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Ufficio Storico STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO
STEFANO ALES
L'ARMATA SARDA DELLA RESTAURAZIONE (1814-1831)
illustrazioni di Massimo Fiorentino
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ROMA 1987
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Presentazione
Alla coUana uniformologica dell'Ufficio Storico, iniziatasi nel 1979 con «Le prime uniformi dell'Esercito italiano» e proseguita nel 1984 con «L'uniforme grigio-verde», si aggiunge ora <<L'Armata sarda della restaurazione>>, che costituisce un tassello preliminare nei trascorsi dell'Istituzione riferiti a questo aspetto particolare della storia militare. Ed è intendimento dello Stato Maggiore dell'Esercito di colmare progressivamente gli spazi ancora esistenti tra queste tessere temporali al fine di definire compiutamente il mosaico storico della linea umjormologica che fa da prodromo a quella dell'Esercito italiano per presentare, senza soluzioni di continuità, anche quest 'ultima. Alla realizzazione di tale intendimento, tuttavia, l'Ufficio Storico - proprio per le specifiche funzioni che caratterizzano metodologicamente le sue opere - ha inteso dare una veste amplificata oltre il semplice fatto uniformologico ed iconografico presentando i risultati di una indagine estesa, secondo criteri rigorosamente scientifici, all'intera organizzazione dell'Armata, nelle sue componenti essenziali: rec/utative, ordinative, logisticoamministrative, armamentali e vessil/o/ogiche. Ne viene fuori un 'opera analitica che mette in evidenza l'Istituzione militare in tutte le sue più significative sfaccettature sia nei confronti delle peculiarità di quello strumento bellico e sia nei suoi rapporti di collocazione rispetto alla società del tempo. Soprattutto si rimane colpiti dallo spirito di economia e dal senso del risparmio - si direbbe di ispirazione «sparagnina» - che animavano gli amministratori del bilancio della guerra del tempo, il rispetto della cosa pubblica e del sacrificio pubblico, l'etica del «passo non più lungo della gamba»; concetti e concezioni che, pur remote, conservano valore e significato indelebili e perenni. Il Capo dell 'Ufficio Storico
Prefazione
Dall'esame della più recente produzione storiografica di argomento militare emerge un dato di fatto inoppugnabile e, a mio giudizio, estremamente positivo: la guerra non è ormai l'unico o il più importante oggetto d'indagine. La leva ed il reclutamento, la formazione dei quadri, i problemi economici e sociali connessi alle forze armate, il rapporto tra l'esercito e la società sono solo alcuni dei numerosi temi affrontati oggi dagli storici militari che si sono d'altra parte volti prevalentemente al periodo successivo all'unità. La storia militare ha smesso nel contempo di essere coltivata da una ristretta cerchia di addetti ai lavori - tra i quali gli storici in divisa erano, sino a non molti anni or sono, la maggioranza - ed è riuscita ad attrarre una folta schiera di «civili», nei cui ranghi accanto a studiosi «accademici» marciano anche numerosi «irregolari». Ed un <<irregolare» è appunto l'autore del testo e della ricerca storica di questo volume. L 'incauto che accetti di presentare il libro di un amico, e condivida con questi non poche ipotesi di lavoro, rischia di apparire parziale e maggiormente si espone alla critica se confessa anche di essere come l'autore un «reduce» (unico titolo al quale ritenga di dovere questo incarico): Stefano Ales, e con lui Massimo Fiorentino, è stato infatti con lo scrivente nella pattuglia di ordinatori e curatori della mostra Dagli eserciti preunitari all'esercito italiano. Anche allora, all'interno del comparto storico-uniformologico, Ales si era occupato dell'Armata sarda, ma aveva dovuto piegare le proprie conoscenze in materia alle esigenze di «lettura» di un 'esposizione che programmaticamente era rivolta a un pubblico più vasto di quello degli specialisti. Ora, invece, ha potuto riversare nel testo i/frutto di una lunga e appassionata ricerca condotta su documenti d'archivio, fonti a stampa difficilmente reperibili e fonti iconografiche non sempre fedeli e attendibili. Punto di partenza e insieme pietra di paragone del suo lavoro è staio ovviamente. L'esercito del vecchio Piemonte di Nicola Brancaccio, opera edita anch'essa dal 'Ufficio Storico nel!'ormai lontano 1925 ed oggi pressochè introvabile al di fuori delle biblioteche storiche. Ma L'Armata sarda della restaurazione (1814-1831) si differenzia da quel modello non solo per la diversa periodizzazione e per nuovi apporti ma anche, e questo è un pregio non secondario, per un taglio più secco e per una maggiore facilità di consultazione. Il periodo qui esaminato, dal ritorno di Vittorio Emanuele I alla morte di Carlo Felice, è denso di avvenimenti che determinano profonde trasformazioni negli ordinamenti e nelle strutture militari del Regno di Sardegna. Le intenzioni del restaurato sovrano deciso, con l'abolizione della coscrizione obbligatoria e l'applicazione di rigidi criteri selettivi nella scelta degli ufficiali e della stessa truppa, a riportare l'Armata qual'era prima della rivoluzione sono destinate a scontrarsi ben presto con le reali necessità d'impiego. La breve campagna del 1815 ajtanco dell'ultima coalizione antinapoleonica mette in luce sia l'inadeguatezza dell'arruolamento volontario sia le profonde differenze organizzative tra i reggimenti d'ordinanza e quelli provinciali. Ed è proprio in questo momento che data la nascita di quella specifica realtà militare piemontese, che non può essere spiegata nella maggiore o minore adesione al modello francese o a quello prussiano, ma che è al contrario frutto autoctono di intelligenti 5
compromessi tra vecchi tradizioni e nuove realtà, tra ceto nobiliare e classi emergenti e che matura anche per la linfa di una amministrazione rigida, talvolta miope, ma sempre scrupolosa. Questo libro, attraverso la minuziosa e attenta ricostruzione di ogni a.spetto ordinamentale, amministrativo, organico e tecnico, diviso nelle due grandi sezioni, dedicata la prima alle strutture dell'esercito, la seconda alle uniformi, all'equipaggiamento e all'armamento, fornisce una serie di dati indispensabili per lo studio di quel periodo nell'ottica di una moderna storiografia militare. L'uso intelligente ed accorto di prospetti, quadri riassuntivi, l'aver indicato nelle tabelle degli emolumenti e delle spese l'equivalente in lire attuali e la determinazione in misura dei calibri espressi in libbre permette anche al lettore meno dotato di competenze specifiche di riuscire a districarsi dalla selva di cifre. Infine una ultima considerazione: la descrizione e lo studio dell'uniforme sono condotti (e la collocazione non è causale) all'interno del settore dedicato all'equipaggiamento e all'armamento; l'eleganza, il fascino, la bellezza di queste vecchie divise, grazie anche alle squisite tavole di Fiorentino, hanno modo di palesarsi e di avere il dovuto risalto ma non diventano mai occasione per compiacimenti estetici che talvolta, in altri studi di uniformologia, ci hanno fatto dimenticare che si trattava infine di abiti destinati ad essere indossati da soldati e che necessariamente dovevano essere adatti alle esigenze proprie della vita militare. Alberto M . Arpino
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Le strutture dell'esercito
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Introduzione
Alla fine del 1813 gli austriaci - ala meridionale del gruppo d'eserciti della Santa alleanza coalizzati contro Napoleone - occuparono parte della Savoia. Contemporaneamente si diede avvio al reclutamento di un corpo di volontari locali, raccogliendo di preferenza tutti coloro che avevano fatto parte degli antichi reggimenti provinciali savoiardi. Nell'aprile del 1814 il comandante in capo delle armate alleate, maresciallo Schwartzenberg, pubblicava a Parigi un bando con il quale rendeva noto ai sudditi del regno di Sardegna che l'esercito austriaco avrebbe preso possesso degli Stati sardi in nome del sovrano Vittorio Emanuele I, salito al trono nel giugno 1802 in seguito all'abdicazione del fratello Carlo Emanuele 1V 1 In attesa del sovrano, il Governo degli stati sardi fu quindi temporaneamente demandato ad un Consiglio di reggenza, presieduto dal governatore marchese Antonio Asinari di S. Marzano, che assunse peraltro la direzione dei soli affari civili. Tutto quanto concerneva le cose militari era invece affidato al generale austriaco von Bubna. Il Consiglio ripristinò integralmente l'amministrazione statale quale essa era nel 1796 - richiamando in servizio, finchè possibile, tutti i vecchi funzionari ed impiegati - il cui compito principale ... si tradusse nella riscossione delle imposte arretrate, necessarie al mantenimento del Corpo di occupazione austriaco, al pagamento degli emolumenti, ma soprattutto alla costituzione di un fondo finanziario che consentisse la ricostituzione dell'esercito nazionale. Sbarcato il Re a Genova il 14 maggio 1814, si promossero immediatamente delle riunioni volte a definire l'esigenza dell'assetto armato statuale, essendo desiderio del sovrano di disporre nel minor tempo possibile di truppe proprie allo scopo di liberarsi dell'ingombrante ed interessata presenza austriaca. Il nuovo esercito avrebbe dovuto essere quello del 1796. Fu quindi abolita la coscrizione obbligatoria, figlia della rivoluzione, e si richiamarono in servizio i vecchi soldati ed ufficiali. Per questi ultimi, in particolare, venne adottato il criterio di escludere coloro che avevano prestato servizio nell'esercito francese ed in quello italico, privilegiando gli aristocratici e le persone non compromesse col regime francese. Questa situazione peserà non poco sul destino del nuovo esercito e costituirà una delle cause scatenanti dei fatti del 1821. Il medesimo criterio fu in sostanza adottato anche per la truppa. La sua applicazione, tuttavia, non sortì gli effetti sperati: avendo infatti con essa recuperato pochissimi elementi, si dovette giocoforza ricorrere anche ai vecchi soldati che avevano combattuto per ben quattordici anni su tutti gli scacchieri d'Europa sotto le bandiere di Napoleone. 1 Dopo qu2t.tro anni di esilio a Roma, Vittorio Emanuele prendeva possesso della Sardegna soltanto il I 8 febbraio 1806. Durante la sua assenza, il governo era stato a ffidato al fratello Carlo Felice.
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Più facile risultò invece il reclutamento dei reggimenti provinciali, dato che questi reparti, non essendo in servizio permanente, erano in prevalenza composti da personale precettato nelle campagne soltanto per tempi determinati. Tra la fine del 1814 e l'inizio del 1815 furono quindi messi in approntamento i primi battaglioni dei reggimenti di linea, pochi Corpi di fanteria leggera, alcuni squadroni e le Guardie del Corpo. Gli austriaci dovettero così sgombrare la capitale e, progressivamente, lasciare libero il territorio del regno, mantenendo un solo contingente ad Alessandria. Frattanto, il Congresso delle nazioni alleate riunito a Vienna aveva deliberato l'annessione dell'antica repubblica di Genova al regno di Sardegna, quantunque in quel territorio il governatore inglese Bentick avesse istituito una specie di repubblica autonoma. Nel dicembre 1814 la popolazione ligure fu informata degli sviluppi della situazione e nello stesso mese il senato di Genova annunciò l'annessione. Fuggito Napoleone dall'Elba nel marzo del 1815, il regno di Sardegna firmò un trattato di alleanza con austriaci, russi, inglesi e prussiani, impegnandosi a fornire un contingente di 15.000 uomini nella pressochè scontata previsione di ripresa delle operazioni belliche. Per l'esigenza, a Torino si bandì un prestito nazionale di quattro milioni di lire piemontesi, ottenendo nel contempo sovvenzioni dal governo di Londra. Le truppe mobilitate si ordinarono in due Corpi: uno destinato ad entrare in Francia; l'altro per controllare i movimenti del contingente napoletano di Murat che avanzava lungo la dorsale appenninica diretto a nord. In giugno le tre colonne destinate al primo obiettivo mossero contro i francesi: la prima verso la Provenza attraverso la contea di Nizza, la seconda in derezione di Chambery attraverso il Moncenisio, la terza puntando invece su Albertville per il Piccolo S. Bernardo. In particolare, il contingente piemontese che entrò in campagna era costituito da un'aliquota del nuovo Corpo dei Carabinieri Reali formato l'anno prima, dai reggimenti di fanteria di Monferrato, di Savoia, di Piemonte, delle Guardie, di Saluzzo, di Aosta, di Cuneo (I battaglione), di Alessandria (I battaglione), della Regina e di Genova, della 5a e 6a compagnia del battaglione Cacciatori di Savoia, dal reggimento Cacciatori Italiani, dal reggimento Cacciatori della Legione Reale Piemontese, dal battaglione Cacciatori della Regina. I reparti provinciali a loro volta impiegati furono i reggimenti di Nizza, di Aosta, di Torino, di Vercelli, di Mondovì, di Pinerolo, di Susa e di Acqui. La cavalleria partecipò con i reggimenti cavalleggeri di S. M. e di Piemonte. Al corpo di spedizione erano inoltre aggregate sei batterie d'artiglieria con materiale in prevalenza inglese. La campagna, iniziata in Savoia, si dipanò poi mano a mano verso la Francia fino all'assedio di Grenoble, iniziato il 6 luglio e terminato con la resa della locale guarnigione il giorno 9 successivo. La cavalleria sarda entrò il 15 in Lione al seguito delle truppe austriache, mentre il resto del contingente occupava le piazzeforti del Delfinato ed assediava Briançon. Con la resa dei francesi conseguente alla caduta di Napoleone in mani britanniche, cessarono le ostilità e le truppe sarde ripresero la via del ritorno in patria dove sarebbe continuata l'alacre opera di ristrutturazione delle forze armate, che sarà portata a termine, quanto meno nella sua prima concezione di base, verso la fine del 1815 ma la cui fisionomia operativa, ordinativa e logistica assumerà assetto stabilizzato soltanto qualche anno più tardi. Questo libro intende appunto esaminare il non facile impegno che gli ordinatori di allora spiegarono per «ricreare» un Esercito: l'Armata Sarda della restaurazione. 10
Capitolo I
La riorganizzazione delle armi di linea
1. Il periodo 1814-1821
Alla fine del mese di dicembre 1813 ]a coalizione alleata antinapoleonica occupava la Savoia, ove venne creato un reparto di guardie urbane posto al comando del generale Joseph de Sonnaz, il quale chiese immediatamente al comando austriaco i mezzi per sollevare l'intero territorio contro i Francesi. Il 14 gennaio 1814 gli Austriaci entrarono in Thonon e contemporaneamente il de Sonnaz lanciò un proclama nel quale bandiva la formazione di quattro reggimenti volontari, di Savoia, di Moriana, del Genevese e di Chablais, ai quali si sarebbero dovuti aggiungere due reparti di cavalleria, a loro volta denominati Savoia e Chablais. Nonostante l'appoggio austriaco, il progetto venne parzialmente boicottato dalle autorità civili - in parte filo-francesi in parte filo-svizzere - ed il fatto provocò grande amarezza nel de Sonnaz, che morì il 20 febbraio contemporaneamente alla riconquista di Chambery da parte delle truppe F rancesi. Il comando dei volontari venne allora rilevato dal fratello del defunto, colonnello Ippolito, già in servizio nelle guardie del corpo piemontesi, il quale doveva portare il Corpo, denominato «Volontaires Savoyardes», prima ad Aix-les-Bains e poi a Thonon. Il trasferimento, tuttavia, fu dapprima deviato su Evian e successivamente su Monthey nel Vallese. 11 1° marzo gli ufficiali chiesero agli Austriaci che le unità fossero inviate in Piemonte per partecipare alle operazioni di guerra, ma ne ottennero un netto rifiuto. In seguito a ciò venne costituito a Ginevra un deposito comprendente tutti gli ufficiali sovranumerari ed una compagnia forte di 1 capitano, 2 tenenti, 2 sergenti, 1 furiere, 12 caporali, 12 appuntati, 2 tamburini, 2 falegnami, 5 domestici degli ufficiali e 120 fucilieri. La compagnia fu distaccata in secondo tempo a presidio del Gran S. Bernardo. Poco dopo il deposito si trasferiva a Thonon, mentre altre due compagnie - le sole costituite - presero sede a Chambery. Qualche settimana dopo il corpo raggiunse l'organico di un battaglione forte di quattro compagnie. Nel maggio del 1814 infine, su richiesta del re Vittorio Emanuele I, i volontari Savoiardi si trasferirono a Torino. Quantunque depauperati da numerose diserzioni, essi costituirono il nucleo iniziale del nuovo reggimento d'ordinanza di Savoia.
a) La fanteria. Sin dal mese di maggio 1814 anche le altre truppe destinate ai reparti di fanteria che si andavano mano a mano costituendo, vennero raggruppate in un unico deposito a Torino dove si accettavano i vecchi militari intenzionati a riprendere servizio e le reclute volontarie. Da qui il personale, a seconda delle esigenze, era assegnato quindi al rispettivo reggimento. Nel frattempo furono inoltre costituiti ed avviati alle frontiere con la Francia alcuni reparti minori con il compito di ricevere e raggruppare tutti coloro che rientravano in pa11
tria dopo aver servito nelle armate di Napoleone, mentre veniva proscritto l'arruolamento di effettivi operato dai singoli reggimenti. Con le truppe più anziane si procedette all'organizzazione dei primi reparti operativi di fanteria, che raggiunsero peraltro una certa consistenza soltanto nel mese di agosto. Furono così formati i reggimenti delle Guardie, di Piemonte, di Monferrato e di Savoia, ai quali seguirono quelli di Aosta e Saluzzo ed infine i reggimenti della Marina, di Alessandria, della Regina e di Sardegna. 11 Regio Viglietto del 22 di agosto del 1814 stabilì l'organico di questi corpi, assegnando a ciascuno di essi uno stato maggiore e due battaglioni, a loro volta composti di un piccolo stato maggiore, di una compagnia granatieri, di quattro compagnie fucilieri e di una compagnia cacciatori, numerate progressivamente nell'ambito reggimentale. Le compagnie contavano su una forza di 135 uomini compresi tre ufficiali, per un totale di 1646 effettivi in ogni reggimento. Le operazioni di reclutamento andarono tuttavia a rilento, tanto che la forza reale dei reggimenti non superò il battaglione che nel 1815. Sciolto il deposito di Torino ed assegnatone il personale ai reggimenti di Cuneo', Alessandria e la Regina, il 1° dicembre 1814 vennero apportate leggere modifiche all'ordinamento stabilito nell'agosto precedente: le compagnie cacciatori assunsero la denominazione di «compagnie bersaglieri», mentre le altre vennero ordinate nei battaglioni secondo l'anzianità dei loro capitani. Ogni compagnia fu inoltre ordinata su due plotoni di due squadre. Dopo l'annessione al regno del Ducato di Genova fu costituito un nuovo reggimento, denominato di Sarzana ed in seguito di Genova, assegnato alle truppe d'ordinanza in data 1° aprile 1815. Parallelamente alla ricostituzione dei reggimenti permanenti, si andavano ordinando gli antichi reggimenti provinciali, ad iniziare da quelli savoiardi di Moriana, del Genevese e di Chiablese. L'ordinanza del 27 giugno 1814 richiamò in servizio i reggimenti piemontesi di Ivrea, Torino, Nizza2, Mondovì, Asti, Vercelli, Pinerolo, Casale, Susa ed Acqui e la successiva del 15 ottobre quelli di Tortona e Novara, con il medesimo organico già definito per i reggimenti d'ordinanza. Iniziata la campagna del 1815 contro i Francesi, tutti i primi battaglioni dei reggimenti d'ordinanza e provinciali, destinati ad entrare in guerra, furono portati a 750 effettivi; i secondi battaglioni rimasero invece di guarnigione in Piemonte. Il 7 settembre del 1815 i tre reggimenti provinciali savoiardi vennero sciolti ed incorporati nel reggimento di Savoia il quale, conservando la denominazione di reggimento, inquadrò così due battaglioni in tempo di pace, mobilitabili a quattro in caso di guerra. Con quest'ultimo ordinamento il Corpo assumeva la nuova denominazione di brigata. Al nuovo ordinamento venne quindi data forma estensiva sciogliendo i reggimenti provinciali ed incorporandoli in quelli di ordinanza, articolati ora in uno Stato Maggiore e due battaglioni, ognuno con una compagnia di Granatieri e sei di Fucilieri. Queste ultime in particolare, vennero raggruppate, nell'ambito di ciascun battaglìone, in tre divisioni di due compagnie, con l'assegnazione di quelle di numero pari al secondo e di quelle dispari al primo. Erano contemporaneamente soppresse le compagnie di Bersaglieri destinate ai corpi dei Cacciatori. Le compagnie avevano un'entità di 108 uomini, compresi i tre ufficiali, il battaglione di 789 ed il reggimento di 1578. Nell'ipotesi di guerra la forza complessiva della brigata assommava a 4566 unità. Nel dettaglio la brigata comprendeva: stato maggiore reggimentale:
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Nuova denominazione assuma dal reggimento della Marina. reggimento cli Cuneo.
2 Nuova denominazione assuma dal
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I O battaglione:
2 ° battaglione:
1 a compagnia di Granatieri 1a divisione: 1a e 3 a compagnia di Fucilieri; 2 a divisione: 5 a e 7 a compagnia di Fucilieri; 3a divisione: 9a e 11 a compagnia di Fucilieri; 2 a compagnia di Granatieri 1 a divisione: 2a e 4a compagnia di Fucilieri; 2 a divisione: 6a e 8 a compagnia di Fucilieri; 3a divisione: 10a e 12a compagnia di Fucilieri.
Stato Maggiore: 1 colonnello, 1 tenente colonnello, 2 maggiori, 1 capitano aiutante maggiore in prima, 1 tenente o sottotenente aiutante maggiore in seconda, 1 quartiermastro, 1 quartiermastro in seconda, 1 cappellano, 1 chirurgo maggiore, 1 chirurgo in seconda, 2 furieri maggiori, 2 caporal maggiori, 1 capo sarto, 1 capo calzolaio, 2 armaioli, 1 caporale falegname, 6 falegnami, 1 prevosto, 2 arcieri, 1 tamburino maggiore, 1 caporale tamburino, 12 musicanti bandisti . Ciascuna delle compagnie: 1 capitano, 1 tenente, 1 sottotenente, 1 alfiere3, 1 furiere, 5 sergenti, 10 caporali, 1 corno da caccia4, 2 tamburini, 1 piffero5 , 1 vivandiere, 1 infermiere detto «fratern, 82 comuni. I reggimenti provinciali erano stati ripartiti in quelli d'ordinanza seguendo il criterio della provincia di reclutamento, come si evince dalla tabella: CORPI 1) "OfWl i'\AN7.A
SAVOIA MONFERRATO PIEMONTE SALUZZC AOSTA CUNEO LA REGINA ALESSANDRIA GENOVA
REGGIME:\'TI PROVINCIALI l i'\ ESSI INCORPORATI
GENEVESE. MORIANA E CHIABLESE NOVARA ED IL I' BATTAGLIONE 01 CASALE TORINO ED IL 2° BATTAGLIONE DI SUSA PINEROLO ED JL 1° BATTAGLIONE DI SUSA IVREA ED IL 1° BATTAGLIONE DI VERCELLI NIZZA ED IL 2° BATTAGLIONE DI MONDOVÌ ASTI ED IL I' BAH AGL!ONE DI MONDOVÌ ACQUI ED IL 2° BATTAGLIONE DI CASALE TORTONA
Le compagnie Granatieri dei reggimenti provinciali di Casale, Mondovì, Vercelli e Susa e la seconda compagnia della stessa specialità degli altri furono, invece, incorporate nel reggimento Guardie perdendo così ]a loro qualifica. Il fatto causò notevole malcontento ed al Re questo apparve come espressione di attaccamento al dovere e di spirito di corpo, tanto che il 18 gennaio 1816 egli stabilì che il reggimento delle Guardie assumesse la nuova denominazione di «Granatieri Guardie» e fosse composto da dodici compagnie Granatieri e da due compagnie di Scelti. Altro importante provvedimento ordinativo fu quello sancito dal Regio Viglietto del 9 ottobre 1819, che incrementò la forza del personale in servizio permanente nelle brigate6, prevedendo - invece di quattro - sei contingenti provinciali, forti ognuno di 600 effettivi, ufficiali compresi (500 nei Granatieri Guardie) e portando così la forza di ogni Corpo a 1315 unità in tempo di pace ed a 43 15 in tempo di guerra. 6", 7", e sa compagnia. I a, 2a , s•, 9", e 10" compagnia. s la 2a ed 11" Fucilieri non li aveva, la I• Granatieri aveva tre tamburi e due pifferi , la 2" Granatieri aveva due tam buri e tre pifferi. 3 solo alla 5a,
4 solo alla
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la denominazione di «brigata» sostituì nell'uso corrente quella di «reggimento», anche in tempo di pace.
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II solo corpo leggero esistente nell'esercito fin dal 1814 era il battaglione dei Cacciatori di Savoia, erede dell'antico corpo Cacciatori Esteri ed Italiani costituito nel 1804 durante l'esilio sardo della Reggenza. Il 19 gennaio del 1814 fu creata a Parma una nuova unità leggera formata da emiliani, tedeschi e lombardi, molti dei quali provenivano dal servizio italico; giunta in Piemonte il 1° maggio, essa assunse la denominazione di Battaglione Cacciatori Piemontesi, divenendo poco dopo reggimento con il nome di Reggimento Cacciatori Italiani. Nel luglio dello stesso anno anche un intero battaglione del 31 ° reggimento leggero francese, interamente composto da sudditi piemontesi riaffluiti nel regno, fu accettato in servizio il 12 con il nome di battaglione Cacciatori Piemontesi, mutato in quello di Cacciatori di Nizza il 30 novembre 1815. Con un'altra aliquota di sudditi provenienti dal servizio francese fu poi costituito un ulteriore reggimento di Cacciatori: la Legione Reale Piemontese, radunata a Cuneo il 24 settembre 1814. Ad Alessandria intanto, due mesi più tardi, il marchese Cesare Cuttica di Cassine venne a sua volta autorizzato a formare, con elementi anch'essi provenienti dal servizio italico, un altro battaglione: i Cacciatori di Nizza. Riuniti finalmente tutti i corpi leggeri, in data 1° dicembre 1815 ne venne codificata l'organizzazione interna: i reggimenti Cacciatori si ordinarono in uno Stato Maggiore e due battaglioni, analoghi ai corrispondenti della fanteria di linea, con le sole sostituzioni dei nomi di Granatieri e di Fucilieri con quelli di «Carabinieri» e di «Cacciatori». I battaglioni ebbero quindi uno Stato Maggiore, una compagnia di Carabinieri e sei compagnie di Cacciatori; tutte le compagnie disponevano di 105 uomini e tre ufficiali, per complessivi 779 e 1563 rispettivamente nel battaglione e nel reggimento. In guerra ogni compagnia avrebbe dovuto ricevere altre 52 unità. L'antico reggimento di Sardegna, composto esclusivamente di sudditi sardi volontari, non avendo potuto essere incluso nell'ordinamento della fanteria di linea, fu invece assegnato, con Regio Viglietto dell' 11 aprile 1816, alla fanteria leggera, assumendo il nome di Cacciatori Guardie con organico identico a quello degli altri reggimenti della specialità. Nel 1817, l' 8 aprile, era inoltre istituita la Legione Reale Leggera forte di quattro battaglioni, dei quali tre destinati alla repressione del contrabbando sulle frontiere occidentali ed uno per il servizio di truppa leggera propriamente detto alla cui formazione concorsero l'intera Legione Reale Piemontese, che fu pertanto sciolta, ed i secondi battaglioni dei reggimenti cacciatori Italiani e di Nizza. La fanteria leggera, nel suo complesso, risultò così composta dai reggimenti Cacciatori Guardie e Legione Reale Leggera e dai battaglioni di Savoia, Italiani, di Nizza e della Regina. Nella fattispecie, dei due reggimenti: i Cacciatori Guardie erano articolati su di uno stato maggiore e due battaglioni; la Legione Reale Leggera, come abbiamo già detto, inquadrava invece lo stato maggiore e quattro battaglioni. Tutti i battaglioni avevano una compagnia di carabinieri e sei di cacciatori, quest'ultime distribuite nei battaglioni secondo il numero, le dispari al primo e le pari al secondo. L'organico dei vari reparti comprendeva: Lo stato ·maggiore di reggimento: 1 colonnello; 1 tenente colonnello; 2 maggiori; 1 capitano aiutante maggiore in prima; 1 tenente o sottotenente aiutante maggiore in seconda; 1 quartiermastro in seconda; I chirurgo maggiore; un chirurgo in seconda; un cappellano; 2 furieri maggiori; 1 capo sarto; I capo calzolaio; 2 armaioli; 1 caporale falegname; 10 falegnami; 1 prevosto; 2 arcieri; 1 tamburo maggiore; 1 caporale tamburino; 12 bandisti. Lo stato maggiore di battaglione: 1 tenente colonnello; 1 maggiore; 1 tenente o sottotenente aiutante maggiore; 1 quartiermastro; 1 chirurgo maggiore; 1 cappellano; 2 furieri maggiori; 1 capo sarto; 1 capo calzolaio; 1 armaiolo; I caporale falegname; 5 falegnami; 1 prevosto; 1 arciere; 1 tamburo maggiore. 14
Ciascuna delle compagnie: 1 capitano; 1 tenente; 1 sottotenente; 1 furiere; 4 sergenti; 8 caporali; 2 tamburini; 1 piffero7 ; 1 infermiere; 1 vivandiere; 87 comuni . b) La cavalleria. Per la cavalleria il Re, con decreto del 24 maggio 1814, dispose la ricostituzione dei sei antichi reggimenti esistenti prima del 1798: i due di grossa cavalleria Piemonte Reale e Savoia, i due di dragoni di S. M. e della Regina, ed i due di cavalleggeri di S. M. e di Piemonte. L'operazione si rivelò difficoltosa e complessa, soprattutto per la difficoltà di reperimento dei cavalli, tanto che i nuovi corpi risultarono operativi soltanto alla fine del 1815. Ulteriori provvedimenti erano stati emanati nell'agosto, nell'ottobre e nel dicembre 1814. L'ordinamento definitivo fu tuttavia stabilito il 1° gennaio 1815. Ogni reggimento inquadrò uno stato maggiore e sei squadroni, raggruppati per due in tre divisioni distinte tra loro con la qualifica dell'ufficiale superiore che ne aveva il comando: la prima divisione (colonnello) comprendeva il primo ed il quarto; la seconda (tenente colonnello) il secondo ed il quinto; la terza infine (maggiore) il terzo ed il sesto. Ciascuno squadrone era a sua volta articolato in due mezzi ranghi, ognuno dei quali contava su due plotoni di due camerate ognuno. L'entità numerica di ogni reparto assommava a 635 uomini e 544 quadrupedi. Nel 1819 il reggimento di Savoia transitò dalla cavalleria pesante alla specialità dei cavalleggeri, a causa sia dei problemi per approvvigionare cavalli di grossa taglia e sia dal costo eccessivo che la cavalleria pesante comportava per l'erario. Il reggimento di cavalleria tipo era ordinato, in particolare, su: - uno stato maggiore comprendente: l colonnello; 1 tenente colonnello; 1 maggiore; 1 capitano ufficiale di massa8 ; 1 capitano aiutante maggiore in prima; 1 tenente o sottotenente aiutante maggiore in seconda; 1 tenente ufficiale pagatore8 ; 1 quartiermastro8 ; 1 cappellano8 ; I chirurgo maggiore8 ; 1 furiere maggiore; 1 sergente; 1 trombettiere maggiore; 1 caporale maggiore; 1 veterinario; 1 capo sarto8 ; 1 capo calzolaio8 ; 1 morsaio8 ; 1 arciere'; - sei squadroni, ciascuno dei quali includeva: 1 capitano; 1 tenente; 1 sottotenente; 1 sottotenente sovranumerario; 1 cornetta; 1 capo scudiere9 ; 1 furiere; 1 scudiere 10 ; 2 sergenti; 1 sotto scudiere 11; 1 caporale furiere; 8 caporali; 2 vice caporali; 2 trombettieri; 8 appuntati; 1 vivandiere; 1 sellaio; 1 maniscalco; 71 comuni. e) L'artiglieria. Istituita su ordine del Re una commissione di ufficiali, incaricati dello studio di ricostituzione dell'arma di artiglieria - considerata dal sovrano come la più importante dell'esercito - questa presentò nell'agosto 1814 un progetto di organizzazione che dopo alcune modifiche e migliorie venne approvato il 1° ottobre.L'arma risultò composta da quattro organismi distinti: il Corpo Reale d'Artiglieria, con il suo stato maggiore e due battaglioni - ciascuno con sei compagnie cannonieri ripartite con lo stesso criterio già in vigore per le compagnie fucilieri dei reggimenti di fanteria - oltre a due compagnie di specialisti, Maestranza al primo battaglione e Minatori al secondo; il Corpo Reale d' Artiglieria Provinciale forte di 600 uomini destinati a completare il primo in caso di necessità; il Corpo Reale d'Artiglieria in Sardegna formato da uno stato maggiore e da tre compa-
7 Le compagnie carabinieri avevano 2 tamburini e 2 pifferi; la I", 2•, 9a e 12' cacciatori avevano ognuna I corno da caccia e 2 tamburini. s Personale smontato. 9 Presente soltanto al 1° squadrone. 10 Presente soltanto al 4° squadrone. 11 Presente soltanto negli altri quattro squadroni (2° , 3° , 5° , 6°).
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gnie; il Corpo Reale d'Artiglieria Volante composto dallo stato maggiore e da quattro compagnie. Questo ordinamento durò esattamente una settimana ... .infatti il 7 gennaio vi era aggiunta l'Artiglieria Sedentaria che comprese i comandi fissi delle piazze, il personale amministrativo degli opifici e gli invalidi del corpo, mentre l'artiglieria d'ordinanza conservò organi di comando ben separati tra di loro: il Governo Generale, che comprendeva il gran mastro, il colonnello comandante del reggimento ed il direttore del personale; lo stato maggiore del reggimento ed infine lo stato maggiore incaricato delle direzioni, del materiale e delle scuole d'artiglieria. Il Regio Viglietto del 1° aprile 1816 estese l'ordinamento adottato per la fanteria di linea anche all'artiglieria, che dal giugno di quell'anno fu composta dall'artiglieria sedentaria e da quella attiva: la prima comprendente il personale addetto alle direzioni, piazze e stabilimenti, oltre agli invalidi; la seconda suddivisa in Corpo reale d'Artiglieria in terraferma e Corpo reale in Sardegna. Il primo di essi era costituito dal reggimento d'artiglieria: stato maggiore, due battaglioni e due compagnie specialisti come in precedenza, oltre ad una nuova compagnia di pontonieri fuori quadro. Il secondo a sua volta composto da un battaglione su stato maggiore e quattro compagnie cannonieri. La forza del reggimento in tempo di pace constava di 2089 uomini, ai quali si aggiungevano i 390 del battaglione in Sardegna; in guerra il reparto raddoppiava l'organico assumendo la denominazione di brigata (4797 uomini). Negli anni successivi, il farraginoso funzionamento di questa complessa struttura e soprattutto il fatto che essa dovesse permanentemente tenere distaccate sei delle proprie compagnie, impose una ristrutturazione. II Corpo venne quindi diviso, il 27 settembre 1820, in due settori - il Personale ed il Materiale - mentre alla brigata fu aggiunto un terzo battaglione, composto di quattro·compagnie leggere; inoltre le tre compagnie specialisti divennero indipendenti dai battaglioni e, con l'artiglieria di Sardegna unita agli invalidi e a nuove reclute, venne creato il battaglione di presidio, forte di otto compagnie, delle quali due distaccate nell;isola. La prima compagnia del treno addetto al trasporto del materiale d'artiglieria fu organizzata il 1° aprile 1815, con forza di 88 uomini e 167 cavalli; nel maggio ne vennero istituite altre tre di identica forza. In occasione delle operazioni di quell'anno si aggiunsero due ulteriori compagnie per un totale di sei, da raggrupparsi in un battaglione per il servizio delle sei compagnie d'artiglieria destinate alle operazioni belliche di campagna. Terminata la guerra le due nuove compagnie si sciolsero e se ne formò una di riserva per le quattro rimaste. L'entità del battaglione del treno assommava così a 184 uomini e 264 cavalli; il suo compito consisteva nel provvedere al trasporto di quattro compagnie d'artiglieria con i relativi cassoni ed carri da munizione. Organicamente esso fece parte integrante della brigata d'artiglieria, anche se sottoposto a comando separato. Nel 1817 il battaglione venne soppresso per ragioni finanziarie, riducendosi ad una sola compagnia di 46 uomini, alla quale se ne aggiunse una seconda due anni più tardi. Le due compagnie, forti ciascuna di 48 uomini e 70 cavalli, vennero reincorporate nell'artiglieria con provvedimento del 27 settembre 1820. L'ordinamento particolareggiato del Corpo reale d'Artiglieria comprendeva: 1) lo stato maggiore del corpo, suddiviso in «Governo e Materiale» e «Direzioni ed incombenze>> così ripartiti: - Governo e Materiale: 1 tenente colonnello direttore delle scuole teoriche; 2 capitani maestri nelle stesse; 1 aiutante maggiore delle stesse; 1 furiere delle stesse; 1 maggiore direttore del laboratorio metallurgico; 2 caporali minatori addetti allo stesso; 1 maggiore incaricato delle ispezioni; 1 maggiore ispettore delle regie sale e manifatture d'armi; 2 sergenti della maestranza addetti alla tinivella; 1 sergente addetto alla scuola di scrittura; 1 furiere addetto al lavoro dei picchetti; 2 furieri capo artificieri fissi; 16
Direzioni ed Incombenze: 1 direttore del laboratorio artificeri;l direttore della regia fonderia; 1 ispettore della regia polveriera; 1 maestro del regie scuole; 1 ispettore dei convogli; 1 applicato alla regia polveriera; 1 applicato al laboratorio degli artificieri; 1 tenente o sottotenente capo delle officine e della meccanica; 1 sottotenente capo delle officine per i lavori in legno; 1 furiere mastro tinivellatore; 1 furiere addetto al regio arsenale. Era poi incluso in questo organismo tutto il personale addetto al governo delle piazze di Torino (Cittadella), di Alessandria (Cittadella), di Genova e relativi forti e litorale e dei forti di Fenestrelle, di Savona, di S. Remo, di S. Maria, di Finale, di Sarzanella, di Gavi, di Casale e di Novara. 2) La brigata d'artiglieria, composta dallo stato maggiore e da due battaglioni, così organizzati: - 1° battaglione:
Compagnia maestranza; 1 a divisione (1 a e 3 a compagnia cannonieri); 2a divisione (Sa e 7a compagnia cannonieri); 3a divisione (9a e 11 a compagnia cannonieri);
- 2° battaglione:
Compagnia artificieri; 1a di visione (2 a e 4 a compagnia cannonieri); 2a divisione (6a ed 3a compagnia cannonieri); 3a divisione (10a e 12a compagnia cannonieri);
e con gli organici seguenti: - stato maggiore: 1 colonnello; I colonnello in seconda; 1 tenente colonnello; 4 maggiori; 1 capitano aiutante maggiore in prima; 1 tenente o sottotenente aiutante maggiore in seconda; 6 alfieri; 1 quartiermastro; I quartiermastro in seconda; I cappellano; 1 chirurgo maggiore; 2 caporali maggiori; I chirurgo in seconda; 2 furieri maggiori; 1 tamburo maggiore; 1 caporale tamburino; 1 capo sarto; 1 capo calzolaio; 1 prevosto; 1 arciere; ciascuna delle compagnie: 1 capitano in prima; 1 capitano o tenente in seconda; 1 tenente in prima; 2 sottotenenti in prima; 1 sottotenente in seconda; 1 furiere; 8 sergenti; 11 caporali; 2 tamburini: 1 infermiere; I vivandiere; 30 cannonieri in prima; 90 cannonieri in seconda; compagnia maestranza: 1 capitano in prima; 1 capitano in seconda; 1 tenente in prima; 1 tenente in seconda; 2 sottotenenti in seconda; 1 furiere; 5 sergenti; 8 caporali; 2 tamburini; 1 infermiere; 1 vivandiere; 12 artisti di prima; 20 artisti di seconda; 44 artisti di terza; compagnia artificieri: come la compagnia maestranza ma con 12 artificieri di prima e 64 di seconda al posto degli artisti. 3) La compagnia pontonieri, così composta: 1 capitano in prima; 1 tenente in prima; 1 sottotente in prima; 1 furiere; 3 sergenti; 4 caporali; 1 tamburino; 1 infermiere; 1 vivandiere; 6 pontonieri di prima; 10 pontonieri di seconda; 16 pontonieri di terza; 1 calafataio; 1 lanaio; 2 barcaioli; 4) il battaglione d'artiglieria in Sardegna, costituito da: - stato maggiore: 1 tenente colonnello o maggiore; 1 capitano o tenente in seconda aiutante maggiore; 1 quartiermastro; 1 cappellano; 1 chirurgo maggiore; 1 furiere mag17
giore; 1 tamburo maggiore; 1 caporale maggiore; l armaiolo; l arciere; 1 maggiore ispettore dei lavori; l sotto ispettore; 1 tenente o sottotenente aggiunto; l sergente minatore; 1 sergente artificiere; 1 caporale artificiere; 1 sergente di maestranza; 1 caporale di maestranza; 20 mastri operai; - 4 compagnie, ciascuna di: l capitano in prima; 1 tenente in prima; 1 sottotenente; 1 furiere; 4 sergenti; 8 caporali; 2 tamburini; 1 vivandiere; 6 artificieri; 62 cannonieri; 5) 1 battaglione del treno: - stato maggiore: 1 maggiore; 1 tenente aiutante maggiore; 1 furiere maggiore; 1 caporale maggiore; - ciascuna delle due compagnie: 1 tenente; 1 sottotenente; 1 furiere; 2 sergenti sovranumerari; 6 caporali; 1 trombettiere; 1 sellaio borrigliere; 1 maniscalco; 85 comuni. Il genio.
L'esigenza di avere nell'esercito un corpo di truppa capace dei lavori necessari in guerra ed un nucleo di ufficiali addetti alla progettazione ed alla manutenzione degli edifici militari, portò il 1° giugno 1815 alla costituzione del Corpo reale del Genio, inizialmente formato da 25 ufficiali e da una compagnia di zappatori. Un anno dopo vi si aggiunsero una compagnia di minatori già appartenente all'artiglieria ed altre quattro compagnie zappatori formando così il battaglione zappatori del genio. Questo reparto aveva vita breve. Per ristrettezze di bilancio, infatti, già nel 1816 era sciolto ad eccezione soltanto della compagnia minatori e di una delle compagnie zappatori, con una forza complessiva di 168 uomini in tempo di pace e 240 in tempo di guerra. L'organico del corpo nel 1817 comprendeva quindi: - uno stato maggiore attivo: 1 colonnello comandante; 1 tenente colonnello; 1 maggiore; 7 capitani; 7 tenenti; 7 sottotenenti; - uno stato maggiore sedentario: 1 direttore degli archivi; 1 direttore militare sotto archivista; 1 disegnatore civile; - la compagnia minatori: 1 capitano; 1 tenente; 1 sottotenente; 1 furiere; 3 sergenti; 6 caporali; 1 tamburino; 1 vivandiere; 15 minatori di prima; 30 minatori di seconda; - la compagnia zappatori: 1 capitano; 1 tenente; 1 sottotenente; 1 furiere; 4 sergenti; 8 caporali; 2 tamburini; 1 infermiere; 1 vivandiere; 20 muratori; 8 falegnami; 4 fabbri ferrai; 2 carradori; 2 canestrai; 2 barcaioli nuotatori; 1 lattaio; 49 zappatori. d)
2. I moti del 1821 e le riforme di Carlo Felice
Gli avvenimenti politici e militari del marzo 1821 causarono profondi mutamenti nella struttura delle forze armate. Le quattro brigate di fanteria compromesse con i liberali ( Alessandria, Monferrato, Saluzzo e Genova), già sbandate dopo i fatti di Novara 12 , furono definiti_vamente cancellate dai quadri dell'esercito, quantunque l'ordine relativo non venisse ufficializzato che il 2 febbraio 1822, allorchè si precisò che esse dovevano ritenersi soppresse a partire dal 31 maggio 1821, data di costituzione dei quattro battaglioni provvisori di fanteria - denominati «Battaglioni di linea» - nei quali si riunirono tutti gli effettivi di ordinanza dei corpi sciolti. In particolare alla formazione del 1° concorsero gli uomini della Monferrato, del 2° quelli della Saluzzo, del 3° quelli dell'Alessandria mentre quelli deJla Genova formarono il 4° battaglione. Ognuno di questi reparti ebbe lo stato maggio-
12 Lo scontro tra i liberali e le truppe fedeli si svolse a
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Novara 1'8 di aprile 1821.
re, una compagnia granatieri e sei di fucilieri con forza totale di 618 uomini in seguito ridotti a 520. Il 13 novembre 1821 vennero approvate le modifiche proposte dal congresso sul riordinamento dell'Armata, si mantennero in vita le brigate Granatieri Guardie, Savoia, Piemonte, Aosta, Cuneo e La Regina e si decise la formazione di quattro nuove brigate, da costituire con gli effettivi dei battaglioni di linea prima citati e con quelli di quattro battaglioni cacciatori. Il 19 dicembre nacquero quindi le nuove unità che incorporarono rispettivamente: -
brigata di Casale: 1° battaglione di linea e battaglione cacciatori Italiani; brigata di Pinerolo: 2° battaglione di linea e 2° battaglione della Legione Reale Leggera; brigata di Savona: 4° battaglione di linea completato con nuove leve; brigata di Acqui: 3° battaglione di linea e 3° battaglione della Legione Reale e Leggera;
L'ordine di precedenza dei battaglioni per ogni brigata venne estratto a sorte così come a sorte fu determinata l'anzianità e la precedenza delle nuove brigate. Contemporaneamente a queste operazioni, si riordinò tutta la fanteria di linea: ogni brigata mantenne le vecchie divisioni interne, ma il suo organico fu ridotto a 1080 effettivi (1094 per i Granatieri Guardie). Nel marzo del 1821 il reggente Carlo Alberto approvò inoltre la costituzione di sei battaglioni cacciatori, poco dopo portati a sette, forti ciascuno di 800 effettivi: i battaglioni cacciatori di Vercelli, di Asti, di Ivrea, Volontari della Cittadella di Torino, Volontari di Alessandria, Veliti Italiani e Volontari di Genova. Tutti questi corpi però si sbandarono dopo lo scontro di Novara. Compromessi alcuni battaglioni cacciatori nei moti, fu deciso di riordinare l'interafanteria leggera. Con decreto del 4 maggio si formò l' 11 ° battaglione cacciatori , destinato ad accogliere gli elementi disciplinarmente più pericolosi e quelli maggiormente compromessi con la ribellione. L'unità in pratica divenne un vero e proprio corpo disciplinare, con organico di 662 uomini, ordinati in stato maggiore e sei compagnie, ognuna di 108 uomini; tra queste non vi erano compagnie scelte di carabinieri. Un mese dopo si soppressero nella Legione Reale Leggera le compagnie carabinieri: la 3 a, 4 a e 5 a cacciatori del 1° battaglione, la 2 a del 3 ° battaglione ed infine la 3 a e la 4 a del 4 ° battaglione destinando i migliori elementi all' 11 ° cacciatori ed al battaglione cacciatori franchi. Il congresso sul riordinamento dell'Armata, peraltro, il 13 novembre 1821 propose la soppressione dell' 11 ° cacciatori, dei cacciatori Italiani e di due battaglioni della Legione Leggera sui tre rimasti attivi, riducendo contemporaneamente la forza dei restanti battaglioni a 600 uomini, provvedimento che entrò in vigore con il Regio Viglietto del 19 novembre. Rimasero quindi attivi i Cacciatori Guardie, il 1° battaglione della Legione, che prese il nome di «battaglione cacciatori Reali Piemontèsi», ed i battaglioni di Savoia, di Nizza e della Regina, tutti con organico interno invariato, ma con compagnie ridotte a soli 83 uomini ciascuna, per un totale, appunto, di 600 effettivi. 1 Cacciatori Guardie ebbero invece una forza totale di 1550 uomini. Il 5 novembre 1822 fu elevata a 700 uomini la forza dei battaglioni di Nizza e della Regina stanziati in Sardegna, provvedimento poi esteso l'anno dopo anche agli altri battaglioni. Gli ultimi provvedimenti ordinativi di questo periodo concernenti i Corpi leggeri furono la creazione, iniziata il 1 ° gennaio 1826, di un nuovo battaglione cacciatori, che prese il nome di 1<Aosta», ordinato come gli altri, e la riduzione a 1200 effettivi del reggimento Cacciatori Guardie, con 82 uomini per ogni compagnia contro i 107 inquadrati in precedenza. Anche la cavalleria subì le conseguenze della ribellione. Il primo agosto 1821 vennero infatti soppressi i reggimenti dragoni di S. M. e della Regina ed il reggimento cavalleggeri 19
di S. M. cui seguì, senza soluzione di continuità, la costituzione, con gli elementi rimasti fedeli, di un reggimento nuovo: i dragoni del Genevese. La cavalleria risultò così ordinata sul reggimento pesante di Piemonte Reale, sul reggimento dragoni del Genevese e sui due reggimenti cavalleggeri di Savoia e di Piemonte. Il Regio Viglietto del 22 gennaio 1823 prescrisse, inoltre, l'articolazione dei due reggimenti leggeri in quattro anzichè tre divisioni, senza però che ne fosse aumentata la forza: gli otto squadroni vennero quindi raggruppati: il 1° e il 5° nella prima divisione (colonnello); il 2° e il 6° nella seconda (tenente colonnello); il 3° e 7° nella terza (1 ° maggiore); il 4° e 1'8° infine nella quarta (2° maggiore), con forza totale di 839 uomini e 556 cavalli. Questo provvedimento venne poi esteso, il 15 dicembre 1824, ai dragoni e, il 31 luglio 1827, al reggimento Piemonte Reale. Il 23 dicembre 1828 fu costituito un nuovo reggimento, i dragoni di Piemonte. Nel contempo, l'organico dei cavalli in tutti i corpi fu aumentato a 744. II corpo reale d'artiglieria, rimasto fedele al governo durante i moti, subì comunque una ristrutturazione nel gennaio 1823, dettata esclusivamente da motivi tecnici. In quella data il corpo fu suddiviso in artiglieria attiva, artiglieria per le incombenze ed artiglieria sedentaria Quella attiva comprese la brigata reale, che mantenne lo stesso ordinamento del 1820 ad eccezione: delle compagnie maestranza ed artificeri, nuovamente incorporate nel 1° e 2° battaglione rispettivamente; dell'artiglieria leggera, destinata ad operare indipendentemente e non più quale terzo battaglione della brigata; infine dell'artiglieria di presidio, ridotta a sole quattro compagnie, tre delle quali stanziate in Sardegna. La compagnia pontonieri venne inoltre soppressa ed incorporata in quella della maestranza. L'artiglieria delle incombenze incluse invece il personale addetto agli stabilimenti ed agli opifici militari che già faceva parte della direzione del materiale. L'artiglieria seùenlaria continuò invece a occuparsi delle piazze e dei forti del regno. L'esigenza di avere in Sardegna un corpo d'artiglieria perfettamente indipendente ed autosufficiente, portò nel 1827 alla creazione del «Battaglione Reale d'Artiglieria per la Sardegna», organizzato con le tre compagnie presidiarie stanziate nell'isola, alle quali si aggiunsero uno stato maggiore ed una compagnia di operai. Ogni compagnia inquadrava 59 uomini. Gli organici del battaglione leggero e di quello per la Sardegna: - battaglione d'artiglieria leggera: costituito da quattro batterie, contava per ciascuna di esse: 1 capitano; 2 tenenti; 1 sottotenente; 1 furiere; 6 sergenti; 1 caporale furiere; 10 caporali; 2 trombettieri; 1 infermiere; 1 sellaio; 2 maniscalchi; 4 artisti; 4 artificieri; 110 cannonieri serventi; 54 cannonieri conducenti; battaglione reale d'artiglieria per la Sardegna: • stato maggiore: 1 ispettore del materiale; 1 ufficiale applicato al materiale; 1 direttore della regia fabbrica di polvere; 1 maggiore comandante il battaglione; 1 cappellano; l chirurgo maggiore; 1 caporale maggiore; l vivandiere; 1 arciere; • compagnia operai: 1 capitano; l tenente; I sottotenente; 1 furiere; 2 sergenti di maestranza; 1 sergente artificiere; 4 caporali di maestranza; 2 caporali artificieri; 1 tamburino; 1 infermiere; 4 artisti di prima; 5 di seconda; 24 di terza; 4 artificieri di prima; 8 di seconda; • ciascuna delle compagnie cannonieri: 1 capitano; 1 tenente; 1 sottotenente; 1 furiere; 3 sergenti; 6 caporali; 1 tamburino; 1 vivandiere; 7 cannonieri di prima; 3? di seconda. Il corpo reale del genio subì il 16 giugno 1821 l'ennesima riduzione di forza con la soppressione della compagnia zappatori. Il Corpo rimase quindi composto da soli 43 ufficiali (ai comandi, direzioni, ecc.) e dalla compagnia minatori, con tre ufficiali e 60 comuni. 20
QUADRO DELL' ANZlANIT À DI TUTTI I CORPI COMPONENTI L'ARMATA SARDA. (Tratto dal «Regolamento pel servizio militare nelle divisioni e nelle piazze» del 21 gmgno 1823). CORPI A PIJ::1)1
BRIGATA GRANATIERI GUARDIE BRJGATA DI SAVOIA BRIGATA DI PIEMONTE BRIGATA DI AOSTA CORPO REALE D'ARTIGLIERIA BRIGATA DI CUNEO REGGIMENTO EQUIPAGGI DELLE REGIE NAVI BRIGATA DELLA REGINA REGGIME'lTO CACCIATORI GUARDIE CORPO REALE DEL GEl\10 BATTAGLIONE CACCIATORI REALI PIEMOI\TESI CORPO DELLO STATO \·IAGGIORE GENERALE BATTAGLIONE CACCIATORI DI SAVOIA BATTAGLIONE CACCIATORI DI NIZZA BATTAGLIONE CACCIATORI DELLA REGINA l' BATTAGLIONE DI GUARNIGIONE CO RPO DEI CACCIATORI FRANCHI (0 ) 2' 8Afr.AGLIONE DI CìUARNIGIONE BRIGATA DI CASALE BRIGATA DI PINEROLO BRIGATA DI SAVOI\A BRIGATA DI ACQUI BATTAGLIONE REAL NAVI
DATE DI COSTITUZIONE
18 APRILE 1659 18 APRILE 1660 22 GIUGNO 1664 20 FEBBRAIO 1690 26 OTTOBRE 1696 16 APRILE 1701 6 APRILE 1713 8 APRILE 1734 IO LUGLIO 1744 IO LUGLIO 1752 17 LUGLIO 1781 19 NOVEMBRE 1796 9 MAGGIO 1799 22 AGOSTO 1814 I NOVEMBRE 1814 4 APRILE 1816 24 SETfE\-!BRE 181 6 4 SETfEMllRE 1817 19 DICEMBRE 1821 19 DICEMBRE 1821 19 DICEMBRE 1821 19 DICEMBRE 1821 22 DICEMBRE 1821
CORPI ~fONTATI
GUARDIE DEL CORPO DI S M. CORPO DEI CARABINIERI REALI (" ) CAVALLEGGERI DI PIE\WNTE CAVALLERIA PIE\IONTE REALE CAVALLEGGERI DI SAVOIA DRAGONI DEL GENEVESE
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PRIMA DELL'ANNO 1580 9 AGOSTO 1814 4 LUGLIO 1690 23 LUGLIO 1692 7 MAGGIO 1701 I AGOSTO 1821
Come corpo punitivo era comunque l'ultimo dell'Armata. Era il primo corpo dell'Armata (Regie Patenti 13 luglio 1814).
3. Le riforme Paolucci del 1830-31
Il movimento liberale che portò alla caduta dei Borboni in Francia nel 1830 preoccupò anche il re di Sardegna, che ordinò una parziale mobilitazione dell'esercito per presidiare i confini. All'atto pratico, tuttavia, l'Armata si rivelò del tutto impreparata all'eventualità di una guerra. Le motivazioni di fondo risalivano in linea generale, al disinteresse sempre dimostrato dal sovrano per le cose militari, ma soprattutto agli scarsi stanziamenti di bilancio attribuiti all'esercito ed alla marina negli anni precedenti. Le conseguenti e pressanti necessità di intervento nel campo delle riforme militari richiamarono in Piemonte il marchese Filippo Paolucci, proveniente dal servizio russo, il quale fu investito del grado di generale e della qualifica di «Ispettore Generale della fanteria e cavalleria», quantunque avesse in realtà i pieni poteri anche sulle altre armi, e incaricato di modificare l'intero ordinamento militare. 21
I primi provvedimenti del Paolucci riguardarono le brigate di fanteria, il cui organico venne variato dal decreto del 26 ottobre 1830, inizialmente limitato alla brigata di Savoia ed esteso il 1° dicembre a tutte le altre. Ciascuna unità fu ordinata in uno stato maggiore e cinque battaglioni: uno di granatieri, formato da quattro compagnie ottenute con lo sdoppiamento delle due esistenti; due di fucilieri, ognuno di sei compagnie, le pari assegnate al 2° e le dispari assegnate al 1°; un battaglione di cacciatori di quattro compagnie costituite con effettivi d'ordinanza e provinciali provenienti da tutti i reparti della brigata; infine un battaglione di deposito di sei compagnie fucilieri, numerate dal 13 al 18, delle quali però esistevano in pace soltanto i quadri destinati ad istruire le reclute affluite al battaglione in caso di mobilitazione. Questo ordinamento era il risultato delle più moderne concezioni militari dell'epoca in quanto assicurava alla brigata una completa autonomia operativa. L'unità poteva infatti disporre: di una massa d'urto, costituita dal grosso delle compagnie fucilieri; di una aliquota di sicurezza, identificata nelle compagnie cacciatori incaricate delle operazioni di chiarificazione e protezione sul fronte e sui fianchi; di una forte riserva di truppe scelte, concentrata nel battaglione granatieri. La brigata Granatieri Guardie ebbe solo quattro battaglioni, due di granatieri, uno di scelti ed uno di deposito. La forza di una brigata fu, in pace, di 105 ufficiali e 2990 sottufficiali e truppa, destinati a raggiungere in guerra i 4069 effettivi. I battaglioni cacciatori non subirono modifiche, ma raggiunsero l'entità di 800 effettivi, inizialmente limitati ai soli tre di stanza in terraferma. Anche i reggimenti di cavalleria, sia pure invariati negli organici interni, furono portati a 900 uomini e 784 cavalli ognuno. Rivoluzionato fu invece l'ordinamento delle cosiddette «Armi Dotte». L'artiglieria vide soppresse le compagnie del treno, mentre la compagnia cannonieri di presidio fisso a Genova, una delle compagnie di stanza in Sardegna e la 3 a batteria leggera entrarono a far parte della cosidetta «artiglieria da piazza». La 4 a batteria leggera assunse infine la denominazione di «batteria da battaglia». Il corpo reale risultò quindi composto: - stato maggiore; - due batterie leggere (1 a e 2 a); - quattro batterie da battaglia (la ex 4 a leggera ed altre tre formate con le disciolte compagnie del treno); - una batteria da posizione (formata anch'essa con le disciolte compagnie del treno); - dodici compagnie da piazza (formate con le vecchie compagnie cannonieri, con quella di presidio ed una delle compagnie di Sardegna); - le compagnie maestranza ed artificeri; - una compagnia pontonieri incaricata anche del servizio dei razzi; - il battaglione di Sardegna, composto di stato maggiore, due compagnie cannonieri ed una di operai. Le due compagnie del treno, divenute quattro in seguito al Regio Viglietto del 24 dicembre 1828, formarono un battaglione composto da 382 uomini e 444 cavalli; il battaglione venne sciolto nel 1830 e le compagnie incorporate nella brigata d'artiglieria. Rimasto invariato l'organico degli ufficiali del corpo reale del genio, il 19 ottobre del 1830 fu ricostituito il battaglione zappatori su di uno stato maggiore, una compagnia minatori e sei compagnie zappatori, la prima di 85 uomini e le altre di 120, per un totale di battaglione pari a 818 effettivi. 22
Capitolo II
La ristrutturazione dei reparti e dei corpi speciali
1. Regia segreteria di guerra e marina
Il ministero della guerra, detto «Regia segreteria di guerra e marina», era stato anch'esso inizialmente strutturato secondo il vecchio ordinamento in vigore nel 1796, con articolazione in cinque uffici principali. Le necessità del nuovo esercito costrinsero tuttavia il sovrano a rivederne i progetti relativi; la Segreteria fu quindi ulteriormente riordinata dal Regio Viglietto del 17 agosto 1815, secondo il quale essa si ripartì in «divisioni», assumendo la seguente fisionomia organica; - Gabinetto; - 1 a divisione: fanteria; - 2 a di visione: artiglieria; - 3a divisione: leve; - 4 a divisione: cavalleria; - 5 a divisione: personale; - Ufficio particolare - matricola. In particolare, la sua struttura dettagliata comprendeva: DIVISI0.'11 ED UFFICI PERSONALE
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A capo della Segreteria era il primo segretario di guerra e marina, tratto dagli ufficiali generali in servizio attivo, il quale dirigeva l'intero istituto dell'Armata, rispondendone solamente al sovrano dal quale riceveva direttamente le istruzioni in materia. Nel 1822 la composizione della Segreteria venne ancora modificata con la soppressione di due divisioni che divennero semplici sezioni incorporate nella 1a divisione; ne risultò la struttura definitiva, così ordinata; - Gabinetto; - 1a divisione, su tre sezioni: leve, fanteria ed artiglieria; 23
- 2 a divisione: cavalleria; - 3 a divisione: personale; - Ufficio particolare - matricola. 2. Stato maggiore delle piazze
Il servizio di piazza fu ripristinato nel 1815 con regolamento del 15 dicembre, in base al quale il territorio del Piemonte e della Liguria venne ripartito in sette di visioni, dette anche «governi militari», ed una provincia; a sua volta la Sardegna fu suddivisa in due sole divisioni. Ognuna di queste era poi articolata in provincie, le provincie in mandamenti giudiziari e questi ultimi in comuni, secondo lo schema che si riporta; - divisione di Torino: provincie di Ivrea, di Pinerolo, di Susa, di Torino e di Biella; - divisione di Alessandria: provincie di Acqui, di Alessandria, di Asti, di Casale, di Tortona e di Voghera; - divisione di Novara: province di Lomellina, dell'Ossola, di Novara, di Vercelli, della Valsesia e di Pallanza; - divisione di Cuneo: provincie di Alba, di Cuneo, di Mondovì' e di Saluzzo; - divisione di Genova: provincie di Genova, di Albenga, di Bobbio, di Chiavari, di Levante, di Novi e di Savona; - divisione di Nizza: provincie di Nizza, di OnegJia e di S. Remo, principato di Monaco; - divisione di Savoia: provincie di Savoia propria, dell'alta Savoia, di Carouge, di C hiablese, di Faucigny, del Genevese, di Moriana e di Tarantasia; - ducato di Aosta; - divisione di Cagliari: provincie del Capo di Cagliari; - divisione di Sassari: provincie del Capo di Sassari ed isola di Caprera. Il ducato d'Aosta era amministrato direttamente dalla regia Segreteria di guerra. I governatori delle divisioni erano i rappresentanti del re nel territorio di pertinenza ed avevano il comando di tutte le truppe ivi presenti; esercitavano inoltre il controllo e il mantenimento dell'ordine pubblico. Gli ordini giungevano loro dal sovrano tramite la Segreteria di guerra. In Sardegna le funzioni del governatore erano esercitate dal vicerè, dal quale dipendevano i governatori a capo delle due divisioni dell'isola. Quali coadiutori dei governatori vi erano un ufficiale superiore dello staw maggiore di piazza ed un certo numero di altri ufficiali che costituivano lo stato maggiore di divisione. Questo personale apparteneva a due categorie ben distinte tra di loro: - gli ufficialt effettivi agli stati maggiori, generalmente gli aiutanti generali ed i sotto aiutanti, considerati quindi fuori quadro rispetto all'esercito attivo; - gli ufficiali dell'esercito attivo momentaneamente aggregati ad una divisione, detti comunemente « aggiunti». Gli ufficiali addetti allo stato maggiore di piazza, in particolare, venivano tratti da quelli che non erano più idonei al servizio attivo. Il comando della città di Torino ed Alessandria e delle relative cittadelle fu sempre affidato ad ufficiali generali considerati in servizio attivo. A questo punto, appare opportuno uno sguardo dettagliato all'organizzazione territoriale. 24
a. Comandi dislocati in terraferma: Divisione di Alessandria. 1 Governatore; 1 ColonneJlo capo di stato maggiore; 2 Capitani addetti; I Segretario di governo; Alessandria città e provincia: 1 Tenente colonnello; 1 Maggiore; Cittadella: 1 Maggiore generale comandante; 2 Maggiori; Acqui città e provincia: 1 Colonnello; 1 Maggiore; Asti e provincia: 1 Tenente colonnello; I Maggiore; Casale e provincia: I Maggiore generale; 1 Capitano; Castello di Casale: 1 Colonnello; 1 Maggiore; Tortona e provincia: 1 Colonnello; 2 Maggiori; Voghera e provincia: 1 Colonnello; 1 Maggiore.
Divisione di Cuneo.
1 Governatore; 1 Tenente Colonnello capo di stato maggiore; 1 Ca-
pitano; 1 Tenente; 1 Segretario; Cuneo e provincia: 1 Maggior Generale comandante; 1 Capitano; Alba e provincia: 1 Colonnello; 1 Capitano; Mondavi' e provincia: 1 Colonnello: 2 Maggiori; Saluzzo e provincia: 1 Colonnello; 1 Maggiore comandante il Castello; 1 Capitano; Fossano: 1 Colonnello; 1 Capitano; Cherasco: 1 Maggiore; Savigliano: 1 Maggiore.
Divisione di Genova.
1 Governatore; 1 Generale comandante la Divisione; 1 Maggiore Generale capo dello stato maggiore; 1 Tenente Colonnello; 2 Maggiori; 1 Capitano; 1 Tenente; 1 Segretario; Genova e provincia: 1 Maggior Generale comandante; 1 Colonnello comandante il Forte dello Sperone; 1 Tenente Colonnello comandante in 2a del forte suddetto; 2 Maggiori; Albenga e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Capitano; Bobbio e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Capitano; Chiavari e provincia: 1 Colonnello; 1 Maggiore; 1 Capitano; Spezia e provincia di Levante: 1 Tenente Colonnello; 1 Capitano; Novi e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; Savona città e provincia: 1 Colonnello; 2 Maggiori; Forte di Savona: I Maggiore; Porto Venere: 1 Maggiore; Gavi: 1 Tenente Colonnello; Maggiore; Vado: 1 Maggiore; Sarzana: 1 Maggiore; Finale: 1 Maggiore.
Divisione di Nizza.
I Governatore; 1 Tenente Colonnello capo dello stato maggiore; 2
Capitani; Nizza e provincia: 1 Colonnello; 1 maggiore; 2 Capitani; 1 Tenente; 25
Villafranca: 1 Colonnello; 2 Tenenti Colonnelli; Montalbano: 1 Capitano; Oneglia e provincia: 1 Colonnello; 1 Maggiore; S. Remo e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; Ventimiglia: 1 Maggiore; Monaco: 1 Governatore 1; 1 Colonnello; 1 Maggiore.
Divisione di Novara. l Governatore; 1 Colonnello capo dello stato maggiore; 1 Segretario; Novara e provincia: 1 Colonnello; 2 Maggiori;; Mortara e Lomellina: 1 Colonnello; 1 Tenente Colonnello; Domodossola e Val d'Ossola: 1 Colonnello; 1 Maggiore; Pallanza e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; 1 Capitano; Varallo e Valsesia: 1 Tenente Colonnello; 1 Capitano Vercelli e provincia: 1 Maggior Generale; 1 Maggiore; Vigevano: 1 Maggiore; Arona: 1 Tenente Colonnello; 1 Capitano. Divisione di Savoia. l Governatore; 1 Maggior Generale comandante la Divisione; 1 Colonnello capo dello stato maggiore; 2 Capitani applicati; J Tenente Colonnello applicato; l Segretario; Chambery e Savoia propria: 1 Colonnello; 1 Maggiore; Montmeillan: 1 Tenente Colonnello; L'Hòpital ed Alta Savoia: 1 Colonnello; 1 Maggiore; S. Julien e provincia di Carouge: 1 Tenente Colonnello; 1 Capitano; Thonon e provincia del Chiablese: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; Bonneville e provincia di Faucigny: 1 Colonnello; 1 Maggiore; Annecy e provincia del Genevese: 1 Colonnello; 1 Maggiore; S. Jean de Maurienne e provincia di Mariana: 1 Tenente Colonnello; Capitano; Moutiers e provincia di Tarantasia: 1 Tenente Colonnello; I Capitano; Ponte Beauvoisin: 1 Tenente Colonnello: 1 Capitano; Lesseillon: I Maggiore Generale Governatore; 1 Colonnello; l Maggiore; 1 Capitano; Divisione di Torino. 1 Governatore; 1 Comandante la Divisione; 1 Colonnello capo dello stato maggiore; 2 Tenenti Colonnelli; 1 Maggiore e 3 Capitani applicati; 1 Segretario; Torino città e provincia: 1 Maggiore Generale comandante; 1 Colonnello comandante in 2a; 2 Maggiori; Torino Cittadella: 1 Maggiore Generale comandante; 2 Maggiori; Biella e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; Ivrea e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; Pinerolo e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; Susa e provincia: 1 Tenente Colonnello; 1 Maggiore; 1 Capitano;
1
26
Era Governatore della Piazza cli Monaco i.I principe Onorato Grimaldi.
Chieri: 2 Maggiori; Chivasso: 1 Maggiore; Fenestrelle: 1 Tenente Generale Governatore; 1 Colonnello; 2 Maggiori. Exilles: 1 Maggior Generale Governatore; 1 Colonnello; 1 Tenente Colonnello;
Divisione di A osta.
1 Maggiore Generale comandante; 1 Maggiore.
b. Vicereame di Sardegna. 1 Capitano Generale Vice Re e Luogotenente del Regno; 1 Generale Comandante delle Armi, Milizie e Genti di guerra del Regno, Governatore di Cagliari; 1 Maggior Generale; 2 Capitani; 1 Tenente e 2 Sottotenenti applicati; 1 Maggior Generale a disposizione; Cagliari: 1 Governatore; 2 Maggiori; S. Antioco: 1 Maggiore; Iglesias: 1 Capitano; Carlo Forte: 1 Tenente Colonnello; Oristano: 1 Capitano; Tortoli': 1 Maggiore; Capo di Sassari: 1 Maggiore Generale Governatore; 1 Colonnello; 1 Maggiore; Porto Torres: 1 Maggiore; Alghero: 1 Colonnello; 1 Maggiore; 2 Capitani; Bosa: 1 Maggiore; Castel Sardo: 1 Colonnello; 1 Maggiore; Tempio: 1 Maggiore; S. Maddalena: 1 Maggiore. 3. I Carabinieri ed i reparti ausiliari Istituita il 13 luglio 1814 la «Direzione generale di buon governo», incaricata della sicurezza pubblica e privata dello Stato, ad essa si affianco' un nuovo Corpo, i Reali Carabinieri - composto da soldati prelevati dalle altre armi dell'esercito che dessero garanzie di efficienza e moralità superiori - con la clausola aggiuntiva che questo Corpo fosse il primo dell'armata attiva, secondo soltanto alle Guardie del Corpo. Considerato appartenente alla cavalleria, esso era peraltro composto da personale sia a piedi e sia a cavallo, con una forza effettiva di 27 ufficiali e 776 gregari, incaricati di tutte le operazioni di polizia giudiziaria, di sorveglianza dell'ordine pubblico, di polizia militare, oltre che delle mansioni squisitamente operative. Il Regio Viglietto del 9 novembre 1816 ristrutturò completamente il Corpo, ripartendolo su base territoriale in sei divisioni corrispondenti ai governi militari, a loro volta frazionate in un numero variabile di compagnie, luogotenenze e stazioni. La sua forza assommò quindi a 69 ufficiali, 1443 uomini a piedi e 556 a cavallo per un complessivo di 2068 effettivi. L'amministrazione del Corpo fu affidata ad un consiglio con sede in Torino, che vigilava sul servizio e sulle spese con l'incarico aggiuntivo di « fare in ciascheduna provincia la numerazione generale delle comunità, e strade che formano
il Circondario territoriale d'ogni Brigata, eh' esse debbono giornalmente percorrere; ......... »
In Sardegna non erano stanziati Carabinieri e le loro peculiari attribuzioni erano affidate al reggimento cavalleggeri di Sardegna, composto anch'esso di truppa a piedi ed a 27
cavallo, strutturato come i carabinieri. Al fine tuttavia di migliorare il servizio nell'isola fu costituito un nuovo corpo, i Moschettieri di Sardegna, che assorbirono in quella occasione l'antica gendarmeria genovese, ordinato su di uno stato maggiore e tre compagnie, ripartite anch'esse in stazioni, con forza totale di 313 effettivi. L'intensificarsi delle attività banditesche nell'isola e l'aumento dei reati comuni e contro il patrimonio richiese inoltre la formazione del reggimento Cacciatori Reali di Sardegna, alla cui costituzione contribuirono sia i cavalleggeri sia i moschettieri, entrambi definitivamente sciolti il 2 giugno 1819. Il nuovo reggimento si impostò su uno stato maggiore e otto compagnie, quattro a piedi e quattro a cavallo, di entità pari a 683 tra ufficiali e gregari. I Carabinieri ricevettero negli anni successivi continui incrementi di forza, soprattutto di personale montato. Nel 1822 si istituì nel Corpo la categoria degli allievi, mentre l'anno dopo fu decretata la soppressione dei Cacciatori Reali e, con il personale recuperato, vennero create due divisioni di carabinieri anche in Sardegna: la forza del Corpo dei Carabinieri reali raggiunse così l'entità di 3001 effettivi, dei quali 101 ufficiali, 901 uomini a cavallo e 2099 a piedi. Organico dettagliato del Corpo. Divisione di Torino: 3 compagnie a Torino (7 stazioni), Ivrea (10 stazioni) ed Aosta (6 stazioni); 5 luogotenenze a Torino (8 stazioni), Chivasso (6 stazioni), Pinerolo (8 stazioni), Susa (8 stazioni), e Chieri (5 stazioni). Divisione di Savoia: 3 compagnie a Chambery (16 stazioni), Annecy (10 stazioni), Aiguebelle (5 stazioni); 5 luogotenenze a S. Julien (5 stazioni), Thonon (5 stazioni), S. Jean de Maurienne (6 stazioni), Bonneville (5 stazioni) e l'Hòpital (4 stazioni). Divisione di Genova: 4 compagnie a Genova (12 stazioni), Savona (9 stazioni), Bobbio (4 stazioni) e Chiavari (9 stazioni); 6 luogotenenze a Genova (2 stazioni), Novi (8 stazioni), Savona (7 stazioni), Finale (5 stazioni), Chiavari (8 stazioni) e Sarzana (2 stazioni). Divisione di Alessandria: 3 compagnie ad Alessandria (9 stazioni), Voghera (7 stazioni), Asti (9 stazioni); 4 luogotenenze ad Acqui (5 stazioni), Tortona (5 stazioni), Casale (5 stazioni) ed Alessandria (3 stazioni). Divisione di Novara: 3 compagnie a Novara (8 stazioni), Vercelli (10 stazioni), Vigevano (9 stazioni); 4 luogotenenze ad Arona (8 stazioni), Intra (5 stazioni), Biella (5 stazioni) e Domodossola (5 stazioni). Divisione di Cuneo: 3 compagnie a Cuneo (11 stazioni), Nizza (9 stazioni), Mondovì' (12 stazioni); 4 luogotenenze a Saluzzo (8 stazioni), Alba (9 stazioni), Oneglia (4 stazioni), S. Remo (6 stazioni). Gli effettivi del Corpo (personale a piedi e a cavallo) era così ripartito: 1 Maggior generale comandante del Corpo; 1 Colonnello comandante in seconda; 1 Tenente Colonnello; 4 Maggiori; 4 Capitani comandanti; 24 Capitani; 5 Tenenti comandanti; 24 Tenenti; 15 Sottotenenti comandanti; 16 Sottotenenti; 1 Capitano Aiutante maggiore; 1 Tenente sotto aiutante; 2 Quartiermastri; 2 Marescialli d'alloggio maggiori; 8 Marescialli d'alloggio capi; 62 Marescialli d'alloggio; 282 Brigadieri; 1670 Carabinieri, 75 Allievi, tutto personale a piedi; 45 Marescialli d'alloggio; 129 Brigadieri; 702 Carabinieri, 25 Allievi, tutto personale a cavallo.
Il reclutamento dei carabinieri era su base esclusivamente volontaria, con uomini estratti dai soli reggimenti di fanteria e di cavalleria; il personale doveva possedere i seguenti requisiti: 28
età compresa tra i 25 ed i 40 anni; statura minima di metri 1,64 quello a piedi e di metri 1,68 quello a cavallo; - saper leggere e scrivere correttamente; - essere in possesso di attestato di buona condotta e perfetta idoneità fisica; - aver prestato servizio minimo di quattro anni in un corpo dell'esercito; - essere celibe o vedovo senza prole. All'atto dell'arruolamento il neo carabiniere firmava per una ferma di 10 anni; potevano essere ammessi nel Corpo anche coloro che non avessero i quattro anni minimi di servizio richiesti ed in questo caso erano assegnati alla categoria allievi (istituita del 1822). Le promozioni della «bassa forza» erano soggette a queste disposizioni: appuntati: promozione solo su proposta del colonnello, vincolata all'approvazione dell'ispettore generale; - brigadieri: tratti dagli appuntati con almeno due anni di permanenza nel grado; potevano tuttavia essere nominati brigadieri anche i nuovi arruolati che avessero ricoperto per tre anni il grado di furiere nel Corpo dal quale provenivano; marescialli d'alloggio: tratti dai brigadieri con almeno due anni di permanenza nel grado. I Carabinieri godevano di particolari privilegi amministrativi, superiori a quelli del resto dell'esercito , e di speciali indennità. La tabella riportata dettaglia gli stipendi degli ufficiali: RAZIONI G RAOO
STIPEN DIO Al\:-,/UO
COLONNELLO COLONNELLO IN 2° TENENTE COLOJ\'-IELLO MAGGIORE CAPITANO COMANDANTE CAPITANO TENENTE COMANDANTE TENENTE SOTTOTENENTE COMANDANTE SOTTOTENENTE AIUTANTE MAGGIORE IN 1° AIUTANTE \1AGGIORE IN 2° QUARTIERMASTRO
6600 idem 4500 4050 3033,60 idem 20i2 idem 1519,20 idem 2400 1620 2052
SUPl'LEME:-ITO
1440 idem 1200 960 960 600 600
DI FORAGGIO G IORNALIERE
6 idem 4
3,5 .1
-
3 2 2 2 2
600 480 480
2 2 2
480
480
VALORE DELLE RAZIONI
TOTALE DELLO ST IPE.' -UIO
STIPE'.\'UJO TOT. RIVALUTATO I N LIRF. ITALIANE DEL 1984
2628 idem 1?52 1532,40 1314 idem 876 idem idem idem idem idem
10668
?5 046.950
idem
idem i2.423.123 46.024 294 37.337.ìii 34.805.239 24.818.676 23.974.503 20.226.377 16.849.686 2i.266.i77 20.935.482 23.974.503
idem
7452 6542,40 i307,60 4947,60 3528 3408 2875,20 2395,20 3876 2976 3408
Oltre alle indennità trascritte nella tabella, gli ufficiali ne godevano anche di altre. Per le ispezioni erano riconosciute 200 lire ai colonnelli e tenenti colonnelli, 150 ai maggiori e capitani comandanti, 100 ai capitani e tenenti comandanti, 40 lire infine ai tenenti ed ai sottotenenti comandanti. Il relativo pagamento avveniva su presentazione del foglio di viaggio. Inoltre, allorchè veniva sequestrata della merce di contrabbando, la stessa era ripartita tra il personale della compagnia che aveva eseguito l'operazione. Ai comandanti di compagnia spettavano, nella fattispecie, sei parti della merce, a quelli delle tenenze cinque parti. Gli ufficiali godevano infine di una indennità di alloggio, così assegnata: 29
- comandanti di divisione: 250 lire annue; comandanti di compagnia: 180 lire annue; comandanti di tenenza: 120 lire annue; - sottotenenti comandati di servizio: 75 lire annue. Le paghe dei sottufficiali e dei carabinieri erano corrisposte dal quartiermastro il cinque d'ogni mese ed entro il successivo dodici esse dovevano essere consegnate a tutte le stazioni, comprese queLle più lontane. Nelle stazioni il comandante applicava le ritenute per il vitto e consegnava il resto agli interessati. L'ammontare delle paghe è riprodotto nella tabella: PAGA GRADO
MARESCIALLO D'ALLOGGIO COMA'IDANTE DI SUDDIVISIONE MARE.SCIALLO D'ALLOGGIO COMANDANTE DI STAZIONE BRIGADIERE CARABINIERE ALUEVO
PAGA ANI\UA
1440 1440 1320 1200 540
SUPPLEME'ffO
96 -
-
-
RIVALUTATA IN LIRE ITAUANE DEL 1984
10.805.410 10. 130 072 9.28i .899 8.441.ì26 3.798.m
La ritenuta per il vitto, detto «ordinario», era di 30 lire annue per ogni individuo celibe o vedovo presente. Coloro che dopo 1O anni di servizio si raffermavano godevano poi di un premio di 150 lire, se erano a piedi, e di 350 se a cavallo. Premi speciali venivano inoltre erogati ai Carabinieri che si fossero distinti in particolari operazioni di polizia; ad esempio: - arresto di un disertore: 25 lire; arresto di un renitente alla leva: 50 lire; - arresto di un evaso: 50 lire; - arresto di un contumace condannato da 1 a 5 anni: 6 lire; - arresto di un contumace condannato da 5 a 10 anni: 10 lire; arresto di un contumace condannato da 10 a 20 anni: 15 lire; arresto di un contumace condannato ad oltre 20 anni: 30 lire; arresto di un contumace condannato a vita: 30 lire; - arresto di un condannato a morte: 40 lire. Nel caso in cui all'arresto avessero collaborato più carabinieri, i premi erano suddivisi in parti uguali. Ad un carabiniere o sottufficiale costretto a passare la notte fuo ri dalla propria resi denza per servizio competeva una indennità, così commisurata: - maresciallo d'alloggio a cavallo: 70 centesimi per notte; - brigadiere a cavallo: 60 centesimi per notte; - carabiniere a cavallo: 50 centesimi per notte; maresciallo d'alloggio a piedi: 60 centesimi per notte; brigadiere a piedi: 50 centesimi per notte; carabiniere a piedi: 40 centesimi per notte. I marescialli d'alloggio comandati ad assistere alle operazioni di leva in sostituzione 30
degli ufficiali del Corpo percepivano una ulteriore indennità di 3 lire se a piedi, di 5 lire se a cavallo, pagate per ciascun giorno di servizio. Il trattamento pensionistico seguiva le disposizioni sancite per tutti i gradi dell'esercito; i marescialli d'alloggio, tuttavia, riscuotevano una pensione di entità pari a quella del sottotenente e gli ufficiali quella del grado immediatamente superiore a quello ricoperto all'atto della quiescenza. La condizione necessaria per maturare la pensione da parte dei sottufficiali e dei carabinieri era comunque la permanenza minima di due anni nel grado. È utile inoltre aggiungere che il comando del Corpo scoraggiava con ogni mezzo il matrimonio dei carabinieri, asserendo tra l'altro che «il servizio del Corpo esige che tutti i militari di esso possano sempre disporre delle loro facoltà, dei loro momenti e della loro persona.»
I sottufficiali ed i carabinieri che non intendessero tuttavia ..... rispettare il consiglio dovevano richiedere il permesso di matrimonio al comandante del Corpo, al quale la domanda doveva pervenire per via gerarchica. Alla domanda era d'obbligo allegare una documentazione che comprovasse lo stato civile e la moralità della futura sposa, oltre ad un certificato attestante il possesso di una dote di 5 .000 lire in contanti o in beni immobili (pari a 35 .173 .000 lire del 1984) . 11 contratto di matrimonio doveva essere firmato alla presenza del comandante e da questi convalidato; il relativo permesso era pagato dagli sposi in ragione di 50 lire. 4. Lo Stato Maggiore Generale Il regolamenlo del Corpo, compilalo nel 1814 dal marche.se Enrico Co.sla ùi Beaure-
gard su ordine del sovrano, fu approvato il 12 novembre dello stessso anno. La pubblicazione «Formazione, statuti e doveri del Corpo dello Stato Maggiore Generale e della Topografia Reale» ne stabiliva i compiti. Il Corpo si istituì con un Quartiermastro Generale, capo dello stato maggiore e della topografia, un tenente colonnello, un maggiore, dieci ufficiali subalterni, sei cadetti ed il personale addetto ai lavori di topografia, riunito in sei brigate, ognuna delle quali comprendeva un ingegnere topografo, un assistente, un postulante; per la contabilità e l'amministrazione venne aggregato al Corpo un furiere. Le attribuzioni specifiche del Corpo di Stato Maggiore risultarono: in tempo di pace: istruzione degli ufficiali; viaggi annuali della durata di tre mesi complessivi per conoscere a fondo il territorio del regno; elaborazione di statistiche dettagliate sul regno; rappresentazione particolareggiata della rete stradale del regno con le distanze tra un luogo e l'altro. Tutti gli ufficiali dovevano compilare in proposito dettagliate relazioni che venivano poi lette durante le riunioni generali del Corpo, tenute con scadenza settimanale; - in tempo di guerra: redazione, ad uso del comandante in capo, dell'organico e della posizione delle truppe che componevano l'esercito; compilazione di apprezzamenti informativi sui potenziali eserciti avversari; approntamento di notiziari riguardanti il territorio sul quale erano previsti movimenti di truppe; regolamentazione delle attività concernenti le marce, gli stazionamenti e l'alimentazione dell'esercito; definizione dei requisiti delle opere di fortificazione campale; stesura - in caso d'impiego - del giornale della campagna militare; controllo sullo stato d'ordine e pulizia degli accampamenti; invio giornaliero alle truppe della parole d'ordine; tutela della segretezza di tutte le operazioni militari; promozione di frequenti ricognizioni sul teatro delle operazioni; sovraintesa al31
lo scambio dei prigionieri; visto di tutti i passaporti; vigilanza, a fianco del comandante, delle operazioni di battaglia, compatibilmente col servizio del Corpo. Il personale addetto alla topografia era alle costanti dipendenze degli ufficiali del Corpo. Il suo compito specifico consisteva nel rilievo del terreno, condotto nel periodo giugnoagosto di ciascun anno, e nella successiva rappresentazione cartografica ad uso militare. In tempo di guerra i topografi erano incaricati di «levar piani a vista>> ricopiandoli poi durante le pause della campagna. Il trattamento economico degli ufficiali del Corpo era del tutto analogo a quello dei rispettivi gradi del resto dell'esercito. Il quartiermastro riceveva lo stipendio corrispondente al grado ricoperto tra i generali, gli altri ufficiali riscuotevano quello stabilito per il loro grado in fanteria. Agli ufficiali era tuttavia attribuita un 'indennità specifica, così assegnata: - quartiermastro generale: 1000 lire annue; - tenente colonnello: 600 lire annue; - maggiore: 400 lire annue; capitani: 200 lire annue; tenenti e sottotenenti: 150 lire annue. Le predette indennità sostituivano in parte le razioni di foraggio, le quali venivano
corrisposte solo in guerra sulla base di quelle assegnate ai pari grado di cavalleria. Gli stipendi assegnati ai topografi sono riportati nella sottostante tabella, espressi in lire: GUADO
!NGEGNERE 1\/ I0 INGEGNERE IN 2° INGEGNERE ORDINAR!O ASSISTEl\'TE POSTULANTE
STIPENDIO A:>INUO
ìSO 600 500 300
-
STIPENUIO l'El< f\OVJ, MESl DI LAVORO J,, ; UHICIO
STIPENDIO l'ER TRt MtSI DI LAVORO IN CAMPAGNA
TOTALE GE!\'ERALE DELLO STll'E\'DIO
810
360 360 360 270
1920 1770 1610 11 10 810
810 SIO 540 540
2ì0
All'ufficio topografico era assegnata la somma aggiuntiva annua di 2500 lire per gli acquisti del materiale da disegno, degli inchiostri, dei registri e degli strumenti di rilevazione, oltre alla legna per il riscaldamento degli uffici. La selezione dei cadetti del Corpo era effettuata tra i ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 17 anni che sapessero scrivere correttamente la lingua italiana e francese e conoscessero perfettamente l'aritmetica e l'equitazione; i prescelti dovevano essere ino ltre dotati di 800 lire annue, corrisposte dai parenti. Il corso di studi per i cadetti durava due anni e prevedeva un interruzione annuale dalla metà di luglio al quindici di settembre. Per il resto dell'anno le sole vacanze erano le domeniche e gli altri giorni festivi, a meno che non cadessero di giovedì, giorno sempre dedicato alle istruzioni pratiche. Le lezioni comprendevano sei ore giornaliere, tre di mattina ed altrettante di pomeriggio. Il programma degli studi prevedeva in particolare: - per il primo anno: al mattino: geometria, elementi di algebra fino alle equazioni di secondo grado, geometria dei solidi; 32
nel pomeriggio: disegno, tattica, fortificazioni; - per il secondo anno: al mattino: trigonometria, geodesia , elementi di artiglieria ed ingegneria; nel pomeriggio: disegno, uso degli strumenti, regolamenti militari. Al giovedì gli studi erano limitati al solo pomeriggio; al mattino i cadetti assistevano alle riunioni degli ufficiali del Corpo; d'estate, a discrezione degli insegnanti, erano in genere effettuate esercitazioni in campagna. Gli studi si interrompevano nel periodo compreso tra il 16 di settembre ed il 20 di ottobre , durante il quale i discenti si preparavano agli esami che avevano luogo da quest'ultima data fino al 25 dello stesso mese. Terminati gli esami, la Commissione - composta da ufficiali di stato maggiore - assegnava i voti; in caso di parità nel giudizio, il voto del quartiermastro valeva il doppio. Superati gli esami i cadetti transitavano nel Corpo quali effettivi ricevendo una paga di 300 lire annue. Al Corpo di Stato Maggiore erano inoltre teoricamente aggregati i 69 ufficiali generali dell'esercito, divisi in servizio attivo e sedentario. Se ne riportano di seguito le posizioni: ufficiali generali con effettivo comando: 1 Capitano generale; 1 Ispettore generale dell'armata; 1 Generale ispettore di fanteria; 1 Generale ispettore della cavalleria; 1 Generale gran mastro d'artiglieria; 1 Generale o Tenente Generale Primo Segretario di Guerra e Marina; 3 Tenenti Generali governatori delle divisioni di Torino, Genova ed Alessandria; 4 Maggiori Generali governatori delle divisioni di Cuneo, Nizza, Novara e Savoia; 4 Tenenti Generali comandanti delle suddette divisioni; 1 Tenente generale comandante della divisione mobile di cavalleria (in guerra); 1 Tenente generale Vicerè di Sardegna e comandante generale delle truppe dell'isola; 1 Maggior Generale comandante delle truppe del Capo di Cagliari; 10 Maggior Generali titolari delle brigate di fanteria; 3 Maggior Generali titolari delle brigate di cavalleria (in guerra); 1 Tenente Generale comandante del Corpo Reale dello Stato Maggiore, Quartiermastro generale dell'armata; 1 Maggior Generale comandante del Corpo Reale del Genio; 1 Maggior Generale comandante del Corpo Reale d'Artiglieria; 1 Maggior Generale Comandante dei Carabinieri Reali; 3 Generali aiutanti di campo del Re; 1 Tenente Generale comandante le quattro compagnie delle Guardie del Corpo di S. M. e la 1a compagnia; 3 Maggior Generali comandanti la 2a, 3 3 e 4 3 compagnia delle Guardie del Corpo di S. M.; - ufficiali generali con incarichi sedentari: 1 Maggior Generale presidente del consiglio del Genio; 1 Maggior Generale comandante la Regia Accademia militare e governatore dei principi reali; 1 Maggiore Generale governatore della divisione di Aosta; 3 Maggior Generali a disposizione della Segreteria di Guerra e Marina; 1 Maggior Generale Intendente Generale di guerra; 1 Maggior Generale vice governatore dei principi reali; 1 Maggior Generale membro del consiglio del Genio; 1 Maggior Generale applicato allo Stato Maggiore Generale; 1 Maggior Generale ispettore del materiale d'artiglieria; 1 Tenente Generale governatore del forte di Fenestrelle; 13 Maggiori Generali comandanti delle varie fortezze in terraferma ed in Sardegna. 5. 11 Corpo dei veterani ed invalidi
Il Corpo dei veterani ed invalidi fu ricostituito col Regio Viglietto del 1O novembre 1814, riunendovi sia il personale già in forza nel 1810 nell'antico battaglione invalidi - i 33
vecchi soldati inabili rimasti senza destinazione dopo lo scioglimento del deposito generale di Torino - sia i reduci dal servizio francese ed italico inabili alle armi. Gli effettivi così radunati furono ripartiti in uno stato maggiore e in 24 compagnie - una delle quali compostà di giubilati - dislocate nei presidi del regno: la 1 a ad Alba, la 2a ad Acqui, la 3a ad Aosta, la 4a ad Arona, la 5a e la 6 3 (quest'ultima di giubilati) ad Asti, la 7a a Biella, la sa a Bobbio, la 9a a Casale, la 10a a Cherasco, 1'11 a a Domodossola, la 12a a Fenestrelle, la 13a a Ivrea, la 14 3 a Loano, la 15a Mondovì, la 16 3 a Mortara, la 17a ad Oneglia, la 18a ad Ormea, la 19a a Saluzzo, la 20a a Serravalle, la 21 a a Valenza, la 22 3 a Villafranca, ed infine la 23a e 24a in Sardegna. L 'éntità del Corpo era di 5912 effettivi, ufficiali compresi, dei quali ben 4500 giubilati. Esisteva inoltre un battaglione di. veterani liguri, con stato maggiore e tre compagnie, stanziate a Genova, Finale e La Spezia, per complessivi 400 uomini. Al fine di mettere ordine in questa massa di uomini si rese necessaria una rivista generale di tutti i veterani ed invalidi. Furono così stabilite quattro categorie, o classi, di personale: la prima comprendente tutti coloro riscontrati abili al servizio attivo nei presidi del regno; la seconda composta da elementi meno abili, ma che potevano comunque fornire la riserva a quelli della prima classe; la terza costituita dai totalmente inabili; la quarta formata da coloro che rinunciavano al servizio. Gli uomini della prima classe furono pertanto destinati a formare un battaglione di guarnigione, con stato maggiore ed un numero variabile di compagnie, comunque mai minore di sei; la seconda classe costituì a sua volta il battaglione d'invalidi, su stato maggiore e quattro compagnie; le altre due classi vennero invece congedate definitivamente. Dimostratosi insufficiente un solo battaglione di guarnigione, con Regio Viglietto del 4 settembre 1817 si dovette procedere ad una riforma del Corpo: fu quindi rnppresso il
battaglione invalidi e costituito il secondo battaglione di guarnigione con organico identico al primo, mentre tutto il personale inabile fu concentrato ad Asti formando la real casa d'invalidi, articolata in uno stato maggiore e due divisioni, ciascuna su due centurie, nelle quali vennero ripartiti in proporzione gli scapoli, gli ammogliati e gli individui bisognosi di cure giornaliere. La sorveglianza della casa venne affidata ad una compagnia armata, composta da individui ancora in grado di maneggiare le armi. Anche le tre compagnie liguri furono aggregate, come sovranumerarie, alla reale casa. Ogni centuria contava 102 uomini, mentre la compagnia armata ne inquadrava 138, per un totale del Corpo di 559 effettivi. 115 luglio 1820 l'organico dei due battaglioni di guarnigione fu portato a dieci compagnie, ciascuna di 80 uomini, mentre nel 1827 venne creata la 5a centuria, di forza uguale alle altre. L'ordinamento dei battaglioni di guarnigione era così strutturato: Stato Maggiore: 1 tenente colonnello; 1 maggiore; 1 tenente aiutante maggiore in seconda; 1 cappellano; 1 chirurgo maggiore; 1 furiere maggiore; 1 caporalmaggiore; 1 caporale tamburino; 1 armaiolo; 1 arciere. Ciascuna delle compagnie: 1 capitano; 1 tenente; 1 sottotenente; 1 furiere; 3 sergenti; 6 caporali; 1 tamburino; 1 piffero; 1 infermiere; 1 vivandiere; 83 veterani. 6. Le truppe di casa reale
Nell'ambito della reimpostazione di tutte le Forze Armate, nel 1814 lo Stato Sardo procedette alla ricostituzione delle compagnie preposte alla guardia del Re ripristinando l'ordinamento del 1798. Le prime ad essere formate furono la 1a, la 2 a e la 3 a delle guardie del corpo, alle quali se ne aggiunse una del tutto nuova, la 4a composta da genovesi. 34
L'entità di questi reparti e del relativo stato maggiore rispose ai seguenti dati organici: - Stato Maggiore: 1 maggiore comandante del corpo e della 1a compagnia; 1 tenente aiutante maggiore; 1 scudiere; 1 cappeJiano; 1 chirurgo maggiore; 1 sotto scudiere; 1 sellaio; 1 sotto furiere; 1 portiere; - ciascuna delle compagnie: 1 capitano; 1 tenente; 1 cornetta; 3 marescialli d'alloggio; 1 primo brigadiere; 1 brigadiere effettivo; 1 brigadiere sovranumerario; 3 sotto brigadieri effettivi; 1 furiere; 1 porta stendardo; 12 guardie anziane; 15 guardie cadette; 1 maniscalco; 12 trabanti; 2 trombettieri. Nella 1a compagnia era inoltre inserito un timballiere. Nel 1817 la forza delle compagnie venne ridotta sopprimendo in ognuna di esse un brigadiere, un sotto brigadiere sovranumerario, cinque guardie anziane, cinque guardie cadette e togliendo alla la compagnia il timballiere ed il trombettiere. L'intero Corpo era alle dirette dipendenze del maggiore comandante, il quale curava sia la parte disciplinare sia il servizio e l'amministrazione del reparto. I capitani comandanti delle compagnie lo erano soltanto a titolo onorifico ed operavano da tramite fra il Re ed il maggiore, al quale trasmettevano gli ordini del sovrano. Essi prestavano singoli turni di servizio mensili presso la persona del Re, accompagnandolo in ogni occasione. Nelle compagnie la disciplina era amministrata dal maresciallo d'alloggio il quale ogni mattina riceveva un dettagliato rapporto dai brigadieri di tutte le compagnie. Le guardie, riunite in squadre dette «circoli», prestavano due tipi di servizio: «alle sale» ordinario e straordinario. Il servizio ordinario consisteva nella guardia all'interno del palazzo reale di Torino mentre quello straordinario comportava invece la scorta al sovrano ed alla sua famiglia durante i viaggi ed i trasferimenti nelle località di soggiorno o villeggiatura. Le guardie godevano di paghe più alte rispetto agli altri Corpi dell'esercito; i soldati della 1a compagnia, in particolare, percepivano un soldo superiore a quelli delle altre tre. Un ulteriore privilegio consentiva il ricovero e la cura gratuita degli ammalati nell'ospedale di S. Maurizio e Lazzaro . L'istruzione militare delle guardie prevedeva sia il maneggio delle anni sia la pratica dell'equitazione, sempre molto curata. Il R. V. del 28 maggio 1814 ristabilì anche l'antica compagnia degli archibugieri guardie della porta, composta da vecchi sottufficiali e soldati tratti dai veterani e dagli invalidi ancora in grado di prestare servizio. Nel dicembre del 1815 venne deciso di costituirne una seconda. L'organico delle compagnie inquadrava: 1 capitano; 3 tenenti; 3 sergenti; 1 brigadiere furiere; 6 brigadieri; 6 sottobrigadieri; 2 tamburini; 1 piffero; 100 guardie. I due capitani erano incaricati del Comando e del servizio dei reparti a turni settimanali, mensili e trimestrali, peraltro con vincolo di dipendenza dal capitano delle guardie del corpo di turno. Il servizio delle due compagnie era solamente interno e prevedeva la vigilanza dei palazzi e delle residenze reali ·nella capitale. La compagnia delle guardie svizzere fu anch'essa ricostituita nel 1814 con R . V. del 13 giugno. La sua struttura organica comprendeva: 1 capitano; 1 tenente; 1 alfiere; 4 brigadieri; I cappellano; 3 trabanti; 3 tamburini; 1 piffero; 45 guardie. 35
L'unità, composta anch'essa di vecchi soldati, svolgeva servizio analogo a quello degli archibugieri con gli stessi vincoli di dipendenza. I dragoni guardia caccia vennero a loro volta ripristinati dal R. V. del 27 novembre 1815 con veterani provenienti dalla cavalleria e dalla fanteria. L'organico della compagnia era composto da: l capitano; l capitano in seconda; 1 tenente; l furiere; 5 sergenti; 15 caporali; 75 dragoni a piedi; 3 dragoni a cavallo. Nominalmente la compagnia dipendeva dal gran cacciatore di corte ed era incaricata della sorveglianza dei parchi e dei boschi di proprietà della corona. La compagnia di alabardieri, già in vita nella Sardegna fin dal 1722, aveva continuato a prestare servizio di guardia al Re durante l'esilio del Governo nell'isola. Dal 1814 essa passò alle dipendenze del Vicerè, con compiti similari a quelli svolti in terraferma dalle altre truppe di casa reale. L'organico della compagnia includeva: 1 capitano; 1 tenente; I brigadiere; I vice brigadiere; 15 alabardieri.
7. I reparti disciplinari Nel 1814 prestava servizio in Sardegna la centuria franca Sarda, su due compagnie di 150 uomini. Sulla medesima esigenza funzionale venne istituita, il 24 maggio dello stesso anno, una compagnia franca con sede nella cittadella di Alessandria, seguita di lì a poco da una seconda con sede nel Forte di Gavi. Queste unità raccoglievano tutti i disertori, sia sardi sia piemontesi, che erano stati graziati. La necessità di riunire queste truppe in un solo Corpo portò alla creazione, in data 24 settembre 1816, del battaglione dei Cacciatori franchi, composto da uno stato maggiore e 6 compagnie, assimilato ai Corpi Cacciatori dell'Armata. Nel nuovo Corpo, oltre ai disertori, erano avviati i militari che avevano commesso piccoli reati, coloro che a giudizio delle autorità di polizia avrebbero potuto commetterne e gli elementi privi di stabile occupazione. Dopo qualche anno di servizio irreprensibile nel corpo disciplinare i soldati venivano trasferiti ai battaglioni Cacciatori dell'Armata, dove terminavano la loro ferma. Con questo provvedimento innovativo, la centuria franca Sarda si vide così assottigliare rapidamente i propri organici negli effettivi di truppa, talchè nel 1819, il 31 di luglio, il reparto dovette essere assorbito dal battaglione dei Cacciatori franchi. Notevoli modifiche ordinative furono apportate al battaglione dal R. V. del 23 gennaio 1821, in base al quale l'unità si strutturò su di uno stato maggiore e 7 compagnie, nelle quali il criterio di ripartizione del personale era funzione delle colpe commesse: la truppa destinata al battaglione veniva quindi assegnata inizialmente alla compagnia di rigore - la 7a - ed in seguito transitava in quelle ordinarie, la 2a, 3a, 4a, 5a, e 6a. Soltanto i militari di provata condotta venivano infatti assegnati alla 1a compagnia scelta. La compagnia di rigore e quella scelta erano agli ordini diretti del Colonnello comandante del battaglione2 • Il 7 gennaio del 1830 veniva costituita la 2a compagnia di rigore.
(2) Il battaglione, per la sua entità organica e per la delicatezza del comando, era retto da un colonnello.
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8. Le scuole
a. Regia accademia militare. Istituita dalle Regie Patenti del 2 novembre 1815, l'accademia aveva lo scopo di addestrare i giovani che volevano intraprendere la carriera delle armi, per farne dei buoni ufficiali ed «educarli ai sentimenti cli religione, cli onore e fedele attaccamento al loro Sovrano, nonchè ali' amore della virtù ed al desiderio della gloria».
L'istituto era direttamente sottoposto alla Segreteria di guerra; vi erano ammessi 200 allievi: 125 di questi - detti «convittori» - avevano la pensione pagata dai parenti; la retta degli altri 75 era invece pagata dallo Stato. Di questi ultimi, 25 erano posti ad intera pensione, gli altri a mezza. Le condizioni per l'ammissione prevedevano: età compresa tra i nove ed i quattordici anni; nascita nobile o civile; - perfetto stato fisico; essere suddito del Re; aver avuto il vaiolo, o essere stato vaccinato; disporre di certificazione comprovante i mezzi per pagare la retta; essere muniti del corredo richiesto per ]'istituto, da acquistare a spese proprie. La precedenza era data comunque agli allievi di nomina reale ed ai figli di militari in precarie condizioni economiche. Sulla base di questi criteri selettivi erano state individuate nove categorie: 1a categoria: orfani di padre e madre con il genitore morto in guerra; 2a categoria: orfani di entrambi i genitori con il padre morto per cause di servizio in tempo di pace; 3 a categoria: orfani di solo padre col genitore morto in guerra; 4 a categoria: orfani di padre deceduto per cause di servizio in pace; 5 a categoria: figli di padre vivente in servizio attivo o in ritiro per cause di servizio; 6a categoria: orfani di padre e madre, col padre funzionario civile; 7 a categoria: orfani di padre funzionario civile; 8 a categoria: figli di padre vivente pensionato civile; 9a categoria: discendenti di persone benemerite del Re e della patria. La pensione era fissata in 1200 lire annue da pagare in rate trimestrali. Il corso di studi durava nove anni per tutti gli allievi: quelli destinati alle cosiddette «armi di linea», fanteria e cavalleria, erano promossi cadetti al termine dell'ottavo anno e sottotenenti al termine del nono, con il conseguente invio ai corpi. Quelli destinati all'artiglieria ed al genio, dette «armi dotte», raggiunta la promozione a cadetto, proseguivano gli studi presso le scuole teoriche e pratiche d'artiglieria e genio. Le materie di studio erano così ripartite: religione; lingua italiana; lingua francese; lingua latina; lingua tedesca; lingua inglese; mitologia; storia patria; storia generale; geografia; storia naturale; fisica generale; fisico-chimica; geografia fisica; matematica; geometria pratica; statica; meccanica; idraulica; arte della guerra; esercitazioni teoriche d'artiglieria; regolamenti; amministrazione militare; disegno; calligrafia; operazioni mili37
tari; esercizi di nuoto, di ballo e di cavallerizza; esercizi di scherma; esercizi militari (scuola del soldato, di squadrone e battaglione); tiri con fucile e pistola. Il Quadro permanente dell'accademia comprendeva: - personale direttivo: 1 comandante ufficiale generale; 3 prefetti; 8 aiutanti; 1 direttore generale degli studi; - personale addetto al servizio spirituale ed all'istruzione religiosa: 2 cappellani; - personale docente: 1 professore di filosofia; 1 professore di storia; 1 professore di belle lettere; 2 professori di lingue; 3 professori di grammatica; 4 professori di disegno; 1 professore di fisica; 1 professore di meccanica ed idraulica; 4 professori di matematica; 1 professore di storia militare; 1 professore di istituzioni militari; 1 professore di tattica; 2 professori di fortificazioni; 1 professore di mascalcia; 1 maestro di calligrafia; 1 maestro di lingua francese; 1 maestro di lingua inglese; 1 maestro di lingua tedesca; 1 maestro di nuoto; 1 maestro di ballo; 1 maestro di scherma; 1 maestro di cavallerizza; 4 ripetitori di lettere; 2 ripetitori di matematica e fisica; 2 ripetitori di materie militari. - personale amministrativo: 1 segretario ragioniere; 1 bibliotecario archivista; 1 economo cassiere; - personale medico: 1 medico; 1 cerusico; 1 speziale; - personale addetto al servizio inferiore: 1 maestro di casa; 1 spenditore guarda-corredo; 1 credenziere distributore; 1 capo cuoco; 1 sotto cuoco; 8 garzoni di cucina; 1 infermiere; 1 portiere; 1 tamburino; 14 camerieri; 8 scopatori . Gli allievi erano raggruppati in tre brigate: la prima accoglieva quelli dei primi tre anni di corso, la seconda quelli dei cinque anni seguenti, la terza quelli dell'ultimo anno; le brigate erano suddivise in squadre, otto in tutto, articolate a loro volta in drappelli. Ogni brigata comprendeva: 1 prefetto con grado di capitano; 2 aiutanti; 1 sergente; 2 caporali; 75 allievi. Tutto il personale dell'accademia, fatta eccezione per i professori civili, era soggetto a disciplina militare. I frequentatori potevano uscire in permesso per il pranzo solo una volta al mese; d'estate potevano essere concessi dei periodi di licenza, mai superiori ai 15 giorni, per motivi di salute. Agli allievi era infine concessa la facoltà di ricevere la visita dei parenti in parlatorio, limitamente al periodo di ricreazione. Gli allievi dormivano in camerate contrassegnate dalla lettera «A» per la prima brigata, «B» per la seconda e «C» per la terza, dipinte su un cartello affisso sopra la porta. All'interno il locale era frazionato in camere singole, con le porte affacciate su di un corridoio centrale, contenenti ognuna un letto di ferro, una sedia e un tavolino; ai due capi della camerata alloggiavano l'aiutante ed un cameriere. Sulla porta d'ogni camera erariportato il numero d'ordine dell'allievo. Nel refettorio i frequentatori consumavano i pasti divisi per brigata; ognuna di queste disponeva dj tavoli corrispondenti al numero di squadre che la componevano. L'intero servizio era sottoposto al controllo del maestro di casa. L'orario giornaliero degli allievi era così articolato: - dalle ore 6 alle 6, 15: sveglia, pulizia personale e preghiera; - dalle 6, 15 alle 8,30 : studio e colazione; - dalle 8,30 alle 9 : messa; - dalle 9 alle 11 : scuola; - dalle 11 alle 12 : calligrafia o disegno; - dalle 12 alle 14 : Pranzo, ricreazione ed esercizi militari; )
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dalle 14 alle 15 : scuola; dalle 15 alle 16 : passeggio; dalle 16 alle 17 : esercizi vari; dalle 17 alle 19,30 : scuola o studio; dalle 19,30 alle 20,30 : cena e ricreazione; dalle 20,30 alle 21 : preghiera e ritirata nel dormitorio.
Nei giorni di vacanza ed in quelli festivi gli allievi erano impegnati in esercitazioni in classe o ali 'aperto ed intensificavano gli esercizi di carattere militare.
b. Scuole teoriche e pratiche d'artiglieria. Ricostituite sulla base di un progetto del colonnello d'artiglieria Giovanni Quaglia il 17 settembre del 1814, le scuole teoriche comportavano, per i cadetti destinati ai Corpi d'artiglieria e genio, un corso aggiuntivo della durata di 4 anni, dei quali due alle suddette scuole e due all'università. Presso l'università il programma verteva soprattutto su studi d'impronta matematica. I quattro anni comprendevano la geometria dei solidi, la matematica sublime, la meccanica, la chimica e le istruzioni fisico-meccaniche, nonché le discipline propriamente militari quali: la fortificazione, l'esame della polvere, la resistenza delle armi da fuoco, oltre a tutte le nuove esperienze e scoperte concernenti l'artiglieria e il genio in generale, e un corso di disegno protraentesi per l'intero periodo di frequenza. Gli aspiranti entravano nelle scuole come allievi cadetti e, dopo il secondo anno di corso, erano promossi sottotenenti sovranumerari nei rispettivi Corpi; superato il corso di studi, venivano investiti del grado di sottotenenti effettivi ed avviati ai reparti via via che in questi si creavano le vacanze relative a tale grado. Con l'istituzione dell'accademia militare, le scuole teoriche vennero definitivamente soppresse. Il provvedimento apparve tuttavia negativo ai fini della professionalità degli ufficiali d'artiglieria e quindi il Re stabilì, con Regio Viglietto del 28 dicembre 1822, l'istituzione della «Scuola Teorica d'applicazione ad uso degli ufficiali del Corpo Reale d'Artiglieria», ente che non risultò più essere di reclutamento e di formazione del personale ma soltanto integrativo e di completamento, con lo scopo principale di <<mantenere negli ufficiali del Real Corpo d'Artiglieria quella parte indispensabile di scienza di cui debbono essere forniti per maggior bene del Nostro servizio ... ......... »
La nuova istituzione fu diretta da un ufficiale superiore posto agli ordini del comandante generale dell'artiglieria, coadiuvato da un professore e due aggiunti per l'insegnamento della matematica, e da un professore, due aggiunti e tre assistenti per tutte le materie militari. Il corso degli studi venne diviso in due parti ben distinte: conferenze e scuole. Alle prime, dirette dal comandante generale, dovevano assistere gli ufficiali superiori ed i capitani, ma era facoltà del comandante ammettervi tutti gli ufficiali subalterni che si fossero particolarmente distinti tra quelli che frequentavano la scuola. In questo tipo di assemblea si discutevano tutte le innovazioni e gli studi fatti su materiali, armi , sistemi d ' artiglieria, ivi incluse le esperienze presso i Paesi esteri. Gli elaborati oggetto delle conferenze erano, dai relatori, presentati sigillati e poi aperti all'inizio del dibattito; chiunque poteva confutarvi le tesi contenute, ma soltanto per iscritto. Le scuole erano a loro volta suddivise in due branche: matematica e teorico-militare. Alla prima dovevano intervenire i sottotenenti ed i tenenti, oltre ad un certo numero di sottufficiali che avevano dimostrato «li talenti necessari per una condotta senza macchia». Alla seconda presenziavano invece i soli subalterni, riuniti in due classi, per lo studio di 39
materie specificatamente militari: fortificazione, ponti, armi, attacco e difesa delle piazze, impiego della artiglieria in guerra, ecc. Gli ufficiali dichiarati idonei al termine della prima classe, venivano ammessi alla seconda e, terminatala, frequentavano un ulteriore corso che verteva su fisica, chimica e metallurgia. Con Regio Viglietto del 23 giugno 1824 l'accesso alla Scuola d'applicazione venne esteso agli ufficiali del Corpo Reale del Genio, integrando il programma con alcune discipline specifiche.
c. Regia scuola d'equitazione. Istituita con decreto del 15 novembre 1823, la scuola ebbe sede a Venaria Reale, con lo scopo di addestrare gli allievi all'equitazione, onde disporre in seguito di buoni istruttori nei reggimenti di cavalleria. Il personale dell'istituto si componeva di: 1 ufficiale generale ispettore; 1 ufficiale superiore direttore; 1 maggiore; 1 capitano; 1 cavallerizzo capo; 1 primo sotto-cavallerizzo; 1 secondo sotto-cavallerizzo; 2 garzoni di maneggio; 1 furiere; 2 sergenti; 2 caporali; 12 allievi fissi. Gli allievi fissi dovevano prestare servizio presso la scuola per due anni consecutivi, rimanendo tuttavia in forza ai rispettivi reggimenti. I requisiti loro richiesti per l' ammissione comportavano: - il saper leggere e scrivere correttamente; - l'aver tenuto sempre condotta esemplare; - il non aver superato i 24 anni; - il possedere statura, struttura fisica e salute adatta. Le proposte per l'ammissione erano fatte dal comandante del reggimento di appartenenza ed il periodo trascorso nella scuola valeva interamente ai fini del servizio militare degli allievi. Il corso comprendeva l'addestramento dei cavalli, l'istruzione degli allievi e la perfetta conoscenza della veterinaria. I quadrupedi dovevano essere forniti dai reggimenti in numero di 9 per ciascuno. La direzione dell'istituto era affidata ad un ispettore (che ne rispondeva direttamente al ministero) coadiuvato nel suo compito dal direttore. Il maggiore aveva invece la responsabilità della parte disciplinare del personale della scuola, mentre il capitano sovrintendeva alle operazioni di governo dei quadrupedi. Il cavallerizzo, che aveva grado di capitano, ed i due sotto-cavallerizzi erano invece incaricati dell'istruzione degli allievi. I garzoni, il furiere, i sergenti ed i caporali coadiuvavano gli ufficiali nell'amministrazione, nella disciplina e nell'istruzione; questi gregari provenivano tutti dai battaglioni di guarnigione, nel cui ruolo continuavano ad essere iscritti. Tutti i reggimenti dovevano inoltre avviare alla scuola i cavalli di nuova rimonta che avessero compiuto i cinque anni d'età; i quadrupedi vi permanevano per sei mesi (da novembre ad aprile) per essere addestrati. In tale circostanza i reggimenti inviavano all'ente un drappello di numero vario di soldati e caporali, detti allievi straordinari, destinati anch'essi a seguire tutte le fasi dell'istruzione. Il prestito ed il decanto degli allievi, la manutenzione degli oggetti di equipaggiamento e bardatura e le spese per i medicinali e la ferratura dei cavalli erano a carico dei reggimenti, presso i quali era fatto pervenire un estratto conto mensile per il rimborso. Le paghe del personale erano quelle corrispondenti ai rispettivi gradi dell'esercito; gli allievi percepivano in più un soprassoldo - molto alto - di 15 lire mensili sulla paga per la durata del corso.
d. Regia scuola di veterinaria e Real collegio. Istituita nel 1818 a Venaria Reale, alle dipendenze dell'università di Torino, era destinata all'istruzione dei veterinari militari dei 40
Da: «Uniformi delle truppe di S.S. R.M. - Torino, 1821, - eseguite da Giuseppe Stagnone. Incisore de' regi sigilli e di S .A .S. il Principe di Carignano» (Museo Naz . di Castel S. Angelo - Roma).
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Corpi di cavalleria, che ne dovevano mandare uno ciascuno. Questo personale aveva una ferma di dieci anni e, terminato il corso di un anno, rientrava al proprio reggimento con la qualifica di veterinario. Sotto l'egida della Scuola era posta anche un infermeria, dove venivano ricoverati i cavalli gravemente ammalati o colpiti da malattie infettive. Nel 1822 la direzione della scuola, che comprendeva il personale insegnante, fu separata dal collegio vero e proprio, composto invece dal personale militare. L'ultimo provvedimento riguardante la scuola venne preso nel 1827: scuola e collegio furono nuovamente riuniti sotto un'unica direzione ed i veterinari destinati ai reggimenti, da allora vennero nominati in base a precise graduatorie di merito. I reggimenti continuarono tuttavia ad avviare alla scuola un allievo ciascuno da quell'anno, però questi era specializzato soltanto alla qualifica di maniscalco ferrante e non più di veterinario.
9. I Corpi esteri La ferma convinzione del Re Vittorio Emanuele I che il miglior soldato fosse quello di mestiere, indusse la regia Segreteria di guerra e marina a prendere in considerazione la ricostituzione nell'Armata dei vecchi reggimenti Svizzeri, che vantavano tradizioni secolari di efficienza e fedeltà nel servizio piemontese. Il primo progetto riguardava la possibilità di ricostituire i tre Corpi in attività prima del 1798, e cioè il reggimento Bernese, quello Vallesano ed il Grigione; infatti le trattative vennero aperte, con la Confederazione Elvetica, tra il maggio ed il luglio del 1814 con buone prospettive, tanto è vero che alla fine erano in progetto addirittura sei reggimenti, da reclutare nei Cantoni Grigione, Vaudese, Bernese e nel Ticino. Ma fatti i conti con l'estrema ristrettezza del bilancio militare si giunse, il 28 agosto 1814, a sottoscrivere la «capitolazione» per un solo reggimento, della durata di 20 anni a partire dal 1° gennaio 1815. Il reggimento prescelto fu quello del Grigione, che prese il nome di Christ dal colonnello J ean Rodolphe Christ de Santz incaricato dell'arruolamento. Questo Corpo discendeva dal reggimento di Reydt, entrato in servizio nel 1742, e che sotto il nome di Belly de Belfort si era acquistato solida reputazione per il valore dimostrato nelle campagne del 1792-1796. Il nuovo reggimento ebbe lo stesso organico e lo stesso trattamento economico stabilito per i reggimenti d'ordinanza nazionali. Il reclutamento iniziò con estrema lentezza e risultò subito chiaro che la perdita dei numerosi privilegi di cui avevano sempre goduto questi tipi di truppe sarebbe risultata assai pregiudizievole alla buona riuscita delle operazioni. Infatti, il 20 ottobre dello stesso anno, cioè dopo due mesi dall'istituzione, la forza dell'intero Corpo era di soli 150 effettivi - appena necessari per la formazione di una compagnia - ed, inoltre, anche questa esigua forza subiva continue riduzioni per le diserzioni e per gli arresti che si dovevano operare data la scarsissima moralità della truppa; molti soldati si resero colpevoli di furti in chiese e case della città di Cuneo, dove il reggimento aveva il suo quartiere. La successiva scoperta di una zecca clandestina avviata da alcuni soldati e sottufficiali svizzeri, nella quale si fabbricavano monete false, portò allo scioglimento del Corpo, avvenuto con una convenzione intercorsa con il Governo Svizzero ed il colonnello Christ il 28 aprile del 1816. 10. Le Milizie
a. Stati di terraferma. Nella sua opera di ricostituzione post-napoleonica delle forze armate, il dicastero piemontese della guerra si affrettò a ripristinare anche le Milizie ordi41
narie e quelle urbane le quali, come già si è detto per i reggimenti provinciali, avevano sempre dato ottima prova nei loro trascorsi, soprattutto per l'indiscussa fedeltà alla corona. Le comunità alpine vennero così ripartite in battaglioni di Cacciatori, composti da un numero variabile di compagnie, che furono subito mobilitati per la campagna del 1815 con il compito specifico di presidio delle frontiere con la Francia. Terminato lo stato di guerra, tutte le milizie vennero nuovamente sciolte. Un successivo ordinamento fu sancito dal R.V. del 7 aprile 1815: con esso i comuni dovevano approntare e tenere costantemente aggiornate le liste delle compagnie di milizia, la cui forza doveva corrispondere al 5 % della popolazione censita nel territorio di reclutamento e le cui attribuzioni consistevano nella sorveglianza delle frontiere e nel controllo dell'ordine pubblico. L'ultimo ordinamento della Milizia fu assunto con le Regie Determinazioni del 1° giugno 1819, secondo le quali essa, con il nome di Milizia Ordinaria Sedentaria, venne articolata in battaglioni provinciali, ciascuno mediamente composto di 6 compagnie della forza di 3 ufficiali e 160 tra sottufficiali e soldati, ivi compresi 16 cacciatori e 6 guastatori. La distribuzione territoriale dei battaglioni era la seguente: Provincia di Savoia propria _ _ ...... .... 13 Battaglioni Provincia di Carouge _ ...... .. 4 Battaglioni Provincia di Chiablese ........ .. 5 Battaglioni Provincia di Faucigny ........ . 8 Battaglioni Provincia di Mariana 6 Battaglioni Provincia di Tarantasia 4 Battaglioni Provincia di Genevese 7 Battaglioni Provincia di Torino 34 Battaglioni Provincia di Biella 1O Battaglioni Provincia di Ivrea 15 Battaglioni Provincia di Pinerolo 15 Battaglioni Provincia di Susa 8 Battaglioni Provincia di Cuneo 19 Battaglioni Provincia di Alba ....... .. . 12 Battaglioni Provincia di Mondovì . 18 Battaglioni Provincia di Saluzzo ..... ....... ..... . 14 Battaglioni Provincia di Alessandria 11 Battaglioni Provincia di Acqui 14 Battaglioni Provincia di Asti 13 Battaglioni Provincia di Casale 15 Battaglioni Provincia di Tortona _ 8 Battaglioni Provincia di Voghera ... .. 12 Battaglioni Provincia di Novara .. .. ... .. . .. ..... .. . 14 Battaglioni Provincia di Lomellina 14 Battaglioni Provincia di Ossola 4 Battaglioni Provincia di Pallanza 7 Battaglioni Provincia di Valsesia 3 Battaglioni Provincia di Vercelli 13 Battaglioni Provincia di Aosta 7 Battaglioni Provincia di Nizza 15 Battaglioni 42
Provincia di Oneglia . Provincia di S. Remo . Provincia di Genova . Provincia di Albenga Provincia di Bobbio . Provincia di Chiavari . Provincia di Levante ... ...... . Provincia di Novi . Provincia di Savona .
6 Battaglioni 8 Battaglioni 19 Battaglioni 7 Battaglioni 4 Battaglioni 8 Battaglioni 6 Battaglioni 6 Battaglioni 6 Battaglioni
Alla milizia vennero ascritti tutti gli uomini non assegnati ali' Armata che avessero compiuto i vent'anni e non superato i quarantacinque; le liste erano tenute aggiornate dai Sindaci in ogni città o comune; soltanto il 2% della popolazione maschile censita entrava a far parte delle compagnie e dei battaglioni, mentre la restante aliquota fungeva da riserva. Con il personale effettivo che disponeva di beni consistenti fu invece formata la Milizia Volontaria a cavallo, composta di compagnie di Lancieri, forti ciascuna di 50 uomini, divise in 2 plotoni. Quest'ultima Milizia comprendeva 8 compagnie, delle quali 2 nella Divisione di Torino, 2 in quella di Savoia ed 1 nelle Divisioni di Genova, Alessandria e Novara; Cuneo e Nizza disponevano invece di una sola compagnia in comune. Le predette compagnie, riunite in un Corpo detto di Lancieri Volontari, erano poste sotto il comando di un colonnello col relativo stato maggiore, ed avrebbero dovuto, in caso di guerra, essere a disposizione del Comandante in capo dell'Armata, con compiti di esplorazione e ricognizione. Più in generale, il compito della Milizia nel suo complesso era quello di garantire l'ordine interno della rispettiva provincia, in concorso con i Carabinieri Reali, e di presidiare le fortezze dello Stato. In ultima analisi, peraltro, vi è da aggiungere che, nel periodo esaminato, la Milizia non fu mai nè mobilitata, nè tantomeno impiegata. Tuttavia essa fu la base per la successiva costituzione ed organizzazione della Guardia Nazionale.
b. Sardegna. La Milizia era nell'isola un'istituzione che vantava tradizioni secolari e salde radici nel tessuto sociale, anche perché in Sardegna non era mai esistita la coscrizione, essendo il reclutamento esclusivamente volontario. La ricostituzione della Milizia Sarda avvenne con il Regio Viglietto del 12 agosto 1815, che ripristinò l'ordinamento in vigore durante l'esilio del Re nell'isola. Furono quindi formati i due reggimenti Cacciatori di Cagliari e di Sassari, entrambi composti da uno stato maggiore e sette compagnie, le quali però dovevano fare servizio distaccato, sia d'ordine pubblico sia di sorveglianza del litorale nell'ipotesi di incursione dei pirati barbareschi, all'epoca ancora attivi. I miliziani di cavalleria vennero invece riuniti nel reggimento dei Cavalleggeri di Sardegna, ordinato su di uno stato maggiore e sei squadroni. Quest 'ordinamento subì modifiche notevoli con il R. V. del 4 ottobre 1827, che ripartì la Milizia in 19 battaglioni, ognuno con uno stato maggiore e sei compagnie. Dei battaglioni esistenti 11 erano assegnati al Capo di Cagliari ed 8 a quello di Sassari. Le compagnie avevano una forza oscillante tra i 100 ed i 150 uomini, dei quali 1/5 a cavallo. Le frazioni montate potevano essere riunite in una compagnia di Cacciatori Provinciali, tenuta in riserva per servizi di particolare importanza. Alla Milizia erano assegnati tutti i Sardi di nascita, di età compresa tra i 20 ed i 60 anni, purché fossero incensurati ed avessero sempre tenuto buona condotta. Lo stanziamento territoriale dei Corpi miliziani era il seguente: - Milizia del Capo meridionale o di Cagliari: battaglione di Cagliari; battaglione di Quarto; battaglione di Trescenta; battaglione del43
l'Ogliastra; battaglione di Serramanna; battaglione d'Iglesias; battaglione di Monreale; battaglione d'Ales; battaglione di Laconi; battaglione di Oristano; battaglione di Busachi. Oltre ai suddetti battaglioni, vi erano la Compagnia Cacciatori autonoma del Serrabus, aggregata al battaglione dell'Ogliastra, e due compagnie di Cacciatori a cavallo di Santadi e di Palmas. Milizia del Capo settentrionale o di Sassari: battaglione di Sassari; battaglione di Tempio; battaglione di Alghero; battaglione di Tiesi; battaglione di Bosa; battaglione di Ozieri; battaglione di Bono; battaglione di Nuoro. A questi reparti si aggiungevano inoltre la compagnia Cacciatori autonoma di Macomer, aggregata al battaglione di Bosa, e la compagnia di riserva di Sassari. L'entità numerica dell'intera milizia isolana potenzialmente disponibile assommava a 7043 uomini a piedi, 1579 a cavallo e 1568 Cacciatori a cavallo per il Capo di Cagliari, ed a 4691 uomini a piedi, 885 a cavallo e 880 Cacciatori a cavallo per il Capo di Sassari.
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Capitolo III
La leva e l'avanzamento
Il fallimento del tentativo di ripristinare nel 1814 la leva esclusivamente volontaria, così come era prima del 1798, indusse il Governo ad introdurre nell'esercito il reclutamento misto in base al quale i contingenti provinciali non venivano più chiamati alle armi soltanto in caso di guerra, costituendo in pratica la riserva mobilitabile, ma dovevano ora prestare periodicamente servizio attivo. A d ognuno dei reggimenti di fanteria venne quindi assegnato un contingente formato di volontari, detto d'ordinanza, ed otto contingenti di leva, chiamati provinciali. L' ordinanza era soggetta ad una ferma di otto anni consecutivi, i provinciali invece avevano una ferma del tutto particolare. Gli obblighi di leva dei provinciali prevedevano 20 anni di servizio ripartiti in: - 12 anni sotto le armi; - 8 anni di congedo soggetti a richiamo in caso di guerra. I 12 anni sotto le armi erano comunque fittizi, in quanto i provinciali erano chiamati a prestare effettivo servizio per un periodo di soli quattro mesi ogni anno, intervallato da dodici mesi di congedo limitato; in ultima analisi, quindi, i provinciali facevano tre anni di servizio e nove di congedo. I contingenti provinciali erano misti, formati cioè da uomini di età diversa ammessi secondo un criterio proporzionale in base al quale il contingente stesso non fosse soggetto a variazioni quantitative. Con tale procedura, quindi, annualmente i militari anziani che avevano terminato i loro dodici anni di servizio venivano posti in congedo ed immediatamente integrati da un numero identico di giovani forniti dalle autorità comunali. I contingenti, in numero di due all'anno, si presentavano a scadenze fisse tre volte l'anno, il I O gennaio, il 1° maggio ed il 1° settembre; in caso di mobilitazione generale i sei ultimi contingenti congedati venivano aggiunti a quelli in servizio. Da questo particolare sistema di reclutamento erano esclusi i precettati per i reggimenti di cavalleria ed i nati in Sardegna, per i quali vigeva soltanto l'arruolamento volontario. Il Regio Viglietto del 16 febbraio 1816 introdusse per tutti i sudditi l'obbligo della coscrizione, il che non limitò più l'entità numerica dei contingenti chiesti annualmente ai comuni. Nel 1818 alcune modifiche al si:,tema di reclutamento portarono i contingenti permanenti a sei cosicché, da allora, i provinciali fecero in alternanza quattro mesi di servizio e venti di congedo. Quest'adeguamento, che si prefiggeva di ripianare le perdite per malattia od altre cause ed i congedi delle classi per ogni contingente, si rivelò tuttavia decifitario poiché, mentre alcune classi fornivano il previsto numero di reclute, altre invece non raggiungevano l'entità prescritta. Negli anni 1826 e 1827, infatti, si sarebbe verificato, in un'unica soluzione, il congedamento di ben 15.000 provinciali delle classi 1814 e 1815 non tutti sostituibili, 45
con gravi scompensi sulla forza bilanciata. Nel 1824 fu quindi varata la riforma del precedente sistema di leva adottandone un altro che consentisse l'afflusso regolare delle nuove reclute; i contingenti furono in sostanza composti sulla base dello stesso anno di nascita dei suoi componenti, anziché su età diverse: pertanto contingenti omogenei invece che misti. Per evitare crisi di trapasso fu tuttavia formato un settimo contingente, in forza dal 1° gennaio 1824, composto dalla classe 1803 e dagli uomini più giovani dei contingenti allora in servizio; negli anni successivi i contingenti furono definitivamente composti con due classi ciascuno. Il periodo di servizio venne aumentato a sei mesi con due sole chiamate annuali, effettuate il 1° giugno ed il 1° dicembre. Con quest'innovazione ogni classe effettuava due anni complessivi di servizio durante i dodici necessari all'avvicendamento dei nuovi contingenti. Passando dal generale ai riflessi particolari del sistema su unità e reparti, ad ogni brigata era assegnato un contingente annuo di 450 uomini con un incremento pari all'eventuale carenza presentata dal precedente. Il contingente di riserva della grande unità assommava a 800 uomini, tratti in ordine di anzianità da quelli eccedenti i contingenti in servizio e da coloro che avevano terminato il periodo di 12 anni. L'artiglieria non ebbe riserva. La cavalleria ne dispose dal luglio 1824, formata dalle seguenti categorie: figli unici; primogeniti di madre vedova; orfani; figli di padre settantenne; soldati provenienti dai battaglioni cacciatori e da quello Real Navi. Le operazioni di leva dipendevano dalla Segreteria di guerra, alla quale faceva capo la Direzione Generale delle Leve, retta da un ispettore residente in Torino. In ciascuna provincia di terra ferma le operazioni erano affidate ai governatori o comandanti della provincia, all'intendente, al vice intendente, detto commissario per le leve, ad un ufficiale designato dalla Segreteria ed infine agli ufficiali dei carabinieri. Ogni Corpo dell'esercito aveva una sua zona di reclutamento, secondo quanto appare nella tabella riportata: CORPO (BRIGATE E BATTAGI.IONI)
GRANATIERI GUARDIE SAVOIA E BTG. CACCIATORI DI SAVO IA PIEMONTE AOSTA E BTG. CACCIATORI D'AOSTA CUNEO E BTG. CACCIATORI DI NIZZA LA REGINA E BTG. CACCIATORI DELLA REGINA MONFERRATO (POI CASALE) SALUZZO (POI PINEROLO) GENOVA (POI SAVONA) ALESSANDRIA (POI ACQUI) LEGIONE LEGGERA (POI CACCIATORI PIEMONTESI) CACCIATORI GUARDIE ARTIGLIERIA E BTG. ZAPPATORI CAVALLERIA CARABINIERI REALI
ZONA DI RECUJTAMENTO
L'INTERO TERRITORIO DELLO STATO PROV INCIE DI CHAMBERY ED ANI\ECY. PROVINCIA DI TORINO. PROVINCIE DI AOSTA , IVREA E VERCELLI. PROVINCIE DI CUNEO, NIZZA, SALUZZO, SAN REMO E ONEGLIA PROVINCIE DI ASTI E MOI\DOVÌ. PROVINCIE DI NOVARA, CASALE, OSSOLA, PALLANZA E VAL SESIA. PROVINCIE DI PINEROLO E SUSA. PROVINCIE DI TORTONA, SAVONA, ALBENGA, GENOVA, CHIAVAR!, NOVI, LEVANTO, VOGHERA E BOBBIO PROVINCIE DI ACQUI, LOMELLINA, ALESSANDRIA E ALBA. L' INTERO TERRITORIO DELLO STATO. SAR DEGNA. PROVINCIA DI BIELLA. SAVOIA. L'll\TERO TERRITORIO DELLO STATO.
Il problema dei Quadri - condizione prioritaria di qualsivoglia struttura ordinativa - era un vincolo comunque imposto ed avvertito fin dall'inizio della Restaurazione dai vertici militari. In questa prospettiva, nel maggio 1814, furono richiamati in servizio tutti gli uffi-
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ciali che avevano fatto parte dell'armata nel 1798, costituendo, a tale fine, una Commissione abilitata ad esaminare le domande di ammissione. In questa fase di approccio fu ritenuto opportuno dare la precedenza alla classe aristocratica, col solo proposito - confermatosi in risultato - di scoraggiare con tutti i mezzi gli ufficiali che avevano prestato servizio nell'esercito francese ed italico. Il deprimente riscontro conseguito dall'operazione di reclutamento dei Quadri costrinse il Governo a ricorrere invece proprio a quegli ufficiali che fino ad allora ne erano stati esclusi, collocandoli tuttavia di preferenza nei reggimenti provinciali con un grado inferiore a quello ricoperto in precedenza. A questi ufficiali se ne aggiunsero, nel gennaio 1815, ben 93 provenienti dall'annesso ducato di Genova. Raggiunto così un discreto equilibrio, sia pure non scevro da precarietà, il gettito successivo di ufficiali venne assicurato dalla regia accademia, con promozione di giovani meritevoli e - in quantità limitata - di vecchi sottufficiali. Per quanto concerne la definizione della scala gerarchica degli ufficiali vi è da notare che i gradi di Alfiere e Cornetta furono soppressi nel 1821 ed al loro posto venne nuovamente introdotto quello di Cadetto, in ragione di uno per ogni battaglione di Fanteria e di due per i reggimenti di Cavalleria; i Cadetti erano giovani di età compresa tra i 16 ed i 18 anni, i quali, dopo un servizio effettivo di quattro anni, ricevevano le spalline da Sottotenente. Le promozioni degli ufficiali avvenivano per anzianità e per Corpo fino al grado di Capitano incluso, con una permanenza minima nel grado di quattro anni per i Tenenti e Sottotenenti, e di sei anni per i Capitani; da questo grado in poi valevano solamente il merito ed il giudizio del Re. Mediamente, quindi, un Cadetto entrato in servizio all'età di 18 anni, poteva raggiungere il grado di Sottotenente a 22, quello di Tenente a 26 e quello di Capitano a 32 anni. Questa scansione temporale era tuttavia infrequente, soprattutto per gli ufficiali di estrazione borghese, in un esercito dove la quasi totalità del Corpo Ufficiali apparteneva all'aristocrazia. A tale proposito, ed al fine di chiarire l'inquadramento iniziale dell'esercito, non sembra fuori luogo esaminare l'estrazione degli ufficiali, con riferimento ai ruoli dell'anno 1815. Nello Stato Maggiore, in Cavalleria, nelle truppe di Casa Reale e nel reggimento dei Granatieri Guardie tutti gli ufficiali appartenevano alla nobiltà, ad eccezione di 5 cornette del reggimento Cavalleggeri di Sua Maestà. Nella Fanteria di linea e leggera tutti gli ufficiali Generali ed i Colonnelli erano nobili, mentre negli altri gradi la proporzione era la seguente: Tenenti Colonnelli, 1 borghese su 27; Maggiori, 1 borghese su 11; Capitani, 1 borghese su 4; Tenenti, 1 borghese su 4; Sottotenenti, I borghese su 2. Rilevanti eccezioni costituiscono l'Artiglieria ed il Genio, Armi nelle quali a 19 ufficiali nobili se ne oppongono 85 borghesi, differenza giustificata dalla peculiarità di questi Corpi, dove al censo erano preferite doti intellettive e propensioni tecniche specifiche. Notevoli modifiche alla legge d'avanzamento furono introdotte dal R. V. del 19 dicembre 1821, il quale stabiliva che: 1°) L'anzianità secondo la quale scattavano le promozioni, perlomeno fino al grado di Capitano, doveva essere stabilita per Arma e non più per reggimento. 2°) Il sistema basato sull'anzianità nell'ambito del reggimento conservava validità soltanto per gli ufficiali dei Granatieri Guardie, Cacciatori Guardie e per quelli della brigata di Savoia, in quanto essi - non essendo soggetti a trasferimenti in altri reparti di Fanteria - concludevano la carriera nei Corpi di ammissione iniziale. 47
3°) Il Re aveva comunque facoltà di derogare alle regole che sovraintendevano all'avanzamento nel caso di servizio particolarmente distinto o di azioni eroiche. Altra importante innovazione venne poi introdotta nel 1825 per favorire gli ufficiali delle Armi speciali (Artiglieria, Genio e Stato Maggiore), i quali incontravano notevoli difficol tà di avanzamento nell'ambito dei rispettivi Corpi: si stabilì in sintesi che essi transitassero, ai soli fini della promozione, nell'Arma di Fanteria. Peraltro, con R. V. del 27 gennaio 1827 tutto ritornò come in precedenza! L'avanzamento fino al grado di Capitano fu nuovamente regolato sull 'anzianità di Corpo. Vi è comunque da aggiungere - a completamento dell'argomento concernente i Quadri - che il sistema di leva misto adottato, come già si è detto, per la truppa, interessava anche un'aliquota di ufficiali ed in particolare la categoria degli «Ufficiali in congedo», composta da tutti coloro che avevano prestato servizio nei disciolti reggimenti Provinciali e che, nel 1815, furono assegnati ai reggimenti di Ordinanza, con il privilegio però di poter transitare da una categoria all'altra - d'Ordinanza o Provinciale - ma con il vincolo di non poter tuttavia superare il grado di maggiore. Ogni brigata inquadrava quindi un contingente di ufficiali provinciali, secondo l'ordinamento del '15, così ripartiti: • Provinciali: 2 Maggiori; 2 Aiutanti Maggiori, Capitani o Tenenti; 14 Capitani; 14 Tenenti; 14 Sottotenenti; 4 Alfieri. • Provinciali di Riserva: 2 Capitani; 2 Tenenti; 2 Sottotenenti. Questi ufficiali facevano servizio con i loro contingenti ed erano obbligati, ad ogni promozione, ad altri quattro mesi sotto le armi; i Maggiori invece, svolgevano servizio alternativo per sei mesi. Oltre alla categoria dei provinciali, agli ufficiali in congedo appartenevano anche quelli in aspettativa, i giubilati ed i riformati. La spina dorsale dell'esercito era costituita dai sottufficiali Furieri Maggiori e Furieri, i quali venivano scelti tra i Sergenti con oltre 12 anni di anzianità di servizio che sapessero leggere e scrivere correttamente. Avevano l'incarico di tenere la contabilità del reparto, di aggiornarne i ruoli matricolari e di predisporne i servizi interni. I Sergenti provenivano a loro volta dai Caporali più esperti e spesso costituivano gli effettivi comandanti delle rispettive compagnie; erano a contatto diretto e continuativo con i soldati, che guidavano giornalmente nelle istruzioni di quartiere. I Caporali, infine, venivano selezionati in base a semplici criteri di moralità nell'ambito della truppa, dando comunque la preferenza a «quelli degni di acquistare la stima del soldato, e di farsene obbedire e di dargli l'esempio>>. Ogni anno i sottufficiali particolarmente meritevoli potevano essere promossi ufficiali col grado di Sottotenente, in ragione peraltro limitata ad una sola unità per ogni brigata o reggimento di Cavalleria, quantunque il Re si riservasse il diritto di effettuare altre promozioni. Si cita, a titolo casistico, che l'avanzamento spettava di diritto a tutti quei sottufficiali che facevano parte della rappresentanza che ogni primo dell'anno offriva al Re un mazzo di fiori, simbolo di fedeltà e devozione. Tuttavia questa procedura non ottenne mai 48
risultati soddisfacenti poichè fatalmente i neo promossi, se da un lato venivano malvisti dai loro nuovi colleghi di carriera, dall'altro erano soggetti ad un avanzamento lentissimo e difficoltoso. Al proprosito, sembra significativo portare un esempio che, pur rientrando in un caso limite, indica fuor di dubbio la linea di tendenza: Giovanni Maria Audry, nato nel 1748 ed arruolatosi nell'allora reggimento delle Guardie nel 1767, divenne Caporale nel 1774, Sergente nel 1788, Alfiere nel 1794, Sottotenente nel 1795 e Tenente nel 1814; ebbe infine la promozione a Capitano nel 1816, anno in cui ne compì 68, e fu pensionato nel 1818.
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Capitolo IV
La gerarchia, la disciplina e l'istruzione
Nel 1814, con l'inizio della riforma, venne introdotta nell'esercito la nuova progressione dei gradi.
Per i sottufficiali, i graduati e la truppa essa prevedeva: - furiere maggiore di reggimento; - furiere di compagnia e squadrone; - tamburo maggiore e sergente (maresciallo d'alloggio in cavalleria); - caporale maggiore (brigadiere maggiore in cavalleria); - caporale e caporale furiere (brigadiere e brigadiere furiere in cavalleria) - tamburino e trombettiere; - granatiere con 10, 20 o 30 anni di servizio; - soldato e piffero; - armaiolo, falegname, infermiere e vivandiere. Nel 1821, con un provvedimento integrativo, furono istituiti i sotto caporali e gli appuntati. La progressione dei gradi per gli ufficiali contemplava a sua volta: - capitano generale, grado spettante solo al Re; - maresciallo; - generale d'armata; - tenente generale; - maggior generale; - colonnello; - tenente colonnello; - maggiore; - capitano; - tenente; - sottotenente effettivo e sovranumerario; - alfiere (cornetta in cavalleria); - cadetto. Per la Giustizia Militare vennero rispolverati gli antichi ordinamenti vigenti nel 1796; furono nominati un uditore generale e tre vice uditori, scelti tra i funzionari civili, assistiti da un gran prevosto parificato al grado di capitano, i quali costituivano il Tribunale Supremo della Giustizia Militare con i compiti principali dell'istruzione delle cause, dell'ap51
plicazione della amnistie e della gestione di tutti i reati legati alle leggi sulla leva militare. L'amministrazione immediata della giustizia era invece affidata ai cosiddetti Consigli di guerra reggimentali che, peraltro, avevano competenza limitata ai reati meno gravi compiuti nell'ambito del rispettivo reggimento o Corpo. Nel 1822 questo sistema venne parzialmente modificato, con lo scioglimento dei Consigli di guerra reggimentali e l'istituzione, in loro vece, di quelli divisionali ai quali venne affidata l'amministrazione della giustizia militare. A ciascun Consiglio divisionale fu destinato un uditore assistito da un vice uditore e da un segretario incaricati dell'istruzione delle cause penali; all'uditorato generale venne affidata la supervisione di questi nuovi organismi. Nei primi anni della restaurazione notevoli furono gli sforzi fatti per inculcare la disciplina nelle truppe; tra l'altro, si ricorse anche alla pubblicazione di precisi regolamenti in merito. L'uso del bastone venne soppresso nei reparti di linea, ma fu lasciato nei Corpi disciplinari; si introdusse invece la cosiddetta «sala di disciplina», sottoposta nei Corpi al controllo degli alfieri o delle cornette. In ogni caserma fu poi approntato un locale destinato ai reati più gravi, detto in gergo «crottone». I furti di lieve entità erano puniti con le vergate, con le nerbate o con le cinghie. Per i casi più gravi c'era l'invio al Corpo franco, dove la disciplina era severissima: la pìu piccola infrazione era infatti punita con le bastonate che, in determinate occasioni, potevano arrivare fino a 120 colpi, inferti in due giorni non consecutivi. Per gli ufficiali esistevano varie forme di punizione, che andavano dagli arresti semplici in casa alla detenzione in fortezza. Per le esigenze del vettovagliamento - argomento trattato nel Regolamento di disciplina - la truppa veniva riunita in gruppi di trenta individui per compagnia, squadrone o batteria, detti «ordinari», cui provvedeva un caporale che acquistava i viveri e ne teneva conto in un registro. La spesa giornaliera era controllata da un soldato di cucina che mutava giornalmente. Successivamente questi organismi furono aboliti e riuniti per compagnia, squadrone o batteria. Non esisteva, comunque, una razione fissa giornaliera; soltanto in marcia la truppa riceveva, oltre al pane: al mattino, 92 grammi di pasta o riso e 245 grammi di carne di bue; la sera, 153 grammi di pasta o riso, 15 grammi di lardo, 15 grammi di sale e 1 litro di vino. Gli ufficiali dovevano provvedere al vitto in proprio. In marcia essi ricevevano le stesse razioni previste per la truppa, in natura od in contanti. Anche in materia di licenze vigevano norme ben precise. La truppa godeva di permessi temporanei, concessi nei mesi compresi tra dicembre e marzo secondo un criterio percentuale nel rispetto del quale l'entità doveva essere fissata per ogni reparto dal Governatore della rispettiva Divisione, con astrazione dei Provinciali per i quali non erano previste licenze di alcun genere. I comandanti di reggimento potevano a loro volta concedere altri congedi, divisi in tre categorie: di tre giorni, con diritto all'intera paga; di trenta giorni consecutivi, con paga ridotta ai due terzi; di sessanta giorni di convalescenza a paga intera. Tutte le licenze dovevano essere vistate, sia alla partenza sia all'arrivo, dal comandante della locale Stazione di Carabinieri Reali. Per gli ufficiali erano previsti soltanto due tipi di licenza: straordinaria di breve durata ed annuale, detta «Semestre»; quest'ultima era concessa dal Primo Segretario di Guerra e Marina, mentre nel primo caso bastava l'assenso del Colonnello e del Governatore. Le licenze straordinarie non potevano superare la durata dei tre giorni; le altre erano 52
di 100 giorni per gli ufficiali Generali, di 60 per gli ufficiali Superiori e per i Capitani e di 40 per tutti gli altri. In ogni caso la paga veniva sempre percepita per intero. Le licenze richieste per gravi motivi familiari comportavano invece una paga dimezzata, per assenze comprese tra i due ed i sei mesi, e nessuna corresponsione per periodi superiori. Gli ufficiali che intendevano contrarre matrimonio dovevano inoltrare domanda di assenso direttamente al Re. Il permesso era comunque concesso soltanto dopo che l'interessato aveva dimostrato le proprie disponibilità economiche e la moralità della sposa, nell'intento di evitare l'unione tra classi sociali differenti e di non incidere, quindi, sul solo bilancio economico dell'ufficiale. I soldati, invece, dovevano ottenere l'assenso matrimoniale dal proprio comandante ed esibirlo alla Curia Vescovile competente per territorio, alla quale spettava autorizzare l'unione. Le famiglie dei soldati e dei sottufficiali avevano la facoltà di vivere in caserma, dove vi erano adibiti degli alloggi. Nel 1814 - allo scopo di definire l'organizzazione addestrativa dell'esercito - fu istituita una speciale Commissione incaricata dello studio e della compilazione dei regolamenti sull'istruzione dei vari Corpi. Il 1° agosto dello stesso anno venne pubblicata la prima di queste opere, il «Regolamento provvisionale pel maneggio delle armi della fanteria», che comprendeva tre parti: la prima concernente la posizione frontale del soldato, la seconda l'attenti e il modo di salutare, la terza il maneggio delle armi vero e proprio. Quest'ultima soltanto codificava ben 58 comandi «normali» pel maneggio ai quali se ne aggiungevano altri quattro «addizionali». Il regolamento subì l'anno successivo alcuni perfezionamenti. Nel 1817 vide invece la luce il «Regolamento per l'esercizio e le evoluzioni della fanteria» che altro non era se non la traduzione dell'analogo testo prussiano del 1815. L'istruzione, oltre a dare chiarimenti circa lo schieramento in battaglia del reggimento e delle varie compagnie, era articolata in scuola del soldato e in scuola del plotone. La scuola del soldato contemplava tre parti ben distinte: la posizione, il maneggio dell'arma ed i tiri ed infine tutto quanto sovrintendeva alla marcia (di fronte e di fianco), all'allineamento e alle conversioni. Nel terzo argomento erano stabiliti cinque tipi di passo; in particolare: - passo di scuola o d'istruzione, lungo 16 once (cm. 67,2) alla cadenza di 76 passi al minuto; - passo ordinario, ampio quanto l'altro, alla cadenza di 100 passi al minuto; - passo doppio, della stessa apertura, alla cadenza di 130 passi al minuto; - passo di carica, invariato come lunghezza, alla cadenza di 160 passi al minuto; - passo retrogrado, lungo 11 once (cm . 46,2), alla velocità di 100 per minuto. La scuola di plotone era notevolmente più complicata e prevedeva sette lezioni, i11ustrative di tutti i diversi tipi di evoluzione in battaglia. Per l'addestramento della Cavalleria, nel gennaio I 815 uscì il «Regolamento per l'esercizio della cavalleria» comprendente le stesse materie previste per la fanteria, con in più una minuziosa istruzione riguardante il modo di bardare i cavalli ed il maneggio della sciabola. Particolare importanza era attribuita alle evoluzioni ed allo schieramento dei reparti, per i quali era previsto il «passo», che diveniva «trotto» dopo trenta passi, «galoppo>> dopo altri cinquanta e «carica» dopo ulteriori quaranta. I cavalieri ricevevano infine la stessa istruzione a piedi della fanteria, usando però sempre il passo ordinario. L'istruzione dell'Artiglieria seguì le modalità già sancite per la Fanteria per quanto concerneva il maneggio delle armi e gli esercizi di base. Successivamente, con l'avvento 53
delle batterie leggere, fu adottata per questa specialità l'istruzione della Cavalleria anche se limitatamente all'addestramento a cavallo. Le manovre specifiche dell'Arma vennero invece riunite in un volumetto pubblicato in fretta e furia nel 1815, tanto è vero che in fondo alla pubblicazione si trova stampata una nota che recita: «La cèlerità con cui si è proceduto alla compilazione delle presenti istruzioni non ha lasciato luogo ad una esatta correzione di stile, e di stampa». L'istruzione comprendeva in sintesi il servizio dei pezzi d'assedio e da piazza, quello per i pezzi montati su affusti da costa e quello per i mortai e i petrieri; procedeva poi con il servizio delle bocche da fuoco da campagna, cannoni ed obici, ivi comprese le varie vetture loro assegnate, e proseguiva con l'istruzione per la truppa sulla parte tecnica del servizio, cioè come approntare la miccia per i cannoni, la composizione degli stoppini, le lancie da fuoco, le bombe e le granate dei diversi modelli. La parte conclusiva dell 'istruzione, che ne era la più importante, stabiliva le manovre da eseguire: le principali erano le evoluzioni composte delle brigate, le formazioni in colonna, l'ordine di rotta e quello di colonna per pezzo, l'ordine delle colonne per sezione, l'ordine in avanti in battaglia, l'ordine in batteria ed infine le riviste e le parate; a queste seguivano poi ben venti manovre, dette «Manopere», che concernevano l'insieme dei movimenti da effettuarsi con le batterie e le sezioni. Periodicamente venivano poi effettuati tiri di prova per singole batterie od addirittura per brigata, utilizzando come poligono i vasti campi in località S. Maurizio e Cirìè. L'adozione del materiale modello 1830 rese necessario avere tutti gli ufficiali delle batterie montati cosicchè particolare attenzione fu da allora rivolta all'istruzione a cavallo, applicata in precedenza alquanto sommariamente.
54
Capitolo V
L'amministrazione I e i servizi
1. L'Ufficio Generale del Soldo e l'Azienda Generale di Guerra
Il Regio Viglietto del 27 settembre 1814 sulla riorganizzazione logistico-amministrativa dello Stato riportò in vita il vecchio istituto amministrativo settecentesco: l'Ufficio Generale del Soldo, ripartendolo in sei uffici, uno principale con sede a Torino e cinque dipartimentali, stanziati ad Alessandria, Cuneo, Vercelli, Torino e Nizza. Ciascun ufficio era a sua volta articolato in uffici presidiari: sette ad Alessandria, dodici a Cuneo, otto a Vercelli, cinque a Torino e due a Nizza. L'organico dell'Ufficio Generale del Soldo - nella sua organizzazione centrale e periferica - assommava a: 1 Contadore Generale; 1 Intendente Generale e Primo Commissario di Guerra; 15 Commissari di Guerra; 8 Ufficiali del Soldo di 1a; 8 di 2 a; 12 di 3 a; 1 Segretario; 2 Assistenti Segretari. 1129 luglio del 1815 furono istituiti due nuovi Uffici dipartimentali, a Genova e Savona, e s'incrementò contemporaneamente l'assetto della intera struttura che risultò composta da: 1 Contadore Generale; 1 Intendente Generale applicato; 1 Primo Segretario di Guerra; 1 Vice Intendente applicato; 20 Commissari di Guerra; 12 Ufficiali del Soldo di 1a; 12 di 2a; 20 di 3a; 25 Ufficiali sovranumerari; 3 Segretari Assistenti; 1 Tesoriere della milizia; 43 Ufficiali del Soldo locali per gli uffici dipartimentali. Lo schema funzionale dell'ufficio principale di Torino ne prevedeva la suddivisione in undici Divisioni: Assenti, Fanteria, Cavalleria, Intendenza, Grani, Caserme, Vestiario, Liquidazione Austriaca, Liquidazione Francese, Revisione e Segreteria. L'organismo amministrativo dimostrò peraltro di non essere all'altezza dei tempi, necessitando l'esercito di un sistema più snello e pratico. Conseguentemente, il 31 marzo del 1817 si costituì il Ministero delle Finanze e, con la soppressione dell'Ufficio del Soldo, furono impostati due nuovi organismi amministrativi: l'Azienda Generale di Guerra e l'Azienda Generale d'Artiglieria, Fabbriche e Fortificazioni. Con quest'ultimo ordinamento tutta la branca amministrativa riguardante l'Armata passò all'Azienda Generale di Guerra sotto la supervisione del Ministero delle Finanze, comprendendo i Ruoli, le Rassegne, le Paghe, il Vestiario, le Licenze, l'Equipaggiamento, le Caserme, come pure la distribuzione del grano, pane, legname, lume, biada, paglia, letti e mobilio, oltre alla verifica di tutta la contabilità dei Corpi. La struttura funzionale dell'Azienda comprendeva un Ufficio centrale, la Tesoreria 1 Per amministrazione si deve correttamente intendere non soltanto la parte puramente finanziario-contabile quanto il più vasto ca:npo, ancora oggi terminologicamente impiegato dall'esercito inglese sotto forma di «Administration», della logistica di produzione e di distribuzione, più che di quella di campagna.
55
Militare e Segreteria, il Regio Magazzino delle Merci - tutti con sede in Torino - e sette Commissariati di Guerra locali , uno per ciascuna delle Divisioni Militari, oltre al Commissariato autonomo di Sardegna. Gli enti periferici erano a loro volta articolati in Uffici di Presidio, dodici nella Divisione di Torino, nove in quella di Savoia, sei ad Alessandria, nove a Cuneo, nove a Novara, sei a Nizza, dieci a Genova ed undici in Sardegna. L'organico del personale dell'Azienda Generale di Guerra prevedeva: 1 Intendente Generale di Guerra; 1 Vice Intendente Generale di Guerra; I Vice Intendente per il contenzioso; 1 Intendente aggregato; 1 Commissario di Guerra anziano; I Commissario di Guerra sotto anziano; 14 Commissari di Guerra; 12 Sotto Commissari di Guerra di 1a; 12 di 2a; 12 di 3a; 12 di 4a; 1 Aggregato; 1 Primo Segretario; 2 Assistenti Segretari; 1 Commissario di Guerra locale a Chambery; 1 Sotto Commissario di Guerra locale a Pinerolo; l sotto Commissario aggregato; 32 Sotto Commissari di Guerra permanenti; 22 Sotto Commissari variabili; 84 Scritturali e Commessi.
2. Funzionamento dei principali settori de1l'amministrazione militare
a. Il bilancio dell'esercito. Il primo bilancio dell'esercito venne approntato soltanto per il secondo semestre del 1814. Su di esso si rammenta che gravavano ancora le spese di mantenimento delle truppe austriache di occupazione, le quali trovavano alloggio presso privati cittadini e ricevevano la legna dai municipi e le razioni viveri dall'amministrazione statale. Le spese sostenute dal Governo per il mantenimento dell'esercito durante il periodo 1814-1830 sono sintetizzate nelle tre tabelle che seguono. BILANCI DELL'ESERCITO 1814-1830 (Territori di Terraferma) SPESE A NNO
1814 (2° SEMESTRE) 181i 1816 1817 1818 1819 1820 1821 1822 1823 . 1824 1825 1826 1827 1828 1829 1830 01
UFFICIO GENERALE DEL SOLDO POI AZIENDA DI GUERRA (IN LIRE NUOVE DI PIEMONTE)
LIRE ITAUA:\'E SECONDO COEFFICIE:\'TF. DI RlVALUTAZIONE ISTAT DEL 1984 ( i"")
26.317 .025 49.437.382 37.419.3i2 23.789.031 22.335.733 22.666.097 28.886.667 32.5i5.972 28.0i9.9i4 2J.74i .839 20.082.907 20.238.624 20.474.048 20.444.421 19.343.449 22.707.036 20.667 .669
18i 513 427.000 347.780.072.000 263.323.661.000 167.350.4!0.000 157.126.790.000 159.450.830.000 203.211.120.000 229.023.840.000 197.395.380.000 I67 .046.560.000 141.278.670.000 142.374.1I0.000 144.030.260.000 143.821.840.000 136 076.iSO.OOO 1s9.rn .820.000 14i.392.J40.000
0
)
li coefficiente è 3663,9439; si tenga presente che g li indici di rivalutazione JSTA T partono dalla lira italiana del 1861; una lira di quell'anno equivaleva a 1,92 lire nuove piemontesi del periodo 1814-1830. In complesse l'indice equivale quindi a 7.000. l'"l Di massima, le spese militari assorbivano il 30% del bilancio dello Stato. <
56
BILANCI MILITARI PER IL VICEREAME DI SARDEGNA 1814-1830
SPESE
l i\ LIRE NUOVE JJl P IEMONTE
I N URF. ITALIANE SF.CONDO IL COEFFICIENTE DI RIVAT.UTAZIOi\E JSTA T DEL 1984
1815
818.592
5.758.609.100
1816
937 .293
6593.642.600
1817
1.589.100
11.178.956.000
1818
1.589.100
11.178.956.000
ANNO
1819
1.928.589
13.567.184.000
1820
1.954.089
13.746.657.000
1821
1.717.815
12.084.437.000
1822
I 775382
12.489.407.000
1823
2.031.446
14.290.759.000
1824
2.076.137
14.605.150.000
1825
2.056.290
14.465.531000
1826
2.068.825
14.553.712.000
1827
2.068.825
14.553.712.000 13.390.414.000
1828
1.903461
1829
1.915.674
13.476.330.000
1830
1.879.374
13.220967.000
CONSUNTIVO DELLE SPESE PER L'ESERCITO 1814-30 (Azienda di guerra e Sardegna)
ANi\l
AZIENDA DI GUERRA
VICEREAME DI SARDEGNA
TOTALE (LIRE NUOVE DI PIEMONTE)
1814-30
433.200 666
28.366.191
461.536.857
b. Lo stipendio e le pensioni degli ufficiali. Uno dei capitoli di spesa che più incidevano sul bilancio militare sardo era costituito dagli stipendi degli ufficiali di tutte le armi. Lo stipendio era calcolato su base annua ma veniva corrisposto mensilmente insieme con le razioni di pane e foraggio, che variavano a seconda del grado e del Corpo e potevano anche essere riscosse in contanti. In quest'evenienza, limitatamente alle razioni di fo raggio, veniva applicato un ribasso del 60Jo rispetto al valore reale.
Le tabelle che seguono riportano l'ammontare degli stipendi (in lire nuove piemontesi) divisi per grado. 57
STIPENDI PER UFFICIALI GENERALI
GRADO
GOVERNATORE
0
STIPENUIO
INDEN'IIT..\
ANNUO
ANNUA
RAZIOl\l GIORNALIERE
STTPENOIO RIVALUTATO
DT FORAGGIO
lN LIRE ITALIAl\E DEL 1984
10.000
4.000
4
i0.34i,7li0
ISPETTORE GEN. Dl FANTERIA E CAVALLERIA
SECONDO IL GRADO
2.000
4
-
ISPETTORE GENERALE
SECONDO IL GRADO
3.000
SECONDO IL GRADO
-
MARESCIALLO
10.000
5
70.347 .717
GENERALE
8.000
-
5
56.278.178
TENENTE GENERALE
7.000
-
4
48.880.526
\·!AGGIOR GENERALE
6.000
-
4
42.208.663
QUARTIERMASTRO GENERALE
SECONDO IL GRADO
-
3
AIUTANTI GENERALI
SECONDO IL GRADO
-
2
SOTTO AIUTANTI GENERA.LI
SECONDO IL GRADO
-
I
AIUTANTI DI CAMPO
SECONDO IL GRADO
-
I
Aggiungendo le indennità, un Governatore percepiva lire 98.486.806 annue rivalutate.
STIPENDI PER UFFICIALI SUPERIORI
GRADO
STIPEl\DIO ANNUO
RAZIONE GIORNAUElU DI PANE
RAZIONE
STIPENDIO
GIOR'IALIERA
RIVALUTATO
DI
IN URE ITALlA'IE
FORAGGIO
DEL 1984
COLONNELLO DI FANTERIA E CACCIATORI
5.000
2
-
35,173.861
COLONNELLO Dl ARTIGLIERIA
6,000
2
2
42.208.633
COLONNELLO DEL GENIO
.
5.000
2
-
35.173.861
COLONNELLO IN 2' D'ARTIGLIERIA
4.800
2
-
33.766.906
TENENTE COLONNELLO ~ I FANTERIA E CACCIATORI
3.275
2
-
23.038.879
TENENTE COLONNELLO D'ARTIGLIERIA
3.275
2
-
ID.
MAGGIORE DI FANTERIA E CACCIATOR I
2.452
1
-
17.249.261
MAGGIORE DI ARTIGLIERIA
2.452
2
-
ID.
MAGGIORE DEL TRENO
2.200
-
-
15.476.499
MAGGIORE DEL GENIO
3.275
2
-
23.038.879
58
STIPENDI PER UFFICIALI INFERIORI
STIPE:-IUlO ANNUO
GRADO
RAZIONE GIORNALIERA DI PANE
SUPENUIO RIVAUJTATO IN LIRE ITALIANE OEL 1984
2 I I
17.249.261 13.190.198 6.612 685 8.089.988 5.9i9.556 7,034.772 5.979.556 Idem Idem 14.948.891 Idem 13.190.198 Idem ì.738.249 7.386.510 7.034.772 6.683.033 6.331.295 5.979.556
2.452 1.875 940 lliO 850 1.000 850 850 850 2.125 2.125 1.875 1.875 1.100 1.050 1.000 950 900 850
CAPITANO COMANDANTE DEL GENIO CAPITANO DI FA~TERlA E CACCIATORI TENENTE DI FANTERIA E CACCIATORI TENENTE DEL TRENO SOTTOTENENTE DI FANTERIA E CACCIATORI SOTTOTENENTE DEL TRENO ALFIERE DI FANTERIA E CACCIATORI ALFIERE DEL GE~IO ALFIERE D'ARTIGLIERIA CAPITANO ANZIANO D'ARTIGLIERIA CAPITANO ANZIANO DEL GENIO CAPITANO DI I' ::'.LASSE D'ARTIGLIERIA CAPITANO DI I' 2LASSE DEL GENIO TENENTE ANZIANO D'ARTIGLIERIA E GENIO TENENTE DI l' CLASSE D'ARTIGLIERIA E GENIO TENENTE DI 2' CLASSE D'ARTIGLIERIA E GENIO SOTTOTENENTE ANZIAKO D'ARTIGLIERIA E GENIO SOTTOTENENTE DI I' CLASSE D'ARTIGLIER IA E GENIO SOTTOTENENTE DI 2' CLASSE D'ARTIGLIERIA E GENIO
I -
I 2 2
2 2 2 2 2 2 2 2 2 2
STIPENDI PER CARICHE SPECIALI
INCARICO
AIUTANTE MAGGIORE DI FANTERIA E CACCIATORI AIUTANTE MAGGIORE D'ARTIGLIERIA AIUTANTE MAGGIORE DEL TRENO AIUTANTE MAGGIORE DEL GEKIO QUARTIER\!ASTRO DI FANTERIA E CACCIATORI QUARTIERMASTRO D'ARTJGUERIA QUARTIERMASTRO DEL GENIO CHIRURGO MAGGIORE DI REGGIMENTO DI FANTERIA, CACCIATORI E GENIO CHIRURGO MAGGIORE DI BATTAGUONE DI FANTERIA E CACCIATORI CHIRURGO IN 2' DI FANTERIA, CACCIATORI E ARTIGLIERIA CAPPELLANO REGGIMENTALE DI FANTER IA, CACCIATORI E GENIO CAPPELLANO DI BATTAGLIONE DI FANTERIA E CACCIATORI
STIPENDIO A:-.'NUO
RAZIONE GIORNALIERA
STIPENnIO RIVALUTATO IN JJRE ITALIANE OEL 1984
PANE
FORAGGIO
I 2
-
-
-
2 I I
-
I
-
I0.552.158 11.607.374 8.793.465 7.i39.249 8.793.465 10.763.201 5.979556
41.200
I
-
8.441.726
900
I
-
6331295
600
I
-
4.220.863
1.125
I
-
7.914.118
800
I
-
5.627 817
1.500 J.625 1.250 1.100 1250 1.530 850
I
-
I
Oltre allo stipendio , per determinate categorie o cariche erano previste delle indennità speciali; in particolare: 6.000 lire annue per indennità d'alloggio ai governatori; 3.000 di regalia ai colonnelli dei reggimenti o Corpi , in occasione della nomina dei nuovi quartiermastri; 59
- 140 lire mensili ai colonnelli comandanti, versate dai vivandieri delle varie compagnie. Gli ufficiali in servizio provinciale ricevevano uno stipendio ridotto, pari a circa il 300Jo rispetto a quelli in servizio permanente:
STIPENDI PER GLI UFFICIALI PROVINCIALI
GRADO
COLONNELLO TENENTE COLONNELLO MAGGIORE CAPITANO CAPITANO DEI GRANATIER I TE\JE\JTE TENENTE DEI GRANATIERI SOTTOTENENTE SOTTOTENENTE DE! GRANATIERI SOTTOTENENTE SOVRANUMERARIO ALFIERE ALFIERE DEI GRANATIERI QUARTIERMASTRO AIUTANTE MAGGIORE CAPPELLANO REGGIMENTALE CHIRURGO MAGGIORE Dl REGGIMENTO
STIPENDIO ANNUO
STIPE!\DIO RIVALUTATO IN LIRE ITALIANE DEL 1984
l.62i 900 630 478,l i 533 ,li 207, IO 247, IO 166,50 198,li 148 140 150 237,10 347, IO 150 2i0
11.431.504 6.331.295 4.431 .905 3.363.675 3.750.58l 1.456.90! l.i38.292 1.171.289 1393.940 1.041.146
948.86! l.05i.21 5 1.667.944 2.441. 769 1.055.215 l.7i8.69J
Tutti gli ufficiali erano peraltro soggetti ad una ritenuta mensile equivalente a due giorni di stipendio, da versarsi a favo re della massa musica del rispettivo reggimento. Gli importi della ritenuta erano, in fanteria, i seguenti: - colonnello: 27 lire mensili; tenente colonnello: 17, 94 lire mensili; maggiore: 13,43 lire mensili; capitano: 10,27 lire mensili; - tenente: 5,15 lire mensili; - sottotenente: 4,65 lire mensili. Agli ufficiali provinciali la ritenuta veniva fatta soltanto durante il periodo di servizio al reggimento. Le pensioni degli ufficiali erano sancite dal «Regolamento per le pensioni di ritiro, stipendi di riforma e d'aspettativa ai militari di ogni arma, secondo il loro grado», p ubblicato il 31 dicembre 1815, in base al quale l'intero settore pensionistico risultava ripartito in tre branche: anzianità di servizio, ferite di guerra ed infermità per causa di servizio . La pensione per anzianità di servizio si otteneva dopo un minimo di trenta anni di carriera effettiva; il massimo era raggiunto soltanto al compimento dei cinquanta a nni continuati. Gli a ltri due tipi di pensione erano invece proporzionati all ' entità del danno subito e, quindi, al conseguente grado d'invalidità. Le vedove e gli orfani, questi ultimi fino al compimento del ventesimo anno di età, riscuotevano il 50% dell'importo minimo fissato per la pensione del genitore. Le tabelle appresso riportate indicano gli importi relativi alle tre categorie di pensione.
60
ENTITÀ DELLE PENSIONI PER ANZIANITÀ DI SERVIZIO A:\'NI DI SERVIZIO
GRADO 30
GENERALE 3000 TENENTE 2400 GENERALE MAGGIOR 1800 GENERALE COLONNELLO 1500 TENENTI: 1200 COLO!\NELLO MAGGIORE 960 CAPITANO 720 TENENTE 540 SOTTOTENENTE ALFI ERI: E 480 CORNETTA
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
su
mo 3300 3450 3600 3750 3900 4050 4200 4350 4500 4650 4800 4950 5100 5250 5400 i550 5700 5850 6000 2520 2640 2760 2880 3000 3420 3240 3360 3480 3600 3720 3840 3960 4080 4200 4320 4440 4560 4680 4800 1890 1980 2070 2160 2250 2340 2430 2520 2610 2700 2740 2880 2970 3060 3150 3240 3330 3420 3510 3600 1575 1650 1725 1800 1875 1950 2025 2100 2175 2250 2325 2400 2475 2550 2625 2700 2775 2850 2925 3000 1260 1320 1380 1440 1500 1560 1620 1680 1740 1800 1860 1920 1980 2040 2100 2160 2220 2280 2340 2400 1008 1056 1104 1152 1200 1248 1296 1344 1392 1440 1488 1536 1584 1632 1680 1728 1776 1824 1872 1920 756 792 828 864 900 936 972 l008 1044 1080 Il 16 1152 I188 1224 1260 1296 1332 1368 1404 1440 567 594 627 648 675 702 i29 756 783 810 837 864 891 918 945 972 999 1026 1053 1080 504
528
552
576
600
624
648
672
696
720
744
768
792
816
840
864
888
912
936
960
ENTITÀ DELLE PENSIONI PER FERITE DI GUERRA FERITE CAUSA''ffl LA PERDITA INTERA OELI.A VISTA O DI VARIE MEMBRA
GRADO
9.000 7.200 4.900 4.500 3.600 2.880 2.160 1.620 1.440
GENERALE TENENTE GENERALE MAGGIOR GENERALE COLONNELLO TENENTE COLONNELLO MAGGIORE CAPJTANO TENENTE SOTTOTENENTE, ALFIERE E CORNETTA
VE DOVE nT MILITARI UCCISI IN GUERRA O MORTI F.NTRO I SEI ME.SI I N SEGUITO ALLE FERITE
FERITE CAUSANTI LA PERDITA DI UN SOLO ARTO
6.000
1.500 1.200 900 750 600 420 360 270
4.800
3.600 3.000 2.400 1.920 1.440 1.080 960
240
ENTITÀ DELLE PENSIONI PER INVALIDITÀ ANt\l DI SU{VlZlO
GRADO I
2
3
4
5
6
7
GENERALE 1650 1800 1950 2100 2250 2400 2i50 TENENTE GENERALE IJ20 1440 1500 1680 1800 1920 2040 MAGGIOR GENERALE 990 I080 1170 1260 1350 1440 1530 R25 900 975 1050 1125 1200 1275 COLONNELLO TENENTE COLON 660 i20 780 840 900 960 1020 MAGGIORE 528 576 624 672 720 768 816 CAPITANO 396 432 468 504 540 576 612 TENENTE 297 324 351 378 405 432 459 SOTTOTENENTE, 264 288 312 336 360 384 408 ALFIERE E CORNETTA
14
15
16
17
18
19
20
3600 2880 2160 1800 1440 1152 828 864 621 648
3750 3000 2250 1875 1500 1200 900 675
3900 3120 2340 1950 1560 1248 936 702
4050 3240 2430 2025 1620 1296 972 729
4200 3360 2520 2100 1680 1344 1008 756
4350 3480 2610 2175 1740 1392 1044 783
4500 3600 2700 2250 1800 1440 1080 810
i52
600
624
648
672
696
720
li
12
13
3150 2520 1890 1575 1260 1008 no 756 540 567
3300 2640 1980 1650 1320 1056 792 594
3450 2760 2070 1725 1380 1104
504
i28
8
9
10
2700 2160 1620 1350 1080 864 648 486
2850 22&0 1710 1425 I 140 912 684 513
3000 2400 1800 1500 1200 960
432
456
480
576
61
Il cosiddetto «stipendio di ritiro» era accordato a tutti gli ufficiali dell'esercito - compresi quelli di piazza, dei battaglioni di guarnigione e degli invalidi - che fossero «momentaneamente non necessari al Regio Servizio», ma non ancora in possesso dei requisiti necessari alla pensione per anzianità. Ogni anno trascorso in «riforma» equivaleva a sei mesi di servizio attivo. Lo «stipendio di aspettativa» era invece corrisposto agli ufficiali costretti, per contrazioni dovutesi apportare all'organico dei Corpi, ad essere temporaneamente fuori servizio. Il periodo passato in aspettativa contava come servizio attivo. Entrambi questi stipendi erano assimilati agli importi stabiliti per quelli degli ufficiali provinciali;questi ultimi peraltro, in entrambi i casi, riscuotevano soltanto i 2/3 dello stipendio suddetto. c. Le paghe e le pensioni dei sottufficiali e della truppa. L'ammontare delle paghe stabilite per i sottufficiali e per la truppa erano, in particolare, ivi compresi gli equiparati: Furiere Maggiore .. ... .. ....... . paga annua di Lire nuove 517 Tamburo Maggiore ......... . . .. . paga annua di Lire nuove 282 Furiere ....... . ... . paga annua di Lire n uove 338 Sergente ...... .. . . paga annua di Lire nuove 280 Caporale Maggiore prestito lire 188; deconto lire 26 Caporale Tamburo prestito lire 134; deconto lire 26 Corno da Caccia . prestito lire 131; deconto lire 34 Prevosto ...... . prestito lire 270; deconto lire 38 Capo Sarto . .. .
prestito lire 93;
Soldati in genere Tamburo Granatiere
prestito lire 78, 15; deconto lire 20 prestito lire 120; deconto lire 26 prestito lire 116; decanto lire 22, 10
deconto lire 22
Nel reggimento Granatieri e Cacciatori Guardie, le paghe erano più alte di 1/5. È tuttavia opportuno, per concludere l'argomento, ricordare a questo punto l'entità di alcune indennità speciali - alle quali si è già fatto cenno - che si aggiungevano al soldo
vero e proprio. Il loro ammontare consisteva, nella fattispecie, in: 36 lire all'atto dell 'arruolamento; 6 lire annue per rafferma; 7 lire annue per i soldati anziani e gli scelti . Le pensioni per i sottufficiali e la truppa seguivano, in linea di massima, lo stesso iter stabilito in materia per gli ufficiali, e corrispondevano alle somme annuali sottoriportate: . ANZIANITÀ GRADO
FURIERE MAGGIORE FURIERE, SERGENTE E VETERINARIO CAPORAL MAGGIORE E CAPORALE SOLDATO, TAMBURO, ECC. ECC.
FERITE O INFERMITÀ
MINIMA
MASSIMA
CATEGORIA MINIMA
CATEGORIA MASSIMA
240 186 129,60 108
480 360 259,20 216
120 90 64,80 54
480 360 259,20 216
Inoltre i furieri maggiori, i furieri, i sergenti , i veterinari, i caporali maggiori ed i caporali ricevevano ogni sei anni una serie completa di vestiario. 62
d. Il vettovagliamento, il vestiario e l'equipaggiamento, i capitoli di bilancio. Per ciò che investe questa complessa branca logistico-amministrativa dei Corpi occorre distinguere - ai fini della sua comprensione funzionale - due periodi: il primo, dal 1814 al 1822; il secondo, dal 1823 al 1830. 1) Periodo 1814-1822 Nel 1814 presso ogni Corpo operava un ufficiale del soldo il quale era addetto alle distribuzioni, passava le rassegne e curava tutta la parte contabile rispondendone al Contadore generale; la contabilità veniva quindi versata per il successivo controllo al Commissario locale, che provvedeva al pagamento degli impresari fornitori. La fornitura dei viveri per la truppa e dei foraggi per i quadrupedi era appaltata dall'Ufficio generale del soldo grazie alle cosiddette imprese che agivano sull'intero territorio del regno. Queste imprese erano in tutto undici: la più importante, quella che forniva il pane, il riso e la carne, era ripartita in quattro «lotti» situati in Torino, Alessandria, Cuneo e Vercelli; le altre provvedevano invece la paglia, il fieno, le carrube, la crusca ed i materiali per la lettiera dei cavalli. Gli impresari ricevevano presso la Segreteria di Guerra i capitolati relativi alle rispettive aziende (nei quali era descritta la quantità e la qualità delle derrate da fornire), presentavano l'offerta e, nel caso di assegnazione della fornitura, prestavano cauzione e s'impegnavano ad alimentare i magazzini con scansioni mensili. Gli appalti duravano dodici mesi a partire dal 1° ottobre di ogni anno. Il grano per la confezione del pane era comprato dall'Ufficio del soldo è consegnato all'impresario che aveva vinto la gara d'appalto il quale s'impegnava a fornire da ogni sacco un numero di razioni determinato in precedenza. Tutto quanto concerneva il vestiario era a carico dell'amministrazione centrale che acquistava le materie prime o gli oggetti già confezionati conservandoli nel Regio Magazzino merci. I Corpi inoltravano le richieste dei capi necessari tramite il Quartiermastro che risiedeva nella capitale e li ricevevano direttamente. Questo sistema fu peraltro modificato il 1° gennaio 1816, con l'istituzione nei Corpi di un Consiglio d'amministrazione composto dal colonnello comandante e da un maggiore. Secondo la nuova procedura tale organismo si rivolgeva all'Ufficio del soldo e, quando riceveva da questi i modelli dei capi approvati dal Re, aveva facoltà di far direttamente confezionare il corredo dagli imprenditori iscritti nell'elenco dei prestatori d'opera. L'Ufficio del soldo si limitò da allora alla gestione dei soli cappotti restituiti dai congedanti, materiale con cui costituì un magazzino di riserva. Su quest'esperienza la Segreteria predispose nel 1829 una serie di depositi decentrati: ad Alessandria a Genova ed a Nizza. Dal 1817 i Consigli d'amministrazione ricevettero - rispettivamente il 1° ed il 16 di ogni mese - gli acconti in denaro necessari a sostenere le spese correnti del reggimento. I conti dovevano essere chiusi ogni trimestre ed inviati per controllo al Commissario di guerra; l'azienda di guerra emetteva quindi il saldo a favore del Corpo da riscuotere tramite tesoreria.
2) Periodo 1822-1830 Il sistema amministrativo in vigore fino a l 1822, implicando la sanzione che ogni Corpo avesse una propria contabilità autonoma, con la confusione facilmente immaginabile, imponeva delle modifiche per sanare gli inconvenienti che sempre più pesanti ne scaturivano. Allo scopo quindi di uniformare le procedure finanziarie, la Segreteria di Guerra pubblicò il 23 agosto di quell'anno il «Regolamento per l'amministrazione e contabilità dei corpi di Regia truppa» che pose fine alle t urbative esistenti. 63
I nuovi Consigli di amministrazione risultarono così composti: - il colonne1Jo comandante, presidente; - l tenente colonnello, 1 maggiore, 1 capitano ed 1 tenente, membri; - l'ufficiale pagatore, segretario.
La contabilità venne inoltre ripartita in capitoli, detti «masse», sottoposti al controllo del Consiglio, ad eccezione di quella che regolava il vitto della truppa, detta «ordinario», amministrata direttamente dal colonnello. Oltre all'ordinario, esistevano le masse vestiario, musica, ospedale, economia e massa nera. L'artiglieria disponeva di una massa aggiuntiva, detta di «S. Barbara>>, che raccoglieva i fondi necessari ai festeggiamenti della patrona ed al soccorso dei soldati poveri del Corpo. Al fine di meglio interpretare il funzionamento e le attribuzioni specifiche attribuite a ciascuna massa sembra a questo punto opportuno intraprenderne un esame più approfondito.
A'lassa ordinario Per ben comprendere il particolare meccanismo che regolava il vitto dei soldati è necessario ricercare i precedenti negli anni addietro. Nel 1814 il Governo forniva una razione di pane giornaliera e la truppa provvedeva, con una frazione della sua paga detta «prestito», all'acquisto degli altri viveri dal vivandiere, a prezzi peraltro molto bassi poichè le derrate erano esenti dalla tassa di consumo. Successivamente, con la soppressione dell'esenzione, si corrispose in cambio alla truppa un'indennità di 3 centesimi al giorno. Successivamente ancora, con il ripristino dell'esenzione, l'indennità fu nuovamente tolta. Nel 1816, con l'applicazione definitiva della tassa, i soldati tornarono a ricevere giornalmente i tre centesimi. La riforma del 1822 modificò sostanzialmente questo sistema : l'istituzione della massa «ordinario» - alimentata dalla quota di 30 centesimi giornalieri tolti dal prestito di ogni soldato convivente - consentì infatti di poter acquistare i viveri e il combustibile necessario per cucinarli. Il resto della paga, detto «piccolo prestito» continuò invece ad essere retribuito in contanti. La razione di pane aveva a sua volta il valore di 24 centesimi. Massa vestiario La massa vestiario era il capitolo di bilancio necessario all'acquisto del corredo di ogni soldato. Essa era composta fino al 1822 dall'assegno corrisposto dall'Ufficio del soldo, detto «di primo vestiario», dai premi di arruolamento concessi alle reclute volontarie, da quelli di riassoldamento e dalla parte di paga del soldato detta «decanto». Dal 1822 la massa servì soltanto all'acquisto degli ogetti di piccolo corredo, come le scarpe, le cravatte, le camicie, le mutande, la giubba da fatica e le uose. Per l'approvvigionamento degli altri capi era stanziato l'assegno di primo corredo. La massa doveva consentire inoltre di far fronte alle spese di manutenzione e di pulizia del corredo. Massa musica Istituita allo scopo di provvedere all'acquisto ed alla manutenzione degli strumenti della banda reggimentale e del suo vestiario, la massa era alimentata dalle ritenute applicate allo stipendio di tutti gli ufficiali del Corpo, oltre che dalla quota paga e dalla quota vestiario dei musicanti stessi. 64
Massa ospedale Ogni Corpo affidava i propri ammalati al chirurgo maggiore coadiuvato dagli infermieri di compagnia; per i casi gravi veniva interpellato un medico civile oppure si ricoverava il paziente negli ospedali civili del luogo. La massa ospedale amministrata fino al 1818 dal chirurgo maggiore reggimentale, passò da quell'anno sotto la giurisdizione del Consiglio di amministrazione. Con essa si provvedeva al mantenimento dei locali adibiti ad infermeria, al lavaggio della biancheria ed all'acquisto dei medicinali. I fondi che la componevano erano tratti in particolare: - dalla quota medicinali corrisposta dall'amministrazione, pari a 3 lire annue per ogni individuo del corpo; dal valore della razione di pane giornaliera dei ricoverati (24 centesimi); - dalla ritenuta operata sul prestito dei ricoverati in ragione di 62,5 centesimi per ogni giorno di ricovero se trattavasi di sottufficiali, di 31 centesimi per i graduati e soldati; dalla ritenuta effettuata ai venerei, dell'entità di 60 centesimi a persona per ciascun giorno di ricovero.
Massa economia Costituiva il capitolo finanziario più influente ed aveva lo scopo di integrare le altre masse secondo le esigenze straordinarie che potevano venirsi a creare. Vi confluivano i fondi ricavati dai risparmi effettuati sulla confezione degli oggetti di vestiario, dal soldo dei soldati inviati fuori del Corpo come lavoranti presso privati; dalla paga dei sottufficiali sospesi dal grado, dal prezzo pagato dai militari per i biglietti di permesso stampati dal reggimento ed, infine, dai risparmi ottenuti sulla legna e sulla paglia . La massa economia serviva inoltre per acquistare il materiale di cancelleria, per pagare la rilegatura dei registri ed, in breve, per provvedere a tutto quanto concerneva l'amministrazione spicciola del Corpo.
Massa nera È un termine nominato e ricorrente, benché non se ne chiariscano mai ufficialmente gli scopi e la destinazione. In realtà questa massa, amministrata privatamente dal colonnello ed alimentata dalla somma di 800 lire annue corrisposta dall'Azienda di guerra, provvedeva a particolarissime spese non contemplate nelle rigide sanzioni amministrative dei regolamenti; pagava infatti i debiti di gioco, risolveva - tacitando - le situazioni più delicate e imbarazzanti( ... ), rimborsava gli eventuali danni causati ai civili in circostanze di dubbia chiarezza. Era, in definitiva, un portafoglio a tutela del buon nome del reggimento ..... , opportuno e discreto. Oltre alle masse esisteva una speciale categoria di spese, detta del «bene armato», amministrata dal capitano addetto al vestiario che curava la manutenzione delle armi e degli oggetti personali di equipaggiamento della truppa; a questo scopo l'Azienda assegnava ai reggimenti una somma di lire 1,30 all'anno per ogni arma ed una di 10 centesimi per ogni budriere 2 • Le armi, gli oggetti d'equipaggiamento e di. selleria e bardatura venivano forniti ai Corpi rispettivamente dal Regio Arsenale tramite le Sale d'armi e dal Regio Magazzino merci.
2 Così fu cl:iamata, dal Medio Evo fino al principio del XIX secolo, una striscia di cuoio di cavallo, di bufalo, di camoscio o di altro animale, che si portava ad armacollo da destra a sinistra e, riunendosi sul fianco sinistro, serviva ad appendervi h spada, la baionetta, e la sciabola.
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3. L'Azienda d'artiglieria, fabbriche e fortificazioni militari
L'Azienda d'artiglieria costituiva l'organo amministrativo che regolava il complesso della materia concernente la fabbricazione, la distribuzione, la manutenzione e la riparazione delle armi (di qualsiasi genere) e la fornitura della polvere da sparo. Era inoltre responsabile della costruzione, del mantenimento e della gestione di tutti i fabbricati militari del regno. Per l'espletamento di queste funzioni, l'Ente disponeva di un bilancio autonomo, la cui gestione era comunque soggetta alla supervisione dell'Azienda di Guerra e della Segreteria. Le spese sostenute dall'Azienda nel periodo della Restaurazione risultano nella tabella che segue. SPESE DELL'AZIENDA D'ARTIGLIERIA 1814-1830 ANNO
1814 1815 1816 1817 1818 1819 1820 1821 1822 1823 1824 1825 1826 1827
1828 1829 1830
SPESE 01 BlLAl\'CIO (LIRE N UOVE PIEMONTESI)
SPESE INDICATE l'i LIRE ITALIANE DEL 1984
933.782 2.79i.241 1.065,958 1.784.788 1.494.129 2.424.663 2.912.156 2.147.349 2.6i7.0i2 3.164,934 3.345.350 3.596482 3.662.738 3.570.980 1.303.508 2.312.975 1.255.809
6.568.943.000 19.677.953.000 7.498.771.000 12.555.576.000 10.510 856.000 17,056.951.000 20.486.354.000 15.106 110.000 18.832.591.000 22.264.589,000
23.533.775.000 25.300.431.000 25. 766.527.000 25.121.031.000 9.169.881.000 16 271.252.000 8.834.330.000
L'Azienda, per le sue attribuzioni piuttosto complesse, possedeva una struttura alquanto articolata: due dipartimenti, dei quali al primo risaliva la competenza di tutta la branca degli armamenti ed al secondo quella delle fabbriche e delle fortificazioni; ciascun dipartimento comprendeva due divisioni, a loro volta composte da un numero variabile di sezioni. In particolare, l'ordinamento particolareggiato dell'Azienda aveva la seguente fisionomia organica: 1° Dipartimento
1a Divisione (Sette Sezioni): • J a Sezione: controllo dell'amministrazione del materiale e del personale; compilazione
dei bilanci; dotazioni delle piazze d'artiglieria; custodia del Magazzino delle polveri; archivio generale. La Sezione dipendeva direttamente dall'Intendente Generale. • 2a Sezione: inventari; registri del munizioniere; laboratorio chimico metallurgico; scuole teoriche; regia fonderia; getto e collaudo delle artiglierie; movimento delle polveri. 66
• 3 ° Sezione: contabilità e controllo dei guardamagazzini del Regio Arsenale e delle piazze d'artiglieria. • 4° Sezione: contabilità e controllo dei guardamagazzini delle Regie Sale d'armi; Regia Manifattura d'armi; officina di Valdocco; contabilità e controllo delle armi assegnate ai Corpi. • 5 ° Sezione: contabilità e controllo della Polveriera; ricevitoria e raffineria dei nitri. • 6° Sezione: contabilità del libro mastro; atti e mandati di pagamento. • 7° Sezione: Segretariato locale di Genova. La Sezione dipendeva direttamente dall'Intendente Generale.
- 2 a Divisione (tre Sezioni): • 1 a Sezione: contabilità del Regio Arsenale. • 2 ° Sezione: Regia Polveriera e raffineria dei nitri. • 3 a Sezione: Regia Manifattura d'armi e fucina di Valdocco. 2° Dipartimento - 1 a Divisione (due Sezioni): • 1 a Sezione centrale: controllo dell'amministrazione del materiale e personale. • 2° Sezione: carteggio con il Corpo Reale del Genio; relazioni sui contratti. - 2 a Divisione (tre Sezioni): • J a Sezione: redazione dei contratti; revisione dei piani; preventivi. • 2 a Sezione: libri mastri; mandati di pagamento; registri di contabilità. • 3 a Sezione: libri mastri dei guardamagazzini; movimento dei magazzini. Il personale necessario al funzionamento dell'intera struttura era quindi costituito da: 1 Intendente Generale; 2 Vice Intendenti Generali; 4 Capi di Divisione; 3 Segretari di 1a; 3 Segretari di 2 a; 3 Segretari di 3 a; 2 Sotto Segretari di 1a; 3 Sotto Segretari di 2 a; 3 Sotto Segretari di 3 a; 7 Applicati; 8 Scrivani di 1 a; 3 Scrivani di 2 a; 17 Guardamagazzini; 6 Commissari Estimatori Generali delle Fabbriche e Fortificazioni; 9 Commissari alle Fabbriche e Fortificazioni di 1 a; 20 di 2 a; 5 Commissari fissi; 5 Misuratori Estimatori Generali e Conservatori dei Regi Fabbricati militari. Gli Uffici distaccati assorbivano a loro volta: il Commissariato d'Artiglieria a Genova: 1 Commissario fisso; 1 Segretario; I Sotto Segretario; 1 Scrivano; l'Ufficio della Munizione generale di Guerra: 1 Munizioniere generale; 3 Assistenti Munizionieri; I Scrivano; la Regia Fabbrica d'Armi: I Guardamagazzini e cassiere; 1 Sotto Segretario alla fucina di Valdocco; 5 Controllori; 1 Sotto Controllore di 1 a; 5 Sotto Controllori di 2 a; le Regie Sale d'Armi: 1 Segretario Contabile; 1 Addetto alle Sale d'Armi; 1 Scritturale; il Laboratorio Chimico: 1 Segretario; la Regia Polveriera e Raffineria dei nitri: 1 Segretario; 1 Segretario pagatore; 1 Incaricato dell'analisi dei nitri grezzi; 1 Scritturale. Tutti gli opifici militari erano ridotti, nel I 814, in condizioni di pesante precarietà, tanto da richiedere tempi prolungati per una adeguata riattivazione. Volto a questa esigenza fu quindi studiato e pubblicato nel luglio dello stesso anno un nuovo «regolamento per il funzionamento della Regia Man(fattura d'armi», nelle sue componenti di Valdocco, do67
ve venivano fabbricate le canne per i fucili, le carabine e le pistole, e di S. Maria Maddalena, laddove si producevano invece le restanti parti delle armi da fuoco portatili. Il 25 luglio 1814 fu pubblicato un regolamento integrativo del primo, che ne specificava meglio i compiti: la scelta del materiale e le tecniche costruttive, la visione il controllo e le prove delle armi prodotte, l'approvvigionamento delle materie prime ed, infine, la disciplina e le paghe del personale. Il 14 aprile 1818 fu costituita una compagnia di Armaioli che, pur facendo parte delle truppe d'Artiglieria, era specificatamente addetta alla fabbricazione e riparazione delle armi. Nel quartiere di Borgo Dora, nel sobborgo detto del «Pallone», sorgeva la Regia Fabbrica di Polveri e Raffineria dei nitri, che copriva un'area di 51 .000 metri quadrati, attraversata dal canale di Valdocco, che derivava dalla Dora Riparia, sulle sponde del quale erano collocati i laboratori. La fabbricazione delle polveri comprendeva anche le qualità da mina e da caccia, e contemplava l'uso di venti mulini a pestelli muniti ognuno di dodici mortai, di due granitoi con 18 crivelli 3 , di una macina per lo zolfo , un frullone 4 e quattro botti lisciatoie, oltre ad un recinto di circa 2.000 metri quadri che serviva per l'essicazione delle polveri; a fianco di questi impianti esistevano tre magazzini - dei quali due servivano per la conservazione della polvere da essiccare ed il terzo per la polvere da collaudare - e due forni per la produzione del carbone necessario. La Raffineria dei nitri era adiacente alla fabbrica delle polveri e comprendeva quattro forni per la raffinazione, depurazione e restrizione dell'acqua nitrosa, magazzini di deposito del materiale raffinato e greggio, la nitriera artificiale ed un deposito per la legna. Con queste attrezzature si raggiunse la rispettabile produzione di circa 250 tonnellate annue di esplosivo. La Regia Fonderia era sita nei locali del fabbricato dell'Arsenale, tuttora esistente tra le vie Arcivescovado ed Arsenale; vi venivano fuse le bocche da fuoco dei cannoni ed i rispettivi proietti. Comprendeva i locali del laboratorio chimico metallurgico, due stanzoni per i trapani ad acqua, l'ambiente della fonderia propriamente detta, oltre ad ampi magazzini per lo stivaggio delle bocche da fuoco e dei proietti. Gli altri stabilimenti d'Artiglieria in terraferma avevano sede a Genova: l'Arsenale sotto il bastione di S. Giorgio, nell'attuale zona della stazione ferroviaria; il Polverificio e Raffineria dei nitri, detta del <<Lagaccio», sotto la diga che raccoglieva le acque dei rilievi sovrastanti. Nell'Arsenale venivano prodotti svariati tipi di armi, mentre la Raffineria produceva una piccola quantità annua di oolvere. In Sardegna tutti gli stabilimenti erano a Cagliari dove funzionava il Polverificio, che produceva il quantitativo di esplosivo necessario al fabbisogno dell'isola; l'Arsenale effettuava esclusivamente riparazioni sulle armi e materiali d'artiglieria, mentre le riparazioni delle armi portatili erano fatte nell'adiacente Armeria; nel vicino Laboratorio Artiglieria, infine, si sperimentavano nuovi sistemi e meccanismi sia per le armi portatili sia per l'artiglieria. L'ultim.o provvedimento per migliorare la produzione degli stabilimenti riguardò la Fonderia di Torino, alla quale vennero affiancate, nel 1818, le officine modellatori, getto, trapanazione e cesellatori. Il personale' tecnico specializzato addetto agli stabilimenti era, rispettivamente: per la Regia Fabbrica di Polveri e Raffineria dei nitri, 1 Capo Polverista ed 1 Capo Raffinatore;
3 l i crivello era un arnese composto cli telaio rettangolare con il fondo di lamiera forata: serviva per la selezione del materiale. 4 Il frullone era un arnese adatto a separare tra loro due qualità cli materiale, sfruttando la diversità dei relativi pesi specifici.
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per la Regia Fonderia, 1 Capo operaio, 1 Capo tinivellatore, 1 Capo operaio preparatore, 1 Operatore di chimica, 2 Furieri contabili; per l'Arsenale di Genova, 1 Ufficiale capo officina in ferro e legno; per la Regia Fabbrica di polveri in Genova, 1 Capo Polverista ed 1 Capo Raffinatore; per gli Stabilimenti in Sardegna, 1 Capo Polverista. Nel 1814 l'opera di recupero delle caserme del regno, tutte in pessimo stato, venne affidata all'Azienda d'artiglieria, fabbriche e fortificazioni , che doveva provvedere ai conseguenti lavori di restauro e riadattamento. L'arredamento delle caserme venne invece demandato ad un'impresa, detta «Impresa generale caserme», cui si commise l'impegno di fornire i letti, la legna, la paglia e quello di effettuare il lavaggio delle lenzuola per tutte le infrastrutture militari del regno. Col passare del tempo l'Ufficio generale del soldo riuscì ad acquistare l'intera dotazione di materiale e di mobilio necessario all'esercito; l'impresa generale quindi si sciolse, ma se ne istituirono altre - denominate «lotti» - per ciascuna delle divisioni territoriali in cui era articolato il Regno. Gli impresari ricevevano il materiale e lo distribuivano a seconda delle esigenze, restituendolo al termine dell'appalto; il loro compenso era costituito da un cifra per ogni letto fornito. I militari di truppa dormivano in due per letto; i soli sottufficiali avevano diritto al letto singolo. I letti, disposti nelle camerate uno a fianco dell'altro, erano composti da quattro panche sulle quali veniva sistemato il pagliericcio. Il corredo veniva appeso ad uncini metallici infissi nel muro senza un'ordine predeterminato. In ogni camerata era inoltre collocata una cucina con i relativi utensili. Il regolamento del 1° maggio 1816 sancì regole precise in merito alla pulizia delle camerate, prescrivendo che ogni giorno si desse aria ai locali, si pulisse e lavasse il pavimento e si spolverassero gli arredi; il comandante del reparto doveva vigilare sull'applicazione dei regolamenti. Anche gli impresari vennero autorizzati ad ispezionare le caserme, poiché continui erano i furti di materiale ed i danni causativi. Intorno agli anni venti venne migliorata la qualità del mobilio e cominciarono ad apparire le tavole per disporre il corredo, fissate a capo dei letti. La progettazione dei fabbricati militari di qualsiasi genere era affidata agli ufficiali dello Stato Maggiore del Genio, i quali erano anche incaricati di seguire la direzione dei lavori dati in appalto ad imprese private. Altre attribuzioni peculiari del Genio eran,o le ispezioni e la progettazione e manutenzione delle strade di interesse militare. La fabbricazione delle armi portatili seguiva una procedura specifica. L'Azienda d' Artiglieria bandiva gli appalti relativi alla fornitura sulla base di un'asta, come d'altronde si faceva per tutto il materiale necessario all'esercito. Alle aste partecipavano gli impresari che «esibiranno una sufficiente malleveria e siano per l'arte propria di conosciuta abilità, oppure presentino per loro agenti in onesta impresa uomini versati in tal genere di fabbrica21one. » Questi prestavano cauzione e potevano usare, per tutte le operazioni di lavorazione, i locali dell'arsenale purché vi fabbricassero soltanto le armi comprese nell'appalto. Il contratto per le imprese appaltatrici durava nove anni. L'esistenza di un importante documento, i «Capitoli per l'impresa del provvedere al R. Arsenale le canne per armi da fuoco portatili», pubblicato il 16 settembre 1822, consente di conoscere la produzione delle armi e non solo da fuoco, fino al 1831. In sintesi, ogni anno venivano mediamente prodotte 10.000 armi da fuoco, delle quali
69
8.000 fucili da fanteria «lunghi», 1.000 «corti» ed altri 500 per la cavalleria, di diversi modelli, oltre a 500 pistole, anch'esse di vario modello. Il costo d'appalto convenuto per le singole parti d'assemblaggio delle armi portatili assommava in particolare a: - canne per fucili da fanteria di qualunque modello: lire 13,50 l'una; - canne per moschetti di cavalleria o artiglieria: lire 9,93 l'una; - canne per moschetti di cavalleggeri: lire 9, 19 l'una; - canne per pistole da cavalleria: lire 4,53 l'una; - canne per pistole da carabinieri: lire 3,66 l'una; - casse in legno di noce per fucili e moschetti: 90 centesimi l'una; - bacchette per fucili di fanteria: lire 1,50 ]'una; - bacchette per moschetti di cavalleria ed artiglieria: lire 1,25 l'una; - bacchette per moschetti di cavalleggeri: lire 1, 15 l'una; - baionette senza fodero: lire 1,15 l'una; - foderi in cuoio: centesimi 45 l'uno. I prezzi dei «fornimenti» andavano dai 70 centesimi per Ja piastra del calcio ai 2,5 centesimi per le coppiglie. Le armi prodotte erano sottoposte a rigorosi controlli e, una volta accettate, venivano inviate presso le varie Sale d'armi a disposizione dei Corpi. Le Sale d'armi delle grandi unità di fanteria erano stanziate: brigata Granatieri Guardie, a Chieri; brigata Savoia, a Susa; brigata Piemonte, a Moncalieri; brigata Aosta, a Ivrea; brigata Cuneo, a Mondovì; brigata La Regina, ad Asti; brigata Pinerolo, a Casale; brigata
Casale, a Pinerolo; brigata Savona, ad Acqui; brigata Acqui, ad Alessandria.
70
Le uniformi l'equipaggiamento e l'armamento
II
Capitolo VI
La fanteria di linea e leggera
1. Le uniformi dei Sottufficiali e della truppa
Nel periodo della Restaurazione il corredo di un fante era composto dall'abito, dal cappotto, dalla giubba di fatica, dai pantaloni invernali ed estivi, dal berretto di fatica, dal casco e da altri oggetti come scarpe, uose, cravatta, camicie, mutande e dragona.
L'abito Il modello dell'abito in dotazione nel 1814 seguiva la tradizione introdotta sul finire del settecento, ricalcando gli analoghi modelli in uso nell'esercito austriaco. Confezionato in panno turchino scuro, si chiudeva con nove bottoni piatti di metallo ed aveva le falde tagliate ad arco anteriormente, in modo tale da coprire i fianchi. I risvolti erano interamente cuciti ed ornati nel punto di unione da un bottone; le tasche erano orizzontali, a tre punte e tre bottoni. L ' abito aveva colletto interamente aperto sul davanti, con un gancetto metallico alla base; era alto mediamente 8 centimetri. Le maniche erano aperte per 9 centimetri al fondo e si chiudevano grazie a cinque bottoni, due dei quali posti sul paramano, che era rettangolare. Le spalline erano in panno turchino come l'abito, con una estremità arrotondata e fissata sotto al colletto grazie ad un bottone e l'altra tagliata a tre punte. Le compagnie granatieri si distinguevano per avere una granata ritagliata in panno turchino alla giuntura dei risvolti, al posto del bottone. I reggimenti provinciali, durante la loro breve esistenza, ebbero lo stesso abito della fanteria d'ordinanza con il colletto turchino ornato da una mostra rettangolare di colore distintivo. I reggimenti ed i battaglioni cacciatori avevano le falde dell'abito più corte di 1/4 rispetto a quelle della fanteria, con un solo risvolto per parte ornato da una cornetta in panno turchino, e con le tasche verticali con le punte rivolte verso i bottoni della taglia; il paramano era inoltre tagliato a punta. In seguito, il modello dell'abito variò con il variare della moda civile, anche se queste modifiche non vennero codificate ufficialmente. Negli anni venti scomparve la linea ad arco anteriore delle falde, sostituita da un taglio dritto, con l'attacco dei risvolti che partiva dalla articolazione dell'anca; parimenti, i cacciatori adottarono un nuovo tipo di falde con risvolti detti alla «polacca», più larghi in alto e stretti al fondo, con le tasche parallele alla linea esterna dei risvolti. La riforma del 1830 che sciolse i battaglioni autonomi di cacciatori, creandone uno per ogni brigata di fanteria, assegnò loro la stessa uniforme prescritta per la brigata alla quale appartenevano, con alcuni distintivi particolari: - spalline di panno verde filettate di giallo tendente all'arancio; 73
cuscinetti di panno dello stesso colore e con le stesse filettature poste al fondo delle spalline, ornate inoltre da cornette ritagliate neUo stesso panno delle filettature. I vari reggimenti si distinguevano tra loro per i colori dei colletti, dei paramani, delle fodere e dei risvolti, oltre che per quelli dei bottoni, come illustrano le sei tabelle di seguito riportate.
Tabella 1 - Colori distintivi della fanteria d'ordinanza (18 I 4-1821) REGGIMENTO
SAVOJA
COLLETTO
PARAMANI
FOOERA l:~ RISVOLTI
ROTTO','!
NERO
NERI
SCARLATTI
OTTONE OTTONE
MONFERRATO
BIANCO
lllANCHI
SCARLATTI
PIEMONTE
SCARLATTO
SCARLATTI
SCARLATTI
OTTONE
AOSTA
SCARLATTO
SCARLAnl
SCARLATTI
STAGNO
SALUZZO
SCARLATTO
SCARLATI'I
BIANCHI
STAGNO
CUNEO
CREMISI
CREMISI
BIANCHI
STAGNO
ALESSANDRIA
CAMOSCIO
CAMOSCIO
CAMOSCIO
STAGNO
LA REGINA
BIANCO
BIANCHI
SCARLArn
STAGNO
SARDEGKA (1814-16)
NERO
NERJ
SCARLATfl
STAGNO
GENOVA (13.4. IS!i)
SCARLATTO
GIALLI
GIALLI
STAGNO
CHRIST (1814-1816)
ARANCIO
ARANCIO
BIANCHI
OTTONE
Tabella 2 - Colori distintivi della fanteria provinciale (1814-1815) COLLETTO R EGGIMENTO
TURCHINO CO'-'
PARAMANI
FODERA E RISVOLTI
BOTTONI
MOSTRE
74
GENEVESE
BIANCHE
BIANCHI
GIALLI
STAGNO
MORIANA
SCARLATTE
SCARLATTI
GIALLI
OTTONE
KIZZA
CREMISI
CREMISI
CREMISI
STAGNO
IVREA
SCARLATTE
SCARLATTI
GIALLJ
STAGNO
TORINO
BIANCHE
BIANCHI
BIANCHI
OTTONE
VERCELLI
ARANCIO
ARANCIO
BIANCHI
STAGNO
MONDO\/!
BIANCHE
BIANCHI
BIANCHI
STAGNO
ASTI
SCARLATTE
SCARLATTI
SCARLATrl
STAGNO
PINEROLO
NERE
NERI
8lANCHI
OTTONE
CASALE
SCARLATTE
SCARLATTI
8lANCHI
OTTONE
NOVARA
GIALLE
GIALLI
SCARLATrl
STAGNO
TORTONA
GIALLE
GIALLI
BIANCHI
STAGNO STAGNO
ACQUI
SCARLATTE
SCARLAnI
BIANCHI
SUSA
SCARLATTE
SCARLATrl
SCARLATTI
onONE
CAGLIARI
BIANCHE
BIANCHI
SCARLATTI
onONE
ORISTANO
GIALLE
GIALLI
GIALLI
STAGNO
SASSARI
BIANCHE
BIANCHI
SCARLATTI
STAGNO
Tabella 3 - Colori distintivi dei corpi cacciatori (1814-1821) CORPO
SAVOIA ITALIAKI NIZZA REGINA LEGIONE REALE PIEMONTESE Lm -tBARDI ONEGLIA PIEMONTESI CACCIATORI FRANCHI
COLLEITO
PA RAMANI
FODERA E RISVOLTI
BOTTONI
SCARLATTO SCARLATTO CREMISI BIANCO SCARLATTO GIALLO GIALLO SCARLATTO GIALLO CHIARO
SCARLATTI SCARLATTI CREMISI BIANCHI SCARLATTI GIALLI GIALLI SCARLATTI GIALLO CHIARI
GIALLI BlANCHI CREM ISI SCARLATTI GIALLI GIALLI GIALLI SCARLATTI GIALLO CHIARI
STAGNO OTTONE OTTONE STAGNO OTTONE OTTONE STAGKO OTTONE STAGNO
Tabella 4 - Colori distintivi dei corpi provvisori creati nel marzo 1821 COLLETTO
CORPI
PARAl\·IANI
FOOEf!A E
ROTIONI
RISVOLTI
1° BA'ITAGLI0\1E DI LINEA 2° llATTAGLIO\JE DI LINEA 3° BATTAGLIO\/E DI LIKEA 4" BA TTAGLlONE DI LINEA RATTAGLIONE CACCIATOR I DI VERCELL I BAffAGLIONE CACCIATORI DI ASTI BATTAGLIONE CACCIATORI D' IVREA BATTAGLIONE VOLONTARI DELLA CITTADELLA DI TORINO BATTAGLIONE VOLONTARI DI ALESSANDRIA BATTAGLIONE VELITI ITALIANI BAITAGLIONE VOLONTARI DI GENOVA BATTAGLIONE CACCIATORI Lll CUNEO BATTAGLIONE CACCIATORI DI NOVARA IIO BA TTAGUONE CACCIATORI
OTTONE OTTONE STAGNO STAGNO
ARANCIO
ARANCIO
TURCHI\/!
SCARLATTO
SCARLATTI
GIALLI
OTTONE
TURCHINO
ARANCIO
TURCHINI
STAGNO
Tabella 5 - Colori distintivi delle Brigate di Fanteria (1821-1831) BRIGATA
COLI.ETTO
FILETTATURA
PARAMA:\'l
ID.EL COLLETTO
SAVOIA PIEMONTE AOSTA CUNEO LA REGINA CASALE PINEROLO SAVONA ACQUI 1
NERO SCARLATTO SCARLAITO CRE\HSI BIANCO GIALLO NERO BIANCO COMOSCIO
SCARLATTA -
-
SCARLATTA -
SCARLATTA
NERI SCARLATTI SCARLATfl CREMISI BIANCHI GIALLI NERI BIANCHI CA.\IOSCIO
HLETTATUf!A FILETTATURA
FODERA E
Al PARAMANI
AL Pl:TIO
RISVOLTI
SCARLATTA
SCARLATTA
-
-
-
-
-
-
SCARLATTI SCARLATTI GIALLI BIANCHI SCARLATTI SCARLATTI BIAI\CHI I GIALLI SCARLATTA
-
-
-
-
SCARLATTA
-
-
-
SCARLATTA
BOITONI
OTTONE OTTONE STAGNO STAGNO OTTONE OTTONE STAGNO OTTONE STAGNO
Nel manoscritto n. 94-(26) l'a bito della brigata è raffigurato con i r isvolti e la fodera scarlatti.
75
Tabella 6 - Colori distintivi della Fanteria leggera (1821 -1831) l'ODERA E
UOTTONT
llATTAGT.TONE
COLLETTO
l'A RAMANl
REALI PIEMONTE-SI SAVOIA NIZZA REGI NA DIVISTONE LEGGERA AOSTA (1825)
SCARLATTO SCARLATTO CREMISI fllANCO GIALLO SCARLATTO
SCARLATTI SCARU,TI'I CRE~HSI BIANCHI TURCHINI SCARLATI"l
GIALLI GIALLI CREM ISI SCARLATTI TURCHINI SCARLA1TI
OTTONE STAGNO OTTONE STAGNO STAGNO STAGNO
CACCIATORI FRANCHI
GIALLO CHIARO
GIALLO CHIARI
GIALLO CHIAR I
STAGNO
RISVOLTI.
Il cappotto Per la foggia del cappotto il regolamento sulle uniformi del 1814 si limita a dire che «sarà di stoffa di lana, assai ampio, ed avrà le maniche pure assai comode acciò possa facilmente vestirsi sopra l'abito e sarà lungo sino al di sotto del ginocchio». Il regolamento del 1824 aggiunge alcuni dettagli: «sarà di panno bigio, avrà la goletta montante con due piccole mostre del colore di quello dell'abito con pistagna del soppanno. Le piccole mostre suddette saranno a tre punte per la fanteria di linea, ed a una sola per i corpi cacciatori.» Come si può osservare, le notizie a riguardo sono ridotte all'essenziale, ma alcune lettere dell'Ufficio del soldo aggiungono qualche altro particolare interessante; 31 agosto 1814: « ........... quelli dè bass'uffiziali e soldati debbono essere di panno bigio, colla distinzione ai sergenti del colletto di turchino.» 17 ottobre 1814: « .......... e la qualità di panno pei cappotti dovrà essere di colore
bigio melangiato (grigio azzurro).» L'unica raffigurazione coeva di questo indumento ci perviene dal manoscritto n. 94 (26) conservato nella Biblioteca Reale di Torino, databile intorno agli anni compresi tra il 1824 ed il 1830. In una delle tavole, dedicata al battaglione cacciatori di Savoia, appare un cappotto di colore nocciola piuttosto chiaro, ad un petto di sette bottoni simili a quelli dell'abito, lungo poco al di sotto del ginocchio; il colletto è ornato di mostre ad una punta scarlatte, le maniche son rivoltate, ed inoltre esso ha le stesse spalline previste per gli abiti, filettate di giallo, che era il colore distintivo della fodera. Stranamente le mostre non risultano file ttate di giallo, come era prescritto dal regolamento.
L a giubba di fatica L'uso della giubba di fatica non venne codificato ufficialmente dal regolamento del 1814; tuttavia, in una delle tavole del manoscritto dello Stagnone, realizzato nel 1821, è raffigurato un fante del reggimento di Genova in piccola tenuta, il quale indossa una giubba di fatica del tutto particolare, bianca, senza falde, chiusa da nove bottoni d'uniforme; il colletto, interamente chiuso, è scarlatto con filettatura gialla, mentre i paramani e le filettature al petto, al giro vita ed alle spalline sono di colore giallo. Non avendo rinvenuto alcun documento d'archivio in merito, non è quindi possibile appurare con certezza se questo capo fosse in uso presso tutti i Corpi o fosse una particolarità del reggimento di Genova. È tuttavia possibile affacciare una ipotesi che appare fondata: nel 1775 era stato stabilito che la veste allora indossata sotto il giustacorpo avesse il colletto di colore identico a quello del giustacorpo stesso ed il paramano del colore delJa fodera; ed infatti i colori corrispondono. Si può quindi ragionevolmente dedurre che questa usanza abbia potuto perpetuarsi, quanto meno nei primi anni della Restaurazione. 76
L'ipotesi viene indirettamente suffragata dal documento di adozione della giubba, datato 11 gennaio 1822 (Circ. N. 15) nel quale si afferma: «S.M. essendosi degnata, in udienza di ieri, di dichiarare confermato l'uso della giubba di fatica, finora abusivamente adoperata dai Corpi di Regia Truppa, la cui spesa .............. omissis ............. e di stabilire che tal corredo debba essere di color turchino; per le provviste .......... ». La giubba era identica per taglio all'abito, priva però delle falde; il colletto era dello stesso colore di quello dell'abito, ornato da mostre di panno del colore della fodera, tagliate a tre punte per la fanteria e ad una sola per i cacciatori; i paramani erano interamente turchini . Lo schema dei colori era il seguente: PER I BA1TAGLIO!\I CACCIATORI
PER LA FANTERIA Ol T.INEA
BRIGATA
COLLETTO
MOSTRE
llA TTAGT.IONF.
SAVOIA PIEMONTE AOSTA CUNEO LA REGINA CASALE PINEROLO SAVONA ACQU I
TURCHINO TURCHINO SCARLATTO CREMISI BIANCO GIALLO TURCHINO DIANCO CAMOSCIO
SCARLATTE SCARLATTE GIALLE DIANCHE SCARLATTE SCARLATTE BIANCHE GIALLE SCARLATTE
REALI PIEMO'-ITESI SAVOIA t\'IZZA LA REGINA AOSTA DIVISIONE LEGGERA
COLLETTO
MOSTRE
SCARLATTO SCARLATTO TURCHINO BIANCO TURCHINO
GIALLE GIALLE CREMISI SCARLATTE SCARLATTE
GIALLO
TURCHINE
I pantaloni I pantaloni in dotazione alla fanteria venivano confezionali cou lo slesso panno degli abiti, tagliati larghi sui fianchi e sulle cosce, mentre dal ginocchio in giù erano aderenti alla gamba; all'altezza della caviglia venivano fermati con due bottoncini d'osso nero cuciti esternamente. L'apertura anteriore era ancora del tipo a sportello, chiusa sui fianchi grazie a bottoni d'osso nero. Con questo tipo di pantaloni venivano indossate delle ghette di panno nero, dette «sopracalze», alte fino alla metà del polpaccio, chiuse lateralmente da dodici bottoncini che, per alcune fonti, sono di osso nero e, per altre, sono invece di metallo dello stesso colore di quelli dell'abito. Solo a partite dal 1822 (R.D. del 23 marzo) vennero adottati ufficialmente pantaloni estivi di tela bianca, di modello identico a quelli invernali, sebbene anche in tutte le fonti coeve riferentesi al periodo precedente appaia già questo modello. Con i pantaloni bianchi venivano usate, per la gran tenuta, le stesse uose nere indossate con i pantaloni invernali mentre in piccola tenuta si usavano uose di tela bianca corte, poste sotto i pantaloni. Dall'esame dell'iconografia d'epoca, questo tipo di pantaloni non copre mai la caviglia ma tocca appena la parte superiore del malleolo. 2 Il berretto di fatica
Introdotto ex novo nel 1822 (R.D. del 23 marzo), il berretto ricalcava il modello in uso nell'esercito francese: era cioè a busta, di panno turchino, con la fiamma interamente cucita sul lato destro. Il turbante era tagliato anteriormente a «V», al contrario posteriormente. L'orlo superiore del turbante, la finta fiamma e la cucitura posteriore erano filettati di colore distintivo, così come colorato era il fiocchetto di lana che pendeva da un cordoncino cucito sul davanti; lo schema dei colori era (Circ. n. 4984 del 27 marzo): 2
11 regolamento del 1814 assegnava al reggimento C hrist pantaloni di parata celesti anziché turchini.
77
l'ER LA FANTERIA DI LINEA
l'ER I BATTAGLIONI CACCIATORI
BRIGATA
FILETTATURA
FIOCCO
BATTAGLIOr-iE
SAVOIA PIEMONTE AOSTA CUNEO LA REGINA CASALE PlKEROLO SAVOM ACQUI
NERA SCARLATTA SCARLATTA CREMISI 13IANCA GIALLA NERA BIANCA CAMOSCIO
SCARLATTO SCARLATTO GIALLO BIANCO SCARLATTO SCARLATTO DlANCO GIALLO SCARLATTO
REALI PIEMONTESI SAVOIA NIZZA LA REGINA DIVISIONE LEGGERA AOSTA
FILETTATURA
FIOCCO
SCARLATTA SCARLATTA CREMISI BIANCA
GIALLO GIALLO CREMISI SCARLATTO
GIALLA SCARLATTA
TURCH INO SCARLATTO
Con dispaccio N. 274 dell' 8 novembre 1824, venne variata la combinazione dei colori per la brigata di Savoia, che da quella data ebbe le filettature scarlatte ed il fiocco nero. Il copricapo
In materia di copricapi della fanteria, ma anche delle altre armi, il periodo della Restaurazione è estremamente complesso, soprattutto perchè, pur esistendo un'interessante varietà di pezzi autentici, manca totalmente una documentazione ufficiale. Sono quindi sempre state avanzate ipotesi discutibili e controverse le quali, riprese poi nel tempo e cristalizzatesi, hanno dato luogo a delle pseudo «verità» che gran parte degli esperti continua a sostenere pubblicamente senza forse preoccuparsi di appurarne e verificarne meglio l'esatta attendibilità. La più diffusa e tenace di queste affermazioni riguarda i caschetti introdotti nel 1814 per l'intera Armata: sono quasi settant'anni infatti che si tramanda il mito della loro origine inglese; il governo sardo ne avrebbe infatti acquistati trentamila esemplari da quell'esercito e li avrebbe distribuiti alle proprie truppe. Questa ipotesi deve invece essere decisamente respinta sulla base di una più attenta analisi secondo la quale: - un copricapo di questo tipo, non essendo mai rientrato nelle tradizioni militari britanniche, non giustifica in alcun modo il fatto che il Governo di Londra ne avesse a disposizione non alcuni esemplari, ma ben trentamila; - le condizioni economiche del regno di Sardegna non avrebbero mai consentito l'esborso della somma necessaria all'acquisto di una fornitura di tale entità, anche a prezzi unitari di convenienza; - il numero dei caschi appare sproporzionato rispetto all'entità dell'esercito sardo, il quale, al termine dell'opera di ricostituzione, raggiungerà appena i ventimila uomini, per molti dei quali, inoltre, non era neppure previsto questo tipo di copricapo; - l'uso del caschetto nell'esercito sardo era stato introdotto fin dal secolo precedente dal re Vittorio Amedeo III, e quindi già vantava una solida tradizione. Questi, in estrema sintesi, i motivi che - secondo il nostro avviso - dimostrano ]'infondatezza dell'ipotesi. D'altronde, un fondo di documenti ufficiali, sia pure di entità esigua, esiste ed è conservato presso l'Archivio di Stato di Torino. La prima importante traccia su questo argomento ci viene fornita da un contratto stipulato dall'Ufficio del soldo con i fratelli Azimonti, «impresari di corame» in Torino, i quali debbono fornire« .... .fra tutto agosto prossimo (la scrittura è del 23 luglio 1814) 6000 caschi di corame estensibili fino ai 10.000, del servizio delle Regie truppe di fanteria, ed il numero dei caschi che sarà necessario per i quattro reggimenti di cavalleria che sono per 78
formarsi (e quindi non più di 2000 pezzi) al costo caduno di 8 franchi e centesimi 75 pel casco di fanteria, e 12 franchi e centesimi 25 pel casco di cavalleria.» Gli artigiani rispettarono i tempi del contratto, dato che in altra lettera del 30 agosto, indirizzata al cavalier Bergere, si legge «In seguito alla provvista di caschetti fatta dall'impresaro di corame sig. Azimonti, di numero quattordici modelli dè medesimi, parte da ujfiziali, parte da soldati, sia di fanteria che di cavalleria ...... ... »; quindi con i modelli pronti, il ministero era in grado di scegliere quello più adatto, cosa che avvenne nel mese di settembre allorchè, in data 29, un'altra lettera afferma «A vendo S.M. determinato qualche variazione nella forma del caschetto, sia per la fanteria che per la cavalleria, se ne trasmettono i modelli approvati». La questione, tuttavia, non finiva qui, anzi era ulteriormente complicata da una altra comunicazione in data 26 ottobre, che asseriva «A vendo S.M. giudicato a proposito, dopo la distribuzione dè caschi alle Regie truppe, di ordinare alcune variazioni ai medesimi, vuole che mentre si /anno eseguire da codesto generale ufficio a tutti i corpi d'ordinanza il cambio di detti caschi sul nuovo modello, dal medesimo ufficio si faccia no distribuire i primi (modelli) ai reggimenti provinciali: resta inteso che, alla rinnovazione dè medesimi, questi abbiano tutti fa stessa forma». A questo punto sembra opportuno ricapitolare in maniera analitica la successione cronoligica degli avvenimenti: 1) il 23 luglio del 1814 gli Azimonti ricevono l'incarico di produrre circa 8000 caschi
ad un prezzo stabilito; tuttavia la lettera non poteva non essere stata preceduta da un'altra comunicazione indicante il modello di tali copricapi, secondo l'usanza del tempo in base alla quale dapprima si fabbricavano i prototipi e quindi, dopo la scelta fatta dal Sovrano, se ne iniziava la produzione di serie. Questo evenluale ma probabilissimo documento è purtroppo l'unico tassello mancante dell'intero mosaico; 2) a sostegno e verifica dell'asserto affacciato giunge la seconda comunicazione del 30 agosto: dopo circa un mese gli artigiani hanno pronti i quattordici prototipi da sottoporre all'approvazione sovrana; il Re sceglie i modelli il 29 settembre, apportandovi alcune modifiche, dopo di che si inizia la fabbricazione; 3) la produzione viene sospesa dalla lettera del 26 ottobre, poichè il Sovrano, non del tutto soddisfatto dopo l'approvvigionamento iniziale, ordina la sostituzione del casco con quello che ne costituì il modello definitivo, assegnando i copricapi già prodotti (secondo i requisiti del 29 settembre) ai reggimenti provinciali, sia pure con la riserva che, quando i manufatti avessero compiuto il periodo d'uso previsto, fossero anch'essi sostituiti con il modello approvato per la fanteria d'ordinanza. Il primo tipo di casco - quello del 29 settembre- compare in una serie di figurini ufficiali riguardanti i modelli di uniformi del nuovo esercito. Si tratta, nella fattispecie, dello stesso tipo di caschetto usato dalle truppe sarde durante il periodo dell'esilio (1799-1814) e poichè i figurini sono in scala (ogni soldato - in rapporto - vi è rappresentato alto metri 1.64 senza copricapo) è possibile determinare le dimensioni del copricapo. La coppa, in cuoio annerito, era rotonda, alta circa 17 centimetri, con visiera di materiale analogo, piatta; lungo il turbante, alto 7 centimetri, era fissato una specie di coprinuca mobile di cuoio, che all'occorrenza poteva essere abbassato per proteggere dai raggi solari e dalla pioggia; la coppa era sormontata da un piccolo cimiero pure in cuoio annerito che sosteneva una cresta di lana turchina. II cimiero era alto nel punto massimo 3 centimetri. Anteriormente era fissata una piastra d'ottone arrotondata ornata dallo scudo ovale con le armi di Savoia moderna coronate, posto tra trofei di bandiere; sul lato destro del 79
casco doveva essere posto un piumetto dritto di lana turchina. Questo doveva essere il modello approvato inizialmente e quindi distribuito ai reggimenti provinciali. Del secondo modello distribuito - il definitivo- si conoscono alcuni esemplari perfettamente conservati e del tutto identici tra loro, ad eccezione di qualche particolare. Il casco in questione presenta lo stesso tipo di coppa del precedente, privo però di coprinuca, a doppia visiera, anteriore e posteriore, entrambe circolari e cupe, delle quali solo quella anteriore era bordata di lamierino d'ottone; il cimiero, più alto del precedente, era interamente d'ottone, con le facce laterali decorate, dipinto parzialmente di nero e fissato alla coppa grazie a quattro bullette d'ottone a testa piatta 3 ; sul cimiero era posta una cresta di ciniglia turchina. Completavano il casco i soggoli a scaglie d'ottone montati su strisci e di cuoio con laccetti al fondo ed i rosoni, pure d'ottone, dei quali si conoscono tre varianti: a muso di leone, con granata e con stella. 4 La piastra anteriore, i cui disegni sono riportati nelle tavole, appare di due modelli principali, uno con scudo ovale ed uno con scudo sannitico; la loro datazione è difficile, ma si può supporre che l'adozione dello scudo ovale preceda l'altra. Il regolamento del 1814 stabilì, quale distintivo delle compagnie reggimentali, un disco di lana piatto fissato sopra il rosone destro del casco; negli esemplari esaminati non si è riscontrata tuttavia traccia di questa nappina. I colori erano rispettivamente: PER IL 1° BATTAGLIONE 01 OGNI REGGIMENTO
REPARTO
NAPPINA
DISCO
PER IL 2° BATTAGLIONE DI OGNI REGGIMENTO
REPARTO
NAPPL'IA
CENTRA I .E
STATO MAGGIORE l' GRANATIERI I' FUCILIERI J' FUCILJERI 5' FUCILIERI 7' FUCILIERI 9' FUCILIERI 11' FUCILIERI
SCARLATTO GIALLO CARICO SCARLATTO TURCHINO CHIARO GIALLO CHIARO ROSSO SCURO TURCHINO GIALLO CARICO
TURCHINO SCARLATTO -
-
-
DISCO
CENTRALE
STATO MAGGIORE 2' GRANATIERI 2' FUCILIERI 4' FUCILIERI 6' FUCILIERI 8' FUCILIERI IO' FUCILIERI 12' FUCILIERI
TURCH!t\O SCARLATTO SCARLATTO TURCHINO CHIARO GIALLO CHIARO ROSSO SCURO TURCHINO GIALLO CARICO
SCARLATTO GIALLO CARICO BIANCO BIANCO BIANCO BIANCO BIANCO BIANCO
Al contrario della fanteria, i Corpi autonomi di cacciatori e le compagnie della stessa specialità, che furono incluse per breve tempo nei reggimenti di fanteria, non ebbero in dotazione i caschetti ma lo shakot, adottato il 19 settembre 1814; di questo copricapo non esistono tuttavia esemplari; ci si deve quindi affidare alle fonti iconografiche coeve, nelle quali esso è raffigurato diffusamente. Si tratta senza dubbio dello stesso copricapo usato dagli austriaci fin dal 1809, di feltro con imperiale in cuoio verniciato di nero, doppia visiera circolare e cupa e bordi di rinforzo superiore ed inferiore; sul davanti vi era fissata la stessa piastra prevista per i caschetti, con l'aggiunta di una cornetta in ottone postavi all'apice; così come identici a quelli in uso sul copricapo suddetto erano anche la coccarda ed il sottogola. Il Regio Viglietto del 17 febbraio 1816 prescrisse un nuovo modello di shakot per i battaglioni Cacciatori, codificandone inoltre le metallerie ed i galloni distintivi: la forma J Nei primi modelli il cimiero non toccava il punto d'unione della coppa col coprinuca. 4
li 22 agosto 1814 il Re approvava il casco del reggimento granatieri guardie la cui piastra era sicuramente fregiata dall'aquila con le grandi armi del regno.
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rimase inalterata, sia pure con la soppressione della visiera posteriore; la coccarda veniva ora tenuta ferma da una ganza di lamierino d'ottone stampato con finto bottone al fondo; fu inoltre adottata una nuova piastra valida per tutte le compagnie di un battaglione, incluse quelle dei Carabinieri, fatta a scudo sagomato, di forma barocca, in lamierino d'ottone; la piastra, coronata, presentava un bordo rilevato ed era ornata dalle cifre del Re accostate tra di loro; di questa piastra si è potuto esaminare l'unico esemplare esistente, che misura 18.5 centimetri di altezza e 9.8 centimetri di larghezza. È da rilevare che nel disegno di modello le cifre sono intrecciate. Da un esemplare d'epoca perfettamente conservato 5 possiamo ricavare quelle che erano le misure standard di questo particolare copricapo, salvo le ovvie tolleranze in più od in meno: il fusto misura 23.5 centimetri d'altezza ed è in cuoio ricoperto di feltro nero; l'imperiale ha un diametro di 26 centimetri ed è in cuoio robusto, dipinto di nero, affossato al centro per circa 1 centimetro rispetto all'orlo superiore; ribattuto sul fusto, a formare un bordo alto 4 centimetri lungo l'orlo inferiore, è posto un altro rinforzo in cuoio verniciato, alto 3 centimetri, munito, sul retro, di fibbia metallica anch'essa verniciata di nero (utilizzata per adattare il copricapo alla testa). La visiera è in cuoio forte, con bordo rilevato e zigrinato, verniciata di nero all'esterno e di verde oliva scuro all'interno. L'uso di questo tipo di shakot venne esteso alla Fanteria di linea dal Regio Viglietto del 27 maggio 1817 6, limitandone però la prima distribuzione al solo contingente sotto le armi, affermando inoltre: <<. ......... e con destinare i caschi ai tre contingenti in congedo per essere rinnovati quando avranno terminato l'uso». Furono inoltre previsti due modelli di piastre: uno per lo Stato Maggiore reggimentale e per le compagnie Fucilieri, l'altro per le compagnie Granatieri. Le prime erano sagomate a scudo sannitico coronato liscio, con orlo rilevato bordato all'interno da puntini sbalzati, fregiato al centro dall'aquila coronata caricata in petto dello scudo di Savoia moderna ovale; l'esame di alcuni esemplari di questo tipo di piastra consente di riscontrare l'esistenza di tre modelli successivi che si differenziano tra loro quasi esclusivamente per la forma e le dimensioni, oltre che per particolari costruttivi concernenti soprattutto la corona e l'aquila: comunque la misura media della piastra è di 14.5 centimetri d'altezza e 9.5 centimetri di larghezza. Le piastre delle compagnie Granatieri riportavano invece una granata fiammeggiante, alta circa 15.5 centimetri, con la bomba ornata dalle cifre del Re, cifre che nel modello risultano intrecciate mentre negli esemplari esaminati sono accostate come nella piastra da Cacciatori precedentemente descritta; il diametro della bomba è di 6.2 centimetri. In caso di cattivo tempo, o in marcia, lo shakot era normalmente coperto con una fodera di tela incerata nera sulla quale, stando all'inconografia coeva, i Granatieri dipingevano in giallo una granata ed i Cacciatori una cornetta. Abolite le nappine, per distinguere tra loro le compagnie fu introdotto l'accorgimento di differenziare cromaticamente i cosiddetti <<pennini» di lana, cilindrici, alti 15 centimetri per la Fanteria e 13 centimetri per i Cacciatori, muniti di un gambo di fil di ferro da infilarsi in un taglio praticato sul bordo superiore dello shakot. Gli Ufficiali portavano il pennino montato su di una tulipa di ottone a forma di granata. l colori distintivi adottati furono: per i reggimenti di fanteria: 1° Battaglione: 5 Sono foderati con il materiale più strano: in un esemplare si sono trovate pagine di romanzo, in un altro erano
stati usati fogli di libro mastro. 6 La sostituzione dei caschetti con il nuovo shakot avvenne molto lentamente, come risulta dalla Circ. N . 1156 (I a Divisione) del 15 gennaio 1820 nella quale il Consiglio d'amministrazione della brigata Savoia chiede la sostituzione dei caschetti poichè «la loro calliva qualità ne rende impossibile un uso ulteriore».
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Stato Maggiore .......... Turchino con banda centrale cremisi; 1 a Comp. Fucilieri ...... Turchino con base cremisi; 3 a Comp. Fucilieri . . . . . . Turchino; 5a Comp. Fucilieri ...... Turchino con base giallo carico; 7a Comp. Fucilieri ...... Turchino e base cremisi con riga turchina; 9a Comp. Fucilieri ...... Turchino con riga celeste alla base; 11 a Comp. Fucilieri . . . . . . Turchino e base giallo carico con riga turchina; 2° Battaglione: Stato Maggiore . . . . . . . . . . Turchino con banda centrale scarlatta; 2 a Comp. Fucilieri . . . . . . Turchino con base scarlatta; 4a Comp. Fucilieri .. . ... Turchino con base celeste; 6a Comp. Fucilieri ... . .. Turchino con base giallo chiaro; sa Comp. Fucilieri . . . . . . Turchino e base scarlatta con riga turchina; 10 3 Comp. Fucilieri ...... Turchino e base celeste con riga turchina; 12a Comp. Fucilieri ...... Turchino e base giallo chiaro con riga turchina; - per i reggimenti Cacciatori: 1° Battaglione: Stato Maggiore ...... ... . Turchino con banda centrale cremisi; 1a Comp. Cacciatori Turchino con base cremisi; 3a Comp. Cacciatori Turchino con base scarlatta; 5a Comp. Cacciatori Turchino; 7a Comp. Cacciatori Turchino con base celeste; 9a Comp. Cacciatori Turchino con base giallo carico; 11 a Comp. Cacciatori Turchino e base giallo chiaro; 2° Battaglione: Stato Maggiore ....... .. . Turchino con banda centrale scarlatta; za Comp. Cacciatori Turchino e base cremisi con riga turchina; 4a Comp. Cacciatori Turchino e base scarlatta con riga turchina; 6a Comp. Cacciatori Turchino con riga celeste alla base; sa Comp. Cacciatori Turchino e base celeste con riga turchina; 10a Comp. Cacciatori Turchino e base giallo carico con riga turchina; 12a Comp. Cacciatori Turchino e base giallo chiaro con riga turchina. I battaglioni di Cacciatori autonomi usavano i pennini previsti per il 1° battaglione inquadrato. La Legione Reale Leggiera, forte di quattro battaglioni, seguiva una ulteriore procedura distintiva sancita con Lettera del 9 settembre 1817: « .. i pennini portanti distintivi delle varie compagnie di ciascun Battaglione saranno della forma e colore stabiliti per gli altri Corpi Cacciatori, e serviranno a distinguere i quattro Battaglioni mediante una picciola banda turchina sopra il color distintivo per il 2°, due per il 3 ° e tre per il 4 °. » Le compagnie Granatieri e quelle di Carabinieri dei battaglioni Cacciatori erano contraddistinte da nappine sferiche sulle quali venivano fissati piumetti di penne corte sempre turchini; in particolare: i Granatieri avevano nappa scarlatta per la 1a compagnia e gialla per la 2 a; i Carabinieri, invece, cremisi per la 1a e scarlatta per la 2 a . Esaminando peraltro l'iconografia del tempo appare evidente che tale prescrizione era praticamente ignorata dato che i copricapi di entrambe le specialità risultano ornati da nap82
pine e da piumetti di svariati colori. Nel manoscritto N. 94 (26) conservato presso la Biblioteca Reale di Torino, si nota infatti come le colorazioni dei piumetti seguissero una regola consolidata anche se non definita da alcun regolamento: la base era del colore della fodera dell'abito, mentre la sommità riportava quello del colletto; nel caso di colori identici, la base era di colore turchino. Purtroppo non tutti i reparti Granatieri e Carabinieri vi sono raffigurati, ma da quelli illustrati ci si può comunque fare un idea attendibile del criterio adottato: -
Brigata Savoia . . . . . . . . . base scarlatta e sommità nera; Brigata Piemonte . . . . . . base turchina e sommità scarlatta; Brigata di Aosta . . . . . . . base giallo carico e sommità scarlatta; Brigata di Cuneo ...... base turchina e sommità cremisi; Brigata di Casale . . . . . . base turchina e sommità giallo carico; Brigata di Savona . . . . . . base turchina e sommità bianca.
Come si può notare la brigata Casale, che avrebbe dovuto correttamente avere la base gialla e la sommità scarlatta, si sarebbe così potuta confondere con la brigata Aosta, dotata degli stessi colori, mentre nel caso della brigata Savona, i colori bianco e giallo essendo poco compatibili tra loro, si confermava il solo bianco accoppiandolo al turchino. Nei Corpi Cacciatori si riscontra il piumetta turchino a sommità scarlatta nei Cacciatori Guardie e quello scarlatto a sommità bianca nei Cacciatori della Regina. Negli anni successivi lo shakot non subì altre modifiche, salvo l'adozione delle cifre del Re Carlo Felice sulle piastre, provvedimento del quale non esistono peraltro riscontri ufficiali.
Dall'esame di alcuni esemplari d'epoca e fermo restando il riferimento alla provvidenziale opera degli artisti del tempo, si ha modo di ulteriormente notare che dal 1828 in poi gli shakot assumono una forma notevolmente differente rispetto al modello introdotto tra il 1816 ed il 1817: soprattutto si allarga l'imperiale rispetto al fusto, mentre invariate appaiono le ornamentazioni. Una circolare del 18 dicembre 1830 approva il campione del nuovo shakot per la fanteria, ma non lo descrive; successivamente sono emanati altri due provvedimenti: il 29 dello stesso mese se ne prescrive un nuovo modello per la Fanteria «Completo di nappa e piumicino» e si invia ai Corpi il campione, corredato dalle modalità e dai tempi di distribuzione; infine il 4 aprile del 1831 se ne adotta un ulteriore modello, sempre per la Fanteria. A questo punto bisogna riconoscere che la situazione è alquanto oscura, poichè nessuna delle citate circolari descrive, sia pur sommariamente, i nuovi modelli adottati. Un aiuto tuttavia lo offre una serie figurata di quel periodo, ora conservata negli Stati Uniti, nella quale è raffigurato un soldato delle compagnie Cacciatori, da poco ricostituite nei reggimenti di Fanteria, il quale indossa uno shakot molto svasato verso l'alto, munito di coccarda con ganza ed ornato da µna cornetta d'ottone semplice e da una nappina semicircolare, verde scuro a centro giallo, sormontata da un piccolo piumetta giallo a spazzolino. Probabilmente, quindi, anche le altre unità adottarono analogo modello, sia pure conservando le antiche fregierie. Per l'ultimissimo tipo, invece, l'ipotesi è che si tratti di quello che caratterizzò in seguito il primo periodo Albertino, finora definito come modello 1833 poichè ne è fatta menzione dettagliata, corredata da disegni, soltanto nel Regolamento del 25 di giugno di quell'anno. È comunque significativo osservare che dal 4 aprile 1831 al 25 giugno 1833 non esistono prescrizioni concernenti l'adozione di un nuovo modello di shakot. A questo proposito è opportuno rammentare che i Regolamenti coevi sulle uniformi non sempre imponevano nuovi modelli di corredo, ma spesso si limitavano a codificare i capi che, quan83
tunque non stabiliti ufficiamente, erano tuttavia entrati nell'uso comune 7. Oltre allo shakot, i Granatieri ed i Carabinieri dei Corpi Cacciatori ebbero in dotazione anche dei copricapi particolari: il berrettone a pelo e la cosiddetta <<Coperta pe!Licciala». Il berrettone per i Granatieri venne introdotto nel 1814 conservando a grandi linee, il precedente modello settecentesco, e con vincolo d'uso limitato a particolari occasioni, come parate, bendizione delle bandiere etc .. Confezionato in pelo d'orso tinto di nero, lungo e fluente, la sua forma era a «pan di zucchero>> ed il suo principale ornamento consisteva in una piastra in lamierino d'ottone, simile, per gli emblemi raffigurativi, a quella del caschetto modello 1814, ma differente per forma; posteriormente era guarnito di una borsa di panno cucita al fusto, denominata «amandola», bordata esternamente da un gallone di lana del colore dei bottoni dell'uniforme. Il colore dell'amandola fu stabilito il 3 dicembre del 1814; in quella data, infatti, una lettera dell'Ufficio generale del soldo recita « .. ... ... ..S.M. vuole che la fodera della parte posteriore d'essi bonetti abbia ad essere di due colori; l'uno dei quali corrisponda a quello dei paramani e l'altro a quello della fodera dei rispettivi uniformi». Non si saprebbe comunque quale dei due colori fosse all'interno e quale all'esterno, se non si venisse confortati dal manoscritto dello Stagnone, che raffigura un Granatiere di Savoia visto di spalle ed indossante il berretto a pelo sul quale la borsa è scarlatta all'esterno e turchina all'interno 8 • Completavano il berrettone una granata ricamata in lana del colore dei bottoni posta al centro della fodera, la coccarda turchina fissata sul fianco sinistro ed un doppio cordone in lana, anch'esso del colore dei bottoni, fissato alla coccarda, munito di nappe e fiocchi pendenti sul lato posteriore opposto; i piumetti erano gli stessi dello shakot. I reparti scelti dei battaglioni Cacciatori, costituiti dalle compagnie Carabinieri, furono dotati, oltre che dello shakot, della «Coperta pellicciata», da usare nelle stesse occasioni in cui le compagnie Granatieri indossavano il loro berrettone. Questo singolare copricapo altro non era che una fodera ricoperta di pelo d'orso con l'imperiale in cuoio nero verniciato, che doveva essere infilata direttamente sullo shakot in modo da lasciarne fuori la visiera ed il sottogola. Non esistendo alcun esemplare d'epoca non si è in grado di appurare se questa fodera venisse fissata allo shakot mediante dei cordoni oppure fosse semplicemente infilata a pressione. Essa era ornata da doppi cordoni con nappe e fiocchi pendenti sulla destra, sempre di cotone bianco qualunque fosse il colore dei bottoni d'uniforme del Corpo, e dalla stessa granata prevista per lo shakot dei Granatieri, priva però delle cifre; il piumetto veniva montato su una nappina sferica di lana, di solito del colore della base di quest'ultima. Anche questi copricapi, soprattutto il berrettone da Granatiere, subirono successive modifiche non regolamentate, ma dettate piuttosto dell'evolversi della moda militare, cosicchè negli anni compresi tra il 1828 ed il 183 1 il copricapo dei Granatieri finì per perdere la sua forma caratteristica per assumere quella di un cilindro molto più alto, in alcuni casi raffigurato privo di piastre, o con granate semplici, od addirittura con piastre molto più piccole di quelle precedenti e che appaiono ora ornate soltanto con una granata. I copricapi speciali erano anch'essi muniti di fodera di incerata sulla quale veniva dipinto l'emblema della specialità. 7 L'esempio più evidente è dato dal Regolamento del novembre 1814 il quale, sebbene finora sia stato da molti ritenuto il primo ad aver introdotto nell'Armata Sarda una tipologia di uniformi del tutto nuova ed a l passo coi tempi, ad una più attenta analisi si r.ivela invece soltanto un aggiornamento del Regolamento pubblicato nel 1806, durante l'esilio della Corona in Sardegna. 8 Da questa dettaglio risulta chiaro che il colore della fodera fosse all'esterno e quello dei paramani all'interno: nel caso specifico il nero, colore tipico della brigata Savoia, venne sostituito dal turchino, più visibile.
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Le scarpe Pur non conoscendone il modello, dai figurini d'epoca appaiono basse, con punta quadrata, di cuoio annerito.
La cravatta A collare, era confezionata in lana nera per tutti i Corpi, ad eccezione dei reggimenti, poi brigate, di Savoia e Pinerolo, che l'avevano scarlatta; tutte erano bordate da un filetto bianco posto lungo l'orlo superiore.
La camicia e le mutande Il modello di questi due capi di vestiario è tuttora sconosciuto; si sa soltanto che erano in tela grezza.
La dragona Composta da un laccio, da una ghianda con due passanti e dal fiocco, il suo colore distingueva le varie specialità di un reggimento: i Granatieri l'avevano interamente scarlatta come i Carabinieri dei battaglioni Cacciatori, i Cacciatori l'avevano verde ed i Fucilieri bianca. I sottufficiali avevano dragone particolari, ma simili per modello a quelle della truppa; in particolare: - furieri maggiori e furieri: laccio turchino, ghianda e fiocco d'oro; - sergenti: laccio e ghianda turchini, fiocco misto di seta gialla e turchina; - caporali: laccio turchino, ghianda e fiocco di lana gialla. 2. Le integrazioni uniformologiche dei reparti speciali
I reggimenti granatieri e cacciatori guardie Numerosi dettagli esteriori distinguevano i due Corpi d'élite della Fanteria di linea, sebbene - rispetto a quest'ultima - i modelli e la foggia dei capi di vestiario rimanessero sostanzialmente invariati. Nel caso specifico: - gli abiti erano ornati al petto, alle tasche ed in corrispondenza dei tre bottoni cuciti al di sopra del paramano, da alamari a punta, detti «brandeburghi», in lana per i caporali ed i soldati, in gallone argento per i sottuficiali ed in seta per i cadetti; quelli dei granatieri terminavano con un fiocco dello stesso materiale; - per entrambi i reggimenti tutte le parti colorate dell'abito erano scarlatte, i bottoni di stagno; - le piastre dei caschetti, che i Granatieri usavano in bassa tenuta, del berrettone a pelo e dello shakot dei Cacciatori, in uso fino al 1816-17, erano ornate dallo scudo con le grandi armi del Regno; con l'adozione dei nuovi shakot, i Cacciatori adottarono la stessa piastra dei loro colleghi di linea priva però delle cifre, sostituite dall'aquila coronata con le armi di Savoia moderna; la granata che i Granatieri portavano sullo shakot aveva al centro la stessa aquila con le grandi armi del Regno. I Cacciatori, inoltre, ornavano il loro shakot con uno «chevron» applicato sui lati; quest'ornamento era di differenti materiali, come già si è detto a proposito degli alamari dell'abito. Sulla coperta a pelo le compagnie Carabinieri apponevano la stessa granata prevista per lo shakot dei Granatieri;
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- le giubbe di fatica avevano il colletto interamente turchino, ornato dall'alamaro caratteristico del rispettivo reggimento; - le filettature ed i fiocchi del berretto di fatica erano scarlatte per entrambi i reggimenti .
Le musiche e le teste di colonna 9 L'uniforme dei musicanti venne codificata, per la prima volta, con una circolare del 6 marzo 1815 e, successivamente, dal regolamento del 1824. I musicanti indossavano un abito con falde più lunghe rispetto a quelle della truppa, di panno turchino: il colletto, i paramani, la fodera ed i risvolti erano invece del colore del reggimento al quale appartenevano. I colletti ed i paramani erano gallonati d'oro o d'argento in aderenza ai bottoni dell'uniforme, fatta eccezione per quei reggimenti che avevano il bianco come colore distintivo, per i quali i galloni erano sempre in oro, indipendentemente dal colore dei bottoni. Completava gli ornamenti dell'abito un triangolo di gallone cucito tra i bottoni della taglia. Sulle spalle dell'uniforme i musicanti portavano delle «tréfles» 10 del colore dei bottoni. I pantaloni erano aderenti, di colore celeste, ornati da ricche gallonature sul davanti e lungo le cuciture esterne; si portavano infilati dentro stivali di pelle nera simili a quelli da ufficiali. Il cappello, molto alto, di feltro nero, era a sua volta ornato da sottili galloncini, da cappietto metallico, da coccarda e da un piumetto dritto, la cui base aveva lo stesso colore delle falde dell'abito, mentre la sommità era sempre turchina. Questa tenuta, che durò alcuni anni, fu sostituita da un'altra, completamente diversa, rappresentata nel manoscritto dello Stagnone. L'abito appare simile a quello della truppa di linea mantenendone i colori distintivi, ma è ora in panno turchino chiaro, guarnito sul petto da nove alamari terminanti a punta; colletto e paramani sono ornati da galloni ondulati di velluto turchino con bordi in argento od oro. Le «tréfles» sulle spalle risultano invariate, mentre il cappello è sostituito da uno shakot analogo a quello della normale truppa, ricoperto di panno turchino chiaro ed ornato da cordoni con fiocchi e gallone doppio cucito lungo l'orlo superiore; lo shakot, inoltre, ha un piumetta diritto turchino, coccarda dello stesso colore e piastra in ottone, che altro non è se non il motivo centrale usato su quelle dei vecchi caschetti (scudo coronato con bandiere) ritagliato. I pantaloni e le uose sono identici per foggia a quelli della truppa; i primi hanno tuttavia lo stesso colore dell'abito. Non si conoscono invece le tenute delle cosiddette «bande turche», di gran moda in questo periodo, composte da musicanti negri, i cui costumi dovevano essere suggestivi. La situazione delle tenute delle musiche delle Guardie resta ancora quasi sconosciuta, dato che i due esempi iconografici coevi esaminati riguardano il 1814-21 ed il 1830 circa; per il periodo compreso tra queste due date non si è trovata traccia. Nei Granatieri i musicanti indossavano un abito turchino chiaro, con i colori del reggimento, aggiungendo un «plastron» scarlatto con nove bottoni per parte, riccamente ornato da alamari e galloni in argento, così come il colletto ed i paramani; le «tréfles» erano in argento e, sotto quella sinistra, pendevano delle «lenze» di settecentesca memoria, anch'esse in argento. Lo skakot, ricoperto di feltro nero, aveva una gran piastra in ottone a raggiera ornata dalle cifre reali coronate, un gallone in argento posto lungo l'orlo supe-
9 Per teste di colonna, si intendevano i tamburi, i pifferi ed i falegnami delle compagnie posti agli ordini del tamburo maggiore. Nelle parate sfilavano in testa alle colonne di reggimento. 10 Costituita da due galloni cuciti vicini che formavano all'estremità tre anelli, d ue laterali ed ur.o centrale.
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riore ed un pi umetto a salice turchino. Completavano la tenuta gli stessi pantaloni previsti per la truppa. Nel 1830 la tenuta appare ancora più sgargiante: l'abito è turchino, del tutto simile negli ornamenti a quello della truppa, ma con gli alamari ed i fiocchi in argento; colletto e paramani sono attraversati da larghi galloni d'argento; le tréfles vengono qui sostituite da ricche spalline in argento, ma sono mantenute le lenze sulla spalla sinistra. L'abito è inoltre gallonato in argento sulle cuciture del dorso e delle maniche. Al posto dello shakot i musicanti inalberano una specie di colbacco di pelo d'orso, ornato da fiamma scarlatta, con gallone e fiocco in argento ricadente sulla sinistra, e da cordoni con fiocchi pure in argento. I pantaloni, lunghi, sono scarlatti, con fioroni e banda laterale d'argento. Di questo periodo si conosce anche l'uniforme indossata dal moro batti piatti, per la cui descrizione si rimanda il lettore alla relativa tavola. I tamburini, i pifferi ed i trombettieri indossavano la stessa tenuta del rispettivo reggimento, con le seguenti distinzioni: - tamburini: gallone di livrea al colletto, alle tasche, ai paramani ed alle cuciture delle spalle; tre «chevron» in gallone di livrea, posti sopra il paramano; nidi di rondine gallonati sulle spalle; - pifferi: gallone di livrea al colletto, al paramano, alle tasche ed alle cuciture delle maniche; spallini come la truppa della propria compagnia con rolli di lana del colore dei bottoni intorno alle maniche; - trombettieri: gallone di livrea al colletto, paramani e tasche. I caporali tamburini indossavano uniforme analoga, con tutti i distintivi previsti per il loro grado. I galloni di livrea erano sempre bianchi, indipendentemente dal colore dei bottoni d'uniforme, attraversati da uno zig-zag turchino per i tamburini ed i pifferi, e da una riga ondulata per i trombettieri, pure turchina. Dei tamburini maggiori della fanteria non si è reperita alcuna raffigurazione d'epoca; ci si deve quindi affidare al regolamento del 1824, l'unico che la descrive. L'abito era distinto dagli stessi galloni dei tamburini, ma in argento, con l'aggiunta di galloni doppi alle cuciture delle maniche e del dorso e tutte le distinzioni previste per il grado di sergente; loro caratteristico distintivo era la bandoliera, che secondo il regolamento doveva essere in velluto turchino, gallonata in argento ed ornata da una piastra in metallo, del colore dei bottoni, improntata dello stemma reggimentale. Il copricapo è del tutto sconosciuto. Del reggimento Granatieri Guardie si conosce la tipologia di due tamburi maggiori, uno del 1816 circa ed uno del 1830. Il primo indossa una tenuta del tutto particolare: l'abito è turchino con colletto, paramani e falde scarlatte, interamente bordato di gallone d'argento, con alamari e fiocchi dello stesso materiale; le maniche sono ornate da gruppi di due «chevron» con fiocco pure d'argento; tutte le cuciture sono gallonate; le «tréfles» sono d'argento anch'esse e sulla spalla sinistra sono aggiunte delle cordelline argentate agganciate ad un bottone dell'abito. I pantaloni turchini sono ornati da fioroni e banda d'argento. Gli stivali, di pelle nera, hanno frangia e fiocco d'argento lungo l'orlo superiore. Il copricapo è costituito da una «czapka» di foggia polacca gallonata in argento ed ornata da un sole con undici gruppi di raggi in metallo argentati, con cifre reali dorate al centro; il piumetta, dritto, è montato su un supporto a forma di granata in argento, ed ha la base turchina e la sommità bianca. La bandoliera è scarlatta con galloni d'argento e grande piastra dello stesso colore ornata dalle armi del Regno in rilievo. Il figurino del 1830, pur essendo simile a quello del musicante dello stesso periodo, presenta alcune interessanti analogie con quello appena descritto: la bandoliera è identica, 87
così come identica è la piastra posta sul colbacco; il piumetta, invariato, esce questa volta da una cascata di piume di struzzo bianche.
I falegnami 11 Anche i falegnami indossavano la stessa uniforme della truppa del reggimento d'appartenenza, ornata dall'emblema caratteristico del loro incarico: due asce in croce cucite su entrambe le maniche dell'abito. Il copricapo era il colbacco di pelo d'orso nero con fiamma di panno del colore della fodera dell'abito, ricadente a destra, con gallone e fiocco del colore dei bottoni; al colbacco si aggiungeva un piumetta ricadente del colore attribuito allo stato maggiore reggimentale, turchino con piccolo fiocco scarlatto alla sommità. Per le Guardie, in uno dei manoscritti d'epoca (N. 93-1) viene raffigurato un falegname dei Granatieri con il colbacco privo di fiamma e di piumetta, e con le maniche dell'abito ornate da quattro asce in croce coronate, in filo bianco; sul giro manica, inoltre, sono applicati dei rolli di lana bianca. I cadetti 1 cadetti, oltre ai loro specifici distintivi di grado, vestivano la medesima uniforme della truppa del rispettivo reggimento, ma potevano far confezionare i capi di vestiario con le stoffe previste per gli ufficiali ed avere lo shakot di un feltro più fino. Fuori servizio potevano inoltre far uso dello stesso cappotto prescritto per gli ufficiali. (Circ. N. 136 del 3 luglio 1822). 3. L'equipaggiamento e l'armamento dei Sottufficiali, della truppa, dei musicanti, delle teste di colonna e degli incarichi speciali
Gli oggetti d'equipaggiamento distribuiti alla truppa ed ai sottufficiali erano lo zaino, la bandoliera con giberna ed il budriere porta sciabola e baionetta. Lo zaino era derivato dal modello francese in uso durante le campagne di Napoleone, in pelle di vitello col pelo all'esterno, privo di intelaiatura interna e di sagoma rettangolare. Il coperchio giungeva sino a metà del contenitore e veniva fissato grazie a tre cinghie di cuoio con fibbie metalliche: una centrale più lunga, alla quale veniva assicurata la gavetta, e due laterali. Lo zaino era portato mediante due spallacci di cuoio ed il cappotto arrotolato vi veniva fissato tramite due altre cinghie. In un figurino della raccolta Stagnone il cappotto risulta invece portato sul dorso senza lo zaino, arrotolato, con le due estremità avvolte da una cinghia, alla quale era fissata una bandoliera molto stretta, munita di fibbia metallica per tenerlo a luogo. La bandoliera di cuoio era a sua volta trattenuta da fibbie metalliche sul retro della giberna di cuoio annerito: quest'ultima era munita di martingala, abbottonata ad uno dei bottoni della tasca sinistra dell'abito, e di due cinghiette, cucite sotto il cofano e dotate di fibbie, con le quali si tratteneva il berretto di fatica arrotolato con il fiocco pendente all'esterno. I.;e bandoliere dei Granatieri erano ornate dal portamiccia d'ottone. II coperchio delle giberne era invece guarnito da una granata d'ottone per i Granatieri ed i Carabinieri dei battaglioni Cacciatori e da una cornetta, pure d'ottone, per i semplici Cacciatori. In marcia e col cattivo tempo la giberna veniva protetta da una fodera di tela bianca; in un figurino d'epoca questa fodera appare ornata da una granata coronata, affiancata dalla lettera inziale «G.» e dal numero «l», tutti dipinti di giallo, che potrebbe indicare l'appartenenza alla 1a compagnia granatieri. 11 Corrispondono alla concezione degli «zappatori» cli fanteria degli altri eserciti dell'epoca.
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Il budriere, anch'esso di cuoio, era munito di doppia borsa: per la sciabola e per la baionetta; quello in dotazione ai Cacciatori aveva inoltre una fibbia in ottone quadrangolate posta all'altezza del petto. Le compagnie Granatieri e quelle Carabinieri ornavano i budrieri con granate in ottone, i Cacciatori con cornette della stessa lega. Tutti i cuoiami della fanteria erano imbiancati ad eccezione, come già si è detto, delle giberne. I pochi musicanti raffiguranti nelle raccolte coeve indossano un semplice budriere di cuoio imbiancato, ornato da una piastra ovale d'ottone con impresse le cifre reali. Nel reggimento Granatieri Guardie portano invece un budriere di cuoio annerito. I tamburini, i pifferi ed i trombettieri indossano il budriere previsto per i soldati delle rispettive compagnie. Il grembiule guardia-coscia ed il porta-bacchette, tipici dei tamburini, erano in cuoio imbiancato, il secondo con piastra d'ottone ed eventuale ornamento previsto per le compagnie scelte. I tamburi, inizialmente di legno, divennero verso il 1815 d'ottone con cerchi dipinti di turchino; le corde erano di canapa ed i tiranti e la cinghia in cuoio imbiancato. I pifferi erano muniti di astuccio d'ottone con cinghie di cuoio. I falegnami erano equipaggiati con il budriere a borsa per la sola sciabola, munito di fibbia e passante in ottone, del caratteristico grembiale di cuoio spesso bordato di pelliccia nera e di guanti con manopole in pelle ingiallita. Per i falegnami dei Granatieri Guardie il budriere appare ornato da quattro asce coronate in ottone; i guanti sono di pelle bianca.
L'armamento dellafanteria, ed in genere di tutto il ricostituito esercito, presenta una situazione notevolmente complessa; sono infatti contemporaneamente in dotazione disparati modelli di armi da fuoco, mentre la documentazione a riguardo è alquanto scarsa. Nel 1814 venne adottato un fucile detto appunto «modello 1814», costruito in due versioni: lungo per Fucilieri, Granatieri e Carabinieri e corto per i Cacciatori; l'unica differenza fra i due tipi consisteva nella diversa lunghezza della canna, munita per entrambi di baionetta a ghiera. A fianco del nuovo modello coesistevano fucili inglesi (Brown Bess) e fucili francesi mod. 1777 originali o modificati alla piemontese. Alcune notizie interessanti tratte dalla corrispondenza tra l'Ufficio del soldo ed il Ministero ci consentono di chiarire alcune delle difficoltà sorte per armare convenientemente l'esercito all'atto della sua ricostituzione: - lettera del 26 maggio 1815: il battaglione Cacciatori di Savoia è armato con fucili inglesi; - lettera del 27 maggio 1815: la Legione Reale Piemontese ha in dotazione 600 fucili di modello francese; - Circ. N. 1087 del 7 gennaio 1820: i Cacciatori Guardie sostituiscono i fucili inglesi in dotazione con altri di «nuovo modello». Nel 1823 viene adottato un nuovo modello di fucile da fanteria, sempre distinto in «lungo» e «corto»; tuttavia la distribuzione va per le lunghe e molti Corpi mantengono in uso i vecchi modelli ancora per lungo tempo; a titolo dimostrativo: - Circ. N . 2241 del 20 settembre 1830: i Cacciatori della Regina ricevono i nuovi fucili; - Circ. N. 2285 del 25 settembre: i Cacciatori Guardie e quelli di Nizza sostituiscono i vecchi fucili con quelli mod. 1823; - Circ. N. 2298 del 27 settembre 1830: il 1° e 7 ° contingente provinciale in servizio nella brigata Savoia hanno in dotazione fucili di «fabbrica francese rimontati a nuovo ed al modello piemontese, i quali non offrono altra differenza che quella di 112 oncia (centimetri 2, I) di lunghezza in meno della canna»;
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- Circ. N. 2494 del 18 ottobre 1830: i vecchi fucili, ormai del tutto obsoleti, in dotazione alla brigata Aosta sono sostituiti con quelli di nuovo modello; Circ. N. 2711 del 13 novembre: cambio dei fucili anche per il battaglione Cacciatori Reali Piemontesi. Tutte le compagnie, i musicanti, i tamburini ed i falegnami ebbero in dotazione la sciabola mod. 1814 con fodero in cuoio annerito. I caporali falegnami portavano una lunga alabarda mentre i semplici falegnami erano dotati della caratteristica ascia e di una pistola da cavalleria mod. I 814. Una piccola ascia, infine, era in dotazione a tutti i caporali ed ai granatieri. 4. Le uniformi degli Ufficiali
Il corredo degli ufficiali era composto dall'abito di gran tenuta, dall'abito di piccola tenuta, dal cappotto, dal soprabito, dal copricapo, dal cappello, dai pantaloni e da altri effetti quali calzature, cravatta e guanti.
L'abito di gran tenuta Del tutto simile a quello della truppa del rispettivo Corpo, era confezionato con stoffa di migliore qualità ed aveva i bottoni di metallo argentato o dorato; i risvolti erano or-
nati da granate o da cornette in ricamo d'oro o d'argento. Gli ufficiali addetti allo stato maggiore reggimentale o di battaglione ed alle compagnie fucilieri ornavano i risvolti con le cifre reali coronate, anch'esse in ricamo del colore dei bottoni. Sull'abito gli ufficiali indossavano le spalline metalliche dei colore dei bottoni, fissate mediante un gancio ad un passante di cuoio nero cucito sulle spalle; l'estremità del gambo della spallina, appositamente curvata, veniva infilata in una asola praticata alla base del colletto dell'abito.
L'abito di piccola tenuta Del tutto identico a quello di gran tenuta, variava solo per la lunghezza delle falde che dovevano giungere a 12,6 centimetri dal flesso del ginocchio. Il regolamento del 16 gennaio 1822 soppresse l'abito lungo, lasciando soltanto quello corto che, da allora, fu indossato con tutte le tenute.
Il cappotto Confenzionato in panno turchino, molto ampio e comodo, era lungo fino alla metà della gamba; a doppio petto, veniva chiuso grazie a due file di cinque bottoni. Il colletto era molto alto ed aperto e sotto di esso era cucita una mantella, tipo pellegrina, lunga fino ai fianchi, chiusa con cinque bottoni. Il cappotto poteva essere stretto in vita da una cinta, cucita sui fianchi e nascosta dalla mantella, munita di asole e bottone. I bottoni erano simili a quelli dell'abito.
Il soprabito Detto anche «sopravveste», era dello stesso panno del cappotto, chiuso da due file di undici bottoni, lungo fino al polpaccio. 11 colletto ed i paramani erano simili nel taglio a quelli dell'abito. Sul retro erano cucite delle mostre di panno triangolari che simulavano le tasche, munite ciascuna di tre bottoni, il primo dei quali era quello della taglia. Anche sul soprabito i bottoni erano analoghi a quelli dell'abito.
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Il copricapo Gli ufficiali avevano in dotazione un caschetto similare a quello della truppa, seppure di forma più slanciata e con alcune differenze negli ornamenti; in particolare: - il coprinuca era anch'esso bordato di lamierino d'ottone; - il cimiero, pur essendo in parte annerito, aveva molti più ornamenti; - il sottogola era diverso e di esecuzione maggiormente accurata; - il rosone presentava una granata in rilievo; - la faccia anteriore del cimiero era di disegno diverso. Gli ufficiali dei cacciatori usarono sempre lo shakot previsto per la truppa, ma con le metallerie dorate. I nuovi sbakot adottati nel 1816 e 1817 seguirono per gli ufficiali i modelli in uso presso la truppa, con le metallerie dorate e con i galloni distintivi del grado cucitivi sull'orlo superiore. Anche per i berrettoni e le coperte pellicciate adottarono lo stesso modello della truppa, con cordoni, ricami e fregi dorati o argentati; così come fu compresa nella dotazione la fodera d'incerata sia per lo shakot sia per i berrettoni e le coperte pellicciate.
Il cappello Con l'abito di piccola tenuta, gli ufficiali dovevano indossare il cappello di feltro o castorino nero, molto alto, ornato: di gallone di seta nera disposto lungo le ali; di cappietto metallico del colore dei bottoni, lavorato a squame simili a quelle delle spalline; di coccarda in seta turchina. Le due tese erano inoltre guarnite di nappine di filato per i subalterni e di grovigliola per gli ufficiali superiori, in oro od argento. In caso di cattivo tempo il cappello veniva coperto con una fodera di incerata nera. L ' uso del cappello fu soppresso il 16 gennaio del 1822.
I pantaloni Gli ufficiali portavano pantaloni del tutto identici per foggia e colore a quelli della truppa. D'estate, fuori servizio, potevano usare pantaloni di nanchino naturale. Tutti gli ufficiali che prestavano servizio a cavallo erano tenuti, durante l'arco estivo, ad indossare pantaloni di tela bianca, aderenti alla gamba ed infilati negli stivali. A partire dal 1825 le fonti iconografiche li mostrano peraltro con pantaloni estivi di tela bianca, lunghi e portati sopra la calzatura. Gli Stivali erano di pelle nera, spesso sagomati anteriormente ed ornati da fiocco della stessa pelle. I regolamenti, comunque, specificano che gli ufficiali dovevano indossare gli stivali solo montando a cavallo e fuori servizio, mentre, in servizio, erano tenuti a portare le stesse uose in dotazione alla truppa. In due soli casi, tuttavia, si è riscontrato il rispetto alle norme ed entrambi sono raffigurati nel citato manoscritto n. 94-(26). Tutti gli ufficiali calzavano infine guanti di pelle bianca o gialla e cravatta di seta dello stesso colore prescritto per la truppa. 5. Le varianti uniformologiche per gli ufficiali dei Corpi speciali Gli ufficiali dei due reggimenti - Granatieri e Cacciatori Guardie - avevano in dotazione ben tre modeJii di abito: di gran tenuta di piccola tenuta e da fatica . L'uniforme di gran tenuta appare molto rappresentativa, riccamente ornata da alamari in argento al 91
petto, ai bottoni sopra il paramano, alle tasche; tra i bottoni della taglia 12 era ricamato un fiorone. Gli alamari dei Granatieri erano con fiocco, quelli dei Cacciatori senza. L'abito di piccola tenuta aveva le falde più lunghe: per il resto era del tutto simile a quello di gran tenuta. L'uniforme da fatica aveva invece falde corte ed era priva di distinzioni, ad eccezione delle granate o cornette ricamate ai risvolti. La Decisione Sovrana del 17 marzo 1818 abolì l'abito di fatica delle Guardie e approvò i nuovi modelli dei colletti e dei paramani della giubba che, fin dall'anno prima, non avevano più i distintivi di grado prescritti nel 18 I 4; il colletto fu quindi ornato da una catenella intrecciata con l'alamaro caratteristico di ciascun reggimento, mentre il paramano ebbe la sola catenella, il tutto in ricamo argento. Soppresso nel 1822 l'abito lungo di piccola tenuta, i due reggimenti mantennero tuttavia un abito destinato ad essere indossato giornalmente - per risparmiare quello di gran tenuta, molto costoso - il quale ebbe solo colletto e paramano ornati dalla catenella, il fiorone alla taglia ed i fregi ai risvolti. Gli «chevron» degli shakot per entrambi i reggimenti erano in ricamo di argento. 6. L'equipaggiamento, l'armamento e le bardature pei cavalli degli ufficiali
Fino al 1819 gli ufficiali di fanteria avevano in dotazione una spada di chiara derivazione settecentesca detta di «antico modello>> a lama dritta, con fodero di cuoio nero verniciato privo di puntale e di cappa, che veniva infilata in una borsa di cuoio pure annerita, fissata ad una bandoliera indossata sotto l'abito. Con la determinazione dell' 11 luglio 1819 fu sanzionata l'adozione di una sciabola, a decorrere dal gennaio successivo, da portare appesa ad un cinturino di cuoio verniciato di nero, con fibbia in bronzo dorato costituita da due mascheroni uniti da un gancio a forma di serpente, guarnito di doppio pendaglio con fibbie rettangolari di metallo dorato. Le sciabole degli ufficiali superiori, quale variante, avevano il fodero in acciaio, con fascette e campanelle in metallo dorato. La bardatura dei cavalli degli ufficiali montati era simile a quella prescritta per gli ufficiali dei dragoni: di cuoio nero con fibbie e passanti in metallo del colore dei bottoni dell'uniforme. La gualdrappa aveva gli angoli arrotondati, era confezionata in panno turchino e bordata di gallone, secondo i gradi: - un gallone a due righe, per gli ufficiali superiori; - un gallone ad una riga per gli ufficiali subalterni ed i capitani. Nei reggimenti Granatieri e Cacciatori Guardie le bordature distintive erano in ricamo d'argento. Negli angoli posteriori la gualdrappa riportava le cifre reali coronate, cucite su panno turchino; i galloni e le cifre erano sempre del colore dei bottoni dell'uniforme.
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I bottoni della taglia erano posti sulla cucitura, d etta appunto «taglia», che univa il dorso dell'abi'.o con le falde.
Capitolo VII
La cavalleria
1. Le uniformi dei Sottufficiali e della truppa
L'abito Di massima l'abito in dotazione alla Cavalleria era analogo a quello della Fanteria, ma con le falde di 1/4 più corte. Esistevano inoltre diversi tipi di abbottonatura che distin~ guevano ta loro le varie specialità dell'arma. In particolare: - la cavalleria pesante (reggimenti Piemonte Reale e Savoia cavalleria) portava due petti di undici bottoni ciascuno, piatti e lisci; in alcune fonti appaiono peraltro anche due file di soli nove bottoni; - tutte le altre specialità (cavalleggeri e dragoni) avevano invece una sola fila di nove bottoni bombati e lisci. I reggimenti cavalleggeri avevano risvolti e paramani uguali a quelli dei Cacciatori di linea. Nel 1819 il reggimento cavalleria di Savoia transitò nella specialità cavalleggeri, conservando tuttavia, come risulta dai reperti iconografici, l'abbottonatura a due petti caratteristica dei Corpi pesanti, forse per speciale privilegio. Il regolamento del giugno 1824 prescrisse che tutte le specialità avessero l'abito a due petti di undici bottoni mantenendo, quale elemento differenziatore, la forma piatta per la cavalleria pesante e quella bombata pei dragoni ed i cavalleggeri. Tutti i reggimenti adottavano spalline metalliche a squame, con frangia di cotone ripiegata ed incollata sotto il piatto della stessa spallina. In data 1° settembre 1823 ne venne sancito un nuovo modello che, con ogni probabilità, fu quello usato durante il successivo regno di Carlo Alberto. Le spalline e la relativa frangia erano del colore dei bottoni dell'uniforme; i sottufficiali avevano invece frangia di filato d'argento o d'oro. I risvolti per i reggimenti cavalleggeri erano ornati da una cornetta ritagliata in panno turchino; per le altre specialità i regolamenti non fanno specifica menzione di fregi particolari. In alcune fonti compaiono tuttavia le granate turchine sia per i dragoni, sia per la cavalleria pesante. Così come nella Fanteria, i reggimenti si distinguevano tra di loro per il colore del colletto, del paramano, della fodera, dei risvolti e dei bottoni. I reggimenti cavalleggeri e dragoni di S.M. portavano inoltre gli alamari al petto, alle tasche ed al di sopra dei paramani, del tutto simili - per disegno - a quelli dei Cacciatori Guardie: in lana bianca per i soldati ed i graduati, in seta per i cadetti ed in gallone argento per i sottufficiali. I colori distintivi della Cavalleria sono riportati nelle due tabelle che seguono, articolate per periodi. 93
Colori distintivi dei reggimenti di cavalleria (1814-1821) REGGIMENTO
SAVOIA CAVALLERIA PIEMONTE REALE CAVALLERIA DRAGONI DI S.M. DRAGONI DELLA REGINA CAVALLEGGERI DI S.M. CAVALLEGGERI DI PIEMONTE
COLLETTO
PARAM-1.NJ
FODERA E RISVOLTI
80TTO~I
NERO
NERI
SCARLATTI
01TONE
SCARLATTO
SCARLATTI
SCARLAHJ
OTTONE
SCARLATTO BIANCO SCARLATTO SCARLATTO
SCARLATTI BIANCHI SCARLATTI SCARLATTI
SCARLATTI SCARLATTI SCARLATTI SCARLATTI
STAGNO STAGNO STAGNO OTTONE
Colori distintivi dei reggimenti di Cavalleria (1821 -1 831) REGGIMENTO
PIEMONTE R. CAVALLERIA DRAGONI DEL GENEVESE DRAGONI DI PIEMONTE (1828) CAVALLEGGERI DI SAVOIA CAVALLEGGERI DI PIEMONTE
COLT.F.TTO
PARAMANI
SCARLATTO GIALLO SCARLATTO NERO SCARLATTO
SCARLATTI GIALLI SCARLATTI NERI SCARLATTI
FILETTATURA. FILETTATURA AL COLLETTO ALLE E PARAMANI TASCHE -
-
SCARLATTA
-
SCARLATTA SCARLATTA SCARLATTA SCARLATTA SCARLATTA
t'ODERA E RISVOLTI
BOTTOì\I
SCARLATTI SCARLATTI SCARLATTI SCARLATTI SCARLATII
OTTONE STAGNO STAGNO OTTONE OTTONE
Il mantello Il mantello era confezionato in panno bianco per la cavalleria pesante cd i dragoni,
grigio-misto per i cavalleggeri; doveva essere molto ampio e lungo fino alla metà del polpaccio. Il colletto era di foggia simile a quello dell'abito, seppure più alto; alla base vi era cucita una pellegrina lunga fino ai fianchi. Questo è quanto si conosce dai regolamenti. Da una tavola della raccolta Stagnone si possono estrapolare, invece, alcuni ulteriori dettagli che costituiscono indubbi fattori di chiarimento: il bavero (o pellegrina) presenta ben undici bottoni ricoperti dello stesso panno grigio dell' indumento (che, essendo indossato da un dragone, avrebbe dovuto essere bianco), mentre il mantello vero e proprio ha le maniche nascoste e presenta altre undici asole, l'ultima delle quali è aperta quasi radente il suo orlo inferiore. Il regolamento del 1824 conferma in tutto le scarne notizie precedenti.
La giubba di Jatica Introdotta tardivamente, come già si è detto per la Fanteria, la giubba in dotazione alla Cavalleria era identica a quella dei Corpi a piedi; le mostre del colletto erano a tre punte per la cavalleria pesante ed i dragoni, ad una sola per i cavalleggeri. È molto·probabile che anche i Corpi a cavallo avessero una veste di fatica ancor prima della sua adozione ufficiale, ma a confermare l' asserto mancano le fonti. I colori distintivi, per il periodo 1822-1831, erano rispettivamente: REGGIMENTO
PIEMONTE REALE CAVALLERIA DRAGONI DEL GENEVESE DRAGONI DI PIEMONTE CAVALLEGGERI DI PIEMONTE CAVALLEGGERI DJ'sAVOIA
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COLLETTO
MOSTRE
SCARLATTO GIALLO SCARLATTO SCARLATTO TURCHINO
TURCHIKE SCARL,\TTE TURCHI NE TURCHINE SCARLATTE
I pantaloni La Cavalleria ebbe in dotazione pantaloni del tutto simili, per forma e colore, a quelli delle truppe a piedi, con il vincolo che d'estate i pantaloni bianchi dovevano essere indossati esclusivamente nel servizio a piedi. Con la tenuta di fatica i cavalieri indossavano pantaloni lunghi, di panno grigio ornati da una banda turchina sulla quale era cucita, ad intervalli regolari, una serie di bottoni d'osso bianco; l'inforcatura e l'interno della gamba erano poi rinforzati da pelle di vacca (veau tournè) annerita, per proteggere il capo di corredo dall'usura. Questa guarnizione venne comunque soppressa dalla Circ. N. 249 del 4 febbraio 1825 poichè giudicata inutile. I pantaloni di fatica erano completati sul fondo da staffe di cuoio annerito. È di qualche interesse notare che, nel manoscritto n. 94 ripetutamente citato, il pantalone è t urchino con bottoni d'ottone. Il berretto di fatica
Il documento che sancisce l'adozione del berretto, singolarmente menziona tutti i Corpi dell'esercito ad eccezione della Cavalleria. Si sa tuttavia che l'arma a cavallo lo possedeva, quanto meno dal 1825, anno in cui il capo è compreso in un elenco di oggetti in dotazione. Si può anche ragionevolmente dedurre che esso fosse del tutto simile a quello delle truppe a piedi con i distintivi propri di ogni reggimento.
I copricapi In materia di copricapi la Cavalleria presenta una situazione ancora più complessa della Fanteria. Il 13 luglio del 1814 (un mese prima che gli Azimonti ricevessero la commessa di caschi, ivi compresi quelli di cavalleria) il colonnello comandante dei dragoni di S.M. riceve l'incarico dall'Ufficio del soldo di far approntare i modelli di vestiario (inclusi
i caschi), equipaggiamento ed armamento per tutti i reggimenti di cavalleria. Probabilmente egli portò a termine l'incarico poichè, come già si è visto, il 23 luglio gli impresari firmarono il contratto. Non è fuori luogo, a questo punto, tener conto di un dettaglio che solo all'apparenza può sembrare marginale: i caschi per la cavalleria costavano ben 4 franchi e 50 centesimi in più rispetto a quelli di fanteria! Ed il fatto, per la tradizionale attenzione al contenimento delle spese da parte del Piemonte, non era poca cosa ... Da un ulteriore spoglio della corrispondenza dell'Ufficio del soldo, si rileva che il 25 agosto successivo i cavalleggeri di S.M. ricevettero una prima fornitura di 100 caschi, subito dopo la quale fu indetta la già menzionata presentazione dei 14 modelli tra i quali il sovrano doveva scegliere quelli definitivi: ed infatti il 23 settembre il reggimento riceve l'ordine di provvedere alla confezione dei nuovi caschi. Comunque l'adozione del nuovo copricapo non trova stabilità dato che appena sei giorni dopo il Re, insoddisfatto, ordina alcune modifiche al modello approvato. Il 26 ottobre, infine, i caschi fabbricati - la maggior parte per la fanteria, ma anche di cavalleria - vengono assegnati ai provinciali. Sembrerebbe finita qui, ma le cose hanno un seguito. In data 23 novembre si ordina infatti ai dragoni ed ai cavalleggeri di S.M. di adottare nuove piastre in base ad un disegno fatto fare nel frattempo. Da una successiva lettera (16 febbraio 1815) si evince che lo stesso provvedimento venne esteso al reggimento Piemonte Reale cavalleria, dal che si arguisce che anch'esso era stato provvisto, almeno in parte, del primo modello di casco, così come i cavalleggeri di S.M .. Dopo quest'ultimo provvedimento non si parlerà più di caschi per cavalleria. È riconducibile quindi a questa data il modello «standard» per l'arma a cavallo che, per quanto si conosce, resterà in uso fino alla sua soppressione, avvenuta in tempi diversi a seconda delle specialità. 95
Il casco di nuovo modello, del quale ci sono pervenuti alcuni esemplari, è diffusamente raffigurato nell'opera dello Stagnone e risulta identico a q uello della Fanteria in quanto alla forma, pur avendo il cimiero interamente dorato senza verniciature, i] coprinuca bordato d'ottone ed un rinforzo, sempre di ottone, a forma di «I» posto sui lati. La piastra differenzia le specialità diversificando i modelli delle bandiere poste intorno allo scudo, nel quale è raffigurata l'aquila con le armi del regno: la cavalleria pesante porta gli stendardi, oltre a corazze, elmi ed altri tipici emblemi; i dragoni hanno le cornette ed i cavalleggeri le caratteristiche fiamme pentagone 1 • La differenza di prezzo tra il casco di fanteria e quello di cavalleria sarebbe quindi imputabile alla maggior presenza di ottonature in quest'ultimo. Anche sul casco di cavalleria il regolamento del 1814 prevedeva l'applicazione di nappine per distinguere tra loro gli squadroni secondo il seguente discriminante cromatico: RU'ARTO
STATO \-IAGGIORE l' SQUADRONE 2' SQUADROKE J' SQUADRONE 4' SQUAORONE 5' SQUADRONE 6c SQUADROKE
:'IAPP INA
DISCO
SCARLATTA BIANCA BIANCA GIALLO SCURO GIALLO CHIARO SCARLATTA GARAKZA
TURCHINO SCARLATTO GARANZ;I_ -
-
-
I Carabinieri, che si trovavano ripartiti in tutti gli squadroni, avrebbero dovuto usare una nappina bianca con cerchio scarlatto e disco anch'esso bianco. Negli anni compresi tra il 1819 ed il 1822 i cascheLLi mod. 1814 vennero progressivamente sostituiti con altri tipi di copricapo: lo shakot per i cavalleggeri e gli elmi per Piemonte Reale cavalleria e per i dragoni. Gli unici reparti di cavalleria ad avere in dotazione lo shakot furono i Reggimenti di cavalleggeri, ai quali venne assegnato dai Sovrani Provvedimenti del 14 agosto 1819 in sostituzione del casco. Questo copricapo dimostra come la moda militare piemontese dell'epoca seguisse gli influssi austriaci: esso è infatti la copia pressocchè fedele di quello in dotazione ai reparti di usseri imperiali. Il modello originale di cui fa menzione il decreto non ci è pervenuto, tuttavia alla sua identificazione corretta concorrono le fonti coeve e soprattutto un esemplare, l'unico esistente, attuamente conservato al Museo Nazionale di Cavalleria in Pinerolo 2 • La forma in generale ricorda quello di fanteria, ma qui l'imperiale è leggermente più largo ed inoltre il copricapo è interamente rivestito di panno scarlatto con un ampio coprinuca di cuoio leggero verniciato di nero e profilato di lamierino d'ottone; sul fusto dello shakot, lateralmente ed a mezza altezza, sono fissati due mascheroni sbalzati a muso di leone muniti di gancio, al quale è assicurata una catenella d'ottone molto lunga, a maglia tonda, con funzioni, oltre che ornamentali, anche di sottogola; la visiera, circolare e cupa, è in cuoio verniciato di nero; lungo l'attaccatura della visiera al fusto è applicato un cordoncino ritorto giallo. Lo shakot risulta ornato frontalmente di coccarda di lana turchina con orlo di lana gialla, tenuta ferma da una ganza di gallone pure di lana gialla, munito di bottone bombato d'ottone alla punta ed ornato, alla metà , da un terzo mascherone, simile agli altri due ma più piccolo, il quale, tramite un gancio, serve a fissare ulteriormente la catenella allorchè questa non è usata come sottogola. Al 1 Si ritiene che le piastre con trofei di corazze per la cavalleria pesante siano di modello più antico e siano state sostituite, nel 1815, con quelle classiche ornate da q uattro stendardi finora attribuite ai cavalleggeri di S.M. 2 Si tratta del modello da Ufficiale.
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di sopra della ganza sta la nappina, in posizione tale che dall'orlo superiore dello shakot ne esca solo la metà; la nappina, semicircolare, è in lana gialla; il centro, turchino, è ornato dalle cifre del Re ricamate in cordoncino giallo; lungo la parte superiore, a 2 centimetri dal bordo, è applicato un gallone di lana gialla, cui si sovrappone un cordoncino ritorto dello stesso colore. In parata lo shakot era munito di cordoni con fiocchi e nappe pendenti sulla destra e di un piumetta, raffigurato in divere maniere. Sul manoscritto dello Stagnone è di crini neri,molto lungo e ricadente sul lato destro, oppure sempre di crini neri ma dritto. In un ricordo reggimentale, conservato presso la Biblioteca del Museo del Risorgimento di Torino, è invece raffigurato un certo Napoleone Cardone, appuntato del reggimento cavalleggeri di Savoia, databile al 1828 circa, con il piumetto dritto, a ventaglio e di colore turchino. Col cattivo tempo ed in marcia, lo shakot dei cavalleggeri veniva protetto con la fodera di tela cerata nera. Il 22 gennaio del 1820 l' Ispettore generale della Cavalleria, Marchese di Gifflenga, passata la rivista annuale al reggimento Piemonte Reale Cavalleria, comunicò con lettera al Primo Segretario di Guerra e Marina che i vecchi caschi di cuoio erano praticamente fuori uso e che il rimetterli a nuovo avrebbe comportato una spesa notevole; sarebbe quindi stato preferibile accogliere la richiesta del reggimento, dotandolo di un nuovo copricapo «tutto di metallo, e giallo, sia perchè di maggior durata che per essere più analoghi alla loro divisa di Cavalleria pesante, e perchè se mai piacesse un giorno al Re di munirli di corazze, sarebbero già analoghi al loro corredo ... ». Dalla lettera risulta altresì che il reggimento aveva chiesto, in alternativa, il «bonetto a pelo», richiesta peraltro respinta dallo stesso Ispettore, il quale, nel concludere, asserisce che «Il reggimento avrà l'onore di comparire agli imminenti sponsali dell'Augusta Reale Principessa e non potrà farlo assolutamente col cattivissimo elmo attuale, e tutto si porrà in opera per avere a quella data li nuovi, se S.M. li accorda». Immediatamente, quindi, la proposta viene girata all'Intendenza di Guerra affinchè esprima un parere in merito: se, in sostanza, sia più conveniente riparare gli elmi in uso od adottarne di nuovi. Avuta risposta negativa al primo quesito, il 14 giugno - dopo lunghi dibattiti - il Re approva il nuovo modello, del quale si spedisce il campione all'Intendenza; contemporaneamente, il comandante del reggimento, colonello Giovanni Calcamuggi Varzi di Monleale, viene incaricato di stipulare il relativo contratto di fornitura, cosa che avviene il 3 luglio successivo, in Savigliano, con il Capo Morsaio reggimentale Broni, il quale si impegna a fornire 594 elmi al prezzo di lire 32,37 cadauno 3 • Il nuovo copricapo aveva la coppa di metallo giallo lucido, con la parte inferiore avvolta da pelliccia d'orso tinta in nero, profilata di metallo giallo, cimiero in lamierino d'ottone ricurvo e spiovente in avanti, visiera di cuoio ricoperta parzialmente dalla pelliccia, soggoli a scaglie di lamierino d'ottone montati su striscie di cuoio, con cordoncini e fiocchetto in seta o cotone nero al fondo; sul davanti era applicato il fregio di ottone, l'aquila coronata ad ali spiegate, contornata da alloro, quercia e stendardi, e caricata in petto di uno scudo ovale con la croce a braccia scorciate. Per la gran tenuta, si fissava alla punta anteriore del cimiero il cosiddetto «ceffo di mostro» ossia una testa di leone sbalzata, in ottone, alla quale era assicurata una lunga criniera nera, munita di ganci metallici che, inseriti in appositi passanti saldati alla sommità del cimiero, ne garantivano la stabilità. Sul lato sinistro del casco, sopra il rosone, era collocato il porta piumetto, di ottone, rettangolare; il piumetto, stando all'iconografia coeva, aveva un'altezza di 20 centimetri
3 1 reggimenti di cavalleria si rivolgevano sempre ai propri Capi Morsai per le operazioni di manutenzione dei ca-
schi e degli elmi; il Museo di Cavalleria di Pinerolo conserva gli stampi degli elmi.
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ed era di color turchino. La faccia anteriore del cimiero, come del resto quelle laterali, era riccamente guarnita da motivi in rilievo e terminava in un disco, posto sopra il fregio, ornato da un motivo a volute, traforato. Nel 1822 l'uso di questo tipo di elmo veniva esteso al reggimento dragoni del Genevese, anche se con alcune sostanziali modifiche. Il 2 febbraio di quell'anno, il Ministero comunicava al comandante del Corpo 4 : «S.M. essendosi degnata di approvare un nuovo modello di elmo per il reggimento dei Dragoni del Genevese... determinazione sovrana che mi affretto di recarle a notizia in ogni sua parte, onde per quello che le concerne, ella sia in grado di curarne l'eseguimento». L'elmo adottato differiva da quello già in dotazione a Piemonte Reale per avere la coppa di ferro lucido, il cimero più basso nella curva e per mancare sia del piumetta sia della criniera, sostituita questa da una cresta in ciniglia azzurra simile a quella dei vecchi caschetti. Non esistendo esemplari del copricapo non è possibile definire che cosa ci fosse sul rosone posto al fondo della faccia anteriore del cimiero. L'adozione di quest'elmo fu successivamente estesa ai dragoni di Piemonte, all'atto della loro costituzione nel 1828.
Le calzature, i guanti e la dragona Tutta la Cavalleria aveva in dotazione stivali di pelle annerita con speroni infissi nel calcagno, indossati sopra i pantaloni; con i pantaloni di fatica gli stivali erano invece calzati sotto gli stessi. I pantaloni estivi, prescritti per il solo servizio a piedi, presupponevano l'uso di scarpe e uose da fanteria. I rimanenti capi di corredo in dotazione alla Cavalleria erano analoghi a quelli distribuiti alle truppe a piedi. I cavalleggeri di Savoia furono tuttavia dotati di cravatta nera .
Tutto il personale aveva infine in distribuzione guanti in pelle gialla e dragona in pelle imbiancata, ad eccezione dei sottufficiali, per i quali fiocco e ghianda erano gli stessi prescritti per i pari grado di fanteria. 2. Integrazioni uniformologiche per le musiche
I reggimenti di cavalleria non avevano vere e proprie musiche ma soltanto dei trombettieri di squadrone posti al comando di un sottufficiale, definito spesso capo musica; il reggimento dragoni di S.M. disponeva, per speciale privilegio, anche di un timballiere. La tenuta delle «trombe» era pressochè simile a quella della truppa, sebbene abito e pantaloni fossero di colore turchino chiaro; colletto, paramani e tasche erano gallonati con la livrea del Re. Da una lettera del 9 novembre 1814 si apprende che i trombettieri di tutti i reggimenti furono inoltre autorizzati ad apporre sul cimiero del casco un «piumaggio» di crini ricadenti, a settori bianchi e turchini. Il timballiere dei dragoni di S.M. vestiva una particolare tenuta con evidenti riferimenti settecenteschi. L'abito turchino chiaro aveva nove alamari d'argento sul petto, a «catenella» ricamata, e tre analoghe guarnizioni ai bottoni superiori del paramano ed alle tasche; colletto e paramani avevano galloni di livrea, mentre le cuciture delle maniche ed il bordo esterno dei risvolti erano ornati da doppio gallone d'argento ondulato, a «biscia» secondo il termine ufficiale. Sul casco della musica di questo reggimento era posto un piumetta dritto di crini az-
4 Lettera del Ministero di Guerra e Marina - 11. 933/2•
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Divisione - 2 febbraio 1822.
zurri, bianchi per il timballiere, anche se le raffigurazioni dello Stagnone lo indicano azzurro per tutti, senza distinzione. La lettera del 7 febbraio 1822 (N. 946) assegnò al reggimento dragoni del Genevese le uniformi da parata dei disciolti dragoni di S.M., ad eccezione del timballiere, affinchè il Corpo ne vestisse la propria musica. La tenuta dei capi musica appare solo nell'opera dello Stagnone ed è quella riprodotta nella tavola XXXVII. 3. L'equipaggiamento, le bardature dei cavalli e l'armamento dei Sottufficiali, della truppa e delle musiche
Ciascun soldato di cavalleria, indipendentemente dalla specialità, aveva in equipaggiamento un cinturino a pendagli, una bandoliera con giberna ed un porta moschetto o carabina, detto «rangona». Il cinturino, piuttosto stretto, era munito di fibbia di ferro rettangolare - che, per i dragoni, era ornata sul finire degli anni Venti da granata in ottone - e di anelli ai quali erano fissati due pendagli con fibbie per l'attacco alle campanelle del fodero della sciabola. La bandoliera, dotata anch'essa di fibbia rettangolare, di passante e di puntale in ottone, aveva al fondo due moschettoni di ferro per l'aggancio ai due anelli d'ottone fissati sui lati del cofano della giberna; quest'ultima era piuttosto piccola, di cuoio nero, con cassetta interna di legno traforato per le cartucce. Sui documenti d'epoca le giberne di Piemonte Reale e dei dragoni appaiono ornate da granate d'ottone, mentre quelle dei cavalleggeri, quanto meno nel periodo 1826-1830, sono fregiate da placche di ottone il cui disegno è però illeggibile. La rangona, sorta di bandoliera più lunga con un moschettone al fondo per l'aggancio all'anello assicurato all'astina dei moschetti, aveva la stessa fibbia, lo stesso passante e lo stesso puntale della bandoliera; anteriormente aveva poi una correggia che veniva assicurata ad un doppio bottone d'ottone, posto sulla parte frontale della bandoliera, per impedire che si spostasse quando il soldato era a cavallo. I trombettieri usavano la sola bandoliera con giberna e il cinturino. La loro bandoliera era ornata da un mascherone collegato ad uno scudo mediante due catenelle fissate a due frecce, tutto in metallo argentato. Per quanto concerne la bardatura dei cavalli si rimanda il lettore alle relative tavole di dettaglio. Le gualdrappe erano di due modelli differenti: per dragoni e cavalleria pesante e per cavalleggeri. Quelle del primo tipo dovevano essere confezionate con panno turchino scuro, con gli angoli arrotondati, bordate di gallone in lana e con le cifre reali coronate negli angoli posteriori entrambi del colore dei bottoni d'uniforme. Sul perimetro esterno della gualdrappa era cucito un secondo strato di panno bordato da un gallone dello stesso tipo dell'altro, ma più stretto, sul quale veniva appoggiata la coperta di pelle di montone annerita 5 • La valigia era tonda, dello stesso colore della gualdrappa, bordata con lo stesso gallone, assicurata alla sella da tre cinghie di cuoio. I cuoiami erano anneriti, le fibbie e le parti metalliche in genere erano in ferro. I cavalleggeri usavano una gualdrappa di panno celeste, con gli angoli anteriori arrotondati e quelli posteriori acuti, bordata di cordone di lana ritorto misto turchino e colore dei bottoni; con lo stesso cordone erano realizzate le cifre e la bordatura della valigia. 5 Nel 181 "- i dragoni e la cavalleria p esante avevano coprisella di montone bianco.
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Il coprisella dei cavalleggeri era del tutto simile a quello degli altri reggimenti 6 • Le gualdrappe dei musicanti conosciute sono tre, tutte riprodotte nel manoscritto dello Stagnone: per trombettiere, per capo musica - entrambi dei cavalleggeri - e per il timballiere dei dragoni di S.M. Quella del trombettiere differisce da quelle della truppa per la valigia, che risulta di panno scarlatto; il capo musica dei cavalleggeri di Piemonte ha sia la gualdrappa sia la valigia di questo colore, bordate da cordoncino d'argento, così come le cifre; la gualdrappa e la valigia del timballiere sono invece celesti bordate di due galloni, uno largo all'esterno e uno più stretto all'interno, in argento, separati da un filetto celeste. Le punte sono inoltre guarnite da un fiocco d'argento, mentre non compaiono cifre negli angoli e non è presente il copriseJla di montone. Il 18 febbraio 1829 furono parzialmente modificati i precedenti modelli di bardatura a mezzo di un'interessante tabella che, a fianco della descrizione delJe vecchie bardature, riporta le varianti apportate. In sintesi:
Cavalleggeri: - arcione senza la paletta anteriore, allargato nella parte posteriore; - fonde fissate con due corregge di cuoio nero; quella di destra munita di coperchio e di due cinghie per avvolgere il mantello; - pettorale immutato, privo però della placca d'ottone; - soppressi i due anelli alla soprafascia e sostituiti da una fibbia in ferro; - soppressa la frusta alle redini della briglia; - aggiunta la testiera al filetto e soppressa la catenella; - sostituiti gli anelli tondi alla cavezza di parata con altri quadrati; - branca del morso ora foggiata a forma di «S»; - allargato il cuscinetto della sella ed allestito in cuoio imbottito di stoppa; - rinforzato il filetto abbeveratoio, allungate le redini divise tra loro da una fibbia di di ferro. Dragoni: - adottano la stessa bardatura prescritta per i cavalleggeri mantenendo la loro gualdrappa che tuttavia deve essere adattata alla rinnovata paletta posteriore della sella. Cavalleria pesante: - all'arcione ferrato della sella viene sostituito il cosiddetto <<cavalletto all'inglese» menmentre il cuscino assume forma quadrata; - fonde di modello invariato; - le restanti parti della bardatura si uniformano a quelle dei cavalleggeri. Circa le·gualdrappe, il già citato manoscritto n. 94-(26) presenta ora tutti reggimenti con quelle precedentemente in adozione ai reggimenti dragoni: di panno turchino, con gallone del colore dei bottoni e cifre reali coronate poste tra due fronde di foglie; nel caso di Piemonte Reale un'altra documento raffigura la gualdrappa con una granata gialla al posto delle cifre.
L'armamento della cavalleria variava a seconda delle specialità. 6
sella.
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Le bardature mod. 1814 prevedevano, per la cavalleria pesante ed i dragoni, il fissaggio del fucile alle cinghie della
La cavalleria pesante era dotata di fucile lungo, di pistola con bacchetta, di sciabola a lama dritta. I dragoni ed i cavalleggeri avevano moschetto corto, una pistola con bacchetta, una sciabola <;l lama curva. Queste armi erano del «mod. 1814». Le sciabole, di chiara derivazione francese (mod. Anno IX), sono quasi del tutto sconosciute, figurando solo sulle fonti iconografiche coeve; ci è comunque d'aiuto un importante documento: la «Distinta delle armi da fuoco alla fulminante, e delle armi bianche all'epoca del mese di aprile 1851» pubblicata in quell'anno a Torino, nella quale sono descritti entrambi i modelli, curva e dritta: - sciabola mod. 1814 da cavalleria grossa 7 : lama dritta a due sgusci, lunga metri 0,970, fornimenti d'ottone, guardia a quattro elsi con coccia, fodero di ferro ; - sciabola mod. 1814 da cavalleria leggera: lama curva con sguscio, lunga metri 0,870, fornimento d'ottone, guardia a tre elsi con coccia, fodero in ferro. Poche sono le notizie riguardanti la fornitura di questi modelli ai reggimenti; si sa tuttavia che il 22 agosto 1814 i cavalleggeri di Piemonte ebbero 300 sciabole, mentre i cavalleggeri di S.M. ne ebbero 100 tre giorni appresso; Savoia cavalleria, infine, ebbe tutte le sciabole prescritte soltanto nel settembre successivo. Nel 1824 venne adottato una nuova sciabola costruita nelle due sole varianti, da cavalleria grossa, e da dragoni e cavalleggeri. Nel 1829 l'armamento della cavalleria cambiò radicalmente e furono pubblicate per la prima volta le tabelle concernenti: venne adottato un nuovo fucile, il «moschetto mod. 1829» in due varianti, con e senza bacchetta nella cassa, un modello di pistola anch'esso nelle varianti citate e la sciabola mod. 1829, da cavalleria grossa e da dragoni e cavalleggeri. L 'armamento dei vari reggimenti fu così assegnato:
- reggimento Piemonte Reale cavalleria: fucile mod. 1814 con bacchetta nella cassa, pistola mod. 1829 con bacchetta, sciabola mod. 1829 a lama dritta; - reggimenti dragoni: moschetto mod. 1829 senza bacchetta nella cassa, pistola mod. 1829 senza bacchetta, sciabola mod. 1829 a lama curva; - reggimenti cavalleggeri: moschetto mod. 1829 con bacchetta, pistola mod. 1829 con bacchetta, sciabola mod. 1829 a lama curva. In tutti i reggimenti, inoltre, i furieri maggiori, i furieri, i marescialli d'alloggio, i trombettieri, i maniscalchi, i sellai, i veterinari, i brigadieri maggiori, il trombettiere maggiore ed il brigadiere trombettiere furono dotati della sola sciabola e di pistola mod. 1829 con bacchetta nella cassa. Bisogna tuttavia sottolineare che la sostituzione delle armi avveniva con lentezza, salvo i casi in cui le vecchie armi fossero davvero inservibili; ad esempio, soltanto il 18 ottobre 1830 (Circ. N. 3765) il reggimento dragoni di Piemonte ricevette 280 moschetti «ridotti al nuovo modello». 4. L'uniforme, l'equipaggiamento, l'armamento e la bardatura per i cavalli degli ufficiali
Il corredo degli ufficiali di cavalleria era grosso modo uguale a quello dei pari grado di fanteria. Il loro abito era del tutto simile a quello della truppa, con bottoni e spalline dorate o argentate; queste ultime avevano il gambo composto da ordini di squame a tripla 7
Era definita «grossa» la ca vallcria pesa mc.
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scaglia. Gli ufficiali dei reggimenti dragoni e cavalleggeri di S.M. ebbero in d0tazione fino al 1821 tre modelli distinti di abito, regolati come quelli dei Granatieri e Cacciatori Guardie, con gli alamari caratteristici in ricamo d'argento. L'abito lungo di piccola tenuta venne soppresso nel 1822 per i soli ufficiali subalterni e lasciato agli ufficiali superiori, insieme con il cappello, di modello simile a quello della fanteria salvo il cappio che riportava le squame delle spalline. Il mantello era analogo a quello della truppa del rispettivo reggimento, probabilmente però con gli stessi bottoni usati sull'abito, mentre il soprabito era simile a quello prescritto per gli ufficiali di fanteria . Anche i pantaloni degli ufficiali dovevano essere uguali a quelli indossati dalla truppa; in tenuta di fatica essi portavano pantaloni lunghi di panno grigio senza banda, con una fila di bottoni del colore di quelli dell'abito disposti sulla cucitura laterale. Il manoscritto n. 93-1 mette comunque in evidenza un'interessante variante a questo proposito, databile al 1816 circa: l'ufficiale del Savoia cavalleria raffigurato ha ancora i distintivi di grado a colletto e paramano, aboliti l'anno dopo; egli indossa invece pantaloni lunghi turchini con banda di gallone d'oro e tasche a tre punte anteriori, con tre bottoni e filettatura gialla 8 • Fuori servizio, d'estate, anche gli ufficiali di cavalleria era autorizzati ad indossare pantaloni bianchi di nanchino. Il copricapo degli ufficiali seguì naturalmente l'evoluzione di quello della truppa. Il caschetto era, per contro, di modello completamente differente, molto più elegante e slanciato nella forma, come si può desumere dalla relativa tavola di dettaglio. Sembra inoltre di qualche interesse citare i diversi modelli di ciniglia raffigurati in una delle tavole del manoscritto H-ll-42, che variano a seconda dei gradi: i colonnelli hanno ciniglia turchina cosparsa di puntolini dorati; i tenenti colonnelli ed i maggiori l'hanno turchina con una striscia centrale dorata; tutti gli altri ufficiali hanno la semplice ciniglia turchina. Non essendosi reperita alcuna disposizione scritta in merito, appare comunque attendibile prendere per buona quella raffigurata nel manoscritto citato, sia per l'accuratezza dei dettagli rappresentati, sia per il fatto che trattasi di una raccolta ufficiale voluta dal sovrano. Nel 1819 gli ufficiali dei cavalleggeri adottarono lo shakot rosso, aggiungendovi, rispetto a quello della truppa, i galloni distintivi del grado, le metallerie dorate, l'orlo della visiera in ricamo ed una nappina di filato dorato a centro turchino, con le cifre reali ricamate ed attorniate da fronde di alloro. Analogamente, gli ufficiali di Piemome Reale nel 1820 e quelli dei dragoni del Genevese due anni dopo, adottarono i nuovi modelli di elmi, del tutto simili a quelli della truppa, anche se si è a conoscenza ch'erano in gran voga coppe dorate ed argentate. · Gli Ufficiali di cavalleria avevano in dotazione fin dal 1814 un cinturino di pelle nera verniciata, pressochè uguale a quello adottato nel 1819 dagli ufficiali di fanteria, ed una bandoliera con giberna. La bandoliera era in pella nera, ornata anteriormente da un mascherone collegato, tramite due catenelle e due frecce, ad uno scudo, che inizialmente era ornato da trofei vari, mentre in seguito lo fu delle cifre reali; tutte le metallerie, il passante, la fibbia ed il puntale erano argentati. Della giberna da ufficiale si sa soltanto che era
s Dal 1820 gli ufficiali vennero au torizzati, durante l'istruzione a cavallo, ad usare pantaloni grigi c::in doppia banda di panno ciel colore delle falde dell'abito.
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uguale per forma e colore a quella della truppa; non se ne conoscono invece gli eventuali ornamenti. In tutte le fonti conografiche coeve, gli ufficiali di Piemonte Reale risultano privi di bandoliera con giberna. Anche la bardatura dei quadrupedi degli ufficiali seguiva il modello in dotazione alla truppa, peraltro con le parti metalliche dorate o argentate; la gualdrappa era inoltre priva della valigia e del coprisella di montone. I galloni delle gualdrappe erano gli stessi prescritti per gli ufficiali di fanteria, così come le cifre in ricamo; i galloni degli ufficiali dei dragoni e cavalleggeri di S.M. erano ricamati in argento. L'armamento seguiva anch'esso qullo della truppa, anche se non si conoscono esemplari di sciabole d'epoca. È tuttavia da ricordare il radicato e largo uso di montare sul fornimento d'ordinanza vecchie lame di famiglia di origine settecentesca.
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Capitolo VIII
L'artiglieria
Fino al 1820 la dotazione di corredo dell'artiglieria non si scostava da queJia della fanteria di linea, mentre l'artiglieria leggera, istituita in quell'anno, ne ebbe una a grandi linee simile a quella dei reggimenti cavalleggeri. 1. Le uniformi dei Sottufficiali e della truppa
L'abito Del tutto simile a quello della fanteria, aveva tuttavia le tasche in lungo a tre punte e tre bottoni. Il colletto ed i paramani erano di velluto nero con filettatura gialla, la fodera ed i risvolti gialli e le tasche filettate dello stesso colore; i risvolti erano ornati da granate ricamate in panno turchino. I bottoni erano d'ottone, piatti e lisci. Nel 1820 le nuove batterie a cavallo ricevettero una tenuta completamente diversa da quelle delle altre unità dell'Arma, pur mantenendone invariati i colori distintivi: l'abito era quello prescritto per i cavalleggeri, con falde corte ad unico risvolto, paramani a punta e colletto interamente chiuso; le spalline erano del tutto simili a quelle dell'artiglieria a piedi, turchine con filettatura gialla. I bottoni erano d'ottone, ma bombati e lisci. Il 6 gennaio del 1821 gli abiti in dotazione ali' artiglieria subirono alcune modifiche: - i colletti divennero chiusi; - furono adottati bottoni ornati dall'aquila coronata posta su due cannoni in croce, conservando inalterata la forma per le diverse specialità. Le compagnie del treno incorporate nell'artiglieria ebbero un abito analogo a queJio delle compagnie a piedi, con le seguenti differenze: - bottoni bombati come le batterie leggere; - falde più corte di 1/4 rispetto a quelle delle compagnie a piedi; - risvolti neri con filettatura gialla e filettatura gialla al petto; - granate d'ottone ai risvolti.
Il cappotto Le compagnie a piedi usarono sempre il cappotto da fanteria con mostre a tre punte gialle al colletto, così come tutto il personale a piedi delle compagnie del treno. L'artiglieria leggera ebbe invece in dotazione il cosiddetto «cappotto all'inglese» simile ai normali cappotti, munito però di corta mantella cucita sotto il colletto lunga fino al gomito.
La giubba di fatica Il Corpo ebbe la giubba di fatica, con ordine del 12 febbraio 1823, in tre modelli: per le compagnie a piedi, per quelle leggere e per il treno, così diversificati: 105
- compagnie a piedi: simile a quella di fanteria con colletto turchino e mostra a tre punte gialla; compagnie leggere: analoga alla precedente, con paramani a punta filettati di giallo e filettatura identica al petto. Le mostre gialle al colletto erano ad una punta sola. 11 modello di giubba di fatica per il treno è purtroppo sconosciuto.
I pantaloni Tutta l'artiglieria, compresa la leggera ed il treno, faceva uso degli stessi pantaloni previsti per la fanteria. Le batterie leggere ed il treno erano inoltre dotati di pantaloni di fatica del tutto simili a quelli della cavalleria, ivi compreso il rinforzo in pelle poi soppresso nel 1825. II 6 gennaio del 1821 le compagnie a piedi ed il treno ebbero pantaloni lunghi turchini da usare esclusivamente durante il servizio ai pezzi, mentre l'anno dopo, in data 23 marzo, le stesse compagnie adottarono per l'estate pantaloni lunghi di tela bianca, detta bandera; l'uso di questo tipo di pantalone venne esteso alle batterie leggere, che furono comunque dotate anche di quelli lunghi turchini il 23 dicembre 1826 (Circ. N. 2543). Il berretto
Del tutto simile a quello degli altri Corpi, il berretto dell'artiglieria era, per tutte le compagnie, turchino con filettatura nera e fiocchetto giallo.
Il copricapo L ' artiglieria fu dotata, con ordine del 29 luglio 1814, ùi caschetti analoghi a quelli della fanteria, con la sola variante della piastra, diversa per la forma e fregiata dallo scudo crociato appoggiato su due cannoni. Le nappine stabilite dal regolamento erano così distinte:
1° battaglione REPAIUO
STATO ~-IAGGIORE I' CANNONIERI 3' CANNONIERI 5' CANNONJERI 7" CANNONIERI 9' CANNON IERI 11' CA\Jt\ONIERI MAESTRANZA
.\ 'APPII\A
OJSCO
TURCHINA SCARLATTA GARANZA GIALLO CHIARO GIALLO SCURO SCARLATTA GARANZA SCARLATTA
SCARLATTO -
-
NERO
2 ° battaglione REPARTO
STATO MAGGIORE 2' CA\JMlNIER I 4' CANNONIERI 6" CANNO\JIERI 8' CANNO\J IERI IO' CANNONIERI 12' CANNONIERI MINATORI
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I\APPINA
OJSCO
TURCHINA SCARLATTA GARANZA GIALLO CHIARO GIALLO SCURO SCARLATTA GARANZA GIALLO SCURO
GARANZP. BIANCO BIANCO BIANCO BIANCO lllAI\CO BIANCO NERO
Gli artificieri, distribuiti in tutte le compagnie cannonieri, erano distinti da nappina di compagnia con piccolo bordo esterno nero. Le compagnie minatori, maestranza ed artificeri i] 10 febbraio 1815 ricevettero l'ordine di sostituire il casco, molto scomodo ed inadatto alle loro specifiche incombenze, con lo stesso shakot dei cacciatori di fanteria; il nuovo copricapo venne tuttavia adottato soltanto due anni dopo, il 18 aprile 1817 (Circ. N. 1426). Lo shakot aveva il sottogola a scaglia tripla d'ottone ed era ornato da una piastra, la stessa applicata ai caschetti, limitatamente però al solo motivo centrale: lo scudo coronato ed attorniato dalle bandiere, poggiato sui cannoni in croce. Una particolare nappina distingueva le varie compagnie tra loro; specificatamente: - pontonieri: nappina scarlatta con disco nero; al centro del disco un'ancora in lana bianca; - maestranza: stessa nappina con al centro due asce in croce bianche; - artificeri: stessa nappina con al centro una granata bianca. Un mese dopo, i] 28 maggio , l'uso dello shakot venne esteso all'interno Corpo d'artiglieria, sulla base di quello da fanteria definito nel frattempo. Lo shakot mantenne il sottogola adottato per le compagnie specialisti, aggiungendo la granata ai rosoni ed adottando per fregio l'aquila coronata poggiata su due cannoni in croce; il cappietto era a sua volta ornato da una granata. Tutte le metallerie erano in ottone 1• La distribuzione del nuovo copricapo iniziò tuttavia soltanto nel marzo del 1818 e proseguì con il procedere del rinnovamento dei vecchi caschi. Le batterie leggere ebbero lo stesso shakot previsto per le altre compagnie, con l'unica variante delle catenelle con i mascheroni al posto del sottogola a scaglie, come si usava sui copricapi dei cavalleggeri. Le compagnie de] treno furono anch'esse dotate dello shakot fin dal 7 aprile del 1815, di foggia simile a quello dei cacciatori, ornato però dalla stessa piastra dei caschetti d'artiglieria; questo copricapo rimase in uso fino al 1820, anno in cui fu adottato lo stesso prescritto per l'artiglieria a piedi.
Le calzature L'artiglieria a piedi aveva scarpe e uose analoghe a quelle della fanteria, così come gli uomini a piedi del treno; quelli montati e il personale delle batterie leggere portavano invece gli stivali da cavalleria. La cravatta ed il resto del corredo erano quelli della fanteria; le dragone della truppa di tutte le compagnie erano interamente in pelle ingiallita, con fiocco scarlatto. 2. Integrazioni uniformologiche per tamburini e trombettieri Le compagnie a piedi avevano in organico i tamburini, i quali vestivano l'uniforme della truppa con le peculiarità distintive della loro carica, le stesse sancite per quelli della fanteria. Il treno e l'artiglieria leggera inquadravano anch'esse organicamente i trombettieri, i quali vestivano invece come quelli della cavalleria, peraltro con i colori propri del!' Arma.
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Sullo shakot di nuovo modello dovevano essere usati gli stessi pennini previsti per i battaglioni di fanteria.
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3. L'equipaggiamento, le bardature dei cavalli e l'armamento dei sottufficiali, della truppa, dei tamburini e dei trombettieri
Le compagnie a piedi erano dotate dello stesso equipaggiamento dei fucilieri di fanteria, salvo il fatto che i cuoiami erano ingialliti, le giberne ornate da granate in ottone e le bandoliere munite di fibbia d'ottone, quanto meno a partire dal 1827. Le batterie leggere avevano invece l'identico equipaggiamento dei reggimenti di cavalleggeri, con bandoliera, giberna e cinturino; il treno a sua volta era equipaggiato come le compagnie a piedi, con i cuoiami imbiancati e senza gli zaini, sostituiti da valigie da cavalieria turchine con bordo in lana gialla. La bardatura dei cavalli dell'artiglieria leggera era ugualmente similare a quella dei cavalleggeri; non si conoscono tuttavia il colore ed il modello delle gualdrappe. L'armamento individuale dell'artiglieria era così assegnato: - compagnie a piedi: moschetto d'artiglieria mod. 1814 con baionetta e sciabola da fanteria mod. 1814; - batterie leggere: sciabola da cavalleria mod. 1814 a lama curva e pistola da cavalleria mod. 1814; - compagnie del treno: sciabola da fanteria mod. 1814; alcuni soldati avevano inoltre in dotazione il moschetto dell'artiglieria a piedi, senza baionetta. Nel 1823 tutte le armi lunghe vennero modificate secondo il nuovo modello, mentre nel 1829 le batterie leggere adottarono la pistola mod. 1829 con bacchetta nella cassa. I tamburini erano equipaggiati con gli stessi capi della fanteria e con gli stessi tamburi, aventi però le parti in cuoio ingiallite; essi erano armati con la sola sciabola. I trombettieri portavano invece la bandoliera con giberna e la sciabola da cavalleria. 4. L'uniforme, l'equipaggiamento, l'armamento e le bardature pei cavalli degli Ufficiali
II vestiario degli ufficiali seguiva il taglio in uso presso i loro colleghi di fanteria, con tutti i colori prescritti per il Corpo. Peculiarità distintive erano costituite da: - colletto e paramani in velluto di seta nera; - spalline del modello di cavalleria ornate, dal 27 marzo del 1818, di granata posta su due cannoni in croce argentati, saldati sul piatto. Gli ufficiali delle batterie a cavallo indossavano abito identico a quello della truppa, con i succitati particolari aggiuntivi. Tutto il resto della tenuta era allineato ai modelli della fanteria, eccezionale fatta per queJli delle batterie leggere, che portavano lo stesso mantello degli ufficiali dei cavalleggeri. I copricapi, di vario tipo, succedutisi negli anni ricalcarono per gli ufficiali i modelli della truppa; integrati dalle distinzioni di grado sancite dai regolamenti. Gli ufficiali delle batterie leggere ornavano lo shakot con una nappina di filato d'oro ed un piumetta a salice di penne nere; fuori servizio gli ufficiali usavano il cappello con ornamenti dorati. A proposito degli ufficialì del treno è utile ricordare che nel manoscritto dello Stagnone ne è raffigurato uno con un piumetta ricadente giallo a base turchina, infilato in un supporto di metallo dorato a forma di granata. I pantaloni in dotazione agli ufficiali erano anch'essi dei modelli e dei colori previsti per la truppa, indossati sempre con gli stivali. In tenuta di fatica, essi portavano gli stessi pantaloni previsti per gli ufficiali di cavalleria. 108
Nel 1821 gli ufficiali del Corpo furono autorizzati ad indossare, ma solamente negli arsenali, nelle officine e per gli esercizi a cavallo, pantaloni grigi da portare sopra gli stivali, ornati sui lati da una doppia banda di panno giallo. Gli ufficiali del treno avevano invece pantaloni turchini con pezzoni di cuoio nero al cavallo, ornati da una banda nera filettata da entrambi i lati di giallo, sulla quale erano cuciti dei bottoni dorati. La bardatura dei quadrupedi degli ufficiali montati delle compagnie cannonieri e treno era la stessa usata da quelli dei dragoni. La gualdrappa e la valigia erano turchine con galloni e cifre in oro, i primi ad espressione del grado; quelli delle batterie leggere impiegavano invece la bardatura dei cavalleggeri, con la gualdrappa quindi turchina, bordata e frangiata d'oro e con la granata posta agli angoli posteriori; non avevano valigia. Fino al 1819 gli ufficiali d'artiglieria erano armati con spade da fanteria con dragona, infilata nella specifica borsa di cuoio; quelli del treno portavano cinturino e sciabola da cavalleria leggera. Da quell'anno, sotto la data dell'll novembre, i quadri dell'Artiglieria adottarono il cinturino prescritto per gli ufficiali di fanteria ed un nuovo modello di sciabola a lama curva, con guardia d'ottone a tre branche e fodero in cuoio nero con cappa, puntale, faschette e campanelle di bronzo dorato; il fodero era invece in ferro con tutti i fornimenti dorati per gli ufficiali superiori e per i subalterni che facevano servizio a cavallo; nel 1820 l'uso di questa arma venne esteso agli ufficiali delle batterie leggere. Gli ufficiali dell'artiglieria leggera ricevettero nello stesso anno una bandoliera con giberna, della quale nei documenti coevi sono rappresentati ben quattro modelli differenti: - bandoliera in pelle ingiallita, ornata anteriormente da un mascherone collegato a due cannoni in croce da due catenelle, il tutto dorato; - bandoliera del tutto uguale alla precedente, ma in pelle imbiancata; - bandoliera <li foggia similare, annerita, con mascherone collegato con due catenelle ad uno scudo contenente trofei di armi e bandiere, il tutto in bronzo dorato; - bandoliera di gallone d'oro ornata da testa di medusa collegata con due catenelle ad uno scudo fregiato di aquila coronata, il tutto argentato. L'unica giberna raffigurata è quella unita a quest'ultimo tipo di bandoliera; ha il cofano di metallo dorato fregiato dalla granata con due cannoni in croce, argentati 2 • 5. Il materiale d'artiglieria
Il materiale da campagna esistente nel regno al 1814 era costituito in prevalenza da pezzi e carriaggi Gribeauval di provenienza francese, oltre ad alcune ottime batterie inglesi lasciate dai britannici a Genova. Allo scopo di dare indirizzo unitario alla produzione del materiale d'artiglieria per il ricostituito Corpo Reale fu riunita una Commissione di ufficiali dell'arma che decise l'adozione dei calibri stabiliti dal Regio Decreto del 23 aprile 1760: 8,16 e 32 libbre con l'inserimento di quello da 24 libbre 3 • Le batterie campali furono armate con sei pezzi da 8 libbre ciascuna e dotate di sei cassoni, due carri per munizioni di fanteria ed una fucina da campo; ogni cassone era trainato da quattro cavalli disposti in d'Je pariglie; i carri da munizione disponevano di una sola pariglia. Gli attacchi delle pariglie erano del tipo inglese o francese: nel primo caso lo sforzo veniva applicato al petto dell'animale, il quale era assicurato ai bilancini; nell'altro caso 2
Si tratt~ del modello successivamente approvato nel regolamento del 25 giugno 1833. calibri rapportati al sistema metrico decima le a vevano le seguenti corrispondenze: 8 libbre = 102 mm; I 6
Jl
libbre = 128 mm; 24 libbre = .143 mm; 32 libbre = 160 mm.
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il traino era invece applicato al coIJare. Gli affusti francesi avevano i cofanetti collocati tra le code, mentre il resto del materiale di dotazione veniva riposto sui carri; il materiale inglese, con i cofani posti sull'avantreno, consentiva il trasporto dei serventi su di essi e sui cassoni. Nel 1827 furono apportate alcune varianti alla composizione delle batterie: quelle da campagna ebbero quattro cannoni da 8 libbre e due obici da 32 libbre, quelle leggere due obici inglesi da 26 e quattro cannoni inglesi da 7 libbre e 1/3, quelle da piazza - dette anche da posizione - vennero armate con sei pezzi da 16 libbre. Gli studi e le esperienze per l'introduzione di materiale più moderno ed omogeneo erano nel frattempo proseguiti alacremente, portando all'adozione del materiale modello 1830, peraltro con il vincolo che il vecchio armamento rimanesse in servizio fino a consumazione. Il nuovo materiale prevedeva l'impiego di un avantreno con cofani, adatto anche alle vetture della batteria, sul quale trovavano posto a sedere i serventi; l'attacco dei cavalli era inoltre stato modificato. Le batterie avevano una dotazione organica di quattro cassoni ognuna, due per i cannoni e due per gli obici, tutti trainati da sei cavalli. Il materiale d'artiglieria delle unità comprendeva quindi, nel dettaglio: - le batterie leggere all'inglese: 4 cannoni da 7 libbre e 1/3; 2 obici da 26 libbre; 8 carri per munizioni da cannone; 4 carri per munizioni da obici; 5 carri da munizione per fanteria e cavalleria; 1 affusto con avantreno di ricambio; 2 carri da trasporto all'inglese; 1 fucina campale. Il munizionamento di batteria consisteva in: 1424 sacchetti con carica di polvere per cannoni; 1060 palle da 7 libbre e mezzo inzoccolate; 96 scatole di mitraglia del n. 85 a grande gittata; 160 scatole di mitraglia del n. 41 a piccola gittata; 328 sacchetti di polvere per obici; 228 granate da 26 libbre, 76 scatole di mitraglia da 26 libbre; 90.000 cartucce per fanteria e cavalleria; - le batterie da campagna: 4 cannoni da 8 libbre; 2 obici da 32 libbre; 8 carri da munzione per cannoni, dei quali 4 di «antico modello»; 4 carri da munizione per obici, dei quali due di «antico modello»; 6 carri da munizione di «antico modello» per fanteria e cavelleria; 2 affusti di ricambio per i cannoni; 1 affusto di ricambio per gli obici; I carro a ridoli per il trasporto di selle, arnesi da maniscalco, ecc; 1 carro a ridali con ricambi e strumenti per i pezzi; 1 fucina da campo per i pezzi; fucina da campo per la ferratura dei cavalli. 11 munizionamento di batteria comprendeva: 1408 cariche con palla da 8 libbre; 120 cariche con mitraglia da 8 libbre; 312 granate da 32 libbre; 256 scatole di mitraglia da 8 110
libbre; 50 scatole di mitraglia da 32 libbre; 266 sacchetti di polvere per mitraglia; 372 sacchetti di polvere per granate; 132.000 cartucce per fanteria e cavalleria; - le batterie da piazza, o da posizione: 6 pezzi da 16 libbre alla Gribeauval; 6 carri da munizione per i pezzi suddetti; 3 affusti di ricambio; 2 carri a ridoli; 6 carri da munizione per fanteria e cavalleria; 2 fucine da campo. Il munizionamento di batteria comprendeva: 1218 cariche con palla da 16 libbre; 150 cariche a mitraglia da 16 libbre; 300 scatole a mitraglia; 250 sacchetti di polvere da mitraglia; 98.000 cartucce per fanteria e cavalleria. Le fortezze, le torri e le piazze erano armate con pezzi da 8, J 6, 24 e 32 libbre, obici da 24 e 32 libbre, oltre a mortai e petrieri in bronzo. Tutti i cannoni ricevevano un nome convenzionale, che veniva inciso su un cartiglio posto sulla volata, mentre sulla culatta era inciso il nome dell'ufficiale che aveva seguito la fondita; il calibro ed il peso erano invece incisi sul profilo degli orecchioni. I pesi dei pezzi e delle vetture d'artiglieria erano rispettivamente:' il pezzo da 8 completo pesava 1706 Kg; quello da 16, Kg 1746 come gli obici; i carri da munizione pesavano 1762 Kg, le fucine Kg 1805 ed i carri a ridoli Kg 1963. L'intero parco di vetture e gli affusti erano dipinti di verde, mentre le parti in ferro venivano verniciate in nero .
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Capitolo IX
Il Corpo del Genio
1. L'uniforme, 1'equipaggiamento e l'armamento dei Sottufficiali e deHa truppa
Gli effettivi delle compagnie minatori e zappatori del Genio furono sempre dotati dello stesso corredo previsto per la fanteria di linea, alla quale erano assimilati. Distintivi particolari del battaglione e, allorchè questo venne sciolto nel 1817, delle due compagnie superstiti di minatori e di zappatori, furono il colletto ed i paramani cremisi, la fodera ed i risvolti celesti ed i bottoni di stagno. Nel 1816 (1 ° maggio) la fodera divenne turchina con risvolti dello stesso colore, filettati - come le tasche - di cremisi; nel 1817 anche per i paramani fu adottato il turchino, ma l'anno successivo, quando venne sancita l'uniforme definitiva del Corpo, il colletto ed i paramani ritornarono cremisi con fodera e risvolti giallo chiari . Dal 1825 il Genio portò bottoni, sempre di stagno, fregiati però da un trofeo composto da scudo, elmo e stendardo, attorniati dalla scritta «Genio Militare». Le truppe del Genio ricevettero fin dal 1815 lo shakot da Cacciatori, guarnito da una speciale piastra a forma di losanga dai bordi in rilievo, con al centro una granata ornata di croce a braccia corte. Il sottogola era a squame lisce d'ottone ed il rosone si fregiava di una granata. Sullo shakot veniva portato un piumetta diritto di colore scarlatto. I restanti capi di vestiario, come già si è detto, erano gli stessi della Fanteria, con i colori distintivi propri del Corpo. Nel 1821 rimase attiva la sola compagnia minatori, alla quale fu distribuito un paio di pantaloni da lavoro in panno grigio azzurro con filettatura cremisi, lunghi, aderenti alla gamba ed aperti esternamente al fondo. Nel 1830 il ricostituito battaglione zappatori mantenne invariata questa tenuta, adottando però un nuovo modello di shakot, basso e svasato in alto, con sottogola a scaglie semplici e mascheroni, nappina sferica scarlatta con disco turchino e numerico distintivo della compagnia scarlatto, sormontata da un piccolo piumette di crini neri. La vecchia piastra fu sostituita da una granata con croce a braccia scorciate nella bomba, il tutto in ottone. L'equipaggiamento era anch'esso quello previsto per la fanteria di linea, salvo il fatto che i cuoiami erano anneriti e le giberne ornate da granata di ottone. L'armamento del Corpo era costituito da un moschetto per dragoni con baionetta e dalla sciabola da fanteria. I falegnami ed i carradori erano provvisti di grembiali di pelle annerita e di grandi asce; i caporali avevano in dotazione un'accetta. 2. L'uniforme, l'equipaggiamento e l'armamento degli Ufficiali
Gli ufficiali del Genio portavano uniformi di taglio analogo a quello della fanteria, con i colori distintivi del Corpo. Nel 1825 furono cambiati i bottoni e si aggiunse, per spe113
ciale privilegio, una corona dorata sulle spalline argentate. Il copricapo degli ufficiali in servizio presso le compagnie era quello della truppa con l'aggiunta dei distintivi di grado. l quadri addetti alle direzioni usavano invece il cappello con cappio e nappine argentati e coccarda turchina. 11 resto del corredo restò identico a quello degli ufficiali di fanteria, ivi comprese le modifiche subentrate con gli anni. Gli ufficiali del Genio sostituirono nel I 819 l'antica spada con il nuovo modello di sciabola prescritto per gli ufficiali dei Corpi a piedi.
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Capitolo X
Il Corpo dei Carabinieri Reali
1. Le uniformi dei Sottufficiali e del1a truppa
I Carabinieri avevano in dotazione un corredo misto - da fanteria e da cavalleria a seconda della categoria alla quale appartenevano.
L'abito di gran tenuta Simile nel taglio a quello della fanteria, era confenzionato in panno turchino, ad un petto di nove bottoni di stagno, bombati e lisci. Colletto e paramani erano di panno celeste, ornati entrambi da un alamaro in argento a punta con frangia di filato al fondo (i paramani erano a punta). I risvolti e la fodera erano scarlatti, i primi ornati di granate turchine con le fiamme ed il contorno della bomba in argento; le tasche erano guarnite da tre alamari uguali a quelli del colletto e dei paramani. Le spalline erano in metallo argentato con il gambo ad undici scaglie triple e con frangia di cotone bianco, alta 5 centimetri. Sotto la spallina destra venivano agganciate delle cordelline di filo bianco con puntali argentati, fissate ad un bottone dell'abito (il secondo dall'alto). Nel 1822 furono soppressi i colletti ed i paramani celesti, sostituiti con altri turchini. I marescialli portavano ai risvolti granate interamente d'argento. L'abito di gran tenuta doveva essere indossato nelle festività religiose solenni, per la scorta al Re ed alla famiglia reale e nelle parate.
L'abito di piccola tenuta Detto anche «surtout», differiva da quello di gran tenuta soltanto per la fodera ed i risvolti turchini e per avere un unico alamaro al colletto. Il «surtout» doveva essere indossato la domenica, nei giorni festivi non solenni ed in occasione delle feste patronali del luogo di stanza. Negli altri giorni i Carabinieri portavano l'abito di piccola tenuta, togliendovi tuttavia le spalline e le cordelline.
Il cappotto I Carabinieri a piedi avevano in distribuzione un cappotto di modello analogo a quello della Fanteria, ma in panno turchino con due file di cinque bottoni di stagno; i militi a cavallo usavano invece un ampio mantello dello stesso colore, senza maniche e con pellegrina cucita sotto il colletto, foderato di scarlatto solo anteriormente. Il colletto dei cappotti e dei mantelli era ornato da un alamaro come quello dell'abito; i marescialli d'alloggio portavano un alamaro più largo. 115
La giubba di fatica In dotazione ai soli Carabinieri a cavallo, era simile a quella della Fanteria, ma interamente in panno turchino senza alcun distintivo, con i medesimi bottoni dell'abito.
I pantaloni Per la tenuta da parata, i pantaloni erano identici sia d'estate che d'inverno a quelli adottati dagli altri Corpi dell'esercito; nella tenuta giornaliera, i carabinieri a piedi usavano pantaloni larghi portati sopra le calzature, turchini d'inverno e bianchi d'estate; i carabinieri a cavallo, al contrario, indossavano d'inverno gli stessi pantaloni di fatica prescritti per la cavalleria, detti «charivary» 1; d'estate dovevano usare pantaloni simili di tela bianca, muniti però di soli sei bottoni ricoperti della stessa stoffa, cuciti al fondo. I pantaloni di fatica invernali erano foderati di pelle annerita, tranne che per i marescialli.
Il berretto di fatica . Questo tipo di berretto era caratteristico del Corpo. Non si sono reperiti documenti che spiegassero il perchè di questa strana foggia, inusuale per l'esercito sardo. Confezionato in panno turchino, era detto «alla polacca» somigliando molto alla caratteristica <<czapka» in uso presso quella nazione, e si componeva di una calotta e di un imperiale quadrato. La calotta era bordata di gallone che distingueva tra loro i gradi: carabinieri: gallone di filo bianco largo 3, 7 centimetri; - brigadieri: gallone in argento, largo 2 centimetri; - marescialli d'alloggio: gallone in argento largo 4 centimetri. Al centro dell'imperiale era cucita una rosetta dello stesso gallone che bordava la calotta. Le cuciture del berretto e l'imperiale erano profilati con galloncini di filo bianco o d'argento secondo il grado rispettivo.
Il cappello Di feltro nero, era bordato di gallone d'argento largo 7 centimetri, cucito per metà sulle tese; il cappio era argentato a squame come le spalline. In gran tenuta veniva messo il piumetta <<di piuma liscia turchina» alto circa venti centimetri. In piccola tenuta e nei giorni festivi si usava un cappello simile, privo di piumette e bordato di gallone in seta nera operata, largo 8 centimetri. Con il cattivo tempo, il cappello veniva coperto con una fodera di incerata nera.
Le calzature e gli accessori Di modello simile a quello degli altri Corpi, la cravatta era in «cuoio nero a pieghe con fibbia ed orlo bianco all'estremità superiore». I guanti erano di pelle gialla sia per i sottufficiali sia per la truppa. Con la gran tenuta e con l'uniforme festiva, i Carabinieri a piedi calzavano stivali da cavalleria, ai quali la specialità montata aggiungeva speroni di ferro verniciati di nero; in piccola tenuta giornaliera, i Carabinieri a piedi portavano invece scarpe con uose di panno nero o di tela bianca, a seconda della stagione; i marescialli indossavano sempre gli stivali. La dragona, interamente turchina, era del tipo da fanteria. 1 Termine derivato dall'ungherese «Schavarende>> o <<Scharmradel> che indicava un tipo di pantalone di fatica indossat o sopra quello di parata per proteggerlo dall' usura.
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2. L'equipaggiamento, la bardatura dei quadrupedi e l'armamento dei Sottufficiali e della truppa .
. I Carabinieri a piedi erano equipaggiati come un semplice fante; quelli a cavallo avevano invece l'equipaggiamento previsto per la cavalleria. In entrambi i casi, le giberne erano fregiate di granata in ottone, mentre i cinturoni ed il budriere per l'Arma a piedi portavano una piastra in ottone, larga 9 ,2 centimetri ed alta 6, 7 con al centro le grandi armi del regno argentate L'armamento si componeva di: - fucile mod. 1814 con baionetta e sciabola da fanteria mod. 1814 per l'Arma a piedi; - fucile mod. 1814 senza baionetta, due pistole da carabiniere mod. 1814, sciabola da cavalleria, per l'Arma a cavallo. I marescialli d'alloggio avevano in dotazione: - bandoliera di panno bianco orlata di galloncino d'argento, con mascherone, catenelle, frecce e scudo con cifre reali anch'essi argentati; la giberna, del tipo da cavalleria, con coperchio bordato di metallo argentato e granata dello stesso tipo al centro; - spada da ufficiale con elsa nera di ebano; i sottufficiali montati in tenuta ordinaria dovevano usare la sciabola da truppa; - cinturino simile a quello della truppa, ma in cuoio nero verniciato, sia per la spada sia per la sciabola. La bardatura dei cavalli erà del tutto analoga a quella dei dragoni; la gualdrappa era quadrata, fissala a mezzo ùi cinghie sollo la sella, che rimaneva scoperta; le fonde aveva-
no doppio copri-fondo a forma di mandorla; la valigia era di forma rettangolare. Gualdrappa, copri-fonde e valigia, in panno turchino, erano bordate di gallone di filo bianco per i semplici carabinieri, di gallone d'argento largo 2 centimetri per i brigadieri, e di gallone di lana turchina mischiata con argento per i 2/3 per i marescialli d'alloggio; in questo ultimo caso, il gallone della gualdrappa e dei copri-fonda aveva una larghezza di 4 centimetri, e di 2,5 quello della valigia. Le granate ricamate negli angoli posteriori della gualdrappa erano in filo per i carabinieri, in argento per i brigadieri ed in lana turchina mista ad argento per i marescialli d'alloggio; questi ultimi avevano inoltre in dotazione, per la piccola tenuta, una bardatura con tutti i ricami in filo bianco. 3. Le varianti uniformologiche per gli Allievi carabinieri
Gli allievi indossavano la tenuta ed avevano in dotazione l'equipaggiamento, la bardatura per i cavalli e l'armamento previsto per i semplici carabinieri, a piedi o a cavallo secondo la loro specialità. L'unica differenza era costituita dall'abito, che doveva essere sempre quello di piccola tenuta privo del tutto di alamari, compreso quello del colletto; le piastre per budrieri o cinturini erano inoltre in ottone con impresse le cifre «A.C.» 4. L'uniforme, l'equipaggiamento, l'armamento e le bardature pei cavalli degli Ufficiali
Gli ufficiali avevano in dotazione l'abito di gran tenuta, quello di piccola tenuta, il cappotto, il mantello, il cappello di gran tenuta, quello di piccola tenuta, il berretto di fatica, i pantaloni; gli stivali, la cravatta ed i guanti. 117
L'abito di gran tenuta In panno turchino, dello stesso taglio di quello degli ufficiali di fanteria, aveva spalline da cavalleria e cordelline argentate; i puntali erano argentati per gli ufficiali inferiori, dorati per gli ufficiali superiori. Colletto, paramani, fodera e risvolti avevano i medesimi colori dell'abito della truppa. Fino al 1817, colletto e paramani erano ornati dai galloni distintivi del grado intrecciati con alamari a foglie ai quali se ne aggiungeva un altro guarnito di fiocco al fondo, il tutto in ricamo argentato; nel 1818, cessato l'uso di portare i distintivi di grado a colletto e paramani, questi divennero turchini bordati di ricamo a «catenella» con «azota formata di palma, branca e nappo» sempre in ricamo d'argento. Le tasche furono sempre ornate da tre alamari analoghi a quelli del colletto; tra i bottoni della taglia era inoltre cucito un fiorone con due fiocchi. Le granate ai risvolti erano ricamate in argento pieno.
L'abito di piccola tenuta Del tutto simile a quello di gran tenuta, era soltanto ornato al colletto dal semplice alamaro con fiocco, e dal fiorone alla taglia.
Il cappotto Identico a quello in dotazione a tutti gli ufficiali dell'esercito, aveva il colletto guarnito dall'alamaro con fiocco.
Il mantello Uguale a quello della truppa, era provvisto di fermaglio a catenella in metallo argentato; il colletto era inoltre ornato dallo stesso alamaro del cappotto. Il cappello Era anch'esso simile a quello della truppa, ma confenzionato in castorino nero; il gallone, d'argento per la gran tenuta e di seta nera per la piccola, doveva essere unifo rmemente largo 8 centimetri; le tese erano poi ornate da nappine di filato o grovigliola d'argento, secondo il grado.
Il berretto di fatica Di foggia identica a quello della truppa, era guarnito di gallone e rosetta in argento; il gallone era a due righe, largo 4, 7 centimetri, per gli ufficiali superiori, ad una sola riga, largo 3, 7 centimetri, per gli altri.
I pantaloni, le calzature e gli accessori Gli ufficiali dei carabinieri avevano in dotazione ben cinque differenti paia di pantaloni: tre invernali e due estivi; i modelli: - di gran tenuta, invernali: erano gli stessi in dotazione a tutti gli ufficiali dell'esercito, in panno turchino; - di piccola tenuta, invernali: lunghi, turchini, con staffe di cuoio annerito, venivano abbottonati al fondo con sette bottoncini ricoperti dello stesso panno turchino; - da scuderia, invernali: lunghi, di panno grigio con staffe di cuoio annerito, erano abbottonati sui fianchi con undici bottoni uguali a quelli dell'abito; 118
- di gran tenuta, estivi: di tela bianca, erano i medesimi in dotazione agli ufficiali dell'esercito; - di piccola tenuta, estivi: avevano la stessa foggia degli analoghi invernali, ma erano confezionati in tela bianca. Entrambi i tipi di gran tenuta venivano indossati dentro gli stivali, gli altri sopra di essi. Gli ufficiali calzavano sempre stivali alti fin sotto il ginocchio con speroni di metallo argentato per la gran tenuta; in tutte le altre tenute gli speroni erano di ferro. Guanti e cravatta erano di colore e modello identici a quelli in dotazione agli altri ufficiali dell'esercito. 5. L'equipaggiamento, le bardature per quadrupedi e l'armamento degli Ufficiali
Gli ufficiali dei carabinieri erano armati, anche dopo il 1819, con la spada mod. 1814, la stessa degli ufficiali di fanteria. Le iconografie d'epoca, tuttavia, rivelano che, quanto meno gli ufficiali superiori del Corpo, portavano un'arma con l'elsa completamente differente, interamente dorata con decorazioni finemente incise e pomo foggiato a testa di leone. In piccola tenuta e per il servizio a cavallo era invece prescritta la sciabola da cavalleria leggera. Con la spada si portava la dragona da fanteria, di gallone, mentre con la sciabola si usava quella a doppio cordone da cavalleria. Il cinturino porta-spada era di cuoio nero verniciato con mascheroni e gancio argentati; quello per la sciabola era a pendagli dello stesso materiale con semplice gancio metallico; d'estate si impiegava un cinturino di foggia similare ma in tela bianca. Le bardature in dotazione erano di due tipi: di grande e piccola tenuta; in entrambi i casi del modello da dragoni. Se ne differenziavano:
la bardatura di gran tenuta, per: - sella ricoperta di panno turchino, con soprafascia dello stesso colore; - gualdrappa, copri-fonde e valigia (di modelli analoghi a quella della truppa, ad eccezione della gualdrappa del tipo da cavalleggeri) in panno turchino, con tutti i capi ornati da gallone a due righe largo 4, 7 centimetri per gli ufficiali superiori, ad una riga largo 3,7 centimetri per gli altri; gualdrappa inoltre ornata da una granata e copri-fonde dalle cifre reali coronate, il tutto in ricamo argentato; - briglia in cuoio nero ornata da dieci fibbie intere, una piastra sulla museruola, cinque rosoni sul frontale, due catenelle sulla testiera e borchie al morso, tutti in metallo bianco; la bardatura di piccola tenuta, per: - sella priva di coperta; - identici galloni alla gualdrappa ed alla valigia, larghi però rispettivamente soltanto 2,3 e 1,9 centimetri; - copri-fonde semplici ricoperte di pelo d'orso nero con fodera di panno scarlatto; - briglia semplice di cuoio nero con le sole fibbie di metallo bianco.
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Capitolo XI
Le Truppe di casa reale
1. Le Guardie del corpo
Le Guardie disponevano di una grande e di una piccola tenuta, da indossare a seconda delle occasioni. In gran tenuta, l'abito di panno turchino era ad un petto di sette bottoni dorati, piatti e fregiati dalla corona reale sovrapposta ad un scettro; colletto, paramano, fodera e risvolti erano scarlatti. Gli ornamenti dell'abito constavano di: - un alamaro al colletto, sette al petto in corrispondenza dei bottoni, tre al paramano e tre alle tasche; - fiorone ricamato alla taglia dell'abito; - cifre reali coronate ai risvolti in ricamo; - spalline da cavalleria di metallo dorato con frangia ripiegata in filato d'oro . Tutti gli alamari erano in gallone d'oro ricamato con fiocco al fondo. Con l'abito di gran tenuta le Guardie indossavano un cappello di feltro nero, ornato da gallone d'oro, cappio anch'esso d'oro e coccarda turchina; ugualmente turchino era il piumette dritto che, infilato in un supporto a forma di granata, si fissava al copricapo. I pantaloni, turchini d'inverno ed in tela bianca d'estate, si portavano infilati negli stivali; questi ultimi erano muniti di speroni argentati, limitatamente al servizio a cavallo. Con la piccola tenuta veniva indossato il «surtout» di panno turchino, a due petti, ciascuno di nove bottoni uguali a quelli dell'abito, con colletto, paramani e fodera turchini; il solo colletto era ornato da un alamaro in gallone ricamato d'oro. Il cappello, della medesima foggia di quello di gran tenuta, era privo di pennacchio e aveva bordo di gallone in seta nera operata. I pantaloni erano gli stessi della gran tenuta. Per il servizio di distaccamento, la Guardie indossavano la piccola tenuta, peraltro con pantaloni lunghi di panno grigio ferro muniti di dodici bottoni d'ottone cuciti sul fianco e di staffe di cuoio annerito; il cappello poteva essere coperto di incerata nera. Le Guardie erano inoltre corredate di una veste da scuderia estiva di tela bianca, probabilmente senza maniche, e dello stesso mantello dei Carabinieri, con alamaro d'oro al colletto. La gran tenuta veniva indossata con continuità nel servizio a palazzo, o in occasione di particolari manifestazioni; la piccola tenuta, nei giorni festivi.
L'equipaggiamento delle compagnie Guardie constava di una bandoliera con giberna e di un cinturino per la sciabola. La bandoliera, di forma analoga a quella della cavalleria, ma priva di fibbia, passante e puntale, aveva i soli moschettoni per l'aggancio della giberna; era in pelle ricoperta di panno il cui colore stava ad indicare le compagnie: turchino per la 1 a, scarlatto per la 2 a , bianco per la 3 a e giallo per la 4 a. Gli orli esterni della bandoliera erano gallonati in oro e la fascia ornata da stelle ricamate in oro, a cinque punte. 121
La giberna, anch'essa da cavalleria in cuoio nero, aveva il coperchio bordato d'ottone con le cifre reali coronate al centro, sempre d'ottone. Il cinturino, in cuoio nero verniciato con pendagli e fibbie dorate, portava un fermaglio del tipo a mascherone con gancio, tutto dorato. In gran tenuta le Guardie indossavano sempre il cinturino; la bandoliera veniva invece portata soltanto a cavallo.
L'armamento delle Guardie comprendeva: carabina mod. 1814 con baionetta, sciabola e pistola dello stesso modello. Per particolari servizi interni la specialità impiegava la sua tradizionale arma d 'asta, detta «aguccia» . La bardatura era del tipo adottato per i Carabinieri, con un solo coprifonde di pelo d'orso nero . La gualdrappa era turchina con bordo di gallone d'oro e cifre reali coronate ricamate in oro cucite negli angoli posteriori. I Quadri delle Guardie del corpo erano distinti, oltre che da particolari alamari ericami, dalle spalline da cavalleria con i distintivi di grado. Le tenute degli ufficiali erano tre: di gala, di mezza gala e di piccola tenuta. I tre modelli erano simili, per colore e distintivi, a quelli delle Guardie semplici, tranne per le falde che erano distese, senza risvolti. Gli ornamenti, costituiti da ricchi alamari e bordature in ricamo d'oro, erano così distribuiti:
nell'abito di gala: -
bordatura di ricamo al colletto e paramani; sette alamari in ricamo al petto in corrispondenza dei bottoni; bordature con tre alamari alle Lasche; bordatura in ricamo lungo la parte anteriore delle falde;
nell'abito di mezza gala: - bordatura di ricamo a colletto e paramani; - sette alamari in ricamo al petto; - tre alamari alle tasche;
nell'abito di piccola tenuta: - bordatura a colletto e paramani in ricamo. I capitani, in quanto ufficiali generali, avevano l'abito di gala guarnito con il ricamo prescritto per i generali secondo il loro grado, insieme con la bordatura indicativa delle compagnie. Il resto dell'uniforme era identico a quello della truppa con la sostituzione, in qualche circostanza, del modello di alamaro con quello p rescritto per la loro categoria. I cappelli di grande e piccola tenuta erano ornati dalle nappine alle tese, in grovigliola grossa (capitani), piccola o in filato d'oro secondo il grado. Gli ufficiali delle Guardie del corpo avevano la sola spada prescritta nel 1814 per gli ufficiali dell'esercito con dragona da fanteria. I capitani usavano poi un bastone di legno verniciato di nero -con pomo argentato e dragona di seta scarlatta. 2. Gli Archibugieri guardie della porta Gli archibugieri indossavano un abito a falde lunghe turchino, con colletto, paramani, fodera e risvolti scarlatti, privo di spalline. I bottoni erano d'ottone, piatti e lisci. L'a122
bito era guarnito da alamari di gallone dorato con piccolo fiocco finto alle estremità; sette alamari erano posti sul petto, tre sulle tasche e tre al paramano. Il colletto era semplice. Con quest'abito dovevano essere indossati i consueti pantaloni turchini ed il cappello guarnito di gallone dorato, cappio di ottone e coccarda turchina. In determinate occasioni, come il servizio di palazzo, le compagnie indossavano l'antico mantello settecentesco, detto «roquelaure» di panno scarlatto senza maniche, guarnito d'oro. Tutte le guardie erano dotate, per la gran tenuta, di bandoliera scarlatta bordata d'oro e partita da una riga di gallone d ' oro a zig-zag; le due estremità della bandoliera, puramente ornamentale, erano munite di gancio ed anello d'ottone montati su una piastra pure d'ottone. In servizio, con il fucile, si usava un cinturino di cuoio annerito con giberna portata sul davanti, il cui coperchio era gallonato d'oro ed aveva al centro le cifre reali coronate. L'armamento delle compagnie prevedeva il fucile e la spada, i cui modelli ci sono peraltro sconosciuti. Nel servizio di palazzo, le Guardie usavano l'alabarda. Gli ufficiali vestivano lo stesso tipo di uniforme prescritto per i Quadri delle Guardie del corpo, ma con i colori del reparto. Le gallonature agli abiti di gala, di mezza gala e di piccola tenuta erano disposte nello stesso ordine dei corrispondenti abiti degli ufficiali delle Guardie del corpo, ma avevano il caratteristico disegno distintivo del reparto. Fino al 1823 le tasche dell'abito di gala furono ornate da tre alamari anche sotto la patta, dopo di che l'ornamento venne abolito. L'armamento degli ufficiali era il medesimo stabilito per le Guardie del corpo. 3 . La compagnia delle Guardie svizzere
L'uniforme degli Svizzeri rimase quasi inalterata rispetto al secolo precedente. In piccola tenuta giornaliera essi indossavano un giustacorpo di panno scarlatto a falde distese con colletto dritto e paramani a «botta» con tre bottoni. Il giustacorpo era letteralmente coperto di galloni di due tipi: a «biscia» in velluto turchino orlato d'argento; della cosiddetta «grande livrea», bianchi seminati da aquile coronate, scudi di Savoia e nodi di Salomone in ricamo. Sul fianco destro vi erano inoltre cuciti diciotto bottoni argentati con altrettante asole di gallone e, sul lato opposto, erano ricavate le sole asole in gallone d'argento. La fodera era turchina. Sotto il giustacorpo veniva indossata la veste turchina bordata d'argento, chiusa da dodici bottoncini pure d'argento. Completavano l'uniforme i pantaloni corti turchini, la calze di seta turchina per l'inverno, bianche d'estate. Il cappello era bordato di gallone d'argento ed aveva coccarda turchina e cappio di metallo argentato con bottone al fondo. In gran tenuta per il servizio di guardia a palazzo, la compagnia vestiva una sorta di cappotto, simile al giustacorpo, ma lungo fino sotto il ginocchio; i paramani erano turchini. La veste, analoga all'altra, era in più ornata da dodici alamari di gallone d'argento cuciti in corrispondenza dei bottoni. Con entrambe le tenute, gli Svizzeri indossavano una bandoliera porta-spada di velluto scarlatto bordata d'argento ed ornata al centro da un gallone di livrea posto tra due galloni a «biscia». L'armamento comprendeva l'alabarda e la spada priva di dragona. Degli ufficiali si conosce soltanto l'uniforme di gala, composta da un abito a falde distese scarlatto, con colletto, paramani e fodera turchini. Il colletto, il paramano, il petto, le tasche e la parte anteriore delle falde erano ornati da ricchi ricami intrecciati con 123
alamari, tutto in argento. Le spalline erano secondo il grado, argentate, del modello da ufficiale di fanteria. Il cappello era ornato, oltre che dalla consueta coccarda e dal cappio di metallo argentato, dalle nappine in argento alle tese e da un gallone pure in argento. Completavano la tenuta i pantaloni turchini o bianchi, a seconda della stagione e gli stivali di pelle nera. Gli ufficiali erano armati con spada munita di dragona da fanteria; il bastone, simile a quello degli ufficiali delle altre compagnie, aveva la dragona turchina. I sergenti della compagnia vestivano come la truppa, sostituendo ai galloni di livrea quelli in argento pieno. 4. La compagnia Alabardieri di Sardegna
La piccola unità stanziata a Cagliari aveva in dotazione una grande ed una piccola tenuta. In gran- tenuta indossava un abito a falde distese scarlatto, con colletto , paramani e fodera turchini; l'abito era privo di bottoni sul petto, sostituiti da una serie di ganci metallici cuciti internamente, ma era ornato da sette alamari di filo bianco con bottone di stagno al fondo e fiocco di filo misto, bianco e turchino. Gli a lamari erano vergati longitudinalmente da due righe turchine; il colletto e i paramani erano guarniti da un gallone di filo bianco vergato al centro da una riga turchina. Tre alamari uguali a quelli del petto erano cuciti in corrispondenza dei bottoni posti al di sopra del paramano ed alle tasche; quest'ultime erano inoltre bordate dallo stesso gallone del colletto. Il cappello aveva la coccarda, cappio in lamierino bianco, e bordura in gallone d'argento. Con l'abito di gran tenuta venivano portati pantaloni corti turchini e calze dello stesso colore. Le scarpe erano basse, con fibbia metallica argentata. L'abito di piccola tenuta non si scostava sostanzialmente dal precedente: era privo di alamari al petto, sostituiti da altrettanti bottoni argentati, così come ai paramani ed alle tasche; il colletto, il paramano e le tasche erano bordati di gallone analogamente all'abito di gran tenuta. Il cappello era invece privo di gallone argentato. In entrambe le tenute gli Alabardieri indossavano una bandoliera porta-spada di panno scarlatto, bordata di gallone bianco attraversato da una riga turchina; al centro era posta una «biscia» di velluto turchino orlata di galloncino d'argento. In piccola tenuta veniva usata la stessa bandoliera, priva della biscia centrale. La compagnia era armata di alabarda e di spada priva di dragona. Gli ufficiali vestivano un abito similare, chiuso però da sette bottoni argentati ed ornato da altrettanti alamari di gallone posti in corrispondenza dei bottoni e delle tasche; colletto e paramani erano turchini , come la fodera ed i risvolti. Fino al 1817 gli ufficiali ebbero i distintivi di grado al colletto ed ai paramani, insieme alle usuali spalline argentate del tipo da fanteria; da quell'anno rimasero in vigore le sole spalline. Con l'abito essi indossavano pantaloni turchini d'inverno e bianchi d'estate, sempre infilati negli stivali. La loro arma era la spada con dragona del tipo da fanteria . Il cappello, quanto meno per la gran tenuta, era ornato da gallone in argento.
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Capitolo XII
Lo Stato Maggiore, gli Ufficiali generali e le scuole
1. Lo Stato Maggiore
Gli ufficiali dello Stato Maggiore erano dotati di una grande e di una piccola tenuta. In gran tenuta, l'abito - della medesima foggia di quello degli ufficiali di fanteria - era in panno turchino con una fila di nove bottoni dorati, ornati da un fiorone attorniato daila scritta «Stato Maggiore Generale»; le spalline, anch'esse dorate, copiavano il modello da ufficiale di fanteria. L'abito aveva colletto cremisi e paramani, fodera e risvolti turchini; colletto e paramani erano ornati fino al 1817 dai distintivi di grado in ricamo d'oro del disegno definito per il Corpo. Le tasche erano a loro volta guarnite da analogo ricamo, mentre un fiorone era cucito alla taglia. Nel 1817, con la soppressione dei ricami a colletto e paramani, i distintivi furono sostituiti soltanto al colletto da un particolare ricamo in oro; tutti gli altri ricami rimasero invece invariati. L'abito di piccola tenuta ebbe sempre colletto turchino e, quale unico ornamento, il fiorone alla taglia. Il cappello, guarnito da gallone di seta nera operata, aveva alle tese cappio e nappine in oro di filato o di grovigliola, secondo il grado. Pantaloni, soprabito, calzature e guanti in dotazione al Corpo erano gli stessi stabiliti per gli ufficiali di cavalleria. Il cappotto era invece in panno turchino. Con l'abito di piccola tenuta era data facoltà agli ufficiali di fare uso degli stessi pantaloni di fatica prescritti per gli ufficiali di cavalleria. I disegnatori addetti al Corpo non avevano uniforme. In gran tenuta gli ufficiali usavano la spada con dragona da fan teria; in piccola tenuta erano viceversa armati con sciabola da cavalleria leggera con cinturino di cuoio nero verniciato. Nel 1830 ai Quadri del Corpo fu concesso l'uso di un piumetta a salice turchino, con ogni tipo di tenuta; la concessione veniva quindi estesa anche agli ufficiali di altri Corpi applicati temporaneamente allo Stato Maggiore, con l'avvertenza che il piumetto doveva essere posto sul copricapo di dotazione del Corpo di provenienza (elmo, shakot o cappello). 2. Lo Stato Maggiore delle piazze
Gli ufficiali addetti allo Stato Maggiore delle piazze indossavano una tenuta di modello analogo a quella degli ufficiali di fanteria. L'abito turchino aveva colletto e paramani dello stesso colore, una fila di nove bottoni dorati, piatti e lisci, fodera scarlatta ed era privo di risvolti. Le spalline erano dorate, del modello da fanteria. I governatori con grado di generale portavano sull'abito i distintivi della carica in oro, ai quali si aggiungevano nove alamari al petto, in corrispondenza dei bottoni, e tre al para]25
mano ed alle tasche, tutti intrecciati con il ricamo da generale. Gli altri gradi venivano così distinti: - governatore senza grado di generale: nove alamari al petto, tre al paramano e tre alle tasche; - comandanti di piazza: tre alamari al paramano e tre alle tasche; - maggiori: tre alamari al paramano; aiutanti maggiori: un gallone ad una riga alle tasche; aiutanti ed ufficiali delle porte: nessun ulteriore distintivo oltre a quello del proprio grado. Tutti gli ufficiali indossavano il cappello con gallone di seta nera, cappio di metallo dorato e coccarda turchina; le nappine alle tese erano in govigliola d'oro per i governatori ed i maggiori, in filato d'oro per gli aiutanti maggiori. I governatori con grado di generale ornavano il cappello con gallone d' oro largo 8 centimetri, cucito a cavaliere del bordo di tesa , e con nappine di grossa grovigliola. Il resto del corredo era identico a quello prescritto per gli ufficiali di fanteria, con colori e distinzioni del Corpo. Gli ufficiali in aspettativa o giubilati indossavano la medesima tenuta dello Stato Maggiore delle piazze, priva però di alamari e con tutte le distinzioni in argento; le spalline potevano essere da fanteria o da cavalleria, secondo la provenienza dell'ufficiale. 3. Gli ufficiali generali
L'uniforme dei generali seguiva il modeJ!o prescritto per gli ufficiali della fanteria. L'abito turchino era a falde lunghe, del tipo privo di risvolti, con colletto e paramani dello stesso colore e fodera scarlatta. I bottoni, argentati, erano piatti ed ornati da una sagoma di fiore in rilievo; un fiorone composto da gallone in ricamo d'argento era cucito tra i bottoni della taglia. Le distinzioni di grado erano materializzate da ricchi ricami in argento disposti al colletto, al paramano, alle tasche, lungo l'apertura delle falde e, sull'abito, lungo l'abbottonatura, alla base del colletto e in corrispondenza del giro vita. I gradi erano contraddistinti dal numero delle righe ricamate, come si riporta: - Capitano generale: abito gallonato a tre righe, colletto ad una riga, paramani a quattro righe; - Maresciallo: abito gallonato a tre righe, colletto a due righe, paramano ad una riga con sotto un doppio ricamo a tre righe; - Generale: abito gallonato a due righe, colletto ad una riga, paramani a tre righe; - Tenenti generali: abito, colletto e paramani gallonati a due righe; - Maggior generale: abito e paramani gallonati a due righe, colletto ad una riga. I generali ispettori d'arma aggiungevano ai ricami propri del grado un doppio ricamo ad una riga al paramano, come insegna del loro incarico. l generali titolari di un reggimento dovevano indossarne l'uniforme, aggiungendovi il ricamo del grado soltanto al colletto ed ai paramani 1 • 1
A questo proposito è interessante notare come in uno dei figurini dell'opera dello Stagnone sia raffigurato Carlo Albeno in uniforme di capo del reggimento di Saiuzzo <.:hc corrisponde in tutto ai dettami del regolamemo. La panicola rità sta nello shakot in dotazione allo Stato l\faggiore reggimentale, al quale appartiene il comandante, ornato però non dal gallone soli to ma da quello previsto per i Generali.
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Con l'abito di gran tenuta i generali indossavano le spalline in metallo argentato del modello da fanteria con frangia in grossa grovigliola; sulla piastra i distintivi del grado erano espressi da righe perlate e rilevate, in numero di una per i maggior generali, due per i tenenti generali, tre per i generali; marescialli e capitani generali sostituivano alle righe una catenella in rilievo. II cappello, bordato di gallone d' argento a quattro righe, aveva cappio argentato, coccarda turchina e nappine di grossa grovigliola alle tese. In piccola tenuta i generali usavano un abito analogo alla gran tenuta con le spalline ed il fiorone alla taglia, ma con i soli ricami a colletto e paramani. Con questo tipo di abito poteva essere portato un cappello che si diverisificava da quello di gran tenuta soltanto per la gallonatura, ch'era in seta nera. I rimanenti capi di corredo erano gli stessi degli ufficiali di fanteria. L'armamento dei generali fu costituito fino al 1819 dalla spada con dragona di gallone d'oro frangia di grossa grovigliola pure d'oro; dal 1819 essi ebbero facoltà di portare il nuovo modello di sciabola adottato per gli ufficiali dei Corpi a piedi con fodero in ferro e fornimenti dorati. La bardatura dei cavalli per i generali era in tutto simile a quella di dotazione dei quadrupedi degli ufficiali di fanteria. La gualdrappa turchina aveva un ricamo di contorno in argento a tre righe, largo 4,2 centimetri; in piccola tenuta si usava la stessa distinzione, anzichè in ricamo, in gallone d'argento della stessa larghezza e composizione. La sciarpa per i generali era confezionata in cordoncino d'oro intrecciato screziata di seta turchina, con fiocchi di grossa grovigliola; dalle fonti d'epoca sembra peraltro ancora in uso anche il modello del secolo precedente, a fascia, con nodo sul fianco sinistro del quale pendono i due fiocchi. Carallt:ristica divisa indossavano gli aiutanti ed i sotto aiutanti generali. L'abito aveva lo stesso taglio di quello dei generali, con risvolti scarlatti armati dalle cifre reali ricamate in oro e nove bottoni dorati. Colletto e paramani erano turchini, il primo ornato da due alamari, i secondi dalla catenella; sul petto nove alamari, analoghi a quelli del colletto, in corrispondenza dei bottoni. Tutti i ricami erano in oro, come le spalline, del tipo da fanteria, con la frangia ed i distintivi di grado. Le tasche erano ornate da ricamo a due righe. I sotto aiutanti portavano, sempre in ricamo, una sola riga alle tasche ed un alamaro soltanto al colletto. 11 cappello era gallonato in seta nera ed aveva cappietto dorato e nappine alle tese in oro secondo il grado. Il 27 ottobre 1830 la gran tenuta dei generali si arricchì di un piumetta a salice da porre sul cappello, turchino, a base bianca; contemporaneamente, l'uso di un pi umetto analogo, però turchino con punta scarlatta, venne esteso agli aiutanti e sotto aiutanti generali. Gli aiutanti di campo del Re vestivano uniforme simile agli aiutanti generali ma con bottoni, spalline ed alamari in argento, e con la fodera ed i risvolti dell'abito di panno bianco; le spalline erano ornate delle cifre del sovrano coronate sul piatto; il cappello da un piumetto di penne turchine ricadenti. Tutti gli aiutanti generali, i sotto aiutanti e gli aiutanti di campo indossavano la sciarpa a tracolla, da destra a sinistra, ed erano inoltre autorizzati ad usare un abito di piccola tenuta che aveva la fodera ed i risvolti turchini e le sole distinzioni al colletto ed ai paramani, oltre al fiorone alla taglia come in gran tenuta. 4. Le Scuole
a) La Regia Accademia militare. Il decreto istitutivo dell'Accademia assegnò agli allievi il corredo seguente: un abito, un soprabito, un paio di pantaloni invernali, due berret]27
ti di fatica, un paio di pantaloni di fatica invernali, due paia di uose invernali, un giubbone invernale detto «carmagnola», un giubbone ed un paio di pantaloni estivi, tre paia di scarpe, un cappello ed una cravatta.
L'abito Del medesimo taglio di quello della truppa di fanteria, era interamente turchino, privo di risvolti e chiuso da nove bottoni di stagno argentato. Con R. V. del 24 settembre 1817 il sovrano concesse un abito con risvolti, invariato rispetto alla foggia precedente però con colletto, fodera e risvolti cremisi; i paramani erano invece di panno bianco.
Il soprabito Identico per modello a quello degli ufficiali di fanteria, con i bottoni propri dell'istituto, veniva indossato in tutte quelle occasioni nelle quali le truppe di linea indossavano il cappotto.
I pantaloni I pantaloni, per colore e modello, erano essi pure quelli prescritti per la fanteria di linea. All'interno dell'accademia, gli allievi indossavano invece pantaloni di panno grigio per l'inverno e di cotone bianco e turchino a fitte righe per l'estate.
Il berretto di fatica Anch'esso era del consueto modello di fanteria. Tale berretto, benchè adottato ufficialmente soltanto nel 1822, come si è detto in precedenza, doveva tuttavia essere già in uso nel 1816 se lo si trova in dotazione agli allievi fin dalla costituzione dell'Ente. Filettatura e fiocchetto erano bianchi.
Il capello «Alla foggia dè militari, guernito all'orlo con passamano nero con cappietta (ganza) bianca di latta argentata, e coccarda turchina».
Il giubbone Adottato per «uso di casa» erano in panno grigio per l'inverno e di tela a righe bianche e turchine per l'estate. Non se ne conosce il modello.
Le calzature e gli accessori Erano di modelli analoghi a quelli della fanteria. Le uose, sempre confezionate in «ambrosetta» nera, lunghe dal ginocchio al piede, avevano dodici bottoni di stagno cuciti laterlamente. Nel 1818 il cappello degli accademisti venne sostituito dallo shakot di fanteria, guarnito di gallone superiore e di «chevron» laterali di cotone bianco; il cappio rimase quello adottato sul precedente cappello, ma vi fu aggiunta una coccarda turchina. Lo shakot era inoltre ornato da un pennino scarlatto a base turchina e, dall'esame delle fonti iconografiche coeve, non sembra fosse dotato di sottogola. Gli ufficiali del Quadro permanente dell'Accademia indossavano la stessa tenuta prescritta per quelli di fanteria, con i colori propri dell'istituto. 128
I sergenti di squadra erano distinti da un gallone d'argento cucito sulle maniche dell'abito, tra il gomito e la spalla, orizzontale ed alto 4,2 centimetri; inoltre portavano sul cappello, ed in seguito sullo shakot, un piumetta dritto, di penne turchine per i sergenti della 1a e 2 a brigata, di lana dello stesso colore per quelli della 3 a brigata. I caporali di squadra erano invece distinti da un gallone d'argento alto 2 centimetri, cucito soltanto sulla manica destra, in posizione analoga a quella del gallone dei sergenti. Gli allievi meritevoli ricevevano, a partire dal terzo anno di corso, un particolare distintivo - costituito dalle cifre reali coronate in argento e fissate ad una catenella dello stesso materiale - da appendere alla terza asola (dall'alto) dell'abito. Tutti gli allievi avevano in dotazione equipaggiamento ed armamento da fanteria, le cui misure erano peraltro proporzionate alla loro età e statura.
b) La Regia Scuola di equitazione.
L'intero corpo del personale addetto alla Scuola aveva in dotazione vestiario, equipaggiamento, bardatura ed armamento prescritti per i reggimenti di cavalleggeri dell'esercito. Il colore distintivo era lo scarlatto per i colletti, i paramani, le fodere, i distintivi, le mostre e le filettature. I bottoni erano in ottone.
129
Capitolo XIII
Gli incarichi speciali, i corpi sedentari e i volontari
1. I Medici
L'uniforme per i medici, o «chirurghi militari» secondo la definizione dell'epoca, fu stabilita nel dettaglio dalle Sovrane Determinazioni de] 17 maggio 1815. L'abito era di panno turchino chiaro, a due petti di nove bottoni dorati, piatti e lisci; colletto e paramani erano in velluto nero, fodera e risvolti di panno scarlatto. Tutti i chirurghi in servizio presso gli ospedali militari non ascritti ad alcun reggimento, indossavano un abito analogo al precedente, ma con fodera e risvolti di panno turchino chiaro. Il colletto e il paramano erano bordati da una bacchetta ricamata in oro, alla quale veniva aggiunto il ricamo emblematico della professi o ne: un gruppo di foglie di quercia in oro alle quali era sovrapposta la serpe di Escu]apio in argento; le diverse combinazioni del suddetto ricamo distinguevano tra loro i vari gradi; in particolare: - chirurgo generale ispettore degli ospedali militari: colletto e paramani con bacchetta, ricamo a foglie agli angoli di entrambi; - chirurgo maggiore: colletto con bacchetta e ricamo, paramani con la sola bacchetta; - chirurgo in secondo: colletto con la bacchetta, paramani senza alcun ricamo; - chirurghi primari degli ospedali: ricamo come quello dei chirurghi maggiori; - chirurghi ordinari degli ospedali: ricamo analogo a quello dei chirurghi in secondo. Il chirurgo generale ed i chirurghi maggiori avevano inoltre il fiorone alla taglia, composto da foglie di quercia in ricamo d'oro, e fregio ai risvolti, costituito da foglie con la serpe sovrapposta in argento. Copricapo di dotazione per tutti era il cappello gallonato in seta nera, munito di cappio di metallo dorato e coccarda turchina , ed ornato di nappine alle tese: in grovigliola per il chirurgo generale, in filato per i chirurghi maggiori, entrambe d'oro; i chirurghi in secondo non avevano nappine. Tutte le categorie dei medici indossavano pantaloni turchini chiari con stivali, oppure uose di panno nero; d'estate potevano portare pantaloni di tela, mentre in servizio di guarnigione era loro consentito l'uso di pantaloni al ginocchio neri con calze di seta dello stesso colore e scarpe basse con fibbia. I medici avevano in dotazione la spada da ufficiale, priva però di dragona, appesa alla borsa di cuoio nero verniciato.
2. I Cappellani I cappellani militari vestivano in gran tenuta l' abito talare con cappello, secondo le regole stabilite dall'ordine al quale appartenevano. In piccola tenuta facevano invece uso 131
di un giustacorpo di panno nero di taglio settecentesco, con sette bottoni cuciti sul lato destro, colletto alto ripiegato e paramani quadrati con tre bottoni. Sotto il giustacorpo portavano la veste o gilet dello stesso colore con finte tasche e dodici bottoncini. Completavano la tenuta i pantaloni al ginocchio, le calze di seta e le scarpe basse con fibbia di metallo, tutti di colore nero. I bottoni erano ricoperti di panno nero. Il copricapo era un semplice tricorno di feltro nero privo di qualsiasi ornamento. Il distintivo della loro funzione era materializzato, con entrambe le tenute, da un cordoncino misto oro e scarlatto, con fiocco pendente a destra, avvolto intorno alla coppa del cappello, ed analogo cordone, al quale era appesa una croce di metallo dorato con gigli sulle braccia e Sacra Sindone al centro argentati, da appendere al collo. 3. I Veterani e gli Invalidi I due battaglioni di guarnigione vestivano uniforme identica a quella della fanteria, con alcune distinzioni: - 1° battaglione: colletto e paramani garanza, fodera e risvolti turchini, bottoni di stagno; - 2° battaglione: colletto e paramani garanza, fodera e risvolti bianchi, bottoni di stagno. I due reparti non ebbero in dotazione lo shakot, ma conservarono il caschetto fino al 1830 nonostante le reiterate richieste inoltrate al ministero. Il loro armamento fu sempre costituito da vecchi fucili di modello francese riadattati. Gli ufficiali indossavano uniforme di taglio uguale a quello dei loro colleghi di fanteria, con i colori del rispettivo battaglione; il loro copricapo era il cappello. 4. Le Milizie
Ben poco si sa sull'uniforme delle milizie piemontesi e sarde. L'unico documento pervenutoci è datato 6 maggio 1816. In esso si definivano i distintivi di grado degli ufficiali ascritti alla milizia; nell'essenza, le sole spalline ed i ricami di modello particolare. La truppa, quindi, è molto probabile che vestisse come la fanteria di linea d'ordinanza, adottando però il modello di colletto stabilito nel 1814 per i reggimenti di fanteria provinciale: turchino con mostre del colore distintivo prescritto per ogni unità; colori questi che, peraltro, non ci sono stati tramandati. La milizia sarda continuò invece ad indossare il proprio costume regionale. Un singolare documento conservato presso l'Archivio di Stato di Torino (Sez. I) ci consente di descrivere la tenuta delle otto compagnie del Corpo dei «Lancieri Volontari» costituito nel 1819. Queste unità indossavano un'uniforme letteralmen te copiata dai reparti di ulani dell'esercito austriaco, con una giacca a falde corte turchina a due petti di nove bottoni di stagno ognuno, del modello da cavalleria. Il colletto, turchino, aveva una mostra di colore arancio guarnita da due bottoni; i paramani a punta erano arancio ed avevano un solo bottone cucito al centro della punta stessa. Le falde, molto corte, portavano ciascuna un risvolto arancio fissato al bottone centrale delle tasche verticali, anch' esse filettate di arancio. Sulla giacca, corredata di spalline di metallo bianco da cavalleria, si portava una fascia turchina con bordi arancio, stretta in vita. Da copricapo fungeva la caratteristica «czapka» con turbante e visiera di cuoio annerito ed imperiale di panno arancio; i sottogola erano d'ottone; anteriormente, sopra la visiera, era fissata una coccarda turchina con le cifre reali in ottone al centro. Completavano gli ornamenti del copricapo i cordoni con fiocchi di filo bianco ed un imponente piumetto dritto, la cui base era del colore di compagnia e la sommità uniformemente turchina; i colori distintivi erano: 132
-
1a e 2a compagnia di Torino: scarlatto; 1a e 2a compagnia di Savoia: nero; compagnia di Genova: giallo scuro; compagnia di Alessandria: giallo chiaro; compagnia di Novara: bianco; compagnia mista di Cuneo e Nizza: cremisi.
I pantaloni erano di panno grigio azzurro, lunghi, con staffe in cuoio e filettatura arancio lungo la cucitura; sulla filettatura erano cuciti dodici bottoni di stagno. La bardatura, del modello da dragoni, comprendeva anche un coprisella di montone nero con orlatura di panno arancio; la valigia era grigia; le sue due testate erano guarnite da una croce di pelle annerita. I lancieri erano armati di sciabola da cavalleria, appesa ad un cinturino di pelle annerita con dragona dello stesso materiale e colore, e di lancia con dragona di pelle annerita, la cui banderuola di panno, tagliata a coda di rondine, era dello stesso colore prescritto per la base del piumetta. 5. I volontari savoiardi del 1814
Il regolamento pubblicato in data 21 gennaio 1814 prescriveva per i volontari un abito a falde corte turchino, chiuso da due file di nove bottoni, con colletto, paramani quadrati e risvolti del colore stabilito per ogni reggimento; nel particolare: - Savoia: colletto e paramani neri, fodera scarlatta, bottoni d'ottone; - Genevese: colletto e paramani bianchi, fodera gialla, bottoni di stagno; - Mariana: colletto e paramani scarlatti, fodera gialla, bottoni d'ottone; - Chablais: colletto e paramani neri, fodera gial la, bottoni di stagno; - Savoia cavalleria e dragoni di Chablais: colori identici a quelli dei corrispondenti reggimenti di fanteria. Completavano la tenuta il cappello di feltro nero, guarnito di cappio di gallone del colore dei bottoni e di coccarda turchina; le tese dovevano essere ornate di nappine di lana turchina. I pantaloni erano bianchi per le truppe a piedi e camoscio per le unità a cavallo; la fanteria aveva uose nere al ginocchio, la cavalleria stivali con speroni. Gli ufficiali avevano facoltà di indossare, qualora la possedessero, l'antica uniforme. In campagna potevano usare un cappotto, detto «carrick», con pantaloni lunghi, entrambi turchini o grigi. Da due disegni provenienti dal Manoscritto di Berna, che raffigurano rispettivamente un ufficiale ed un volontario, sembra tuttavia arguirsi che la tenuta regolamentata nel '14 non sia mai stata adottata; l'abito rappresentato ha infatti il colletto, l'abbottonatura ed i paramani filettati del colore distintivo (gialJo). I risvolti sono turchini con filettatura (gialla). Il paramano è ornato di pattina rettangolare a tre bottoni pure turchina con identica filettatura. Altro particolare riguarda la coccarda, che appare di color turchino con disco centrale nero. L'ufficiale indossa identica uniforme con tutte le filettature scarlatte e pantaloni grigi infilati dentro stivali neri con fiocchetto dello stesso colore; non porta spalline, ma una spada appesa ad un cinturone di pelle nera munito di fibbia in ottone quadrangolare.
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Capitolo XIV
I distintivi di grado e le distinzioni d'impiego
1. I distintivi di grado dei Sottufficiali e dei Graduati
I distintivi di grado per i Sottufficiali ed i Graduati erano materializzati da varie combinazioni di galloni applicati sulle maniche dell'abito, sulle tasche e, a partire dal 1816, sullo shakot. I galloni per i Sottufficiali erano tessuti in oro od argento, secondo il colore dei bottoni, in lana bianca o gialla per gli altri. Quelli sull'abito erano cuciti parallelamente all'orlo superiore delle mostre, a circa 2 centimetri di distanza; facevano eccezione i reggimenti Granatieri e Cacciatori Guardie, Cavalleggeri e Dragoni di S.M. ed i Carabinieri i quali tutti, avendo la parte esterna delle maniche occupata dai rispettivi alamari, portavano i galloni cuciti all'interno del paramano stesso. I galloni erano di due tipi: a due righe, larghi centimetri 3 .15 e ad una riga, larghi centimetri 2.45, entrambi filettati esternamente dal colore distintivo del reggimento. I vari gradi erano così distinti: DISTINTIVI DI GRADO POSTI SU GRADI
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135
Nei Corpi a piedi, inoltre, i Furieri Maggiori, i Furieri ed i Sergenti ornavano le controspalline con un galloncino largo 7 millimetri, in oro od argento, posto all'interno della filettatura. Gli impieghi peculiari e le specialità venivano distinte da emblemi specifici, cuciti dapprima sul braccio destro deJI'abito e, successivamente, anche su quello delle giubbe di fatica; nella fattispecie: gli Armaioli avevano due pistole incrociate, i Vivandieri la lettera «V», i Falegnami due scuri in croce, i Maniscalchi un ferro di cavallo ed, infine, i Frater o Infermieri una stella. Questi fregi erano ricamati in lana gialla o bianca, ad eccezione dei Capi Armaiolo e Falegname i quali, essendo Sergenti, li avevano ricamati in oro od argento. I Veterinari, assimilati al grado di Sergenti, ne avevano tutti i distintivi mentre la loro carica era evidenziata da un'asola di gallone oro od argento cucita su entrambi i lati del colletto dell'abito. Le Sovrane Determinazioni del 13 gennaio 1821 introdussero di nuovo neJl'esercito il distintivo d'anzianità, destinato a tutto il personale che si raffermava dopo aver compiuto la ferma, di 10 anni per la Cavalleria e di 8 per le Truppe a piedi. Il distintivo si identificava in un alamaro di gallone d'oro od argento per i Sottufficiali, di lana bianca o gialla per tutti gli altri, applicato per lungo sul paramano, esternamente; ne furono stabilite tre varianti: - rettangolare, per i Corpi con paramani ordinario; - rettangolare con punta, per i Corpi con paramano a punta; rettangolare con punta, con l'aggiunta di un fiocco, per il reggimento Granatieri Guardie. Il gallone era generalmente alto 1.7 centimetri e lungo, compresa la punta, 6.3 cen-
timetri. Sempre nel 1821 venne introdotto il distintivo per gli appuntati di cavalleria sotto forma di un gallone di lana del colore dei bottoni cucito lungo l'orlo anteriore ed inferiore del colletto dell'abito e della giubba di fatica. 2. I distintivi di grado degli Ufficiali
Per i distintivi degli ufficiali occorre distinguere due periodi: il primo, che va dal 1814 al 1817, prevedeva l'uso di distinzioni al colletto, ai paramani dell'abito, alle spalline ed alle dragone; il periodo invece compreso tra il 1817 ed il 1831, vide la soppressione dei distintivi ai colletti ed ai paramani, ]a conferma di quelli alle spalline ed alle dragone e, per ultimo, l'introduzione ex-novo di quelli allo shakot. Di seguito sono esaminati i peculiari effetti distintivi degli ufficiali e la loro evoluzione, quando ci fu.
a) Spalline. Le spalline costituivano il principale distintivo dell'Ufficiale. Il modello in uso nel periodo della Restaurazione derivava direttamente dal primo tipo introdotto nell'esercito dal regolamento del 1784 e riservato, all'epoca, ai soli ufficiali dei Corpi montati. Le spalline erano realizzate in lastra di metallo dorato od argentato, con il gambo a nove squame liscie per i Corpi a piedi ed a undici triple per i Corpi a cavallo; lungo il bordo esterno della piastra ovale erano applicati i distintivi di grado sotto forma di righe in rilievo, così materializzate: - sottotenenti ed alfieri ........ . ........... ....... . una riga liscia; - tenenti ............ .. ......... . ............... due righe liscie; - capitani ... .. . . ..... . ........ . ....... ......... tre righe liscie; 136
..
Soldato ed ufficiale dei granatieri guardie, gran tenuta d 'estate 1828 circa. (Museo Naz. di Castel S. Angelo - Roma).
Ufficiali generali in gran tenuta, 1817. Album anonimo - A S. Torino, sez. l (H-11-42).
Da sinistra: Ufficiale delle guardie del corpo di S.M.; Ufficiale della compagnia svizzera; Ufficiale degli archibugieri; Tenente dei carabinieri. 1817. Album anonimo - A.S. Torino, sez. l (H-II-42).
- S.M. il Re Vilforio Emanuele I in uniforme da Generale rirolare del Reggimento granatieri guardie. (1814-1821) .
- maggiori . .. .............. . ..... . . . ....... . .... una riga ad angoli; - tenenti colonelli .... .. ...... . ....... . ....... .. ... due righe ad angoli; - colonnelli ................ . . ................... tre righe ad angoli; Per gli ufficiali subalterni ed i capitani la frangia era in «filato arricciato>> d'oro o d'argento, lunga 5.2 centimetri, mentre per gli ufficiali superiori era invece in «mezza grovigliola» lunga 6.3 centimetri; per tutti la frangia era portata sciolta. Il Regio Vigli etto del 27 marzo 1818 accordò agli ufficiali del Corpo Reale d 'Artiglieria «l'implorata divisa di due cannoni con una bomba d'argento sovra la piastra delle spalline ...... ». Per gli ufficiali della Milizia le spalline avevano soltanto cinque squame lisce ad angoli smussati, ognuna ornata di un tondino in rilievo posto alle due estremità esterne della squama stessa, restando la frangia ed i distintivi sulla piastra identici a quelli anzidetti.
b). Distintivi al colletto ed al paramano. Reintrodotto nel 1814, quest'uso era in vigore fin dal 1775, anche se notevolmente semplificato. Fu definitivamente soppresso, poichè estremamente costoso e superfluo, dal Regolamento addizionale del 15 ottobre 1817. I galloni distintivi, tessuti in oro od argento, venivano applicati lungo l'apertura e la base del colletto e lungo l'orlo superiore del paramano. Quelli al colletto erano a due righe per i soli colonnelli; gli altri ufficiali li avevano ad una riga, eccettuati i sottotenenti e gli alfieri che non portavano galloni. Al paramano i capitani portavano un gallone a due righe, i maggiori uno a tre righe, i tenenti colonnelli uno a quattro ed i colonnelli uno a cinque righe. I sottotenenti, gli alfieri ed i tenenti erano privi di gallonatura. I galloni per i Granatieri e i Cacciatori Guardie e per gli ufficiali dei reggimenti Dragoni e Cavalleggeri di S.M. erano in ricamo d'argento. I galloni ad una riga erano alti 2 centimetri, quelli a due 2. 7 centimetri, a tre 3.7 centimetri, a quattro 4.4 ed infine quelli a cinque righe 5 cenLimeLri.
cJ Dragone. Le dragone erano di due tipi: per armi a piedi e per armi a cavallo. Il primo era in gallone, sempre tessuto in oro, con una catenella trapuntata in seta turchina per gli ufficiali superiori; i capitani avevano il gallone vergato da una riga centrale, essa pure in seta turchina, larga 1/4 del totale, mentre per gli ufficiali subalterni le righe erano due, poste lateralmente, larghe ognuna 1/4 del totale. Il secondo tipo era fatto a cordone con gli stessi ornamenti del primo. La qualità della frangia del fiocco era per tutti identica a quella delle rispettive spalline. I cadetti avevano dragona turchina con fiocco in oro. d). Distintivi dello shakot. Questo modello distintivo era in uso fin dal 1814, limitatamente agli ufficiali dei Corpi Cacciatori, gli unici ad indossare il shakot. Successivamente, con l'adozione del citato copricapo da parte dell'intero esercito, il suo impiego venne esteso agli ufficiali di fanteria e d'artiglieria nel 1817, e dal 1819 anche a quelli dei cavalleggeri. I galloni erano uguali come tipo a quelli del colletto e dei paramani dell'uniforme, tessuti o ricamati in oro od argento. I sottotenenti, gli alfieri ed i tenenti portavano un gallone ad una riga, alto 2.4 centimetri, i capitani uno a due righe da 3.1 centimetri, i maggiori uno a tre righe da 4.2 centimetri, i tenenti colonelli uno a quattro righe ed i colonelli uno a cinque righe, alti rispettivamente 4.9 e 5 .6 centimetri. e). Sciarpa. Era un distintivo non di grado ma di ufficialità dei Quadri in servizio attivo. La sciarpa veniva cinta alla vita sopra l'abito, con i fiocchi annodati e pendenti sul fianco sinistro. Gli Aiutanti la portavano invece a tracolla da destra a sinistra. Era in cordoncino di seta gialla intrecciato, «sparsa di piccoli segni turchini» anch'essi in seta, con i fiocchi di piccola grovigliola di seta mista gialla e turchina per gli ufficiali superiori, ed in filato arricciato pure misto per tutti gli altri ufficiali. I cadetti non avevano sciarpa. 137
3. Le distinzioni d'impiego per gli Ufficiali
Gli Aiutanti Maggiori dei reggimenti e dei battaglioni, oltre ai distintivi di grado, portavano, ad indicazione del loro incarico, un gallone cucito lungo l'orlo esterno della mostra delle tasche dell'abito, in oro od argento; il gallone era invece ricamato per i reggimenti Granatieri e Cacciatori Guardie e per i Dragoni e Cavalleggeri di S.M. Il gallone aveva una riga per gli Aiutanti maggiori in 2a e due per quelli in 1a. 4. I distintivi per i Sottufficiali ed i Graduati dei Carabinieri Reali
I distintivi in uso presso i Carabinieri Reali erano notevolmente differenti da quelli dei sottufficiali e graduati degli altri Corpi dell'Armata. Essi venivano applicati alle dragone, alle cordelline ed in alcuni casi alle spalline. Di seguito, se ne esaminano le soluzioni per ciascun grado. - Marescialli d'alloggio. Portavano due giri di cordoncino d'argento sulla piastra delle spalline, frangia di cotone bianco lunga 7 .3 centimetri, con due giri di frangia d'argento sovrapposti; la dragona aveva due giri di frangia d'oro e due anelli dorati alla ghianda; le cordelline erano d'argento, per un terzo miste a lana turchina; - Brigadieri. Portavano due giri di cordoncino sulla piastra delle spalline, uno d'argento e uno di lana turchina, frangia di cotone bianco lunga 7.3. centimetri, con un giro di frangia d'argento sovrapposto; la dragona aveva un giro di frangia d'oro e due anelli, uno dorato e uno di lana turchina, alla ghianda; le cordelline erano per metà d'argento e per metà in lana turchina; gallone d'argento ad angolo, largo 2 centimetri, era posto sopra il paramano. - Appuntati. Portavano un gallone d'argento largo 2 centimetri , in diagonale, al di sopra del paramano.
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Capitolo XV
Le bandiere e le guide di campamento
1. Le bandiere
Il Regio Viglietto del 3 giugno 1814 costituisce il primo provvedimento ufficiale concernente le bandiere del ricostituito esercito, anche se limitato a quelle della Fanteria d'Ordinanza. In esso vengono precisate le dimensioni, gli ornamenti e la tecnica di confezione, il tutto corredato da ottimi disegni a colori. I nuovi modelli, sebbene più moderni, ricalcano la tradizione dei vessilli in uso durante il secolo precedente'. Il 28 febbraio del 1815 vennero pubblicati, sulla stessa concezione di base, i modelli per i reggimenti di cavalleria, mentre il 9 luglio erano istituite le fiamme dei battaglioni Cacciatori . In nessun documento dell'epoca trova invece menzione il modello delle bandiere dei reggimenti provinciali. La distribuzione delle insegne avvenne con riLardo rispetto al provvedimento che le regolava, come si può osservare dalle date di consegna ai reggimenti qui riportate: - Granatieri-Guardie .... .. . .. ... . .. . . . . .. . . . - Saluzzo .... .. ........... . .... .... ..... . - Alessandria ... . .. .... ....... .... .. ... .. . novembre 1814. - Cuneo .................. .. ......... . .. . - Aosta . .... ....... . .. . . .. . . .. ......... . - La Regina .. . . . . . . . . ..... . . . .. . .. . . .... . - Savoia .. . .. .. .. ...... .. .... . .......... . 14 luglio 1815. - Piemonte .. . .. ...... . ....... .. ..... . . .. . agosto 1815. - Genova .. ........ .. . ... . .. .... ..... ... . maggio 1815. - Monferrato .... ....... ...... .... . .... . . . maggio 1815. - battaglioni Cacciatori ... ... . . .... . . . .. . . .. . tra l'agosto e l'ottobre 1815. - dragoni della Regina . .. .. ............ .... . giugno 1815. - dragoni di S.M ... .. .... . . ...... ...... ... . luglio 1815. - cavalleggeri ......... ...... ............. . aprile 1815. - Piemonte Reale ..... .... .. .... . . .... . . .. . settembre 1815 . - Savoia Cavalleria .... . .. ... . . ... ... . .. .. . . ottobre 1815. Tutti i reggimenti provinciali ebbero le nuove bandiere tra la fine de] 1814 ed i primi mesi del 1815. L'ultima distribuzione di bandiere avvenne nel 1822, alle neo-costituite brigate di Casale, Pinerolo, Savona ed Acqui ed al reggimento dragoni del Genevese. Il Regio Viglietto del 18 marzo 1816 istituì un nuovo tipo di bandiera per i Corpi di fanteria, detta di brigata, da assegnare ai reggimenti nel caso di un loro sdoppiamento, ipotesi prevista nell'eventualità di guerra. Se ne dettagliano, di seguito, i modelli in uso presso i Corpi. 139
a. Le bandiere della Fanteria d'Ordinanza e Provinciale. Ogni reggimento ebbe in dotazione due modelli di bandiera: Reale, denominazione assunta dalle antiche Colonnelle, assegnata in tempo di pace al primo battaglione; d'Ordinanza assegnata al secondo battaglione. Entrambe erano quadrate, della dimensione di 1 metro e 31 centimetri per lato, confenzionate in «moerra forte ben tissuta» 1 con tutte le ornamentazioni dipinte, ad eccezione dei profili che erano ricamati. La bandiera Reale, in drappo azzurro, portava al centro l'aquila nera con tutte le penne rilevate in bianco e giallo, armata ed imbeccata di giallo, sormontata dalla corona reale senza fodera e caricata in petto da uno scudo barocco dipinto di giallo con le armi di Savoia moderna, fatta eccezione per il reggimento Granatieri Guardie e per quello della Regina, i quali portavano rispettivamente le grandi armi del Regno e le piccole armi del Re unite a quelle della Regina. Il drappo era contornato da una bordura anch'essa azzurra, seminata di nodi di Savoia d'oro alternati a rosette dipinte di bianco con centro rosso; tale bordura era filettata all'esterno ed all'interno con ricamo d'oro o d'argento. Dai quattro angoli del drappo si dipartivano cinque fiamme che in parte toccavano l'aquila: le due in basso avevano per base tre stelle triangolari sulle quali poggiavano due punte; le due in alto erano invece parzialmente nascoste da due scudi a punta, detti «mandorle», con cornice d'oro ricamata sormontata da mezza conchiglia dello stesso ricamo. Lo scudo all'asta recava le armi del reggimento, mentre quello al flottante ne portava ricamato in lettere nere il nome. Le fiamme e le stelle erano bordate di ricamo in oro od argento. La bandiera d'Ordinanza era di colore scarlatto contornata da una bordura bianca ornata da un nastro serpeggiante azzurro teminante a punta in corrispondenza dei quattro angoli e delle mezzerie del drappo. La bordura era anch'essa filettata di ricamo d'oro o d'argento. Stelle, fiamme, scudi ed in genere tutte le ornamentazioni corrispondevano a quelle della bandiera Reale. Al centro del drappo campeggiava una croce bianca scorciata. Il reggimento dei Granatieri Guardie aveva le bandiere ornate dalle grandi armi del Regno, racchiuse in uno scudo barocco dipinto di giallo posto al centro della croce. In entrambi i drappi le fiamme erano del colore della fodera dell'abito del reggimento, le stelle riportavano i colori dei colletti e le filettature quello dei bottoni. Le bandiere dei reggimenti Provinciali differivano da questi modelli per un solo particolare: le punte delle stelle erano bicolori, sempre turchine a destra e del colore del colletto a sinistra. II drappo veniva assicurato all'asta mediante una guaina di seta azzurra. Le aste erano in legno ricoperte di velluto rosso; la parte che fuoriusciva dalla guaina era guarnita da chiodi d'ottone dorato a testa piatta, disposti a spirale, e terminava in un calciolo anch'esso d'ottone dorato. L'asta misurava generalmente, freccia e calciolo compresi, 2 metri e 45 centimetri ma esistono alcuni esemplari che raggiungono i 2 metri e 90 centimetri. Alla sommità dell'asta venivano annodate due cravatte di seta azzurra frangiate d'argento e due cordoni con fiocco pure d ' argento. La freccia era in ottone dorato traforato, ornata da vari emblemi adottati successivamente: i modelli ufficiali pubblicati mostrano le cifre del Re intrecciate; alcuni altri esemplari esistenti hanno invece una freccia ornata da una specie di palma a due foglie sormontata dalla corona, il tutto dall'aspetto piuttosto rozzo. In data posteriore al 1815 fu adottata una freccia similare di forma più slanciata, ornata da una palma a cinque foglie coronata, la cui fattura risulta molto più accurata.
1
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Tipo di seta pesante, a riflessi simulanti le onde.
La bandiera modello 1816 di Brigata era del tutto analoga a quella Reale, salvo per l'aquila che stringeva nelle griffe un bastone da Maresciallo a destra ed uno scettro asinistra; da questi pendevano la gran croce dell'Ordine Militare di Savoia con nastro azzurro, la gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro con nastro verde ed il gran collare dell'Ordine della SS. Annunziata. Lo scudo all'asta recava inoltre le armi delle provincie nelle quali reclutava la Brigata, mentre quello al flottante ne portava il nome ricamato in caratteri neri. Le bandiere di Brigata dovevano essere distribuite al primo battaglione di ogni reggimento, quella Reale sarebbe quindi passata al secondo e quelle d'Ordinanza al terzo e quarto battaglione. Costituite nel 1821, le nuove brigate di Casale, Pinerolo, Savona ed Acqui ebbero in dotazione le insegne di Brigata già appartenute a quelle disciolte, naturalmente con gli specifici colori ed emblemi 2 • b. Le bandiere dei battaglioni Cacciatori. I battaglioni Cacciatori ebbero in dotazione delle bandiere particolari, dette «fiamme», identiche a quelle di Fanteria per il colore e gli ornamenti, ma con il drappo di 84 centimetri ed una punta lunga 47 centimetri, sulla quale era posto uno scudo che riportava il nome del reparto. I reggimenti furono dotati di due fiamme, Reale e d'Ordinanza, mentre i battaglioni ebbero la sola ordinanza. Dai disegni di modello le frecce appaiono identiche a quelle della Fanteria. Un esemplare appartenuto al battaglione Cacciatori della Regina è invece ornato da una cornetta al posto della palma; quest'eccezione è sempre stata finora spiegata come una peculiarità di quel reparto; una considerazione maggiormente attenta, tratta dal più che provato fatto che nell'esercito Sardo si rifuggiva da simili particolarismi, avversati da sempre, e che, oltretutto, il battaglione in questione era stato costituito ex-novo nel 1814, non vantando quindi speciale tradizioni, porta invece a ritenere che l'emblema della cornetta fosse una variante adottata da tutti i battaglioni Cacciatori. Sarebbe d'altronde pericoloso prendere quale riferimento ed esempio le frecce poste sulle aste dei drappi degli altri reparti Cacciatori conservati nella Cittadella e nell'Armeria Reale in Torino, in quanto spesso si tratta di assemblaggi di pezzi rinvenuti separati tra di loro e riuniti dai restauratori di fine ottocento. c. Le bandiere della Cavalleria. Le insegne dei reparti di cavalleria presentano in genere le stesse caratteristiche di quelle della Fanteria, ma sono, per ciò che riguarda la forma, di tre modelli ben distinti: 1) stendardi, per la cavalleria «grossa», misuranti 51 centimetri di larghezza e 59 centimetri di altezza; 2) cornette, per i Dragoni, di dimensioni identiche ma tagliate a coda di rondine con le due punte lunghe 38 centimetri; 3) fiamme, per i Cavalleggeri, uguali a quelle dei Cacciatori ma con i lati di 51 centimetri e la punta lunga 38 centimetri. A ciascun reparto furono distribuite un'insegna Reale e tre d'Ordinanza: la prima era assegnata alla 1a Divisione del Colmrnello (1 ° e 4° squadrone), le altre alle Divisioni d'ala. Le insegne Reali della cavalleria e dei Dragoni non avevano lo scudo con il predicato del reggimento, che era invece posto su di un nastro bianco stretto tra le griffe dell'aquila. Il reggimento Savoia Cavalleria ornava i suoi stendardi e, in seguito alla sua trasfor-
2 Da una lettera del ministero (Circ. N . 2024 del 25 agosto 1830) si sa tuttavia che l'unica bandiera cli brigata mocl. 1816 distribuita fu data alla brigata di Savoia. Venne quindi disposto di far confezionare le altre per distribuirle nell'occasione.
141
mazione in Cavalleggeri del 1819, le sue fiamme, con uno scudo posto in basso all'asta a testimonianza della sua antica impresa della Marsaglia 3, raffigurata dall'albero tagliato ed innestato, sormontato dalla variante del suo motto «Secta et ligata refloret», che suonava ora «Haec iterum dissecta dolore ligata refulget» oppure «Haec iterum dissecta dolo religata refulget». Questo, a ricordo del doppio scioglimento e delle successive riscostituzioni del 1703 e del 1798 4 • Le aste d'insegna delle unità a cavallo erano di legno, ottagonali a spigoli vivi, dipinte di rosso; la loro altezza, compresa la freccia, misurava 2 metri e 44 centimetri. Frecce, cravatte e cordoni erano identici a quelli in uso nei reparti a piedi. Le quattro compagnie delle Guardie del Corpo, tradizionalmente considerate come reparti di cavalleria, avevano in dotazione degli stendardi pressochè uguali a quelli usati nel secolo precedente. L'ordine di confezione venne dato 1'8 agosto del 1814 ela loro consegna, limitata alle sole prime due compagnie, avvenne ai primi di luglio del 18 I 5, come risulta da una lettera inviata dall'Ufficio Generale del Soldo al ricamatore torinese Giuseppe Cernon, incaricato della fattura: «In seguito all'incarico dato da S.M. al ricamatore Signor Cernon, di formare li stendardi per le quattro compagnie delle Guardie del Corpo Sue; avendo il suddetto già consegnato quelli che debbono servire per le prime due compagnie, ed esendogli dovuti, per saldo dè medesimi, lire 1000 ciascuno .......................... . dovrà egli formare gli altri due». Questi drappi misuravano 50 centimetri di lato ed erano bordati di frangia d'oro alta 3 centimetri su tutti i lati; il fondo era di seta pesante azzurra letteralmente coperto da ricami in oro ed argento, riproducenti intrecci di foglie d'acanto. Ai quattro angoli erano ricamati trofei d'armi e bandiere con al centro un elmo ferrato, posto di faccia negli angoli superiori e di profilo negli altri. Al centro del recto di tutti gli stendardi erano ricamate le grandi armi del Regno racchiuse in uno scudo in oro sostenuto da due leoni rampanti anch'essi ricamati in oro, circondato dai collari dell' Annunziata e dei Santi Maurizio e Lazzaro; al verso era invece riportato l'emblema proprio di ogni compagnia; in particolare: - I a compagnia Piemontese: il Beato Amedeo di Savoia rivestito dell'abito del Supremo Ordine della SS. Annunziata con il collare posto sul manto d'ermellino: la mano destra stringe lo scettro mentre la sinistra poggia su di una tavola rettangolare recante l'iscrizione «Facite judicium et iustitiam et diligite pauperes». Al di sopra del Beato è posto un nastro bianco svolazzante recante la scritta «Amè le bienhereux». - 2a compagnia Savoiarda: l'annunciazione della Beata Vergine Maria racchiusa nel collare dell'omonimo ordine; al di sopra un nastro bianco svolazzante con il motto «Fortitudo eius Rhodum tenuit». 3a compagnia Sarda: il patrono di Cagliari, S. Efisio, raffigurato con l'armatura completa; al di sopra un nastro bianco con l'iscrizione «S. Ephisius Calar. is Prot. or». Dello stendardo della 4 a compagnia Genovese non si è finora trovato traccia, nè si sono rintracciati documenti in merito; è comunque probabile che fosse uguale agli altri nelle ornamentazioni e nelle armi reali, mentre al verso doveva essere ornato da S. Giorgio patrono di Genova, seguendo così lo stile di quelli delle altre compagnie.
3 Battaglia della Marsaglia, o di Orbassano (1693). Fa parte delle <<guerre germaniche» condotte tra Francia e Spagna per il predominio europeo. In essa le Truppe francesi del Catinat sconfissero quelle alleate (austriac:, spagnoli, piemontesi e tedeschi) al comando cli Vittorio Amedeo I di Savoia. 4 Nel 1823 (Circ., n. 0 2508 del 4 ottobre) i cavalleggeri di Savoia avevano ancora i vecchi stendardi da cavalleria pesante. In quella data il ministero ne stabiliva la sosl.itu,:ione con le fiamme prescritte per la cavalleria leggera.
142
d. Le bandiere dell'Artiglieria. Riordinati i reparti dell'Arma con Decreto del 7 gennaio 1815, il Ministero assegnò al reggimento d'artiglieria la bandiera Reale, identica per disegno, ornamentazione e fattura alle corrispondenti bandiere assegnate ai reparti di fanteria, con stelle nere e fiamme giallo chiaro, entrambe filettate in oro. Lo scudo all'asta era ornato dalle cifre del Re intrecciate e coronate, il tutto in ricamo d'oro, mentre quello al flottante recava la scritta «Regg. Reale Artiglieria» in lettere nere. Ad ulteriore distinzione l'aquila poggiava su di un cannone ed un mortaio dipinti in oro e su una piramide di palle dipinte al naturale. La bandiera d'Ordinanza è tutt'ora sconosciuta. Si sa tuttavia, da una lettera indirizzata dalla Regia Segreteria di Guerra e Marina al colonnello in 2° del Corpo, Cavalier Scarampi, in data 18 ottobre 1817, della concessione di questo modello di bandiera al battaglione di artiglieria in Sardegna, fatto che confermerebbe indirettamente l'uso dell'Ordinanza anche per il reggimento stanziato in terraferma; ulteriore conferma, sempre, indiretta, viene da un' altra lettera del 1° novembre 1816, con la quale si inviava al Corpo copia del Regolamento del 1° dicembre 1814 riguardante la benedizione delle bandiere con l'affermazione: «nella circostanza che si dovranno benedire gli stendardi che l'Ufficio Generale del Soldo farà rimettere al Reggimento Reale d'Artiglieria ........... ». Sembra quindi lecito supporre che l'Ordinanza in questione fosse identica al modello in uso presso la fanteria, con i colori tipici dell'artiglieria e con la probabile aggiunta dei medesimi trofei che ornavano quella Reale. Le bandiere furono benedette nella chiesa di S. Carlo il lunedì 25 novembre 1816 di fronte all'intero reggimento schierato in armi e con due pezzi da 8 libbre <<. ........ come particolare distintivo del Corpo». Nel 1822 veniva infine assegnata al Corpo d'artiglieria la bandiera modello 1816 di Brigata, anch'essa analoga ai corrispondenti drappi di fanteria, ma dai tipici colori ed ornamentazioni dell'Arma, ivi compresi il mortaio, il cannone e la piramide di palle; gli scudi erano ornati rispettivamente dalle cifre del Re coronate e dalla scritta <<Brigata Reale d'Artiglieria». e. Le onorificenze assegnata alle bandiere. Due soli reparti ebbero, nel periodo in esame, delle onorificienze assegnate alle bandiere. Il reggimento di Cuneo ricevette con Regio Viglietto del 20 ottobre del 1821 una medaglia d'oro per il contegno tenuto durante i moti; questa ricompensa, che doveva essere appesa con nastro azzuro all'asta della bandiera Reale, recava al recto l'iscrizione seguente: «Legio Cuneensis Constantissima/Ceteris Fidei Signum/Novariae Mense Martii», mentre al verso era ornata dal busto del Re Carlo Felice contornato dall'iscrizione «Rex Carolus Felix Anno Regni I». Sempre per la fedeltà dimostrata durante i moti, la città di Nizza assegnò, con il beneplacito del Re, una medaglia d'oro al reggimento Cacciatori Guardie per fregiarne la fiamma Reale, con l'iscrizione «Aprile 1821 - Ai bravi Cacciatori Guardie di Sardegna, comandati dal Cav. D. Stefano De Candia, la città di Nizza marittima». La medaglia venne consegnata con solenne cerimonia il 22 aprile 1821. f . Alcune osservazioni integrative. Molte bandiere dell'epoca sono giunte fino ai nostri tempi, anche se alcune in cattive condizioni. Di questi esemplari, conservati per la maggior parte a Torino presso il Museo d'Artiglieria e l'Armeria Reale, ben 30 appartengono alla Fanteria: 9 sono del modello Reale pei reggimenti di Monferrato, Acqui, Alessandria, Nizza, Asti, Genova, Pinerolo, Legione Reale Piemontese e Cacciatori della Regina; 20 sono d'Ordinanza, per i reggimenti di Savoia, Monferrato , Saluzzo, Alessandria, Torino, Nizza, Asti (due), Pinerolo, Tortona (due), Mondovì (due) Vercelli, Casale, Genova (due), Acqui, Legione Reale Piemontese (due). Della Cavalleria sono conservate in tutto 15 insegne: i tre stendardi delle compagnie Guardie del Corpo Piemontese, Savoiarda e Sarda; 143
una cornetta Reale e due di Ordinanza dei Dragoni di S.M. e dei Dragoni della Regina; una Reale ed una di Ordinanza dei Dragoni del Genevese; uno stendardo Reale ed uno d'Ordinanza del reggimento Piemonte Reale; una fiamma d'Ordinanza dei Cavalleggeri di Piemonte e dei Cavalleggeri di Savoia. Esistono inoltre una bandiera di Brigata modello 1816 per i Granatieri Guardie, peraltro con le cifre del Re Carlo Alberto e con la scritta «Brigata Granatieri Guardie, n ° 1» (identificatensi quindi sicuramente nella bandiera in uso durante il suo primo anno di regno), e due bandiere del!' Artiglieria, una Reale ed una di Brigata. Esaminando questi vessilli ci si rende conto che, almeno nella maggioranza, essi sono strettamente conformi ai modelli sanzionati dal Ministero. Alcuni tuttavia costituiscono eccezione sia per gli ornamenti sia per le dimensioni. La bandiera d'Ordinanza del reggimento provinciale di Mondovì, ad esempio, misura 1.22 metri d'altezza per 1.23; la Reale del reggimento di Genova misura invece 1.28 metri di larghezza per 1.23 d'altezza, mentre l'Ordinanza di Alessandria è addirittura larga 1.38 metri per 1.26. Hanno ornamenti fuori ordinanza invece alcune altre bandiere, sempre di Fanteria: il reggimento di Monferrato, bandiera Reale, ha la mandorla all'asta ornata dallo scudo della provincia con corona marchionale; il reggimento di Saluzzo, bandiera d'Ordinanza, ha la mandorla all'asta ornata di scudo con corona comitale, fiancheggiato da rami d'alloro e palma bianchi, contenente un ovale con le anni di Saluzzo, bipartito d'azzurro e di bianco, con una «S» sovrapposta metà bianca e metà azzurra; il reggimento d 'Alessandria, bandiera Reale, ha la mandorla all'asta ornata da una croce rossa dalle braccia filettate di giallo, mentre la scritta nell'altra mandorla è ricamata in caratteri gialli; il reggimento provinciale di Pinerolo, bandiera d'Ordinanza, sulla mandorla al flottante anzichè il nome del reggimento porta uno scudo bianco sormontato da corona reale e da svolazzi rossi e contornato da trofei d'armi, al centro del quale è raffigurato un ovale giallo con l'aquila di Savoia; il reggimento provinciale di Tortona, bandiera d'Ordinanza, porta nella mandorla al flottante lo stemma di Genova, anzichè il nome del Corpo 5 ; il reggimento provinciale di Casale, bandiera d'Ordinanza, sulla mandorla al flottante ha raffigurato uno scudo bianco sormontato da corona reale e contornato da trofei d'armi e di bandiere, con al centro le armi di Sardegna racchiuse in un ovale; il reggimento di Genova, bandiera d'Ordinanza, ha le mandorle filettate internamente di nero, inoltre quella all'asta reca le armi di Genova sormontate da corona ducale, con il braccio superiore della croce passante attraverso di essa; il reggimento Dragoni del Genevese, cornetta d'Ordinanza, reca sulla mandorla all'asta le armi del Genevese., inquartate al 1° ed al 4° di bianco alla banda d'azzurro accompagnata da due leoni rampanti di nero linguati di rosso, al 2° e 3° ai cinque punti d'oro equipollenti ai quattro d'azzurro; il reggimento provinciale di Torino , bandiera d'Ordinanza, ha la mandorla al flottante di fondo azzurro con la scritta Torino in nero. È infine da ricordare che le insegne, sia di Fanteria sia di Cavalleria ed Artiglieria, venivano spiegate soltanto in occasione di parate, giuramenti ed altre cerimonie di particolare solennit.à . In guarnigione esse erano custodite nell'abitazione del colonnello Comandante, mentre in marcia e durante le esercitazioni più importanti venivano avvolte in un'apposita custodia di cotone rigato bianco e turchino e quindi risposte in un'altra custodia di tela cerata dipinta di nero, munita di cordone di seta scorrevole al fondo. Di seguito sono illustrate, in dieci tabelle riassuntive, le principali caratteristiche distintive delle bandiere dell'esercito durante la Restaurazione.
s Il reggimento di T ortona, sciolto nel I 8 I 5, venne incorporato in quello di Genova.
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Tabella n. 1 - Bandiere Reali o Colonnelle dei Reggimenti di Fanteria d'Ordinanza scuoo OELL' AQUILA
SCUDO ALL'ASTA
STELLE
FL\MME
PUOf'ILI
NOTE
GRANATIERI• GUARDIE
GRANDI ARMI
CJFRA DEL RE
SCARLAH E
SCARLATTE
ARGENTO
• CIFRE Y.E. INTRECCIATE E RICAMATE IN ORO
SAVOIA '
SAVOIA MODERNA
CIFRA DEL RE
NERE
SCARLATTE
ORO
MONFERRATO
SAVOIA MODERNA
MOKF!:RRATO
BIANCHE
SCARLATTE
ORO
PIEMONTE
SAVOIA MODERNA
PIEMO\lTE
SCARLATII
SCARLATTE
ORO
SALUZZO
SAVOIA MODERNA
SALUZZO
SCARLATTE
BIANCHE
ARGENTO
AOSTA
SAVOIA MODERNA
AOSTA
SCARLATTE
GIALLE
ARGEKTO
CUNEO
SAVO IA MODERNA
CUNEO
CREMISI
BIANCHE
ARGENTO
LA REGINA '*
ARMI DEL RE E DELLA REGINA
CIFRE DELLA REGINA
BIANCHE
SCARLATI'E
ARGENTO
ALESSAKDRIA
SAVO IA .\IODERNA
ALESSANDRIA
CAW)SCIO
CAMOSCJO
ARGENTO
GENOVA
SAVO IA ~WDERKA
CìENOVA
CAMOSCIO
ARGENTO
COIWO
"CIFRE M.T. INTRECCIATE E RICAMATE IN ORO
fA\-IO~flO
CON LE DUE PUNTE SCARLATTE
Tabella n. 2 - Bandiere d'Ordinanza dei Reggimenti di Fanteria omonimi CORPO
scuoo ALl.'ASTA
SCUDO AL FLOTTANTE
STELLE
FIAMME
PRO:FILI
NOTE
GRA.NDI ARMI AL CENTRO DELLA CROCE
GRANATIERI GUARDIE
CIFRE DEL RE
GRAKATIERI GUARDIE
SCARLATTE
TURCHINE
ARGENTO
SAVOIA
SAVOIA ANTICA
SAVOIA
NERE
TURCHINE
ORO
MONfERRATO
MONFERRATO
MONFERRATO
BIANCHE
TURCHINE
ORO
PIEMONTE
PIEMONTE
PIEMONTE
SCARLATTE
TURCHINE
ORO
SA LUZZO
SALUZZO
SALUZZO
SCARLATTE
BIANCHE
ARGENTO
AOSTA
AOSTA
AOSTA
SCARLAHE
GIALLE
ARGENTO
CUNEO
CUNEO
CUNEO
CREMISI
BIANCHE
ARGENTO
LA REGINA
CIFRE DELLA REGINA
LA REGINA
BIANCHE
TURCHINE
ARGE\lTO
ALESSANDRIA
ALESSANDRIA
ALESSANDRIA
CAMOSCIO
CAMOSCIO
ARGENTO
GENOVA
GE\lOVA
GENOVA
CAMOSCIO CON LE PUNTE SCARLATTE
CAMOSCIO
ARGENTO
145
Tabella n. 3 - Bandiere Reali o Colonnelle dei Reggimenti di Fanteria Provinciale SCUDO DELL'AQU ILA
CORPO
SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA
GENEVESE MORIANA IVREA TORINO NIZZA MONDOVÌ VERCELLI ASTI PINEROLO CASALE NOVARA TORTONA SUSA
SCUDO ALL'ASTA
STELLE
GENEVESE
BIANCHE
MORIANA
SCARLATTE
IVREA
SCARLATTE
TORINO
BIANCHE
NIZZA
CREMISI
CEVA
BIANCHE
VERCELLI
BIANCHE
ASTI
SCARLATTE
PINEROLO
NERE
CASALE
SCARLATTE
NOVARA
GIALLO CHIARE GIALLO CHIARE
TORTONA
PUNTE DELLE STELLE
SCARLATTE
SUSA
BIANCHETURCHINE SCARLAHETURCHINE SCARLATTETURCH INE BIANCHETURCHINE CREM ISITURCH INE BIANCHETURCHINE ARANCIOTURCHINE SCARLATTETURCHINE NERETURCHINE SCARLATTETURCHINE GIALLETURCHINE GIALLETURCHINE SCARLATTET!JRCHTNF
FIAMME
GIALLO CHIARE GIALLO CHIARE GIALLO CHIARE
PROFILI
ARGENTO ORO ARGENTO
BIANCHE
ORO
CREMISI
ARGENTO
lllANCHE
ARGENTO
ARANCIO
ARGENTO
SCARLATIE
ARGENTO
lllANCHE
ORO
BIANCHE
ORO
SCARLATTE
ARGENTO
BIANCHE
ARGENTO
SCARLAfrE
ARGENTO
Tabella n. 4 - Bandiere d'Ordinanza dei Reggimenti di Fanteria Provinciale /
146
CORPO
SCUDO ALL'ASTA
STELLE
GENEVESE
GENEVESE
BIANCHE
~-!ORIANA
MORIANA
SCARLATTE
IVREA
IVREA
SCARLATTE
TORINO
TORINO
BIANCHE
NIZZA
NIZZA
TURCHINE
MONDOVÌ
CEVA
BIANCHE
VERCELLI
VERCELLI
BIANCHE
ASTI
ASTI
SCARLATTE
PINEROLO
PINEROLO
NERE
CASALE
CASALE
SCARLATTE
NOVARA
NOVARA
GIALLE CHIARE
TORTONA
TORTONA
GIALLE CHIARE
SUSA
SUSA
SCARLATTO
PUNTE DELLE STELLE
BIANCHETURCHINE SCARLATTETURCHINE SCARLATTETURCHINE BlANCHETURCHINE CREMISITURCHINE BIANCHETURCHINE ARANCIOTURCHINE SCARLATTETURCHINE NERE-TURCHINE SCARLATTETURCHINE GIALLO CH.TURCHINE GIALLO CH.TURCHINE SCARLATTETURCHINE
FIAMME
PROFILI
GIALLO CHIARE
ARGENTO
GIALLO CHIARE
ORO
GIALLO CHIARE
ARGENTO
BIANCHE
ORO
CREMISI
ARGENTO
BIANCHE
ARGENTO
TURCH INE
ARGENTO
TURCHINE
ARGENTO
BIANCHE
ORO
BIANCHE
ORO
TURCHINE
ARGENTO
BIANCHE
ARGENTO
TURCHINE
ARGENTO
Tabella n. 5 - Bandiere Reali e d'Ordinanza delle quattro Brigate Costituite nel 1821
a) Colonnelle CORPO
SCUDO DELL'AQUILA
SCUDO ALL'ASTA
CASALE PINEROLO
SAVOIA MODERNA SAVOIA MODERNA
CASALE PINEROLO
ACQUJ
SAVOIA MODERNA
ACQUI
SAVONA
SAVOIA MODERNA
SAVONA
STELLE
FIAMME
PROflLI
GIALL[ NERE SCARLATTE COI\ PUNTE CAMOSCJO BIANCHE
SCARLATrE BIANCHE
ORO ARGENTO
CAMOSCJO
ARGENTO
GIALLE
ORO
b) Ordinanza CORPO
SCUDO ALL'ASTA
STELLE
FIAMME
PROfILI
CASALE
CASALE
GIALLE
TURCH INE
PINEROLO
PINEROLO
ll!ANCHE
ORO ARGENTO
ACQU I
ACQUI
CAMOSCIO
ARGENTO
SAVONA
SAVONA
NERE SCARLATTE CON PUNTE CAMOSCIO BIANCHE
GIALLE
ORO
Tabella n. 6 - Bandiere di Brigala modello 1816 BRIGATA
SCUDO DELL'AQUILA
SCUDO ALL'ASTA
STELI.E
FIAMME
PROFILI
GRANATIERI GUAR DIE
GRANDI ARMI
CIFRE DEL RE
SCARLATTE
SCARLATTE
ARGEKTO
SAVOJA
SAVOIA MODERNA
GENEVESE E MORIANA
NERE
SCARLAHE
ORO
MONFERRATO 1816-1821
SAVOIA MODER'-IA
MONFERRATO, NOVARA.CASALE
BIANCHE
SCARLATTE
ORO
PIEMONTE
SAVOIA MODER'-IA
PIEMONTE, TOR!NO, IVREA
SCARLATTE
SCARLATTE
ORO
SALUZZO 1816-1321
SAVOI.A MODERNA
SALUZZO, PINEROLO, SUSA
SCARLATTE
BIANCH E
ARGENTO
AOSTA
SAVOIA MODERNA
AOSTA, IVREA, V[RCELLI
SCARLATTE
GJALLE
ARGENTO
CUNEO
SAVOJA MODERNA
CUNEO, t\lZZA, SALUZZO, MOKDOVi
CREMISI
BIANCHE
ARGENTO
LA REGIKA
PICCOLE ARMI ED ARMI DELLA REGINA
AST!, MONDOVÌ
BIANCHE
SCARLATIE
ARGENTO
ALESSANDRIA 1816-1821
SAVO IA MODERNA
ALESSANDRIA, ACQUI, LO!v!ELLINA
CAMOSCIO
CAMOSCIO
ARGENTO
GENOVA 1816-!S2I
SAVO IA \WDERNA
GENOVA, TORTONA
CAMOSCIO CON DUE PUNTE SCARLATTE
CAMOSCIO
ARGENTO
CASALE 1821-1831
SAVOJA \IODERNA
CASALE, NOVARA
GIALLE
SCARLATTE
ORO
PINEROLO 1821-1831
SAVOIA MODERNA
PINEROLO, SUSA
NERE
BIANCHE
ARGENTO
SAVONA 1821-1!31
SAVO IA MODERNA
SAVONA, TORTONA
RIANCHE
GIA LLE
ORO
ACQUI 1821-18: 1
SAVOIA MODERNA
ALESSANDRIA, ACQUI, LOMELLINA
SCARLATTE COt\ DUE PUNTE CAMOSCIO
CAMOSCIO
ARGENTO
147
Tabella n. 7 - Fiamme Reali o colonne/le per i Corpi Cacciatori: CORPO
SCUDO DELL'AQUILA
SCUDO A LL'ASTA
STELLE
FIAMME
PROFJLJ
CACCIATORI GUARDIE 1816-1831
PICCOLE AR.v!I
CIFRE DEL RE
SCARLATTE
SCARLATTE
ARGENTO
CACCIATORI DI SAVOIA 1814-1831
SAVOIA MODERI\A
CIFRE DEL RE
SCARLATTE
GIALLE
ARGENTO
CACCIATORI ITALIANI 1814-1817
SAVOIA MODERNA
CIFRE DEL RE
SCARLATTE
BIANCHE
ORO
CACCIATORI DI NIZZA 1814-1831
SAVOIA MODERNA
NIZZA
CREMISI
CREMISI
ORO
CACCIATORI DELLA REGl'-IA 1814-1831
PICCOLE ARM I ED ARM I DELLA REGINA
CIFRE DELLA REGINA
BIANCHE
SCARLATTE
ARGENTO
LEGIONE REALE PIEMONTESE 1814-1817
SAVOIA MODERNA
PIEMO'-ITE
SCARLATTE
GIALLE
ORO
CACCIATORI R. PIEMONTESI 1821-18]1
SAVOIA MODERNA
PIEMONTE
SCARLATTE
GIALLE
ORO
LEGIONE REALE LEGGIERA 1817-1821
SAVOIA MODERNA
PIEMOKTE
SCARLATTE
GIALLE
ORO
CACCIATORI D'AOSTA 1825-1831
SAVOIA MODERNA
AOSTA
SCARLATTE
SCARLATTE
ARGENTO
TabeIJa n. 8 - Fiamme d'Ordinanza per i Corpi Cacciatori CORPO
SCUDO
ALL'ASTA
STELLE
FIAMME
PROFILI
CACCIATORI - GUARDIE
PICCOLE ARMI
SCARLATTE
TURCHINE
ARGENTO
CACCIATORI-ITALIANI 1814-1817
SAVOIA ANTICA IN CAMPO BIANCO
SCARLATTE
BIA!\CHE
ORO
CACCIATORI DI NIZZA
NIZZA
CREM ISI
CREMISI
ORO
LEGIONI REALE PIEMONTESE 1814-1817
PIE:VIONTE
SCARLATTE
GIALLE
ORO
LEGIONI R[ALE LEGGI ERA 1817-1821
PIE\!ONTE
SCARLATTE
GIALLE
ORO
148
Tabella n. 9 - Stendardi, Cornette e Fiamme Reali o Colonnefle per i Reggimenti di Cavalleria CORPO
SCUDO DELL'AQUILA
SCUDO ALL'ASTA
STELLE
FIAMMI::
PROFILI
PIEMONTE REALE CAVALLERIA
PICCOLE ARMI
PIEMONTE
SCARLATTE
SCARLATTE
ORO
SAVOIA CAVALLERIA
SAVO IA MODERNA
CJFRE DEL RE
NERE
SCARLATTE
ORO
DRAGONI DI S.\L 1814·1821
PICCOLE ARMI
CIFRE DEL RE
SCARLATTE
SCARLATTE
ORO ARGENTO
DRAGOf\l DELLA REG INA
PICCOLE ARMI ED ARMI DELLA REGINA
CIFRE DELLA REGINA
il l1\NCHE
SCARLATTE
ORO
"AVALLEGGIERI DI S.M. 1814-1821
PICCOLE AR.\-11
CIFRE DEL RE
SCARLATTE
SCARLA!TE
ARGENTO
CAVALLEGGIERI DI PIEMONTE
SAVOIA \-IODERNA
PIE\·IONTE
SCARLATTE
SCARLATTE
ORO
DRAGO'JI DEL (iEf\EVESE 1821-1831
SAVOIA \ 10DERNA
GENEVESE
GIALLE
SCARLATTE
ARGEf\TO
DRAGONI DI PIEMONTE I828-1 83 I
SAVOIA MODERNA
PIEMONTE
SCA RLATTE
SCi\RLArrE
ARGENTO
Tabella n . 10 - Stendardi, Cornette e Fiamme d'Ordinanza per i Reggimenti di Cavalleria CORPO ·
SCUDO ALL'ASTA
STELLE
}'IAMME
PROfILl
SCARLATTE
Tt;RCHINE
ORO
NERE
TlRCHINE
PIEMONTE REALE CAVALLERIA
PIEMONTE
SAVO!.A CAVALLERIA
SAVOIA ANTICA
DRAGO!\! DI S. M. 1814-1821
PICCOLE AR\-11
SCARLATTE
TURCHINE
ARGENTO
DRAGONI OEILA REGIJ\A
PICCOLE ARMI ED ARMI DELLA REGINA
lllANCHE
TURCH INE
ORO
CAVALLEGGIERI DI S. M. 18l<-1821
PICCOLE ARM I
SCARLATTE
TURCHINE
ARGENTO
CAVALLEGGIERI DI PIEMONTE
PIE~-IONTE
SCARLATTE
TURCHINE
ORO
DRAGON I DEL GENEVESE 1821-1831
GENEVESE
GIALLE
TURCHINE
ARGENTO
DRAGONI DI PIEMONTE 1828-1831
PIEMONTE
SCARLATTE
TURCHINE
ARGENTO
0
'
ORO
· Un altro scudo posto sempre all'asta, ma in basso, portava l'antica arma del corpo.
2. Le guide di campamento
I reggimenti di fanteria ed i battaglioni cacciatori erano provvisti di piccole bandiere, dette Guide di Campamento, la cui forma, colore ed ornamenti furono regolamentati dal Regio Viglietto del 12 giugno 1815, modificato poi il 6 marzo del 1816. Il 5 luglio 1815 149
l'uso delle Guide venne esteso ai dragoni, per i quali era previsto il servizio a piedi come per la fanteria . Le Guide servivano per rettificare l'allineamento di più battaglioni, per riordinare un battaglione disperso, per determinarne la posizione in caso di riunione di Corpo d'Armata, e per dirigere la marcia di fronte in battaglia, facendo le veci delle bandiere nel caso che queste mancassero nell'ambito del battaglione. Inoltre, allorchè più reggimenti o battaglioni prendevano quartiere in uno stesso luogo, le Guide segnavano l'alloggio dei vari reparti, appese bene in vista sulle porte o alle finestre. Questi strumenti erano considerati oggetti di «grande arredo» e come tali figurano in tutte le tabelle delle assegnazioni ai Corpi; quelle dei dragoni non vi compaiono più a partire del 1819. Ogni battaglione di fanteria fu dotato di tre Guide: una per l'ala destra, una per il centro ed una per l'ala sinistra. Quelle di destra erano affidate alla 1a compagnia del 1° battaglione, ed alla 2a del 2° battaglione; quelle del centro alle compagnie 7 3 e 8 3 , rispettivamente del 1° e del 2° battaglione; quelle di sinistra, infine, all'l la compagnia del 1° ed alla 12 a del 2° battaglione. Tutte erano portate da Sergenti. Il drappo era in stoffa di lana, quadrato, di 50 centimetri di lato, di colore scarlatto per le Guide di destra, turchino per quelle di centro e giallo per quelle di sinistra. Al centro era ricamato in caratteri bianchi sullo scarlatto e sul turchino, e turchini sul giallo, il predicato del reggimento cui appartenevano; ad esempio: «Reggimento Granatieri Guardie». Le Guide di centro dei primi battaglioni recavano inoltre Ie cifre del Re, ricamate, sopra il predicato. Per i Cacciatori il sistema era identico, ma il drappo ricalcava la forma delle loro Fiamme: misurava cioè 50 centimetri, con una punta aggiuntiva di 16. Tutti i drappi erano fissati ad un'asta mediante chiodi a testa tonda, di metallo giallo; quest'ultima era in legno di faggio, verniciata in azzurro, con freccia in ottone piena e puntale di ferro, il quale «debba essere assai forte, per potere essere conficcato nel terreno all'occasione». L'asta misurava metri 1.64, la freccia 25 centimetri ed il puntale 36. In caso di guerra, con lo sdoppiamento dei reggimenti di fanteria - a loro volta potenziati a quattro battaglioni - che assumevano la denominazione di Brigate, era prevista la consegna delle Guide anche ai due battaglioni di nuova costituzione: guide identiche per colore ed ornamenti alle altre, ma con l'aggiunta di una losanga bianca, posta nell'angolo basso al flottante. Lo stesso avveniva per i reggimenti Cacciatori, mobilitati su due battaglioni, con la differenza che la losanga sulle Guide del 2° battaglione - quello neo costituito - era posta sulla punta del drappo. Le Guide dei reggimenti dragoni seguivano il medesimo criterio costruttivo. Il drappo era quindi foggiato a coda di rondine come le cornette, alto 50 centimetri e largo 68, punta compresa. Quello turchino era assegnato alla 1a Divisione del centro (1 ° e 4° squadrone), il rosso alla 2 8 di destra (2° e 5° squadrone), il giallo alla 3a di sinistra (3° e 6° squadrone). Le scritte ed i ricami erano identici a quelli della fanteria, così come uguale era l'asta. La Guida turchina del reggimento Dragoni della Regina recava le cifre M.T. (Maria Teresa) ricamate, cosa che induce a supporre che anche gli omonimi reggimento di fanteria e battaglione Cacciatori portassero questo stesso contrassegno distintivo.
]50
Tavole
III
Tavola I - FANTERIA D I LINE A, 1814.
Fanteria deJ 1814. Da sinistra: Individuo del reggimento svizzero Christ, gran tenuta; Granatiere del reggimento di C u.n eo, gran tenuta; Sergente del corpo cacciatori della Regina, gran tenuta; 152
Tavola 1
Tavola 2 - CASCHETTO DA FANTERIA MOD. 1814.
Caschetto da fanteria Modello definitivo (Museo Naz. di Castel S. Angelo - Roma) A) Vista frontale B) Vista laterale C) Dettaglio del primo modello di caschetto approvato nel 1814, (facsimile da originale - A.S.K. Brown military collection - Brown University Library, Providence, R.I. - U.S.A.) D) Figurini della brigata Monferrato (1814), approvati dal Sovrano (coli. privata - Roma)
154
Tavola 2
Tavola 3 - FANTERIA DI LINEA, 1814-17.
Da sinistra: Comune del reggimento granatieri guardie, in tenut a ordinaria, 1814-17. Tenente dei granatieri di linea, in gran tenuta, 1814-17.
156
Tavola 3
Tavola 4 - CASCHETTO DI FANTERIA MOD . 1814.
A) Caschetto di fanteria con piastra a scudo sannitico (Museo della Cavalleria Pinerolo) I - Vista frontale - Il - Vista laterale. B) Caschetto di fanteria con piastra a scudo barocco di 2 ° tipo
(Museo del Risorgimento - Torino). I - Vista laterale - II - Vista frontale. 158
Tavola 4
B
Tavola 5 - DETTAGLI DELL'UNIFORME DELLA F ANTERIA DI LINEA, 18[4.
I. Dettaglio dell'abito mocl. 1814 da soldato del reggimento gtanatieri guardie. 2. Dettaglio dell'abito mod. 1'814 da caporale maggiore del reggimento di Aosta . 3. Dettaglio dell'abito mocl . 1814 da sergente sovranumerario del corpo franco sardo. 4. Nappine distintive di compagnia previste per i caschetti di fanteria mod . 1814: a) l O battaglione, stato maggiore, I a compagnia granatieri, 1a,3'1,5",7a ,9a ed 11 3 compagnia fucilieri. b) 2° battaglione Stato Maggiore, 2" compagnia granatieri, 2", 4", 6", 8", 10a e 12a compagnia fucilieri. 5a. Dettaglio del gallone da tamburini. 5b. Dettaglio del gallone a due righe usato per i distintivi di grado da sottufficiali. Se . Dettaglio di un bottone da fanteria. 6. Dettaglio del distintivo da furiere alle maniche dell'abito . 7. Dettaglio del distintivo da sergente dei cacciatori alle maniche dell'abito. 8. Dettaglio del distintivo da sergente sovranumerario del reggimento granatieri guardie alle maniche dell'abito . 160
Tavola 5
Tavola 6 - ARMAMENTO DELLA FANTERIA E DELL 'ARTIGLIERIA.
A) Moschetto per minatori mod. 1814. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino). È simile al moschetto d'Artiglieria mod. 1814 da cui differisce solo per avere la canna più corta ed essere senza mirino . B) Moschetto d'Artiglieria mod. 1814. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino) . Canna in ferro fucinato ad anima liscia, con fermo per baionetta. Acciarino a pietra focaia. Cassa in legno di noce. Mirino saldato sul semianello del bocchino. Il portacinghie inferiore è fissato allo scudo del sottoguardia verso il calcio. - Cal.: mm.17,l; - Peso: gr. 3.700; - Lunghezza della canna: mm. 706; - Lunghezza totale: mm. 1.095; - Fornimenti: in ottone; - Bacchetta: in acciaio. C) Fucile da fanteria mod. 1814. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino). Canna in ferro fucinato ad anima liscia con fermo per baionetta. Acciarino a pietra focaia. Cassa in legno di noce con incavo poggia-guancia sul lato sinistro del calcio. Mirino in ottone saldato sul secondo semianello del bocchino. Si tratta del mod . «anno IX» francese costruito dalla manifattura di Valdocco durante l'occupazione napoleonica e mantenuto in uso durante la Restaurazione. - Ca!. : mm . 17,5; - Peso: gr. 4.400; - Lunghezza della canna: mm. 1.113; - Lunghezza totale: mm. 1.510; - Fornimenti: in ferro; - Bacchetta: in acciaio. D) Dettaglio della piastra. 162
Tavola 6
a
b
Tavola 7 - PIASTRE PER COPRICAPI DELLA FANTERIA, 1814-31.
1) Piastra per berrettone da granatieri - 18 14-1 829 circa. 2) Piastra per caschetto da fanteria - 1° tipo barocco.
164
Tavola 7
2
Tavola 8 - MUSICANTE DI FANTERIA E DETTAGLI DELL'UNIFORME, 1816.
Musicante del reggimento di Aosta, gran tenuta del 1816 e dettaglio dell'abito e del cappello. (Da figurino ufficiale).
166
Tavola 8
Tavola 9 - PIASTRE PER COPRICAPI DELLA FANTERIA.
1) Piastra per caschetto da fanteria - 1° tipo sannitico . 2) Piastra per caschetto da fanteria - 2° tipo barocco. 168
Tavola 9
2
Tavola 10 - ARMAMENTO DELLA FANTERIA DI LINEA, 1814.
A-I) Fucile da fanteria di mod. «Inglese». (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino). Si tratta dell'«lndia Pattern Musket» comunemente noto come «Brown Bess». Classica arma settecentesca in dotazione alla «Compagnia delle Indie Orientali» e usata dall'esercito inglese durante le campagne contro Napoleone per sopperire la carenza del «Land Pattern». Questo ultimo differenziava solo per una superiore accuratezza nella fabbricazione. La cassa è tenuta alla canna per mezzo cli coppiglie. I fornimenti sono in ottone. Gli esemplari anteriori al 1809 hanno il cane a «collo di cigno» . - Ca . : mm . 19; - Lunghezza totale : mm. 1.400 . - Peso: gr. 4.100; - Bacchetta: in acciaio
A-II) Dettaglio della Cassa
B) Baionetta per fucile da fanteria di Mod. «Inglese». Comunemente nota come baionetta per «Brown Bess». Lama a sezione triangolare con lati sgusciati e manicotto senza ghiera . Inastata sul fucile viene trattenuta dal mirino che, inserito nello spacco del manicotto, serve anche da fermo . - Lunghezza della lama: mm. 442. C) Baionetta per fucili da fanteria mod. 1814 (e moschetti d'artiglieria e minatori) . Lama a sezione triangolare con lati sgusciati e manicotto a spacco con ghiera di fissaggio . È simile al vecchio mod. 1777 - anno IX francese da cui deriva. Fodero in cuoio annerito con puntale in ferro e cinturino per il fissaggio alla borsa porta baionetta. - Lunghezza della lama: mm. 460; - Peso: gr. 300.
170
Tavola 10
·-
e
Tavola 11 - FANTER IA DI LINEA, 1814.
Da sinistra: Dettaglio dell'abito mod. 1814 per pifferi (sopra) e tamburini (sotto) di fanteria. F alegname di fanteria, gran tenuta .
172
Tavola 11
(
Tavola 12 - REGGIMENTO GRANATIERI GUARDIE, 1816.
Da sinistra: Tamburo maggiore del reggimento granatieri guardie, gran tenuta. I 8 I 6 Falegname del reggimento gr anatieri guardie, gran tenuta. 1816.
174
Tavola 13 - ARMAMENTO DELLA FANTERIA DI LINEA, E DEI CARABINIERI, 1814-23.
A) Fucile da fanteria lungo mod . 1823. È simile al mod. 1814 da fanteria da cui differisce solo per non avere più la scritta indicante il
modello impressa sulla coda del vitone alla maniera francese. B) Fucile da fanteria corto mod. 1823. È simile al fucile da fanteria lungo mod. 1823 dal quale differisce per avere la canna più corta
(mm. 1.027). C) Moschetto da carabinieri reali a piedi mod. 1814.
Canna in ferro fucinato ad anima liscia sporgente dalla cassa per circa un terzo della sua lunghezza è munita di fermo per baionetta. Acciarino a pietra focaia. Cassa in legno di noce con bacchetta inserita oltre il guardamano. Mirino saldato sul primo semianello del bocchino. Il portacinghie inferiore è fissato allo scudo del sottoguardia verso il calcio. - Ca!.: mm. 17,1; - Peso: gr. 3 .400; - Lunghezza della canna: mm. 760; - Lunghezza totale: mm. 1.144; - Fornimenti: in ottone; - Bacchetta: in acciaio. li modello per RR CC a cavallo, oltre alle magliette portacinghie, è munito anche di portamoschetto. D) Particolare della piastra.
176
Tavola 13
_:....:::..._______.:!
Tavola 14 - CASCO DA UFFI C IALE DI FANTERIA M OD. 1814.
Casco da ufficiale di fanteria, mod. 1814. (Museo di Cavalleria-Pinerolo). a) Vista frontale; b) Dettaglio del sottogola; c) Vista laterale senza ciniglia; d) Vista laterale con ciniglia; 178
Tavola 14
b
Tavola 15 - MUSICANTI DI FANT ERIA, 1817-2 1.
Musicanti di fanteria. 1817-1821. Da sinistra: Oboe del reggimento granatieri guardie, gran tenuta. Cornocaccia della fanteria di linea, gran tenuta.
180
Tavola 16 - FANTERIA DI LINEA, 1822-25 .
Da sinistra: Ufficiale di fant eria in surtou t. 1825. Granatiere delle guardie, piccola tenuta . 1822. 182
Tavola 17 - SHAKOT MOD . 1817 PER LA FANTERIA D I LI NEA .
Shakot mod. 1817 per truppa di fanteria. (Museo Naz. d'Artiglieria - T orino).
184
Tavola 17
Tavola 18- FREGI PER LO SHAKOT MOD . 1817 DELLA FANTERIA DI LINEA E LEGGERA .
Fregi agli shakot di fanteria di linea e leggera mod. 1816/17 1. Piastra per stato maggiore e fucilieri di fanteria, da truppa. 2. Piastra per stato maggiore e fucilieri di fanteria, da ufficiali. 3. Piastra per battaglioni cacciatori . 4. Granata per compagnie granatieri di fanteria e per i carabinieri dei battaglioni cacciatori. 5. Granata per il reggimento granatieri guardie. 6. Dettaglio delle iniziali di Carlo Felice adottate nel 1821 per le piastre da shakot.
186
Tavola 18
Tavola 19 - ARMAMENTO PER UFFICIALI DI FANTERIA DI LINEA E LEGGERA, 1814-31.
IA) Sciabola da ufficiale dei corpi a piedi mod. 1819. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino) Lama curva ad un filo, punta e falso filo con grande sguscio. Il primo terzo è azzurrato e reca motivi cabalistici dorati. Guardia in ottone dorato ad una sola «branca» (monoelsa) con piccola «coccia rivoltata» (pelta). Impugnatura in legno ricoperto in pelle trattenuta da spire di treccia in filo di rame e cappetta di ottone dorato. Fodero in cuoio verniciato di nero con fornimenti dorati. La cresta del puntale è in ferro. - Lunghezza della lama: mm . 800. - Lunghezza totale: mm. 930; - Larghezza della lama al tallone: mm. 30; - Peso della sciabola: gr. 750. Per gli ufficiali dei Corpi a cavallo il fodero è in lamiera di acciaio forbito . IB) Dettaglio dell'Elsa. Il) Spada da ufficiale di «antico modello». (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino)
Lama dritta a doppio filo e punta di sezione a losanga con sguscio al forte. li primo quarto è azzurrato e reca l'aquila sabauda con corona e la scritta «Pour Cavallerie et Dragons» dorate. Il fornimento in bronzo dorato è costituito da guardia a valve con archetti, elsa a corto braccio di parata e ramo di guardia, impugnatura interamente rivestita con treccia metallica e porno globulare scanalato a spirale. Il motivo decorativo del pomo ripetuto sulle altre parti del fornimento è caratteristico delle spade piemontesi della fine del settecento. Si tratta infatti de!Ia vecchia spada secondo il regolamento del 1775. La lunghezza media si aggira sui 90 cm. e pesa poco più di mezzo chilo.
188
Tavola 19
Tavola 20 - DETTAGLI VARI DI UNIFORMI E COPRICAPI, 1817-30.
a/b Ricostruzione dell'abito da ufficiale di fanteria mod. 1824. c) Pennini mod. 1817 per shakot di fanteria e cacciatori; d) Coperta pellicciata per le comp . carabinieri del batt.ne cacciatori Regina. 1817-1830. e) Dettaglio del fregio ai risvolti dell'abito da ufficiale di fanteria, comp. granatieri.
190
Tavola 20
e
Tavola 21 - FANTERIA DI LINEA, 1817-31.
Da sinistra: Granatiere del Reggimento guardie, gran tenuta d'estate 1817-1825; Tenente dei fucilieri della Brigata Pinerolo, tenuta di campagna estiva, 1825-31. Granatiere della Brigata Aosta, tenuta di campagna estiva, 1825-1831.
192
Tavola 22 - FANTERIA LEGGERA, 1820-31.
Da sinistra: Tenente di una compagnia carabinieri del Reggimento Cacciatori Guardie, gran tenuta estiva 1820-31. Individuo del batt. Cacciatori di Savoia, in cappotto 1825-31. 194
Tavola 23 - FANTERIA DI LINEA , 1824-28.
Da sinistra: Granatiere della brigata di Casale, gran tenuta . 1824 Moro battipiatti del reggimento granatieri guardie, gran tenuta. 1828.
196
Tavola 24 - SHAKOT PER UFFICIALI DI FANTERIA, 1825-30.
Shakot da ufficiale di fanteria (capitano) delle compagnie fucilieri e stato maggiore reggimentale. 1825-30 (Museo Naz. di Castel S. Angelo - Roma) . a) Vista anteriore; b) Vista laterale; e) dettaglio della piastra.
198
Tavola 24
b
Tavola 25 - FANTERIA DI LINEA, 1825-30.
Da sinistra: Tenente dei granatieri, gran tenuta. 1825-30. Granatiere di linea, gran tenuta. 1825-30.
200
Tavola 25
Tavola 26 - FANTERIA DI LINEA LEGGERA , 1828-30.
Da sinsitra: Tamburo maggiore del reggimento granatieri guardie, gran tenuta . 1828-30 Cacciatore della brigata Casale, gran tenuta. 1830.
202
Tavola 26
Tavola 27 - FANTERIA LEGGERA E DETTAGLI DELLE <<GUIDE DI CA MPAMENTO», 1814-31.
Sergente guida di sinistra del Reggimento Cacciatori guardie, gran tenuta estiva . 1825-31 a) Dettaglio del guidone di centro per il 1° battaglione; b) Dettaglio del guidone di destra per tutti i battaglioni; c/d) Dettaglio della freccia e del puntale dell'asta. (Da originale).
204
Tavola 27
j
J'] ~Ff< \
) l I
N N
Tavola 28 - DETTAGLI DELL'UNIFORME DA UFFICIALE DEI REGGIMENTI GRANATIERI E CACCIATORI GUARDIE, 1818-31.
Abito mod. 1818 per Ufficiali del Reggimento Granatieri guardie (da originale del Museo del Risorgimento - Torino) a) Dettaglio del colletto e del primo alamaro sul petto; b) Dettaglio dell'alamaro per ufficiali dei Cacciatori-Guardie; c) Dettaglio della manica; d) Dettaglio della tasca; e) Dettaglio dei risvolti;
206
Tavola 28
d
e
Tavola 29 - CAVALLERIA, 1814-30.
Da sinistra: Capitano di un reggimento di cavalleria pesante, tenuta di campagna. 1814-1817. Cavalleggero in mantello . 1819-1830. 208
Tavola 29
Tavola 30 - CASCO MOD . 1815 DA UFFICIALE DI CAVALLERIA.
Casco mod . 1815 da ufficiale di cavalleria (ricostruzione da originale) 1) dettaglio della faccia anteriore del cimiero; 2) dettaglio del mascherone del sottogola e dell'ornamento laterale della coppa. 210
Tavola 30
Tavola 31 - P IASTRE PER CASCO DI CAVALLERIA , 1814-20.
1) Piastra per caschi della cavalleria pesante - 1° tipo 1814-1815 2) Piastra per caschi della cavalleria pesante - 2° tìpo 1814-1815 3) Piastra per caschi della cavalleria pesante - 3° tipo 1815-1820. 212
Tavola 31
Tavola 32 - CASCO MOD . 1815 DA TRUPPA DI CAVALLERIA.
Casco per truppa di cavalleria, mod. 1815. (Museo di Cavalleria-Pinerolo) a) Vista laterale; b) Vista fronta le; e) Dettaglio dell 'ornamento laterale della coppa; d) Dettaglio del rosone e del sottogola. 214
Tavola 32
d
Tavola 33 - PIASTRE PER CASCO DI CAVALLERIA, l 814-22 .
1. Piastra per casco dei cavalleggeri 1815-18 19. 2. P iastra per casco dei dragoni (regg .to Regina) 1815-1822. 3. Piastra per casco d'artiglieria - 1814-1817.
216
Tavola 33
1
3 - ----
Tavola 34 - CAVALLEGGERI, 1820.
I cavalleggeri del 1820 (Reggimento di Piemonte) Da sinistra: Cavalleggero, gran tenuta d'estate; Cavalleggero, tenuta di campagna; Cavalleggero, tenuta ordinaria.
218
Tavola 34
Tavola 35 - CAVALLEGGERI DI S.M., 1814-21.
Da sinistra: Cavalleggero del reggimento di S.M. gran tenuta. 1819-1 821 . Maggiore del reggimento dragoni di S.M. gran tenuta. 1814-1817.
220
Tavola 3S
Tavola 36 - SHAKOT MOD . 1819 DA UFFICIALE DEI CAVALLEGGERI.
Shakot mod. 1819 per ufficiale dei cavalleggeri (Museo Naz. di Cavalleria-Pinerolo) a) Vista frontale; b) Vista del retro; e) Vista laterale; d) Dettaglio del cappio e coccarda; e) dettaglio della nappina.
222
Tavola 36
Tavola 37 - MUSICANTI DEI CAVALLEGGERI, 1816-20.
Musicanti del reggimento cavalleggeri di Piemonte. 1816-1820 Da sinistra: Trombettiere, gran tenuta; Capo musica, gran tenuta.
224
Tavola 37
Tavola 38 - ARMAMENTO DELLA CAVALLERIA, 1814.
A) Pistola da caval1eria mod. 1814. (Museo naz. d'Artiglieria - Torino) Canna in ferro fucinato ad anima liscia. Acciarino a pietra focaia. Cassa in legno di noce. Si ispira al noto mod. anno IX della cavalleria napoleonica. - Ca!.: mm . I 7, I ; - Peso: gr. 1.250; - Lunghezza della canna: mm . 213; - Lunghezza totale: mm . 365; - Fornimenti : in ferro; - Bacchetta: in acciaio. B) Moschetto da caval1erja grossa mod. 1814. (Museo Naz . d'Artiglieria - Torino) Canna in ferro fucinato ad anima liscia. Acciarino a pietra focaia. Cassa in legno di noce. Mirino saldato sul secondo semianello del bocchino. Portamoschetto con campanella imperniato alla seconda fascetta e tenuto fermo alla controcartella dalla prima vite dell'acciarino . - Ca!.: mm. 1'7,1; - Peso: gr. 3.200; - Lunghezza della canna: mm. 706; - Lunghezza totale: mm. 1.080; - Fornimenti: in ottone; - Bacchetta: in acciaio. Il moschetto da cavalleria leggera mod. 1814 è simile al moschetto da cavalleria grossa dal quale differisce per avere la canna più corta (mm. 555), con conseguente disegno diverso del portamoschetto, ed essere senza mirino. C) Dettaglio del portamoschetto.
226
Tavola 38
Tavola 39 - PIEMONTE REALE CAVALLERIA, 1820-31.
Individuo del Reggimento Piemonte Reale Cavalleria gran tenuta estiva, 1820-31. Dettaglio del mantello e dell'equipaggiamento.
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Tavola 40 - ELMO MOD . 1820 PER TRUPPA DEL REGGIMENTO PIEMONTE REALE CAVALLERIA.
Elmo da truppa del reggimento Piemonte Reale, mod. 1820. (Museo di Cavalleria-Pinerolo). a) Vista frontale; b) Dettaglio del fregio; e) Dettaglio della faccia anteriore del cimiero; d) Vista laterale con e senza cr.iniera;
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Tavola 40
Tavola 41 - ARMAIVIENTO DELLA CAVALLERIA, 1824-29.
AI/Il Sciabola da cavalleria di linea e da carabinieri reali mod . 1824. Lama dritta ad un filo, punta e breve falso filo, solcata per tutta la sua lunghezza da un doppio sguscio. Si tratta di lame di recupero di modello francese (anno Xl) fabbricate a Torino ed a Brescia durante l'Impero, quindi rimanicate con nuovo fornimento di gusto piemontese. Il dorso, infatti, vicino al tallone reca incisa la marca alla maniera francese. Guardia in ferro a due «branche» (else) ed impugnatura in legno ricoperta in pelle trattenuta da spire di treccia in filo di ottone e cappetta in ferro . Fodero in lamiera di ferro . - Lunghezza della lama: mm. 970; - Lunghezza totale: mm. 1.112; - Larghezza della lama al tallone: mm. 32; - Peso della sciabola: gr. 1.260. A/III Sciabola francese «A La Chasseur» mod . anno IX. Lama curva ad un filo, punta e falso filo con grande sguscio. Guardia a tre «branche» in ottone ed impugnatura in legno ricoperta in pelle trattenuta da due mezze «olive» e cappetta pure in ottone. Le olive aumentano anche la presa dell'impugnatura. Questo tipo di sciabola entrato in uso nel 1801 ha fatto tutte le campagne dell'Impero ed è stato molto apprezzato per la sua maneggevolezza ed eleganza, come tante altre armi francesi di quel periodo, da diversi eserciti europei tanto che ne adottarono la forma e la mantennero in servizio per molti anni. (es . mod. 1826 russo). - Lunghezza della lama: mm. 879; - Lunghezza totale: mm. 1.030. BI/II) Sciabola da cavalleria grossa mod. 1829. Lama dritta ad un filo con punta sulla linea del dorso . Si tratta di lame piemontesi settecentesche di recupero, rimanicate con nuovo fornimento. II primo quarto reca da un lato l'aquila sabauda con corona e dall'altro la scritta <<Vive Le Roy De Sardaigne». Il fornimento è simile al modello 1824 da cavalleria di linea esclusa la cappetta che ha l'estremità superiore arrotondata. Fodero in lamiera cli ferro. - Lunghezza ·ctella lama: mm . 945; - Lunghezza totale: mm. 1.080; - Lunghezza della lama al tallone: mm. 32; - Peso della sciabola: gr. 1.150.
BIII) Sciabola da cavalleria leggera mod. 1829. Simile al mod. 1829 per cavalleria grossa, ma con lama leggermente curva e più corta. - Lunghezza della lama: mm . 890; - Lunghezza totale: mm. 1.023; - Larghezza della lama al tallone: mm. 32; - Peso della sciabola: gr. 1.050.
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Tavola 41
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Tavola 42 - CAVALLERIA, 1815-30.
Da sinistra: Comune del reggimento dragoni di Piemonte, tenuta di marcia, 1828-30. Comune del reggimento dragoni di S.M., gran tenuta d'estate, 1815.
234
Tavola 42
Tavola 43 - BARDATURA MOD. 1815 PER LA CAVALLERIA.
Bardatura per la cavalleria. 1) Sella mod . 1815 per cavalleria grossa, dragoni e carabinieri. 2) Sella mod. 1815 per cavalleggeri. 3) Briglia per cavalleria grossa, dragoni e carabinieri reali. 4) Filetto ] 5) Cavezza da parata Comuni a t utte le specialità 6) Cavezza da stalla
236
Tavola 43
Tavola 44 - CASCO MOD. 1814 PER IL CORPO REALE D 'ARTIGLIE RIA .
Caschetto mod. 1814 per il Corpo Reale d'Artiglieria. (IVI useo naz. d'Artiglieria - Torino). 238
Tavola 44
Tavola 45 - ARTIGLIERIA E FANTERIA, 1821-24.
Da sinistra: Artigliere a piedi, gran tenuta . 1824 Fante del reggimento di Genova, in bassa tenuta. 1821.
240
Tavola 46 - ART IGLIERIA, 1826-31.
Artiglieria leggera. 1826-1831 Da sinistra: Caporale in gran tenuta d'inverno; Tenente, tenuta di servizio a cavallo; a) Nappina per pontonieri; b) Nappina per maestranza; e) Nappina per artificeri;
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Tavola 47 - SHAKOT DA UFFICIALE D'ARTIGLIER IA, 1825-30.
Shakot da ufficiale d'artiglieria (capitano), 1825-30. (Museo del Risorgimento. Torino). a) Vista anteriore; b) Vista laterale; e) Dettaglio del cappio, della coccarda e del fregio . d) Dettaglio del gallone distintivo del grado.
244
Tavola 47
a
b
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Tavola 48 - CO RPO REALE DEL GENIO, 1817-30.
Corpo Reale del Genio. 1817-25. Da sinistra: Zappatore, tenuta da campagna. Caporale, gran tenuta. Capitano, gran tenuta.
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Tavola 49 - FREGI PER IL GENIO, 1816-30.
1. Fregio allo shakot dei minatori mod . 1816 2. Fregio allo shakot dei minatori mod . 1830.
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Tavola 49
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Tavola 50 - CARABINIERI REALI, 1814-22.
Corpo dei Carabinieri Reali. 1814-1822. Da sinistra: Brigadiere a cavallo, gran tenuta; Carabiniere a piedi, gran tenuta; Dettagli dell'alamaro al colletto della truppa e dei cappelletti della gualdrappa di gran tenuta da ufficiali.
250
Tavola 50
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Tavola 51 - CARABINIERI REALI, 1822.
Corpo dei Carabinieri Reali. 1822. Da sinistra: Carabinieri a cavallo, piccola tenuta . Carabiniere a piedi, tenuta di marcia .
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Tavola 51
Tavola 52 - COLONNELLO DEI CARABINIERI REALI, 1814.
- Luigi Provana di Bussoiino, Colonnello dei Carabinieri Reali - (Agosto-Dicembre 1814) (Museo dell'Arma dei Carabinieri - Roma)
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Tavola 52
Tavola 53 - CARABINIERI REA LI , 1818.
Corpo dei carabinieri reali. 1818 Da sinistra: Maggiore in gran tenuta. Maresciallo d'alloggio a cavallo, tenuta ordinaria. 256
Tavola 53
Tavola 54 - ARMAlVIENTO DELLA CAVALLERIA E DE I CARABINIERI REALI, 1814-30.
A) Pistola da carabinieri reali mod. 1814. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino) Come per la cavalleria quest'arma ricalca lo stile della pistola da gendarmeria napoleonica rnod. anno IX. - Ca!.: mm. 15,2; - Peso: gr. 700; - Lunghezza della canna: mm. 128; - Lunghezza totale: mm. 250; - Fornimenti: in ottone; - Bacchetta: in acciaio. B) Pistola da cavalleria mod. 1829 con bacchetta disgiunta. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino) Differisce dal mod. 1829 con bacchetta in cassa per la sagoma più snella dovuta alla fo, ma diversa del bocchino data l'assenza della bacchetta e di conseguenza il peso leggermente inferiore (gr. 1.100).
258
Tavola 54
B
Tavola 55 - ST ATO MAGGIORE E GUARDIE DEL CORPO, 1814-31.
Da sinistra: Ufficiale superiore dello stato maggiore, aiutante di campo del re. 1814-17. Guardia del corpo in surtout. 1814-31
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Tavola 56 - ARMAMENTO DELLE GUARDIE DEL CORPO, 1814.
a) Pistola delle guardie del corpo di Sua Maestà mod. 1814 (Museo Naz. cl' Artiglieria -Torino) È identica al mod. 1814 da cavalleria eia cui differisce per avere i fornimenti in ottor.e e di conse-
guenza il peso superiore (gr. 1.370). bl) Sciabola da guardie del corpo di Sua Maestà mod. 1814. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino) Lama settecentesca, dritta ad un filo, punta e falso filo, recante la scritta «Vive Le Roy de Sardaigne». Guardia in ottone alla francese cli stile <<anno IX» ed impugnatura in legno ricoperta in pelle trattenuta da spire di treccia in fi lo cli ottone e cappetta. Fodero in lamiera di acciaio forbito. - Lunghezza della lama: mm. 945; - Lunghezza totale: mm. 1.080; - Larghezza della lama al tallone: mm. 32; - Peso della sciabola: gr. 1.200; bi !) Dettaglio dell'elsa blll) Dettaglio della lama 262
Tavola 56
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Tavola 57 - ARCHIBUGIERI E GUARDIE DEL CORPO, 1814-31.
Da sinistra: Archibugiere guardia della porta, gran tenuta per servizio armato. 1815-31 Guardia del corpo (4a Cornp .) gran tenuta d'inverno - 1814-31 In basso: Dettagli dell ' abito .
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Tavola 57
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Tavola 58 - ARCHIBUGIERI E ALABARDIERI DI SARDEGNA , 1814-30.
Da sinistra: Archibugiere in mantello. 1814-1830; Alabardiere di Sardegna, gran tenuta. 1823-1830; Dettaglio dell'abito e della bandoliera di piccola tenuta.
266
Tavola 58
Tavola 59 - ARMAMENTO DELLE GUARDIE DEL CORPO, 1814.
a/b) Moschetto delle guardie del corpo di Sua Maestà mod. 1814. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino) Canna in ferro fucinato ad anima liscia senza congegni di mira e con fermo per baionetta. Acciarino a pietra focaia con sicurezza contro la caduta accidentale del cane. Cassa in legno di noce. Portamoschetto con campanella imperniato alla seconda fascetta e tenuto fermo a1la controcartella dalla prima vite dell'acciarino . - Cal.: mm. 17,1; - Peso: gr. 3.220; - Lunghezza della canna: mm. 706; - Lunghezza totale: mm. 1.080.; - Fornimenti : in ottone; - Bacchetta: in acciaio . Utilizzava una baionetta simile al mod . 1814 per fucili da fanteria, ma più lunga (mm . 580) e con il puntale del fodero in ottone. c/d) Particolare del congegno di sicurezza. Innescato e chiuso lo scodellino, onde evitare spari accidentali, la piastra della martellina veniva ruotata di traverso . In questa posizione, con l'eventuale caduta del cane, la pietra focaia non avrebbe urtato e sfregato contro la martellina ribaltandola all'indietro, quindi provocando scintille, che cadendo sulla polvere d'innesco dello scodellino (scoperchiato) ne avrebbero causato l'accensione e d i conseguenza lo sparo.
268
Tavola 59
b
Tavola 60 - GUARDIA SVIZZERA E ALABARDIERI DI SARDEGNA, 1824.
Da sinistra: Guardia svizzera in tenuta ordinaria, 1824, circa. Capitano comandante della compagnia alabardieri di Sardegna.
270
Tavola 60
Tavola 61 - DETTAGLI DELL'UNIFORME DA UFFICIALI DEGLI ARCHIBUGIERI E DI ALTRI CORPI, 18 15-31.
a) Dettaglio dei ricami per abito degli Ufficiali degli Archibugieri guardie della porta - 1818-1831 1. Tasca; 2. Colletto e petto; 3. Manica b) Dettaglio del colletto per ufficiali del Corpo di Stato Maggiore - 1817-31. e) Dettaglio dell'alamaro per abito di gran tenuta degli Alabardieri di Sardegna - 1815-31 d) Dettaglio del colletto per aiutanti generali - 1817-31
272
Tavola 61
A
Tavola 62 - ARMAMENTO DEGLI SVIZZERI E DELLE GUARDIE DEL CORPO.
A) Alabarda delle Guardie Svizzere (Museo Naz. di Castel S. Angelo - Roma) Lama in acciaio composta da spuntone fiammeggiante, scure c becco con base fiammata. Al centro sono incise le armi di casa Savoia. Gorbia troncoconica con nodo a metà ed in alto, trattenuta all'asta da due bandelle inchiodate. Asta in legno cli frassino verniciato di nero con puntale in ferro e borchie ornamentali in ottone disposte per ttltta la sua lunghezza. Deriva dall' «alabarda del sole» ciel tempo di Luigi XIV re di Francia. B) Spuntone delle guardie del corpo (Aguccia) . (Museo Naz. cli Castel S. Angelo - Roma) Lama in acciaio a profilo sagomato a due fili e punta a sezione di rombo con rebbio acuminato alla base. Il forte della lama reca inc.ise le armi di casa Savoia. Gorbia troncoconica con nodo, trattenuta all'asta da due bandelle inchiodate. Asta in legno di frassino verniciato di nero con puntale in ferro e borchie ornamentali in ottone disposte per tutta la sua lunghezza . Arma di tipologia francese entrata in uso presso le guardie di casa Savoia alla fine del XVI sec. e mantenuta ancora in servizio durante la Restaurazione. 274
Tavola 62
Tavola 63 - REGIA ACCADEM IA E GUARDIA SVIZZERA , 1814-30.
Da sinistra: Allievo sergente di squadra della regia accademia, gran tenuta 181 6; Alabardiere della compagnia svizzera, gran tenuta, 1814-1 830.
276
Tavola 64 - DETTAGLI DELL'UNIFORME DEI GENERALI.
Distintivi di grado per generali. 1. Spallina. 2: Cifre poste sul piatto delle spalline degli aiutanti di campo del re. 3. Dettaglio del gallone a 5 righe. 4. Dettaglio del gallone a 4 righe. 5. Dettaglio del gallone a 3 righe. 6. Dettaglio del gallone a 2 righe. 7. Dettaglio del gallone ad una e due righe per generali «mi liziani».
278
Tavola 64
3
4
6
7
Tavola 65 - GENERALE DEI CARABINlERl REALI, 1814.
Il Generale Giuseppe Thaon di Revel di S. Andrea, comandante generale del corpo dei carabinieri reali in gran tenuta Agosto-dicembre 1814 (Museo dell'arma dei carabinieri - Roma)
280
Tavola 65
Tavola 66 - GRAN MASTRO D'ARTIGLIERIA, 1820-21.
S.A.R. Il Principe Carlo Alberto di Carignano, Gran Mastro d'Artiglieria. 1820-21.
282
Tavola 66
Tavola 67 - MED ICI E COMMISSARI, 1817.
Da sinistra: Medico reggimentale. 1817. Commissario di guerra. 1817.
284
Tavola 68 - INVALIDI E :rvIILIZlA, 1815-1819.
Da sinistra: Invalido. 1815. Lanciere delle compagnie di «Lancie provinciali». 1819.
286
Tavola 69 - VOLONTARI DI SAVOIA, 18 14.
Volontari di Savoia. 1814. Da Sinistra: Ufficiale e soldato. Dettaglio dei due tipi di paramano.
288
Tavola 70 - DETTAGLI DI OGGETTI VARI PER UNIFORME DEGLI UFFICIALI DELL'ESERCITO, 1814-21.
1. Sciarpa da ufficiale mod. 1814; a) Vista d'insieme; b) Dettaglio del fiocco; (Collezione privata - Torino) 2. Bandoliera da ufficiale di cavalleria. 1821-30 (Museo Naz. D'Artiglieria - Torino); a) dettaglio della parte posteriore; b) dettaglio della parte anteriore; 3) Dettaglio dell'ornamento anteriore della bandoliera da ufficiale di cavalleria. 1814-1817 circa. (Museo Naz. d'Artiglieria - Torino). 4. Dettaglio come sopra. 1817-1821 circa. (Museo Naz . d'Artiglieria - Torino).
290
Tavola 70
Tavola 71 - DISTINTIVI DI GRADO PER UFFICIALI DE LL 'ESERCITO, 181L31.
Distintivi di grado per ufficiali 1814-1831 1) Spalline per corpi a piedi ed a cavallo (Corona per ufficiali del genio/cannoni per ufficiali d'artiglieria); la) Spalline per ufficiali miliziani; b) Dettaglio del gambo della spallina da introdurre nell'apposito taglio praticato alla base del colletto. 2) Distintivi di grado a colletto e paramani per ufficiali del corpo di Stato Maggiore 1814/17. 3) Distintivi di grado a colletto e paramani per ufficiali dei reggimenti «Reali» (granatieri e cacciatori guardie, dragoni e cavalleggeri di S.M.) 1814-1817 .
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Tavola 71
2
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Tavola 72 - BANDIERE MOD. 1814 PER LA FANTER IA.
Bandiere mod. 1814 per la fanteria. 1) Bandiera d'ordinanza o di battaglione. 2) Bandiera colonnella. 3) Dettaglio delle grandi armi del Regno poste al centro della croce delle bandiere d'ordinanza del reggimento granatieri guardie.
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Tavola 72
3
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$ L> 85.
Tavola 73 - BANDIERE MOD . 1815 PER LA CAVALLERIA.
Bandiere mod. 1815 per la Cavalleria. I) Stendardo colonnello e di divisione per i reggimenti di cavalleria grossa . 2) Guidone di divisione per i dragoni. 3) Fiamma di divisione per i cavalleggeri.
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Tavola 73
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Tavola 74-STENDARDO DELLA 3a COf\1PAGNIA DELLE GUARDIE DEL CORPO, 1814-3 1.
Verso e Recto dello Stendardo della 3" compagnia delle Guardie del Corpo di S .M. dal 1814 al 1831, conservato nella chiesa di S. Anna in Cagliari - (Foto Roberto Melis) .
298
Tavola 74
/
Ringraziamenti L'autore desidera ringraziare gli enti: - il Museo del Risorgimento di Torino; - il Museo dell'Artiglieria di Torino; - il Museo della Cavalleria di Pinerolo; - il Museo dell'Arma dei Carabinieri di Roma; - il Museo Nazionale di Castel S. Angelo di Roma; - l'Archivio di Stato di Torino; - il Museo Centrale del Risorgimento di Roma; e le persone: - il Dott. Alberto M. Arpino, il Dott. Giancarlo Boeri, il Sig. Ernesto Chiappa, il Dott. Piero Crociani, il Sig. Angelo Parodi ed il Sig. Andrea Viotti; - Don Mario Pisano parroco della Chiesa di S. Anna; - Roberto Melis; che hanno contribuito alla realizzazione di questa opera. Un particolare riconoscimento deve essere espresso al Maresciallo maggiore Gian Rodolfo Rotasso che ha fornito la consulenza sull'armamento.
301
Bibliografia 1. }~onti edite (regolamenti, istruzioni ed opere).
- Istruzione ed evoluzione per la cavalleria, Torino 1814. - Regolamento interinale sui doveri degli Uffiziali, Bass'uffiziali e soldati e sulla disciplina e servizio interno del quartiere per le truppe di cavalleria, Torino 1815. - Regolamento per gli uniformi, Torino 1814. - Regolamento provvisionale per il maneggio delle armi della fanteria, Torino 1814. - Formazione, statuti e doveri del Corpo dello Stato Maggiore Generale e della Topografia Reale, Torino 1814. - Tichetta paghe per la cavalleria, dragoni e cavalleggeri, Torino 1814. - Regolamento per il maneggio delle armi della fanteria, Torino 1814. - Re1:olamento in virtù del quale S.M. incarica li reggimenti di Fanteria, d'Artiglieria e di Cavalleria delle provviste del vestiario e degli arredi necessari tanto per Bass'uffiziali e soldati, che per i cavalli, Torino 1815. - Istruzioni per l'esercizio a piedi e maneggio delle armi ad uso delle truppe a cavallo, Torino 1815. - Istruzione generale per il servizio delle bocche da fuoco in uso nell'Artiglieria degli stati di S.S.R.M. il Re di Sardegna, Torino 181 5. - Determinazioni di S.M. relative all'organizzazione e regolamento militare per il Co,po de Carabinieri Reali, Torino 1816. - Istruzione generale per le leve provinciali, Torino 1816. - Regolamento d'esercizio particolare pei battaglioni Cacciatori, Torino 1816. - Regole della R egia Militare Accademia di educazione, Torino 1816. - Regolamento addizionale per gli uniformi degli Offiziali, Torino 1817. - Regolamento d'esercizio per la fanteria, Torino 1817. - Fogliello addizionale al regolamento d'esercizio per l'Infanteria, Torino 1817. - Regolamento generale del Corpo dei Carabinieri Reali, Torino 1822. - Regio Editto penale militare, Torino 1822. - Regolamento di disciplina militare per le Regie truppe di Cavalleria, Torino 1822. - Regolamento per l'amministrazione e contabilità dei corpi di Regia Truppa, Torino 1822. - Regolamento pel servizio militare nelle divisioni e nelle piazze, Torino J 823 . - Regolamento per l'uniformità nel vestire delle Regie Truppe, Torino 1824. - Regolamento generale per la leva militare, Torino J 824. - Regio Viglietto che stabilisce la forza dei Corpi Miliziani Baraccellari del Regno di Sardegna, Cagliari 1828. 303
- N. Brancaccio, L'esercito del vecchio Piemonte, Parte II, Roma 1925. - C. Montù, Storia dell'artiglieria italiana, Roma 1937. - F. Pinelli, Storia militare del Piemonte (val. 11), Torino 1854. - M. Tredicini de S. Severin, Souvenirs de 1814, Ginevra 1890. 2. Documenti d'archivio
- Azienda Generale di Guerra, Vestiario, Ordini Generali: volumi dal primo semestre 1820 al secondo semestre 1830, Archivio di Stato di Torino (d'ora in poi citato AST), Sezione IV.
- Registro generale del Regio Magazzino Merci: annate 1814-1830, AST, Sezione lV. - Provvedimenti Militari: annate 1814-1830, AST, Sez. IV. - Raccolta disposizioni militari, AST, Sez. IV. - Raccolta delle lettere della Regia Segretaria di Guerra all'Ufficio Generale del Soldo 1814-1818, AST, Sez. IV. - Raccolta delle lettere de/l'azienda d'artiglieria, Museo d'artiglieria, Torino. 3. Fonti iconografiche
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INDICE DELLE TAVOLE
1. Fanteria di linea, 1814. 2. Caschetto da fanteria mod. 18 14. 3. Fanteria di linea, 1814-17. 4. Caschetto di fanteria mod. 1814. 5. Dettag]j dell'uniforme della fanteria di linea, 1814. 6. Armamento della fanteria e dell'artiglieria. 7. Piastre per copricapi della fanteria, 1814-31. 8. Musicante di fanteria e dettagli dell' uniforme, 1816. 9. Piastre per copricapi della fanteria. 10. Armamento della fanteria di linea, 1814. 11. Fanteria di linea, 1814. 12. Reggimento Granatieri Guardie, 1816. 13. Armamento della fanteria di linea, e dei Carabinieri, 1814-23. 14 . Casco da ufficiale di fanteria mod. 1814. 15. Musicanti di fanteria, 1817-21. 16. Fanteria di linea, 1822-25. 17. Shakot mod. 1817 per la fanteria di linea . 18. Fregi per lo shakot mod. 1817 della fanteria di linea e leggera . 19. Armamento per ufficiali di fanteria di linea e leggera, 1814-31. 20. Dettagli vari di uniformi e copricapi, 1817-30. 21. Fanteria di linea, 1817-31. 22. Fanteria leggera, 1820-3 1. 23. Fanteria di linea, 1824-28. 24. Shakot per ufficiali di fanteria, 1825-30. 25. Fanteria di linea, 1825-30. 26. Fanteria di linea leggera, 1828-30. 27. Fanteria leggera e dettagli delle «guide di campamento», 1814-31. 28. Dettagli dell'uniforme da ufficiale dei reggimenti granatieri e cacciatori Guardie, 18 18-31. 29. Cavalleria, 1814-30. 30. Casco rnod. 1815 da ufficiale di cavalleria. 31. Piastre per casco di cavalleria, 181 4-20. 32. Casco mod. 1815 da truppa di cavalleria. 33. Piastre per casco di cavalleria, 1814-22. 34. Cavalleggeri, 1820. 35. Cavalleggeri di S.M., 1814-21. 36. Shakot mod. 1819 da ufficiale dei cavalleggeri. 37. Musicanti dei cavalleggeri, 1816-20. 38. Armamento della cavalleria, 1814. 39. Piemonte Reale cavalleria, 1820-31. 40. Elmo mod. 1820 per truppa del reggimento Piemonte Reale cavalleria. 41. Armamento della cavalleria, 1824-29. 42. Cavalleria, 1815-30. 43. Bardatura mod. 181 5 per la cavalleria. 44. Casco mod. 1814 per il Corpo Reale d'Artiglieria. 305
45. 46. 47. 48 . 49. 50. 51. 52. 53 . 54. 55 . 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65 . 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74.
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Artiglieria e fanteria, 1821 -24. Artiglieria, 1826-31. Shakot da ufficiale d'artiglieria, 1825-30. Corpo Reale del Genio, 1817-25. Fregi per il Genio, 1816-30. Carabinieri Reali, 1814-22. Carabinieri Reali, 1822. Colonnello dei Carabinieri Reali; 1814. Carabinieri Reali, 1818. Armamento della cavalleria e dei carabinieri reali, 1814-30. Stato Maggiore e Guardie del Corpo, 1814-31. Armamento delle Guardie del Corpo, 1814. Archibugieri e Guardie del Corpo, 1814-31. Archibugieri e Alabardieri di Sardegna, 1814-30. Armamento delle Guardie del Corpo, 1814. Guardia Svizzera e Alabardieri di Sardegna, 1824. Dettagli dell'uniforme da ufficiali degli Archibugieri e di altri corpi, 1815-31. Armamento degli svizzeri e delle Guardie del Corpo. Regia Accademia e Guardia Svizzera, 1814-30. Dettagli dell'uniforme dei generali. Generale dei Carabinieri Reali, 1814. Gran Mastro d'artiglieria, 1820-21 . Medici_e Commissari, 1817. Invalidi e milizia, 1815-1819. Volontari di Savoia, 1814. Dettagli di oggetti vari per uniforme degli ufficiali dell'esercito, 1814-21. Distintivi di grado per ufficiali dell'esercito , 181 4-31. Bandiere mod. 18 14 per la fanteria . Bandiere mod. I 815 per la cavalleria. Stendardo della 3a compagnia delle Guardie del Corpo, 1814-31.
INDICE GENERALE
Presentazione Prefazione
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I - Le strutture dell'esercito
7
3
Introduzione
9
Capitolo I. La riorganizzazione delle armi di linea
11
- 1. Il periodo 1814-1821
11
(la fanteria, p . 11; la cavalleria, p. 15; l'artiglieria, p. 15; il genio, p. 18)
- 2. I moti del 1821 e le riforme di Carlo Felice - 3. Le riforme Paolucci del 1830-31 Capitolo II. La ristrutturazione dei reparti e dei corpi speciali - /. Regia segreteria di guerra e marina - 2. Stato maggiore delle piazze - 3. I Carabinieri ed i reparti ausiliari - 4. Lo Stato Maggiore Generale - 5. il Corpo dei veterani ed invalidi - 6. Le truppe di casa reale - 7. I reparti disciplinari - 8. Le scuole
. . . .. .. .. .. . .. ..
18
21 23 23 24
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(Regia Accademia militare, p. 37; scuole teoriche e pratiche d'artiglieria, p. 39; regia scuola d'equitazione, p.40; regia scuola di veterinaria e real collegio, p . 40)
- 9. I Corpi esteri -10. Le Milizie Capitolo III. La leva e l'avanzamento
41 41 45
(la leva, p. 45; il problema dei Quadri, p . 46)
Capitolo IV. La gerarchia; la disciplina e l'istruzione
51
(la progressione dei gradi, p . 51; Giustizia Militare, p . 51; vettovagliamento, p. 52; licenze, p. 52; matrimonio, p. 53; addestramento, p. 53)
Capitolo V. L'amministrazione e i servizi - 1. L'Ufficio generale del soldo e l'azienda generale di guerra - 2. Funzionamento dei principali settori dell'amministrazione militare
55 55 56
(il bilancio dell'esercito, p . 56; lo stipendio e le pensioni degli ufficiali, p . 57; le paghe e le pensioni dei sottufficiali e della truppa, p . 62; il vettovagliamento, il vestiario e l'equipaggiamento, i capitoli di bilancio, p. 63)
- 3. L'Azienda d'artiglieria, fabbriche e fortificazioni
66
(fisionomia organica, p . 66; opifici militari, p. 67; fabbricazione delle armi portatili, p. 69)
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II - Le uniformi, l'equipaggiamento e l'armamento
71
Capitolo Vl. La fan teria di linea e leggera - 1. Le uniformi dei sottufficiali e della truppa - 2. Le integrazioni uni.formologiche dei reparti speciali
73 73
85
(l reggimenti granatieri e cacciatori guardie, p. 85; le musiche e le teste cli colonna , p . 86; i falegnami, p . 88; i cadetti, p. 88)
- 3. L 'equipaggiamento e l'armamenw dei Sottufficiali, della truppa, dei musicanti, delle teste di colonna e degli incarichi speciali - 4. Le umformi degli ufficiali - 5. Le varianti unijormologiche per gli ufficiali dei corpi speciali - 6. L'equipaggiamento, l'armamento e le bardature pei cavalli degli i(fficiali
Capitolo VII. La cavalleria - 1. Le uni.formi dei sottufficiali e della truppa - 2. Integrazioni unfformologiche per le musiche - 3. L'equipaggiamento, le bardature dei cavalli e l'armamento dei sottufficiali, della truppa e delle musiche - 4. L'uni.forme, l'equipaggiamento e l'armamento e la bardatura per i cavalli degli ufficiali
Capitolo VIII. L'artiglieria - 1. Le uniformi dei sottufficiali e della truppa - 2. Integrazioni uniformologiche per tamburini e trombeuieri - 3. L'equipaggiamento, le bardature dei cavalli e l'armamento dei sottufficiali, della truppa, dei tamburini e dei trombettieri - 4. L'uni.forme, l 'equipaggiamento, l'armamento e le bardature pei cavalli degli ufficiali - 5. Il materiale d'artiglieria
Capitolo IX. Il Corpo del Genio - I. L 'uniforme, l'equipaggiamento e l'armamento dei sottldficiali e della truppa - 2. L'uniforme, l'equipaggiamento e l'armamento degli l([ficiali
Capitolo X. Il Corpo dei Carabinieri Reali - 1. Le uniformi dei sottufficiali e della truppa - 2. L'equipaggiamento, la bardatura dei quadrupedi e l'armamento dei sotlllj/'iciali e della truppa - 3. Le vttrianti uniformologiche per gli Allievi carabinieri - 4. L'uniforme, l 'equipaggiamenlO, l'armamento e le bardature pei cavalli degli ufficiali - 5. L 'equipaggiamento, le bardature per quadrupedi e l 'armamento degli ufficiali
88 90 91 92 93 93
98 99 I OI 105 105 107 108 108
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Capitolo XI. Le Truppe di casa reale .. ..... .. .. . .
121
- 1. Le Guardie del corpo ... - 2. Gli Archibugieri guardie della porta - 3. La compagnia delle Guardie svizzere - 4. La compagnia Alabardieri di Sardegna
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Capitolo XII. Lo Stato Maggiore, gli Ufficiali Generali e le scuole - I. Lo Stato Maggiore - 2. Lo Stato Maggiore delle piazze - 3. Gli ufficiali generali - 4. Le scuole
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(Regia Accademia militare, p. 127; Regia Scuola cli equitazione, p. 129)
Capitolo XIII. Gli incarichi speciali, i corpi sedentari e i volontari - I. I Medici - 2. I Cappellani - 3. l Veterani - 4. Le Milizie - 5. I volontari savoiardi del 1814 Capitolo XIV. I distintivi di grado e le distinzioni d'impiego - I. I distintivi di grado dei Sottufficiali e dei Graduati - 2. I distintivi di grado degli Ufficiali - 3. Le distinzioni d'impiego per gli Ufficiali .. - 4. I distintivi per i Sottufficiali ed i Graduati dei Carabinieri Reali Capitolo XV. Le bandiere e le guide di campamento - 1. Le bandiere
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(della Fanteria d'Ordinanza e Provinciale, p. 140; dei battaglioni Cacciatori, p. 141; della Cava)leria, p. 141; dell'Artiglieria, p. 143; onorificenze assegnate alle bandiere, p. 143; osservazioni integrative, p. 143)
- 2. Le guide di campamento
III - Tavole Ringraziamenti Bibliografia Indice delle tavole Indice generale
149 151 301 303 305 307
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