trovasse un solo italiano. Questa osservazione faceva pensando che in una società dove il capitale italiano, per quanto accettato a malincuore, impone la presenza d ' un rappresentante italiano nel consiglio d' amministrazione, in eletta società non s'era trovato modo di far accorrere dal nostro paese cogli operai un certo numero cl ' ingegneri, che eia noi cercano lavoro con modesta retribuzione e che per valore tecn ico sono secondi a nessuno. li mio sentimento soffriva per questa dipendenza morale verso tutte le nazioni in generale, della quale approfillano tut.ti a nostro danno. Perché mi pare che ogni nazione cerchi qui una base per gl' eventi che si prevedono e si maturano, e noi ci disinteressiamo lasciandoci scartare da qualunque affare e da qualunque combi nazione, paghi della benevolenza che ci accordano le altJe potenze. Ripeto qui alla S.V i ringraziamenti per la licenza concessami. L'escursione, per quanto breve, ollrc alla conoscenza di molti particolari, che serviranno per completare il rapporto sul red if, mi ha procurato la conoscenza cli varie persone, e mi ha persuaso d i ciò che si andavano ripetendo tutti a Costantinopoli, che cioè per avvicinare gli ufficiali bisogna anelarli a trovare in provincia. Pert.anto non ritengo aver inutilmente affrontato non pochi disagi, che accompagnano il viaggiatore nell'Asia Minore, ed il risultato della mia escursione, per quanto modesto, mi ha lasciato il desiderio cl'altre più lunghe, che mi permettano di penetrare in provincie più lontane. ( I ) Mudania-Brussa; Brussa-Bilegik; Leppé-Iznik (Mina) è una buona mulattiera atta al passaggio di piccoli carri. (2) Musulmani che hanno emigrato dalle provincie cedute alla Brussa e alla Bulgaria. (3) Quest'aff1uenza si spiega fac ilmente quando si consideri che in queste scuole i giovani che devono entrarvi all'etì:1 di 15 o 16 anni non pagano alcuna pensione, non solo, ma ricevono 20 piastre al mese per i loro minuti piaceri. (4) Mi venne deuo che Achmet bey, proveniente dal la scuola è cli molto garbo e tallo. Aly Effendi, di circa 38 anni, è un emigrato del Caucaso ed entrò a servire all'efa di I3 anni. A 22 era mulasim sani (tenente) e nella guerra contro il Mon-

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tenegro nel 1876 fu promosso iusbashi (capitano) per merito di guerra. Nel 18771878 era inquadrato nel V 0 reggimento redif e fu a Schipka, sotto gli ordini di Yeisset PasciĂ - attualmente comandante il 11 Ordu. Durante la guerra fu proposto per la promozione a maggiore; ma, segnar.a la pace, il Sultano non volle sanzionare le proposte di avanzamento ed Aly Effendi attende ancora, senza molta speranza, il grado superiore. Ăˆ un bell'uomo, intelligente, zelante nel servizio. Non ha molta coltura, ma ne riconosce la necessitĂ e fa studiare se1iamcnte i propri figl i, che vuol mandare all'estero. TI Tenente Colonnello Marini25 G29 R3!20

25 Allegato al rapporto vi è un si ntetico ria~sunl.o numerico dell e operazion i d i leva esegu ite al d istretto d i Bilegik nell'anno 1891 (1 307) per la classe del 1870 (1286).

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1891-1899 Ambasciata Italiana. Addetto militare

Documento n.12 Costantinopoli 4 novembre 1891

Al Signor Tenente Generale Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 66 Oggetto: Approvvigionamenti militari navi - cannoni - fucili. Alla S.V. sono note l.e trattative di questo governo per la provvista di navi e d'artiglieria, e per la trasformazione degli Hemy-Martini al calibro di m/m 7 .65. Dicesi che il Sultano siasi impegnato coll'anuniraglio Dupré e col Conte Montebello, ex ambasciatore di Francia qui, per affidare all'industria francese la costruzione d'alcune corazzate, per le quali non si decideva mai a dare la commessa, perché non sapeva dove u·ovare i denari per pagarle. A superare tali difficoltà si studiarono gl' interessati; e fin da questo scorso luglio presentavano un progetto di conversione del. prestito della dogana turca e del prestito sui proventi della pesca, per la quale questo governo, impegnandosi per 75 anni, avrebbe potuto disporre di 1.320.000 sterline, che sarebbero naturalmente ritornate in Francia. Il progetto non venne allora accettato perché parve troppo oneroso per lo Stato. Si dice ora che la casa Forges et Chantier, decisa a togliere ogni ostacolo, avrebbe convenuto il pagamento in tre rate annual i; per cui il governo ottomano sarebbe venuto nella determinazione cli commettere due incrociatori corazzati - tipo Charner (marina francese), la cui consegna dovrebbe avvenire fra tre anni. Ignoro se veramente è stata data tale commissione; ma è certo che in questi ultimi giorni sono giunti a palazzo i piani delle due navi per la voluta approvazione. Contemporaneamente a queste trattative, allrc sono in corso con alcune case inglesi e specialmente colla casa Thames lron Works, alla quale, anzi, si sarebbe commessa una corazzata di battaglia tipo Hoche (marina francese) , e colla casa Palmer's Young at Yarrow, che in questo momento tiene qui il proprio rappresentante per trattare appunto col governo turco. In altri rapporti riferii sulle trattative colla casa Canet e colla casa Krupp per la provvista di cannoni occorrenti alle fortificazioni ed alle navi, sulle pratiche fatte qui clall'acldetto militare francese per far valere i prodotti clell'inclusu-ia del proprio paese, e sulla decisione clell.' autorità turche cli stabilire confronti fra i prodotti tedeschi e francesi. La commissione incaricata di questa missione era composta dal presidente Sabit, direttore della polveriera imperiale e membro del consiglio imperiale ciel Tophané; e dei membri: 335


Chukri bey, colonnello d'artiglieria alla Scuola cli Pancaldi; Achmed Mouchtar bey, colonnello cl' artiglieria, professore cli balistica al la Scuola cli Pancaldi; Fuacl bey, ufficiale di marina; lsmail bey, ufficiale cli marina: Essa si recò prima alle officine dello stabi limento Forges et Chantiers, poi a quelle della casa Cail ed infine ad Essen. Tornata in patria, presentò una relazione, nella quale, dice, venne riconosciuta la superiorità dei cannoni K.rupp. Questa conclusione non ha stupito nessuno; anzi era preveduta dai tedeschi, che ritengono il Sabit pascià impegnalo seriamente con Krupp. Nella commissione, però, qualcuno propenderebbe per i cannoni Canet, nei quali si vorrebbe trovare il pregio cli una maggiore velocità iniziale, per conseguenza velocità costanti considerevoli, che, però, si dice non accordi maggiore esattezza dei cannoni Ksupp. Di quello screzio approfitta ora l' elemento francese, che non ha perduto la speranza di riuscire nei suoi intenti . Non potendosi pensare a modificare il materiale da campagna, pel quale, quindi, occoITerà rivolgersi sempre alla casa Krupp, l'allenzione di questi artiglieri è rivolta al campione da 12 Canet, specialmente a quello a tiro rapido, che si vorrebbe mettere sulle navi, e si tratta di farne venire alcuni per sperimentarli a Costantinopoli. Relativamente all'armamento della fanteria ho già segnalato alla S.Y. che quando sarà completata la consegna dei 280.000 Mauser n. 2 calibro 7.65 di cui in questi giorni sono qui giunte le prime casse, questo governo disporrà di: l. di 500.000 Henry e Peabody Martini, dei quali 80.000 nuovi, col relativo munizionamento; 2. di 220.000 Mauser n. I - calibro 9.5, con 29.000.000 di cartucce consegnate su I00.000.00 comandate - polvere Rollweiler; 3. cli 280.000 fucil i e 50.000 carabine Mauser n. 2 - calibro 7.65 - con 200 cartucce per fucile, non ancora adottate; 4. di 500.000 fucili cli vario modello -Soncler e Remington - clei quali alcuni sono assolutamente inservibili. Gli inconvenienti derivanti da questa molteplicità di calibri, preoccupano seiiamente quest' autorità militari, le quali, come riferii altra volta, vorrebbero ridurre a 2 i calibri in uso, e cioè a 9.5 ed a 7 .65 . Codesto Comando conosce le varie fasi della question e; cioè le pretese del Ma user, i desideri degl'ufficiali turchi, le offerte dell' addetto militare fra~cese, e, finalmente, la determinazione ciel Sultano d i restare allo stato quo. li Sovrano, però, non doveva evidentemente resistere all' irnperiosa necessità di correggere l'armamento della fanteria, per cui non parve strano che poco dopo la questione venisse nuovamente sottoposta alle sue determinazioni. L' addetto militare francese, che si può dire trasformato in agente conunerciale dell' industria militare patria, presentava allora proposte concrete per parte della casa francese Boucher Fils (usine Gevelot - presso S. Etienne?) la quale faceva arrivare qui l' ingegnere Berthier per rappresentarla nell'affare. La casa Ma user - Lowe mandava a sua volta il direttore dei propri stabilimenti, il Sig. Kuhn, già direttore della fabbrica d 'armi di Spandau. Questi ebbe molte udienze al palaz336


zo e insisteva per ottenere la commessa del lavoro. Il Sultano, però, volle anzitutto sapere se la trasformazione dell'Hemy-Martini poteva riescire negli stabilimenti turchi. Il Kuhn visitò allora l'arsenale cli Tophané e lo Stabilimento di Seytin Burun (tra S. Stefano e Costantinopoli); e nel rapporto mandato al Sultano dichiarò che detti stabilimenti potevano benissimo apparecchiarsi per la considerata trasformazione; ma per la provvista delle macchine mancanti e pel loro collocamento occorrevano circa diciotto mesi di tempo e un milione di franchi. Desiderandosi ottenere il lavoro finito in limiti di tempo più ristretti, si dovette ritornare all' idea cli comrnellerlo ali' industria privata. Tuttavia, prima di prendere una determinazione, :;i decisero alcune esperienze comparative fra i due tipi concorrenti, Berthier e Mauser; epperciò furono dati venti Martini a ciascuno di essi per trasformarli al calibro di 7 .65 secondo il rispettivo sistema. Ambedue i tipi cambiano la canna e modificano l'estrattore. Il Bouher non ha la mira fissa, ha cartuccia con polvere bianca Lebel ed estrattore suo proprio: il Mauser ha mira fissa, estrattore cli propria invenzione, diverso da quello del Berthier e polvere bianca, si crede la Nobel n. 2, che si dovrà adottare per le cartucce del fucile Mauser n. 2, 7.65.11 Berthier offre le trasformazion i al prezzo di L. 13 per fucile; il Mauser per una lira turca (23 franchi) . I 40 fucili trasformati sono giunti a Costantinopoli in questi ultimi giorni e si dice che saranno presto esperimentati in un poligono, che si deve costruire presso Kiahat hané nelle acque dolci d'Europa, su disegni dello stesso Berthier. Le fasi di tutte queste gare, al le quali devesi dolorosamente notare l'assenza del1' industria italiana, che pure potrebbe concludere accordi per la costruzione delle navi e dei fucili, sono importanti perché ad esse non si può far a meno di attribuire un significato politico. ln questi ultimi tempi, poi, esse sono accentuate specialmente dalla Francia, che fa cli tutto per sostituire la propria all' industria tedesca. Con ciò si crede che essa vogl ia riprendere l'influenza perduta e forse, anche raggiungere altri risultati più importanti. Si ritiene anzi che a questo scopo il governo francese faccia sacrifici pecuniari per aiutare g l'industriali, che possono così offrire prezzi d' impossibile concorrenza. Tali risultati si possono intravedere se si nota che la Turchia in questo momento fa costruire torpediniere e n.avi in Germania e nell'Inghilterra; si provvede di cannoni eia Krupp; acquista cavalli in Ungheria; e da una fabbrica stabilita a Obendorf, presso Stuttgart, attende 280.000 fucili Mauser n. 2 e 79.000.000 cli cartucce n. L ed altrettante per i Mauser n. 2. Prelevando tullio quasi gli approvvigionamenti militari dall'industria austriaca, tedesca ed inglese, si direbbe che ne dipenda militarmente, c iò deve influire sull ' andamento della sua politica estera. Rivolgendosi ora all'industria francese per la costruzione cli navi, di cannoni e per la trasformazione cli sue armi portati li, essa verrebbe a dipendere militarmente anche dalla Francia. E poiché si prevede che in caso di cont1agrazione questa si troverà in campo opposto ad una delle potenze centrali, così la Turchia, quando peccasse per insufficienti apparecchi guerreschi, potrebbe trovarsi forzata ad una neutralità, la quale, per le presunte conseguenze della visita cli Cronstadt, mentre rappresenterebbe un vero successo per il gruppo avverso alle potenze centrali, non sembrerebbe molto favorevole per l'avvenire dell'Impero ottomano. 337


In questo senso pare abbiano importanza speciale gli sforzi della Francia per acquistare all'industria francese conunissioni per forniture militari turche. Il Tenente Colonnello Marini G29 R3112

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Documento n. 13 Ambasciata Italiana. Addetto militare

Costantinopoli 14 dicembre 1891

Al Signor Tenente Generale Comandante in 2 ° del Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 73 Oggetto: reggimento di cavalleria Hamidié (kurdi) La costituzione cli reggimenti di cavalleria hamidié (Kurdi), di cui è oggetto il rapporto n. 23 del 5 aprile 18911, è stata affidata ad una conunissione di cui facevano parte: il muscir Chak ir Pascià; il ferik Muzzafer Pascià; il ferik von der Goltz Pascià il ferik Hove Pascià; il miralai Brokdorf Pascià. Essa ha studiato le quistioni dell'uniforme, della bardatura ed infine ha compilato il regolamento, di cui trasmetto la traduzione nell'allegato I2. Le disposizioni principali di questo regolamento sono: 1. La popolazione maschile delle tribù è obbligata al servizio militare dai 17 ai 40 anni , ed è ripartita in tre scaglioni o categorie: a) gl'Jbtaclié e novizi, comprende i giovani dai 17 ai 20 anni; b) i nizamié o regolari, comprende quelli dai 20 ai 32 anni; c) i redif o riserva, comprende quelli dai 32 ai 40 anni. 2. In tempo di pace restano tutti alle proprie dimore, dove si procurano la pratica delle anni mediante esercizi annuali la cui durata viene fissata a 3 mesi per _ gli ibtadié ed è indeterminata per gli altri (art. 9). 3. Le riunioni dei soldati sono ordinarie o straordinarie e sono sempre decretate dal Sultano. Le prime si fanno ogni tre anni per una durata da stabilirsi allo scopo di formare i reggimenti e completare le istruzioni militari apprese negli esercizi annuali fatti negli accampamenti. Le altre sono ordinate quando consigliate da bisogni speciali, fra i quali si lascia indovinare quello di perseguire i briganti. 4. I soldati devono provvedersi a proprie spese cieli' uni forme, della bardatura e del cavallo. Le armi sono distribuite soltanto quanto i reggimenti sono riuniti.

l Non pubblicato. 2 Nùn pubbl icato.

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5. Per la prima formazione dei quadri degli ufficiali s'utilizzano i capi tribù e gli ufficiali del nizarnjé devono provenire dal nizamié o esercito regolare: a) il comandante generale della cavalleria Hamidié; b) il maggior numero possibile di comandanti di brigata; c) i miralai - colonnelli - e gl'iusbashi - comandanti degli squadroni. l capi e i notabili delle tribù possono essere nominati kaimakam - tenenti colonnelli - ; bimbashi - maggiore; kolegassi - capitani di prima classe; e mulassim. Quando, però, per meriti e circostanze speciali un capo tribù viene nominato miralai e comandante cli un reggimento, allora in questo reparto si deve mettere un kairnakam proveniente dal nizamié. Per alimentare i quadri così formati si conla: a) sui giovani kurcli in ragione d' uno per reggimento, che ogni anno sono ammessi gratuitamente alla scuo.la di cavaJJeria di Pancaldi; b) sui sott' ufficial i kurdi in ragione di due per reggimento, che, dopo un tiro. cinio di due anni in uno dei reggimenti stanziati nella capitale, ritornano in patria col grado d' ufficiale; c) sui sott'ufficiali kurdi dei vari reggimenti, che si ritengono atti al grado d'ufficiale; cl) sui capi tribù e sugli ufficiali della cavalleria nizamié, specialmente sugl i iusbashi, che in ogni tempo possono passare nella cavalleria hamidié col grado cli kolegassi. 6. La cavalleria hamiclié non ha, per ora, artiglieria. 7. I giovani non inseriti nei quadri della cavalleria Ham idié sono soggetti alla legge del recl utamento. Queste disposizion i mirano evidentemente ad introdurre fra i kurdi un servizio militare tollerabile, forse anche per preparare ad accettare più tardi la legge cli reclutamento in vigore nel resto dell'Impero, - che, come riferii altra volta (rapporto n.14 del 15 marzo3), non poté mai applicarsi per quelle popolazioni. La formazione dei quadri si risente della poca fiducia inspirata dall'ignoranza, clall'inclisciplinatezza e dallo spirito d'indipendenza dei capi tribù, - e dal bisogno di tenere quest'ult.ime per mezzo di clementi, che ne conoscono gli usi e i costumi e che le comandano di consueto. Perciò, mentre i gradi meno importanti sono affidati agli indigeni, i posti dei comandanti cli reggimento e di squadrone sono riservati ad ufficiali dell'esercito regolare e si provvede che per_ l'avvenire vi possano giungere solo quest'ultimi o kurdi che hanno fatto una lunga pennanenza nei reggimenti nizamié. Queste disposizioni non permettono la costituzione cli quadri molto omogenei, ed il tem.po proverà se esse corrispondono allo scopo. Man mano che la commiss ione suddetta fissava i punti più importanti dell'ordinamento militare dei kurdi, si provvedeva al comando generale della cavalleria Hamidié, che ven iva affidata al ferik Ibrahim Pascià, comandante della 4° Divisione di cavalleria residente a Erzinghiam, - ed al comando di una brigata, che veniva dato al capo tribù YoussoufZia Pascià, già governatore cli Baybourcl. Recentemente, però, questi, che non era mai stato milit.are, pur conservando il gra3 Non pubblicato.

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do di mirliva ed il comando onorario d' una brigata, veniva sostituito da lsmail J-Iakki Pascià, già comandante del 2° reggimento della guardia e promosso mirli va per l'occasione. Mentre alla capitale si completavano gli studi e si prendevano le disposizioni su esposte, il muscir Zeki Pascià - comandante del IV Ordù, si recava fra le tribù kurde dimoranti fra Erzeroum ed H.assan Kalé, e a Bittis, Malazguercl, Alakhguerd , Bayezid - e nel Sangiaccato d'Hakkiani (vilayet di Van), dove si troverebbe ancora, allo scopo di applicare il regolamento in parola. Con va1ie arti, fra le quali non mancò quella di distribuire gradi, titoli e decorazion i, indusse alcuni capi tri bù a organizzare varie unità e ad inscrivere nei modi gli uomini occorrenti a lla formazione dei vari reparti. In tal modo si sono formati i reggimenti dall' l al 12 e dal 23 al 30, come risulta dall ' unito allegato II4 . Malgrado questi annunciati brillanti successi, la r iluttanza dei kurdi ad accettare qualunque vincolo militare per dubitare che si riesca ad addestrarli nei propri accampamenti ed a riunirli ed inquadrarli, poi, in più grossi reparti, cosicché si ritiene che questi debbano solo figurare sul suolo del IV Ordù. Quando poi si riuscisse ad introdurre l'abitudine d' esercitarsi nei propri accampamenti ed a formare i reggimenti, vien naturale chiedersi se la limitata istruzione impartita ai soldati la quale v iene completata soltanto ogni tre anni nelle riunioni di reggimento, e la qualità dei quadri possano dare alle truppe la coesione e la saldezza richiesta nelle guerre fu ture. Le persone che conoscono bene le popolazioni kurde e fra le altre l'addetto militare inglese, e lo stesso colonnello Brokdo1f, dubitano assai dei risultati pratici dell'ordinamento in parola, il quale, è bene notarlo, differisce sensibil mente da quello dei cosacchi, che si voleva imitare. Pertanto tutto il lavoro fatto finora per ordinare i kurdi non modifica i giudizi e le riserve espresse nel rappo rto n. 23 del 5 aprile u.s.5 Il Tenente Colonnello Marini G29 RJ/12

4 Non pubblicato. Si crana dell 'elenco dettagliato dei reggimenti così formaci , con i l nome del capo cribù che li comandava e della tribù che r avcva formato. 5 Non pubbl icato.

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Documento n. 146 RAPPORTO SULL'ESERCITO EGIZIANO

Redatto dal Maggiore SANMIN!ATELLI 1893

A - Circa il personale &l Gerarchia militare Ufficiali (zabet) Sirdar - Capo di Stato Maggiore dell'esercito Ufficiali generali l\faresciallo Tenente Generale Maggiore Generale

Muscir Ferik Le \va

Colonnello Tenente Colonnello Maggiore

Miralai Kaimakam Bimbasci

Aiutante maggiore Capitano Tenente Smtotenente

Sagh - col - agassi lusbasci Mulaezzi n - awal Id - sani

Ufficiali superiori

Ufficiali inferiori

Denominazioni turche: alcune denominazioni turche relat.ive a corpi o servizi sono: Esercito Divisione Brioma "' Reggimento Battaglione Compagnia Mezza compagnia o plotone

Cohcshc Fcrkha Lewa Alai Orta Buluc Nesf-Bu luc ojarem

6 U rapporto è molto lungo e dettagliato e contiene una busta con foto inedite. V. doc. fotografica. Di seguito saranno riportati solo alcuni brani relacivi alla corrispondenza dei gradi e ad alcu ni doveri dei gradi intermedi.

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A) Truppa: Sott' ufficiali Aiutante sott' ufficiale Capo sergente Serg,e ntc Caporali

Sol Bar Sciawishi Sciawishi Ombasci

Soldato di cavalleria Cannoniere Soldati

Sowari Tobogi Askar

B) Soldati:

C) Alcuni reparti, servizi e impieghi prendono il nome cli: Linea di truppa Sqllaclra Drappello di 1O uomini Capo Scrivano Scrivano Prete Sergente contabile Aiutanti Sottufficiali

Tabor Sa111pr Garnaa Base - Katib Katib !man Sciawish bu/uc am in Mulaezzin el Taalin Mulaeai n e l Tien

Doveri dei vari gradi: nessun Inglese, qualunque sia il grado che occupa nell'esercito egiziano, deve obbedienza e segni di rispetto a superiori che non sieno della sua nazione. Però generalmente hanno stima e simpatia per gli Indigeni e ne sono ricambiati. L'opera loro ha trasformato l'esercito egiziano, che non è più quello cli prima. I bimbasci, comandanti d ' ala, soprintendono rispettivamente alla economia interna ed agli esercizi delle compagnie dipendenti. Devono interessarsi ed esseré edotti di tutto ciò che si passa nelle stesse e servono da intermediari fra questi e il comandante cli corpo. Il sa2holegassi comanda il servizio degli ufficiali. È responsabile del buon andamento della corrispondenza araba. Esercita una diretta alla sorveglianza sopra la disciplina di tutte le compagnie. Il capitano di settimana è comandato per turno fra i quattro iusbasci del battaglione e durante il suo servizio è responsabile di tutto l'andamento del servizio giornaliero. È responsabile delle suonerie e cieli ' esatta esecuzione cieli' orario; assiste a tutti gli esercizi, fatiche ed altri lavori. Per tutta la setlimana del suo servizio non può allontanarsi dalla caserma. 'È assistito da un subalterno di giornata mulaezzin awal o sani, che è comandato per ventiquattro ore a turno di anzianità. 11 mulaezzin - taalin, raduna le guardie per presentarle alla parata passata dal capitano di settimana; accompagna i prigionieri od altri dal comando ciel corpo al corpo di guardia e viceversa; esercita una costante sorveglianza sopra i sotluffi-

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ciali e sui giovani soldati in modo·speciale. Comanda il servizio dei sottufficiali ciel corpo; raduna gl i uom.i1ù per ogni esercizio e fatica assistendovi di persona. Il mulaezzin - tien, è sotto gli ordini clirelti del katib, ed ha ai suoi ordini i 4 buluc amin. Prepara lo stato giornaliero della forza ed i buoni per ritirare le razioni giornaliere dovute al battaglione del locale commissariato. Non deve ingerirsi affatto per quanto concerne l'arredamento, l'equipaggiamento e la paga del battaglione. TI katib è un impiegato civile . Sbriga la corrispondenza araba del comandante di corpo. Riunisce gli uffici cli pagatore e d i quartier mastrn, ma non deve tenere il bilancio della cassa né prelevare nessun genere, derrata o merce. La cassa e il magazzino sono tenuti da un ufficiale su periore e nessun denaro, capo o derrata può essere versata da questi alle compagnie senza ricevuta analoga. L' !man. celebra le cerimonie religiose; fa la morale ai prigionieri; fa la scuola ai figli dei militari del ballaglio ne. Nei battaglioni sudanesi è arbitro per comporre i litigi fra le donne ciel battaglione. Quando i suoi doveri g li lasciano ciel tempo deve istruire i sott' ufficiali e soldati nel leggere e scrivere G33R49!2

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Documento n. 15 Ambasciata Italiana Addetto militare

Costantinopoli 2 apri le 1893

Al Signor Tenente Generale Comandante in 2 ° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 22 Oggetto. Missione militare tedesca . R ichiamo di von dcr Goltz Pascià.

È nota a codesto Comando l'origine della missione militare tedesca a Costantinopoli. Dopo la guerra sfortunata del 1877/J 878, il Sultano, parendogli che la Germania dovesse tenere in E uropa il primato civile e militare, chiese a Berlino alcunj funzionari civili e militari per riordi nare alcune amministrazioni del suo impero. TI governo tedesco aderì a l desiderio dei turchi ; ed attualmente si trovano ancora a Costantinopoli alcuni fun zionari civili (1) e i seguenti ufficiali dell'esercito e della marina tedesca: Maggior generale von der Goltz pascià - che serve in Turchia con il grado di ferik, ed ha la carica di Sotto Capo di Stato Maggiore e di souo direttore delle Scuole militari. Colonnello Kamphovener pascià - che serve col grado di ferik ed ha la carica di istruttore della fanteria. Colonnello von Hobe pascià - che serve con il grado di fe1ik, ed ha la carica di istruttore della cavalleria. Maggiore Grumkovv pascià- che serve con il grado di mi rii va ed ha la carica di istruttore del! ' artiglieria. Colonnello von Schilgen pascià - che serve con il grado di ferik ed è impiegato al Ministero della Guerra nell 'amministrazione. Colonnello Henser pascià - che serve con il grado cli ferik ed è incaricato dell'insegnamento del tedesco alla Scuola di Pancaldi. Capitano Barone Brokdorf Bey - che serve con il grado di Miralai nel reggimento cavalleria Esthogroul. Capitano Fitzan Bey - che serve con il grado d i iusbashi cd è incaricato dell'insegnamento del tedesco alla Scuola di Pancaldi. Capitano di corvetta Kalan von Hofe pascià che serve con il grado cli contrammiraglio. Il miralai Brokdorf e l'iusbashi Fitzan, - tenuti il primo come istruttore nel reggime nto Esthogroul, il secondo come professore alla Scuola cli Panealdi non hanno molta importanza. Lo stesso dicasi per Henser pascià, uomo di mediocre intelligenza e coltura, il quale, pure professore di tedesco alla Scuo la cli Panealdi,

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vive modestamente e si direbbe con sola aspirazione di percepire il suo stipendio mensile (60 lire turche). La vera missione militare, che doveva inspirare o consigliare i turchi nelle riforme dell'esercito e della marina, è costituita dagli altri ufficiali sopra menzionati. Kalan von Hofe pascià sostituì recentemente l'ammiraglio tedesco Starke pascià. Giovane ancora, 40 anni circa, di bei modi, elegante, intelligente, ha carattere malleabile ed è prudente. Appena giunto conobbe le difficoltà dell'ambiente a Ters Hané, per cui si tenne in una prudente 1iserva. E gli deve innanzitutto cancellare l' impressione lasciata dal suo predecessore, il quale, di carattere integro e duro, era poco stimato ed ascoltato. Anche 1iuscendo in questa bisogna, difficihnente potrà vincere l' indolenza del Ministro Hassan Pascià, il quale saprà adoperare la sua intelligenza e la sua astuzia per impedire ad uno straniero di mischiarsi negli affari ciel proprio dicastero. Von Schilgen pascià venne quindi nel 1889 e fu tosto occupato nell'ufficio intendenza al Ministero della guerra. 11 suo lavoro si Iimitò a quello di un buon impiegato, che non sa bene raccapezzarsi nelle mansioni affidate. Egli non ambisce di emergere; piuttosto si direbbe che, vivendo modestamente, voglia effettuare qualche economia per la propria famiglia. Voleva ritornare in Germania nel 1892, ed aveva persino ricevuto i denari per il viaggio; ma, pregato dal Sultano, si lasciò indurre a rimanere sul Bosforo senza impegni precisi. Grum.kovv, maggiore nel ventiquattresimo reggimento artiglieria da campagna Holstein, arrivò qui nella scorsa estate come istruttore dell' arùglieria, in sostituzione di Steffen pascià (2). Alto cli statura, bello d'aspeuo, di portamento marziale, ha il carattere duro erigido dei militari prussiani del vecchio stampo. Fece la campagna del 70. Piuttosto chauvin è zelante ed appassionato al servizio militare. Giungendo a Costantinopoli si lagnò, senza risultato, per il grado di mirliva, che gli era stato conferito parendogli che g li spettasse il grado cli ferik come i colleghi tedeschi. Come questi mette quasi sempre l'abito borghese. Le sue qualità ed i suoi difetti, che forse accentuò nei primi tempi ciel suo soggiorno a Costantinopoli, lo danneggiarono nella considerazione generale e gli procurarono molti avversari fra i quali il gran mastro d'artiglieria (3). Gli parve, appena giunto, di doversi adoperare febbrilmente per conoscere il suo campo d'azione, e si agitò in questo senso malgrado i consigli degli altri tedeschi. Non potendo superare le difficoltà (4) creategli dai turchi all'attuazione dei suoi progetti, ebbe 'tratti di ribellione e cli disgusto, per cui voleva tornare in patria. Mutò poi consiglio e si calmò, contento, come gli altri , d i attendere tempi propizi alla sua operosità. Forse questi non si presentera1rno tanto presto; forse pure non saprà coglierli, perché parte d'idee non u·oppo larghe e troppo assoluie. Pertanto, il lungo tirocinio necessario a studiare questa artiglieria ed a trovare i mezzi per migliorarla, le resistenze che incontrerà per le antipatie procuratesi coi primi suoi atti, renderanno la sua opera infeconda almeno per lungo tempo. TI colonnello cli cavalleria, barone von I-lofe pascià, di circa 50 anni, era soprannominato in Germania "l'artista del trapezio dei crediti". Serve con grado di fe1ik (generale di divisione) colla carica d'istruttore per la cavalleria. Percepisce

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L.T. 180 mensili, oltre alcune azioni di foraggio. Ha molte qualità e molte doti per formare un bello, buono e brillante ufficiale di cavalleria tedesco; ma si direbbe sprovvisto della cultura, dell 'attitudine e del tatto necessario a chi vuol riformare o riordinare in un mondo militare tanto diverso da quello in cui pas1,ò la sua carriera. Sposò una donna divo1-1.iata, che una volta doveva essere assai piacente. Istruita, colta abbastanza, ambiziosa, conta non poco nella vita di Hofe pascià. Ambedue i coniugi venendo qui s' inebriarono di grandezza. Mentre il von dcr Goltz, conducendo vita m odesta emergeva per le sue solide qualità e per la sua capacità, gli Hofe vollero mettersi in evidenza attirando in casa proprio la migliore società di Pera, cioè il mondo diplomatico, compresi gli ambasciatori, e sfoggiando un certo lusso di cavalli e di equipaggio. Le spese necessarie a tale esistenza, superiori alla limitata sua fortuna personale cd allo stipendio assegnatogli dal Su ltano, diedero gran spazio alle dicerie del palazzo, dove si conta che la Signora siasi umiliala più volte a varie principesse per avere favori e regali; e si a f"ferma che il ferik Hofe pascià abbia approfittato non poco in una rimonta di cavalli eseguita per suo suggerimento. TI lusso, di cui faceva pubblica mostra, contrario agli usi del paese, urtò la suscettibilità dei turchi e specialmente degli ufficiali, i quali lo trovavano un'offesa al loro misero stato. Questo suo contegno, il suo carattere poco affabile, direi quasi altero, l'affettazione di non portare l'unifo rme, il suo modo di agire che a volte appare sprezzante, gli crearono molti nemici fra gli ufficiali ed al palazzo, dove si riescì a fargli dimettere il titolo ambito di grande scudiero di S.M. acconto di cui si era da qualche tempo appropriato. Alcuni prevedevano che questo ed altri insuccessi avrebbero indotto l'Hofe pascià a rientrare in patria; altri , tenendo nota cli quest'ambiente grande corruttore dei caralleri, sostengono il contrario ed ebbero ragione. Infatti, recentemente rinnovava per tre anni il contralto, che gli spirava nella primavera corrente. Queste condizioni hanno SCO!:i!:iO qui la sua posizione e re nderanno sempre più difficile la sua opera. Questa non si glorierà probabilmente di altre riforme oltre quelle già attuate; cioè, la distribuzione della lancia ai primi reggimemi delle divisioni di cavalleria, alcuni acquisti cli cavalli cli rimonta e la fo rmazione del reggimento Cavalleria Esthogroul, la cui necessità non era sentita. Il colonnello Kamphovener serve in Turchia con il grado di ferik e con lo stipendio di L.T. 180. Dai turchi viene dis tinto col nomignolo di Bojuk-Adam (grande uomo). Ha c irca 50 an ni, ha moglie semplice e per nulla intrigante e due figli. Di carattere integro, scrio, severo, è però portato alquanto alla critica mordace. È piullosto presuntuoso e ciò lo rende alquanto ostinato nelle sue idee, che no n ha molto vaste, ma chiare e pratiche. Avendo la carica d'istruttore per la fanteria propose la formazione d'un reggimento di fanteria modello. In esso dovevano servire per qualche tempo tutti gli ufficiali della Scuola di P ancaldi prima di recarsi ai reggimenti, dove avrebbero portato un uniforme sistema d'istruzione. Il Sultano gradì la proposta, ma il reggimento non fu mai formato , forse per non darne il comando al Kamphovener che lo pretendeva. II passo prussiano da lui proposto fu adollato nel Corpo del la Guardia, perché al Selamlik fa risultare la bellezza del soldato turco davanti agli stranieri ; ma non fu 347


accettato nelle province, perché ritenuto contrario al carattere turco. Studiò e fece adottare un nuovo regolamento per la fanteria, in cui si teneva conto del le idee più recenti introdotte nel regolamento tedesco ed in {1uello francese; ma non ebbe la soddisfazione di vederlo ancora applicato, neppure nel Corpo della Guardia. Di ciè> si lamentò recentemente col Sultano, al quale fece conoscere le resistenze degli ufficiali turchi ad ogni progresso. Nell'occasione lamentò la mancanza d' istruzione della truppe e dei quadri e dichiarò fatale questo sistema per il quale, in una prossima guerra, i solclali turchi, guidati da gente ignorante, sarebbero stati sacrificati senza utile alcuno. Le sue lagnanze, ascoltate dal Sultano in silenzio, non ebbero alcun risultato. Questo procedere, non nuovo alla missione tedesca, disgustò il Kamphovener. Egli si tenne allora in disparte, vestendo raramente l' uniforme e convenendo nelle commissioni cui veniva comandato. La m01te di una sua bambina, avvenuta l'anno scorso, lo ha tanto accorato che si temeva per la sua ragione; ed in tale circostanza, disperando trovar svago in un lavoro proficuo, voleva lasciare il servizio turco. TI pensiero della famiglia doveva pesare sulle sue determinazioni, doveva far tacere molta suscettibilità ed indurlo a rinnovare per tre aimi il suo contratto che spirava nella corren te primavera. Profondamente disgustato dell'ambiente in cui esplica la sua attività, della quale non vide risultati corrispondenti ; non avendo saputo acquistare il voluto prestigio sui turchi; per carattere e per sapere poco stimato, in particolare dai giovani ufficiali, in queste condizioni la sua presenza a Costantinopoli gioverà difficilmente al progresso della fanteria turca. Il maggior generale von der Goltz Pascià, noto qui per i suoi scrilli militari, venne qui nel 1885 per sostituire il Khaler Pascià. Serve iI governo turco con il grado di ferik: ha la carica di sotto Capo di Stato Maggiore e cli sotto Direttore delle Scuole militari. Percepisce lo stipendio di 150 lire turche mensili. Appartiene a distinta famiglia tedesca; ha moglie, tre figlie e due figli, uno dei quali già ufficiale a Berlino. Di circa 50 anni, d'aspetto bonario, cli sguardo dolce, inspira confidenza e simpatia. Ha menle chiara ed ordinata; porgere lento, logico, persuadente, insinuante. Ama il progresso ma non ha la smania cli volerlo ad ogni costo. Venendo qui, invece cli imporsi, come fece il predecessore KJ1aler Pascià, cercò cli persuadere. Per la sua vasta cultura militare, che gli permette di appoggiare le sue opinioni con citazioni ed esempi, che raramente si risentono dello chauvinisme cli cui sono affetti molti tedeschi, la sua parola pruclepte arrivò fra i turchi come quella di un consigliere intelligente. Mostrò cli saper modificare le proprie opinioni rendendosi con buona grazia alle idee dei turchi, e cli avere per essi una stima, che non sempre sentiva. Paziente, perseverante, calmo, studiò i bisogni dei turchi, e, dimostrando conoscerli , si procurò molte, direi anzi generali simpatie. Ciò non bastò per guadagnarsi la fiducia cli tutti. Si dubitò cli lui tanto, che, quantunque sotto Capo di Stato Maggiore, non poté mai conoscere esattamente la dislocazione dell'esercito di prima linea, il suo effettivo e molli altri particolari, che altrove sono cli pubblico dominio (5). Queste condizioni rendevano assai difficile il suo compito. Tuttavia, nei primi tempi della sua missione riuscì a far adottare la nota legge sul reclutamento, la

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legge del redif e vari rego lamenti di minor conto, ma importanti. Ma, eccettuata la legge del reclutamento, dove non mise molto del suo, le altre leggi cd i vari suoi regolamenti attendo110 ancora l'intera applicazione. La sua operosità ru assai p iù proficua nel ramo scuole. Qui il Direttore Zckki Pascià, attualmente gran mastro d'artiglieria, uomo intelligente e colto, non sdegnò l'opera d"una inteU igenza e di una capacità militare spiccata per l'istruzione dei giovani ufficiali. G li affid<) l' insegnamento d' alcune materie agli ufficia li cli Stato Maggiore; gli lasciò correggere qua e là l'indirizzo generale di qualche professore; accettò alcuni libri di testo da lui preparati; gli lasciò tradurre in un turco molte opere militari per uso degli ufficiali, ed iniziare lavori cartografic i impo11anti. Poté, insomma, attuare molte innovaz ioni, diffondere inoltre molte sue idee, che prepararono molti clementi eccellenti, i quali, se coltivati, faciliteranno le future 1iforme. Trovò però ostacolo nello sviluppare, come avrebbe voluto, gli studi sul terreno (6); egli, se poté, dopo molte insistenze, intraprendere un viaggio d'istruzione cogli ufficiali di Stato Maggiore, in seguito, riuscì bensì a fame eseguire altri, ma non poté averne la direzione sul terreno. Più degli altri colleghi tedeschi era impiegato nelle commission i, di cui è ricco quest' impero; ed a dare il suo parere per questioni importanti e speciali . Le sue idee erano però raramente appl icate. Allora, disgustato, trovava nuovo campo alla sua attività in lavori topografici e studi sul terreno molto apprezzati in Germania (7). Queste svariate occupazioni lo stancarono molto, e, poiché vedeva il suo lavoro in grandissima parte sterile, voleva abbandonare questo paese. Pregato dal Su ltano ccl anche dal proprio Sovrano che, sapendolo stimato, ne credeva utile la sua presenza a Costantinopoli, si lasciò indurre a restare ancora al servizio turco senza legarsi, però, con contratto speciale. Negli ultimi tempi egli ebbe forse il torto di lasciarsi trascimu·e a censure molte volte palesi e troppo franche, quantunque giustificate. Di questo profittarono i malevoli e gli invidiosi per metterlo male col palazzo, dove la maldicenza giunse al punto da rar sospettare le sue buone relazioni con gli ambasciatori de lle potenze alleate (8), e da accusarlo di ricevere compensi dalle grandi case tedesche che provvedono materiali da guerra al governo. Ignoro se ciò sia venuto a sua conoscenza; so però ch'egli attende d'essere calunniato e questo sentimento contribuisce non poco a disgustarlo della Turchia (9). La promozione a maggior generale tedesco, avuta nello scorso anno, le idee ciel giovane imperatore, parendogli preparassero nuovo campo utile alla sua attività, lo attiravano sempre più in patria. L'ostacolo del proprio governo cessò dopo i suoi scritti sul progetto militare tedesco che si discute ora in Germania. Essi piacquero all' Imperatore Guglielmo, il quale lo ha richiamato per tenerlo a Berlino ne l grande Stato Maggiore. Questo richiamo ha dato occasione al presente rapporto, che non mi pare inutile completare con le seguenti note general i. Come venne già rilevato, la missione tedesca non ottenne i risultati desiderati. l vari membri sono essi stessi insoddisfatti del proprio operato, riconoscono il loro insuccesso e sono sfiduciati. L a difficile impresa di ordinare non era, forse, la

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loro migliore attitudine. Creduti lutti carichi di debiti, si disse che fossero mandati qui per sistemare i propri affari. Senza dar troppa importanza a questa voce, è certo che, se furono ottimi uffìciali in Germania, nessuno, ad eccezione di von der Goltz , si mostrò abbastanza esperto in Turchia. Chiamandoli, il Sultano mirava a anzitutto ad un risu ltato politico, e, volendo tenersi all' ipotesi migliore, anche a giovarsi di essi per perfezionare i propri ordinamenti militari. Per il suo fanatismo, per il suo carattere sospettoso, per i suoi gusti poco militari, per il suo metodo di governo la nlissione non poteva contare su un appoggio clirett.o del Sultano. Doveva anzi lottare coi suoi tentennamenti, colle sue diffidenze naturali, che dovevano accrescere le gelosia elci cortigiani e dell'elemento militare, il quale, credendosi per religione e per tradizione superiore ai ghiaour, se accettava la missione tedesca per ragioni politiche, ne rifiutava la superiorità mmta.re. Il Sultano con il suo potere assoluto avrebbe certamente vinto ogni resistenza; ma per mancanza d 'energia, per tema di disgustare l'elemento militare, d i cui ricordava la parte attiva al momento della sua assunzione al trono, forse pure perché illuso sulla sua volontà e capacità, non credendo al disinteresse degli ufficiali tedeschi, non doveva o poteva certamente affidarsi ad essi. Da abile conoscitore ciel cuore umano , assegnava ai singoli membri missioni speciali, preparandone la scissione, che non tardò ad arrivare, alimentata poi e resa più accentuata dai pettegolezzi. Così quando il buon senso del pubblico, riconoscendo le capacità di von der Goltz lo indicava come capo della missione, gli altri si affrettavano a smentire tale diceria ed a provare la loro indipendenza con fatti che, marcando differenza di vedute, dovevano anche rendere meno autorevole l'opinione dei singoli membri. Ciascuno cli essi doveva così lottare da solo coi pascià turchi orgogliosi, ignoranti e presuntuosi, molti dei quali, inoltre, non potevano d imenticare le simpatie per tutto ciò che è francese, rese più forti dai ricordi giovanili. In quest'ambiente i tedeschi videro man mano aumentare gli ostacoli, resi più gravi dal loro carattere. Invece di guadagnarsi la stima e la fiducia dei mil itari più autorevoli ed intell igenti, per assicurare assieme l' appoggio e la cooperazione, tutti i tedeschi, ad eccezione di von der Goltz, vollero imporsi ed urtarono non poche suscettibilità. 1 turchi poco a poco li scartarono e si servirono d'ogn i mezzo per screditarli. Lentamente scaddero nella stima e neUa considerazione generale, furono giudicati severameme nei loro difetti, e persino regalati di nomignoli. 11 solo von cler Go ltz pascià seppe guadagnarsi tutti gli animi e crearsi una posizione solida: mal' ambiente corrotto e corn1ttore del palazzo e dell'alto personale dell'esercito doveva con la calunnia cercare di intaccarne l' onorabi lità. È provvidenziale per lui, quindi, che lasei questo paese, dove si mostrò attivo, zelante, coscienzioso. L'avvenire dirà quale parte del suo lavoro riuscì veramente proficua, dirà se specialmente la preparazione dei quadri riuscì efficace o se rimase sterile perché non sussidiata da altre riforme militari affini. Attualmente si puèi di re che la massima parte della sua opera rimase senza frut to. Se fosse stato solo o avesse potuto disciplinare i suoi colleghi tedeschi avrebbe, forse, ottenuto maggiori risultati, in quanto che gli era più facile guadagnare l' animo ciel Sultano ed indurlo ad attuare riforme più sostanziali e più numerose. Esse non sono possibili ora ai te-

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deschi per le condiz ioni su esposte, che crearono un ambiente a loro ostile. Gli attuali pascià cd il successore di von der Goltz riesciranno difficilmente in breve tempo a modificare questo ambiente, per cui è da prevedere che essi non potranno attuare riforme utili all'esercito turco. Nella posizione morale in cui si trova la missione tedesca e che si è cercato di descrivere, è ancora da chiedersi se, come forse venne pensato a Berlino, essa è chiamata a guidare questi eccellenti soldati turchi in tempo di guerra; se conosce i bisogni di essi e le risorse di questo paese. Anche rispondendo affermativamente a queste domande, i suoi membri saranno consiglieri ascol tati dalle alte autorità militari che dovranno coadiuvarli? Avranno essi sufficiente prestigio per dominare il seguito del Sultano ed il Sultano stesso al punto da indurlo a disporre secondo le loro idee? L'avvenire scioglierà questi dubbi: in tanto si può dire che il Sultano non 1;i è giovato dell 'autorità che gli concedeva la costituzione politica dell'impero per preparare i suoi sudditi ad accettare. in guerra, i consig li di stranieri (fatto questo che ha riscontro nella storia del nostro paese). Si può dire invece che rifugga da questa soluzione. Lo lascia supporre il suo orgoglio, che rispecchia quello cli questa bella razza di conquistatori; lo lascia credere il suo sentimento rel ig ioso, la sua diffidenza verso gli stranieri; gli è imposto, forse, dalla sua politica panislamistica. Solo potentissime ragioni politiche potrebbero indu rlo, in caso cli guerra, a mettersi attorno ufficial i cli potenze alleate; ma anche in questa ipotesi è dubbio se tali ufficiali avranno effettiva influenza nelle grandi operazioni di guerra; ed in ogni caso è da ritenere che l'ambiente fo rmatosi in questi ulti mi anni attorno ai pascià tedeschi attualmente al servizio della T urchia, rende poco probabile che essi siano chiamati a tale ufficio. Il Tenente Colonnello Marini ( l) I fun zionari civili sono: a) Beltrami effendi , sotto Segretario di stato, mustcschar, ne lla direzione generale delle imposte dirette; b) Dusscl effendi, suo aggiunto; e) Horn effendi, mustcsch ar al Ministero dei lavori pubblici ; d) Avv. Giudice Gcscher effendi (figlio del nolo deputato del centro) impiegato alla Sublime Porta col t.itolo di Consig liere legista; e) Tng . Weis elTcndi, impiegato nell' ufficio tecnico della di rezione generale delle miniere. (2) Lo Ste ffcn pascià venne qui nel 189 1, per sostituire il Rustov pascià - soprannominato bin-a pascià. Lo Steffcn cadde ammalato d'ileo tifo e morì poco tempo dopo il suo arrivo a Costantinopoli. (3) Giungendo a Costantinopoli f'u pregato da Zekki pascià di alcune lezioni alla Scuola di Pancaldi. Qui vi è la regola che il professore, dopo fatta una lezione, fi rmi un registro, fors' anco per g iustificare la sua presenza. Il G rumbkovv pascià non volle sottomettersi a questa disposizione, dicendo che un ufficiale tedesco non aveva bisogno di questo per giustificare l'adempimento del proprio clov~re.

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Zekki pascià gli osservò che in tal caso avrebbe dovuto rinunziare all'onore delle sue lezioni, e così fece. (4) Dopo molti stenti ottenne il permesso cli visitare la linea di Ciatalgia. Egli partì tosto per questo villaggio: ma anivando alla stazione, trovò un telegramma che lo chiamava tosto a Yildiz, per cui dovette ritornare a Costantinopoli senza vedere le fortificazioni. Voleva reclamare per questo. ma la sua domanda al Sultano per una udienza quantunque presentata più volte, non ebbe mai risposta favorevole. (5) È noto che una volta von der Goltz pascià, essendo membro di una commissione dov'era il Capo cli Stato Maggiore Ethem Pascià, mostrò di conoscere alcuni particolari ignoti allo stesso Ethem Pascià, e pei quali non è necessario consultare documenti riservati. Le sue conoscenze insospettirono Ethem Pascià, il quale, chiamati i capi dei vari uffici della divisione Stato Maggiore, fece un'inchiesta per sapere come Goltz Pascià avesse conosciuto quei particolari, ed ordinò di non comunicare per l' avvenire documenti riservati al sotto Capo di Stato Maggiore che per suo ordine. (6) Essendo uscito una volta con gli allievi per alcuni esercizi tattici sul terreno, fu pregato di non ripetere tale istruzione. (7) Diede molte indicazioni per la più recente carta del Kiepert (8) Il Goltz Pascià ha relazioni eccellenti cogli ambasciatori tedesco e austriaco, ne aveva di eccellenti con il Barone Blanc ed era per riannodarne eccellenti col nostro ambasciatore. Egli si crede sospettato e sorvegliato. A prova dei sospetti che si nutrono contro dì lui al palazzo mi raccontò non molto tempo addietro che avendo riunito alcuni amici a casa propria per far deHa musica e ballare (ha due figlie eia marito) fu chiamato a palazzo e pregato di non ripetere questo divertimento, potendo ciò spiacere al Sultano. (9) Un giorno, aumentando il suo desiderio di tornare in patria aggiunse che, per attuarlo, aveva insistito per un congedo di un anno o due anni, con promessa di ritorno; certo, mi disse, che, appena partito, i cortigiani calunniandolo ed infamandolo, sarebbero riusciti a metterlo in tanta mala vista, che il Sultano non si sarebbe più occupato di lui.

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Documento n. 16* Ul'fìcio Segreteria A S.E. il Ministro della Guerra (Segr. Gen.) Roma

Prot. n. 23 Speciale Riservato Roma 6 gennaio 1896 Oggetto. Addetto militare a Costantinopoli. Questo Comando, nel compiere il lavoro di raccolta delle notizie sugli eserciti e sui territori esteri, procura di trarre il maggior profitto possibile dai nostri addetti militari, come quelli che meglio sono in grado di forni re dati positivi e sicuri. Tale opera degli addetti diventa ora tanto più importante, in considerazione del nuovo incli1izzo che questo Comando ha dato al servizio d' informazioni, rinunziando a valersi di fonti mal sicure, ed avendo in ciò l' approvazione di codesto Ministero. Credo non possa esservi dubbio sull'opportunità di essere costantemente bene informati di quanto avviene oltre frontiera, sia per non esser colti al.la sprovvista di fronte a qualsiasi probabile evenienza, sia perché è necessario di tener sempre al corrente di studi che si fanno presso gli uffici dipendenti, studi che richiedono precisione e sicurezza di dati cli fatto, i quali, dove mancano notizie ufficiali, non possono ordinariamente esser forniti che dagli addetti militari. Tanto più è sentita questa necessità attualmente, per quanto riguarda i paesi d'Oriente, ove la gravità delle questioni che si dibattono, esige il concorso di tutti i mezzi per avere in quei territori e su quegli eserciti le migliori informazioni. Perciò già aveva chiesto ed ottenuto verbalmente dall'E.V. l'autorizzazione cli inviare in ricognizione l'Addetto militare a Costantinopoli, e gli si erano date all'uopo istruzioni perché raccogliesse sollecitamente notizie sulle condizioni dei golfi e delle città di Smirne, diAdalia, d i Alessandretta, sui loro collegamenti con l' interno, e su quegli altri punti della costa del)' Asia Minore che presentassero un qualche interesse militare. Nel dargli tale incarico, che avrebbe necessi tato una non lunga assenza eia Costantinopoli, erasi, ben inteso, posto per condizione, che l' Ambasciatore vi consentisse. Ora da informazioni ricevute risulta che gli addetti militari delle altre potenze a Costantinopoli già da lungo tempo sogliono non di rado assentarsi da quel la sede per escursioni, anche lunghe, tanto nelle provincie europee che nelle asiatiche, sia rimanendo provvìsoriamente addetti ad un Consolato, o come capi, o come ausiliari per un lavoro straordinario, sia sotto il pretesto di ricerche di perso-

* Minuta proveniente dall'Ufficio Segreteria del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, indiri zzata al M inistro de lla Guerra (Segreteria Generale).

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ne scomparse, compre di cavalli ed altre consimili ragioni, ed hanno in ciò dai rispettivi governi la più larga facilità ed il più valido appoggio, cosicché essi hanno potuto viaggiare a bell'agio ed assumere quanto loro interessava. Per contro appare, come !'E.V. vedrà dal. rapporto del Maggiore Cav. Jì'ombi, annesso al.la presente, che al nostro addetto militare manchi questa indispensabile facoltà di azione, o quanto meno essa rimanga vincolata ad autorizzazioni, le quali non possono fare a meno di far ritardare il compimento dell'incarico affidatogli, e che in questo caso speciale è di una indiscutibile urgenza. Ho creduto perciò di sottoporre tale questione all' apprezzamento dell'E.V., nella lusinga che anche il nostro addetto mi litare possa esser messo in grado cli rendere quei maggiori servizi, che per la sua posizione tornerebbero di somma utilità a questo Comando nelle attuali circostanze. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

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Documento n. 17 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE Ufficio Segreteria Segreteria Protocollo Riservato Speciale n.44/5 Al Sig. Ministro della Guerra Segr. Gen. Roma Roma 1O gennaio 1896 Oggcllo. Addetto militare a Costantinopoli Nel restituire l'unito rapporto del R. Ambasciatore in Costantinopoli mi onoro cli far conoscere all'E.V. che riterrei opportuno che il Maggiore Trombi non ponesse indugio ad effettuare la sua gita a Smirne, pur rimandando a più tardi le escursioni nelle altre locali tà. Con ciò, oltre il vantaggio di cominciare subito il lavoro di ricognizione affidatogli, il Maggiore Trombi potrà anche da questo primo viaggio trarre ammaestramento dal come regolarsi nei successivi, giacché questo Comando, nel lasciarlo pienamente libero in quanto al modo di compiere le ricognizioni, intende soprattutto di far assegnamento ciel suo tatto e la sua prudenza. Primcrano G29R5

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Documento n. 18 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE Al Sig. Ten. Col. Trombi cav. Vittorio Consolato Generale Italiano Cairo Prot. N. 405 riservato Risposta al rapporto n. 27 del 22 corrente. Roma 29 marzo 1896 Oggetto: Attribuzioni dell'Addetto militare al Cairo.

In evasione alla richiesta fatta col foglio contronotato circa le attribuzioni che Ella dovrà esercitare al Cairo, mi pregio di significarle che esse sono da considerarsi in tutto simili a quelle che esercita a Costantinopoli. Credo tuttavia opportuno in vista della speciale situazione del momento aggiungere qualche nonna particolare, da annettersi a quelle portanti la data del maggio 1895 e che le furono personalmente consegnate l'anno scorso da questo Comando: La campagna testé intrapresa dall'Egitto nel Sudan, che si collega con le operazioni militari italiane nella Colonia Eritrea, rende la presenza dell'Addetto militare al Cairo molto più proficua che nelle circostanze ordinarie al nostro governo, dappoiché gli apprestamenti militari che vi si fan no, e le operazioni che ne conseguiranno, offriranno una messe abbondante e di osservazioni utili anche al nostro eserci to. Egli non dovrà quindi tralasciare di esaminare in qual modo ivi si è provvisto e si provvede alla preparazione dei servizi e all' esecuzione del piano d'invasione; quali risorse siano state attinte in paese e quali importate; quale l'ordinamento dei vari scaglioni delle forze, dei servizi di retrovia e d'informazioni; ed infine tutti quegli altri dati che potrà raccogliere stando sul posto o per ' mezzo di informazioni che vi giungano. Converrà pure che, in conformità alle esigenze del paese ed a quelle in genere del!' Africa, ben note in Egillo, l'Addetto Militare fissi la sua attenzione sull'applicabilit~1 dei mezzi colà impiegati alla nostra Colonia, e, per il caso che si dovesse col tempo organizzare nell'Eritrea un esercito coloniale, raccolga i dati occorrenti per fissarne le basi di ordinamento. È probabile che, stando al Cairo, abbia altresì l'opportuni t~1 di attingere interessanti informazioni, sotto l'aspetto militare, di quanto possa accadere nell' Algeria, nella Tunisia e nella Cirenaica: in tal caso avrà cura di raccoglierle e trasmetterle a questo Comando. Egli rimarrà al Cairo fino a nuovo ordine. 356


Nell'accluso elenco sono indicate le carte e le pubblicazioni cl' interesse militare sull'Egitto, che sono a conoscenza di questo Comando; in pacco raccomandato a parte le vengono inviate quelle sottolineate in rosso. li Comandante in 2° Saletta

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Documento n. 19 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° Il Corpo cli stato Maggiore Roma Prot. N. 33 Cairo 31 marzo 1896 Oggetto: vedute inglesi sulla politica coloniale in genere e sulla nostra nell'Eritrea In questi primi tre giorni del la mia presenza qui, dedicati alle numerose presentazioni ufficiali, non ho ancora materia sufficiente per un rapporto militare: stimo però mio dovere di approfittare del corriere che parte oggi per l'Italia riferendo a V.E. la sostanza cli alcuni discorsi e da me direttamente ascoltati da personaggi ragguardevole inglesi, o riferitemi dal Reggente la nostra "Agenzia Diplomatica" in questa città, i quali danno un'idea: 1) del modo con cui gli Inglesi considerano la politica coloniale in genere; 2) del come essi abbiano da tempo giudicata la nostra nell' Eritrea; 3) clell' impressione in essi prodotta dai recenti avvenimenti cli Aclua. Molto di quello che esporrò, sarà già a notizia cli cotesto Comando e forse taluni apprezzamenti possono avere l' idea cli deduzioni fatte a posteriori dopo il nostro insuccesso; ad ogni modo riassumerò brevemente le cose udite, senza rivestire di velo il nome del le persone che più spesso occorsero sulle labbra cli chi parlò delle nostre vicende africane. Chiedono gli Inglesi: continuerete voi la guerra contro M.enelik? Se adesso sarà sospesa a causa della stagione, avete intenzione di riprenderla più tardi? Nel vostro paese vi sono molte persone, alcune delle quali rispetta bili e intelligenti, che sono d i questo avviso e potrebbe darsi che eventualmente potessero far prevalere la loro opinione. Per quanto noi abbiamo sempre desiderato che la sorte delle armi arrivasse a voi favorevole·(sebbene note fossero le difficoltà del paese in cui la guerra è condotta e la proporzione delle fo rze) non potremò mai consigliarvi ad una guerra gigantesca, la quale, anche coronata da vi ttoria, non vi compenserà mai dei grandi sacrifici di sangue e cli danaro. Da voi non si sa distinguere la politica coloniale propriamente eletta dalla politica estera europea: la prima è a base cli veri e palpabili interessi materiali, la seconda ha come primo elemento vitale lo spirito nazionale e può esser fatta per sentimentalismo, anche indipendentemente dai benefici che si spera poterne ricavare. La diversità degli scopi nelle due pol itiche dà un diverso valore assoluto alla parola "onore". Quando, seguendo una determinata politica coloniale, vi accorgete che la strada, per la quale vi siete messi, non è buona, il retrocedere per cercarne un 'altra non lede per nulla onore e prestigio.

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La politica coloniale è un affare: se questo conviene lo si accetta, se invece appare che le spese superano gli introiti e che, anche in un avvenire lontano, le cose non cambieranno, lo si abbandona. L'Africa per voi sul principio poteva essere un affare, lo cessò quando il vostro governo, dopo la morte di Re Giovanni, tratto inconsciamente in inganno dalle informazioni dell'Antonelli e dalle promesse di Menelik, fece il giuoco di quest'ultimo. Fu gravissimo errore politico quello di favorire la creazione di un grande impero etiopico a voi confinante, riunendo sotto lo stesso dominio Scioa ed Abissinia. Coll'accarezzare da un lato le speranze cli Menelik nel lontano Scioa, e coli' aiutare dal!' altrn di rettamente Mangascià a succedere a suo padre nei territori abissini finitimi alla nostra colonia avreste raggiunto due scopi: l . quello di aver divisa l'Etiopia in due stati, uno geloso cieli' altro, che presto o tardi sarebbero venuti a contesa fra loro, stremando le loro forze a loro vantaggio; 2. quello di ottenere da Mangascià, sali to al trono per vostro mezzo, la concessione d i quella linea di frontiera per Ja quale siete ora in gue1n. Qualche cosa di simile fu fatto da noi nella campagna contro Re Teodoro. Senza tener conto della lunga preparazione logistica (più di sei mesi), ché in una guerra in paesi come quelli non si può improvvisare da una settimana all'altra; noi mentre attendevamo ai preparativi militari impiegammo quel tempo nella preparazione politica, e a questa più che a quella dobbiamo l'esito di quella campagna. Regalando denaro, non già fornendo armi, ci assicurammo la neutralità del re ciel Goggiam: incominciammo ad arruolare come portatori e conducenti cli quadrupedi le tribù dankale e quelle abissine ed esse confinanti, le quali, attratte dal denaro, sposarono facilmente la nostra causa e fornirono a noi muli e bestiame, depauperando il paese attraverso il quale Re Teodoro avrebbe poi operato. Man mano procedendo nelle operazioni con promesse e regali promuovemmo la defezione di molti Ras, sicché, come voi sapete, di 40.000 uomini cli cui disponeva Re Teodoro al pri ncipio della campagna, a Magclala non glie ne rimasero che 600. Anche adesso, nella risposta alle lettere che Ras Mangascià ha scritto alla Regina Vittoria, noi non facc iamo che ricordargli lui essere fig lio cli Re Giovanni ucciso dai Dervisci, non cristiani, e lo consigliamo, per suo bene e per il trionfo della fede, a lasciar eia parte gli italiani, nostJi amic i e cristiani, ccl impiegare le sue forze alla riconquista cli quella corona d'oro di cui andava cinto suo padre, la qua-le a Metammè cadde in potere dei Mahdisti. Le zizzanie seminate nel campo avversario saranno le migliori armi che voi dovete impiegare nella vostra guerra. Queste teorie e queste vedute inglesi, espresse serenamente, senza ambagi, e debbo crederlo, senza secondi fini, impressionano favorevolmente della politica che essi seguono. Né essi celano i loro errori: anche sulla spedizione che stanno imprendenclo verso il Sudan ho udito inglesi, rivestenti cariche ufficiali, emettere opinioni contrarie alla spedizione improntate a dati pratici che colpiscono. Debbo a questo proposito citare un lungo colloquio avuto il dì precedente la rnia partenza eia Costantinop ol i col colonnello .... 7, addetto militare a quella amba-

7 Nome proprio illeggibile.

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sciata britannica, uomo che conosce mol to bene l'Africa orientale nella quale rimase, con diversi impieghi, per anni ed anni. Egli, che fino dalle prime voci di una nuova campagna del Sudan, si era mostrato incredulo e contrario, cedendo poi all'evidenza dei fatti mi disse: si vede che il partito militare inglese in Egitto ha l'orzato la mano in questo momento a Lord Krommer (agente diplomatico britannjco e vero padrone dell'Egitto): è naturale che noi militari amiamo la guerra e che non lasciamo sfuggire le occasioni che ce la offrono. Però i vantaggi che ne ricaveremo saranno superiori agli inconvenienti ed ai pericoli cui andiamo incontro? Sebbene il Sudan offra risorse agricole d'ogni genere, sebbene l'esperienza del passato pos sa esserci di ... s che l'impresa riuscirà senza catastrofi, sebbene infine la linea d' operazione del Nilo sia la più facile e la più sicura in quelle contrade, io personalmente ritengo che quella campagna sia adesso un errore. Mi citò come gli inglesi, dopo il 1885, prima cli ridurre la loro frontiera meridionale in Egitto a Wadi-Halfa, ostinati a tener alcune località nel Dongala, ebbero in breve scorcio cli tempo dei fatti d'armi di qualche entità sostenuti con varia fortuna: e mi precisò date e luoghi che io qui non saprei esattamente ripetere. In seguito, persuasi della inutilità di sforzi maggiori di fronte ai vantaggi non solo materiali, ma anche morali, che se ne ritraevano, stimarono miglior consiglio sgombrare completamente il Sudan: e da oltre sei anni l'Egitto gode cli una tranquillità assoluta. Il volere adesso metter di nuovo la mano nel vespaio, senza che si sia costretti a ciò eia serie minaccie dei dervisci è, secondo lui, una follia. Mi accennò ancora che alcuni giustificano la spedizione nel Sudan, col dire che bisogna essere in grado di contrapporsi ad una espansione francese dall'alto Congo all' alto Nilo, espansione che potrebbe essere facilitata da una possibile al leanza franco-abissina o russo-abissina. Ammessa pure l' assurdità di queste combinazioni, quale danno, disse egli, può venire all'Egitto da una occupazione francese dall'alto Nilo? Vorranno essi forse prendere all' Egitto le sue ricchezze e affamarlo derivando in al tra direzione le acque del fiume? È possibile che il mondo c ivile possa assistere a un simile atto di barbaria commesso appunto dalla nazione che si dice la più cavalleresca cl'Europa? Egli è ancora di parere che per ora e per molto tempo avvenire la presente spedizione avrà per scopo ultimo l'occupazione di Dongala e cli altri punti più a nord sul Nilo, ma che nel!' interno nulla si farà. Qui da tutti si encomiano le nostre truppe e specialme nte gli ufficiali$ cli molti si lamenta la perdita del Maggiore Toselli, d i alcuni uffic iali inglesi conosciuti personalmente. Sulla condotta delle operazioni mili lari si è meno benevoli. Fin da quando nel febbraio scorso il grosso del nostro corpo di spedizione abbandonò Acligrat per spostarsi ad ovest verso Adua il generale Kitchener (Sirdar dell'esercito egiziano) parlando con Lord K.ronuner e col Reggente la nostra Agenzia Diplomatica espresse i suoi timori e disse che non bisognava avventurarsi più avanti per schivare la fine della spedizione egiziana del 1875 (?). Aggiunse ancora che, non potendo noi disporre cli un numero almeno doppio di truppe indi-

8 Parola illeggibile.

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gene, non conveniva andare ad attaccare, ma attendere di essere attaccati, perchĂŠ il soldato italiano, come l'inglese, in quei terreni e in quei climi, vale 1/3 cli quello che vale in Europa. TI Tenente Colonnello T rombi

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Documento n. 20 L'addetto militare Al Signor Comandante in 2° Il Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 55 Wacli Haifa 9 maggio 1896 Oggetto: Colloquio col Sirdar su questione riguardante i confini dell'Eritrea. Metodi di governo da seguire colle tribù musulmane. Riflessioni . Ho avuta una conversazione col generale Kitchener, su argomenti riguardanti la nostra colonia di Massaua e sui metodi cli governo da seguire cogli indigeni, specialmente Beduini, che mi onoro riferire a V.S., reputando essa meriti cli essere segnalata a codesto Comando. Il Generale, rimontando alle origini delle cose, mi narrò come nel 1887, mentre era governatore di Suakim, fu interpellato da Londra e fu lasciato arbitro di decidere sulla convenienza di rendere a noi le tribù degli Habab e ciel territorio che quelle occupavano. Egli, considerando che gli Habab restavano troppo lontano da Suakim per potere essere anuninistrati e risentire influenza del governo anglo-egiziano e sapendo cli fare cosa u tile e grata agli italiani, con un tratto di penna concesse al Conte Marefoschi, nostro delegato, inviato per la circostanza da Massaua a Suakim ben 40 mila miglia quadrate inglesi cli terreno, quanto appunto era il territorio occupato dagli Habab. Sopravvenne più tardi il protocollo del I 891 che, fatto da chi non era stato sui luoghi e perciò non aveva idee troppo chiare sul paese tra Suakim e Massaua, assegnava come limiti di frontiera una linea convenzionale che da Ras Kasar conduce fino ali' Atbara con direzione generale di N.N.O a O.S.O. Tale linea non tenendo conto del territorio abitato più o meno stabilmente dalle differenti tribù arabe, veniva a !'razionare queste in modo capriccioso. A peggiorare avvenne che il Governatorato cieli' Eritrea applicasse alle tribLI su territorio italiano una imposta, odiosa agli arabi, qtÌclla sul pascolo e sull'abbeverata del bestiame. Le tribù degli Habab incominciarono ad emigrare più a nord, su territorio egiziano per sfuggire all'imposta: altre tribù assoggettate all'Egitto reclamarono per i pascoli dcli' "Aganisce" che da tempo immemorabile loro appactenevano e dei quali adesso, essendo su territorio italiano, non potevano più usufruire senza pagare la tassa, da essi ritenuta ingiusta. E di qui piati senza fine da una parte e dall'altra. "Tutti questi malumori - dissemi il Sirdar - , io tentai di appianare: giacché nessuno più di me desidera e vuole rimanere in ottimi rapporti coi nostri vicini, gli italiani. Al desiderio espressomi dal generale Baratieri di forzare gli Habab a rientrare su suolo italiano, feci ciel mio meglio per riuscire nell' intento. Non po-

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tendo cacciare a forza gli Habab dal momento che reclamavano la sudditanza egiziana, trovai il mezzo termine di accettare la loro proposta di sottomissione al governo egiziano, purché andassero ad occupare un altro tell'itorio, non assegnato ad altre tribù, e lontano da Suakim, territorio del tutto sterile. Ciò naturalmente non piacque agli Habab, e la maggior parte ritornò nella colonia E ritrea: ne rimangono ancora cinquecento circa che seguiranno ben presto, io ritengo, l'esempio degli altri. Sulla questione del pascolo dell' "Aganisce" francamente non potei mettermi d'accorcio col Governatore dell'Eritrea: giacché è mio principio, seguito dal resto dei miei clipenclenti, quello d i non urlare mai le consuetudini cli questi arabi, le quali hanno per essi valore di legge. Proposi al Generale Baratieri di cedermi i pascoli controversi, disposto cli cercare con una rettificazione di frontiera eia un' altra parte cli compensare gli italiani di ciò che perdevano cedendo l"'Aganisce". La rettificazione cli frontiera avrebbe avuto anche per scopo di togliere qualsiasi altra questione ulteriore, facendo sì che intere tribù, coi territori da esse abitualmente occupati, appartenessero o all'Egitto o al1'Eritrea. L'ufficiale italiano e quello inglese incaricati del lavoro furono pienamente d 'accordo nella nuova delimitazione progettata: disgraziatamente colla reltificazione proposta la vostra colonia verrebbe a perdere 8 o 9 mi la miglia quadrate. lo credevo (e qui i] Generale Kitchener mostrava un po' cli amarezza) che, dopo aver dato con tanta facilità e senza obbiezione alcuna 40 mila m iglia quadrate, avrei trovato un po' cli arrendevolezza nel Governatorato cli Massaua. Esso invece rimase fermo alla leuera del protocollo del '9 1, e in ciò era nel suo diritto, lo riconosco: ma io credo che un po' più di larghezza di vedute da parte vostra avrebbe definitivamente ed amichevolmente regolata una questione che è tuttora indecisa. Non dobbiamo arrestarci in Africa davanti a simili piccolezze: queste ci fanno perdere di vista scopi e cose più importanti . Io vorrei un maggiore accordo fra noi ed il governo del l'Eritrea: a che impuntarsi su qualche migliaio di miglia quadrate che non presentano speciali risorse? Non sarà lo spazio che mancherà a voi e a noi in Africa". Poscia come ...9 all'argomento dianzi trattato, il Generale Kitchener è venuto a parlare della maniera con cui le tribù musulmane specialmente arabe debbono essere trattate da noi europei. Non bisogna mai urtare le loro tradizioni, non si deve pretendere di europeizzarli d'un tratto, né cli potere applicare a loro leggi e-· modi di governo ai quali non sono abituati né dal pri.ncipio religioso, né dalle consuetudini. Discorrendo della tassa sul pascolo e sulla abbeverata, da voi applicata nell'Eritrea: "Vedete, egli disserni, come ragionano gli arabi. Essi dicono che l' erba e l'acqua non è il governo che le da' , ma è Dio che le concede e sui doni di Dio non può il governo imporre tasse. Simile imposta essi non pagarono mai ad alcun governo, e sì che ne hanno avuto dei fi scali, esosi, ingiusti che li dissanguarono in mille modi. Invece della tassa sui pascoli e sull' abbeverata avreste trovate le tribù arabe anche più disposte a pagare la tassa delle decime, tassa contemplata nel Corano, applicata ad antiquo da tutti i governi esclusiva-

9 Purola illeggibile.

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mente musulmani, quali il turco, l'egiziano, il marocchino. Anche una tassa per testa ed una tassa sulle importazioni e sulle esportazioni avrebbero avuto lo stesso rendimento, e avrebbero trovato le tribù più disposte anzi facili a pagarle: e così non avreste suscitato il malcontento". E conchiuse ripetendomi ancora: gli arabi non bisogna urtarli, bisogna assecondare le loro inclinazioni, ecco il solo modo di governarli con profilto e affezionarli. È certo che queste idee del generale inglese sono condivise e messe in pratica da tutti gli ufficiali inglesi che si trovano presentemente in Egitto. Essi si fanno uno studio di conoscere il territorio nel quale vivono, non soltanto dal punto di vista geografico, ma eziandio etnografico, e sono al corrente dei costumi, delle tradizioni, degli abusi, delle virtù e dei difetti delle varie razze e delle differenti tribù. Più di tutto mi ha colpito il fatto che non soltanto gli ufficiali già incorporati nell'esercito egiziano, ma anche la maggior parte di quelli venuti di fuori recentemente per prendere il comando dei reparti cli nuova formazione, parlano correntemente l' arabo appreso e nell'Uganda, o allo Zanzibar o in altre colonie ing lesi d'Africa. All'Ufficio Informazioni "Intelligence Departrnenl" non vi è alcun interprete. Il Colonnello Wingale e gli al tri ufficiali (tulti inglesi) addetti interrogano essi stessi gli informatori, i viandanti provenienti dal Sudan e i Beduini del deserto. E ciò è grande vantaggio sia dal lato esallezza, sia dal lato segretezza dell' informazioni. Osservando tutte queste cose ho dovuto fare molte riflessioni. Dirò solo che, mentre noi ci figuriamo ordinariamente l' ufficiale inglese esclusivista, esso è invece di una plasmabilità straordinaria ali ' ambiente. Nel fare un confronto su ciò che accade qui e fra quello che si fa dai nostri ufficiali in Africa risulta questo. Di tanti ufficiali giovani italiani anelati a Massaua e là rimasti per degli anni, non agli uffici, dove il soverchio lavoro della mente è impedimento a qualsiasi altra occupazione intellettuale, ma alle truppe, ben pochi, se pur ve ne ha, hanno appreso l'arabo o il tigrino. È vero, mi si dirà, che ai soldati indigeni si comanda in italiano, e che quelli imparano da noi la nostra lingua: ma se i nostri ufficiali conoscessero bene la lingua del paese, tanto che essi siano impiegati alle truppe, quanto che cuoprano cariche speciali nella colonia, sarebbero più al corrente delle cose col conversare e con soldati, con gente del paese, con informatori eccetera ed il loro lavoro sarebbe più proficuo. Gli indigeni che imparano un po' d'italiano sono quelli ordinariamente più ben disposti verso di noi, gli indifferenti e i contrari non hanno speciale ragione per imparare l'italiano: ed è appunto parlando e conversando con costoro che si può ritrarre grande giovamento. Inoltre gli interrogatori fatti a mezzo cli interprete non riescono mai fedeli, e la presenza di un terzo rende più guardinghi e meno fiduciosi coloro che non fanno l'informatore per mestiere e per lucro. li Tenente Colonnello Trombi

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Documento n. 2 J COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGI0RE Riparto Operazioni. Ufficio Segreteria

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Al Signor Comandante in 2° Il Corpo di Stato Maggiore Terme di Valdieri Prot. N. 881 Riservato Roma 16 luglio 1896 Oggetto: Tenente Colonnello Vittorio Trombi Mi onoro informare la S .V. che il Ministero della Guerra con dispaccio N. 5495 del 14 corrente comunica a questo Comando quanto segue circa la missione presso l'esercito anglo-egiziano del Tenente Colonnello Trombi Conte Vittorio: "Il Ministero ba esaminato le considerazioni che codesto Comando ha creduto di manifestare sulla prolungata assenza del Tenente Colonnello Trombi da Costantinopoli, ma tenute presenti le attuali circostanze che consigliano a non differire più oltre l'invio d i un rappresentante dell'esercito italiano al Quartiere Generale Anglo Egiziano per seguire le operazion i contro il comune nemico, e considerato come nessuno altro ufficiale sarebbe nel momento attuale meglio indicato per tale missione, è venuto nella determinazione di disporre per l' immediata partenza del prefato Tenente Colonnello col seguente telegranuna ieri spedito al medesimo presso l'Agenzia ltal iana al Cairo: " In relazione alle chieste distruzioni e per considerazion i esposte precedentemente ho determinalo che Ella faccia ritorno presso quartiere generale angloegiziano. Accusi ricevuta. Ministro Ricotti". "Il Tenente Colonnello Trombi ha risposto ieri sera dal Cairo che aveva ricevuto il telegramma e che si accingeva a partire alla volta del Q uartiere Generale. P. il Ministro: Dal Verme" P. Il Comandante in 2° Il Tenente Colonnello di Stato Maggiore. Giovanni Pittaluga G29R5

* La pro lungata asse nza del Tenente Colonnello Trombi preoccupava gli Uffici dello Sta to l'vlaggiore, che avrebbero voluto il rientro di Trombi in sede, proprio però nel momento in cui iniziava no le operaz ion i dell a spedizione anglo-egiziana. Per intervento degli stess i inglesi e probabilmente per pressioni, dirette e indirette. dell o stesso Trombi, fu concesso all'ufficiale italiano di rimanere in Egitto, al segu ito dell,1spedizione.

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Documento n. 22 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° Il Corpo cli Stato Maggiore Roma Prol. N. 85 Wadi Haifa 12 agosto 1896 Oggetto: Sulla frontiera fra il governatorato cli Suakim e la colonia Eritrea. Non ritornerò sull'argomento trattato nel mio rapporto N. 55 10 al quale rispose con lettera 709, Riservato, se da un colloquio avuto oggi stesso col Sirdar non fosse apparso il desiderio della generale Ki tchener che codesto Comando fosse tenuto al corrente cli cose che indireuamente a quell'argomento si riferiscono. Recentemente in ripetuti telegrammi il governatore di Suakim, il generale Lloyd Pascià, riferisce cli razzie e di atti di ostil ità occorsi fra tribù sotto la protezione anglo-egiziana e tribù sotto la protezione nostra, in causa di controversie di pascolo. Il generale Kitchener mi disse di avere ordinato al generale Lloyd di avverti re le tribù arabe da lui dipendenti, le quali intendano di andare ai pascoli sul nostro territorio, quali siano gli oneri a cui devono sottostare, e di invitare i capi tribù a rilasciare col governatorato una dichiarazione eia cui risulti conoscere essi le leggi italiane in proposito dei pascoli e cli volervisi conformare: in caso di rifiuto dovrà essere loro chiaramente spiegato che le autorità inglesi non accorderanno alcuna protezione né accoglieranno reclami o piati che, in causa dei pascoli e delle tasse relative, fossero per sorgere. Ciò è stato fatto, però una gran parte dei capi ribelli hanno rifiutato di firmare la dichiarazione e si sono recati ugualmente nei pascoli. Il Sirdar mi avvertiva poi che egli, dal canto suo, ha messo in guardia il generale Lloyd, e per mezzo di lui gli altri ufficiali inglesi del governatorato di Suakim, di non prestare fede alle deposizioni che potranno venir fatte da tribù arabe, di patiti soprusi da parte degli italiani: egli desidererebbe che la stessa cosa~ se mai si verificassero reclami, fosse fatta da parte nostrn "che - egli soggiunse - , io conosco bene gli arabi, specialmente le tribù della provincia di Suakim. Furbi e falsi ad un tempo, cercano, se possono, di mettere male fra ufficiali inglesi ed ufficiali italiani, sperando sempre di guadagnare qualche cosa nei dissensi che potessero avvenire: anche in arabo esiste il proverbio che fra i due litiganti il terzo gode". TI generale Kitchener mi disse ancora che, a campagna finita, nel recarsi in congedo in Inghilterra, sperava di potersi fermare a Roma per cercare una buona volta di regolare in modo stabile la questione della frontiera per la provincia di 1OV. sopra doc. n. 20.

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Suakim e la nostra colonia eritrea, sì da rimuovere qualsiasi attrito tanto da parte delle tribù di confine, quanto eia parte dei due governi. Mi permetto poi di aggiungere, come ntia opinione personale formatasi col frequente conversare col Sirclar, che egli non mi è apparso ostile in corde alla nostra azione passata e presente nell'Eritrea. Uomo pratico e conoscitore del paese egli esprime in maniera forte qualche volta tutti i suoi giudizi sui nostri errori militari e politici commessi in Africa: ma la ruvidezza è suo carattere, epperciò anche come capo non è molto comodo coi dipendenti. Con me è, sopra ogni dire genti le: e Slatin Pascià non mancò un giorno cli dirnù come eia tutti si fosse notata la speciale benevolenza del Sirdar per me rivelata da particolari atti cli cortesia non consoni alle sue abitudini. Mi ricordo che quando a Wadi Haifa lo informai dell ' ordine ricevuto eia codesto Comando cli 1ientrare al Cairo, egli mi offerse di far pratiche a Roma, per mezzo di Lord Cromer, acciò che quell'ordine fosse ritirato. T declinai quell'offerta, non intendendo intralciare in alcun modo le decisioni prese costì a mio riguardo. Seppi poi che, partito io, diresse un telegramma a Lord Cromer (che fu poi comunicato dall'agente britannico al nos tro agente) nel quale lamentava il mio richiamo, esprimendosi in termini molto lusinghieri per me. Se mi sono permesso su questo argomento è solo perché credo sarebbe bene da parte nostra di non conservare ombre o dubbi sugli intendimenti e sulle dichiarazioni ciel generale Kitchencr in tutto ciò che si connette con la nostra azione in Africa: ombre e dubbi che forse avranno avuto la parvenza di realtà, ma che probabi lmente furono esagerate da un miraggio cli diffidenza per parte nostra. Il Tenente Colonnello Trombi

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Documento n. 23 MINISTERO DELLA GUERRA Segretariato Generale Divisione: Stato Maggiore Sezione 1• Al Signor Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Roma Prot. N.7252 Riservato Roma 9 ottobre 1896 Oggetto: Ufficiale in nùssione temporanea a Costantinopoli Nella considerazione che l'attuale assenza da Costantinopoli cieli' Addetto militare a questa Ambasciata possa prolungarsi a tempo indeterminato, e che nelle presenti circostanze, più che mai, può farsi sentire la mancanza di un ufficiale residente a Costantinopoli , il Ministero fece pratiche presso quello degli Affari Esteri per inviare a quella sede un ufficiale in missione temporanea, fino al ritorno cieli' Addetto Militare. Il prcfato Dicastero ha convenuto sull'opportunità della proposta ed ha chiesto cli conoscere d'urgenza il nome dell'ufficiale eia assegnarsi come addetto militare ali' Ambasciata di Costantinopoli; rappresentando in pari tempo, la convenienza che, in vista degli studi da farsi tosto dagli Addetti Militari per il riordinamento della Gendarmeria nell' isola di Candia, la scelta cadesse su un ufficiale che abbia speciali attitudini per tale compito 11 . Tn relazione a quanto precede, la S.V. è pregata di presentare, con cortese soUecitudine, al Ministero la sua proposta in ordine alla designazione dell'ufficiale che dovrà sostituire temporaneamente l'Addetto Militare a Costantinopoli. 11 Ministro Pelloux G29R5

11 FLI des ignato il Capitano di Stato l\faggiore Paolo Ruggeri.

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Documento n. 24 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE Riparto Operazioni Ufficio Segreteria Al Sig. Ten. Col. Trombi Cairo Prot. 1147 Riservato Roma 30 ottobre 1896 Oggetto: notizie riguardanti l'Eritrea. Questo Comando è d'avviso che durante la sua permanenza al Cairo. Ella debba soprattutto cercare cli tenersi a giorno di tutte le notizie che le fosse dato procurarsi costì intorno alla nostra Colonia Eritrea e che potrebbero interessare la situazione militare. Sarò grato se di tali notizie V.S. vorrà poi far oggetto di rapporti da inviare a codesto Comando. Sarà anche opportuno che per quanto è possibile, E lla prosegua nel compimento dei lavori rimasti sospesi dopo la sua partenza da Costantinopoli. Sono qui giunti i rapporti della VS. n.103, 102, l Ol. Firmato Peclotti

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L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 5 Costantinopoli (Pera) 23 novembre 1896 Oggetto: occupazioni varie in Costantinopoli. Ho l'onore di far conoscere alla S.V. le occupazioni varie inerenti alla missione speciale affidatami, alla quale ho dovuto dedicarmi dopo il mio arrivo in Turchia, ossia da un mese a questa parte. Esse possonsi così riassumere: 1. Visite ufficiali, d'uso e cli convenienza alle autorità varie locali ed estere. 2. Lavori colla commissione speciale per la riorganizzazione della Gendarmeria in Creta e studi relativi a tali lavori. 3 . Studi sulla situazione politica attuale della Turchia, in relazione naturalmente alle sue condizioni interne ed agli interessi, aspirazioni e tendenze, celate e palesi, delle varie potenze europee. 4. Studi sulla situazione nùlitare della Turchia. In questa tnia mi limiterò ad accennare a quella di tali mie occupaziorù che esige che le consacri giornalmente maggior tempo ossia quella relativa alla riorganizzazione della Gendarmeria in Creta, tralasciando di parlare delle altre sulle quali ben poco potrei dire per ora. Invero: a) le visite fatt.e a autorità e personaggi vari, in Costantinopoli, ed in diverse località ciel Bosforo, pur ponendomi in grado cl' impratichirmi in parte ciel paese e delle sue abitudini e cli poter ricevere all'occorrenza utili informazioni politiche e militari, non hanno un' importanza speciale; b) gli studi relativi alle condizioni politiche interne della Turchia, basati sulla lettura di pubblicazioni varie locali o straniere, sulle osservazioni personali che mi è possibile cJi, farc e sulle opinioni emesse eia diplomatici, mili tari, commercianti cd in genere da individui delle varie nazioni, re ligioni e razze appartenenti a diverse classi sociali, esigono un certo tempo per poter essere alquanto approfonditi e per consentire cli emettere in proposito una opinione assennata qualsiasi; c) per quanto concerne infine le condizioni militari della Turchia e gli studi relativi al suo esercito e alla sua marimt, possonsi ripetere le osservazioni sopraccennate, con l'aggiunta che per essi

* Uno dei primi rapporti inviati dal sopracitato Capitano di Stato Magg iore Paolo Ruggeri, ufficiale designato a svolgere provvisoriamente le funzioni cli addetto militare presso l' Ambasciata d' Italia a Costantinopoli, durante l'assenza del titolare Ten. Col. Trom bi, in missione al Cairo.

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m'è d'uopo anelare assai più a rilento ed a tastoni, non avendo potuto conferire col Tenente Colonnello Cavaliere Trombi per conoscere ciò che è già a sua cognizione e per avere nelle mie ricerche una specie cli punto di partenza. Se per altro occorressero a codesto Comando dei dati speciali, sia dal punto di vista militare che poli tico, sulla Turchia, Grecia, Serbia e Bulgaria, pregherei di volermelo far sapere inviando una specie di questionario cd io farò il possibile per procurarmi le notizie richieste. La commissione per la riorganizzazione della Gendarmeria in Creta, a seconda del programma prefissosi, continuò a tenere le sue sedute preliminari, per stabilire, nelle loro linee principali, le basi della suddetta riorganizzazione e per ottenere, prima della partenza per Creta, l'approvazione del suo operato e I' autorizzazione a procedere allo studio dei particolari, sia dagli Ambasciatori che dalla Sublime Porta. Le sedute ebbero luogo tanto a Costantinopoli (Pera e Stambul) che a T herapia, piLl specialmente però a Costantinopoli, dove, per evitare gran parte degli andirivieni in piroscafo ed in carrozza e la conseguente perdita di tempo, dovetti trasferirmi io pure giorni or sono, quantunque l'Ambasciata italiana continui a soggiornare ancora per qualche tempo a Therapia. Le sedute ebbero luogo sino ad una decina cli giorni fa soltanto per parte degli addetti militari, poiché i due delegati ottomani incaricati dalla Sublime Potta di prender parte ai lavori della Commissione, prima erano assenti da Costantinopoli e poi, essendosi saputo che non conoscevano il francese, vennero fotti sostituire con allri, il che richiede un certo tempo. Attualmente i due ufficiali ottomani stati destinati rispondono, per quanto possibile, alle esigenze della situazione. Essi sono a) Cherefecldin Pascià, Generale di Brigata cli Stato Maggiore, direttore della prima Sezione dello Stato Maggiore Generale. Funziona eia Presidente della Commissione ed è persona colta, cortese e, relativament.e, arrendevole e conci liante. b) Osman Bey, Colonnello cli Star.o Maggiore, ex addetto militare di T urchia a Roma dove restò sei anni. Io avevo avuto occasione cli conoscerlo in Italia, specialmente durante le grandi manovre del 1892. È compitissimo, istruito, abbastanza imbevuto d'idee occidentali, il che non gli impedisce per altro di attenersi strettamente nei limiti imposti dalle istruzioni del suo governo. E tali istrnzioni, disgraziatamente, debbono essere assai restrittive e conservatrici, da quanto si può argui re fi n d' ora. Esse sono sovente, invero, causa di ritardi e di intoppi, lasciando perfino supporre che il governo turco continui, anche questa volta, nel solito sistema di largheggiare in promesse, ma di renderne impossibile, o per lo meno estremamente diffici le, l'attuazione. Tutto ciò, unito a una specie di ostruzionismo per parte cieli ' addetto militare russo, rende il nostro compito più difficile cli quanto poteva sembrare a prima vista: è la politica che, malgrado le d ichiarazioni dei primi giorni fotte dagli addetti militari e l' intenzione contraria della maggioranza della commissione, fa capolino, mostrando in piccolo ciò che è forse vero anche in grande. E cioè: l. che la Russia la q uale vorrebbe da colà ingerirsi in tutte le questioni della Turchia, ostacola sottomano, malgrado le sue dichiarazioni ufficiali, ogni atto in cui si mani festi l' influenza delle altre potenze; 371

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2. che lo strombazzato accordo fra le potenze stesse in Oriente ha luogo soltanto quando tutte sono dell'avviso della Russia o quando, per spirito di conc iliazione, si piegano ad esso; ma quando ciò non avviene, la Russia, che non cede in nulla, continua sottacqua egualmente la sua via. Se tale accorcio quindi esiste effettivamente, esso non può rappresentare, a mio avviso (sfrondando la frase da tutte le circollocuzioni diplomatiche) che una sottomissione delle varie potenze alla Russia per quanto concerne la loro politica in Oriente. Oltre alle difficoltà sopraccennate, dipendenti dal poco buon volere della Russia e della Turchia (ciascuna separatamente dall 'altra) nel cooperare a porre un argine ad una situazione pericolosa, altre ancora e non disprezzabili ne esistono che la commissione incontra acl ogni istante sulla sua via, impedendo di lasciar pronosticare fin d'ora un risultato finale soclclisfacenle. Così ad esempio: le difficoltà del bilancio della Turchia in generale e cli crescita in particolare; lo spirito fanatico dei musulmani e quello rivoluzionario dei Cristiani di Creta che li spinge a pretendere ciascuno delle concessioni fra di loro opposte ed incompatibili; la necessità cli ottenere nei nostri progetti l' approvazione dell'Assemblea dei deputati cli Creta e quella della Sublime Porta, pure ispirate da sentimenti contrari ; i vincoli creati dalle capitolazioni; l'indolenza proverbiale ottomana, eccetera eccetera. Servono di base negli studi che stiamo attualmente compiendo i regolamenti relativi all 'organizzazione della Gendarmeria della Rumelia Orientale, quelli analogh i per la Bosnia ed Erzegovina, per l'isola di Cipro, per l'Egitto, per il Caucaso, nonché vari regolamenti turchi, le petizioni inoltrate dai deputali musulmani e cristiani dell'Assemblea cli Creta e i rapporti dei Consoli sulle condizioni speciali di tale isola. È probabile che venuti ad un accorcio sui punti principali che più danno luogo a divergenze cli vedute (quali le proporzioni nei gendarmi tra Cristiani e Musulmani, l'ammissione nella gendarmeria cli Creta di elementi stranieri, l'ingerenza dell'autorità centrale, la rinuncia al vantaggio delle capitolazioni per gli stranieri arruolati, l'esclusione dell'elemento ellenico nella Gendarmeria, eccetera) la commissione potrà ottenere l'approvazione delle sue proposte e partire in fretta per attuarle. Ciò potrà forse avvenire nei primi del mese venturo e l'addetto militare inglese, quello austriaco ed io solleciteremo tale partenza quanto più possibile, in seguito alle istruzioni ricevute dagli Ambasciatori, i quali temono che in Creta abbiano luogo nuovi moti insu1Tezio11ali se le riforme promesse non vengono presto effettuare. In Creta dovremo eseguire parecchie ricognizioni e girare in lungo e in largo tutta l'isola per stabilire razionai mente la dislocazione dei posti di gendarmeria. Mi varrò cli tali ricognizioni per compilare una specie di piccola monografia dell'isola stessa, valendomi anche di una memoria compilata dallo Scacchiere Orientale, che io presi meco partendo da Roma, per servirmene cli guida nei miei studi in Creta.

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Mi farò naturalmente un dovere di informare dell'ulteriore procedere dei lavori della Commissione, nonché di telegrafare il giorno della tnia partenza da Costantinopoli per Creta. Dopo tale avviso telegrafico, la corrispondenza, a grande risparmio di tempo, potrà essermi tutta inviata alla Canea presso il Regio Consolato d'Italia dove la farò ritirare. Il Capitano di Stato Maggiore Paolo Ruggeri G29R5

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Documento n. 26* COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE Riparto Operazioni Ufficio Coloniale Bollettino trimestrale - II trimestre 1896 - (pagg. I - I O)

Tripolitania Nella prima quindicina dello scorso mese di aprile alcuni giornal i italiatù pubblicarono notizie e fecero considerazioni tendenti ad accreditare la voce, che da parte della Francia si mediti un'occupazione della Tripolitania. Tali notizie non hanno alcun fondamento, almeno per quanto concerne i rinforzi che il governatore di Tripoli avrebbe chiesto a Costantinopoli nel timore cli un' oçcupazione della T ripolitaiùa e del.la Cirenaica da parte dei Francesi. A Tripoli nessuno si preoccupò di tale eventualità né si saprebbe comprendere per quale motivo la Francia, a causa del suo conflitto coll'Inghilterra per la questione egiziana, dovrebbe occupare un territorio che è parte integrante dell'impero ottomano. TI fatto poi che verso la metà dello scorso aprile è stato nominato Console Generale di Francia in Tripoli il Sig. Mery Lacan in sostituzione del Sig. Destrié che vi era da 12 anni e vi godeva non solo tutta la fiducia del suo governo, ma anche la personale simpatia del Governatore di Tripoli col quale compose tutti gli incidenti, che si verificarono fra le tri bù limitrofe della Tunisia e della Tripolitania colla massima conciliazione sembra tale da dovere, almeno pel momento, escludere qualunque intenzione della Francia di occupare quest' lllltimo territorio. D'altra parte nessun ri nforzo del corpo d' occupazione francese in Tunisia si è verificato in questi ultimi tempi, che possa vagamente accennare all'imenzione di formare un corpo di spedizione sui confini della reggenza per invadere il territorio tripolino. Solo si può notare che la questione della delimitazione ciel confine fra Tripolitania e Tunisia non è ancora risolta e che ad un dato momento la Francia potrebbe risollevarla per promuovere un aperto conflitto colla Turchia che non potrebbe resisterle. Lo scontro che ebbe luogo verso la metà dell'aprile Ll.S . , tra Ouezzan e Nalut al confine tripolo-tunisino, fra Spahis francesi ed arabi Tripolini nel quale perirono tre dei primi e sei dei secondi senza contare parecchi feriti, fu appunto provocato come sempre, da una questione di terreni in contestazione fra le tribù tri-

"'Si tratta d i Bollenini trimestrali redatti dal]' Ufficio Coloniale, redatti sempre sulla base de lle re lazione degli addetti mi.lilari o de i rapporti d i viaggio di singoli ufficiali inviati in missione in particolari luoghi. Sono acc urati e dettag liati pe r quanto riguarda le in formazioni , anche se a volte ripeti tivi d i notizie già date o presemate didascalicamente, senza a l.cun commento e sintesi critica. Rappresentano conrnnque una fonte imeressame, anche perché a voli.e riassumono le notizie date in cartine esplicative. Constavano quasi sempre di una parte imrodutliva s ulla geografia, la storia e poi veniva fatta una analisi della s ituazione mili tare dell ' Impero nell 'anno considerato. Se ne riportano di seguilo solamente quei brani che sono più direttame nte connessi all ' apparato mi litare. per consentire al le Uore una migliore conoscenza dell 'organizzazione mi litare dell'Impero Ottomano.

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poline e tunisine. Tali conflitti si 1innoveranno sempre fintantoché i confini fra le due regioni non saranno definitivamente e nettamente determinati, ma è sperabile che essi non diano luogo a complicazioni per lo spirito di conciliazione di cui finora hanno dato prova il Consolato Generale di Francia colle autorità turche di Tripoli nel componimento di simili incidenti. Anche a Tunisi non si attribuisce alcuna importanza allo scontTO di cui sopra, quantunque vi corra voce che, ad evitare il rinnovarsi di simili fatti, sarebbero alquanto rinforzati i posti sul confine.

Situazione politico militare dell'Egitto al principio del I 896 Dacché gli Inglesi ebbero, più che consigliato, imposto all ' Egitto una decina d'anni o r sono, l'abbandono del Sudan, la sua rioccupazione dovette presentarsi a loro come un dovere imprescindibile per giustificare la permanenza delle truppe b1itanniche in quel paese e quindi come un punto essenziale del loro programma di governo rispetto all'Egitto stesso. Naturalmente il partito 1nilitare inglese era l'interprete di questo desiderio e spingeva quanto gli era possibile sia il suo governo, che quello egiziano a tradurlo in atto. Anche l'anno scorso gli Ufficiali inglesi al Cairo esprimevano questo loro sentimento col salutare con un arrivederci a Cartum, il capitano di stato maggiore Cantoni al momento del suo ritorno in Italia e vi sottintendevano l'augurio di rioccupare quella città con una spedizione combinata degli Anglo-Egiziani da settentrione e degli Italiani da oriente. Non è inutile l'aggiungere che i rallegramenti inviatici da loro per la vittoria di Agordat non erano liberi da un segreto malcontento nel vedere consolidata la nostra posizione di Cassala, prevedendo le difficoltà che sarebbero sorte in seguito per la restituzione di quella città (articolo li del protocollo anglo-italiano, marzo 1891). Le aspirazioni del l'esercito sembrano interamente condivise eia! suo capo, il Sirdar Kitchener, il quale non ha cessato negli ultimi anni dall'apparecchiare i mezzi, che nel momento opportuno gli saranno utili per la rivincita sui mahdisti. Il generale Kitchener è conosciuto come uomo energetico e risoluto e per queste sue qualità fu elevato nel 1884 al grado supremo cli Sirdar o capo di stato maggiore dell'esercito egiziano; posto lasciatogli dal generale Grenfell già rientrato · in Inghilterra (1). Da quel momento si adoperò al miglioramento clell'esercit?: aumentò il numero dei riparti cli fanteria montata su cammelli e degli squadroni cli cavalleria. Trasformè> il battaglione di fanteria deposito in battaglione attivo; raccolse molte provvigioni e molto materiale da guerra nelle citt~t di frontiera sul Nilo, e rafforzò il posto avanzato ai pozzi di Muraci nel deserto della Nubia, aggiungendo un presidio di truppe regolari a quel centinaio di uomini della tJibù degli Ababcleh, che lì stavano a guardia e congiungendolo telegraficamente con l'Egitto. Inolu-e nell'oasi cli Kargeh nel deserto d i Libia sulla sinistra ciel Nilo fece erigere un blockhouse per coprire i villaggi di quell' oasi dalle scorrerie dei Dervisci. Lungo il Nilo spinse la difesa del la frontiera fino a Ambigole per poter ripristinare l'armamento della ferrovia costrutta molti anni prima allo scopo di superare la seconda cateratta. Ma non essendo stata assegnata in bilancio nessuna somma per continuare la ferrov ia, i lavori non oltrepassarono Sarras. 375


Questi provvedimenti, presi per la maggior parte negli ultimi due anni, avevano evidentemente per scopo la preparazione eventuale di una ri presa offensiva verso il mezzogiorno. Ma anche a Suakim il Sirdar Kitchener volse le sue cure. Fece presidiare, fortificandoli , i posti di Handub, di Sinkat e cli Tamanib, che formano larga cerchia intorno a quella piazza e sbarrano le strade che vi si dirigono clall' occiclente. Attivò frequenti ricogniz ioni di cavalleria, spingendole sulla via di Berber fino a Kocreb, per sostenere le tribù degli Amideb, antiche dell 'Egitto, che occupavano quel posto. A questi preparativi andavano parallele le trattative contro le tribù di frontiera per averli favorevoli e partecipi all'imprese contro i Dervisci. Per mantenere fedeli all'Egitto i Biaciarin e gli Ababcleh, che vivono alla frontiera dove il Nilo fa la grande curva, fece proteggere il loro territorio contro le incursioni dei Dervisci, e diede loro armi e doni per porli in grado di concorrere con l'esercito regolare ad una offensiva contro i Dervisci. Con le stesse arti aveva sottratto gli Arnideh ed i Beni Amer dei dintorni di Suakim, i quali si pronunciarono decisamente in favore degli Egiziani. Perfino g li Haclend, gli antichi seguaci cli Osman Digma, stanchi per le angherie e le razzie dei Dervisci, accennano ad abbandonarli. Il Kedivé e la Corte. L'impresa, desiderata dall'esercito e preparata dal comandante, trovò necessariamente favore nel giovane Kedivé. Egli infatti ritiene che l'aumento di territorio, la forza dell'esercito vittorioso e la distruzione dei mahdisti siano fatti tali eia dare grande assistenza al governo egizio e costringere fina lmente gli Inglesi a por fine alla loro pesante tutela. A questa elevata aspirazione del capo dello stato fa riscontro quella degli Alti personaggi che lo circondano, nei quali però dominano anche sentimenti cli personale ambizione. Essi sperano di trovar di bel nuovo i lucrosi impieghi goduti dai loro predecessori sul territorio che fu poi invaso dal Mahdismo. La risurrezione della potenza egizia, quale fu fino ai tempi del viceré Ismail, è insomma il sogno della maggior parte degli Egiziani. La riapertura delle vie commerciali, che conducono al Sudan, lascia sperare alla classe dei negozianti e dei capitalisti, il ritorno alle carovane, le quali attraversando in parte l'Egitto per raggiungere con le loro preziose merci i porti, erano fonte cli ricchi guadagni di cui è ancora viva la memoria. Però questo desiderio vivissimo cli por mano ad un'impresa militare ~ontro il Sudan trova un freno nelle fredde considerazioni politico-finanziarie di'Lord Cromer, ministro plenipotenziario inglese al Cairo. L'opera sua ha arrecato un efficace miglioramento alle condizioni economiche dell'Egitto. Dovrà ora una nuova guerra interromperla proprio nel momento in cui essa sta per consolidarsi e produrre i suoi frutti? I favorevoli risultati della saggia amministrazione che governa l'Egitto, oltre cli aver permesso sino ad ora di far passare ogni anno un'egregia somma al fondo cli riserva, la quale nello scorso anno era di un milione cli lire egiziane (26 nlilioni cli lire italiane), aumentarono notevolmente il benessere sociale. Infatti alcune imposte, e, specialmente quelle che pesavano sulla parte più povera della popolazione, o furono tolte ciel tutto od almeno alleggerite. T ra le altre quella personale delle corvées, che

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sebbene obbligatoria per tutti gli egiziani era nel fallo interamente a carico dei contadini o fellah; i quali, per una consuetudine invalsa da lunghi secoli, erano distratti dai loro lavori ed obbligati a porre le loro braccia al servizio dello stato per lo spurgo dei canali d' irrigazione e il consolidamento degli argini. Ora questo lavoro è retribuito dallo stato ed è sparito l'obbligo personale. Con una ragionevole sistemazione dei canali esistenti e con l'apertura di nuovi, l'afflusso delle acque nella piena ciel Nilo è meglio regolato che per l'addietro; sicché la superficie resa fertile ne è aumentata e varie terre sono state ritoltc al deserto e donate alla coltivazione. A questi vantaggi effettivi altri ne derivarono dallo straordinario aumento della rete ferroviaria, nel Basso Egitto e dal prolungamento della linea che rimonta il Nilo. Due anni fa è stato inaugurato il tronco di 146 Km. Sint-Girgeh a Kenek per altri 98 Km. Inoltre la costruzione della ferrovia, che dal porto di Cosseir sul Mar Rosso va a Keneh s ul Nilo, è stata accordata qust'anno ad un'altra società. Questa linea, oltre la sua importanza commerciale, come facile sbocco sul mar Rosso dei prodotti dell'alto Nilo, avrà anche una importanza strategica, potendo accelerare il concentramento delle truppe cli Suakim sull'alto Nilo e viceversa. Ai risultati economici tennero dietro quelli di altra natura, fra cui la tranquilli tà e la sicurezza ridonata al paese, specialmente all'alto Egitto, ove i banditi ed i ladroni rendevano già pericoloso l' aggirarsi. Tuttavia l'opera dell'amministrazione inglese non era ancora giunta al punto da assicurare all'Egitto una situazione interna tale eia poter garantire il buon esito di una riscossa contro il mahdismo e sembrava ben naturale il ritardarlo. Lord Cromer era infatti così convinto della necessità della pace per la prosperità dell'Egitto da accennarlo nel suo solito rapporto al governo britannico, nelle seguenti parole: "in conclusione, devo ancora dire che la tranquillità politica, la quale ha regnato in Egitto nello scorso anno, a differenza dell'inquietudine generale che ha contrassegnato i periodi antecedenti, ha permesso alle autorità governative sia egiziane che europee cli consacrare intieramente la loro attività allo sviluppo morale e materiale del paese. Posso quindi sottomettere a codesto Governo un rapporto che sarà considerato, ne son certo, quale favorevole rappresentazione deJ-· progresso solido e durevole verso il quale si avvia l'Egitto".

Proteste del sultano di Turchia contro l'occupazione inglese L'anno 1896 era cominciato per l'Egitto pacificamente; nulla faceva prevedere prossima una spedizione verso il Sudan . Il Sirdar Kitchener aveva fatto il solito giro d'ispezione alla frontiera e le manovre di campagna per la guarnigione del Cairo dovevano eseguirsi nel prossimo aprile nella pianura delle Piramidi. I Dervisci, occupati a guerreggiare i ribelli del lontano Darfur ed a impedire l'avanzarsi minaccioso nella provincia di Bahr el Gaza! delle milizie del Congo, comparivano raramente e pochi sui confini egizi del Nilo. Sembrò che un incidente accaduto in febbraio venisse a risollevare la questione sempre latente dell'occupazione dell'Egitto ed a provocare gravi complicazioni diplomatiche. 377


Il Governo ottomano aveva chiesto a quello dell'Egitto la consegna di certo Muraci (rifugiatosi nella valle del Nilo), condannato a morte a Costantinopoli per ribellione. Questi, già commissario del debito ottomano a Costantinopoli, erasi posto alla testa del partito liberale turco, che prese il nome di "Giovine Turchia" e rendeva di pubblica ragione le sue idee con uno stile vigoroso nel periodico settimanale turco "El Nizam" ancora vivo al Cairo. Fuggì da Costantinopoli , dopo aver peregrinato per l'E uropa, si stabili in Egitto. Il governo egiziano, per consiglio di Lord Cromer, rifiutò l'estradizione del Murad ed il Sultano, irTitato, nel riscontrare ancora una volta quanto fosse debole la sua sovranità sull'Egitto, diede al suo ambasciatore a Londra, Costaki Pascià, pieni poteri per regolare le relazioni con l'Egitto. Seguendo questo corso d'idee, la Francia istigava il Sultano a chiedere nuovamente che l'Inghilterra fissasse la data dello sgombro delle truppe inglesi clal1' Egitto ed assicurasse il governo turco, che avrebbe avuto l'appoggio non solo della Russia; ma ben anco quello della Germania e clella sua alleata (l'AustriaUngheria), tanto più che le relazioni tra l'Inghilterra ed il governo tedesco si erano raffreddate dopo il telegramma inviato dalJ' Imperatore al Presidente della repubblica del Transvaal. Dell'Italia non se ne doveva tener conto, impegnata com'era nella guerra d'Abissinia. Lord Salisbu1y trovò troppo vaghe le proposte fattegli dall'ambasciatore ottomano per la sistemazione dell' Egitto ed il Sultano allora radunò una Commissione per formularne altre più concrete. Intanto (fine cli febbraio) la Russia faceva comprendere alla Francia che essa si disinteressava per il momento della questione egiziana, dovendo attendere a consolidare la sua supremazia non solo in Bulgaria, ma ben anco a Costantinopoli volendo che nulla turbasse la pace per preparare le feste per l'incoronazione dello Czar e Czarina. Mercé i buoni uffici del!' Italia, anche le relazioni tra Genova ed Inghilterra si rifacevano p iù cordiali, per cui la Francia si trovò isolata a sostenere la Turchia nella questione dell'Egitto. Intanto però altri avvenimenti attraevano l'attenzione dei diplomatici in Europa ... (1) Sir Orazio Herberl Kitchener è nato nel 1851; fu nominato luogotenente nel 187 1 e capitano nel 1883. ln allora Sir Evelyn Wood stava riordinando l'esercito egiziano ed il Kitchener si offrì com.e volontario. Fu accettato e vi entrò con il grado di capitano. Durante la spedizione sul Nilo 1884-85, essendo maggiore, si distinse e ne ebbe lode per il suo accurato servizio d' informazionj all' avanguardia delle truppe. Nel 1886 da luogotenente colonnello successe al Maggiore Watson nell' incarico di governatore generale del littorale del Mar Rosso ecomandante la piazza di Suakin. Nel combattimento di Handub, 19 gennaio 1888, contro Osman Digma rimase ferito al viso, Colonnello nell'aprile 1888 fu poi nominato aiutante generale o comandante in 2° dell'esercito egiziano. Nella battaglia di Toski sull ' Alto Nilo, 3 agosto 1889, portatosi i11 avanti alla testa della fanteria montata assaliva cli fianco il nemico incalzato d i fronte dalle altre truppe egiziane.

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Documento n. 27 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE Riparto Operazioni Ufficio Coloniale Bollettino trimestrale - IV trimestre 1896 - (pagg. 1- 10) ALGERIA - TUNISIA E TRIPOLlTANIA

E loro Hinterland Oasi di Gaclames-Rhat e Tuat L'anno deficit del bilancio algerino, circa 20 milioni senza contare i 50 1nilioni di spese militari, preoccupò sempre il governo francese, il quale volse tulli i suoi sforzi ad aumentare i cespiti della ricchezza ciel paese. Fra questi, oltre lo sviluppo del1' agricoltura, vi sarebbe l ' aumento di affluenza dei prodotti commerciali ciel Sudan, se, per simpatia di religione, i negozianti arabi non preferissero portare le loro merci ai poiti marocchini e tripolini, anziché a quelli cieli' Algeria e della Tunisia. Per dare una sistemazione d iversa dall ' attuale alle vie carovaniere, che attraversano il deserto, i Francesi fecero studi, ricerche e proposte, ma senza alcun risullato pratico, perché alla loro riuscita sempre vi si opposero, oltre la fierezza degli abitanti del Sahara, i Tuareg, intolleranti d i qualunque ingerenza straniera, anche il clima torrido e l'aridità ciel suolo. 1 metodi adottati sino ad ora dai F rancesi, per far penetrare la loro influenza nel gran deserto, possono riassumersi nei seguenti: 1° la conquista successiva del le oasi raffo rzando e presidiando passo passo il territorio guadagnato. Mezzo sicuro, ma lento e costoso in uomini e danari; esso è una continuazione del sistema adollato per la conquista cieli' Algeria. Dopo sessant' anni di quasi continue guerre ed insurrezioni i Francesi non sono arrivati che a 600 chilometri dal la costa; 2° la costruzione di linee ferroviarie transahariane dai porti del Mediterraneo al Niger ed al lago Tcia d, attraverso il deserto. Ne sono apostoli, principalmente il generale Philebert e l' ingegnere Rol land; ma essi presuppongono la conquista od almeno la sottomissione delle tribù, attraverso le cui dimore passerebbero le ferrovie. All'atto pratico poi, la costruzione della linea incontrerà difficoltà enormi, per la deficienza d'acqua; 3° facilitazioni commerciali in prodotti del Sahara e delle fertili regioni poste tra il fiume Niger ccl il lago Tciad. Metodo già provato senza ottenerne grandi risultati, perché i negozianti mussulmani continuarono a preferi re, non ostante il lungo giro, i porti marocchini e tripolini; 4° le convenzioni cd i trattati cogli abitanti del deserto ed i Francesi vi si incamminarono per la via delle esplorazioni, le quali ebbero quasi sempre esito sfortunato. 1 frequenti massacri dei Francesi, che vennero a contatto coi Tuareg e le diffi coltà per g li esploratori di addentrarsi a non più cli 200 chi lometri nel deserto fe-

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cero sì che, per stabilire re lazioni commerciali tra l' interno cieli ' Africa e le possessioni mediterranee frances i, il governo cd i privatj cercassero vie meno pericolose di quelle che attraversano il gran deserto e formano l'hinterland algerino e tunisino. Parvero opportune quelle situate lungo i confini occidentali ed orientali di quel deserto; le occidentali passano per le oasi del Tuat d ipendenti dal Sultano del Marocco per fatto cli religione, ciò che presso quei popoli ha importanza essenzialme nte politica. Le orientali passano per le oasi cli Ghames e di Rhat, aggiunte al vi laietto di Tripoli e perciò dipendenti politicamente dal Sultano di T urchia. I riguardi verso le potenze firmatarie della convenz ione di Londra 13 luglio 184 J, che assicura l' integrità del territorio ottomano hanno trattenuto sino ad ora la Francia dall'agire direttamente nelle oasi di Gadames e cli Rhat. E lla si limitò a fare trattati di amicizia coi capi Adzier, dominatori di quel territorio, ma senza alcun pratico risu ltato. In quest'anno, e specialmente dopo la morte ciel Marchese Mores assassinato dai Tuareg, mentre si d i1igeva su Gadames, il partito coloniale francese tende a spingere maggiormente il governo sulla via dei fatti . Il tenente colonnello Rebillet, che per la sua grande competenza in questioni africane fu destinato in qualità di addetto militare presso il residente generale a Tuni::;i, indica in un opuscolo, apparso nello scorso anno a Nancy il metodo che, secondo lui, il governo dovrebbe seguire per estendere l'influenza francese su Gaclames (!). "Lo stabilimento delle relazioni commerciali sahariane e transahariane deve servirci, come mezzo " principale cli penetrazione nel Sah ara. "Bisogna annodare relazioni con i Tuareg-Aclzier per farne degli ausiliari al la riuscita dei nostri "intenti e perciò spingerli innanzi nel Sahara fino al contatto con q ueste popolazioni adoperando lo "stesso metodo usato in Algeria, di segnare le vie cli penetrazione con stabilimenti che senza avere "carattere militare di vengano luoghi di riposo per le carovane nei punti di appoggio alle tribù e alle "ricognizioni. "Non ostante che Gadames e Rhat si trovino incontestabilmente nella nostra zona di influenza, "dobbiamo astenerci eia) fare qualsiasi allo di rivendicazione a loro riguardo e guardarsi dallo "svegliare in qualsiasi modo le suscettibilità dei Turchi. "Bisogna soprattutto guardarsi con cura da qualsiasi tentativo per far penetrare dei Francesi o "degli Europei in Gadames per uno scopo unicamente commerciale". In questo brano, sotto un g iro cli parole combinate in modo eia non urtare la suscetti bi lità diplomatica, traspare l'idea capitale che regola la conquista cie l territorio algerino, cioè la marcia continua e penetrante dei distaccamenti, appoggiata di tanto in tanto a forti ni e punti forti lìcati, larvati con bella frase sotto il nome d i punti commerciali muniti cli presidio per sicure.zza dei commercianti, insomma la co nquista e l'occupazione armata, insensibilmente ma te nacemente penetrante nelle regioni delle oasi. Le oasi di Gaclames e Rhat appartengono al vi laietto turco di Tripoli. In ognuna di esse vi è di presidio una compagnia.

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Oasi di Gadames Da Gadames a Tripoli ......... ........................ ...... ... .......... k m. 560 circa Da Medenine, il presidio francese più prossimo alle frontiere ..... km. 500 circa L'importanza di Gadamcs dipende dall 'essere cemro di parecchie vie carovanie re, che attraversano il deserto e quindi di principa le luogo di transito de l commercio tra il Sahara e Tripoli. r francesi, dopo l'occupazione della Tunisia, fecero parecchi tentativi per estendere la loro influe nza su Gadames . I principali sono: l O Spostarono la fronti era tripolo-tunisina di oltre 30 Km. verso sud-est (da Uadi 1-Iania-el Biban ad Uadi Mocta ras Adjir) per poter, presentandosene le circostanze, reclamare l'oasi di Gadames, come appartenente ali ' hinterland tunisino (2). 2° Con alleggerimento de i dazi, franchigia di merci, agevolezza di ogni sorta di carovane, provenienti dal Sahara, cercarono di attirare ai posti me1idionali tunisini (L'lrZis, Gabes e Sfax) il commercio sahariano, senza 1isultati favorevoli. 3° Col pretesto cli punire alcune tribù in rivolta (gli Uarghamma) o cli farsi pagare i diritti per i pascoli , gli spahis rossi dei distaccamenti tunisini sconfinarono parecchie volte puntando su Uerzan e Nalut, cioè verso il centro del fascio di strade tra Gadames e Tripoli. Non si fennarono però in quei due paesi, presidiati da una compagnia turca. 4° Cercarono, infine, di stringere relazioni amichevoli con .i capi Tuareg influenti in Gadames. Quanto fossero superficiali queste relazioni lo dimostra anche il massacro della spedizione Mores, compiuto dai Tuareg Adzier il 9 giugno 1896 nella località cli El Outia a 200 chi lometri da Gadames. Dopo la morte del marchese Mores, furono segnalati in Tunisia dei movimenti di lruppe e corsero voci di combattimenti avvenuti alla frontiera tripolo-tun isina. Parve allora che il governo francese volesse approfittare dell'eccidio per farne un pretesto ad eseguire una spedizione su Gadamcs ed anche su Rhat (così le informazioni date dai giornali); ma tutto si ridusse ai soliti movimenti interni di distaccamenti e ad alcune collisioni fra le tribù di frontiera. La visita fatta nella scorsa estate dal governatore generale dell'A lgeria, Cambon, ai paesi de lla frontiera meridionale dell'Algeria, l' ispezione dei posti fortificati_ all 'estrem.ità sud di que ll a provincia, verso il deserto del Sahara, passata dal generale Larchey, comandante il XIX corpo d'annata e la sospensione delle grandi manovre in Algeria cd in Tunisia avvalorarono allora la voce che il governo, cedendo agli impulsi del partito africanista francese, avesse deciso di occupare l'oasi di Tuat; che anzi Le autorità superiori dcli ' Algeria hanno presentato vari progetti per il movimento delle truppe verso quella oasi. I g iornali a forza di parlarne finirono per confondere la spedizione verso il Tuat alla frontiera marocchina con que lla di Gadames in Tripolitania facendone una cosa sola sebbene tra i due paesi interceda una grande distanza ed il deserto. L'assurda voce prese tal e credito da costringere l'Ambasciatore italiano ad interpellare il ministro Hanotaux, il quale rispose: "che per la spedizione di Gadames malgrado l' impulso della stampa, anche a rischio di essere "tacciato d i pusillanimità dai nemici del Gab.inello, egli non

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avrebbe mai approvata una "spedizione nel Gadames ritenendo che ora, con la questione di oriente aperta, non conveniva quella spedizione su un territorio appartenente alla Turchia. Soggiungeva non vedere legame, nemmeno lui, fra la spedizione di Gadames e quella di Tuat. Oasi di Rhat L'oasi di Rhat nel Fezzan appartiene al territorio che per Gadames attraversa il territorio del Sahara sino al lago Tciad. La Francia, attratta dal miraggio di un grande impero franco -africano, aspira non solo a questa via, la più occidentale dell'hinterland tripolino, ma anche alla centrale, a quella che da Tripoli per Murzuk nel Fezzan si dirige al lago Tciad e fu percorsa dal capitano francese Monteil nel 1892. Per J.a convenzione francese 5 agosto 1890, "il governo britannico riconosceva la zona d' influenza "a sud delle sue possessioni mediterranee sino ad una li nea da Fay sul Niger a Barrua sul Tciacl". La convenzione, che limitava l' hinterland algerino e tunisino verso sud, tace ciel confine orientale dalla qual parte la Francia può estendersi ai danni della Tripolitania, ed un ampliamento eia questo lato porterebbe alla occupazione di Gadames e di Rhal, ed avrebbe per risultato l' isolamento commerciale della Tripolitania. Ma in questi suoi progett.i la Francia non riuscirà così facilmente come sembra. Essa troverà ostacoli nella inimicizia insormontabile dei Tuareg, fanatici mussu lmani ed amanti dell'indipendenza, e nella loro dispersione in tribù nomadi. I massacri e le uccisioni dei francesi nell' ultimo trentennio, provano l'odio latente in quelle popolazioni per l'elemento cristiano e straniero. Tralasciando di citare i nomi della Tinné, del colonnello Flatlers, di Douls, et. Basterà ricordare che la colonna francese Bonnier fu sorpresa due anni or sono dai Tuareg nei dintorni di Timbuctu ed interamente massacrata (gennaio 1894); così pure, recentemente (giugno 1896) il marchese Mores veniva assassinato a tradimento sulla via cli Gadames, a 230 Km. dal posto francese di Berresol.

Oasi di Tua/ Dalla parte della frontiera marocchina a sud cicli ' Algeria, sta un gruppo cli oasi, le più ricche di tutta la regione del Sahara conosciute più comunemente col nome di Tuat. La convenzione franco-marocchina ciel I 845, tuttora in vigore, dicl1iàra indipendenti le oasi del deserto ciel Sahara a sud del 32° parallelo (3). Ciò nonostante il Marocco e la Francia aspirano al possesso del Tual; il Marocco, perché il suo sovrano è capo supremo elci maomettani di occidente; la Francia perché il Tual è compreso nell'hinterland algerino e apre una facile e diretta comunicazione attraverso il Sahara tra i suoi possessi mediterranei e quelli dell' At.lantico e golfo di Guinea. Prima cli ricorrere alle anni per impossessarsi del Tual il governo francese tentò vie pacifiche. Ma alcuni dei capi indigeni che si erano dimostrati partigiani per la Francia, furono massacrati; per cui dovettero i francesi prepararsi alla conquista cli quelle oasi. Due vie si dirigono dall' Algeria al Tuat: 382


l'una che corre lungo la zona d'influenza marocchina, com.incia a Djenen-buRezg, stazione finale della ferrovia Orano-Ainsefra e segue lungo il fiume Saura sino al Tual. Questa via, sebbene sia ricca d'acqua, non fu in passato preferita dai Francesi perché le colonne operanti sarebbero state minacciate dai Marocchini; l'altra, piì:i orientale, da Biskra, termine della ferrovia proveniente da Costantina, passa per Uargla ed el Golea. A quest'ultimo villaggio, la via si biforca; un ramo segue l'Uadi Mya e punta su In-Salah (oasi Tidikelt), l'altro si dirige, per ' Uadi Meguiden, verso Timmimum (oasi di Gurara); ambo queste vie, non ostante seguano gli alvei di due torrenti, sono povere d'acqua e fiancheggiate dal deserto. Tuttavia i Francesi le prescelsero siccome quelle che davano loro un mezzo di avanzare con sistema lento e melodico ma sicuro. La marcia in avanti cominciò alcuni anni fa nel 1890 con la creazione in E l Golea di un corpo speciale di 60 tiragliatori montati su mehara (4) e, secondo la Dépeche tunisienne, questa truppa può fare tappe quotidiane di 70 chilometri e durare in queste fatiche per 1O a 15 giorni di seguito. Nelle sue escursioni questa truppa costrusse nel 1892 nella val le ciel Mya il posto fortificato di Inifel capace cli contenere una cinquantina di tiragliatori. Dopo allora il governo clell' Algeria inviò truppe del genio per la costruzione di fortini al limite del!' Algeria; così nel 1893 fu costrutto il forte di Mac Mahon e l'anno dopo quel lo di Miribel. Il forte Mac Mahon è il p iì:i avanzato nella valle ciel Meguiden e dista circa 180 chilometri da Timmimum, il capoluogo dell'oasi Gurara. È difeso da un presidio di 120 uomini e contiene approvvigionamenti per un mese per una colonna d i 2000 uomini. Il suo tracciato ha forma rettangolare, fiancheggiato da due bastioni ai due angoli opposti con feritoie, cannoniere ed una cisterna interna (5). Nel maggio 1894 fu creato un corpo di truppe sahariane reclutate fra gli indigeni ed inquadrate da ufficiali francesi allo scopo cli "occupare e sorvegliare in modo permanente l'estremo sud algerino "e specialmente le vie principali che conducono ai paesi su cui vuole estendersi la influenza "francese, cioè le oasi di Ticlikelt, Tuat e Gurara". I Francesi si limitarono però a creare due compagnie tiragliatori e due plotoni di spahis montate su mehara; cioè in totale 500 fantaccini e l 00 cavalieri. La costruzione dei primi forti produsse grande emozione fra le tribù del Tuat, che si rivolsero per protezione al Sultano del Marocco, il quale mandò nell'oasi una ambasceria. Questa approfittò dell'occasione per riscuotervi il tributo per conto ciel Sultano, ma gli abitanti di quella regione si ri bellarono a questo atto che consideravano come una dichiarazione di sudditanza e cacciarono gli ambasciatori del Sultano. Tuttavia le trattative furono riprese ed i capi delle tri bù acconsentirono che un delegato marocchino risiedesse in Timmimum (Gurara). Questo fatto e la voce corsa che il residente marocchino avesse chiesto al proprio sovrano delle truppe per la protezione di quelle oasi inasprirono gli animi del gruppo coloniale francese, che reclamò presso il governo un'azione pronta e risoluta verso il Tuat. Era allora il marzo 1896 e la avanzata stagione non volgeva propizi all'iniziarsi di una spedizione. Nell'estate avvennero le solite scorrerie dei Tuareg a danno delle popolazioni meridionali del l'Algeria e quei nomadi spinsero l'audacia fino a predare una ses383


Santina di mehara appartenenti al presidio del forte di Mac Mahon, che pascolavano a poca distanza da quei rampari. I giornali francesi riferiscono che nella prima quindicina di agosto il consiglio dei Ministri decise una spedizione contro il Tuat. Furono presentati al governo due progetti di spedizione contro il Tuat; l'uno del governatore generale dell'Algeria Cambon, l'altro d el Comandante il XlX0 corpo d'annata, generale Larcher. Essi differiscono nella composizione delle colonne operanti; ma concordano nel concetto generale. Una colonna, nella quale dovrebbe prevalere, secondo il governatore, l'elemento indigeno cioè la tribù degli Uled-Sicli-sceik, muove da Geryville e per il El Abiod e il deserto marcia su Tabelkosa (Gurara), dove sarebbe raggiunta dalla colonna, proveniente da El Golea, formata interamente eia truppe regolari (6). Una terza colonna, di lontano fiancheggiamento da Ain Sefra sorveglierebbe i movimenti dei marocchini cli B u Amama accampati nella valle del Zusfana per impedire loro di avanzarsi in soccorso dei difensori deli' oasi cli Gurara. Siccome la spesa superava i mezzi del bilancio ordinario ed il ministero francese non credeva opportuno cli chiedere alla Camera un credito straordinario, così la spedizione venne differita ed invece fu dato corso alle manovre della colonna fiancheggiante dandogli l'aspetto di una vera marcfa di ricognizione nelle valli ciel Zubia e del Zusfana, senza alcun scopo offensivo verso il Tuat. TI concentramento delle truppe in Ain Sefra per queste manovre doveva essere terminato l' 8 novembre e la colonna era così composta: 6 compagnie del reggimento straniero I battaglione tiragliatori 1 squadrone cacciatori d'Africa I squadrone di spahis 2 batterie d'artiglieria I Gum, assai numeroso, agli ordini di Si Eddin Aga degli Oulecl-sidi-sceik. In totale 1600 uomini e 70 ufficiali. TI servizio elci viveri è fatto eia 94 soldati ciel treno, 288 conducenti indigeni e 380 cavalli. Il comando delle truppe è dato al Colonnello Pognarcl del 2° tiragliatori argentini. Le manovre dovevano durare venti giorni e ridursi a delle manovre di ricognizione. I. Les relations commercia/es de la Tun.isie avec le Sahara et le Soudan., Nancy

1895. 2. La frontiera occidentale e l'hinterland della Tripolitania - Memoria ciel Generale conte Dal Verme - 8 dicembre 1890. 3. Sulla Carte de I 'Empire de Maroc disegnata al Dépot général de la Guerre, Paris 1848, il confine dell'impero comprende anche le oasi di Tuat, Gurara e Tedilket. 4. Sono chiamati mehara i cammelli, che derivano da un allevamento regionale, per il quale essi riescono allenati alla corda per la loro leggerezza e velocità; la loro sobrietà è tale eia poter sopportare 7 ad 8 giorni di marcia senza mangiare né bere. In inverno i mehari stanno facilmente due mesi senza bere. La 384


loro andatura abituale è il trotto e sorpassa in velocità il galoppo di un buon corridore. 5. Per maggiori particolari di costruzione v. Revue du Génie militaire, aprile

1896. 6. Nel principio dell'anno il governatore fece studiare una nuova via di avanzata verso il Tuat. Questa partirebbe eia Geryvillc e, passando in pieno deserto, punterebbe su Tabelkosa, l'oasi più orientale del Gurara.

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Documento n. 28 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE Ufficio Segreteria Al Sig. Ministro della Guerra (Segr. Gen.) Roma

N. 806 di Protocollo riservato Roma 17.6.1897 Oggetto. Addetto militare al Cairo. Ripresa della spedizione anglo-egiziana al Sudan. Di seguito alle intelligenze verbali cli ieri, in vista della prossima ripresa della spedizione anglo-egiziana nel Sudan, questo Comando ha l'onore di proporre alla E.V. che sia inviato, come l' anno scorso, un nostro ufficiale per seguire quel Quartiere Generale. E poiché il Tenente Colonnello T rombi , sia per causa della sua recente malattia, sia per le incombenze che nell'attuale situazione deve disimpegnare a Costantinopoli, non potrebbe allontanarsi da quella sede, questo Comando propo1Tebbe di inviare il Capitano cli Stato Maggiore Calderari cav. Luigi (addetto al terzo Corpo cl' Annata) in qualità di addetto m ili tare al Cairo aggiunto a quello di Costantinopoli. Questa posizione di aggiunto potrebbe facilitare il suo intervento al seguito delle operazioni, sia perché l'anno scorso Lord Cromerebbe a manifestare di ritenere tale intervento come cosa riservata, onde evitare che altre potenze chiedessero analoga concessione, sia perché nella stessa circostanza il Kedivé non fece sulle prime buon viso all'invito fatto allora, da Lord Cromer al Tenente Colonnello Trombi. Per il Capo cli Stato Maggiore Firmato: Peclotti

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Documento n. 29':' Regia Agenzia Diplomatica Cairo 29 giugno 1897 Oggetto: Addetto militare italiano al Sudan Signor Ministro, in conformità del telegramma di V.E. ciel 22 corrente mi recai l'indomani da Lord Cromer per manifestargli il nostro vivo desiderio che il Signor Luigi Calderari, Capitano del nostro Stato Maggiore fosse autorizzalo ad accompagnare il corpo di spedizione egiziano nella prossima campagna ciel Sudan. Lord Cromer non esitò a dichiararmi che egli no n aveva alcuna difficoltà perché i I nostro desiderio fosse soddisfatto. M i d is/:ie però che, in sostanza, la spedizione quest' anno non andrebbe al di là di Habou Hamer, donde forse non muoverebbe sino a Berber se non quando si fosse certi che per l'acquisto di Berber non si dovesse impegnare una grande azione mi litare. Ci rcoscritta in questi brev i limiti, la spedizione offrirà ben poca materia d i studio al nostro addetto militare. D'altronde, osservò Sua Signoria, Kitc hener Pascià, Comandante in capo dell'esercito egiziano, mostra una grande ripugnanza a concedere a chicchessia siffatta autorizzazione, essendo probabile che al tre Potenze, come per esempio, la Germania, abbiano a presentare analoga domanda. Ora l' invio cli addetti mi litari era ragione cli ingombro e di imbarazzi assai s ignificanti per l'esercito d i operazioni nel Sudan, che oltre al complicato servizio delle proprie salmerie, e di altri impedimenti, deve pure baciare ai cammelli carichi della roba di c iascun ufficiale straniero. Non durai fatica a convincere Lord Cromer che, in ogni caso una eccezione per noi , era più che giustificata, quando si pensa che l' Italia, a parte ogni altra considerazione cl'i nclole poliùca, occupa Kassala, e che le nostre truppe hanno reso colà efficaci servigi contro i Dervisci . Sua Signoria mi assicurò che avrebbe parlalo in questo senso col Sirdar e che dopo essersi inteso con lui mi avrebbe posto in grado cli dare una favorevole risposta a Vostra Eccellenza. Oggi Lord Cromer mi ha difatti partecipato che per favore speciale il nostro addetto militare è autorizzato ad accompagnare il corpo spedizione ne l Sudan e che quel nostro ufficiale potrebbe giungere qui verso la metà di agosto. S ua Signoria mi ha inoltre raccomandato in modo speciale che questa notizia sia tenuta nel più assoluto segreto, perché laddove essa fosse risaputa, altre Potenze potrebbero fare analoghe domande, a cui il Sirdar sarebbe assai imbarazzato di opporre un rifiuto, come sarebbe suo proposi to.

* Copia di lellera. originariamente indirizzata a S.E. il lvfarchese Visconti Venosta dalla Age nzia Diploniatica italiana al Cairo, pervenuta al Mi ni.stero della Guerra (Segreteria Genera le, Divis ione Stato Maggiore - sezione 1°) il IO luglio e da questo inv iata per conoscenza a l Comando del Corpo d i Stato Maggiore cieli 'Esercito. 387


Confermo cosĂŹ il telegramma che ebbi l'onore d'indii;zzare oggi stesso a Vostra Eccellenza. Voglia gradire, Signor Ministro, i sensi della inia piĂš alla considerazione. Firmato: Cugini G29R5

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Documento n. 30 MINISTERO DELLA GUERRA

Segretariato Generale Divisione Stato maggiore - Sezione I Al Signor Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Prot. N. 3957 - Riservatissima Roma 30.6.1897 Oggetto: Intervento cli un ufficiale di Stato Maggiore alla campagna Anglo-Egiziana nel Sudan. Questo Ministero si è rivolto a quello degli Affari Esteri per ottenere che il capitano di Stato Maggiore Calderari cav. Luigi fosse inviato al Cairo come addetto militare aggiunto e che in detta qualità potesse, nella occasione della ripresa della campagna contro i Dervisci seguire le operazioni di guerra presso il Quartier generale Anglo-Egiziano. Il prefato Dicastero degli Esteri, che già aveva favorevolmente accolto la proposta, comunica ora il seguente telegramma: "Dopo essersi inteso con il Sirdar, Lord Cromer consente, per favore speciale, che ufficiale straniero accompagni spedizione Sudan. Questi potrebbe giungere qui verso 15 agosto. Prego vostra Eccellenza serbare più assoluto segreto, perché Sirdar teme che altre potenze facciano analoga domanda, che sarebbe rifiutata. Uniformandosi a quanto sopra la S.V potrà quindi dare le occorremi disposizioni". TI Ministro Pelloux

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Documento n. 31 COMANDO DEL CORPO Dl STATO MAGGIORE Ufficio Segreteria Divisione Stato Maggiore - Sezione T0 AS.E. Il Ministro della Guerra Roma N. 899 di protocollo riservato Risposta al foglio - riservatissimo - ciel 30.6. 1897 n. 3957 Roma 5 luglio 1897 Oggetto: Capitano cli Stato .Maggiore Calderari Sig. Luigi. In seguito alla comunicazione fattagl i riguardo al Capitano di Stato Maggiore Calderari sig. Luigi, questo Comando ha disposto perché il detto ufficiale si prepari a partire per giungere al Cairo dentro i limiti cli tempo indicati ne lla lettera cui si risponde 12, provvedendo ad un tempo perché la di lui missione sia tenuta segretissima. Ora questo Comando si permette far presente a codesto Ministero che gioverà far precisare la posizione del eletto ufficiale, quale addetto militare aggiunto alla Regia Ambasciata in Costantinopoli per il servizio al Cairo, che momentaneamente non può essere disimpegnato dall' addetto militare Tenente Colonnello Cav. Trombi. Questa autorizzazione è anche necessario sia ben regolarizzata per gli effetti amministrativi; e così a questo riguardo questo Comando rimarrà in attesa cli ulteriori comunicazion i. Per il Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito li Tenente Generale Com.te in 2° Pedotti G29 R5

12 V. sopra.

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Documento n. 32* L' Addetto militare Al Signor Comandante in 2° Il Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 14 Costantinopoli, 29 marzo 1898 Oggetto: Note per una monografia sulle difese ciel Bosforo. Quando nel dicembre '96 fui costì in licenza, dallo scacchiere orientale dipendente da codesto Comando nù venne verbalmente richiesto se avessi potuto inviare qualche cosa cli completo sulle difese del Bosforo, come già avevo fatto per quelle dei Dardanelli. Risposi che avevo già in pronto dei materiali, e che nell'estate '97, se fossi andato per qualche mese a Terapia, avrei cercato cli completarla. Infatti, riavutomi dalla mia malallia, potei nei mesi cli agosto e settembre u.s. dedicarmi a un seguito di ri.cognizioni con frequenti g ite a piedi, a cavallo e in barca a vapore per rilevare part.icolareggiatamente tutto ciò che esiste, non soltanto sul Bosforo, ma anche sulla spiaggia del Mar Nero eia Riva (costa asiatica) a Agatcilé (costa europea) . Nelle mie escursioni ebbi a compagno il mio collega inglese, al quale pure pre meva di mettere al corrente gli spunti che su quelle difese aveva ricevuto dal suo predecessore, Col. Chermside. Il frutto di queste ricognizioni ho raccolto nelle note e disegni che qui uniti mi onoro cli trasmettere a S. vn. Tutto ciò che quelle note contengono fu constatato da me in persona, ad eccezione di quanto riguarda il tratto di costa compreso fra Agatcilé e Caraburnu presso Dercos, per il quale mi sono valso di informazioni fornite all'Ammiragliato inglese qualche anno fa da ufficiali della marina britannica. Era mia intenzione di controllare sul posto quelle informazioni, ma appunto nell'agosto accadde che due segretari dell'ambasciata inglese recatisi a Derkos per diporto, vi furono arrestati per sospetto di spionaggio: sarebbe stato quindi imprudente ch'io avessi corso lo stesso rischio, molto più perché per una ricognizione fino a Derkos, occorre passarvi una o due notti almeno. L'unica spesa eia me incontrata per detta ricognizione riguarda un buon apparecchio fotografico tascabile, con potente obiettivo Zeiss e con due macchine sussidiarie di ingrandimento, il tutto per una spesa di 360 franchi oro, della quale chiederei il rimborso. Il Tenente Colo1111ello Trombi G33 R24!8

* È un documento particolarmente interessante che re nde note 1c cli fficoltii cli acqu isizione delle informazioni all' interno dell'Impero Ottomano. 13 Nella quasi totalità dei casi mappe e disegni furono già all'epoca dell'inv io separati dal documento originale ed archiviali nella sezione relativa a questo materiale, dove sono ancora custoditi. Solamente alcune carte furono lasciate con i documenti originali. 39 1


Documento n. 33 COMANDO DEL CORPO Dl STATO MAGGIORE Riparto Operazioni Ufficio Coloniale Bollettino trimestrale - I - II trimestre 1898 - 14 (pagg. 62-63) Ufficiali esteri presso l'esercito turco Dopo il ritiro del generale von der Goltz PasciĂ , rimase in carica quale ispettore generale della fanteria talvolta l'ufficiale tedesco Kamphevner, capo della missione militare tedesca in Turchia; egli venne recentemente riconfermato in tale carica per tre anni. Ăˆ però questi un ufficiale di poco valore, tale da fare scapitare il prestigio che aveva prima la missione tedesca col von der Goltz. Altre influenze si vanno estendendo intanto a scapito della missione tedesca, specie quella dei francesi colonnello Defforges e capitano Barisienne, ambedue ufficiali molto intelligenti e di carattere malleabile, i quali stanno facendo a Costantinopoli una propaganda attivissima contro gli ufficiali tedeschi. G33 R24!6

14 V. sopra doc. n. 26.

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Documento n. 34 L'Addetto militare Al Signor Comandante in 2° TI Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N.17 Costantinopoli I aprile '98 Oggetto: ferrovie in esercizio, in costruzione od in progetto nella Turchia asiatica. Mi onoro cli trasmettere alla S.V. nell' unito schizzo 15 lo stato attuale della rete ferroviaria nella Turchia asiatica, colle lince in costruzione, con quelle concesse, e con quelle semplicemente in progello. A maggiore chiarimento delle linee Srnirne-Konia. Alasceir - Afiun mi riserbo di inviare a codesto Comando apposita carta che mi è stata promessa da uno degli ingegneri che diresse i lavori cli costruzione. Come la S.V. rileverà nello schizzo, il tronco è già compiuto, salvo un breve tratto (500 metri circa) prima di arrivare ad Afiun. Sono causa cli ciò la protesta e le esigenze della "Societé des chemins de fer d' Anatolie" la quale non permette la riunione della linea di Smirne a quella di Coniah-Haidar Pascià se non alla condizione che il governo turco accresca le garanzie chilometriche per il tratto Kon ia-Afiun: essa si dichiara lesa nei suoi interessi, chè la nuova linea le sottrae tutto il commercio del vilayet cli Coniah, il quale prende la via di Smirne, dove lo attirano il miglior percorso ferroviario e la facilità di imbarco. Essendo la Societé des chernins de fer cl' Anatolie composta cli banchieri tedeschi ed essendo oggi la Germania la potenza maggiormente influente in Turchia è probabile che l'aumento di garanzie richieste venga accorciato. Circa la linea Soma-Pandenna, a quanto dissi nel mio rapporto N° 10 dell'anno in corso te, aggiungerò che, stando agli studi fatti, la linea avrebbe 220 chilometri di percorso, ammesso il raggio minimo delle curve di 150 rn.: il costo sarebbe di 20 milioni cli franchi: durata del lavoro due anni. Non pare però molto vicino il tempo in cui vi si porrà mano, non ostante che il Ministro della guerra e le a ltre autorità militari cerchino di persuadere il Ministro dei lavori pubblici e le persone influenti a Palazzo della importanza mi litare di una tal linea. La difficoltà sta in questo che il Vitalif che è a capo dei capitalisti francesi che assumerebbero la costruzione delle linee, domanda cinquemila franchi cli garanzia chilometrica: ora eia tre anni a questa parte fu deciso di massima di non concedere più alcuna garanzia chilometrica per nuove costruzioni, essendo risultato che il ministero dei lavori pubblici è tenuto annualmente a sborsare enormi

l 5 Consultabile in G33 R l 9. 16 Non pubblicato.

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somme alle dette società di esercizio per lo scarso prodotto che le ferrovie danno. Perciò alla domanda del Vitalif fu risposto no: ora sembra che egli riduca le sue pretese. Al Ministro della guerra avrebbe detto che come minimum del concorso governativo nella costruzione della linea egli domanda 3.000.000 di franchi, oppure, ciò che torna quasi la stessa cosa, una garanzia chilometrica di 5000 franchi per i soli primi tre anni di esercizio della linea. Intanto la cosa rimane insoluta. Il Tenente Colonnello V. Trombi

GJJ Rl8

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Documento n. 35 L' Addetto militare Al Signor Comandante in 2° Il Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 56 Costantinopoli 15 novembre 1899 Oggetto: rimonta dell'Esercito turco.

È noto a codesto Comando che lo stato attuale dell'allevamento dei cavalli in Turchia non permelle all'impero di provvedere colle proprie risorse alla rimonta dell'esercito turco e che perciò una parte notevole dei cavalli necessari viene comperata in Russia ed in Ungheria. Oltre agli inconvenienti che derivano da tale sistema e che potrebbero creare serie difficoltà alla Turchia in caso di mobilitazione, vi è pure quello di una forte mortalità nei cavalli fatti venire dall'estero; mortalità che raggiunge perfino il 15% mentre quella dei cavalli indigeni non è maggiore del 5% all'anno. Per evitare simili inconvenienti il Sultano ha ordinato cli ricorrere il meno possibile ai mercati stranieri e di procurarsi i cavalli necessari per l'esercito nel paese stesso. Perciò il Ministro della guerra ha cercato di aumentare la riproduzione dei cavalli indigeni e, nello stesso tempo, ha inviato diversi ufficiali nelle provincie, con l'incarico di acquistare 6000 cavalli al prezzo medio cli 15 piastre (315 franchi) ciascuno. In questi ultimi ann i venne aumentato il numero degli haras e attualmente si hanno i seguenti : 1° - Haras di Cifteler, situato in Asia Minore presso le sorgenti ciel Sakaria all' est cli Rutahia. Oggidì in esso si hanno: a) - Stalloni - 15 tra russi ed ungheresi: 6 indigeni Totale 52 stalloni. 3 1 arabi purosangue b) - Giumente - 119 straniere 180 indigene Totale 307 giumente 8 arabe purosangue c) - Puledri - 382 stranieri 164 indigeni Totale 686 puledri .L 40 arabi purosangue Ossia in totale: I045 cavalli. 2" Haras in Malatia, con 460 cavalli , 3° Haras cli Adana, con 250 cavalli; 4° Haras di Bagdad, con 130 cavalli arabi purosangue . 395


Esistono pure i cinque depositi di rimonta di Brussa, Konia, Ada Bazar, Angora e Eskisceir, con un numero di cavalli variabile tra 150 e 200 ciascuno. Infine si ha l'intenzione cli impiantare un altro haras in Europa; probabilmente nelle vicinanze cli Costantinopoli. Coi provvedimenti sopraindicati la Turchia ha migliorato la riproduzione dei cavalli nel paese, ma non ha potuto ancora emanciparsi dai mercati stranieri, tanto è vero che nello scorso anno comperò 500 cavalli in Russia e 600 in Ungheria, pagandoli da 23 a 28 lire turche (529 a 644 franchi) l'uno. Per sopperire alle spese necessarie per manteni1nento degli haras e per l'acquisto di nuovi stalloni, senza dover sborsare il denaro, il governo turco ricorse ad un .mezzo abbastanza ingegnoso. Infatti il generale di divisione, Muzzafer Pacha, d irettore degli haras, ha impiantato una fabbrica di tappeti ad Eskisceir ed una di zucchero ad Adana, le quali forniscono il denaro occorrente, mentre tutti i cavalli arabi puro sangue, nulla costano al governo perchÊ essi vengono regalati al sultano dai capi delle tribÚ arabe. Il Tenente Colonnello Signorile G33 RI8

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Documento n. 36 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE R iparto Operazioni Ufficio Coloniale Bollettino trimestrale - IV trimestre 1899 - (pagg. 65 -74) 17

Studio di carattere militare sull'Impero Otwm.ano (1899

Io Cenno sulle tru1we turche di. seconda linea (Redif' e llavé). Giudizio sul loro cara/le re e sulla loro consistenza. La recentissima grande riforma introdotta nella costi tuzione dell'esercito turco mediante la creazione di un altro numeroso esercito di seconda linea, quello degli "Ilavè", misura che dovrà naturalmente influire in misura cli certo rilevante nelle guerre che eventualmente potrà avere in avvenire la T urchia, rende opportuno il ricordare qui il carattere cli queste nuove truppe e nello stesso tempo stabi lire in quale conto dovranno essere tenute in caso di guerra quelle stesse truppe e le truppe "Redif' rese ormai tutte impiegabili per le operazioni cli campagna, mediante le nuove formazioni "Ilavè". Giova premettere alcuni cenni sul reclutamento dell'esercito turco ed il suo ordinamento secondo la legge del novembre 1896. Secondo questa legge l'obbligo al servizio militare è generale per tutti i suddi ti ottomani di religione musulmana . La leva ha luogo nel ventesimo anno di età degli iscritti. Gli obblighi al servizio militare secondo le varie categorie dell' esercito sono i seguenti: 6 anni nelle trnppe "Ni:zam" 8 anni nelle truppe "Reclif' 6 anni nelle truppe "Mustafiz" Totale 20 anni di servizio I sei anni di servizio nelle truppe "Nizam" vengono così ripartiti, secondo le varie categorie degli inscr itti alla leva: l • Categoria - (inscritti non aventi alcun titolo per esenzione e riduzioni della ferma) : I" porzione, inscritti non eccedenti ai bisogni attuali della leva 3 anni sotto le anni 3 anni in congedo illimitato 2a porzione, inscritti eccedenti ai bisogni annuali della leva 6-9 mesi sotto le anni ed il resto fino al sesto anno in congedo illimitato. 2" Categoria - inscritti aventi titoli ad esenzione al servizio attivo: figi i unici, etc.. Passano i sei anni in congedo, con brevi periodi di istruzione e poi vengono inscritti nei "Redif' e con essi al suo tempo ai "Mustafiz".

17 V. sopra u<JC. n. 26.

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Giova qui ricordare come il contingente annuo della prima porzione della prima categoria "nizam", ossia il contingente necessario per l'esercito, è sempre stato quanto mai variabile (da 40 a 80 mila uomini secondo g li anni); in ogni modo sempre di molto inferiore al totale degli inscritti di leva non aventi diritto ad esenzioni; per cui gli inscritti di leva assegnati alla seconda porzione della prima categoria "Nizam" sono in numero assai rilevante, e superiore di molto a quanto potrebbero inquadrare i reparti "nizam" in caso di mobilitazione. InoHre le ristrettezze del bilancio del la guerra poco permisero finora l'istruzione temporanea di questa seconda porzione, mentre si trascurò quasi affatto quella della seconda categoria, esuberante quasi tmta ai bisogni della mobilitazione delle truppe "Nizam". Questa forza esuberante ai bisogni della mobilitazione delle truppe "Nizam" (parte della seconda porzione della prima categoria e seconda categoria "Nizam") e tutti gli uomini di questa parte esuberante trasferiti a loro turno nelle truppe "Redif' furono gli elementi per la recente (anno 1898) costituzione dei battaglion i "llavè" (supplementari) di cui ormai converrà tener serio conto nell'ordinamento dell'esercito turco. Mentreché colla loro formazione si venne di ben poco a diminuire la forza di guerra dei battaglioni " Nizam" e "Reclif' (ché anzi fu un vantaggio il togliere a questi battaglioni pochi elementi non istruiti), si venne ad ordinare tutta la parte esuberante e non istruita dell'esercito, prima affatto trascurata ed in buona parte non modificabile, e ciancio a questi quadri permanenti fin dal tempo cli pace e presc,ivendo regolari periodi di istruzione, si venne così a formare ora una milizia poco omogenea bensì (appartengono agli "Ilavé" uomini di 14 classi) e pur sempre poco istruita, ma che potrà tuttavia prestare ottimo servizio nelle singole regioni, rendere interamente libere alle operazioni di guerra le truppe "Nizam" e "Redif' e concorrere eventualmente alle loro operazioni. Si obbietterà che queste truppe verrebbero così ad assumere il carattere delle truppe "Mustafiz" (milizia territoriale) composte cli uomini dai 34 ai 40 anni di età. Bisogna però ,icorclare che anche i "Mustafiz" si possono considerare in Turcb ia come truppa mobile cli campagna, che ha già prestato molti anni di servizio militare, avente tradizioni e salva compagine e che ha reso in molte guerre segnalati servizi al l'esercito turco. Sui 63 battaglioni cli cui disponeva Osman Pascià a Plewna, 42 erar:io cli "Redif'' e "Mustafiz" fusi insieme. Secondo le ultime informazioni pare anzi che anche le truppe "Mustafiz" saranno liberate della loro parte non istruita (quella proveniente dalla seconda porzione della prima categoria e della seconda categoria "Nizam" e che sempre non istruita continuò poi per altri sei anni nei "Reclif') e che con questa parte si rinforzeranno le truppe, le quali risulterebbero così composte cli uomini di 20 classi. In altri termini la recente riforma nell'esercito turco, riforma caldamente sostenuta da von cler Goltz, può così essere definita: rendere interamente mobili per le operazioni di guerra le truppe delle tre linee "Nizam", "Redif' e "Mustafiz" e con tutta la loro parte eccedente ai bisogni di mobilitazione, ingombrante e non istruita, formare una numerosa milizia sussidiaria sufficientemente bene orga398


nizzata ed istruita pei bisogni territoriali, i quali in Turchia, stante le lotte cli razza ed il disordine in molte parti imperante, sono quanto mai numerosi. Secondo questa riforma si avrebbe così in Turchia: I 0 ) un esercito ottimo composto cli "Nizam", "Redif' ed anche "Mustafiz", quasi tutto disponibile per le operazioni cli guerra; 2°) un esercito territoriale composto dai battaglioni "llavé". Di questi battaglioni "Uavè" se ne debbono formare 666 per la fine ciel 1900 (ora solo 170 sono costituiti); e siccome la loro forza sarà di circa 900 uomini ognuno, la Turchia, a riforma ultimata, avrà un esercito territoriale disponibile in guerra di 600.000 uomini circa, di cui forse una sesta parte sola a detrimento della forza mobilitabile degli altJi scaglioni di truppe combattenti. I battaglioni "Ilavè" saranno raggruppati in reggimenti e forse in brigate. Quanto alle truppe "Redif'(milizia mo bile) è bene considerare che tutto l'ordinamento dell'esercito turco è basato su quello dei "Redif'. Le truppe "Nizam" vengono formate e dislocate secondo i bisogni del tempo cli pace, sono soggette a molte varianti nel loro ordinamento, hanno poche tradizioni e soldati troppo giovani. La vera parte stabile e permanente dell'esercito turco sono i "Redif' reclutati regionalmente dagli indigeni cli un determi nato terri torio, dopo che questi hanno prestato servizio nelle truppe nelle varie parti dell'Impero e dopo il ritorno alle loro case. I depositi dei loro battaglioni sono i centri di formazione di tutte le truppe "Nizam", "Ilavé", "Mustafiz" ed in base a questi depositi che è tracciata in massima la circoscrizione militare territoriale dell'Impero. Essi hanno saldissime traclizionj locali, congiunte a quelle d i molte azioni cli guerra, formano la parte più solida dell ' esercito turco. Il generale von der Goltz così si esprime al riguardo: "nelle ultime guerre, secondo i pareri generali, i Red{f'si dimostrarono superiori ai Nizam. "In. massima parte i Redi}' sono nel pieno sviluppo della loro forza fisica, resistenti, coraggiosi "quanto validi. Tutti i riparti di Red[f hanno i loro quadri già formati, perciò la chiamata degli "uomini di truppa e la formazione dei reggimenti avviene in brevissimo tempo. Fra i Redif "esistono salde tradizioni di reggirnento, mentre queste non esistono fra i Nizam. A tutto l'esercito "sono noti i nomi dei 111.igtiori reggùnenti di Redif e si stima grande onore esserne nominato "comandante". È eia notare che nella campagna turco-greca, i .. . circa delle truppe turche erano "Redi!''. Le truppe "Reclif" sono ordinate in battaglioni, reggimenti, brigate e divisioni (22 divisioni già formate e due in fo1mazione), però vennero fi nora impiegate promiscuamente insieme alle truppe "Redit''. I 384 battaglioni "Redif' della Turchia possono dare in guerra una forza combattente cli circa 290.000 uomini. La loro artiglieria e cavalleria viene traua dalle truppe "Nizam" (eccetto che per 64 squadroni di prossima formazione) presso cui esiste fin dal tempo cli pace la parte di queste armi eia assegnarsi ai "Redit" in caso cli guerra.

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no Quadri effettivi e depositi. dei battaglioni "Ilavé" Secondo le ultime informazioni il quadro cli ciascun battaglione in tempo cli pace, è cli: I ufficiale comandante: 2 ufficiali per compagnia Totale 9 ufficiali Per la formazione dei quadri di sottufficiali, da 800 a 1000 uomini nizam e redif, saranno trasferiti negli Ilavé. TI quadro dei sottufficiali dovrà raggiungere, alla fine, il numero di otto sottufficiali per battaglione. Sembra che il materiale uomini non manchi in alcuna località: nei distretti si è contato eia 800 a 1100 uomini per battaglione. Si ritiene perciò che la forza ciel battaglione sul piede cli guerra sarà di 900 uomini. Si stanno allestendo dei depositi di anni, cli munizioni e di equipaggiamento per i ballaglioni di Tlavè; depositi che dovranno essere indipendenti da quelli per i reclif. L'impianto dei depositi di tulti i 666 battaglioni TIavé dovrà essere terminato prima della fine del 1900. Attualmente è già pronta più della metà delle uniformi (almeno il panno occorrente è già nei magazzini).

TIT° Bauagtioni di volontari albanesi Si hanno al riguardo le seguenti informazioni. Attualmente si hanno 80 battaglioni, di forza variabile, dipendendo essa dal la popolazione esistente nei diversi clan (tribù) che li devono costituire. Il clan più grande formerà 8 battaglioni. T capi di clan ed i notabili funzionano da comandanti di battaglione: gli altri ufficiali (capitani e subalterni) saranno eletti più o meno su proposta dei notabili e dei capi, sicché è da prevedersi che si avrà piuttosto abbondanza che deficienza di ufficiali. Ufficiali dell'esercito regolare e cli origine albanese, sono destinati a servire nei battaglioni di volontari albanesi come ad latus. Per i depositi di anni hanno servito soprattutto le moschee; ma gli iman avendo protestato contro tale profanazione, si adibiranno pmvvisoriamente, alcuni edifici pubblici. Nella riunione dei capi di clan ad Izpek, si assicurò che in una settimàna i battaglioni di volontari albanesi potevano essere pronti a marciare contro il nemico: se però il nemico avesse invaso il loro paese, allora detti ballaglioni sarebbero pronti a combattere fino dal primo giorno. Impiegando gli albanesi fuori del loro paese, sarà necessario gettarli sul nemico prima che il loro entusiasmo svanisca ed allora si sarà certi che essi si batteranno bene, specialmente se sostenuti dall'artiglieria. Ma, se la guerra si prolungasse per un certo tempo, è quasi certo che essi, dopo aver saccheggiato il territorio nemico, ritornerebbero al loro paese per porvi al sicuro il fallo bottino. Lo stesso farebbero quando, non potendo avanzare nel paese nenuco, nulla più trovassero da rubare.

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In generale poco conto sj potrà fare sui battaglione albanesi in una guerra fuori del loro territorio. Guidati più che altro dall'istinto del bottino, il quale solo potrà esercitare il loro entusiasmo per la lotta, essi ben difficilmente potrebbero resistere ai disagi e ai periodi di inazione inevitabile in una lunga guerra. Il loro impiego pertanto non potrà essere che saltuario, disordinato e seivaggio sempre. IV 0 Fanteria I-lamidiéh nel IV Ordù Come è noto nel IV Ordù (Erzinghiam in Armenia) 62 reggimenti di cavalleria irregolare "Hamidiéh" fornita dalle popolazioni del Kurdistan e sul cui impiego in guerra la Turchia non può fare finora conto molto serio, dati gli istinti indisciplinati di quelle popolazioni. Si parla ora anche cli fanteria Hamidiéh. Nel mese di febbraio 1899 alcune tribù curde chiesero al Sultano cli poter costituire dei battaglioni e dei reggimenti di Fanteria Hamidié. Benché il Ministro della Guerra fosse personal mente co1mario alla formazione di nuove milizie irregolari, il sultano accettò la proposta ed il Moutessarif di Dersim, invitò i capi di 27 tribù a presentarglisi per leggere loro l'iradé iinperiale che ordinava la costituzione della fanteria Hamicliéh. La formazione della fanteria I-lamiclié s'impone in quelle località del IV Ordù dove non è possibile, per mancanza cli cavalli, quella della cavalleria Hamiclié, e soprattutto nelle regioni montuose dove la popolazione non è ancora soggetta ad un reclutamento regolare. L'esempio delle tribù curde di formarsi in reggimenti di cavalleria Hamidiéh, evidentemente non è rimasto senza influenza sulla decisione dei capi e dei notabili di clan di Dersim, cli procedere alla formazione di alcuni battaglioni Hamidié, di cui il comando sarà riservato ad essi. Per quanto si riferisce all' ordinamento è soltanto conosciuto che i battaglioni di fanteria Hamidié saranno formati da 3 a 6 compagnie e che l'uniforme sarà il costume nazionale curdo. Per ora la formaz ione di questi battaglioni comprende i curdi della regione mcmtuosa di Dersim, che sono i più selvaggi ed i meno sottomessi. L' impiego eventuale della fanteria Hamidiéh dipenderà dallo stato degli animi in tempo cli guerra e di rivoluzione: lo scopo del governo turco è cli far riconoscere la propria sovranità eia quelle tribù e cli mettere a lato delle autorità in quelle lontane regioni, almeno un'ombra di forza annata. G33 R 2416

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1900-1906 Documento n. 37 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° 11 Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 16 Costantino poi i 3 aprile 1900 Oggetto: ferrovie nell'Asia minore. Venni privatamente informato che S.M.I. il Sult.ano, il giorno 31 marzo, ha completamente accettato le domande del governo russo riferentisi alle ferrovie nella parte nord orientale del!' Asia minore. In tal modo la Russia, col tempo, potrà far costruire nel territorio russo e coi propri mezzi delle ferrovie che dalla frontiera russa si prolungheranno lungo la costa del Mar Nero e nell ' interno, fino quasi a raggiungere il Bosforo e ciò non a scopo commerciale, ma a scopo esclusivamente politico. La Germania, in questo affare, ha saputo salvaguardare molto bene i propri interessi, avendo ottenuto dal Sultano il riconoscimento dei suoi diritti di costruire delle ferrovie nella parte rimanente cieli' Asia minore e fino a Van. Mi assicurano che la Germania ha agito cli pieno accordo con Russia e che vedrebbe con indifferenza l'avanzata dei russi verso Costantinopoli! Non ho mezzi per controllare queste informazioni, ma, data la fonte da cui le ho attinte, ho motivo di non dubitare della loro esattezza. L'Inghilterra si è completamente disinteressata della questione; la Francia e la Germania sono d' accorcio con Russia e perciò il Sultano ha dovuto cedere alle domande ciel governo cli Pietroburgo, sanzionando così una evidente violazione del trattato di Parigi, con quale le potenze firmatarie s'imponevano cli far rispettare in modo assoluto l'indipendenza e l' integrità territoriale della Turchia. La Russia ha profittato con abilità dei presenti imbarazzi dell' Inghilterra ed ha ottenuto di assicurare il modo cli potere avanzare colle sue truppe dalla frontiera dell' Armenia verso il Bosforo, come pure pare che cerchi di potere fare altrettanto dalla parte europea, assicurando (favorevole la Bulgaria) il possesso ciel porto di Burgas. Infatti la presenza ciel Signor Kobeko a Sofia e la partenza del ministro della guerra bulgaro colonnello Paprikoff per (clicesi) Pietroburgo, pare che possano autorizzare a credere che, in questo momento, qualche cosa cli serio si sta preparando. Il Tenente Colonnello Signorile G33 R18

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Documento n. 38 1• L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° Il Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 7 Costantinopoli 12 febbraio 1901. Oggetto: marina militare turca.

IV - Riparazione dell'"AssarTewfik". Come noto questa nave doveva essere riparata a Genova e fu solo per l'intervento personale dell'imperatore Guglie! mo che il sultano si decise ad inviarla a Kiel. Benché da molto tempo l"'Assar Tewfik" si trovi a Kiel, il contratto per la sua riparazione, venne firmato solamente il 31 gennaio I 900. Le riparazioni dovranno farsi impiegando l'acciaio Siemen e consisteranno nella costruzione di un albero militare; nella trnsfonnazione delle casamatle; nel blindare i due pezzi da cm. 21 ; nell'impianto della luce elettrica; nella coloritura; eccetera. Le macchine e le caldaie saranno soltanto montate e riparate: perciò i cantieri tedeschi non assumono alcuna responsabilità per quanto si riferisce alla velocità de lla nave. Una commissione di ufiìciali turchi sceglierà i lavori. L'armamento, tutto a tiro rapido, comprenderà: due cannoni da centimetri 21; 8 cannoni da centimetri 15; 6 cannoni da cm. 7 , 5; 6 cannoni da m/m. 57; 6 cannotti da m/m 47. Il prezzo totale è fissato in 279.000 lire sterline di cui 95.000 per l'armamento. La nave deve essere consegnata al governo turco alla fine di agosto del 1902. A proposito della riparazione nti onoro richiamare l'attenzione della S.V. sul fatto che, mentre per la nave "Malunoudieh" in riparazione a Genova, il governo turco convenne cli pagare 442 mila lire sterline, i cantieri di Kiel, per la riparazione dell' "Assar Tcwfik" richiedono soltanto 279 mila lire sterline, ossia in meno 163 mila lire sterline (4.075.000 franchi). Siccome la Casa Ansaldo aveva fatto il minimo prezzo possibile e siccome non si può ammettere che i cantieri cli Kiel facciano un lavoro scadente o che vi ri-

1 Si tratta delle pagine !inali di un rapporto inviato ei a Coscantinopoli il 7 febbraio 190 I. Tale rapporto, con minime variazioni, fu ri portato integralmente ne l BolleLl.ino del giugno 1901 (G33/R24/ 6), del quale si riportano di seguito alcuni bran i (v. doc. n. 45). Il rapporto descrive dettagliatamente lo stato della marina mrca. Il brano sopra riportato riguarda in particolare la Casa Ansaldo.

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mettano del proprio, ne consegue che la differenza tra i due prezzi sarà pagata dal governo germanico o dallo stesso Imperatore. Ciò dimostra sempre più come la Germania pensi unicamente a fare il proprio interesse anche se ciò riesce a danno dei suoi alleati! Il Tenente Colonnello Signorile

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Documento n. 392 COMANDO DEL CORPO DI STATO tv(AGGIORE

Ufficio Segreteria Riparto Operazioni PROMEMORIA VISITA Al. CAIRO DHL'ADDETfO ,HILIT.A.RE A COSTANTINOPOLI

Con lettera n. 12/326 del 12 marzo 18963 si notificava all'addetto militare a Costantinopoli che in seguito alle pratiche fat te dal Ministero degli Esteri egli sarebbe stato accreditato presso il Governo Kccliviale ed avrebbe dovuto dimorare al Cairo durante l'inverno. L'anno testé decorso, mentre era al Cairo, chiese che telegraficamente gli fosse accordato di recarsi a Kartum (lettera n. 5. 3 1 gennaio 1900). Ciò gli venne rifiutato avuto riguardo alla spesa e rimase al Cairo circa un mese, dal 27 gennaio fin verso la fine cli Febbraio. Quest'anno ha chiesto la stessa autorizzazione di recarsi a Kartum a proprie spese (lettera n. 9 del 20 febbraio L901) autorizzazione che non venne concessa dal Ministero. li Signor Comandante in 2° fece comunicare telegraficamente tale decisione del Ministero chiedendo che l'Addetto annunciasse la data del suo ritorno (telegramma 9 I ciel 5 marzo). L'Addetto comunica che partirà per Costantinopoli il 16 marzo, essendo così rimasto al Cairo dal 20 febbraio al 16 marzo. Roma 7 marzo 190 l

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2 Per le decisioni vedi infra tloc. n. 44. 3 Non pubbl icato.

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Documento n. 404 Studio cli carattere mil itare sull' Impero Ottomano (1 901)

L'esercito turco alla fine ciel 19005. Come è noto il territorio della Turchia è diviso in sette circoscrizioni militari territoriali, denominate "Orclù"; più due divisioni terri toriali, (quelli dell'Hedjaz) e della Tripolitania. TI tenitorio dei primi tre ordLt (Costantinopoli, Adrianopoli e Salonicco), mentre comprende tutta la Turchia Europea, si estende anche nella massima parte delF Asia minore, ognuno di questi orclù occupando parte del territorio europeo e parte del territorio asiatico. Per questi tre orclù le truppe dell'esercito permanente sono q uasi per intero dislocate nella Turchia europea, mentre che quasi tutta l'Asia minore non ha che quadri di truppe di seconda e terza linea con pochi distaccamenti di truppe attive a Smirne e altrove e solo una forte guarnigione a Scutari di Anatolia. Invece i tre ordù asiatici di Erzinghiam (Armenia), di Damasco (Siria), d i Baghdad (Mesopotamia) hanno tutte le truppe del1' esercito permanente e quad ri per quelle cli seconda e terza linea. Il settimo ordLt (Yemen) che occupa la parte sud-occidentale della penisola asiatica, e le divisioni dell'Hedjaz e della Tripolitania hanno solo truppe dell' esercito permanente ed il loro territorio non fornisce truppe di seconda e terza linea. L'esercito turco non ha corpi d'annata, ma solo divisioni. Su di un complesso di 19 divisioni di fanteria e sei di cavalleria dell'esercito permanente, nove divisioni di fanteria e tre di cavalleria sono in Europa, sei cli fanteria e tre di cavalleria in Siria, Mesopotamia e Armenia, tre divisioni di fanteria sono in Arabia ed una nella Tripolitania. Va notato che l'esercito permanente non è in nessun modo legato a suddivisioni territoriali e può essere parzialmente spostato da una parte e clall'altra, secondo i bisogni; il riparto militare terri toriale della Turchia è basato sui circoli cli reclutamento delle truppe di seconda linea ('Rcdif') e sono essi che rappresentano in qualche modo le zone di corpo d'armata e divisioni territoriali degli eserciti europei. Gioverà qui pure ricordare come, secondo informazioni abbastanza attendibili1 . in caso di guerra simultanea in E uropa ed in Asia, le truppe turche dei prirni tre orclù siano destinate esclusivamente per operazioni di guerra in Europa, quelle

4 Lo studio redauo nel 190 l dall'Ufficio Coloniale del Corpo di Stato Maggiore, si basava interamente sui rapporti dell'Addetto lVli litare a Costantinopoli, che venivano molto spesso riprodotti integralmente. 5 Pag. 82-85. Le pagine precedenti si occupano a fondo della geografia, della storia recente dcli ' Impero Ottomano. Lo studio fornisce informazioni sintetiche ma molto accurate del la situazione degl i armamenti sia per 4uan10 riguarda l'esercito che la mari na. Le pagine successive alla pag. 85 scendono nel dettaglio riguardante la costituzione numerica e la dislocazione delle varie armate della forza bellica ouomana, sia in tempo di pace che di guerra: può essere interessante sapere che alla fine del 1900 in tempo di pace la forza (ittomana era di circa 250.000 combatcenti, esclusi i gendarmi, le truppe addette ai treni e gli amm inistrativi (circa 300.000 unitìt) in tutto e 26.000 ufficiali (cl"r. pag. 87 del documento).

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del quarto ordù (Armenia) e ciel sesto (Mesopotamia) per le operazioni cli guerra in Asia; mente le truppe ciel quinto orclù (Siria) dovrebbero preferibilmente impiegarsi in territorio europeo. Delle truppe cieli' Arabia, poche potrebbero essere tolte eia quella regione, stante la permanente ostilità delle tribù arabe. In caso di guerra tutte le truppe dislocate in tempo cli pace a Costantinopoli e dintonù rimanebbero alla difesa degli Stretti. A maggiore schiarimento è opportuno il ricordare come il servizio mili tare nell'esercito turco dura venti aruù e cioè: 3 anni nell'esercito permanente 'Nizam' per la fanteria e otto anni per le alu·e anni. 3 anni nella riserva dell 'esercito permanente 'Tchtiad', per la fanteria e due per le altre armi. 6 anni milizia mobi le 'Reclif' 8 anni milizia territoriale 'Mustafiz' . Gli individui che passano successivamente alle truppe 'Redif' e 'Mustafiz', lutti hanno già prestato servizio nelle truppe 'Nizam' per tempo di periodo prescritto e ciò, unitamente al forte sentimento militare delle popolazioni musulmane, contribuisce a dare uno speciale valore a queste truppe, ben superiori a quello cli truppe te1Titoriali di altJi eserciti europei. Va ricordato come le truppe 'Reclif' rappresentino il più saldo nucleo militare dell'esercito turco che si siano dimostrate superiori in guerra alle stesse truppe 'nizam' . Del resto questa suddivisione in truppe di prima, seconda e terza linea non deve essere in nessun modo inteso come presso gli eserciti europei. Tutto l'esercito mobilitato prende ugualmente parte alle operazioni di guerra: così alle operazioni d i Plevna nel 1877- 1878 i due terzi delle truppe cli Osman pascià erano composte di battaglioni promiscui di Reclif e di Mustafiz e così nella guerra contro la Grecia nel 1897 la massima parte delle truppe erano 'Reclif' mentre le truppe 'Nizam' rimasero nei rispettivi territori. Alle truppe suindicate si aggiunsero recentemente le truppe 'llavé' o complementari, tralle dagli inscritti cli leva, idonei al servizio, esuberante ai bisogni di ogni singola leva che prima rimanevano parte non is truita e quasi inutile all'esercito turco. Possono appartenere a queste truppe gli individui di tutte le 20 classi cli leva. Se ne debbono formare 666 battaglioni; fi nora però se ne sono forma ti solo 170. Queste truppe costituiranno se non altro in caso di guerra un buon esercito territoriale, lasciando libero tutto il resto per le operazioni attive. La Turchia avrebbe sotto le armi in tempo di pace circa 250.000 c,ombattenti, esclusi i genclarmi6 e le truppe del treno 7 e amministrative8. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ..9 ...... .. .... . . .

In tempo di guerra alla cifra di 1. 177.750 uomini, aggiungendo 25.600 ufficiali, I 0.500 u01nini delle milizie locali, altri 6.400 "reclif' cli prossima fo rmazione ed

6 Ern no 35.000, dalle risu ltan;,;e del documemo. 7 800 unità. 8 9.1 00 unità. 9 In questa parte omessa vi sono i dettagli numerici degli cffectiv i per reggimento, d isloca;,;ione, etc . ..

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infine 464.400 " ilavé"IO pure di prossima formazione, si ha, che tra non molto l'esercito turco avrà una massa mobilitabile complessiva di circa 1.685.000 uomini con 1784 battaglioni di fanteria, 531 squadroni di cavalleria e 1530 pezzi cli artiglieria eia campagna. Ma anche attenendosi alle cifre attuali, si scorge facilmente come l'esercito turco in guerra presenti una tale entità cli forze eia dover essere preso in seria considerazione da qualsiasi altra Potenza; ché se eia una parte la penuria di danaro, la difficoltà delle comunicazioni, la deficienza di truppe tecniche e cli mezzi logistici tendono a far diminuire il valore di quell'esercito, d'altra parte la facilità delle operazioni di mobilitazione, la semplicità cli tutti gli ordinamenti, la grande attitudine che ha il soldato turco di provvedere eia sé a tutti i suoi bisogni e più di tutto la saldissima compagine disciplinare di quelle truppe basata sull'unità di razza e cli origine, sul reclutamento regionale, sulle forti tradizioni e sul grande amore di patria compensano in buona parte i fatto1i cli debolezza di quell'esercito, il quale sotto parecchi punti di vista potrebbe essere di esempio anche ad eserciti di Stati europei. G33 R24!6

1O Una milizia territoriale adatta anche ad operazioni di guerra, specie nel serv izio delle retrovie ed in luoghi forti ficati. Nel 1900 si provvide alla creazione di tali truppe, in prima istanza formando 170 bauaglioni raggruppati in 44 reggimenti e 22 brigate. L'organico previsto era di 516 battaglioni, 1.ulli dislocati nell'Asia, con una forza complessiva di circa 627.000 uomini. Però non ne era prevista la costi tuzione né in Arabia né in Tripolitania.

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Documento n. 41 L' Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 85 Costantinopoli 3 dicembre 1901 Oggetto: Situazione in Turchia La nomina a Gran Vizir di Sua Altezza, è stata accolta con gioia dalle popolazioni dell'impero, le quali sperano in un prossimo avvenire migliore. Si dice infatti sia intendimento di S.A. di riordinare l'amministrazione dello Stato, curare le finanze, introdurre le tanto desiderate riforme in Macedonia ed Armenia, eccetera .. eccetera. Potrà farlo? Certamente non gli manca l'intelligenza, l'onestà ed il buon volere; ma, timido per natura, dubito che abbia il coraggio cli opporsi apertamente alle mene dei pascià interessati ad impedire che lo stato attuale delle cose venga mutato. Intanto la situazione della Turchia è veramente c1itica. Tutto il denaro che, a forza cli malversazioni e di angherie, viene estorto alle misere popolazioni, finisce a Palazzo dove serve soltanto per arricchire il Sultano e le insaziabili persone che lo circondano. Lo spionaggio, portato alla più grande perfezione, è causa di terrore per i suddetti ottomani che nulla osano fare o dire, temendo la vendetta dei consiglieri del Sultano. La giustizia non esiste che di nome e basta una semplice denuncia, anche anonima, per esporre ai più grandi pericoli. Le casse dell'erario sono esaurite, il commercio è quasi completamente rovinato, l'agricoltura e le industrie sono del tutto trascurate ed i funzionari dello Stato non sono pagati. La Turchia, non avendo piìl credito, è obbligata a vivere di espedienti. Si prevede che il pagamento delle somme dovute alla Francia subirà dei ritardi e, forse, saranno necessarie nuove minacce. Inoltre non si sa come il governo turco potrà rimborsare alla società austriaca delle ferrovie orientali i 50 milioni di franchi di cui le è debitore. I funzionari, non essendo pagati, ricorrono a tutti mezzi, anche a quelli disonesti, per procurarsi il necessario per il sostentamento delle loro famiglie, peggiorando così ancora la condizione del popolo che è cbbligato a sottostare a tutte le loro angherie e che, non potendo emigrare, soffre la fame. Nello stesso esercito, da qualche tempo, sono frequenti le rivolte degli ufficiali e gli ammutinamenti delle truppe, perché questo è l'unico mezzo che loro rimane per impaurire il Sultano e obbligarlo a far pagare almeno un mese di stipendio. È inutile fare osservare quanto ciò sia dannoso alla disciplina dell'esercito! È naturale quindi che il malcontento sia generale e che si desiderino tempi mi410


gliori. Il modo veramente brutale col quale i soldati trattano la popolazione, l'arroganza e la prepotenza degli ufficiali che amano divertirsi senza pagare, danno luogo a fatti che ogni g iorno disonorano sempre più l'esercito, rendendolo un'accozzaglia di gente cui tutto è lecito. Ne consegue che l'esercito, non solo non è amato dalla popolazione, ma è consideralo come una vera calamità. Mancando il danaro, 11011 è possibile migliorare l'esercito ed il Governo turco si contenta di far annunciare anche dai suoi giornali, nuovi aumenti di forza, acquisti notevoli di materiali da guerra, costruzione di potenti opere di fortificazione, eccetera; ma, in realtà, nulla fa perché l'unico suo scopo è quello di spaventare la popolazione impedendole così di rivoltarsi. La menzogna è stata spinta al punto da far credere che i francesi si ritirarono da Mitilene solo perché "spaventati dai formidabili preparativi militari ordinati dal Sultano" ! Benché il Governo ed i giornali turchi dicano tutti i giorni che l'esercito è completamente organizzato e che, in caso cli bisogno, sarebbe in grado di far rispettare da chiUiique l' integrità dell' impero ottomano, è lecito dubitarne, perché la sua forza non è che apparente. Privo di abili capi, poco disciplinato e sprovvisto cli tutto, non è in condiz ione eia potere lottare contro un esercito europeo. Certamente, in caso di attacco, i turchi si batteranno bene perché d i coraggio abbondano, ma saranno ba ttuti! Quanto al fanatismo rei igioso cli cui tanto si parla, credo che servirebbe soltanto per fare trascendere la soldatesca ad eccessi contro i cristiani ccl a dar luogo a saccheggi e stragi non ancora vedute. Concludendo, l' esercito turco più che alla difesa dell'impero serve per mantenere a freno le popolazioni cristiane e musulmane ed a fare la guardia alla persona cli sua maestà imperiale il Sultano. La recente capitolazione d i Mi tilene dimostra chiaramente che i turchi non possono opporsi alle Potenze europee e che tutta l'abilità ciel loro governo si riduce a profiHare della gelosia e degli opposti interessi delle Potenze stesse, appoggiandosi ora all'una ora all' altra, sempre promettendo e mai mantenendo. Ed in ciò i turchi r iescono egregiamente! Il Tenente Colonnello Signorile G33 RJ8

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Documento n. 42 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Ufficio Segreteria Al Sig. Addetto a Costantinopoli Roma 12 dicembre 190 .l N. 743 di Protocollo riservato Oggetto: Corrispondenza. In merito al rapporto di V.S. n. 85 del 3 corrente 11, avente per oggcuo Situazione in Turchia, S.E. il Capo cli Stato Maggiore cieli' Esercito ha rilevato come sarebbe stato conveniente che V.S. avesse adot.tato la corrispondenza in cifra anziché quella ordinaria, clappoiché i giudizi espressi in tale rapporto sono così espliciti ecl accentuati che lo smarrimento o la violazione del plico avrebbe potuto produrre delle spiacevoli conseguenze o complicazioni. li sistema di recapito dei pieghi a mezzo della sottoprefettura di Brindisi e della Navigazione Generale, procura, è vero, una maggior sicurezza della posta ordinaria, ma non può dare l'assoluto affidamento che è lecito avere per conieri di Gabinetto. È quindi consigliabile cli non trascurare i mezzi atti acl assicurare la riservatezza della corrispondenza tutte le volte che questa rivesta un carattere di speciale delicatezza. Prego pertanto VS. di volersi attenere a tali nonne tutte le volte che gli argomenti trattati lo richiedevano. Firmato: Grillenzoni. G29R6!2

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V. documento precedente.


Documento n. 43 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 100 Risposta alla lettera ciel 13 dicembre 1901 N. 743 Ris. Costantinopoli 24 dicembre 1901 Oggello. Comunicazione. In risposta alla lettera controclistinta, ho l'onore cli far conoscere alla S. V. che non usai la corrispondenza in ciji·a 11 nel rapporto avente per oggetto situazione in Turchia, perché, consegnandolo personalmente il plico alla navigazione generale italiana, ritenevo che non vi potesse essere srnarrimento o violazione. Viste però le osservazioni fatte al riguardo eia S.E. il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, esprimo alla S.V. il mio dispiacere per l'involonLaria mancanza, assicurandola che per l'avvenire sarà mio dovere di eseguire in modo scrupoloso gli ordini impartitinù. TI Tenente Colonnello Signo1ile G29R6!2

12 Questo gruppo di parole e le seguenti riporcate in corsivo [urono trasmesse in cifra.

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Documento n. 4413 MINISTERO DELLA GUERRA SEGRETARIATO GENERALE

Divisione Stato Maggiore - Sezione la Prot. N. 8680 Risposta alla lettera del 22 corrente n. 762 Ris., Riparto Operazioni - Ufficio Segreteria. Roma, 30 dicembre 190 I Oggetto: viaggio in Egitto ed in Grecia clell ' aclcleno a Costantinopoli A S.E. il Capo cli Stato Maggiore cieli 'Esercito ROMA Il Ministero nel partecipare che nulla osta, da parte sua, a che il Tenente Colonnello Signorile cav. Antonio, Addetto mil itare presso l'ambasciata d' Ital ia a Costantinopoli, compia il clivisato viaggio in Egitto ecl in Grecia, lascia all a E.V. cli giudicare se, nelle attuali condiz ioni di bilancio, le quali obbligano a realizzare le maggiori economie possibi li in tutti i rami di spese, sia veramente necessario il progettato viaggio in Egitto. IL MINISTRO Di Martino N.B . 14 : Le spese che concernono gli Addelli miliari all'estero sono a carico del capitolo 28 del B ilancio. Firrnato 15 ... ...... .. . . Disporre presso il T.C. Signorile perchÊ il divisato viaggio non abbia luogo. Rispondere al Ministero che si è disposto in conseguen za. G29R6!3

13 ivl inuta di leuera. Anche agl i inizi del secolo le spese per le missioni, anche se progettate per adempiere a comp iti isti tuzionali cli serv izio, non ven ivano faci l mente fi nanziate per manca11 w di fondi o perchĂŠ quel che si riteneva giusto negl i organ i peri feric i 11 011 era ritenuto altrettanto importante dagli organ i cen trali. V. sopra doc . n. 39. 14 Questo e i l seguente appunto sono scritti a mano sulla minma della le11.era. 15 Tlleggi bile.

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Documento n. 45 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 85 Costantinopoli 2 luglio 1902 Oggetto: riparazione di otto navi da guerra turche. Col rapporto numero 32 del 12 giugno 1900 16, ebbi l'onore di far conoscere a codesto Comando le condizioni principali contenute nel contratto firmato il 4 giugno 1902 tra il Governo turco e la Casa Ansaldo, per la riparazione cli quattro fregate e cli 4 corvette ollomane. Benché la Casa Ansaldo avesse già ricevuto in pagamento 114. 351 L. sterline, le otto navi non poterono fi nora partire per Genova, ed alcune di esse, avendo il timone a mano, facevano dubitare della possibilità di potervisi recare neppure a rimorchio. Dato simile stato di cose, il Sig. Amaclori, rappresentante della Casa Ansaldo, propose al governo turco cli stipulare un nuovo contratto con cui si stabiliva cli far riparare le otto navi, anziché a Genova, nel stesso Arsenale turco del Corno d'Oro. In tal moto la riparazione delle otto navi si sarebbe fatta con minore spesa e l'economia risullante avrebbe potuto essere impiegata nella costruzione di un nuovo incrociatore. L'Ammiraglio Hassan Pascià, ministro della marina, si dimostrò recisamente contrario a siffatta proposta che tendeva a far cadere nelle mani degli italiani, il possesso dell'arsenale del Corno d'Oro e fece lutto il possibile per impedire al Sultano di dare il suo assentimento; ma, i rappresentanti della Casa Ansaldo, seppero così bene agire al Palazzo, da indurre il Sultano a pronunciare un iraclé di adesione e da obbligare il Ministro a firmare il contratto. La firma ebbe luogo il 26 giugno 1902. Date le attuai i relazioni della Turchia coll'Italia, bisogna convenire che la firma ciel contratto costituisce per noi un fatto molto importante e che avrà benefiche conseguenze, perché aumenta il nostro prestigio in Oriente e ci rende padroni dell'Arsenale, dove saranno inviali ingegneri ed operai italiani. L' impressione in Costantinopoli è piuttosto viva, specialmente fra gli stranieri i quali sperarono sino all'ultimo momento che il contratto non sarebbe stato fi nnato. Le condizioni principali del nuovo contratto sono le seguenti:

16 Non pubbl icalo.

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1° - La Casa Ansaldo si obbliga a riparare, nei cantieri ciel Como d'Oro, gli scafi e le parti interne delle otto navi ed a installare l'armamento (28 cannoni) che sarà fornito dalla Krupp. Alle quattro fregate saranno riparate le macchine e le caldaie: alle 4 corvette saranno riparate le macchjne e cambiate le vecchie caldaie con delle nuove. 2° - Una commissione tecnica (nominata dal ministro della Marina), sorveglierà i lavori di ri parazione. 3" - La Casa Ansaldo è autorizzata a far costruire a Genova il materiale più importante necessario per la riparazione delle otto navi. 4• - Per l'esecuzione dei lavori il Governo turco mette a disposizione della Casa Ansaldo, le officine ed i laboratori cieli ' Arsenale, come pure il bacino in pietra e il dock galleggiante. 5" - Non cambiandosi le macchine, la Casa Ansaldo non assume nessuna responsabilità circa la velocità che dovranno avere le 8 navi. 6' - Le 8 navi dovranno essere completamente riparate 24 mesi dopo il giorno della loro consegna alla Casa Ansaldo. In caso cli 1itardo, la Casa Ansaldo pagherà al Governo turco una indennità di Lire sterline 50 al giorno. 7° - La Casa Ansaldo non potrà fare venire dall'Italia che 45 capi operai, senza contare gli ingegneri. 8° - Il prezzo per l'esecuzione dei lavori è fissato in 46 1.000 lire sterline (prima era 600.00). La Casa Ansaldo, avendo già ricevuto lire sterline 114. 351, deve ancora ricevere 346.649, che le saranno pagate ogni tre mesi in 8 rate. Ciascuna deUe prime sette rate sarà di 44.000 lire sterline; l'ottava sarà cli lire sterline 38.649 e non verrà pagata che all'atto della consegna delle 8 navi al Governo ottomano. Per i pagamenti il tempo decorre dalla data della firma del contratto (cioè dal 26 giugno 1902). Tutte le condizioni contenute nel vecchio contratto e non modificate da quelli del nuovo, continuano ad avere vigore. Il Colonnello N. Signorile G33 RJ8

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Documento n. 46 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Ufficio Segreteria AS.E. Il Ministro della Guerra Segretariato Generale Roma Roma 18.7.1902 N. 482 di protocollo riservato Oggetto: rapporto dell' Addetto a Costantinopoli circa i lavori cli riparazione di otto navi da guerra turche. Nel trasmettere in comunicazione il qui unito rapporto ciel nostro Addetto militare a Costantinopoli, riguardante i lavori e riparazion i di ouo navi da guerra turca, ordinati dal governo ottomano alla Casa Ansaldo di Genova, questo Comando si onora rilevare che il contratto concluso dalla Ditta su nominata con il Governo Turco costituisce, per le circostanze accennate nel rapporto stesso, un fatto cli una certa importanza. Ăˆ pure degno di nota l' aumento d i forza navale che ne conseguirĂ per la Turchia i cui interessi politico-militari in Oriente possono 11011 sempre collimare con i nostri. p. Il Capo cli ~.M. dell'Esercito Grille11zo11i G29R6!15

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Documento

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L'Addetto M ilitare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 122 Costantinopoli 16 dicembre 1902 Oggetto: Haras di Cifteler Da un signore italiano impiegato nell'haras di Cifteler, ebbi per favore le seguenti notizie che mi onoro di trasmettere alla S.V. a parziale modificazione cli quelle contenute nel rapporto n.56 del 15 novembre I 899. L'Haras di Cifteler, di proprietà del tesoro imperiale, è situato in Anatolia, presso le sorgenti ciel fiume Gakaria, 350 chilometri ad est della città di Kuhtaia. È limitato dal cazà di Sceki-Cheir a nord, di Sciri-Hissar ad est, cli Aziziè a sud e di Seidi-Gazì all' ovest. Ha una supert'icie di 252.000 ettari e comprende diversi villaggi in cui hanno stabile dimora circa 5000 abitanti. Nei villaggi si trovano: le stalle per le mandrie, le scuderie per i cavalli, le casenne per la truppa e diversi locali per la Direzione e per gli alloggi degli impiegati. La direzione clell'haras trovasi nel villaggio di Mahmuclié. Nell'haras esiste pure un laboratorio per eseguire le riparazioni occorrenti alle macchine agricole, che sono di buonissima qualità, ma che gli abitanti non sanno adoperare. Ora si tratta di venderle. TI Direttore generale dell'haras (detto nazir) risiede a Costantinopoli ed ha alla sua dipendenze parecchi ispettori (giovani ufficiali dell'età cli 21 e 22 anni) i quali risiedono pure a Costantinopoli e non possono recarsi a visitare l'haras che dopo averne chiesto ed ottenuto il permesso al Sultano, il quale lo concede con iraclé imperiale. Per l' amministrazione e la sorveglianza sono addetti all'haras il Comando e 4 squadroni ciel reggimento di rimonta e diversi impiegati civili. Nei quattro squadroni vengono incorporati direttamente, quando raggiungono l'età' della leva, i giovani nati nei villaggi dell'haras. I contadini dell'haras, oltre alle decime sul raccolto, ogni anno pagano 5 piastre (franchi 1.05) per capo di bestiame che posseggono. Il latte forn ito dalle pecore e dalle vacche clell'haras è venduto in Adabazar, per la fabbricazione del burro. Attualmente nell' haras esistono: 75 stalloni, cioè: 15 russi 3 anglo-normanni 24 mezzo sangue indigeni 32 arabi 4 18


250 giumente, cioè 14 ungheresi I inglese 235 arabe e indigene 414 puledri (età da uno a quattro anni), c ioè: 335 nell ' haras 79 comperati nel corrente anno L'haras ogni anno fornisce un centinaio cli cavalli all'esercito turco. Infine nell'haras esistono circa 17.000 tra montoni e pecore e 600 vacche. Il Colonnello N. Signorile G33 R18

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Documento n. 4817 L' Addeuo Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 129 Costantinopoli 30.12.1902 Oggetto: Visita ali' Arsenale.

L'impressione che ho ricavato da questa visita all'Arsenale delJa Marina imperiale ottomana, è che esso possiede tutto il macchinario necessario per costruire navi da guerra con tutte le loro macchine principali ed ausiliarie; che i magazzini di rezionali sono ben forniti di materiale (vi è legno in quantità enorme); che i locali sono belli, spaziosi e bene aerati, ma che purtroppo il disordine e la disorganizzazione regnano sovrani; per cui tutto è mal disposto, mal tenuto e male amministrato. 11 Colonnello Signorile G33RJ8

17 Si traua della interessante conclusione di un lungo rappono che descrive in dettagl io la s ituazione dell'Arsenale militare e dell'Ospedale de lla Marina, anch'esso locali2.zato de ntro al Palazzo dell'Ammiragliato.

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Documento n. 49 COMANDO DEL CORPO Dl STATO MAGGIORE

Ufficio Coloniale Al sig. Capitano cli S.M. Zampolli Cav. Isidoro Addetto Militare presso la R. Ambasciata di Atene Roma 11 gennaio 1905 N. 36 di Protocollo riservato Oggetto: decadenza militare della Turchia Il rapporto cli V.E. del 12 settembre dello scorso anno n. 62 conteneva alcune considerazioni sulla decadenza mi li tare della Turchia dovuta a fatto ii materiali e morali, col sopravvento di questi ultimi. Posteriormente a quel rapporto sono giunte a questo Comando notizie sul medesimo tema con conclusioni non dissimili eia quelle fatte da Y.S. È del massimo interesse per questo Comando cli avere elementi ben definiti per farsi un giudizio sul valore dell'esercito turco nel caso debba forzatamente intervenire nella penisola balcanica. Ora sulla sua organizzazione, sulla sua forza, sui materiali cli cui dispone, si hanno, mercé l'opera di V.S. e quella degli predecessori di Lei, dati abbastanza pa11icolare su cui fare i calcoli necessari. Quello che occo1Terebbe adesso cli conoscere sarebbero appunto le condizioni morali di quell'esercito e la loro po1tata nel caso di una gueffa. La conoscenza di uomini e cose che Ella ha di già acquistata Le da' modo di poter formulare le sue idee in proposito e di esternare chiaramente a questo Comando la sua opinione personale. Senza voler vincolare in modo alcuno VS. nella compilazione di un tale rapporto, questo Comando ritiene utile cli raccomanclarLe che i giudizi che darà siano obiettivi per quanto è possibile, non potendosi giudicare l'ambiente turco alla stregua della nostra morale europea. Il formulare giudizi assoluti sulla nessuna preparazione militare, sullo spirito guerriero atlievolito, sulla disciplina menomata, eccetera, dedotti da fatti anche frequenti, non sempre possono essere esafti. Si ricorda a V.S. che jn Europa si aveva un'identica opinione dell'esercito turco prima della guerra turco-russa deJ 187711 878 ed i fatti dimostrarono come quell'opinione fosse fallace: più lunga fuga l' inerzia che la precedette e piLt forte fu l'energia che il popolo turco sviluppò nell'imminenza ciel pericolo. Il Tenente Generale Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito Saletta G29R6!17

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Documento n. 501s UFFICIO COLONIALE SCACCHIERE MERIDIONALE

Istruzioni per l'adde/lo militare a Costantinopoli L'Addetto militare ha una copia delle tabelle riguardanti la costituzione dell'esercito turco e dell'esercito greco presso i quali egli è accreditato. Quelle riflettenti però l'esercito greco, il quale è in via di riordinamento, sono difettose e l'Addetto cercherà a tempo opportuno nella visita ad Atene di completarle. Questa copia delle varie tabelle esiste presso il Comando ciel Corpo di Stato Maggiore; è compito dall'Addetto militare di fo rni re le notizie, indicando se ufficiali, o no, che possano apportarvi delle varianti. Perché le due copie di tabelle riescano conformi l'una all'altra è clesiclerabile che una volta all'anno, per esempio nel 4° trimestre, oppure nell'occasione in cui si reca in licenza in Italia, egli invii le sue al Comando del Corpo per confrontarle con la copia che è tenuta presso il Comando stesso. L'attenzione cieli' Addetto sad1 r ivolta specialmente alle leggi organiche che abbiano influenza sulla probabile fo rza di guerra dei due stati; alle modalità cd alla presenza dei richiami; all'istruzione e all' inquadramento deJJe riserve, eccetera. ln generale tanto la Turchia quanto la Grecia si provvedono dei vari material i da guerra d i cui abbisognano presso i grandi stabi limenti europei. Non occorre quindi che egli si perda in inutili descrizioni e ricerche di notizie particolareggiate dei vari materiali: basterà che informi il Comando del Corpo di Stato Maggiore della quantità dei materiali acquistati o commessi, del tipo delle armi e munizioni acquistate o in progetto di esserlo e delle case incaricate di provvederle. Per risparmiare all'Addetto militare la possibilità di dedicarsi a ricerche cli cose già note al Comando ed ovviare inuti li ripetizioni di notizie, compilazione cli piani e di carte riguardanti opere di fortificazione, si ricorda che il Comando ciel Corpo di Stato Maggiore possiede: PER LA TURCHIA a) i rilievi completi delle fortificaz ioni dei Dardanelli con armamento e munizionamento; b) i rilievi compilati in parte a vista, in parte su carte inglesi, in parte da fotografie del 1897, della difesa ciel Bosforo; c) schizzi schematici ed anche incerti del le forti ficazioni senli permanenti d i Adrianopoli colla data 1893; d) dati non completi sulla linea cli Ciatalgia (fonte inglese);

l8 È un testo su carta non intestata che porta però come timbro di protocollo le seguenti note: UFFICIO COLONIALE Allo 11. 13 bis Cat.11. Roma 24 marzo I905.

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e) dati incerti e di vecchia data delle fortificazioni di Erzerum; f) i rilievi completi (1897) delle opere di Sinope; g) schizzi a vista e veclllte fotografiche (1896) delle difese a mare cli Smirne; h) poche notizie sulle batterie a mare di Salonicco; i) rilievi completi della linea di Bulair. Ora si parla di lavo1i in progetto attorno ad Adrianopoli, se J' Addetto potrà procurare notizie attendibili soprattutto carte a scala piccola cli Adrianopoli e dintorni sarà ottima cosa, giacché nel caso di ostilità tra Bulgaria e Turchia, vi sono tutte le possibilità che attorno Ad,ianopoli si svolgano le maggiori operazioni. PER LA GRECIA si possiedono notizie e piani particolareggiati (1897) della piazza di Larissa: notizie incerte invece delle batterie a mare del Pireo e di Salamina. È da avvertire che in Turchia l'Addetto non potrà pretendere che le varie autorità militari colle quali avrà rapporti per ragione della sua qualità, osservino a suo riguardo quelle regole di etichetta comuni negli altri stati. Alle restituzioni di visite, alla facilità di essere ,icevuti, cli avere notizie ufficiali o semplici informazioni anche di cose di poco momento conviene ,inunciare. Il Turco che per politesse è un vero gentiluomo, a Costantinopoli teme lo spionaggio, le indiscrezioni e la perdila di fiducia del Sultano: schiva quindi, massime se ha cariche ufficiali, i rappo1ti con gli europei membri cli rappresentanze estere. Il risentirsi cli ciò, il reclamare, non gioverebbe a nulla; bisogna adattarsi all'ambiente qual è. Più facili sono i rapporti colle autorità fuori di Costantinopoli, e la facilità cresce in ragione della distanza dalla capitale e del minor grado gerarchico dell'autorità colla quale si ha da trattare. Vi sono bensì ufficiali della guarnigione cli Costantinopoli che hanno il permesso dal Sultano di frequentare l'ambiente europeo (ambasciate, cercles d'orienl, i saloni cli qualche grande albergo), però questi hanno la reputazione cli essere delle spie ed è bene non fidars i dei sentimenti che possono ostentare, né esprimere con loro opinioni, giudizi, eccetera. Anche il turco ha il suo "chauvinisme": è facile entrare nelle sue grazie se si accorge che si ha concetto e stima della sua razza, della sua ut.ilità, del suo valore. Sono eia evitarsi le relazioni di intimità con i Greci e gli Armeni che fanno parte dell ' Amministrazione dello Stato, e sono molti: è gente cli dubbia fede, la quale fa sempre il doppio gioco. Le migliori informazioni I' Addcllo militare può averle dal collega inglese e ~ia quello tedesco: i bene ordinati rappo1ti che corrono fra le diverse autorità inglesi (ambasciata, consolati, comandanti cli navi da guerra nei porti turchi, eccet.era) danno al primo preziosi pronti ragguagli di ciò che succede in ogni parte dell'Impero. Anche l'istituzione cli Consoli Militari sparsi nei centri più remoti dell' Asia Minore gli è utilissima, per le notizie, per i piani, rilievi, eccetera, che gli procurano. Il tedesco, per le simpatie politiche che COITOno ora fra Germania e Turchia e per le sue continue relaz.ioni coi membri della commissione militare tedesca presso l'esercito e l'armata turca, è il meglio informato sulle questioni di ordinamento, armamento e mobilitazione. L'austriaco, colonnello Giesl v. G ieslingen, che è a Costantinopoli eia molti anni conosce a perfezione la lingua turca, sa mollo, ma sia per carattere, sia per ragioni politiche, in generale, non è molto sincero. 423


Persone delle quali è necessario fare la conoscenza e colle quali conviene tenersi in frequenti rapporti sono i membri della commissione militare tedesca: scarsa è la capacità di quelli che coprono i gradi maggiori, discreta o buona quella degli altJi. Converrà che l'Addetto faccia relaz ione con numerosi rappresentanti a Costantinopoli di case estere specialmente quelli della casa Krupp (Signor Huber), Norclenfelcl, Metallik, Patronen Fabrik di Carlsruhe, eccetera. Da loro può avere esatte informazioni sugli acquisti e sulle commesse dei materiali eia guena: essi, in generale, non fanno segreto di nulla e sono lusingati dalla relazione con g li addetti militari. Anche l'avere rapporti coi capi dell'alta banca specialmente col Direttore della Banca Imperiale Ottomana (un francese certo Signor Auboyaneau), coi commissari europei rappresentanti dei Shareholders dell.o stato turco (il nostro è ora mancante per la morte del Marchese Guiccioli) è cosa utilissima, perché si sa da loro del le richieste cli danaro fatte dall'amministrazione turca e dell'impiego delle somme richieste. Infine giova altresì tenersi in rapporti coi capi delle diverse ferrovie in esercizio o in costruzione in Turchia (tutti europei, per lo più tedeschi e francesi), coi rappresentanti della Reuter, del Times, dello Standard, della Politische Correspondez eccetera. Nei suoi rappo1ti al Comando del Corpo cli Stato Maggiore l'Addetto militare toccherà quelle questioni politiche quel tanto che può dar lume o spiegazione a provvedimenti militari presi: nulla U1ta di più i nostri capi missione ali' estero del sapere che l' Addetto militare parla o scrive di politica. L'Addetto militare cercherà infine cli ottenere dall'Ambasciatore, se già non fosse fatto, che i nostri consoli in Turchia gli comunichino, a mezzo cieli' Ambasciata, tutte le notizie ed i movimenti militari che avvengono nel territorio della loro giurisdizione. Nel 1897 fu loro diramata dall'Ambasciata di Costantinopoli una circolare nella quale erano chia1ite quali notizie interessano l'Addetto. Vedere se quella disposizione sia ancora in vigore. Roma, lì 24 marzo 1905 TI Colonnello Capo Ufficio 1\ombi G29R6!21

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Documento n. 51 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 63 Ris. Costantinopoli 16.8. I 905 Oggetto: Riorganizzazi.one della Gendarmeria nel vilayet di Adrianopoli.

È testé pervenuto a S.E. il Regio Ambasciatore un rapporto del Capitano dei Carabinieri Reali Cavaliere Tomassi , che, com'è noto, trovasi da parecchi mesi ad Adrianopoli, quale membro della commissione governativa incaricata di studiare la riorganizzazione della gendarmeria in quel vilayet. Ritengo opportuno riassumere quanto è contenuto nel eletto rapporto, ciel quale mi fu data comunicazione. La commissione cominciò coll'esaminare le attuali condizion i della gendarmeria, che trovò come nel resto cieli' Impero deplorevole. TI Corpo degli Ufficiali, che per la maggior parte sono reclutati rra i sottufficiali, è sfiducialo, ignorante, con scarso prestigio presso i cli pendenti e presso la popolazione; in parte è invecchiato e logoro. Nelle truppe sono migliori le qual ità di resistenza e l'età: mancano però l'istruzione militare e quella relativa al servizio d'.istituto: assolutamente inetti i graduati. Pessime le condizioni d i equipaggiamento e di vestiario di ufficiali e truppa. Infatti debbono provvedere col proprio soldo all 'uniforme; e, poiché il saldo viene pagato colla nota irregolarità cli questo paese, così se ne risente grandemente la tenuta. Manchevole il criterio disciplinare: però, causa le buone qualità e l'arrendevolezza della truppa, la disciplina è migliore cli quanto ci si potrebbe altenclere. Infelice l'andamento del servizio: in molti luoghi i gendarmi sono impiegati nel servizio territoriale, che dovrebbe essere affidato alle·truppe; con grande sciupio cli personale. Buono lo scompartimento territoriale, in genere: benché sarebbero necessarie modificazioni nella dislocazione del le stazioni rurali. La gendarmeria del Vilayet consta di un reggimento a sette battaglioni; dei q uali, 2 a Adrianopoli, 5 ne l resto del territorio; con sedi d i comando nei capoluoghi del Sangiaccato. Circa un terzo dei gendarmi cli ogni battaglione è a cavallo: uno dei due battaglioni cli stanza in Adrianopoli è tutto a cavallo ed è chiamato il battaQlione volante: è il meglio organizzato. Tgendarmi a cavallo sono discretamente montati. La forza della gendarmeria nel vilayet, che sarebbe in organico di circa 1900 uomini, è ora ridotta a circa 1000 uomini. 425


La commissione presentò al Ministero della Guerra le seguenti proposte: 1) impianto cli una scuola cli gendarmeria ad Adrianapoli per ufficiali e sottuffi ciali: da estendersi poi anche ai semplici gendarmi. Tale proposta fu già approvata e si preparò già un locale provvisorio presso il Comando della gendarmeria, inaugurandosi il corso l'otto corrente. Vi saranno, come istruttori, alcuni ufficiali dell'esercito che faranno passaggio ne.Ila gendarmeria; ed alcuni ufficiali dell'attuale gendarmeria. 2) Passaggio dalle altre armi e specialmente dalla cavalleria di ufficiali e sottuffic iali aventi le qualità volute. Promozione ad ufficiali di taluni sottufficiali, ritenuti capaci ed istruiti ed eliminazione su larga scala, degli elementi scadenti, per età, per malferma salute e per inettitudine al servizio. 3) Aumento degli assegni ad ufficiali e truppa, nella proporzione adottata per la gendarmeria macedone: e garanzia di esatto pagamento. 4) Reclutamento dei gendarmi dai 1nilitari sotto le am1i e non, come si pratica ora, dai militari in congedo: i quali favoriscono un elemento più vecchio e che abbraccia la carriera della gendarmeria, per non aver trovato di meglio da fare a casa e sperando cli trarre profitti, anche illeciti , in questo mestiere. 5) Estensione della ferma a quattro anni invece che a due; com' è ora senza computare nella ferma stessa il tempo già passato sotto le armi. 7) L' intero equipaggiamento sia provveduto dal Ministero della Guerra, con ritenuta mensile sugli assegni. A quanto aggiunge il capitano Tornassi, le autorità cli Costantinopoli dimostrano la loro consueta lentezza ed apatia nel le risposte ai postulati della commissione. La sola cosa che s' è fatta finora è l'impianto della Scuola cli Gendarmeria. Quanto al licenziamento su larga scala che la Commissione ha propostò degli elementi meno idonei, il Governo non è di questa idea. Teme cli scontentare troppa gente, che andrebbe ad ingrossare le file dei malcontenti; e vede con occhio sospettoso, come qualunque altra novità, anche questo princnpio di assai limitate rifonne che s'iniziano nel vilayet di Adrianopoli. Il Capitano Tornassi aggiunge che, per fortuna, le condizioni di tranqui llit~t e di sicurezza cli quel vilayet, anche nei riguardi di agitazioni politiche, sono - pel momento - relativamente buone. L'Addetto militare Tenente Colonnello Elia G29R6!45

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1907 Documento n. 52 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 19 Ris. Costantinopoli 11 marzo 1907 Oggetto: Costituzione cli una Banca Italiana in Costantinopoli. Ritengo opportuno segnalare a codesto Comando la costituzione, testé avvenuta, della prima Banca Italiana in questa Capitale. TI Commendatore Giuseppe Volpi ed il C.te A. Corinalcli , dopo un soggiorno di tre settimane in Costantinopoli, ne sono ripartiti il 7 corrente, avendo ultimate pratiche necessarie al! ' apertura d i questo istituto cli credito che prenderà il nome cli "Società commerciale d'Oriente" . I due predetti Signori furono a ciò delegati da un gruppo cli finanzieri italiani e cli istituti di credito nostri che enumero più sotto. Il Commendatore Volpi è quello che ebbe parte attiva nella costituzione del sindacato italo-montenegrino per il porto di Antivari ed è alla testa della Regia elci Tabacchi nel Pri ncipato, come Amministratore delegato. Il capitale iniziale della Società è d i tre milioni di franchi, interamente versato. Fra i maggiori azionisti sono: - la Banca Corrunerciale Italiana (Milano) - il Banco Marsaglia (Torino) - Banca Zaccaria Pisa (Milano) - Banca A. Treves (Milano) Comm. Sahadun, dir. Banca Commerciale Italiana - Comm. Ignazio Florio (Palermo) - Comm. L. Canzio, Presidente Banca Popolare, Milano - C.tc Carlo Raggio (Genova) - C.re A. Odero (dei "Cantie ri riuniti" delle Acciaierie Terni etc .) - C. re Pollone, Anunin. Navigaz. Gen. Italiana - C.te Papadopoli Aldobrandini, Ammin. delle Assicurazioni Generali di Trieste e Venezia e delle ferrovie Meridionali - Conun. Ing . Paganini, ex deputato - lng. S. Allievi, Amm. Società Ro mana di Elettrochimica e carburo cli Terni - Cav. Capuano, Ammin. Soc. Gen. Elett1icità cli Napoli - Comm. Revedin, Soc. Acld. Elettricità - Venezia - C.te P. Foscari, Presidente Lega Navale - Venezia - C.re Breda, Costruz. Meccaniche e Ferroviarie - Venezia

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On. lng. C. Siracusa, Società Industria Chimica, Napoli On.le Guarracino, Deputato al Parlamento On.le Mungili, Senatore del Regno Banco Cohen Comm.re R. de Sanna, importatore di carbone Comm.re Volpi ) predetti C.te Corinaldi Rappresentante ciel gruppo finanziario a Costantinopoli è il cav. Nogara, che fu per cinque anni ... ....... . 1 della "Banca di Salonicco". Direttore del nuovo Istituto sarà il Cav. Zanotti, molto favorevolmente conosciuto a Costantinopoli dove fu - per venti anni - funzionario ciel "Créclit Lyonnais". Scopo della nuova Banca sarà di favorire il conunercio e l'industria italiana in Turchia, faci litando gli scambi e le transazioni fra i due paesi. La sede amministrativa della società sarà a Venezia. Il Consiglio di Amministrazione sarà composto dei Signori: - lng. Paganini - Presidente - Cav. Sahadun - Anuninistratore - Comm.re Volpi - Amministrntore Delegato - C.te Corinaldi - Sindaco - C.re Del Yo - id. Il capitale versato servirà a dare inizio agli affari, ma potrà essere aumentato secondo lo svil uppo cli questi. li nuovo istituto conta di aprire gli sportelli nel primo semestre di quest'anno. Il personale sott' ordine, tutto italiano, è in parte qui giunto dall'Italia, in parte preso nella nostra Colonia. La costituzione di questo primo nostro istituto cli credito in un paese dove le imprese finanziarie sono così strettamente legate come qui colla politica, è un passo importante per l'influenza che il nostro paese deve esercitare in Turchia: influenza che non può esplicarsi se non si crea una fitta rette di interessi real i, e non solo platonici, nell'Impero. I nomi che costituiscono il gruppo bancario ed il modo modesto e ponderato con cui il nuovo Istituto si accinge ad iniziare gli affari, sono indizio di serietà. La colonia nostra ed anche le altre di Costantinopoli, la salutano con simpatia. Avevo segnalato l'anno scorso (anche in un rapporto Personale diretto a S.E. il Capo di Stato Maggiore), la presenza qui ciel Commendatore Perrone (della Casa Ansaldo); per la costituzione (diccvasi) di una Banca italiana in Costantinopoli . Pare che questa idea sia tramontala. L' Acldello Militare Ten. Col. V. El ìa G33R26!3! -

I Paro la illeggibile.

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Documento n. 53 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Ufficio Segreteria Roma P rot. N. 29 Ris. Costantinopoli 22 marzo I907 Oggetto: proposta di acquisto di documenti riservati. Tenendo presente quanto è stato prescritto da codesto Comando al numero 5 delle "istruzioni" che erano annesse al roglio ciel 7 aprile 1906, n. 700 Riservato2 (Riparto operazioni - Ufficio Segreteria), compio il dovere d'informare che ad un mio collega, addetto militare a Costantinopoli, è stata testé offerta comunicazione dei sotto descritti documenti: a) stato delle d ifese attualmente esistenti ad Adrianopoli e Kirkilissa; b) opere cli fortificazione a Kresna e) stato delle anni portaLili esistenti nel deposito di Matcka (Costantinopoli). TI mio collega mi chiese se sarei stato disposto a concorrere con lui nell' acq uisto dei documenti stessi, che la persona che ne dispone gli cederebbe per c irca quattro lire sterline. Si tratterebbe quindi, per ciascuno di noi , di spendere una cinquantina cli franchi. Mi sono riservato .di dare al mio collega una risposta; che sarà quella che a codesto Comando p iacerà indicarmi. In ordine a possibilità d ' inconvenienti nei riguardi cieli' acquisto cli questi documenti, credo opportuno far rilevare che io non figurerei in modo alcuno; il solo mio collega trattando per conto proprio. Io non dovrei neppure vedere la persona che li procura. Intorno ali'importanza clei documenti, il mio collega, persona seria e che cono-_ sce il paese, non li acquisterebbe se non dopo essere per quanto è possibile sicuro della loro attendibilità. A mio parere, sarebbe interessante cli averli. Intorno alla piazza cli Adrianopoli, si potrebbero con queste completare le informazioni che ho dato l'anno scorso e si saprebbe qua lche cosa intorno a lavori difensivi che sembra siano stati eretti a Kirkilissa. Lo stesso dicasi per le opere di Kresna. CodesLO Comando, con foglio 20 marzo 1906, n.2 l4 (Ufficio Coloniale)3, richiedeva, fra l'altro: informazioni su opere che sarebbero state costruite (o 1;i volevano costruire) in valle di S turma. Fino ad ora, sebbene io abbia interrogato uf-

2 Non ri nvenu to. 3 Non pubblicato.

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ficia li della riorganizzazione della gendarmeria del settore francese Serres, allo sbocco della Struma e del settore inglese, che risalirono la valle fino a Djurna, non potei apprendere nu lla. L'esistenza d i opere di sbarramento nella stretta di Kresna, sarebbe importante a conoscersi; come quella che potrebbe avere int1uenza sullo svolgimento di eventuali operazioni di guerra fra Turchia e Bulgaria. Non meno interessante dei dati sopraccennati mi appare la conoscenza del numero dei fucili esistenti nel grande deposito di Matschka: questo dato servirebbe a controllare le cifre che riferii nel primo allegato al mio rapporto del 19 febbraio u.s. N.0 11 bis4 nel quale accennai alla grande difficoltà di avere dai Turchi notizie intorno alla quantità delle armi di cui dispongono. Rimango in attesa degli ordini di codesto Comando circa quanto è oggetto ciel presente foglio. L'addetto militare Tenente Colonnello Vittorio Elia G33 R27!2

4 Non pubblicato.

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Documento n. 54 COMANDO DEL CORPO DI STAr0 MAGGIORE RIPARTO OPERAZIONI UFF!ClO COLONIALE

N. 237 PRO - MEMORIA

L'ufficio scrivente stima opportuno l'acquisto dei documenti indicati nel foglio numero 29 in data 22 marzo 1907 clell' Addetto militare a Costantinopoli. Roma 28 marzo 1907 Il Colonnello Capo dell'Ufficio Ufficio in.formazioni N. 118 Nulla da obbiettare. Roma 29 marzo 1907. Il Tenente Colonnello Capo Ufficio Negri - G33 R27!1

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Documento n. 55 L'Addetto Mili tare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 84 Ris. Costantinopol i 3 settembre 1907 Oggetto: Ordinazione al Governo ottomano d i un incrociatore alla Casa Ansaldo. Duravano da tempo le trattative fra la Sublime Porta e la casa costruttrice Ansaldo per ottenere l'ordinazione di nuovi lavori: quando riuscì al R. 0 Ambasciatore di farsi promettere personalmente da S.M. I. il Sultano che alla nostrn Ditta sarebbe stata commessa la costruzione di un incrociatore. Dopo tanti ritardi e contrattempi, fina lmente è stato, tre giorni fa, firmato il relativo contrallo. JJ Signor M. Perrone, figlio dell' Ammin istratore Generale della Casa, il quale è qui dal principio dell'anno per combinare quest'affare, mi promise comunicarmi i dati della nave. Posso intanto indicare che trattasi cli un incrociatore di 3600 T., al prezzo di L.St. 330.000. Se le tergiversazioni delle autorità ottomane per addivenire alla conclusione del contratto furono molte, non minori furono le di fficol Là palesemente o sottomano frapposte, per far anelare a monte l' affare da pan.e di Case estere, appoggiate dalle rispettive Ambasciate. La Ge1111ania, gelosa di qualsiasi immist.ione di industrie straniere per forniture a questo Governo, mosse alla Sublime Porta rimostranze per l'assicurazione a noi fatte.L'Ambasciatore d ' Inghilterra dal canto suo (e cli ciò non fece mistero) mosse vivaci appunti al la Porta per questo che egli qualifica come uno sperpero cli denaro in momenti finanziariamente assai difficili per l'Impero: ricordo inoltre essere stata fatta a lui già da assai tempo analoga promessa di affidare all' industria inglese la costruzione di una nave. Se noi abbiamo ragione di essere soddisfatti di questo successo per una nostra industria, non è men vero che - ragionando spassionatamente e ponenèloci, per un momemo, dal punto cli vista turco -, non possa ri tenersi come il miglior impiego di danaro - nelle attuali critiche circostanze-, quel lo che si spende in una nave da guerra che, per quanto potente abbia a riuscire, anelerà, - in pratica-, acl aumentare il numero delle unità navali turche, che stanno immobili alla fonda nel Corno d'Oro od ai Dardanelli, incapaci di navigare vuoi per lo stato d' abbandono nel quale si trovano, vuoi per la deficienza negl i S tati Maggiori e negli equipaggi. La Casa Ansaldo ha, come è noto, in consegna il cantiere Imperiale del Corno d'Oro, do ve ha eseguito importanti lavori di raddobbo e riparazione a navi della Marina da guerra Ottomana. Tutti i lavori essendo stati da tempo ultimati, il Governo vuole riprendersi il cantiere.

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La Casa Ansaldo vorTebbe invece costruire qui, nel cantiere stesso, il nuovo incrociatore. Il Governo non è in quest'ordine d 'idee: allega che la costruzione riuscirà molto meglio in Italia dove la Casa ha, sul posto, tutti i materiali ed i macchinari, le migliori maestranze, in una parola l'impianto più completo. Oltre a queste ragioni, si ha motivo cli credere che la Germania aspiri a mettere essa piede nel cantiere, per svilupparvi la sua industria. Certo è che, per l'influenza nostra in questo paese sarebbe assai buona cosa che il cantiere rimanesse in mani italiane. Ma non si può disconoscere che il Governo ottomano, fornendo alla nostra industria una ordinazione relativamente importante, non abbia pure il diritto di chiedere che essa venga effettuata là dove ci sono maggiori garanzie per la sua buona riuscita. Facendo astrazione dalla costruzione di questo incrociatore, il tener aperto il cantiere per lavori di raddobbo, importa a lla Casa Ansaldo il mantenimento di almeno una cinquantina cli operai. Evidentemente, quando il lavoro viene a mancare il cantiere rimane passivo per la Casa: e, quando ciò si verifica, incominciano domande e sol lecitazioni della Casa stessa per aver nuovi ordini; e pressioni da parte della R. Ambasciata sulla Sublime Porta per appoggiare la Ditta nazionale; e minacce di domande di indennizzi se il lavoro non viene. È quindi spiegabile come, a parte ogni aspirazione straniera ed astrazione fatta dagli argomenti che possono essere messi in azione da chi desidera sostituirci nel cantiere, non piaccia al Governo di continuare alla Casa, che ne ha Cinora usufruito, la concessione di esso; la quale, virtualmente, implica la necessità cli alimentare con lavori, al cui pagamento mancano troppo sovente i fondi. Non so se, da parte nostra, si eserciteranno pressioni per conservare il cantiere né, eventualmente, quale esito esse sortiranno. Pare però che l'azione nostra non potrebbe essere troppo vivace ed accentuata, dopo l'evidente buona volontà che il Sultano ha messo nell'accontentarci, concedendoci una ordinazione per 330.000 lire sterline. Il Governo ha frattanto chiesto che cinque operati italiani, tra i migliori che la Casa Ansaldo teneva qui, siano assunti in servizio ottomano nella maestranza navale. L'Addetto Militare Tenente Colonnello Vittorio Elia G33R27!12

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1908 Documento n. 56 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.63. Ris. Costantinopoli - Terapia 29 luglio 1908 Oggetto: circa l'attuale movimento in Turchia. Chi avesse, tre settimane fa, profetizzato quello che vediamo oggi svolgersi davanti ai nostri occhi in T urchia, sarebbe stato trattato di visionario. Erano noti a tutti il malcontento dell'esercito, l'esaurimento della popolazione, la generale stanchezza pei metodi cli governo che da tanti anni depauperavano il paese all'interno, rendendo incapace di qualsiasi virile manifestazione all'esterno: si sapeva quanto fosse esecrata la camarilla di palazzo e quanto detestato il sistema di spionaggio sparso per tutto l'impero: con tutto ciò, la rapidità colla quale la rivoluzione militare si compié e guadagnò terreno, le entusiastiche accoglienze che le nuove linee trovarono nella massa della popolazione, l'unanimità di consenso di tutte le classi e confessioni, riuscirono completamente inattese anche a coloro che hanno passato qui tutta la loro vita e che fanno professione di meglio conoscere il paese. Da fonte riservata e assolutamente sicura ho avuto particolari interessanti circa quanto si svolse al palazzo nella notte dal 23 al 24 corrente, nella seduta ciel Consiglio dei Ministri, in seguito alla quale fu proclamata la costituzione. Il Sultano compariva cli tanto in tanto nella sala, poi si ritirava. Al Consiglio, presieduto dal Gran Vizir, affluivano telegrammi dalla Rumelia dove ogni presidio, ogni grosso centro, pareva guadagnato alle idee nuove. Il ritorno alla carta costituzionale del 1876 pareva imporsi; quando un telegramma da Adrianopoli, an-nunciava che tutta la guarnigione aveva proclamato !'·adesione alle richieste cli compagnia del III Orclù e che, se le riforme liberali non fossero state immediatamente elargite, le truppe avevano intenzione di marciare su Costantinopoli. Fu questa la notizia determinante. Quando, alle tre del mattino, il Sultano chiese quale deliberazione gli proponesse il Consiglio, nessuno osava dirlo. Finalmente il Gran Visir gli espose l'opinione unanime. 11 Sultano, preso da emozione, ebbe un momento di smarrimento: poi si riebbe; interrogò ancora tutti i presenti. Indi diede l'ordine che l'iradé portante la reintegrazione della costituzione del I 876 fosse immediatamente telegrafato per tutto l'Impero (come riferito nel mio rapporto 24 corrente nmnero 6 1) 1.

I Non pubblicato.

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Il mattino di venerdì, Sua Maestà si recò al Selamlik, calmo e composto, come se, poche ore prima, non avesse rinunciato al potere più assoluto di quanti fossero, al giorno d ' oggi, esercitar.i nel mondo. Bruscamente, da uno stato di opprimente silenzio di pervadente sospello, l'Impero è passato ad uno stato di libertà, sancita da uno "Statuto", nelle li nee generali analogo al nostro. Nulla può essere la preparazione di molta parte del popolo per fruire nella sua pienezza cli questa libertà; ci vorrà quindi ciel tempo perché la concezione dei diritti e dei doveri cli ognuno possa penetrare nella mentalità così speciale cli Turchia. È superfluo aggiungere quanto le differenze d'interessi, di confessione, di tradizioni renderanno arduo il regolare funzionamento del nuovo ordine di cose. Ma intanto il grande passo è fatto: e un "ritorno all 'antico" pare assolutamente improbabile. I primi lre g iorni che seguirono la proclamazione, fu rono di delirio patriottico. Discorsi, amplessi fra Bulgari e Turchi, fra Greci e Serbi, inno alla costituzione ed acclamazione al Padisha: domenica, davanti a Yldiz si recò una colonna imponente di dimostranti, da 40 a 50 mila persone, cbe alle grida d i "evviva il Sultano e evviva la Costituzione" volevano vedere il Sovrano. Al palazzo, l'esitazione e l'incertezza erano grandi: i più savi opinavano che Abdul Hamid dovesse mostrarsi: e, se lo avesse fatto, l'effetto morale sarebbe stato grandissimo e la sua popolarità di molto accresciuta: prevalse il consiglio più timido: il Sultano mandò alla folla dei messaggi cli ringraziamento, la pregò di sciogliersi: e la massa dei dimostranti, che era composta di turchi ccl ct1ropei, "fez e cappelli" appartenenti alle nùgliori classi verso il trnmonto se ne andò. Venne allora, a fare chiasso intorno a Ylcliz, un'altra dimostrazione; composta, questa, dei bassi fondi di Galata e di Stambul; plebe facinorosa, attratta ben più dal la speranza di un bakshish che non clall'iclea della costituzione. Stettero per delle ore gridando: e finalmente, verso mezzanotte, il Sultano si mostrò per un momento ad una finestra: ed enùssari suoi fecero scorrere - antico sistema! - del danaro nelle mani dei capi popolo: e la turba abbandoni) la collina di Ylcliz. Una buona occasione era stata perduta, una cattiva abitudine, continuata. Il Sultano intanto pare non comprende come il primo provvedimento da prendersi, sia cli disfarsi cli tulta la mala gen ia che ha dintorno a sé: di quel "Governo di palazzo" che, sostituitosi finora, in tutte le grandi questioni alla "Porta" ha tanto intralciato ogni opera benefica per il Paese. Ed ora i Giovani Turchi inèominciano ad imporre l'allontanamento dell'uno e dell'altro fra i personaggi più invisi: e quando il Sultano, costretto, dimetta l'uno e sostituisca l'altro, non ne ha il merito giacché si vede che subisce una pressione e non altro. Avanti ieri lsm.ail Pascià, notorio capo di spie, Ispettore della Scuola fvlilitare, fu sostituito: e con lui Essad bcy colonnel lo Direttore della Scuola Militare. La motivazione era "per avere instituito un sistema di spionaggio tra ufficiali ed allievi ufficiali". Sistema che faceva capo a palazzo ed era direttamente retribuito dalla cassetta cli S ua Maestà Imperiale! leri il Maresciallo Zaki Pascià, Gran Maestro di artiglieria, mentre si recava a Yldiz, fu circondato eia gran numero di ufficiali che lo coprirono cli contumelie, spu-

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tandogli addosso: se ne cavò senza lesioni, ma è da prevedersi la sua sostituzione. Si attirò l'odio dei Giovani Turchi per i suoi propositi reazionari. Fu riportato che, la sellimana scorsa, abbia detto al Sultano "rispondo della fedeltà dell'artiglieria: che Vostra Maestà me ne dia l'ordine, ed io bombarderò Costantinopoli e rimetterò all'ordine i faci norosi". Izzet Pascià, uno fra gli uomini più quotati dell 'antico regime, primo Segretario del Sultano e notoriamente organizzatore di massacri armeni di dieci anni fa pare, finalmente, in procinto cli andarsene. Fu nominato Ispettore all' Hegiaz: ma tutto quanto fa credere che non riterrà la vita sua al sicuro finché rimane nell'Impero e che s' imbarcherà per l'Europa. S tamane partì con il piroscafo della N. C. per l' Italia, Selim Pasha Melhamecl, Ministro d'Agricoltura: non tanto personalmente odiato, quanto coinvolto nell'antipatia che prevale contro il fratello, Negib Pasha, Sottosegretario di Stato, pi ù volte impiegato dal Sultano per inchieste cli polizia politica. Ed altre partenze sono attese: poiché in tempi torbidi come questi non mancheranno, accanto a pure ed oneste aspirazioni liberali, a farsi strada le rappresaglie per odi e livori eia anni accumulati. Intanto non si ha ancora indizio di un' aria risoluta per parte del nuovo Gran Visir che, s.i teme, lascerà sfuggirsi l' occasione di mellersi alla testa del movimento; se ne farà invece rimorchiare. Devesi constatare che la massa ciel popolo in Costantinopoli, ha dato prova finora di moderazione e di urbanità. È, politicamente, cessata l'azione del Governo. La polizia virtualmente non esiste più: le truppe, sono esse che hanno preso l'iniziativa e non obbedirebbero più ai capi che ordinassero di marciare contro il popolo: eppure d i nessun eccesso si ha notizia in questa capitale di un milione e mezzo di abitanti. Certo che il prolungarsi di questa situazione non sarebbe scevro di pericoli. Ho assistito a parecchie delle manifestazioni d i cui parlo: e credo dover segnalare, coll'assenza di ogni sentimento cli xenofobia, le dimostrazioni di entusiastica simpatia verso la Gran Bretagna. Lunedì scorso cli una folla vidi quattromila persone almeno, penetrare pei cancelli, nel vastissimo cortile clell' Ambasciata Inglese a Pera e farvi una entusiastica dimostrazione, gridando "viva la potenza liberale! viva la nazione che non si è mai impicciata in affari loschi nel nostro paese. A parecchi touristes inglesi che stavano in giro per la c ittà è accaduto di vedersi portare in trionfo, sulle braccia di dimostranti. Debbo in pari tempo, segnalare l' anima che, da parte del popolo si mostra verso la Germania. F urono pronunciate grida davanti a quell'ambasciata a Pera e fu, in questi giorni, in parecchie riunioni popolari, stigmatizzala la politica cli questa potenza nell 'ultimo ventennio, siccome quella che, per asservire la Turchia ai suoi fini di penetrazione economica e di monopolio indus triale, favoriva il dispotismo ciel Sultano e corrompeva coloro che gli stavano dattorno. 11 nuovo ordine di cose porterà certamente un mutamento notevole nelle influenze politiche dominanti in questo Paese. Tn Provincia, (Europa) più ancora che a Costantinopoli, l'autorità è nelle mani cli Giovani Turchi. Spero, domani o dopo, d i riassumere le notizie frammentarie che qui pervengono dai vilayct cli Albania, cli Macedonia e di Tracia . 437


Una cosa in tanto appare urgente: l'arrivo al potere cli un uomo forte che prenda alla mano la situazione e che, prima cli tutto, abbia abbastanza prestigio sull ' Esercito per farlo rientrare nell'ordine. Per ora, l'Esercito è fazioso. Le autorità civili nella maggior parte dei vilayet di Europa, sono state sostituite da comitati "Giovani Turchi" o poste sotto la sorveglianza cli militari appartenenti a questa organizzazione ("libertà e progresso"). L'attuale Ministro della Guena, Osman Rushì P. , si rivela inetto a misure radicali e uomo di corte vedute. Si parla cli sostituirlo con l'attuale valì di Tripoli. Non è un amico nostro, ma pare uomo energico e godente della fiducia dell'Esercito. Fino a che l'Esercito non sia rientrato nell'ordine, non si può dire che la situazione sia migliorata. Ieri il Sheik-ul-lslam, cedendo alle vivaci pressioni del "Comitato" ha indotto il Sultano a giurare nelle sue mani fedeltà alla costituzione: e di questo fatto fu data partecipazione al Comitato. Si dice che venerdì prossimo venturo il Sultano annuendo alla preghiera ciel popolo, si rechi al Selamlik non più alla vicina moschea cli Yldiz, sebbene ad una delle moschee di Stambul. Grande è l' aspettativa per quello che potrà succedere a questo Selamlik di venerdì, al quale conto di assistere. L'Addetto Militare Tenente Colonnello Vittorio Elia G33 R27

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Documento n. 57 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 64. Ris. Costaminopoli - Terapia 30 luglio 1908 Oggetto: movimento liberale in Turchia. Riassumo, fra le molte notizie di questi giorni, le più importanti ed accertate. A questo proposito reputo opportuno far presente a codesto Comando come le nuove più fantastiche si spandano nell'attuale periodo di crisi. La stampa locale, sino ad ora imbavagliata dalla censura - sia che si trattasse di giornali stampati in lingua turca che di giornali stampati in una lingua europea - è passata, da un giorno all'altro, alla libertà più completa: e così le agenzie telegrafiche, le quali, astrette prima alle maggiori limitazioni, possono ora, a lla pari dei corrispondenti dei giornali d'Europa, telegrafare notizie à sensation. Così anche giornali se1i, come il "Corriere della Sera" accolgono informazioni come quelle che vidi nel numero giunto qui ieri, della mobilitazione di 40 mila albanesi che avevano occupato Uskub! ..... Nel TIT Ordù le autorità dei cazà e dei sanjak hanno, praticamente, cessato di funzionare : o funzionano sotto la direzione cli ufficiali " Giovani Turchi". Niazi Bey è a Monastir, dove ha parte importante nel comitato. Enver Pasciti, il maggiore cli Stato Maggiore che, in uno dei passati rapporti, segnalai essere fuggito da Monastir nei primi giorni ~el movimento, è ora rientrato e si è recato a Salonicco. Viaggiando egli nello stesso treno sul quale si trovava il nostro Console Generale di Salonicco che rientrava al suo posto, si recè) a trovarlo in vagone e gli espose la ferma intenzione dei Comitati di lavorare pel rialzamento della patria, ma coll' ordine, con rispetto della libertà di tutti, senza rap- presaglie né vendette. Lo assicurò che gli stranieri non sarebbero in alcun modo molestati. A Salonicco però ebbero luogo delle esecuzioni sommarie per parte di Giovani Turchi. Quattro ufficiali ed un funzionario del governo, Tskender Melhamé, fu rono arrestati dal Comitato, tradotti davanti ad un tribunale statuario, e convinti cli spionaggio, furono condannati a morte. Tskender Bey, essendo borghese, venne dal comitato graziato: ma i quattro ufficiali, che avevano appartenuto all'organizzazione dei Giovani Turchi ed avevano tradito, vennero senz' altro fucilati. In Albania, data l'indole degli abitanti ed il carattere della rivolta meno essenzialmente rnjlitare che non nei tre vilayet di Rumelia, il disordine è maggiore. A Groja, a Durazzo, a Tirana, ad Elbassan, le popolazioni non riconoscono più ne cadì né kaimakam: hanno insediato dei comitati provvisori nei quali l'elemento 439


militare o non figura: o è rappresentato in assai minore misura che non nei comitati rumelioti. Da una lettera giuntami ieri eia Adrianopoli , risulta che l' ordine nel vilayet è mantenuto. Numerose pattuglie, con ufficiali alla testa, percorrono il territorio, sostituendosi di fatto alla polizia. Il 28 corrente giunse per ferrovia (Salonicco-Dedeagatesh) ad Adrianopoli, una deputazione di 70 LLfficiali e soldati del III Ordù, che venivano a portare il saluto dei loro camerati ai compagni del TI Ordù. Eransi reca(i alla stazione incontrn a loro il Yalì ed il Mushir con tutti i funzionari civili, tutti gli ufficiali e con compagnia, batterie e squadrone in rappresentanza dei singoli reggimenti della guarnigione. I nuovi arri vati furono acclamati entusiasticamente; non si udirono però le consuete acclamazioni al Padisha: e le iscrizioni sui muri e sui "trasparenti" preparati per l'illuminazione della sera, portanti il nome delle Sultano, erano state strappate o tolte per ordine del comitato. La deputazione cli Salonicco fece breve sosta presso la stazione, nel giardino pubblico: ed il Capitano di Stato Maggiore Ruscim Effendi, giovane di 25 anni, capo di questa deputazione dopo aver deposto su un tavolo, dinanzi a sé, il Corano ed un revolver, chiamò il Yalì e il Maresciallo a prestare giuramento di fedeltà al Comitato; quindi, dopo un discorso inneggiante alla libertà, si mise a[]a testa del corteo, lungo tre chilometri, che si avviò alla città ( I ). Il giardino nel quale si svolse questa scena fu chiamato "giardino della libertà". Il Comitato "Unione e progresso" ha destituito tutti i funzionari: poi ha ridato loro in via provvisoria l' incarico che ciascuno aveva, salvo esame eia darsi a suo tempo. Continua intanto la sostituzione di personaggi invisi al nuovo partilo, costituenti la camarilla di palazzo: il torto del Sultano è di non disfarsene in blocco, ma di cedere alla imposizioni successive, il che gli toglie il merito dell'atto e non gli lascia modo di costituire il nuovo organismo in modo armonico. Il Maresciallo Zeki Pasha, di cui al mio rapporto numero 63 2 , è stato ieri sostituito dal Ferik Ali Riza Pasha. È questi un ufficiale relativamente giovane, che si dice intelligente; fu 5 anni in Germania, servendo per qualche tempo in un reggimento Dragoni, poi presso il Grande Stato Maggiore. Era comandante l'artiglieria del campo cli operazioni nella guerra contro la G recia, dieci anni fa. Si occupa, nell ' ultimo triennio, dello studio della difesa ciel Bosforo. N~n lo conosco ancora. Se ne aug ura bene nell'importante carica cli" Gran Mastro d'artigl ieria" cbe è chiamato a coprire. Furono es il iati a Brussa, Tcherkess Mehmet aiutante di campo deJ Sultano; fu destituito un altro a iutante di campo Chakir Pasha. Tutti questi ufficiali, noti per idee reazionarie, erano specialmente invisi, perché ritenuti spie ciel Palazzo. Prosegue pure l'esodo di quei funzionari più in vista c he hanno ragione cli temere vendette per parte del nuovo regime. Ho accennato, nel rnio rapporto n. 63, alla partenza cli Selim Pasha Mehmet, a bordo di un vapore italiano. Code-

2 V. sopra doc. n. 56.

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sto Comando sa che Selim, Ministro dell 'Agricoltura, fu sei mesi fa in missione speciale a Roma, presso Sua Maestà il Re: insignito ciel Gran Cordone Mauriziano, in buone relazioni colle Ambasciate estere (2), era uno dei funzionari cristiani dell'Impero più quotidianamente a contatto coll'ambiente europeo di qui . L' improvviso mutamento delle cose politiche gli diede ragione di temere. Un suo fratello, Negib, è fra i più invisi ai Giovani Turchi: un altro è quell' Iskender Melhamé, di cui scrissi più sopra che - ,mestato dal Comitato a Salonicco, fu condannato a morte: poi graziato. Un altro frate llo, 1-Iabib Effendi, mentre si recava in Europa, fu arrestato eia quattro ufficiali Giovani Turchi alla frontiera e, Mustafà Pasha, tratto giù dall'OrientExpress e portato ad Adrianopoli, dove è tuttora custodito. Selim non si sentì piì:1 sicuro qui. Sotto colore di accompagnare un suo figliuo lo, che si recava a raggiungere il proprio posto all'ambasciata ottomana a Roma, salì con la farn.iglia sulla barca a vapore della nostra Ambasciata, che lo portò a bordo del Bosnia: donde non scese più 3 . Accludo il resoconto del fatto, quale il locale giornale italiano racconta dietro informazioni già qui assunte. Aggiungo poi che qualche membro della colonia italiana, se non so se più per sfogo di animosità personali o per ingraziarsi il nuovo partito, ma certo con nessuna opportunità e generosità in momenti di torbido, volle creare nella colonia stessa una agitazione di protesta, pel fatto che Selim Pasha prese imbarco sulla barca a vapore dell ' ambasciata. 11 Marchese Imperiali, a qualcuno che lo interrogava sul fatto, disse che se Selim o chiunque più compromesso di lui, temendo per la vita, gli avesse chiesto rifugio nell ' ambasciata o un passaggio su un nostro galleggiante, egli non avrebbe un istante esitato a raccoglierlo: ciò essendo consono ai doveri d'umanità e alle tradizioni del nostro paese. E ieri stesso questo caso tipico si è presentato all'Ambasciata di Germania. Izzet Pasha, segretario del Sultano, forse l'uomo più odiato in Turchia per la sua venalità, il suo spionaggio e per essere stato - a quanto si dice - l'organizzatore dei massacri armeni, fuggì a Terapia nel!' Ambasciata Tedesca: vi passò la giornata; e, a notte fatta, s'imbarcò sulla lancia a vapore di quell' ambasciata, dalla quale raggiunse un vapore estero in partenza. TI Ministro cli Germania, v. Kiderlen, a chi mostrava cli approvare il suo operato, diceva che nessuno poteva essere offeso, quando sotto la protezione della ban-

3 Sul ritaglio di giornale senza indicazione cli data: Secondo ù!fìmnazion.i at1in1e a fomi auto rizzate, ecco in quali condizioni si è verificata la.fuga di Selillle Me/lwmé. La lancia a vapore dell'Ambasciata d'/w/ia doveva condurre. mercoledì 111a11ina, a bordo del Bosnia. un ufficiale dello stazionario, il tenete Ang risoni, des1il1Cllo altrove. Nehad Me.lha111é, figlio di Selim, nomillato segretario d 'amboscialll a Roma. e che dove.a partire per la s ua destinazione chiese che la lancia dell 'ambasciata l'a vesse preso a Yenikei per trasportarlo fino al Bosnia. Tale preghiera, tu/I 'ajfauo 1101/.lrale. fu accolta, come naturale era che Selim e tutw la sua f a miglia acco111pagnasssero il figlio fino a bordo. Ma nessuno avrebbe p otuto predire che tale personaggio, ministro in fun zione, macchina va così la suafuga.

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dicra tedesca: e che egli, Kiderlen, era accreditato presso Sua Maestà il Sultano e non presso i "comitati Giovani Turchi" È giunto stamane il nuovo Ambasciatore d'Inghilterra, Lowther. Fu accolto alla stazione da grande folla, che fece una dimostrazione di simpatia a lui ed alla nazione che rappresenta. L' Addetto Militare Tenente Colonnello Vittorio Elia (l) La stazione di Adrianopoli è a circa 4 l<il. dalla citt~1 stessa. (2) Una sua figliuola sposò, tre anni fa, il Maggiore Cav. Romei, altre due sposarono ufficiali di cavalleria dell'esercito tedesco, uno dei quali comandato qui, presso l'Ambasciata Germanica

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Documento n. 58 L' Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo d i Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 65. Ris. Costantinopoli - Terapia venerdì 31 luglio 1908 Oggetto: il Selamlik di oggi e la situazione interna. Nell' attuale crisi interna della Turchia, mentre al Governo stanno più pochi fra gli uomi ni dell ' antico regime - e questi pochi esautorati e sospetti - e mentre i nuovi elementi non hanno ancora potuto né orientarsi, né acquistare su lle masse l'autorità necessaria per d irigerli, parve opportuno, alla maggior parte dei capi missione, di recarsi oggi a felic itare Sua Maestà Imperiale per le riforme accordate, rialzando così, p ubblicamente, il prestigio del Sultano, virtualmente scosso dagli avvenimenti di queste ultime settimane. Molte erano le dicerie intorno al Selamlik di oggi: si afferma eia una parte che il Sultano, annuendo al desiderio dei "Giovani Turchi" si sare bbe recato a fare la preghiera del Venerdì in una delle moschee di S tambul : Santa Sofia, dicevasi. Altri credevano sapere che il Sultano all'ultimo momento, avrebbe pretestato una indisposizione e non sarebbe uscito: prevalse il consiglio più savio: che Sua l\tfaestà si recasse, come d i consueto, alla piccola moschea Hamiclié, adiacente a Yldiz; ma che gli accessi di essa, invece di essere severamente vietati al pubblico, fossero invece aperti a tut.ti. Qualche preoccupazione. esisteva intorno all'eventuale contegno di taluni riparli cli truppa, forse i due battaglioni della guardia albanese, forse gli zuavi siriani, che taluno temeva avessero potuto essere spinti ad atti di reazione: tutto invece, come il telegrafo avrà a quest'ora già annunciato in Europa, si compié senza il mi nimo disordine. Una folla grandissima, composta di tutte le classi della capitale, Turchi ed Europei, si era affollata verso la collina di Yldiz. Molte le donne turche, le quali generalmente si tengono appartate; e meno rigoroso ciel consueto il velo sul volto. I pressi del palazzo densamente occupati dal popolo: persino la terrazza, riservata al Corpo Diplomatico, invasa dalla plebe che, per arrivarci, aveva dovuto arrampicarsi su quel muro e scavalcare la ringhiera (che poi, per lungo tratto, venne abbattuta). Col nostro Ambasciatore si trovavano il Conte Guicciardini (l'ex Ministro degli Esteri, ora qui en t.ouriste), il cav. Cangià, primo dragomanno ed il sottoscritto. Erano presenti gli Ambasciatori di Persia (decano del. Corpo Diplomatjco), di Austria-Ungheria e degli Stati Uniti d'America, gli incaricati di affari di Germania, Francia, Inghilterra, i ministri di Spagna, Belgio, Montenegro. Mancavano i rappresentanti di Russia, Romania, Grecia, Bulgaria, Serbia (taluno notò questa coincidenza: tutti gli stati balcanici, colla Russia).

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Anche l'interno del palazzo aveva un aspetto del tutto diverso dal consueto: era completamente nelle mani degli ufficiali "Giovani Turchi", che ne guardavano gli accessi, ammettevano chi credevano, facevano in una parola gli onori cli casa. Le truppe si schierarono nell'ordine consueto. Notevole la disciplina della folla, che obbediva alle esortazioni degli ufficiali e cli commissari improvvisati del Comitato " Giovani Turchi" i quali sostituivano, molto vantaggiosamente, la polizia a.ssenlc. La caratteristica sfilata degli aiutanti di campo i quali precedono Sua Maestà Imperiale alla moschea fu meno numerosa del consueto: parecchi, fra gli antichi, erano partiti o se ne stavano a casa: altri, del nuovo partito, erano più attivamente impiegati a sorvegliare lo svolgersi della cerimonia. Poco dopo mezzodì e col consueto cerimoniale app arve Sua Maestà Imperiale; nella solita victoria sedevano in faccia a lui il Gran Visir (Said P.) ed il Ministro della Guerra. Il Sultano, ri tto nella carrozza, salutava le truppe e la folla che gli mandava evviva entusiastici. Le stesse acclamazioni si ripetevano quando, mezz' ora dopo, Sua Maestà usciva dalla moschea per rientrare nella sua residenza: ed ancora, quando chiamato dalle grida incessanti, si presentava tre volte alla finestra . Sua Maestà Imperiale faceva allora sapere ai capi missione che li avrebbe ricevuti "in corpo". Fummo introdotti in una delle sale private, dove disposti in circolo i rappresentanti, venne il Sultano. Appariva debole e stanco: pieno però della consueta dignità. L'Ambasciatore di Persia gli diresse, in lingua turca, una breve allocuzione, alla quale Sua Maestà rispose. Il Marchese Imperiali poi, come decano f.!resente ciel resto della rappresentanza, espose a nome del Corpo Diplomatico, le felicitazioni per la Costituzione che "l'alta saggezza di Sua Maestà aveva accorciato al paese" ed i voti, eia parte cli tut.ti i capi di Stato e le nazioni rappresentate presso Sua Maestà pel benessere e la prosperità della Turchia sotto lo scettro di S.M.l. 11 Sultano ringraziò in termini appropriali, ed il "circolo" si sciolse. Più che mai ora si desidera che il nuovo Governo faccia sentire la sua azione con provvedimenti di ordine pratico: poiché, per ora, le cose vanno avanti per forza d'inerzia, ma l'autorità centrale non ha ancora alcun potere, gli affari correnti ristagnano, le truppe non sono alla mano cli nessuno, la polizia non funziona. Un Comitato di "Giovani Turchi" detta alle autorità i provvedimenti che debbono prendere, queste ubbidiscono. Finora non si ebbero disordini; salv0 le dimostrazioni continue che per ora percorrono la città. La parola d'ordine ciel Comitato è "astenersi da ogni violenza: rispettare ugualmente tutte le nazionalità". Ma fino quando saranno queste ingiunzioni obbedite? Un provvedimento preso ieri sera potrebbe, per esempio, compromettere questa tranquillità. Il Comitato d'azione reclamò l'immediata liberazione dei prigionieri politici: è la consueta prima misura imposta da un partito che arriva al potere. Ve n'erano, di questi, 150 o 200 nelle prigioni centrali cli Costantinopoli (Galata Serai); rinchiusi alla rinfusa con detenuti per reati ordinari. Questi, non appena i loro compagni di carcere per fatti politici stavano per essere liberati, presero a tumultuare, gridando "o fuori tutti o nessuno" . Avevano con loro delle armi, procu-

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ratesi, non si sa come, in questi giorni di torbido: e minacciando di sopraffare i guardiani e di ammazzare i co-cletenuti politici, se non fossero stati ascoltati. Dal canto loro i prigionieri politici fra i quali vi sono brave ed oneste persone non gradivano punto d 'essere liberati in una stessa mandata con malfattori volgari: e protestavano. Pare che la scena svolgentesi nella bolgia di una prigione turca, fosse veramente tragica. L' autorità centrale non vi sapeva a che risolversi. Ieri l'altra sera parlavo con Saicl Pasha (non il Gran Visir, ma un ventisettenne contrammiraglio, che conobbi due anni fa a Smirne, figlio di S.A. Kiamil Pasha, ex-Ministro senza portafoglio). Con semplicità turca mi mise il problema in equazione: "non ci sono che due parlili a prendere" m i disse: "on les tue tous dans Ics prisons: ou bien ouvrir les portes à tout le monde". Fu il secondo partito che prevalse: e ieri 920 prigionieri uscirono dalle carceri di Costantinopoli: di questi un paio di centinaia detenuti politici: gli altri, erano arTestati per reati ordinari ; e, cli questi, .I 20 condannati a morte. Vi si trovano dei noti assassini, fra gli altri un albanese che, due mesi fa, uccise con premeditazione il Direttore della Banca di Salonicco Molho, protetto ital iano. La popolazione pacifica ha pertanto ragione di essere preoccupata per la rimessa in circolazione di uno stock così considerevole di malfattori , in una città come Costantinopoli. Non manca chi, ricordando una costituzione già una volta data e poi abolita e conoscendo l'animo ambiguo del Sultano, vede in questa messa in libertà di elementi facinorosi e pronti a tutto, un pericolo nel caso cli velleità reazionarie; le quali, pur essendo prive - verisirnilmcnte - di ogni qualsiasi probabilità di successo, non si svolgerebbero che a prezzo cli molto sangue. Nelle carceri di Smirne ed in quelle di Uskub avvennero scene analoghe; ed in entram be le località fu adottato lo stesso provvedimento: furono aperte le porte a tutti. Se, come potrebb' essere, si far~l in questo modo per tutto l'Impero, la sicurezza pubblica diventerà assai problematica. L'Addetto Militare Tenente Colonnello Vittorio Elia G33 R27

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Documento n. 59 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato l\faggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 66. Ris. Costantinopoli - Terapia 7 agosto 1908 Oggetto: Avvenimenti politici . Durante la settimana, parecchi avvenimenti importanti di ordine interno si sono svolti in Turchia: tutti colla caratteristica del più accentuato "costituzionalismo" e col sempre maggiore allontanamento d i ogni possibilità reazionaria. Vi fu bensì, il 1. 0 corr., un movimento fra il presidio cli Adrianopoli, che creò fra quella popolazione cristiana ed in queste rappresentanze diplomatiche - , qualche preoccupazione, per le conseguenze che iv i e a ltrove avrebbe potuto avere: ma le cose si quetarono senza danni. Ecco come avvenne questo incidente. La mattina del IO un Ufficiale del partito "Giovane Turco" si presentò nella caserma grande di Adrianopoli, dicendosi incaricato cli ritirare alla truppa la medaglia, eia molti portata, commemorativa della guerra contro la Grecia. Aci altri, non decorati di ques ta medaglia, ma provvisti di qualcun'altra delle numerose decorazioni che sono nell' Esercito (segnatamente la medaglietta d' argento del " Liakat", specie di medaglia al merito militare), l'uffic ia le stesso imponeva cli cancellare il 'Tongra", cioè la sigla geroglifico ciel Sultano. Il ritiro della medaglia d i Grecia rappresentava un omaggio ai sentimenti di "fratellanza fra i popoli", processati dai giovani Turchi: il togliere la sigla ciel Sultano, voleva dire l'affermare l'essenza nazionale e non dinastica dell'Esercito. Non si sa se l'Uffic iale fosse mandato dal Comitato o se agisse cli propria iniziativa. Certo è che la truppa, le cui idee sulla costituzione erano affatto rudimentali e che già stava in fermento perché da qualche giorno la si faceva gridare, la sera, invece del consueto "viva il Paclisha", il nuovo evviva alla Costituzione, impressionata per quello che le parve allentale alla sovranità del Sultano, ruppe in aperta ribellione: malmenò l'ufficiale, prese le anni ed uscì, colla baionetta in canna e colle cartucce nella giberna, dirigendosi verso la città*. A grandi frotte la soldatesca attraversò l' abitato: gl i Ufficiai i, appartenenti al Comi tato, si nascosero. I soldati strappavano la coccarda costituzionale** cli dosso a tutti quelli che la portavano: ed obbligavano quanti dei loro compagni incontravano per via, a seguirli, verso la stazione della ferrovia, donde, dicevano, volevano recarsi a Costantinopoli per assicurarsi che il "loro sultano" era sempre vivo. Qualcuno che volle resistere, fu fer ito a colpi di baionetta. Un solo ufficiale si trovava coi 5 o 6 mila dimostranti. Alla stazione questi furono persuasi di accontentarsi di mandare solo una deputazione a Yi ldiz: partirono infatti 300 soldati che, giunti il 2 qui, incontrati a San

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Stefano dal Ministro della Guerra (che invano cercò persuaderli a retrocedere), si recarono a Yi ldiz, vi furono bene accolti e ben trattati, videro il Paclisha al quale portarono i saluti dei camerali e dal quale ricevettero ringraziamento per la loro devozione: e rientrarono il giorno 3 acl Adrianopoli, dove rassicurarono i loro compagni, rientrando poi tutti nelle caserme. i loro ufficiali, che erano stati per due giorni celati (taluno aveva riparato nei consolati) ricomparvero: le inscrizioni di "viva il Sultano" che erano state tolte vennero rimesse: e così si seguitò l'acclamazione serale al Padisha: e Adrianopoli rientrò nella calma. Ho voluto narrare alquanto diffusamente questo episodio, giacché esso mette in luce quello che altra volta mi avvenne cli esprimere: che cioè una carta costituzionale può essere esercitata ed accolta, magari con tutta la buona fede da una parte e dall'altra di mantenerla: ma essa non basta a trasfo rmare eia un giorno ali' altro la mentalità cli un popolo. La ri voluzione alla quale assistiamo ha avuto inizio dall'esercito che, più cli ogni altro organismo, soffriva ciel miserrimo sistema di governo: e la popolazione musulmana, che tanti pesi sopportava e così poco interesse riscoteva nell'Europa civile sempre disposta a simpatizzare colle nazionalit~t cristiane, accolse entusiasta il grido di rivolta alzato dall'Esercito. Ma l'idea complessa dei di ritti e dei doveri compendiati nella costituzione non può penetrare così prontamente nei ce rvelli turchi, avvezzi ad impersonare nel Padisha, colla somma autorità politica, la somma autorità religiosa. Il 5 corrente poi un nuovo elemento di inquietudine ha agitato Adrianopoli: e cioè l'agitazione dei militari della classe 1320 che banno finito il servizio e vogliono essere congedati: non solo, ma vogliono tutti gli arretrati di paga. Il numerario nella cassa del vilayet non è sufficiente. TI Comitato Unione e Progresso, dal giorno in cui fu fatta la dimostrazione in favore del Sultano, non è più in funzione: e, d' altra parte, il comandante l'Ordì:1 è esautorato e il nuovo Vali, Nazim Bey (proveniente da Rodi), è appena giunto. Anche in Adrianopoli sanno, come qui ecl in altri grossi centri dell'Impero furono liberati tutti i detenuti politici e comuni. In quella città furono 785 quelli che uscirono di carcere: scarsa garanzia pel mantenimento della pubblica sicurezza, _ proprio ora, che né polizia, né gendarmeria funzionano . Fra i fatti numerosi che si svolsero nella capitale negli ultimi sette giorni, il più importante è il mutamento del Gabinetto: il primo che succede dopo due settimane cli regime costituzionale. Come segnalavo in precedente rapporto, era stato assunto a lla suprema carica di Gran Visir Said Pasha. Del gabinetto faceva parte, quale Ministro senza portafogli, K.iamil Pasha: nel quale parecchi ravvisavano il futuro Gran Visir. Questa supposizione si avverò prima di quanto si poteva pensare. Nelle due settimane che Said fu al potere, non mostrò di avere né forza sia per agire sul Sultano come capo responsabile di un governo costituzionale verso il suo Sovrano; né avere autorità sufficiente per prendere in mano la direzione della cosa pubblica che, dal 24 luglio ad oggi, è esercitata da quella impersonale ecl indefinita autorità che si chiama il "Comitato d'Unione e Progresso".

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Quello che determ inò la sua caduta fu il "Hatt Humayoun" (rescritto imperiale) pubblicato il primo agosto, col quale il Sultano, facendo seguito all'iradé del 24 luglio proclamante la costituzione, dava le modalità e gli ordini per la sua applicazione. Questo Hatt Humayoun, opera evidente di Said Pasha, conteneva fra le altre una disposizione che i comitati "Unione e Progresso" ritennero non solo contraria alla costituzione, ma pericolosa per esse: la disposizione era che "ad eccezione del Cheik ul Islam e dei Ministri della Guerra e della Marina tutti i ministri fossero scelti dal Gran Visir e eia lui sottoposti alla Sanzione Imperiale. I costituzionali temettero, e forse non a torto, che il Sultano riservando a sé, direttamente, la nomina della prima carica religiosa e dei due ministri della forza armata, potesse- col mezzo cli tre creature e lui ligie, agire sulla coscienza e adoperare 1' esercito e la marina per eventuali velleità retrograde. Il primo a protestare fu lo stesso Cheik ul Islam che dichiarò avere esso perduto ogni fiducia in Said Pasha; e presentò le sue dimissioni. La stampa ottomana tutta denunziò allora l'Hatt Hurnayoun come anticostituzionale: ed il sultano si vide costretto a dimettere Said Pasha ed a sostituirgli Kiarn.il. Ho già accennato, in precedente rappo1to, a questo personaggio, che ha ieri assunto la carica. È nato nel 1832 a Lefkocha (Cipro). Figlio d'un capitano d'artiglieria, fece i suoi studi in una scuola militare, fu al servizio di Abbas Pasha, vali d'Egitto, come dragomanno; poi nella carriera amministrativa, raggiunse la carica di valì, che coprì in vari vilayet; fu segretario generale, più volte ministro, due volte Gran Visir; due volte in disgrazia, ultimamente valì a Smirne (dove lo conobbi due anni fa). Notorio amico dell'Inghilterra, alla cui ambasciata, anni fa, cercò rifugio, temendo della vita: e nel cui Consolato Generale (Smirne) riparò l'anno scorso, in analoga occasione. Segnalo questa circostanza dell'amicizia di Kiarnil Pasha con l'Inghilterra, perché essa coincide col favore del quale gode in questo momento la Gran Bretagna in T urchia. Questa simpatia è determinata dall'idea liberale che ha sempre trovato il più saldo appoggio in quella nazione: dal fatto che essa non si mischiò mai in affari cli finanza poco chiari con questo paese, non favorì mai - come altri fece - la politica personale del sultano per ottenere vantaggi, concessioni od altro. La Gran Bretagna, tradizionale amica della Turchi.a, sua protettrice quando le truppe russe erano a San Stefano, andò man mano ritirandosi, quasi disinteressandosi sulla politica del Vicino Oriente quando vide cli non poter contare sulla lealtà delle intenzioni del Sultano nei 1iguardi delle riforme: e questo abbandono nel quale volutamente lasciò Abdul Hamid fu definitivo all'indomani dei massacri armeni di dieci ann i fa. In relazione coll'influenza inglese apparentemente decrescente, aumentava in Turchia la predominanza tedesca. Le missioni militari andavano di pari passi colle grandi concessioni industriali e commerciali. Colla sua solenne visita in Terra Santa ed a Costantinopoli, il Kaiser assumeva in certo modo la posizione cli grande protettore dell'Islam. Il capitale ed il lavoro tedesco iniziavano la grande impresa della ferrovia di Bagdad; le fabbriche cli armi e le fonderie di cannoni germaniche avevano il quasi assoluto monopolio delle forniture in Turchia; nuove e potenti linee di navigazione (la "Deutsche Levant Line", il "Norddeutscher Lloyd") iniziavano servizi rapidi ed ottimi - an-

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che a perdita - cogli scali di Levante: la Deutsche Bank apriva sedi in Turchia: la penetrazione commerciale, industriale (perfino archeologica) dei tedeschi s'intensificava dappertutto nell'Impero; anche in quelle regioni (ad esempio la Tripolitania) dove i suoi interessi non parrebbero predominanti. In questo lungo e paziente lavoro la Germania operò essenzialmente colle influenze di palazzo.L'Ambasciatore di Germania godeva presso il sultano e i suoi consiglieri di un'influenza speciale. In quanta misura quest'influenza verrà diminuita, è quello che vedremo fra poco: certo che un paese come la Germania non rinunzierà, senza esperire tutti i mezzi, alla sua posizione in questo paese: non dovrà mutare strumenti. L'Inghilterra, pur astenendosi eia ogni maneggio per acquistare influenza qui**''', si è sempre serbata così vigile custode dei suoi diritti (si ricordi l'incidente cli Akaba nella primavera 1906), come attiva propugnatrice della pacificazione della Macedonia (si vedano le energiche proposte cli due mesi radi Sir E. Grey, per la costituzione di "colonne volanti" per l'inseguimento delle bande). Ed è a questo duplice carattere della sua politica in Turchia - l'onestà e la forza - ed alla conti nuità dell a poli tica stessa, che la Gran Bretagna deve l'universale simpatia che le viene da questo paese. 11 nuovo Ambasciatore del Regno Unito, Si r Gerald Lowthere, ebbe al suo arrivo qui (il 21 luglio) ed il giorno del suo solenne ricevimento dal Sultano (ieri) ovazioni popolari quali nessuno ricordava. È degna di nota quest'attitudine di tutta una popolazione; sia nei riguardi della potenza che ne è l'oggetto, sia per il significato di un confronto, punto benevolo, che le si vuole attribuire verso un'altra potenza. Unisco la lista dei nuovi ministeri4 . In essa figura il Ministro della Guerra, Regib Pasha, del quale, in uno dei miei ultimi rapporti, segnalavo la possibile venula a quel posto. Egli era stato valì di Tripoli, attivo e intelligente. I giornali turchi ne salutano con soddisfazione l'avvento. Uno dei piL1 influenti stampava ogg i che è a lui che si deve la conservazione all'Impero di una delle sue provincie, grazie alla sua energia cd alla sua abilità politica. È una fra le tante allusioni che la neo-libera stampa turca fa alle nostre supposte aspirazioni sulla Tripolitania e sulla Cirenaica. Considerato obiettivamente, si assicura che la scelta di Regeb sia buona: tantoper le sue qualità intrinseche, quanto perché il fatto di esser stato per tanti anni in disgrazia (Il Governatorato di Tripoli era un larvato esilio) lo rende popolare nell'esercito e bene accetto ai "G iovani Turchi". È da augurarsi ch'egli sappia rapidamente rimettere l'ordine e la disciplina senza le quali l'esercito cessa di essere un presidio e diventa un pericolo pubblico. Si accentuano su larga scala le rappresaglie e le persecuzioni contro Ministri e favoriti di ieri, i quali oggi non sono più designati che come "ladri e traditori". È ciò che accade in tutti i subitanei rivolgimenti e, finora, si può constatare una certa moderazione in questi procedimenti.

4 Si tratta di un ritagl io cli giornale turco in l ingua francese, senza ["indicazione del nome del quotid iano e ciel giorno.

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li Fehim Pasha, che fu ucciso a fu rore di popolo a Yeni Cheir, è quello stesso intorno al quale riferii l'anno scorso, quando l'energica attitudine ciel Barone v. Marshall, Ambasciatore di Germania, valse a farlo rimuovere dalla carica che occupava, di Aiutante cli campo presso il Sultano. Se mai un caos cli !liustizia son1maria è stato giustificato, si può dire sia quello cli Yeni Cheir, che pose fine ad una fra le più malvagie ed inique esistenze. Furono in questi giorni tratti in arresto: Achmed Riza Pasha, ex Ministro della Guerra; Zeki Pasha, ex Gran Maestro d 'Artiglieria Memdouh Pasha, ex Ministro dell'Interno; Tahsin Pasha, ex Primo segretario del Sultano (che da quindici anni non lasciava mai il Sovrano); Hassan Pasha, ex Ministro della Mari na Ebb ul Huda, arabo - astrologo del Sultano, che aveva nelle sue predizioni una superstiziosa credenza. Ed altri parecchi. Queste persone, che un mese fa erano al sommo degli onori e della potenza, sono state tradotte alle carceri. Si parla della loro prossima messa in stato d'accusa e della confisca dei loro beni ; sull'entità di questi i giornali pubblicano rendi conti fantasiosi. Il sultano convocò pel SelamJik d'oggi tutti i capi missione: apparve d isfatto e sfinito: fece dal Ministro degli esteri, dare lettura di una nuova dichiarazione sulla leal tà delle sue intenzioni nel dare la costituzione e sulla sua ferma volontà di mantenerla e difenderla. Fu come un'affermazione davanti all'Europa, sulla sua sincerità: atto che, a quanto pare, gli fu imposto dal Comitato. A che cosa sia ormai ridotta la sua sovranità, lo si deduce dal semplice fatto che tutti i suoi più fidi, i Ministri, i famigliari, quelli costituenti la cosiddetta camar illa di palazzo, come lzzet, od altro che, come Tahsin, logorarono la loro esistenza per servire questo assoluto Signore, sono ora in esilio, in fuga od in carcere, senza che egli abbia mosso un dito in loro favore . Forse, anche e lo avesse fatto , sarebbe stato inutile. Il Selamlik di ieri apparve anche più disordinalo dell'ultimo: ma vi mancava la nota schiettamente ed entusiasticamente popolare dell'ultimo: v'era, invece del popolo giubilante, una plebe dei giorni torbidi: gli evviva al su ltano erano notevolmente affievoliti: la rigida compostezza delle truppe nelle righe aveva fatto posto ad una curiosità poco deferente di veder eia vicino il Sovrano~ Le coccarde costituzionali erano appuntate ad libitum sulle uniformi. Le truppe, infine, avevano già prestato il giuramento alla Costituzione così formulato : "Wallahi, Billahi****, giuro, colla mano sul Corano e sul mio onore, di essere fin che mi dura la vita sottomesso alla Costituzione elargita dal nostro amato Padisha ai suoi fedeli sudditi, cli versare fino all'ultima goccia ciel mio sangue per aiutare il Comitato "Unione e Progresso" a difendere la libert~1 della patria contro le azioni che fossero ritentate dai vili a suo dan no, cli essere fedele a S.M. il Padisha, fintanto ch'Egli rispetterà la Costituzione". Giuramento questo, come si vede, cli molto dubbia ortodossia. Con quella riserva contenuta nell'ultimo periodo '

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Reca stupore che il Sul tano resista, fisicamente, agli strapazzi ed alle ansie di queste ultime setti mane, q uando si consideri il suo stato di sal ule e l'esser egli stato dato come spacciato p iù d'una volta in questi ultimi lre anni. S 'era sparsa la voce della sua intenzione di abdicare : per quanto difficili siano le previsioni, pare che questa ipotesi sia fra le meno probabili. F inché Abdul Hamid regna, egli è pure Cali fa: e tale suo carattere re lig ioso di una certa garanzia per la sua personale incolumità: una volta che cessasse, sia pur volontariamente, cli regnare, forse uno dei suoi palazzi imperiali del Bosforo vedrebbe un nuovo, tragico epilogo dell'esistenza di un Sovrano Osmanlì. * Come è noto a questo Comando, le caserme sono quasi tutte isolate da Adrianopoli. *,:, Questa coccarda è quasi uguale al tricolore italiano. C'è il rosso della bandiera turca; il verde. dello stendardo del Profeta; il bianco, colore costituzionale. '~*':' E di quesl' astensione spesso si lagnavano i mercanti inglesi cli qui, grandi case esportatrici cli frumento e derrate, grandi importatori cli carbone e merci: e articoli sui principali g io rnali e riviste inglesi lamentavano, in questi recenti anni, l'abbandono di questo mercato per parte clcl l'Inghillcrra . .,,,,. ,.. ... Formula sacra di g iuramento in nome di Allah L'Addetto M ilitare Tenente Colonnello Vittorio Elia G33R27

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Documento n. 60 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 75. Ris. Costantinopoli - Terapia 24 agosto 1908 Oggetto. Sguardo retrospettivo allo svolgimento della rivol uzione ciel Luglio testé trascorso. Un mese è oggi trascorso dal g iorno in cui la Costituzione fu proclamata in Turchia, iniziando la trasformazione e - giova sperarlo - la rigenerazione di questo Paese. Tempo e difficoltà di varia natura stanno innanzi al compimento dell'opera: ma il primo e più importante passo è stato senza che sia - per quanto può prevedersi - possibile un duraturo ritorno indietro. Si comincia intanto oggi a poter veder un po' chiaro nella storia retrospettiva cli questo avvenimento, altrettanto inatteso quanto differente - nelle modalità nelle quali si compié - da ogni possibile previsione. Mi pare interessante qui riassumere quanto oggi è noto intorno alla preparazione ed allo svolgersi de] movimento, desumendolo e da corrispondenze autorevoli e da informazioni cli persone che, in di verse località dell'impero, vi assisterono. Il regime cli spionaggio e di costr.izione che caratterizzava il regno di Abdul Hamid, aveva obbligato tutti coloro, che liberamente pensavano e che non erano stati imprigionati od esiliati, a riparare all'estero. In Europa ed agli Stati Uniti esistevano vari nuclei di agitazione ciel partito "Giovane T urco": partito che aspirava a dare alla Patria quella libertà senza la quale né il benessere interno, né il prestigio all'estero potevano ollenersi. Il centro principale d i q uest'attività era Parigi; dove il Conùtato lavorava o preparava a favore delle nuove idee l'opinione pubblica. Vi si stampava pure un giornale, in lingua Turca, copie del quale venivano, con grande difficoltà, introdotte nell'Impero (1). Il Cornitato stesso non era alla prova delle tentazioni di Ylcliz: che anzi pare taluno fra i principali suoi membri tradisse la causa e potesse così rientrare, non molestato, a Costantinopoli. Ma l'opera veniva continuata a Parigi, specialmente sotto l' impulso di Ahmed Riza Pasha, brillante patriota. Tre anni or sono, davanti al crescere della miseria nel paese, al dilagare dei misfatti delle bande, all'aumentare dell ' ingerenza europea in Macedonia, un Comitato per propugnare l'idea liberale e nazionalista si formò fra mille difficoltà e pericoli in Salonicco. Venuta questa organizzazione a conoscenza ciel Comitato cli Parigi, questo aprì coll'altro trattative segrete, allo scopo di armoniuare il loro lavoro per il conseguimento dello scopo comune: e così il Co1nitato Jeune Ture (2) servì quasi cli ufficio di corrispondenza per l'Europa al Comitato "Unio452


ne e progresso" che lavorava nell'ombra a Salonicco. Quest'ultima organizzazione badava specialme.nte a reclutare funzionari del Governo, civili e militari, con un forte preponderanza dell'elemento militare specie giovani ufficiali. Forse iI fuoco avrebbe covato sotto cenere per parecchio tempo ancora, se la causa cleternùnante lo scoppio non fosse star.a fornita - certo non intenzionalmente dal le potenze Europee. Lo stato di anarchia delle province rumeliote ed i pericoli che un tale stato costituiva per la pace di Europa avevano - com'è noto deciso le Potenze acl elaborare quel programma cli riforme che, iniziatosi coll'accordo di Murzsteg, clava origine agli agenti civili (austro-ungarico e russo), ai delegati finanziari (delle altre quattro Potenze) ecl infine agli ufficiali per la riorganizzazione della Gendarmeria . Questo lavoro complesso cli riforme si proseguiva lentamente, fra la feroce lotta del le nazionalità fra loro combattentesi in Macedonia, e la resistenza passiva del Governo Turco che, pur cli ostacolare l'azione europea, traducentesi in una diminutio capitis della sovranità del Sultano, trescava or coll'una or coll'altra delle Potenze, appoggiando quando questa, quando quella del le minori nazionalità britanniche (ultimamente era la greca) per contrapporla a quelle più minacciose (la Bulgara).Ma anche a traverso di queste difficoltà, l'ingerenza d'Europa si veniva arfermanclo.11 bilancio dei tre vilayet veniva sottoposto ad uno speciale controllo: ed i fu nzionari Turchi, impiegati in questa questione non potevano non riconoscerne i benefici effetti ed i vantaggi, sul sistema di di lapidazione e cli sperpero in uso nell'Impero. Gli ufficiali esteri riuscivano a costituire un Corpo di Gendarmeria che, se il Governo avesse voluto servirsene con buona fede e buona voglia di riuscire, avrebbe potuto rendere per la pacificazione ciel paese, servigi ben maggiori di quelli - invero limitati - che poté prestare. Checché ne sia, i nuovi gendarmi, re lativamente bene scelti ed istruiti, disciplinati, ben vestiti e regola1111enle pagati, formavano un contrasto non solo in quell'accozzaglia di elementi pericolosi o inetti che costituivano la vecchia genclanneria, ma ahimè! anche su quei pochi poveri battag lioni di truppa, frazionata in distaccamenti fra gli impervi monti ed i miseri villaggi della Rumelia, laceri, scalzi, poco o affatto pagati, che conducevano una vita da lupi fra le insidie delle bande e l'odio delle popolazioni. I loro ufficiali - quelli, almeno, che ragionavano - non potevano non confrontare con amarezza quanto diversa fosse la sorte di loro che dipendevano solo dal paterno Governo del Padisha - ed i colleghi più fortunati ai quali l'organizzazione europea assicurava le paghe e cercava cli dare un certo spirito d i dignità e cli chiarezza. L'Amor proprio Nazionale non era meno ferito dal fotto che, mentre ogni iniziativa commerciale ocl industriale ottomana era intralciata e intimidita, riusciva invece a capitalisti stranieri cli sfruttare le risorse del paese, colla caccia fortunata alle concessioni e ai monopoli, prodigando bachshish e valendosi dell'appoggio - spesso punto velato - delle rispettive Ambasciate (e taluna era veramente specialista del genere). I tristi effetti della politica estera, inabile e doppia, ciel Sultano si vedevano poi - con crescente abbassamento ciel prestigio turco - in quella ultima ratio alla quale, con identità cli procedimento ed uguale sicurezza cli risultato, ricorrevano non cli rado le Potenze per appoggiare i loro giusti reclami: voglio dire le dimostra-

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zioni navali (ultima, quella da noi iniziata, per venire a capo cli una ingiustificata e puerile cocciutaggine della Sublime Porta). Queste ripetute coercizioni estere inasprivano il sentimento turco contro l'i netlitucline ciel Governo nel salvaguardare la dignità nazionale. Le fi nanze cieli' Impero, intanto, andavano a rotoli: il deficit cresceva e lo Stato, per parare alle necessi tà della giornata, andava impegnando l'uno dopo quell 'altro, i cespiti che ancora aveva liberi, con grande preoccupazione degli uomini di finanza, turchi ed esteri, che si chiedevano quale potesse essere la liquidazione finale di questa disastrosa gestione. L'opinione pubblica turca, che esisteva non ostante non si potesse manifestare liberamente, vedeva avvicinarsi il momento in cui le condizion i della Macedonia sarebbero state tali da rendere fatale un intervento europeo, od una guerra, avvenimenti che avrebbero determ inato il violento distacco di quella provincia dal resto dell ' Impero: con una spartizione - o una autonomia - od altro. Né, con minore inquietudine i turchi pensanti segui vano l'affermarsi cli vedute d'altri paesi su terTe clell 'Impero. L'annunciato ritiro delle truppe internazionali da Creta e la presenza, in servizio dell' isola, di ufficiali greci per la gendarmeria e per la milizia, facev ano prevedere prossima l'annessione definitiva alla Grecia. La propaganda austriaca in Alban ia continuava persistente e la penetrazione economica del duale Impero nei vilayet di Kossovo e di Salonicco prendeva una più tangibile forma colla concessione di studi ferroviari per Ja linea Uvac-Mitrovitza. Maggiori ancora erano le diffidenze dai turchi nutrite per le vedute italiane sulla Tripolitania; vedute che, ad arte, la stampa di qualche altro paese mclleva in luce ed esagerava; mentre (già mi avvenne più di una volta di notarlo) con prudenza assai minore di quello che sarebbe stato necessario e dalla stampa e - talvolta dalla tribuna parlamentare del nostro Paese - si trattava di tale questione in ternùni atti a allarmare anche chi è meno sospetto ciel Turco. I! sentimento che mosse i co.m.itati rivoluzionari fu, dunque, que llo di libert~1 all'interno e cli tutela dell'integrità nazionale all'estero . Per ottenere il secondo intento era necessario conseguire il primo: e, per giungere a strappare al Sultano la restituzione della carta costituzionale, occorreva la forza. Perciò il Comitat.o rivolse la sua opera specialmente per guadagnarsi l'esercito, che tale forza deteneva. Il territorio del Ill Ordù (Salonicco) fu scelto quale primo e principale campo d'azione. lvi era maggiore il numero delle truppe: maggiore pure (qui e nel II Ordù) Ja proporzione degli ufficiali Mektebli (cioè provenienti dalla' Scuola, più g iovani ed intelligenti) sugli alaili (i provenienti dalla truppa, illetterato o quasi). Ti frazionamento elci riparti in molti piccoli distaccamenti vi favoriva pure il lavoro di propaganda cbe poteva compiersi in Macedonia più al riparo dallo spionaggio così intenso della Capitale. La rivalità delle razze in Rumelia permetteva poi al Comitato di destreggiarsi fra i parti ti, mentre l'intollerabile condizione delle popolazioni faceva supporre che esse avrebbero segui to qualunque bandiera, pur che questa le avesse condotte ad un mutamento radicale della loro esistenza. J particolari ciel!' organizzazione interna de.I Comitato "Unione e progresso" non sono ancora tutti noti: il Comi tato anzi mantiene ancora un grande riserbo sulla

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propria costituzione. Pare che, nelle linee generali, si sia preso a modello l' ordinamento dei comit bulgari che, negli ultimi quattro anni di azioni in Macedonia, si dimostrarono altrettanto efficaci nel la lotta, quanto alti a ridurre al minimo gli addetti dell' indiscrezione e del tradimento, colla limitazione della conoscenza che ogni singolo membro aveva degli altri membri dell'associazione. I giornali hanno parlato della cooperazione della Massoneria al movimento: non so quale ne fosse l'estensione fra le file dei Giovani Turchi. Taluno di essi - fra gli altri Enver Bey - vi era certamente affiliato (3). Il giorno stesso in cui fu proclamata la Costituzione a Salonicco, un numeroso gruppo di Giovani Turchi cli quella città, appartenenti a varie nazionalità e a diverse confessioni, si fecero fotografare insieme, con insegne e decorazioni massoniche. Pare inoltre assodato che tante volte i membri del Comitato cli Salonicco si siano radunati a lavorare nel locale di una loggia italiana di quella città ("Macedonia risorta"), trovandovisi essi alquanto più al sicuro eia visite e perquisizioni della polizia in un locale intestato a stranieri. Per tre anni il Comitato lavorò nel silenzio, cercando aderenti, specie fra gli Ufficiali ed i funzionari. Pare che, per meglio sfuggire alle ricerche, non vi fosse una sede fissa. Man mano che c'era bisogno, il Comitato si riuniva, ove qua ove là: si eleggeva, fra i presenti, un presidente per l'occasione; deliberava sui bisogni del momento: poi si scioglieva. Aiuto direttivo e morale veniva, al Comitato di Salonicco, da quello di Parigi. Danaro, pare se ne sia speso relativamente poco, grazie allo spirito di abnegazione patriottica dal quale tutti i membri erano animati. DeJle somme vennero eia Parigi. Altre, e fu forse Ja parte più considerevole, furono fornite da una categoria, abbastanza numerosa ed assai facoltosa di abitanti di Salonicco, i deumè, popolazione in origine israelita, poi passata alla religione maomettana: e, pel tramite dei cleumé il giovane partito turco polé anche avere altri aiuti dal mondo israelita il quale non aveva che eia guadagnare nel passaggio ad un regime liberale. Mi fu assicurato (e la notizia, che do con riserva, mi sembra probabile) che ciel danaro armeno abbia concorso al movimento. Un certo numero di aderenti fu abilmente procurato fra i bey (4) turchi cli Rumelia, i quali dall ' attuale abbandono delle terre causa l'imperante anarchia, grandemente soffrivano. Con non minore abilità fu guadagnato l' animo di qualche influente capo albanese. Poi dai confini orientali del territorio del III° OrclLt la propaganda dilagò nei presidi del 11°. lvi le truppe, sebbene in condizioni meno penose che non in Macedonia - poiché in Tracia non c' erano bande eia inseguire - non erano però meglio trattate di quelle ciel l11° Ordù, nei riguardi delle paghe arretrate, dei congedamenti ritardati, de!J.e concussioni per parte degli alti comandanti e dei loschi accordi con forn itori; degli abusi in fatto di promozioni . Né fu negletta la propaganda in Asia Minore, sebbene in scala più ridotta. È ora noto che un certo dottor Nazim Bey, eia Salonicco, giovane liberale slato esiliato per le sue idee, passò in Anatolia, travestilo ora eia hogià (5), ora da merciaio ambulante, viaggiando da un paese all'altro, cercando di seminare la nuova dottrina specialmente alle sedi dei battaglioni "Reclit". Alla cli lui azione si attribuisce in gran parte il cont.egno dei battaglioni "Redif' cli Anatolia, che, come è no455


to a codesto Comando, chiamati il mese scorso per soffocare i morti in Macedonia, dapprima rifiutarono di marciare contro i camerati, poi si dichiarano apertamente loro solidali , giurando fedeltà alla Costituzione. È meraviglioso il modo onde fu mantenuto il segreto . lJ mondo orientale, anche questa volta, serbò impenetrabile il suo tradizionale mistero così assoluto - checché se ne dica - a chi a quel mondo non appartiene. Le Potenze ed i piccoli stati hanno sparso, in Rumelia, Consolati e Agenzie con personale avveduto e vigilante; risiedono in Salonicco gli agenti civili, i delegati finanziari, l'ufficio centrale di riorganizzazione della gendarmeria che corrisponde - quesl' ullimo - con cinque aggiunti militari ed una cinquantina di ufficiali dislocati nei tre vilavet. Dagli uni e dagli altri di questi agenti europei erano segnalati, volta a volta, i moti parziali, i pronunciamenti di questo o quel presidio, la spossatezza generale delle infelice popolazioni: e si diceva " così non la può durare" ma nessuno poté penetrare la vera natura del movin1ento che si preparava, né l'ampiezza che venne ad assumere. Né un'idea adeguata potevano averne le cancellerie meglio informare e più interessate (Vienna e Pietroburgo): né le Ambasciate e le Legazioni di Costantinopoli, per quanto servite da abili dragomanni, buoni conoscitori del paese - e, talune fra esse rappresentanze - , anche provviste cli mezzi pecuniari considerevoli. L'esercito di spie sguinzagliate da Yldiz aveva bene subclorato come qualche cosa si stesse macchinando: nel mese cli Marzo ultimo scorso una serie di perquisizioni domiciliari e cli arresti veniva operata in Costantinopoli; ed una speciale commissione inquirente era mandata a Salonicco: ma non si veniva al capo d i null a; e tanto abituali erano queste paure di Yildiz, che si pensò ad una delle solite fantastiche congiure, inventate da qualcuno dei loschi personaggi di palazzo, allo scopo dì rendersi accetti al Sultano e farsene credere indispensabili. Pare che il Comitato attendesse, per smascherarsi, una favorevole occasione; ma che non si credesse ancora pronto a reagire in luglio. Si dice che la data prescelta fosse il 1° di settembre, anniversario della nascita del Sultano, data che si festeggia nell'Impero: altri ritiene che l'epoca stabilita per il sollevamento fosse la primavera del 1909. Varie case determinarono l'anticipazione che avvenne. Munir Pasha, un ambasciatore ottomano a Parigi, favorito del Sultano, capo del sistema di spionaggio con quale teneva Yildiz, informato ciel movimento Giovane Turco in Europa (e con quale, in pari tempo, aumentava largamen'te i suoi cespiti personali), fece, tra la fine di giugno e il mese cli luglio scorsi, un viaggio a Costantinopoli, ad Atene, a Belgrado. li Comitato credette rilevare in questo spostamento un pericolo imminente per le informazioni che avrebbe potuto personalmente fare Munir e del nuovo impulso che le ricerche della polizia ne avrebbero avuto. Nel tempo stesso circolò la voce che fosse incaricato dal Sultano cli trallare coi Gabinetti di Atene e di Belgrado allo scopo di averli favorevoli in caso di osti litri coll'avversario più temibile nei Balcani: - il Bulgaro - e si disse che tale attitudine amichevole della G recia e della Serbia sarebbe stata procurata con concessioni pregiudiziali agl'interessi ed alla dignità dell'Impero, non esclusa qualche rettificazione di frontiera e cessione territoriale.

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Nel tempo stesso avveniva il convegno cli Reval e l'accorcio anglo russo per l'applicazione di un nuovo e più efficace piano cli ri forme in Macedonia. Queste riforme avrebbero ribadita l'ingerenza europea in Turchia e - virtualmente - servito di puntello all'autorità ciel vigente regime. Si manifestava quindi la necessittt pel Comitato di agire prontamente; sia per protezione propria, sia per evitare al prestigio ottomano un nuovo colpo. La causa determinante lo scoppio ciel movimento fu p uramente locale. Una fra le principali spie cli Yildiz a Salonicco era un ufficiale superiore addetto a quel comando di presidio Nazim bey: aiutante cli campo cli S.M.l. Secondo i metodi turchi costui corrispondeva direttamente col palazzo e si regolava con assoluta indipendenza dai suoi superiori gerarchici, i quali - more solito - ci si adattavano. Nel 1907, alla morte del vecchio M ushir Hairi Pasha, anelò a prendere il comando clell'Orclù Essad Pasha: giovane generale di idee relativamente liberali, che volle cercare di far camminare le cose un po' più militarmente. Ben presto si trovò in lotta con Nazim, forte della potenza di cui, sotto il regno di Abdul Hamicl, godeva una spia importante. Intanto gli Ufficiali del presidio erano eccitati contro Nazim e contro i delatori che a lui facevano capo. L'undici di giugno u.s., in una via di Salonicco, Nazim venne assal ito a colpi cli revolver eia uno sconosciuto (si disse un ufficiale) e ferito. Subito riparò a Costantinopol i, riferendo a Yildiz notizie allarmanti circa il di lagare della potenza ciel partito Giovane Turco in Rumelia. Da Costantinopoli fu tosto mandata una nuova commissione inquirente a Salonicco. Uno fra i primi denunciati fu il Maggiore di S.M. Enver bey (6) già aiutante di campo dell'Ispettore Generale Hilmi Pasha, uno fra i più attivi membri del comitato. Enver fu invitato a recarsi a Costantinopoli, sotto colore di essere consultato sulla situazione e colla promessa cli un alto grado. Egli non si lasciò adescare: e fuggì. Il Comitato credette allora imminente la scoperta della congiura: altri fra i suoi membri dovettero sottrarsi all'arresto colla fuga; una azione immediata s' impose. Niazi bey, cli sua iniziativa, uscì da Resna, dandosi con un piccolo stuolo cli seguaci, alla montagna. Enver bey si unì a lui: il resto è noto: Le truppe mandate per soffocare la ribellione si misero dall a parte di questa: e, cli fronte alla pressione minacciosa di tutte le parti, il 24 luglio il Sultano ridava la Costituzione. Ho avuto eia un nostro Ufficiale qui cli passaggio (il tenente nei RR CC Signor Manera, testé rimpatriato dopo quattro ann i d i permanenza nella Gendarmeria rumeliota) dei particolari interessanti cli questo movimento che egli vide da vicino, trovandosi esso ne l luglio a Monastir, Resna e Ochrida. TI Tenente Manera conobbe benissimo Niazi bey. Me lo dipi nse come un uomo ignorante, ma energico e determinato. Apparteneva eia poco tempo all'organizzazione rivoluzionaria. Pochi giorn i prima di alzare, per primo, lo stendardo della ribellione, si raccolse in lunga meditazione, poi disse che "Allah gli aveva parlato e lo aveva ispirato": tolse i denari alla cassa del battaglione, prese i fucili e le munizioni che trovò e scampò pei monti. Fu lo strumento fortunato al di là cli quanto poteva sperare. Ora, dopo l'audace e ben riuscita sua impresa, è d iventato un grand'uomo: e prende in buona fede la

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sua celebrità e si fa fotografare in atteggiamenti eroici. Il Tenente Manera era ad Ochrida quando Niazi vi stabilì il suo quartier generale: e, proprio mentre era il centro del movimento insurrezionale (7), il kaimakam, già pienamente guadagnalo alla causa rivoluzionaria e in quotidiano commercio con Niazi, telegrafava a Monastir di mandare dei battaglioni per "proteggere Ochrida dalle imprese che Niazi poteva tentare dalla montagna". E i battaglioni arrivavano: e, man mano, catechizzati (8) venivano ad accrescere il numero delle forze ribelli. Non è ancora ben chiaro (ne so quando lo sarà) il contegno che veramente ha tenuto l'Ispettore Generale dei tre vilayet, Hilmi Pasha. Fu anch'egli sorpreso dal movimento al quale non poté far altro che piegare? O non, invece, ne previde lo sviluppo e lasciò fare? O ebbe chiusa la bocca dal timore che a Yildiz lo giudicassero un allarmista, per i suoi secondi fini? Per quanto un'emanazione diretta del potere Imperiale, Hilmi si condusse abilmente col nuovo pa1tito. TI suo aneggiamento dignitoso di front.e a tre inviati speciali del Palazzo venuti in principio di luglio a Salonicco (vedi mio rapporto del I2 luglio, numero 55 R.,. pag. 95), gli valse delle simpatie per patte dei Giovani Turchi, che non l'hanno finora combattuto. È uomo assai intelligente ed avveduto: e forse in lui vedremo, in tempi più o meno lontatù, un Gran Visir. Ho già, altra volta, notato come il movimento rivoluzionario abbia spiegato, insieme alla maggiore determinatezza e risolutezza d'azione, anche la più commendevole moderazione. La conquista della libertà costituzionale costò veramente un minimo spargimento di sangue. Ora che si può dare uno sguardo retrospettivo al complesso del movimento, non posso fare a meno di segnalare l'assoluta mancanza di ogni virilità, che si manifestò nel partito opposto: quello al potere. Il Comitato fu mite ed umano; ma come, io nù chiedo, avrebbe egli potuto essere diverso, salvo meritarsi la taccia di una ferocia inutile, contro elementi che cedevano senza la minor parvenza di resistenza? Fino dal primo manifestarsi della ribellione tJa le truppe, non uno dei tanti Colonnelli e Generali ai quali g li inferiori intimavano di aderire alla Costituzione (adesione che, allora, equivaleva alla ribellione contro il Capo Supremo, il Sultano), non uno, dico, ba ascoltato il suo dovere, il semplice ed elementare dovere militare, cercando di ridurre i ribelli all'obbedienza con un atto cli energia. Non uno di quei Pasha dai quali gli ufficiali e soldati loro subordinati esigevano il giuramento alla Costituzione "sul Corano e sul revolver", ha avuto l'a1ùmo d' impugnare quel revolver e cli bruciare le cervella al primo dei ribelli che aveva innanzi. Il Capo che così avesse operato sarebbe stato, secondo ogni probabilità, trucidato lì per lì: il suo atto non avrebbe av uto alcun effetto pratico, solo il movimento avrebbe potuto assumere il carallere armato che non ha punto avuto fin qui. E perciò, nell'interesse generale, è stata una vera fortuna che le cose siano, fin qui, andate così liscie . È solo da un punto vista cli soldato che io faccio questa riflessione, che conclude colla considerazione che, evidentemente, il regime cli corruzione e di spionaggio che caratterizzano il regno Hamidiano avevano siffattamente s nervato il carattere degli alti capi che non uno questi fu capace del beau !leste, di farsi ammazzare tenendo alta la propria dignità di capo ed il prestigio del Comando di cui era investito.

5 Non pubblicato.

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Il contegno di taluni fu addirittura obbrobrioso. Il Mushir Nassir Pasha, Comandante ciel Il 0 Ordù, chiamato a prestare giuramento alla Costituzione (9), comparse tenendo fra le braccia un suo bambino cli tre anni: per proteggere la propria vita, che temeva minacciata, esponeva quella della sua creatura! Gli Uffi ciali del Comitato gli dissero "non temesse e rimandasse il bimbo all'haren1''. Nassir così fece, prestò giuramento e non gli venne torto un capello (I O). A questi esempi così numerosi di mancanza di carattere, fa degno riscontro l'egoismo il più cinico ciel q uale diede prova il Sultano dal giorno in cui, sotto la pressione irresistibile degli avvenimenti, egli dovette ridare la Costituzione, non ebbe più se non una preoccupazione: salvare, in uno con quel che si poteva di autorità, la propria esistenza. Nulla neppure tentò, per salvare neanche i suoi più fidi dai rigori ciel nuovo regime. Non parlo dei Ministri, additati all'odio dei costituzionali; non parlo di personaggi così universalmente esecrati come Izzet Pasha (11): ma neanche coloro che, come il suo primo Segretario Taxsirn Pasha, avevano logorato la propria esistenza al suo servizio personale; o come quel suo astrologo, l' arabo Abel Uda, ridicolo residuo di superstizione, che era però fra i piL1 noti personaggi cli Yilcliz, trovarono nel loro Signore un moto generoso che si preoccupasse della loro salvezza. TI Comitato chiese al Sultano cli allontanarli eia sé: ed egli, lungi dall'interporre la sua parola in loro pro' o di procurare toro uno scampo, li mise alla porta: ordinando loro cli recarsi alle case loro; dove il Comitato li fece arrestare e tradurre prigioni al Serraschierato; donde probabilmente non usciranno se non per prender la via dell'esilio. Un mese fa l'autorità nominale dell'Impero stava nella Sublime Porta e nel Consiglio dei Ministri, sollo l'approvazione ciel Sultano: ma la sola e vera autorità risiedeva nella persona del Padisha. Ora, teoricamente, il Sultano regnava costituzionalmente: il Grande Visir ed i Ministri responsabili governano: ma praticamente chi comanda al Gran Visir ed ai Ministri è il Comitato "Unione e Progresso" e comanda con tale pienezza di autorità che si può bene paragonare il suo attuale potere a quello che, fino al 24 lugl io, eserci tava Abdul Hamid. Il Gran Visir ed i Min istri ordinano e dispongono i;iuanto e fin dove piace al Comitato cli suggerire ed approvare: e, è giusto riconoscerlo, la li nea cli condotta cli questo è altrettanto decisa quanto improntata ad equità o a desiderio evidente d i "far bene". Il Comitato afferma che rimane al suo posto per concorrere con consig lio e coll'azione al buon andamento della cosa pubblica ed alla tutela cli quella libertà, ancor tenera, conquistata dopo tanto lavoro e con tanti rischi. Dice che si scioglierà allorquando, fatte le elezioni e radunato il Parlamento, il Paese sarà in istato cli provvedere da sé ad avere il Governo che gli conviene. Sarà così? Dolce cosa è il potere, quando lo si è gustato! Gli uomini che costituiscono ora il Comitato (parecchi fra i quali, che si conoscono, sono persone cli vera rispettabilità, intelligenti, altruisti), si rassegnano essi a rientrare nel!' ombra o sempl icemente a esercitare quei poteri amministrativi e legislativi che possono essere devoluti, nell'ambito delle istituzioni costituzionali a dei cillaclini? Rinunzieranno essi cli buona voglia a quel potere quasi dittatoriale del quale sono ora - per assunzione propria e per universale consenso - investir.i? 459


È quello che un prossimo avvenire ci dirà. È intanto comparso il programma di governo di Kiamil Pasha: sono pure apparsi, in quantità notevole, i progetti di riforma e di leggi, d'iniziativa del Ministero o formulati dal Comitato: l'uno e gli altri meritano un attento esame, che mi riservo cli trasmettere prossimamente a codesto Comando: la lunghezza, forse già eccessiva, del presente rapporto non consentendomi cli farlo oggi. (l) Nelle Ambasciate ne ricevevano cli tratto in tratto delle copie, in busta chiusa, dalla posta francese. Ora il "Mekveret" si pubblica in lingua francese. (2) Questa denominazione è ormai adottata alla francese "Jeune Ture" anche nel linguaggio turco parlato. (3) Appartiene ad una loggia massonica. (4) Con questo nome generico, che è anche un titolo, si conoscono in Rumelia quei notabili dei paesi latifondisti, mezzo feudatari, mezzo agricoltori, che esercitano sulle popolazioni un'autorità tradizionale ed arbitraria, più che legale. (5) TI "hogià" è un maestro rurale, che insegna ai bambini gli elementi di lettura e le prime preghiere: che prat.ica nella moschea, aiuta gli imam, lava i morti che devono essere sepolti: è, qualche volta, un predicatore popolare: non ha ordini sacri, ma un certo carattere religioso. (6) Ora uno dei capi più ascoltati nel Comitato Giovane T urco: al quale, come a Niazi Bey, il ribelle di Resna, si vuole dedicare il nome di due incrociatori .... di là da venire. (7) V. mio rapporto del 24 lugl io u.s. N.6 I R6 . (8) Il Tenent.e Manera mi assicurò che, nella maggior parte dei battagli on i, la propaganda fra la truppa venne fatta affrettatamente ed in pochissinù giorni da uffi ciali iniziati. La truppa obbedì ciecamente a questa improvvisata predicazione dei suoi capi diretti. (9) V. mio rapporto ciel 31 luglio N.64 . R.7 (] O) Come fu già riferito, Nassir venne sostituito nel suo incarico. ( l J) Ora ri fugiato a Londra. L'Addetto Militare Tenente Colonnello Vittorio Elia G33 R27

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6 N<Jn pubblicato. 7 Sopra pubbl icato doc . n. 57.

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Documento n. 61 Roma, 6 novembre 1908

Riservatissimo

UFFICIO INFORMA Z IO N I

Promemoria n. 670 Per l'Ufficio Coloniale Oggetto: - notizie d'indole politico militare da Costantinopoli. In data l O anelante viene riferito: regna la tranquillità a Costantinopoli malgrado che la polizia sia disorganizzata. A tutto provvedono le truppe del lll° Corpo con energia e calma ammirabi li. La commissione maomettana incaricata di sorvegliare ed esaminare le proposte austriache per la ferrovia Uvac-Monastir si è pronunciata sfavorevolmente a queste. L'Austria vorrebbe che lo scartamento della linea fosse come quello delle linee già esistenti nella Bosnia e nell'Erzegovina, e ciò per ovvie ragioni d'indole militari ed una minore spesa cli 20 milioni. Alla Turchia conviene invece di continuare la esistente linea Uskub-Monastir, economicamente attivissima, con identico scartamento, evitando così i forzati m.1sbordi resi necessari dalle differenze di scartamento, e per avere di più un mezzo celere d i trasporlo cli truppe nel Sangiaccato di Novi Mir ed operare contro l'Austria, la Serbia ed il Montenegro. Quanto avviene oggi in Turchia dimostra quanto sia ottimo e sano dell'esercito, e ben determinala, sana e vigorosa l'azione del comitato dei Giovani T urchi che appunto nell ' esercito ha l'unico appoggio. La parte più inquinata dell ' esercito era la guarnigione cli Costantinopoli, e specialmente, le truppe della guardia imperiale. Il comitato dei G iovani Turchi ha compreso che tali truppe potevano costi tuire lo strumento pericoloso dei reazionari palesi (quelli già danneggiati dall'attuale regime) ed occulti (quelli che col trionfo completo del regime costituzionale dovranno essere mandati via, e cioè il 60% degli ufficiali incapaci, la maggior parte degli impiegati corrotti ed inetti); ed ha quindi deciso allontanare tali truppe da Costant.inopoli. L'inizio del la sostituzione è stato tragico. Due bat~ taglioni cli cacciatori del Corpo cli Salonicco sono giunti il 30 per sostituire dpe battaglioni cli cacciatori della guardia imperiale destinati a Hecliaz. Uno di questi ultim.i battaglioni si è ammutinato non volendo anelare a Hediaz, ma bensì a Salonicco. Un centinaio di soldati si è dichiarato in rivolta: allora uno dei battaglioni cacciatori ciel Corpo di Salonicco ha occupato la caserma Tacla-Nika del battaglione in rivolta (sera del 30) ed il mattino del 31 non volendo gli ammutinati - sparsi nei giardini della caserma - intendere ragioni, si è schierato contro quest'ultimi ed ha aperto il fuoco uccidendo una ventina cli rivoltosi: gli altJi si sono arresi. Più difficile è, forse, più sanguinosa sarà la sostituzione degli albanesi (che costituiscono la guardia del Sultano a Yildiz-Kiosk). A Costantinopoli continuano ad arrivare vapori cli richiamar.i e cli classi anche anzianissime. Sono giunti 6 vapori stracarichi eia Mondania. Molti riservisti porlano la medaglia commemorativa della guerra greco turca. 46 1


Dopo le dichiarazioni del gran visir, del Re di Bulgaria, il congedamento delle classi di riservisti bulgari, le trattative amichevoli turco-bulgare, non si dovrebbe credere che la Turchia miri a prepararsi a fare delle imposizioni violente al la Bulgaria. Si crede che il comitato dei Giovan i Turchi abbia bisogno di molta fo rza sicura sulla quale appoggiarsi sia per l'apertura della Carnera, sia per far approvare ed applicare molti progetti (assai radicali) di carattere poli tico, religioso, economico-finanziario, militare, eccetera, progetti che toccheranno rn.olt.e persone negli interessi. Occorro no soprattutto molti mezzi; per ora, volendo il nuovo governo pagare gli impiegati, ha dovuto ricorrere alle banche (300 milioni circa) perchĂŠ il tesoro poco o nulla riscuote.

G33 R37/6.

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1909 Documento n. 621 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prol. N.29. Ris. Costantinopoli 8 marzo 1909 Oggetto: circa l'attuale situazione in Turchia. 2

Punto liete sono, nei riguardi della pubblica sicurezza e tranquillità, le notizie dalle province. Se l'idea costituzionale è ormai stabil ita su solide basi nella maggioranza delle popolazioni dei grossi centri di Turchia d'Europa, non così si può dire per quel che riguarda la Turchia cl' Asia. La Sheri3, la legge sacra, parte dal concetto della predominanza della confessione maomettana - quella dello stato - su tutte le altre. Quella impera, queste sono tollerate. Invece la Costituzione proclama l'uguaglianza dinanzi a lla legge di tutti i cittadini della patria ottomana, a qualunque fede appartengano. Da qui il contrasto inevitabi le. Esso è meno apparente e meno sensibile in Turchia d'E uropa e nei grandi centri marillimi, (per esempio Smirne); dove le comunità europee sono numerose e potenti; dove una fitta rete d' interessi unisce turchi e cristiani; dove i contatti colle idee europee sono molti, le comunicazioni frequenti, la fede musulmana forse piì:1 tepida, a ogni modo le pratiche ciel culto islamico meno rigorose. .tvla nell ' interno della Turchia d'Asia, facile è l'equivoco fra l'osservanza di una costituzione che proclama tutti gli ottomani fratelli e la violazione degli intangibili precetti del Corano, che scavano un abisso fra il vero credente e il cane giaour'1• Al Parlamento stesso, che subisce tanto l' infl uenza dello spregiudicato partito Giovane Turco. Si vede quanta abilità questo debba spiegare.per non urtare le convinzioni dei deputati dell'interno, i Turchi dal turban-~ (come li chiamano per distinguerli da quelli, moderni, che portano il fez o il kalpak): i quali , a ogni proposta o discussione che paia contrastare, nello spirito o nella lettera, col Corano, richiamano violentemente all' ordine g li oratori. In questa incompatibilità fra i precetti del Corano e le prescrizioni de lla Costituzione, vuolsi a mio avviso ricercare la causa ciel malessere e dei contrasti che si hanno nelle prov ince.

1 Si tratta di un lungo rapporto invialo da Costantinopoli, uno dei vari sulla situaz ione interna, seguita ad horqs: la parte inceressantc cl i questo rapporto è appunto que lla che Lnma l'ana lis i de lla difficile pe netra1,ione dcli' idea costituz ionale in territorio oltoma no . 2 Pa!!. 12 del manoscritto. 3 Co;ì veniva trascritta i n quei tempi la paro la 'shari'a' . 4 S ignifica ' infedele' .

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Enumero alcuni fra i fatti più salienti. In Siria la popolazione musulmana si muove contro le nuove idee: a Beirut, a Damasco, ad Aleppo vi sono stati sanguinosi fotti nel bazar: i Drusi hanno fatto intendere che la polizia è impotente a reprimere i disordini. Il vali di Beirut ha un aumento di dieci battaglioni: e ha fatto istanza perché l' applicazione della pena capitale divenuta ormai rarissima, per il quasi costante intervento della grazia sovrana, sia rigorosamente mantenuta. A Kaissaviè vi fu un principio cli tum ulto cli bazar, per parte di una plebaglia curda, che cominciò ad ammazzare armeni. Vi furono mandati tre battaglioni eia Costantinopoli e l'ord ine pare rimesso. A Gerusalemme, sanguinosi confl itti fra Greci ed arabi: la trnppa è intervenuta. A Mossul, disordini: i kurdi del cazà cli Salahié rifiutavano pagare l' imposta: e fecero uso delle anni contrn i gendarmi e la truppa incaricata di appoggiare l' esecuzione. Altre tribù kurde intervennero e , secondo un telegramma di avant'ieri , la forza pubblica si trovava in cattiva posizione: e un battaglione di rinforzo stava per essere spedito a Mossul. L' ex mutessarif cli Suleimanié, partito da que lla città era assalito in aperta campagna dai beduini della tribù, che s'impadronivano dei bagagli ed obbligavano carovana e scorta a ritornarsene al capoluogo. All 'Hejaz, infine, le razzie degli Arabi continuano danneggiando la ferrovia, spingendosi fi no alle immediate vicinanze di Medina, rendendo insicure le strade. li governo ha ora ordinato al colonnello Mehmed Alì, Capo di Stato Maggiore, del V 0 Ordù, d i recarsi a Medina per riferire, dopo essersi reso conto de visu delle precarie condizioni di quelle regioni. L' Addetto Militare Colonnello Vittorio Elia G33 R29!1

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Documento n. 63 COMANDO DEL CORPO Dl STAW MAGGIORE5

Riparto Operazioni Ufficio Coloniale Promemoria n. 1O Situazione politica in Turchia Gli attuali moti turchi non rappresentano altro che un momento del la necessaria evoluzione sociale, politica e religiosa per cui, sotto l'impulso di una minoranza ardita, battagliera, propugnatTice di nuovi ordini d'idee e di governo, i popoli, gradatamente, trapassano con sacrifici, lolle ccl alterne vicende ad uno stadio più perfetto e conforme ali ' equilibrio dei tempi. E quando tale lotta si accende tra una minoranza apparecchiata a qualunque estremo, disciplinata, certa del suffragio delle armi e della forza, ed una massa popolare incomposta, agitata da multiformi interessi e desideri, esaltata per di più dal fanatismo religioso, l'esito - per quanto non debba apparire dubbio in definitiva è pur tuttavia destinato a percorrere fatalmente Lm ciclo più o meno laborioso e sanguinoso cli vicissitudini diverse, sulle quali occo1Te vegliare con occhio vigile ed attento. L'agitazione cli questi gi(>rni - come nel luglio del J 908 - si impersona ancora nell'opera ciel partito "Unione e Progresso". Al movim.ento possono aver dato esca ad clementi cli fatto non ancora ben precisati, tanto nell'ordine del spirito quanto in quello dei materiali interessi . Probabi !mente gli ultimi accordi della politica internazionale, come la convenzione tra la Turchia e l'Austria-Ungheria per il riconosciuto possesso della Bosnia e della Erzegovina, le rivendicazioni cli Creta, le trattative con la B ulgaria e le aspirazioni degli star.i serbi sul Sangiaccato di Novi Mir, debbono aver fatto apparire agl i spiriti dei più accesi nazionalisti musulmani il concetto di una patria in pericolo, essenzialmente per opera e con la complicità dell' elemento turco progressista più avanzato. Gli interessi personali e collettivi delle masse in uno stato così mancipio della corruzione com'è il T urco ed il lavoro delle ingerenze straniere debbono aver compiuto il resto. Ma è soprattutto nel l'orbita della fede e dei sentimenti religiosi che si debbono rintracciare i germi dell'agitazione attuale, e nell'antagonismo tra i due partiti dirigenti della vita pubblica musulmana, !'"Unione e Progresso" ed il partito "Libentle costituzionale": quello troppo ligio a spiriti settari, irresponsabile ed assai spesso inafferrabile nelle sue manifestazioni multiformi, questo più moderato e desideroso di instaurare, sotto la guida cli una intransigenza religiosa, una linea cli condotta polit.ica più confo1111e al normale e proficuo svolgersi clell'attivit~1 parlamentare, sull'esempio degli odierni regimi cli governo rappresentativo. ll porno della discordia tra i due partili si deve quindi ricercare anzitutto in uno stato di morboso ossequio verso le sacre leggi islamiche (cheri), che i seguaci del partito liberale vorrebbero inununi da ogni evoluzione nell'orbita del diritto pubblico,

5 Un inleres,ante promemoria che riassume la situazione in Turchia, redatto dagli Uffici centrali su lla base dei numerosi rapporti inviati da Coscantinopoli in quel delicato periodo.

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con quella tenacia ed accanimento che proviene dal fanatismo, e gli unionisti vorrebbe far evoluzionare nella forma pur mantenendo il dovuto 1ispetto alla sostanza. Così gli intransigenti in materia cli fede e cli giurisprudenza (che si confondono nelle manifestazioni legali turche) pretesero, nel rimaneggiamento dei codici, persino l'applicazione integrale della pena ciel taglione, della fustigazione e dell'amputazione della mano per i ladri. Ed a queste lotte nell ' orbita della legalità e della fede altre se ne aggiungono per parte degli affigliati al Comitato "Unione e Progresso", nel campo non meno tenace e sensibile degl' interessi personali. Di tali lotte formò oggetto l'epurazione dell'amministrazione inquinata dal favoritismo, la riorganizzazione militare fotccata dalla indisciplina ed il mantenimento dell'ordine in Albania e in Macedonia. È quindi chiaro che i conflitti su questo terreno tra i due partiti dovessero moltiplicarsi ad ogni istante perché gli Unionisti chiamando a collaborare in quest' opera di rigenerazione tutti indistintamente i sudditi del Sultano, sulla base della più perfetta eguaglianza religiosa sociale morale, annientavano di un colpo l' essenza medesima dell'Tslam.ismo, fondata sulla supremazia dei credenti nel Corano e sul Giaurro, o straniero; supremazia che costituì l'anima delle guerre secolari contro la Cristianità. In queste lotte, esplicatesi nel campo parlamentare come in quello pubblico, si apparecchiò il terreno agli avvenimenti odierni che precipitarono subito dopo l'assassinio del pubblicista Hassan Felmi (!), l'arguto e battagliero polemista, asservito alla sezione liberale ed acerbo nemico ciel Comitato "Unione e Progresso" che si ritenne complice dell'assassinio medesimo. li primo segnale della rivolta partì nella notte del 13 al 14 corrente dalle truppe della Guardia Imperiale, dagli Albanesi e dagli zuavi Sili, che dovevano abbandonare la capitale per recarsi nelle province, ed iniziare così l'opera della restaurazione disciplinare nell'esercito. L'occasione propizia venne colta dai seguaci dell "'Unione Liberale", che chiesero ad alta voce le dimissioni del Ministero e lo scioglimento della Camera. Alla rivolta si aggiunse subito un battaglione di fanteria asiatica che, cli buon'ora, aveva ricevuto l'ordine di recarsi a proteggere il palazzo del Parlamento. Ma i soldati, appena avuto sentore cli queste clisposizi.oni, si ammutinarono, e guidati dai softas e dagli hod@ si avviarono con grandi clamori alla Sublime Porta. Contrn di essi si presenti) dapprima un battaglione cli cacciatori di Salonicco (Avgi), ligi all'"Un.ione e Progresso", e la lotta, iniziata da questo primò urto, trovò fervente ed incomposto appoggio nella plebaglia armata nel fanatismo. Le truppe si rivoltarono contro i propri ufficiali, li uccisero, li ferirono e li sostituirono nel comando con sottufficiali e con preti; saccheggiarono le case ciel Ministro della guerra, uccisero Nazim Pasha, Ministro della Grazia e Giustizia, devastarono le tipografie dei giornali Tanin e Sciaurai-Ummet, organi direttivi ciel partito "Unione e Progresso" e si abbandonarono infine alla più incomposta anarchia. L'elenco di tali moti si ripercosse in esplosioni di fanatismo in Adana, Mersina e Tarso. Nella confusione della prima ora i membri dell'"Unione e Progresso" parvero sorpresi ed interdetti: Mahmud Muktar Pasha, comandante dell'Ordù di Costan-

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tinopoli, fervente unionista riusciva a scampare dalla capitale e a rifugiarsi in Atene; le truppe di Adrianopoli sembravano incerte, quelle di Salonicco, la cittadella ciel liberalismo turco, stavano raccozzandosi appena. La marina non aveva peranco cbiarito l'animo suo. Era evidente che mancava l' impulso naturale dei capi e la ferma decisione cli un partito preso davanti al precipitare degli avvenimenti. Ma non appena Niazi bey e Enver bey e Akki Bey s i restituirono in patria, il Comitato "Unione e Progresso" giuridicamente ritrovò la sua li nea d'azione chiara precisa, come nel luglio ciel 1908: imporre cioè la propria volontà mediante una forte organizzazione politico-settaria, appoggiata dalla forza e destinata a trio nfare sopra una massa acefala, agitata da passioni e eia interessi diversi. Date tali premesse e considerati i precedenti dell'azione esplicata dal Comitato "Unione e P rogresso" nella estate del 1908, v'ha un buon affidamento per ritenere che esso, anche al presente, riescirà a superare l'attuale crisi, che segnerà un'altra pietra miliare nello sviluppo laborioso e contrastato degli ordini liberali e nella rigenerazione politica e morale della Turchia. E tale successo è eia augurarsi per la ristaurazione dell'ordine ne ll'Impero, per l'affermazione dell'ascendente del detto Comitato negli ordini di governo, per evitare nuovi scoppi di fanatismo religioso e, soprattutto per lasciare ancor che i T urchi possano liberamente far prova di se medesimi nella Turchia, escl udendo ogni pretesto pericoloso d 'intervento da parte di straniere Potenze nell'Impero. Epperciò la vittoria delle truppe clell"'Unione e Progresso" , escludendo ogn i eventuale intervento bulgaro in Macedonia, opponendosi al passaggio degli Stretti da parte della squadra moscovita, mantenendo infine un giusto e buon equilibrio cli egemonia tra i diversi gruppi di potenze più interessati alle cose musulmane, è la sola che, nelle condizioni ciel momento, possa dare garanzia per il mantenimento dello "stato quo" nell'Impero musulmano. Il successore cli Abdul Hamicl - qualora egli abdichi volontariamente o venga deposto dalle truppe del Comitato - sarebbe il Principe Resciad Effendi, fratello ciel Sultano. Conta attualmente 65 a1rni di età, e cli lui non si sa altro che all'epoca della rivolta della scorsa estate in Macedonia, visibilmente parteggiando per il gruppo dei fautori di Niazi bey, venne fatto segno delle ire cli Abdul Hamicl, che lo mantenne quasi allo stato cli prigionia fino a questi gionù. In queste circostanze Resciaci Effendi, impiegò il suo tempo procacciandosi una buona cultura generale storica e politica, che lo pose in grado di apprezzare gli obiettivi e l'opera ciel partito dei Giovani T urchi e del quale ora egli rappresenta il candidato al trono. Il futuro sovrano della Turchia liberale si dipinge concordemente quale uomo dalle abitudini e dai costumi assai semplici. Salendo al trono egli assumerebbe il titolo di Mehemd V. SITUAZIONE MILrfARE

Una delle manifestazioni più notevoli dell'odierno moto militare turchesco si è la rivelazione di un inatteso spirito cli ordine e d i disciplina, pressoché ciel tipo nipponico, tra le truppe del Comitato, e la constatazione tra esse di un apparecchio nùlitare abbastanza buono, qualora si consideri la celerità dei movimenti compiuti e la distanza della base di Salonicco dalle linee di Ciatalgia.

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E questa constatazione è tanto più sintomatica in quanto studi recentissimi, specie quello del maresciaUo Von der Goltz (2), ed episodi caratteristici d' indisci plina avvertiti tra le truppe, avevano contribuito ad assegnare alle medesime in modo generale un coefficiente morale ab bastanza problematico al caso di un'eventuale entrata in campagna. Le circolari recentemente emanate al riguardo dal "Serraschierato" informano. Ora la positiva constatazione di fatto in senso contrario, depone per certo a favore del buon spirito educativo delle truppe insorte, del loro apparecchio, della qualità e del valore t1iplicato dal comando e dai giovani ufficiali turchi, specie da Husny Bey, il generalissimo e da Enver Bey, tutti desiderosi di acquistarsi, con il loro contegno, disciplinato e cosciente, la simpatia e la fiducia dell'opinione pubblica europea. Le truppe della "Costituzione" sono armate cli fuci li Mauser con baionetta e di pistola del tipo Mauser o Browning. Ogni soldato reca seco la borraccia, il tascap~111e, il mantello arrotolato a tracolla, secondo la costumanza giapponese, e duecento cartucce. La truppa non porta zaino. Gli ufficiali - secondo una corrispondenza ciel Berliner Tagebiatt hanno abbandonata la sciabola ed al pari delle truppe, sono semplicemente armati cli fucil i, cli rivolte ll a, e provvisti di buoni binocoli. Il telegrafo eia campo funz iona ovunque lungo le linee di Ciatalgia. Le truppe portano i sandali macedoni (opake) e si dimostrano assai bene allenati, grazie a sette anni di rude servizio di sicurezza e di ordine pubblico disimpegnato dalle medesime tra le aspre montagne di Macedonia, nel perseguire le bande insurrezionali. Appaiono animatissime, disciplina.te, di spiriti alti, cantano cori guerreschi e sembrano circondate dal favore e dalla simpatia delle popolazioni con cui si incontrano. Uno spiccato senso di imitazione formale nipponica, forse derivato dalla propaganda e dalla dottrina cli Niazi bey, aleggia tra le truppe della Costituzione e conferisce ad esse taluni atteggiamenti cli novità e d'interesse (3). La situazione militare del momento p uò intanto riassumersi, con molta probabilità, nelle linee che seguono: circa un migliaio e mezzo cli uomini al comando di Hakki Bey, con un riparto di cavalleria, trovasi scaglionato fra Kutciuk Cek Medgé (il piccolo Cek-Medgé) e Santo Stefano, al l'estrema destra delle linee cli Ciatalgia, a quattro-cinque ore di marcia dalla capitale, con il compito di estrema avanguardia delle trnppe del Comitato. Sollo Ciatalgia, e verso il centro delle linee fortificate pres so HademKioj, sta concentrandosi il grosso delle truppe medesime, in numero di circa 1618 mila uomini. Questo nucleo centrale deve avere spinto dei distaccamenti verso le origini del rio di Kiatanà (testata della valle di Acquedolci). A loro volta, le trnppe del centro delle linee di Ciatalgia debbono avere spinto altri distaccamenti, particolarmente cli cavalleria, verso il proprio fianco sinistro, sotto Derkos, a protezione cli quell'ala. In sostanza, le truppe del "Comitato" debbono avere assunto visibilmente uno schieramento ad arco di cerchio assai ampio, tra il lago cli Dercos e Bujuk-CekMeclgé, accennando a larghi avviluppamenti e forse ad impressionare con la semplice mostra della forza; schieramento che sembra intento a consolidarsi ed

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a corroborarsi, a seconda delle c ircostanze. Una tap pa ordinaria appena intercede tra queste truppe e la capitale. Q uali obiettivi sembra sia stato assegnato alla colonna di destra quello di occupare Stambul, a quella del centro di muovere eia Kiatanè per impadronirsi cli Galata, a quella cli sinistra infine di provvedere al rafforzamento di Pera e delle immediate adiacenze ccl allo sbarramento delle comunicazioni con Ildiz-Kiosk. Le trattative in corso tra ·i capi dell'esercito ciel "Comitato", quelli delle t.ruppe della reazione e le rappresentanze del Parlamento, il contegno del Sullano, le condizioni cli affluenza delle altre truppe dell' Ordù cli Salonicco, da tergo, il contegno cieli' opinione pubblica turca e delle potenze, e, soprattutto, la manifesta ripugnanza dei Musulmani nello spargere sangue fraterno, detteranno norma per i futuri avvenimenti. Quanto all'importanza del movimento testé compiuto dall' avanguardia del terzo Ordù, da Salonicco a Ciatalgia ed al numero delle truppe colà raccolte, non è possibile stabilire cifre che in modo approssimativo, sul la base dei calcoli e della esperienza. Da Salonicco a Costantinopoli intercedono 840 chilometri di fe rrovia ed i treni militari (70 assi - mille uomini - uno squadrone, oppure una batteria) impiegano originariamente intorno alle 42 ore per percorrerli. Sottoponendo tale linea al massimo lavoro consentito dalla produttività sua, vale a dire al transito di 8-10 treni m ilitari giornalieri, non sarebbe possibile trasp01tare lungo la linea più cli quattro-cinque ballaglioni al g iorno. Anunettendo quindi che i trasporti militari delle truppe, da Salonicco e dalle immediate adiacenze, si siano iniziati fino dal mattino del 16 corrente, verosimilmente non possono ritenersi concentrati a tutlo il 21 corrente che 16- 18 mila uomini sotto le linee di Ciatalgia, vale a dire una quindicina cli battaglioni di fanteria regolare, un battaglione di volomari, sei batterie a tiro rapido, due squadroni, una compagnia di mitragliatrice, una compagnia _di artiglieria eia montagna. E tali forze corrispondono, in realtà, a quelle che potevano ragionevolmente ritenersi disponibil i in Salonicco e nei di ntorni al primo prorompere della insurrezione militare. Devesi per di più notare che tale movimento rappresenta il massimo rendimento del la linea, ammesse le migliori circostanze di transito lungo la medesima, le quali non si verificano sempre in Turchia, come la presenza del necessario parco cli carri, di locomotive, il ritorno regolare del materiale scarico, di rifornimenti lungo la via ed infine la regolarità del servizio a doppia trnzionc necessaria per i treni militari di 70 assi tra Drama e Oktsch-llar. A trasporti per mare non sembra che i Giovani Turchi possano ricorrere, almeno per il momento. Anzitutto per la mancanza cli navi nazionali adatte nel porto Salonicco, e poi perché per l'esecuzione cli grandi trasporti militari verso Costantinopoli si dovrebbe affrontare eventualmente anche la resiste nza che potrebbero opporre le fortificazioni costiere dei Dardanelli. Epperciò questa ultima circostanza, ammessa ogni altra favorevole, obbligherebbe a limitare il movimento marittimo tra Salo11icco ccl il golfo di Xcros, che dista almeno otto ta ppe dalla capitale. JI movimento ferroviario delle truppe ciel Comitato da Salonicco a Ciatalgia venne studiato ecl ordinato, nei suoi particolari, eia Enver Bey.

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Effettuato questo primo concentramento di una ventina di migliaia di uomini, al massimo, si imporrà il dilemma o di agire immediatamente con queste truppe contro Costantinopoli, oppure di attendere per rinforzarle un certo lasso di tempo che può oscillare intorno alla decina di giorn i. È noto infatti che il grande serbatoio delle truppe del "Comitato" è costituito dall'Ordù di Salonicco (III°) ed, ausil iannente, da quelle dell' Ordù cli Adrianopoli (Il 0 ) , che però non hanno ancora completamente chiarite le proprie intenzioni. A cifre tonde in complesso, 200 battaglioni, 80 squadroni e 160 batterie. Ma queste truppe non sono tutte immediatamente disponibili per una azione contro Costantinopoli, causa la necessità di tenere guerniti i presidi di Macedonia e cli Albania e cli sorvegliare le popolazioni cli quelle province. Oltre a ciò, gran parte cli tali presidi si trova dislocata in lontananza dalle linee ferroviarie, sicché un movimento cli concentramento, a tappe, verso i centri ferroviarie cli Monastir, Uskub e Mitrowitza, richiederebbe un tempo e un apparecc!hio veramente considere vole, variabili tra una settimana e oltre un mese. Si può quindi logicamente ammettere che l' avanguardia delle truppe ciel "Comitato" non potrebbe ulteriormente fare assegnamento che su altri 50 mila uomini, al massimo, vale a dire sulle truppe dei presidi di Uskub, Koprulu, Monastir e Seres e sui volontari, per il cui trasporto dalla zona di concentramento di Salonicco a Costantinopoli, sarebbero necessari circa 1800 vagoni, 60-70 locomotive ed una decina cli giorni appunto, trascurando le esigenze elci servizi. Rimpetto a queste forze del "Conlitato", le truppe cli Costantinopoli potrebbero disporre cli circa 30 battagliotli, 28 squadroni, 52 batterie; ma prive di comandanti maggiori e minori, cli articolazioni tattiche, cli unità, di disciplina e di comando. Epperciò è eia presumersi che la semplice mostra della forza organizzata e cosciente eia parte clell ' avanguarclia delle truppe ciel " Comitato" sia sufficiente ad avviare le trattative sulle vie degli accordi, e ad e liminare la dolorosa necessità cli ricorrere aUe anni tra fratelli cli una medesima fede nei libri ciel Corano. ( !) Redattore del Serbesti, organo dell' Unione liberale. (2) Inserito nel numero cli gennaio I 909 della "Rivista trimestrale sulla condotta delle truppe e delle cognizioni militari, edita presso il Comando del Corpo di Stato Maggiore cli Berlino. (3) Come emerge dalle Memorie pubblicate da Niazi Bey (nell'originale turco tradotto in qualche parte della stampa francese) , le vittorie giapponesi cli Manciuria ebbero una patte assai rilevante nell'educare ed accenpere; sul loro esempio, gli spiriti degli ufficiali e delle truppe clell 'Ordù di Salonicco. Le imprese militari di Oyama, Kurechi e Togo - sulla fede delle memorie sopra citate - sarebbero assai popolari tra le truppe cli Macedonia. Y.to Il Tenente Colonnello Capo-Ufficio V. Marafini Roma 21 aprile 1909 G33 R36!6. Altra copia del presente promem.oria. in G33 1?39/3.

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Documento n. 646 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 64. Ris. Costantinopoli 26 aprile 1909 Oggetto: occupazione di Costantinopoli da parte del "Corpo di Investimento". Aggiungo qualche particolare ai miei telegrammi cifra numero 61 e 627 (del 24 e 25 corrente), intorno alle operazioni di queste due giornate per parte del "Corpo d'Investimento" onde procedere all'occupazione di questa Capitale e al disarmo del suo presidio. Quando avrò potuto raccogliere dati necessari, spero mandare l'ordine cli battaglia delle truppe rumeliote e qualche particolare sulla loro avanzala. Per ora i capi militari - e quegli ufficiali che conosco come Enver Bey, ecc., che mi potrebbero fornire informazioni esatte, sono irreperibili; occupati non solo nei loro doveri militari, ma - non meno - nella parte politica del partito Giovane Turco che sta regolando la questione più importante, quella che riguarda la persona cli S.M.l. Con telegramma numero 608 del 23 corrente, riferito intorno all'accorcio stato concluso fra Mehmecl Chevket Pasha e Nazim P. , fissante - d'accorcio col Gran Visir, il Consiglio dei l\!Iinistri e il Comitato, i punti per addivenire all'occupazione della Capitale, al cambio della gua1i gione, alla punizione di responsabili nei moti ciel 13 corrente, eccetera sulla base della conservazione del Sultano. L'accorcio era stato inizialo cli buona mattina quel venerdì (Nazirn era andato in persona a Santo Stefano per abboccarsi col suo col lega ed antico amico Mehmecl Chevket). Se non ostante quest'accordo - che fu concluso certamente in perfetta buona fede e colla ferma intenzione dall' una e dall'altra parte di evitare spargimento di sangue -, se, dico, non ostante ciò - , si ebbe la soluzione violenta del sabato - , ciè) per quanto mi appare ora cli poter concludere - si dovette in parte alla trascuratezza di talune di quelle precauzioni di dettaglio, senza le quali le operazioni meglio concepite non riescono. Messisi d'accorcio i capi, ritengo non si pensò abbastanza acl assicurarsi che tutte le caserme della Capitale - o almeno, la maggior parte, entrassero in quell'ordine d'idee; di lasciarsi, cioè disarmare e sciogliere dalle truppe costiluLionali. Mancarono g li emissari, che si presentassero a questi solcla.ti del pronunciamento del 13 e li persuadessero alla sot-

6 Uno elci rapporti più in1crcssanti relativi ad un momento impo1tante: il tentato colpo reazionario e la vincita dei G iovani Turchi con quella che si usa definire 'la presa di Costantinopoli': i costilllzionalisti vincono e cli lì a poco il Su ltano Abdul Hamicl abd ica, facendo salire al trono !vlchmed V. 7 Non pubblicati. 8 Non pubblicato.

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tomissione. Forse, anche, taluni capi della Corpo d'Investimento e molti degli ufficiali sfuggiti all'ira dei loro soldati nelle giornate ciel 13., 14., 15., pensavano non essere male di profittare dell ' occasione per recidere la mala pianta ed infliggere ai ribelli, d'un solo colpo, la severa punizione eia essi meritata. Comunque sia, così, a grandi linee si svolsero i fatti. Il venerdì 23, il reggimento lancieri che è acquartierato alla caserma Daoucl Pasha (N.O. cli Stambul) e quello cavalleggeri della caserma di . . . .9. vennero come di consueto, al Selamlik. Quando, verso le 14, ritornando ai loro alloggiamenti, trovarono che la caserma era stata occupata, durante la loro assenza, eia fanteria del Corpo cl'Investimento. l lancieri e i cavalleggeri erano irritatissimi; ci fu uno scambio di qualche fucilata, poi la cavalleria se ne ritornò in città, cercando di sollevare truppe di a ltre caserme, denunciando con indignazione il sopruso onde erano stati fatti segno. Di loro iniziativa, questi cavalieri guarnirono, fino a sera, le altre di sinistra ciel Kiatkhané: e quelli di noi che, a cavallo, ci recammo a passeggiare da quella parte, fummo cortesemente avvertiti che non potevamo proseguire oltre tale torrente. Nel rapporto numero 59 10, che spedivo lo stesso giorno 23., segnalavo come l'ingresso delle truppe rumeliote lo si attendesse pel giorno successivo. L'occupazione di sorpresa della caserma di Daoud Pasha (che fu, a mio parere, un manco di tatto) aveva messo sulle guardie molte caserme al p residio: quelle specialmente dov'erano i riparti che avevano preso la maggior parte nei disordini ciel 13: cli modo che c'era da attendersi a delle resistenze. La sera ciel venerdì si sparse la voce in città (con quella rapidità caratteristica dell'Oriente) che nella notte vi sarebbero stati fatti gravi . Verso le 20 tutti i negozi si chiudevano e le vie si sfollavano. Occupazione di Stambul. Sabato 24. Fra le 3 e le 4, circa due brigate cli fanteria ( 14 battaglioni) con un riparto cli mitragliatrici (quante non si sa) e una batteria, penetrarono in Stambul per la porta di Yedikoulé (quella sul mare) e le successive fino a quell a di Adrianopoli. Queste truppe furono dirette sul Serraschierato, presso il quale è acquart.ierato un battaglione: tale caserma fu accerchiata e le truppe si arresero alla prima intimazione. Furono tosto disarmate e tenute prigioniere. Due battaglioni della colonna furono in tanto avviati sulla "Sublime Porta" presso la quale vi è la caserma con circa 400 uomini. Questi opposero resistenza, dietro i muri e le cancellate che circondano l'edifizio. Si dovettero tirare alcune cannonate che li decisero alla resa: ciò avveniva verso le 5.30. Occupazione cli Pera per parte della Qenclarmeria rurneliota e la Scuola Mil itare. Intanto distaccamenti erano mandati acl occupare i due ponti sul" Corno d'Oro": e un fon.e nucleo di Gendarmeria rumeliota passava su questi e saliva a Pera. Nello stesso tempo dalla "Scuola Militare" (la quale non aveva mai fallo causa col moto reazionario - ed era tutto per la parte liberale) partivano drappelli di 2030 allievi armati di Mauser, che anelavano a montare la guardia alle varie Ambasciate, Legazioni, agli Ospedali, alle Banche, in modo da sottrarli a pericoli di saccheggi ocl offese. I gendarmi rumclioti lasciavano alcuni dei loro a rinforza-

9 Nome i l legibi le. 10 Non pubbl icato.

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re tali guardie: e pattuglie miste cli allievi e cli gendarmi percorrevano le vie di Pera e Galata per rassicurare la popolazione ( 1). Questa parte del servizio fu bene predisposta e bene eseguita. Mentre Istanbul veniva così occupata e Pera pattugliata e sottratta al panico ed alla rapina, due colonne eseguivano il movimento giranti la città da Nord e si dirigevano: su a) una colonna di 23 battaglioni, due (?) batterie e cinque o sei mitragliere, dalla valle di Kiatkhané su Yldiz. Avanzata su Yildiz. Avanzata sulle caserme di Taxim e Tashkishla. Quelle caserme non facevano atto di ostilità: e le truppe di investimento attaccarono. Yildiz colle sue caserme e i suoi giardini era osservalo da tre parti: libero verso il mare, dalla parte di Ortakemi; b) una colonna di 6 battaglioni (ingrossati eia numerosi volontari portanti l'uniforme e l'armamento dei regolari, ma col copricapo della loro nazionali tà, fez bianco per gli albanesi, bavetta nera per i greci, kalpak pei bulgari e serbi), con due balterie campali T.R., una batteria montata T.R. e alcune - non so quante - mitragliere dalla valle cli Kiatané, per le ripide pendici del borgo cli Tatavla, puntava sulla caserma cli Taxim e di Tashkishla - (all'estremità Nord cli Pera). Dalla prima non si attendevano resistenza: dalla seconda (come dissi nei pas sati rapporti) c ' era da aspettarsela. Le azioni che si svolsero per ridu1Te all'ubbidienza - al margine del quartiere di Pera abitato da Europei, dove sono Ambasciate, Clubs, eccetera furono l'episodio più saliente della giornata: trovandosi la mia abitazione a cinque minuti di strada dal Taxim, potei prontamente arrivare nelle immediate vicinanze di questa località e vedere alcuni episodi cli questo combattimento cli via (che da taluni giornali vedo descritto con colori assai più smaglianti di quanto mi pare che meritino). Verso le 5.45, 3 battaglioni della colonna b) sboccando nel vallone di Tatavla si fermarono uno dietro la cresta della piazza cli armi antistante la caserma cli Taxim: nel tempo stesso g li altri tre battaglioni si dirigevano verso Tashkishla. Attacco cli Tashkishla. In quest'ultima caserma stavano cinquecento uomini dei quei famosi avgì che, mandati qui in luglio per essere i custodi della Costituzione, erano stati, or sono dt1e settimane, i più esaltati nel movimento reazionario. Essi erano quindi considerati con speciale animosità dai rumelioti, che li riguardavano come trndito1i. Sentendosi la coscienza sporca, non attendevano quartiere: si disposero quindi a difesa e, non appena i primi costituzionali apparvero, aprirono il fuoco. Due o tre battaglione - degli otto - si stesero e risposero al fuo co: una batteria, che accompagnava la colonna, iniziò il fuoco a granata sulla casenna (ponendo in batteria sul terrazzo della Scuola Militare), danneggiandola moderatamente (perché solida ben costruita), ma obbligando i difensori a lasciare le camerate più alte - battute dai cannoni - e a prendere posizione dietro i muri cli c inta e nei giard ini adiacenti. Fu invano più volte intimata la resa: non fu dato l'assalto, ma si continuò a cannoneggiare, fino a che la maggior parte dei difensori si arrese. Altri però non vollero deporre le anni: e fin verso le ore 15 dei piccoli gruppi - non potendo sfuggire al cerchio che li circondava, si aggiravano nei cimiteri Turchi retrostanti alla caserma o per gli orti . Fu solo fra le 15 e le 16 che, non potendosene aver ragione (erano 40 o 50), furono lanciate avanti due o tre compagnie che, a fucilate e a baionettate, li uccisero.

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Attacco di Taxim. Ritorno ai tre battaglioni che stavano in posizione di aspetto di fronte al Taxim. Questa caserma d'artiglieria - dove erano pure accasermate parecchie compagnie cli avgì - è un edifizio in muratura, rettangolare, con ampio cortile centrale, con un edificio minore (scuderie) che lo prolunga. Il fronte principale (l' edifizio minore compreso) è di quasi 300 metri. Ha due piani: il padiglione centrale e 2 laterali, 3 piani. Esso guarda sulla grande strada cli "Pancaldi". Al di là della strada, c'è la piazza d 'armi, separata dalla strada da una soli.da cancellata in fetTO. Le finestre della caserma sono in numero cli 2 10 verso la piazza d'anni e 27 verso il giardino. Come si vede, se c'era eia attendere resistenza in direzione dell'avanzata delle truppe rumeliote, non si poteva dire ben scelta. Esse in fatti avrebbero dovuto saltar fuori dal loro appostam.ento lungo il margine ovest e nord della piazza d'armi, traversare questo spazio completamente scoperto e battuto dalla caserma ed urtare poi contro la cancellata che sta a 40 passi da questa: sennonché, non appena il rumore ciel combattimento della caserma di Tashk.ishla svegliò la città e fece guarnire cli difensori le finestre di Taxim, dal padiglione nord di questa venne agitata una bandiera bianca: la caserma taceva, la porta ne era aperta. I rumelioti credettero che quelli della caserma si arrendessero e due loro compagnie, in colonna per plotone, avanzarono al passo: ma erano giunti a metà della piazza d'anni, quando dalla parte meridionale della caserma (opposta a que lla dunque dov'era stata issata la bandiera bianca) fu aperto un vivo fuoco: in due minuti, trenta rumelioti erano in te1Ta (molti di questi, morti; altri, feriti, cercavano penosamente di togliersi da quella zona battuta): le due compagnie retrocedevano dalla corsa e ritornavano al coperto. Tutta la caserma ora faceva fuoco: al quale le truppe dell'attacco rispondevano con nutrita moschetteria e, ben presto col fuoco di una batteria. In questa prima fase perdeva la vita quel Maggiore di Stato Maggiore Mouktar bey, del quale è caso il mio rapporto ciel 20 corr. R 11. Intanto un caracol (posto cli guardia), situato all'estremità sud della piazza d'armi, dalla parte opposta della caserma, occupato eia una cinquantina di uomini del presidio, faceva fuoco sui rumelioti, fiancheggiando l' azione della caserma. Molti fra i colpili non combattenti, lo furono da questi soldati, che sparavano su tutti quelli che vedevano. Per ridurre prontamente al silenzio questo incomodo posto, fu portato avanti a braccia un cannone, lungo la via valiclé Tehesmé (molti borghesi volontariamente aiutarono i cannonieri a portar avanti il p~zzo). A cinquanta passi dal caracol il cannone sparò quattro granate, che lo sconquassarono: il pezzo fu poi spinto fi no a dieci passi dalla porta - e i difensori si arresero. I difensori del Tax im cercavano di mettere in azione un pezzo (fu, per quanto fin qui mi risulta, il solo caso in cui si tentò dal presidio cli servirsi di artiglieria: fin dal principio dell'azione, spinsero avanti, a braccia., un cannone eia campagna, ponendolo in batteria verso l'angolo sud del la piazza d'armi. Ma, prima che potessero far fuoco, furono assaliti e ricacciati da una compagnia di rumelioti che s' impadronirono del cannone. 11 Non pubblicato.

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La lotta contro la caserma del Taxim durò fin quasi alle dieci, senza nuovi assalti: solo battendo l'edificio col cannone e sparando sulle f inestre per allontanare i difensori: poco prima delle dicci, nuova bandiera bianca: e, questa volta, i ribelli (intendo dire, quelli di dentro) uscirono e consegnarono le anni. Vi furono però ancora incidenti parziali nell'interno del la vasta caserma, nelle sue dipendenze e nei giardini e cimiteri che l'attorniano: un grosso nucleo di ribelli s'era nascosto in un magazzino foraggi e, verso le 14, aveva sparato: si mise in azione una mitragliera: e si ridussero aWobbeclienza: parecchi ne vennero fuci lati sul posto. Lotta per le vie al sud di Taxirn. Molti solclaù del presidio, o dei corpi di guardia isolati o sfuggiti al Taxim, si batterono per conto loro nel dedalo di viuzze a sud di quella località. Uno stuolo di una ventina, fra g li altri, entrò nella legazione del Belgio e al riparo cli un parapetto, tenne per qualche tempo in rispetto g li assalitori: poi, finite le munizioni, cercò scampo verso il quartiere turco di Jundukl i: ma vennero fatti prigion i. Questa fucilata irregolare durò fin verso le 10: ma, anche nel pomeriggio, ci furono ancora resistenze parziali. Assistei a parecchi cli questi episodi. Verso le 7, mentre cercavo di raggiungere un posto donde vedere il combatti mento del Taxim, m' imbattei nel generale v. Giesl (plenipotenziario mil itare cli Austria-Ungheria) e nel capitano - a lui addetto - v. Ptlug l che giravano allo i:ilCsso scopo. Salimmo insieme sulla terrazza cli un collegio francese, dalla quale però poco si poteva scorgere: in quel frattempo un drappello cli rumelioti prese posizione attorno al collegio, al tri vi penetrarono, facendo fuoco contro sbandali del partito avversario che rispondevano. Erano, in massima parte, volontari: e vidi che applicavano il sistema classico delle "bande" d i Macedonia, cioè far Cuoco su tutto ciò che si muove: e, di tratto in tratto, sparare lu ngo le vie anche se non vi è nessuno, in modo di costitui re una zona pericolosa. Notai molta attenzione nel puntare e molta calma: durante le pause, gli uomini fumavano sigarette e parlavano tranquillamente con chi li interrogava. Lotta intorno all'arsenale cli Tophané. Gli uomini dell' arsenale (personale di artiglieria, maestranze, operai), dei quali ho segnalato l'attitudine eccitata durante i fatti ciel 13, si erano rinchiusi nella caserma e mostravano voler resistere . Verso le 8, quallro battaglioni passati eia Stambul, circondavano la caserma, indicando la resa. I ribelli risposero col fuoco : ma essendo stati messi in azione due pezzi, si arresero. Si sparavano, in questo episodio molte cartucce, ma i morti e i feriti non furono molti. C i furo no però parecchie fucilazioni sommarie di uorn.ini che, avvenuta la resa, si sparavano ancora. Gli Stazionari. La posizione dei nostri stazionari ormeggiati sulle boe lungo il fronte ciel Tophané era singolarmente incomoda, durante la lotta che si svolgeva lì presso. Però non ebbero a soffrirne: mentre gli accidenti che loro toccarono e cli ben maggiori avrebbero potuto accadere - , furono dovuti a tiri lunghi delle truppe che eia nord, attaccavano le caserme cli Taxim e di Tashkishla. Il povero marinaio Guidi, della R. N . Galileo, ciel quale telegrafai la mortale feri ta, stava accudendo alle faccen de sue nella barca a vapore (della quale è il " padro ne"), quando fu colpito eia una pallottola cli .tvlauser, che gli entrò nel cranio e uscì dal collo . Trasportato al R. Ospedale Italiano (non ostante le fucilate che

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spesseggiavano in quel quartiere), vi morì (2). Altri tre proietti (pallottole Mauser) colpivano il Galileo, senza danno di persone. Dovevano arrivare da 18002000 m. (fori d'entrata e d'uscita attraverso lamiere, nettissimi). Quattro granate caddero in mezzo e vicino agli stazionari, senza far danni. Una granata scoppiò nel giardino di un italiano, Cavaliere Barbero, nel mezzo di Pera, accanto all'ambasciata d i Russia, anch'essa senz.a cagionare ferite: fu, che io sappia, il solo proiettile d'artiglieria che cadde in città. Pallottole, invece, ne caddero un po' dappertutto. La situazione sabato sera. Vinta la resistenza nelle caserme tutte (salvo pochi caracol nei quali gli uomini si erano rinchiusi e non volevano uscire temendo di essere fucilati: li tennero guardati, attendendo che la mancanza di pane li obbligasse ad use.ire. TI che avvenne poi la domenica). Verso sera, la maggior parte dei ballaglioni di Pera si adunarono, coll'artiglieria, sulla spianata di Nishamtash, ad ovest cli Yilcliz, per potere eventualmente colpire colle trnppe che circondavano Yildiz. Dalle caserme attorno alla residenza imperiale non un cenno. Non un atto di ostilità né da patte delle truppe della seconda divisione, né da parte dei rumelioti ln città, le notizie più contraddittorie: la guarnigione cli Yildiz voleva resistere? Cedeva. Sul tardi si disse che le truppe di artiglieria della grande caserma Sel imié a Scutari, erano ligie al Sultano e, se si fosse addivenuto ad un attacco su Yilcliz, avrebbero aperto il fuoco su Pera. Era una delle tante notizie a sensazione che si sparsero in questi giorni. Domenica 25. Occupazione della caserma Selimié. Nelle prime ore della domenica su battelli della Compagnia Chirket, che fanno servizio lungo il Bosforo, fu rono trasportati 5 battaglioni (mi si disse anche una mezza batteria col ferrv boat. ma non ne sono certo), a Scutari queste truppe, di prima mattina si presentavano intorno alla caserma: e quelli d i dentro si arresero (ci fu solo una breve fucilata dovuta ad un equivoco; ma pochi feriti e 3 o 4 morti). La divisione navale. Nel passato rapporto dissi ciel suo arrivo a Santo Stefano. Il non vederla ricomparire qui il Sabato né la domenica a cooperare colle truppe della costituzione, faceva nascere il dubbio che le navi avessero un'alu-a volta mutato animo e fossero ritornate favorevoli al Suita.no. Pare invece che non siano state qui ricondotte allo scopo di non impressionare la cillà e non provocare interventi diplomatici. Due cacciatorpediniere però pattugliarono la notte avanti a Yilcliz per prevenire esodo cli soldati: e arrestarono un ufficiale cli quel presidio che attraversava il Bosforo in caicco. Sono però parecchie centinaia i soldati cli Yildiz che riuscirono ad anelarsene; passando in Anatolia e raggiungendo a piedi i loro paesi o sperdendosi nelle campagne e nei boschi della riva d'Europa. Stato d'assedio. Domenica sera (ieri) si proclamava lo stadio d'assedio: la disposizione principale è quella che obbliga a rincasare a l'ora alla Turca (le 20 circa, a questa stazione). Percorrendo ieri sera le vie (verso le 23) accompagnato da un cavass, vidi che tale prescrizione è fatta osservare rigorosamente. Parlando stamani all'Ispettore della Polizia, questi mi disse che tale misura durerà una diecina di giorni; per pennet.tere di arrestare gli elementi turbolenti e pericolosi. È infatti urgente l'epurazione dei bassi fon di della capitale. Yildiz. È ora, come è stato da 33 anni, il punto cli convergenza cli tutti gli sguardi. Ieri i palazzi e le caserme apparivano abbandonati. Un paio cli sentinelle sul

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portone principale; due o tre domestici. La caserma, vuota. li presidio ern stato disarmato ed avviato su Eyub e nella caserma di Daoud Pasha trasformata in deposito provvisorio di prigionieri, ma le caserme di Yildiz non erano state ancora occupate dai rumelioti . Ci si poteva avvicinare quanto si voleva. Oggi, lunedì 26, una stretta catena di vigilanza è stata istituita, composta cli truppa (regolare) del III O rdù. In questo pomeriggio, sono usciti da Yi ldiz molti deg li eunuchi e dei domestici del sultano, sotto scorta. Ho appreso ora da un ufficiale della Marina Imperiale che stanotte alle 3 si devono trovare a Dolma - Bat~4 mouches (barche a vapore) sotto pressione. L' ufficiale supponeva potesse trattarsi del trasferimento di S.M.l. al Kiosk di Beilerbey (Riva d' Asia sul Bosforo): ciò vorrebbe dire la deposizione. Può darsi sia soltanto lo sfollamento di Yildiz, il trasporto dell'harem al vecchio Serraglio .. .Tutto quello che riflcllc Yildiz è sempre incerto e mi sterioso. Molti dicono "cc sera pour celte nuit". Certo è che l'ostilità dcli ' opinione pubblica specie dopo gli ultimi fatti, si è acuita in modo straordina1io contro il Sultano: e se il "Comitato" ormai strapotente esita, è per la ripercussione che l'avvenimento potrà avere in Asia - ma, al momento attuale, mi par difficile che la soluzione ritardi - e che Abdul Hamid compaia al Se lamlik cli venerdì, frammezzo alle truppe rumeliote - dove tanti ufficiali e soldati hanno fatto voto di ucciderlo, se se ne presenta l'occasione. Perdite nei combattimenti di sabato. Da un minimo di 250 mo1ti e il doppio di feriti fra tutte e due le parti che mi segnalava stamani un uffic iale Giovane Turco, ad un massimo di 800 morti e 2 feriti come pretendeva un'altra persona bene infom,aca, vi è del ma rgine. Cifre raccolte dagli ospedali e ad altre fonti ritengono che ottocento feriti circa sia la verità: morti, circa 300. non compresi i fucilati subi to dopo il conflitto. Ma su questo, come su altre questioni cli particolari rrù riserbo ritornare: e forse avrò luogo di modificare anche qualcuna delle circostanze riferite nel presente rappo1to, che spedisco non volendo ritardare più oltre. L' J\clcletto Militare Vittorio E lia ( I) Un forte drappello di gendarmi piombava di sorpresa sul posto centrale di pol i1.ia cli Galata Scrai, lo d isarmava e vi /:ii sostituiva. (2) Fu solennemente trasportato stamane al nostro Cimitero cli Ferikani . Oltre ali' Ambasciatore, al nostro picchetto armato, alle rappresentanze degli stazionari e un picchetto armato turco, al Consolato, Colonia, etc., il Ministro degli Esteri, Rifaat Pasha, accompagnò per un tratto il corteo.

G33 R29!7, co11foto allegc11e 12.

12 V. doc. fotografica .

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Documento n. 65 13 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.72. Ris. Costantinopoli 13 maggio 1909 Oggetto: La "presa della spada" per parte cli S.M.I. Sultan Mehmet V. La cerimonia cli lunedì IO, nella quale il nuovo Sultano cinse solennemente nella moschea cli Eyoub la spada del Profeta alla presenza del Cheik- ul- fa lam, del Tcheler dei Dervish (venuto per l'occasione da Konia) e dei grandi dignitari civili e militari dello stato, ha consacrato Mehmet V cogli attributi della Sovranità e del Califfato. Le abbondanti corrispondenze telegrafiche dei giornali (e parecchi fra i più diffusi periodici italiani hanno qu i in questo momento, dei corrispondenti speciali), renderebbero superfl ua e tardiva una mia cronaca cli questa funzione: mi limito solo ad accennare che, se le descrizioni di corrispondenti sono altrellanto veritiere quanto quelle dei giornali locali, bisogna attenuare cli molto le tinte smaglianti delle quali sono rivestite, per avere un'idea non troppo dissimile dalla realtà. E quanto dico a proposito della funzio ne del 10 corrente valga, in genere, per le descrizioni, quasi tutte esagerale, che ho letto sui fogli nostri ed esteri degli avvenimenti, dimostrazioni, combattimenti, etc. che si succedettero da un mese a questa parte nella capitale. È noto l'itinerario che seguì S.M.l. per recarsi dall a sua residenza cli Do Ima Batsché, sul Bosforo, alla moschea cli Eyoub. Egli percorse tale tratto in barca a vapore, risalendo il Corno d'oro. Compiuta nel la moschea sacra - nella quale nessuno straniero era ammesso, la cerimonia, si formò il corteo che, uscendo dalla città e percorrendo la via cli circonvallazione, vi rientrò per la porta di Adrianopoli (Edirnè Kapou), recandosi al vecchio Serraglio (Top Kapo u), donde, dopo un breve riposo - , il Sultano rientrò - per mare - a Dolma Batsché. Un'occhiata alla carlina di Costantinopoli, che spedii con uno degli ultimi rapport.i, indica la lunghezza del percorso. Un' idea abbastanza approssimala dell a p~rte terrestre cli esso, si può avere immaginando che il tratto del Tevere eia Ripa Grande a Castel S. Angelo, uscisse dalla Porta Cavalleggeri, perco1i-esse la strada fuori le mura e rientrasse in città per Porta S. Pancrazio, dirige ndosi alla Ripagrande (che raffigura il Vecchio Serraglio). L'analogia dei caraueri delle due capitali rendo-

13 È questo un rapporto con una cronaca interessante e piacevole su un avven imento politicoreligioso che stimolava la fantas ia degli eu ropei. Una nota curiosa consiste nell'aver paragonato, per far meglio comprendere al Comando l'anda mento della cerimonia, gl i iti nerari di Costantinopoli, seguit i dal Sultano, ad itinerari romani , molto dettagliati, elle l'acldel!o mi litare su pponeva tulli conoscessero in quegli Uffici.

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no, a mio avviso, abbastanza esatto il paragone: bisogna però tener conto delle maggiori distanze in Stambul; dell ' angustia e tortuosità delle sue strade (almeno nella maggior parte): e dello stato infelicissimo della viabilità, specialmente nel tratto lungo le mura. Il corpo diplomatico era stato invitato ad assistere al passaggio ciel corteo da un punto in prossimità della porta di Adrianopoli: dove certe vecchie e bellissime tende in seta, ciel tempo del Sultano Mahmoud, erano state erette. Di qui si vedeva lo svolgersi ciel corteo su per l'erta e polverosa strada. Oltre al.le seriche tende ed alla giornata veramente splendida, che dava una nota gioconda al paesaggio primaverile, alle mura dirute ed a lla densa folla - nulla di quel fas to orientale che ho veduto citato in articoli fatti per l'estero, Né cli quell'entusiasmo popolare del quale sono pieni i giornali. li corteo, in sé, era quanto di più eterogeneo si possa immaginare; anche eia chi è ormai avvezzo a quei continui contrasti fra il lusso e la miseria che sono comuni nella vita d'Oriente. Precedeva, omaggio alla modernità, una delle automobili militari, colla sua m itragliera in batteria. Seguivano squadroni formati dai reggimenti qui di stanza e eia quelli giunti colle truppe di Rumelia. Poi, una lunga fi la di vetture di rimessa, contenenti - in ordine inverso di precedenza - i grandi corpi del lo stato, i Generali, i Min istri, i capi delle comunità religiose (cristiane, israelita, ed il corpo degli ulema); ultimo il Gran Visir, avente alla sua sinistra il Cheik-ul-Islam. Altra cavalleria, poi Mahmoud Chevket Pasha, a cavallo (in uniforme da campagna) col suo Stato Maggiore. Infine, scortato dalla sua casa militare e eia 2 squadroni di lancieri, S.M. il Sultano. Dopo, i principi Imperiali; poi altre carrozze (in una di queste, solo, Niazi bey, che come Enver Bey, non viene più nominato dai giornali d i Costantinopol i, senza l'appellativo di héros de la Liberté) : Per fare ala lungo l'estesissimo percorso si erano disposte tutte le truppe ancora qui del II e ciel 11T ordì\ e sei battaglioni di formazione, costituiti da uomin i appartenenti all'antico I ordù (i l presidio di Costantinopoli), alla cui ricostituzione non si è ancora posto mano. Come ho già riferito, all'indomani stesso dell' entrata delle truppe rurneliote nella capitale, cominciò l'evacuazione della maggior parte degli antichi soldati della guarnigione verso il llT Ordù. Rimasero solo i soldati dell' ultima classe e quelli di riparti che non avevano preso nessuna parte alla difesa delle caserme. I sei battaglioni di formazione, ai quali ho sopra accennato, erano costituiti da questi soldati, ai quali, la mattina stessa della cerimonia, vennero solennemente ric(msegnate le armi (state loro tolte il 24 e 25 aprile), coJl' al locuzione dei loro capi, esortantili alla fedeltà verso il sultano, verso la Patria e la Costituzione. Erano q uesti i soli battaglioni vestiti, a un dipresso, bene, coll'antica uniforme della Guardia. Tutti gli altri (quelli ciel Il e lll OrdLt) avevano le uniformi di campagna, che - logore, come lo sono generalmente, nei vilayet - apparivano anche più malandate dopo un mese di viaggi e di strapazzi. T battaglioni del I Orclù erano stati disposti nei punti più in vista, presso le tende del Corpo Diplomatico, etc. Gli altri, lungo il resto del percorso. Nella cavalleria, il mosaico delle uniformi era anche più apparente. I soli vestili con una certa correttezza erano i lancieri, colla tenuta di parata. Gli altri, in uniforme da campagna, sporchi - loro ed i cavalli - davano una povera idea di cura e cli d isciplina.

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Faceva un certo effetto rivedere negli squadroni quegli stessi ufficiali "Giovani Turchi" che, il 13 aprile e giorni che seguirono, di fronte al sollevamento reazionario dei propri soldati, si erano nascosti in Costantinopoli - od erano fuggiti, travestiti, per mare o per terra, raggiungendo poi a S. Stefano le tmppe rumeliote. L'estate scorsa, riferendo intorno all'attitudine passiva degli ufficiali dell'antico regime di fronte alla rivoluzione costituzionale, notavo come in quasi nessun caso si fossero veduti superiori fare un atto di energia, tentando almeno d' imporsi ai loro subordinati. Non posso fare un'osservazione diversa per quanto riflette i giovani ufficiali mektebli. Non vorrei pronunciare su loro troppo severo giudizio: si può, fino ad un punto, spiegare lo smarrimento di ufficiali che, ad un tratto, si vedono ricercati a morte dai loro soldati, istigati - questi - da altri uffiziali di di versa provenienza. Di fronte all'improvviso sollevarsi di tutto un presidio, come fu il 13 aprile, alle selvagge uccisioni di 1nolti fra i loro, i mektebli ritennero vano il sacrificio della propria vita, in un tentativo che, forse, sarebbe riuscito inutile, per ricondurre all'obbedienza i loro uomini, coi quali avevano saputo così poco affiatarsi; e scomparvero. Ciò che però urta il sentimento militare è il veder.li ricomparire in atteggiamento da trionfatori alla testa di riparti stati rimessi all'ordine dall'intervento delle truppe rumeliote; ed accogliere come ben corrisposto tributo, gli applausi loro porti da gruppi di amici e eia tribune compiacenti. Né per eccessiva modestia peccavano gli ufficiali del corpo di occupazione; quell ' ambizioso Enver (l'addetto militare di Berl ino), e Niazi " l' eroe di Resna" - e q uel tronfio e vanesio Generale, Tzzet Fuad (1), anch'esso scomparso il 13 aprile, che avant'ieri, dal fondo di una vettura di rimessa si pavoneggiava, nel titolo conferitosi di "grand maitre des cérémonies militaires": Quello stuolo di ufficiali Generali e superiori che stavano in carrozza invece d'essere a cavallo, contribuiva a dare un aspetto grottesco ad una cerimonia che avrebbe voluto essere imponente. L'aspetto cli Sultan Mehmed è quale appare dalle numerose fotografie ed istantanee comparse in questi giorni su tutti i giornali illustrati. È un uomo obeso, che nei pochi istanti che lo vidi, appariva fisicamente stanco ed il cui sguardo sembrava apatico e spento (forse anche un'affezione cl' occhi che affligge S.M. e che gl i faceva portare ben calato innanzi l'ampio fez, contribuiva a rendere meno vivace il suo sguardo). Avrò prossimamente l'occasione di vedere più eia vicino S.M.I., quando il nostro Ambasciatore gli rirnetter~t Je nuove lettere credenziali; e ne riferirò. Per ora mi sembrano prematuri i giudizi - tutti apologetici - che ne danno i giornali. Che cosa si può mai sapere di un u omo che, per più di 30 anni ha vissuto in una appena larvata prigionia, in un'atmosfera cli sospetto e cli spionaggio, avendo ogni giorno da temere per la propria vita? Di un principe al cui passaggio i sudditi ottomani volgevano la testa dal l' altra parte, per non incappare nel pericolo di una delazione? Gli aggettivi che la stampa di qui prodiga, a tutto spiano, a S.M.l., di prince liberal e di Souverain éclair sanno troppo della piaggeria consuetudinaii a verso chi è al potere, per essere presi sul serio. L'attitudine della folla lungo il percorso era festosa, non entusiasta. Era un giorno di vacanza d'aria aperta, di sole per g li abitanti di Costantinopoli, per le donne, numerosissime e uscite dalla penombra degli harem, per gli scolari di ogni

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confessione religiosa, che stavano in rango, coi loro maestri, agitando banderuole ottomane. Del resto il popolo di Costantinopoli non è entusiasta: l'indifferenza per la politica lo caratterizza: si direbbe che tanti secoli di rivolgimenti e di trasformazioni alle quali ha assistito lo hanno - per atavismo reso refrattario agli entusiasmi. E, con ciò, perfetta disciplina nella moltitudine, ad onta degli scarsi cordoni di truppa e di un "servizio d'ordine" appena rudimentale per quanto concerneva il deflusso delle carrozze, et. Nessuna preoccupazione per eventuali tentativi dÏ reazione, o attentati al sultano. L'allontanamento di Abdul Hamid. La dispersione dei suoi fautori, il rigore delle repressioni, le impiccagioni dei giorni innanzi e quelle annunciate pei giorni seguenti eliminarono, pel giorno della cerimonia, ogni pericolo in tal senso. L'Addetto Militare Il Tenente Colonnello Vittorio Elia (1) L'autore dei volumi che spedii l'anno scorso, antico ambasciatore a Madrid. G33R29!10

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Documento n. 66 L' Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo cli Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.87. Ris. Costantinopoli 19 giugno 1909 Oggetto: Ufficiali per la riorganizzazione della gendanneria ottomana. Sciogliendo la riserva espressa nel mio rapporto dell' l I corrente, n. 8 1 Ris. 14, ho l'onore di rimettere l' elenco degli ufficiali italiani, francesi , inglesi e tedeschi, la cui destinazione nella gendarmeria ottomana è stata. concordata dal S ignor Generale di Robilant col Gran Visir: insieme colla loro assegnazione ai vari settori cli riorganizzazione; assegnazione che non ha però nulla di definitivo. Tra i nomi dei nostri ufficiali figurano quelli ciel Tenente Mazza (già aiutante di campo onorario di S.M. il Sultano e ultimamente ad Adrianopoli) e ciel Tenente Lauro, attualmente in Creta, entrambi dei Carabinieri Reali. Figura pure quello del Capitano cli Milizia Territoriale dei Carabinieri Reali Cav. A. De Mandato presenlemenle archivista interprete presso questa Regia Ambasciata (in servizio temporaneo presso il Regio Consolato Generale). Il desiderio di detto ufficiale cli M.T. cli entrare al servizio turco è stalo accollo dal Generale di Robilante dalle autorità ottomane. Si svolgono ora le pratiche necessarie fra questa Regia Ambasciata e le nosu·e Autorità centrali. L'Addetto militare Colonnello Vittorio Elia G29 R6!70

14 Non pubblicato.

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Allegato al rapporto: Elenco degli Ufficiali esteri per la riorganizzazione della Gendarmeria ottomana* Settore di Costantinopoli Ufficio centrale a disposizione: Ten. Col. Lamouche (francese) Capitani Sarrou (fr.) e Castoldi (italiano) Ten. Col. lyrrel (inglese) Settore di Salonicco Ufficio locale a disposizione: Gen. Baumann (fr.) Maggiori Ridolfi (it.), Rogean (fr.) Noirot (l"r.) Capitani Borgna (it.); Roux (fr.) Settore cli Smirne Ufficio locale a disposizione: Ten. Col. Bouham (ingl.) Maggiori Stephen (ingl.) e Foulou (fr.) Capitani Bouvet (fr.) e di Lauro (it.) Settore d i Beirut Ufficio locale a disposizione: Gen. Albera (it.) Maggiori Lodi (it.); Nye (ingl.); Migette (fr.) Capitano Carossini (it.) Settore di Erzingiam Ufficio locale a disposizione: Ten. Col. v. Alten (tedesco) Magg. Masscnet (fr.) e Cap. Mazza (it.) Settore di Bagdad Ufficio locale a disposizione: Ten. Col. Cicognani (it.) Magg. De Mandato (it.) * I gradi qui segnati sono quelli che gli ufficiali avranno nella gendarmeria turca; e cioè un grado piÚ e levato di quello di cui sono rivestiti nei rispettivi eserciti. G29 R6!70

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1910 Documento n. 67 L'Addetto Militare per la Turchia e per la Grecia Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.84. Ris. Costantinopoli - Therapia J2 settembre 19 l.O Oggetto: Nuovo ordinamento dell'esercito ottomano Quando il Maresciallo von der Goltz venne l'anno scorso in Turchia, si annunciò - ed io ne riferii allora a codesto Comando - che era stato messo allo studio un piano di riordinamento generale dell 'Esercito su nuove basi. Le linee principali del nuovo ordinamento dovevano essere le seguenti. l - Una differente ripa1tizione del territorio in modo da a) aumentare il numero delle attuali circoscrizioni territoriali - gli ordù - ottenendo così il risultato di averle più convenientemente dislocate nei riguardi strategici e di ridurle a proporzioni rn.inori delle attuali, in modo da rendere più pronta ed efficace l'azione dei rispettivi comandi. b) Far corrispondere alla nuova circoscrizione territoriale - il corpo d'armata - la grande unità d.i guena - il kol-ordù - comprendente i corpi cli truppa in essa dislocati; creare cioè il "corpo d'armata" che, com'è noto, non esiste in tempo di pace nell'esercito turco, dove invece viene formato al momento d'entrare in campagna, sotto gli ordini d'un comandante allora designato. Riunire - di massima - un certo numero di kol-orclù in "ispezioni d'armata" eia trasformarsi, evidentemente, in altrettanti " comandi d'annata", entrando in campagna. II - Una differente composizione delle grandi unità di guerra e cioè: a) Il kol-ordù su tre divisioni, la divisione su tre reggimenti di fanteria a tre battaglioni; e un battaglione nishamgì: un reggimento d'artiglieria da campagna (6 batterie su quattro pezzi); e due o tre squadroni di cavalleria divisionale; una compagnia del genio; le unità necessarie pel servizio telegrafico, di sanità e di trasporto. Abolita così la brigata di fanteria; i reggimenti dipendenti direttamente dal comando di divisione, che avrebbe ai suoi ordini dieci battaglioni, sei batterie, due o tre squadroni. Abolita pure la dipendenza dei reggimenti d'artiglieria dai comandanti tecnici dell'arma (in comandanti cli divisione di artiglieria di due anni fa, ora chiamati "ispettori d'artiglieria cl'ordù). Mantenute le attuali due divisioni autonome; e create altre tre cli esse in regioni di carattere speciale. IIl - Un rimaneggiamento nell'ordinamento dei redif, le cui linee principali dovevano essere:

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a)

l'abolizione dei reclif cli seconda categoria (come è già stato fatto nei territori d' Asia) e la loro graduale fusione con quelli di prima categoria. b) Provvedimenti atti a permettere il pronto rinforzo dei battaglioni nizam con uomini appartenenti ai rediL Com' è noto si è già più volte dovuto ricorrere a questo ripiego, segnatamente in questi ultimi anni, quando urgeva cli portare rapidamente a numero le unità nizam, ed erano a ciò insufficienti gl i uomini deJI' ichtiat; eppure si voleva evitare cli richiamarli sotto le armi troppo poco tempo dopo che erano stati congedati. c) Anticipazione degli obblighi d i servizio dei mus tafiz e prolungamento cli permanenza in essi (complessivamente cinque anni) ; e provvedimenti atti a dare a questi elementi una consistenza maggiore di que.lla che hanno ora. Qualche cosa, come ebbi a suo tempo a riferire a codesto Comando, è stato fatto nel lll Ordù, quando si aveva ragione di temere un' insurrezione dell ' elemento bulgaro; ora si vorrebbe generalizzare ciò per tutto l'Impero. Caratteristica principale del nuovo ordinamento, come si vede, l' adozione del sistema ternario nel corpo d'armata di tre divisioni - nella divisione cli tre reggimenti - nel reggimento cli tre battaglioni. Per quanto mi fu dato di concludere, l' anno scorso durante la permanenza del maresciallo von der Goltz in Turchia, ed in seguito in conversazioni con ufficiali turchi, due furono le ragioni che principalmente militarono in favore della nuova organizzazione. L'una, tecnica, sarebbe stata patrocinata dal maresciallo von der Goltz. "Le esigenze ciel combattimento moderno" - si dice - "consigliano di portare in linea, fin dall' inizio ciel combattimento, la maggior parte della fo rza in modo da acquistare al più presto una soverchianza di fuoco sul nemico: il sistema ternario, che pennette cli spiegare subito i due terzi della forza, tenendone l'altro terzo in riserva, senza obbligare a scindere le unità, parrebbe dunque il più conveniente. L'altra ragione - di opportunità- sarebbe stata quella. Colla revisione dei gradi, avvenuta l'anno scorso, buon numero cli ufficiali generali, o perché notoriamente incapaci o perché non ben veduti dal nuovo regime, furono collocati a riposo; difficile quindi trovare ora un numero sufficiente di generali di brigata - od anche cli colonnelli - atti a ben comandare le brigate. D'altra parte quella stessa legge della revisione dei gradi fece retrocedere buon numero di generali ligi al "comitato" ai quali l' aumentato numero degli ordù e delle divisioni darà nì.odo di affidare comandi importanti. A più riprese, nel corso di quest'ultimo anno, venne annunciata dai giornali e dato come cosa certa che il nuovo ordinamento era già decretato; ma da una parte alcuni d ispareri in questioni cli non lieve importanza riflettenti l'applicazione del progetto, dall'altra le preoccupazioni cli vario genere nel campo politico-militare che non hanno mai cessato di pesare su questo paese (la questione cretese, le relazioni tese fra l'Impero e la Grecia e la Bulgaria, le operazioni per il disarmo in Albania ed in Rumelia) fecero sospendere le misure esecutive inerenti al nuovo ordinamento. In principio di agosto si seppe che, infine, un iraclé imperiale aveva sanzionato il progetto ministeriale che sarebbe ora stato applicato. Si no-

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ti che questo progetto, che riguarda una così importante riforma organica, non è stato presentato al Parlamento. Questo vale a dare un'idea del come è inteso in questo paese il regime parlamentare. Mi si è assicurato al Ministero che è in corso di compilazione l'intero ordinamento; e che non appena sarà stampato ne avrò una copia. Ne procurerò allora la traduzione e la farò avere a questo comando. Riferisco che queste informazioni non hanno che un valore relativo, prima di tutto perché le autorità militari non sono ancora d'accorcio esse stesse su talune delle misure eia prendersi; e perciò le risposte a quanto loro si chiede sono spesso in aperta contraddizione fra cli loro: poi per la estJema riservatezza onde esse sono animate, segnatamente eia qualche tempo a questa parte, per tutto ciò che riflette apparecchi militari. Le tabelle che accompagnano il presente rapporto le ho compilate io, semplicemente per la più chiara intelligenza di quello che sc1ivo, ma non hanno alcun valore ufficiale. E così, se pongo i verbi all'indicativo - per maggiore semplicità di discorso - non intendo con questo accertare che si farà perfettamente nel modo da me accennato, ma semplicemente che - in questo momento - tale è l'opinione la più accreditata nelle sfere militari. L'annessa tabella l. indica quali nuove formazioni si costituiranno nelle singole circoscrizioni degli attuali ordì:1. In luogo dei sette ordù ora esistenti, si avranno quattordici kol-ordì:t, tutti a tre divisioni; e, oltre alle due divisioni autonome alluali (Tripoli d'Africa e Hegiaz) se ne costituiranno altre tre, autonome (Koçana, Scutari, Janina). Saranno così: divisioni dei kol-ordù 3x14 = 42 divisioni autonome ... . . ........... 5, per un totale cli 47 divisioni. La tabella II. Indica quale sarà il raggruppamento dei kol-ordù in "ispezioni"; la I. - Costantinopoli - di quattro kol-ordù d'Europa; la 2. - Macedonia e Siria - di tre kol-ordù d'Europa e uno d'Asia, rinforzati da tre divisioni autonome; costituiranno le due annate destinate ad agire per leprime su un teatro di guerra europeo; la 3. - Kurdistan, e la 4 . - Bagdacl - rispettivamente di tre o di due kol-orclù, formeranno le due annate in prima linea per un'azione sulla frontiera russa o persiana: il kol-orclù del Yemen (Sanàa) e le divisioni autonome non dipenderanno - a quanto si sa finora - da alcuna "ispezione" e saranno destinate - come ora agli speciali teatJi d' operazione nei quali sono dislocati. Ho già accennato sommariamente alla composizione della nuova divisione: mi conviene ora scendere a maggiori particolari. Fanteria - Le contraddizioni alle quali ho sopra accennato si manifestano innanzi tutto nell'importante dato del "numero dei battaglioni nel reggimento". Tutte le autorità sono d'accorcio nel parlare di tre battaglioni; ma mentre il Sottosegretario di stato della "Guerra" assicura che questi battaglioni saranno tutti effettivi, altre autorità - come il sottocapo di Stato Maggiore cieli' Esercito - asseverano che in tempo di pace il reggimento avrà soli due battaglioni completi, il terzo sarà composto di soli quadri, da completarsi all'atto della mobilitazione. La Divisione quindi partirebbe per la campagna con soli sette battaglioni, cioè 487


sei dei tre reggimenti di fanteria ed il battaglione nishangì (tiratori). Tutti si accorciano nel dire che, oltre ai tre battaglioni (effettivi o di quadri) ogni reggimento avrà un battaglione deposito, non destinato mai a mobilitarsi ma a raccogliere i riservisti, ad istruire le reclute ed a tenere a numero il reggimento. Un confronto fra l'attuale numero dei battaglioni esistenti e quello che verrebbe a risultare dall'applicazione del nuovo ordinamento fa ritenere che sia più attendibile l'ipotesi della formazione ciel reggimento di fanteria su due battaglioni effettivi e uno di quadri . Infatti si hanno ora 21 divisioni a 17 battaglioni= 357 battaglionj: le nuove 47 divisioni a 10 battaglioni l'una darebbero 470 battaglioni, onde la necessità di creare l13 nuovi battaglioni, il che, nelle attuali condizioni di bilancio e cli organici, non pare probabile. Invece le 47 divisioni a 7 battaglioni effettivi danno un totale di 329 battaglioni, cioè 28 di meno degli attuali. Gli organici di questi 28 battaglioni servirebbero appunto a costituire i quadri di 141 terzi battaglioni (uno per reggimento di fanteria). Quando, all'atto della mobilitazione questi 141 battaglioni ricevessero, mediante un ben studiato sistema, il loro completamento cli uomini, la fanteria nizam consterebbe allora di 470 battaglioni, cioè I 13 più degli attuali. Arti!!lieria - Gli attuali reggimenti non bastano per assegnarne uno per ciascuna divisione: è probabile che nei primi kol-ordù l'aliquota dell'artiglieria div.isionale sia quella enunciata; che invece nelle divisioni più ridotte formazioni d'artiglieria, come già succede ora, con prevalenza cl' artiglieria eia montagna. Cavalleria - lo stesso si può dire della cavalleria; quella attuale non basterebbe a fornire la cavalleria divisionale a tutte le divisioni in progetto ed a costituire poi un certo numero di divisioni di cavalleria indipendenti: perciò l' assegnazione di due o tre squadroni per divisione vuolsi considerare come un desicleratum. che non sarà raggiunto se non in qualche caso. Mi consta essere allo studio un intero piano di riordinamento della cavalleria curda "hamidié", nel senso di ridurre gli attuali 65 reggimenti più nominali che effettivi, ad un numero minore (mi si accennò a 25), dando loro quadri migliori degli attuali ed una maggiore efficienza. Reclif -Al Ministero della Guerra si dice che, coll' iradé dello scorso agosto, il nuovo ordinan1ento va senz' altro in vigore anche per i redif; mi consta, d'altra parte, da persona assai competente che ha recentemente percorso parecchi vilayel cl' Anatolia, che nulla vi è di pronto nei depositi dei battaglioni redif per la trasformazione in parola e nulla accenna a che essa debba effettuarsi in breve tempo. Ciò non impedisce all'autorità centrale di dare già degli ordini esecutivi come se la m1ova organizzazione fosse già cosa fatta. Ma questo è caratteristico dei Turchi i quali, lenti nel concepire, tardi nell'eseguire e refrattari ad ogni organizzazione metodica, credono alla virtù sovrana ed immediata dell"'iradé" ed immaginano che, una volt.a dato l'ordine, esso si esegua quasi automaticamente, anche se nulla è stato preparato. Essi sono però, conviene riconoscerlo, degli ottimi improvvisatori e spesso suppliscono con dei ripieghi alle deficienze della preparazione. Per ora non aggiungo altro su questo argomento. Il testo ufficiale ciel nuovo or488


dinamento, annunciato come imminente pubblicazione, ma che verosimihnente si farà ancora attendere qualche mese, servirà di base: un completo rifacimento dei documenti che si hanno sulla costituzione dell'esercito turco. L'Addetto militare Colonnello Vittorio Elia Tabella annessa al rapporto Le antiche e le nuove circoscrizioni Antichi Ordù

Nuov i Kol-Ordù

l. Costantinopoli

2. Costantinopoli Rodosto

Il:

2. Adrianopoli Kirk-Ki lissé

Adrianopoli

Ili.

Salonicco

IV. Erzingian

Allual i Divisioni autonomi mantenute

3. Salonicco Monastir Uskub

Nuove divisioni

Annornzioni

autonome

3. Koçana

Janina Sculari

3. Erzingian Erzcrum

Van V. Damasco

J. Damasco

VI: Bagdad

2. Bagclad Mossul

VII. Sanìia

I. Sanàa I. Tripoli

2. Hegiaz Tornii: kol-ordù: 14 a 3 div.=div. 42 5 div.aut. = div.5 in Lullo divisioni 47

G33 R30!38

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1911 Documento n. 681 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 3. Ris. Costantinopoli 20 gennaio 1911 Oggetto: La situazione generale e specialmente interna in Turchia all'inizio del 1911. L'insurrezione in Yemen. L'anno che è ora incominciato, trova una situazione politica esterna ottomana relativamente trnnquilla. 1 rapporti dell 'Tmpero colla Bulgaria sono, se non amichevoli, almeno normali: non vi sono immediate preoccupazioni né da una parte, né dall'altra. Verso la Serbia, nessun.a causa di dissidio presente. Sulle frontiere del Montenegro, il consueto ripetersi degli incidenti fra i karacol turchi ed i posti di guardia Montenegri ni : ed i soliti scambi cli fucilate per sconfinamenti e per animosità fra i paesani delle due parti: ma sono incidenti senza gravità. La questione cretese, non ancora risoluta in modo definitivo, continua ad agitare l'anima ellena e mantiene viva la diffidenza turca e le megalomani aspi razioni greche. Ma, cli fronte al linguaggio risoluto delle Potenze ed alla sicura determinazione della Turchia di non soffrire ulteriori diminuzioni ai suoi clirilti di sovranità sull'Isola, è da credersi che il gabinetto Venizelos sarà troppo prudente per lanciare il paese in un'avventura che avrebbe le più gravi conseguenze. Gli avvenimenti che si svolgono in Persia tengono viva l' attenzione degli uomini di stato turchi di quella parte. Vi è, per l'Impero Ottomano, una questione d'interesse immediato: è quella, che si dibatte da sessant'anni, della rettificazione della frontiera. Lo stato di fatto non muta da quanto era segnalato nei rapporti dello scorso anno. Truppe turche occupano tuttora villaggi siti nella zona contestata; ed anche località poste nel territorio dello Azerbaidjan. Nell'attuale suo stato d' impotenza, la Persia subisce queste occupazioni, pur protestando contro di essa ad ogni occasione. Più importante è invece, nei riguardi della Persia, l' influenza che in quello Stato possono venir ad assumere delle potenze Europee: poiché la loro predominanza sia sulla terra dello Shah, renderebbe ben altrimenti incomodi che non ora i rapporti fra la Turchia e la Persia. L'accordo di due anni fa fra l' Inghilterra e la Russia fu osservato con occhio sospettoso dalla Subl ime Porta: e così lo furono gli invii di distaccamenti russi in territorio persiano; ed i recenti sbarchi cli marinai inglesi sulla costa ciel Golfo Persico.

1 Agli inizi dell'an no che ha visto la guerra italo-turca, nell'Impero Ottomano sembrerebbe regnare una certa tranquillità, ma sono già oltremodo chiari i segni cli dissohn ione, che questo rapporto delinea chiaramente.

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Il recentissimo accordo russo-tedesco per quanto rifletta un raccordamenlo ferroviario della Persia colla linea di Baghdad; e le discussioni che esso ha sollevato nella stampa britannica ed in quella francese, sono ora venuti ad inquietare l'opinione pubblica ottomana. La stampa nazionale si fa l'eco di questa inquietudine e chiede che, dato il carattere ottomano della ferrovia di Baghdad e dati i legami d' interessi e di religione che uniscono i due Imperi islamici, il Governo non istia ad osservare semplicemente, colle braccia incrociate, quanto le Nazioni europee stipulano fra cli loro per fini propri: ma pensa ai negoziali la parte che, e per la propria posizione geografica e per i suoi interessi, spetta alla Turchia ( 1). Ho già segnalato altra vol ta e rilevo ancora il carattere di "campione dell'islam" che una parte della stampa turca attribuisce spesso alla Turchia (e ciè, indica quanto più tenui siano i legami cli ottomanismo che uniscono le varie razze dell'lmpero, che non i vi ncoli della fede musulmana). Se il Governo secondasse queste tendenze panislamiche e l'attitudine de l Califfato fosse tale da incoraggiare il movimento Panislamico che indubbiamente aumenta in Egitto e nelle indie, è presumibile che la Gran Bretagna correrebbe alla parata, con tutta l'energia che essa suole impiegare quando si vede minacciata nei suoi interessi vitali. Ma, per ora, questo pericolo non appare imminente: e la Sublime Porta sarà abbastanza prudente per non attivare ora i sospetti dell 'Inghilterra. Le relazioni colle singole Pot.enze, sono più o meno intime, ma generalmente buone. Calmata l'agitazione antifrancese pel fa llito prestito, quasi cessato il boicottaggio delle merci greche, in via di risoluzione l'incidente con noi, per il sambuco cli Hodeida. Perciò concludo che la situazione attuale della Turchia nei riguardi della politica internazionale è relativamente buona. Non così posso qualificare la situazione interna. Ad onta dei ripetuti voti di fi ducia ottenuti dalla camera, il Gabinetto Hakki non pare eccessivamente solido. Taluni dei suoi membri sono inetti . Fra altri (lo segnalai in un recente rapporto) esistono cause disgreganti. L'azione ciel "Comitato" si fa sempre sentire in un modo non confortevole col sistema costituzionale. Lo stato d'assedio ed il funzionamento delle corti marziali alla capitale ed in talune delle provincie non sono compatibili coi principi del nuovo regime: ed il dissidio fra gli uomi ni dell' "Unione e Progresso" e Mahmud Chevket., benché apparentemente sopi to, perdura tuttora. Opposta a tutte queste forze - poco unite fra loro - sta non "la reazione" - nel senso hanùdiano della parola, che credo spenta:' ma il parti to "vecchio turco" cioè conservatore delle idee, della mentalità, delle tradizioni antiche. Forse la parola "partito" non è la più appropriata: è l'anima turca, essenzialmente conservatrice che concepisce l'autorità ciel Paclisha e del Califa, riuniti in una sola persona; e vi si assoggetta di buon grado: ma non comprende l'autorità collettiva di un Parlamento - è l'anima della razza dominante, che mal si acconcia all'eguaglianza proclamata dalla Costituzione d i tutte le confession i dell'Impero. Questo modo di sentire, così diverso fra la Capitale, Salonicco ed i centri più evoluti; e la massa dei vilavet dell'Impero troverà forse ancora la sua esplicazione, qua e là, in scoppi di violenza: per ora, intanto, lo si avverte nelle manifestazioni di malcontento che sono segnalate in ogn i parte.

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Il prestito recentemente contratto in Germania ed Austria ha permesso di far fronte alle imminenti esigenze di bilancio: ma la situazione finanziaria ridi verrà tale da preoccupare fra sei mesi, alla prima scadenza degl' interessi da pagarsi. La tranquillità pubblica è gravemente turbata in parecchi territori della Turchia. In Albania una temponmea pacificazione ha potuto ottenersi colla spedizione di Djavid Pasha e con quella assai più imponente di Torghud Pasha. Ma i metodi violenti che, com.e dì consueto, le truppe ed i funzionari hanno impiegato nelle operazioni che seguirono - e cioè nel disarmo delle popolazioni, nel censimento, nella percezione delle imposte e nell'arruolamento, hanno anche maggiormente alienato l'animo degli abitanti del governo. Molte armi furono ritirate, ma molte ancora sussistono: e se la disunione dei capi e le animosità fra le tri bù facilitarono nel 1910 l'opera di repressione delle truppe ottomane, può darsi che, ad una nuova levata di scucii, le cose procedano diversamente. TI Governo intanto, per nulla ammaestrato dal passato, pare si studi cli scontentare quelle popolazioni per la questione delle scuole e dell'alfabeto, dì cui già dissi in altri rapporti. In Ru me lia bande piccole cli forza ma abbastanza a numerose, ripresero le loro gesta: specialmente a caval lo della frontiera bulgara e greca. In Asia Minore l'autorità del Governo continua a mostrarsi sempre debole. Nel vilayet di Aidin il noto lchakircljali terrorizza sempre, ugualmente impunito, le popolazioni. In Siria (vilayet cli Damasco) la situazione, già agitata per la ripercussione della rivolta dei Drusi, si è singolarmente allargata. Nella prima metà di dicembre, le tribù Beduine, malcontente perché quest'anno era stato loro sospeso un compenso pecuniario loro corrisposto in passato (2) timorose che venisse loro applicata la legge del disarmo e loro estese le normali imposte e gli obblighi cli servizio, assalirono con parecchi migliaia d'armati varie stazioni sulla ferrovia di Alaem; massacrarono famiglie di Europei, impiegati sulla linea; ccl attaccarono lo stesso capoluogo di Sanjak - Kerak - dove il piccolo presidio dovette difendersi a stento: e che solo l'arrivo cli forze spedi te eia Damasco riuscì a liberare. E bbero già luogo parecchi scontri fra le truppe ed i ribelli: questi secondo le notizie di fonte ufficiale fu rono respinti: ma le condizioni delle province continuano ad essere assai precarie. Nel'Haram il Gen. Sami Pasha continua a fronteggiare i Drusi. Non si hanno altre notizie se non quelle ufficiali, che ottimiste. Si sa però che ebbero luogo vari scontri. Perdite di qualche ufficiale e di qualche centinaio d i soldati: e che i ribelli, che si annunciano battuti e dispersi, continuano a tenere la campagna. Nessun corrispondente è anunesso al campo dì Sami: ed i rapporti consolari (il nostro Console più vicino è quello di Damasco) giungono qui con notizie incerte e non fresche. Più gravi di tutte - e per la popolazione che assumono, e per il loro carattere e per la lontananza in difficoltà dei teatri di operazione, sono le insurrezioni scoppiate in principio ciel mese nello stesso Assaf e nel Yemen. Le loro cause, sempre le consuete, che da tanti anni tengono quelle due province in uno stato cronico di anarchia. Tanto Saicl lclris, il noto capopopolo del493


I' Assaf quanto Imam Yahia, il capo zeidita, avevano nell'estate scorsa, mandato emissari per accordarsi colla Sublime Porta. La dubbia fede di questa, l'inabilità e la mancanza di tatto dei funzionari turchi condussero ad una nuova ripresa d' armi, ora tanto più pericolosa in quanto che, a differenza cli quelle passate, è contemporanea nello Assaf e nello Yemen. A metà dicembre, Said Idris sdegnato, perché il Governatore aveva fatto imprigionare due suoi figliuoli, sbarcati a Confuda, chiama le tribù alle anni, assale distaccamenti T urchi e blocca lo stesso capoluogo, Ebla. Poco di poi, le tribù zeidite ricominciano ad agitarsi: la strada Sanàa-Hocleida è infestata da loro, le comunicazioni sono tagliate, la stessa Sanàa è parzialmente bloccata. La ribellione divampa rapidamente: e le notizie che, in questi giorni, pervengono al Governo sono assai gravi. Il Consiglio dei Ministri in una sua recente seduta, ha deliberato di addivenire alla repressione, che intende questa volta sia defini tiva, impiegandovi mezzi adeguati. Tali mezzi, per quanto si può sapere fra le notizie esagerate dei giornali e quelle inesalle date nelle sfere ufficiali, sarebbero i seguenti. Costituzione ed invio, al più presto, di lre divisioni, una delle quali destinata ali' Assef, due allo Yemen. Ogni divisione su nove battagl ioni (la nuova formazione), cioè tre reggimenti cli fanteria . I battaglioni su 400 fucil i ci rca. Qualche batteria da montagna; e due compagnie cli mitragliere per ogni di visione. Distaccamenti del Genio e sezioni di eliografi ed e liostati. Qualche squadrone cli cavalleria. Ciascuno degl i Orclù, 1°, II0 , IIl 0 , dovrebbe fornire una divisione: per completare però le Divisioni là dove gli Ordù non possono disporre di truppe sufficienti, saranno chiamati anche dei Redif (pare i reggimenti cli Ant.alia e di Smi rne). Non si sa ancora se i Redif saranno impiegati per rafforzare gli effettivi dei battaglioni di nizam: o se costituiranno dei battaglioni a sé. Altre informazioni attendibili mancano per ora, sui. particolari di questa nuova spedizione, che giunge così inopportuna, a disturbare la intrapresa riorganizzazione dell'esercito ed a sottrarre somme certamente ingenti all'erario ottomano. Che in essa riesca a pacificare quelle turbolenti regioni, è lecito dubitarne, come ne dubi tano molti fra gli uomini di governo ottomano. 11 Generale Zaki Pasha, Comandante il I0 Ordù, col quale ebbi occasione di parlare ieri, mi diceva, a proposito deJlo Yemen, che la Turchia avrebhe finito col perderlo, se non si adottava per esso un sistema di parziale autonomia, per quanto rifletteva la sua ammi nistrazione: che poi le misure militari per pacificare il paese non avrebbero approdato a buon risultato se la colonna di truppe, avanzando ne.I paese, non erano preced ute da sacchi cli lire turche ed accompagnate dalla ferrovia . Gli studi per la ferrovia Hodeicla-Sanàa sono, a quanto si assicura, completati: e la costruzione di essa dovrebbe venire prossimamente aggiudicata ad una Compagnia francese. Ma donde si possano tnme le "lire turche" alle quali alludeva Zak.i Pasha per pre-

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cedere la colonna; e quelle necessarie alla erigenda fen-ovia, non saprei indicarlo. Sui singoli argomenti ai quali ho sommariamente accennato in questo rapporto, il Tenente Colonnello Marro sta raccogliendo dati e riferirĂ a suo tempo. (1) Mi pare non privo cli interesse di segnalare la pubblicazione, per parte dei

giornali di stamane, dell'appello dei capi religiosi persiani (sciiti) ad addivenire ad una unione di tutto l'Islam (sunniti e sciiti), per la comune difesa contro le aspirazioni europee. (2) Compenso che doveva indennizzarle dai danni loro arrecati dalla ferrovia; la quale trasporta ora i pellegrini dalla Mecca, che prima noleggiavano i cammelli delle tribĂš. L'Addetto Miiitare Colonnello Vittorio Elia G33 R20!4

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Documento n. 69 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo cli Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. 57. Ris. Costantinopoli 2 aprile 1911 Oggetto: Cantiere Ansaldo I signori Ansaldo, concessionari dei cantieri dell'Ammiragliato, furono moralmente condannati una prima volta sette anni or sono quando dopo un processo svoltosi a Genova venne dimostrato che si erano valsi di mezzi corruttori per ottenere lavoro. Una seconda condanna morale l'ebbero cli fronte alla giovane Turchia quando concessero tutte le loro grazie, tutto il loro appoggio al profugo Izzet, disonesto consigliere di Abdul Ham.id. Gli Ansaldo probabilmente non avevano fatto diversamente eia molti altri, . .. certamente furono meno abili. Concorrenti stranieri, e più ancora conco1Tenti nazionali (Orlando) nulla tralasciarono a Joro danno; a nulla valsero gli sforzi fatti eia S.E. l'Ambasciatore, a nulla valse il lavoro intelligente di un personale italiano ottimo; giunto il termine del contratto passato tra il Ministero della Marina e gli Orlando, questi ebbero l' invito a partire. È certamente doloroso che una Ditta Italiana abbia perduto il privilegio grandissimo che aveva cli esercitare i cantie1i dell'Ammiragliato, abbia perduto l'opportunità di fare da maestra alla mano d' opera ciel paese, però è onesto ammettere che i signori Ansaldo presentarono il fianco all'offesa; i Giovani Turchi ferirono, credendo con ciò cli rendere omaggio alla probità, alla coscienza. Disgraziatamente la coscienza (per la massa) è la più mutevole delle regole ecosì è: che la severa regola applicata agli Ansaldo, non è in egual modo applicata ai molti peggiori che qui sono, e che corromperebbero anche i Santj. Vedere in tutto ciò (come vede lo scrittore dell'articolo segnalatomi'cla codesto Comando), una specie di ricatto pol itico cieli' Austria e della Germania all'Italia, mi sembra ardita e non fondata visione. Qui più che della politica si fa della mercatura e nella mercatura è noto: il profitto dell'uno a danno dell'altro. Infin iti interessi Tedeschi e Austriaci s'agitano, l'alta finanza, uonùni influenti, magari gli stessi Ambasciatori si mettono spesso ai loro servigi, e quindi a danno di terzi, ma ciò (a mio modo di vedere) non significa che l'Austria e la Germania seguano in Oriente una politica cli mala fede verso l'Italia. L' interesse che mette moto ad ogni specie di virtù e di vizi, può darsi abbia fatto agire anche il vizio della maldicenza a nostro danno, ma - tutto ciò "non è che la manifestazione di uno dei tanti mali che aft1iggono l' urna496


nità"; se un lamento è concesso sia quello: che la virtù si perda nell ' interesse, come i fiumi si perdono in mare. Il Governo Turco fu a noi lungamente ostile a Tripoli, non è improbabile che lo ridiventi; ma ciò è umano - non crede che noi in quella regione pensiamo solamente ad un'espansione commerciale, quindi diffida cli noi. Noi abbiamo spesso parlato di legillimi diritti in Tripolitania, probabilmente questi diritti esistono, ma è certo che non sono riconosciuti dagli uomini di governo della Turchia, non sono noti e non sono ammessi dagli altri uomini politici Europei che qui fanno da consiglieri agli Ottomani, non per amore verso di questi, ma per amore dei molti interessi propri che hanno in Turchia; anche per la questione Tripolitania quindi noi non avremo avuto negli alleati politici di Costantinopoli dei strenui difensori .. . ma pretendere che terzi difendano i nostri interessi mi sembra stnma pretesa. Se diritti in nostro favore realmente esistono , bene si sarebbe fatto ad altamente proclamarli, altamente farli rispettare (magari con l'azione energica) se diritto vero non esiste, è bene non parlarne-. Troppo invece parlarono giornali e politicanti! Di Mahmoud Chewket già molto scrissi, quindi è ben noto a questo Comando. Egli fu lungamente in Germania, della Germania è ammiratore, della sua ammirazione subirà indubbiamente la suggestione, però egli agisce puramente e semplicemente ne ll'interesse del proprio paese; è uomo tanto abi le, quanto onesto, e non fa certamente parte d'alcuna coalizione a nostro danno. Se avessi avuto bisogno di prova di quanto sopra, l'avrei avuta due giorno or sono: da molto tempo era indetto un concorso per provvista di pistole automatiche. La prima gara ebbe luogo il 22 marzo, ] 5 case concorsero, nessuna italiana; l'altro esperimento doveva avvenire il l 5 aprile. Il 26 marzo ebbi nozione che una casa Italiana avrebbe voluto e potuto presentarsi con una ottima pistola a rotazione (sistema C ucurullo). Presa conoscenza dell'arma e convintomi che aveva realmente requisiti ottimi, tali da pote r lottare con le più perfez.ionate anni estere, mi recai dal Ministro, cd ottenni che l'arma italiana benché non avesse preso parte ai primi esprimenti concorresse in quelli del 3 Aprile. Il giorno 2 apri le giunse a Costantinopoli con l'arma in questione l' inventore ... ma colmo dell'impreparazione! Gi unse senza munizioni l Le munizioni non potranno essere costrutte che nel termine di tre mesi! Malgrado ciò credetti opportuno fare conoscere l' arma al Ministro della Guerra, chiedere che fosse tenuto conto della sua apparizione, e che ultimato l'attuale concorso l'arma nostra fosse ammessa a speciali prove. Trovai un' assoluta resistenza nel generale P residente della commissione d'accettazione delle anni, resistenza talmente decisa da lasciarmi dubitare che interessi privati piuttosto che dello stato informassero l'azione di quel Signore. Mi lagnai severamente del fatto, mi presentai al Ministro de ll a Guerra, il quale, dopo avermi benevolmente ascoltato, e presa cognizione dell 'arma e delle sue qualità, diede ordini che nella futura accettazione di anni estere si tenesse conto dei progressi realizzati. nell' arma italiana, e concesse che tra tre mesi (quando le munizioni saran no pronte) la pistola Cucurullo sia ammessa a speciali prove. 497


L'atto di giustizia compiuto dal Ministro giudico sia la più evidente confutazione dell'accusa fattagli . Concludo: articoli come quello segnalatomi non rappresentano il vero, mancano di virilità, non possono essere che dannosi. Più che perderci in vane lamentele, più che pretendere che i potenti ci aiutino, seguiamone le nonne. Al rinnovamento morale, sociale, economico della T urchia terrà dietro il rirmovamento di tutto il mondo islamico: nuove feJTovie cihe sono per il paese ciò che per il corpo sono le vene e il sangue, apriranno nella Turchia d' Europa, nell' Asia, nella Persia, campi infiniti a mtte le attività, e quindi anche alle nostre. Scendiamo virilmente in lotta con gli altri, scendiamoci col tributo della nostra intelligenza, ciel la nostra attività, cerchiamo in noi stessi la forza per riuscire, non aspettiamola dagli altri, siano o no alleati. Ho comunicato verbalmente quanto sopra a S.E. l'Ambasciatore. L'Addetto Militare Tenente Colonnello Prospero Marro G29 R6!77

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Documento n. 702 R. Ambasciata d'Italia

in Madrid L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma

Prot. N.53. Ris. Madrid 22 aprile 19 11 Oggett0: Marocco. La notizia, ormai degna di fede, che la Francia ha deciso di intervenire risolutamente in Marocco rende interessante dare uno sguardo cl' insieme alla situ azione generale presente. È nota la posizione creata eia Francia e Spagna in Marocco per effetto della conferenza di Algeciras: queste due potenze interpretando largamente le facoltà ricevute e valendosi del disi nteresse delle altre nazioni hanno compiuto sul te rritorio marocchino veri atti di conquista contro e malgrado lo spirit0 e la lettera del protocollo d' Algeciras. La Spagna, anzi, ollre alla conquista, esercitò anche un atto cli sovranità su territorio non suo, allorché il re D. Alfo nso si recò nel Riff, lo scorso febbraio. Ch i approfittò però maggiormente fu la Francia: questa oltre allo stabilirsi largamente nella Chania, all'affermarsi commercialmente nei varii punti della costa atlantica e in 1à ngeri e nella stessa Tetuan (sogno secolare spagnolo!), oltre a prcponderare senza contrasto nella corte dc] sultano e nel! ' esercito marocchino istruito e diretto da ufficiali francesi, oltre a tutto ciò, ini;c,iava un ' avanzata lenta, ma costante e tenace, della frontiera algerina per Uada e Taurirt verso Taja, collo sguardo diretto a Fez mentre nell'Atlantico, da Casablanca e Rabat il lavorio verso la Capitale era intenso. Spagna invece andò impreparata contro le orde riffegnc e soffrì una crisi militarmente poco gloriosa e politicamente poco feconda perché la zona costiera del Riff a nulla, o a poco vale se sono chiuse le comunicazioni con l' interno. Date ora le condizioni della Capitale e l'intendimento di un intervento per parte francese, quale sarà la direzione, o meglio, la via che percorreranno? La risposta non può ora essere data in modo sicuro per mancanza di molti elementi indispensabili. Però non perdendo mai di vista ciò che Francia è venuta compiendo fino ad oggi, po::;siamo dire che la sua azione prossima sarà duplice e cioè a) dal fronte Casablanca-Rabat. verso Fez, b) da Taurirt su Taja verso Fez. 2 È uno dei doc umenti dclltt corrispondenza <lei Col. Po11a, Addeuo mi lirnre a Madrid. su lla que~lionc marocc hi na: un gruppo isolato d i documenti cscl usivamenle su qucslo argomento.

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Spagna si affida ancora alla speranza che le potenze firmatarie di Algeciras, specialmente la Germania, vorranno trattenere la Francia clall 'effettuare il grandioso progetto di unire Tunisi a Casablanca passando per Fez: ora forse sono illusioni che presto svaniranno. Situazione della capitale marocchina - Che al momento attuale la situazione sia grave, è innegabile; ma non si può dire con ciò che si sia disperata: Fez è ben provvista e ben difesa e se non vi è pericolo cli sollevazione interna, può resistere lungo tempo. È poi inesatto che tutte le comunicaz ioni colla capitale sieno inle1Totte: mi risulta che giornalmente i ministri cli Francia e Germania in Tangeri ricevano dispacci da Fez e ne riceve anche El Mokri dal sultano. L' opinione degli imparziali che il sultano riuscirà a soffocare la rivolta se l'Europa lo aiuta a mantenere la tranquillità nei porti e gli procura denaro per mantenere la mehalla. Fez, come dissi, è ben armata, tenuto conto del nemico che la minaccia e il Ten. Colonnello Mangin è uomo eia tutti ritenuto capace. Le operazioni fino ad ora svoltesi a Fez sarebbero le seguenti: giorno 12 aprile - Attacco subito dalle truppe accampate fuori di Fez, per parte della gente delle tribù di Beni-Mitir, Ait Yuoi e Beni Siclem: l'attacco si svolse eia sud Ovest contro il sobborgo di Fez nuovo= gli assalitori giunsero fino a Faz al Jeclid (vedi Mapa ciel Norte ciel Marruecos scala 1:500.000), ma furono respinti con gravi perdite inflitte specialmente dal cannone. I giorni 13 e 14 passarono tranquilli: il 15 si ebbero scaramucce nei dintorni che si prolungarono fi no al mattino ciel 16, data in cui uscì dalla piazza l'ultimo corriere pubblico. Forze francesi presso Tauri rt sul Muluva. Informazioni di fonte spagnola danno come disponibili attualmente presso Taurirl pronti a marciare su Taya circa 8.000 uomini= in questo compito non sono probabilmente comprese le truppe locali assoldate o pagate o sobillate dalla Francia. Il Tenente Colonnello

Po1ta G33R52

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Documento 11. 7 1 R. Ambasciata d'Italia in Madrid L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo cli Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.62. Ris. Madrid 2 maggio 1911 Oggetto: Marocco.

La situazione generale in Marocco, dopo il mio rapporto n. 53 elci 22 aprile u.s.3, non è di molto cambiata. Quel la particolare di Fc:L è, a quanto meno sembra, di molto migliorata. Gli avvenimenti piL1 importanti sono stati: a) l'invio, per parte della Francia, di Lruppe coloniali a Casablanca e formazione colà di una colonna di soccorso destinata a Fez (gen. Moinier); b) rafforzamento del corpo francese sul Muluya a Traurirt, in osservazione verso Taya. Non è accertato che questo corpo, che si fa ascendere a 8 .000 uomini abbia passalo il Muluya: sembra invece sicuro che abbia occupalo Debda, a 25 Km. cirl:a a Sud di Traurirt. Il Corpo è comandato dal Gen. Touté. c) le notizie più disparate sono quelle 1iguardanti la colonna del Com.te Brém<ml. Tre giorni fa correva voce che il Brémont, avanzandosi da Alcazar su f ez, era stato attaccato dai ribelli e la sua colonna distrutta ccl egli stesso ucciso. Ieri invel:e giunsero da Tangeri numerose notizie affermanti l:hc Brémonl, dopo una b1illante marcia era riuscito ad entrare in fc:L coi soccorsi. Intanto ciò che è caratteristico è la proclamazione avvenuta per parte di alcune tribù, di un antisultano nella persona di Mulay el Zin terzo fratello di Mulay Aficl, attuale sultano. Ciò che poi si va delineando è che la Francia si sta mettendo in un ginepraio mollo più serio di quello che forse avrebbe creduto al principio. Qui l'opinione pubblica si è andata l:almando: le dichiarazioni del Governo sono sempre le stesse e cioè: non agire che in caso di necessità impellente. La stampa conservatrice (la Epoca, El A.B .C., ccc) ha avuto articoli violentissimi contro la Francia, ed ha proclamato ad alta voce la necessità per la Spagna cli accostarsi al la triplice. Sicl:ome però questo linguaggio ha tutta l'apparenza dello sfogo d' un dispetto, merita poca fiduc ia. Del resto si sa ciò che cova sotto la cenere dei focolari con3 V. sopra doc. n. 70.

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servatori ed è l'odio contro la repubblica francese laica e socialista, nel quale l'interesse della Spagna entra per poco4 . Il Tenente Colonnello Porta G33R52

4 A mano vi è la seguente annotazione, che si ritrova 1110)10 spesso in questo gruppo di doct1Di tuuo quanto è qui descriuo l'Ufficio lw tenuto il debito conto nella co111pilazione sul Marocco. 111en1.i:

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Documento n. 72 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.107. Ris. Costantinopoli 21 maggio 1911 Oggetto: la situazione interna in T urchia l fatti cli politica interna cbe giornalmente qui avvengono sono tali da turbare il buon funzionamento di vari organismi dello Stato. Sino ad ora l'Esercito (che di tutti gli organismi è il più importante) era statorisparmiato; ora da vari sintomi si comprende che minaccia cli essere esso pure intaccato dalla politica. Ho delto "fatti che giornalmente qui avvengono" perché in ve1ilà quasi giornalmente le cose mutano d' aspetto, mutano senza apparente logica, tanto che è difficilissimo prevedere i fatti anche a breve scadenza. Il disaccordo nato all' improvviso nel partito "Unione e Progresso" e quindi passato nel Parlamento, non solamente seguita, ma si accentua; altri due gruppi chiamati: "vecchio e nuovo gruppo" oppure "gruppo liberale e conservatore" (senza che in verità, i vari componenti sappiano che cosa vogliono, a che cosa aspirino, che cosa rappresentino) un terzo gruppo si è aggiunto eletto "degli intellettuali", che dovrebbe essere animato da spiriti eminentemente liberali, ma che in fatto, non ha ancora formulato il programma. L'azione di tutti questi gruppi a cui (per il male del paese) ora aderiscono già molti ufficiali, apparentemente ha per scopo cli salvaguardare gli interessi economici del paese e d' impedire che si violino le leggi dell'Islamismo o ciel Kaliffato, o si facciano concessioni a questa o a quella setta (israelitica), a questo o a quel gruppo; ma in verità non è che azione di cli ffidenza ed' odio personale, quin- _ di azione deleteria sull 'eclucazione politica di tutto il paese. In conclusione: quanto avviene nella Camera, non è un passo verso l'evoluzio-· ne logica, naturale, quasi necessaria dei partiti, non è un movimento con carattere ben preciso, ben definito, ma è la riunione disarmonica di più movimenti a tendenze personali: a questo movimento incomposto prendono ora parte varie personalità Militari. La più in vista di questo è il Colonnello di Stato Maggiore, Saclik, uomo d'azione, ma di dubbia onestà, di dubbio carattere, certamente ambizioso. Egli fu fino a pochi giorni fa a Costantinopoli, prese parte ad una specie cli complotto in senso reazionario, fu mandato a Salonicco, ora pubblica una dichiarazione la quale molte cose nasconde, ma per lo meno lascia comprendere "che altri Ufficiali al pari ciel Sadik si infettano con la politica" (con quanto morale danno dell'Esercito, è facile arguire). 503


Il Comitato centrale dell'Unione e Progresso ha compreso i pericoli che potevano sorgere eia questo stato di cose, ha cercalo di correre al riparo, pubblicamente dichiarando: "che approfondito imparzialmente il cont1itto sorto nel seno del partito, lasciate eia parte le questioni personali non vi rimane conflitto di principio; il termine "nuovo o vecchio gruppo" sono espressioni messe innanzi dai nemici che vogliono seminare la discordia tra ottomani e Musulmani: doversi considerare il Partito come un solo blocco e quindi respingere tutti coloro che persistemo nell 'idea cli formare nuovi gruppi". Ma se il Comitato ha saputo dare consigli, non ha avuto però l'autorità e la forza morale cli imporli: l'appello alla concordia è stato finora infruttuoso. Tra breve la sessione parlamentare sarà chiusa, il paese (che per se stesso ha idee molto confuse di civiltà, cli progresso e dei beni da raggiungersi), resterà senza Parlamento, con un Ministero debole cli forza, senza vigore, e soprattutto senza programma ben definito. Come già disse: in mezzo a tanti uomini che caddero vinti dall'invidia, intaccabile e intaccato, era rimasto il Ministro della Guerra, ma ora anche contro cli lui comincia a mordere la vani tà altrui, e vi è chi asserisce: non molto lontano il giorno in cui dovrà abbandonare le reclini (fino ad ora così onorevolmente tenule) del suo Ministero. lo non dico impossibile la cosa, ma la ritengo per ora poco probabile. Troppo egli ha fatto a favore cieli' Armata e del paese, troppo è salito nell'estimazione di tutti perché possa ad un tratto e per malefizio di pochi, essere demolito. Indubbiamente: se ciò avvenisse sarebbe preludio cli mali maggiori nell'Esercito, e perciò ogni ottimismo a favore di questo paese dovrebbe cessare. Se alla guerra allo Yemen, alla ri bell ione in Albania, si unisse l' intossicamenlo dell'esercito, alcun i paesi balcanici (e probabilmente la stessa Bulgaria) che temono, più che non amino, la Turchia, potrebbero essere tentati a non oltre nascondere i loro veri sentimenti, le loro vere aspirazioni. lo segnalo la possibilità di tutti questi mali (che uomini molto competenti predicono) per quanto personalmente non creda siano mali prossimi ad attuarsi. In Turchia i pericoli si addensano con grande facilità, con eguale facilità si sperdono. A ciò aggiungasi, che i mali vi sono poco semiti, per cui non portano qui le conseguenze che altrove certamente porterebbero. Comunque sia gli interessati fanno bene a tenersi preparati ad ogni evento. Ho comunicato questo mio rapporto a S. E. Ambasciatore. L'Addetto militare Tenente Colonnello Prospero Marro G33 R20!4

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Documento n. 73 L' Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.417. Ris. Costantinopoli 1 giugno 1911 Oggetto: gli ufficiali dell'esercito e la politica Come già annunciato, il Ministro della Guerra ha sentito il bisogno cli dirigere agli Ufficiali dell ' armata ottomana una circolare che loro interdice ogni ingerenza nella vita politica. Le parole ciel Ministro, dirette alla mente ed al cuore degli ufficiali, arrivano in buon punto; coloro che amano il paese, sperano che serviranno a richiamare molti ad un buon inteso senso di disciplina, alla coscienza del più sacro dovere verso la Patria. Un'armata che s'occupa di politica non è più un'armata, ossia non è più un fattore d'ordine e cli sicurezza, ma è elemento, di minaccia alla stessa vita del paese; ed effettivamente più che minaccia sarebbe in T urchia, se il male (che secondo me, per ora è limitato) dovesse molto espandersi. È difficile dire esattamente a che punto sia l'infezione politica nell'Esercito; se possa essere presto o tardi giammai sradicata; indubbiamente se un uomo vi è capace di sanarla, è certamente l'attuale Ministro della Gue1Ta. Egli nulla tralascerà per compiere la grand'opera; a questo scopo lotterà contro chiunque, e se sarà necessa1io contro lo stesso Comitato Unione e Progresso. Se un giomo stanco o demolito, Mahmud Chevket Pasha dovesse sparire dalla scena politica, i più gravi mali seguirebbero in questo paese. lntanto è noto che non pochi ufficiali affiliati alla Massoneria esprimono chiaramente e palesemente il loro malcontento per la chiusura delle logge: è noto pure che tristi dissidi serpeggiano tra gli u!ficiali addetti al partito Unione e Pro- gresso sia a causa dell'opera del Comitato, che dell'opera governativa. Salonicco, Costantinopoli, Monastir rappresentano tanti campi dove questa disastrosa lotta si svolge. Da Salonicco che è il centro politico e morale più importante dell ' Impero sono segnalati i seguenti fatti: Niazi bey, che recentemente ha dato le dimissioni dal servizio militare e divide con Enver Bey il titolo "Eroe della Costituzione" è anch'esso malcontento del Comitato centrale "Unione e Progresso" e si è messo in rapporto coi dissidenti ciel partito che fanno capo al Ministro della Guerra, Malunud Chevket. Saclik Bey (a proposito di cui già scrissi) seguita a essere persona devota al Ministro della Guerra, malgrado ciè> (per volere ciel Gran Visir e di altri ministri) ha dovuto essere allontanato da Costantinopoli, e quanto prima sarà allontanato clall' Esercito. 505


Gli Ufficiali di Salonicco sembrano invece in maggioranza favorevol i al Comitato Unione e Progresso. Alcuni ufficiali superiori di Salonicco telegrafarono pochi giorni or sono che l' Esercito era fedele al Comitato Unione e Progresso ed aveva giurato di difendere gli interessi della giovane Turchia. A Adrianopoli, Monastir, Uskub, Scutari. Janina, gli ufficiali sembrano favorevoli a Mahrnud Cbevket. Il Comitato Centrale dell'Unione e Progresso a Salonicco invano tentò cli accomodare il dissidio esistente con il Comitato cli Monastir; ora ha proposto che una delegazione d'ufficiali dei due centri si rechi a Costantinopoli ed in altre località del l'Impero per tentare la consolidazione dei rapporti dell ' Annata col Comitato Centrale. Malgrado tutti questi tristi sintomi d'inquinamento politico dell'Esercito, io credo: che una grande maggioranza degli ufficiali sia ancora all'infuori delle lotte politiche. Se un giorno detta maggioranza dovesse grandemente assottigliarsi, allora certamente s'avrebbe la dissoluzione dell'Armata (e quindi della Turchia) oppure si avrebbe a ragion cercata una guerra come unico mezzo per richiamare tutti i traviati alla coscienza, alla santità dei doveri verso la Patria. Unisco la circolare del Mini stro della Guerra. Ho conrnnicalo quanto sopra a S.E. l'Ambasciatore. L' Addetto Militare Tenente Colonnello Prospero Marro

G29R6!6

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Documento n. 74 R. Ambasciata d'Italia in Madrid L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 85. Madrid 2 luglio 191 l Oggetto: La questione marocchina. Nessun cambiamento è avvenuto nelle forze spagnole inviate a Larrache e Alcazar, dopo informazioni eia me inviate col rapporto n. 77 ciel 21 giugno u.s.5 E anche la questione politico-internazionale che vi si riferisce, sia per la recente crisi francese, sia perché veramente non offre una soluzione facile, non ha fatto il minimo passo innanzi. Da notizie e comunicazioni avute mi risulta che la questione è in questi termini: Spagna è andata a Larrache e poi subito acl Alcazar perché vedeva non lontano il giorno in cui questo punto sarebbe stato occupato dai francesi e poi perché l'opinione pubblica reclamava un'azione simile o analoga a quella francese. L'esiguità ciel reparto e Ja qualità delle truppe inviate indica che si è voluto più che altro fare un atto di affermazione. Ora, nell'accordo segreto franco spagnolo esiste una clausola ormai nota, secondo la quale se la Spagna intende occupare qualche punto nell'interno deve prima cli consultare la Francia. L'andata ad Alcazar venne invece eseguita senza il nulla osta dell'alleata: di qui la successiva irritazione francese. Inghilterra e Francia hanno fatto osservazioni più o meno benevoli a questo Governo il quale ha detto che se Francia era andata a Fez poteva benissimo Spagna occupare Alcazar. Francia protesta che fu chiamata dal sultano è che sgombrerà i punti occupati non appena avrà restituito l'ordine e organizzato l'esercito sccriffiano: sgombri intanto Spagna Alcazar dove l'ordine è perfetto. Ma questo governo non è cli tale parere: egli osserva che la Francia si è creata una situazione privilegiata e che quand'anche si ritirasse colle sue trnppe eia Fez, essa conserverebbe sempre sul sultano e sull'intero Marocco una influenza tale da costituire una specie cli protettorato contrario allo spirito e alla lettera dell'atto di Algeciras ed esiziale per gli interessi spagnoli. Inghilterra ha unito le sue osservazioni a quelle della Francia, ma il Ministro deg li Esteri inglese ha confessato però che vedeva il conflitto diplomatico francoispano avviarsi "per una via senza uscita". L'attitudine della Spagna ferma e quasi noncurante delle osservazioni, fa naturalmente nascere il pensiero che essa

5 Non pubblicato.

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possa essere sostenuta eia qualche grande potenza, che in questo caso non potrebbe essere se non la Germania. L'estremo riserbo mantenuto da questa nell'attuale controversia e l'esitazione di Francia e Inghilterra verso Spagna confennano il dubbio che la sfinge tedesca aspetti il momento propizio per pronunciarsi e che le due alleate temano cli risvegliare e attirare l'intervento tedesco con una lroppo forte pressione sulla Spagna. La soluzione più probabile, a mio avviso, sarà che Spagna rimarrà ad Alcazar e che Francia lavorerà a crearle in Marocco uno stato tale di cose da comprometterne e il prestigio e l'influenza e la slabilità delle sue possessioni in avvenire. Per intanto nulla di grave sembra esservi sull'orizzonte. li Tenente Colonnello Porta G33R52

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Documento n. 75 R. Ambasciata d'Italia in Madrid L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 87. Madrid 2 luglio 19 11 Oggetto: La questione marocchina. Sbarco tedesco ad Agadir. Questa notte sono giunti a Madrid telegrammi ann uncianti che la nave da guerra "Panlher" aveva occupato il porto di Agadir sbarcandovi della truppa. Questa si limiterà, dice un dispaccio da Berlino di ieri sera, a far atto cli presenza a meno che le circostanze non esigano una più ampia azione. Agadir, situata sopra il Capo Guiz, a circa 188 m sul livello ciel mare, è l'ultimo porto del Marocco sulla costa occidentale. È una vecchja fortezza ora in rovina: il porto è abbastanza buono in estate e fra tutti gli altri di detta costa, che sono cattivi, è forse il migliore. D'inverno è per lunghi periodi quasi inaccessibile pei forti venti che vi dominano. Nel tempo passato Agaclir ebbe varie vicende: primeggiò però sempre per la poca ubbidienza ai sultani. Oggi è, si può dire, un mucchio di macerie e i suoi 800 abitanti poverissimi, vivono di pesca e di agricoltura. La notizia dello sbarco tedesco ha destato qui sorpresa e soddisfazione: dai più si vuol vedere in questo atto un dispetto e una sfida della Germania ai francesi. Che non sia invece il principio della soluzione del dissidio franco -spagnolo? E cioè che la Germania dopo qualche tempo, proponga alle due contendenti di ritirare le proprie truppe da Fez e Alcazar rispettivamente, ciancio essa stessa l'esempio, collo sgombero di Agadir, che non vale niente? Ecco un'uscita di Nicholson, il Ministro degli esteri inglese non aveva veduto! Il Tenente Colonnello Porta G33R52

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Documento n. 76

R. Ambasciata d'Italia in Madrid L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 9 1. Madrid 6 luglio 19 11 Oggetto: La questione marocchina. Il gesto fatto dalla Germania colla improvvisa occupazione cli Agaclir è qui oggetto cli differente interpretazione: il grosso pubblico , la stampa in generale nonché l'elemento militare giudicano con molta soddisfazione il fatto, allribuendogli il significato cli uno smacco alla politica francese e cli successo per la d iplomazia spagnuola: questa poi non afferma, ma lascia credere che la Spagna sia d'accorcio colla Germania. Le persone avvedute, però, non tralasciano di essere impensierite della futura piega che potranno prendere gli avvenimenti: è d'altronde certo, certissimo che l'azione diplomatica spagnuola non entra per nulla nell' intervento della Germania: il principe di Ratibor, ambasciatore di S.M. l'imperatore, l'ha eletto e ripetuto e non v' è motivo per non credergli. D'altra parte è cosa pure certa che Francia e Germania verranno ad un accorcio e qual unque siano per essere i termini di esso, la prima conseguenza sarà cli mettere la Spagna alla mercé della Francia in Marocco. TI contegno attuale della stampa e ciel pubblico spagnolo è quindi, a parere delle persone avvedute, imprudente, e se risponde allo sfogo cli un risentimento e di un orgoglio nazionale, occorre pure vedere in esso l 'int1uenza clericale che sfrutta il quarto d'ora cli patriottismo per aumentare l'odio contro la repubblica laica e volterriana. Ma tutto ciò, ripeto, costituisce una grave imprudenza che sarà terribilmente , scontata dalla Spagna quando la Francia avrà le mani libere. Per intanto qui, sotto l'aspetto militare non vi è nulla di nuovo e tutto è pe1fettamente tranquillo. La Corte partirà domani per S. Sebastiano e il Corpo si d isperde, come cli consueto, un po' dappertutto. Il Tenente Colonnello Porta G33R52

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Documento n. 77 R. Ambasciata d'Italia in Madrid L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 91. Madrid IO luglio 1911 Oggetto: Marocco. Dopo l'intervento della Germania nella questione marocchina si nota qui una certa fase d'attesa, non sapendosi ancora quali saranno per essere le pretese di quella Nazione. In queste sfere governative non si dissimulano due specie di inquietudini che riguardano: le une il timore che la Spagna sia esclusa dalle trattative fra Germania, Francia e Inghilterra, le altre l' incertezza che la Germania voglia veramente insediarsi ad Agadir. A questo ultimo proposito è eia notare che Agadir trovasi al confine nord della zona di Santa Cruz de la Mar Pequena il cui territorio quantunque non stabilmente occupato, appartiene alla .Spagna: inoltre quasi di fronte ad Agadir trovansi le Canarie e la Spagna sente la gravità ciel pericolo che può derivare dallo stabilirsi della Germania ad Agadir: un vicino potente non è mai comodo e puèJ essere pericoloso. Del resto qui, come dappertutto, si ritiene che l'Atto di Algeciras abbia ormai fatto il suo tempo e il Principe di Ratibor, Ambasciatore di Germania, con cui ebbi l'onore di pranzare l'altra sera, disse che la sovranità ciel sultano del Marocco è su quasi tutto l' impero, una mera finzione diplomatica. Sotto l'aspetto militare qui tutto è tranquillo ed essendo la Corte a S. Sebastiano anche la vita politica e gli affari sono come sospesi. Il Tenente Colonnello Porta G33R52

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Documento n. 78 Promemoria6 pel Col. Lombardi - 7 settembre 1911 Credo giovi tener fermo il divieto imposto a tutti indistintamente gli addetti militari cli non fare dello spionaggio, e che sia perciò da sconsigliare all' addetto di Costantinopoli, la ricerca di notizie a pagamento, anche se si u·atti di notizie importanti. La sua linea cli condotta è nettamente tracciata dall'articolo 2 della circolare 7 ap1ile 1906, trasmettere cioè a questo Comando le offerte di servizi che ricevesse, lasciando a questo Comando la cura di mettersi in relazione con la persona che li offre. In casi eccezionali può anche dare notizia a questo Comando cli persone che egli giudichi possano prestare l'opera loro come .... ..... 7 , ma procurando sempre cli non avere contatti diretti per non cadere in facili e possibili tranelli. Non è impossibile a quest'ufficio cli metter a disposizione del T. Col. Ma1To L ire mille; ma ripeto è assolutamente eia evitare che con essi egli ordina e mantenga un servizio di spionaggio vero e proprio, continuato e regolare. Firmato: . ....8 Il colonnello Marro si attenga al le disposizione cli massima. Rispondere al Ministero che pei mezzi provvederà l'Ufficio9. G33 R31!16

6 Promemoria manoscritto dell 'Ufficio Coloni ale su carta non intestata. 7 Illeggibile. 8 Illeggibile .

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9 A proposito de l divieto di spionaggio, i documenti che segui ranno riguardano una vicenda rel.ativa all a possibi lità dell'Addetto militare cli ottenere notizie ri,ervate tramite pagamento. L' Adcleno ne ave va fatto cenno all'Incaricato cl ' Affari Mi nistro De Martin<), che si era attivato scri vendo al Ministero e chiedendo una somma da dare ali' Addetto mi litare per avere tali notizie. Il Ministero aveva messo a disposizione la cifra richiesta, ma aveva conte mporane amente avve1tito il ìVlinistero della Guerra, dal quale di pendeva l' Addetto m.i litare. TI Ministero della Guerra non autorizzò l' utilizzo di quei fondi perché non autori:ah l'()peraz.ione. ln questi documenti si rib11disce una volta di più quale era la funzione del!' Addeuo mi li tare e tale funzione non poteva essere in alcun modo 1.ravalica1.a. Lo spionaggio, per ovvi motivi, non doveva far parte dei compiti istituzionali dell' U rficio del!' Addeuo nùLitare, vista anche la delicatezza del ruolo delr ufficial.e inviate) C()me Acldeuo.

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Documento n. 79 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGI0RE 10

Riparto Operazioni- Ufficio Coloniale n. 1315 riservatissimo Roma 6 settembre 1911 Oggetto: Informazioni da assumersi. Difesa d i Tripoli Al Tenente Colonnello Marro cav. Prospero Addetto militare presso la R. Ambasciata di Costantinopoli Questo Comando, pel tramite ciel Ministero della Guerra, ha avuto conoscenza ciel telegramma n.400 I in data 2 1 co1Tente cli codesta R. Ambasciata, a firma dell'Incaricato d' Affari cav. De Martino, nel quale telegramma è detto, a proposito della Tripolitania che, se la S.V. avesse una piccola somma a disposizione, forse un migliaio di franch i, potrebbe ottenere utili informazioni. Questo Comando, come già ebbe occasione cli manifestare alla S. V., apprezza sempre l'intelligente operosità e il vivo interessamento che Ella pone, massime in questo momento, per soddisfare al suo speciale servizio, ma è costretto a farle presente, tenuto anche conto della posizione molto delicata che la S.V. occupa costì, come non sia opporl1100 che Ella si ponga, per il suddetto scopo in relazione con persone che all'uopo offrano i loro servigi ed avere con essi contatti diretti. Convinto che la S.V. saprà apprezzare queste ragioni, aventi essenzialmente per iscopo di evitare incresciosi incidenti, La prego a volersi attenere alle istruzioni in data 7 apri le 1906, relati ve allo spionaggio, che ritengo avrà ricevute in consegna all'atto della di Lei assunzione all'attuale carica. Ciò beninteso non esclude che la S.V. possa inoltrare a questo Comando, presentandosene l'occasione, quelle proposte cli persone che Ella giudichi possano prestare l'opera loro ai fi ni nostri, e l'apposito Ufficio cli questo Comando provveder?t, secondo i casi, valendosi del personale e dei mezzi pecuniari di cui dispone. Sarà gradito un cenno di r icevuta della presente. Con l'occasione Le comunico che fo molto conto delle .sue proposte e, nella misura del possibile provvedo all'attuazione. TI Tenente Generale Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Polli o

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IO Minuta di Je1tera.

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Documento n. 80 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N.192 Ris. Costantinopoli - Therapia, 15 settembre 1911 Oggetto: telegranmù inviati al Ministero degli affari esteri relativi alla Tripolitania e notizie varie. Per maggiori sicurezze invio copia di due telegranu11 i inviati al Ministero degli Esteri con preghiera di comunicazione al Ministero della Guerra: Therapia 13 settembre 19 l I. Buon numero di cannoni eia posizione è tutt'ora pronto, ma non in grado cli essere spediti in Tripolitania. Sono intanto in partenza per Tripoli viveri in conserva, munizioni, queste ultime in scarso numero. 11 Comando del Corpo di Stato Maggiore ha fatto conoscere essere minime e non adatte alla circostanza le disposizioni militari fino ad ora prese riguardo alla Tri_politania. Parlando con uonùni enùnenti ho cercato di rendernù conto di simile inazione, ed ho concluso essere dovuta a cause varie che qui riassumo: ad esagerata fiducia nell ' azione che avranno a vantaggio ottomano, gli Arabi armati di Tripolitania, a scarso concetto della nostra capacit~t d' agire e potenzialità militare, ad idee che una nostra spedizione in Tripolitania implica molta preparazione, molto tempo, e quindi conceda all'autorità militare cli provvedere finalmente all'opinione che la moltitudine italiana che reclama la tutela dei suoi interessi in Tripoli tania, nel Mediterraneo, e Turchia, sia leggera e irresponsabile, piena di voglie illecite, a cui il governo, contrario ad ogni azione armata, saprà opporsi, quasi il governo d'Italia non fosse fatto per la Nazione. Tutto ciò non sarà gran male se l'Italia agirà a momento opportuno con la più grande energia, sarà invece fataiismo al nostro buon nome, alla nostra influenza, se tutto finirà, come molti credono, in una gazzaii-a di reciproci insulti tra i giornali italiani e turchi. Parlasi dell ' invio quale Governatore in TripoEtania di un Principe del sangue. Dato il fanatismo musulmano è facile comprendere che ciò grandemente aumenterebbe le difficoltà nostre in Tripolitania. Marro Therapia 14 settembre 1911 11 Corpo cli Stato Maggiore, che come già dissi in altro mio telegramma, segnalò essere troppo meschine le disposizioni nùlitari fino ad ora prese a favore della Tripolitania, seguita ad occuparsi più della Conunissione di difesa della questione stessa. Ha proposto sia aumentato di una divisione nùsta la guarnigione già esistente, e quindi un Corpo cl' Armata risegga in Tripolitania invece cli una 514


sola divisione; ha pure proposto che le fortificazioni a crearsi abbiano la capacità d'impedire una sorpresa e quindi siano numerose piuttosto che potenti, siano di carattere campale, piuttosto che permanente. A tutt'oggi cli qui non sono in partenza che viveri e munizioni. Marro. Essendo stato interpellato dal Ministero degli Esteri a proposito degli ufficiali germanici a servizio ottomano ed a proposito dei due incrociatori peruviani cli cui telegrafai ho risposto quanto sotto: non risulta vi siano ufficial i germanici in servizio attivo in T ripo liLania. In Turchia esistono venti ufficiali tedeschi a servizio ottomano. Per restare in caso di guerra, detti ufficiali dovrebbero chiedere l' autorizzazione al proprio governo; ali' epoca cieli' insurrezione Malissora, alcuni tra essi presero parte a ll a campagna ed uno morì; se fosse scoppiata la guerra tra Montenegro e Turchia g li ufficiali in parola sarebbero rimasti. Fra gli altri uffic iali Germanici vi è un Tenente Colonnello d'artiglieria specialmente incaricato delle fortificazioni; è ben probabile che q uest' ultimo si occupi con gli ufficiali di Stato Maggiore del da farsi (di fortificaz ioni) in Tripolitania. l due incrociatori peruviani offerti aJ l'vli nistero della Marina furono costruiti in Francia e sono mancanti d'armamento, armamento che il Ministro della Marina Verga vorrebbe provvedere in Germania. Ragion i di bi lancio impediranno l'acquisto in parola; per altra parte, dato che sono mancati g li incrociatori d'armamento, non potreb bero entrare in squadra che a lunga scadenza. Col vapore Derna, in partenza da Costantinopoli per Tripoli, oltre viveri e munizioni si sono già caricati 10.000 fucili Mauser piccolo calibro. Risulta che siano stati chiesti in Germania altri fucili Mauser piccolo calibro con l'ordine cli spedirli direllamente a Tripoli. Non sono in grado di fissare l'entità cli questa ordinazione, posso però dire che la Turchia deve ancora ritirare dalla Germania 66.000 fuc ili Mauser ordinari fin dallo scorso anno e mai ritirati; in Germania furono pure ordinate e non ancora ritirate 50.000.000 di cartucce. Ho comunicaio guanto sopra al Sig. Mi nistro Incaricato cl' Affari in Turchia. L'Addetto l'vlilitare Tenente colonnello Prospero Marro G33R20/4

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Documemo n. 81 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Riparto Operazioni Roma Prot. N. I. Protocollo Riservato speciale Therapia 23 settembre 19 I I Oggetto: S'accusa ricevuta della lettera n.1315 riservatissimo. Mi onoro accusare ricevuta della lettera numero 1315 riservatissimo. Io sono dolente di non avere agito secondo d' intendimenti di codesto Comando nella questione di cui agitasi. Vi furono nei giorni passati momenti in cui giudicai la situazione politica tra noi e la Turchia molto grave; .situazione eccezionale e tale da concedere eccezionali provvedimenti. Eguale giudizio mi pare regnasse al Ministero degli Esteri a Roma, eia dove giungevano giornalmente numerosi telegrammi che manifestavano il bisogno di sapere ... sapere ... sapere. I telegrammi in parola mi erano comunicati dal Commendatore de Martino, ed io nulla tralasciai in lavoro e spese per avere informazioni; ma altre ancora ne occorrevano; (e non solo d'indole militare) fu allora che espressi al Sig. Ministro l'opinione che spendendo maggiormente, maggiormente che si sarebbe saputo. Il Commendatore de Martino credette opportuno comunicare subito la cosa al Sig. Ministro degli Esteri, il quale senz'altro ordinò d i mettere a mia disposizione la sonuna cli lire 1.000. Intensificai allora il mio servizio cl'informazioni e ne ebbi risultati ottimi. Giova notare che in Turchia, malgrado il nuovo regime, tutto si vende ... tutto si deve comprare; la Turchia non è ancora un paese in cui convenga agire come si agirebbe in altri paesi d'Europa. Mentre le bocche dei funzionari, le porte dei Ministeri sono chiuse agli Addetti Militari, alla gente onesta, sono più che aperte ad una folla di agentÌ cl'agenzie estere, i quali fanno largo mercato del loro sapere. In tempi normali quando poco importa conoscere presto o tardi gli avvenimenti non c'è che attendere; in tempi eccezionali (come il presente) non c'è che pagare, tenendo conto di quanto giustamente dice cotesto Comando. Per rientrare al più presto nell'ordine d'idee di codesto Comando, non avendo ancora prelevato il danaro che il Ministero degli Esteri mise a mia disposizione, non lo preleverò e m'atterrò agli ordini che S.E. il Capo di Stato Maggiore diede col suo telegramma protocollo 966. In questo momento ho un servizio d'.informazioni che mi permette di sapere quanto passa nel deposito di materiale ed officina costruzioni cli Tophané, nel 516


porlo, e nella stazione di Haidar Pasha, nonchĂŠ molte delle decisioni che sono prese al Ministero della Guerra. L'Addetto Militare Tenente Colonnello Prospero Marro 11 G33 R20!4

11 Vi è una nmazione a mano, a matita, con firma illeggibile: Ufficio I. Certamente sarebbe bene, ora, di cercare un in(ormawre nella capitale.

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Documento n. 82

COMANDO DEL CORPO DT STATO MAGGIORE

Ufficio Coloniale BOLLETIINO SETTIMANALE N.40 12 STATI BALCANICI ETURCI-IIAASTATICA

Roma, 23.11.1911

Turchia. La situazione creatasi in Turchia al! ' inizio delle ostilità contro l'Ttal ia era però da qualificarsi per una sorpresa, con tutte le conseguenze d 'indole morale e materiale cl' essa importa. La mentalità ottomana, piuttosto lenta a percepire le improvvise modificazioni dell'ambiente poli tico, si dimostra per contro tenace nei suoi convincimenti e restia a modificarli; talché essa appare nella forma sempre in ritardo di una idea, ma, sostanzialmente, sempre in vantaggio di una reazione, oppure di un intrigo o cli una passività, per ritardarne l'avvenimento. La sorpresa adunque spiega la perplessità del l'opinione pubblica ottomana nei primi giorni della guerra. Per troppi contrassegni l'Italia si era manifestata riluttante a vigorose imprese ne lla Tripolitania; e la menta li tà ollomana, incoraggiata dai rappresentanti pii:1audaci del giovane regime che presume di monopolizzarla a suo grado, si era alla f ine adagiata e radicata in tale convinzione come in una seconda natura. Senonché, dalla sorpresa degli avvenimenti pensò a trarre immediato vantaggio per i propri fini il panito dirigente giovane turco, ansioso di offrire all'inte rno ed all'estero una prova palese che i sistemi dell'antico regime - pronti agli accomodamenti e sensibili alla corruzione - si erano profondamente e radicalmente mutati nella capitale dell'Impero. I caporioni di quel partito, un poco intinti della coltura francese, un poco traviati dallo studio della lelleratura della rivoluzione dell'89, come si erano proposti - anche nei più insignificanti particolari - di ricalcare la fa lsariga degli avvenimenti della grande rivo luzione e, con la conq\1ista di Yildiz, specie di Bastiglia, con la riunione plenaria dell'assemblea rivoluzionaria a S. Stefano - specie di Pallamaglio - si erano però ingannati sulle estreme conseguenze e sull'astensione del loro metodo. Un'opinione pubbl ica p iuttosto torpida ed una massa di popolazione ligia apregiudizi tradizionali d' indole morale e religiosa, non può modificarsi infatti ad un tratto in virtù di una minoranza educata in terra straniera al culto di ideali esotici ed inadattabili all'ambiente de lla madre patria, per quanto questa minoranza sia audace e settaria. Mai aclunque, come nelJe vicende politiche che accompagnarono il principio cli questa guerra, si mostrò in modo tanto palese l'irriducibile dissidio tra la massa 12 Viene riportata solo la parte rela tiva a lla Turchia.

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della popolazione ottomana, obbediente alla voce dei propri ministri del culto e dei propri capi naturali, e le illusioni e le presunzioni della minoranza giovane turca, la quale affrettava nel suo semplicismo traviato quanto è opera soltanto della lunga e metodica evoluzione del tempo e della civiltà. Così fu che al la effimera fortuna del triumvirato composto da Talaat bey, studioso di finanze, di sociologia ed allievo della Sorbona, di Galib Bey, quegli che intimò la decadenza dalla sovranità al Sultano Abdul Hamicl, cli Carasso bey, il turbolento deputato cli Salonicco ed il compagno di Galib Bey nell'intimazione fatta ali' ex Sultano, successe una larga e profonda diffidenza verso l'opera che si accingevano a compiere i triumviri stessi, non appoggiata dal consentimento di uno spirito pubblico sospettoso e misoneista. E fece insieme bancarotta la proposta di un comitato cli Salute Pubblica pretesa dal triumvirato. La caduta ciel gabinetto cli Hakki Pascià s'imponeva nondimeno quale capro espiatorio delle responsabilità politiche dell 'ora; e caclcle, infatti, piì:1 che sollo il peso degli errori, sotto quello dell'universale risentimento popolare. .Ma le prime pratiche per surrogarlo rivelarono ben presto una corrente notevole tuttora attaccata con pertinacia ai metodi preferiti dall'antico regime, ombrosa del nuovo e desiderosa d i ritornare al vecchio, anche nella speranza cli reintegrare l'equilibrio di una serie di interessi individuali e collettivi lesi dal nuovo regime. Così venne deciso l'avvento cli Saicl Pascià alla suprema carica cli Gran Visir, uomo più dei tempi vecclli che dei nuovi, in fama di scaltro, di opportunista, cli conoscitore profondo degli intinù meandri della politica fra i vari gruppi di potenze, e questi volle a suo principale collaboratore per gli affari esteri Assim bey, 1' ambasciatore d i Turchia a Sofia, armeno di nascita, passato per la trafila d i quasi tutte le missioni diplomatiche europee; uomo insomma che poteva portare al governo l'ultimo battito del polso negli stati balcanici ed insieme l'affidamento cli una buona disposizione d'animo verso l'elemento cristiano dell'Impero. Ma per cementare codesto edifizio governativo costrutto sotto l'incalzare degli avvenimenti all'interno e all'estero, occorreva il saldo appoggio dell' elemento mii itare giovane turco; di quel!' elemento che, foggiato su.I la sagoma tedesca, doveva, nell'ambito delle armi, corrispondere a quello che nell'ambito della politica parlamentare si era voluto abbigliare secondo il figurino degli uomini clell.a rivoluzione cli Francia. Sennonché Mahmoud Schefket Pascià - la personificazione militare del nuovo regi me - fatto segno alle irruenti accuse cl' imprevidenza mii itare a Tripoli eia parte della stampa e del Parlamento, pareva esautorato nel suo prestigio e obbligato a cedere il passo ad al tri uomini del suo ciclo; forse a Niazi Bey o a Enver Bey. Ma dall'incertezza e debolezza del la situazione parlamentare oscili ante lra il nuovo ed il vecchio, seppe trnrre abile pattito la sottigliezza e la sagacia di Mahmoud Schefket Pascià, arabo di nascita e quindi maestro di astuzie e cli impulsivit~1. E Mahmoucl 1iuscì alla fine ad affermarsi, d'accorcio con Saicl Pascià, il dittatore del Parlamento come era stato dell'esercito, e si può di re che da questo accordo il nuovo gabinetto abbia trallo consistenza e vita. L'opera di Saicl Pascià poté così rivolgersi con piena libertà d'azione all'adempimento della propria politica, specie cli compromesso tra il vecchio sistema de-

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gli equilibri, degli accomodamenti, delle lusinghe e, soprattutto, della resistenza passiva, e la nuova etichetta di modernismo giovane turco. Mentre infatti Mahmoud Scet'ket Pascià rispondeva alla interpellanza di Idris Pascià assicurandolo, in piena Camera dei Deputati, che egli sarebbe stato sempre il più devoto seguace delle i.nununità parlamentari, dichiarava indi appresso in circoli privati che egli poteva ritenersi arbitro di far fucilare qualunque avversario politico, e spiccava mandato di cattura contro il deputato Lufti Fikri, direttore ciel giornale il "Tanzimat". E Said Pascià sanava i.nunediatame nte il dissidio tra le dichiarazioni pubbliche e le private ciel suo ministro della guerra, affermando che soltanto la concordi.a di tutti gli Ottomani avrebbe assicurato la fortuna della patria. In fine il Comitato Unione e Progresso raccolto in seduta straordinaria 1' 8 corrente dava la sanatoria ai procedimenti arbitrali del generalissimo turco. La fisionomia della politica interna ed esterna ottoma11a venne così grado agrado ad accostarsi, attraverso azioni e reazioni, al suo tipo favorito. Resistenza passiva agli avvenimenti tanto cara allo spirito musulmano o procurando di impegnare al minimo possibile le forze materiali e le risorse finanziarie ormai esauste dell'Impero; ottenere il massimo risultato con il minimo mezzo; raccomandare il buon successo cli questa linea di condotta alla e lisione degli interessi contrari tra i diversi gruppi di potenze, al punto morto rappresentato dal conflitto delle rispettive gelosie. Ritornò così a galla il gioco delle profferte dell'alleanza ottomana, ora alle potenze ciel gruppo della "Triplice", ora all'Tnghillerra con la promessa cli larghe concessioni nell'Arabia, ora alla Russia con l'impegno di lasciare libero il passo alle navi moscovite attraverso il Bosforo, ed ora infine alla Francia. Ed in tutti questi negoziati culminò predominante la nota di Lrn mercantilismo, inconciliabile con la dignità cli una grande potenza, la quale preferiva, anziché cedere davanti alla forza di una di esse, di porsi all' incanto presso tutte. Segno palese codesto della immaturità della educazione politica e parlamentare ottomana che, nel desiderio di ritornare alJ'antico e nella precipitazione di sconfessare il nuovo, perdeva la visione della diritta via ed insien1e la nozione della dignità politica e militare della nazione. Con tali prospettive la guerra in Tripolitania e Cirenaica venne proseguita nel concetto di eccitare le masse dei credenti con la notizia di false vittorie e, e l' estero compiacente foce eco a questo gioco con la propalazione d'ingiuriose e tendenziose novelle contribuendo a mantenere sempre acceso il contrasto fra le varie correnti dello spirito pubblico europeo. Sul teatro della guerra la Turchia risparmiava le forze regolari turche facendo ad esso schermo delle turbe arabe insorte, alimentava la guerriglia con aiuti provenienti dalle frontiere tunisine e egiziane, coinvolgeva la Tunisia e l' Egitto in un vagheggiato movimento panislanùco, poneva infine al sicuro le forze navali ottomane dentro lo stretto dei Dardanelli. Così nella mente di Said Pascià, passività ed astuzia alleate avrebbero dovuto costituire il vangelo della nuova politica e l'alimento quotidiano di una lotta da mantenersi viva più con le armi altrui che con le proprie. Tra J.e due minacce - cioè la guerra con l'Italia ed il pericolo balcanico la solita inerzia politica musulmana passiva e temporeggiatrice doveva, nel pensiero del520


la Gran Visir, rinverdire gli al101i di quella politica che, in altri tempi, aveva neutralizzato le vittorie dei nemici ccl attenuato gli insuccessi ottomani, tanto ad Adrianopoli nel 1829, che a Parigi, dopo la guc1n di Crimea, che a Santo Stefano alla vigilia della marcia del le annate russe contro Costantinopoli.

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1912 Documento n. 831 L'Addetto Militare Per La Bulgaria e il Montenegro Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 1000. Ris. Sofia 24 settembre 1912 Oggetto: Ciò che si dice a Costantinopoli circa le trattative di pace con l'Italia. Crisi finanziaria in Turchia. C.S. mi comunica - ed io ne ho ,i ferito anche alla Legazione - quanto segue: l. a Costantinopoli si afferma che le maggiori difficollà per conchiudere una pace con l'Italia saranno trovate, dal governo ottomano, nella questione del decreto italiano sulla Libia e nella questione delle isole occupate dell'Italia; ma che la vera e positiva difficoltà del governo ottomano risiede nella opinione pubblica turca convinta delle ancora buone condizioni delle truppe arabo-turche in Libia e della maggiore resistenza che essi potranno dimostrare a comùlciare da questo mese di settembre, com'era assicurato nei rapporti degli stessi Comandanti della T ripolitania e della Cirenaica. Nessun governo quindi - nelle attuali condizioni - potrebbe firmare un trattato di pace, senza correre il rischio di essere rovesciato e di veder, forse, scoppiare una rivoluzione interna nell' Impero, tanto più per le mene e gli intrighi del partito dei giovani turchi. La Turchia quindi tirerà molto a lungo le trattative cli pace, fino a quando la crisi balcanica non assumer~1 davvero un carattere acuto, non appena la guerra scoppierà nei Balcani, - e solo allora - , si avrà la pace fra l' Italia e la Turchia. 2. La crisi finanziaria è grandissima in tutto l'impero turco. I fornitori militari non ricevono più regolarmente il denaro dall' Ammin.istrazione militare; e rifiutano ormai di approvvigionare la truppa. In questa questione finanziaria turca, il Tenente Colonnello Bacolla (corrispondente del "Corriere della Sera = Lev.") mi ha dato lettura di una lettera ricevuta or ora da Costantinopoli da una sua persona di fiducia. In tale lettera è detto; dal Ministero della Guerra si sono cominciati a cessare i pagamenti dovuti a parecchio fornitori. Il tesoro turco è in pessime condizioni. Se la guerra continua ancora, il Ministero delle Finanze sarà obbligato fra un mese ad interrompere i pagamenti anche ai funzionari, a meno che la Banca Ottomana dia - com'è possibile! - altri fondi. 1 Agli inizi dell'anno che ha visto la guem1 italo-turca, nell' Impero Ottomano sembrerebbe regnare umi certa tranquil lità, ma sono già oltremodo ciliari i segni di dissoluzione.

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Ho trasmesso la notizia 1) non per il suo valore int,inseco o di novità; ma perché in essa si scorge ancora una volta la ferma opinione ed il forte deside,io della nota persona - desiderio spesso insinuato fra le informazioni concessemi che: l'Italia potrà imporre tutta la propria volontà alla T urchia solo dandole un forte secco colpo nelle provincie d'Europa; un'azione italiana nelle province turche d'Europa, e special mente nei Dardanelli, troverebbe il suo vero e numeroso corpo di sbarco nell'esercito bulgaro; che se l'Italia vorrà evitare una sua azione nelle provincie turche di Europa, per lo meno non si affretti a conchiudere la pace, perché sarà questa a mi!lliori condizioni quando, fra breve, i popoli balcanici saranno in conflagrazione contro la Turchia. L'Addetto Militare Tenente Colonnello Errico Merrone

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Documento n. 842 L'Addetto Militare

a Londra Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 274 Londra 28 ottobre 1912 Oggetto. Appunti sulla situazione politica internazionale

In una settimana si sono scri tti magistrali capitoli nella storia d'Europa. Lo scetticismo delle grandi Potenze in riguardo agli affari balcanici, ha ceduto il posto ad una grande preoccupazione, la preoccupazione che in un prossimo futuro non debba essere più questione del come si dovranno regolare le grandi Potenze con i piccoli Stati balcanici, ma piuttosto del come questi si regoleranno con quelJe. TI noto pubblicista Garvin, svolgendo questa tesi in un articolo cli fondo del1' 0bserver, ricorda i versi immortali di Schiller: Was nlit mir der Konig wollen mag, gleichweil, lch weiss was lch, lch nlit dem konig soll! Ad onta cli questa prospettiva, fondata su solidi argomenti, è oggetto cli viva discussione a Parigi ed a Vienna l'attitudine che dovranno tenere le Potenze in caso d ' intervento. È sintomatico intanto che nella capitale austriaca si vada formando l'opinione che la formula arcaica dello "status quo" abbia fatto il suo tempo, e l' ufficiosa Reichpost scrive che la Monarchia autro-ungarica non ha né il potere né la nlissione di impedire la caduta del l'Tmpero ottomano ! A Berlino, quantunque il sentimento generale si mantenga pro-turco, e qualche tentativo sia stato fatto (dicesi dello Stato Maggiore) di rappresentare i successi bulgari più apparenti che reali, si comincia ad essere a coito di argomenti per giustificare la strategia dei comandanti turclli. Massimiliano Harden poi, in un.pubblico comizio, ha denunciato il fiasco della politica tedesca nei Balcani. La Germania, ba detto, voleva impaurire l'lnghilte1rn, acquistando sempre più influenza a Costantinopoli, e questa infiuenza non ha servito poi a nulla nei momenti di crisi. Qui in Inghilterra, si pensa dalla massa di poter essere sufficientemente al sicuro dietro la barriera della neutralità, ma se la massa chiude volentieri gli occhi, come le persone debol i davanti a un pericolo, vi è qualche vecchio soldato che il

2 Da Londra un interessante rapporto dell'acldelto militare presso qucJJ"Ambasciata sulla situaz ione politica internazi()nale con particolare riferimento alle cose di Turchia, anche se focal izzate pri mariamente sulla questione dei Balcani.

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pericolo non si dissimula, come Lord Roberts, cli cui tratto in apposito rapporto. A Pietroburgo la clébacle turca ha causato grande soddisfazione, mal dissimulata nei circoli ufficiali. Si è rnolto superbi del fatto che l'esercito bulgaro è modellato per istruzione ed equipaggiamento sull'esercito russo e che molti ufficiali hanno studiato nelle scuole militari russe, mentre i turchi sono stati istruiti eia ufficiali tedeschi. Possiamo ancbe noi reclamare la nostra parte di merito nell'istruzione degli ufficiali di Stato Maggiore bulgari , cosa che era completamente ignorata in questo War Office, ma ora un giornale ha rilevato che il generale Pitcheff è stato alla nostra scuola cli guerra. Ritornando alle disposizioni dell'ambiente russo, è da rilevare che in taluni circoli si attribuisce all'Inghilterra la causa della presente situazione, avendo ricevuto Mr. Sazonoff eia Sir Edwarcl Grey l'appoggio che il primo si riprometteva. Le simpatie russe per i popoli slavi, si mostrano poi con fatti tangibili e dicesi che un appello fatto dalla Croce Rossa per volontari da mandare nei Balcani, ha ottenuto in pochi giorni 22 mila adesioni! Cominciano, forse prematuramente, sui giornali inglesi, le discussioni sulla futura sistemazione della penisola balcanica . Dico prematuramente, in quanto che la prova delle anni non è ancora giunta alla crisi cardinale ed è in genere un grosso sbaglio il dividere la pelle dell'orso prima che questo sia morto! L'armala cli Nazim Pascià sulla nuova linea di difesa è ancora virtualmente intatta e va rafforzandosi ogni giorno. La nuova posizione, è vero, è molto criticata, perché esposta ad essere rotta ad un ala e avvolta dall'altra, ed il movimento, che si dice inizialo dai bulgari verso Chorlu, tenderebbe appunto a questo scopo. Ma può darsi che i turchi, sempre in ritardo nelle loro decisioni, possono fare nella nuova linea di difesa qualche inaspettato e disperato sforzo, come quello cli Osman Pascià a Plevna, beninteso se i bulgari faranno quel vogliono i turchi; finora hanno sempre fatto in contrario giocando d' audacia! Qualunque sia l'esito finale della partita militare, già molto compromessa, la partita morale è già perduta per i turchi e la questione d' Oriente non si ripresenterà ormai più alle nazioni europee sotto la stessa fo1ma. Pare un sogno che questo cambiamento di coscienza pubblica internazionale sia avvenuto in una settimana, clopo tanti anni cli ostinata fede feriti nell'onnipotenza turca, in questa specie di gigante Gulliver, che si riteneva fermamente avrebbe schiacciato i Lillipuziani che aveva d'attorno. Ancora poche settimane fa, persone pratiche dell'Oriente, che esprimevano la convinzione che se le nazioni balcaniche facèssero tacere le proprie gelosie e si unissero contro il turco riuscirebbero a cacciarlo dall'Europa, erano accolte con sorrisi di incredulità. lo stesso ho fatto qui l'esperienza della fede che si aveva nelle anni ottomane. Ora tutto è cambiato. Si ammette, anche dai più ostinati turcofili, che se la Romania si fosse unita alla Lega, l'Impero degli Ottomani in Europa sarebbe a quest'ora già tramontato, in altri termini si ammette che se i turchi pou-anno restare in Europa, anche dopo aver subito clamorose sconfitte, lo dovranno essenzialmente alla gelosia cli una piccola nazione. Quando questo mio rapporto giungerà costà, forse si potrà fare qualche ipotesi, più fondata di quelle che si fanno adesso, sull'avvenire della Turchia. Ciò che è 526


certo si è che le piccole nazioni balcaniche si sono rivelate improvvisamente al-

!' Europa, quelle che l'Europa doveva da parecchio tempo immaginare. Tnvece, con una ostinazione cieca, si riteneva che i bulgari, sebbene forti ed audaci, guidati da un Capo di alto senno politico, fossero incapaci a muovere, perché minacciati alle spalle da una piccola nazione gelosa; i montenegrini, un popolo forte e romantico, ma in fondo niente altro che un pugno di montanari che nulla avrebbe potuto tentare contro il colosso turco; i serbi, ricordati principalmente come gli autori di duplice assassinio regale, che avevano dovuto subire l' umiliazione cli riconoscere l'ammissione della Bosnia e della Erzegovina da parte del!' Austria; i greci infine, neppure nominati, o ricordati con sentimento di commiserazione, o per proibire loro un altro disastro, più grande ancora di quello che subirono, con poco onore, sui campi classici delle gesta dei loro eroi! Invece questi popoli, in un lungo periodo di lotte, cli sacrifici e di umiliazioni, avevano imparato e si erano preparati alla prova. Ho avuto occasione di studiare in passato con qualche amore la questione d'Oriente in rapporto alla nostra preparazione politica, e non so se Vossignoria vagamente ricordi che, in una conferenza che io tenni al Presidio mili tare di Verona qualche anno fa, io accennai al risveglio ed alla preparazione dei popoli balcanici. In detta conferenza dicevo fra altro: " La nostra politica deve ispirarsi al principio di nazionalità, e procedere perciò a fianco dei popoli che in quel principio fondano le loro speranze. Q uesta politica può espletarsi attiva e vigorosa là nel bacino del Danubio, dove i popoli slavi tentano di raggrupparsi intorno ai loro centJi naturali, dove si matura la ribellione al malgoverno turco, che per legge di natura dovrà cedere sotto il proprio peso, per far posto ad un tutto politico che affratelli bulgari, serbi, greci ed albanesi, i quali non rappresentano ora più dei desideri confusi, o delle grida incomposte di dolore, ma tullo un corteggio di idee, cli volontà, di sangue e cli culti che li sospinge verso un glorioso avvenire". Ricordo queste parole, dì stile un po' enfatico, adattato però alla circostanza, non già per farmi merito cli astrologo politico. Non c'era gran merito neppure allora cli fare vaticini del genere, giacché lutli i noli scrittori di cose d'Oriente avevano fatto analoghi apprezzamenti, con parole più o meno simili, ma le ricordo appunto per mostrare come fosse da un pezzo generale la conoscenza del prossimo sorgere dei popoli balcanici. Ad onta di questo sentimento latente, i Gabinetti europei non hanno creduto che il risveglio dovesse essere così improvviso e così rapidi i risultati della lotta. Bisogna dire anche per la verità storica, che il merito ciel trionfo, della sua subitanea trasformazione che minaccia di cambiare la carta cli Europa, non va dato tutto ai popoli balcanici, essi sono stati aiutali inconsciamente dai Giovani Turchi, i quali hanno finora mostrato, tanto nella preparazione politica, quanto in quella militare, di non possedere né un progranuna, né un uomo ! Il Tenente Colonnello Ad detto Militare Barnani

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1913 Documento n. 85 COMANDO DEL CORPO DI STATO .MAGGIORE

Riparto Operazioni Ufficio Coloniale n. 359 Riservato Roma 21 gennaio 19 I 3 Al signor Ten. Col. di S.M. Mombelli Cav. Ernesto Addetto Militare presso la R. Ambasciata di Costantinopoli Oggetto: Istruzioni. RISERVATO-PERSONALE

Per quanto le condizioni della guerra nei Balcani abbiano influito a distrarre l'attività di E nver bey dalla Cirenaica per consacrarla alla difesa di Costantinopoli, e facciano presupporre che l'opera cieli ' anzidetto ufficiale possa venire attratta nelle lotte di partito e dedicata, nella madrepatria, ad altri scopi conformi alla grande ambizione di Enver medesimo; pur tuttavia non è da escludersi la possibilità che egli - restituita la pace nei Balcani - possa fare ritorno in Cirenaica, riprendendo colà la direzione di quel movimento anti-italiano che egli seppe suscitare ed organizzare, per qualche tempo, nella provincia ai nostri danni. In tale ipotesi - che deve essere sempre presente alla vigile nostra indagine- S.E. il Capo di S.M. dell'esercito commette alla S.V. il delicato compito di seguire da vicino con tatto, circospezione ed attenzione continua, le tendenze, 1a propaganda e le aspirazioni cli Enver bey, servendosi all'uopo cli quei mezzi che riterTà più opportuni per avvisare, al caso, le modalità più adatte per opporsi al ritorno dell'ambizioso ufficiale in Cirenaica; allo scopo di rieccitare colà il movimento nazionalista e la reazione araba. Con la circostanza, tenendo presente le nuove condizioni militari che verranno fatte alla Turchia dalla recente guerra nei Balcani con la perdita elci suoi domini d'E uropa e con il conseguente riordinamento che verranno ad assumere le difese territoriali e marittime lungo la costa asiatica, ne cleri va anche la necessità, per la S.V., di seguire da vicino le tendenze del nuovo ordinamento militare ottomano, i suoi scopi palesi o dissimulati, nonché i provvedimenti che potranno praticamente attuarsi, destinati, in un avvenire più o meno prossimo, ad in iziare una nuova fase assai interessante per gli scopi nostri , per la sistemazione delle basi costiere tra Smirne, Scalanova, Budrun, il golfo di Adalia e quello di Alessandretta, sia in riguardo al loro valore intrinseco sia per le relazioni che le basi medesime potranno avere nei contatti marittimi con la Libia, l' Egitto e la Siria. Il Tenente Generale Comandante in 2° Barattieri G29 R7!17 529


Documento n. 86 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Riparto Operazioni Ufficio Segreteria n. 912 Riservato Risposta al foglio del 23 aprile n.3 Ris. Pers. 1 Roma 9 maggio 191 3 Al signor Ten. Col. di S.M. Mombelli Cav. Ernesto Addetto Militare presso la R. Ambasciata di Costantinopoli Oggetto: dipendenza dell'addetto militare dal Capo Missione

In ottemperanza alle istruzioni avute da S.E. il Capo cli Stato Maggiore dell' Esercito, ho il pregio di significare quanto segue relativamente a quanto Y.S ha fatto presente nel contronotato foglio diretto alla prefata Eccellenza. Ammessa la necessità che le relazioni fra l'addetto militare e il Capo Missione siano, nella giusta misura, bene armonizzate, e tenuto conto che in tali relazioni esistono certamente sfumature che non è possibile consacrare in norme ed istruzioni, V.S. ha ben risposto a tali esigenze attenendosi alle istruzioni che ha ricevuto dati' Ambasciatore, circa le comunicazioni dei rapporti o notizie da trasmettersi a questo Comando. Si reputa però opportuno far rilevare a tale riguardo come le comunicazioni cli cui trattasi al Capo Missione non debbano portare ad un ritardo nell'inoltro dei rapporti e notizie a questo Comando, poiché Y.S. non è tenuto ad attendere il nulla osta per la loro trasmissione. ln vero le norme di servizio (n. 5) e la circolare n. 980 ciel 30 maggio 1909 stabiliscono che i rapporti di carattere militare cli maggiore importanza e quelli attinenti a questioni politiche debbono essere dati in comunicazione al Capo Missione, il che implica che non si debba attendere la approvazione da parte cli que, st'ultimo. Circa poi gli eventuali apprezzamenti personali cli carattere politico che potessero rispecchiare idee o vedute non condivise dall'ambiente dell'Ambasciata, sarà bene che V.S. si astenga eia comunque manifestarli, stante che l'indirizzo politico cieli' Ambasciata è tutto nelle mani cieli' Ambasciatore, che segue gli intendimenti e le istruzioni ciel governo. Qualora, però, in qualche circostanza ed in conseguenza della propria posizione, V.S. rilevasse l'opportunità cli comunicare impressioni o pensieri cli tale natura,

1 Non rinvenuto tra i documenti del raccoglitore.

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potrà farne oggetto dì informazion i del tutto confidenziali e in forma privata dirette a S.E. il Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito, e perciò non comunicabili ad altri . Gradirò un cenno d ì ricevuta della presente2 Il Tenente Generale Comandante in 2° Camerana G29R7!31

2 In un appunto a mano si legge: Accusa ricei:u/a il 27 maggio 1913. spedizione. Protocollo col Comando in 2°. Firma illeggibi le.

11.

84 di pro1ocollo, 61 di

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Documento n. 87 L'Addetto Militare Al Comando in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 72 Ris. Costantinopoli 29 aprile 1913 Oggetto: Riorganizzazione della gendarmeria ottomana e rapporto infonnativo. Da qualche tempo la stampa di Costantinopoli, fiduciosa nella prossima conclusione della pace e preoccupala dei torbidi sorti in Anatolia e in Arabia per il malcont~nto di quelle popolazioni, dedica i suoi articoli di fondo a dimostrare la necessità cli urgenti e radicali riforme in tutti i rami clell'ammitùstrazione ottomana per dare ad essa quella sicurezza e continuità d'indirizzo senza le quali è vano sperare che l'Impero possa mantenere l'integ,ità dei suoi possedimenti asiatici. E poiché si ammette, come assioma, che fra i musulmani non esistono uomini capaci di attirare tali riforme, si consiglia insistentemente al governo ottomano cli ricorrere aU' aiuto degli stranieri, scegliendoli con molta oculatezza secondo le loro speciali competenze tecniche. E si indicano come specialisti: i tedeschi per l'esercito, gli inglesi per la marina eia guerra, i francesi per la finanza, i belgi per i lavori pubblici; gli italiani per la gendarmeria. In verità la parte lasciata agli italiani non è delle più importanti, e dopo le prove date nella recente campagna, era eia attendersi un apprezzamento più conforme alla verità, soprattutto per quanto riguarda l'esercito e la finanza. Tuttavia, tenuto conto che ragioni di ordine politico impediscono ora più che mai al governo ottomano cli essere sereno e disinteressato nei suoi apprezzamenti e considerato che effettivamente la nostra genclanneria eccelle in modo spiccatissimo su quelle degli altri Stati, noi possiamo per ora accontentarci cli mettere piede, o, per essere più esatti, cli rientrare nella riorganizzazione anmùnistrativa del governo ottomano soltanto per la parte riflettente l'ordine pubblico, fermamente convinti che sapremo col tempo aumentare la nostra infl uenza ed ottenere una partecipazione più importante e più estesa. Intanto la presenza in tutte le provincie dell' impero dei nostri ufficiali, i quali, per la loro speciale missione potranno anche avere ingerenza nelle questioni politiche e sociali, ci permetterà, meglio che con qualunque altro mezzo, cli essere sempre bene informati di tutto quanto succederà nelle provincie stesse e di poter regolare in conseguenza la nostra condotta politica, economica e militare. E ciò senza prendere impegni troppo seri ed anche compromettenti come potrebbe essere quello di riorganizzare l'esercito ottomano dove tutto è da farsi o eia rifarsi eia capo - la Germania info rma -. Per tali ragioni, dopo aver conferito con S.E. l'Ambasciatore Garroni, io ho creduto opportuno cli interessarmi della cosa ed ho potuto appurare quanto segue: la gendanneria ottomana, la quale nel 19 11, sotto la direzione del Generale Robilant e col concorso di valenti nostri ufficiali dei carabinieri, si era sistemata assai bene in Ma-

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cedonia e si era messa su buona via di riordinamento in Asia Minore, si è arrestata dopo la partenza dei nostri ufficiali per effetto della guerra italo-turca ed è andata in seguito mano mano peggiorando. TI Generale francese Bauman, che ha succeduto al Generale Robilant, spiega molta attività e dimostra grande interessamento, ma, a quanto sembra, manca di spirito organizzatore; gli ufficiali inglesi e francesi che sono alla sua dipendenza appartengono ad amù combattenti e non hanno che scarsissima competenza tecnica. Cosicché la gendarmeria ottomana si trova ora in cattive condizioni e il governo ha urgente necessità di riorganizzarle specie in Anatolia ed in Arabia dove l'ordine pubblico minaccia di essere seriamente compromesso. All'uopo gli ufficiali turchi che prestano servizio nella gendarmeria ritengono indispensabile il pronto ritorno degli ufficiali dei carabinieri italiani ed banno presentato in proposito un promemoria al Gran Visir, Mahmoud Chewket pasha, cercando contemporaneamente cli ottenere per mio mezzo l'appoggio ciel nostro Ambasciatore. S.E. il Gran Visir, il quale come ex ispettore della gendarmeria in Macedonia ha speciale competenza in materia, si è dichiarato favo revolissimo al ritorno degli ufficiali italiani e ne ha già parlato a S .E. il Marchese Garroni, il quale ha promesso di interessarsene al momento opportuno; ma si presenta la difficoltà di togliere la direzione generale ciel servizio al Generale Bauman per affidarla ad un ufficiale italiano, il che d'altra parte sarebbe molto utile per poter riordinare il servizio su nuove e più sicure basi e per poter assumere con la voluta garanzia di riuscita la responsabilità del servizio stesso. Una soluzione sarebbe di destinare qui un ufficiale italiano meno anziano del Bauman (il quale nell'esercito francese è solo colonnello) ma più anziano di tutti gli altri ufficiali esteri della gendanneria ottomana (tra i quali si trova un tenente colonnello inglese avente qui il grado cli colonnello) per modo che addì venendosi in epoca molto prossima ad un nuovo ordinamento della gendarmeria, la direzione ciel servizio possa essere affidata al nostro ufficiale eliminando il Bauman, oppure affidando a quest'ullimo soltanto l' alta direzione della gendarmeria senza ingerenza diretta nel servizio tecnico. La cosa pare possibile. Ad ogni modo la questione verrà studiata ed io mi riservo cli tenerne informato codesto Comando. Intanto unisco alla presente due stntlci di articoli interessanti la questione stessa3, comparsi in questi giorni sui periodici locali e vi aggiungo due informazioni riguardanti: l'una la prossima partenza da Costantinopoli della commissione dei Senussi, l' altra la situazione delle forze greche, serbe e bulgare a Salonicco e nelle vicinanze. ln fine comunico la notizia comparsa sullo "Stamboul" del 26 corrente, secondo la quale è stata nominata e funziona già presso il Ministero del la Guerra una commissione incaricata cli rivedere e modificare, sulla base della esperienza di questi ul timi 3 anni, la legge relativa al collocamento a riposo degli ufficiali dell'esercito ottomano. Circa le operazioni militari, nul la cli importante si è verificato dopo il mio ultimo rapporto del 25 corrente.

3 Di questi allegati non vi è traccia actu almente nel raccoglitore.

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Mi si riferisce ora che ieri è giunto a S. Stefano da Trebisonda il trasporto turco Negiat, il quale vi avrebbe sbarcato 1.100 soldati, I 50 cavalli e munizioni . Probabilmente si tratta del 4° scaglione della 28a Divisione, ma non ho ancora avuto il tempo di controllare la notizia. Attualmente a S. Stefano si trovano circa 5.000 soldati della 28a Divisione i quali giornalmente fatmo esercitazioni tattiche e di marcia. Alla stazione di Haidar Pasha continua l'arrivo di reclute e di redif dall'interno. Le reclute sono ammassate a Scutari, dove attendono alla prima istruzione. I redifs sono trasportati a Ciatalgia. Complessivamente questi ultimi, nel periodo dal 26 al 29 corrente hanno raggiunto il numero di circa 2.000, ma non mi è stato ancora possibile di accertare se essi appartengono effettivamente, come suppongo, alla divisione reclif Aintab. Enver Bey, ieri 28 è venuto a Costantinopoli a trovarvi la sua famiglia ed è ritornato questa mattina a Anguria Tchitlik. Giornalmente egli riunisce alcuni battaglioni nella zona fra Bujuk e Kutchuk Themedjé e fa loro eseguire istruzioni in ordine chiuso e qualche breve esercitazione tattica. Il Tenente Colonnello Mombelli G29R7/32

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1914 Documento n. 88 1 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. l Riservatissimo-Personale Costantinopoli 6 febbraio 1914 Oggetto: azione politica in Cirenaica. Fra i telegranu11i ricevuti e spediti da questa ambasciata, di cui prendo sempre conoscenza, ne ho letto in questi ultimi giorni alcuni che si riferiscono alle trattative politiche per la pacificazione della Cirenaica. Essi sono quasi tutti confidenziali, riservati alla persona cieli' Ambasciatore, e S.E. il Marchese Garroni mi ha egualmente autorizzato a prenderne visione perché desidera che anche sugli argomenti più delicati io sia al corrente quando egli mi fa l'onore di chiedermi il mio parere. Ciò non vuol dire che io sia autorizzato a comunicare tali telegrammi a codesto Comando ed io non ho creduto opportuno di chiedere a S.E . tale autorizzazione, appunto in considerazione ciel carattere confidenziale dei telegrammi stessi. Tuttavia pare a me opportuno che V.E. ne abbia conoscenza, per i rapporti che le questioni politiche possono avere con quelle militari, e perciò ne faccio qui cli seguito un breve riassunto che trasmetto a V.E. in via riservata personale. Sin dall'autunno scorso il Kedivé d'Egillo ha preso impegno col nostro Governo di iniziare trattative col Gran Senussi per la pacificazione della Cii:enaica. Il nostro Governo in principio ha riposto, a quanto pare, grande fiducia in detta azione pacificatrice ciel Kedivé, ma ben presto ha dovuto convincersi che le cose andavano troppo per le lunghe; tuttavia ha sperato che almeno prima del termine dell'attuale sta gione delle piogge in Cirenaica le trnttative avrebbero potuto avere esito favorevole. Ma lali speranze sono anelate deluse. In data 7 co1Tente mese, il Ministro Di San Giuliano ha telegrafato al Marchese Garroni press'a poco in questi termini: "Le trattative non hanno falto alcun passo e non sembrano avviate a buona soluzione. TI convegno fra il Keclivé ed il Gran Senussi alla frontiera egiziana non ha avuto luogo. Il nostro governo ha rivolto preghiera al Keclivé di sollecitare la soluzione, ma finora non possiede a tale riguardo alcuna assicurazione positiva. Intanto si accentua la propaganda senussita contro di noi, risvegliata dal brigantaggio, ravvivata dal contrabbando cli anni e munizioni attraverso alla frontiera egiziana, rinno vata eia incitamenti eia Costantinopoli anche con invio di ufficiali e soldati in Cirenaica. Cfo ha creato una situazione che non può più essere tollerata a lungo eia noi. Bisogna quindi prevedere sin d ' ora la convenienza eia parte nostra di agire con la forza prima del raccolto, appena cessato il periodo ciel1 Un documento particol armente interessante sopraltuuo per le chiose a margi ne faue a matita. Tali commenti sono trascrilli in nota.

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le piogge, per evitare che il tempo trascorso in trattative sia servi to totalmente a preparare i ribelli alle ostilità a raccolto compiuto". Quasi contemporaneamente la nostra Agenzia diplomatica al Cairo ha avvertito il Ministero degli Esteri e questa Ambasciata che continua effettivamente il passaggio attraverso l'Egitto cli militari turchi diretti in Libia e ha soggiunto che questo movimento, come pure quello di anni e munizioni, non essendo effettuato con mezzi e denari del Comitato egiziano, è legittimo ritenere che esso avvenga con il concorso e sussidio ciel governo ottomano. Il Marchese Garroni, in seguito a tali comunicazioni, ha intensificato i suoi accertamenti per via diplomatica e irti ha pregato cli intensificare a mia volta le abituali indagini per accertare se vengono spediti di qui militari o materiali eia guerra per la Cirenaica. Le mie ricerche, per quanto accurate, non hanno condotto ad alcun accertamento positivo. Non mi risulta che siano partiti di qui armi o munizioni dirette ad Alessandria d 'Egitto. Negli ultimi giorni cli dicembre è partito eia Costantinopoli diretto verso il sud, il trasporto ottomano Hilal con 650 soldati e qualche migliaio cli casse di munizioni; ma secondo quanto ha comunicato a questa Ambasciata il nostro Console generale a Beirut, 140 soldati e duemila casse cli munizioni (destinate ai presidi interni della Siria) sono stati sbarcati in quel porto e il resto ha proseguito per lo Yemen. Valendomi della nostra Società di servizi marittimi, ho fatto consultare a più riprese i registri di bordo dei piroscafi partiti cli qui per l' Egitto; ma mi è mai risultato che vi siano stati imbarcati militari ottomani, né materiali da guerra. Ciò non esclude che tali imbarchi abbiano potuto aver luogo serenamente; come pure può darsi che militari isolati, armi e munizioni si.ano stati imbarcati per l'Egitto in altri porti ottomani, specie in quelli della Siria; ma ciò sfugge al mio controllo e non può essere accertato che negli scali di arrivo. 11 Gran Vizir e lo stesso Enver Pachà ripetutamente ed ancora in questi ultimi giorni, hanno assicurato formalmente al Marchese Garroni che il governo ottomano, non solo non mancia ufficiali e soldati in Libia, ma deve anche escludere in modo assoluto che ciò avvenga a sua insaputa. Il Marchese Garroni, vista la forma franca e decisa con cui tali dichiarazioni gli sono state fatte, è indotto aritenere che esse rispondano a verità; però l'esperienza del passato ed anche la presenza al potere cli Enver Pachà, il quale non deve ancora avere abbandonato completamente il suo sogno di riconquistare la Cirenaica, rendono legittìma la supposizione che la Sublime Porta in questa circostanza, come in molle altre, non sia sincera nelle sue dichiarazioni. Anche nel maggio u.s. il Gran Vizir non ha avuto scrupoli nel cliclùarare con accentuata franchezza al nostro Ambasciatore, non solo verbalmente ma anche per iscritto, che tutti indistintamente i militari ottomani rimasti in Cirenaica erano stati radiati dai ruoli; eppure tali dichiarazioni erano false e noi siamo ora in grado di provarlo sulla base cli dati sicuri. Non è quindi improbabile che anche adesso, nonostante le dichiarazioni formali fatte al nostro Ambasciatore, il governo ottomano favorisca o perlomeno non si opponga alla partenza cli militari isolati per la Libia e la recente assicurazione data dal nostro agente diplomatico al Cairo che continuano i movimenti cli mili536


tari, armi e munizioni diretti in Cirenaica, senza sussidio eia parte ciel Comitato egiziano, mi pare valga a confermare che la Sublime Porta continua a favorire la resistenza degli arabi contro la nostra occupazione. Ora poi che, in seguito al.la radicale epurazione dei quadri operata da Enver Pachà, molti ufficiali sono stati messi a riposo e parecchi altri lasciano la carriera militare perché diventata per essi troppo aleatoria, è legitt.imo ritenere che quelli fra di essi che sono nativi del.la Libia cerchino di farvi ritorno, con la speranza di trovarvi un nuovo impiego come capi banda tra i ribelli; e forse il governo ottomano vede ciò con un certo compiacimento e, con la scusa ciel rimpatrio, paga loro le spese di viaggio. Circa la propaganda panislamica che ha le sue radici in questa capitale e, secondo I.' opinione del nostro governo, tende anche a favorire la resistenza degli arabi in Libia, il Gran Vizir ha dichiarato al Marchese Garroni che la Società detta erroneamente panislamica ed esistente col titolo "Ligue d'utilité publique" non ha scopi politici e di eccitamento ad azioni insu1Tczionali; ma tende invece all'incremento del!' islamismo ed a tutto ciò che lo può favorire legalmente. Detta Società ha quale presidente onorario S.A. il Principe Ereditario e quale presidente effettivo Io stesso Gran Vizir. Perciò ha soggiunto il .Principe, l'Italia non ha nulla da temere da tale Società e deve convincersi che la resistenza in Cirenaica è organizzata e sostenuta esclusivamente dagli arabi, i quali difendono il possesso libero e incontrastato delle loro terre. Il Gran Vizir non ha alcun dubbio sull'esito fi nale della nostra occupazione, ma crede conveniente per noi di rimanere per ora alla costa, che rappresenta la chiave di casa e di iniziare poi più tardi la nostra lenta e pacifica penetrazione. Questo consiglio, dato senza essere richiesto mi pare che celi nella mente ciel Gran Vizir la preoccupazione di una nostra offensiva in Cirenaica e tenda a sventarla nell'interesse della resistenza araba. Se così è, se ne deve deduJTe che il governo ottomano non si disinteressa alla questione libica, come invece esso afferma. In questi giorni poi è avvenuto un fatto nuovo, inaspettato, che può dar luogo a diverse interpretazioni e che ha aumentato i sospetti del nostro governo. Il 29 gennaio u.s. il nostro Ambasciatore ha ricevuto dal Ministero degli affari esteri ottomano una nota verbale così concepita: "questo Ministero porla a conoscenza di V.E. che la Sublime Porta ha deciso di inviare presso il Gran Senussi una missione speciale ottomana incaricata di adoperarsi ad ottenere la libertà dei prigionieri cli guerra italiani rimasti dalla parte cli Bengasi ed ad assicurare il rimpatrio di un distaccamento ottomano di 40 uomini trattenuto dai beduini. La missione sarà composta dal maggiore di Stato Maggiore Omer Fevzi Bey, addetto alla terza sezione dello stato maggiore generale e cli Salih Effendi, direttore degli affari politici presso il Ministero di affari esteri . Questi signori saranno latori di Lilia lettera credenziale in cui sarà ben precisato l'incarico loro affidato e porteranno anche alcuni doni per il Gran Senussi. La Sublime Porta confida che il Governo italiano apprezzerà questo atto di pacificazione del governo ottomano e vorrà disporre che le autorità dipendenti accordino alla missione tutte le facili razioni possibili per assicurare l'adempimento del suo manclato2 .

2 Commento a margine: accornpagnare la missione per facilitarne il compiro?

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Il Marchese Garroni, prima di comunicare a Roma questa inaspettata nota verbale, ha voluto sondare le vere intenzioni del governo ottomano e ne ha parlato a lungo col Gran Vizir e con Enver Pachà. Il Gran Vizir ha dato a S.E. la sua parola cli capo ciel governo ottomano e cli gentiluomo che la missione non aveva alcun scopo recondito, ma soltanto quello specificato nella nota verbale, tendente a facilitare la pacificazione della Cirenaica. La Sublime Porta intendeva con ciò cli fare cosa grata e giovevole al governo italiano e sperava che questi avrebbe messo tutto il suo interessamento per il buon esito della missione. I poco buoni rapporti e:,istenti fra il Gran Senussi e i Francesi cli Algeria e cli Tunisia rappresentavano una condizione favorevo le che poteva e doveva essere eia noi abilmente sfruttata, tenendo però presente da parte nostra la convenienza di lasciare al Gran Senussi una certa libertà d'azione al1' interno, pure salvaguardando i nostJi diritti di sovranità. A sua volta Enver Pachà ha dichiarato al nostro Ambasciatore che la miss.ione aveva l'incarico cli sondare le intenzioni del Gran Senussi e cli persuaderlo a desistere dalla resistenza contro gli italiani. Egli, Enver Pachà, per la conoscenza personale che aveva del Gran Senussi, riteneva che una soluzione conveniente sarebbe stata cli lasciare al Gran Senussi l'anuninistrazione del suo hinterland di Kufra e Giarabub, corrispondendogli anche qualche assegno per un servizio di pubblica sicurezza circa il transito delle carovane. Se il governo italiano entrava in questo ordine di idee, la Sublime Porta avrebbe acconsentito di buon grado ad affidare alla nùssione l'incarico cli iniziare trattative in tal senso col Gran Senussi3. Il Marchese Garroni ha riportato da queste dichiarazioni del Gran Vizir e di Enver Pachà una favorevole impressione e, nel comu1ùcare al nostro governo la nota verbale della Sublime Porta, ha espresso l'avviso che essa potesse essere accolta favorevolmente per le seguenti considerazioni: prima che la missione giunga al Senussi passerà lungo tempo durante il quale potranno esaurirsi le trattative iniziate dal Kedivé d'Egitto; perciò le nuove trattative della missione ottomana non compromettono l'esito di quelle del Kedivé, ma possono anzi accelerarne la soluzione. In ogni caso anche le nuove trattative, come già quelle kecliviali, non impediscono a noi di continuare a curare i nostri interessi per altra via, anche con la forza, se ciò è ritenuto utile. D' altra pane l'invio della missione con mandato ufficiale di pacificazione non può essere ostacolato da noi perché esso si riferisce all'adempimento di una delle clausole ciel Trattato cli Losanna4 . Infine non risulta a S.E. che esista oggi una vera organizzazione cli propaganda contro di noi in Libia.5 eia parte di questi circoli politici e panislamici; si tratta più che altro di qualche azione individuale per raccogliere fond i che pare non vadano sempre a beneficio dello islamismo. Anche il ben noto El Barouni non dà qui prova di speciale attività. Queste considerazioni del Marchese Garroni non lrnr1no persuaso il nostro governo, il quale ha comunicato in via confidenziale a S .E. di essere poco ben irnpres-

3 Commento a margine: 11m.eo danaos. 4 Commento a margine: tulle queste 1ra11a1ive raggiungeranno uno scopo effettivo. quello di

permeuere agli arahi di organizzarsi a nos/ro danno. 5 Commento a margine: Come lo sa?

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sionato dalla improvvisa deliberazione del la S ublime Porta, tanto più essendo stato destinato a capo della missione il Maggiore Omer Fevzi, amicissimo di Enver Pachà e ben noto italofobo, come lo provano lettere cli Enver a Talaat Bey possedute dal nostro Ministero degli affari esteri. Perciò, non essendo improbabile che Enver faccia il doppio gioco, e d 'altra pmte non potendosi impedire l' invio della nùssione, il nostro governo ha raccomandato ali ' Ambasciatore di adoperarsi perché ne sia almeno ritardata la partenza. Inoltre il noslrn governo ha rappresentato la convenienza che la cosa sia tenuta segreta perché se il Gran Senussi ne venisse a conoscenza potrebbe trovarvi un buon pretesto per mandare a monte le trattative col Kedivé d'Egitto, suUe quali si ha motivo di ri p<.HTe maggiore fiducia. Il Marchese non condivide pienamente le preoccupazioni del nostro governo ed a conferma della sua opinione piuttosto ottimista mi ha detto ieri che a capo della missione non sarà più Omer Fevzi, ma un'altra persona ancora eia destinarsi, e che la missione non partirà fino a quando la Sublime Porta non avrà ricevuto il placet del nostro governo. Forse q uesti cam biamenti sono il frutto di pratiche officiose del Marchese Garroni, il quale, pur non vedendo seri pericoli nell' invio della m.issione ottomana, vuole tuttavia accertarsi che essa non nasconda un tranello. Per ora le cose sono a questo punto. Non appena sia definita e a rne nota la soluzione, mi riservo di informarne V.E. 11 Tenente Colonnell.o Mombell i G33 R19/2

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Documento n. 89 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N.14 Costantinopoli 10 febbraio 1914 Oggetto. Trattative col Governo ottomano per vendita cli materiali eia guerra. In relazione agli ordini ricevuti da codesto Comando col foglio sopra citalo, ho fatto in modo di avere un colloquio occasionale col Colonnello Ali Riza Bey e ne ho approfittato per chiedergli, incidentalmente, se egli fosse ancora disposto a riprendere le trattative interro tre nell'autunno u.s., per la vendita al Governo ottomano delle nostre anni modello 70/87, con le relative munizioni che al presente si possono alienare. Il colonnello Ali Riza mi ha dichiarato subito che tali anni, troppo antiquate, non servono all'armata ottomana e mi ha soggiunto che lo scopo ciel suo viaggio a Roma nell'ottobre u.s. era stato essenzialmente quello cli riacquistare, se possibile, alcuni materiali da guerra turchi, eia noi conquistati o catturati durante la campagna libica e precisamente: a) un cannone a T.R. mod. Krupp, da montagna, con annesso uno scudo cli riserva. b) 3.700 proietti per artiglieria a T.R. da montagna. c) 7.000 spolette Krupp. d) Un milione di cartucce per fucili Mauser. Il Colonnello Ali Riza mi ha soggiunto cli essere sicuro che tali materiali erano nelle nostre mani, perché essi erano stati compresi in una nota consegnata, in via ufficiosa, nell'estate u.s., pare dal nostro Ministero degli Affari Esteri, a S.E. Nabib Bey, Ambasciatore turco a Roma, nota in cui erano elencati tutti i mareriali da guerra che il nostro Ministero della Guerra era disposto a vendere alla Turchia. L'Ambasciatore Nabib Bey aveva trasmesso tale nota a questo Ministero della Guerra, il quale aveva incaricato il Colonnello Ali Riza cli recarsi in Italia per visitare detti mat.eriali e riferire circa il loro stato d ' uso. ' TI Colonnello Ali Riza, quando si è recato presso il nostro Ministero della Guerra, ha portato con sé una copia di detta nota e pare che ne abbia fatto anche cenno al Colonnello Cav. Croce; ma questi ha dichiarato di ignorare la cosa e, siccome era assente il Direttore Generale d'Artiglieria, cui compete ogni trattativa al riguardo, ha pregato il Colonnello Ali Riza di ritornare dopo qualche giorno. TI Colonnello Ali Riza, avendo dovuto recarsi subito a Parigi e poi in Danimarca per affari urgenti, ha lasciato l'incarico di continuare le trattative ad un suo amico, certo lng. Ravizza, residente a Roma. L'lng. Ravizza si è recato, pare, parecchie volte presso il nostro Ministero della Guerra ed ha interessalo anche il nostro Ministero degli Affari esteri, ma non è 540


mai riuscito nel l'intento pe.rché al le sue ,ichieste il Ministero della Guerra avrebbe risposto che non aveva ancora preso una decisione in proposito. lo non ho elementi per giudicare se le affermazioni del Colonnello Ali Riza circa la famosa nota di materiali alienabili e circa le riserve fatte dal nostro Ministero della Guerra rispondano a verità, anzi sono indotto a ritenere che così non sia. Ad ogni modo, attenendomi strettamente alle direttive datemi dal Ministero della Guerra per il tratnite di codesto comando, mi sono limitato a d ichiarare al Colonnello Ali Riza Bey che i soli materiali alienabili erano le armi modello 70/87 con le relative munizioni. E poiché il prefato Colonnello mi ha ripetuto che esse non servivano al governo ottomano, ho troncato ogni trattativa e ho cambiato discorso. Intanto rimane accertato che il governo turco non è disposto oggi, come non lo è stato in passato ad acquistare le nostre armi mod. 70/87 con le relative munizioni. Le trattative finora condotte dal Colonnello Ali Riza Bey e del suo delegato ing. Ravizza si sono estese all'acquisto di elette armi e munizioni di vecchio modello; ma ciò non era che un pretesto; il vero scopo di tali trattative è sempre stato quello di riacquistare a prezzi convenienti i materiali da guerra turchi da noi conquistati o catturati durante la guerra libica. E poiché ciò è contrario alle intenzioni del nostro Ministero della Guerra, ben chiarite nel suo dispaccio n.1429 del 14 dicembre 1913 (Direzione Generale Artiglieria e Genio - Ufficio del d irettore Generale)6 comunicatomi da codesto Comando col foglio cui mi onoro di risponclere7, debbo ritenere che le trattative per la vendita cli materiali da guerra al governo ottomano possano considerarsi come esaurite. Il Tenente Colonnello Mombelli

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6 Non pubblicato. 7 Il foglio cui s i fa riferimento è il n. 5 '127 elci 18 dicembre 1913, eia Roma, non pubblicato.

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Documento n. 90 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° deJ Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N.15 Riservato personale Costantinopoli 10 febbraio 1914 Oggetto: Trallative col governo ottomano per vendita cli materiali da guerra. Nel mentre che col foglio numero 14 in data cli oggiS comunico a codesto Comando l'esito delle trattative riprese col Colonnello turco Ali Riza Bey circa la vendita di materiali da guerra al governo ottomano ritengo doveroso di portare a conoscenza di quanto segue: nel mese di agosto u.s. sono venuto a sapere incidentalmente che era stato concluso un contratto fra una ditta italiana e il governo ottomano per la vendita a quest' ultimo cli proietti cl'a1tiglieria conquistar.i eia noi durante la campagna libica. ll contratto aveva carattere segreto, ma sono riuscito egualmente a prenderne visione e ricordo che esso incominciava press'a poco in questi termini: "fra il Colonnello della riserva Al i Riza Bey, quale rappresentante del governo ottomano, ed il Signor Scarciglia viene stipulato quanto segue per la vendita al predetto governo cli proietti d'artiglieria conquistali dagli italian i durante la campagna cli Libia". Seguivano una decina di articoli, nei quali rammento che era stipulata la cessione al governo ottomano cli 14.500 proielli d'artiglieria da campagna e montagna, al prezzo di lire 8 ciascuno. TI Signor Scarciglia agiva per conto proprio; tuttavia, trattandosi cli cessione al governo ottomano cli materiali da guerra da noi conquistati in Libia, io ho creduto che il nostro governo ne fosse informato e, basandomi su tale erronea supposizione, ho consegnato al Colonnello turco Ali Riza Bey le due lettere di presentazione che, come è noto a VS., sono state disapprovate dal Ministero della Guerra. l proietti cli cui trauasi, in numero di oltre 16 mila, sono arrivati qui per via di mare nel mese di ottobre e sono stati tosto presentati ad apposita COQ.1missione di ufficiali d'artiglieria turchi, incaricati cli esaminarl i e di accettarli. A quanto pare quest.i ufficiali ritenevano che nella partila fossero compresi i 3.700 proietti per cannoni eia montagna a T.R. di cui ho fatto cenno nel mio foglio numero 14 sopra citato (si noti che il Ministero della Guerra ottomano possedeva già la nota cli materiali da guerra inalienabili inviatagli dall ' Ambasciatore turco a Roma); invece i proietti erano t.utt.i di vecchio model lo e sembravano anche assai avariali . Perciò la commissione li ha rifiutati in blocco e soltanto pochi giorni fa, in seguito ad attiva intromissione elci Colonnello Ali R iza Bey, il quale ha rice8 V. sopra doc. n. 89.

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voto dallo Scarciglia un grosso bakcis, i proietti sono stati accettati, però con una forte riduzione su l prezzo pattuito. Lo Scarciglia dichiara di aver fatto un magro affare e, per rimettersi, cerca di acquistare dal nostro governo i 3.700 proietti a T.R. sopra citati, per rivenderli poi alla Turchia a prezzo più elevato. In tale intento sembra che egli abbia già presentato apposita richiesta al nostro Ministero della Guerra, il quale gli avrebbe risposto di non avere ancora presa una decisione in proposito. Tale risposta sospensiva avrebbe lasciato q ualche speranza nello Scarcig lia, il quale giorni fa è venuto da me per pregarmi di voler interporre i miei buoni uffici. Naturalmente gli ho risposto subito di no ed ho riportato la convinzione che egli abbia agito verso questo governo in modo poco corretto. Quando egli ba stipulato il contratto con Ali Riza Bey, ha dichiarato che una buona parte dei proietti era a T.R.; ciò non rispondeva a verità e lo Scarciglia non lo doveva ignorare. Arrivati qui i proietti, tutti di vecchio modello e avariali, lo Scarciglia è riuscito egualmente a farli a accettare elargendo bakcis a piene mani, ma c iò non toglie che egli abbia agito in mala fede. Mi è stato poi assicurato che nonostante la fo1te riduzione fattagli sul prezzo pattuito, egli ha realizzato un lauto guadagno. Intanto l'avvenuta vendita al governo ottomano, senza opposizione da parte nostra, di una certa quantità dei materiali da guerra da noi conquistati in Libia, ha lasciato nello Scarciglia e nel Colonnello Ali Riza Bey, e probabilmente anche nelle autorità turche, la persuasione che il nostro governo sia ancora disposto a cedere la rimanenza di detti materiali, tuttora in suo possesso e quindi essi continuano a far pratiche ufficiose per raggiungere il loro intento senza volersi convincere che le intenzioni del nostro governo sono invece decisamente contrarie a tale cessione. Questo equivoco è danno!".o e peggiorato dal fallo che, mentre i proietti turchi di vecchio modello venduti ora a questo governo provenivano effettivamente dai campi libici, i 3.700 proietti a T.R. desiderati dal predetto governo sarebbero, almeno secondo quanto si afferma, il frutto della cattura di un battello greco che li trasportava in Libia. Ciò nella mente cli questi signori turchi, diminuisce l' importanza morale di questa seconda partita d i proietti e quindi rende ancora più inesplicabile il motivo per cui il nostro governo si rifiuta di venderli alla Turchia. Visto ciò, mi parrebbe conveniente che il nostro Ministero della guerra nei suoi rapporti col Signor Scarciglia e con l'ingegnere Ravizza mettesse ben in chiaro le cose e cioè d ichiarasse loro che la vendita recentemente fatta al governo ottomano di proietti d'artiglieTia da noi conquistati in L ibia, essendo avvenuta a insaputa e contrariamente alle intenzioni ciel nostro governo, questi continua ad essere fermamente deciso a non cedere la rimanenza cli eletti maleriaii che ancora si trova nelle sue mani; ragione per cui qualsiasi pratica intesa ad acquistare in lutto o in parte clelti materiali deve essere troncata. Il Tenente Colonnello Mombell i P.S . - La cattura ciel battello greco cli cui sopra si è fatto cenno sarebbe avvenuta nel seguente modo: durante la campagna libica, necessitando le batterie tur-

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che di 1iforn imento di munizioni, questo governo avrebbe affidato ad un battello greco l'incarico di portare in Libia 3.700 proietti a T.R. mediante compenso precedentemente pattuito. Il capitano del battello peri) appena partito ne avrebbe fatto informare il nostro governo ed avendone ricevuta l' assicurazione di un compenso maggiore di quello promessogli dal governo ottomano si sarebbe regolato in modo eia far catturare il proprio battello. G33 RJ9

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Documento n. 91 L'Addetto Militare Al Comando in 2° del Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 17 Riservatissimo-Personale Costantinopoli 16 febbraio 1914 Oggetto: Tenente Colonnello Ali Azziz bey el Massri9. Il tenente colonnello Ali Azziz bey el Massri, appena ritornato dalla Cirenaica, negli ultimi giorni ciel mese cli agosto u.s., è stato destinato allo Stato Maggiore Generale, dove ha prestato servizio per circa quattro mesi. Venuto al potere Enver Pachà, il tenente colonnello Azziz ha chiesto d i essere nominato governatore di Damasco; ma il Ministro della Guerra lo ha invece destinato quale capo di stato maggiore ciel nuovo V° Corpo d'armata in Angora. Poco soddisfatto di questa destinazione, Azziz bey alcuni giorni fa ha dato le dimissioni clall' annata attiva. Si noti che i rapporti fra Enver e Azziz, già poco buoni in Cirenaica, sono anelati peggiorando dopo la promozione di Enver a Generale e la sua nomina a Ministro della Guerra. Circa l'origine ciel dissidio in Cirenaica, alcuni ritengono che essa sia dovuta a q uestione d'interessi, perché Enver avrebbe tenuto per sé quasi tutti i sussidi che venivano spediti in Libia dal Governo ottomano e dal Comitato egiziano e non ne avrebbe mai assegnata adeguala aliquota al suo collega Azziz; a me però pare che la ragione essenziale del disaccordo stia nel fatto che durante la permanenza dei due comandanti turchi in Cirenaica, Enver ha tenuto un contegno troppo autoritario verso il suo pari grado Azziz e questi non appena si è trovato comandante in capo, non solo non ha tenuto conto delle direttive lasciategli da Enver, ma ha rotto con lui ogni relazione e più tardi si è anche opposto a che egli ritornasse in Libia. Ritornato in Turchia, Azziz non ha ricevuto alcun compenso per i servizi prestati in Cirenaica, mentre invece Enver è stato decorato cli medaglia d'oro al valore e promosso colonnello per merito di guerra cd a sua volta Fethi Bey, il terzo ufficiale superiore delle truppe turche in Libia, è stato nominato Segretario generale del Comitato Unione e Progresso e poi Ministro a Sofia. Queste ricompense sono state motivate in base ai servizi resi da Enver Bey e da Fethi Bey durante la gue1Ta balcanica; ma siccome tal i servizi sono stati assai scarsi o perlomeno di 1isultati assai discutibili, Azziz Bey ha capito che il Governo Ottomano aveva voluto compensare anche, e specialmente, i servizi resi dai predetti due ufficial i superiori in Libia ed ha soffeito di essere il solo escluso eia ogni ricompensa mate1iale e morale, riportando anche la convinzione che in tutto c ii) non fosse estranea l' influenza poco benevola di Enver.

9 Al i Aziz l'Egiziano.

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Quando poi quest'ultimo è stato promosso generale e nominato Ministro della guerra, Azziz Bey ha sperato che almeno per effetto della sua alta carica .Enver avrebbe messo da parte i vecchi rancori e non si sarebbe opposto ad accordargli la carica lucrativa e vivamente desiderata di governatore cli Damasco. Invece le sue speranze sono andate deluse, non solo, ma, mentre il suo pari grado, meno anziano di lui, è stato nominato comandante della Divisione indipendente e con la circostanza promosso colonnello, egli Azziz ba avuto soltanto la nomina di capo cli stato maggiore del V° Corpo d'armata nella residenza poco gradita di Angora. Disgustato cli questo procedimento, Azziz ha dato le dimissioni dall'armata attiva, forse sperando che esse fossero per lo meno discusse; ma invece esse saranno state accettate con una prontezza molto sign ificativa ccl Azziz si è definitivamente allontanato dall' esercito, in cui riteneva, fondatamente, cli poter rendere ancora lunghi e importanti servizi. 1àle distacco gli ha prodotto un forte dolore, che egli non ha avuto la forza e la prudenza di nascondere ad alcuni am ici, esprimendo loro i suoi sospetti e risentimenti verso Envcr. Quest'ultimo si è venuto a conoscenza della cosa e a quanto pare ha ritenuto prudente cli premunirsi contro eventuali dimostrazioni ostil i del suo ex rivale cli Cirenaica. Il fatto è che cinque giorni fa, mentre stava passeggiando in una via cli Pera, Azziz è stato pregato eia due agenti in borghese di recarsi al vicino Caracol e quivi è stato dichiarato in arresto d'ordine ciel Governo Ott.omano. A tutt' oggi, 16 febbraio, egli è trattenuto in arresto a Stamboul e i suoi amici non hanno più potuto avere contatto con lui. Tale arresto è tenuto segretissimo e non è possibile di poterne conoscere la vera motivazione. La notizia delle dimissioni mi è stata fo rnita da tre fonti diverse, tutte buone; perciò la si può ritenere sicura. Quella dell ' arresto mi è stata data oggi da persona generalmente bene informata, di nazionalità italiana, in buone relazioni con un intimo amico di Azziz; perciò sono indotto a ritenere che anche questa notizia risponda a verità; tuttavia la trasmetto a codesto Comando con riserva e farò il possibile per controllarne l'esauezza. Per ora mi consta soltanto cheAzziz Bey da cinque giorni non è stato piì:1 visto né in via cli Pera, né all'Hotel Tokatlian, di cui egli è sempre stato frequentatore assiduo. S. E. l'Ambasciatore è informato. Il Tenente Colonnello Mombelli G33RJ9!1

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Documento n. 92 Roma 9 marzo 1914 10 Da spedire con il corriere cli Gabinetto Oggetto: Trattative per la vendita di materiali da guerra al governo ottomano )

Con riferimento ai precedenti fogli di VS. si ha il pregio cli comunicare che il Ministero della Guerra ha vivamente gradite le importantissime comunicazioni di VS. sui colloqui da Lei tenuti, recentemente ed in passato, sull'argomento delle trattative per la vendita cli materiali eia guerra al governo ottomano, essendo stati messi, mediante esse in giusta e vera luce i reali motivi che inducevano gli acquirenti ad intavolare negoziati con la nostra amministrazione militare. Ora che le pratiche relative a questo oggetto sembrano, di conseguenza, definitivamente chiuse il Mini.stero trova motivo cli compiacersi della determinazione che ebbe a prendere su tale questione sin dal settembre scorso, deliberando cli non alienare armi e munizioni da guerra conquistate o catturate; negativa in cui ha sempre insistilo sia per ragioni insite nel significato morale che ogni preda bellica per sé rappresenta sia perché si tennero nel dovuto apprezzamento i pareri ripetutamente espressi eia questo Comando sulla domanda che l' intermediario del governo ottomano aveva semi-ufficialmente rivolta. 11 Ministero aggiunge anzi, che se eia parte cli V.S. si fosse fatto conoscere nell'agosto scorso com'Ella a quella data n 'era consapevole - che lo Scarciglia trattava costì la vendita cli proietti di ghisa o ferro (di antichissimo modello ed in assai cat.tivo stato) che gli si erano venduti in Tripoli - notizia che sino ad ora il Ministero non aveva ricevuto da nessuna fonte - l'Amministrazione militare a termini cli contratto stipulato con lo Scarciglia istesso avrebbe potuto impedirgli cli portare questa vendita a compimento. Firmato: Camerana G33R19

IO Mi nut a, su carta non intesi.al.a, dell a lcncra di risposta su i temi precedenti proveniente dall'Ufficio Cùlùniale cd inviata al l'addetto militare a Costantinopoli. La lettera risu lta cffet1.ivamcnte spedila con questi termini il 9 marzo 191 4 con Prot. 894 - Riservatissimo (G29R8/4).

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Documento n. 93 1' COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Riparto Operazioni Ufficio Coloniale Prot. N. 99 l Riservalo Roma 17 marzo 19 14 Al signor Ten. Col. cli S.M. Mombelli Cav. Ernesto Addetto presso la R. Ambasciata d ' Italia di Costant.inopoli Oggello: addetti militari a Costantinopoli S .E. il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ha ricevuto Ja di Lei lettera n. 26 in data 4 corrente, circa gli addetti m.ilitari a Costantino1)oli, e mi incarica di significarLe che E lla farà bene a mantenere ottime relazioni con l'addetto militare bulgaro, con l'avvertenza però cli evitare di entrare in affari di spionaggio. Il Tenente Generale Comandante in 2° Camerana G33 RJ9

11 In risposta ad un rapporto esclusivamente elencativo, inv iato il 4 marzo l 914 (G33 R/9) sugli addetti militari stranieri a Costantinopoli (anna di appartenenza, inizio della missione, composizione della fa 111iglia), il Ministero della Guerra nel dare ricevuta ciel rapporto stesso ribadisce le istruzioni già date al Tenente Colonnello Marro, di astenersi da operazioni di spionaggio.

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Documento n. 94 L' Addello Militare Al Comando in 2° ciel Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N.50 Riservatissimo-Personale Costantinopoli 14 aprile 1914 Oggetto: Condanna del tenente colonne llo Ali Azziz bey. Nuovo Comandante ciel Corpo cl' Armata di Costantinopoli Condanna ciel Ten. Col. Azziz Bey - Teri, 13 aprile, dopo due mesi cli carcere preventivo, il Ten. Col. Azziz Bey è stato condannato a morte. Lo stesso giorno però, per grazia di S.M.l. il Su ltano, la condanna è stata commutata in 15 anni cli reclusione. La notizia è tenuta segreta, probabilmente per evitare dimostrazioni da parte dell'elemento arabo locale e specialmente di quello egiziano, ne l quale Azziz conta molti parenti ed amici. l capi d' accusa, secondo informazioni avute da buona fonte, sarebbero i seguenti: I0 ) appropriazione indebita cli 6 .000 lire turche inviate in Cirenaica quando Azziz vi teneva il comando delle truppe ottomane; 2°) incertezza ed imperizia di comando, alle quali sono dovuti parecchi insuccessi toccati alle anni ottomane in Cirenaica nella loro azione contro le truppe italiane; 3°) disubbidienza agli ordini del Gran Senusso e conseguenti conflitti tra gli arabi senussiti e i regolari turchi, fra i quali uno è stato ucciso. Non vi figurerebbe più il capo d ' accusa relativo a relazioni segrete fra Azziz e il nostro Governo in Cirenaica. In questi ambienti si ha l'impressione che la condanna sia stata troppo severa e determinata essenzialmente da sospetti c01mo Azziz Bey, il quale aveva osato d i manifestare idee contrarie al Partito Unione e Progresso e di disapprovare l'azione di Enver Bey in Cirenaica. Appena avuta la notizia della condanna, ne _ho informato questa Ambasciata, la quale ne ha informato telegraficamente il nostro Ministero degli Affari Esteri. JI nuovo comandante del Corpo d'Annata di CostantinOJ;lOli. - In sostituzione del Colonnello Nouri Bey, tragicamente morto in seguito ad un accidente automobilistico, è stato nominato Comandante del Primo Corpo cl' Armata di Costantinopoli il Maggior Generale Mehrn.ed Ali Pacha. Egli ha 48 anni e proviene dallo Stato Maggiore. Durante le guerre balcaniche ha comandato con successo la difesa di Bolair. Gode fama cli essere uno dei migliori ufficiali dell'Esercito ottomano. Attualmente aveva il comando dell' VIIl 0 C.cl.A. a Damasco, dove è stato sosti tuito dal Colonnello cli Stato Maggiore Djémal Bey, ufficiale che si dice si sia 549


molto distinto e che durante le recenti guerre ha coperto la carica di capo d i stato maggiore dell ' armata dell'ovest. Il Tenente Colonnello Mombelli G33Rl8!1

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Documento n. 95 L'Addetto Militare Al Comandante in 2° ciel Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 53 Riservato-Personale Costantinopoli 21 aprile 1914 Oggetto: Partenza cli Azziz Bey per l'Egitto. Il maggiore, Azziz Ali Bey el Masri, stato recentemente condannato alla pena cli morte, conunutata poi in quindici anni cli lavori forzati, è stato ieri graziato eia S .M .I il Sultano e parte oggi, 2 L aprile per l'Egitto sul piroscafo "Osmanié" della Linea Khediviale, comandato dal Capitano Gatteschi, italiano. Si conferma che la grazia sovrana é stata tenuta per intercessione cli Talaat Bey, Ministro degli Interni e di Djémal Pacha, Ministro della Marina, vincendo la tenace opposizione di Enver Pasha; come pure si asserisce, cosa del resto mol to attendibile, che vi hanno influito gli interessamenti officiosi delle Ambasciate di lnghilte1Ta e di Francia e soprattutto il timore cli rimostranze da parte dell'elemento arabo egiziano nel quale Azziz conta numerosi parenti ed amici. Si dice che la grazia sia stata concessa alla condizione che Azziz torni a combattere fra i ribelli di Cirenaica e dimostri così coi falli di essere tuttora legato alla causa musulmana e particolarmente a quella del Gran Senusso. Il nostro Incaricato cl' Affari ha telegrafato oggi tale notizia al Ministero degli Affari Esteri, dichiarando di averla avuta eia buona fonte. A me sembra però poco probabile che Azziz Bey il quale ha avuto poco buoni rapporti col Gran Senusso e nutre certamente forti rancori contro il suo implacabile rivale Enver Pacha possa e voglia ora ritornare in Cirenaica per riprendervi la direzione dei ribelli senussiti e fare con ciò cosa gradita al Ministro della Guerra Ottomano. Tuttavia il suo ritorno in Cirenaica potrebbe essere stato eia lui accettato per scampare alla grave pena che gli era stata inflitta dalla Corte Marziale e forse anche per desiderio di dimostrare coi fatti infondata l'accusa che gli era stata fatta cli avere avuto relazioni segrete col nostro Governo. Tn fine non è improbabile che l' anima sua cli soldato aneli a canee)lare con nuova gloria acquisita sui campi cli battaglia I' onta della condanna che lo ha reso indegno di appartenere all'esercito ottomano. Perciò non si può escludere che Azziz ritorni in Cirenaica per riprendervi la direzione della resistenza ed io telegraferò oggi a codesto Comando l'avvenuta sua partenza per l' Egitto affi nché si possa provvedere in tempo alla necessaria sorveglianza. Il Tenente Colonnello Mombelli G33Rl9/l

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Documento n. 96 L'Addetto Militare Al Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 55 Riservato-Personale Costantinopoli 23 aprile 1914 Oggetto: Partenza di Azziz Bey per l'Egitto. Il Maggiore Azziz Bey, il quale doveva partire per l'Egitto il giorno 21 sul piroscafo della Linea Kecliviale, è stato messo in libertà dal Ministero della Guerra mezz'ora dopo la partenza del piroscafo (sul quale era no già stati caricati i suoi bagagli), ragione per cui egli è partito soltanto ieri 22, a lle ore 16, sul vapore "Regele Carol", della Società di navigazione rumena, diretto ad Alessandria, ove giungerà domenica 26 corrente mese. A bordo si sono recati a salutarlo alcuni amici, tra cui due ufficiali, uno inferiore, l'altro superiore; nessuna dimostrazione, ad impedire la quale, del resto, erano state prese opportune misure cli sicurezza. Le ventiquattro ore precedenti la sua partenza sono state da lui passate quasi tutte nella sua abitazione (camera ammobigliata nei pressi cli via di Pera) dove ha ricevuto parecchi amici, quasi tutti arabi. Era pure con lui una sua amante, la quale però non è partita per l'Egitto. Agli amici, uno dei quali ha conferito con persona di mia fiducia, Azziz avrebbe dichiarato di recarsi in Egitto per tranquillizzare la sua famiglia, ma di voler proseguire dopo una decina cli giorni per Parigi, dove intende cli sottomettersi ad una cura per la sua malferma salute. L'amante però nel rimpiangere la partenza del suo fedele amico avrebbe anche accennato al dolore di un lungo distacco quando egli si fosse recato in Cirenaica. Poco prima cli lasciare l'abitazione, mentre disponeva in una valigetta a mano alcuni libri e oggetti personali, Azziz ha dimenticato d i mettervi anche un opuscolo di una trentina di pagine scritte a macchina, che probabilmente egli si riservava di leggere in viaggio. Tale opuscolo è venuto nell.e mie mani; è scritto in tedesco dal Maggiore di fanteria Rabe Bey, della missione Liman, e riguarda uno studio sul reclutamento degli uft'iciali dell' esercito ottomano, da lui compilato nel mese di agosto u.s. quando egli era insegnante nella Scuola militare di Pancaldi. Mi riservo di esaminarlo e, se del caso, cli riferirne a codesto Comando, a complemento del rapporto recentemente trasmesso circa tale argomento. Si conferma sempre di più, sulla base delle buone prove, che della liberazione di Azziz si è interessata vivamente non soltanto l'Ambasciata d'Inghilterra, ma anche quella di Francia, la quale ha trovato un efficace appoggio nel francofilo Dijémal Pacha. Il fare cosa gradita al governo di Parigi .in questo momento di esaltata riconoscenza per la concessione del prestito presentava anche carattere di particolare opportunità, e così si spiega come in pochi giorni sia stato possi552


bile cli vincere la tenace opposizione di Enver Pacha, ottenendo prima la commutazione della pena e poi la liberazione completa per grazia Sovrana. Quale sia stato il motivo per cui la F rancia si è tanto interessata alla causa di Azziz non si può spiegare; tuttavia è probabi le che essa lo abbia fatto dietro invito clell.' lnghilterra, la quale sapeva che nel momento attuale l'intervento della sua alleata avrebbe avuto un sicuro successo. Si afferma che l'Inghil terra ha agito al solo scopo cli evitare torbidi in Egitto; ma è pur vero che essa ha cercato ed ottenuto l'appoggio cieli ' al tra sua alleata, nostra confinante in Libia e che tutte due si sono premurosamente adoperate per far liberare chi ci aveva dato e poteva darci ancora noie in quelle regioni. Forse non vi è stata alcuua intenzione e premeditato scopo cli far ritornare Azziz fra i nostri ribelli e, per ragioni già accennate ne l mio precedente rapporto, lo stesso Azziz non ha per ora interesse e tendenza a rimettersi a capo della resistenza senussita; tuttavia le cose potrebbero cambiare in breve spazio di tempo ed anche l'intenzione di Azziz di recarsi a Parigi può destare a tale riguardo qualche sospetto. Egli potrebbe trovare colà denari che ora difeltano al Comitato arabo egiziano ed in tal caso la sua natura di soldato, il desiderio cli riabilitarsi sui campi cli battaglia e l'attaccamento che egli deve ancora sentire assai vivo per i suoi compatrioti arabi, legati a lui più che a Enver, potxebbero indurlo a riprendere le armi contro di noi. È quindi prudente cli sorvegliarlo in modo speciale, non soltanto in Egitto, ma anche in Francia qualora egli vi si rechi. Il Tenente Colonnello Mombelli G33R19/J

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Documento n. 97 12 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N.3 Riservato personale Costantinopoli 6 giugno 1914 Oggetto: la nostra politica estera in Oriente. Eccellenza, la qui unita lettera 13 relativa al discorso di S.E. il Ministro Di San Giuliano, è stata scritta per desiderio espresso dal Marchese Garroni, al qual.e l' ho letta in minuta. Il Marchese Garroni è convinto che la politica estera svolta dal Ministro Di San Giuliano non è conforme ai nostri interessi in Oriente. Perciò egli più volte ed ancora un mese fa durante il suo ullimo congedo in Italia ha chiesto di essere esonerato eia questa carica diplomatica che egli non può più coprire con la necessaria fiducia e intima convinzione. Il nostro Governo lo ha pregato cli rimanere sino a quando le questioni pendenti con la Turchia abbiano trovato una conveniente soluzione ed a sua volta il Ministro Di San Giuliano gli ha promesso che i suoi consigli sarebbero stati seguiti; ma le recenti dichiarazioni fatte dallo stesso Ministro alla Camera dei Deputati circa le questioni d'Oriente sono per il Marchese Garroni una prova del contrario. L' anno scorso, quando sono stati fatti i primi passi per ottenere concessioni nella zona di Adalia, zona ancora libera da altre influenze, il Marchese Garron i ha fatto presente al nostro Governo la necessità di tenere la cosa segreta, perché altrimenti sarebbero scese in campo le cupidigie della Germania e del.l.' lnghilterra, ivi confinanti per mezzo del servizio di Baghdad e diAidin e si sarebbero destati enormi sospetti nel governo ollomano, il quale non era alieno dall' accordarci le concessioni desiderate, ma, seguendo le sue tradizionali abitudini, desiderava che ciò fosse fatto con arte e senza clamore. In verità il nostro Governo mirava anche ad ottenere con adeguato compenso per la prolungata occupazione delle isole del Doclecaneso, compenso che, non potendo essere accordato dalla Turchia in denaro, avrebbe assunto la forma di concessioni nella zona cli Aclalia; ma questo secondo scopo, ancorché ben nolo alla Sublime Porta ed anzi da essa trovato comodo e giustificato, non doveva comparire ufficialmente perché altrimenti l'opinione pubblica ottomana non avrebbe mai potuto approvare la

12 Questo documento analizza in modo cri tico quali furono le ricadute <li un discorso del Ministro degli Esteri ita liano, all 'epoca il Marchese di Sa n Giuliano su ll' opinione pubblica turca, relativamente all a politica italiana in Oriente, e i te ntativi diplomatici attuati dal le autorità italiane a Costantinopoli per far cambiare rott,~ a lla politica governativa di Roma. 13 V. infra doc. n. 98.

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concessione di compensi che essa riteneva non dovuti e le potenze interessate ne avrebbero subito approfittato per dimostrare che l'Italia facev a una politica interessata e veniva meno agli impegni contratti col Trattato cli Losanna. Il nostro Governo però ha creduto cli dover seguire fin da principio un'altra via. Non appena strappato con qualche fatica al Governo ottomano il famoso "taskéré" No gara, semplice permesso di studi preventivi nella zona di Adalia per la durata di un anno, la stampa italiana, compresa quella officiosa, ha proclamato i successi ottenuti dalla nostra politica in Oriente ed ha battuto la gran cassa in modo tale da dare alle meschine concessioni ottenute un' importanza ecl un carattere politico che assolutamente esse non avevano e non dovevano avere. Le conseguenze di tale imprudenza sono state quelle che il Marchese Garroni aveva preveduto. L' opiilione pubblica ottomana si è risentita del legame esistente fra la questione di Adalia e quella del Dodecaneso; la stampa locale ha gettato l'allarme contro l'invadenza della politica italiana; la stampa estera ha rincarato la dose; la Sublime Port.a, meravigliata della nostra imprudente condotta, ha fatto capire che su quel terreno non era possibile un' intesa. La Germania, non potendo agire direttamente ha spinto l'Austria a farci concorrenza chiedendo al Governo ottomano una zona d 'influenza definitiva e in parte penetrante nella nostra; l'Inghilterra ha tirato fuori la nota convenzione anglo-turca ciel 1906 per la quale i nostri progelti cli ferrovia nella zona di Adalia rimanevano in gran parte ridotti e paralizzati. Ora, dopo circa un anno cli laboriose trattative diplomatiche, pare che l'Austria si sia decisa a rivolgere altrove le sue mire asiatiche e il Sindacato italiano ha finalmente potuto firmare con la Compagnia Smirne-Aiclin l'accordo riguardante le ferrovie italiane e inglesi nella contestata zona cli Aclalia; ma in realtà si tratta di un meschino successo, ben lontano eia quello che il Marchese Garroni si era prefisso, e con ragione, cli raggiungere un anno fa. Noi entriamo nella zona. di Adalia non più soli, ma in compagnia clell' lnghilterra, la quale anzi si è riservata la parte settentrionale, la migliore; quella meridionale rimasta a noi è molto meno produttiva e, per la natura ciel terreno aspro e montuoso, presenta gravi difficolfa alla costruzione di ferrovie. Ristretti in quella zona noi potremo fare ben poca cosa e in ogni caso non potremo mai godervi di quella libertà economica e influenza politica che hanno costituito il vero e primo scopo delle nostre aspirazioni. Quindi niente grandioso successo, ma semplicemente risultato scarso, parziale ottenuto con grande fatica ed accettato per non perdere il tutto in un momento in cui la restituzione delle isole si avvicina e una rinuncia definiti va da parte nostra avrebbe assunto il carattere cli ritirata non dignitosa. In tal i condizioni il discorso pronunciato da S.E D i San Giuliano non ba fatto buona impressione in questi ambienti cd ha creato nuove difficoltà per le trattative che si dovranno svolgere quanto prima per convertire in concessioni definitive quanto per ora ha soltanto e semplicemente il carattere di permesso di studi. Il Marchese Garroni ne è spiacente e nel pregarmi di infonmm1e in via riservata personale V.E. mi ha fatto capire che una voce portata al Governo per il tramite cli V.E. avrebbe forse potuto ottenere il risultato finora da lui tentato invano presso il Ministero degli Est.eri. In altri termini il Marchese Garroni spera che talora

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V.E. personalmente o per il tramite di S.E. il Generale Grandi possa far sapere nelle sfere governative che anche l'addello militare di Costantinopoli riceve l'impressione che la nostra politica in Oriente ottenga scarsi risultati, il Marchese Di San Giuliano riuscirĂ piĂš fac ilmente a convincersi della convenienza di modificarla, seguendo i consigli dati dal Marchese Garroni. li Tenente Colonnello Mombelli G29 R9!17

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Documemo n. 98 L' Addetto Militare A S.E. Tenente Generale Pollio Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito Roma Prot. N. 3 Riservata personalc 14 Costantinopoli 6 giugno 1914 Oggetto: discorso ciel ministro Di San Giuliano. Riservata - Personale Il discorso pronunciato il 26 maggio u.s. eia S.E. il Ministro Di San Giuliano alla Camera dei Deputati circa il Dodecancso e le concessioni nel la zona cli Adalia ha prodotto in questi ambienti ottomani un' impressione non molto favorevole. La mancanza di q ualsiasi cenno ci rca la restituzione ciel Dodecaneso alla Turchia è stata qui interpretala come una novella prova che il nostro Governo non ha ferma intenzione di osservare le prescrizione del Trattato di Losan na. Le ampie informazioni date eia S.E. il M inistro circa le concession i nella zona cli A dalia hanno prodotto in questi ambienti l' impressione che l'Italia tenda a crearsi in Asia Minore non soltanto una base economica, ma anche e più decisamente una base politica. TI c he ha per effetto di acui re le gelosie delle altre potenze interessate e cli rendere il governo ottomano, già diffidente e sospettoso, sempre meno disposto ad accordarci in modo definitivo quanto per ora ha dato soltanto sotto fo rma cli concessione di studi. La espl icita dichiarazione fatta dal Ministro che il mantenimento dell'integrità territoriale della Turchia, la sua prosperità e la sua potenza sono i capisaldi essenziali della nostra politica nel Mediterraneo non trova eco in questi centri politici ottomani dove permane vivo il ricordo che analoghe d ichiarazioni sono state fatte dallo stesso Ministro Di San Giuliano nel 1911, alla vigil ia della spedizione cli Tripoli. Come pure non si dimentica qui le stesse affermazioni cli amicizia sincera e cli politica turcofila sono state ripetute più volte in questi ultimi tempi, sempre però con carattere puramente platonico, negando alla Turchia qualsiasi aiuto positivo, concreto nei momenti in cui essa ne aveva assoluto bisogno. Questa politica del nostro Governo ha seriamente ostacolato in passato e intralcia tuttora l'azione diplomatica ciel Marchese Garroni, il quale, come ho già accennato altre volte a S.E., dopo essere riuscito attraverso a non poche difficoltà a ristabilire col Governo ottomano amichevoli rapporti, costituenti una buona garanzia per I' avvenire, ha visto poi lentamente svanire il frutto dell'opera sua perché le promesse non sono mai state accompagnate dai fatti e in rtalia è stata conunessa piì:1volte l' imprudenza cli esagerare e svisare sui giornali e nei discorsi politici il carattere e l' i111po1tanza delle prime concessioni parzialmente strappate alla Sublime Porla. Le altre potenze, le quali hanno nella Turchia asiatica interessi maggiori dei nostri, e più solida base d ' azione economica e politica, creata col lavoro di molti 14 La Jcttcra allegata al p recedente rapporto.

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anni, agiscono diversamente da noi; esse lavorano in silenzio e nascondono anzi con somma cura la vera portata dei successi ottenuti, perchĂŠ esse sanno per esperienza che sul mercato asiatico, dove si trovano in aspra concorrenza interessi mondiali e dove funziona con un Governo sempre incerto e sospettoso, soltanto l'astuzia e l'azione cauta, silenziosa, non le dichiarazioni platoniche e la esaltazione di ogni piĂš piccolo successo, possono con dune alla meta desiderata. lL Tenente Colonnello Mombel.li G29 R9!17

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Documento n. 991s L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N.104 Riservata personale Costantinopoli 2 1 giugno 1914 Oggetto: vendita di navi italiane alla Turchia. Riservata - Personale Il giorno 17 corrente mese il Ministro della Marina ottomana, recatosi dal Marchese Garroni, gli ha rinnovato decisamente la proposta già fatta e fai lita nell 'autunno u.s., che il nostro g<.werno venda subito alla Turchia la Regia Nave San Marco e quanti cacciatorpediniere siano ora pronti nei nostri cantieri navali ; in compenso di tale cessione la Turchia si impegnerebbe cli fare il possibile per soddisfare le nostre aspirazioni in Oriente. Se invece, ha soggiunto Djemal Pachà, aveva fondamento la voce giunta alla Sublime Porla che l'Italia stava negoziando la cessione di navi da guerra alla Grecia, il governo ottomano avrebbe dovuto considerare tale fatto come offensivo per la Turchia e regolarsi in conseguenza. 11 Marchese Garroni ha chiesto subito istruzioni alla Consulta esprimendo l'avviso che se si voleva valorizzare la nostrn politica in Oriente la soluzione migliore era di vendere navi alla Turchia, non alla Grecia; se invece si voleva essere circospetti conveniva di respingere le richieste tanto dell'una, quanto dell' altra; in ogni caso si sarebbe dovuto evitare di vendere simultaneamente alcune navi alla Grecia e le al tre alla Turchia, perché così face ndo si sarebbero raccolli rancore e diffidenze da entrambe le parti. TI Ministero degli Esteri ha risposto che l'Italia, valendosi come intermediario del Comm. Arlotta, rappresentante, almeno credo, della Casa Patti.son, stava trattando la vendita alla Grecia delle R.R. Navi "Sicilia" e "Sardegna" e di otto cacciatorpediniere in allestimento nei cantieri italiani. Però il contratto non era ancora concluso, cosicché era tuttora possibile di cedere alla Grecia soltanto quattro cacciatorpediniere e vendere g li a ltri quattro alla Turchia, unitamente alle Navi "SiciIia" e "Sardegna". Questi ultimi quattro cacciatorpediniere sarebbero stati pronti nel gennaio del 1915. Quanto alla R.N. San Marco, la sua alienazione incontrnva serie difficoltà perché la nave era stata recentemente allestita per scopi di istruzione. Il Marchese Garroni, dopo aver conferito con Djemal Pachà, nascondendogli naturalmente16 le lrallative con la Grecia e dandogli anz i l' assicurazione contraria,

I 5 Un i nteressante documento sul prob lema di vend ita delle navi ital iane ali' lrnpero Ouornano. Quel che rende ru;sai imeressance questo documento sono i commenti a margine reali zzati a matita da chi anal izzò i l documen to ali' U fficio Coloniale. Ta l.i commenti sono i ndicati nelle note successive. l6 La parola ,wturalme/'lle venne sottoli neala clal commentatore che aggiunse 111a/e, male 1 an-

che bisogna essere sempre leali.

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ha telegrafato a Roma che la Turchia non voleva la "Sicilia" e la "Sardegna" perché non rispondenti al suo progranuna navale e rinnovava la proposta relativa alla San Marco ed ai cacciatorpediniere già offerti dal Comm. Orlando nell'autunno u.s. e che dovevano essere pronti da tempo. Con la circostanza il Marchese Garroni ha insistito sul suo parere che Ja vendita contemporanea cli navi alla Grecia e alla Turchia sia assolutamente da evitarsi 17. 11 Ministero degli Esteri ha risposto che le trattative d i Atene erano state sospese e il Comm. Arlotta sarebbe venuto subito a Costantjnopoli per u·attare la vendita cli navi alla Turchia. S.E. Di San Giuliano ha soggiunto che alcuni Ministri si cli mostra vano contrari alla cessione cli navi sia alla Grecia che alla Turchia, ma che egli sperava cli poterli inchme ad accettare che la cessione fosse fatta soltanto alla Turchia, ben inteso qualora questa si fosse formalmente impegnata a dare adeguati compensi. Il Comm. Arlotta è arrivato oggi, ma non ha ancora conferito col Marchese Garroni. Questi ritiene che I' Arlotta venga per insistere sulla vendita della "Sicilia" e delJa "Sardegna" ed ha già fatto presente a l nostro Ministero non soltanto la inopportunità della cosa, ma anche la cattiva impressione che farà in questi ambienti la intromissione cli agenti privati nel trattare una questione così delicata 18. Mi riserbo di far conoscere a codesto Comando la soluzione della pratica. L'Addetto Militare Il Tenente Colonnello G. Mombelli G29 R9!17

17 Anche le parole assolutamente da evitarsi vennero sottol ineate e fu aggiumo accanto il commento giusto'. 18 Come commento a quest' ultimo paragrafo fu aggiunto po/irica di intl'igo t, base di interessi

personali destinmi ajì1llire e a screditarci.

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Documento n. 10019 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Riparto Operazioni Ufficio Coloniale Prot. N. 2242 Riservato Roma 23 giugno 1914 Al signor Ten. Col. di S.M. Mombelli Cav. Ernesto Addetto presso la R. Ambasciata d'Italia di Costantinopoli Oggetto: Velleità turche per la riconquista dei territori perduti. Secondo notizie pervenute a codesto Comando 20 risulterebbe, da fonte sedicente certa, che in Turchia non si è per nulla rassegnati ai fatti compiuti della Cirenaica, del la Macedonia e de l!' Albania, ma che anzitutto gli sforzi del Governo, e cli Enver Pacha in ispecie, sono costantemente rivolti ad una rivincila. È stato assicurato che, per intanto, vengono continuamente inviati e in Cirenaica e in Macedonia e in Albania ufficiali. Graduati di truppa e messi del Governo per mantenere viva la lotta. Gli ufficiali, che si trovavano in Cirenaica, non sarebbero affatto stati radiati dell'esercito turco, ma tanto essi quanto i graduati cli truppa e i funzionari, che vengono colà inviati, sarebbero in piena altività cli servizio e godrebbero di regolare stipendio, figurando solo in licenza per affari privati. In buon tempo sarebbero , così, stati inviali in Cirenaica un centinaio cli turchi, e oltre 400 in Macedonia e in Albania. Si afferma che tutta l'attività e tutti gli sforzi dell'attuale Governo sono rivolti acl una generale rivincita a qualunque rischio, a cominciare dall 'Italia, causa prima di tutti i mali della Turchia, e che l'apparente amicizia e condiscendenza verso di esso non sono che uno stratagemma diplomatico. Infine, riguardo alle possibili concessioni .in Anatolia, dalla stessa fonte venne accennato che sarebbero costate all'Italia dann i economici e morali , perché si sarebbe, per esse, iniziato un sistematico ostruzionismo. Si comunicano alla S. V. le su esposte notizie perché 1iguarclano argomenti eia Lei ripetutamente trattati nei Suoi rapporti e poiché ne abbia norma nello studio del1'ambiente politico di codesta Capitale, studio al quale Ella attende con costante e lodevole solerzia. Il Tenente Generale Comandante in 2° Camerana G33RJ9!2

19 Minuta di lettera. 20 Si lraLtava di notizie pe1·venu1e dal Comando della 6° Divisione Spec iale, Stato Maggiore, di stanza a Rodi, con prot. 369, dell' 11 giugno 1914 (G33R l 9/2j.

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Documento n. 101 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 130 Costantinopoli 8 agosto 1914 Oggetto: La mobilitazione generale in Turchia. Previsioni circa la condotta del governo Ottomano. PRECEDENTI. Il giorno primo agosto il Consiglio superiore ciel Comitato Unione e Progresso si è riunito per esaminare quale doveva essere la condotta della Turchia in conseguenza della conflagrazione europea. Alla riunione hanno preso parte sei membri fra cui E nver Pacha e Dijémal Pacha . Tutti si sono trovati d ' accorcio sulla convenienza di osservare per il momento la neutralità; ma le opinioni sono state diverse circa la necessità o meno di garantirla con la mobilitazione generale dell'esercito e della flotta. E nver Pacha si è dichiarato favorevole alla mobilitazione, onerosa per le finanze ottomane e costituente una minaccia contro la tranquillità dei Balcani, ma imposta dalla vicinanza della Russia, le cui aspirazioni sugli stretti e sulla Turchia europea in genere poteva costituire per l'Impero ottomano un gravissimo pericolo. Enver ba soggiunto che la mobilitazione era anche vivamente sconsigliata dalla Gennania per mezzo ciel suo ambasciatore a Costantinopoli barone \Vangenheirn, Dijémal Pacha di cui sono ben noti i sentimenti francofili, si è dichiarato decisamente contrario alla mobilitazione e si è scagliato contro le inveterate abitudini dei Ministri Ottomani cli lasciarsi influenzare dalla diplomazia di Costantinopoli, specie dalla tedesca, mentre la T urchia era e doveva essere ora in grado cli agire da sé. La votazione si è chiusa con parità di vot.i e cioè con risultato indeciso. Venne allora fissata una seconda riunione per il pomeriggio facendov i intervenire un settimo membro; ma questi si è dichiarato indifferente per l' una o per l'altra soluzione e quindi il risultato ha continuato a essere nullo. 11 governo ottomano ne ha tratto la conclusione che il Comitato lo lasciava libero cli prendere la decisione che riteneva migliore e il mattino del due agosto, previa una ii unione del Consiglio dei Ministri, nel quale il Gran Vizir e Talaat Bey si sono schierati dalla parte cli Envcr Pacha, ha decretato la mobilitazione gene rale dell'esercito e della flotta. MOBTT.TTAZIONE GENERALE. Il manifesto è molt.o semplice: " la mobil itazione è decretata. Coloro che sono soldati debbono presentarsi alle anni. Il primo giorno cli mobilitazione è il 3 agosto". Contemporaneamente il governo, per mezzo dell'agenzia ottomana, ha dichiarato che la Turchia avrebbe osservato la stretta neutralità e che la mobilitazione aveva soltanto il carattere di misura precauzionale. Analoga dichiarazione il governo ha fatto alla Camera ed al Senato nella seduta di chiusura della sessione parlamentare.

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I banditori dei quartieri, accompagnati da un hodjà (prete) e da gruppi di giovani turchi con bandiera spiegata, hanno incominciato a percorrere le vie della città e dei dintorni per annunciare, al suono dei tamburi, la mobilitazione. 11 giorno 4 agosto, allo scopo di evitare equivoci nell'interpretazione della nuova legge sul reclutamento, la quale, come è noto, non è ancora stata approvata dal Parlamento, una legge provvisoria ha sancito che tutti i sudditi turchi non musulmani sono obbligati al servizio militare; però ha dato atto loro facoltà di esimersi pagando una tassa di 42 lire turche (.I .000 franchi). Un'altra legge provvisoria ha autorizzato il Ministero della Guerra a chiamare fin d'ora alle anni la classe J.310, con anticipo di sei mesi, e tutti coloro che per ragioni varie, cli studio o di professione, non hanno finora ricevuto l'istruzione militare. Questa leva in massa di tutti gli individui atti alle anni dall'età dai 20 ai 45 anni dovrebbe dare all'esercito turco non meno di due milioni e mezzo di richiamati. Però la metà circa non ha ricevuto dell'istruzione militare e della metà istruita il 40% appartiene a c lassi che hanno superato l'età di 35 anni e che perciò banno scarsa attitudine a servire nell'esercito attivo. Cosicché i riservisti veramente buoni per essere incorporati nei riparti di prima linea non superano con tutta probabilità gli 800.000 e cioè appena il terzo degli individui richiamati alle anni con l'attuale ordine di mobilitazione generale. Degli altri due terzi, una parte troverà uti le impiego in servizi di seconda linea e in servizi territoriali ed una parte pure, costituita delle classi meno anziane, potrà essere sottoposta ad un periodo d'istruzione accelerata per formarne truppe cli complemento; ma rimarrà sempre una forte aliquota di individui i quali non fanno che ingombrare i depositi e gravare inutilmente sulle finanze dello Stato. Conscio di questo inconveniente, il governo ottomano ha già accordato, come si è visto sopra, l' esenzione ai non musulmani, mediante il pagamento della tassa di mi Ile franchi e sembra che costretto anche dal bisogno di denaro, voglia estendere la concessione a determinate categorie di musulmatù. Inoltre ha pubblicato ieri una legge provvisoria la quale accorda la dispensa, senza pagamento di tassa, a numerose categorie di impiegati dello Stato. Le operazioni di mobilitazione procedono assai male; né potrebbe essere altrimenti. li popolo non ha alcun entusiasmo per questa preparazione militare cli cui non riesce a capire lo scopo e, conservando ancora vivo il ricordo delle sofferenze patite durante le ultime guerre, si sente indeciso, per non dire riluttante, a rientrare nelle file cli un esercito dove sa che si muore di fame e cli malattie. Ne consegue che le diserzioni sono numerosissime e si effettuano in tutti i modi suggeriti dall'astuzia turca e consentiti dalla mancanza delle predisposizioni regolamentari che permettano all' autorità di esercitare il dovuto controllo. Nei grandi centri come Costantinopoli basta chiudersi in casa per sfuggire alla caccia che i gendarmi, in mancanza dei registri di stato civile, danno per le vie a tulti coloro che dimostrano l'età dai 20 ai 45 anni; nei villaggi spetta agli hocljà (preti) e ai mudirs (sindaci) di riunire e inviare al centro di mobilitazione più vicino gli individui atti alle armi, ma relazioni di amicizia o parentela e spesso un conveniente bakscis bastano per assicurare l'esenzione; in aperta campagna poi questa requisizione cli uonùni diventa ancora più difficile e da' risultati molto scarsi. 563


La gendarmeria ovunque spiega la massima attività per prendere con la forza i renitenti e una legge provvisoria pubblicata ieri commina pene severe fino a cinque anni di lavori forzati, a chiunque non si presenti volontariamente. Ma tulto ciò non basta a frenare la diserzione la quale si verifica su vasta scala. Cito alcuni esempi caratteristici: il mio portiere, un giovanotto di 23 anni non esce più da otto giorni, nemmeno per comperarsi il vitto; g li uscieri del club si sono chiusi in una soffitta del medesimo e non disimpegnano più che il servizio interno; molti fattorini, commessi, camerieri, appena emanato l'ordine di mobil itazione hanno abbandonato il loro posto e sono spariti; altri s i presentano negli ospedali o stabil imenti esteri a chiedere il ricovero onde sfuggire alla chiamata; altri si allontanano su barche a vela o cercano di trovare di nascosto un posticino nelle stive dei piroscafi in partenza. Interrogati del motivo per cui vengono così ignominiosamente meno al loro piL1 sacro dovere verso la Patria, 1isponclono tutti: "Non vogliamo andare a morire di fame!" Essi sanno poi per esperienza che le autorità turche non hanno, in massima, il mezzo di controllare la loro diserzione e sanno pure che nella peggiore delle ipotesi qualche lira turca messa in buone mani al momento opportuno sarà sufficiente a liberarli dalla pena. In tali condizioni il numero dei riservisti che si presentera11110 alle anni non potrà che risultare assai inferiore a quel lo previsto. Ma se anche tale riduzione dovesse risultare del 30% non sarebbe un grande male per l'esercito ottomano. Anzitutto i quadri sono così scarsi che una volta messe sul piede cli guerra le unità già esistenti dell 'esercito attivo non credo che sarebbe ora possibi le di inquadrare unità di riserva di nuova formazione; in secondo luogo bisogna tenere presente che le anni e le munizioni perdute durante le guerre balcaniche non sono state finora rifornite che in minima parte, ragion per cui non ne esiste ora nei magazzini una quantità sufficiente per armare forti masse cli riservisti. Da diverse fonti buone mi risulta che sarebbero ora disponibili soltanto 450.000 fucili, di cui 300.000 Mauser e 150.000 Marlini. REQUISIZIONE CARRI E QUADRUPEDI - La requisizione dei carri e dei quadrupedi è incominciata tre giorni fa e viene effettuata nel modo sommario, primitivo che bo già avuto occasione di descrivere altre volte. I gendarmi fermano per la strada i carri e le vetture pubbliche e le mandano al vicino posto d i pol izia, dove una commissione accetta tutto ciò che non è assolutamente inservibile e consegna ai proprietari un pezzettino di carta (ne bo visto uno cli cl imensioni clella'nostra moneta da dieci centesimi con scritto sopra 300 Lire turche, ossia 7.000 franchi!) con la indicazione del prezzo da riscuotersi dopo la guerra. I buoni cli requisizione delle guerre balcaniche non sono stati finora pagati! CONCENTRAMENTO DELLE TRUPPE MOBI LITATE - La mobilitazione è stata estesa soltanto a I O corpi d ' annata, escludendo i tre piì:t lontani: VIT 0 (Yemen) - XIT 0 (Mossul) - Xlll 0 (Bagdad). TI concentramento delle lruppe, o almeno ciel grosso delle truppe, sarà effettuato in Tracia, dietro la linea Dimot.ica-Adrianopoli-Kirki lisse. Lo deduco dalle seguenti notizie, attinte a fonte sicura, circa i trasporti ferroviari sulle linee della Tracia (linea Costantinopoli-Adrianopoli con diramazione a Kirkilisse).

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A cominciare dal giorno 4 e fino a tutto 1'8 agosto saranno effelluati giornalmente tre o quattro treni militari da Costantinopoli per Adrianopoli e Kirkilisse. A partire dal giorno 9 le ferrovie di Tracia passeranno a completa disposizione dell 'autorità militare, con soppressione cli tutti i treni ordinari. Saranno effclluati g iornalmenLc da 12 a 14 treni militari, tutti clireui i;ul fronte Dimotica-Adrianopoli- Kirkilisse. Ciascun treno di 40 vagoni. Materiale ferroviario disponibile: 980 cani coperti diversi , I 50 carri scoperti, 65 locomotive. Piani caricatori sono stati costruiti a Muradli per la provenie nza da Rodosto e altri se ne stanno costruendo a Makrikuei e S. Stefano per il caricamento delle lruppe che saranno trasportate per mare dall 'Asia Minore alle coste della Tracia. Questi piani sono lunghi da 300 a 400 metri e analoga lunghezza hanno quelli esistenti qui e alle teste di linea di Adrianopoli e Kirkilisse. Apposite istruzioni, letteralmente copiate da quelle tedesche, sono state djslribuite in questi giorni e ai funzionari delle ferrovie e alle truppe per regolare e rendere spedite tulle le operazioni di carico e scarico; ma tali istruzioni sono una cosa nuova per tutti e non potranno che essere malamente applicate. L'esperienza del passato lascia la convinzione che, per un complesso cli incagli inevitabili in questi ambienti civili e mii ilari, non saranno effettuabi li all 'atto pratico più di IOtreni al giorno. Basandosi su questo dato, una divisione di fanteria sul piede di guerra potrà essere tras portata in due gio rni e un corpo cl ' ann ata di tre divisioni con truppe suppletive in una settimana. Il progetto compilato dal Ministero della Guerra d "accordo con la Società delle Ferrovie Orientali contempla un movimento della durata cli quattro settimane, il che significherebbe che in T racia si ha intenzione d i trasportare quattro corpi d'annata, in rinforzo del 11° che già si trova ad Adrianopoli. Detti corpi d'armata sono probabilmente i più vicin i e cioè: il 1° (Costantinopoli), il II° (Dardanelli), il IV 0 (Smirne) e il V 0 (Angora).Però per ovvie ragioni una divisione del 1° corpo dovrà essere lasciata a difesa del Bosforo e una del ITI 0 ai Dardanelli; un'altra di visione del I 0 corpo, con ogni probabilità, sarà lasciata a Costantinopoli e una del TV 0 a Smirne. Potranno invece essere chiamate in Tracia, in tutto o in parte, le divisioni dei corpi d'armata siriani: Vfl 0 (Aleppo) e vm0 (Damasco); se la via dell'Egeo sarà libera, esse potranno essere facilmente trasportate per mare fi no a Rodosto o S. Stefano; in caso conLrario il trasporto dovrà essere fatto per terra usufruendo delle ferrovie della Siria a e di quella cli Anatolia, ma effettuando anche per via ordinaria la lunga traversata delle zone montuose de lla Manus e del Tauro, dove non funziona ancora la ferrovia (interruzione di I00 chilometri della Manus e di una cinquantina di chilometri del Tauro). Secondo un calcolo sonunario, la divisione di Adana, la più vicina, potrebbe giungere ad Haiclar Pachà sul Bosforo entro tre o quattro settimane dal)' inizio del movimento e le altre successivamente con aft1uem:a quasi continua. Per quanto poi riguarda j tre corpi d'annata mobilitali cieli' Armenia e ciel Kurdistan (lX 0 Erzerum - X 0 Sivas - XI 0 Mamouret ul-Aziz) è supponibile che due cli essi, il IX 0 e l' Xl 0 saranno lasciati presso la fronLiera russa; il X0 invece che è quello p iù. arretrato potrebbe però forse essere chiamato in Tracia; ma se non 565


sarà libera la via del Mar Nero, cosa assai probabile., per po1tarsi ad Angora, la più prossima testa di linea ferroviaria, dovrà compiere 350 chilometri per via ordinaria e quindi non potrà giungere in Tracia che fra un mese e mezzo almeno. Se così è, l'ordine di affluenza delle truppe turche nella zona di adunata della Tracia potrà essere, a grandi tratti il seguente: nelle prime quattro settimane- 1° corpo d'armata (una sola divisione)- Il 0 C.d' A: (già sul posto, completo), - lll° C.d' A. (due divisioni) - IV 0 C.d' A. (due divisioni) - V 0 C.d' A. completo (tre divisioni). Totale: II divisioni cli fanteria e cioè approssimativamente: 88.000 fucili - 4400 sciabole - 180 pezzi d' artiglieria da campagna - 80 da montagna - otto d'artiglieria a cavallo - 200 obici da campo; entro la 5° e la 6° settimana - corpi d'armata Vl0 e VIl0 - sei divisioni - Totale: 48.000 fucili - 800 sciabole - 84 pezzi cl' artiglieria eia campagna - 32 da montagna; nella settima settimana - X 0 corpo d 'armata - tre divisioni. Totale: 34.000 fucili - 40~ sciabole - 24 pezzi d'artiglieria da campagna - 36 da mon tagna. Sommando, la forza ottomana che nello spazio di un mese e mezzo potrà essere concentrata in Tracia dietro la frontiera bulgara sarà in cifre tonde e contando soltanto i combattenti: 160.000 fucili - 5000 sciabole - 464 pezzi di mtiglieria campale. In seconda linea: una divisione di fanteria sul Bosforo - una a Costantinopoli una sui Dardanelli - una a Smirne. Verso la frontiera russa: i due corpi d'annata, IX 0 e XI 0 , complessivamente sei divisioni. FLQTB OTTOMANA - Come ho già riferito nel rapporto n. 185/1 21 del I O corrente mese, la flottiglia delle siluranti è pronta e si trova ora frazionata fra il Bosforo, i Dardanelli e il Corno d'Oro. Le cinque navi corazzate costituenti la flotta turca potranno prendere il mare fra pochi giorni. La clreaclnought "Sultan Osman" 22 su cui tanlo contava il governo ottomano è stata trattenuta dall'Inghilterra. La Sublime Porta ha protestato energicameme per mezzo ciel suo Ambasciatore a Londra; ma il governo inglese ha risposto che gli interessi della nazione lo avevano costretto ad agire così e che tutt'al più era possibile cli rimborsare al governo ottomano il costo della "Sultan Osman" ( 1). Il peggio poi è che l' equipaggio della "Sultan Osman" formato con fatica raccogliendo quanto vi era di meglio nella marina turca, si trova ora in lnghilteJTa e non si sa come potrà fare ritorno in patria, cosicché ora la costituzione degli equipaggi delle navi ormai pronte presenta gravi difficoltà. Si provvederà alla meglio; ma si tratterà sempre di personale scarso e poco istruito. , MUNIZIONAlVIENTO - Il munizionamento, tanto cli fanteria quanto d'artiglieria, non è stato rifornito che in minima parte dopo le guerre balcaniche. Il governo ottomano rimanendo sempre indeciso fra le pressioni della Germania e quelle della Francia, non ha conchiuso per tali rifornimenti alcun conlratto definitivo, né con le case tedesche né con quelle francesi ed ha respinto sempre le offerte che gli venivano fatte dall'industria italiana. Ora i mercati europei si sono chiu-

21 Non pubblicato. 22 Innovativa grande nave da guerra inglese, varala all'in izio del 1906.TI ~uo nome significa lcLteralmente paura-zero, cioè ciò che nulla

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teme.


si e la Turchia deve accontentarsi di quel poco che ha e cioè di un munizionamento scarso sul quale non può contare per operazioni offensive prolungate. INCERTEZZA ATTUALE DEL GOVERNO OTTOMANO - La Turchia ha mobilitato perché spjnta dalla Germania. Settanta ufficiali tedeschi, scelti fra i migliori, e guidati da un proprio maresci.allo, lavorano attivamente nello Stato maggiore generale turco per di1igere la mobilitazione e la radunata delle tiuppe; alcuni di essi hanno il comando di divisioni che saranno schierate in prima linea; altri comandano fin d'ora gli sbarramenti del Bosforo e dei Dardanelli; il Maresciallo Liman von Sanclers prende parte in questi giorni ai Consigli dei Ministri nei quali si discute la linea cli condotta della Turch ia; un decreto imperiale è già pronto per la sua nomina a generalissimo dell' annata ottomana mobilitata. Tutto ciò indica abbastanza chiaramente che l'esercito turco rappresenta in questo momento nelle mani della Germania una forza potenziale, pronta ad essere lanciata in quel momento e in quella direzione che lo svolgersi degli avvenimenti sarà per indicare come migliori per conco1Tere al successo della causa tedesca, soddisfacendo a un tempo alle aspirazioni del governo ottomano. TI concorso alla causa ted.esca potrà essere dato eia un'azione delle truppe ottomane contro quello (o quelli) degli stati balcanici che si schierasse in favore della Russia. A tale proposito non è possibile per ora di fare alcuna previsione. In Romania il re austrofilo si trova contro il governo e l'opinione pubblica: in Bulgaria il governo austrofilo, pur avendo la maggioranza parlamentare, si trova contro la maggioranza ciel popolo; in Grecia l'ingordigia di ingrandimenti territoriali non è ancora sazia ed ad ogni modo è grande il timore che l'inazione porti alla perdita di nuovi territori della ìVfaceclonia. Tutti questi stati banno dichiarato la neutralità ed avrebbero in realtà tutto l'interesse di osservarla strettamente; ma tutti mobilitano più o meno apertamente col pretesto di misura precauzionale e tutti si preparano ad entrare in azione, senza sapere ancora né quando, né con chi o contro chi, ma al solo scopo per ora di non lasciarsi cogliere alla sprovvista. Questo stato di incertezza costosa e penosa, combinato con tutti gli strascichi lasciati dal Trattato di Bukarest, non può durare a lungo. La Russia che tiene 150.000 uomini schierati alla frontiera romena, inviterà ben presto il governo di Bukarest a prendere una decisione; nel qual caso la probabilità maggiore è che la Romania si schieri dalla parte russa. La Bulgaria, nonostante il suo proposito, che pare veramente sincero, cli rimanere neutrale, si trova minacciata alla frontiera greca e più ancora su quella turca dove si vanno ammassando ingenti forze ottomane; queste forze, in qualunque direzione siano chiamate ad agire, dovranno passare in territorio bulgaro; cosicché la Bulgaria dovrà necessariamente marciare o con loro, cosa assai improbabile, o contro di loro. La Grecia, qualora debba rompere la neutralità, se non vuole perdere la sua flotta e vedersi bombardalo il Pireo, deve schierarsi dalla parte dell'Inghilterra e della Francia, padrona del Mediterraneo. Ad ogni modo è prevedibile che, se anche la situazione dei Balcani potrà mantenersi indecisa per qualche tempo ancora, una soluzione avrà luogo non appena qualche grande scontro in Europa, specie fra l'Austria e la Russia, verrà a delinea.re meglio la situazione reciproca dei due grandi gruppi in conflitto. 567


Se il primo importante successo sarà per la Triplice Intesa, molto probabilmente la Romania si schiererà dalla parte della Russia; in caso contrario si get.terà dalla parte dell'Austria . La Turchia nel primo caso marcerà contro la Romania, nel secondo caso potrà rimaner ferma nelle sue posizioni di attesa, o pure, cedendo alle sue aspirazioni su lla Tracia occidentale, puntare su Cavalla e Salonicco. Tutte queste supposizioni, semplici supposizioni, sono basate sulla pregiudiziale che la Turchia continui a rimanere fedele alla Germania, il che è molto probabile, probabilissimo, ma non certo, almeno fino a questo momento. Enver Pacha è germanofilo nell'anima e del suo parere, sebbene forse con minore convinzione, sono il Gran Vizir, Principe Saicl Halim e il Ministro Talaat Bey; ma Dijérnal Pacha è di parere decisamente contrario. Egli non è sicuro del successo della Germania e terne la vendetta della Russia; perciò vorrebbe che la Turchia, pure avendo ordinato la mobilitazione generale, cosa che egli non ha approvato, rimanesse strettamente neutrale, ripromettendosi da questo contegno quella ricompensa che il gruppo europeo vincitore, qualunque esso sia, non potrà fare a meno di accordare al governo ottomano. Convinto della bontà cli questa tesi e spinto dai suoi sentiment.i francofi li, Dijémal non ha avuto scrupoli a recarsi a bordo del piroscafo "Saghalien" ad augurare buona fo,tuna ai riservisti che partivano per la Francia. Le ovazioni dei riservisti alla madre Pania si sono intrecciate con quelle di "Viva la Turchia! Viva Dijémal Pacha"; lutto cii) cmi una pomposità ed un clamore che sono stati abbastanza significativi, tanto più non essendosi fatto nulla di simile per la partenza dei riservisti tedeschi e austriaci, avvenuta il giorno prima. La cosa non ha piaciuto agli alt,i membri di Gabinetto, i quali hanno trovato subito il modo di lanciare due frecciate alla Francia e all'Inghi lterra: alla Francia, arrestando il "Saghalien" ai Dardanelli con la motivazione, probabilmente solo un pretesto, che si debbono ,i pescare alcune mine anelate alla deriva e intanto il piroscafo rimane là con un migliaio di riservisti cui non saprà come provvedere il vitto; all'Inghilterra facendo pubblicare sul giornale ufficiale, a proposito della catn1ra della dreadnought "Sultan Osman", una protesta fonnulata in termini energici. Oggi poi è entrata in campo anche la neutralità dell'Italia, finora appena accennata dalla stampa turca, in massima con commenti favorevoli. Il "Tanine" di oggi, dopo avere criticato aspramente la condotta del nostro governo, il quale non osserva lo spirito dei trattati, e averci indirizzato l'infamia che l'Italia non è uno stato potente né per terra né per mare, prevede che noi arriveremo fìiÌo al punto di dichiarare la guerra ali' Austria, conchiude nell'affermare che noi non troveremo più degli alleati. TI giornale turco "Terclj umani-Hakikat" in un articolo dello stesso tenore dice che il Gabinetto di Roma pagherà cara la sua disinvoltura. Quest.i apprezzamenti ostili compaiono ora per la prima volta a poche ore di distanza da due consigli dei Ministri, ai quali ha preso parte il Maresciallo Liman von Sanders e nei quali è stata discussa e forse decisa la linea cli condotta della Turchia. Ciò fa supporre che la tesi cli Dijémal Pacha sia stata sopraffatta da quella di Enver e che la Turchia sia ormai decisa a marciare per la Germania. In tal caso è spiegabilissimo il contegno della stampa turca, la quale ora più che mai in periodo cli rigorosa censura non è che l' umile serva del governo (2); ed

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anzi dobbiamo aspettarci attacchi ancora più vivaci ed insolenti, molto probabilmente inspirati eia questa Ambasciata tedesca. Si dice che la Russia, per mezzo del suo Ambasciatore a Costantinopoli, abbia insistentemente raccomandato al governo ottomano di osservare la stretta neutralità, facendogli anche capire che in caso contrario la vendetta ciel governo di Pietroburgo sarebbe stata implacabile. Si dice pure che l'Ambasciatore francese Bompard abbia fatto passi analoghi. Ma in questo momento tutti i sintomi concorrono ad indicare che il governo ottomano, trascinato da Enver Pacha, si prepara ad agire in favore della Germania e lo farà non appena g li si presenti l'occasione propizia, se pure non cercher~t di provocarla. Il Tenente Colonnello Mombelli (1) Giunge ora la notizia che l'lnghilterra ha sequestrato anche la dreadnought turca, quasi ultimata "Ruhadié" e due cacciatorpediniere costruite nei cantieri inglese per conto del Chili e acquistate dalla Turchia. (2) Oniiai non si tratta più di censura turca, ma di censura tedesca, la quale mette il veto di pubblicazione su qualsiasi notizia che non provenga dalla Germania e non si riferisca a successi delle truppe imperiali. Fin dal giorno 8 è stata solennemente pubblicata la notizia della caduta di Liegi, presa d'assalto da un corpo d'annata tedesco, rinfor zato da un secondo. Oggi, 10 agosto, l'Ambasciata di Francia dichiara di avere ricevuto la notizia che Liegi resiste ancora con successo. Non si riesce a sapere quale delle due notizie sia la vera. Intanto si può trarre la conclusione che di quanto succederà sui teatri cli guerra europei, non si saprà qui mai nulla di esatto; il che è sconfortante.

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Documento n. I 02 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N.1 45 Costantinopoli 6 settembre 1914 Oggetto: La mobilitazione e adunata dell' esercito ottomano. Indecisione della Sublime Porta. MOBILITAZIONE DELL'ESERClTO OTrQMANO . Forza dei riparti mobilitati - la mo-

bilitazione turca è quasi ultimata; continuano ad arrivare i riservisti ritardatari, ma ormai le varie unità hanno raggiunto i loro effetti vi di guerra. Questi effettivi sono pressoché uniformi e noti con sufficiente approssimazione nell'arma di fanteria; non cosl nell'artiglieria e nella cavalleria, dove si riscontrano nella composizione delle varie unità forti differenze . La compagnia di fanteria ha in media 220 fucil i; il battaglione di quattro compagnie, 880; il reggimento, di tre battaglioni, 2640. I due terzi dei reggimenti dispongono cli una compagnia di mitragliatrici cli quattro anni ciascuna. La batteria di artiglieria eia campagna, sia a T.R., si a T.O., sono su quattro pezzi, ma hanno un numero diverso cli cassoni, generalmente assai scarso per il fatto che le forti perdite di questi ultimi subite durante le g uerre balcaniche non sono ancora state colmate; in massima non v'è batteria anche a T.R., che abbia al suo seguito più di sei cassoni. Le rimanenti munizioni della dotazione di batteria sono trasportate nelle casse per proietti su carri di requisizione. Le batterie di artiglieria da montagna sono tulle su quattro pezzi ed hanno esse pure buona parte delle munizioni trasportate nelle cassette per proietti su muli requisiti. Gli squadroni hanno in media 200 sciabole ciascuno; ma per raggiungere tali effettivi sembra che nei reggimenti gli squadroni siano stati ridotti da cinque a quattro e che inoltre nelle brigate di corpo d'annata, i reggimenti siano stati ri dotti da tre a due. Sulla base cli questi dati, fornitinù da buone fonti e eia me stesso controllati in va1ie circostanze, la forza combattente delle grandi unità mobilitate risulta la seguente: Divisione di fanteria: 8.000 fucili - 2 compagnie di miu·agliatrici - 1O pezzi eia campagna - 8 eia montagna. Corpo d'armata di tre divisioni - 24.000 fucili - 6 compagnie di miu·agliatrici 48 pezzi da campagna - 34 eia montagna. Truppe suppletive cli corpo d' armata uno o due reggimenti di cavalleria, ciascuno su quattro squadroni - due batterie di artiglieria a cavallo (in due soli corpi d' armata) - un battaglione da 8 a 12 obici eia campagna (sollanto nei primi tre corpi d'annata) - una compagnia telegrafisti - un battaglione zappatori - un battaglione treno. I riparti del genio hanno appena qualche embrione di parco.

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Circa la composizione e il funzio namento dei servizi al seguir.o delle truppe mobilitate non si possono avere dati positivi perché nulla esiste cli regolarmente stabilito, alcune norme di massima debbono essere state distribuite recentemente ai corpi, ma non se ne conosce il contenuto. Si sa soltanto che per quanto riguarda i servizi di vettovagliamento e cli rifornimento delle munizioni ciascun corpo d'armata o divisione indipendente deve provvedere coi propri mezzi di trasporto di requisizione, abbondantissimi, attingendo i depositi viciniori; per quanto riguarda il servizio sanitario, ciascun battaglione dispone di uno o due medici (in massima pro fess ionisti civ ili soggetti a servizio militare) e di un numero vario di portaferiti, zaini e cofani di sanità e barelle, ripartiti fra le dipendenti compagnie; inoltre le divisioni dispongono di personale, tende e poco materiale per impiantare ciascuna una propria sezione cli saniti1 e fra i corpi d'armata sono distribuiti alcuni ospedali eia campo; ma lutto ciò ha carattere rudimentale e improvvisato, per nulla paragonabile a quanto si pratica presso un esercito europeo bene organizzato. Cosicché si può essere sicuri che in una prossima guerra il servizio sanitario presso l'esercito ottomano continuerebbe a funzionare come durante i conflitti balcanici, con l'aggravante che verrebbe ora a mancare il concorso delle missioni ospitaliere estere. Ufficial i dell'armata auiva - le fo11i lacune di ufficiali dei gradi infe1io1i sono state in pa11e colmate con le seguenti misure (V. mio rapporto n. 129/52 del 19 apri le u.s. relativo alla nuova legge per il reclutamento degli ufficial i23): a) nel mese di luglio u.s. sono stati promossi sottotenenti , a termine di legge, 380 allievi del 2° corso dell e scuole mjlitari; b) ai primi di agosto, appena indetta la mobilitazione, sono stati inviati ai corpi, come candidati ufficiai i, 4 1O allievi della seconda sezione del I O corso delle scuole militari e 620 ali ievi della l a sezione dello stesso corso; i primi con anticipo di un mese sull'epoca stabilita dalla legge; gli altri con anticipo di 9 mesi e quindi con preparazione incompleta. Tuui questi candidati ufficiali hanno assunto il comando di plotoni di fanteria o di riparti co1Tispondenti delle altre armi. c) In fi ne sono stati 1ichiamati in servizio militare mo]tj ufficiali inferiori fra queUi congedati nel gennaio u.s., quando il nuovo Ministro Enver Pacha ha proceduto alla revisione radicale dei quadri. Questi ufficiali richiamati, generalmente cli età avanzata e vestiti ancora delle vecchie uniformi che hanno fallo la campagna balcanica, sono di preferenza impiegati nei servizi d'intendenza e nelle colonne treno. Con questi provvedimenti si è potuto ottenere che ciascuna compagnia, squadrone o batteria, mobilitata abbia, oltre iI comandante due subalterni , tenenti , sottotenenti o candidati uffic iali. È evidente però che si tratta in massima di quadri troppo giovani e poco esperti. Ufficiali cli riserva - Richiamati in servizio, per l' annata attiva, gli ufficiali idonei della riserva, non ne sono rimasti disponibili altri, né per colmare le lacune presso le truppe combattenti, né per formare nuove un ità di seconda linea. Ciò 23 Non pubbl icalo.

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proviene dal fatto che mai in passato si è provveduto presso l'esercito ottomano a preparare ufficiali cli riserva. Per ri mediare a tali inconvenienti, una recente legge provvisoria, pubblicata all'atto della mobilitazione generale, ha prescritto che tutti i richiamati laureati di una università o cli scuole supe1iori, età fra 21 e 27 anni, i quali in passar.o hanno sempre sfuggito al servizio nùlitare, debbono ora essere riuniti e sottoposti ad un corso di preparazione speciale per formarne ufficiali di riserva. La legge non stabilisce la durata del corso e neppure le modalità per la promozione ad ufficiale; ma ciò formerà oggetto di altre leggi e di apposito regolamento, i quali forse sono ora allo studio. Intanto sono piL1di 4.000 i richiamati che frequentano ora il corso suddetto, parte presso la scuola Pancaldi e parte in altre caserme della capitale . Essi sono raggruppati in altre caserme della capitale. Essi sono raggruppati in compagnie da 450 a 500 individui ciascuna; ogni compagnia ha il proprio comandante, due ufficiali subalterni e da quattro a sei sottufficiali. Le squadre sono comandate da caporali sce lti, in gran parte provenienti dal battaglione modello sottufficiali di Costant.inopoli. Gli allievi debbono procurarsi l'uniforme a proprie spese e sono autorizzali a mangiare e a dormire fuori caserma. Per ora compiono l'istruzione d i recluta, istruzione che potrà essere ultimata in poche settimane, data la loro preparazione intellettuale e la buona volontà di cui danno prova. Aci ogni modo è fuor cli dubbio che prima di un anno almeno essi non potranno essere convenientemente preparati per coprire la carica di ufficiale e quindi non potranno servire come tali in una prossima guerra. Ufficiali e militari di lruppa tedeschi - Nei mesi di giugno e luglio u.s. la missione nùlitare tedesca è stata rinforzata da parecchi ufficiali subalterni delle varie armi giunti dalla Germania; pare non meno di una cinquantina. Scoppiato il conflitto europeo e indetta la mobilitazione ottomana, gli ufficiali cli riserva e i richiamati cli truppa dell'esercito tedesco che si trovavano negli stati balcanici o in Turchia sono slali autorizzati ad arruolarsi nel!' esercito turco, se pure non hanno ricevuto in proposito un ordine tassativo. Il fatto è che molti ne sono venuti dai Balcani e eia tntto l'Impero, dove abbonda l'elemento germanico, e tutti hanno preso senz'altro servizio presso le lruppe ottomane. Gli ufficiali, specie subalterni, pare che siano 150 almeno e i sottufficia li si dice che superino i 300; gli uni e gli allri distribuiti fra le varie armi dell'esercito e le diverse navi della flotta, con abbondanza di tecnici e specialisti. ' Inoltre in questi ultimi dieci giorni sono giunti qui per la ferrovia Bukarest.-So fia più cli 600 marinai e una trentina di ufficiali cli marina provenienti dalla Germania e forse anche dal!' Austria. Severe misure precauzionali sono state prese per evitare il contatto col pubblico, sia nelle stazioni di u·ansito, sia all'arrivo a Costantinopoli; ma la cosa è qui conosciuta da lulli e variamente commentala. A quanto pare, insieme coi marinai specialisti destinati alla flotta sono giunti parecchi artiglieri per l'armamento delle batlerie degli su·etti e diversi operai per le riparazioni da eseguirsi alla nave "Goeben" la quale sembra sia piuttosto seriamente avariata, si dice pure che vi sieno comprese squadre di artificieri per il caricamento dei proietti d'artiglieria e delle cartucce. Intanto è certo, per informa-

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zione data dal nostro agente consolare ai Dardanelli, che 150 marinai e 1O ufficiali tedeschi sono stati sbarcati a Dardanelli il 30 agosto e distribuiti fra le batterie dello stretto. Inoltre si sa che l'equipaggio tedesco del "Goeben", compreso il comandante, Ammiraglio Suchon, e quello della "Breslau" sono tuttora qui al loro posto e non pensano affatto a partire. Come pure si sa per certo che su ogni nave turca parte dell'equipaggio e parecchi ufficiali sono tedeschi e il comando è tenuto nominalmente eia un turco, ma effettivamente eia un ufficiale cli marina germanico. Lo prova il fotto che i due migliori ufficiali cli marina turchi, Raouf Bey (il celebre comandante clell'Hamidié) già destinato al comando della "Sultan Osman" e Vassif Bey, già destinato al comando della "Rechadié" , rientrati finalmente dall'lnghilterra con gli equipaggi delle ora elette due clreaclnought, sono stati non1inati capisezione al Ministero, invece di anelare ad assumere il comando di una nave nella flotta mobilitata; evidentemente non si sarebbe più trattato cli un comando effettivo, ma soltanto cli un impiego sott'ordine, che essi non hanno gradito. L'ammiraglio inglese Lympus e il capitano di fregata Alifax sono ancora qui, però non hanno comando e sono tenuti in disparte, al Ministero, come consulenti, da non consultarsi mai. Tale posizione non deve essere loro molto gradita; ma forse il governo inglese crede ancora opportuno di tenerli qui come affermazione della propria influenza e come informatori cd essi trovano nel lucroso stipendio il compenso del loro sacrificio personale. Pertanto non solo l'esercito, ma anche la mari na ottomana è ormai completamente nelle mani della Germania, la quale viene così a disporre del mezzo più efficace per imporre alla Turchia la propria volontà. Materiali da guerra tedeschi - Oltre al personale cli terra e di mare, la Ge1111ania manda in Turchia anche materiali da guerra e forse anche denaro. Ho già accennato nei miei precedenti rapporti all'arrivo su piroscafi tedeschi e più tardi per la via di Costanza di una rilevante quantità di fucili Mauser con relative munizioni e altri materiali vari provenienti dalla Germania; ora stanno giungendo anche cannoni e munizioni d'artiglieria cli grosso ca libro. Il giorno 4 corrente sono arrivati alla stazione ferroviaria di servigi 15 vagoni, di cni tre carichi cli grosse e pesanti granate e gli altri 12 cannoni smontali di grosso calibro, che si crede siano destinati ai Dardanelli; cli altri 50 vagoni è preannunciato l'arrivo. Insieme poi coi marinai tedeschi, sono giunte cassette contenenti denaro, cli cui non si conosce né l'ammontare, né la data d i destinazione. Tali sacrifici cli personale. cli materiale da guerra e di denaro compiuti dalla Germania in questo momento indicano sicuramente che essa intende di trarne un adeguato profitto nei riguardi del conflitto europeo. Il male si è che la Turchia, accettando tali donazioni senza approfondirne lo scopo finale, va vincolandosi sempre di più mani e piedi, alla causa tedesca e il giorno che giudicasse prudente cli liberarsene a Sk\lvagu.ardia dei propri interessi diretti non potrà più farlo. Tale giorno di riflessione è forse già arrivato o sta per giungere, ora che le traUative di Talaat Bey a Bukarest e Sofia stanno per fallire; ma è già tardi. La Germania che ha nelle sue mani tutte le forze armate della Turchia saprà imporTe a quest'ultima la propria volontà. 573


La Qenclarmeria ottomana - i riparti cli gendarmeria turca, della forza complessiva di 40.000 uomini circa, sono stati incorporati nell'esercito, il rinforzo delle grandi unità mobilitate. Soltanto una piccola parte di essi è rimasta a disposizione ciel Ministero degli Interni per il servizio d'ordine pubblico nei centri più importanti; in loro rinforzo sono stati destinati drappelli cli richiamati anziani, di cui soltanto una parte annata di fucili Mattini. Il Generale Baurnan e tutti gli ufficiali frances i che erano adibiti al riordinamento della gendarmeria sono rimpatriati definitivamente; con soddisfazione dei turchi, i quali, com' è noto, erano poco contenti dell'opera cli questi ufficiali esteri pii:, interessati che zelanti. È quindi rimasto libero il campo per il ritorno dei nostri carabinieri, sotto la direzione di un generale italiano, come nell'epoca precedente la guerra libica; e posso assicurare che questo ritorno sarebbe molto gradito dagli ufficiali della gendarmeria ottomana, i quali ricordano ancora con piacere e riconoscenza l'opera p restata dai loro colleghi italiani. 11 nostro Ambasciatore tiene presente la cosa e qualora ne ravvisi l' opportunità farà le pratiche necessarie. OPERE di FORTIFICAZIONE e 1.AVORI STRADALI - 11 nostro agente Consolare di Dardanelli informa che è già stata costrnita in questi ultimi tempi e annata con sette cannoni da I 5 una nuova batteria scoperta, sull'altra cli Saradzelé, situata a cinque chilometri circa a sud-sud-est dell'abitato di Dardanelli. Questa batteria ha evidentemente lo scopo cli completare la difesa ciel centro dello stretto, battendo dall'alto il tratto cli canale dove stanno le difese subacquee. Continuano i lavori cli difesa sulle alture di Ciamilgià, di cui ho trattato nel mio ultimo ra pporto24 ed è stata armata la batteria di punta di Moda, con grossi cannoni che suppongo siano da 15. 11 nostro console in Adrianopoli informa che tutte le fortezze della piazza, le quali erano state danneggiate durante la guerra balcanica, sono state riparate e rifornite cli munizioni e di viveri. Ora si lavora attivamente a rafforzare le difese di Maras, presso la stazione ferroviaria, e ad unire le varie opere e caserme della piazza con una rete di ferrovia Décauville. Anche sulla linea di Ciatalgia si stanno compiendo lavori cli rafforzamento perché la settimana scorsa vi sono stati mandati in ferrovia riservisti di cui circa 4.000 cristiani ricbiamati con attrezzi eia lavoro. Inoltre sono stati spediti in Tracia 40 vagoni di tavole e traversine di legno, indubbiamente destinate alla costruzione di tettoie e baraccamenti. Parecchi lavori strnclali sono in corso lungo e dietro la linea di altur~ che forma la costa asiatica del Bosforo. Lo scopo deve essere di creare una linea cli arroccamento che faciliti lo spostamento delle truppe mobili della difesa e permetta di concentrarle ràpidamente verso la costa del Mar Nero in caso di tentativo di sbarco cli truppe russe. CONCENTRAMENTO DELLE TR UPPE MOBILITATE - TI concentrnmento delle (ruppe mobilitate procede nel modo già indicato nel mio ultimo rapporto e cioè: un cor-

24 Non pubblicato.

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po d'armata rimane in Tracia; due altri si radunano alla frontiera russa e verranno, a suo tempo, rinforzati dai due della Mesopotamia; un corpo d 'armata rimane a Costantinopoli ; uno nella bassa Siria; tutti gli altri vanno attestandosi alle coste del Marmara e del Mar Nero, pronti ad essere trasportati là dove le circostanze indicheranno. 11 qui aJlegato25 schizzo rappresenta graficamente la situazione attuale delle truppe mobili tate, quale mi ris ulta eia informazioni buone, controllate nel limite del possibile. Da esso appare che non esiste ancora una vera e propria zona di concentramento, ma soltanto concentrazioni parziali regolate in modo da poter far fronte a tutte le eventualità. Ciò è stato imposto dalla situazione politica, la quale rimane indecisa. Il VI° Corpo d'annata (Aleppo) mi si assicura che è già tutto in movimento per portarsi a nord, sul Marmara. L'VTII° Corpo (Damasco) doveva fare altrettanto, seguendo il movimento del VI0 , rna poi ha ricevuto l'ordine di arrestarsi e tenersi pronto a marciare invece a sud, verso la frontiera egiziana. Ora le truppe delle divisioni cli Damasco e cli Homs pare che si concentrino lungo la ferrovia siriana, pronte a prendere imbarco per il sud; quelle della divisione di Gerusalemme si riuniscono alla testa delle carovaniere che conducono più direttamente alla frontiera cli Egitto. Ciò dimostra che il governo ottomano si è preoccupato dell'arrivo delle truppe anglo-indiane ad Alessandria e del.la eventualità che l' lnghi Iterra non solo si annetta l'Egitto, ma eserciti anche qualche minaccia contro le finitime provincie dell'Impero, tanto più se questi farà causa comune con la Germania. INDECISIONE DEL GOVERNO OTIO!VIANO - 11 ministro Talaat Bey è rientrato dal suo viaggio a Sofia e a Bucarest senza aver conchiuso nulla cli positivo. A quanto pare egli non é riescito a trovare un terreno d'intesa coi delegati ellenici circa la questione delle isole e neppure a garantirsi la neutralità della Bulgaria e della Romania nel caso che la Turchia dovesse muovere guerra alla Grecia ed alla Russia. E poiché il governo cli Berlino, seccato del prolungarsi delle trattative di Talaat, faceva insistenti pressioni sul governo ottomano perché prendesse senz'altro una decisione, la Sublime Porta ha creduto opportuno di richiamare Talaat Bey perché potesse dare personalmente spiegazione ciel suo operato, lasciando perè:i a Bukarest Halil Bey a continuare le trattative. In tal modo la Sublime Porta non ha rotto d ' un colpo tutti i ponti dietro di sé, come forse avrebbe desiderato la Germania, e si è preso un poco di tempo per riflettere e anche per vedere come si mettono le cose in Europa, prima di giuocarc una carta importantissima che potrebbe anche essere l'ultima. Siamo quindi in un periodo di grave indecisione, durante il quale, da una parte la Germania, appoggiata dal partito militare ottomano cli Enver Pachà, spinge a tutta forza alla guerra contro la Russia e forse anche contro la Grecia, mentre dall' altra i benpensanti rnrchi, fra cui Dijémal Pachà e forse oggi anche il M inistro Talaat e il Gran Visir Said Halim, riflettono seriamente se non sia partito più saggio il mantenere almeno per ora la stretta neutralità, in attesa degli eventi.

25 Non riprodotto.

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Quale delle due parti opposte sia destinato a trionfare non è possibile di prevedere per ora. Certo è che trnvandosi l' esercito e la flotta turca nelle mani di ufficiali tedeschi ed essendo questi ultimi vigorosamente appoggiati dal partito militare ottomano, il quale sotto il regime dei giovani turchi ha sempre avuto il sopravvento, la probabilità maggiore è che il governo ottomano si trovi trascinato nella guerra e costretto ad affrontarla fin d'ora per far cosa gradita, anzi voluta dalla Germania, ma arrischiando l'avvenire della Turchia. 11 Tenente Colonnello Mombelli G33RJ9

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Documento n.

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COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Ufficio Coloniale Roma 23 settembre 19 I 4 All'Ufficio del Capo del Riparto Operazioni Il sottoscritto è del subordinato avviso che l'annesso rapporto del nostro addetto a Costantinopoli - 6 corrente n. 145 27 , meriti d'essere commentato subito al Ministero della Guerra, perché possa constatare come la Turchia, - malgrado i rovesci della guerra italo-turca e della guerra balcanica, e malgrado la secolare paralisi economica, ora più grave che mai - , possegga ancora un' Amministrazione militare la quale, ad onta delle molteplici sue imperfezioni, è dotata tuttavia di tale efficienza d'aver saputo compiere, nelle più difficili condizioni che si possano immaginare, una mobilitazione generale (indetta il 2 agosto) relativamente rapida e sufficientemente regolare e completa. Ora l'esercito ottomano è in grado di dare tutto il suo appoggio a quel qualsiasi disegno politico che il governo di Costantinopoli ritenesse di poter attuare. La constatazione di questo fatto, mentre sembra molto istruttiva per noi , dovrebbe, tenuto conto de ll 'incremento conseguito ultimamente dalla flotta turca, non lasciarci indifferenti nei riguardi della nostra occupazione del Dodecaneso. Il Tenente Colonnello Capo Ufficio Mozzoni G33 R/9

26 Si tratta di una m.inuLa manoscritta di un appunto di circolazione i nterna. 27 V. sopra documento precedente.

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Documento n. 104 L' Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Prot. N. 213 Costantinopoli 27 novembre 1914 Oggetto: La proclamazione della guerra santa Il Gran Consiglio degli Ulemas, presieduto dallo Sheik-ul-lslarn, ha redatto il qui annesso manifesto28 indirizzato a tutti i musulmani per spiegare loro che la guerra santa (Djihad) è stata proclamata soltanto contro gli stati che si trovano attualmente in conflitto con la Turchia. Un apposito iradé imperiale ha ordinato che il manifesto sia pubblicato in tutti i paesi mussulmani. Premesso che lo Stato Moscovita, nemico e tiranno implacabile del benessere dell'umanità e dell' inclipenclenza delle nazioni, ha esteso ora all'Europa centrale, il flagello cli cui è stato sempre colpevole nel prossimo e nell'estremo oriente, trascinando seco la Francia e l'Inghilterra, il manifesto incolpa le grandi potenze di aver scatenato due anni fa la guerra nei Balcani e non paghe di tanta iniquità, di mirare oggi alla rovina ciel Califfato. Di fronte a così violenta aggressione, il Gran Califfo ha considerato come supremo suo dovere di convocare tutti i musulmani alla guerra santa affinché essi possano difendere i luoghi santi e, con l'assistenza dell'Onnipotente, distruggere e annientare tutti i nemici suindicati dell' Islamismo. I mussulmani tutti in Qenerale, tanto quelli che già si trovano sotto il giogo tirannico degli Stati sopracitati, quanto quelli che sono in Cina, Afganistan, in Persia, in Africa e negli altri paesi, hanno il sacro dovere di partecipare alla guerra santa insieme cogli Ottomani, sia di persona, sia coi loro beni. Questo è per essi il solo mezzo cli scongiurare, in questo mondo, e nell'altro, la punizione divina e d i godere della felicità eterna. Visto poi che i suddetti nemici si valgono cli sudditi mussulmani per perpetrare i loro delitti contro l'Islamismo, diventa imperioso dovere per tutti i Mussulmani di sottoporsi a qualsiasi sacrifizio per mettere fine a questi atti odiosi, opponendovisi con tutte le loro forze. Il manifesto termina con l' invito al popolo mussulmano di raggrupparsi in massa attorno al trono del Sultano Califfo per difenderlo contro gli accaniti nemici dell'islamjsmo, la Russia, l'Inghi lterra, la Francia e i loro alleati.

28 Si tratta di un lungo manifesto in francese del quale sono in realtà riassunti i punti salienti nel testo che viene pubblicato di seguito.

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Con questo importante documento il governo ottomano ha voluto dare agli Stati neutri, specie ali' ltal ia, l'assicurazione ufficiale, solenne, che nulla sarà tentato contro le loro colonie mussulmane, fino a che essi non assumeranno un contegno ostile verso la Turchia. E realmente, in ogni passo del manifesto si nota la intenzione, si può dire la preoccupazione, dei compilatori di mettere bene in evidenza che la guerra santa è stata proclamata soltanto contrn le potenze dell' intesa e contro i loro alleati. Però non è men vero che il Corano ordina la distruzione e l'annientamento di tutti indistintamente i nemici dell'Islam, e cioè cli tutti gli infedeli. TI Consiglio Superiore degli Ulemas, per esigenze politiche del momento, ha voluto specificare che oggi si tratta soltanto dei nemici che sono già in guerra contro la Turchia e cioè della Russia, dell'Inghilterra, della Francia e dei loro alleati. Ma questa limitazione non conforme alle prescrizioni coraniche, deve mettere in serio imbarazzo i veri mussulmani, i quali, ignari delle solli li esigenze della poli tica estera, non sapranno come e perché essi debbano oggi distinguere gli infedeli in due categorie e cons.iderare g li uni soltanto come nemici dell' Islamismo offrendo agli altri il ramo d'olivo. E se a tale difficoltà naturale in ogni buon mussulmano si aggiunge quella non meno grave, nelle condizioni presenti, per il Califfato di far giungere l'ordine di limitazione della guerra santa fino alle più lontane tribù di mussulmani, si è indotti a ritenere che tale guerra là dove riuscirà ad attecchi"~ si pronunced1 indistintamente contro tutti gli infedeli , siano essi nemici o amici della Turchia. Perciò anche ammesso che il Governo ottomano agisca questa volta in buona fede, non è tuttavia possibile che l'Italia riponga la sua fiducia nell'effetto ciel qui annesso manifesto . La guerra santa si estenderà quasi certamente anche alle nostre colonie, anzi in esse più facilmente che altrove perché il terreno è già preparato della guerra tuttora in corso. Gli emissari che la Sublime Porta e il Governo di Berlino vorrebbero mandare presso il Gran Senusso incontrerebbero non lievi difficoltà nell'adempimento della loro m issione. Inoltre data la doppiezza della politica turca non si può escludere che detti e missari anziché svolgere opera di sincera propaganda in nostro favore siano invece incaricati di far soltanto comprendere che per ora conviene rallemare l'azione ostile contro di noi, salvo ariprenderla più accanita di prima in un non lontano avvenire qualora la politica italiana dovesse prendere un indirizzo sfavorevole alla T urchia. Una propaganda fatta in tal senso può esserci più dan nosa che utile. Perciò è forse meglio per noi che gli emissari ottomani rimangano ben lontani dalle nostre colonie. li Tenente Colonnello~ Mombelli G33 R19

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Documento n. 105 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Prot. N. 222 Costantinopoli 6 dicembre 1914 Oggetto: il discorso del Presidente del Consiglio On. Salandra. Tutti i giornali turchi, evidentemente obbedendo ad u na parola d'ordine, consacrano i loro articoli cli fon do alle importanti dichiarazioni fatte clall'On. Salandra alla nostra Carnera dei Deputati. Tutti riconoscono che gli accordi esistenti non face vano obbligo all'Italia di prendere parte al conflitto attuale; si affrettano però a soggiungere che, visto l'equilibrio garantito eia tali accordi e la comunanza d' interessi che ne deriva, l'Italia deve ricercare nella cooperazione con la Germania, I' Aust1ia e la Turchia, il raggiungimento dei propri obbiettivi. Il "Sabah" a questo proposito fa rilevare la sincerità di cui hanno sempre dato prova verso l'Italia i due lmperi centrali e soggiunge che l'impegno recentemente preso dal Gran Senussi29 d i rinunciare alla lotta contro di noi viene ora a confermare tutto il vantaggio che il governo italiano può trarre dalla condotta politica della Turchia. L"'lkdam" riass ume come segue le sue impressioni sulle dichiarazioni dell'On. Salandra: "Sia che mantenga la propria neutralità, sia che essa prenda parte alla guerra, l'Italia resterà fedele alla Triplice Alleanza, ed è precisamente con una tale condotta che essa si sforzerà di ottenere dei successi. li "Touran" conchiude così: "La neutralità dell'Italia è temporanea. Tosto o tardi questo paese paiteciperà alla guerra, per necessità di circostanze. Gli stati i cui possibili ingrandimenti possono preoccupare l'Italia sono le potenze della Triplice Intesa; ragione per cui l'Italia si troverà costretta di fare la guerra a fianco della Germania e cieli' Austria Ungheria". Il "Tasfir Etkiar" dichiara che un primo esame delle dichiarazioni dell'On. Salandra non conduce a conchiudere che il Presidente ciel Consiglio abbia risposto chiaramente ai punti interrogativi circa l'attitudine presente e l'avv~nire dell'Italia". "Però - soggiunge il giornale - un esame più attento delle parole pronunciate dall' On. Salandra può fonùre interessanti schiarimenti. Il fatto che il primo ministro italiano ha cercato cli dimostrare che la neutralità dell'Italia non era contraria agli accordi esistenti, basta di per se stesso a provare che l'Italia continuerà a mantenersi fedele alla Triplice Alleanza. Del resto - continua il giornale turco - la neutralità osservata dall'Italia non è affatto inesplicabile. La partecipazione dell'Italia ad un conflitto al quale prende egualmente parte l'Inghilterra poteva

29 Sic nel testo.

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essere fonte di debolezza anziché di aiuto per la Triplice Alleanza. V'è persino chi afferma che la neutralità deU' ltalia ne lla guerra dell'Inghilterra contro la Triplice Alleanza era un fatto previsto e concordato". Conclusione: la stampa turca, unanime, approva la nostra neutralità, ma la ritiene provvisoria e prossima a infrangersi a favore degli Imperi centrali e della Turchia. li Tenente Colo1rnello Mombelli G33Rl9

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Documento n. I06 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° del Corpo cli Stato Maggiore Prot. N. 232 Costantinopoli 24 dicembre 19 14 Oggetto: dichiarazioni cieli' Ambasciatore di Germania Barone Wangenheim. Ieri il Barone Wangenheim, Ambasciatore di Germania, che ho avuto l'occasione di incontrare all'ambasciata di Persia, mi ha tenuto un discorso relativo alla situazione attuale che credo opportuno di riferire per sommi capi a codesto Comando. Premessa la ferma fiducia che egli ha nel successo fi nale delle armi tedeschi il barone Wangeheim ha accennato all'influenza che vi può esercitare il contegno dell'Italia ed ha aggiunto: "11 popolo tedesco ha nutrito in passato e nutre tuttora una viva simpatia per il popolo italiano. Da parte sua il governo cli Berlino ha cercato in ogni circostanza di dare a quello di Roma il suo efficace, disinteressato appoggio. L' Italia, nel presente momento in cui è scoppiato il conflitto europeo, ha creduto cli dover dichiarare la propria neutralità e ormai è da tutti riconosciuto che essa lo ha fallo di pieno diritto, conformemente ai propri interessi. Però, astrazione fatta dal fondamento giuridico della questione e considerandone soltanto il lato n,oralc, la Germania ha sofferto del distacco della sua vecchi alleata e non potrebbe perdonarle che essa si spingesse fino a schierarsi dalla parte opposta. Ciò non è conforme ai suoi interessi e quindi essa non lo farà, tanto più sapendo che dalla neutralità essa p uò ricavare importanti vantaggi. Tullavia se per comune sventura dovesse succedere il contrario, la vendetta della Germania sarebbe inesorabile e si scatenerebbe non soltanto contTO il continente, ma anche contro le colonie italiane dell'Africa". Ho risposto che la benevolenza dimostrata dal popolo tedesco era stata sempre giustamente apprezzata e sinceramente contraccambiata dalla nazione italiana, la quale tributava ora unanime alla prode consorella germanica i sensi della sua più alta ammirazione. Come pur.e il governo di Roma non aveva mancato mai di tes timoniare a quello di Berlino la propria riconoscenza per i benefiè i ricevuti. Ed ho soggiunto che se ora l'Italia per ragioni a tutli note aveva dovuto seguire una politica non conforme ai desideri della Germania, spettava a quest'ultima cli valutarne giustamente le ragioni e cli continuare l'appoggio alla vecchia alleata per facilitarne il raggiungimento dei suoi giusti obbiettivi. Prendendo poi pretesto dall'accenno fatto al le nostre Colonie, ho domandato al Barone Wagenheim se egli fosse ben sicuro che, pur rimanendo l'Italia neutrale, i nostri possedimenti africani sarebbero stati immuni dagli effetti della guerra santa. TI Barone Wagenheim ha r isposto: "TI governo di Berli no, agendo con tutta sincerità, fa ogni sforzo perché i possedimenti italiani cieli' Africa non abbiano a subire

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alcun danno dalla guerra santa. Però il Governo di Roma, non permettendo l'invio cli missioni al Gran Senusso è venuto a privare la Germania ciel mezzo piì1 efficace perché la sua azione pacificatrice possa raggiungere i desiderati effetti" . Ho osservato, sfiorando appena il delicato argomento, che il governo di Roma, non accettando l'invio delle missioni, non aveva certamente voluto misconoscere le buone intenzioni della Germania, ma soltanto evitare un procedimento indiretto che riteneva non necessario. A questo punto il discorso è stato interrotto. Ne ho riferito subito dettagliatamente a S.E. il Marchese Garroni il quale non ha avuto nulla da osservare. Il Tenente Colonnello Mombelli

G33Rl9

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1915 Documento n. 107 L'Addetto Militare Al Signor Comandante in 2° ciel Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N. 4 Costantinopoli 3 gennaio 19 15 Oggetto: dichiarazioni ciel Maresciallo von cler Goltz. TI Maresciallo von der Goltz, intervistato da un corrispondente del "Tanine" circa le condizioni dell ' esercito ottomano e la situazione della Turchia, ha fatto le dichiarazioni che figurano nel qui annesso stralcio cli giornale. Il Maresciallo constata i progressi fatti dal l'esercito turco in questi ultimi tempi e afferma che attualmente esso è in grado di rendere al Paese importanti servizi. I disastri toccati nell' Ottobre 1912, durante la prima guerra balcanica, sono dovuti a circostanze eccezionali, sulle quali sarebbe grave errore di basarsi per esprimere un giudizio circa la capacità militare della Turchia. Pochi mesi dopo quei disastri, nel Luglio 1913, in occasione della marcia su Adrianopoli, l'esercito turco era già tanto migliorato che esso ha potuto compiere l'avanzata in modo degno cli lode. Ora poi che possiede il fraterno appoggio delle armi tedesche, esso non può che progredire sempre di più, rino a raggiungere l'antico splendore. La Turchia ha saputo scegliere il migliore momento per entrare in azione. La posizione centrale che l'Impero Ottomano occupa fra l'Egitto, le Indie e la frontiera russa, conferisce al suo intervento una particolare importanza. l grandi obbiettivi cui deve mirare la Turchia, insieme coi suoi Alleati, non possono essere raggiunti s-e non con molti sacri fizi; ma la Nazione ottomana deve affrontarli con sicura fiducia e con la convinzione che l'esercito è ora in grado cli darle tutto l'appoggio di cui essa ha bisogno. Sopra tutto è inclispem;abi le che governo, popolo e armata abbiano fede nelle propÌ:ie forze e dimostrino la ferma volontà di riuscire vittoriosi in questa lotta grandiosa per il risorgimento della Turchia. Le armi tedesche hanno gi}1 riportato importanti successi sui teatJi europei e continueranno senza tregua la loro offensiva fino ad ottenere il trionfo finale. Le armi ottomane sono entrate appena ora in lizza; ma hanno esordito bene, tanto che sono giustificate le più rosee speranze per l'avven ire. Gli ostacoli da superare non .sono pochi, né lievi. Qualche insuccesso potrà prodursi, come avviene in tutte le grandi guerre e forse anche le primitive speranze, alquanto esagerate, non potranno realizzarsi con la sognata rapidit~t. Ma la Nazione ottomana non deve preoccuparsi di ciò e tantomeno demoralizzarsi. Al contrario essa deve tenersi pronta a lottare con tenace costanza e serena fennezza, avendo sicura fiducia nel proprio destino. L'appoggio fraterno della Germania non le verrà mai meno.

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Come si vede, il Maresciallo von der Goltz si preoccupa seriamente della possibilitĂ che eventuali insuccessi producano il panico nella nazione Ottomana e sente il bisogno di infonderle speranza e coraggio. Il Tenente Colonnello Mombelli G29RIO!l

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Documento n. 108 1 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Riparto operazioni Ufficio Segreteria Al signor Ten. Col. di S .M. Mombelli cav. Ernesto Addetto militare presso la R. Ambasciata cli Costantinopoli Prot. N. 72 Ris. Risposta al rapporto 24 dicembre n. 2322 Roma 16 gennaio 1914 Oggetto: C irca l'opera del l'addetto militare. Q.C. ha preso conoscenza della comunicazione fattami col rapporto sopranotato, relativamente al colloquio cheV.S. ebbe recentemente con S.E. l' Ambasciatore cli Germania, Barone Wagenhcim. Dato il carattere essenzialmente politico clell' argomento trattato in tale colloquio, sembrami che la S.Y. sia stata trascinata, ce1to involontariamente, oltre quei limiti - fissati dalle vigenti norme - entro i quali dovrebbe svolgersi costantemente l'opera dell'addetto militare. Credo pertanto opportuno richiamare l'attenzione della S.V. sulla necessità assoluta cli sfuggire, particolarmente nell' ora presente, ogni occasione che possa condurla ad esprimere g iudizi o apprezzamenti su argomenti di carattere politico, ed in genere cli evitare di ingolfarsi in conversazioni che possono avere conseguenze e portata molto superiori alle intenzioni della S. V. IL MAGGIOR GENERALE

Capo del Riparto Operazioni f. Diaz (I) Tutto quanto ha tratto alla politica è cli competenza dell'ambasciata, la quaie sola può avere tutti gli elementi su cui basare i suoi giudizi e le sue risposte, e può possedere le direttive ciel governo circa il modo di regolarsi nelle varie contingenze che le si presentassero e sui rapporti sia con autorità sia con persone. Gradirò un cenno di ricevuta 3 . G29R8!28

I M inuta cli lettera su can a intestata. Vi è anche un appunto scritto a rnano con la firma A. Diaz, che costituisce la minuta della minuta (G33R8!28). 2 Ved i sopra doc. n. I 06. 3 Questa noi.a è stata aggiunta a mano.

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Documento n. 1094 COMAN DO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Ufficio Coloniale N. 19 d' ordine Roma, 11 febbraio 1915 Tutto il lungo rapporto del Prof. lnsabato 5, trasmesso col presente foglio dall'Addetto Militare a Cospoli 6, non ha nulla d' interessante e se ne può 1isparrniare la lettura, trattandosi cli beghe interne tra turchi in Cirenaica e di vicende dei turchi stessi cl' ordine affatto secondario. La trasmissione fatta clall' Addetto ha la sua giustificazione nel precedente da lui citato. Nella condanna a morte contro Azziz bey, - succeduto ad E nver bey nella direzione della resistenza contro di noi in Cirenaica -, pronunciata dalla corte marziale di Costantinopoli, uno dei 180 capi d'accusa lo diceva colpevole "d' essersi ritirato, contrariamente ag li ordini ricevuti, in occasione dell' incidente di Chouimera (Sciuimera), nel quale alcuni ufficiali, alcuni soldati ed alcuni arabi furono uccisi". Non essendo qui nota l' accentuata località e non sapendosi se e a quale dei combattimenti colle nostre truppe quel fatto potesse corrispondere, S.E. il Capo cli S.M. del tempo volle che se ne chiedessero schiarimenti all'Addetto Militare a Cospoli. Dapprima questi non poté appurare nulla, ma poi, per mezzo del prefato prof. Insabato e grazie alle confidenze da Alessandria d' un egiziano amico di costui, poté sapere che la località era tra Tobruk e Sollurn e che lo scontro era avvenuto fra turchi e beduini armati radunati in Marmarica. Con questo veniva a cessare l'interesse destato dalla notizia, che, qualora avesse corrisposto ad un combattimento contro di noi, avrebbe potuto dimostrare l'ingerenza della Turchia nella resistenza continuata in Cirenaica dopo la conclusione della pace: cioè l' inosservanza da parte della Sublime Porta del Trattato di Losanna. Il Tenente Colonnello Mozzoni G29 R/017

4 Si traila di un interessante appunto relativo al rapporco n. 15 ciel 27.1.19 15 sull ' azione fatta da Ai iz Ali e l Masri in Cirenaica: con il citato rapporto ven iva infatti trascritta e invima al Comandante in 2° del Corpo di Stato M aggiore la lunga e dettagli ata relazione ciel clott. Enrico Jnsabato, ri guardo al comportamento dell'ufficiale turco. Dopo questa relazione apparente mente Aziz Ali non fu più cli alcun interesse per lo Stato Maggiore: almeno non wno stati trovati documenti al riguardo, tra quell i consultati per questo studio. Per i precedenti v. doc. n. 91, 94, 95, 96. 5 Enrico Insabato era stato incaricato dal Ministero de lle Colon ie di seguire il movimento panislamico e di studiare l' influenza che esso poteva avere sulla resistenza degli arabi in Cirenaica. Aveva sede al Cairo. 6 Forma abbre viata spesso usata per indicare Costanti nopoli.

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Documento n. 110

Riservatissimo COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE

Ufficio Informazioni PROMEMORIA N. 1759

Per il Signor Capo della Segreteria del Riparto Operazioni. Roma, 6 maggio 1915 Oggetto: Istruzioni generiche per l'addetto militare a Costantinopoli, nel caso debba trasferirsi ad Atene. Nel restituire i quattro fogl i trasmessi col promemoria n. 853 Ris.7 in data odierna, si comunica quanto segue: nel 1911, allorchĂŠ per effetto della rottura diplomatica tra Italia e Turchia il nostro addetto militare dovette lasciare Costantinopoli, gli vennero date qui in Roma istruzioni verbali da codesto Ufficio e dallo scrivente circa l'azione da svolgere nella sua nuova sedle d i Atene. In analogia a quanto venne allora stabilito si espongono qui di seguito le istruzioni generiche che, nei riguardi del servizio informazioni, si propone siano ora impartite al nostro addetto militare a Costantinopoli. 1) stabilire fin d'ora delle relazioni con individui fidati che in caso di nostre ostilitĂ con l'impero ottomano resterebbero certamente in Turchia, in modo da poter servire come informatori, o come addentellati per intavolare nuovi rapporti con persone colĂ residenti. 2) Predisporre con particolare cura il modo di comunicare con le anzidette persone in caso di rottura diplomatica. 3) Oltre alla raccolta generica di notizie da fars i in Atene, specialmente nei riguardi dei belligeranti, prestare particolare attenzione a quanto potrebbe essere predisposto dai nostri avversari a diretto nostro danno, sia nelle nostre colonie, sia nelle zone ove abbiamo interessi, come ad esempio in Albani.a. Il Colonnello Capo Ufficio f. to illeggibile L'Ufficio Coloniale concorda e non avrebbe nulla di speciale eia aggiungere8 TI Tenente Colonnello Mozzoni 8/5/1915 G29RJ0/19

7 Non pubblicato. 8 Si tratta di un appunto a mano a ma rgine del 1" rogl io.

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Documento n. 1119 L'Addetto Militare Prot. N. 92 Costantinopoli 5 luglio 1915 Oggetto: Situazione della nostra Ambasciata a Costantinopoli. Faccio seguito al foglio n. 86 del 21 giugno 10. Ministero degli affari esteri non ha accolto favorevolmente proposta Marchese Garroni essere richiamato sotto forma congedo. Invece lo ha pregato cli rimanere per presentare a tempo opportuno nostra dichiarazione cli guerra alla Turchia. Testo questa dichiarazione cli gue1n è stato già comunicato al marchese Garroni ed è giunto qui dieci giorni fa con ordine accusare ricevuta e attendere arrivo telegramma convenzionale in chiaro per presentare dichiarazione di guerra alla Sublime Porta e chiedere passaporto. Fino ad ora detto telegramma, convenzionale, non è giunto, non si sa se perché trattenuto al suo arrivo da questa censura, o perché qualche nuovo fatto abbia consigliato al nostro governo di ritardare rottura. In Turchia non rimangono più che nostri Consolati cli Trebisonda, Smirne, Costantinopoli. Per console Smirne e per quella numerosa colonia italiani, di cui seimila sudditi hanno chiesto rimpatriare sono in corso pratiche con questa Ambasciata americana per imbarco su una nave americana. Intanto queste autorità civili e militari turco-tedesche hanno capito che nosu-a dichiarazione di guerra deve essere imminente e ritengono che già sia pronta nostra spedizione Dardanelli. Quindi ci considerano fino da ora come nemico e ci trattano come tali salvando solo le apparenze. Specialmente la mia presenza in qualità di addetto militare non è gradita. Però fino ad ora non ho avuto alcuna noia e poiché per il passato i miei rapporti coi turchi e tedeschi sono stati sempre ollimi ritengo che la mia persona sarà rispettata. Ad ogni modo ho preso tutte le precauzioni necessarie perché nessun documento riservato possa cadere in mano dei turchi anche se dovesse essere perquisita improvvisamente la mia abi tazione. Da dieci giorni ritenendosi imminente dichiarazione di guerra abbiamo spedito via quel poco che rimaneva ancora deU' archivio 11 • Io ho conservato solo il c ifrario.

9 È un rapporto scriu.o a mano, gi unto per corrie re di Gabinetto. Non è su carta intestata. Potrebbe essere una copia redatta per uso interno o la copia cl i un rapporto-telegramma giunto tramite !VI in istero degli Affari Esteri. IO Non pubblicato. 11 fin dal febbraio precedente il Ten. Col. Mombelli aveva pe n,alo alla sorte del!' Archivio del1' Addetto Militare e aveva iniziato a prendere provvedimenti. Nel maggio aveva inizialo a distruggere quelle carte d'Archivio che non avrebbe in vialo a Roma, tramite corriere diplomatico. Cfr. 28.2.1 915. prot. N. 36 in G29R 10/9; 10.5.1 9 15, prot. 69 in G29R9/36.

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Ministero degli Affari esteri dal dieci maggio non ci manda più posta né di Ufficio né privata cosicché da due mesi siamo senza notizie della Italia e delle nostra famiglie. Noi continuiamo spedire corriere a lungo intervallo con precauzione. Il Tenente Colonnello Mombelli G29RJ0!38

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Documento n. 112 L'Addetto Militare Al Comandante ciel Corpo cli Stato Maggiore Roma Prot. N. 107 Costantinopoli 6 agosto 1915 Oggetto: ultimatum dell'llalia alla Turchia. Come ho accennato nel mio telegramma n. I05 del 3 corrente mese12, non avendo la Sublime Porta risposto a due note diplomatiche energiche relative alla partenza dei nostri connazionali dai porti della Siria e del]' Asia Minore, S.E. il marchese Garroni il giorno 3 corrente alle ore quattro pomeridiane ha presentato al Gran Visir una nuova nota sotto forma di ultimatum con 48 ore di tempo per accettare integraln1ente le condizioni ivi indicate e cioè: libera partenza dei nostri connazionali dai porti ottomani senza limitazioni di luogo e di tempo e senza special i formalità; facilitazioni eia parre delle autorità ottomane a coloro che dall'interno debbono recarsi ai porti d'imbarco. Scadenza ciel termine utile per la risposta: ore quattro pomeridiane cli giovedì 5 corrente mese. Il giorno 4 il Gran Vizir ha riunito il Consiglio dei Ministri, a l quale hanno preso parte il Ministro della Guerra Enver Pachà, il Ministro del l'Interno Talaat Bey, il Ministro della Giustizia Tbraim Bey e il Presidente della Camera dei deputati Halil Bey. La riunione è stata lunga e Ja discussione animata; ma nulla è trapelato circa le decisioni prese. Si dice che Talaat Bey si sia dichiarato favorevole per l'accettazione integrale delle 1ichieste contenute nell'ultimatum onde evitare o almeno ritardare una nuova calamità per la Turchia; mentre che Enver ha espresso parere decisamente contrario per la sua convinzione che la guerra fra la Turchia e l'Italia, voluta da quest'ultima, è inevitabile e che quindi è inut.ile subire umiliazioni per congiurare c iò che deve fatalmente accadere. Del parere di Enver pare che siano stati anche alcuni Ministri. Cosicché la sera de] 4 si è avuta qui l'impressione che la Sublime Porta non avrebbe risposto al nostro ultimatum. , Il Marchese Garroni ha dato le disposizioni per la prossima partenza dell'ambasciata e si è tenuto pronto a consegnare la dichiarazione di guerra per le ore quattro e mezza pomeridiane ciel giorno 5. Però nella sera ciel giorno 4 e nella notte dal 4 al 5 hanno avuto luogo parecchi colloqui fra i Ministri turchi e l'Ambasciatore <li Germania e pare anche che parecchi telegrammi siano stati spediti a Berlino. Si aggiunge a questo riguardo che il governo tedesco e il suo rappresentante in questa capitale banno fatto viva

12 Non pubblicato.

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pressione sul governo ottomano perché la guerra con l'Italia fosse a qualunque costo evitala. Il fatto è che il giorno 5 a lle ore due e mezza pomeridiane il Gran Vizir ha fatto rimettere al Marchese Garroni una nota esplicita e cortese con la quale il governo ottomano accetta integralmente le condizioni poste nell'ultimatum. La guerra quindi è per ora evitata. Però il Marchese Garroni è convinto che si tratta soltanto di accomodamento temporaneo ed io mi permetto di condividere il suo parere. TI governo ottomano non ignora che l' Italia vuole approfittare delle circostanze attuali per regolare i suoi vecchi conti con la Turchia, anzi è convinto che esiste già fra l'Italia e le altre Potenze della quadruplice Intesa un accorcio per il prossimo invio di un forte corpo di spedizione ai Dardanelli. Questo corpo di spedizione dovrebbe, secondo le informazioni del governo ottomano, sbarcare a Enos oppure sulla costa asiatica cli Jenikeui, a sud di Koum Kalé. L' autorità militare sta prendendo in proposi to le necessarie misure e cioè sta fortificando i due punti cli sbarco ora indicati e concentrando truppe in quelle direzioni. I preparativi però non sono ancora ultimati; conviene quindi ritardare l'entrata in azione dell'Italia fino a che le truppe ottomane siano pronte a parare alla nuova minaccia. Questa dev'essere la vera ragione dell'accettazione dell'ultimatum. Accettazione forzata, avente il solo scopo di guadagnare tempo. Da parte nostra la dichiarazione cli guerra è pronta e il nostro Ambasciatore la presenterà immediatamente. Ci troviamo quindi in una situazione piè, che mai precaria, difficile, penosa; sempre coi bagagli pronti per un' improvvisa partenza. Anche i corrieri da e per l' Italia continuano a subire l'int1uenza di questo stato anormale delle cose; cosicché continuiamo a trovar ci in uno stato di penoso isolamento che dura ormai eia più di d ue mesi. 11 Colonnello Mornbelli G29 R /0/43

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1918-1939 Documento n. 113 L'Addetto Militare Per La Bulgaria e il Montenegro Al Signor Comandante in 2° del Corpo di Stato Maggiore Roma Prot. N .1028 Sofia 3 ottobre 1918 Oggetto: la Bulgaria e la pace fra Italia e Turchia I bulgari - dalla ormai svanita speranza di varcare la frontiera nel mentre una notevole parte dell'esercito turco fosse trattenuto da un'azione italiana lungo le coste dello Egeo o nella penisola di Gallipoli - i bulgari, ora, passano alla viva speranza che l' Italia non conchiuda un'affrettata pace con la Turchia, la quale - in questo caso - avendo libero il mare, potrebbe accelerare non poco la sua mobilitazione e rifornire lo scacchiere della Macedonia: zona cli per se stessa non mollo ricca ed attualmente esausta all'estremo pel lungo periodo di rivolta. La speranza è nei cuori di tutt'i bulgari; ed è impressionante il modo come, in questi ultimi giorni, sono fatte le domande del come vanno le trattative di pace in Svizzera. Riporto testualmente il discorso che stamane mi fu fatto da un uomo politico bulgaro e lo riporto senza commenti: "All' Italia non conviene di affrettarsi a conchiudere, in questo momento, la pace con la Turchia. L' Italia, aspettando ancora, per lo meno, tre o quattro settimane prima di conchiudere la pace, non permetterà ai turchi di mobilitarsi celermente (impossibilità di trasporti per via mare; impossibilità di togliere dalla penis~)la di Gallipoli e da Sm irne le truppe fino all'ultimo uomo; impossibilità di trasportare ad Adrianopoli altre bocche da fuoco di grosso calibro togliendole dai Dardanelli), e l'Italia darà così mezzo alla Bulgaria cli accrescere le probabilità di sua vittoria in una prima battaglia. La Turchia - sotto il peso di un primo insuccesso di fronte agli eserciti a lleati balcanici - concederà tutte le condizioni che l' Italia imporrà. L' Italia, in questa via di aiutare indirettamente i bulgari alla vi ttoria, dev'essere spinta anche dalle altre potenze che sinceramente desiderano lo statu quo nei Balcani e non desiderano una guerra generale europea; poiché qualora la Bulgaria - che combatte solo per le riforme in Macedonia - forse schiacciata dalla Turchia, la Russia non potrebbe non aiutarla in qualche modo; e l'entrata della Russia in aiuto della Bulgaria provocherebbe immediatamente un'azione dell' Austria verso il Sangiaccato e verso l' Albania. Se la Russia non aiutasse i bulgari schiacciati dai turchi, essa perderebbe per sem-

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pre la sua influenza nel Balcani, dopo aver giĂ perduta - da vari anni- la influenza nell' estremo oriente. Ăˆ impossibile quindi credere che la Russia voglia da ogni lato esser battuta nella sua politica e chiudere da ogni lato il suo avvenire. Tutte le potenze quindi che non desiderano eventuali altri gravi avvenimenti in Europa, dovranno tendere a sperare che la Bulgaria resti vittoriosa contro i Turchi. Con la Bulgaria vittoriosa, non vi sarebbero conquiste territoriali in Turchia d 'Europa da parte di alcuno, ma solo riforme in Macedonia e nel vilayet cli Adrianopoli (sola causa per cui combatte la Bulgaria). Con la Bulgaria perdente, vi sarebbero forse conquiste te1Titoriali, o per lo meno vi sarebbero sicure e forti egemonie sulla zona albanese - macedone da parte di quella grande nazione". Ripeto: riferisco senza commenti. Tenente Colonnello Enrico Merrone G29 R 6/68

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Documento n. 114 PROMEMORIA pel sig. Capo Uffh:io Operazioni del Comando Supremo 1 - 4.11.1918

Essendo imminente l'armistizio urge la preparazione al le consecutive trattative di pace. Per ciò che riguarda le questioni coloniali da risolversi nelle future trattative, alcune hanno carattere prevalentemente militare, altre invece sono subordinate alle esigenze diplomatiche. Riguardo a queste ultime ed in ispecie a quelle che saranno sollevate dalle prossime preoccupazioni nostre in Oriente sembrerebbe doversi provocare un accordo con i ministeri degli Esteri e delle Colonie al fine di delineare le direttive, secondo le quali si dov rebbe approfondire la preparazione e ciò per evitare che le autorità militari siano costrette ad improvvisare pareri su temi non studiati in precedenza. Alle questioni di carattere prevalentemente militare che occorre studiare ed approfondire su luoghi accenno qui appresso. Dopo la pace con la Turchia resteranno a mantenere viva la ribellione in TripoJitania il Gran Senusso e gli ufficiali arabi inviatigli dall'Austria, i quali si ri tireranno probabilmente verso l'interno per sfruttare le difficoltà dell'azione militare nel deserto. A risparmio di vite e di denari le consecutive operazioni dovranno tenere conto degli insegnamenti del le campagne inglesi in Siria ed in Mesopotamia, soprattutto l' impianto attraverso il Sinai ove il terreno è simile ai deserti della Tripolitanìa. In Libia era già cominciata la costruzione cli ferrovie, ma il tipo adottato dal genio civile, adatto per la madre Patria, è troppo pesante e di difficile applicazione; l'impianto è costato enormement.e, ha proceduto con lentezza ed ha dato risultati economici interamente passivi. li successo inglese nel Sinai si deve all'adozione di un tipo leggero, adattabile rapidamente al terreno, una vera e propria clécauville rinforzata poi ed assicurata fissando le sabbie mobili con un sistema non bene noto per aprire la ferrovia stessa al traffico dei passeggeri e delle merci già inaugurata nel tronco dal Cairo a Gerusalenune; così gli inglesi, dopo avere provveduto alle esigenze militari hanno soddisfatto anche quelle economiche adoperando gli impianti militari per il traffico economico e civile. Su questa colossale loro impresa logisticamente mancano sufficienti informazioni benché queste appaiano necessarie ali' esercito in Colonia; urge dunque che degli ufficiali siano inviati nel Sinai a raccogliere notizie e dati su la canalizzazione e la ferrovia prima che l'azione del deserto e le modificazioni dovute alle esigenze del traffico cancellino le tracce del primo impianto fallo a scopo puramente militare. L'importanza cli tale stud io è indicata da ciò che l'esperienza coloniale dai tempi dei Romani sino a noi mostra che le popolazioni nomadi o seminomadi, quali sono i beduini, vengono domate non tanto dal le grandi operazioni militari fat-

I Si tratta d i una minuta su. carta non intestata.

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te con grandi masse quanto dal graduale sviluppo della rete stradale in profondità; le strade, in ispecie quelle tra i centri di rifornimento d'acqua modificando quelle condizioni essenziali del deserto che costituiscono la forza del beduino in modo da costringerlo all'alternativa o di fissare le sue sedi e divenire un tranquillo agricoltore, o di ritirarsi sempre più lontano dai centri abitati. Essenziale è lo sviluppo del reclutamento indigeno . La convinzione finora pre.valsa di non poterci fidare dei nostri coloni libici si fonda su fatti procurati non già dalla incapacità dei libici a divenire nostri buoni soldati coloniali, ma piuttosto su la inesperienza dei nostri ufficiali a fame dei buoni soldati. L'esperimento fatto dai tedeschi con le loro truppe indigene dell'Est Africa, quello degli inglesi con le truppe indiane, adoperate quasi esclusivamente nelle campagne della Siria e Mesopotamia, l' esempio dei francesi soprattutto i quali hanno sfruttato largamente, persino sui campi di battaglia europei, le loro truppe indigene del Nord Afric;a, provano chiaramente la mia affermazione, contro la guale non si possono accampare nemmeno in teoria le divergenze etniche tra i berberi cli Algeria o Tunisia e quelli della Libia, poiché durante questa guerra, mentre quasi tutti gli indigeni sono stati a noi ostili, influendo così daimosamente su la fedeltà dei pochi sottomessi e degli ancor meno numerosi gregari delle nostre bande; gli inglesi dall'Egitto ed i francesi dalla Tunisia hanno saputo reclutare ed inviare in Francia numerose squadre cli lavoratori libici, che emigravano dalla nostra colonia e che debbono aver fatto buona prova in Francia, le notizie di tali reclutamenti eia parte dei francesi susseguendosi da molto tempo fino a questi ultinù giorni. Per creare un corpo coloniale libico occorre quindi istituire una scuola la quale insegni il modo di comportarsi verso gli indigeni per trarne il maggior rendimento militare e civile; per il futuro reclut.amento sono poi in corso studi sugli ordinamenti delle truppe coloniali tedesche, inglesi e francesi.Anch'io avevo cominciato a seguire questo indirizzo, come lo provano i 1ia.ssunti su i Notiziari ; ora io penso che la via migliore sia per noi quella di sfruttare l'ordinamento dato ai ribelli dai turchi, attraendo rapidamente a noi l'intero sistema con l'esca di maggior guadagno. Su questa organizzazione sappiamo ben poco. È nota la distinzione in regolarizzati e bande e l' istituzione di reparti di gendarmeria; sappiamo inoltre che esistono centri di istruzione per le reclute, scuole per ufficiali e che l'esercito funzionava con un minimo di forza il quale in grazia di un ben inteso sistema di depositi d'anni e munizioni in breve quasi da un.giorno all'al lro al primo segnale d'allarme poteva essere portato al massimo dellà forza. Tutta questa organizzazione locale non deve andare perduta, per noi; essa, nel suo complesso, doveva esser nota a pochissimi capi supremi, sarebbe vano perciò sperare di averne le fila facendo qualche prigioniero o valendosi cli qualche informatore. Non è in Libia che si potrà cogliere l'opportunità di conoscere quella organizzazione libico-turca-tedesca che con pochi mezzi ha tenuto in iscacco così numerose nostre guarnigioni né conviene spargere il sangue e spendere i mezzi necessaii a distruggerla; è invece preferibile, ai primi albori di pace, di recarsi a Costantinopoli per avere dagli organizzatori stessi i piani completi dell'ordinamento ccl una volta in possesso cli queste cognizioni provvedere ad attrarre gradualmente nella nostra sfera d'influenza e capi e gregari, prima che si dissolva-

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no del tutto i vincoli che attualmente li legano in un insieme organico. Dovrebbe esser preparato da speciali missioni anche lo studio delle questioni relative alle delimitazioni di confine. I vantaggi che col nostro concorso abbiamo assicurati agli imperi anglo-francesi sono tali eia far sperare in qualche concessione coloniale a nostro vantaggio. Per ciò che riguarda la Libia la sorte della nostra guarnigione di Gadames mostra la assoluta necessità di un ritocco dei confini con la Tunisia essendo essenziale alla sicurezza militare della colonia il controllo dell'unica via di comunicazione tra Tripoli e l'oasi suddetta. Anche il confine meridionale di Lib.ia richiede ogni attenzione. All'atto dell'apertura della guena italo-turca il Borku e il Tibesti, cioè le regioni interposte tra la Tripolitania il Sudan e lo Tsad erano occupate da presidi turchi che furono costretti a ritirarsi alla costa dallo sbarco delle nostre truppe, allora soltanto i francesi quasi senza spargimento di sangue occuparono quelle regioni. È necessario dunque studiare il modo di riaprire queste porte meridionali della Tripolitania che immettono nel centro dell'Africa per ripristinare quelle comunicazioni alle guaii la Libia dovette e dalle quali anche ora attende in gran parte la sua prosperità. Infine dovrà pure essere delimitata la nostra zona d' influenza ad Adalia. Questa regione è geograficamente poco conosciuta e cartograficamente mal rappresentata, conviene quindi che degli ufficiali siano invitati a percorrerla, per approfondirne la conoscenza e poter dare eventualmente un ponderato giudizio su le esigenze m ilitari in rapporto alla delimitazione della zona stessa. È mio dovere d'ufficio porre queste diverse questioni affinché quando si è ancora in tempo ciascuna sia convenientemente studiata e perfezionata sui luoghi con i criteri suggeriti dallo studio a tavolino e non avvenga di dover poi decidere in merito ad esse senza preparazione. È umano non accontentarsi di ciò che si ottiene ed è quindi probabile che a pace fatta si faranno critiche su l' andamento delle trattati ve, è dunque essenziale escludere fino il dubbio che la causa cli presunti danni possa essere stata la impreparazione delle autorità militari; anche al cli fuori di tal i previsioni urge poi che lo Scacchiere Coloniale dell'Ufficio Eserciti Esteri approfondisca nei più minuti particolari : A) - La conoscenza dei mezzi impiegati dagli inglesi per trasportare interi eserciti attraverso dese1ti piani (Siria) e montuosi (zona ciel Giordano esSalt-Anunan) - B) - Lo studio degli ordinamenti dati dai turco-tedeschi alle forze ribelli di Libia in vista della possibilità di un'eventuale utilizzazione dei dati raccolti- C) - Si propone inoltre che lo studio delle altre questioni, convenientemente raggruppate, o divise, secondo le circostanze non sia affidato a missioni, generalmente irresponsabili, ma personalmente ad ufficiali i quali dovrebbero approfondire su i luoghi lo studio medesimo dopo aver preso accordi col Ministero degli Affari Esteri ed eventualmente anche con quello delle Colonie. Roma, addì 4 novembre 1918 IL MAGGIORE

G. Pinza G33R35

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Documento n. 1152

MINISTERO DELLA GUERRA Stato Maggiore Generale Ufficio Operazionj Segretissimo Agosto 1924 PROMEMORIA RIASSUNTIVO SULL' EVENTUALITÀ DI UNA SPEDIZIONE ITALIANA IN ANATOLIA

È evidente in Turchia uno stato d'animo xenofobo, ed in particolare italofobo. Né deve fare meraviglia in questa maggiore avversione verso uno stato, che ne l momento attuale non ha reali motivi di contrasto con la Turchia, mentre ne esistono per altri Stati, insediatisi alle sue frontiere meridionali. L'Italia può aragione apparire la meno forte fra le grandi potenze occidentali, dalle quali la Turchia, memore delle invadenze e delle sopraffazioni per lunghi anni subite, si sente insidiata; quella perciò, contro la quale può non essere assurdo sperare un successo militare, che più ancora della recente viHoria sui Greci sarebbe per i Turchi fonte di forza e di prestigio, sufficienti a fronteggjare anche le potenze maggiori, e ad accarezzare rinverdite speranze balcaniche. Se a ciò si aggiunge un reale timore di un nostro imperialismo 1ivolto al Vicino Oriente, giustificato dalle conosciute necessità nostre di espansione demografica ed economica; una innata ed anche ingenua presunzione sulla propria superio,ità guerresca; ed un giusto apprezzamento della difficile nostra posizione diplomatica in caso di conflitto mediterraneo; si avrà la spiegazione di una ostilità, che, a prima vista può sembrare non solo infondata, ma anche troppo baldanzosa. È noto infine che il Governo Turco ha dei buoni motivi per non deprecare un diversivo estero alla difficile e instabile situazione politica interna. Situazione questa poi che, aggravandosi ancora, potrebbe anche giungere fino a determinare un improvviso collasso dello Stato Turco; ciel quale le potenze non mancherebbero d i profittare. Anche per questo è il caso di tenersi pronti, per non essere assenti nel caso in cui si rendesse necessaria un' azione internazionale. Situazione politico-militare La accennata nostra necessità cli espansione, imposta da continuo acèrescimento della popolazione e della insufficienza del nostro suolo ad alimentarla; e la giusta volontrl di consolidare la nostra posizione politica di grande potenza, non sempre, e non sinceramente riconosciutaci, urtano contro l'egemonia politica ed economica, già eia lungo tempo raggiunta, cli altre grandi potenze. D'onde una larvata ma effettiva rivalità, specialmente nel Meclite,nneo, e più particolar-

2 È un docu mento mi litare, ma con dettagliare considera1.ioni politiche. Si collega ino ltre direttamente con le valutazion i sull 'esercito turco, espresse dagli Addett i Mi litari a Costaminopoli, anche negli anni precedenti.

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mente nel bacino orientale di questo mare, in quanto in quello occidentale si è ormai raggiunto un assetto politico più stabile. Nel Mediterraneo orientale l'Italia ha già una buona posizione strategica, un ulteriore miglioramento della quale riuscirebbe certo poco gradito alle potenze marittime che hanno interessi in questo bacino: il possesso del triangolo AugustaRodi-Tobruk ci assicura possibilità di manovra migliori che non il triangolo Malta-Cipro-Giaffa, o la linea Biserta-Beirut: questa superiorità strategica è bene neutralizzata dall'uso probabile di basi greche da parte qi un nostro avversario, ma è sufficiente tuttavia a far sì che un nostro gesto di forza in Oriente sia temuto ed impedito: basti ricordare la viva e sproporzionata reazione inglese nell'episodio di Corfù, e gli insistenti tentativi di farci abbandonare il Dodecanneso. In questa delicata situazione, lo scoppio di un nostro conflitto con la Turchia determinerebbe, da parte di alt.re potenze, atteggiamenti ostili, che, anche senza giungere ad aperte minacce o a veri e propri alti di guerra, basterebbero ad incoraggiare ed a prolungare indefinitivamente la resistenza dei Turchi, ed a rendere poi, ad ogni modo, sterile di risultati politici, il successo militare che con grave dispendio di sangue e di denaro fossimo riusciti ad ottenere. È noto che le nostre forze militari, ben lungi dal poter essere paragonate a quelle delle altJe grandi potenze, sono oggi in grave crisi; per assicurare le dotazioni necessaiie a mobilitare solo venti divisioni, occorrevano mezzi finanziari, che il bilancio della guerra ha potuto avere solo in parte; oggi pertanto non si dovrebbe contare che su queste venti divisioni, anch'esse, non completamente equipaggiate. Sarebbe perciò estremamente pericoloso affrontare una situazione nella quale quando fossimo impegnati oltremare, dovessimo temere complicazioni sulle nostre frontiere o nei nostri mmi. Le vessazioni, le limitazioni e le imposizioni che dovemmo subire durante la guerra libica, ed i giusti timori che allora ci ispirò il contegno di un'alleata, devono essere ricordati, perché in circostanze analoghe potrebbero riprodursi fatti non dissimili. Consegue da tutto ciò che una sedizione militare in 01iente, non potrebbe essere intrapresa, se non con l'aiuto diretto o indiretto, o quanto meno con l'assistenza manifesta (ed all'occorrenza attiva), di una grande potenza mediterranea; non però della sola Russia, il cui favore, prezioso in quanto farebbe mancare ai turchi una larga fonte di aiuti e di rifornimenti, non basterebbe però a neutralizzare il pericolo di eventuali minacce francesi o inglesi. La Francia, per la sua situazione, potrebbe bensì farci sentire più direttamente dell'Inghilterra, il peso della sua ostilità, ma il suo favore invece non basterebbe, forse, a controbilanciare un'ostilità inglese: perciò la situazione politica più favorevole ad una nostra azione nel Mediterraneo Orientale sarebbe quel la in cui potessimo contare sull'appoggio della potenza navale, militare ed economica della Gran Bretagna. Non mancano interessi inglesi antiturchi che possono essere base di un simile accordo; e non manca la possibilità di accordare gli interessi mediterranei dell' Inghilterra coi nostri, in quanto entrambi si possono riassumere nella sicurezza del transito attraverso questo mare.

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Il problema militare I O il caso di una guerra ad olu·anza Nell'esame del problema militare converrà prendere a base l'ipotesi che l'indispensabile aiuto di una grande potenza sia limitato a l campo diplomatico, e che lo stato turco sia militarmente efficiente; ad ogni mondo non sarebbe diffici le adattare le considerazioni che seguono ad ipote.~i di minore difficoltà. Lo scopo di un'eventuale spediz ione può riassumersi nell'imposizione delle nostre volontà all ' avversario. Questo scopo si può ritenere possa essere raggiunto o con un'azione bellica ad oltranza, o mediante un 'azione nùlitare li mitata con carattere essenzialmente di pressione, o con un'azione navale cd aerea. Una grande guerra a fondo con la Turchia presenta non poche e non piccole difficoltà: anzitutto si è visto che attualmente non saremmo in grado di mobilitare che una ventina di divisioni, insufficìenti ad avere ragione di un nemico che, bene o male, è in grado di mobilitarne almeno altrettante; ma poiché è giusto ammellere che l'ulteriore svi luppo della nostra mobilitazione possa precedere la completa mobilitazione turca, sì da assicurarci una superiorità cli forze, si deve anche considerare che molto difficilmente questa ge11e1ica superiorità potrebbe essere raggiunta e mantenuta sul teatro delle operazioni, subordinata come sarebbe ad una completa organizzazione di trasporti marillinù, sempre gravosi ed aleatori, e certamente insuffic ienti, nel nostro caso, a trasportare ed a rifornire un cos1 grosso esercito. È da attendersi che l'esercito turco si atterrebbe ad una linea di condotta simile a quella che gli ha fruttato la vittoria sui Greci: anzic hé contrastarci il possesso delle zone costiere, dove l'assoluta superiorità mari'llima facilita a noi il concentramento de lle forze e dei mezzi; obbligarci a penetrare nell ' interno del paese, per ricercarlo, e tentare di distruggere, con esso, la resistenza politica dello stato turco. Una tale penetrazione, mentre sarebbe causa di una grande dispersione cli forze per la protezione delle basi e delle linee di comunicazione, presenterebbe, per l'impervietà e la povertà del paese, tal i difficoltà di trasporti da obbligarci ad agire con colonne leggiere, di tipo semicoloniale, in modo che al momento del!' urto tattico, nonché supe1iori in forze, potremmo trovarci in sensibile inferiorità, in quanto l'avversario, in paese proprio e con limitate esigenze logistiche, avendo minor bisogno di u·asporti, è in grado di far vivere ed operare negli stessi terreni masse più numerose. Questa stessa ferrea limitazione dei traspo11i tende a far diminuire rapidamente, a misura che si penetra nell'interno, la più tangibile superiorità che un esercito occidentale moderno abbia sopra un esercito di tipo arretrato, cioè il migliore e più copioso armamento ed attrezzamento moderni e la caj.lacità di bene impiegarli. Queste armi e questi materiali richiedono numerosi mez:li di trasporto, senza dei quali essi non possono seguire le truppe, e non possono ricevere gli abbondanti e continui rifornimenti , mancando i quali diventano più ingombranti che utili. Perciò la condolla più opportuna per il Corpo di spedizione sarebbe queUa che riuscisse ad obbligare i Turchi ad accettare l' urto tattico decisivo in una zona scogliera, in cui la padronanza del mare, e la piena disponibilità di tutte le forze e di

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tutti i nostri mezzi, ci assicurano i maggiori elementi cli successo. E poiché una simile condotta delle operazioni rimanderebbe molto probabi lmente ad epoca lontana la risoluzione del conflitto, occorre soprallullo che le esigenze politiche non costringono a ricercare una più rapida decisione, che, con l'eserc ito turco in efficienza, sarebbe probabilmente irraggiungibile. fn complesso sembra che una guerra a fondo presenti difficoltà così gravi e probabilità di successo così incerte, e subordinate in ogni modo ad uno sforzo militare così grande, eia poter considerare questa, come una eventualità eia scartare fin ché possibile. Poiché però essa potrebbe in qualche caso essere inevitabile, ed in altri casi, come per esern pio nell' ipotesi cli un'azione internazionale, presentare difficoltà minori, lo Stato Maggiore centrale ritiene oppormno lo studio anche cli questa ipotesi. 11° Azione prevalentemente navale ed aerea Al caso di una guerra ad o ltranza si contrappone quello di operazioni essenzialmente marittime ed aeree, che sarebbero per noi cli maggiore facilità e di minore impegno, in quanto la nostra assoluta superiorità in questo campo ci assicura piena libertà di azione e possibilità di non impegnarci oltre la misura voluta, cosa molto difficile in operazioni ten esti. Le azioni possibili vanno dalla dimostrazione navale, al blocco, all'occupazione di qualche isola, ed ai bombardamenti navali ed aerei. Tulle queste operazioni, se limitate alle zone non coperte dalla neutralità degli stretti (Trattato d i Losanna), non hanno nessuna probabilità di esercitare sui Turchi pressione sufficiente, sì da indurli alla resa; solo il sistematico bombardamento aereo d i Smirne e dei centri ..... .. .3 e ferroviari della regione, dalla base di Leros, porrebbe dare risu ltati di qualche importanza. Se invece si intendesse cli passare oltre la neutralità degli Stretti, anche con operazion i marittime ed aeree si potrebbe raggiungere un grado cli efficacia sutfLciente, sempreché non si trattasse di imporre alla Turchia conci izioni eccessi vamente onerose ed umilianti. Queste operazioni, naturalmente, susciterebbero molte e vive difficoltà da pane dei neutri fortemente ostacolati nei loro traffici, e di fficilmente potrebbero essere prolungate ; mentre, per contro, la reazione stessa dei neutri incoraggerebbe la resistenza Turca. r:ra le operazioni capaci d i esercitare una forte pressione anche per la più grave minaccia insita in essa, vi è l'occupazione delle isole cli lmbro e di Tenedo, e la costituzione in una di esse di una base aerea, dalla quale si potrebbero eseguire bombardamenti su Costantinopoli e su altri importanti obiettivi demografici , militari e navali , anche queste due isole, però, come questi obbiettivi, sono comprese nella zona neutralizzata del trattato di Losanna. Come si vede, un ' azione affidata soltanto a forze navali ed aeree, mentre incontrerebbe gravi difficoltà d iplomatiche, non raggiungerebbe poi la necessaria ef-

3 Parola illeggibi le.

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ficacia se non per mezzo di bombardamenti aerei, per eseguire i quali occorrono ingenti mezzi aerei, e l'organizzazione, non improvvisabile, di una buona base aerea capace ed efficiente a Leros, od a lmbro o Tenedo. Ad operazioni di q uesto genere l'Esercito dovrebbe partecipare soltanto col fornire le truppe occorrenti a presidiare le due isole, e alla difesa del Dodecanneso. Benché i mezzi navali ed aerei dei turchi siano modestissimi, non si può escludere del tutto la possibilit.à cli qualche loro azione, o reazione, sul Dodecanneso, a causa della sua grande vicinanza alla terraferma: probabilmente bombardamenti aerei cli poca efficacia e sbarchi di sorpresa, più che altro di bande irregolari atte alla guerriglia; contro questa offesa la più efficace difesa è la vigilanza esercitata dalla Marina e clall' Aeronautica; non si può prescindere tuttavia dal rinforzare anche la difesa terrestre, giacché l'attuale presidio (un reggimento sul piede di pace), frazionato come è necessariamente, non sarebbe assolutamente sufficiente allo scopo. Semprcché pertanto non si ri tenga nostro interesse che questa debolezza induca i T urchi ad osare un colpo di mano, allo scopo di giustificare diplomaticamente la nostra successiva azione militare, l'invio di rinforzi nel Dodecanneso dovrebbe essere contemporaneo a qualsiasi altra operazione in Oriente. E poiché sareb be eccessivo, e forse impossibile, dare a ciascuna :isola un presidio sufficiente, si dovrebbe soltanto rinforzare il presidio delle isole più esposte e più importanti (Rodi, Leros, Cos, Calimno, Simi e Castelrosso), e costituire un nucleo mobile capace di intervenire in una qualunque delle isole e reprimervi ogni tentativo inoizialmente ri uscito. Una divisione (anche ad effettivi non completi ed anche con artiglieria ridotta) sarebbe sufficiente a q uesto scopo; ed anche a fornire un reggimento per l'eventuale occupazione di lmbro e Tcnedo. Ul 0 Occupazione con obbiettivi limitati e caratteri dimostrativo Dal fin qui detto appare che, mentre una guerra senza lim iti, richiederebbe uno sforzo mjlitare al quale non siamo preparati, e probabilmente superiore ai vantaggi conseguibili dall'impresa, un'azione puramente navale avrebbe scarsa probabilità cli imporre alla T urchia la accettazione delle nostre conclizionj. D'onde l'opportunità cli studiare e predisporre una operazione terrcstTe che, pur proponendosi obbiettivi militari limitati e non difficilmente raggiungibili, possa esercitare sull'avversario una pressione sufficiente: ciò è tanto più necessario in quanto un'operazione di questa portata potrebbe essere la conseguenza naturale di un'azione injziata con mezzi navali, e dovrebbe in ogni modo costituire la fase iniziale anche cli ogni più grande esposizione, essenzialmente perché le nostre possibilità marinare ben difficilmente ci consentirebbero di trasportare contemporaneamente forze più ingenti di quelle che sarebbero necessarie per effettuare la spedizione limitata qui considerata. Per uno sbarco in Anatolia, trascurando le coste del Mar di Marmara e del Mar Nero, difese dalla neutralità e dalle difficoltà degli Stretti, l'esame va limitato al-

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le coste sud-occidentali, al la regione cioè per la quale esistono precedenti nostre affermazioni diplomatiche e milita1i: più ad oriente si urterebbero duramente ed inutilmente suscettibilitti francesi. Numerosi sono i punti che permettono sbarchi di truppe; pochi quelli che consentono sbarchi di male1iali con relativa prontezza e sicurezza; due soli i porti che possono costituire, di per sé, obbiettivi di qualche importanza, Smirne e Adaiia. Snùrne sarebbe obbiettivo e pegno cli grande impo1ianza, ma appunto perciò probabilmente la difesa dei T urchi si manifesterebbe efficace, fin dal momento dello sbarco; ciò che è reso possibile dalla dialogazione cli pace delle loro forze e delle varie ferrovie che fanno capo alla regione. Il primo scaglione del corpo cli spedizione avrebbe ogni prob abilità di urtare qui subito contro forze superiori, ciò che toglierebbe, alla sempre delicata operazione cli sbarco, troppe probabilità di successo. La quantità di forze poi che occorrerebbe per condurre a termine l'impresa le toglierebbe il carattere voluto cli occupazione linùtata e dimostrativa. Adalia, invece (Panfil ia), poco popolosa a poco presidiala, appartata e isolata da un'aspra zona montana, con poche cattive strade e nessuna ferrovia, presenta minori difficoltà, e può inoltre essere raggiunta attraverso un mare più libero e meno insidioso che l'arcipelago greco. Per contro l'occupazione cli Adalia potrebbe non ri uscire abbastanza efficace per imporre ai turchi la soluzione del conflitto propostaci e, cli fronte ad una resistenza passiva, potrebbe condurci alla necessità di ulterio1i operazioni, gravose, come si è visto, e poco redditizie. Il possesso clell' isola di Castelrosso non è sufficiente a far considerare utile uno sbarco sulla costa di Licia, che presenta gli stessi svantaggi della zona di Adalia, aggravati dalla mancanza cli un centro demografico cli importanza anche mìnjma e dalle maggiori distanze dai centri sensibili dell'Asia Minore. I maggiori vantaggi perciò sarebbero dati da uno sbarco sulle coste della Caria, nella regione cioè che fronteggia il Dodecanneso, e che con due lunghi promontori si interpone fra le isole in nostro possesso. Anzitutto la possibilità da parte turca di partire dalla costa caria per un colpo di mano sul Dodecanneso, darebbe all'occupazione un carattere cli misura precauzionale e difensiva, che costituirebbe, già cli per sé, un reale vantaggio nel campo militare, e più ancora nel campo diplomatico. Dato che le nostre occupazioni cli armistizio sono avvenute altrove, e che il trattato di S . Giovanni di Mariana indicherebbe come nostro obbiettivo le zone cli Snùrne, è possibile che in Caria lo sbarco riesca di sorpresa, il che faciliterebbe di molto l' operazione, che, anche qui, può essere effettuata atu·averso un mare libero. La lontananza dei presidi stabili turchi, e la mancanza cli ferrovia fanno ritenere di non dover superare in primo tempo altra resistenza che quella di bande irregolari locali. La natura elci luoghi, e l'appoggio efficace che può essere dato dalle forze navali, consentono cli eseguire e mantenere l'occupazione con forze non molto grandi e di prolungarla anche all'occorrenza con carattere dì pegno. Questa circostanza da sola è tale da esercitare sui Turchi pressione forse sufficiente ed in ogni modo superiore a quanto potrebbe indicare lo scarso valore politico, economico e demografico dei luoghi e superiore a quanto si può operare dall'occupazione di Adalia. 605


D'altra parte, se una più forte pressione diventasse necessaria, i centri importanti e sensibili, comeAidin e Smirne, sono a più diretta portata di una minaccia partente dalla Caria, che non dalla Panfilia, per le minori distanze, e per la minor asprezza dei luoghi, benché anch'essi privi di strade degne di questo nome. La vicinanza del Dodecanneso poi dà non pochi vantaggi tattici e specialmente logistici. In conclusione sembra si possa affermare che l'operazione che presenta minori incognite e meno gravi difficoltà, e che consente i mig liori risultati , sia quella attuata, con forze ed obbiettivi limitati, e con carattere perciò di pressione, di dimo:mazione e di intimidazione, ma non di vera e propria offensiva, per mezzo cli uno sbarco in Caria. Condotta dell 'operazione Una C(Hnpleta sorpresa non è raggiungibile perché basterebbero a mettere in rilievo il possibile avversario i provvedimenti necessari per raccogliere i molti piroscafi occorrenti alla spedizione anche se ri partiti in più porti: è invece possibile una sorpresa parziale, data dalla rapidità dell 'esecuzione e dalla scelta dei luoghi di sbarco. Se poi la spedizione fosse stata preceduta da operazioni navali, o anche solo dall'invio delle truppe necessarie a lla difesa ciel Dodecanneso, si avrebbero ancora minori probabilità di sorpresa, che sarebbero in questo caso ridotte alla scelta del momento per l' azione. È chiaro tuttavia che anche questi pochi elementi cli sorpresa devono essere accuratamente ricercati, come quelli che danno le migliori garanzie di successo ad un'impresa, che può essere molto diffìcile anche di fronte a pochi difensori. Esclusa perciò la convenienza cli raccogliere prima nel Dodecanneso tutto il corpo cli spedizione, questo deve pan.ire eia porti metrop olitani, nel nùnor tempo possibile dopo il momento in cui i non occultabili preparativi marittimi avranno rivelato l'intenzione cli agire. Da questo momento le forze navali ed aeree, se g ià il loro intervento non ha preceduto nel tempo, devono disperdere l'attenzione ciel nemico con rapide azioni e dimostrazioni, su tutta la costa anatolica non neutrale, ma con particolare insistenza verso le regioni di Smirne e cli Adalia. Se precedentemente i presidi del Dodecanneso saranno stati rinforzati nel modo già eletto, sarebbe conveniente che il convoglio che giungesse dall'Italia rosse preceduto cli poche ore eia alcuni battaglioni che, partendo dalle piL1 vicine isole del Dodecanneso, si dovre bbero impadronire con un colpo cli mano dei punti scelti per eseguirvi lo sbarco; analoga azione potrebbe essere compiuta da alcuni reparti coloniali che fossero stati in tempo raccolti (senza sbarcarli) nella rada cli Tobruk, o anche da battaglioni ciel corpo di spedizione stesso, all'uopo fatti precedere. La zona eia occupare dovrebbe essere costituita dalle penisole cli Cnido e Alicarnasso; quelle cli Cniclo per intero, e quella di Alicarnasso, forse, limitatamente alla sua parte occidentale, cli guanto occorre per difendere Ja località principale cli Buclrum.

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Lo sbarco dovrebbe essere eseguito in più punti di entrambi i versanti delle due penisole, ma principalmente a Budrum, ed a Marmara, dove dovrebbero essere costituite le due basi di sbarco. L'occupazione richiede all'incirca una divisione per ciascuno dei due promontori: una terza divisione, da tenersi in riserva nel Dodecanneso, potrebbe essere quella già eventualmente colà inviata a scopo difensivo; una quarta di visione per ragioni di elementare prudenza dovrebbe essere tenuta pronta per imbarcarsi al1' occorrenza in porti metropolitani. Le due penisole dovrebbero essere occupate entrambe, anzitutto perché senza cli ciò la virtuale protezione del Dodecanneso sarebbe soltanto parziale, e poi perché un'eccessiva limitazione dell' impresa non raggiungerebbe probabilmente lo scopo, e condurrebbe ad un dannoso aggiornamento di forze; ma soprattutto perché è la coordinata azione da entrambe le penisole che ci può assicurare i maggiori elementi cli successo. quando si debba sboccare fuori di esse, e che perciò, anche solo in potenza, contiene la più efficace minaccia, e dà all'occupazione un reale carattere intimidatorio. A questo stesso scopo converrebbe l'occupazione di Giova, nel fondo interposto fra le due penisole; occupazione che pertanto importerebbe eseguire fin dall'inizio. La vicinanza e la sicurezza della base del Dodecanneso, la robustezza naturale delle fronti difensive, brevi e non aggirabili, perché appoggiate da entrambe le parti al mare, l'efficace concorso della flotta che sarebbe in grado cli agire anche sul rovescio delle linee nemiche, consentono di mantenere indefinitivamente l'occupaz ione senza eccessivo aggravio. Quando però ragioni politiche, o anche militari, esigessero un ampliamento delle operazioni, le solide basi costituite a Budrum ed a Marmara sono quelle che meglio cli ogni altra consentirebbero quella graduale espansione, a macchia d'olio, che è certamente il più efficace ed il meno rischioso procedimento che si possa adottare in queste operazioni semicoJoniali (esempio la conqui sta marocchina da parte dei francesi) . Primi obbiettivi si presentano Mugla a nord di Giova, e Milas a nord-est d i Budrum, raggiungibili e tenibili con forze non molto superiori a quelle previste per la limitata occupazione finora considerata. Da entrambe queste località si potrebbe procedere poi su Chir Ova, d'oncle già si esercita una grave minaccia su Aidin e sulla valle del Meandro, e per riflesso anche sulla regione di Smirne. Naturalmente queste, e le altre occupazioni a cui il metodo della macchia d'olio può condurre, richiedono forze molto superiori a quelle finora previste, dovendo essere in grado di far fronte prima o poi al massimo sforzo militare possibile da parte dei Turchi, che, con una cifra molto riassuntiva, può essere valutato a 500.000 uomini. Preparazione della spedizione È in corso di esecuzione un progetto d i mobilitazione speciale, rispondente al1' eventualità di dovere inviare rinforzi in una Colonia, o comunque oltremare, senza compromettere l'eventuale mobilitazione generale dell'Esercito. Per la completa attuazione del progetto occorrevano però i fondi necessari a costituire le necessarie dotazioni di materiali.

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Questo progetto consente l' impiego sia della totalità delle forze mobilitabili (4 divisioni), sia di una patte sola di queste: esso è perciò applicabile anche ai vari casi esaminati per operazioni in Anatolia, ad eccezione del caso più vasto e complesso e meno probabile, che richiedendo forze maggiori, imporrebbe una mobilitazione di carattere generale. Non è il caso di speciali predisposizioni per questa ipotesi, perché, se può essere opportuno accantonare le dotazioni occorrenti per costituire alcune grandi unità atte a operare in Colonia, sarebbe enormemente dispendioso estendere un simile provvedimento ad una gran parte dell'esercito: all'occorrenza si dovrebbe ricorrere alla mobilitazione generale e alle dotazioni per essa predisposte. Il progetto di mobilitazione oltremare contempla due casi: quello che le unità mobilitate debbano operare in zone pianeggianti e quello che esse debbano agire in zone montuose; nel caso dcli' Anatolia sarebbero da applicarsi queste ultime predisposizioni: truppe e servizi pertanto sarebbero di massima someggiati. Poiché le divisioni hanno bisogno di una maggiore autonomia di quanto non sia previsto per una guerra europea, esse sono dotate di tutti i servizi principali che normalmente vengono accentrati nelle unità superiori. Esse poi sono seguite dalle dotazioni di materiali d'ogni genere, necessari a costituire per ciascuna una base dì sbarco, calcolati per un fabbisogno di 20 giorni (periodo di tempo ritenuto sufficiente per un viaggio di andata e ritorno di u11 piroscafo da carico, comprese le soste per il carico e scarico). Nel Dodecanneso verrebbe costituita una base di riserva, calcolata a IO giornate: il rifornimento delle basi di sbarco però non verrebbe fatto dalla base di riserva, bensì direllamente dalla madre patria, per evitare il dispendio e le perdite derivanti da un doppio sbarco e imbarco. La base di riserva del Dodecanneso avrebbe invece funzione cli sicurezza, per i casi in cui il servizio dei rifornimenti dalla madrepatria subisse interruzioni o diventasse comunque irregolare: in essa troverebbero sede opportuna gli ospedali, ed i depositi cli materiali ingombranti o pericolosi. Da un calcolo molto sommario, riferito a piroscafi di medio tonnellaggio, e tenendo conto della difficoltà di sfruttare 1' intera portata di ciascuno, si può ritenere che per il trasporto di una divisione e delle sue dotazioni occorrano eia 25 a 27 piroscafi, e per un corpo d'armata di due divisioni ne occorrano da 60 a 65. Si calcola che sia possibile requisire questi 65 piroscafi, in un termine di circa cinque giorni : mentre per riunirne una quantità maggiore occorrerebbe un tempo più lungo per raccogliere piroscafi che si troverebbero in navigazione in mari anche lontani . L'allestì mento di questa alìquota di piroscafi, purché accuratamente preparato ed eseguito senza preoccupazioni economiche, richiederebbe un minimo di dicci giorni; g iacché la mobil itazione delle truppe 1ichicde un tempo minore, la spedizione potrebbe salpare quindici giorni dopo che essa fosse stata decisa. Se già si fosse provveduto a rinforzare con una divisione i presidi del Dodecanneso, il resto del Corpo di spedizione potrebbe partire in un solo tempo: se invece questa prima operazione non avesse preceduto, la terza divisione (di riserva) non potrebbe giungere nel Dodecanneso che a distanza di alcuni giorni. 608


Basta questa considerazione a confermare quanto si è detto, circa la necessità che qualunque più ampia operazione cui si volesse, o dovesse, giungere, dovrebbe passare per una prima fase in cui l'occupazione sarebbe limitata a quella possibile con le forze indicate. Poiché le truppe partenti sarebbero mobilitate dai corpi d'armata di Firenze, Roma, Napoli e Palem10, e poiché per accelerare l'allestimento dei piroscafi e le operazioni di imbarco è opportuno sfruttare la capacità di diversi porti, l'imbarco potrebbe essere eseguito in tutti i porti tirrenici e jonici che si prestano, salvo a formare i convogli per [a traversata in alcuni porti jonicì che dovrebbero essere indicati dalla R. Marina, secondo le sue esigenze tattiche. Roma, agosto 1924.4 G33 R48!5

4 Sulla base della lunga an.alisi fatta dal rapporto sopra riporta[(), nel giugno del J 925 con un Ri-

servarissirn.o l'Ufficio Operazioni predispose delle Direttive generali per il Comando designato di 1111 co17>0 di spedizione eve11111almente. de.stinC1to ad opemre in Anatolio (delle quali esistevano solo due co11k), che avrebbe dovuto essere inviatù, in caso di necess ità, al Comando del Corpo d'Annata di Napoli e contestualmente ai seguenti Uffici dello Stato Maggiore (Informazioni - Ordinamento e smobilitazione - Servizi - Traspùrti). li documento è consultabile in C33R48!5.

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Documento n. l I65 Ufficio Operazioni A S.E. l'Onorevole Benito MUSSOLINI Capo del Governo ROMA OGGETTO eventuale azione militare in Anatolia.

Prot. N. 941 Roma 4 marzo J. 926 Lo Stato Maggiore dell'Esercito - nella sua funzione - di studio dell'impiego della forza militare in relazione ad eventualità dipendenti da avvenimenti politico-sociali - si era, nel 1924, prospettata la situazione ed i compiti del R. Esercito nella eventualità cli un conflitto con la Turchia. Nel fissare tali compiti, tre ordilli di considerazione influirono allora: I. - La considerazione che ogni altrn grande potenza mediterranea avrebbe mal tollerato un ulteriore miglioramento ne lla nostra posizione nel Mediterraneo orientale, sì che qualunque nostra azione a ciò intesa avrebbe provocato atteggiamenti a noi ostili ed aiuti più o meno larvati alla resistenza turca. 2. - La impossibilità di mobilitare un forte nun1.ero cli grandi unità, causa la grave crisi nella quale ci si trovava per le dotazioni di mobilitazione. 3. - La necessità, ad ogni modo, cli contenere entro limiti moderati le forze eia assegnare alla eventuale azione in Anatolia, per non lasciare sguarnito il Paese, sulle cui frontiere potevano sorgere complicazioni derivanti dalla gelosia cli altra grande potenza. Sì che, fu previsto che una eventuale nostra azione dovesse constare di uno sbarco sulle due penisole cli Alicarnasso e Cnido con la occupazione di una non estesa zona di retroterra; cioè che, mentre avrebbe costituito una certa pressione sulla Turchia, avrebbe richiesto poche forze (4 divisioni rinforzate - circa 16.000 uomini ciascuna), e avrebbe potuto essere giustificata diplomaticamente dalla necessità di cop1ire il Doclecaneso, allora ancora non annesso. Senonché, il diverso grado della sensibilità della Turchia odierna - non più disposta a cedere al primo sentore di una semplice dimostrazione navale - ci porta a riconoscere come inconclusiva l'operazione di cui sopra, la quale, dove dovesse rimanere statica, ci metterebbe nella infelice situazione degli alleati ai Dardanelli, mentre, se dovesse essere ulteriormente sviluppata per mettere la mano su obbiettivi maggiormente sensibili per i Turchi, ci impegnerebbe in uno sforzo militare talmente grande da dover considerare quest'ultima ipotesi come da scartare finché possibile. D'altra parte sembra potersi ritenere che l'aspetto politico di una nostra azione contro la Turchia sia ora notevolmente diverso da quella che avrebbe inquadra-

5 È la copia di un promemoria in viato al Capo del Governo.Sul margine sinistro vi è un appunto a mano Nella cossaforte del capo UJ]ìcio è conservato l'originale.

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to la nostra azione fino a qualche tempo fa: ciò che, liberandosi dalle strelloie necessariamente imposte ad una Italia isolata, permelte, in un riesame della questione, di pensare ad obiettivi più rcclclitizi, senza perciò suscitare l'ostilità estera. Ma la definizione dei limiti e degli obiettivi cli una tale azione richiede la conoscenza precisa dell'affidamento che sulla situazione internazionale si può fare; nonché la indicazione, egual.mente precisa, del grado d'impegno a cui si vuole sottoporre il Paese: il che è competenza e funzione di Governo. E perché il Governo abbia tutti g li clementi necessari alla sua decisione mi occorre prospettare, qui di seguito, il problema militare nella sua interezza. L'imposizione della nostra volontà alla Turchia può essere raggiunta o con una azione bellica ad oltranza, o con un'azione militante contenente una pressione tale da indurre l'avversario a cedere. L'importanza che la prima azione riveste, richiede di essere al riguardo ben piani e precisi: ragioni di quantità, ed anche di qualità cli forza nemica, di lontananza dal territorio delle operazioni, di caratteristiche particolari dell'avversario per cui qualunque operazione seria intrapresa contro i turchi deve essere spinta a fondo - di complessità enorme dei trasporti, etc., esigono l'impegno cli quasi tuUo lo sforzo militare di cui è capace il Paese, per giungere al successo. E se questo sia, o meno, adegualo all'impegno, è gi udizio che può dare soltanto chi ha la somma delle conoscenze, fatte le quali, io penso, è da porre in prima linea la eccezionale gravità cle1l' impegno stesso. La seconda modalità cli azione, perché dia il voluto rendimento, ossia permetta di conseguire lo scopo pur con un concorso cli spesa sopportabile senza troppe difficoltà, richiede che l'azione sia portata in una direzione vitale per l'avversario, sì da metter la mano, o quasi, su un punto cli estrema sensibilità per esso. Ora, dovendo scartare le coste ciel Mare d.i Marmara e ciel Mar Nero, coperte dalla neutralità, e quelle orientali dove si andrebbe ad urtare contro suscettibilità francesi, l'esame di una 11ossibile nostra azione resta limitato al le coste sud-occidentali. Su queste, scartando ancora Aclalia quasi isolata dai due Tauri cli Licia e di Cilicia dal resto della Turchia, che perciò potrebbe non preoccupare eccessivamente, cscluclenclo Scalanova per non farne una ripetizione probabilmente attesa e, ad ogni modo, non conclusiva, e la valle del Meandro malarica, resta solo obiettivo - questo sì veramente valevole - Smirne. Una nostra azione su Smirne può essere contenuta in limiti ristretti cioè senza l'occupazione della città, od essere estesa fino al possesso della città e, quindi, al suo retrote1Ta. La prima di queste due forme di azione potrebbe essere costituita dalla occupazione della penisola a sud-ovest di Smirne, per dominare dalla dorsale ciel Chizii la città di Smirne e le sue comunicazioni con l' interno. Una tale operazione, mentre costituisce innegabilmente una reale minaccia per un punto mollo delicato della Turchia, ha, d'altra parte, per sé quella giusta percentuale di probabilità cli successo (qualora circondata dalla massima segretezza) che può rassicurare chi se ne assume la responsabilità. Essa, inoltre, richiederebbe un impegno, sopportabi le, non superiore a quattro divisioni rinforzate. Ma il dominio pur reale ed assoluto che dalla occupazione anzidetta si esercite6 1I


rebbe sulla città di Smirne, ed il controllo sulle sue comunicazioni terrestri e marittime, costituiscono per il Turco una protezione sufficiente a farle cedere? O non, piuttosto, sarà necessario occupare materialmente la città, e, per garantirne il possesso, spingersi fin sulle dorsali ciel Ismanclar, a nord, dell' Olimpo, a est, e del Chachilisa a sud-est? Per una azione di siffatta ampiezza, qualora fosse riconosciuta necessaria, il problema militare cambia totalmente d i aspetto. Non si tratterebbe più cli un'operazione su una ristretta zona, condotta quasi esclusivamente di sorpresa e che, quindi, prescinderebbe o quasi dalla reazione avversaria, ma di una operazione che per il suo ampio raggio è destinata a cozzare, sin dai primi momenti, contrn la vivissima reazione delle notevoli forze avversarie dislocate nella zona (un corpo d'Armata su tre divisioni). Occorre pure tener presente le condizioni nelle quali si produrrebbero anche i primi urti, ben più favorevoli all'avversario che non alle nostre truppe in crisi cli sbarco e di movimento in territorio nemico. Questa seconda forma di azione porterebbe dunque ad operazioni involgenti notevoli difficoltà e richiederebbe un impiego di forza non lieve, di certo non inferiore a 6-8 divisioni, soltanto per le operazioni, diremo, di primo impianto. Ma ove l'avversario non pieghi in breve tempo, la situazione che ne consegue si presenta tutt'affatto delicata e possi bile di complicazioni, per effetto delle quali saremo costretti ad un impegno di forza che in definitiva finirà col discostarsi di poco eia quello richiesto da un' azione bell ica ad oltranza. Ancora, su quest'argomento della forza è necessario ch'io faccia presente che stante la nota crisi nella consistenza della mobilitazione, ho dovuto diramare, oggi stesso, un ordine che limita la preparazione della mobilitazione del corpo speciale destinato ad operare oltremare ad una forza di qLtattro divisioni ridotte (circa 6.000 u. di ciascuna), sospendendo ogni predisposizione relativa alla costituzione del corpo stesso Sll q uattro divisioni rinforzate (circa 16.000 u. di ciascuna). Tale ridotta disponibilità di forza non permetterebbe pertanto neppure l'esecuzione della proposta operazione avente per obbiettivo il controllo di S mirne, che richiede l'impegno di quattro divisioni rinforzate. Cosicché, ove l'opportunità di tale operazione fosse riconosciuta, essa dov rebbe essere preceduta da un intenso lavoro cli preparazione delle dotazioni occorrenti. Un conclusione, il problema di una nostra azione militare in Anatolia, esaminato alla stregua di ogni sua possibilità, si rivela come cli gravità eccezionale, importante un notevole impegno per il Paese. E se a tale problema dovrà esseJe data una soluzione, questa non potrà prescindere, al fine cli alleggerire la nostra situazione, dal concorso di altra grande potenza - concorso che, dalla semplice solidarietà diplomatica, all'ausilio marittimo, finanziario, etc., dovrà essere tanto maggiore quanto maggiore sarà l'impegno del nostro Paese a seconda della soluzione che dal Regio Governo, nella sua alta e illuminata competenza, sarà scelta. IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

G33R48!'5

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Documento n. 1176 1vlJNISTERO DELLA GUERRA

Stato Maggiore del R. Esercito Ufficio Situazione NOTA RIASSUNTIVA SULLA QUESTJON E DI TANGERI 7

La questione di Tangeri è strettamente connessa da un lato alle vicende marocchine, dall'altro al problema Mediterraneo. Le origini e le basi cli quest' ultimo sono note. Meno conosciute sono invece le prime e si cerchedt perciò di riassumerle brevemente. La politica marocchiana della Francia sviluppata tenacemente negli anni che precedettero il 1912, ottenne il suo coronamento in tale anno con l'imposizione del protettorato sull'impero sceriffiano. Le prime tappe dell'azione francese nei riguardi del Marocco, sono segnate dai trattati del 1902 e del 1904, con l'Italia e con l'Inghilterra, per i quali le due Potenze rinunciavano ad ogni interessamento sul territorio ciel Maghzcn, in cambio, per l'Italia, del riconoscimento della sua piena libertà d'azione in Libia, per l'lnghilte,n dell'abbandono da parte francese, cli ogni diritto sull'Egitto e sulla baia di Terranova. Seguirono nel 1909 e nel 1911, i trattati fi rmali con la Germania, per i quali essa abbandonava ogni proposito cli contrastare l'azione francese, ottenendo in corrispettivo una parte ciel Congo. Firmato nell'aprile 1912, tra Francia e il Maghzen, il trattato de l Protettorato, il Governo cli Parigi, con una convenzione stipulata nel successivo novembre, assicurava alla Spagna la disponibilità della zona settentrionale (il cosiddetto Riff), dalle foci della MuJujia sul Mediterraneo (confine con l'Algeria), a el Ksar el Kebir sull'Atlantico. In virtù di tale stipulazione, il sultano marocchino delegava i suoi poteri, in modo permanente e generale, ad un Vicario nominato su proposta del Governo spagnolo, ed insostituibile senza il consenso di questo. Per Tangeri, si stabili, negli accordi di Algesiras del I906, un regime speciale provvisorio a carattere internazionale che durò fino al 1923. Nei colloqui di Londra del 1922 Poincaré richiamò l'attenzione del Governo britannico sulla necessità di compilare uno statuto stabile per il regime di Tangeri, amministrata ancora in via provvisoria, secondo il patto di Algesiras. Fu così che nel 1923 un Comitato tecnico nominato dalle tre potenze citate, Francia, Spagna, Inghilterra riunitosi a Parigi, attraverso negoziati laboriosissimi, durati diversi mesi e più volte interrotti e ripresi, riuscì a raggiungere un accordo. 11 nostro Paese, nonostante l' azione esercitata dal governo per partecipare alle discussioni di Londra e di Parigi, fu tenuto lontano, in base all'argomento che l'Italia col trattato del 1902 aveva perduto ogni diritto d'intervento nelle questioni marocchine.

6 Per alcuni precedenti v. sopra doc. n. 70-7 l, 74-77. 7 Il documento è senza data, ma per il raccoglitore in cui è inserto e il contesto in cui si colloca, è facilmente databile, come quello che segue, al 1926.

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La Francia si è presentata ai negoziati ciel 1923, affacciando una pregiudiziale di carattere giuridico che assai malamente valeva gli scopi politici. Partendo dalla premessa, fondata sulla indivisibilità della sovranità ciel Sultano marocchino, essa sostenne nel suo progetto che la concessione dello Statuto alla città e alla zona era un compito riservato al Sultano. Tangeri sarebbe perciò diventata, secondo il progetto francese, ma sempre sotto Ja sovranità e l'autorità ciel sultano, tanto nel campo deJ potere civile che in quello ciel potere religioso. L'autorità suprema avrebbe dovuto essere impersonata in un rappresentante musulmano del Sultano assistito da consiglieri francesi. Amministrativamente, Tangeri continuava ad essere ,rntonoma, con una municipalità di carattere internazionale, con la delega da parte deJ Sultano ai rappresentanti delle Potenze estere di alcuni diritti di intervento e cli un militato contt'ollo sui pubblici servizi e sull'amministrazione. Quanto alla neutralizzazione della città, la Francia si dichiarava disposta a dare tutte le garanzie domandate clall'lnghilt.erra ed a conse ntire che addetti navali e militari delle altre Potenze controllassero il mantenimento degli obblighi da essa assunti . 11 progetto di legge tendeva invece a conservare, rendendolo più solido, .il regime internazionale. Pertanto il Consiglio municipale, incaricato di amministrare la giustizia, la polizia, le dogane, tutti gli altri servizi pubblici e funzio nante in nome del sultano, sarebbe rimasto composto dai rappresentanti delle Potenze straniere. Aci un Consiglio Superiore, formato dai rappresentanti di alcune Potenze (evidentemente di quelle soltanto che partecipavano ai negoziati di Londra) e da un delegato del sultano, sarebbero stati affidati alti poteri di controllo con diritto di veto. I poteri effettivi del sultano non dovevano uscire dal r istretto campo dell'amministrazione giudiziaria per i musulmani e della ginrisdizione sulla popolazione indigena che veniva in tal modo sottratta ad ogni forma di protettorato straniero. La impossibilità da parte delle due Nazioni di fare accettare integralmente all'altra il proprio progetto, consig liò i delegati di fondere insieme le due proposte, e tale incarico venne affidato al delegato francese de Beaumarchais. Sul nuovo progetto così ottenuto furono intavolate le ultime discussioni e fu raggiunto l'accordo. Ma la sua applicazione riuscì e riesce oltremodo diffici le. Esso è ben lontano, infatti, dal rappresentare quell'elemento di equilibrio e di parificazione locale e internazionale, che i delegati si erano proposti. Non locale, perché la popolazione è lungi dall'essere soddisfatta dello statuto e specialmente del nuovo regime tributario. Non internazionale, perché lo Statuto tangerino non è riconosciuto dall 'Jtalia e dal1' America e dal Portogallo che si mantengono appartate con le loro legazioni e con le loro capitolazioni e segnano una permanente protesta contro la sostanza e contro lo spirito delle decisioni franco-anglo-spagnole della conferenza di Parigi. Lo statuto colloca la zona di Tangeri sotto il regime della neutralità permanente, vieta qualsiasi installazione suscettibile di essere utilizzata a ~copo d i guerra ed è questo che importa all'Inghilterra - ma per tutto il resto è congegnato in mo6 14


do che fa di Tangeri, attraverso la sovranit~1 del sultano, quasi una dipendenza politica della residenza di Rabat e del protettorato francese. Il suo spirito è subordinato alla finzione, che il sultano ciel Marocco sia ancora il sovrano legittimo di Tangeri, così come i francesi fingono di considerarlo nella loro zona di protettorato. Questo spirito non fa che favorire e rafforzare la posizione francese, in quanto la popolazione indigena di Tangeri è soggetta alle stesse norme che vigono nel Protettorato. Essa è posta sotto la giurisdizione di un rappresentante del Sultano o " mendub" di cui le funzioni corrispondono a quelle dei "caid" e "pascià" nella zona francese. Ma il "Mendub" è nello stesso tempo il Presidente dell'assemblea legislativa internazionale, e dei 26 membri, che dovrebbero costituirla - 4 francesi, 4 spagnoli, 3 britannici, 2 itali ani, 1 americano, I belga, 1 olandese, 1 portoghese, nominati dai loro consoli r ispettivi - 9 devono essere sudditi del sultano, 6 mussulmani e 3 ebrei, designati dal "menclub" . Questa Assen1blea, inunagine della torre di Babel, esercita nello stesso tempo il potere legislativo ed in parte quello esecutivo. Accanto al " mendub" vi sono tre vice-presidenti, di cui l'uno francese, l'altro britannico, il terzo spagnolo. Gli atti della assemblea sono soggetti al controllo d'un comitato costituito dai consoli delle Potenze firmatarie cieli' Atto di Algesiras, esclusi gli stati ex nemici e la Russia. Questo comitato per g li ampi diritti di cui è investito, sembra essere essenzialmente l'organo del potere esecutivo. Ma vi è ancora, depositario di questo Potere, un anu11inistratore d i nazionalità francese per il primo periodo di sei anni, assistito da due aggiunti, d i cui l'uno, spagnolo, una specie di ministro cieli' igiene e dell'assistenza, l'altro, britannico, amministra le finanze. La varietà delle nazionalità nella distribuzione delle funzioni non si arresta qui. Due ingegneri, l'uno francese, l'altro spagnolo, sovraintendono ai lavori pubblici. La gendarmeria dovrebbe essere affidata a una direzione belga, ma per ora non esiste che la polizia civile, di cui la Francia e la Spagna si distribuiscono il comando. Non meno complicata è l'amministrazione della giustizia, a cui accudisce, per i reciditi delle potenze firmatarie cieli' Atto di Algesiras, un tribunale misto, costituito da due magistrati britannici, da due spagnoli e da uno francese con un seguito di procuratori e cli assessori di nazionalità diversa. Vi sono inoltre tribunali consolari per le potenze che, come l'Italia, non hanno aderito al regime internazionale, mentre i mussulmani sono sottoposti alla giurisdizione giudiziaria del rappresentante del sultano e per gli ebrei funziona un tribunale rabbinico. H3 R73bis/6

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Documento n. 118 MINISTERO DELLA GUERRA

Stato Maggiore del R. Esercito Ufficio Situazione

PROMEMORIA

Sulla ATTUALE SITUAZIONE AL MAROCCO

Le operazioni militari, svolte dai franco-spagnuoli verso la fine di Maggio u.s. e che, attraverso l'occupazione delle alture di Targuist, avevano condotto alla resa di Abd el Krim chiusero, per così dire, ufficialmente le operazioni di guerra al Marocco. La situazione marocchina entrò in una nuova fase, la quale presentò fin dal principio due aspetti diversi, uno politico propriamente detto ed uno politico-militare: il primo riguardante la delimitazione della frontiera e la regolamentazione dei rapporti futuri tra i governi franco-spagnolo; il secondo riguardante l'azione da svolgersi contro i vari focolai cli dissidenza esistenti sia al nord che a sud della grande linea di arroccamento Fez-Oudjda. Alla regolamentazione dei rapporti fra i due governi si provvide mediante la conferenza franco-spagnola, riunitasi a Parigi verso la metà di giugno per decidere sulle questioni comuni interessanti il Riff. Detta conferenza fu molto lunga e laboriosa e solo il 13 luglio, dopo un mese circa di discussioni, è stato firmato l'accordo sui seguenti punti . .L. Frontiere - Nessuna modificazione ai trattati precedenti. Solo, allo scopo cli assicurare più rapidamente la pace dei confini, è stato convenuto di dare una interpretazione immediata ai punti ancora indeterminati, in modo eia evitare che le tribù restino nell ' incertezza circa il governo da cui dipendono. 2., Contrabbando cli armi - Continuerà la sorveglianza sulle coste del Marocco: ogni Potenza, riprenderà, a questo riguardo, la sua libertà di azione; però tra l'Ouecl Bu Sedra e l'Oued Dra (che segna il confine francese) la sorveglianza sarà comune. 1, Relazioni di buon vicinato - Vale il regime dei confini. ~ Azione parallela dei due Governi - Le due Nazioni, ciascuna nella propria zona e con i mezzi che riterrà necessari, perseguiranno con azione parallela lo scopo proposto, mantenendosi nel quadro generale tracciato dai trattati che hanno garantito l'integrità dell ' impero sceriffiano. È stata inoltre consentita la facoltà cli inseguimento e sorvolo da ambo le parti, di maniera che in ogni ipotesi, l'ordine possa essere stabilito e mantenuto, senza che l'esercizio necessario cli un'azione cli sicurezza, implichi una modificazione qualunque della frontiera politica. .i. Abd el Krim - Sarà internato in una Colonia francese. Come si vede, la convenzione stabilita (per quanto si può giudicare dai comuni-

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cati) è molto vaga ed imprecisa su parecchie questioni. Si riporta l'impressione che si sia rimasti nel vago, per la difficoltà di addivenire ad un'accorclo, che, d'altra parte, di fron te all'Europa, era indispensabile proclamare. Per quanto riguarda l'azione contTO i vari centri di dissidenza, essa fu diretta in un pri mo tempo contro le tribù della zona occidentale del Riff, abitato, in territorio spagnolo, dai Gbomara e dai Djebala in territorio francese dai Rhouna e dai Ghezaoua. Determinata la sottomissione di queste tribù con l'occupazione di Chechaouen e Ouezzan, restavano ancora da sottomettere tre altri grandi centri cli dissidenza: la cosi detta Tache de Taza, abitata principalmente dalla tribù guerriera dei Beni Uarain, che costituiva l'incubo permanente del Comando francese per le frequenti incursioni che da essa movevano sulle retrovie francesi e la minaccia continua che essa rappresentava per il coITicloio Oudjda - Taza - Fez. La vasta oasi di Tafilelt, centro di comunicazioni tra il retroterra marocchino, algerino e sahariano. L'estesissimo acrocoro del!' Alto Atlante che, con il bacino del sud costituisce il dominio dei Grandi Caicl. Le operazioni per la riduzione della Tache dc Taza sono state condotte in due tempi: in un primo tempo si svolsero contro la cosiddetta "Piccola Tache" o Tache di Tichoukt; in un secondo tempo contro la "Grande Tache": ambedue con esito felice. Per quanto riguarda l'oasi di Tafilelt, rifugio cli tutte le dissidenze, le operazioni si sono limite finora a circoscriverla con piccoli posti al suo margine nord-est ed ovest. Per quanto riguarda, infine, la regione dei Grandi Caicl, la Francia vi sta svolgendo un'attiva opera diretta a neutralizzare la loro potenza, mediante la costruzione di importanti lavori stradali per il perfezionamento delle rotabili gii:1 esistenti e per la creazione di nuove carrozzabili che partendo dalla pianura cli Marrakech si dovranno allacciare attraverso il Grande Atlante, alla valle del Sus e da questa risalire a sud le regioni ancora poco note del Piccolo Atlante o Antiatlante. Questa rete ha per iscopo da un lato di penetrare nei domini dei Grandi Caicl e di isolarli fra cli loro, dall'altro cli meglio impedire ad essi i contatti con la costa, con i protettorati spagnuoli cli lfni e di Rio de Oro, nonché in generale con l' interno ciel continente. Da quanto dello appare che la situazione ne l Marocco senza essere tale da destare seri allarmi, è ancora lungi dal poter essere considerata tranquilla: sottomissioni ne sono avvenute, ma sono anche cominciate le esitazioni, molte tribù si rifiutano di seguire i loro capi che avevano intavolalo coi francesi trattative di pace; nuovi centri di res istenza si stanno organizzando e l'u.ltima assemblea, tenutasi fra i capi delle tribù non ancora soggiogate, ha messo in chiaro che ogni tribù intende difendere energicamente il proprio territorio. La stampa francese in genere si sforza cli considerare la situazione con un facile ottinùsmo, a cui qualche giornale più obbiettivo ed animato dal desiderio di non destare illusioni, cerca però cli contrapporre l'esposizione meno rosea della realtà. Se nel complesso, perciò, la situazione al Marocco, può dirsi buona (e lo prova il rimpatrio di numerose truppe ed il prelievo di rinforzi per la Siria), non è ve617


ro, però, che il dubbio e il continuamente mutevole atteggiamento degli indigeni in tutto il Marocco, e la loro mentalità che li rende ad ogni costo e malgrado tutto ribelli all'Europeo, rappresentano una crisi sempre latente per il predominio francese nell'Africa settentrionale. 7 ottobre 1926 H3R73bis/6

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Documento 11. 1198 UFFICIO OPERAZIONI S.M.R.E.

Isole Rapporti Difesa dell'Iso,le dell'Egeo (J 930- 1933)

lSOLE ITALIANE DELJ; 'EGEO

Segreto - Ottobre 1931 1°) - Per la grande importanza attribuita all'Isola di Lero, in seguito anche ai pareri espressi dagli Stati Maggiori della Marina e della Aeronautica, venne proposto, nel 1929, a S.E. il Ministro della Guerra di trasferire a Lero, fin dal tempo di pace, il battaglione di Coo, lasciando in quest'ultima isola una sola compagnia. La proposta rimane in sospeso, in attesa di definirla direttamente durante la permanenza in Italia di S.E. il Governatore Lago. In seguito, avendo la R. Marina dato affidamento di poter disporre al moment.o opportuno dei mezzi occorrenti per il trasporto a Lero del battaglione di Coo, S.E. il M inistro della Guerra dispose che detto battaglione rimanesse nell'attuale sede. 2°) - Nell'autunno 1930, in occasione delle riunioni tenute presso S.E. il Capo di Stato Maggiore Generale, venne concordato che le Isole Italiane dell'Egeo costituiscano zona di preminente int.eresse marittimo. 3°) - Nel mese cli agosto, in seguito a richiesta di S. E. il Capo di Stato Maggiore Generale vennero forniti i scguent.i dati sulla situazione attuale e sui provvedimenti in progetto per le Isole Italiane dell'Egeo: a) - Situazione attuale: Nelle Isole Italiane dell'Egeo ha sede il 9° reggimento fanteria, formato su due battaglioni e una sezione cannoni. Il comando di reggimento, un battaglione e la sezione cannoni sono di stanza a Rodi; l'altro battaglione è a Coo. Piccoli distaccamenti sono dislocati in alcune delle isole minori. La forza totale del reggimento, alla data del I O agosto, era cli: ufficiali 35, sottufficiali e truppa 892 (al I O settembre ufficiali 39, sottufficiali e truppa 839). In dette isole trovavansi dislocati alla stessa data del l. 0 agosto: 5 ufficiali e 242 sottufficiali e truppa dei CC.RR.; 2 ufficiali e 152 sottufficiali e truppa del R.G. cli Finanza. È previsto che nessun rinforzo cli truppe venga inviato, in caso di guerra, dall'Italia nelle Isole suddette; la difesa di queste, pertanto, potrà contare soltanto sui reparti cofa di stanza, rinforzati con elementi in congedo locali. Si presume che i richiamati effettivamente utilizzabili possano essere circa 200. Il comando di reggimento, col battaglione d i stanza a Rodi, provvederà alla difesa di quest'isola; il battaglione di Coo verrà trasportato a Lero, meno una

8 Nell' inve ntario LIO R. t 17-122 (vari Uffici, 1928- 1946) sono racco.li i alcuni documenti relati vi a li 'Ufficio Operazioni S. M.R .E., in particolare ri guardanti le Isole dell' Egeo. Alcuni d i questi documenti saranno rip(lrtati di seguilo.

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compagnia che rimarrà a Coo, per non lasciare quest'ultima isola completamente indifesa. b) - Provvedimenti in progetto: Dati i compiti che il reggimento dislocato nelle Isole Italiane dell' Egeo dovrebbe disimpegnare in caso di guerra, esso potrebbe venire trasformato in reggimento mitraglieri tipo Zara. Non sono state fatte proposte concrete, poiché si attendono, prima, le richieste di S.E. il Capo cli Stato Maggiore della Marina, trattandosi della difesa di zona di preminente interesse marittimo, e ricostituzione in llalia del 9° fanteria. 4°) - Uno schema della trasformazione ciel 9° fanteria in reggimento mitraglieri tipo Zara potrebbe essere: - battaglione di Rodi nella sua formazione attuale - necessità di truppa manovriera in relazione ali ' ampiezza cieli' isola; - battaglione di Coo: - comando - 3 compagnie mitraglieri 24 mitragliatrici pesan ti - 1 compagnia fucilieri 4 mitragliatrici leggere · In guerra, le anni dovrebbero essere aumentate a 36 mitragliatrici pesanti e 6 leggere. Ciò peraltro, sarebbe soltanto possibile con l'invio cli complementi clall'Italia. Il battaglione di Coo dovrebbe essere traspo1tato a Lero, all'atto della mobilitazione, lasciando a Coo una compagnia mitraglieri. Dal battaglione medesimo dovrebbe essere tratto il reparto per costituire, eventualmente, il presidio di Starnpalia. LIO Rl/7/2

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Documento n. 1209 COMANDO DEI PRESIDI DELLE !SOUS ITALIANE DELL'EGEO

Rodi, Marzo 1932 Studio relativo alla difesa delle Isole Italiane dell'Egeo Considerazioni di carattere 011erativo

Le isole del Possedimento sono situate, dal punto di vista commerciale e - quel che più importa a noi - dal punto di vista militare, in una posizione geografica assai privilegiata. Esse sono collocate a metà strada fra il Mar di Marmara e l'Egitto e sul punto cli passaggio tra l'Egeo ed il Mar di Levante quindi sulle linee più dirette che collegano: Atene - il Mar Nero - Costantinopoli - Smirne - la Siria - Cipro e l'Egitto. - Hanno, perciò, un'importanza mili tare di primo ordine, sia che la loro funzione venga inquadrata in eventuali nostre operazioni verso l'Oriente, sia che debbano costituire solamente una minaccia per tutte le comunicazioni che dal!' oriente si dirigono ali' occidente. In sostanza: se le comunicazioni marittime con l'Italia saranno libere e se dovremo diri gere nel Mediterraneo Orientale i nostri sforzi per conseguire gli obbiettivi assegnali, le isole italiane dell ' Egeo potranno costituire la base naturale per tali sforzi, allo stesso modo che le truppe attualmente in esse dislocate potranno costituire le punte avanzate delle cli visioni provenienti dal l'Italia; se, invece, le contingenze di guerra, specialmente determinate da alleanze, e la condotta generale delle operazioni orienteranno diversamente il nostro atteggian1ento, e se le comunicazioni marillime con la madrepatria saranno interrotte od aleatorie, le isole del Dodecaneso, favorite dalla loro situazione geografica, potranno costituire, la base di partenza e zona cli azione redditizia per le nostre insidie subacquee od aeree contro le linee conunerciali che dal!' oriente predetto si d irigono verso l'occidente. nell'uno e nell'altro caso, il possesso delle isole italiane dell'Egeo e più speci,'ilmente dell'isola d i Lero, consente all'Italia di poter risolvere, in caso di conflitto di una certa durata, il problema dei rifornimenti (rotta DardanelliItalia) del grano, degli oli minerali e dei suoi derivati. Nell' ipotesi cli guerra stabilila nella premessa (compreso il confiitto contemporaneo con la Francia e Iugoslavia) la funzione delle isole italiane dell'Egeo rientra piì:1 verosimilmente nel secondo caso, che rappresenta inoltre l'eventualità più sfavorevole. Ad ogni modo si verifichi l'una o l' altra ipotesi, sarà sempre necessario pensare alla conservazione del possesso del le isole Egee e predisporne la difesa per fron-

9 D i questo dettagliato studio saranno riportate solo le Considerazioni generali di c(mll/ere operativo (pag.26 -29), per il loro interesse particolare, rimandando per la lettura del testo mancante, i dettagli della program mazione operativa, al documento d' archivio.

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teggiare un attacco improvviso, o quasi, aggravato dalla precarietà delle comunicazioni marittime con l'Italia, perché così ci sarà più agevole risolvere il problema dell'eventualità che tensione diplomatica cli una certa durata o prevalenza sul mare, ci consentano la possibilità cli prendere con calma le misure difensive necessarie e cli contare, in caso cli bisogno, sull'aiuto della madre patria. Ma non è possibile pensare a difendere alla stessa maniera tutte le isole italiane dell'Egeo, sia perché esse, esaminate singolarmente, non hanno la stessa importanza militare, sia perché, nel caso considerato, la scarsa disponibilità delle truppe e dei mezzi e l'eventualità di non poter ricevere rinforzi dall'Italia, c' impongono il dovere di concentrare truppe e mezzi dove il bisogno è maggiore e più urgente, per non correre il rischio cli perdere tutto per la falsa idea di voler, ascopo morale, mantenere integro il possesso. Ma, d'altra parte, quale sarà la più probabile azione nemica? Azione che logicamente potrà essere svolta solamente da una nazione marinara che abbia, inoltre, in prossimità o relativamente ~icina alle isole italiane dell'Egeo una base navale dalla quale possa far partire l'attacco alle isole stesse. Nell'ipotesi di guerra prevista dal Comando ciel Corpo cli Stato Maggiore con il foglio già citato solamente la Francia si trova in condizioni di poter attaccare le isole italiane dell'Egeo improvvisamente e quasi nei primi giorni delle ostilità, nella considerazione che oltre a poter disporre di adeguati mezzi navali di appoggio, possiede in Siria una buona base, completata da quella meno vicina, ma più potente di Biserta. Comunque, tenuto conto della funzione militare delle isole italiane dell'Egeo in relazione all'ipotesi di guerra prospettata dalle Superiori Autorità, è evidente che anche in tal caso lo scopo dell'avversario sarà diretto ad impadronirsi del Possedi mento nella sua parte più vitale con l'eliminazione violenta e sollecita degli organi militari e politici, anziché tendere alla conquista cli una o più isole da presentare come pegno al momento delle trattative di pace. Eppertanto è sotto questo punto di vista che occorre esaminare le singole isole del Possedimento per poter stabilire la loro importanza militare e per poter graduare, nei limiti di tale importanza, le misure difensive che per ciascuna di esse sarà necessario predisporre. Le difficoltà per gli approdi, il dominio dei venti che rende la navigazione difficile alle piccole imbarcazioni nei mesi invernali, la deficienza delle risorse che impone un attrezzamento logistico rilevante per far vivere le truppe di occupazione, limitano l'importanza militare della nìaggior parte delle isole del Possedimento, prese singolarmente, tanto da far ritenere presumibile che un eventuale attacco avversario, sia improvviso che preparato, sarà diretto principalmente contro quelle che dal lato politico e militare hanno una funzione dominante. Non è escluso, s'intende, che l'avversario per mascherare le sue vere intenzioni cerchi d'investire, contemporaneamente, tutte le isole italiane dell'Egeo, ma poiché esse, esaminate a sé stanti e solamente nei riguardi dell'ambiente umano, hanno un'importanza militare assai limitata, bisogna anunettere che la perdita singola o collettiva di: Scarpanto, Caso, Piscopi, Nisiro, Lisso, Patmo, Castelrosso, Calchi e Simi, anche se dolorosa, non può determinare la perdita del Pos622


sedimento la cui importanza militare resta fino a che gli organi ciel Governo possono funzionare, e fino a che le truppe ed i mezzi della difesa conservano la loro efficienza. Anche la perdita di Stampalia, che nel 1912 servÏ di base alla nostra tlotta per la conquista ciel Dodecaneso, ha, ai fini operativi, un' importanza relativa, nella considerazione che, allo stato attuale, vi sono a Lero buone condizioni sia nautiche che difensive per una base navale idonea al ricovero cli una squadra. Però, ove possibile, Stampalia, per ragioni marinaresche, sarebbe bene conservarla coi soli mezzi della Marina che ivi vi sono o saranno dislocati. Sembra che l' intendimento dello S.M. della R. Marina sia di conservare il possesso di Stampalia per impedire che altri se ne serva.

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Documento n. 121 10 COMANDO DEL 9° REGGIMENTO FAl"'ITERIA "REGINA" I I

Studio per la compilazione del "Progetto di difesa costiera dell'isola di Lero" Rodi, Egeo - Ottobre 1932

Considerazioni di carattere operativo Il problema militare del Dodecanneso assumerà nel quadro generale della difesa del territorio dello stato una notevole importanza, in quanto, in caso di conflitto e per poco che si prolunghi la gue1i-a, il problema dei rifornimenti assurgerà subito per l'Italia, al primissimo piano ed in particolare quello dell'olio minerale e dei suoi derivati. Da tutte e tre le porte ciel Mediterraneo ci può giungere nafta e benzina, ma la rotta: Dardanelli-Italia è senza dubbio quella che sembra possa darci qualche speranza maggiore quando si conservi però il possesso di una base navale nell'Egeo. Nell'attuale situazione, l' isola di Lero, nella quale sono sistemate le basi navali e aeronautica, è quella che presenta migliori condizioni per assolvere ai compiti cli cui sopra. Il passaggio cli Lero ne lle mani dell'avversario significherebbe per noi la chiusura del la rotta per il Levante; per lui il completamento delle posizioni cli guardia sulle nostre comunicazioni. L'isola di Lero, inoltre, attrezzata a basi navale ed aeronautica costituisce, per l'Italia, l'unico appoggio nel Mediterraneo Orientale sia come il punto di raccolta per il concentramento di un corpo di spedizione per il Vicino Oriente, sia come base cli partenza per eventuali operazioni aeree o marillime. Da quanto in sintesi è stato eletto più innanzi appare tutta l' importanza che riveste l'isola cli Lero per il problema militare nazionale e per quello del Mediterraneo orientale in particolare. Di qui la necessità che l'Italia si assicuri, in ogni contingenza, l'integrità dell' isola cli Lero che, opportunamente attrezzata e sistemata a difesa ci cQnsentirebbe la possibilità cli controllare le comunicazioni di superficie che dall' oriente si dirigono ad occidente. Stabilita, nelle sue linee essenziali, l'importanza strategica dell'isola di Lero cerchiamo di stabilire quale sarà la probabile azione nemica; azione che, logicamente , potrà essere effettuata solamente eia una nazione marinara che abbia, inol-

JO Come per il precedente documento, se ne riportano qui di seguito solo alcuni passi, dall a pagina 22 alla 26. 11Il 9° Reggi mento Regina, la cu i madrina era la Regina Elen a, aveva come motto sicw 1e can-

didi candidissima regina.

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tre, in prossimità o relativamente vicina alle isole italiane dell'Egeo, una base navale dalla quale si possa far partire l'attacco alle basi di Lero. Nell'ipotesi prevista dal Comando del Corpo di Stato Maggiore con il foglio 2991 in data 12-7-1929 12, solamente la Francia si trova in condizionj di poter attaccare le isole italiane dell'Egeo improvvisamente o quasi nei primi giorni delle ostilità, nella considerazione che oltre a poter disporre di adeguati mezzi navali cli appoggio, possiede in Siria una base, completata eia quella meno vicina, ma più potente cli Biserta. Comunque, tenuto conto della diversa importanza, dal punto cli vista militare, delle isole italiane dell'Egeo, è evidente che lo scopo dell 'avversario sarà diretto ad impadrorùrsi del Possedimento nella sua parte militarmente più vitale (Lero), con l'eliminazione violenta e sollecita degli organi di difesa, anziché esaurirsi nella conquista di una o pili isole da presentare come pegno al momento della pace. Nell'attacco all'isola cli Lero bisogna distinguere due ipotesi : a) - colpo di mano b) - sbarco in forze Il colpo di mano mira a conseguire i massimi risultati con la sorpresa; l'azione è ra pida e si risolve in poche ore. Nel caso che l'avversario si decidesse per il colpo di mano, probabilmente l'effettuerebbe di notte e neile prime ore della mobilitazione. E poiché in genere trovano solamente nella sorpresa facilità di riuscita, il colpo di mano non sarebbe accompagnato da preparazione di artiglieria, ma veJTebbe effettuato, prevedibilmente, con il favore della notte. Per tale operazione non sarà necessaria una comoda località di sbarco; sarà necessaria invece una località vicina ai centri vitali delle basi: navale ed aeronautica allo scopo d'irrompere e seminarvi lo scompiglio, impadronirsi degli organi di comando, isolare le batterie in modo eia facilitare, in seguito, lo sbarco cli forze più ingenti allo scopo cli scardinare in un secondo tempo ad uno ad uno gli elementi della difesa. Nella seconda ipotesi, sbarco, cioè, in forze, l'azione deve essere più accurata· mente studiata. Un' operazione oltremare richiede una minuziosa preparazione. Tale preparazione, per quanto possa essere iniziata nel periodo di tensione diplomatica, ha sempre bisogno di una fase piuttosto lunga che deve essere svolta durante la mobilitazione. Il tempo che occorrerà al nemico per preparare l'attacco all'isola di Lero sarà utilizzato dalla difesa per perfezionare il proprio dispositivo specialmente per quanto riguarda g li elementi destinati alla vigilanza, gli organi cli osservazione e cli collegamento, nonché la messa in efficienza delle batterie. In sostanza il caso più sfavorevole. per la difesa dell' isola di Lero consiste nel far fronte al colpo di mano e, conseguentemente, stabilite le disposizioni difensive necessarie per fronteggiare tale eventualità, vengono automaticamente risolte tutte le altre questioni che si riferiscono ad un attacco in forze.

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Ma quali saranno i compiti specifici e le modalità cli azione che dovrebbero seguire le truppe del I0 Btg. del 9° Reggimento Fanteria destinate a costituire gli elem.enti mobili della difesa di Lero? Nella speciale situazione in cui si trova l'isola di Lero e nella considerazione che: - per la difesa fissa, a protezione diretta dei punti e località maggiormente esposte alle offese nemiche e che rivestano particolare importanza; - per la difesa mobile a sostegno degli elementi adibiti alla difesa fissa: si può fare assegnamento solamente sulle truppe di fanteria, il compito del 1° battaglione del 1° Reggimento verrebbe stabilito nel modo seguente: 1°) - impedire con il fuoco che il nemico possa mettere piede a terra e d'iniziare o almeno portare a compimento I.e sue attività offensive contro la costa; 2°) - contrattaccarlo quanto più presto e quanto più vicino alla spiaggia è possibile; 3°) - assicurare in ogni caso, che il nemico possa occupare posizioni dalle quali sia possibile offendere direttamente le btr e gli impianti delle basi. Per poter assolvere il compito di cui al n.1 °), sarebbe necessario che i nuclei di sorveglianza, nelle insenature e lungo le coste, che dovrebbero sviluppare anche la prima resistenza, disponessero di armi automatiche poiché è molto facile che poche mitragliatrici, maneggiate eia uomini risoluti, possano impedire lo sbarco, o, quanto meno, disorientarlo, rallentarlo e renderlo assai difficoltoso. Sarebbe indispensabile, altresì, che i nuclei suddetti avessero la possibilità di potersi appoggiare a qualche elemento difensivo campale nel caso fossero costretti a ripiegare dalla spiaggia sotto la pressione dell'avversario. Circa le modalità di esecuzione del compito di cui al n. 2) bisogna tener conto che l'isola di Lero è costituita da terreno rotto e di difficile percorribilità, benché 1 le alture siano di modeste proporzioni e le più alte non raggiungano i 350 m. D' altra parte, l'andamento delle coste dell'isola, che in molti punti offrono possibilità di sbarco, e lo scopo che si vuol perseguire e che consiste nel proteggere direttamente le btr e gli impianti delle basi consigliano di limitare l'azione di contrattacco del Btg a determinate località ed in speciali condizioni di tempo.Per assolvere il compito cli cui al n. 3) infine sarebbe necessario che il Btg disponesse cli una posizione centrale e dalla quale riuscisse a coprire tutte le btr e gli impianti delle basi, che, come si è detto, sono sistemati quasi tutti nella parte meridionale dell'isola. Da detta posizione centrale, cli cui nei particolari si parlerà in seguito, dovrebbe essere possibile: - partire al contrattacco nel caso che il nemico fosse riuscito a mettere piede sulla costa; - opporsi direttamente al progredire dell'avversario nella dannata ipotesi in cui questi, superate le prime difese, si apprestasse a minacciare direttamente le opere delle basi.

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.Documento n. 122

RELAZIONE ANNUALE RIASSUNTIVA CIRCA I PRINCfPALI AVVENIMENTI DI CARATTERE MILITARE (ANNO 1932). ALLEGATA Al FOGLIO Prot. N. 573 DEL 10 GENNAIO 1933 13 PREMESSA Le forze armate turche, ccl in maggior parte l' esercito costituiscono quanto di meglio è stato creato da lla rivoluzione kemalista nel quadro del rinnovamento nazionale. Tutto ciò che si attua - bene o male - nello stato, tende a potenziare, direttamente o indirettamente, l'organismo militare. Le lezioni del passato, la necessità di difendere le ultime posizioni sulle quali l' Impero turco si è 1idotto, nonché ragioni di tutela del regime, fanno sì che oggi le forze armate possono a ragione considerarsi la pietra angolare della nuova Turchia. 1- ORDINAM ENTO Dl PACE A) Legislazione militare La vigente legislazione militare turca, nel suo complesso, può definirsi più un'opera di coordinamento e di adattamento di leggi preesistenti, che l'espressione di una vera e profonda azione innovatrice. In genere, la materia legislativa difclla ancora di struttura ben definita; la trallazione non è sempre chiara e completa; vi si rilevano lacune e contrasto: onde, vien fatto di pensare che le disposizioni di legge vadano in parte integrate in sede di regolamento e di nonne amministrative, documenti che, peraltro, sovente non sono resi di pubblica ragione. D'altra paite, <.l ericienze ciel genere sono spiegabili, ove si tenga conto delle enormi difficoltà presentatesi ali ' attuale regime, che tentando di rovesciare un secolare indirizzo, si è trovato in presenza di gravi problemi, per la cui soluzione fanno tuttora difeuo l'elemento direttivo, mezzi adeguati e metodo. Tuttavia, se ci si riporta al peculiare ambiente, abbastanza si è fatto e si va facendo: in sostanza, può ritenersi che tutto ciò che riguarda l'ordinamento, il reclutamento, l'avanzamento, la giustizia e l'organizzazione in genere, pur non avendo raggiunto l'assetto desiderato, risponde sufficientemente allo spirito e alle esigenze nazionali.

l3 Negli an ni '30 gli acl dcl! i militari aveva no l'abitudine d i inviare a lla f'inc cli ogni anno una ampia relazione riass untiva relat i va all'anno appena trascorso. li documento aveva una strunura q uasi obbligata che riguardava i bilanci militari, gli ordinamenti nei tempi di pace e di guerra, la siJuazione delle ferrovie, alla quale venivano dedicate molte pagine, un breve riassunto degli avvenimenti JlOlitici e una conclusione. che riassumeva con pochi concetti la situazione politico-militare vista in r rospettiva fu Jura. Queste relazioni si trovano regolannentc nei repertori indicati , mentre ma nca la gran pane dell a corrispondenza. Per questi ann i saranno riportati di seguito stralci di queste relazioni. in genere le parti generali o le conclusioni per permeuerc al lettore di rendersi conto della situazione generale della Turchia quale era vista dal!' Addeno 1\•lilitare a Costantinopoli. li documento è consultabi le ne l la sua interezza ne lla posizione archivistica indicata d i volt:1 in vol ta; di segu ito sono riportate le pagine n. l-2.

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IX - C0NCLUSI0NE14 Dalla rapida rassegna della situazione quale si presenta alla fine del presente anno, si può concludere che presso questa nazione le forze militari, nonostante le inevitabili ripercussioni dovute alla difficile situazione finanziaria, hanno continuato la relati va opera di assestamento intrapresa dal regime kemalista. Allo stato attuale delle cose, l' organismo militare turco, pur difettando di mezzi e di una base culturale - specie dal punto di vista tecnico - diffusa e assimilata, per le sue tradizionali qualità di bravura, resistenza e disciplina, costituisce uno strumento capace cli garantire l'integrità ciel territorio a condizione però - nell' ipotesi di una lotta prolungata - di ricevere il necessario aiuto: ciò per mancanza di un adeguato potenziale di guerra che consenta di soddisfare le esigenze di carattere bellico. E questo aiuto già altra volta dato dai tedesclli (1) lo si è trovato presso i sovieti (2), come lo si troverà, col mutarsi della situazione, presso quel1'associato che offrirà di 12iù chiedendo di meno. In altri termini, la Turchia cercherà, in caso cli pericolo. il concorso del più sicuro e del più potente. La ravvisata necessità ciel concorso si accentua sensibilmente ove si consideri l' eventualità cli un impiego cli forze turche su teatri di operazioni extra territoriali. Deficienze tradizionali nel l'organizzazione logistica, insufficiente preparazione tecnica degli stati maggiori, mancanza o quasi di artiglierie pesanti mobili ed in genere di mezzi tecnici moderni, e più ancora la limitata attitudine al 1' impiego degli stessi, imporrebbero integrazioni di personale direttivo e tecnico e di mezzi. Ma occorre tener presente che specie nei confronti dell'ausi lio direttivo, non mancherebbero serie resistenze per l'innato orgoglio e la tradizionale diffidenza turca, oggi più marcati che nel passato (3). (I) Secondo statistiche attendibili l' aiuto tedesco (austro-germanico) dato alla Turchia durante la guerra mondiale è stato di: Personale a) Ufficiali: circa 800. In quasi tutti i comandi di grandi unità turche, furono destinati ufficiali di stato maggiore, come pure nei posti direttivi interessanti l'organizzazione logistica di campagna (tappe e servizi) e cli quella territoriale. Qualche comando di grande unità fu tenuto anche da ufficiali superiori cli stato maggiore. I centri di mobilitazione e di produzione bellica, vennero in gran parte, diretti da ufficiali tedeschi. b) Truppa: circa 18.000 uomjni di cui 5000 artiglieri e specialisti giunti all ' atto della mobilitazione. .Mezzi 11.000 vagoni di materiale da guerra. 5.000 vagoni di materiale ferroviario. 29.000 vagoni di carbone. 25.000 vagoni di lignite. 30.000 vagoni di materiali vari (cereali, materie prime). Concorso finanziario l80 milioni cli lire turche (lira turca oro equivalente a lire italiane 22), per una mobilitazione iniziale cli 780.000 uomini (agosto 1914) e 14 Pag.28 -30.

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massima di 1.900.000 uomini (?)- novembre 1915. L'effettivo massimo di combattenti è stato per solo un mese di circa 800.000 uomini (novembre 1915), sforzo gradualmente disceso a 400.000 uomini nel marzo 19 J7 e a 200.000 nel marzo 1918. (2) Mi mancano, per ora, dati probanti sul concorso sovietico fornito durante la campagna dell'indipendenza. (3) Ne fanno fede i seri conflitti con la missione tedesca del generale Liman von Sanders (1913-1 9 18) che cosÏ si esprime nelle sue memorie: "Cinque anni in Turchia": " .... .al quartiere generale "principalmente, ove gli ufficiali dello stato maggiore turco fu rono esclusi senza discussioni, come " pure da altri posti importanti, non solo determinò ciel cattivo umore e della resistenza passiva da "parte dei turchi, ma in segui to molte cose turche furono tenute nascoste agli ufficiali tedeschi. "L'assenza notoria cli cooperazione germanico-turca provocò de lle critiche turche molto sgradevoli". Quando alla fine si ebbero degli scacchi, i turchi non mancarono di gettare sui "tedeschi la responsabilifa degli avvenimenti nei quali questi ultimi non avevano alcuna parte .. .. ". Firmato: L'Addetto militare in Turchia Costantinopoli 3 1. 12.1932

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Documento n. 123 NOTIZIE SOMMARIE SULL'ORDINAMENTO MILITARE DELLA TURCHIA Allegato al foglio A/166 del 18.3. 1934. TURCHIA E !TALJA l5 Ufficialmente le relazioni fra l' Italia e la Turchia sono amichevoli, basate sul trattato di amicizia del 1928, rinnovato nel 1932. In realtà però i rapporti, in questi ultimi tempi, si sono appesantiti. A ciò ha contribuito in modo speciale la conclusione del patto a quattro. TI disappunto della Turchia è motivato: dal timore cli vedere con esso sorgere il concerto europeo, con tutti i danni e le umiliazioni che esso aveva subito nel passato; dal timore di un accordo italo-francese per il Mecliler~·aneo con conseguente ripartizione di sfere d 'influenza cli cui l' occidentale alla Francia e l'orientale all'Italia; dall ' eventualità della costituzione cli un direttorio capace di prendere risoluzioni riflettenti gli interessi di potenze secondarie; la ragione, infine di mal riposto prestigio nazionale per non essersi sentita chiamare a partecipare ad un simile accordo. Altra causa di malumore è stata la mancata conclusione dell'accordo commerciale negoziato nella primavera del 1933 e non approvato a Roma. Sta di fatto, peri\ che se i rapporti italo-turchi potranno continuare ad essere fondati su basi di amichevoli intese e con direttive cli pace e di tranquillità, essi mancano dell'essenziale substrato per essere intimi e solidi di fronte a qualsiasi evenienza: la Turchia neutrale, statica, antirevisionista, si scosterà fatalmente dall'Italia il giorno in cui questa dovesse passare a decisive risoluzioni di problemi nazionali che implicassero per la Turchia l'abbandono della sua neutralità ed una decisa presa di posizione a fianco dell'Italia. Tutt'al più non ci si può ragionevolmente attendere che una neutralità anche ai nostri riguardi, più o meno benevola, a seconda delle nazioni o degli interessi con i quali ci troveremo in contrasto. La politica revisionista e dinamica dell'Italia è seguita con diffidenza, per timore di complicazioni se non peggio per timore che essi portino ad azioni dirette conu·o territori turchi. È sempre, infine, il fattore revisionista che dà ombra nella politica balcanica dell' Italia e, più precisamente, nei riguardi della Bulgaria, fulcro capitale per l'assillante problema della sicurezza nel settore più sensibile degli stretti. L'azione dell'Italia per la progettata conclusione di un patto tripartito bulgaro-greco-turco è stata certamente gradita. Ma dopo l'insuccesso di questo tentativo e la resistenza della Bulgaria ad accedere al recente patto turco-greco-jugoslavo-romeno, si guarda con diffidenza all 'Ttalia nella tema cbe il suo appoggio rafforzi nella Bulgaria le mire revisioniste per la Tracìa e lo sbocco in Egeo.

l5 Pag. 31-32.

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Dottrina tattica 16 La cultura mi litare, mancando di tradizioni originali, 1isente molto della cultura occidentale ed in taluni casi è costituita di elementi semplicemente copiati dal!' estero, in particolare dalla Gennania. Il motivo fondamentale al quale s'informa la concezione della dottJina turca, è la valorizzazione massima dell'elemento uomo, inteso come strumento prima della lotta e mezzo offensivo per eccellenza. Tale postulato trova la sua ragione nella scarsa potenzialità industriale e finanziaria del paese, eminentemente agricolo e povero, e nell ' attuale limitata attitudine dell'elemento turco all'impiego di mezzi che presuppongono basi di conoscenze tecniche: onde la necessità di sopperire a queste inferiorità mediante un' adeguata utilizzazione dell'elemento demografico, armonizzata con lo sfruttamento degli elementi naturali (terreno, notte, nebbia, ecc.). Il concetto offensivo domina nettamente: la realizzazione è imperniata soprattutto sulla manovra rapidamente concepita ed attuata, sulla sorpresa, sullo slancio, sulla volontà cli imporre la propria iniziativa. La forma offensiva più redditizia è quella che tende all'avvolgimento contemporaneo delle ali, tagliando all'avversario la possibilità di ritirata: l'azione frontale è ammessa in via subordinata, quando non sia possibile quella avvolgente. La difensiva è considerata come atteggiamento transitorio nel solo caso cli preponderanza delle forze avversarie o quando si debba realizzare una possibilità offensiva in un determinato momento ed in punto più opportuno. La concezione generale della condotta delle operazioni è prevalentemente orientata verso la battaglia d' incontro su terreno libeto. Oltre questa ipotesi fondamentale, è previsto il caso che l' urto avvenga su posizioni appena rafforzate con sistemazione campale come pure l'ipotesi della stabilizzazione delle fronti . In ciascuna delle ipotesi considerate, la tendenza è di conservare alla lotta iJ carattere manovrato: unica differenziazione è nei procedimenti inerenti alla fase preliminare di preparazione che si cerca di contenere in tempi ristretti. Sopra ogni altra considerazione, sta la costante volontà offensiva, lo slancio, lo spirito cli sacrificio, elementi questi ritenuti risol utivi e atti a compensare la deficienza di mezzi. Tale concezione, in parte conseguenza dell'esperienza della passata guerra cieli' indipendenza, non esclude l'importanza del fattore materiale per il q uale è previsto l' impiego di mezzi che però, oggi, o non esistono o sono insufficienti (carri d'assalto, aviazione, artiglierie di medio calibro, collegamenti, aggressivi chimici, ecc.) . Al riguardo occorre tener presente che, in genere, ,iella valutazione alquanto ortodossa dei risultati conseguiti nelle scorse campagne turche, si fa troppa astrazione della direzione e dell'aiuto tedesco avuti durante la guerra generale e della scarsa combattività de l!' esercito greco nella campagna cieli' indipendenza: come pure è eia tenere anche conto della diminuita capacità qualitati- .

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va e quant.itati va demografica dell'odierno Stato turco, rispetto a quella del!' impero sultaniale. Tuttavia, in rapporto alla fisionomia di questi teatri cl ' operazione ed alla entità e specie dei probabili belligeranti, tendenze dottrinarie del genere possono avere largo campo di applicazione, specie nella penisola anatolica genericamente considerata: giacché in essa la mobilità di manovra dell' esercito turco è agevolata sia dalla sconfinata ampiezza del territorio nazionale, sia dalle difficoltà di penetrazione che vi incontrerà l' attaccante. La tendenza ora accennata, potrà, tuttavia, trovare impedimenti e limitazioni in determinate regioni del la Turchia, come ad esempio nelle regioni del Tauro e delI'01iente anatolico dove le operazioni soggiacerebbero verosimilmente alle lentezze e alle particolari difficoltà dell'aspra montagna; o in Tracia dove un arretramento del fronte potrebbe portare alla stabilizzazione di esso sulla linea di Ciatalgia; o, infine, entro il perimetro delle piazzeforti in genere.

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Documento n. 124 17 PIANO DI DIFESA DELLE ISOL E ITALIANE DELL'EGEO

Fascicolo 1° - Piano d'insieme 1934 (Stra I ci o)

PREMESSA

Nella riunione che ebbe luogo il IO novembre 1931 presso il Capo di S.M . Generale venne stabilito: Le Isole Italiane dell'Egeo passano, in caso di guerra, sotto la dipendenza ciel comando militare della R. Ma1ina; Le Isole cli preminente interesse marittimo militare da difendere sono, in ordine, di importanza: Lero - Rodi - Stampalia - Castelrosso. DELL'IMPORTANZA DEI.LA ZONA MILITARE MARITTIMA DELL'EGEO E DELLE FUNZIONI CHE QUESTA PUÒ ESSERE CHIAMATA AD ESPLICARE NELLE DIVERSE IPOTESI DI GUERRA.

Nell'ipotesi di guerra est-ovest le funzioni della zona militare marittima delle Isole Italiane dell'Egeo, e in particolare dell' isola cli Lero, sono le seguenti: Base di appoggio alle unità cli superficie, subacquee ed aeree nazionali operanti nello scacchiere centro-orientale per la protezione del nostro traffico e per offendere il traffico nemico, specialmente quello diretto a Salonicco. Base cli appoggio ai nostri convogli diretti e provenienti specialmente dai Dardanelli. La messa in stato di difesa della zona procede secondo il diario di mobilitazione, riferito all'assetto precauzionale, allo stato di sicurezza e alla mobilitazione generale. DEGLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA ZONA M ILITARE MARITTIMA DELL'EGEO E DELLE Sl JE ADIACENZE.

La zona militare marittima delle Isole Italiane dell'Egeo comprende tutte le isole ciel Possedimento italiano. Di esse il gruppo settentrionale (e cioè Patmo, Archi, Gaidaro, Lisso, Levita, Lero, Galino, Stampalia, Coo, Sirina e Nisiro oltre ad altre minori) può costituire un buon sistema difensivo, contro Lero; il gruppo meridionale e marginale (e cioè Caso, Scarpanto, Rodi e Castelrosso) può avere rispetto al precedente funzione cli vedetta. Del gruppo settentrionale l'isola che meglio prestasi per l'organizzazione cli una base navale è Lero. Altro buon ancoraggio è Stampalia. Del gruppo meridionale Scarpanto, Rodi e Castelrosso offrono modesti rifugi . L'attacco si potrà prevedibilmente proporre:

17 Un documento interessante per valutare l'importanza strategica del Dodecaneso. Successivamente a questo piano cli difesa, annualmente ne furono studiati altri, vista l'importanza sempre più forte del Possedimento.

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o azioni cli disturbo (distruzione e paralizzazione di elementi del sistema ditènsivo) attuate di sorpresa e con mezzi leggeri su1le isole del gruppo marginale; o azioni di conquista di una base, dalla quale esercitare efficacemente il contrasto al nostro traffico e condurre operazioni offensive contro la nostra base navale. In tal caso l'azione verrebbe presumibilmente diretta contro Stampalia del gruppo settentrionale o contro Castelrosso del gruppo meridionale e marginale; o l'occupazione della nostra base di Lero; o azioni a carattere essenzialmente politico, che punterebbero presumibilmente sull'isola cli Rodi.

DEL RAGGTO D'AZIONE DELLA ZONA MILITARE MARITTl'M A DELL'EGEO

La forza complessiva ciel presidio della zona militare marittima delle Isole Italiane dell'Egeo è rappresentata: - in tempo di pace: da I 700 uomini circa del R. Esercito dei CC.RR. e della R.G cli Finanza (si riduce a 1000 in periodo cli forza minima); da 250 uomini circa della R. Marina (compresi quelli imbarcati su unità di uso locale); eia 475 uomini circa della R. Aeronautica. - In tempo di guerra: da 2600 uomini circa del R. Esercito, dei CC.RR. e della R. G. cli Finanza e della M.Y.S.N.; eia 1800 uomini circa della R. Marina; eia 750 uomini circa della R. Aeronautica. Dal confronto fra gli elementi cli pace e quelli di guerra di ciascuna isola si de.duce ciò che occorre sia completato e ciò che occorre s.ia creato ali' atto della mobilitazione. Durante il periodo cli assetto precauzionale, e compatibilmente con la durata del periodo stesso: - con il personale della R. Marina a terra a Lero (140 militari della tabella di pace) e con l'impiego eventuale di operai civili: - = si mette una guardia a tutte le opere, - = si costituisce l'armamento per una batteria contraerea ed antisilurante, - = si approntano e si riforniscono le rimanenti batterie, - = si aprono, con personale ridotto, tutte le stazioni di vedetta, - = si comincia la preparazione delle ostruzioni retali di Portolago: - = si sistema all'imboccatura della base di Portolago una ostruzione galleggiante provvisoria con bettoline a catena; - = si mettono in posizione presso ogni batteria, presso la stazione cli segnalazione di S. Marina e presso la stazione di vedetta di M. Marcello, due mitragliere Colt da 6,5; · - = si appronta con servizio permanente la fotoelettrica cIÌ Punta Angistro; - = si inizia la sistemazione di Q. 61 costa ovest della baia cli Parteni di due cannoni da saluto, e alla Madonna di Xerocampo d i un cannone contraereo. Durante lo stato cli sic~irezza, o, se l'incalzare degli event.i lo escludono, all'atto della mobilitazione: saranno completate le operazioni che non avessero avuto piena attuazione nel precedente periodo di assetto precauzionale. L10RJ18!4

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Documento n. 125 REL AZIONE ANNUALE RIASSUNTIVA C IRCA I PRJNCIPALI AVVENIMENTf DI CA RATTERE MILITARE (ANNO 1933). ALLEGATA AL FOGLIO Prot. N. 590 DEL 31 DICE MBRE 1934. PREMESSAl8 La Turchia, nella sua organizzazione militare, segue necessità di ordine inLcrno e di ordi ne internazionale. Come è noto, l'attuale regime non è che un· oligarchia militare impostasi con successo della campagna condotta da Mustafà Kemal contro l'occupazione anaLolica da parte cli forze straniere. La cosLituzione in governo dei vincitori, in aperta opposizione al potere sultaniale ed alle peculiari caratteristiche di quel regime, ha significato lotta contro resistenze che avevano fondamento in tradizioni e tendenze a base religiosa e che destavano preoccupazioni per l'affermarsi ciel nuovo ordine st.at.alc che si voleva instaurare. Non si può disconoscere che dopo undici anni queste resistenze hanno perduto di forill; tuttavia dei fermenti restano, per cui un rilasso di vigilanza da parte del governo potrebbe far riprendere loro vigore: questa vigilanza, e soprattutto la possibilità di una repressione energica, spec ie nelle province oriental i, non poteva essere affidata che alle fo rze mil itari ed ai capi sulla cui fedeltà si possa contare, ond'è che nel quadro nazionale le forze armate costituiscono la pietra angolare dell 'attuale regime. A queste supreme necessità di carallere interno, fanno riscontro quelle, non meno importanti , cli carattere internazionale in rapporlo alla particolare situazione geografica e strategica della Turchia. Epperciò questo governo, assicw-atosi la sicurezza interna, ha guardato a quella esterna mediante il concentramento di mezzi e di forze, specie verso quei sellori che, nel gioco degli interessi internazionali, ha ritenuto costituissero i capisaldi su i quali occon-eva difendere l'integrità del territorio nazionale e cioè: gli stretti e l'Egeo. Ed appunto a questi criteri ha ubbidito l'attuale indirizzo politico estero; il governo, non appena ha potuto sentirsi libero da preoccupazioni per il suo consolidamento all'interno, ha proceduto nel campo della politica estera a lla revisione del sistema, che si potrebbe chiamare d i protezione internazionale, a difesa de i summenzionati settorì per esso d ' interesse primordiale. Questo s istema basato in un primo momento, essenzialmente nel le intese con l'U .R.S.S. e con l' Italia - le due potenze che riteneva potevano avere il maggiore interesse nei territori che le premeva difendere - è stato successivamente modificato nel senso che si sono lasciati inalterati i rapporti nei riguardi dell' U.R.S.S. per cercare delle garanzie cli fronte al l' Ita lia e alla Bulgaria. Da ciò la sua politica d' intesa bal-

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canica. Politica, è bene rilevare subito, che se ha di mira immediata l'Italia, ne ha anche un'altra, che la supera di importanza: tener lontano e premunirsi contro il pericolo d'un blocco slavo nei Balcani che fatalmente premerebbe verso gli Stretti e verso l'Egeo. In questo doppio gioco la Turchia cerca di nascondere del suo meglio la punta verso gli S lavi, accentuando il carattere antitaliano della sua politica antibalcanica. Gli sviluppi cli questa politica balcanica hanno portato la Turchia a deviare - non è possibile dire per quanto volontariamente e per quanto trattavi contro volontà - dal suo primitivo progranuna del così eletto "piede di casa" per pensare ad organizzare i suoi armamenti in vista della possibilità cli dover uscire dalla proprie frontiere balcaniche. Sarebbe avventato dire quanto questa politica possa avere di duraturo e cosa possano valere gli accordi che ne derivano se verrà l'occasione di mellerli a prova sul campo pratico. Oggi la Turchia s'appoggia: da una parte sull'U.R.S.S., con la quale ha in comune l'interesse della sicurezza degli stretti ed anche in comune la debolezza di poter agire da sole, senza reciproco appoggio; dall'altra parte, sul sistema cl'intese balcaniche. Una sola cosa si può affermare con sicurezza: e cioè che la Turchia nel caso cli pericolo, richiederà l'appoggio cli quello Stato che riterrà più forte e che offrirà cli piLt chiedendo di meno. 19La instabilità generale dell'Europa e la possibilità dell'accendersi cli conflagrazioni, hanno in quest'ultimo anno acuito nei dirigenti turchi il senso del pericolo. Di fronte all'assillo della minaccia, malgrado i patti e gli accordi conclusi, la Turchia non ha mancato di guardare incessantemente ai suoi armamenti: si può affermare che ogni necessità nazionale è stata subordinata al potenziamento dell'organismo militare. Di qui l'aumento dei bilanci militari; l'affannosa ricerca cli forn iture militari a lungo credito; l'aumento elci presidi in 1hcia e l'incremento della fortificazione del litorale egeo; la politica di riarmamento degli stretti. Sennonché, attraverso un esame obbiettivo di tale febbrile attività non si può far a meno di rilevare un difetto fondamentale nell'indirizzo adottato e cioè la sproporzione fra le mete alle quali si tende portare l'organizzazione militare e la potenzialità finanziaria, tecnica e culturale del paese. Inoltre, come ho avuto occasione cli mettere in evidenza in altri documenti, le rilevate lacune nel c~mpo del!' istruzione tecnica, nell'organizzazione logistica, nella attrezzatura industriale, non consentono alla Turchia per ora, e per molto tempo ancora, una piena e completa indipendenza dell'ausilio estero. Obbedendo a ragioni di prestigio nazionale, si era creduto, in un primo momento, cli potersi emancipare eia tale ausilio. Le difficoltà incontrate ed i risultati ottenuti non sempre soddisfacenti, hanno mostrato l'impossibilità di attuazione del divisamento, onde il ricorso pit1 largo ed intensivo di questi ultimi tempi a special isti ed all'industria estera. Tuttavia bisogna riconoscere che in particolare l'organizzazione delle forze di 19

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terra, anche sotto la spinta degli avvenimenti poi itic i, ha segnato in quest'anno un progresso, il che permelle di affermare che se l'organismo militare turco, per le sue deficienze specie nel l'attrezzamento tecnico, non potrebbe costituire fuori delle fronti ere uno strumento capace di far sentire il suo peso contro eserciti attrezzati, non si può contestare che per la garanzia del territorio esso rappresenta un solido e temibi le organismo difensivo.

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Documento n. 126 RELAZIONE ANNUALE RIASSUNTIVA CIRCA I PRINCIPALI AVVENIMENTI DI CARATTERE MILITARE (ANNO 1935). ALLEGATA AL FOGLIO Prot. N. 26 DEL 9 GENNAIO 1936. PREMESSA20 Gli avvenimenti svoltisi nel coll'ente anno, hanno segnato un maggiore e più deciso indirizzo nel!' orientamento della politica di questo stato. Sicurezza e "statu quo" sono i principali cardini ai quali è ispirato il governo tllrco. 11 patto cli amicizia con l'U.R .S.S. ed il pano balcanico, dovrebbero agire per la sua protezione nel settore europeo, il più sensibile ed esposto. Per il settore asiatico, meno preoccupante, lo tranquillizzano, oltxe la modesta efficienza militare e politica dei vicini, i patti con la Persia e le intese con la Siria e con l' Irak. L'assillo dell'Italia che possa impegnare la Turchia nel settore occidentale-egeo, in concomitanza o meno dell'azione cli altra potenza balcanica (Bulgaria), se eia una parte è anelato diminuendo per effetto dei nostri impegni in Abissinia, dall'altra non ha assopito il timore che, a partita risolta l'llalia, rafforzata considerevolmente la sua posizione internazionale, sia portata alla revisione della situazione europea. Ed in previsione di eventi vicini o futuri la Turchia si è attaccala il più solidamente possibile alla società delle nazioni ed al suo patto, come strumento per la sicurezza collettiva, convinta che la S.cl.N. possa essere elemento efficace per il mantenimento, per così dire, dell' ordine internazionale specie in questo periodo del suo consolidamento nazionale. La Turchia vede e spera nella realizzazione dell'efficienza della S.d.N. il mezzo che la tranquillizzerebbe, la libererebbe dall'incubo dell'aggressione vicina. È eia ritenere che quest' aspirazione sia stata la causa principale della sua partecipazione alle macchinazioni antitaliane di Ginevra. La Turchia è certamente conscia che cooperando a queste macchinazioni s' è prestata al gioco dell'Inghilterra, che non agiva affatto per ideologiche ragioni di rispetto al diritto e di amore di giustizia, ma per fini puramente particolari ed egoistici . Ma poiché quest'azione inglese domandava alla S.d.N. non solo il riconoscimento, ma anche il mezzo - le sanzioni - per agire contro lo Stato ~he aveva mancato agli obblighi assunti nell ' aderire alla Lega, poco importava se le intenzioni dell'Inghilterra fossero o no oneste e giuste; si sarebbe costituito il precedente e consacrato diritto cd il dovere d'intervento della S.cl.N. contro chiunque venisse a mancare al Patto, e la S.d.N. sarebbe così diventata qualcosa di reale e di operante nella realtà che avrebbe garantito ai suoi membri la sicurezza e la pace. Da aggiungere essere intima convinzione che se l'esperimento dovesse riuscire, nel piegare cioè l'Italia alla coalizione ginevrina - a parte il fatto che l'Italia dovrebbe per lungo tempo diventare "inol'fcnsiva" (cosa non falla ceitamente per di20 Pag.1-3.

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spiacere alla Turchia) - coi"ìlituirà un esempio ed un ammonimento tale eia dissuadere chiunque da tentativ i contro l' indipendenza e l' integrità territoriale altrui. Per le ripercussioni che questa politica estera ha avuto su quella militare, occorre notare che gli impegni assunli con la partecipazione all' intesa balcanica, e per gli stretti rapporti che questa ha con quella della P iccola Intesa, la Turchia s'è trovata a modificare, nel settore trace, l'essenza tipicamente difensiva della sua organizzazione e predisposizione di mezzi, per farle assumere altra a carattere potenzialmente offensivo e d autonomo, atta cioè a portare la sua azione anche fuori delle proprie frontiere balcaniche. Nel contempo si è ritenuta costrclta al potenziamento del settore degli Stretti e di quello Egeo, con conseguente gravoso incremento dei propri armamenti. 2 1È un

fatto che, nella situazione internazionale attuale. le preoccupazioni per un attacco non provengono verosimilmente alla Turchia da altre potenze balcaniche o confinanti in Asia. Le preoccupazioni, con una forma che si potrebbe definire quasi assillante, la Turchi a le ha dal Mediterraneo e dall'Italia ( I ). Nessuna potenza balcanica potrebbe infalli iniziare un'azione contro la Turchia se non d'intesa con la Bulgaria; eventualità questa che, allo stato attuale, non appare realizzabile e comunque attuabile con tale prontezza che la Turchia non abbia tempo di provvedere a pararne le conseguenze. Così pure degli stati confinanti in Asia: U.R.S.S., Persia, Trak e Siria, la Turchia non ha motivo di preoccupazioni. Per via d i eliminazione - e sempre tenendo conto del!' idea fissa che l' Italia non abbia altra mira che quella di attaccarla - la Turchia è ponata a ritenere che il pericolo del settore bulgaro sia in funzione dell'immanente pericolo italiano. Con questa premessa, e rendendosi conto degli avvenimenti guardati attraverso la mentalità locale, appare verosimile come lo stato maggiore turco si sia preoccupato dell'eventualità di un'azione italiana che impegnasse la Turchia sul settore occidentale- egeo, impedendole di parare tempestivamente un' aggressione che la Bulgaria, d' intesa con l' Italia, o per conto proprio, potrebbe essere indotta ad effettuare. E poiché in tale evenien7.a lo stato maggiore stesso - sempre circospetto e prude nte - non sembra fare eccessivo affidamento sulle associate del impegni di patto balcanico, con le qua li non risulta che siano intervenuti ~ ordine militare in merito a lla reciproca garanzia delle frontiere e che, come la Grecia, ha già fatto esplicite riserve per una cooperazione in caso di complica1.ioni con l'Ttalia; ho buone ragioni per concludere che, in tale situazione, non restava che la decisione di passare ad un programma di sicurezza dello scacchiere trace, premunendosi contro ogni pericolo esterno sul fro nte balcanico, pronti a sostenere, anche da soli, l'eventualità di un conniuo con la B ulgaria, combinato o meno con una terza potenza.

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CONCLUSI0NI22

Dall'esame dell'attività militare di quest'anno non è dato di poter trarre conclusioni dissimili da quelle che è stato possibile fare alla fine del 193423. Tutta l'attività ha gravitato attorno al problema centrale e capitale della difesa e della conservazione resa più complessa dall'aggravarsi della situazione internazionale. Attraverso il groviglio di patti ecl azioni secondarie apparentemente disordinate e incoerenti, il filo conduttore della politica turca è rimasto immutato: P1incipio cli sicurezza, neutralità e cli equilibrio. In queste premesse il pensiero istintivo predominate è stato quello di provvedere alla politica degli armamenti a sostegno dei principi su enunziati, guardando ai settori più esposti o perché più deboli o perché costituenti il centro di interessi e di ambizioni convergenti: Regione degli Stretti e litorale Egeo. Ciò spiega l'incremento delle spese militari, le commesse all'estero di arnù, munizioni e materie prime, l'esecuzione di lavori di fortificazione, l' aumento delle unità dell'esercito, i tentativi di potenziamento della propria aeronautica e della flotta. Se ragioni di carattere finanziario, deficienza tradizionale nell'organizzazione tecnico, culturale e industriale del paese, non hanno consentito ancora di conferire all'organismo militare, struttura e potenza adeguate aUe necessità di impiego extrateniloriale, tuttavia non si può disconoscere che, specie per quanto ha tratto all'esercito, ci troviamo in presenza cli uno strumento, che risponde allo sforzo nazionale, solido ed agguerrito: esso non ostante le lacune rilevate nel campo logistico e della tecnica, per tradizioni, gusto istintivo alla lotta, disciplina e sobrietà, offre sicura garanzia per l'integrità territoriale, a condizione però, come ho già altra volta messo in evidenza, che in relazione all 'attuale scarso potenziale nazionale, nel caso di una lotta prolungata, riceveva il necessario aiuto mediante l'accaparramento del concorso del più sicuro e del più potente. Questa condizione del resto è alla base della politica nazionale. (l) L' ultima manifestazione in ordine di tempo, di questo assillo la si è avuta in occasione degli invii di contingenti italiani in Abissinia. M i risulta, infatti, che essi hanno provocato un vero allarme che non si è calmato che quando da parte degli organi d' informazione turca da Alessandria d'Egitto si è avuta conferma che i trasporti militari italiani avevano oltrepassato Suez. Notizia confermatami da fonte turca assolutamente attendibile. G29 Rlll/4

22 Pag.1 7- 19. 23 V. sopra doc. n. 125.

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Documento n. 12724 Istanbul 3 I dicembre 1935 - XTV0 847 - Segreto -Atteggiamento della Turchia in un eventuale conflitto nel Mediterraneo. AL SIGNOR CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARE- MINISTERO DELLA GUERRA

ROMA Di fronte agli sviluppi della situazione politica, in base specialmente al passo clell' lnghilterra presso le potenze mediterranee e balcaniche per l'eventualità d'un conflitto in Mediterraneo, preciso quale appare la posizione della Turchia nei confronti cieli 'Italia. Questo Governo, nei noti colloqui dell'ottobre scorso fra il Presidente ciel Consiglio ed il R. Ambasciatore ad Ankara, ha tenuto a dichiarare che nel conflitto italo-etiopico sarebbe stata neutrale ed a precisare che si sarebbe tenuto estraneo a qualunque atto che avesse o potesse avere carattere di misura militare contro l'Italia. Nonostante le manifestazioni di qualche organo di questa stampa che avrebbero potuto far ritenere il contrario, il governo turco ha finora tenuto, nei confronti ciel conflitto italoabissino propriamente detto, questo promesso atteggiamento neutrnle. Le possibilità cli malintesi e di attriti in dipendenza delle nostre posizio1ù nel Doclecaneso vennero eliminate con gli scambi reciproci di schiarimenti, pure dello scorso ottobre. Resta ora la posizione della Turchia nei confronti d' un eventuale estendersi ciel conflitto italo-abissino in Europa e specialmente nel Mediterraneo. Ho a ltra volta osservato che mentre gli impegni ass unti dalla Turchia con l' U.R.S.S. l'Intesa Balcanica e la S.d.N. le lasciavano maggiore indipendenza d 'atteggiamento nei confronti dell' Italia impegnata in A.O., questi stessi impegni avrebbero invece potuto vincolarne l'atteggiamento ne l caso che il cont1itto s'estenda al settore europeo. Le dichiarazioni fatte al nostro Ambasciatore dai dirigenti responsabili di Ankara, di cui al mio telegranuna n.837 ciel 27 u.s. 25, sembrano infatti giustificare le riserve fatte sull'atteggiamento della T urchia. Le risposte a noi date alle questioni in merito al passo ing lese, e specialmente la dichiarazione che la Turchìa- pure aderendo in linea d i massima ed in esecuzione degli ìrnpegni clerivantile dalla sua qualità di membro della S .d.N. , ad una cooperazione ad eventuali misure contro l'Italia - si riservava però d'esaminare chi fosse l'aggressore e di agire in conseguenza, costituiscono l'indice più manifesto che la T urchia, attraverso cavi! lose cd equivoche interpretazioni giuridiche, ìntende riservarsi libertà d'azione fino al momento ìn cui giudicherà opportuno, dal punto di vista dei suoi esclusivi interessi, per decidere come e eia quale parte schierarsi. Questa riserva infatti d ' esame "sull' aggressore" e quella di non partecipare che alle misure militari che ritenesse potesse decidere, se possono avere un significato di condizione, benevola, verso l'Italia, posta a base della sua adesione al24 Si tratta della veli na di una informativa proveniente da Istanbul, sicuramente dall ' Addetto militare, senza però indica7.ione de l mittente. 25 Non pubb licaco

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l'azione inglese, possono però molto più verosimilmente costi tuire il pretesto per giustificare l'atteggiamento che l.a Turchia intendesse prendere contro l'Ttalia, in contraddizione agli impegni impostile dal trattato d'amicizia e alle recenti esplicite assicurazioni date dal Presidente del Consiglio. Né la smentita turca ad ogni legame fra la questione degli Stretti e l'appoggio all'azione inglese lascia persuasi ove si tenga conto della importanza capitale che la questione stessa riveste nei confronti della sicurezza della Turchia. Stando ai limiti degli impegni cli carattere militare che la Turchia sarebbe stata sollecitata d'assumere nel caso che lo sviluppo delle sanzioni avrebbe potuto mettere l'Italia di fronte a situazioni cosÌ. gravi da spingerla ad atti aggressivi contro qualche potenza sanzionista ed in ispecie contro le forze inglesi, mi sono apparse poco chiare le dichiarazioni fatte al nostro Ambasciatore perché ottenesse ufficialmente qualche maggiore precisazione in ordine al concorso richiesto e cioè se oltre ai porti ed alle forze navali si era trattato anche di cooperazione aerea e terrestre. Non si è potuta finora avere alcuna risposta positiva. Ritengo perciò che, fino a prova contraria, l'eventualità del concorso rifletta l'applicazione in pieno del paragrafo 3 dell'Art. 16 del Covenant. Se il valore delle forze navali ed aeree turche in senso assoluto può considerarsi modesto, la concessione alle forze britanniche delle basi navali ed aeree, specie se integrate dall'aiuto di tecnici e mezzi inglesi può assumere diversa importanza in relazione alla situazione strategica che potrebbe determinarsi nel Mediterraneo e per le funzioni che potrebbero essere affidate a queste basi e relative forze particolarmente nei confronti del Dodecaneso. Circa poi il concorso terrestre, ritengo molto difficile che la Turchia si decida ad aiuti ciel genere, che presumibilmente dovrebbe inviare in Egitto. A parte il fatto che per attrezzare un corpo di spedizione, anche se limitato, la Turchia s'adatterebbe mal volentieri a depauperare la sua difesa, soprattutto di mezzi, grave potrebbe essere il rischio di avventurare quelle forze in trasporti marittimi. TI trasporto terrestre, per la Si1ìa e per la Palestina, pot1·ebbe presentare maggiori garanzie, ma implicherebbe tempo e rilevanti impieghi di mezzi. Resta l'ipotesi della possibilità di un'aggressione combinata contro il Doclecaneso. Ne intravedo l.a possibilità unicamente nel caso di una netta superiorità navale ed aerea che la Turchia potrebbe avere solo nel concorso navale inglese e l'appoggio aereo sovietico. Concludendo osservo che la posizione della Turchia nell'eventualità cli complicazioni in Mediterraneo non è ancora chiara, né definita e che occorre in tutti i modi vigilare con la massima attenzione, senza eccessiva valutazione della sua irnportanza per quello che poti-ebbero essere le inunediate conseguenze cli un suo atteggiamento a noi contrario, ma tenendo conto ciel valore che questo atteggiamento contrario potrebbe assumere nel caso di un conflitto che si dovesse prolungare per qualche tempo. Come indice di questa indecisione della Turchia cli fronte alle complicazioni al.le quali potrebbe dar luogo l'atteggiamento cieli' Inghilterra, accludo alcuni articoli di giornali che con le loro contraddizioni mostrano appunto un indice dell'orientamento della Turchia.

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Documento n. l 28 Istanbul 2 gennaio 1936 - XIV 0 10 - Segrelo - Atteggiamento della Turchia in un eventuale conflitto nel Mediterraneo. AL MINISTERO DELLA GUERRA- S.l.M. l• SEZIONE

ROMA Da fonte attendibi le apprendo che ufficiali aviatori turchi hanno dichiarato che nella eventualità di un conflitto mediterraneo nel quale la Turchia dovesse essere implicata, ed ove il territorio turco venisse esposto a reazioni dell'aviazione italiana, questo governo c hiederebbe l'aiuto dell'aviazione sovielica. Chiara allusione è stata fatta ad azioni rappresaglia contro il Dodecaneso. Sull'efficienza della difesa contraerea in Turchia mi riferisco alla situazione eia me segnalata, difesa che stimo inadeguata nel campo della protezione sia attiva che passiva. G29/Rl1

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Documento n. 129 Istanbul 15 gennaio 1936 - XIV 0 42 - Segreto - Atteggiamento della Turchia in un eventuale conflitto nel Medite,nneo. AL SIGNOR CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARE - MINISTERO DELLA GUERRA

ROMA Trasmetto copia in chiaro del telegramma numero 38 in data odierna, significando che fin da quando si è avuto sentore dell'invito fatto dall' Inghilterra alla Turchia, non ho mancato di intensificare ogni possibile sorveglianza, interessando sia i R.R. Consolati in Turchia quanto Je agenzie marittime cli navigazione perché segnalassero ogni particolare sull'attività della flotta ed ogni movimento nei porti. Ho spinto la sorveglianza su questa Ambasciata cli Inghilterra col fare accostare, da persona fidatissima, persona di servizio dell'Ambasciata stessa di origine italiana: a tutt'oggi, non ho avuto sentore dell' atTi vo o presenza qui cli specialisti o personalità inglesi. Come ebbi ad accennare coJ mio rapporto numero 847 in data 31 dicembre26 u.s., sono ancora in attesa di conoscere le precisazioni ufficiali che questo Ministero degli Esteri si è riservato di fornire a S.E. l'Ambasciatore in ordine alla richiesta inglese di concorso militare, alla quale i Turchi asserirono di avere aderito con le note riserve e limitatamente alla cooperazione navale.

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26 V. sopra doc. n. 127.

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Documento n. 130 Istanbul 20 febbraio 1936 - XIV0 10 - Segreto -Attività del' "lntelligence Service" . AL tvJJNTSTERO DELLA GU ERRA - S.I.M. I' SEZIONE

ROMA Faccio seguito dei miei telegrammi nn.143 e 15327 rispettivamente del 17 gennaio ultimo scorso, comunico quanto segue: contemporaneamente alla notizia della riapertura a Bengasi di un consolato inglese, nù è stata segnalata una particolare attività di alcuni agenti britannici ciel centro dell"'lntelligence Service" per la ricerca cli elementi turchi che abbiano prestato servizio in Libia e che posseggano la conoscenza della lingua e dell' ambiente di quelle regioni. Fatte proseguire immediatamente le indagini, mi è risultato: .L Apertura del consolato inglese a Bengasi alcuni giorni orsono è pervenuto dal Foreign Office a questo consolato generale britannico, la comunicazione del la destinazione per la reggenza deJ consolato di Bengasi di prossima riapertura, del vice console Augustus Routh, qui residente dall'agosto 1934. Il ROUTH è già stato console in Liberia e successivamente a Marsiglia. Nativo di Smirne (7 agosto 1892) ed é sposato ad una inglese levantina cli tale città. È persona dall'apparenza mite, piuttosto ordinaria, pratica del!' 01iente e degli intrighi dell ' Intelligence Service che ha qui il suo centro presso il locale consolato. Conosce l'elemento turco e la lingua. Risulta che il Routh sia stato incaricato della reggenza del consolato di Tripoli (Africa) dal mese di ottobre ai primi cli dicembre 1935, e che durante la sua breve missione, si sia recato a Malta a soggiornarvi dal 17 al 22 ottobre. Si è fatta correre la voce che il Routh sia stato prescelto per il nuovo incarico, "essendo riuscito ad andare d'accordo colle auto1ità italiane durante la permanenza atte a Tripoli". 2..,. Reclutamento elementi turchi. Le notizie raccolte non sono state ottenute tutte concordi sugli scopi e portata del reclutamento, che si vorrebbe pe1fino autorizzat0 da questo governo. Sembra peraltro assodato che gli inglesi si interessino al reclutamento ditali elementi da inviare in Egitto "per azioni di sobillamento della nostra colonia libica e per l'inquadramento cli bande costituite di arabi fuorusciti delle nostre colonie". Si richiedono elementi che abbiano servito in Libia, di carattere riservato, energico, di sangue freddo, di pronta decisione, coraggiosi, che abbiano partecipato direttamente ed effettivamente alla guerra libica. S'insiste oltre che sulla conoscenza della lingua, anche su quella dei costumi delle popolazioni libiche.

2 7 Non pubblicati.

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Si parla di un premio di ingaggio di lire turche 500 (oltre cinquemila lire italiane). Inoltre sarebbe emersa la circostanza della connivenza. di elementi attualmente residenti a Bengasi ed a Misurata con fuorusciti libici residenti in Egitto incaricati nella faccenda. Ho disposto pel controllo di partenze da Istanbul. Dal complesso delle notizie, ho tratta la persuasione che da parte dell"'Tntelligence Service'' si vada tramando tutta un'azione ai nostri danni nella colonia libica, attivitĂ che del resto rientra nel quadro dei noti sistemi inglesi giĂ in atto. La riapertura del consolato di Bengasi e la menzionata ricerca di elementi turchi lascia supporre una stretta relazione fra i due provvedimenti. Sull'appoggio dato da questo governo all' attivitĂ inglese, non ho per ora elementi probanti che mi consentano di accertare talune segnalazioni, pur riconoscendo che l'atteggiamento di questi dirigenti vada sempre piĂš subendo la pressione assillante clell' Inghilterra.

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Documento n. 131 Istanbul 27 febbraio 1936 - XIV 0 182 - Segreto - Atteggiamento della Turchia in un eventuale conflitto nel Meditenaneo. AL MIN ISTERO DELLA GUERRA - S.l.M. I" SEZIONE

ROMA GOVERNO TURCO PUREAJ.v.llVIETIENDO LO SVOLGIMENTO DI TRATTATIVE IN CORSO PER L'APPLICAZIONE DEGLI TMPEGNT DERIVANTI DALL'ARTICOLO 16 DEL COYENA}ff, SI SFORZI\ DI GIUSTIFICARE PRESENZA IN TURCHIA DELEGATI MILITARI INGLESI COME NECESSAR1A PER ACCORDI PRELIMINJ\RI ET TEORICI. SI RITIENE, INVECE, CHE TURCHIA SI PREDISPONGA DI FATTO ADERIRE RICHIESTE INGLESI CHE MIRANO SALVAGUARDIA INTERESSI MILITARI BRITANNICI IN MEDITERRAJ'\TEO TURCHIA NON SI DIPARTE TENDENZA OPPORTUNISTICA PER S0DDISFAC1.tv1ENTO INTERESSI POLITICI ET MATERIALI IMMEDIATI CHE POTRANNO PROFILARSI DAGLI SVILUPPI DELLA SITUAZIONE. COMUNQ UE OCCORRE FORMULARE OGNI RISERVA SU PRETESO CARATTERE TEORICO TRATU,TIVE ET SU DICHIARATA ASSENZA MIRE OFFENSIVE CONTRO DODECANESO.

Faccio seguito al mio telegramma numero 165 che allego in chiaro28. I controlli e le indagini esperite per precisare la portata dell'attività degli ufficiali inglesi qui giunti, hanno permesso di stabilire che si è anelato sempre più precisando come l'Inghilterra predisponga secondo i suoi disegni, i mezzi e gli appoggi sui quali - in base ali' adesione data dalla Turchia per una eventuale cooperazione in caso cli conflitto in Mediterraneo - dovrebbe poter contare in questo paese. Data la posizione strategica cieli' Inghilterra nel Mediterraneo orientale in rapporto alla insufficienza del1e sue basi cli Malta, di Egitto e di Palestina, nonché Ja funzione che può assumere in questo settore la nostra base nel Doclecaneso, é evidente l'interesse britannico nei riguardi della Turchia. Questo interesse, essenzialmente di carattere marittimo ed aereo, tende allo sfruttamento della base di Smirne e della costa egea in genere che, con le sue naturali caratterist.iche - come quelle offerte dalla base eventuale di Marrnaris - si presta anche per una efficace neutralizzazione delle minacce che possono provenirle dal nostro Possedimento. Ma .l'utilizzazione dell'apporto turco richiede molte e notevoli predisposizioni, giacché la Turchia non ha mezzi sufficienti e l'Inghilterra deve offrirli. Di qui la presenza di ufficial i inglesi cli aeronautica, l'accreditamento di un addetto navale, le ricognizioni sulla costa egea di un ufficiale britannico di artiglieria, rappresentante della casa Vickers Armstrong, le conversazioni di questo Ministro degli Esteri con esponenti dell'industria inglese. Perciò, a parte la segnalata forn itura di aeroplani, si ha motivo di ritenere probabile la concessione

28 Testo non rinvenuto nel raccoglitore.

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di artiglierie per la difesa antiaerea e costiera, fra cui anche qualche bocca eia fuo co di grande potenza per agire contro le nostre Isole, gi usta un intendimento vagheggiato, ma ritenuto finora non realizzabile, per deficienza di mezzi idonei. In ordine a quest'attività, Ugoverno turco non ha creduto nelle sue dichiarazioni dover smentire il passaggio all'esame pratico delle misure nùlitari in accordo con gli inglesi, e l'ha giustificato come conseguenza naturale delle predisposizioni per un'eventuale esecuzione delle clausole di cui al terzo capoverso dell'articolo 16 ciel Covenant (1). Tuttavia ritengo che alla base cli tutta la questione ci sia ancora del gioco abilmente sfruttato, secondo il mio modo di vedere, dalle due parti, Inghilterra e Turchia: la prima studia e predispone la sua preparazione limitando le richieste, per non dovere sottostare a controrichieste che l'impegnino troppo e per il presente e per l'avvenire. Studia, quindi, con apparenza preliminare e teorica - ma effettiva negli scopi - le possibilità cli appoggi per la marina e per l'aviazione, nel quadro dei necessari provvedimenti connessi agli impegni ciel Covenant, ai quali la Turchia non potrebbe sottrarsi secondo le disposizioni del predetto art. 16. La Turchia da canto suo, acconsente a questi studi e si predispone di fatto ad aderirvi pel caso di complicazioni effettive, ma tende al soddisfacimento degli interessi materiali ed immediati che per essa si profileranno dagli sviluppi della situazione. Non v'ha dubbio che dal punto cli vista politico, oggi la Turchia, con abili manovre, sia passata completamente nel campo a noi avverso. Ho più volte indicato quali possano ritenersi le ragioni che hanno indotto la Turchia a questo passo (garanzia ciel Mediterraneo, concomitanza di vedute cieli' U.R.S.S.; patto balcanico e i suoi addentellati con la Piccola Tntesa; vantaggi finanziari inunecliati, ecc. ecc.). L'attività ciel suo Ministro degli Esteri Aras è sotto il diretto incessante controllo dell'ambasciatore dell'U.R.S.S. ad Ankara, Karakan, che segue, materialmente, il Ministro turco in tutti i suoi viaggi, a Parigi e attraverso i Balcani, e giunto insieme ad Istanbul, giorni or sono, vi soggiorna tuttora perché lo Aras è ancora in questa città in attesa di riprendere il cammino per Belgrado per presiedere il consiglio della Intesa Balcanica, presidenza che gli renderà impossibile d i trovarsi a Ginevra per il 2 marzo. Questo controllo, come già ho segnalato, può anche essere indice che l'U.R.S.S. ha interesse che gl'impegni della Turchia con l'Inghilterra non oltrepàssino certi limiti graditi e segnati dall'U.R.S.S . ccl è perciò possibile che questi impegni accettati nel campo diplomatico ed entrati in fase di attuazione pratica, possano essere domani anche limitati e sconfessati con maggiore o minore d isinvoltura a seconda degli eventi e degli interessi turchi. Se si dovesse giudicare dalla condotta di questi dirigenti, si potrebbe forse arguire che la situazione politica del momento non li preoccupa molto, perché non più tardi cli sabato scorso, il presidente della repubblica in testa a tutti i ministri convenuti ad Istanbul, si sono riuniti nella sale dell ' albergo "Pera Palace" ed hanno gozzovigliato fino alle prime ore del mattino in allegra compagnia di donne di malaffare.

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In conclusione, riaffermo ancora una volta, che occorre formulare ogni riserva sulle dichiarazioni cli questo governo cli doversi considerare gli impegni militari che va assumendo come teorici e comunque estranei a mire offensive contro il Dodecaneso. Per nostro conto occorre vigilare con molta attenzione tenendo ben presente che non saranno gli impegni, più o meno solenni, presi nell'ambito diplomatico - e ne abbiamo delle prove - che potranno far dipartire la Turchia dal più importante dei capisaldi della sua politica, cioè quello di evitare cli trovarsi direttamente immischiata in cont1itti armati fino al momento in cui non vi sia, in modo certo, da profittarne. Comunque, è anche certo che l'Italia finché perdura e non sarà definita l'attuale situazione politica internazionale, nella quale la Turchia si trova strettamente legata all' U.R.S.S. ed all ' foghilterra, non potrà mai sperare di averla dalla sua parte effettivamente e non a parole . Del presente rapporto ho inviato copia a S.E. il R0 Ambasciatore. (1) Vedi rapporto allegato di S.E. l'Ambasciatore inviato al Ministero degli Esteri. 29

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29 Testo non rin venuto nel raccoglitore.

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Documento n. 132 TELEGRAMMA DA CIFRARE

Istanbul, 18 aprile 1936 - XIV 0

-

ore 19

GUERRA SERVIMILES ROMA

333 Di fronte a favorevole ripercussione per nostra azione militare Africa segnalasi recrudescenza propaganda inglese per insinuare pretesa critica situazione economico finanziaria Italia stop Persona servizio d'informazioni inglese conferma che Inghilterra non si lascerĂ distogliere eia avvenimenti internazionali nel manten imento supremazia Mediterraneo e che azione politica et misure militari saranno proseguite inflessibilmente per tendere neutralizzazione fattore italiano stop In questi ambienti si ammette che ferma condotta Italia scosso tradizionale posizione prestigio Inghilterra oriente. Mannerini G29 Rll

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Documento n. I3330 COMANDO MILITARE MARITTilv10 DELLE ISOLE DELL'EG EO L ERO

Prot. N. 1061 - Portolago addì 5 maggio 1936 MARISTAT E.QMA

e, per conoscenza: S.E. IL GOVERNATORE LAGO - RODI COMANDO DELLE TRUPPE R.E. - RODI COMANDO STORMO MISTO EGEO V" LERO ARGOMENTO: Nuovo

piano di difesa di Rodi.

Segreto

1- CONSJDERAZIONI GENERAI.L Mi riferisco al foglio n.0945 del 23 aprile u.s. ed al mio telegramma n. 58386 del 4 corrente. 1°)- Nel l'agosto 1935 l'isola d i Rodi aveva un determinato peso poli tico militare nella bi lancia dell'Autorità Centrale e in base ad esso vennero assegnale determinate forze per la difesa: un Reggimento e una batteria someggiata. Oggi, a mio parere, il peso politico e militare di Rodi è molto aumentato. 2°) Due sono le ragioni che hanno sostanzialmente trasformato il problema militare cli Rodi: a) il fatto che l'isola sta diventando una base aerea di primissima importanza, la piì:i vicina e la meglio ubicata per agire offensivamente contro le basi navali ed aeree britanniche in Egitto, Palestina e Cipro. Rodi cioè assume una funzione mediterranea; b) il profondo mutamento che si è verificato nei mezzi che il nemico ha a sua disposizione per fare la guerra in Egeo. Nell'autunno scorso era lecito pensare che l'Inghilterra avesse praticamente un limitato numero di truppe eia impegnare in uno sbarco a Rodi anche quando chiaro apparve che la Grecia non si sarebbe opposta alla occupazione delle sue basi eia parte della Gran Bretagna. Ma quando ufficialmente fu noto che la Grecia e la Turchia (e la prima senza riserve) avevano aderito alla richiesta britannica di aiuto, la situazione in Egeo si aggravò ai nostri danni.. (Fu allora che questo Comando chiese maggiori mezzi, primi fra tutti: aumento delle batterie in Lero e aumento di mezzi aerei terrestri in Rodi e idro in Lero). 3°) - Con queste premesse è mio parere che il problema della difesa di Rodi deve essere riesaminato ex novo tenendo presente: a) - se un reggimento e una batteria someggiata sono stati ritenuti (sia pure largamente) sufficienti per Rodi come allora pesava nella bilancia, sembra logi-

30 Di questo docu rnenco si riportano solo le considerazioni generali, po litico-mi litari e non i dettagli del piano di rensivo, che sono consultabi li in LI OR J l 9/1.

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co pensare che dette forze non debbono più essere 1i tenute sufficienti ora che il suo peso nella stessa bilancia deve considerarsi, di tanto aumentato. b) - La Grecia è pronta ad offrire all'Inghilterra truppe, anche 15 o 20.000 uomini, per tentare la conquista di Rodi. c) - La conquista di Rodi, come fatto politico e soprattutto come fatto militare, abolendo la nostra base aerea terrestre nel Mediterraneo Orientale è degna che la Gran Bretagna vi impieghi 20.000 soldati greci. Tanto più che la perdita di Rodi sarebbe di grave nocumento anche alle difese di Lero, venendo a mancare l'efficacissimo aiuto degli aerei teJTestri, per bombardamento contro navi entrate nelle acque italiane dell'Egeo. d) - Mancate le comunicazioni con la Madre Patria i mezzi di difesa cieli' isola non potranno essere 1iforniti e reintegrati.

·················3 1

LJO Rll8!4

3 I Seguono i del!agli tecnici re lativi al nuovo piano difensivo.

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Documento n. l34 MINISTERO DELLA GUERRA GABINETTO

Governatorato delle isole italiane dell'Egeo

Telespresso n. 2222 Rodi 22 settembre 1936 Posizione R20 segreto Oggetto: problemi mi litari R. Ministero degli Esteri - Roma e, per conoscenza, R. Ministero della Guerra - Roma R. Ministero della Marina - Roma R. Ministero dell'Aeronautica - Roma

Rimpatriate ormai le truppe qui inviate durante la guerra d'Africa e congedati i richiamati, il Possedimento dovrebbe rientrare nel suo assetto militare no1111ale. Ma l'assetto attuale non può essere quello precedente alla guerra d'Africa. L' esperienza ha dimostrato l'importanza strategica delle Isole Italiane dell'Egeo; e le nuove armi impongono una revisione dei concetti militari. Diversamente dal passato, Rodi acquista un valore bellico essenziale come base d'aviazione. Se il riesame del problema militare del Possedimento, deve essere fatto, meglio - mi pare - farlo subito; anche per avvalersi, nello studio e nell'attuazione, dell'esperienza locale degli stessi uomini che durante la guerra cl' Africa hanno apprestato qui le difese e le offese con molta sagacia e con straordinario fervore, e sono, quindi, meglio in grado di dare, a chi dovrà detem,inare le linee generali, indicazioni cli indubbia praticità . Il Governatore Lago L10 Rll9/5

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Documento n. 135 Istanbul 7 maggio 1936 - XlV 0 382 - Segreto - Politica inglese nel Mediterraneo. AL MINISTERO DELLA GUERRA- S.I.M. la SEZIONE

ROMA DA INDIZI FONDATI RISULTEREBBE CHE LE PREDISPOS1ZIONI DI CARATTERE MILITARE CHE L'INGHILTERRA STUDIA IN TURCHIA ABBIANO NON SOLO LO SCOPO DIRETTO ANTITALIANO MA ANCHE QUELLO D'INTIMIDIRE E DI RICATTARE LA FRANCIA PER TENERLA LONTANA DALL'ITALIA. IL MOVI MENTO IRREDENTISTA FOMENTATO DALLATURCHIAIN STRIACONCORREREBBEAQUEST'AZIONEANTIFRANCESE.

Le predisposizioni di carattere militare che l'Inghilterra studia in Turchia, con il consenso di questo governo, come ho segnalato, parallelamente al principale obbiettivo antitaliano, hanno un altro di ricatto verso la Francia. Queste predisposizioni, specialmente quelle che riguardano il fattore aviazione, si accentrano anche verso il settore occidentale delle frontiere turche e cioè verso i confini con la Siria. Ciò non si può ritenere non a bbia un particolare significato, e precisamente quello di far intendere alla Francia che non associandosi, o magari semplicemente non facilitando, l'azione contro l'Italia in Mediterraneo corre rischio di complicazioni in Siria. E queste complicazioni le potrebbero magari venire con un'intensificazione del movimento irredentista dei turchi di Alessandretta e di Antiochia. È sintomatico a questo riguardo il fatto che sui recenti, ed ormai endemici disordini provocati dai nazionalisti siriani, s' è innestata molto accortamente una campagna giornalistica pro turchi irredenti della Siria. L'attenzione cli quest'opinione pubblica al riguardo è stata attirata con la riproduzione su giornali locali, a grande risalto e su organi specializzati nel genere sensazionale- quali l'"Haber" ed il "Son Posta" - cli art.icoli apparsi sul giornale iITedentista "Yilcliz" che si pubblica ad Alessanclretta. Questa campagna ritengo appunto sia un indice che conferma la manovra c\' intimiclamento verso la Francia che ha l'asservimento della Turchia ai disegni militati antitaliani dell'Inghilterra.

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Indici


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Indice dei nomi i

ABD EL KRJM, Doc. n. 118 ABDUL Az1z (1830-1 876), sultano ottomano, pp. 25-26, 29, 39ss, 46ss, 99, 177 ABDULHAMlD 1T (1842-1918), sultano ottomano,pp. 32ss, 42ss, 47ss, 59, 67, 70, 74, 80ss, 91, 94ss, 104ss, 108,130,136,151, 153, 158, 177. Doc. n. 8, 56, 59,60, 63,64,65,69,82. ABDUL MADJID I , sultano ottomano, pp. 25, 41 , 46, 48, 69, 177. ABDUL MADJJD II, Califfo, dal 1922 al 1924, pp. 138, 177. ALBERA, generale nella Gendarmeria ottomana, Doc. n. 66. Au AZIZ EL MASRI, eroe della 1i volta araba, 59 (nota) 111, ll 6ss, I30, 161. Doc. 11. 91, 94, 95, 96, 109. Au R1ZA BEY, Colonnello della riserva dell'esercito ottomano, Doc. n. 89, 90. AHMED RIZA PASHA, patriota Giovane Turco, pp. 76, 78, 93. Doc. n. 59, 60. AMA DORI, rappresentante della Casa Ansaldo presso l'Impero Ottomano, Doc. n. 45. ANSALDO, Casa cantieristica italiana,pp. 69ss, 105ss. Doc. n. 38, 45, 46, 55, 69. ARLOTTA, comm., italiano, rappresentante della casa inglese Pattison, Doc. n. 99. AUBOYANEAU, francese, Direttore della Banca O ttomana, Doc. n. 50. BACOLLA, tenente colonnello, corrispondente del Corriere della Sera - Levante, Doc. n. 83. BANCA ITALIANA Dl COSTANTINOPOLI, costituzione e azionisti, pp. 72ss. Doc. n. 52. BAUMAN, generale francese che sostituì il Di Robilant nella riorganizzazione della gendarmeria macedone,pp. 97, 124. Doc. n. 87, 102. BARATIERI, generale, Doc. n. 20. BARISIENNE, capitano francese attivo a Costantinopoli, Doc. n. 33. BLANC, barone, ambasciatore d'Italia a Costantinopoli, Doc. n. 15. BoRGNA, capitano, nella Gendarme1ia ottomana, Doc. n. 66. BROKDORF, barone, colonnello della missione militare tedesca, Doc. n. 9, 13, 15. BURTON S1R A., console generale britannico a Trieste, Doc. n. 8. CAIROLI, capitano di corvetta, comandante dello stazionario 'Sesia' , p . 45. CALDERARJ Lu101, capitano di Stato Maggiore, inviato al seguito della spedizione anglo-egiziana in Sudan nel 1897, pp. 66, 155. Doc. n. 28, 29, 30, 31. CAMBON, governatore generale dell'Algeria, Doc. n. 27.

I Non sono SLati indicati quei nomi di persona che ricorrono frequentemente. Così come non sono stati indicati i nomi degli addetti mi litari autori dei singoli rapporti, perché i loro nomi sono individuabili nell'ele nco dei documenti pubblicati, all'inizio cli questo tomo.

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CANTONI, capitano cli Stato Maggiore, in missione presso Kitchener, Doc. n. 26. CARABINIERI REALI, pp. 96ss, 124, 156. Doc. n. 5 I, 60, 66. CARCANO, Console generale in Costantinopoli, amico ciel Dal Venne, Doc. n. 8. CARNEVALI, capitano cli fregata, comandante dello stazionario "Galileo", p. 45. CAROSSINI, capitano, nella Gendarmeria ottomana, Doc. n. 66. CASSONE FORTUNATO, capitano cli vascello, Doc. 11. 2. CASTOLDI, capitano nel la Gendarmeria ottomana, Doc. n. 66. CHEREFEDDIN P,\SHA, Presidente della Commissione per la riorganizzazione della gendarmeria a Creta, Doc. n. 25. C!COGNANI, ten. col. nella Gendarmeria ottomana, Doc. n. 66. CoRINALDI, Com.te, fondatore con altri della Banca Italiana in Costantinopoli, Doc. n. 52. CROMER (o KROMMER), Lord, ministro plenipotenziario inglese al Cairo alla fine ciel XIX secolo, pp. 65ss, 154ss, 157,159. Doc. n. 19, 22, 26, 28, 30. CUOIA, capitano di Stato Maggiore, autore di una relazione sulla Bulgaria e su Costantinopoli nel I 888, p. 44. Doc. n. 8. CUGINI, Agente Diplomatico al Cairo nel 1897, p. 66. DAL VERME, colonnello di Stato Maggiore, pp. 35, 43, 44, 154. Doc. n. 21, 27. D' ARONCO RAIMONDO, architetto ligure al servizio del Sultano, p. 34 (nota). DEFFORGES, colonnello francese attivo a Costantinopoli, Doc. n. 33. DE MANDATO, Capitano della Milizia Territoriale dei Carabinieri Reali, Doc. n. 66. DER GOLTZ (voN), Capo della missione nùlitare tedesca, pp. 58ss, 62. Doc. n. 8, I .I, 13, 15, 33, 36, 63, 67, 107. DERVISCI, p. 92. Doc. 11. 19, 26, 29, 30, 45, 65. DE' VECCHI di VAL CIS.MON, Governatore dell'Egeo, pp. 147ss. DI .ROBILANT, generale italiano riorganizzatore della gendarmeria macedone, pp. 96ss, I 24. Doc. n. 66, 87. D1SAN GIULIANO, Ministro degli Esteri, p. 118. Doc. n. 88, 97, 98, 99. DJÉMALPASHA, Ministro della Marina nel L9.14,pp. 120, 127. Doc. r1. 95, 96, 99, 101, 102. DRUSI, p. 107. Doc. n. 6 1, 62, 68. DlJPRÉ, ammiraglio francese, Doc. n. 12. EBB UL HUDA, astrologo della corte ottomana, p. 86. Doc. 11. 59, 60. ' ENVER BEY (in seguito Pasha), pp. 59, 63, 78, 8lss, 86, 107, I 11, l.l4ss, 120, 122ss, 126-7, 130, 134, 136. Doc. n. 57, 60, 63, 65, 73, 82, 85, 87, 88, 91, 95, 96, 100, 101, 102, 109, 112. ERKMAN, capitano Capo della Missione militare francese in Marocco, Doc. n. 3. faRUI< (re d' Egitto), pp. 21, 116, 16lss, 177. FETHJ BEY, segretario generale del Comitato Un ione e P rogresso nel 1914, Doc. n. 91. FITZAN, capitano, membro della missione militare tedesca, Doc. n. 15. FuAD (re d'Egitto), 160ss, 177. 658


GARRONI (marchese) ambasciatore d'Italia, 111, 118ss. Doc. n. 87, 88, 97, 98, 99,106, 11 1, 112. GALATASERAY, Doc. n. 58. GATIESCHJ, capitano cli piroscafi della Linea Kediviale, Doc. n. 95. GtESL v. GIESL!NGEN, addetto militare austriaco, Doc. n. 50, 64. GRANDI PAOLO, vice console italiano in Marocco, Doc. n. 2. GRUMKOVV, maggiore, membro della missione militare tedesca, Doc. n. 15. HAKKI PASHA, Gran Visir, pp. 98ss, l 09ss, 111. Doc. n. 13, 63, 68, 82. J-lANOTAUX, ministro francese, Doc. n. 27. HARAS, fattoria dell'esercito per l' allevamento dei cavalli a scopo di rimonta, p. 53. Doc. n. 11, 35, 47. HASSAN PASHA, Ministro della Marina, p. 132. Doc. n. 45, 59. HTLMI PASHA (Gran Visir), p. 92. Doc. n. 60. HENRY MARTINl, fucili, Doc. n. 3, 8, 12, 101, 102. HENSER, colonnello della missione rn iI itare tedesca in Costantinopoli, Doc. n. 15. HIRSCH, barone, banchiere del governo turco e Presidente della Società per le Ferrovie turche, Doc. n. 8. HOBE, von, colonnello, membro della missione militare tedesca, Doc. n. 13, 15. HUilER, rappresentante della Casa Krupp a Costantinopoli , Doc. n. 12. lGNATJEV, ambasciatore russo durante il regno di Abdul Magici ILDIZ v. YILDIZ, in Indice dei nomi geografici IMPERIALI, marchese di, Ambasciatore d'Italia in Turchia, Doc. n. 57, 58. lNSABATO dott. ENRICO, del Ministero delle Colonie,pp. 116-7. Doc. n. 109. ISMAIL PASHA, Ispettore della Scuola Militare, Doc. n. 56. lZZET AHrvfED, UL-ABID, damasccno, secondo segretario di Palazzo, durante il regno di Abdul Hamid 11, pp. 106, 131. Doc. n. 56, 57, 59. IzzET FUAD PASHA, ex ambasciatore ottomano a Madrid, Ministro della Guerra nel 1913,pp. 50, 86,124. Doc. n. 65. KALANVON1-IOFE, capitano, membro della missione militare tedesca, Doc. n. 13, 15. K.AMPHOVENER, generale della missione tedesca a Costantinopoli, Doc. n. 9, 15, 33. KEMAL MUSTAFÀ (Ataturk),pp. 30, 39, 68 , 82ss, 108, 132ss, 136ss, 141. Doc. 11. 125. KESNIN BEY, un francese a lungo al servizio cieli' Impero Ottomano, autore della pubblicazione Le m.at d'orient, Doc. n. 8. KE DJV É D'EGITTO, pp. 21, 26, 64, 117, 131, 15lss, 155, 159. Doc. 11. 26, 28, 88. KIAMIL BEY (in seguito Pasha) (Gran Visir), pp. 84ss, 9 lss, 114. Doc. n. 58, 59, 60. KtTCHENER, generale inglese, Sirdardell ' esercito egiziano,pp. 65, I 3 1, 157, 159. Doc. n. 19, 20, 22, 26, 29. KRUPP, Casa tedesca fornitJice di armi all'Impero Ottomano, pp. 58, 73, 131. Doc. n. 8, 12,45,50,89.

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LAGO, Governatore del Possedimento dell'Egeo, p. 147. Doc. n. 119. LAUlW, tenente dei Carabinieri Reali, Doc. n. 66. LLOYD PASHA, governatore di Suakim, Doc. n. 22. LIMAN VON SANDERS, Orro, capo di una missione militare tedesca nel periodo L913-18,pp. 50, 63ss, 121. Doc. n. 101,122. LODI, maggiore, nella Genda1111eria ottomana, Doc. n. 66. LOWTHERE SIR GERALD, ambasciatore del Regno Unito dal 1908, Doc. n. 57, 59. MACLEAN, ufficiale inglese, istruttore e comandante di un reggimento marocchino, p. 165. Doc. n. 3. MAHMOUD CHEVKET PASHA (Schevket o Chewket), Comandante del III Ordù, nel 1909, poi Gran Visir, pp. 98, 114. Doc. n. 63, 64, 65, 68, 69, 73, 82, 87. MAHMUD V (1844-1918), sultano ottomano, figlio di Abdul Madjid I, regnò dal 1909 al 1918 (MEHMED V),pp. 95ss, 99, 107, 134, 177. Doc. n. 64 (nota), 65. MAH!vtUD VI (1861-1929) sultano ottomano, anch'esso figlio di Abdul Madjid, regnò dal 1918 al 1922, quando fu abolito il sultanato in Turchia, pp. 138, 177. MANERA, tenente dei Carabinieri Reali, in servizio presso la Gendarmeria rumeliota, Doc. n. 60. MARSHALL, v., barone, ambasciatore di Germania a Costantinopoli, Doc. n. 59. MAREFOSCHI, conte, delegato italiano nel 1887, da Massaua a Suakim, Doc. n. 20. MAUSER ELoWE,fabbrica d'armi di Spandau,p. 58. Doc. n. 8, 12, 63, 64, 80, 89, 101. MAZZA, tenente dei Carabinieri Reali, Doc. n. 66. MERY LACAN, Console generale di Francia a Tripoli, Doc. n. 26. MONTEBELLO, conte, ambasciatore di Francia, Doc. n. 12. MORTEO CARLO, Agente consolare italiano in Marocco, Doc. n. 2. MULAY ABDUL Az1z, sultano scerifiano, pp. 166-7, 178. MULAY ABDALAY, sultano scerifiano, Doc. n. I. MULAY AFID, sultano scerifiano,pp. 167, 172, 178. Doc. n. 71. MULAY EL ZIN, terzo fratello di Mulay Afid, Doc. n. 71. MULAY YoussEF, sultano scerifiano, pp. 167, 172, 178. MULAY HASSAN, sul tano scerifiano,pp. 164ss, 177. MuRAD V (1840-1904), sultano ottomano, pp. 3 1-2, 41, 177. MURAD, commissario del debito Ottomano, capo ciel partito liberale turco dal nome 'Giovine Turchia' alla fine dell'Ottocento, Doc. n. 26. MUZZAFER PASHA, generale cli divisione, comandante degli haras ottomani, Doc. n. 35. NABfB BEY, ambasciatore turco in Italia nel 19 l 4, Doc. n. 89. NEGIB PASHA, Sottosegretario cli Stato, in impieghi di polizia, Doc. n. 57. NIAZl BEY, ufficiale ottomano ribelle, pp. 80, 86. Doc. n. 57, 60, 63, 65, 73, 82. NrcoLJNl, italiano residente a Bilegik, Doc. 11. 11. 0SMAN BEY, ambasciatore turco in Italia, Doc. n. 25. 0SMAN PASHA, il Ghazi, (Vittorioso), eroe della battaglia cli Plevna, caposervizio cli Palazzo durante il periodo di Abdul Hamid, Doc. n. 8, 36, 40, 84. 0SMAN RUSH! PASHA, Ministro della Guerra, Doc. n. 56.

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PERALLI.O, italiano titolare con Marin (francese) di una ditta subappaltatrice di lavori ferroviari in Asia Minore, Doc. n. 11. PERRONE, Comm., Amministratore Generale della Casa Ansaldo, Doc. n. 52. PERRONE, figlio del precedente, incaricato di commesse a Costantinopoli, Doc. n. 55. PILATO ANTONIO, italiano, comandante dell' artiglieria marocchina nel 1820, Doc. 11.

l.

RAOUF BEY, comandante nella flotta turca, Doc. n. 102. RATIBOR, principe di, ambasciatore di Germania a Madrid, Doc. n. 76. RAVIZZA, ing., mediatore d'affari, Doc. 11. 89. REGIB PASHA, Ministro della Guerra nel 1908, Doc. n. 58. REMlNGTON, fucile, Doc. n. 12. RESCIAD EFFENDI, più tardi Mebmed V, Doc. n. 63. RTDOLFI, maggiore, nella Gendarmeria ottomana, Doc. n. 66. RIFAAT PASHA, Ministro degli Esteri nel 1909, Doc. n. 64. RtZA PASHA, Ministro del]a Marina (ex gran maestro d'artiglieria), Doc. n. 57. ROMEI, maggiore al diretto servizio del Sultano, pp. 75ss. Doc. n. 57. SAID PASHA, Gran Visir, pp. 84, 112ss, 115, 120. Doc. n. 58, 59, 82, 102. SALANDRA, Presidente ciel Consiglio, Doc. n. I 05. SALISBURY, Lord, p. 156. Doc. 11. 26. SCARCIGLJA, mediatore d'affari, Doc. n. 90, 92. SCHELLENDORF VON, BRONSART, Capo del personale militare sotto Enver Pasha, p. 50, 63. Sc1:11LGEN voN, colonnello, membro della missione militare tedesca, Doc. n. 13, 15. SCOVASSO STEFANO, incaricato d' Affaii presso il Sultano del Marocco, p. 165. Doc. n. 2, 3. SEU,MLTK, cerimonia sultaniale del venerdì, pp. 35, 75, 167. Doc. n. 8, 56, 58, 59, 64. SELIM MELHAMED PASHA, Ministro dell'Agricoltura, Doc. n. 56. SONDER, fucile, Doc. n. 12. TAALAT BEY, Ministro degli interni nel 1914, pp. 108ss, 114ss, 122, 127, 134. Doc. n. 82, 88, 95, 101, 102, 112. TAHSIM PASHA, Primo segretario di Abdul Hamid, Doc. n. 60. TOMASSI, capitano del Carabinie1i Reali, Doc. n. 51. TOPHANÉ, l' arsenale militare ottomano, pp. 48, 54, 70ss, 95. Doc. n. 12. TROTfER, colonnello, addetto militare inglese a Costantinopol i all'epoca ciel viaggio del Dal Verme, Doc. n. 8. TUAREG, Doc. n. 27. YtNCESTER, carabina, Doc. n. 11. VJTALIF, figura leader dei capitalisti francesi interessati alla costruzione delle ferrovie, p. 68. Doc. n. 34. 661


VTTALIS, Società francese per la costruzione delle ferrovie, che lavorò anche per le ferrovie calabro-sicule, p. 68. Doc. n. 34. VOLPI comm. GIUSEPPE, Amministratore Delegato della Banca Italiana in Costantinopoli, Doc. n. 52. WANOENHEIM, barone di, ambasciatore cli Germania a Costantinopoli, pp. 122, 127. Doc. n. 101, 106, 108. W ERDEN, fucile, Doc. n. 3. WILFORT, artiglieria da montagna, Doc. n. 3. ZALLONI, italiano, medico e farmacista di Bilegik, Doc. n. 11 . ZANOTT!, Cav., Direttore della Banca Italiana in Costantinopoli, Doc. n. 52. ZAKI (ZEKKI) Pasha, Gran Maestro d'Artiglieria, Doc. n. 15, 56, 57, 68. ZlAEDDIN EFFENDI, Cheik ul Islam, Doc. n. 59, 65, 104. ZONARO FA USTO, artista italiano al servizio del Sultano attivo a Costantinopoli dal 1893 al 1910, p. 34 (nota).

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Indice dei nomi geografici 1

Adalia, pp. 119, 133, 140ss. Doc. n. 16, 85, 97, 98, 114, 11 5, 116. Adana, Doc. n. 35, 63, 101. Adrianopoli, pp. 50, 59, 78. Doc. n. 8, 10, 40, 50, 51, 53, 57, 59, 63, 64, 65, 73, 82, 101, 107. Adua, Doc. n. 19. Agadit; p. 171. Doc. n. 75, 76, 77. Albania, pp. 26, 49, 95, lOOss, 107, 115. Doc. n. 56, 57, 60, 63, 67, 68, 72, 100, 11 3. Alessandretta, pp. 132, 143ss. Doc. n. 16, 85, 135. Algeria, pp. 24, 65, 163, 168ss. Doc. n. 2, 4, 18, 27, 88, 114. Algesiras (Algeciras), p. 170. Doc. r1. 70, 77, 117. Anatolia, pp. 26, 32, 39, 48ss, 54, 67ss, 83 (nota), 95, 118, 132, 134ss, 137, 139ss, 146. Doc. n. 40, 47, 60, 64, 67, 87 , 101, 115, 116. Angera (Marocco), Doc. n . 2. Ankara (l'antica Angora), pp. 24, 69, 138, 144. Doc. n. 10, 35, 101 , 127, 1.34. Antalia, p. 135. Doc. n. 68. Assir (o Assyr), pp. 59, 69 , J OI, I 07, I 1O, 130. Doc. n. 9. Beylerhey, dimora sultaniale, pp. 24, 29, J 5 l , 172. Doc. n. 64. Bengasi, p. 117. Doc. 11. 120, 130. Bilegik, Doc. n. 11. Bosforo, pp. 22ss, 27, 29, 32, 45, 48, 68, 70, 90, 122-3, 1.30, 135, 138, 144, 151, 1.58-9, 166, 172. Doc. n. 8, 32, 37, 50, 65,101 , 102. Bosnia, pp. 32, 39, 49, 88, 98, 100. Doc. n. 25, 61, 63, 84. Brussa, antica capitale degli Osmanli, Doc. n. 10, 11, 57. Budrum, Doc. n. 85, I 15. BulgariĂ , pp. 39, 43, 50, 69, 100, 102, 113. Doc. n. 8, 37, 50, 53, 58, 6 1, 63, 67, 68, 72, 101, 102, 113, 123, 125, 126. Cairo, pp. 23, 36, 64ss, 131, 151 -2, 16 1,163,168. Doc. n. 18, 21, 22, 24, 26, 28, 30 , 31, 39, 88, 114. Candia (Creta), isola di, pp. 32, 50, 95ss, 103. Doc. n. 9, 10, 11 , 23, 25, 63. Capo Spartel, Doc. n. 2 . Castelrosso, isola di, pp. 139, 144 , 149. Doc. n. 115, 120, 124. Casablanca, pp. 24 , 168, 171. Doc. n. 70, 7 1. Cassala (Kassala), Doc. n. 26, 29.

I Non sono stati indicati i luoghi che vengono comunemente ripetuti i n moltissimi documenti, come ad esempio Costantinopoli.

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Cirenaica, pp. 24, 65, 86, lllss, 116, 127, 130, 133, 139, 167. Doc. n. 18, 26, 59,82, 83,85, 88,91,94,95,96, 100,109. Ceuta, pp. 168, 172. Doc. n. 2. Cipro, p. 32. Doc. n. 25, 115, 120, 133. Coo, isoladi,p. 139. Doc. n. 115,119,124. Dardanelli, pp. 22, 27, 32, 44, 70, li I, 123, 129, 144, 146ss. Doc. n. 8, 50, 55, 63, 82, 101, 102, 111, I I 2, 113, 116, 121, 124. Do/ma BatschĂŠ: una delle dimore sultaniali,pp. 24, 29, 34, 107, 135, 15l. Doc. n. 64, 65. Dodecanneso, pp. I I lss, 118-9, 139, 144ss. Doc. n. 97, 98, 103, 115, I 16,120, 121 ,127,128, 131. Egeo, pp. 33, 11.lss, 139, 145, 146ss. Doc. n. 101, 113, 119, 120, 121, 123 , 124, I25, 126, 133, 134. Egitlo, pp. 26, 67, 76, 116ss, 126, 150ss. Doc. n. 5, 7, 18, 19, 25, 26, 44, 68, 82, 85, 88, 95, 96, 102, 107, 114, J.17, 120, 127, 130, 131, 133. Eritrea, pp. 36, 65ss. Doc. n. 18, 19, 20, 22, 24. Erzegovina, pp. 32, 39, 49, 88, 98. Doc. n. 25, 61, 63, 84. Fez, pp. 163 (nota), 166-7, 171. Doc. n. I, 2, 70, 71 , 74, 75, 118. Gadames (oasi di),pp. 24, 133. Doc. n. 27, I 14. Gallipoli, penisola di, pp. 83 (nota), 129, 131. Doc. n. 8, I I 3. Gibilterra, pp. 144, I65, 168, 172. Doc. n. 2, 3. Gurara (oasi di), Doc. n. 27. Hegiaz (o Hedjaz), pp. 52-3, 59-60, IOl, 110, 130-1. Doc. n. 9, IO, 40, 61, 67. lanina (o Giannina), p. 114. Doc. n. 10, 67, 73. lrnbro, isola di, Doc. n. 115. Konia, p. 67. Doc. n. 10, 34, 64, 65. Kurdistan, Doc. n. 9, 10, 13, 36, 67, 101. Larache (Larasce), porto marocchino, Doc. n. 1, 2, 74. Lero, isola di,p. 148. Doc. n. 115, I 19, 120, 121, 124, 133. LeppĂŠ, Doc. n. 11. Levante, pp. 24, 27 , 30, 43, 118. Doc. n. 8, 120, 121. Libia,pp. 9, 112, 117, 127, 133, 139. Doc. n. 26, 83, 85, 88, 90, 91 , 96, 114, 117, 130. Macedonia, pp. 26, 77ss, 95, 96, 102, ll3ss. Doc. n. 41, 56, 58, 60, 63, 64, 67, 87, 100, 101 , I 13. Mar di Marmara, p. 56. Doc. n. 8, 11, 102, I I 5, I I6, 120. 664


Mar Nero, pp. 32-3, 48, 70 (nota), 126. Doc. n. 10, 32, 37, 101, 102, 115, 116, 120. Marocco, pp. 21, 27, 39, 153, 159, 163ss. Doc. n. 1, 2, 3, 27, 70, 71, 74, 75, 76, 77,117,118. Massaua, p. 155. Doc. 11. 6, 20. Mequinez, Doc. n. l. Mitilen.e, isola di, Doc. n. 41. Montenegro, p. 32, ll3ss. Doc. 11. 58, 6 1, 68, 80. Mossul,p. IOI. Doc.n. 61,62, 101. Mudania, p. 67. Doc. 11. 11, 61. Pera il quartiere "europeo" cli Costantinopoli, situato su una collinetta sul Corno d'Oro, p. 88. Doc_ n. 8, 25, 56, 64, 91 . Persia, pp. 2 1, 27, 30-1, 42, 53, 68-9, 72, 77, 86, 103, I06ss, 126-7, 137, 143, 158. Doc. n. 58, 68, 69, 104, 106, 126. Rabat, p. 166. Doc. n. I, 70, 11 7 . Rhat, oasi cli, Doc. n. 27. Rij; pp. 169-70. Doc. n. 70, 117, 118. Rodi, pp. 89, 139, 148-9, 150. Doc. n. 115, 119, 12 1, 124, 133, 134. Rumelia, p. 32. Doc. n. 8, 25, 56, 57, 60, 67, 68. Salonicco, pp. 26, 67 (not:a), 78, 80ss, 86, 94-5, 99ss, 107, 110, 115, 136. Doc. n. 10,40,50,58, 60,63,73,82, 10 1, 124. Scutari, pp. 46, 69, 114. Doc. n. 9, 10, 40, 67, 73. Serbia, pp. 32, 69, I 02, 113. Doc. n. 58, 60, 68. Smirne, pp. 31, 135, 138, 1.41. Doc. n. 10, 16, 17, 34, 50, 58, 68, 85, 101, 11 1, 113, 11 5, 120. Siria, pp. 26, 43, 50, 83 (nota), 91, 13 I, 133, 135, 143, 146, 159, 163 (nota). Doc. 11. 7, 10, 40, 61, 67, 68, 85, 88,101, 102, 112, 114, I 18, 120,126,127, 135. Stampalia, isola di,p. 139. Doc. n. 120, 124. Suakin. (Suakim), p. 155. Doc. n. 6, 7, 20, 22, 26. Sudan., pp. 36, 65ss, 151, 154ss, 163. Doc. n. 8, 18, 26, 28, 29, 30, 114. Tafilelt (oasi cli), p. 169. Doc. n. 118. Tangeri, pp. 167, 170. Doc. n. 1, 2, 3, 70, 71, 117. Tciad, Lago cli, Doc. n. 27. Tenedo,p. 139. Doc. n. 115. Tetuan, p. 170. Doc. n. I, 2, 70. Tidikelt, oasi di, Doc. n. 118. TĂšnbuctu, Doc. n. 27. Therapia. (anche Tarbaya), residenza estiva sul Bosforo delle rappresentanze diplomatiche, p. 94. Doc. n. 8, 25, 57. Tobruk, p.139.Doc. n.109, 115. Top Kapou (il Vecchio Serraglio, conosciuto come Topkapi), dimora sullaniale, p. 29,103, 172.Doc. n.64,65.

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Tracia, pp. 48, 55, 59, 82, 115. Doc. n. 8, 56, 101 , 102, 123. Tripoli di Barberia, pp. 49, 11O. Doc. n. 9, 26, 27, 69, 79, 80, 92, 98, 114. Tripolitania, pp. 24, 50ss, 86, I03ss, lllss, 116, 127, 133, 139, 155, 167. Doc. n. 10, 26, 27, 40, 59, 60, 69, 79, 80, 82, 83, 114 . Tuat (oasi di), pp. 24, l 69ss. Doc. n. 27. Tunisia, pp. 24, 65, 103, 133, 163 (nota), 170 (no ta). Doc. n. 2, 18, 26, 27, 70, 82, 88, 114.

Yemen, pp. 24, 26, 50, 58-9, 76ss, 81 , 95, IOOss, 107. Doc. n. 9, IO, 40, 67, 72, 88, 101. Yildiz (Stella), residenza sultaniale sul Bosforo, pp. 22, 34, 40, 42, 75, 90, 93, 104, 107,138,152, 158. Doc. n. 11, 56, 58, 59, 60, 6 1, 64, 67, 68, 82.

Vienna, p. 29. Doc. n. 8.

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Indice generale

Presentazione Premessa Introduzione Gli splendori degli imperi e delle monarchie orientali

p.

I-Il 7 9 21

Cronologia essenziale

175

Documentazione fotografica

179

Guida alle fonti

227

Glossario

251

Elenco dei documenti

257

Documenti

269

Indici Indice dei nomi Indice dei nomi geografici

657 663

667



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