IL MIO DIARIO DI GUERRA 1915-17

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IL MIO
DI GUERRA · 1915 • • 1917 • Seconda edizione raccolta e ordinata da ARNALDO MUSSOLINI e DINO GRANDI MILANO • CASA EDITRICE IMPERIA 1923 Edizione per gli abbonati del "POPOLO D'ITALIA..,
BENITO MUSSOLINI
DIARIO

..

IL MIO DIARIO DI GUERRA

BENITO MUSSOLINI

diario di guerra

(1915~1917) con 10 illustrazioni

Il
• IDIOBlbliolANGilO TASC A
IMPERIA CASA EolTRlCE DEL PARTITO NAZio:-.-\l.E F A5Cl5TA MILANO - Via Settala 22

PROPRI.ETÀ LETTERAR IA

I dir itti di riprod1lzio ne e di traduzione sono riservati pe.tutti i paesi , compresi la S v =ia, la Nonregia e J>Olanda.

C o p yr ight Febbraio l923 by Casa Ed.itrice lrnp eTia

2 e . Xli - 1923 . (P . 1.).

BE.NITO MUSSOLINI

deill a classe del 1883, ~ioh~amato alle >1.rmi i:I 31 agosto 1915. assegnato ali' I I O bersaglieri, fu mandato al front~ 11 2 settembre &1.1ccessivo.

A CHI. ..

. 1 noi_ miei cornmilif(JflÌ del fortissimo 11° ùer.~a(flieri, dedico queste crnnache di guerra. ono mie e ro. ife. C'è in rfltesle 11agine la mia e la vostra r.:ila: la rifa monotona ed emozionante. semplice ed inlen.~a d,r abbiamn insieme trascorso nellr indimenticabili giornale rlella lrincea.

Serbo di voi tutti il più profondo ricordo. Chi• roi mi nvelc offerto una consolante cerle::.:::a Iarlrlore non esis/cua elle una speranza e un aflo rli fede: sulle aspre cime delle Alpi contese - nellrt .. r/11ra e pur tanto eroica guerra cl·asseclio - avelr rlim()slrat() cl,e la vecchia sffrpe italiana nnn 1• esa,1rila, ma reca nPl suo grembo i tesori cli una · oinrine::.zn perrnne.

SETTEMBRE - NOVEMBRE 1915.

I .

In trincea coi soldati d'Italia

O Settembre.

Da slarnani circola la nolizia della nostra pros. ima, quasi immediata partenza per la linea de l uoco. Dove andiamo? :',;'essuno lo sa dire con esatezza. Non imporla. L'essenziale è di muoYer"i. Il pensiero di passare alcuni mesi in guarnigio11e mi -.gomenlava. La notizia della partenza si è diffu~a tra i plotoni, ma .non ha sollcYato una grande emozione. E' tempo di gu~rra: si va alla guerra. E' naturale! D'altra pal'le lo slalo d'animo di questi rirltiamali clelr84. non P- negafo·o. {;omini di trenl' anni c.omprendono certe necessità. Vi sono molli interventisti anche a ll'infuori dei milanesi: ne ho conosciuto un altro, un caporale di Crespino, in quel ùi Rovigo. Gl i elementi di lieuilo non mancano. Una g rata sorpresa mi attende. Hicevo un biglietto che dice : e( L'ex-l inolipi:=;ta ùe ll ' Avanti!, Adolfo GiretLo, ora residente a Rovigo, pC'r mezzn dell'amico Battaglini, le manda i ~a luli più affettuosi, ricordandolo». Fn caporale milanese che e l'a :-lillo destinato al dep,osito, se n 'è tornato con zaino e furile in compagnia per ancla r f' in:::iem<' cc II lutti n o i al fronl<'. Rel aesto ! Il capora lr

s i chiama Mario Morani. Giornata m e lanco nica. Prima p iogg ia autunnale . Sottile, s ilenziosa, ins 1:3lente.

11 SellembrP..

SLama ni, insieme co 11 altri dodici soldati. so n o ~lato comandato di guardia al T ribunal e di n -ucrra ùel :3° Corpo rl ' Armata. Ho assistito - come se ntine ll a d'onore - allo svolgimenLo d'i due procc, si poco impor tanti. P rimo. Un territoriale di 39 ann i, i m pu ta lo di a bbandono di posto. Faceva il mugna io. Un povero di.avolo che è liv ido di paura . Il P. M. chiede un anno di reclusione, ma il Tribun a l e Rssolve. Stconclo pr.o<:es....'-0: quattr o imputali di un fur t o di s carpe. E" u na sto ri a complicata e noiosa. ll Tribunale condanna. Credev-0, in Ycrilà , che l a Gi us lizia Militare fos se più s hrigatfra , ·so mmaria. E ' inYccc m i n uziosa. an a li t i ca. Mi è apparsa più i11cli 11c all'indulgenza di quella ci,·i le, per e ffe l lo. forse , cli qu e ll a specie di im ponde r abi l e soliJ a ri èlà professionale che s i s t ab ili sce fra uomini d'arme

12 S e ll em bre .

S ia mo s t a ti richiamati il 31 agosto e la n os tra vita di guarnigione è già fin it a. Si annuncia i n forma uffi ciale c he par t iremo domallina alle 7. Si an-

l4 B&NITO MlTSSOLINJ

nuncia anche, che verso mezzogiorno i] colonneU.o ci passerà in rivi ~la e ci terrà una << morale )> Sono le undici quand,o la tromba alla porta suona l'attenti: è il colonnello c h e ent ra in caserma. Usciamo nel cortile, armati s enza zaino. Formiamo una specie cli quadrato. Suona un'altra volta l'attenti. Il ,tenenle colonnello parla. Discorso terra terra. Bisogna trovare altri accenti quando si è (j.inanzi a uomini di trenta e più anni. Bisogna con- ' siderare i soldati come uomini, non come matr icole. Pei gra du ati c'è un supplemento di morale. fatto dal ten en te Izzo. Io , c he sono soldat o semplice , m e ne vado fuori.

13 Settembre .

Ore due: sveglia e i n ra ngo. C'è da ricev ere la cinquina, un paio di ~carpe di fat i ca, una coperta da campo e una sc atoleUa cli carne da consumare durante il viaggio . Ques t' operazi o ne dura un paio d ' ore. I bersaglieri s i pigiano dinanzi alla fureria. Chi fa Lutto, dentro, è il sergente Fogli, ferrar ese . Grida, lavora e .suda c,ome un facchino. E' l 'a ll)lJ - Zaino in spall a ! -

In mar cia ver:::o la stazione. Il tren o è pro nlo, ma si pari e con un li e ve rilardo. Siamo 351, compresi i tre ufficiali - u11 ten e nt e e d ue sottotener.11 - che ci accompagna no. Occupiamo i vagoni. Nc l1'alle5a. una donna , c om p le t ame nt e vestila di ner o, taglia i gruppi drllr per:::o ne raccolte attorn o al

IL ?>IlO DIARIO DI GuERRA l'i

BE-:ç lTQ :IIUSSOLINI

Ln'no e ~i getla fra le braccia del maritq che parle·. 11 marito, co l cigli o asciullo, :-: i cliYinco la dnlcemen le dalla s tre tta a ffelluo sa e inc11 ora la donua c he si allontana - adagio - co n le mani s ulla faccia, per nascondere le lacrime. E ' l'unico ep isod i o paletico della partenza. Il nostro vagone è a dornato di rami. lin a prima scossa . l" n fiscbio breve. E cco : il treno- va. Addio! Adelio! Un agitare convulso di mani fuori dai lìnestrini e un gridare l um11ltuo so : Addio! Addio! Poi ca nti a voc e spiegala. 1 mi e i amic i gridano, : Viva ritalia! AtlraYcrsiam o la cam pagna bre:sciatw \'as la ùis lesa di ,,e rd e che impallidisce sott.o il :=;o lc autunnale. La~-o di Garda . '\on l'ho mai visto cos i bello ! Peschiera. Cilladell a g ri gia . :r..•Ii ricorda un anno d i v ita mil ilare. Add io ,' vag a penisola d i Sirmi one in c:rnt,·Yole! Siamo all e campagne Ycronesi , melan conichfl, · as~o,;;e . Fa calòo. Sosta a Ve.rena. Sos la più lunga a Vicenza. A Treviso grande movim e nto rli sold ati. U n tre no d'i ferili. A lLri vagoni pie ni <li --uldali di fanteria .si accodano al nostro 1reno , ch e diventa lunghiss imo e deve rallentare la m a r cia . S tazi oni: Conegliano, Pord e none. Sacilfl . Cr ep uscol,o s erale. Nel cielo c b e in cup is ce voltegg ia un Farman. A Casarsa lunga tappa. Si agg iung ono a l nostro treno vago ni di arti g lieri. Un vagone scop erto porla un cannone di pro porzioni spettaco lose. E' tutto circondato, di fr o nde ve r d i . Uno de i serYenti agita una grande bandiera tri colore . En t usiasmo generale. S a luti fra i soldati <l ellt: rnrie arm i. U dine - quand'o vi giungiamo a ll r

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Il bersagliere Mussolini
~ h::;so r.I"-I. • Il mio rliario cli uucrra. 2

Hl - è buia. Interminabili treni per i rifornimenti sono imm obili lungo chi lom etri e chilom€'lri di binari. Quale somma enorme di sr.orzi richiede il rifornimento e YellovagliamenLo di un esercito rhr combatte! Cividale. E' nolle alta e non vedo nulla. Ci rechiamo agli nccanlonamenti. Càpi lo coi miei amici ne l so l aio di un conlaclino. Sonno profondo. 14 Sel/embre.

Svegl ia alle cinciue. Sen t,o che le mie o"sa so n o un po' ammaccale. "Cn'ora di mf!rcia, con u no zaino che pesa trenla chili, mi rimetterà in forma. Siamo. nel co rtil e dell"accantonamento e alle ndiarno l',o,rdinc di partire per Cap orello. l In hamhino a llr a\·ersa la stra d a gridando:

- Un aer,oplano! l"n aeroplano!c·è infatti un ve lirolo austriaco. allissimo. lmmediatam entf> entrano in az ione le batterie antiaeree. Si ode clistinlamente il loro crepitio. Le nuY olelle verdognole degli s hrapnels punteggiano l 'nrizz011te.

l\Ia il vclirnlo nemico, che si è tenuto sempre a u na quola altissima, t-orna indietro.

Civida le : ciLlà s impatica. D' inle re s..-;a nle: il m onumento ad ,\d e laid e Ristori. Qui più ancora c he n Udine i ha l'impress ione de lla guerra vicina. Filr inlerminabi li cli camions automobil i e di ca rrt d'o~ni specie Yanno e Yengono incessantemente . ·

Scrivo queste linee nel cortile cli una fa.ll oria, durante un all. '

IL MIO DIARIO DI GUERRA 19

Qualcuno dei m i ei compagn i dorme. Q u a l cun altro scrive. So t to u n pergolato s i gioca al la morra. Giunge da lontano il rom b o de l canno n e. Io amo questa Yita d1 movimento, r i cca d i umili e d i grandi coso. 15 Settem b re.

Tappa a San P ie tr o al :\'atiso n e. Primo de i selle Co muni in cui s i parla il d i aletto slove n o. Incomprensibile per me.

Il len e nte Izzo ci ha in\"itati ieri sera a bere un bicchiere di congedo con lui. Egli ci accompagna .,ino a lla linea del fuoco, poi ritornerà a Bresc i a, per entrare come o-sservatore nel co r po aYiatori. f{itinione fraterna, s i mpatica. Son con me Busccma, 1[orani, Tafuri, Bocconi. SLamani , sveglia a lle ~ei. In marciai Sole cocente . Il poh-efone sollevato con tinLLamcnlc dai camions e dall e colonne del le salmerie ci acceca .

Ecco Stupizza, l ' ultimo paese ital iano prima de lla guerra. TroYiamo della b i rra eccellente a un p r ~zzo d iscre t,o.

Di lì a poco giun giamo alla linea de l vecc hi o conline. A lato della strada c ·è umL casa e un posto di guardia. Le insegne aus t riache sono scomparse.

'.\Iorn e11to d'emozione per me che mi ricordo di e -:." ere ·;;talo nell'oHobre del 1909 sfrattato da cc tutti i paesi e regni deWimpero aus triaco i, . 11 tenente grida: · - Vini rTtalia -

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Io che mi trovo in Lesta alla colonna ripeto il grido, ed ecco quallrocenlo voci gridare in coro:

- Viva l'Ilalia ! -

Gi u ngiamo dopo una marcia faticosa a Robich. primo vil1aggio ex- austriaco. A Robich. lappa ùi alcune ore. Ci precipiliam@ nell'unica osteria. ~oto un bamb"in,o di sei o set.le anni che si afferra al bracci,o <li una pompa e ci scn·e di acq11a. Gli domando:

- Come li chiami?

- ·tanko.

- E poi'? -

Il bambino non capisce e non ri'•ponde. Lo domand·o a una ragazza che allraYersa il corlile.

- Si chiama Robancich. -

Nome prettamente slam

_\el pralo, poco lungi, un caporale, il milanrsr Ba:::cialla. fa circolo. Ha ritagliata e l'ha conser\ ala nel portafoglio una carlina della zona di gurrra. Col dito teso, egli indica il famo o e mi,-terioso Monte l\'er,o.

Iscrizione trovata, due chilometri prima di Caporelto, su di una cappella rntirn al ciglio della strada:

Nikdar Noben se ni Bil :apuscm

Kiv varlvo J]al'jis Bil i::ogen.

Caporelto. ::'\on ho Yisto che un campanile bianco con una guglia grigio -wrde, sottile. rna molt i tudine di soldali si affolla altol'no a noi per cercare i compaesani. Ci accampiamo poco luniri dall' lsonz•o, sulla nuda terra. l\Iiei compagni di

IL ~no 01.IBIO DI GUERRA 21

RENl'fO :U:USSOLINI

te nd a : caporale Buscema, caporale . Tafuri, caporalmaggiore Bocconi. ~elia notLe romba i l cannone, ,,erso Goriz ia. ~e ll'accampamen lo - vigi lalo Ja lle sentinelle - sile n zio alto. Si se nte la guerra. 16 Sellembrc.

}lallinala fredda. Sun·rsonzo è un velo di ne bbia. La noLizia del mio arrivo a Caporetlo -si \' diffu,-a. Discorsi e impressioni . Due sold.,1Li d'artiglieria. Accidenli! A sen l.irli, il nostro e:::erci l o è quasi interamen te di~lrulto; l' I nghillerra dorme: la Francia è spezzata; la Russia fin ita.

Discor:::i odiosi e imbecilli c h e io ho sen LiLo ripetere tante volte. - I due compari - che non so no mai slati al fuoco · _ la pian La no in tempo giusto per evitare una ene rgica cazzottatura. }Ia ecco lre bolognesi. Il loro, mo r ale è infinitam en te migliore.

Durante la distri lJU zi-one del rancio, un capitano medico mi cerca tra le file .

- Voglio s tringer la mano al Direttore de l Popolo cl' llalia.

Pome1·iggio ,di c hiac c hi ere . Episodi. di guerra. Esaltazione unanim e degli alpini. L'l~•onzo! \' -o n ho mai visto acque più cerulee d i quelle d'rll'Isonzo . Strano ! Mi sono chinato sull'acqua fr etlda e ne ho bevuto un so r:: o con devozione. Piume sacro!

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17 Sellem[)re.

Partenza .. \nJiamo aggregali non più al l:Z 0 bPrsa~lieri, ma all'll°, r·he si trova sulla cate n a d e l ~I onl" .\crn. L' n ::ollolenente medico rodigino• c h e ~la a l comando di lappa, n 1o le conoscermi e saluta r m i. :il i olT r c una eccellente lazza cl i caffè. S ia m 0 in rango. Il te ncute Izzo ci fa a lcune race-0mandazio•n i . Ci d ice che a un certo punto della strada "èlre1110 a tiro Jet cannone nemico.

- Guai ai rilarùalari ! --

Jl JJallaglionc non ::e111bra affo.llo preoccuparsi.

- Cla~;C' cli ferro, r84 [ -

Il« moralr » è ancMa più c leYato. I di::cor::.i slupi<li che erano rari prima, non si odono più. C'è dc-!Lillegria. l·n artig·fierP ùi Corticella. tale- :'.lfcn~oni. 1ni accompagna per un lrallo di strada . ..\llraversiamo g-li attendamenti dcllP salmerie e ,Irgli .tipini. L 'ai-lig-lierc bologne~e di quandl) in quando mi prC'ccck per annunciare a gruppi di --11o i amici il mio pn.::.::ag-gio. :'.l[olli mi salutano con simpatia . .-\ugu1·i! \·alichiamo risonz.o . A \Ingozo - _picco•lo paese <-l0Ye110, doYe non ~ono rimaste' d,,, ùue Yer·chir, le quali ~i nutrono col ranc i,o ùei -olda1i - inconlriamo una colonna cl i prigi-onicri. Li circnnlliamo. Sono !iO. Un inlern plo tone, con 1111 cadl'llo e un soll'ufTiciale. Tl loro equipaggiamento è buono. Sicd:ollo· su due file per terra. Mo lli fumano. Ilanno, pecie gli anziani, l'aria sodd i:-falla. \Ia il cadetto, clii> sta d ietro agli altri. è nerrn:::o·. Si morde le labbra. Tralliene a stento le l::\crime. Il caporale Tafuri gli dice:

lL
DlARlO DI GUI.RRA 23
:-no

BENI'fO llU-SSOLINI

_'o n temete, in Italia sarete tra llalo bene. - Glauben Sie?- inlerroga d11biloso il cadetto.

E' giovane. Kou arr iva ai , ·enVanni.

Un ber:;agliere di :3corta mi raccon l a come furuno catturat i . Di fr.onte alle p osizio ni del 33° hall. dell'll 0 bersaglieri c'era una trin cea da ll 'aspe ll o f.orrnidabi le. La nol.te sco r sa è stala ··ordinata l'avaflzala. l ; na sq uadra di ber:=:aglicri si è spinta inossen:ala fin sotto i reticolati e h a fallo brillare un tubo di ge l atina, seguilo da un assalto irrompente alla baionetta. Gli austri aci non se l' aspell avano, non sDno riusciti a sparare che qualche fucilala. Hanno leYate le braccia. Si sono arresi.

- Bono laliano, rispellare prigioniero !

Riprendiamo la nostra marcia. Dobbiamo raggiungere l a quota 1270. Siamo s ulla mulattiera che va al :\1ontc ~ero. Incontriamo d•ei fcrili .. \lcuni leggeri che fumano e so rridono. Altri più gravi. Un o di essi ha il vo lto coperto da un giornale. Sollo si vede la faccia tumefalla e in sanguinata. Due feriti austriaci. Uno leggero. l:n altro più grave: deve ave r le braccia SDezzale. Sono diretti all'infermeria - sezione della Sanità di ì\fagosc,.

Colonne lunghissimt di salm e rie. Senza i muli non sa rebb e possibile la g11crra in montagna. I più stanchi di noi caricano gli zaini sui muli.

Verso sera gilmgiamo nella zona ballula dal1' artiglieria austriaca. Fischi ano nell'aria - col loro sibi lo caratteristico - le granate. Sono formidab il i. Qualche bers agliere è un po' emozionato.

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Io che marcio ù1 fondo alla col onna, incoraggio coloro che mi stan n o Yicini . Passa ta la p rim a e comprensibile emozione. la marcia fatico-sa con zaino co mpletamen te alTardellalo ripre11dc, ,o-tto il fuoco abbastanza accekral11 ùell 'artiglie r ia nemica. Un a granala scopp ia Yicinn a un a co lo nn a di muli, ma non fa Yillimc. Un'altra cade e .sc-o,pp ia in prossimitù di un grnppo di bcrsag·lie ri e so ll ern un t urbine di schegge.

Un bersagliere grida elle è ferito . H a an1to l a clavicol a frantumala. l:n'allra grana la scopp ia accant o a un allrn gruppo nel quale mi troYo io. Spezza di,·ersi gro",i rami di un albero . Siamo coperti di foglie e ùi terriccio. ~essun feri l o. Gli austriaci tirano a caso. lmbruna quanùo giungiamo al comando• . Siamo attes i da un maresci all o . Si,1mo da dodici ore iu marcia. ~essuoo è rimasto ind ietl'o. E s i traila di sol da t i dei distre tti d'i Cremona , RO\·igo, Fenara, :.\fantoYa, nati e Yissuli ne ll e più basse pianure a·Itali a. Yecchia e semprP giornne lirpe i t alica'. l·n bersaglier e m a nl ornno mi ani cina e mi dice :

- ·Signor l\lussolini, giacchè abbiamo Yisto chr lei ha mollo spi,·ilc, (corag-gio) e ci h a gu i da t i ncll 8 marcia s,o1 lo le granale , n oi desideriamo di essere comandati da lei ... -

Suncfa simplicila-~ !

Ci co nt ano e ci di,·iclono nei tre ballaglioni dcl1'110 ber ~ag li eri.

E ' rora della :;;eparazione. Il lenente lzzo. elle torna a Brc'-cia insieme con l'o tti mo capora le Biagio Biagi di Cento. ci saluta. ì\"oi . as"cgnali al

lL ~110 OI>\RIO DI GUERRA

BENITO '.\JXSSOLl:'.\I

:33 ° baLlaglione, rip rendjamo la marcia in fila inJiana. Sono le dicci. Sollo a un cos tone fumano le marmille delle cucin e .. Ci p r epara n o il r ancio. l·n po' :"ca r s o,, ma eccellente. Pas t a, brodo, un pezzn d i carne . ì\fa m olli assetali chiedono invano dell'acqua. C i s len di amo. fra i macigni, all'aria aperta. N,on fa freddo. l\'olle stellata, plenilunare. ' il c nz io. Spettacolo fantas ti co. Si~tm(). in alto'. S iamo in alto! Già battezzali dal fuo co d e i cannon i. Co::; i s i chiude la prima giorna ta di gurrra!

Snbaln, 18 S efl e,nl1re.

~ lamani ci hanno- diYiS.O nelle I r e co m pagn ie de l batlag li one. L"operazione è ,-1ala lunga . . \lcun1 cap o rali e se rgenti c i han n o fallo passare il lcn1po, n1 r-c- 0 11La n ùoc i epis odi glo-r iosi del!' 11 ° bl"rsaglie ri durante i primi mesi di guerra.

Sono ass egnato all'8•. Sono c o n mc Bu s ceina , _\l o ran i, T&,.furi. Vers o sel'a ci muoviamo per ra gp;iungr r e la noslra posizione. Invece d•i andare p e r la nrnlatt.iera, Jiaino la scalala - quas i , ·crli calca l costone . Dobbiamo giungere a quota 1870. Una di s cre la alLilucline, come s i Yede. L'as.cC'nsio n e ci nhbi-cv i a di alm e no Ire ore il cam min o, ma è fa lico s a , Lan Lo più che non abbiamo1 il b a · tone dn mo n tagna e po'l'li amo l o zaino. Gli n omin i dC'i e< posti cli collegame nlo » ci ha n n o gu idato. ::\'es"Uno è rima s lo i ndietro, ma siamo g iu nli a noltc inoltrala . Prima di giungere alla m èta, passi amo ctcant r, a fos:: e di so ldati ilaliani . Quattro• o ~in-

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quc. ?.li sono chinato su una rozza crocE: di leg-no e ho lelto.

Oscar De Lucia, seroenle mo1'fo il 1-3 sellemure 1015 .

Le allre croci non recano nomi. Sono fos~e co llell ive.

Powri m-0rl1, sepolti in que~le impervie e solilnric giog·aie! Io porlo nel mio CL~ore la vos tra memoria!

l'i siamo accoYacciali fra i sa~,-. i, sollo le :;Lc ll e. l n ufficiale è passato fra noi e ci ha ordinalo <li· cm·icare i fucili e ùi inna~lare le baionelle. Ncs:-11110, per ne:-<s11n mol iYo, ùeYe abbandonarp il proprio posto!

..\Ile rlicci i'· incominciala L" azione. Ecco il pnm :-CCC\l e fragoro:;o ùci (ucili italiani. I fucili auslria<"i affrettano il loro fa-pwn. Le « moloc iclclle de ll a rnorle » incominciano a galoppare . Il loro la-lato - l a ha una Yelocitù fantastica. Seicenln colpi al minnln. Le honihe a mano lacerano l'aria. Dopo 1,11,zzannltc il fuoco è di una intensità infernale. lbzzi luminosi solcano ini nlerr,oUame nl e il ciclo, 11H·nlrc si "para d ispcraiamente .su tul I a la li nra.

Haffiche cli pallotLolc scro:-:ciano sulle n os l re Lc~1e. - .\ terra! .\ terra! - si grid a.

)la io Llel,bo a lzarmi per cedere il mio posto a 1111 f<'riln cilr ha le braccia ma::sacra t e dallo scoppio di una bomba. :\Ii chiede con Yoce lamenlo5a dPll"acqua, ma il so ldato po r taferiti mi prega di 111111 daq:diene. ('opro il ferito con la mia coperta <li luna. Fa frcùdo. Dopo mezzanotte una e::plo. io-

IL ).110 UlARlO DI GuF.RRA 27

B'FNITO :UlISSOLINI

lk fo r m idabi le ci fa balzare in piedi. C na mina au!:5lri aca ha fatto sallare parle del cocuzz-010 occupa l o Ja tin p l o lo ne dell'8.. compagnia. Cn grand,, ba leno so lca il cielo tempes ltoso e un boato profondo ri e mpie l a valle. Passano altri feriti lie Yi <: he s i recano senz a aiuto• al pos to di medicazi one. TI fuoco di fucileria diminui s ce. Verso l 'alb a cessa. L a p rim a nolle di vità in trin cea è stata rnoùmenlala cd ·emoziona nte. Di buon ma ttin o, i nostri cannoni tempestano di proiettili l e posizioni nemich e . Poi, anche i cannoni taccio n o. Nella va ll e 1~ l a nebbia. Sulla ci ma <love ci Lroviamo, il sol e . Xe ll' ac ca mpame nt o, il si lel'l.zio pieno e pensoso dei ,:;.oldal i all'indomani di una ballaglia.

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Tra i l Monte Nero, il V rsig e lo Jaworcek

19 Seltembre.

Dopo la distribuzione ùcl caffè, ad u nala . Il magi:tiore Cassola, comandant e del battaglione, ci ti<'n,· 11n breve dis co r"-o cli sa luto e cli incoraal:liamcno .. lo. Parole al'fc lluose e toccanti. V icino al posto di 111rcìicazione, dal quale c i parla il maggiore, è un f<'rilo, con una gamba spezzala Ja una scheggia d1 homba. Faccia serena. Pro.filo delicato. Chiede un ..;11rsu ùi caffè. Cna s igare tta. E lo p-ortano via. F uoco stracco di fucileria tra •le vedelle. :\iuorn adunata. E' il capitano, della compagnia, Ve. trini, che viene a salutarci. Ha l a tesla fa.sciala . Stanotte, mentre in piedi da prode e valoroso d'irig<'rn ·il i:omhallimento, una pallottol a nemica lo ha ferito alla faccia. Pe1· fortuna, non è grave . Egli ci dice : - ll comando del battaglione vi ha destinali alla 111ia compagnia. Da due g iorni' vo i appartenete a 111 RPggim en Lo e roi co che qui. su queste roccios<' rime, ha compiuto "'esta memorabili. Queste terr e. che erano e so no nostre, le abbiamo riconquistate. :\un ::oL'IIZU -;pargimcuto Ji :;augue . ...\.ndie ~tanolle,

1u1<1 maled et ta mina austriaca ha sep pellit o molli dei miei hers a !!lie ri, ma i nemiri rhanno pugata cara. L e nos tre mitragliatrici. come awtc: entito. no11 so no s tate inoperose . \"oi ~ie lc qui a compier<' il più sac r o cd il più a sp ro de i do\' eri d1 e un cittadino ha verso la Patria. :\l a in con t o ..;u Lli \'Ci. ie le uomini già temprati alle loll e della \"ila. Quanclu :-3arclc amalgamali c d afJìatali cogli anz iani, \'Oi sa re tè animat i dall o ,-le s!-o en tus ia s mo e clnll'idenlica volontà di ,·in ce re . Voi trove rete in mc, non so lo il supe~iore , ma j] • padre, ma il frate ll o . Do,·e poll'ò age yolarYi , l o farò. Fidale\'i di ffil'. Auguri! -

li capitano ha finito. Le sue parole, franche e rommos,,e, so no sce:;e nel profondo dei nostri cuo1·i. E ' un uoìno che ispira molla fìduria e molla simpatia. Cn lenente fa un pa :>s o innanzi e grida:

- Bersagl ie ri ddl'ollarn comp agnia. al v ost r o c apitan o \" esl rini. hurrà !

- Jlurrà! Hurrù! Hurrà ! - risp ondiamo n o i, a • gran , ·oce .

I po rtafer it i s.ta111~0 ora ra cc ogliendo i cada\'L'l'i d ei ;,oldali caduli slanotl e. Sei, fìnora. Vengono ricpo_ li a.i margini d ella mulattie r a, nell ' allesa di essere identifi cati e sepolli. C ' è fra loro un magnifi co t ipu di ab ruz zese. c he h o conosci ut o ieri. Ha la lesta an·olta in un tel o da tenda. I morti so no cope rti .. on s i Yedono che le mani ii-ri gid i te, nere per il fango della trincea. I soldali anziani pa ssa no e non guardano.

Ho n olato - con piacere , con gioia - che tra

30 P.C~ITO )I~SSOLI~I

ufficiali e 5oldati r eg na la più c_ordialc camaraclerie.

La Yita di rischi cont inui lega le anime. Più che superio1·i, gli ufficiali mi appaiono come fratelli. E' bello! Tutto il formalismo cli ciplinar e della c a serma è aho li lo . Anche l 'uni form e è quasi abolita . Proibito - anche nei ripari - di portare il beretLo, fez. Abol it o il pennacchi,o tradizionale al cappello. Caschi di lana, inv ec e, r.he i sol dali fregian o csteticameole di una s tellella. Si può parlare con 1111 ufficiale , !:se nza bi~og-no di impalarsi sull 'allenti. E' difiic1le, in montagna , star s ull'allenti-.. .

Con questi ufficiali, coloro che parlano <li un rafforzamento del militari ·mo. con la inevitabile villoria i taliana. si diwrtono a inseguire dei fan tasm i. Ii militarismo « marlr in Germany » n on ha attecchito in Italia. D"allrondc questa guerra, falla dai popoli e non dqgli e~erc iti di caserma, :".egna la fine del militarismo di cas ta o professionale.

L'enorme maggi oranza degli ufficiali italiani i.• ,·enuLa , con la mobitilazione, dalla rila civile. Tutta l'ufficial il ~t d e i su balt e rni è formata di tenenti e ~oll-0trnenti di complemento che si haLLono e muoi ono da prod i.

J\icuni ufficiali mi v,o gliono conoscere. Ecco il sotlolenen le Loheogrin Giraud. Giovane e valoro:;o, Proposto per la medag li a d'argenLo al nllor mililare.

- Ho un nome Ledcsco, o piutloslo wagner :an o - mi dice - ma d e testo i tedeschi.

l\Ii narra. L'll se llembre, la 3• compagnia ebbe l'ordine di alla c carc il coc uz zo l o dell ' Yrsig, di

IL !IIIO 01.\RIO DI GUERRA

BEN ITO :.\it:SSOL INI

conqu istarl o e ùi_ ge t tare i n basso - ùa ll"a ltra p ar te - g li aus tri aci. L a compagn ia era comanda l a da "Cmber l o \"i ll ani . L"n audace. Un uomo c h e n o n :<apeYa nè ridPre. nè sorridere. Scocca l a l'ora, mezzogior n o e d iec i, il V ill ani si lanc iò a ll 'assalto fra i primissimi, a ll a tesla del « plotone d'onore » lhc egli aYeva cos ti tu i to fra i mig li or i c l eme nti della compagn i a. Appe na i n izi ato il coroba ltimen t o, il \.i ll ani - c h e s t arn ritto i n piedi per ord in a r e l a rlis p os izione delle squadre c he avanzava n o - fu ferito, da una fuci l ala. :\1on se ne curò. Di Il a poc h i 111muti, -fu abbattuto dallo scoppio di una bomba. Ehbc appena il tempo di g1·idar c: - Bersaglieri della settima, avanti! .\ dc:;;tra Slrndelcvi a destra! \·irn l'Italia! -

E' morto . .-\.Hora il comando della compagn ia fu a:;;sunlo dal sottotenente milanese Girauù. In piedi, a n che lui, ferito a n che lui, non però g r avemente, incurante del pericolo e della morte, dires:;;p la furiosissima battaglia, che durò Yenti ore.

E:::aurile le bombe. si ebbe un a corpo a corpo micidiale e indesc1fribi le. '.Ia razione fu coronala da successo . Gli austriaci furono rigella t i da ll 'a l tra parte del cocuzzoLo. :\Iolti cadavPri nei burroni. - :\'Ii piacerebbe di averli nella seltima compagnia - mi dice Giraud .

Tenente Canda, dei carabinieri, Yenuto a comhal1 ere volontario. E' un sardo. Coraggio e sangue freddo ccccczionali. Parla lento, all'inglese. Tenente Corbelli, romagnolo, d1 Rus-i.

Lna ,·oce:

- C"è qui il ber.3agliere l\Iussolini ?

32

Sono 10.

- \·ieni che yoglio abbracciarli.E ci abbracciamo. E' il capitano Festa della l oa compagnia .del 157° fanteria, che occupa le n0stre posizioni.

- La tua campagna giornalistica per l'inlerY<'nto onora le e il giornalismo italiano! - aggiunge, alla presenza dei bersaglieri disseminati nei ripari.

- Questa, caro Mussolmi, è una guerra terribile. Abbiamo di fronte dei barbari che ricorrono a tutte le insidie ... :Ma - e si volge anche agli altri - coraggio e, soprattutto, religione del dovere! -

.'e ne va. E' basso, tarchiato, barbuto. Porla gli occhiali. I suoi soldati parlano di lui con venerazione.

La mia compagnia è comandata ai poslL avanzati. di guardia.

Tramonto. Il caporale Claudio Tommei - romano - mi offre un passamontagna e un numero del Ruoanlino. Grazie. Quando, in Italia, si parlarn di trincee, il pensiero correva a quelle inglesi, scavale nelle pianure basse di Fiandra e munite ùi lutto il com/ol't, non escluso - si dice - il termosifone. Ma le nostre, qui, a quasi 2000 metri sul livello del mare, sono ben diverse. Si lralta di buche scavate fra le rocce, di ripari esposti alle intemperie.

Tutto provYisorio e fragile. E' veramente una guerra di giganti quella che i soldati d'Ilalia fortissimi - combattono.

IL )(10 DIARIO DI GUERRA 33

11:t:'SSOLINI

:'fo n dobbiamo e~pugnare delle for lczze. dobbiam o c:=-pug-narc delle montagne. Qui, il macigno è 1111'arma e micidiale quanlo il cannone!

Il Yento della sera port a in allo il freddo e il f('ltn·<· lki rada,·eri dimenticali. Nolle chiara. di s telle. 20 Sl'llembre.

Appena è giornt>, il capitano mi chinina. Vado cun lui alla lrincea più avanzala. Riparato da dur :-acche lti di terra , pos:;o guardare , co11 una rC'lativa t.ranquillilà, il luoi:ro conteso. E' uno spiazzr• di forse 150 metri quadrali. \'on più. Il (( coc u zzolo,, ha pertluto i c:.uoi connotali. E' stato spianato, livellato dalle bombe e dalle mine. Macigni frantumati, grossi pali, fili di fe rro, st racci rii uniform<', zaini. borracce: :;eg ni delle tempe s te. Gli austriaci --ono a trenta metri - appena - da no1. .'.\'on si fanno vedere .

Le n,o:-lrr mit r agl iatrici non schcrzaoo. Ch1 s· ::copre, t' f ulminat ~ .

Un sici liano coraggi-osi.ssimo, ta l Failla, sta ollre la t rincea e get t a bombe. Gli mancano, a un Cf'l 'lo punto . Il caporale :'vlorani g lie le fJOr la volonlariarnenle. E' appena giunto che una bom ba a11;:;lri11ca g i i caùe Yic in a. Per un momen to non lo vedo più. Trepidazione. :\Ia ecco che si ria lza e viene tli corsa verso d i no i . ~li caçle fra le braccia. E' c:.olt.an lo frrilo. Ha il vollo spo rc o di polvere e ,li sangue. Le ferite ;,ano alle gambe. Vuole c he

34 BENITO
;::::: 3HY 111 1 11 WHlSSU
/

io lo accompagni al po t.o cli medicazione . Lo port iamo i n barella, io e il portaferiti Greco . Il Moi-ani è cal mo, tranquillo. ~on un grid o, non un gemi t o . Contegno da vero soldato. Il tenenle medico g l i fa una prima som m ar i a medicazione e mi assicura che le ferite non sono g r aviss i me. Ci abbracc iamo . Il iVLo·rani è portato via in barella, io l.orno al mio pos~o. Giunge un •o r dine scritt o :

- lJ be r sagliere :Vlus.solini deve presen t arsi, armat,o, al Comando, del Regg i men to! -

Zaino in spalla. Un'ora di marcia . La sede del Comanclo è in una modesta e r0zza baracca di l egno.

- .Prima di tullo - mi dice ii.col onnello - bo il piacere d i s tringervi l a man o e sono lieto di ayervi ne l mio Reggimento; poi , avr e i un incarico da affidarvi. Voi d ov re s te r i mane r e con me. Siete sempre m prima linea, espost,0, anche, al fuoeo de ll ' artiglieria. Dovres te sollevare i l ten ente Palazzeschi di una parte del suo lavo r o amministralivo e dovresle scrivere, ne lle o re di sost a, la s t oria de l Regg imento, durante q u es t a g u err a . E' una rr•oposla quella che v i faccio, ben m teso; non un ordine! -

l i c•olonue ll n Giuseppe Barbieri è: un romagnolo, di RaYcnna. Ha infatli la « linea n del romagnolo .

Gl i rispondo:

- Preferisco rimanere coi miei compagni m l r incrn . . .

- E a llora non ~e ne parla più . Accettal e un bicchiere di nno. -

IL MIO DIARIO
GUEF.RA
nI
3,

BEN!TO .MUSSOLIN I

>Jon è buono il vin o del colonnello, ma in mancanza di meglio ...

Ho c hi eslo e o tt e nut o di pass are alla 7• c-o rn pag ni a pe r e sse r e m s i cmc col lenente Giraucl.

A lcun i bersagl ieri , addetti al Co~1ando, mi manifes tano le l o ro mer aviglie per il mio rifiut o .

- Sono alla guerra pe r comballcrf' . non ])f'r scriYe re ! -

Hi:=; a ]cnd o i l monle, passo vicmo a ll e cucine'. C'è 11n eno rm e 105 non es pol so . Poco lun g i un cadavere di austriaco. ,-\hband o nalo . Il mort o s lnnge anco r a fr a i d e nti un lem bo d i ba,·cro drlla s11a !unica c h e - strano! - è ancora inla ll a. l\Ia :-nllo, a llraver<;o la carne in putre fazione, si Ye<lono le oss a. Gli man cano le sca rp e . Si cap 1::cc' ! Le :'c arpe deg li austriaci s ono moll o migliori d e lle n os lrc. Poco prima di arrivare alla trincea, incontro Giraud co l mio nuovo• capila.no, Adolfo Mo zzo n i . Gli ri[eri:::c-0 il mio colloquio col c olonne llo. Si c ongra1ula del mio r ifiuto che giudi ca « nobilissim o "· - Anch'io sono un po' gio rn a li s ta , - mi d ice, - e faremo in s ie me un gi ornal e delle tri n cee . .. ~1 Sellembr e

Sono andato a salutare g li am ici dcll'S• compag nia . Trovo il c apitan o Veslrini , fe rit o una seconda vo lta da pallottola che gli ha a l trav c r :::a t o la ~uancia . 'e ne rn a ll 'infermeria.

TornanJ.o da l C omando d e l ballagl io nc, mi c on::-cg nano un g iornale vecchio di qua llro giorni . Po-

38

:-;La dall'llalia, niente ancora. Pazienza. fila un guarda1ili mi passa una missiva a mano. E' la lettera - crilta a maLita di un soldato, che incontrai per la prima v-01La, durante la marcia verso la linea de l fuoco, a Planina Za-Plecai1. Volle allora che firmassi una carlo.Jina . Si è ricordalo di me. E' cerlo Rusconi Francesco, dimorante in via Malpcnsata, 2, a Lecco, e ora solda t o di fanteria.

E' un documento i nLeressante, nella sua commovente semplicità, e dimostra da quali spìri Li siano surrcLli gli umili so,ldati d'Ita li a. Dice:

(l C'aro ~1ussolini, sono un povero operaio solclato. Tratto dagli studi a Lenera elà per le gravi condizioni di famiglia, YeniYo poslo nella grande fi11rnana prole l aria e da essa coinYolto. Tanto fu i l mio Jolore a lasciare le scuole clemenLari; ma il pensiero cli porla re un non lieYe coni rihut-0 di -'ollievo alle tristi condizioni della m i a famiglia, mi renùeva orgoglioso. Per gli studi, pensavo, dedicherò le ore libere: così feci » . '

Dopo aver parlato, delle lotte fra neutralisLi e inlrrventisLi, prosegue: .

« Poco tempo dorpo, era per me l'ora di aggiungi'!'<' l'opci-a a l pcn:-iero. Son oggi, otto mesi ».

Parla ùel nosLi--o ·inconLro e continua: (< ~li lasc iò la sua firma, ma p i ù ancora senlo, nel mio, cu-ore e nell'an ima mia, una luce ,·iva ecl 1111 contento che giammai scorderò e che mi accompagneranno fino al compimento del rlPstino <lt'lla Patria ... ».

Xon è semplice e non è grande il linguaggi o di q11rsto ignoto solrlal o operaio?

1L !\HO DIARIO DI GvFllRA 39

BENI'IO ~n:sSOLINI

E' venuto l 'o rdin e di dare il cambio a ll a 9• compagnia che occ up a uno dei c o5t oni a vanzati d el Vrsig. Si pa rt e . Marcio in testa alla co lonna, ins i eme col tene nte Giraud . Trag itto lu n p;o e faticoso. Alln-1x e rsiamo due passaggi perico l osi . Nell'uno e' è il -peri col o- delle mitragliatrici; nell'altro c'è i l rischio cli essere schiacciali dai macigni che g li austriaci rotolanò· oontinuamcnte dall'al to•. 11 mio capos quadra è · il c alab1·e;:;e Lorenzo Pinna di Nicasll'o. studente volontario. Suo padre è un rnsrcgnere del Gen iò Civile . .._, ... - Ch i av r eb b e ' mai pensato che mi sarei trovalo con Mu:::solini soldato sem pli ce Lo scriYo subito, a mio padre, che spesso mi parlava di lei. -

i\el pri mo-passaggio scoperto . che attra Yersiamo - mollo di stanziati gli uni dagli a ltri e di corsa - c'è il cadaYere di un soldalo aus tri ac o. E ' volla lo c on la faccia contr o terra. Rotolando dal1' a l to, l'uniforme è andata in brandelli . La schiena è nuda e nera come l'inchios tro. Fet ore. Jl tcncnlcGi raud c i preced e sempre. Ne lle s u e parole, mi sembra di scorgere qualche oscuro presentiment o .

- Vedi, Muss olini, qui si può morire e si mu ore, se nza oomhatlere ... - ·

Abbiamo appena occupalo il ripidissimo pe11 dìo del monte, che una triste notizi a s i diff o nd e fra noi. 11 tene nte Giraud è rimasto ferito g r aveme nl t? dalla fucilala dì una vedetta austriaca, mentre - j recava insieme col capitano e il se rg e nt e a ispezi o" nare la posizione. La pallottola gli è e ntrata dall a spall a. Vedo venire verso ù i me il p ortaferiti .\1berto De Rila che mi dic e :

40

- Il t enc nlc Giraud mi manda a s alularv1. .. La noti zi a ba r a !trislato profondamente tulti i bersagli e ri che amano m olto i l loro uffic i ale e atldolora me, in par i icola r m o do. E ' sera. C i ::; t e ndiam o accanto agli a lberi ~una nuda terr a . Raz zi luminosi e y i oggi a cl i bombe.

22 Scllem11re.

Calma. Qualche canno nata, qualche fn cil a t a delle vedelle. Giorn a ta meravighosa di sole. Il capita n o l\lozzoni mi chiama alla sua tenda. TrO\' O con lui il s-o l lot e n cnte FaYa, d el 27° battaglione. Lunga, amiche,·ole con versaz i one.

23 Sellemure.

Siamo a 1897 metri d'altezza. Il pr ndi o de l la montagna è del 75-80 %. l" na ve ra parele. Guai a rotolare un sasso ! Per salire e scendere c i g i o,,iamo di un a corda ch e, l e gata agl i a lberi, va dal Comando cl ella c ompagnia a l pos t o est.remo . cli collegamenl o, in fondo valle . Ieri sera, pioggia ·eccezi onale cli bombe. Sono bombe che. s i annun ci a n o con u n sibilo cu6o s i ssim o . Quasi umano. S o n o l anciale co l fucile. Se trovano i1 terr eno moll e, no11 .::,coppia no. Ma ieri sera s ono scoppiate quasi 1ulte. i\"cssuno di n-oi ha potuto chiudere occhio. l"n morto e un ferilo. Il morto è ta l Berte lli, richiamalo de11'84, con l adin o dj i\figliarino (Ferrara). La b om -

IL MlO O[ARIO DI G1'ERRA 41

IJa gli è scop p iata sopr a e g li ha sq uarc i a l o i l pell o. Il ferito no n è grave. Si distribuisce l a p os ta. Il mio c ompag no di trincea, !"abruzzese Giacobbr Petrella, di P esc asseroli (Aquila), l avora furi o:'iamenle di vanghella e piccozzino per rendere un pochino più solid o i l nos tro riparo. Accanto a me alcuni b ersagl ier i giocano tranquillame nt e a se tt e r. mezzo. E' quell"indemoniat-o di Marca ni o che tiene il banco.

Mi meLLo a giuocare anch ' io e perdo. Se non tu o n asse il can n one, non sem br e r e bbe d i essere in gue rra.

24 Sellembre.

Giomala di g rande s ole.

?--:cl hosco è un lento ca der e di f-0/The. Si diffondo n o tr a le squadre le prim e notizie. l'\on so n o li e te .

{cri sera, s ull ' imbrunir e , un richiamalo c h e s , recava di corvéc a prendere il pane, nell'alLravcrsarc l a solita posizione scoperta, è s tato fulmin a t o da un a fu cilata. Si chiama Biagio Benati, cl e ll '84, ferrarese anche l ui.

Vedo passare gli zappatori. li p orta-me n_sa tlegli uffi ciali, tal R oss i G iuse pp e, m a n ca. Feri t o? ì\Iorlo? Di~perso? Bombe. bombe, bomb e I u li.a l a nott e, ,:ino all"alba. :.\"essun mort o, alcuni fe riti. :\Iallina la di sol e e di cann onegg iam en to. Pa:=sa un Tau-

42
BENITO :liUSSOLINI
I

be allis-imo. Bianco ..\ lremila melri. La posla. Per noi, richiamali dcll' 4, nulla. ·E' Lrisle! 2.~ Seltemùre.

Slanotle (lalle 2,30 alle 4, 1/ 4 -=ono montalo <li vedelta per la noslra squadra che si trova a un posto aYanzalo. Era con me, allra vedetta, Barn in i vVa::-bington, certaldese. \ ' ero toscano del paes<.' <li Dorcaccio: ogni parola, JuC' bc::temmie. Sono s talo con orecchi cd occhi spa lancali, ma ne s,-uno si è Yi,-lo . Quallro bombe sono scopp iale a poch i mC'lri <lal nostro posto. Luna Yelata da nubi bianche. ,·eniYa ùal burrone il lanfo dei cadaYer i djs.::epolli. TI hel 1empo è finito. Ieri, ancora il so le - un po' ::;\anco - òel sellembre: ogo-i. la nebbia, la pioggia, il freddo dell'im·erno. Turbinio di foglie che cadono con rumore "ecco sui no:::lri Leli da tenda. 1 miei compagn i, della prima squadra, Pinna, Pcrella, Barnini, Simoni, Parisi, Di Pasc1uale, Bollcro . Pecere, accovacciati co m e mc sulla nuda terr a, nel cavo d i una roccia, dalla quale filtra racqua, "011 0 si lenziosi. Qualcuno dorme. P iove. 26 Sellembr e .

Pioyc s e mpre . Da Yenliciualfro ore . To sento l'a cqua fredda che mi Jaya l a pelle e finisce nelle ,warre. Slanolle un nostro posto d i co llegamento di cp1allro uomini e un caporale è ~t alo ca tlur a le>

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::>IA!UO l.J l Gl'ERRA 43
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dagli austriaci trucca t i da bersaglieri. Kessuua nu-0va .del por t a -mensa Rossi. Il sergente Simon.elli lo dà per « disperso ». Stanotte nessun ferito. Grazie a ll 'umidità del terreno, poche bombe sono scopp i ale. Il capitano l\!Iozzoni, che ha ricevuto in. dono due bottigl ie di cognac, lo ha fatto distribuire ai bersagl ieri. L'alto i nd i ca il cuore e la gentilezza ùell'uomo . ·

Menlre ,scr.iv,o, l a pioggia è diventala nevischio che batlc sonorament e e rabbiosament e ~ulla nostra tenda. I l ch e non impedisce a Pinna e Barnini cl i into•nare una canzone nella quale si parla di una « regina clic si vorrebbe incor-onare "· Romba, a intervalli, il cannone. Ora canliamo tutti insieme:

E la bandie-em

Dei tre . colo-ori

E' sempre stata la più bdla, bella, /Jel[a Noi vogliamo semp,·e quella No i rogl iamo la libe,·là . ..

Dis t r ibuzione grat mt.a di tabacco, sjgari, sigarette. Parisi m' i nse gn a : « i\ on b isogna accendere in t re con lo slesso fi ammifero. Altrimenti muore il n iù picoolo d ei t r e».

Super.sthio rii de ll e tri ncee . Accendiamo in due. rumo .

44

Come si vive e come . SI

muore nelle linee del fu oco

27 Sellembre .

Da ieri mattina n on abbiamo in corpo che un sorso freddo di caffè. Pio,ve sempre. Da due giorni, ininterrottamente. Stanotte non ho - chiuso occhio. Mi tr•OYavo soll o la tenda con un ta l J annazzone, un contadino del Beneventano, il quale, inzuppalo fradicio , come me, e un po' febbricitanfe, gemeva:

- Madonna mia bella I ì\Iadonna mia bella ! ·

- Basta, basta Jannazzone ! - gli ho delto.

- Non credete in Dio, voi?Non ho rispo s to. ..

Io, invece, ingannavo il tempo, le dodici ore interminabi li della nolte, rimemorando le poesie imparate nel bel tempo felice e lontano della mia giovinezza. Effetto delle circostanze climateriche, la poesia che mi è tornata alla memoria, è La cadulet del Parini. Strofa a strofa sono giunto sino ai versi:

u Ed il cappello e il vano

<• B a;; f rm di s persi nella via, raccoglie 11

'io

BENlTO :\IuSSOLI NI

Poi n on mi sono ricordalo piu . Cam biamo posizione. An diamo in fondo n lil e a ll e sorgen1 i de llo Slateni k, un lorrenlc che .sb occa nell'Isonzo, ne lla conca cli Plczzo . :\ei ripari clw g l i austriac i hanno abb andonalo, troviamo un po.' p iù di comfor t. In questa zona sono ancora Yisibi l i i ~cg ni della 1ravolgenle aYunzata dei:rli ilaliani . Su l Lerrenò t or mentat o e sconvoH. 0 s.0 110 dissemi nal i, in di s ordine, bos~oli di proieLli li d' o gn i cali br-o, g ib e rne, sca rpe, zain i, pacchi cli car tu cc ie, fu cili, ca::::=c tl(' di legno sve ntrale, tronchi rl ' a lbc ri abba l Iu ti , r eticola li d i ferro travolti, ,:cal0 k 1l e d i carne Yu o le con d i cit u re t ede-::c h e e ungheresi, fazzo lett i, Lcli da lenda. Qua e là so n o degli aust ri aci mor t i e ma lame n t e "epolti. Tra gli allri , nn umciale . ·

Qui furono di strutti d ue r e f!gìmcnli <li hosniaci e crzegovinesi .

La posla : pacchi e lettere, ma per m c e per tu l.lt i ric hiamati de ll·84, niente ancora. S offia un vento impctuo:=;o e freddo . Di.ste n d i amo sui cespugli, al so lr. l e nostre mantell in e e coper te , in zuppate di acqua. 20 Seltembre.

Due giorni e d u e n o tti di p10ggia. Tempesta. V e niva dal l\lonte ='l'ero. ~ono, s i amo frad i ci s1no a ll é ossa. I bersaglieri prefe risco no il fuoco alracqua. Fuoco di piomb o, si capisce. :.fa stamani,

lcpiJ.o fa di men ti ca re le giornale pi ovose. Lo Slalenik - in gro sa t o - url a in fondo al va llo n e . . ~1 Ji slr ibuis ce l a p os ta. Finalmente, dop o quind1c1 gi or pi, c'è qualche cosa anche peì me. Ne l trincerone che ·occ upi a mo si p u ò accendere il luoc u. Ogni le n da h a il s uo. Qui, l'unic-o peri colo - oltrr a quello d ell e can. nonale e dell e pallottole vagahonde - è dato dai macigni che rot,olano tl al Vrsi g. Di f!uando in quando s i senl.e gridare : -· Sél~so! Sasso' -

Guai a ch i non lo evita a t e mpo!

L ' ll 0 hel'saglieri è s lal o rudemente prova t o, ma :I « morale » dei soldati è eccellen te. Anch e i poilus ùe ll'S4 slc1nno camb i a nd o psicologia. Divenlann s-o ld al.i. Sembrano o-ià lou lanissimi i primi giorni. quan do bastava il romb o ciel cannon e, il fischio di una pallotlola o la Yista <li qualche cadavere per emozionar li . Dislribt;zione di alcun i indu me n ti i n, ernali. Sono ottimi .

30 Sell em/Jre.

Ho por ta lo - poiché h desiderava - alcuni H1m1cri arrelra li del Popolo al mio capi !ano i\fozzoni. Era a iuta.11 1.c in prima; ha preferito riassumrrc il comando della compagnia . Uo mo che con osce gli uomini, ~o l<lalo chr co nosce i so ld ati. I bersag li eri gli vogliono mollo b ene. No n ha bisog n o di ricorrere a misure disci plinari per ottenere c he ognuno aden1pia il proprio d-overe. }li offr e bi~co tl i

IL ~(IO DJ ARIO U1 GliERRA 47

e t r e pacc heLL.i cli s igare lte . E" con lui il tenenLe :.\ [o rrigoni, romallo, simpatici ssim o e fortun ato. E' g i unto, dal 12°, un cadetto destinalo al e-O rnand o Jel primo ploto n e della nostra compagnia : Fanell i, cli Bari. Giornata tranquill a. 1° Ottobre.

Piove . Il mio capitano, in un rapporto indirizzaLo al colonnello. fa vivi elogi del mio spirito militare e della mia re sistenza alle prim e e p iù gravi fati<.: h e della guerra.

Verso se r a, inte n so fuoco d i fu cil eria e d i mitraglia tri ci alle falde dell ' Ja,,;or c~k . Che gl i allri battag li oni abbiano impegnato u n combattim en to '! 2 Otloure .

Sono giunti altri ufficial i . I cadetli Barbieri e Raggi. Ora i quadri della n os tra compagn ia sono a l compl e l-0,.

Gli austriaci bombardano con granale incendiarie il vi llaggio di Cezzoga . 3 Oltobrc.

Il pianto ne d e lla fureria, Lamberti, mi reca un bigli e ùo del capitano, che à1ce:

« Sarebbe mio desi d erio che ai ber,; a gl i eri d ell a

48 BENITO MUSSOLIN I

compagnia fos~e e s presso nel modo più sentilo all a loro anima s emplice e buona , il mio viYo compiacimento per la fus ione già slab ililasi fra i vecchi e i giovani bersaglieri ; ciò che dimostra quale_ sp irito di cameratismo animi il loro cuore. La serena giocondità, il sentimento di disciplina, la disinvolt a resi,-tenza ai disagi cui sono sottoposti, vengono da me co'Si apprezzal i, tanto da sentirmene fìeramenle orgoglioso. Tutto ciò è indice di allo sentimento del dovere e clà affidamento della più sald a compagine qualora a nuovi cimenti si possa essere ch iam ali. Al b er s agliere }1ussolini aflìdo l'incaric.n di scriv er e un ord i ne de l giorno di compagnia che in 11na sintes i concellosa e bePSaglieresca esprim a tali miei apprezzamenti, con l'esortazion e a pe~everare, e con la vis ione di quegli ~<leali fulgidis s imi di Patria e di famiglia, che costituiranno a " UO temp o il premio più sensibile per il saa os ant o- d overe c ompiuto ,,.

Io mi domando: (< 1[a non è già qu e::lo un ordine del giorno bellissimo? Che cosa posso dire, io , di meglio e di più? n Tullavia, obbedisco. Fra anziani e richiamali , si cominciano a stabili r e rapporl i di amicizia. Ne l primo plotone, di richiamali non ci sono che .io. Tutti gli altri sono anziani che !-iÌ tro,rnno a l rep-gimenlo dal principio deila guerra. Spe~&o mi ra cco ntano episodi interessantissimi. L'avanzata su Ple zz o . le azioni sul Vrs i g. I c aporali hanno riunito Je s quadre e l e ggono l'ordin e del giorno.

lfr,-!':,;ou ?-., . • T1 mio diar io d i guerr a. 4

IL' MlO DIARI O 01 G"GERRA 4 9

BEXITO MUSSOLIN I 4 Ottobre.

Cjelo stellato sino a mezzanotte. Slamane n evica. Ci esercitiamo al lancio di bombe. 5 Ottobre.

Stanotte sono stato quattro ore <li vede tta. PioYeva . 6 Ottobre.

- Zaino in spalla!

E' giunto l'ordine di raggiungere sullo J a,rnrcek g li altri battaglioni. Ci mettiamo in mar ~ia . Il capitano ci precede. Porla lo zaino e la caram e ll a. S<rta al Com ando del reggimento. Discorso del colonnello, seguito da lla lettur a di u n lun go e le nco di bersaglieri della , • prop osti per una ricompensa al valor militare .

- Bersaglieri della settima, al colon n ello dell' 11 °, hurrà!

- Hurrà!

Pulizia al fucile. Distribuzione di Ecarpe. Dura 11te queste operazioni ; faccio la conosGenza di un sergente degli alpi ni , di Monza, ferventissimo inierventi sta, e ntusiasta della nostra guerra. Giunge 1'8• compagnia. Qualcuno mi annuncia che il caporale Buscema è r imasto fer i to da u n a

50

cannonata, il 26 ,settembre. Il co.Jonuell-0 ripete il discorso ai bersaglieri dell'S•. Crepuscolo. Si parte. 7 Ottobre.

La marcia di stanotte fra tenebre fittissime, per una mulattiera scoscesa e fangosa, entro un bosco, è slata dura. ·

Parecchie v-olte i ploton i hailno perduto il collegamento. Alcuni bersaglieri sono caduti e non hanno potuto proseguire. Anch'io - come tutti - s9no caduto varie volte, ma runic-0 danneggialo è l'orologio che porto al polso. Non Ya più .

Dieci ore di mai-eia. Siamo giunti alle due del mattino. Per fortuna, non pioveva e c·erano le stelle. Ci siamo rintanati fra i macigni, ne1l 'atle::a delJ'a lba. 8 Oltobr-e.

Sveglia alle cinque. Ci spostia mo verso l'alto di un altro centinaio di metri . Ci troviamo, sotto una delle ccpareli » ripidissime dell'Ja\:vorcek. Dalla cima le vedette austriache sparano continuamente. l\li metto a lavorare accanitamente di vanghetta e piccone, per farmi un buon riparo. Petrella mi aiuta. Ritrovo il lenente Fava, che mi presenta al capitano della sua compagnia. J anuone. Gli amici degli allri battaglioni - appena saputo del nostro arrirn - mi yeng ono a cercare.

lL MIO DIARIO DI GUERRA 51

Ri\'cJo il ca poral maggiore Bocconi , barbuto e nn po' Jimagrilo, il ca poralm aggiore Strada. PX vigile milane,;e , se mpre pieno d'entusias mo: il c ap o ral e Corradi ni c he mi racconta la s tr aordinaria avve n1ura t occatagl i. D oveva andare di guard i a, con un a <:q u a dr a, al quarLo bos ch et to. Giunto a un pa;::sa~gio ob bli ga lo e scoperto, sul quale gli au:- tria ci r nloilavano continuamente sass i e macigni, il Corradin i. vo l en do appunto evitare un maci gno, mise un piede i n fallo e ro to lò g iù , in fondo al burrone. U na not1e in t era rimase l agg iù , nel fango, so lt.o la pioggia, rit e ne ndo . i ,or mai perduto .

- Fu il pensiero della mia piccin a. che mi diede il coraggio - egli mi dice. - A giorno fatto , risalii il pendio de,I monte. Kella cadu t a avevo perduto lutlo: zaino. fucile , manlellina. Giunsi a un picco l o pos t o di fanteria. La Yedella mi intimò l 'a li. Quando il capo ral e d e l picco l o posto mi ehb e r ico n osciu t o co me apparlenPnte a ll 'eserc ii u italiano, mi lasc i ò passare. P-0lei rig u a d af!narr - ;;ano e sa h ·o - la mia compagnia. -

Ecco Rampoldi, .cx cuoco del R es taurant Casanova. L o c hiamavamo Ramp oIdo, Rainpoldino ...

Ritro, •,o a ncora vivi e in gamb a i milanesi Spada, Frigerio, Sar1dri. Viene anc h e a tfovarmi, per conoscermi , il caporale Gius tin o Sciarra, di Isernia. Ha un a curio."-a barbe tta a punta, rossigna. Cord ialità, s impat ia. auguri. Si par la di un'avanza ta immin ente .

52

9 Ottobre.

Dormit o profondamente tredici ore . . La s tanc he zza è passata. C'è un ferito detl'8a com pagnia c he vie ne p ortato in barella . una pallottola lo ha colpito mentre si scaldava al fuoco. Canticchia e fuma. Gli scelli tiratori austriac i ·sparano sempre . Un forte gruppo di ferraresi viene alla mia tenda e mi prega di p orge re un aluto collettivo da mandarsi a un gi,ornale di Bologna. Falto.

Cornée di ri attame nto alla mulattiera. Jl caporale milanese Bascialla, ch'è s tato s tanotte di guard ia ai p osti più ava nza ti , mi narra un episodio s ingolare. Si è t1.:0vato - in un r iparo - accanto a un b ersa~liere c he pareva dormisse. Egli ba provalo a chi amar lo . A richiamarlo . A scuoterl o . N on r ispondeva. N on si moveva. Era morto. Il B ascialla ha pas!-ala tutta la notte accanto al cadavere.

Ore quindi ci. Raffica di artiglieria au tria ca . . Crepilìo di proiettili. Schianto d'i rami. Turbine di schegge. Un grosso ramo, stroncato da una granala, si è abbattuto sul mio riparo. Ci sono due feriti ne1la mia compagnia . Passa un morto del 39° battaglion e . Un altro morto d.egli Alpini. Il bombardamento è finito•. E' durato un'ora. I bers aglieri esoono dai ripari. Si canta . Lu'nga conversazione ool c apitano Bono della 4~ compagnia. Argomento : i colpi di scena balcanici, Il ca pilano Bono è un ingegno versatile e di vas ta coltu ra.

·on <lim e nliC'h erò il tr emito de lla sua rnce, quand o - mc presente - e:::.sendogli giunto ·11n n

LL M IO DIARIO DI GUERRA 55

di quei moduli speciali coi quali .si chiedono ai Rt>parli notizie di militari, ùo\·ette scrivere la parola : morto!

Sera di calma. Qualche fucilata solitaria delle v<'Jel le fi~chia di quando in quanrlo nella boscag-lia . 10 Ollo/Jre.

,\laltinala mcra\i1,2"liosa di ::;olt>. OrizZ-Onl<> limpidisf'imo . Si ordina la slalislica dei caricatori. Ogni soldato deve aYernc 28 . Ore dieci. Uno shrnpnel è passato fischiando sulle no:::tre teste. In allo. :\Ton lra.-.corrono cinq~te minuti, che un second'o :-;hrapnel coppia con immenso fragor<' a tre m<'ll'i di di,tanza flal mio << ricoYero " , a un metro appena dalla tenda del mi-0 capitano. Ero in pi<'di. Uo Sf'nlil o una ventata Yiolenta, seguila da un granLlinar,· di schegge. E,-co . Qualcuno rantola. Si grida:

- Porta[eriti ! Portaferit1·1"' otto al mio ricoyero ci sono due rerili che sell1hrano g1•ayi~simi. r n grosS-O macigno l' lettera lrnenle innaffiato cli sa n gue. Gli ufficiali ,~ono in p i.edi che impartiscono ordi ni.

- Le barelle ! Le ba r elle! -

I fer i li :-0110 rnolti e bisogna chiedere le barelle a Ile altre compagnie del b;Ùagl ione. Ci sono anche dei morti: due. lino è .Janarelli, l'alte n d'e n te òcl lr1wnlc :\forrigoni. Lna pallelta di shrapnel g l i è enlrala tlal petto e gli è uscita dalla schiena.

56 B!31TO MUSSOLTNJ

Gliel'hanno Lrornta fra la pelle e il farsello a m aglia . - Tenenle, mi abbracci! - ha delto Janare lh.

- Per me è fimla ! -

Vedo il ten en te :Vlonigoni, cogli occhi lu cci canti di lacrime.

- Era lanlo bravo e tanto buono! -

Lo J anarclli sembra dorni ire . Solo at torn o alla bocca c'è una g r ossa rosa di sangue. r.;a lLro è un richiama l o Llell'8L1. lina scheggia gli ha spezzalo il cran i,o . .

Una riga rossa gli divide a metà la faccia. I feri ti sono nove, d ei qnali tre gravissimi e due disperali.

- Zappatori, in rango colle vanghette. -

Gli zappatori s i riuniscono coi l oro ~trurncnli . .Adagiano i morli su barelle falle co n rami d' aLi)ero e aèchi e se ne Yanno . Qui noin si può fare un cimitero. Bisogna se ppellire i cacfuli qua e là , nelle posizioni più riparate. L'emozione della compagnia e si ala fugacis.:sima. Ora si riprend·e il chiacchicrìo. Si fischi erella. Si canta.

Quando lo spe ll aco lo della morte diventa abitudinario, non ra p iù impressione . Oggi, per la pbma v•o)ta.1 ho corso pericol o, di vita. Non c i p enso .

Dopo un mese mi lavo e mi p eUino. Schampoing al marsala.

Passa il tenente Francisco della 15• compagnia, il c1ua le mi racconta:

(( Ieri se ra g li austriaci hanno inscenato u na cl i-

lL
DlAR-10 DI G"CERRA f>7
:.no

moslrazione antitahana . Hanno cantato in cor-0 1L loro inno nazionale. Poi hanno gridato:

- Kicchirichì , kicchirichì ! -

" Hanno aggmn to:

- Bersaglieri dell' 11•, vi aspettiamo l " Alla fine, una voce di uflìciale ha urlato al megafono :

- Ha li ani farabutti, la sciateci le nostre terre ! ». 11 Ottobre.

Mera,·igliosa mallinala di s o le. ll ~econdo, il terzo, il quarto plotone della mia compapiia levano le tende e s 1 spostano per essere defilati dai tiri degli shrapnels. ::.\"oi restiamo al noslro posto. Pa~sa un morto d'ella 13• compagnia. Bombardamento di un ·ora a shrapnel. ConYersazio11e col capila 110 Bono.

La vita in trincea è la Yita nal urale, primitiva. Un po' monot,ona. Ecco l'orario delle mie giornale . Alla mat11na non c'è sveglia. Ognuno dorme quanto vuole. Di giorno. non si fa nulla . Sì può andare - con rischio e periwlo di e~sere colpiti dall ' implacabile « Cecchino » - a trovare gh amici delle altre compagnie: si gioca a sette e mezzo o, in mancanza di carte, a tesla e croce: quanù..> tuona il cannone, si contano i colpi. La dist ribuz1one dei viveri è l'umca variazione della 210mala: di liquido. ci dànno una tazza di caffè, una di vino e un poco di grappa: di solido. un pe1.zo di formagi:rio che può Yalere venti cente::imi e men a

58 BENITO
MCSSOLINI

scaloletta di carne. Pane buono e quasi a vol ontà. Di ran cio cal do, non è questione . Gli austriaci -tempo fa - hann o bombardalo ooi 3 05 le cuciM e hanno fatto sa ll~r per aria rnuli, marmitte e cucin ieri.

C'è un' o ra n e lla giornala, che i bersaglieri atl enclono se mpre con impazienza e con ansia: J'c,ra della posta c he comincia a giungere regolarme·1t?-. Ci pensu J ac ob'one, per il R eggimento. No~lr o « po s tin o n è il calab r ese Suraci. Quando s i .zrida « posta! », tutti Mcono dai ripari e si affollano atlorno a l distribulore. Nessuno pensa più all e fucilate e agli s hr apnel s.

H o scritto una lette ra p e r J annazzone e una p e r :\Jarcanico. ~on si negano questi favori a uomini che p ossono morire da un momento all'altr'O. La fidanzala di l\1arcanico si c h iama GenoYelTa P ari:-. Questo nom e mi riporta, chissà p e rchè , al tempo d e i « Reali di Fran cia » .

12 Oltob,-c

Puli z ia al fucile. Soile pallido . Poi, non c' è n ull a da far e . Passano i soliti feriti . .C' è il bersagliere llon a d o nibus c he si s pidocc hia a l sole . . - Cavalleria a de s tra! Cavalleria a sinistra!grida e ride, di un riso c he sembra quello rii u n uomo completamente felice. .

Pioggia e pidocchi, ecco i veri nemi ci d e l _ ~old a lo ita liano. Il cannone vien dopo.

U n o dei feri ti dello s hrapn e l è morto prm,a di i'lrr irnrc all'infermeria r eggimental e.

lL )110 D1..>.RIO DI GUKRRA 5 9

..\llra nolizia trisle: la fucilala Ji una , ·ccleLLa ha colpilo a morle tal :\Ia mbrini, manloYano, mentre ~Lant lavorando a fortificare il s u o riparo.

La guerra di posizione esige u na forza e nna i·c.,i-;le'j;za uwrale e fisica gra'nd'i-3sime : si mu o r e senza c:omballere !

13 Ullolu·e.

lannlle, sulle 2:3, imp ron·iso e intensi ssimo fuoco di fu cileria e di mitragliatrici ai 110:a-lri avampo~li. Siamo balzati da i nos lri ripari. t;n quarto d'ora di fuoco e poi quiete s in o all'alba. i\Iatlinala g r igia. Vado di corvée colla mia quadra e mi carico ùi un sacco di pane . P a$sa u n morto del ;39• balta0 ·lione, c-0 lp ito da fucilala e da sassata Si diffonde, tra le squad r e, la notizia che presto ci <-.-t1·ù l' « azione n. La notizia non d ep rime , ma soll<'rn g li animi. E' la prolungata inazione che snerva il so ldato ilaliano. i\Icglio, infinitam e nte' meglio, al fuoco, che .sollo al fuo co . I bersaglieri sono de:=;iderosi di Yendicare i com pagni r.adul i a tra dimento.

Yic i no a me si ca n ta. E ' un inno bersaglicres(:1.,:

Piume, baciat em i Le g11ance arclenl1.

Pillme, 1'i<ilil emi

Di gioia e canli : E ripelelemi: Avanti ! .Iran/i!

60 EE..'>lTO •lUSSOLI:s'I

Guerra mo ntagna,

fra la neve e il fango . In

'/4 Ottobre.

~lamanf' ,;olito passaggio di feriti non gravi. Le vedette 'austriache, imÌ)'iacabili. non cessa~10 un minuto sol o di :-parare.

«) r e quindici . L ' ar t iglieria austriaca, dal lipnik. io credo, comincia a bombardare la nostra pn s izi,one. Venti colpi da 280 che scoppiano in f"11Ù{• valle. Quattro non scoppi-ano. Grida di gioi3. e di scherno partono dai nos t r i r ipari . .

Cessa il 280 e c-omincia il cannoncino. Lu rhismiamo cosi, co,l vezzeggia t ivo, perchè,, ,;parando q u oti dianamen te ci è diven t alo orma i familiare: ma si lf'atla d i un can no ne da mon t agna da 75. E credo che cc ne sia più d'uno,. Quasi t ulti irli shr~pne ls ba ttono la z-ona occupata d al no:::tro battaglione.' Ci mettiamo in quattro, lesta a lesta, contro un grosso tronco d'a lbero che ci ripara mo.gni:fìcame;te. E' oo,n noi un alp i no sorpreso dalla 'raffica men t re andava a prendere acqua. Scrosciano l'e pall elle, cadono le ramaglie, turbinano le foo-lie. E ' finita . Troviamo qualche paJ leUa, qualche

BENITO ll1USSOL IN1

sc heggia ancora ca lda. Adesso so no i nostri cannoni che cominciano a starare.

Gli auslriaci tacci,o,no . Allegria, p~r noi. Passano Ire feriti, di cui uno sol o r el ativamente grave, perchè ha una gamba s p ezza ta. In fondo valle , il 280 ha fa tt o qu alche vi ttima. Ci sono alcuni mortifan l acc ini e b ersaglieri - d'ei « posti di co llegamento n. Serata di ca lma. Qua e là si levano delle voci che c antan o. Ma non s ono c anzoni del repertorio patriottico. So-no del repertori o sold a tesco e popolare . B isogna -distinguere. Sal vo una che ha un ritornello che dice :

Trento e Trieste

Ti r enderò

le altre canzon ì sono ben lontane dagl i avvem menti al luali. L'immortal e Violetta tiene ancora il primo posto.

E la V io letta

La va , la va .. .

Alcuni, che devono essere reduci dalla Libia, cantano invece :

Da Tripoli a Gargaresch

Si marcia in ferro via ...

E non manca la ca n zonetta scollacciala, anzr o'!cena :

All'osteria del numero uno ...

Dammela ben, ùion.clina

Dammela ben, bionclaaaa ...

62

Il soldato italiano è allegro, parlicolarmente quando non piove. E anche quando pioYe, accetla la bag.nura con molta filosofia. 1-5 Oltobre.

Notte di burrasca. II , ;e n to muggh iaYa d'a l Monle !.\ero alla Con ca di Plezzo. e andava a sc hi antars1 contro la parete altissim a e già bi a nca del Rombon.

Mattinala grigia, incerta. Passano due bersagl ieri morti. Dev ono essere cad uti stan otte ai piccoli posli . Noi li vediamo passare, portati dai por t aferitt e seguit i dagli zappa lori che dernno scavare la fossa. ~essuno di noi domanda chi s iano. Si preferisce ignorare ...\lcune ore di lavoro per riaccomodare il nostro riparo, sconquassato da ll a t empesta di sta notte. Fuoco s tracco di fuc il eria tra le Yedette. "Cno d'ei nostri spara con un fuc ile austriaco.

Tulle l e malline, al momcnlo della di stribuzione del caffè, ~orgo no discussioni e battibecch i fra ber~aglieri e bersaglieri e sopra ttutto fra b e rsaglieri e cap orali . Strano! Sono uomini che potrebbero moriré da un momento all'altro e si bisticciano p e r un orso di caffè. Ma il fatto si spiega : anzitutto, il caffè è l'unico liquido che il soldato desideri e beva con piacere e rn nt aggio; poi, nessuno crede di do~ ver morirP e infine per un senso profondo di gin-

lL .MlO DIARIO Dl G "(; ERRA 63

slizia distributiva. Quando le razioni non ono u g uali per tutti, s i grida : - Camorra! :\Ton far e ca m orra!Pur troppo la camorra , n el senso sold'atesco d ell a parola, c'è. Al soldato che sta nelle prime li nee, e drwrebb e e sse r e « sacro », non g iunge c hf' l a minima part e d i ciò che gli spe lla , g ius t a il regol am en t o di gue rra . Ca ffè, cioccol a t a, vi n o, grappa passano per troppe mani di conducenti , caporali, piantoni. La cc ca m orrà » sembra esse r e un fatto normale, ma irrita grandemente i so ld ali, s p ecie in guerra. C'è il cas o di se ntirli dire: « Governo la dro! » La camorr a finisce per esercilar e i\'\ fl uenza deprimente su quello che s i c hiama il «morale11 d e ll e truppe. Io penso che se, per rendere cuntenli que s ti so ldati. occorre elim inare gli abusi della picco la ca morra e distribuire razioni a b bondan t i e giuste di caffè, il problema è d'i facile s oluzione. [mporlate, se occorre, tutto il caffè d e l Brasi l e ... ano giunti gli elme tti per gli shrapne ls . Sei , pe r co mpagnia, finora. Recano sul davanti queste due in iziali R. F.: Republiqu e França isc

L'll 0 be l'saglicri è il reggimento italiano, per ecl e nza. Tulli o quasi i distretti d'Ita l ia vi so no rapprc en lali. C'è qualche sard o, ci s ono d ei sici li ani di Ce falù , dei cal a bresi, dei pugli esi di B ari e Lecce, degli a bruzzesi di tutt e e quattr o l e pr ovincie, dri napo letan i di !\iapoli e Case rt a , dei romani, dei t osca ni di Siena, Firenze , ~f assa-Carra-

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ra, d'ei marchigiani di Ancona, Ascoli-Piceno, Pesaro, degli emiliani di Ferrara, dei l,ombardi di Milano, Brescia, Cremona, Bergamo, Lecco, Sondrio, Manlova; dei veneti di tutte le provincie, ad eccezione di Udine e Belluno.

In guerra, si disprezza il denaro. Chi ne ha, lo manda a casa. Non si sa nemmeno come spendere la cinquina. C'è il vivandiere, ma sta molto, lontano e non ha che delle scatole di sardine. Giunge d'i notte e di giorno se ne va. Il va lentuomo ha paura delle granate e degli shrapnels. Se io fossi nel co. 1onnello, lo co.stringcrei a rirrianere - con noi in prima linea.

16 Ottobre.

Notte eccezionalm ente ca lma. Anche la· vedetta austriaca ha riposato. Nie nte ta-pum. Stamani, sole. Passano sulle nostre teste - in alto, molto in alto - dei proietli li d'artiglieria, ma non si capisce di dove vengano, nè dove siano diretti. Il tenente Morrigoni, di comp lemento, mi annuncia la sua promozione a capitano, di complemento. Lascierà la cmnpagn ia. Il tenente Fanelli se ne va all'infermeria. Ha i piedi rovinati dal freddo e d'all'umidità. Due feriti di pallotlole. Distribuzione di cioccolato, mandato da un ignoto amico. - C'è qualcuno che si ricorda di noi! -

La Libera Stampa <li Locarno, mi giunge co n un articolo dedicato alla memoria di Giulio Barni, caduto sul campo cli batlaglia. Povero ed eroico am ico! I superstili, fra noi, ti ricorderanno sempr e! ·

MtJSSOLL'fI. - 11 mio cliai io <U guerra . 5

IL MIO DIARIO DI GUERRA 66

Cad:er png10nier1 m mano agli austriaci: ecco un' eventuali.là che spaventa i miei c-ommililoni. - Piutlosto morii-e! - dicono tult 1.

Questo spiega il numero esiguo di prigionieri italiani fatli dall'esercito austriaco . Quelli del nos tro reggimento non arrivano alla decina e sono 5lali sempre colti di ;;orpresa.

Qui, nessuno dice: u T,orno, al mio paese! ». Si , dice: cc Tomare in Italia ,>. T_.'Italia appare, così, forse per la prima volta, nella coscienz a d i tanti • suoi figli, come una realtà una e vivente, come la Patrja comune, insomma. · 17 Ollobre.

Domenica. La mattinala si annuncia calma. C'è in alto un sol e meraviglioso. Ma, improv vis amente, verso le nove, un proiettile da 280 austriaco, pas·a sulle nostre Le ste, col suo s ibilo feroce. Scoppia lontano, giù, vers o lo- Slalenik. Di lì a pqco, un secondo colpo,. accorciato. Un terzo , 2()0 metri più giù dal posto che occupiamo. un quarto, dietro a noi. Gli austriaci tirano a caso . BaUono la z-ona. '( Tiro di s[otL im ento » come lo 'chiamiamo· noi. Ecco il sibilo del sesto colpo. Lo sento so pra di me. Vicino, vicino , vicino, a sessanta cenljmelri

66

IL MIO DIARIO DI GUERRA

passa sopra le nostre teste. Io e Petrella siamo immobili, a terra. Il minuto d'attesa ci è parso lunghissimo. Il proiettile è se-oppiato a menq• di tre metri dal punto in cui ci troviamo. Con la sola corrente d'aria ha $COperchiaLo tutto il nostro riparo. Detonazione formidabile. Grandinare di schegge enormi e di sassi. Un albero è stato sradicato. Alcuni macigni frantumati.· Ci troviamo letteralmente coperti dalla testa ai piedi di terriccio, sassi e ramaglie.

- Sei vivo ?

- Vivo! -

La cinghia del mio fucile è stata tagliata nettamente da una scheggia. Gavetta e tascapane sono crivellati di proiettili. Il fucile di Petrella ha la cassa spezzata. Tutti g li alberi vicini presentano la corteccia lacerata.

Noi siamo miracolosamente incolumi.

Passa di corsa da un riparo a ll 'altro l'attendente del maggiore Casso\a, il milanese podista Terzi, il quale grida :

- Bersaglieri del 33° ! Ordine del magg10re, ritirarsi armati sotto al costone ! -

Obbediamo. Tutto il battaglione e, ora, riunito sotto una roccia al riparo dei colpi del 280. Passo dinanzi al comando del battaglione. C'~ il maggiore, il capitano Mozzoni, il capitano Vestrini. Ho la faccia nera di terriccio.

- Che cosa ti succede, Mussolini? - m,i doman•,dano.

- L ' ultimo 280 ·mi è scoppiato vicino .

- L'hai scampa ta bella ... -=....

6:t

Per la seconda volta, a distanza di sette giorru, ho cor5-0 ·serio e immediato pericolo di vita. Bastava che il proiettile fosse sc oppiaLo soltanto un passo indietro, per ridurmi a brandelli.

J annazzone mi dice:

- Si fu ss i in voi, porter ei wi ce ro a Monteve,·gine! - ·

11 hombardamento non è contin ua to. li mi.o, i.> :-3 talo l'ultimo co lpo. Ritorniamo ai nostri ripari. Nel pomeriggio ca lmo, molli si fer mano ad osserv~re la buca enorme, prodotta dallo sco ppio de l 280. Io trovo . una scheggia ancora t epida che p eserà un paio di chilogrammi. La metto fra i mie i c imeli di guerra. L ' artiglieria di grosso calibro fa meno Yittime2 forse , di qu e ll a di medio e piccolo caJibro , ma ese rcita una influenza deprimente su llo sp irito dei soldati. Il soldato di fanteria si sente disarmato, impotente contro il cannone. Quando l 'artiglieria balle l e nostre posizioni , ognuno d'i noi è come un condanna to fi morte . Il s ibilo annunci a il pr oie ttil e e ogni soldato si domanda: <e Dove sc oppierà 'l » Contro il cannone non c'è alcuna difesa possibile, a ll ' infuori di cruclla costituita dai e, ripari n c he s•ono poco profondi e poch issimo co nsist en ti. Si tratta di s assi ammucchiati insie me 00J1 zolle di terra. B isogna restare im mobili, con t are i colpi e attendere che il bomb ar damento fini sc a. P er un' a.llra ragione il cannone impressiona il soldato, e d è il genere òi ferite ch'esso produce. Le pallottol e di fucile o di mitragliatrice n o n lrazi a no, r0me un proiettile di cannone.

C'è un sol o morto: un caporal m agg io r e degli

zap pa tori de l 27° batlaglione. t:"n milanese, a qu a ntò mi dicono. E' s tat o decapitato da una sc h eggia· del 280. Verso se r a vado a cercar dell'acqua e pasaccanto al lu ogo do,ve l'hanno sepolto. E' io un angolo, soll o una roccia, vicino a un tourniquel della mulailliera. S ull a cr-0ce, so tt o a l n ome e cog nom e, c ' è un'epigrafe breve e affettuosa. Era un va1oroso. A piè de lla croce c i so no alcun e cart oline illusLrate. Sulla terra fre sc a, qualcuno ha sparso dell e foglie. A ll e Casette - si tratta di due ca,panne cli legno - ritrovo il ca poral maggiore milanese Garbagnati. E' a<lùelto ai vivei:i. Mi offre da b ere. C'è una colonna di muli che arri vano . Si sentono da lonta,no,, per il batter dei ferri sui ciotL~li del sentiero. Serata tranquilla. 18 Ottobre.

Notte calm a . Mattinala di sole. Nel pomeriggio cominci a la s infonia d ei nostri cannoni. Sparano da tutte l e cime. Noi i g noravamo !:esistenza, di tante batterie. Ecco i 7 5 nostri. Hanno un sibilo e uno scoppio secco e rabbioso . I 149 sono imponenti. La dttonazione dei loro p1,oiettili è quas( g iovia l e, nella s ua profondità . .I 210 ha nno un boiato, breve e sordb. Poi, c'è il nostr.o simpaticissimo, 305. Vien di lontano, di là dai monti, come un pellegrino. Passa sulle nostre teste l e nto e sol enne. Lo s i può seg uir e coll'udi to lungo il tragitto. Il colpo di partenza non si ~e nte, tanto è lo nt ano, ma sen tiamo quello d 'ar r ivo. Lo

scopp i o di un 305 italiano fa tre mare la montag na . Se l 'a rti g lie ria n emica deprime, l 'artiglie ria nostra solleva. Quando i nostri can n oni so no in funzione, i bersaglieri si dànno . alla pazza g ioia . Girano da riparo a riparo , fisc hiano, ca ntan o . Accompagna no i proiettili con gr ida, con auguri.

Il s oldato di fanteria non h a che un desiderio: que llo di sentir se mpr e la voce dei no stri canno ni , empre, di n o tte e di g~orno. Q uando so n o i cann·oni austri a ci' che spa r ano e i nostri ta cc iono, i bersaglièri impazienti ... protestano contro la, nostr a ar tigli eri a c he ... risparmi a le munizion i . L'azio ne della nostra artig li eria è durata un paio µ ' ore. .

Passano delle corvées cariche di munizioni. C i sono de lle casse di bomb e s ull e quali s t a scritto: Haul, Bas. Eriter /es chocs. L'avan:ata sembra imminente. Sintomatico! I bersaglieri non dicono: combattim ent o, azione, battaglia ; no: dicon o: avanza ta . Sembra, per loro, già assioma ti co, intuitivo, necessario c h e una battaglia nos tr a debba . ri s olversi in un 'avanza ta . Non è sem pre cosi. Ma l 'u'>o ge ne r a le e unico di qu esto voca bol o, è un altro s iulo mo dello s pirito di aggressività c h e an ima i soldati ita liani e de lla loro cer t ezza di vincere.

C i ò che più mi h a s tupilo e commosso in questo prim o mese di trin cea, è lo, sloicismo incredibile di c ui dànno prova i soldati ita li ani feriti. Il mio riparo è sull a mulattiera. Ho ... la finestra s ull a lr ada. Tutto passa so llo i miei occhi. Ho ve duto decine e decine di feriti. I li ev i , quelli colpiti a un

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b raccio, per esempio, vanno all ' infermeria da soli . Qu alcuno, che pur aveva l e ca rn i lacerale da schegge d'i pr-oiellili, fumava lranq u i llamente una sigaretta. Non un l amento. E' straordinar io! E' ammirevole! Un mantovano, con un braccio quasi taglialo da una i-Cheggia, si reca da solo al post,o di medicazione. E dice al Le nen te che s i affretta attorn o a l ui , per la rnedicazi-one :

•- Tenente, lagli il re.sto! E m i faccia dare u n po' di pagnolla ! -

QuesLo stoicismo è il prodotto dell'atmos fera i n c ui s i vive. NesS.!111 soldato ferito vnol mostrarsi ùebol c e pauroso del proprio sang~e, dinanz i ai com p agni. '.\'on solo. C'è u na ragione p iù profo nda. Non i (Teme per una ferita, q u ando si corre con tinuame n te il rischio di m or te . L a ferita è il men o peggio. Comunque, il si lenzi o ~u perbo d i qu esti umili fì<Yli d' ' Italia dina n zi al dolore de ll a carne straziala dall'acciaio rovente, è una prova de ll a magn i fica solidità della nostra stirpe. 19 OttobrC'.

Notte agii.ala. Bombardamenti lontani e profond i. D.icono che è i11 direz i one di Tolmino e Gorizia. L'(( az ione " emlJra fissata per domani. Sole. Comi n cia il concerto mae toso, formidabile de ll e n oFtre artigli e r ie. Chi sta - anche per una g-iorna t a so la - sollo il bombardamen t o d i u_n centi na io di cann o n i che sparano · imullancamenle , riporta una

lL MIO DIARlO DI GUERRA 71

BENITO :.UUSSOLINI

impressione indimenticabile, sba lorditiva . All a sera, si è intontiti. I nervi non rispondono più.

Alcune voci del gergo di guerra, m voga n el mio reggimento : baule = cretino; scalcinato = sold'ato debo le; fifa = paura; svirgola = cannonata; omnibus = proiettile da 305: pizzicare = ferire; spicciarsela = trovarsi nell'imbarazzo ; pallottola intelligente = pallotto l a che feris ce soltanto;

pipa =: rimprovero ; girare la matricola = idem ; far scrivere a casa = togliere qualcosa a un soldato; far fesso = idem; far camorra = farsi la parte del leone; esse re fuori uso =- inabile alle fatiche di guerra;

marcar visita = recarsi dal m edico ; vedere il mago = rimanere indietro ; avanzare ver so le cucine = rett·ocedere; ·tagliar la corda = fuggire; portare a casa la ghirba = tornare a casa sano e salvo.

(La ghirba è un recipiente di tela impermeabile che serve per portare acqua,, vino, caffè).

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Ù, l\IIO DIARIO DI GUERRA

E' giunto il colonnello. Anche Padre Michele, il cappellano del reggimento, é a rrivato. Ma glt sc(?tta il terreno sotto i piedi.

Ieri sera sono stato di corvée . Mi sono suecessivamente caricat o di cenLo sacch e tti vuoti che dovninno poi - riempiti d'i terra - servirci per i nostri ripari; di una cassa di bombe e di uno scudo d'acciaio che d'ora innanzi pr,oteggerà coloro che devono tagliar-e i reticola ti. Ma pesa molto: tredici chilogrammi e mezzo. Finito di lavorare a mezzanotte. Stanchissimo. Il fuoco di fucileria degli alpini sul Vrsig mi ha svegliato verso l'alba. Tuonano i nostri cannoni, rfia l'attacco, s i dice, è ri nviato a domani.

Le nostre truppe avanzano

su R iva e oltre Monfal eone

21 Ottobre.

Ieri g li a u striaci han n o s p ara t o s ui portaferiti che passavano per la mulatti era in fondo alla valle. Un portaferiti è stato moPtalmente col pi.Lo. E ' nell a zona di Tolmino-Monte Nero che rombada stamani - più profondamente i l cannone. Fra 1m' ora d o vrebbe iniziarsi l 'azion e de l nostro reggimento. II mio battaglione è di «rincalzo,> fra il 27° e i l 39°. Il cap i tano mi ha proposto - con mo t ivazion i assai lusingh iere - per l a promozione a caporal e. Mezzogio rn o. Una voce ci gnida, da l1' a lto :

- Tutti nei ripari !Io tardo un poco, ma due granate che- sfiorano il nostro riparo mi spingon o n e ll a tana. S' i n izia il concerto de lle artiglierie. Ore lunghe di attesa e d.i immobilità . I nostri cannoni tuonano sempre per proteggere l'avanzata di alcune sq u adre de l 27° baltaglioue. Ore cinque. Usciamo dalla buca, a d ispetto de l so,l i to ca n noncino austri aco c h e c i batte a shrapnels. Passano, nel crepuscolo, i feriti del-

l ' (( azione ». Un sergente è i l primo. Vengono due capitani: il Morozzo e il Mirto. Quest'ultimo ha la testa bendata. Passa fu ma n do, t r anquillamente, una sjgaretta. Il 39° battaglione ha avuto 54 feriti e nemmeno un morto. Intan to g li a ustriac i hanno incendialo il « boschetto •» per impedi r e la nostra · ava nzata. Le fiamme a ltiss ime ar r ossa n o l'orizzonte.

22 Ottob ,·e.

Tre mine di proporzi-oni colossali so n o state fa lle se-Oppiare dagli austriaci sull a cima dell' J aworcek, sollevando un t urb i ne di macigni e di sassi. Nessuna vittima.

Oggi, secondo ·giorno dell'azione. Tuonano sempre i cannoni. Alla nostra sinistra, sul Piccolo Jaworcek, fuoco viv issi mo d i fuci l eria.

23 Ottobre.

I e ri. s era - a notte fatta. quattro colp i da 280. P.oi, a due riprese, fuoco intenso d i ·fuc ileri a a ustriaca e di cannoni di picco lo calibro. Dop-0, durante l a notte, calma. La Divisi one ha mandato un fonogramma d'augurio a ll 'll 0 bersaglieri, ne lla ricorrenza, tragica e g l oriosa ad un tempo, di Sci ara - Sciat. Il mio vice-squadra Mario Simoni, di Camerino, che si trovava in Li bia ed era attendente del colonnello Fara, mi r acco nta spesso come si svolse l'episodio di Sciara- Sciat.

76
BENITO :IIUSSOLINI

Circa i risultati della nostra « azione » non sappiamo nulla di preciso. E' rimasto ferito il tenente colonnello Albarelli. Passa - fasciato al capoil caporal maggiore Corradini. Non è grave. Ecco due morbi, vittime del 280. Uno di essi è rid-0tto un informe ammasso, avvolto in un telo di lenda. Comincia in questo momento, ore dieci, la quotidiana .sinfonia· dei nostri cannoni . V-010 basso di corvi. Nel pomeriggio gli a.uslriaci hanno bornbard'ato, per tre ore, la posizione occupata della mia compagnia. Sono gli incerti dei. « rincalzi » Ci siamo << ingr-0Uati >> in tempo. Alcuni.feriti .

Non compre ndo per-chè s i facc i a una distribuzion e quotidiana di grappa ai soldati. In quantilà minima, è vero, ma sii dà ai soldati una pessima abitudine. Il << sorso » d'oggi predispone al bicchierino di domani. Inoltre, c ' è chi riesce qualch e volta a berne troppa e ,offre uno spettacolo poco edificante. L ' unica punizione éhe sia a mia conoscenza è stata inflitta appunto a ·ùn caporale che, avendo a busato di grappa, è stato retrocesso.

La nostr a- guerra, come tutte le altre, è una _ guerr.a di posizioni, di logoramento. Guerra grigia. Guerra d'i rassegnazione, di pazjenza, · . di t enacia. Di giorno si sta sotto terra: .è di notte che si può vivere un po' più liberi e tranquilli. Tutta la de corazione della vecc hia guerra è scomparsa. Lo stess o fucile sta per diventare inutile. Si v a all ' assalto di una trincea colle hombe, col le micidia lissime granale a mano. Questa g u erra è la più

bi
lt :\!IO DIAR10
GUERRA

antitetica al « temperamento » degli italiani. Eppure con le nostre meravigliose facoltà di adat tamento ci siamo abituati alla guerra delle trincee, alla guerra del fango , dell'insidia continua, che pone il sistema nervoso a una prova_durissima. E' straordinaria la resistenza ai disagi e al freddo dell ' alta montagna, in uomin i che vengono da paesi dove non nevica mai! Molte volte ho sorpreso nei disco·rsi dei miei commilitoni questa affermazione·:

- Se fossimo in pianura e in campo aperto, gli austriaci sarebbero presto spacciati !24 Ottobre.

Notte di calma assoluta. Mattinata deliziosa di sole. Il primo colpo di cannone è italiano . E' finita l'azione? Non ne so nulla. Il Rampoldi, passando dalla mia trincea, mi dice che alcuni dei nostri reparti sono giunti sino al cimitero degli ufficiali auslJ1iaci, ma n on mi sa dire se ci s iano restati. ~on tarderò a saperlo, perché il nostro battaglione darà fra poco il cambio al 39°. Anche il p-0merigg io è calmo. Sono chiamato alla tenda del tenente Giuseppe Pianu, comandante interinale della 82a compagnia alpini che sta per ritirarsi a quota 1270. Il Pianu è un sardo e non gli mancano le qualità fisiche e morali dei sardi. Nella tenda ci sono altri ufficiali. Fra gli altri il so ttotenente medico Scalpelli. Chiacchiere. I,>osiiamo tutti insieme per un gruppo fotografico. Io tengo, nella destra, una

78

bomba. 11 1Pianu - ufficiale valorosissimo - mi narra episodi ignoti o poco noti delle prime aYanzate italiane nella. zona del Monte Nero. Accetto il suo invilo e resto a cena co,n lui e cogli altri . .l/enù da gran9-e rislorante: risolto, carne arrosto, frittata, frutta, dolce. Vini: Chianti da pasto e Gr ignolin o in bottiglie. E' la cena di commiato . Gli aipini, che si sono preparati - silenziosamente~lla parlenza, sfilano già per la mulattiera. Pianu fa levare la sua tenda. Ci salutiamo , con fraterna cordialità.

25 Ottob/'e.

Cielo di tempes ta. Il sole non riesce a rompere la cortina di nuvole che nasconde il Monte Tero. Ecco : gli austriaci ricominciano a bombardarci.

Sono in funzione cannoni di molli calibri: 65, 75, 155, 280. Nel pomeriggio un colpo solo di cannone ha ucciso quattro dei nostri. Ordine di levare le tende , e di occupare la posizione tenuta dalla 9" compagnia che va agli avamposti. . .

2G Ottobre.

Ci siamo spostali di alcune decine di metri, a destra, hi' alto. Siamo ora a quota 1300 circa. Il mio riparo è molto meno solido di quello che ho abbandonato. Inutile for lilicarl o: non resteremo qui che due o tre giorni.

lL MIO DIARIO DI GUERRA 79

27 Ollobre.

Nevica. La neve fi.ltra dal noslro ri paro, dove siamo in cinque. Accendiamo il fuoco. Ora è permesso. Ma. il fumo ci acceca. Il can noncino inizia la sua so lita quotidiana s foltitura . T,olale : co lp i 50 a shrap n e l. T1ro s trac co ed inefficace . A lc uni feriti . Il 4° plotone della n.oslra compag ni a s i è recato •di g uardia agli avamposli.

28 O ttobr e.

La n os tr a artig li e r ia bombarda le posizioni degli a us triaci. Giunge una t riste not izia. Il nos tro plotone di guardia è s tato << provato » duramente dal!' artiglieria a uslr iaca.

29 Otlobre.

Neve in quantità. L'aspirante uiliciale Raggi è venuto nel mi,o riwvero e mi ha parlato del!' episodio di ieri. Egli è rimasto mi raco losamen lc incol ume. Gli austria c i prodigano le ca nnonate, anche qua ndo il bers agl io è c ostitu ito da un so ldato solo e non merilerebbe uno spr~co di munizioni. Fatto s i è che gli austriaci hann o spa r ato 47 co lpi da 7'6 conlr-o u n riparo dove stava no rannicch iati cinq ue bersaglieri e l'aspirante Raggi. La penu lLima ca nnonata è s ta la micidiale. Uno dei b ersaglieri ha avuto braccia e gambe spezzale. Un altro è sla to ferito meno gravemente. Infin e, il caporal maggiore Camellini , della classe dell ' 84, ba arnlo

l'lO BENITO

ÌL MIO DIARIO DI GUERRÀ

un braccio nettamente asportalo da - una scheggia. Solo ieri sera, dopo una iniezione di ca1Teina, prati catagli al posto di medicazione, riprese i sensi. V,olle abbracciare e baciare il capitano. Gli austriaci sparavano a granata. Aizo zero. Distanza 300 metri.

I mi e i commilitoni ignorano complelame nle l e vicende e i success:i delfo,ffensiva italiana sugli altri punti d'el fronte. Siamo in due a leggere i giornali. Io e il c ap o rale Vismara, che rkeve l'Italia . Mi domando: « P e rchè non si pubblica e non viene diffuso fra le trupp e c ombaltenli - composte oggi di s o ldati in grandissima maggioranza alfabetiun Bol/ e tlino degli Eserciti d'Italia? Bisettimanale o trisettimanale, il Bollettino dovrebbe contenere 1 Comunicati d e l nos tro Esercito e quelli d elle N azioni Allea le, unitamente a qua l che articolo e raccon to di episodi di v alore, alti a tenere e l evato il morale d ell e trupp e ».

30 Ottobr· e .

Nolle agitata. Ieri se ra gli austriaci hanno falbo esp l odere una mina cli proporzioni enormi. Pareva che tutta l a montagna dovesse « saltare » Le signorine impiegale del Cr edito Italiano - Sezione- · di Milano - mi hanno rnandal,o due grossi pacc hi di indum enti di l ana. Prima novità gentile di questa mattinala grigi a di pioggia a raffich e.

:\IussoU~"l. - Il rnio cli afio di ,rnerra, 6-

8]

L'inverno nelle trincee

del l'alta montagna

31 Ollob r e.

Giornata di sol e e tli calma . Corre voce che pres t issimo il noslro batt aglione andrà per qualc h e tempo in riposo a Ternovo , sull ' fso nzo . La not izia r end e a llegri i miei commilitoni, ma io h o ragione d( ri te n erla infondata. i\ on turbo la 1-oro gi-oia. E' giunto un ba1taglione di fanteria .del 120° reggimento; ecco l 'or igine della voce. :.\'"ei cc ricoveri " si canta, s i fuma , si scr ive. ~essuno bada al monotono, insistente stillicidio della vedella austriaca. Il portaferiti De Rita , di Frosinone, narra le sue avventure americane . ·E' stato sei anni n e l · NordArnerica. S i d·ichiara repubb licam,. - E perchè? - gli ho chi es to . - Perchè .sono, s tato a New-York. ..In realtà, non sa riemmeno il s ignifi cato del la parola cc repubblica n. E' , fra l'altro, quas i analfabeta. Ma è coraggioso , resistente -alle fatiche. I suoi battib ecchi con l'altro portaferiti tengono allegra l a brigata. Un' a llra voce: Tolmino é cadu ta .. . ~el pomeriggio ricevo un inv ito dal caporale Giu -

BENITO MUSSOLI N I

s tin o Sciarra, di I serni a, d ella 13a co mpagnia . Egli t sta to all'Infermeria per farsi visi tare dal capitan o e gli è riuscito di portare in trincea u n paio di bottiglie di Asti sp u ma nte. B evi am o alla salute de l Reggimento e alle fortune d'Italia. La giorT).ata non fini sce bene. Verso le c inque fi schia nno, sh r a jme l. Uno so l o. Da un riparo s i leva un grido di doJ.ore: c i sono tre fe riti , ma, for t unatamente, non gravi. 7° Novembre.

Co min cia - per m e - il terzo mese di guerra. Che cosa mi porterà? -o tte di quiete e di sogni .

Da qualche gi-o-rno, sal vo l a cannonata di ieri se r a, l'artiglieria nemica ta ce. Anche il « cannoncino n riposa. C he si g nifica? Sono state trasp or tate a llrove le batterie c he tiravano s ulla nostra posizione?

O si pre para con una cop iosa scorta di munizioni un bombardamento in piena rego la di qualche giorno? Chissà. Nei ripari si la vora accanitamente. Ogni tenda ha il s uo fuo co. Si annuncia che Padre Michele dirà l a m essa al Co mand o. Ma, d ell a mia co mpagnia ness~no s 1 mu ove. Pom e riggio . Il ciel o incupi sce . Pfoggia a raffiche.

- E' l a burrasca del giorno dei morti, - mi ùice qualcuno. Accanto a m e, Rizza ti , Massari ,e a nd r i, tutti di Ferrara, parla n o tranquillame nte

ùi cana p a, di mediazioni, dei me rcati , di barbabieto le, co me se non avessero altr a preoccupazio n e .

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Nella tenda vicina i cremo n esi Balista e Schizzi cantano u na par.odia del tantum-ergo. Ora l a pioggia è diventata ne vischio. Terzi, l 'attendente d el tenente c olonnello Cassola, mi dà -- passand o - un a notizia tristissima : la morte di Co rricl on i !

Atte ndo,, con ~nsia, il giornaie . L'ingegnosità dei soldati italiani si rivela nelle trincee. Avere una c aud e la in trincea è un privi legio,, consentito soltanto agli uffi c iali, e non sempre. Ma i bersaglieri han no risolto - co n la massim a economia di mezzi e co n la pi ù grande se~plicità di apparecchi - il problema della illuminazione se ral e . L e n olli so no ora così lunghe! Si prende una scatola di ca rne in conserva vuota. Si versa dentro un po ' d ' olio di scatola di sardine, insie me a un po' di grasso l iquefatto d ella scatoletta di carne. Co ll e pezze da piedi - debitamente sfilaccia~esi fa lo s toppi n o ch e si immerge nell'interno, mentre una d elle s u e es tr e mità esce fuori da un buco praticalo ve r so il fondo della scatola. Si accende e se lo s top pino è bene inzuppato, s i _ otti e ne u11a luce un pochino più sc ialba di quella di una lampada ad aroo, ma -s ufficiente pef leggere e sc rivere una le ttera . 1Prnvare per credere. 2 Novembre.

Corridoni è caduto sul campo di battaglia. Onore, onore a Lui I Scrivo alcune righe per il Popolo dedicate alla s ua me moria . Ho, c-omunicato la

IL l\IIO ·DIARIO DI GUERR A 85
i

notizia a l mio commi litone, il gasista milanese Pecc hio . ulle pi:ime e ra incredulo . Quando gli ho mos lrato la prima pagina d el Popolo , ha c red'uto e d ha pianto.

Nev ica rabbiosamente. Tulli i monti s ono già b ia11ch i. Or~ine di affard e llare gli zai ni e di t ene rsi pronli per partire. La nostra o~m pagnia d e ve sotit u ire la 9", ch e si lroYa già da c inque g i òrni ai posti avanzali.

Dopo du e me s i comincio a conoscere 1 miei co mmil ilo11i e posso esprimere un giudizi o su ài loro. Conosce r e è fors e t roppo dire. Le mie conoscenze son o limitale a l mio plotone e - un pocu - alla mia compagnia. La trincea nell 'alta m ontagna c<r s trin ge og ni soldato a vivere da sol o o co n qualch e com pagno , nella propria Lan a . Ce r co di sc rutare la co ci e nz a di ques ti uomini, fra i quali, per le vicend e gue rre sche, i,0 debbo vivere e, chissà! ... morir e.

Il loro " morale 1,. Amano l a _ guerr~, questi uom ini ? No. La detestano'? Nemmeno. L ' accettano come un dov ere c h e non s i di sc ute. Il gruppo degli ab ru zzesi, che ha per <e capo ù o <• compa ri~ n il mio amico Petrella, canta spesso una ca nzon e che dice:

E la guerra s' ha da [(l, Perchè il Re accussì vuol.

~on mancano co loro che sono più sveg li e coltiv~ti. Sono quelli che sono s tati all'estero, in Europa e in America. Hanno l ello prima della g uerra

86

,I-a ~ignora · Radhele , i liigli Edda e Vittorio Il piccolo Bruno non era ancora nato.

Mussoli.niit,
. \

qualch e giornale. In guerra sono antitedeschi e be l~ofìli. Quando il so,ldato 15rontola, non è più per il fatto «guerra» , ma per certi disagi o deficienze eh' egli ritiene imputabili ai « cap i » . Io non ho mai se ntilo parlare di neutralità e di interven tismo. Credo che moltissimi bersaglieri, venuti da remoti villaggi. igxiorino l'esistenza di queste panole. I moli di maggio non sono giunti fin là. A un dato momento un ,ordine è venuto, un manifesto è stato affisso sui muri: la guerra! E il contadino· delle pianure venete e queilo delle montagne abruzzes i hanno obbedito, senza discutere.

Nei primi mesi della guerra, i bersaglieri hanno varca to il confine, cogli inni s Lùle l ab bra e la fanfa r a alla les ta dei battaglioni. Dopo due mesi di sosta a Serpeni zza, ve nuto finalmente !',ordine di ripre ndere l'avanzata, i bersaglieri banno conquista to - al passo dì co rsa, malgrado un turbine di 1·annonate - la Conca di Plezzo e si sono trincerati a quattrocento metri ollre la città, c he gli austriaci hanno poi , quas i completamente . distrutta ·c olle granate incendiarie . Quando i bersaglieri narrano g-li e pisodi di quell'avanzata, vibra ancora nell e loro parole la soddisfazione e l'entusiasmo della conquista.

La vita . di trincea - monofona e a s pra - contrassegn a la soltanLo dallo stillicidio quotidiano dei morti e d e i feriti, . indurisce i soldati. Parlar loro , non s i può. Riuni r e gli uomini in prima linea, per tener !oro un discorso, significa esporli a un sicuro immediato ·ma,ssacr.o da parte dell'artiglieria nemi c a. E ' il « nemico », la presenza del cc nemi-

IL MIO DIARIO DI GUERRA 89'

c-0 n c h e spia- e spara a cinquanta, cento metri, ciò che tiene elevato il u morale " de i soldati : non ì giornali che ness uno legge ; non i d iscorsi che ness uno Liene ...

Sono religiosi questi uomini? Non credo tr-0ppo. Bestemmiano spesso e vo lentieri. Portano qua s i tutti al polso una medaglia di santo o di madonna, m a ciò equivale a un porte-bonheur. E' una specie di « mascotte » sacra. Chi non paga il suo tributo alJe s up erstizioni d ella t rincee? Tutti: ufficiali e ~oldati. Lo confesso: porto anch'io nel dito mignolo un anello fatto con un chi odo di ferro da cavallo•. ..

Questi sol dati s,o no ne lla lo r o grandissima magg ioranza .~alidi, s ia dal ptmlo di vista fisico che m orale. Se il vecchio Enotrio Romano to1rna sse al mondo, dinanzi a ques ti uomini meravigliosi nella l oro tenacia, ne ll a loPo resistenza, nella loro abnegazio n e, non direbbe p iù come un tempo : La nostra Patria è v il e !

Quale altro eser.cit,o terrebbe dur o in una guerra come !a nostra? 3 No vem bre.

Ieri sera ci siamo sp-ostati di duecento metri più in alto , a destra. Ora comprendo l'obbiettivo della nostr a azione. Bisogner ebbe occupare la. depressione fra il Vrsig e lo J ayvorcek, per tagliare - io credo - la -linea della d ifesa austriaca. A s quadre e plotoni, abbiamo impiegato , per s pos tarci, quasi ..

90 BENITO irusSOL1Nl

due ore. Non pioveva, per fortuna. Il mio riparo è relativame nte buono. Da stamani pioggia e neve. La mitr.agliatrice austriaca spara, ma siamo « defilati » e finora nessuno dei nostri è rimasto ferito. Gi troviamo, in mezzo al fango. Camminare nella mulattiera sig nifica immergersi nella melma fino al ginocch1o. Fra, j ripari corre un vero torrent e di mota. Qui , sia mo più raccolti. I cannoni à ustriaci tacciono, sempre. ·I nostri pure riposano. ·Anche se piove, anche se nevica o temp esta, qn an d o i cannoni nemici tacciono, c'è allegria fra noi.

4 Novemb r e.

Ieri sera il mio plotone - il primo - è sta Locomandalo ai piccoli posti. Siamo partili alle diciotto. :Pioggia a sc ro sci. Buio pesto . Siamo montati a uno a uno - in fila indiana - per un camminam ento franato e pieno di fango. Quando i razzi luminosi degli austriaci solcavano il cielo, ci gettavamo di oolp o a terra. Giunti alla posizione, non è stato fa cile trovarmi un riparo. Non un barlµme di luce , aU'infuori di quella dei razzi, spenti i quali, le tenebre e rano più dense di prima. Finalmente ci siamo, cacciati, io e il mio capo-squadra Mario Simoni, dietro a un masso roccioso.

Ho chies,to al mio capo-squadra:

- In caso di un attacco austriaco, qual' è la nostra fronte?

Quella a destra ... -

La risposta nOIJl rni ha convinto. La responsabilità delle guardie avanzate sulle linee del fuoco è terribile. Devono costituire una garanzia e una prima difesa per coloro che stanno dietro. Per fortuna, gli austriaci non prendono mai l'offensiva per i primi. Possono contrattaccare, ma (( altaccare )), no.

Verso mezzanotte, dopo sei ore di pioggia e di tuoni, si fa un grande· silenzio bianco. E' .la neve.

Siamo sepolti nel fango, fradici sino alle ossa . Simoni mi dice:

- Non posso muovere più le punte d ei piedi. -

E la neve cade lenta , lenta. Siamo bianchi anche noi. Il freddo ci è peneLrato nel sang ue. Siamo condannati ali' assoluta i"mmqbililà. Muoversi sig nifi ca « chiamare u la mitraglia tri ce austriaca. Vicino a mc c'è qualcuno che si lamenta . Il lenente Fanelli lo redarguisce, con voce sommessa, ma il bersagliere risponde e c'è nella voce una invocazione .quasi disperata :

- Tenente, sono gelato. Non mi cc fido·,, più .E' un meridionale. Ma anche il lenente, che è di Bari, deve trovarsi iri critiche condizioni. Poco dopo, infatti, chiama me e il Simoni e ci mandi-i insieme dal capitano, per chiedere il cambio della guardia. Sono le quattro. La nostra guardia dovrebbe durare ancora quattordici ore.

Trovo il capitano nel su o riparo. Egli, insonne , veglia. Fuma. Si trovano in sua oompagnia i sottotenenti Raggi e Daidone.

- Ebbene?

- Signor capitano, il tenente Fanelli mi ma,n-

92

da a dirle che i bersaglieri di guardia non resistono più . Dopo sei ore di pioggia, quattro ore di neve . .. -

Il capitano mi fa qualche altra d;omanda e poi, volgendosi a l sottotenent e Ragg~ gli dice : - Lei va a dare il cam bio con una squadra del terzo plotone.

- Benis,simo, capitano. Le chiedo, però, un favore : mi dia una sigaretta ..., Sono L6rnato al mio riparo. L'ho tr ovato ancora in piedi, mentre mollissimi altri erano franati. E ' , finalmente, l ' alba. E' stata la notte più dura dei miei due mesi di trincea.

5 Novembte .

..\ giorno fatto: _

- Primo p lotone, zaino in spalla.... -

Scendiamo - per asciugarci un poco - alla posizione che ,occupavamo prima. Il nostro passaggio viene subilo notalo dalle vedette austr ia che. Ta-pum. Ta-pum. Ta -pum. Sette feriti cadono un(\ dopo l'altJ'O. Di gravi non ce n'è che due. Giunti al luo go indicato, accendiamo dei grandi fuochi. Anche il sole viene a salu1 arci. Il sereno nel ciel o riconduce 1a g ioia fra noi. Il 1fuoco non asciuga soltanto i nostri indumenti infangati , ci rallegra. Pielroantonio, un abruzzese, tornalo vofontariamente dall'America, insieme ad altri 2000 per servire la Patria , ci racconta episodi interessanti sulla vita delle nostre colonie d'oltre Oceano . Immen-

IL MIO DIARIO DI GUERRA 93

BENITO ~1USSOLINI

so l'enLusiasmo col quale fu accolla la nostra dichiarazione di guerra all'Austria. Moltitudini di uomini assediavano, i Consolati per la visita militare e il rimpatrio. . _ - Ho visto - dice Pietroantonio - alcuni scartali mordersi per la rabbia.Si comprende. I milioni e milioni di italianiin partic,olar- modo meridionali - che negli ultimi venti anni hanno battuto le strade del mondo, sanno per dolorosa esperienza che cosa vuol dire appartenere a una nazione politicamente e militarmente svalutata.

Ho asciugato al fuoco anche le pagine di questo diario. Alcune, coll'acqua, so.no diventate indecifrabili. 6 Novembre.

Tornando ieri sera dalla posizione dove ci eravamo asciugali e rifocillati, ho trovato il mio ri. paro occupato, da altri. Gli artiglieri della Sezìone che è con noi mi hanno offerto ospitalità sotto la, loro tenda. Sono stati gentilissimi. Hanno volut~ dividere co-n me il loro, rancio. C'è fra essi un volontario, tal Cecconi, vicentino. Staman1, cielo buio, di tempesta, Al lavoro ! Blsogna costruirsi ii << ricovero 1,. Tre oré di fatica. Grande fuoco per asciugare il terreno sul quale dovremo stenderci.-

E' giunto dalla Divisione, per telefono, }' ,ordine

94

di partenza per il plotone accele ralo degli Alhev1 ufficiali. Del mio Reggimento s iam o so ltanto in cinque: io , Lorenzo Pinna , Vismara , di Mil ano; Moocatiello e Inglese, di Na poli.

L ascio la compagnia . Saluto il capitano e gli ufliciali . Tutti i bersaglieri mi gridano il loro, affettuoso saluto e il lor.o augurio. Addio! Addio! Non s ono co ntento . Mi ero o rmai abituato alla trinc ea. Scendiamo all o Slatenik. Tre ore di marcia faticosa. In cer ti punti la mulattiera è tutta un pantano. A quot a 1270, -0 Trincerone, tapp a. 11 maresciallo Zanolti deve farci il foglio di via . Al

Trmcerone c'è il 27° a riposo. In tutti i reparti ardono grandi fuochi. Qua e là si ca nta a gran voce. Pi ove. Ci ripariamo nella baracca del cantiniere. Come lett,o: il riYestimento di paglia delle bottiglie. Dormire? Niente. Poco lun g i è J acobone, napoletano, che dirige un coro di milanesi. Si canla a tVOce spiegata la canzone della << povera Rosetta »·:

Ai ventise tt e agosto

Era una notte oscura, Commise ro un delitto Gli agenti della Ques~ura ...

7 No ve mbre.

Prima di scendere a Caporelto , ci siamo r eca ti alle cuci ne del nostro b att aglione, dove i nostri amici ci hanno regalato un caffè, come si dice in gergo mil itare, « fuori d'ordinanza». Il tempo non

IL MlO DIARIO DI -OUEPJ\A 95

e malvagio. In marcia! E ' l a slrada di circa d u e mesi fa. Ecco il laghello di Za Kraju. Ecco il C imilero del 6° b·ersag lieri. Un p i ccoio muro di cint.a. In mezzo una gra n de croce, con tenaglia, martello, ch iodi e un ga ll o più ab b ozzato che scol pito. Attorno attorno le fosse. Quante? Un centinaio e più. Una è co'perta da un- grosso mac1gno. Mi avvicino e l eggo :

Sottotenente Co nte Luigi, A lbert i.

Su u n grosso mac ig n o c'è una be ll a epigrafe, deturpa l a, però, da u n errore grafico. Invece d i nuova, è scritto nuoja. U n a lt r o masso indica una fossa collettiva. C'è scri tto sopra: · Qui tutti riunili.

La v ista <li q u esto Cimi tero sol itario, a piè dej cos l oni r ipidi de l Monte Nero, ci rende mel.lnco.:. ni ci e silenzfosi . Incont riamo una lunga co l onna di muli che 'vien e da Te r nava. Ecco Tresenga, f,ormicolante di soldati . Le campane della ch iesabella e grande - c h e suo n ano mezzogiorno, m i fanno una strana imp re ssione . A Tresenga .si l avora . Sorgono da ogni p ar i.e baracch e. Da Tresenga a Cap,oretto pochi c hilometri. Bell a strada. Carrozzabil e. Cominciano i segni dell' naltra vita». Incontriamo degli uffic i a l i dàll'unif.orme impecca'bi le. Attendenti pasciuti e rubicondi, a cavallo. I sol dati hanno una cera, molto, molio me n e, selvaggia della nostra. La g u erra, vista nelle re trovie, non è simpatica. Ecco l' I sonzo impetuoso e ceru-

96 BENITO MUSSOtINI

ku. l'ap Ol'('ll O. S'è - in qu es ti du e mesi i11gra ncl ìl o, a bbellito. Sempre lo s tesso formid ab il i' 111nri1tH'nlo cli raniions e di ca rri d 'ogni .ge ne r e. I pae:;ani guardano e-on u na certa curiosità i nostri abi l i la ce ,·i r infangali, l f' no~ l r e mani e i no stri , •1 lli " LLLlicì e anneriti. :\loi sia.mo - modcs la1ncn1,,1 - nn po- ' fieri, cli e~sere oggetto d e lla curin,:ilà •lr•lln gen i e . l.J. Novembre.

Uop o sei giorni passal i a Vernazzo - ambiente mediocre - staman i. domenica, un ordine è venuto, parla lo d a Lift motociclista rlella Divisione . E l'ordin e' ùicc: <, Il bersagliere .'\lu sso l ini torna èì l r egg im e nto •)) _ -:..; on d oma n do perch é.

La nolizia. non mi sorp r en de e n on mi addolora. Dò 1111'orchiata al i\I,onte Xe r,o, tutlo incappu cc ialo ùi 11evc , e mi di co : « Doman i sarò a quo ta 1270 )). l la 8a11 Pirtro \"ali:-:one s i vede ueltamente s lag l iarsi s ul fond-o, dell'orizzonte i l fam oso<( Naso rii

\ r1110/crme n. l mi e i amici de l plotone s i mn c; tran n no n meno so rprc:-' i e mo ll o p:ù addolorali di mc.

L8 li;incea non ha fa,:cino p e r lo ro, sebben e fnssero quasi Lut li aHoga l i n e i « p os ti 11ffìc i a li » e (luindi l <rnlani dal p e ricol o 1mmedial.o .

Pochi sa luli, in frclla . Zai n o i n spalla. ì\ 'li prc,.;1•11 Lo in f1ir e ria . Il 111a ,·~sciallo c 'è. i\l i p ag a la ci nqni 1w, mi ronscgna la « b rtss a n cl i marcia e una ,raloll'lla cl i carne.

So no nella :: !rada. :\Ii fe rmo a San Pietro, al Co~ :lfri. :=:ou x r. - TI mio 1/iario rii r111crrn.

lL ) ll O DlARIO DI G1:;ERRA 97

mando di Tappa, per atten dere un l'amion aulornùbile d1e mi tra:>porti a Caporetto. ~[a qui faccio 11 11 incontro inatteso. Trovo ,\}berlo ì\feschi, ex segreLa r·io della Ca m era del Lavoro dj Carrara, soldalo della territoriale. Egli m i dà un rec apiLo per Capo rei to: s i tr a tta di certo Oreste Ghidoni, c h e ha pianta lo a Ca pore Uo un negozio ùi tessuti e pannine. Ma mentre p asseggiamo lungo il marciapiede, ecco gi ung ere il Ghidoni su di un ca rro. M i prese nta. Il Ghidoni è un mantovano, tr as l oca losi n Carrara . E' già sera . Ci fermiamo a Pùlfel'o, Yillaggio a JO c:hilomctri da San Piclro. A ll 'o teria lro\"iamo - naturalmente - dei soldati. Ci sono degli a lpini ch e tornano dal fr onte e . i recano a Targello per il plotone allie\'i-caporali: ci sono dei fanti dP I dislrello di Cre m ona e della classe dell'8:'l r- lr e rnnno a Caporello. Uomini maturi, ma solidi e pieni di buon umore. Essi rni dicono che nel Crernon~'"'P 11011 c ' 'è miseril). e la p-0polazionf' a tt PndP con fiducia l'esito della gu<-'rra. 15 Nocembre .

O,ggi è il p rim o ann iversario de ll a ì.ondazione cie l l'o11olo cl' Ilalia. Ricordi, nostalgie. A'fal.Linat.a i,t r ig·ia. Pal'liamo da Pùlfero alle 9. Per gi ungerP a Capore llo ci Yog lio-no tre ore. Solito enorme rnoYim ,,n lo di camions e di carri. Si dice che il fronl<-' mangia per le retroYie, ma le relrO\i(' mang-ian(J il rr-011 lC' . ~elle retrovie c'è un vpro formidahil1~ e .~ercilo. mentre la linea del fuoco è ~n sottile Yelo

98 &E:KHO MDSSùLINl

l'he -'P111hra :=:fumare nella lontananza. Dw·anlc il ll'agillo, il Ghidoni mi racconta i « casi " della politica ra1Tar1?sc. Sono interessanti. Passo le ore liherc> cli>! pomerigofo a Ca porello. La cittadina i• '-<'lnpl'e piena zeppa di soldati. Sono sorli qua e H1 !..!ntndi baraccamenti e qualche edificio in pietra. , ·... r:--o :=:era, mi reco al Campo:=:anlo militare. Il nulll«'J'O 1lelle croci è aumentalo. Saranno quallrnrento. ()uf'lle deg li ufHciali , una quarantina. Primo tli quc:-;I i, il colonn ello :.\icgrotlo•. Sulla s ua ~omba e' è una grande rorona di bronzo degli irredc nt i. Orn Yaclo leggendo alcuni nomi s ull e crori. \ " 1" a1wlH' qualche austriaco.

L ' uni ca ·fos a che abbia J ei fiori è quella cli un ~oldalo auc;Lriaco e sulla croce sla ~c rilto: .Joseph Il ·allha, r/ell'csC'rcilo nemico. Il falto i' sintomaliro.

111 un a1io-olo clrl Cimitero pei civili. ci sono due fn-..;;e --enza croce e senza nome. -Cn :;o ldalo mi -.piega che si tratta di du e gendarmi austriaci fu<:iluli dai nostri all'inizio delle osli litù .-

\Il' es ll'cm ilà Jel Cimitero m ·ililare, che è cintato Ja un :=:cm p lire filo cli ferro, giunge un corro, riropnln e trascinalo da due so lùati zapp a tori. Ci :-ono due rasse da morto. Aiuto a scarica r e la pl' ima. E' pesanle. Sono due soldati morli all'ospedalello d-a campo·. Crepuscolo. Melanconia. Ritorno in piazza. Compero il He s lo del Carlino e Lrovo la prima notizia dPl bombardamento di Yerona. Crocchi ùi ::;oldali leggono. l\folti allri vanno in chiesa. \·aclo anrh 'io. La chiesa, di Caporetlo ha ai lat i ,1111• gallerif' , clallc quali ;::i sporgono i fedeli, co11w

IL MlO DIARIO DI GUERRA 99

d a llt· lo gge ll e di un lealro. Banchi, gall e rie , scalina la, ~ono gremit i di solda ti. C'è a nche qualche uffic iale. Ce n e s ono dei vecchi e dei giovanis8im i. l'n 1e l'rilorial e d e gli a lpini , acc ant o a m e, h a negli occhi 1111 luccic,ore <l i lacrime. AU'allare officia un prete che i nl•ona l r laudi. I soldati rispondono in coro: ' ( Ora pro nobi '... ».

Vr r so la nnr, acrn nijrnqna li dalle note wari r p r,ofon cle dell'organo, i sold a ti c:rntano un in no. l i r orn s i lev n :-:•olenne ,r rir mp ie l a c hiesa. 1o la ccio: : p:norn l'a ria e l e parole. Il ri lornP.llo cìice:

Deh. henerlici, n madre.

L'italica virtù;

Fa ' rh e trionfino le nostre squadre

Nel nome s anto del tuo Ge.sù.

]I c oro i' fini i() co n un lun go 'gc'milo ùcll'oq:ran 1, . 1 :--olduli sfollano.

1(j ;ì," rwem bre .

~u n o l' unico bersa g Li el'e dcll ' l l 0 c:l 1e torni al r eµ-gimcnlo. · In m a r r ia. \"i cin o a Tresenza pa sso din a nz i D una polve r iera. La se ntinella mi guarda e mi ri co n osce . E ' un &olda Lo romagnolo d e l 120° fanteria. Soffia <lal Mont e Nero un ,·eolo di nerl'. :\li affre ll,o. N ien te tappa a Ra,rna. Qui c i sono dei be rsa~lirri de l mio batlaglione Ye nuli in co, ·r éc. ~[i di cono ch e il 33° battaglione si t rova a quo ta 12,0 r non s ull ' J an·nrcek. Ko t izia ronso-

100 BEXlTO
~l~ SSOLLNI

lanle. Sei ore lli m arcia di men o. Lun ga fila di rnnli caric hi d1 :-olùat.i coi pi ed i congelali. A Za Krajn inc-onlro una barella co perl&. C'è un morto dw Yif'ne portat o a Ca p~rello . Segue u n capo ral e r h l' pi a ng t'. Lo conosco. E ' de ll '8a co mpagnia. l\fi <licf' "'ing hi ozzando : - Il morto è il s,ottole n e nle Mal'io Bol li g-t!lli, rnilane!:' e . E' :-.ta l o ful u1i11 ..:lo da una pa ll otlola, ie r i :<.era, mentre disponeva il s uo p l o,to n e di guardia. Ora lo por ti amo a l Cimitero di Capore llo . -

.\I Cim itero del 6< b e r s agli e ri, mi sferza la fa ccia una prima folata di nevi sch i o. Il :\I on i<' >!ero non s i vede più . .\leve. In trincea, dove so n o giunto dopo lre ore Ji marcia so tto l a neve, h o ri lro, ·at o i miei amic i , so ld at i e uffici a li , c h e mi han ni> accolto fes to sa mente. c\'oll<' ù i uragano. Eravamo nel ri cove r o in undiri . Ma l r iparati. Freddo s iberiano. Ma staman i ,· ·,\ il .-: ole.

101
lL :11!0 DIARIO DI GUERRA
• I
,

FEBBRAIO '-- MAGGIO 19 16.

[{.
--- -

Dallé falde dell 'Jaworcek

alle ve{ {e del Rombon

15 Fettbrain.

('aporc l lo. E' la quarla Yolla che passo Ja qu e~la piccola citlà :e:lo vena, ch e i n os tr i occuparono appena rnrcato il confine. Al Comando di tappa trovo a n cora lo s tesso capitano e i sollufficia li d1P c'rrano nel se t tembre. ~ulla di cambialo. La . riltà nii appari, pi 11 pulita, oserei dire ring-iovanita, ma più silenziosa e deserta. Pochi ·olda t.i , pochi carri. Il ver tiginoso movimento dei primi me" i cli guena esiste ancora, ma è stato deviato alla peri feria d'ove è sorta la città militare con slrad0 la rgh e e ampie piazze. Anche la popolazi,one non è ran1hiaLa. Entro in alcuni negozi e trovo ancora le facce e ni gmà Liche clic notai la prima vo lt a. No. ()ucsti' sloveni non ci ama no ancora. Ci subiscono con l'as:=;egnazione e con malcelata ostililà. Pensano che noi siam.o di « passaggio l>, che non resterrmo: e non vogli ono co mpr omettersi, nel caso in rni ritornassero. domani· , i padroni di ieri.

Pnmrriggio grigio. Mi dirigo vers.o i1 C'imi l,! rO

10G

militare. C'erano nel novembre Lrecenlo fosse , ora ce ne sono settecent-0. La siepe di filo di ferro è sos tituita da un muro di cinta. La cappella rec a nella :-ua parete esterna questa epigrafe:

PI~ lU\"E:\"OICARE I TERMG I S.\CRI

CHE l\"\1TR.-\ POSE A COXFINE DELLA PATRIA

AFFRONTAROt--O l;\1PA\.IDI

\-roa:n: CLORIOS ..\.

REl'<'l)E SACRA

QUESTA TERRA REDENTA

2 NO\'EI\ I BRE 19H)

~i ,;:c a vano altre fo s se laggiù... Ritrovo s ull e c 1,oci i nomi di alcuni miei compaf!ni dell'l 1°. Esc o da l Cim i tero e mi reco a l Tribunale Militare. C'è udienza. Si discute il process-0 con tro il sergente :\icclli di un reggimentò di fanteria, imputato di d i~erzione. Il ·p. :\1. chiede I ' ergast-010, ma il Tribnnalr cs ch1-de la diserzione e condanna l\°i celli, pe r abbanòono di pos to, a venti anni di reclus ione , previo tlrgradazione. li :\°ice lli asco lta il verdetto c on indiffcrPnza e se ne rn fra i carabin ieri. Segu P un soldato :-e mplice, sici liano, imputato di un d elitio ana l ~go. e viene assolto.

16 Febbraio.

Zaino in spalla, di buon mal.Lino. A piedi s i.no a Ter,nova, in camion da Ternova a Sepenizza. Qui mi vien dello che la mia co mpagnia s 1 trov a alla destra dell'Isonzo, in una località della Sorgente. In marci"a ! Ecco l 'Iso nzo se mpre impetu oso, sempre ceruleo, ma, giungendo alle sue rive, vicino alla passerella , vengo accollo da alcune cannonate da 280. Vecchia conoscenza. E come non ba!'lasse il 280. en t ra in azione un 305. Sosta di un 'ora. Passaggio <lel fiume. A pochi metri dalla pa~sarella c',è un 305 inesploso e monumentale come il carabiniere di guardia. Alcuni minuti di strada e :;ono ai baraccamenti invernali o'ccupali dalla mia compagnia. I vecchi commilitoni, che avevano avuto qualche noliz.ia del mio arrivo, mi salutano e mi abbracciano con effusione vivissima. Petrella, mio compagno di trincea , mi .bacia. Conoscenza di alcuni ufficiali nuo,·i, rra i quali i l Lenent e Danesi, giovanissimo, appena u scilo dalla scuola di \1odena. I vecchi amici :,,.ono quasi tutti pre.c:enli. La compagnia è in rango, armala. Sono proprio arrivato al moment o opportuno. E' giunto l 'ordine improvviso di salire n e lla zona del Rombon e preèisamcnle sul Kukla che gli alpini hanno perduto dopo un attacco di so rpresa. E' già uolle quand o 1a compagnia si metle in marcia. Nolle di s tell e! Camminiamo - in s.ileuz io - per qualche chilometro, lungo la slra<la imperial e di Plezzo: poi, giunti dopo Osteria al Ponte Rollo, prendiamo a sinistra e cominciamo a salire.

: L M 10 DIARIO DI G uERRA 107

Panorama mcraùgli~o. Abbracciam-0 con lo sguardo t utta la Co'nca di Plezz-0, in-Ondata ùal plenilunio. Oll-0 or e di marcia . Attr avers i a m o Plusna, rao;a a l suol o dagli aus tria ci, e giu n g iamo a ll a lappa. In una ba racca angustissima, capace di appena ve nti p ers one, troviam o p os t o, i n lrc p l-0lon i. Facciamo mucchio· . E' accanto a me un bers agliere nuovo ve nuto cogli ultimi co mplement i. E' u n co ntadino umbm, tale Arc i o,n i, un tipo posato <' t r a nCJ.uillo , che s emhra di so ri en1alo e s monta lo ~li domanda:

- Fratello, è vero che siamo n ~nuli qu i priun ·a, ·anzata?

- Xon lo so. E se anc h e fo sse?

- Lo doma nd o, per curi o ità ..

- :(011 . sò nulla. Coraggio!Sono - ta n c hissimo e, appena disteso a te rra, nn ::Hldormenlo. 17 Febbraio.

J\ evi ca. Co r véc: tavol e per le b a r acc h e e p a li di ferro per « carnlli di Frisia i,. Zaino in s palla! La com pagnia si sposta tutta in prima linea , nell'ultima trincea. Si fa ancora u na buona m a rcia per una mul attiera quasi impraticabile. ~f-Onto di vedetla a ll a estrema de s tra della trin cea. So n o riparato da s acchetti di neve ge lata e da uno scu d o di ferro. Tutto il parapetto della trincea è di sacch e li i riempiti di neve: fragilissimo. Dinanzi a ll a nostr a trincea c'è un retico la to in g r a n p a rt e so mmerso

108 BENITO
)lUSSVLlNl

dalla neve; un ce ntinaio di metri pi ù i n su, si profila il se mic e r chio del reticola l o ans lri aco. Fra i du e reticolali ci so n o delle masse grige i nformi : ~ono çadaveri abbandonati. K otLe serena, di plenilunio . Siamo in mezzo alla n eve. L'occ hi o abbra ccia un cerchio vastissimo qi monta gne che mi sono familiari. Alla mia destra si profilano il Monte XeM, il Vrata, il Vrs ig, il Grand e e Piccolo Ja·worcek. Speltaoolo fantastico. Ordine di innas t are le baion e tte e cli spar are qualch e colpo, intermitlenlcmente. Il capitano: Bondi, che ha i l coma nd o i11l crinal c del ba llagli one, passa verso la mezzanotte in ispezione la trincea.

- :\f essuno d eve ùormirc! - eg li ci di ce.l\on in)pressionalevi per l e bombe a mano.Fre dd o acuto. Siamo completame nte all'aria aperta. La tr in cea n on off r e ripari di sor t a. Il o s paral o òuranle la n.o lte mezza dozzina di caricatori. Gli austriaci ha n no r i spos t o lìac came n te. C'è 1m ferito. fra n oi. ma l eggero . Venerdì 18 Febbraio.

Gioruata se r en,,, rna freddis s ima. Guardando \('l':-:,o l ' llalia , s i vede tutta la pianura di Gclin e e in lon t ananza, oltre le lagune, h1 linea azzurra, appena p ercetti bile, deJI' Adriatico.

Tn· :-'hrapnels aus tri aci, provenienti forse dallo .T a\\·orcek, b a ll ono s ulla trin cea de gl i a lpini. sotl os lan le alla nostra. \'edo passare, di corsa, alcuni

lL ~II(; DIARIO DI GUERRA lO!l

feri ti leggeri . All.ri vengono trasportal i i11 barella . Com in c iano a tuonare i n os l ri 14.9. I proiettili sibilanti pa ssa no sulJe n ostre tes te a poc hi me t ri d 'altezza e piombano sulla trincea austr ia ca . Guardando co ntro il sole, s i vede giungere il proiettile: sembra una bottiglia n era con un l eggero movimenLo di oscillazio ne. Tutli i proi e ttili ~cop piano : cio ltoli e pali vengono a cadere sino ne lla nos tra tri ncea . S lormi di corvi vòlano desc riv e ndo ampi cerchi s ulla Conca di Plezzo. Sollo a lla nos tra trin(·c•a c'è la foss a di due .soldati caduti n e i primi comhallimen li. '(ulla la compagni a è rimasta per ven~ t iquallro• ore con:-ecul iYe d'i ve d e ll a alla trincea.

19 Fl'blirain ..

L~ ,;olita co r uée . Bisogna andare a. prendere vive ri al Coma ndo di Briga la. Cn'ora di marcia , fa ti cosa. ·Chi ba i chiodi aguzzi o I ferri, può camminare. I bersaglieri mettono i piedi nei sacch e tt i per la !er r a e non scivolano p iù. DUl'anle il tragitto, J' artiglieria nemi c a ha bombardato la posi7.ione, ma la mulatt iera è s,ollo a un cos ton e , che l' orma un angolo morto bellissimo. Sott o quell e rocce s i è sic uri si può - co me . facciamo - assistere Lranquillamenle allo scoppio fr:agoroso dei proi ellil i nem ici. Passa un general e. Lo seg uon o molli ufficiali. Un sergente clel1'8~ compagnia, tal Peruzzone, geno,0 ese, è stato col p ito m o r talment e da una fuci l ata al petto. E' cadulo senza un gemito. Gli ~c avano una fossa otto la neve. Sole gra ndi s-

]10 BENITO MUSSOLINI

-..imo , qua i primaverile. Si laYora a preparare " rarnlli ùi Fris ia " e r r licolati. I so ldati , nelle baracche, :-crivono, scrivono... ~Ji fermo coi:1 un !.("r11ppo di ~ iornni uffici a li che fraternizzano oon 111<'. C'è il lene nle medico Mm-acchio, il {< qua c;; innncalo )) Pecrioli c he mi ri corda le manifes lazio111 e le barricale 1:oman e d e l maggio: il già avvol'alo Rapelli, pure romano: Sanli e Barbieri d e liri mia compagnia. Altre conoscenze: l' a YY. Righini. volontario negli Alpini , avvoca lo bolognese. Ordine di servizio per la 1:nia compagnia : il primo, C' ,econdo plotone vanno lli guardia alla trincea : il IPrzo e qnarlo devono spostare avanti i r e ti co lali . r·i vrslono di bian co. Appena giunto :;11 mio pos t o <li Yedcl ta, all' es tn·milà des tra della trincea, la vedPlta austri aca mi lira una di e tro l ' altra due fuci!al1• che s i spP-zzano contro lo scudo. ì\l e ll o la can1111 1kl mi o fucile a lla feritoia e ri spo ndo . L'au'-lriaco a sua Yolta risponde. Il du e llo dura alcuni minuti. Lo spostamento dei reticolati avviene senza incid e nti e se n za Yitlime. :\'olle freddi ss ima r ,lf'll ala. Siamo completamente a ll 'aperto. Quindici !!'l'<Hli sollo zero. Se s i resta immobili, l e scarpe ur•lan o " a<lt' ri sco no al suol o duro r so noro come 1111 metallo. ·

Domenica 20 F'l'/Jfwaio.

~ ,dr . Poche e r ade fucilal e lra le Yeùelle tlelle .:;rpiadrr in lriu cca. _.\! c un e cannonalr, innocue . 1 ·011 una bott igli a <li « Barbera amahile n chr il

IL M lO DlARlO DT GUERRA 111

bers agliere i\loroni Tomaso di Osimo mi ha reg alalo e oon lo scaldarancio, fa cciamo un eccellente Yino hrulé che ristora i miei compagni. Ora, i cannoni au~lriàei di grosso calibro tirano nella Conca ùi Plczzo, ve r so l a stretta di Saga per oolpire le nostre batterie di 149. I 280 e i 305 ·scopp ian o innanzi e indielro, sollevando nuYo le di fumo. E' un pezzo che gli austriaci « cercano ,, la noslrn balleria, ma non l 'ha qn o a nc or a 1rovata. Verso sera il s•ollotene nle Barbieri nti dice che il col onne ll o vuole vedermi. I l noslrn co lonnello, venu la a c omandare i l reg·g·imenLo in sostitu zi on e cli Barbiani. s i chiama Be1:t~lo cav. Giuseppe. Un uomo di media statura. asciulto, di poche paro le. Cape1li bianchi e un pizzello pure bianco alla Lamarmor:a. E ' stal o feriJo sul Car,,o. l\li. presento, sa l11t o.

l'na cordiale s tr etta di mano.

- Ho v olulo conoscervi , nel momento i n cui , comp iuto jl vostro dovere per u n giorno e una notte di guardia alla trincea. s iete disceso per un po ' cli riposo. So che s i e le u n buon so ldat o. Non ne h o mai dubitalo. -

Il colonnello pa ssa ad altro e mi dice:

- Sono s t ato parecchie volte di picch e lln i\ j\,'Jilano, per causa vostra e dei vostri amici.

- Altri ten1pi ! - rispondo.

li col onne ll o vive la nostra vita, so ITre degli ste ~~i disagi di un semplice soldato . E gli poteva r es tare in seconda linea c on un o degli altri battaglioni , ma ha vo luto essere ool bat.tagli011e più esposlo al pericol o . Ciò è molto simpa ti co e i bersagli e ri apprezzano questo gesto. Il colonnell o dorme su

112
BEXlTO :MUSSOLI:KI

alcuni> Lavo,Jè i n una specie di c u ccetta alla un metro da terra. Sotto di lui, a terra, dorme il suo aiutante, il sottotenente milanese Olmto Fanti, mio buon amico.

Da un altro lato dell' a ngusla baracca che serve anche da « posto di medicazione ll degli alpini, dormono i tenenti med ici Gargiul o e Congiu. Il primo meridionale, l'ultimo sardo. C'è anche Don Giovanni,• cappellano degli alpini, un pezzo d'uomo dall ' aria assai mite . . \ propos ilo: la medaglieria religio:5ia è in diminuzi,one. Nei primi tempi era un imperversare di immagini sacre. I so.Jdati ne portavano al collo, al polso, sul berretto, nelle dita a foggia di anello. Tutto ciò va cade ndo in d i suso. La tragica esperienza delle prim e linee ha insegnato che un amulel,o vale l'alLro , che il cornetto vale una medagl ia; e un gobbo d'avorio un Sant' Antonio . L'ulti ma trornta in materia di << scongiuri >> è quella di toccarsi le ,stellett e (fo,rse per analogia collo « stellone?») o di portare questa cabalistica epigrafe :

BIP Zl R 16

C eh . Zl P. S . S.

Migliaia di soldati l'hanno ricevuta passando pe:i paesi della vallata del.Nalis·one. Sono incapace di decifrarla.

~[r;:;:;11LL~I. • 77 111 i o d111r i o di y11 e r n 1.

BENITO ~f USSOLIN l

2 1 Febbraio.

Notte di vento violenti ssimo e: gelalo. Veniva dal Monle Nero , La te1a della nostra fragile baracca si gonfiava, mentre le trav erse di legn o str idev ano e pareva d,o,vessero romp ers i da un momento a ll 'altro•. Pigiati gli uni su gli altri. Pe r muoversi dal fond,o della bara cca alla p orta, si ca mmina sui co mpagni, c olle ginocchio e 10 mani a guisa di quadrupedi . Nessuno ha chiuso occ hi o. All e quattro, sono stato chiamato, p er la rorvée dei vivn i, che bisogna a ndare a prende r e dove s i fermano i muli, nella posizione do ve si tr ova il Coman do di Brigala. Anche nel Romb on i nos tri mo rti sono dissem inati qua e là, dove è stato po ssi bile di seppellirli. Sette croci allineate so rgon o vicino al Comando di Brigata; du e più in alto; qu alche a ltra ne i pressi della mula t tiera. Mattino di calma. Il tene nte Rapetli mi narra un epi sodio ch e dimostra quanto giovi ad incuora re i soldati. l' esempio degli uffic iali . . - Il 12° bersaglieri - mi dice Rapetti - er a a quota 1270, a lle fal dE' de l Monte Nero. La, nostra Lrincea veniva battuta da parecchie ore da un viole nto fuoco di arli.glieria. Il se rgen te Brenna aveva avuto un momento di pa n ico . PiuLtosto. che rimpr,overarlo, io mi. misi in p iedi sull a trincea, mentre granate e shrapn e ls fischiavano da ogni parte. li gesto mio, temerario, incuorò i b ersaglieri, più di qualunqu e punizion e od eccit a m ento . Quando, di lì a poco t ornai, lr-ovai il sergente Bren n a_, che, impassibile e fresco t r a l ' i nfu ri are dei proiettili ne-

114

miei , s i mi se s ull 'a llen i.i e disse: - ~ i e nl. e di nu ovo, s ignor leneule. Presenti, diciannove come prima. -

Il colonnello ha chies t o una copi a del mio «Gi or, nale di Guerra >, dello J aworcek. Ordine d1 servizio p er la uol.ll' : il p1·irn o plotone è comandalo a porre i « cava lli <li Frisia ,, o lt r e la n ostra trincea . Dell a pl"ima _quadra andiamo vo1onlariamente io P Reali Oreste, milanese. Ci vestiamo d i hianc o " andiamo -"·"· Prima ch e s pun li l a luna, n sc iamo ùall a trincea i nsieme col tenente Sant i. ' tri sciamo per a lcuni metri ... Ad un certo momento , il tenente avve rte un rumore di passi s ulla neve gelata. E ' un a pattuglia di austriac i. Sosta. Tutto intorno è silenzio. Ma le nos t re vedette no n dormono ed ecco crepita il fuoco della n ostra fucileria. La pattuglia nemi ca s i ritira in buon ordine. 22 F e bùraio.

;'fotte ùi l u na, iseren a, ma freddrss im a. S i dice: ùai quindici ai ven 1i gradi sotto zero. i\Ia n ess uno si sent e male. MaJati in tutto : quattro, e, più c h e maiali, indisposti. Com inciam o a « sfo ttere >> gli • austriaci. Sopra a un lungo bastone piantiamo un a p agn ot t a di pane, e sopra a un altro i ss i a mo un cappell o da bersaglie re. Ag itiamo, per qualche temp o, i d u e bastoni al disopra della trincea, ma gli austriaci non s parano. U n a novità : il nostr o capitano Mozzoni è tornato dalla licenza in ve rnale. Passa fra di noi sa lutando ci tuHi : :\ili a n n uncia c h e,

I[. ~f !O OIAKTO nJ GD ERRA 115

con molla probabilità, il reggimento cambierà fronte e andrà in Carnia. Distribuzione di caffè, cioccolato, burro, castagne secche. Si beve mollo cognac e molto rhum. I liquori eccitano contro il freddo e soprattutto tengono desti. Da notare: alle quattro e a mezzanotte, ci viene distribuito caffè e latte. E' un record a quest'altezza ! La distribuzione dei viven è regolare e abbondante : non abbiamo il rancio caldo,, ma tant' altra rioba lo sostitu isce: anche il prosciutto che talvo lta è veramente squisito. Il tenente medico l\fosacchio mi offre la [olografia dell'.Ja-worcek, con questa dedica:

All'amico Benito Mussolini offro

· affinchè. g_li ricordi il luogo ov' ebbe il battesimo del fuo co e la gioia suprema di constatare nel cuore dei suoi commilitoni le nobili qualità della stirpe italica.

Dormiamo sotto a una baracca, ma sulla neve. Ci contenteremmo di un p ochino di paglia, rna non c'è. Mercoledì 23 Febbraio.

No tte di guaroia alla trincea. Dodici ore sotto a una implacabile bufera cli neve. Verso le due si è udito un vivo fuoco di fucileria alla nostra destra, nelle posizioni tenute dagli alpini. Siamo balzat i

116

lulli in piedi. Coper ti di neve, sembravamo tanti fantasmi usciti da una fossa. Si trattava di un attacco an.,,triaco più !"imulato che ·attuato. Il fuoco i> dural o una quindicina di min u ti. Stamani, ali ' alba, 1'8& compagnia è venula a darci il cambio. Durante ]',np erazione, una pallottola sola di una vedetta austriaca ha ucciso due dei nostri : lVlassari, un richinnial,o ferrarese ,dell '84 - un so.Jdato bravo, disciplinato, volonteroso , che era stato con me in trincea sullo J avvorcek - e Manucci . Son-o caduti senza uu grido, s ul margine inferiore del camminamento. Colpiti e ntrambi alla testa. Dai buchi uscivano fiotti di sa ngue che inverrui~liavèl la neve .

Fatalità I

li 1\1:lnucci era aiA partito per la licenza invernale ed era giunto a Ternova : Qui aspettò ~ei giorni, perchè le li cen ze era no state sospese ne l se ttor e <lell' Alto Isonzo. Dopo sei giorni, ricevette l'ordine di tornare in compagnia. Giunse ieri sera. Stamani è morto. Il Massari era miracolosamente scampato allo shrapnel del 10 ottobre che uccise i suoi due compagni di Lenda, i ferraresi Mandrioli e Melloni. - Portaferiti! -

Ecco De Rita e Barnini . Adagiano in una coperta di lana i due mo,rti e li trascinano piano sulla neve ... Un trasporto colla -barella è impos.siliile, data la ripidità e il gelo del camrpinamento. La nostra trincea è falla di neve. I sacchetti non oontengono che n eve gelata. L e pallottole passano corne

lL
DIARlO IH GUERRA 117
~'lJ.(1

attraverso la carta ve lina. Bisogna cammmar e a schiena curvata.

Nevica sempre.

Gna va langa si è schianlala sulla baracca do ve dormonn a lr11ni ~ott,otenenti , le loro ordinan ze, Rea li ed io. Sotto l ' urto, la baracca si è chiusa co~ me un libro. Per f.o,rtuna, nessuno di noi è rimasto fe rito . Ho aiutato il tenen te Malascherpa - cremonese - a lil1e rarsi dai rottami e dalla neve, che, s f.ond a ndo, la tela de lla baracca, l o aveva quasi sepo lto.

24 Febbra i o.

Le oolite dodici o-re di guardia alla trinc ea. Sonio-, colla m ia s quad ra, ca-pitato propr~o ne l punto dove cadd ero i~r i Manucci e Massari. La neve è ancora ·oossa di s angu e. Scendendo - a se rvizio nltimato - dalla trincea, porto al maiggiore Tentori. com andante il battaghone Bassano degli alpini, una copia del Popolo, col Lrafiletto dedicato a l V,o]onlari di ~fonza . Il maggio re mi ricostru isce l e vicende dell a noHe trag ica - 14 febbraionella quale fu tentata la riconq ui sta delle posizioni perdute sul Kukla. L'avvocato Alfredo Volonteri - volontario - morì colpito da una palla in fronte, menlre gridava : - Alpini del b a ttaglione Bassano, avanti, ~Pf!\p re avanti ! -

Il maggiore Tentori mi racoonta anche la fine eroica di un caporal maggio r e che, colpito al ven-

118

tre, è morto dicendo : - ~Ii za me moro, ma moro contento, per l'Italia! Vfra l ' Italia!~elle parole del 1naggiore - un uomo alto, dal portamento, nobile e marziale - Yibra ancora un intenso affetto per i caduti.

Ho assistito a sera inoltra ta a una scena macahra. Una cassa da morto, fatta rozzamente , è sta ta caricata su un mulo. Gli alpini laYoravano in silenzio. Dentro ci dev ' essere - ho, pensato - la e.alma del pover-0 Volonteri , che la pietà di un amico ha di~.s,ollerralo per farl a portare in giù, in un.o dPi cimiteri dei pressi dell'Isonzo.

Venerdì 25 Febbraio.

Notte di tormenta. Stamani nebbia e neve si alternano. Abbiamo lavorato intensamente. E' la guerra dei hra ccianli. La Yanghetta rnle il fucile.

Ora il no st ro camminamento è profondo. Si può stare in pi ed i senza perioolo d i ricevere qualch e micidial e p a ll oHo la. Abbiamo rinforz a to la trincea con sacchetti di terra. In poche ore ne abbiamo riempi~o, qualche cent inaio. E' giunto il nuovo comandante del nos tr o baltagli one, cav. Galassi.ni, modenese. Il tenente medico Musacchio mi parla di unù stran o Lipo di ammalato, eh' egli ha vÌsitato stamani. Si tratta di un siciliano che afferma d i essere ~lal o 1t follur..ito n, cioè stregato, durante l a Ji cen1.a

IL )rIO OlARlO D1 GUEr:r:A

in\'ernale. Sintomi ·della « fattura »: debolezza, inappe t e nza, dolori Yaghi e nostalgia. Comprendo che un siciliano soffra di nostalgia , nostalgia de l gol e, fra tanlo ge l o e tan t a ne,·c !

Gli ufficiali subalterni del r~.io> battaglione s,o no lutti giovani ssimi e ci tratlano, col « tu » confidenziale. La notte se-orsa, secondo quanto mi dice il tenen le Azza li della 6" compagnia, g li a u s triaciin ves ti bianche - s i sono mossi per il sol ito al t acco, ma i bersaglieri del 33°, che non hanno l'abilu di ne disastr,osa di dormire in l rin cea, hanno, con c inque minuti di fuoco. sventalo il tentativo.

Sabato 26 Febbraio.

Notta t a di guardia. Tormenta di n eve s ino a mezzanotte. Il capitano ha veg lialo tutta la notte insieme con noi. Ha d eclamalo un brano del Nerone di Cossa . rPer ingannare il tempo, abb i amo cant icchiato . A mezzanot te, Reali, chef de cui-sine della squadra, ci ha preparato una specie di punch ch e bruciava gli i ntestini ; po,i c i ha intratte nuti s n g li usi e cost umi nord-americani. Le n oti zi e da Verdun hanno susci tato grande interesse fra noi. Verso l e quattro, si è udito gridare alla nostra sinistra:

- All'armi! All'armi ISiamo usci ti immedi a t amenl e dalle nostre bu-

120 B.f.NlTO M U SSOLlNl
M ussolini .in tenu!B di ma.Tcia.

che - quattro in Lutta la trincea - e ci siamo messi in linea. Tullo ciò è avvenuto con la rapidità de l baleno.

- Le bombe ! Le bombe ! -

In questo momento il nevisc hi,o ci frusta violentem ente la faccia. Ecco le bombe. Il sacco era in consegna alla n ostra squadra.

- Fuoco! -

H o s,parato tre caricatori. Poi mi sono scald ato le mani alla can na tepida d el fucile. Gli austriaci n on hanno spara to nemmeno un co lp o .

All 'alb a l 10 Yisto un fenomeno strano, dovuto certament e all'azione de ll 'elettricit à . La punta delle nostre baionette brilla'Va come -se fosse uscila dal fuoco. Anche il capi tano ha osse r vato il fenomeno. S tamani, sole. Il bianco della neve abbacina. Solito bombardamento, degli austriaci, contro le nostr e irreperibili batterie della stretta ùi Saga. -27 Febbraio.

Breve sole. Adesso nev ica ininterrottamente <la quindi ci o r e . Di guardia a lla trin cea. Se con tinua a nevic are, la nostra s i tuaz ione può dive nt are difficile. Oggi, per la, prima volta , siamo rimasti senza pane.

La posiz ione d e ll a n ostra trincea non ci permette, in caso di un seri o attacco austriaco, nessuna possib ilità di scelta; bi sogn a i:es istere sino all'u l-

lL ino DlARlO DI Gl:ERRA 123

limo uomo. La Lrincea è scavata, proprio all'orlo di uno scoscendimento del Kukla, che precipita quasi a picco, per alcune centinaia di metri, si no al pianoro dove c'oè il Comando di Brigala. Ritirarsi, sigrufica precipitare, r otolar e nell'ahisso. Res istere, dunque, e siamo ·pron!1 t 28 Febbraio.

Oggi abbiamo lavorato di vanghetta e badi l e . Le s olit e fucilate lra vedette. Ness un ferit0. 29 Feobraio.

Domani avrò i galloni da caporale. Un p iccolo avvenimento nella. mia vita di soldato . Il ca.pilan o ha motivato cosi la proposta :

« Per l'attività sua esemplare , l' allo spirito bers aglieresco e serenità d'animo. Primo sempre in ogni impresa di lavoro o di al'dimento. Incurant e rl.ei disagi. zelante e scrupoloso nell'adempimento dei suoi doveri ».

Dialogo colto a volo ieri sera :

- Tenente Barbieri , quant ' è la forza della cornpap;nia mointata stasera di guardia alla trincea?

- Centosette uomini.

124. BENITO ~IUSSOLlN I

- Ma lassù non ce ne so no che se Llan laquallrn conlati da me.

- Si vede che i «disponibili» non sono di più. Frà i cosiddetti cc disponibili>> c'é sempre qualche « imboscato n che « sbafa >> la guardia, ci,orè, non la fa. 1° /\!farzo.

otte di guardia alla trincea. Nevica . Sono sceso all'alba. Battaglia a pallate di neve. Giungono, verso mezzogiorno, alcune bombe austriache. Una vittima. Un alpino d'el battaglione Bassano. Lo porlano in barella al posto di m edicazione, ma ci restano un attimo. Brutto segno! L'alpino è morta lmente ferito . Sulla mulattiera c'è una striscia di sangue e di materia cerebrale . Padre Michele mi racconta che al 27° battaglione, che trovasi alla nostra destra, ci sono stati due morti e due feriti da pallottole de lle vedette. Anche il tenente Rapetti è ferito, mai non graveme nt e. Giovedì, 2 Marzo.

Stanotte di guardia. Neve. Neve. Sono ubriaco di bianco. Era con noi il capitan o. Sì è allogato alla meglio nella nostra tana, gocciolante da tutte le parti e ci ha letto moltissime pagine del libro del povero Lucalelli : Come ti erudisco il pupo. Mi sono divertito. Sull'al ba il sonno mi ha preso . Per

IL MIO DIARIO DI GUERRA 125

12<:i

BENITO MUSSOL1Nl

\ incerlo ho ingoiato mezza bo ttigli a di rhum che, come dice l'etichetta, oontiene tanto << alcool pari al 21 % del suo volume >> Novi tà. Stamani, pres to, una valanga ba travoll.o quattro alpini e un mulo . . \ll ra novità. Son riaperte le licenze invernali. Spetta anche a me, di diritto . Foglio rosso, tradotta · . 1.

Partono e-on me Reali, Morano, Tinell a, Morani, i l lt-nenk Bai·birri di Moclena. T erza novità. Aneli< · il battaglione sce nde s tasera e va a Serpenizza. (_)uesla notizia mi fa p iact>rè. Il pensiero di lasc ia1·c i miei c om pagn i sul Romhon tu rbava un p.o' la mia gioia. Durante il tragitto, gli austriaci ci speùi scono tre s hrapn els. Qualche altra can nonata scoppia su n_oi, rn prossimità di Osteria, s ulla strada maestra imperiale di Plczzo. olle di sosta a . . erpen i zza. ·

3 Mal':o.

Le cornpao-n i e del miv bat lag,lion e so,no d'iscesP In notte scorsa. Parte nza. Poco oltre Serpenizza, passiamo dav-an li ai baraccamenti dove hanno perH0 llalo i miei com militoni. Auguri e saluti. Piove a, dirotto. Sosla a Ternova per il bagno e la visita medica. Tappa notturna a -Svina, a cinque minuti da Caporetto. Svin a è un Yi ll aggio di poche case. Ko1te in un s ol a i o, su lla paglia. No n siamo, mo lti. E ' una delle ultime tradotle. I permissionaire.s tengono un contegno dignito~o e corretto. Non grida,

IL :-.no DIARIO DI GU E RRA 12,

non sc hiam azzi : Ja giio-i a c'è, ma è contenula uci cuori. Si formano dei crocchi, dove vengono narrati episodi di guerra. E passano n el racconto il Monte Nero, il Vra ta, il Vrsig, l ' Jaworcek, il Romhon, l e montagnp dell'Alto Isonzo, sa ntifica t e <lai sangue italiano.

Un mese fra le

montagne della Carnia

25 lYJa'rzo.

Cerco da cinque g10rni il mio batlag-lione.

L'ho lascialo a Serpenizza a riposo. So che è rimasto dieci giorni a Pinzano s ul Tagliamento. Poi è partilo per la, Carnia, ma per deslinaz1oue ignota. Giro da cinque giorni, i n lungo e in largo , la Carnia, a piedi e in ferrovia. Da Tolmezzo a Paluzza. La colonna dei bersaglieri che tornano dalla licenza invernale è scortata da due carabinieri a cavallo. Attravers i amo il ponte del But che ,1 irr,ompe e scroscia ». Si marcia in ordine. Ecco Terzo, Cedarchis, Enemonzo, Arta. Ho appc!1a il tempo di leggere l'epigrafe che rioorcla il so,ggior-· no di Giosuè Carducci in questi luoghi.

Un po' di sole . La strada s'inoltra fra abetaie foltissime e odo,ranti. C'è nell'aria i l tepore della primavera. I torrenti ingrossati dal disge l o urlano tra l e gole dei monti. Verso Paluzza, la valle del But. si allarga. A Pal uzza, i l maggiore degli a lpi n i, che sla al Comando di tapp a , mi dice, finalmente, tl,we si trova il mio battaglio-ne.· L o raggiungP.Tò :l[L' RSOLINJ. • li >nio rliario di .(/lte/"l"/1

domani. Passo la serata a Paluzza, popolala da soldati di ogni arma. Il paese è inlallo. L' artigl ieria nemica non lo ha mai raggiunto. Timau, in\'ecc, secondo quanto mi dicono abitanti di Pa lu zza, è una r ovina. Timau è l 'ultimo abitalo che si trova, -prima di raggiungere le posizioni ormai famo~e del PaJ Piccolo, Pal Gfla nd e, Freifoofel. 26 !lfarzo.

G1u u ge dal Freiko tel il r ombo ioin lcrroLLo del cannone. Sì comballe. Ma l'eco della ballaglia vicina non sembra turbare eccessivamente i cittadini di Paluzza .. La c aratteristica chiesetta, dinanzi alla fo nt ana, rigurgita di gen t e che asc-olla la messa . Gruppi, fra i quali sono molti soldati, stanno davanti ailla porla principale e a quelle laterali. U n sergente maggiore del Comando di lappa mi informa che da Timau .si so no chiest e << lu.lte le ambulanze disponibili » Ciò dà un'idea della gravità del combattimen to . . Alle undici ci raduniamo per partire. Siamo accompagnati dal sottotenente ~Ienini, lombal'do. Addio Pal uz za! Attraversiamo il BuL e tocchiamo Cerci vento. Segue Rarn.scle lto, dove troviamo la neve. Siamo a 947 metri. Vecchi e donne sono nelle strade a godersi il sole e il riposo domenicale. Un particolare s ignificativo che denota il patriottismo di ques te popol azioni. A Ravasclettopaese di poche centinaia di an_ime - so no s tate sotl ascritte ben 25 1rnl a lire per il terzo prec:tito

130

nazional e. So.--ta per il rancio che confezioniamo . in ca~a di un conladino che ci offre le marmitle. In marcia! Ora la str·ada riscende. Il panorama che si offre allo sguardo è sempre incantevole. Carnia pilloresca e ospitale!! Breve tappa a Paularo: un villaggio. Enlriamo in una casa - che ha una certa grazia di villetta signorile - per bere un so,rso d'acqua. ,Ci viene ,offerta, con gentilezza, dalle donne di casa. Tre ragazze: Mina, Antonietta, Maddalena. Noto un grande ritratto di Benedetto Ca,iroli e uno piccolo di Gabriele d' Annunzio. Donne italianissime. Cantiamo insieme 1' inno di Oberdan. Saluli e auguri.

Ecco Comeglians, da dove comincia la valle del Degano. Tappa serale a Rigolato, pieno ili, alpini del 3°. Sono giovani del '96 provenienti da Torino. Le osterie sono affollate di soldati . Nelle strade noJJ ci sono fana l i. Buio pes.to. Ma da un accantonamento , non lungi dalla strada principale, si leva un coro :

Al 27 1naggio

Al tramonto del sol, Affondavasi una barca Nel Lago Maggior.

Bella che do,-mi Sul letto dei fior, Sveg liati e poi ti"cevi Un bacio d'amor ...

lJ coro lento a tre voci si diffonde con una certa !'-olennilà nella notte s tellata.

fL MIO DlARiO Dl
131
GUERRA

27 Marzn.

Da Rigolato a Forni ·ci sono 7 km. e mezw di s trada maestra . A Forni c ' è il Comando del mio baUaglione. Lungo la strada, il solito movimento delle reirovie: biciclette, carri, carnions. -

lncontriamo una piccola automobile della Croce Hossa inglese, guidata da uno chauff eu,- coll'inevitabile pipa corLa in bocca. A. Forni, dove giungi ;lmo ver.so le 11, ci dic,ono dove si Lrova la mia compagn ia. Ci mettiamo al seguito della colonna d ei muli che portano i viveri. Di rimarchevole a Forni non ho visto che un palazzo delle sèuole e lementari, quasi grandi-0so. Siamo una d~cina di bersaglieri. E' con noi l'aspirante ufficiale Baldesi, toscano. Tre ore di marcia lungo una mulattiera che atlraversà un 'abetaia cosi folta, che impedisce al so le di giungere a terra.

A quota 157 0, alla destra del Lorrenle Bordaglia, che nasce dal laghetto omonimo, _ trovo il 1° plotone della mia compagnia. Sono arrivalo. Il plotone è ricoverarto - insieme con altri bersaglieri ciclisti del 10° - in una baracca di leg no a tre piani. Di fianco, c'è la cucina e uno sgabuzzino, sulla cui porta mal connessa sla scritto pomposamente : Sala convegno p·e,- /umatori. C'è il fumo, ci sono i fumatori, ma quanto alla s ala è ... un'esagerazione. La stanchezza mi concilia rapidamente il sonno.

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BENITO MUSSOLINI

28 Marzo.

Alba gng1a. Qualche raffica di nevischio, attenuata da ondale di sole. Bizzarria della montagna. Il Comando della nostra compagnia è 300 metri più in allo. Vi salgo per presentarmi al capitano. Xel tragitto ho modo di orientarmi sulle nostre p0sizioni. Siamo fortificatissimi! Tutta la neve, vici110 e lontano, è punteggiata dai pali dei nostri reticolali. Di rp1i , non passeranno mai!

?9 Mur: o .

Stamani, ricognizione volontaria. Sono disceso nella valle, sino a lla confluenza del Bordaglia col Volaja. Laggiù una squadra di alpini schyatori i esercitava. Pomeriggio insignifìcanle. La prinu1 squadra è di guardiai all'accantonamento. Sono capoposto. Niot.te t.ranquillé1. ..

30 Marzo .

l\e, icc1 <la sedici ore. Tullo è ,bianco. La mulattiera è sommersa. Pomeriggio: nevica sempre. La posta non r giunta. Ore lunghe. Nella bairacca, al primo, al secondo, al terzo pian,o - totale altezza quallro metri o giù di li - si gioca a carte, si fuina, si canta. Io, col ventre a terra, scrivo queste note. Tipi di soldati: Meiosi Piacentino, lucchese , tornato dall'America. Classe 1893. E' il •

IL ~llO DIARIO DI GUERRA 133

vero lipo del toscano medio: asciutto, intelligente e provv~to di una buona lingua snodata.

- Sono tornato in Italia per l 'onol'e - egli mi dice, iniziando la nostra conversazione. - Cinque anni or sono andai in America e quandc fu ch iamata la mia classe., non essendomi presentato, fui d'ichiarato disertore. In America, a Richm·ond, capital e dello Slalo d i Virginia, avevo un piccolo commercio di oonfettiere. Gli affari non andavano male. Scoppiò la guerra europea. Quando l'Italia e ulrò in campo, se ntii che non potevo più oltre restare lontano dalla mia Patria e so no tornato. Polevo entra-re nella Sanità, ma ho preferito, un'arma combattente e sono qui a fare il mio dovere.E' un fatto. che i - oldati tornati dall 'America cos tituis cono . la parte migliore delle truppe a l fronte.

Domattina , sveglia alle quattro . D op0 gh &tlacch i al Pal Piccolo, bisogna v igilare. Tale ·è l'ordine telefonico del capitano.

L'eventualità di un 'azione lusinga i soldati. Nevica sempre. Sono cadu~e due valange oo u un boato tremendo. Non si ha notizia di vittime. I morti in seguito a valanghe non sono s tati molti in questa zona: cinque e alcuni fer iti . 31 Marzo.

Dopo tanta nern, ecco una mattinata meraviglioa di sole. Ne ll& chiarilà diafana, trasparente delJ' ("rizzonte, si stagliano netti i profi li e le merlel-

134 BENITO
~[USSOLINJ

tature delle montagne b ianchissime . Lontano si vedono le guglie dolomitiche del Cadore. Una linea sottile dj porpora annuncia il sole. Se fossi un poeta !

Intanto, al l arnro. La mulattiera è colma di neve. Anche i sentieri d'accesso alle « ridotte n della prima e della seconda li nea sono ostr uiti. Dai costoni quasi perpendicolari dei monti di Vas e Omladet che c i stan no di fronte, si staccano, frequenti valanghe. Da lontano semb rano cascate mugghianti. Tur-binì,o di neve sulle cime. Pare che la montagna fumigh i . Pomer iggio solatìo e calmo. Qualche fucilata solitaria. Verso le tre, abbiamo notalo due palloni bia•nchi, al1issimi, che il vento spingeva verso di noi, dalle linee nemiche. Si tratta di uno dei soliti truc chi austriaci; il cesto del pallone recava una poesia conlro Cadorna - scritta in italiano - e due cartine geografiche: Ciò che otteneva l'Italia senza. la guerm e ciò che h.a ottenuto in dieci mesi di guerra.

Il Comando auslriaco che ci fronteggia è riIJ1a.'-lo alla tesi del « parecchio >> di giolittiana, nonchè ignobile memoria.

- Ma se i tedesch i - com meut a un arguto bergamasco - non hanno altri « tallon i ,1 da sparare, presto son fritti.1° Aprile.

Sono capoposto della guardia al <, blockhouse " N. 2 dei posti avanzati d'i prima li nea, oltre il val-

lL JllIO DlARlO Dl GUERRA 135

loncello della valanga. Il << blockhouse » N. 3 è stato travolto e sommerso da una valanga. Per fortuna, era stato abbandonato in tempo e n on ci sono state vittime. Ho con me i bersaglieri Reali Oreste di Milano, Alcenzo Memore di Fiume l\Iarina, Marano Arturo di Codroipo, Ruggeri Pietro di Fabriano,; Mastromonaco Giuseppe. del Molise, Scacchelti Ezio nato a Costantinopoli da genitori mantovani, e Tonini, piacentino.

I quattro « blockhouses » o ridotte, costituiscono la nostra prima linea. La consegna è di difenderli i::ino all'arrivo dei rinforzi della seconda linea e se i rinforzi non arrivano, difend'erli egualmente sino all'u ltima cartuccia. Sono ridotte costruite con gr06Si tronchi d'albero, resistenti a granate di piccolo calibro. Per giaciglio, un tavolaccio ricoperto e reso un po' soffice da Ùno strato di fronde d' abete che emanano l'odore grato e resinoso dell e conifere. Nel pomeriggio, intermittente e innocuo bombardamen t o a .sbrapnels. Pass ai un Taube altissimo, o lire il tiro possibi\e dei nostri fuc ili. Filn veloce in d irezione della Valle del Degano. 2 Ap,.ile.

Sole. A ppena giorno, muov ia1110 in ricognm one vers o le posizioni austriache.

Siamo in cinque. La neve poco resistente ci impedisce di camminare con velocità. Siamo giunti in prossimità del Passo di Giramondo, dominato alla sinistra, per chi sale lungo il Rio Volaja, dal

136 BENITO MUSSOLINl

P icco di Giramondo che appare come un << Tenn ine » g igantesco poslo dalla n at ur a per segnare i co nfini d' Italia. Verso le 10 il solito Taube è venuLo sulle nostre posizioni.

Quantunque fosse molto alto, abb i a mo fallo fuoco eg u almente. Dopo il second o ra n cio , quando scendono dai monti le prime om bre de lla sera, mentre sulle cime s i attarda la l umi nos ità de l crepuscol o, i soldati si riunisco no e ca n t a no· i n coro· .

Sono vecchie canzoni sempli ci d i pa r ole e d ì me l odia, che si prestano a l ca n to, a p iù v,oci.

Ie ri nel mio « blockhouse » ven ne cantat o il Lomento del soldato per la morie della fidanzata.

Ecco le parole. 1 versi sono r ozzi, ma c'è in essi una fresca vena di sentimento :

Trenta me si c he faccio il soldato

E unn lettera mi vedo crrriuar.

Sarà forse la mia amo,-osa

Che h o las ciata nel letto ammalò .

.4 rapporto, s ignor capitano,

Se in li ce nza nu: vuole manda r .

In li cenza ti manderia

Purchè r·itorni da bravo soldà .

Glie lo giuro _ signor capitanu, .

Che ritorno da bravo s_olclà.

Quando giungo vicino al paese , La campane io sento a suonar.

!L :I.UO DIARIO DI GUERRA 137

Sara, forse , la mia amorosa

Che la portano n so(te rra, · .

O b ecchino, che porti la bara

P er fa vore, ripo sa(i tin po'.

Se da viuL, non l'ho nwi baciala,

Or ch'e mo rlct , la vog lio baciar!

La sua bocca, ora, sen te di lerra, Mentre prima odomva di fio r!

Sono le canl!oni sg,orgate da ll 'anjma primitivB del popolo . Sono passate da generazione a ge nerazione e i soldati se le sono t r asmesse da una classe all'altra.

Ore quindici. Ria ppa rizione del Taub e ne mico, ch e vola altissimo. Verso il tramonto, duello stra cco delle oppost e arti glierie . Distribuzione de l tabacco goYernativo, c,on le rela t ive Lr~ cart oline in fr a nchigia .

S i sr:rive. S i fuma. Il fwno è una distrazione .

3 ApT'i l e.

Gra nd e sole. Stamani nella sol ita « ricognmone )> ci siamo, spinti ancora pi ù in là . Erano con me i caporali ·Pietroantonio, un g tovane abruzzese t ornal o cl a ll ' America per fare il solda to, e Serràto Antonino, un valido e anjmoso siciliano del dis tr e tto di Cefa lù. Verso le 11, l'artiglieria nemica ha balluto con granate-s hrapn els le uoslre pos:z io-

BENITO MUSSOLl Nl

ni della Selle tta Ira il But e l' Omladel. Le granate , scopp iand o, c hìa zzavanci di n ero la neve. Pomeriggio di s il e nzio alto, interrotto soltan t o dal rombo delle v.alangh e. Le quali non sono le , ·alanghe rlirò cosi .(( classiche n ch e si formano col << sasso che dal vertice » rotola giù n ella valle . Sono, invece, grandi s tra t i di n eve che slitta dai oostoni più ripidj, p er e ffetto deì vento ,o del peso della neve s tess a . Qua e là, la montagna comincia a mostr.are le sue rocce. E' la primavera? ·Un 'Lenente del battaglione ciclisti mi reg ala, come s uo ricordo, una fotogr-afia delle posizioni del Passo di G iramondo e de l Volaja. Ieri, mentre gli alpini oper avan o il << camb io » dei pic coli posti in Bordagl ia Alta, furono scoperti dalle vede tte austriache. Tre morti dei nostri sono caduti n el camminamento. fra la neve .·

4 Apri/ P.

Hicognizione mattutina al va lico del Volaja. Si amo ridiscesi per il torrente omo nimo ,sepolto s ollo la neve. Ne l pomeriggio, nuova ricognizione s u Bordaglia Alta. Siamo s aliti p er u n pe ndi o ripidissimo. Erano c,on me ìl tenente Santi e tre alpi ni della compagnia volontari alpini. Indossavano il camice b ianco. Q ues ti vo lontari sono in gran par~ te carnioli e fr i ul an i. Gente del paese. Di lulle le. e tà. Di tutte le condizioni social i.- Sbarrand'o i pass i ai confini d'Italia, essi dife ndon o l e l oro cas e, Je loro famigli e, i loro villaggi che sa r ebbe r n i

IL ::II!O DIAR IO DI GU ERRA

primi a subire le violenze dell'invasore. G.ente , sirr:i patica. Siam giunti al laghetto di Bordaglia; completamente gelato. Dal laghetto ha origine il torrente omonimo che si getta a Pierabech nel Fleons o Degano, dopo aver ricevuto, come confluente, il Volaja.

Il tenente Santi - c he oltre ad essere il miv superiore, è un mio amico carissimo - ci ha fatti sostare per alcuni minuti in posizi-0ne conveniente per vedere, senza essere visti, le linee nemiche Col binocolo si vedono benissimo, anche n ei dettagli, i cc blockhouses ,, austriaci che presidiano il Passo di Giramondo.

11 tenente Barnaba, territoriale, della compagnia dei volontari alpini, è stato lieto di incontrarmi, e ci ha offerLo un sorso di cognac . Di lassù, lo sguardo abbràccia un panorama di montagne meraviglioso . Le Dolomiti della sinistra del Cadore lanciano al cielo le loro guglie sottili. L'animacl inanzi a quesla visione - si dilata e si esalta. La montagna, come il mare, fa cc sentire n l'immensità . .5 Aprile.

Nebbia, maltempo. Mattinata gngia. Nessuna ricognizione. I soldati hanno brevi momenti di tetraggine, seguili da esplosioni di gi,oia e di allegria talvolta fa11ciullesca. La neve se ne v-a. I bucaneve - primi fiori della montagna - c-0minciano a tappezzare i tratti scoperti. Oggi, non una cannonata e nemmeno fucileria. Quiete assoluta.

l<LO BENITO MUSSOLINI

D jvaghi amo. Tipi di s·ol dati . Ascenzo .Memore, d e l distretto d i Savona, · marin a io d'i mestiere. Basta mostrargli u na cartol ina illustrata con una b a r ca, per fargli sentire tulle l e acu te nostal gie del mare. Nato a Final MarÌua. I suoi raccont i della vita marinaresca m'in teressan o. Fa il soldato vo l entieri e od i « i tedeschi. Lo chiamiamo marina r etto. Abbiamo invee.~ a1libbiato il soprannome di arabetto a Ezi o Lucc hetti ch e è n ato e vissuLo a CosLantinop oli, dove la tam i gli a su a è rimasta sotto la protezione degli Sta ti Uniti, men tre l u i tornava volontari amente in Ita l ia per l a guerra. Ha un p,o' la silhouette del turco. Calmo, flemmatico, parla in italiano coi:i un leggero acce11Lo es-otico un po' turco . e un po? francese . Fuma .. . -0ome un turco . Una sigarètta gl i pende continuamente da lla bocca e unJ altra · sta, di riserva, s ull 'orecchio des t ro. Quamlo Ascenzo vuole « sfottei-e n l'Arabell a , lo chiama« aggr ega l o all'JLalia ,,. E allora l'Ara belto pei:-de la sua cal ma apiiuale e 1< scatta » per procl amarsi « italiano n di razza e di sentimento. Pomeriggio. Arriva .la posta . _-Tutta ·roba in riLardQ. La posta nuova no n ba a n cora, come diciamo nel ·no-s tro gergo, «· trornla la strada n. 6 Aprile.

· Giornata movimentata quella d'oggi. Scrivo queste righ e, a notte alta, nel e< b lock.house n illuminato da un mozzicòne d i candel a. I mie{ compagni dormono. Sta m ani h o co m piu t o la sol ita ri-

IL MIO DIARIO DI GUERRA 141

cogmz10ne. Siamo giunti sino al cos tone che p er la sua strana conformazione viene chi ama to << ~pina di pesce ». In quel punto l a neve è a lta o ltre dieci melri. Ha colmato gli scoscend imenti e formato una specie di pianoro.

Durante tutta la mattinata, vio l ento duello delle artiglierie di medio e grosso calibr.o. All ' una del pomeriggio ho ricevuto un ord:ine~fonogramma di intensificare la vigi l anza e di lavorare attorno al ,< hlockhouse » esse ndoci probabilità di un attacoo nemico. Ci .siamo messi immediatamente al lavoro.

~1enlre le artiglieri e r icominciavano il loro bombardamento reciproco, abbiamo scavalo una trincea a destra e una a sinistra della ridotta. Qui opporrei-no la prìma res istenza. Poi ci chiuderem o nel << blockhouse » che h a tante feritoie quanti sono gli u0:mini d i guardia. La consegna è semplice e categorica. I << blockhouses » devono resistere a oltranza, sino all'ultima cartuccia. Abb iamo infatti un'abbondante dotazione di munizioni.

- Il Lenen te ci ha detto:

- ln ca~,o di attacco, voi siete -i << sacrifìcati n se i rinforzi non giungono in tempo.

Posa di re liwlati . Oltre i posti · d'i vedetta, i fili ùi ferro dentato sono intricatissimL

TI bombardamento n e mico sul Vo l aja è durato sino a notte. Due granate sono cadute poco lungi da noi, ma $enza scoppiare.

· - Vigilare! Occhi aperti, stanotte, e oret:ch1e spaiancate l - ·

112

7 Aprile.

Solita ricognmone. Ci siamo spinti oltre il cosl<>ne Lambertengbi, cosi chiamato in onore del tenente degli alpini, che scendendo dal Volaja in ricognizione, vi fu colpilo a morte da una fucilata austriaca. Qui, alcuni me i fa, venne catturata dai bersagli eri una picoola paltuglia nemica. Cielo nubiloso. Pochi colpi di cannone nel pomeriggio.

Il « morale » . Posso scriverne dopo tanti mesi Ji consuetudine coi soldati ·? Che cosa è il « mora~ le ))? Definirlo in maniera precisa, racchiuderlo in un breve giro di frasi come un ordine di servizio impossibile. 11 « morale n appari.iene alla categoria degli cc imponderabili » : non l,o si misura, lo si se nte, lo si avyerle, l o si intui sce. Il e< mora le » è il maggiore o minor senso di responsabilità, il maggiore o minore impulso al compimento del 1woprio dovere, il maggiore o mir-ore spirito di aggressività che un soldato possiede. Il cc morale » è relaliv,o, variabile da momento a momento ; da luogo a luogo. Questo s tato d'animo che si rias-;ume g-Jobalmente col termine « morale >> è il coefficient~ fondamentale d'ella vittoria, preminente in confl'onlo dell'elemento tecnico o meccanico. Vin~ cerà chi vorrà v i ncere! Vincerà chi disporrà delle maggiori riserve di energia psichica vohtiva. Centomila cannoni non vi daranno la vittoria, se i soldati non saranno capaci di muovere a ll'assalto;

IL i\110 DIAR 10 DI GUERRA 143

BENITO ::UUSSOLINI

se non avranno il coraggio - a un dato momento - d i « scoprirsi » e d i affrontare la morte. Non si può giudicare il « morale » dei soldati da un semplice episodi.o o da un contatto occasionale. li gesto di un S10ldato vi può far credere che lu tto l' esercito sia compos1,o di e1,oi, la parola d i un altro vi può far pe nsare esattament e il contrarw. L'errore della « generalizzazi one » è quello nel qua le cadono colo.ro che parlano di « morale » senza aver vissut o ooi soldati ed essendosi limitati, invece, ad una rapida visita o acl un fugace .colloquio. 11 «morale» dei soldati in prima linea è diverso da quello dei soldati delle retrovie ; le classi anziane e le classi giovani hanno un cc morale ,, diverso; i soldati oon tadini presentano differenze <.Il << morale )) in confronto dei saldali nati e vissuti nelle cilla. Il « morale » dei soldati che hanno bFit'11le le vie del mondo, è più allo di quello dei solclali cbe noH mossero mai piede oltre la cerchia del bJrg ,1 naLì-o; le sfumature sono infinite, come innumerevoli ono i tipi umani. Rivendico il d'iritto di trattare la questione, perchè ho e< studiato, » coloro che m i circondano, che dividono meco il pane, 11 ricovero,, i disagi, i pericoli ; ho « sorpreso ,, i loro ct1scorsi, fissati i lor o atteggiamenti spirituali e nelle più svariate contingenze di tempo e di luogo che la guerra impone al soldato,: in prima linea e m seconda linea; in trincea e m riposo; .durante il tuuro, prima e dopo il fuoco ; nel treno attrezzato: all'ospedale, nelle tradott e; al deposil o di nl orn tmento, durant e le marce di giorno e di n 11tle; s0tto la pioggia, sotto la neve, sotto la milra~lin . .

144

E la mia cond~ionc è questa: il «mo r aleu Jc·1 ::.oldati ita l iani è buono: i ~oldali italiani sono di :-1·iplinali, coraggiosi, Yolonter-OSri. Sapendoli prendere per il loro ver$O, oo-ns iderandoli capicic-i di ragionamenti e non se mpli ci numeri di matricoh, . ::-1 può ol11•ncre dai $O ]ùali ilaliani Lutto ciò c-he :"i -vuole; dal lavoro oscuro della corvée all'a:-:;stiilP irruente e micidiale della ba1,onellc1.. '

Una compagnia in gnerra ha circa 250 uomini. Dàl punto ùi v is t a ù'el cc morale » si possono d1,·ide r·e in gruppi neUa maniera segueme.

Ci sono 25 solda ti - artigiani, professio nisl i f ' Yolontari itali a ni - che se ntono le ragi,oni dello nos11,a guerra e la comballono c,on entus iasmo.

Altri 25 so no quelli torna t i v-0lonl ariamenl C' da i paesi d'Europa o da quelli d'oltre Oceano. Genti> che ha vissuto: genle che ha acquistato una cerla esperienza sociale. Sono sold at i ollimi sol to ogni rapporto. Ci ono una cinquan tina d'indi,,iduigio\'ani - che fanno l a guerra volenti eri. li p:rosso della compagnia - un centinaio - ~· rappresentalo da col,o ro che slanno fra i rassegnali e i vo l onterosi: acce t tano i l fa ll o compiuto, se nza di::-cuter1o. Sarebbero rimasti volentieri a casa, rn ,1 ora la g-uerra c'è- e :-_an no compierr il prorrio dovere.

Ci ·ono in ogni compag nia una quarantina cli indi\•id'ui indefinibili, che possono es~r r e Yalornsi o Yigli acc hi , a cc-onda delle c ircostanze. li l'imancnle si compone di re[rallari, di incoscienti, di qualche' canag lia che non sempre ha il coraggio tli nYelarsi, pc1' la paura ùei Codic(' :.\fililart>.

Mussor.:rx:r. - n mio cTir,rin rli ,,,,,.,.,.,,_ 1 "

lL lllO DHRlO DI G'rERR:\ 145

BENITO :UUSSOLINl

Queste cifre possono Yariare . ma l a proporz~on r .., quella. I n ùefiniliYa. il (< mora l e n ùei so ldati d1fH' nd 1· da qu ello degli ufficiali che li com andano . :'-:on è il caso - ora - di dire ciò che :-i è fatto pe r lene r e a llo il (( morale " ù e i sold ati italiani G cit, <.:he non si è fallo. Verrà il lcmpo a11c·he perquc.:; Lo cliscnrs(J.

S , l ptilc.

::;:(,uo smon tal o di guardia Ja1 <( postl avanzali H ;\iel p(Hneriggio, le ,:_;o lit e cannona te . Ch i ci bada I i ÌI '!

10 Aprile .

.\"ienle di TI UO\'O. La nostra fa tica c-o nsiste ades'-0 n el rintra cc iare e "coprire i ~e nti eri che la neve ha ~cpo llo. Squadre cli operai borghes i lavorano ,iltirnmrnte a cos truir e nuove 11 riùolle n e formida bili "hnn:imcnl i con « tagliale ,, d'i abe ti.

l n rolontario i l a1o-inglese cosi sc riYe al fratello ~fa rano ..\rlun,, della mia squadta; 1' un d ::i cum c11lo inl rressan te :

« Ca ,·o fratello, sono se lle me:-i che mi Lriovo sotto le nrm i inglesi , ma a ncora non sono slalo in balt,1~lia . mu . - P mi Locca.::"P di andare sa r ei con -

1.JG

lento di andare a combattere con quei hm·l;ari /!t'r1nane"i, sare i conten t o di morire, ma prima YOtTei <:-hc qualche ge rm an e se m i pass:;i.sse fr a le man, . ('aro fratello, tu mi dici perc h é n o n h o ra'ggiunlo le nostre armi italiane. Se avessi p o lul o sare i rnnnlo. Ho scri lto a l Cou~olat o italiano a Vancoll\er in Ca n adà e non mi ha mai ri s po s t o. Cosi rag.g iu nsi l e armi i ngle si e per la ve rità non si s la male. Io n on parlo l ' in glese, ma mi << rangio , i per b e n e. Diamoci co rag gio tutti e tre i fr a t elli sino alla rilt oria e dopo raggiungeremo la casa pa le rn a t11lti f• Ire im,icmc, per non più abbanrlonar l a » .

11 Aprile.

Fatto due trincee e un ~ent,er-0 che unisce tu lla la linea delle nostre " rid o tt e » . Ne l p omeriggio, dodici ca n nonate a sh r apnels.

12 Aprile.

Questa è la guerra d'el buio, d e lla nollc. Le giornale trascor r ono in una grande tr a nquillità: le notti i nyece ,sono sem pre movimenl alP. Si comi ncia a comhaUere nel crepuscolo e si c o ntinua a tenebre alte. Stanotte fuo co Yivo di fucilrria in Bordaglia Alta. Lo scoppiettare secco dei fuci li era, di quando in quando, copert o dal fraf!orc· d<'lle bombe a m ano .

Stamani una leggera neYicata. Poi, sole . Siamo

IL :.\llO DIARIO DI GUERP.A 147

1-18 BENITO :ll USSOL INl

an J al i ad ullirnare l e trincee. Quando si tr altu di q11 esli l avor i, i sol dat i non « batlono la fiac ca ,, . L e d11c tri nce e dom ina no tutte l a ya ll e del Vo laja . Campo di tiro vastissimo, e fficace, in ibitori o. i\'l e lo ha d'e ll o i l ca pitano Ri cc hi eri , dei h e rsagl ierl cicli st i, c h e c on osce a m era vigli a quesle p os i zioni.

·Po ichè l ' ultima trincea· in all o è -s t a La disegnala d a mc e scava la sollo la mia d ir ezione, i l ca pitan oRirch ier i mi L1·ibula un picc olo elo,gio. Ho prepar a t o s u du e tabelle di l e gno , c: h e abbiamo inchi odalo su due tron c hi mozzal i, i. n omi 11e lle trincee. La più lun ga , che è quella pi ù in basso, sa r à c hi amala d'ora in poi il « Trincerone d e i bersag)irri n, quella in allo « T r i nc ea Cacl-orn a n in onore ùrl n os lro general issimo.

Voc i de l ge rg o di guerra: trollapiano = pido cc hi o :

s paz:o lin. o = alle nden lc: siga r P- fl e = cartucce fucile mod ello 18çl I: r-arlofina in fr anchig ia = sold ato hufl',o : una busta con quallro carrrbini e ,·i = l e llrr a assicurala. 13 Ap,-ile.

Ma tti n a ta e pomeriggio d i calma. A sera fa lla, rp i anclo eravamo gi& di s tesi sui nostri g iac igl i d1 paglia ormai lrilura ta. s iam o s t ati svegli a li dal fu oco. Le n o s tre mi tr agliatrici e qu elle au~ lri ac h c ca n tava no a go la t ci-oè . . . a « n ast ro n pie 0 ·a l o e la fuci leria crep i-l ava intensa su Bo r dag li a Alla r :\ a-

\'ilgni - L. Silenzio fa tt o d'alte,::;a. Poi una rnce h a gridalo:

- All 'ai·mi ! -

. \lzar ci, ar ma,·ci, riempire il t ascapa ne Ji ca rl11ccr è sl.il.o l'affare di nn minuto primo. Siamo dis cesi in a tt esa di o rdini. Menlre i mi nu1i pa sa, ·ano se nza ordini, io osservavo i miei commilito ni. I giovani Lradi vano una cerla e moz ion e, e ran o impazie nti e te m eva no di g iunge re in rilard-o a porlare soccorso ai « frat e lli n attaccati in prima li 11c>a. ma i Yecchi , in vece, se ne stavano cal m i, lJua si imp assibi li e forse un po' scetti ci ... Pi ù prc\'idcnli Jei giornni, no n avevano dim e nticalo il pane, e nemmeno l a cicca. Falso allarme? .

G ià: fa lso a llarme. Ci rigettiamo a lerr&. armali. prr p<:<:pre pronti al pri mo appello. 1':i Aprile.

Pom eriggio di inlen so bombardam en t o. Proietlili di lulli i calibri infuocano l'aria. Gli aus l1·iaci si svrgli a n o. La p _sicologi a del vecchio soldato dinanzi a l ca nnone è i n queste espressioni. Se ,. nn co lp o i solato , il soldato ~i limita ad osse rv are: - E' il buon giorno! II buon appetito! La buona ~e r a !-~ C' i colpi sono frequenti. vi presta un a ce rta Hllenzione. Di dove ve n gono? Ad ogni scopp io, s1 dice:

r • --E' un 75! 1..,n 133! Un 280! 1.Jn 303~nifficile s b ag li are. L'orecchio è abituato.

IL
DI GUERRA 149
),IJO DIARIO

Infine se il bombardamento è continuo, i ninlerrollo per ore e ore, una vaga inquietudine affcrrn l'anima del soldato, che si domanda: - Che cosa succede? -

Oggi i l cannone non sosta. A sera ci g-iung o.no notizie i n cerle sugli effetti ùel homhardamen1 < ,. L a p iù provala è s t a t a l a sesta compagnia che occupa posizioni laterali a lle nost r e, su l Paralha. lin « blockhouse » ava n zalo è slalo preso di mira. Fna grana~a da 155 è -scopp i ata in pieno s u l « blockhouse » Dei nove bersaglieri che lo difcncleYano. sci so rio rno1ti, tr e gravernenle feriti . Si sono salvate 1e due vedelle pe r-c bè ~lavano quindici metri più innanzi.

15 April e .

~ole. ma soffia u n vento di tramontana ge]jclissirno . Esplorazione sull e propaggini del Volaja. Siamo investiti da bufere di neve. Nelle ·ore pomeridiane, inte n so homb ardarnento . Ci sono alcuni feriti l eggeri, nella mia compagnia.

I monti che ci circ on dano sono quasi tutti alli più di 2_000 rne.L ri :

Monte Cogbans, 2781 ; Pas~'° di Giramondo, 1930 : }fonte Cret a Verde1 2519 : Paralha, 2693 ;

Pizzo cl i Monte Carnico 1363: Pizz o °Timau. 2221: .i\fonlr Cros.tis, 2251.

150
BENITO :\i"CSSOLI~I

Sla1·1ol le sono stato po:;lo di guanlia con S<' Ì w ,mini al (< blo ckhouse " n . 2 bis. :\,o tle ple nilunai·c, ma fr e dùo, cane. Il Yenl o che YeniYa dalle g o l e rl 1• l Volaja ci tagliava la faccia.

Stamani , vio lento, reciproc o bombardamento . ~el pomeriggio, una ventina di granale sono scoppiate su lla linea dei no~lri « blockhouse s » di seconda linea , ma senza far danno.

ln segui lo a I hombardament o di ieri , il . r amhi <~ della guardia ai posti avanzati è s l ato esegui lo prima drll'alhu . SYeglia a ll e tre. :vrattinala grig-ia. La (<ridotta \) N. 8 che occupo io è stata la più ber"agliala da ll a artigl ieria nemica. Abbiamo raccolto dei cimeli. Schegge, alcune palletle cli shra pne ls, un bossolo da 125 e due spo l e t te di shrapnels graduate a 64 e ttom etri . eve p er rlocli.c i ore di seguito. Gli abeti incappucciati nuovamenle ili bianco dànno alla zona l 'aspetto di un pae s aggi 0 poJare, come se ne vedono nelle vecchie ill 11 ~tr azioni di Nat ale. Freddo. Silenzio. :.\falinconia.

Questa guerra è il grande crogiuol o che mis c hia ,, fonde lulli g li itali ani . Il' regionali;;:mo è finit e,. Degli uomini che compongono la mia squadra, il Rrali è milanese. il Balisti manlo,·ano, il To n:ni

lL MIO DLARIO Dl G"CERRA 151

BENITO )fl:SSO J;. l~I

è piacenLino, 1Ielosi lucchese, Ruggeri m a r c higiano. '.\Ia:-Lromonaco del Mo lise .

Verso sera, un po<' cli so l e. Ma p oi l a neve ripre nde .. . .. . 20 Aprile.

Una notte di plenilunio nell'alta montagna LuLla bianca di neve è uno spettacolo magico, indimenticabile. Ilo appreso dal P opo lo , c he mi mTi \/a ahhastanza rego larmente, la notizia d ell a morir di Gaeta no Serran i. Povero amico! Era bu o no e bravo : n on poteva non essere val oro ~-0. Ri co rdi. Tris tezza. Stamani, i soliti in n oc L\i ·colpi di cannonc. Pomeriggio ìn vernale. Il vento fi schia d a l Volaja a Navag ni st. ::\iella << rid o tl a >> la c-om·prsazion <' gela. I miei co mmilitoni so n o a llorno alla s tufa. 2'2 Aprile.

Vigi li a di Pasqua. Un venLo sciroccal e imp1~ovviso ha c ambiato la neve in pioggia. L'acqua filtra a guisa di :e: filliridio. Fragore dì valanghe che r oYinano tra il Vas e l'Omlade t. Il Bo-rdaglia n o n f' più coperto dalla nevé e fa sen tire fra I<" rocce l a sua v-oce urlante . . La cantilena delle sue casca tr pet'd i~pone al son n o. E' giunta la p,o,::la. :\f oll <' rar-

tolin e illus trale. Domam è Pa s qua. S e n za le ca rtoline illu~lralc, nessuno s i sa r ebbe ric o rdato della sol enni tà.

Pasqua d r / l f)l( i.

Quanl]O, pr ima dell'alba, m i sono a l za lo pl'1' i~pcz io nare la Ye de lla , piovev a. Po i, l a piogg ia l' diventata ne vischio e ne ve. Nella << ridotta 1) è Lull o 11n o sgoct io lamcnlo1• Su l pia n c it o c'è g ià un brl guazzetto.

- p oco si va in buca ... - di ee qualcuno.

Le ore l rascorr-o no lente, interminabil i. Si cantir ch ia:

Ed anche la Te,.ribil e

Dic e ch' è sta ta in guerra:

E ' sta ia a Serpenizza

A ram a z:ar la t erra .

.\'o-n a tt acca. i\1ezzogi-o rn o: n e , ·ica se mpre. P om e rig g i o: ne vi ca ancol'a. Cn giornale . L'anm111ci() rle ll' an ivo d~1 so,ld'a l i russi in Francia, la conqu1sla de l Col di Lana e la co nqui sila di Tre hi sond u soll Pva no gli s piriti. Cre pusr.olo . :fovi ca ~<-'rn prc. Pa:"(]Ua bia nca.

2G .'lpri/t>.

\'olle 1m po' agitata . Verso le due le m itrag l iatriri a11s l riachc h an n o incominci alo a « ca nl a r c )> :

lL
DIAR IO Dl GUERRA 153
:,no

BENITO :u:rssOLlNI

nove bombe so n o cadute in prossimità della nostra ·<-ridotta ); ed anche aicunì sh r apne ls.

Corre yoce che abba n doniamo questa posizi one. pe r rf~carci in a ltra del fro n te, rrrn ::~mp r e in zona Carnica. Smo n tato di g11u r d1h.

Quando si è cos tretti a v ive r e ìn mo ll i, bisog n a abLru tirs i q u el ta nt o c h e bas li per sopri ortare gli ine, i labili inco1we nie ol i, d'o r di ne m a teri al e, ma :=;op ra ti ult 0 spirituale. d'ell a prom iscui tà .

.\:cl pomerigg i o, u na Yalanga enorme di new si è. staccata da pen d ii d eW Oml adel e h a i mboccal-0 due canalon i : a un cer to pu nl-0, Ja massa bianca faccYa u n salt o di u n cen tinaio di me lri, e riempi.va cnl suo fragore la vall e. Fin al men le il Volaja mostra la sua gobba nuda e non p i ù c i rcon d ala da nebbia e nuv o l e.

Verso sera vio len t o h ornbarda m en l o de ll e 110-'ln: posiz io'I1i, s ull a selleU a, tra il V as e l ' O mladel.

Cc l'or dine di. movime nt o . S i r,arl e ! 2S ,-lJirile.

Sveglia di buon ' ,o-ra . Il Volaja ci h a volulo reg~11arc - a. guisa di addio - u n 'ulti ma bufe r a di ..

Regio Esercito Italiano

REGG IM EN TO BERSAGLIERl

li'
,___Q...Q.IYl~NDO - -,_ ;

neve. Giungono i primi soiùali di fanteria che ci dà11110 il cambio. Zaino in ,-palla. ~cendiamo. Prima lappa a l bi,·io 1di Pi c rabcch-. ·a\'agni:::t, [)t'r attendere gli allri ploloni ùe lla compagnia. Giù nella valle non C"'è· più neve e fa ca ldo. Seconda tappa a F orni, per l'adunala di tu tte le compagnie del b a tta g l ione. Due ore ùi l ibertà. Colazione all'alber~o ùell a. Coro, na . E' c:,o,n mc Reali. l;na ,s lanze ll a al piano ·uperiore chia r a e pulila. Alla· parele un hel rilrallo a penna di Cami ll o Cavour, con qu es ta dicilura in francese: Premier Jlii11i slre du Roi rll' Sardaigne . l'na Yccchia - di e là assai avanzala. ma a ncora arzilla - s ta agucch ian do, viC" i nn alla fìncc;tra . Le domando:

- li confine è molto lontano di nni?

- ~on mÒllo. Due ,ore o più. ·

- E conw ,i chiama il primo pa~se lccl e:--ro Ù t •pc., il confine?

- Lacka11.

- Ci siete si a l a?

- l ·na rnlla so la. A Luckau c'è un grande Santuario e lulli g li anni, prima della guerra, s.i facC'vano dei pellegrinaggi. Ci v-0gliono ci nque ore d i cammino. Si passa da Pierebech e si rim onta il Fle on s.

La vecchia m i l' acconla, poi, l'epis odio dello :;:gombro di Fom i, avvenuto alcuni mesi. fa, sol1o la minaccia di una incursione del nemico .

- L.:11 Q" iorno a ll 'improwiso. il S i ndaco c i -died e l ' ordi11e <ii a;1dar Yia. ì\'essuno restò nel pae~e. Tull e lt> ca~e furo n o c h iuse e abba nd-0na le. Che conftt-;ion<' ! Che disperazione! Le fami~lie povere ·

IL )110 DHRlO DI Gl'ERRA 15ì

BE~lTO ~l"~SOLl::-;I

non sapeYano come fare, nè doYe recarsi. 1oi ci fermammo a Ivaro, alh'i a Rigolala. Donne e bamlJini piangcrnno. Scene da piangere. S iamo rima;;[1 lontano quaranla g i orni che mi sono se mbrali quaranl'anni. _\fa se tornassero un ' allra volla, io non parti rei p i ù, anche se fossi sicura di morir<' fucilata da quei cani. Sono tanlo vecchia! -

:\fa il caso non s i r i p eterà. Le noslr e difese n ella zona dell' ..\ llo Degano sono sempl icemen te [orn,icl abili. Scender e . .s i gn ifica v olar!-ii all' i nuli lc ma~sacro.

Pai·tenza per Comeglians. :\lei prato su no rinrn sii alcuni bersaglieri r itardat ari. Due sono ubrinchi fradic i . Li por t ~m o vi a in barella. Lungo la strada, oltrepassiamo altri soldati, che il soverchin \'ino bevuld ha gettato a t erra. Spcllacol o non cdifica11te l La guerr a ne lle re tr ov ie ù c0!:>1. ln prima linea il soldato è sobrio e schiello. Giunto nelle retrovie, r iprende le Yecchi e ab it udini de ll a b ellola mistificatrice. Ecco Comeglians. Grazioso. I suoi dintorni sono, certo, fra i più panoramici di tu t ta la Carnia. Questa regione afferra il c1tore. :20 /\p,-ilt:..

~faltinata dì sole radioso. I boschi offrono a Il'occhio tutte le più delicate sfumature del Yerd0 prima,·erile. C'è della gioia nella chiarezza diafan., dell'orizzonte, ne l Degano che rompe l e !".lle acqt1t' impetuose fra i sassi , nel bianco della chiesa so l i-

!aria che ùall'allo di una rupe :::cosce.:;a ùomina il paese, nel fumo delle nostre cucine apprestale dietro u n coc:tone perpendicolare, che forma - come· 1ni dire un competente - un angolo morto totale. Oggi, nel pae,-e, c'è più si lenz i o e più ordine. Lr ..:entinelle v igilano agli accantonamenti .. \nche Comeglians - come lutli gli altr i paesi della Carnia - è senza U{)mini g:i,o,vani. Si vede qualche vec- · chio: molti bambini e donne. Ho avuto occasionr dicònoscf>re il ~indaco c h e è proprietario di 111 1 ,ilberfro.

- Sl!no li eto - egli mi dice - di ave:rlo aYulo mio ospite e conto, di rivederlo a guerra finita. -

• Parlo co n un innamoralo della montagna:

- Quando - egli dice - sono g iun to a ll a più alla ,:ella , mi par di es-;ere il re dei re ... 30 Aprile.

!::ìreglia presti-simo. E' ancora notle. Zaino in ,:;palla. Da Comeglians a Villa Santina ci sono i:3 km. e 800 metri. Arr.iviam o a Villa Santina verso li' se i e ci fermiamo in un p rato nellp v ic inam <' della •stazione pe r con umare il rancio unico. 11 sotbolenente i:WV. Antonino Js.ola , catanese, viene a cercarmi. Ci vediamo per la prima volta, ma ci r.onof 1 ciamo - ep i stolarmente·_ da molto tempo. E' ufficiale al 3° fanteria, c-0mposto esclusivament~ di siciliani.

- OU i mi elementi, e non lo dico per regionalisn10 ! I miei piccoli siciliani hanno dato e daran-

IL
DI GUERRA 159
:UIO DlARlO

110 ma g nifi ca prova. Non de:-iderano clie l'att acco alla haioncll.a ... -

Parliamo, da Villa Santina alle 8, 12, in lreno speciale. Nei. rngoni si beve, si can ta. Passiamo, senza fermarci, Tolmezzo e Amaro. BreYe Lappa a Stazione per la Carnia. In lre no sino a Chiusaforte. Di qui a Dogna, a piedi. Tappa notturna. Primo Maggin.

Sveg lia a!l'alba. Prendiamo la strada del ( ·anal Dogna. l"na lrada carrozzabile, bellissima, creala ex n o vo. Prima non esisteva che una primitiva mulattiera. Il Jarnro è slalo rniziato dalla ftA compagnia ùel 5~ Genio min a lon , è stai.o prosc1'!,uilo ,, ultimato dalla Tcrrilo,riale e da squa dre di operai. Questa · trad a è un lavoro che d•o ,vrebbe essere visto da quanti negano a noi - latini - ogm capacilà di organizzazion e e di tenacia. Questa ::;Lrada che, .Jomani. cosliluirà una ollirna via comn11"rciale fra Dogna e Touvm, rappresenta il non plus llllra della 111odernilà ..\d ogni svo lta ci sono le can toni ere vigi lale dalle .:3enlin elle; gallerie, scavate nella roccia, offrirebbero un riparo a lla truppa in caso di bomb:arclamento della va ll e: ci sono delle fontane a zampillo per bere: una lcleferira che abbrevia i l lratlo cosi<ldello delle « rampe » Dop o selle rhi lomclri di cammino, giunl i a quola 9001000, ci fel'miamo. Siamo al po::cliO. Par1e ùclla compagnia si accanl-0na in un gr 11pp e llo cli case

](;() BEJ.'IITO )lvSSOLlNI

co lonich e abba n dona te, il mio ploton e e il seco ndo piani.ano le tende.

li capitano fa adunare i g raduali d e lla c .mpagnia e ci comunirn c he da l Coman d o dr! s,:, t t-0-r·I' ,Yell' .\.llo D ega no so no perYenuti due t>log-i a ll a 1io,[ r a compagn ia pr 1· il ~e n ·izio d i g11r1Ta c omp i ut o la--.sù.

Q ui , le monta gne ~o no p i ù scoscese - cli qu e ll i' che abb iamo lascial-0. Abbiamo di fronte l a wr.1 parrlC' tk l l\lonlasio, la cui cima to cca i 2754 metri e d è incappu cc iala di bianco .

Dopo lanl i mes i, h o dormito nuoYamrnlc sollo la tenda. La prima volta, ùopo il mi o richiamo, (11 a ('ap orc t l o, nel sc llcmhrc. Sonno dolc i' , p r ofo n1.lo, riparat o-re . S l amani, grande sole. In f,onclo, -.c r osc ia il Dogna. Ln \'a l le è angusta: m egl i-o, n on esiste. L e m ont agne, a dP s tra r parl ico la rmrnle a .::.inii:;tra, scendo no a pi r.co. Poche o r e di l arn r n inlen~,o e abb ia mo tras for mal o l 'acrn mpam<' n l o. Sollo la tenda a bbi amo messo uno s lral o di fro nd'e di abete e di nw sc hi o p rofum alo. Ai lati ab b iamo p ianta lo degli a l be r i p e r n asco nd e r ci a lla vis t ::i da ll 'a llo. S i respira. \'ila f;e mplice. Peni:;0 a R ou ~~Pa u l' al :::uo << ri torn0 a lla Katura ».

)I.:s~ou:-.,. - li mio diario fli guerra. ll

tL, MIO OIARIU DI OliERRA 16-1

:1 .\/11aai11.

Un 1'aube ci ha fallo una prima visita, ma , ·alava altissimo. Conoscenza di alcuni sa ldali del Genio minatori. Sono inle rvenli s li. Uno di essi, Nicola Pretto, di Va ldagno (Vicenza) mi ha dato da leggere un volume degli « Scritti u di Giuseppe i\1azzini. Pomeriggio cli calma asso l uta. Ho- letto la N uil de Himini. Peccalo ch e il l.es l. o s ia lardellalio Lli e rrori ùi s l ampa. Mazz ini vi nfrerra. Ho divorato la L ettera a Carlo Albel'lo . L ' avevo !ella da sturlente. C'è in questo scritto di Mazzini qualche cosa di profetico. Ho trascritto sul mio tacc uin o · • cc • on v'è ~uerra p ossib ile per la Francia 0\"1. non sia nazionale; ove non s'app9ggi sull e passioni J e lle moltitudini , ove non s 'alim e nti d'uno sl an c io com unicalo ai 32 milioni che la co mp ongon o n

E più oltre:

" Le grandi c-ose no11 s i comp iono co i pr-0tocolli, bensì indovinando il proprio seco lo . [I segre to d e lla Potenza è nella Volontà . .. 11.

E più ,oltre ancol'a, nello scritt o intitolato: Dì alcune cause che impedir·on o fin o ra lo -~l' ilupp() d ella libertà in Italia (1832) :

•< Man can o i capi: manca ro n o i pochi a ,, ;,.- · · i molli, mancarono gli uorniui forti di fede e di sacri fi cio, ·che afferrassero int ero il concelt.o f1·t>mente d e lle moltitudini - che n e intend essero ad un tr atto l e conseguenze - c h e, b ollenti di tutt e l e gener ose passioni, le conce nlrassero in una s o l a, c/uella della ,:i tl o ria - c h e calcolassero tutti gli «leinen ti diffusi, trovassero la parola di vita e di

W2 B&NlTO 11 U SSOLINT

011dine per lulli - che guardassero innauLi, non addietro - che si cacciassero tra il popolo e gli o:-Lacoli con la rassegnazione di uomini 'condannai.i ad essere vittime dell' u no o• d'eg li altri; c he :-r.1·ivessero snlla l nl'() banùiera riuscire o morire, f' mantenesspro la promessa ,,. 'fon c'è - in questi br.ani - l a divinazinnP dPµ·li i~veut.i ,odiel'l\ i / Quai~: 111c 1·avigl ~1~0 1( via ti co»,

Jlt:i' un solùa lo combattente, gli :--c t·iLLi d i Mazzini ! Mn chi Ii cono::;ce fra qnest i miei .:200 m ili l '?

6 Maggio.

11 1·eg g iinrnto, Jopo dieci inesi passali ne lla zomi tlt>ll' Alto Tsonz.o , è venuto qui a ripos,o. Nr aveva bis ogno. Ma riposo, non ::;ignifica ozio. R ipo - o, ,;e sign:tica non combattere, vuo,J dil'e lavo1·arP. ·Strade, hai-acche, trincee, spo,stament,o .di Cc\l)lJOllÌ.

Stanotte, tempesta . Paréva che la nos tra frag ile ca~a di Lela dovesse venir spazzala via rlal vento · . impetuoso rbe mugghiava. La pioggia scrosciava sulla tela, ma dentro non una g-0ccia. Bisogna 0()11 lt)CCarP la lf'lu. Oggi, dopo cinqùe giorni di 'attesa, la posta. Ho J' icevuto fra l'allro una cartol i na con questo indirizzo : Cap. B. Musso-lini - Armée Ilalìennc - Zona ùi Guerra (Italia). Ha impiegato un mese gius to a trovarmi . Leggo:

I t ~no DJA!lld Dl GUERRA 168

Du {l'onl belge, le 18-4-916.

1c Un -pelil soldal belge à qui vous avez rendu w1 immense service vous en voie loules se.s félicilationi; t'l son admiralion. Vòu.s ew;oie aussi .<;es plus {Pr1Jenls voeux pour le surcè .<: des n. r mée.~ rle la grande l'I 110/Jle / fctlif. Cn pelif frère rf',rrme .<: qui uous pense · bil'n s011rPnf ain .~i wr f r)ll/e 1; 0/tl' grandi' armée » .

.\NTOù'\1E G AS T O:\ 3.ème Sect ion A rm éc Be lge - B. 132.

Nel pomerigg io, Padre Mich e le, rhr non r in'devo p iù dal Ro m bon , è vrn u to al l a nost r a tenda. i\on per ca t ec h izza r ci. Ci h a lascia l o d u e parc h el l i di eccellcnli s iga r e lle h r as i lia 11 e <' alcu n <' co p ie de ll' opuscolo di G io r g io De l \ "eccililJ: / .~ ragioni mora li rie/la nos t ra gue r ra. Bel li ssimo, ma tropp o difficile. Vi sono - 1w l hrHe testo - lunghr ci t azioni i n l a t i no e in france.se . \ ' i !'-i par la di tra~ce ndenza e d i co nti nge n za. Buono per il pubblico de ll r l1 ni ver~i t à, n on per i !-ol dati , I~, magg ior anza dei q u a l i :;rr ive .!-l enlatamrnl<' alla propria fam ig lia.

Voc i d e l gcrg.o sol da lP~co:

lima e ra.~pa = personaggi simbo lici: un fonogramma = unt, cannonata. · 10 Jlaggin.

Ho conosciuto il capitano coman<lanle la 4• compagnia mi n atori. Mi ·son o lra lt e n u to con lm qua l -

BENITO
1M
~USSOLINl

che ora. Si chjama Simoni. Piemonle:-:c. un anl.ir giolittia1 10 e i11terv en ti::;lu fervente. }li ha narralo le Yicende guerresche lli questa z,oua che è la più lranquilla - forse - dell'intera. (mnt e. Mi ha parlalo d'wrn compagnia di alpini, cono ~ci ula in tulla

la zona del Fella, co l nomignolo di u Compagnia dei Briganti 11.

(Juestc1 compagni <1 non si compone affatto di ex inquilini delle patrie gal~re o di gente particolar1oe1Jl e (er,occ. Si tratta di individui ùal fcga1o sano. Hanno conquistalo delle posizi-o ni dominanti e ci :,,ano rimas ti . m::ilgrauo i conlrallacchi o. I.inali ùcgli austriaci. Al 18, 19, :20 ollobre - mi ra i;coìt- _ l::i il capi tano Si11 1011i - i « briganti ,, ùove tl c r o sostenere una dura ball.agua. Dopo Ire giorni di inten:::o bomhardamcnlo , gli au::-triaci pronunciarono un Yiolenlo allc1cco. La pro,porzio•ne delle forze, uel tratto d'i fr on te dei e, briganti » era questa : 123 alpini oonlr.o almeno un migliaio di nem ici. Questi mossero all ' allacco, con lo zc1 in o in spalla e ricoperti di fronde , per dù' s inrnlar.<; j_ Dopo aver resistito, a lungo, i no,-.lri alpini chiese ro un rinfiorzo e andò in liriea una compagnia di minatori. - La mia! - mi dice co111 Yivo e legittimo o rgoglio il cap itan o ·Simoni. - La rolla degli austriaci fu completa. Abbiamo contato, dico co ni a t o• , 46') cadaveri nemici.

Le nostre perdile furono quasi in significan ti. Avemmo poche decine di uomini fuori combattimento. Dall',oltobre gli austriaci rinunc.iar,ono ad ogni azione.

lL 1\110 DlARlO DI fHTERRA 165

11 ,\Jnygio.

Ho trascorso un pomer iggio pieno cli gio ia e di ~chie tfa fraternità. Alcuni soldati minatori de l 5° Ge nio mi hau nn- inYilato a un amicale si rnpo sio nel lo rn a cca nton amen to che è a du e pa&si d'al nostro. I co mmilito n i del Genio ci banno pre pa rato un hanchello cruasi sontuoso. H o trascorso se tte ore bellissime. Abbiamo parlato di guerra, di politica, di vi1t,oria. All a fine, p e r suggellare il ri cordo della b e lla giornata e il vincolo nuovo dell'amicizia, c i ::- iamo sca mbiati d ei messaggi. No 11 1rasc riv o il mio pcrchè non lo ricordo, ma mi p ia ce di riport are quello dei miei c-0 111mililoni d'el 5° Gen io , in qu anll) pu ò fl ocumen lare del u monil e 11 de i ,oldali ilali.;_1ni dopv un a11110 di g uer ra.

Eccolu: ·

" A Henilo 1/ws:solini, che intese la voce dell e fumant i rot>i11e del Belgio mart ire e dello Francia in rasa e fu a~serlur-e fecondo dei rfi,·i°lti d e ll a òpi f l à contro l<t for:a IJ1 ·11ta, con ammira:ione rii itolian i. ·co 1t affcUn rii com militoni ,i

Cap. magg . Nico la Pr etto - Hn.111 1:',l/a Evaristo - Giuseppe Canepari - De

B ema rdi Edoardo - Serg. Salvadori Alceo - Cecw.li NapoleoneVincenzo Maffei.

E' un documento che conserverò f1 ·a i p i ù ca ri riconii della mia Yi1a.

165 BENI TO ~ltrSiOLINf

Mussolini.. . al fronte inferno

Nel partilo soci alista è in u so un l uogo comune: « gli eroi del fronte inlemo! ». E ciascuno scrittore di giornaletti di provincia scrive 1a frase con un compiacimento tra il catti vo e l'idiota: a proposiin. raramente: a sproposito, quasi sempre.

I r,w mania anr.he qllestal Della auale è affetto an che il grande Gaetano Zi,·al'dini, il quale ha lrallnlv Benito Mussolini drr «eroe del front e interno» .

Ora .llu.ssolini mi invio una lell era perso nale non destinala alla pubblicazione . Ed io - anche a rischio rl'una reprimenda - la sta mp o. Xon già per Zirardini, ch e non co nta; ma per i n on po chi Zirardini ri1'1 (f1'0Ssi r pii, pic co li ond' è popolatn l ' Italia I

Perch è si s appia w q11ale frnntc romTwflil R<'n.ifo Mussoli ni . cl . f. 18 Luglio 1916 .

Caro De F'a!co,

Torno iu questo momento da un'«azionen nell:i znna del!' Alt o Fclln , che mi h a IPnulo in m u vi-

,n e nto due giorni e uua nnllc, in--iern c co11 la mia pattuglia di volontari c~plrwalori. Tullo e an<falo ueJ1 e . li no::;lro fuoco cou1incio alle 15 ùi domenica sror~a. La fucilt>ria nemica :=i rece appena ~enlire. Chi larnrò fu , come al soliln. il no · tro e il " l nro ., cannone. Ouandn gli au:-lriaci ~i aYYidero della nosln1 prcsc-nz-a in un ' ce r io uo scn che fponteggia inirnedialamente le loro µo:-izioni, cominciarono a bombardarc i in piena rego.Ja. !\'on erano grossi calibri (credo fossero bocche da T:S, 105, 120 e qua irhe lfi5), ma le granale piorn,an o - le ll e ralm cnle - a quallrn u quallro , con un i11len·a llo di u11 ,1 u due minuti. L 'a rtiglieria ne111ic1 frugò r bucò - c-o-;i - per almeno '-un pnin d 'ort· o tr e, lullo il ho--ro. dall'alto al ba:,;::;o. i ·na g-r·>uala do l?O. ~coppiala fra mc e un alpino, rcri 'lllC· ,:t'ultimo. 111a non gra,·c1oenlc, a un braccio. E il po 111eri~gio firl.i in una relati,·c1 caln,a, c h r (u ò1 hn·,c durala ..\ uolle più a lla , :ilrune lucilal e di na1tuglie r'ichiamarnno al fuoco l 'artiglieria nemica . Rtcominciò il bornbardamenlv a 5hrupnel~ pe l la colo fanlasl ico, --infonia in grande ,: lilc. :'\oi rravamo ull'::-ttldiarc io -;olio una piog!?,·ia lcmporalesca, riparali contro il grosso lronco di u n ahelc. Io e l'amico Reali, tesla a les ta. '.\!el hi·eve inlervallo fra uno shrapnel e l'altro , s i l av,orava furiosamente di piccozzino e di mani per scavarc i l a buca sempre più profonda. II col po di partenza ci melleYa ::llll'avYiso. L'orecchio « abituato » di~tingueva in quale direzione filaya il proietlile e quando s i diceva : - Questo è per noi! - giù colla tesla . ..

BE1\'ITO )J u
S50LIN1

La fiumma d e ll o :,,c·oppio i ncendiava i l l.,o,;co pe r un allirno e poi e r a i l solito va:-lo sc ro c iarc di pa!letle, di ra nrn g lic. (' e rt e s p ok lle ,wcva n01 ne l .c::ibilo qua l c h e co:,,n ri i uman o.

Seitc :- h rapnc Js s i abba ltero110 s ul ;:;,o ln, 1ms tr o a lb ero e 11011 ci feri 11ono. A lc un e pallr.lte ven1w,·u a schiacciar.c::i conl r o il n os tr-o " e lm o ,i o wgnom, come diciamo noi , n e l gergo di guerra . ..\Ila m a l.lina, spo1~l a nrlo ci a ll rovc, gettammo 1tn 'occ hi a t a d'addio a ll 'a lh er.o, che ci aveva ::; a lvalo e c h e n n1 proli ln - mc la,1<'0 n i, ·n_ il <: 110 lron on, 6 Pogli1:1l0 . .\ IUSSO Ll N J.

IL JIIIO DIAR10 DI GUERRA 169 - - -

NOVE.MBRE 1916 - MARZO 1917.

lii.

NOTA Bf.Nf.

llo ul mio olli ,·n, rom ,, so/,1/uln, i fll'itn i IHl'Si tli trin cea nella ::on.a d l' /l 'A lt () Isonzo, n('//'cw.tun110in ve rn ,o ciel 10:1:3 .. Co i ol'O che, con mP n dopn rli me, sono pas sn. ti su i co.<: loni lragici del Vrs i g, cle ll' J aworcek e riel J(u/d1 , co n ven ti grarli snlln urn - · come nel febùrain riel 1'J16 - 11011 r/imenlir·lieranno fa cilmenie (JUClle durissime giomalP. H o /rnsco, ·.~o l a .c;ec ond,1 /<~.,;e del l a guerrrt nella (;a,·nia. Zonn rl'Lati11w11enle lrnn(Juilla; ma di grnndi disagi , specie nell'inr e mn. La p,;ima nevi' t i visitò il 'ln se lf eml,re. Poi s iamn venut i .<:1il l r quote famose del Bn:,;.<;is.~i:110 J.c;o ,i::o. li p rint o peri odo rii Lrincea sul ('or ,c;o Ì! (f i ù pa•<;s nl n. Gli Pt'enli più n :J l l' vnli son() rons,•annf i ndlf' pag in e c li c i l P-oµ ol n p 11/1/Jli c h erà.

E ' la guNrCI asp ,·rt w/ Ca.,·so (l,<;p r is s i mo. E' In i;ifa e In m ol'! e ne lle /1·i11cee, rl1 <' sl'q nrm n le nn.c;/rf' ln ppe, s 11/fn, .« lr acl n rii T ri es t e ... / ,e f r inr re fangose r- in .«a nguinalc oggì ing lli ofl ono gl i 1111mini, ma l ' Europa di donwni va!l'!ì spuntare da quei solchi t,·ag i ci i fiori p11r1n1r·<•i 1 1 i un a più grnnrle libert à . M.

Olfre il lago di Doberdò

:10 J\/ol'embrc.

Mi hanno detto che per ritr.ovar-P il mio regg imento debbo andare a Strassoldo. Parlo, da U dine alle 17. E' sera irroltr.ata quand o arrivo a Stra~soldo. Paesi'\ deserto, po-co pia revole. Per quest.o i soldati lo hanno òbattezzato: Tresoldi. E, forse, non val e di più. Ness un o mi sa dir niente ùi prrciso. Tro•vo ùa dormire in una rimessa. Nii s profondo nel fi eno e lro,·o il sonno.

Più innanzi saprò qualch e cosa di ,positi\'1J. l\1è lo assicura un 0ompagno di viaggio, che trovo h111go la s trada. E' un bombardi e re, che porta a l braccio il clist.intiv,o di u militare ardilo » . L' ha o tlflnulo - egli mi narra - per iJ coraggio di c ui ùiede prova, su l monte ,Cimone, dopo lo scoppio 1le lla mina austriaca. Cammin fac endo, il discorso rade sulla guerra.

- Hanno fatto male, gli austriaci; a dichiararci la guerra. Li ridurremo alla cc mendicazionr n. -

Al Comando di tappa mi mandano in una piccola località vicina. Strada lunga e p esante. Per fortuna c'è un grande sole.

Giungo ad Aqnìleja, c ittà dalla ete rna impronl :.!

l'iG

CF.:-I ITO i\n: ~SO LINl

l'omana, a se ra La rda. Ì\on m1 dimentico rl 1 ns .. fare la catted ral e. 1° Dicrmhre.

~fa non l rovo lraccP . d1 '. I 111i o n·ggi111c•11lo. E' :,;i:1 lo in l'ip oso , in questi paeaggi, mrnlrc io 111i lro\'avo in licenza inve rnal e, ma da qualche gic,r no t' i n lin ea . Oltre Isonzo saprò qua lc he co::=a cli rl'C'ciso. Nelle s lrade la rghe e dirill e de l ba sso Isom.r,, il m ovime nto è :::e mplicemenle fo rmidabile , s 11 pr r :1 la mia i mma g in az ione . .\l bivio di Pieri ~ trov o, co nd u tt o r e d i u11 camion , un amico inle1TC' nli s:La d C' ll a , ·igilia. l\Ion1o sul camion. EC"co l'I sonzo .. \mpio, cp rul ro, chiuri,.:simo. Ro ~c-hi, qua"-i inl a lLo . TroYo a!C'u ni so ttuffi cia li ·m ie i mnici ch1~ mi in vil a n o a dividere lè1 loro men s a . l\ fenlrr :a i mangia, g li a u:--l r ia c i 1n a ndan o qua ttro granalC' 't.lire ll e alla stazi onP . Granrle s infoni a cli c:. hr:-tpn e ls co nl1·0 un n•livnlo ne mic o . AllC' o r <' q1rn l1 r-o , parlrnza. Srg u o il mu lo c hr porla l a m0nsa agli nffìciali drlla mi a, co mpagnia. r\ l h i\'io Sr lz -M on[al co ne, una g-rand0 c.ol on na, falla cnn pielre a p pe na s cheggia le, r 0ca un 'e pigrafe chr n o n lni ,-. poss ibil e copiare>. I muli rnnno in fre l la . fl 111 0\' imenlo, salvo in alcuni punii , non è co n ges li•nna lo. P a~so :; otto le caYe di Selz. Ora comprendo lé• <liffìcollà rnor mi che d owt l1'1 ·0 1>:::sc r e s up era le, p e r es pu g nare quel p r imo grande bac; lio ne d'e ll 'a ll up iano ca r s ico. T nostri can noni tuon ano $e mpre . [ segn i d<'lle ballag li e sono anco r a eYiden ti . Il tcr-

, t'!lO è laceralo. Tr in cee :::;conYollc. Casupol e r o\·inllle, alher i di,·e lli. :\'ulla è in pi e di, La guerra è pass ala qui, c ol suo t er ri bi le :-~1110 compressore. J\egli angoli, croci s o lila rie e c olì e tt ive. E' il cr epnsc ol o. :\'1i vo lto, per gtrnrdarp la pianura clr-ll'T;,nr,rn. Laggiù , i· una striscia tli mare. Dohe t·dò ;_. u1 1 n-0 111 e Dr l vil.h1ggio non r e.s tallo c lt <' mnrrhi di mact' ri e. f> a:-;s iam o v ici no a i due· laghi u, rnr g lin , d ue grossi -:Lagni r11nrl i . A l élln<' \'·OCi: c' la nnsln1 qno-ta. · Tumult o· di ,·oci. l·n camion l' fr-rmo: liii porl alu l 'acq ua. Trovo i he r .sag l ini drlln mia compa gnia . .-\f'felluo,s i ;;s irn p s tr-ellfl cli man o. :Vli a lLendrvano . - Si pnrhwa p r oprio di , ·oi . in riurs Lo rno me nt , , - mi clicr un bersag licrr amico, cli Vernolc, pro, ·inr ia cli Lrcce . Ricordo chP egli mi volle portar r. lo zninn ria Q11el Tarou! a l\.li n ig o ~ . '.'Jon di rnen t id1erò !aie a ll o cli alTellnosa "'i mp a lia rl a parte <li cJ UP.!31.o umile co nta cl i n o pugli ese.

Salgo .:ti no. tri baraccamenti n ricoveri. << P rc>ncl,, p osizione " n c·l ha l' acch in11 d r l srrgenle.

St·ra cli sl(,Jh• e di l ima. \-l i pte:::enl.u a l <·o lo1111~•ll11 , c he :', Ì lr m·,1 in pr im i,;:-;irn;i li n ra . . .\el l a nn s lrn compagniR c i sn-110 ·slali qna llro I'<- · riti da scopp io di g1 ' nn ala . l1 11 0 clri c a rah ini e ri arldel l i al Comando d rl r rggi1 uenlo è mor lo, l 'a lll' n fe rilo.

li « moral r II Lli> i liers nglicri n1i sc mbr c \ el ev al. n, c cl'l a me nl e st1pe1·io1·1 , a qn<'llo llella ·zona C arnic a . ~Abb iam o t a ni.i e-annon i ! :\Yanzare sarà facilP !U n sc>nso di fidu<-iu è difTu.:;o in lutt i. ;\ ndre m o \lu ssoi:,1"'1. • Il 111/0 diario rli {/ !t e r ra,. 12

1L
DIARIO DI GU ERRA
11110
177

innanzi. La parola d'ordin (' ch e c ircola fr a 1101, i· qu esta:

- O Dn in-0. mangia i bersaglier i, o i he cs aglie ri mangiano Duina l -

Ore 10 di se ra .

Mentre sc ri vo, i no slri ca nn on i urlano senza 1regt,a. Sulle quale è un bagliore di r agg i e di proiettori. ì\fon so come riassum ere le impressio ni tumultuose di que.s1a prima gio-rnata di trinc ea; s ul Carso. Sono profonde, comples se. Qui la gue rr a s i presenta ne l s u o .:is pe tl o grandioso di ca taclisma umano. Qui, s i ha la certezza che l ' Ita lia ·pa~serà. Arriverà a Trieste e o lt re !

2 Di cem ur- e.

N,ou e tempes to sa di b o mb arda me nto intenso. nostri ca nnoni n on h a nno av ut o un momento ùi tregua . Stamani piove. Sono l e unùic i. Tre g ros sr granate a u str iach e. Co ntinu a il bombardamento, d a alcune or e. Passano s ull e barelle i nostri feriti .

Non so n o molli e ne mm e no gravi . Ma C' t' un m or t o lassù. Una granata l-0 h a sc hi acciato sotto una rocc ia . Alcune g r a na le ~oHv cad ute nel l ago sollevando colonn e di acqua. Verso sera, so no entrate· in azione le nostre batterie. Da q ualch e o ra , g l i aus tria ci tacciono. I no str i ca nn oni tamhur~ggiano. ;\1entre sc riv o so no giuntr tre grosse granalt> austriach e e uno h rapnel. Altre quattro. ;\Jel mi o · ri cove ro s i gioca tranquillamente a tresette. Lun go le rive del lago c i sono dri frammenl i J i

178 IlEKl'f(l ~ff!'\~ClLlNI

mbra umane. Nella sellella du e 'caùaveri di auaci ::-lanno d eco mponendos i. P-oco lungi, un o mo1'lo, it1:;ep oll o• . Giungono, col vento della a, ondale di tanfo ùi cadaveri . :.\fella selleLLa ri o <lue cimiteri: uno a ustri aco e l ' altro ital iano. ri una grossa granala disseppellì alcuni morti. arabi'<>. Ora compre nd o co me il solo · nome di oberdù lerrol'izzi g li hnn ve cl ungheres i. Espuiarr quesle rocc e: qua le meravigliosa. pagina di is nw latino !

3 Di cem br-c•.

Ho lav or ato co111e u11 mulo per cosl ruil'mi il m1, ·covero blindalo. Il o un ~o cio che mi aiuta e c hf' ·viderà r,on me il posto all'albe r go ! Fuoco inn.;o <lellr ar tiglierie per Lnlta la giornata. Ne l · omeriggio, se tte Ca proni sono passati s u di n o i. c;era fatta , incursione di velivoli nem ic i .

4 Dic embre.

Pioggia , ~I.anotie . Malli.nata li.viùa e l ra11qui lla. Mentre ,o;r ri vn pas,:ano qu e lli ch e h anno « mare.a lo visita "·

Il tempo è indubbiameule allealo de i te desc h i.

La pioggia ci costringe a Jei « rinvii» che permettono agli altri di f-ortificarsi. La pioggia ci demoralizza. Noi s iamo u g li del so le! La terra del Ca rso è attac ca ti cc ia. No n v'è modo d i lib erarsen e. E'

TI, :1[1/1 DLIR10 DI GUERRA 179

rossa più del sangue uman o. Sono s laLo a fa r · una , ·isila a l Cimitero unghere....--e o i ta lo- 11n ghe r esc. Su una Lavola d e ll a p orl a s ia sc r ilto : exori are aliqui;,; ex ossi bu s n oslris ullor:.

Ci sono m o lt.e c roci , 111 a quelle 1kl (' in1i tc r o it :1l if, no '-Ono più n 11rn c 1·<1sp. I) i fe ri t i, finor a, qu a li r n '-oltc1nlo, p e r io scop pi o d i 11na gra11ata: lino solo di qn es li , grH\' C, nw 110 11 11 wr l :1l1·.

Ponwriggio qunsi ca lin o.

Ne l crep uscolo dPl la ::-rr:,, il' goh lH' d e lk ffu 11lt> tiri Cn rso, s i pl'escn l ano co 111 c di vo r ate , lacrratP dalla sca bbia. C iclo 1111hi l oso. So lilo l'eciproco t' a hha s lanza inno c uo cn1111n ncggia111P11lo sera lf' .

S ta se ra , nient e r11,!3l a.

Una voce: il bomhar<lnm cn lo pe r l ' avanzala comincerà ~fan o ll c. Vedrr11 ,o e s <'nti r <'mo. Menlrl' '-cri vu, su ll e crest e di<'lro a no i 1 \ tutto un .\'aropegg iarc e un tu o nar di cannoni, Ch e s ia il pre ludio 'r .j Dicemlm~.

Ci< l o buio e tena più liYi Lla anco r a. Fin i i.o i l mio ricnvrro. E ' v1· 11 1d o l'ordin e di "pos tarci. S nccrd c s <'rnprc così. O :·n mi lrO\'O i n t rin cea- s1 1 i marg-ini d e l lago cli Dobcrdò. 8 a di 11c·c·c lli b ianchi <' nrri volano s ul le acq 11e cl i c. il , ·P11Lo malt i na le inc r espa app e nn . Io lavoro a fanui una 11 11 ov;, Lana. La go di Doberdò ! Ch i vivt 1, lu ngo prc -::sc, lf' Iu c· rive, pe rù e l' al, il11 ùi 11<' 1mrnna dd ri~o . Qui la tr agedia , p1 ·i ma an co ra lli esse r e neg li uomini, è nel le n ·eno . Da tr e ore i c ann o ni all s tri aci ci b ombai · -

J b ù BENl'fO
MUSSOLlN I

ù,rnn. l nostri ri;po11Jnno. Qualche nilta 111m s i capisc e quali s iano i co l pi iu parl enza e quali qu elli in arrivo. \°pi c iclo i· 1l1 Ho un s ibilare di grauale che nmno e c he vengono. Durante un bom h a rd ame nlo, io non an10 l a co mp agnia. '.\Ii piace di ,..: l a rmenc --ofo. Il o la su pc rsli zi o·ne rhe .sia più clirficil, • lronirmi.

Lr11 lcml,() <li azzurro verso Du in o. r pa li mehllic i C'he co ndu cev ano l 'e ne rgia del.Irica da ,\lo11f,1 ko1i c a Gorizia , si rincorrono p e r !1111 1:rn tr a i t n () ,·isli in JonLa11anza , di 11oll e, ~crnhra110 croci g iga11lc--cl1 e di u11 cimi le r o ·Lcnn ina lo .

(_)ua11lo sa ngue l1a brn1lu e hcrrà qu,~:;la l1c• r ru rn"::.a J el Carso'!

U11 lcnen lc, che , icrn· a lrnrn nni , m i li i.i le pr ;11w notizie " ugl i effett i de l bomJrnrdu111c11to rli slaTllani.

f ecuw olli coJ1li 111rnno ad urlare. So no lt~ rtu nl ~n).

Il leneolo che comanda la mia compag nia mi i11,ita a dividere lu 111 ensa serale degli ufficiali. <L>IIO <"Oll lt1i varì ,..,o llol ('ll cnli , di cui 1111 0 h a il coma nd o ùr.l mio plotooe.

Jt ri cove ro, 6 CO'Sì basso, che non s i può s l.an1 JJ emnwno seJ uli ..'\olle. H a fficl1 c d i YenLo e di pi oggia. Dalle !) alll' lO inlens ìssirnu bombarda1111·1!10 a ll a no::: lr.-1 sì ni:-:lra. E' u n nrngghiare ininlerrol1 1) di gro~s i ca liuri. Un Lambt~reggiamcnto ~orci o r lw gi unge alle or ecc hit: co m e il b oa lo cli un ura gano. Piove) nia io e il mio compag-no siFJmo abba s t anza bene ripa ra ti n e l ricovero -nuovo c h fi c i c:. iamo costruit i in po che ore di lavoro. Anche s l.::iscra , ni ente posta. Meglio cercare i'l so nno.

IL )[10 Dl ii.RIO DI GU ER RA 181

G Di ce mbr e.

Slanolle, il m i o compagno mi ha svegliato b rucamente . - u'Cris liga I) ! Siamo in mezw all ' ci t: qua !Acce ndo un mozzico ne di ca ndela. Tt rir.ov e ro i:· i uonda lu l 'ac-q un vie11 giù a ca ti ne lle . Ci pro,·iauw a v u 0tare la l ana co n le gavelle, ma è fa1ica inulil e. Ci d ec idiam o a rn ellere tre t avo le in nito e lì ci distendiamo - bagnali fradi ci - aò nlle.ndcrc l'alba. in ora, s i accendeva un fiammifero , per co ns tat are la c r esci ta d el! ' acq ua . 17inalmenle, l'alba. \ "erso Aquileja, c'è 11n vasln !rallo di sereno, ma,die lro a noi, verso l 'A u s tri a, il c ie lo è c 11 po. Se venisse il sole! [I buo n gioroo ri ;, sla t o èlat o s taman e d a i canno11i austriaci: tre co lµ i d i p icco lo calibro fin o ra. Comin c ia il solit ri martellamento dei no~tri. Quando pioYe, ne ll e t ri1.cee d el lago di Doberd'ò, si s ta peggio c he s ull' A·damcllo in una noll e di t o nn e nla. Queste sono tri ncee cos truit e so l lo il fuo co dei cann o ni e ri se ntono d ell ' improvvi s azione. Sono mure1li di sassi . I dis pe rsi : ce n' è uno, nostro : un b e r ~ag lie r e c iclista caduto colla faccia p r ol.e.::; ;-i in avanli rn e nlre andava a li ' assa li.o . Vicino a lui , il mosch c llu co n la baio nella innas tata. E ' l à, ·olitari o. Perc h è nessun o s i c ura di seppeìlirlo? Fo1 - e per conservare alla famiglia un'ultima illusione s ul (( di s p e r so n? Un po' d i so le. Bombardamento pomeridiano inevitabil e. Loro tirano ·sul Kri-Kri , s ul rov escio di qu o t a 208, e nella sel1etta fra prima e seconda linea nos tra. Ve r s o la p i an ura- s'i nalzano adag io ad'ag'io lre

182

lL ,no DIARIO [II GUERRA 183

grandi palloni-drago. Qualche co lp o dei loro fa rilecca. Specie i grossi calibri.

Passano in alto, lentamente, quasi ansimando _ e gemendo, i grossissimi proiettili che vanno molto lontan o. Io , lutto solo, fuori della mia tana - a mio ri chio e pe ricolo - mi godo l o spettacolo auditivo e visivo,. Rombo di un velivolo nostro c h e lìla verso Gorizia. Dal Golfo di Panzana s'addensano nuove nubi temporales che. Finchè dura lo scirocco non farà bel 1empo. Crepuscolo tranq uillo,. Sonn nnrfalo " trovare un ::11nico lenente , romano, che ora co manda una sez ione di mitragliatrici. Non lo ve d e vo più dal Romb o n . Egli mi lw narralo che i dise rtori austriaci hann o manife:-.lulo lutti un sac ro te n'Ore dell 'a,rtigli er i;1 italiana. !\Iolti di l oro venivano dalla Galizia. - Là, i;, 1u1 paradiso a paragone del Carsodicono. - L'artigli e ria 1·us.sa fa pum-pum-pum a lunghi intervalli , ma non fa il fuo c.o a tamburo come l'italiana. -

[I rancio giunge a ll a sera. E ' l 'u nica distribuzione dei viveri in 24 ore. La -razione è ridotta. L'appetito è se mpr e quello. Serata movim e ntala. Verso le nove, un a Uacoo nemico s i è delinealo ;dia n os tra sini stra, su quota 208. Do-p,o w1 vivo fuoco di fucileria , s ono entrati in azione i nostri piccoli calibri . Sono uscito dal ricovero per vedere di ch e si trattava. Un nostro proiettore illuminava la sellctta fr a l a quota 208 e la nostra. Tutto il costone era punteggialo dallo sc oppio ininlrrrotto dei nos tri s hra pnels e delle nostre granale . Jl tambureggiare violento era di quando in quando so-

Ycrchialo dallo scoppio dei gro:-~ i pr o.ie llili . Tutto il cos to ne e ra an--olto in una nube di fumo r o.s:-igna, squarc i a ta spc!3so dai rag~ i. Tuili i b e r sa~licri, a rm ati , so n o, uscili dai rico,·eri . 11 fuor o dei nO"' l ri ca nnoni ci e lettri zza. l ; na q11.1 r a ntin ,1 cli mi nuli i• durato il l a mbitrcgg iam e nt o. Ora è Jinito. Pa ssa ndo dai r ioo,·e1·i, h o raccolto le imp1·cs:' i o11 i <l ei mie i com m ili lo-ni.

1 - ()u i !:i i Yede la forza ùegli ila lialli !

- N-on è più come ::- ull ' .Jaw o r cck !

- Ad'ess o sono loro c he sì « spiccia n o " !

-'- Devo no a,·erc avuto una buona scap ola !

- Hanno fa llo male .:Omuo , ·c r:-i i lecle~ch i, m n l1is-;i mo male ! -

Pa sa un nos tr o fcrilo, co lpito da una s<; h ep:gia Ji g ran a la al.piede.

Al la G• compvg-n ia c 'é ,.; la lo un morto. Ora i· :,.ilenzio. 'o llan lo le Ycdell.c :-panrno lru ccame nl e. \'icino a me, i mifragli e ri di una « :::cz io nc., laY onmo a fa r :::i i ri roYcri. Cu nli cr liit11 1t1 ~om 111e ~amenle:

B ella IJaml.JLno ,

Capricciosri aar iba ldina .

Tu sei la s fel/n , T!l sei la. ::; [ elfo di llUi ::;u[d,i.

· L a yoce dei noslri ca nnoni: cero l'orgomen 1o lra ,'olgc ntc per Le ne r c e l eva li s ·im n il « m o rale " dei solda ti . Cie lo velato dalla foschia. Allorno a ll a lun a è un cerchio.

- Cer c hi o l on t a n o, pioggia vicina, - mi dice

BCN
18.J.
l TO irussOLINI

1111 teuenle e aggiunge: - :\'Ic ne rincresce, perchè c iò rimar,da la noslra arnnzata. -:-

C'è un po' d'impazienza in lulli, anche nei pi ù negativi! Avanzare ! La lolla, ro ì s u o apparalo an-enluro."o, emoziona n te, e malgrado i su oi risclii, affascin::i i l sol dato. La s l asi debi liLu. L'azione r· infn,nca. S t an<>l le lJisog n a dorrnin.: con uu occ hi,o apcr lo. 7 Dicem,bre,

Ta11lo per can , bian.:; piove a d1rollo. li noslrn r iclhc r o è u11 g11a7,zc t10, di acqua e J i lango. Stamani. in u1, ' o r a ùi soslc1, le nost re artigl ie r ie aw, ano aperlo nn fuo co Yiolcn l iss irno su lle posizioni 11cm iche. Ora lacòo n o. Quelle au:,;lr ia c hc bron t olano alla nostra sinistra. La pioggia è il qui n1o 11 1'rnico 110 tro c d" è, forse, il più massacrante di l 11l l i.

Gli aulomobi l isli non sono i mboscati pcrc:hè so11 0 indi s pBnsah ili . Quell i che t u1 Le le se r e ci p orI ;1110 acqua e viveri a cluecenln m ~ l l'i d i dis l u 11 zri d alle 11 os1re l.rinccc d i pri ma l i11ca, r isc hi anu lit pe l i<' come n,n i. Non è mo,lt.o c he un cam io n co,n n1 1 carico ùi grnnalc ù s laLo oolpi l o i11 pieno, lu ngu l;1 ~Lrada di Dobc r dò, d'a un p r oie l li le ncm it ·u. Cl• · loro che lo g11iclavano so no anda ti in pezzi.

Mezzogiorno: piove sempre e più fotie. Iersera, dopo s ei lunghi giorni di pr ivazione, m i è giunto i l Popolo, primo numero dopo lo sciopero tipo~rafico milanese.

ÌL ~1 LO DIARIO DI GUERRA 185

8 Di ce mb,.e.

Ieri "era, su ll'imbrunire , ci siamo sp06ta ti alla I rincea estrema della nostra linea. Pioveva forte. f'i siamo allogati in una Lana fangosa. Rada fucileria. Sciupio di razzi. Gli austriaci so,no a 30-50 metri da noi. Ieri sera lavoravano intensamente. Si udiva lo spicc"-011are e i l ballere de lle mazze. Sta111ani non piove, ma l 'orizzonte è grigio. Le arti~lierie lavorano, ma ~cnza impegnarsi troppo. Nei i-ico, cri abbandonai i dagli aust ri aci s ul rovescio d el Debeli, abhiamo trovalo dell e mazze ferrale.

La nostra trincea ba qui un I ra cciato cosi bizzarro , ch e potremmo esse re colpiti d'i fronte e di fianco. J\la fra noi e i tedeschi è convenuto una speci e di tar ito ·accordo, per cui non c i spariamo. Noi li ,·ediamo e lasciani,o inoperosi i nostri fucili ; essi r i vedono (e noi ci facciam o vedere anche troppo! ) ed e< essi» non tirano. Siamo qui, in queste buche di fango, incbiodati , i mmobili nell'attesa del n o:-. tro desliuo.

La pioggia Ji questi g i orni ha abbassato un po' il livello del << morale,, bersagli el'esoo. Siamo lui.li l, agnati, fradici, non abbiamo che una coperta e il rappoUo: s iamo privi degli zai ni e n o n li riavre1no se non tornand'o a riposo. Non un lembo di Hzz urro: ciei o uniforme, bigio, cnine il saio di un frate, e sgoccio.Jante.

Gt:!rgo di guerra : spa:;zola = fame ; fifhcws = rifugio sotterrane o blindalo.

La no:::tra trincea cinge il campo dell'ultima ba'-

16 6
BENITO ~[USSOL INI

taglia del novembre . .Nelle buche dei 305 abbiamo raccolto e sepolto i cadaveri degli austriaci. Attorno , nn po' di cake bianca. 9 Dicembre.

Pioviggina. Però, sembra che l' ,orizwnte voglia fìualmenle schiarirsi. Comincia la sinfonia quotidiana dei ~rossi calibri. Gli auslriaci sparano poco con c a libri pi cc o! i. Tambureggiamento dei no ·t.ri. Stanotte un prig i,oniero aus1riaco si è gato spo11 . taneam e ntc ·alle vedelle della 7• compagnia. Egl i l1a r~c conlalo che il nostro fuoco dell'altra sera ha cagionato gravi perdite agli au s tria c i. Il prigioniero i> l'unico superstite di un posto colpilo in pieno. Gli altri tre -sono mor ti. l i na nostra pattuglia si è recala al piccolo, posto ed è tornata c on tre zaini t irolesi e sette fuc i li.

P o meriggio. Un raggio n1elanconico di sole. Un ... granata auslriaca è cad,1ta nella 1, loro» trincea. Immediatamente hanno levato t,re razzi per avver -.. l ire dell'errore. Felore di cadaveri insenolli o mal sepolti. ·Sereno? Un ragg io di sole ha -squarciato lc1 fitta tendina nnvol.osa che ci mortificava e adup:giava da parecchi g i,orni. Ne approfittano le artiglierie . Un nostro 280 apre nei reticolati della loro trincea un varco di a lmeno dieci metri. (( Loro n ci batlon.o a shrapnels. C'è un ferito alla 7~ compagnia, ma rnon è grave. Il cielo si rasserena e si rasserenano gl i animi. Il c.oncerlo continua. Un grosso proiettile è cal ato in pieno su alcuni

IL :11 LO DIARIO DI GUERRA 167

ri coveri a vanz ali. Ci s on o uom in i fuo ri tli co mb aUime n lo.

LO Di cembre .

S t a no ll e, d all e 2 .:i lk ~, la,ora lo a sça vare un ca mminamenlo fra le 110,: [re prime linee . Ne lle tene bre, a ppen a ri sc h iarat c .(lalla lnn a di e tro le m1hi , il ca mpo di battaglia ·dell'ultima nu :; tr a ava nzala prc,:c nla un as p e lLo fa nlasti l.:o . Non s i ved on o, nel lc1 1 rc 110 sconvollo e franlurn a lo, c he de triti f: r o llnm i di og ni s pecie. Ondat e di lezzo cadave ri c o . I tedc!-!c h i la Yt>ra no i ndefeso;a me ni(' og n i no i te (la!lc s<'i n ell a se r a al ic :=:c i rl rl ma tti no. Cen t o mazze pi ct hi a no le lJ a:;-amine e cen lo min e ~copp iao""o nella nolle. Q1!C's to Jayor o no n ci i mpreS5 io na e<.:cess i, ame nt c. ~ 11i s ap !> iam o ch e null a resis te r à a ll 'azione delle nos tre ar tirrli e ri r . S lam a1ii <.: ie lo a ri. u o gin. Ore d ieci: r ip r esa un p o' ~1,rn ca de i g r os..:; i cal ib r i. Il co ncc rl o s i accc nl t1.:i, me ntr e l 'o ri zzo nte ,: i r i-;ch iara. ·

J amian o, il paese ch e fu ra gp: iuul o e a hb a ndn11 a l o nell a n os tr a a va : 1zal a de l 11 0Yc lllbre, no n di s l:1 d a noi, in line n d 'uri a , p iù d i 500-7 00 ui e lri . U11 305 che pa ssa u.g11i qu i'nùi c: i iui n uli - r cgo la rm e nl t - s ulle n o.::: tre lin ce, m ugo la co 111 c un lr u nv ni . l-' 01t1eriggio di p ioggia sollil e. impl ac abil e! \fc ll a l riu cen, ::: il enzio. Q ualcuno ca nl1 cc hi a, m a somm essamen te, s en za convinzi on e" Q ua lc he col po in. lerm itle nle ne ll e a rtigli e rie a um enta la me lan coni a. L 'a llacc-0 a us tria co <lell 'all r.:i 11oll c a q uo la 208

188 BENITO l\lUSSOLINI

Mussolini ed ri1 plotone da lui comandato.

Trinc,e i!slreme dal Carso Accampam,nlo Qui combatteva Mus~ini neil"inverno 1917.

è stato riferito nel Bollettino del Coma nd o Supr<'mo in questi termi ni : t< Stù ,Carso continuò ie l' i I' aLLività delle artiglier ie. L a se r a, l ' avYersario , dopo vi ol enta pre parazione d'i fuoco, tentò due successivi atlacc hi con t l'o l e nostre linee a nord-es! dell a quota 208 sud e fu nettamente arrestato e respint o )) . 11 Dicembre.

I eri sera si am o rientral i, dagli avam po st i, a 11' accampamento. P ioveva forte. Molli s ino a lle ossa, abbiam o atteso pazientemente il cambio. Nell 'atto di cedere il mio ... appartamento al nuo vo venuto

- l'ospite ignolo , - questi mi ha chiesto:

·

- Dove sono i ledeschi?

- Lì , a venti metri.

- Tirnno col cannone?

- No, perchè sia mo troppo v1crn 1 a l o r o .

- Con le bombe?

- :"Jemme no. -

)fozzanoUe . La p io ggia è cessata e il ven t o i mpetuoso fa galoppare le nubi. E' terminato. adesso un vio le nto attacco austriaco di sorpresa , co ntrn la nostr? l i nea. Dòrmicchiavo. Sono stato sveg lia t o dagli scoppi striduli delle bombarde. Poi la fucileria ha inizia lo il fuoco. Violenio. Sembra il ti cch e llìo di una gigantesca macchina da scrivere. Sono con me, Of\l!a nuova tana, alcun i b ers;ag1ieri .

Qu alcuno mi di ce .

- Picchi a no ?

IL ;\110 DIARIO DI GUERRA 191

- Pare ! F. forle ! -

11 fuoco dell'artiglieria nemica aume11l,1 cri Yigore. Gli sbrapnels scrosciano sui ncoYcri e, poi, è tulla una pioggia di schegge e di sas i. Silenzio d'attesa.

l'n grido, vicino lacera l'ana:

- Porlaferili ! Po1"i.a ferili ! -

Oro le nostre ar-Liglierie sono entra le in funzione. E· un concerto infernale. Giovanotti, armatevi e le11eteYi pronti!ore.lino a i compagni.

Un tencnle passa correndo ùa riparo a riparo , urlando:

- BC'rsaglieri, armatevi, ma non nsule dai 11coveri ! -

La lcrnpC'!-la delle ar li ghPriC' c·on tinun , cn n un <Te~c.:r11clo i11 diavn luto. La fncilcria, :;opraJfolla J ,tll e esplos ioni , n on si senle più. Ln scoppio dei grobsi proietlili ia s ussul la r e la co llm a. Noi, 11nmobili, allenLliamo sempre.

E' finito. Passa un fe1·ilo alla Lc la, ma non i> grave. Crunmina, senza scnrpf', =-ul fango, sallellamlo \f'I"'-11 il posto di 111Nlic-a1.io11,:,_ T1·e barell,• di feriti nlle gambe, [n al!:-o por lalo a spa ll a. t.'11 ferito al braccio. Due sono ~TaYi. Vnnno senza un lamenlo.

S<'rgè, quaggiù c'è uno che non si muoYe p iù E' colla faccia a terra ... E· morto?

- Non lo so.

- Voltalo e portami il piastrino di ricono::c-imenlo.

192 BENITO MUSSOLINI

- i=:· morto. E' il r omano. -

t ·n grnppo di bei·saglicri raccol to al l orn o ul \ ',Hlm·cre. E' s l a lo fulm.inaLo da u nr1 palletta di --hrapnel , nwn1r<' u:::cini dal ri cowro. Appello 1klh' sq u~dre. :\cl rn i 0 pl oto ne nes,un fn ito. ~elle ,dire rompagnic ci .:ono alcuni uomini fuori di rumhalliment o .

\litl!i11ata len 1rH1ralesca . Burrasca. Le artiglieri e lac cin n o. Mezzogiomo solatio. l"sciam o tuHi al so le malgrado gl i shrapnels. Ci asciughiamo un p11' .' Nel ·pomeri~gio i loro cannon i 1i1~a no qua e là. :.\fentrc scrivo, tirano :::ulla nostra lrrza linea , nw le granate cado n o nf'l iap:o so ll eva nd o colonne di acqua . Dal punto doYe m1 trovo é W'clc un piccr•lo t1·atLo di mare. t·na domanda che i bersaglieri mi riYolgono .spPssn:

- Q1t an lo :::ia1no l ontan i da Trie ste?li lenente rhc co:nancla la mia compag nia ,~ ,t aln promo:::so capitano. Gli mando le mie frilicila;:ioni .

- Per 1, bag·nare » le .c:lell e llc ci vorrebbe un barile <li grapp'f'a ... - commenta 1in hersaglierc che prima della g-11crr:i dim orava ::i TriP.~1e .

.\IU$SO Llsr. - Il mio cl iario ·di oner,ra .

IL )IIO DIARIO DI GUERRA 193

Dicembre 1n frincea

12 Diccm bre.

Finalmente un po· dì sole. Distribuzione dellr maschere nuovo modello contro i gas asfissianti 0 lacrimogenj_ Le 11ostre sono più estetiche di quellf' austria che_ I bersaglieri escono dai ricoveri . $i ripuliscono un po'. Molti barbieri pjantano bottega fu ori, a rischi -o e pericolo loro e del... cliente. Qua e là .$i g ioca a e.arte. Nel pomeriggio, tambmeg- . giamenlo solito de ll e nostre artiglierie.

Un caporal maggiore del 7° bersaglieri vie11ta lrovarmi nella mia tana. Mi parla di Bonorni, di ìodifaya Tomaso e di all.ri più o meno noti personaggi d'ella politica mantovana. Mi si d i chiara neutralista, ma non di quelli cc arrabbiati " . Il , 0 bersagl ieri ba avuto sin qui pe rdi te suprriori alle nostl' e. Il '280 scoppiato giorni ìa nei ricoveri hn fatto qualche vittima.

- Io ho sempre creduto che lei fosse al fronte ... Stasera scrivo del nostro incontro a Codifava . . :Ci saiutiamo con molta cordialità.

Il genera le che comanda la nostra brigata viene: ::ipesso fra noi e pnrla coi bersaglieri da uomo a uomo. Ciò gli procura vive simpatie . E' bene par-

lare spesso èl que:;l' umile gente, cercare spes.-..o di scendere verso queste anime sempìi.ci e primifo·e, che co:::.ti luiscono ancorn. malgrado tutto, nno .splendido materiale uuiano.

Battaglia di Yelirnli nella nostra quota. L'austriaco ha tagliato la corda. Non po~so sottrarmi alln curiosi.là dei bcrsagli~ri di un reggimrnto che sta alla nostra destra . Tre bersaglieri si fermano dinanli alla nostra ta11a, un po' esi tanti. Un caporal maggiore mi dice:

- Scusi la nostra curiosità. Lei è ...

- Srnio Ì'o. -

I lrl' commili.loni mi stringono la mano, siedono come possono, c iniziano un'amichevole com·ersazionl'. Il loro reggiruento è stalo quindici mesi nel Trenlino occidentale, attorno a Bezzecca, ed è -<:talo benissimo.. Niente grosse l~aUagl ie e perdile i.nsignificnnti. Il mio ioteriorutore t' bresciano, ora dirnt,1'untr a Hn111n~nano ·c:-iH, doYe è impiegato nel Cnrn·ilto Curioni.

13 Dicembre.

i\folle cli pioggia a scrosci. Primo risitat ore. l!n bersagliere dell'84.. mantovano, che non mi vedern p i ù da molti mesi.

-- Sono tanto conlen l o di aYerlo rilro,-ato. Più c:on ten lo che se aYcssi trovato mio fratello.. .mi clict•. - Potrò dire che anche l ei è :stato in questo inf1•rno e· non ha « lap:lialo la faccia » a·i suoi ...-ccchi compag:ni dell'84. -

• 196 BENITO ~l~SSOLI~J

J L :u ro DIARIO Dl G"C'ERRA I O i

Mallinala ventosa. Il jag o di Dobcrdò è buio. Sento "'ulla pelle la prima passeggiata dei picloc•·hi. Ci sono i corredini anti-p.arassilari. G i à . :\fa hi,ognerebbe aYerne uno ogni quindici €!iorni. La ,.fficacia rle l <( rorredino n e limit a la. Dop o quin<l i c, giorni. i pidoccli i passeggiano tranq11illamente -. 11 quel cc corredino 1, che a nebbe Ù<0-Ynto sterrni.11;_1 1·!i . .. 'Piùocchio più, pidocchio meno ... ,\lattinata r pomeriggio di calma insolita . Sono le due e da "' ia1t1c1ni g·li austriaci n on ci hanno mandalo il quoIìrliano 305 e ne1J1mcno u n o s hrapnel. . \nchc i « no'-l l'i n riposano. Il te mpo è sempre nero, minat:cioso. I bersaglieri approfittano di queste ore di 1p1iete, per pulire i fucili .

14 Dirembre.

O~·nì ta nto ci spo.sl1amu Ja u n lrincer ument o ,: Il' nll ro. I cari1b i sono lai vo lta troppo frequenti . riò spiega qu alch e negligenza dei soldaLi I)el migliorare trince e e ricovcr j . Per una dimora lropp0 breve non vale la pena di affat i carsi . .. Ieri fu, per nk, una giornata di l<'traggi ne . I miei neni cc senlivano n il te mpo ? Pare, perchè ieri sera s i scatenò un vio lenlo temp o r ale . TuHa l a notte ha piovuto. \c::s u no ha chiuso occhi o. Ancora prima dell'a lba, pr-0fitland o d'i una breve so."ta, s iam o us c ili p e r migliorare un poco questi in fe licissimi « baracchini >1 . Arie.b e ogg·i piove. To r renzialmente. Q u esti' 1re setLimarie cli pioggia inccssanl e hrrnno esercì-

lato un' inf'luenza depressiva sul «morale» dei so!dali. Anche le condizioni di salute ne risentono. Non fa freddo , ma il fango, l'umidità, il g" i' igi o r --' dei breYi giorni e il buio pesto delle notti lunghissime , s ono altrellanli elementi che c-0 ntribuiscono ad aumentare la musoneria di lutti. Siamo venuti, gui , di notte. Le marce notturne , anche bred, affati c ano. lo stenlo mollo a caml.I).inare fra le tenebre , sotto a un cielo di inchiostro . Scarsa allività d elle artiglierie. L e mie mani hanuo o•ra il segno della più granùe n obiltà: sono !"porche della terra ro ssiccia del Cars o !

15 Di cembr e .

Ieri sera, uno dei conducenti - i quali s ono nostri giornali parlati - ba diffuso la notizia: - Sul giornale << ci s ta » la pace!

Ho pensa to che doveva Lrattar~i dell e comunicazioni di B. Hollweg. La 11otizia non ha s olleYalo soverchia emozione fra di noi. Pur sapendo rh e io leggo i giornaìi, nessuno mi ha chiesto nulla. Questa indifferenza è sintomatica. Si è parlalo tr,opp e volle.> di pace perché non esista un tal quale scelLici s mo. nell'animo dei soldati.

Non credo più a nulla , - ha deUo uno di loro - sino a quando non vedrò le bandie re bianche s ulle trin cee. -

. N ottata interminabile , di pioggia a raffiche. Fuoco di bombe agli avampos ti.

Stamani, qualche co,lpo di cannone.

L'arliglieria austriaca tira a caso. Questa è la

191> BE.l\lTO l!CSSOLINI

mia impression e. Un c,o,lpo qua, un col po l"à. Cna granata Sll11e trince e, uno· shrapnel sulla strada di Doberdò, che molto spesso fini-sce nel lago. Ci,', non l urha il solilo viavai. Solito e ineYilabile. Ecco la strofa di una canzone in voga fra noi:

O Gori:ia, lu sei la piìt bella E il luo nome risuona lontano: Or sei passula al dominio italiann, Sarai protetta clal nostro va/o ,- !

Oggi pion\ come ieri, come sempre. Pare una maledizione. Pomeriggio di pioggia incessante. Nel mio ricovero è Lutto, uno sgocciolamen to. Nor, e' è dubbio: il tempo, è il <e loro» alleato e. forse il migliore . Ci sono in queste trince e dei topi fenomenali. S embrano gatti e dànno ancb'e."'si l'a ssallo noi turno... alle noslre pagnotte. Qua e là, per ingannar la n oia. ~i canti cchia :

Là ci veclrù la luna,

La luna In spia non fa : Lit ci ve1frr111 le slelle, L<' stelle la spia nnn fan !

T11Lte le sere, ver;::,o il crepuscolù, l'attività del IP opposte artiglierie si rianima, e nell'aria è tutto Hn sibilo d'i e< telegrammi n, come diciamo noi nel nostro gergo. Sln era !',orizzon te è di fiamma, ver~o la vecchia Italia. Sento lungo la strada il rç>mbo dell'automobile che c1 porta l'acqua e lo sciacq1110 sordo dei muli che vengono in lunga interminabile fila. Verso le linee nemiche è un continuo

IL )llO OIARlO DI GUERRA 199

BENITO ).[USSOLl~I

, Lopp1arc di mine. S ono i tedeschi che ::;ra\·aw> lt: loro ,e lane cli Yolpc ,, , nelle quali, al momento b11ouo. rimarranno sepolti . C i sono llelle trincee uu:,l riacb e che è i mpos:;ibile ripulire. tan to sono pie n e di morti. Di qui il l oro pazzo terrore tlelli> lll~Slre Lombarde. Si uice eh,• 11na Yolta ri abb iano griùaLo·

- Se YOi n0n tirere te pi ù co n le Y-OElre bomhanlt:, no i noa gelleremo pii1 i gas n::; fi ;::,i nn li. -

16 Diccmlu-e.

Stan otte non ha p1on1to. JiI1racolo ! In compe11so, le artig li erie hanno sp:.:iralo \·irnmente, soprntlulto la nostra. sino a s tamani. T<'mpo incerto ...\hhiamo avuto un paio d i mutande, una camicia. un paio d'i calze. Tutta roba eccellen te. Ci s iamo cambiali. Stiamo megl io ... tamani, nei ricoveri. l ' argomento della pace è in <liscu:=:,ione. :\fa la no ta rrcclominanlc è lo ;:ccll ici smo, come al giunger<· de ll a p ri ma nolizia. Qualcrn10. rerò, ha già notalo chr• s t amani l 'arl iglieria ia<'r. Sul no.;:tro fronte. ,i_ ma l aggi ù, Yerso il m are. il can none hrontoh, cupamen t1/ Solit i shrapnel s dislralti. Pomcrig.g·in di nebbia Freddo .

17 Dicembre.

Ieri se ra , Yer::o le sci , f uot:o intenso (' in :--'-O hl o (kgli a11"triaci sulla strada di DoJ)('rdò. I conrln -

200

te11li frastaYano furiosamente i muli e correYanu . Sl11·ap11cls e granate pio,·eyano a quattro a quattro. ,, ... forl11natamenle. pochissime faceYano hersa!.:"li n. O r·nctcn1110 nel lago o al di sopra . sul Debeli. ,1t0 1ilru l'arliglieria in[uriaYa, 11oi c1 siamo spostali li 11i.:"o la gr,111de st1 ada maestra che c:o~Leggi a e d"orniaa il lago alla s ini stra, e s iamo venuti agl i aYampu:-!i. E' g i ù nullt'. i\:el cielo è un punleg~iare timi do di stel le. Io le guardo con l a tr e pida adorazione di u11 innamoralo. E' il sereno? Tornerà il snlc-? .\Ila nostra deslrn, lungo il coston<' di rruola 14 't. 3li austriac i lanciano gro"S.Se bomhc. Quando giungono a terra, sprizzano alcune scinti Ile, poi r lo ~coppio, talrn l ta fragorosissimo. l·na di queste ho111be deni es~ei-e caduta i n trincea, pcrchè si è udito urlare:

-· O Dio! O Dio! Porlakriti . . .Poi, silenzi,o_ Gli ausltiaci hanno continualo a11cora per molle ore. Le stelle sono ::-com parse. Il cie lo è tornalo huio. Nelle tcni:hi-P del ca111min.-1111ento, qualcuno, brancolando, mi afferra. lu g l i dico:

- Oi là, di là!

- Chi sei? -

Riconosco dalla voce il capitano.

- Buona sera, capi tano.

- Buona sera, Mussolini ..\,k:=::=:(1 i no:-lri pirn,Ii ntlihri lelllpeslano . Stamani. pioggia. Tutta la notic, sino all'alb a di st{1ma11i, i no:=:tri rannoni hanno hornhardato le pos izioni nemiche di prima e di secon<la linea. Ie1;i sera . .1ll' ..H·(·a111pa111<•n lo. c'e .:3lalo nn .:;olo ferito del

IL :\.110 DIARIO DI
Gt:ERf~A :.'.Ol

7 ° be rs aglieri. ma grave. Ha una gamba srezzata. Nei ric:overi si parla poco della 11ace fecle .,ca. 11 discor:::o cade più volentieri sul ripo ~, ,, che sembra imminente. La trincea. ,-ul Ca r:;o, impone duri sacrifici e più duri disagi aHt: truppe. P o meriggio di piogg ia , soltile sottile. Più che nell,· os,a. sembra filtrar<' nelle anime.

18 Dic c n,bre

Tutta la n o l!c. cioè a dire quattordici ore co11tinuc, ha piornl11. Stamani. finalmente , il sipario uniforme ùelk nubi sembra lenir~i. Il chiarnrf' promell c nle viene da Tri e,;te." ms1cm(. & un Yent icello ft·eddo. Prime noli zie : la bomba <lcll' altra sera ha faUo 1luc: morti e cinque feriti . Il colo nneìlo passa per la no:=:trn tr incea e ci domanda :

- Come Ya?

- B ene - ri spondiamo.

.·\ \'ete freddo?

- ~on tant,o. Ci vorrebbe d1 quando in quando un f ia !:cbel to di vi no -

Il colonncl!o si allon~ana.

Da qualche ora gli au:;triaci bullono ie nostre p osizioni C'O l so lil,, loro liro irrcg,olare. Due granate su quola 208, una mezza dozzina di shrapnel"' s u di n<>i, due gros:;e marmitte su quota 141. Qualche 280 sulla seconda line~1. Mezzogiorno. L'orizzonte si chi.ari5ce, ma il sule con linna a fare il latitante.

Dl10 zappat ore ci dice c he u11a granata è caduta

202 BE.:--IT0 ::\IOSS0LIXI

Ira due ricoveri del 7° bersaglieri. Ci sono quallrn morli e sette ferih.

Qualche discor-30 sulla pace ted esca. La supJ'OSLa condizione r.he l' Ilé1ìia douc bhe re sliluire )f' Lerie liberate ali' Am:tria, s u!':cita l'indignazione generale. Sc ommelto chr. se si lares,e un r<'ferendurn, non si troverebb ero dieci soldali prnpcn-;i a<l accr.1 tare questa condizione.

- Dopo tanlo sangue e tanti sacri fici!

Oro. che il reggimento è tullo riunit o, lroYo dei commilitoni che non rivedev-o più dal sellembrP Jelr annu scorso, quando. giunti sullo J a,Yo rcek, fummo ripartili nei diversi balLaglioni. un rncon lro gradito è quello del sergente z:1ppalore Tud ori ha cnrnpre>'o la necessi tà della guerra nazinnale. Modesto di Tirano (Sondrio). E' un operaio c bf!

- La « pace tedesca n, no. T11tti desideriamo la pace - mi dice - ma giusta e duratura.

:\lentre scriv,o, gli austriaci banno incominciato a bombnrdarci.

La trincea «logora», perchè è una prigione d1 fango. Il nostro carceriere è il cannone nemico che ci costringe al silenzio e alla immobilitù. Se le trincee sono coperte, la prigion i a è a~oluta. S; vede il sole a scacchi. cioè attraveso una ferritoia. L'esserci ad'a t lati a questo genere di guerra è unii prova meravigliosa delle qualità indi\·icl uali e comple-"se della stirpe italiana.

Un tenente mi dice che il Duca D' .\osta ha tributalo un encomio solenne alla nostra Brigata Be rsaglieri, per il contegno tenuto nelle due notti dei co ntrattacchi nemici e per i larnn di rafforzament n

RE~ITO )lUSSOLINl

della posmone. un bersagliere ùella mia co mpagnia, t al Si !Yio Filippi ,li Cn!lr '\"al c1"8lsa, chl' o ra t' in li cenza i1wernale, mi manda qu es ta carto lina:

11 Tl'm·andomi in lic-cnza 11011 -111un cn Ji rna udal'l c 1 piu si nceri saluti, rammenta11J olo unito ,,,c;c::ip 1 a Lutti i miei amici, oYc ,:;on rimast i mollo sorprcc..i di sentire c he pure lei Jebba essere in lrin ce a al pari di qualun(l:tc umik sol cla lo . !\"'In hn mancnlo di fare i -.:aluli a '.\leoni, . il quale li ha c,on 1'r10ll n aCTclto accolti. Cesso, salutandolo, ~perand'o di ritr o varlo in ottima salute. Di nuov o ~aluti affell 110<:.i »

Xcll c ulti me ore del pomeri!:!,'gio la nootra a r t iglieria in t e n:ifi ca i ,s uoi Liri. Dalle quallro alle sci ant:he tra le artiglierie sembra talora stabilila un a mutua tregua. perchè nè i nos tri , nè i loro, :-parano un colpo solo.

Sul cos tone e5 terno di quota 208 assic::tiamo allo stilare d i mezzo plolonc di aus triaci. Le loro 5agome s i pro:ilano nellamente, ncll' ultima chiarità Jel giorno. Dalle no5tre linee non parte nemmeno un colp,o cli fu c ile , malgrado la vicinanza e la Yi-.:ihilità drl her"'aglio.

E' forse una cor-vée. 1\ion è nelìl' nostr e ahilu<lini di mnata r,avalleria tirare sul nrmico, qnando è in erm e .

19 Dicembre.

Stanotte un gatto raspaYa pr esso i nos tri rei icol nli . Sarà un « disperso n di .J amano di<:.truttn.

204

IL ~uo DIARIO Dl

lcri <;era. approfr!fa ndo della serata - la prima non pioyo,;a - ho giralo un po' s ul campo di battaglia. Non Yi è un metro qua<lr ato, lett eralmente, che non sia stato lacerato, sco nvolto da quattro o cinque gra11a1e. Ci sono ancora dei morti abbandonali . No"lri e loro.

All'alba <1 1 slnmani ùue bersagl ieri zappalori-m ii1al,o,ri ci !tanno recato la no- Li.zia della viLLoria francese. ·Gioia vivissima in tutti, Si discorrP. meno d'icri di par.e. lnLanto, per cambiare, piove . Tempo assas'-i.no. I bersaglieri tntli laceri, barbut i. iilfangali ,;crivono le e: franchigie>>. dormono . $i ' .. ' :.-:piducc-h iano, giocano a carte

Se ~i raccog-li~ssero i ul li i r ullurn i di ferroproicLLili esplosi o da esplodere, pali di ferro dei reticolati . lamiere, arnc:=i, ecc ., - che si tro, ano su ,Juesli cumpi di battaglia, si ca ri cherebbero lreni e lren r a tonnellate.

Verso sera, l'01·i1.2ontc ad oYest presenta una ~lriscia di carminio. :'fon piove più.

- A Yenezia c'è il sole 1 - senLo dir e con voce che !l'adisce uaa ev id ente nos1ahria.

Siamo lornati or _ ora all'accampamento. Oggi l'artiglieria ne.mica è sta 1a s1l cm: iosis·s irna. Solla11lo Llttc "hrapnel::; dislratli sono caduti nel\e nostre lin ce. Dialogo coltt, a volo nell'oscurità:

- Ritornar-e all'.'\ustria le terre che abbiamo couquislaLo? Que~to non sarà mai!

- [ nos1ri morti griderebbero vendetta!

- E non i m<Jrli soltan io: anche i vivi! -

Domani è l '::i.nniversa ri,o della impi ccagione di 0herclan.

20 Dicembre.

Slanolle freddo. Ma nel cielo è tul t a la chiarilà che annu~zia una bella giornata. Finalmente, il s ole, il sole, il sole! Passar10 de gli aeroplani noslri e nemici. Le nostre artiglierie lavorano, comC' ~e mpre. Otto colpi, uno dietro l ' altro, sono caduti sul trinceramento austriaco di quota 208. Gli a11~lriaci non hanll-0 aspettato gli allri e se ne sono andati, fuggendo verso la terza linea. Parecchi be r s aglieri scendono al posto di medic~zione coi piedi r.onrelati. Non è per il freddo, ma per.I' umillità e pe r l'acqua delle Lrincee. Tultavia non sono gravi.

L'argomento della pace continua ad essere al1 ' o rdine del gicrroo, ma « nE:ssuno », dico nessuno. \"U Ol s apere di una pace « tedesca,, .

Fuoc-0 in tenso dei nostri cannoni. Gl i auslriaci hann o buttato una ventina di shrapnels sui nostri 1rincerc:menti di terza linea.

Serata di stelle!

21 Dicembre.

Lo -,Laicismo dei nostri feril1. mi diceva ie r i .stra un lenentt; medico - è sorprendente. Giungono o sono portati qui eolla carne straziata e non un lamento esce dalle loro l abbra. I feriti add·ominali conservano una co~cienu,. lucidi siin&. . Una ::era. s ullo Jaworcek, mi fu· port:1Lo un ferito chC' aYèva u na gamba frantumata dallo scoppio i n p ie-

206 BE..XITO M USSOLINI
Mussolini e i-I capitano Fasciole.

no Ji una bomba. Fu lui che mi disse: - DoUore, tagli ! - Gli feci un'iniezione e gli tagliai la gamli :1. Qn<'i frriLo, di cui ricordo ancora il nome, Fumagalli, se ne andò come era . venuto, senza un lamento. Le fenle piu gravi sono quelle prodotte dallo se.oppio di granate 1 8pecie se di grosso calib110. Quelle di paJloUola - fucile, mitragliatrice, ~hrapnel - sono spesso int elligen ti .Oggi, primo, giorno d'inverno, secondo l 'astronomia, si annuncia oon un sole scialho. Verso il mare c'è una c ortina di nubi temporalesche. Da qualche giorno l'artiglieria nemica è inoperosa. L:t nostra, invece, è sempre attivissima. S ono cenìinaia e centinaia di granate che cad'or10 quotidianamente sulle posizioni nemiche.

Pare ormai sicuro che l 'avanzata è sospesa. Se si fosse potuto dare all'Austria una risposta sul genere d1 quella data dalla Francia alla Germania I 22 Dicembre .

Gli a\1isl.ri.aci ci bom bardano rego lar~ente tutte le sere c,o•n cannoncini da trin cea, che gettano bombe dallo se.oppio formidabile come di un 305.

Tempo nebuloso, ma non piove. Nella mattinata, ~ilenzio delle artiglierie . Anche .la n ostra tace. Le bombe di ieri sera (ne hanno lanciate ollre trec e nloì hanno falto alcune vittime

~lusso u::-n - Il mio di ari o d i gueira l4

8R)llT1J :\lt'SSùLIN J 23 Dicembre.

All'una ,stanotte siamo stati svegliali da un imr,rovviso e vi~ace fuoco di fucileria nella nostra trincea di avamposti. E' durato una diecina di minuti . Falso al larm e. 1\I a ltinal a nebbiosa. i\lalgrado ciò, azione intensa delle nostre artiglierie . Nel pon 1er1ggio abbiarn-0, seppel•~ilo - profit1 ando della ncbLia - un soldato d e l 2 1° fanteria. Apparteneva alla c:las.se dell'86, sardo. Nelle lasche a\"e\"a un piccolo coltello e uu a leUera ricevuta che dicern : 1< Spero presto di rivederli in licenz::i invernale ... ,,_ Sera di pioggia e di malinconia. Una visila graditissima rompe la mono t on ia delIn sera pio-:igginosa. ·

.\li S<'lllt1 chiamare. Esco Julla Lana e ri co ousoo Benedello Fascio lo, il redattore del Popo l o e or a capitano di artiglieria, in compag ni a di Am1fcare De AnÌbris, sollo-capo, di marina. I miei ospiti si allogano alla meglio nel mio sontuoso h6tel, illuminato da un mozzicone di candela. Sono venuti a trovarmi. Stanno• al di là dell'Isonzo. Apprezzo <:ome si n,erita quesLo, gesto di viva am icizia. Si parla di tante cose vicine e lo·ntane .. . Dopo alcune 0re di conversazione, li accompag11O sulla strada mllestra che conduce a Doberd6.

E' notte alta. Sul costone d'i quota 144, i tedec::c:hi lanciano i so liti barilotli di c:sp l osivo . Uno sprizzare di scintilìe, uno scoppio formidabile che linisce in un gemito alto e sottiìe: - Qui è la guerra! - mi dice Fasciolo, strìngendomi la mano.

24 Dicembre.

La mia giornata. Al maLLino non c'è «sYeglia,, in lrince:i. Il sonno non è misurato da un regolamcn: lo, come ir1 guarnigio ne , percbè la sua maggiot'e P 11rn1ure !lur::ila dipende ùagli ... eve nti. Ore otto, pìrrola c·ulatiOnè. Poi leggo i giornali. Scrivo •1nalche ((franchigia,,. .\ mezzogiorno, cucina grassa: ventt·esca, formaggio, frutta. La proporzione della fr11lla eccola: un arancio, due melr, quattro fichi, sei caslagn e. A turno, si capisce. Dimenticavo : un limone, e y_ucsto quasi tulLi i giorni. Nef pomeriggio, nicute. Se c'è la nebbia, me ne vado attraverso il campo di battaglia . Si fanno ~Jelle « trouvalllc'i >> spesso interessanti. Il cannone c1 accompagna fino a sera. Rancio. Silenzio. Notlp interminabile. All'indomani ... è la s tessa co::;a.

Vigili& Ji :\f alale. Chi ci pensa, . fra -noi 't Cielo. plumbeo , uebbia che piove adagio adagio. Lungo la trincea è tutto un picchiettare sui bo.ssoli delle ,granale esplose, per· rkav'arnP i bracoialetti di rame da poi-tare ai paesi... E' lo « c hic ,. delle trin ce;e ! Pomeriggio di tranquillità. L'argomento "pace )) è in ribi:lsso. Ognuno cap isce e i ntuisce d·1f' non è snonata quell'ora .. .

11 capitano mi ba dato l'in(;a_rico di portare una lellera di auguri al co lonnello: Il colonnello, è antlalo nelle trincee avanzate. Lo ·attendo al ritorno. Agli auguri del capitano aggiungo i miPi. tl c~ll)nn ello mi dice:

- Sono stato in triucea a fare gli auguri ai ber-

IL
C1UF.RRA
\[IO DIARIO DI

saglieri. Ma il miglior au~urio è che il reggim e nto faccia sempre bene ... -

All'accampamento ho trovalo una ce rta anim&zione. Sono giunt i dei regali di Nat ale. Vedo delle bottiglie di barbe ra , ado rne del t.ricolore, e pacc hi di biscotti. E ' un Comitato, c be manda ...

Approfittando della nebbia h~s& , am, b0 oggi 1 be,· aglieri si s,o•nll spa rsi s ul c11 tnp () di batta g li a, lrn pri ma e seconda iinea, a fr n ga r e il Lerreno . Si i· trovato un po' di tutto. Longo h a troval o una ma~che r-a nuovo mode Uo, austriaca, una piccola t romb a per segna li , un pacco di lettere s pedite e da spedire. Cercherò di decifrare il te des co di guell' ignoto austr iaco. Il bersagliere Sp era ha trovalo Ull binoc_olo da campo . L ' ho compera~o. D a tanto tempo cercavo un binoco lo. La stre nna natali zia . mi è venuta da un ufficiale austriaco ch e si ,, ri tir aYa " un po' in fretta, eYidentemenle, verso Jamiano. Sarà ancora vivo o sarà morto? Su questo campo di battaglia, i segni della precipitosa fuga austriaca sono evide nti e a bbondan ti. Zaini, tascapane, co p erte . e una quantità i nv e rosimile di munizioni. Poi baionette, foderi di baio,netle, bombe , ca rte t:: stracci. E dovunque buche e dapp ertutto ·disseminati a centinaia e cen tinaia i boss oli degli shr a p ne ls . Le pioggie h anrw fatto crescere il lago. Alcuni dei nostri riooveri sono qu ,aisi so mmersi dall'acqua. L 'a r tiglieria au~ triaca non ha . parato un sol colp-0. Anche la nostre. ha s parato pochissimo.

21·2 ·sllNl'fO !IJGf!SOL INI

Natale

25 Dicembre.

Come ieri, c ome ,;c mpre, da un mese a questa parte, pi,ove. Oggi è Natale. Proprio Natale. 25 Dicembre. Terzo Natale i.n guerra . La data non mi dice niente. Ho ricevuto d~lle cartol ine illustrate coi soliti fanciulli e gli inevitabili alb erelli. Perchè io riprovi un'eco d'ella poesia di questo ritor oo , debb o rievocare la mia fanciullezza lontana . Oggi il cuore s'è inaridito co me queste doline rocriose. La civi ltà moderna ci ha « mef:ca nicizzati ,1. La guerra ha t•,orla l o s ino alla c:;as,perazione il processo di « meccanicizzazione r, della .':;ocietà europea. Venticin<J11e anni fa io ero un bambino• punt,iglioso e violento. Alcuni dei miei coelanei recan o ancora nella testa i segni delle mie sassate. Nomade d'istinto, io me ne andavo dal mattino, alla sera, lu11go il fiume, e rubavo nidi e frutti. Andavo a Messa . Il Natale di quei tempi è ancora vivo nella mia memoria. Ben pochi erano quelli che non andavano alla Messa di Natale. Mio padre e qnaìcun altro. Gli alberi e le siepi. dì biancospino lungo la strada che conduce a San Cassiano era no irrigiditi e i nargent::\li rfalla galaverna. Fa.cev11

freddo. L e prime messe erano per l e vecchie mall1merf'. Quando le vedevamo spuntare al di là della Piana, era il nostro lurno. Rico r do: i o seg uivo mia madre. Nella chiesa c'erano t ante luci e in mezzo all'altare - in una piccola c ulla fiorita -il Bambino nato nella noti e. Tutto ciò era pittore,;co ed a.ppagava la mia fa n tas.ia. Sol o l 'odo r e del!' ince nso mi pro vocava un tru·bamcnto che qualch e volta mi dava istanti di malesser e in s opportabile. Finalmente una suoJ1 a la d e ll'organ o chiud'eva la ce rimonia. La fo~la sciamava. Lungo la strada, un chiacchierìo soddisfallo. A me zzog i orno fumava no s ulla tavola i Lradi z io1 1a li e gh io tti cappe lletti di Romagna . Quanti ap_l!i o quanli seco li ~ono pasMti da allora? Un col90 cli cannone mi ri chiama ;iJla reallà. E' ~ata1e di guerra . .

Nella trincea i> un s ilelll.io pie no di segrete no,; talgi e. Natal e magro. Dei doni m a nd ati dal Comitato, alla mia c om pagnia so no ·toc ca ti mezz,1 dozzina di panettoni e allrettantc bottiglie... Il r a ncio poi è s tat o specialissim o: b acca l à in 11midCJ r,11n ralatc. Figurars i !

26 Di cemurc.

Mattinata insignificanle . Ne l pomeriggio, im • provviso risveglio delle nosLre baller ie. Un tratl (J della << loro » trincea di prima line a , è sa llato per aria. Di rimando, essi hanno lanc iato alcune bombe su quola 144. Mentre scrivo , i ted esc hi la vorano ... p e r noi. Padre i\fich elc è ve 11ulo a tro va r ci .

211 BENlTO
)JOSSOLJNL

Gli ho acce1111ato alle polemiche suscitale dalla mia licenza invernale e gli ho chiesto se sarebbe pronto a rendermi testimonianza - Prontissimo - egli mi ha risposto. - Direi la verità, che cioè, io l ' ho visto <lal primo giorno nel oggi, sempre in prima linea.Erano pre s enti altri ufficiali.

Scrivo queste righe alla luce (umosa di uno scal<larancio, nella p iù inverosimile delle posmon,. '.\fel crepuswlo, si addensano le 11ubi sciroccali. Bombe.

27 Dicl'mbrc.

Stanotte abbiamo rinforzato la nostra linea d1 reticolati. Fra le 22 e le 23 c'è stato un bombardamento reciproco assai violento. Mattina nebulosa, ma chiara. Mi affaccio al parapelto d'ella nostra trinc e a. Ci _o nn là , a poche diecine di metri , due sioldati auslriaci che conversano t.ranquillamentc in piedi. Più lontano, un altro sol dato, fa, non meno tranquillamente, La ·ua ((toilette» mattinale. Si leva la giubba, il corpetto, la camicia ; si spidocchia. A operazione ultimata, uu lungo stiramento di braccia , un',occhiata in giro, poi se ne torna lentamente alla tana. Io constato che da un mese non mi lavo la faccia. L'acqua del lago è sospetta. L ' at'qua cue giunµ-e colle ghirbe e che bisogna prelevare con un << bono », è lroppo rara per s ciuparla a lavarsi la figura.

E' finil o or ora un bombardam e nto intensissimfl,

1L ~Jlll IHARIU Dl GUERRA 21:i

durato da mezzogiorno alle cinque. Il pre ludi,o è stato austriaco. Bersaglio, come sempre, la quota 144. Grossi calibri che giungevano accoppiati. La cima di quota 144 era avvolta nel fumo nero e biancastro delle esplosioni, che, portato dal vento., i-cendeva sul lago e annebbiava tutto l'altipiano di Doberdo. Gli austriaci hanno continuato indisturbati per quasi un'ora. P.oi sono intervenute l e nostre haU.erie. Per due ore, fuoco d'inferno. La selletta dove è la nostra trincea era tutto un rimbombo , le vibrazioni d'aria scuotevano i teli da tenda che abbiamo sulle tane, le doline sobbal zavano . Armato del mio binocolo, mi sono messo in piedi nel fosso della trincea. a godermi Io spettacolo. A un certo punto c'è stata una ripresa dei loro, ma breve. Sopraffatti dal numero e dalla potenza delle nostre batterie. gli austriaci si sono rassegnati a lacere. I no,fri hanno continualo, implacabilmente, sino alle prime ombre del crepuscolo. ~elle mie orecchie c'è un ronzio curi<i..'-0.

- E questo non è che un « aperitivo ,, - ci ba detto un bombardiere che filava , correndo, lun~o un camminamento.

E' sera. Le nuvole si stracciano ... Sul mare è il primo quarto della luna nuon . .. Ne l cielo sono , qua e là, delle !'\lelle.

28 Dicembre.

Stanotte il duello delle artiglierie non ha avuto sosta . Al tenente Galassi che comanda gli zapp:;i.

216 BENITO )11Jf\SOL1Nl

lori del 39° battaglione, ho chiesto notizie sugli effetti del bombardamento d'ieri a quota 144. - Insignificanti - mi ha risposto. - Quattro o cinque feriti al 7°, un ferito all'll° . Le gallerie "ono c;tate provvidenziali ...\ii dice anche che i eri sera, sull'imbrunire, un rom eno si è arreso. l\,fa non è stato possib il e interrogarl o,, per mancanza di interprete. Mattinata di sol e pallido. Due Caproni, scortati da un Nieuport, YOlteggiano su di noi. I cannom nrlano già l a loro canzone di morte. Moltissime granale austriache di piccolo calibro cht> cadono presso la nostra seconda lin ea, non scoppiano. K e abbiamo confate otto. Pnmeriggfo di sole. E' i l bel tempo che torna?

29 Dicembre .

No li.e agito l a. Stamani , una nebbia bassa na!'conde allo sguardo il l ago e la pianura di Doberdò. Nel cielo è una nuvolaglia grigia che il sohnon riesce a disperdere. L'aspetto dei miei commilitoni dopo la permanenza nella trincea carsica , comincia ad essere lamentevole.

Ci sono alc uni casi sospetti di· gastro-enterite all'8.a compagnia. La compagnia ha ricevuto l'ordine di allontanarsi. Si credeva che ci precedesse nell'andata a ripo$o. Ecco: piuttosto, che morire in un lazzaretto di colerosi, preferisco di essere sbrindellato in cento pezzi da un proiettile da 300.

O![p;i i can11oni auc;triaci hànno butlato qua e là

IL ~llO OIARIO DI ~UrRRA 21'7

i soliti colpi innoc ui. Si s badiglia. Chi per now , c hi per appelito. Questa è la guerra d ell'immobilità .

\Tor i del gergo guerresco:

h en:ina = vino ; lampione = fias co di vino.

30 Dicemb,·e .

· T e mp ù accidioso ed insidio so, da c olera. Difatli il bacillo virgola d eve aver fa tt o la s u a comparsa, a giudicare dalle m i s w·e igieniche che s i s tanno prend e ndo. Tullo l 'accampame nto è bianco di calce, c h e Yien geltata fra i baracconi, senza rii- par m iQ.

Padre J\Iichele é passato nelle trincee, offrendo 1111 cl i::;tintiYo lricolnre e 1111 [o rrl ie tto. Ho accettalo il di s tintivo , po-i mi sono iat1 o dare il fogli e tto . Si !ratta d'e ll a

Sole nne consacrazione dei soldati ciel Reg io E:se1·cilo /lalinn ,y al S11cro Cuore rii Gesù.

Io non commento, trasc r ivo. Ne ll ' inte rn o de l foi_.;-l ie l lo c'è l' « is lruzi,one » che d ice : « La devozio ne al Sacro Cuore di Gesù è la grand e speranza dei tempi nostri. Tullo noi possiamo ottene r e medianle la fede e l'amore al Cuore ,di Gesù. Egli s tesso, apparendo alla Beata Margher ita Ma r ia i n Francia. h a detto: cc Voi non mancher ete di s occorso che <]Uando io manc li e r ò di pn l c 11-

218 BJ,;NlTO hl USSU LlN I

za "· Vedete i rr ance.si a lla battaglia d'ella Marna: lutt o pareva perduto, quando il generale Castelnau rbbe l 'ispirazione d'invocare il Sacro Cuore e co n:-acrc1rgli l'esercito. E il ris u ltato fu l a meravigliosa vitto ri a che sal vò la Francia. Vittoria vogliamo noi pure , rl11pli ce vi tt o ri a: una s ui n em ici politic i. per la grar,dezza de lla patria nosLra, l 'altra su noi f'tessi p e r purificarci ed e le var c i. Ma p er e ntrambe , sn le vog liamo grand i ose , abbiamo d ' uopo di m ezzi eccezi onal i. Ed ecoo additata l a devozione ,il Sacro• Cuore di Gesù ... ».

Poi c'è :\nche << G n alto di Consacrazione» che fin isce in un C redo. _ Poter. Aue. Glorin.

Ripeto: non comme nto: Ira.scr ivei , cop ici .. . il dnrnmentn \ 31 Dicemhr-e .

Fine d'anno. :\fossa a l 7° bersaglieri e di scor se, , del prete officiante. No n so chi s ia . No n conosco il suo nom e . U 11 mio vicino c he ascoltava mi ha t'he è un abruzzese. Oratore dalla parola fa c ile , duli a v,oce sq uill a nte e quel che è l 'essenzial e, u11 ita li a n o nel più fe r vo,ro so se n so de lla parola. Mi è p i aciuto, ne l s uo d iscorso , l 'accen n o alla pace le d esca che sare bb e « la ·pace del vinc itore c h e pone il piede s ul petto al v:into », mentre la n ootra pace d eve cc consacrare la giustizia e la libertà dei popoli 11 ed ha finito con ques te parole : << L' Ilalia a n zi tutto e sopra tutto " ·

Avre i voluto gridargli: 1, Bravo !,, ..\ v r e i vo)ul o a nd arn a s trin gergli In mano. Vogli o qu i rir.ordare

11, i\(10 DlARlO 01 GUERRA 2 19

il primo discor;:;o ve ramente ed accesamente patriottico che ho sentito in sedici mesi di guerra. Giornata grigia. U tenente genera le che comanda la nostra Divisione è fra noi. Sembra certa la nos tra partenza a riposo in u11 paese dell ' Ollrc Isonzo, ne ll ' Italia redenta. Alcune settimane di quiete ci temprera,n n o per l ' azione, quando il giorno verrà. Gli amici interventisti che si trovano nei paraggi cercano di vedermi . Oggi è venuto a trovarmi Enrico Tagliabue, di '.lfonza, parrucchiere e ora artiglie re.

E' un interventista entusiasta , un amico del Popolo. Dopo, cinque mesi di fronle , ha conservato intatto e accresciuto, anzi, il suo patrimonio ideale d'interventista . Questi umili figli del popolo, che hanno sentito la bontà della nostra causa e la santità della nostra· guerra , meriterebbero di esser e 1< valorizzali» un po' di piu, ai fini della \Ìttoria !

Nel pomeriggio un sole pallido schiarisce l 'orizzonte. La partenza è fissata ·per stasera. C'è l'ordine. Si compie oggi il mio primo mese di trincea sul Carso. lo sal11to il 1916 che muore e il 1917 chr comincia : Viva l' Ilalia l

Gli austriaci si so n o accorti del nostro movimenLo? N,on so. N,on credo. Certo è che a un dato momento, le arlig l ierie nemiche si s-0110 improvvisamente risvegliate. Un grosso proiettile è scopp ialo in pieno su un ricovero, ma, f,orlunalamente, questo era , ·uoto. Gli austriaci ci hanno dato l a buona fine d'anno.

220 B6NfTO l\lUSSOLlNI

Saluto~ marciando, il 1917

1° Genna.io 1917.

Il 1916 è mortu, me nl re i-0 marciavo sulla str adll d a Doberdò. Il 1917 l'ho salutalo marciando. Ciò è di buon auspicio.-..

Primi dieci giorni, riposo a Palazzotto , vicini, ad Isola Morosini, in un desert o fangoso. Baraccamenti e brande. Bagno. Iniezioni anticoleriche. Esame delle feci. Segregazi one contumaciale Noia. Dal 10 gennaio al 20, ripo~o nei baraccamenti di Santo Stefano presso. Aquileja. Visita al Mnseo•. Co,n,oscenza dello scultore Furlan , milanese, e del pompiere Sala della III Armata, un interventista milanese ùe lla vigilia , ancora entusi asta. Noitte dall ' ll_ a l 12, incursione di areop l ani. Cinquantadue bombe innocue. Io pensavo alle niùiate di bambini veduti r u zzare nelle strade di Aqu_ile_ja . Lavori di trincea presso le Mura romane . Scoperta ùi ruderi . Istruzione del lancio delle bombe. Maestro , LlD mare.sciallo ùi carnlleria . Mi dice di aver "i,struit o anche: Malusardi e Trerè, Yolonlari milanesi.

19 Gennaio.

Ripasso l' Isonzo. Emozione. Grande fiume ceruleo. Sulle vie del·Tevere è nata l'Italia, sulle vie dell' Isonzo è rinata. Pieris. Ancora popolàta di donne e bambini. Nella piazzetta c'è una statua rappresentante una donna in piedi con un libro in mano. La leggenda dice: All' Tmperafrice Elisabelta. li popolo di Picris. Il pa ese è intatto . So ltanto qua e là, nri muri ùelìt> case abbandonate , l'ocr bio di una granata. Nel cortile del nostro acr·autonamento alcuni so ldati di sa nità hanno impiantalo una 5c uola, frequentala da un cenJ,inaio fra maschi e femmine. Domando a una bamb in a:

- Che cosa h ai imparato oggi a scuola?

- Niente

- Vuoi un poco di pagnotta?

- Màgnatela.Radi borghesi.

20 Gennaio.

Incontro con Guido Podrecca. A H.onchi pel' g l , alloggiamenti. Lungo l a strada, poco prima di Honchi, c'è una tomba, elle reca suDa croce: « Soldato sconosciuto». Vento fr eddo. Sole.

21 Gennaw .

Bora di Trieste. Freddo. Giorna ta insignificante. C'he lempo di un " morale » pessimo. Parlottano.

BENI'!'() MtJSSOLINl

lJ colonnello Beruto se n'è a nd ato a comandare la Brigata Cremona. Lo ha sosliluito il tenente col onnello Capanni, che ha manùato un vibrante saluto all'l1 ° glorioso.

26 Gennwo .

L avoro di l.n nc<'a s u Dolina Berg, qu ota 7CJ, prirno ciglione~ del Carso, sop r a Selz. Il campo di battaglia. Jmpressionanle an cora! Allerramento [orzalo di un nostro velivol o vicino a Doberdò. Croc i con l e corone di ro sario appese . Rotoli di c:arla e cestini di vim ini co ìla leìaiatura d i ferro. Morli isol ati . Mucchi di cadaveri, ap pena ricop er ti di sacchi a Lcrra. Piedi che sporgono. Un teschio. Frammenti di os _ a. •< Pace, o /l'atelli n (14. 0 fanteri a) . Ferraglie in quantità. Il mare. Laggiù, il campanile quadrato di Aquileja. P iù iu l à un bianch·eggiare. di case: Cervig n a n o.

27-28 Gen nai&

Neve, fr eddo, noia infinit a . Ord ine, con tr ordine, di s ordine.

30 nennaio.

solda t i che tornano dal l a licenza sono da qualche tempo di un «mo rale» pessimo . Parlottano a bassa voce de l bordello che 1, d s ta " in It ç1 l i&,

l f fO
223
IL
nIARfo ill GUERRA

perche quei u quallro vecchietti» e le donne vogliouo la pace. \'a da sè , che gli ufficiali pensano ... ad altro. A Roma, ciurlano nel manico . Governo dell'impotenza nazionale!

·Lancialorpetlini. Ho lascialo il mio plo tone de~l inalo a formare il 64° battaglione, probab il mente in Italia. Si è costituita una seconda sez ione d i !ancia Bellica e me ne hanno, o fferto il comand·o. Esercitazioni al Poligono <li Ronchi. 9 Febbraio.

Marcia alla trincea. In posizione. Nolle di plenilunio.

- Caporal maggiore, s iamo tutti e due del '9'i.

- Uno ve nga nel mio ricovero .10 Febbraio.

E' cessalo 11 vento gelalo. Mallin a ta di sole radioso. Anticipazione d i prim avera . Piccoli lavori al cam minamento . Solito fuoco delle artiglierie. Solito passaggio di velivoli . Alcune delle loro granale sono cad ut e in pieno nelle loro trincee. Il tiro dell'artiglieria nemica continua ad essere mollo irregolare ed altrettan to innocuo .

224 -BENITO MUSSOLINI

:\ltrssoum - li min dia rio di 911 e1·rG

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11 F ebbra i o .

Cannoneggiamento. Gli austriaci ci hanno lirati, con l e lor.o bombarde, ma senza far villime. Pocb i volpi . Sroppio solennr. Quando la bombarda cade, ::-en1hra un g alLo co n l a coda jn alto. 12 Fe/1/n ·n,o.

Lavorai al « c amminam e nLo de l murlo" (austriar.o). Snl r.ocuzzoln ci sono ancora un a decina di ca<la;-cri austriaci r due italiani, insepolti. C no è ~enza lesla. Pomer igg io di pioggia. VenLo scirocc·ale. Il lago di Doberdò sgela. Recipro co concenlram enlo riv a ci ss imo di fuorhi d'artiglieria . 1:~ Febbrnio.

l i la g o di Doberdò, Lull.o ricoperto <li canne palustri , pre.s e nl a l'a s pe llo miserevolP di 11110 s t agno, come il limi tro fo "P ietra Ro ssa " · r giornalisti ch e lo hanno trovato « piitoresco ,, l' ha nno veramente vis t o 7· Violento fuoco . Qualche ferito. U11 auto feri t o .. Nienle altro . Grande, t epido sole.

14 Febbraio ,

)lallina la di :=ole. Passa un morto tuli o ravvol1 o in un lelo df\ ti> nd a. P ncb i co mmilil <m i lo c;eguono.

lL
GUERRA 227
,rrn DHR[O Ol

l j n prele ia qualche ges l o . T pasisanl i si -;coprono e . poi se ne vanno. ler i sera g li a u s lri ac i hanno b ultaL o alcune bo mb e nello noslra trin cea. Ai piedi di queste quote, ci so n o i cimi ter i c h e le co1tsacran,o. Il nostro si allarga ... , Il breve fun e r a k 11011 ha in lerrolto il l1·affico e il mov ime nl o dcgJ; altri. Io penso co n mes l iz ia a quell ' ignol-0 ::-oldalo d' lt.alia che se ne va so tL olerra , mentre nel cielo si aumwz ia coi suoi tepori la primavera. Il ra11110Jte l avora. Il mor to è d e l ,18 1° repal'io mitragli<'. i-i. E' l 'un ica v ittim a de ll a bomba d'i ieri s.e r~ .

Pomeriggio rl 1 cannonate. l'na nostra granata è c aduta i o pi e no n ella l oro trincea. Grida,·ano i T , och es e scappavano. l i u lo rn port a{rri ti i> accor" O. C once r to de i nostr i grn~~issi mi calib ri , s ull a loro p rim a e seco nd a trin cea. Dall'est.rema deslru nella 110.st.ra trincea hu visto J)uino. D i lassù s i (lomina Lulto i l golfo di Panzana. Causa la foschìn del mare , non ho potuto vedere Trieste. Lan cia i<-' dieci torp e dini sui l oro relico l ali. Per r appresagl i a, gli austriaci h anno lancialo selle grana t e d a 15~ ::uJ rovescio di quota 144 . Feriti: uno, al la r otul n del ginocchio. 15 Febbraio.

Sole. Stanot te ho l avoral o 111 0 a lle quallru . Quando mi sono levalo d ai camm inamenti per l o:-11are al mio giaciglio, un q uarto di· luna rossa illumi nava s ini s lr::i.m ente il ca m po di battaglia. Nes-

228 BE~l'l'I) )ltTSROLINl

1't1na n ovi Là , stamani. Pomeriggio, so lita sinfonia. Gergo di ~uerra :

lln telegramma = scheggia di granata ; nflaccare un b otto n e = tenere un discorso uoioso;

sionorina = sigareLl.a :

sigal'ella = 1..:arluccia da fucil e : chioccia = mitragliatrice.

andar e alla r·ipa,razì,m e = andare all' os pedale . ('anzone in voga:

Al 25 luglio ,

Quando matum .il gra no,

M' é na;la una hambma

Con una ro~a m mano.

Non è una paesana

E nemmeno contadinq , e· naia in un b·osc hello

Vicino alla manna.

llici110 alfa manna

Dou e mi piacr s lar e, Si vede i 1Ja s limenti

A galleggiar· s ul rnar e.

Per !Jall eg giw , ~ul mare , Ci voglion le barchette,

Per far l'amor di sera , Ci .vuol le ragazzette.

Le ragç,.zzette belle

L" amor non lo san fare :

IL ~I J O D11\RIO 01 GUERRA

Noialt,·i bersaglieri

Glielo faremo far e .

Glielo jaremo fare, Glielo farem sentire , E in capo a nor.:e me si L e eedremo partorir e.

Gli ufficiali mi domandano con lroppa insislenza IP mie opinioni circa la pros.c;ima , o l011tana , flop aella guerra .

16 Febbraio .

Con()sciuto il dòtt. \"ella, [rale ll o di Arturo. So le grande. Solito fuoco. l\'el J}Omeriggio , grand,e concerto. ·parte della loro prima trincea è ~allala in arfa. Un b a rac.:c.:bino incendiato. Lavorato s ino qua.~1 all'alba. Solilo insignificante fuoco delle artiglierie. Mezzogiorno. Sole inrerlo. 17 Febbl'uio.

frri sera, alle dieci , c'è stato allarme nella nostra trincea a,,anzala. Una pattuglia di austriaci ha tentato una piccola soz,presa. Si è &vvicinala ai reticolati. Lancio di bombe fumige!1e. Una forte esplosione. Tulio di gel alina sotto ai nostri retic olali. Due cavalli di Frisia distrutti. Lancio di hombe. Un nostro caporale feri l o.-·Le vedette vigi-

230
BENITO l\ll·ssOLlNl

1:-tVallo . Fuoco di fu ci leri a . Bomb e Benag lia. Per , appresaglta, abbiamo gettato nove torp e dini sulla loro l in ea. Si è sentilo lo zoccola re di un ri nforzo austr i aco . Tutia la notte l ancio di bomb e e cannouale. Lav·orato per le piazzole di due ca nno ncini da bombG, per trincea.

1 8 Febbraio.

J\li accorgo che è domenica, perch.è dinanzi al /'amand o d el r eggime n to c'è messa. Po.chi as c oltatori . Soli to discorso. Pomeriggio di• fuoco abb astanza vivace delle n ostr e artigli erie. Pomeriggio nubiloso . Le batte r ie austriache non hann o ri spo,:: to c he fia cch issimame nte .

19 Febbraiu.

Fame. Il c m1tiniere si é cirnon<lato d1 cavalli <.l i Fnsia, per evi tare l'a1s sallo dei bersaglieri allf' gerle di pane. Stamani cielo gri gio. Fuoco iamb11r eggi anle dei 11 ost ri ca nno1ù e dei l oro, Non ho putulo dormire, perchè la t erra s·obbalzava e nel!' aria e ra una vibr azione che sclloteva i nostri ripari s ulle dolin'.e . Le bombarde sono bruc iate . Sintomo.

20 Febbraio.

Ieri sera, sull ' imbrunire, ho sparat-o, ìl cannoncino lanciabprnb e . Le b,ombe sono C(\dute in piena

lL i\110 DlARlO DI GUERRA 2.31

SEi;tTO 7111:.rSSOLIN I

trincea dei ted'eschi. ·Soliti cannoneggiame nti, uuslro e loro. Mattinata venlosa . Grande messa al Comando. Il lenente medico Scalpelli se ne va in un ospedaletto da campo oltre Isonzo. Era in prima l inea dall'inizio della guerra. 21 Febbraio.

Lavoralo gran po.rte della notle per la postazione di un cannoncino lanciabombe. Stamani, all'alha, h o dato il buon giorno ai tedeschi, con una homba Excelsior tipo B. che è caduta in pieno n ella loro trincea. Il puntino rosso di una sigaretta acce:,a s i è spenta e probabilmente anc he il fumalore. Oggi ci hanno bombardato pe r parecchie on: di seguito. Le nostre perdite non sono gravi. Tra gli uoniini "fùori di combattimento ci ono due ufficiali, uno d'ei quali bombardiere. Ho aumentalo la dose p·ei~ l a bnona sera. Hu lanciato rlu c bombe. Bersaglio. · Giornata ili "'ole. Le o·os t azioni SOf.lo nnifc. '"St,rnoll" Mnto <li dnrmire l11ng(1. 22 f,'ebbraio.

Sospese le Jic1::1.ae sia per gli itfficia li come per i bersaglieri. 11llro sintomo Rivi$La a ll e scatolette e munizi-0ni. Sole. Ore tre del pomer iggio. Giungono da lontano, e passa n o .sulle n ostre teste, ~ossi proieLtili -destinati aUe prime lin ee nemiche.

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Le nuvole d elle esplosioni oscurano di quando in quando il sol e. Sono dirn ntato un fumatore. Conseguenze d ella trincea. L e <e macedonia,, sono eccellenti. Gli au.slriaci rispondono con spring- granate fra l a prima e la 'Seconda linea: due morti e cinque feriti della mia compagnia: la quintà . Un ferito al braccio fuma la sigaretta . Due so,no gravi.

~el pumeriggio del 23 febbraio 19l'i, rnrso le ore l 3, · i e~eguivano a quota 14i d e i liri rl'a~giuslamenlo con un lanciabombe da trincea. Erano attorno a me venti uomini, compre::-i aknni ufficiali. La squadra era composta dai soldati p iìt ard i l: della mia c ompagnia. Il Liro i era svolto ~enza il min imo incidente sin.o al penultimo proiellilc. Ques t o , invece, - e ne aYevamo spedite due ca!--Sc - scopp i ò ne l lanciabombe. Fui investito da 11 11 n raffica di schegp;e e proiettalo pare~ch i metri lo,11 ! ;1 11 0. :'\-on poss,o dir-e di pi ù. So clic venn i raccolto quas i . ·ubilo rla a ll ri be1·saglieri accorsi, adaµ"iafo i11 una barella, traspor t ato a Dobcrdò per le rrirne cu r e, portalo più tardi in quest'OspedaleW> dove trovai un'assistenza affettuosa , premurosissima. Il cap i tano medioo dott. Giuseppe Piccagnoni, direttore dell'Ospedale di Busto Arsizio, ed i dottori, Lulli e due lenenti , Egidio Calvini di San Remo e Luigi Scipioni di Rosolini (S i racusa) mi curano come ~e fos,si u n frateHo .

Durante la degenza di .\Jussolini nell ' Ospedaletto, il nemico , violando ogni legge civil e ed umana , bombardò ']Uel luogo rii sofferenze con aero11lani. Il ferito così nal'ra in una JlrT(JÌna del suo Diario il doloroso fatto. • Matfinn del 18 Marzo.

Ore oLLc,. Un po' di sole . li solito rombo degh aeroplani. Un ferito nuovo è giunto questa notte. I,o non ho chiuso occhio. Stamani il termometr-0 , 37,8. Sta sera, segnerà 40.

T\ientc medicazione. Il sibilo di una granata. E ' ~coppiata vicino- all'Ospedale. Un'altra. Una terza. tTn'altra ancora. Tutte a pochi metri dall'Ospedal e . L ' infermiere· Parisi è tranquillo.

- Possibile egli dice - che non vedano la iroce rossa sul letto? Non banno mai tirai.o in quesli quattro mesi. Dunque! ...:_

Ap cora un colpo. Il mio vicino, che ha le gamu~ fra c assate da una bumba , li conta: siamo a 13.

- Son pasticci - <lice un feriLo a lla clavicola.

Le medicazioni continuano al pianterreno. Vedo dalla porta spal anca ta sfilare le barelle. Salgono , dal basso, grida di dolore. Un rombo. Uno scrosciare di vetri nel corridoio, nell e cameral e. I n o~lri lettucci hanno sobbalzato.

- Questa è caduta più vicina delle allre - dic11 a Parisi.

236
BENITO i\lUSSOLlNl

.\fa non ho finito di pronunciare questf' parole, che un polverone bianco e denso si diffonde dalle camerale sulle i::cale. Dal polverone sbucano e corrono nella mia camerata, i feriti che possono camminare. Quelli inchiodali al letto s1 sono rovesciati giù, pazzi cli terrore. I loro urli riempiono l'edificio. Uuo, nu ovl-"lrnenl.e ferito , alla spalla, i=:i erotolato clall e scale. ·

Tutti i feriti dtlla camerata: li hanno trasportati nella mia. Il doli.. Piccagnoni era a pianterreno e stava operando un ferito gravissimo. Dopo lo scoppio, ha lasciato il ferito agli assistenti ed è corso · di sopra. Ha messo un po' d'ordine. Ha rincuoral o Lutti. E ' .:;l.11ln ammirevole di calma f' sangue freddo. Siste mati i feriti, è tornato giù a lerminarP l'opernzione. Per fortuna, i nuovi feriti non son o gravi. Il più grave era ormai guarito . Ora un n gross a . c h e ggia g li ha rovinato una spalla ! Continuano a fa s riarlo. Pe!'de tant o, tant,o sangue ! Quelli che possono par lare, commentano: - Sono dei vigliacchi! Degìi asi=:assini ! Ci vogliono uccidere per f,orza !. Gli altri, che non possono parl are, fissano lepareti con gli occhi spalancali. Il sibilare cieli ~ granatP - poic-hè gli auslrìaci cont inuano a sparare - provoca alcuni secondi d , silenz10 mortal e. Ormai cadono lontano.

Il dotl. Piccagnoni, insieme col dotl. Velia e g1i altri due medici, ritorna nella nostra camerata ed annuncia che nel pomeriggio tutti i feriti saranno portali al di là dell'Isonzo. I volti si rischiarano. - E io? - domando.

JL i\ClO DIARIO DI GUERRA 23,7

- Lei rimane . Non è Lrasporlabilc. \li farà comp-agnia !, Pomer iggin.

Tutti i mi ei compagni di dolore so n o partiti. Nel1 ' Ospedale c_ono rimasti i medici, il cappellanu , gli infermieri. Di feriti. s oltant o io . Silenzio grande nel crepnscol-o·...

238 BENITO )IUSSOLlNl

Il Re visita Benifo Mussolini

e-i suoi compagni feriti

(('or•rispo,,1c/e'nzo di Raffaele (;arinli al SECOLO)

Qru11·f1e1 · General e, 7 Marzo.

Slamani il Re ha visilato l ' Ospedaletto da campo ove è ricoveralo il caporal .maggi-ore Beni1,o Mnssolini. Tornavo giù da1le Lrincee di M,onfalcone

•P mi recavo a chiedere notizie dell'amico feril,o , le rui cond izioni di salute negli scorsi gtorni avevano avulo un nolev,ole p eggiorarneulo, allorchè l 'aut,oroobile grigia del Sovrano lasciava lo spiazzale c h e c;i distende a lato della palazzina dove ha sede 1'• Ospc>dalelto cl1 e ospita Mussolini. li Re era giunto mezz'ora prima, Ìllatteso, aveva rl1ic>slo del DireLtore del!' Ospedal e ll.o, il cap itano Giuseppe Piccagn.oni , ed aveva manifestato il desiderio di visi ta re Benito Mussolini e gl_i altri ferili ivi ric,overati.

Qualche istanLe dopo, il Sovrano entrava· nella corsia dove Mussolini era stato trasportato allora allora, reduce da quella che è per lui la più straziante operazio-ne: l a medic:azi,one quotidiana.

:.\Iussolini era leggermen le alJballulo: la medicazione era slala, forse più dol•o·rosa del solilo. Il Re ha domandato al capitano Piccagnoni quale fosse il le tlo sul quale era adagiato Bt-nito Mussolini. _

- E ' li ,-;ul seco ndo lello vic in o alla flneslra.~dusso lini aveva fraltanlo ric.01\osciuto il Re, e,l il Sovrano aveva immedia t ame nte scorto il ferito. Avvicinatosi al suu lello, il Re ba domandato a Benito ~Iu:solini:

Come sta, Mussolini?

- Non lroppo bene, Mae là. f1 capitano Piccagnoni, inle rr-0gato rial Sovrano, ha aggiunto par licolari precisi: ·

- La febbre si è manifestata otto giorni fo, quando sorse una complicazi,one infelli\'a ne ll r ferite alle gambe: la temperatura superò i 40 g r adi, l'infermo passò n o tti agitale, in preda a de li riC>. Ora la febbre è diminuita: '.38 gradi. Le sc heggt' sono state tutte est ratte e le ferite nnno rimarginando.si. Ma Mussolini soffre mollo. Figurarsi chf' la superficie line a rr <li tulle le ferite che torturaHJ il corpo di Bt-nito ri1ussolini raggiunge comp lessivamente gli 80 ce nlim etri. Le due ferii.e alle gambe sono cosi ampie, che, divari cate, ·possono accogliere un pugno di un uomo !Il Re ascoltava, guardando il , ,olio del ferilo.

- Deve soffrir molto, le i , pur così forte, in q11esta d'olol'osa immobilità !

- E' un supplizio, Maestà, ma c i vuole pazienza. -

Poi il Re ha chiesto a Mussolini parli co lari del

2-10 BENI ' ffJ :Mt;SSOLINI

, Lolorn::: o epis odio cli gu e rra, ccl il Jcril <J li ha 11ar:·a ti c o n ])recis ion e.

- Q ut~l e cred e s.ia s ta ia la cau sa d e llo sc oppi i (? - h n c hi es lo il R e .

- Il 1ub o J i la n ci o e r a tr O!) J) o arr o ve nt a lo.

- Eh. gi à, - ha a g g iunto il Son·uno - fo r-::: c

11 Lir o e ra s l a l o tr oppo r [lp ido.E poi, mul a ndo di sc ors o:

Ri corda? Io lo vidi s ei rn e -= i la all ' O:-p e thd 1.; <l1 CiYidale,

- Ricordo p er.fe ttam e ul e : allo r a ero in osserYèl ZÌo nr per malattin .. .

- Ed oggi - inte rrupp e il Re - d'o po Lanlf.: p r ove òi v al or e, è rim as t o ferit o . -

S-eguj un ista nt e cli s il e nzi o . Tuili g uanlavann quel s oldato va]orn so , c he, amma es tr a, nd o i su o i uomini so tto il fu oco aul.$ Lria ùo, pe rcl1è ess i potes:scro d e l n e mico a ve r- r ag ion e, era c aduto c on pari i-· roi s mo dc! s old at o c he in tri n cea è ·s opraffal l o tla ll' impe lo Jcll 'avve r s ario. ·

Poi i l R e co 1t li nuò:

- - L ' a l tro gio rn o, :-ul D c h c li, il g e neral e M ... . mi ha _p a rlalo molto bene di lei ...

Ho cercal,o se mpr e di fare il mio clo\·cre con di :;c iplina, co111 e o gni altro so ldat o : è· molto bu o n o <·on me il mio gene r a le.

- Bravo Mu s solini ! - inle rrnpp e il Re . - Sopporti con ra :-:seg nazionc l ' im mobilità e d il do lore.

- Grazie, Maes t à . -

Il R e si volge va a ll ora , ;e r s o g li a llJ"i fe riti . Al la lo sini ~Lrn di Musso lini era un valo l'oso mutilal o, il s crg e nlr Gn s perini , Yalte lìines e, c he fu

:lf osso LI'.\7: - Il m i o <li a rio <li g uerra 1 1,-

1L ~J 10 lll. lRLO IJ l G U EP.K.I 241 ---------------------

BJ,;~lTO ~1USSOLJ~!

ferilo clH!la bomlra di un aeropla n o presso Duherdò . .-\nelle rJer lui il Sovrano ebbe parole di e_logio e di incoraggiamento, e fece segnare il suo uome ad un aiutante d1 campo, insieme a quello di u11 allro mulilato : Antonio Bertola, siciliano. Il Re, quindi, dopo aver salutalo Benito Mussolini, lasciò la corsia e visitò le alti-e sale dell'Ospedale, congratulando si poi col Direttore capitano Piccagnoni per l 'ordine che aveva Lf-ovalo.

Ilo avviciualo Mussolini qualche minuto dop.() rhe i l Re aveva lasciato l' Ospedaletto.

Sono assai cont e nto - egli mi hu deUodella manife::;tazione di gentilezza an1La da par lr <lcl ovnmo, e delle buone parole c lic ila rini,Jlo a me ed ni mie i (:ompagni. -

1\bss:>!in1 e ''1 suo medicc. curante dotL Ambrogio Binda.

Al capezzale di Benito Mussolini

(('on ispoi1denirt ,li. 'n11drn Giuliani ,,7 Popolo d' I ta li a)

Dal Cw·.<;n, 1• \ !ar:u

L ':ill r[t seru . dal P()polo rl' Jtalia, ho appreso i l lr-agico incident (• cli guer r a c he per poco non coslò In ,·i Ia al nosl1·0 valo,roso com!Jaltente.

La mia Lrepid azione, il mio dolore furono i l dolorr e la ll'ep1dazione vostra. N<m orcorre c h e w· ne -;criva _

Poco più lardi polevo p ro curarmi dei g iornali di Roma . S i d iccra c h e lr fcrile di i\:Iussolini e rano moll e, ma non gravi : mi tr anquil li zzai un poco: 11011 tanto però da saper rinunciar e all'istintivo proposito di correre da Lui, d'i abhracciarlo, di nvrre> 1111a pi ù csaLLa e s i cura idea de l suo mare.

Ch iesi ell ottenni sub ilo il ne cessarie, pe rm ess o: 110Lrvole corlcsia della quale sono a~sai g r alo al Direttore d ella mia trnit.à.

DoYc fosse l' Ospeda l ettò !tG non fu poE.sibile f-<apcrlo. ~on ri sultava che essn esi. lessc. Pen!-'aJllltno nd rn1 c1Tnrr . Co1n- c nimmo ne l crede re che "i trallas.Ee del 04G, in innzi-one presso C-o rmons. E ln innltina dopo pn rlii.

:l'Io

Quuli siano state le delLkioni e l'amarezz;i prllvate arrfrando, vi sarà facile immaginarr. Trovai l' Ospedaletto, ma il ferilo nostro non c'c-ra ! Perdetli r,osì, inutilme·nte, la mia giornata. riuscendo lu~Tovia a sapere che i l 1G era mollo lontano: ad Aqu ileja.

Tornai alla mia rtsidenza ron l'aniinn in pena, sconfortalo, avvi lito. } Ji reslnYa una sola speranza: que lla di avrrr 1111 secondo permesso. E lo cbhi, i11falli.

Ripartilo stamani pe r tempo. autorizzalo ad usufruire J'ogni mczzo d i l rasporlo. mi chre~<;i an:c:it•samc:nle alla n1ètn. lldarc i ai in lnlt1 i modi, con t111li i · mezzi: con camions. con carri d'artiglif'rin. ron carrelli cnricbi Ji materiale. in molli !ralli .. . 111•rlibus calcanlibÙs. :\la marciai sempre.

Allr quattro del pomeriggio, n Saµ-rncln. mi i111batlci in 1Ianlio :\lorgngni - il dircllorr amminislratirn del nostr o giornale - e nel rol\qza Gnrinci del Secolo . Tornavano da una vi~i l a a ì\ [us::., tlini. Appresi da cs"Ì che l'craico solclalo aw, ;1 n101la febbre e che l' 0.;;prdalcl l o :\ti 110n era pii'• ad Aqnileja, ma a Ronchi.

Da Sagrado n Ronchi - sci o ::elle c·hilomririnon trovai alcun mezzo e.ti tra;;porlo. Giunsi lo ;;tr-.;so, prrò. E ginnsi presto!

.-\Il' i11grc so clell' Ospcdalc-tlo - s1Lualt1 i11 u11;, bcl ia palazzina rimessa a nuoYo dopo le « ingi11riP" della guerra - mi si prrrlusc il pa,,aggio . fl .::ol[urfìcialr e-l'ispezione awt:a una r0n<:rgn:1

lJ,. \110 Dl ,\R10 IJl <.l:"ERH.\

pl'(;cisa l' 111111 (•n1 di;-;pos lo a rl iJ1frangl'rla a DCS::ll n \'OSIO.

- T medici hanno nroibi lo ogni Yi::;ila. Ce n e :=;onu slale tropp e ! Il fcri l o è molto soffert'nl.e. Hn

In Jeb h rt~ a 1,0, stasera. Egli s tesso d esidera di e-"sere lu scialo in pace. '.\ifi dis.11iace Lanio, ma è impo,:.sibile. -

Declin ai l a in i a qualilù di rcdal.Lor e del Popolo, il iss i la mia angoscia per la sort e di Lui. par hJ i d e l m io affetto fral.crno pt' 1 ' i.I mio D ir0lL ore e '.\lfar..;;(ro ... :,;una!

Domand a i cl i parlare col Dircltore de ll' Ospr--

Ja l cl lo, con qu alche mrdico . . . F m accompagnai () 1la l lenenLr clol-1 . Scipion i. R i petei l 'esser mio, lo :,:;copo del mio Yiai:n:rio: domandai se era solo concrpibile c he fossi ' tenulo da tanto lontano per . . .. tornarme n e Yia srnza aYer ,·ednlo : Mussolini.!

L ' uffi cia lr comp r ese ..

Aspelli :\fa le raccomando : vic:,il.a hreYc.

Promisi r ... non mantenni. ·

D11r rn inll I.i dopo. ero vi cino a Lui. 11 n ostro tn<·on tro fu sinceramcnle co m mosso. 1,o lo baciai i n i'rontc. Egl i sorri se li e lamcnte . I suoi occh i 111minosi focenrno il po~t.o alla par ola. Di cern no r hi arn rhr· l a mia appa ri zione in n ll f•Sa era mo lt o grad il ll. Per un poco t a cemmo. Lui soffriYa . lo non ~apcY11 come com inciare ..

- romr :::la lP 't

- Slo b ene!

-- Awle molla frbhrc?

-- -------------------

Passerà! -

La cartella lerrnogTafìca .::egn:n·a 39,1-J. Gli ma11irc::tai i miei senlimenli migliori, i mli dPi compa~ni. degli amici , degli e;:; timalori suoi . di luU; ~li o nes ti, d'i 1ulli i buoni , perchè la ~'-:1arigi0nt· foc;sc :-ollecita e com pleta.

Guarirò comp le lam enle e preslo.

L'aiulai, in iemc ad un infcrmierr. a carnb1a1 po izion,, nel lell-0. Lo inlcrPogai sn lk cause dello $C-Opp io.

- Non le so bene - egli rispose. Poi racronli, il fallo com e i._• racr.ollo 11<'1 suo Diario.

Domand a i a ~Jw-s olini r·ome an-enu e la .;ua a.::scgnazi11ne ad una squadra di lanciatorpedin i. - ~cl modo più semplice - egli ri;:;po--<' con QTnrnk ~,·renila. - li primo di febbraio pol.eY•• :rnùare in Ilnli a p e r un periodo di tempo più D me no 1nngo. Ho preferito - e l'ho fallo di mia Yul onlù - cli pa . :-are al co manrlo di una ,:PZinnr l ancia l o rpcdini. agli ordini di un uffìciale . . \Ila p;tiri111igione i l aliana ho preferito le dolin e del Car,11: ,11lla ciuola p iù lrngica. Ecco tulio.io.sì dicendo, egli sc r ollava li cvcm<-'11Lc la lr,I:, ,11 1 guancia le. Gli occhi s1 .-:.palancarono ... aneli,· Ji più. .

Un so rri so di comp ia cenza - quc.:1 s uo hcl :-or1i~n carallerislico, nervo<.o e rrislallioo c lw voi b<:'n conoscelc - gli illuminò il Yo lto pallido. Lo acrurezzai su ll a rronle. Il gcs lo mi ricordò c h e egli nYPva la ff·hbre olla. La mia presenza riiYrnla,·.1. inrnl <i nlnriamcnl<' , 1111 marlir io . L o fa<'<'\"O parine

BF.XlTO MUSSOLINI

IL \UO DIARIO DI GUERRA

lrn1,po. \lt' ne acco1·:,.i. Glielo Jis,;i. Lo c,so rlai a 11n n .:fnrtar~i. Poi soggiu ns i :

- Darò nol izie di <!uesta mia Yisita ;,u noslri qJn1p..ir.rni , ag li amici.

- Sì, ftttelo. E dile chiaro e forte che per il lrionfo degli ideali di giustizia che g uidano g li e-;e rril i della Quadruplice, avrei uccellalo, senza rin,pi anli , anche un più <luro de s tin o. Dite c he son<} org,uglio.-so di avere arrnssalo co l mio .i::ang ue, nell' a,lempimen t o del mio più r ischioso doYcre, la "!rada ùi Triesle '. -

Purliamo d'altro per un poco. Poi i11quco il ,aloroso al silenzio, affonda nd o le mani in e n ormi fa·,·i cli ll'le~r.1nimi e di leltcre c·he sono sul c..:omndi110, ,;11 11 11:1 ~rdia. ai oieLli del lf'llO.

Tra i primi cl'ispacci -che mi càpi1ano 111 mano. 1H' lrorn un o as:::.a i prrm111·oso e cordiale ciel mi11i--lro Comc111di ni . ~e rndo quindi tli perso nr di o~rni condizione socinir: <lai nobile Guido ~olari 1!,·i Dnrl1i dello R0Yrr1• ai più rnod:'--li 1•d 11111ili ripr'l'ni.

JI minic;lro Com.inrlin i l~a Lelrp:rafalo così:

" romm o'so JJl'I' il IJCtllesimo glorioso che ti ha ,, 11ic1r,(l[n e forfificrilo, li mandn i più fr,.,.irli 1·()/Ì t< rii (/ltal'Ì(JÌ()n1' .<:n/lecita e rnmplr/11 )>.

L 'rroi C'a mari,·" di rilippo (orri,k>ni lt''..~~rraf.i d;1 Pa11:::11ln porh<' parolr:

" f .rt niifl jomigfi" ,; eM remam cn fe r·on1nM.<:.<: <1 1~ [,, ;, riri11rt "·

EENIT(1 i\IT"SSOLINl

\iellè poche parole è tutta l'anima della donna semplice e stupenda.

~1argherita l' ( ·rsare Sarfalli :=;i rs-prin1or11> cosi:

« Salulwmo il caro amico. l" ero i co cornballenle. mrnni, nti. trc11irlanli. ,111(111ru11ti " ·

E il Dollor Risi :

« Snlulo Ie tue gloriose )'eri le che in idealilù n11<1 bilis.simu leni co no e guariranno» .

E l 'on.,Bossi, da Genova.

« Pc' rsonnlmente e per il Comitato na:ionale anlt(( tcàesco, auguro fervidamente rii rivederli pre;:,,f<) " più c-he mai valida guida nelle lolfe riel fronte in" /e:·nn, non meno importante riel fronte es/ernn. « dove li temprasti ed. c m erge sl i fanlo ».

7\Ia nno spoglio complclo è impo. c;ibilP.

Ve<lo. lra gli altri. dispacci asc::ai affeltuosi del lenente medico clollor Alberto Moslari - ferito iu-;irnw u .\111,,nlini nel . trap;ico acci<lcnlc di guer-

ra -: del collega Uccelli del Corriere della Sm,, cicli' a\'Y. Ermanno .J arach cli :Milano, del compagno Galassi, cli Giampaolo Manfredi da Castel di Sau~rro: r:li un numeroso gruppo di amici di Romn: del Gruppo s ociali la torin ese dis siden te, Jella Sez ione repubblicana rniìanese, dei sociali ti di~iùenli di Firenze. della L ega anlrledesca di :\Jilano. dei giornali~li rowani r milanesi, della « Fralf'l1:rnza Fralli >1 di Forlì, della << Stampa periodica " , dei " Fa scist i milanr--i n, de1l'ing. \ 'a]::ccrhi. cl,

IL ~IHI DIARIO 111 1:t"Ef:K I

( ·1ernc ntr Piuli , d'el Com italo deilc Fede ra zioni d,,: Gruppi autonomi di Milano , del Comitato di propaganda p alriol lica pure d i Milano, dell ' ex Co nsigliC'rc comunale Luigi Bonomelli e di molti!"c;imi e mollissimi allri.

11 rnag~ion· dl'i ht•r:--ag-l ieri Pt. D: de llo stcsst, rt!ggirnent-0 de l nostro ya\orn::;o so ld ato , 5cnw così :

1< Curo Mus s olini, non li ,·accomando d i farl i ani11111. Ti offencle rr i. prrchi' li conosco mio }'ier-n l1er·""g/i1 r e . Ti auguro di cri ore pronta yuariç1ionr per 11 v crt,i an cora fl'(( i miei e presto. Al'ril; eclerci. mi o hu on c am erata d ella lrinc ea , . e vii:a l ' Italia! ».

. \lfo1~ s o Vaia 11 a dice:

" Le icl <'e soprav vironn agli uomini: però quandr, /1• idee hanno as scl'lori e/ella vostra lempra. di v enJano ullal'i sui quali rtli uomini s i immnlar·ono vol enlie,i. P e r qu es t o vi augLLro la i-ifa e la salule ,, _

E il ,Jottor Amhrogio Binda. c npilan o m e die- ~) . d n :Hil a no:

« Fer1 :ir/is s imi a11uuri <' cl un (l/J/1 ra r ci o. Ti a pc l/11 r/ui . 1 "

Ve d o p o i lcll c r r e lc legrammi bc' n auguranli d1 nc1nlc J.nni, di Giornnni Capodivar c c1 , cli Gi.::elcl,1 Brc bhia, Tùa Bacchi, da i\lilano : Camillo e d Erminia Guaitani eia Cas sano d ' .-\dda, Luigi Boni d~ Forlì, ì'edil.or c Pr rd i n a ndo Zappi eia Vero n a, 1111 grup p o di op ç r a i da Torin<'>: prof. G. C . Fcrrnri

)ICS~OLl NI

da l,no la: so ld a li G. B. Hon con i, Pi<'lro ~donl ani (fa Hcggio Emilia, ecc.

Mi pare di chiudere <legname nle la manala d, auguri scel ti a caso, con la Lrac;crizione ltlleral e di qu<'slo mes-;aggio da Ferrara:

ti Er11 1•g1n, co11w posso augurare bene a 11un it" gfio, comballcnte sul Carso, auguro a 1 ·oi. sof" dafn ltclliano soc ia/i.~fo. 1111a pronfa gua l'i y 1one.

ti Vo.~fr(1 Ange li ni Gio\·anni, 11milc• /a,;n r afor1' ,,.

(_) 11anla nohi ll ù <-' quanto r11or<-' in qur:-l<' pocl1e np:he 111oclc" le !

Il l <'n1po urge. :.\.nnolla. ~fossolini è pre~o, \ ;.1 \·ia, dn 11n n rt:en l11 n l,o torpore .. \nz1rh è a <limin11il'('. la febb re at:<'c nna ad a110tenlarc. G li s11ssu r ro qu alc he pilnill:l . . \prr gli orrhi, mi l<'n<k l a mano, sorride li eviss imame nte.

- Chr do,izia di affrtli in (]llf'Sli lelegranm11 . in queslc letlere !

- Veram<'n l c ! - risponde il no-.;lro eroico lwr..:aghe r e. - Veramente! Ringrazialr gl i amici rlw ,:o no -.ta li con mc in ques l ',o ra. Ringra.z ia t<'li ;1f !tr ido di « Viva l'Ilaha ». -

Ii vo ll,o di M11 sso lini . 111 cnrn icialo dall e lw1 1d,• che g li fa s c iano l a tesla, rni appare as::.ai più p,1ll1do. ora. Anche la fronle scolta.

~l i c lii no su Lui. Ci scamb iamo 1111 bacio. :\li allonla no vo lgendomi ve r so il lrtLo. l u oi occhi :::cinlillar.:i e neri - s ingolari r s ugges tivi tra il rn11do r <' d <'l v i :=-o . 11<'1 lc ll n. cl1)ll,• fas~P. di l11llo

Bb~ITO

lL :\LlO DlARlO DI C1;ERl'~\

~onu di s Lran o ton lra s l o co n Lant-o Lian co. Ma "·O·uo s lup e ndamenle sereni . . \ll'u~c:ila, mi i1,trattcngo con i tl'oHo-ri Scipioni <' ( 'alvini . - L r c-n nùi zion i <li 1C1 1:,;:so li 11i - c:;s i mi diconv - non sono gravi. i\"on sono neppure così li e , 1 c(1me qn alcu no h a rac co ntato. Tntl'altro. Egli l:,1 1nolte ferilc tra pas.san li e a fondo cieco, n egli art i inferiori. l' na di esse, è1l]a c,o,scia d es tn.1, è Ya s l n r-i1·ca dieci cen !i me lr i. AlLr e fe l'i lc int.e1·essano il ca p o, lR :$ pulln drslra fla claYicola e\ rolla) e, pi ù gran d emente, la mano deslra, nella quale si r i:;conlra la l esio n e del carpo. Le sc h egge trovatr> sul u o c,orpo, in segu ilo ad esami rad iografici. "1ommano a c irca quara11l.a. Sono sla le eslrall f' quasi tutte ii, d1w s ucc<'ss ivi tempi (Operazioni) . La febbre a lla c b e lo h a p r eso non dCY<' p r cocc npare . E::-:;a è doYnta ·ai p r ocessi infiammat or i della feril a alla ga mb a. oYe prnfila~i i l pcrirolu di un fl emmon e . Scemerà. I n ogni m od o, sal rn o~rn i com pl icazione, l\Ju."solin i n e awà per aln ieno 1m a c inquantina di giorni. Se scompa r f' la febbre, polrù las('iare que.sto Ospcdalelt,o tra c irca una :e:;ettimana.Ho rf1ccollo ffuestc n o tizi e per gli am ici. Mi son? congedalo co n 1' an ima lris le e so ll evala ii1sieme . ..\ nolle alta - sp lende la l una e tuona il cnnno-11e - bullo giù queste n o ie nffi'cllale. Fa fr edd o.

Lu maflina cld 2 aprile Benito Jlu sso lin i, accom11 auna l o dal Dr. Pi ccag noni , clir etl ore rl ell'Os pe-

1lal eilo ria campo ove era slalo ricoverato appena fu fel'ilo. gi1mse a Milano, accollo con vivissime affr·sfazioni di affello da parte dei Reclallori del Popolo d'Italia e di molli amici chr ne nllendevanr, ansio .~i /'on ir ().

Con grandi precauzioni fu lollo rial lelluccio del treno, e lrusporlalo all'Ospedale lerri lo rial e d ellrt

Croce Ro ssa di via .4rena , ove fu ricevuto dal capitono rioll. Amb, ·o gio Bindn, legalo a .l!ussnfini ria 1Ji11coli cli f ralema amici:ia.

Il J)oll. Binda così parla del periodo in cu i eb /1, ' in r.ura il f erit9.

La~cia11do il l'.ampo, )Iusso lini mi sc riveva: « Sono s fan c o. ho bisogno di ripo so . Trovami u11 Ictio nel tuo ospedale».

Eù entrò nel mio reparto la mattina ùel 2 aprile i\Iu s.::;olini e ra enormPmcnlc rlep c rit-o , forlcmenlP a ncmizzato e febbricilanlc.

\-enne ri covera lo in una modesta s tanzetta al seco ndo piano. Doveva sollo"'larc , prima quotidianarnenle, poi a g iorni alle rni, a lungh e e dolorose• medicazioni, r he egli sopportò con uno loic'ismo rd una f-0rza <l'animo impres::; ionanli anche per noi, rolli n tutli gl i orrol'i delle ferite procloll<' dall f' armi mod0rnc.

on volle mai la narc.:o:;i, neppure quando si lrallò di operazioni ne cessari e co mple mentari.

Era s opralult o la feri ta alla gamba destra, clw per la coperl ura dei lendini e dei ncn·i rend'e\'a spa.simanlc la medie-azione.

BENITO )lG&SOLl:-;L

Una sola era la sua preocc upazione: « Di1mi1ì, Binda. riprend e rò le funzioni dcll' arto? Potrò ritorna re in trincea? )> .

Passava il suo ternp-0 studia nd o il rnsso e l'inde::;e e leggendo opere letterarie e po liti c he.

1\iclk ore pomeridiane aveva la cos t an te compa~nia della sua Signora, ù ella buona e gentile signora Rachele, e dei suoi figli Edda e VitloPio. Bruno non era anoora nato.

Durai:i(e la sua degenza all'Osped'ale, non vi fu uom o polili co - italiano o, alleato - che, passan<lo p(·r ~lilano, non abbia ser,tito il dove r e di por~crc un sal ulo cd un auguri o a l nostro marrire .

,\v e va una paro.la affettuosa per l ulli i suo i compagni d',o,spedale, sui quali non voleva avere prPcedc nza neil' attesa delle medicazioni.

Non ricordo più chi - dei grandi clinici o pensatori - ebbe a dire che la p ri ma medic ina per la ~ua ri~ione è la volo nt à. Mai, come nel caso di Mus:'olini, e bbi a constatare la Yerità di questa aìfPrmazione.

Vnlcva guarire, _voleva che la s ua gamba ripre11tlf' èS P la funzione : e non c'erano dolori che lo fermasse ro n.ei s uoi sfo rzi.

Nel suo corpo rimasero e Iultora vi $O no, schegg e all'omero destro, alla coscia destra , alle ossa della gamba d estra e alla mano ,:ini5'lra. E qualr-l1e vo!ta si fanno sen tir e!

Ne ll'agosto, 1d1.1Ssolini lasciò l'Ospe dal e sorregC!"f'ndo-si con l'aiuto dell e g rnr cr.

lL :vau DI.-Ll\10 1H Gul::RRA

Sf-:XIT(l l"t; SSOLl:NJ

T1Ll/a l a slampa italiano cli quel ft'mro ha p11l1 . bliwfo la notizia del fu i menlo ili .1/us .<:olini ,l)n co mm en ti cli s im pa ti a e cli ramma,:ico.

E l a slcunpa /ran ccse . pr,i . .-;<' n' i· pure occupa In largamen te. ecl ha avll(() f)<:r l ui 7Jcu-olc> cord i aliss im e c[i -~o lida r ief à.

Tra i gi o rn nli cs f e,- i rnn no 110/ali: .J om-nal ùc~ , Débais, L e Figaro, Libcrlé , La Fran,r , Lihre Pi-.lrole, H orn me Encuai né, L' Evei l. La \'icl o ire. H urnani lé. Balaille , . \ct ion Francai sc e Radical.

IXDICE

1. Settembre - Novemhre 1915

.j 1·/i i

lt1 trint"e,\ coi sold,iti ù'ltalia

Trn il •:;,\fonte Ne r o, il V rsig e lo J a.worcek

('ome si YÌ \' e e come si muore nelle linee Jd f u oco

C:nct·i·a iu montag n a. tra la ne\·e e il .fango .

Le nostr e tn1ppe anrnzano s u Hiva e oltre ~f.on falcone . . . . . . . . . . . -'

L'in verno nelle t1,-incee del l' alta m ontagna

II. - Febbraio - Maggio 1916

D,ille falde ùell' J awon:ek alle ,ette del Rombon

t:"11 mese t1·a le montagne della Carni,1 ;\[ussolini a l. .. fronte i nte rno

Ili. Novembre 1916 - Marzo 1917

Nota bene

O l ti-e il lago <li l)oberdò

Di cemb 1·e i n trincea

Nata.le

Saluto. ml-11·1.:i im ùo. il 1917

Fe,.it-0 !

Il Re ,·isita Benito Mussolini e suoi compagni fe 1·iti

Al i:apezz..de cli Benito Mussolini

Prr.r;. i )> 23 » 29 )) 45 " 61 ., 75 " 83 » 105 » 129 » 16, » 113 )) 17-'> » 195 » 213. » 221 )) 2:3!) » 240

CASA EDITRICE u IMPERIA ,, MlLANO (18): V1A Looo1•1co SETTALA, 22.

E ' pubbli ca to :

BENITO MUSSOLlNI

I discorsi della Rivoluzione

Prefaz ione di ITALO BALBO

Elegante voLume con coper tina a due colori F otogr,afia del! Duce , fuori Ilesto.

Terza edizione. con l 'agg,iu1J1ta del promo di s corso di Mussolini. Presidente de l C o nsig lio . L 3,-

In preparazione:

BENITO MiUSSOLINi

DIUTURNA

E ' u,na s oeilta di s cnitti tracciati da1Ua viY ida penna di Mussolini ne1 turbinoso periodo che dalla prooI,amaz io ne della ,neutral ità dei J914 ~unge fì:n o ai recenti f.atti della Pa tri,a nostra .

Ques ta pubb/Jica.:ione costitu ir /i. l'a,, vcnimento · più notei- ol e del 1924 '.

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