JUNIO VALERIO BORGHESE E LA X FLOTTIGLIA MAS

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Junio Valerio Borghese~ e la xa Flottiglia Mas

Dall'S settembre 1943

al 26 aprile 1945

con note , rife rimenti e documenta zione storica a cura di Mario Bordo gna

Mursia

Negli ultimi dec e n ni so no numerosi i giornalisti e gli stor ici ch e, in art icoli o in libri , si so n o oc cu pat i d e ll a fi g u ra diJuni o Valeri o Borg h ese , come autore e o rgan izzatore di leggendarie im prese de ll a Marina itali ana (da l 1940 al 1943) e poi (d all 'a rmi sti z io a ll 'ap rile 1945 ) com e Co mandante di qu e lla straordinaria e va lorosa co mpagin e ch e fu la X " Flottiglia Ma s in azione su l m are, con i mezz i d'assalto , e sui fronti terres t r i in qualità di fant e ria di marina. PiU vo lt e so no stati c itati brani di s uo i scr itti , di c hia razioni o interviste da lui ril asc iate ; brani desunti da un suo quad e rno il c ui testo , all 'insaput a d e ll 'a utore, era stato messo in circo laz ione. Alcuni a nnun c iaro no perfino che Bo rgh ese aveva già redatto o stava terminando di scr ive re la croni sto ria de ll a X ' Mas d al 1943 a l 1945.

D e l resto lo st esso Borghese , ne ll a primavera del 1974 , p oco prima di morire, a llud e ndo ai suoi g iorn i d'esi l io, sc ri sse: « Il di spo rre di tem po lib ero, per il racco glim e nto e la co n centrazione, non mi dispi aceva affa tt o. Pot evo d edicar mi a lla stes ura di un Libro p e r il quale da a nni a nda vo racco gli endo la docum e nta z ione: la storia della X' F lo tti gli a M as n e ll a Re pubbli ca Socia le I ta li ana, libro d es tinat o a far segu ito al vol um e Decima Flottiglia

M as . Dalle orzgini all 'armistizio, e dit o n e l 195 0 ».

No no stant e il rip ete rsi delle cit az ion i, il « corpus» d e ll e s u e M e m or ie , fino ad o gg i, è rimasto sos ta nz ia lm e nte inedito . E sso è cos tituito da un ' in ge nt e qua ntit à di sc ritti racco lti in cartelle, fasc icoli , quad ern i e do ss ie r : m ate ri ale in g r an parte conservato nell'arch ivio d e ll a famigl ia Borgh ese m a anche in altre racco lt e p ri va te.

G li sc ritti orig ina li del Co mandant e so n o numerosis s imi 1 anch e se non sono sta ti r e d a tti in forma o r ga nica e d efiniti va. In alcu ni casi lo stesso episo dio è prese nt ato piu vo lte con qualch e va ri a nte e ag giunt a. N e l 1974 mori proprio mentre era im pegnato a s iste m a re i suoi tes ti i n una struttur a piu o rganica. Stava collaz io n ando , con not e e c hi ose a m arg in e , quan to aveva g ià sc rit to in an ni d iversi, anc h e durant e il pe rio d o d e ll a s ua lun ga d ete n z ione in at tes a di giudizio (a P rocida, P ogg ioreale, Fo rte Boccea ecc .).

NTRO
I
DUZIO NE

Lavoro int e rrott o piii volte e piii volte ripreso, quasi sempre se nza appunti di s upp o rto (qu ando era a Procida e a Forte Boccea , prem ise ai suoi fasc icoli man oscr itti l 'awe rt e nza: « La co mpilaz ion e, essen do awen uta su ll 'escl u siva sco rta d e lla m e mo ria e se nza l' aus ilio della nece ssa ri a docum e nt az ion e, può essere soggett a a ulteriori re ttifich e e prec isaz io ni ). Errori , sopratt ut to di dat e, so no quindi p oss ibili ».

P e r owiare all e eventuali impr ec isio ni, Bor gh ese tra cc iò uno Scalett ane /atti importanti, cioè uno sc h e ma cron o logico (2 1 pagine d att il oscritt e) co n la s uccession e delle var ie d ate segu it e da brevissimi riferim e nti , dal 21 se ttemb re 1943 al 19 febbraio 1949. Esiste , inoltre, un Diario, molto particolareggiato (41 cart e ll e dattil oscr itte ), ch e tenne nella sua ce ll a nel campo di pri gionia a nglo- americ a n o di Cin ec itt à a Ro m a; tale diario , iniz iat o il 19 ma ggio 1945, gl i fu se qu estrato 1'8 agosto e r es tituito il 22 o tto bre. Dal 1947 al 1949 ri e mpi un quaderno (t ra Procida e Fort e Boccea): 106 pa g in e mano sc ritt e, pratic am e nt e senza co rrez ioni (quindi s i s upp one ch e le abbia buttate g iii di ge tto ) in cu i, co n notevo le capac it à di sint esi, anche in mancanza di do c um e nt azione , trac c ia p er argomenti tutta la sto ria d e ll a X' M as dall'8 se tt e mb re 194 3 al 26 april e 1945. A queste pa gin e fanno seg uito quattro appe ndi c i, tra cu i il g rafico d e ll 'org anico del reparto co n i nomi d ei co m a nd a nti , d a i r e parti n ava li a i batt ag lioni di fante ria di marina , ai serv iz i. L'int e ro quaderno offre una vision e d ' in s iem e d e ll e molte e dive rsifi cate attività d e ll a D ec ima. Altro documento ricco di no ti z ie è qu e llo, assa i piii a mpi o ( 158 ca rtelle dattilo sc ritt e, ta lvo lta battut e co n ma cc hine d a sc ri ve re di ve r se, quindi probabilmente compil ate in te mpi succe ss iv i) in cui l'autore tende a dare cont inuit à ad awenimen ti , in contri e si tu az ioni relati vi ai ve nti mesi della RSI. È trattato crono logica me nt e , ma anch e n e l mod o frastagl i ato e dispers ivo d ' uno «ziba ld one». E , a n co ra , 32 ca rt e lle in cu i sono g ià struttur ati alcuni cap itoli o parti di ess i; un fasc ico lo di 12 fogli dattiloscritti (intitolato: Per la verità della Storia: la X " e conten e nte a lcuni argo me nti di c aratt ere ge n era le) in cui è riportato il « D eca logo d e ll a X • »; un'autodifes a (n ove cartell e dattiloscritte ) com p ilata quando , per ordine di Mussolini , Borgh ese e ra ag li arres ti n e lla fort ezza di Bresc ia (ge nnai o 1944 ) . A seg uito di questo documento , abb ia mo la rela z ione d e l genera le Ma g ri che , pu nto per pu nt o, d emo li sce la denun c ia (c hiam ata informativa riserv ata ) dell'I I dicembr e 19 43, r e datt a presu mi b ilm e nt e d a uno o piii es p o n en ti d ell a G uardi a

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Nazional e Repubblicana che, a quanto sembra , volevano mantenere l' in cog nito . T a le informativa era sta ta inoltrata a Mu ssolini e da lui c hiosata con note e so ttolin ea ture prima di pa ssa rla al maresc iallo Rod o lfo Graziani , mini stro della Difesa Nazio n ale, ch e avrebbe promosso una sev era inchi es ta sull ' imputato in statodi dete n z ione . L ' informati va co nt eneva pesant iss ime quanto in - ~ consiste nti accuse co ntro il ca po e gli ufficiali della X ' tac c iati di « antifa sc ismo e antimussol ini s mo » e animati d alla segreta intenzion e di « sost it u ir e il Comandante Bo r gh es e al Duce» come capo del gove rno e d e ll e for ze a rmate d e lla Repubblica So c iale. L a rela z io ne Ma g ri , del tutt o asso lutori a, porta il tito lo Rapporti e con trasti fra la X " Mas e alcuni ambienti della PSI. Oltre a ciò, es istono dodici fasc ic o li , manoscritti e con correz io ni , ch e trattano argomen ti diversi , alm e no tre d e i quali scritti sicuram ente nel carcere di Procid a (dal I 946 a l 194 7), co m 'è att es tato d a l timbro sui front es pizi apposto dalle autor ità de l ca r cere stesso. In parte sono se nza titolo (e possono ess ere co n sid erati app unti o promemori a). Sol t anto tr e h ann o un titolo : X ' Flot11glia Mas: le decisioni del 12 ottobre e il battaglione "V ega", Colloqui Marina It alianaMarina Ge rman ica, e O sservazioni sul cas o Borghes e in cui, tra l'altro , l' interessato ci ta vari articoli d el co di ce penale milit a re in s ua difesa e d e nu nc ia alcune viol azio ni commesse a s uo danno . Abbiamo anc h e un ce ntin aio di fo gli s ta cc ati , o racco lti in fascicoli di du e o tre pa g in e, cont ene nti schemi , richiami , note e appu nti non d ata ti , trac c iati con gra fia c hi ara e minut a, p erfettamen te legg ibil i.

Infin e, una fonte diretta , pressoché inesauribil e, è cos tituita dalle dic hiara z ioni del Comanda nte in circa 600 pagine (manoscritte e dattilo sc ritte ) dei verba li ch e rip o rtano gli interro ga tori a cui fu so ttopo sto nel corso de ll e num eros issime udienze in tribuna le nel lungo it er processua le durato dal 1947 al 1949 , dopo la lunga fase istrut to ria protrattasi dal 1945 al 1947. A esse van no aggiunti i num eros i alle ga ti dei verba li e d e ll e relazioni con le depos iz ioni , le tes tim o nian ze o le relaz io ni g iurate di un gra n num e ro di tes tim o ni a favore o contro l' imputato , con i relativi confro nti , le cont es tazioni deg li avvo ca ti e gli interventi d e l president e d ella Cort e d'Assis e di Rom a.

A q u es to in gente m ateria le va aggiunta un a cospicua se ri e di alt ri do c um ent i, utili per r affronti d'ord in e cronol o gico e per l'a pprofondimento di vari e situazi oni, co me , ad e sempio, co pia (s u carta intestat a del sottosegretar iato di Stato per la Marina del

ministero della Difesa Naz iona le della RSI - sta to maggiore) de i rapporti (con le di cit ur e« Riservato perso nale» o «Segr eto») di Borg hese ai suo i superior i d ire tti , soprattutto s ulle situazioni iP.. Istria e n ella Venezia Gi uli a; il rapporto di Daria Borgh eseconsorte del Comandant e - s ulla mi ss ion e da le i compiuta co n Frida Del Giudice e Cia Bordogna per conto del serviz io ass istenza d e ll a X' a favore d eg li ita li ani int ernat i in Ger m ania; la R elazione sugli avvenimenti di Spezia e G enova dal 19 al 27 aprile 1945 di Rob e rto Serra; la R elazione Ca rallo sulla situazione politico -milita• re di Gorizia, e altre a n cora dirette al Coma nd ante, per finir e co l verba le di consegna deLl'ufficio app rowig ionament i di Milano della X' Mas (datato 26 apr il e 1945 ), comp ilato da Guido Del G iudic e in 27 pa gin e protocollo con timbri e firme, in cui, in un m e ticoloso elenco , è indi ca to tutto il m ater ia le (arm i, munizioni , esp losiv i, autovetture , vest iar io ecc . ), oltre ad asseg ni , denaro liquido, oro· e pr ez ios i (sottratt i alle razz ie d ell e SS germanic h e) consegnato a l genera le Raffaele Cadorna, capo del braccio armato de l Comitato di Lib eraz ione Naziona le p e r l'A lt a Ital ia (CLNAI ). E omett ia mo la ·c it az ione di molti a ltri interessant i documenti , qua li lette re (con relativa risposta del de stinatario, Bor gh ese), diari, resoconti, pr omemoria, co nfess ioni e testa me nti spirituali di uomini della X'. Una testimo ni a nza indiretta, come utile punto di riferim e nto , è cos titui ta dall ' impo nente raccolta di ritagli di g iornali in un corposo vo lume ril egato dal titolo Cronache del Processo Borghese-Roma, dal 13 febb r a io 1946 al 13 marzo 195 1, rel at iva a tutti i r esoco nti d i cro naca e ai comm e nti po li tici ch e apparvero s ulla stampa per anni anc h e dopo l a conclusione del processo. E, ancora, parecchie cop ie de i giornali « La Ca mbu sa- ritro vo de i Marò d ella X" Flottiglia Mas » e « X" Flottiglia Mas per l'On ore» (da l febbra io 1944 in poi) in c ui sono spesso riportati brani dei discorsi del Comand a nte ai su o i uom ini . Tali gio rn a li « interni» rispecchiano fe delm e nt e lo spir ito di corpo e il patriottismo dei componenti l a X', docum e ntano da vic ino il part ico lare clima del tempo e, perfino , gli attegg iamenti, t alvo lt a beffa rdi e sat iri c i, d ei redatto ri in g ri gio verde.

C iti a mo, infin e, l' in gente material e cos tituit o dall'attività g iornali stica del Comandante , cos i come le int erv iste da lui rila sc iate. Da q u este abbiamo escluso, naturalment e, quelle che , in venta te di sana p ianta, ave va no lo scopo politico di scred it arlo.

Era quindi indi spensab il e una colla z ione di ta nto mater iale (c h e, co m e s'è d etto, lo stesso autore non ebbe il tempo di portare

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a compimento). Tali documenti, se fossero s tati pubb licat i se paratam ente, integralm e nt e e uno dopo l'a ltro seco nd o la loro datazione (anche se ne esis tono alcuni pr ivi di data), sarebbero stati di difficile le ttura p e r le inevitabili ripetizioni degli stessi _ event i illu strati ora in modo sintetico ora in mo do particolaregg ia- ·, to. P er quanto possibile tali ripetizioni sono qui state ev it a te scegli en do le stesure piu complete e significative e d eliminando le a ltr e ch e avrebbero co nfu so le idee al le ttore. L a se lez ione ha comportato un lungo e accu rato lavoro ch e si è proposto di agevo lare la lettura degli scr itti del Comandante co n la fluidità e la continuit à di un discorso co n seguente e co e re nt e. Qu es ta s truttura selettiva è stata guidata dall'esi ge nza fondam ental e del piii assoluto ri sp etto e fedel t à ag li scr itti originali di Bor gh ese.

Avvertiamo il let tor e che i test i che compongono quest e M emor ie, ordinati secondo un ri goro so crite ri o cronolog ico , so no int e rcalati da brani di co mm ento e approfondimento (i n carattere pit'.i piccolo e in un a g iustezza minor e) vo lti a integrare , con informazioni p ili c ir cos tanz iate , docum e nt az io ni e richiami storic i, il tes to original e, talvolta cosi sintetico da sembrare lacuno so . Un'u ltima notazion e : sia in man oscritti, appunti e dattil oscr itti d e ll e Memori e del Comandante sia in lette r e, rapporti, re laz ioni , tes timonianze scr itt e , resoco nti di d e po s iz io ni g iudi z iarie , a rtico li di gio rn ali e p eriod ic i, intervi s te , vo lumi a stampa e a lt r i documenti, l' unità d e ll a Marina militar e it a li ana denomin ata « X' Flottiglia Mas » è stata indicata e tra sc ritta con una se ri e di abbreviazio ni: X MAS , X Mas, X Flott. Mas , X Flotmas, Decima MAS o, piii semplic e m e nt e, Decima , X e X". La sigla «X" » è div e ntata un vero e proprio simbolo e , fin dall'inizio, portata con fi e r ezza dai marò del repa rto (detti a n ch e « d ec umani»: uomini dell a « D e cima »), e t a le è rimasta per tradi z ione .

Un s in cero e doveroso rin graz iam ento per la rea li zzaz ione di questo libro a tutti i marò de Ua X' Mas della RS I, che con Nino Bunazzoni , presidente dell'Associa zio ne Com batt en ti X' Fl o tti g li a Mas, ha nno voluto e soste nuw l'in iz iati va. Si ri ngraz ia Ca rlo Pan zarasa dei "Volonr:n i di Franci a", battaglion e '' Fulm ine ", per la pa n e ill ustrativ a, e sop rattutto i fig li d i Junio Va lerio Borgh ese - Ele na, Paolo , Liv io , Andrea Sciré - che ne han no conse ntito la rea li zzazione.

II

Se ho sbagliato con la mia decisione dell'8 settembre sono qui per pagare anche con la vita che non è la prima volta che metto a disposizione della Patria, ma chiedo che esca da questo processo la gloria della Decima MAS.

J UNIO VALERIO BORGHESE

I. LA DECIMA FLOTTIGLIA MAS

PRIMA DELL '8 SETTEMBRE 1943

2 ottobre 1935 . L 'Italia si è mossa verso l' Africa Orientale. La Marina è in stato di all arme: da un momento all 'al tro gli eventi potrebbero precipitare. Se anche non siamo pronti e se la prospettiva di uno scontro con la flotta inglese, la piu forte del mondo, può essere preoccupante, non importa; ogni ufficiale, ogni marinaio è a l suo posto di responsabilità e di dovere .

Per narrare la stor ia dei mezzi d'assalto e le ragioni che Ll originarono debbo risalire , p iu che ai precedenti dell'altra guerra, a questa data: perché fu app unto in conseguenza degli avvenimenti minacciosi di quei giorni che si impose la necessità di re alizzare la nuova arma.

Come avrebbe potuto l'I talia r es ist ere al tentativo inglese di piegarla con la forza e co l peso della sua sc hi acc iante flotta ? In .una gue rra aero-marittima , quale era quella che incombeva , le nostre possibilità erano sconta te in anticipo: immenso lo squ ilibrio delle forze , sia su l mare che in aria; immensa la sproporzione fra le relative capacità di produzione indu striale; immenso il divario nelle po ssibilità di rifornimento. Ci saremmo trovati rinse rrati nella nostra piccola e scomoda penisola, costretti in breve tempo alla fame dal blocco inglese. Come uscirne? Ed ecco farsi st rada questa idea: occorre crea re uno strumento di distru zion e il cu i impiego improvviso e tempestivo provochi una forte riduzione inizia le della forza navale nemica con azioni di sorpresa, basate s ulla no v it à del sistema e sulla decisione degli attaccanti nei primi g iorni di guerra.

Qualche cosa di nuovo , di insospettato , di rapida costruzione , di impi ego immediato c h e, portando la distruzione nel campo nemico fin dall ' ini zio delle ostilità, ci metta in grado di affrontare la lott a in condizioni di parità di forze o, per lo meno, in condizioni di minor svantaggio. Un ' arma la cui forza consista nella sorpresa, cioè nel segreto su ll a sua esistenza ; e il cui impiego debba e ssere pertanto adottato in massa, e contemporaneamente sui vari obiett ivi , perché', scaduto il segreto , le possibilità sara nno infi -

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nitamente ridotte mentre l' impiego diverrà assai piii difficile e rischioso. 1

La Decima Flottiglia Mas era il nome di copertura di uno speciale re parto della Marina militare it aliana formato da volontari di elevatissime doti morali e fisiche, costi tuito nel 1941 durante la seconda guerra mondiale. Aveva l'incarico d ello studio , preparazione , addes tram ento e impiego bellico d ei mezzi d'assalto , detti anche mezzi spec iali o in sidios i, come i siluri guidati da uomini , co n cu i, nel segreto piii assoluto , portare l'offe sa nei porti nemici all o scopo di distruggere le loro navi, sfruttando al limite della r esistenza umana le capacità di nuotatori, palombari, sommozzatori e motonauti.

Questo re parto , staccato dalla I Flottiglia Ma s (a cui fin dal 193 8 ero aggregato), fu costit uito il 15 marzo 1941 , e ad esso, su proposta del suo comandante , capitano di fregata Vittorio Moccagatta, fu dato appunto il nome di copertura di Decima Flottiglia Mas. ' A Moccagatta spetta il merito grand issimo di aver creato , quasi dal nulla e con larghezza di concez ioni , l'o rganizzazione della X ' Ma s, sicch é questa poté, anch e dopo di lui , far fronte all e esigenze se mpre crescenti ad essa richieste.

Ne facevo parte anco r prima della sua co.stituzione (cioè fin dal settembre 1940 ) quando, dopo il coma ndo del sommergib il e Iride nel 1937 e aver partecipato all a battaglia di Punta Stilo, mi venne affidato il comando del sommergibile Sciré da trasformare in tras portatore per i « siluri umani ». Da allor a assunsi l'incarico di capo del reparto subacqueo, che mantenni anche quando, il l ' maggio 1943, fui nomin ato co mandant e della X ' Flottiglia Mas, e ne mantenni la gu ida fino al suo sciogl im ento avvenuto il 26 aprile 1945.

Fin dalla sua costituzione, particolarmente ampliate furono le fonti di reclutamento della Decima . Una circolare del ministero, a

1 Cosi iniziava il libro scritto da J.V. BORGIIESE, Decima Plottt~lia Ma s. Dai/e origini all'armistiz.io, stampato per la prima volca nel 1950 da Garza nti e successivamente ripu bb li cato in numero se ed izion i e traduzioni. Il teslo ch e segue è un breve ri assu nto d el conte nuto di quel vo lum e fatto dallo stesso Borg hese pe r sp iegare quali erano le caratterist iche del reparto , le azioni p ili significa ti ve già effettuate e quelle programmate per gli ultimi mesi del 1943 . I tre capove rsi finali di questo primo c apitolo ch iudevano la prima edizione.

2 Il nome conve nzional e di D ec ima fu dato con riferimento storico alla famosa e fedelissima Decima Legio di Giulio Cesare , unità militare romana di sicuro affidamento.

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tutte le autorità della M a rina , ordinava che fo sse lasciato lib e ro il p e rso nale volontario p e r « missioni speciali di guerra», permette ndo cosi una piii larga se lezione. Tra l 'a ltro , piii stretti e diretti contatti furono allacciati co l reparto armi subacquee dell 'arsena ledi La Spezia. La Decima fu inoltre autoriz za ta a trattare diretta-·.

me nte co n le ditte privat e per la fornitura del materiale necessario. Si veniva cosi reali zza ndo in questo pi cco lo ramo della Marina , la cooperazione fr a militari e civili , fra marinai e medici , sc ien z iati, tecnici , in ve ntori , ingegneri , costruttori e produttori , indisp e n sabile per ottenere il massimo rendim ento nello sforzo b ellico. Anche i capi al vertice, che venivano convince ndo si dell e grandi possibilità d e i nuovi stru menti di gu e rra , ebbero ma gg ior fidu c ia nella serietà deg li intenti e nelle capacità della Decima Flottiglia Mas di pot e r co ns eg uire esiti po sitivi. Lasciar mano se mpr e piii lib era al comando della D ec im a rappresentav a un c rit e rio di decentram e nto con trapp os to a qu ello dell ' acc e ntrame nto praticato da Supermarina , ma di ed e ecce ll enti risultati perc h é stimolava l' iniziativa dei sin goli , sveltiva ogni procedura p e r il passaggio dall'idea alla realizzazion e, e meg lio tutelava il seg reto militare.

Per la tutela del segreto militare, sempr e indispensabile e piii difficil e da mantenersi via via che la Flotti glia allargava la s ua attività e aumentavano i s uoi componenti , fu adottato il sis tema della compartimenta zion e cellulare che diede ottimi risultati. Ogni specialità era di v isa dalle altre da par atie stagne , sicché i co mpon enti dei vari gruppi non cono sceva no le attiv ità che , n e ll 'a mbito della Flotti gli a stessa, sotto il comando che tutt e le organizzava e coordinava , si andavano svolgendo, all'infuori di qu e ll e a cui essi erano addetti.

L 'or ga nizzazione interna si articolava su un comando (con var i uffici informa zioni , operazion i, tecnico, personale ), un reparto sup e rficie (per lo studio , l'a ddestramento e l' impiego d e.i mezz i d i s up e rficie: barchini esp losivi e lan cias iluri ), un reparto suba cqueo (per lo studio , l'a dd es tramento e l' impi ego dei mezzi subacquei: siluri umani , Uomini Gamma, trasportatori).

I Nuotatori d 'Assa lto , o Uomini Gamma , sono marinai ch e, riv es titi d ' uno special e scafandro aderentis simo di gom ma , possono percorrere sei o settemila metri a nuoto a una velocità di c irc a 1. 500 m all'ora. Es si port a no alla cintura quattro o cinque « c imic i » o « mignatte », un congegno esplosivo con 2 chilogrammi di tritolo. In immersione , il Nuotatore d 'Assa lto si lascia scivolare

sotto la carena d ella nave nemica. In quanto all'SLC (Siluro pilotato a Lenta Corsa), detto« maiale» ,' esso è un siluro speciale lungo m 6, 70 e di cm 5 3 di diametro, sul quale montano a cavalcioni due uomini: davanti il pilota, dietro, in tandem, il suo secondo. Il motore propulsore è elettrico. La velocità massima è di 2,5 miglia (il che giustifica la sua denominazio ne di Lenta Corsa); ha un raggio d'azione di circa 10 miglia; può immergersi fino a 30 m (limite che fu spesso oltrepassato in missioni di guerra).

Nell'ambito della Decima si v iveva in un ambiente chiuso, refrattario alle infiltrazioni esterne d'ogni genere. La politica, le illusioni di una guerra breve , le improvvise esaltazioni per un successo e le d epressioni per un rovescio erano elementi che non si affacciavano alla nostra mente e non ci distraevano dal nostro lavoro. Dal comandante agli ufficiali, dai sottufficiali ai marinai , eravamo tutti legati da un vincolo infinitament e piu stretto di quello imposto dalla disciplina formale: era la stima che ci univa , la stima nelle reciproche qualità. Il marinaio «sentiva» nell'ufficiale un superiore; e gli ufficiali, a loro volta , si comportavano in ogni occasione, e particolarmente di fronte al nemico, in modo da meritarsi tale riconoscimento, e da trascinare , con l'esempio piU che col comando, i loro marinai in un'esaltante gara di bravura, abilità e resistenza. L'attaccamento reciproco che ne derivava era fortissimo e altissimo il rendimento degli equipaggi i cui uomini erano penetrati da .tali sentimenti.

Grande impulso fu dato all'addestramento, il vero segre to per far raggiungere al complesso uomini-materiale la piu alta efficienza. Al termine delle esercitazioni, verso le 4 del mattino, ci si riuniva tutti nel disadorno quadrato del vecchio incrociatore San Marco dove ci attendeva una sostanziosa cena calda. Un'unica tavola a cui prendevano posto fianco a fianco ufficiali, sottufficiali e marinai, usciti allora da un'improba fatica , il volto ancora

3 Come nacque e fu adottata la denominazione di « maiale 1>, termine entrato a pieno titolo nel l ess ico italia no e ben noto in campo internazionale? « Le prime prove di trasport o degli SLC mediante un 'unità subacquea vennero effettuate ai primi del 1940 a La Spez ia con tre di questi siluri imbragati sulla coperta del sommergibile Ametista (tenente di vascello J.V . Borghese). L'ormai famoso nome di "maiale" deriva da una frase pronunciata da uno dei primi sommozzatori operatori in un momento di rabbia. Poich é durante una prova il s iluro s i mostrava recalcitrante a esegui re l e manovre, il pilota gr idò al secondo: "Ma lega quel (SERGIO NESI, Decima Flottiglia nostra .. , Milano, Mursia, 1986 , p. 18 ).

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solcato dai segni della maschera, mag nifi c i ragazz i, cuori generos i, muscoli d 'acciaio , po lm oni a tutta prova; rosse le mani e go n fie per l'arresto del sang u e dovuto ai polsini elastici dell a tuta da sommozza tore , e con i polpastrelli ru gos i per la lunga permanenza in acq ua. Li ri cord o tutti: il li gur e Durand de la Penne , ' il toscano Birindelli, l' elba no Tesei, il triestino Marceg lia , e tanti al tri .

La Dec im a Flottiglia Mas che , n e l quad ro delle attività offe nsive della Marina italiana , durante t r e ann i di gue rra , è stata la pattuglia di punta e, con i suoi valoros i ragazzi d ei mezz i d'assalto, h a riportato sul marinaio italiano l 'attenz ione e l'ammir azione di tutto il mondo , h a a l suo attivo l' affo ndam ento di due corazzate ing les i (la Queen Elizab eth e la Valùmt , 19 dicembre 194 1), un incrociatore (lo York), 2 cacc iatorpediniere, 4 na vi cisterna, 3 motonavi e 20 piroscafi di va ri o tonnellaggio , per un t otale di 32 navi in gles i, american e e russe , pari a 264. 792 t , in tutti i setto ri del Mediterraneo e del Mar Nero, da- Sebastopoli ad Algeri , da Suda a G ibilterr a, Alessandria, Alessandretta , El Daba, Mersina. Ciò dimostra come si fosse sulla buona strada e come, con pochissime perdit e di uomini e mezzi, si potesse procurar e al ne mico g ra vissimo danno costringendolo , inoltre, a un arduo lavoro di difesa fissa e mobile in tutti i porti , con logorio di uomini e di materiale. Il segreto di tale succes so consisteva n ell a ser ietà , nel va lore e n e ll a dedizione asso l uta all a Patria degli uom ini della X ' Flottiglia Mas, dei marinai vo lontar i dei mez zi d ' assa lto, tes i nella lo tt a contro un potente nemico ch e, tra l'altro , fin dall'inizio della guerra, possedeva un segr e to , a noi ancora sco nosciuto , d ' un a form id ab ile arma di difesa, il radar , in grado d ' indi vid uar e n e ll e tenebre e colp ire i nos tri mezzi d 'assalto. Fino a ll '8 se tt embre 1943, oltre lo stendardo de ll a X ' Mas e quello del somme r gib ile Sciré, sono 26 gli uom ini della Decima d ecorati di Medagli a d ' Oro al Valor Mili tare, di cui 10 alla memoria . È inoltre dimostrato dagli awenimenti che un impi ego in massa dei mezz i d'assalto, nelle 24 ore success ive alla dichi araz ione di guerra, avrebbe potuto conseguire risultati eccezionali e forse decisivi per l 'andame nto delle operazioni belliche nel Mediterraneo.

Ne i g iorni precedenti l' ar mi stizio (8 se tte mbre 1943), al comando della D eci ma, ignari d i gu a nt o a Roma si st ava manovrando, int ensa p rosegu iva l'attivi tà di retta ad arrecare al nemico il

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massimo danno. Almeno quattro operazioni, cronologicamente concatenate, erano allo stato di avanzata preparazione. L'operazione piu imminente , che sarebbe stata realizzata il 2 ot tobre 1943, era dir e tta a G ibilterra.

Inoltre, stavano per entrare in servizio due motosiluranti da 100 t. Munite dell'attrezzatura idonea a l trasporto dei mezzi d'assalto, erano destinate a missioni contro i po rti del Mediterraneo orientale, ormai preclusi ai nostri trasportato ri di base a La Spezia, essendo lo stretto di Messina sotto dominio e controllo nemici. Per il loro allestimento e impiego era sta ta costituita una base a Venezia, al comando del capitano di corvetta Roberto Baffigo. Vi erano già afflu iti uomini e mezzi, e d era in corso di preparaz ione una prima azio ne di offesa a l traffico navale nemico in settor i nei quali questo agiva indisturbato.

E , ancora, tra il 1942 e il 1943, dopo un anno di esperienze condo tte sul lago d'Iseo da l sottotenente di vascello Massano , ad alcune delle quali avevo partecipato, era stato messo a punto il sommergibil e d ' assa lto (il CA) adattandolo alle sue nuove funzioni.

A Bordeaux, ove frattanto il comando della bas e dei nostri sommergi bili atlantici era stato assunto da l capitano di vasce ll o Enzo Grossi, si concretizzava il progetto, da me sperimentato, di servirsi di un sommergib il e oceanico per operaz ioni di awicinamento alle basi nemiche. Due erano in preparazione con questo mezzo. La prima prevedeva un attacco contro l'importante piazzaforte inglese di Freetown (S ierra Leone), sede della squadra navale del Sud Atlantico. La seconda prevedeva addirittura un attacco contro New York, dopo aver risalito l'Hudson fino al cuore della metropoli. L'effetto psicologico sug li americani, che non avevano ancora subito alcuna offesa bellica su l loro territorio, superava di gran lunga il danno materiale che avremmo potuto infliggere (e il nostro fu , a quanto mi r isulta, l' unico piano praticamente realizzabile progetta to per portare la guerra negli Sta ti Uniti).

Le indubbi e difficoltà che tali operazioni a vasto raggio presentavano erano in gran parte compensate dalla completa sorpresa: la comparsa dei mezzi d'assalto della Marina italiana, i quali ave vano fino allora limitato la loro azione al settore del Mediterraneo e al Mar Nero , non era cerro previs ta, e misure difensive contro t ale inatteso tipo d ' attacco non erano presumibilmente in atro. La missione contro New York, in stato di avanza ta prepara-

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zione in tutti i suo i particolari , era stabilita p e r il mese di dicembre 1943 . Come s'è detto, era imminente (p er il 2 ottobre 1943) un'operazione completam e nt e nuova, che aveva per obiettivo la ba se di G ibilterra. Dei tre nuovi sommergibili assegna ti alla D ec ima , ·j] Mur ena, il Grongo e lo Sparz"de, muniti di 4 c ilindri per il trasporto d e i mezz i, il Mure na era già pronto. Pronto e ra anche il nuovo s iluro p ilotato , l 'SSB , con caratteristich e notevo lmente sup erior i ai tipi precedenti. Per sconvolgere le difese awersarie , il piano d 'e secuz ione si discostava totalmente d a lle modalità da noi fino allora seg uite: i nostri attacchi si erano se mpre svolti di notte, anz i, nelle notti senza lun a, cioè con favore del buio piu assoluto; questa volta, invece, l' attacco sarebbe awenuto in pieno giorno. Ecco, in sequenza , le modalità d ell 'operazione. Il sommergibile Murena , comandato da Longan es i, d all e cos te spagnole dello str e tto di Gibilt e rra, avre bb e, a not te in o ltr ata, rila scia to quattro barc hini esplosivi MTR c he , risalit a silenziosamente la rada di Alges iras tenend osi so tto la costa neut ra le, si sarebbero portati sul la to se ttentrional e d e ll a baia. Qui , awalendosi delle loro minime dimensioni, si sarebbero celati fra i canneti es istenti alla foce dei fiumi. Alle or e 11 , in pieno giorno, i b arc hini sarebbero scattati dai loro nascondi gli e, puntando su qu attro piroscafi ormegg iati in rada, li avrebb ero attaccati.

L ' es perien za c i aveva in segnato che , in con seguenza d ell' alla rme in rada , l'os tru zion e della porta n ord d e lla piazzafort e di G ibilterra ven iva aperta per co ns e ntire a vede tte, torpediniere e rim orchiatori di salvataggio di uscire in soccorso delle navi colpite. E bbene, un no stro siluro pilotato (d i nuovo tipo), partito dal vecc hi o bastimento internato O/t er ra alle 8 del mattino , avendo a ttraversato in immersione tutta la rada (6 miglia : 3 ore) , si sa r e bb e tro va to all ' imb occa tura del porto nel momento in cui le os tru zioni ven iva n o ape rt e. Sarebb e co sf e ntrato nel porto a mezzogiorno e , appro fitt a ndo del disordine c r ea to d a quel che stava acca dend o nella rada e dalla cons eg uente distra zione della vigilanza interna , avrebbe effettuato l'a ttacco a lla massima na ve d a gu er ra pr ese nt e n e l porto.

Il tenente pilota Scardamaglia, capogruppo degli MTR, e r a g ià fornito d el bi gli etto d ell ' aereo che il 9 settem bre lo avrebbe portato in Spagna per cond urre , dall ' Olt er ra, un so pralluo go nella zo na dell'opera zio n e, ment r e il te n ente di vascello Jacob acci e il se rge nt e p alombaro Forn i, destinati al for za mento del porto di

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Gibilterra, v i si preparavano da mesi compiendo, col siluro pilotato , percorsi in immersione pari e superiori a quello previsto per l'operaz ione di guerra.

Dopo continua, int ensa e accurata preparazione sia nell'add estramento degli uomini sia nel settore tecnico dei mezzi e delle a rmi , a ll 'inizio d ell a secon da metà del 1943 l'o rga nizzazion e della D eci ma aveva raggiunto un elevat is simo livello di efficienza e di potenz ialità offensiva as sa i s up e riore a quella , ch e pur aveva avuto tanto s uccesso, d e i prece denti anni, dal giu gno 1940 all ' agosto 1943.

Come si è detto , si era alla vigilia d ' una nutrita serie d ' imp o rtanti missioni bellich e, ravvicinate nel tempo, il buon esito delle quali avrebbe comunque alleggerito il bilancio negativo del 1943 assa i pesante p er le arm i italiane; e avrebbe ridato moti vo di fierezza , digni tà e orgog lio nazionale ag li it alia ni di fronte al potentissimo n emico a n glo-ame ric ano e a ll ' a ll ea to germani co. Ma proprio all a v igilia di questi avvenimenti , ment re eravamo intenti a perfezionare gli ultimi particolari , la sera dell'8 se ttembre 1943 , tro van domi al comando d e lla Flotti gli a Mas a La Spezia, accesi la radio per ascoltare il b o ll e ttino di guerra: come un fulmin e a ciel sereno la notizia d ell 'avve nuto armisti zio piombò sui nostri progett i, sulle nostre atti v it à, su lle nostre speranze.

In tal modo io , Comandante d e lla X ' Flottiglia Mas , capo militare di combattenti su tutti i fronti d'Europa , deposit ario di importanti seg r e ti e di a rmi nuo vis sime , respo nsab ile davanti al r e e al popolo delle fun zioni militari confe ritemi e della v it a d egli uomini che mi erano stati affidati, appresi dalla gracchiante voce della radio (che avrei potuto anche non aprire , come casualm e nt e avevo aperto) che il Pae se, per il qual e eravamo in armi e combattevamo, era entrato in stato armistiziale . Ness uno dei miei numerosi s up er ior i dire tti o indire tti aveva ritenuto necessa ri o d arm e ne , sia pure riservatamente , preventiva comu m caz 1one.

Mi sem brò strano.

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Il. L ' ARMISTI ZIO

Effe tt iva me nte nel co mu n ica to radio , con il q u a le veniva annunc ia to l' arm istizio, c 'era qua lc o sa di mo lt o str ano . Che un avve nimento co si gra ve e d eli ca to, te nuto seg reto fino a quel mo m en to, ve ni sse improvv isame nt e diramato a tutt a la Naz ione , mi parve chi aro indizio di una situ az ion e tra gicam e nte in controllata.

Era n o le 20 ,30 d ell '8 sett e mbre 1943. Atto rn o a me, n ell a sala co nveg no del co ma nd o D ec im a Flo tti gli a Mas al Mu gg ian o (La Spez ia) gli uffi ciali sos t ava no in sil e nzio . G li stess i mi ei se ntim e nti t u mu ltu ava no nel loro ani m o: E ra ve ro ? E ra p oss ibile ? E pe r ch é a nnunc iato in t al modo? C h e cos a sign ifi cava q u esto armi stizio?

Non avre bb e sanz iona to la no stra sco n fitt a da to ch e sopra ggi unge va in un mom e n to cos f c ritico per le n os tr e armi ?

N e ll o sguard o d e i mi e i ufficiali less i q u es ti interrogati vi, e so co n certezza c h e ness un o di es si fu , in que l mo me n to, sfiorat o d al p e ns iero ch e la gu e r ra fosse finit a, cessa ti le soffe re n ze e i peri co li , giun to un mom ent o di gio ia.

La m aturit à, la cosc ienza naz io nale, la se n sibilit à facevano lo ro int en d e r e ch e qu esto avven im e nt o - ch e in fo rme e in c ircos t an ze di verse avre bb e po tuto esse re un benefici o - era in vece una catastrofe n az io n ale . Ma di qu a nto la realtà sup erasse la nos t ra intui zion e, q ua nt o il dramma fosse co mpl eto , di son o revo le e verg o gno so , no n po teva mo ancora né sa pe re né sup po rre, tanto lon t ani erava mo , noi co m b att e nti , dall e ca marille d e i ge n era li , d agli int rall azz i d egli uffici mini st e r ia li e d e ll e a mb asc iate d e i Paes i nem ici , tant o c iecamen te e cosc ienteme nt e eravam o intent i a co m ba tt ere la nos tra guer ra.

Ba lzai in ma cch in a e mi p o rtai p resso l' a mmira glio Aj mo n e d ' Aos t a, mio cap o milit a r e quale ispett o r e ge n erale dei M as. D a lu i av rei certam e nt e av uto n o tizie pi u p recise e, quel ch e piu mi p re meva in quel mo me nto, o rdini s ul da fa rsi.

L ' a mmi rag lio aveva la su a se de in un a vill a sit uat a a P ug lio la, un paese tto a pochi ch ilo me tri d all a Flo tti glia , p os to sul c rin a le d e ll a p itto re sc a cerch ia d i mo nti , che cost it u isco no il ram o di

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levante del golfo spezz ino, da do ve si domina la costa che va da Lerici a Portovenere.

Ne l percorrere la strada a serpentina, il mio occhio vagò pe r il porto; le navi della sq uadra erano quasi tutte li: la Roma, la Vittorio Veneto , l'Italia già Littorio, in croc iato ri e cacciatorpediniere , la mag gior parte della nostra flotta anco ra efficienti ssima malgrado tre anni di dura g uerra contro un nemico prevalente e malgrado innum erevo li az ioni mal co n cep it e e peggio dirette .

« C he co sa c 'è, Borghese? » mi domandò il prin cipe non appena mi vid e.

«Altezza» ri sposi « son ve nuto a ch iedervi o rdini in seguito all a promulgazione dell'armistizio.»

Dall'alto d e ll a sua imp o nente statura , gli occhi di Ajmone mi fi ssaro no con un 'espressio ne fra stupit a e ironi ca.« Quale armis tizio? »

« Ma come , non sa pete che la rad io ha trasmesso ... »

No , SAR il principe Ajmone di Savoia , duca d'Aosta , nip ote di SM il re, ammiraglio , ispe ttore generale di tutti i Mas , motosiluranti e mezzi d 'assa lto della Reg ia Marina , non sapeva nulla. Non aveva ascoltat o la radio né aveva ricevuto alcuna preventiva comunicazione . A mia vo lta rima si sbal ord it o.

« Senta, Borghese» mi disse , « probabilmente si tratta di propaganda nemica ; n on dia retta a questa sciocch ezza. Ma le pare po ss ibile che ve n ga co n cord a to un a rmi sti zio e che io, ne ll a posi zio ne dinastica e milit are che occupo , non ne sia stato preve ntivamente informato? È ass urdo' »

Mentre l'ammira gli o parlava, si stava ver ifi ca ndo uno strano fe nomeno. Dalle finestre del s uo uffi cio vedevo il cielo illumin ars i a tratti con b agliori di bengala, di razzi , di strisce di proi et tili traccianti che for mava no sop ra il go lfo un festoso multi co lore arco di trionfo. La noti zia d ell'arm isti zio aveva dunqu e raggiunto le numerose batt er ie costie re e le posta zion i situate su lle mo nt agne ch e circondano La Spezia. I m arinai e i so ldati , sp inti dall ' inge nua convinzion e d i esse rsi lib erati dell a gu e rra , si abbandonavano a quelle manifestaz ion i di spontan ea a ll eg ri a . « Scia guratipensavo - non sanno quel che fanno. »

E mi tornò in me nt e un ' analoga manifestazione alla quale avevo ass istito molti anni addietro. Ancora ragazzo , ai primi di novembre del 1918 mi trovavo sul la go di Ga rda e, approfittando di una cortesia usata dal genera le Tasso ni ai miei parenti dei quali ero osp ite , avevo av ut o la possibilità di recarmi a Trento poche

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ore dopo l'entrata delle nostre prime truppe. Anche in quell'occas ione le montagne che fiancheggiavano la strada da noi percorsa, la Rovereto-Tremo , erano illuminate da migliaia di razzi e bengala e fuochi di gioia.

Ma quanto divers e era no le circostanze! Allora, dopo tre anf\i di durissima lotta , il nemico era stato battuto e i nostri soldati vittoriosi entravano nella città finalmente redenta. Oggi, invece , dopo tre anni di guerra, combattuti con non minor valore, il ne mico calcava il suo lo della Patria. Perduto l'Impero d 'Afr ica , occupa te le quattro province libi che, la Sicilia invasa , in Calabria si com batteva duramente. In tale drammatica situazione , a quali co ndizioni il nemico aveva concesso l'a rmistizio? Quali sacrifici doveva ancora affrontare il popolo italiano? Non sarebbero stati van i quelli, immensi , già sopportati per oltre tre anni? E i morti , i feriti , le distruzioni ? No, dawero non trovavano rispondenza nel mio animo quei fuochi di gioia che osservavo da una finestra la notte dell'8 settembre.

«Borghese » mi richiamò alla realtà il principe, « torni subito a l suo comando e per filo diretto segreto telefoni a Roma e chieda notizie .»

Verso le 22 riuscii a co ll egarmi con Supermarina. Mi rispose l'ammiraglio Umb erto Rouselle .

« L 'am miraglio duca d ' Aosta vorrebbe notizie» dichiarai.

« Co munichi al duca » rispose tes tualm e nte Rous e lle « che non c'è nulla di nuovo . Dalle ore 20 siamo in stato di armistizio. Ognuno resti al suo posto. »

Riferii l'ambasciata. Il principe non si capacitava di quanto era s uccesso e, soprattutto , del fatto che egli non fosse stato in alcun modo messo al corrente di un awenimento di tale gravità.

Di sc utemmo a lun go. Concludemmo che eventi gravi dovevano essere accaduti a Roma e che il co ntrollo de ll a situazione doveva essere sfuggito di mano ai pot er i costituiti e particol armente al re . In quel difficile mom e nto , il contegno del duca cl ' Aosta fu esemplare. Con perfetta calma, dopo aver parlato con i suo i diretti collaboratori, cosf concluse : « In questa circostanza ognuno deve raggiungere il suo posto di responsabil ità. Dato che i miei doveri dinastici hanno la precedenza su quelli militari, il mio posto è a fianco di Sua Maestà. Borghese, telefoni a Roma e c hi e da al ministro della Marina De Co urten l'a utorizzazion e a passare le consegne di ispettore generale d e i Mas a l mio capo di stato maggiore , ammiraglio Varoli Piazz a. Domandi inoltre dove

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si tro va in questo momento S ua Ma està affinché io possa raggiungerlo ».

Rientrato in Flo tti gli a, per telearmonica mi ricoll ega i con Rom a. P oco d opo la m ezzano tte ebb i la risp os t a: D e Cou rten autorizzava il du ca a pa ssa r e le con segne e lo lasc iava lib ero da ogni in car ico milit a re. Qu anto alla secon d a questione la risposta fu: « No n è possibile sapere dove si trovi il re. Ogni tentativo di collegarci con la Casa Reale, sia al Qu irinal e sia a Villa Savoia, è risult ato v ano. Cosf pure non risponde il mini stero dell a Guerra».

Soltanto molto tempo d opo furono conosciuti i partico lari delle trattative ch e portaro no all 'armi st izio. Quello che fu ben presto noto e ra il fotto ch e, subito dop o l'annuncio dell'armistiz io dato v ia radio all a Nazione , il re, Badoglio e i m embri del governo de l Regno d'Italia ave vano abbandonato prec ipi tosamente Roma dir etti al S ud , lascia nd o senza risposta chi disperatamente chi edeva ord ini.

Anche l 'amm iraglio Varoli Pi azza , giunt o a La Spezia da Roma il 7 settembre e nom in ato ispettore ge n erale dei Mas il giorn o successivo, non aveva avuto no ti zie né aveva ri cev uto ordini. M i appoggiai all a sua esperienza. Mantenendoci in stre tto contatto co ncor dammo in sieme le mi su re da pren d ere a seco nd a dell e circos tan ze.

Non ri s petta nd o lo stato di armis tizio (secondo cui, d a ambo le parti , i belligeranti sono tenut i a interro mp ere ogni at tivit à offens iva), nella nott e tra 1'8 e il 9 set tembre, alle ore 3.30, la 5aarmata americana , al coma nd o del ge neral e Mark W. C lark, co n bombardamenti aere i e naval i in iz iava le operazioni di sbarco nel go lfo d i Salerno.

Fin da qu e ll a stessa notte, mentre il duca cl' Aosta si preparava a lasci are La Spezia p er r aggiungere il re, raffor zai le difese agli access i e al muraglione di c int a de ll a nostra sede per evitare qua lsias i so rpresa dall'esterno. Impartii anc h e l'o rdine di ap prontam ento a tutti i nostri mezzi navali perché s i tenesse ro pronti a muo vere. Per dove, non sapevo . In ogni modo vo levo essere in grado di far fronte a qualsiasi evenienza predisponendo le cose in modo ch e le no stre unit à non cadessero in man o straniera, tanto tedes ca qua nto anglo -am ericana. Infin e, provvidi affin ché i docu-

menti piu segre ti fossero bruciati e ve nisse ro occu lt ate alcun e ar mi nuovi ss im e ancora in fa se di collaudo .

Mentre erava mo imp egna ti in tali comp iti , le prim e luci dell' a lba del 9 sette mbre ci rivelaro no un in atteso spett acolo: il go lfo di La Sp ez ia, c h e la sera prim a ospi t ava tante u nit à d ell a nostra ·. fl o tta, era tra g icamente deserto. Nella notte, silen ziosa ment e, quas i tutt e le navi erano sa lp a te. Per q u ale destinazion e e in base a q u a li ordini ? Ogn i tent a tivo di coll egarc i telefonic amente con Ro ma e con l'a mmiragli o Giotto Mara ghini , co mandante in capo del dipartim e nto milit are ma rittim o d i La Spezia, riu sci vano . Erava mo ta gli ati fuo ri , isol at i, in balia di noi stess i. Ver so le 8 di quello ste sso gio rno , proven ienti in mac china d a Ro ma , arriv aro no a La Spe zia gli ammira gli Federico Martinengo e Amedeo Nomis di Poll o n e. E furono essi a rivel arc i la tragic a ve rità: la no stra flott a, a l co mpleto di u o mini , mezz i e materiali , aveva l'o rd ine d i recarsi a Ma lta per co nseg narsi al nemico .

A di stanza di tanti ann i mi è ancora quasi impossibile d escriv e re il dolore, anz i la disp eraz ione ch e m i co lpi a qu e ll a notizia, do lore e di sperazione p era lt ro condiv isi da tutti.

Fu du nq ue un sen timento di umiliazio ne spiegato molti anni dopo dallo stesso Comandante Borgh ese ne ll 'intervista co ncessa a un g io rn ali sta di oppo sta ten denza politi ca. 1 Queste le paro le del Comandante: « l o , 1'8 settembre , al co municato Bad ogli o , pians i. Piansi e po i non h o piu pianto [ ... ] P erché qu e ll o che c'e r a da soffri re , lo soffrii allora . Qu el gio rno io vidi il d ram ma che si andav a ad ap rire per questa disgraziata

Nazione che non aveva pill amic i, che non aveva pill alleati, non aveva pill nessuno, non av eva più l'Onore , era add itata al di sprezzo di tutt o il mondo per essere incapace di batters i anche nella situazione awersa: no n ci si batte solo quando tu tt o va bene».

Nessu n o di noi all a D ec ima era prepa rato a un colpo cosi duro, anch e se da mesi la situaz ion e d e lla Marina non e r a chiara: qualcosa nell'in granag gio dell a guerra non funzion ava . Ne avevo pa rla to va ri e volte con alcuni co ll egh i e in sieme avevamo tentato d i capire il p erc h é dello sca rso rendim ento delle operaz io ni n avali . Assai pr eocc upati per gli even ti , d ec id e mmo di redigere un me morial e ch e inviammo a ll' ammira gli o De Courten , nel qual e,

1 GIAMPAOLO PA N SA , Borghese m i ha dett o, Mila no , Palazzi , 197 1, pp . 56-57 .

oltre a suggerire alcune proposte , ponevamo un inequivocabile appello: « Si chiede che, in caso di armistizio, le navi italian e non cadano in mani n emiche». De Courten rispose che in una simile circostanza egli conoscev a perfettamente i suoi doveri di capo e di militare. 2

Continuavamo a non ricevere ordini mentre gli eventi incal zavano.

In quel g iovedf 9 se ttembre, il capitano di fregata Bardi, ric ev uto un fono g r amma dal capo del dipartimento na vale, ammira glio Maraghini , nel qua le si ordina va di prendere il mare con tutte le unità a disposizione, autoaffondando quelle che non fossero in grado di sa lpare, mandò a picco tre sommergibili perfettamente efficienti: il Grongo, il Mur ena e lo Sparid e. Questo gesto costò la vita al guardiamarina Mari e tti rimasto intrappolato n e ll a sala macchine durante le operazioni di autoaffondamento.

Lo stesso giorno , l' a mmiraglio M a rtin e n go , is pettore ge n era le d e i VAS , assunto il co ma ndo delle uni tà antisommergibile ancora presenti a La Sp ez ia, si diresse imm e diatam e nte fuori del porto, ma cadde poco dopo so tto il fuoco d 'una b atteria tedesca mentre faceva rotta su Portoferraio.

Nomis di Pollon e, invece , col duca d 'Aos ta e l' ammira g lio Adalberto Marian o , un 'ora dopo s'imbarcava s ul cacciatorpedini e re I ndomito p e r ragg iun ge re il re al Sud.

Come i sentimenti dell'orgoglio na zionale e dell'Onore militare non fossero d el tutto s penti n ell 'improw iso marasm a che travolse gli itali ani nel se ttembre 194 3, è tes timoniato da una serie di episodi di cui e bbi notizia con me si o addirittura anni di ritardo. Moltissimi furono gli ufficiali e gli equipaggi che compirono il loro dov e re in base alla loro coscienza. Molti , che furono in ga nnati come lo fui io, alla notizia dell 'ar mistizio si tro varo no a lottare tra la di sc iplin a militare , che impon e di eseguire un ordine , e la propria co sc ie n za di comandanti ligi alla secolare tradi zion e secondo cui la propria unità non de ve mai cadere non so lo in mano nemica ma neanche in mano straniera. Per non recar si a Malta , ad esempio , i comandanti di alcune unità italiane si diressero alle isole Bal ea ri. La Spagna proced ette al regolare intername nto a Minorca d e lle navi che però rimasero italiane e con bandiera italiana. Il cap itano di corvetta M ar io Arillo, Medag li a d 'Oro, già validissimo ufficiale dell a X ', fu sorp reso dall 'a rmi sti -

2 Deposizione Borghese, udienza dell '8 novembre 1948.

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zio n el Baltico , al gru ppo so mmergibili di Dan zica, composto da U-Boot armati con eq uipaggi italiani . In m a n ca nz a di o rdini del s uo comandante, d ecise di non pi ega rsi ad alcuna imposizione ger manica , non ammainò il tricolore e non permise che i suoi uffi ciali fossero dis arma ti.

Co loro che voll ero l'armi stizio, b en sapevano ch e la po sta in gioco era proprio la nostra flott a, l a qual e, fra tutte le Forze Armat e dell a Nazione, era rimasta l' unica che ancora pot esse efficacement e front egg iare il ne mico. Non osarono darne esplicita notizia all a Marina perché, se essa fosse sta ta temp es tivamente informata, tutti i suoi componenti av rebb ero pre fe rito l'a uto affo nd a mento . Cosi è stata ing a nnata la nostra Marina militare! E il ri sveg lio all a triste r ea ltà di gr a n parte della flotta itali ana aw en ne so lt anto sotto i cannoni dei porti di Malta. Altri , in vece, apriro no g li occhi s u questa realtà, a La Sp ez ia , a Pola, a Taranto , a Minorca , a Malaga , a Bord ea ux , a D a nzica , ove sulle loro navi coma ndanti ed equ ipaggi non vollero ammainare la bandiera .'

M a vittime della pili tragica conseguenza dell'armistizio furono gli uom in i della c orazzat a Roma con a bordo il suo comanda nt e, l'a mmi rag lio Ca rl o Bergamini , capo della fl otta itali ana.

L '8 se tt embre, sorpreso a La Spezia dall'annuncio d e ll 'a rmis ti zio, Berga mini , invece di eseguire l'o rdine imp art ito a tutte le navi da g uerra italian e di far rotta al Sud, alla volt a di Mal ta, nella notte tra 1'8 e il 9 settembre salpò co n la sua squadra ve rso ovest , d iretto a La Maddalena.

La forma zio n e era co m posta di tre co ra zzate (Roma, Vittorio Vene t o e Italia), tre incro c ia to ri (Eugenio di Savoia, Montecuccoli e Attilio Regolo) e otto cacciato rped iniere , a cui poi s i u n irono, proveni enti dal p o rto di Genova , gli in c rociatori Du ca degli Abruzzi, Garibaldi, Duca d'Aosta e quattro torpediniere al comando d ell 'a mmirag li o Bian c he ri , per un total e di 21 navi. Il gi orno dopo , all 'altezza de lle Bo cche di Bonifacio , tra la Sardegna e la Co rs ica, l a fo rm azione venne att accata da cinq ue bim oto ri Junke rs te d eschi di sta nza nell 'isola. La corazzata Rom a, co lpita nella santa barbara , si spezzò in due tro n coni e affo ndò in pochi minuti trascinando con sé l'ammiraglio , il s uo stato maggiore e 1.50 0 marin ai.

Dove aveva int enzio ne di diri ge r e la flot ta italian a l' ammira-

' Deposizion e Borgh ese, udi enza del 9 nove mbre 1947.

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glio Be rga mini ? N on si saprà mai con asso l u t a ce rt ezza . Ma n o i t utti di M a rin a aveva m o la sensa zione , an z i il co nvin cim e nto , ch e l' amm ir aglio , m al gr ado le eso rt az ioni che via radi o prove ni va n o d a L o nd ra in vitando le n avi ital iane a p o rtar si a M a lt a p e r ch é la gu e rr a era or ma i finit a , non lo av r e bb e m ai fa tt o , no n si sa r e bb e m ai arr eso se n za co m b att e r e. Co no sce nd o lo ben e lo c re d o se n za o mb ra di dubbi o .'

D ai d ue governi d ei du e Stati in cui l ' It ali a si trovò di visa do po ]'8 settem bre, a Bergamini fu ro no co n ferite du e Medagli e d ' Oro all a memo ria , con mot ivaz ioni d el t utto o p pos te.

Re put o sia g iu s to riconoscim ento alla su a r e ttitudin e e al suo spi r it o m ilit a re qu e ll a conferitagli da chi ritenn e l' a rmi stizio un in ga nn o e la co n segn a d ell a flotta al n e mico un ' infa mi a p e rp e trat a ai danni d e ll a Mar in a italiana .'

I n q ue gli osc uri gio rni di se tte m b re, l' E serci to itali an o cro ll ò e gra n pa rte degli uo mi ni ch e lo co m po nevano , a com inciare dagli ufficiali s uperiori , cercaro no sc ampo nell a fuga. Ma al co mand o d e ll a xaFlotti glia Mas a La Sp ez ia ness uno ri su ltò as se nte , e sul pennone d ella sed e co ntin uò a svento lare il t rico lore. La D ecima fu l'u n ico s p aru to repa rt o ch e p ur se n za navi e se nza ord in i vo ll e res t a re in piedi p e r l'Onore d ' It a li a .

E, a propos ito d i ordini, il ca p o d e ll ' ufficio info rm az ion i d el Su d , ca pi ta no d i vascell o Agos t in o Calosi , d ich ia rò in un a rel az io n e gi urat a: << Nel caso spec ifi co d ell a x• Fl otti gli a Mas d ebbo d ir e ch e a questo comand o no n arr iva ro no mai o rdini precis i, b e n ch é d allo st esso soll ec it at i an che telefo ni ca ment e ». 6

C irc a la d ecis io n e da m e presa e seg uita dagli uo mini ch e mi e r an o acca nt o in q u el momento , va cita to un ep iso di o ch e awe nn e il 9 se tt e m b r e al minis tero Marin a. L 'a mmiragli o Luig i Sa n sone tti , rim asto a Ro m a co n l'incari co di ca p o di st at o m agg iore , co nvocò gli u fficiali s uperiori del di cas tero e d isse loro: « Il

Depos izio ne Borghese, ud ienza del 9 no vembre 1948.

' D all a le u e ra scritta da Borghese a Pier Pa olo Be r gam in ì, fi glio de ll' amm iraglio Ca r lo, in data Il no ve mb re 1958.

6 A. C ALOS I , Relazio ne giurata, d agl i att i del processo Borgh ese, T r ibuna le di Roma , udi e nza d el 24 nov e mbre 1948. 1l testo integra le d ell a Rel azio ne è stato pubbli cato a p . 706 su L'o nore delle armi alla X MAS d i P. D E MI C H E LI e altri autor i. B.T. Brescia , D ecima , 1989.

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governo è partito per il Sud. No i non abb iamo ord ini . Non è la prima vo lt a nella storia che l'Italia si trova divisa so tto lo stran iero. Ma lgrado ciò, ogni ita liano, da una parte e dall'altra, ha sempre trovato modo di servire il suo Paese. Non sono in condiz ion e di darvi ord ini e quindi lascio alla vostra coscienza di. g iudicare la strada da seguire». '

La gravità della si tua zione della Marina era st ata dunqu e be n compresa dall 'a mmiragli o Sansonetti, come s i evi nce dal discorso ch'egli tenne ai suoi co ll aboratori. I tedesch i avevano chiesto alla Marina italiana di collaborare, e non era il caso di opporsi alla lor o richiesta. Del resto , non so lo gli ammiragli Cavagn ari, R.iccard i e Jachino erano de ll o stesso parere, ma lo era anche l 'ammiraglio Thaon di Revel, che dichiarò:

« Nel Risorgime n to gli ita liani si erano trovati sovente divisi, c<?nv i~ti d i mirare, nell 'u n campo e ne ll 'altro, al bene della Pa t ria».

Lo storico Piero Opert i, parti giano a n tifascista, cosf scrisse in un suo li bro: « Anche l'ammiraglio De Cou rten [ .. .] ammise la legittimità della scelta individuale fra Nord e Sud [ ... ] Con il rovesciam ento del fronte, il principio di autorità statale veniva vulnerato alla base e poteva prospettarsi un'istanza che scioglieva da ogni rapporto di dipend enza i singoli , lasciando c he si orientassero secondo il loro giudizio [. .. ] Che ciò fosse ammesso da un Ministro e da un Mini stro mili t are[ ... ] è molto sig nificativo». '

A confermare la necessità di collaborare con i tede sc hi anche dopo l'armistizio, è di partico lare valo r e storico una dichiarazion e resa dal capi tano di fregata Fausto Sestini, uffi. c iale di co llegamento fra Supermarina e la Marina germanica in Italia: « Nel pomeriggio del giorno 11 settemb re 1943, dopo un preavvi so telefonico , venn e nella mia abitazione privata in Roma l'ai utant e di bandiera dell'ammiraglio Meendsen -Bohlken (comandante della Marina ge rmani ca in Italia) ; l'ufficiale mi tra sm ise la richiesta dell 'ammiragli o ch e mi inv itava a recarmi presso di l ui. Risposi che potevo a ndare so lo dopo ave r

1 Deposizione Borghese, udienza del 9 novembre 1948.

8 A. TAMARO , Du e anni di storia 1943 -1945, Roma, Tosi Ed., 1950, p. 474.

9 P. 0PERTI , Lei/ere aperte, Roma , Il Quadrato , 1966, p. 227. P iero Operti , partigiano e invalido di guer ra , è, in ordine di tempo, il primo scrittore itali ano antifasc ista e di sp irito liberale che abb ia awertito l'esigenza mora le di passare , nei confronti dei combattenti dell ' It a lia del No rd, dalla preconcetta e str umentale condanna d'ord ine politico , al giudizio storico formulato con ones tà int ellettuale.

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preso ordini dai miei superiori diretti. Prese ntatomi all 'a mmiraglio Ferreri, ricevetti l'ordine di recarmi al colloquio da Mee nd se n-Bohlken , durante il qual e mi venne richiesto di riunire uom ini g ià appartenent i all a Reg ia Marina per collaborare con i germa nici [ ... ] Dopo ripetuti inco ntri s i giu nse a un accordo che fu stipulato, se ben ri cord o, il 15 settembre a Santa Ro sa (sede del comando Marina ge rmanic a). L'accordo fu sa ncito tra gli ammiragli Ferreri , Girosi, Fontana e la Marina tedesca».

Personalmente ritengo che le scelte indiv idu ali e collettive dip esero, oltre che dalle situazioni che si vennero a creare nei vari territori investiti dalle operazioni di guerra, anche dalla coscienza dei singoli ufficiali. Come io ritenni mio dovere restare al Nord, cosi ritengo che quegli ufficiali e marin ai che restarono al Sud (anche quelli imbarcati sulle navi che si recaron o a Malta) fecero anch'essi il loro dovere obbedendo agli ordini d e i loro superiori. Mancarono , inv ece, quegli ufficiali che si sottrassero alle proprie responsabilità di comando abbandonando i militari dipendenti , le armi e i materiali , p er mettersi al sicuro con la fuga , spogliarsi dell a divi sa, na scondersi , disertare. La mancan za di ordini non implica la diserzione (anche se la diserzione dei capi può giustificare qu e ll a dei subaltern i e della truppa ) neppure quando, pur nell 'assoluta necessità e urgenza di ricevere ordini, irresponsabilmente d a ll'alto si ev ita di impartirli. "

Comunque, l'arm istizio non fu neppure una so luzion e di ripi ego per risolvere e alleviare in qualch e modo la pesante s ituazione della guerra combattuta sul nostro territorio; in realtà , ad ogni livello e in tutt i i sensi, fu l'ini zio di un immane disastro ch e fu pagato a duro prezzo dall 'i nt e ra nostra popolazione, con lutti, distruzioni e sofferenze inenarrabili: la tragedia d 'un popolo e d 'una Nazione calpestati e trascinati nel fan go, dato che le condizioni impos te all'Italia dall'armistizio furono ben pili umilianti e vergognose di quanto fosse possibile imma g inare nelle g iorna te che segu irono 1'8 settembre.

io Deposizione Borghese, udienze dell'8 e 9 novemb re 1948 .

lII . LA DE CISIO NE

Do p o 1'8 se tte mbre 1943 , dunque , l' organi zz azion e militare italia , na si sfasciò. E l'ese mpio, è ben triste dirlo, venne dall 'a lto , a co minciare naturalmente dal re e da Bado glio rifu g iatisi al Sud , pe r finire a molti uffi ciali superiori di tutte le Armi.

La guarnigione militare di La Spezia, composta di va ri e mig lia ia di so ld at i e soprat tutto di marinai (il solo D epos ito del Corpo Reale Equipagg i aveva in forza 5 .000 uomini ) si dil eg uò co me nebbia a l so le. Arse n ali, magazz ini militari , uffici, depo siti e a rm e ri e rima sero in custod iti e a di sposizione della teppag li a che ne approfi tt ò per d edicar si al sac che gg io e a distru zio ni va nd alic h e dop o l' abbandono del s uo co mand ante , ammiraglio Emilio

Solari che , proprio in que i giorni , si prese ntò in F lottig lia per chi ede rci un camion o nd e tra sp o rt ar e a Torino le sue ma sser izie e i s uoi effe tti persona li .

Gli ufficiali su b alterni seguiro no l'ese mpio d e i capi, e la truppa, rima sta senza gu ida e ab band o nata a se stessa, cercò nella fuga ve rso casa la sa lv ezza dalla fame, dall'incognito e, sopra ttutro , dalJ e rappresa gli e c h e i te d eschi , in pronta esec u zio ne d ' un piano, ela borato fin dall 'avvento del governo Bado gli o, stavano ri gidame nte applicando.

S ubit o dopo la procla ma zione dell 'ar mi st izio, infatti, sc attò l'operazione Alarico , già predisposta da Hitle r alla cadu ta del fascis mo (25 luglio 1943), nel caso l' Ital ia si fosse ancora una volta macchiata di tradimento nei co nfronti della G e rmania (co m'è noto, il primo si ver ifi cò nel 1915 , quando il Regno d 'It alia, nono sta nte la preceden te Triplice Allea nza, di c hiarò g ue rr a all' imp e ro austro- un gari co pa ssa nd o cosi dalla parte dell a Fran c ia e Gran Bre ta gna). L'op e ra zione Ala ri co d oveva rapprese nt are una « durissima punizio ne» contro l'in fido alleato it aliano, neutralizz andon e le Forze Armate e sottoponendo la popolaz io ne a feroci rappre saglie. D e l resto, essa fu fac ilit ata dall 'improwiso sfa ld am e nto d e ll 'Esercito italia n o ab -

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bandonato a se stesso dal governo Badoglio, dallo stato maggiore e dalle massime autorità dello Stato.

In poche ore, sotto i nostri occhi, le Forze Armate che avrebbero dovuto in ogni caso essere presenti per la salvaguardia del territorio nazionale e della sua popolazione, si sgretolarono per la condotta ignominiosa di quanti, con l'annuncio dell'armistizio, si sentivano sollevati da ogni dovere e responsabilità.

Assistemmo cosf a quel triste spettacolo di turbe di ex militari , mimetizzati da civili nelle fogge più goffe e indecorose, che invadevano le stazioni e assaltavano i treni, anelando raggiungere la mamma o la fidanzata, proletaria versione di quanto avevano visto fare dai loro comandanti. Questi, però, non a piedi o in ferrovia, ma in auto e in completo grigio chiaro, come si addice «fuggire» a un ufficiale superiore, consapevole dell'etichetta impostagli dal suo rango.

Lo sbandamento e la confusione seguiti all'annuncio dell'armistizio provocava negli anglo-americani (che intanto erano nelle acque di Salerno) la convinzione che il loro sbarco in quella zona sarebbe stato indolore . A tanti anni di distanza da quell'evento, è possibile ipotizzare che se, invece che al Sud, gli uomini del generale Clark fossero sbarcati al Nord, non avrebbero trovato resistenza. La campagna d'Italia sarebbe terminata nell'autunno del 1943 con immenso risparmio di lutti e rovine per il nostro Paese .

In Flottiglia tutto si svolgeva nel più perfetto ordine. Sulla strada panoramica che da La Spezia si snoda lungo il mare per congiungersi al Ponte di Magra con la via Aurelia, continuavano a transitare compatte divisioni germaniche dirette verso il Sud. Passavano davanti alla nostra sede situata all ' idroscalo Fiaschi del Muggiano, e si trovavano di fronte i miei marinai di sentinella. In alto, sul pennone, sventolava il tricolore .

Riuniti gli ufficiali illustrai la situazione: « In circostanze che sembrano alquanto oscure» dissi, « il governo Badoglio ha pattuito un armistizio col nemico. È bene ricordare che armistizio non significa pace: è uno stato giuridico, previsto dalle convenzioni internazionali, durante il quale ciascuno dei belligeranti si astiene dal commettere atti di guerra, pur restando con le armi al piede . Lo stato di g uerra, quindi, permane: il nemico è sempre nemico, l'alleato è sempre alleato. In tale frangente abbiamo il dovere di

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restare al nostro posto per difendere la bandiera italiana contro chiunque».

Numerosi furono infatti i tentativi di reparti tedesc h i di penetrare nel recinto della Flottiglia; alcuni spinti dalla curiosità, altri attratti dall ' imponente e confor tevole aspetto della nostra sede;, altri invece, ed erano i pi\J, intenzionati a eliminare con la forza quel residuo nucleo di Forze Armate italiane. Li respingemmo tutti ma lgrado l'enorme sproporzione d i forze.

La relativa facilità con cui raggiungemmo ques to obiettivo ci portò ancora a considerare quanto tenue fosse l'a libi di quegli ufficia li che, al solo annuncio de ll 'approssimarsi delle truppe germanic h e, avevano abbandonato il loro posto , i loro uomin i, le loro armi.

Molti erano i problemi urgenti da risolvere e la situazione si manifestava sempre piu drammatica. Dopo l ' abbandono dell ' ammiraglio Solari , il dipartimento marittimo di La Spezia era in mano tedesca. Soltanto alla Decima nessuno aveva disertato , nessuno era venuto meno alla consegna. La vita dei miei marà continuava con la discip lina di sempre, pur senza alcun ordine delle superiori gerarch ie mili t ari competenti e in ba lia di notizie caotiche e contraddittorie .

L'll settembre convocai un'assemb le a generale. Dissi ai miei uomini che non intendevo vincolarli alle mie decis ioni e che , quindi, lasciavo libero ciascuno di decidere secondo coscienza. C hi non intendeva restare sotto le armi sarebbe sta to inviato in licenza illimitata con un anticipo (2.000 lire per i marinai) sulle proprie competenze; chi, invece, voleva restare, avrebbe continuato a co m battere contro gli ang lo -americani. Restò sol t anto un esiguo nucleo di vo lontar i, in gran parte ufficia li. G li altri furono inviati a casa con regolare foglio di li cenza , documenti di viaggio e anticipo in denaro , come promesso.

Intanto era giunto a La Spezia il maresciallo d 'I talia Enr ico C aviglia , il qua le, dopo la proclamazione dell'armistizio , aveva ass unto il comando della città di Roma ma, deluso dall'inefficienza e dall'ambiguità delle autorità badog li ane , aveva lasciato l'incarico per far ri torno a ll a sua vill a di Fina le Ligure . M i r ecai subito da lui. Si congratulò con me per la fermezza dimostrata nei confronti dei tedeschi e m 'incoraggiò a non desiste r e dal mio a tteggiamento , che del resto era apprezzato anche dai comandi germanici « come l'unico veramente italiano in questo triste momento» , osservò.

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Ero ansioso di ricevere da lui , finalmente, notizie esatte su ll a realtà della situazione che stavamo vivendo. Molti era no ancora i punti oscuri. Continuavo a ripetermi: che cosa significa armisti z io se non cessazione provvisoria delle ostilità , concordata tra i belligeranti, con l'obb li go che ognuno resti al suo posto di combattimento con le armi al piede? Perché, allora, gli anglo-a m ericani continuano a combattere contro di noi e a bomb ardare le nostre città in modo sempre piìi massi ccio? Armistizio non significa rovesciamento del fronte! Qual era il peso reale di que ll 'ambiguo patto st ip ulato segretamente da pochi cap i che e rano poi fuggiti lasciando la popolazione in balia di se stessa e delle rappresaglie dell'alleato tradito? Perché le nostre navi avevano ricevuto l'ordine di muovere per consegnarsi al nemico e non piuttosto quello di rest are all a fonda in attesa degli eventi? Nonostante l' ev iden za dei fatti , disperatamente , ancora mi rifiutavo di credere che ciò che era stato chia mato « armis tizio » fosse soltanto un termine di copertura di un atto sce ll erato a IO.ta le danno morale dell'Italia, tanto vergognoso da non poter essere neppure adomb rato nell'annun cio che era stato fatto per radio.

Esternando questi miei dubbi, chies i lumi al maresciallo. Dal s uo silenzio compresi ch e non dov evo p iìi illud ermi . Alla fin e fu esp licito e, con le lacrime ag li occhi, disse: « Purtroppo si tratta d'una resa totale' Ed ecco le prove. Le forze alleate invadono in armi il nostro territori o , bombardano le nostre città, come, ultimamente , Frascati . Le loro bombe continuano a uccidere a centinaia i nostri bambini. E, da parte nostra, nessuna reazione. E questo proprio grazie all'accettazione d'una resa senza condizioni ».1

Non trovai parole di commento.

Dopo il nostro incontro , il vecchio maresciallo chiese di parlare ai miei uomini e , soffocando a stento la commozione , disse loro: « Ricordate che da voi, e soltanto da voi , un giorno potrà risorgere la gloriosa Marina italiana' ».

Oltretutto , l'annuncio dell 'armistizio sm e ntiva il proclama che il 25 lu glio , alla caduta d el fascismo , lo stesso Badoglio aveva letto alla radio e ch e qui ril}ortiamo : « Italiani! P e r ordine di Sua Maestà il Re Imperatore ass umo il governo militare del Paese, con pieni poteri . La guerra continua. L 'Ira -

1 D e pos izio ne Borghese , udienza dell '8 novem bre 1948.

lia , duramente co lpita nelle sue pro vince invas e, nelle sue ci ttà di strutte, manti ene fede alla paro la data , gelosa custode d ell e s ue millenarie tradizioni. Si serr ino le fila att orno a Sua Maestà il Re Imp erato re, imma gine vivente della Patria , ese mpio per tutt i ».

Mentre ora, 8 settembre, ve ni va annunciato: « Il gove rflo italiano , riconosciuta l' imp oss ibilit à di continua re l'impari lotta contro la sove r chiante potenza avversaria , nell ' intento di risparmiare ulteriori e pill gra vi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armist izio al gene rale Eisenhowe r , comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. L a r ichi esta è stata accolta. Consegue nte mente , ogn i atto di ostilità co ntro le forze a ngloa mer ic a ne d eve cessare da parte d ell e forze italian e in ogni lu ogo. Esse , però, rea giranno ad eventuali atta cc hi da qual siasi a lt ra provenienza».

Su questo proditorio vo ltafacc ia in un cosi breve lasso di tempo, Pi ero Operci osserva: « Niente di peggio poteva accadere all a Nazione co n la formula del "Salva re il salvab il e", con la resa incondizionata e il rovesciamento del fro nte di Badogl io! »,2 t a nt o pill che la « resa» se n za condizioni era già stata ca ldeggiata almeno da un anno prima all ' insaputa d e ll 'a ll ea to ge rm anico . Cosi sc ri vono infa tti Bandini e Ricchezza: « D oc umenti americani ca p ovolgo no tutto c iò che sapevamo sull e trattat ive co ndott e dall' I tali a [. .. ] i primi contatti co n gli in glesi, infatti, risalgono al settembre 1942 No n so lo, ma fu lo stesso Badoglio a proporre al nemico , prima della fine dell o stesso anno, uno sbarco in Itali a! l

E quali furon o le modalità che portarono alla con clusion e dell'armistizio? Il 19 agosto 1943, alle ore 22, il ge n erale di brigata G iu se ppe Castellano, incaricato delle trattative dal genera le Ambrosio, capo di stato maggior e ge ne r ale d el gove rno Badoglio, in co ntra va a Lisbona l 'a mba sc iato re britannico Ronald Campbell , l ' incari cato d 'affa ri deg li Stati Uniti George F. Kennan , il capo di stato maggiore delle forze alleate Bedell Smith e il gen erale Strong, responsabile dell 'lnte lligence Service dell e fo r ze anglo-americane.

Il ve rb ale d i q uell 'inco ntro , che venne s uccess ivamente pubblicaco , si apriva co n la seg uent e dichiara zio ne di Bed e ll Sm it h : <~ ... nel presupposto che le fo rze itali ane siano pronte ad a rrende rsi [ ... ] egli è au torizzato a comunica re le condizion i

1 P. 0PERT I , op. cit., p. 162.

J F. BANDIN I e A. Rl cc1-1EZZA, Italiani nella bufera (parte II) , Mi lano, Longanesi, 1963, p. I.

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[ ... ] deve essere ben chiaro ch e tali termini d evo no essere accettat i senza condiz ioni ».

Il 27 agosto Castellano e ra rientrato a Roma per riferire. Alla fine del mese ripartiva per la Sicilia: era autor izz ato dai s uoi cap i a «co nclud e re ». La ri sposta alle durissime richi este d i Eisenhower era «SI». SI all 'a rmi stizio , sf alla res a senza co ndi zioni. E il 3 set tembr e I 943 a Cas sibil e, una localit à siciliana tra Noto e Siracusa, all'ombra d'un uliveto, su un rozzo tavolo di legno, l 'emissario del governo Bad og lio firmav a il cos iddetto « armistiz io corto» , cioè quell 'atto che chiudeva un t ri ste ciclo d e ll a nos tra storia per aprirne un altro an cor p ili triste e sanguin oso. La noti zia ve nn e ripetut amente data alla Nazione via radi o mercoledi 8 se tt embre. Po co dopo l'annuncio , il re, Badogli o e i membri d el gov erno abb andonavano in fretta la capitale diretti al Sud . Vittorio Emanuele III t rovava, cosi , rifugi o so tto « le baionette d el nemico » al quale si era ar reso se nza co ndi zioni trad endo l'a llean za di g ue rra con la Germania da lui sottosc ritta. Le pill alte auto rit à militari e civili d ello Stato, governo Badoglio in t esta, av eva no pensato a me tt e re in sal vo la loro pelle e i loro averi abbandonando le Forze Armate al caos e alle vendette dell 'ex alleato. La nostra flotta, a ncora efficie nte , do veva consegnarsi al co mpleto agli an glo-a mericani che , da parte loro , non rispett ando« l'armistizio» , co ntinuav ano i loro spietati bombardam ent i. Il Regno d ell ' Italia del Sud era ormai circoscr itto alla so la regione pugli ese perché le a ltre reg ioni me ridionali e le isole e rano sotto la giurisdizione militare d e lle forze alleate. Nella cap ital e , le autorit à rimaste si comportava no in modo ambiguo e co ntradditt orio al fine di conc ili are le opposte istanze del gove rn o Bado glio con la situazione che s' e ra creata nell'Italia centro-settentrionale, arrivando al compromesso di co llaborare con le autorit à militari tedesche per attenuare, per quanto fosse possibile, gli effetti dell ' appli cazione integrale della fer oce e ve ndicat iva operaz io ne Alari co vo luta da H itl e r.

I primi a stupirsi di questa pav ida resa furono i nemici. In proposito, il marescia llo britanni co Alexander, ch e diresse la fase fina le d elle operazioni in Africa settentrionale e la campagna d'Italia, scr isse: « L ' Italia nel 1943 aveva ancora grandi Forze Ar mat e in ca mpo [ ... ] La resistenza era certamente ancora possibile [letteralmente: resistance was certainly stili pomble ] ».'

H .R. ALEXANDER , Th e Alexander Memoir s 1940-45 , Lon d on , Cassel , J. Nor• ton , 1962; trad . ic . Le Memorie d el maresciallo Alexa nder 194 0- 45 , M il a no, Garza nti , 1963.

Ritenevo che la guerra si dovesse vince re, e questo non so lo per moti vi militari ma anc h e ideologici. La g uerr a che aveva mo co mbattuto vedeva l' Europa alle prese con l'America alleata con l'U ni one Sovietica. It a lia piu Germania rappr ese ntavano l'Europa, la s ua civiltà, le sue tradizioni, la sua storia. L'America rappre-: sentava il dominio del denaro , l'Uni one Sovi e tica il dominio della forza bruta. Id eali smo contro materialism o. Lo schi e rarsi del r e e di Badoglio dall a parte d eg li a n glo-a mericani era quindi una mesc h in a frod e a l popolo it a liano in quanto e uropeo , era un trad ire i motivi profondi e ideologici d e ll a g rande lotta in co rso, era anc h e un allearsi con il co munis mo , nemi co numero uno della nostra concezione di vita.

Non era no , i mi e i, concetti fascisti , ma es primevano semplice ~ me nte il conv incim e nto di c hi si preoccupava so lt anto dell 'awenire de ll ' Italia, comprom esso dalla sostanza e dalla forma d e ll 'a rmist iz io.

La sc iamo poi perdere se io fui fasc ista o me no. Ness un o oggi sa ch e cosa sign ifi chi la paro la «fasc ista», anche se se ne fa, e quasi se mpre a spropos ito, largo uso.

D ai miei atteggiam e nti politici, dall a mia atti vità , dalla mia a mmirazione per Mus so lini , potrei essere d efinito fascista. Da ll a mia indipendenza rispetto a ll e costrizioni del pa rtito, d al mio r ifuggi r e le forme esteriori del fasci s mo , i suo i orpelli , la s ua retor ica, fui consid e rato un non allin eato. Per i com unis ti rapprese nto la quintes se n za d e l fascis mo dete ri ore , p e rché ero e so no lo ro avversa rio. P e r i fasc is ti or tod ossi non e ro e non sono un buon fasc ista . Si dis c ut e sul sesso d eg li angel i.'

Se Badoglio ci avesse fa tto uscire d a ll a guerra in modo d ecoroso e ono revole, avrei obbed ito. Se Umberto di Savoia o il duca d ' Aosta si fossero mess i a capo delle Forze Armate ab band onate a loro stesse, avrei obbedito . Ma col loro co mpo r tamento , i capi res pon sa bili del P aese avevano abdi ca to alle loro prero ga ti ve , perdendo cosi, secondo la mia etica , og ni autor it à e diritto di im partire ordini . Era per me inammis sibil e ch e, dovendosi sottrarre a lla guerra e all 'all e an za, lo si facesse in modo cosi i pocrita e ind ecoroso. Un a g ue rra si può vincere o p e rdere, ma si d eve saper perd e re co n dignit à. Per un popol o, la sco nfitta militare incide solo m ater ialmente; ma perdere co l di sprezzo d ell 'all eato

' Da un manosc ri tto di Bo rghese riportato parzia lmente da R. Z ANG RANDI, 25 luglio-8 settembre, Mila no, Fehrinelli , 1964.

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tradito e con quell o del vincitore a cui si supp lica di accodarsi, incide moralmente , e le tracce re stano per seco li.

Basta leggere, fra i tanti scritt i di parte « allea ta » che apparvero dopo l'armi sti zio. Diceva ad esemp io Voight, editore della rivi sta « N in eteenth Century » (e per car it à di Patr ia mi limito a questa sola citazione): « Nessu na grande potenza vo rrà m ai consid erare l' Italia come un a ll eato di uguale statura . Qua ls ia si ling u aggio l a cor tesi a ufficiale possa dettare, essa è sempre stata nominata con d isprezzo nel lin gu agg io popolare tanto dell'a ll eato guanto del nemico».

Il giudizio pitl severo e definitivo sulla vergognosa vicenda lo espresse il maresciallo brit ann ico B.L Montgomery , visconte di El Alame in e coma nd ante dell '8~ armata nella campagna d'Italia: « Pens o che l'armistizio d i Ba doglio sia il pit'.i grande tradimento della storia [ ] Non è vero che la capitolazione fu dettata dalle domande popòlari o da disordini interni. Vi erano veramente, e continuamente , voci di disordini [ ... ] diffuse da "po liticanti italiani in esilio " che si accredi tavano il merito d'aver provocato la caduca di M ussolini attravèrso tali disordini. Il fatto è che il govern o italiano decise di capitolare n on perché si vide in capace di offrire ulteriore res istenza ma perché ritenne che fosse ve nuto il mome nto di "accorre re in aiuto d el Vincitore " [letteral mente: to sprin g to th e aid o/ the victors] ». 6

Considerazioni ana loghe a qu este, a cui gli eventi hanno p oi dato e stanno dando ancor oggi ampia conferma, erano ben chiare nella mi a mente nei giorni imm edi atam e nte successivi all'8 settembre.

In q u esta situaz ion e, quale doveva essere il dovere d'un capo m ilitare, fedele alla Patri a e al proprio onore di so ld ato , se non qu ello di res t are al suo posto di comando e di combattimento?

Perci ò non ebbi dubb i sulla mia scelta. Avevo ormai preso quella deci sione che tanto dov eva pesare su tutta la mia vita e della qua le non mi so n pent ito.

" B.L. MONTGOMERY, Memoirs , Lond on , 1958; trad. it. Memorie, Milano , Mondadori, 1959.

IV. RICOSTRUZIONE DELLA X' FLOTTIGLIA MAS

Il 12 se tt e mbre giunse a La Spezia il capitano di vascello deHa Marina germanica Max Berninghaus per assumere·il comando di tutto il litorale li gure.

In coerenza con le norme militari , presi contatto con lui e, dopo rip e tuti colloqu i, fissammo alcuni punti di ma ss ima che dovevano costituire la base d'un accordo. Accordo per me indispensabil e per le ga liz zare l'es isten za dell ' unità a l mio comando, minac c iata dall e truppe germaniche che pretendevano di assume rn e il controllo. L 'acco rdo fu raggiunto e controfirmato da e ntrambi il 14 se tt e mbre 1943. Ed eccone i rer mini :

l. La X' F lo ttiglia Mas è unità complessa appartenente alla M a rin a militare itali ana, con comp leta autonom ia nel campo lo gistic9 , organico, d e lla g iu sti zia e di sc iplin are, amministrativo.

2. E a ll ea ta alle FF.AA. ge rmaniche con parit à di diritti e di do ve ri.

3. J;l atte bandiera da guerra italiana.

4. E ricono sc iuto a chi ne fa parte il diritto a ll ' uso di ogni a rma.

5. È autorizzata a recuperare e armare, co n bandi e ra ed e quipa gg i it aliani, le unità italiane trovantesi n ei porti itaLiani; il loro. impi ego operativo dipende dal comando della Marina germanica.

6. Il Co ma ndant e Borghese ne è il capo ricono sc iuto , con i diritti e i doveri in e re nti a tale incarico.

BERNING HAUS (ca pitano di vascello) - J.V. BORG HE SE (comandante)'

1 Il cesto de ll 'accordo , redatto in du e lingue (italiano e te desco), è sta to pubb licato pili volte quasi se mpre in termini sco rrett i, o parafrasato , o mutilato di qua ~che paroh1 o proposizio ne, o, peggio , interpo lato co n agg iunte del tut to arb itrane.

Scampato a fronte del testo italiano , ecco il testo in lin g ua tedesca:

I. Die Xte MAS FLO'ITILLE ist eine orga ni sche Einheit , di e zur irnl ieni sc hen Kr iegsmarinc angehOrt. Oie ge ni esst vollst3.ndige Selbst regierung im logist isch en, orga ni sat iven, rec htsge hOre nd en und disciplinarischen Geb iet;

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Le mie proposte furono accolte da parte germanica, sottoscritte dalle due parti , e valsero a garantire la continuazione dell'esistenza e italianità della nostra organizzazione, con assoluta indipendenza dai germanici, in attesa che ordini da parte di superiori nazionali mi potessero pervenire.

Che questo accordo fosse dawero indispensabile è confermato dalla testimonianza diretta (reg istrata nel 1976) da un componente della Decima (Morbelli ): « Dopo 1'8 settembre, in modo arrogante e autoritario si pre se ntò al Muggiano un ufficiale tedesco per prender possesso della nostra sede ma, pronto alla difesa, trovò il nostro picchetto armato con mitragliatrice puntata. L'ufficiale fu affrontato dal Comandante Borghese che, respingendo l'intimazione di resa, gli dichiarò testualmente: "L'Italia della Decima Mas non ha capitolato!". Da quel momento iniziarono le trattative che portarono all'accordo Borghes e-Be rninghaus, che sanciva la parità di diritti e doveri tra le Forze Armate tedesche e la Decima Mas. Quest'ultima, in quei gio rni , fu praticamente considerata l'unica autorità militare italiana. In forza di questa autorità e dei suoi riconosciuti diritti, Borghese fece immediatamente il giro dei vari improvvisati campi di concentramento in cui i tedeschi, per deportarli in Germania, avevano raccolto reparti dell 'ex Esercito italiano e della Marina che si erano arresi, o militari sbandati o civili che erano stati rastrellati. Borghese riusci a sottrarre alla deportazione centinaia di uomini prendendoli in forza alla X" Mas. Appena giunti in sede, chi di essi non voleva realmente arruolarsi (e d erano i pili) veniva fornito dal nostro comando di regolare congedo e lasciapassare , in modo che potesse tornare indisturbato alla propria famiglia. In quei giorni, alla sede del Muggiano accorsero molte donne per segnalare in quali zone i propri congiunti, arrestati dai tedeschi, erano stati raccolti , e il Comandante interveniva immediatamente.

2. Sie hat bei gleichen Pfli chten und Rechten zusammen mit der deutschen Wehrmacht einen Bundnis geschl ossen ;

3. Sie tr8gt die italienische Kriegsfahne;

4. Wer ihr angehOrt, der kann alle Waffen beni.itzen;

5. Es wird ihr di e Vollmacht zugegeben, di e in italienischen Hafen stehen den italienischen Einheiten mit italienischer Fahne und Bemannung wiedereinzunehmen und mit Waffen zu versehen; die wirkende Anlage von diesen wird aber durch die Kommandantur der deutsche n Kriegsmarine bestimmt;

6. Der Kommandant BORGHESE ist de r anerkennt e Haupt davon, mit allen bei diesem Beaultrag verkni.ipften Rechten und Pflichten. BERNJNGHAUS (Ko rvettenkapit8n) • J.V. BORGHESE (Kommanda nt ).

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Proprio per questa assidua, rapida e instancabile azione di salvataggio di centinaia di uomini, a La Spezia la Decima Flottiglia Mas era considerata un'ancora di salvezza ed era portata in palmo di mano dalla popolazione».

A La Spezia, intanto, ancora all'oscuro dei termini dell'armi·s~izio «lungo», avevamo già iniziato il nostro piano di ricostruz10ne.

Il «via» ci venne dato da alcuni sbandati senza uniforme e senza armi che, richiamati dalla bandiera italiana, cominciarono ad affluire presso il comando Decima. Giorno dopo giorno, con un ritmo sempre crescente, si presentavano giovani i quali ci chiedevano di poter continuare a combattere. Presto divennero centinaia. Era necessario ormai provvedere al loro inquadramento e alla loro sistemazione. E i problemi erano immensi.

Il 19 settembre , arrivarono al Muggiano il maggiore del genio navale Umberto Bardelli e il sottotenente Mario Bordogna, i quali, prelevato dall 'arsenale di Pola un ingente carico di materiale di equipaggiamento, lo avevano trasportato a Trieste riarmando una nave di 700 t, la prima con bandiera italiana dopo l'armistizio. Da Trieste con tre autocarri e un automezzo avevano trasferito il materiale a La Spezia.

Reagii all'isolamento nel quale mi vedevo condannato, e il 21 settembre mi recai a Roma per prendere contatto con l'ammiraglio Ferreri , nominato in quei giorni segretario generale della Marina. L'ammiraglio mi accolse con cortesia formale, ma il tono del nostro colloquio ebbe accenti assai duri. Egli, fra l'altro, mi disse che, data la mia decisione di collaborare con i tedeschi, non facevo piu parte della Marina. Gli obiettai che non gli riconoscevo il diritto di stabilire se la vera Marina fosse la sua o la mia. L ' ammiraglio si era dimenticato dell'accordo da lui controfirmato una settimana prima a Santa Rosa con i germanici. Lasciai Roma, rientrai a La Spezia e il 28 settembre mi recai a Berlino dove fui ricevuto dal grande ammiraglio Doenitz al quale esposi la realtà della situazione italiana. Le truppe germaniche, laddove non incontravano una ferma resistenza, si abbandonavano ad azioni inconsulte che generavano odio e terrore fra la popolazione. Insistetti nel sostenere che tali metodi, per la verità mai usati nei confronti della Decima , avrebbero potuto precludere, per solidarietà nazionale, ogni ulteriore possibilità di collabo-

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razione ma lg rado gli acco rdi stipulat i con Berninghaus. Doenitz assicurò il su o int ervento presso Hitler su quanto da me espos to.

A Berlino incontrai il cap itano di vasce ll o Enzo Gross i, co • mandante la base so mm e rg ibili di Bord eaux, il comandante Fa u · sto Sestini, ufficia le di co ll egamento fra la Marina itali a na e quella germa ni ca, e il co mand ante Mario Arillo , proven ie nt e dalla base di Danzica. Come ho già d e tto , Arillo, all 'att o dell 'a rmistizio , aveva affrontato i te d eschi imp eden do che gli ufficia li italiani fossero disarmati e ch e la nostra bandiera venisse ammainata. Li trovai so lid ali con i programmi che in quei giorn i andavo matu • rancio. Rientrai alla base molto so ll evato.

In F lott igli a tutto procedeva in perfetta sin cron ia, anch e se il lavoro e r a massacrante. Nel giro di appena un mese , infatti , l'affl usso dei volontari era aumentato a tal punt o che non avevamo piu la possib ilit à di ospitarli n e i nostri locali . Si presentava pertanto il problema dell'accasermamento .

A fianco della nos tra sed e c'era la caserma San Bartolomeo apparte n ente a ll a Ma rin a, ch e per capacità di amb ienti sarebb e stata in co ndi zio ni di accog li ere alcune migliaia di uom ini . Ma i loca li erano in pieno di ss esto dop o il sa ccheggio opera to da ll a turba in coscie nte nelle giorna te post-armisti zio. I ma gazz ini lette· ralmente sv uota ti , gli infissi dive lti, le ca merat e prive di brande , coperte, materas si. In po c hi gio rni, con un o spir ito d 'iniziati va che aveva de l miracoloso , i locali vennero ria tt at i e tutte le diffi . coltà affrontat e e ri so lte. E, prima dal compren so rio di La Spezia e poi da tutt e le regioni dell' It alia sett e ntrion ale, cont inu avano ad affluire all a sede d e l Muggiano , alla ricerca di asi lo e protezione, e anche per so ttrar si al risc hi o di cadere in ma n o a i t ed eschi ed esse r e d e portati in Germania , militari di tutt e le specia lit à, ma ri • nai , fant i, art iglieri , ge ni e ri , aviatori, veterani dell e campag n e d ' Africa , d i Grec ia e di Russia. Uomini ch e chi edevano di arruo • !arsi vo lontari ne ll a Decima per impug n are le arm i all 'o mbra del trico lore. I p ill numerosi erano i g io vani ch e no n aveva no ancora pres ta to il serv iz io di leva.

<< L a X " eserc itava un richiamo parti co lare: la fig ura del Comanda nte e l'eco delle ges ta del reparto era no sic u ra promessa di azione per il riscatto dell 'I talia». 2 A c iò si aggiu n ga il

1 G. BONVI CINI , Deàma Marinai/ Decima Comandant e .' , Mil ano , Mursia, 1988, p. 24.

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pres ti g io ch e aveva ass unto qu el « bran dello di Italia ch e era res tata fi eram e nte in p iedi e co n le arm i in pu g no » a favo re e d ifesa d 'og ni itali ano , militare o civile che foss e , e in g rado di contra stare co n vigo re e autorità le vend ic ative ra ppresaglie teutonich e .

Il 5 ottobre , il Du ce , ri e ntrato d alla G er ma nia dopo la lib erazio n e d al Gran Sasso, mi co ncesse un co ll o q u io. Ac compa gn a to d a l co mandante Gross i, ch e aveva p reso l' iniziativa di qu es to in co ntro , mi r e cai all a Roc ca dell e Ca min a te. Prim a di all o ra ave vo visto Mu sso lini so lo un paio di vo lt e .' Mi t rov ai di front e un Mu sso lini di dimen s io ni umanissim e, un uo mo trist e ed acco rato p e r le sorti della Pat r ia e, in quanto a noti zie, piu bisogno so e an sioso di ricevern e ch e in grado di fornirn e. Il suo dolor e p er la co n seg na dell a fl o tt a a l n e mico e ra grandi ss im o.

« Que sta flott a ch e è cos tata al p o p o lo it a li ano t anti sac rifi c i, ques t a flott a ch e è st at a p iu volte c itata d a ll o st es so Churchill .. Ma co me può esse re ac c ad uta una cosa s imil e?» mi domand ò e d isse an cora: « No n mi se nto di cond a nn a re qu ell e a utorit à c ivili ch e hanno obbedi to ag li o rdini di Bado g li o; non perdono , in vece , qu e i ge nerali ch e, a lla tes t a di armat e di sloca te in territori o di occ upa zione , hanno di se rt ato o si son o arres i, abbandonand o cos i a ll a ve nd e tta g li uo mini pos ti alle loro dip e nd e nz e. Costo ro d ovra nn o esse re co lpiti duramente dall a giu stizia e dalla stori a'». N ess uno piu di me p o t eva com p r e nd ere l' a mar ezza di qu es te co nsid e ra zioni. Ascol ta to in silenzio lo sfo go di Mu ssolini , lo mi si a l co rrent e della situ az io n e militare e g li es p os i qu a nto avevo in prog ramma. Lo agg io rn a i c irca l' accord o con Berninghau s e cir ca il pi e no riconoscim e nt o d e ll ' accordo stess o da parte di D oe nit z. G li di ssi, inoltre , ch e, p e r qu anto ri guard ava il mio raggio d ' azione, la D e cim a sta va s u pe rando le diffi co lt à re int eg rando le p rop ri e forze e prop one nd o si di d a re al piu pres t o nu ovo ed effi cie nte impul so a i p rop ri qu adri . M usso lini , p e r la ve r it à, mi aveva acco lto co n cort ese fr e dd ezza; ' tutta via ne l co n ge d a rmi mi~diss e: « Sie te un soldato le al e e p e rtanto si ete arbitro di p r os eguire ne ll a vos tra opera se la rit e n e-

' Ricorda E le na Borgh ese, primog e nita del Comandan te : « Papà fu ri cevuto da so lo da Mu ssolini a Pala zzo Ve nez ia in occasion e del co nferim e n to di un a decoraz ione al valo r militare. Papà so n o lineav a iJ contrasto , a quel te mpo , fra l'acco gli en za so le nne e gel id a del Du ce co n qu e lla cortese e fa mi li a re del re Vitto ri o Ema nuele Hl c he lo ri ceve va nella s tess a o cc as io ne: iron ia del la st oria.

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te giusta. Sarò lieto d'incontrarvi nuovamente perché possiate mettermi al corrente dell 'es ito del vostro lavoro». Lo salutai con molta emozione, ma conforrato dalle sue parole . Nel viaggio di ritorno verso La Spezia, mi tornarono alla mente molti ricordi nei quali emergevano come protagonisti tanti miei compagni che avevano sacrificato la vita con gioia, certi di servire la causa giusta.

Ed era proprio ricordando uno di loro, Salvatore Todaro, che avevamo adottato sulle nostre uniformi lo scudetto raffigurante la « xa » in campo azzurro sormontata dal teschio con una rosa in bocca. Todaro, come Teseo Tesei,4 aveva lasciato in noi una traccia profonda e indel e bile. Era il mistico di un particolare tipo di vita. Cercava , piu che la vittoria, una bella morte. « Quello che importa» diceva, « è dimostrare al nemico che vi sono degli italiani capaci di morire gettandosi col carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario.» Tra l'altro, aveva espresso il desiderio di coniare quel particolare distintivo « perch é per noi la morte in combattimento è una cosa bella, profumata». Nel suo ricordo disegnammo lo scudetto della X" e mai distintivo fu compreso e portato con tanta passione. Sintetizzava, infatti, lo spirito genuino, rivoluzionario, beffardo, coraggioso e leale che animò in terra e mare i miei uomini. '

I ricordi e le nostalgie che mi avevano colto nel viaggio di ritorno dalla Rocca delle Caminate a La Spezia, furono ben presto fugati dal pensiero dell e responsabilità che incombevano su di me. Anche se trentasettenne e con una carriera militare intensamente vissuta, mi trovavo a dover affrontare problemi che avrebbero dato da pensare anche a uomini di ben piu larga capacità amministrativa e organizzativa. Dovevamo ricostruire tutto dalla base e la situazione era pressante perché i volontari erano ormai

Teseo Tesei , elbano , ufficia le del gen io navale. Fu uno dei primi collaudatori dei siluri pilotati della X • Flottiglia Mas. Autore di numerose missioni, cadde ne ll 'eroico te ntativo di forzare il porto di La Valletta (Ma lta , luglio 1941).

' Scrisse ancora il Comandante nei suoi ricordi in merito all'embl ema della x· Flottiglia Mas: « Questo scudetto era nato in u n albergo di Lerìc i, dove erano ospitate la mia famiglia e quelle di altri ufficiali , e dove talvolta, alla sera, riuscivamo a trascorrere qualche ora di distensione[ .. .] L'emblema era stato proposto da Salvatore Todaro e in suo ricordo disegnammo quello scudetto [ ] Con lo stesso entusiasmo, in una di que lle sere , nel piccolo salotto dell'Hotel delle Palme (distrutto poi dalle bombe d e i "liberatori") nacque il nostro inno . Fu Daria, mia moglie, che ne imp rovvisò il testo, e nel giro di 48 ore "parole e musica" dive nnero la c anzone della Decima>>.

numerosissimi e, dopo essere stati alloggiati ed equipaggiati, d ovevano essere armati.

Alla nostra sede affluirono anche numerosi elementi speciali zzati tra cui ufficiali e sottuffic iali istruttori provenienti da Tarquinia, e nuotatori da Livorno. A questi si unirono reduci della " Folgore" e della "Nembo". Altri provennero dal 10" reggimento "Arditi". Alcuni piloti della X ' Mas, tagliati fuori dallo sbarco di Sa lerno, riuscirono ad attraversare a piedi le linee nemiche e a tornare alla base di La Spezia.

Qual era la forza ch e li sp in geva? Come awenne il fenomeno di migliaia di uomini di tutte le età, di tutt e le classi sociali, di varie ideologie politiche, che corsero ad arruolarsi nella X ' , anelanti di combattere? Costoro oggi son definiti, da un postulato im posto come un credo} awentu rieri , soldati di ventura, rinnegati al soldo del nemico ecc. ecc. Ma in realtà che cosa poteva portare vo lontariamen te alle armi mutilati di tutti i fronti , se non l'amor di Patria e la volontà di poterle essere ancora utili? E furono centin aia i mutilati che chiesero di arruolarsi nella Decima' E quale sentimento mosse ve terani delle campagne d'Africa, di Grecia e di Russia, se non l'amor di Patria? E i giovan issim i delle classi non ancora chiamate alle armi che avevano una so la aspirazione: essere mandati in linea? E ancora: genera li e ammiragli ed ex ministri e ufficiali superiori di tutte le armi c h e si presentarono a lla Decima chiedendo di servire la Patria da se mplici soldati? Chi li spingeva? For se il lu cro , l'ambiz ione? La libidine di tradim ento ? O non piuttosto una volontà decisa, quasi furente, quella di salvare l'O nore del combattente italiano , non subire la resa incondizionata, infamante per i morti, fatale per i vivi? E tutti hanno pagato, chi con la ga lera, chi con le persecuzioni, chi con le c alunnie , chi col sacrificio della vita.

Un se ttore che ci costò note voli fatiche fu quello dell'armamento data la modesta dotazione di armi e munizioni es iste nt e presso le caserme. Inoltre, le fabbriche ancora attive sul territorio e rano tutte rigidamente controllate dai tedesc hi. Ai miei ripetuti int erventi presso di loro ottenevo in risposta so lo promesse. Ma il problema era cosi imp e ll ente che fumm o a volte costretti a ricorrere a sistemi avventurosi. Una sera alcuni miei ufficiali si presentarono al corpo di guardia tedesco che presidiava lo stabilimento e i magazzini Beretta mostrandosi di sposti a fraternizzare con i c amerat i teutonici e offrendo loro dell'ottimo Chianti. Quell'euforica bicchierata si concluse con una so lenne sbornia di tutto il

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corpo di guardia me ntr e altri marò già pronti , dopo ave r caricato sui cami on centinaia di fucili mitra g liatori e casse di munizioni , fa cevano tr anq uillam e nte ritorno alla base. L 'e pisodio no n provocò alcuna reazione da p arte tedesca.

Ta lvo lta d ove mmo adottare analoghe t att ic h e n e ll a reg ion e del Pi e mo nte spec ie n ell a zona di Torino che fu pe r noi prodiga d 'ar mi a utomati c h e e pesanti.

Affidai ad a lcuni ufficiali, che erano al mio fianco da ann i e ad altri che si era no presentati dopo l'a rmistizio , comp iti di organizzazione e co mand o che essi assolsero con int e lli ge n za e ca pacità , a pre sci nd ere d a l loro grado e ruolo d 'o rigine. Posi a capo del servizio arruolamento un capi tano farmacista , Gennaro Riccio , affiancato da altri quattro ufficiali; a capo del reparto subacqueo mez zi d 'a ssalto, un t enente med ico, Elvio Moscatelli. Capo d el serv izio approwigionamento fu il capitano del corpo commissariato Guido Del Giudice affiancato da altri ufficiali se mpre di commissar iato. Il serv izio genio e armi na vali fu re tto dal magg iore Masciulli. E il pr imo , in ordine di tempo, a capo del serv izio san itari o, fu il co lo nn e llo medico Talarico .

A u n vo lo nt a ri o d ' Africa , il maggiore Guido Bo rriello , affidai l' incar ico di cost ituire un gruppo di artiglie ri a' e al capitano del ge ni o na vale N in o Butta zzo ni la ricostitu zion e del reparto Nuotatori P aracadu ti sti (" NP").

Per il se tt o re n avale ebbi al mio fianc o il capitano di corvetta

Mario Arillo. ' Aveva la sc iato la ba se di D anzica in ottobre presentand os i al co mando d ella X " con quattroce nto fr a ufficial i, sottufficiali e marinai. I piu chiesero di arruo larsi volontari. Ad Arillo affidai l'inc arico di rior ga nizza re il reparto dei mezz i d 'assa lto e di rec up e rare tutti i mezz i e le attrezzatur e già d e lla Decima , di slocati in vari e zone d'op eraz ione. G li affiancai il cap it a no di corvetta

Lello Ailegri proveniente da un comando so mm e r gibili.

Nel coordinamento generale e secondo le dir e tti ve di massima sugli obiettivi ch e si dove va no rag giun ge re ad og ni costo, i co-

;. Borric llo aveva co mbatturo anche nella guerra di S pagna d ove aveva perdu to il bracc io d estro. Con tale muti lazione aveva co mandato u n g ruppo di artiglie ria in Africa settent riona le. L'8 sette mbre 1943 s i trovava in os pe d ale per una diffici le operazio ne. Dopo l'int eivento, invece di tornare a casa, si p resentò alla X'.

1 Arillo dichiarò in segu ito a G iorgio Pisanò: <( L'U nità, per la persona li tà del Comandante, mi dava l'impress ione di essere l'organizzazione mi lit are itali ana che maggiorment e fosse v icina al mio modo di pensare>>. G. P1 SANÒ, Gli ultimi in grigioverde, Milano, FPE, 1967-69.

mandanti e gli addetti ai vari compi ti potevano e dovevano agire di propria ini ziat iva assumendosene la piena responsabilità.

In tre mesi di duro lavoro furono riportati in s uperficie i tre somme r gibili della nostra Flottiglia, nuovissimi e attrezzati quali _ trasportatori, affondati il 9 settembre . Erano il Grongo, il Murena '. e lo Spartde.

Fu ripresa la sorveglianza tecnica presso le fabbriche delle costruzioni navali in corso , relative a 80 SMA (modello perfezionato di motoscafo per attacchi a navi in mare aperto) e 36 SSB (il cosiddetto «maiale», siluro a le nta corsa pilotato direttamente da sommozzatori). Fu recuperato nell'arsenale di La Spezia un trasporto mezzi di superfic ie, la nave Pegaso , e fu messa ai lavori. A La Spezia, Bocche di Magra, e nei can tieri Baglietto a Varazze , sottraendoli alla Marina germanica, furono rastrellati tutti i Mas disponibili e ne fu curato il ripristino. Fu attrezzata un'officina civile per la costruzione di siluro tti per i mezzi d'assalto. E, infine , s i istituirono le scuole d'istruz ion e per i volontari dei mezzi d'assalto, in particolare per piloti, motoristi e sommozzatori.

« Una particolare iniziativa che la xaintraprese fu quella del recupero di ufficiali e marinai italiani internati in Spagna. Si trattava degli equipaggi delle navi da guerra che il 9 settembre 1943 si erano fermate a r accogli ere i naufraghi della corazzata Roma. La piccola squadra navale, capeggiata dall'incrociatore Attilio Regolo [ ... ] s'era diretta a Minorca. Qui [ ... ] gli equipaggi erano passati in internamento 8 [ ••• ] Borghese concepì allora l'idea dell 'o perazione "Recupero internati dalla Spagna" e la direzione dell'iniziativa fu assunta a Bordeaux dal comandant e Grossi [ ... ] Egli avrebbe fornito abiti civili, passaporti e guide per il passaggio in Francia. Qui giunti, essi dovevano dichiarare di volers i arruolare nella X " e in questo modo egli li poteva spedire a La Spezia, con l'intesa , poi, che ch i non intendeva effettivamente arruolarsi era libero di andar e dove voleva. » 9 Ma furono in molti ad arruolarsi volontari neUa X " Flottiglia Mas. In quanto agli emigrati italiani in Francia, l'armistizio era sembrato una vergogna inaccettabile. A molti giovani la sola idea possibile parve quelJa di arruolarsi, di vestire una divisa italiana. Oltre cento raggiunsero Bordeaux dove furono accolti dalla base atlantica del comandante Gros-

8 Erano 2.4 74 gli italiani internati nei porti di Palma di Maiorca, Cartagena, Barce llona e Port Mahon.

9 G. BONVICINI , op. cit., pp. 42-43.

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si. Un'ottantina di essi partirono poi per l'Italia e nell'estate 1944 furono aggregaci al battaglione "Fulmine" come 3' compagnia che assunse la denominazione di "Vo lontari di Francia".

La xapost-armistizio nacque cosi, come un fatto in novatore capace di dar corpo e sostanza all a ribellione suscitata dall'offesa arrecata a ll 'orgoglio patriottico degli italiani.

Come già detto, l'ufficio approvvig ionamenti Decima venne affidato al capita no Guido Del Giudiée del quale riportiamo una preziosa e particolareggiata testimonianza da lui scritta qualche anno prima di morire: « Non furono poche le difficoltà che incontrammo, difficoltà aggravate dai comandi tedeschi che, grazie alla scarsa opposizione delle autor ità civili italiane, tentavano in tutti i modi di appropriarsi <lei beni di no stra competenza. Purtroppo le loro azioni erano incoraggiate da inqualificabili indi vi dui i quali, a prezzo di misere tangenti, segna lavano ai comandi ger mani ci quei depositi e que i magazzini dove era possibile recuperare cons istente materiale. Ciò aweniva anche negli opifici e negli stabilimenti di produzione industria le Malgrado ciò riuscimmo molto spesso a battere i tedesch i sul tempo. Requisimmo, ad esempio , tutto il materiale che veniva prodotto <lalla Cucirini Canto n i, d ' int es a con la direzione . A Torino precedemmo di un'ora l'intervento d'u n a compagni a armata tedesca che intendeva appropriarsi di qu intali di cuoio per calzature. Le requisimmo noi pagando regolarmente il dovuto al proprietario (commendator Ferruccio Carame lli ). Ogni operazione di acquisto e rifornim ento fu esegu ita con il pili scrupoloso rispetto dei regolamenti militari vigenti. Tutto fu sempre r egolarmente pagato. Un giorno venni a conoscenza che le SS stavano per asportare una partita di stoffe. Il Comanda nt e Borghese , da me informato, me ne ordinò la regolare requisiz ione dietro r e la t iv o pagamento al proprietario. Ma le stoffe erano pili adatte per le signore che non per dei militari! Le mettemmo in vendita con i prezzi fissati dall'Ente Corporativo Tessili, ma gli acqu irenti furono sca rsi. Il Comandante decise all ora di cederle a un nostro creditore , il qua le ci ve rsò una notevo le somma a conguaglio , somma che fu co n segnata alle competenti autorità a1nministrative statali».

A propos ito della regolarità e correttezza osservate dalla Decima , intendo prec isare una vo lt a per tutte che non avevamo fon di speciali . La X ' Flottiglia Mas era ammini strata come tutti gli al tri repart i. Col riordino delle Forze Armate della Repubblica Sociale Itali ana, erano sta ti organizzati , presso il sottosegretar iato della Marina militare , i servizi di commissariato. Per la X ' Flottiglia, a

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fine mese, ogni n ostro reparto presentava i conti al nostro ufficio commissariato. Il fondo veniva stabilito dal foglio d 'ordini insieme col responsabile di cassa quando si costituiva un reparto . Talvolta, quando il so tto segreta riato era a corto di fondi, prelevavo le somme occorrenti in prestito dalla Banca d'Italia, per resti-~ tuirle poi, appena ricevuti i fondi regolari. "

In regime di stre tt a e oculata economia, per evitare il benché minimo sp reco, curammo con solerzia e rigore l'organizzazione degli approwigionamenti e dei servizi logistici, ingegnandoci in ogni modo per ottenere il massimo da ogni risorsa d ella quale potevamo disporre, non tralasciando alcuna occasione e possibilità di successo per privilegiare le primarie n ecessi tà di guerra.

Conducemmo una lotta spietata contro gli sciacalli, contro i borsari neri, che speculavano sulla fame della povera gente. Sequestravamo loro i beni di prima necessità trafugati , e li denunciavamo alla polizia."

Mi s i potrà eccep ir e perché io non mi sia rivolto , come sarebbe stato mio elementare dovere, alle competenti autorità governative, uniche responsabili ad ottemperare a tale compito. È un rilievo che in via prettamente teorica potrei accettare come legittimo. Sul piano pratico, però, data la situazione, e senza scendere in polemiche, debbo ribadire che le vere e sole norme alle guaii potevamo fare ricorso , erano quelle d etta te dalla necessità. E a volte dovevamo anche occuparci di questioni che non avevano una stretta pertinenza militare . Cito, a questo proposito, un episodio che ritengo possa essere illuminante. Venimmo a sapere che a Milano un commando tedesco aveva deciso d'impossessarsi dei beni di un cittadino ebreo: un autentico tesoro in denaro, oro , gioielli. Li precedem•

10 Deposizione Bor ghese, udienza del 9 novembre 1948.

11 In alcune occasioni gli uomini della X ' Mas diffusero dei «ch ia rim enti» sul loro operato, come questo: <i Arona , 28 luglio 1944. - CHIARIMENTO - Durante un'operazione condotta contro i fuorilegge e i trafficanti del mercato nero, sono stati recupe rati : 18 kg di lana greggia, 50 litri d i vino, 600 sigarette . ll comando X• di Arona, in considerazione delle necessità d ella città e allo scopo di chiarire ogni equivoco in proposito, ha disposto che il suddetto materiale venga cosf distribuito: la lana al Comune della città con l'incarico di assegnarla alle famiglie bisognose; il vino agli ammalati dell'ospedale civile della SS. Trinità di Arona; le sigarette alle maestranze della ditta Ledoga - sede di Arofla. Lo scopo della x· Flottiglia Mas è unicamente quello di combattere gli anglo-americani È evidente che la sibillina conclus ione del « chiarimento » implicasse il concetto che affermava quale fosse lo scopo primario (co mbattere il nemico ) che però si doveva perseguire anche con la « moralizzazione » del comportamento mil it are e civile .

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mo sventa ndo il sequestro e mettend o t utto in salvo nelle nostre casseforti, dand o n e ri cevu t a al proprietario.

Quando n e ll ' aprile del 19 45 , term inata la guerra , i partigiani entraro no negli uffici del distaccamento di Milano, saccheggiandoli, il capitano Del G iudi ce, che aveva la responsabilità di quel « tesoro», riusci a tra sfe rirl o in altro lu ogo e fina lm e nte lo consegnò al generale Cadorna co man dant e la p iazza di Milano. Qualche mese dopo il legi ttim o proprietario n e rie ntrò in possesso. Quanto detto p er la ver it à e p er la stor ia.

Questo informale ma sald o rigore morale, sempre sostenuto e talvolta ostentato con orgoglio dagl i uomini della Decima, d erivava loro da lla particolare forma di disciplina (o, meglio, autodisciplina) a cui si adeguarono con entus iasmo fin dall' otto· bre 1943 quando , dopo il tracollo (anche morale) causato dall'armistizio , il reparto si« rifondò » su basi se mpre pili ampi e. E non fu soltanto l'i mportante accordo firmato in settemb re da Borg hese e Berningha us a dare par ità d i diritti e doveri tra i militari italiani e qu e lli tedeschi, e quindi dignità e autorità all a Decima , ma anche, in ot tobre, un « cod ice di co mp o rta mento » di cui, ancor oggi , i decumani so n o orgogli os i .

Soddisfa tto d ei risultati che sta va mo otte n e ndo, ritenni opportuno impostare la vi ta co munit aria s u p rindp i e norme forse rivo lu zionari, ma certamente piu adegua ti alla fase storica che stava mo vivend o.

Queste le n orme ch e furono affisse in un bando interno:

1. Rancio uni co per uffic iali, sottufficiali e marinai.

2. Panno della divisa uguale per tutti.

3. Sospensione d'ogni pro mozion e sino a ll a fine della guerra, fatta eccez ion e per le promozioni per merito di guerra s ul campo.

4. Reclutamento escl usivament e vo lontario.

5. Pena di mort e per i militari dell a Decima che vengano riconosciuti co lp evo li , da regolari t ri bun ali , di furto o sacch eggio, di se rzione, codardia di fronte al nemico.

Questo codice di comportam en to fu molto apprezzato dai mi ei uomini, anche perc h é si discosta va dalle ste rili consu et udini del regolamento militare ancora ba sa to , a ll 'iniz io degli anni ' 40 , su ll e decrepite conc ez ioni dell ' Esercito pi e montese. Bandimm o, cosi, quell ' atmosfera di sfiducia, quello stato d'inferiorità e quella burocrazia che caratterizzava il vecc hi o Reg io Esercito. I mi e i uomini erano an im ati da un fo rte sp irit o di rinnovamento , con•

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vinti che occorresse cambiar metodi e st il e. L a disciplina militare non d oveva essere un'imposizione coercitiva dei s up er io ri ne i confronti d e gli inferiori ma, se nza eccezioni e privi leg i, un reciproco rapporto di diritti -doveri.

Altra no rm a non scri tt a, ma da tutti ad o ttata sponta n eame nt e,". fu qu ell a del divieto di far propa gan d a politica e di svo lge re in seno alla Decima att ività politica attiva. Personalmente non ho m ai richiesto tessere di partito perché , come militare , h o semp re ritenuto che l' unica ideologia consentita fosse que ll a di servire la P atri a.

Seguendo i ,s udd e tti principi, da me e d ag li o r ga ni da me dip en d e nti , non fu mai svolta fun zion e di carattere po litico ; la no stra è se m p re stata un 'o rganizzazion e es clu siv ame nt e militare in cui era vieta t a perfino l'i scrizione al Partito Fascista Rep ubblicano. Non abbiamo mai avuto organi po liti ci interni o co ll egam e nti politici. 12

Numerose le testim o nian ze in questo senso, tra c ui , la piU imp ortante , qu e ll a di Agos tino Calos i: « Borghese n o n si era mai occ upato di poli ti ca , e del fascis mo a pprovava solo le co se buone, ad esemp io l' amore per la P atria [ ... ) No n h a mai ammesso ingerenze po liti ch e nel ca mp o milit a r e». "

12 Depos iz io ne Borghese , udi e nza de ll '8 novembre 1948.

IJ A . C A LOS I, Relazio ne giurata (dagli atti del Processo Bo rghese ), udi e nza del 24 novembre 1948 .

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V. DAL SETTEMBRE AL

DICEMBRE 1943

Riprendendo la successione degli eventi accaduti in Italia nella seconda metà del settembre 1943 , Benito Mussolini, da Radio Monaco, aveva di nuovo parlato agli italiani: « Da oggi , 16 settembre 1943, assumo di nuovo la suprema direzione del Fascismo in Italia. Nom ino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Partito che da oggi si chiamerà Partito Fascista Repubblicano (PFR). Lo Stato che noi vogliamo instaurare sarà Nazionale e Sociale nel senso pili lato della parola: sarà cioè fascista nel senso delle sue origini».

Scrisse Pino Romualdi , nel suo libro pubblicato postumo: <~ Il fascismo non era affatto tramontato in Italia, tanto è vero che le prime manifestazioni del Partito precedettero lo stesso proclama di Mussolini [ ... ] E dopo tale proclama, dal 15 al 30 settembre, la ripresa dell ' attività organizzativa del fascismo nel territorio compreso tra Napoli e Bolzano, poté dirsi com~ pleta [ . .. ] Le adesioni raggiunsero la ragguarde vole cifra di circa mezzo milione di nuovi iscritti ». 1

Come s' è detto nel precedente capitolo, il 21 settembre, per reagire all'isolamento , il Comandante Borghese si era r e cato a Roma incontrandosi , al ministero della Marina , con l'ammiraglio Legnani (che condivideva le sue idee ) e con l'ammiraglio Ferreri che invece si dimostrò ostile alle sue decisioni e all ' accordo Borghese-Berninghaus, dimenticando d'essere stato , il 15 settembre, uno dei firmatari dell'accordo di collaborazione tra la Marina tedesca e quella italiana, a Santa Rosa, con l'ammiraglio Meendsen-Bohlken.

Il 23 settembre, alla Rocca delle Caminate , Mussolini aveva ricevuto i responsabili del nuovo governo fascista; al maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani aveva affidato il ministero della Difesa e all'ammiraglio Antonio Legnani il sottosegretariato alla Marina.

Nello stesso giorno del 23, a seguito dell'avvenuta proclamazione del PFR, era stata abrogata l'ordinanza emessa da Kesselring l ' ll settembre in cui l ' Italia, occupata dai tedeschi,

1 P. RoMUALDI, Fascismo Repubblicano, Carnago (Varese ), SugarCo , 1992 , p . 35 .

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era considerata « territorio di guerra», ciò che avreb b e implicato un'assoluta dittatura militare.

« Se tale abrogazione non fosse awenuta , - è semp r e Romualdi che sc rive - la popolazione, le is tit uz io ni e le industrie ita liane del centro-nord, e fin o al termine della guerra , sareb.; bero state sen za appello assoggettate all e sp ietate e vessato rie legg i del Terzo Re ich hitleriano , e nessun intervento ufficial e o uffid oso av r ebb e po tuto mitiga rle. Restavano owiamente valide le leggi internazionali di gue rra , sa nc ite dalla Co nve nzione di G in evra, secon do cui un esercito , in terr it o ri o straniero, aveva il diritto di rappresaglia contro attentati o attacchi armati proditori, ufficialmente definiti '' atti ille gittimi di gue rr a".»

M e ntre il 28 settembre, a Berlino , avveniva il colloquio tra il grand e ammiragl io Ka rl Doenitz e il Comand ante Borgh ese, l'a mmira glio Emilio Ferreri , che pur aveva accettato di collaborare con i ted esc hi , partiva da Roma per r agg iun gere al Sud, il 30 settem bre, la Reg ia Marina d ell ' ammira gli o De Courten. L' e nn esimo vo ltafaccia di un alto ufficiale d ella Marina aumentò la t ensio n e con i tedeschi.

Il 4 ottobre, il Comandante Borghese si reca di nuovo a Roma p e r incontrare il maresc iallo Graziani , neo ministro della Difesa.

Il 5 otrob re , Mussolini riceve Bo rgh ese.

L ' 11 o tt ob r e, Badoglio, capo del governo del Su d , in via al generale Eisenhower il segue nte in c redi bil e messagg io: « Sono assa i li eto di info rm arla che Sua Maestà il Re ha di ch iarato gue rra alla Germania. La dichiara zio n e ve rrà consegnata dal n os tro amb asc iatore a Madrid all ' amba sc iatore t ed esco alle ore 16 d el 13 o tt o bre. Questo atto rompe ogni leg am e co l tremendo pas sato, e il mio Governo sarà fiero di pot er ma rc iare con voi fino alla vittoria ! ».

Una manifestazione di spudorato servilismo ba sato s u una presunzione priva di fondamento. Infatti il governo, ca p egg iato da Bado glio , ambiva che al Reg no d 'It a lia (o rmai circosc ritto alla so la Pu gli a perché le altre province meridionali e le iso le erano sotto la diretta giur is dizion e mili t are degli Alleati) venisse riconosciuto se non il titolo di <<a llea to» alm e no quello di «cobe lliger a nt e». Ma gli invasori- lib erato r i nicchiavano: la resa senza condizioni d ell ' It alia (alm e no di «quella» Italia ) non implicava il ri conosci mento di alcun di ritto . La « gra zia » d e ll a « co b elli ge r anza » sarà concessa solo pili ta rdi Il di sp r ezzo d ei vinc itori p e r il nemico che aveva tradito il proprio alleato arrendendosi vergognosa ment e, si m anifes t ò perfino in un neologismo coniato proprio da gli anglo-americani , il ve rb o to badogliate, che significa appunto« tradire senza costrutto».

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Il 14 novemb re 1943 si inau g urò a Verona il con gresso del PFR ch e si co ncl use il 15. Il « Manifest o» presentato e ra s tato redatto da Alessa ndro Pavolini e Nicola Bombacci . 2

La Rep ubb li ca Sociale It ali ana nacque app unto da quel co ngresso ove furono ap provati i 18 p unti del« Man ifesto -p rogramma » di cui lo stes so Pav olin i, seg re tario del PFR , d e tt e lettura tra l'acceso e ntusiasmo d e i d e lega ti delle va r ie fed e razioni, i.n gra n pa rt e giovani e uom in i politici n uo vi che , tra l 'a ltro , insie me co n le prop os te di pre para re il ter ren o pe r la co ncord ia nazionale tra tutti gli ital ia n i, chiesero anche , in maggioranza , la pi l i seve ra punizion e p e r i traditori ch e, ne ll a notte tra il 24 e i.I 25 lug lio , avev ano provocato la ca duta d el fasc is mo. I pri n cfp i proclama ti ne l « Manifesto di Ve rona» affermavano 1a « mis s ione d e l lavoro », la partecipazione d e i la voratori ag li uti li e la limita z ione deg li ut ili del capital e, e, inoltre, data l' importanza sociale d e ll e imprese , esse dovevano trascend e r e il lu cr o p ri vatistico ed e sse re di prop r ietà dello Stato. Tali princfpi r ivoluzio nari , che piacquero ai congress ist i ma non certo a i ted eschi , furono tramutati in decr eto legge il 12 febbraio 1944 , ma date le diffi co ltà d e l momento sto ri co, trava gliato da una gue rr a sempr e pill d is truttiva , non ve nn ero praticamente attuari.

Era mi a opinion e c h e la Repubbli ca Soc ia le Italiana ri s pondess e a un'es ige nza mora le e politica b e n p r e cisa. Sa rebb e n ata, a mio pare r e, anch e se n za Mussolini . 1 Ma e r a lo g ico c h e ricono scess imo in lui il supremo r ap prese ntant e di que ll ' It a li a risorta d a ll e ce n er i dell'armisti z io , u n ' Italia per la qua le, da so ldati , e r avamo pront i, a ncora una volta , a impugnare le ar mi.

Lo st esso Mu sso li ni dich iarò d 'esse re diventato capo d e ll a RSI per « fo rza maggiore». A ques to propos ito cosf si e ra es presso: « No n pe nse ran no che io mi di ve rta a gove rn are in qu est e condjzioni. Non mi di ve rto affatto; e n on lo far e i se no n

2 « Nicola Bombac ci, rom agno lo, compag no d i fede d i Mussolini durnnt e la militanza nel part ito socialist:1 , si era alJontan ato dal Du ce ed era stato uno d e i fondator i del PC I. Fu tra i prim i ad acco rre re so tt o le in seg ne del neofascismo re pu bb li cano» (S. B ER T OLD I , Co ntro Salò, M ilan o , Bornpiani , 1984 , p. 26 ).

' An c he alcun i giovani d ell a X• Mas la pen savan o a ll o stesso mo do. A qu es to propos ito riportiamo quanto scr isse Mario Gandini, marò del gr uppo " Co ll eo ni" artigl ie ria, nel suo libro UJ clldttla di Vars(lvia (Mil ano, Longa nes i, 1963, p . 257): « Pe r noi sa rebbe staro, rra l'a lt ro, t roppo complicato spi egare c he non c i aspeuavamo n ie nt e, ni ente proprio , e c he se an ch e al posto di Mussol ini ci fosse stata G reta Garbo , sa rebbe sta io lo s1esso ... ».

avessi la certezza di essere utile al mio Paese e alla futura pacificazione del mondo [ ] Non appena presi contatto con Hitler, nonostante la sua accoglienza davvero amichevole, mi accorsi delle sue tremende intenzioni nei riguardi dell'Italia, e ne rimasi assai sconcertato, specie allorché capii che rifiutandQio di costituire un governo, altri uomini qualsiasi sarebbero · stati incaricati di farlo con le buone o le cattive, e con quali conseguenze è facile immaginare , Materialmente non me lo dissero , ma dalle loro parole e dalle loro iniziative era fin troppo facile arguirlo». ~

Del resto, « in un suo discorso, Hitler aveva parlato di gas per i traditori e di "terra da bruciare" riferendosi all' Italia[ ] E l'ambasciatore tedesco Rudolf Rahn: "L'Italia è stata dichiarata terra di preda bellica. Potrà avvenire di essa quello che è avvenuto per la Polonia. Costituendosi questo Governo, la violenza sarà attutita" ». ~

« Qualunque sia il risultato finale» aggiunse Mussolini dopo una lunga pausa nel colloquio con Valli e Romualdi, « sono sicuro che gli italiani delle prossime generazio ni non potranno che ringraziarci~>.

E cosi, alla fine del 1943 , esistevano due governi costituiti nell'Italia divisa a metà: la Repubblica Sociale Italiana al Nord (fasc ista ) e il Regno d'Italia al Sud (a ntifascista ). Chi era il <(nemico» dell'Italia? Gli anglo -a mericani, che continuavano a bombardare seminando morte e distruzione ovunque, o i tedeschi che, ligi alle leggi di guerra, conducevano feroci rappresaglie contro l ' in erme popo lazione? Al Sud è l'ex alleato tedesco che viene chiamato« invasore» , al Nord sono gli anglo-americani a esser definiti «invasori». In realtà, come fu scritto, « mai, salvo in guerre coloniali, il vincitore aveva esercitato il diritto delJa forza con cale ampiezza. Quello di Badoglio, al Sud, era un governo collaborazionista , non diversamente dal governo repubblicano al Nord >>. 6

Ma tra le due Italie esisteva una differenza secondo il Diritto internazionale. Dopo 1'8 settembre 1943 il potere legale de l Sud venne esercitato dagli occupanti anglo-americani, cioè dal<~ nemico:->, poiché si era ancora in regime d'armistizio. Al governo di Vittorio Emanuele III era preclusa, de jure> ogni indipendenza. Tale preclusione non esisteva invece per la Re-

Da un colloquio di Mussolini con Antonio Valli e Pino Romualdi awenuto ne l gennaio 1944 al quartier generale del D~ce a Gargnano, riportato dallo stesso Romualdi nel suo libro (op. cit ) alle pp. 37 e 38.

' G. BOCCA, La Repubblica di Mussolini, Bari, Laterza, 1977 .

6 A. DEGLI EsPINOSA, Il Regno del Sud, Roma, 1953, p. 45.

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pubblica Sociale It ali ana che emanava le sue leggi, la s ua mo neta e i suoi dec reti senza 1'autorizzazione de ll 'all eato tedesco.

Le d iffico lt à d ell 'inizio pesarono in modo opprimente su l.l a crescita del nuovo Sta to repubblic ano. Si dovevano ricostruire da zero tutte que.lJ e s trutture che s i e rano dissolte, si doveva consentire alla popolazione di riprendere a v ive re con ordine e disciplina , si dovevano soprattutto riorganizzare Esercito e Marina per fronteggiare la gue rra in atto.

La Repubbli ca Socia le It aliana era in stato di guerra ma era anche, sostanzialm ente , priva di Forze Ar mate. Mentre il governo co mincia va a studiare e a discutere un o rga ni gramma per ricostruirle, la X' era in avanzata fase di ri struttura zi one. La D ec im a non so lo era la prima ma anc he l'uni ca unità della Marina che fosse in piedi. Poteva già vantare un o r ga nico di batta gli o ni in rapido accrescimento ; l'unica unità it ali ana, e anc he questo va d e tt o , che fosse considerata con un certo ri sp et to da gli occupantia ll ea ti.

D o po aver creato una sez ione recuperi per il reperim e nto e l'acquisizione di armi , munizioni, attr ezza tur e e materiali abbandonati, io continuavo a percorrere region e p e r regione per pr e nd e r co ntatti con le autorità che avrebb ero dovuto a iu tarci; riall acciavo i rapporti con le ditt e già fornitri c i d e lla Marina; commission avo appara ti tecnici a qu e ll e imprese mecca niche ch e era no in gra do di fabbricarceli; facevo propa gand a e, in molte città , c reavo nu ov i uffici di recl uta mento di vo lo nt a ri , mentre e ra già in funzione una nostra ret e d 'inform az ioni. L'opera ass istenziale Xy g ià si es te ndeva a molt e cen tinaia di person e ap p ar te nenti alla Marina ivi comprese le famiglie dei nostri uffi c ial i e marinai che le vicende della guerra avevano relegato nell'Italia del Sud. Lottavo co ntro la diffid enza delle autor it à te d esc h e per ottenere la loro fattiva co llabora zione atta a me tterci al piu presto nelle condizioni di scendere su lla lin ea del fuoco , in mare e in terra , a fi a n co d ell'a ll ea to con pari di g nit à d i diritti e d ov e ri.

E l'afflus so d ei vo lontari alle no stre caserme continuava ad aum e ntare di giorno in giorno. E li ve d evo crescere di num e ro i mi e i ra gazzi, e crescere anche nel mor ale e n ello spirito di corpo, fi er i d ell 'impegno preso n e i confronti d e lla Na zione in gu erra.

Negli uffic i di reclu tam ento della xaMas sp iccavano ca rtelli con queste scri tte a caratteri cubita li: « Il Volontariato della X' Flottiglia Mas raccoglie il più ful gido re t agg io d ell ' Ard iti -

smo italiano». - « L'ordine del Coman dante comporta Dedizione e Sacrificio». - « La xaFlottiglia Mas non ha limitazioni d'impiego» (infatti , l'afflusso di volontari era cosi imponente che, in ev idente esubero per le attività navali , gran parte di essi venivano inquadr at i anche nella fanteria di marina , nei primi battaglioni in formazione.

In Flottiglia si lavorava sodo co n spirito quasi ascetico. La vecchia guardia della Decima si stava amal gama ndo con i nuovi elementi , spesso eterogenei, ma simili nello spirito , in una profonda unità d ' intenti. Non lo diciamo solo noi decumani. Lo ha scritto anche lo storico Franco Bandini : « Attorno al Comandante Borghese l'atmosfera era severa, qua si mistica; e in un certo modo lo rimase sempre , anche durante il periodo della Repubblica di Salò». ' E Giorgio Bocca: « La X' Mas del principe Junio Valerio Borghese fa capo a sé e rappresenterà per mesi la fo r za armata p iU seria della Repubblica » . 8

Ritengo che dai fatti n arra ti emerga una realtà indiscutibile: la Decima era un'unità di volontari uniti da un solo idea le, quello dell'amor di Patria. Non mi stancherò mai di ripeterlo . Quegli ufficiali , quei ragazzi, spess o quei ragazzini , volevano combattere per l' Onore , non credevano neUa v ittori a, non si facevano illusioni sul domani. Volevano solo cancellare il disonore che pesava sull'Italia.

Da settemb r e, l'ammiraglio di squadra Antonio Legnani era so ttosegretario e capo di sta to maggiore della Marina. Prima di accettare l ' incarico , s' era recato dal gra nde ammiragli o Thaon di Revel , già capo di stato maggiore della Marina dal 19 17 al 1919 e ministro dal 1922 al 1925, e che, tra l'altro , aveva avuto gravi contrasti con Mussolini per aver sempre sostenuto che non le corazzate ma le piccole unità silu ranti avre bbe ro avuto la meglio in una guerra sul mare . Thaon di Revel, ancora una volta , gli disse : « Non abbia dubbi o pentimenti per la strada che ha scelto. Si ricordi che in ogni epoca vi sono stati da ogni parte grandi patrioti; l'essenziale è che le loro opere e azioni siano state esclus ivamente ispirate al supremo bene e interesse della Patri a».

L'a mmiraglio Legnani , « ne ll ' acce ttare l' incarico di minist r o della Marina della RSI disse che gli era toccato in sorte un

7 F. BANDINI , Vita e morte segreta '-di Mu ssolini , Milano, Mondadori, 1978 , p . 285.

8 G . Boco,, op cii., p. 63.

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gravis simo one re. L 'avev a accettato unkam e nte perch é s apeva che l'azione di un gove rno italiano legalmente ricono sc iuto dai tede schi av re bbe potuto porre fr eno agli atti di vio le n za da questi co mpiuti e avrebbe forse conse ntito di salvar e qualcosa de lla no stra Marina. Pe r qu esto ch ied eva la collaboraz ione di va ri ufficiali [... ] Aveva pa rlato co l Duce il quale gli aveva detto di costitu ire la nuova lvlar ina unicamente con elem e nti vo lontari , senza alcu na coercizion e )>. <i 11 Co mandant e Borghese sos te neva tenacement e la stessa id ea: i comba tt e nti dell a nuova It alia dovevano essere volonta ri .

Il nuovo capo di s tato mag giore e bbe per me lu sin ghi ere parol e di elogio: « Non p osso dare ordin i a te . Tutto ciò che st ai facendo per la no stra Marina è b en fatto; ti d o ca rt a bi anca» .

G li uomini della D ec ima , in co raggiati da quanti dimostravano la loro identit à di sce lte, intensificarono gli sforz i. E per tutt i fu d'ese mpi o Leg nani.

Pot e i cons t atare pers ona lm ente le doti d eJJ 'a mmira glio , presente ovu nqu e fos se necessar io , lu cid o e obi e ttivo nel val utare e risolvere i probl em i non certo facili che gli ve ni va no quotidi a nament e so ttoposti . Fu anche gra zie al suo o p erato ch e le difficoltà frapp oste d al co m ando Marina germanico ve nn e ro in gran parte superate . Sp eravo quindi ch e, col suo app o ggio, la ric os tru zion e dei mi e i reparti potesse p roce dere piu sp editamente . Molto era stato fatto ma molt iss im o restava an cora da far e.

Purtroppo , il 19 ottobr e, mentre perco rr eva la statale Vicenza-Vero na per reca rsi a Gargna no dal Duce , l'ammi ragli o Legnani rim aneva vittima d'un in c id ente. Fu per tutt i una gravissi ma perdit a.

Fu c hi a mat o a sostituirlo il capita no di frega ta F e rruccio F e rrini che si insta llò sub it o nell a se de del so ttosegr eta riato a Montecc hio M agg iore n e i pressi di Vicenza. Ma a ll e sue dipenden ze c'e ro soltanto io in quanto il persona le desti n ato ai va r i inc arichi non aveva a nco ra rag giunto la propria destina z ion e .

Ma b e n presto la politi ca, ovvero le nefaste co nsegu e n ze d ell a politi ca, co mi ncia ro no a farsi sentir e. Me ntre la D ec im a con tinuava con sac rifi c io a preparar s i a in contra re iJ nemico, g li es ponenti

!I Da una relazione di servizio.

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dell e va rie co rrent i si dib atteva no in b eg h e e fa z io ni c he s i rifl e tt evano anc h e ne i se t tor i mil.itar i.

Il 14 novembr e, d 'o rdin e del so tt osegre tario Ferrini , avevo portato al Duc e u n progetto di b a ndi era na z ionale per le fo r ze armate con l 'aq uil a al ce ntro. " In que ll a occasione parlai co l capo·. de l g overno del riatt a m e nto de i m ezz i d 'assa lto e dei batta g li o ni di fant e ri a di m ar ina . Musso lini sembrò apprez za re molt o la mia o p e ra e mi disse: « Borg h ese, voi do vete ottene re a l più presto u n s uccesso su l mare, per qu a n to p iccolo s ia, pe r c h é s i pos sa co mpilar e il no stro prim o b olletti n o di gue rr a . E in primavera il vostro reggimento "Sa n Ma r co" dovrà essere s ull a linea de l front e 1 ».

In m e no di tre m es i la Decima avev a g ià un asse tto organico b e n precis o: batt ag li on i in fase di approntamento e sopratt ut to uom ini dotati d 'un meravi glioso entu s iasmo.

Ricordo con e m ozio ne il Natale d e l 1943. A ll a messa al campo , ce le brata nel pi azza le d ella caser m a del M ugg iano , erano sc h iera ti in perfetta t e n uta i p rimi battagli o ni e le p r ime un ità del reparto navale d ell a r inata X' Fl ott ig li a M as.

<( Il coma n do D ec ima ci aveva accolto volontari , e ci aveva equipaggiati , nurriti, accasermati e armati - r icorda un marò.E con le no s tre b c Ue div ise nu ove/ 1 i nost ri gag liard etti ri camat i dalle donn e di La Spezia, avevamo festeggiato il p rimo

N atale d ell a " nostra" gue rra . L'a ltare si ergev a all 'ape rt o e avev a per sfo n do il tr ico lore [ ] A l te rmin e della fu n zio ne religiosa , il Co manda nt e prese la p a rola r ico rdandoci le noslfe famiglie lontan e, i pri g ionieri , i disp e rs i, i caduti [ ... ] Eravamo tut ti molr o co mmossi , se mpre pili e ntu s iasti della scelta co mpiuta . »

10 La ban di era della RS I el imin ò, com 'era ow io, lo ste mma sab a udo (lo scudo de i Savoia - una c roce bian ca in campo ro sso bo rdato di blu - che da qu asi un seco lo, da l 1848 , era sta to inserit o .11 ce ntro d el tricolore, cioè nell a ba nda b ia nca affiancarn ve rti ca lmente da ll e bande verd e, accanto a ll ' asta , e rossa). A l suo posto cam peggiò ad ali rese una grande aquila nera che reggeva tra gli artigli il fascio litto ri o repubb lica no.

11 La divisa d eg li uom ini d ell a X' Mas e ra di panno gr igioverde, basco co n rela tiv o e mb le ma della M,irin a gia cca (tipo saha riana ) co n mostrine su l bavero, maglione a collo alto rimboccato , scude tto d ella x· sul braccio sinistro, pantaloni lunghi strett i alle cav igli e. La nuova uniforme era simile a que lla dei para cad ut isti, co n pantalon i alla zua va, che indossava Bo rdogna qua ndo ar rivò a La Spezia il 18 settembre co n il magg iore d el ge n io nava le Umberto Ba rdel li Bo rghese preci sò nell'udi enza del 19 novembre 1948 : « La "Ma ri na nera~ era cosf ch iama ta nella RS [ perché aveva conserv,u o la vecchia div isa, me ntre la X' Mas vestiva in grigiove rde».

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E in dicembre i nostri mezzi d ' assalto (armati, con nuovi equipaggi ben addestrati in pieno assetto di guerra) prendevano di nuovo il mare. E fu una giornata indimenticabile quella in cui vedemmo sventolare la bandiera italiana sui nostri « barchini » .

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VI. L'ARRESTO

Il sottoseg retario alla Marina, capitano di fregata Ferruccio

Fe rrini, che aveva assumo le funzioni dell 'a mmiraglio Anto ni o Leg nani deceduto il 19 ottobre , aveva dato al Comandante Borghese l'on eroso incarico operativo di riorgani zz are l' assetto b e!Jico d e ll 'intera Marina repubblicana. li motivo di questo incarico ce lo s piega lo stesso Comandante:

All'ondata di panico e al fuggi fuggi generale di tutti i reparti dopo la proclamazione dell'armistizio , e ra seguita una pausa di riflession e. I vari co mandanti tornarono alle loro sedi di Trieste , Fiume, Genova , Li vo rno , Savona, e chiesero imm e diatamente dispo sizioni a l ricos tituito sottosegretariato della Marina. Per qu es ti motivi il Ferrini mi conferi l' incarico con l'o rdin e di coordinare e co ll ega r e col centro il la voro delle va rie sedi. Le singole ini ziative ch e ogni comandante intendess e pr e nd e re do veva no entrare a far parte di un piano collettivo organico di ricostruzione della Marina . Insi e me con me fu nominato, per il se ttore logistico e amministrat ivo, il comandant e Bacigalupo.

Il nostro imp eg no era totale ma al dicastero della Marina la situa zion e era ambigua: Fe rrini si dimostrava propenso a interessarsi piu di problemi politici che di quelli pratici ed essenz iali di sua stretta pertinenza. Il suo comportamento e le sue iniziative erano aspramente criticati dai miei uomini. Sentivo aleggiare nei reparti d e ll a X" se ntimenti di sfiduci a e delusione n e i confronti d e ll e disposiz ioni ministeriali.

L'a mbi e nte d e lla Marina, e la X " Flotti gli a Ma s in particolare, most ra vano in soffe renza ve rso il mini stero ove Ferrini s i affa nn ava ne ll a sua faraonica e di spe rsi va o pera di o rganizzazio ne. Il periodico « Marina Repubblicana » aveva pubblicato il seguente trafil e tto : <~ A no i non piac e, ecce lJ enza F err ini, la pom posa e so le nn e bardatura del suo di castero. Tro pp e invest iture, troppe sed ie co n troppa gente seduta so pra. Tra uffi-

ciali addetti, capi, sottocapi , vicesottocapi di Gabinetto, direttori di segreteria, segretari particolari, commissari, direttori [ ... ] quanta grazia Sant'Antonio per amministrare una lv1arina da guerra che è rimasta senza navi) [. .. ] Il processo di elefantiasi è in pieno corso: fanno capolino i binari del passato, la stessa mentalità, gli stessi procedimenti. La Marina è a terra ma il pallone minist eriaJe si gonfia~>-

E i comandi tedeschi erano dello stesso parere. L'ammiraglio Meendsen-Bohlken (capo della Marina germanica in Italia) annotava nel suo diario: « La Ma rina italiana è un apparato di "idrocefali" dietro il quale v'è ben poco».

E poi, dov'era la flotta ita liana ? La maggior parte delle navi erano state obbligate ad arrendersi al nemico a Malta, o si erano rifugiate alle Baleari, o, in piccola parte, si erano autoaffondate. Quelle poche dispo nibili le avevano prese i tedeschi, pur in continuo co ntra sto con la Decima. I comandi germanici non nascondevano la loro disistima per i burocrati ministeriali della Marina e, nel contempo, rispettavano la X"- per la sua agguerrita compagine di volontari, l'unica in grado di dare un consistente contributo alle operazioni di guerra.

Poi vi fu il bizantino problema dei gradi militari. Ferrini, per contro lla re meglio il potenziamento della fanteria di marina in seno alJa Decima, promosse un Decreto legislativo (16 dicembre 1943, n. 898) con cui ritoccava la gerarchia dei gradi militari della fanteria nei confronti di quelli della marina. Ciò creò soprattutto confusione e perdita di tempo. Poi l'uso dei nuovi gradi fu lasciato cadere e si tornò a quelli tradizionali ancor pr ima che il Decreto finisse per essere ufficialm ente abrogato il 2 gennaio 1945 .

Cosi ricordava il capitano Guido Del Giudice: « Tutti gli intrallazzi di Ferrini non ci piacevano. E cosf quelli dei suo i amici. Ogni nostra iniziativa veniva travisata, i nostri successi ignorati. Autorità governative e giornalisti di regime accusavano il nostro Comandante di mire ambiziose. Roberto Farinacci sul suo giornale « Regime Fascista » lo attaccò imputandogli ambigue iniziative che avrebbero dovuto addirittura travolgere lo Stato repubblicano. Insomma eravamo, secondo lo ro, dei biechi antifascisti».

Del resto, il distacco che Borghese aveva verso ogni tipo di politica, indirettamente si manifestava anche n ei riguardi d.i quella fascista, come egli stesso ebbe a dichiarare.

A proposito del volontariato, m'è d'obbligo precisare che incoraggiammo gli arruolamenti solo con manifesti murali, attraverso conversazioni radiofoniche e articoli su giornali e periodici,

e mai con bandi. La nostra propaganda era di in eq uivo ca bil e tono militar e e patriottico, se mpre e unicamente a favore d ell ' I talia e mai d ell a Germania o del P art iro F ascis ta Rep ubbli cano.'

Da p art e d e i gera rchi fasc isti p ili intransigenti s i osserva".a c h e l'id eo log ia fascista non era tenuta in g ran co nto in se no alla x• e che i g iovani che vi s i arruolavano non e rano ch iama ti dal d ove re di rispondere all a leva mi lit are ma da un diverso non lodevo le impulso: la poss ibilità d ' un maggior affra ncamento dall a disciplina militare ga rantito loro dal privilegio d'essere appunto vo lontar i. T al i gerarchi, inoltr e, pone va no una domanda retorica: « Che bisogno c'è di permettere l'esistenza d'una unità militare autonoma , com 'è la x• Ma s, che, tra l'a ltro , ha pe rfi no gr uppi di ar tiglieria , quando la Repu bblica fascista sta faticosame nt e formando il proprio Esercito "rego lare"?».

Tutt e ques te chiacc hi ere mi rendevan o la v ita difficile anch e p e r ché , a lieno d a ogn i intra ll azzo e b ega politi ca, venivo a esse re co involto m io m a lg rado in situa zioni per m e in co nce pibili. In qu e i mo ment i mi fu prez ioso co nsigli ere l' anziano se natore Vittorio Ro landi Ri cci ' c h e visitai spesso nella sua casa a l Lido di Camaiore. Eg li mi inv itava alla calma , all a prudenza e a ll a pazi e n za.

La ve r ità è ch e lo sv ilu ppo d ' un 'o rgani zzazio n e vo lo ntari s tica , qu ale era la D eci m a, in ge n erava non po ch e preoccupazioni negli ambienti po liti ci, i q u a li ritenevano ch e il P artito dovesse esser e l' es clusi vo ce ntro motor e di o gni atti vit à d e ll a Repubb li ca Socia le It ali ana. D 'a ltra pa rt e, i reparti d e lla D ec im a, numeros i, e ntusi asti, b e n e equipagg ia ti e bene armati , uniti e v itali zza ti da un formidabil e sp irito di corpo, suscitavano il disappunto di altri cap i respo n sab ili di organizzaz ioni militari o paramilit ari. Era andata cos i cresce ndo una sorda e subdola ostilità co ntro di noi. Usando l'ar m a della calunnia si tende va a porre in catt iva luce la mia persona presso il governo e presso lo st esso Mussolini , col deliberato proposito di sbara zz arsi, in un modo o nell'altro , d ell a mia in comoda e diffic il e presenz a per impadronirsi dei re parti d a me costi tuiti .

1 D epos izione Borg hese, udie nza dell'8 nove mbre 1948.

2 Vittor io Rolandi Ricci , senatore del Regno, dopo l' arm ist izio , di sgus tato da l comportamento di Vittorio Emanuele [II , si era iscritto al PFR. Uomo di dottrina e d i grande onestà intellettua le , fu ch iamato a elaborare il progeno per la Costituzione de ll a RSL Era anche u n apprezzato collaboratore del « Corriere della Sera ».

Uno d eg li u omin i che si prestarono al gioco fu appu nto il Ferrini, forteme nt e lega to alle consorterie p olit ich e ch e si erano formate intorno al Duce.

Da vari doc um enti e tes timo ni anze apprendiamo che Ferrini si d im ostrò su bito fascista sp into e di sentimenti filotedesch i; era in fatti legato da cordiali rappo rti d i amicizia co l comandante Lewinski , ufficiale di collegamento della Marina tedesca presso il sottosegre tariato di Stato e si proponeva una stretta collab orazio n e col comandante della Marina germa nic a. Ferrini si circo ndò di elementi di fede nazista. Si diceva ch e vo leva far fucilare un capitano di corvetta perché aveva pronunciato fra si irrig uardose nei confronti di Mussolini.

Nella situazio ne politica che s'era cr ea t a, i pesanti e co ncentrici at t acc h i cont r o la xaMas e il suo Comanda nt e in realtà nascondevano scop i ben precisi.

I pili importa nti gerarchi fascisti avevano ingaggiato tra loro un ' accan ita lotta per conquista r e posizioni di maggior prestigio e p ote r e. Se il ge nerale Renato Ricci (ex fondatore e presidente dell 'Opera Nazionale Balilla fin dal 1937) si affa nnava a racimolare uomini per la GNR, da parte sua il segretario d el PFR, Alessandro Pavolini , ambiva costitu ire un a prop ri a forza a rm ata a spese d ell'orga niz zazio ne militare di Bo rghese. Mussolini accontentò Ri cci scri ve nd o al sottosegreta ri o Ferrini di mettere a disposizione della GNR mille uom ini per « front eggiare le prime bande partigiane del Piemonte». A Ferrini non sembrò vero umiliare il prestigio co nqui stato dalla Decima riducendone la fo rza (che in quel mom ento co n sisteva in 2.300 fanti di marina volontari, già equipaggiati e ar m ati) come se si trattasse d'un qualsiasi« deposito militar e)> di coscr itti in attesa di destinazione ai vari reparti .

Fin dall ' ini zio il sottoseg retario si pos e all 'opera per so ttrarre alla D ecima i reparti ch e si venivano formando , appoggiato dal Partito e dalle autorità ger manich e . A tale scopo destinò presso il comand o X ' , se n za consu lt ar mi , il cap itan o di vasce ll o Nicola Bed eschi e il cap it ano di fregata Gaetano Tortora, d ando loro l' incarico di proseguire al co mpl eto e definitivo appro nt amento dei battaglioni già cos t ituiti o in v ia di costituzione . In somma, avevano l'incarico di fare ciò che noi , e nel migliore dei mo.di, stavamo già facendo. Restai quindi sgradevolm ente sorpreso per l'inconsueta proce dura adottata d a l so ttosegretario della M a rina. Tuttavia accolsi disciplinatamente i due

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uffi ciali, ch e p e r a ltro già conoscevo , ma ebbi l' imm e di at a se n sazione , e i fatti s u ccess ivi me lo con fe rma ro no, ch e lo st a to magg ior e d ell a D ec im a e in p a rticolare i comand anti d e i b attag li o ni , no n gradissero affa tt o le ini zia ti ve del Ferrini. Le su e ma nov re no n e ran o sfu gg it e a ll a sen sibilità dei miei uomini n on pi u di spos ti a d : acce tt a re l ' umili az io n e di qu eg li id ea li p e r c ui aveva no d ec iso vol o nt a ria me nt e d i impu gn a re le armi. Si se nti va n o tr aditi .

Ri corda Mario Bord og na , uffi ciale d 'o rd inan za d i Borghese: « A noi d ell a D e cima non piacqu e affatto qu es to co lpo di mano mi ni ste rial e. Quando poi ve nimm o a sap e re c he alcuni re parti di fanteria avrebbero d ov uto esse re d es tin a ti alla repress io n e di band e parti giane in Piem o nt e, co m in c iamm o a m ug ug n are ind ig nati e se mpre p ill ap e rt ame nt e: ci e ra va mo arru o lati pe r co mb a tt e re il nemico an g lo-a m eri cano c h e s ta va in va de nd o il te rr ito ri o naz ion ale e no n certo per svolge re fu n z io ni di po li z i a. No n av rem mo m ai sparato cont ro altri it ali ani !

La p esa nte situ az io ne p reci pit ò quan do il com a nd a nte Bedeschi , se n za ne ppure informarm e ne, prese l' in i ziat iva di chi edere udi e n za a Mu sso lini , al qu ale riferi di ave r e in fo rza, già pe rfe tt ame nt e pronti , alcuni b a tta glioni da in viare al fr o nte. Era un a fal sa inform az io ne c h e p e rò ebb e immediato effe t to p o li tico e prop aga ndi stic o, resa p ub b lic a attraverso la ca ssa di r iso nan za d ella stampa e d e ll a ra di o . Poich é ta le pr epara z io n e n o n era an co ra d e l tutto co mpiuta , ne i mi ei ufficiali si dete rmin ò, inv ece, la con vinzion e c h e p e rdura sse il malco stume d ' un a scon sid e rat a propa ganda politica a sos t eg no delle ambizioni e d eg li int e r ess i p e rso nali d ' un g ruppett o di corti giani del Duce che non si fa ce van o scrupolo di in ga nn a rl o.

Io , a co n osce n za d ei reali problemi te cni c i e profess io nali , avevo p r eso imp eg n o co n Mu ssolini di co mpi e re un d efinitiv o appront a me nt o d e i p rimi reparti di fanteria di ma rin a in prim avera. E Bed esc hi mi aveva s mentito fac e ndo a p pa rire me e i mi e i collab o ra to ri com e d eg li incapaci.

N e ll a spe ran za c h e fo sse la stessa evid en za d e i fa tti a ridim e nsio n a re la situ az io n e, n on diedi ecce ss ivo peso a ll e reaz io ni dei mi e i uo mini , anche pe rch é e ro assorbito d a num e ros i e pressanti imp eg ni c h e mi o bbli gavan o ad assentarmi d a ll a se d e co n molt a fr e qu e n za. C o nvoc ato a Levico press o l' uffi c io di co ll ega me nto con la M a rin a ge rm a nic a, la mattina del 9 genn aio p artii da La

Spezia. Durante il viaggio, all'alba del giorn o successivo , venni raggiunto telefonicamente dal capitano Ge nnaro Riccio , il quale mi agg iornò su alcuni fatti grav is simi che si erano verificati sub ito dopo la mia partenza. Alla caserma San Bartolomeo di La Spezia, prima d e lla messa al ca mp o, alcuni uffi c iali , lui compreso , avevano proceduto al fermo dei comandanti Bedeschi e Tortora , consegnandoli successivamente all a Guardia Nazionale di Firenze sotto l'accusa di « tradimento co ntro il capo <lei governo».

Non potevo in alcu n modo giustificare un comportamento che esulava dalla mia etica militare. Mi recai imm ediatamente a Belluno per informarne Ferrini. In un drammatico co lloqui o, pur non approvando l'operato dei miei dipendenti , gli espressi la convinzione che l'uni co effettivo responsabil e di quanto era accaduto fosse proprio lui. Ferrini , respin gendo le mie accuse, minacc iò di « far c ir condare la Decima dai battaglioni delle SS e di farla poi deportare in Germania».

TI sottosegretario alla Marina scatenò imm ediatamente una campagna contro di me, accusa nd o mi senza mezz i termini di essere il capo d ' una pericolosa organizzazione detta « delle Medaglie d'Oro» (di cu i avreb bero fatto parte anche Enzo Grossi e Mario Ar illo ) che si proponeva di rovesciare il governo e di catturare Mussolini.

Que st i fatti avveflivano proprio nel g iorno ( 11 gennaio 1944 ) in cui a Verona , in esecuzione della se ntenza del Tribunale Speciale Straordinario, venivano fucilati gli ex gera rchi fascisti Emilio De Bono (Quadru mviro della Marcia su Roma), Galeazzo Ciano (genero di Mussolini ), Carlo Pareschi, Luciano Gottardi e Giovanni Marinelli, giudicati co lp evoli di tradimento perché a Roma, il 24-25 luglio 1943 n ella drammatica sed uta del Gran Co nsigl.io del fascismo, con il lo ro voto avevano provocat o la destituzione di Mussolini. G li altri e rano stati condannati in contumac ia. Tale condanna era stata imposta non soltanto dai tedeschi ma anche dalla magg ioran za dei ge rarchi attualmente al potere , dalle campagne di s tampa e dall 1opinione pubblica se mpre pill accanita contro i << traditori ».

Rientrato d ' urgenza in sede il 12 gennaio, mi recai sub ito dal capo della provincia , Franz Turchi, che mi mise al corrente della situazione. M'informò che, nel grave incidente, il contegno della truppa era stato perfetto per o rdine e disciplina. E qualche ora dopo, sempre tramite il prefetto Turchi, ricevetti la convocazione di recarmi il 13 gennaio a rapporto dal Duce, a Gargnano.

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Ne Uo stesso pomeriggio del 12 tenni rapporto agli ufficiali responsabili: il maggiore del gen io navale Umberto Bardelli, il capitano di com mi ssar iato Guido Del Giudice, il capitano Genna ro Riccio , il cap it ano Nino Bu tt azzoni e il sottotenente di vascello Giu lio Ce n cetti . Mi informarono sui particolari del fer mo·. dei coma nd anti Bedeschi e Tortora spiegandomene i motivi. Espressi il mio giudizio sull a loro iniz iativa, forma lm ente corretta ma assai discutibile sul p iano dell'etica militare. Come loro comandante anch' io mi rit enevo, sia pure indirettamente , responsa • bile di quanto era avvenuto. Li elogiai però per l'ordine e la di scip lin a mantenuti e per la tattica seguita nel mettersi a disposizione del prefetto. Infine li informai che, per l'indom ani, ero sta to convocato dal Duce. « Pu ò essere che non torni tra vo i, - li avvertii - in fatt i se nto aria di tradimento . In ogni caso la consegna che vi lasc io è que Ua di non far mai cadere il nostro ideale: la P atria deve sopraw ivere. Ment re i nostri mezzi d'assalto attacca• no il nemico sul mare , in primavera la no stra fanteria di marina d ovrà essere sull a linea del fuoco in difesa de ll 'Onore it aliano. Ed è questo il mio ordine».

Era prev ista proprio pe r quel gio rn o la visit a in F lot ti gli a del mini st ro delle Fina n ze Domenico P ellegr ini-G iampietro. G iunto infatti nelle p rime ore del pomeriggio, e bb e parole d i comp iac imento per lo stato di efficienza dei reparti schierat i, senz a rendersi conto della maretta che serpegg iava fra i miei uomini.

Il 13 gen n aio mi presenta i a Gargnano. Nell 'anticamera del Du ce, il co lonne ll o Albonetti d ella Guardia Naz ionale Repu bblica n a mi in vitò a consegna re la pistola di cendom i ch e ta le era la co n s u e tudin e per tutti coloro che si recavano a co ll oq ui o co l capo del gove rn o. G li c r ede tti sulla parola . Ma, appe n a conseg n at a l'a rm a, l'uffi c ia le superiore mi dichiar ò in arresto in n ome di Mussolini (a l quale mi fu im ped ito di parlare ).

Il co lonne Ll o mi invitò a seguirlo nella fortezza di Bresc ia pres idi at a dalla GNR. Appe n a giunto , I' Albonetti mi consegnò a un al tro uffic ia le, il qua le si affret tò ad appro nt are una ceUa dove avre i passato la notte.

Ero molto preocc u pa to per la rea zione ch e i miei uomini avrebbero avuto a ll a n otizia del mio a rres to, e chi es i ad Albon etti, prima c h e si congedasse , di poter in viare un messaggio al co m ando della X " . Su carta int estata del comando genera le dell a Milizia Volontaria per la Sicurezza Naziona le, indirizzai ai miei uomini le seg u enti parole:

« Alla X' F lotti glia Mas - Al lavoro , ragazzi , con an imo e fede - perché la D ec im a sia - come sempre - all'avan guardia delle FF.AA. d ell a nu ova Itali a' Le nostre piccol e difficoltà sara nno tutte supe rate - purché t en iamo sempre a posto i nostri nervi e ci ricordiam o che a noi soldati - per il no stro ordin e e la no stra di scip lina - è affi dato il comp ito de ll a ricostru zione. - A prestoD eci m a! J. V. Borgh ese».

Il sot totene nt e di vascello Armando Zarot ti , del reparto Nuotatori P aracad utisti, ricorda : <~ Quando ci ar rivò la notizia d ell 'a rr esto de l Comandante, il malcont e nto, già viviss im o, si tra sfo rm ò in alla r me, indig nazion e, rabbia e rib ell ione. Doveva!Tlo far va lere Je nostre ragioni di "vo lontari", e i pill fra noi propon eva no di ma r ciare su Brescia per lib e rar e il nos tro Capo " tradi to, imprigionato ed esautorato ". Noi uffi ciali ci riunimmo in un a lbergo a L e rici per pre nd e re d ec isio ni . In quella tumultu osa riuni one fu approvato un ordine del gio rno su lla relaz ione da m e redatta , in cui, tra l'a ltro , veniva dichiarato che il te n tativo di esa utorare il Comandant e Bo rgh ese era " un ' ingiusta sopraffaz ion e" . E che, inoltre, "se nza Bo r ghese, la x• avrebbe cessato immediat ame nte di es is te re come accolt a di spiriti libe r i e come forza milita re". L a relaz io ne cosi co nclud eva: "C hiediamo giust izia per le mi gliaia di uomini che hanno scelto pe r lib era elez ione di militare co l Co mand ante Borghese p er combattere l'ultima batta glia "

Mentre la sta mpa di regime int ensifi cava il peso d ell e s ue ca lunn ie nei co nfro nti della X \ ufficiali , sott uffic iali , marinai e fanti e rano se mpre pili determinati a marciar e armat i non solo co nt ro i.I castell o di Brescia ma anche con tro il go ve rno di Salò. Se co n saggezza e prudenza il comandant e Aldo Lenzi non avesse temporeggiato, per consultarsi co n le autorità civili e militari presemi a La Spezia, la situazione sa reb b e prec ipitata. Lenzi , uomo di legge ndario coraggio, ch e a La Spezia in quel mo m ento aveva il co mando dei mezzi d 'assa lt o (in assenza di Ar illo in quei giorn i impegnato alfa ba se di Terracina per l'az ione d i gue rra contro il nemico nel go lfo di Napoli) , riu sci a b loccare la « m arcia » dei fanti e marin a i.

Il prefe tto T u rchi sc ri sse in propos ito: <( La not izia pili g r ave, e di c ui te m evo le r ipe rc ussioni tra g li uo mi ni dell a X 2, e ra quella d e l fer mo d i Valerio Borg hese [ ] L ' arrivo a La Spezia d ella Medaglia d'Oro Grossi , d e ll ' ammirag lio Fa lango la

' A. ZARon·1, I Nuotato ri Paracadutisti, Mi lan o, Edizioni Au ri ga, 1990, p. 45.

e del co mandan t e Agos tini mi fac ilit ò il co mpit o d ' una ra pi da chia rificazion e loc al e che contrib u i a co nvincere Mu sso lini

[ ... ] E lo stesso ma resciallo Gra ziani confer mò la mi a interpretazion e d ei facc i ». 4

« Ma fu sopr at tutto il bigli etto del Co mandant e che _ç i richiam ò al se nso d i resp o nsabili tà e all a disciplin a mili ta re~> conclud e Zarott i.

1 F ui tra ttenuto p e r p iu giorni n e lla fo rt ez za di Brescia , e so tt opos to a r ipet uti inte r roga tor i da p art e d ' un a co mmiss io n e d ' inchi es ta pre siedut a d al co nso le Se ma dini e co mpo sta di u ffic iali gene r ali tra i qu a li il ge n e r ale M ag ri e l' amm ira glio F alan go la . E bbi modo di chi ar ire la r e altà dei fatti e di s montare le assurd e acc use di Ferrini. Tr a l'a lt ro , dichiarai ch e Fe rrini tende va d ec isame nte a demolire c iò ch e all a X ' aveva mo conseguito e r ea lizzato co n tant a fatica , te n ac ia ed e ntusia smo. Seg n ala i, in o lt r e, il mo d o in cu i era st ato fe rm a to un sold at o fedele , comand ant e d ' un re p arto o pera tivo e Medaglia d 'O ro , a tti ra nd o lo in un t ra n e ll o serve nd os i del n o me d el Duce. « D o man d o - dissi e sc ri ss i a co ncl us io ne dell a mi a di fesa - ch e me nt re è in co rso l' in chi es t a di c ui ignoro i motiv i (n é il gen e ral e Se madini h a saputo indica rm eli ), io sia lasciato lib ero di ra ggiun ge re il mi o r eparto ch e , in mi a asse n za , sta p a rt eci p ando a o p e razioni d i guerra e a cui la prese nza d e l Co ma n dante è n ecessa ri a me ntre il nem ico in glese è all e porte .»

D opo quel ch'eg li cit ò in b reve n ello scritto di cui sopra , riport ia mo il te sto d egli undi c i a rgo me nti in sua difesa contenuti nella rela zio ne sc ritta 5 ch e il Co ma ndante prese ntò all a commi ssion e d ' in ch ies ta:

Al p unto in cu i stan n o le cose di chi aro q u a nto se gue: 1. In o bb edi e n za all e legg i d e ll ' o no r e mili tare n o n h o a bb and o n a to il mio p os to 1'8 se tt e mbre .

4 F. TU RCH I, Pref ett o co n Mu ss olini, Ed Lat in ità , Roma, 195 0 , p 89 ' Rel a zione d at t ilo scritta in nove cartelle, da tata 15 ge nn a io 194 4, co mp il ata da Borghese in un a ce ll a d e ll a fo rtezza di Brescia . I li mit i del testo son o ind ica ti ne ll a p re m ess a : « Senza l' appogg io d e l min imo documento e affidandom i esclus ivam ente alla me mo r ia ». Tra l' alt ro , o ltre a ll a d ifesa d e l su o buon nom e, egJj chiede di torna re a l co ma ndo dell a X ' Mas , il r icon osc imento de ll ' integr ità del re pa rt o d a lui creato e po te nziato e riotten ere la fi d uc ia di Mussolini an ch e se è co nvinto di no n ave rl a ma i p e r d u ta . Il tono d ello scri tto t rad isce accen ti d i in d ignat a p rot esta .

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2. Ho sa lvato dalla distruzione e dal tra sferime nto in Germania tutto, dico tutto , il materiale che lo Stato mi aveva affidato, per un valor e di varie decine di milioni.

3. Ho ricostituito la Flottiglia con i reparti d'assalto della Marina ( 1.000 uomini) e, mentre agli arresti qui a Brescia scrivo queste righe, è in atto un 'important e mi ss ion e di guerra con tro il nemico in mare.

4. Ho fondaco il corpo di fanteria di marina che h a raggiunto, oggi, 4.000 uomini in parte completamente equipaggiati e armati esclusivamente con mezzi nostri.

5. Ho istituito la scuo la piloti mezzi d'assalto presso l' idroscalo di Sesto Ca lende.

6. Ho proweduto alla requisizione dell e caserme a San Donà del Piave , a Pallanza e a Bogliasco, per alloggiare il reggimento "San Marco".

7. Ho personalmente ottenuto dalle autorità tedesche la restituzione alla Marina italiana , e la consegna all a X ' Flottiglia Mas, di 3 som merg ibili , pi(i vari Mas, motosiluranti e navi da trasporto, le uniche unità dell'attuale Marina militare italiana.

8. Sono stato, co l comandante Grossi, il primo ufficiale it aliano che si è messo agli ord ini del Duce dopo il suo ritorno in It alia .

9. Ho preso l' impegno col Duc e di ottenere un successo in mare al piu presto e di in viare il reggimento "San Marco " al fronte in primavera , e sono in condizioni di mantenere l'impegno , se non mi viene impedito dal sottosegretario al quale nego questa possibilità, perché gli uomini , oggi, pur coscientemente volontari di guerra, dopo 1'8 settembre non hanno piu fiducia nei galloni ma negli uomini.

10. Ritengo fermamente che (perché l'espre ssione della parola «Italia» possa avere oggi un significato e non restare so ltanto un termine di riferi mento sto rico e geografico) è necessario mettere il Du ce nelle condizioni di portare la sua voce al tavolo delle trattative di pace , e questo diritto al Duce non lo si può dare che in un mod o : combattendo e versando il nostro sangue per l' Italia e sotto bandiera it alia na. Nella realizza zio ne operativa di questo compito che, oggi , per il nostro Paese è fondamentale , ritengo di poter portare un concreto e positivo contributo co l lavoro fin qui realizzato e con quello che intendo continuare a realizzare.

11. Segnalo , infine , che in questo momento la Marina è in grave crisi per la sfiduc ia degli ufficiali nel loro rappresentante presso il Duce , il sottosegretario F e rruccio Ferrini.

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Cito, quali testimoni a quanto fin qui h o asserito ..

E segue una lun ga l ista di nomi tra cui tre ministri in carica (Buffarini Guidi, Biggini e Pellegrini) , due ammiragli (Sparzani , capo di stato maggiore della Marina , e Varoli Piazza) , e, ,;., inoltre, « tutti indistintamente gli ufficiali, sottufficiali e marinai della X' Flottiglia Mas e del reggimento "San Marco " » , il prefetto Turc hi , il coman dante Grossi , va ri ufficiali superiori italiani e due tedesch i tra cu i l'ammiraglio Canaris.

Ma Mussolini sembrava inflessibile n ei miei confronti, malgrado le pressioni del comandante Grossi giunto appositamente da Bordeaux. Egli non mancò di segnalare a l Duce lo stato di viva agitazione dei miei reparti che addirittura minacciavano di marciare su Brescia per liberarmi. Mussolini, all ora, propose a Grossi d ' invitare i responsabili dell'arresto di Bedeschi e Tortora a costituirsi presso la stessa fortezza di Brescia.

I tentativi risultarono va ni: gl i ufficiali si dichiararono pronti a obbedire solo a condizione che l'ordine fosse impartito dal loro Comanda nte e nella sede della Decima Flottiglia Mas a La Spezia.

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I. MUSSO LI N I « PERDO N A »

I n co n cr eto, q ua li furono le accus e ch e, p e r o rd ine di Mu ssolini , po rtaro no all ' arresto e alla d et en z io n e d e l Co m andante Bo rgh ese?

L e ost il it à s uscitate da ll a Xa in alcuni a mbi e n t i po li t ici d ell a RS I so no do c ume n tate nell '« informa t iva » r ise rvata (a no ni ma ma pres um ibi lm e nte r ed at ta d alla GNR ), inviata a Mu sso lini , il qu ale, do p o ave rl a es am inata e chi os ata , la invi ò a l ma res cia ll o G r az ia ni .' Il d o cumento porta la data d e ll ' ll d ice mbr e 1943 e d esord isce co n u n riferim e nto a prece d e n t i seg na laz io ni . La p a rte pi ll r ileva nt e del rapp o rt o è d ed ica ta a d oc um ent a re l'a nti fascis mo e l'a nt imu ssoli n is mo del Co m an da nte d e ll a xa e de.I s uo st ato m aggi o r e: « Vo ci p rove ni e n ti d al1 a zo n a ve neta affe rm e r e b bero ch e il Borghe se no n nu tra se ntim e nt i fa sc is ti , che sia il capo (segr eto ) de i (pa r tig ia n i) d e moc r istia n i, e ch e 1 infin e, la x~s ia " un ' organi zza zio ne pe r ico losa pe r il r egi me fasc is t a: il Borg h ese, dire ttam e nt e o ind i rett a me nte, tramit e i s uoi p ili stre tti colla bo rato ri an t ifa sc ist i, av re bb e cont atti co n m e mbri del C om itat o di Lib e ra zion e N a zio nale e co n r a p p r esentant i di Sua M aes tà Britannica ". Vi e ne d ata p e r ce rta la not iz ia seco ndo cui , l' ll settembre 194 3, Bo rg hese s i tro vava a L uga no a un tavo lo d e ll ' albergo M ajes ti c co n un co nte e un Lo rd in g les i e u n g io rnali st a ame ri cano. Inoltr e, u n uffi c ia le del co ntro spi o na gg io ted esco av reb b e co n fidato in t ut ta seg r e tez za di av e r avuto not iz ia che " la X' Ma s, co n la forz a di 50 .000 e ffe tti vi armati , si prepa ra va a compi e r e un ' az io ne m ilit a re co ntro il gove rno fa sc is t a e le autorit à ge rm a ni che". C iò av r ebbe in d ire tt am e nt e co nfermato che l'int e nzione d e ll a x• e ra qu e ll a d i co mp ie re u n ' azion e di for za " te nd en t e a sos tituire il Co ma nd a nte Bo rg h es e al D uce"».

1 L ' in for m at iva con te ne nte le acc use co nt ro Bo rghese e la X· Mas è ano n ima D ata ta 11 dicem b re 1943-:XXI , co nsta di q uin dic i fog li, nume rat i da I a 15 e d a 044847 a 04496 1, e due a ll egat i d i u n fo glio ciascu no, n um erat i 044843 e 04 4884. Su l lat o sin istro de l pr imo foglio, di sb ieco e a matita , è scr itto in grand e GNR co n una grafia c.: he se m bra quella d i M usso lin i. D ive rsi b ra n i sono sotto lineati o ev idenz ia ti con segn i e frecce, tracc iat i su l ma rgine sinis tro In testa, sotto la d ata, è pos to il ti to lo: « x• Fl ot ti gli a Mas »

VI
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Si passa poi a osservazio ni di ca ratte re ge nerale : « Anzitut · to è opinione ge nera le che l'a mbiente della x··Mas ha un carattere d ec isame nt e antitedesco e fo rse anche orie nt ato al sabota gg io». La situazione è tale « che una soluzione radical e _ non sia pilJ d a pro crastinare ». G li uffi c iali della xa<~ avreb b ero i difetti d e l vecchi o ambiente: t enden za alla casta e all 'autono·mia, mentalit à del comfort e d ella quiete, orgoglio e presunzione , scarsa tensione ideale. Detti uffi ciali r ive lerebbero in co mpetenza in tutte le questio ni tecnico -professionali ch e si impo ngono a ttu almente a q uel comando, eccezion fatta per i mezzi d ' assalto la cui attiv ità , del r esto, essendo limi tata, attrae b en po ch e e ne rg ie della parte dir et t iva». Seg uono falsi rapporti sulla consistenza numerica d eg li uomini in forza ; milit ar i raccomanda ti e privilegiati; int ese co n i ribelli (c ioè co n i part igia ni anti t edeschi e antifascisti) ; sperpero di d enaro in do vizios i sussidi concess i agli appartenent i alla xaM as e alle loro famig li e; leggerezza amm inistra tiv a ecc. Seguono in formazion i sull a vita priva ta d egli ufficial i che s pe ndono cifre eccessive in la ut i pranzi al risto rante e usa no le automobili an ch e per il trasporto de ll e loro amanti , oltre ai m eto di « di sinvo lti e talora min accios i per racc og li e re fondi presso indu str iali o banche a favore de ll e famiglie dei cadu ti ».

Aw e rso a queste accuse es iste un a lt ro importante documento , redatto da l ge nerale Magri , in cui è es po sto l 'esito degli accerta menti esegu it i sui cap i d'accusa dell'informativa. Anc he ques to rapporto fu inviato a Musso lin i che, dopo averlo esam inato , lo t ras m ise di nuovo a Gra z iani da cui d ipendeva l'inchiesta Borghese . 2

Mentre il Comandante Bo r ghese era recluso nella fo r tezza di Bresc ia fin dal 13 ge nnaio , i mezzi d ' assalto d e lla Xa, in az ion e nel go lfo di Napoli, mett evano in allarme e provo cavano confusione tra il naviglio nemico ch e alimentava la tes ta di ponte di Salerno.

Al co mando del sotto tenent e di vascell o Elio Scardama gli a, operaro no azioni assai coraggiose che , pur non causando grav i d an ni materiali all a fl otta anglo -americana, eb bero un effe tto molto positivo presso gli alti comandi ge rmanici. L 'eco fu imm e diat a. Mi venne infatti r ecap itato in cella , attrave r so « cana li mi ster ios i », il seguente tel egram ma in dat a 20

2 li rapporto redatto da J ge nera le Magri, datato 27 fe b bra io 1944 , ch e demo lf 1un e le accuse formuJat e cont ro Borg hese e la X" Mas , cons iste in 29 fogl i numerati da I a 29 e da 044814 a 044842.

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genna io 1944, inv iatomi d all'am miraglio Meendse n -Bohlk e n, comandant e dell a Marina tedesca in Itali a: « La prima mi ss io ne operat iva di unit à della vos tra Flottiglia mi d à l'occasione per esprimerv i la mi a ammiraz ione. La mi ssione sia un buon presagio pe r l' ulter io re ric os tru zione e impiego combatt ivo d e ll a rinata

Marina it a li ana in favore della prosperit à d e ll'It a li a e d el co nseguim e nto d ell a vittor ia finale. Viva la D ecim a Flottigli a Mas ' ».

A favore dell' imm ediata libera zio ne di Borghese si mossero in mo lti. Il primo fu il capo della provincia di La Spe zia , pr efe tto Franz Turchi , che in seg uito dich iarò:« Se ntii il dovere di rife rire a Mussolini quanto fosse spro por:do nat o il provvedimento e qua li pericoli dovesse presentare, proprio qu ei pericoli ch e si credeva di fronteggiare accantonando il Comand ante Borghese » J

Tra gl i intervent i pili r iso lutivi vi fu, come s'è detto, quello d e l co mandante E n zo Grossi che da Bordeaux si recò pri ma a La Spez ia e poi a Gargnano pe r co n ferire con Mussolini. Questi g li domandò se si se ntiva tanto sic uro d ella lea ltà di Borghese da r isponde rn e con la prop r ia testa. G r oss i rispose affermat ivame nte e , a gara nzi a dell a sua certezza, lo dichjarò pe r scritto seduta sta nt e. Pur col parere negativo dei gerarch i in teressa t i a m e tt er fuori gioco Borghese , M usso lini, dopo essers i consultato co l ma resciall o Grazia ni , o r di nò la sca rc erazio ne de l detenuto.

Fui r il asc iato il 25 ge nnaio. Non appena rientrato a La Spezia, secondo gli ordini e un a corre tta prassi milit are , di spos i affinché gli a utori d e l fe rm o Be deschi-Tortora fossero tras fe riti agli arr es ti a l coma nd o d ella case rma del Varignano.

Ricorda Mario Bordogna: « L 'e ufor ia per la liberazione del nostro Co mandant e indusse i ragazzi d e lla Fl o t t igli a a prender e in burletta l ' inchiesta che rigua rdava a n che noi tutti (inchiesta che, nonostante la liberazion e di Borghese, continuava). E cosi, il gene r ale Ivla g ri, in viato dal maresciallo Graz iani a L a Spezia p er indaga r e s ul nostro conto , s i t rovò di fronte a un'insolita forma di a ll egr o ostruz io ni s mo».

Fin a lm e nt e, il 29 ge nn aio, fui ricevuto d a Mu sso li n i che non mi r isparmiò espressio ni di disappro vaz ion e, rilevando che « l'e-

' F. TURCH I , op cit., p. 89.

pisodio Be deschi-Tortora e ra da con s iderarsi unico n e lla storia di tutte le Marine del mondo». Inoltre mi rimproverò per il trattamento irri g uardoso ch e i marò avevano riservato al generale Magrf. M a, nell ' accomiat a rmi , torn ò a confermarmi la sua stima personale e la fiducia che nutriva p e r la X ' .

« Ma non tutti i dubbi nei nostri confro nti - continua Bordogna - erano stat i dissipati. Il Co mandant e, dopo l'incontro col Duce , restò a Port ese a disposizione d i Graziani per il prosi eg uo dell ' in chi esta. Borgh ese ri en trò in sede il 5 febbraio e ci dette noti z ia d i quanto il mini stro della Difesa, maresciallo Graziani, aveva ordinato nei segue nti termini : ''Occo rre ridurre la D ec ima a1 lumicino! ". E fu un duro colpo dopo tanto lavoro. Poi le cose si appianarono. Gli ufficiali r es ponsabili dell 'a rresto di Bedeschi e di Tortora tornaron o in libertà il 7 febbraio. E , il IO , lo stesso Graziani, che evidentemente aveva ca mbiato idea nei n ostri confronti , venne in visita a La Spezia ed ebbe per noi p a ro le di elog io e d ' incora ggiamento. « 11 maresc iallo si è recato a visitare 1a X " Flottiglia Mas, que lla stessa glorio sissima uni tà che l' S settembre non amm ainò la bandiera e che ogg i rapp resenta il centro della rina scita della Ma rin a itali ana [ ... ] Il mini stro delle FF.AA. ha q uindi esortato i fan ti d el mare [ ... ] a s trin ge rsi atto rn o ai propri co mandanti p e r cont inuare le ges ta d ei nostri padri del Risorgim ento. » 4

Nonost ante il« lrattamento irr igua rdoso » ricevuto dai giovan i ma rò della D ecima a La Spe zia , nella s ua r elaz ione il generale Magri, co n una se ren ità di giudi zio ch e gli fa onore, demolisce , uno per uno, tutti i 34 punti d ell ' informativa. LI d ocume nto es o rdi sce: « Non si h a nno elementi pe r co nfermare l' orien t amento antitedesco e la tende nza al sabotagg io attribuiti all 'am bient e di rettivo della x~ F lot tma s ». Quindi contesta gli erro ri materi ali co nt e n ut i ne ll e delazioni per sottolineare l'inattendibilità d egli informator i. In o ltre , escl ud e le « intese con i ribelli». P er q uanto ri g uarda i suss idi , dichiara d ' ave r app urato , docum e nti alla man o, ch e essi furono elargiti con parsimonia e secondo le r egole. « È falso - dichiara - che nell'a mbie nte della x• Flottmas serpeggi un mov im e nto amimussoliniano [ ... ] Chi unq ue si a rruola in quell 'u nità presta giu ra mento all a Repubblica Sociale Italiana e ade mpie all e formalità di rito. » Assolta cosi la X", Magri contesta le noti z ie

È quan10 s i legge sul quo li diano « Il Telegrafo » d i Livorno del 12 febbraio 1944.

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e le affe rm azio ni riguardanti il Coma ndante. Innan zit utto, su lla base di in eccepib ili testimonianze , vanifica la fal sa acc u sa che il soggetto sotto inchiesta si sia r e ca to a Lu gano per tramare con cittadini in glesi e americani. Quindi delin ea la figura d ell'inqui sito: « È fuori dubbi o ch e il Co mandant e Borghese abbia una posizione di preminenza n e lla Marina d ove gode di un ascendente s uperior e a qualunque altro . È però da esclude r e ch e il Borghese s p ec uli s ui s uoi contatti col Du ce . E che egli non voglia di proposito confo nd ersi co n la massa et e ro genea che lo ince nsa co nt inuamente , m aga ri per ingann a rlo , è un fatto acquisito e ch iarito da lui st esso quando affe rma che vuo le conservare alla X1 F lortmas un caratte re prettamente militare nel quadro d elle risorgenti Forze r epubblicane . Va inoltre ril ev ata la parte c ip azione efficace d e ll a X" Flottmas , su l mare e in te rra , all a gue rra contro gli anglo -americani [ ... ] Del resto so no noti i disco rsi del Co mand ante Borghe se di acces o patriottismo [ . .. ] Le accuse di ostruzionismo e di accaparrame nto di mezz i auto mob ili sti ci , armi e ca rb u rant e da parte dell a X ' Flottmas per cr ea re difficoltà ag li altri corpi armati della RS I so n o sm entite dai fatti [ ... ] Se la Repubbli ca Sociale It aliana h a una Marina, sia p ur ridotta, è soltanto per merito d ella xaFlottmas [. .. ] È certo, comunque, che una lotta sor da viene condotta, pe r fini non ben identificati , contro la x • Flottmas che ta nto ha dato e molto potr à ancor a dare».

Ma una piena , asso lu ta e trionfalistica asso luzione d i Borghese e d ella x-, avrebbe senza du bbio fatto perdere la facc ia a troppi gera rchi. Pur se n za fare alcun nom e d egli accusatori n é dei sostenitori delle awentate accuse - e c iò fa legittimamente s upporre ch e certi gerarch i abbian o pmer i politici e protezioni ch e li rend o no « intoccabili » - la re lazio n e Magrf, con la consueta formu la pr ud e nzial e, ammette ch e , forse, la « X" Fl ottmas non è immune da difetti, ta lvolta anche gravi» e che nei suoi confront i forse sarebbe il ca so d i << e sercitare un ' azion e vigile , ma ca uta e p rud ente , ali ena da preve nz ion i e irr igid ime nti ». Ma ciò non infirm a il fatto ch e la rel az io n e Magrf respinga in toto , come false e inattendibili , le accuse de ll ' informativa e rend a impli cita la so lu zione del.l ' in chi esta e il relativo proscioglimento degli inquisiti.

Sei giorni dopo la visita del mar esciall o G raziani a i fanti del mare d ella Decima a La Spezia , si apprese dai giornali la seguente notizia: « Pe r ragio ni di cara tt ere pe rsonale , il sottosegreta ri o di Stato all a Ma rin a repubblic a na , comandant e Ferruccio Ferrini , ha ra sseg n ato le dimis sioni che sono state acco lte. A sostit uirlo è staro chiam ato il contramm iraglio G iusepp e

Sparzani ' il quale assume la carica di so tto segre tario di Stato co nserv ando quella , che attualme nte ricopre, di ca p o di stato maggiore dell a Marina ». 6

lo - conclude il Comandante - fui nominato sottocapo di , stato maggiore operat ivo de ll a Marina italiana.

In F lottiglia tutto calmo.

' Il nuovo so rcosegretar io al1a Mar ina , Giuseppe Sp arzani, cercò di liqu id are gli element i fascis ti p ili accesi che antepo neva no iJ r igore pol itico all e necessi tà di guerra. Il n uo vo ori e ntamento ve nn e criticato aspramente dai fascist i pili in trans ige nti c he mo ssero accuse d i attività ant ifascis te in seno alla Marina repubblica na e p roposero la costi tu zio ne di « comm ission i» p resso le Forze Arma te con funzioni di controllo e vig ilanza nei co nfront i d 'ogni trasgressione. M a la proposta restò praticamente lettera morta.

D al quot idi ano« Il Regime Fascista>> del 16 febbra io 1944.

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VIII. LE AZIONI IN MARE

Prima di passare a ll e vicende del " Barbarigo", il p rim o battaglione di fante ria di marina d ella Decima che il IO marzo 1944 ebbe il battesimo del fuoco su l fronte di Anz io e Nettu no , è doveroso soffer marci ancora, sia pur brevemente, su lla vasta e capillare organizzazione dei reparti navali e anfibi della X " Flottiglia Mas , solida li in un sistema di numerose specializzazioni militari con funzioni specifich e ma interdipendenti e com pleme nta ri.

Erano state rim esse in piedi le attività specific he marinare, mezzi d'assalto di s up erfic ie e subacquei della vecch ia X' Flottig li a Mas, e molt e nuove (VAS, MS ecc.). In questa fatica, imbevuta di a marezz e e ricordi, mi furono a fianco il capitano di corvetta Mario Arillo, il capitano di fregata Alberto Agostini, il tenente di vascello Ongarillo Ungarelli, il capitano di corvetta Antonio Di Giacomo, il sottotenente di vascello E li o Scardamaglia e a ltri fe delissimi che non si risparmiarono dimostrando ampiezza di vedu te e se n so pratico nell ' affrontare i numerosi e va ri problemi che dovevamo ri solvere nel mi gliore dei modi e al più presto, nonostante le enormi difficoltà a causa soprattu tto d e ll 'os tru zioni s mo della Marina ge rmanica. Il complesso lavoro preparatorio, realizzato in pochi mesi, riportò al più presto il reparto navale alla primitiva efficienza , per cui fu possibile organ izzar e le prime operaz ioni belliche.

La prima di tutte, in ordine cronologico , fu quella progettata co n mezzi di superfic ie fuori del porto di Napoli.

Questa operazione , che aveva per base di partenza Terracina, non fu portata a termine per l'impro vviso sbarco nemico ad Anzio che minacci ò i co Uega menti tra la sede (Spezia) e la sped izione (Te rracin a).

Fu in seguito stabi lita una bas e a Fiumicino da cui furono eseguite numerose missioni cont ro i convog li nemici che alimentavano la testa di ponte di Ne ttun o. Alcune na vi nemiche furono co lpit e e affondate. So

Il 22 gennaio 1944 , prima d ell 'alba, all e spalle dell 'ala d estra tedesca, il VI corpo d 'ar mata, al co man do del gen e rale

Lu cas, effettua un altro sba rco n ella zona di Anzio e Nettuno, con due di visioni , un a inglese e una americana. Il maresciall o Kesselrin g r eagisce prontamente assedia n do la testa di ponte con le forze de lJ a 14' arm ata al comando del ge nerale von ' Macke n sen. L 'av anzata del nemico ve rso Roma è blocca t a.

Intanto il gruppo ope rati vo delJa Decima , che da ll a base di T errac in a si era spostato a Fiumicino (a nord de lla testa di ponte anglo-amer ica n a), e ntra sub ito in azione. Nella stessa notte tre MTSM, a piena velocità si infil trano tra la flotta nemica a nco r a in fa se di sbarco, e) co n un'azione audace quanto brillantissima, attaccano un cac ciat o rp edi ni ere e colp iscono una corvetta. Nonostant e l'e norm e massa di fuoco scatenato contro i no st r i « barchini » dall e navi avversarie, co n grande perizia, eseguen do spericolate manovre d i di simpegno, spesso sfiorando gli scafi nemici per defilars i a l fuoco delle armi di bordo , l'eq uipaggio riesce a pre nd er terra con a bordo un fe rito grave, il sergent e pilota Pisu.

L'effetto piU imp o rtante dell'az ione dei nostri m ezz i d ' assa lto, che si ripeté nei giorni e nei mesi seg ue nti , fu quello di rallenta re le o p erazio ni di sbarco del nemico; p e r non espo r re le s ue n av i al risch io d ' essere attaccare in quelle lu nghe notti inverna li , fu cos trett o a sospen d e re, nell e o re notturne , il trasbordo a terra di truppe , mezzi e rifornimenti , favore nd o cos i il co n so lidamento dell ' assedio alla testa di po n te di Anzio e precludendo l 'o biettivo prim ar io che era stato quello della rapida conqu ista d i Roma.

Le missioni n o tt urn e d e i m ezz i d'assalto co ntinu arono ininterrottamente, sia nelle acque del Tirreno sia in qu elle d ell 'Adriatico. Tra le altre, va citata quella comp iuta tra il 20 e il 2 1 febbraio 1944 .

Un'un it à, con l'e quipaggio com p osto dal sergente Rocco Chiarello e dal marò Guido Candioll o, preso contatto con una formazio n e all eata al largo d ella costa pontina, co n un sil uro centrava una nave pattuglia che affondò e, co n una bomba di profondità, danneggiò gravemente un dragamine. Chiarello e Candiollo r ientraro no in colum i alla ba se.

Mas e bb ero la base a Porto Santo S t efan o. Queste unità compirono numerose miss ioni di gu e rr a, molto rischiose; a lcun e non fecero ritorno.

8r

Numerosi i successi tra cui, ad esempio , quelli del 28 e 30 aprile 1944. Una squa drigli a, partita da Fiumicino , affrontò una LST (Landi ng Ship Tank ) unit à adi bita al trasporto e allo sbarco di carri arm ati . Pur in vestito dall 'incenso fuoco nemico , il barch in o del gua rd ia mar ina Baglioni centrò la nave con un s iluro. Essa affondò in pochi minuti col carico d 'una trentina cli carri armati. Due g iorni dopo , due Mas ingaggiarono un violento sco ntro a fuo co co n sette unità inglesi. Gran parte d i esse , dannegg iate , cessarono di spara re in preda alle fiamme .

Dop o lo sb arco ne mico sulle coste della Francia meridionale,' fu sta bilita un a ba se di me zz i d'assalto a San Remo e una ope rativa per Mas a Savona. Anche da li num erose mi ssio ni : un'unità nemi ca fu colpit a; anche da parte nostra rip orta mm o perdite di u o mini e m ezz i sia negli sco ntri in mare sia per effe tto dei bombardamenti ae re i.

Era stat a attrezza ta una colonna mobil e che trasportava s u autocarri gli opera tori con i loro « barchini » e re lati va scorta di carburante , ar mi , munizioni , apparecchiature, offic in a meccan ica , laboratori o elettri co ecc. L 'au tocolonn a poteva spos ta r si ne i punti s trat eg ic i d e ll a costa per impiantarvi in breve tempo nuove b asi mim e ti zza te , co nsenten d o ai Mas di operare su l mare in piena aut o no mi a.

A imi tazione d egli italiani , e convinc i di poterli battere anche su questa specialità milit are, i tedesc hi misero a punto un loro esclus ivo modello di siluro pilot ato, il Marder, una spec ie di «maial e)> composto da du e siluri sov rappost i solidali. Con 2 3 Marder partiti contemporaneamente , il 20 marzo attaccarono la fl otta anglo-americana nelle ac que di Anzio. Ma l'imp resa falli e alcuni piloti tedeschi furono catturat i dal nemico. La Marina tede sca il 21 april e rinnovò l'attacco co n altri 20 Marder nella rada di Anzio. Altro total e fallimento con la perdita di quasi tutti i mezz i e di 20 uomini. Lo smacco scon s igliò ai tedeschi l' ulteriore uso di questi loro mezzi. Del resto anche le Marine in glese, americana , francese e sov ietica si inter essa rono molto ai me zzi insi diosi della x• Flottiglia Mas , e li imitaro no, non riuscendo, però, a raggiung erne l'efficienza tecnica né ad usarli con pari efficac ia e perizia.

1 Il 15 agosto 1944.

La X' Flottiglia era attiva anche sul mare Adriatico. Sulla costa adriatica, oltre l'attività d ei Nuotatori-Paracadutisti a lesolo, era presente a Pola con una base di sommergibili tascabili (classe CB) e, a Venezia , con una base di motovedett e e Mas.Il 12 febbraio era entrato in azione anche un modello perf~zionato di motosilurante , la MS 75, che effettuò varie missioni minando il tratto di mare da Giulianova a Pescara e nelle zone di ancoraggio nemiche in rada. Le basi di partenza furono Ancona (prima del luglio 1944) poi Porto Corsini. Il 22 agosto la stessa unità attaccò col siluro un cacciatorpediniere ali' ancora nella rada del porto di Ancona.

In Adriatico, oltre i sommergibili tascabili della classe CB , fu armato anche un sommergibile di tipo nuovissimo, il CM. Armando alcune motovedette e VAS (Vedette Anti-Sommergibili ) a Genova e a Venezia, potevamo scortare i nostri convogli dando nel contempo la caccia ai sommergibili nemici.

Condizioni del mare permettendo, le operazioni dei mezzi d 'assalto della X " Flottiglia continuavano nel Tirreno e in Adriatico , e spesso con successo. I nostri spericolati e coraggiosi equipaggi non davano tre gua all'imponente flotta nemica incessantemente protetta da nutriti stormi di ae rei e dall'artiglieria costiera, dotata di radar (a noi sconosciuto ) e arma ta, oltre ch e delle mitragliere di bordo, di intere batterie di cannoni a tiro rapido. Ma i « barchini» della Dec ima , p ur continuam e nt e d e cimati , e p e r venti me si di se g uito, non cessarono mai i loro attacchi.

Si istituirono le scuole d'istruzione per i volontari dei mezzi d'assalto, in particolare per piloti, motoristi e sommozzatori. Scuole di palombari e sommozzatori a Portofino, in un primo tempo, e a Portoros e , in seguito. A Sesto Calende (accanto all'idroscalo) vi era la scuola per i « siluri umani» e, a lesolo, per i « Nuotatori -Paracadutisti». A Camaiore, prima, e a Portorose, poi, fu istituita una scuola d ' ardimento preparatoria p e r i giovani volontari dei mezzi d'assalto in superficie.

Altro reparto specializzato , riattivato in breve te mpo, fu quello degli "NP" (Nuotatori-Paracadutisti ) Ed è il decumano Armando Zarotti che ci spiega 2 la particolare funzione

2 A. ZAROTTI , op. àt., pp. 13 e 15.

dell 'ac coppiamento di queste specializzaz ioni tanto diverse tra loro: « Gli NP, tratti dai reparti della Fant eria di Marina Sa n M a rco, rapprese ntano una nu ova specia lit à d e ll'ultima g ue rra 19 40 -45. Gli " N " (N uotatori ) si legano strett am ente ai "Gamma" (su bacqu ei incursori , som mozzatori) de l1 a X". I " P '' (Paracad ut isti d e l " San Ma rco ") na scono in un seco ndo t e mpo». Il co mandant e degli "N", capitano del gen io na vale N in o Butta zzo ni , previ d e le possibilità di fondere le du e sp ec iaJj zzazio ni in un a so la co n nuove e pill efficienti modalità d ' impiego. Il progett o Butta zzo ni , presen tato all'ini zio della g ue rra alla Marina militare, fu accettato. Nasceva cosf un uni co re parto, i "Nuo tato ri -Para ca dutisti" «. stupenda ma cchin a bellica in gra do di assicurare contributi risolutivi in t e rra-mare-c ielo)>.

A l eso lo e s ulle sp iagge alla foce del Piave, tutti i repa rti NP seg uirono il co rso NESGAP (Nuotato ri , Esp lorato ri , Sabotatori, Guastato ri , Arditi , Paracadut ist i) che comprendeva la pratica e l'all enamento in tutt e le di sc ipl ine indicate dalla sigla. Gli istrutto ri prove nivano dalle scuole di Tarqu inia, P o rto Clement ino, Viterbo , Livorno e San Rossore , ed e rano gHste ss i che avevano prepara to gli uo mini de lla "Fo lgo re" e della "Ne m bo" che tante prove di abilità , co r agg io e d e roi s mo avevano dato ne i primi anni di gue rra . La co mp ag nia "Ce ccacci" del batta glion e N P di ede ottimi ris ul tat i, si a ne l raccogli e r e in.forma z ioni su i mo vi m e nti e su ll'ent it à d ell e forze nemiche , sia in atti di sa bo ta gg io al di là d e ll a lin ea d el fro nt e. No n pochi dei nostri aud aci infor matori furon o catturati e fucilati dal nemico. '

Nei primi t e mpi , dalla Decima lam en tammo la spar iz ion e di alcuni mili ta ri. Si venne poi a sapere che erano sta ti asso rbiti da sp e ciali o r ga ni zzaz ioni ge rmaniche che inte nd eva no u sa rli per compiti d ' inform azio n e e sabotaggio militare oltre le lin ee.

Il co m ando della D ec ima divisò che era s uo d ove r e opporsi a questa pratica c h e aveva successo per la gio va n e e tà e l'a lto grado

' C in quani'an ni dopo, nell'apr ile 1994, la TV italiana programmò u na serie di docu m entar i sull a guerra in It ali a girati da operator i militar i america ni dal 1943 al 1945. T ito lo d clJa serie: CombaJ-fi/m. Tra l'al t ro, i relespenatori vid ero le seq uenze dell a fu cilaz ion e di alcuni ne mi c i d elle fo rze all eate catt urati che, nel com mento dello speaker italia no, rurono definit i « spie». E rano elementi del bana glionc "Vega" (di cui faceva no pa rt e gli "N P " e gl i uomini del "G ru ppo Gam ma'' co n co mpiti d ' info rmazione e sabotaggio a l di là delle linee del freme ). Non era no dunq ue« sp ie fasciste » e ta nt o me no « tr ad irori » quei giovani che affrontavano imp avid i la mo rte: infatti vennero fucilat i al petto e non alla schiena , cioè« co n Onore» Ved i anche ALDO BERTUCCI , Guerra segreta oltre le linee, Milan o, Mursia, 1994.

di idealismo di qualche suo militare, ma che presentava i seguenti inconvenienti:

a) contrastava con gli accordi del 14 settembre;

b) scarsa cura dei comandi germanici per i nostri uomini ; -

c) inadeguata preparazione tecnica dei militari rispetto ai compiti assegnati;

d) venivano ordinate missioni con uomini in abito civile, mentre il personale della X' era esclusivamente militare e doveva indossare sempre la divisa (e ciò secondo le leggi internazionali di guerra);

e) non era curato il morale degli uomini e nessuna ingerenza era permessa al comando della Decima nel campo operativo relativa alle missioni stesse.

Per questo, il comando della X' int ervenne energicamente presso gli alti comandi responsabili tedeschi, e fu stabilito che nessun militare della Decima potesse essere assorbito da alcun ente germanico senza l'esplicita autorizzazione scritta del Comandante Borghese a cui era riservata completa libertà di concedere o negare l'autorizzazione a suo giudizio.

In tal modo fu posto il blocco a questa pericolosa pratica che poteva coinvolgere la responsabilità della X' Flottiglia Mas senza sua colpa.

Il comando della Decima, nel negare ai tedeschi qualsiasi ulteriore concessione di personale, provvide a organizzare per proprio conto un servizio informazioni e sabotaggio militare. Sicché alle richieste germaniche si rispos e : « A questo servizio provvediamo per conto nostro».

A tal fine fu creato il battaglione "Vega", nome di copertura di un gruppo d'un centinaio di volontari per ardite missioni oltre le lin ee. Al comando di tale unità fu assegnato altresi l'incarico di prendere in forza, e recuperare per quanto possibile, il personale precedentemente prelevato dai tedeschi.

In quanto al reparto delle A tti vità Navali Insidiose, composto da eccezionali nuotatori specializzati in attacchi di sabotaggio marittimo, noto sotto il nome di « Gruppo Gamma »,4 esso fu

« Il Gruppo Gamma, per merito del comandante Eugenio Wolk, aveva ripreso a funzionare il 15 settembre 1943 [ ... ] Attorno alla sua insegna si raccolsero sub ito gli uffic iali e i sottufficiali, che avevano già fotto parte della specialità, e numerosi volontari. Tra gl i altri, nel mese di ottobre, raggiunse il reparto il te nente Luigi Ferrara , l'eroe di Alessandretta, che da solo era riuscito ad affondare in acque

ricostituito sulle stesse basi che aveva prima dell'armistizio, con i precedenti quadri e con molti dei vecchi elementi. Per prima cosa fu aperta una scuola, con sede a Valdagno, ove esisteva un'adeguata piscina per le prove, la sperimentazione e l'addestramento. Questa era l' attività del Gruppo Gamma:

1. Creare specialisti ben addestrati.

2. Mettere a punto materiale segreto nuovissimo e di tipo perfezionato, soprattutto di scoppio.

3. Inviare alcuni informatori al di là delle linee del fronte per lo studio delle difese dei porti in relazione a possibili attacchi alle navi nemiche.

4. Effettuare alcune operazioni preliminari di guerra contro navi nelle rade e nei porti occupati dal nemico.

In questo particolare tipo di attività , il più assoluto segreto sul personale operatore, sul materiale e sui nuovi perfezionamenti tecnici, nonché owiamente sulle operazioni progettate, era condizione indispensabile di riuscita. E questa fu un ' ottima ragione per circondare il Gruppo di strettissime e numerose norme cautelative che avevano lo scopo di tener lontani anche gli alleati germanici a cui non volevamo comunicare elementi che costituivano uno specifico segreto della Marina militare italiana. Sotto molti aspetti, tale segreto si è potuto mantenere fino all'arrivo delle truppe nemiche che , forti delle clausole armistiziali, ne hanno provocato la violazione a danno della potenza militare della nostra Marina e del nostro Paese.

Unificati i vari reparti già operanti con quelli appena formati, il nucleo operativo NP (al comando del capitano Nino Buttazzoni, ripristinato nell'ottobre 1943 e composto da volontari della ex "Folgore", del reggimento "Arditi" e di altri reparti) fu dislocato a lesolo. Pur appartenendo all 'organico della fanteria di marina, alla scuola di lesolo e al battaglione "Vega", che aumentò i suoi effettivi con un folto gruppo di giovani volontari provenienti da La Spezia, fecero capo tutti i reparti altamente specializzati in molteplici discipline militari del servizio informazioni e sabotaggio militare.

E, ancora una volta , il valoroso marinaio italiano poté cimentarsi, spesso con successo, contro le forze anglo-americane, pur nelle difficilissime condizioni dovute al fatto che il controllo dei

turche ben 24 .000 tonnellate di navi glio avver sario. Ferraro divenne il vicecomandante del reparto~> (G. P1SANÒ , op. cit. , p. 1144).

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nostri mari e dei nostri ciel i era , per assolut a superiorità di mezzi , completamente in mano nemica.

Sotto la guida di va lenti comandanti , i marinai vo lontari della X ' Flottig lia Mas hanno comba ttuto fino al limite dell'impossibile dimostrando sempre grande coraggio, alto sp irito patriotti co .e morale elevato, non smentendo cosi la promessa fatta ai compagni morti e prigionieri , di combat t ere « fino a quando n on s i fosse ottenu ta una pace con onore».

IX. SUL FRONTE DI ANZIO

Fra le trupp e ne mich e sbarcate ad Anzio il 22 ge nnaio non c'era alcun reparto it aliano. Dunque Roma sarebbe stata lib erata non da trupp e italian e, ma occupata da un amalgama d 'ogni razza e colore tra cui anche i marocchini. Ci erano p e rvenut e notizie disastros e sul co mportamento di alcuni di qu e i « lib e ratori».

P e r que sto motivo il 10 febbraio 1944 in occasione d ella visita a La Spezia del m aresc iallo Graziani gli dis si che i ragazzi del "Barbari go" erano pronti a sce nd e re in campo contro gli angloameri ca ni p er la difesa di Roma.

Il 26 febbraio, il battaglione, in pieno assetto di g uerra, la sciava La Spezia p e r il fronte del Sud fra la commovente, s p onta n ea e frat e rna so lid ariet à della popolazione .

Durante la tappa a Siena , dove c'era un a scuo la ufficiali dell a GN R, più di 200 alli evi abbandonarono la prospettiva di diventare ufficiali pe r combattere come semp li c i so ld ati nelle fil a de ll a X' . Da gli ste ss i appunti Jel Co mandante Borghese risulta che si arruolarono nel battaglione "Ba rbari go" , nella tappa di Roma, anche numerosi elem enti d ell a PAI (cio è d ella Po li zia Africa Italiana in servizio di sorveglianza ne11 a ca pital e) e d ella G ua rdia Palatina, anch'essi volevano difend e re la loro città daU'invasione.

Il "Ba rbari go" proseguendo da Roma verso Sud arrivò a Sermoneta, sede del comando tedesco al quale era stato destinato come rinforzo. Ma qui B ard e lli che era accom pag nato d a Gi useppe Va llauri co mandant e in seconda e da Urb ano Rattazzi aiu tant e ma gg ior e in fun zio ne d 'interprete, co n molte diffico ltà otte nn e che i rep arti del batta gli one restassero auto • nomi e che fosse loro affidato un tr atto del fronte dove potessero com battere uniti so tto la ba ndi e ra italiana. Ma g iunti a Littoria a rid osso del fronte , il coma nd an te tedesco delle operazioni gli fece pre se nte la necessità che i marò fossero inquadrat i nei re pa rti d e ll a Wehrmacht. La reazione di Bardelli fu immediata: <~ Il mio reparto è costituito da

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volontari italiani , con bandiera , divi sa e armi italiane , comandati da uffi ciali italiani , e pretende un setto re , bene assegnato nello schieramento , di cui rispondere! ». 1

Dopo questa ferma presa di posizione, il comandante tedesco, suo mal grado, decise la dislocazione delle compagni~del "Barbarigo" nel tratto Nord -Sud del fronte tra il Canale Mussolini e Borgo Sabotino, dando le spalle a Cassino che distava circa 70 km.

Alcuni reparti furono spostati a Sezze co me riserva per un addestramento aggiornativo sull e armi di ultimo tipo dato che i marò erano do tati di fucile modello '9 1.

Scriveva il giornalista Luigi Romersa: « Per chi da pili. giorni stando al fronte, è abituato a vedere soltanto so ldati germanici, uniformi germaniche [ ... ] il grigioverde d ei nostri uomini , di ragazzi italiani che tornano alla lotta, sembra un sogno [... ] Ma oggi non ho sognato. Ho visto un reparto com pleto di combattent i italiani , simil i a quelli che h o incontrato in Africa e su altri fronti [ ... ] Sono arrivati q uasi a ll '.improvviso sotto lo sc rosciare della pioggia , allegri come se finalmente si fosse sciolto per essi un voto [. .. ] "So no accorsi al richiamo della Patria - mi ha detto il comandante Bardelli - Ho dovuto usare tutta la mia autorità per tenerli a freno. Le notizie su lla battaglia di Nettuno li elettrizzavano. Ora ci sono e tra poco avremo anche noi l' onore del fuoco" [ ... ] Le compagnie , q uando il comandant e tedesco arrivò , si schierarono sull'attenti. Il generale parlò: " Voi sie te i primi soldat i che tornano a impugnare le armi [ ... ] Potrete ridare ono re e prestigio alla vostra Nazio ne. Viva l'Italia !" ». 2 E questo fu il messaggio del Comandante Borghese:

Oggi posso dirvi che il vostro entusiasmo , la vostra abnegazione e soprattutto il vostro amor patrio hanno perm esso di travolgere i contrasti affioranti dal caos che ci opprimeva. Oggi disponiamo di un organismo saldo e sano. La Decima sa quello che vuole. L 'ora del comba ttimento è finalmente giunta. Già su i campi di battaglia ove si difende Roma e con Roma il diritto all'indipendenza, reparti della D ec ima lo ttano contro il vero nemico d'Italia, mentre mezzi d'assalto solcano nuovament e i flutti per annientare quell'awersario che ci ha tolto l'Onore.

1 G. PISANÒ, op . cit ., p . 1072 .

1 L. RoMERSA , in viato su l fronte Sud,<( LI Mes saggero », Roma , 3 marzo 194 4.

Camerati dei mezzi d'assalto, camerati del battaglione "Barbarigo" che già siete sulla linea dell'ardimento, e voi tutti che vi accingete a raggiungerla oppure che vi addestrate per essere pronti a ogni rischio, unitam ente al vos tro Comandante che è sempre con voi e fra voi, gridate forte perché giunga ai fratelli delle terre invase: viva l ' Italia'

Borghese non faceva propaganda politica, inneggiava soltanto all'Italia. Un riscontro di ciò lo abbiamo nel libro di Mario Tedeschi che di quel battaglione fece parte: J « In tutti noi il sentimento na zionale aveva la prevalenza sul resto, fascismo compreso[ ] È probabile che se Valerio Borghese avesse fatto appello a sentimenti strettamente politici, non sarebbe mai riuscito a raccogliere un piccolo esercito di cosi elevate qualità militari [ ... ] que.llo straordinario colletti vo che fu il "Barbarigo"».

Il IO marzo I 944 il battaglione riceveva il battesimo del fuoco. Nonostante la giovane età della maggior parte dei volontari , i marò si comportarono come veterani riscuotendo l 'ammirazione dell'alleato tedesco. Numerosi furono gli atti di valore. I ragazzi della X\ tra cui numerosi i diciass ettenni, eseguivano puntate esplorative e colpi di mano, spesso con successo anche se talvolta con gravi perdite. I canadesi che li fronteggiavano erano pili aggressivi degli americani sempre cauti nelJ'esporsi. Durissimo il fuoco dell'artiglieria nemica, e le buche in cui ripararsi erano cohne d'acqua. Il "B arbarigo " subf a Nettuno, in soli tre mesi, perdite altissime: oltre 200 morti, pili di 100 dispersi, quasi 200 feriti su u n totale di 1.1 80 uomini.

I primi a cadere furono Alberto Spagna e il guardiamarina Paolo Sebastiani, il capo Emilio Nobili, il sergente Enzo Cortese, il sottocaPo Alfonso Farn é, e i marò Italo Bernardi, Dante Breda, Fernando Caprai, Walter Egi, Emanuele Frezza, Aldo Mancino.

Nei primi giorn i di aprile, Kesselring volle testimoniare il suo apprezzamento per il contributo del "Barbarigo", che continuava a battersi strenuamente, col seguente comunicato ufficiale:

« Il feldmaresciallo Kesselring, comandante supremo delle forze alleate germaniche in Italia, ha indirizzato un telegramma

5 M. TEDESCHI , Si bella e perduta, Roma , Ed . Il Borghese , 1993, p . 12.

al Coma ndante de ll a X' Flottiglia Mas nel qual e si compiace vivamente per il ma gnifico comportamento al fronte del batt aglione "Ba rb ar igo", d efine nd o i vo lo ntar i i mi gliori so ld at i su l fronte di N ett un o per disciplina e ar dim e nto».

Il 9 april e, gio rn o di Pasqua , Borghese li raggiunse . l spe-, zionò i reparti , tenne rapporto ai comandanti d e ll e vari e co mpa g ni e, co ndi vise co n i s uoi ragazzi il pra nzo pasquale. Furono due g iorna te in d imenticabili .

Sul fronte d i A n zio e Net tun o, era sceso in ca mp o anc he i.I b attagl.io ne "Ne mbo " de l re ggi mento volo nt ari p aracad utist i " Folgore" e il b attag li o ne " D egli Oddi " .

L e osse rvazioni fatte d urante la visita a l "Bar barigo" schierato sul fr o nt e di combattimento, il d es id er io esp resso dai vo lontar i paracadu ti sti dell a "Ne mb o" di e nt rate a fa r pa rte di un 'u nit à o rga ni ca it aliana e, in s ie me ad essa , co mbattere il nemico, l'o pportu nit à di ordin e p o li t ico e milit are , e la n ecess it à conti ngente di riunire , coordinare e in quad rare tu tte le rinascen ti for ze volontari st iche italian e, e seg n a tam e nt e qu e ll e c h e contin uam ente afflui va no alla X " F lottig li a Ma s, forze ch e non dov evano an d are d isperse n é sbriciolar si in piccoli reparti d i sca rsa e ffici e nza, mi sugger iva no alcun e co n sid eraz ioni. La no st r a pa rtec ipa zion e a ll a lotta , pe r esse r e va lid a, do veva essere co mpiut a d a una gran d e unit à e n o n da picco li r epa rti .

Co ns id era ta q uesta premessa , l'unit à «ba tt ag lione » er a tropp o p icco la. Fu a ll ora ch e d e ci si di riunir e t utt i i ba tt ag li o ni della XU, cos tituiti o in v ia di cos tituzion e, in un 'u nità piU consist e nte; mi proponevo, cio è, d i for mare un'unica d ivision e. Ne parla i a lu ngo con i mi e i uffi c iali e li trovai co n co rdi. Quindi, l asc ia to il fronte Sud , s ull a st rada del ritorno in se d e, scava lcando le autor ità repubb li cane , cosa ch e la mia pos izio ne di Co m anda nte d e ll a D ec im a mi conse nti va di fare, il 12 aprile mi reca i da Kes se lri ng nel s u o quart ier ge ne rale.

Il fe ldmar escia ll o mi rip e té il suo elog io p er il co mp o rt amento d e i fan ti di marin a a l front e.

Onde evitar e in ge re nze e sov rapp os iz ion i di co mpeten ze, se nza dubbio se mp re negat ive come i fatti st avano a dimostrar e, gli sp iega i ch e era in di spe n sa bile co nfe rm are l'a utonomia ai rep art i de ll a D ec ima ch e avrebbero dovu to essere in co rporati in un ' uni ca divisione. Kess elrin g a ppro vò la proposta. Res t ava no però da

superare le inevitabili difficoltà ch e av re i incontrato n e lle alte sfere poli tico -milit ari it aliane oltrech é ted esc h e.'

Il 17 aprile, il battagl ion e " Lup o", ge mello del " Barbarigo", con 34 ufficia li e 829 uomini partiva da La Sp ez ia per Colle Salv ett i, te mporaneam ente in corpora to nella d ivisione " Goerin g" per il pe riodo di addestramenro. Al comando dei volontari del " Lupo" il capitano di corvetta Corrado D e Martino.

Il 1° maggio, il pontefice Pio XII r iceve in udienza privata don Giuseppe Graz iani , cappellano del " Barbarigo". Il papa , dopo essersi « interessato della vita cristiana che conducono i so ldati d el battaglione al fronte, lo incar ica di portare la s ua benedizion e al Comandante e alla truppa».

Nello s tesso g iorno , superati i contrasti con Muss olini e il ministro della Difesa , forte dell'appoggio dell 'a mmira glio Sparzani suo supe rior e diretto , il Comanda n te Borghe se costituisce la di visio n e " Decima " . Ne assume il comando il colonnello di fanteria , già coma nd ante del regg imento "San Ma rco", Luigi Carallo. '

Alla fi n e di aprile, sul fronte Sud, la press ione nemica si era in ten sificata. A metà maggio, dopo una fo rmidabil e preparazione di artiglieria condotta con ben duemila cannoni, apparvero carri armati in gra n num ero segu iti dalle fanterie. La difesa fu pronta e durò molt e ore finché i carri e le truppe attaccami dovettero fermar si e ripiega r e. Gli uomini della Decima res istevano tenacemente mentre l'esiguo num ero d ei nostri mez z i d ' assalto attaccava come poteva l'en orme quantit à

i Da una relazione dell'ufficio comando Decima (Arch ivio Bordogna) : <( Il Comandante Borghes e si è recato !' 8 april e nella zona di Littoria per passare la notte co l "Barbarigo". li mattin o dcll'l I, rientrato a Roma per discutere alcuni argomenti riguardanti il u Lupo", si è in contrato col tenente co lonne ll o lngclheirn capo dell'ufficio opera tivo del fro nte Sud-Ovest, il qua le lo ha accompagnato da Kesselrin g. Nei colloqui svolti si è esa minara la possib ilità di costituire, co n i vo lontari che cont inuano ad afflu ire alla " San Marco", co l "Barbar igo" e il "Lupo" già pronti, u n g ru ppo di combattimento italiano d e lla forz a di circa 9.000 uomini , che raggiungerebb e il fronte dopo un periodo di addest ram ento con istruttori german ici. La costituzion e di detto grup po avverrebbe a scag lioni . Kessdring ha invitato Bo rghese a conferire co l generale Toussaint al quale avrebbe sub ito telegrafato. Success ivamente Borghese si è recato a Verona in compagn ia del cap ita no di fregata Alfredo Criscuolo. Non h:1 trovato Toussaint, ma il suo vice Fergler, che ha esaminato la proposta con inte resse invitando Borghese a pres e ntare un progetto dettag liato ». ' Carall o, sale rni tano, classe 1896. Non era un militare di carrie ra ma un semp lice cittadino pronto a se rvire la Patria in arm i Volontario nella gue rra ' 15 -' l 8 e ne ll a campagna d 'A frica nel seco ndo co nflitto mondi a le, nel ge nn a io 1941 era stato graveme nte ferito su l front e greco. Nel 1944 si arruol ò ne lla X• Mas.

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di natanti nemici, che erano ben protetti da una formidabile massa di fuoco incrociato , dalle na vi stesse munite di radar, da terra e dal cielo solcato in co n tinuazione da sto r mi di cacc iabombardi eri.

Il 15 maggio, Borghese ispezion ava il " Lupo " in zona di addestrame nto.

« I " Lupi" provenivano da tutte le Armi. Molti gli stude nti , ma ogni ceto aveva i suo i rappresentanti. L'età media di questi volontari era di diciotto-diciannove anni. Un e levato spirito di co rp o, nato dalle scel te e dagli intendimenti comun i, cementava le diverse provenienze e faceva del battaglione un organismo sano che prometteva di battersi bene. Era un'unità piccola ma completa que Ua che si apprestava ad entrare in linea [ ... ] non per vincere la gue rra ma per concludere nel combattimento quell'impegno che ciascuno dei suoi componenti aveva preso co n se stesso all'atto dell'arruolamento[ ... ] Nella nostra giovanile ostinazione volevamo una so la cosa: anda re a combattere Ma l'ora del combattimento doveva ancora arrivare pe r i ragazzi del " L upo ". » 6

Il 16 maggio, il prefetto di La Spez ia, Franz Turchi , comuni cò a Borghese che Mussolini aveva definito la D eci ma « una fiamma d ' italianità».

A noi marò questi cambia menti di opinione del capo del governo, ch e un giorno ci criticava e il giorno dopo era e ntu siasta di noi, semb ra vano molto strani. Ma non capivamo nulla della politica e delle sue beghe.

Quelli dei battaglioni "Barba rigo " e "Nembo", impegnati alle porte di Roma, acco lsero con entusiasmo la visita del marescia lJ o Graziani.

Dal J7 ge nnaio, sulla lin ea Gustav , 50.000 tedeschi tenevano inchiodati 350.000 americani , canadesi, inglesi, neozelandesi, sudafricani, indiani, polacchi, francesi, australiani, algerini, tunisini e marocchini (i 100 .000 nordafri can i erano comandati dal generale francese Alphonse Juin ). Questi i componenti dell'8' e 5' armata di Alexan d er e C lark.

A 60-80 chilo metri più a Nord, alle spa lle dell'ala destra dello schieramento tedesco su ll a linea Gustav, n u Ua aveva portato lo sba r co ad Anzio e Ne tt uno (22 gennaio) di 70.000 inglesi e americani (che con i rinforzi dal mare arrivarono a 150.000) con 20.000 tra automezzi e carri armati . Assed iati nella testa di ponte dai tedeschi e, in segu it o, dai battaglioni

G. BONVICINI, Ba1taglione Lupo, Roma, Ed. del Senio, 1973, pp. 78-79.

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"Barbarigo" e "Nembo", non fecero un passo avanti. E su un altro punto del fronte a nulla portò, nonostante 130 giorni di combattimenti con migliaia di morti da ambo le parti, la co m pleta distruzione dell ' abbazia di Montecassino (15 febbraio) rasa al suolo dai bombardamenti aerei « a tappeto» alleati , operazio n e di guerra tanto sciagurata quanto inutile.

Ai prim i di marzo giunse notizia che gli All eati avevano utilizzato anche un reggimento motorizzato italiano, al comando del generale Vincenzo Dapino , sul fronte di Cassino. Tale r eggimento di italiani del Sud aveva respinto l' urto dei granatieri tedeschi e aveva conquistato Monte Lungo nonostante le gravi perdite subite.

In seguito, il battaglione alpino "P iemonte", al coma ndo del co lonnello Alberto Briatore , aveva conquistato il Monte Marrone.

Il piccolo Regno del Sud, se non il titolo di «all eato» dei vincitori-occupanti, aveva visto finalmente riconosciuto almeno quello di« cobelligerante>>, e l' eco del valoroso comportamento in battaglia dei solda ti italiani del Sud giunse al Comandante Borghese che ammise in un suo scritto: « Di fronte al loro valore e coragg io , come italiano no n posso che esserne fiero e rall egrarme ne».

Dal 12 maggio, con operazioni combinate, le preponderanti forze alleate iniziarono l'operazione di sfondamento della lin ea Gustav e di rottura dell 'assedio della resta di ponte.

Tra le alt re operazioni di guerra, il generale francese Alphonse Juin fece stampare in arabo volantini , da distribuire alle sue truppe, su cui era scritto:

« Miei ca ri soldati, oltre quei monti c'è una terra gra nd e, ricca di donne, di vino e di case. Se riuscir ete ad arrivarc i, tutto sarà vostro, per cinquanta ore».

« Elettrizzaci dall'ignobile volantino, i marocchini superarono i Monti Aurunci e il 14 maggio sbucarono a Esperia di fronte a Montecassino, a cento chilometri da Roma. » 7 I tedeschi si r itirarono.

« I marocchini dilagarono per tutti i ce ntri abitati della zona e fecero quel che pochi san no , che per pudore si è taciuto , e i libri di storia non riportano. Avuta via libera da Juin , dal 17 al 25 maggio stuprarono migliaia di bambine, donne e vecchie che li avevano accolti come liberatori. » 8

Non c'è famiglia che non fu martoriata, e cune vissero

7 Cosf scrisse lo storico e islamista Raffaele T ucciarone di Sp igno.

8 FLORINDO BORZJCC HI, (( li Tempo», Roma, 2 giugno 1994.

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tant o orrore con di gnità nella pietà e nel ri spetto della ge nt e d el luogo. »'

Sul front e d ella testa di ponte di Anzio e Nettu no , la pressione delle sove r chianti forze an glo-am er icane si stava facend o sempre pi li irr esist ib ile . C i vo ll e una settimana d i attaç_chi furiosi perché il fronte fosse t ra volto da tre divisioni soste ~ nut e da centinaia di carri armati . Ancora all'alba del 24 ma ggio, il nemico si accan iva , con tiri di art igli eria e co n incessanti in cu rsio ni di aerei a vo lo radent e, contro una sacca di resistenza sostenu ta da un reparto del "Barbarigo". Co nt ro tale caposaldo si dire sse ro a nch e i carri armati che però si arrestarono convinti di trovarsi di front e a fo r ze consistenti. In realtà si tr attav a di pochi uo mini in gran parte feriti ma ancora in grado di imbracciar e le armi, al comand o del guard iamarina Alessandro T og nolon i che era l'ufficiale pili giova ne e l'ult imo arrivato aIJa 2a com pa gnia del battaglio n e. T ogno loni , ferito gravem e nte, si gettò contro i ca rri armato solo d i pisto la e b o mb e a man o. io

La giornata segue nte, 25 magg io , la battaglia continuò finché gli am e ri ca n i decisero di ava nza re e, co n gra nde stupore, trovarono ancora in vi ta so ltanto un gruppett o di feriti intrasportabili. P er loro m er it o , q uel tratto d ella via Ap pia ch e difend eva no , ven ne occup ato dal n e mico con 36 ore di ritardo. In sosta n za, i rep a r ti del "Barbar igo" coprirono la ritirata d ei tedesc hi Ne i giorni del ripi ega m ento, i marò ancora validi (187 su un organico di 1.180) chi esero co n in siste n za di continuare a combattere s u n uove pos izioni per la difesa della cap ita le . « Quando alla sera del sabato 3 giu gno, insieme con l'o rdin e di evac uar e Roma ent r o le vent iquattr 'o re, il co mandante Bardelli ebb e q ue ll o di fo rmare una compagnia volo ntaria [ ] da mandar giU all'ottavo chilometro verso Cinecittà, per crep arci tutti se necessa ri o, centodieci uo mini si offri rono in un minuto [. .. ] Q ue sto sa d i retorica e può suona re falso, ma è cosi. Centodi eci co n i piedi p iagat i dalle lunghe marce d el ripiegamento, le divise spo r ch e e la testa in su bbu glio per il dolore e la rabbia , mandati contro gli Sherman co n i soli mitra e le bombe a mano s u due ca m io n che no n ci avrebbero aspettato perché , ta n to, secondo le previsioni del comando

9 Ri corda la scri ttrice napoletana Maria Grazia De Ruggiero che s u quella tragedia ha scr it!O un libro dal titolo Difficili percorsi

10 T ogno lon i scomparve Fu dato per mort o e decorato di Medaglia d'Oro a ll a me moria Ma non morf , fu raccolto fer it o dagli an glo-american i e trasfer ito come pr igio ni ero negli Stat i Uniti

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tedesco, non sarebb e ro servit i per il ritorno[ ... ] A via Veneto, quando pa ssam mo , la ge nte era ai ca ffè ed era t anta p e rch é molti erano sces i a Roma per " farsi lib e rare " [ ... ] Tutti urlam • mo e imprecam m o con tro di loro [. .. ] e odi amm o Roma con tutte le nostre forze perché non vol eva essere difesa. »11

D opo olt re quarant ' anni, la se r a del 24 gen naio 1987, n el rievocare lo sba r co anglo -a mericano ad Anzio , alla pr esen za dell ' onorevole NiJde Jotti, un commentatore del TG 2 allora diretto da Antonio G h irelli, cos i si es prim eva a propo sito dei marò della x~Flott igli a Mas che avevano com b attut o s u quel front e: « Vestiti da gua ppi , co n i pantalo ni a cacar ell a, all a prima offensiva de gli Allea ti se la sq uagliarono».

La verit à fu ben di ve rsa : pe r il loro st raordinario valore i marò del "Barbarigo" riscossero l'a mmira zio ne dell 'a llea to t e • desco e il rispetto d e i canadesi e d elle armate anglo-am er ica n e che li fr onteggiarono. Sa rà la sto ri a a documenta rl o , non ce r to la propaganda po litica a senso uni co degli ul tim i dece nni .

I tedesch i si ritirarono passando fuori della capitale (dichiarata « città ap e rta » fin dal 14 agosto 1943 con atto unil ate • raie del governo italiano ) senza distruggere i ponti s ul T eve r e o compiere altr e azioni di sabota gg io.

Il 4 giug no 1944, p e r le vie im per iali della Città Etern a sfilavano fes tanti le truppe del generale Clark , tra gli app la usi dei romani.

Ma ai francesi, marocchini e nordafricani , non fu permesso di sfilare per Ro m a. E il papa , Pi o XII , si rifiutò di ricevere in udienza il gen erale francese Alphon se Juin

Nella RSI ve nn e decretato il lutto na zio nale per tre g iorn i. Vitto rio Emanuele III abdicò trasmettendo i suoi pote r i al figlio Umb erto in q ualità di lu ogotenente generale d el Regno, mentre Bado glio si dimetteva.

Nello stesso mese , con la coll aborazione di P alm iro Togli at ti , segre tario del PCI , venne costi tuito un governo di coalizio n e presied uto d all 'anzian o capo d el C L N , il soc ialis ta I va noe Bonomi , già pres id ente del cons igli o dei mini stri ne l 192 1-22 all 'awento d el fasci smo.

In quanto al filosofo Bene dett o Croce, ministro del gove rno Bon om i, già scosso dall ' assass inio, perpet rat o dai comunisti di Firen ze, del filosofo, collega e awersa rio Giovanni Gent il e (awenuto il 19 april e 1944 ), comprese quale disastroso indi r izzo stava prend endo la politi ca it alia na , orma i già impiantat a su un regim e partitocratico , e in data 27 lu glio 1944 si dimi se dalla ca r ica gove rnati va con una vibrata lette ra in cu i, tra

11 M. TED E SC HI , op. cii ., p. 42.

l'altro , osservava con estrema amarezza:« I patti firmati all'atto della capitolazione non consentiranno agli italiani né di essere liberi né di lavorare liberamente né addirittura di chiamarsi liberi [ ... ] Con me ho il vivo ricordo dell'Italia del tempo di pace durante gli anni del deprecato fascismo [ . ..] con un ,. popolo che, pur tra le spire d'un regime a me inviso) non poteva dirsi schiavo e il cui lavoro incontrava ovunque rispetto e considerazione».

Ma l'ammonimento del filosofo cadde nel vuoto.

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X. I VOLONTARI

<1 La magg ior parte degli sto ri ci - scr ive Bonvicini 1 - h a prestato scarsa o addi ri ttura nessuna attenzione al fenomeno d e l vo lontariato nell'esercito della Re pubb li ca Sociale Italiana. Quant i furono questi volontari? Escludendo i reparti di partito (come le Brigate Nere e quelli della po li z ia , co me la P AJ o la "Mut i"), ta le vo lontar iato può calcolarsi nella cifra pru d enz iale di 200.000. ' Ma è piu attendibile ch e arri vò a toccare le 250.000 unità, tra uomini e do nne. »

Qud che è ce rro è ch e nessun momento della storia d ' It alia, dal Ri sorg im e nto a oggi, ha mai avuto un tale afflusso di vo lontari : non le g ue rre sabaud e o i moti mazziniani o le imprese ga ri baldine, non la prima guerra mondial e, no n la secon da dal I 940 al 1943, e ta nt ome no la Resistenza. C iò, invece, si ver ifi cò da l 1943 al 1945, n el m omento in cui l'Italia era tagliata in due da un fro nte di co m battimento, quando già molte miglia ia di so ld ati italiani erano mo rti , fe ri ti o prigionieri, in un Paese diviso e occupato da opposti eserciti stranieri, distrutto, awilito, d isprezzato e sul punto di pe r dere la propria identità nazionale. E, in piU, questi volontari di gue rra davano per scontata la loro sco nfitta.

Ma era .accaduto qualcosa di nuov o e tremendo a scuotere mo lte cosc ienze: dal 1943 la guerra infuriav a non p iU al di là ma e ntro i confin i nazionali. E fu questa allarmant e situaz io n e ad essere recepita dai fi gli di co lo ro che avevano partecipato all a Grande Gue rra , e l'aveva no vinta: giova ni nati sotto il fascismo e allevati al culto delle guerre per l' indipendenza e per l' unità d' Italia, dal Riso r gimento alla lumino sa battagli a di Vittorio Veneto, e, quindi , al c ulto della Patria . E fu proprio la nuova gen erazione che, pill d e lle altre , co n side rò l'armi stizio un'onta insop portabil e e vo ll e reagire ad essa chiedend o di

1 G. BONVJCINI, BaJtaglione Lupo, op. cit. , pp. 13 - 14.

1 Tale ca lcolo « prudenzia le» è stato formulato da T. FRA NCESCONI (Bersaglieri in V enezia Giulia, Alessandr ia, Ed. del Baccia , 1969). Alt ri autor i soste ngo no che nelle tre Armi, Fanter ia, Mar ina e Aeronautica, tali volontari di gue rra , uomin i e don ne, su peraro no le 250.000 unità. Contingente complessivo che, del resto, può desumersi , co n ra gionevo le sicurezza, dall'esame comparativo di molti document i.

impugnare le armi per difendere il diritto di non vergognarsi dell a propr ia italianità, rispettare se stessi e riscattare l'onore na ziona le. E non importava neppure se, poi, come sem pre accade, sarebbero stat i i vincitori a scrive re la storia, mentre i num eros i profittatori, « accors i in aiuto dei vin cito ri » spara n -" do all e spa ll e dei combattent i, avrebbero umiliato ed e margi- · nato i vinti , riducendoli al silenzio e gettando fango su di loro.

La testimonianza più ev id ente di questo risveglio giovanile fu data appunto dalla fiera indipendenza della X' Flottiglia

Mas che fu, oltre che una forza militare, una forza mora le.

E le donne non furono da meno degli uomini.

Anche alcu n e giovani di varie regioni d ' Italia e di diversa estrazione socia le militarono volontarie nelJe file della Decima. L'iniziativa partf da Roma. Dopo il bombardam ento delJ a capitale da parte delle fortezze volanti americane ( 19 lu glio 1943), molte ragazze si erano prodi gate nell'assistenza ai feriti civili negli ospedali . Tra esse si distinse sub ito u n 'appartenente al GUF (Gruppo Universitar i Fascisti ), Fede Arnaud, ch e, dopo 1 ' 8 settemb re , ebbe ben chiara in mente l' id ea c he , in una situazione come quell a in cui era caduta l'I talia a seg uito dell'armistizio, anc he le donne dovessero dare un più attivo contributo al servizio d el Paese. Qui n di, dal distaccamento Marina fu autorizzata ad arruolare giovani volontarie. E fu li che conobbe il comandante Bardelli . Poi , per ragioni di lavoro , Fede Arnaud si crasferi al Nord prendendo contatto con la xae mettendosi a disposizione.

Un ep isod io che poteva avere un epilogo tragico fu invece risolto in modo positivo proprio dal coraggio e dal1o spirito di ini ziativa dell 'A rnaud.

Mario Tedeschi ne riporta i particolari nel suo libro: 3 « Un a sera, durame la li bera uscita, venne ro catturati dai ribelli il tenente di vascell o Betti, co mandante della r compagnia, il sottotenente di vascello Cencetti, comandante della 21 , il guardiamarina Federico Falangola e un marò ». A catturarli era stata la banda partigiana di Mauri (a] seco lo Enrico Martin i). « Qui entrò in gioco Bardelli (coma ndant e del "Ba rbarigo") che non voleva sentir parla re di guerra fra italiani [ ... ] Bloccò ogni reazione armata e tro vò un a collaboratrice preziosa in Fede Arnaud. D 'acco rdo co n Bardelli , il 18 febb raio , Arnaud si fece ca tturare dai partigiani di Mauri e, quando fu nell e loro mani , riferf il messaggio del Comandante: il battaglione era

J M. TEDESCHI, op. àt , pp. 46-47.

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fatto per andare al front e, la g uer ra tra ital iani no n rientrava nei s uo i sco pi .» Il Mauri, che non era di ideo logia mar xist a, co mprese il messaggio e rila sc iò i prigionier i dopo uno sca mbi o co n i s uoi uo mini che erano stati ca ttura ti dai marò d opo l'accaduto.

A segui to di questi farci , Arnaud prop ose al Co mandant e Bo rghese un progetto dal quale d oveva nasce re il Se rv iz io Ausi liario Femminile (S AF ) d ell a x• ch e ve nn e uffic ial me nt e cos tit u ito il 1° marzo 1944 .

Nello sp ir ito nuovo che animava la D ec ima , l'ist itu zio ne d 'un co rpo femminile volontaristico , a ca rat te re prettamente militar e, e ra un fatto innovatore , qua s i rivolu zio nario.

Ed ecco come il Comandant e Borghese ilJu st. ra l'i st ituzione de l SAF.

P e r varie es ige nze di serv izio , per offrire a molt e g iovan i donn e la pos sibilit à di portare il loro contributo alla ca usa per cu i la xas i batteva, e so prattutto per non impi ega re uom ini atti al combattimento, organizzammo il nostro Serv iz io Ausi li ario Femminil e (SAF ), asso lut amente indipendente d a que ll o c rea to con legge di Stato d a l Partito Fascista Repubbli cano. Le ausi liari e era no addette alla sa nità , erano radiotel egra fi s te, seg retar ie, inte rpre ti , contabil i, a rchivi ste, ste nodattil ografe, tel efon iste, sa rt e, addette a ll e cu c in e e a ll a cambusa, alla prop aga nda e all 'ass iste nza. Fu mia prec isa vo lontà ch e la D ecima avesse le sue ausili arie con lo scopo di sa lvaguardare in ogni circostanza l'a politicit à della D ec ima. Il SAF era composto solo di vo lontarie ch e riuscirono ben presto a re ndere effici enti tutti i serv izi. Oltre a permett ere di impi ega re trecento uomini in piu nei reparti combattenti, il serv izio pr es tato dalle nostre ausiliarie è stato di alt o rendimento. Per il loro sentimento patriottico , la ser ietà dimo strata e il loro sacr ifi cio, le vo lont a rie del SAF hann o ben meritato .

Ne i mesi di marzo , ap ril e e ma ggio 1944, le prim e vo lonta rie d el SA F si prodigarono nell 'as sistenza ai fe riti del "Barba ri go" e "Ne mb o" sul fronte di A nzio. D o po l'occupazion e di Roma , si trasfe riro no al No rd seg uend o le so rti della Dec im a. Nel SA F si arruo larono a1c re ra g azze di tu tte le regio ni ita lian e fino a raggiungere la c ifra di 350 unità c irca. Il comando fu affidato a Fede Arnau d Poc ek ; sua v ice: Luc ian a Ce ra . P e r la loro preparazione ne i va ri campi, vennero o rganizzati cors i d i preparazione che le giovan i frequ e ntaron o a Venezia Sant'Ele na1 Sulzano (Brescia), Grandola (Como) e Col di Lun a (Treviso).

IOO

Tutte le volontarie del SAF (sottoposte a regole di austerità piuttosto rigide) dimostrarono in ogni occa sione il massimo ri spetto per la disciplina militare , un'assoluta serietà di comportamento , altissimo impegn o morale , grandi capacità profe~sionali e pratiche , un immenso sp irito di sacrificio. Al crollo della RSI dopo il 25 aprile 1945 , tre ausiliarie della Decima (Laura Gioia , Liliana Sommariva e Rosa Amadio) furono uccise dai partigiani; molte subirono lunghi periodi di detenzione nelle prigioni italiane e nei campi di concentramento. Successivamente alcune volo ntarie , memori di quanto avevano vissuto con entus iasmo e assoluta dedizione , si dedicarono alla ricerca dei loro fratelli caduti in combattimento o vittime dell'odio fratricida della guerra civile, adoperandosi per dar loro onorevole sepo ltura. Queste ausiliarie seppero tenere il posto delle mamme e delle sorelle, portarono una nota di graz ia in tempo di durezze.

Nella RSI si andava intanto organizzando la divisione "X~", la prima grande unità destinata ad inquadrare i battaglioni di fanteria di marina con relativi gruppi di artiglieria , reparti di collegamento e servizi. Il 1° reggimento comprendeva i battaglio ni " Barbarigo ", " Lupo" e " NP "; il 2° reggimento comprendeva i battaglioni " Fulmine" (in cui militavano i " Volontari di Francia "), "Sagittario " ecc.; il 3° era di artiglieria e compren d eva i gruppi " Colleoni", "Sa n Giorgio " e " Alberto da Giussano ". Al coman do del colonnello Luigi Carallo, la divisione andava arricchendosi man mano di nu ovi effettivi volontari con cui venivano costituiti altri battaglioni.

Il piu completo e addestrato era il I " reggimento guidato da Bardern reduce dalla campagna di Anzio. Il tipo di addestramento ch e ogni comandante dava al proprio repa rto contribuiva a rendere la divisione un consistente corpo unitario, difficilmente imitabile , certamente criticato e anche invidiato , per la sua effic ien za e spirito di corpo, dalle autor it à militari e politiche della RSI. I problemi erano sempre gli stessi: oltre la scarsità di armi e di mezzi , lo sforzo di allestire quel primo consistente organismo militare non era certo facilitato dall'apparato governativo e dai tedeschi che troppo spesso opponevan? i~tralci burocratici o forme di vero e proprio larvato ostruz1on1smo.

I tedesch i avevano imposto , fin dal settembre 1943 , il blocco a tutti gli stabilimen ti industriali e alle fabbriche di armi. Ma dopo il valore dimostrato suJ fronte Sud dai ragazzi del " Barbarigo" , un alto ufficiale della Wehrmacht , in contrasto con le direttive della stessa Marina germanica, ottenn e lo sblocco di armi italiane preda di gue rra al tempo dell'immedia-

IOI

ta reazione dei t e deschi all'atto dell'armistizio. Come è già stato acce nna to nei precede nti capitoli, per il reperimento di armi vi furono anche azioni sp avald e da parte della x • Mas , come racconta anche Mario Gandini, tenente del gr uppo d i artigli eria " Colleo ni " : « An damm o a T orino. La citt à sembrava go n fia di cannoni n eg li arsenali, anch e nelle case r me , cannoni abbando nati dopo l'armistizio come ferrivecchi e co n un dito di polvere, ca nnoni che non serv ivano a nessuno. I consegn at ari, vecch i colonnelli e maggiori tedeschi , non vo levano sentir ragione senza timbri e firme delle autorità competenti. Noi eravamo una spec ie di corpo franco e lo ro non volevano responsabilità. Il ri co rso alle debolezze umane fu propr io necessario. Biglietti da mille , pacchi di sigarette, ca lze di seta lu nghe, d orate.. e, ad uno ad uno , i can noni cambiava no furtivamente di proprietà sobbalzando nottet empo per le strade deserte e malsicure [ ] Un vecchio co lonnell o tedesco si commosse fino alle lacrime a sent ir e ch e vo levamo assolutamente cadere sopra gli ultimi affusti d'Italia , e all ora ci regalò un canno ne».~

In quanto all 'ostr uzionismo della Marina germa ni ca, dettato soprattutto da rivalit à e gelosia ne i confronti della x•Mas, in occasione della leva di mare d ella classe 1923, l'ammiraglio Giuseppe Sparzani sc ri veva, in data 2 lu glio 1944, al tenente di vascell o Henning von Lewinski, ufficiale ger manico di co ll egamento ~ra le due Marine, una lun ga lett era in cui , tra Paltro, gli comumcava:

« [ ] Primo: la gente cred e che la guerra sarà p resto vinta dagli ang lo -americani; Secondo: è persuasa che la chiam ata alle armi è fat t a per mandare uomini in Germania come so ld ati o co me lavorato ri ; Terzo: che gli italiani vengano tratt at i co me sc hi av i e maltrattati; Quarto: che le no stre divisioni, addestrate in Germania, non torneranno pill » Segue la mentando la scarsa comprensione d ella Marina germa nic a: « Perché dopo il primo successo della X" Flottigl ia Mas non so no subito stati portat i a dodici i Mas assegnati alla Marina italiana? Se dopo ogn i az ione naval e ben riuscita la vostra Marina c i avesse dato co me giusto riconoscimento altri mezzi per combattere, le cose sareb bero a u n punto migliore [ ... ] La X ' Flottiglia Mas ha avuto pi li d'un successo: queste az ioni sono state regolarmente riconosciute dall e st esse autorit à ge rm an iche; nonostante tutto lo slancio e la volo nt à di vit t ori a d egli uomini della x•Mas, essi

M. GANDIN I , op cit., p. 30.

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non hanno avuto la soddisfazio ne d i vede r crescere la loro invitta flotta [ ] E io vi dico , e so di p o t ervelo di re, che n essuno in Italia , dopo 1'8 settembre, si è mosso con tanto amore e tanto slancio» .

In qu anto all a larva ta ma tenace ostilità da parte di molte autorità militari e gove rnative della RSI nei confronti di Bor -' ghese, essa derivava dal fatto che il piccolo reparto della X ' Flottiglia Mas, co nt inu amente alimentato da un im po nente numero di volo ntari (che per forza ma ggio re venivano inquadrati in reparti di fanteria di marin a), si era organizza to e svilu pp ato in modo cosi rapid o ed efficiente da costituire non solo il nerbo pili affidabile ma anc h e il pili num eroso di effettivi (cir ca il 70 per cento) dell ' intero organico dell e Forze Armat e della RSI. E ch e , in modo cosi massiccio, pr eminente e determinante , la Mar in a invadesse le forze di fanteria dell 'Esercito, non pot eva non destare invidi e, perp lessi tà e sentimenti d ' inferiorità , a cominc iare dal comandante in capo dell 'Esercito repu b b li cano, maresciallo Graziani che, tuttavia , d ell a x • Mas non poteva fare certam ente a meno. E a ciò si aggiunga l'os tilit à d ei po liti ci che nell 'apo liti cità della Decima (c he in realtà costituiva anche una dell e cause della sua forza) vedevano un pericoloso e (per loro) umiliante contralta re ideologico. Da qui le accuse, mai spente, di « antifascis mo » ri vo lte a Borghese , a i suo i ufficiali e ai suoi uomini.

A seguito dell o sbarco alleato nell a Francia meridiònal e (15 agosto 1944) fu necess ario procrastinare l' invio dei reparti della divisione '' Decima " a difesa della Venez ia Giulia e dislocarli invec e in Pi emo nte co l compito di tener sgomb re le vie di comuni cazion e a ridosso del fronte alpin o. Ciò consenti anche di riorgan izzare il " Barbarigo" tornato decimato dal fronte di Anzio e Nettuno , e di amalgamare meglio le truppe dei vari battaglio ni .

La di v isione " Decima ", pur assicurando un efficace controllo su i vari fronti , n on sa rebbe stata sufficient e a sostenere altre az ion i belliche ch e l'evo lu z ion e del conflitto av re bbe fatalmente comporta to. Dissi du nque a Graziani ch e era indispensabil e approntare altri batt aglioni da incorporare nella divisione , convinto di poter rac cogli ere u om ini idonei fra le nuove leve di vo lontari in corso di selez ion e. So tto lin ea i inoltre che alcuni re p arti, reduci dall ' Egeo , e pr ecisa mente i gr ana ti er i, il "S an Marco" e la Mili zia ,

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attendevano in Germania una decisione per il loro inquadramento e dovevano essere utilizzati. Eravamo ancora troppo deboli militarmente rispetto ai tedeschi.

Il colloquio con Graziani si risolse in una discussione, anzi in uno scontro assa i v ivace, ma alla fine il maresciallo s i convinse .

In base all ' ininterrotto afflusso dei volontari all a Decima, venne deciso di costituire una seconda divisione che avrebbe preso il nome di " San Marco". Sarebbe stata formata sempre da volontari che m'impegnai a inquadrare nel piu breve tempo possibile per inviarli, poi, in Germania per il loro definitivo addestramento. Questa prospettiva provocò forti reazioni da parte di Graziani e del ge n era le della Milizia Filipp o Diamanti.

Replicai sostenendo che per realizzare al piu presto il progetto e ottenere un organico che desse garanzie di impiego bellico, era indispensabile che gli uomini, data la nostra situaz ione, scarsità di armi e di mezzi , si addestrassero in Germania.

« È owio - precisai - che tutto ciò dovrà awenire in funzione assolutamente autonoma e che, non appena pronta, la divisione rientrerà in Italia per essere destinata ai vari fronti. »

Mi rendevo perfettamente conto del sacrificio morale e ideologico che questa decisione comportava, ma purtroppo non vedevo altre soluzioni.

Allo scopo di organizzare il pill rapidamente possibile l'Esercito repubblicano, il governo aveva richiamato nel novembre 1943 le classi 1923-24-25. Il Comandante Borghese aveva giud icato e giudicava del tutto negative le chiamate alle armi.

Ero tenacemente contrario alle promulgazioni di bandi e ai richiami di leva. Nel corso d'una riunione a l ministero della Difesa, presente il capo del governo, spesi tutte le mie energie per convincere Graziani a desistere da tali iniziative. Fec i presente che l'arruolamento obb ligatorio avrebbe avuto un esito del tutto controproducente. Gli italiani temevano che , rispondendo ai bandi , sarebbero stati costretti a passare con armi e bagagli ai tedeschi e, quindi , obbligati a far parte delle loro Forze Armate . La Decima , che con i suoi vo lontar i, costituiva il settanta per cento circa delle unità militari della Repubblica Sociale Italiana, non aveva emesso alcun bando: il risultato doveva essere convincente.

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Purtroppo la mia perorazione non ebbe alcun effetto. Il ris ultato fu che, pochi g iorni d opo la promul gazione del primo bando Graziani , le file partigiane si arricchirono di nu ovi element i: pur di non presentarsi alle armi aveva n o scelto la via della montagna. Alcuni di ess i, invece, opta r ono per la D ecim a e si comportarono d a perfetti so ld ati.

Si d ette il caso, infatti, che, spinti da dubbi ideologici, alcuni g iovani dise r tassero le fila partigiane per arruo larsi volontari nella xa. Assimilan done ben presto gli idea li e lo spirito di corpo, s i comportarono poi da buoni soldati e marinai come tutti gli altri dec umani .'

« Eppu r e - ci ricorda Alessandro Cova 6 - strano ma documentabile, il bando del 9 novembre 1943 s i rivelò un successo [ ... ] Alla carto lina precetto risposero in 87.000 ch iamati alle armi. L'Emilia brillava co l 98 per cento dei presenti all'appello. Erano le classi 1924 e 1925 (dic iottenni e diciannovenni). Con g li ufficiali il successo assun se proporzioni straripanti: 300 generali e 40.000 ufficiali di g rado inferio r e, quanto occorreva per 100 divis ioni. Im possibile siste m arli tutti , impossib il e paga rl i. E la t ruppa, i marinai e i so ldati se mplici ? Anch'essi ri sposero in numero imponente, anc h e se preferivan o (e in g ran parre lo avevano g ià fatto di loro iniziativa se nza bandi di so rta ) arruolarsi vo lontari nei corpi scelti e, so prattutto, nella X ' Mas. »

Il settore assistenzia le richiese un partico lare impeg no da parte di Borghese il quale, sollecitato dal numero sempre crescente di r ich ies t e di not izie, aiuti e sussidi, che gli perven ivano d alle famig li e di appartenenti a ll a Marina travolte dall'armistizio ch e aveva divi so l ' Italia in due , istitui un appos ito ufficio e ne affidò l'incarico alla signora Luigia Maresca Bardelli, mogli e di Um b erto Bardelli. L'iniziativa si era resa indispensab ile perché la C r oce Rossa Italiana , in seguito al mutare degli eventi, aveva praticamente cessato di funzionare, come poco e le n tamente funzionavano gli e nti sta tali interessati.

Agli uffici assistenza Decima , che aprirono le loro sed i principali a Genova, Torino , M il ano e Venezia sotto la di r ezio-

' DaUa deposizione deU ' cx renenre di vasceUo Mario Scop ìni ch , informatore del governo Badoglio: « Borghese sapeva che molti partig iani s i erano arruolati nella X • Mas dopo il rastrellamento operato da i tedeschi sul Monte Grappa, ed egli non fece nulJa contro di loro ».

6 A. CovA, Graziani, Roma, Newton Compton Ed., 1987, p. 230.

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ne di vo lo ntari e non re tribuite e con la coll ab o raz io n e del SAF , ve nn e ro asseg nati i se guenti co mpiti :

1 Ass ist en za agli appartenenti all a Ma rin a (e relati ve famigli e) prese nti all e armi.

2. Ass iste n za ag li appartenenti all a Ma rina (e relative famigli e) prigio ni e ri o internati.

3. Ass istenza ai militari (e relati ve fami gli e) d ege nti negli os p e daJi o in lice n za di convales cen za.

4 . Ass ist e nza alle famiglie di caduti o di s per si.

Tutti furon o aiutati senza alcuna di sc rimin azio n e, n e i limiti d el poss ibile. Anche i familiari degli app art enenti alla Marina ch e si e ra no schie rati con Bado glio , riceve tt e ro, quand o fu necess ari o, aiuti e solidarietà. 7

Gli uffici assisten z a Decima poterono fronte ggiare qu e ste n e cessità grazi e alle numerose offerte di singoli cittadini spesso anonimi , al contributo trattenuto m e nsilm ent e sullo s tip e ndio degli appart e n enti alla n o stra unità (lire 50 p e r la truppa , lire 400 per g li uffici ali ) e s u gli stanziamenti che in va ri e riprese furono de stinati a qu es to s copo dal sottosegretariato d e lla M a rin a (retto dall 'a mmir aglio Spar za ni ).

La situ az io n e dei militari dell a nos tra Marina , fa t t i pri gioni e ri nel sette mbre-ottobre 1943 e depo rtati in Ge rmania , e ra p arti co larm e nt e preoccupante . Man cavano d ' indum e nti adatti , pa t ivan o la fame , non rice vevano no t iz ie d a casa . Malgrado qu alch e spedi zion e più che altro a sco po di prop aga nd a politic a o rganiz za ta d al governo repubblicano , o d al cl e ro , gli it aliani tratt enuti in G ermania mancavano di tutt o . Ne ss uno aveva mai p ort a to loro una parola di conforto e di solidari et à. Dopo lun ghi co lloqui con Wolff e con Rahn , Borghese ottenn e il p e rm esso di inviare nei campi di con cent rame nto t ed eschi una miss ion e guidata da s ua moglie Daria.

In br eve t empo fu approntato un cami o n ch e vo lontarie d ell ' uffi cio a ss isten za riempiro n o di 50 0 pa cchi co nt e ne nti vestiario e gen eri di co nforto. La mi ss io n e toccò b e n 32 ca mpi di co nce ntram e nto , disrribu f pacchi ai militari int e rn ati , ra cco lse la loro co rris pondenza pe r le fami gli e, po rtò esp ressio ni

7 il cap ita no di vascello Ern esto Forza, co ma nd ant e della X• da l 194 1 al 1943, cos i d ichi arò al p rocesso contro Borghese:« D opo 1'8 settem b re il Bo rghese aiut ò la mj a fam igli a che e ra rimas ta iso lata a Rom a, de vo lve n do le la so mma di lire 20.000 prel evata d a u n fo nd o di be nefice nza o rgani zza to da l Borgh ese per aiutare le fam ig li e d eg li u ffi cia li che si e rano dire tti al Su d ».

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di fraternità a quanti, lontani dalla loro terra, scontavano una colpa non commessa.

Nonostante le enormi difficoltà burocratiche e climatiche che la missione incontrò , fu solo la xa a portare conforto, assistenza e parole d'amore e di pace tra gli internati. -

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Xl. LA GUERRA CMLE

Alla staz ione ferroviaria di Va lmozzo la , piccolo centro della provincia di Parma , il 12 marzo 1944 un gruppo di partigiani fermava un treno in transito facendo scendere tutti coloro che indossavano una divisa militare. Tra qu es ti , due ufficiali de l "Lupo" (i l battag l ione che s i era costitu ito il 10 gennaio al comando del capitano di corvetta Corrado De Mart in o). I due ufficiali, Carl otti e Pieropan , erano in breve licenza. Messi al muro co n altri otto militari (tra c ui due carabinieri ) furo no uccis i a co lpi di mitra. La loro colpa? Ind ossava no l'uniforme de ll 'Ese rcito italiano d e ll a RSI.

L ' epil ogo di questo tragico epi sod io costitui uno dei capi d'imputazione al processo inte ntato contro di me dopo la fine del conflitto.

Il colo nn e llo Lui gi Cara llo, comandante del reggimento del qua le facevano part e i due guardiam ar ina uccis i, dopo l'ecc idi o ebb e pronta r eazione : ricercò i responsab ili e li catt urò. Su otto , se tte , rei confessi , il 17 marzo furono pa ssati per le armi. C he cosa si può dire a un comandante di reparto ch e viene a conoscenza del fatto ch e alcuni suoi uomin i so no stati massacra ti , non durante il comba ttim ento ma in una vile imboscata ? Si era in guerra e Cara llo segui le spietate legg i di guerra.

Venni messo al corrente dei fatt i a fucilazione avvenuta. Richiama i il Cara ll o p e r ch é, pur ritenendo leg ittimo il suo comportamento secondo il co di ce di guerra , eg li aveva commesso un a grave sco rrettezza firmando « Pr incip e Valerio Borghese » un manifesto che venne affisso nella zona. Ho se mpre apposto il mio nome dopo il titolo de l quale mi onoro, quell o di « Comandante ». 1

1 Deposizion e Bo rghese, ud ienza dell'8 nove mbre 19 4 8. Il tribu nal e vo leva appu rare se esis tessero documenti comprova mi la vo lontà del Comandant e di co mbattere e infi e rire contro g li uomini d e lla Res istenza, e ciò a co nfo rto dell 'accusa c he lo imputava di c rim in i di g uer ra .

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Riportiamo dalla d eposizione del cap it a no dei carabinieri Giuseppe P olosa 2 quanto egli testimoniò s ulla tragica vice nda di Valmozzola: « Il mio compito era quello di vivisezionare l'animo del Borghese per scruta re il suo in timo perché intorno _ alla s ua personalità giocavano dei fattori in contrasto fra lorQ pur apparendo egli , ai miei occhi, un combattente purissimo e · un italiano [ ... ] Pres i contatto co n Turchi , prefett o di La Spezia[ . .. ] per esamin ar e l'epi sod io di Valmo zzo la e, in quella circ ostanza, il Turchi ebbe a dirmi che l'azione non era stata ordinata da Borghese e ch e il manifesto, diffuso dalla X" M as dopo il fatto , po rtav a abusivamente la firma del Borghese [ ) Fu il co lonn ello Ba rba to a redigere il manifesto di sua iniziat iva se nza ch e lo sapessero né il Carallo né il Borghese [ ... ] Il Barbato dalla X " Mas passò alle Brigate Nere e poi si un i ai partigia ni . Quest'uomo , che si faceva ch iama r e Barbato mentre il suo nom e , ch 'è diverso, io ignoro, è il classico tipo della spia e del delatore».

Tuttavia, le conseguenze dei fatti di Valmo zzola costituirono un ulteriore pretesto di rinnovata ostilità contro il Coma ndant e. Egli scrisse n ella sua agenda:

18 marzo 1944. Turchi torna da Maderno:' tutti i minist ri sono contro la D ec ima m eno Buffarini ' che ha proposto a Mussolini di ricevermi ma quello rifiuta dic en do: « Borghese non è in lin ea» . Mezzasoma ' ordina all'EIAR • di non trasmettere nulla che rig uardi la Decima.

In tribunale, nell a stessa udienza dell '8 novem bre 1948 , il Co mandante precisò:

« D e tti a l colonnello Carallo pre cise istruzioni: 1°: evitare ad ogni costo ogni contrasto; 2 °: igno rare i problemi di politica locale; 3 °: d ed icare ogni ene r gia all'addes tramento del personale

2 Dopo l' ep isodio Bedesch i, il capitano Polosa ve nn e distaccato da Graz ian i presso il comando X ' col compito di sorvegliarci e riferire annota il Comandante Borghese l rapporti che andaro no crean dos i tra noi po rt arono l'ufficiale ad aderire all'operato della X•, pur r ispettando i doveri imposti da! suo incar ico. Dopo la liberazione aveva continuato la sua att ività di uffic iale dei Carabinieri autorizz ato dai nuovi esponenti militari.

1 Sede del quartier gen erale del maresci allo Graziani

• Buffarini Guidi, ministro dell' Int erno.

s Fernando Mezzasoma, mini stro del la Cultura Popolare .

6 E I AR, Ente Italiano Audizion i Rad iofoniche, la Radio Naz ionale.

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per r e nd e rlo idoneo a raggiungere il fronte ; 4°: far conoscere tali direttive in tutto il territorio. Vennero affissi in tutt e le lo calità manifes ti che r ecava no le seguenti parole: "No n preoccupatevi se sono a rri va ti in questa zona reparti forti di 10.000 uomini . L as ciatec i sta re e non vi toccheremo perché il nostro compito non è di combattere contro di voi ma di addestrarci alla guerra contro gli anglo- a m e ricani " ». Nessuno della Decima , quindi, mol es tò i partigiani n é i p artig iani molestarono noi. Que sta specie di accordo si pot é mant ene re fino a quando altri dolorosi e pi sod i non vennero a turbare l'a rmonia delle cose.

Si poté seg uire questa saggia politica per circa tre mesi malgrado le pressioni delle autorità germanich e locali. Tanto che un giorno si pre se ntò un capitano tedesco della Platzkommandantur di Aosta per inform a rmi , nientedimeno , di dov e r effe ttuare un mandato di arresto contro Carallo « per sabotaggio alla guerra». Inutile agg iunge re che il bravo e ingenuo capitano tedesco ri entrò ad Aosta se nza il Carallo, e ch e, in una visita che s ucc ess iva mente fe ci al colonnello che comandava la Pl.komm. di Aosta , gli specificai c hiara me nte c h e il Carallo dipende va es clu siva me nte dal comando d e ll a X' ; che operazioni antipartigiane no n ne faceva p erch é la truppa era dislocata nella zona non con funzioni di poli zia ma in addestramento per il fronte e che vis ite come quelle del capitano erano da evitarsi , per la dignit à della Wehrmacht, perché ridicole.

Qu es ta situazione di difficile equilibrio resse fino all'8 luglio 1944 , giorno nel quale il comandante del "Barbarigo", Bardelli, reduce dal front e di Nettuno, cadeva in un vile agguato e dopo strenua lott a veniva barbaramente ucciso con nove dei suoi u01nini. Furono ritrovati i loro corpi spogliati de gli indumenti e dei valori p ersonali , strappati gli anelli dalle dita e i d e nti d 'oro dalle bocche pi e ne di terra e di erba in segno di sfre g io. Questo e pi so di o di feroc ia balcanica , ingiustificabile delitto , fu compiuto da un «pa triota » noto criminale e delinquente comune chiamato Piero Piero. '

Ed ecco come si svolsero i fatti. Il maggiore Bardelli, a bordo d 'un a vettu ra seguita da un camio n co n alc uni suoi uomini , si dirigeva ve rso Oze gna per esige nze di setv izio.

7 Si trattava di Pietro Urati, capo incontrastato della sua banda partigia na. no

Giunto su lla piaz za del piccolo centro, vide due uomini col fazzoletto rosso al co llo. lntui che si trattasse di partigiani e chiese di parlare col loro capo. Il colloquio apparentemente si svo lse in modo normale. Bardelli parlò degli orrori della guerra. fratricida e degli scopi per i quali la Decima si batteva. Il capoparti g iano e i suoi uomini finsero di prestargli ascolto pèr prendere tempo. In fatti, in breve , la piazza fu accerchiata e fucili mitragliatori apparvero agli sbocchi delle strade. Troppo tardi Bardelli si rese conto della trappola. Cadde per primo al grido: « Barbarigo non si arrende! Fuoco! » e fu seguito da no ve dei suoi uomini. 11 I superst iti , che avevano esaur ito le munizioni, furono fatti prigionieri e vissero per otto giorni in mano ai partigiani di Piero.

Tra i 29 prigionieri vi fu anche il marò Mario Tedeschi che, in uno scritto allo stess o Piero , ci informa su quali uomini contasse la Resisten za: « 1) un a grandissima parte è formata per lo pili di renitenti alla leva che sta sui monti per paura di combattere; costoro, logicam ente, non vanno in azione ma sbrigano i servizi; 2) una parte rilevante di individui che non possono scendere in pianura avendo commesso reati comuni nel periodo dal 25 lu glio a oggi; 3) una parte minima di individui [... ] formano il nucleo combattente [... ] La proporzione tra i co mbatt enti e gli imboscati è dell'uno al IO. -A questo aggiungi che tutta la massa va avanti per forza d'inerzia, senza che sia possibile app licarl e una ben ché minima forma di disciplina ». 9

L'episodio di Ozegna fu morivo determinante perché la X' , la cui pazienza aveva tollerato numerose altre azioni criminali isolate , decidesse di intervenire per rintracciare i colpevoli e dar loro l'ese mplare punizione che si erano meritata per l'ig nobile massacro. Ed ecco in dettaglio qualche particolare dei fatti e della situaz ione , cosi come il Coma ndant e la riferi in tribunale nella sua deposizione nell'udienza del 4 dicembre 1948.

Il colo nnello Cara llo , nella sua azione per rintracciare il Piero, risalendo le vallate del Canavese, si era scontrato co n altre forma-

• I ca duti nell' imboscata partigiana di Ozegna furo no: capitano di corvetta Umbe rto Bardelli , primo comandante del "Ba rbarigon, tenente di vascello Angelo Piccolo, tenente di fregata (sic) Salvatore Pecocci, marò allievo ufficiale Pietro Grosso, capo di 3' classe Francesco Credentino, 2° capo Ottav io Gianoli e i marò Franco Dc Bernardini , P iero Fiasc hi , Pietro Rapetti e Fulvio Bianchetti . Tra i 29 prigioni e ri caduti in mano ai partigiani di « Piero» vi fu anche il marò Mario Tedesch i che diverrà poi un iUu stre scr ittore e giornalista.

9 La « lettera a Piero» di M . Tedeschi era contenuta nella commemorazione di Umberto Bardelli tenuta alla radio da Borghes e il 19 luglio 1944 ; e successivamente stampata in un volantino di quattro pagine.

III

zioni partigiane che ovviamente opponevano resistenza . Per evitare che la nostra azione s i allargas se, in occasione di un'ispezione che feci nella zona, pensai di riunire i vari capi partigiani e spiegare loro le nostre motivazioni. E cosi avvenne. A Locana, presso il comando di Cara ll o, ci furono due incontri. Le riunioni erano molto serene. Seduti intorno a un tavolo, presiedevo e offrivo il caffè . Espressi i motivi per i quali stavamo ricercando il Piero e trovai i capi partigiani, tutti, del nostro awiso, e cioè che egli dovesse essere considerato e trattato come un malfattore e non come un soldato. Ma si dichiararono incapaci di consegnarcelo. Nel corso dei colloqui si parlò anc h e di altri argomenti e si venne a un acco rdo circa lo scambio di prigionieri.

Nel memoriale che scrisse nel carcere di Procida, il Comandante aggiunge:

Purtroppo la voce di buonsenso e di concordia non venne racco lta. Avevamo già subito atti t error istici, attacchi e attentati partigiani . Una bomba, co ll ocata in un tram di La Spezia, uccideva alcuni marinai della Decima che rientrava no dalla libera uscita, e ne mutilava altri. Due ufficiali che si recavano a passare la domenica a casa loto a Parma, furono barbaramente trucidati alla stazione di Valmozzo la . Poi vi fu il prodito rio massacro di Ozegna. I buoni propositi della X ' Mas dovevano urtare contro una realtà insopprimibile: il Paese si trovava praticamente in stato di guerra civile; e in tale situazione non è possibi le non essere tocca ti dal fuoco che si incrocia dalle due parti, e ignorarlo. Co l passare del temp o peggiorava la situaz ion e e, con mio grandissimo rammarico, vedevo ritardata e intralciata la nostra preparazione bellica.

L ' eccidio di Ozegna, assolutamente ingiustificato, ripeto, ci fece comprendere che la salvezza degli uomini della Decima era affidata a noi stess i.

L'S agosto I 944 convoca i a Ivrea gli ufficiali di tutti i battaglion i. Fu una grossa assemblea. E agli ufficiali, o ltr e 300, t enn i un breve discorso. Dissi che la situazione ci obbligava a difenderci contro gli attacc hi dei partigiani ; non potevamo garantire la sicure zza delle nostre caserme sorvegliandone so lo le mura. Dovevamo essere certi che per dieci chil ometr i attorno non vi fosse il nemico. Ma per avere questa certezza dovevamo controllare la zona circostante. Di ss i infine che se qualche ufficiale non riteneva

II2

di poter partecipare a queste azioni di difesa era libero di tornare a casa. Su trecento ufficiali presenti solo quindici mi chiesero di essere co ng edati. Tra essi alcuni erano i migliori, ma li lasc iai ugualmente liberi.

L'essere stati costretti alla guerra civile ci addolora oggi, com~ ci dispiacque e ci addolorò aliora , ma ch i combatteva contro l'Italia e contro l'Europa era nostro nemico.

Gli attent a ti e g li atti terroristici contro gli uomini d e ll a Decima continuarono. Non passava gio rn o c he non ci perveniss e noti zia di qualche caduto , e non passava giorno che la Decima non foss e calunniosam e nte accusata di fatti nefandi. Tutto ciò era opera della propaganda stra niera e, purtroppo, anche di quella italiana.

Sempre piu convinto che la situazione richiedesse una piu stre tt a colla bora zione fra tutti, che la guerra civile non fac esse altro che il gioco degli occupanti , anglo-americani o tede sc hi che fossero, mi adoperai, o g ni volta che se ne pres e ntò l'occasione , per raggiungere una po ss ibile intesa con g li uomini che combattevano dall'altra part e della barricata. Quando mi furono richiesti , non rifiutai mai incontri con i capi partigiani. Ricevetti i capi delle bande con le quali erano in corso scontri in Piemonte per ragg iun gere un reciproco e possibilmente incruento « modu s vivendi ». Co mpilai un manifesto che feci affiggere in tutti i paesi , i borghi , i villaggi della valle di Locana , Lanzo e Costa , in cui assicuravo che ogni partigiano che avesse depo sto le armi non sarebbe stato n é giu sti ziato né fatto prigio niero né inviato in Germania, ma sarebbe potuto torn are a casa, oppure, su sua richiesta, essere arruolato nei battaglioni volontari di lavoratori del ge nio militare italiano. Questo bando venne immediatament e ritirato dalle autorità go vernative e mi procurò serie noi e con Mus so lini che citò il fatto nel corso d ' un a riunione del consi glio d e i ministri come pro va del mio « eccessivo sp irito di inizia tiva e di autonomia ». 10

10 Da una letr.e ra <( riservata persona le urgente » di Grazian i {ministro d e lla Difesa Nazionale) all'ammira g lio Sparzani (sottosegretario alla Marina) in data 12 o tto bre 1944-XXII : « Il Co mmissario per il Pi e monte, do ttor Zerbino, ha rim esso al Du ce copia di una o rdinan za co n cui il Comandante Borghese promette a tutti g li cx ribell i l'impunità. Gli acce rtam e nti fatti [ ] hanno portato alle seguenti conclusioni: I ) l'ordi nanza è stata fatta all' in sa puta del gene ral e Wo lff; 2) non co rrisponde assolutamente alle id ee e alJ c inte nzio ni de ll o stesso genera le; 3} solo le au torità german iche posso no "tra ttare prob le mi di tal e im po rtanza ed e ntità " Come mai il

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Nell'alto Comasco avevamo trovato un'amichevole via d'intesa con la banda del capitano Ricci sui seguenti punti: 1) rispetto e non attacco reciproco; 2) la banda avrebbe mantenuto l'ordine pubblico nella zona evitando fatti di sangue, furti e saccheggi da parte di chiunque; 3) la Decima avrebbe fornito in ca mbio viveri e medic inali.

Ma raramente questi accordi avevano lunga durata e totale effettuazione sia per la carente autorità dei capi sia per la scarsa disciplina d e i loro gregari. Ad esempio, il capitano Ricci , vero e leale combattente, fu passato per le armi da un'altra banda , pochi giorni dopo aver stipulato gli accordi con la Decima.

Negli anni '50, quando la campagna d eni grator ia contro la X\ il s uo Comandante e i suoi uomini , si fece pili intensa e accanita, fu pubblicata dai giornali, diffusa in t e lev isione e propagandata nelle sale cinematografiche la fotografia di un partigiano impiccato al cui collo era appeso un cartello con la scr itta : « Aveva tentato con le armi di colpire la Decima». Ci corre l' obbligo di precisare , sulla base di testimonianze dirette , i particolari di quell'episodio. Un batta gl io ne stava recan dosi a un campo di tiro nei pressi di Ivrea , quando da un colle sovrastante veniva lanciata una bomba a mano ch e colpiva la testa della formazione, uccidendo alcuni uomini e ferendone altri. L'autore dell'attentato, tale F errucc io Nazionale, venne immediatamente inseguito e catturato dai superstiti, i quali, esaspera ti per la morte dei compagni e per i feriti, lo impiccarono con al collo quel cartello.

Il Comandante Borghese , messo a conoscenza del fatto, prese seve rissimi prowedimenti disciplinari nei confronti di chi aveva c~~piuto quella immediata rappresaglia. Gli ordini erano tassat1v1:

Non un partigiano doveva essere passato per le armi senza regolare condanna da parte degli appositi tribunali: i colpevoli, dopo la cattura, dovevano essere consegnati alle normali autorità di PS per il regolare prosieguo delle pratiche g iudi zia rie. Mai, e in nessun caso , il comando della Decima ha ordinato che i reparti si facessero giustizia da sé , anche se talvolta questo era difficile da

Comandante Borghese w non ha sent ito il d overe di richiede re espl icita auto rizzazione aUe superiori autorità italiane su una questione di cosf grande rili evo che solo poteva essere decisa dal capo dello Stato, trattandosi di eccezionale deroga a precise norme di legge?"» (Arch ivio storico della Marina).

ottenersi per le sceller ate az ioni con cui i reparti stess i venivano provati animandone gli uomini di sdegno e facen do loro mord e re il freno.

In realt à gli uomini della X' - diffamati per decenn f- e descritti come « assassini e saccheggiatori » - si comportarono sempre con onore e di scip lina sa lvo rarissim i casi in cui, acceca ti dal do lore e dalla rabbia, reagirono per istinto.

A questo proposito abbiamo una testimonianza autorevole , quella di Piero Pi sem i, che nella sua deposiz ione giurata al processo Borghese di chiarò: « Quando nel novembre 1943 assu nsi la ca ri ca di ministro della G iu sti zia presso il governo del Nord , io d et ti ordine a tutti i procuratori genera li di denunzi are tutti i reat i senza alcuna d is tinzione. Affermo che in tutto il periodo in cu i ressi il mini stero dell a Giust izia (dal 6 novembre 1943 al 26 aprile 1945 ) non mi pervenne mai alcuna de nun cia per reati commessi d alla x~Mas ».

Persona lm ente dep loro vivis simam e nt e il facto ch e tante vite umaiie (e generalm ent e, come succ e d e, le migliori) siano state p er dute in un a sterile lotta fratricida , cos i lonta na da gli scop i d e lla Decima , quando in ve ce la si t uazione generale del Pae se avreb be richiesto una piu ch e mai stre tt a cooperaz ion e di tutti gli it aliani per la t u tela degli interes si n aziona li co ntro tutti gli invasori , b en realizza ndo come , tu tto sommato , questa lo tt a interna non facesse alcro che il g io co d eg li occupanti (tedeschi e an glo-americani) tutti ugualmente interessati ad averci divis i e a far pa ga r e col nostro sangue la rea li zzaz ione dei loro piani.

Le poche vo lt e, poc h e in rapporto all e provocazioni , in cui i reparti della De cim a vennero impi ega ti contro le bande p a rtigiane, fu so lo per legittima difesa. M e n e assunsi e me ne assumo ogg i tutt e le res p o n sa bilit à. No n è co n cep ibil e che un capo assista indifferente all o st e rmini o d ei suoi uo mini e che, vist i va ni altri tentativi, n on ricorra a s i s temi energici.

È tempo di dire come stessero realm e nt e le cose. I parti giani erano allora , per la RSI , dei fuoril egge e ben lo sapevano. Ne aveva no assunto , di co n seg uenza , responsab ilità e rischi , compr eso quello di essere passat i per le armi. C h e se ne lamentassero allora è compren sibile, ma ch e si cons iderino ancora oggi d elle v ittime , d o p o ch e una legge retro attiva li h a riconosciu ti combatte nti a tutti gli effetti , mi sembra quanto m eno an acro nistico . n5

Dovrebbero sapere che eravamo in guerra e in guerra si spara a palle non a salve.

Oltre 500 furono gli uomini della X ' caduti sotto il piombo partigiano , colpevoli di vestire il gr igiove rd e e di combattere per la difesa d ' Italia. Questo è guanto la propaganda di guerra straniera e purtroppo quella italiana erano riuscite a ottenere. Del resto , già dall 'a utunno del 1943 , alcuni nostri agenti dislocati al Sud ci avevano fatto pervenire copie di giornali, pubblicati dal governo badogliano, che contenevano ch iar i incitamenti alla guerra civi le. Scriveva, ad esempio, l'organo del Partito Socialista, « Avanti! », del 10 ottobre: « Segnate nome, cognome e indirizzo di chi ha riesumato il distintivo fascista [ ... ] Prendete nota del conoscente c h e ha conservato la tessera fascista, del vicino che ascolta "G iov in ezza" alla radio [ ... ] di chiunque manifesti la propria tendenza fascista o filofascista. L'ora d e ll a punizione si avvicina. Questa volta i colpevoli non potranno sfugg ire» .

E che dire di Radio Bari che ogni giorno incitava gli italiani alla guerra fratricida?

Inoltre , tra le opposte barricate si frapposero bande di delinquenti comuni i guaii , specu lando sulla situazione e riparandos i dietro questa o qu e ll 'e tichetta politica , si davano alla rapina , al saccheggio e all'omicidio indiscriminato.

Erano i crudeli risvolti della gu erra civile ina sp rita da una parte dagli anglo-americani con continui bombardamenti anche sulle abitazioni civili e, dall'altra, alle spall e, dai partigiani sostenuti e armati dal nemico e, soprattutto, dai comunisti che volevano asservire l'Italia a l verbo di Stalin.

Ugo La Malfa (u no dei fondatori del Partito d'Azione), durante una riunione di esponenti antifascisti, « propose, e la proposta fu accettata con una risicata maggioranza , di rivolgere agli Alleati il consiglio urgente di sbloccare la situazione [ ... ] con intensi bombardamenti swle principali città italiane [ ... ] Questi ebbero come deliberato obie ttivo i centri cittadini. Furono cioè chiaramente bombardam e nti politic i [ ... ] Il numero d e i morti , mai acclarato completamente , solta nto a Milano s up e rò i 10.000 ». 11

« La storia, infatti , non fu scritta dai protagonisti anonimi di queste disperate vicende : la scrissero gli altri, quelli che

11 F. BANDINI, op. cit., pp. 250, 251 e 253.

n6

ebbero la ventura di preservarsi per poterla scrivere, e la scrissero a modo loro, cioè in maniera da non sfigurare. » 12

La Resistenza, dopo oltre mezzo secolo in cui le massime autorità dello Stato (e la propaganda politica 1 e i mass-mediaJ hanno sostenuto il dogma secondo cui « La Repubblica Italiana è fondata sui valori della Resistenza», soltanto ora, alla fin'e del millennio, comincia ad essere considerata finalmente un fenomeno ancora sub judice.

Paul Ginsborg 13 sostiene: « Naturalmente, la Resistenza e il posto che occupa nella storia d'Italia possono e devono essere messi in discussione».

Vittorio Feltri 14 ha scritto che la Resistenza è stata una guerra civile, non di liberazione. <~ La Resistenza non ci ha salvato neanche la faccia, figuriamoci il resto. »

Chi volle, fomentò e alimentò la guerra civile in Italia? Gli anglo-americani al.lo scopo di indebolire dall'interno lo sforzo bellico della RSI , alleata della Germania, contro cui erano in guerra? I fuorusciti antifascisti accecati dall 1 antico rancore contro il fascismo? Lo zelo dei politici italiani (specie comunisti, socialisti e del Partito d ' Azione) per acquisire benemerenze presso i vincitori al fine di esercitare il loro potere in Italia? O non piuttosto l'Union e Sovietica che mirava ad asservire l' Italia allo scopo di farne un proprio Stato satellite nel Mediterraneo?

« Fu per obbedire ai comandi di Londra, Washington e Mosca che [ ... ] si diede inizio a una lotta fratricida che forse si sarebbe potuto evitare. » 15

« Secondo gli Alleati, la Resistenza è nata per volere dei fuorusciti ed è stata alimentata da disertori, re nitenti, opportunisti , razziatori et similia. »16

<< I delitti grat uiti compiuti durante la Resistenza [ ... ] furono voluti e compiuti dai comunisti. Si pose un velo su di essi perché non si ebbe la possibilità, o il coraggio di impedirli, né di punirli né di sconfessarli. » 17

Va comunque evidenziato il fatto che fu il congresso di Bari (28 e 29 gennaio 1944) a dare il crisma ufficiale alla Resistenza. I politici che vi parteciparono erano in parte ex

12 R. ZANGRAND I, op. cit., p. 24.

n P. GtNSBORG, professore ordinario dell'Università di Firenze dove copre la cattedra di Storia dell'Europa contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia, In un suo scritto del luglio 1994.

1-1 V. FELTRI, « No , fu piuttosto la sua matrigna )>, in « Il Giornale », 28 maggio 1994.

1' C. SILVESTRI, Matteolti e Mussolini , Milano, Cavallotti, 1981 , p. 234.

1 ~ P. 0PERTI, op. cii., p . 176.

17 Don LUI GI STURZO, L'ultima crociata, La Nuova Cultura, 1956.

fuorusciti ; presenza importante il diplomatico sovietico Andrej Vysinskij , braccio dest ro di Stalin e accusatore ufficiale delle molte vitt ime cad ute nell e gra n di purghe in URSS. I piU autorevoli co n gressisti costituirono il CLN per combattere l' aborrito regime fascista. Su questa base, in marzo, g iunto direttamente dall ' URSS , Palmiro Togliat t i si dichiarò dispo sto a collaborare col re d ' Italia ed entrò con dis involtura a far parte del governo Badog lio. Da quel momento (marzo '44) iniziò la piU cruenta attività partigiana nell ' Italia centro-settentriona le: l' inizio d ella guerra civile. E il primo atto compiuto dalla Resistenza comunista fu l 'atte nt ato d i via Rasella in Roma (23 marzo) al qua le, secon d o le leggi d i guerra, i tedesc hi reagirono con l'atroce rappresaglia delle Fosse Ardeatine: il primo« colpo » ben riuscito d el P CI no n ta n to contro i tedeschi quanto contro la Resiste n za non-comunis t a. 1 ~

Nella seco nda metà del 19 43, in Alta Italia - ci ricorda Pino Romualdi 19 - « la fuga d ei soldat i in montagna [. ..] venne det e rminata soprattutto dal timore di dover combattere e, successivamente, da quell o d i esser pres i e d e portati in Germania [ ... ] Fu so lo molto più tard i (nel 1944 ), in particol a re per l 'az io ne svo lta dagli attiv isti del Partito Comunista e dagli agitatori di " Giust izia e Libertà " (del Partito d 'Az ione poi co n fluito nel P C I e nel P SI ), in st retto rapporto con i primi agenti stranier i, che nacque ro i primi re parti e le prime bande parti gi an e [ ... ) Nelle città, principalme nt e ad opera del Partito

18 A Roma, il co lonn ello Giuseppe Cordero d i Montezemolo aveva già organizzato un « Fronte Mi litare Clandestino della Resistenza ,> drasticamente in oppos izione: col« Corpo Vo lontari della L ibertà» orga ni zzato dal Partito Com unista Italiano. Il motivo d e ll'opposizione era il seg uente:« [ ] perch é polit ica me nt e dipendente da una potenza st rani era, l' Un ione Sovietica, che, propr io e ad es clu sivo vantaggio di quella, int e ndeva fomentare la guerra civil e in It alia » Improwi sa me ntc, sia Montezemolo sia il suo stato maggiore, insi eme con altr i esponenti di grupp i politici non-comun isti (oltre un centinaio di appartenenti all'Esercito , alla Mar ina , all'Aeronaut ica e all'Arma d ei Carabin ieri) - prat icame nte tutt i co loro che imp edi va no ai comunisti di aver mano libera - furono t utti arrestati da i tedesc hi . Ed è molto stra no che gli unici a non restare travolti dalla fulminea azione di poli zia d el co lo nnclJ o Kappler , siano stati proprio i componenti del Corpo Volontari della Libertà.

Il mom cmo era propi zio . Infatti il 23 marzo 1944, dato il fatto che t utti i cap i della Resis te nza no n-comunista erano in mano ai ted esch i, per « o rdin i super ior i » (o rdin i di c hi ? Del CL N no d i certo : è stato accertato. Allo ra di ch i? È ev id e nt e: di VyS insk ij e T og liatti ) i gru pp i com unisti ch e agivano a Roma (i GAP ) prepararo no segretame nt e e co ndusse ro a termine l'attentato terroristico di via Rasella che avrebbe s icuramente provocato, co me da causa ad effetto, la prevedibile (a nzi p rev ista e ben calco lata d ai com unisti) durissima rappresaglia t edesca delle Fosse Ardeati ne sugli ostaggi che aveva no in mano.

1 ~ P R OMUALD I , op. àt , p 42.

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Comunista , si organ izzarono i primi gr uppi antifascisti , i futuri GAP , 20 reclutando i loro p rimi uomini - e no n si d ica d i noquasi esclusivame nte tra la mal avita autentica dei meno controllabili rioni periferici. Non era infatti facile agli spiriti on est i e animati da reali sen timenti patriottici - che tra i parti giaqf non mancavano - eseg uire [ ... ] freddamente certi ordini [ ... ] E fu cosf che, fuggiti di fronte ai tedeschi nel momento in cui era forse possib il e impedire il lo ro raffor za mento nella penisola , gli antifascisti si fecero success iva mente vivi per innalzare la bandiera della g uerra civil e. Questa è la veri tà. U resto so no chia cchi ere e cattiva fil osofia polit ica».

In conclusione, la X' Flottiglia Mas che, quale corpo militare apolitico di volontari al combattimento, si disinteressava totalmente al probl ema partigiano , fu in ev itabilm ente coinvolta n e ll a gu erra civile che devastava il Pa ese; molte centinaia di g iovan i furono le vi ttim e del proprio ide ale di com b atte r e per una Patria lib e r a da stranieri; vittime di uno sp ir ito veramente partigiano e faz ioso che , fuorché in alc uni uomini in b uonafede , prese il sopravve nto su un o spirito di concordia nazionale , che era quello c h e animava la Decima.

10 G. PEscE, Senw tregua : la guerra dei GAP, Milano , Feltrinelli, 1948, p. 15 I.

XII. CONTRASTI CON I TEDESCHI

Tra il 16 e il 20 lu glio 1944, Mu ssolin i con Gra zia ni visitò le divisioni che s i stava n o add es trando in Germania , e cioè la "Mo nt erosa", l'" l talia", la " Litt orio" e la " San Marco ". Quella vis it a costituf indubbiamente uno dei pochi m omenti di soddisfazion e vissuti dal Duce nel drammatico peri od o dei 20 mes i che durò la RSL In quei quatt ro gio rni , a contatto dire tto con decine di m ig li aia di soldati , in m ass im a parte volontari , b e ne arm ati, addestrat i e p ieni di e nt usia s mo nei suoi confront i, egli sognò certam e nt e un rapido r itor no dell ' Italia sulla sce na politica in una reale pari tà di diritti e co ndi zio ni con le d iv isioni tedesch e.

Nel s uo Scalettane il Comandante Bo r gh ese annota:

20 luglio 1944: attentato al Fuhrer.

Ne U ' incontro im mediatamente s uccess ivo di Mu ssolini co n Hitler , q ues t i gli parlò delle « nu ove armi », a quanto pa re potentiss im e e in grado di riso lvere la g uerra in favor e d e ll a German ia e d ei s uoi alleati.

23 lu glio: lun ga visita al Duc e di ritorno dalla German ia; ott im is mo p er la fin e d ella g uerr a. Mirabilia per le n os tr e d ivis ioni. Grande fiducia n e ll e ar mi nuove.

« Sono unit à magn ifiche! » mi disse Mussolini « No n hanno nulla da in vidia r e a quelle della Wehrmacht . Piìi pronti dei tedeschi , i no str i so ld a ti hanno p iìi rapidamente di loro imparato la nuo va te c ni ca di addestramento e l' uso d elle ar mi di ultimo tipo. »

Il ri torno delle quattro divi sion i avreb b e potuto dare un tono diverso all e operazioni di g uerra e pill fiducia alla popo lazio ne. Le divisio ni era no formate , o ltre ch e da volontari inquad rati in P a tria , da milita r i g ià « inte rnati » in G e rmania . Ma di quest i, ch e pu r avevano aderito alla RSI , n on tutt i furono trasformati in soldati ; mol ti r estarono a lavorare n ei camp i e

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nelle officine nonos tant e le reiterate richieste del gove rn o r ep ubbLi cano ch e in sisteva per il loro impiego nell'Esercito.

Borghese , da parte sua si adoperò attivaplente e personalmente per « affra ncare molti la voratori>> facendoli arruo lare vo lontari nella X" Mas, unità che incuteva u n certo ri s~etto neg li a ll eati ted eschi. Molti di questi r iusc ivano cos i a torllare in Italia. Quando però aveva no passato il confine, Borghese li lasciava lib eri di scegliere.

Nel giro di tre mesi, la divisione "San Marco" , a l coma nd o di uffic iali italiani, coadiuvati in sotto rd ine da ufficiali tedeschi, e ra in perfe tt a efficienza e venne d es tina ta a presidiare lo sch ieramento antisbarco in Lig uria , al comando del ge neral e Amilcare Farina. Nel settembre 1944 , fu dislocata in Liguria da Arenzano a Capo Bert a, su un fronte di 75 km. L ' in cessante attività partig iana non intaccò il mora le e la coesione dell'unità , anche se molti furo no i caduti per mano fratricida ( 11 ufficiali, 29 sottufficiali, 167 soldati). Fra i volontari che si erano arruolati, in media un centinaio al giorno, n umerosi erano i ra gazzi da i 13 ai 16 anni che aveva no fatto la loro sce lt a co l consenso de i genito ri. L' unità resistette com p atta, com p o rt an d osi con gra nd e u mani t à nei confronti dei partigiani ca ttu rati . Ad Altare, in provincia di Savo na , il ge n e ral e Farina cr eò il Cimitero delle Croci Bianche , nel quale ve nn ero sepolt i, fia nco a fianco, so ld ati, marinai e partigiani ita lia ni insieme con combattenti tedeschi e anglo-americani.

« Mussolini sperava che le altre divisioni , una volta rientrate in I talia , sarebbero state inviate subito al fronte e adibite esclusivamente al comb attim ent o contro le armate anglo-amer icane. Non po teva ancora prevedere c he que ll e mag n i.fiche u nità sare bb ero stat e in vece a lungo nelle retrovie, a co ntatto con una popolazione sfiducia ta, e ch e sarebbero stat e in parte adibite alla lotta amip art igiana , col so lo ris ulta to di affievolirne l'entusiasmo e lo sp ir ito combatt ivo » 1

Il 18 agosto 1944 accadde a Genova un fa tto grav is simo che rese piU aspri e tes i i rapp o rti tra la Marina della RSI e quella germa n ica: la fu ci lazione degli ufficiali italiani, Carlo Un ger di Loewemberg e Si lvio Fe lln er, ri spettivamente coma ndant e e coma nd a nt e in seconda della zona marittima della costiera li gure e della piazza di Genova.

Il comandante della Marina ger manica in I ta lia , ammiraglio Meendsen- Boh lk en, e ra st ato chiamato alla testa delle forma-

1 G . P1sANÒ, Storia della guerra àvtie in Italia , 1943-1945 , Milano, FPE , 196567, p. 108.

I2I

zioni navali nel Baltico , e gli era succ eduto l' ammiraglio Lo ew isch , già addetto navale a Roma prima dell ' armist izio. Costui, prevenuto contro gli italiani, si dimo strava scettico an ch e s ull'apporto della X ' Flottiglia Mas alla causa comune . Alla caduta di Mussolini (lu gli o 1943) era stato facile profeta nel prevedere il tradimento del nuovo governo italiano e, pertanto , era considerato dai s uo i superio r i uomo int elligente e di as soluta fiducia. Cosf invec e fu definito dall'ammiraglio Sparzani: « Si trattava d ' un individuo di scarsa int elli genza , privo di tatto e di intu ito , profondam e nte irragionevol e, violento e spietato ». 2

Loewemberg si era imposto all 'ammirazione generale p e r la sua rettitudine, il suo senso del dovere, la sua umanità. Coadiuvato dal capitano di corvetta Fellner , era riuscito a conquistarsi , o ltr e la stima dei suoi uomini, anche que lla della popolazione genovese. Intran sigente nel pretendere l' assoluta disciplina dei re parti , con pari ferme zza aveva affrontato e respinto i tentativi germanici di interferen za. Avevo sempre incoraggiato Loewemberg a persistere in ta le condotta. Sovente eravamo riusciti a bloccare a rbitrii e prepotenze, int ervenendo anche a favor e di civ ili , rastrellati nelle vie del capoluogo li gure, evi tando di farli deportare.

« È opportuno spiega r e quale fo ss e in quei giorni lo s tato d'animo d e ll e for ze tedesche in Italia - scrisse in una s ua relazione l' ammiraglio Sparzani , sottQseg retario alla Marina della RSI - Ro ma era cadu t a [ ... ] e ne ll a Francia sett e ntrional e era stato infranto e superato il famoso " Vall o Atlantico " t ogliendo alla G e rmania l'illus ione di poter vivere sicura dietro le sue ma stodontiche difese. Il risveglio era stato drammatico e i comandi militari erano letteralment e os sessionati dall ' incubo d'un possibil e sbarco alleato anch e s ull e coste dell ' Italia sett e ntrionale , for se n ella stessa Liguria [ .. .] Il co mandante Loewe mberg tra s mi se a m ez zo di un motociclista alla capitan e ria di Sanremo (e , se b e n ricordo , anche ad altre capitanerie) un fonogramma ) col quale si davano di s posizioni ai vari r e parti

i S. BERTOLDI, La guerra parallela, Milano, SugarCo , 1963, p. 260. J Ecco la conclusione d e ll 'ordine del comandante Loewemberg per cui ve nn e acc usato d ' alto tradim e nt o:~[ ] Ri tiratevi con mezzi di fortuna con tutto il pe r so nale di qu es to compartim e nt o ma rittimo e del di st retto militare, e ccettuato il pe rsonal e c ivile e militarizzato. Pre nd e te co n vo i t utti i docum e nti ecce ttuato qu ell i di carattere strettamente locale r iguardanti le qu est ioni d e mani a li della Marina c he d e bbo no essere la sciati in d epos it o a i loc ali pod està I mo bi li debbo no essere con seg na ti a

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per un ordinato ripiegamento in caso d'un probabile prossimo sbar co anglo-a mer icano. L ' ordin e era milit arm e nt e in eccepibile, anzi indic ava la preveggenza di chi lo aveva impartito [ ... ] Ma i tedeschi , che ne ve nn ero in possesso, lo int e r p reta ro no _ come una prova palmare di alto tradimento. La matt ina del 1.8 agosto , a Genova [ . .. ] i comandanti L . e F. ve nn e ro in vitati a recars i urge nteme nte al comando delle SS p er co muni caz ion i. Come vi gi un sero furono immed iatam ente a rres t at i [ ... ] Ar mi in pugno i ted eschi fecero irruzion e n ell a sede del nost ro co mando Marina e, se nza dare tempo ai presenti di rendersi conto della situazione [ ... ] li circondarono, li sopraffecero brut alm e nt e e li condussero via prigioni e ri[ ... ] Tutti gli ufficiali , i sott ufficiali e i marina i catturati furono rinchiu si a bordo d'un piroscafo che era alla fonda nel porco. Un gruppo di essi, scelti non so in ba se a quale criterio, fu fatto imm ediata mente partire per Stettino, dove venne impi egat o ne i serv izi ausiliari della Mari na tedesca del Baltico. Alla fine della tremenda giornata [ ... ] i tedeschi inscenarono quella tragica farsa che fu il processo a L. e a F. Questo pro cesso ebbe inizio a tarda o ra , in attesa degli o rdini di Loewisch che si trovava a Levico [. .. ] G li o rdi ni furono di proce d e re spietatam ente. Era log ico q uindi ch e il processo si con cludesse nel mo d o pili rapido, co n una conda nn a se n za appello[ ... ] Il tribunale era formato da ufficiali tedeschi [ ... ] Fu seguita la procedura tedesca e applicato il codice tedesco. P erfino il difen so re fu un ufficiale tedesco perché si negò ai due ufficiali di scegliersi difensori ita li ani [ ... ] La con dann a, pe r alto tradimento, fu la morte mediante fucilazio ne. Alle o re una sulla notte del 19 agosto 1944 , i du e ufficiali superio ri italiani furono passati pe r le armi. » E evid e nt e il motivo per cui fu condotto in modo cosf rapido questo anomalo e segreto processo: la Marina ge rmani ca temeva una possibile reazione della xa Mas che da t empo s' era sv incolata d a essa. Oltre a ciò, la Marina tedes ca no n disponeva di forze altr ettanto numerose. « Mentre io facevo passi presso le autorità it alian e - co ntinua l' ammiraglio Spa rzani - il comandante Borgh ese con duceva parallelamente un'energica azione presso l'a mb asc iatore Rahn e il comandante d ell e SS, generale Wolff, per otte ne re riparazioni. »

Purtroppo venni a conoscenza dell 'acca duto so lt a nto il 19 mattin a m e ntr e mi tro v a vo a Ivrea per ispez ion e. Mi precipitai a persone di fiducia. Il presente ordine è confermato da Marina Genova. F.to Loewemberg ».

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Genova e, dopo esse rmi consu lt ato con l 'a mmira gli o Sparzani, nominai una commissione d ' inchie sta composta da uffi c iali sup eriori tr a i quali i co mandanti Paolo Vagliasindi e Alberto Galeazzi. S ul tragico fa tto stes i una rela zio ne che in via i imm edi a tam ente a Sparzani, a l capo del governo, al mare sciallo Graziani , all 'a mmir agli o Loew isc h , al maresciallo Kesselring, al generale Wo lff e all'ambasciatore Rahn. Da questi mi recai il g io rn o success ivo, cioè il 20 agosto. G li es posi la gravità del caso ch e avrebbe compromesso in eso rabilmente i no stri rapport i, e pretesi un suo fermo intervento presso Loewisch. Costui dov eva ten er e ben pres ent e una realtà: la città di Geno va era e d oveva re stare di stretta pertinenza della Marina italian a. E for mul a i in proposito preci se ri c hi es te che si articolavano sui seguenti punti: I ) riconoscim ento d ell'a sso luta innocenza dei due ufficiali it ali a ni ac cus ati di tradim ento; 2) riconoscimento d e ll ' illega lit à dell'azione g iudiziaria ge rm an ica; 3) obbligo di ripara zioni morali e materiali a lle famig li e delle vittim e e alla Marina itali ana; 4 ) imm ed iato rientro in Patria dei 183 marinai deportati .

Il cap ita no d i fregata Paolo Vaglia sin di , il 22 agosto in viò a S p arza ni e a Borghese un lungo e c ircosta nz iato p romemoria sull 1 accadu to provocato da precis i ordini dell'ammiraglio Loewisch e portato a termine se n za informarne la Marina italiana. Il comandante Vagliasindi es prim eva il suo sdegno per il co mportamento tedesco « che ha non solo irrimediabilmente inciso nei rapport i fra autorità militari itali ane e tedesche un so lco difficilmente cancellabile, ma ha altresi in generato nella popolazione tutta e ne lle altre Forze Armate un 'senso di sgo mento prim a e di ribellione poi~>.

Ebbi imm ed iata assicurazione ch e le nostre ri chi este sarebbero state accolte, ma le trattative duraron o mesi e fur ono assai diffi cili . Le seg uii p e rso nalment e s u del ega di Sparzani e dello st esso Mussolini. Finalmente il 2 8 febbraio 1945 , la riabilitazione dei due uffici ali « vittime di un fatal e errore g iudi zia ri o» (cosi ve nn e rip ortato dalla stampa ) awen n e con so len ni funerali ch e si svo lsero all a presenza di autorità civili e militari it al ian e e di tutta la popolazione ge no vese. Le famig li e d e lle vi ttim e ri cevettero d all'ambasciatore di Germania, Rahn , una no t evo le somma« quale risarcimento dei danni mate riali sub iti ».'

Lit. 2.5 50.552 alla famiglia Loewemberg , Lit. 2.246.590 all a fam iglia Fellner.

Feci proposta a ll 'am miraglio Sparzan i di concedere alle famiglie d e i due ca duti , per conto della Marina, so mm e eq ui va le nti a qu e ll e liquid ate d a l governo tedesco, onde poi rimettere i due assegni ai germa nici perché fossero de vo luti a ll e fa mi gli e dei caduti del loro P aese . Ciò avreb be dim ost r a to che le nos tre richieste era n o sta te dettate da motivi di di gnit à morale e nazio~ale e non da fini specu lativi. Purtroppo tale richiesta non fu appogg iata dalle auto rità governati ve. '

Potei finalmente inviare a Ste ttin o il comanda nt e Vittorio

Filiber ch e ri cond usse in Italia tutti i 183 marinai deportati e i mezzi n ava li se qu es trati. Gli edifici militari tornarono in n os tro p ossesso, la bandi era italiana tornò al suo po sto.

M algrado le riparazioni ottenute, la fu c ilazione d ei du e ufficiali su p er iori d e lla Marina italiana aveva scosso profondamente la c itt à di Genova e acuito il nostro risentimento nei co nfro nti d ei tedesc hi. Avevo richiesto da tempo un int ervento personale di Mussolini presso Hitler perché facesse desistere i cap i responsa bili dai loro attegg iam en ti . Hitl er aveva risposto di n on pote r intervenire in quanto le decisioni spetta vano ag li a lti coma ndi milit ari.

Anc h e su quelli che furono in realtà i nost ri rapporti con le autor it à germanich e so no sta te dette e scr itte mo lte in esa tt ezze. Come ho piu volt e detto , con la Marina« a ll eata» , l' ente militare con il quale la X' Flottiglia Mas era in stretto collegamento, fin d a ll 'iniz io la vit a non fu facile e la situa zion e andò via v ia deteriorandosi. Non v i fu occasione ·n ella qua le i suoi responsabili non dim ostrassero mal afede, prepotenza, slealtà: promesse non mante nut e e scars i aiuti materiali per la ri co stru zione. fo rip e tuti in co nt r i co l generale Wo lff, d enunc ia i gli acco rdi stipu lat i il 14 settembre 1943 con Bernin gh aus e g li dissi ch e la Marina german ica aveva dimo st rato e stava dimostrando scarso sp iri to di alleanza e insufficiente comprensione per le nostre inderogabili necessità. Aggiu nsi che, pertanto , gli uomini della D ecima si riten evano lib eri di segui re l'atteggiamento ch e la coscienza av reb b e loro dettato. Wo lff si dimostrò dispiaciuto d ell e mi e dichiarazioni e si offri di provvedere persona lme nt e affinch é, pe r il futuro, tanti erro ri n on avessero piu a rip ete rsi e la nostra pos izio n e di indipendenza fosse ri spettata senza riserve .

' Dalla deposizion e d i Borghese resa nell' interrogatorio nel carcere d i Proc ida, 15 luglio I946 .

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Wo lff era sincero, ma in realtà ottenemmo ben poco . D ec isi pertanto di allentare i rapporti , mantenendo soltanto quelli a cui ero strettamente obbligato dal mio incarico di so ttocapo di stato maggiore della Marina.

Anche se, n e i r e parti della Decima , ufficiali e sottufficiali tedeschi furono amm essi come allievi piloti dei mezzi d'assa lto alle dipendenze d ell a scuo la di Sesto Calende, diretta naturalmente d a ufficiali italiani , non furono mai tollerate sopraffazioni. E per i b a ttaglioni di fanteria di marina destinati al front e pre tend e mmo e ottenemmo un co mando operativo italiano. Ogni tentativo germanico di cons id erare come «asserv ito » un reparto, o un singolo uomo, fu prontamente respinto. Non fu mai tollerato che la Giustizia ted esca si occ upasse d ei n os tri militari .'

6 L'italianità di Borghese cost ituiva u n ser io ostacolo per le autorità tedesch e. Ecco quanto dichiarò Rudolf Bosselma nn , aiutant e d i band iera del capo deUa Marina germa ni ca in Italia : « La persona del Coma nd ante Borghese [ ... ] rappresentava in ogni occasio ne il punto di vista prettamente italiano : auto nom ia della Mar in a italiana che , come alleata , pretend eva u n trattamento da pari a pa ri »

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XIII. CONTATTI CON GLI ITALIANI DEL SUD

Era ormai t rascorso un anno daUa promulgazione dell'armistizio. Gli italiani, al di là e al di qua del fronte che divideva la Penisola , cont inuavano a subirne le conseguenze. Noi, giovani « decumani », eravamo comunque certi di aver fatto la scelta giusta. Nel no stro Paese avvilito, distrutto e cal pest ato, avevamo an cora il diritto di tenere la testa alta.

Scrive nel suo diario di guerra Silvana Millefiorini, ausiliaria del SAF Marina Genova: « È già passato un anno dall'armistizio badogliano. Ricordo lo smarrimento di quel tragico giorno, la vergogna , la disperazione . Ora tutto è diverso: comunque vadano le cose avrò almeno la coscienza di aver fatto il mio dovere verso la

La guerra in generale volgeva a favore di Stati Uniti e Gran Bretagna: era chiaro che la sorte dell'Italia era segnata; si trattava solta nto di una questione di tempo. Il Comandante annota:

8 set tembre 1944: Wolff ' mi conferisce, a nome del Fiihrer, la Croce di Ferro di I classe .

E ciò proprio dopo i tragici avvenimenti di Genov a e l'accent uata ostilit à t ra le du e Marine, e proprio nella ricorrenza dell ' armist iz io. Borghese invia un comunicato a tutti i suoi ufficiali e tiene a precisare che, in realtà, tale decorazione

[ . .. ] costituisce riconoscimento e attestazione dell'opera svolta dalla X ' Flottiglia Mas per la rinascita delle Forze Armate italiane a fianco dell'alleato germanico, e vuole premiare la fede, la lealtà e l'ardim ento guerresco di tutti gli uomini della Decima c h e combattono per l 'Ono re d'It alia .

1 Il genera le Karl Wolff era il p lenipotenziario delle Forze Armate ge rmanich e in Italia .

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Il front e s'e ra stabil izzato. Sotto gli or dini del feldmaresc iall o Albert Kesselring , i t edeschi si e r ano schi erati lu ngo la linea Gotica che attraversava la pe nisola da una spo nda all 'a l• tra dei due mari, da sud-est di La Spez ia a nord di Rimini. Il fronte it alo•tedesco, rifornit o solo p e r lo stretto n ecessar io e blo ccato dalla paralisi del traffi co ferroviario e dalla distruzione dei pas saggi sul Po, riusciva tuttavia a res istere con te n acia alla cresce nt e press ione n e mi ca. Dopo lo sba r co n el Sud della Francia (15 agos to 1944 ) e ra stato costituito il « Fronte occidental e» per protegge re il fianc o destro delle forze s ulla Un ea Gotica. Le divisioni "S an M ar co", " Monterosa ", "Li ttorio " e " It alia " erano state incorporate nell'armata italo-t edesca " Ligur ia" al coma ndo del mares c iall o Grazi ani, il quale però riceveva ordini da Kesselring d ato che all'alto comando germa• ni co spettavano le decisioni sull'andamento strat eg ico d ella guerra ad esclusivo lo ro vantaggio (anc he po litico e sul problematico futuro assetto territor ial e p ostbellico ). Era owio ch e t ali interess i erano in co ntra sto con que lli ita liani (spec ie per quanto riguarda va la Venezia Giul ia). In sostanza , le quattro divisioni , che tante speranze avevano s uscitato in Musso lini , furono utiliz za te so ltanto in part e e frammiste con reparti de l1 a W e hr macht. 11 grosso di esse era tenuto in retrovia co n l'in • combenza di coa diuvare le forze tedesch e di poli zia.

Soltanto la divisione "Xan aveva co nservato integralm e nt e la propria compat tezza e rela tiva autonomia e continuava a battersi su ll a linea Gotica e s ul mare con ba si sulla costa tirrenica e su qu ella adriatica, e, su ques ta , in var ie zo n e dell ' Istria . 2

La pression e b ellica d egli anglo -americani, infatti , an dava gradatamente aumentando , il dominio d e ll 'ar ia e quell o sui m a ri era nell e loro man i. Di pari pas so diminui va no l e n ostre possibilità di riorgani zzaz io n e e la capacità di resistenza ai ted esc hi . La po litica r e mi ssiva del governo di fronte alla loro pre potenza, l' impossibilità di att u are alc u ne d ell e riforme progettate e, in o ltre, i primi ferment i po lit ic i di parte ch e co minciavano ad affer m a rsi s u quelli na zio n ali, re nd evano assai difficile l a vit a nella Repubblica Sociale It aliana. I tedeschi, poi , sfruttavano, senza co mpr e nd e rn e in pi eno l' imp o rtanza, i contra sti der iv an ti, appunto, da qu e i fermenti e d al movim e nto della Resistenza ar m ata.

Awerti vo , dunque, l'ass oluta n ecess it à di sa lvagua rd are la

2 Vedi in Appe ndice l'orga ni co d ella X• Flottigl ia Mas in data l " genna io 1945 e iJ nome dei vari coma nd ami de i reparti , uffici e seiv izi d al 1943 al 1945.

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Decima da attività che non fossero di esclus ivo carattere militare. Occorreva stringere le fila mantenendone un ferreo e geloso controllo anche e soprattutto a difesa d'ingerenze di carattere politico.

Esposi queste mie decisioni agli ufficiali che mi erano pi:(i vicini , incontrando la loro incondizionata approvazione: per ovvi motivi le decisioni non potevano costituire oggetto di pubbliche dichiara zioni, ma la loro attuazione continuava a costarmi incomprensioni, gravissime accuse e conflitti con gli organi politici italiani e tedeschi.

In quello stesso mese (settem bre 1944 ), un importante dirigente della FIAT mi domandò se la Decima fosse stata in grado di organizzare un servizio armato di protezione ai macchinari e agli stabilimenti di Torino, per impedire che i tedeschi, prima di una loro prossima ritirata , compissero atti di sabotagg io. Un'attività del genere non rientrava negli specifici compiti della X" Mas, ma, considerata la capitale importanza del problema ai fini nazionali , presi il provvedimento di creare un distaccamento Decima a Torino, della forza di 150 uomini, al comando del tenente Biggio, grande invalido di guerra.

Riportiamo alcuni brani dalla testimonianza di Giancarlo Camerana; « Avendo la carica di presidente dell'Unione Industriali del Piemonte, mi dovetti seriamente preoccupare di alcuni inconvenienti e minac ce gravi che si profilavano contro l'industria. Da una parte la minaccia ge rmanica di far salta re per aria ogni singola macchina dei nostri stabilimenti in caso di ritirata [ . .. ] dall'altra parte l ' insicurez za delle vie di comunicazione che rendeva ogni giorno pili precario il rifornimento di materiali e viveri per gli operai dei nostri stabilimenti periferici: i numerosi camion che erano adibiti a questi compiti venivano spesso aggrediti e depredati da banditi [ ... ] Fu per ovviare a queste difficoltà che pensa i di rivolgermi al Comandante Borghese. Lo conoscevo da anni, come persona seria e di massima fiducia; d'altra parte nessuno meglio dei marinai della xaFlottiglia Mas, a tutti ben noti per la loro perfetta apoliticità, avrebbe potuto svolgere tali compiti mantenendosi completamente estranei alla triste guerra civile in corso tra partigiani e fascisti.

« Nel settembre 1944 ebbi col Borghese un abboccamento all'albergo Principe di Piemonte a Torino; messolo al corrente delle difficoltà che incontravo, gli chiedevo se avesse potuto provvedere [ ] Ricordo esattamente la sua risposta: "Salvare

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un'industria d 'i mportan za nazionale co me la FIATè un dovere per noi tutti. Se non sarò comandato, io non farò sparare sui tedeschi fin ché si am o alleati; ma guanto a far saltare la FIAT, st ia tranquillo che questo lo impediremo con as so luta certezza "

« Il Co mandan te Borghese mantenne la promessa. D opo p ochi giorn i si in sta llò a T orino un piccolo distacc ament o della X " Mas; i suoi uomini facevano la g uardia n ell 'i nt erno de llo stabilimento di Mirafiori [ . ..] Lo sta biliment o era so tto il controllo d ei tedeschi e il Comandante Borghese sp iegò loro che la presenza dei suo i uomini era un'es ige nza antibanditi [ ] O ltre a ciò, un altro gruppo di marinai fac ev a la sco rta ai camion che si recavano agli stabilimenti periferici. Durant e ta le p eriodo , alcuni uomini della X" caddero nel compimento del loro lavoro . 3

« Fra i marin a i e le maestranze della FIAT non awenne mai il minimo incidente, e i rapporti fu rono cordia lissimi. A conclusion e posso dire che l'opera svolta in questo particolare settore di mia conosce nza dal Borghese, fu oltremodo utile al.la causa na zi onal e, imp edendo di fatto cospicue distruzioni ai fabbricati, macchinari e autom ezzi . Tal e prestazione fu fatta per puro sp irito

Analoghe so lle citazio ni giunsero in te mpi di versi a Borghese da p arte degli emi ssa ri dell'ammiraglio D e Cou rten , i cos iddetti « Uomini del Su d ». Scrive in proposito lo stesso Co mandante:

È questo un altro punto sul quale credo si a n ecessa ria una chiarificazione poiché sull'argomento, nella campagna postbellica di denigrazione subita dal so tto sc ritt o, si è arrivati perfino ad accusarmi di dopp io g ioco. La rea ltà invece è molto se mplice, come lo è la ve rità.

A questo proposito segu iam o la testimonianza giu rata del capitano di vascello Agost in o Calos i resa nel co rso del proc es- · so cont ro Bo rghe se .~

« Come capo dell'ufficio inforrna7ioni dell a Marina d e l

J li te ne nte Giovanni Biggio (invalido di guerra) che comandava il distaccamento X• a ll a FIAT, fu attirato in un 'imboscata co n alcuni de i suoi uom ini a Somma r iva il 14 aprile 1945 Venne fucilato nel cortile della caserma Montegrappa da forze partigiane.

Udienza del 21 novembre 1948 .

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Sud, feci passare le lin ee a molte p e rso ne con incarichi militari; al Borghese, p e rò , inviai degli emissari di mia iniziativa e sen za il consenso degli anglo-americani, i quali, per questo fatto, minacciarono di rin chiud ermi in un campo di concentramento. GLi anglo-americani solevano far passare le linee ad elementi di es tr ema sinistra o comunisti , talché io mi vidi costretto a fàr figurare i mi ei uomini come militanti o simp atizzanti dei partiti di sinistra al fine di poterli inviare al Nord. Da tale situazione di fatto deriva la logica conseguenza che la lotta part igia na è stata provocata e accesa da elementi interessati al fine d i invip erire vieppill la gue rra fratricida tra ita liani e italiani. »

Oltre gli emissari inviati dal comandante C alosidellaMarina del Sud, altri si presentarono individualm ente . Nell ' alto Adria t ico , appena sbarcati da un sommergibile , furono catturati da un re parto di "NP" il professor Paride Baccarini e altri tre infor ma tor i, t utti inviati, secondo le loro dichiarazioni , dal CLN tramit e i servizi segret i anglo -americani. Vennero loro sequestrati apparecchi radio , cifra r i e ingenti so mm e di denaro in va luta italiana ed estera. Il coman da nt e degli "NP", Nino Buttazzoni, ospitò Baccarini e lo presentò al Coman dante Bo r ghese il quale lo fece proteggere dai tenta tivi t ed eschi di impadronirsene. P e r du e mesi, Baccar ini fu la sciato libero di osservare con i suo i occhi que l che faceva e voleva la D ecima. Comunque Buttazzoni, per l'osp italit à che gli aveva concesso, ven ne arresta to dai tedeschi e rilasciato dopo un pai o di giorni per il fermo intervento del Comandante. Poi d'un tratto Baccarini si eclis sò; ma avremo occasione di riparlarne. U maggiore medico della Regia Marina, Francesco Purzolu, si p res entò alla X• Mas d ichiarando d'essere stato inviato dall'ammiraglio De Courten con l 'incarico di prendere cogn izione d egli stab ilim enti milita ri e d e lle fabbriche che inter essa~ van o la Regia Marina per darne comu n icazione ra diot elegrafica allo stato maggiore del Sud a mezzo d'un codice in suo possesso, allo scopo di evitar e bombardamenti aerei e distruzioni b ellich e a tali siti in vista della ricostruzione d ella Marina italiana nel dopoguerra. Convinti della veridicità di quanto asseriva, gli venne in dicata l' u bicazione di alcuni istituti d ella Marina e delle loro sedi al No rd (Mari pe rs, CEM, I stit uto Idro grafico), concedendog li la faco lt à d i darne lib erame nte comunicazion e a chi di dovere.

Il 26 settembre 194 4 , il Comandante annota l ' incont ro col tenente di vascell o G io r gio Zanard i, anch'egli inviato da De Courten tramite Calosi: Za nardi , in una testimonianza giurata /

' Udienza del 18 dicembre 1948.

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dichiarò d'essere stato inviato « allo scopo di valutare quali fossero le possibilità della Marina repubblicana e, qualora avessi constatato in essa una certa autonomia, dovevo proporre due cose utili per l'interesse d'Italia: 1) far trovare Trieste in mani italiane al momento della liberazione [ ... ]; 2) cercare di ottenere che la Marina repubblicana svolgesse azione efficace per salvare le industrie e le stazioni idroelettriche del Piemonte, dato che i tedeschi cercavano di asportare tutto [ ... ] Borghese mi ha accolto benissimo e, con una certa meraviglia , mi sono reso conto che le cose che io gli dicevo di fare [ ... ] già le faceva [ ... ] Mi disse che tutto questo lo faceva di sua iniziativa, quindi, che io fossi andato o no da lui, le cose sarebbero continuate in questa sua linea di condotta. Sicché, quando sono ritornato al Sud, ho dovuto dire che avevo ottenuto quanto richiesto ma che non c'era alcun merito perché Borghese lo aveva già farro».

Durante i colloqui dissi a Zanardi di riferire ali' ammiraglio De Courten che, a mio parere, per evitare danni non solo alle industde ma anche a tutto il Paese, esisteva un solo mezzo realmente efficace: convincere gli anglo-americani a non sferrare offensive verso il Nord ma di tenersi fermi sulla raggiunta linea degli Appennini, cosa non impossibile a ottenersi essendo evidente che la soluzione della guerra dipendeva dalle battaglie sui due fronti della Germania e non certo da quelle del secondario fronte italiano . Purtroppo tale desiderio non doveva realizzarsi.

Il 30 dicembre 1948, lo stato maggiore della Marina, nella persona del capitano di vascello Carlo T allarigo, inviava alla II Sezione della Corte d'Assise Speciale di Roma una relazione compilata da Zanardi in occasione della missione da lui compiuta nel Nord nei mesi di settembre-ottobre 1944. Nella sua relazione , Zanardi , dopo aver ribattuto pi\J. o meno quanto aveva dichiarato nella sua testimonianza giurata al processo Borghese il I 8 dicembre 1948, aggiunse di aver proposto al Comandante della xadi esercitare il suo ascendente sui tedeschi per dissuaderli da sabotaggi in Lombardia. E precisa: « Congedandomi da lui , gli ho detto: " Non dimentichi, Comandante, che i suoi sentimenti di italianità, dei quali io sono personalmente convinto, hanno bisogno d ' una prova concreta per essere apprezzati e creduti". Al che egli mi ha risposto: " Mi mandi gli industriali". Cosa che mi sono affrettato a fare prima di lasciare Milano. Sono rimasto d'accordo (con gli industriali) che se le loro conversazioni col Comandante Bor -

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ghese avessero avuto esito positivo essi avrebbero dovuto trasmettere nei giorni 5, 10, 15, 20, 25, 30 di ogni mese alle ore 8, 12 e 16 su onda 41, e alle ore 24, su onda 80, con nominativo di chiamata "W gamma 1", una di queste tre parole: Ernesto, Giorgio, Zika, che significavano rispettivamente: Borghese J-ià accettato in pieno la nostra causa; Borghese farà quakoS'a; chiediamo l'asco lto continuato perché dobbiamo trasmette r e notiz ie importanti>>.

I gnoriamo q uali di queste parole in codice abbiano solcato l'etere da Nord a Sud, ma è noto e documentato quanto è stato fatto dalla Decima sia per la difesa dell'Istria e della Venezia Giulia, sia per l a salvaguardia degli impiant i del porto di Genova e della FIA T. Ed è anche di facile interp retazione la breve nota che appare su l già citato Scalettane:

17 o tt o b re 1944 : colloquio con Buffarini G u idi (m in istro dell 'Interno) - circo lare agli industriali per ass istenza.

Dai co ll oqui con Zanardi appresi tra l' altro una notiz ia che mi co lp i dolorosamente: la verità, fino a quel momento distor t a da i gio rn ali b adogliani, su lla morte del comandante Ca rl o Fecia d i Cossa t o, m io carissimo amico.

Lo avevo r ivisto a Parigi durante una breve li cenza prima de ll 'S sette m bre 1943, e lo avevo trovato in eccellente forma, sere n o e scanzonato come sempre. Medaglia d'Oro, comandante del sommergibil e Tazza/i, aveva fino a quel momen to affo n dato con la sua un ità ben 19 piroscafi nemici e un in croc iatore leggero, e aveva abbattuto a cannonate due aere i.

L 'S settembre, credendo alle ass i curazioni di Supermarina, aveva port ato la su a nave a Malta, convinto di non d over am mainare la band iera i taliana . Ma, nell 'agosto del 1944, conscio del tradimento perpetrato ai d an ni dell a nostra flotta, s i era ucciso con un colpo di rivolte ll a. Quanti avranno capito la nobil t à del suo gesto? 6

6 Tra gli scritt i di J.V. Borghese, troviamo questo appunto e relativo allegato: « Prima di morire, Carletto, come !o chiamavamo noi amici, aveva scritto una lettera alla madre che riporto integralmente: "Napo li, 2 1 agosto 1944- Mamma carissima, quando riceverai questa mia lettera saranno successi dei fatt i gravissimi che ti addoloreranno molto e d i cui sarò il diretro responsabile Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia , senza pensare al dolore che ci procuravo . Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovavo in segu ito alla resa ignominiosa della Marina a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re che ci ch iedeva di fare

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Il 30 settembre 1944, il Comandante Borghese si recò da l ca rdinale Schuster. Il motivo di quell'i nco ntro venne sp iegato quattro anni dopo in tribunale. 7

In un'aula del collegio arcivescovile di Porlezza (Co mo ) era stato organizzato un convalescenziario per i nostri uomini feriti o am malati . Una notte furono ap erti i cancelli del collegio ed ent rarono i partigiani c h e portarono via le armi dei 10 o 12 militi ivi ricoverati. D a una rapida inchie sta ri sultò c he tale fatto era potuto awenire p e rché sia il rettore sia il vic ere ttore del co ll egio avevano dato man forte ai partigiani. Di conseguenza essi furono entra mbi arrestati e d e nunciati al Tr ibuna le Militare di Marina a Milano. Pochi giorni dopo, il giudice istruttore di detto Tribunale, tenente colonnello Lautieri della Magistratura Militar e, venne a riferirmi che i du e sace rdoti , in sed e di interrogatorio, avevano confessato di aver agi to dietro precise is tru z ioni del cardina le Schus ter. Ligio al suo dovere di ma gis trato inquirente si trovava n ella necessità di s pi cca re mandato di cattura contro il cardinale, ma rit eneva di d ove rne informare le superiori au torità. Di fr o nt e al dilemma che mi si poneva - da una parte di non ostacolare il corso della giustizia e dall'altra di far arrestare un princip e d e.Il a C hi esa - presi l'iniziativa di parlarne al maresciallo Graziani. Eg li avocò a sé la pratica e mi ord inò d ' in for m are il cardinale che i su oi due preti erano rimes si in libertà e consig liati ad asten e rsi per il futuro da simili iniz iative. Eseguii imm ediatamente l'ordine del ministro delle FF .AA.

l'e norme sac rificio del nostro o no re militare per riman e re il baluardo de lla Me nar• ch ia a l momento d ella pace. Tu conosc i che cosa succede oggi in Ital ia e cap isci come siamo stat i ind egna mente tradit i e c i troviam o ad ave r co mm esso un gesto ignobile senza alcun risu ha co. Da questa tr iste co nstata z io ne me ne è ven uta un a profonda a marezza , un disgusto per ch i mi c ircon d a e, q uello che pili conta, u n p rofo nd o disprezzo di me stesso. Da mes i, M amma , r imu gino questi fatt i e non riesco a trovare una via d ' usc ita , uno scopo all a m ia v ira. Da mesi penso a i mie i marinai d el Ta:aoli che so no onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro. Spero, Mamma, che mi capirai e che, anc he nell'immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine in gloriosa , sapra i c:ap ir e la nobiltà dei motivi che mi hanno gu idato. Tu credi in Dio, ma se c'è un Dio, non è poss ibile ch e non apprezzi i miei sent im enti che sono sempre stat i puri . e la r ivo lta co ntro la bassezza de ll'o ra. Per questo, Mamm a, credo che ci rivedremo u n giorno Abbraccia papà e le so re lle e a te , Mamma, tutto il mio affetto p rofo nd o e immutato. l n questo momento mi sento vic ino a tutti vo i e so no si c uro che non mi co ndan nerete. - Carlo"».

7 Depos izione Borghese nell ' ud ienza d el 4 dice mb re 1948.

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XIV. IN VENEZIA GIULIA

L'ottobre del 1944 fu un mese denso di awenimenti e di decisioni. Gli eventi incalzavano. La linea Gotica non avrebbe resistito ancora a lungo alla pressione delle armate anglo-americane, mentre si aggravava la situazione in Venezia Giulia.

A me, in qualità di Comandante della X ' e responsabile della sorte e della vita di alcune migliaia di giovani, si pose questo nuovo problema: nell'inevitabile crollo del fronte e quindi della Repubblica Sociale Italiana, quale condotta doveva adottare la Decima? Quali istruzioni dare ai comandanti di reparto?

Allo scopo di discuterne , il 12 ottobre 1944, indissi a Milano un consiglio di guerra con tutti i comandanti della Decima, una quindicina di ufficiali. Feci dapprima un'esposizione della situazione militare concludendo che, ormai, non vi erano dubbi: si trattava di decidere in quale forma la X" Mas avrebbe affrontato l'uragano del crollo militare.

Segui una lunga discussione che portò alle seguenti conclusioni:

1) L'ideale della X " Flottiglia Mas , di difendere l'onore delle armi italiane, non deve spegnersi, ma, all'infuori di qualsiasi partito politico, regime od occupazione militare, deve sopravvivere quale insegnamento al popolo italiano: la Patria non si discute né si rinnega, per essa si combatte e si muore.

2) La Decima deve affrontare la sfavorevole situazione militare stringendo le fila e scagliandosi nella battaglia.

3) A questo scopo debbono essere eliminate o ridotte quelle organizzazioni della X " Mas che non hanno un'immediata utilità bellica.

4) Reparti Navali. Costituzione di due gruppi di combattimento, uno tirrenico e uno adriatico. Continuare l'attività bellica con i mezzi d'assalto e con quelli insidiosi. Disposizioni di massima: in caso di crollo del fronte, i reparti imbarcati non devono né arrendersi né distruggere le unità in porto, ma uscire in mare e

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inga ggiar e co l nemico l'ultimo combattim e nto. Que sto è l'o rdine che corrisponde allo spirito d ell a X' Flottigli a M as.

5 ) F a nt e ria di marina. Riunione di tutti i battaglion i ancora autonomi ("Sc ir é", "Cas ta g nacci ", "N P ") all a di visio n e "X"' .

6) Di visione "X'" . Consideran d o c h e la zo n a d ' Italia piu min acciata è q uell a del front e Est , perch é l'ita li an it à di Ro ma , Firen ze, Mil ano , To rin o, Venezia ecc. non sa rà mai me ssa in discu ss io ne , ma qu ella di Trieste , Po la, Fium e, Zara , ce rt ame nte si, e perché le trupp e di Tito nella loro avanzata compiranno ancora degli sce mpi contro gli italiani colpevoli d 'esse re italiani , la division e "X"', rinforzata di tutti i complem e nti po ss ibili, sa rà invi ata in Ven ez ia Gi ulia dove si terrà pronta, in caso del crollo militare e conseguente ritirata delle forze german iche, a dife nd e re quelle popola zioni e quelle terre italian e contro gli slavi di Tito.All 'a rrivo d egli a ng lo -a mericani, gli uomini d e lla D ec ima d e porranno le armi esse ndo assurdo combattere da so li contro nemici di front e e n e mici a ll e s palle.

7) Pur sa lvando il principio della lealtà ve rso il no stro all ea to , avremmo d ov uto sv incolare la no st ra azione da quella te d esca ogni qual vo lta g li intere ss i italiani (g li unici p e r i quali combattevamo) fossero stati in co ntrasto con quelli ge rm a ni c i. Al Co mand a nte d e ll a X ' M ase r a de vo luta l' azione diplomatica necessaria a qu esto fin e.

Nel corso della riun ione non fu presa alc un a decisione d 'o rdin e politico: la Decima segu iva la s ua strada alla larg a dall a po li tica, fosse essa fascista o de rivata dal C LN ormai fortemente condizionato dal Partito Comunista. La nos tra unica id eo logia era quella di mant enere fed e al no stro imp eg no di so ld ati ita liani e di comba ttere fino all a fine, senza compromessi , ced im enti o ambigui tà . Se non altro avremmo co nqui stato la stima del popolo italiano , di amici e nemici , per la nos tra dirittura e o nestà. Questo pro g ramma , e laborato dal Coma ndante Borghese e sottoscritto da noi ufficiali presenti al co nsiglio di guerra del 12 ottobre 1944 , era se n za du bbi o uto pi stico: dovevamo rende rce ne conto s ulla nostra pell e a gue rra fi nit a. Ril eggendo ogg i, a cinquant'a nni di di stanza, le nostre riso luzion i di allora , non possiamo non esse re ancora fieri di averle segui te per l'Onore d 'Italia.

Ci mett e mm o s ubito in azione anche se mo lte erano le diffi coltà che dovevamo affrontare e supera re pe r rea li zzare i nost ri piani.

Fu dat a priorità assoluta alla salvaguardia degli italiani

della Ven ez ia Giulia , regione questa , co m e quella dell 'Alto Adige , già so ttratta alla sovran it à italian a e, d i fatto , annessa al T e r zo Reich.

Del re sto erano fin troppo ch iare le mire slave s ui t e rri to ri ita liani. In fatti il governo ju goslavo le aveva g ià rese es plic ité co n una dichiarazio n e ufficiale diramata da ll 'age nzia Reuter..,il 2 1 agosto 1944.

La dichiara zione , pur non c it ando in partico lare alc un rife rimento di co n fin i geografici, « reclama tutte le regioni abitate da ele menti slav i che non fann o an cora parte d ell a Ju gos lav ia, e cioè: Gorizia , Tries t e, Pola , Fium e, Zara, le isole dell'lsrria e della costa dalmata già fac enti part e dell ' Imp ero aust ro -un ga ri co prima della guerra 19 15- 18 ». L 'age n zia londinese ricorda co m e il conte Sforza, m ini st ro se n za portafoglio del go verno Bonomi, abbia di chiara to che (a lm eno) Trieste « potrebbe resta r e italiana anche co l porto "internaz io nali zzato" ». Ma il gove rno comunista di Tito - c he h a p rese ntato tal e dichiarazion e ai gove rni britanni co, s tatunit ense e sov ietico fin dal lu gli o 1943 - non transi ge s ull ' asso luta sovra ni tà jugoslava su Tri es te.

È necessario ri sa lire all e imm ediate co nseg uenze dell'a rmistiz io pe r megli o co mpre nd e re quanto fosse difficile, co mp lessa e d elicata la si tu azio ne di q ues t i territori che erano tea tro di oppost i interess i : ita liani da una parte , e slavi e aus tr iaci dall 'altra. Nel conflitto d'ordine etnico , cu1tura1e, politi co e te rritori a le si in se r ivano prepotenti e ambi g ui interess i ge rm anic i in co lJu sione con quelli austriaci e, per motivi d i stra t egia bellica , anc h e quelli deg li a nglo -americani, all ea ti d e ll ' Union e Sovietica, a sostegno dell ' esercito comunista slavo al qual e davano man forte contro l'Italia le band e parti gian e direttam e nt e dipend enti dal Partito Comunista Italian o strettamente lega to al Partito Com uni sta Croato. Tra gici furono i gio rni ch e segu irono 1'8 sette mbre 1943, specia lm e nt e p er le regioni dell ' Italia no rd -o rientale. App r ofittando d el caos, le band e slav e di Tito (e le forze di Ant e Paveli é) 1 aveva no so praffatt o i presidi italiani (pri vi di o rdini d e i cap i milit a r i del gove rn o Badoglio) co mpi endo o rribili

1 Il 18 a p r ile 1941, A nc e P avelié proclamava lo Stato I ndipendente di Croazia e il 18 maggio ne offriva la co ro na a Vittorio Emanuele ffi , re d'Italia, che des ignava suo ni pote Ajmone di Savo ia-Aos ta . Il regno du rò q uattro an ni , cioè fino al 6 maggio 1945, qua ndo le armate aUeate e q ueUe di T ito occuparono la Croazia. AIJ' ini zio Pav elié fu osseq ui oso verso l' Ita lia , poi spos tò le sue simpat ie ve rso la German ia. Appe na proclamato l' armistizio aveva lanc iato via radio parole d i odi o cont ro gli italiani ch iamando li « op presso ri , usurpatori e traditor i atavic i » e invitò il popolo alla lotta per la liberaz io ne dal « g iogo strani ero». Dichiarò quindi gue rra all' [ talia.

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stragi di italiani solt anto perché erano itali ani. Singo li citt adini e intere famiglie d 'og ni cero e condizione, militari e civ ili , fascist i o antifascist i che fossero , donne , bambini in te nera età, rastreUati nell e c itt à e nelle ca mp agne , legati a due a due con fil o spinato, spesso i vivi ai morti , sp inti a ca lc i e a bastonate, furono gett ati nell e foibe.

Il 9 settembre i tedeschi si affr ettarono a occupare i dinto rni di Tri es te. Co ntro di essi il gen era le Giovan ni Esposito, coma ndante della difesa territori ale, ord in ò l'i mm ed iato sch ieramento d elle forze italiane , ma il suo proposito di opporsi ad og ni inva sione straniera fu vanificato daUa soprawenuta stipulazio ne di un accordo tra il ge nera le Alberto Ferrere, co mand ante del XXIII corpo d ' armata , e le autorità militari ge rm aniche , seco ndo cui la città sa rebbe sta ta ri spa rmiata dail'occupazione. Invece, nuovi reparti tede schi piom b a rono a T ri es te nello stesso pomeriggio impadronendosi dei cantie ri e del porto. Il 10 settembre, Ferrero abbandonava la città dove , al comando del presidio, rimaneva , un ico ufficial e superio r e , Esposito. Grazie a lui venne sventato, per i militari italiani , il perico lo dell ' arresto e dell'internamento in Germania. A Gor izia (e in tutta l' I st ri a) i gio rni che segu irono l' arm ist izio furo no trag ici . Le ban d e slave disarmarono i no stri so ldati e ini z iarono la stra ge d egli italiani. Il 12 se ttembre, r epa rti italiani e ge rm ani ci presero possesso d ella citt à, imp edendo ogn i ult e r io re infil t r azione slava. A Fiume , il generale Ga mb a ra imp edi l'ingresso alle forze di Tito fino al 14 set tembre, data in cu i i tedesc h i vi afflui r ono imponendo la loro autor ità militare. A Za r a e in Dalmazia le conseguenze delI ' armistizio furono ancor pill tragiche a ca u sa dell e pr etese imm ed iatament e avanzate da Pavelié. I co mandi locali non furono in grado di fronteggiare la situazione e i r e parti furono disarmati. A Sebenico le truppe italiane avevano assistito passivam en te all'insediamento dei parti gian i co muni sti . Anch e la sorte di Spa lato era st ata duri ssima. La stessa se r a d ell'8 se tt embre la citt à cadde in man o ai croat i di Pavelié e alle bande di Tito. Il ge ne rale Pelligra si schi erò immediatamente con gli invasor i che si diedero al sacc h eggio e alla rappresaglia cont r o gli abitanti. I tedeschi occuparono la c itt à il 27 sett embre ma ne affidaro no l'amm inist r az ione ai croati. Questa decis ion e costr in se la popo la zione italiana ad abbandonare Spalato alla volta d i Tri este. Anch e le iso le d i Lussino , Vegli a e C herso era no state in vase dai partigiani di Tito che si macchiaron o , an ch e li, di indiscriminat i ma ss acri.

« Ne i g iorni 12 e 13 settem bre 1943, i delegati del Partito Co muni sta Croato e quelli del Parti to Comu ni sta It aliano ,

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riun it i a P isino, avev ano co nven uto che l' I stria doveva far pa r te d ella Croazia [ ... ] La prima conseguenza di questa decis ione fu che tutto il moviment o p art igi ano dell ' I stria pas sò so tto il contro llo dc1 P art ito Comun ist a Croato e de l Movime nt o P opolare di Li b e r azione Croato , c he co n sideravano i comunis t i ital iani de ll ' I st ri a come i rap presentan t i d'una minoranza nàziona le a ll ' in te rno de lla futura J ugoslavia comu ni sta. Ma l ' Istria rapprese nt ava solta nt o il primo passo della po li tica espansion isti ca jugoslava. Il seco nd o d oveva esse r e quello che avre bbe portato all 'annessione d i tu tta la Ve nezia Giul ia, owero de ll a cos iddetta "S loveni a Ve neta" [ ... ] A metà ottobre d el 194 4, nell ' in co n tro co n Ed va rd Ka rd elj , esponente dei pa r tit i co m u n·isti ju gos lav i, P almiro To gliatti, seg r etario d el P CI , fece nota r e ch e sa r ebb e stato utile p e r la causa co m u ni s ta che l'esercita ju gos lavo d i Tito o ccu passe tutta la Venez ia G iulia [ ... ] Per r aggiu ngere questo o b iettivo, in tu tt i i luog hi dove vivevano gli itali ani , so prattutto a Trieste, il Part ito Comunista I talia no avrebbe dov uto coope ra re con i co m uni st i j ugos lavi. »2

La « resa senza condizio n i» (detta armistizio) e il relativo «tradimen t o» ve rso l'a ll eato ge r manico ebbero tragic h e consegue nze a catena nelle nost re Forze Armate prive d i ord ini superio ri. Non va dime nt ica t a , infatt i, l'or r en d a strage di ita li ani: 34 1 ufficia li e 4.750 so ldati dell a divis io ne "Acqui" , ch e occupava l'isola greca d i Cefalon ia n el m a r J o n io, barbarame nte t rucida ti d a i tedesch i (22 sette mbre 1943 ). Al co mando del ge ne r ale Gandin, gli uomini della " Acqui " dovettero cedere alle p r epondera nti fo r ze ger m anich e; furono disarmati e po i passati per le arm i.

D iversa so rte, invece, su b iron o gli uomini di alt re due divisio ni ita li ane ne i Balcani , su cu i gli s tor ic i h anno sorvol at o . Il ma r esc iall o G iova nni Me sse (c apo d i stato m agg iore generale del Regio Eserci t o del Sud ) au to ri zzò lo sciogli mento e il disa rmo dell e di visio ni " Ve ne zia" e "Ta urin e n se" dis locate in Mo ntenegro, nonc h é la ri costit u zio n e d'una nuova di visio n e (formata da tre b r iga t e d i 1.300 uo m in i ciascu n a e relat ive batterie di art iglier ia , reparti de l ge nio , auto mezzi, ospedale da ca m po ecc.). Gl i altr i num e ros i uffic iali e so ld ati che erano stati disarma t i ven nero ut ilizza t i in repar ti di lavorator i. Ta nto la n uova d ivisio n e, q uant o la ster min ata falange di lavoratori, passa ro no a far p arre del II Co r p u s ju gos lavo. I ge nerali Ox ilia e Vivalda ne furono i garanti respo n sabili.

Questo era accadu to perc hé il gove rn o Badoglio d oveva

1 BOC DAN C. NovAK, Trieste 1941-1954 LA lotta politica, etnica e rdeologica, Milano , Murs ia, 1973 , p. 106.

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obbedire agli an glo-a mericani che era no alleati con Stalin e Stalin lo era co n Tito: il Regn o italiano d el Sud era obbligato a restar legato allo stesso carro. Del resto , iso late e sb and at e nei Balcani , le divisioni "Ve ne zia " e " T a urin e nse " sarebb ero sta te sterminat e dal.la vendetta dei tedesc hi e dalla ferocia ami -italiana dei parti giani co munisti di Tito. Ma nel processo della Storia, sono i fatti che contano , e la tri ste realtà d ei fatti era questa: m entre so lda ti italian i d ella RSI si battevano e roicamente per difendere i co nfini d ella Ve nezia Giul ia dall 'invasione slava, altri so ld at i ital iani imp ugnava no le armi per favori re agli slavi la con q uista di questa nost ra martori ata r egione.

In conseguenza dello sciagurato a rmi st izio, dunqu e, numerosi e dete rminanti furono i va nt aggi co n seg uiti da Tit o : 1) acquisizion e d 'una eno rme quantità di mezz i e materiali italiani ; 2 ) armamento e d equipa gg iam ento di tre corpi d'armata; 3) trasformazione delle sue band e in ese r cito regolare; 4 ) disponibilità dei t e rrito ri della Croazia e della Bosn ia che i t edeschi non furono p ili in grad o di occupare ; 5) il t ito lo di<< maresc iallo d ella Repubb lica Jugoslava».

Il 15 o ttobre l 943, il gove rn o ge rma nico costituiva un s upremo co mmi ssa riato per la zona di operaz ioni , detta del <i Litora le Adriatico», comprendente le province di Tri este , Gorizia, Udine, Fiume, Lubiana e i terr itori di Sussak , Coscanera , Castua e Veglia. Cont emp oraneame nt e raggrup pava le province di Trento , Bolza no e Bellun o nel cosid detto« Territori o delle Al pi >>. A capo del Li rora le Ad riatico nominò il gaulei t e r Fr iedr ich Rei ne r ; a capo d el Territorio d elle Alpi il ga uleiter Fran z Hofer.

Inizialm ente Reiner si esp r esse in ton i cordi ali nei confron ti dell 'Italia dichiarando che« Trieste era e sa rebbe rimasta italiana» e che« la Ge rmania non aveva mire annessionistiche su quelle terre». A dimostrazione di quanto assicurava, affid ò l'a mmini strazione di Trieste , Udine , F iume e P o la a prefetti italiani. Ma co n la cost ituz ione del Litorale Ad riatic o , la Venezia Giulia ve ni va ad essere separata dalla RSI, rischiando cosi di entrare gradatamente nell'orb it a po lit ica tedesca. Va inoltre aggiunto che la cord iali tà di Rei n er ne i confronti d egli italiani era solo apparente perché in r ealtà ci odiava. Di o ri gin e austriaca (era nato a Klagenfurt ), giova ne, ambizioso, fanatico nazista , si era fatto s ugges tionare da e leme nti austriacanti tr iestini e aveva appoggiato il lo ro disegno di r iportare Tri este in una nu ova Austria inserita nel T e rzo Reich. Ben presto Reiner iniziò col ge nera le G lobocnick, co m anda nt e dell e SS e capo della polizia , una su bdol a azione d i boicottaggio contro le a utorit à civ ili e militari italian e. In oltre , prese contatto con gli

uomini di Tito e li aizzò contro gli ita liani . Il suo g ioco e bb e successo ed e ra logico prevedern e gli es iti: gli slavi, in que l momento , non chiedevano di meg li o che serv irs i della compi i. ci tà de i tedeschi , la cui efficienza militar e, non certo brill ant e, consentiva all e bande del << maresc iallo » Tito di att es tar si inmod o se mpre p it'.i massiccio sui confini con la Venezia Giu lia~·

Co n sapevole dell a gra vi tà del probl ema e fedele al pro gra mma di d e d icare o g ni mia opera alla sa lvagua rdia dei s upre mi interess i naziona li, e favorito ino ltre d a ll a fiduci a che ne ll a popolazione di quell a terra isp ir avano i reparti della Decima per la loro se ri e tà e prepara zione militare, mi res i iniz iatore d 'una lenta infiltra zione d e i mi e i uomini in Venezia Giu li a, fin dalla primavera del 1944.

Dapprima mandai a Fi um e una compagnia di un centinaio di uom ini , poi , se mpre a l.la s piccio l ata, altri marò arrivarono a Pola e a Tri es te cos titu endo un b a ttaglione di 300 unità. I re p arti avevano u na vit a molto diffic ile : mal visti dalla Marina ge rmani ca , erano chiaramente ostegg ia ti dai politici austr iacanti ch e vedevano in loro un p e ricol oso ce ntro di italianità . G li stess i nom i dei re parti e rano signi ficat iv i: a Fium e c'era la compagn ia " Gabriele d ' Annun z io \ a Pol a la compagn ia "Na za rio Sauro" e a Tri es te il batt agli one "San G iu sto". La pene t razione continuava e gli it a li ani di quelle zone , ch e si se nti va no finalmente ri sp etta ti e protetti, ci acco lsero sempre ben iss imo.

Ma i tempi str ingevano: un o d e i mi e i u fficiali del se rv izio informazioni mi so tt opose un rapporto seg re t o dal quale ri su lt ava che i te d es chi avevano proge ttato la d e porta zio ne in G ermania di num eros i triestini. D eci d e mmo pertanto di dare immediat amente co rso a ll e op e ra zioni pre lim in ari per il trasfe rimento della division e "X"' in Venezia G iul ia. Prepara i un dettag liato rapporto s ulla situ az io n e ch e so tt oposi al Duce .

Il Comandante si recò da Mus so lin i i.I 26 ottobre in s ie me co l sottosegretario a!Ja Marina Sparzani. Fu un colloquio aper · to e cordial e. Bo rghese spiegò al capo del governo le motiva • zioni del presunto <i antifascismo» de ll a Decima. Mu ssolini co mpr ese, anz i invitò il Comandante a recars i d a lui quando vo leva e accolse co n ent us ia smo la proposta di in viare al pit'.i presto al front e altri co ntin genti. Ecco co me Borghese riporta le testuali paro le di Mussolini :

« Borghese, è indispensabile che voi attuiate la tattica della "macc hia d'o lio"; dovete cioè penetrare nella Venezia Giulia con un 'a zione le nta, non clamorosa. Schierate i vostri reparti a presidio dell e città, d e i capisa ldi, dei paesi, senza che i tedeschi si re ndano conto esa ttam ente dell a consistenza delle forze chiamate in causa».

In successivi incontri che ebbi con l'amba sciatore Rahn e con il genera le Wolff, esposi quanto avevo deciso, insistendo sulla necessità della nostra presenza in quelle zone insidiate dalle bande ritine. Sia Wolff che Rahn , pur dandomi il loro assenso, mi sembrarono ambigui ed era facile comprenderne il motivo. Il gauleiter Reiner , che si era ormai autodefinito il «redi Trieste», prendeva ordini direttamente da Berlino.

Ci app restammo quindi a lasciare il Piemont e. La divisione "X"', partendo, a quella gente semplice che ci aveva dato simpatia , amicizia e calore umano, lasciò la custodia de.i nostri caduti.

li 2 novembre , il Comandante si recò a ispezionare la di visione "San Marco" - guidata dal generale Amilcare Farina - inc o r porata n ell'ar mata " Liguria " a protezione della cosca e d e l front e occidentale , mentre la divisione "Xrn, a scaglion i, si stava trasferendo dal Piemonte al fronte orientale. 11 coma nd o era già stato sposta to da Ivrea a Conegliano (23 ottobre 1944 ). Il primo battaglione che si mosse fu il " Barbarigo" che, dopo la campagna di Anz io , era stato ricostituito e rinforzato. Il "Fu lmine" , che aveva abbandonato le clas siche biciclette dei bersaglieri per munirsi di motociclette e autocarri, seguf il "Barbarigo". Tra il 27 e il 30 ottobre si spostò anche il battaglione guastator i alp ini che assunse il nom e di "Valanga" e fu poi rinforzato da una compagnia proveniente dal battaglione "Serenissima ". E con esso gl i artiglieri de.I gruppo "Co ll eoni". Quindi, ai primi di novembre , il batta glione " Lupo" , e man man o gli altri.

Per un itinerar io di circa 400 chil ometri, da occidente a or iente, su lle dissestate strade costella te di bu ch e e voragini, e co n i ponti in gran part e crollati, le autocolonn e della X " rappresentavano un bersaglio mobile primario per l'av iazione nemica che , di giorno, non da va tregua. La co lonna viaggiava so prattutto di notte e a fari spenti. Per l'impraticabilità dei ponti era necessario fabbricare zatteroni o nd e traghettare gli autocarri, i carri officina, le autoambulanze , cucine mobili e motociclette. I mezzi ormai inutiliz zabili venivano sistemati

ord in ata mente lun go le strade come fa lso bersag lio per gli aere i nemici, e quelli in pan ne trainati.

Tuttavia i reparti, pur con la perdita di alcuni mezzi , arrivarono a de stin az ione ri spe ttando i tempi di marcia e con un numero di effettivi ma ggio re pe rché , nei fati cosi g iorni del tra sfe rim ento , non furono pochi i g iovani ch e si arruo la ronò vo lontari nella x•.

Entro il mese di novembre d el 1944 il grosso della divisi one "X a" e ra in Ven ez ia Giulia. La presenza di circa 6.000 volonta• ri it aliani , comand at i da ufficiali italiani, s usc itò gra nde entu · sias mo nella pop o la zio ne istr iana.

tedeschi , com 'e ra facile prev edere, subirono con scarso ent usiasmo l' arrivo dell a Decima: la nostra presenza avrebbe , quantomeno , disturbato i loro piani .

Tentammo con ogni me zzo di inco rporare circa 12.000 italiani che erano stati costretti a lavo rare nell 'o rga nizzazion e Todt. Purtroppo le difficoltà lo gist iche, tattich e e operativ e, mi cost rins ero a desist ere da tale pro getto.

Ogni gio rno , ogni ora sì può dire, do veva mo superare ostacoli che il gauleiter Reiner ci frapponeva. E, malgrado le non « velate» critiche di alcuni e spo nenti politi ci, misi in atto ogni misura idonea a parare ulteriori colpi di mano del gauleiter. Ero validamente coadiuvato dal Movimento G iuli ano di Nino Sauro, il quale , con la s ua stampa clandestina, appoggiò con forza la nostra opera. I ted esc hi cominci ava no a gettare la masch e ra non tentando ~eppure di nascondere il loro atteggiamento ami -italiano.

E sintomatico, fra tutti , l'episodio di cu i fu protagonista il comandante della division e " Decim a", colonnello Luigi Carallo. Quando la divisione giunse a Gorizia , venne innalzato il tricol ore su ll a scuola dove si s tabili il comando. Poco dopo , due ufficiali tedeschi di alto grado intimarono a Ca r allo di am mainare la bandi e ra in obbedienza ag li ordini di Re iner che n e avev a vieta t a l'e sposizion e a Gorizia e in tutta la reg ione ve neto-giuliana. Il comandante d e lla division e rispose che il tricolore sa rebbe rimasto al suo po sto e dife so , se necessario , anche con la for za . I du e militari si congedarono con preci se min acce. A breve distanza di tempo , un a compagnia d e lla Wehrmacht, comandata da un capitano, circondò l'edificio. L'ufficial e ent r ò e dichiarò a Carallo e al suo stato maggiore di considerars i agli arres ti « per trasgressione agl i ordini del gauleiter ». Carallo r eag i e pres e te mpo: pochi istanti dopo , alcuni marà del batta gli o ne " Barbarigo " , tempesti -

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vamente mobilitati, sopraggiunsero in pieno assetto di guerra , circondarono la compagnia tedesca e, prima che i suoi uomini potessero reagire, li disarmarono. Dal balcone de1l'ufficio di Cara1lo il capitano tedesco aveva ass istito aJJa scena. « Le armi saranno restituite alla vostra compagnia non appena avrete presentato forma li scuse per la vostra imprudente condotta . » Con queste parole Cara1lo si congedò. E le scuse « per il dep lorevole equivoco» non tardaron o ad arrivare. La popolazione goriziana approvò con entusiasmo il fermo atteggiamento di fierezza nazionale del colo nnello Carallo. '

Con clud endo la relazion e inviata al Comandante Borghese,4 Carallo scriveva: « [ ... ] In risposta alla proibizione, un'immensa bandiera italiana sventola da l bakone del mio comando. Molte vetrine hanno già espo sto la bandiera italiana e, questa notte , inonderò Gorizia di manifes tini tri colo ri con un saluto della Decima alla popolazion e d ella città santa».

J Ecco in s int es i quanto il prefetto in funzione d i collegamento tra il mini s tero dell'Interno della RSI , Nicola Benaglia , e il commissar iato del « Litorale Adriatico», dichiarò nella s ua deposizi o ne al processo Borghese il 18 dicembre 1948: « Posso fare un quadro generale di quella che e ra la situazione in Venez ia Giu li a, dal che si potrà dedurre quali s iano state le difficoltà del Borgh ese. TI Litoral e Adr iatico, costituito dai tedeschi col pretesto di necess ità strategiche, fu il primo atto compiuto dai tedesch i pe r 1oglie re all' Italia la sovra nità di q uelle zo ne : infani tutto ciò che era italiano venne cancellato [ ] Le au1or ità german iche non accettaro no nemmeno i prefetti italiani[. .. ] molci di essi furono respi nti perché non grad iti ai tedesch i i quali imponevano persone che rit eneva no fossero a loro favorevoli [ ... ] lo sono cittadino di Fiume e posso affermare che, da quando la X• Mas è entrata nella zona, la popolazione ha cominciato a sent ire un po' di tranquillità perché eravamo ancora sono l'incubo di quanto era successo d opo 1'8 settembre. Poi ci fu una vis ita del Comandante Borghese a Trieste . Egli m i dichiarò : " La nostra causa è q ui, qui noi vogliamo difendere l'hali a" [ ] Da questo co ncetto e ra determ in aro l'uno che stava po i pe r provocare il suo arresro C i stupimmo del fatto che mentre i tedeschi dovevano combattere contro gli slavi, ess i volessero invece arrestare iJ capo d i quelle forze che effettivamente combattevano contro gl i slavi ».

4 Rela zion e « riservata personale,> al comandante della X' Mas in data 2 1 dicembre 194 4, oggetto: « Siruazione politico-militare in Gorizia ». Firma to: capitano di fre ga ta Luigi Carallo.

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Bandi e ra dì combatti • mento d e ll a RS I.

Di s t inti vo d'onore asseg nat o a co loro c he s i arruo la ro no n e lla Dec im a Ma s dall'8 al 23 se tt em bre 19 4 3. Esemp lare n. 98 apparten e nt e a l s .tcn. Mari o Bordog na.

Scudetto da bra ccio (versio n e m e t a llica ) d e lla Deci ma Flo11iglia Ma s.

11 Comanda n te Borg hese in un ritratto eseguito da l fotografo

La Spezia, otto br e 194 3 : Borghese parla ad ufficia li e marò nella caserma Sa n Bartolomeo.

E . ,cco,mi. In ogalNuapurte potrkeSMereeo.......,all'......._.. Coaando ftl .l .ftare Provfnc. di c:o~ ....,...rlale U n a sc h eda per l' ar r uo lamen to vo lo ntm-io nei rcp,1rti combatte nti d e ll a RS I.
/
La Spcziu. ge nnai o 1944: c1 ll u casernrn Sa n Bartolomeo, re parti della Dec ima a ll a vigilia de lla partenza pe r il fronte di Ne t tuno.
::E
le. 'f'-,'<-4,t_ c;l,. ·ff.~ J~ Jiim ~.Jè.. - ~' Te.u...~ ,µ,u,.J..u_ ,• lu11 ,;:- \,UJ\.11,I' ..t.,. ,.; ,:,,nd..;a.u,..o cJu.... o. u,m' tc-U.J:· - ·.p ~"t:o 0-d-:"--L <t._ d..' k-:µ...·u...s,, - «-' a.#,"cl.,Jò '._/J C-<i""-),.,,;~ 1\-, ' t.O~ .... :...,L<..J!_ .o~t-o:~~::::a;to ~crit ~o d ai Co nu111 dan 1c Bo g ai rcs1 1 nel ca rcere di Brescia rg( hcs c ?gli uomini della Occim gennaro 1944). a me n tre s i
Re. &ub1-o, rio;>u..h·, e,ri. -€. /uh--fe,..,k' J)e_c:iu..._ /,'Q. -~ ~, <>PQ_I~ dd.t... Fr. AA. d..o.Qfb. I.Lu..o\.lQ. :U--o.D...-o.. !

La Spez ia. febbra io 1944: Borghese consegna il la ba ro di comba 11i m cn 10 a l bat tag lione " Barba r igo" in part e nza per il fro nte di Nett uno. A de stra sono r iconosci b ili il prefetto T urch i e la Me daglia d ' Oro a l V.M. e.e Ma rio Arill o.

La Spezia, caser ma San Barto lomeo : l 'amm iraglio Sparza n i co n segna la ba n diera di co mbattim ento de ll a RS I a l Coma n dante Borgh ese. A sin istra , il e.e. Umber to Bardelli.

---

il'IA Hl ARIITI ffl NARI • Il l'OIHl .1111 l 'ITA&IA

Car to line pos tal i di propaga nda in fa vore d c ll' a rruo lamcmo vo lo n tar io ne i reparti della De ci ma

La Spez ia, marzo 1944: alla caser ma San Barto lo meo, il mare sciallo Graziani. prese nt e Borg hese, parla al bélttag lione " Lupo".

con fotografie

Manifesto dd battag lione' Barbar igo '' su l fronte di Nettuno affisso per le strade di Roma nel maggio 1944.

Roma. ma rzo 194 4: repar ti del la Deci ma sfila no salutat i da un uffic ia le su per iore tedesco.

Ne ttun o. pr imavera 1944: Bo rghese e il e.e. Bardelli a co lloq u io co n u n uffic ia le tedesco.

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Front e di Ne ttun o: Bo rgh ese co n Bardelli (die1ro di lui) , comandant e del batta g lio n e " l}arbari go' ', e all ri ufficiali. È prese nte la s ign ora B.irdell i. Nettuno: il Comanda n te parla ad alclmi soldati. Un pezzo d'ar t iglieri;i de ll a Decima sul fronte di Nettu n o.

Una d e ll e celeb ri copertin e di Walter Molino ded ica ta al battag li one narbar igo

e

el

Ma sco tt d " Barba rigo " in forza al d epos ito batta g lio ne.

Ozegna (T orino), I O lu g li o ai runern li del co mandant e B,irdclli , ass ass inato due g iorni p r im a, Borghese segue il feretro con la s ig no ra Ba rd elli e, a sinistra , il co l. C arall o.

Milano, novembre 1944: il maresc ia ll o Gra z ian i co n i coma ndanti Bo rghese e ( ulti mo a destra) Enzo Grossi dopo ave r passa to in ra sseg na il battagl ion e " Lupo" in parten za pe r il fr o nt e d e ll a Lin ea G o ti ca.

Arona. 16 dicemb re 1944: Dari a Bo rg hese alla ce rimonia di co nsegna della bandi era del batt agli o ne ''Sci ré".

Milano, 18 dicembre 1944 : al Castello Sforzesco, l!orghcse :;a iu ta Mussolini e Graziani. Ge n nai o 19 45: pos1az ion i sul fronte della Venezia Giul ia.

Tarn ova. ge nn a io 19 45: marò a ri poso in trin cea .

Go ri zia . ge nn a io 19 4 5: Bo rg hese ispezio na repar ti de ll a di vis io ne ··l)cci ma " .

Tarnova: il recupe ro de ll a sa lma del ten Pi ccoli Som mergib il e tascab ile del la Deci ma.

Ge m rnnia. febbraio 1945: D aria Borghese (al fin est rino del camion) durante la m issione compiu ta per conto d e l servizio ass iste nza della Decima in favore d egl i italiani internati.

Imper ia, marzo 1945: il s.ten. med ico Lui g i Del Bono a bordo del Mas 56 1.

Un asseg n o dest in ato a l fondo cassa del batwgl io ne "L upo "
Apr il e 194 5: l!o rg hcsc all'u sci la eia una tr im:ea sul fr o nt e d el Scnio.
Pasqua 1945, fronte del Senio: Borghese co n il cap. Nino But tazzoni. comanda nt e de l battaglione "N P" Ap r ile 1945: automezzi e salmerie traghettano il Po.

Prefellura di Milano, 25 aprile 1945: Bo rghese. co n il gen. dell ' aero narnica Bo no mi, in att esa del ri entro d i Mu sso lini dall'Arcive scova do dopo il colloqui o con il cardinale Sc huste r.

Prefettu ra di Milano, 25 april e 1945: la part e nza di Mu sso lini p er Como (fo to del s. te n. Bonl ogna).

Milano, 26 april e 1945, ore 17: Borgh ese ordi n a l ' am m ai n aba ndi e ra ai repa rti de ll a D eci ma prese ntì in Mil~1n o d o po g li accordi presi co n il gen. Raffaele Cad o rn a . rapprese ntante del Comitat o Lib e ra z ione Naz io nale.

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Due ';! m p!a re lazio n e scrit la da Borgh ese nel carcere d i Fo rt e Boccc<1. p resso Ro ma. nel nrn gg ,o-gmgn o 1945.

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L a lcttcra scri tta da Borghe se ai « cari runic i e commilit oni » dell a D ec ima dopo la co n clw; io ne del processo nel fe bbrai o 1949. Tale le tt e ra fu co nsegna ta a Mario Bo rdogna.

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La lett era sc ritta da Bo rghese oi « cari ftm ic i e c.:o nunili to ni d ella D ecim a dopo la co ndu s ion c del processo nel fe bbrai o 1949 . Ta le lc tl c ra fl 1 co nseg mita a Mar io Bo rd ogna.

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Il Comanda nl c dura nte il processo: al suo fia nco. Gu id o Del Giudice.

XV. IN ALTO ADIGE

Anche nella Venez ia Tridentina la situazion e era pesante. Immediatamente dopo la costitu zione del« Territorio delle Alpi», posto sotto la giu risdizione del gau leit er Hofer , i tedeschi cominciarono a perseguita re gli it alian i « non desiderabili », cos tring endoli a lasciare le zone di Trento e di Bolzano. Inoltre emanaro no l' ordine di mobilitazione generale degli uomini dai 18 ai 60 anni per arruolarli nei loro reparti. I giovani , e anche molti dei meno giovani, preferirono rifugiarsi in montagna e riunirsi in bande apolitich e, prettamente nazionalistiche.

Il capitano Morelli , comandante del battaglione "Valanga ", fu da me incaricato di studiare i piani per una pronta azione militare in difesa dell 'Alto Adige .

Nel dicembre 1943 si era presentato al mio comando di La Spezia il tenente Ezio Borto lotti, il quale, dopo aver partecipato a un co rso per sommo zzatori presso la Decima, era andato in licenza a Bolzano, sua città natale , dove era rimasto p er tre mesi , bloccato dalle vicende d e ll'occupazione germanica. Bortolotti mi fece una rel azion e dettagliata sull a situazione in Alto Adige , re gione minacciata dalle pretese tirolesi. Gli ordinai di studiar e le mosse d e i ted esch i tenendomi direttamente informato . Bortolotti svolse un eccellente lavoro: convinse molti giovan i ad arruolarsi vo lontari nella Decima , prese contatto con il Comitato di Liberazion e Naz ion ale Tridentino , costituito da veri patrioti , e con i partigiani , i quali vo le vano che s u Bolzano tornasse a svento lare il tricolore e che la loro terra rimanesse italiana. Suo tramite , un ca popartig iano na zionali sta (certo Panto zzi) m'inviò una relazione nella quale mi chiedeva armi per difendere la zona in previsione del crollo tedesco. Semp re tramite Bortolotti gli feci consegnare settecento fucili e gli promisi che avrei fatto tutto il possibile p e r portare a lui e ai suoi uomini il nostro aiuto. '

1 Quanto è s tato sc ritto, q u i sopra , dal Co m and ante , è s tato confe rmato p u nto pe r p unto ne lla depos izione in tribunale d e llo stesso Bo rc o lo tt i il 18 novembre 19 4 8.

Studiammo infatti un piano strateg ico per circondare la zona delle Prealpi con i reparti della Decima. E d ec id e mmo ch e, se i patrioti di Panto zz i avessero rischiato di soccombere so tto le preponderanti forze germaniche, saremmo intervenuti sch ierandoci deliberatamente al loro fianco per la difesa dell'italianità di quel territorio.

Con gli uffici ali del mio stato maggiore e con lo stesso Bortolotti tracciammo su una carta topografica un progetto tattico dell'operazione. Purtroppo potemmo fare ben poco a causa dell'inca lzare degli even ti.

La X ' aveva inviato a Co rtin a d'Ampezzo un nucleo assisten• ziale che servisse quale punto d ' osservazione e di appoggio ad altri informatori . Ufficialmente il compito del nucleo assistenziale co nsi steva nel provvedere al ricovero e all 'ass iste n za ai feriti e malati di tubercolosi della X ' che, contro infinite proibizioni e difficoltà, si riusciva a far accogli e re nella clinica medica specializzata di Codevilla in Cortina.

Di questo continuo, vivo, fattivo interessamento della X' per le province «occupate» , non facevamo mistero con nessuno , meno che mai con i tedeschi, fedeli al nostro principio di lea ltà. In una riuni one, a cui erano presenti l'ambasciatore Rahn, il genera le plenipotenziario Wolff e l'a mmi raglio Loewisch , dissi che se Hofer (gaulei t er dell'Alto Adige) non avesse dato il pe rm esso alla X ' di portare i suoi feriti a Cortina, li avremmo mandati lo stesso ma scortati dai nostri battaglioni. Qualche mese piu tardi si seppe che la frase, dapprima accolta sc h erzosamente, aveva invece notevolmente impressionato gli ascoltatori ed era stata riferita a Berlino.

Comunque seppi che dei settecen to fucili consegnati a Pan· tozzi era s tato fa tto buon uso e che neanche un colpo era stato sparato contro altri italiani.

Venni a conoscenza, qualche mese dopo, che nelle carceri giu dizi ar ie di Trento erano d e tenut i vari italiani su i quali « non grava alcuna accusa specifica né per reati comuni né per attività politica contro l'a lleata Germania». '

Cosi sc riveva il Comandante Borghese al generale Wolff co?'1andante superiore delle SS e capo della polizia, e proseguiva:

;. Fra i nomi dei detenuti figurava anche quello di Pant ozzi.

L a c au sa d e ll 'a r resto co n siste re b be so lt anto ne l fatt o ch e costo ro si opp o n go n o all ' indiri zzo d e i di r ige nti po litici au s tri ac i de ll e Prealpi , i qu ali svo lgo no , in mo d o or m ai pal e se, un' atti v it à se paratista all o sco p o di preparar e il te rr e no favorevol e pe r un a eve ntual e ann ess ion e a ll a ricostitu e nd a A u stria.

Int ant o, ai co n fini ori e n tal i , già aU'i ni z io d ell'in ver n o, erano co m inc iate le operazi o ni di gue rra.

L a di visio n e "X"' e ra impegn a ta co ntro gli slavi di Ti to le c ui infiltra z ioni si facevano se mp re piu subd o le, profond e e per ico lose con l'aiuto d e i p arti g iani comuni sti e l'a mbi g ua indiffere n za d e ll e autorità te d esc h e. La pres en za di trupp e volontari e, giova ni , fr esc h e di spirit o, to ta lm e nte it ali a n e e a nimat e da sc hi e tto p atri o tti smo , soll evò gra nd e entu sias m o e so llievo t ra la p o p o laz ione ita li a n a loca le vessata d a ll a n e fa sta po liti ca aus tr ia cante e slavo fil a del ga ul e it e r Re in e r d i T r ies te.

In qu el mo me nt o la div is io ne "Xa" aveva un o rga ni co su tre r egg imenti : il 1° r egg iment o fant e ri a di mar in a con i b att ag li o ni " Ba rbarigo ", " NP " e " Lupo " (qu es t'ultim o e ra stato di sloca to sul fro nte del fium e Se ni o). Il 2" re gg im e nt o: b att ag lioni " Sagittario", g u as tatori alpini "Va la n ga" e b e r sa glier i del "F ulmin e" c h e ra ccog li eva i " Vo lo nt a ri di Fra n ci a". 3" regg im e nto a rticola to su tre gru ppi di arti g li e ri a con 12 pezz i. A d is p os izio n e del co m a nd o di di vision e v i e r a ino lt re il batt agli o n e d el genio " Frecc ia". In seg uito, il contin ge nt e di fant e ria di m a rin a della X' si arricc hi di a lt ri regg im enti , ba tt ag lioni , comp ag n ie e gru ppi di arti g li e ri a ("Co lleoni" , " San G io rg io", " Alb e rt o d a G iu ssano ", "Sa n G iusto" e cc. ), ch e agiro no in simbio si sop r a tt u tto con i re p a rti Nu otato ri -Parac aduti sti 1 " P egaso ", "V ega", "Sc iré", "C as tagn acc i", ' 1 Se re ni ss im a", "D 'A nnun zio " ecc.

Il 4 di ce mbre 194 4, finalm en te, i ragazzi del battagli one "L upo" ebbe ro il battesi mo d el fuoco su l fro nt e Sud, contro l e for ze an glo -america ne . Ed ecco quali furo no i mo tivi del loro impi ego« sull 'altro front e » . Q ua nd o la di v isio ne, in va ri scag lio ni , aveva g ià in iz iato il s uo t rasferimento dal Piem o n te all a Ve nez ia G i ulia, l'a ll eato ge rm an i co, che aveva subito a malinc uore l'in iziat iva dell' in terve nt o armato itali ano, dispose, p e r es igenze strategic he, il di slocamen to di un b atta glio n e su ll 'a la s in is tra dell a lin ea Got ica all e pe ndic i serte ntri ona li degli Appe nnin i. E il Coma nda nte

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Borghese desi gnò appu nto il "Lupo", perfettam ente pronto e di sicu ro affidamento , per schiera rlo a fianco delle forze te d esche . « Quand o iJ 3 novembre 1944 - ricorda iJ coma nd ante in seco nda del batta g l ione, D ante Re nato Srr ipo li - nel cortile della caser ma Monte Grappa di Torino , c i ve nn e co mun icato che era imminente la nostra parte n za per il fr o nte , l'entusia s mo di tutti fu in conte nibile. Vidi i ragazzi abbra cc iarsi e url are di g ioia alza nd o le braccia al cielo. Si realiz zava la nostra asp ir azione supre ma che era semp re sta ta qu e ll a di co mbatt e re. »

Iniziav a cos i l'avvent u ra di 700 soldati italiani, arma ti di fuci le '9 1 e d e l loro cora gg io, pront i a mostrare a tutti e a se stessi che gl i it al iani sanno battersi sen za paura in qual sias i momento , anch e qua ndo non li può assistere alc una spera nza. Il "Lupo" andò a fare la prima conosce n za della g uerra su ll'Appe nnino. e di lf fu presto in v iato in Romag na , a tenere la lin e a in un punto nev ral g ico del fronte , s u un p iccolo co rso d'acqua, il Senio. E su lla s ua s ponda melmo sa scav arono i loro ripari e camminamenti.

Dal diario d el Co mandant e, riportiamo :

Il 9 dice mbre is p ez ionai i r epa rti opera nt i sul fronte gi uli a n o, e cioè il "F ulmin e", il "Sag ittario" a Pi eve di So li go e il "Va langa" a Tram ont i di Sott o. La sera del 10 e ro a Tri este . L ' ll mi rec ai imm edi at am e nte presso il comando del batta glion e " San Giusto " c he tro va i in perfetta e ffic ien za op e rativa. Il s uo comandant e, t en e nt e di vascello Ezzo C hicca , mi mi se al corre nt e delle diffico ltà qu otid iane provoca te dai te d esc hi ch e t e nd evano a paralizza re ogni ini zia tiva della Decima. Poi visitai il dista cca me nto Marina alla caserma Legnan o. Ebb i un co ll oqu io co l coma ndant e d e ll a region e, ge nera le Espos it o, e tenn i un rapporto ag li ufficiali.

L a mia presenza a Trieste no n risultò gradita a l ga u le it er Rein er. No n m e ne c ur a i e l'i nd oman i pro seg uii p e r Pola.

Il reparto dislocato nella citt à, co mpo sto da c ir ca 300 uomini, mi acco lse con comm oven te entus ias m o . Il comandante, te n e nt e di va sce ll o Baccarini , stava pr eparando i suoi ragazzi agli event i futuri con intelligen za e ca pacità , tenendo ii lontani dai contrasti con la komman d ant ur loca le. Baccar in i mi c hi ese la di spo nibilit à di altri m ezz i na val i o ltre quelli g ià opera nti su ll a costa, so ll ecitando l'aum e nto degli o rga ni c i e un'aut o nomia logistica di alm e no tre m es i. A Po la ispez io nai anc h e il di s taccamento marittimo e la ba se d ei so mm e rg ib ili CB. L ascia i la c ittà sodd isfa tt o dell 'opera to

dei miei ragazzi: stavano realmente dimostrandosi all'altezza della missione loro affidata.

Il 13 dicembre raggiunsi Fiume. Le autorità germaniche locali avevano ricevuto da Reiner l'ordine di arrestarmi, usando, nel caso, anche la forza. Il mio deciso atteggiamento e l'opera abil e ed e fficace del tenente Koehler, l' ufficiale tedesco di collegamento, evitarono che fossero poste in atto tali disposizioni.

Mi incontrai con gli uomini del comando tappa d ella compagnia "D'Annunzio" che, costituitasi nel maggio 1944 al comando del tenente Vigjak, rappresentava l'estremo avamposto della Decima sui confini orientali. Composta da personale giovanissimo della Marina e dell'Esercito, con una forza di circa 200 uomini, aveva il compito di fronteggiare il massiccio e ripetuto urto delle numerose bande slave. Queste, al momento dell'armistizio, si erano appropriate di alcuni natanti della Marina italiana con i quali, effettuando sbarchi di sorpresa, riuscivano ad infiltrarsi nelle isole del Carnaro. La compagnia cercava di parare gli attacchi facendo perno anche sui distaccamenti di Laurana, Lussimpiccolo e Lussingrande. Dedicai l'intera giornata a quel comando, ammirato della sua perfetta efficienza e dello slancio col quale i ragazzi si battevano. '

Rientrato a Trieste malgrado le ire del Reiner, il 14 dicembre, con solenne cerimonia, consegnai le insegne di combattimento al battaglione "San Giusto". Il tedesco , per rappresaglia, ordinò alla stampa di ignorare l'awenimento.

Il 15 visitai il Servizio Ausiliario Femminile di Venezia, la nave Trati , il battaglione "Serenissima " e varie batterie antiaeree. Terminai la giornata veneziana con un saluto ai feriti dell'ospedale Marina Sant'Anna.

Il 16 dicembre 1944, al Teatro Lirico di Milano, Mussolini pronunciò un lungo e circostanziato discorso. Fu accolto da una folla acclamante: probabilmente ne trasse ancora qualche filo di speranza di salvare il salvabile.

« La visita del Duce a Milan-o e l'entu s iasmo sollevato presso le masse popolari dalla sua presenza fisica per le strade della città preoccupò moltissim o i capi del fronte antifascista e in particolare i dirigenti del PCI. Questi ultimi, infatti, si resero

1 Tra aprile e maggio 1945, la compagnia "D'Annunzio", dopo accanita e disperata res istenza contro la valanga slava , sarà completamente annientata.

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conto ch e Musso li ni ese rcitava anco ra , no nostante tutt o, un gra nd e fasc ino sugli it aliani e compres ero che la s ua p erm anenza nel capo luo go lo mbardo aveva no tevo lmente ra ffo rzato il pre stigio dell a RS I. Era quindi ne ces sar io g ettare nu o vam e nte nel cl ima dell a g ue rra civ ile la g ra nde città d el Nord con una nuova o ndata te rro ris tic a. A qu es to scopo ve nn e ro imp arti te dai capi co munisti le necessari e di s posizion i. »~

Il 18 di ce mbre , prima di ri e nt rare a Gargn a no , il Duc e visit ò il di s taccam e nt o d ell a D eci m a , co m an d ato da l ten e nte G io re ll o , ed e bb e p er tu tt i p aro le d i co mpiaci me nt o .

Nell a t erz a d eca d e del mese di di cembre o rdin ai a l co lon nell o Ca rallo di r e ag ir e all ' in co mb ent e minacc ia d e ll e b a nd e titine. F u cosi ch e i re pa rti d e ll a d iv isio n e "X" ' present i ne l G o ri z ia n o pa rtec ip a ro no a un a m a ss ic ci a op e r az io ne o ffens iva co nt ro il IX Ko r pus slove no. I b atta g li on i c h e op e raro no furo n o : " Ba rb ar igo ", " Sagi t ta ri o ", " F ulmi n e", " N P ", o lt re ad aliqu o te del gru p p o d'a rti gli e ri a " A . d a Giu ssa no " e d el ba tt ag lion e gen io " F re ccia ". I co mbattim ent i furono as sa i as pri e le forze slove n e s ubirono forti pe rdite anc he se, manovran do abilmente , riu sc irono a so ttrars i all ' a nni enta m e nt o. G li slav i, m aes tr i ne ll ' imb osca t a e n ell 'agg u ato , a n ch e in q u e ll e circos ta n ze si dim o strarono im p laca bili n e ll a lo ro fe ro c ia. Og ni uo mo, v ivo o m orto , ca duto n ell e lo ro m a ni , ve nne so t topos to a o rribili sevi z ie. I ragaz zi d e ll a D e cim a si b a tt e ron o con valo r e co nt ras t and o la d u ra , impl acab il e guerri g li a. In un' imbos ca t a, il 23 d ice m br e 1944 c add e il co lo nn e ll o C ara llo.

[I "Barb ari go ", che aveva att rave rsa to l' alt o piano de ll a Bain s izza, ven ne attaccato da nu t ri te ba nd e part ig iane co mpos te d a slav i e d a itali ani co muni st i, armate e org anizza te nell 'o rg anico de ll 'eserc ito di Ti to. A cc aniti furono gli scont ri tr a le case di Ch iapo vano , ma i no stri ebbe ro il so prawe nto e gli attaccant i si ritiraro no . I qua ttro battaglion i dell a Dec im a prese ro posiz ion e nei cap is aldi asseg nat i in sieme co l grupp o d i artig li e ria "San G io rg io " . Il comanda nt e op e rativo de lla d ivisi on e "X "", co lo nn ello Luig i Cara ll o , ment re trans itava in macchi na tra Locav izz a e Chiap ova no, fu v ittim a di un'im boscata de i partigiani. Ve nne ritro vato a po chi metri d ali a s ua auto. Era nudo , boccon i s ull a nev e, co n la ci ntura d ei pa nta lo ni

4 G. P 1SANÒ , St oria d ella guerra civile in Italia 1943 - 19 45 , o p. cir. , p. 962.

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legata per spregio intorno al collo. Gli slavi incalzavano e la salma di Carallo venne frettolosamente traslata nella chiesetta di Chiapovano. I combattimenti durarono tutta la notte. Prima di lasciare il piccolo centro, i marò della Y compagnia del "Bar barigo " catturaro no «Ivan», capo del battaglione parti: giano "Mazzini'\ un italiano al servizio delle forze jugoslave:

Appena possibile la salma di Luigi Carallo fu ponata a Gorizia e al suo funerale partecipò un'imponente folla di cittadini.

Dopo la grave perdita del comandante Bardelli, la X' Mas ne aveva subito un'altra gravissima.

Proprio in quei giorni, cosi come alcuni mesi prima aveva passato la Pasqua con i ragazzi del "Barbarigo" sul fronte di Anzio, il Comandante Borghese si era recato su l fronte del Senio per trascorrere il Natale con i ragazzi d el battaglione "Lupo" impantanati nelle loro limacciose trincee. Con paro le commosse ricordò la figura del co lonnello Carallo.

Con i ragazzi del " Lupo" t rascors i la vigilia e il giorno di Na tale del 1944. I " lupi " della Decima , al comando del capitano del genio na va le Corrado De Martino , parti ti con immenso entusiasmo, erano s tati delusi nelle lo ro aspettative: il compito loro affidato era quello s nervante di una g uerra di posi z ione . Mi resi conto del loro stato d 'animo.

Superata la prima comprensibile crisi, i marò avevano però reagito bene alla situazione: era pur sempre guerra e vivevano un periodo den so di v icende sia pur limitate ai singoli reparti, riuscendo a scrivere, nell'ins idi a mortale di ogni istante, meravig li ose pagine di coraggio.

Le trincee e i ricoveri erano stati scavati nell'argilla molle e sa bbio sa del fiume. La scarpata esterna verso il Senio era stata disseminata di mine antiuomo e anticarro. All'intorno il pae • saggio era completamente piatto. Dall'alba al tramonto gli aerei nemici continuavano a sorvolare le nos tre posizioni e a segna lar e via radio ogni minimo movimento di trupp e e veicoli. Co n tinui e logoranti i mitragliamenti , gli spezzo namenti e i bombardamenti da terra. I carri armati avversari e rano usati co me artiglieria avanzata e semovente. Da una parte e dall'altra i combattenti miravano a non dar respiro ai nemici. Molti i cad uti e i feriti. Ogni notte intensa era l'att ività delle pattuglie che cercavano di evitare i tratti minati. Nelle notti senza luna , quando il cielo era coperto, gli anglo-americani dirigevano in alto la luc e di potenti fotoelettriche che la coltre di nubi

rifletteva verso terra in un inte nso, d iffuso ch iarore. O ltre le bombe e i proi ett ili, dagli aerei piovevano i soliti manife stini di propa ga nda che co n te nevano, stampato in in glese, tedesco, italiano e, chissà perché anche in polacco, l'invito a di serta r e con qu est i argomenti: « La gue rra sta per finir e [ ... ] Pen sa alla tua fami gli a [ ] I t uo i ufficiali non t i dicono la verità». Ma furono parecc hi gl i stor ic i, diari s ti e cro ni sti inglesi e americani che d ovettero ammette r e un a ver ità: << Il morale dei so ldati nem ic i riman eva so rprendentement e alto». ' Il Comandante Borghese, inoltre , non manca di informarci di pa r t icola ri c he, pur accadendo talvolta sui fronti di g uerra , possono sembrare assur di :

Nello spazio rid o tt o nel quale i co mbatt e nti delle du e parti erano costretti , accadevano anche ep isod i incredibili per un a ri go rosa etica di gue rr a. Venivano st ipul ate treg ue , si scambiavano liquori e siga rette, si d iscuteva su i rispettivi motivi id eo logici del confl itt o, si into n avano dall ' u na e da ll' a ltra spon d a canzon i d 'a more e di battaglia. Questi fatti potranno forse se mbrare in verosi milj p e r il le ttore di oggi. Ma fanno parte della «nost r a» sto ri a, la storia viss uta e soffe rta dall a cos idd e tta « part e sbag li ata».

Nel diario di un marò del batta glione " Lupo " legg iamo: « [ ] dopo quel Natale, il nost ro entusias mo fu acce ntuato an che dalJ a notiz ia che da lJ 'a ltro capo della linea Gotica s ul ve rsante tirrenico, in Garfag n an a , il 26 dicemb r e i nostri avevano conseguito un gra nde s uccesso militare ricacciando indi etro il ne m ico invasore per molti chilometri». Subito dopo Natale (26 di cembre 194 4 ), su ll 'a la des tra de l fronte , in Ga r fagna na , tra il Tirre n o e le Alpi a pu ane, un gruppo misto iralo -te desco della "Mo nterosa" e il battag lione "Uccelli" d e lla "Sa n Marco" attaccò la 92' division e "B uffa lo", for mat a in gran pane da truppe di co lore america ne che opposero sca rsa res ist en za e si ri t ira ro no. In poco pi ll d ' un giorno e una notte , nono sta nte i ter r ificanti attacchi ae rei nemici , lo sfonda mento del fronte americano assunse l'a mpie zza di 15 chilometr i p e r una profondità di 10. Allora fu ch iaro che, dopo l' in ve rn o, la b attag li a final e si sare bb e co mbattuta sop r attutto in Ro ma gna , a est di Bo logna, ove il front e , nonosta n te i continui combattim enti, si era sta bilizzato su l Senio.

' C. G. STARR , Th e Allicd Armies in ltaly, London, « Gazette Supple mcnt •> , 6 giugno 1950.

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E, ancora , proprio sotto Na tal e, e rano iniziati gli attacc hi in forza degli slavi contro i capisaldi della De cima s ul fronte or ie ntal e.

Il 2 8 dic e mbr e mi rec ai dal Duc e al qual e sottoposi la rela zion e della mi a vis ita in Venezia Giulia . M i asco ltò con mòlta attenzione. T er minata la mia esposi zion e mi disse c h e i rapporti con gli au st riacanti del Litorale Adria ti co sarebbero divenuti sempre piU tes i e che , nell ' intere sse nazionale , occorreva agire con cautela. Co n toni di grande tristezza, congedandomi, mi disse: « Voi sapete, Borghese, che purtroppo il p egg io non è ancora arrivato».

Intanto a Milano si ebbe una re crudescen za del terrorismo d e i GAP comunisti in risposta al discorso di Mussolini al Liri co e a l ritorno di fiamma d 'un o rmai c reduto spe nto e ntusiasmo fascista d e i milanesi.

Il 30 di cemb re nel Bar Centrale , in piazzale Fiume , a poca di stanza d al co mando d ella sede d ella D ecima , frequentato ab itualmente dai marò d i Borghese , avv e nn e un grave attentato . « Le conseg uen ze furono terribili: il loca le quasi completame nt e dist rutto , un sottufficiale t ed esco e cinq ue appartenenti alla X" Mas u cc isi, sei i fer iti tra c ui un a do nn a c he si trovava nel bar al momento dell 'es plos ione. » 6

Ve rso la fine del 1944 , Alexa nd e r, coma nd ante s upremo per lo scacc hiere del Mediterraneo , te meva addi rittura la possibilità ch e d all a linea Gotica i tedeschi avrebbero potuto sfe rrare un poderoso attacco sfondando l' int ero schi e ramento anglo-america n o col relativo arretram ento al Sud d ell a lin ea d el front e. E cosf Alexander prese la d ecis ion e di << restare per il mom e nto s ulla difensiva » sulla lin ea Gotica, conce ntrando gli sfo rzi con un cont inuo e poderoso afflu sso di mezz i e di armi a ridosso del fronte, per un d efinitivo at t acco in primavera ,7 intensificando nel frattempo i bombardam enti ae rei s ui territori metropolitani dell ' Italia settentrionale e d ella Germani a.

« Si ch iud eva cosi il 1944 , co n le bombe dei GAP comu n isti e co n qu e ll e degli aere i ne mici . Nel co rso d ell 'an no questi i dati riass unti vi d e i bombardamenti ae re i effettua ti dal n em ico s ul territorio d ella Repubbli ca Socia le Italiana: incursioni

G. PI SANÒ, S t oria della guerra àvile in It alia 1943-1945, op. cit., p. 962. 7 H ALEXANDER, The Allied Armies in ltaly, Lond o n , <( Gazett <.:: Supplement », 6 giu gno 1950.

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4.541, mitragliamenti 2.252, abitazioni rase al suolo 7.872, abitazioni rese inabitabili 17.409 , altri edifici completamente distrutti 850 , morti civili fino a quel momento accertati 22.506, feriti civili accertati 35.651 , morti militari 1.209 , feriti militari 1.304. » '

Era fin troppo facile annichilire ogni residuo di resistenza nei civili; assai pili difficile , invece , fiaccare la volontà di difendersi e di contrattaccare dei militari al fronte. Comunque, a!Ja lun ga, l'i ndiscriminato bombardam ento di ce neri abitati e l' uccisione di migliaia di civili inermi , donne, vecc hi , bambini, era una s trat egia del terrorismo (a cui si associava quello partigiano) che, secondo i disegni del nemi co, non poteva non mette re indirettamente in ginocchio anche g li LlOrnini in armi.

8 A. TAMARO, op. cit , p. 563.

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XVI. IN DIFESA DEL FRONTE ORIENTALE

Su tutta l' Italia del Nord premeva lo sforzo di gue rra d ell e armate anglo -americane , ferme alla lin ea Gotica, ma la Venezia G iuli a era anche minacciata sul fronte orientale dall e forze sla ve. In coordinamento co n la controffensiva deg li Alleati nell e Ard enn e, nel gennaio 1945 l'Armata Ro ssa attaccava il fronte Est della Wehrmacht. La situazione del Terzo Reich era dunque molto difficile e ciò non pot eva no n influire negativamente sui rapp o rti tra autorità militari ted esche e italian e. L'all eato germa ni co non poteva esse re pi li di alcun aiuto alle Forze Armate italiane pur co ntin uando ad ava nzare pretese che il governo dell a RSI non era in grado di respingere. I tedesch i contin uavano a trasfe rire mezzi e ar mament i dalla lin ea Gotica verso i fronti pili m in acc iat i.

In q ue ll e g iorn ate di gennaio, i1 Co ma ndante Borghese fu presente co n assi duità nell e città giu li an e oppone nd os i fermamente , tra l'a ltro, a og ni richiesta d i impiegare reparti della div isione "X"" in oper az ioni di rastrellamento di bande parti • gia n e. L'apporto di og ni soldato italian o era prezioso nei capi• sa ldi al confine co n la Jugoslavia . E a questo proposit o, il 20 ge nn aio 1945 il Comandante ebbe un dramm ati co co ll oq uio di dieci ore con il ge nerale Wolff e l'amba sc iat ore Rahn, st rappand o loro q ualch e concessione sia pure provvisoria.

Dai r ap porti che mi p erve nnero in quei giorni trassi la certezza ch e c i fosse ancora una carta da giocare : tentare di convogliare dalla no stra parte tutt e le forze partigiane che a ncora m ani fes tavano se ntim ent i patriottici e si mostravano insen sibili a fa lse id eo logie. D ec isi qu indi di so ndare quelle forz e « na zionali » ch e comb a tt eva n o, o d icevano di co mbattere , per arginare l ' invade n za s lava e la prepo tenza tedesca. Qu esta mia d e te rmina zione fu rafforzata d a un fatto: in un 'az ion e compiuta dal batt ag li one " Va la n ga" a Tramonti , nel Friu li, ven n e bloccato un ae reo pronto a d eco ll a r e verso il Sud. Furono sequestrati documenti nei quali un ta l co lonne ll o Scarpa, parlando della s itua zione in Vene-

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zia Giulia, la definiva «gravissima» a causa della presenza degli uomini di Tito.

Borghese aveva ricevuto un a rela zion e s ulla situazione giuliana. Era stata st ilata da Maria Pasquinelli , una giovane insegnante nata a Firenze m a domiciliata a Trie ste. La relatrice 1 che si dimostrava molto informata e addentro alla questione, ventilava l'id ea di unire tutte le forze non comuniste operanti in Venezia Giulia per ostacolare la penetrazione slava. Era proprio quell o che il Comandante aveva in mente . Egli incontrò la Pasquinelli e le affidò il d elicato incarico di prendere contatto con la brigata "Osoppo".

L'o rmai famosa brigata partigiana costituiva il car din e della resistenza antitedesca e antislava in Carnia. Osoppo è un comune in provincia di Udin e, ai piedi d'un alto colle che domina lo sbocco sul Ta gliam ento. Tra il 1944 e il 1945 , Osoppo diede no me alla brigata partigiana formata in gran parte di ex alpini della "] ulia" e da element i di vari partiti politici. Era una delle poch e formaz ioni partigiane che fosse animata da sentimenti di italianità e ben decisa a difendere il suo territorio dall'invasione st rani era, e si era già misurata in dur i sco ntri con reparti ted esc hi.

Proprio in quei giorni, da un reparto della Decima fu catturato nell a Venezia Giulia, ove era stato paraca dut ato di nott e, il tenente medico Cino Boccazzi. Egli dich iarò d'essere un ufficiale di collegamento tra il capo di stato maggiore general e d el Regio Eserc ito, maresciallo Giovanni Messe, e la b rigata " Osoppo ". Faceva parte d ' un a mis sione disposta dagli in gl esi. Fu tratt enuto come prigioniero dal cap it ano Morelli co l compito, da lui accettato , di collaborare al tentativo di un coordina ment o di az ione tra la Decima e la "Osoppo" in fun zione a ntisl ava e con lo scopo comune di difendere l' italianità dei confini or ienta li . Anche Boecazzi giudicava gravissima la si tua z ione giulian a.

Poco tempo dopo, a Trieste , hr Pasquinelli rife ci a Borghese il primo esito dei suoi sondaggi. In sosta nza la " Osoppo " si m etteva a di s po sizio ne per u n eventuale incontro , a condizione che l' interlocutore fosse lo stesso Comandante della xaMas. Questo n o n fu possibile per non desta re sospetti nei tedeschi , e cosf venne incaricato della missione il comandante del battaglione "Va lan ga" , cap itano Manlio Maria Morelli. Il 1° gennaio 1945, d'accordo col Comandante Borghese , il capitano Morelli ebbe un primo abboccamento col capo parti•

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giano «Verdi» (al secolo Candido Grassi), alla presenza del tenente Boccazzi (che a sua volta era sop rannominato « Piave»). <(Verdi» dichiarò che la sua bri gata (a suo dire forte di 2.000 uomini in atti vità mobile) e ra animata da sentim enti patriottici. A que sto riguardo , dunque, gli ideali d ella Decirrta-, della " O so ppo " e dell 'e missario del Reg no del Sud, coinc id evano , an che se era no del tutto estranei e forse co ntrari agli int eressi in glesi. Anche« Verdi» sostenne che rice veva o rdini dallo stato maggiore dell'Esercito del Sud, ed era pronto a contrastare l' a zione delle bande di Tiro. Tanto è vero che egli stesso st ava organizzando, di sua iniziativa , un nudeo partigiano , con e le menti scelti, che avrebbe dovuto agire in difesa di Gorizia. In sostanza, gli uomini della sua brigata cond ucevano un 'az ione antitedesca e, quindi, anche antifascista. Giudicavano « deleterie >> le Brigate Nere , mentre la Decima, che era es tran ea alla propaganda politica di regim e, era considerata co n una certa simpatia. Alla fine, lo stesso «Verdi» avanzò una so rpre nd e nt e proposta: formare un gruppo il c ui comand a nte sa re bb e s tato un elemento della D ec ima (c h e avrebbe d ov uto fornire le armi ) e il vicecomanda nte un elemento della " O so ppo ". Ta le reparto avrebbe avu t o lo sco po di imp edire qualsia si in ge ren za s ul territor io italiano da pan e di s tranieri. L'a ccord o da stipulare per la formaz ione di qu es to gruppo militare -part igiano sui generis, avrebbe owiamente contemp lato anc h e un patto di reciproca non-aggressio ne . Sugli argom e nti discussi negli incontri tra Morelli, (< Verdi » e Boccazz i, il comandante del " Valanga " rimi se a Borghese una r elazione che terminava con le seguenti osservazioni: « Dat e le particolari proposte fatte dalla " Os o ppo ", ho creduto op p ortuno orientare i colloqui , pill che al fin e di stipu lare un accordo imm ediato a queUo d ' una presa di contatto attraverso uno scamb io di idee. Ciò permetter ebbe a noi di co no sce re ciò che vi è d ' incerto e sconosciuto nella " Osoppo ", se nza peraltro pre cluderci alcuna via futura. In tal senso rit en go che i co lloqui abbiano in pieno raggiunto lo scopo».

Co m unqu e, ogni tentativo di creare un fr o nt e unico con le forze partigiane anticomu niste falli per l'intervento d el Comitato di Lib e razione Naz iona le Alta It alia il quale stabili che nessuna az ione militare difen siva d oveva esse re svolta nella Venezia Giulia dato che lo stato di appartenenza delle popo lazio ni sa re bb e s tato deciso dalle s te sse , a g ue rra ultimata , in ba se a l p rin c ipio dell 'a utodetermina zio ne d e i popo li.

E in tanto lo stesso CLNAI inviava alle ge mi g iuliane messaggi co me qu ello contenuto nel segu e nte volantino:

<< Italiani della Venezia Giulia , costituite in ogni centro

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senza indugio il vostro CLN e date vita ai comitati antifascisti italo-sloveni e italo -cro ati i quali, oltre a organizzare la lotta contro i comuni oppressori, avranno lo scopo di armonizzare gli interessi dei due popoli. Il vostro dove r e è quello di arruolarv i nei r eparti ita liani che combattono nella vos tra regione, al co mando del mar esc iallo Tito, la comune guerra di lib e razione , e di aiutare in tutti i modi i partigiani. Le armate del maresciallo Tiro so no una parte dei grandi ese rciti vi ttoriosi delle Nazioni Unite: vo i lott e rete a1 loro fianc o come a fianco dei fratell i liberatori». 1

L'accordo con la " Osoppo " non ve nn e perfezionato per co l pa d eg li inglesi - ebbe a osservare il Comandante Borghese - che, da parte loro, paventavano co llu sioni di carattere pa tri ottico tra italiani , dato che era molto piii facile mettere in ginocc hi o un' It ali a divisa che un'Italia unita .'

Ma ri a Pasquinelli aveva avuto un ulteriore inco ntro col Comandante. Ed ecco quanto lei stessa ebbe a dichiarare: « [ ... ] gli comunicai il mio intendimento di mette re in contatto il governo del Sud con gli esponenti dell e va rie formazioni militari e partigiane operanti nella zona, allo sco po di giungere a un accordo per la difesa comune della Venezia Giu li a. Borghese approvò la mia idea e mi incoraggiò a metterla in atto ». J La Pa sq uin e lli si mis e subi to al lavoro, ma in I st ria venne arrestata dalla polizia tedesca proprio con l'acc usa di co nnivenza col go verno de.I Sud. Venne in seguito li berata e trovò asilo e protezione presso il comando d ell a Decima. 4

1 P. FLAMINIO Rocci-u, L 'es odo dei Giuliani Fiumani e Dalmati, Roma, Ed. Difesa Adriatica , 1970

i Tale o pi ni o ne r isulta documentata nel rappor1 0 del « Ma ggiore N icho lson » (pseudonimo del maggiore John Thomas Roworth ) indirizzato al Fore ign Office , conserv ato a Londra e riportato da R. LAZ ZE RO , La Decima MAS, Milano , Rizzoli , 1984, p 234.

J D epos izione al processo Borghese , udi enza dell'8 novembre 1948.

Dopo la divisione della Ve nezia Giulia tra una Zo na A (compre ndent e Trieste) amm ini strata dagli anglo-amer icani, e una Zo na B ammin istrata dagli jugoslavi , Maria Pasq uine lli , ardente patr iota , non accett ò le decisio ni dei Quattro Grandi che sottraevano la Ve nezia Giu lia aU ' ltalia , e decise di attuare un ges to d i protesta sparando al generale inglese D e Winton, governatore della piazza di Pola , ucc idendolo. Fu co ndannata a!l'erg astolo.

La Pasquinelli al momento dell'attentato , il 10 febbra io 1947, av eva con sé questa di chiarazione: « Seguendo l'esempio dei 600.000 Caduti nella guerra di r edenzione 1915-18, sens ibil e come Sauro all'appello di Oberdan, cui si aggiungono le invocazioni strazianti di migliaia d i Giuliani infoibati dagli Jugoslavi, dal settembre

Il 7 febbraio 1945, sulle montagne del Friuli , awenne l'eccidio di Porzus. Quello di Porzu s fu sol tanto l'e pi sodio meglio co nosciuto della lotta che ved eva i parti g iani comunist i co nsiderare nemici da annientare quanti , sia p ur partig iani , erano anticomunisti e antislavi (o se mpli ce m e nte non-comunisti ) _çome i partig iani d e Ua brigata " Osoppo " . Va d e tt o c he g li uomi ni d e ll a bri gat a , dopo una serie d i accaniti combattim e nti co ntro le forze corazza te tedesche (tra il 27 novembre e iJ 15 dicembre 1944) ne ll a vana difesa del caposaldo Fa edi s, av ev ano subito g ravi perdite. Soltanto in teoria , e prima di qu eg li sco ntri , cost ituivan o una forza di 2.000 uomini - co m e aveva dichiarato il co mandant e <(Verdi» nel corso dei colloqui col cap itano Morelli e il dottor Boccazzi emissario del gove rn o d el Sud. I n realtà era no ormai ridotti a un piU modesto nucl eo in fase di rior ga niz zaz ione e braccati dai reparti ge rmani ci.

Nelle malghe di Grondaz, ove i supe r st iti della "Osoppo" s'e rano rifu giati, un centinaio di elementi sce lti sia in una bri gata GAP sia nella brigata "Garibaldi -N ati son c", esegue ndo g li o rdini del Partito Comunista , co n un proditorio , inaspettato e improwiso attacco , circondarono e ma ssacrarono , parte su l posto e parte più tardi , num e ros i partigiani d c.Li a briga ta « na zio nalistica»; fu ucciso , fra g li a ltri , anc he il frat ello dell o sc rittore Pier Paolo Pa solini . Fu una s trage fe roce, best ial e e rivo ltant e di ital iani com messa da alt ri ita liani ch e avevano adottato le stesse modalità efferate in uso nei Balcani.

P e r il PCI s i trarrò es clu sivame nt e di un 'az io ne co n finalità politich e allo scopo di affermare il proprio potere as so lut o e incontra s tato nel Friuli-Venezia-Giulia , ai confin i co n l'Aust ria e la J ugos lavia , per favorire la penetrazion e d ell e forz e comu niste di Tito nell'intera region e. Il trico lo r e ch e sve ntolava sul tetto d ' un rifugio venne strappata e distrutto. li capitano De G rega ri e i s uoi ven nero torturati , evirati, sfigurat i, ad altri furono cavat i g li occhi, e i superstiti, che sopravv issero al primo fulmineo attacco, uccisi nei modi pili t u rpi e s paventosi ,

1943 a 1uu'oggi, so lo pe rch é re i d'itali anit à, a Po la irrorata da l sa ngue di Sauro. cap ii.i le dell' Istr ia ma rtire , riconfermo l' in dissolubilità del vin co lo c he lega la Mad rePatria alle ita liani ssi me terre di Zara, di Fium e, della Venezia Giulia, ero ic i nos tri baluard i co ntro il pans lavis mo minacciante tutta la civ iltà occ id entale. Mi rib e lloco l proposi10 fe rmo , d i co lp ire a morte chi ha l.1 sven t ura di rappresen1arli - ai Q uattro Grandi , i q uali, alla conferenza di Pa rig i, in oltraggio a i sens i d i giu st izia , di umanità e di saggezz a po litica , hanno deciso di st rnpp a re un a vo lta ancora dal grem bo ma1erno le te rre pili sacre all'Iialia , co nd annandole o agli espe ri me nti di una nov ella Dan zica o - co n la piU fredda consapevo lczz:1, che è corre ità - a l giogo jugoslavo , ogg i sinon imo per le nostre gent i, indomabilm e nt e italian e, di mo n e in foiba , di d epo rta zio ni. di esi lio )>.

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a colpi di bastone e di martello per risparmiare munizioni. Capo operativo dell'attacco e del massacro di Porzus fu il partigiano «G iacca » che agi in obbedienza alle direttive del P C I impartite dal commissario delle Fo rm az ioni ga ribaldine del Friuli , detto «Andrea» (al secolo Mario Lazzero che, nel dopoguerra , fu segreta rio d ella Federa z ion e Comunista di Udine e, nel 1981 , deputato al Parlamento italiano ).

li IX Korpus ju goslavo si sentiva minacciato da lla catena dei nostri cap isaldi dislocati nella cosiddetta « zo na Il caposa ldo pili avanzato era Tarnova della Selva, un paesetto di poche case arrampicate su un massiccio boscoso.

11 19 genna io 1945 numerosi reparti titini riuscirono ad accerchia re l'intero battaglion e "F ulmin e". La sproporzione delle forze era enorme: 2.000 jugoslavi contro 200 it aliani , il rapporto era uno a dieci. I marò si difesero accanitamente resistendo nelle loro posizioni oppure manovrando e contrattaccando pili volte all'arma bianca al grido di Uno storico sloveno scriverà poi che gli italiani << si difendevano selvaggiamente». '

Gli strateghi del IX Korpus jugoslavo erano convinti che, tra vo lte le difese nella va ll e del Baccia , a Nord, e quelle della Selva di Tarnova, ad Est, avrebbero invaso la valle dell ' I sonzo, da Goriz ia a Monfalcone , e, s pin gendosi oltre Ud in e, si sarebbero attestati sul Tagliamento. Gli scont r i durarono ininterrotti per tre giorni. Per ri sparmiare munizioni , i difensori di Tarnova fabbricavano rudimentali bombe a mano con scatole tte di carne vuote imbottite di tritolo. Una stazione radio slava, in lingua italiana, trasmetteva la notizia che Tarnova era stata conquistata dall'Esercito Popolare Jugoslavo in marcia ve rso Gorizia. Ormai molte case di Tarnova erano in fiamme. Il preciso tiro dei tre mortai pesanti in dotazione al battaglione riuscirono a neutralizzare molti mortai d'assalto degli slavi , ma la situazione del "Fulmine ", che aveva subito gravi perdite, era diventata insostenibile nonostante il "S agittario ", il "Barbarigo" e gli "NP", pur imperversando una tempesta di neve, avessero preso ad attaccare le forze di copertura del nemico imp egnando duramente la brigata " Kossovol ". I nemic i in calzavano in massa e spo gliavano i caduti italiani sommando oltraggio a sciacallaggio. Da altri punti del fronte , in marce forzate attraverso tragitti assai faticosi , tra rupi e burroni , e spesso affonda ndo nella neve fino alle ginocchia, accorrevano alcuni reparti in aiuto d ei superstiti. del "Fulmine ", mentre alt re forze impedivano le infiltr az ioni, alle spa ll e del fronte, di

' S. P ETE LI N-VO IKO , M ed Triglavom im Trstom, Ljubljana, Borec, 1964.

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partigiani, spa rand o co ntro di essi dai ripari dei resti delle vecch ie tr in cee italiane d e ll a guerra 19 15-18. All a fine, gli alpini del "Va langa" riusciro no a co ngiu nge rs i con gli uom ini del "Fu lm ine": l'acce rchiamento fu spezzato e le in ge nti fo rze jugos lave furono costrette a ri tirarsi. Gorizia era salva. La lotta era stata dur issima ma l'att acco in forze del pt:eponde rante e ben ar mato IX Ko rp us era sta to sve ntato e g li s lavi costre tti a ripiegare. I superstit i del "Fulmine ", quando scesero a Gorizia, venne ro po rtati in trionfo da!J a popolazio ne. Questo l'o rd ine del gio rn o del Comandante la X' Flottig lia Mas, ch e l'agenzia Sre fan i di ra mò il 7 febbra io 1945:

Il I 9 ge nn a io 19 45 il batta glio ne "F ulmin e" d e ll a d ivisio n e "X"', su u n a fo r za di 214 uomini , p os to a p res idi o di u n imp o rta nte caposa ld o sull a v ia d ' invasion e d e ll e b a nd e slave di Tito , ve ni va imp rovv isa me nt e assa lit o da for ze ne mi ch e va lu tate a o ltr e due mil a u o mini abb o nd ant ement e arm a te a n che con a rmi pesa nti . La res istenza del b a tt ag lion e è d ura ta inint errotta pe r t re giorn i e tre nott i - è d u rata g ran iti ca co ntro ogni uma na res istenza - è d u rata qu a ndo n on aveva p iu muni zio ni - è du rata pe rch é g li uo mini d e l "Ful m ine" n o n h a n no mai mo ll a to. Altri repart i d e ll a "Xa" e ge rma nic i acco rsi in lo ro ai uto so no riu sc iti , do po tr e g io rni di duri co mb a tti ment i, a co n giu ngersi co l "Fu Lnin e" e a sganc ia rl o dalla manovra n e mic a. Il " Fu lm ine " h a riporta to nell a d u ra lotta le segue nti p e r d it e: ca dut i 86 d i cu i 5 uffic ia li ; fer it i 56. Le p erdi te infli tte al ne mi co sono : mort i 300; fe r iti 300. I supe rstiti de l battag li one sono r ie ntrati all a se d e [ ... ] Il sac ri ficio d el b attag li one "Fu lmin e" h a sa lvato una it ali an iss im a c ittà (Gor izia) d a ll 'occupaz ione slava e d è valso a far ri ful ge r e a n co ra un a vo lta d ava nti al n e mi co, all 'a ll e ato e al no stro p opo lo, il va lo r e d el solda to it ali an o. Ma rin a i ! C ito all ' Ordin e d e l G io rn o d ell a X' M as il ba ttag li one " F ul min e" d e lla di visio n e "X"' e il suo co ma nd ant e tenente di vasce ll o fa nt er ia di marin a E lio Bini , i « prese mi all e ba n diere», i fe r it i e i ma rin a i t utt i per la prova di mag nifi co co ragg io dimos t rato. '

6 Nell'ordine del g iorno d i Borghese va notata la c itazione del contr ibut o dato dai « re pa rti ge rmani c i » ag li scontr i di Tarnova in d ifesa di Goriz ia. In realtà ca le co ntributo fu modesto e ma rg in ale. Perta nto la citaz io ne ri vela la volontà de llo stato maggiore italia no di tener buono e lus in gare l'all eato e, nel c:ontempo, co involgerl o moralm e nte, pol iticamente e militarmente nella d ifes a de i confini o rienta li deU ' Italia , anch e se le autorità poli ti che e militari austriacam i e filo slave di Tr ieste, Bolzano , V ienna e Berlino brigavano per il disimpegno su quel fronte e, addirittura, per all ontanare la div isione "X •" dalla Venezia Giulia.

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L'episodio di Tarnova della Selva rappresentò un autentico successo militare e mi co nfermò la necessità di dare un definitivo assetto alla division e " Decima" in previsione di un ulteriore prossimo impi ego in quelle zone.

Il vuoto lasciato d a lla tragica scomparsa del colonnello Cara llo rendeva piu difficile il mio compito. Avevo progettato di sostituirlo con il comandan t e Enzo Gro ss i, il quale , con il s uo ent us iasmo e la sua esperie nza , avrebbe sicuramente apportato un n otevo le contributo . Purtroppo ogni mio tent a ti vo in t al senso fu vano. Il comando tedesco si oppose alla sua can did atura a causa dell'origine ebraica d e lla moglie. Comandante della division e fu nominato quindi il generale Giusepp e Corrado che convoca i immediatament e a rapporto con alcuni ufficiali dello stato maggiore. Studiammo un piano strategico che avrei sottoposto al Duce .

Il 26 gen naio , due compa gnie d e l "Ba rba rigo " s i sp in se ro sull 'altopiano d e ll a Bainsi zza sco ntrando si con un battaglione della bri gata "G randnik " . A n che qui il nemico batt é in ritirata subendo pe rdite . Intanto il grosso d ei numerosi reparti s lavi in ripiegam e nto s i stava concentrando a Postumia attestandovisi con una forza di circa 8.000 uomini. Questo periodo , a cava llo del 1944 e del 1945 , che vide i repa rti della divi sio ne "X "" ben ché numericamente assai inferi o ri , prevalere s ull e br igate del IX Korpus jugoslavo ben armato anche da av iolan ci ame ricani, doveva esse re l'iniz io del ciclo offens ivo che si annuncia • v a. L'azio ne d e lla nostra fant er ia di marina , con i suoi re parti autonom i, mob ili , funzionali , animati da sp irito di ini ziat iva, combattivit à, coragg io e amor patrio , dava speranza di ottene· re altri success i.

XVI I. LA «FRONDA» NELLA RSI

Dal Duce mi recai il 29 ge nnai o 1945.

Mussolini mi tratten ne per un 'o r a e mezzo. Dopo ave rmi asco lt ato, approvò le linee generali della mi a imp ostaz ion e tattica per l'im medi a to futuro. Poi dette sfogo a tutta la sua amarezza.

Alle mi e so ll ec ita zio ni per un ur ge nte , definitivo chiarimento co n i tedesc hi e p er un rinno va mento indispensabile d e i quadri gove rnativi , ri s pose t es tualm e nte: « E vo i c re d ete che sia facile sos tituir e gL uomini al governo? Credete che vi sia la corsa p er occupare qu es te " brucianti" poltrone ? Posso dirvi che , aven d o fatt o inc e rp e Uare vari e persone a cui att ribuire un incar ico ministe rial e, con una sc usa o co n l'a ltra h ann o tutt e ri sp osto nega ti vame nt e. F in alm e n te uno parve propenso e c hi ese ve ntiquattr'ore per pensarc i [ ... ] Sa p e t e che cosa mi h a detto d opo ave r ci pen sato ve ntiqu attr'ore? C h e un a malattia d ella mog li e gli imp ed iva di p rende re im pegni'».

Pur nel particolare clima di confidenziale since rit à e fiducia che improntava questo colloquio , non può no n stupire che Bor ghese, estraneo com'era ad ogni ambizione e ing e renza po litica, so ll eci tass e Mussolini anche « pe r un rinnovamento indi s pe n sa bile dei quadri governa tiv i». Ma che la richiesta fosse motivata lo desu miamo da un alt ro s uo sc ritto in cui, riferendosi alla si tuazion e di quel periodo, il Coma ndante osservava:

Tram it e i rapport i del mio servizio info rmazion i e ro a conoscen za d e l malumore semp r e c resce nte fra la popo lazio ne nei confronti di alcun i espo ne nti del gove rn o. Ne era no ovv iamente info rm ate le autorità ge rm an ic h e che si vedevano cosi incoraggiate ad acce ntu are la loro ostilità contro di noi. E non mancavano i p e tt ego lezz i, le denunce prive d 'ogni fondam e nto , le piccole ri valit à persona li , le calun nie con cui ogni g iorno si te nt ava di infanga re l'o p e r ato de ll a X " . Cercavo di non da r peso a queste b egh e: il mi o p e nsi e ro cos tant e era rivolto ai nostri confin i or ie ntali.

Effettivamente, dalla fine del 1943 in poi, Borghese è sempre stato obiettivo privilegiato del tiro incrociato di accuse diffamatorie sia da parte di alcuni gerarchi fascisti sia di esponenti, agitatori e propagandisti della Resistenza antifascista. Calunnie che, tra l'altro , nel gennaio 1944 , indussero lo stesso Mussolini a far arrestare Borghese, come già spiegato. Comunque, la menzogna e la diffamazione costituivano vere e proprie armi della lotta politica condotta anche dal CLN. Un documento in tal senso è quello, ad esempio, di una circolare riservata:

« Comitato di Libera zio ne Nazionale - Comando Regionale Lombardia - Ai comandi di settore per la diffusioneOggetto: Campagna diffamatoria cont ro persone in vista - In questi ultimi tempi si è constatato che molte personalità politiche e militari che militano nei ranghi awersari, hanno trovato la loro fine, o perlomeno sono scemati d'importanza, per quello che la popolazione di varie zone andava dicendo sul loro conto. Per far si che con questa arma taglientissima si possano raggiungere quei risultati sperati, è necessario che ogni comandante, ogni gregario, intraprenda una intelligente campagna denigratoria nei confro n t i delle personalità pili. in vista che militano nei ranghi nazi -fascis ti. Attribuire a loro ogni so rta di violenza nei confronti di persone e di cose. Scrivere contro di loro lettere anonime diffamatorie ai loro diretti superiori. Creare nella popolazione una mentalità a loro ostile, ecc. Ripetiamo ancora una volta che detta propaganda deve essere fatta m o lto intelli gente m ente se non si vuole ottenere il risultato con trario. - p. il Comando Regionale Lombardofirma ille ggibile».

E tornando al colloquio con Mussolini:

A proposito dei nostri rapporti con i tedeschi , cosi si espresse il Duce: « Tre sono stati gli errori di costoro (i tedeschi), contro i quali mi sono battuto invano: l'armistizio "molle" con la Francia, la campagna di Grecia e la rinuncia a Malta . Sapete chi era qui da me prima di voi? L'ambasciatore Rahn che voi conoscete bene. E sapete che cosa era ven uto a fare? Propaganda 1 È venuto a proiettarmi un film, li, contro quel muro, un film in cui si vedevano migliaia di studenti e professori tedeschi che scavavano trincee . Un tacito ma chiaro invito per noi a fare altrettanto. Ma questi tedeschi non hanno ancora capito, dopo cinque anni, che la guerra di posizione è completamente superata? I loro professori e i loro studenti hanno scavato tante trincee, dalla mattina alla

sera non hanno fatto alt ro ch e scavare [ ... ] Poi è arr ivato un maresc iallo di 33 anni, maresciallo d'un gruppo di armate, v i rendete conto di quel che dico, Borghese? A 33 ann i coman d ante di un gruppo di ar m a te, qualcosa come 300.000 uomini. Ebbene , che cosa h a fatto il m aresc iallo sovie ti co delle trincee scavate èlai professori tedesc hi ? Se le è bevute in ventiq u attr'ore, com e si beve un aper itivo. Compren do p erfett ame nte , caro Borgheseagg iun se - tutta la vostra ama rez za che, co nsentit em i, è poca cosa rispetto a quell a che perso nalmente , da ll a cos titu zione della Rep ubbli ca Socia le It aliana, va do d i giorno in g iorno accum uland o. Durante la mi a deten zione avevo avuto modo di riflettere a lun go. No n vi sorprendere te dunque se vi dirò che quando mi incont ra i con Hitler , dopo la liberazione dal Gran Sass o, pur prendendo s ulle mie spalle tutta la re spo nsabilit à della si tu az ione italiana, gli dichiarai di essere ferm a mente deci so a uscire dalla scena politica. Ero stanco, am mal ato, sconfi tto. Ma Hi tl er mi mise con le spalle al muro. Mi disse che l' It alia senza il fascismo sarebbe sta ta trattata come n emic a della Germania, quindi soggetta a occupazio ne militare e preda di un esercito assetato di vendetta e che , a gara nzia polit ica e militare , avrebb e incorporato il Trentino e l' Alto Adige nel T erzo Re ich. In oltre , avrebbe fatto di Trieste una base navale ge rmani ca. Cont inuand o nelle sue minacce, il Fiihrer mi diss e anc h e che av r eb b e se mpre trovato, qualora io insi stess i ne l mio rifi uto a ri entrare su lla scen a po litica , uno o p iu ge rar chi disposti a costituire un gove rno fantoccio ch e egli avreb b e manovrato a suo p iacimento. Comp r es i c h e no n avevo scel t a: l'Italia aveva anco r a bisogno di me. E accettai l' incarico di costituire la Re pubbli ca Soc ial e It a li ana, nonch é r it e nni mio dovere di salvare il sa lv ab il e, a cos to di molti sacri fi ci per la mia dignità personale. Debbo d ire che spesso, piu dei tedeschi, so no stat i gli italiani a cos trin germi a r idim ens iona r e la mia -persona lit à. Per quello ch e ho ri tenuto fosse il b e ne del Paese , sono sta to a vo lt e obb ligato ad ass um ere pos izioni che possono apparire di acquiescen za e di subord in azione. Ma h o agito cosi e cos i co ntin uerò ad agire , pe r ché anche la vit a dell ' u lt imo degli italiani mi sta a cuo re. Se gli ita lia ni non lo comp r endono, lo comprenderà, fors e in u n domani, la Storia».

Co n fermai al Du ce c h e avrei proweduto a dislocare n e l Veneto, de stinan d o li a Marostica , tutti i reparti dell a Decima disp o nibi li, richiamando d al Senio an che il battag lion e "Lupo".

M usso lini fu d 'acco rdo.

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Da quanto ebbi modo di capire nel nostro lungo colloquio, il quadro della situazione politica e operativa gli era chiarissimo. Non dimenticherò mai quell'incontro. Il giorno successivo una comunicazione di Supermarina mi informò della mia nomina a sottosegretario della Marina, in sostituzione dell 'a mmiraglio Sparzani che aveva da poco lasciato l' incarico. Ne fui molto sorpreso, anche perché il Duce, dal quale proveniva la nomina, nulla mi aveva detto in proposito. Rifiutai. Ritenevo che la mia prese nza e la mia attività sarebbero state assai piu utili in seno alle unità operative della divisione "X"'. Considerai, inoltre, che le autorità militari tedesche , e in particolare l'ammiraglio Loewisch che non mi aveva perdonato l'atteggiamento da me assunto durante l'episodio Loewemberg-Fellner, avrebbero certamente posto un veto alla mia nomina. Al mio posto venne chiamata la Medaglia d'Oro Bruno Gemelli , proveniente dall'Esercito.

Nelle in so ndabili alchimie della politica, restano misteriose le motivazioni che provocarono la decisione di Mussolini di nominare Borghese alla carica ministeriale di sottosegretario alla Marina in sostituzione dell'ammiraglio Sparzani. Tanto pili (com'è docum e ntato ) che « la caduta di Sparzani, ritenuto d e bole nei confronti dell'atteggiamento assunto dal Comandante Borghese e dalla X\ fu determinata dalle accuse di carattere politico del Partito Fascista Repubblicano». Inoltre, la nomina di Gemelli, « sospettato di simpatie verso i partigiani , non fu bene accetta alla Marina re pubblicana ». 1

Qualche tempo prima, gli uomini del batta glione "Nuotato ri-Paracadutisti" avevano deciso di pubblicare , al posto del periodico « La Cambusa » (ritrovo dei marò della X" Flottiglia Mas) un altro gio rnal e, « Il Nazionale». Ma il primo numero indignò i gerarchi fascisti che lo fecero sequestrare con la motivazione dello << scarso spirito fascista della Decima». Anche questa fu una delle cause che determinarono l'epurazione del sottosegretario alla Marina. Il passaggio ufficiale delle consegne tra l' ammiraglio Sparzani e la Medaglia d'Oro Gemelli awenne il 24 febbraio. I "Nuotatori-Paracadutisti", che videro in questa sos tituzione un atto d'intolleranza politica, si ribellarono. Non accettavano questo discutibile cambio della guardia. Il comandante Buttaz-

1 Dalla relazione del maggiore dei Carabinieri, Angelo Amico. Archivio di Stato.

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zoni si consultò con i suoi uomini e tutti concordemente decisero di occupare il ministero della Marina Era un avvertimento. Cos i il battaglione "N P ", completamente autocarrato, raggi un se la sede del ministero a Montecchio. La situazione si sb loccò grazie all ' intervento di Borgh ese, il quale, avvertitO Graziani, si presentò con lui sul posto. Il maresciallo, corriprende nd o lo stato d 'animo del reparto, lo elogiò , lo pas sò in rivista e annunciò il suo prossimo invio al fronte orientale. Co nclu se con un breve discorso in cui disse: << Ora , nell'abbra ccia re il vos tro Comandante , abbraccio idealm e nte anche voi».

La pace era fatta , la questione risolta . 2

L'accenno fatto a un em issario del Sud, il professor Paride Baccar ini , mi obb li ga a portare il discorso su un fenomeno di cui c r edo si sia parlato assai poco: la «fronda» ch e serpeggiava nella Rep ubblica Sociale Italiana.

Oltr e all a documentazione in mio pos sesso su questo argome nto , mi so no stati inviati da fedeli amici italiani due libri che rit e n go assai im portant i, o lt re che per la serietà degli autori, anc he e sopra ttutto perché scritti entrambi nel 1947, quando cioè i ri cord i e rano recenti e le passioni di parte non avevano ancora preso il so pravvento. Alludo a La caduta degli angeli di Ugo Manunta e a La R epubblica di Mussolini di Felice Be llotti. Confrontando quanto da essi scritto con i documenti in mie mani, è possib il e fare un quadro abbastanza completo del fenomeno.

Di aspetto nobile e ispirato, di statura inferiore alla media, es ile , pallido, zoppo, dalla parola pacata ma carica di suggestione, Paride Baccarini aveva le carte in regola per eserc it are una certa influ enza su quanti , e d erano molti, non tolleravano intrusioni politiche su ll 'operato della Decima.

« Noi d e lla X " eravamo per principio e pe r temperamento refrattari ad ogni inquinamento politico, - ricorda un marò degli NP- epp ure , tra il 1944 e il 1945 , tanto se ne sc riveva e tanto se n e parlava che il morbo politico ci entrava da tutti i pori contagiando molti di noi. E ciò me ntre s ui du e fronti si co mbatteva all ' ultimo sa ngue per l'u nico id ea le che ci animava, e , s ul front e interno , si intensificava l 'a tti vi tà terroristica dei GAP operanti so prattutto a Milano e a Torino: non mancava

2 Cfr. A. ZAROTII, op. cit., pp. 112 - 113.

giorno in c ui , insieme con inermi civili, non perdesse la v ira qualche marò della Decima senza vedere in faccia gli assass ini che si tenevano ben al sicuro ne i loro agguati e nei loro attentati. »

Baccarini, approfittando della lib ertà concessagli , iniziò un'abile opera di persuasione occul ta fra gli stessi uomini del reparto c h e lo avevano catturato, i Nuotator i-P aracadutist i. Soprattutto i piu giovani furono affascinati dai suoi discorsi e dal programma che proponeva: 1) Eliminazione del Partito Fascista Repubblicano e costituzion e di un nuovo governo sempre affidato a Benito Mussolini; 2) Fare della Decima il centro ideologico e l'elemento propulsore della rinascita della Patria ; 3) Sostituire le vecc hie cariatidi con uomini nuovi, reclutati ne g li ambienti pili diversi, onde realizzare una fattiva intesa con i partiti piu importanti ; 4 ) Riconfermare la fe d e ltà agli imp egni del Patto d 'Acc iaio e del Tripartito (Italia , Germania e Giappone ); 5) Contando su un co nsistente nucleo di For ze Armate, la cu i parte preponderante do veva essere costituita dalla Decima , uscire dal conflitto in stato di neutralità armat a .

Il piano era forse suggestivo, ma velleitario, confuso e i risultati furono disastrosi. Gli ambien ti politici e governativi aumentarono la diffiden za e la sfiducia verso di me e i miei collaboratori ; chi aveva creduto alle parole del professore e si era illu so che la Decima , da sola, avrebbe potuto far usci re l 'Italia dalla guerra, riv e rsò su di noi i rancori d ' un sogno tradito. E non poche furono le grane . Baccarini , dopo aver seminato zizzania, forse suo malgrado, visto che le cose non prendevano la piega che sperava, spari definitivamente dalla scena rend e ndosi irreperibile.

La <<fronda» in realtà esisteva, anche se espressa con iniziative a volta utopistiche , a volta assurde . Da tempo , il malumore contro alcuni rappresentanti d e l governo andava crescendo. Lo alimentavano l'esito degli awenime nti bellici e la durezza dei tedeschi , l'ope ra di penetrazione degli awersari politici, la propaganda anglo-americana e i disagi ai quali era sottoposta la popolazione, quotidianamente vittima di massicci bombardam enti degli aerei « lib e ratori». Mussolini era al corrent e della situ az ione e se ne preoccupava. Nel corso d ' una riunione degli organi direttivi di Pubbli ca Sicurezza , tenuto si a Valdagno già nel febbraio del ' 44 , il capo della polizia, T a mburini , aveva comunicato ag li intervenuti il divieto del Duc e di perse-

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g uitare i membri non comunisti del Comitato di Liberazione Nazionale.

Questo spiega i motivi della grande libertà d 'az ione di cui godevano alcuni esponenti del CLN, le cui attività, ben note alla po lizia , trovavano in Mussolini la piii generosa comprensione.

Alla fine del marzo 1944, un membro del Partito d'Azione di cu i preferisco non fare il nome, venne arrestato e denunciò Ferr uccio Parri, Riccardo Lombardi e tutti gli esponenti del movimento clandestino. Il Duce , che avrebbe avuto giustificati motivi per farli arrestare, non volle che si procedesse contro di loro e si preoccupò che documenti compromettenti non cadessero in mano tedesca.

Non mi sembra che di questo episodio si sia mai parlato abbasta nza: è una realtà storica che non andrebbe dimenticata .

Sorse lentamente l 'idea, forse suggerita dallo stesso capo del g overno, di creare un ponte tra fascisti e antifascisti, idea subi to acce ttata e propagandata da buona parte della stampa. Giorgio Pi ni , Concetto Pettinato , Giuseppe Castelletti, Mirko Giobbe, Ca rlo Borsani , tanto per citare i nomi di maggior spicco, si schi e rarono immediatamente su questa lin ea . Chi voglia sfogliare i g iornali usciti nella Repubblica Sociale Italiana in quel periodo, oss erverà che, fatta eccezione per « Regime fascista» di Roberto Fa rinacci e per altri fogli meno importanti, l'impostazione era co ncorde.

L'id ea che i buoni italiani fossero soltanto i fascist i ortodossi e ra superata da tempo a causa degli eventi e dell'esperienza vissu ta. Tutti i cittadini di buona fede (con o senza tessera del partito) dovevano essere chiamati all'appello.

Ero perfettamente d'accordo su questa innovazione pi(i adere nte ai tempi che stavamo vivendo. Con il giornalista Bruno S pampanato fondammo il settimanale« Orizzonte» che, pur nella sua breve vita, costituf una voce nuova , coraggiosa e, soprattutto, anticonformista e « super partes», che Mussolini osteggiò duramente.

Ma , trascorsi pochi mesi di giornalismo piii aperto, si tornò sotto la censura del ministero della Cultura Popolare e caddero le pri me teste. Si cominciò col direttore de «L'Arena» di Verona, Gi useppe Castelletti (c he venne poi assassinato a Milano nei g iorni dell ' insurrezione), il quale, a seguito d'una violenta polemica con Farinacci, venne licenziato. Qualche tempo dopo fu la vo lta del cieco di guerra Medaglia d'Oro Carlo Borsani direttore

di « Repubblica Fascista», accusato da Mezzasoma di nutrire sentimenti contra stant i con le idee e g li interessi del fascismo. Anche Concetto P e ttinato , direttore de « La Stampa» di Torino , scrisse un polemico articolo rimasto famoso dal titolo: « Se ci sei batti un colpo!» in cui , lamentando l'ass enteismo governativo, sosteneva la necess it à di creare un governo di Salute Pubblica in cui fosse rappresenta to tutto il Pae se. L 'a rticolo fece scalpore ed ebbe ampi consensi.

Personalmente non lo approvai p erc h é ritenevo che accusare apertamente i respon sab ili della cosa pubblica non fosse produce nte rispetto ai ted esc hi. Comunque n e app rezzai il tono audace e vigoroso. Data la popolarità di P ettinato, non fu allontanato dalla direzione del giornale ma cadde in disgrazia. Un collega che gli si dimostrò favorevole, Franco De Agazio, fu arrestato e tenuto in ga lera per parecchi mesi. Venne de stituito, invece , dalla carica di dire ttore de « La Nazione», Mirko Giobbe, il quale aveva denunciato in termini realistici i p er icoli d e lla guerra civile. Giorgio Pini, che dall e colonne de « Il Resto del Carlino » aveva ini ziato una campagna sullo stesso argomento, si salvò dalle ire di Mezzasoma, e anche da quelle di Pavolini che si riteneva direttame nte attaccato, grazie alla particolare simpatia che Mu sso lini nutriva per lui.

Ero stato inform ato del « ponte » c he si voleva gettare tra gli it aliani di buona vo lontà , attraverso colloqui diretti con i promotori delle varie ini ziativ e. Fra questi il professor Edmondo Cione, filosofo crociano , che, con spirito gar ib a ldino, aveva ra ggi unto il Nord. Egli venne a trovarmi, se ben ricordo, nell'agosto d e l 1944. Mi disse di aver conosciuto qualch e giorno prima, in casa di Gastone Gorrieri, capo ufficio stampa d e lla "Muti", tale« Signor Marini» rappresent ante dell'esecutivo del Partito Socialista. L ' incontro era stato organizzato per tentare un accordo tra il gover no d ella Repubblica Sociale Italiana e gl i espo nenti del Comitato di Libe razione Nazionale, allo scopo di evi tare ulteriori fatti di sangue, qualunque fosse stato l'esito della guerra. Il « Signor Marini» (alias Gabriele Vigorelli) aveva d e tto che fascisti e antifascisti erano divisi non tanto da questioni ideologiche quanto dalla guerra. L'importante era che, alla fine, sia che fosse sconfitta quella parte d'Italia a ll ea ta ai tedeschi , sia quella alleata con gli anglo-americani, il Paese ne subisse il minor danno possibile. Quindi ecco la necessità del « ponte » che av rebbe dovuto far convergere tutte le forze disponibili so tto un comando unico che

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sarebbe stato poi fascista, in caso di vittoria germanica, o antifasc ista in caso di vittoria alleata.

Il progetto mi parve abbastanza confuso, anche se dimostrava un a evi dente buona fede da parte di chi lo aveva concepito. Le trattative continuarono a lungo e gli sviluppi sembravano soddisfacenti. Ad essi , però , occorreva una lenta realiz zaz ione e i tempi stringevano.

Co n alcuni espone nti del fronte clandestino, fra i quali Corrado Bonfantin i, Sandro Faini detto «Oliva» , e altri, avevo già av uto, su richiesta degli stessi, numerosi colloqui . Mi incontrai, ad ese mpio , con il soc ialista Marini e con Martini Mauri e li trovai co ncordi nel ritenere l'unità da me comandata la sola formazione militare che, non facendo politica, avrebbe potuto, in un domani piii o meno prossimo, coJlaborare con altre forze nelJ ' interesse nazionale.

Mi dolgo adesso di aver mantenuto quei coJloqui nel piii s tretto riserbo , mettendone a conoscenza soltanto i miei pili stre tti collaboratori , perché quando , a guerra finit a, ini ziò contro la Decima quella calunniosa gazzarra che non ha mai avuto te rmine , avrei dovuto citare nomi e rievocare fatti a dimostrazione c he aJJora gli awersari politici non ci consideravano degli awenturieri né tantomeno dei feroci assassini. E quando tratt ava no con noi le pia ghe dell ' Italia erano ancora aperte.

Oltre all ' ini ziativa di Ciane e a quella poco fortunata di Baccarini, avevo notizia di altri progetti frondisti provenienti da parti diverse. Sul mio tavolo arrivarono, fra le altre , le proposte d e l Movimento Repubblicano Nazionale , dei GAG (Gruppi di Azione Giovanile) e del Movimento Giovani Italiani Repubb lic ani (MGIR).

Nato in Toscana , il MGIR si proponeva di operare una radica le epuraz ione negli alti ranghi deJJe gerarchie fasciste. Una branca del mo vimento agiva al Sud , l'altra al Nord. Scopo comune: tenere uniti tutti gli italiani di buona vo lontà e, insieme, a g uerra finita , poter far fronte ai vincitori , chiunque fossero stati . Owiamente era un programma che dava noia sia agli ang lo-americani (e quindi al governo del Sud ) sia ai tedeschi (e quindi al governo della Repubblica Sociale Itali ana).

Incaricato di agire al Nord era un certo Gino Stefani , il quale svolse un'efficace propaganda tra le For ze Armate, i partigiani, qualche reparto deJJa Decima, e perfino tra le fila co muniste , o tt ene ndo adesioni e consensi. Esaltato da questi risu lt ati voll e

tentare il co lp o grosso: abbattere il governo d i Salò appogg ia nd osi ai tedeschi . Preso contatto con il genera le Harster, capo della poliz ia german ica in It alia , Stefani gli espose un su o p iano ch e il ge n era le finse di acce tt are. La Ge rm ania era ormai stremata e le su e trupp e si sarebbero pre sto ritir ate d all 'Italia . Era qu indi necessario che il Terzo Re ich la sciasse s ul nostro territorio ce llule seg rete ch e avrebbero dovuto compiere azioni di sabotagg io contro gli anglo-americani. Ap provando il p iano di Stefani , Harster avre bbe conosciuto i n om i dei cosp irator i che , a l mom e nt o opport uno , sarebbero stati denunciati agli All ea ti come sp ie fasciste e « co llabo raz ionisti ». I serv izi segreti anglo-amer ican i , preoccupati di dar loro la cacc ia , si sarebbero accort i tropp o tard i della presenza d e i sabo tatori tede sc hi e quest i avrebbero avuto piu tempo per agire in distu rb ati.

La possibilità di una conn ivenza con i t edesc hi non piacque né ai partigiani ch e avevano aderito aU' in iziat iva né a quegli uomini della D ecima ch e se mbrava avessero accettato la tes i di Stefa ni . E l'assurda cospirazione fa lli. Buffarini Guidi, ministro dell'Inte rn o, e l'ambasciatore ger manico in Italia, mess i al corrente, int erruppero l'attivit à del movimento. Pavolini fece arrestare Stefa ni e alcuni suoi seg u ac i. E se non fosse interve nuto Mussolini, lo stesso St efa ni , anziché in un ca m po di conce ntram ento sarebbe finito dinanzi al plotone d'esecuzion e.

Fra gli altri proget ti me ne giunse uno , dal titolo « Le confessio ni d 'un ott uage na ri o», che si artico laya in dieci punti pili o meno simili ad altr i, e cosi concludeva: « E necessario che t utti gli italiani sacr ifi ch in o all a Patri a i motivi id eo lo gici ch e li dividono e si uniscano in un bl occo solo; che in un clima di nuo va ri vo luzione unifichin o i loro sforz i e tendano la lo ro vo lontà verso il supremo fine della rinasc ita ». Non ho mai sapu to ch i fosse l 'utopis ti co ottuagenar io.

Non man carono, inoltre , programmi decisamente comu n ist i come quello di « Lib era Itali a» il cui scopo era quello di « attendere fino a ch e la Russia non si fosse affacc iata suU' Adr iatico e non avesse forn it o di arm i l'o r ga ni zzaz ione di " Lib era Italia " pe r co mbatt er e il com un e nemico ch e poteva essere indi st int amente l' in g le se, l'americano o il te d esco». Ne era a capo un ce rto professor Braibanti , assai noto n egl i amb ienti studenteschi fiorentini.

Tu tti i progetti d i cui h o pa rl ato provocheranno forse il sorr iso del lettore. Egli penserà che i loro id eatori fossero in preda

al delirio. In realtà rispecchiavano lo staro d 'a nimo in cui si viveva. A chi non sia stato testimone di quei giorni, tutto ciò può, e a ragione, sembrare assurdo e inconcepibile. Mussolini, preso contatto con i rappresentanti dei GAG (G ruppi di Azio ne Giovanile ) e convinto dell'onestà dei - loro int e nti , dette il v ia ufficiale alla nascita del movimento. I gia"rnali di regime , fra i quali il « Corriere della Sera », dettero ampio r isa lto all'iniziativa attribuendole, però, una co lorazio n e fascista c he non aveva.

A parte i Gruppi di Azione Giovanile, l'uni ca iniziativa che usci allo scoperto fu quella promossa da Ciane. Il discorso pronunciato da Mussolini al Teatro Lirico di Milano il 16 dicembre 1.944, era stato in un certo senso un discorso « aperturista ». Questo spiega perché il capo del governo acconsentisse a ricevere, in sieme con Ciane, alcuni antifascisti e autorizzasse l a pubblicaz ione di un quotidiano decisamente non a llin eato, « L ' Italia del Popolo».

Il 20 gen naio 1945 , l'age nzia Stefani emett eva il segue nte comunicato:« Ne i giorni scors i un gruppo di cittadini fra i quali figurano il professor Edmondo Cione dell'Un ive rsi tà di Milano , il dottor Renato Sollazzo, il dottor Pi etro Cerri, Ernesto Bassi , FuJvio Zecchi e altri , hanno rivo lto forma le domanda al Duce della RSI chiedendo l' autorizzazione di cos tituire un '1 Raggruppamento Nazionalsocia li sta Repubblicano " nell'intento di [... ] risvegliare il se n so della fierezza italiana , opporsi a qualunque restaurazione monarchica e cap italista, appoggiare la socializzazione, esercitare responsabile opera di critica e di controllo sugli atti del governo e dell'amministrazione. Il Duce, preso atto del programma formulato dal raggruppamento ' ha concesso la richiesta autorizzazione nonché que ll a di pubblicare un organo del Movimento stesso. 11 Duce ha in oltre autorizzato la istituzion e a Milano , sotto l'egida del ministero d el Lavoro, di un Centro Italiano di Studi Sociali , su richiesta so tto sc ritta da Seco ndo Amad io, Alessandro Baj , Lorenzo Caboara, Edmondo Cione, Filippo Gallini , Ugo Manunta , Aldo Marini». Fu lo stesso Pa volini che aveva aggiunto l'att ributo « nazion alsoc ialista » alla d eno m inazione del raggruppamento, anche se poi ne osteggiò le iniziative.

1 ln base al postulato 3° delle Dichiara zioni di Verona, e a quello d e l segretario de l PFR del 26 ottob re 1944 e al discorso di Milano del 16 dicembre 1944 .

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Il primo numero de « L ' Italia del Popolo» ebbe immediat o successo. I tedeschi , subito in allarm e, definirono il raggruppa· mento « un'emanazione del Partito Laburista inglese». L'ambasciatore Rahn ne discusse con Mussolini il quale difese il giornale dicendo che era « un a voce nuova e rappres e ntava una necessità contingente». Ma Rahn si faceva portavoce delle preoccupazioni delle alte sfere germaniche che non vedevano troppo chiaro in certe si tuazioni politiche, sociali e culturali italiane .

« L'Italia del Popolo» cont inu ò le sue pubblicazioni tra consensi e contras ti, fino a che, su azione di Pavolini, Mezzasoma , Coppola e Farinacci, venne soppresso sotto l'accusa di « aver turbato l'ordine pubblico e non aver tenuto fede a dei pretesi impe gni di critica costruttiva e nazionale».

Musso lini fu cosi amareggia t o che rifiutò di ricevere C ion e che chiedeva chiarimenti in proposito.

Anche se, p e r forza maggiore, era mio dovere prender cognizione de i numerosi fermenti politici, vo1li tenermene fuori come mi ero t enuto alla larga dal Partito Nazionale Fasc ista, prima, e dal Partito Fascista Repubblicano, poi. Ho sempre diffidato dei politici perché considero la politica per quel che realmente è: lotta di grupp i contro altri gruppi per la conquista del potere; e il potere d 'un gruppo crea privilegi, discriminazioni e prevaricazioni a danno degli altri che non fanno parte del gruppo vincent e . Che poi la lotta politica ami ammantarsi del magico termine di « democrazia », mi sembra soltanto un alib i , una maschera di rispettabilità. Lo si voglia o no, l' attività politica è sempre e comunque « lotta di parte»: divid e, acceca e spesso scava disastrosi solch i di odio impedendo cosi l'unione di tutti indi stintamente i cittadini a vantaggio del loro Paese. Questa unione , per cui è di rigore una stretta e leale collaborazione e so lidari età, è l'unica ideologia utile al progresso civile: il concetto di « Patria» smantella ogni fazione ed ogn i egoismo di parte e di gruppo. In quanto alla« fronda» che in quei giorni pullulava nell'Italia del Nord, pur avendo essa già in sé qualche germe della lotta politica che si sarebbe scatenata nel dopoguerra su l calco dei partiti che già esis tevano e agivano in clandestinità (il PCI, il PSI, il Partito d'Azione ecc.), in verità tendeva piu all'un ion e degli italiani che alla disgregazione del concetto di Patria.

A tanti anni di distanza debbo dire c h e , a parte qualche eccezione, i pro grammi e i progetti «frondist i », pili o meno velleitar i o utopistici che fossero , si ispiravano a un comune

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denominatore: l' interesse per le sort i d ' Italia ch e so lt anto con lo sfo rzo comune e ra in g rado di rea li zzare p er quanto fosse or m ai possibile. Ciò s t a a dim os trare come gli ita li an i di a ll ora, non ancora inquin ati da sopraffaz ioni po li tiche o da dis tor sio ni storich e, ideologich e e c u ltu ra li , fo ssero fondam e ntalm ent e onej;ti n e ll ' indi ca re qua le fosse la via ma es tra per raggiungere il ben e co mun e, e ciò m a lgrad o la t ra gedi a di cui era n o nel con temp o spettato ri e prot ago nisti.

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XVIII. IL CORAGGIO NON BASTA

I successi militari della di visio ne "xu• furono improwisamente frustrati d aUe autorità germaniche alle qua li spettavano tutte le decisioni di carattere strategico nella condotta della guerra. Nonostante difficoltà e intralci d'ogni genere, l'unità aveva assunto un peso militare determinant e su l fronte orientale, ed era proprio quel ch e la Germania non av'eva mai voluto perché in contrasto con le proprie mir e politico -strategiche. Quindi, verso la fine del gennaio 1945 , il gau leite r Reine r chiedeva ufficialmente a l p lenipoten ziario ge rmanico in Italia , gene raJe \XlolH, il ritiro d ella divisione" X'" dalla Venezia Giulia e il suo trasferimento a ponente del Tagliamento, oltre il Piave.

In quel frangente la Decima non ebbe alcun appoggio politico e diplomatico dal governo fascista repubblicano nonostante fosse in grave pericolo l' avvenire della popolazion e italiana di quelle terre che venticinque anni prima erano costate agli italiani 600.000 ca duti al fronte.

Il trasferimento awenne il 9 febbraio 1945.

Prima di la sciare Gorizia , il coma ndante in seconda della divisione, Rodolfo Scarelli , organ izzò una parata d ei reparti. Furono portate corone al monumento ai caduti nella prima guerra mondiale. Del monum ento esistevano soltanto macerie perché , il 12 agosto 1944, sconosciuti dinamitardi lo avevano fatto saltare. La popolazione segui la cerimonia con gra nde commozione e manifestò il proprio scoramento per la partenza dei giovani volontari italiani.

Restarono n ell' I str ia i r epart i italia ni ivi dislocati prima dell'arrivo della divisione "Xa", il battaglion e bersag lieri " Mussolini " (a settentrio n e, nella vall e del Baccia), gli alpini della "Tagliam ento" (nell 'Alto Ison zo) e, in pi6, cinque legio ni di Camicie Nere (ribattezzate Milizia Di.fesa Territorial e), oltre i battaglioni cost ieri e i relativi gruppi di artiglieria , nonché i piccoli presidi d ella xa dislo cati a Trieste, Fiume , Lu ssino, Cherso e nelle basi di Brioni (mezzi d'assalto) e di Pola (squadriglia somme rgibili tascabili): un pugno di italiani a difesa del lungo confine montagnoso e delle frastagliatissime coste e iso le dell'Alto Adriatico e in Dalma z ia .

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Demmo inizio all e operazioni di r agg ruppam e nto di tutti i reparti n ell e zo ne di Conegliano e di Thiene. Contempo ran eam e nte dispos i a ffinch é i nostri pres idi , distaccamenti e comandi d i Trieste , dell'Istria e d e ll a D alma zia fossero pot e n ziat i al m ass i-· mo con rin forzo di uomi n i, arm i e m ezz i log is tici. Impart ii ordini

affinch é tutti i mezzi n ava li d isponibili di slocati lungo la zona cos tiera da Genova al co nfin e franc ese, int e nsifica ssero anch'ess i l'a ttività offen siva.

FinaLn ente riu sc ii a otte n ere dal p len ipoten zia ri o ger manic o che la di visio ne "X" ' avrebbe te nut o nel Veneto u n di sc r eto co ntin ge nt e di forze. Co m e da primitivo progra mm a, avrebbe potuto affluire in Vene zia Gi uli a in caso d i necess it à .

Mentre il r es to d e ll a di vision e si organ izzava nella zona a No rd di Vicenza per il fronte orienta le in a tt esa d e l r ipiegamento ted esco , tra febbraio e mar zo , il 1° gruppo di combattimento (t r e batta gli o ni di fanteria di m a rin a, un gruppo d i artig lieria e un battaglione del ge ni o) raggi un geva in Romagna il fronte del Senio sulla lin ea Got ica.

I battaglion i "Barba ri go" , "N uotatori-Paracadutisti " e " Freccia ", oltre il gru ppo "Co ll eo ni ", diedero il cambio sul Seni o al "Lup o ", stremato e orma i ridotto a meno della metà dei suoi effettiv i, che fu dislo cato sul Po.

Nume ros e le azioni del "Lup o", tra cui quella d e l 26 ge nnaio 1945, con la quale co nqu istò una cons istent e fe tt a di territorio a Sud de l Se nio allargan d o cosf la testa d i ponte di Alfonsine o ltre il fiume. I ca nadesi d ovettero ritira re i lo ro avampost i , ri piegare e sc h ierarsi al fosso Muoi o. Ma alla fin e di ge nnaio il "L upo" era ormai rid otto ai minimi termini. Le sue compagnie avevano sostituito pili vo lt e i comandanti perdendo altri uffic iali.

La storia del batta g li one "Lup o " è sta ta raccontata dai s uoi stessi protago ni st i in una serie di testimonianze raccolte da Gui d o Bonvi ci ni I che fe ce parte di quel reparto ass ieme con ]'e roico frat ello Att ili o.

Ecco quan to sc ri sse in un s uo li b ro il cor ri spo nd e nt e di guerra Ad rian o Bolzoni 2 che visse con i "Lu pi" alcu ne g iorna te di trinc ea: « Ci son ven ut i cantan d o sul Senio [ ... ] Da ogni

1 G. BONV I C I N I, Battaglione Lupo, op. cit.

1 ADRIAN O BOLZON I (a lias M. MON T I), La gu erra questo sp orco affare, Roma , Ed De Lui gi, 1946, pp.1 93- 196.

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parte erano giunti al battaglione: di ogn i età, dopo aver servito in tutti i r eggime nti e su tutt e le navi , oppure del tutto nuovi all a g ue rra [ ... ] d 'ac cordo su una cosa sola: fare la g uerra per quell'Italia che stava alle loro spa lle , per quell ' Italia che stava di fronte , unica Italia del loro amore [ ... ] Non erano fanatici o illu si, fascisti o pazzoidi o altro [ ... ] era no italiani a combattere uno co ntro trenta, italiani convinti di do ver difendere qualcosa che non era piu difendibile [ ... ] Ho pianto e ho cantaro con quegli uomini che facevano la guerra mentre i cannoni sparavano loro addosso sugli argini indifferenti del Senio ».

In o ltre , nel già citato libro Lett ere aperte, Piero Operti racconra come tentò invano, in un ospedale militare, di convince re alcuni feriti del "Lupo" a disertare e a unirsi alla Resistenza: « In quel tempo esercitavo nella Resistenza funzioni di tramite fra alcuni reparti delle formazioni autonome e il CLN torinese[ ... ] Quei volontari erano miei nemici: ragazzi della x • Mas. Tutti giovanissimi , fra i diciassett e e i vent'anni [ ... ] improvvisamente cresciuti di statura nell a divisa di so ldati [ ... ] Nessuno di essi sperava piU nell a vittori a germanica , ma quell'evidenza aveva semplificato il loro probl e ma . In un a spaventosa selva di difficoltà ideologiche , morali e pratiche , avevano scoperto la so luzione piU semplice e sbr igativa. U cuore aveva preso il posto del cervello [ .. .] Vi era una paro la che in essi passava dall ' anima al volto: l'Onore. Per l'Onore d ' Italia. Quell' Onore era sentito come un impegno perso nale[ ... ] " L 'O nore - disse uno di quei feriti , il ten ente Attilio Bonvicini - è una realtà solo per chi lo sente: noi lo sentiamo [ .. .] Il nostro sac rifici o è necessario per riscattare le colpe ch e furono commesse. Cos i vuole la Storia , e la parola Redenzione non ha altro significato!" ».

Anche il nemico considerò gli uomini del " Lupo" con rispetto e ammirazione. Basti ricordare le parole del maresciallo Alexander , comandante delle forze alleate in Italia e nel Mediterraneo: « Di tutti i fronti terrestri d ella seconda guerra mondiale, quello che maggiormente ci impegnò per la tenacia e l'e roismo del nemico [ ... ] fu il fronte italiano ». Ma non ebbe parole di eccess iva ammirazione p e r quegli italiani che erano andat i dalla sua parte , cioè erano << saltati s ul carro del vincitore», e per i partigiani che pur era no fora gg iati e armat i dagli Alleati: « La loro collaborazione fu trasc urabil e e d i poco conto>>.

Le azion i dei partigiani non hanno abbrev iato di un minuto la fine della guerra.

Un mese dopo, ricostituito , il " Lup o" tornò in linea. Nel

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febbraio I 945, il capitano di corvetta Antonio Di Giacomo, eroico sommergibil ista atlantico, pluridecorato e invalido di guerra, fu nominato comandante del 1° gruppo di combattimento della divisione "X"".

L'artigl ieria nemica manteneva la massima pressione ".sul fronte del Senio mentre nel retrofrome e nelle retrovie agiva l' aviaz ione contrattaccata solta nto da quella della RSI. Infatti , fin dal settembre 1944, la difesa aerea dell ' Italia settentrionale era affidata solo all'Aviazione repubblicana ) perché tutte le forze aeree tedesche erano state fatte rientrare in Germania che era semp re pili sottopos ta a una pesantissima offensiva aerea nemica con continui bombardamenti a tappet o su ll e varie città. Ma la no st ra Aviazione (che contava ormai so ltanto su un centinaio di aerop lani) era assai esigua a confronto di quella anglo-americana che n e contava 4.000: il rapporto era di uno a quaranta

La nostra situazione militare peggiorava rapidamente soprattutto per man canza di mezz i di trasporto che costituivano l'o biettivo principale degli stor mi nemici che battevano tutte Ie vie di comunicazione. In quanto al territorio metrop o litano era no le cosi ddet te fortezze vo lanti che da fo rmazioni in alta quota seminava no morte e distruzione su cent inaia di città e centri abitati.

Nelle in cursioni aeree moriva no so pratt utto civili perché i piloti anglo-americani avevano l' ordine di prender di mira proprio i ce ntri storici dato che gli st rateghi delle potenze occ identali co nsideravano « la st ra ge indiscriminata l'arma pill efficace per fiaccare la resistenza morale del nemico». Ma quel ch'è assai pill vergognoso è il fatto - ormai ampiamente documentato - che alcuni di quei bombardamenti furono so ll ec itati da precise seg nala z ioni dei cap i responsabili del CLN e del CVL che basavano la loro lotta politica (sostenu ta in modo co ncreto dal nemico con armi e denaro ) sull'aberrante e, ahimè, vincente, strumento d el terrorismo.

Dallo Scalettane cro nologico e dagli appunti manoscritti del Comandante apprendiamo che da gennaio a marzo ancor

' Oltre la Marina e l' Esercito, di cui s'è ampiamente detto , anche l'Aviaz ione de lla RS J die de il suo valido contributo alla guerra . Al coma ndo del tenente co lonnello pi lota Medag lia d'Oro Erne sto Botto , so ttosegretari o all 'Aviaz io ne , quest'Arma, pro p rio co n gli stess i p rin c ip i mora li e patriott ici che animarono la X•, s 'era formata &alla ribellione delle coscienze e da l se nso de U'onore di frome alla capitolazione del gove rno Badoglio.

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pili intensa fu la sua attività indi cata da una nutrita serie di nomi, date , città , località e coma ndi da lui visitati nei frequenti viaggi, ispezioni ai reparti, incontri , colJoqui, rappor ti , di cui , sotto, riportiamo soltanto i piU rilevanti corredati da qualche particola r e esplicativo.

6 marzo 1945. Come da accordi presi durante un precedente in contro a Montecchio, Borghese si reca da Graz iani trattenendosi a colloquio con lui per oltre se i ore. In quell'occasio n e è presa, tra l'altro , la decisione di non impiegare reparti della Decima in risposta agli attacchi partigiani perché ogni attività in questo senso è dispersiva: per quanto possibile bisogna impiegare gli uomini in mansioni strettamente belliche. La decisione è ancor pili dolorosa se si considera che proprio in quei giorni (alla fine di febbraio), nei pressi di Borgomanero (Novara) sei, tra ufficiali e alliev i ufficiali appartenenti al battaglione "Castagnacc i", tra cui i fratelli Carlo ed Ettore Falangola, erano stati catturati dai partigiani , rinchiusi in una baita e poi (il 3 marzo), chi amat i all'este rn o uno dopo l'altro e uccisi.

L 'll marzo , al Teatro Odeon di Milano , si svolge una manifestazione popolare in ono re della X' Flottiglia Mas. Il discorso di Borghese vien e radiotrasmesso. Ed eccone uno stralcio:

Nel momento piu tra gico del nostro Paese, in mezzo al caos, il popolo italiano ha espresso nel suo seno i s uoi figli piu puri che, stretti attorno al Tricolore [ ... ] hanno giurato di prestare la loro opera al serv iz io della Patria con ogni energ ia , con ogni mezzo, con la certezza che l'Italia dovrà sopravvivere [ ... ] Una Patria minacciata, oppressa, non si abbandona , la si salva o si muore per essa [ ... ] Questa è la nostra Decima, da molti amata , da molti temuta, da tutti rispettata. 13 marzo. In quei giorni, vissuti da tutti nella consapevo lezza d 'una r ealtà orma i ineluttabile, non mancarono m an ife staz ioni di amor patrio e so lidarie tà. Fra le tante , ricordo la v isit a , nella sede del mio comando a Lonato , di Riccardi, già ministro del dicastero degli Scambi e Valute prim a del 25 luglio 1943 . Riccardi mi chiese l'onore di essere arruolato nella Decima come se mpli ce marò. L 'arruolam e nto ven ne immediatamente concesso.

180 Il gio rno di Pa squa, il Comandante raggiunge il battaglione "NP" su l fronte del Senio. È accompagnato dai corrispondenti

di g uerra del.la X \ sott otenenti Lu igi Moron i e Mauro De Mauro. 4

28/3/45 - Ar ill o mi telefona l'arr ivo di Marceglia.

29/3/45 - Marceglia da me a Lonato.

17/4/45 -A Venez ia ricevo Sauro e Marceglia provenienti da Tr ies t e [ ... ]

Nello Scalettane abb iam o so ltanto questi tre conc isi riferi • ment i. Ma è necessario approfondire il significato, le ragio ni e le modalità con c u i si svo lse questa ulterio re mis sione al Nord di un e mis sar io del Sud. Cediamo a Marceglia la paro la presen• ta ndo un ampi o st ralcio d ell a sua testimonianza su i fatti ch e lo videro protagonista. "

« Co nobbi Borghese nel 1940 e con lu i, all e s ue dipendenze, compii le azio ni di Gibilt e rra e di Alessandria. In quest'uhi• ma azione fui fatto prigioniero da gli inglesi. In stato di prigio • nia, dopo 1'8 settembre 1943 , aderii al governo d e l Sud e n e l febbra io 1944 rito rn a i in Itali a e fui posto a disposizione del ministero della Ma rin a d el Sud. Quivi appres i che i ted eschi aveva no quasi a n nessa la Venezia Giu lia e ch e i partigi ani slavi domi n avano comp let amente qu ella regione. Fondammo quin • di un ' associazione, detta " Litora le ad riatico'>, con sede a Ta . ramo, e io redassi un memoriale su ll a question e giuliana[ .. .] In ta le memo ri ale affermavo ch e bi sogn ava creare un movimento partigiano nella Venezia Giulia, che ne era priva , e forma r e un fronte unico di t utti i citt ad ini di quella r eg ione per co mbattere contro i tedesch i e gli slavi. Successiva m ente in una com un ica· zione del SIS appres i che la X ' Mas stava tentando di prendere contatto co n i partigiani de!Ja Venezia Giulia per un ' azion e da svo lge re concordeme nte per la difesa di quella regione. Mi risultava anc h e, da una rela z ione segre ta sempre del SIS , che la D ecima godeva di un a certa in d ip en d enza r ispetto a lle altre Forze Arm ate del Nor d. Quindi propos i di prendere contatt o con il Comandante Borghese. »

Marceglia sottopose il suo m emo rial e all'ammiraglio Man • fred i ch e, a sua vo lta, lo tra s mi se a l co m andante Calasi, capo

• NegJj ann i '70, Mauro De Mauro , giorna li sta del quo 1idiano « L'Ora » d i Palermo, venne assassinato dalla mafia su cui stava indaganc.:lo. ' I brani qui riportati sono tratt i dalla de pos izio ne di Mar cegl ia al processo Borghese (ud ienza del 1° di cembre 1948) Antonio Marceglia , operatore della De cima Flottiglia Mas , fu decorato d i Medaglia d'Oro per aver affondato la corazzata inglese Qu ee n Elizabeth ne ll'a zione di Alessandria del 19 dicembre 1941.

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del servizio info r mazioni dell a Marina. Ca losi, avuta la segnalaz ione favorevole del co m andante Forza ,6 agg regò Marceglia a u na m iss ione militar e inglese e lo inviò n el territorio della RS[ , dove , passate le linee , giu nse nei pressi d i Carrara. Ma qui venne catturato d ai tedeschi e rinch iu so nel carcere di La Spezia da do ve, co n va r i strat agemmi, tramite il T .V. Ma r io Rosse tto fece arr ivare al Comandante dell a De ci ma un big lietto con la notizia dell a s ua in ca r cerazio ne. Dopo pochi gio rni fu liberato da u n ufficiale di Borghese. Il 29 marzo Marceg lia ebbe un primo co ll oquio con il Coma ndant e ne l corso del qua le gli espose il suo pu nto di vista sulla quest ione giu li ana. Cosf continua la relaz ione d ell "'uorno venuto dal Sud" : « Borghese [ ... ] disse ch e aveva ma ntenuto in piedi la Dec ima al fine di p rot egge re g li im p iant i in d ustria li d ai tedeschi e [ ... ] d i ave r inviato i suoi repa r ti n ella Ve nez ia Giu lia per proteggere questa regione dalle mire tedesche e slave. Qualch e giorno dopo mi condusse con sé a L onato ove affermò che pot evo comunicare al gove rn o de l Sud il suo assenso r e lat ivamente a ll e ques tioni trattare. Non vo leva fare causa co m un e co n que ll i del Sud ma , dal punto di vista de ll 'i nte resse na z iona le , e ra d'acco rdo. Mi forni un lasciapassare [ ] e io andai a T ri est e dove mi accorsi che il CLN non ave va forze sufficienti per po ter agire al momento opportu no contro gl i slavi e i tedesch i 7 Poi mi spo s tai a Venezia dove incontrai Borgh ese [ ... ] c he mi es pose un suo p iano che consisteva nel proporre a Mussolini, att raverso il ge nera le Esposito, la formazio ne d i un front e unico per la difesa di Trieste. Ciò pe r ò non si pot é attuare [ ... ] poich é gli eventi precipitavano [.. .] Ne l colloquio che ebbi [ ... ] con Borghes e [ ] mi r esi conto che egl i aveva un'idea esatta de ll a situazione giu lia na [ ] »

Ho vo lu t o pa rl a re deg li uo min i ven u t i da l Sud anc h e p e r r istab ili re u na ver ità p iù volt e di stort a, e per d imostrare lo sp ir it o con il qua le la Dec ima , al d i so p ra d'ogn i sc hi eramento, affrontò proble mi di inte resse n az io n ale in mo menti ta n to dra mm ati ci p er la n ostra Patr ia. Se tu tt i ci avesse r o segu ito s u ques t a Li n ea senza faz iose preclusion i, forse mo lti di sas t r i avrebbero po tu to essere

Ernesto Forza aveva ricoperto , prima di Borghese , la carica d i co mandante della x• Flouig lia Mas.

7 Il C LN era asso lutamente contrario a un front e uni co contro gli slav i, tanto è vero che diffu se p e rfino un volant ino per invitare i giu liani ad ar ruo larsi ne i repart i slavi al comando del marescia ll o Tito

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ev itati . Chi poi ha parlato di un mio presunto « doppio gioco», di assurdi « accordi segreti», ha dimostrato se non malafe de scarsa intellige n za. Ritengo esemplare il fatto che, senza barr iere tra Nord e Sud, nel dramma generale, la Marina, ovvero la parte mi gliore d i essa, abbia co n tinuato a operare unita per il beµe dell'Italia.

XIX. LA SALVEZZA DEL PORTO DI GENOVA

Eravamo ad aprile e la se nsazione del pro ss imo crollo general e era orma i avvertita in ogn i settore della vit a po liti ca e milit a r e dell a Repu bblica Social e It a li an a.

A Genova la situ az ione era pre oc cupant e . Avevamo d a tem po sentore dei piani criminosi dei tede sc hi ch e miravano a distru ggere il porto e le sue a ttr ezz ature. In pochi seco ndi li avreb b ero r es i in se rvibili per d ece nn i. Avevo d a tempo dislocato in zona il tenente di vascel lo Ma ri o Rossi d e l b a tt aglion e " Vega " e con lui avevo studi ato per molti mesi un p ia n o di preven zio n e e di e me rgenza da attu a re nel p iu assoluto segre to , ten en don e a ll' osc uro anche lo stato m agg iore d ella « Marina Nera». Ma noti zie se mpre piu allarmanti mi ve nivan o quot idi a namente riferite dai mi e i uffi c ia li d e i serv izi segre ti di sloca ti nel capoluogo li gure e in se riti anc h e presso il comando tedesco d e ll a c ittà. Il comandante Ro ssi la vorava atti va me nte con i suo i uomini a un p iano antisabotaggio . Di ss i al comandant e Ar ill o di prest ar loro og ni co ll a borazione e lo auto r izza i a prend e re co ntatt o con espon e nti d e l C LN n e ll ' ip otes i ch e i tedesc hi si ostinassero nei loro progetti distruttivi.

Arillo , co n molto tatto e caute la, co ntattò es ponenti del fronte clandest in o che, al di sop ra d 1 og ni id eo logia politica, dimostrassero di ave re soprattutto l'intenz ione di salva re il porto di Genova. Ad essi presentò i pia ni d e lla D ecima. All 'in izio non s i ar ri vò ad alcun accordo. Borghese spinse Arillo a non desistere e a chi e dere anch e l'a iuto del cardinal Boe tto che inv ece pro mi se ogni possi bil e coll abo razione.

I ntant o Ar ill o e ra riuscito a g uada g narsi la fid ucia di un esponent e della brigata "Giustizi a e Libertà" , Ricca rd o Vi gno • lo , e in sieme dec ise ro un 'azio ne conco rde in previs io ne del peggi o.

G li industr iali della città erano molto all armati. L'ingegne r Ros in i, ad esempio, non aveva avuto alcuna rassic uraz io ne da i

tedeschi circa la salvaguardia degli impianti dell'Ansaldo, e , tramjte Arillo, si rivolse a Borghese.

Il 9 aprile, a conclusione d'una cerimonia ufficiale che si svolse a Genova alla presenza di ufficiali superiori germanici, il Comandante della xa Mas espose chiaramente la gravità deµ'à situazione e fece appello al senso del dovere di tutti gli italiani, non peritandosi di impartire disposizioni di carattere militare che non potevano non assumere anche un significato di indiretto awertimento per i tedeschi: 1) impedire anche a costo della vita che le attrezzature portuali venissero distrutte o danneggiate; 2) arrendersi soltanto con l 'o nore delle armi.

Lo stesso Mussolini era intervenuto pill volte presso Hitler sullo stesso argomento e in modo perentorio. Una lettera al Fiihrer conteneva infatti queste righe: «Sei vostri ordini fossero eseguiti, dovrebbero passare non meno di dieci anni prima che i porti di Genova e di Savona possano nuovamente funzionare a pieno ritmo . Ove non dovesse risultare che io e il mio governo ci siamo opposti con qualunque mezzo a queste distruzioni, il mio nome sarebbe maledetto, e gli italiani avrebbero ragione di maledirlo ». 1

Lo stesso giorno, 9 aprile, scattava la potente macchina bellica degli Alleati per l'attacco finale su tutto il fronte, dal Tirreno ali' Adriatico, allo scopo di sfondare la linea Gotica. E fu lo schieramento sul Senio a essere investito con maggior concentramento di fuoco. Cominciaro no gli stormi di bombardieri pesanti (1.673 aerei) che sganciarono 125.000 bombe sul retrofronte italo-tedesco. Seguirono 624 bombardieri a medio raggio. Quindi intervennero 520 cacciabombardieri che spezzonarono e mitragliarono le t rincee e gli obiettivi pill vicini alla linea del fronte. 2 Le incursioni aeree si susseguirono per giorni e giorni senza interruzione. Intanto, a te rra , gli oltre mille cannoni nemici sparavano circa due milioni di proiettili d'artiglieria. Poi cominciarono ad avanzare cortine di carri lanciafiamme. Il fronte italo -tedesco resistette fino allo stremo. Gli ultimi a ripiegare, quando terminarono le munizioni, furono i superstiti del gruppo d ' artiglieria "Colleoni" della divisione "X"'.

La linea Gotica era infranta e le armate« liberatrici» avanzavano fra le rovine dei centri abitati ridotti a cumuli di macerie. Il fronte si spostava sul Po. Ma per i tedeschi l'ordine di ripiegamento generale, verso le Alpi , non arrivava e la sorte

1 Testo della lettera di Mussolini riportato da Carlo Silvestri , op. cit. ' G.W.L. N1cHOLSON, The Canadians in Italy 1943-1945, Ottawa, Queen's Printer, 1957.

del porto di Genova sembrava segnata. Seguirono giornate di grande tensione.

Nello Scalettone leggiam o:

13/4/1945: Da Graziani in mattinata - Dal Duce dalle 19 alle 22 - Da Rahn dalle 22 all'una - dormo li - Mia franca esposizione della drammatica situazio ne e proposte - Staro d'emergenzapassaggio poteri ai militari - Parlare ch iaro ai tedeschi e tratt ative pace - Soppressione Partito e Pavolini - Risposta Duce.

Ma seguiamo dettagliatamente l 'evolversi degli avvenimenti cosi come ci ha lasciato scritto il Comandante nei pili ampi ragguagli delle sue Memorie.

Il 13 apr il e ebbi una lun ga e accesa discussione con Graziani circa le immediate misure da prendere. Tra gli altr i argomenti , discutemmo del progetto del segretar io del Partito, Pavolini, il quale int endeva concentrare tutte le forze politiche e le unità militari nel ridotto della Valtellina. Era questo un progetto teorizzato da var i mesi su l quale , anche con lo stesso Pavolini , mi ero sempre pron uncia to in modo n ega tivo. Confermai a Graziani l'inutilità di ogni discussione su questo programma in guanto non esisteva la benché minima possibilità di realiz zare, in pochi giorni, un'operazione che avrebbe richi esto mesi di tempo . Dissi invece al maresciallo che , dopo aver concentrato reparti e batta glioni della di v isione " X " ' nel Veneto , nei giorni immediatamente successivi avrei tra sfer ito a Milano il mio stato maggiore e i reparti di Sesto Calende, Arona e Gavirat e. Agg iunsi che, a mio awiso, avevamo ormai un unico compito , quello di salvaguardare la vita dei reparti alle nostre dipendenze , tutelare i cittad ini e attendere, in previsione della ritirata tedesca , l'a rrivo degli anglo-amer ican i ai guaii avremmo consegna to , da militari, le città e le terre da noi presidiate.

In tal modo, medi ante appositi accordi con il Co rpo di Lib erazione Naziona le , ritenevo che non solo si sarebbero risparmiate molte vite umane ma sarebbe stata assicurata l'e fficienza dei servizi pubblici d'interesse nazionale , e preservati tutti i beni nazionali e privati, porti, ferrovie , monumenti , opere d'arte, centrali elettriche e tel efonich e, fabbriche, magazzini ecc. Parti co l are timore destavano le bande di ladri , rapinatori , assassin i e delinquenti comuni che , sotto l'etichetta politica ( rappresentata gene -

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ricamente da un fazzoletto rosso al collo) avrebbero indubbiame nt e approfittato dell a situazione transitoria per condurre a compimento i loro piani criminosi.

Nel tardo pomeri gg io incontrai p e r tre ore il Du ce. G li rip e te i ch e il precipitare d e lla situazione richiedeva t e mp es ti ve ed eneisich e d ec isio ni , e cioè la dichiarazione immediata dello stato di em e rge n za, il passaggio di tutti i poteri a ll e Forze Armate , la cessaz ione di ogni atti vità politica usa ndo co n i te deschi un lin gua gg io che non desse luo go a equivoci. Mu sso li ni co ncordò su ogni punto.

Poi mi recai all'ambascia ta germanica dove mi trattenni p e r oltre quattro ore con l'a mbasciatore Rahn. G li es po si duramente lo stato rea le dei fatti e gli dissi che nel reciproco interesse era indispen sa bile collaborare. Gli espressi anche i mi e i fondati timori circa l'a tt egg iam e nto che le trupp e t ede sc he avrebbero potuto assu mere n e i confronti degli italiani e del pa trim o nio nazionale. Pr eoccupa to per le mie argomentazioni, in no ttat a Rahn si mise in co nt a tto co n il gene rale Wolff che mi convocò per il mattino success ivo, 14 aprile.

Wo lff mi co municò che le trupp e ted esch e si sa re bb ero ritirate al piu pres to da ll ' It alia e mi chiese che ta le operazione potesse svo lge rs i se nza l' ost ilit à d e ll a D ec ima. Rit e ne va suo dovere di a ll eato la comu ni cazione , non an cora uffic ial e, dell ' immin e nte ritirata affin ché potessi provvedere anc he a lla tutela dei suoi repart i. ' U n gesto lea le da combattente a combattente . Vincolai l'appogg io della D ec ima alle seguenti condizioni: 1) rinuncia da pa rt e tedesca a l progetto di distruzione d e i porti e d eg li impianti industriali; 2) cons eg na della Venezia Giulia e dell 'A lto Adig e all e a utorità militari italiane.

Wolff mi d ett e la s ua parola d'onore p e r quanto ri gua rdava gli impianti indu stri ali , ma non mi nascose le sue p er pl ess ità per il porto di Genova e per il problema della Ven ez ia Giulia e d ell'Alto Adige, in qu anto gli argomenti es ula vano dalla sua co mp etenza . Co munqu e mi ass icurò che ne avrebbe in formato personalmente l'a mmiragli o Doenitz , cald egg ian do le mie ri chieste. P e r dimostrarm i la ve ridicità delle sue promesse , in mi a prese n za

J È log ico che Wolff temesse da parte dei militari ita lian i un'eventuale rapp resag lia per le angher ie che ess i avevano su b ito per venti mesi , e c he potessero sparare su i r~pa rti ge rmanici in fase di trasferimento ed esposti anche agli attacch i dei partigiani.

dettò a un suo ufficiale , il capitano Warner, un lun go messaggio per l ' ammiraglio. Due giorni dopo , a l mio comando in Lonato , il generale Harster, capo della polizia germanica, mi recapitò la risposta. Doenitz accettava le mie richieste: il porto di Genova non sarebbe stato distrutto.

Malgrado le assicuraz ioni ricevute , ordinai al comandante Ar ill o di non abbandonare mai il controllo del porto li gure e di tenere pronti i mezzi a salpare per l'ultima battaglia.

In quelle gio rnate convulse, ArilJo non aveva di certo abbassato la guardia, continuando a mantenere contatti con il Vignolo, col quale mise a punto il piano già precedentemente elaborato. Lo stesso Riccardo Vignolo ebbe a precisare: « Essendo pili che mai assillante il pensiero che i tedesc hi "al momento cruciale" avrebbero distrutto il porto [ ... ] il sottosc ritto ritenn e [. .. ] che il comandante Arillo potesse esse re utilizzato per ev ita re il disastro e attenuare in qualche modo gli effetti de!Je di spos izioni criminali ch e i tedeschi stavano per prendere [. .. ] Gli uomini di Arillo avevano libero accesso al porto: fra qu est i, due ottimi palombari [ ] Ma gli uomini dovevano agire solo seco nd o gli intendiment i della X• [... ] in attesa che le iniziative prese dal Comandante con l 'alto coman• do germanico portassero a un risultato rassicurante». ~ Abbiamo dettagliate informazioni sulle lunghe, complesse e disp e ranti trattative in proposito dalla deposizione di Arillo: ' « Il porto di Genova è grande e non si può pensare che a un certo punto uno prema un b o tton e e faccia saltare tutto [. .. ] 11 porto era tutto circondato da min e collegate l'una all'altra».

« Quante potevano esse re?» domanda il giudice. « Parecchie migliaia. Quindi mi resi conto che era inutile togliere le mine una per una perché sarebbero occorsi moltissimi giorni [ ] Il Comandant e Borghese mi aveva mandato un repart o di som• mozzatori i quali furono muniti d i documenti e occultati col loro materiale . nelle case bombardate di Genova [ ... ] Le mine erano collegate da un complesso sist ema di cavi elettrici e non conoscevamo ove fosse sistemata la ce ntrale. Sul fondale del porto, non ostante la sorveglianza dei tedeschi, furono indivi • duati e recisi molti cavi, ma era impo ss ibile neutralizzare aUac • ciamenti e derivazioni[ ... ] Non res tava che intensificare l'azio • ne diplomati ca o ricorrere a un 'az ione di forza [ ... ] Cercai di sapere da chi sa rebbe potuto partire l'o rdine di far saltare il

• Dalla dichiarazione d i Riccardo Vignolo rilasciata il 2 maggio 1945.

' Processo Borghese , udi enza del 14 dicembre 1948.

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porto[ ... ] Venni a sape re che da t empo tale ordine era stato già impartito d al maresciallo Kesselrin g (i n prevision e della ri ti rata tedesca dalla Li gur ia ) e che , di co n seguenza , tutti i co mand an ti dei va ri settori avevano tale potere decisional e». _ Era quindi evide nte l'alta probabilità di rischio che qualche comandan te, magari in co ntr asto co n pili recenti ordini s uPe• riori , decidesse a su a di screzione di mett e re in atto quella spaventosa distruzione seco nd o l 'originaria vo lontà di H itle r. Non restava - co m e aveva osservato Arill o- che u na cap ill are e incessante azione diplomatica presso tutti i co m and i di setto r e, co n az ion i dir ette o indirett e, oppure, in caso est remo, ricorre• re all 'az ion e di forza.

Ma to rniamo allo sg ranarsi cronologico de!Je M emorie del Co mand ante.

Al termine della pesante giornata d e l 14 aprile mi ritenni abbastanza sodd isfa tto dei risultati ottenuti: si stava t entando ciò c h e se mbrava impo ss ibil e.

li giorno s u ccess ivo mi reca i a Venez ia. Trovai i reparti in perfetta effic ie n za, gli uomini si preparava n o ad affronta re gli eventi con calm a e consapevo le zza.

Il gio rn o 17 ricevetti , se mpre a Ve n ez ia, N in o Sauro ' e Antoni o Marceglia , proven ie nti da Tri este, i quali mi fornirono ulteriori p r eoccupa nti dettagli s ulla situa zione in Venezi a Giu lia . Nel pomeriggio mi reca i a Trieste per isp ez ionare il gruppo "Ce ccac-

6 Nino S11LJro, fi g lio dell'eroe istriano irre dent ista Nazario Sauro, uffic iale della Marina de ll'im pero asburgico che, allo scoppio della Grande Gue rra , passò :-ill ' lta!ia . Cattura to dagli austr ia c i, fu d:1 ess i impiccato il IO agosto l 9 16. Scriv e il Comandante Borghese nell e sue Me morie quand'era detenuto a Procida ( 1946): « A fiancheggiare l'opera m ili tare, la Dec im a av eva orga nizzato un scivizio informazioni segreto ch e lavorava ne lla Venezia Giul ia, e che forniva interes sa ntiss imi documenti su ll'attività che ivi svo lgeva no tedeschi , austriaci, croati, russi, cetn ic i ecc. Tale seiv izio aiutò anche il Movimento GiuJiano presieduto da Nino Sauro; questo e metteva a nche gio rnali clandes1 ini a ca rattere nazional ista italiano e aveva fo ndato un istituto per gli stud i su lJa Venezia Giulia (sede a Venezia); curava la pubblicazione di artico li s ui gio rnali a g rande diffusione ; tentava , attraverso le informaz ioni e la propaganda, di tenere sveg li o in Italia l' int e ressa mento per queUe in felici reg io ni , tanto ita li ane e tanto contese. Tali orga ni zzazio ni ebbe ro daUa Decima a iut i di va rio ge ne re e cosp icue so mmini stra zio ni di fo ndi . Gran parre del prez ioso mat er iale doc umentar io raccolto (in mass ima parte per me rito di M aria Pasqu ineUi che, r icercata dai tedesch i, ri usd poi a trovar rifugi o presso il comando della X · Ma s a Mila no), fra c ui fotografie delle stragi co mpiut e dagl i slavi contro gli italiani nel settembre 1943, si trovava depositato presso l'ufficio stampa della X• Mas in Milano, piazzale Fium e. Se ne ignora l'att uale situa zio ne».

ci", il r ep arto degli "N P " addetto al sabotaggio oltre le linee nemiche. '

La vis ita d e l Co mandante ai repa rti d e lla D ec ima in Ve nez ia Giulia era ben motivata. Egli era ormai a conoscenza d e ll'imminent e ritir ata dall 'It al ia d e lle forz e ger maniche : l 'occas ione previ sta e tanto attesa per mettere in atto il tra s ferimento s ul front e orienta le d eJ 2 " gru pp o di co mbattim e nto d e lla division e "X"" tenuto in ri serva nella zo na tra Thie n e e Co negliano (a Nord d i Vicenza e di Treviso) prop ri o per l 'attuazione di questo piano di intervento in ex tre mis se nza c h e il comando su pr e mo della Wehrmacht potesse piU imp edirlo.

Il 19 aprile ero a Valda gno per controlla re la situa zione d eg li impianti Marzotto la c ui tutela avevo affid ato a l comandante Eugenio Wolk. E a Valdagno mi giunse notizia del tra sferimento del Du ce e del governo a Milano.

Ra ggiuns i a mia volta il capoluogo lombard o e disposi il dislocam e nto della divi sione " X "' da Thiene a Tri es te.

Int anto, presso il comando d e ll a Decima a Milano , erano affluiti i re parti di Sesto, Aro na e Gavira te. Potevo contare , sulla piazza d ella città, di una notevole forza di uomini p e rfettamente armati.

Il 21 april e, la 6" divis io ne corazza ta e il V corpo angloamerica no sfo nda va no ad Argenta (a Sud -Oves t di Coma cchi o), il 21 occupavano Bol og na e il 22 Ferrara.

Il 22 aprile, alle notizi e che le trupp e germaniche non combattevano piu , il com ando Decima di e d e ordine al comando di divisione di portarsi d 'u r genza in Ve ne zia Giulia , ma il precipit are d eg li awenimenti e la sto lt a azione delle bande partigian e impedf l 'esec uzione di tali ordini.

Dal 23 aprile un altro fronte si era formato lungo il Po ove res isteva no i s up e rstiti d e i battaglioni "L upo", "Barb ari go", "Freccia ", "NP" e il gruppo "Co lleonì ". Resis te vano ancora quando, du e g io rni dopo , gli A ll eat i avanzava no s u Verona e il genera le von Schweri n , comandante del corpo d 'a rmata corazzato germanico, s i arrendeva agli in g lesi .

1 Ved i anche A. BERTUCCJ, op. cit .

Nell a mattinata del 23 ap ril e, il marescia ll o Graziani convocò presso il comando della Zona Aerea di Milano i capi responsabili d e lle varie Forze Armate della RSI. Presenti: il ge nerale Mischi pe r l'Ese rcito, il console gene rale Riggio per la Guardia Nazional Repubblicana, il segretario d e l Partito Alessandto Pavolini per Il: Brigate Nere, il ge n era le Bonomi e il co lonnello Baylon per l'Aeronautica. Io rappresentavo la Marina.

Il maresciallo , d opo una conc isa panoramica s ulla situazio ne militare , dispose il concentra mento in Valtellina di tutti i r eparti delle Forze Armate di Lombardia , Pie monte , Liguria ed Emilia. Il proge tt o Pavolini tornava a ncora una vo lta sul t appeto. Ribadii i motivi del mio di ssenso. Era troppo tardi e, quindi, a mio g iudizio , il progetto dov eva considerarsi superato . Graziani, alle mie obiez ioni condivise dai rappresentanti del!' Aerona utica , ebbe uno dei suoi meravigliosi scatti d'ira e tentò d ' im po rmi d 'auto rit à l'ades io ne alle su e direttive. Ma qu an d o gli comu ni ca i che le in fo rm az ioni provenienti v ia radio dai miei re parti schierati in com b attim ento, d avano le avanguardie inglesi a ll e porte di Verona , sb igottito sospese la seduta aggiornandola a l po mer ig gio.

Alle quindici , ora prevista, mi presentai. Graz iani era solo. Mi ri c eve tte s ubito , mi abbracciò di slancio dicendomi: « Borghese , av ev i ragione , tutto è finito » .

Prima di lasciarlo , gli proposi la mia alt erna ti va: il governo della RSI , pur non rinun cian do all'alleanza con i te desc hi , avrebbe dovuto fatalmente cedere tutti i poteri alle Forze Armate; qu est e av rebbero tratt ato una resa sul campo con gli anglo-america ni , seco ndo le le gg i int ernaz ionali e le norme di guerra. C iò avrebbe conferito una chi ara posizione giuri di ca ai combattenti della Repubblica Sociale It aliana. Mussolini e i politici, n on prote tti da alcuna legge , sarebbero stati p os ti in salvo. Per il Du ce, la cu i presenza fisica era determinante al tavolo d e lla p ace , era pronto a muovere un ae r eo che lo avrebb e condotto in Spagna. Il ge neralissimo Francisco Franco, n o n certo imm e more, gli avrebbe se n z'a ltro concesso asi lo politico.

Ma Mussolini era ferma mente d eciso a non abbandonare il suo posto, convinto ch e questo fo sse il suo ultimo dovere. Di sé , d ell a sua persona , n o n si preoccupava affatto . Due cose gli stavano a cuore: l'incolumità d e gli italiani che lo aveva no fedelmente seg uito nell ' ultim a trincea e la salvezza d e i documenti ch e av reb-

bero fornito l' esa tt a ve rsione dei moti vi che lo ave vano spinto a e ntra re in g ue rra.

Il Mussolini dell 'epilogo non aveva nulla in comune con il Duce del fascismo. Era un uomo stanco, r asseg n ato sepp ur lucidissimo e consapevo le. U n uomo ch e, nell ' amare zza della delu sione e del trad im ento, aveva ritrovato tutta la sua ca ld a um a nit à romagno la. Lo avevo co nst atato nel corso dei num eros i colloqui avuti con lui durante i venti mes i della RSI. Ne ebbi confer ma il 24 ap ril e quando lo in co ntrai di nuo vo . Il Duce , so lo, smagr ito , con il vo lto scavato dall'angoscia , ind ossava la consueta uniforme priva di gra di. Lo misi subito al corrente del co ll oq ui o av uto il g iorno precedente al mio comando , con un em issar io del gover no Badoglio, il co lonn e llo del! ' Arma Aeronautica in gegner Giulio G iorgis. Questi era latore di un lun go messaggio nel quale la Marina del Sud chied eva il mio es tre mo int ervento affi n ché ogni res idu a energia dei reparti d ella X' Mas fosse impiegata su tre direttrici: il sa lvataggio d elle industri e e dei po rti del Nord e la difesa d ell a Venez ia G iuli a, di Tri es te e dell 'I str ia contro il pericolo di un ' occupazione titina. Il messaggio entrava poi ne i dettagli di una co ll ab orazione tattica tra le forz e de ll a Decima , ch e av re bbero dovuto d ifend ere Pol a e Tri este , e le forze del Sud c h e, secondo il docum e nto, si stavano ammassa n do ad An co n a, pronte a esse re trag h ettate al di là dell'Adriatico. G iorgis mi aveva detto testualmente: « Te nete ancora pe r poche ore in Ven ez ia Giu li a perc h é arr iveran n o subito gli italiani da Ancona. Portate un bracciale t ricolore p er farvi riconoscere». ' Mussolini asco ltò la mia es po sizion e in asso luto sil enz io. Poi

8 In rea ltà, i reparti della X• s i batterono contro g li slavi f ino all'ult imo uomo, ma del corpo di sped izione di Ancona non s i vide mai alcuna tra ccia. Al processo Borghese , netla sua deposizione, la Medaglia d'Oro Antonio Marccglia affermò che le autorità italiane del Sud comun icarono a qu e ll e del Nord che per la <( sa lvaguardia di quelJ e terre di confine [ ... ] al momento cruciale il governo reg io avrebbe inviato ad Ancona una spedizione navale c he avrebbe agito a sostegno del la Repubblica Sociale it aliana ». È mo lto probabile, in vece, che il progetto d i in v iare truppe badogli ane a sostegno dei repart i impegnati s ul fronte g iulian o non s ia stato altro che un pio des ide rio nato da nobili sentim enti patriottici, ma è improbab il e che sia stato respo nsabilme nt e fo rm ul ato come impegno formale dalO che esso non poteva in alcun modo essere mantenuto. [ nfani , le Forze Ar mate italiane de l Sud no n avevano autonomia né libertà d 'iniziativa sottoposte co m 'erano al rigido controllo e agli ordini deUe autori1à anglo-a mericane. Esse non avrebbero mai permesso un 'operazione militare come quella auspicata d a Marceglia perché contrasrava co n gli interessi politici e stra tegici degli stessi Alleati che, tra l'altro , sostenevano e armavano l'esercilO di Tiro.

mi disse:« Sono d'accordo, dobbiamo agire tutti uniti. Vi nomino comandante superiore di tutte le Forze Armate della Repubblica

Sociale Italiana dislocate nel Veneto , a Trieste e in Venezia Giulia. Assumete immediatamente l'incarico e, con i vostri uomi, ni , provvedete alla difesa del territorio nazionale dalla minacc1a s lava!».

Rimasi sconcertato da questa decisione e chiesi sei ore di tempo per decidere. Tornai da lui in serata e gli dissi ch e non potevo accettare l'incarico per i seguenti motivi: I ) le forze alleate erano ormai nel Veneto e ogn i nostra azione bellica sa rebbe stata impossibile; 2) data la brevità del tempo a disposizione, non avrei potuto o rgani zzare il comando; 3) quale capitano di fregata, avrei dovuto impartire ordini a ufficiali di grado super iore al mio, tra i qua li molti generali; 4) qua le ufficiale di Marina non mi ritenevo idoneo a dirigere operazioni stra tegiche di guerra terrestre.

Mussolini convenne con le mie ragioni e sospese il provvedimento che aveva già stilato di persona: « È però necessario - disse - che tutti gli italiani , anche quelli al di là della linea che ci divide , sappiano che il prob lema della difesa dei confini orientali è motivo determinante dei nostri pensieri [ ... ] I soldati della Repubb lica Sociale Italiana si battono da mesi per salvaguardare le nostre terre dalle brame di Tito , mentre il governo del Sud co ntinua ad alimentare il 1 ' maresciallo" con viveri , armi , uomini e muniz ion i [ ... ] Preparate un co muni cato in tal senso da trasmettere per radio».

Redassi immediatamente il messaggio nel quale erano citati tutti i reparti che stavano combattendo l'ultima battaglia in Venezia Giulia e in Istria. Il Duce lo les se e soffermò la sua attenzione s ulla frase« Questi reparti sono schierati a difesa dell'Italia contro la barbarie orientale ». Sollevando verso di me gli occhi nei quali brillava una punta d ' ironia , disse:« Cancellate l'espressione " barbarie orienta le ": non vorrei c he si offend es sero i nostri amici giapponesi». Passai il comun icato a l ministero competente ma non so se fu mai trasmesso.

Rientrato al comando in piazzale Fiume , confermai via radio a rutti i reparti della Decima, di mare e di terra, di attenersi alle istruzioni impartite: resistere fino all ' impossibile e tutelare la popolazione civile.

M i venne passata una comun ica zione telefonica di Ma rio Arillo: « Comandante , il porto è salvo , prendiamo il mare per l'ultima missione».

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Proprio nei giorni in cui si spegnevano le speranze di chi si era battuto e ancora si batteva affinché ]'Italia uscisse con onore dalla gue rra , questo fu un grande s uccesso per tutti. Numerose testimonianze di uomini appartenenti a ll ' una e all'altra parte, rese anche in sed e giudi ziaria, co nferma no il contr ibuto essenz ial e dato da Borghese alla sa1vezza del porto di Genova. Tra queste, la deposi zion e giurata, fatta in tribunale il 17 dicembre l 948 , da Vito Pava no, ufficiale del SIM del Regno del Sud presso il Comitato di Lib erazione Naziona le Alta Italia.

« So che Borghese si interessava per la sa lv ezza del porto di Genova - dichiarò Pavano - e per qu esto scopo egli si adoperava presso il serv izio segreto tedesco [ ... ] E a me sembrò l'unico che otte nne risultati positivi.»

Infatti, come sostenne Carlo Silvestri: 9 « Non è ni ente vero che i tedeschi avessero rinunciato alla distruzione degli impianti in dustriali d ell'Alta Italia in seguito alle trattative co l CLNAI ». E furono soprattutto<< le leali trattative da combattente a combattente intercorse il 14 aprile 1945 tra il genera le Wo lff e il Coman dante Borghese [ ... ) che indu ssero i t edeschi a lla rinuncia al sa botaggio dei porti di Genova , Savona, Marghera e dell'arsenale di Venezia, e al piano di totale distruzione già or dinato personalmente da Hitler che, se nza dubb io, avrebbe determinato sco ntri sanguinos i tra le forze t edesche e quelle italiane, scont ri che av r ebbero potuto disturbare grave me nte la ritirata)>.

Ma come si era concluso il complesso, spinoso e importantissimo impegno di sa1vaguardare l'i nt egrità del ma ssi mo porto italiano, tra i prim i del Medite rraneo , indispensabile centro commerciale e industriale per la futura ripresa dell'economia na zionale?

Proseguiamo a selezionare qualch e brano esse nziale della già citata deposizione del comandante Arillo e di una su a relazion e in proposito.

« Ebbi diretta visione di un telegramma nel quale si diceva che la Marina ge rmanica av eva avocato a sé la distruzione dei porti di Marghera e di Genova . Ciò voleva dire ch e le autorità tedesche in Italia non avevano pill potere perché non potevano certamente opporsi agli ordini che sare bb ero pervenuti dall'alto (c ioè da Berlino ... ). Dispo si i grupp i che dovevano agire secondo il nostro piano in accordo co l Vignolo [ ) Il 17 o il 18 aprile r icevetti da Borghese comunicazio ne che le autorità germaniche (di Berlino ) avevano deci so di soprassede re alla

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distruzione dei po rci . P erò il Comandante Bo rghese mi ordinò di restare a Genova per vig ila re. Comunicai questa n otizia al Vignolo e cost ui mi riferf ch e il CLN app r ezzava quanto avevo fatto [ ...] Durante la no tte dal 2 1 al 22 apr il e, d ai t ed esc hi riceve tt i l'o rdi ne di distruggere i nostri m ezz i na vali , ma io noll lo feci, anz i ordina i a q uesti mez zi di prende re il mare. Quindi telefonai a Borghese comunicandogli che avevo in animo di imbarca rmi , m a eg li me lo vietò asse rend o che la m ia presenza, in qu ei mom e nti, e ra pill. che mai nece ssa ria a Genova pe r proteggere gli impianti portu ali. Presi su bi to conta tto co l Vign o lo e, in sieme , armammo e istruimmo gli uomini per t e nerL pronti a d agire. Mentre proced evamo a questa operaz ion e, sentimmo delle esp losion i prove nire dalla zona d el porto; d ec id emm o di accelerare i tempi e io corsi immediatament e al po r to ove t rova i ammassati circa 2 .5 00 militari te d esc hi. Dom an dai al loro coma ndant e quaL inten zio ni avesse, ma qu ell o, se nza ri spo ndermi , si str inse nelle spa ll e. Tel efo nai allora all'onorevo le Tavian i (alto es ponente del C LN ) e costui, p e r tutta ri sposta, mi in giunse di arr end e rmi ai partig iani Gli r isposi che e ra imposs ibile , proprio in quel mom ento , perché mi stavo ad ope r ando in st re tto rapporto con i part igiani per sa lvare il porto [. .. ] E ciò me ntre i r epa rti armati dell a Xa, che st ava no afflue nd o nella zon a , erano app laud iti dall a popo laz ione [ ... ] Co me so ld ato devo da re atto che i parti gian i di "G iu st iz ia e Lib ertà" attaccaro no co n vigore straordinario i tedesch i. Qu esta loro improvv isa azione ci co n senti di far comp ren d e re ai tedesc hi che le nostre forze (militari e partigiane insieme) e rano assai consistenti e che quindi era meglio per loro a rr endersi. [ ... ] Co n gli uom ini schierati in pieno assetto di gue r ra e co n le armi puntate , dichiarai francam e nt e a l co mandante tedesco ch e, se av esse ro disatt eso l'ordin e supe rio re di non distrug ge r e il porto , avrei ordinato di apr ire il fuoco co ntro di loro. So lt anto allora i tedeschi cedet tero, si arresero e consegnarono le armi.

E dalla te st im on ianza di Rob e r to Serra 10 apprendiamo ch e a nch e « il ge n era le Meinhold si arrese incondizionatamente dando o r dine a t utte. le truppe da lui dip e nd enti, di terra e di mare, di cessare il fuoco (contro i p artigiani ) per le o r e 9 d el gio rno 26 ap rile 1945. Era una for za di circa 6.000 uomi ni [ ... ] I1 gene r ale Meinhold si rifu giò nell 'a rci vescovado».

« A noi della xa M as - con clu de Arillo - i partigiani concessero l 'ono re delle armi benché l'o n orevo le Tavia ni si

111 Dal dattiloscritto d i R. Serra imi ro la ro « Relazione sugli avveniment i di La Spezia e Ge nova dal 19 a l 27 apr ile,>.

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fosse dimostrato contrario a questa leale manifesta zio ne milita • re di ri spetto e so lidarietà. »

La lunga, ingarbugliata e sfugge nt e si tuazion e che portò alla sa lvezz a del porto di Genova - di cu i furono in molti nel dopoguerra ad attribuirsi il merito 11 - ebbe continui cambia• menti di prospettiva. In un clima di fittissime e defatiganti trattative diplomatiche, dirette e indirette, e di pressioni psico· logich e giocate a ogni livello, la « partita » di cosi alta posta fu giocata su vari tavoli, ma è accertato, ormai, che, sul piano pratico e risolutivo, furono d ete rminanti soltanto due interven • ti; il primo, a monte: le trattative tra Borghese, Wolff e Doe• nitz; il secondo, a valle: l'azio ne di forza nella vasta area del

11 Tra i tanti, se ne attribuirono il merito anche gli Alleati . Ad esempio, il maggiore James Angleton, agente d ell'Office of Stra tegie Serv ice, nel 1976 rilasciò un ' intervista con alcu ne dic hi araz ioni in parre g ià note, in parte discutibili e in parte in esatte, se non altro per motivi cronologici. Ne riportiamo il nocciolo perché alcuni giornali e settimanali italiani presero quelle dichiarazioni, tra l'altro riportate di seconda mano e da fonte inatt end ibil e, come rivelazioni sensazio nali : « Per entrare in contatto con Borghese scegliemm o il co mand ante Marceglia [ ] Se Borghese accetta va d i cooperare con gli A ll eati e sch ie rare i suoi reparti in modo da imped ire ai tedeschi di far sa ltare i porti, sarebbe stato sonrano ai partigia ni che int endevano fucilarl o».

In realtà, l'incontro t ra Borghese e Ang lecon avv enne a Milano soltanto il 9 maggio 1945 q uan d o i tedesch i, dopo la loro resa, avevano già abba ndonato il nostro Paese, la X• Flottiglia Mas aveva già smobil itato da due se ttiman e, e gli italian i, con in pr ima fila gli uomini della Decima, aveva no già da tempo provveduto a difendere e salvare il porto di Ge nova e quelli di altre città, nonch é gli impianti industr iali, dalla FIAT di Torin o ag li stabilimenti Marzotto di Valdagno .

Inoltre , sempre a proposito della salvezza del porto di Ge no va, riportiamo un interessame documento: la dic hi araz ion e r ilasciata il 23 luglio 19 45 da l vescovo ausiliario di Genova Giuseppe Siri (card inal e nel 1953 e presidente della Comm issio · ne Episcopale Ita liana ): « lo sottoscr itto [ ... ] a proposito del comandante Arillo, dichiaro quanto segue. Detto coma ndant e, nel marzo 1945, attraverso il signor Vignolo e il console germanico, mi fece richiedere un abboccam e nt o. Prima di fissarlo chiesi in formazioni e mi risultò c he I'Arillo svolgeva un intenso lavoro per salvare il porto d i Ge nova dalla d istruzione progettata dai german ici. La cosa mi interessava perché segu ivo con angoscia le trattative svolte allo stesso scopo dagli indust riali genovesi. Nel corso dell'abboccamento molto lun go, avvenuto nella mia residenza negli ultimi giorni di marzo del 1945 , il comandante Arillo mi mise al corrente del suo lavoro [ ] Si espresse in termini assai forti e mi assicurò di fare il possibile per sottrarre elementi alla loro distruzione. L'impress ione mia fu c he parlasse con trasporto e sincerità [ ... ] Il 24 aprile, iniziata la ritirata dei tedeschi, mi misi in con tatto con Arillo per indurlo a non opporre un'inutile resistenza Egli mi fec e sapere che si ritirava nel po rto per opporsi ad atti d i d istruzione da parte dei tedeschi. Contin ua i nelle mi e insistenze allo scopo di evitare spargimento di sangue ed egli mi disse per telefo no di volersi arrendere [agli Allea ci ] ma di chied ere l'onore delle armi sembra ndogli di aver agito sempre secondo il suo Onore di soldato. Nel corso di questi contatti con il comandante Arillo mi parve uomo di non comune capacità. Tanto dichiaro per la verità».

porto di Genova della x· Mas , al coma ndo di Ariilo, in stretta collaborazione con la formazione partigiana "Gi ustizia e Li bertà", al comando di Vignolo. Fu proprio la minaccia di questo gruppo di italiani , non pill divisi da fossati po litici, che fece drast ica opera di intimidazione e dissuasion e sui tedeschi esasperat i dal loro immin ente totale tracollo . Un pugno èl.i uomini , deci si a tutto, di fronte agli occupanti stranieri . E ogni residuo rischio (fino all'ultimo incombente e re ale) di subire l' irreparabile danno fu annullato dai marò e dai partigiani che , in sieme, bloccarono il colpo di coda dell'alleato tedesco che si accingeva ad abbandonare la Liguria.

E cosi, la tanto vagheggiata « unione di tutti gli italiani per il bene comune » avvenne, sia pure per brevi momenti, nel porto d'una sola città e fra po ch i « patrioti». La guerra civile tra italiani ebbe a Genova una tregua costruttiva.

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XX. LA FINE D ELLA RSI

Si giunse cosi al mattino del 25 aprile.

Alla prefettura di Milano, sede prow isor ia del governo, l'atmosfera era in candescente. Ministri, sottosegreta ri , autorit à poli• tiche e militari si alternavano nell'anticamera d el Duce, in attesa di disposizioni . Le discu ss ioni, talvolta violent e, osc illa va no tra la so luzi one ancora una vo lta proposta da Pavolini (c ioè: la Valtellina) e quella sugge rita da me . Preva lse quella del mini stro d egli Interni Zerbino (c he aveva da po co sost ituit o Buffarini Guidi). Zerb in o ca ldeggiava di tratta re con il Comi t ato di Liberazione Nazionale . L' id ea piacque a Mussolini il quale ancora credeva nel mito della fratel lan za.

Fu cosi che , mentre in un clima sem pre p iu acceso prosegu ivano le discussioni, nelle pr im e ore del pomeri gg io, il Du ce si recò in arcivescovado per un incontro con il cardina le Sc hu ster il quale si era offe rto come mediatore con gli esponenti del CLN.

Rientrò poco dopo le 18. Non c i fu bisogno di spiegazion i. Il vo lto scuro, l'impeto quasi rabbio so con il qual e, sceso dall 'a uto , prese a sa lire le scale della prefettura, furo no piu che eloquenti.

« I ted esch i hanno firmato un arm istiz io con gli Alle ati! Pagh iam o ancora lo scotto de l.1 '8 settembre' - di sse ad alta voceMa questa vo lta non m i prenderanno' Partiamo sub ito ' » E si ch iu se nel s uo studio, seguito da Graz iani e dai ministri.

A questo punto mi r icordai di un ep isod io ch e, se co m preso temp est ivamente nell a sua importan za, ci av re bbe forse evitato la tragedia ch e stavamo viven do.

Qualch e mese prima, un militare inglese, certo cap itano Tucke r , passato il confine svizzero, era g iunto cland esti namente nel territorio dell a RSI ed era stato s ubito arresta to. Rifiutandosi di fare dichiara zioni, ch iese di pa rl are imm e diatamente con Graziani al qual e doveva consegnare un messaggio del maresciallo Alexander, comanda nte d ell e forze alleate nel Mediterraneo. Graziani, prima d i r iceverlo, ne informò , com'era lo g ico, Mussolini. Ma mise al corrente del fatto anc h e i tedesc hi , i quali s' impadronito -

no dell ' ufficiale inglese , lo costrinsero a parlare e gli preclusero qualsiasi possibilità di contatto con il capo delle Forze Armate della Repubblica Sociale It aliana .

In formato dell 'episodio , ebbi subito la se nsazione ch e la mi ~sione T ucker poteva forse essere deci siva per il nostro futuro e tentai di rintracciarlo. Purtroppo l'emissario di Alexander era già stato accompagnato dai tedeschi alla frontiera svizzera. Le mie intuizioni e rano esatte: nel messaggio, il co manda nt e delle forze alleate nel Mediterraneo in vitava il maresciallo Graziani a intavolare trattative per rendere ord inato e in cruento il reinserimento del terr ito rio della Repubblica Soci ale It ali ana nel corpo della Nazione, quando ogni ulteriore resi stenza si fosse dimostrata inutil e. La German ia era allo stremo d e lle forze, bombardata nelle sue c it tà e n e lle su e campagne, preda dell'invasione ru ssa. Le sue truppe , dislocate in Italia , sarebbero state ri chi ama t e in patria al p iu p r es to. F atalmente i combattenti della Repubblica Soc iale Italiana , schiacciat i dalla preponderanza degli eserc iti a ll eati, avrebbero dovuto arrendersi. In quel momento Alexander e G raz iani si sa rebbero trovati di fronte .

Il mancato incontro con Tucker , mancato sia a causa d e lla prevarica zio ne tedesca e sia, occorre dirlo , per il discutibile comportam e nto di Graziani, ci fu fatale . Infatti , l' accordo arm istiziale so ttosc ritto a Caserta tra Wolff e Alexa nd er, con l'esclusione di rappresentanti d elle nostre Fo r ze Armate , aveva avuto, tra gli int ermediari, lo stesso capitano Tucker.

L 'awe nimento, non ignorato dagli esponenti del CLN, li incoraggiò a respingere ogni possibilit à d'intesa con il gove rno della Repubblica Sociale Italiana, forti anche dell'appoggio personal e del card in a le Schuster, lo stesso che, durante il Ventennio, non si era peritato di tenere dotte conferenze ai cors i milanesi di « Mistica fasc ista».

Ora, l' atm osfera ch e regnava nell ' anticamera di Mussolini era quella che precede i grandi event i. Ricordo la barbuta e bonaria faccia di N icola Bombacci , il vecchio ag itat ore romagno lo perseguitato dal fascis mo, il q ual e, negli ultimi mesi , era tornato accanto a l suo amico d'infanzia e di lott e giova n ili.

« Vo i ch e intendete fare?» gli domandai. All argando le bracc ia con gesto affet tu osamente prot e tti vo mi rispose : « Dove va lui, andrò anch' io ». 1

1 Bombacci ven ne fucilato a Don go insiem e con gli altri gera rch i. Le sue ult ime parole furono: « Viva Mussolini! Viva il socia li smo! ».

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Alle 20 Mussolini usci dal suo ufficio e di sces e nel cortile dove regnava una grande animazione. La scena della partenza del Duce da Milano è stata già descritta da molti. Non aggiungo dunque nulla di nuovo , se non i miei r icordi p e rsonali.

Il cortile e r a pieno di vetture e di autocar ri , e brulicava di gerarchi, molti d e i quali in co mpagnia dei loro familiari. Mussolini , teso e commosso, salutò rapidamente tutti i presenti chiaman• doli per nom e. Poi sali in macchina e la co lonna si mise in moto. Il cortile della prefettura rima se quasi deserto.

Ricordo , in pi e di , so tt o un 'a rcata , il prefetto Mario Bassi. Accanto a lui il soc ialista Carlo Silvestri il qua le ripeteva: « Ma io ho qui il testam e nto socialista di Mussolini [ ... ] Non ha fatto in tempo a firmarlo [ ... ] Vi dico che Mussolini è un socialista' ».

Ero al centro del cortil e. Da un lato avevo il mio ufficiale di ordinanza, Mario Bordogna , dall'altro il cieco di guerra, Medaglia d ' Oro Carlo Borsa ni , il quale , nella confu sion e, ignaro di quanto fosse awenuto, continuava pateticamente a ripetere ad alta voce: « Duce, non partire! Non p a rtire! ». Non appena si r ese conto della realtà , mi disse: « Non so dove and a re , prendimi co n te ». Acco lsi la sua richiesta. '

Raggiunsi il comando e n e lla nottata tenni rapporto a tutto il mio sta to ma ggiore.

In quanto all ' ordin e di tra sfe rim ento del 2" gruppo di comb atti mento dell a divisione "Xa" per accorrere a sos tenere i presidi italian i sul fronte orientale , il Co mandante Bo r gh ese lo aveva g ià impartito alcuni gio rni prima , ma <~ il precip itare degli awenimenti ne imp edi l' attua zio ne» . E cosi, il piano di primaria importanza di difendere i confini d ella Patria facendo argine alla valanga sla va, p e r lungo temp o predispo sto e in parte reali zzato, venne frustrato dai ted esc hi ; la prima vo lta , direttam en te, quando impose ro il ritiro deUa di vis ion e "X"" dalla Venezia Gi uli a, e la seconda volta , indirettamente, a causa del ritardo del loro ripi ega mento dall 'Ita lia ; e il piano di quell'importantissima op e razione che era costata tanti sforzi ed energie agli uomini della X ", cadde nel nulla , b lo ccato definitivamente nel caos d ella ritirata dei tedeschi in calz ati d all e co lonne an glo-a merican e in rapida

l Carlo Bersa ni , pres ident e d ell'Associazion e Nazionale Mutilati e Invalidi di Gue rra , venne ospitato presso il coma ndo della X' Mas ma, nella nott e, im pr udentemente si allontanò. Venne ferocemente truc id ato in p iazza le Susa . Vedi C. BORSANI JR ., Carlo Borsani Una vita per un sogno (1917-1945), Milano , Mursia , 1995.

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avanzata verso le Alpi, e dal dilagare degli attacchi partigiani che approfittavano della situazio ne se n za correre p i li grav i rischi.

E il Comandante , quando era detenuto ne l forte Boccea (alla fine del 194 7), scrisse:

Cos icché l'esercito di Tito, nella sua avanza t a in Istri a, non incontrò a ltr a res iste n za che quella dei presidi della X' rimasti a P ola, Fi um e, Trieste (in contrasto agli ordini di Reiner), pres idi ch e, dopo un'eroica resistenza, sopraffatti dal numero e non dal valore, vennero prat ica mente annientati nella fedele esecuzione degli ordini a loro impartiti: i confini della Patria non si discutono, si difendono.

Dopo il rapporto allo stato maggiore della X' , tenuto nella nottata tra il 25 e il 26 apr ile, il Coma ndant e contin uò a tenersi in contatto con tutti i s uoi reparti dislocati in ogni parte dell'Italia settentrionale.

Inviai a tutti i reparti d ella Decim a, dislocati nel Veneto, Lombardia, Piemonte e Lig uria , un radiomessaggio nel quale r ibadivo la n ecessi t à di assicurare l'ordine p ubbli co e di evitare ogn i ulteriore spargime nto di sa n gue fr a te rn o.

E , a questo p roposi to , in un altro foglio delle sue Memorie, Borghese insiste sulla validità della sua opinione secondo cui era necessario adottare norme di comportamento ch 'egli aveva p iu volt e proposto alle au torità polit iche e militari della RSI:

Ormai la guerra è fini ta e perduta, è no stro dovere prende re tutti i prowedimenti perché l'ondat a di deflusso germanica e quella di riflusso anglo-amer icana passino su l nostro territorio arrecando il minimo danno possibile alle persone e all e cose . Davanti a tale problema d'interesse n azio n ale ogn i altro diviene secondario e partico lar men te quelli politici int erni .•

Ma il governo preferi seg uire altre id ee attratto d al pazzesco mira ggio del « Ridotto nazionale della Va lt e llin a», e i suo i membri hanno pagato con la vit a il loro tragico errore.

Quando la sera del 25 apr il e vi di partire dalla prefettura la co lonna di macchine governative, decisi di seguire il mio programma, stabilito per la X' Mas, lo st esso dell'8 settembre 1943:

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resta r e s ul po sto in difesa d e i miei uomini e, co n ess i, seg u en do la loro sorte , cercare di r en d e rmi ancora util e a l popolo.

Qual era in quegli ultimi giorni di aprile la situaz io n e della g uerra in Germania? Il 18 april e 1945 gli ultimi reparti d i b en 21 divi sioni t ed esc h e, circ ondate ne ll a <~sacca» della Ruhr , si arrendono agli anglo-a m erica ni . Il 25 aprile i sov iet ici st rin gono in una mo rsa la città di Be rlin o. Il 29 ap ril e, i rapprese ntanti delle for ze tedesch e in Italia firmarono a Case rta la resa in co ndizonata c he diventò esecutiva il 2 ma ggio

Il giorno 26 aprile, Mil ano prese nt ava un aspetto desol a nt e, abbando nata dalle autor it à c ivili e milit ar i.

Tale si tua z ion e m i induss e a tentare , ancora una volta , un in co ntro co n il Com it a to d i Libera zione N az iona le per otten e re il co n se n so di pr es idi are la c ittà .

Il Co manda nte Bor ghese non demorde, n on si d à pe r vinto. E le trattative hanno lu ogo tra il capitan o Gennaro Riccio (rapprese ntante del Comandante d ell a X' Mas ) e il magg ior e Mari o A rgenton (rappresentante del generale Raffa ele Cadorna coman dante m il itar e d e l Co rpo Volont a ri d e ll a Lib e r tà del C LN ). Le trattative si svo lgo no seco nd o le rego le dell a correttezza militare.

E qui va ri leva ta una coincid e n za ch e dimos tra la coe renza di comportam e nto di Bo r gh ese. Il 14 se ttemb r e 1943, d opo l'a rmisti zio del gove rno Badog lio, qua nd o le Forze A rm ate itali an e ebbe ro a dissolvers i, Borghese fu un ca p o militar e di un reparto in armi rimasto integro (l a x ~Mas ) in co ndi zioni di p o ter trattare e stipu lare un accordo co n la massima autorità ge rmani ca loca le in quel mom e nto (il cap it ano di vasce ll o d e ll a Marina german ica Berninghau s) , e cosi il 26 ap ril e 1945, quando l' Esercito de ll a RSI era ormai annientato, fu sempre Bo rgh ese, co n i s uo i re p a rt i arma t i, in g rado di t r atta re a Milan o co n le autorità del C L N che avevano ass u nto il pote r e in attesa dell ' arrivo deg li an glo-a m e r icani. Il 28 aprile Mu sso lini era st ato u cciso. Il 30 ap ril e si ucci se Hitl e r .

L ' offerta d e ll a di spon ibilità d ei mi e i repart i della Decima a M il ano (7 00 uomini ben armati) venne resp inta .

La trattati va si con clud eva cosi co n un acco rdo di c u i resta testimon ian za nel seg uent e docum ento: « Ma rina da G ue rra Repubbli can a - X' F lottiglia Ma s - Co ma n do Distaccamento -

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Milano - 26 aprile 1945 - Pia zzale Fiume , 1 - Argo mento: Termini accordi intercorsi tra il co mando d ella X' Flottiglia

Ma s e il comand ante il Corpo Volontari Lib ertà ge ner ale Cadorna, maggiore Mario Argencon e capitano Federico Serego degli Ali gh ier i. - Oggi, 26 aprile 19 45 , tra i su dd e tti delega ti e il coma ndo xa Mas so n o interco rsi i segue nti acco rdi : Il coma ndo x· fl ott iglia Mas è rimasto al s uo posto perch é conscio dei dov e ri in co mbenti a coma ndante di Forze Arma te. Visto però non accet tata dai suddetti delega t i la propos ta di temporaneo utili zzo d egli uomini della D ec ima in fun z ion e coll abora ti va d elJ'or d ine pubblico nell ' esclusivo interesse dell a cittadinan za mila n ese, di co mun e accordo convengo no: Il com ando del di sta ccame nto D ecima di Milan o provve derà al trapa sso di tutt e le armi e del mate riale di p e rtinenza della D ecima al comando Corpo Volontari della Lib e r tà in confor. mit à d e lle istruzioni impart ite da l co mando alleato. L ' esecuzion e del t rapa sso è affidata agli stessi del eg ati o a chi p er essi in accordo con gli ufficiali designati dal comando Decima». E seguo no quattro firme: ma gg iore Mar io Argenton, capitano Federico Serego d eg li Alig hi e ri , ca pitano di co1vetta Co rr ado De Martino e cap itano Gennaro Riccio .

Le armi sa rebbero sta te depo sit a t e d agli uomini n e ll 'armeria d e lla sede d e ll a De cim a; og ni uomo , co mpleto d e l su o corredo , sa rebbe st a to lib ero di raggi un gere la propria casa; ultimato l' eso do , la sede, con le ar mi , sa rebb e stata consegnata al Comitato di Libera zion e N az ional e.

F ec i consegnare alla prefettura alcu ni milioni di lire ( 11 mi pare), rimanenza di c assa, e i registri a mministrativi. Al ge neral e Ca dorna fec i ve rsare alcuni kg di oro e g ioielli che la X" Mas avev a sa lvato dalle ra zz ie d e lle SS di Milano.'

Riunii tutto il persona le e diedi notiz ia dell e tristi decisio ni c he l 'awe rsa so rte dell e a rmi del no st ro Paese , orma i definiti vam e nte battuto e totalm en t e in vaso , mi avevano costretto a pre ndere. Salutai i miei marà e dissi loro che li l asciavo liberi di continuare a serv ire la Patria cosi co me la loro cosc ienza, e i principi ch e in 20 me s i la D ecima aveva loro istill ato, avrebbe dettato. Feci co n seg nare 6 m e nsilit à di paga a ogni uomo.

J Il met icoloso documento contab ile di trasferimento dall a X' Mas al CLN della rimanenza d i cassa, valo ri , armi , autovetture e materiali, redatto dal cap itano Guido Del Giudice, resta u n esem p io d i c hi a rezza, correttezza e rigore amm inis trati vi.

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La X " Mas aveva , nei limiti dell'impossibile, assolto i suoi compiti , anche se la difesa della Venezia Giulia con la divisione "X"" era ormai preclusa: le industrie erano sa lve, il porto di Genova intatto. Anche noi decumani erava mo stati travolti dal crollo generale e dovevamo cede re al vincitore ma co n l'Onore delle armi, quell'Onore per il quale ci eravamo disperatamente battuti.

E il solo fatto di aver impedito con altri la distruzione del porto di Genova, il primo d'Italia, ritengo sia motivo sufficiente di quella gran d e so ddisfa zione che deriva dal!' avere compiuto il proprio dovere .

Nel cortile della caserma di piazzale Fiume riunii tutti gli uomini per l'ultim a assemblea.

Dissi che il nostro compito doveva considerarsi esaur ito, che la nostra permanenza alle armi avrebbe potuto causare altro spargimento di sa ngue e pregiudicare gh impegni ch e ci eravamo assumi fin dall'inizio. Esortai rutti a custodire e a mantenere in alte rati i sentimenti che li avevano sorretti in quei venti mesi di lotta disp erata.

Interpoliamo qu esto laconico resoconto del Comandante con brani tratti dalle dirette testimonianze di Bruno Spampanato e di Maria Pasquinelli.

« [ ... ) Borghe se dice che[ ... ) la Dec ima non si arrende ma smobilita . Fa l ' appello dei marinai morti. Cade una pioggia legg era, riga gli elmetti , scivola sui maglioni , su lle canne dei mitra[. .. ].»~

Tutti mi ascoltarono in silenzio, sull'attenti.

« [ ] ricordo esattamente che espresse, tra l'altro , i seguenti concetti: "Tornate alle vostre case e collaborate per la rinascita dell'Italia , ricordandovi che un popolo non finisce per una sconfitta, ma quando dimentica di essere un popolo. Tenete presente altresi che la sorte de] nostro confine or ientale non è ancora definit a; quando l'Italia do vesse lanciare un appello per la salvezza della Venezia Giulia , ness un o di voi manchi". E con il[ ... ) grido di " Viva Trieste !", vidi sciogliersi la X " Mas. » '

Testimonianza di B. Spampanato riportata da G. PISANÒ , op cit., pp 15- 19 ' Testimonianza di M. Pasquinelli {che ass istett e da una finestra del comando

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Ordinai l 'ammain a bandiera.

« Tre squilli di tromba e la bandie ra repubbli ca na da comb att imento vie ne ammainata . L'aquila nera st ili zzata sui trecolo ri chiud e le ali nelle pieghe del drappo che sce nd e lentam ent e. » 6 •

Erano le ore 17 del 26 aprile 1945.

X ' a M ilano ), da sua d ichiarazion e d el 30 settembre 1946, certificata da l nota io G. Volto lina in Venez ia , reg istrata il 2 ottobre 1946, n. 3764 , voi. 492 , Atti pr ivat i.

6 Ancora B. Spampanato da G. P1 SANÒ, op. àt., pp. 15 - 19.

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XXI. L'ATTEGGIAMENTO DEI VINCITORI

Cosi, in perfetto ordi n e, c hiudeva la s ua es ist enz a la sede d e ll a X '

Mas e analo ga me nt e, come poi seppi , co n u g u ale ordin e, onestà e onore, tutte le a lt re se di e g li altri reparti della Decim a.

La sera del 26 apri le varcai p er ultim o la soglia del comando, in divisa , passando davanti a due indi v idui co n fazzoletto ro sso al co ll o, parodia di se ntin e ll e.

Lasciato il comando distaccam e nto D ec im a in pia zza le F ium e. 1 mi di.res s i, tra la gazza rra ch e imp erve r sav a per le strad e, a cas a di vecchi am ic i. No n reali zza i, in quei momenti , di s fid a re la morte; me n e res i con to dall 'es press io ne d e i miei ospiti quando mi v idero arrivare in divi sa.

Infatti , per le strad e milanesi , e ra g ià co minciata la cacc ia a ll ' uomo, anzi la cacc ia al «fascista». Era cons iderato t ale anc h e c hi avesse al pol so un oro lo g io di qualch e valore , o un an e ll o al dito . A- volt e era s uffici e nte la fed e n uz iale.

T e rm inata la « lotta di liberazione » co ntro gli in vasor i tedeschi (c he reagiro n o con le note rappres aglie) co minc iò quella a se n so unico contro le vitt im e italiane n on p ill in condizione di difende rsi.

Ra dio Mil a no , in corso Sempi o n e, e r a in mano aJ CLNA I e trasm etteva inint e rrottamente l'o rdin e di fucilare i fascist i. In attesa deUe t rupp e anglo-americane (che arriva ro n o a Milano il 29 aprile), il CLNAI aveva ass um o il po te r e. Questo com itato era co m posto da 10- rappresenta nti di cinq ue pa r tit i politi ci: F erruccio Parri e L eo Valia n i (Partito d'Azion e), E mi • lio Se reni e Lui gi L ongo (P a rtit o Comun ista ), Sandro Pertin i e Rod o lfo Morandi (Partito Socia li sta), Achille Marazza e Augusto D e Gasperi, fratello di Alcide (Democrazia C r istia na ), Giustino Arpesan i e Stefano Jacini (Partito Lib era le). 2

1 Oggi piazza de ll a Re pubblica.

2 li C L NA I si diffe renz iava dal gov erno d i Roma, p res ieduio da lvan oe Bonomi, che era invece composto anc he da un ses to partito , quello Demolabur ìsta

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NeU'autocolonna che il 25 aprile , a sera in o ltrata, e ra partita da Milan o, oltre Mus solini vi era il maresc iallo Graziani (c he intendeva r agg iungere MandeUo Lario , fra Co mo e Lecco , ove e ra stato tra sferi to il comando dell ' armat a " Li g ur ia" che da lui dip endeva), Nicola Bombacci , Marcello e C laretta P etacc1 , Barracu , Tarchi , Li verani , Vittorio Mu sso lini , Gatti, Zerbin~, D a quanno , Mezzasoma , Casalinuovo , Teo dorani ecc., pill mogli e fi gli di alcu ni dei suddetti, militari delle SS e d e l co ma ndo tedesco di coU eg amento , e di versi ufficiali e so ld ati italiani di sco r ta.

D o po le o re 21, nella prefettura di Como, il Duce tenne varie riuni on i con i s uoi ministri . [] 27 aprile , la co lonna venne blo ccata dai part igiani.

La stess a sera, alle ore 21, dai microfoni di Radio Milano, Sandro P e ttini died e notizia della cattura d e i r espo nsa bili del gove rn o fascista, e concluse: « Il capo di qu esta associazione a delinquere, Mus so lini , mentre gi allo di li vo r e e paura te nta va di va r ca r e la fronti e ra svizzera , è staro arrestata. Eg li dovrà esse re co nsegnato a un tribunal e del popolo, perch é lo g iudi chi p e r d ire tti ss im a. Questo no i vogl iamo , non os tant e che noi p ens iamo che per quest ' uomo il plotone di esecuzione sia troppo o no re. Egli meriterebb e d i essere ucc iso co me un cane tig noso!».

li 28 apr il e , s ul molo di Don go, ve nn ero fucilat e dai pa rtigiani 15 d ell e persone che viaggiavano nell'autocolonna. Tra gli altri , P avolini (già fe rito ), Zerbino, Me zz asoma , Live rani , Coppo la , Bombacci , Romano, Marce!J o P e ta cc i. Non Graz iani (c he aveva raggiunto il suo coniando ) e neppure Mu sso lini e C laretta P e tacc i ch e furono uccisi insieme in modo tutt'oggi co ntrover so

« Po ich é ancora manca in Milano la presenza di un comand o alJ eaw , - sc rive il maresciallo - il 27 aprile dec id o di co nseg narmi al genera le Cadorna , pr ev ia ga ran zia d e lla mia per so na e di quella del ge neral e Bo n o mi (Aviazione ) e Sorre ntino (Ese r cito) ch e cost ituiscono qui il mi o stato m aggio re.» Gra ziani d imentica però che Ferruccio Parri, fondato r e d eUo stesso C LNAI , ha se mpre di chiarato ch e « co n Grazia n i non si tratta ». Ma non tutti i co mp one n ti del com itato so no d 'accordo per l' imm ediata fucila z ion e, e il maresciaJlo , in attesa d ella su a so rt e , vi en e r inch iuso nel ca r cere di San Vittore a M ilano. Co munqu e Sandro P e rtini ha già dec iso che ve n ga se n za indugio pa ssa to per le armi , ma, nell a confus io ne, il tenente ame ri c ano Emil Dadd ario ri esce a prelevare il mare -

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sciallo da San Vittore. ' In mano agli Alle ati non è pili un « crim in ale di guerra» ma solta nto un « POW », cioè<< prigioniero di .guerra». Subirà poi u n lungo processo e sarà co nd ann ato so lt anto per co llabor azionismo col tedesco invasore.

Av r à salva la vita anche il gen erale Amilcare Fa rina , comandante della valorosa divi sio ne "Sa n Marco" e cr eato re d e l Cimit ero delle Croci Bianche . Brutali zza to dai partig iani , se la cavò con le costo le fratturare , un occh io spappo lato e una co nd anna a dieci an ni per « co llabora zio ne con i tedeschi».

Chi non ebbe alcun processo, neppure la parvenza d'un processo, sia pu r e so mm ario , « popo lare >> o pro fo rm a, fu propr io Mussolini. Da ch i venne impartito l'ordin e di ucciderlo, mentre era stato formalmente ri chies to come p ri gionie r o politico dalle autorità anglo-american e? 4

Italo Pi etra , coma nd ante dell e formazio ni partigiane dell ' Oltrepò pavese, d ichi a rò: « Se re ni , Pettini , Longo ' e Va li ani d ecisero per la fucilaz ion e se nza proces so » . 6

Dichiarazione con fe rma ta dallo stesso ge nera le Ca dorn a: « Il Comi t ato di Liberazio ne Nazionale Alta Italia non av eva deliberato in p roposito e ne co ncludo che la deci sione dovette essere stata prèsa dal "Co mit ato in surrez ion al e" cost it uit o dai tre partiti di sinist r a ». 7

A questo punto va.evidenz iato il fatto che que sto« Co mit ato insurrez iona le», cos titui tosi in fretta e fur ia tre giorni prima (25 aprile), fu un ult eriore tentativo del PCI per imporre il suo potere sulJ'intero movimento della Resiste nza in Italia. Il « Comitato» era retto da un triumvirato: Sa ndro Penini (socialista), Emilio Sere ni (com uni sta) e Leo Valiani (azionista - gli apparten en t i al Partito d'Azione, quand o si scioglie r à, confluirann o in part e nel Partito Co muni sta e in parte in qu eUo Socia li sta). Il <~ Comit ato insurrezionale» fu un doppione ros -

i Lo conferma lo stesso Pertini (s u« Rinascita~>, apri le 1955 ): « Ordinai che l'ex maresc iallo venisse fucila to Rodolfo Graziani sfuggi a l plotone d' esecu zione solo p e rch é Corra d o Bonfantini, incar icato di eseg uire l'ord ine, terg iversò per " debolezza" . Fu una ques ti o ne di minuti» . G ià da rempo il CLN aveva accettato d i sottomettere tutto il movimento partigiano al vo lere degli All ea li e alla loro strategia Per tale concess ione il CLN per cep iva dagli ang lo-ameri cani un'assegnazione mensil e di 160 milioni di lire (d i a ll ora), impeg nandosi, tra l'altro, a consegna re Mussolini alle forz e a ll ea te.

, Luigi Longo organ izzò le brigate parti giane com uni ste e fu vicecoma ndant e gene rale del CVL. Il 25 ap rile , co n Pertini , Se re ni e Valiani, isti1 u f il « Com itato in surrezionale». Succedu1 0 a Palmiro Togliatri nella segr ete ria del Partito Comu ni sta Italiano (1964-1972 ) , ne fu poi presidente .

6 l ntervisia co ncessa a Silvio Bertoldi su« Oggi ill ustrato», JO magg io 1962.

7 R. CADORNA, La riscosso, Milano, Ri zzo li , 1962.

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so del CVL (C orpo Volontari della Lib e rtà , emanazione e braccio militare dello stesso Comitato di Liberazion e NazionaIe ).8 Il « Co mitato insurrezionale » contro chi d oveva« in so rgere »? Contro le truppe tedesche battute in ritirata ? Co n tr.o l'Ese r ci to della RSI di sfatto dalla sconfitta? O co ntro il « poter e cos tituito » di un governo in fu ga ? In quel momento et'a proprio il C L NAI che detene va il potere.

In realtà , fu soltant o un improwiso e p e r entorio atto d ' indip e nd e nza e d ' intimidazione contro i partiti non-comu nisti. Un uJte riore colpo di mano del comunismo poi avallato omerto samente dai democristiani e dai lib e rali. In un clima di terrore sarebbe stato pill facile imporre il trio nfo di un regime bol scev ico anch e in Italia.

La prima az ion e del « Comitato insurrezionale» fu la strage di Dongo e l'eliminazione di Mussolini se n za alcun o rdine o autor izzaz ione del CLNAI. Infatti, l'ordine di fucilare Mu ssolini fu impart ito soltanto nel pomeriggio d el 29 apr il e 1945 , cioè un gio rn o dopo la sua morte. Il CLNAI d ovette accettare il fatto co mpiuto. Dopo l'es po sizione dei ca da ver i di Mu ssolini , Claretta P etacci e degli altri giustiziati a Don go, il Com it ato di Lib er az io ne al pote re s i riunf nella pre fett u ra di Mila n o per salva re in q u alche modo la faccia. Nel s uo co municato del 29 aprile s i legge: « Il CLNAI di chiara che la fucilazione d i Mu ssoli ni e de i s uoi complici , da esso ordinata, è la con cl usione necessa ri a d'una fase sto rica ... » .

Era in so mma un ordine di fucila zione post mortem m entre g ià le vittime pen zo lavano a testa in gill in un chiosco di piazzale Lo r eto, a Milano, destando orrore e ra cca pri ccio . Awa lendosi in modo disin volto della copertura e dell ' appo gg io d e l CLN e del CVL, il« Co mitato in s urrez ionale», non avendo alcun « potere costituito» contro il quale in sorgere in armi, indicò come «nem ico », primario quanto gen e rico, i « fascisti » che d ovevano esse r e tutti ammazzati senza processo perché ... « fuo ri legge» .

Ed ecco, dattiloscritto su carta int es tata Comitato di Liberazione Nazionale , il testo di una « Circolare « Disposizio ni s ul trattamento da usarsi contro il n emi co [. .. ] Gli appart en e nti alle Brigate Ne re , alla " Folgore , " " Nembo", X ' Mas e tutt e le truppe volontari e, sono considerati fuorilegge e

8 Il CV L era comandato (an ch e se in realtà co man d ò assai poco ) daJ ge n erale Raffaele Cado rna e dai due vicecomandanti ge nerali o pe rati vi Lui gi Longo (comunista) e Fe rruccio Parri (azio ni sta). Comunque le leve direttive restarono semp re nelle mani del PCI , anc h e se tra i componenti del CV L figuravano Mario Argenton {l iberale) ed E nri co Mattei (d emocristiano ).

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condannati a morte. Uguale trattamento sia usato anche ai feriti di tali reparti [... ] In caso che si debbano far e dei pri gionieri p er interrogatori ecc., il prigioni er o non deve essere tenuto in vita o ltre le tre ore ». 9

Tre giorni d o po la smobilitazione della X \ nel s uo Scalettane, il Comand a nt e annota in modo estremamente con ciso:

29/4/1945: Uccisioni Dongo - Valenti e Ferida- Piazzale Lore to.

Ch'egli abbia inserito tra i t ragici eventi di Don go e di piazzale Loreto a n ch e i no m i d ei due di vi del cinema , il ten ente della x • O sva ld o Valenti ucciso co n la sua compagna Lui sa Ferida, ci dà la misura del s uo rammarico per le vittime d e lla spietata guerra civile.

In q uelle prime giornate di forzato isolamento in casa di am ici, ebbi tempo pe r la medita zion e. Riandai con la mente ag li eventi che si erano s usseguiti dopo 1'8 settembr e '43 e ai tanti episodi che avevo vis s uto. Ne trassi la conferma che nulla avevo da rimprove rarmi e che, se mi fo ss i nu ov am e nt e trov ato in simili c irco s tan ze, non avrei es itato a prendere le stesse decisioni . Qu es te co n siderazioni mi manten nero in se re nit à di spirito e di coscienza. Ma le conversazioni con gli amici e i compagni d'arm e, furono rip e tu tame nte int erro tt e dai continui spostamenti a cui fui obb ligato, dato che i partig iani, o presu nti t ali, mi stavano dando una caccia affannosa .

Praticam ente e rano cessati gli attentati terroristici (s ul crit er io del « mordi e fuggi» ) e co minciarono, oltre la « caccia all ' uomo» , le st ra gi ind iscriminate.

Fu propri o in quei giorni, e se mpre pili ne i mesi successivi, che la guerra c ivil e in Italia (o ra a se n so un ico ) ass unse il suo pili tragico aspetto.

« La caccia all ' uomo, gli eccid i di ma ssa e i pili effe rati b es tiali lin ciaggi, non furono frutt o di spontan eo furore p opolare, ma di un furore manov r ato, artificioso, voluto con n era ferocia da alcuni a utentici delinquenti e dai diri genti dei Partiti com unista e azion ista , seco nd o le regole cl ass iche de lla tecnica

Circolare segreta d el Co mitato di Liberaz ione Nazion ale - I DIV. AOT. Val. Chisone - A. Serafico - Como - N. 574 di pror. - Com ando . - F.to Il C. di divis ione M. Marcellin - da copi a fotostat ica con relativi t imbri (Ar ch ivio stor ico della Marina ).

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rivolu zionaria lenini sta [ ... ] Quando già molti si iUud eva n o c h e in Italia si fosse almeno finito d i morire[ ... ] Dongo e l'o rribile spettacolo di piazza le Loreto dett ero il primo co rso a U'o rdine di ucc id e re i fa sc isti senza pie tà [ ... ] Fu un a tragica parola d'ord in e ch e , porta la da agenti cri min al i, a rri vò in og ni citl"à, nei vill agg i, in ogni bo rgo d ' I talia a sconvo lgerne la vita [ ... )

Da ll e case, d alle ca rce ri , isolata m ente , a gru p pi di c in q ue, di dieci , di ce nt o pe r volta, la gente fu p res a e ma ss acrata. Non tutt i erano fascisti; molti lo e ran o sta ti ; alcuni non lo era no affatto [ ... ] l rancori per sona li , le basse vendette, la se te di rapina ebbero il so pravvento. >> Cosf scrisse su lLi ba se d ' una nutrita d ocu me ntazione Pino Romu a ldi ne.! s uo libro pubblicato postumo nel 1992. 10

La <~ lib erazio ne» dell'Alta Italia died e nuovo impulso e auto rit à al C LN . Il num ero dei parti giani« de ll a vent iquattresi ma ora» (c ioè scesi in piazza dopo il 26 aprile) , aumen tò di quattro o c inqu e vo lte quello dei parti giani ch e già operavano prima della cosiddetta «in surrezio n e».

« A C lu so n e (in Lombardia ) un reparto di giova ni ssi mi uffi ciali de ll a G uar di a Naz ion a le , spon tan ea me nte d isa r matos i dietro pro m essa d ella lib e rt à, fu int eramente massacrato. A Od erzo (ne l Veneto ) la co m pag ni a anzia ni d e l batt ag lione " Bo logna", c ui era st ata garantita la vi ta a ll 'atto del loro pacifico disarmo, furono freddament e t ruc idati su ll e stesse vecch ie tr in cee del Pia ve . » 11 « I seice nto ado lesce nti del battaglio ne " Mu sso lini ", che avev ano combattuto per quindi c i mes i ne lla Venez ia Giulia contro le o rde d i Tito , fin iro no nell e foibe , in sie me con molti civili di quel.la terra » 12 Ste ssa so rte toccò al " Mameli " e ai giovani volontari d ell e "Ca mi cie Ne r e". E ciò ch e non fece ro i mi litari di Tito (co me ac ca dd e a ll a compagn ia " D 'Annunzio" della X ' Mas ch e fu tota lmente annientata dall'ese r cito sla vo) fu fatto dai part igian i italo -slav i comunisti.

Le a uror ità mil itar i inglesi e america ne , che intanto st avano occupando la Venezia Giulia e l'I st ri a, o giu nsero t roppo tardi o lasc ia rono tranquillamente ch e ven issero ba r baramente truc id at i in I s tr ia non so lo i supers titi di repa rti co mbattent i ma anche i p art igia ni n o n comunis ti e, con essi , la popo lazione c ivil e , inte r e famiglie, d onne, vecch i, bambin i. Le fo ibe si riem p irono di m ig liaia di italiani. « F u un massac ro s ist e mati -

IO P. Ro MUALD I , op cit., pp. 201 -205 .

11 A. SER EN A, Oderzo 1945, storia d ' una strage , Monfolconc, Sen tin ella d' Ital ia, 1984.

1i G. BARTOI.I , li martirologio delle genti adriatiche , Trieste, Mod e rna, 196 1.

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co , es eg uito a fr ed do, co n lo scopo di ch iara to di soppri m er e fisicam e nte la co llett ività italiana , di can cellarla dalla facc ia de lla T e rra e di far e sc om p arire co n lei la civiltà , la cu lt ur a , le trad izio ni ita lian e. Si tratta di u na pa gina spaventos a, di cu i, molt o proba bilm e nte, non si co nosce rann o mai t utti gli o rrendi parti colari [ ...] N e lle foib e ve nn ero sca ra ventati mi gliaia di nost ri frate lli [ ... ] d o po esse re s tati seviz iati o rr ib ilm e nt e, legati l'uno all 'ahro co l filo s pinat o, s pesso i vivi lega t i a i mo rt i, i genitori ai fig li, le mogli ai m arit i . A r iev oc a r e , sia pure pa r zial• me n te, il m artirio d e l.l e n os tre ge nt i, d o po la capito laz ion e delle nos tre prov in ce orie n ta li , c' è da ve rgogn arsi di esse r e uomi ni .» i,

I n m o lt i casi i p a rtigiani e ntrarono neg li os pedal i milita ri , t r asc inarono gill da l lett o i fe ri t i e li fu cilar o no nei co r tili o sull a st r ada d ava nt i ai pa re nti che li ass istev a no.

« D al Palazzo d i Giusti zia d i Mil a no, d o ve e ra no st ati amm assati gli arr es tat i ch e San Vit tore no n po t eva pill co n te• ne re , in una so la notte furono po rt at e fuor i e ucci se o ltre t r ece nt o p ersone : e co si co n tinuò per mo lte no t ti - ri co r da anco ra Ro m u aldi . - Seguiron o le u cci si on i dentro le ste sse carceri : a Fe rrara , a C arpi , a Padova , a Cese n~ , fi no alJa stra ge d i Sc h io , dove un grup p o d i giova ni assass in i s parò co n i mitra per cin q ue minuti co ntro oltre cinquant a perso ne ammucch iat e in u na vas ta cella . 14 A T o r ino , t eatro di m ass ac ri c he no n hanno for se nulla da invid iare a qu e.Ui dell a st essa M ilano , d e cine di fa m ig li e , co mpr es i le d o nn e e i bam b ini , furon o gett ate dall e fine st re dei pal azz i. E , tra l 'altro , furon o t r uci d ate numero se au sil iari e « Il trattame n to al q ual e furono sott o p os te le d on ne fascis te, o p r es un te ta li, da ll a furia san guin a ri a dei giusti zier i ro ss i, rapprese nta un a d ell e pagin e p ill ver go gno se d e ll a sto ria d ' It alia [ .. .) Le fot otec h e e la s ta mp a a rotoca lc o degli a nn i im m ediata m e nte suc cess ivi so n o p ie ne di imma gini di d o nn e p o r tate alla b e r lina e an che al suppli zio, con i capelli r asati a zero , copert e di lividi e d ecc h imo si sanguinant i, t ra armig e ri ghignanti [ ... ] Mig li a ia di ucci sio ni , s pesso p rec edute d a st upri e da seviz ie d ' o gni ge ne re [ ...) Ma nd rie imbufa li te d i b ru t i s u poveri esse r i indi fes i, colp evo li sopratt utto di esse r e do nn e [ ... ) e qui nd i pre da fa cil e e vu ln e r ab il e per i vio lenti [ .. .) D onn e , p rima d i tutto , d o nne prima ch e a usiliar ie, fa scist e ,

11 G . PI SANÒ, St oria della gu erra civi le i n Italia 194) - 1945, o p. cit. , p. 489. 1• Ve d i an ch e se nt e nza pronun ciata da ll a Co rte di Ass ise d i Milano per l'ecc id io d i Sch io ( U novembre 19.52 ), T hi e ne , Me neghi ni , 1987.

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madri , mo gli , figlie di uomini che avevano militato nella Repubblica Soc iale It al iana . »"

« Molti fascist i finirono negli altiforni, ins iem e a num e r osi capireparto non fascis ti , - precisa ancora Ro mualdi. - Il Po fu per molti gio rni rosso di sangue e go nfi o di ca dave ri [ ] In un canalon e presso la salita del Ca nsiglio, tra il territorio d e ll e province di Trev iso e Vice nz a, fu ro no butt at i non men o di millecinquece nt o gius tiziati [ ... ] Bo log na , co n i suoi duemila truc id ati de i primi giorni , d ett e il "la" a ll e e fferat e num erosissim e ucc isioni de ll' Emilia e de ll a Romag na . Vercelli , Novara, Cuneo , Genova, Alessand ri a, Bresc ia, Varese, Savona, Como furono test im oni di sce n e selvagge; i morti si co n tavano a migliaia. Ogni vill aggio, ogni borgo, dalla To scana al Ven eto, alla Lom bardia, alla Ligu ria , al Pi e mo nt e, e bbe lin ciagg i e nume ros i fatt i d i sa ng ue [ ...] E ness una offesa fu risparmiat a né ai m orti n é ai vivi. »

<< Quanti sara nno i massa crati di q uei gio rni ?»

« Si pa rl a di centom ila persone , di fa miglie dist r utte, di sett emila d o n ne e d i ce ntina ia di bamb ini assassinati. I rap porti riser va ti ch e arr ivavano a Roma da ll e p rov in ce erano spaventosi. E in ess i non era no annoverat i i militar i e i civ ili tru c idati in Venezia Giu lia si a nel settembre 1943 sia tra i] 1945 e il 19 46. Ma il gove rno italiano (dal mome nt o che l' I ta li a, a Roma , ne aveva uno) taceva e ha se m pre taciuto.

« Il governo si limitò a promuJga re una legge in favore de i partigia ni , in co ntrasto co n le legg i di g uerra secondo cui ess i non posso no esse re co nsiderati belligeranti no n ri corren d o ne i loro confronti le con dizi on i che le norm e di Diritto I nternazionale cumulat ivamente richied ono >>; 16 una legge che, appunto, gara nt iva a tutt i i partigiani il ti to lo di « combattenti » a tutti gli effetti , e c iò me n tre a ce ntin aia di migliaia di «ve r i» combattenti c he militarono nell 'Eserc ito , Marina e Av iaz io ne della RSI , non fu mai ri conosciuto questo titolo I p art iti marxisti o mar xistoi di n ei va ri gove rni italian i si sono sempre opposti all a << riconc iliazio n e na zio nale»: Ja Repubblica I taliana fu e r esta fondata su i «valor i » della Res iste n za. Il r es to è silenzio. 17

1' T. FRAN CESCONI, La Repubblica Sociale It aliana e la gue rra civile n ella Bergamasca, Be rgamo , 1984 .

1" Nor ma invano ribad ita dal Tr ibunal e Supremo Mi litare con delibera del 2 aprile 1954.

17 A l « ca mpo IO» del ci mi tero milanese d i Musocco riposano i rest i di ce ntina ia d i assassi na ti nelle« rad iose gio rn ate de U ' insur rezione dell ' a prile 1945 », mo lti dei qua li figu rano tutto ra <( sco nosc iu ti ». Nell ' ul timo mezzo secolo nessun uomo d i

Nel pome ri ggio d e l 7 maggio , un ufficiale del mio stato maggiore m i raggiuns e ne l mio ultimo domicilio in vitandomi a seguirl o. Era stato informato in via riservatissima da Sandro Faini , vicecomandante del CLN Alt a It alia, che e ro s t ato « locali zzato». Era quindi p revedibil e un a visi t a non certo gra dit a.

Seguii il sugge rim ento e mi tra sfer ii n e ll' alloggio del capitano Riccio, n ei press i di Porta Ticines e .

In qu e i giorni, forse in relazion e all ' attività da me svo lta , tanto Sandro Fa in i (detto «O li va») q u anto Corrado Bonfantin i, rappresentante del P artito Socia lista e coma nd ante d e lla bri gata "Ma tt eot ti ", si interessaro no molto a ll a mia p ersona. Con i suddetti personaggi avevo già avuto numerosi contat ti au tori zzati dallo stesso Mussolini. Fu in conseguenza di tali precede nti c h e chiesero d'incontrarmi. Con essi ebbi var i co ll oqui. Mi proposero addir ittu ra di affia n care la loro azione politica. Se avessi aderito all e loro propos te, mi avrebbero assicurato la sa lvaguardia personale di tu t ti i militari della X'. Infatti , era no a tutt i noti il mio attac camento e la mia preoc cup azione per gli uomini ch e mi avevano segu ito , nonch é la forza organizza ti va d e lla Decima: una mia pre sa di posizion e a favore del Partito Socia li sta av r ebbe convogliato nell e loro fil e migli aia di uom ini ."

Per va lutare, a decenn i di distan za, la natura di tale proposta , occor re conside rar e la confus ion e ch e regnava in que ll e giornate, sop r attutto nel settore po li tico, per la lotta ch e si era scate n ata tra gli s tessi part iti rappresentati nei var i Com itat i di Liberazion e. Quella ri ch iesta, mossa da inte r essi di partito , dal loro punto di vista era piu che giustificata.

Ma, per la mi a innata refrattari e tà ad assumere impegni di or din e po li tico, resp insi le loro offerte.

L' 8 mag gio , poco dopo c h e Sandro Fain i e Corrado Bonfantini si erano congedati, sop ra ggiunse il cap itano de i carabinie ri Giuseppe Polosa. Questi che, fin da i primi di ma ggio aveva preso co nt atto con i cap itani Riccio e Del G iud ice mettendosi a completa disposi z ione, ignaro de ll a mia prese nza in que ll 'a ll oggio,

governo dcUa Repu bblica It aliana è mai stato p rese m e alJe onoran ze di q uesto o di altri cim iteri, militari o civili, dei c aduti della RSL Le massime autorità deUo Stato hanno prese nziato invece, ogni anno, alle cerimonie civil i e militari in memor ia de i partig iani caduti e delle vittim e delle rappresaglie , come ad esemp io quella dell e Fosse Ardeatine . 18 Uom ini atti alle armi e , qui ndi , all'occasi o ne, una «forza» anche in questo se nso. [Nota di Borghese].

espresse ai miei ospiti l'urgenza di rintracciarmi . Era venuto a conoscenza dell'arrivo a Milano del capitano di fregata Carlo Resio e del maggiore americano Jam es Angleton. I due si dicevano latori di un messaggio dell'ammiraglio De Courten, che doveva essermi consegnato personalmente. Era dunque indispensabì,le che mi incontrassero al piii presto. Riccio e Del Giudice, fingendo d'ignorare dov e io fossi, si impegnarono ad informarmi, appena fosse stato possibile.

Passammo l' int era nottata a val utare i pro e i contro della richiesta. Decidemmo infine di ricevere gli emissari del governo del Sud: forse potevamo ancora, in qualche modo, tentare di salvare il salvabile.

Il 9 maggio, tramite Polosa, incontrai Resio e Angleton. I due mi dissero (il messaggio era solo verbale) che De Courten aveva urgenza di parlarmi di alcune situazioni provocate dalla cessazione delle ostilità, sulle quali riteneva utile conoscere il mio parere. Mi riservai di decidere. Senonché, nella tarda serata dell'll maggio, i due, assolutamente inattesi, allarmatissimi, si ripresentarono. Dissero che alcuni partigiani, scoperto il mio rifugio, sarebbero sopraggiunti al pili presto per catturarmi. 19

Mi invitarono pertanto a seguirli: saremmo partiti immediatamente per Roma dove, secondo quanto mi dichiararono, il ministro della Marina mi attendeva impaziente .

Con Resio e Angleton arrivai a Roma il 12 maggio. Tentai ripetutamente e ostinatamente di mettermi in contatto con l'ammiraglio De Courten, ma il ministro sembrava essersi volatilizzato. Ero prowisoriamente alloggiato in un appartamento di via Archimede in attesa di eventi.

Diversa è la versione dei fatti secondo l 'amm iraglio De Courten che, nel suo volume di Memorie, pubblicato postumo nel 1994 a cura dell'Ufficio Storico della Marina, scrisse: « In una sera di fine aprile, 20 verso le 23.00, mentre mi trovavo a casa mia, si presentarono a me il comandante Resia, del nostro reparto informazioni , e il signor Angleton del Servizio lnfor -

19 Tutto ciò , poi, risultò pura invenzione in quanto sia il cap itano Del Giudice sia il capitano Riccio, che rimasero in quell'alloggio fino al l " giugno, non videro neppure l 'ombra di partigiani. Come vedremo , si trattava d'uno stratagemma per vincere le perplessità di Borghese.

io È inesatto perché prima dell' l l maggio sera Borghese non si era ancora mosso da Milano.

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mazioni Alleato. Da essi venni informato ch e sotto casa, in un'au tomo bile , c'era il Comandante Borghese che essi erano ri uscit i a portare , non osseivato , da Milano a Roma supe rando notevoli difficoltà. Essi mi ch iese ro d ispos izioni circa la sorte del Borghese. Consigliai loro la so luzi o n e piu opportuna p er ev itare che il caso fosse sottoposto a immediate sanzio ni, le quali, nell ' atmosfera arde n te e sov reccitata di quei giorni, n on avrebbero potuto esse r e che di ca rattere estre mam ente g rave , e per m ette re Borghe se in condizioni di essere giudicato in tempi di mag giore serenità e obiettività. E cosi infa tti avve nne».

L ' ammirag li o non precisa quale fosse la « soluzione piU opportuna » cir ca la sorte di Borgh ese.

A questo punto sorgono diverse domande:

Quale poteva esser e la « so l uzion e pili oppo rtun a » se non quella , del resto seguita da mo lti e con successo , di tener si na scosto in attesa di tempi mi gliori ? O era un ' a ltra, quella forse già co n cordata dall 'ammiraglio del Sud con gli an gloamericani - ma taciuta da D e Courten n elle sue M e morie - di consegnare il Comandante della xaF lottig li a Mas ai vincitori , e di cui Res io e Angleton furono gli esec utor i? Perch é l'am miraglio non vo lle prendere akun con tatto con Borghese (che ben conosceva) rendendosi ost in atament e irreperibile ai s uoi rip etuti tentativi di pa rlargli ? Perc hé , se è vero che Borgh ese attendeva in strada, no n chiese di rice verlo ? Se fosse stato ve ro , chi av rebb e tratten uto il Coma nd ante dal farsi finalmente ricev ere, con le buone o con le c attive ? [. .. ] In quanto poi al fatto che Resio e Angle ton lo condussero a Roma proprio p er parlare co n D e Courten, fu un'esca escogitata da loro due o non pi uttos to combi n ata in p rece den za con lo stesso D e Courten ? Dalle Memorie dell 'amm iraglio sembra che egli tenga molto a p recisare che ignorava pe rfin o la prese n za a Roma di Borgh ese. 1 1

Sugli stessi fatti è invece molto piU attendib il e la ve r sione di Carlo Resio. 22

« Alla data d ell '8 settembre 19 43 mi trovavo a Roma quale ufficial e del Servizio Inform azion i Segrete (S IS ) dell a Ma rin a e, in t ale qualità, continuai il mio seivizio clandestinam ente durant e tutto il p eriodo dell ' occu pazion e tedesca, agli o rdini

2 1 Non dimenti chiamo che l'ammira glio Raffaele De Cou rten , oltre ch e capo di stato maggiore d ella Marina, era un uomo po li tico , l'u ni co che , ininterrottamente , dal luglio 1943 al giu gno 1946, in regimi e gove rni di versi , fu sempre mini stro della Marin a (nei sei gabin e tti pres iedu ti da BadogHo , Bonomi , Parri e De Gasperi ).

22 Dichiarazione n. 121, firmata, in data 10 d icembre 1950, dal cap itano di fregata Carlo Resia , nel co rso de l processo di r evisione della seme nza emessa contro un ufficiale della X• Mas.

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dell'ammiraglio Maugeri e in collegamento con il comandante del servizio segreto del Sud, capitano di vascello Agostino Calasi. Ricevetti da quest'ultimo, dopo la liberazione di Milano, l'ordine di recarmi al Nord per prelevare il Comandante Borghese e compiere la prima indagine sulla x • Flottiglia M l!S. Ritengo quindi di essere stato pili d'ogni altro al corrente dello svolgimento dell'azione della X " al Nord e di avei-e appreso, anche attraverso fonti anglo-americane e partigiane , elementi preziosi di valutazione sulla X " . La Dec ima Mas aveva acquisito un ruolo notevolmente importante durante il periodo dell'occupazione ted e sca, poiché era l 'unica unità che godeva di un'ampia indipendenza, forse anche a causa del prestigio personale del proprio Comandante, capitano di fregata Valerio Borghese , e delle qualità degli ufficiali e del personale che ne costituivano il nucleo originario . »

Nella mia buona fede di so ld ato non volli dare ascolto alle pressioni di amici e parenti che mi consigliavano di l asciare al piu presto quel recapito , diffidando di quanto poteva accadermi. No n avevano tutti i torti. Ma io non vo levo mancare all ' imp egno dato di restare a disposizione.

Dopo pochi giorni d al mio « passaggio » romano, venni prelevato da militari ameri ca ni e trasferito in una cella di isolamento nel campo di concentramento di Cinecittà , autentico «lager» . Era il 19 maggio 1945.

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mazioni Alleato , Da ess i venni informato che so tto casa , in un 'a utomobile, c'era il Comandante Borghes e che essi erano riu sciti a portare, non osservato , da Milano a Roma superando notevoli difficoltà Essi mi chiesero disposizioni circa la sorte del Borghese. Cons iglia i loro la so lu zione piu o pportuna pe r evita re che il caso fosse sottoposto a imme dia te sa nzion i, le quali, nell ' atm osfe ra ardente e sov reccitata di quei giorni, non avrebbero potuto esse re che di ca r attere estremamente grav e, e per mettere Bo rgh ese in condi zioni di essere giudicato in tempi di maggiore se ren it à e obiettiv ità. E cosf infatti avve nne ».

L ' amm ira glio non preci sa quale foss e la « so lu z ione pili opportuna » circa la sorte di Borghese.

A questo punto sorgono dive rse domande : Quale poteva esse re la << so lu zione pill opp o rtuna» se non qu e ll a , del r esto seg uita da m o lti e co n successo, di ten ers i na scosto in attesa di temp i migli o ri ? O e ra un ' altra, quella forse già concordata dall 'amm iraglio del Sud co n gli angloamericani - ma ta ciuta da D e Cou rten n elle s ue Memorie - di co nseg nare il Co m andante d ell a X1 Flottiglia Masai vincitori, e di c ui Resio e Angleton furon o gli esec utori ? Perché l'ammi raglio non volle prend e re alcun contatto con Borgh ese (che b en co no sceva) rend e ndo si ostinatamente irreperibil e ai s uoi rip etuti tentativi di parlargli ? P e r ché, se è vero che Borgh ese atte nd eva in strada , non chiese di riceverlo ? Se fosse stato vero, chi avrebb e trattenuto il Co mandante dal fa rsi finalm ente ri cevere, con le buone o con le ca ttive? [ , ..] In quanto poi al fatto c he Resio e Angleto n lo co ndu ss ero a Roma proprio p e r parlare co n D e Co urten , fu un 'esca escogitata da loro due o no n piuttosto co mbinata in precedenza con lo st esso De Courten? Dalle M emo rie dell'ammiraglio sembra ch e egli ten ga molto a precisar e ch e ignorava perfino la prese n za a Roma di Borghese. 21

Sugli stessi fatti è invece molt o pili attendibil e la ve rsione di Ca rlo Resio . 22

« Alla data dell'8 settembre I 9 43 mi tro vavo a Roma quale ufficiale del Servi zio Inform azio ni Seg ret e (S ! S) d ella Marina e, in tale qualità , co ntinuai il mio se rvizio cland est in amente durante tutto il p erio do dell 'occupaz ione ted esca, agli o rd ini

11 No n dimentichiamo c he l'am miraglio Raffaele De Court e n , oltre che capo di sta to maggio re dell a Mari n a, era un uo mo polit ico, l' uni co ch e, ini nterro ttamen te, dal luglio 1943 al giu gno 194 6, in regimi e governi diversi, fu se mpre ministro della Marina (nei sei ga binetti presieduti da Badoglio, Bonom i, Parri e De Gasperi).

22 Di chi arazion e n 121 , firmata, in data 10 di ce m bre 1950 , d a l capitan o di fregata Carlo Resio , nel corso del processo di revis ione della sentenza e messa contro un ufficiale della X• Mas,

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dell 'ammiraglio Maugeri e in collegamento con il comandante del servizio segreto del Sud , capitano di vascello Agostino Calasi. Ricevetti da quest'ultimo, dopo la lib era zio ne di Milano , l'ordine di recarmi al Nord per prelevare il Comandante Borghese e compiere la prima indagine sulla X' Flottiglia M~s. Ritengo quindi di essere stato pili d'ogni altro al corrente dello svo lgimento dell'azione della X' al Nord e di avere appreso, anche attraverso fonti anglo-americane e partigiane , elementi preziosi di valutazione sulla xa La Decima Mas aveva acquisito un ruolo notevolmente importante durante il periodo dell'occ upazione tedesca , poiché era l'unica unità che godeva di un'ampia indipendenza, forse anche a causa del prestigio personale del proprio Comandante, capitano di fregata Valerio Borghese, e delle qualità degli ufficiali e del personale che ne costituivano il nucleo originario.»

Nella mia buona fede di soldato non volli dare ascolto alle pressioni di amici e parenti che mi consigliavano di lasciare al più presto que l recapito, diffidando di quanto poteva accadermi. Non avevano tutti i torti. Ma io non volevo mancare a ll ' imp egno dato di rest are a disposizione.

Dopo pochi giorn i dal mio « pas sagg io » romano , venni prelevato da militari americani e trasferito in una cella di isolamento nel campo di concentramento di Cinecittà, autentico « lager ».

Era il 19 maggio 1945 .

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Sui primi m es i di prigionia , il Co mandant e ci ha lasc ia to un diario che in gran parte si prese nta anc h e come un ep istolario indirizzato alla mog lie Dari a. In fatti, era tenut o in isolam en to e gli e ra quindi imp e dito di comun ica re con l' es t e rno, leggere giorn a li itali a ni , spedi re o ric eve re posta. Qu esto diario-epistolario è dominato dal.l ' ango sc ia d' esse re all 'oscuro della sorte toccata alla sua fam igli a , agli uo mini d ella x~e agli ital iani tutti , sco n fitti , umil iat i e disprezza ti che cont inuavano però a mo rdersi tra loro invece di dedicarsi alla ricostru zion e naz ion ale. Solo nella s ua ce il a, Borghese sc rive, giorn o do po giorno , impr essioni , sent im e nti e pensieri che gli attravers ano la me nte, e descrive minutament e le picco le vic e nd e della sua vita di recluso in r eg im e d i << ca rc e re duro», dal trattamento ch e riceve alle co ndizioni igienic he de ll 'am bi ente, dalle infermità che lo affliggono all e canzoni ch e sente cantare dai militari in gles i e am erica ni. Diario frammisto a lett ere stretta mente pe rso nali di cu i r ispettia mo la« privacy». Tu ttav ia da esso va l la pe na di spigo la re qualc h e fr ammento di carattere p ili ge nera le:

19 m agg io 1945, ore 17 , 15. Chiuso ne lla cell a n. 9 1 del Centro Sperimentale di Cin e m atogra fia (trasformato in « lage r ») a Cin ecittà. Filo sp inato all e fi n es tr e con se ntinella dav a nti. Int o rn o te nd e militari. Ness u n it a liano v i è am me sso, fa nn o tutto gli in glesi . Fr equ e nti ss im e le ispez ioni diurne e notturn e.

20 m aggio. Visita di un capitano in gl ese . Mi in vi ta a m ett ere per scritto il mio int e rro ga torio [ sic] non avendo tempo d ' inter rogarmi. C hi e do se po sso scr ivere lettere. Prenderà ord ini in prop osito , m a cre d e di no.

22. Fa tanto piace re se ntir pa ssare i tre ni (credo sia la RomaNapoli ), un seg no di r ip r esa e di ricostruzione. P er quanto h o visto e se ntito nei brev i g iorni di R o m a, per la ricos tru z ion e non si st a facendo niente , oltre c he chiac c hi e r e e politic a. Epurazion e è la gra nd e c hi ave di vo lta 1 P overo Pa ese !

XXII . IL PROCESSO
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24. Visita di E. Mi interroga. Pare che il tenente Gozzi a bbia fatto un rapporto contro di me dic endo che ho orga ni zzato il b a tt aglio n e "Vega" in fun zione esclusivamente pro Ger m ania. Bes ti a I Pro It ali a 1

28. Altro lu n go inte rro ga torio da parte di un ufficia le a m eric à'.no. Ce l ' h a nn o tutti co n la povera F e de (Arnaud) c h e cre dono a b bi a fatto non s i sa qua le te rribile la vo ro di spionaggio. Vo g lio preparare su bito un rapporto s u di lei , su l s u o la voro e sul SAF (Serv iz io Aus ili ar io F e mminile ) da dare agli amer ic an i, in modo che, se la fermano, s iano bene orientati.

29. Quello che mi pesa di piu è di non ave r e giornali italiani , non avere n ot izie . Cosa succede? Cosa ne è d e lla X'? Cosa hanno fatto i re parti di Triest e e dell'Istria' E la Divi s ion e? E tutti gli ufficiali ? E il SAF? ..

Il Co manda nt e Borghese, o rm a i, è all 'osc uro di tutto ciò che più lo int eressa. Quel che accadde dopo il 26 aprile I 945 ai vari r e parti d ella Decima è d esc ritto nel ricordato vol um e di G iorg io Pi sanò, 1 da l quale desumiamo le segue nti notizie co nde nsate nei loro tra tti essen ziali.

La co m pagn ia " D 'A nnun zio" fu to taJ mente ann ie n tata dalle sove r chi a nt i fo rze di Tito. I giova ni della D ec im a nell 'ava mposto loro affidato a d ifesa del co nfin e o r ientale, si imm o larono in nome dell'Italia e degli italiani tutti.

I 150 uomi ni della co mpa gn ia "A driatica ", al comando d el tenente d i vascello Giannelli, assuma la d ifesa dell'isola di Cherso, resiste tt ero e si sacrificarono fino ai primi giorni di maggio contro gli attacchi della 4' armata popolare jugoslava. Ques to e altri reparti di fanteria di mar ina della X' Flottiglia Mas, dislocati sul fronte oriental e, subirono perdite fino al 95 per ce nto d egli effettivi.

Il 28 ap ril e, i carri armati in gles i entravano a Padova ove, all a pe riferia della cit tà , era st anziato il 1° r eggimento fanteria di marina della divisione "X0 ' (di cui facevano parte i battaglioni " Lu po" , "N P" , " San Giorgio ", "Freccia" ecc.). D opo il rapporto ufficiali e la d istru zion e d ei doc umenti riservati , il coman d a nte, Antonio Di Giacomo, patteggiò col nemico le modalità della resa. Era già notte quando Di Giacomo parlò ai suoi uomini sc hi era ti in quadrat o. L i esortò a tener semp r e alta la fiamma dell'italianità , an ch e qu and o no n sarebbero stat i pili soldati ma prigionieri di g uerra. E li rin graz iò a nome del Comandante Borghese per la loro fedeltà all a D ec ima e all 'O-

1 G. PtSAN Ò, Gli ultimi in grigiove rde, op. cit.

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nore dell a Patri a. M e ntr e era in corso quest'ultima assembl ea, due fasci lumino si di riflettori inglesi s' in c roc ia rono nel ciel o di Pa dova di se gnando una smi s urata X. L 'em blema de lla D ecima giganteggiava, cosi, s ugl i uomi ni, ami ci e nem ici. La mattina del 29 apri le , una co mpa gnia inglese rese l' onore d e lle armi al reggime nto d e lla x ~Mas p r ima di in viarn e gli uom ini verso i campi di pri gio n ia.

Quando gli A ll eat i avevano già infranto il front e del Po , il battagli o ne "NP" raggiunse Ve nezia. 11 28 si presentarono alla caserma Sa nt 'Elena due parlam e ntari , che p ortavano il bracciale d el C L N, con inten zio ni a bbastan za pacifich e ma convinti che i " Nu otator i-Paracadutisti" ce d esse ro loro le armi . G li "N P " asse ntiron o ma ri empiro no l'arm e ria di tutt e le armi ineffi cie nti mentre que ll e valid e vennero acc uratam e nte nascoste. Il co mandante Buttazzoni inte ndeva arre n de rs i so ltant o agli anglo-americani e dispose ch e a og ni uomo ve ni ssero di stribuiti tre m e n sili tà di st ip endio , vive ri e indum e nti , n o n dim e nticando di far p erve n ir e viveri e ge neri di co nforto ai marò ri coverati neg li ospeda li. Il 2 ma ggio arri varo no gli in glesi che , nel dichiarar e gli "N P " pr igioni e r i d i guerra , comu n icarono anc h e d 'ave r ricevuto l'o rdine di co nceder loro l' onore d e ll e ar mi a riconoscimento del valo re dimost ra to dai para caduti st i de !Ja D e cima al front e e ne ll e azio ni d i pattugli a e sab o ta gg io di etro le lin ee. Ne l pome ri ggio d el 3 magg io , dop o l ' amm ainabandi era, il d rappo fu fa tt o a str isce e diviso tra i present i. Sono mo lti i supers ti t i del batt ag lione "Nuota tori -Paracaduti sti" che ogg i ne conserv an o un lembo . Qu indi gli uomini ve nn ero imbarca t i su vapo ret t i e aw iati ve rso piazzale Ro ma so tto scorta inglese. Qualche ve nezia no apri le fin e str e al loro passaggio e li sa lutò. Gl i " NP " ri s posero co n le loro can zoni lanciand o di qua ndo in quando il loro tradizional e gri d o di salu to: « D ec ima mari nai ! » a cu i ri s pose ogni volt a un formidabile: « D ec ima Comandante! ». P oi ini ziò il lo ro via ggio verso la prigionia.

A Thiene , all e o re 20 d el 30 aprile , il battaglion e" Fulmine " si sc hi e rò p e r ri ceve re l'o nore dell e a rmi da parte d i un a compa gnia co r azza ta statu ni te nse. Consegnato l'arma mento , il battagli one si costitu i pri gioniero di gue r ra.

Il 26 ap ril e, il bat ta gli one "Va lan ga" r es tò bloccato a Maro • stica a caus a del forte afflusso d i tru p p e te desch e in ritirat a. I1 28 apr il e , il CLN locale iniziò trattative co l co mandante , capitano Morelli. Venne con venu to che il battagli o ne avrebbe potuto r agg iun ge r e Bassano del Grap pa pe r smobi.litare , co sa che avv~ nn e il 30 aprile. I guas tatori , al momento della resa

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intonarono gli inni della X"' Mas e venne loro appuntato sul petto il distintivo della specialità.

Nel piano strategico di Borghese messo in atto dal generale Esposito , comandante della zona di Trieste , il "Sagittario '.:. costituiva il punto di forza da impiegare contro gli slavi non appena i tedeschi si fossero ritirati. Ma il Comitato di Liberàzione triestino si affrettò a consegnare la città alle autorità militari di Tito, respingendo qualsiasi progetto di unione di tutte le forze e le coscienze italiane al di là d'ogni interesse politico. Il battaglione dovette quindi sciogliersi il 30 aprile a Marostica.

La compagnia "Serenissima" seguf le sorti delle forze di Mari~a , a Venezia, arrendendosi agli anglo-americani il 3 maggio.

I partigiani della brigata "Stella", che operavano nella zona di Valdagno, non osarono attaccare il "Gruppo Gamma" della X"' e stabilirono un modus vivendi con il vicecomandante, il tenente Medaglia d'Oro Luigi Ferraro (che sostituiva il comandante Wolk in missione). Quando una colonna tedesca in ripiegamento minacciò di far saltare parte degli stabilimenti Marzotto, Ferraro, tra l'altro sollecitato anche dal CLN, intervenne energicamente evitando cosf la distruzione di una delle pill importanti industrie del Nord. Questo modu s vivendi, che implicava il rispetto reciproco e una tregua tra le parti in attesa delle forze alleate , in sostanza trasgrediva agli ordini impartiti dal « Comitato insurrezionale » che dal 28 aprile (massacro di Dongo e assassinio di Mussolini) aveva trasformato la guerra civile in Alta Italia in un indiscriminato eccidio. Agli ufficiali e alla truppa del "Gamma " fu consentito di restare nella loro sede per il disbrigo delle pendenze amministrative. Il 27 maggio, i guastatori della xasi consegnarono prigionieri agli angloamericani i quali concessero loro l'onore delle armi. Al comandante Ferrara si presentarono il tenente di vascello della « Riserva Navale Volontari» inglesi, Lionell Crabb, che, tra l'altro, era un famoso sommozzatore , insieme col maggiore statunitense (italo -americano) Marzullo. L'apparente scopo della visita era il controllo dei materiali del gruppo specializzato ma , in realtà, i due proposero a Ferrara un'aperta collaborazione con le forze navali americane nella guerra contro il Giappone. Ferrara rifiutò l'offerta e venne inviato in prigionia. Il "Gruppo Gamma", cosi, cessò di esistere alla fine di maggio I 945. Intanto , in Liguria , la base operativa Ovest dei mezzi d'assalto della X" Flottiglia Mas , comandata da Andreoli di Sovico, subi proditori e massicci attacchi partigiani. I superstiti delle

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ba si navali di Sa nre mo e di Im peria s i co ncentrarono a Stram • bino Romano (in vicin an za di Iv rea) ove rimas ero fino al1'8 maggio , giorn o dell a smobilitazione.

Sull'Adriatico , alla fine di aprile, l 'Istria era ormai invasa dalle forze della 4" armata popolare ju gos lava. Consid erata la situazione , il 29 ap ril e, dall a b ase so mmergibili di Pola , mo sse• ro , dirette a Venezia, le unità su ba cq uee CM 1 e CB 21. Questo ven ne affondato da una moto zattera te desc a. Il CM 1, invece, riusci ad all o nt anar si e a ra ggiunge re Ve nez ia , il 30 aprile , facendo il suo in g resso nel porto della Se ren issima, o rm ai occupato da l ne mico , con il tri co lore innalzato a riva. L'arr ivo dell 'un ità des tò molto scalpo re e gli inglesi , in riconosc im e nto del valore e della fierezza dim os trati dall 'equ ipa gg io, ormai pri gion iero di gue rra, dispo sero affinc h é la bandi era della Repubb li ca Soc iale Italiana , issata s ulla to rretta del somme rg ibile , restasse al s uo po sto sotto la bandiera d el Regno Unito d 'In g hil terra. Con equi pa gg io misto ita lo-ing lese, il som me rg ibile si recò poi ad A ncona , dov e ammainò definiti va mente il suo vessil lo il 15 maggio 1945.

Tutto ciò - e ne sarebbe sta to fiero - era ignorato dal Comandante Borghese isolato in una cella del « lager» di Roma.

3 1 maggio 1945. Altro interrogatorio ingles e . Con quale m acc hin a erano cifr ati i te leg rammi di un CB a i primi d e l ' 44 ? Si ri vo lga no a D e Siervo.

Co ntinu o il mio la vo ro riassunti vo su ll ' atti vità svol ta da ll a X' d a ll' 8 sett e mbr e ' 43.

6 giugno 1945. Ogg i compio i mi e i 39 an ni , in onore d e i q uali ricevo l'isp ez ion e di un vecchissimo ufficial e della M.P. (Military Police), imm ag in o s ia il comandant e del ca mpo , ch e con fare paterno e gagà mi ha domandato: « Do yo u feel co m fortab le h e re? ». Gli ho c hi es to gio rnali p e r sa p e r e c h e cosa succede nel mondo. L a sua risposta: « È un mo m e nto in cui nel mondo succedo no tant e cose!».

8 giugno . Da un gio rnale ameri ca no legg o che il 28 m aggio hanno abolito il «co rdone» sanitario tra No rd e Sud d ' It ali a. È un passo import a nt e p e r la ripresa d e l Pa ese. Adesso è n ecessa ri o c h e tutti si m e tt ano a lavorare d a nd o a ve d ere a que sti occupanti c h e sa ppiam o fare d a no i; quello che la X ' ha tentato , ne l s uo ca mpo , di far vedere a i tedeschi .

9 gi ugno. D al « Tim e» d el 23 ottobre scorso . Gli a me ri can i

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hanno messo sul mercato monetario it aliano 350 milioni di doll a ri d ' occupaz ion e (l e Am- lire) che, al cambio di 100 lire a dollaro , fa la b e ll ezza di 35 miliardi di lire' Ch i li paga? Ora pare che c i abb iano aperto un cred it o negli Stati Uniti p e r un terzo di qu ella c ifr a, da ritirare in v iveri, medicinali, macchinari ecc. Se ce 1i rimborse ranno tutti cosi non sarebbe m ale . Altre cifre: debito pubblico italian o 650 miliardi. Circolanti (raddoppiati dopo l' invas ion e) 260 miliardi. Sp ese annu e gove rnati ve: 100 miliardi. Introiti: 20 miliardi , poco piu di quanto è n ecessa rio per pagare g li int e ressi del d ebito pubblico. Situa zio n e ev id entemente fa llim e ntare. I termini del problema non sono mutati: dar da man giare a 50 milioni di itali an i su un territorio c h e produce quanto ba s ta per 20.

10 g iu gno. Credo di essere l'unico osp it e italiano in tutto il campo.

11. Solo ora g li am e ri ca ni si ac co rgo no di una ve rità : la sco nfitta dell 'Asse (Roma -Berlino ) sign ifi ca il tramonto d e ll a civ ilt à e uropea. Oggi , di strutt a questa forza, si ca d e sotto l' influen za d e lla Russia.

12 . La mia vita qui è perfettament e« infe rnale». L ' indi v iduo in segregaz ion e non p a rla mai con n ess un o per giorni e giorni di seg uito. Che cosa ne è d i Li ge tt a, Ri cc io e Del Giudice ? Cosa ne è di Bordogna ? E la P asc h e tta era dentro anc h e lei? E Fede ? E tutti i n os tri ufficiali ? E g li a ltri ? Che cosa è s uccesso di Tri este , di Fiume e dei nostri va loros i ragazzi ch e era no li ? ... La mia condiz io ne di impoten za e di ig noranza è un a tortura cinese.

14. Oggi ho scoperto due italiani e , a distanza, sotto l'occhio sempre vigile dell a se ntinella , non solo sono riuscito a saper e che so no due aviatori (d e l gru ppo da caccia "Asso di Bastoni " del povero Visconti selvagg iame nte assass in ato a Milano ) m a loro so no riu scici a capire c hi so no io. Da loro ho sa puto della pr ese nza, qui , di altri italiani.

15 . Mi accorgo ch e negli anglo -a m e ri can i resta l'o dio e il di sp r ezzo per quel p o polo (l ' it alian o) ch e si è cos i mal comportato e cos i vigliaccam ent e: « Vergogna di ital iani! » . I figli dei nostri figli ci rinfacceranno di non aver saputo e voluto combattere p e r la dife sa d e ll a no stra T e rra .

16 . Ho con seg n ato al cap itano in glese il mio lavoro di 60 p ag in e s ulla X' , molto s up erficiale , tanto per ave rne un ' id ea, e gli

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ho chiesto di restituirmelo. ' Mi sorprendo molte volte a domandarmi: Ho la coscienza veramente pulita? Ho fatto tutto quello che potevo per la mia idea di Onore e Patria? Potevo salvare la X'? ... Credo di aver fatto quanto era possibile perché la X' fosse una cosa pulita e onesta e, date le circostanze, ritengo fosse inevitabile la smobilitazione.

18. Leggo che gli jugoslavi stanno sgombrando Trieste. Voglia il Cielo che quella gente, che al tavolo della pace deve decidere, ci ridia Trieste, Fiume, Zara.

19. Oggi ho ricevuto la visita del maresciallo Alexander venuto a ispezionare questo campo. Ero stato preawertito e pregato di vestire decentemente, cosa che ho fatto nei limiti di quello che ho. È un vecchio signore.

« Principe Borghese, come state? (in inglese) And your family? »

Ho subito approfittato per dirgli che da due mesi non ne ho notizie e che questo mi preoccupa.

« I think we could arrange that - rivolto a uno dei suoi tirapiedi - Do yo u hav e any complaint? ». « No, Sir. » E se ne è andato. Un vecch io gentiluomo e, all'apparenza, molto lontano dall'essere un fulmine di guerra. Credo che i miei carcerieri mi abbiano esibito come la « prima donna» del loro harem. Con questa visita del capo militare inglese a me, prigioniero loro, la mia totale umiliazione è completa, e questo può capirlo chi sa con quanta conv inzione e coscienza io abbia lottato contro gli inglesi. Nulla da eccepire, hanno vinto, e io sono loro prigioniero, ma crepo di rabbia quando penso alla miseria del nostro popolo.

22 giugno. Parri 1 ha formato il nuovo governo italiano.

24 giugno 1945 . Oggi è venuto un ufficiale inglese a chiedermi l'esatto indirizzo della mia famiglia in relazione alla visita di Alexander.

28. Cosi la nuova Lega delle Nazioni è varata (l'ONU ). Penso che molti secoli dovranno passare prima che l'umanità sia sufficientemente civilizzata per affrontare seriamente il problema di risolvere i suoi affari senza ricorrere al barbaro e incivile metodo della guerra.

2 Evidentemente questa prima « relazione» manoscritta fu trattenuta dalle autorità inquirenti inglesi dato che non ve n'è traccia in nessun archivio.

3 Ferruccio Parri, leader del Partito d'Azione, ebbe un ruolo di primo piano nella guerra partigiana e civile, creando il C LNAI e ricoprendo responsabilità di comando nel CVL.

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Apprendo dell'attacco al porto di Livorno di motosiluranti e Mas la notte del 24 aprile. Riten go c h e ci fosseto anche i nostri per i quali era previsto un estremo generoso audace tentativo di chiudere degnamente la gloriosa pagina di eroismo de ll a X' Fl o ttig li a Ma s sul mare. Onore vada a qu e i giova ni che hanno vofuto coronare cosi il loto sogno patriottico.

2 luglio. Altra lun ga giornata senza una parola , senza una faccia amica, se nza una spe ranza per un rapido migliore avvenire. Non si mangia. Non si dorme. Nessuna notizia.

3 l uglio. Stamane , il capitano che si occupa di me m ' h a raccontato cose interessa nti. E lui che ha fatto gli int e rrogatori dei nostri uomini di Gibilterra e di Algeri. Conosce ben issimo molti della vecchia X ' . Mi ha detto che Arillo , Ferr ara, Buttazzoni e Ceccacci so no prigionieri , mentre Wolk e Ross i non sono sta ti tro va ti. Di Alessandria dice che è sta t a un 'o pera zione magistral e e che ha mes so gli ingle si K .O. nel Mediterraneo. Pot ev amo sbarcare ad Alessandria se volevamo. Ha molta ammirazione per il lavoro che ha fatto la X'. Ho pure sa puto ch e, anche durant e questi ultimi 20 mesi , gli abbiamo dato filo da torcere con le nostre operazioni. Cosa c h e mi inorgog lisce.

4 lu gli o. Penso che h o forse commesso un e rror e. Non sarebbe stato meglio mant e nersi alla mac chia?

9. Per la prima volta, ogg i, da mes i, ho giorna li italiani. Qual e triste impre ss ione!

12. Grazian i. Ne leggo sui g iorn a li ..

15. Cambiata stanza. Avuta una piu gra nde perché è arrivato De Leo (ex capo del SID) che viene a tenermi co mpagnia. Mi h a dato qualche notizia. Dentro sono Cardia, Bordogna (mio fedelissimo ufficiale d'ordinanza) , Berto zz i e qualch e a ltro di cui non ricordo il no me . Pas ca Piredda è stata giudicata e asso lta. Rolandi Ricci , poveracc io , ha avuto 15 anni (ne ha 85 1). Basile h a avuto 20 anni, Nicchiarelli 12. Amicucci mort e, e cosi via. L ' illegalità e la follia delle procedure penali della Giustizia della nuova Italia mi fanno pensare che gli in glesi hanno perfe ttam ente ragione a trattarci da co loni. Che cosa è s ucces so del buon popolo italiano , cosi civile, progredito, pieno d i seco li di espe rienza e di buon senso? 20 luglio. Oggi ina spettata visita di Lewinski. Il suo punto di vista è int e ressante: lavo rare quanto possibile per migliorar e i rapporti fra i tedeschi e g li anglo-americani in fun zione antirus sa. Consid era l'Italia già comunista , ma la Germania è ancora suscettibile di salvarsi. Non ri esco a capire co me mai , qui al campo , z25

abbiano permesso a Lewinski di venirmi a trovare alterando notevolmente la politica del mio isolamento.

21. Finalmente il capitano inglese mi ha dato notizie della mia famiglìa. Sono tutti vivi e stanno bene ..

23 luglio. Oggi due sorprese. Ho visto il generale Wolff. Saluti e sorrisi a distanza. E questa sera si apre la porta, e chi vedo? Il carissimo Agostini. È qui dopo aver peregrinato per tutti i campi di concentramento d ' Italia, da Venezia a Rimini, Cesenatico, Taranto. Mi porta notizie di Ceccacci, Rocca, Lenzi e Corsi, prigionieri anche loro . Pare che Fracassini sia morto.

24 . Leggo che hanno arrestato Spampanato a Napoli, accusato dei peggiori delitti. È un caro amico, spero gli vada bene; è una persona per bene, onesta e in buona fede.

Con i viveri si va veramente male: abbiamo semplicemente fame.

27 luglio. Finalmente ricevo la prima lettera da casa , l' unica in tre mesi ..

l " agosto. Ieri De Leo è stato interrogato. Vogliono scoprire se siamo rei di « reati fascisti», che scuola uno ha fatto , se era iscritto al Partito, se è stato in Spagna ecc. Quando questa brava gente vorrà capire che uno può aver fatto il suo dovere verso il Paese senza spirito di parte? Allo stato dei fatti domando di poter conferire con un delegato della CRI di Ginevra o un delegato del Vaticano che si occupi dei prigionieri di guerra, e ciò allo scopo di tentare di tutelare gli elementari diritti di centinaia di ragazzi della X " ora in prigione. Nessuno vuol dar loro una mano anche se si tratta di persone che hanno fatto soltanto il loro dovere.

4 agosto. Le condizioni di vita materiale diventano sempre piu dure.

5 agosto. Qi.esta notte De Leo si è aperto una vena al polso sinistro. Lo hanno portato all'ospedale. Spero si salvi. In giornata è stato sostituito dal colonnello Frau e dal giornalista Del Massa (già dello stato maggiore di Pavolini). Siamo cosi in quattro qua dentro.

22 ottobre 1945. Questo diario mi è stato riconsegnato oggi. Mi era stato sequestrato 1'8 agosto scorso.

Nell'ottobre 1945, rilasciato dagli anglo-americani perché « non criminale di guerra», venni richiesto dalle autorità italiane che mi inviarono senza indugi al bagno penale di Procida.

Nel complesso iter giudiziario che fui obbligato a percorrere,

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durante i qu attro anni di d et enzione in attesa di giudizio, acq uisii un'esperienza che considero oggi indispensabile per tutti i cittad ini it aliani , in particolare per gli u omini di governo.

Ebb i modo infatti , in quegli anni, di rendermi conto d e ll ' inefficienza del regime carcerario , sia a Procid a ch e a Poggiore ale , sia a Forte Boccea c h e a Regina Coeli. Ho avuto modo anche di valut are situazioni umane co mpl esse, drammi profondi e quasi sempre in compresi da quelle autorità responsabili, le quali dovreb b ero, con mezz i piu idonei e senza demagogia, recuperare tanti cittadini che, a torto o a ragione , sono incappati nei rigori della legge che non sempre è u gu ale per tu tti .

Dallo Scalettane crono logico del Comandante desum iam o le date del suo iter di detenuto:

19/5/45: Cinecittà.

Ottobre ' 45: Procida.

10/1/46: Da Procida per Milano. Sosta a Pogg iorea le.

23/1/46: Revocato ordine di trasferim ento.

28/ 1/46: Trasferito a Procida.

26/5/46 : Nuovo ord in e di traduzione a Milano. Luglio ' 46 : Prim i interrogatori a Procida .

Lettera di Borghese a Sergio Denti,' dal bagno penale di Procida in data 17 novembre 1946:

Sono 18 mesi che mi te n go no dentro , e mi stanno preparand o un processane coi fiocchi - di quelli d_a 30 ann i di ga lerafacendomi passare per un bieco criminale. E la politica ch e gioca su queste faccende [ ... ] D 'a ltra parte h o la coscienza ben pu lit ae so n o fierissimo di aver fatto quello che ho fatto - e posso dire a testa alta che incorno a me, alla X', si era riunito il fior fior e dell a giovencu italiana - lontana da ogni politicancesim o - co l so lo scopo di giovare all a Patria. Come si può rinnegare una cosi bella pagina di storia? [ ... ] Quanto a voi, ragazzi , conosco le vos tre difficolt à del momento , ma vi esorto a non moll are; il vostro compi to oggi è uno solo: lavorare onestamente lontani dalle chiacchiere e dalla poli tic a, che è tutta un marciume [ ... ] Tenete

Sergio Denti , pil ota dei barchini MTM della X• Ma s nella none tra il 16 e il 17 aprile 1945 , al largo d i Vent imi glia, lanciò il suo barchino contro il cacc iatorpediniere francese Tromb e colpendo lo e danneggiando lo gravemente .

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alto il vostro passato che è la pietra s u cui potremo costruire l'awe nire d ' Italia n e lla qu ale si de ve sempre credere.

20/5/1947: Il processo è rimandato d a Milano a Roma per leg ittima suspicion e .

Fine settembre 1947: a Roma , per pr ocesso, a Forte Boccea e poi anche a Regina Coeli. .

Finalmente il 15 o ttobre del 1947 iniziò il processo , ma venne sos peso il 23 d e llo stes so mese p erc h é il pre sidente della Corte insultò vo lgarmente un teste as sent e, la Medaglia d ' Oro Enzo Grossi.

Le udienz e ripr esero 1'8 novembre d e ll 'anno successivo, 1948 , a Roma, nelle aule d e lla vecchia Università d ella Sapienza.

L ' anno seguente, il 17 febbraio 1949 , concl usion e del processo.

Riconosciuto « non co lp evole » di « atti c riminosi » né di « rapine» né di « sevizie effe rate » né di «s tra g i » fui condannato a 12 anni per « collabo r az ioni s mo co l te de sco in vaso re ». In ba se a l mio passato militare, a ll 'a ttività svo lta per la salvaguardia d ell e industrie del Nord e per la difesa della Venez ia Giulia, e per l'assistenza prestata senza distinzioni id eo logic h e ai marinai internati nei campi di concentrame nto germanici e alle loro famigli e, e anche in base all 'a mni st ia Togliatti , allora ministro della Giustizia, lasc iai il carcere di Reg ina Coeli alle ore 19 del 17 febbrai o 1949.

Ben orchestrata dai partit i di si ni stra , era ovvio che la stampa manifestasse indi gnazione per la sente n za . Ne rip o rti amo qualch e tito lo e qualche st ralc io: « Be ffarda conclusione del proc esso della X ' Mas: Valerio Borghese in libertà. Il capo della tragi ca b anda tornerà in questi g iorni a passeggiare in via Veneto [ ... ] capo e res ponsabil e d e ll a famigerata "Decima", e cioè di una banda di fanatici e di c rimin ali e di sadici massacratori di p atrioti e di partigiani [ .. . ] Troppi sono i tentativi di att e nuare, d i soffoc are la grand e lu ce della Resiste nza [ . .. ) È comunque in aud ito che chi ha sem inato tanto o dio, del qual e ancora scont iam o le conseguenze , possa, con un giochetto giuridico, cavarsela a tanto bu o n mercato» (« L 'U m ani tà», 18/2/1949) .

« Un oltra ggio alla Marina e alla Resistenza [ ... ) Vale ri o Borgh ese, l o spietato aguzzino di centin aia e centinaia di val orosi p artig iani , il fa mige rato ca p o d e lla X • Mas [ ... ] Tale senten za, che viene prat icament e ad ass ic urare l'impunit à a tutti co loro che male opera ron o contro l 'interesse di tutti gl i itali ani macchia ndos i dei delitti pili efferati , e a tutti coloro c h e mal e

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opereranno nel futuro, è indice evidentissimo della decadenza morale che governa oggi l'Italia [ ... ] Manifestazioni di partigiani sono state organizzate dall'ANPI per domenica 27 febbraio a Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, An_çona, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Palermo [ .. .] menrre i seviziatori dei combattenti della libertà, come il prinèipe Borghese, tornano in circolazione.» (« Avanti! », 18/2/49).

« Un oltraggio ai caduti della Resistenza [ ... ] Indignate proteste [ ] Ritorna in libertà i.I principe massacratore le cui gesta hanno fatto fremere l'Italia della Liberazione [ ] Borghese, l'uomo che faceva impiccare i partigiani col filo spinato [ ... ] il "comandante" delle squadre terroriste "Barbarigo", il servo dei tedeschi che seviziava e fucilava i. migliori figli del popolo italiano infliggendo il lutto nel cuore di migliaia di madri e di mogli, non ha pagato un minimo della sua ferocia [ ] ( « La Repubblica», 19/2/49).

<< L'onorevole Lussu (dem. di sin.) all'apertura della seduta di ieri al Senato, ha richiamato l'attenzione dell'Assemblea sulla vergognosa liberazione del comandante della "Xa Mas", Borghese, sicario della "miserabile" Repubblica di Salò [ ] Una delegazione nazionale dell'UDI si recherà dal presidente della Repubblica e dal minisrro della Giusrizia per esprimere l'indignazione di tutte le donne («Avanti!», 19/2/49).

« Vivaci manifestazioni di protesta sono segnalate da Genova, dove gli operai industriali e portuali hanno sospeso il lavoro, e da Torino dove hanno scioperato i lavoratori di diverse fabbriche. La segreteria del PCI ha diramato un comunicato di protesta [ ... ] (« Il Messaggero», 19/2/49 ).

« Il comitato direttivo della CGIL [ .. .] appreso con indignazione la sentenza faziosa che ha portato alla scarcerazione di Borghese, traditore al servizio del nemico e assassino dei patrioti italiani» (<<Avanti~», 20/2/49) .

« La Camera insorge contro l'iniqua liberazione di Borghese: si è applicata a un traditore una indulgenza prevista per i valorosi.» («L'Umanità», 26/2/49).

In aprile, il Comandante scrisse una lettera di saluto « agli amici e commilitoni» affidandola al suo ex ufficiale d'ordinanza , Mario Bordogna, affinché la divulgasse ai destinatari:

Cari amici e commilitoni della nostra gloriosa X ' Flottiglia Mas [ ... ] Un particolare saluto a coloro che hanno sofferto persecuzioni, galera e fame [ ... ] La sentenza con la quale sono stato condannato a 12 anni di carcere non è quella che avrei sperato.

229

Avrei voluto una formu la che ricono scesse la nobiltà de gli id ea li per i qua li abbiamo co mbattuto fino all a fine e tanti n os tri co mpa gni d 'arm e sono cad uti[ ... ] Ma il t empo lavora per noi, e la verità si sta fac en d o strada [ .. .] Solo col ristabilirsi dei principi mora li si può ini ziar e l'ope ra di ricostru zione: occorre che ca d a la menzogna na zion ale su cui si r egge l'attuale classe governa nte. Oggi il do vere di c iasc uno di noi è quello di lavorare con i nostri principi di allora e di semp re: onestà , lealtà, co ra ggio e com p e tenza [ ... ] Sempre in ga mb a, ragazzi' Decima! - Valerio Borg h ese.

L a mia awentura giudiziaria era conclusa. Se ne apri va un ' altra, quella di semplice ci ttadino it ali ano, il quale, non aven do cessato di amar e e serv ire la Patria , e cont in uando a consid erare il comunismo l'unic o, perenne nemico d e l suo Paese, sta pa gando co n l'esilio questo suo ulteriore «c rimin e».

Nel concludere la vicen da della Decima Flottiglia Mas durante la Re pubbli ca Soc ia le Italiana , non posso fare a meno di ri volge re pubbli ca mente un pen siero ri conosce nte a tutti queg li italiani che mi ai ut arono a superare il periodo della mia d e t e nzion e.

Un rin graziamento particola re va a tutti i miei ufficiali, so ttufficiali e marò , all e aus ili ar ie del SAF , a tutti i comm ili toni della Decima che, pur perseguitati e vilip esi, mi so no st ati costanteme nte vicini .

A rutti co loro che per la Decim a si sono immolati combattend o pe r il ben e d ella Patria e per « l'O n ore», il mio reverente, grato, commosso, perenne ricordo.

A chiu su ra di questo libro che raccogli e le me morie di Juni o Valerio Borghese, riportiamo il Riepilogo che nell 'orma i lontano 1946, durante la detenzione al fo rte Boccea, eg li pose a conclusione de ll a sua relazione in difesa d ella X ' Flottiglia Mas.

Ba sata su questi quattro po stulati : Onestà, Competenza, Coraggio e Lealt à, la X ' Flottiglia Mas h a serv ito il Paese per 20 mes i. Il fatto ch e si sia trovata dal lato perdente, non altera in nulla i benefici effe tti prodotti. Alcune miglia ia di giovani nelle sue fil e sono stati educa ti all 'amore per l' It a lia , al coraggio, al co mbattimento , ad affronta re ogn i ri schio quando la meta sia il bene d ella P a tri a. Ha co ntribuito all a sal vezza di molte proprietà it ali a n e dall e di stru zioni e dai sacc h egg i. Ha ingi ga ntito l'attacca-

mento al mare di molte centina ia di giovani. Ha mantenuto in ogni caso a lt o il prestigio del so ld ato italiano davanti al popolo italiano, che voleva bene ai suoi «marà», e lo ha dimostrato in molte occasioni, davanti al nemi co ang losassone e all'alleato germanico. Ha esercitato una severa disciplina interna , premiando i va lorosi e colpendo duramente i di sonesti e i codar di . Ha combattuto per mare e per terra, non sempre con successo, ma sempre con lealtà e coraggio. Ha assistito la popo laz ione bisognosa. Ha evitato in tutti i modi la disastrosa guerra civil e, pur lottando , sempre secondo le buone regole di guerra , contro il bandi ti smo, mai contro l'autentico patriottismo. Ha co ll aborato per evitare distruzioni e sabotaggi da parte germanica e ha il merito , con altr i, de lla salvezza del porto di Genova. Ha difeso al massimo limit e delle sue possibilità il suolo della Patria contro gli invasori e, in particolare, la Ve n ezia Giulia contro le orde di Tito. Si è accordata con ogn i italiano , di qua lunqu e pa rt e o partito, quando ciò era a vantaggio dell'interesse nazionale.

Anche nei momenti di maggiore gravità , e quando il panico invadeva ogni strato dell'organizzazione militare italiana, ha seguito i dettami della calma , dell 'ord in e militare e degli int eressi del Paese (8 settembre 1943-26 aprile 1945).

Questa era la X" Flottiglia Mas, costituita da migliaia di giovan i vo lontar iamente affluit i con un so lo scopo, alto, disinteressato , eternamente trionfante: combattere per l' indi pendenza dell a Patria dallo straniero, combattere per l' onore d ' Italia.

Il Comanda nte Jun io Valerio Borghese mori a Cadice , Spagna, il 26 agosto 1974. È sepolto nella Cappella Borghese in Santa Maria Maggiore a Roma.

231

Questo libro vuol essere un omaggio a Junio Valerio Borghese, M edaglia d 'Or o al Valor M ilita re, Comandante della "nost ra» X ' Flottiglia M as. Un omagg io t ardivo ma offerto alla sua memoria con lo stesso spirito> gli s t essi intendimentz~ la s t essa ammirazione che ci spinsero, ventenni ad arru olarci volo nta ri alle sue dipend enze.

Ci si potrà chiedere perché tanto silenzio, perché un cosi apparente oblio in questi lunghi anni. È una domanda alla quale possono, per noi; rispondere tutti gli italiani in buona fede , consci di quella che fu la tragedia del nostro Paese dopo l'armistizio dell '8 settemb re 194 3, e consapevoli della campagna denigra toria scatenata cont ro chi non vo lle acce ttare una resa ignominiosa.

Ora i tempi stann o, sia pur l entamente, ca mbiando, e no i superstiti, giunti ormai sul viale del tramonto, ma con l'entu siasmo di sempre, abbiamo deciso di pubblicare un testo che dica la verità su f umo V alerio Borghese Comandante della X" Ma s, sui suoi uomini, sui suoi Caduti nel periodo compreso tra !'8 settembre 1943 e il 26 aprile 1945. Questo libro, in/atti, presenta gli avvenimenti degli ult i mi venti mesi di guerra in It alia sulla base dei suoi diari, memo rie, rapporti: relazioni~ testimonianze e lette re.

Spenamo cosi di far com prendere alle giovan i generazioni, che poco o nulla sanno o sono disinformate , che cosa abbia significato battem; quando ogni spe ranza di vittoria era perdu ta, p er l'Ono re d'Italia.

D ec ima Comandante!

1. «CURRICULUM VITAE »

DI JUNIO VALERIO BORGHESE

Nato a Roma il 6.6.1906.

Infanzia e primi studi all 'e stero nell e varie destinazioni del padre diplomatico (Cina, Eg itto, Spagna, Francia, Inghilterra).

Entrato nella R. Accademia Navale - allievo - nel 1922.

1928 Usc it o dall'Accademia e promosso ufficiale , co l grado di Guardiamarina.

1929 Imbarcato sull'incrociatore Trento - Crociera di Spagna e del Sud America (Rio de Janeiro -Montevideo-Buenos Aires) .

1930 Promosso sottotenente di vascello - Imbarcato su lle torpediniere della Divisione Speciale in Adriatico.

1931 Corso superio re all'Accademia Nava le.

1932 Imbarcato su sommergibili- Corso di specializzazione in armi subacquee.

1933 Campagna in Nord America a vela, sulla ColomboPromosso tenente di vascello.

1934 Sulla Titano - Corso di specializzazione per palombaro normale e a grande profondità, raggiungendo metri 150.

1935 S_ul_ smg. Tricheco - A Massaua per la campagna di Abis-

1936 1937

193 8

1940

194 1 -

1943sm1a.

Smg. Finzi. l " comando - Smg. Iride - Campagna di Spagna - Decorato di Med. di Bronzo al V.M.

Smg. Irid e - destinato a Lero (Dodecaneso).

Allo scoppio della guerra, al comando del smg. Vettor Pùani - Missioni in Mediterraneo - Battaglia di Punta Stilo. Promosso capitano di corvetta.

Destinato alla X ' Flottiglia Mas , al comando del smg. Sciré. Missioni varie a Gibilterra (Med. d'Oro al V .M. ) e ad Alessandria - dicembre 1941 (O rdin e Militare di Savoia).

Comandante la X ' Flottiglia Mas - Promosso capitano di fregata per merito di guerra.

2 35

8 Sett. 1943 • Capitano di fregata Co mandante della X ' Flotti glia Mas.

25 Apr. 1945 · capitan o di fregata Comandante d ell a X ' Flotti glia Mas.

10 Ma g. 1945 • Pri gio ni ero di gue rra de gli americani.

Decor az ion i: Ordin e Militare di Savoia

Medaglia d 'Oro al Valor Militare

Meda glia d'Argento al Valor Milit a re Meda gli a di Bron zo al Valor Militare

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2. DECORAZIONI AL VALOR MILITARE

DI JUNIO VALERIO BORGHESE

Croce di Cavaliere dell ' Ordine Milit are di Savoia

Comandante di sommergibile assegnato alla X' Flottiglia Mas per operazioni con mezzi speciali d'assalto , dopo aver compiuto con successo tre audaci e •difficili imprese , stud iava e preparava con tecnica perfe tta e sagacia una quarta operazione per il forzamento di altra base nemica.

Con il suo sommerg ibil e si awicinava a l munitissimo porto affrontando con fredda determinazione i rischi frapposti dalla difesa e dalla vigilanza del nemico per mettere i mezzi d'assalto nelle condizioni migliori per il forzamento della base nemica. Lanciava quindi i mezzi d'assalto ne ll 'azione che era coronata da brillante successo avendo portato al grave danneggiamento di due corazzate nemiche.

Mediterraneo orientale , dicembre 194 1

Medaglia d ' Oro al Valor Militare

Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle d oti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base na va le nemi ca alc uni volont a ri destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava , nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le piu aspre difficoltà create dalla vio lenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e dalle correnti. Dopo aver supera to con il piu assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostaco li opposti dall ' uomo e dalla natura , riusciva ad asso lvere in maniera completa il compito affidatogli, emerge ndo a brevissima distanza dall ' ingresso della base nemi ca ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale . Durante la navigazione di ritorno , sventava la rinnovata caccia del nemi co e, nonostante le difficilis -

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sime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione , per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio. Mirabile esempio di cosc iente coraggio, spinto agli estremi limit i di perfetto dominio d'ogni awerso evento. Mediterraneo occidentale , 21 ottobre-3 novembre 1941

M edaglia d 'Arge nto al Valor Militare

Comandante di sommergib ile di elevatissime capacità professionali, partecipava fin dai primi giorni del conflitto , con ardimento ed indomito spirito aggressivo, a numerose missioni di guerra in Mediterraneo , durante le quali conduceva le unità e l'equipaggio al suo comando a fortunato contatto co l nemico. Desideroso di condurre l 'offesa sempre piu a fondo, chiedeva ed otteneva il comando di sommergibile assegnato ai reparti d'assalto della Marina , dedicandosi con grande entusiasmo e rara perizia tecnica a l rapido approntamento e messa a punto della nuova unità e delle attrezzature speciali, nonché al delicato addestramento dell ' equipaggio per il particolare impiego .

Per ben cinque volte trasportò quindi con grande successo, nelle immediate vicinanze delle piu munite basi nemiche del Mediterraneo, mezzi d ' assalto della Marina destinati a tentarne il forzamento incontrando, nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le piu aspre difficoltà create dalla intensa vigilanza , dalla violenta reazione nemica e spesso dalle sfavorevoli condiz ioni idrografiche.

Mare Mediterraneo, giugno 1940 -giugno 1942

Determinazione del 1° agosto 1944

Decorazione concessa dalla Repubblica Sociale Itali ana e poi revocata dalla Repubblica Italiana in data 5 gennaio 195 1

Medaglia di Bronzo al Va/or Militare

Comandante di sommergibile legionar io ha compiuto numerose missioni di guerra su lle coste spagno le operando contro le navi da guerra rosse e contro il traffico di contrabbando, dimostrando elevato spirito offensivo e solid e qualità professionali. Con il sommergibile Iride attaccava risolutamente di notte, stando in supe rfici e, un cacciatorpediniere e riu sciva successivamente con

calma e abilità ad eludere la ricerca e l'offesa di varie unità awersarie che cercavano ripetutamente di colpire il sommergibile con bombe di profondità.

Mediterraneo occidentale, settembre 1937-febbraio 1938

Regio Decreto 8 aprile 1939

Promozione per merito di guerra a capitano di fregata

Forzamento di Gibilterra, 20 settembre 1941

Croce di ferro t edesca di II classe

Croce di ferro tedesca di I classe

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3. COMANDANTI DI REPARTO DELLA DECIMA FLOTTIGLIA

MAS (1943-1945)

1. Comando:

Ufficiale addetto

Aiutante di Bandiera

Capo Servizio Attività Navali

Capo dei Mezzi Navali

Capo Servizio Attività Terrestri

Capo Servizio Amministrativo

Capo Servizio Approwigionamenu

Capo Seivizio Armamenti

Capo Servizio Genio

Capo Servizio Informazioni

Capo Servizio Motorizzazione

Capo Servizio R.T.

Capo Ufficio Assistenza

Capo Ufficio Giustizia e Disciplina

Capo Ufficio Personale

2. Comando Divisione r'X'"'

3. Battagl,one "Barbarigo"

C.F. BoRGHESE}uNIO VALERIO

S.T. BORDOGNA MARIO

T.V. DuccI MARIO

C.C. UxA ALFIERI

e.e. ARILLO MARIO

C.F. SEST!NI FAUSTO

T.C. TIA NA IVAN

Cap. DEL GIUDICE Gurno

C.C. MASCIULLI MARIO

Col. MANTOVANI

Cap. CARNEVALE RENATO

T e n . BERTOZZI UMBERTO

Magg. ANTICO

T.C. ROSELLI PIETRO

Voi. MARESCA BARDELLI LUIGIA

T.C. TIANA IVAN

Voi. PIREDDA PASCA

T.V. Du ce , MARIO

Col. CARALLO LUIGI (sino al 21.12.1944)

G.B. CORRADO GIUSEPPE

e.e. BARDELLI UMBERTO (s ino al 26.4.1944)

Cap. VALLAUR I GIUSEPPE (sino al 15.6.1944)

T.V. MARCHESI ALBERTO (sino al 26.9.1944)

T.V CENCEITI GIULIO (s ino al 30.5.1945)

Batta glione "Lupo"

e.e. DE MARTI NO COR RAD O (sino al 1°.8.1944)

Cap. STRIPOLI D AN TE R. (sino al 7. 11.1944 )

e.e. DE MARTINO COR RADO (sino al 15.4.1945)

Cap. STRI POLI DA NTE R (s ino al 30 .4.1945 )

5. Battaglione "N uotatori- Paracadutis tt'

6. Battaglto n e "Fulmin e"

7. B attaglione "Va langa "

B. Batt aglion e "Sagittario"

Cap. BuTTAZZON I NINO

T .V. ScORDIA S ERG IO (sino al 3.10.1944)

T.V. 0RR0 GIUSEPPE (sino al 22.12 . 1944)

T.V. BINI Euo (s ino al 26.1.1945)

T.V . 0RR0 GIUSEPPE (sino al 30.4.1945)

Cap. MORELLI MANLIO MARIA

e.e. FUMAI BER NAR DI NO (s ino 8.1944)

T.V. FRA NCH I UGO (sino al 30.4. I 945)

9. Gruppo artiglieria "Col/eoni" Magg. BORRIELLO Gumo

IO. Gruppo artiglieria "Da

Giussono'1

11 . Gruppo artiglieria

Giorgio'1

12. B attagltone "Freccia" "San

13 . Battaglione "Castagnacci"

14. Servizio Ausiliario Femminile

15 . Gruppo "Ardimento "

16. Battaglione "Longobardo"

17. Battaglione "Pegaso"

T.V. D 'ANGELO LUIGI

Cap . PIRRI AcosTJNO

Cap. CARNEVALE RENATO

T.V. D ' ANG ELO L UIGI

Cap. PIETRANCOSTA GASPARE

e.e. DI BER NA RD O AMATO F ILIPPO

T.V. MAESTRONI A LFREDO

e.e. ALLEGRI RAFFAELLO

Val. ARNAUD PO CE K FED E

C.C. PA SCAL! PASCAL

S.T.V. PARELLO GIUSEPPE

C.C. P I LATO RAFFAEL E

4.

18. Gruppo Contraereo "Q"

T.V. PALADINO CARLO

19. Battaglione "Rùoluti" C°. BoTTERO FELICE

20. Battaglione "San Giusto" C.C. CH!CCA ENZO

21. Battaglione "Sciré"

22. Battaglione "Serenissima"

23. Battaglione "Vega"

24. Distaccamento ((Cumero"

25 . Distaccamento "Milano"

26. Distaccamento "Roma"

e.e. DE FRANCESCO ETTORE (sino 11.1944)

e.e. BURATTINI TITO LIVIO (s ioo 2.1945)

C. C. lN FASCELLI

T.V. Rossi MARIO

T.V. CAMPANI ALDO

Cap. Riccio GENNARO

T.V. FALANGOLA ETTORE (sino al 15.3.1944)

Ten. PocEK ALESSANDRO (si no al 26.4.1944)

T.V. Ducc1 MARIO (s ino al 4.6.1944)

27. Distaccamento "Torino"

28. Compagnia "Adriatica"

29. Compagnia "D'Annunzio"

30. Compagnia "Mai Morti"

31. Compagnùi "O"

32. Compagnia "Sauro"

33. Gruppo "Todaro" Assalto Superficie

34. Base Operativa Sud

M ezzi

Magg. LISI ANTONIO

T.V. G!ANNELLI ENRICO

S.T.V. VIGJAK FRANCESCO

T.V. FUMAI BERNARDINO

S.T.V. BERTOZZI UMB E RTO

e.e. BACCARINI STEFANO

T.V. MATALUNO DOMENICO (sino al l ' .6 . 1944 )

T.V. UNGARELLl 0NGARILLO (sino al 14.2.1945)

Cap. ANDREOLI DI Sovico UMBERTO

T.V. MATALUNO DOMENI CO (sino al 23.2.1944)

T.V. FRACASSINI GUSTAVO

T.V. ScARDAMAGLlA Euo (sino al 29.4. 1944)

T.V. NESI SERGIO (sino 8.1944)

35. Base Collegamento Italia Occupata

36. Base O perativa Ovest

3 7. Base Operativa Est

38. Squadriglia Mas "Castagn acà"

T. V. FRACASS!Nl GUSTAVO (s in o al 4.2.1945 )

T.V. ROSSETTO MARIO (s ino 4.1945)

Cap. AN DREOLI D I Sovico UMBER'fO (s in o al 5.2.1945 )

T.V. FRACASS!N l GUSTAVO (s ino al 26.4.1945)

T.V MAG RETT ! PIER PA OLO (si no all'B.4.1945 )

T. V. NES I SERGIO (s in o al 13.4 .1945)

S.T. CAVALLO MARIO (sino 5.1945)

T.V. FRESCHI SPARTACO (sino al 26.3.1944)

e.e. B IFFIG NAND ! CESARE (sino al 29.6.1944)

T.V STEFA N! ALBERTO (sino al 24.10.1944)

T V. OMODEO SALÉ GIORGIO (sin o all ' ! l.1 2. 1944 )

T.V. L EO MICHELE (s ino al 9.5 .19 45)

39. Scuola Sommov.atori

Ten. MoscATELLI ELVIO

40 Gruppo Op erat i vo "S.S.B. " T.V. ] ACOBACC! AUGUSTO

41. Gr uppo Gamma "L. Visintini"

42 . Squadriglia CA Somm erg i bili

43. Squadriglia Sommergibili in Allestimento

44 Sq uadriglia Sommergibili CB e CM

T.V WOLK EuGENIO

e.e. BE LLO N! ANGELO

Cap. ANDREOLI DI Sovi co U MBERTO (sin o al 5.1944)

C.C. Di GIACOMO ANTONIO

T. V. DE S1ERVO FEDERICO

2 4 3

Comando di visione "X•"

Battaglione "Barbarigo "

1944

Thiene

. 1945 Venezia-S. E lena 6 [ Battaglione "Fu lm ine " marzo 1944

1945 Schio Battaglion e "Valanga"

LIA MAS (1943- 1945) N ... ... I N I Reparto Data costituzione Luogo costituzione Data scioglimento Luogo scioglimento
La
26.4.1945
4. I REPARTI DELLA DEC I MA F LOTTIG
Comando 9.9.1943
Spezia
Milano
1.5.
L a Spezia 30.4.1945
La Spezia 30.4.1945
4
La Spezia 30.4.1945
5
27.10.1943 La
10.5
La
30.4.
29.9.
P avia 29.4.
La Spez
29.4.1945
La
1945 Padova 10 Gruppo Artiglieria "Da G iussano" marzo 1944 L a Spezia 30.4.1945 Marost ica 11 Gruppo Artiglieria ''San Giorgio" rnarzo 1944 La Spezia 30.4.1945 Marost ica 12 Battaglione "Freccia" febbraio 1944 L a Spezia 30.4.1945 Marostica 13 Batta gl ione "Castagnacci" marzo 1944 La Spezia 26.4.1945 Verbania 14 Servizio Ausiliario Femm inile 1.3.1944 Roma 30.4.1945 Venezia 15 Gruppo "Ardimento " febbraio 19 44 La Spezia 27.4.1945 S alò 16 Battagl ione "Longobardo" marzo 1944 Bordeaux luglio 1944 Venezia 17 Battaglione "Pegaso" gennaio 1945 Montecchio Maggiore 26.4.1945 Montecchio Maggiore! 18 Gruppo Con traereo " Q " febbra io 1945 Gav irate 26.4. 1945 Mi lano 19 Battag lione "Risoluti" marzo 1944 Genova 26.4 . 1945 Mi lano 20 Battaglione "San Giusto " dicembre 1944 Trieste 30.4.1945 T rieste 21 Batta glio ne "Sc iré" maggio 1944 Arona 30.4 . 1945 Arona
novembre 1943
P adova
I Battaglione " Lupo '' gennaio 1944
Padova
Battaglion e "NP"
Spezia
Spezia
1943
1945 Marostica Battaglione "Sagittario" aprile 1944
ia
Thie n e Gruppo Artiglieria "Colleoni " marzo 1944
Spezia 30.4 .

22 Battaglione "Serenissima'' febbraio 1944 Venez ia 3.5 . 1945 Venez ia S. E le n a

23 Ba t tag lione "Vega" magg io 1944 Mo ntorfano 26.4. 1945 Montorfano

24 Dis taccamento "Cu mero " marzo 1944 T o ri no ottobre 1944 To ri no

25 Distaccamento " Milano" giugno 1944 Mil ano

1945 M il ano 26 Distacc a mento ~Roma" settembre 1943 Rom a 4 .6.1944 Roma

Distacca me nt o •' T o ri no" giug no 1944 T orino

1945 To r in o 28 Co m pagni a "Adria ti ca" 1.1 2.1944 Rave n na 3.5. 1945 C h erso

29 Compagn ia "D'Annu nz io" maggio 1944 Fi ume

1945 Fi ume

30 Com pag ni a "Mai Mort i" ottobre 1943 T ries te aprile 1944 La S pezia

3 1 Compag n ia "O" lug lio 1944 La Spezia d icembre 19-J4 La Spez ia 32 Compag nia

. 1945 Milano

34 Base Opera ti va Su d 25. 1. 1944 Ses to Ca lende agosto 1944 Ma r ina d i P isa

35 Base Operativa Collegamento con l' I talia Occupata genna io I 944 L a Spezia aprile 1945 La Spezia

Base Operat iva Est 5.2.1945 Sanremo maggio 1945 Brion i Maggio re

Sq uadr iglia Mas "Castagnacc i" gennaio 1944

Squadriglia So m mergibili CA ottobre 1943

Sq uadrigli a Sommerg ib ili in Al lestimento no ve mbre 1943

Spez ia maggio 1944 La S pezia

Spez ia settemb re 1944 Genov a

- -
26.4.
27
30.4.
2.5.
settembre
Pola 3.5.
Pola 33
26.4
"Sauro"
19-13
1945
Gruppo " T o d aro " -Scuo la M.A. Super f. L a Spez ia
17.8.
8.5.1945
37
La
2
41
15.9.1943 La Spezia 28
42
"'t
44
2.5.
36 Base Operativa Ovest
1944 Ses to Calende
Strambino Roma no
38
La Spez ia 9.5.1945 Tori no 39 Scuola Sommozzatori gennaio 1944 P ortofino magg io 1945 Porto rose 40 G r uppo Opera ti vo SSB d icembre 1943
Spezia
2 .4. 1945 La Spez i~
Gruppo "Gamma"
.5.1945 Valdagno
La
43
La
Squadrigli a Sommergib ili CB e CM novembre 194 3 Po la
1945 Pola · '

5. INNO DELLA DECIMA FLOTTIGLIA MAS

Quando pareva vinta Roma antica, Sorse l' invitta Decima Leg io ne, Vinse s ul campo il barb aro nemico Roma riebbe pace con o nore.

Quando l' ignobil 8 di Settembre Abbandonò la patria il traditore, Sorse da l Mar la Decim a Flottiglia E p rese l'ar mi al grido " Per l'o nore")

Decima Flotti glia nostra Che beffasti l'Inghilterra, Vittor iosa ad Alessandria Ma lta, Suda e Gibilterra. Vittoriosa già sul mare, Ora pure sulla terra Vincerai!

Navi d'Italia che ci foste to lte Non in battaglia ma co l tradimento, Nostri fratelli p r igionieri o morti, Noi vi facciamo questo giuramento:

Noi vi giuriamo che ritorneremo Là dove Dio voile il tricolore. Noi vi g iuri amo che co mb atteremo Fin quan d o avremo pace con onore~

Decima Flottiglia nostra

Che beffasti l'Inghilterra, Vittoriosa ad A lessandria Malta, Algeri e Gibilterra. Vittoriosa già su l mare , Ora pure sulla terra Vincerai!

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ZAROTTI ARMANDO, I Nuotatori Paracadutisti, Milano, Auriga, 1990.

INDICE DEI NOMI

Agostini Al berto, 71 , 80 , 226.

Aj m one di Savo ia, duca d ' Aosta, 23, 24, 25, 26 , 28, 39, 137.

Albonetti Fortun ato, 69.

Alexander Harold Ru pert, 38, 93, 153, 178, 198, 199, 224.

Allegri Raffae llo, 48, 241.

Amad io Seco nd o, 173.

Ambrosia Vittorio, 37.

A mi cucci Erman no, 225.

Amad io Rosa , 101.

« A'"n drea » (Mar io Lazzcro), 160.

Andreoli di Sovico Umberto, 221 , 242, 243.

Ang leco n James, 196 , 215 , 2 16.

Antico Angelo , 166 , 240.

Argenton Ma ri o , 202, 203, 209

Ar illo Mario, 28 , 44, 48, 68, 70, 80, 18 1, 184 , 185, 188 , 189 , 193, 19 4, 195 , 196, 197 , 225 , 240

Arna ud Pocek Fede, 99, 100, 219, 223 , 24 1.

Arpesani Giust in o, 206 .

Baccarini Paride, 13 1, 167 , 168, 171.

Ba cca rini Stefa no, 148, 242.

Ba ciga lupo Vittorio, 63.

Badoglio Pietro, 26, 27, 33, 34, 36, 37 , 38, 39 , 40 , 45, 55, 57, 96, 105 , 106 , 11 8, 137, 139, 179, 192, 202, 216

Baffigo Roberto , 20.

Baglioni Fabio , 82.

Baj Alessa ndro , 173.

Bandini Franco , 37 , 59 , 11 6.

Barb a to , colonnello , 109.

Bardelli Umberto, 43 , 6 1, 69, 88, 89, 95, 99 , 101 , 105 , 110 , l i i , 15 1,240.

Bard i, cap itano di fregata , 28.

Ba rracu Fran cesco Maria, 207 .

Ba rcoli G., 2 1 1.

Basile Carlo Emanuele, 225.

Bassi Ernesto , 173.

Bassi Mario, 200.

Baylon , co lonnello, 191.

Bedeschi Nico la, 66, 67, 68, 69, 73, 76, 77, 109.

Belloni Angelo, 243.

Bellotti F eli ce, 167.

Benaglia Nicola , 144.

Bergamini Car lo, 29, 30.

Bergamini Pier Paolo, 30.

Berna rd i Italo, 90

Berninghaus Max, 4 1, 42, 44 , 45, 52, 54, 125 , 202.

Bertoldi Silvio , 56 , 122 , 208.

Bertozzi Umberto , 225 , 240, 242.

Bertucc i Aldo , 84, 190.

Bett i Mario, 99.

Biancheri , ammiraglio, 29.

Bianchetti Fulvio , 11 1.

Biffignandi Cesare , 243.

Biggini Carlo Alberto, 73.

Biggio Giovan ni , 129, 130

Bini E li o, 161 , 24 1.

Biri nd elli G in o , 19.

Bocca Giorgio , 57, 59.

Boccazzi C ino, 156, 157, 159.

Boetto Pi et r o, 184.

Bolzoni Adriano (Marco M o nti ), 177.

Bombacci Ni co la , .56, 199, 207.

Bonfantini Corrado, 17 1, 208, 2 14 .

Bonomi Iv anoe , 96,137 , 206,216.

Bonomi Ru ggero, 19 1, 20 7 .

Bonvicini Attilio, 177, 17 8.

Bonvicini Guido , 44 , 49 , 93 , 98 , 177.

Bordogna Cia , 10.

Bordogna Mario , 11 , 43, 61 , 67, 76, 77, 92, 200, 223 , 225 , 229 , 240

Borgh ese A ndrea Sciré, 12

Borghese Daria , 10, 46, 106 , 2 18.

Borghese Elena , 12 , 45.

Borghese Livio , 12.

Borghese Paolo, 12 .

Borrie llo Gu ido, 48, 24 1.

Bersani Car lo , 169, 200.

Bersa ni Carlo junior, 200.

2 49

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