L’IMPORTANZA DELL’AZIONE MILITARE ITALIANA – LE CAUSE MILITARI DI CAPORETTO

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STATO

MAGGIORE UFFICIO

DELL 'E SERCITO STORICO

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ADRIANO ALBERTl

L'IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA Le cause militari di Caporetto

lntroduzionc e cura di Andrea Ungari

ROMA

2004


PROPRIETÀ I.I T IH{i\ Rl i\ RISERVAIA Tuili i di,ill, "'c , vali Vie tala I., rip1rnl11z iom· anche pa1, .i;ilc scn:ta aulon1:1:l/1onc

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PRESENTAZIONE

La produzione storiografìca relativa alle vicende che detenninarono la scon_fìtta di Caporetto è considerevole; ci si potrebbe chiedere, allora, se fosse necessario pubblicare un altro libro sugli avvenimenti dell'ottobre-novembre I 917. La risposta è. a mio avviso, qffermativa, in considerazione dei pregi che contraddistinguono l 'opera di A/berti. Adriano A/berti. capo dell 'Ufficio Storico dello Stato .Maggiorr. dell'Esercito dal 1919 al 1924, è, if!faui, uno degli storici più autorevoli della prima guerra mondiale. 1 suoi studi e le sue pubhlicazioni non solo hanno permesso un 'analisi accurata delle vù:ende militari del primo g rande conflitto. ma hanno anche dato degli orientamenti per le opere successive. L'importanza di questo studio sulle cause militari di Caporetto è evidente. A/berti 1ifiuta sin dall'inizio qualsiasi ipotesi di "sciopero militare" delle truppe e ,intraccia le motivazioni della sconfitta in ragioni puramente militari: difellosa dislocazione delle truppe, pessime condizioni delle nostre linee difensive, scarsa "intelligenza " tra i vari comandi, errata valutazione delle reali intenzioni del nemico. Accanto a queste ragioni, A/berti non dimentica di annoverare da un lato i fattori climatici che influirono sull'esito della hattagliu, dal 'altro melle in e videnza la bravura e la capacità delle truppe austro-tedesche. più esperte di quelle italiane nella tattica del/ 'irifìltrazione nelle linee nemiche. Certo, ciò non toglie che per A/berti l'esercito italiano e il suo comandante, Luigi C'adorna, fecero tutto il possibile, pur non riuscendovi, per farfronte all 'offensiva nemica. Lo studio prende in considerazione solo un tratto della fronte sfondata, ma il punto più importante, crollato il quale si aprì la.falla nello schieramento italiano che portò all'intero ripiegamento dell 'esercito. Una zona decisiva anche perché punto di congiunzione tra le truppe del XXVJJ corpo d'armata guidato da Pietro Badoglio e quelle del JV corpo d 'armata di Alberto Cavaciocchi. E s ulle responsabilità di questi due comandanti il libro di A/berti, con un esame strettamente militare degli avvenimenti, getta una nuova luce e nuovi interrvgativi.


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PRESl:iNTAZIONE

A riprova del! 'importanza di quest 'opera, mi sia permesso di farne una cronistoria. Preparato in bozze di stampa nel 1923, il libro di A/berti non fu mai pubblicato e rimase, inedito, tra i volumi dell'Uffìcio Storico dello Stato Maggiore del 'Esercito. Utilizzato, probabilmente, per la stesura de "t;Esercito Italiano nella Grande Guerra", il lavoro di A/berti è turnato alla luce solo nel 1999 nella biblioteca intenza dell'Ufficio. Inizialmente si era pensalo appartenesse ad Alberto Cavaciocchi, capo dell'Ufficio Storico dal /906 al 1910. ma ricerche successive hanno rilevato la "paternità" di A/berli. Ritrovata in modo così fortunoso, I 'Uffìciu Storico ha compreso il notevole valore storiografico dell'opera e ha deciso di pubhlicarla. In tal modo si spera di dare un contributo alla storiografia "rnpon:'lliana ", seguendo in ciò la lunga tradizione che ha contraddistinto da sempre I '11/lività dell 'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. L'opera è preceduta da un 'ampia introduzione articolata sulla fìgura di Adriano A/berti e sull'attenta analisi storico-militare delle vicende di Caporetto. Questa parte iniziale. curata da Andrea U11gari. è arricchita da immagini relative agli avvenimenti dell'ottobre-11m1e111hre I 9 I 7 e completata da una serie di allegati che illustrano l'attività di Alherti quale 111embro della missione militare italiana a Vienna nel /919 e come ' '"l'o tfpl/'{!ffìcio Storico dello Stato Maggiore del Regio Esercito.

li Capo de/l'Ufficio Storico Colf (alp.)s.SM Massimo MULTAJU


INTRODUZIONE di Andrea Ungari*

Parte I 1.1 Dagli inizi della carriera alla guerra mondiale Adriano Albcrli nacque a Milano il 12 febbraio 1870; compiuti i diciollo anni e il normale percorso di studi entrò, come allievo, nell 'accademia militare di Torino nell'ottobre 1888. Nel novembre l 890 divenne sottotenente nello stato maggiore del genio e destinato come effettivo in qualità di allievo alla scuola di artiglieria e genio, mentre nell'agosto del '92 ottenne il grado di tenente de l 4° reggimento genio ferrovieri e poi tenente de lla brigala ferrovieri del genio dal luglio 1895; nell'ottobre del ' 98 venne, inrinc, comandato alla scuola di guerra della direzione del genio di Torino. Qui resterà fino a l maggio 1903 quando, ormai capitano, verrà comandato a prestare servizio di slalo maggiore presso il comando della divisione di Rnri ; divisione alla quale rimarrà fino al novembre 1905 quando fu destinato al comando della divisione militare di Milano. Maggiore nell'arma del genio a partire dal marzo 1912, Albcrti diventerà nell'agosto dello stesso anno capo sezione al ministero della Guerra e, infi ne, nel febbraio 191 5, dopo la sua promozione a tenente colonnello, venne destinalo al corpo di Stato Maggiore. Se la sua carriera militare lo porterà ad acquisire una perizia che sarà u tilizzata soprattutto durante la g uerra mondiale, già da questo primo periodo cominciava a delincrarsi un 'altra grande passione di Al berti, la storia militare. Gli anni della sua permanenza all'accademia e quelli immediatamente successiv i furono in lai senso verame nte formativi. 11 suo primo lavoro fu del 1902, La battaglia dell 'Assietta, e venne pubblicato a Torino dall'editore Casanova. I gi udizi che questo saggio raccolse furono senz'altro positivi. Così in una recensione sulla Nuova Rivista di Fanteria si poteva leggere: Questo volume, frutto faticoso di ricerche lunghe e industriose, è buon indizio del fortunato mutamento che sta accadendo negli studi storico-militari. Fino a non molti anni fa usurpavano il nome di storia militare le divagazioni più o meno strategiche ricamate sopra un canovaccio storico purchessia: oggi la storia riassurge alla dignità austera di impassibile ricercatrice della verità dei fatti, senza amori, senz.a od.ii, senza tesi preconcette

• Nel presentare questo lavoro vorrei ringraziare il generale di brigata in riserva Nicola Del la Volpe, che ha ispirato questa pubblicazione e senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile. lJn ringraziamento debbo poi al maggiore Filippo Cappellano e al dottor Alessandro Gionfrida per la loro collabomzìone e cortesia, e a tutto il personale dell' archivio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito per l'aiuto concessomi. Ringrazio, poi, il professor Francesco Perfelli e il professor Giuseppe Parlato che hanno avuto la pazienza di leggere il presente lavoro. Ringraziamenti, infine, a I,ucia Pctcsc e a Pierpaolo Naccarella per la loro collaborazione.


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L' IMPORTANZA DELL:AZ!ONE MILITARE JTA I.IANA

da dimostrare. li fatto dcll' Asietta è popolarmente noto: specialmente ne sono noti alcuni episodi, come il rifiuto di San Sebas tiano di eseguire l'ordine di ritirata avuto dal Bric heras io, e la livida ingratitudine della corte verso il San Sebas tiano, cui, dicono, l'aver decisa la vittoria colla sublime iniziativa, valse l'allontanamento dal servizio attivo, il troncamento della carriera, la morte per crepacuore, il rifiuto degli onori funebri militari per un'ira vivente oltre il rogo. Tutto questo pare a tutti essere ormai verità vera, tanto sono concordi in proposito tutti gli storici de lla battaglia fino al Dabom1ida. Ma il lenente Al berti ha voluto vedere se quello c he a tanti - a tutti parve e pare vero, proprio lo fosse. Con ampie ricerche, bene fruttificatrici , egli è riuscito a documentare in modo s ic uro che la verità vera è assai diversa dal racconto comune mente diffuso e creduto. li rifiuto d 'eseguire l'ordine della ritirala risulta da queste ricerche assai dubbio: la ing ratitudine di Carlo Emanude TT1 e i mali trattamenti usati al San Sebastiano risultano sicurissimame nte falsi. Nel non ampio volume è costretta un' ampia conoscenza degli avvenimenti discorsi, degli uomini e dei tempi: i doc umenti numerosi lumeggiano assai bene la vita e la storia militare piemontese della metà d el secolo XV III. Il te nente Alberti ci dà più certezza c he speranza di riuscire eccellente neg li studi storici, storicamenl.e concepiti e condotti. Perfino il carattere forse troppo docume ntario di questo volume è efficace a dimo strare che la via buona - la sola via buona pe r arrivare a scrivere la storia è quella degli archivi; via che non si percorre galoppando in groppa a ll 'acuto in gegno che intuisce e div ina, ma bensì lentamente ca mminando colla scoria di un ponderato giudizio, alla ricerca dei documenti. Noi abbiamo bisogno e dovere di scrivere e di conoscere la nostra storia militare, c ui, con pochissime eccezioni, c1 conte nde un viluppo di leggende e di fol e. La conosceremo quando ogni avven ime nto p iccolo o g rande di essa sarà stato studiato col metodo e colla diligenza usati dal tenente A lbcrti a studiare il te ma assuntosi. Allora, coi materiali così apparecchiati , s i potrà scrivere la storia : a ll ora, sulla storia così scritta, si potrà ragionare e argomentare '.

' "N uova Rivista di Fanteria", a. Xl, fase. VI. 30 giugno 1902, pp. 420- 1. In un'allrn rivista militare si leggeva altresì un 'ollirna recensione al volume di Alherli : "questo lavoro si propone di dissipare l'erronea leggenda che si è formala attorno alla sloria della battaglia dcli ' Assietta e che, specialmente sulla fede di un valenle scrillore m1iilare, 11 Dabormida, era ormai generalmente accellata. È la leggenda della disobbedienza forl unala cd eroica del conte di San Sebastiano che resiste alla Testa dcli' Assielta contro i frnnccsi, nonostanlc l'ordine tre volle ripetuto dal conte di Hricherasio di raggiungerlo al Serin; disobhcdicnza cui si deve la villoria completa: è la leggenda dell' ingratitudine del Re Carlo Emaunde 111 vt'rso il soldale> Jnrtissimo li tenenlc Alherti ha radunato gran copia di documenti, li ha studiati e confrontati co n curn ed acmne, e si può hen dire che di quella leggenda ha fatto giustizia. In realtà, sembra che a 1111 certo istanle della battaglia qualcosa sia avvenuto che ha dato origine alle voci da cui la leggenda i: poi nata. Certo, presso il comando supremo vi fu un momento di esitanza in cui si stette per lo meno i11 forst: se 11011 fosse conveniente ridurre la difesa al Serin. Lo riconosce anche la relazione ufficiale del conte Priocca f... l dall 'insieme dei documenti non risulta però come si sia esplicata la pe rsuasione, quasi formatasi fra i generali che convenisse abbandomire la Testa dell' Assictta. li tenente Alberti ritiene me ritevole di fede un documento, secondo il quale il generale Alciati comandante in sott'ordine avrebbe prescritto al San .Sehastiano di prepararsi alla ritirata, lasciandogli però la più larga facollà circa il modo e il tempo dell'esecuzione. Comunque sia, non vi i: lraccia attendibile dell'ordine assoluto reilerato inutilmente tre volte; ed i: ben dimostrato che la vittoria dcli ' Assietta i: dovuta non alla disobbedienza, per quanto fortunata ed eroica, di un comandante <li battaglione, ma all'accordo unanime col quale tutti, dal comandante supremo fino a ciascun gregario, adempirono al proprio dovere. E di questo dobbiamo rallegrarci come amici della verità; non solo, ma anche come soldati; certi esempi d'iniziativa spinta all 'eccesso, per quanto fortunati, sono sempre pericolosi. Al conte di San Sebastiano rimane lo splendido vanto di aver sostenuto per più di quattro ore, con dieci compagnie delle Guardie e una del reggimento Casale, lo sforzo di ottantanove compab'Ilie francesi che pugnarono eroicamente, ma furono vinte. Anche


UNA 13TOGRAFIA OI AL>lliANO ALBERTI

Questa valutazione dell'opera riconosceva non solo i pregi del lavoro, ma sottolineava anche una certa "novità" introdotta da Alberti nello stesso procedimento della ri cerca storiografica militare; una ricerca fondata sull 'analisi allenta della documentazione archivistica, presupposto di qualsiasi studio storico. La recensione evidenziava, infatti, l'enorme mole di documenti raccolti, la capacità di metterli a confronto e collegarli, ma anche una passione per la ricerca, perfino dei dcllagli minuti, che consentiva una maggiore conoscenza degli avvenimenti e che avrebbe contraddistinto tutta l'opera storiografica successiva di Adriano Al berti. Nel 1908, dopo una polemica scoppiata traAlberti ed Emanuele del Pra sulla Rivista Militare Italiana', usciva un secondo opuscolo del nostro, Le malattie della carriera nell'esercito. Computi diAdrianoAlherti, capitano di stato maggiore, pubblicato a Roma dall'olTicina tipografica Bodoni. Qui il lavoro non fu tanto di natura storiografica, ma prendeva le mosse dai progetti che in quel periodo si andavano elaborando sulla riforma delle carriere soprallulto nell'ambito della fanteria. L'opera suscitò parecchie polemiche come allcstano alcune recensioni che furono meno positive rispcllo al precedente lavoro del 1902. Infatti, il giudizio espresso dai recensori della Nuova Rivista di Fanteria era sì di apprezzamento per lo sforzo compiuto dall ' autore, ma nel contempo chiaro era il rifiuLU della conclusione alla quale Alberti era giunto. È un lavoro di organica svolto a mezzo di calcoli e di elementi slalistil:i tendenti a trattare il problema delle carriere su dati positivi, senza perorazioni e senza corrucci, anzi con molla serenità. l:A. deve avere compiuto, per giungere a ciò, ricerche ed analisi non indifferenti sull'a1111uariu. La sua al.lenzione si porta precipuamente sulla fanteria per la quale fa invito alla nazione che paghi il proprio debito[ ... ] come pagarlo? l:A. supposta già regolata la carriera, come il vuoto che si produce nel ruolo degli ufficiali, vuoto che egli computa a 250 posti annui, sostiene che in allora le condizioni di carriera saranno abbastanza buone. Ma il fatto sta che prima che si giunga alale rotazione (sulle previsioni della quale sono del resto ora calcolate le ammissioni annue) ci vorrà mollo lempo. l:A. con coraggiosa originalità opina che si potrebbe rimediare a tale stato di cose per i capitani,

l'altra parte della leggenda, quella dell' ingratitudine reale verso il conte di San Sebastiano, è nel lavoro del tenente J\.lberti pienamente dimostrata insussistente. 11 San Sebastiano è l ' ufficiale che vien più lodato nella relazione del Priocca: eg li ebbe dopo la battaglia ricompensa modesta forse, ma adeguata ai tempi e agli usi[ .. . ] e anche di questo dobbiamo esser lieti come soldati e come cittadini e dobbiamo g razie al tenente Al berti, il quale ha tolto una nube che offuscava la storia di una fra le più conosciute delle nostre vittorie. I documenti che i I tenente Al berti ha raccolto sono, come si è accennato, numerosi e importanti, e sono notevoli la cura e l'abilità con le quali ha saputo rintracciarli. Ma pitì di tutto è da anunirarsi il sano criterio storico e militare col quale li ha messi in confronto, ha dato a ciascuno di essi il suo giusto valore e, con elementi che di rado coincidevano fra loro, spesso si contraddicevano, è giunto a ricostruire la verità semplice e luminosa di una bella pagina della nostra storia", in " Rivista di Artiglieria e Genio", a. XIX, voi. IV, 1902, pp. 128-30. ' A tal riguardo si vedano gli articoli apparsi sulla "Rivista Militare Italiana": E. DEI P11A, Sd ,ema di progetto per il riordinamento delle carriere degli ufficiali di fanteria , ivi, a . LIII , n. VII , luglio 1908, pp. 1363-78 ; A . ALllERTI, Critica numerica dello schema di progetto p er il riordi11a111e11/o delle carriere degli ufficiali di fa nteria, ivi, a. 1,11 l, n. Vlll, agosto 1908, pp. 1668-70; A. Ai.BERTI, Circa la necessità di eliminare all 'allo della promuziune a maKKiore il 50 per cento dl'i mpilani dijùnleria in rm o,xanico di 6427 ufficiali, ivi, a. LIV, n. ll, 1909, pp. 290-301 .


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I:IMPORIANZA UELL.;AZIONF. MILITARE l'IALIJ\NJ\

promuovendone tutto il rispettivo corso qualora al 27mo anno di spalline la loro promozione non si trovi già iniziata, ritenendo che non mancherà poi modo di impiegare gli ufficiali superiori esuberanti. Analoga soluzione vagheggerebbe pci subalterni, giunti al 15mo anno di spalline. Mentre ammiriamo la dottrina, l'ingegno dell'A. e il lavoro complicatissimo, da vero computista da lui compiuto, francamente diciamo che il rimedio da lui affacciato non ci sembra pratico, e, forse, genererebbe mali peggiori di quelli che si vogliono evitare. Abbiamo trascorso lunghi anni nell 'esercito, ne conosciamo gli umori e memori del proverbio dei nostri padri [ ... l diamo la nostra opinione per quel che vale: e preferirenuuo che l'ufficiale, il quale abbia raggiunto il ventesimo anno di carriera, o di spalline, e non sia contento del suo staio, sia in faco ltà - come in Austria - di ritirarsi con assegno vitalizio. Giunto attorno al quarantesimo anno, l'ufficiale, se ha studiato, può, inoltre, darsi ancora a proficuo lavoro '. Le critiche ricevute dal s uo opuscolo e il maggiore impegno della sua carriera militare portarono Al berti, per un cert o pe riodo, a trascurare la sua passione storiografica. Ciò non gli impedì , però, di pubblicare, nel periodo precedente la guerra, un bel saggio apparso s ull e Mcm()rie S/()riche Militari, rivista voluta e diretta dall'allora capo dell ' ufficio stori co de lI \ .:sercito, Alberto Cavaci occhi, dal 4 titolo Huurcet, uno dei più importanti gcnc rali frances i <lei periodo di Luigi XV • Come abbiamo visto, promosso 1c11c nt c colonnello nel rchbraio del 1915, al momento dello scoppio della guerra l1 a It a lia e Austria Alberti, in considcrazio-

'"Nuova Rivista <li fanteria", a . XVll . r:,,c. li i. ,d l.:u1h1 c 1908, pp. 211-2. Analogo giudizio c ritico, <la un altro punto di vista, apparve a11d1c s 11 ··R,vista di Artig lieria e Genio", a. XXV, voi. ll, g iugno 1908, pp. 480-2, "il titolo di 4uc,l" "il"""''' l.1 v.:1111 " alla mente non lieti pensieri, poiché ricorda tutta una letteratura (se così può dirs i) tli rc,:<:11tc c r..:azione e che vorrebbe essere un b'TdVe sintomo di una grave malattia dei nostri te mpi. in fill1~1lasi and1c ne ll'esercito: lo swntento. Ma poicM i tempi e le reali condizioni dell'eserc ito sono talo d1c di questi argomenti bisogna pur trattare, s i può solo desiderare che se ne parli in modo scr..:11<>..: oggettivo, partendo da principi giusti, svol gendoli con giusti criteri. A questo requis ito soddis fo appunto il lavoro che il capitanoAlherti ha m odestamente intitolato computi. Si tratta infatti di uua questio ne di organica, studiata quasi esclus ivamente per mcz1.o di calcoli; calcoli accurati e hasati s u dati statistic i, per quanto possibile esalti. Le riflessioni, i commenti che accompagnano i risultati sono, o ltre c he razionali, inspirati da sani e elevali sentimenti militari. !~autore comprende le condmon, odierne dell'esercito e quelle dei tempi in c ui l'esercito vive; ne tiene il giusto contn, 111a ri111:11..- hcn l11ngi da quegli eccessi che fan torto anche alle cause migliori. Questo modo di tratlare ,I proble ma de lle carriere è certamente il più opportimo e il più s icuro, il solo che permetta di evit.in.: recriminaz io ni e malintesi, il solo che possa condurre a ris ultati attendibili, o almeno m e ritevoli di s..:ria discussio ne. Il lavoro del capitanoAlberti si contrappone dunque felicemente alle molte ded,11na,,ioni c he, da diversi anni a questa parte, sono state pubblicate 11elle forme più varie [ ... J una sola cosa vorrenuno notare, cosa più di forma che altro, giacché ci sembra che l'autore si s ia espresso incidentalmente in modo non conforme a quello che forse era il suo pensiero. Esso dice, è vero, a p,ù riprese, cbe le condizioni e i rimedi <la adottarsi sono presso a poco g li stessi per tulle le anni. Ma a prima vista si legge: ' il debito che la nazione ha coll'am,a di fanteria' , 'le condiz.ioni de i quadri infe riori della fanteria' , 'in fanteria il male è o sembra per o ra più g rave'. 1:autore che ha fall o così accurati studi sugli annuari, saprà certo meglio di noi che, per ora almeno, le condizioni dell'arma di artiglieria sono nel complesso assai meno buone di quelle dell'altra arma, maggior sorella. Questo a bhiarno voluto rilevare, perché ci semhra che certe espressioni erronee, ma pur tro ppo s pesso adoperale, contribuiscano a mantenere prevenzioni e pregiudizi dannosi per molti riguardi ; dannosi poi soprattutto per quell' unione intima, cordiale, fra terna, c he deve esistere fra le diverse armi, che per l'esercito costituisce elemento esseiuiale di forza". •A. ALHERII, Hourcet (J 700-1 780), in " Memorie Storiche Militari", fase, lii , dicembre I 909, pp. 263-79.


UNA UIOGRAl'IA l)I AURI A NO A LUERTI

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ne della sua preparazione e capacità tecnica, venne inviato al fronte come membro della direzione trasporti. Questa si era trasferita da Roma a Treviso, lasciando nella Capitale una propria delegazione, e si era insediata nella scuola elementare "Aristide Gabelli" . Capo della direzione trasporti era il tenente colonnello di stato maggiore Giulio Fiastri, e, a coadiuvarlo, vennero chiamati, oltre ad Alberli, Emilio Guglielmolli, tenente colonnello di stato maggiore, Umberto Ajò, tenente colonnello del genio, e Ugo Sutto, tenente colonnello d'amministrazione. li lavoro svolto dalla direzione trasporti nel sostenere lo sforzo dell'esercito italiano per quattro anni fu veramente notevole. I..:analisi di tale attività richiederebbe, a mio avviso, un lavoro a parte e, proprio per tale motivo, mi sembra opportuno analizzare l' azione della direzione trasporti solo per ciò che concerne Adriano Al berti' . Detto questo non si può, però, nascondere l' azione di Fiastri nello stimolare l' attività della direzione. Eg li cercò da subito, con una serie di circolari e di provvedimenti, di snellire le procedure burocratiche e di fare dei trasporti ferroviari un mezzo vitale per il successo bellico. Come si evince dal diario storico6, i primi provvedimenti di Fiastri andarono subito in questo senso. Alla data dell' l I giugno 1915 si leggeva: "Si ordina ai de legati della Direzione Trasporti presso le intendenze delle armate di fa r conoscere giornalmente alla Direzione la situazione delle armate sotto l'aspetto ferrov iario (stazio ni di scarico più convenienti)". li 15 dello stesso mese veniva no stabil ite delle norme per disciplinare il movimento ferroviario: " I delegati della Direzione Trasporti presso le armate riunifichino e coordinino le richieste dei trasporti ; si tenda a raggruppare i trasporti in treni di composizione massima, ricorrendo ai piccoli treni solo in casi di urgenza; le richieste pci viaggi dei treni sanitari siano falle pervenire circa 48 ore prima della loro dfclluazionc e non si cambino, salvo circostanze assolutamente imprevedibili cd eccezionali[ ... ] l' intero movimento sulle lince Firenze - Bologna - Padova e Piacenza - Codogno - Cremona - Mantova - Monselice rientra nella competenza diretta della Direzione; i delegali hanno facoltà di far variare, occorrendo, la composizione delle tradotte per i rifornimenti ; facciano conoscere le stazioni estreme cui conviene per ogni armata spingere le tradotte; tutte le spedizioni di materiale siano scortate; si eviti assolutamente lo ingombro delle stazioni anche ricorrendo a scarichi sulle adiacenze; i delegati presso le armate fanno parte integrante della Oirczionc, hanno funzioni ispettive sulle lince delle rispettive armale, con incarico di rimuovere gli inconvenienti, di riferire alla Direzione per quelli che non possono eliminare". 11 17 e 18 giugno si davano le prime disposizioni per i lavori ferroviari: 17 giugno - "Lavori:

' Per un inquadrnmento genernle dell' allività svolta dalla direzione trnsporti durnnte la guerra si veda: Relazione suljimzionamento e sull 'op era comp iuta dalla Direzione Trasporli durante la guerra / 915-1 9/ 8 , Roma, 1922, relazione compilata dal brigadiere gene rnle e direllore dei trnsporti E. Graziosi il 1° febb raio 19 19. Copia di tale relazione si trova in Archivio dell' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito (d' orn in poi AUSSME), l 3 - Studi Particolari, b. 43, fase. I , e in O. Bovio, l ejàrovie italiane nella I' Guerra Mondiale, in Studi Storico Militari 1986, Stato Maggiore dell' Esercito - U fficio Storico, Roma, 1987, pp. 209-34. ' Le presenti ù1formazioni e le successive sono tratte da: AUSSM E, R I - /)iari storici della prima guerra mondiale, Diario Storico dell' Intendenza Genernle DirezioneTrnsporti , posizione 146c, voi. 32t dal ! giugno 19 15 al 30 settembre 19 15. 0


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! ?IMPORTANZA D ELL: AZIONE M I LITARE l'IA LIA NA

Si dispone che siano spediti a Cervignano I 000 traverse in cemento; 6000 in legno e 1500 quintali di rotaie. Si dispone pure che la linea sia riconosciuta e riattata fino a Ronchi. Si chiede alla direzione generale delle ferrovie dello Stato di tenere pronti, in carri, 10000 traverse di legno e 10000 metri di rotaie fuori uso. Disposizioni varie: l'intendenza generale dell 'esercito fa presente agli intendenti delle armate che mentre la Direzione Trasporti provvede ad eliminare l'inconveniente dell'ingombero di varie stazioni per quanto riguarda lo scarico od il ritiro delle merci per parte dei privati, è necessario che le intendenze d'armata provvedano in modo sollecito per il ritiro delle merci dirette all'autorità militare". 18 giugno - "Per l' ampliamento della stazione di Udine, si propone al ministero deJla guerra il sollecito impianto di una stazione succursale militare composta di 6 fasci di binari lungo la linea Ud ine - Cormons" . Nelle successive giornate di g iugno i provvedim enti presi continuavano ad orientarsi nella direzione di favorire la velocità e lo snellimento dei trasporti fcrrov1an: 2 1 giugno - "Si ordina alle commiss ioni militari di linea di disporre affinché nelle stazioni non vengano accettati carichi di merci destinali alla zona di guerra se non siano stati antcccdcntcmcnte autorizzati diùla direzione trasporti e dalla delegazione di Roma". 22 giugno - "Si danno norme alle comm ission i militari di linea, ai delegati presso le divisioni movimento ed ai depositi centrali sull'a11J a111..:nlo dd servi:Lio, abolendo l'obbligo del rapporto telegrafico giornaliero, ma lasciando l'obbligo di comunicare d' urgenza gli inconve1ùenti ed i fatti di speciale importanza. salvo a completare le informazioni appena se ne abbia l'opportunità". 23 giugno - "Si dispone affinché ai malati. ai fe riti cd in genere al personale che si allontana dall'esercito mobilitato siano. per cura dei comandi militari di stazione, ritirati e versali al più vicino magazzino d' artiglie ria, armi , buffetterie, munizioni, ed atln:zzi leggeri da zappatore, quando a ciò non abbiano provveduto i corpi rispettivi". 28 giugno - "Si decide di impartire disposizioni perché dal I" luglio tutte le stazioni diano corso alle spedizioni anche senza speciale autorizzazione della Direzione Trasporli o delle commissioni di linea pureché le stazioni avvisino delle falle spedizioni la divisione movimento di Venezia, cui compete l' inoltro oltre le stazioni regolatrici. Presso gli enti militari mittenti si insisterà affinché sia fatta, sempre che possibile, la preventiva ri chiesta, che assicurerà viaggio più regolare e sollecito. Quanto al pubblico, il direttore dei trasporti approva un manifesto delle F.S. col quale, dal I O luglio, si riducono a pochissime le limitazioni nel servizio merci ordinario".

11 ruolo di Alberti nella sistemazione e nell'organizzazione del servi zio ferroviario fu considerevole; ma se a molti è nota la sua perizia in tale campo, pochi conoscono la sua attività nel favorire lo sviluppo delle vie di comunicazione fluviali, che ebbero un peso non indifferente nell'alleggerire il carico che gravava sulle ferrovie italiane. Così, alla data del 1° luglio Fiastri sottolineava che: "si presenta l'ingegnere Piola Daverio che farà parte della Direzione Trasporti fluviali. È persona di alla competenza e che costituirà elemento preziosissimo per tale servizio. Gli si dà ordine di trovarsi domani a Venezia per concretare coi tenenti colonnelli Albcrti e Ricci il programma per l' inizio del servizio già imbastito nelle lince generali". Alberti , dunque, oltre ad avere compiti relativi all'organizzazione del servizio ferroviario e alla costruzione delle nuove linee decauville, doveva anche supervisionare i progetti di ampliamento della rete navigabile, come supporto allo


UNA l:llOURAFJA L>I A L>RIANO AL[lERTI

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sforzo dell ' apparato ferroviario. A lai riguardo sembra opportuno considerare alcuni dei provvedimenti, come risultano dal diario storico, che vennero presi nel corso dcll' cslalc del 1915. 28 luglio - " Vien presentata la relazione dell'ingegnere Piola Daverio sull o studio di massima fatto dalla Commissione presso il Magistrato delle Acque per il completamento della linea di nav igazione da Venezia a Grado. Si sottopongono le decisioni al Comando Supremo" . 1° agosto "Viene definita a Roma dal direttore dei trasporti la questione dei lavori al Tagliamento per la linea navigabile Venezia-Grado. Si II-atta della escavaz ione di circa 6 km di canale e della costruzione di due sostegni aconca(uno in isponda destra ed uno in isponda sinistra) per la comunicazione fra i canali del fiume. 1 nuovi canali si faranno capaci per passaggi o delle torpedi niere costiere [ ... ] !_;esecuzione delle opere sarà affidata al Magistrato delle Acque di Venezia che agirà per mezzo dell' Ufficio del Genio Civile opere marittime di Venezia. Nella commissione esecutiva per la Direzione dei lavori, presieduta-dal presidente del Magistrato delle Acque, entra a rappresentare l'amministrazione della guerra il comm. Ing. Piota Daverio di questa direzione; a rappresentare il ministero della marina il tcn. Col. Ruggero capo de ll ' uffic io auto1101110 del genio militare pe r la mari na di Venezia" . 4 agosto - " Viene !atto sopra luogo a (ìrado con l' idea di fare un tag lio tra l'Isonzo e Urado. Il giro è svolto dal direttore Trasporti e dal capo di stato maggiore della marina". 11 agosto - "Vengono presi i primi provvedimenti per organizzare i lavori al Tagli amento: rccquisizione draghe, costruzione baracche per operai, invio di operai e materiali da Venezia" . 14 agosto - " li direttore dei trasporti si reca a Venezia per conferire col Magistrato delle Acque e colla commissione esecutiva dei lavori al 'tagliamento allo scopo di completare le disposiz ioni per la organizzazione dei lavori al Tagliamento (linea navigabile). Ha conferito anche con s.e. l'a1m11iraglio Cubinclli comandante del dipartimento. In conseguenza si dispone perché il tcn. Col. Alberti si rechi domani a Portogruaro - S . Giorgio e Cervignagno per missioni relative". 17 agosto - " li direttore dei trasporli, insieme con la commissione composta dal magistrnto delle acque (comm. lng. Ravà) - dall ' ing. Direttore capo dei lavori (cav. Cucchini) - dal delegato della R. Marina (ten. Col. genio Ruggero) - dal delegato del R. Esercito (comm. lng. Piola Daverio) - dall 'assistente sul posto (ing . Ferraci) visita i lavori di canalizzazione sul Tagliamento. L'impianto, benché non completo, è soddisfacente. Si danno disposizioni e si prendono appunti per completare tutti i provvedimenti del caso (baracche - letti - servizio sanitario - vettovagliamento - antiaerei ecc.). In ritardo è la ditta Palazzone assuntrice dei lavori delle conche". 25 agosto - "Il direttore dei trasporti, insieme con la commiss ione già citata nel giorno 17, visita i lavori sul Tagliamento. Si nota che i lavori procedono bene, ma che che occorrerebbe intensificarli: quindi si decide procurare nuovi operai. Si constata che la ditta Palazzone è sempre in ritardo nei lavori delle conche nonostante abbia firmato l 'impegno di ultimazione pel 7 ottobre" .

Il problema della navigazione fluviale restava, dunque, per il direttore Fiastri fondamentale, tant'è che anche nell'autunno del ' 15 continuò l'impegno della direzione trasporti per accellerare i lavori di costruzione di nuovi canali navigabili' . ' AUSSME, B 1 - Diari s/urici della prima guerra mondiale, Diario Sto rico dell ' Intendenza Generale Direzione Trasporti , posizione 146c, voi. 34f, dal I O ottobre 191 S al 3 1 gennaio 19 l 6.


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L'IMPORTANZA DELL'AZION E MILITARE ITALIANA

15 ottobre - Visita del direttore Fiastri con l'ingegner Piola e con il magistrato delle acque ai lavori sul Tagliamento, " lavori che trova abbastanza avanzati. li lavoro delle conche è assai complesso e lungo. Fin da ieri si è disposto perché il battaglione lagunari invii sul posto soldati carpentieri, cd oggi ne sono in viaggio circa 70 r...1l'ing. Piola si stabilisce sul posto per dare un più energico in1pulso all 'andamento dei lavori che sarebbe desiderabile compiere entro ottobre". 25 ottobre - "Per anticipare l'utilizzaz.i one della via acquea attraverso al Tagliamento, prima del compimento delle conche, si decide l'impianto di una Decauville sulle due sponde e l'impiego d'un lèrry-boal in Tagliamento. Così a mezzo di doppio trasbordo si potrà avviare la corrente dei trasporli dalla laguna di Caole a quella di Marano. Ma sarà una corrente di scarsa potenzialità. Si utilizzerà anche il giro per mare, quando sarà possibile". 3 novembre "li ten. Col. J\jò ed il ten. Col. J\lberti si recano a Cervignano per prendere parte ad una riunione presieduta dal gen. Lombardi ed indetta per studiare la sistemazione dello scalo fluviale di Cervignano. Si decide di rinunciare alla costruzione di un binario di raccordo dallo scalo alla stazione. Si stabilisce pure di non costruire il tronco Codroipo-Palmanova. Si decide che per soddisfare alle richieste di ghiaia da parte delle varie autorità la ghiaia stessa dovrà sempre essere inviata al comandante la 5 compagnia fe rrovieri, il quale provvederà per la ripartizione ai vari cnli . Lo stato d'avanzamento dei lavori di apertura del canale di comunicaz ione fra la laguna di Venezia e la lag una di Marano è il seguente: A) sulla deslra de l Tagliament o: dei Ire km di canale da scavare sono sistemali: a tre metri soll o comune km due. a d ue melri e 20 sollo comune km uno. La conca relativa con la soglia a 111elri tre sollo comune è quasi completa. Manca la posa in opera del le porte pronte sul luogo. B) s ulla sinistra de l Tagliamento: dei 4 km di canale da escavare sono sistemati: a m. 2,50 sotto comune km 2, a m. 1,80 sotto comune km 2. La conca relati va colla soglia a m. 3 sotto comune è completa per 2/3. MaDca l'iDfissionc dì un certo numero di palancole e la posa in opera delle porte pronte sul luogo. C) Con5idcra?ìonì generali: a) il canale di destra fino al Tagliamento funziona già da dicci giorni; b) il canale in sinistra f1mzionerà in settimana; c) il passaggio senza interruzione attraverso le conche avverrà I per la parte in destra, tempo permellendo, in settimana; 2 per la parte in s inistra alla metà dj novembre". 7 novembre - " li comm. lng. Pìola prende parte ad una riunione a Roma presso il ministero LL.PP. in cui si tratta della esecuzione de i lavori progellati e già deliberati per il primo tronco della linea navigabile Milano-Venezia e precisamente per la tratta del Po a Brondolo. Si decide che il lavoro sia eseguito dal Ministero LL.1'1'., ma l'amministrazione militare anticiperà le somme necessarie e ciò allo scopo di togliere tutti i perditempi che s ì incontrano per la espropriazione e per gli appalti". 15 novembre - " Il direttore dei trasporti si reca a Venez ia presso il comando in capo, ove sì trova col comandante Cacacc inviato dal comando della Ili armata per trattare l'argomento dei trasporti per via acquea in s ussidio alla ferrovia. Si chiarisce l'equivoco pc! quale la III armata credette che l'intervento del comandante Cacace e della R. Marina dovessero risolvere il problema. Il comandante Cacace non sapeva che già da tempo e intensamente la via fluviale è sfruttai.a con metodo tecnicamente razionale ed ottimo a mezzo del battaglione lagunari. Si pone il quesito a s. e. Thaon di Revel se la marina abbia mezzi (rimorchiatori) da cedere a i lagunari per intensificare maggiormente il servizio. Si ha risposta negativa: ma l' ammiraglio annuncia prossimo l'arrivo di due piccoli vapori lagunari , il Mafalda ed il Iolanda, capaci da 400 a 500 tonnellate di carico, ed atti a lla navigazione fluviale. Se essi passeranno per le opere d'arte (conche e sostegni) saranno un ottimo acquisto. intanto il Direttore Trasporti autorizza il col. Ricci dei lagunari a requisire altri rimorchiatori per sempre meglio fronteggiare la situazione. Le chiatte in servizio sono già circa 180 capaci dell'imbarco di 180000 tonnellate". 21 novembre ~ "S'invia al comando della III annata una breve relazione circa la situa-


UNA RIOGRAFlA OI Ar>RIANOAI.RF.RTI

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zione dei lavori di canalizzazione al basso Tagliamento, per dimostrare che si è fatto tutto quanto era possibile fare. Il passaggio di parecchi convogli per mare ed i trasbordi a Bevazzona attraverso il Tagliamento hanno scemato il danno per l'imprevisto ritardo nell'ultimazione delle conche. Comunque, la linea nav igabile, pronta ai primi di dicembre, darà un forte sussidio permanente (e necessario) alla ferrovia l'ortogruaro-Cervignano". 26 novembre - " Viene deciso di inaugurare l'apertura del canale il 4 dicembre". l O dicembre - "Il Magistrato delle Acque cui spetta, in relazione a lle provocate decisioni del Governo, di organizzare e spingere attivamente i lavori delle opere per la canaliu.azione del Po a Brondolo (primo tronco orientale della linea Venezia-Milano) chiede l'aiuto di ufficiali tecnici da scegliere tra quelli richiamali dal congedo e che appartengono al Genio civile". 2 dicembre " L:ingegnere Piola telegrafa: 'aprendosi oggi canale sinistro, lagune redente riuniscunsi dopo secoli alla gloriosa lagw1a Veneta. Così esercito nazionak come quelli dell'antica Roma lascia la traccia sul percorso vittorioso grandi costrnzioni durature opere civiltà. Viva l' Italia'. Si risponde: ' Faccio eco con entusiasmo al suo evviva. Agli artefici dell'importante opera oggi compiuta che così felicemente atlesla della sempre alta genialità latina, giunga il mio vivi ssimo plauso. lnt. (ìenerale eserc ito Alfieri". 4 dicembre - "Cerimonia pe r l'apertura del canale alla presenza de ll'intendente genera le del regio eserc ito Alfieri". 15 dicembre " Ha luogo una riunione a Venezia, presso il Magistrato de lle Acque. de lla Commissione esecutiva dei lavori per la via navigabile Po-Brondolo. Rappresentano l'au torità militare il direttore dei trasporti, il trncntc c:olonnclln A lhcrti e l' ingegner Piol:1[ ... ] si traila più specialmente de i lavori di completamento de lla via navigabile Venezia-Grado. In seguito s i discute sulle modalità di esecuzione dei lavori per la Po-Brondolo, e si interpella anche la ditta ·rogni per parz iale appalto dei lavori".

Alla fin e di diccmhre Fiastri partendo per la licenza invernale lasciava il comando della direzione trasporti proprio ad Albcrti, dimostrando ancora una volta fiducia nelle capacità del suo sottoposto. Dal febbraio 1916 un nuovo impulso, come si desume dal diario storico\ venne dato ai lavori per la costruzione delle ferrovie, e non è un caso che Alberti propri o dal gennaio fosse stato nominato commissario militare per Jc strade ferrate. Accanto a tale sviluppo dei lavori per la costruzione di nuove linee ferroviarie e per il mantenimento di quelle esistenti, un ulteriore impegno veniva dato dal fatto che "in seguito al decreto luogotenenziale che pone il teatro dell 'Albania alla diretta dipendenza del comando supremo, anche i servizi d'intendenza per l'Albania dipenderanno da oggi in poi dall'intendenza generale. Rimane stabi lito che l' ufficio speciale d' intendenza - trasformato in intendenza del corpo speciale - rimarrà a Taranto sempre retto dal tenente colonnello Bollati. Si stabiliranno però uffici staccati a Napoli, a Valona e forse a Brindisi. Urge provvedere ad aumentare a Valona i mezzi di sbarco (pontili, rimorchiatori, pontoni di ricovero)". In tal modo la direzione trasporti si trovò ad affrontare un nuovo e gravoso compito e, nel contempo, ciò determinò una frequente lontananza di Fia-

' AUSSM H, H I - Oiari storici del{a prima guerra mondiale, Diario Storico de ll'l.11lende1ua Generale Direzio ne Trasporti, pos izione 146c, voi. 36t; dal I O fobbraio 1916 al 3 1 maggio 191 6.


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L.:IMPORIANZA DELL.:AZ IONE MILITARE JTALlANA

stri dal comando della direzione, dal momento che egli, nel mar.lo 1916, dovette assentarsi spesso per verificare le condizioni ferroviarie delle linee meridionali, soprattutto pugliesi. In una tale situazione era evidente che a gestire la guida effettiva della direzione trasporti fosse proprio Adriano Al berti, tant'è che a partire dall'aprile del 1916 fu lui a redigere il diario storico della direzione. Da questo momento, il diario da semplice descrizione di incontri e di provvedimenti, di circolari e di realizzazioni, assumeva una connotazione diversa. Alberti non si limitava ad un'elencazione scarna e arida degli avvenimenti, come di regola avveniva per quasi tutti i diari storici, ma formu lava giudizi, prendeva posizioni, enucleava concetti che dimostravano non solo la sua forte personalità, ma anche una maturazione personale considerevole. Egli non esprimeva solo valutazioni di carattere contingente, ma spesso dava la sensazione di possedere una visione d'insieme degli avvenimenti che lo rendeva partecipe delle situazioni e personalmente coinvolto in esse. Così, dopo un' iniziale rassegna dei provvedimenti da prendere per ulteriori canalizzazioni dei fiumi , l' 11 aprile sottolineava che "continuano a giungere con crescente intensità domande di privati per esercitare la navigazione sulle lince fluviali e lagunari interne. Ù un soddisfacente risveglio del piccolo commercio che ritrarrà, dopo la guerra, inestimabili vantaggi dal nuovo mezzo di trasporto fin qui notevolmente trascurato anche dai privati per la deficiente organizzazione delle lince, completate invece per l' iniziativa assunta dalla Direzione Trasporti". /\natisi, quindi, che metteva in luce i meriti della direzione trasporti, e dell'esercito tout court, nel favorire il progresso economico del paese. Ma i suoi giudizi non si fom,avano qui; il 22 aprile si esprimeva in Lai modo su alcune conferenze tenute dall' ingegner Piola: 'Ting. Comm. Piota chiude il ciclo di quattro conferenze latte intorno alle questioni di navigazione interna; d'obbligo vi assistettero, in tutti i giorni 17, 18, 21 e 22 aprile, gli ufficiali provenienti dal corso pratico sul servizio di s.m. di Vicenza e assegnati all'intende nza generale, e, volontari, parecchi altri ufficiali. Anche l'intendente generale intervenne alle ullime lrc. L'ing. Piola con una competenza assolutamente eccezionale, con una esposizione geni alissima, chiara, elegante e convincente, illustrò il problema in modo veramente commendevole, riuscendo a dare un' idea esatta sia delle più importanti questioni lccni chc, che si collegano alla navigazione flu viale, sia dello stato attuale della navigazione in Italia, sia infine <lei contrihuto portalo alla navigazione dalla Direzione Trasporli e dei risultati pratici conseguiti a vantaggio del servizio trasporti nella attuale campagna". Né Al berli si esimeva dal riportare l' incontro, del 26 aprile, <li Fiastri con il ministro dei Lavori Pubblici, con il sottosegretario delle Armi e Munizioni e col direttore generale delle ferrovie dello Stato; incontro nel quale il direttore trasporti muoveva delle larvate recriminazioni al governo per non aver compreso prima la deficienza di materie prime ai fini delle costruzioni ferroviarie. Così, "il sottosegretario armi munizioni espone sinteticamente la situazione degli stabilimenti industriali monopolizzati dal Governo. In sostanza vi è largo margine di lavorazione (circa 700000 tonnellate annue di mclallo lavorato) ma vi è assoluta deficienza di metallo in relazione ai bisogni strettamente militari (in massima parlc munizioni). Ciò nonostante le importazioni dall' America sono anch 'esse insufficienti per deficienza di piroscafi. IJ Ministro LL. PP. espone le urgenti ne-


UNA BIOGRAFIA DI ADRIANO ALUERTI

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ccssità di rinforzare il parco locomotive e il parco veicoli e di provvedere rotaie e materiale munito di armamento e riferisce che il Consiglio dei Ministri nega l'acquisto già contrattato di 4000 carri all 'Estero. Il Direttore Generale F.S. riferisce delle trattative iniziate, per importare dall' America lingotti o rotaie. Essendo le esigenze in evidente contrasto il Direttore Trasporti osserva che è necessario trovare una via di conciliazione, riportando in esame al Consiglio dei Ministri l'assoluta necessità di provvedere i 4000 carri in America, spingendo e concludendo le trattative per l' importazione di rotaie o lingotti, questi potrebbero essere trafilati in Italia, secondo le assicurazioni del sottosegretario armi e munizioni. Dal complesso si deduce che nel passato non si era abbastanza illuminati sulla deficienza di produttività degli stabilimenti industriali nazionali, non per mancanza d' impianto, ma per deficienza di materie prime (metallo, carbone). Dopo la riunione si nutre fiducia che il Ministro dei LL. PP. indurrà il Governo a provvedere in America quanto occorre alle Ferrovie, rappresentando ciò non una mancata preferenza all ' industria nazionale, ma una imprescindibile necessità di forza maggiore". Certo la sua attenzione per i problemi della navigazione fluviale era sempre preminente, come dimostravano le minuziose ricostruzioni degli incontri e delle decisioni per agevolare la navigabilità di alcuni tratti interessali dagli eventi bellici. 29 aprile - " Il presidente magistrato delle acque, il direttore dei trasporti, l'ing. Piola, il tenente di vascello Po eseguono un sopraluogo ai lavori del nuovo canale dal Po ali ' Adige. Si constata che già metà dello scavo è eseguita e che i cantieri deJJa Ferrobeton per le due conche a destra e a sinislra dell' Adige sono in istato di avanzata preparazione. Si discutono varie questioni secondarie per diritti dei terzi". 7 maggio - " II direttore lrasporti e l'ing. Piola convengono la mattina a Venezia, presso il magistrato delle acque, per discutere, insieme ad altri membri della commissione esecutiva dei lavori del canale Po-Brondolo ed a rappresentanti dell'amministrazione ferroviaria[ ... ] la questione del ponte ferroviario sul canale per la ferrovia Rovigo-Chioggia. Si presentanto anche le ditte Porcheddu e Ferrobcton, con due progetti di poni.e in cemento armato. Visto che la trattazione con i due convenuti rappresentanti non porterebbe a rapida conclus ione, il direttore trasporti propone di recarsi a Roma alla direzione generale f.s.". 8 maggio - " Il direttore trasporti conferisce a Roma con il direttore generale delle f.s., con il vice direttore generale f.s. e con il capo servizio, circa la questione del ponte per la linea Rovigo-Chioggia, per l'attraversamento del canale Po-Hrondolo. La direzione generale dispone in senso favorevole alla tesi , sostenuta dal direttore trasporti, di eliminare in modo assoluto dal lavoro l' intervento dell'amministrazione ferroviaria. Sulla questione si ritornerà domani, in apposita conferenza. Il direttore trasporti ispeziona la delegazione e si informa delle questioni più importanti in corso e specialmente del trasporto della 44" divisione da Valona alla fronte italo-austriaca". 9 maggio - "Il direttore dei trasporti, a Roma, conferisce con il capo servizio lavori e vari funzionari dipendenti sulla questione del ponte ferroviario sulla linea Rovigo-Chioggia, per l'attraversamento del canale navigabile Po-Brondolo. Si esaminano i due progetti presentati dalla ditta Porcheddu e dal la ditta Ferroheton ed i tecnici delle f.s. esprimono maggiore fiducia per il primo di essi. Comunque, la discussione viene subito impostata sul concetto che la direzione generale f.s. si disinteressi dell' esame dei progct1i e della loro esecuzione, stabilendo soltanto condizioni per le prove statiche e dinamiche e per la ga-


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L' IMPORTANZA DELL'AZIONE M ILITARE ITAI .IANA

ranzia della stabilità durante l'eserciz io. Si concretano gli estremi di apposita convenzione che, approvata dal direttore generale, viene firm ata dal capo servizio e portata dal direttore trasporti a Treviso per Ja firma del presidente del magistrato delle acque. li direttore trasporli, col tenente Femù, intervenuto per conto del genio c ivile di Rovigo, si assicura della riversibilità delle accennate garanzie sulle ditte concorrenti e dà loro istruz ioni per modificare e completare i relativi progetti da ripresentarsi al più presto". 28 maggio " li direttore trasporti, tratte nuto a Treviso, delega il tenente colonnello J\1berti alla riunione che ha luogo presso il magistrato de lle acque. Vi intervengono anche il comm. Piola e i funzionari del genio civile addetti a lla costruzione del nuovo canale PoBrondolo. Scopo della missione è l' approvazione della convenzione fatta con le f. s. per il ponte ferroviario sovrapassante al canale, della co nvenz ione con la ditta Porcheddu per la costruzione di tale opera e del contratto con la Ferrobe ton per ponti secondari".

A conclusione di tale descrizione delle trattative per l'approvazione della costruzione della nuova linea navigabile Pll-Brnndolo, Alberti esprimeva in maniera inequivocabile, cd era per certi versi 1111a eccezione nella redazione di un diario storico, il proprio personale favore per l'alt ività "flu viale" della direzione trasporti. Nel diario, alla data del 30 maggio, così scriveva: "li direttore trasporti firma, oggi, il permesso di navigazione n. S44: è 1111 magnifico risultato" . Mi sembra evidente, dunque, come k atl itudini e, pe r certi versi, la personalità di Adriano Alberti emergano inequi voc~1bi lmcntc dalle pagine, pur scarne, del diario storico. Egli contTibuì , in tal modo, rnn la sua abilità all'enorme sforzo logistico che le ferrovie italiane compiron o 11d sostenere l'esercito. Tale capacità organizzativa, durante il periodll bellico, venne sviluppata e fo rtificata, come accadeva di solito, anche da alcuni pe riodi di comando presso i corpi d'armata impiegati al fronte. Pur rim;111endo sempre assegnato alla direzione trasporti, dal 18 dice mbre 191 6 al 15 marzo del 1917 Albcrti, con il grado di colonnello, divenne capo d i stato 111agg ion: della 46" divisione; questa era comandata dal maggiore gene rale G iulio Amadci cd era alle dirette dipendenze dcll'VIII corpo della II armata''. Dal 2 1 marzo fino al 10 maggio 191 7 Alberti venne mandato, come capo d i sta to maggiore, al V corpo d ' armata, che si trovava sotto il comando del tene nte gene ral e (ìactano Zoppi '". Ritornato alla direzione trasporti nel maggio, a partire dal 15 lug lio fino al 20 gennaio 1918 rimase come capo di stato maggiore del X cnrpn d 'armata guidato dal lug lio all' ottobre dal tenente generale Paolo Morrunc e poi dal tenente generale Emilio Sailer''. Questi continui spostamenti incisero inevitabilmente sull'attività cheAlberti continuò a svolgere presso la direzione trasporti. Ciò non toglie, però, come dimostrano i diari storici 12, c he il s uo impegno fu sempre costante nell'opera di organizzazione e di sviluppo del trasporto ferrov iari o. • A partire dal gennaio 191 7 la 46" divisione passò a far parte del l V corpo <l' armata, con la hrigata Alessandria, Caltanissetta, 2° reggirne nlo bersaglieri e 224° reggimento fanteria. " Tale V corpo d'armata faceva parte de lla I armala. " An che il X corpo d'armata rienlrnva a lle direlle dipendenze de lla I armata. " AUSSME, B I - Diari slorir:ì della pri111u g uer ra 111u11diale, Diario Storico <lell ' Intendenza frcncratc Direzione Trasporti, posizione 146c, voi. 38f, dal I giui,'110 I 9 16 a l 30 settembre 19 16; posizione 146c, voi. 42f, dal 1° fc hhraio 19 17 al 3 1 maggio 19 17. O


IJNA RTOGRAFIA DI ADRIANO ALBERTI

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A partire dal 31 gennaio 1918 Alberti fu messo a disposizione del comando supremo. Proprio per la sua abilità nel campo ferroviario, nel corso della primavera 1918 venne mandato in Albania. A darcene notizia è lo stesso Alberti che nel suo libro ricorderà "l'impressione, che ho riportata, imbarcandomi al principio del 1918 su di una torpediniera nell'Adriatico: involontariamente l'idea che andavamo contro il nemico, senza il reticolato di mezzo, mi parve una cosa strana e nell'approdare a Valona, vedendo la triplice fila di sbarramento di torpedini, pensai involontariamente sorridendo: 'anche qui hanno i loro reticolati"'. Come ben illustrato dal generale Mario Montanari ", in Albania operava, sin dal dicembre 1915, il corpo speciale italiano d'Albania, comandato dal generale Bcrlolli, che doveva preservare l'Albania da eventuali attacchi austriaci. A partire dal maggio 191 7, e dopo varie vicissitudini 14, si ricostituì il XVI corpo d ' armata, guidato dal generale Giacinto Ferrero, che era, però, inquadrato nelle Armate Alleate d 'Oriente guidate prima dal generale francese Sarrail e, poi, dal generale Cìuillaumal. Proprio in quel periodo era venuta in discussione, all ' interno del nostro comando supremo, l' ipotesi di uno spostamento della 35" divisione dalla Macedonia al fronte albanese. ln lalli , " la qucsliom: ddlo sposla111e11lo della 35" divisione italiana all'a la sinistra del dispositi vo alleato in Macedonia slava molto a cuore al nostro Comando Supremo. Si sarebbero così riunite tutte le forze italiane in Balcania sotto unico comando italiano in un ben definito scacchiere del teatro delle operazioni balcanico e si sarebbe notevolmente semplificato il rifornimento della predetta divisione". Ma a tale spostamento si opponevano in maniera netta i francesi, vuoi per motivi di carattere militare, vuoi per motivi geopolitici, perché "consentire alle sole unità italiane l' occupazione della regione di Korça equivaleva a dare all' llalia piena e intera libertà d'azione in Albania"' 5• Tra il dicembre 1917 e il gennaio 1918 ripresero corpo i progetti italiani di spostamento della 35" divisione, guidata dal generale Mombelli. Così, come risulta dal diario storico del! 'ufficio distaccalo di Salonicco dell'esercito italiano'", si delineava la pianificazione della nuova dislocazione: 25 dicembre 1917 " li Comando di divisione incarica l'ufficio staccato intendenza A.M . di compiere uno studio preliminare logistico relativo ad un eventuale spostamento della 35" divisione nella regione dei laghi fino a contatto del XVI corpo d' armata". 3 gennaio 19 18 - "Arriva il generale Mombelli. Con l'occasione della sua venuta dà istruzioni verbali in merito al progetto di spostamento della div isione. Si trasmette al comando di divis ione lo studio sommario log istico relativo all'eventuale spostamento della divisione nella regione dei lag hi" .

" M. M ONTANARI, Le /ruppe italiane in Albania (armi 1914-20 e 1939), Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico, Roma, 1978 . '"' Si vt:<la a tal riguardo ivi, pp. 36-124. " lvi, pp. 123-4. 16 J\USSME, B 1 - Intendenza Truppe Albania, Diario Storico dcli ' Intendenza <ìcncrale Albania - Macedonia - Ufficio l)istaccato di Salonicco, posiziont: 148d, voi. 386a, dal 1° dicembre 191 7 al 31 mano 1918.


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11 gennaio - "Con lettera 343 ris/ma s i comunicano al comando della 35" divisione i criteri di base per lo studio delle predisposizioni riguardanti i servizi nella eventualità dello spostamento della divisione". 13 gennaio - "Si comunicano al comando della 35" divisione i risultati dello studio in ottemperanza al foglio 12/12 11. 17463 riguardante la navigazione sulla Sakuleva [ ... ] con foglio 12 corr 168 op. ris/mo il comando della 35" divisione autorizza il capo di questo ufficio a mettersi in relazione con l'uffi cio intendenza di Santiquaranta per lo studio del noto spostamento prendendo anche accordi verbali nel caso in cui le comunicazioni scritte riuscissero poco efficaci e sollecite".

Alla data del 15 gennaio veniva riportata la notiz ia dell'arrivo del capo di slalo maggiore colonnello Albcrli. Risultava, qu indi, evidente il motivo per cui Alberti era stato invialo in Albania: orga nizzare acc uratamente lo spostamento della 35" divisione, spostamento che si sare bbe dovuto svolgere non solo per via fluviale ma anche per via terrestre. TI 6 marzo il generale Fcrrern incontrò il nuovo comandante Gui llaumat proprio per riproporre tale spostamento de lla 35" di visione, ottenendo p erò ancora un rifiuto dal francesc 11 • Malgrado tale evidcnl e ostruzioni smo transalpino, il comando supremo non doveva aver perso ancora le sue speranze, se alla data de l 2 1 marzo il diario storico sollolincava c he " il tenente colonnello Fenoglietto [che era il capo ufficio del distaccamento Salu11icco·I :;i reca a Valona per incontrarsi

con un ufficiale Superiore inviato dal comando supremo per comunicazioni inerenti al noto spostamento della 35" divisione". Il 29 marzo Fenoglietto ritornava accompagnato dal colonnello di stato maggiore Alberi i che rimarrà all'u!Ticio distaccato di Salonicco fino al 3 aprile, per poi ritorn are al corpo di divisione. È difficile stabilire se la presenza di Albe rti fosse dovuta a ll ' estremo tentativo del comando supremo italiano di ottene re dai frances i lo spostamento della 35" divisione, oppure fosse necessaria p er organi zza re il lrasporto di una brigata speciale in Albania, composta dal 67° e 68° reggimen to della brigala speciale di marcia che si realizzò nei primi giorni de ll ' aprile 19 18'": fallo sta che la scelta di incaricare Alberti di una sì de licata questione era una conferma del prestigio e de l riconoscimento che egli godeva all'inte rno del comando supremo. Tornato in Italia probabilmente già ne ll 'apri le del 19 18, a partire dal 3 1 luglioAlberti assumeva il comando della hri gata l'is1ni;i ''1. Per tutto il mese di agosto la brigala non fu assolutamente impegnata da l punto di vista operativo, ma

" M. MoNTANARl, Le truppe italiane, cit., p. 128. Si veda altresì: AlJSSME, 8 1 - Diari storici della prima Rllerra mondiale - InteT1deT1za Truppe Alha11ia, Diario Storico del XVI corpo d 'armata, posizione Il 7d, voi. 148; alla <lata de l 9 marz o commentando l' incontro Ferrem-Guillaumat sottolineava: "Questo ro ui I laumatj convinto delle rag ioni che consigliano lo spostamento della 35" d ivisione, ne esclude però la possibilità costituendo troppo diffic ile opernzione per mancanza di tempo e per situazione odierna in Macedonia". " AUSSME, B 1 - Diari storici della prima g uerra mondiale-Intendenza Truppe Albania, Diario Storico Intendenza Generale Truppe in Albania, posizione 148d, voi. 381a, dal 1° marzo al 3 I ago~1o 1918. '''Tale brigala ern composta dal 35° e 36° fant eria , inquadrata net XXIX corpo d' annata e alle dipendenze della I annata.


UNA UIOGRAflA L>I AL>ltlANO ALBEIUI

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dagli inizi di scllcmbrc diede il cambio alla brigala Vicenza e cominciò a subire i lcnlalivi , sempre respinti, delle truppe austriache di penetrare nelle linee difensive tenute dalla brigata. Dall'ottobre anche le truppe italiane cominciarono a fare delle incursioni nelle rclrovic auslriachc. Così, secondo la ricostruzione del diario storico della brigata, il 14 ottobre il sottotenente Severi "con una pattuglia d' assalto del 35° fanteria entra in pieno giorno con risolutezza nell'abitato di Sacco dopo aver praticato un varco nel reticolato elettrico. Rientra indisturbato riportando una milragliatricc, vari fucili e materiale vario". Altre incursioni vennero effettuale nel mese di ottobre, sicché il 19 il comandante dell'armata rivolgeva un encomio per l'azione dispiegata nel settore della brigata. Il 27 ottobre nuova azione offensiva: "alle ore 5,30 i reparti d 'assalto del 35° e del 36° fanteria comandati dal tenente Borrclli [ ... ] mossero ali ' assai lo delle posizioni nemiche di Ticrno. Taglialo il reticolato elettrico, e superate le prime difese nemiche quantunque fatte se1:,1110 a scariche di bombe a mano e fucileria ne mica, con slanc io magnifico entrarono in Tierno ove perlustrarono ogni casa. Il nemico venne respinto a viva forza verso l'cstremilà csl del paese, dove aveva sicuri ripa ri prolclti da altri reti colali elettrizzati. Dopo oltre un quarto d'ora di lotta accanita, stante il vivo fuoco di sbarramento la resistenza accanita del nemico e la luce del giorno sopravvenuta, persmisero di far cessare l'azione e di ordinare il ripiegamento sulle basi di partenza ciò che avvenne in perfetto ordine. Emerse lo spirito combattivo e di sacrificio di tutti gli ufficiali e truppa". li I O novembre, operazione della brigata Pistoia alle pendici del monte (ìiovo'" e, infine, "il 2 la brigata riceve l'ordine di attaccare alle 15 la fronte nemica fra Tierno e Villa Salvotti col concorso di una compagnia del XXIX Reparto d 'as-

" Relazione sul jillto d'arme ,lei 1° novembre 1918 alle pendici di M. Giovo, redatta dal comandante della brigata Adriano Alberti - "All 'alba del I O novembre 191 8 il reparto d'a~salto del 35° Regg. Fanteria, con due pistole mitragliatrici, agli ordini del tenente Galvani col tenente Borrelli, del comando della Brigata Pistoia, e il sottotenente Zattoni, ha attaccato una piccola guardia nemica situata sulle pendici nord-occidentali di M. Giovo, a circa un'ora di distanza dalle nostre linee, allo scopo di riconoscere se la linea d'osservazione nemica fosse ancorn occupata. In caso contrario il reparto avrebbe proseguito verso nord. Il reparto, suddiviso in tre squadre ai comando ciascuna di uno dei tre ufficiali suddetti, è sceso alle ore 6, non appena diminuita l'oscurità che avrebbe impedito la marcia, passando per la piccola guardia n. 5 di Castinc e per la mulattiera Castinc-Mori; si è portato vicino al reticolato nemico, indisturbato. Si operò il varco nel reticolato elettrizzato, il quale ve11ne trovato attraversato dalla corrente. Due altri ordini di cavalli di frisia, il primo pure elettrizzato, lìirono superati dai nostri. Per tali varchi entrarono le due pattuglie attaccanti dd lenente Galvani e del tenente Borrelli ; fatte segno al fuoco della vedetta distante una ventina di metri protetto il plotone da un ultimo ordine di reticolato. Contemporaneamente fu fatto segno dal fuoco intenso delle mitragliatrici e di fucileria nemica appostata a feritoie. Il tenente Galvani, approfittando di un rialzo del terreno, schierò i suoi rispondendo con ralTicbe di pistole nJ..itragliatrici, di tiro mirato di moschetteria e intenso lancio di bomhc a mano. Il fooco nemico aumentava man mano di proporzione, finché si aggiunsero raffiche di mitragliatrici dalla pendici del Biaena. Una mitragliatrice nemica, situala in un piccolo posto ad una ventina di metri sulla nostra destra, sharrava completamente il terreno hattendo d' infilata, sì da rendere impossibile uno sbalzo. Il tenente Galvani fece entrare in azione le pistole mitrag liatric i contro le feritoie avversarie ed effettuando un nutrito lancio di homhc a mano nelle trincee avversarie. In seguito, vista l' impossibilità di continuare l' attacco, essendo quasi esaurita la provvista di bombe e essendo, da qualche tempo, entrata in azione l'artiglieria nemica, il tenente


I (,

L.: IM PORTANZA UELL.:AZIONE MILITARE ITALI ANA

salto, che deve agire lungo la riva destra dell'Adige verso Villa Salvotti. Dopo brevissima preparazione d'artiglieria, alla quale il nemico vivacemente risponde, viene sferralo l'assalto. Il 35° occupa Sano e Tierno, catturando una cinquantina di prigionieri: una compagnia entra anche in Mori, ma, contrattaccata, deve ripiegare. Durante la notte l' oscurità assoluta impedisce di conseguire, in quel terreno rotto e intricato, altri progressi; ma al primo albeggiare del 3, il 36° occupa, sulla linea di resistenza principale del nemico, Villa Salvotti e vi cattura 200 prigionieri; un'altra cinquantina sono catturati a Mori Vecchio; la brigata avanza ancora insieme col 17° gruppo da montagna e raggiunge col grosso Villa Lagarina e con pattuglie Trento. Vengono catturati senza resistenza altre centinaia di prigionieri. Le truppe combattono e marciano senza tregua dal pomeriggio del 2; tuttavia un ordine del Comando del XXIX Corpo d'Armata richiede loro ' un altro sforzo supremo' , raggi ungere cioè Trento per le undici dell'indomani: per l'ora stabilita la brigata, senza incontrare resistenza, occupa le alture di Piè di Castello (destra Adige) oltre Trento"". La brigata Pistoia, dunque, sotto la guida di Alberti e grazie all' impulso di coraggiosi ufficiali che comandavano il 35° e il 36° fanteria, aveva partecipato alla grande offensiva italiana di Vittorio Veneto che avrebbe portato non solo alla sconfitta dell'Austria, ma avrebbe determinalo anche la fine della guerra mondiale. Cessale le ostilità e dislocata la brigata Pistoia a Trento, l'l l novembre il co lonnello Adri ano Alhcrti veniva "comandato temporaneamente pel servizio del lo sgombero dei prigionieri" . Ancora una volta le sue capacità logistiche e operative gli venivano riconosciute: ottenne, infatti, il dilTicilc incarico di occuparsi del trasporto dei prigionieri di guerra da e per l' Italia. Incarico che Alberti ricoprì finché non venne chiamalo a far parte della missione militare a Vienna. 1.2 La missione militare italiana a Vienna

A partire dal novembre del 1918 il comando supremo italiano decise di creare una missione militare a Vienna22 che tutelasse gli interessi italiani nelle future trattative di pace. Infatti, nella spartizione effettuata tra le potenze vincitrici I' AuGalvani dispose per il ripiegamento che sotto la sua direzione, fo eseg uii.o in perfeUo ordine , trasportando qualche militare rimasto ferito. Il contegno del reparto, come sempre, ha dato hcllc prove di ardimento. Gli ufficiali primi nell\ mdata, ultimi nel ritorno. Si segnalarono specialmente il tenente Borrelli, il sergente Oggioni , il caporale Robbiati, che feriti continuarono imperturbati nell' azione e il soldato Aneda. li tenente Galvani in quest' az ione ha confcm1ato ancora una volta la sua bella qualità di comandante di reparto arditi, che egli seppe trascinare come sempre con mirahilc slancio nell' attacco e guidare con accorgimenlo 11dla ritirala che presentava parecchie difficoltà dato che le nostre linee son di circa 300 metri più elevate del posto attaccato e date le necessità di eseguire una marcia molto lenta per lasciare precedere i militari che trasportavano i feriti" -, in AUSSME, B i - Diari sturic:i della prima guerra mondiale, Diario Storico della Brigata Pistoia, posizione 132d, voi. 360g. " Ministero della Guerra - Stato Maggiore Centrale - Ufficio storico, Riassunli storici dei curpi e dei comandi della guerra / 'il 5- l'ill/ - Brigate difànleria, vol.11, pp. 19 1-2. " La missione militare italiana, presieduta da Roberto Segre, faceva capo direttamente al comando supremo e rispondeva alle clausole di am1istizio tra Italia e Austria. La commissione interallcala di controllo, che subentrò alla missione ilaliana, era il prodotto degli accordi raggiunti in sede di lraltato d i pace.


UNA 1310GR.AF1A OI ADRIANO A L BERT I

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stria rientrava nella sfera d'influenza italiana, sia dal punlo di vista geopolitico che sotto il profilo delle riparazioni. A capo della missione venne posto il generale Roberto Segre23, il quale 1' 11 dicembre ricevette l'ordine di sollccilarnc la formazione e la partenza. Scopo principale della missione doveva essere quello di "curare l' esecuzione delle clausole d'armistizio stipulalo a Villa Giusti fra le potenze alleate e associate e l'Auslria-Ungheriam'. Altri compiti particolari concernevano il controllo sulla smobililazionc dell' esercito austro-ungarico, il calcolo dei malcriali bellici posseduti dall'ex impero, il rimpatrio dei prigionieri, il mantenimento di un regolare servizio ferroviario e il recupero dei cimeli di guerra che erano stati sottratti dagli auslriaci durante l' occupazione del territorio italiano dopo l' offensiva dell'ottobre-novembre ' 17. Se questi erano i compiti ufficiali della missione, direttive segrete erano state impartite dal capo di stato maggiore dell'esercilo, Armando Diaz, al generale Segrc. ln una lettera riservatissima diretta al ministero degli Eslcri, Diaz sottolineava che " in complesso in queslo primo periodo, la conunissione complessiva mentre avrà mansioni esecutive nelle questioni che non presentano particolari difficoltà - quali quelle relative ai prigionieri di guerra ancora in Austria-Ungheria, agli internali , ccc., da rimpatriare o da vettovagliare avrà compiti in/vn nativi per tutto il resto. A situazione pi ù chiara potrà la commissione complessiva ricevere maggiori mansioni esecutive". Diaz escludcv:i che b missione potesse avere funzioni politiche, "confi dcnzialml:nle ho prescritto al Presidente della commissione di non inasprire con soverchie fiscalilà i rapporti con gli stati derivanti dall 'ex monarchia austro-ungarica, in modo da lasciare libero il governo italiano di adottare - cvcntualmenlc - una particolare linea benevola di condotta verso qualcuno degli stati stessi. E qui mi pcrmelto di sottoporre all' alta saggezza del governo il considerare se, nella situazione prcscnlc, non possa eventualmente tornare utile appoggiare qualche elemento della disciolla monarchia a ricostituirsi presto, per avere un fattore in nostro appoggio contro l'invadenza e l'intransigenza jugoslava. Parlicolari direttive in proposito su questo argomento mi tornerebbero utilissime per orientare, eventualmente, tutta l' azione, non solo della commissione complessiva, ma anche quella di questo comando". Era evidente, dunque, una certa contraddittorietà nelle direttive del capo dell'esercito; infatti, nel momento in cui Diaz riaffermava il caraltcre non politico della missione, chiedeva al governo il permesso di poter agire, politicamente, per rafforzare elemcnli austriaci favorevoli al-

" Ro berto Scgre, nato a Torino il 6 aprile 1872, divenne sottotenente nel 1890; assegnalo a I lo stato maggiore fu promosso capita no nel I 902. Nel 19 12-13 fu in Libia ottenendo una medaglia d 'a rgento al valo r militare. N el corso della prima guerra mondiale fu al comando delle artiglierie operanti nel 191 6 ne lla battaglia di Oorizia; nel giugno 191 8 stroncò nel primo giorno di comballime nto l'offensiva de l generale Conrad, venendo promosso brigadiere gene rale per " m erito di gue rra". C:ipo della missio ne militare italiana d' armistizio a Vienna, tornato in Italia com andò la div isione di Brescia fin o al 1925. Nel 1926 venne collocato a disposizione e ne l 1933 in soprannumero. Mo rì il 22 se llembre 1936. Sui militari di origine ebraica nell'esercito italiano si veda: A. Rovir;1 11 , / militari di orig ine ebraica nel primo secolo di vita dello Staio italiano , Roma, 1999. " J\USSME, E I .5 - Commissione lnleralleata di Controllo - Austria, h. 38, fase. 7, Promemoria per il capo della commissione complessiva per l'esecuzione delle cla usole d ' armistizio di Villa Giusti.


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L.:lMl'ORI ANZA 01::LL'AZIONE M I LITARE I TALIANA

l'Italia. Uutilizzazione di queste missioni serviva proprio come tentativo di instaurare una zona d'influenza da parte dei paesi occupanti; era, quindi, chiaro che la missione, pur nel rispetto degli ordini impartiti, difficilmente si sarebbe potuta attenere a compiti e prescrizioni rigidamente precostituite. DeHo stesso avviso era sicuramente il generale Segre che, nel suo libro, ricorderà che "il primo esame dei mandati assegnati alla Missione e, poi, il riflettere sulla ulteriore prescrizione fatta di ' raccogliere tutti i dati militari, economici e sociali che risultassero utili' [ ... ] e infine la naturalmente clastica autorizzazione che m ' ebbi di ordinare ai componenti della Missione la esecuzione di qualsiasi incarico che ritenessi rispondente ai fini assegnatimi mi avevano presto persuaso che il compito della Missione poteva e doveva assurgere a una importan7.a e a una estensione ben maggiori di quelle che Governo e Comando Supremo pareva ritenessero" 25 • La missione si insediò a Vienna il 28 dicembre 191 8 e come vice comandante venne scelto proprio Adriano Alberti . La scelta di Albcrti come vice comandate e come capo della commissione ferrov iari a, pare fosse stata sollecitata dallo stesso Badog1io26 • Ciò non deve stupire i11 rnnsidcrazione del profondo legame che univa i due fin dagli ann i dcll 'acc:1clcmia militare27 • Certo è che la scelta di Albcrti non era dovuta solo alla sua amicizia con Badoglio, ma alle capacità di organizzatore dei trasrorti ferrovi:iri che egli aveva sviluppato c perfezionato durante tutto il corso della guerra. Il probk111a dei lrasporli era, infatti, fortemente sentito dal comando supremo in quanto non sollanto era necessario provvedere al vettovagliamento delle popolazioni dell'ex impern asburg ico, ma anche fare in modo che il servizio ferroviario riprendesse subito la sua efficienza per organizzare il trasporto dei materiali bell ici che l' ,\ust ria doveva all ' Italia come riparazioni. Non solo, preoccupazione del comando supremo e, in specie, di Badoglio erano i tentativi che i governi succedutisi all n smembramento asburgico, compreso quello austriaco, facevano per occultare il materiale rotabile che, alla fi rma dell ' armistizio, si trovava in terri torio italiano. Molto di questo materi ale, infatti, era stato precipitosamente fatto tornare 111dictro per evitare che cadesse in mano agli italiani, ma ciò era avvenuto contraddicendo le clausole esplicite previste dall'armistizio di Villa G iusti.

" R. SEGRE, La m issione militare italiana per 1·,11·1111s1ò" (dicembre J9 J 8-1<ennaio 1920), Bologna, 1928, pp. 5-6. Copia originale dattilografata di tak libro si trova in Musco del Risorgimento di Milano, Archivio della Ciuerra, cart. 39, Relazione di Roberto Segre . .~ AUSSME, H 5 - Riservalissimo, b. 18. fase. Corrispondenza svolta fra alte personalità, sfasc. Telewammi scamhiatifiu Sii". J)ia z e S.H. Badoglio /9/8- /919, Telegrnnuna di Badoglio al comando supremo - ufficio segreteria del 18 novembre 191 8: " Oata difficoltà sostituzioni nota prctcrisco creazione delegazione con colonnello Alhcrti". " AUSSME, L 3 - Sir.idi Particolari, b. 170. Jàsc. Noti=ie sulle forze a.u. nelle 12 battaglie de/l'Isonzo, Lettera di Alberti a Luigi Cìasparotto del 23 marzo 1923, iu relazione all'attività di Badoglio nella commissione per l'armistiz io di Villa G iusti così Alberti si esprimeva sul comandante piemontese: "la figura del generale Hadoglio c he io conosco a fondo perché siamo stati compagni all'accademia, alla scuola di applicazione e alla scuola di guerra e poi al ministero e che ho ritrovato in guerra alla stessa divisione è magistralme nte messa in rilievo dal Novale che io costretto ad w1a prosa ufficia le cito in nota per dare un po' di colorito alla scena. In complesso anche gli austriaci si erano accorli che la noslra commissione era il generale Badoglio. Quadri purtroppo non ne abbiamo".


UNA RIO<ìRAFIA DI ADRIANOALBERTI

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Se il problema delle riparazioni era particolam1ente sentito dal comando supremo", la missione Segre si mise subito all'opera per cercare di instaurare un buon rapporto con la popolazione civile e con le autorità austriache: A ben stabilire, sin dall'inizio, la mia tendenza ad annodare cordiali relazioni con lo stato austro tedesco, nel ricevimento iniziale fattomi dal dott. Waiss, sottosegretario militare, ho molto insistito sulla affinità dei due popoli italiano e tedesco meridionale per le antiche parallele civiltà e sull'assenza o quasi , ormai di punti di contrasto; e ritengo che questa mia insistenza sia stata molto apprezzata[ ... ] a parte ogni considernzione di carattere generale, è p er mc ovvia la convenienza di tale linea di condotta per procurare di ottenere ogni fa cilitazione di lavoro qui( ... ) del resto l'ambiente sembra qui, in genere, disposto a buoni rapporti con noi. Vi influiscono molto i contrru;ti fortissimi s ia col nuovo stato czeco, sia, più ancora, con la congerie jugoslava [ ... ] e frattanto gli ho altrcsì fatto rivolgere [al borgomastro di Vienna] l'attenzione sulla opportunità che le autorità tulle ben assecondino la Missione nel suo lavoro, per ottenerne il henevo lo inte ressamento a favore dell'alimentazione della popolazione. Tali condizioni s ono. invece , assai difficili. Le vettovaglie sono scarse e hanno prezzi altissimi e la città vive s i può dire di g iorno in gio rno, mollo sperando negli a iuti dell'lntesaN_

In effetti , se era evidente la volontà di Scgre di assecondare le richieste dei vertici dell'esercito e del governo, emergeva dalle sue relazioni e dalla sua corrispondenza con il comando supremo la convinzione che " il prossimo avvenire della nuova Austria avrebbe inevitabilmente gravitalo verso l' ltalia"' 0 • Proprio per tale motivo era necessario che l'azione della missione militare italiana fosse di più ampio respiro e puntasse a riaffermare la presenza italiana nella zona balcanica e, in special modo, in Austria. Così nella relazione del 13 gennaio 1919 Scgre ribadiva che: Non appena mi furono da cotesto comando supremo indicati i compiti di questa missione[ ... ) mi affrettai a far presente che, il lin1itarsi ad azione strettamente militare, mi sembrava inadeguato e, del resto, impossibile, per forza stessa delle cose; ma, essendomi confermata sì fatta limitazione, non ebbi ragione di insistere nel mio punto di vista [ ... ] al nostro giungere qui, il senso predominante delle locali sfere dirigenti fu di aspettativa su ciò che, per mezzo nostro, l'Italia volesse; né l'enumerazione da mc subito fat1a aJ segretario per l'esercito di quei compiti, così limitati, valse a soddi s fare quella aspettativa, la quale va ora mutandosi in meraviglia. Temo che quei compiti non abbiano grande reale consistenza. Essi s i riferiscono essenzialmente a 4 ordini di ques tioni: della smobiblazione, del materiale bellico, delle ferrovie , e delle cose navali. Ora, sia per qualche elastica indeterminatezza del trattato d' armistizio, sia p erché lo stato di fatto tal volta già vi soddisfa, sia principalmente per gli avvenimenti politico-militari che hanno su sseguito l'armistiz io ( costituzione di nuovi stati, alcuni dei quali si proclamano nostri alleati c per tali vengono infatti trattati) sia ancora per la esclusione dai paesi dell'ex Corona di S. Stefano dalla attività nostra, quelle questioni non porteranno - temo assai - a pratici risultati di grande ri1ievo. Come è noto non ho tuttav ia posto tempo a m etterle allo studio sicché molli elem enti informativi sono già raccolti ed altri lo saranno in breve; ma, ad ogni modo mi na-

" Le circolari e le prescrizioni in tal senso verranno riprodotte, in parte, nell'allegato l . ,,, AUSSME, E 15 - Cnnunissinne Interalleata di Controllo-Austria, b. 44, fase . l , sfasc. Comm. t:secutiva Gen. Sewe. Compiti - Relazioni, Relazione generale n. l del l " gennaio 1919 inviata da Segre al capo di stato maggiore dell ' esercito. "' R. S EGRE, La missione militare, cit., p. 26.


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UMPORTANZA DELL.:AZIONE MIUIAR.E ITALIANA

scc qualche dubbio se allo stato attuale delle cose possa avere per l'Italia reale importanza l'ottenere qualche altro centinaio di cannoni campali, che sarebbero, di certo, più o meno rovinati; più o meno ad arte, o qualche mig liaio di fucili o qualche locomotiva o qualche carro ferroviario (in tristissime condizioni di manutenzione). A vero dire, una certa attività militare sarebbe qui mollo utile, spec ie per noi, quali creditori essenziali. Ma essa dovrebbe essere di indole affatto differente da quella derivante dai miei compiti; dovrebbe essere diretta a sedare e impedire le lolle inte rne tra i vari stati; lotte che inducono ad armarsi - cosa a noi non favorevole e distolgono questi nostri creditori dal lavoro di ricostruzione interna - cosa per noi ncccssarissima - e che offendono poi il nostro prestigio di vincitori, i quali dovrebbero bene imporre la pace interna a un vinto. Essa non è però azione che possa essere svolta dalla sola Italia; dovrebbe esserlo dall ' Intesa. Ma, evidentemente, guai a noi se l'Intesa non si valesse per ciò dell'Italia in modo preponderante. Il nostro prestigio - che era zero, che penosamente va crescendo, ma che è ancora scarso - diverrebbe negativo. Se poi, per forza di precedenti e del nostro costume, pare molto dubbio che sì fatta preponderanza ci venga assicurala meglio mi sembra non sollevare tale questione[ ... ] invece gravi, fonnidabili problemi di indole non militare debbono essere al più presto affrontali , e il ritard o g i;ì è g rande e il danno che ne deriva grandissimo[ ... ] quei problemi si riassumono in questo: il so llecito intervento dell'Italia quale creditrice essenziale, ad impedire il dispcrdimento giù cominciato e al quale si lavora attivamente delle attività di questo debitore. (ìi:"1 ho avvertilo come tale disperdimcnto avvenga per due vie principali: per la liquidaz ione de lle attiv ità dell'ex monarchia fra i nuovi stati che ne derivano e per confra11 i, pt>r (ì,r:n, nrn·ro~i. che essi vanno stipulando, s ia per rifornirsi, sia - e questo è grave, anche per altro senso per armarsi[ ... ] è mia impressione che qui il problema di questo indennizzo da corrispondere, non sia neppure considerato nella sua complessità. È un ' impressione questa che risulta da vari contatti che vado avendo e dal seguire la stampa locale: e, dd n..:slu. ~i d..:vc ..:uuvenirc che ciò sarebbe al meno in parte - giustificato dal tono della stampa del I' I11icsa la quale insiste spesso sul1' indennità che dovrebbe pagare la Germania alla Francia e al Hc lgio, ma mai porta una parola su quanto ben dovremmo avere noi [.. .Jma certamente a questa cecità contribuisce anche molto il nostro conlegno. Che la mia az ione qui sia s provvista di pratico contenuto rispetto al vero problema che interessa l'Italia, comincia a ri sultare chiaro. Ma, inoltre, continuando in questo modo, si darà fondamento alla voce di qualcuno delle a lte sfore politiche locali , il quale già si sarebbe domandato che cosa sta a fare la missione militare italiana sprovvista completamente di ogni potere anche hla11darnente coercitivo. Difatti anche nei limiti attuali della missione, nessuna seria e concreta azione può essere svolta verso questa gente, che sfugge ad ogni inchiesta , che 11011 s ia sorrel1a da forte cd energica effeUiva pressione; ma io non ho attualmente 11<'~~ 1111,1 ;irnrn idonea a conseguire gli scopi che mi devo prefiggere[ ... ] è questione questa che investe tutto il funzionamento della missione e che deve essere risolta con asso luta urgenza. Lo esigono le circostanze per cui l'Italia, che pure ha vinto distruggendo l'eserc ito nemico, non può altrimenti ottenere, nemmeno in parte, ciò di cui la vittoria le d,ì pie110 diritto[ ... ] anche per questa via si giunge dunque alla conclusione che occorre integrare i compiti della mi ssione, investendola anche nel problema economico finanziario de l risarcin1cnto dei danni, dandole organi bene adatti alla rapida soluzione di tali problemi e munendola di armi efficaci, cioè dell'autorità di regolare i rifornimenti a tutti i paesi dell ' ex monarchia (qualunque ne sia l'attuale professione di fede) a seconda della correlle,.za loro ad accettare le condizioni nostre n.

"AUSSME, E i 5 - Commissione /11/erallPata di Controllo - Austria, b. 44, fa se. I, sfasc. Direttive date al Gen. Segre. Compili -Relazioni, Rela,:ione generale n. 4 dd 13 gennaio 1919 del generale Segre al capo di stato maggiore de ll'eserc ito.


UNA BIO(ìRAFIA 01 A ORIANO ALBERTI

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La relazione è stata quasi integralmente riportata per l'importan7.a che, a mio avviso, essa riveste. Da un lato, infatti, essa attestava la volontà di Segrc di ritagliare un ampio margine di manovra alla sua missione, nel chiaro ed evidente interesse dell'Italia. Una maggiore incisività dell' azione italiana avrebbe fatto guadagnare simpatie e avrebbe favorito la penetrazione italiana in queste zone. Dall'altro lato, ferma restando la necessità di ottenere le giuste riparazioni, era forse maggiormente sentita l'esigenza che i paesi vinti riprendessero subito la via della ricostruzione, non solo perché debitori, ma soprattutto perché avrebbero potuto essere dei proficui partne r:ç commerciali per l' Italia. La ricerca di amicizie e di appoggi nell'area balcanica era vista da Segre come necessaria anche in considerazione della situazione quasi preconflittualc che caratterizzava i rapporti italo-jugoslavi. Certo il governo italiano e, in parte, il comando supremo si trovavano proprio in quel periodo impegnati nelle difficili trattative della conferenza di Parigi'2; ciò non toglie che Segrc lanciasse evidenti segnali per un 'azione intraprendente dell ' Italia. Azione che si profilava sempre più necessaria di fronte a li 'aggressività " diplomatica" degli ex alleati dell ' Intesa. Già il 13 gennaio 1919 in un telegramma al comando supremo, Segrc sottolineava che: "commissione di studio americana [ ... ] iniziata azione intesa avvicinamento stati derivante cx monarchia. Temo tale situazione rispetto alla nostra assenza politicù-economica nuoccia anche nostro prestigio""'. La richiesta rivolta al governo e al comando supremo era chiara. Il 9 febbraio Segre telegrafava al comando supremo, sottolineando che "questioni finanziarie economiche assumono importanza sempre maggiore anche per effetto attività altrui. Prego vivamente invianni personale idoneo per qui, Lubiana, Budapest, Cracovia, ccc. e con chiare direttive governo"" . Il sottocapo di stato maggiore, Pietro Badoglio, evidentemente consapevole della guerra economico-diplomatica che si stava svolgendo, soprattutto tra Francia e Italia, nell'arca balcanica, il 18 febbraio telegrafava alla delegazione italiana a Parigi, sottolineando che "Generale Segre comunica: diecsi a Lubiana prossimo arrivo colà missione militare francese inviatavi da esercito oriente"" . Il 20 febbraio era ancora Segre a comunicare al comando supremo che "è assolutamente necessario inviare qui persone idonee, attive per questioni econo-

" Sull'azione italiana alla conferenza di Parigi molto è stato scrillo. Tra gli altri si vedano: L. <Juerra diplomatiw. Ric:ordi e frammenti di diario (/9/4- /919) , Milano, 1936; S. HARZILAI, Luci ed umbre del passato, Milano, 1937; S. CRESI'! , Alla diji<sa d'Italia in g 11erra e a Versailles (l)iario /9/ 7-1919), Milano, 1937; R. ALBRb:CHT-CARRIÈ, ltaly and the l'aris l'eace Conference, New York, 1938; A. SA LANllR A, / retroscena di Versailles, a cura di lì. R. (ì1F11 N1, Mi lano, 197 1. Tra le opere più recenti sulla conferenza di pace si veda: ~'. C M T AMO, L'Jtalia e la "Nuova J<; umpa ", Milano, 2000. " AUSSME, H X - Commissione Interalleata di Parigi - Amtria, b. 159, fase. 3 - Delegazione italiana - generale Segre, Telegramma a fim, a generale Segre e generale Roffi al comando supremo del 13 gennaio 1919. " AUSSME, E 8 - Commissione Interalleata di Parigi - Austria, b. 159, fase. 3 - Delegazione italiana - generale Segre, Telegramma di Segre al comando supremo <lei 9 febbraio 1919. " Ibidem, Telegramma di Badoglio alla de legazione italiana a Parigi del 18 febbraio 1919.

ALDOVRAN DI MA RESt'Ori 1,


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UMPORTAN7.A DELl;i\ZIONE MILITi\RE ITi\LIANA

miche, finanziarie, commerciali . Insistente ritardo nostro meraviglia locali centri competenti che lo confrontano attivi tà altrui'"". Badoglio, che si faceva portavoce presso la delegazione italiana a Parigi delle richieste di Scgrc, lo stesso giorno così telegrafava ai diplomatici italiani: "Generale Segre comunica sembra che conte Giulio Andrassy si sia recato Londra per trattare combinazione finanziaria Ungheria-Inghilterra stessa, dietro invito inglese e americano n;cal isi Budapest. Frattanto finanzieri francesi avrebbero iniziato a Budapest trallati vc con ministero delle finanze sembra per un credilo sulla base fondiaria" ". li 24 fe bbraio Segrc scriveva al comando supremo una relazione sulla presenti! s it11azio11I! del! 'A. 7.', nella quale sottolineava che "oggi lo stato Austro Tedesco è csatta1rn:nle nelle condizioni dell'erede di un enorme fallimento, il quale dovesse tra cciarsi un programma di vita e d'azione senza avere la possibilità di far prima l' inventario dell'attivo e del passivo, o di chiedere consiglio ed ap[)Oggio a chicchessia. Per quanto ciò non entri strettamente nelle mie attribuzioni , rappresento l' urgenza grande di una decisione, che dia ai dirigenti dcli' A.T. la visione esatta dell'avvenire della repubblica. Occorre che il nuovo piccolo StaIn pnssa forc il bilancio delle sue forze e delle sue risorse, farsi un criterio circa lo sviluppo da dare alle industrie, la direzione da dare ai commerci, i mezzi per attenuare progressivamente la crisi finanziaria. Se questa decisione avvenisse per l'interessamento dcll ' Halia credo che varrebbe assai a riscaldare le simpatie qua e là man i fostatesi per il nostro paese [ ... ] e a preparare il terreno per future utili intese, specie nel campo commerciale. Qui, infatti, come ho ripetutamente segnalato l'assenza di iniziative italiane per scambi commerciali (mentre già francesi e inglesi sono all ' opera) è non solo notata con meraviglia, ma addirittura dcplorala"-'8 . Che la situazione fosse assai delicata lo dimostra il fatto che, malgrado le insistenze dei comandi militari, ormai consapevoli della possibilità per l' Italia di perdere la propria influenza nell'area balcanica, la diplomazia italiana fosse del lutto presa nelle "morte gore" della questione fiumana, tralasciando altre questioni comunque importanti. Così, ancora nel marzo in una lettera manoscritta inviata a Cavallero, non firmala, si metteva in evidenza che "sono stato pregato di fare una lettera privala a Segre per rendere 'cordiali ' i rapporti della nostra missione di Vienna con un delegato che la Francia manda colà per la questione del vettovagliamento dell 'AT. Ilo preparata la lettera, ma sarebbe bene richiamare l'attenzione di s.e. Crespi che sarebbe bene inviare a Vierma subito i nostri delegati tecnici ripetutamente chiesti da Segre, se non vogliamo essere soppiantali anche là"-'". Lo scontento dei militari nei confronti dell' inazione dei rappresentanti diplomatici era evidente. Tanto più che la posizione italiana in Austria risultava scossa non solo dalla propaganda avversa di certi settori della popola-

"'ibidem, Telegrnmma di Segre al comando supremo del 20 febbraio 191 9. " Ibidem, Telegranuna di Badoglio alla delegazione italiana a l'arigi del 20 febbraio 1919. " ibidem, Relazione <li Segre al comando supremo - ufficio operazioni del 24 febbrnio 1919. " Ibidem , Lettera manoscritta indiri:uata a Cavallero fs.a.] del 6 marzo 191 9.


UNA BIOGRAFIA f>I ADRIANOALBERTI

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zionc, soprattutto per la questione del Tirolo'", ma anche per l'atteggiamento sempre più "ostile" che gli alleati stavano prendendo nei confronti dcli 'Italia. Tale atteggiamento si concretizzava non solo nella concorrenza commerciale nei paesi balcanici, ma anche nel disconoscimento del contributo militare italiano alla risoluzione del conflitto. Sotto il primo profilo è da rilevare che proprio nell'aprile del 1919 si insediava a Vienna una missione mi li tare francese, guidata dal generale Hall icr e comprendente, fra gli ufficiali, molti commercianti e industriali, che compivano opera di penetrazione economica a danno dell'Italia. Di fronte a tale situazione, che contraddiceva alle clausole armistiziali, una fitta corrispondenza si svolgeva tra la missione militare italiana, il ministero degli Esteri e il comando supremo. I..:8 aprile 1919 Diaz scriveva in questi termini a Cavallero: "a Vienna ha finito con lo stabilirsi anche una missione francese. Allo scopo di evitare eventuali attriti sarebbe bene definire esattamente che spetta solo alla missione Segre tutto quanto riflette l'esecuzione dell'armistizio". E Cavallero annotava a margine "Sieuro!"41 • li ministero degli Esteri, informato della cosa, spediva all'ambasciatore italiano in Francia, conte Longare Bonin, un telegramma in cui, per eliminare possibili contrasti, si esprimeva la necessità di chiarire agli ambienti politici francesi che "lutto quanto riflette l' esecuzione delle clausole d'armistizio spelli soltanto alla missione del generale Scgre" , che doveva avere la stessa quali fica della commissione interalleata di Spa per l'esecuzione delle clausole di armistizio con la Gcnnania·" . La presa di posizione del ministero degli Esteri italiano trovava però l' ostilità del sottocapo di stato maggiore Badoglio, il quale, il 18 aprile, manitèstando ancora una volta una certa irritazione per l' incapacità politica dei rappresentanti italiani, telegrafava alla sezione militare della delegazione italiana a Pari1:,ri in questi termini: Principio di massima che missione italiana di Vienna abbia identica competenza Comnùssionc interalleata Spa, può sembrare perfettamente giusto. Ma come norma esecutiva e di pratico valore, occorre invece considerare: 1° definire esattamente e nuovamente alla missione italiana di Vienna incarico esecuzione clausole arm istizio non sembra avere valore pratico ove non si ottenesse allontanamento dagli stati derivanti da ex monarchia A.U. delle numerose missioni, rappresentanze, ecc. inviate dai vari stati dell 'intesa. Notasi come sia annunziata oggi in arrivo a Vienna anche una Missione inglese e come presenza rappresentanze diplomatiche alleate ha incompatibile rcgin1e armistizio. 2° per da-

'° J\USSME, E 8 - Commissin11e Jnteralleala di l'arigi - l lalia, b. 27 1, I ,cttera di Scipioni alla delegazione italiana a Parigi del 1" febbraio 191 9, " Nello stato austro tedesco viene diffusa una cartolina illustrata fatta eseguire dall ' uJTicio di stato per gli esteri col titolo ' Il Tirolo in pericolo' riproducendo una carlina geografica in c ui sono indicati i confini che l' Italia esige ne l T irolo. I,a cartolina costa 10 cent. Il ricavato sarà devoluto agli orfani di soldati tirolesi cadnti. lJn esemplare di tale cartolina che è messa in vendita anche con testo inglese e frnncese fu qui inviato dalla m issione del gen. Segre I ... I ritenendo opportuno che codesto ufficio sia a conosccn7_.a della propagauda attivissima che lo stato a.I. svolge per la questione del Tirolo". " AUSSME, ~ X- Commissionelnlerolleala di Parigì - A1Wria, h. 147, fase . 7, Lettera di Diaz a Cavallero dell'8 aprile 191 9. " AUSSME, t: X - Commissione interalleata di Parigi - Austria, b. 147, fase. 7.


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l ?IMPORTANZJ\ DELL.:J\ ZIO E MILITAIZE ITALIANA

re missione italiana carattere analogo a que lla di Spa occorrerebbe che varie missio ni alleate fossero fuse con essa dandole quindi carattere interalleato. Ma mentre buon funzionamento della commissione di Spa è dovuto a preminenza assoluta in essa della Francia e a sola rappresentanza formale degli addelti navali alleati, altrettanto non sarebbe probabile a Vienna ove preminenza italiana sarebbe certamente e fortemente ostacolata da alleati tutti. Una tale soluzione perciò sarebbe fon te di innumerevoli dissidi e incidenti che non darebbero vantaggio alcuno. Ciò cons iderato sembra [ .. . Jnon conveniente vincolare azione missione italiana di Vienna ad esecuzione clausole armistizio, ma assai vantaggioso invece accrescerne e comple tarne fun zioni in modo analogo a quanto fatto dai francesi nei riguardi propria missione in modo cioè che nostra possa esplicare l'intera e completa sua azione senza limitazione di s orta . opponendosi così all'az ione contraria de lle missioni alleate. Già sin d'ora Genera le Segrc tclegrafìi infatti : " primo indizio porterebbe a ritenere che locale missione fran cese abbia s1:opo scalzare missione militare italiana seguendo programma già svolto Boe mia e rnronando 1:osì opera spiegala Polonia e Jugoslavia. Frattanto poiché fra ufficiali sono molti rnn111u:r1:ianti, industriali, è riscontrato attivo lavoro penetrazione commerciale c he acu iscc fo rtemente danni che a noi procura ostinato cieco nostro assenteismo, su che i11s istcrù nuovame nte a parte". Rilevasi a questoriguardo che questo comando ha già sin dal 5 rnrr,·nlt' . foglio 2732 op. diretto anche a codesta delegazione interessato governo perché si t:ostituissc a Vienna una attiva e idonea rappresentanza economica commercia le induslJ ,a h.: prcssl• la nostra missione" . L\Jla fine l'indicazione di Badog lio ru ratta propri a da l comando suprem o; c iò non toglieva, però, che n on so lo sc mpn: maggio ri e rano gli attriti fra l 'esercito e il governo italiano, ma anc he c he );1 c onc orre nza a ll eata a danno dell ' llalia si a ndava vieppiù sviluppando . Accanto a questa "guerra" com111c rc 1alc s i s tava svolgendo un conflitto di tipo diverso, volto cioè a sminui re i111p1>rta 11:1.:1 de l co ntributo italiano ne lla conflagrazione europea. Se questo tipo di prnp;1gamla s i sv ilu ppò in maniera consistente soltanto in un periodo success ivo, i primi seg na li di ta le attività "all eata" si cominciarono ad avvertire subito. /\ re nde rsene conto pe r primi furono, an cora una volta, i vertici militari. Nel lè hhrai 0 del ' 19 Cava ll e ro sc riveva da Parigi al comando supremo, chiedendo c he fèlsscrn tras m essi a lla de legazio ne ita lia na " documenti comprovanti espress ion i e approva z io ni di a utorità militari a lleate e specialmente a m ericane su valore, corrct lczza e contegno nostre forze militari e navali-particolannente utili sarebbero d c111c 11li a s uffrag io riwnoscimento fatto da Lord Cavan, presidente Raue r d e lla re pubbli c a a us tro tedesca e dal feld m arescia llo Conrad che monarc hia a sburgo cadde per opera nostra olTensi va Vittorio Veneto. Pre dette notiz ie potrebbcru essere a vva lorale da lutti quegli e lem enti atti a formare oggetto propaganda in /\mc ric a da contrapporre a quella antiitaliana attivamente svolta da comitati jugoslavi in tutta la repubblica deg li Stati Uniti"44 • Nel marzo la delegazione ita lia na a Parig i s i preoccupava, finalm ente, di incentivare la propaganda nei territori sollo il c o ntrollo de ll ' Italia. Così, la delega-

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43 Ibidem, Telegmmma di l:ladog lio alla sezione militare della delegazione italiana per la pace del 18 aprile 1919. 44 AUSSME, E 8 - Commis.~io11e lnleml/eata di Parig i - /Ja/ia, b. 263, fase. 6, Telegramma <li Cavallero al comando supremo del 6 febbraio 19 19.


UNA lJIOGRArIA DI ADRIANO Al.BERTI

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zione, scrivendo all' ufficio stampa e propaganda dello stato maggiore, sottolineava che "alcune missioni all'estero hanno manifestato la possibilità da parte loro di poter fare opera di propaganda mediante opuscoli e specialmente fotografie e carte relative alla nostra guerra. Si gradirebbe pertanto di inviare a queste missioni copie di delle pubblicazioni in modo da poterne fare distribuzione"". Di fronte a tale esigenza, proprio in quel periodo vennero compilati degli opuscoli che riguardavano le condizioni dei vari Stati sorti dalla dissoluzione del('impero asburgico46; opuscoli che, redatti in varie lingue, dovevano evidentemente servire a scopi propagandistici. Che questi scopi, nei paesi dircllamcntc a contatto con l'Italia, fossero divenuti prioritari ormai anche per il governo, lo dimostrava un telegranuna del presidente del consiglio Orlando all 'ufficio stampa e propaganda del comando supremo del maggio ' 19, nel quale lo statista siciliano sottolineava che "il notevolissimo sforzo che l 'Italia ha sostenuto e tullora sostiene per venire in soccorso della popolazione dell' Austria tedesca con la organizzazione e l'attuazione dei rifornimenti alimentari non fu messo in quella evidenza che la entità della nostra assistcn7.a avrchhc legittimamente meritato. Converrà pertanto provvedere mediante la istituzione di uno speciale servizio di propaganda italiana a Vienna per far conoscere alla popolazione dcli ' Austri a ll.xk sca tutta la portata degli aiuti italiani . Prego pertanto la E.V di voler far assegnare i fondi a ciò necessari in un primo importo di lire centomila al co11111Ùssa ri o politico dell ' armistizio a Vienna al quale verranno trasmesse le opportune istruzioni dircllamcntc" 47 • In un tale contesto, così difficile sia dal punto di vista diplomatico che politico, l'attività di Adriano Albcrti fu di notevole rilievo. Come vice di Segre, Alberti si dovette occupare, oltre che dei compiti propri derivantigli dalla carica di capo della commissione ferroviaria, di tutta una serie molteplice d ' incarichi, che lo misero strettamente in contatto con le autorità locali, facendolo divenire, sostanzialmente, una sorta di .fàctotum. Agli inizi dell ' attività della missione militare, Alberti si interessò del rimpatrio dei prigionieri austriaci, ricevendo, come ricorderà lo stesso Segre, il plauso del segretario di Stato capo del dicastero per i prigionieri di guerra e gli internati civil.i4". Conscio delle capacità del suo sottoposto, Segre gli affidò un' al -

" AUSSME, /, 3 - Studi Particolari, b. 291 , Lellera della delegazione italiana per la pace a ll'ufficio stampa e propaganda del comando supremo del IO marzo 19 19 . .. Alcuni di questi opuscoli sono conservali in AUSSME , E 15 - Commissione hlteral/eata di Controllo -Austria, b. 13, fase . I. " AUSSME, /, 3 - Studi Particolari, b. 291, Telegramma di Orlando, trasmesso da Cavallero, al colonnello Siciliani capo ufficio dell'ufficio stampa e propaganda <lei comando supremo il 26 maggio 19 19. ""Ne ssuno meglio di me può mi surare esattamente la generosa benevolenza con la quale Ella [AlbcrtiJ si è interessata pei nostri prigionieri di guerra. Il modo benevolo e gentile con cui Ella ha accolto e le nostre richieste e i nostri desideri , la sagace energia con c ui Ella seppe anche realizzarli e.i obbligano non meno profondamente delle ini:i:iative da Lei tanto spiegate a favore dei prigionieri. Noi non sapremo mai dimenticare che è a.i sentimenti altamente umanitari e alle idee improntate a spi.rito cavalleresco di Vossignoria che dobbiamo se, prima ancora della conclusione della pace, ritornano dall ' Italia e in numero così grande prigionieri <li guerrn austriaci. Le mo lte lagrime di povere madri, di mogli ansiose e di bambini che Ella, Signor Colonne llo, ha asciugato con quei suoi pas-


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J;JMPORIANZA OELJ;AZ IONE MILl'IARE rtALIANA

tra importante missione presso il governo <li Lubiana. La delegazione <li Lubiana fu, sin dall'inizio, particolarmente importante per Segre, dal momento che egli riteneva "occorresse rendere subito manifesto che la Missione di armistizio non si disinteressava della Carniola, parte integrante del disfatto Impero asburgico, e perché giudicavo che, essendo sul posto, con un po' di buona volontà dalle due parti si sarebbero potute appianare le molte e non piccole difficoltà che sarebbero assai probabilmente insorte, dati gli umori sloveni contro di noi, umori che, tradizionali, non avrebbero potuto non acuirsi per le ineluttabili conseguenze della nostra vittoria"4• _ Serviva dunque molto tallo per instaurare relazioni con il governo sloveno. Segre aveva approfittato dell ' occasione che gli si offriva di "prendere contatto col governo di Lubiana sotto veste di questioni di vettovagliamento e ho colà inviato il brig. Gen. Al berti che sia pel suo grado, sia per la sua particolare coltura in materia, sia per le sue qualità, era certamente persona adattissima. La missione ha avuto ottimo esito""'. Dalla relazione che Alberti redasse sulla sua missione, si ricavavano delle interessanti informazioni politiche circa la composizione del governo sloveno e i suoi rapporti con Belgrado. Informazioni circa il governo di Lubiana. I-lo av1110 l'i111pressiom: che sia affidai.o a gente di un grande patriottismo e [omissis]. Allua l11u.:11k il blocco e la mancanza di generi di prima necessità- zucchero e caffè- li rende irritati :11i..:hc. contro di noi. Gli accordi mancati per tale rifornimento si devono soprattutto a ll ' isolamento in cui vivono. In seguito ad accordi con il capo di S.M. di S.E. il govemalorc ho folt o loro la proposta di stabilire a Lubiana un nostro ufficio per dare nei casi urgen li passa pori i per Trieste, proposta che è da essi accettata. Analogamente hanno inviato a Vienna un console generale di carriera Schwegel che ha fatto la campagna come ufficia le di cavalleria in Macedonia, col quale sarà possibile trattare[ ... ] nella mia breve permanenza ho av uto le seguenti impressioni: 1) il legame stabilito con Belgrado per ora è puramente nominale (tranne per quanto riguarda l'invio di qualche battaglione e di ufficiali); 2) il doli. Pogacnik, presidente del comitato jugoslavo è persona tranquilla e serena, uomo d'età non deve [avere] parte molto attiva nel governo; 3) l'anima del governo deve essere il doltor Triller; persona di carattere vivo, ma molto ragionevole; per quanto riguarda le re laz io ni coll'estero è molto ascol tato il console generale Schwegel, parlatore fa cile, ma anche esso persona di mo lto criterio. Mi confido che il non avere il porto di Fiume lo metterà in condizioni difficili. Non mi fece cenno, pur parlandone con molta famigliari tù di a ltre aspirazioni ; 4) sì vocifera che il presidente futuro possa essere un sacerdote, anche ne l 1111111stcro a 1:!clg rado la Jugoslavia sarebbe ora rappresenlanla da un sacerdote". si valgono più di tutte le parole con le quali potremmo esprimer! .e la nostra gratitudine. Chiunque abbia avuto <la occuparsi con VS. <li questioni riguar<lanli i prigionieri ha avuto dopo pochi minuti l'impressione di trovarsi di fronte non già al rappresentante di una Potenza con la quale il nostro popolo era stato fino a poco prima in guerra, bensì a un magnanimo benefatt ore, che nobilmente si sforzava in Ol,'lli m odo di attenuare le sofferenze di povera gente sofferente", in R. SE<, RE, La missione mi/i/are, cit., p. 17. ,. lvi, pp. 165-6. '° AUSSME, E 15 - Commis~·ione l nlemlleata di Con/rollo -Austria, b. 44, fase. I, sfasc. Direllive date al Cien Seg re. Compili-Re/azio11i, Rc la7.ionc generale n. 4 del 13 gennaio 1919 de l generale Segre al capo di stato maggiore dell'esercito. " Ibidem, Relazione circa la conferenza avuta a Lubiana con i membri del Governo, Allegato n. I Oalla relazione generale n. 4 del 13 gem1aio 19 19 del generale Segre al capo di stato maggiore dell'esercito.


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UNA l:IIOGRAFIA l)I AURI ANO /\L UERI I

Che la missione di Albcrti avesse avuto successo, grazie all 'abilità del mediatore, lo avrebbe confennato lo stesso Scgrc dal momento che tornalo in febbraio a Lubiana "vi trovavo minor freddezza, maggior buona vo lontà, fo rse per clTctto delle facilitazioni che frattanto la Missione era riuscita a procurare a Lubiana circa i trasporti"' 2• Ma l' azione di /\!berti, negli otto mesi di permanenza alla missione mil itare, non si fermò qui. Come capo della conunissione ferroviaria, il suo lavoro fu davvero importante. Non solo si doveva riattivare e, per certi versi, collegare lutto il servizio ferroviario dei paesi cx asburgici, ma si doveva provvedere innanzitutto alla distribuzione, come abbiamo già sottolineato, di vettovagliamento sia per le minoranze italiane, sia per la popolazione dei paesi occupati. Compito che era veramente enorme, dal momento che la competenza della missione di Vienna si estendeva a quasi tulla la regione balcanica (Austria, Ungheria, Jugoslavia), sicché era necessario non solo provvedere ai fabbiso1::,'Tli alimentari, ma anche avviare trattative per favorire il commercio italiano. Che la messa in efficienza della rete ferroviaria dell' area rispondesse anche a un preciso obiettivo politico-economico, lo dimostra una lcllcra che il capo della missione militare italiana a Budapest, generale Guido Romanelli, scriveva il 10 luglio ad /\!berti: Souo sicuro ch'Ella avrà già provveduto ad accelerare la spedizione v iveri richiesta coll'ultimo corriere, in conseguenza non tomo sull' argomento che per farle presente la necessità che a detta spedizione si faccia seguire subito un 'altra. Già da venti giorni si è obbligati a sospendere qualsiasi distribuzione ad italiani perché quanto es isteva era appena sufficiente per la Missione, e tale sospensione è venuta a coincidere con nuove restrizioni nella vendita dei viveri fatte dal locale governo per tutti gli stranieri l come altre volte feci presente lunghe sospensioni nelle distribuzioni non sono certo fatte per accrescere simpatie e rispetto alla Missione, né dignità al Paese al quale la Missione appartiene. D'altrn parte dato che il governo dei Consigli nella distribuzione delle carte per viveri ha trattato gli stranieri come quelle classi autocratiche e borghesi della popolazione, per le quali gli è indifferente che muoiono pure di fame, è necessario che la Missione Italiana soccorra almeno i sudditi delle potenze dell'Intesa, senza farsi in ciò prevenire da altre nazioni. Nel caso nostro dall'America giacché ritengo che il Wcib sia tornato qui con questo scopo" .

r...

Sembra evidente la visione lungimirante che gli ambienti militari avevano della situazione che si andava verificando nella zona balcanica. Di fronte alla concorrenza commerciale di tutti i paesi dell ' Intesa, l' Italia sembrava segnare il passo, incapace di un'azione coordinata e continua. Certo, ciò rispondeva in parte alla reale consistenza del capitalismo italiano54, uscito sicuramente indebolito dalla guerra mondiale in misura maggiore rispetto agli altri paesi; mi sembra però che la classe politica italiana, impe1::,'Tlata in seri problemi di carattere interno e

" R. S 1::c;1n :, La missione mìlitare, cit., p. 169. " AUSSME, E 15 - Commissione fnlem /leala di Con/rollo - Ungheria, b. 82, fase . 2, Lettera del generale Romanelli, capo della missione italiana a Hudapest, al colonne llo Alberti del IO lug lio

1919. " R. A.

W EASTER,

f,'imp eriali.m10 industriale italiano /908-/915, "forino, 1974.


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! ! IMPORTA N ZA DF.l.l '.A7.IONF. MII.ITAR F. ITA I.IANA

internazionale, si dimostrasse in quel mome nto incapace di comprendere la posta in gioco nei Balcani. L'avvio di intense relazioni commerciali non doveva essere solo un modo per favorire l' economia nazionale, ma anche per avviare dei rapporti politici con i nuovi Stati, cosa che ben comprese la Francia, sui qual i esercitare poi una forte influenza politica. In ogni caso, Ja riorganizzazione del servizio ferroviario rispondeva anche ad altri scopi. Tramite questo, infatti, non solo si realizzava quel trasporto di materiali che spettavano all'Italia come riparazioni, ma si organizzava anche il trasferimento dei prigionieri e dei soldati all'interno dell 'area danubiana. Ma AJberti, come dicevamo, si occupò anche di altre questioni. In relazione ai progetti di riduzione dell 'esercito austriaco, che egli supervisionò, nel g iugno del ' 19, assente Scgrc, Al be rti mandava un lungo rapporto al comando supremo in cui paventava la possihilil ù di una rivoluzione di carattere bolscevico neJla stessa Vienna. Prendendo occasione da riduz io m; Volkswchr stabilita come è noto per 15 giugno e da dure condizioni pace, sembra che cumunisli e soc ia listi viennesi stiano improvvisando colpo rivoluz ionario per proclamnrc repubblica cons igli in Austria Ungheria tedesca. Anima della rivoluzione sare bbe mini slro Ba w:r chl' è accordo con Bela Kun. Numerosi ungheresi giugono Vienna con ingenll s,1111111e per propaganda. Attualmente cercherebbesi and11:: appoggio alll i p,111111 ;111sl1 0 lc1h:sd11 e 111oksi, 11011i.:ht: pa11g1::r111a11isli t: sparlai.:hia11i bavares i. Rivoluzione sarehhc per 15 g iugno; g iorno in cui scade ultimatum presentato g iorno 5 dalla Vo lkswehr a l Min1 slro I kutsch per abolire riduzione. Documenti possesso rii q11csla missione, din111s1r:,n,1 n1y:111in .azinnc forza comunisti e piano operazioni per occupazione Vienna l'er q11es lHHll' rnhmonc Volkswchr, venne colonnello inglese C unningham in via privala do111:111d:m11i ,:l' 111rn c.: rcdcvo opportuno prevenire;:, offrec:ndo nuova proroga governo. Risposi 11011 srnli1111 i aulo ri u .ato o ffrire governo cosa non richiesta. Ogg i è venuto uffic.:ialc s11pcn on: 1111ss11111c f1a11 c.:csc mandato da Allizé per informarmi che J\ 1lizé interessa Parig i per evi tare rnl11z10 11e Vo lkswehr e intanto pubblicherebbe comunicato stampa dichiarante che da parie fra ni:esc ritenevasi non poter ridurre Volkswehr prima conclus ione pace. Ho risposto dic lalc cnmunicato sarebbe contrario trattato armistizio perché questo giìi stabiliva riduzione forza. I lo aggiunto che missione ha sempre avuto idee larghe al rig uardo e che prohahil111c 11te 11011 avrehbe m ancato concedere nuova proroga, qualora questa fosse ric.:hicsla da governo. lJ ffi i.:ialc fran cese convinto ha dichiarato non pubblicare comunicato L-.. J se vc1lrù s1l11az io nc diventerà minacciosa e se governo non farà alcun passo, prenderò iniziativa o llì-ire direttamente proroga, qualora codesto comando non disponga diversamente per cvilarc che s ia questo motivo sconvolgimento sociale. Generale Segre informato" .

La rivoluzione non avvenne ma il 5 g iugno si svolse a Vienna un 'imponente dimostrazione proprio per protestare rnnlro la ri duzione deJla VoJkswehr; tale manifestazione, come osservato da Albcrti , lù ingrossata da elementi comunisti e socialisti che volevano in tal modo turbare a ncor di più l 'ordine pubblico'". Di

·" AUSSME, E 8 - Commissione l nleralleala dì Parigi - Austria , b. 176, fase. 6, sfasc. Situazione interna del 'Austria, Copia <li rdazioru: inviala <la Alberli al comando s upremo-ufficio operazioni nel giugno 1919. " AUSSME, E 8- Commissione Interalleata di Parigi - Austria, b. 176, fase . 6, sfasc. Situazione interna dell'AlLstria, Relazione di Albcrti del 6 giugno 19 19 a l comando supremo.


UNA UIOGRAFIA

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Al>l{JANO ALUERTI

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fronte al pericolo di un'eventuale sommossa, Al berti decideva, infine, di concedere la proroga alla riduzione della Volkswehr proprio per questioni di ordine pubblico, ma evidenziando che, in ogni caso, la situazione non era tranquilla: "tutti partiti concordi con comunisti anche ungheresi come risulta documenti, provocheranno (o provocherebbero) sommosse ove risultassero impossibili condizioni di pacc""1 . La situazione critica che si andava realizzando, sotto gli impulsi del bolscevismo e della dissoluzione asburgica, nell'area balcanica rendeva ancor più difficile che la missione italiana potesse svolgere solo funzioni "informative". In realtà era necessario, e questo fu ben compreso sia da Segre che da Alberti, che il corpo italiano concretizzasse una fattiva opera politica che consentisse all 'Italia, vinta la guerra, di non perdere la pace. Così, di fronte al ritardo con il quale il governo provvedeva ad inviare esperti in materia economico finanziaria, fu A ]berti, all ' inizio, ad intrattenere <lei contatti di natura economica con il commendator Rc nncr, un o dei componenti della delegazione austriaca58 • Ma se la capacità di Al berti sotto il profilo organizzati vo e po litico ebbe un peso non indifferente nello svolgimento della missione militare italiana, in un altro campo, che presto lo avrebbe riguardato personalmente, egli dimostrò le sue qualità: la ricerca della docwnentazione di carattere storico. Tale attiv ità si inquadrava nei compiti che il generale Segre era riuscito ad includere tra quelli previsti per la missione, ossia il recupero dei beni artistici sottratti dagli austro-tedeschi e del materiale documentario. In tale settore Scgrc diede un impulso notevolissimo, recuperando molti e preziosi oggetti d'arte che erano stati sottratti al patrimonio italiano59 • Ad Alberti vennero affidati compiti di recupero di documenti e, soprattutto, di interpretazione di alcuni di questi. Particolare importanza assunse l' iniziativa del ministero della Marina Italiana volta ad accertare se prima dell'entrata in guerra dell' Italia ci fossero stati degli accordi seg reti tra Austria e Serbia pe r una inattività da parte di quest'ultima. La ricerca, condotta ovviamente dalla missione a Vienna, aveva portato al ritrovamento di un dispaccio dell'arciduca Eugenio, allora comandante del fronte balcanico, del 5 maggio 1915 diretto al comando supremo austriaco. "Dal testo del dispaccio - così scriveva Alberti - si rileva l'esistenza di trattative fra il comando supremo a.u. e quello serbo, per la conclusione di un armistizio segreto di tre mesi. L'accordo sembra, al 5 maggio 1915, quasi raggiunto tranne per i punti e cd f che si i1:,'Ilora quali possano essere [ . . .] data l' importanza veramente grande che viene ad assumere in questi momenti il documento, lo invio in originale a cotesto comando [ . .. ] quantunque non vi siano dubbi sulla sua autenticità, sia per la fonte dalla quale ci è pervenuta, sia

" Ibidem, ·te legramma di Alberti dell' I I giub'IlO 1919 al comando supremo. " AUSSME, E 8 - Commissione Jntem/leata di Parigi - Stampa e propaganda, b. 289, fase. Partecipazione al bottino di guerra, Rdazione confidenziale del tenente colonnello Casali del 17 maggio 19 19 alla delegazione italiana per la pace-sezione militare. " R. SEGRE, La missione militare, cii., pp. 118-60 e pp. 197-200.


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( '.IMPORTANZA DELL;AZIONE MILITARE ITALIANA

dall'esame della carta e deli 'inchiostro, pure è stato disposto per un controllo con altri mezzi e presso le varie autorità dalle quali il dispaccio è passato"60• La rilevanza di un documento del genere era chiara, tant'è che il 1° luglio il ministero degli Affari Esteri domandava al comando supremo di voler conoscere, con la massima urgenza, "se e quali accordi o convenzioni militari fossero state fissate con Serbia ali 'atto nostra entrata in campagna, per coordinare azione dell'esercito serbo con nostre operazioni . Caso affermativo prcghcrcbbesi far conoscere motivi per i quali esercito serbo avrebbe mancato impegni assunti nonché valore dei motivi stessi. Occorrerebbe inoltre specificare danno che è risultato da tale mancato concorso nei riguardi nostre operazioni""'. La veridicità di un tale accordo segreto serviva alla delegazione italiana non solo per scopi propagandistici, ma soprattutto diplomatici. La presenz.a di un 'intesa segreta austro-serba avrebbe permesso sia di indebolire la fortissima propaganda serba nei paesi dell'Intesa, sopratlutto negli Stati Uniti, sia di volgere a favore italiano, per certi versi, lo stesso andamento della conferen7.a della pace in relazione alle rivendicazioni adriatiche. Alberti, nuovamente incaricato di veri l'icarc l'attendibilità di tale documento, il 14 luglio scriveva al comando supremo illustrando i risultati della propria ncerca. Dal complesso di queste situaz ioni si rileva come de lle o tto divisioni di fanteria A. U. esistenti sulla fronte Serba al 15 maggio, sei furonll trasferite sulla fronte italiana entro la l quindicina di g iugno ( 1-48-18-50-57-58 ). una e 111eu..a f 6 1 di v. e brig. Lest. Mont.) nella I quindicina di luglio. Al l O agosto quindi no n rimam:va sulla fronte serba che un debole velo di copertura costituito da due brigate di I .est 111o hi Ii, e da 136 battaglioni Lest di truppa presidiarla. Questa situazione durò fin o alla fine di settembre, quando cominciò a delinearsi lo schieramento del Gruppo di eserciti di Mackcnsen per la ripresa delle operazioni offensive. La quiete assoluta segnalata nello scacchiere Serbo fino ali' ottobre 19 15 e la notevolissima riduzione di forze in esso e ffettuata, po trebbero dare attendibilità ai sospetti già segnalati dal Ministero della Mari na a questa Missione[ ... ] però, come venne comunicato[ ... ) gli accertamenti ulteriormente eseguili su questo documento, ne mettono molto in dubbio l'autenticità. Anzitutto il ten. co l. di S.M. Brugier citato nel documento era nel maggio 1915 al massimo maggiore e s i chiamava Brougier. Poscia l'arciduca Eugenio era a quella data ancora G.D.K. , essendo staio promosso G.O. nel successivo giugno. Vi sono due errori di orlografia "A rmi sticc Scerete" e " Waldstctten" che invece si chiama "Waldstatlen". Inoltre al Ministero degli Esteri A.T. per ricerche accuratissime fatte eseguire, risulta giunto il 15 maggio 19 15 un fog lio 3 175 I. ( medesimo numero di protocollo del nostro documento), ma in cui si tratta di un rapporto dell 'addetto militare a Madrid sulla situazione nel Marocco. Per queste ragioni è bene ritenere come sospetto il documento. Questa Missione però sta facendo eseguire nuove e più accurate ricerche presso l'archivio riservato del Ministero degli Esteri A.T. da persona altolocata e influente, e spera di poter venire in possesso di qualche cosa di più preciso, traccia del trattato richiesto"'.

"'AUSSME, L 3 - Studi Particolari, h. 39, làsc. 4 - Armistizio segreto tra /'A. U. e la Serhia, Relazione di Alherti del I 3 1,,iugno 19 19 al comando supremo. " Ibidem, Telegramma del generale Cavallero da Parigi del I luglio 191 9 al comando supremo. "' lhidem, Relazione di Alberti del 14 luglio 19 19 al comando supremo-ufficio operazioni. O


UNA B10GR.i\FIA OI ADRIANO A l.BERTI

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li 18 luglio Diaz, recependo per intero le indicazioni di Alberti, comunicava al presidente del consiglio, Francesco Saverio Nitti, che seri dubbi erano risultati sulla veridicità del presunto accordo segreto austro-serbo. La cura mostrata nell'indagine archivistica e la precisione nel rintracciare anche i minimi dettagli discordanti davano il segno dell' abilità di Alberti nella ricostruzione storica degli avvenimenti e ncll'utilizzaz.ione appropriala dei materiali d'archivio. Tali capacità gli valsero la nomina di capo dcll 'ufficio storico dell'esercito che proprio in quei mesi si stava riorganizzando dopo l'esperienza bellica. Parte II 1.Alberti alla guida dell'ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito Nel marzo del 1914, alla vigilia del conflitto, l'ufficio storico, guidato dal colonnello Giuseppe Cam1ine l;errari, sospese i suoi lavori; g li ufficiali rientrarono nei propri reggimenti e il comando supremo, mobilitandosi, tenne presso di sè una sola sezione, guidata dal maggiore Cesare Cesari , segretario dell'ufficio, che doveva occupars i della raccolta dei diari delle uni tà combattenti 63 . Que sti di -

venne capo ufficio nell'agosto del ' 17 e rimase alla sua f,ruida fino all'ottobre 1919. finita la guerra e tornato il comando supremo a Roma, l'ufficio storico venne riaperto e, nell 'ollobrc 1919, venne aITidalo ad Adriano Alberti"'. Dal punto cli vista organizzativo, l'attività di Albcrti si rivolse alla suddivisione dell'ufficio storico per sezioni. Una prima sezione era dedicata all' archivio e alla storia dei corpi, la seconda allo studio dei documenti relativi alle operazioni compiute sulla fronte giulia nel 1915 e nel '16, la terza si riferiva alperiodo del 191 7, la quarta era rivolta allo studio delle operazioni sulla fronte montana dal '15 al ' 17 e alle guerre coloniali, mentre l'ultima si occupava delle operazioni sulla fronte montana dal novembre 191 7 al novembre 1918. Vi era anche una segreteria che, oltre a sbrigare la normale corrispondenza, si occupava della raccolta di materiali di particolare riservatezza, delle traduzioni, e della redazione di monografie, opuscoli, e di un sommario della storia sulla gu erra italoaustriaca65.

" Sull'attività dell 'ufficio storico dello stato maggiore dell'esercito in que l periodo: A. Al.BERTI, L'allività dell 'ufficio storico negli ultimi due anni, in "Rassegna delJ'Esercito Italiano", a. lTI, fa se. 5-6, maggio-giugno 1922, pp. 276-81; C. c~sA~ 1 (a cura di), /,'ufjìcio storico - cenni monografici, Ministero della Guerra - Comando del Corpo di Stato Maggiore, Roma, 1930; O. Bov10, L'11/Jìcio storico de/l'esercito - 1111 seco/n di storiografia militare, Stato Maggiore dell ' Esercito - Ufficio Slorico, Roma, 1987; A. GIONFRIDA, Lejònti archivistiche relative alla prima guerra mondiale conservate presso /'1ifjìcin storico, in Studi Storico-Militari /991/, Stato Maggiore dell'Esercito - lJITicio Storico, Roma, 2000, pp. 49-87. ., Tra Cesari e Alhcrti ci fu una hrcvissima parentesi ne lla quale l'ufficio storico fu retto dal colonne llo di stato maggiore Domenico Siciliani. "' È lo stesso Alherti ad indicare tale organizzazione in un rapporto del 30 gennaio 1923 all'ufficio operazion.i, conservato inAUSSME, L 3 - Studi Particolari, b. 25, fase. 17 - Propaganda all'estero de lle opere sulla nastra guerra.


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L' IMPOKIANZA OELL.:J\Z IONE M ILITARE ITJ\LIJ\NA

Tale strutturazione dell ' ufficio storico, che rimase in vigore fino al giugno l 925, doveva consentire, nelle inlenzioni di Alberti, il raggiungimento degli scopi che l ' ufficio intendeva prefiggersi: " I) completare la raccolta e la classificazione dei documenti relativi alla grande impresa; 2) curare la narrazione degli avvenimenti militari alla noslra fronte; 3) ultimare le relazioni delle guerre precedenti, non ancora pubblicate""". Occorre dire che l' atlivilà di raccoltà di materiale documentario era stata già ini ziata durante la permanenza della missione militare presieduta dal generale Segre. Non solo si erano prese in considerazione le varie pubblicazioni auslriaehc (riviste e libri), opera nella quale si distinse il capo dell'ufficio smobilitazione della missione, Caforio, ma vennero avviate anche le ricerche presso l 'archivio del ministero della Guerra di Vienna, tant'è che, proprio nell'autunno del ' 19 , Scgrc inviò una serie di documenti del comando supremo auslroungarico durante il con flitto67 • l;arrivo di Alberti alla guida dcl i' ufficio stori co diede un impulso notevole alla raccolta di materiale e alla produzione storica dell' ufficio stesso: in queslo senso la scelta di Alberti rientrava ne l progett o del comando supremo che tendeva a conferire all ' ulTicio slorico anche funzion i di carattere politico-propagandistico. Dopo la fine della guerra e nel corso delle trattative di pace, ci fu l'evidente tentativo, come si è già sottolinealo, Ji sminuire progressivamente l'importanza dell 'azione militare italiana nel conflitt o; te ntativo che fu portato avanli non solo dagli avversari del periodo bellico, ma dag li stessi ex alleati. Sintomatica in tal sen so fu la rovente polemica scoppiala nel lugli o del l 920, per un articolo apparso sulla Revue des deux mondes, siglato XXX, nel quale si lasciava intendere che fosse stato Foch a suggerire a Cadorna, dopo Caporctto, di rcsislere sul Piave'". Articolo al quale, dietro pressioni dello stato ma ggiore dell'esercito••, si rispose solo nel novembre del l 920 con uno scritto apparso sulla NuovaAntologia10_ Anche nel settore della produzione stori co-letteraria, dunque, si concretizzò un ' offensiva di tal genere, che vide in prima linea l' Austria, e in sottordine Germani a, Francia e Regno SHS (Regno dei Serbi, Croati e Sloveni). Che pubblicazioni diffamatorie o lesive del prestigio dcli ' llalia comparissero ne i territori del-

66 A. ALllERTI, l'allivit<Ì dell' ufficio storico, cii., p 276 . •., AUSSME, H 15 - Commissione Interalleata di Co11trollo -Austria, b. 32, fase . 2 - Liquidazione del materiale bellico dell'ex M onarchia a11slru-1111garica ({()20) . Elenchi di trasmissione inviate di pubblicazioni militari al comando supremo ( I Y 19j. " XXX , Lajin d"une /égende - La missio11 du gé11i>ral Foch en Jtalie, in " l{evue des deux mondcs", 15 luglio 1920. " Di fronte a tale articolo l'ufficio operazioni chiedeva il 27 lug lio 1920, a firma del suo capo

ufficio Grossi, il permesso allo stato maggiore di elaborare uu articolo di risposta. Sulla richiesta dell'ufficio E Vaccari aveva scritto: "la cosa è tuttora allo studio dell'ufficio storico", mentre Dadoglio aveva siglato: "comunicare a Diaz", in AUSSME, L 3 - Studi I'arlicolari, b. 273, fase. I . ,.... , Il maresciallo Foch in Italia (ot1ohre-11ove111hre I 917), in "Nuova Antolob'Ìa", novembre 1920. A conclusione di questa polemica il generale di brigata Marietti, della sezione del comitato militare italiano di Versailles, inviava il 3 giugno 1923 al ministero della Guerra e allo stato maggiore centrale una lunga intervista con il maresciallo Foch che non poteva che rinfocolare le polemiche.


UNA BIOCìRAFIA DI ADRIANOALRF.RTI

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l'ex impero era alquanto scontato; ciò non toglie che i vertici dell'esercito italiano si mostrarono subito intenzionati a rispondere colpo su colpo, in maniera ben diversa rispetto all'azione dei plenipotenziari parigini , a queste denigrazioni. Il 12 marzo 1920 Albricci, ministro della Guerra, scriveva un' interessantissima lcllera allo stato maggiore dell'esercito relativamente a questo argomento. La necessità di valorizzare il frutto magnifico della guerra nostra nei riguardi educativi, storici e morali è talmente evidente che non esige commenti. Resta soltanto, acuto e profondo, il desiderio di assolvere tale doverosa opera nel più breve tempo possibile, acciocché la memoria della guerra nostra si tramandi al più presto e si fissi nella coscienza e nel1'educazione nazionale, e perché nessuna parte di quel magnifico spirito di abnegazione e di sacrificio che ha assicurato la vittoria si sperda, rimanga sterile o, comunque, meno presente al cuore e alla memoria dei cittadini e dei soldati d ' Italia. !.:iniziativa privai.a non è ancora in misura di produrre utili frutti per circostanze di varia indole( ... ) occorre perciò che la materia destinala a ravvivare e a corroborare le indagini positive sia - al possibile - sicura, eletta e di facile consultazione affinché essa possa agevolmente tramutarsi nel fondame nto inoppugnabile di studi , di deduzioni e di determinazioni storiche [ ... ] questo Ministero esprime l'avv iso che il riç1.:o e ben ordinal o materiale documentario raccolto presso l' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Eserc ito[ .. . ] potrebbe, fin o da ora, favorire la pubblicazione di studi monografici singoli , da intraprendersi con criteri larghi ed estensivi, con intendimenti prevalentemente aneddotici, episndit:i, educativi e morali; con metodo insomma, e continuità di lavoro, at:t:ioct:hé da quel terriccio fecondo di studi singoli e determinata cerchia, la materia possa, gradatamente, allargarsi, approfondirsi ed elevarsi verso mete più estensive e coordinate, fino a mettere a capo, a suo tempo, alla storiografia critica progredita e complessa( ... ) in questa guisa si verrebbero a porre le basi di una prima produzione storica-monografica sulla nostra guerra, capace di gareggiare con quanto di analogo si pubblica presso eserciti alleati , o avversari, intorno allo sviluppo della propria guerra[ ... ] criteri i quali rispondono a necessità tanto di indole tecnica, quanto di indole educativa, nazionale e di propaganda rispetto alla conoscenza della nostra guerra" .

Sia Badoglio che Alberti, pur con alcune riserve, concordarono con la proposta di Albricci 12, dimostrando appunto come fosse chiara la volontà di attuare un' attiva propaganda per chiarire l'apporto italiano al connitto mondiale. Propaganda che, appunto, si faceva vieppiù necessaria di fronte alle calunniose affermazioni che alcuni esponenti dell'ex esercito asburgico andavano svolgendo contro l'azione italiana. Il 10 aprile del 1920 l'addetto navale della regia legazione italiana, Mario Gravina, scriveva da Stoccolma al capo di stato maggiore Badoglio in questi terrrurn:

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'

AUSSME, L 3 - Studi Particolari, b. 52, fase. 4 - Necessità studi monografici sulla g uerra

1915-18, Ldleni <li Albricci allo stato maggiore dell'esercito del 12 marzo 1920. 11

ibidem, Lettera di Alberti al comando supremo - ufficio stampa e propaganda del 17 marzo <lei I 920 e letlent di Badoglio ad Alhricci del 23 marzo 1920. Le riserve, condivise da /\lberti e Iladoglio, erano relative all' invito diAlbricci di aprire gli archivi dell'esercito anche a studiosi non militari. Secondo Alberli, "estendere a tutti la concessione di consultare direttamente i documenti in archivio non è possibile per ragioni di spazio e più ancora di riservatezza, perché nelle cartelle insieme a documenti che hanno un solo valore militare ve ne sono frammisti altri attinenti a persone o a questioni politiche che non possono essere visti da chi non sia vincolato dal segreto d 'ufficio" .


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L'JMl'Ol{IANZA U ELL'AZIONE MI LITAIZE IIA LJANA

Eccellenza, durante il v iaggio di rito rno da Ro ma ho letto con g rande inclignazione il volume del generale von Cramon, plenipotenziario germanico presso il comando supremo a/u durante la guerra. Queste memorie del generale germanico sono ispirate dalla prima all' ultima pagina ad assoluto disprezzo per noi, e per il valore del nostro sforzo bellico. È quel disprezzo nato e sviluppato a Vienna, che purtroppo conosciamo da varie generazioni, che ci ha tanto offeso, e che ci ha anche tanto nuociuto. Il generale von Cramon dedica solo raramente e quasi negligentemente qualche pagina al fronte italiano, sdegna quasi occuparsene. Si compiace solo di dedicarvi un capitolo, naturalmente in occasione di Caporetto per esaltare il valore dell' intervento germanico. Il generale von Cramon è lutto imbevuto dello spirito del gran quartier generale a. u. e come tanti suoi connazionali che non ci conoscono, non è, nei suoi giudizi sulle operazioni al nostro fronte né sereno, né obiettivo. Senza entrare nei dettagli , le riassumo in breve che secondo il volume di von Cramon, il nostro fronte era, nel complesso, trascurabile; g li austriaci ci han sempre battuti e respinti; l' intervento di 7 divisioni germaniche è bastato per mandarci a gambe levate a Caporetto; sul Piave nel 19 I 8, l'attacco austriaco non è riuscito per ragioni ind ipendenti dall'esercito italiano; e, quando questo si è deciso alla sua ultima offensiva (Vittorio Veneto), ha potuto cogliere facili a llori perché non esisteva più esercito a.u. al Piave, dopo Caporetto, l 'Italia resistette per l'intervento di divisioni alleate, e a Vittorio Veneto furono tmppe ing lesi che forzaro110 il passaggio l Come si vede veleno e fiele ad ogni occasione. Naturalmente il genera le von Cramo n cade in gravi contraddizioni, perché si lascia sfuggire una volta che Trieste, essendo minacciata, bisognava provvedere al fronte italiano. E fu von Cramon uno de i pri ncipali sostenitori dell ' intervento germanico a l fronte ita liano, nella illus ione che un colpo fo rtunato avrebbe piegato l' Italia e l' avrebbe indotta a pace separata. È noto che Hindcnburg e Luddendorf erano contrari a tale intervento e che nelle loro memorie traspare continuamente la loro grave preoccupazione nei riguardi del fronte italiano. La storia segnerà il trionfo della verità e von Cramo n non sopravvivrà neanche nel nome; ma intanto il suu lil>1 u d nuoce assai. I tedeschi leggono molto; tutto quello che si stampa; e noi no n possiamo trascurare l' opinione pubblica di 70 milioni di tedeschi, che pur esistono nel centro Europa e con i quali abbiamo interesse a ritornare in rapporti economici, forse anche po litic i; ma su basi e su relazioni ben differenti che non un tempo. Abbiamo diritto a essere stimati e considerati per quel che in realtà valian10. Ma il libro di von Cramon ci nuoce non soltanto nei riguardi dei 70 milioni di tedeschi; von Cramon era capo della missione mi lit1re germanica al fronte a.u. , quindi può essere chiamato giudice autorevole anche in Francia, Ing hil terra, in America, in Serbia nei riguardi del valore dell ' intervento italiano; e con il suo libro alla mano, i nostri buoni al leati hanno un buon appoggi o ne ll' opera intrapresa di sva lutazione del nostro concorso. Arrivando a Berlino, ho parlato de lla cosa con iI co llega Ruggeri- Laderchi che condivideva le mie impressioni. Gli ho esposto se non sia il caso di estendere la nostra opera di propaganda anche alla Germania, sia nei rig uardi dell' opinione pubblica tedesca, che nei riguardi della ripercussione che se ne ha presso gli alleati nostri. I tedeschi, come bo scritto or ora, leggono molto, tutto quello che si stampa, e ho detto a Ruggcri se non sia il caso di lanciare in Germania, in tedesco, alcune pubblicaz ioni del nostro stato maggiore sulla g uerra al fronte nostro, profittando anche de lla stampa che in gran parie è favorevolmente disposta in Germania verso di no i. Ruggeri mi ha dello che ne avrebbe parlato al generale Calcagno e che ne avrebbe fatt o oggett o di rapporto ufficiale a V.E. e io gli ho dello che mi sarei permesso di rivolgermi direttamente a V.E. per esporle la q uestione. Per ultimo vorrei ancora sottoporle che parlando a Berlino col principe di Bulow, ho potuto constatare che egli riteneva c he il numero dei morti avuti da ll'Ita lia, in guerra, non arrivasse a 100 mila. S' intende che mi sono affrettato a fargli un po' di "storia patria" e a inviarg li quanto è stato pubblicato ed a me distribuito di dati statistici. Voglia prego, perdonare eccellenza, se mi sono permesso di disturbarla direttamente e personalmente, ma

r...


IJNA AIOC.RAFIA OI A ORIANO ALBERTI

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l'argomento e le pratiche relative, mi sono sembrati troppo importanti per rischiare che siano messi a dormire su qualche tavolo d'ufficio ministeriale".

Vaccari, allora sottocapo di stato maggiore, esprimeva in tal modo la sua opinione: "sono del parere che bisogna decidersi a contrapporre a questa denigrazione maligna e bugiarda una sana, efficace c diffusa propaganda, con numerose e frequenti pubblicazioni, ufficiali o private, in tutti i paesi, sulle operazioni di guerra compiute dal nostro esercito. Anche sulle nostre perdite bisogna diffondere la conoscenza di dati precisi ed esatti, computando oltre ai morii e feriti in combattimento anche i morii o invalidi per malattie o infezioni riscontrate in zona di guerra come fanno la Francia e l'Inghilterra. [;ufficio storico esamini c prepari il lavoro"". Che il libro di Cramon avesse suscitato le ire dello stato maggiore italiano, lo dimostrano non solo la relazione dettagliata di Calcab'llo da Berlino75, ma anche la lettera che Grossi, capo ufficio del reparto operazioni E, scriveva il 1Oaprile direttamente ad Alberti: "sono pervenuti dal gen. Calcagno due libri riferentisi alla guerra. Uno è del gen. Von Falkcnhayn, c traila csscnzialmcnlc del fun " AlJSSME, I, 3 - Shtdi Particolari, b. 33, fase. 3, Lettera dell'addetto navale della regia legazione da Stoccolma M. Crravina a Hadoglio del I O aprile 1920. " Ibidem. 11 lhidem , I .ettcra di Calcagno, brigadiere generale della missione militare italiana in Germania, a l ministero degli Esteri e al comando supremo <ld 3 0 marzo 1920, "Tra~metto l'annesso volume del generale Von Cramon, che fo , com 'è noto, rappresentante del quartier generale tedesco presso il quartier generale aushiacu <lai 27 gennaio 19 15 al 6 luglio 1919. 11 Cramon all'arrivo della com missione di controllo in Ciermania fu il designato dal Rcichswcbr ministro Noske per presiedere la commissione tedesca, costituita per facilitare il compilo di controllo delle commissioni alleate. La sua condotta in occasione della sommossa Kapp non depone in favore del suo tatto politico e del suo sentÌlllento di dovere. Di sentimenti prussianissimi, egli si schierò subito pel nuovo governo e il 13 marzo stesso venne, come ebbi già a te legrafare, alla presidenza della conllllissione militare di controllo. E, dichiarandosi incaricato dal governo Kapp di assic1mm: la commissione stessa che il nuovo governo intendeva eseguire il trattato di pace anche per quanto riguardava il controllo dell 'intesa, proponeva la continuazione dei lavori. N aturalmente la risposta fu che la commissione non poteva accettare alcuna comunicazione in nome di un governo non riconosciuto dall'Intesa e faceva rilevare al Cram on l'inaccettabilità delle sue domande. Caduto il Kapp il generale prussiano ha voltato nuovamente casacca; resta ora a vedere se il governo Muellcr vorrà ancora accettare i suoi servizi, o non lo scaccerà, come dice di voler fare con tutti gli imp iegati che abbandonarono il 13 marw il vecclùo pel nuovo governo. Circa il libro che trasmetto, esso non può che destare sentimenti di indi gnazione in un soldato italiano, e giudizio di leggerezza, se non di mala tede, nel lettore imparLiale, impressione sintetica è una completa svalutazione dello sforzo militare italiano, della valentia dei capi, dello sforzo delle truppe. Fatti che debbono rimanere in1peritur i nella storia, sono ridotti a semplici episodi : la ballaglìa <lei Piave è appena accennata. Oella battaglia di Vittorio, l'autore non parla affatto, con la scusa della propria asscn7a dal fronte: ma nelle poche righe in cui ne accenna, vuol far intendere che le truppe inglesi abbi,mo dovuto fungere <l'avanguardia alle truppe italiane nel fo rzamento de l fi un1c . Contro tale svalutazione della nostra guerra, non mi sembrerebbe inoppo rtl mo che, seH:La e ntrare in direlle polenùche che forse richiamerebbero sul volume un 'attenzione che né l'autore né la sua opera meritano, qui in Gcm1ania, in lingu a tedesca, si facessero conoscere , con pnbblicazio1lÌ di codesto stato maggiore, con l' invio di traduzioni tedesche di relazioni e di documenti ufficiali, la realtà dello sforzo italiano. li momento è favorevole: le orecchie di tutti in Germania si sono tese a udire le parole del nostro presidente <lei consiglio. E una giusta parola sulla nostra guerra, anziché ina~prire rancori che tendono a sopirsi , darebbe qui una nuova conferma della opportmùtà di riprendere buoni rapporti con l'Italia" .


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ClMPORTANZA r>F.U : A7.IONF. MlLlTARF. ITALlANA

zionamento e della attività del comando supremo tedesco nel periodo 1914-16, portando naturalmente particolare attenzione a stabilire una difesa del suo operato. L'altro è del generale Von Cramon e si riferisce alla partecipazione avuta nella guerra dalle truppe austro-tedesche in base al patto di alleanza stretto fra i due imperi austriaco e germanico. Ma come già osserva il gen. Calcagno, tale secondo libro è improntato a una sistematica svalutazione dello sforzo militare italiano accennando appena alla battaglia del Piave e tralasciando di parlare della battaglia di Vittorio Veneto. Il gen. Calcagno proprorrebbe di far conoscere in Germania con pubblicazioni tradotte in lingua tedesca, la realtà dello sforzo italiano, e ritiene questo il momento favo revole dato che le orecchie di tutti in Germania si sono tese ad udire le parole del nostro presidente del consiglio. I due volumi s'inviano all' ufficio storico, al quale sembra anche spettare l'opera di propaganda cui accenna il generale Calcagno, dato che essa risponde a considerazioni di opportunità e convenienza" . A margine della lettera di Grossi, c'era un altro appunto di Badoglio che sottolineava di "fare proposte concrete" 76 • Traspariva da queste lettere, in mani era evidente, anche un senso di frustrazione da parte italiana per non vedersi riwnosciuto il reale apporto alla risoluzione del grande conOitto europeo. La risposta che Al berti, pur criticando Cramon, diede a Grossi fu improntata, però, a mndcrazionc e a un misurato giudizio sul volume del generale tedesco. Cosi, il 20 aprile sottolineava che " il libro del Cramon esprime realmente giudizi sfavorevoli sulle truppe italiane. Non è però esatto che accenni appena alla battaglia del Pi ave, perché su 300 pagine complessive del volume, v i dedica un intero capitolo di IO pagine. Il Cramon n on descrive particolam1ente, né questo, né alcun altro comba ttimento, perché si propone soltanto di fare la storia della sua ope ra di capo della missione tedesca presso il quartier generale austroungarico. Però co me risulta dagli annessi brani di traduzione, il Cramon afferma anzi tutto (pag. 167) che i nostri combattenti al! 'alba del giorno 15 giugno avevano interamente ri gettalo il nemico, e c he Conrad era profondamente scoraggiato, perché nessuna delle sue 28 divisioni era in grado di operare. E così pure, a pag. 57, dice c he l'offensiva del ' 16 nel Trentino fu arrestata da noi, senza che vi fosse bisogno dell'intervento russo. Circa, poi, la questione della propaganda della nostra guerra in Germania, sembra c he, dato il carattere di quella nazione, l ' in ten to si possa raggiungere solo con relazioni documentate. Si potrebbe quindi inca ri ca re il gene rale Calcagno di trovare un editore, in Berlino, che volesse assumere l' impegno di far tradurre in tedesco i fascicoli delle nostre relazioni ufTiciali, e di metterli in vendita, sia in Germania che in Austria, anche nell' edizione italiana, analogamente si potrebbe fare per Parigi e la Francia" 77• Era chiara quindi la funzione propagandistica che, per certi versi, l'ufficio storico dell 'esercito doveva svolgere nel l' immediato primo dopoguerra; ciò non vuol dire, però, che la sua produzione fosse asservita a tale scopo. Il lavoro storiografico e di ricerca documentaria svolto dall 'ufficio storico in quegli anni ha

"· Ibidem, Lettera di Grossi, capo ulTìc io del reparto operazioni E del 1O aprile 1920 al capo dell'ufficio storico Alberti. " Ibidem , Lettera di Alberti a Grossi del 20 aprile I 920.


UNA BIOGRAFIA DI ADRIANO ALIJERTI

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toccato punte di notevole livello, forse ineguagliate negli anni successivi. Si è voluto sottolineare tale aspetto "propagandistico" non solo per meglio spiegare scelte e decisioni, ma anche per evidenziare la grande importanza che l'esercito ebbe nell'affiancare e, a volte, sorreggere l 'azione politica della classe dirigente italiana. La guerra propagandistica, infatti, era solo un altro aspetto di quella guerra diplomatica che si era iniziata per l'Italia a partire dalla conferenza di pace di Versailles. Seguendo le tre direttive che lo stesso Alberti aveva assegnato al compito dell'uffic io storico, una notevole cura egli rivolse al recupero del materiale documentario; materiale che non solo veniva consegnato dai nostri comandi78, ma che doveva essere recuperato anche negli archivi stranieri 79• In un tale quadro continui e proficui furono i contatti che Alberti tenne con il brigadiere generale Goggia, nuovo capo della missione militare italiana, e con il tenente colonnello Franchini Stappo addetto militare italiano a Vienna . Questi due personaggi furono realmente la longa manus dell ' ufficio storico nell'attività di recupero del materiale librario e archivistico. dando prova di una notevole capacità organizzativa. Come abbiamo sottolinealo, g ià la missione Scgre aveva cercato di raccogliere la documentazione conservata presso il Kriegsa rchiv di Vienna. Alcuni ufficiali de lla sua missione avevano ottenuto l'autori zzaz ione per riccn;an; il m a-

teriale n ell'archivio viennese; ufficiali che furono coadiuvati dall'ex colonnello austriaco Apollonio, il quale, valendosi della notevole autorità che allora godeva la missione e anche dell e sue conoscenze personali, e approfittando della confusione nella quale si trovava l'archivio, era riuscito a reperire i documenti necessari . Non solo, lo stesso Segre si era preoccupato di indicare al comando supremo e all ' ufficio storico le pubblicazioni militari austriache che potevano essere di un qualche interesse' 0 .

" A tal riguardo si veda l' elenco del materiale consegnato all'ufficio storico nel maggio-giugno del 1921 dal reparto operazioni in AUSSME, Carteggio Fondo AR (Archivio), b. l , fase. 10 t:lenchi di carteggi versati a/1 'U.S. Nel mar zo del 1921 il reparto operazioni dello stato maggiore dava all' ufficio storico la documentazione rdativa ad alcune sistemazioni difensive italiane durante la guerra e il carteggio dell'ufficio operazioni dell'anno 19 18; nell' aprile del ' 21 venivano consegnale le pubblicazioni già in consegna dell' uificio coloniale relati ve alla Libia, all' Eritrea e alla Somalia; nel giugno 1921 il comando della divisione militare di Genova inviava il carteggio relativo alla direzione di sanità d ' armata. ,. A questo proposito: A. TOSTI,/ dncum e11ti storici sulla nostro guerro trotti dagli archivi stranieri, in " Bollettino dell' UITicio Storico", a. I, 1926, pp. 3 1-5. "'AlJSSM E, t: 15 - Commissione .Interalleata di Controllo -Austria, b. 32, fase. 2 - Liquidazione del materiale bellico del 'ex Monarchia (1920). Elenchi di trasmissione inviate di puhhlicaziuni militari al comando supremo (/919) , Lettera di Scgrc a ll'ufficio riviste militari deU'8 dicembre 19 19, " in seguito alla richiesta di codesto Ministero si comunica che l'unica rivista militare con un certo valore tecnico-professionale che s i continua a pubblicare in Austria è ' Mitteilungen uber Gegenstande des Artillerie - und Geniewesens' di c ui si racchiude un esemplare ncll ' annesso pacco. Per norma l' ufficio storico del comando supremo ha già fatto abbonare la biblioteca ce ntrale militare di codesto ministero a questa rivista per tutto l'anno 1920. Tulle le allre riviste precedentemente esistenti (Kavallarestiche Monasheft - Strefflenis - Militarischc - Zeitschcift), hanno sospeso dall'ottobre 19 18 la loro pubblicazione, né pare che essa sarà ripresa in un prossimo avvenire. Anche i 'Krigabericht' non sono più pubblicati dal marzo di quest'anno. L:unico fascicolo riguardante l' Italia è


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(;IMPORTANZA DELL:AZIONE MJLITARE rIALIANA

A partire dall 'inscdiamcnto di Goggia nella missione militare italiana a Vienna, il personale della missione si trovò di fronte alla resistenza passiva delle autorità austriache che non volevano consentire il libero accesso degli osservatori italiani alla documentazione asburgica. In un tale quadro e di fronte alle ripetute richieste dcli 'ufficio storico"', il 15 luglio 1920 Goggia scriveva ad Alberti sottolineando le difficoltà pratiche del lavoro di ricerca presso l'archivio82• Difficoltà che, se da un lato erano dovute alla pessima condizione in cui tali archivi erano tenuti e al1a stessa scarsità del personale italiano disponibile per tale ricerca, dall 'altro dipendevano anche dall ' evidente intenzione di ritardare l'accesso alla consultazione, mediante tutta una serie di lentezze burocratiche. Col passare dei mesi ciò si fece evidente, tant' è che in agosto Goggia si vedeva costretto a sospendere la raccolta del materiale

quello racchiuso nel pacco. Notizie confidenziali assunte presso il direttore di questa pubblicazione, farebbero ritenere che probabilmente nel prossimo anno sararu10 pubblicati nuovi fascicoli, ma non si tratta di notizia sicura e in ogni modo non è UJla rivista di carattere periodico e continuativo. Esistono attualmente in Austria altre pubblicazioni di carattere militare, le quali più che <li rivista, hanno la forma e il sapore polemico di un giornale. Esse sono: ' Militar - Soziale - Rundschau '; ' Danzer's Am1ee - Z.eitung' ; ' Staatswehr', ma come codesto ministero potrà osservare, esse presentano scarso interesse dal lato culturale". " AUSSME, E 15 - Commissione fnlem lleata di Controllo -Austria, b. 19, fase . I - Comunicazioni e richieste varie della mis.~ùme militare italiana al governo austriaco. Consultazione di dornmenti conservati nell'archivio di guerm austroungarico (1920), Lettera del maggiore generale Scipioni , sottocapo di stato maggiore, a Zuccari dell'8 giugno 1920, "Avendo ormai questo ufficio storico completato la raccolta dei doc umenti relativ i al primo periodo che va dai primi del novemhre 19 17 fin o al consolidamento della nostra linea sul Piave, si sarà vivamente b'T'dti a V E. se vorrà disporre che nella ricerca dei documenti presso l' Archivio di guerra A.U. sia data la preccdcn7.a ai documenti riferentesi all'intenzione e alla preparazione da parte <lei Maresciallo Conrad di UJla olfensiva contro la fronte Grappa-Altipiani, nonché alle azioni svoltesi nel tratto tra Brenta e Piave nei mesi di novembre e dicembre 19 I 7. Così pure saranno ugualmente b'Taditi quei documenti che eventualmente si rinvenissero riguardo alle azioni secondarie svoltesi sul Piave nella stessa epoca". " Ibidem , Leltera di Goggia a S.E. Zuccari, capo della missione interalleata di controllo in Austria, e ali ' uffic io storico del I 5 lug lio I 920, " In rela7.ionc alle richieste trasmesse da codesto Stato maggiore a questa missione e successivarncnle <lirette a S. E. il presidente della C.l.M.C., circa la cernita e la trasmissione dei documenti stonc , sulla g rande g11erra, custoditi nell 'archivio dì guerra austriaco, faccio presente quanto segue: l' archivio di guerra a .u. disponeva trn l'altro di un vasto locale nella Hotburg, nel quale erano depositati i carteggi delle più grnndi unità a.u. Quivi ern stato iniàato il lavoro completo di riordinamento degli atti quando intervenne l' ordine di cedere, di tutta urgen7.a, il locale stesso alla missione rumena. Per la necessità di effettuare al più presto lo sgombero dei voluminosi carteggi, questi vennero trasportati e disordinatamente accatastati nella sede principale dell'archivio di guerra e più precisamente nella Stifskasenne . Per la insufficienza momentanea dei locali necessari e per la mole dei carteggi, il lavoro di riordinamento di questi ha luogo ora con una certa lentezza, per cui occorre per lo meno un mese prima <li poter por mano ad un lavoro ordinato e preciso di cernita e di raccolta dei documenti interessanti codesto Stato maggiore. Avevo già disposto perché due dei miei ufficiali iniziassero il lavoro per aderire al desiderio <li codesto stato maggiore, ed essi avevano già preso contatto col direttore dell' archivio di guerra, ex Fedelmarseballeutnant Hohn; questi, pur promettendo tutto il suo interessamento acché il nostro lavoro potesse essere compiuto, ha fatto presente la opportunità di procrastinare l'inizio del lavoro di un mese, sempre che però non s' intendesse por mano alla cernita di ordini e delle relazioni delle unità inferiori al corpo d' armata, già convenientemente ordinati. Poiché è mio vivo desiderio far compiere un lavoro organico e completo, ritengo sia opportuno attendere il completo riordinamento dei carteggi delle maggiori unità, essendo tra questi i documenti. che maggìom1ente interessano codesto uffic io storico".


UNA 1310GRAFIA DI AORlANO AI.RERTI

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per le difficoltà frapposte dalle autorità austriache83• Solo con la fine di settembre"' poterono ricominciare le ricerche, ma i problemi non cessarono. Infatti, come sottolineato dal capo della missione italiana, "ora all'atto di riprendere i lavori - colla scusa che gli atti non sono ordinati la direzione dell 'archivio ne protrae la consegna. Per quanto concerne le ricerche nell'archivio della marina - senza mai incontrare un preciso rifiuto - il comandante Hirsch ha urtato contro tali e tante difficoltà da far ritenere molto dubbio il raggiungimento - in via ufficiale - dello scopo. Pare che a queste nostre ricerche si opponga il governo SHS nella tema che dagli atti possano risultare dati di interesse strategico sulla difesa della costiera. È mia impressione che tutte le difficoltà sollevate dagli austriaci altro non celino che un larvato ostruzionismo. Ma non contenendo il Trattato di St. Germain alcuna clausola che confermi diritto le ricerche negli archivi austriaci , riesce oltremodo difficile venire a capo delle celate resistenze austriache". Goggia concludeva ipotizzando il diretto intervento del ministero degli Esteri italiano presso il governo austriaco. In presenza di tali resistenze, Badoglio si rivolgeva nuovamente a Zuccari, capo della missione interalleata di controllo i11 Austria, pe r agevolare l' azione italiana. Già con lettera 29 maggio u.s. questo stato maggiore ebbe ad interessare l' Eccellenza Vostra, perché volesse avvalersi del suo alto prestigio per ottenere dalle AutoritàAuslro-Ungariche il permesso di poter consultare e trascrivere i documenti più importanti, relativi alle operazioni svolte sulla nostra fronte. La nostra miss ione militare ha fallo, ora, conoscere che, nell ' iniziare le ricerche di tali documenti, incontra ctifficoltà e resistenze tali, da far ritenere molto dubbio il raggiungimento dello scopo. I.:archivio di guerra obietta, infatti, che i documenti non sono ancora affatto ordinati, e quello di Marina, pure senza opporre un reciso rifiuto, solleva obiezioni e riserve continue e non facili a vincersi. Sembra anche che alle nostre ricerche si opponga il governo S.H.S. nel timore che dagli alti possano risultare dati di interesse strategico sulla difesa costiera. La missione suggerisce di interessare il ministero degli affari esteri, per tentare di raggiungere l'intento attraverso le autorità diplomatiche. Ma questa non sembra che sia la via più agevole e che dia maggior affidamento di buona riuscita. Non potendo noi evidentemente invocare alcun diritto che ci provenga da clausole di trattalo, sembra che la miglior maniera d' indurre le autorità austriache ad essere più arrendevoli, sia di prospettar loro che da noi si desidera avere visione soltanto dei documenti di carattere essenzialmente storico, relativi, cioè, alle dislocazioni delle forze sui vari tratti del nostro fronte, ai piani di operazioni, alle re lazioni sulle azioni svolte: documenti, che ci sono necessari per la più esalta ricostruzione storica degli avvenin1enti bellici, sui quali, almento per ora, non si pensa in Austria a compilare una narrazione documentata. Ed essendo a questo solo scopo limitate le nostre ricerche, non sembrano neppure giustificabili, qualora realmente es istano, le riserve di altri governi. Si confida pertanto che l'Eccellenza Vostra vorrà intervenire, con la sua

" AUSSME, /i 15- Cnrmnis.çione Interalleata di Controllo - Ungheria , b. 122, fase. 2 - Corrispondenza varia della commissione italiana al comando supremo del corpo di s.m. e al/'11ffìcio storico (1922) , Lettera di lioggia del 2 1 agosto 1920 al capo <li stato maggiore dell 'esercito Badoglio. " Il 23 settembre la cancelleria di stato austriaca aveva concesso l'autorizzazione a consultare gli archivi austriaci a 4 ufficiali italiani: il tenente colonnello <li stato maggiore conte Giuseppe Franchini Stappo, il capitano di fregata Walter Hirsch, il capitano di fanteria Michele Rolla, il tenente <li

cavalleria Roberto Chastel.


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L'lMPORlANZA OELL:AZION E MILITARE ITALIANA

autorevole parola, presso le autorità interessate, e se ne esprimono fin d'orn le più vive grazie''.

Che l'azione combinata di Zuccari e di Goggia avesse avuto buon esito lo dimostra l ' invio, agli inizi <li dicembre del 1920, da parte della missione militare italiana <li documenti e pubblicazioni a ustriache di particolare intcrcssc"6; il che determinò l'encomio di Franchini Stappo e di Chastcl da parte dello stesso Badoglio87 • Era evidente, dunque, che lo stato maggiore fosse interessato a compiere quest'opera di raccolta <li doc ume nti, proprio perché questa serviva ad illustrare, in maniera scientifica e il più possibile aderente alla realtà, il concreto contributo dell'esercito italiano. In tale opera non era solo Albcrti ad agire ma, come abbiamo indicato, lo stesso capo Ji stato maggiore, gli addetti militari, i comandanti delle varie missioni italiane nell 'cst europeo. Un'azione, quindi, combinata che doveva risultare fruttuosa e c he era destinata a proseguire negli anni success1v1. Smobilitata, infatti, la missione militare italiana a Vienna nel gennaio del 192!88, interlocutore principale dell'ufficio storico divenne l'addetto militare a Vienna Franchini Stappo"". Questi non solo si preoccupò costantemente di proseguire la raccolta di documenti archivistici presso il Kriegsarchiv, ma curò l'invio di opuscoli e di libri all ' u!Ticio storico, rcdassr recensioni e giudizi sulle opere più importanti che venivano pubblicale in J\ uslria, dimostrando, in tal modo, una spiccata sensibilità nella ricerca della documentazione storica90• " AlJSSM K, Il' 15 - Commissione /r, teralle11 /t1 dì C1111/mllu -A11slria , b. 19, fase. l - Comunir.azioni e richieste varie della missior,e m ilitare i1alit11111 111 ,1!.UV<'m o austriaco. Co11s11/tazione di dornmenti conservali nell'archivio di guerra austmun/!.arin• ( 1'121/), Lette ra di Badoglio a Zuccari de l 30 ottobre I 920. "·AUSSME, E 15 - Commissione /111eral/N1/t1 di ( " 11/rollo - Ung heria , b. 122, fase. 2 - Corrispondenza varia della commissione ilaliana al co111,11ulo supremo del corpo di s.m. e ali 'ufficio storico (1922) , Lellera dì Goggia a l:ladoglio e all'ufficio s1orico del :'i dice mbre 1920, nella quale comunicava l'invio dei documenti relativi all' inte nz ione di Conrad di al\uare oITensìva contro la fronte Brenta-Altipiani dopo Caporetto, delle relazio ni uffic iali austriache sulle operazioni dal 15 luglio ' 17 alla fine dell' anno, dei documenti sulle o perazioni dal 4 novembre alla fine dell'anno 191 7, dei documenti relativi al primo anno di guerra ( 19 15), no nc hé d i numerose cartine geografiche e specchi de lle truppe. " Ibidem, Lettera di Badoglio a Goggia dell ' 11 d icembre 1920, " i documenti austriaci trasmessi f... ] porteranno un contributo assai apprezzabile alla storia degli avvenimenti della recente guerra e, me ntre mi compiaccio colla S.V per essere riuscito ad otte ne re la non facile concessione di poter accedere nell'archivio di guerra austriaco, prego di rivolgere a mio nome un encomio ai due ufficiali che con diligeIUa e con giusto criterio hanno disimpegna1o l' incarico della scelta dei docmnenti". " A tal riguardo si veda: AUSSME, E 15 - Cu111111issio11e /11/emlleuta di Controllo -Austria, b. 44, fase. 2 - Missione gen. Goggia (sdoglime1110) e 1111ovo incarico al gen. Goggia (anno 1920). "' Sulla figura di Giuseppe Franc hini Sta ppo si veda : L. E. LUNGO, L at/ivi1,ì degli addelli militari italiani al/"estero fra le due guerre m ondiali ( / 9/9- / 939), Roma, Stato maggiore dell'eserc ito - ufficio storico, 1999, pp. 43-63. ·~A questo riguardo si veda il corposo carteggio in1e rcorso tra Franchini Stappo e A Iberti conservato in: AUSSME, t: 15 - Commissione /n/eral/ea /a di Controllo - Ungheria, b. 122, fase. l - Corrispondenza varia della commis sione ilaliana con il comando del corpo di .un. e con l 'ufficio storico (1921-1922); fase. 2 - Corri.çpm1de11za varia della commissione italiana con il comando del corpo di s fato maggiore e con l'ujjicio storico (1922); fas~. 4-Documenti caduti in mano al nemico durante la !(llerra /9/ 5-/9/fl (/920). 0


UNA BIOGRAFIA r>I AORIANO A l.B ER'! I

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Ma la sua attività si contraddistinse anche per una notevole capacilà diplomatica; cercò, infatti, di mantenere ottimi rapporti con il direttore del Kriegsarcbiv, il maresciallo Yon Hohen, favorendo lo scambio di documentaziom.: e, soprattutto, di produzione bibliografica che sia l'Italia che l'Austria stavano al luando nel corso degli anni 1921-22 91• Malgrado l'ottimo lavoro che Franchini Stappo stava svolgendo con le autorità austriache, certe resistenze di queste non erano state superaten. Proprio per ovviare a questi impedimenti si cercò di battere strade diverse. Nel settembre del '22, Franchini Stappo segnalava all 'ufficio storico che a Vienna slava lavorando, per conto dell'archivio di Stato ungherese, un ufficiale, il colonnello brigadiere Arlhur dc Brinzcy, che si era mostrato interessato a " lavorare" anche per l' ufficio storico italiano. Franchini Stappo, dopo aver sonoli-

" Facendo la cronistoria delle relazioni italo-austriache ne lla raccolta di documentazione, Franchini Stappo ricordava ad Albcrti che, dopo la concessione delle autori27_.azioni nel settembre <lei l 920, "da parte <lei Kriegs Archiv, sezione militare, non solo 11011 vem1ero frapposte difficoltà, ma venne dimostrata larga condiscendenza e sincero spirito di collahorazionc; c iò da parte di tutti i suoi ufficiali, ma in particolare modo <lai suo ilirellore, lenente maresciallo in congedo Max Ritter Von Ilohen. Così [ ... ] io potei, invece, nei mesi intercorsi dalla fine d' autunno 1920 fino alla primavera del 1922 ora iniziatasi raccogliere, scegliere, copiare e inviare a codesto ufficio storico, una non indifferente mole di documenti storici [ ...l era naturale che da parie nostrn si cercasse di ricambiare le corlesie del Kriegs Archiv e del maresciallo Von Hohen, il che fo in parte fatto con l'inv io, da me proposto e da codesto ufficio premurosamente accettato nell' agos to scorso, di una serie di pubblicazioni s toriche u fficiali. L'invio come è noto riuscì graditissimo. ()ualehe tempo dopo mi venne richiesto dal Kriegs Archiv una copia della relazione della commissione parlamenlare d' inchiesta su Caporetto: si trattava di una questione particolarmente delicata e non presi perciù alcun impegno limitandomi a riferirne subito a codesto ufficio. In questi giorni [ ... ] il maresciallo von Hohen è tornato sull 'argomento [ ... J è ovvio che se le richieste in essa fatte, sia pure cortesemente ma con una certa franchezza, non fossero accolte, troverei probabilmente nel Kriegs Archiv in avvenire molta freddeza e fors' anche resisteoza passiva a tutto danno delle ricerche storiche. Mi permetto perciù <li rappresentare la convenienza <li aderire all'invio della Relaz ione della R. Commissione d'inchiesta sulla violazione del diritto delle genti; a quello - beninteso !,'Tatuito - della nostre principali riviste militari e tecniche, e se possibile anche di qualche pubblicazione sulla gu erra di carattere non ufficiale. Per quanto riguarda la Relazione della Commissione d 'Inchiesta su Caporetto, che pare prema in modo particolare ali' Archivio di guerra, mi rimetto al parere favorevole che codesto ufficio storico mi ha comunicato di aver già espresso al (iabinetto del ministro··, in AUSSME, E 15 - Commissione Interalleata di Controllo - Ungheria, b. 122, fase . 1 - Corrispondenza varia della commis.,ione italiana con il comando supremo del corpo di .~.m. e con l'ufficio storico (1921-22), Lettera d i Franchini Stappo all' ufficio storico del 20 marzo 1922. li secondo volume della relazione della commissione d' inchiesta su Caporetto venne inviato al Kriegs Archiv nel maggio del 1922. " Lo stesso Franchini Stappo in una lettera del!' 11 aprile del 1922 all' ufficio storico sottolineava che, di fronte alla mancata soddisfazione della richiesta da parte <lei KriegsArchiv della re lazione della commissione d'inchiesta su C'.aporctto, qncsto si era notevolmente irrigidito, "così, infatti, è accaduto che in occasione delle insistenze da me fatte per avere i documenti relativi a ll'o t~ fensiva austriaca in Trentino del 1916, mi venne notificato per iscritto che 'non sì avevano a disposizione' re lazioni di combattimenti né altre carte, ma soltanto i bollettini giornalieri del Comando S .W. front all 'A.O.K., e le situazioni a grande scala. Sono riuscito, in una delle mie visite all ' Archivio, a poter leggere di nascosto una annotazione, fatta per uso interno ( ' pro domo' ) de ll' Archivio stesso la quale diceva che si erano raccolti alcuni documenti circa 35 se non erro, relativi all' offensiva del 1916, ma che mm dovevano essere portati a conoscenza dell' addetto militare italiano, pel quale avrebbe dovut.o bastare i bollettini del comando fronte S. W. e gli schizzi della situazione", ihidem.


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L' IMl'OR'IANZA DELL'AZ IO E MII.ITARF. ITAUANA

neato le capacità del Brinzcy, sottolineava le differenze di trattamento che le autorità austriache riservavano a ungheresi e italiani. Il lavoro degli ungheresi è agevolato al Kriegs Archiv, prima di tutto dal fatto che essi sono dei tecnici in fatto di lavori storici e in fatt o d i esperienza personale di guerra; in secondo luogo dal fatto che il Governo Ungherese ha un patto con quello Austriaco per potere usufruire senza alcuna limitazione degli archivi; in terzo luogo dal fatto che lutti gli Ufficiali Austriaci dell'Archivio a partire da l direHore T. Maresciallo von Hohen, non possono non vedere di buon occhio e a iuta re chi melte in evidenza, quel comune passato, che se l'odierna Austria ufficiale non ri conosce, è però in fondo all'animo dei funzionari e degli ufficiali dell'ancien régime. Ad ex ne mic i come noi , non si forniranno mai, per certo, tutte le agevolazioni delle quali godono g li Ungheresi, neppure nel caso che gli Ungheresi lavorassero din:Umnente per nostro conto, 11/Jìcia/111e111e, come vorrebbe il colonnello brigadiere v. Brinzey. Mi permetto, quindi, per quanto ho esposto, avanzare un'idea, che da quanto ho potuto sentire, sarebbe assai gradita anche al 13rinzey. Dati i nostri rapporti politici assai buoni con l'Ungheria perché no n po trcnuno trattare in via diplomatica a Roma, per ottenere dal R. governo ungherese fa eolt.à di avere una copia del lavoro fatto per suo conto dai suoi ufficiali? Con questo sistema godremmo di tutti i vantaggi dei quali gode l 'Ungheria; verremmo già fin d'ora pe r un cons iderevole periodo - e in seguito pel resto - a perfetta conoscenza di quanto è conte 111110 ne lle nascoste fonti ufficiali austriache, e finanziariamente la spesa non sarebbe prnhahilmenle eccessiva'" .

Segnalata la possibilità di utilizzare l' uffi ciale ungherese, dopo un intenso scambio di corrispondenza tra Alberti, il capo di staio maggiore dell'esercito, Vaccari, e il capo della commissione interalleata di controllo per l'Ungheria, Guzzoni94, questi nell' ottobre del 1922 comunicava a Vaccari che gli accordi raggiunti con il ministro ungherese della Difesa N:.iziordc, gcncrnle von Bchlska, erano stati avviali e che presto avrebbe preso dei contatti dirclli con il direttore dell' archivio storico, il generale Desiderio von Rubini'". Nel novembre, dopo ulteriori incontri, vcn iva no delineate da Guzzoni le modalità, indicate da Rubint, che dovevano presiedere alla raccolta di documentazione per conto dell'ufficio storico dell' esercito ita liano. Per quanto riflette i rapporti dell'addetto militare italiano a Vie nna con la sezione ungherese incaricata dei lavori presso l'archivio di g uerra di Vienna, il gen. V Rubinl ha mostrato il desiderio che i rapporti si svolgano nel modo seguente: il tcn. co lonn. Pranchini Stappo po trà, tenendosi direttamente in rapporto col co lonn . brig. V. Bri11zey, conoscere i documenti che lui personalmente o gli altri ulTiciali de lla sezione stanno raccogliendo, i lavori che stanno compilando, ecc. Sulla base di 1ali informazioni, o in seguito alle richieste che potranno essergli rivolte dallo St. maggio re italiano, il ten. colonn. Franchini Stappo dovrebbe fare le richieste dei documenti o studi necessari al sig. Eugenio Eng lishPopparich, consigliere, capo della 4 sezione pri ncipale dell ' Ufficio di liquidazione della Legazione reale ungherese a Vienna dal quale il colonn. brig. V. Brinzey dipende. I docu-

93 AUSSME, E 15 - Commissione lntera/leata di Co111rvl/o - Ungheria, b. 72, fase. I - Pratiche riguardanti la raccolta dei carteggi di guerra a Vienna e B11dapes1. Relazioni cmi /'uj]ìcio storico ungherese (1922-1927), Lelkra <li Franchini Stappo all'ufficio storico del 22 setlembre 1922. "' lhidem , I .cttcra di Vaccari a Guzzoni del 9 ottobre 1922 e lettera di Alherti a Gu7.zoni del IO

ottobre. " lhidem , I ,cttcra di Guzzoni a Vaccari del 26 otlobre 1922.


UNA UlOGRJ\l'IJ\ DI A ORIANO ALBERTI

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menti richiesti verrebbero forniti al ten. colonn. Franchini Stappo dal predetto sig. EnglishPopparich. Scopo palese di tale procedura è quello di non permettere al v. Brinzey, che è legato con un contratto al gov. Ungherese per la redazione di studi storici, di fornire lui direttamente tali lavori, ciò che non è in diritto di fare; il gov. Ungherese vuole insomma dimostrare che quanto darà è lui stesso che lo fornisce e non il col. brig. V. Brinzey"'.

Indipendentemente dalle polemiche batlute su Brinzey97 , era evidente la disponibilità del governo ungherese e del suo ufficio storico nel favorire gli italiani nella ricerca della propria documentazione. Grazie a tale intesa, nel corso del 1923 numerosa documentazione arrivò all'ufficio storico italiano con l 'intcrmediazione ungherese, il che non fece che accrescere i vincoli di solidarietà tra gli stati maggiori dei due paesi. Ma se la raccolta del materiale archivistico e bibliografico, nella quale si distenscro anche il generale Calcagno da Berlino e il generale Mombelli come capo della missione militare italiana a Budapest, era uno degli scopi principali del1'ufficio storico, l'altro aspetto che doveva essere curato era quello della produzione storiografica. In tale attività Alberti si impegnò personalmente; da un lato con proprie pubblicazioni, dall'altro favorendo e dando impulso a lla nuova rivista nata proprio nel 1920, la Rassegna dell 'Jisercito italiano. Le prime pubblicazioni di Alberti apparvero sollo uno pseudonimo, ltalicus, e rispondevano al chiaro proposito di replicare alle calunnie e ai malevoli giudizi che erano stati espressi sul contributo italiano al conflitto mondiate••. È evidente che Albcrti usasse tale escamotage per non coinvolgere direttamente lo stato maggiore dell 'esercito in pubblicazioni polemiche redatte dallo stesso capo dell'ufficio storico. Tali preoccupazioni, forse in seguito a rassicurazioni dei vertici militari, vennero meno dal momento che, non solo quelle opere vennero ristampate sotto il nome di Adriano Al berti, ma numerosissimi furono i volumi e gli opuscoli che il capo dell'ufficio storico scrisse, successivamente, con il proprio nome. Caratteristica di tali lavori era soprattutto la rigorosa e scientifica ricerca archivistica e una minuziosa analisi degli avvenimenti, condotta con una scritlura vivace e polemica. Infatti, la produzione storiografica di Alberti, pur conservando una rigorosa obiettività, era volta, come sottolineato, a contrastare i tentativi stranieri di sminuire l'azione militare italiana. Questa era e restava la molla principale, ma non l'unica, che determinò la complessa e ingente attività storiografica di Albcrti, attività che per le qualità con le quali era stata condotta foce di Alberti uno dei più insigni scrittori militari italiani del periodo99. "' Ibidem, Lettera di Guzzoni all'ufficio storiw del 22 novembre 1922. "' ].;ufficiale ungherese aveva cercato, infatti, di farsi pagare contemporaneamente sia dal governo ungherese che da quello italiano per i suoi lavori. '" lrALICUS, /,'azione militare ilaliana nella guerra mondiale dal 1915 al 1917. Esamt: crilit:o di giudizi stranieri, Roma, 1921 ; I1>., Una versione austriaca di Vi/torio Veneto divulgata i11 /•ran cia, Roma, 1921 ; ID., l'azione dell'llalia nella guerra mondiale. Risposta al generale iim Cra111011, Roma, 1922. '" Albcrti fu, infatti, inserito in una delle antologie militari più significative del periodo: E. C ANEVARI-G. P REZZOLINI, Marte. Antologia militare, voi. I, Seri/turi ilaliani, Firenze, 1925, pp. 389-421.


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CIMPORTANZA DELL.:AZIONE MILITARE ITALIANA

AJberli, però, non pensò di valorizzare solamente se stesso; aiutò con i suoi scritti e con la sua attività di capo dell'ufficio storico la nascente Rassegna del/ ' Esercito Italiano che era diretta dal generale di brigata Eugenio Barbarieh. L'apporto di Alberti al successo della rivista fu, infatti, considerevole. Sulla Rassegna dell 'E~ercito Italiano apparvero dal I 920 al 1924 non solo molle delle opere che poi Alberti avrebbe pubblicalo in opuscoli o saggi, ma anche le prime produzioni curate dall'ufficio storico che erano state possibili grazie all'ingente raccolta di materiale documentario svolta dall ' ufficio stcsso' 00• Il tono che la rivista avrebbe dovuto assu mere, e i suoi scopi, erano stati ben delineati dallo stesso Barbarich nella premessa al primo numero: Arduo e difficile è il compito delle rivisk 111ililari all'indomani della vittoria. Tramandare il ricordo delle lotte tanto tempo durate con lcnacia e fede inestinguibile, trarne sicuri ammaestramenti sull'impiego delle anni e degli armati ne lle guerre avvenire, profilare con chiarezza i nuovi atteggiamenti dell'arte, Iras fonderne la coscienza nell'esercito e nella nazione[ ... ] si impone [quindi] la necessità di lesoreggiare, al più presto, il frutto della magnifica esperienza di guerra testé compiuta: e ciò per ragioni morali e per esigenze di progresso tecnico, perché soltanto con lo studio, la riflessione e la conoscenza, l'opera del passato lascia feconda e duratura tracc ia ne ll"avvcnire. Onde è che- sotto tale aspetto - l'opera delle riviste militari grandeggia e si impone come un dovere austero, necessario ed urgente[ ... ] una rivista milib1rc ckstinala du nque a llo studio ampio e multiforme dei problemi che più interessano la guerra e l'appan:cchi o degli armati nei rapporti con la nazione deve, di conseguenza, allargare il i.;ampo della propria attività, con giusta larghezza di criteri, con equa liberalità di giudizi, con opporluna selezione di materia; infine con sicuri e precis i intenti di collaborazione e di lavoro L-- .] ne consegue che uno de i primi compiti della Rassegna dell 'esercito - oltre all o studio dei vasti problemi d' indole tecnica - deve essere anche quello di intrecciare, con la vita naziona le, larghi, benefi ci e continui contatti; acciocché l'immagine della guerra possa meglio fissarsi e tramandarsi nell'animo della nazione, quale fervido fattore di co~cicnza, di orgoglio e di rinnovala tradizione storica[ ... ] le rassegne militari dovranno quind i per originalità, rilievo e selezione di studi, gareggiare, al più presto, con le più accredi tate rassegne generali, assicurandosi, in breve, prestigio, ditfus ione, e gradimento: prest igio per meglio integrare il contributo delle effemeridi militari nella comune opera intellettuale, morale ed educativa; diffusione per poter costituire un saldo anello di spiritua li rapporti tra nazione e milizia; infin e gradimento per raggiungere tali scopi con sponlancità e diletto'"'.

Se non è stato possibile, per la manca nza di materiale archivistico, stabilire con sicurezza né le motivazioni che presiedettero alla nascita della rivista, né i rapporti tra il capo dell'ufficio storico e Il d1rcltorc della Rassegna, dalle paro-

"'"Tra gli altri ricordiamo i seguenti saggi: /,a (w1q11ìsta del Monte Nero (giugno 1915), in "Rassegna dell'Esercito Italiano" (d'ora in poi REI), a. Il , n. I, gennaio-febbraio 1921; L'azione francese sul Monte Tomba - 30 dicembre 191 7 (con ww tovulofiwri lesto e 1 schizzo) note e documenti, ivi, a. II, n. 5, settembre-ottohrc 1921, pp. 128-50; la battaglia di Gorizia. La conquista del Monte Sabotino (6 agosto 1916), ivi, a. III, n. 1, fase. 1-2, gennaio-febbraio 1922; La battag lia dall'Idro al 1ìmavo. Lo sfundamento s11//'a/tipia110 della Bai11.1·i=za-Santo Spirito (agosto 1917), ivi, a. III, n. 2, fase. 3-4, mar7.0-aprile 1922, pp. 133-45; La lntta sul Monte Nero r,e/ VII anniversario della co11quista, ivi, a. III, 11. 3, fase. 5-6, maggio-giugno 1922, pp. 253-75. '"' Premes.m, ivi, a. I, n. 1, fase. 1-2, gennaio-fèbbraio 1920, pp. 1-5.


IJNA BIOGRAFIA DI ADRJANO J\LUElffl

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le di Barbarich, che riecheggiavano molto quelle scritte da Vaccari a Oadog lio nel l'aprile del 1920, lo scopo della rivista appariva in maniera cri stallina . La Rassegna rispondeva alla volontà, ben delineata, espressa dai vertici dcli ' cscrc ilo italiano di svolgere un 'attiva opera di propaganda non solo per illustrare le benemerenze dell'esercito durante la guerra, ma anche per contrastare la produzione degli altri paesi. Si comprende, dunque, come gli articoli apparsi nei primi numeri del la Rassegna fossero alquanto polemici. Così nel primo fascicolo vi era.no un o seri Ilo del generale Pietro Gazzera dal titolo/ plenipotenziari austroungarici a Villa Giusti, e un pezzo, senza autore, sintomaticamente intitolato Dati sommari sulle perdite dell'esercito italiano in guerra; mentre sul numero 3 e 4 vi era un saggio su La battaglia del Piave'"'. La Rassegna, che risultava comunque ben fatta'0 ' , aveva in tal modo un tono polemico che la contraddistingueva nettamente dalle precedenti riviste militari italiane; tono che, però, faceva da pendant alla carica polemica che caratterizzò la produzione storiografica militare, non solo italiana, dell' immediato dopoguerra. Su tale rivista apparvero numerosi saggi di Adriano Alhcrti'04, ma anche recensioni e prese di posizione polemic he nei confronti degli autori austrotcdcschi, specialmente per quanto concerneva la battaglia di Vittorio Veneto. Ad Alberti premeva di respingere la tesi, propagandata soprattutto dal Cra.mon, circa la " inesistente" v ittoria italiana, di fronte a un esercito ormai in sfacelo, e mettere in evidenza la reale portata e le precise condizioni dell'armistizio di Villa Giusti. Proprio nei confronti del generale tedesco, oltre che nei ri!,ruardi del Nowak'"', si appuntarono le principali polemiche del capo dell'ufficio storico, tant'è che lo stesso libro che in questa sede viene presentato rispondeva alle chiare intenzioni dell'autore di smentire un'altra calunnia su una delle più grandi sconfitte dell'esercito italiano: la battaglia di Caporetto.

'°' P. Gw..z.cra, / plenipotenzù1ri italiani a Villa Giusti, ibidem, pp. 6- 11 ; Dati sommari sulle perdite dell 'esercito italiano in guerra , ibidem, pp. 101 -3; La hatta!!,lia del Piave (giugno 1918), ivi, a. I, n. 3, fase. 5-6, ma~ >io-giugno 1920, pp. 289-304 e n. 4, fase. 7-8, luglio-agosto 1920, pp. 3 1-47. 0 ' ' La "Rassegna", oltre agli articoli, aveva una rubrica dedicala al resoconto dei libri appena usciti, una alle recensioni, una alla rnssegna delle riviste militari straniere e, infine, una corposa parte dedicala alle "notizie militari straniere". '"' l·1A1.1c11s, Una versione austriaca dì Villoria Veneto divulgata ìn Francia, in REI, a. 11 , 11. 3, fasc. 5-6, maggio-giugno 192 1, pp. 296-3 15; A. ALllERTl, L'attività dell 'uf]ìcio s/orico, cit.; l 1>., U11 detrattore sistematico de/l'Italia: il generale Van Cramon, in REI , a. 111 , n. 3, fase. 5-6, maggio-giugno 1922, pp. 30 3-23; ITAucus, Il generale Falkenahyen, in ivi, a. ili, n. 4, fase. 7-8, luglio-agosto 1922, pp. 37-59; lo ., Gli accerchiamenti nella guerra mondiale (con 12 schizzi intercalati nel testo), ivi, a. lll, u. 6. fase. 11-12, novembre-dicembre 1922, pp. 27 1-313; A . A L BERTI, l'opera di S. li. il generale Poi/io e l'esercito , ivi, a. IV, n . 2, fa se. 3-4, marzo-aprile 1923, pp. 150-80; IO., L'armistizio di Villa Gius ti, ivi, a. IV, n. 5, fase. 9-10, settembre-ollobre 1923, pp. 154-83 ; l1>., /11fn11dati g iudizi stranieri sulla nostra 1s11erra, ivi, a. V, n. 3, fase. 5-6, maggio-giugno 1924, pp. 345-52. ,.., A proposito del capitolo di Vittorio Veneto nel libro del Nowak, iv i, a. IV, n. 3, fase. 5-6, maggio-giugno 1923, pp. 277-99, senza autore ma senz' altro di Alberti.


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L:IMPORTANZA OF.1.1? AZ ION E MILITARE rtALIANA

Parte III 1. IJopera inedita

La pubblicazione dei risultati della commissione d'inchiesta su Caporetto detenninò un notevole clamore, alimentalo sia dai libri e dagli articoli di giornali, sia dai ricorsi che il generale Cavaciocchi e il generale Bongiovanni presentarono al parlamento nazionale""'. Dal 19 19 al 1921 numerosissime furono le pubblicazioni che si interessarono di tale argomento, alcune motivate da puro spirito polemico, altre prodotto di ricerche accurate, ma tutte animate dal tentativo di rigettare le accuse e di replicare ad altre'"' . Ciò non poteva che nuocere al prestigio dell'esercito, e soprattutto dei suoi verti ci, dal momento che quasi tutte le opere coinvolgevano tra i responsabili della rolla l' allora capo di stato maggiore, succeduto a Diaz, Pietro Badoglio. Era inevitabile, quindi, che anche l' ufficio storico cercasse di fare un po' di luce su ta le argomento, dopo che i risultati della commissione d'inchiesta erano stati attaccati da più parti per la loro reticenza e "oscurità" interpretativa. Così, sin dal suo insediamento alla guida dell'ufficio storico, Alberti si era dovuto interessare dcli'affaire Caporetto. Propri o nel corso dell'autunno era stato redailo, a cura di Alberti, un sunto di quanto risultava all'ufTicio circa le giornate di Caporetto. In questo scritto'"", Albcrti dava una ricostruzione degli avvenimenti della battaglia che sarebbe servita di base per la stesura definitiva del libro, e testimoniava una seria e "serena" analisi degli eventi. Questa avrebbe permesso, poi, ad Alberti di esprimere un competente giudizio sulla richiesta presentata dal generale Bongiovanni al ministero della Guerra per un riesame delle conclusioni della commissione d'inchiesta sul suo operato durante le giornate di Caporetto. Tale petizione era stata respinta, ma il ministero aveva autorizzato Bongiovanni, nell'ottobre del ' 19, a presentare la sua memoria all'ufficio storico. Incaricalo di esaminare il documento fu proprio Al berli che nel novembre del ' 19 redigeva una lunga relazione sulla memoria del generale Bongiovanni. li memoriale del generale Bongiovanni non porla alcun fatto nuovo: esso insiste ripetutamente sulla mancanza di obiettività colla quale fu pronunciato il giudizio a lui relativo e

'"" Su tale argomento si veda: A. U NGARI, Le inchieste su Caporetto: uno scandalo italiano, ìn " N uova Storia Contemporanea", a . lll, n. 2, marzo-aprile 1999, pp. 37-80. '" Le pubblicazioni relative a Caporetto di quel pe riodo sono numerose. Si citeranno pertanto solo quelle più importanti: L. CA~r.1 .1.0, Per la verità, Milano, 1920; ID., Note di guerra, Milano, 1920; I •• C AL>OKNA, La guerra alla fronte italia11a jì110 o/l 'arresto sulla linea del Piave e del Groppa, Milano, 1921 ; ID., Altrepagi11e s111/agra11deguerra , Milano, 1925; G. VOL PE, Ottohre 1917. Dal1'1.tonzo al Piave, Roma, 1930; R. B ENCIVENGA, La sorpresa strategica dì Caporettu, Roma, 1932; E. CAVIGLIA, La dodicesima hattaglia (Caporello), Milano, 1933 ; A. ALllERTI, 1èstimonianze straniere s ulla guerra italiana 1915-1918, Roma, 1933; L. C M>OKNA, La guerra alla fronte ìtaliana, Milano, 1934; /\.. CA!JIATI, La hattaglia dell 'ottobre 1917, Milano, 1934; L. S EGATO, L'Italia nella g uerra mondiale, Milano, 1935. 0 ' ' Tale sunto, purtroppo senza data, è conservato in AUSSME, L 3 - Studi Particolari, h. 6X, fase. 2. Esso verrà riprodotto in allegato.


UNA RIOGRAFIA DI ADRI ANO ALBERTI

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sulla differenza di trattamento usatogli in confronto ad altri comandanti (p. 34). In merito si premette che la commissione d'inchiesta nel suo giudizio ha esposto (p. 137-8) le attenuanti a favore del generale Bongiovanni tra le quali culmina quella della rapidità difficilmente prevedibile degli avvenimenti , e ha concluso soltanto che egli "non ebbe intuito ed attività pari alla suprema tragicità dell 'attimo" (p. 137-8). Riassunto del memoriale. Il generale Bongiovanni nel memoriale enumera le difficoltà che si opponevano all'adempimento del suo mandato controffensivo. Schieramento del VII corpo - l'ampiezza della fronte ( una ventina di chilometri) l'obbligava a tenere quattro brigate in prima li nea pronte a schierarsi[ ... ] come conclusione il generale Bongiovaoni afferma che i difetti dello schieramento iniziale dipendevano dal fatto "che una ideazione strategica ha dovuto inopinatamente trasformarsi in un problema tattico contingente e che a una riserva strategica, d ' improvviso, è stato richiesto la funzione di un rincalzo alle prime linee. Si trattava di un irriducibile contrasto di termini che nessuna particolare predisposizione avrebbe potuto conciliare" (p . 12). Inoltre è da rilevare che il generale Bongiovanni ritenne che la difesa manovrata dalle due brigate in linea presso il passo di Zagradan era " naturalmente subordinata al caso che il nemico attaccasse le linee o almeno si palesasse a portata di fuoco dalle nostre riserve" . Quindi siccome il fond o valle Isonzo era lontanto due chilometri in linea d ' aria dalla dorsale del Kolovrat e non si vedeva da nessun punto della dorsale stessa "era da escludere in modo assoluto" che le brigai.e in linea potessero esse stesse effettuare un contrattacco veso il fondo valle Isonzo (p . 18). Osser v;v.ioni. Non sembra che vi sia irridut:ihilità di termini tra l' essere in seconda linea cornc riserva strategica e<l il passare improvvisamente iJ1 prima linea in consegue11La di una rotta della prima, per quanto sia una delle azioni più diffici li della guerra, specialmente in una lunga guerra di posizione in cui non si è rotti all ' imprevisto. Così pure non sembra da "escludersi assolutamente" che brigate messe a guardia di posizioni importanti e non attaccate possano partire al contrattacco di truppe nemiche che sfilano di fianco fuori dal raggio d'azione del fucile. I.:azione delle truppe non può dipendere da concetti apri oristici, ma essenzialmente da c iò che fa il nemico. È noto del resto che il generale Capello non approvò l' inazione delle brigate stesse che lasciarono s filare la divisione sles iana senza contrattaccarla (relazione d' inchiesta p. 135). D'altra parte molte d elle difficoltà enunciate dal memoriale non erano insormontabili. Così se la brigata di riserva per esigenze tattiche doveva esserre situata in val Drenchia, si doveva o superare le difficoltà logistiche e burocratiche (divieti di occupare i territori di altri corpi d 'armata) o almeno disporla pei giorni in cui l'attacco era atteso. Così pure il 24 il comando di corpo d ' armata avrebbe potuto già essere al posto di comando, dato che l'attacco era previsto. Né sembra esauriente la rag ione addotta nel memoriale che alcune predisposizioni erano state prese d al comando d 'armata o a questo partecipate al comando di corpo d ' armata. Un comando dispone sempre delle disposizioni di sua competenza. Né il comandante superiore non ha tempo di tutto verificare e correggere. ~argomento addotto dal memoriale della disparità di trattatamcnto con altri co [La relazione si interrompe e riprende saltando queslo punto] il memoriale in sostanza dice a questo proposito che effettivamente il comandante del VII corpo a 40 chilometri dal combattimento non era informato, ma che non lo erano neppure i comandi di prima linea e che egli d'altra parte fu l'unico che ebbe l'idea di contrattaccare. Al riguardo si può osservare che se gli organi d ' informaz ione dei comandi in prima linea non fun zionavano è perché essi erano coinvolti nel combattimento; ora nel VIl corpo non solo il comando, ma anche le truppe stesse che erano a Zagradan non erano informate oppure, essendolo, non hanno agito. I corpi di seconda linea devono provvedere direttamente ad informarsi. Invece il IV corpo d 'armata (ri p. 136) e il Vll (memoriale p. 25) ricorrono all 'armata per avere la dislocazione l' uno de ll'altro o per risolvere la questione del reciproco contatto. Così pure è naturale che il Vll corpo, non coinvolto nell'azione, abbia pensato al contrattacco, dato che questo era il suo compito. Ciò per che


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L' IMPORTANZA DEIJ ?AZIONE MILl'IARE J'IALIANA

sembra discutibile è il modo col quale ne fu disposto l'attuazione. Col nemico a Caporetto l'ordine di contrattacco, se si vuole che sia eseguito, deve essere perentorio e non lasciato alla discrezione di chi lo deve effettuare. La 62a divisione doveva attaccare con tutta la forza disponibile, salvo qualche battaglione ultimo arrivato, e poteva essere mandata a Luico in rincalzo anche la brigata Firenze. Il memoriale contesta la circostanza affermata da parecchi ufficiali del comando del IV corpo che il capo di stato maggiore del VII corpo d'am1ata alle I 0,30 era stato avvertito da quello del IV corpo dello sfondamento di Volzana cd assicura che la comunicazione telefonica deve essere avvenuta più tardi: soggiunge, però, che alle 12 ordinò al comandante la 62" divisione di spingere truppe su ldersko, quindi l'avviso del IV corpo deve essere stato effettuato prima di tale ora. Il generale Bongiovanni infine avverte che egli fu una volta solo interrogato dalla commissione d'inchiesta e che non ha mai avuto la sensazione né allora né poi che gli si potesse fare seria accusa pel modo col quale aveva comandalo il VII corpo d'armata. Sembra al riguardo che l'esonerazione avuta dal comandante de l VII cda il 15 novembre 1917 e la sua destinazione a un comando di divisione, avrebbe dovuto dar motivo al comandante del VII corpo d'armata di ritenere che la sua azione di comando non aveva ottenuta incondizionata approvazione'()'). Dall'esame del rapporto era evidente non solo che il giudizio di Al berti sul-

1' azione di comando del generale Dongiova nni fosse tutt'altro che positivo, ma anche la sua volontà di evitare la polemi ca '\:apore ttiana". Infatti , proprio nell' esaminare i giudizi espressi dal sopra citato gene rale, il capo dell 'ufficio storico lasciava un "vuoto" nella sua relazione, non vole ndo assolutamente prendere in esame le polemiche che Bongiovanni aveva formulato non solo sul comandante del IV corpo d 'armata, Alberto Cavaciocc hi , 111a, soprattutto, sul contegno del comandante del XXVII corpo d'armala, Pie tro Badoglio, allora capo di stato maggiore dell'esercito. Fu solo la rovente polemica con von Cramon, e la volontà di respingere le infamanti accuse all'esercito italiano circa il suo contegno in occasione di Caporetto, che indussero il capo dell ' ufficio storico a prendere posizione pubblica sugli avvenimenti dell'ottobre-novembre 19 J 7. In uno dei suoi saggi apparso nel 1922, ma re datto probabilme nte nel '21, sotto lo pseudonimo ltalicus, prendendo spunto da una pol emi ca sorta proprio con il generale von Cramon, il quale aveva asprame nte criticato il saggio L'im-

portanza dell'azione militare italiana nella guerra mondiale dal 1915 al 191 7, Alberti rispondeva in questi termini al comandante tedesco: Ho riservato per ultimo la più marchiana (affermazione]; che io, cioè, non abbia vo luto parlare di Caporetto, perché questo contraddice alle teorie della difficoltà della guerra sul nostro fronte. No - generale Cramon - le conferma; conferma che noi eravamo in posizione pericolosa. Prese le alture che dominavano la rotabile di Luico e quella di val Natisone la nostra fronte Giulia si trovò in due giorni minacciata, così che il nostro comando supremo fu di fronte al dilemma; o accettare battaglia colla 3 armata avente I.e spalle al mare, facendo così il gioco di Hindenburg che sperava di poter dare la " battaglia sterminatrice", o ritirarsi sacrificando l 'intero materiale intrasportabile dislocato alla fronte Giu-

,.,. AUSSM E, H 5 - Riservulissimo, b. 13, fase. 2, Relazione di Alberli del I O novembre 1919 sulla memoria presentata dal generale Bongiovanni al ministero della Guerra.


UNA l:llOURAl'IJ\ DI ADRI ANO ALBERTI

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lia e Carnica[ ... ] il perché del mio silenzio lo vuol sapere il Cramon? Ma vuole forse che la storia si scriva a braccia? Non pensa che l'aver esaminato e confutato i giudizi stranieri errati sulle nostre operazioni sino alla Bainsizza compresa, abbia richiesto una certa fatica? Pazienti il Cramon e si persuaderà che l'Italia non ha nulla da perdere e lutto da imparare a parlare di Caporetto. E forse non soltanto l'ltalia! "0

Quest'ultima affermazione sembrava annunciare in maniera chiara l'intenzione di Alberti <li illustrare, nella polemica con von Cramon, anche gli avvenimenti che avevano portato alla sconfitta della 12a battaglia dcli' Isonzo. Che il capo <lell'ulTicio storico avesse tale intenzione era dimostrato poi <la altre circostanze. Proprio nel corso del 192 1 persistenti erano state le richieste di Alberti a Franchini Stappo di trovare della documentazione relativa agli avvenimenti dell'autunno 191 7. Così, nel novembre del 1921 Franchini Stappo scriveva all'ufficio storico, informandolo che "nonostante le più accurate ricerc he c fTctt11atc nel Kricgsarchiv (compreso il carteggio del gruppo d' armata Krauss) non si sono potuti rintracciare, né la relazione relativa all'azione del la 50 div isione austro-ungarica a Caporetto, né quelle delle dipe ndenti brigate 3 e 4 da montagna. La direzione dell'archivio esclude che ulteriori ricerche, a meno che non vengano rintracciati e resi all'archivio documenti andati smarriti, possano condurre a risultato positivo""'. Nel mese di dicembre Alberti chiedeva non solo le mappe dell e principali battaglie rinvenute nel Kriegsarchiv, ma anche una copia <li tutti i duplicati e delle relative situazioni (fanterie, artiglierie, sistemazioni difensive) dell'esercito austriaco corrispondenti alle undici battaglie dcli ' Isonzo, ali' offensiva austriaca ne l Trentino, a Caporctto e alla battaglia del Piave, con particolare urgenza però per l 'attacco nel Trentino e per l ' offensiva dell 'ottobre-novembre ' 17 11 2• Palese era, dunque, la ricerca, <la parte dell' ufficio storico, della documentazione relativa allo sfondamento austro-ungarico negli archiv i di Vienna. Di questi documenti e delle pubblicazioni coeve, sia italiane che straniere, Alberti si avvalse per la stesura del suo libro. Una prima bozza di stampa <lcl volume L'importanza dell 'azione militare italiana. Le cause militari di Caporetto, conservata presso l 'archivio dell ' ulTicio ''" ITALICUS, Un detrai/ore sistematico dell'Italia, cii., pp. 303-23. "' AUSSME, li 15 - Commissione Interalleata di Controllo - Ungheria, b. 122, fase. 2, Corrispondenza varia della missione italiana col comando supremo, col comando di .u n. e l'oll 'rij]ìcio storico (1922), Lettera di Franchini Stappo all' ufficio storico del 16 novembre 1921. Solo nel dicembre del 1922 I'rnnchini Stappo poteva finalmente inviare ad Alberti una seconda serie di documenli relativi alle grandi unità austriad1e durante la battaglia di Caporetto, ossia "a) ordine di operazione per l'attacco della 35 divisione di fanteria austro-ungarica (n. 1941 op. del 21 ottobre I 9 I 7) con due allegati circa l'impiego dell ' artiglieria; b) direttive di dettaglio per l'allacco della 50 divisione di fanteria austro-ungarica (n. 288/40 op. del 17 ottobre I 917); e) ordine di operazione del comando gruppo Krauss alle divisioni di fanteria 50 e 35 (n. 238/19 del 26 ottobre 19 17); d) stralcio della divisione 55 dal 24 ollobre al 30 ottobre 19 17", ibidem, Lettera di Francb.ini Stappo a ll' ufficio storico del 30 dicembre 1922. 112 AUSSME, E 15 - Commi.tsione Interalleata di Controllo - Ungheria, b. 122, fase. I, Corrispondenza varia della missione italiana col comando supremo, col comando di s .111. e col/'11/Jìcio storico (J 921-22), Lettera di Al berti a Franchini Stappo del 27 dicembre 192 1.


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t;IMPOtnANZA DF.l.l ?AZIONI.: MI LITARF. ITAI.I ANA

storico dello stato maggiore dell 'esercito, reca, infatti, la data del 1922ou. È ipotizzabile, quindi, che il lavoro fosse stato completato nel corso del 1921; ossia proprio nel momento in cui erano vive le polemiche con von Cramon. Nelle intenzioni del capo dell'ufficio storico, però, il libro su Caporetto non doveva uscire singolarmente, ma essere compreso, originariamente, in un'opera in due volumi che doveva raccogliere le sue principali pubblicazioni. Infatti, nelle bozze di stampa conservate in archivio, sull ' intestazione c 'era scritto " Parte II" e poi il titolo complessivo L'importanza dell 'a:::ione militare italiana. È evidente, però, che le cose dovettero andare diversamcnl<.: dai piani previsti. Il libro su Caporetto, infatti, predisposto nelle bozze di stampa definitive, per conto dello stabilimento tipografico per l'amministrazione della guerra, per il 1923, non vide mai la luce. Ciù non vuol dire che ii piano dcil"opcra fosse totalmente scompaginalo. Del i 924 è il volume L'azione militare italiana nella guerra mondiale. Esame critico di giudizi stranieri, che raccoglieva quattro saggi precedenti di Albcrti114, m entre l'opuscolo Esame di alcune 111111,ovre accerchianti 115 , che doveva apparire nel voiwne sulla battaglia di C'apnrctto, uscì singolarmente anch' esso nel 1924. Era evidente che vi erano state delle " motivazioni" che avevano indotto lo stesso capo dell'ufficio storico a non puhhlicare il suo lavoro su Caporetto. Per capirne le ragioni è necessario, a mio avviso. ana lizzare il contenuto dell'opera. Sin dalle prime ballulc del li bro. :\!berti evidenziava non solo l' importan7.a dell'azione svolta dall'esercito italiano, importanza accresciuta dopo il ritiro della Russia dal conflitto, ma mellcva in chiaro come il carattere del suo lavoro fosse tutt'altro che polemico, infatti "perché la ricerca delle condizioni in cui noi abbiamo combattuto nell'ottobre 19 17 sia proficua, occorre astrarre dalle responsabilità individuali. Queste vi saranno s1a1e senza dubbio, ma la relazione della commissione <l'inchiesta dimostra che lutti i principali attori stavano nel drammatico avvenimento, tutti, senza eccezione, fecero quanto in loro, ciascuno a seconda della propria mentalità, per prevenire prima e per opporsi poi al disastro[ ... ] se deficienze vi furono in una parie qualsiasi dell'organismo militare, in alto o in basso, non gli si dia c roce addosso, ma si cerchi invece di organizzarlo meglio". I..:autorc sembrava in lai modo cautelarsi da eventuali critiche, sot-

'" AUSSME, Il 5 - Riservatissimo, b. 1-t. fa se. Alherli. I.a dicitura su queste b07.7.C d i stampa era a firma di A. IJrago e suUa prima pagina del lavoro sono segnate a matita l' indicazione di bozze e la data del 28 gennaio 1922. La seconda segnalaz ione, dopo le prime 32 pagine, era datata 1° febbraio. A pagina 65 c 'era la data del 3 febbrai o e a pagina 99 1<1 data del 9 marzo. I.;ullima indicazione era del 20 aprile 1922. '" 1 saggi contenuti, apparsi singolarmente o sulla REI erano: l'opera di S. E. il generale Poi/io e l 'esercito; /,'azione militare italiana nella guerra mondiale 1915-1917; Risposta al generale Von Cramon ; Unu versione amtriaca di Vi/Iorio Veneto divulgala in Francia. Tale volume fu pubblicato per conto delle arti grafiche Ugo Pinnarò di Roma. '" AUSSME, G 22 - Scacchiere orientale, b. 52, vi è uno sludio manoscritto di Badoglio sull'eventualità di un'azione militare italiana contro la Jugoslavia dopo la fine del conflitto mondiale. In questo manoscritto 13adoglio rivela come fu lu, stesso a consigliare ad Al berti di redigere uno studio sulle manovre accerchianti durdllte la guerra, dimostrando ancora una volta gli stretti legami tra i due. Così "i piani preordinati alla v. Schiffien sono destinati quasi sempre a li 'insuccesso (tale concetto io ho fatto svolgere dal colonnello Alberti nel suo opuscolo sugli avvolgimenti d'ala nella guerra mondiale , compito che il predetto colonndlo ha disimpegnato con la sua abituale sagacia)" .


UNA UJOGRAFIA DI A ORIANO ALBERTI

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tolineando c he il suo scritto non aveva alcun carattere polemico, ma voleva essere solo un'obiettiva e serena ricostruzione degli avvenimenti. Detto questo, però, Alberti si preoccupava subito di sfatare la leggenda dello sciopero militare che tanto infamante era stata per l'esercito italiano. In lai modo, "da un momento all'altro i soldati della Bainsizza non si sarebbero più battuti, e questo senza che vi fosse stato complotto, perché né prima né dopo se n 'è trovata traccia alcuna[ . .. ] per l ' onor nostro, di tale ipotetica macchia siamo perfettamente mondi. Caporetto non fu uno sciopero militare, ma una sconfitta militare dovuta alle condizioni ed alla mentalità, colla quale l'esercito nostro impe1,,'11ò la battaglia". Ora se è vero che la storiografia successiva ha evidenziato come la scon fitta di Caporctto fosse dovuta a motivi chiaramente militari, nel periodo in cui Alberti scrisse tale opera la voce di una presunta scarsa resistenza dcli ' esercito italiano era ancora v iva e pochissima luce era stata fatta dalla stessa commissione d'inchiesta sugli avvenimenti strettamente militari della débiicle. Chiaro era, quindi, l'intendimento di Alberti di dimostrare che la sconfitta era stata motivata da cause lattico-strategiche, sulle qua li poca influenza aveva avuto il morale delle truppe. Nell 'analizzare gli eventi, però, /\ lberti poneva subito un limite alla sua ri cerca: Nel settore Slcme-Mrzli- londo valle Isonzo (sponda destra e sinistra) le nostre linee furono profondamente sfondate e l'avversario penetrò in esse per 18 chilomentri in linea d'aria. Considereremo questo solo tratto, per precisare in quali condizioni si trovava la difesa di fronte all'attacco [... ] indubbiamente anche l'esame coscienzioso dello sfondamento delle intere linee della 19a divisione di fronte a Tolmino e di quello della nostra 503 divisione in Conca di Plezzo da parte delle for.le soverchianti che mossero all'attacco, può contenere utili ammaestramenti. Nulla è più istruttivo della conoscenza delle proprie manchevolezze. Ma per un tale esame occorre la conoscenza di tanti clementi, che il lettore comprenderà come ad evitare che le notizie infondate seguitino a prevalere, io sia costretto a limitarmi al tratto decisivo, del quale ho avuto, durante la guerra, occasione di conoscere il terreno e le nostre difese e anche le truppe che vi hanno combattuto. Se le motivazioni addotte da Albcrli erano più che comprensibili, e ri spondevano alla sua volontà di fare una storia supportala dai fatti e dai documenti, è pur vero che egli rinunciava a prendere in considerazione proprio il tratto di fronte sfondato che era presidiato dalle truppe di Badoglio, fermando l'attenzione solo sulle divisioni del IV corpo d' annata. Pur limitando la sua ricerca, Alberti anali zzò con perizia le critiche posizioni occupate dalle truppe del generale Cavaciocchi. l:autorc metteva in evidenza, infatti, che "tale situazione infelice delle linee dello Sleme era perfcllamentc nota e malgrado tutta la buona volontà delle truppe e dei comandanti non era possibile rimediarvi, essendo essa dovuta alla n atura del terreno e alla situazione della nostra linea rispetto a quella nemica"; non solo, ma anche le "posizioni fra il Mrzli e l'Isonzo erano, come quelle del settore Sleme, non una posizione difensiva, ma null'altro che limiti raggiunti dalla nostra offensiva del 1915, limite ch e non si era potuto oltrepassare neppure in quella del l'agosto 191 7". Tale posizione delle linee era veramente infelice; queste erano, infatti , a stretto contatto con le p osizioni nemiche e, quindi, battullc costantemente dal fuoco avvcr-


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sario, tant'è che "vi si viveva per l'attitudine passiva deg li austriaci; vi si viveva molto male, però, perché in qualche tratto la nostra trincea era diventata l'immondezzaio degli austriaci e il comodo bersaglio delle loro bombarde". Una linea difensiva quella del IV corpo, dunque, che, a parte la linea Plcca-Vrsno-Selisce, era manifcstatamente debole; debolezza che era stata avvertita dal momento che a più riprese si era discusso se convenisse arretrarre le truppe italiane su una linea maggiormente difendibile. Ma sia la convinzione del comando supremo che non bisognasse perdere nessun palmo di terreno così difficilmente conquistato, sia i progetti controffensivi ideati dal comandante della II armata, impedirono un arretramento della linea difensiva italiana. Accanto a tali motivazioni di natura lattica, Alberti prendeva in considerazione il fatto che le truppe austrotedesche impiegate nell' offensiva erano particolarmente addestrale alla guerra di montagna, in special modo quelle germaniche, ed erano anche relativamente più fresche rispetto a quelle italiane. Le truppe della 46" divisione italiana, infatti, erano continuamente soggette al tiro nemico e avevano anche uno scarso turno di riposo, nel quale, fra l'altro, risultava difficile ricevere il necessario addestramento militare. Non solo, Alberti evidenziava bene come la linea lcnutadal IV corpo d 'armata fosse stata, durante lo svolgimento del conflitto, progressivamente depauperata di forze e di materiali, in considerazione del fallo che dal 191 5 non era stata più teatro di operazioni importanti. Ciò induceva l'autore a concludere che: Le nostre truppe di fanteria nel JV corpo d'armata erano, dunque, appena sufficienti per l'occupazione normale della linea; la loro superiorità numerica sul nemico era sempre andata notevolmente decrescendo, mentre era sempre rimasta inalterata, specialmente pel settore Sleme-Mrzli-Tsonzo, la condizione inverosimilmente infelice e deprimente in cui vivevano le nostre truppe, mentre l'avversario occupava posizioni sicure, che riducevano di gran lunga i disagi e le perdite. Malgrado questa continua, relativa diminuzione di forza rispetto al nemico, il IV corpo d'armata continuò a mantenere le posizioni al le quali era giunta l'offensiva del 1915. Si era però costruita nel 1917 la linea di difesa ad oltranza Monte Nero-Pleca-Seliscc e nella primavera del 191 7 si era nuovamente ventilato il progetto di ritirarsi su di essa in caso di offensiva nemica in grande stile, abbandonando la linea avanzata: ma in seguito tale intenzione fu abbandonata. Fatto sta che l'offensiva nemica trovava il IV corpo, al principio di ottobre, in queste condizioni: forze appena sufficienti per la difensiva in tempi ordinari, schierate su posizioni aventi in complesso carattere offensivo. Una situazione, quindi, quella delle tmppe italiane tutt'altro che felice, sulla quale influirono poi indecisioni e discrepanze all' interno dello stesso comando supremo. Cosi, seppur in modo molto garbato, Alberti metteva in evidenza come il comando supremo, nonostante le ripetute informazioni ricevute dai disertori austriaci e dai vari punti di osservazione italiani, fosse rimasto, fino alla fine, scettico sulla eventualità di un attacco austriaco in grande stile nella conca di Plezzo. Si pensava, ricordando i precedenti, che la linea direttrice di un eventuale attacco nemico dovesse prove nire dal Trentino e non dalla zona isontina"". '"·Sullo scetticismo del wmando supremo verso la possibilità di una grossa otfonsiva auslrotcdesca nella conca di Plezzo si veda il bel lavoro di A. M ONTICONE, La batlagliu di Cupnrettn, Roma, 1955.


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Così, sottolineava l'autore, ancora il 7 ottobre vi era molto scetticismo nel comando supremo italiano; scetticismo che trapelava dal bollettino dell'ufficio informazioni che concludeva affermando: "da tutte queste voci, per quanto non troppo discordanti fra di loro, non è possibile ricavare alcun dato preciso circa un ' offensiva in grande stile contro di noi, con l 'aiuto di truppe germaniche[ ... ] non tutte le notizie sono però da rigettarsi senz'altro: resta intanto quasi confermata la presenza in zona di artiglierie germaniche; non è assolutamente da mettere in dubbio che immediatamente dietro la fronte nemica si stia alacremente lavorando a preparare qualche cosa"; fu solo dal 9 ottobre che il comando supremo cominciò a destinare i rinforzi al lV corpo d'armata. Accanto al ritardo con cui era cominiciato l'invio di rinforzi, altro elemento che "influì necessariamente in senso sfavorevole sulla preparazione della 2 armata alla battaglia" fu la nefrite che costrinse il comandante dell'armata Capello a lasciare il comando interinale al generale Montuori dal I O al 23 ottobre. Sempre in maniera "asettica" Alberti metteva, poi, in evidenza i presunti contrasti tra Cadoma e Capello c irca l'azione che le truppe italiane avrebbero dovuto svolgere di fronte ali 'attacco ne mi co. Il 18 ottobre, in una conferenza ai comandanti d 'armata, Capello aveva insistito sul fatto c he la di resa fossc "basata sulla controffensiva, sull'attanagliamento ai fianchi del nemico che riusc isse a sfonclarc c cl avvertiva che i corpi d 'annata dovevano far fuoco colla loro lcgna, in modo da lasciare le non larghe riserve dell'armata per una eventuale controffensiva d 'armata, da sferrare nella direzione che sarebbe apparsa più opportuna" . Il 19 ottobre, però, Cadoma, in un colloquio con Capello, " avvertiva che la mancanza di complementi rendeva impossibile una controffensiva di grandissimo stile, e c he bisognava limitarsi ad una tenace difensiva, accompagnata da risoluti contrattacchi, ispirati al concetto dell ' attanagliamento, g ià stabilito da S.E. Capello". Il contrasto tra le direttive dei due comandanti, come la storiografia successiva ebbe modo di evidenziare, veniva da Al berti appena accennato, proprio per il carattere " tecnico" del suo lav oro. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che un giudizio perentorio del capo dell'ufficio storico, abile e capace storico militare, avrebbe avuto un peso decisivo nell' orientare l' opinione pubblica pro o contro uno dei due comandanti, cosa che in quel periodo era tutt'altro che opportuna. Ma se su tali argomenti l'autore tendeva a sorvolare, certo è che egli insisteva a più riprese sui ritardi con i quali i rinforzi vennero concessi al IV corpo d'armata. Infatti, "in sostanza il grosso dei rinforzi al IV corpo d'armata venne inviato solo a partire dal 21, per quanto prima non si sia mancato di adottare misure precauz ionali soprattutto colla formazione de l VII corpo d 'armata a te rgo del IV e XX VII [ . .. ] questo ritardo n ell 'invio dei rinforzi fece sì che l'ala destra si trovasse il giorno dell'attacco in istato di debolezza in confronto all 'entità de llo sforzo nemico. In sostanza, mentre la grande preparazione dell' avversario data dal 18 settembre, noi abbiamo incominciata la nostra su grande scala, in qua nto riguarda il IV corpo, il 21 ottobre". In tal modo molti dei rinforzi che erano stati inviati non riuscirono a giungere nella zona delle operazioni prima dell ' attacco e anche quelli che vi erano arrivati avevano avuto poco tempo sia per allestire le trincee di arrivo, sia per impratichirsi con la stessa zona delle operazioni; addestramento sul quale Albcrti insisteva come fattore che poteva incidere sull' elTicicnza della truppa.


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Come le fanterie avevano occupalo posizioni sostanzialmente offensive, in ossequio alle direttive del comandante della II armata, così anche le artiglierie tenevano delle posizioni avanzate, sicché fu necessario arretrare molte di esse e la cosa avvenne con ritardo, tant'è che parecchie furono colte dallo sfondamento quando erano ancora in via di risistemazione. Da quanto su esposto, sembra evidente che Alberti, pur con tutte le cautele del caso, enumerava delle mancanze nello schieramento delle truppe italiane sulla fronte della conca di Plezzo che, anche se dovute a varie circostanze, inevitabilmente si potevano far risalire ai vertici del comando supremo. Nella sua descrizione analitica e scientifica dei documenti, l'autore metteva in luce, seppur non polemicamente, le contraddizioni e le incertezze che avevano caratterizzato i vertici militari italiani in quel frangente. La sua passione per la ricerca della verità lo portava ad analizzare anche il comportamento dell'artiglieria italiana durante la battaglia. È noto, infatti , che la storiografia su Caporetto ha più volte messo in rilievo, tra le cause della sconfitta, proprio la inefficiente azione dell'artiglieria nel corso del comballimcnlo. A tal riguardo il parere di Alberti sembra, ancora una volta, improntato a sereni criteri di giudizio. Così, dopo aver ricordato la vicinanza delle nostre lince con quelle austriache, egli sollolincava che "'l'azione di questa [artiglieria], efficacissima conlro piccoli allacchi fallì a scopo dì catturare prigionieri, perché allora il nemico avrebbe dovuto risalire il faticoso versante per ritornare alle sue trincee, perdeva ogni vantaggio nel caso in cui l'attaccante volesse precipitare in fondo valle per un'offensiva a fondo. In lai caso, il terreno interposto fra le due linee era percorribile in pochi minuti, in qualche tratto in pochi istanti: quindi, una volta iniziato l'attacco delle fanterie, l'efficacia dell' artiglieria per la difesa della prima linea era limitata. Rimaneva l'azione dell'artiglieria contro il nem ico, prima che l'attacco si iniziasse, e questa, salvo alcuni punti in cui le linee avversarie erano a stretto contatto, avrebbe potuto esplicarsi efficacemente". In realtà, però, le cose andarano diversamente, e Alberti tratteggiò tutte le varie disposizioni che erano state imparti te sull ' impiego dell' artiglieria; da quelle predisposte dal generale Piacentini, comandante della Il armata prima di Capello, fino alle direttive che vennero date alla vigilia dello scontro con gli austrotedeschi. 1n tale analisi l' autore mcllcva chiaramente in evidenza come molti di questi ordini, pur apparendo simili, presentavano frasi ed espressioni spesso non chiare o che potevano dare adito a dubbi e a interpretazioni non sempre rispondenti ai desiderata del comando supremo. È evidente, quindi, come le discrepanze, le sovrapposizioni di ordini, l'oscurità interpretativa di alcuni di essi fossero dovute a responsabilità a vari livelli che riguardavano, in sostanza, molti comandanti e i loro sottoposti. Così, le direttive date dal generale Capello nella circolare del 18 settembre 1917 erano in parte difformi da quelle predisposte dal comando supremo. Infatti, secondo Alberti, "non si confermava il concetto di soffocare nelle trincee di prima linea l'attacco, prima ch 'esso si pronunziasse; il fuoco di contropreparazione era accennato sì, ma limitato a pochi tiri contro gli ipotetici luoghi di raccolta delle fanterie nemiche. La massima importanza era data allo sbarramento. Ora la caratteristica di questo fuoco sta nella difficoltà di indovinare il momcn-


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to preciso di iniziarlo e nel grande consumo di munizioni. Per percorrere lo spazio fra le opposte trincee bastavano in certi tratti del fronte pochi istanti: come arrestare il nemico se lo sbarramento giungeva in ritardo? In alcuni tratti le linee avversarie erano così vicine (sul Mrzli a meno di 40 metri) che lo sbarramento poteva essere clTcttuato solo con tiri di esattezza di pezzi posti a poche centinaia di metri dalle prime trincee. Cosa sarebbe avvenuto di questi, dopo il tiro di distruzione? Il comando d'armala si affidava per l'esecuzi one tempestiva all'intuito degli artiglieri veterani. Ma quali veterani a telefoni rotti? Quanti aspiranti e giovani subalterni non comandavano le sezioni staccate e le batterie? Come si vede, la soluzione adottata dalla 2 armata 'sbarramento a momento giusto' lascia adito a molti dubbi". Non solo, ma lo stesso Cavaciocchi, nel diramare gli ordini ricevuti alle sue batterie divisionali, ne modificava il contenuto, "togliendo però forse loro alquanto della loro efficacia", tant' è che in definitivaAlbcrti qualificava "la difesa un po' troppo fondata sull'attimo". Ciò che Alberti scriveva nel 1921 sarebbe parso chiaro solo alla storiografia successiva; era impensabile, infatti, che una sconfitta così dura potesse dipendere da un solo comandante, o da un solo errore strategico. Il capo dcll'ulTicio storico, dimostrando un'abilità narrativa notevole e un'attenta ricostruzione degli avvenimenti, metteva in evidenza, in tal modo, tutte le circostanze che avevano favorito da WJ lato l'attaccante austrotcdcsco, e sfavorito dall'altro la difesa italiana. Cattive posizioni delle trincee italiane, incredulità dei comandi verso l'offensiva nemica, discrepanze in alcune importanti disposizioni, tardivi rinforzi e cambiamenti di schieramento. Tutti avvenimenti che, se a volte potevano apparire delle semplici circostanze, lasciavano trasparire la convinzione dell'autore che la battaglia di Caporetto era stata un magistrale piano strategico avversario, che aveva rotto la parte della fronte dell'esercito italiano, citando in ciò Hindenburg, "manifcstatamcnte più debole". Ma se la prima parte del libro concerneva gli avvenimenti antecedenti la battaglia, la seconda parte analizzava in maniera dettagliata i fatti che si erano succeduti durante la giornata del 24 ottobre. In tale ricostruzione Alberti, come abbiamo già detto, si avvalse della documentazione che stava affluendo dagli archivi austriaci, ma anche di tutte le pubblicazioni, soprattutto straniere, che erano in circolazione in quel periodo. L'autore fu uno dei primi a sfruttare questo materiale, pertanto la sua ricostrnzione fu non solo inevitabilmente più precisa di quella della commissione d'inchiesta, ma anche di quanti proprio in quegli anni scrivevano libri e memorie per discolparsi dalle accuse della commissione stessa. [;analisi degli eventi svolta da Alberti era, come al suo solito, molto de ttagliata e per certi versi si avvicinava a quella effettuata dal Alberto Cavacciocchi in un suo scritto, rimasto finora inedito, dal titolo Un anno al comando del IV corpo d'armata" 1 . Ovviamente il lavoro di Cavaciocchi era apertamente polemico, ma alcune riflessioni erano comuni, soprattutto per quanto concerneva le

"'Copie di questo scritto si trovano in: AUSSME, L 3-Studi Particolari, b. 67, e in Musco Storico del Risorgimento di Milano, Archivio della Guerra, Fondo Cavaciocchi, cari. 8. Sullt: vicende ili tale volume si veda A. l.JNC.ARI , Le inchieste s11 Caporetto, cii., p. 72 .


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capacità di resistenza dello stesso IV corpo. Albcrti, infatti, passando in rassegna tutte le divisioni del citato corpo d' armata, metteva in evidenza come queste fossero riuscite in qualche modo a tamponare le falle che si erano aperte nel loro schieramento, e come, invece, il tracollo era avvenuto proprio sulla fronte della 46a divisione, quella che era a stretto contatto con la 19" divisione, guidata dal generale Villani, che faceva parte del XXVll corpo d'armata comandato da Badoglio. La narrazione di Alberti, però, ben lontana dalla vis polemica dello scritto di Cavaciocchi, era particolannente avvincente e ricca di particolari che riflettevano anche le operazioni e le situazioni più minute dcli 'azione della 46a divisione. In un tale quadro, era inevitabile che l'autore, proprio per il rigore della sua descrizione, toccasse dei punti che avevano dato adito alle polemiche caporettiane di quegli anni. Su molti l'autore passava senza fare commenti: in tal modo, affrontando il nodo del collegamenlo Ira la 46" e la 19• divisione, da sempre tenuto da una compagnia mitragliatrici sulla destra Isonzo, Alberti si limitava a mettere in evidenza che tale compagnia della 46" divisione aveva ricevuto un esplicito ordine, la mattina del 24 ollobrc. di ritirarsi per prendere posizione sul Kovacic: "la compagnia lasciò la posizione portando, colla trentina di uomini dei quali disponeva, le armi e sci cassctlc di muni zioni . Così mancò alla nostra linea avanzata di sinistra Isonzo il fiancheggiamento e alla destra, come vedremo, l'unica difesa" . Alberti non si preoccupava alfatto di accertare da chi fosse venuto l' ordine di spostare tale compagnia ("un ufficiale superiore del 207, comandante il battaglione che presidiava la costa Raunza ") la cui assenza ebbe, comunque, una negativa influenza sull'andamento dclk operazioni. Ciò non toglie che, pur evitando di prendere posizione, il capo dell'uITicio storico, nella narrazione degli avvenimenti, svelava circostanze che invece si era avuto tutto l 'intcrcssc di celare, soprattullu da parte della commissione d'inchiesta su Caporetto. Così, descrivendo lo svolgi mento della battaglia, a più riprese l'autore metteva in luce un aspetto davvero importante dei fatti che si svolsero sulla fronte della 46• divisione: l'avanzata delle truppe tedesche sulla riva destra del fiume Isonzo" 8 • Ora su tale questione molto si è dibattutto negli anni dell'immediato dopoguerra e ancora oggi la polemica è aperta"". Nelle sue pubblicazioni Cavacioc'" Che la commissione d' inchiesta non avesse completamente illuminalo tale vicenda era attestato dallo stesso ministro della Guerra A lhricci d,c in un s uo appunto, intitolato l nopporfunifà del collocamento a riposo del Genemle Cavaciocrhi. so11olineava che "con pubblicazioni che non gli si potrebbe impedire di fare dopo averlo colpilo, è certo che un provvedimento eccessivo verso il generale Cavaciocchi riaprirebbe il dibattito che nel la re lazione è appena dissimulato sulla responsabilità della via aperta alla 12" divisione slcsiana, che il generale Cavaciocchi ha sostenuto e sostiene imputabile al generale Badoglio", in AUSSME, CtJ111111i.tsione d'Inchiesta su Caporetto, cart. P. "'' Tra gli altri si vedano: l'. 1'11-:R1, la prima guerm mondiale. Prohlemi di storia militare, Torino, 1947; A. MONTICONE, La ballaglia, cii.; A. GA111, Caporetto. D iario di guerra (maggio-dice11·1hre 1917), Bologna, 1964; N. l'APAFAVA, Da CapOrl'/1(1 li Vi/Iorio Veneto, Milano, 1965; M. SILVESTRI, Isonzo 191 7, Torino, 1965; F. W EBER, li1ppe della disfalla, Milano, 1965; G. VOLPE, Caporello, Roma, 1966; L. CAPELLO, Caporello perché? l,a 2 arma/li e gli awenimenti de/l'ollobre 1917, Torino, 1967; E. r ALDEI.T.A, Caporetto. Le vere cause di 1111a tragedia, Bologna, 1967; P. P1ER1-G. ROCHAI, l'ietro Hadoglio, Torino, 1974; P. MF.J.()(iRANI, Storia politica della grande guerm 1915-1918, Milano, 1998; M. ISNENfiHl-0, RocHAr, La Grande Guerra / 1)/4-1918, Milano, 2000.


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chi aveva sempre sostenuto che il tracollo della 46a divisione era dovuto alla marcia della colonna della 12" divisione slesiana sulla riva destra dell'Isonzo che aveva accerchiato la 46• divisione determinandone la caduta e, in definitiva, il crollo di tutto il fronte tenuto dal IV corpo. Badoglio, il cui corpo d 'armata aveva ricevuto l' incarico di presidiare la riva destra Isonzo con la 19• divisione e con i riforzi della brigata Napoli, nella relazione presentata al comando supremo nel febbraio I 918 aveva cercato di sminuire l'avanzata delle truppe tedesche sulla riva destra del fiume. Infatti, " avrà concorso all'azione svolta dalla colonna principale della divisione slesiana per riva sinistra Isonzo, un 'altra colonna secondaria che abbia agito per riva destra? Le relazioni pubblicate dal nemico non lo accennano né dai documenti della 19" divisione risulta. Si può ugualmente ammettere però che ciò sia effettivamente avvenuto. Certo dato come si svolsero gli avvenimenti sulla riva sinistra Isonzo e data l' unione, avvenuta lo stesso giorno 24 verso Caporctto, della colonna principale della div isione slesiana, con l'altra del gruppo Krauss che aveva sfondato a Krasj, l' influe nza dell 'azione de lla colonna di riva destra Isonzo, anche se questa vi fu, non poté modificare in null a i risultati ottenuti dalle altre due""". Pur non volendo minimamente entrare nella querf'lle sulle vicende di Caporetto, sembra opportuno sottolineare non solo che l'avanzata sulla riva destra di truppe tedesche ebbe un p eso nolcvolc, ma anchr..: d 1c Lale avaru.ata era stata determinata da una manchevolezza del comandante del XXVII corpo d' armata. Questi, infatti, alla vigilia dell'attacco austrotedcseo aveva ricevuto, o meglio riottenuto, dal comando supremo la brigata Napoli c he doveva presidiare la linea Plezia-Foni-lsonzo 11 1• Badoglio, contrariamente agli ordini ricevuti, aveva destinato un solo battaglione della brigata Napoli, il lll del 76°, a presidiare la linea prescritta, mentre gli altri due del 76° erano stati dislocati a Passo Zagradan e tutto il 75° con il comando di brigata era stato in riserva dietro a Monte Piatto, a Case Ardiel 122• Ora tale fatto, pur non andando al di là della piccola tattica, ave-

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P. B ADOGLIO, li XXVII corpo d'armata nel 'offensiva austro-germanica dell 'ollobre 191 7, in

G. I .. HAnorn .10, // "memoriale " di Pietro Badoglio su Caporello, Udine, 2000, pp. 134-5. Copia di tale relazio ne è conservata pure in Musco Centrale de l Risorg imento di Roma, Carte Capello, b. 898, fase. 40, sfa~c. I, Comando del XXVII Corpo d 'Armala. Relazione circa /'azione svolta dal XXVII Corpo d'Armata nel periodo ottohre-novemhre I 9I 7. "'Telegrnmma del 22 ottobre 1917 dal comando della2' arm ata al comando dei corpi d ' armata IV-VIT-XXVII, " Brigata Napoli pa.~sa a disposiz ione del XXVII Corpo-XXVII Corpo prende i lavori e il presidio della linea Plezia-Foni-Isonzo-Resta con ciò stabilito c he la fronte del XX V 11 Corpo in quel tratto giunge fino sull'lson7.o", in Ministero della Difesa - Stato Magi,>iore dell ' Esercito Ufficio Storico, L'esercito italiano nella grande guerra (1915-1918), voi. IV, l e op erazioni del 1917, tomo lii, Gli avvenimenti dal/ 'ottohre al dicembre 1917 (Narrazione), Roma, 1967, p. 11 7. "' Orn che tale schieramento della brigata Napoli no n rispondesse ag li ordini ricevuti <la Badoglio e non fosse il più opportuno, lo dimostra un i,>iudizio espresso dalla conuniss ione d' inch iesta s u Caporetto, che non velllle più inserito ne lla relazione finale , ma rimase solo nel le bozze: "p uò pertanto concludersi che detto battaglione fu sorpreso, ma che tuttavia non m ancò di opporre resistenza fino a larda ora della giornata. I.:attacco nemico svoltosi in fondo valle poté fac ilmente travolgere la linea avanzata di osservazione della piana di Volzana e il tenue velo di truppe che il 111/76° potè distendere s ulla linea assegnata, per la quale, sullo sviluppo di c irca due km. in terre no boscoso non e ra certo sufficiente l'esigua forza <li un btg ., la cui attenzione era richian1ata verso il caposaldo di M. P lezia", in AUSSME, Commissione d'Inchiesta su Caporetto, cart. lii.


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L' IMPORIANZA DELC AZIONE MII.ITARF. ITALIANA

va avuto "conseguenze funcslc - così ricorderà il gene rale Dante Formcnlini perché un'intera divisione nemica sboccando dalla testa di ponlc di Tolmino" aveva potuto con il favore delle tenebre "avanzare non vista e indisturbata p er la strada di fondo valle fino a CaporcUo aggirando completamente le due divisioni del IV corpo che, premute frontalmente dal ne mico ma non rcspinlc, combattevano alla sinistra dell 'Isonzo sulle lince avanzate della zona Monte Nero-S1emc-Mrz1i"' 2J. Nella narrazione della bauaglia, Albcrli a più riprese metteva in risalto le gravissime condizioni nelle quali si trovavano la 46" e 43" divisione del IV corpo, evidenziando anche che 11011 avrebbero potuto trattenere molto a lungo il nemico. Ma accanto a questa cons iderazione, che rincucva le difficoltà sopra accennate dello schieramento italiano, l'autore sottolineava che le truppe di Cavaciocchi erano state a più riprese bersagliale e colpite dalle truppe atL,;lrolcdcsche che percorrevano indisturbate la ri va destra Isonzo. Così, evidenziando l 'attacco che la 50" divi sione austriaca stava svolgendo nei confronti della linea Monlc Nero-Ladra, /\lbcrti chiariva che il 224° fanteria era riuscito a traUcncrc, nonostanlc le sl'avnrevo li condizioni del terreno, un "avversario soverchiante di forze, il qual e in questo punlo del fronte non riuscì che a farci perdere le infelicissime posizioni avanzale dello Sleme, mentre la linea di resistenza Monte Ncro-Plcca-Vr,.,110-S-.:k -.: -.:, a 11011 solo intatta nelle nostn: mani, ma non era neppure attaccala in nessun punlo"; e se è vero che alle 8,30 le truppe avversarie erano padrone de lle difese italiane della groppa del Mrzli, e avevano fallo prigionieri il I e il lii hall.iglione de l 147° fanlcria (brigata Caltanissetta), il capo dell'ufficio stori co so llolincava che gli austriaci erano stati poi trattenuti sulle "pendici occidc nlali Ldd Mrzli] da circa 5 compagnie del 148°". "Quindi - continuava Albcrti verso le I ì , ora nella quale in fondo valle era occupato dal nemico Caporetto, ne lla conca di Km, la linea monte Nero-KozliacPlcea-Vrsno-Selce era ancora intalla c truppe della difesa avanzata occupavano tuttora sulla destra del Mrzli potok la Iinca Km quota 889 e, sulla sinistra, le pen-

"' D. fORMEN TINI, Caporetto, in " Rivista d ' Italia" , a. XXV, fase. II, 15 febbraio 1922, p. 20 1. Che tale marcia. della 12' divisione sles iana s ulla nva ,kstra. Isonzo avesse avuto conseguenze decis ive nel dekrminare lo sfondamento della fro 11I.: i1ali,111a è dimostrnlo, frn l'altro, dalle indagini svolte dalla commissione Quarta. che fu incaricata di ..:saminare il ricorso di Alberto Cava.ciocchi. R edigendo una risposta su tale ricorso, il gene rale Pcwri-G iraldi sottolineava che "non pare dubbio che se la strada di destra Isonzo fosse stata, curnc avrebbe dovuto, validamente sbarrata, la marc ia della 12• divisione slesiana su ldersko non avrebbe pron :duto così facile e sollecita, ed è opina.bi le c he il IV Corpo avrebbe potuto alla meglio o alla peggio parare alla minaccia. 11 comandante del XXVll Corpo nella sua relazione quasi sorvola s opra tale avve nimento, che pure nei riguardi della resistenza delle truppe del IV Corpo bisogna ammcltcr..: ebbe conseguenze immediate e gravissime. Inte rrogato in proposito, ha sostenuto che la dislocazione della brigata Napoli era pienamente conforme alle direttive del comando della 2 armala, le quali prescrivevano di porre tenui forze s ulle linee di ditesa avanzate (e quella veramente non era tale) e la massa maggiore indietro per manovrn.re. Accadde che le scarse forze in linea vennero s ubito travolte, specie in basso, e que lle indietro non manovrarono, anche forse perché manc<Ì loro i I tempo di fa rlo. Indubitatamente nel predisporre l'impiego della brigata Napoli non si te1rne conto ùd la difesa dì destra Isonzo in fondo valle, che con la dis locazione assunta non riusciva possibile", App1111tu di Pt!cori-Gimldi a S E. l wmoe Bonomi nel dicembre 1920, in A . lJNfi A KI , Le inchieste s u Caporl!llo. c ii., p. 69.


UNA RIO<ìRAFIA DI ADRIANOALBERTI

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dici del Mrzli fra quota 700 e quota 1000". È evidente che su questo tratto la situazione delle truppe italiane non era ancora così grave, anche se, verso le 15, il comandante del 148° avvertiva la pericolosità della situazione, "nessun portaordini inviato verso Scliscc e neppure nessuno dei drappelli ivi mandati per accompagnare i prigionieri era ritornato: si era poi saputo che ivi le linee erano state sfondate il mattino. Uartiglieria nostra del Kovacic taceva. Si era inteso il combattimento verso Kamno, poi ancora più a monte sulla destra Isonzo: si era visto il nemico avanzare per la strada da Volzana ad Idersko; si vedevano le grosse colonne dei nostri prigionieri avviate verso Tolmino". Truppe, quindi, che resistevano ancora in quel settore, ma che ormai avevano avvertito che il fronte era stato sfondato in fondo valle. Di ciò furono consapevoli in misura ancor maggiore le truppe della brigala Alessandria. Qui operavano il 155° e 156° battaglione. Il primo doveva presidiare il versante sud del Mrzli rivolto verso l'Isonzo. lntomo alle 11 così narrava Alberti - "i due battaglioni I e Il <lei 155° per quanto abbiano perduto metà circa dei reparti e gli altri siano duramente provati, resistono[ ... ] il nemico però aveva potuto passare sui due fianchi della linea così tenuta, essendo stato rotto il collegamento coi riparti laterali (147° e 156° reggimento). Poco prima delle 11 , <liradata la nebbia si videro chiaramente truppe nemiche nel fondo valle verso Yolarje e razzi nemici nei pressi della sommità dd Kovacic, sulla destra dell' lsonzo. Già nel mattino - dopo le otto - erano stati intravisti nuclei nemici da quella parte, ma erano stati ritenuti prigionieri avviati nelle nostre linee e la nebbia li aveva poi coperti alla vista. Ma ora l'equivoco non era più possibile". Dunque, verso le 8 le truppe tedesche avevano in parte già sfondato le resistenze di riva destra Isonzo. Proprio per descrivere al meglio le condizioni del tratto sfondato, Alberti analizzava l' azione del 156° battaglione della brigata Alessandria, quello che occupava la riva sinistra dell'Isonzo e il comportamento delle truppe della 19" divisione che tenevano la riva destra. Alberti evidenziava, come aveva fatto altrove, le diiTicili posizioni che erano lcnulc dalle nostre truppe; non solo, ma rimarcando la presenza di un discreto schieramento di artiglierie italiane sulla destra Isonzo, metteva subito in chiaro che "l'avversario poteva opporre una massa più che doppia e inoltre le truppe di fanteria che guemivano quel scllorc erano così scarse, come verrà precisato più in là, che esse non potevano contrastare sensibilmente l' avanzala <lel nemico". Ciò non toglie che l'azione dell'artiglieria era stata alquanto scoordinata, tant'è che lo stesso autore sottolineava che "mentre sulla linea dei nostri radi nuclei di vedette si era rovesciala la rapida e violenta tempesta di fuoco delle centinaia di bocche d' ogni calibro e di grosse bombarde, l' avversario aveva potuto effettuare i suoi preparativi d'attacco, quasi indisturbato dalla nostra artiglieria" . Alberti tornava, di nuovo, sulle contraddizioni degli ordini dati alla nostra artiglieria, che ne avevano sicuramente diminuito l'efficienza. Ciò non toglie che lo sfondamento del I reggimento del 156° fanteria fu estremamente rapido, al punto che nelle retrostanti trincee di Scliscc nulla venne notalo che poteva preannunciare l'avvenimento. Ma se questa era stata la sorte su questo tratto di fronte, il Ili reggimento del 156° si trovò anch 'esso in serie difficoltà: "poco dopo le 1O un primo attacco di pattuglie su tutto il fronte, par-


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L'IMPORTANZA DELCAZION F. MII .ITARF. ITA LIJ\NJ\

tito daJle trincee antistanti e uno successivo fatto con maggiori forze furono facilmente respinti con perdite per i tedeschi[ ... ] intanto la nebbia si è soJlevata e si vedono sulla strada di destra Isonzo gruppi nemici che, scorti i nostri si appiattano, aprendo il fuoco colle mitragliatrici e prendendo d ' infilata specialmente il plotone che è allo scoperto e le truppe che occupano la destra deJla trincea. Le perdite, già sensibili, aumentano: il comandante del battaglione ordina di togliere qualche mitragliatrice dalla trincea per controbattere il fuoco proveniente dall'altra sponda del fiume, ma in quel momento il tiro d ' artiglieria cessa aH'improvviso e i tedeschi in forza vengono all 'attacco. Superata la resistenza del plotone di destra e penetralo anche al centro della posizione, l 'avversario si trova a tergo della trincea coperta, dalla quale i nostri non possono più offenderlo: occupati gli sbocchi, il battaglione è cauurato. Sono circa le 12". Dalle descrizioni di Albcrti emergeva c he il fronte del IV corpo, in particolare della 46" divisione, era non solo situalo in posizione strategica sfavorevole, ma era anche guernito da truppe o poco avvezze a gestire una grande operazione difensiva, o arrivate all'ultimo momento. Certo è, però, che l'influenza dell'azione delle truppe che avanzavano sulla ri va destra dclJ'lsonzo fu considerevole, sicuramente maggiore di quanto il comandante del XXVTI corpo aveva voluto far credere. In considerazione di ciò Albcrti non poteva certo esimersi dal prendere in esame l'azione della 12a divisione tedesca sull a riva destra del fiume Isonzo. Iniziatosi verso le 8 l'attacco dell'Alpenkorps, rimase libera la via alla colonna della 12• divisione slcsiana che doveva portars i su lde 1s l..o. I due battaglioni del 23° fanteria, seguili più tardi dai tre del 62° si devono essere mossi attraversando le nostre linee - già vuote - verso le nove. Tra le nove e le nove e mt:zzo in.fati.i è catturata, insieme al comandante la batteria, la sezione bassa della 4° batteria a cavallo che era poco soprn la s1rada [ ... ] gli slesiani però tirarono drilli verso ldersko. Dei due gruppi della 12• divisione quello sulla sinistra Isonzo doveva regolare l'avanzata; ma il 23° poté facilmente g uadagnare il vantaggio di un'ora circa che aveva il gruppo sette ntrionale perché durante la sua marcia non trovò, come già si disse, sulla destra Isonzo che un plotone del II battaglione del 147° fanteria messo per antica abitudine ad Osteria, dove vi era un piccolo elemento di trincea che sbarrava la strada. All'avvicinars i delle avanguardie tedesche i nostri fecero fuoco, ma furono presto circondati; erano circa le undici . La compagnia di sinistra del battaglione del 76°, che guerniva il tratto Foni -lsonzo di fronte a Selisce (un chil omentro di linea retta, un chilometro e mezzo circa di sv iluppo di trincea) non aveva occupato l'estrema sinistra della linea. La compagnia si credeva naturalmente in linea arretrala, tanto che chiuse i varchi quando vide gli austriaci scendere dal Mrzli verso Volarje. !:estrema sinis1ra della compagnia era rappresentata da una sezione mitragliatrici la quale si deve essere tenuta piuttosto in allo tanto che poté sparare sulle truppe che scendevano dal Mrz li. Fatto sta che per la nebbia e anche forse pel terreno, questo reparto non s'avvidc del passaggio dei tedeschi sulla rotabile, ciò che era già avvenuto, come abbiamo visto, alla sezione alta della 4" batteria a cavallo. Solo nel pomeriggio la sezione mitragliatrici fece fuoco su truppe nemiche in fondo valle. l due battaglioni del 23° dopo aver partecipato verso mezzogiorno all'azione di fuoco contro il 11 battaglione del 147° [riva sinistra] schierato avanti a Kamno'", marciarono verso ldersko arrivandovi verso l'una e mezzo[ ... ) '" In questo modo Albcrti precisava l'azione congiunta contro il II battaglione del 147° reggime nto: " Il Il battaglione del 147°, ultima riserva de lla 46" divisione, comandato dal tenente colonnello Pisicell ì in base all'ordine ricevuto alle 9,25 era alle IO schierato colla destrn (1213" compa-


lJNA RIOGRAFIA DI AURI ANO ALBERTI

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contemporaneamente la colonna tedesca che agiva suJla sinistra dell ' Isonzo si avvicinava aJ ponte di Idersko.

La narrazione dì Alberli su questo punto, seppure breve, è molto importante. Infatti ìl rigore della sua analisi metteva in evidenza prima di tutto che sulla riva destra Isonzo (fondo valle) le truppe tedesche non avevano incontrato nessuna resistenza, tant'è che le prime truppe nelle quali il 23° reggimento tedesco si era imbattuto erano quelle del 11 reggimento del 147° fanteria a Kamno (ore 12). In secondo luogo le truppe del 23° fanteria tedesca continuarono, dopo tale combattimento, la marcia su ldersko ove, senza essere minimamente di sturbate dalle truppe del VII corpo d 'armata, arrivarono all ' una e mezzo. Qui, ri congiuntesi con le truppe di riva sinistra Isonzo, puntarono direttamente verso Caporetto determinando lo sfondamento e il generale ripiegamento di tutt a la fronte italiana. Come ho già accennato in precedenza, non è asso luta mente mia intenzione entrare, in questa sede, nel dibattito storiografico sull e responsabilità della sconfitta di Caporetto. Mi preme però sottolinea re c he il li bro di Albcrti evidenzia in maniera inequivocabile come l' azione delle truppe tedesche sulla riva destra del fiume sia stata decisiva al pari dell 'attacco che si stava svolgendo sulla fronte della 46• div is ione. Questa, in falli , pn:muta davanti, ma in akuui punti rcsiskn do allo sforzo avversario, dovette preoccuparsi anche delle truppe che scorrevano sulla riva destra e che colpivano d 'infilata le trincee della 46" divisione. Se ci sia stato un c/Tcltivo aggiramento è difficile stabilirlo, e neanche Alberti chiarisce questo punto; certo è che l 'azione combinala delle due colonne austrotedeschc fu decisiva nel determinare la sconfitta italiana. C'è da chiedersi allora come un 'opera così pregevole e imtmrtanlc nella ricostruzione delle vicende di Caporetto non sia stata pubblicata. E arduo dare delle risposte esaustive, ma è probabile che il volume di Alberti non sia stato pubblicato proprio per non riaprire la querelle sulla sconfitta. Le bozze definitive di stampa sono, infatti, del 1923 e in quel periodo la polemica, e anche i ricorsi, si

gnia mitragliatrici) all ' alte:aa delle prime case di Kamno e colla sinistra (6' compagnia fucilieri) verso quota 490 ai piedi della montagna; il battaglione restava così a poco più di un chilometro dietro la linea occupata dal II battaglione del 155°, colla 6" compagnia in collegamenlo con la Y compagnia del 2° bersaglieri, schierato nelle lince di resistenza Selisce, Pleca. Lo squarciarsi della nebbia permise di scorgere i riparti della 12• divisione slesiana, che lanciando razzi stavano per giungere ad Os teria (Pri Scocir) s ulla destra Isonzo all' altezza di Kamno. Il plotone del battaglione stesso, che era colà per antica abitudine distaccalo dalla 46" divisione a sorveglianza della strada, poté trattenere coi suoi ventisette fucili l'avanguardia tedesca solo per qualche minuto obbligandola a schierars i: era la prima truppa che il 23° fanteria germanica incontrava. Superato tale lieve intoppo, la colonna riprese l' avanzala ma il tenente colonnello Pisieelli fece aprire contro di essa il fuoco dalle mitragliatrici; i tedeschi ris posero subito, prendendo colle loro armi d' infilata il battaglione, il quale contemporaneamente veniva attaccato dall' avversario avanzante da Selisce. Il comandante del battaglione, provetto ufficiale di cavalleria volontariamente passato al comando di un battaglione di fanteria, vide che la s itua:àone era insostenihile cd ordinò la ritirata, sotto la protezione della compagnia mitragliatrici: m a appena questa fu iniziata il tenente colonnello cadde colpito a morte [ ... ] in tal modo, alle 12,15, secondo i documenti della I 2" divisione tedesca, Kanlllo era occupalo e anche l' ulti mo battaglione della 46" divisione era messo fuori combattimento".


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!; IMPORTA NZA DELL.:AZIONE MILITARF. ITALIANA

erano andati attenuando; nessuno aveva interesse a che si parlasse ancora di Caporcllo. Non ne aveva interesse il governo fascista, che puntava all'esaltazione dello sforzo bellico italiano e alla glorificazione della figura del combattente. Non ne avevano interesse i vertici dell'esercito italiano, dal momento che dall'analisi accurata degli avvenimenti fatta da Alberti emergevano le responsabilità di vari alti ufficiali. Non ne aveva interesse Badoglio che si vedeva tirato nuovamente in ballo come comandante del XXVII corpo d'annata. Non ne aveva interesse, infine, neanche lo stesso Alberti che, come capo dell ' ufficio storico dello stato maggiore, avrebbe dato un crisma di ufficialità alle critiche del conte!:,'110 di Badoglio durante la 12" battaglia dell' Isonzo. E, come abbiamo più volte sottolineato, il legame tra Al berti e Badoglio era stato sempre di amicizia e di reciproca stima125, tant'è che non è improbabi le, al di là di possibili pressioni in tal senso, che lo stesso Alberti si fosse convinto della inopportunità di pubblicare un libro che avrebbe rinfocolato i dubbi, con la scorta di una completa documentazione, suJle capacità strategico-militari del futuro capo di stato maggiore dell'esercito. '" CheAlhcrti e Hadoglio si stimassero reciprocamente mi scmhra siachiarnmenle emerso nel wn;o della narrazione. A riprova di tale rapporto si può ulteriormente mettere in evidenza come nel corso del 1920 Badoglio recepì, in maniera quasi acritica, le perplessità di Alhert1 circa la pubblicazione di un opuscolo di propaganda sull'azione della missione militare ita.liana in Hoemia, opuscolo la cui pubblicazione era stata a più riprese richiesta dal comandante della missione, il generale Piccione. Così in un promemoria redatto da l capo dell'ufficio storico il 3 febbraio 1920 si poteva leggere: "la relazione generale della Missione militare in Boemia, che secondo il desiderio espresso dal Ministero, dovrebbe essere riassunta, contiene anzilutlo un ce1mo dell'operato delle truppe czeche. Come è naturale, da parte del Comandante delle truppe slesse tale cenno è .inteso a mettere in spiccalo rilievo l' opera di tali reparti[ .. . _I ora il contributo mililare delle truppe czechc fo assai limitato e salvo ragioni <li opporlunilà speciale, non sembra conveniente ingrandirlo. Per quanto riguarda I 'impiego del corpo d'armata czeco slovacco in patria la relazione dà pure soverchio risalto all'avanzala, in complesso incruenta, per l'occupazione della Slovacchia, ed espone invece in modo obielli vo i rovesci subiti in seguit.o all'oflènsiva ungherese enwnerandone le cause, cioè: l' indisciplina delle truppe, le <liven;ità del modo di sentire degli ufficiali italiani che cercavano di essere imparzia li fra la parte magiara della popolazione e le autorità czcchc, che miravano ai loro interessi nazionali, e infine la dislocazione della truppa dislesa su larga fronte per ragioni po litic he. Tali ragioni però spiegano il rovescio, ma non giustificano il comando il quale [ ... J avrebbe dovuto a tempo senlire tutti i pericoli della situazione e non subire g li avvenimenti. Ciò premesso sembra. difficile potere su questi argomenti fare una pubblicazione che corrisponda a verità e che raggiunga uno scopo d.i propaganda a noi favorevole. Che l'Italia abbia organiv.ato i prigionieri czeco slovacchi e li abbia mandati in Boemia è cosa risaputa da lulli [ ... ]ma appena si debba trattare obiettivamente dell' impiego delle truppe non si può a meno che di ridurre nei suoi veri lermini il contributo dato da essi in Italia ed occorrerebbe, a spiegare le cause dei rovesci in Slovacchia <lire verità non certo gradite a Praga sen7.1 riuscire a scagionare il comando italiano. Per tali ragioni sembra che la pubblicazione del sunto della relazione non sia ora opporluna e che si potrà invece esporre l'operalo delle !ruppe czeco slovacche obiettivamente quando si lratteranno le operazioni alle quali essi hanno partecipato" . li I O lchhraio 1920 Badoglio, in relazione alla pubblicazione citata, così scriveva a l ministero della Guerra: " inoltre la esposizione dei rovesci subiti in seguito all' offensiva ungherese, dovuti essenzialmente a11' 111disc iplina delle !ruppe e alla dislocazione disseminata di esse assunta per motivi politici, non potrchhc risultare accetta al governo di Praga e risolleverebbe ino ltre la spinosa queslione delle res1><111s.1hilit:\ del comando italiano che avrebbe dovuto tener conto di tali condizioni e richiedere le 111is11rc npportunc 1-.. I esprimo perciò l'avviso che sia preferibile non pubblicare il predetto riassunto e che I 'ope1a tielle lrup1)e czeco slovacche sul nostro fronle debba essere obiettivamente esposta allorch.: sar:111110 trattate le operazioni alle quali esse hanno partecipato" . Entrambi i documenti sono couservati 111 AlJSSME. E I I , b. 64. f. I.


lJNA RIOGRAf'IA DI AURJANO AL BERTI

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Di fronte a tali convergenti "interessi", è probabile che il libro, giunto ormai alla vigilia della pubblicazione, fosse stato accantonato per tempi migliori. Ragioni di opportunità, dunque, e non inconsistenza del l'opera. Anzi la validità di questa è, a mio avviso, provata dal fatto che probabilmente nella redazione del volume del 1967, L'esercito italiano nella grande guerra (1915-1918), curato dall'ufTicio storico dello stato maggiore dell'esercito, essa sia stata ampiamente sfruttata. Così non soltanto nella descrizione degli apprestamenti difensivi relativi al IV corpo d'armala si trovano delle analogie' 2', ma anche, e soprattutto, nella ricostruzione della battaglia. Non solo, ci sono dei brani della relazione del '67 che si avvicinano molto al testo di Albcrti; nella descrizione del contegno del 224° fanteria italiana 12 7, del 155° fanteria 128, e della lotta che impegnò il JT reggimento del 147° accerchiato dalle truppe nemiche di riva destra e sinistra Is0nzo 12'' . È evidente, dunque, che il lavoro di Albcrli, inevitabilmente più analitico della relazione del ' 67, proprio perché incentrato solo sul tratto tenuto dalla 46a divisione, fu debitamente preso in considerazione dagli estensori della relazione. Ciò testimonia, se ce ne fosse ancora bisogno, la validità e la scientificità del volume di Alberti, che, senza tema di smentita, deve essere considerato come uno degli studi osi più capaci delle vicende strategico-militari della prima guerra mondiale.

"'" Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell ' Esercito - Ufficio Storico, L'esercito italiano nella grande g uerra (1915-1918), voi. JV, Le operazioni del 191 7, tomo III, Gli awenimenti da// 'ottobre al dicembre (narrazione), Roma, 1967, pp. 179-87. '" Ibidem , p. 254, "per più <li <ludici ore il 224° fanteria, inizialmente schiernto con oltre mille soldati su un fronte di circa sette chilomentri in posizioni assai infelic i, era riuscito a trattenere e a rallentare l' attacco nemico". ln J\.lberti, "durante più di dodici ore di comhaltimento il 224°, occupando con un mig liaio di fucili più di sette chilometri <li trincea, a malgrado delle perdite di riparti dovute a lle condizioni sfavorevoli <li terreno e <li schieramento, un avversario soverchiante <li forze" . '" Ibidem, p. 258, "benché le posizioni reggessero, ttmute <lai I e dal 11 Battaglione del 155° malgrado fossero stati duramente provati e ridotti a metà degli ctfottivi, verso le on: 11 venne diramato l' ordine <li ripiegamento. Ne aveva suggerito l'opportunità, al comandante di reggimento, la constatazione che il nemico era a Volarje, in fondo valle, e già al Kovacic sulla destra dell ' Isonzo". In Al berti, "verso le 11 , dunque, i due battaglioni I e Il del 155° per quanto ahhiano perduto mehì circa <lei reparti e gli altri siano duramente provati, resistono f... ] poco prima delle 11 , diradata la nebbia si videro chiaramente truppe nemiche nel fondo valle verso Volarje e rnzzi nemici nei pressi della sommità del Kovacic, sulla destra dell' Isonzo". "'' Ibidem, p. 260, "tre attacchi successivi il nemico dovette effettuare per aver rag ione della resistenza oppostagli da questo battaglione che ca<l<le per avvolgimento quando l' avversario riuscì a superarne l' estn,ma destra. Erano le ore 12: sino a tale ora, 'lolla accanita'. Con queste parole il diario <lei 63° reggimento tedesco sintetizza l' andamento de ll 'operazione. l.:azione nemica proseguì su K.anmo. Q ui aveva preso posizione il 11/ 147", ultima riserva divisionale f ... ] ma anche questo battaglione fu sopraffatto, attaccato contemporaneamente <li fronte, dal 63° Reggimento tedesco, e sul fianco dal 23° che avanzava sulla destra dell' Isonzo".



OPERE DI ADRIANO ALBERTI

ADRIANO ALBERTI, la battaglia dcll'Assietta (19 luglio 174 7). Note e documenti, Torino, 1902; In., /,e malattie della carriera ne/l'esercito. Computi di Adriano A/berti. capitano di stato maggiore, Roma, 1908; lTALICUS, L'azione militare italiana nella guerra mondiale dal 1915 al 1917. l!:same critico di giudizi stranieri, Roma, 1921 ; lD .. Una versione austriaca di Vittorio Veneto divulgata in Francia , Roma. I 921; lu., L'azione dell 'flalia nella guerra mondiale. Risposta al generale Von Cramon (In appendice un articolo di Augusto von Cramon), Roma, 1922; ADRIANO ALBERTI, L'opera di S.H. il generale l'ollio e l'esercito, Roma, 1923; ID., L'armistizio di Villa Giusti, Roma, 1923 ; In., Il generale Falkenhayn. Le relazioni tra i capi di S.M della Triplice, Roma, I 924; ID., l 'azione militare italiana nella guerra mondiale. Esame critico di giudizi stranieri, Roma, 1924; Io., Il maresciallo Hindenburg, Roma, 1924; ID., Esame di alcune manovre accerchianti. 1 Cli accerchiamenti nella g-uerra mondiale. 2 Perché Bazaine si chiuse in Metz, Roma, 1924; In., lnfimdati giudizi stranieri sulla nostra xuerra, Roma, 1924; ID., L'Italia e lafìne della guerra mondiale. Parte I: Vittorio 1-éneto - la lotta sul Grappa, Roma, 1924; Io., L'Italia e la fine della guerra mondiale. l'arte II: Villa Giusti, Roma, 1924; Tn., la mobilitazione e lo sviluppo dell'esercito germanico durante la guerra mondialf' 19/4-1918, Roma, 1927; ITAI.ICIJS, ltaliens dreibund politik 1870-1896 von Italicus, Bcrlin, 1928; ADRIANO ALBEKfl, 1éslimonianze straniere sulla guerra italiana I 9 15-1918, Roma, 1933; ERICH VON FALKENHAYN, fl comando supremo tedesco dal 1914 al 1916 nelle sue decisioni più importanti. Prefazione e note di ltalicus, Roma, I 923; Io.,La campagna della IX armata contro i rumeni ed i rossi (/9/6-1 7) . Prefazione dillalicus, Roma, 1923; PAlJI. VON BENECKENnOIH°F I [INDENDURG, Della mia vita, traduzione del colonnello Ambrogio Bollati. Precede: Adriano Alberli, li maresciallo Ilindenburg, Roma, 1923; ALBERTO POLLIO, Custoza (1866). Introduzione di Adriano Alberli, Roma, 1935.



ALLEGATI



i\LI .F.<ìATI

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Allegato 1 Aussme, E 8, B. 147, Fase. 3.

PROMEMORIA per il Capo della Commissione complessiva per l'esecuzione delle clausole d ' armistizio di Villa Giusti. 1° - È costituita una commissione complessiva per l'esecuzione deUe clausole dell'armistizio di Villa Giusti, presieduta dal maggior Generale Segre. - Detta commissione verrà dal presidente s uddivisa in commissioni speciali a seconda dei vari compiti da risolvere. 11° COMPITO GENERICO. Curare l'esecuzione delle clausole d' armistizio stipulato a Villa Giusti fra le potenze alleate ed associate e l' Austria-Ungheria.

Ill° COMPITI PARTICOLARI. a) Controllo suJla smobilitazione dell 'ex esercito austro-ungarico che deve complessivamente per tutti gli stati derivanti dall'Austria-Ungheria essere ridotto ad un massimo di 20 divisiorù sul piede di pace avanti guerra; b) contro!Jo sullo sgombero che dovrebbe già essere effettuato d i tutte le truppe germaniche da lutti I territori austroungarici; e) calcolo de i materiali di artiglieria campale ancora esistenti nei territori dell'ex impero austroungarico e non da noi occupati; d) in relazione al precedente comma, calcolo delle artiglierie che devono ancora esserci restituite secondo le clausole d' armistizio; e) calcolo dei materiali di vario genere che contrariamente a lle clausole passarono la linea d 'armi stizio invece di essere versati all ' esercito italiano; t) restituzione delle artiglierie e dei materiali abusivamente asportati dalle truppe austroungariche definendo le modalità di tale restituz ione; g) assicurare il servizio ferroviario in quanto possa servire a lle truppe italiane d 'occupazione inviate e da inVlarsi in Austria-Ungheria e fra l' Italia e le truppe CzecoSlovacche che ritornano dall' Italia in Boemia; h) segnalazione di tutti i provvedimenti ed indizi di carattere militare di cui si venisse a conoscenza nonché degli intendimenti , dello spirito pubblico e dei governi in relazione ad operazioni dell' armistizio e di guerra; i) verifica de i cimeli di guerra, opere d' arte, ecc. cattllfatici dagli austriaci in questa e nelle g uerre passate e che si cercherà di rivendicare all a conferenza per la pace; I) applicaz ione delle clausole navali d' armistizio secondo direttive che verranno eventualmente date più tardi; m) sorveglianza sulla liberazione e sul rimpatrio dei prigionieri cd internati ita liani ed alleati eventualmente ancora al di là della linea d' armistizio; n) vigilanza sul rimpatrio degli internati civili appartenenti alle terre di nostra occupazione; o) raccolta di notizie, dati e documenti circa maltrattamenti fatti subire ad internati , prigionieri feriti ed ammaJati; p) raccolta di notizie di carattere economico-sociale in relazione con l'armistiz io (portare attenzione sulla produzione del carbone, let,'llame, ferro, ecc.).


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[;IMPORTANZA DELL:AZIONE MILITAR E ITA I .TANA

IV 0 PRESCRlZlONI DI CARATTERE VARIO A - Per i casi eventualmente dubbi e particolarmente delicati, attendere le decisioni di questo Comando; per tutti gli altri, decidere sul posto e provvedere, informando. B - Tener presente che è in corso di studio la ripartizione del territorio dell'ex monarchia austro-ungarica in due zone d ' influenza, delle quali una è a noi assegnata, l'altra al Comando dell'Armata d' Oriente. La linea di demarcazione fra le due zone dovrebbe essere la seguente: - Vecchio confine fra l'impero d 'Austria e il regno d'Ungheria; dal limite della provincia di Galizia (Monte Beskidi) fino a Brod, sul fiume Kupa, limite fra Corniola e Croazia. - Linea immaginaria Brod- M. Bitteraj - A. Jacov (Canale del Maltempo). - Canale della Mcrlacca e della Montagna fino a S. Maddalena (nord di Tribaj) lasciando tutte le isole del Quarnero all' Italia. - Linea d' armistizio da S. Maddalena verso il sud. Quindi: Curarsi essenzialmente di quanto riguarda la zona che spetterà a noi. Per questioni eventualmente interessanti territori già ungheresi, mettersi in relazione col Comando dell'Esercito alleato d' Oriente e con i suoi rappresentanti sul posto. Si daranno di seguito norme più complete quando la question e sarà definita nei particolari. C - Per tutte le questioni riguardanti internati e prigionieri che vennero sopra elencate e per tutte quelle che interessano comunque le popolazioni dei territori occupati entro la linea d' armistizio, è stata inviata in Austria una Commissione Internati avente capo il Colonnello Invcrnizzi, che passerà con la sua commissione alle dipendenze del Presidente della Commissione complessiva, pur rimanendo autorizzato a comunicare direttamente con l'ufficio Segreteria di questo Comando per accelerare il di sbrigo delle praticht: dì caralkrt: più urgt:ntc. Di tutto però il Colonn. lnvcrnizzi dovrà dare conoscenza anche al Presidente della Commissione Complessiva. D - Una commissione speciale presieduta dal Tenente Colonnello di S.M. Gaggini trovasi già nel territorio Austro-Ungarico con recapito (dal giorno 15) a Budwei (stazione) incaricata di dirigere e sorvegliare il servizio ferroviario per il trasporto delle truppe czeeo-slovaeche in Boemia. - Dei treni di ritorno potrebbero eventualmente fruire prigionieri ed internati rimpatriati. E - Il Presidente della commissione complessiva comunicherà a questo Comando le norme che darà per la ripartizione e le attribuzioni del dipendente personal e. - Manterrà continuamente informato il Comando Supremo (Uff. Segreteria) del proprio operato.


ALLEGATI

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Addì 23 Dicembre 191 8 REGIO ESERCITO ITALIANO Co mando Supremo Ufficio Segreteria

Allegati N° 2

N°794 di Pllo. A.C. Segr. RISERVATISSIMO CONFIDENZ IALE AL MIN ISTERO DEGLI ESTERl e per conoscenza: ALLA PRESIDENZA DEL CONS IGLIO AL MJN ISTERO DELLA GUERRA - Oiv. S.M. /\ S.E. lL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA OGGEITO: Direttive per la Commissione Complessiva per l'esecuzione delle clausole d'armistizio. ln a rmonia a quanto si è comunicalo col te legramma 727 A.C'. del 20 corr. ai quesiti posti dal Presidente della Commi ssione comp le ssiva per l' esecuzione delle clausole d 'armistizio col foglio allegato I, ho dato, a complemento delle direttive impartite il 14 corrente con N° 675 A.C., le istruzioni risultanti dall 'a llegato 2. In complesso in questo primo periodo, la commissione complessiva mentre avrà missioni esecutive nelle questioni che non presenta.no particolari difficoltà quali quelle relative ai pribrionicri ancora in Austria-Ungheria, agli internati ccc. da rimpatriare o vettovagliare - avrà compiti informativi per tutto il resto. - A situazione più chiara potrà la commissione complessiva ricevere maggiori mansioni esecutive. La co mmissione complessiva non è incaricata di alcuna mansione politica. Confidenz iahnente ho prcscrilto al Presidente della commissione di non inasprire con soverchie fiscalità i rapporti con gli stati derivanti dall'ex monarchia austro-ungarica, in modo da lasciare lihcro il governo italiano di adottare - eventualmente - una particolare linea benevola di condotta verso qualcuno degli s tati stessi. E qui mi permetto di sottoporre all'alta saggezza d el Governo il considerare se, nella situazione presente, non possa eventualmente tornar utile appoggiare qualche elemento della disciolta monarchia a ricostituirsi presto, per avere un fattore in nostro appoggio contro l' invadenza e l'intrans igenza jugoslava. - Particolari direttive su qu1::sto argomento mi tornerebbero utilissime per orientare, eventuahnente. tutta l' azione, non solo della Commissione complessiva; m a anche quella di questo Comando nei contatti di varia natura diretti od indiretti che per forza di cose si banno continuamente lungo la linea di armistizio e nei paesi occupati al di fuori di essa . O ve infine il Governo credesse utile aggiungere altre direttive o maggiormente precisare quelle date che per for.at di cose per ora risultano meno determinate, sarei molto grato di qualche comunicaz ione in proposito per le disposizioni da emanare. IL CAPO DJ STATO MAGGIORE DELVESERC ITO 1" A. DJ/\Z


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CIMPORTANZA l)F.1.1 :AZIONE MILITARE ITALIANA

22 Dicembre 1918 DIRETTIVE PARTICOLARI lN RISPOSTA AI QUESITI POSTI IL I 7 DICEMBRE COL N° 24 Dl PROTOCOLLO 1° TI termine di cui trattasi non è stato mai determinato. - Allo stato attuale delle cose il Generale Segre dovrà limitarsi a seguire quanto viene effettuato nei riguardi della smobilitazione, della riduzione degli armamenti dei vari stati-. Insomma, in questo ampio campo la sua opera non può essere che ispettiva ed informativa: eventuali fissazioni di termini verranno, se del caso, comunicate dal Comando Supremo, dopo opportuni accordi con il governo nostro e con gli alleati. 2° Non si può far questione di riconosci menti ufficiali. ll Gen. Segre deve trattare con tutti gli enti che dimostrano di esercitare il potere di fatto, non potendosi parlare di diritto, nella attuale dissoluzione della ex monarchia A. U. Questa diplomazia di ripiego è inevitabi le finché gli organi smi statali non siano ricostituiti ed il potere legahnente detenuto. - In altri termini non è possibile risolvere per il generale Segre il problema che per le potenze dcli 'Intesa - e soprattutto per noi - è rimasto, per ora, insoluto. - S i può peraltro assicurare il Generale Segrc che a misura che i riconoscimenti ufficiali avvengano, egli ne sarà reso partecipe. È insomma necessario per ora che il Generale Segre cerchi presa dove può. 3° La delimitazione tra le zone J'a.,,ione è in corso di Jerini:,.ionç, ç sarà. probabilmente risolta prima che l'attività del generale Scgrc si esplichi. Ad ogni modo è necessario che, sia col Generale Franche! d' Espercy, sia cogli Alleati in genere, s ia evitata ogni controvers ia, sfuggendo quindi le occasioni dalle quali esse potrebbero nascere, anche se ciò possa tornare di qualche danno al più sollecito disimpegno dei compiti della commissione complessiva. 4° ln caso di inadempienza non minacce, ma proteste formali e notificazione di riferirne al Comando Supremo p er le conseguenti sanzioni, se del caso. - La questione di sopprimere il rifornimento v iveri è una arma ottima per la quale il Comando Supremo comunicherebbe, se del caso, a volta a volta, le istruzioni necessarie, sentito il governo e gli alleati quando occorra - . 5° Analogo contegno come al precedente numero, salvo, beninteso, i casi di legittima ed immediata difesa per il quale il Gcncrnlc Segre è appoggiato da scorta armata (50 carabinieri). 6° Nessuna particolare relazione: il Generale Piccione è solo comandante di un corpo Czeco-slovacco. Se dovesse assumere altre funzioni il Generale Segre ne sarebbe informato. 7° li Nunzio dovrà essere forse utile informatore e fors ' anche intermediario. Quanto al suo avvicinamento è questione di protocollo che nell'attuale disgregazione potrà essere risolta mercé facili approcci non ufficiali. - ln ogni modo ogni s ua richiesta conviene sia accolta con largo e prem uroso tributo di aiuto e di consiglio. 8° Stando alle comunicazioni di S.E. Sonnino (telegramma 19781 del 15 corrente) non dovrebbero esserci oltre il nostro, delegati dell'Tntesa per trattare questioni di armistizio. Comunque se ci saranno (risulta che vi sia qualche delegato inglese a Vienna per i prigionieri e gli internati): o si presentano e siano trattati da alleati ossia si coJlabori con essi; o non si presentano e siano seguiti nella loro opera. Qualsiasi Missione o Commissione Italiana farà capo - come è ovvio - al Generale Segre. 9° Siano trasmesse al Comando Supremo, senza pretendere alcun impegno. 10° Siano segnalati solo. Dall ' Italia si studierà e si provvederà al ricupero.


ALLEGATI

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Allegato 2 Aussmc, E 8, B. 44, Fase. I, Sfasc. I, " Direttive date al Gen. Scgre. Compiti-Relazioni" . Allegato N. IO alla Relazione Generale N. 4 (foglio 396 S.)

Relazione circa la conferenza avuta a Lubiana con i membri del Governo di Lubiana. Tratta tive col Governo di Lubiana per l'approvvigionamento di Vienna: Appena giunto a Lubiana fui ricev uto insieme al maggiore Bethel deU'Es. Ing lese ed il maggiore Amos Peaslc dell ' Es. degli Stati Uniti dai membri del governo nazionale S.C.S. (Serbo, Croato, Sloveno) l'elenco dei quali ris ulta dall' allegato 1. Esposto in breve il mandato ricevuto di notificare che i treni diretti per Vienna avrebbero dovuto passare scortati da Trieste attraverso i territori ju goslavi, prese la parola pel governo jugoslavo il Dott. TriJl er commissario per l'industria ed il commercio. Carattere piuttosto impetuoso la negazione del diplomat ico il doti. Triller espose in termini vivaci le lagnanze del governo di Lubiana, il quale mentre si ri tie ne a lleato dell'intesa (perché fac ente parte del governo di Serbia) è invece ermeticamente bloccato tanto che le popolazioni jugoslave mancano ora di sa le, z ucchero, pe trolio e fonnmifcri. Perciò il veder passare treni vettovaglie diretti ad una popolazione ne mica avrebbe prodotto un 'impressione sfavorevole, tanto che il governo non poteva garantire il mantenim1.:nto dell ' ordine. TI Dotl. Triller disse quindi che per essere sicuro del pacifico consenso al tran sito occorreva provvedere ai bisogni delle popolazioni jugo s lave e che cessasse la guerra in Carinzia dove risulta che l'azione delk truppe austriac he è sostenuta da Vienna tanto che vi sono battaglioni austriaci composti interamente di ufficiali '. Prevedendo questa obbiezione ero già d 'accordo col Cav. Obleisth della commissione internazionale d'alimentazione che avrei potuto assicurare che sarebbe stato tenuto conto dei bisogni delle popolazioni jugo slave e ciò t:antopiù in quanto essi dalla discussione risultarono molto limitali. Essi non chiedevano che di scambiare carbone con sale con l'Italia e farina col sale coli' Austria, nonché i I libero transito dello zucchero dalla Bosnia. Ho qu indi invitato il governo di Lubiana a precisare le ric hieste e le lagnanze. li dott. Triller ed in seguito anche altri membri accennarono a lagnanze verso l'IlaIia. Il Dottore Triller accennò ali' impressione che loro faceva il veder costruire al confine trincee e reticolati e da l fatto che non era consentito neppure in casi pietos i ed urgenti (ad es.: di un medico chiamato per un ammalato grave) di passare la linea d'armistizio. Alla sera il Dott. Triller mi con segnò i memoriali qui annessi relativi alle lagnanze per modo di procedere de ll ' Austria (ne fu presa copia anche dal maggiore inglese e daU' americano), a nostra volta leggemmo ai rapprese ntanti del governo iI riassunto della seduta (alleg. 2).

' Questa circostanza dei hallaglioni di uffo:ia li mi è staia conformata <lai maggiore <li S. M. austriaco Fabianus che se la lasciò sfuggire .


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l '. IMPOWIANZA DELl:AZIONF. Mllllì\1{1.: l'IALIANA

CONCESSIONI OTTENUTE A TRIESTE PER J..:APPROVVIGIONAMENTO DELLA JUGOSLAVI/\. Tl mattino dopo su un 'automobile fornita dal governo di Lubiana mi recai a Trieste dove oltre trattare la questione del trasporto del grano per Vienna ottenni da S.E. il Governatore che un rappresentante del governo di Lubiana potesse recarsi a Trieste per trattare circa l'immediato scambio di 200 tonn. di sale con altri prodotti (carbone, legname). Eventualmente si sarebbe trattato anche di petrolio e fiammiferi . Ritornato la sera stessa a Lubiana il doti. Trillcr accolse tale concessione con viva soddisfazione e assicurò che si sarebbe recato in persona e richiese anche che il Tenente Porin della sezione informaz ioni che si era recato con me a Lubiana lo accompagnasse. TNFORMAZlONE ClRCJ\ IL GOVERNO DI LUBTJ\NA. Ho avuto l'impressione che sia affidato a gente di un grande patriottismo e [sic !]. Attualmente il blocco e la mancanza di generi di prima necessità - zucchero e caffè - li rende irritati anche contro di noi. Gli acco rdi mancati per tale rifornimento si devono soprattutto all'isolamento in cui vivono. In seguito ad accordi col capo di S .M. e di S. E. il governatore ho fatto loro la proposta di stabilire a Lubiana un nostro ufficio per dare nei casi urgenti i passaporti per Trieste, proposta che Ju da essi accettata. Analogamente hanno inviato a Vienna un Console Generale di carriera Sch wegd d1e ha folto la campagna come ufficiale di cavalleria in Macedonia, col quale sarà possibile trattare, mentre l'incaricato di prima Dott. De Franccschi era a detta del Governo un uomo inadatto. Nella mia breve pcm1anenza ho avuto le seguenti impressio ni : I li legame stabilito con Belgrado per ora è puramente nominale (tra1me per quanto riguarda l'invio di qualc he battaglione e di ulTiciali). 2°) Il dott. Pogacnik, Presidente del comitato jugoslavo è persona tranquilla e serena, uomo d'età non deve avere parte molto attiva nel governo. 3°) L'anima del governo deve essere il dottore Trillcr; persona di carattere vivo, ma molto ragionevole; per quanto riguarda le relazioni coll'estero è molto ascoltato il console generale Schwegel parlatore facile, ma anche esso persona di molto criterio. Mi confido che il non avere il porto di Fiume lo m etterà in condizioni difficili . Non mi fece cenno, pur parlandone con molta fami gliarità di altre aspirazioni. 4°) Si vocifera che il presidente futuro possa essere un sacerdote, anche nel Ministero a Belgrado la Jugoslavia sarebbe ora rappresentata da un sacerdote. 0

)

INFORMAZIONI VARIE. In precedenza avevo consegnato al governo di Lubiana una richiesta di dati s ui nostri cx prigionieri ancora rimasti nel territorio jugoslavo (infermi, disertori, ccc.) informazioni che non poterono essere date subito, avvertendo che avrei lasciato a Lubiana il Ten. Borin al quale avrebbe dovuto consegnargliele. li Ten. Borin avrà quindi modo di esplicare gli incarichi e di muoversi liberamente. Dal dottorTrillcr ho poi saputo: MILITARI ITALIANI RIMASTI VOLONTARIAMENTE IN HJGOSLAVlA. Esistono ancora parecchi soldati italiani che volontariamente rimangono quali lavoranti soprattutto nella fabbrica cuoiami berlinese, dove sono pagati da 15 a 20 corone al g iorno più il villo: saranno probabilmente disertori o militari di classi giova-


A LLEGATI

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ni che preferiscono essere operai retribuiti in Jugoslavia anziché soldati in Italia. Ho spiegato al dottor Triller che cos ì facendo questi militari incorrerebbero nel reato <li diserzione e l'ho avvertito che ho incaricato il Ten. Borin di farl o presente ai militari stessi. Poiché il trattalo di armistizio non parla di consegna di disertori ho creduto non fare altre pressioni tantopiù che il comando supremo chiedeva al riguardo soltanto informazioni. CONTEGNO DEI PRlGTONIERI ITALIANI. T prigionieri italiani erano assai ben visti a Lubiana; molte famiglie jugoslave ebbero anche per tale motivo seccature dalla polizia. 1 prigionieri stessi non appena liberati tennero un contegno esemplare assicurando l'ordine in città. Speciale benemerenza in proposito si è acquistato il ten. medico dottor Paternò. Vicenda del battaglione italiano <lei 97° Fanteria A.U. Il bgl italiano del 97° Fant. A.U. <li Tarnipopol s i divise in due parti: 300 o 400 partirono per ferrovia per la Carinzia e non sono ancora giunti a Lubiana: gli altri 400 circa, andarono ad Odessa dove furono fatti prigionieri dagli Ucraini indipendenti e pare che siano stati poi lasciati in libertà e che attendano ad Odessa di partire co11 un piroscafo per l' Italia. Tale informazione era stata fornita :il dottor Triller da un ufficiale. Ho ottenuto che facessero parlare quest'ultimo col tenent e Porin, il quale così porterà maggiori informazioni. TNTENZION I DEL GOVERNO DELLA JUGOSLAVIA RlS PETIO ALLA CARINZIA. li dottore Trillcr mentre da una parte chiedeva che cessassero gli atti di guerra da parte degl i austriaci in Carinzia mi soggiungeva che gli austriaci hanno colà 7.000 uomini con l'artiglieria e qualche battaglione composto tutto di ufficiali mentre gli jugoslavi non hanno per ora che un battaglione regolare serbo ma che hanno intenzione di ammassare forze p er attaccare Klagnklagenfurt e an che Vi llach per occupare tutto il territorio a sud della Drava abitato da Slavi.

JMI~ll<:GO DEI MOUILI ASPORTATI DAL VENETO. li lenente in congedo lsic! ] addetto all a direzione trasporti del gruppo Boroevic, per il q uale passavano tutte le richieste di trasporti ferrov iari, mi ha informato che in base ad un ordine del comando lutti i comandi di tappa dovevano raccog liere i mobili per inviarli a Gorizia alla Cooperativa fa legnami da dove venivano distribuiti agli abitanti delle regioni dell'Isonzo in compenso di quelli perduti per la guerra. Due grandi magazzini erano stati stabiliti ad Udine, uno pare in piazza Garibaldi , l'altro aJl'orfanotrofio. Un ordine dell' Imperatore che si sapeva voluto da S.M. l' imperatrice proibiva l' asportaz ione dall 'Italia di qualsiasi oggetto e ta.le ordine veniva fatto rigorosamente osservare ai militari italiani isolati , ma non sempre dai reparti di truppa perché alcuni comandanti rifiutavano di lasciar v is itare i rispettivi carichi. I comandanti tedeschi poi rifiutavano sempre.

JL COLONNELLO COMANDANTE DELLA BRIG. PISTOIA F. A. AJberti.


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DMPORTA NZA DEL J.;AZJONE MII.IT/\RE l'IA LIANA

Allegato n. l Les membres du gouvernement national S.H.S. a Ljubljana.

Le prcsident: Josip vitcs Pogacnik Commissaire pour les affaires intcrieures: dr. Janko Breje. l' aJimentation: dr. Ivan Tavear. la culte et l' instruction: dr. Karl Verstovsek. lajuslicc: dr. Vladimir Ravnihar. Ics finances: dr. Vckoslav Kukoves. !es chemin de fer et fa poste: dr. Pavel Pestotnik. la prosperitè publiquc: Anton Kristan. le commercc et !'industrie: dr. Karel TriHer. les lravaux publics: ing. Vladimir Remcc. l'agriculture: Andraj Kalan. la guerre (defensc nationale): dr. Lovre l'ogacnik.

fa salubritè: dr. Aoton Brccelj.


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ALLEUAl'l

Allegato n. 2

Lubiana, 9 Gennaio 1919

RISULTATO DELLA RIUNIONE TENUTA IN LUBIANA lL 9 GENNAIO 1919 TRA TL COL. ALBERTI CAV ADRIANO lL MAGGIORE BETIEL DELI.;ESERCITO INGLESE- IL MAGGIORE PEASLEE DELI.;ESERCITO AMERICANO ED I RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO SHS Dl LUBIANA. Dalla riunione avvenuta il 9 gennaio in Lubiana tra i rappresentanti di quel governo e gli ufficiali inviati dalla commissione internazionale di alimentazione è risultato: 1 rappresentanti del governo di Lu biana riconoscono che le potenze all eate hanno a termine dell'armistizio il diritto di far passare i treni in krrilorio jugos lavo e di scortarli con reparti di truppa. Fanno però presente l' impressione sfavorevole che nella propria popolazione farebbe il veder passare i viveri per una nazione che tiene un contegno osti le e c he commette atti di guerra che risultano sostenuti dal governo di Vienna senza che veni sse tenuto conto dei bisogni delle popolazioni jugoslave consistenti essenzialmente in zucchero, e petrolio e fiammiferi. Bisogna quindi p rovvedere anche a questo e soprattutto far cessare gli atti di guerra. Gli ufficiali mandatari della commissione s i impegnano a sottoporre alla comm issione stessa i desideri del governo di Lubiana facendo però presente che l' esecuzione della decisione già presa per soccorrere la città di Vienna non può essere differita.

N.B. Le fras i sottolineate furono aggiunte per espresso desiderio dei rappresentanti del governo Shs di Lubiana.


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1'. IMrORTANZA DELt:AZIONE MILITARE ITALIANA

Allegato n. 3 Alcune ditte dello stato nazionale SIIS di Lubiana avevano comperato prima del 1° novembre 1918 ncll' Austria tedesca e precisamente a Ebensee e Ausee 300 tonnellate di sale e la merce era già pagata. Questo sale venne dal governo di Graz sequestrato. In seguito venne inviata richiesta al governo austro-tedesco di vendere al governo nazionale SHS di Lubiana da 800 a 1000 tonnellate di sale. Dal governo austrotedesco vennero però proposte condizioni di compensazione così dure e difficili che con la migliore delle volontà non si potevano accettare e tanto meno adempierle. Si fa però presente che il governo locale aveva già fornito gratuitamente al governo austro-tedesco 250 tonnellate di farina e si era dichiarato disposto a cederne altre 250 tonnellate di farina che sarebbero state pure fomite senza compenso. Per il permesso di passaggio dello zucchero dallo stato czeco-slovacco che lo dava a noi secondo le stesse condizioni per le quali lo aveva già dato ali' Austria tedesca, chiese il governo austrotedesco il diritto di tenersi un vagone per ogni due in transito. Così pure il governo austrotedesco voleva tenersi quale compenso per il permesso di passaggio un vagone su ogni sei di petrolio che noi dovevamo fornire allo stato polacco. Il governo nazionale SHS di Lubiana chiede il libero transito per tutte le materie grezze da inviarsi ne lla repuhhl ica czeco-slovacca; è però pertanto pronto di permettere l'esportazione di quei materiali e generi che qui esistono in abbondanza e che mancano invece nell'Austri a tedesca. Inoltre permette il governo SIIS il libero transito di tutti i viveri che l'Austria tedesca compera in Croazia e Slovenia. Le più urgenti e necessarie richieste del governo nazionale SHS sono al minimo mille tonnellate di sale; così pure il permesso di libero transito per lo zucchero, il petrolio ed il carbone di Ostrau. Lubiana, il 9 Gennaio 19 19


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ALLEGATI

Allegato n. 4

LISTA DI PRESENZA DEL CONSlGLTO DEI RAPPRESENTANTI DELLA REPUBBLICA AUSTROTEDESCA E DEL GOVERNO Di GRAZ E KLAGENFURT DA UNA PARTE E DEI RAPPRESENTANTI DELGOVERNONAZIONALE SHSJN LUBIANADALL'ALTRA NEL PERIODO DAL 9AL 12 DICEMBRE 1918. Rappresentanti del governo austrotcdesco: Alessandro von Hiinler, console generale, dell'ufficio di stato auslroledesco per l'estero. Rodolfo von Horrak, consigliere di sezione, dell'ufficio di stato austrotedcsco degli approvvigionamenti. Dr. RudolfScbe idl, commissario ferroviario, dell'ufficio di stato austrotedesco per i tras po1ti. Dr. Yictor Wutte, commissario per la Stiri a, quale rappresentante procuratore de ll'ufficio di s tato austrotedcsco per i lavori pubblici. Ra ppn::sentanti del governo di Stiria: Prof. Dr. Anton Rintelen, sostituto capitano provinciale di Stiria. Dr. Victor Wutte, commissario per la Stiria e Or. Arnoldo Eisler, commissario per la Stiria. Rappresentaoli del governo di Carinz ia:

Dr. Riccardo Slrobl, presidente dell'assemblea provinciale per la Carinzia. Giulio Lukes, vice Dr. J. Frciherr v. Reinlein.

"

"

inoltre, quali periti: Dr. Josef Fashing, procuratore dell'ufficio di stato austrotcdcsco per l'estero a Lubiana. lng. E. Eitlinger, consig liere superiore delle ferrovie dello stato, dell'ufficio di stato austrotedes co per i trasporti. Per la Stiria: Enrico Wastiao, deputato dell' assemblea provincia le della Stiria a Graz. Dr. Fr. Kamnikar, capo <lei consig lio per la beneficenza del circondario di Radkcrsburg. Per la Carinzia: Dr. Giuseppe Pflanzl, deputato dell'assemblea provinciale per la Carinzia. Dr. Francesco Reinprecht, deputato " " " " Vincenzo Schumy, consigliere provinciale a K.lagenfurt. Tcn. Col. Rodolfo Wangge, procuratore rappresentante del comando militare per la Carinzia. Gustavo Axmann, deputato dell'assemblea provinciale per la Carinzia.


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!: IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITAl{E ITALIANA

Rappresentanti del governo na:àonale SHS in Lubiana: Presidente Pogacnik- Dr. Karl Triller Dr. Jakoh Brejc - Dr. Ivan Tavcar - Dr. Vekoslav Kulorec Dr. Karl Verstovcck - Ing. Vladimiro Remec - Dr. Lovro Pogacnik. Inoltre quali periti: Maggiore Lavric v. Zaplas, procuratore militare. Tenente Krenn. Dr. Soctcj, commissario del governo nazionale SIIS cli Lubiana per la Carinzia. Dr. J. Muller, avvocato a Klagenfurt.


ALLEGATI

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ACCORDO

Fra i rappresentanti del Governo Nazionale SHS a Lubiana da una parte ed i rappresentanti del governo austrotedesco dall'altra su questioni riguardanti i trasporti e l'economia politica, conchiuso a Lubiana il 12 Dicembre 191 8. Venne esaminato, concluso ed accordato: 1. FERROVIE I. T sequestri ferroviari possono essere ordinati solo da organi autorizzati dall'autorità; che dovranno farsi riconoscere dagli organi ferroviari. 2. Ai militari non potrà essere levato il vestito, le scarpe, il contenuto delle tasche, il rimanente bagaglio a mano e sacco alpino, così pure una provvista alimentare per circa 14 giorni. Ai civili è assicurata la proprietà personale, come pure una moderata provvista di viveri, in genernle il transito delle persone è libero. 3. li transito di tre1ù diretti rimane. 4. li sostentamento di tutto il personale ferroviario con i componenti la famiglia sarà a carico del governo jugoslavo a sud sino e compreso Spielfeld da qui a nord sarà a carirn del governo austro-tedesco. 5. Posti di ristoro per militari dovranno essere impiantati a Lubiuna, Stcinbriick, Pragerhof, Marburg-Thesen, Marburg-K.iirntnerbahnbog, Graz, Bruck, Miirzzuschlag, St. Michael, Seutal, Neumarkt. [;orario della distribu7.ioue durerà dalle 6 antimeridiane alle 9 pomeridiane; i pasti saranno distribuiti in turni ogni cinque ore. I posti di distribuzione dovranno sempre comunicare al prossimo posto a quale stazione finisce la distribuzione. La prima colazione e la seconda ed il pranzo, saranno di stribuite secondo le prescrizioni militari finora vigenti. li sostentamento sarà accordato ai soldati di tutte le nazioni. Per i rifornimenti al posto di ristoro vale la stessa delimitazione come per le ferrovie. 6. È escluso e sarà dichiarato contro legge ogni trattenuta di mezzi di locomozione (anche locomotive). La ripartizione futura sarà secondo le disposizioni del protocollo di pace. La riparazione del parco vagoni sarà eseguita nelle officine tuttora esistenti. 7. Quando nella cerchia dei concordati economici verraru10 destinate delle mer c i, non potrà esserne impedito il trasporto. Merci private sulla linea Oberdrauburg Marburg. Da Marburg a settentrione, Radkersburg-Spielfcld avranno libero passaggio da parte del consiglio naz ionale SHS. In genernle il trasporto delle merci fra stazioni tedesco-austriache oppure stazioni jugoslave, quando passa per tronchi di pertinenza ad altri stati dell ' accordo, non dovrà essere impedito. C iò che venne stabilito circa le condiz ioni di trasporto sull a ferrovia meridionale, vale anche per la ferrovia dello stato e le ferrovie provinciali . Determinazioni circa i1 trasporto di merci: viveri di ogni specie, bestiame vivo e morto, prodotti animali, generi infiammabili, carta, fiammiferi e prodotti di cuoio avranno trasporto libero, salvo vis major e proibizione reciproca di esportaz ione e di passaggio. Gli ordinamenti e le leggi riguardanti i viveri per ambo le parti sono da osservarsi. All' infuori di queste leggi ed ordinamenti non potranno essere sequestrati viveri spediti da un posto auslrotedesco ad uno jugoslavo o v iceversa.


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CIMPORTANZA DELL.:AZION E MILITARE ITALIANA

9. Dogane di transito sono escluse da ambo le parti. I O. Armi ed il materiale da g uerra sequestrati saranno distribuiti definiti vamente dalla conferenza della pace.

li. BREVETTI - MARCHE E CAMPTON l Saranno rispettati reciprocamente sino ad un prossimo accordo specia le fatto sulla base di accordi internazionali esistenti. III. DIRITTI Viene garantito reciprocamente pie na protezione delle proprietà e delle persone. Quanto prima sarà concluso a parte uno speciale accordo sul diritto. IV ASSTCURAZIONE SOCIALE Sarà preso un accordo speciale fra i due governi sui diritti e sugli impegni delle assicurazioni e degli assicurati e ciò nel campo delle assicurazioni operaie, degli impiegati e delle assicurazioni di pensioni già esistenti. li governo austro-tedesco si dichiara pronto di prendere accordo col governo nazionale SHS in seguito al quale l'istituto austrotedcsco delle pensioni degli impiegati, sarebbe incaricato di proseguire le pratiche nelle provincie jugoslave che g ià a ppartennero alla Stiri a ed alla Carinzia. Ambo i governi si adopreranno per proteggere i diritti acquisiti dagli assicurati. V. CASSE DI RTSPARMIO Gli statuti delle casse di risparmio esistenti rimangono vigenti. Le relazioni di diritto delle casse di ri sparmio e di anticipo rimarranno intatte così pure il loro capitale sino a conclusione della pace e saranno poi sottoposti ad accordi da prendersi fra i due paesi.

Vl. FINANZE Lo scambio di denaro fra la banca austrounghercse e le provincie slave non sarà ostacolato da parte dello staio austrotedesco. Sarà quanto prima ritirata la decisione del consiglio nazionale SHS di Lubiana secondo la quale i tagliandi del prestito di guerra austriaco non poteva.no essere incassati. Vll. CASSE DI RISPARMIO E BANCHE Lo scambio fra le casse pos tali di risparn1jo ed il traffico delle banc he rimarrà.

Vlll. GENDARMERIE Saranno governate da Lubiana nei riguardi dell'organizzazione del servizio, quei capitanati provinciali e relativi posti di gendarmeria nei quali la direzione d 'ufficio prima del 7 Novembre era slovena.


A I .LEUATI

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IX. VlE NAVALI = STRADE = TRAFFTCO POSTELEGRAFONICO Completa libertà di transito sulle strade. Sulle vie navali, come pure sul traffico postelegrafonico sarà garantito, ed in special modo, è riconosciuto il segreto epistolare. Rimarranno in vigore sino ad ulteriore disposizione quelle sistemazioni per la conservazione delle strade e dei ponti. X. CREDITI T crediti privati degli abitanti di ambo gli stati, rimarranno completamente intatti cd i due governi contraenti si garantiscono di non emettere divieti di pagamento, od altre disposizioni eccezionali a danno di abitanti di un altro stato.

Xl. SOSTANZE ERARlALT E PROVTNClALf = INCASSI E S PESE Si riserva di ripartire con speciale accordo i patrimoni erariali provinciali come pure il conteggio degli incassi e delle spese. Xll. DISPOSIZIONI DI ECONOMIA POLITICA Uisposizioni che proibiscano o rendano diffic ile lo scambio reciproco de i prodotti dovranno essere resi pubblici nei fogli governativi almeno 48 ore prima della loro entrata in v igore. Non sara,rno comprese in queste dispos izioni quelle merci che all'atto de ll ' annunc io viaggeranno all'interno dello stato disponente.

x m. QUESTIONI DI FRONTIERA Rimane riservato alla conferenza della pace la conclusione s ulle fronti ere fra gli stati contraenti.

xrv ALTRE QUESTIONI Si riserva di trattare altre questioni ancora insolute fra gli s tati contraenti.

xv PUllBLICAZIONE DELT.: ACCORDO La pubblicazione avviene nei fogli governativi di Lubiana, Agram, Be lgrado e Vienna. XVI. DETERMINAZIONE PER CESECUZIONE Questo accordo entra in vigore al 15 dicembre 19 18. È riservata ad ambo i governi l'approvazione. Se non sarà rifiutata entro il 25 dicembre 191 8, l'accordo sarà definitivamente conchiuso. Non ha termine per denuncia, però ognuna delle parti contraenti può denunciarlo con un termine di 14 gionù. Per il Consiglio Nazionale SHS a Lubiana

Per il Governo austrotedcsco


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L.:IMPORIANZA DEl.l '.AZIONE M ILl'IARE ITALIANA

Allegato n. 5 Promemoria Nel complesso della questione degli approvvigionamenti il sale e lo zucchero fom1ano la richiesta più ardente attualmente per le provincie slovene del regno SH S. Le provviste di sale e di zucchero sono consumate, i rifornimenti non possono avvenire malgrado gli sforzi più zelanti di tutti gl i organi competenti. La mancanza di sale è già così acuta che bisogna calcolare con una catastrofe se non si riesce tempestivamente a trovare le strettamente necessarie quantità di sale. Compreso de lla grande responsabilità il governo nazionale era disposto ad ogni benevolenza verso la rappresentanza austrotedesca per ricevere da questa il permesso per l'importazione di sale. Le trattative arenarono però in seguito alle incredibili richieste dell'Austria tedesca. L'Austria tedesca chiedeva per l' importazione del sale dei compensi che il governo nazionale di Lubiana non poteva assolutamente accordare. Vengono chiesti i seguenti compensi: per 20 vagoni di sale, 25 vagoni di farina di frumento gratuitamente, per altri 60 vagoni di sale, 60 vagoni di cercali, 1Ovagoni di fagioli e 500 buoi da macello contro pagamento del prezzo massimo del mercato. Com e compensazione vengono richiesti viveri che il governo nazionale di Lubiana, mancante di provviste proprie e sufficienti è costretto ad importare in grandi quantitativi, dai paesi croati. I quantitativi poi non sono in paragone con la quantità di sale che l'Austria tedesca offre. Le richieste di compensazione così enormi dcli' Am;tria tedesca sono una prova indubbia che l' Austria tedesca vuole predare la critica situazione delle provincie slovene. Il governo nazionale di Lubiana ha pure annodato relazione con le truppe di occupazion e di Trieste per l'importazione di sale però senza esito favorevo le; esso si è pure diretto per l'importazione del sale anche al governo nazionale della Dalmazia, ed anche questi passi non hanno portato finora ad un risultato positivo. La situazione si acuisce ogni ora. La massa operaia delle industrie chiede con sempre maggior impeto il sale ed anche la popolazione del contado è estremamente inquieta in vista della minacciata mancanza di sale. Noi dobbiamo essere preparati a ll'estremo. Sono prevedibili disordini e sospensioni del lavoro se non ci si procura prontamente aiuto. 11 bolscevismo alza con sempre maggior minaccia la sua testa. La questione della provvista dello zucchero non è m eno seria. Dopo lunghe trattative il governo czeco-slovacco ci ha accordato per due mesi 60 vagoni di z ucchero in tutto. Mentre la città di Vienna riceve giornalmente 40 milioni di zucchero, ci rifiutò il libero transito dei 60 vagoni attraverso a llo stato austrotedeseo. Secondo notizie giuntcci sono stati finora spediti dalle raffinerie di Boemia per i paesi sloveni 17 vagoni di zucchero ed hanno passato Vienna. Due vagoni di zucchero furono fermati alla stazione di Leibnitz dal locale comitato di beneficenza che li distribuì immediatamente; di una spedizione di vagoni destinata al circondario Gurtfeld sono stati rubati non m eno di sei mila chili nelle provincie austro-tedesche. Sulla sorte delle altre spedizioni non abbiamo finora conoscenza, malgrado che avrebbero dovuto già da tempo raggiungere il nostro territorio. Il governo nazionale di Lubiana assolutamente chiede che sia assicurato il libero transito per le provincie slovene e che queste spediz ioni siano sufficientemente assicurate e protette contro furto e rapina in territorio austro-tedesco. Lubiana 9 Gennaio 1919


ALLEG ATI

QUESTIONE ECONOMICA FINANZIARIA Già ho avvertito come, a malgrado della limitazione ufficiale del mio incarico, abbia subito ritenuto necessario orientarmi, per lo meno, anche sulle principali questioni economico-finanziarie di questi stati sorgenti dall' ex Monarchia, come apreparazione a quell'azione nostra la cui mancanza, già dannosa, assolutamente deleteria diverrebbe per noi se avesse a prolungarsi. Di recente poi nuovo sprone ho avuto a ciò dalle prime informazioni sull'iniziale attività della "Missione americana" di studi politico economici presieduta dal Dott. Coolidge " Special Assistent-Departement of State". Ne ho fatto cenno nei miei N. 245 S 6 gennaio e 326 R.P 1Ogennaio e nuove conferme portano i giornal i più recenti (allegato N. 6): e frattanto è annunciato qui a Vienna l'arrivo di un Segretario di Wilson (vedi allegato N. 7). Dall'altro lato, poi, la Gesandten Konferenz continua i suoi lavori anzi, li spinge attivamente colla volontà espressa di addivenire al più presto ad un accordo nei rnpporti economico-politici fra gli Stati sorgenti dall'ex Monarchia. Frattanto l'ambiente bancario è qui molto pessimista, mentre gli altri impiegati delle finanze lo sono molto meno; que llo prevede probab ilmenle l'aggravarsi dell ' indennità; questi pare non vi pensino (vedi l'informaz ione eco nomica allegato N. 8). E sempre più, da l<: k s..:ars<! risorse, si pensa all:i :ilienazionc dei capitali comuni per pagare i rifornimenti (vedi art. odierno della A.S.M .Z. a llegato N. 9).


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L:IMPORTANZA DELL:AZIONE MILITARF. ITALIANA

Allegato 3 Aussmc, L 3, B. 24, Fase. 2, "Le giornate agitate delJo sfacelo della monarchia A.U. La rivoluzione austriaca" COMMISSIONE MTLITAllli INTERALLEATA DI CONTROLLO fNUNGllERIA IL PRESIDENTE

Budapest, 2 dicembre 1923 Caro Alberti, Ti mando, in triplice copia, la traduzione di un articolo apparso sul "Magyar Hirlap" del 16 novembre u.s. ritenendo che ti possa interessare. Molti cordiali saluti

Guzzoni.


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ALL EUATI

(Dal "Magyar Hirlap" del 16 novembre)

LE GIORNATE AGITATE UELLO SFACELO DELLA MONARCHIA AUSTRO-UNGARICA GIUDICATE DA UN ITALIANO Cappello dj soccorso di Carlo rv al Papa. - Progetti di pace separata. - Le trattative d 'armistizio. - li conte Giulio Andrassy voleva separare la sorte deg li Asburgo da quella riservata agli Hohenzollern. - Formazione della Cecoslovacchia e de lla Jugoslavia. - Capitolazione tedesca. (Dal nostro corrispondente romano) Roma, 15 novembre.

La fine d ' ottobre ha segnato il V anniversario dello sfacelo della Monarchia, sfacelo che ha avuto il suo inizio sulla fronte italiana. La stampa italiana approfitta di questa occasione per discutere a fondo le giornale agitate di questo sfacelo. Ma le pubblicaziorn della stampa cedono il posto, per interesse, a lla conforenza fatta in questi giomj da l generale Adriano Alberti, capo dell' uffic io storico dello Stato maggiore italiano. li genera le Alherti espone questo sfaccio sulla hasc di documenti. Ecco ciò che ci comunica in proposito il nostro corrispondente romano: li generale Alberti inu.ia la conferenza dicendo che la guerra è stata decisa dai rovesci subiti s ull a Piave e da quelli dell' offensiva francese sul fronte occidentale. Da questo momento apparve certo che gli imperi centrali avrebbero perduta la guerra. Il Comando s upremo austro-ungarico era al corrente della s ituazione e sapeva pure che i tedescru avevano subito grandi sconfitte all' ovest. Dopo la capitolazione bulgara non v'era più dubbio che la resistenza armala non poteva più continuare. Allora il Comando s upremo austro-ungarico, riconosciuta l'inutilità di proseguire le ostilità, nominò, il 4 ottobre, una Commissione d ' armistizio che s i riunì in Trento il 12 ottobre presso il quartier generale della 10" annata. Di questa commi ssione, che aveva ricevuto pieni poteri per fissare le condizioni d 'armistizio, era capo il generale Wcbcr. li Comando supremo giudicò la necessità di iniziare i negoziati evacuando i territori occupati. Ma, nel frattempo, l'offensiva italiana progrediva sempre più veemente, in modo che Carlo IV indiri7.zò il 23 ottobre la seguente preghiera al Papa: ''Tutti gli indizi lasciano supporre che gli italiaru preparano una nuova offensiva contro di noi. Noi l'attendiamo con calma. Ma dato che è impossibile terminare la guerrn nel Veneto e d 'allra parte la necessità di finirla in breve tempo, prego V.S. d' interpors i presso il Governo italiano perché, per ragioni di umanità, voglia rinunciare al suo disegno. Vostrn Santità salverà con questo passo la vita di migliaia d ' uomini". Nonostante questo tentativo l' offensiva italiana fu scatenata. In risposta g li austriaci ordinarono lo scioglimento della Commissione d ' armistizio. I primi attacchi italiani furono coronati da successi. I.:arciduca Giuseppe pregò egli stesso il Re(?) di concludere un armistizio senza por tempo, pure alle più gravi condizioni. Il 24 ottobre il conte Giulio Andrassy succede a Burian. Il nuovo ministro degli Affari esteri vuol concludere una pace separata e strappare i destini degli Asburgo alla sorte ri-


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l : IMPQl{IANZA DEl.l : AZIONE MILI !ARE ITAl.lANi\

servata a quelli degli 1-Tohenzollern. Nella stessa epoca Berlino accetta le dimissioni di Ludendorff. Il 24 ottobre Carlo TV telegrafò all' imperatore Guglielmo ch'egli aveva preso irrevocabilmente la risoluzione di chiedere - entro 24 ore - una pace separata e l' armisti:.do immediato. J.Jimperatorc Guglielmo rispose pure tel egraficamente esprimendo il suo stupore, poi fece capire che egli considerava con fiducia le trattative iniziate, dato che la rottura dell'alleanza non era ancora nota all'Intesa. Per queste ragioni Guglielmo metteva in guardi a Carlo IV affinché, con la sua azione di pace separata, non fornisse una nuova arma all ' Intesa. Ciò nonostante Carlo IV si rivolse il 28 ottobre a Wilson chiedendo il suo intervento per una pace separata, e ne l lo stesso tempo concesse completa autonomia ai cechi e ai jugoslavi che, a quell'epoca, si erano già separati dalla Monarchia. Simultaneamente al telegramma inviato a Wilson, Carlo IV faceva conoscere telegraficamente a Guglielmo la situazione vera111c 11lc disperata in cui si trovava Vienna. ln queste condizioni si ord inò a l ge nerale Weber di riunire nu ovamente a Trento la disciolta commissione d 'annisliz io. Della Commissione era investita di pieni poteri per fi ssa re le condizioni d'armistiz io. m:, non doveva acconsentire a che - in virtù di queste condiz io11i l'llalia od 1111 allrn membro dell ' Intesa potesse servirsi del territorio de lla Mo11an.: hia per operarvi i.:om:c11tramenti contro la Germania. Il 29 ottobre il )!enc1alc Wcbcr riceveva l'ordine di chiedt'r<' lii ressaz;ionc immediata de lle ns1ili1;'1 scrnndo le ennd1z ioni fi ssale dal comando supremo italiano, condi zioni che dovcva110 essere a ccettate senza eccezioni. Con altro telegramma il genera le Krobatin ordinava a Wcbcr di accettare tulle le condi1.ioni, dato che la si111a:1io11c interna della Monarchia diventava sempre più critica. 11 30 ottobre, alle 8,40, il comando supremo austriaco fece cessare le ostilità nonostante che la risposta del Comando supremo italiano non fosse ancora pervenuta. li giorno stesso il generale Weber ebbe conoscenza delle condizioni dell ' Intesa. Esse prescrivevano: le truppe della Monarchia dovevano abbandonare lutti i territori occupati come pure tutte le provincie assegnate all' ltalia dalla convenzione di Londra; inoltre era prescritta la consegna di una parte notevole dell'artiglieria e della flotta, e la messa a disposizione dell'intesa della totalità dei me:ai di comunicazione trovantisi nella Monarchia cd adibiti sia ad usi militari che per l'ordine pubblico; infine gli italiani chiedevano la liberazione di tutti i prigionieri di guerra. Dapprima il generale Weber tentò di mercanteggiare, ma poiché gli italiani continuavano la loro avanzata, egli accettò le condizioni sottoscrivendole il 3 novembre alle ore 15. Durante la sua conferenza il generale Alberti accennò pure a pretesi disaccordi scoppiati fra i comandi supremi austro-ungarico e tedesco, sia fra Carlo IV e Guglielmo Il a proposito delle trattative. Allorché l' imperatore Guglielmo ebbe conoscenza delle gravi condizioni poste dagli italiani, tentò di persuadere Carlo a non accettarle poiché " le popolazioni dell'Austria tedesca s'opporranno come un sol uomo a queste condizioni infami". J.Jimpcratore Guglielmo si cullava iJt questa fo lle speranz.a sino alle ultime ore. ll generale Arz, al contrario, consigliava Carlo lV d'accettare le condizioni sin dal mattino del 2 novembre. Ma il monarca non volle essere solo a portarne il peso della responsabilità e si rivolse ali ' Assemblea nazionale austriaca convocando inoltre il Consiglio della Corona per la sera. Questo ratificò le decisio1ii prese dal generale Weber. 11 generale Alberti dichiarò che il comando supremo austriaco aveva, lui stesso,


AI.LEUATI

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ordinata la cessazione delle ostilità; mentre invece ragioni d'indole tecnica impedirono alle truppe italiane di venire a conoscenza della conclusione dell'armistizio il giorno 3 novembre. Furono dunque le disposizioni premature del comando supremo austriaco la causa della cattura di reggimenti, divisioni e corpi d'armata interi avvenuta l'ultimo giorno. U generale Alberti terminò la sua conferenza con questa interessante dicruarazione: " Durante il tempo in cui i generali tedeschi consideravano col loro governo la possibilità di continuare la resistenza, il generale Diaz, comandante in capo italiano, telegrafava a Parigi: lo seguito alla conclusione del trattato d 'armistizio austro-ungarico, una parte considerevole dell'esercito italiano si rende disponibile e si trova pronta a marciare verso il nord per porgere, senza alcun dubbio, il suo aiuto agli alleati nella lotta contro i tedeschi. L'intervento dell 'esercito italiano costringerà la Germania alla resa". 1n questo frattempo i tcdesclti riconoscendo di dover l cncr conio dell'offensiva italiana - si affrettarono a capitolare.


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t.:IMPORT/\NZJ\ OELL'AZION F. MILITARE ITA I.IANJ\

REGIA LEGAZIONE D'ITALlA Ufficio dcli' Addetto Militare N. 1699 di prot. S.M ./R.

Vienna 3 Dicembre 1923

AL SIG. GENERALE CAPO DEL REPARTO OPERAZIONI DELLO STATO MAGGIORE CENTRALE (per Ufficio Storico) R OMA OGGETTO: "La rivoluzione austriaca" (Oie Oesterreiclùsche Revekulien) di Otto Baucr. Tra i libri che sono usciti in questi ultimi anni sulle vicende della guerra e del dopo guerra inAuslria è certamente dei più importanti, per la sua struttura, per la copia di notizie in esso contenuta, e soprattutto per la personalità del suo autore, il recentissimo libro del Deputato Dott. Otto BAUER. ll Baucr è da anni uno dei capi del partito social-democrati<;o austriaco e per la sua estesa coltura e v ivida intelligenza. è apprcn;1to anchC:' <l:i coloro r hc sono ai suoi antipodi in fatto d i opinioni po lit iche. Dopo il crollo de lla Monard 1ia egli divenne uno dei personaggi più in vista del nuovo regime e coperse ne , primi tempi la carica di Segretario di Stato (M inistro) agli Esteri. Riesce perciò sommamente inten:ssante la lettura del suo lihro, che appoggiato su una ricca bihliografi a, espone, con una relativa obbiettività, dapprima e a larghi tratti le vicende storiche delle stirpi jugoslave e del loro lungo conflitto con l' imperialismo aus lro-ungarico; quelle delle altre stirpi slave della Monarchia; indi del1' Austria tedesca durante la guerra, con particolare riguardo al contegno del partito sociaJ-dem ocratico. Parla poi in una serie ùi capito li del croJJo della Monarchia; della formazione degli Stati successori e della Rcpubhlica Aus triaca; analizza in appresso i pri1rù turbolenti periodi, nei quali il nuovo Governo si dibatteva tra difficoltà interne di ogni genere, con complicazioni esterne quali quelle di Carinzia e la propaganda comunista esercitata da.Ila Repubblica dei Consigli di Bela Kuhn. l; ullima parte deJJ'opera tratta de lla costituzione dell 'attuale repubblica democratica, e delle sue v icende, fino all 'attuale Governo Seipel e alJ 'azione di risanamento. Era mia intenzione dare un' idea più complessa e dettagliata del libro, che contiene m olti interessanti punti relativamente alle questioni italo-jugoslave, aJ sorgere dei sentimenti nazionali, ma non unitari dei croati-sloveni, ali ' idea panserba, alle tendenze varie durante la guerra tra g li emigrati jugoslavi , gli slavi rimasti sotto la Monarchia, ed i serbi, e finalmente alla dichiarazione di Corfù; rel ativamente alla nostra azione di propaganda in Istria Croaàa e Slovenia, a mezzo dell'aviazione, e a quella degli esploratori czeco-slovacchi in Italia ccc.; relativamente alle varie tendenze separatis te del Tirolo; all 'azione della Commissione d' Armistizio del Generale Scgre in Austria in svariati rami; al rafforzarsi del particolarismo nelle provincie; alle lotte de ll a Carinzia contro gli Jugoslavi, e al nostro aperto appoggio, ai tentativ i del-


A I.I .ECì1UI

') I

la delegazione austriaca a St. Germain per salvare i tedeschi del Tirolo meridionale, della Boemia meridionale, e della Carinzia e Stiria meridionale; a tutto il conflitto nell'Intesa pro e contro I' Anschlus ecc. ecc. li Bauer ripete però più volte e con speciale vigore alla fine la sua opinione che i protocolli di Ginevra non risolvono il problema di vita dell' Austria, che è, secondo lui, oggi quello del 191 8 e cioè: o Federa:àone tra gli Stati nazionali cui appartengono i vari popoli danubiani, o Unione alla Germania; in altri termini o ricostituzione della Monarchia Asburgica, o riunione alla Repubblica tedesca.

Ma avendo appreso dalla lettera 4326 del 21-11-923 di cotesto Ufficio Storico, che sono già pronte le hoz:le dell'opera s ulle ultime fasi della nostra guerra, ho creduto conveniente di non ritardare a segnalare il libro del Baucr in quanto che vi è in esso nella 2"' parte (intitolata"Der Umstur.l") e nel capitolo 5° e specialmente nel 6°, molto material e che potrebbe essere ancora utile ali ' Ufficio Storico s ia per dare un ' idea della s ituazione politica austriaca nell ' ottobre 1918, s ia per conformare ancora una volta come l'Esercito austro-ungarico, fedele agli storici versi del Grillparzer: " In deimen Lager ist Ocsterreich Wir anderen sind cin:lelne Triimmer" opponesse ancora - u<l onta della situazione interna - una fi e ra resistenza nella nostra fronte; sia perché, come del resto fece a suo tempo in Parlamento, il Bauer riconosce il corretto agire del Comando Supremo Italiano, nella vessata questione della cessazione delle osti lità. TL R 0 ADDETTO MIL ITARE A VIENNA (Ten. Col. G. Franchini - Stappo)

li plico è già stato inviato in plico a parte.


L'IMPORTi\NZA UELL'AZIONF. MILITARE ITA LIANA

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Allegato 4 Aussme, L 3, B. 275, Fase. 1, "Polemica circa l' intervento dell'Italia -mllo Cadorna',

COP IA Firenze 16/1/924

Caro Colonnello Rispondo subito alla sua del 10 ora ricevuta. Certamente, clùunque Jcgga il telegramma spedito a Conrad deve giudicare che l'ho spedito io. Ma ciò non è. lo non gli ho scritto che la nota lettera in risposta alla sua del 1° agosto. Il telegramma è certamente dell' addetto militare. Io non mi sarei mai permesso di dare l'assicurazione che l'Ttalia non avrebbe mai attaccato l'Austria-Ungheria se questa non occupava mai il Lovcen, perché se questo avessi fatto, avrei usurpato la parte del Governo, non avendo io veste per dare tale assicurazione. È questo un punto che deve essere assolutamente rettificato. li telegramma accenna pure ad una conferenza inutile. Quale conferenza? Non so proprio a cos,1 voglia alludere. 111 conclusione, io recisamente dichiaro di non aver mai parlato coll'addetto militare austroungarico di si mili argomenti.

Mi creda con cordiali saluti

suo A ff.mo Firmato L. Cadorna


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ALLEGATI

Minuta di lettera diretta a S.E. Cadorna

Eccellenza, Assente da Roma posso soltanto ora rispondere alla gradita sua. Dagli articoli del Gatti e dello Zingarelli avevo avuto l'impressione che le lettere fossero state comunicate, a scopo di reclame del TV volume del Conrad dalla ditta editrice. Ad ogni modo è meglio che questione sia stata posta: spero di giungere a metterla in piena luce. Ho ricevuto ora il 4° volume del Conrad dove si afferma che la risposta alla sua lettera sarebbe stata "Conferenza inutile perché consiglio Ministri decise neutralità. Ordinata mobilitazione parziale. Se Austria non occupa Lovcen e non disturba equilibrio Adriatico, l' Italia non attaccherà mai Austria Ungheria". Come risulta dall'unito stralcio del volume la risposta è pubblicata in modo da dare l'impressione che essa sia di V.E., senza però escludere che si tratti del testo di un telegramma dell' addetto austriaco. Pregherei pertanto VE. di dinni se, parlando con questo ultimo, VE. abbia accennato alle questioni indicate nel te legramma. Col più vivo e deferente ossequio f. Colonnello Albcrti


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t.:IMPORTANZA DE LL.: AZIONE MJLllAIUò ITALIANA

Contrariamente a questa speranza, l'addetto militare comuni cò da Roma che Re Nikita aveva ceduto al Consiglio dei 1rùnistri ed inviato 5000 uomini sul Lovcen; che l' Italia avrebbe conservata una neutralità lcggcrmcnle armata e che mai - come gli (all'addetto militare) aveva assicuralo il Capo dello Stato Maggiore - l' Italia si sarebbe volta contro di noi se non si toccava il Lovccn e l'equilibrio nell' Adriatico. Il te legramma di risposta del Conte Cadorna alla mia lettera del 1° Agosto dichiarava egualmente: "Conferenze superflue, dato che il Consiglio dei Ministri ha deciso la neutralità dell'Italia. Ordinato una parziale mobil itaz ione. Se 1' Austria-Ungheria non occupa il Lovcen e non disturba l'equilibrio ncll' Adriatico, l' Italia non andrà mai contro 1' Austria-Ungheria". (Vedi anche libro rosso a. u. Conte Bcrchtold al Signor von Merey. Roma. Telegramma in data Vi enna, 4 agosto). 1:1.R. Console ad Atene riferì che il Montenegro intendeva dichiarare la guerra il 4 agosto ed aprire il fuoco dal Lovccn. Il Coma ndo della VI Armata (Sarajevo), secondo il rapporto N. Op. 93 del 3 agosto riteneva per certo un intervento del Montenegro contro di noi. Secondo un telegramma del nostro uffic iale di coll egamento, capitano Fleischmann (Berlino), Re Vittorio Emanuele avrehhe telegraficamente notificato a ll' Imperatore Gug lie lmo che per allora l' Italia avrebbe dovuto rimanere neutrale. lnlanto 4uasi lulla la stampa 1tn l1nna nssumcva un att eggiamen to ostil e verso I' Austria-Ungheria, la llolla si mohi lilava, il richiamo delle classi 89, 90 e del resto del 9 1 doveva aver luogo il 15 agosto. Esdusc le lruppc in Libia, l' ese rcito sarebbe arri vato a circa 600.000 uomini.


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ALLEG/\TI

CO PIA Fi renze 6/2/924 C aro Colonnell o Penso che Lei avrà cogn izione del libercolo - libello del Capitano Kuotz: "La psycologie du G.Q.G. italien sous le Generai Cadoma" (Paris - Chiron èditeur - Frs. 2.50). Se per caso non l'avesse letto se lo procuri. È difficile accumulare un maggior numero di fa lsifiea:lioni in minor numero di pagine! Può darsi che l'autore scriva per inspirazione del generale Nivelle, poiché gran parle del libro è dedicato al non avere io ubbidito alla ingiunzione del Nivelle di attaccare conlemporanearnente a lui il 16 aprile 191 7. Ma sarei stato pazzo se avessi attaccato sull'Isonzo finché non avessi avuto la guasi certe2'.za di non essere atlaccato dal Trentino tanto più quando sapevo che il nostro teatro di guerra era quasi isolalo, richiedendosi un mese per trasportarvi dalla Francia 10 sole divisioni alleale! Dovrei scrivere un volume per rispondere al Kuntz, ma non ne vale la pena. E poi, in sintesi, egli può trovare la risposta nel cap. VIII del mio libro: "La guerra alla fronte Italiana" - libro che naturalm ente, egli non avrà letto. In esso io dimostro che sono s tato fedelissimo all ' intesa di Chanti lly del novembre 9 16, la quale considcruvu contemporanei, negli effetti militari, g li attacch.i sferrat i sui diversi scacchieri a tre settimane d ' intervallo. lo non ho oltrepassato le tre settimane che di 5 giorn i, e ciò per forza maggiore, ossia per il pessimo tempo. Ma che vuole? "Son francesi. Più li pesi e men ti danno". Ad ogni modo sarà bene che l'Ufficio Storico nel redi gere la storia di quel periodo tenga ben presente le sciocche accuse del Kuntz, accu se che sono in accordo con quelle già fattemi dal Nivelle, come risulta dal citato cap. VITI del mio libro. Coi più cordiali saluti mi creda

Aff.mo L. Cadorna.


9(,

L.:IMPORTANZA DEU ?A ZIONE MILITARE ITALIANA

Allegato 5 Aussme, L 3, B. 170, Fase. "Notizie sulle forze A.U. nelle 12 battaglie dell'Isonzo (note per l'on. Gasparotto)". 19/3/923

Camera dei Deputati

Caro Colonnello, Le mando due righe circa il piano di Vittorio Veneto, desiderando essere preciso. Se c'è qualche particolare da aggiungere, lo metterci in nota. Come in nota gradirei molto inserire - se possibile-, qualche particolare inedito, in armonia al carattere episodico del libro, sulla parte storica a Villa Giusti per l'armistizio. Abbiamo deciso, coi fratelli Treves, di illustrare il libro con dicci tavole di Sartorio (Notte su Caporetto) Piatto (Oslavia) Ettore Tito (passaggio del Piave) Sacchetti [?] (Battaglia del Piave) Dudonir [?I (Libera [?]) Ferragutti Visconti([?]) ccc. Forse avremo una pagina anche di Ristolfi. lo sarei stato lieto di pubblicare anche una tavola di carattere prettamente militare, come ad esempio un panorama di battaglia o l'im;untru di Villa Giusti ecc., ma non vi sono, che io ne sappia, in Ltalia pittori preparati a ciò. Né credo che l' Ufficio Storico o quello particolare di S.E. Diaz o di S.M. il Re posseggano nulla al riguardo. Peccato! Il libro uscirà fra un mese. Grazie e saluti

Gasparotto


ALLEGKfl

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TI piano dell'ultima battaglia

Si fa luce intorno al piano del nostro comando supremo.

n quadro degli ultimi avvenimenti, da Caporctlo a Vittorio, è grandioso più cli quanto non appaia. Già nell'autunno del 1917, Italia e Austria si erano trovate di fronte con tutte le loro forze e tutte le loro risorse. e Austria, essendo riuscita ad inquadrare una parte dei prigionieri restituiti dalla Russia, poté schierare s ul fronte di Caporetto 53 divisioni, comprese le germaniche, e nell 'o tlcnsiva di giugno 60; nell'ultima battaglia, quella di questi giorni, disponeva di 63 divisioni e mezza. Dopo le dicci giornate di giugno, in cui a nostra volta gettammo nella voragine tutte le nostre forze, il comando supremo provvide a irrobustire e integrare l'apparecchio militare in modo da renderlo capace a reggere qualunque sforzo e superare, coi soli nostri mezzi, la prova finale e decisiva. ln guerra, infatti, quello che importa è, non tanto di vincere una battaglia, quanto di vincere " la guerra". E vincerla bene, in modo da sopprimere, possibilmente, l'esercito avversario. Perciò il comando attese a dar battaglia quando vide indebolita la compagine nemica. Troppa prudenza? Ma questa prudenza ci consentì, più che di vincere, di stravincere, liquidando a un tempo esercito cd impero. Come è noto, si attaccò prima sul Grappa poi al Piave. L:attacco sul Grappa, del 24 e 25 ottobre non riuscì, ma raggiunse lo scopo di attirare contro lu quarta armala le riserve austriache ammassale nella conca di Fcltre, per modo che quando il nostro comando lanciò sul Piave tre armate per l 'azione decisiva - la manovra sfondante le riserve nemiche non poterono entrare nel gioco. E un esercito che si balle senza ri serve è un nemico che si batte senza spcrame. E così avvenne. A questo piano, militare e politico ne l tempo stesso, giovò la cordiale intesa e sagace collahorazionc tra comando e governo. Poiché la storia vive di verità, non è a negarsi che dopo il 27 il nemico ha rinunciato alla battaglia, ma questo nulla toglie alla nostra vittoria. È colpa nostra se già colla battaglia del Piave gli avevamo s pento per sempre nel cuore la speranza di vincere?


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L' IMl'ORTJ\NZJ\ DEL.I ?AZIONE MILITARE ITALIANA

CENTRALE UFFICIO STORICO

Eccellenza, Le invio le osservazioni al capitolo " li piano dell'ultima battaglia". Oltre le cifre delle forze austriache, ora note, credo importante rettificare le questione della " pendenza dimostrata dal Comando Supremo". Lo si dice in Francia, ma secondo il mio avviso gli autori francesi non sono né obbiettivi né conoscono i termini della questione. Le unisco le bozze del mio lavoro relative alla Seduta Storica. La figura del Generale Badoglio che io conosco a fondo perché siamo stati compagni di corso all'Accademia alla Scuola d'Applicazione ed alla Scuola di Guerra e poi al Ministero e che ho ritrovato in guerra alla stessa Divisione è magistralmente messa in rilievo dal Novak che io costretto ad una prosa ufficiale cito in nota per dare un po' di colorito alla scena. In complesso anche gli Austriaci si erano accorti che la nostra Commissione era il Generale Badoglio. Quadri purtroppo non ne abbiamo.


i\LLRG ATI

')')

MINISTERO DELLA GUERRA Stato Maggiore del R. Esercito PROMEMORIA La frase: l'Austria essendo riuscita ad inquadrare una parte dei prii;ionicri restituiti dalla Russia poté schierare sul fronte di Caporc Uo 53 div is ioni , deve essere modificata pe rché i prigionieri furono restituiti nel 191 8, dopo la pace di Brest Litowsky. I prigionieri restituiti servirono a mcltere a numero le unità austriache nell' estate 19 18. Il numero delle divisioni austriache era: Offensiva dell' ottobre-dicembre ' 17 .. . ..... 53 delle quali 7 tedesche. In questo periodo si sa di certo c he alla fronte G iulia vi erano 36 divisioni. Il gruppo d'esercito Conrad disponeva, secondo le informazioni del comando s upremo, di una forza equivalente a 17 divisioni. Offensiva giugno 19 18 .. .... . ...... . .......... 56 e 1/2. Battaglia Vittorio Veneto .. .... ... . ........ .. . 57 e 1/2 (non contando una divisione che era in viaggio dal Tirolo verso una altra fronte); a metà settembre, secondo dati del Kcrchnawe (der Zusammcnbruch) vi erano 59 divisioni e mezza ma due erano già state inviate su altra fronte. 2°) La frase troppa prudenza sembra debba essere modificala. Come ho già accennato nella " Versione a ustriaca di Vittorio Veneto" un attacco anticipato da parte nostra non ris pondeva alla situazione. Solo il rigua rdo dovuto al gen. Cavan mi ha trattenuto dal mettere maggiormente in rilievo l'assurdità di tale pretesa. 3° ) Abbiamo stravinto, ma la m isura della vittoria non influì sulla caduta dell' Impero: è vero il viceversa, a differenza che quanto avevano fatto gli austriaci nel giugno il generale D iaz aveva preso tutte le misure per mettere dalla sua parte la massima probabilità di vittoria, ma essendo frattanto caduto l' impero l'esercito fu scosso e noi potemmo stravincere.

4°) [.;armata del G rappa assorbì le riserve della Conca di Fcltre: di p iù non avrebbe potuto .fare, ma rimanevano sempre numerose riserve austriache dietro il Pi ave. 5°) Il nemico non rinunci ò alla battaglia col 27. Si verificarono sotto quella data i primi ammutinamenti sulla fronte del Piave, ma l'esercito a ustriaco disponeva di tali forze che la battagli a continuò: sul Piave la ritirata dell' armata dell'Isonzo incominciava il 30 . Sul Grappa si combatté fino al 30 accanitamente. Si dovette dire, è vero, che il nostro successo sul P iave fu facilitato, dopo le prime giornale da am m utin amenti scoppiati fra le riserve austri ache, ma questo nulla toglie a lla nostra vill oria, ecc." lL COLONNELLO CAPO Ul·' l·"ICIO (Albcrti)


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L:IMPORTANZA l>ELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

5 Aprile 1923

Centrale Ufficio Storico Il. 1584

Al Ministero della Guerra Gabinetto del Ministro

ln esito alla richiesta fatta col foglio 650 del 28 Marzo si trasmette l'annesso specchio indicante la numerazione delle 12 battaglie dell'Isonzo, come venne sancita dalla storia militare austriaca, con a fianco le denominazioni usate per qualcheduna di esse, dal Comando Supremo e dall ' Ufficio Storico dello Stato Maggiore Centrale.

IL COLONNELLO CAPO UFFICIO (Alberti)


Al .I ,F.GATI

101

DENOMINAZIONE DELLE 12 BATTAGLIE DELI.:lSONZO

l" Battaglia dell'Isonzo ............................ .....................23 giugno - 7 luglio 1915 2" Battaglia dell'Isonzo ................................................. 18 luglio - IO agostol915 3" Battaglia dell'Isonzo .................................................8 ottobre - 4 novembre 1915 4" Battaglia dell ' Isonzo (battaglia autunnale) ............... 10 novembre-10 dicembre 1915

5" Battaglia dell ' Isonzo .................................................6 marzo - 29 marzo I 9 I 6 6" Battaglia dell'Isonzo (Battaglia di Gorizia) ..............6 agosto - 17 agosto 1916 7" Battaglia dell'Isonzo ................................................. 14 settem.

18 settem. 1916

8" Battaglia dell'Isonzo .................................. ...............9 ottobre - 12 ottobre 1916 9" Battaglia dell'Isonzo ................................................. 31 ottobre - 4 novembre 191 6 1O" Battaglia dell ' Isonzo (Offensiva di primavera) ....... 2 maggio - 8 giugno 191 7 11 " Battaglia dell'Isonzo (dall' luria al Timavo) ............ 17 agosto - 12 :,~llembre 1917 12" Battaglia dell' Isonzo (dall'Isonzo al Piave ed al Grappa)24 ottobre - 26 dicembre 191 7


L'IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

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Allegato 6 Aussmc, L 3, B. 58, Fase. 9, "Pro memoria sull'offensive austriache del 1916 e 1917 (per l'on. Gasparotto)" Roma lì 10 Gennaio 1923

Eccellenza, Le mando i tre opuscoli da me pubblicati col pseudonimo di "Ttalicus". 22 - 20 della risposta al Cramon. Mi permetto di aggiungere una Monografia sulla conquista del Monte Nero ed il primo volume dei documenti sulla guerra di Libia.

e accenno a Caporetto è a pagina 21 -

Le truppe che nei contrattacchi sferrati contro gli austriaci sul fianco sinistro della Bainsizza si segnalarono maggiormente furono reparti della Brigala Belluno e della Roma insieme alle compagnie del IV battaglione Genio. !;azione fu diretta dal Ten. Colonnello Cappelli del 276° Fanteria.

A. S. E. Casparotto Luigi Deputato al Parlamento


ALLE<ìATI

103

29/ 1/ 1923

CAMERA DEI DEPUTATI

UJ' Colonnello Alberti, Le mando il capitolo sulla offensiva austriaca del Trentino. Ella mi faccia le osservazioni indicando con un numero le cose da rettificare o integrare. Vorrei, possibilmente, fosse annotala la esattezza del telegramma di Catemario, la sua data e provenienza. Grazie e saluti

Gasparollo

Attendo anche il brano contro von Cramon


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1?lMPORTANZ/\ DEL[; AZIONE MILIT/\RE IT/\LlANA

Roma lì 3 Febbraio 1923

Eccellenza, Le mando un promemoria riservato contenente alcune osservazioni fatte dalla Sezione che si occupa dell'offensiva austriaca del 1916. Per quanto non abbia esaminato personahnente tal periodo nei particolari, posso però assicurarle che i dati esposti nel promemoria sono esatti e che riguardo aJJa questione più importante, quella dell'esonero di S.E. Brusati, quanto è esposto corrisponde alla mia convinzione. Non vi fu conflitto di opinionj nel senso che si dà comunemente a questa frase (per esempio l'attacco dal basso Po o dal Mincio) nel senso cioè che l' inferiore avrebbe scopo differente dal superiore. Non si può immaginare comandante più ossequiente di S.E. Brusati. Direi perfino troppo, tanto che giunse a scrivere a S.E. Cadorna la nota lettera in cui si chiedeva dopo l' assegnazione di due divisioni sicure contro ogni eventualità (pag. 194 del libro di S.E. Cadorna). Ritengo che le vere cause della rotta non siano state messe in luce e che per le stesse ragioni valevoli della rotta di Caporetto non convenga ora metterle. Solo fra qualche mese io potrò esaminare personalmente yuel periodo: per ora non ho eh.: J.:1le impressioni che mi fanno ritenere che la sconfitta fu dovuta come quella del 24 Ottobre 1917 ad errori collettivi a mentalità imbevute di idee irreali e non a sbagli individuali. Ora degli errori collettivi non si può far risaltare la colpa ad alcuno. La scienza altro non è che la continua scoperta di errori collettivi. Alle osservazioni della Sezione su quanto riguarda la 1 /\Armatane farò segui~ re un altro relativo all'azione del Col di Lana.


J\LLF.<ìATI

IO~

Ufficio Storico Roma lì 2 Febbraio 1923

PROMbMORJA PER S. E. l'On. LUlGT CTASPAROITO Deputato al Parlamento

Esamfoate le bozze qui inviate, si osserverebbe quanto segue: A pag. I A Nel riportare le voci dei profuglù là dove si parla di tradimento, del Giornale "incatenato" ecc., sarebbe bene avvertire che si tratta e.li leggenda. A pag. 2 B n testo preciso del telegramma del maggiore (non capitano) Caternario è il seguente: "Stante gravi notizie probabili allagamenti primaverili bonifica fortunini Villa v icinanze occorrere avvisare ingegnere capo per poss ibili accertamenti provvedimenti. Catemario". Secondo l'interpretazione e.lata allora dagli uffici militari competenti Fortunini (non Fortunino) sare bbe un soprannome del maggiore Catcmario. Di un fattore di Arsiero che si chiamasse Fortunino non vi è traccia. Villa era precisamente il comandante della Br. Treviso, presso cui il Catemario era aiutante di campo nel 191 5. E ''bonifica Fortunini Villa" voleva significare la zona della brigata Trev iso, la quale fu infatti s ull'altipiano e.li Asiago dal maggio 1915 al febbraio 19 16. TI telegramma, datalo e.la Mathauscn il 26 febbraio 1916, è diretto al Conte Falissent (a Treviso), che lo comunicò poi alle autorità militari. li Catemario, che alla fine del 1915 era stato promosso Maggiore al 154° Fanteria, fu catturato ad Oslavia nel gennaio 1916. Apag. 3 C Calliano invece di Cogliano. A pag. 3 D Bombardamenti col dirigibile di Bosco Mantico ne furono fatti uno la notte sul IO aprile su Riva e.li Trento; uno la notte sul l O maggio su Calliano a Trento (a detta del nostro bollettino di guerra che parla di entrambi). I "rapporti all' imperatore" parlano solo del primo. Potrebbe darsi che nel secondo, effettuatosi di notte navigane.lo fra nubi, sia stato sbagliato obbiettivo, che le bombe siano cadute non s u Trento, ma altrove, e che il nemico non se ne sia accorto o ne abbia avuto un danno minimo. La notizia dal complesso non sembra attendibile. A pag. 3 E Dire che il conflitto fra i Comandi fosse "profondo e palese" non sembra esatto. S.E. Cadorna non credeva nell'offonsiva, ma aveva d isposto come se credesse; anzi aveva dato alla l " Armata rin fo,.li piii di quanto questa non avesse chiesto. La sostituzione poi del generale Scusati non è dovuta a divergenze di vedute, ma al fatto che non er.lllo state applicate nello spirito le chiare e ripetute direttive del Generale Cadoma soprattutto circa l'organizzazione difensiva dcli ' Armala senza che vi s ia stata mai inten-


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A pag. 3 F Apag. 3 G

Apag. 4 H

A pag. 4 I

A pag. 5 L

L'IMPOR'IANZA DELI.;AZIONE MILITARE ITALIANA

zione da parte di S.E. Brusati di attenersi a concetti diversi da quelli del Comando supremo. Anziché "40 pezzi da 305" sarebbe meglio mettere: circa 40 pezzi di calibro fra il 305 e il 420. Le Divisioni del Gruppo di Armata Austriaco di manovra erano 13, non compreso il XVII Corpo d' Armata (18" Div. Gruppo Worsala) che però fin dal 15 maggio agisce in Val Sugana e il 21 passa a fare parte della 3" Armata (Altopiano di Asiago- Valsugana). Cosicché il Gruppo di manovra si può considerare costituito da quasi 15 divis1om. Le unità del Gruppo di manovra sono entrate in linea fra Adige e llrenta nella prima metà di aprile (Rapporti ali 'imperatore) sostituendo le w1ità che presidiavano le linee durante l'inverno. E nelle descrizioni austriache dell'azione non sono menzionate che le unità del detto gruppo. Ma anche supponendo che le unità sostituite siano rimaste in zona a disposizione del Comando del Gruppo austriaco, si potrebbe aggiungere alle 15 divisioni scarse un effettivo di altri 20 Btg circa (risulterebbero 52 su tutta la fronte della 1/\ Armata) e con ciò non si raggiunge ancora la forza d.i 22 divisioni. Da quanto è esposto può sembrare che il Passo Buole abbia resistito solo fino al 31 maggio. Il Passo lluole fu sempre nostro. Là furono respinti il 30 Maggio furiosi e ripetuti attacchi. E dopo di allora anzi il nemico desisté dagli attacchi a fondo. Da quanto è esposto può sembrare che l'attacco contro la fronte di Asiago (34/\ Div.) sia stato contemporaneo a quello contro la fronte Maronia Soglio d' Aspio (35 /\Divisione), e che a differenza di quest'ultima, la fronte di Asiago abbia resistito per più giorni. Non è così. La 35/\ Divisione fu attaccata il giorno 15 e la 34/\ solo il giorno 20; e la 34/\ Divisione, pur facendo tutta la resistenza possibile, cedette fin dallo stesso giorno 20 all'ala destra (Brig. Salerno) e il mattino del 21 all'ala sinistra (Brigata Ivrea e 205° Fanteria). Effettivamente i reparti della 12/\ Br. M. T. che occupavano il Col Santo si sbandarono prima dell'attacco nemico lasciando scoperta la importantissima posizione del Pasubio. Bisogna però considerare che la milizia territoriale in tutti gli eserciti e in tutti i tempi non fu mai elemento combattivo (llelfort 1870 New Geogewski nella campagna del 1919). Nella guerra recente francese austriaci e tedeschi la impiegarono, ma solo nei settori tranquil li, con reparti formati dalle classi meno anziane, e con rigoroso carattere di uniformità: non avveniva come da noi che mentre reparti di M. T. erano impiegati come unità combattenti di prima linea, altri di formazione identica erano adibiti a servizi di retrovia o lasciati in paese. La rotta al Col Santo fu dovuta precisamente ali ' impiego in un settore così delicato di reparti di così scarsa consistenza. Quanto al battaglione inviato in fretta al Pasubio dopo la perdita delle posizioni del Col Santo, è noto che il maggiore di S. M. Pariani del Comando del V° Corpo d 'Armata, a Piano delle Fugazze ha fatto deviare pel Pasubio il ITT/2 18, già diretto alla Vallarsa. Non è ancora


ALLEGATI

Apag. 6 M

A pag. 6 N A pag. 7 O

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documentato se ciò sia stato per ordine espresso del Comando V° Corpo d'Armata e per iniziativa del Pariani, avvertito della rotta dei territoriali al Col Santo e della gravità della s ituazione. Probabilmente il Comando di Corpo d 'Armata sarà stato avvertito per telefono ed avrà disposto. Comunque non si vede quale sia l' errore e l'imprudenza accennati. La noti.zia degli 82.000 veicoli è tratta dalla relazione periodica del Comando Supremo già citata. Sarà però necessario fare notare che tale cifra non rappresenta 82.000 veicoli s ingoli, ma il dato di capacità relativo a l complesso del movimento, ove cioè un veicolo è moltiplicato per i viaggi fatti . Dice appunto la relazione: "Nel corso di un mese 82.000 veicoli ferroviari affiuirono verso la regione minacciata". (I veicoli italiani non raggiungevano i 90 mila nel complesso). Sarebbe da sopprimere "impetuosamente". La nostra controffensiva si può ritenere finita il 24 Luglio. Monte Rasta poi rimase fino alla fine della campagna nelle mani del nemico. t:azione de ll 'aprile 16 sul Col di Lana fu eseguita dalla brigata Calabria (II battaglione del 59° maggiore Mezzetti). Noi non riuscimmo a prendere il Siefin quella notte (18 aprile) né poi. Né il nemico riuscì mai a riprendere il Lana fino al novembre 1917. 1..:episodio della presa e della perdita del Lana è invece del 7 novembre 18. Anche allora le truppe impegnate crnno della brigata Calabria (60" fanteria).

F. Col. A lberti


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[;IMPORTANZA DEl.l : AZION E MILITARE ITALIANA

CENTRALE Ufficio Storico Roma lì 14 Febbraio 1923

Eccellenza, Eccole le mie osservazioni, basate anche s ull' esame fatto dagli ufficiai i che stanno esaminando nei particolari gli avvenimenti dell 'agosto 1916. 1° - "Esperimento di marcia sotto l'arco della traiettoria al Urafenbcrg in presenza del nemico" . Non so quanto vi sia di vero, ma non è cosa di cui possiamo vantarci. Con tanti Italiani dietro! Vi sarà s tato qualche centimetro diventato poi un metro nei racconti. Conosco altri episodi allungati in questo modo. Al esempio durante la Bainsizza si tentò di sbarrare l'Isonz o a monte di Caporetto. S.E. Cavaciocchi presente al fatto mi assicurò che lo sbarramento funz ionò per poco più di un minuto, tuttavia lo sbarramento dell'Isonzo figura come cosa importante in qualche storia. 2° - Mi sembra discutibile la critica relativa alla battaglia di Gorizia. La storia dei se è da bandirsi. La storia della nostra gue rra 1915-18 deve dire che tutte le volte che furono fissati obbiettivi lontani si riuscì appena a scalfire l'epidermide mentre invece a Gorizia gli obbiettivi furono rag ionevoli e vennero raggiunti e sorpassati. Chi avrebbe dovuto avere maggiore ardimento? Ecco una domanda alla quale credo che si risponderebbe facendo andare all'aria gli stracci, così probabilmente il comandante di cavalleria. Ritengo che difficilmente si sarebbe potuto fare di più. Le linee retrostanti esistevano cd in ta l caso bastò poca truppa a difenderle. 3° - "Trasporto in tre giorni di 78 batterie e di 300 mila uomini". Impossibile! Per i 300 mila uomini occorrono 800 ln:ni. 1 dalia pag. 274 e 275 del Cadorna si riferiscono all 'inticro periodo 27 luglio 20 agosto, anzi comprendono anche i trasporti preliminari effettuati dal 29 giugno al 27 luglio. 4° - Numero di bocche da fuoco. La situazione esatta per l'intera 3" Armata è data dal Cadorna 1251 pezzi oltre 774 bombarde. Unisco la situazione quale ris ulta all'Ufficio, poco diversa da quella del Cadoma. 5° - Nella battaglia di Gorizia, l'a zione si svolse dal Sabotino al Carso, cioè non fu compresa la zona di Plava. Il nemico più che disorientato dall 'azione diversiva di Monfalcone, rimase paralizzato dal tiro delle nostre artiglierie sia contro la batterie sia contro i comandi, prima ancora del fuoco di distruzione contro le trincee. Contemporaneamente la colonna Badoglio, che con 5 battaglioni espugnò in 40 mjnuti l'alto Sabotino, la colonna Gagliani, superando i Massi Rocciosi, raggiunse il Costone Basso di S. Mauro, così che la sera del 6 le due colonne (formate dalla Brigata Toscana due battaglioni del Trapani, uno del 58° Fanteria e uno del 115° Fanteria) occupavano il costone S. Valentino S. Mauro. Il Generale Gagliani ferito durante l'attacco della sua colonna, venne sostituito dal Generale Bono comandante della Brigata Trapani. li nemico, che non poteva rassegnarsi alla perdita della Testa di Ponte di Gorizia, la notte stessa del 6 contrattaccò su tutta la ti-onte S. Valentino San Mauro, agendo anche da Valle Peumica, ancora nelle sue mani. Tale contrattacco che aveva l' obbiettivo di riprendere quota 609 del Sabotino, venne respinto. Nel tratto Peumica - quota 188 - Podgora il nemico aggrappandosi al terreno riusciva ancora ad impedire ogni ulteriore progresso alla 24" Divisione (Generale


ALLEGATI

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Gatti), a contenere le truppe della 1 JA Divisione (Generale Sachero), mentre la 121\ Divisione (Generale Marazzi) con la sua da destra (Brigata Pavia) si avvicinava nel piano all'Isonzo. Sul S. Michele il nemico più volte contrdttaccò specialmente contro la Brigata Catanzaro (Generale Sa.ima) e contro la Brigata Granatieri (Generale Pcnulli) e dopo accanita lotta fu respinto. 11 7 sera caddero le difese di Valle Peumica e quota 188, furono superate tutte le resistenze della Testa di Ponte di Gorizia e le nostre lruppe al mattino dell'8 erano in possesso di tutta la riva destra dell'Isonzo. Sembra giusto ricordare che il Sabotino venne ripreso dalla 45A Divisione comandata dal generale Venturi. Questa SA osservazione è della Sezione, ma garantisce l'esattezza dei particolari esposti. 6° - Episodio del Debeli. La critica rivolta è gravissima. Ammetto che vi siano stati ca~i di deferimento di valorosi al tribunale da parte di qualche superiore che non si sarà curato di andare sul posto per verificare come erano le cose. Ma per tutto ciò che ho visto vivendo sempre che ho potuto a contatto delle primissime trincee questa grave colpa non era un sistema. Aggiungo che mi risulta che molte deposizioni di Tribunali erano per sentimento umano attenuate e molti pavidi furono assolti e per ottenerne l'assoluzione furono dipinti come eroi e ta li consac rati dalle sentenze. Era male sottoporre costoro al tribunale, mentre sarehhc bastata una cura morale, ma lasciare intendere che furono per norma sottoposti a processo dei valorosi non è esatto e può essere daIU1oso. 7° - Ordine di Boroevich. Non ne conosco il testo tedesco ma presumibilmente dirà "restlos" parola che in italiano si deve tradurre "incondizionatamente", "nettamente", " interamente", e non "senza che ne rimanga un resto". Verso la fine del mese avrò, Eccellenza, le bozze definitive dell'" ltalia - la fine della guerra". Se le potessero riuscire ancora utili sulla revisione del suo lavoro le metterò a Sua disposizione.


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LLMPORl'ANZA DELL'AZIONE MII.ITAR F. ITAI .IANA

Località ove avvennero i principali sfondamenti nella giornata del 24 ottobre 1917.

1° Mrzli

Sommità e pendici sud (verso l'Isonzo): truppe sfondate: due battaglioni del 147° fanteria, due compagnie della brigata Alessandria al collegamento fra 155° e 156° - Attaccante: truppe della 50" ctivisione austriaca.

a) sinistra Isonzo successivamente davanti a Gabrie (due compagnie del 156°) poi davanti successivamente a Selisce (truppe del 155° e 156°) -Attaccante: truppe della 12" divisione s lesiana. b) destra Isonzo in fondo valle non vi erano in prima linea da Voi zana Gigini che due compagnie del 208° per osservare e dare l'allam1e. In seconda linea un battaglione della Napoli teneva M . Piezia al fondo valle - Attaccante: la 12" divisione slesiana che non trovò truppe nostre nel fondo valle tranne un plotone ad Osteria di fronte a Kamno (una compagnia mitragliatrici in trincea in prima linea, venne la mattina del 24 ritirata per equivoco)- Attaccante: truppe della 12/\ div. slesiana. 3° Alture di destra Isonzo a) Costa Raunza - difensore 207° fant. (2 battaglioni) - Attaccante: truppe del! ' Alpenkorps. b) Alture tra lo Jeza e l' Isonzo ctifensore brigata Spezia e X gruppo alpini -Attaccante: 200A divisione germanica e I " divisione austriaca.

2° Fondo Valle

II È esatto che le lince fùrono spezzate nel fondo valle in direzione di Caporetto nonché di fronte a Tolmino. 111 l ponti, quello di Jdcrsko cadde intatto in mano del nemico - quello di Caporetto fu fatto saltare quando stava per essere allaccato dal nemico. IV Silenzio delle artiglierie. Le disposizioni dell a <.: ircolare IO ottobre furono diramate e giunsero; è opinione generale che que l periodo non bastasse per cambiare la mentalità degli artiglieri. Questo lo si può dimostrare soltanto facendo la storia completa delle ctisposizioni successive date alla 2/\ Armata per il caso di difensiva ad oltranza.

Analogamente solo mettendo in luce la nostra mentalità d'allora come si era formata durante la guerra si viene a spiegare la dis locazione assunta dalle nostre forze. I testimoni anche disinteressati, anzitutto non sempre sono esatti , inoltre non conoscono il quadro completo. E neppure gli interessati, anche in buona fede, basando le loro affermazioni su documenti sono quasi sempre informati da altri. Solo vedendo il quadro completo, qua le risulta dalla lettura di tutti i documenti, di tutti i diari tedeschi, dia tutte le depos izioni dei prigionieri si ha un quadro fe-


ALLEGATI

lii

dele di ciò che avvenne a Caporctto. Da tale conoscenza se ne deve concludere che non vi furono colpe individuali, ma errori colleUivi. L'unica conseguenza che io sento di poterne dedurre è quella di cercare di perfezionare sempre più la mentalità degli ufficiali e di oppor:;i allo s pirito di particolarismo. Credo perciò necessario evitare fin che si può tutto ciò che è sintesi che non possa essere preceduta da un'analisi esauriente. Analogamente un qualsiasi giudizio penale non si basa senza un' adeguata esattezza.


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!.;IMPORTANZA DELJ.;AZIONE MILITARE ITALIANA

Allegato 7 Aussme, L 3, B. 71, Fase. 3, "Dati sulla battaglia di Vittorio Veneto richiesti dall'on. Gasparotto".

Studio

Avv. Luigi Gasparotto Avv. Gustavo Niccoli Via Gaetano Donizetti N. 32

Milano (13) Telefono 82 - 55

Milano 21/4/1923

Caro Colonnello, Le mando un brano relativo alla Battaglia del Piave. Desidererei ricevere le correzioni o osservazioni sue ( con le bozze di ritorno) per mercoledl ore 6 alla Camera, giacché arrivo a Roma appunto mercoledì mattina e riparto alla sera alle 20 per Milano per ritornarci .. .venerdì, due giorni dopo. Dica, per piacere al Colonnello Carletti che se vuol vedermi potremmo trovarci alle 20 di mercoledì 25 alla stazione. In ogni modo, passerò sabato mattina da lui. Tanti saluti

Aff. L. Gasparotto


ALLEGATI

113

Roma li 24 Aprile 1923

Eccellenza, Le invio le poche osservazioni che ho potuto fare sulle considerazioni sulla Battaglia del Piave. Tale avvenimento non è ancora stato esaminato in particolare dal]' Ufficio quindi non ho potuto fare che note di carattere generale.

A. S. E. l'On. Gasparotto Luigi Deputato al Parlamento Roma


L'IMPORTANZA DELt.:AZIONE M ILITARE ITALIANA

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CENTRALE Ufficio Storico

PROMEMORIA

Osservazioni: Maresciallo Scrctic -probabilmente era un tenente fcld maresciallo (tenente generale) 50 divisioni austriache - Secondo i dati austriaci dello Sch.ivart le divisioni austriache sarebbero state 55 ½ secondo altri dati più sicuri 56 ½. Circa lo scopo

Lo sforzo maggiore non fu quello sul Piave. Originariamente il colpo principale doveva essere dato nella zona montana poco dopo per l'influenza di Uoroevic le due offensive assunsero uguale importanza. Del resto la divisione dell e forze er;i:

192 -

fronte Tirolo (aUacco dimostrativo verso Edol) Divisioni 8 Astico e Piave 24 19 ½ Piave e Mare riserva generale 4 divisioni. Non è certo che il nemico tentasse di scendere dalla Valle Canaglia piuttosto che marciare direttamente sull' altipiano verso la pianura. Ma pare pure dubbio che il nemico abbia tentato l 'aggiramento de l Grappa: attaccò sul Grappa; la 27" Divisione del XXVI Corpo d' Armata austriaca fu sul Grappa decimata e costretta alla fuga dalla nostra artiglieria Non credo che l'operazione sul Piave fosse irrazionale, ritengo che doveva essere una sola la direzione di attacco, ma il risultato della guerra sta a provare che gli attacchi in montagna quando il difensore abbia scelto posizioni adatte difficilmente riescono. Quindi ritengo che l'operazione che avrebbe avuta la maggiore probabilità di successo sarebbe stata l'offensiva del Piave. Essa riuscendo avrebbe dato anche i maggiori risultati perché le nostre masse dei monti avrebbero dovuto abbandonare la massima parte del materiale. Non avendo esaminata la battaglia nei particolari non posso pronunciare un giudizio, ma come impressione l'artiglieria ebbe una parte importantissima in questa battaglia.


AI.I.F.GATl

Camera dei Deputati

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Milano 8 / 1O/ 1923

Carissimo, Devo inaugurare il Monumento alla Sernaglia e tenervi un discorso commemorativo. Siccome però il Presidente del Consiglio ha fissato pel 28 una cerimonia a Milano nella quale pare - ahi me! - devo dire quattro parole, ho chiesto il rinvio della cerimonia alla Semaglia dal 28 ottobre al IO o al 4 novembre. Credo ciò sia utile, perché tenendo fern10 la festa il 28, avremmo tutta la pubblica attenzione raccolta attorno alla celebrazione dell'avvento fascista e la battaglia della Sernaglia finirebbe col passare in seconda linea. Ho scritto al Comitato che avevo avvertito anche te di questo mio desiderio. Senonché, se debbo parlare, intendo dire qualche cosa di nuovo: e cioè, vorrei precisare: a) in quanti siano passati al di là del Piave la notte del 26 alla Sernaglia, mettendoli in raffronto coi francesi passati al Monte del Pilonetto e possibilmente cogli inglesi alle Urave. b) a che ora gli arditi misero piede al di là (intendo ora precisa), mettendola a raffronto con l'ora in cui i francesi toccarono l'altra riva alla loro volta. c) quante perdite abbiamo noi alla Sernaglia, quanti ne ebbero i francesi al Mulinctlo e gli inglesi alle Grave. d) quanti generali nostri, quanti colonnelli passarono al di là, rapportandoli con gli alleati. Sono tutte notizie che ho già, ma desidero averle precise, inconfutabili. Se hai qualche dato, relativamente nuovo, sull'importanza della battaglia e sulla sua influenza sull'esito della battaglia generale, te ne sarei grato. Tu comprendi bene che se devo parlare, devo dire qualche cosa di storicamente esatto cd importante, perché altrimenti non varrebbe la pena di intrattenere il pubblico. Frattanto, coi più cordiali saluti Tuo aff. Uasparotto


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L'IMPORTANZA OELI.:AZION E MILITARE ITALIANA

Comando VI Corpo d'Armata

Trieste 16 ottobre 1923

Caro Colonnello Alberti, Ho ricevuto dall'ex ministro ed amico Gasparotto la acclusa lettera, colla quale mi chiede alcuni dati relativi al pa,;;saggio del Piave nell'ottobre 1918, e deJle perdite da noi avute alla Sernaglia. lo mi sono procurato tutte le relazioni ed appunti che ho fatto subito dopo la battaglia e cercherò di stralciare qualche cosa per mandarlo al Gasparotto. Ma, come ho già scritto al Gasparotto adesso, io non potrò dargli che una minima parte, cioè pochissimi dati relativi alle sole truppe del mio corpo d' armata. Ripeto, pochissimi dati e frammentari, mentre l'amico Gasparotto, giustamente, raccomanda la maggiore possibile precisione ed esattezza di dati, tanto per noi , quanto per i francesi ed inglesi. In conseguenza io gli ho scritto che mi sarei rivolto a Lei, caro Alberti, pregandola di mandare Lei, direttamente e al più presto possibile e se possibile interamente cd esattamente tutti i dati che il Gasparotto domanda. Ecco perché Le unisco la stessa lettera scrittami dall'ex ministro, pregandoLa poi di restituirmeLa e di informarmi di quanto abbia potuto mandargli. Tenga conto che per evitare la sovrapposizione di due grandi cerimonie, la marcia dei fascisti su Roma e la battaglia della Scrnaglia, questa sarà rinviata verso la metà di novembre prossimo. Mi dispiace, caro colonnello /\]berti, di aggiungere questo importante lavoro ai molti importantissimi che gravano sulle sue spalle, ma ricordi quanto altre volte T,e dissi, parlandoLe di cx-ministri. Colgo l'occasione per mandarLe cordiali, ailettuosi saluti e auguri Suo atf.mo generale Vaccari


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ALLEGATI

COPIA

R O M A, 24 Ottobre 1923

EccelJenza, Invio oggi a S.E. Gasparotto i dati richiesti, aggiungendovi nella lettera che unisco in copia alcuni chiarimenti relativi all'azione delle quattro annate che hanno il vanto di aver vinto la battaglia che pose fine alla guerra mondiale. Sono lieto di assecondare i desideri di S.E. non solo per la 1:,rr.ttitudine che l'ufficio gli deve per gli incoraggiamenti avutine sia come ministro sia come scrittore, ma anche perché i dati fomiti a S.E. fruttano largamente per l'opera di propaganda che con tanta elevatezza di intenti egli svolge nei suoi scritti e nei suoi discorsi. In questo numero della Rassegna uscirà un riassunto del lavoro sull'armistizio. La pubblicazione che comprende tanto la ballaglia quanto l'armistizio è in corso di stampa. Col più devoto ossequio Col. Adriano Alberti


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L:IMPORTANZA l)F.1.1 '.AZIONF. MII.ITARF. ITALIANA

Roma lì 24 Ottobre 1923

Eccellenza, Nell'inviarle quanto VE. ha richiesto a S.E. Vaccari credo opportuno aggiungere i seguenti dati per chiarire il complesso degli avvenimenti della Battaglia di Vittorio Veneto. Dopodiché I' Arn1ata del Grappa ebbe, con la sua insistente offensiva, v incolato a sé le quattro divisioni austriache che erano, al 24 ottobre, nella conca di Belluno, l'azione della 3/\ Armata, 10/\, 8/\ c 12/\, che forzarono il Piave nella notte sul 27 si sviluppò contro le forze austriache contemporaneamente e concordemente, in modo da facilitare reciprocamente il compito delle Armate stesse. Nella giornata del 27 a nord del Montello l'offensiva dei nostri 29 battaglioni, passati alla tesla di Ponte di Scrnaglia, attrasse su di sé le riserve del 1T corpo d'armata e della 41 /\ divisione del XXIV Corpo d'Armata austriaco nonché quelle della 6 /\ armata a.u . disponibili a nord di Montello (34/\ Divisione), permettendo così alle deboli forze della testa di ponte di Pederobba (12/\ armata, 3 battaglioni francesi e 2 dei nostri alpini) di resistere ali 'az ione delle sole riserve della 31 /\ divisione che stava di fronte a Pederobba. Si intende che, a loro volta, i 5 battaglioni della 12/\ armata impedirono aJla riserva della 31 /\ divisione di ingrossare le for.i:e che contrattaccarono la nostra testa di ponte di Sernaglia. La concatenazione di queste azioni concordi si vede ancor meglio nella giorna1a dd 28 e del 29. Alla testa di ponte di Pederobba sono passati nella notte sul 29 altri quattro battaglioni, portando a 9 il totale delle forze che la 12/\ Armata ha sulla sinistra de l Piave, i quali possono così prendere l'offensiva obbligando il Il corpo d'armata aus triaco a destinare in rinforzo alla 31 " pel giorno successivo un reggimento della 34/\ divisione il 33°. Inoltre, c iò che fu decisivo per la battaglia, il timore di un attacco da parte della s inistra della I QA Armata (attacco che era stato effettivamente predisposto da S.E. Cavig lia e c he s i effelluò vittoriosamente il 28 da parte del nostro XVIII C.A.) indusse la 6/\ armata austriaca ad ordinare, il mattino del 28, che nella notte il XXIV corpo d' armata che d ifendeva la linea del Piave di fronte a Nervesa si ritirasse sul Monlù.:anu (si.:i.:omla pusi.i:io111.:). 111 1.:011scgut:nza l'Vlll corpo d'armata e 1a 2" divisione d'assalto della 8" Armata pote rono passare il fiume nella notte sul 29. li giorno 29 l'offensiva dell ' 8/\ armata e specialmente quella del XX.Il corpo d'armata, sfondando fulmineamente le seconde pos izioni austriache del 11 corpo d' armata nella conca di Soligo, obbligò il Il corpo d 'armata austriaco: 1) a ritirare affrettatamente la 3 1/\ e 25/\ divisione le quali altrimenti sarebbero state tagliate fuori dal nostro XXI I corpo d'armala. La ritirata della 3 I /\ facilitò notevolmente il compito della destra della 12" armata. 2) ad abbandonare col resto del 1T corpo d' armata e col XXIV la seconda posizione (Soligo - Marcno di Piave - Fontanelle sul Monticano) e ritirarsi nella stessa giornata del 29 s ulla posizione intermedia tra la seconda e la terza (Tovena - Conegliano - Fontanelle sul Monlicano). Infine l 'offensiva concorde effettuata dalJ ' 8/\ annata nella conca di Soligo e dalla I QA arn1ata oltre il Monticano e, inoltre, lo stato delle truppe obbligò il comando


ALLEUATI

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della 6" annata e la destra dell'armata dell'Isonzo a ritirarsi, nella notte sul 29, sulla terza posizione (Livenza). eonline della 6" Annata per la ritirata sulla Livenza è delle ore 18 del giorno 29. Le due masse austriache (del Tirolo e del Piave) erano quindi separnle e la battaglia era così vinta. Si può quindi concludere che l'azione delle 4 armate (4" , 12", 8" e 10") che hanno comune il vanto di aver vinto la grande battaglia che ha posto fine alla guerra mondiale si svolse secondo la più stretta e proficua cooperazione.

A. S. E. l'On. Gasparolto Luigi Camera dei Deputati Roma


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I.:IMPORTANZA DELI.:AZIONE M ILITARE ITA LIANA

DATI SULLE TESTE DI PONTE DURANTE LA BATTAGLIA DI VITTOR IO V. (27 Ottobre 19 18)

A) TESTA l)J PONTE DI SERNAGLlA. Il ponte di fontana del Buoro (XX.li C.A.) sotto la protezione di un piccolo nucleo della divisione d' assallo ( l" ) traghettato in precedenza suJia riva si.tùstra del Piave, fu ultimalo alle ore 22,30 della notte tra il 26 ed il 27; alla mezzanotte fu terminata la costruzione di un secondo ponte poco a valle del precedente . Alla mezzanotte la colonna d' attacco (3° gruppo d' assalto su quattro reparti) travolgeva la linea di vigilanza al principio della battaglia sul ponte del fiume, all e ore 3 la linea dei Muli.tù (sul ciglione di M . del Pilonctto), poco dopo le 4 la linea dei villaggi occupando Sernaglia . Alle 9,30 del 27 i due ponti sono definitivamente interrotti dalle artiglierie nenùche, ma, nel frattempo, a principiare dalle ore 22,30 sono passati sulla sinistra del Piave, fom1andovi testa di ponte, 29 battaglioni di fanteria' . Assieme alle truppe passarono il fiume 3 genera li comandanti di Brigata ed w1 Generale comandante di raggruppamento d' assalto, 8 colonnell i comandanti di reggi mento di Fanteria o di Grnppo d' assalto' . Perdite totali subite <laJlc truppe occupanti la testa di ponte il 27 ottobre: 24 ufficiati e 200 soldati morti; 70 ufficiali e 1500 soldati feriti; 5 ufficiali e <>UU soldati dispersi. Nella notte sul 28 passarono il Piave 8 battaglioni della 60" Div. XXll C.A. (Brigata Piemonte e Porto Maurizio) con i rispettivi Comandi di Ilrigata e di Divisione (Colonnello MOf,'110, Brig. Gen. Luzzatto e Magg. Generale Mozzoni Com 60" Div.) cd J hattag. della Brigata Messina del XXVII C.A. Uli allri Generali Comand. di Div. passarono il Piave il matti no del giorno 29 assieme a S.E. Vaccari Coman. il XXll C. A. B) TESTA Dl PONTE DI PEDEROBBA. li ponte presso il mulino di Pederobba, ini:t:iato alle ore 18 del 26, era terminato alle ore 1,50 del 27 sotto la protezione di 2 Comp. francesi che avevano in precedenza traghettato il fiume. Alle ore 1,50 i prinù reparti d'assalto dcli 23" Div. Francese varcarono il fiume. Alle ore 6 del 27 il ponte era colpito da un g rosso colpo <l'artiglieria e trascinato alla deriva. Erano passati sulla sinistra del Piave 3 hattag. francesi, 2 battag. e comp. italiane•. Dal fatto che i battaglioni alpi.tù affem1ano di aver ricevuto richieste di rinforzo da parte del regg. francese si presume che nessun Generale francese avesse passato il Piave, ma soltanto un Colonn. comand. il reggimento francese. ' Del XXVll C.A. sono passati l'intera Brigala Cuneo (7" e 8° regg.) e due compagnie della Hrigata Messina (93° e 94" Fant.). Del XXII C .A. l'intera divisione d 'assalto, la 57" div. (brigata Mantova e Pisa) tranne due compagnie del 29° regg.; inoltre 2 hattag. della Brigata Piemonte (60" divisione). ' Drigadierc Generale Paolini (hrig. Mantova), brigadiere gcn. Gabrielli (brig. l'isa), brig. gen. Lodomcz (brig. Cuneo), hrig. gen. De Gaspari (1° raggruppamento d'assalto), Col. Ferri (7° regg.) Col. Schiller (X" rcgg.) Col. Pellali (29" rcgg.) Col. Sanniti (30" rcgg.) Col. Dergasconi ( 11 3° regg.) Col. Colli Vignarelli ( 114° rcgg.) Col. GriUo (I° gruppo d 'assalto) Col. Ansclmi (2° gruppo d'assalto).


ALLEGATI

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Perdite durante la giornate del 27: degli italiani 60 morti, 170 feriti, 90 dispersi. Dei Francesi si conoscono le perdite della 23" Div. durante tutta la battaglia di Vittorio Veneto: 6 ufficiali e 120 soldati morti, 8 ufficiali e 390 soldati feriti, 44 soldati dispersi. Queste perdite però sono dovute quas i tutte alle azioni dei giorni 27 e 28. Ristabilito il ponte alle 5,15 del 28 passano il Piave il 138° regg. francese e il battaglione alpini "Stelvio" della 50" Divisione. C) TESTA Dl PONTE DELLE GRAVE. Poiché nelle giornate precedenti l'armata inglese aveva, con l'occupazione delle Grave di Papadopoli, oltrepassato il filone principale del fiume, le comunicazioni tra le due s ponde non vennero mai a mancare. Durante la notte su l 27, a mezzo di passerelle e di ponti, i reparti d'atlacco del XIV C. A. inglese e Xl italiano attestarono sulle Grave. Alle ore 6,45 del giorno 27 truppe inglesi e italiane attraversarono a guado l' ultimo ramo del fiume e ne occuparono l'argine sinistro, sopraffacendo le truppe della 7" Divis ione austro-ungherese. Nella giornata passarono sulla sinistra del Piave, formando una testa di ponte di 9 km di lunghezza per tre di profondità, la 7" e 23" Div. inglese e degli italiani, la 37" Div. e una brigata bers agli eri de lla 23" Divisione. Perdite inglesi durante la battaglia di Vittorio Veneto: 27 ufficiali ç 247 soldati morti, 47 ufficiali e 1106 soldati feriti, 3 ufficia li e 188 soldati dispe rsi'. Pcrditt: italiane nelle sole giornate del 27: 11 ufficiali e 170 soldati morti , 18 ufficiali e 440 soldati feriti, 19 ufficiali e 546 soldati dispersi. LI 28 entrano in linea quasi tutto il XVTTI C. A. (33" e 66" divisione) e tutto il resto della 23" divisione italiana (VH brig. bers.).

' Tutto il 107° Rcgg. fant. francese, i battag. alpini "Hassano" e "Verona" della 52" Div. italiana e 2 compagnie della 135" (brigata Campania del XXVII C. A.). ' Queste perdite comprendono anche quelle della 48" Divisione britannica che era sugli altipiani e sono relative all' intero periodo fra il 24 ottobre e il 4 novembre. Non è stato possibile avere dati più particolareggiati dal ministero della guerra di Londra.


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l :IMPORTJ\NZA U ELt.:AZIONE MILITAR E ITALIANA

Allegato 8 Aussme, Il 5, B. 10, Fase. 4 Comitato militare alleato di Versailles Sezione italiana Riservatissimo Oggetto: Colloquio col maresciallo Foch sul dissidio Foch-Cadorna

Parigi, 3 giugno 1923

Al Ministero della Guerra Stato Maggiore Centrale Ufficio Operazioni

Ho l'onore di trasmetlere, per doverosa informazione, copia di una relazione compilata dopo un colloquio avuto col maresciallo Foch. Altra copia ho rimesso al R. Ambasciatore, che informerà il Ministero degli Affari Esteri.

Il gcn. di hrigata Marietti RMP


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ALLEGArl

Parigi, 31 maggio 1923 Oggetto: TI dissidio Foch-Cadorna nella decisione di resistere al Piave. TI giorno 29 maggio il Maresciallo Foch mi ha pregato di andare da lui e mi ha intrattenuto sulla polem ica, riapertasi recentemente con l'articolo del generale Cadoma pubblicato sulla " Rassegna italiana", relativo alla decisione di rimanere sul Piave dopo i I ripiegamento dcli ' ottobre 1917. Procurerò di ripetere con la maggior fedeltà possibile il colloquio, ma naturalmente non si potrà, ne si dovrà, considerare la riproduzione come "testuale" e tanto meno discutere sulle parole, come si usa fare nelle polemiche. ll Foch aveva davanti a sé un incartamento comple to, che cominciava col fascicolo del 15 luglio 1920 della " Revue des deux Mondes" contenente l'articolo, firmato XXX " La fin d ' une legende" e, tradotti, i due articoli della " Rassegna Ttali ana" e ritagli di giornali italiani di questi ultimi tempi. Egli rni ha detto: "Nella Revue des deux Mondcs del 1920 è apparso un articolo relativo al mio soggiorno in Italia nell'ottobre-novembre 19 17 e di cui io non conosco neppur oggi l'autore. li direttore dell a Rassegna Italiana mi mandò p iù ta rdi un articolo di ri sposta, accompagnato da una lettera, nella quale mi chied eva di re ttificare quanto e ra detto nella Rcv uc dcs deux Mondes e d i ristabilire la verità dei fratti . A questa lettera non ho risposto; ha risposto invece il mio ulTiciale d 'ordinanza; si è detto allora in Italia che con questa lettera io ho assunto la paternità dell 'articolo della Rcvuc des deux Mondes; il Generale Cadorna ha scritto anche egli un articolo. Orbene, io non debbo e non voglio entrare in polemiche di giornali o riviste. 11 Generale Porro mi ha fatto dire da una persona (mi pare di aver capito un nome come Grutli) ch e avrei fatto bene a fare una dichiarazione a favore del Generale Cadorna. Nello stesso tempo ho constatato che si stava facendo una campagna di stampa per la riabilitazione del G enerale Cadorna cd ho qui a nche w1 comunicato di stampa, da cui appare che il Governo Italiano attuale non intende entrare in quest'ordine di idee. Che il Cadorna cd i s uoi amici cerchino la riabilitazione di lui è cosa che non mi riguarda. Io non posso dire pubblicamente che il Cadorna ha fatto bene, perché con questo verrei a prendere posizione contro l'opera di un governo estero, quello italiano del tempo, che ha adottato il provvedimento di esonero. Ripeto: non ho risposto e non ri sponderò. Come non sono entrato nella polemica prima, non mi lascerò trascinare ora. I falli son là e parlano. Qui vi è un equivoco - ho osservato io. La lettera del vostro ufficiale d' ordi nanza che dice: "l'article ... de le façon le plus certe et avec le plus des pièces à l'appui, le role joué par le Marechal dans ces circonstances" è stato ritenuto da tutt i in Italia come l'espressione del vostro pensiero e autorizzato da voi. Niente affatto; io non ho autorizzato nulla e, se leggete bene, nulla vi trovate, che dica che io assumo la paternità del famoso articolo. Ciò andrebbe bene, se il vostro ufficiale d'ordinanza avesse finnato semplicemente col s uo nome e cognome. Ma, avendo fatto seguire questi della qualifi ca: " ufficiale d'ordinanza del Maresciallo Foch" è logico dedurre che sia stato autorizzato . Affatto, io non ho autorizzato. Tn secondo luogo, sui fatti si possono portare apprezzamenti di varia natura e


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t..:JMPORTANZA UELt..:AZIONE MILITARE ITAI ,IANA

questi possono essere discordanti fra di loro. I fatti però rimangono ed uno di questi, indiscutibile perché provato da molteplici documenti, è che la decisione del Cadorna di resistere sulla Piave è anteriore al vostro arrivo a Treviso. Non dico di no ed è anche detto nell'articolo della "Revue des dcux Mondes". A pagina 279 è scritto che l 'ufficiale venutomi incontro a Treviso il 29 ottobre mirifèriscc che il 27 "Il (Cadoma) considerait déjà comme infinimcnt probable le repli derrière le Sile et la Piave. La jouméc du 28 I' avait confim1é dans ces dispositions" cd a pagina 279 stessa "il demande que notre Xièmc Arméc prcparc son entrée en ligne sur la Piave". A pagina 282 è riportato il mio telegramma del 30 al Ministero della Guerra dove è detto: "li a !es yeux toumés vcrs la Piave". Il Maresciallo mi ripete la narrazione di quanto è avvenuto dal 30 ottobre al 9 novembre nello stesso preciso modo come è narrato nella "Revue des deux mondes" e conclude: Riassumendo: non mi lascerò trascinare in polemiche; ho voluto discorrerne con voi, perché sappiate come la penso. Sta bene, rispondo, ne riferirò ali' Ambasciatore. Esposto così il colloquio, credo si possa ritenere per certo che non si riuscirà a far modificare l'atteggiamento negativo del Foch a meno di intervenire in forma ufficiale e categorica, ciò che non sembra nelle vedute del Governo a giudicare dal comunicalo dell'Agenzia Volta del 18 maggio 1923, e che presenta del resto gravi pericoli. Ed allora credo che la sola cosa poss ibile e seria sia, se si giudicano i tempi maturi per farlo, che l'ufficio storico faccia uscire una pubblicazione precisa e documentata degli avvenimenti di quel p eriodo, in modo che la verità ne risulti indiscutibilmente fissata.

li Generale di Brigata Marictti


J\LLEGJ\Tl

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Allegato 9 Aussme, L 3, B. 68, Fase. 2

MINISTERO DELLA GUERRA STATO MAGGIORE DEL R. ESERCITO

RIASSUNTO Dl QUANTO RlSULTAALL' UFFICIO STORICO CIRCA LE GIORNATE DT CAPO RETTO (24 ottobre 1917)

l O = Necessità di chiarire gli avvenimenti che produssero lo sfondamento a Caporetto. La Commissione d' inchiesta per l'Esercito nel suo primo volume ha fatto un riassunto delle operazioni militari fra il 24 ottobre ed il 9 novembre: ma, come avverte la Commissione stessa, il riassunto ha carattere gcncrnlc. I..; Ulficio Storico ha ritenuto che una delJe questioni più urgenti da chiarire fossero le circostanze nelle quali è avvenuto lo sfondamento del giorno 24. Sono in corso di compilazione all'estero storie di carattere generale e se non si esporranno chiaramente da parte nostra gli avvenimenti si continuerà a dire che i nostri soldati hanno in quella giornata lasciato le anni. 2° = Difficoltà del lavoro. I carteggi dei corpi e comandi andarono in parte perduti. l..;archivio di Vienna assicura anche che i documenti austriaci sono dispersi ed ha inviato solo qualche situazione delle forze. L'archivio di Berlino invece ha promesso e cominciato a m andare copia dei diari delle grandi unità: ma siamo appena all ' inizio. Vi sono numerose relazioni fatte dagli interessati per la Commissione d' inchiesta, o per le inchieste precedenti (inchieste dei generali Negri, Della Noce, Tommasi) ma esse sono di massima naturalmente fatte da punti di vista particolari. La verità però balza fuor i dalle numerose relazioni degli ufficiali prigionieri che l' ufficio ha ritirato: ma occorre per questo un lavoro di confronti non indifferente che va integrato con chiarin1enti - anche confidenziali da chiedersi agli interessati. Per ora è stato esaminato soltanto quanto riguarda il tratto Monte Nero-SlemeMrzli-lsonzo, cioè quello delle: 46" divisione (IV corpo d 'armata) cd estrema destra della 19" (XXVll corpo d' armata) che è il fronte decisivo di sfondamento. È qui che il 24 ottobre il nem ico penetrò nelle nostre linee pe r 18 km in linea d' aria, impadronendosi de lle due rotabili di Luico e Caporctto che sole gli potevano pem1etterc di sboccare in piano. In Conca di Plezzo il nemico fu invece contenuto alla stretta di Saga che fu abbandonata soltanto in seguito alla perdita di Caporetto. Verso lo leza cioè ad ovest di Tolmino - XXVII corpo d'armata - il nemico p enetrò per cinque eh ilornetri circa nelle nostre linee e cli lì non avrebbe potuto sboccare in piano ma nca ndo una rotabi le che gli permettesse di far avanzare le artiglierie non sommcggiatc e tutto il carreggio. li presente riassunto deve quindi essere limitato al tratto accennato: esso però


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t.:IMPORTANZA OF.TTAZ IONE M ILITARE ITA LIA NA

basta per chiarire gli avvenimenti della giornata del 24 cd il successivo crollo della nostra fronte. 11 disastro di Caporetto ha naturalmente le sue origini in gravi manchevolezze da parte nostra: di solito lo si attribuisce alla mancata resistenza delle truppe. t:esame coscienzioso degli avvenimenti sfata tale leggenda, ma evidentemente deve mettere in luce altre manchevolezze, irnpulabili però più alla nostra mentalità c he ai singoli individui. SITUAZ IONE STRATEGTCA

Dopo le sanguinose offensive de ll'arrile e maggio 191 7 l'esercito francese, passato dal comando del Nivcllc a quello di Pétain, si astenne da operazioni offensive in grande stile. Questa inazione francese permi se alla Germania di distogliere dal fronte occidentale un'armata di 7 divisioni per dare il colpo di grazia all'esercito russo che andò in sfacelo. Eliminato così il fattore Russia, la Germania voleva voltarsi contro la Rumenia per metterla fuori causa e porre la mano su que i ricchi territori. Ma l' Austria era dalle nostre offensive della prirnavcra-cslatc 191 7 ridotta in condizioni critiche, tanto che avvertì la Germania che non avrebbe potuto resistere ad un nuovo attacco. Fu quindi decisa l'offensiva contro di noi, colla quale si scaricavano sull'Italia tutte le forze utili disponibili dopo il crollo Russo. La Germania, data la persistente inattività francese, poté destinarvi un' armata di 7 d ivisioni. TI nostro sacrificio salvò la Rumenia. SCELTA DEL PUNTO D'ATIACCO Germania cd Austria scelsero d' accordo per direzione d'attacco la sinistra de lla 2" armata italiana la quale, come dice I lindenburg, era "manifestamente debole". Tale ammissione del Maresciallo si può intendere riferita alle truppe, perché la nostra occupazione a nord di Tot.mino era poco densa. li IV corpo d 'armata aveva per circa 40 km di fronte 36 battaglioni di 3 compagnie fucilieri: la sua riserva ordinaria era di 4 battaglioni: ma è evidente che il giudizio di Hindcnburg si riferisce anche alle posizioni, perché la densità delle truppe può essere occorrendo rinforzata. In realtà le nostre posizioni di prima linea (le sole nonnalmcntc guarnite) sulla fronte Slcmc-Mrzli-lsonzo erano lali che, per quanto mi sappia, mai nessun eserci to aspettò in condizioni così infe lic i un poderoso colpo nemico. S.E. Piacentini comandante la 2" armala il 4 maggio del ' 17 aveva avvertito il Comando Supremo che la l " linea di tale fronte, per la sua ubicazione non era difendibile conlro un attacco in forze cd avvertiva che si era perciò costruito la linea di difesa ad oltranza PlecaSelisce; S.E. Cavaciocchi comandante il IV corpo d' armata g iudicava pure infelici quelle posizioni. Esse erano dominate da l nemico che faceva rotolare in alcuni tratti le immondizie nelle nostre trincee. Viene sostenuto che si trattava di linea in contropendenza e che come tali erano forti ; ma le li nee in contropendenza hanno un valore quando sono sottratte alla vista e quindi al faci le tiro del nemico, come era per la Pcdccarsica o per la linea di corpo d' armata del MontelJo; ma sullo Sleme-Mrzli il nemico era in cresta e non solo vedeva, ma prendeva d'infilata e perfino di rovescio le nostre malsicure trincee. Vi si viveva soltanto perché il nemico non aveva interesse ad occuparla normalmente; esso si sarebbe posto in una cattiva posizione.


ALLEGATI

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Noi fidavamo sulla protezione dell'artiglieria, la quale si trovava invece in condizioni pure non facili per la difesa, data l' estrema vicinanza delle linee nostre alle nemiche su parecchi tratti di quel fronte. FORZE ATTACCANTI i; attacco in grande stile fu affidato alla 14/\ armata ed alla destra della 2/\ armata dell ' lsonzo. La 14/\ annata era composta di 7 divisioni tedesche e 6 austriache (in totale 69 battaglioni tedeschi e 67 austriaci; per quanto ora risulta tanto gli uni quanto gli altri a quattro compagnie: in totale 136 battaglioni, i quali basandosi sul numero delle compagnie erano pari a 180 dei nostri). Riguardo alle mitragliatrici i battaglioni tedeschi avevano un numero doppio di armi pesanti e quadruplo di anni leggere in confronto dei nostri. La 14/\ armata sotto gli ordini del generale tedesco von Bulow doveva attaccare da Plczzo e da Tolmino verso Caporctto, per far cadere recidendola alla base la nostra occupazione da sinistra Isonzo (Krasji-Monte Ncro-MrLli) e da Tolrnino in direzione dello leza per impadronirsi della testata delle valli che scendevano su Cividale. La 14/\ armata oltre alle 390 bocche da fuoco esistenti in tempo normale in quel settore ne aveva portate 1460 in rinforzo (artiglierie di ogni calibro e bombarde di medio e grosso calibro). I.:ala destra della 2" armata dell' Isonzo doveva attaccare sulla sinistra Isonzo a sud di Tolmino sino a Kal, per tagliare fuori le nostre forze che erano sull'altipiano della Bainsizza. La 2" armata per questo attacco aveva ricevuto un rinforzo di 605 fra pezzi e bombarde grosse e medie. Le truppe furono scelte ed addestrate con cura: de lle germaniche buona parte erano state in settori tranquilli per quasi tutto l'anno. l grandi trasporti di radunata cominciarono il 20 settembre e durarono un mese, con una intensità rilevantissima (il mov imento ferroviario compl essivo verso la fronte Giulia raggiunse i cento treni al giorno).

LA PREPARAZIONE ITALIANA Mentre il nemico da un mese accumulava alla nostra fronte nord della 2" armatn ingenti mezzi d'attacco giungevano ai nostri comandi notizie sull 'offensiva nemi ca. La quasi certezza si ebbe però soltanto verso il 9 ottobre ed anche dopo vi furono molti increduli. Non era tra questi il comandante titolare della 2/\ armata, il quale già ammalato dovette in quel giorno lasciare temporaneamente il comando e non poté quindi seguire la preparazione altro che nelle linee generali: riprese il comando alla vigilia dell 'attacco. Fra gli increduli, da informazioni da fonte molto seria, risulta che vi fossero fin quasi all 'ultimo il capo di stato maggiore dell'armata, brigadiere generale Egidi e sino all'ultimo il sottocapo di stato maggiore dell'armata, tenent e (;0lonne llo Campi, ora defunto, ed il comandante l'aviazione dell'armata, colonnclln del genio Prondoni. Il piano nemico era stato in complesso intuito da S.E. Capello, che lo accennò nelle sue conferenze ai comandanti di corpo d'armata. 11 giorno 9 vengono dati i primi rinforzi al IV corpo d ' armata: 3 battaglioni , e viene richiamato dalla licenza S.E. Cavaciocchl che era partito il 7 ottobre. 11 I O ven-


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lè lMPORTANZA OET.l ?AZIONF. MII.ITA RE ITAI.IANA

gono inoltre assegnate 2 batterie da 102 per la conca di Plezzo e 2 batterie a cavallo pel fondo valle Isonzo verso Tolrnino: il 14 un gruppo alpini di 4 battaglioni in rinforzo alla 50" divisione (conca Plezzo) che sino allora aveva solo 9 battaglioni: il 16 vennero dati altri tre battaglioni alpini che furono assegnati al settore del M. Nero (43" divisione dove prima c'erano solo 9 battaglioni). Alla 46" divisione, settore Sleme-Mrzli-lsonzo furono inviate oltre le due batterie a cavallo date il 10, due batterie da montagna già della stessa divisione che erano state inviate al VI corpo d' armata durante la nostra oflè nsiva sulla Bainsizza e qualche altra batteria; una batteria da I02 fu assegnata il giorno 16: una da montagna il 18, due da 149 J\ il 19 ottobre. Il giorno 18 S.E. Capello dispone di schierare sul Matajur un corpo d 'armata, il Vll, corpo d'annata che si doveva però costituire con truppe c rnmandi di diverse provenienze; ad esso vennero in primo tempo, assegnati anche i due reggimenti bersaglieri che costituivano la riserva del corpo d'annata, che rimase con 37 battaglioni per 40 chilometri di fronte. La 46" divisione, la quale doveva difendere un fronte di una dozzina di chilometri di linee avanzate aveva 15 battaglioni, i quali erano in linea in posizioni sfavorevoli dal gennaio ' 17 (la sola brigata Alessandria aveva avuto dal gennaio all'agosto 160 tra morti e feriti al mese senza conta.re le perdite per le azioni) ed in quanto all ' artiglieria contava 12 batterie di medio calibro a tiro rapido, otto di modello antiquato, più sette batterie da 210, in tota.le un centinaio di bocche da fuo co pesanti; le artiglierie da campagna ammontavano a 84 pezzi da campagna e montagna più una ventina di mezzi antiquati (ad affusto rigido). Questa situazione rimase immutata sino al giorno 20: fino a quando cioè, fu più evidente la minaccia contro il IV corpo (il 2 1 ottobre si presentarono due ufficiali di nazionalità nunena col dispositivo d' atta.eco nernico sul Mrzli). Venne allora eflèttuato l'invio di una ventina di batterie di medio calibro a tiro celere, ma di queste appena quattro presero effettivamente parte, e poco efficace, all'azione del mattino del 24. Inoltre anche altre batterie giunte prima del 20 nella zona del IV corpo non erano ancora il 24 in grado di sparare (batterie 658", 169", e 529"). Di altre 17 batteri e di medio ca.li bro e tiro rapido fu deciso dal Comando Supremo l'invio il 22 ottobre, ma di queste soltanto due arrivarono il 24, ma senza munizioni. Furono catturate dal nemico prima di aver potuto sparare. Venne del pari aifrcttatamcntc rinforzata l'ala sinistra della 2" armata con truppe. 111 V corpo riebbe il 2 1 notte i d ue reggimenti bersaglieri più la brigata Foggia che il 23 furono riuniti sotto il comando della 34" divisione, la quale non aveva artiglieria ed era stata formata il 23: il suo comandante generale Basso non ebbe la possibilità di conoscere le proprie truppe. Vide il 23 per strada il comandante della brigata Foggia. Così pure il Vll corpo (comandante generale Bongiovanni) si andava ancora riunendo il 24 e non aveva ancora artig lieria. ln conclusione il VII corpo d 'arn1ata e la 34" divis ione erano due grandi unità improvvisate. Inoltre la preparazione nemica cioè la riunione dei m ezzi di attacco sul la fronte del IV corpo era cominciata un mese prima che noi si iniziasse l'invio di rinforzi di qualche entità.


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DISPOSIZIONI DELI:ATTACCANTE Furono rese note a noi dagli ufficiali disertori e dalle intercettazioni telefoniche. L.:attacco doveva cominciare alle 2 del 24 con tiri prevalentemente a gas sulle batterie e sulle retrovie; alle 6 doveva iniz iarsi il fuoco di distruzione sulle prime linee per la durata di un'ora e mezza circa: verso le otto l'attacco. Nel settore che si contempla: Il I corpo austriaco doveva attaccare la nostra 50/\ divisione in conca Plezzo con due divisioni e colla terza (55/\ divisione) la nostra 43" nel settore del monte Nero; la 50" austriaca e la 12/\ slcsiana agivano contro la 46/\ divisione; la 50" divisione austriaca contro lo Sleme ed il Mrzli, la 12" slesiana nel fondo valle Isonzo. I.;Alpenkorps agiva contro parte della bri gata Taro, la quale - ridotta a cinque battaglioni difendeva la costa Raunza, val Kamenca e val Duo le. La 14" armata era seguita da due divisioni di riserva del Comando Supremo austriaco: w1a in conca di Plezzo ed una dietro la sinistra dcll'am,ata (in complesso 28 battaglioni pari a 37 dei nostri). DTSPOSTZTONJ TATTI CIIE DELLA Dlr ESA Artiglieria. Il comando d' artig lieria del IV corpo d ' armata aveva esplicitamente ordinato s ilenzio delle artig lie rie dalle 2 a ll e 6 (durante il tiro a gas): fu oco con medi calibri a tiro non celere sui punti d 'irruz ione ne,nica all e 6, cioè all ' inizio del fuoco di distruzione nemico s1,11le nostre trincee: fuoco di sbarramento coi medi calibri celeri e coi pi ccoli calibri alle 8, cioè contro le fanterie avanzanti. Dunque solo alle 6 dovevano sparare i medi calibri non a tiro celere; sulla fronte Sleme-Mrzli- lsonzo erano una sessantina di bocche da fuoco, cioè 5 bocche da fuoco circa per chilometro di linea avversaria e, data la maschera, il tiro nemico e la necessità di puntare colpo per colpo, difficilmente s i poteva far più di un colpo ogni cinque minuti per pezzo. In sostanza circa un colpo al minuto per ogni chilometro di linea nemica, linea che ÌJl molti tratti era in cresta, cioè difficile a colpirsi. Tale fuoco da considerarsi come medio s'intende doveva da re poco disturbo ali' attaccante. Il com andante d 'artiglieria del IV corpo d' armata, generale Fadini' ha giustificato tale prescrizione adducendo gli ordini avuti dall'a rmata e le d isposizioni contenute nell'istruzione sull'impiego dell'artiglieria. Infatti l' istruzione edita nel ptincipio del 19 16 dal Comando Supremo suli 'impiego d'artig lieria prescriveva di far fuoco essenzialmente quando la fanteria nemica avanzava all' attacco. Come aveva osservato S.E. Piacentini (già com andante la 2" armata), al Comado Supremo - fin dal dicembre I 9 16- simili prescrizioni erano basate sull'esp erienza del 191 5, quando s i trattava di piccole quantità di artiglieria, mentre colle masse che si ebbero in seguito non era più possibile sopportare senza rispondere il fuoco dell' artiglieri a nem ica esponendosi a vedere distrutti i propri in1pianti (trincee, telefoni) e depresso il proprio morale. JI Comando Supremo stesso aveva riconosciuto la necessità di ricompil are l'i struzione d'artiglieria, qualche circolare era stata emanata ed era stato iniz iato il rifacimento del l' istruzione, ma questo era stato sospeso in seguito al trasferì mento tem-

' Caduto poi sul Piave, decorato di medaglia d' oro.


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!;IMPORTANZA DELt;AZJONE MILITARE ITALIANA

poraneo dell'ufficiale incaricato: il 10 ottobre era stata presa in considerazione l'opportunità di richiamare l'ufficiale e di riprendere tale lavoro. S.E. Cadorna nel ricevere il 10 ottobre l'avviso della probabile offensiva nemica aveva avvertito la 2" armata di disporre per l'esecuzione del fuoco di contrnpreparazione per soffocare nelle truppe avversarie l'attacco prima che si sferrasse. TI comandante interinale d'armata aveva diramato l'ordine del Comando Supremo, ma non aveva però abolito le circolari precedenti dell'armata le quali prescrivevano di non fare controbatterie che in caso di batterie ben accertate e visibili e di eseguire la contropreparazione con pochi tiri ben controllati per non sprecare munizioni. Leprescrizioni dell'armata come quelle dell'istruzione del Comando Supremo (ad eccezione della lettera in data 10 ottobre di S.E. Cadoma) si fondavano soprattutto sullo sbarramento, tiro invece che, per quanto se ne dica, non arrivava quasi mai in tempo e non solo da noi. I tedeschi, con Ludendorff alla testa, lo dichiararono apertamente, deplorando che la fanteria lo esigesse. Nel caso Mrzli poi, colle lince in parecchi tratti a poche decine di metri come poteva funzionare lo sbarramento? Le prescrizioni di S.E. Cadorna in data IO ottobre furono diramate, ma esse si confusero senza cambiarle radicalmente con tutte le numerose prescrizioni già date, furono un bicchier di vino pre libato in una botte di vino comune. Fatto sta che alle truppe del IV corpo venne ordinato silenzio dalle 2 alle 6 e le artiglierie dalle 2 alle 6 tacquero, sa lvo qualche tiro di ritorsione su Tolmino e nelle retrovie. Risulta poi che al comando d ' armata 2", essendo S.E. Capello sempre ammalalo, Ja questione de ll'ora d'inizio del nostro tiro era stata discussa. li generale Ricci comandante d'artiglieria d 'annata era d' avviso che si cominciasse alle 2. Il tcncnle colonne llo Campi , sottocapo di stato maggiore per l'artiglieria stava per le 6, e la questione fu decisa in quest'ultimo senso. È quindi probabile che il sottocapo di stato maggiore dell'armata abbia partecipato tale decisione ai comandanti d 'artiglieria interessati. l·ANTERIA. Gli ordini di S.E. Capello erano: controffensiva per attanagliare sui fianchi il nemico che riuscisse a sfondare. Ma all'attuazione di queste direttive razionali ostavano la scarsa abilità manovriera dei reparti della 46" divisione, dovuta al deficiente inquadramento e all'assoluta impossibilità di effettuare un periodo di istruzione. La brigata Caltanissetta, Alessandria cd il 224° fanteria erano in linea dal gennaio. Inoltre difettavano riserve riunite ed alla mano.

Riassumendo, la preparazione nemica era cominciata un mese prima della nostra ed aveva proceduto coi migliori criteri organici e tattici. Truppe affiatate da tempo, riposate, istruite. Da noi oltre al ritardo abbiamo prescrizioni tattiche per l'artiglieria (contando specialmente gli ordini avuti dai riparti) non conformi alle esigenze del combattimento: istruzione manovriera dei riparti della 46" divisione quasi nulla. ln sostanza la 2" armata che aveva sempre praticato sulla fronte Giulia l'offensiva era poco preparata alla difesa contro un attacco in grande stile. LO SCI IIERAMENTO TTALTANO

Risulta dall'armcssa carta a l 25 mila. Nella notte sul 23 la 46" divisione aveva ritirato due battaglioni dalla Iinea avanzata nel settore Slcmc-Mr..di, talché sulla linea


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avanzata era rimasto un semplice velo (due battaglioni di 400 fucili al massimo per 7 km di linea). Le truppe della divisione avevano occupato dietro la linea avanzata un raddoppio di essa, che da Leskova andava al Mrzli: questa linea per dichiarazione del comando del IV corpo era dominata ed infilata dal nemico e nel tratto fra il fondo valle ed il Mrzli era tuttora in non avanzata costruzione. L e truppe inoltre non vi trovarono telefoni, munizioni, ccc. Nella notte sul 24 il 2° reggimento bersaglieri il quale dipendeva tatticamente e di sci plinarmente non dalla 46" divisione, ma dalla 34" (il comando del quale era nuovo della regione) occupò il 24 la linea di resistenza ad oltranza fra Pleca e Selisce. L:URTO

TI bombardamento cominciò puntualmente alle 2 della notte s11I 24: le comunicazioni telefoniche nostre ii.trono quasi tutte gravemente danneggiate; le batterie cd i comandi di reggimento e di brigata rimasero isolati. Il tiro di controbatteria nemica ebbe etletti sensibili soprattutto morali, s u qualcuna delle batterie di destra Isonzo. Alle 6 ci rca comiJ1ciò il bombardame nto delle nostre li.nee. La risposta delle nostre batterie, in base agli ordini, doveva cominciare a que ll' ora, ma doveva essere come si è visto e fu fiacca. Verso le 7, 15 scoppiò una mina che sconvolse le difese del nostro caposaldo del Mrzli, circa un quarto d' ora dopo cominciò l'attacco gen erale sul fronte dcHa 46-'' divis ione che verrà descritto cominciando dal settore Sleme. Il nemico usò ovunque lo stesso procedimento: riparti d'assalto, arrivando mentre ancora durava il bombardamento delle posizioni sorprendevano i nostri in caverna o foravano facilmente la sottile linea di vedette della difesa e procedevano innanzi pio mbando inattesi su comandi, sulle batterie, sull e truppe nelle trincee retrostanti. La nebbia alzatasi dopo le 6 e la pioggia ne favorirono l'avanzata. SETTORE SLEME. (224° fanteria). TI nemico penetrò nelle trincee di Leskovca, ma l'intervento di circa mezzo battaglione di riserva tenuto pronto da quella parte permise di continuare la difesa. Il nemico penetrò anche al centro Sleme, dove la nostra linea avanzata vicina alla m:mica non pn:sentava difesa valida. Il comandante del reggimento però riuscì a ritirare una compagnia c irca del battaglione che guern iva la linea avanzata, aumentando così la riserva. Il colonnello ROSSI, un valoroso adorato dalle sue truppe, postos i in mezzo ai suoi soldati sostenne l'intera giornata l'urto nemico, combattendo da costone in costone, strappando l' ammirazione degli arti glieri c he furono con lui. Alla sera il nemi co non era ancora riuscito a superare la resistenza di queste truppe e non aveva potuto attaccare seriamente la linea di resistenza ad oltranza Pleca-Vrsno. SETIORE MRZLI. Una mina sconvolse il caposaldo del nostro trincerone avanz.ato a lle 7, 15, ma già poco prima dello scoppio riparti di assalto austriaci erano uscili dalle trincee del versante del Mr.di rivolte verso l'Isonzo precipitandosi nel tratto interposto fra la difesa della brigata Caltanissetta sul M rzli e quella della brigata A lcssandria (settore Vodil) tratto di circa un chilometro pcl quale si riteneva che il nemico non sarebbe sceso perché sarebbe andato a cadere su falde molto ripide. 11 trauo di collegamento anzidetto era difeso da un velo di 75 uomini messi a distanza uno dall 'altro, velo che fu facilmente sgominato. Gli assalitori, a quanto pare, in parte attaccarono di rovescio la difesa dell 'estrema sinistra della brigata Alessandria (lunetta A) parte si diressero orizzontalmente verso le nostre occupazioni della groppa del Mrzli, prendendole di rovescio.


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t.:JMPORTANZA DEl.l : AZIONE MILITARE ITAl.lANA

In pari tempo un'altra colonna usciva dalla Selletta Sleme, rovesciava il velo di vedette posto sulla linea avanzata e si dirigeva anch'essa da quella parte sul rovescio delle nostre linee del Mrzli, catturando dopo breve lotta la compagnia di destra del Tl battaglione del 148° che occupava un tratto della posizione retrostante fra la sommità del Mrzli ed il Mrzli Potok dove la linea di difesa non era costruita. Il tratto ove avvenne lo sfondamento era occupato da una sezione Bcttica che non era in grado di fare con tali armi una valida res istenza contro un nemico che si presentava improvv isamente nella nebbia a pochi passi. Altri riparti d' assalto irruppero frontalmente contro il trincerone sulla groppa del Mrzli nel punto dove era avvenuto lo scoppio della mina e trovata ivi naturalmente scarsa resistenza si diressero subito sulla seconda trincea distante da due a trecento metri dal nostro trincerone avanzato. Il battaglione che lo presidiava parte fu sorpreso mentre dalle caverne andava in linea, altri vistisi aggirati fecero per indietreggiare, ma furono circondati. Della piccola riserva di battaglione un reparto d'assalto fu sepolto in caverna. TI comandante del reggimento cercò di arginare con un reparto zappatori di un battaglione, ma ques to, preso alle spalle non comandato dal proprio ufficiale, ed impressionato dalla ritirata degli altri reparti si arrese. TI comandante il 147° reggimento tcn. col. Raimondo fu lasciato per morto e fu poi nella notte portato a Selisce da due soldati della brigata che lo trovarono e non vollero abbandonarlo. TI fuoco di sbarramento della nostra artiglieria si iniziò quando anche la seconda trincea era già occupata dal nemico. li giorno precedente il comandante il 147° aveva fatto presente che colla dislocazione assunta non aveva riserva sotto mano e perciò il comandante la brigata sin dalle 6 del matt ino del 24 aveva dato ordine al battaglione di riserva di brigata (due compagnie e mezza di fucilieri) di portarsi a disposizione del comando del 147°. Questo battaglione si scontrò coi riparti austriaci che, usciti dalla Selletta Sleme avevano, come si è visto, superato le scarse difese delle nostre trincee, e riuscì a contenere da quella parte l'avversario, coprendo così il fianco del 11 battaglione del 148° rimasto scoperto. Alle 8,25 il comandante la brigata, saputo che il nemico era sulla nostra seconda linea chiamò a se il battaglione di riserva divisionale che era a quota 700 ne l vallone del Mrzli Potok. Questo battaglione però era ridotto a due compat,'llie fucilieri soltanto, perché una era rimasta nelle trincee avanzate e de lle due compagnie rimanenti una era stata già presa dal 224° fanteria, quindi il nuovo rinforzo al Mrzli si ridusse ad una sola compagnia di fucilieri cd una mitragliatrici. Q uest' ultima in gran parte cadde di sorpresa, data la nebbia, in mano al nemico, ma la compagnia fucilieri si unì al battaglione di riserva di brigata sbarrando il passo all'avversario. ll comando di brigata premuto forse da qualche pattuglia', si ritirò in fondo valle. Intanto i fuggiaschi della I/\ linea composti in parte di uomini addetti ai servizi dietro la prima linea (lavoratoti , telefonisti, ecc.) si precipitarono giù pel Mrzli portando alla 46/\ divisione a Smast notizie esagerate. In conseguenza il comandante la 46'" divisione, che già di prima mattina aveva fatto avanzare uno dei due battaglioni di riserva mettendolo a disposizione della brigata Alessandria, ordinò all e 8,50 che l'ultimo battaglione della riserva divisionale (Il del 147° fanteria, brigata Caltanis setta) avanzasse e prendesse posizione presso Kamno per opporsi al nemico che eventualm ente dilagasse da Scliscc.

' Questo particolare <leve essere ancorn accertalo.


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L'allarme in fondo valle ebbe conseguenze gravi. Era in corso lo sgombro dei carreggi della 46" e 43" divisione. In fondo valle poi il IV corpo d'armata aveva circa 40 mila combattenti non combattenti, od individui addetti ai servizi dei reparti combattenti e per lo più disarmati (tutti gli uomini coi cavalli delle batterie, le riserve dei bombardieri, servizi). Una batteria da montagna, ad esempio, l ' 11 ", aveva 18 uomini coi 4 pezzi e 300 a Ladra in fondo valle. Gran parte di questi non combattenti erano nella zona di Caporello. Come è sempre avvenuto in tutte le battaglie molti di questi disarmali si unirono ai fuggiaschi aumentando la confusione delle colonne di carreggio, producendo un invasamento al ponte sull ' Isonzo che fu di grave incaglio all'avanzata della riserva cli corpo d'armata (brigata Foggia). SETTORE VODIL. Era tenuto dalla brigata /\lessandria. La 50" divisione attaccò, dopo un violentissimo bombardamento, la posizione della lunetta A e B, ma i nostri soldati i quali, specialmente alla lunetta B, combattevano riuniti sollo la direzione del comandante del battaglione (capitano di complemento inserti) respinsero ripetuti attacchi del nemico in modo da strappare l'ammirazione del capitano Ponza di San Martino comandante I' 11" balleria da montagna che era ivi in linea colla fanteria. Del pari il battaglione del 155° che era sulla destra resistette ai vari attacchi. Ma nel punto ove la nostra trincea era vicinissima all'austriaca (tratto i;_) dove cominciava il 156°, una compagnia dopo un bombardamento furios o dovette cedere. I.:attacco in quel punto era allcso: il capitano di complemento Rosa comandante ìl battaglione del 156° col plotone di lesta della compagnia di riserva contrattaccò il nemico; ma gravemente ferito il capitano, l' avversario (pare fossero austriaci) poté sfondare. Così pure i tedeschi poterono sfondare la linea presso la riva sinistra dell'Isonzo, dove le trincee sopraelevate per sottrarle alle piene, crdllo state molto danneggiate dal bombardamento ed erano tenute da una compagnia del 156° che guardava un tratto superiore a 500 metri. Entrati così i reparti d'assalto nelle nostre linee catturarono il comandante del battaglione di destra del 156° (il comandante del battaglione di sinistra era, come si disse, caduto) sorpresero le batterie da campagna ed a cavallo retrostanti e, subito dopo, il comando di reggimento a Volaric, il quale era senza riserva. La cattura avveniva prima delle 9, senza che nulla trapelasse nelle linee retrostanti. Tn sostanza fra le 8 e le 9 la linea del 156° è bucata alle due estremità dopo breve lotta: il resto della linea resiste, ma intanto viene privato di ogni comando, talehé i riparti del centro che avevano resistito si videro ad un tratto venire alle spalle per la rotabile, le colonne dei prigionieri catturati dietro a loro, aventi alla testa gli ufficiali d'artiglieria ed i loro comandanti. Qual meraviglia se tali reparti, che avevano sin o ad allora compiuto il proprio dovere malgrado che fosse mancato l'efficace e abituale sostegno dell'artiglieria nostra abbiano ceduto le armi? Vi furono anche nella guerra mondiale riparti che circondati si aprirono co lle armi la via, ad esempio il XXV corpo d'armata di riserva prussiano in Polonia, nel novembre 1915, ma erano riparti in mano dei propri comandanti. Qui di comandanti non ve n ' era più. Riparti poi, neJla guerra mondiale che circondati abbiano preferito la distruzione alla resa ve ne furono ben pochi o nessuno. Basti ricordare i Russi a Tannenberg ed ai laghi Masuriani che si arresero in centomila circa, eppure il russo nel 1914-1 5 era pieno di spirito combattivo. È caratteristica della guerra moderna: una volta l'attaccante uccideva senz'altro il nemico circondato, ora lo fa prig ioniero. A Canne i Cartaginesi uccisero 50 mila Romani e solo quando furono stanchi


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CIMrORTANZA DELCAZIONE MILITARE ITALIANA

di uccidere fecero due mila prigionieri; fame di più sarebbe stato un impiccio per Annibale. 11 gran numero di prigionieri è un indice non tanto di diminuita combattività del difensore quanto di minor grado di ferocia dell'attaccante; anche nella guerra, che ché se ne dica, la civiltà porta i suoi effetti. 1 reparti d'assalto della divisione Slesiana, catturato il comando del 156° fanteria, proseguirono su Scliscc mentre continuava furioso il bombardamento della nostra seconda linea presso quest'ultima località. Sulla linea di Selisce sulJa sinistra del torrente Mrzli era disposto un battaglione di riserva della brigata Alessandria: il quale, dato il bombardamento, si teneva in caverna. Il comandante del battaglione però fu gravemente ferito: il comando passò ad un tenente di complemento il quale fu catturato da una prima irruzione che i riparti d'assalto fecero sulla strada verso il paese. I germanici fatto alhmgare il tiro - erano seguili a breve distanza dal telefono sorpresero in caverna il battaglione rimasto senza capi. Restavano alla 46" divisione in fondo valle due battaglioni di riserva: uno della brigata Alessandria, che dopo di essere avanzato sotto bombardamento fu schierato nelle trincee di riva destra del Mr.di-Potok: trincee vecchie, coperte, in non buono stato di conservazione, senza depos iti di bombe, di munizioni: un primo attacco fu respinto, ma ripreso il bombardamento nemico, mentre la nostra artiglieria taceva, la posizione fu superata alle ali ed, occupati con mitragliatrici gli sbocchi a tergo delle trincee e delle caverne, anche questo ballaglionc fu catturato verso le dieci e mezzo. Il comando del IV corpo alle 9 e mezzo aveva ordinato di concentrare il fuoco d i una ventina di batterie arretrate avanti a lla stretta di Selisce ed il comando della 46" divisione ordinò di far saltare il ponte del torrente Mrzli per riuscire a trattenere tem poraneame nte il nemico. In realtà il ponte non saltò; alle batterie ti.t dato ordine di sparare, ma poterono aprire il fuoco molto più tardi. Ad esempio: il tenente colonnello Fuscaldo comandante il raggruppamento (formatosi in quella stessa giornata) composto dalle I Obatterie di medio calibro di Luico, delle quali 9 erano a tiro celere, ricevette l'ordine alle 1O, 10 ma le batterie erano in traino, la prima poté aprire il fuoco alle 13 ma sulla sommità del Mrzli, non su Selisce: l' ultima batteria apri il fuoco verso le venti. Così alle 10 e mezza la groppa del Mrzli era in mano al nemico che aveva pure occupato la prima e seconda linea di fondo valle: resisteva sulle pendici sud-occidentali del Mrzli il 155° ma completamente tagliato fuori. Sul fronte Slcmc ~ pendi ci nord occidentali del Mrzli il 224° ed il 148° tengono testa al nemico fin verso sera. Rimaneva ancora in fondo valle il battaglione della brigata Caltanissetta schierato verso Kamno e che era colla s ua sinistra collegato a vista col 2° bersaglieri. Il nemico non procedette subito innanz i, ma attese, prima di attaccare il pianoro di Kamno, l'effetto del bombardamento d'artiglieria che continuava sulla nostra seconda linea di Vrsno verso Selisce. Intanto si svolgeva da parte di truppe della 12" divisione slcsiana l'attacco sul fondo valle anche sulla destra Isonzo (pare vi fossero impiegati 5 battaglioni). La resistenza della linea avanzata Volzana-Oiginiera già era stata s uperata dall'Alpcnkorps. Le nostre due compagnie della 19" divisione (brigata Taro) colà schierate su una fronte superiore ai 5 chilometri di terreno piano avevano compito di semplice osservazione e di avviso alle linee retrostanti: data la nebbia i piccoli posti non poterono assolvere quest'ultimo compito. Delle due linee che dietro di questa sbarravano il fondo valle nessuna era validamente presidiata. La prima, quelJa che discende dal Leische aveva una compagnia mitraglieri giunta nella notte e che non si era distesa


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sino ali' Isonzo, dove invece si doveva trovare una compagnia mitraglieri della 46/\ divisione che serviva normalmente di collegamento fra le due divisioni ed a difendere le trincee di sinistra dell'Isonzo battendo d'infilata il terreno antistante. Ora questa compagnia, per un equivoco, aveva avuto, poco prima dell'attacco, ordine di ritirarsi. (I nemico giunse così senza incontrare resistenza sulla seconda linea, quella che scende da Foni. Quest'ultima era stata affidata la sera del 22 al :XXVll corpo, al quale era stata assegnata contemporaneamente la brigata Napoli. Siccome il IV corpo teneva questa linea normalmente con due compagnie", il comando della 19/\ divisione (XXVII corpo), pare in seguito ad intesa col capo di stato maggiore del corpo d'armala, vi destinò un battaglione tenendo il resto della brigata sull 'alto. Il battaglione si distese sulla linea, senza giungere però a sbarrare mate rialmente il fondo valle, pur avendo una sezione mitragliatrici che dalle pendici infilava la rotabile e la passerella di Volarie; ma questa non funzionò, probabilmente per la nebbia. Nessuna pattuglia era stata distaccata innanzi. Fatto sta che l 'unica resistenza che trovarono i battaglioni della 12/\ slesiana sulla destra Isonzo fu quella di un plotone della brigata Caltanissetta dislocato dalla 46/\ divisione sulla rotabile, ad Osteria (all'altezza di Kamno), come collegamento. Tale resistenza fu superata verso le 11 . Intanto la nebbia si era alzata: i nostri due hattag li oni del 155° fanteria che resistevano sull e pendici del Mrzli vedevano il grosso della colonna nemica che avanzava sulla destra Isonzo. li comandante del 155° diede l'ordine di ritirata, che avrebbe dovuto ctlclluarsi sulle pendici del Mrzli, verso quota 599, ma la poca praticabilità ne l versante obbligò i reparti a scendere alla spicciolata in fondo valle, dove furono s uccessivamente catturati. Il comandante del TI battaglione del 147° (della 46/\ divisione) che era schierato verso Kamno, quasi normalmente alla rotabile, foce dalle sue mitragliatrici aprire il fuoco sulla colonna nemica di destra Isonzo. Questo a sua volta aprì colle mitragliatrici il fuoco sul nostro battaglione prendendolo d ' infilata; talché il battaglione, per sottrarsi alla distruzione, dovette retrocedere. Morto il comandante del battaglione, len. colonnello Piscisclli, e pronunziatosi un attacco nemico da Selisce il battaglione in parte fu circondato e catturato, il resto si ritirò. Quindi verso mezzogiorno la nostra resistenza nel settore Vodil è infranta, la linea di Selisce in fondo valle è presa: resistono il 224° ed il 148° sui costoni di Km e sulle pendici nord occidentali del Mrzli, impedendo alla 50" divisione di attaccare la linea di resistenza Pleca-Vrsno dove v i era il 2° bersaglieri il quale non era stato impegnato: solo i reparti di estrema sinistra verso Selisce avevano avuto perdite sensibili a causa del bombardamento. Il comando del IV corpo d 'armata aveva disposto che dei due reggimenti della brigata Foggia, ancora di sponibili presso Caporetto, uno occupasse la linea del Vo lnik ed uno, che prima aveva avuto l'ordine di recarsi a Saga (conca Plezzo), andasse invece a rinforzare la 46" divisione. Queste truppe dovettero avanzare lungo l' Isonzo uno per uno, aprendosi il passo fra la turba dei fuggenti ed i carreggi in riti rata . Questo disordine delle retrovie, cosi ben descritto da Cesare nel racconto della sua contrastata, ma decisiva v ittoria sui Nervi, nulla ha di enom1e, ma non era fatt o pe r incoraggiare il reggimento della Foggia, il quale avanzò come poté e fu dappri111a av-

' Questo particolare deve essere ancora accertato. La dislocazione al 24 invece è sicura.


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L'IMPORTANZA DELt:AZIONF. MILITARE ITALIANA

viato verso la linea a difesa del ponte di ldersko. Mentre la truppa si recava in posizione il comando della 46/\ divisione, che si era ritirato da Smast e Ladrn notò l'avanzata nemica sulla destra Isonzo e s i ritirò insieme ai due comandanti delle brigale Caltanissetta ed Alessandria ed al comandante "l'artiglieria della zona sud" del C.A, sulla destra Isonzo, disponendo che un paio di compagnie della Foggia passassero pure sulla destra del fiume per opporsi all'avanzata nemica. Il resto del reggimento ebbe ordine - il comandante la brigata assicura di averlo avuto dal comandante la 46/\ divisione - di ritirasi dietro Caporetto per difendere il ponte. Parte di questo reggimento però, morto il comandante non venne a conoscenza dell'ordine, rimase nelle trincee presso Ladra e fu tagliato fuori dal nemico. La gravità della situazione in fondo valle era stata notata anche dai reparti che s i difendevano ancora nel settore Sleme-Mrzli. li comandante del raggruppamento d'assedio che aveva il comando presso Libussina fu verso le 13 autorizzato telefonicamente dal suo comandante d'artiglieria a ritirarsi ed analogo ordine fu impartito alle batterie d'assedio. La fanteria della nostra seconda linea vide quindi (3° bersaglieri) partire affrettatamente ed anche in autocarro il personale dei Comandi d 'artiglieria, spettacolo che doveva influire in modo deprimente su c hi restava. Si tentò però coll'aiuto di 200 bombardieri di salvare i pezzi delle batte rie pesanti campali che erano intorno a Km, i quali in parte furono a braccia portati s ino a Libussina, dove caddero nelle mani del nemico. Anche il comando della 43/\ divisione (zona del M. Nero) aveva saputo delle irruzioni su Selisce e Drezenca; il comandante generale Farisoglio si recò in autovettura al comando del corpo d'armata dando l'ordine di ritirata alle truppe, le quali sino allora non avevano perduto che qualche posizione avanzata di poca importanza. Verso le 14 rimanevano però sulla sinistra Isonzo tutte le truppe della 43/\ divisione, due reggimenti della 46/\ (224° e 148°) ed il 2° reggimento bersaglieri della 34/\ ed il reggimento della brigata Foggia (sul Volnik) mentre i rispettivi comandanti di divisione e per la 46/\ divisione anc he il comandante di brigata nonché parte del personale dei gruppi d ' artiglieria pesante e dei bombardieri erano passati su lla destra. Il ponte dell'Isonzo fu fatto saltare alle 15,30 e quindi queste truppe rimasero in massa isolate e poche riuscirono a passare il fiume. li ponte di ldcrsko era invece caduto pressoché intatto in mano al nemico. Il comandante della 34/\ divisione tentò insieme a quello della 46/\ di organizzare una difesa intorno a Caporctto, ma non vi e rano riparti disponibili; si cercò di raggruppare gli sbandati ma senza riusc irvi, tanto più che non si trattava in massima di nuclei di combattenti in ritirata, ma di personale delle retrov ie di norma disarmato. Il nemico nella giornata avanzò sulla destra lsonzo sin verso Robic, dove era stata disposta la brigata Potenza (reggimenti 27 1°, 273° e 373°) allora giunta con deboli effettivi senza mitragliatrici e non sapendo di andare al combattimento e che era stata messa nella sera del 24 a disposizione della 34/\ divisione. l reparti che erano rimasti sull o Sleme pendici ovest del Mrzli a sera compresa la situazione si ritirarono sulla linea del Plcka e di lì unitisi ai bersaglieri del 2° reggimento si diressero nella notte verso la 43" divisione ignorando la sorte: trovarono il mattino del 25 la sede del comando in fiamme, le truppe in disso luzione. Solo il battaglione Albergian sul Pleka resistette fino alle 15 del 25, ora in cui la posizione fu circondata e presa d'assalto da soverchianti forze nemiche. 11 resto dell e truppe, rimaste al di là dell'Isonzo senza speranza di liberazione


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si arrese. Intanto che la fronte Sleme-Mrzli-Isonzo veniva sfondata, I' Alpcnkorps bavarese aveva ragione della difesa della costa Raunza ed occupava l'Ilevenic impossessandosi di quelle nostre batterie di medio calibro. Queste però furono colle di sorpresa a partire dalle 11 quindi il loro limitato intervento prima di tale ora non è da attribuirsi all'irruzione del nemico. È stato discusso quale delle due colonne della 12" divisione abbia preceduto l'altra per stabilire a chi debbasi la responsabilità dello sfondamento sia alle truppe di destra (XXVII corpo d'armata) oppure a quello di sinistra Isonzo (IV corpo d'armata). 11 diario del 51 ° corpo d 'armata bavarese dice che le truppe di sinistra all ' Isonzo alle 11 , IO erano avanti a Kamno e che a quell' ora le truppe di destra erano un po ' indietro rispetto a quelle di sinistra. Sta di fatto che le due colonne poterono avanzare entrambe senza incontrare sensibile resistenza. Questo si spiega per quanto riguarda la destra Isonzo colla mancanza di truppe. Altrettanto non può dirsi della sinistra. Qui la 12" divisione traversa successivamente quattro veli che agiscono indipendentemente uno dall'altro e dei quali nessuno dispone di una riserva mobile per turare una falla. Non è uno scaglionamento di forze di profondità che mira a sottrarsi al bombardamento nemico fatale per truppe ammassate, ma che tende mediante il gioco delle riserve, ad opporsi in forze all'avversario. Riserve a portata non ve ne sono: non è uno sçailionamento ma un frazi ona-

mento in profondità. Anche la brigata Foggia, ultima riserva, viene mandata in trincea, distesa cioè sopra una linea in modo che le truppe non sono più in grado di manovrare, ma sono ridotte a difendersi frontalmente ed a restare inuti li zzate dove il nemico non attacca. Le trnppe ed i comandi in sostanza fanno quello che erano da tempo abituati a fare: difendon o una trincea passivamente: tutte le prescrizioni teoriche impartite si infrangono contro la mancanza d'abitudine dei reparti a manovrare. Non a torto Ludcndorff parlando della preparazione alla battaglia di difesa, dice che gli ordini su lla carta a nulla valgono se non sono entrati nel sangue delle truppe. Contro la nostra 50" divisione in conca Plezzo il nemico si era impadronito delle trincee in fondo valle, cioè di posizioni che prima della battaglia si volevano abbandonare, data la loro debolezza, ma che all'ultimo si erano conser vate per non essere colte in crisi di trasferimento. I..:avversario però era stato arrestato alla stretta di Saga, ma il comandante la divisione, saputo dell'occupazione di Caporelto diede l'ordine di ritirata. La sinistra (Alpenkorps, 300" divisione prussiana, I" austriaca) della 14" armata contro la 19" divi sione era riuscita ad occupare nel pomeriggio l'H evenik, il Bukovca lcza e nella sera lo leza, dopo una resistenza che la relazione del 51 ° corpo d'armata tedesco chiama "straordinariamente ostinata" tanto che "tutta la sera del 24 non risultò ben chiaro se l'altura fosse stata effettivam ente presa dall' Alpenkorps". Le truppe attaccanti della 2" annata austriaca cieli' Isonzo invece, dopo aver avuto qualche successo iniziale contro forze sensibilmen te inferiori del XXV II corpo d 'armata (22 battaglioni e 3 compagnie nostre contro almeno 24 e forse 36 batlaglioni austriaci e 4 compagnie) furon o vivamente ributtate dai nostri contrattacc hi , lasciandoci c irca 650 prigionieri. La relazione austriaca confessa senza sottintesi rinsuccesso. È da notare che qui le truppe nostre, dato il fronte ristretto delle nostre divisioni (3 km circa per divisione) erano comandabili, ciò che non poteva invece avvenire per la 19" e 46" divisione che avevano fronte superiore all a diccina di chilometri.


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l;IMPORTAN7.A DE l.l ?A7.10NF. M II .ITA RF. ITALIANA

CAUSE E CONSEGUENZE DELLO SFONDAMENTO Se si paragona quanto è avvenuto nella giornata del 24 sulla fronte Sleme-Mrzli-lsonzo con quanto è avvenuto ad esempio sulla fronte del XXVII corpo sulla sinistra Isonzo o della 43A divisione (Monte Nero-IV corpo) si vede che le truppe degli stessi corpi d' armata che furono sfondati sulla fronte predetta hanno invece vittoriosamente resistito dove le posizioni erano buone e convenientemente guarnite. Le cause dell' insuccesso in val deJJ' Isonzo (46" divisione) furono dunque: A) {;infelicità delle posizioni in contropendenza le quali non lasciavano a noi della montagna altro che lo svantaggio del lento correre delle riserve mentre il nemico era vicinissimo. R) TI nostro procedime nto tattico che ci ha portati a subire, senza rispondere adeguatamente, il fuoco d'artiglieria nemico ed a li ' impiego delle fanterie in sottili linee successive slegate le une dalle altre. Così in breve poté essere sfondata la linea della brigata Alessandria e presa la groppa del Mrzli: ma il cedimento rapido delle prime linee era avvenuto durante la guerra cento volte: nulla dunque di essenziale, se non che il concetto dell a possibilità di un improvviso crollo di una linea non era compatibile con la nostra mentalità d'allora. Noi avevamo sempre avuto contro linee di difesa formidabili che si esaurivano nello sforzo per occuparle: la stessa istrnzionc sulla guerra di trincea prescriveva in sostanza che, presa una linea, bisoi,rnava sistemarvisi a difesa: inoltre guai se avveniva un inconveniente sulle prime linee; la sorte dei comandanti dipendeva talvolta da insuccessi di poca importanza sulla linea avanzata. Quindi la nostra mentalità era portata a dare una grande importanza alle lince avanzate. Infatti nel settore che consideri amo tutta l'artiglieria sino all 'ultimo pezzo era in posizione da poter concorrere efficacemente a11a difesa della linea avanzata. Sulla fronte della 46A divisione quasi tutte le batterie leggere sono avanti a tale Linea, e così pure parecchie batterie pesanti: la maggior parte delle altre sono addossate alla linea ad oltranza in modo da non poter concorrere alla difesa di quest'ultima. Questo voleva dire che si ammetteva sì di poter perdere la l " linea ma si riteneva di aver tempo di ritirare le artiglierie; parimenti di un centinaio di bombarde grosse e medie neppure una era in posizione per difendere la linea di difesa ad oltranza, una trentina erano in posizione sulla linea avanzata: per le altre 70 erano in corso i lavori di sistemazione e rimasero tutte inutilizzate. Si ritornerà su questo particolare. Invece la prima linea era incapace di resistenza apprezzabile: la seconda era da quattro a sei chilometri dal ca1mone pesante nemico, il che vuol dire che esso non era altro che una seconda trincea di una prima posizione, ed il nemico due ore dopo l'inizio dell'attacco l'aveva già intaccata. Materialmente tutta la nostra difesa ne era compromessa perché non si poteva più contare sull'intervento utile della maggior parte dell'artiglieria e perché dietro quella linea non vi era nulla di organizzato. Stavano arrivando truppe senza materiali, divisioni senza pezzi, grandi unità messe assieme sul posto. Ma maggiore fu il tracollo morale. Queste truppe giungevano i!:,'llare di andare subito al combattimento, ritenevano di essere in terza o quarta linea e si vedevano d' un tratto addosso il nemico. Lo sfondamento rapido oltre che disorganizzarci, oltre ad obbligarci d'1m colpo alla guerra di movimento alla quale non eravamo preparati foce apparire il nemico dotato di qualità superiori. Gli stessi comandi si persero d'animo. Molti anziché rimanere a guidare l'operazione più difficile d'un esercito,


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la ritirata, retrocedettero o per sfuggire alla prigionia o per recarsi a conferire col comando superiore o per preparare resistenze armate. Tutto ciò fece nell'animo del nostro soldato prevalere d'un colpo lutti i sentimenti di stanchezza, di sfiducia che soverchiarono temporaneamente i buoni sentimenti, me ntre la baldanza del successo faceva lacere pel momento le cause di debolezza che colla nostra azione di due anni e m ezzo avevano prodotto nel campo nemico. Lo scardinamento dell'intera fronte e la ritirata in condizioni difficilissime si imponeva. LA SALVEZZA Caporetto fu forse il capolavoro della strategia tedesca: g ua i se avessimo avuto un Renncnkampf od un Samseneff alla testa! Se S.E. Cadorna non avesse subilo fatto ritirare la 3" armata, questa avrebbe dovuto accettare la battaglia a lle spalle al mare, il che in caso di sconfitta significava l 'annicnlamenlo. Hindenburg lo dice esplicitamente, mirava a questo. Ma la chiara visione strategica de l nostro comandante sa lvò l' Ita lia e più dell'Italia cd il colpo da maestro non ebbe il risultato spe rato. J.;Italia rimase in piedi . Ma non solo in Italia c'è chi sa comandare: la massa sa a ncora uhhidirc ! Buona parte della 2" armala perdette ne lla disastrosa ritirata ogni coesione: senza viveri, senza vincoli disciplinari, tutto sarebbe stato permesso. Invece la massa non Bolscevizzò, non umiliò i propri ufficiali; non attese che di essere riordinata per riformare i reggimenti c he difenderanno il Piave e Reims.

GLI AMMAESTRAMENTI Non eravamo, nell'ottobre ' 17, preparati alla grande battaglia di difesa: un sistema razionale di difesa non era da tempo entrato nel sangue nei comandi e non era stato praticato nella istruzione delle truppe. Nel settore considerato questa non aveva fatto altro che servizio di trincea, quindi altro non sapeva fare ed altro non fece. La necessità della stabilità organica dei reparti, dei periodi d' istruzione fu subito compresa dopo Caporetto e non occorse insistervi. Ma due particolarità dolorose saltano a ll 'occhio a chi esamini pm1icolareggiatamente gli avvenimenti del 24 ottobre e dei giorni successivi. Troppi comandanti si ritirarono prima dell e truppe: ciò nei grandi e nei piccoli reparti. Si dovrebbe vietare ad un comandante di separarsi da lla sua truppa: se crede che questa sia g ià fatta prigioniera resti salvo ordine superiore sul posto e sia catturato egli stesso. A prendere ordini, ad o rganizzare resistenze arretrate mandi uffic iali di sua fiducia, ma non manchi mai alle truppe il comandante. Anche se si dovrà cadere prigionieri Io si farà con un' altra di 6>nità di quanto possa avvenire in riparti abbandonali. La resistenza di M. Simeone citata a nostro o nore dal bollettino nem ico dell'8 novembre ne è una prova".

• Dal fatto che le nostre truppe, abbandonate a loro stesse, si arresero senza le nlare quella rcsistcn7.a che avrebbero potuto altrimenti fare, il nemico ne trasse un aumento di haldanza che costituì per lui un accrescimento sensibile di forza morale.


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L'IMPORTANZA DEL L.:A ZIONE MILITARE ITAUANA

Così pure in situazione così disperata artiglierie e carreggi dovrebbero restare sul posto e non dare alla fanteria lo spettacolo demoralizzante della ritirata. I:altro particolare mette in luce una caratteristica alla quale è bene por mente: la 46/\ divisione aveva un intero raggruppamento bombarde co~prendente 11 batteri e di bombarde di grosso e medio libro: ora di queste batterie - più di cento pezzi circa 30 erano in linea subito dietro le trincee avanzate, un'altra settantina di pezzi erano stati verso il 20 ottobre ritirati dalla linea avanzata e mandati verso Libussina coll ' incarico di fare le postazioni dietro la linea Pleka-Selisce, ma in realtà considerandosi a riposo. Certo neppure una delle armi era in postazione! Mentre nei tre giorni disponibili potevano essere tutte sistemate. Oltre che dei 70 pezzi inattivi si trattava di lilla massa di 1500 uomini scelti e validi che non rimase utilizzata, l' equivalente di un reggimento di fanteria. Solo 200 bombardieri furono impiegati a ritirare pezzi pesanti campali. In sostanza mentre tutti si affannavano ad accrescere i nostri mezzi di offosa sul tratto minacciato, i bombardieri s.i ritiravano dalla linea avanzata il che era bene, ma per restare inesplicabilmente inattivi, il comandante del raggruppamento la sera del 21 , quando è già noto l'ordine d'attacco nemico si trasferisce da Selisce a Caporetto. Per la spiegazione di un simile fatto non basta la fiducia generale che si aveva sul tempo che sarebbe stato necessario per sfondare la' prima linea: occorre rifarsi al lo spirito infuso nei bombardieri ali 'atto della loro creazione. Spirito di autonomia, che - specialmente dove non si combatteva di continuo - si era mantenuto. I movimenti dei bombardieri avvenivano molte volte all'infuori dei corpi d' armata. Tale spi1ito particolarista era stato istillato da principio anche ai mitraglieri i quali soltanto gradatamente furono fusi nei reparti di fanteria. Opporsi a questa velleità di dipendenza direttamente dai comandi più elevati, fare entrare tutti in guerra ed in pace nell'orbita disciplinare e tattica dei comandi di divisione e di corpo d' armata significa correggere uno dei nostTi difetti e rinforzare quella disciplina che solo può dare il successo.

lL COLONNELLO


Adriano Alberti giovane allievo dell'Accademia militare di Torino.

Adriano Al berti capo dell'Ufficio Storico.

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Conca di Plezzo.

Val d ' Isonzo fra Caporetto e Tolmino.


La conca di Caporelto.

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La regione di M. Jeza, di Costa Duole, di Zagradan, di Costa Raunza vista dalla piana di Tolmino.


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Caporetto.

Postazione italiana ad ovest di Tolmino sotto il fuoco d 'artiglieria delle truppe austro-tedesche. A destra l' Isonzo.

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Un plotone di caduti italiani in una fossa vicino Cividale.

Regione del Leiscc-Yrh. Colpi in pieno sui reticolati. Sul cocuzzolo quattro croci sulle tombe di militari sconosciuti.


Effetti del tiro sul ridottino del Leiscc-Yrh. Colpi di grosso calibro hanno sconvolto reticolati e trincee.

Tiro sulle di fese basse di Costa Raunza in corrispondenza della strada Yolzana-Caporetto.


Tratto di trincea rovinato dal tiro austro-tedesco. WA¼x,, ·..,(" "'-\¼

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T iri sulla piana di Ciginj.


Un colpo in pieno sulle trincee di Ciginj a nord dell'abitato.

Reticolati a sud-est dell'ab itato di Ciginj.

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Caverna per artiglieria sul fianco meridionale della sella di cappella Slieme, rovinata dal tiro austro-tedesco.

Pezzi dovuti abbandonare dagli italiani sulle posizioni fra ridotto Cukli e Krad-Vrh.


Pezzi di medio calibro fatti saltare dagli artiglieri italiani sulle posizioni del Kovacic.

Truppe in ritirata.

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Truppe in ritirata.

Ritirata di Caporetto. Popolazione civile sfollata.


Ritirata di Caporetto. Yalkovniak. Ponte di Madrisio 2 1-28 ottobre 1917.

Ponti sopra il Tagliamento vicino Codroipo. Sulla riva materiali lasciati indietro dagli italiani.

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Prigionieri italiani vengono portati indietro attraverso le proprie posizioni il primo giorno dell'attacco (24 ottobre 1917) presso Tolmino.

Tra il Piave e il Brenta. Prigionieri italiani sulla strada per il punto di raccolta. A sinistra una colonna austriaca. I rami sopra la strada servono da sicurezza contro l'osservazione terrestre.


Postazione d 'artiglieria da montagna, costruita dagli italiani sul passo di Cividale, eatrurata durante l'offensiva tedesco-austriaca sull 'Isonzo.

Prigionieri italiani portano i loro compagni feriti all'ospedale davanti Tolmino.



l'IM,~Rllftll ~ur11mnf MlllllR( IIIUAH LE CAUSE MILITARI DI CAPORETTO

ROMA 0

STA,IllMrNTO POLIGRAFICO PER L AMMINISTRAZI0NE DELLA CU!lt!U

1923



PREFAZIONE

Chi segue nelle pubblicazioni straniere quanto di noi si dice a proposito di Caporetto deve sentirsi acceso da patriottico sdegno. La Rcvuc miJitaire generale pubblica nel numero di giugno 1922 la traduzione della relazione austriaca su quegli avvenimenti, della quale basterà citare le parole che vi premette la rivista francese: «on comprend l 'orguei/ du commende ment austro-hongrois à décrire /es operations d 'octohre 1917 en ltalie». La raccolta dello Schwarte intitolata La Grande guerra, dfffusa in tutto il mondo, ricopre uno dei nostri comandanti d 'Armata delle ingiurie più atroci, sogwunge ndo che egli fuggì dal campo di battaglia e, tanto per non lasciarlo solo, parla po i della «frettolosa partenza di C'adorna da Udine». Per il Krauss i nostri sono «cattivi soldati». Ora, s e 11011 vi si pone riparo, la storia preçsn tulle le nazioni del mondo sarà costruita su siffatti elementi, e pe r questo io considero dove roso risrahilire i fatti nella loro integrità, seguendo il principio che «fu verità fo11/e mie est le m eilleur moyen de convaincre». Sarebbe assurdo p retendr.rc che non vi siano stati errori o matl<'hevolezze da parte nostra; chi non ne ha commesso in guerra, a cominciare dal nostro avversario che non solo ha errato, ma si è ostinato nell 'errore capitale di svalutare il nostro esercito, ciò che lo portò al/ 'inimediabi/e sconfitta del Piave ed alla disfatta definitiva di Vittorio Veneto ? Ma Caporetto fu la conseguenza di errori collettivi, non vi.furono colpe: tutti hanno fatto quanto potevano e sapevano per prevenire prima e p er opporsi poi al disastro. In questa ricerca del ve ro non posso dire di essere spassionato. Dal Comandante supremo che ammiro, alfante ignoto che adoro, tutto ciò che è italiano mi appassiona e di tutti s ento il dovere di mettere in luce le op ere a pro ' della patria. Ma questa passione patriottica m 'impone però il dovere di dire tutta la verità. Del resto questa è molto meno penosa a dirsi ed a leggersi di quanto si supponga. Così hanno giudicato tutti coloro coi quali ho avuto occasione di discutere questo lavoro, ed una personalità, che ha com battuto in guerra come fan te e che può essere giudice in lavori storici, ha avuto la bontà di scrivermi: «ho infondo all'anima la sua bella, obiettiva relazione di Caporello».



PREMESSA

1. -

Il ritiro della Russia.

Col settembre 1917 incomincia una nuova fase della lotta. La Russia ha cessato di fare la guerra: mancherà quindi da quell'epoca all' Italia la potente e preziosa collaborazione di quell'alleata. Questo avvenimento, che ha avuto una grave ripercussione sul nostro fronte, deve essere equamente apprezzato. Non si parli di tradimento della Russia; essa ha dato tutto ciò che poteva, ma, giunta all'estremo limite delle proprie forze, gli elementi sovversivi hanno potuto prendere il sopravvento ed il grande impero è caduto nello sfacelo bolscevico. Come nel 1871 in Parigi dopo qualche mese di guerra sfortunata si ebbe la Comune, così in Russia dopo tre anni di lotta tenace e di disastri scoppiò il comunismo. Non può stupire che la resistenza russa sia stata minore di quella delle potenze occidentali, perché le condizioni nelle quali si svolgeva la lotta al fronte russo non consentivano che la durata della guerra fosse lunga come sugli altri fronti. La guerra in Russia si è svolta con una penuria di mezzi materiali e morali, che l'hanno resa difficile come non si è altrove verificato. Facciamo il primo posto alle condizioni morali: la massa del soldato russo, una volta partita dal proprio villaggio, distante parecchie giornate dalla ferrovia, era abbandonata a sé, senza il conforto delle continue e rapide notizie della famiglia, con scarse speranze di rivederla. Si pensi cosa sarebbe stato degli eserciti del fronte occidentale - nessuno escluso - se fosse mancato il rapido servizio postale e se non fossero intervenute, rimedio sovrano al prolungarsi della guerra, le frequenti «permissions de détente!» (1). Cose analoghe si potrebbero dire dal lato materiale: basti accennare alla deficienza di armi. Fu grande accortezza degli Imperi centrali quella di operare nel 1915-16 offensivamente verso quel fronte, sul quale gli avversari per combattere dovevano spendere una somma di energie infinitamente superiore alla loro. Si pensi al colpo di cannone o di fucile sbarcato a Vladivostock o ad Arkangelsk e sparato sul fronte rumeno! L'esercito dello Czar ha sopportato le più grandi pri-

(I) N on si faccia l'obbiezione della lotta combattuta in Oriente; anzitutto anche nei Ha lcani i servizi postali, le licenze, ccc., erano meglio organizzate che in Russia. Inoltre le truppe inglesi, le australiane, i neri al servizio ddla Francia erano di massima volontari e non si può pretendere che la massa dei soldati abbia l'animo del volontario di guerra. Inoltre l' inglese è abituato ad allontanarsi da casa. Ma soprattutto è noto che la guerra in Oriente finì per cadere ìn una stasi, che rappresentava un «imboscamento relativo>); quindi il soldato trovava nella minore attività bellica un compenso al disagio della lontananza dalla patria. La durata delle licenze in Francia era di 7 od anche di 9 giorni ~ viaggio escluso ogni quattro mesi. Anche in Austria vi era molta larghe:Gz.t in quanto a licenze; venivano dati 14 giorni di licenza, oltre il viaggio, ogni sei mesi per la truppa al rrontc; ma il periodo di servizio poteva essere ridotto anche a soli 4 mesi per gli ufficiali; per la truppa la durata poteva essere in casi speciali portata da 14 b'Ìomi a 4 settimane di permesso ogni 6 mesi. Per gli uomini di truppa nelle retrovie le licenze, anziché ogni sei, erano date ogni nove mesi.


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t:IMPORTANZA DEL L'AZI ONE MILl'IA RE ITJ\LIJ\NJ\

vazioni, ed è stato vinto perché, in paragone all'avversario, era senz'armi. Sia a noi italiani di conforto il pensiero che colla sanguinosa nostra offensiva dell 'estate 1917 abbiamo fatto sino all'ultimo, tutto quanto stava in noi per venire in aiuto ali 'alleata soccombente. Per ritornare ai fatti, nell'estate 191 7, la Francia ritenne di dover aspettare: «J'attends Ics Américains et Ics tanks, repétait obstinément le général Pétain aux impaticnts qui le prcssaienl de s'engager à fond» (1). E su tale decisione ne li 'interesse della Francia non vi è nulla da dire, ma essa portava di necessaria conseguenza il sacrificio della Russia, che non era in grado di reggere più a lungo ai colpi degli austro-tedeschi.

2.

~

Accresciuta importanza del fronte in seguito al crollo russo.

Col ritiro della Russia dalla lotta le potenze centrali poterono trarre da quel fronte quasi tutte le forze valide e portarle contro i nemici d'occidente. Così la Germania concentrò al fronte franco-britannico un'altra quarantina di divisioni, raggiungendo, da 150 circa, la cifra di 195 (2). L'aumento ddlc for.,:c austriache sul fronte italia no fu, in proporzione, alquanto superiore. Dalle 38 divisioni dell 'estate 19 17 si passò a 53 divisioni, comprese sette tedesche, nell' autunno di quell'anno e nel 1918 si sorpassarono le 60 divisioni tutte austriache. È b ene ricordare che le divisioni austro-ungariche, di massima su 12 battaglioni più un battaglione d 'assalto, erano più forti delle tedesche su 9 battaglioni ; inoltre il battaglione austriaco aveva un cITcllivo sensibilmente superiore al germanico ed al nostro (3 ). Ora, si ricordi che la misura della potenza di un esercito nella lotta mondiale era data essenzialmente dalle forze nemiche che esso vincolava al proprio fronte (4). Ne consegue che l'importanza della nostra azione militare, a partire dall'autunno 191 7, venne assai accresciuta, perché l'esercito italiano vincolò di fronte a sé tutta quella parte dell 'esercito a ustriaco, che si era resa libera sul fronte russo. In sostanza è da Caporetto che la funzione dell'esercito italiano ingigantisce e quali che siano stati gli eventi alla nostra fronte non importa, dal momento che l ' Italia è riuscila ad adempiere a questo compito grandioso: di neutraliz-

( I) PAINLEVf:: La vérité sur /'ojjènsive du I 6 avril I I) 17 nella Riv ista «La Renaissance», settembre 1919 pag. 95. Il Painlevé ern nel 19 17 ministro della guerra. (2) MANGIN: Commentjìnit la guerre. l'aris-l'lon, cinquième édition, pag. 166. 11 Mangin aggiunge però: «Ludendorlf ne disposail pas des réserves nécessaires à leur entreticn. Sa politiquc des etfoctifs avait été bcaucoup trop tardive et nous le verrons, au cours de celte année, obligé de supprimer 22 divisions pendant la bataille, landis que les autres, reduites fante de rcneforts à dcs cffcctifs tonte à tait insulfisants, laisseront le front s'effondre». Gli austriaci invece nel 191 8 non dovettero sciogliere nessuna gnmde unil.ì. (3) li battaglione mrntriaco aveva quattro compagnie fucilieri, mentre l' italiano ne coniava solo tre. (4) Vedi ITA 1.ir:1Js; /,'azione militare italiana nella guerra mondiale dal 1915 al 1917. Esame critico di 1,riudizi stranieri, ultimo capitolo: «La valutazione vera dell'eserc ito italiano}>.


PREMESSA

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zare pressoché l'intero esercito austro-ungarico, di un impero cioè di 58 milioni di abitanti. Amore di brevità spingerebbe quindi a non dire altro, ma poiché gli avvenimenti dell'autunno 1917 non mi sembra siano stati posti nella loro vera luce, è bene esporre obiettivamente in quali condizioni avvenne la nostra momentanea sconfitta salvo ad esaminare in successivi lavori in qual modo abbiamo da soli saputo cambiare il corso degli eventi e produrre il crollo definitivo della secolare avversana.

3.

~

Carattere del presente studio.

li primo effetto della caduta del colosso moscovita fu l'offensiva col concorso tedesco contro l'Italia, la quale, in un primo tempo, servì all' Intesa da parafulmine al considerevole aumento della potenza nemica. {;offensiva austro-tedesca in Italia ebbe effetti così inattesi che non si spiegano, o meglio si spiegano inesattamente, ove non si conoscano le circostanze in cui essa si svolse. Da un tale esame l' Italia non ha c he da guadagnare. Anzitutto in sé e pe r sé è sempre utile, sia per le nazioni sia per gli individui che desiderino di migl iorare, l 'applicazione massima del detto socratico «Conosci te stesso»; ma anche di fronte al mondo l'Italia ha da guadagnare dalla luce piena sui suoi avvenimenti di guerra. Essa ha combattuto onestamente, facendo sempre il massimo sforzo consentito dai suoi mezzi, dando agli alleati concorso pieno e incondizionato e, se circostanze sfavorevoli portarono momentaneamente ad un grande rovescio, è bene che esse siano conosciute per poter essere apprezzate. Perché la ricerca delle condizioni in cui noi abbiamo combattuto nell'ottobre 1917 sia proficua, occorre astrarre dalle responsabilità individuali. Queste vi saranno state senza dubbio, ma la relazione della Commissione d'inchiesta dimostra che tutti i principali attori che stavano nel drammatico avvenimento tutti, senza eccezione, fecero quanto in loro, ciascuno a seconda della propria mentalità, per prevenire prima e per opporsi poi al disastro. D ' altra parte, la ricerca delle responsabilità serve solo in quanto può segnalare un errore da non ripetersi. Dire ad esempio che la colpa del dilagare del disfattismo o della asserita deficiente preparazione militare prebellica fosse del Governo, non equivale forse ad affermare che tali circostanze erano il frutto de lle condizioni in cui si trovava allora il paese, dal m omento che questo si governava, in pace ed in guerra, non a beneplacito di un ministro, ma a seconda del la volontà della propria «maggioranza militante?». Solo in due circostanze l 'individuo può avere un'importanza decisiva sug li avvenimenti: quando si tratti di uomini grandi oppure di personalità le quali dispongano di un potere effettivamente assoluto. Agli uomini grandi si deve il patrimonio intellettuale dell'umanità; le verità, che essi vanno scoprendo segnano la via al cammino delle masse sulla strada della civiltà: essi si possono paragonare a scopritori di miniere d'oro, le quali vengono poi messe in valore dal lavoro delle maestranze operaie. {;influenza di un uomo eccezionale sul destino


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!?IMPORTANZA DELL;AZIONE MILITARE ITALIANA

dei popoli può essere immensa, ma non si può certo pretendere dagli uomini di governo che essi scoprano un nuovo verbo e diventino trascinatori di masse come Cristo e Maometto. Grande può essere il peso di un individuo, il quale disponga di un potere assoluto, come avviene essenzialmente nel campo militare, dove la volontà di un condottiero può avere effetti rilevanti per l' andamento di una guerra. Alla fine di questo studio ne daremo un esempio convincente. Molti e tra questi il Comad (1) negano tale influenza del condottiero militare sulle masse. L'antico nostTo avversario arriva a gettare un dubbio perfino sulla personalità di Napoleone; questi avrebbe vinto da principio, perché era alla testa di masse infiammate dallo spirito espansivo suscitato dalla rivoluzione francese; fu vinto quando i popoli oppressi si rivoltarono opponendo a loro volta eserciti di masse, mentre nel sentimento popolare francese era subentrata la stanchezza «e tuttavia l'alta intellettualità di Napoleone era uguale a Mosca come a .Tena ed invano nel 1814 e nel 1815 il suo genio tentò di strappare la vittoria». Questo quadro non sembra esatto. Il grande condottiero senza una grande forza non rappresenta nulla, potrà diventare al più un pregiato scrittore di cose militari: d ' accordo dunque, cbe è il potere clastico del vapore che trascina i convogli, ma Stephcnson non conta per nulla. Chi saprebbe sparare le artiglierie senza esplosivo? Ma forse che tutta l'essenza del tiro d'artiglieria sta nella materia potente, ma bruta, destinata a lanciare la palla, e non occorre, invece, l'organizzatore, che, stabilisca i modelli più opportuni del pezzo, delle cariche, del proiettile, nonché la mente direttiva che decida come e dove convenga sparare? Indubbiamente Napoleone, senza gli eserciti che le nazioni latine gli hanno fornito, non avrebbe potuto fare la guerra, ma sin dove erano giunti g li eserciti francesi prima di Bonaparte? Cosa fecero senza di lui? Certo anche il grande corso fu vinto; vincitore strepitoso quando le potenze si presentavano una per una, l'Austria nel 1796, nel 1800 e nel 1805 (Ulma), la Russia nel 1805 (Austerlitz) e nel 1807, la Prussia nel 1806, egli cominciò a trovarsi in difficoltà quando agli avversari isolati cominciò ad unirsi un nemico permanente, il popolo spagnolo, che vincolò a sé parte delle forze napoleoniche. Di qui il suo contrastato successo nella campagna del 1809. La disfatta incomincia nel 1812; ma è lecito il dubbio che il Napoleone di Mosca fosse ancora il Napoleon e di Austcrlitz. Colla campagna del 181 2 egli ha assunto un compito superiore ai mezzi dei quali disponeva, la guerra cioè in un paese sterminato ed ostile, con una linea d ' operazione lunga e mal sicura. l fatti dicono che Napoleone non aveva valutato esattamente le difficoltà dell' impresa. li suo impero era sua creazione; senza di lui non sarebbe sorto. Non abbiamo Cesare, che conquista la direzione di un potere già esistente: di rronte al vincitore della Gallia sta Roma in tutta la sua grandezza, cd il dittatore romano ci si presenta coi caratteri dell'equilibrio, le sue imprese riescono tutte. Non va nel deserto come Alessandro, non si ingolfa nella steppa come N apoleone. Ma Alessandro e Napoleone erano gli artefici principali della propria potenza; prima di loro vi era ben poca cosa. Di qui la predisposizione a supervalutare la propria

(1) Fcldmarschall volume I 0 , pag. 9.

CONRAD :

Aus meiner Dienstzeit {1916-18}, edizione Rikola, Vienna, 1921 ,


PREMESSA

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personalità. Come tattica, Borodin potrà valere un'altra battaglia; come strategia, la campagna di Russia è basata su di una valutazione non obbiettiva. Nel 1813, 1814 e 1815 gli avversari si presentano a Napoleone riuniti e non uno alla volta, come era avvenuto sin allora, e Napoleone cade. Cade, ma il suo genio si fa ancora sentire; quante sconfitte dovettero subire gli alleati, prima di ridurlo all' impotenza colle loro masse! Se dunque esiste la forza delle masse, non bisogna svalutare l'importanza del condottiero. Anche nel campo della guerra l'importanza dei grandi, che vedono la verità, e che sanno discernere il modo di vincere è immensa, ma certo neppure essi sono infallibili od onnipotenti. La massima, ricordata dal Conrad, che non i singoli uomini determinano le loro epoche, ma l' epoca crea i propri uomini, è in linea generale applicabile anche agli eserciti; ma senza rimpicciolire la parte importante delle grandi personalità (1 ). In un esercito dove si lavori seriamente, dove molti si applichino ai gravi problemi della guerra è più facile che si rivelino generali abili anziché in un altro nel quale pochi ufficiali si dedichino a quegli studi, che devono essere la base per la condotta delle operazioni militari; ma anche questa verità intuitiva basata sul computo più elementare delle probabilità, ammette però le sue eccezioni: prova ne sia il poderoso esercito tedesco, condo tto alla Marna da un comando che non comandava. Anche nel campo politico sensibili effetti possono ottenersi da governanti dotati di potere assoluto o quasi, per quanto in questo caso essi debbano far conto con l' acquiescenza delle popolazioni. Un esempio è la decisione di Bismarck di spingere la preparazione militare della Prussia oltre i limiti non consentiti dalla volontà del Parlamento. Ma dove esiste il parlamentarismo, che in pratica si è rivelato nei giorni nostri fonte di minori mali che non i governi quasi personali di Germania ed' Austria, i ministri possono attuare quelle sole misure che sono ammesse dal Parlamento e tollerate da quella parte della nazione che si interessa della cosa pubblica. Ne consegue che il Comando supremo dell'esercito potrà rivendicare la responsabilità esclusiva, o quasi degli atti compiuti come organo di comando militare assoluto, ma che per tutto il resto è l' intera Nazione che deve serenamente assumersi il merito od iI dcmcri lo derivanti dagli avvenimenti dell'ottobre 191 7. Serenamente, perché se la Nazione ha errato, errore non vi fu certo negli intendimenti , i quali erano di assoluta lealtà per la causa comune, e serenamente, perché la Nazione deve volere non le querimonie, ma i rimedi. Se de ficienze vi furono in una parte qualsiasi dell' organismo militare, in alto od in basso, non gli si dia la croce addosso, ma si cerchi invece di organizzarlo meglio.

(I) Il Conrad stesso viene del resto nella sua stessa opera ad ammettere il valore degli uomini : parlando del! ' Arciduca Ferdinando, dice che «egli nella tragedia di casa Asburgo, era senza duhhio una delle più importanti cd interessanti personalità e con lui scomparve un principe, che nei limiti del possibile avrebbe potuto rigenerare il vecchio Impero, ponendolo su ha.~i vita li. Ma appunto per questo cadde vittima dell ' a.~sassinio dei congiurati». (CoNRAD, pag. 36). O rn. se l' Arciduca Ferdinando aveva questa possibilità di influire sui tempi, anche altri possono esercitare tale azione, e non tutte le personalità sono a.~sassinate.


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L'IMPOKIANZJ\ DELI.;i\ZIONE MII.TTARF. ITALIANA

Fino a quando le nazioni non abbiano rinunciato non solo a nuove supremazie, ma anche ai vantaggi che ad esse derivano dalle supremazie acquistate in passalo colla forza, non potrà dirsi cessata la possibilità di conflitti e, dovendo quindi tenere un esercito, è interesse di tutti gli italiani che esso sia ottimo. 4.

~

Lati militari del rovescio di Caporetto.

La rolla di Caporetto venne paragonata per grandiosi là alla battaglia di Gaugamcla: e si è anche detto che si è trattato di sciopero militare. Circa il richiamo alla storia antica è bene mettere in chiaro la differenza tra i due avvenimenti. Gaugamcla era la conseguenza logica e prevista degli avvenimenti precedenti: le orde dei Persiani erano sempre state battute da piccoli eserciti di Greci; conseguenza logica di ciò, sia la sconfitta sia il dissolvimento dell'esercito. Non era questo tenuto insieme altro che dal timore che i Satrapi avevano della potenza del loro Re: distrutta tale credenza, nessuno più si opporrà ad Alessandro, ma si troverà, anzi, un Bcsso che ucciderà Dario. Per questo Alessandro a Parmenione, che gli consigliava di attaccare di notte lo sterminato esercito nemico rispose rifiutando «Non rubo la vittoria». li conquistatore non voleva lasciare che Dario avesse la possibilità di alTcrmare che era stato vinto, ma che il nemico non aveva osato attaccarlo di pieno giorno; il re Macedone voleva dimostrare luminosamente la propria superiorità, certo così di ottenere una vittoria definitiva «che lo avrebbe liberato dall'andare qua e là vagabondo e dall ' inscguire Dario per un vasto desolato paese, dove seansavasi dal venire alle mani» ( 1). Risultato dunque Gaugamela di due secoli di storia, previsto da Alessandro con assoluta certezza. I precedenti di Caporetto non sono né Granico né Isso: sono la conquista degli aspri contrafforti delle Giudicarie, la difesa degli Zugna e del Pasubio, le epiche lotte del Novegno e del Ccngio, i sanguinosi combattimenti del Cadore, le ardite conquiste delle impervie cime della Carnia e del Monte Nero, le grandi battaglie, alle quali sono legati i nomi di Plava, della Bainsizza, del Vodice, di Monte Santo, del Sabotino, di Gorizia, del Carso! Con due anni e mezzo di sforzo sanguinoso, nel più difficile dei teatri di guerra, noi avevamo ridotto all'estremo l'avversario che, temendo lo sfacelo, dovette ricorrere ali 'aiuto tedesco. Risultato dunque anormale Caporetto, in confronto degli avvenimenti passati. Né la spiegazione di tale anomalia può essere trovala nell'ipotesi di «sciopero militare». Da un momento all'altro i soldati della Bainsizza non si sarebbero più battuti, e questo senza che vi fosse stato complotto, perché né prima né dopo se n'è trovata traccia alcuna: quest'esercito, del quale si è sempre detto cd a ragione «Tale la truppa quali gli ufficiali» ad un tratto, senz a che gli ufficiali ne avessero preventivo sentore, se ne sarebbe andato.

(I) PLUTARCO: Vita di Alessandro.


PREMESSA

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Per l 'onor nostro, di tale ipotetica macchia siamo perfettamente mondi. Caporetto non fu uno sciopero militare, ma una sconfitta militare dovuta alle condizioni ed alla mentalità, colla quale l'esercito nostro impegnò la battaglia. Tanto il nostro esercito quanto l'austriaco erano, nell'autunno del 1917, stanchi e conseguentemente depressi: non occorre ripetere le cause morali, che influivano sfavorevolmente sull'anima del nostro combattente, ma in pari tempo non bisogna dimenticare che cause consimili agivano nel campo avverso, dove, di fronte ad un nostro successivo attacco, si temeva lo sfacelo. Ma l'anima umana è complessa; accanto alla stanchezza per il prolungarsi della guerra esistono sempre, nelle masse s'intende, i sentimenti opposti: l'amore di patria, il compiacimento della propria superiorità, del proprio coraggio, la soddisfazione di partecipare ad avvenimenti gloriosi, l'orgoglio di poter dire «d'esserci stati». Ora, su queste due anime che si trovavano in condizioni non troppo dissimili, agi potentemente il risultato della sconfitta militare nostra del 24 ottobre: depresse l'anima degli italiani, mettendo in evidenza tutti i gem1i di demoralizzazione ed esaltò nell'avversario lo spirito militare, il qua le ebbe il sopravvento sulle debolezze, frutto della nostra azione sul nem ico. Queste, celate pel momento, si riveleranno di nuovo più lardi , al ravvivarsi della nostra resistenza, non appena l 'cvidcnz::i del danno per la Patria farà ri sorgere in noi i sentimenti buoni, che avevano già costituito la spinta alla nostra ostinata e difficile azione offensiva precedente. Grande ilnportan7,a ha dunque per giudicare dell ' insiemc degli avvenimenti, il conoscere in quali condizioni si sia svolta la lotta del 24 ottobre.

5.

~

Le cause presumibili della rotta.

Come in quasi tutti i grandi disastri militari, il fattore primo e decisivo del1' insuccesso fu la sorpresa. La possibilità di una offensiva nemica nelle direzioni nelle quali si è verificata, che cioè dalla testa di ponte di Tolmino tendesse alla testata delle valli dell'Iudrio per scardinare la fronte Giulia cd a risalire l' Isonzo per tagliare alla base la nostra testa di ponte del Monte Nero, era stata indicata, in via precauzionale, dal comando d'annata il 30 settembre (1): inoltre negli ultimi giorni si venne

(I)

COMANDO DELLA 2" ARMATA. 30 settembre 19 17.

N. 5503 di Prot. Op. (Riservatissimo personale). OGGETTO: Misure precauz ionali.

A I Cnma11do del I V e XXVII Corpo d'Armata;

e per conoscenza: Al Cnma11do d'Artiglieria della 2" Armata.

Da informazioni di prigionieri e da vari indizi si andrebbe delineando la possibiliti, di una ot~ tensiva atL~triaca partente dalla lesta di Ponte di Tolmino, offensiva che potrebbe tendere ad impadronirsi della testata di Val Judrio od a risalire l'Isonzo.


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L'JMPORJANZA DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

a conoscenza di un ordine d'operazione nemico relativo all'attacco. Tuttavia l'esercito italiano dopo quest'ultimo avviso, non fece in tempo a portare nella direzione minacciata forze organizzate in grado di agire e rimase inoltre, come vedremo, materialmente e moralmente sorpreso dalla rapida conquista delle prime lince falla dall'avversario, fatto che invece, per chi abbia conoscenza di quelle difese, non doveva aver nulla di eccezionale. Si cercherà quindi di esporre: 1° la condizione delle prime linee nel tratto, dove avvenne lo sfondamento principale; 2° le condizioni materiali, in cui venne a trovarsi la difesa per effetto dello sfondamento delle prime linee; 3° gli effetti morali dello sfondamento stesso.

Non è il caso per ora, di appoitare aumento di fof7.a all'attuale schieramento difensivo di quella zona. Tuttavia per misura prudenziale, il Comando del IV Corpo disponga perché il 2° reggimento bersaglieri assuma una dislocazione più ravvicinala alla lesta di ponte di Tolmino. I Comandi cui è diretta la presente vorranno inoltre far eseguire dagli Ufficiali dei reparti dipendenti ricognizioni sulle linee arrelrale dei settori dipendenti. li Tenente Generale Comandante la 2• Armata CAPEl.1.0.


PARTE PRIMA LE POSIZIONI

1. -

Contrasto tra i successi ottenuti il 24 ottobre sulla Bainsizza e la disfatta a nord di Tolmino.

r;attacco austro-tedesco fu effettuato dalla 14a armata (7 divisioni germaniche e 6 austriache) di fronte ed a nord di Tolmino e dalle divisioni di destra della 2" armata dell 'Isonzo contro il margine settentrionale dell'altipiano di Bainsizza fino a Kal (km 10 circa a sud-est di Tolmino). r;attacco era rivolto contro il nostro IV corpo d'armata (3 divisioni) ed il XXVII (4 divisioni). Al IV corpo d'armata era stata assegnata e stava raccogliendosi una quarta divisione, la 34• (senza artiglierie). Altre forze, com e si vedrà, si andavano riunendo dietro il IV corpo d'armata od erano inviate in rinforzo ad esso. Il XXVII corpo d'armata aveva tre smil ze divisioni sulla sinistra Isonzo (22 battag lioni dei quali 4 in riserva di corpo d 'armata), a difesa del margine settentrionale dell' altipiano della Bainsizza. In totale cioè, riserve comprese, meno di 9 mil a fucili per otto chilometri di fronte. Tali forze, costituendo il fianco di quella nostra occupazione oltre il fiume, erano in posizione tale che un insuccesso poteva rendere pericolosa. In questo settore, invece, le nostre truppe, quantunque fatte segno, come tutte le altre più a nord sino al Rombon, ad un violentissimo tiro di distruzione, tennero bravamente testa all'avversario. «Presso la 2• armata dell'Isonzo - appena a sud del fiume - i vantaggi raggiunti nel corso della gi ornata dovettero essere nuovamente abbandonati, in seguito a violento contrattacco del nemico». Così descrive quell'azione la Relazione ufficiale austriaca (1). In questi contrattacchi i nostri fecero circa 650 prigionieri. Secondo una conferenza tenuta nel 1918 dal capitano austriaco Scbneider al «Corso d ' informazioni per la condotta del combattimento» compilata su documenti ufficiali, l'ala destra della 2• armata, da lui chiamata, «ala d'attacco della 2• armata» era costituita, dal g ruppo del F. M. Kosak (divisioni 6<r e 3Y) ciascuna di dodici battaglioni ed inoltre sembra che dietro questa fronte vi fosse anche la 5r divisione, pure di dodici battaglioni. A queste forze erano contrapposti 22 battaglioni italiani e, tenuto conto che il nostro battaglione era di tre compah'llic fucilieri anziché di quattro come l'austriaco, non si va lontani dal vero ritenendo che le forze dell'attaccante in fucili fossero in questo settore circa doppie di quelle della difesa, senza tener conto delle deficienze sensibili che vi erano allora nei nostri effettivi. Anche nel caso in cui la 57" divisione non avesse preso parte all 'attacco, ri-

(I) K. 11. K Amree ober lwmmando, Die 12, Isonzo Sch/acht, Die offemive gegen Jtalien. (Pubblicazione del Comando supremo austriaco), pag. 11 .


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!?IMPORTANZA f)F.T.l :AZIONF. M ILITARE ITALIANA

marrebbero sempre i 24 battaglioni austriaci, pari a 96 compagnie, di fronte alle 66 compagnie dei battaglioni italiani, cioè la proporzione della fanteria sarebbe sempre stata all'incirca di 3 (austriaci) a 2 (italiani). Talché in ogni caso l 'opinione emessa dagli austriaci che in quel settore gli Italiani avessero raccolto grosse masse di fanteria, per effettuare la 12a offensiva sull'Isonzo, non corrisponde alla realtà: e le imponenti riserve, che il maggiore Iliibncr (1) ritiene fossero ammassate all'ala sinistra del nostro schieramento sulla Bainsizza, non sono mai esistite. La sconfitta del gruppo Kosak, non ru, come pretenderebbe I 'Hiibner, la causa della vittoria austriaca; fu una sconfitta pura e semplice di fronte a forze inferiori e, non avendo vincolato davanti a sé nessuna riserva, non ebbe alcun effetto favorevole sul!' olTcnsiva a ustro-tedesca. Tanto l'Hiibner quanto lo Schneider confessano la sconfitta, pur cercando di velarla. Narra lo Schneider: «Insieme alla 14a armata, l'ala di attacco della 2a armata, gruppo del F M. Kosak, aveva iniziato l ' offensiva. Il primo attacco della 60• divisione conquistò terreno, tuttavia il grosso delle forze non poté rompere la linea nemica tra Hoje e Mesnjak. A sud di essa la 35a divisione avanzò e irruppe nella prima posizione nemica, ma forti contrattacchi, condotti con grande ostinazione, costrinsero a ritirarne l'ala destra. Anche gli altri reparti della 3Y divisione furono esposti a forti attacchi, cosicché la sera si era, in generale, ristabilita la s ituazione iniziale. A sud della 36", la 24" divisione aveva guadagnato alquanto terreno». Conquistare e guadagnare terre no, di solito, sono, come è noto, eufemismi, per dire che gli aLL',triaci si limitarono ad avvicinarsi alle nostre posizioni, sen7.a riuscire ad occupare neppure la prima linea di trincee. Il comandante della divisione di destra del XXVII rnrpo ù'am1ata (la 34" sulla sinistra Isonzo) notifica il g io rno 24, alle ore 11, 17, ai comandi delle divisioni laterali (223, 65 3 e 493 ) : «l comandanti di sottosettore sono passati al contrattacco ed hanno ricuperato le posizioni. Affiuiscono prigionieri. Morale truppa elevatissimo. I comandanti sono pieni di fiducia ... » Fiorone. Tale il contegno delle nostre truppe, che strategicamente si trovavano nelle condizioni più critiche; e queste eran truppe dello stesso corpo d'am1ata, che aveva la 19a divisione sulla destra Isonzo e di quell'armata medesima alla quale apparteneva il IV corpo d'armata. Quale la ragione del diverso risultato ottenuto dalle truppe più a nord, nella giornata del 24?

2. -

Il tratto sfondato.

Poiché, in sostanza, le truppe a sud di Ronzina sulla sinistra Isonzo abbiano ottenuto un risultato ben diverso da quello delle unità dislocate a nord, vi dev'essere qualche motivo, che val la pena di mettere in chiaro.

giore

(l ) La 12• battaglia dell'Jso11zo e la guerra s u/l'J.çn11zo, del maggiore addetto allo stato mag(Karl Ilarbauer, Vienna 1918).

AI.ESS/\N DRO H iiBNER


LE POSIZIONI

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Dalla carta annessa alla relazione austriaca risulta: sulle alture fronteggianti la testa di ponte di Tolmino, sulla destra Isonzo, l 'avversario penetrò nelle nostre posizioni per circa km 4 in linea d'aria, risultato importante, ma non straordinario; tanto più che in questo settore nessuna rotabile saliva dal fondo della valle a congiungersi con quelle, che sul versante occidentale del Kolovrat scendevano verso Cividale; quindi il nemico non avrebbe potuto far avanzare che le sole salmerie, ciò che non basta attualmente per il movimento di una grande massa. Per chi desideri farsi un'idea delle difficoltà in cui si trovavano gli austro-tedeschi per l'avanzata nel settore di Tohnino, si riporta il seguente brano della pubblicazione: S CHUMAN: «Attraverso l'Italia superiore come artigliere. Vicende di guerra dell'offensiva di autunno contro l'Italia» (I). Lo Schuman descrive l'avanzata, dopo lo sfondamento, per via ordinaria delle colonne carreggio (colle quali egli era rimasto) verso Tolmino e Caporetto. «Solo a malincuore lasciammo in ottobre il nostro gradito soggiorno, ma lo sfondamento era riuscito ed allora dovemmo anche noi seguire le nostre batterie. Noi arrivammo alla rotabile, ove si effettuava l'incolonnamento e cominciò un vero periodo di sofferenze. Una colonna dietro l' altra. Tutte sul lato sinistro della strada dovendo la destra rimanere libera per i carreggi che ritornavano: quindi non era lecito sorpassarsi. Noi eravamo incuneati in una colonna lunga 42 c hilometri ; per compiere 22 chilometri abbiamo viaggiato 9 giorni e 9 notli, sotto un diluvio, ora venti metri avanti, poi quattro ore formi; altri cento metri di cammino ed un arresto di dodici ore; dicci metri di nuovo ed una fom,ata di 24 ore; cosi si procedeva di g iorno e di notte, senza rancio caldo, fradici, stanchi morti». All'estremità settentrionale del settore le forze austriache furono arrestate alla stretta di Saga: la loro avanzata in fondo valle Isonzo fu di circa 6 chilometri. Qui l 'attacco era dato, contro la nostra 50" divisione, da due divisioni austroungariche. Sul fronte della 43a divisione, che difendeva la regione Vrsic-Montc Nero, la 5S3 divisione nemica non poté ottenere vantaggi apprezzabili fino a quando la nostra divisione si ritirò per effetto di quanto era avvenuto sulla sua destra. Nel settore Slemc-Mrzli-fondo valle Isonzo (sponda destra e sinistra) le nostre linee furono profondamente sfondate e l 'avversario penetrò in esse per 18 chilometri in linea d'aria. Con sidereremo questo solo tratto, per precisare in quali condizioni si trovava la difesa di fronte all'attacco. Oltre che esser quello dove fu inferta la ferita più profonda, esso rappresenta anche quello più importante, perché diede all'avversario le due rotabili di Caporetto e di Luico che conducevano facilmente e rapidamente allo sbocco in piano (Cividale). Indubbiamente anche l'esame coscienzioso dello sfondamento de lle intere lince della 19" divisione di fronte a Tolmino e di quello della nostra 50" di visione in Conca di Plezzo da parte delle forze soverchianti che mossero all ' attacco, può contenere utili ammaestramenti. Nulla è più istruttivo de lla conoscenza delle proprie manchevolezze. Ma per un tale esame occorre la conoscenza di tanti

( I) Lipsia, Cenien, febbraio 19 18, pag. 18.


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L'IMPOIUANZA DELCAZIONE MILITARE ITALIANA

elementi, che il lettore comprenderà come ad evitare che le notizie infondate seg uitino a prevalere io sia costretto a limitarmi al tratto decisivo, del quale ho avuto, durante la guerra, occasione di conoscere il terreno e le nostre difese cd anche le truppe che vi hanno combattuto.

3. -

La posizione Sleme-Mrzli-Isonzo. (I)

Per giudicare occorre avere gli elementi di giudizio sufficienti e sicuri. Di qui la necessità di un' esposizione particolareggiata, perché il lettore possa pronunziarsi da sé. Guai a fidarsi dei giudizi complessivi! È naturale che i comandanti interessati trovino che le posizioni sfondate erano non tanto cattive, è naturale che anche qualcuno degli avversari , spinto dalla tendenza a magnificare il proprio successo, abbia parlato di forti posizioni, ma a prova del punto dove si può arrivare lavorando di fantasia stanno le deposizioni di chi davanti alla commissione d'inchiesta affermò che il «nemico era venuto ad urtare contro posizioni, ch'erano tra le più formidabili della nostra fronte, senza offrirgli quei vantaggi strategici che in caso di buon esito avrebbe, ad esempio, potuto ottenere nel settore fra Adige e Brenta»; «e - prosegue questo testimonio - era logico indurne che deve averlo fatto per una ragione molto forte. E, esclusa la sorpresa, ché negli ultimi giorni la stampa nemica parlava apertamente per impressionarci, della grande offensiva, questa ragione non può essere costituita che dalla connivenza di clementi del campo italiano>> (2). Tutte queste affermazioni contro il buon nome del soldato italiano sono campate nel vuoto. Nessuno di noi tradì, né in pace né in guerra! Le posizioni attaccate non solo non erano formidabili, ma si può affermare che nessun difensore sia stato mai in posizioni così sfavorevoli. Del resto Hindenburg dice esplicitamente (3) che dovette limitarsi ad urtare contro l ' ala settentrionale «patcntcmcntc debole» (offcnkundig schwach) della 2" armata: ora la debolezza non poteva consistere soltanto nella deficienza di truppe che poteva essere rimediabile in tempo, ma anche in quella delle posizioni. Come appare dall 'unita carta al 25000, la linea austriaca era annidata fra le rocce del Monte Rosso, della Luznica, del Rudccirob e del Maznick ( 1900 metri circa di altitudine), per poi discendere a Sleme Planina: di qui seguiva ad un dipresso la curva di livello di 1400 metri, per abbassarsi a Colletta Sleme (1100 metri) e poi risalire alla quota 1360 del Mrzli; coronava il ciglio di tale groppa, parallelamente all'Isonzo, e scendeva quindi in fondo valle, secondo il costone che digrada su Doljc. La nostra difosa di prima linea, sul fronte Sleme-Mrzli-Isonzo incominciava al caposaldo di Leskovca, all'estremità orientale del pianoro di Kohinya, situato a 1200 metri di altitudine sotto la vetta del Monte Nero (da noi occupata)

( 1) Vedasi schizzi arn1cssi alla descrizione della battaglia. (2) Conunissione d' im:hi~sla, voi. II, pag. 630. (3) H1 N llr.NHU KG: Aus meinem Leben, pag. 252. Hiersel, Lipsia, 1920.


LE POSIZIONI

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e sollo la cresta del Monte Rosso, della Luznica del Maznick e del Rudecirob, tenuti dal nemico. Il caposaldo di Leskovca era completamente dominato dalle posizioni austriache e non era collegato colle difese della linea sottostante del Kozliak e del Picca: si riteneva difficile che il nemico volesse incunearsi nel terreno, non facile specialmente verso l'alto, interposto fra le due linee di difesa, quella bassa del pianoro di Leskovca-Kohinia e quell'alta che seguiva, all'incirca la vetta del contrafforte Monte Nero, Kozliak, Pleca. Da Leskovca al Mrzli la nostra linea, mantenendosi sul versante occidentale dello Sleme fra le curve di livello di 1300 e di 1100 metri, si avvicinava verso il centro sino ad una cinquantina di metri a quelJa nemica, per allontanarsene poi nuovamente ed abbassarsi, tagliando sempre i valloncelli che scendevano dallo Sleme verso il Rio Mrzli, sino alla curva di livello di 1000 metri. Di qui risaliva verso l'estremità settentrionale della groppa del Mrzli, sulla quale serrava da vicino la linea austriaca, arrivando sul culmine della groppa, a meno di quaranta metri da essa. Nel tratto corrispondente allo Slemc questa linea non era altro che il limite estremo della nostra avanzata del 191 5; essa si svolgeva su terreno a forte pendenza ed era composta di clementi, che in qualche tratto comunicavano dilTici lmente fra loro. Il tracciato della linea non corri spondt'va ad 1111 criterio di fcn sivo e nessuno si illudeva sulla capacità di resistenza di essa <li fronte ad un attacco in forze. Vi si viveva per l' attitudine passiva degli austriaci; vi si viveva molto male, però, perché in qualche tratto la nostra trincea era diventata «I'immondezzaio» degli austriaci cd il comodo bersaglio delle loro bombarde. Specialmente debole era il tratto dove la linea maggiormente si avvicinava alla trincea avversaria «La linea» (dice il comandante la 6a compagnia del 224° fanteria che l'occupava nella giornata del 24 ottobre e che ne dà una descrizione esatta) «protetta da un solo ordine di reticolato, in realtà consisteva in una serie di angusti e di scoscesi sentieri di monta1:,rna, lungo i quali erano collocati, in ristretti e mal ridotti baracchini di sassi e di tavole, 19 piccoli posti. Non esistevano trincee in scavo, solo su qualche tratto vi erano bassi ripari di sassi sovrapposti e di sacchetti a terra, con qualche scudetto: su altri tratti, rocce e macigni offrivano appigli di valore vario. Da poco era stato iniziato lo scavo di tre gallerie e ne esisteva una quarta, poco profonda, cui però non si lavorava più. Il terreno accidcntatissimo e boscoso scendeva assai ripido ... la linea nemica dominava la nostra... assai vicina (30-50 metri circa) in alcuni tratti , più lontana (70-90 metri circa) in altri ... qualche piccolo posto era completamente dominato dalle posizioni nemiche più alte, tanto che di giorno le vedette dovevano venire ritirate in un baracchino posto più sotto. Le nostre posizioni, pertanto, erano tutte in vista del nemico, al che si era posto riparo mascherando con festoni e frascate i sentierini di comunicazione fra i piccoli posti». Tale situazione infelice delle nostre linee dello Slcmc era perfettamente nota e malgrado tuUa la buona volontà delle truppe e dei comandanti non era possibile rimediarvi, essendo essa dovuta alla natura del terreno ed alla situazione della nostra linea rispetto a quella nemica. Nella primavera 1917 si pensò, quindi, di costruire un raddoppio della linea avanzata fra le posizioni da Leskovca al Mrzli, lungo il terzo costone di Km.


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J;JMPORTANZA DELL:AZIONE MJLrlARE l'IALIANA

Il tracciato di questa seconda trincea scendeva sul rio Mrzli sino agli 800 metri di altitudine, per risalire poi lungo il costone settentrionale del Monte Mrzli e riattaccarsi, sulla dorsale del monte, alla linea detta delle Roccette, situala verso quota 1200 e retrostante alla nostra prima linea di 200 metri circa. Il terzo costone di Krn era fuori del contatto immediato dell'avversario, ma era «completamente dominato ed infilato» dalle posizioni nemiche dello Slcmc Planina, Maznik, Rudccirob ecc. Malgrado tutti questi inconvenienti, perfettamente noti, si decise nel maggio di conservare la prima linea come parallela di partenza nel caso di una ripresa offensiva nostra in quel settore e di porre mano alla costruzione del raddoppio della linea stessa sul terzo costone di Krn da occuparsi «quando la situazione generale ed il mutato contegno dell'avversario nel settore fossero per consigliare il ripiegamento». La seconda linea venne eflèttivamente costruita, nel scllore Sleme, cioè fra Lcskovca ed il rio Mrzli, ma nel tratto fra la linea delle Roccette sul Mrzli cd il Rio Mrzli, lungo circa 1200 metri, non era, il 24 ottobre, che «un semplice camminamento», scavato a tratti in un terreno franabile. Vi si lavorava tuttora anche per riparare i danni prodotti dalle continue piogge. Non vi erano caverne; alcuni appostamenti da bombarde non occupati servivano in qualche punto da ricovero: il reticolato in alcuni traili mancava ( 1). Tn condizioni migliori era la difesa dell'estremità settentrionale della groppa del Mrzli da noi occupala, il così dello «caposaldo del Mrzli». Le due trincee che lo costituivano, quella avanzata detta il trincerone, e quella delle Roccette erano riunite da camrninamenti scavati nella roccia: numerose le cavcrncllc, ma la roccia era friabile e la resistenza delle caverne insufficiente. La vicinanza della linea avversaria consentiva la guerra di mina. Il caposaldo era completamente dominato - a distanza di uno a due chilometri - dall'artiglieria dello Sleme e di tre a quattro chilometri da quella del Maznik ed era infilato dai pezzi pesanti di Tolmino. La rislrcllczza della posizione ne faceva un comodo bersaglio e quindi le trincee ed i camminamenti potevano essere facilmente e rapidamente sconvolti e le caverne sfondate, come si verificò durante la nostra offensiva del 19 agosto 191 7. A libeccio della sommità del Mrzli la linea si svolgeva sul ripidissimo versante di tale altura; rivolto verso il fiume. La pendenza media del tratto fra il fon-

(I) Il comandante del genio del IV corpo d' annata così descrive tale linea nella sua <<Relazione sullo stato delle linee di difesa al 24 ottobre 1917» . «La linea sul terzo costone di Km era ancora in costruzione. Esist.evano però i tre capisaldi delle ridotte Modena, di quelle di Lescovka e delle Roccctte e quasi tutto il reticolato che li collegava. La linea veniva sempre migliorata e resa più robusta con la costruzione di ricoveri in caverna, di appostamenti per mitragliatrici. Era in ottimo stato di cfficicn7.a, meno i I tratto lr,1 le Roccette ed il vicino Mrzli Potok, con reticolato continuo e a compartimenti stagni, con numerosissimi ricoveri in caverna». Anche da questa descrizione, dovuta al comando al quale era afTidala la direzione della costruzione della linea, si deduce che nel tratto fra la groppa del Mrzli (Rocccttc) cd il Mrzli Potok (lungo 1200 metri a volo d'uccello), la linea era incompiuta e<l in molli punii senza reticolato, come ai~ fermano gli ufficiali, che il 22 ottobre furono incaricati di occupare tale tratto di linea. lJna visita s ul posto, fatta nel 1921 , conferma tali affermazioni. Le trincee sulla parte alta del Mrzli sono tuttora ben visibili. Le caverne abbondano presso la prima e seconda trincea della groppa del Mrzli.


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do valle e il ciglio superiore della groppa è di circa il cento per cento, ciò che può dare un ' idea delle difficoltà delle comunicazioni in quel settore. La linea non era continua; in un primo tratto era formata da due così dette lunette A e B , fra i 1200 cd i 1000 metri di altitudine. Fra la lunetta A ed il nostro caposaldo del Mrzli, in complesso, non vi era nulla. Un sentiero collegava le due posizioni, protetto da elementi di trincea staccati, posti sulle dorsali dei costoni discendenti dall 'alto: fra costone e costone, negli impluvi, il terreno scosceso e detritico impediva la costruzione dei reticolati, che venivano portati via dal materiale franante dall 'alto. Dopo la lunetta B la linea si abbassava bruscamente (triJ1ceramcnto C) sino a quota 600, da dove seguiva nuovamente la curva di livello (tratto D). Da questo tratto un sentiero saliva ripido sino alla curva di livello di 800 metri, portando al tratto E , che si svolgeva nell ' immediata vicinanza (da 50 a 100 metri) della linea nemica sempre dominante, la quale, dopo di essersi mantenuta lungo il ciglio del Mrzli ( 1300 metri di altitudine) in corrispondenza delle lunette A e B, seguiva poi il costone che da l Mrzli scende sul Dolje. La nostra trincea, sino al luglio 1917, aveva serrato dappresso quella nemica dal tratto D sino all'Isonzo, ma le sue condiz ioni erano così manifestame nte infelici che in que ll'epoca, a partire dal tratto E, a quota 600, fu abbandonata la zona, profonda circa 500 metri, ad est del costone rii Cìahrjc, e la linea pei mulini di <ìabrie si diresse quasi normalmente all'Isonzo. Le posizioni fra il Mrzli e l'Isonzo erano, come quelle del settore Sleme, non una posizione difensiva, ma null 'altro che limiti raggiunti dalla nostra offensiva del 191 5, limite che non si era potuto oltrepassare neppure in quella del1'agosto 1917. Il tratto difeso dalle lunette A e B presentava un tratto di minor resistenza fra la lunetta A e le nostre difese della groppa del Mrzli, lontane mezzo chilometro in linea d'aria dalle lunette. Le lunette non avevano azione efficace sul terreno laterale verso il Mrzli, rotto e frastagliato, ed esse erano poi battute di rovescio dall 'artiglieria in caverna di quota 423 (M. Castello) di Tolmino. Le condi zioni delle truppe ne lle lunette erano penose, specialmente nella stagione delle piogge: vi si viveva necessariamente rintanati, in mezzo al fango. Il tratto E era dominato da vicino dal nemico: limitarsi ad una semplice trincea in questo tratto equivaleva, data la ripidità del terreno, a non aver campo di tiro ed assoggettarsi a vedersi giungere in trincea quanto all'avversario piacesse farvi rotolare. Anziché trincea, si era dovuto quindi costruire un muretto: ma la posizione poteva essere battuta d'infilata da occidente dal Trucchetto del Mrz li (quota 1100) e da oriente dalle posizioni del Vodil: inoltre, anche dall 'alto bisognava ripararsi, e quindi ne era nata, invece della trincea, una serie di baracchini, costruzioni in pietrame alte poco più di un metro, con una feritoia ne lla parte anteriore, aperte nella parte posteriore e che serv ivano nello stesso tempo ai nostri di scomodo ricovero e di mal sicura protezione. Il tratto successivo delle nuove trincee occupate nel luglio, costruite fuori dell' immediato contatto del nemico, era robusto: soltanto verso l' Isonzo le trincee non poterono, data l'infiltrazione dell 'acqua, essere molto profonde, ed erano costruite alquanto in rialzo sul terreno antistante, ciò ch e ne aumentava la vulnerabilità.


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t:IMPORTANZA DELI.;AZIONE M1LlTARE ITALIANA

Lo svi! uppo della prima linea Leskovca-Slcmc-Mrzli-1 sonzo era di dieci chilometri circa, ai quali andavano aggiunti più di quattro per il raddoppio in corrispondenza dello Sleme.

4. -

Linea Pleca-Vrsno-Selisce.

A quattro chilometri circa dalla linea Sleme-Mrzli-Isonzo si svolgeva quella Plcca-Yrsno-Selisce, che era la continuazione della linea Monte Nero-Kozliak-Pleca. La linea seguiva il costone che limita ad occidente la conca di Krn, aveva un sufficiente dominio sul terreno antistante ed era ben costruita: essa rispondeva perciò alle esigenze di una difesa prolungata, specialmente se la difesa fosse coadiuvata dalle batterie poste sulla destra dell'Isonzo. Non essendo normalmente occupata da truppe, presentava il 24 ottobre qualche franamento, dovuto alle continue piogge. Da Sclisce all'Isonzo vi era un doppio ordine di trincee: una linea seguiva parte dell'argine destro ed una quello di sinistra del rio Mrzli. La linea sulla sinistra del rio Mrzli era in buono stato, l'altra no. Quest'ultima linea, costruita col sistema ormai in disuso delle trincee coperte, non aveva le difese accessorie in efficienza, specie presso la rotabile di Selisce. Da Sclisce un ' altra trincea risaliva per breve tratto verso greco, in direzione di quota 599 del Mrzli, a difesa fiancheggiante del fondo valle.

5.

~

Considerazioni linea di difesa Sleme-Mrzli-Isonzo.

Una circolare emanata da S. E. Cadoma il 29 aprile 1917 dettava in forma scultoria i canoni fondamentali delle fortificazioni in montagna. «Per ottenere fronti di minimo sviluppo la difesa deve essere portata sull'alto ottenendo così... minore visibilità, maggiore possibilità di sistemazione entro roccia, maggiore sicurezza delle comunicazioni sul rovescio (comprese quelle telefoniche)». Quindi in alto «capisaldi pilastri della resistenza» ed attraverso le depressioni «cortine quanto più possibile brevi, rientranti rispetto ai capisaldi». Come si vede l'opposto di quanto avveniva da parte nostra nel settore Slcme-Mrzli-lsonzo. La circolare stessa indicava i casi in cui veniva consigliata la «sistemazione in contropendenza» per dare profondità a qualche tratto, in cui la posizione in cresta fosse sottile. «In tal caso la profondità si ottiene organizzando sul rovescio del tratto in parola una sistemazione complementare in contropcndenza, e cioè una, o più linee saldamente allacciate a quelle antistanti e potentemente fiancheggiate, in modo da formare dei solidi compartimenti stagni». Qui, anziché appoggiata ai fianchi, la linea in contropendenza era infilata ed anche colpita a tergo dall'artiglieria avversaria.


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LE POSlZIONl

6. -

Linee in contropendenza.

«In montagna (osserva S. E. Cadoma) (1) come è stato dimostrato dalla grande guerra, sono pure fortissime le linee in contropendenza, ossia quelle costruite in basso, dietro e parallelamente ad una dorsale, quando da posizioni retrostanti l'artiglieria possa battere con tiro efficace il terreno interposto tra la dorsale e la linea fortificata; allora accade che, quando pure il nemico non sia arrestalo nella sua discesa verso la linea fortificata, non potrà più ritirarsi sotto il tiro d'interdizione dell'artiglieria. li soldato rifugge istintivamente dal sentirsi dominato. Bisogna perciò fargli superare coll'educazione questa ripugnanza psicologica e persuaderlo che, quando le trincee sono ben tracciate in contropendcnza, esse sono poco esposte al tiro dell'artiglieria nemica e per contro la nostra artiglieria raggiunge la massima efficacia sul terreno antistante alle trincee. Soltanto a queste condizioni esse acquistano un grande valore». Tali dunque le caratteristiche delle linee in contropendenza. Bisogna che esse siano, come in massima avviene nei terreni ondulati (ad esempio in Francia o da noi sul Carso) (2), sottratte alla vista e quindi al tiro efficacissimo dell'artiglieria avversaria. In un terreno ondulalo è hcnc non mettersi in vista, occupando il ciglio, ma ritirarsi alquanto, pur sacrificando in profondità di campo di tiro, tanto più che colle mitragliatrici ed i fucili a ripetizione bastano poche centinaia di metri di avanzata sotto fuoco efficace pe r mettere fuori causa un riparlo. Per tali motivi le posizioni retrostanti alla cresta, cioè in contropendenza, erano già state raccomandate dai nostri regolamenti, redatti da S. E. Pollio (3). Ma quando la posizione in contropendenza è vista perfettamente dall 'alto, e soprattutto quando l 'artiglieria avversaria la può battere d'infilata ed anche di rovescio, O!,rni vantaggio svanisce. Infatti il comando del IV corpo d' armala giudicava «infelice la nostra situazione tattica sulla prima linea dominata» (4). «Questo è di fctto comune di tutte le lince in contropendenza; ma era compensato dal fatto che il versante scoperto, per cui doveva scendere il nemico per attaccare, era fortemente battuto da grandi masse di artiglieria, collocate sui due versanti dell'Isonzo. E poi, dietro questa linea vi era quella fortissima di resistenza ad oltranza, costituita dal contrafforte di Monte Pleca». Ora, dopo quanto si è esposto, si comprende che l 'infelicità della linea consisteva nel fatto che essa era non solo dominata, ma infilata, che era cioè battu-

O

{I) CAOORNA: La guerra alla fronte italiana, voi. I pag. 11 5. (2) Della pedecarsica S. E. Cadorna, voi. 1° pag. 146, dice: «Non potendo il ne mico esattamente individuare la linea, perché non vista, e dovendo scendere per attaccarla, lungo pendici scoperte, ben vedute e battute dalle nostre masse d'artiglieria retrostanti (soprattutto dall'artiglieria da campagna a tiro rapido), essa aveva una forza di rcsistcn7.a superiore a quella delle linee tracciale s ulle dorsali o sui pendii esposti al nemico» . (3) Istruzione sui lavori del campo di battaglia (1913), pagg. 19-20: «In genere yuando vi sia minaccia dì essere battuti frontalmente da artiglieria nemica, con azione preponderante, allo scopo anche di assicurare l' aflluenza delle riserve sulla linea di fuoco, si occuperanno con yuesta posizioni in cresta o retrostanti ad essa, purché si abbia un campo di tiro sufficiente». (4) CADORNA, voi. li, pag. 159.


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L'IMPORIANZA UELL.:AZIONE MlLITARE ITALIANA

tissima in modo clTicacc dall'artiglieria nemica. È esatto, poi che l'avversario, per attaccare la nostra linea, si sarebbe trovato in condizioni assai critiche per risalire, sotto il tiro dei nostri cannoni, nelle sue trincee, ed è questo stato di cose che aveva permesso a noi di rimanere in tali linee nei tempi ordinari. Infatti, nell' aprile 1916, l'avversario si era facilmente impadronito di una delle lunette del Mrzli, ma vi era poi rimasto bloccato dalla nostra artiglieria, talché la posizione era stata ripresa da noi, facendo 5 ufficiali e 126 uomini di truppa prigionieri. Ma quando, anziché di un colpo di mano, si trattava di un attacco a fondo, il nemico non doveva più pensare a risalire, ma soltanto a precipitarsi e sfondare le debolissime nostre difese, dopo d' averle sconvolte col fuoco di distruzione. Allora non si vede quale fosse il vantaggio anche per 1'impicgo d'artiglieria, della linea in contropendenza Sleme-Mrzli-Isonzo, in confronto ad una più arretrata, quale poteva essere la linea Pleca-Selisce-Kovacic. Per attaccare questa il nemico, a meno che avesse occupato una posizione vicina alla nostra linea, esponendosi ad essere battuto, in tempi normali, continuamente d' infilata e di rovescio da noi, avrebbe dovuto percorrere un lungo tratto. Colla linea nostra, in contropendenza, vicina ovunque, addossata talvolta alla linea del nemico, il balzo che questi doveva compiere in discesa era breve e quindi rapido. Lazionc dell' artiglieria non ne era quindi avvantaggiata, mentre le caratteristiche della linea, come è stata descritta, mettevano la fanteria senza efficaci ripari contro un fuoco tambureggiante, e, in qualche tratto, senza campo di tiro; in condizioni, cioè, assai precarie di fronte ad un attacco in grande stile. Durante azioni siffatte anche le linee in buone condizioni, nelle quali, cioè, le truppe di entrambe le armi trovavano ripari e campo di tiro, furono quasi sempre travolte: che avverrà qui dove l'azione della regina della battaglia è ridotta a farsi maciullare e dove l'aiuto dell'artiglieria durante l'attacco è così limitato? È canone indiscusso che per la vittoria occorra l'azione concorde delle due arrn1. Se una delle due azioni, e particolarmente quella della fanteria manca, anche il complesso sfuma; anche gli effetti dell' artiglieria su formazioni rade, che scendono rapidamente sfruttando il terreno frastagliato non sono istantanei, e se il nemico non viene trattenuto dalla fanteria, gli effetti dell ' artiglieria sono molto diminuiti, specialmente quelli dell'artiglieria pesante, abituata allora - diciamolo pure a battere bersagli fissi e poco variati. Riassumendo, la linea Slcme-Mrt:li-lsonzo presentava una qualche robustezza sulla groppa del Mrzli, ma da una parte e dall'altra di quel caposaldo essa era ciò che di più debole si potesse immaginare, soggetta com'era al tiro di infilata del nemico dominante ed inoltre al tiro efficacissimo delle bombarde medie e grosse, delle quali l'avversario possedeva il 24 ottobre uno schieramento considerevole. Un'altra caratteristica della linea nostra era, come si è accennato, la stretta vicinanza, che in alcuni punti, specialmente al centro Slemc, sulla groppa del Mrzli e sotto il trucchetto Mrzli, essa aveva coli 'avversaria. Si pensi che la linea avversaria era già organizzata prima dei nostri attacchi, quindi con tutte le regole dell'arte; la nostra invece doveva essere costruita sotto il fuoco micidiale del-


LE POSIZIONI

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l'avversario, ed anche i successivi miglioramenti riuscivano soltanto a darle una robustezza relativa. Quindi, reticolati ridotti in complesso a cavalli di Frisia gettati fuori dalle trincee ed addossati a queste, anziché esserne tanto lontani da impedire all'avversario il lancio delle bombe a mano; e quando in qualche relazione si legge di reticolati ovunque profondi sei e più metri , vien fatto di pensare con amarezza all' arguta risposta del mugnaio di Franco Sacchetti a Bcmabò Visconti (1). I reticolati robusti, le trincee ed i camminamenti profondi, come pure le caverne, erano stati costruiti, con un lavoro che ancora oggidì si può ammirare, ovunque era stato possibile; ma dove invece la natura franosa della montagna o l'azione dominante del nemico lo aveva impedito, la trincea era stata sostituita dal baracchino, il camminamento dal sentierino mascherato, il reticolato fisso su paletti e profondo, da qualche cavallo di Frisia addossato alle nostre difese.

7. -

La linea austriaca.

La linea austriaca era in posizione tatticamente razionale e la costruzione di essa era, cd appare tuttora, nella parte elevata del Mrzli dove le difese son ben conservate, in complesso, formidabile: l'austriaco doveva sentirsi, si:1 per protezione, sia per comodità di soggiorno, il vero padrone di casa. Essa aveva quindi al massimo grado il principale requisito di una posizione: l'affezione della truppa occupante che vi si sentiva a suo agio (2).

( I) Il mugnaio e Hemabò Visconti che, gli domandava la distanza fra il c ielo e la terra cd a ltre fantasticherie rispose con cifre del pari fantastiche invitandolo a verificare. Le truppe di tutti gli eserciti riferivano talvolta.pro bono pacis, in modo inesatto - e non soltanto le truppe. - Vedasi a questo proposito, quanto dice Ludendorff dei rapporti esagerati circa la consistenza delle trincee russe. E il Falkenhayn fu udito una volta esclamare: «Quel che si combina di bugie in questi comandi d'armata è proprio incredibile!» (STORuK}l : Nel Gran Quartiere Generale tedesco, pagg. 101-102). (2) Ecco la descrizione della linea austriaca «annessa allo schizzo de lla sistemazione difensiva nemica», compilato dal comando della 2" armata, in data 14 agosto 19 17:

Specchio dei particolari della sistemazione difensiva nemica. G cNHAI .ITÀ :

La linea austriaca dal Rudecirob al Vodil s i appoggia ai seguenti capisaldi: <desta del Ramarro»: tanto la linea di trincee a scavo continuo quanto i camminamenti che la solcano in tutti i sensi, sono scavati nella roccia. È tutta una zona preparata formidabilmente a difosa . «Stuet:7.punkt»: le trincee sono raccordate fra loro da un b'TOviglio di camnùnamcnti ne i quali sboccano anche parecchie gallerie sotterranee. «Trucchetto Mr.di»: è formato da un acuto saliente con nwnerosi canuninamenti. «Trucchetto Vodih>: linea uniforme in scavo continuo, con ampi e numerosi scudi e ferit o ie, protetta da cavalli di frisia in legno e in ferro. «Fortino di Doljc»: costituito da una linea a scavo molto profondo e un groviglio di c amminamenti. I ruderi di Dolje, ai margi1ù esterni dell'abitato, sono stati trasformati in appostamenti per mitragliatrici che però sparano di rado. T RINCEE:

a-b. Trincee del Castello, protette da doppio ordine di reticolato, profondo o ltre 6 metri e rinfor7.ato con cavalli di frisia .


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!;IMPORTANZA DELI.:AZIONE MIUIAIUi ITALIANA

Questo contrasto tra le posizioni nostre e le nemiche aveva naturalmente una grave ripercussione sul morale delle truppe. Il capitano comandanlc dcli' 11 a batteria da montagna, che era stato a parecchie riprese, nel 1916 e 1917, nel settore delle Lunette (versanlc del Mrzli verso l'Isonzo) coi pezzi sulla linea della fanlcria, partecipando a tutti i combattimenti eseguiti dalle varie brigale in quel settore, così narra tale dolorosa situazione: «La parola "linea" sarebbe alquanto impropria per caratterizzare quelle che allora e sempre erano state le posizioni tenulc dalla nostra fanteria - posizioni costituite da elementi discontinui di lrincca scavati nel pendio uniforme del monte, là dove le ultime ondalc della nostra primissima offensiva del 1915 erano state coslrcllc ad arrestarsi - prive di qualsiasi appiglio naturale fornilo dal lcrreno, dominate a breve distanza quasi a picco dalla cresla occupata dal nemico, esposte da ogni parte al fuoco delle batterie di Tolmino, di q . 519 e di S. Maria, prive, per la conformazione del terreno, della possibilità di tenere delle riserve al coperlo e a breve distanza dalle prime linee, separate le une dalle allre da larghe soluzioni di continuità, che favorivano e quasi allellavano le infiltrazioni nemiche le quali erano dcslinale sempre a sicuro successo, poiché, superato in breve tempo il limitatissimo raggio d 'azione delle nostre prime lince, esse non incontravano più alcuna resistenza e potevano, volendo, dilagare indisturbate fino in fondo valle. «Malgrado questa nostra sfavorevole situazione di fatto, il nemico non aveva mai tentato un'azione seria in quel scltore - non potendosi comprendere sotto questo nome le poche e saltuarie azioni di sorpresa eseguite negli anni 1916 e 17 ora in un punto ora nell'altro della nostra estesissima linea - azioni (è bene notarlo) che, pure essendo condotte di solito con molla energia, ma con scarsa forza, avevano avuto quasi sempre un csilo fortunato, e nello spazio di poche ore, senza concorso di arliglieria, erano riuscite più volte a creare situazioni che sollanlo con molta fatica e con l'aiuto di tutti i mezzi disponibili le nostre truppe

b-c. La trincea è protetta da triplice reticolato, rafforzato con cavalli di frisia su paletti in ferro. d-e. Trincee del Ramarro: protette ollrc che dal solito reticolato, anche da ahbattutc, collegate con fili di ferro e fili metallici distesi sul terreno, con cam panelli di allarme e-h. Trincee in scavo continuo e profondo, coperte da leggero blindamento, con feritoie scudate. e-f Seconda linea di resiste nza in scavo, blindata con travi, sacchi a terra e sassi. e-J::f Terza linea di difesa ad oltran7.a, completamente in scavo profondo, con robusto blindamento. Le linee e-f, e-J::{, e:fsono protette 01:,'lluna da reticolato assai fitto e aggrovigliato, rinforailo ovunque con cavalli di Frisia. i-I. Fortino pentagonale, costituito da un sistema complesso di roccioni intimamente collegati fra loro mediante gallerie. h-m. Tratto di linea costituito da grossi blocchi di pietrame o rocce affranti; ha aspetto molto regolato e robusto; molte feritoie con scudi di acciaio. È proietta da reticolato profondo 15-20 metri . 11-0. Trincee in scavo profondo con breve parapetto di sassi nei punti dominanti i pendii più ripidi. Protette da un doppio ordine di cavalli di Fris ia e da wia fitta rcte di reticolati, stesi fra gli albe.ri, profonda in alcuni pwiti 30-40 metri.


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avevano potuto ristabilire a nostro favore, dopo diversi giorni di accanito combattimento. «Viceversa, tutte le azioni offensive da noi tentate - anche quelle per le quali, come nell'agosto 1917, disponevamo di una considerevole massa di artiglierie e di bombarde - non erano mai riuscite al benché minimo risultato. Le difese nemiche, ricavate lungo la sottile cresta del monte, non erano che debolmente intaccate dai tiri della nostra artiglieria, rispetto ai quali, d'altra parte, il rovescio delle posizioni avversarie si trovava quasi dappertutto in angolo morto, né erano possibili azioni d'infilata o fiancheggiati essendo il detto rovescio invisibile da qualsiasi punto delle nostre linee (1). «Ne conseguiva che, nell 'intervallo di tempo durante il quale le nostre fanterie, uscile dalle posizioni di partenza, si inerpicavano lungo l 'erto pendio del monte verso le lince nemiche, e non appena la nostra artiglieria, costretta ad allungare il tiro, batteva obbiettivi che sfuggivano al suo campo d' osservazione, l'avversario aveva modo di accorrere nelle posizioni momentaneamente sgombrate e di farvi affluire le sue intatte ri serve. «E così la nostra fanteria, già stanca per l'ascensione fa ti cosa, si trovava subitamente, prima di aver raggiunti i reticolati, inc hi odata sotto il fuoco dell e mitragliatrici avversarie che la nostra artig lieria non poteva ne utralizzare, mentre l'artiglieria nemica, spazzando tutto il terreno rdroslanlc, pcrfottamenle ~1.:operto, paralizzava ogni tentativo di intervento da parte delle nostre riserve. «I:attacco non riusciva mai a superare la fase dcli 'avvicinamento, e dopo qualche guizzo di vitalità, si illanguidiva e si spegneva prima ancora c he si fosse venuti all' assalto. «Questo sfavorevole stato di fatto, che si prolungava fin dal 1915, aveva finito con il legare a quelle posizioni una disgraziata tradizione di costanti insuccessi che, nell'avvicendamento delle brigate, i nuovi venuti raccoglievano fra le consegne dei loro predecessori e che essi dovevano ben presto vedere riconrcrmata da nuove, infelici esperienze. «In quel remoto e oscuro angolo del nostro fronte si era venuto così formando, lentamente e, quasi direi, fatalmente, uno spirito di incertezza e di sfiducia, che gravava da due anni su lullo il settore e che la stessa scarsa allivilà del nemico contribuiva ad aume ntare, come un segno della sua fo rza. «Ho visto brigate che, come l 'Alessandri a, giungevano nel settore di Tolmino dopo mesi e mesi di aspra lotta sul Carso stanche e duramente provate - ma animate da altissimo spirito offensivo e da quel fiducioso senso di superiorità sul n emico che loro derivava dall'aver constatato con i propri occhi lo sviluppo grandioso della nostra preparazione nelle sue fasi più salienti, ma soprattutto dall 'aver più volte visto i propri sacrifici coronati dal successo in com battimenti che ogni soldato sapeva seguiti dall 'ammirazione di tutto il Paese.

( 1) Posso fare questa affermazione con tutta sicurezza, essendo sempre stato mio studio particolare quello di trovare un punto dal quale si potesse scoprire il misterioso rovescio del Mr.di, e osservare così il tiro delle nostre artiglierie su di esso. (Nola del Comandante / ' I/" halleria). Il comandante l' I 1• batteria vuol qui parlare del vallone retrostante al Trucchetto Mr,:lì.


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!;IMPORTANZA DELVAZIONF. MILITARE ITALIANA

«La mia qualità di comandante di una batteria d'accompagnamento mi obbligava ad uno stretto contatto con le truppe di fanteria - e ricordo benissimo le espressioni quasi sprezzanti usate dagli ufficiali di tutti i gradi parlando delle nuove posizioni, la riaffermazione costante di una sicurezza che non soffiiva né smentite né moniti. «E ricordo pure benissimo come, dopo qualche tempo, dopo le prime azioni sfortunate, dopo i primi successi del nemico nelle piccole sorprese notturne che gli erano abituali, un senso di inconfessato malessere si impadroniva di tutti - dalla vedetta che, perduta nella notte e nella montagna, isolata in una parvenza di linea, ingannava la sua angoscia sparando nervosamente verso le silenziose posizioni nemiche, fino ai comandanti di battaglione che, abituati ai solidi inquadramenti del Carso, sentivano con preoccupazione sfuggire le loro compagnie alla propria azione personale - e, più in su, di grado in grado, fino ai comandanti di brigata i quali, obbligati a scegliere i loro posti di comando in posizioni centrali e perciò molto distanti dal vasto arco tenuto dalle proprie truppe, sapevano la loro azione di comando affidata esclusivamente alla problematica et:. ficienza delle reti telefoniche».


LE FORZE

1. -

Le forze nemiche.

A prescindere dalle forze della 2a armata austriaca, destinata all'attacco delle posizioni del nostro XXVI I corpo di armata sulla sinistra Isonzo, la massa d'urlo austro-tedesca era formata dalla 14" armala, composta di sei divisioni austriache e di sette divisioni tedesche al comando del generale tedesco Ottone von Below, sino a quel!' epoca comandante della 6a armata sul fronte francese ed in precedenza del gruppo d'eserciti in Macedonia, dove era stato mandato nell'autunno 1916, per infondere nuovo vigore alle truppe bulgare (1). Precedentemente il generale Ottone von Below si era segnalato come comandante l' armata del Niemen, e prima ancora quale capo dell'8a armata all' ala settentrionale delle forze tedesche operanti sempre, agli ordini di Hindenburg, contro la Russia. La scelta delle truppe destinate ad operare in Italia fu fatta con ogni cura (2), e accuratamente del pari ne fu studiato l'equipaggiamento da montagna. Delle sette divisioni tedesche, cinque proveni vano da l fronte russo, dove in complesso l' attività guerriera era st<1la duran te il 191 7, specialmente nei tratti occupati dai tedeschi, mollo limitata. La radunata dietro il fronte dell'Isonzo erasi iniziata il 15 settembre, e la massima parte di tali truppe non aveva da parecchi mesi partecipalo ad azioni d'importanza. Così la 5" divisione trasportata il 4 maggio al fronte orientale, aveva preso parte a combattimenti pcl passaggio del Sereth e per l'offensiva nella Galizia orientale nell'ultima decade di luglio; la 11 7" dopo d'esser rimasta durante la primavern in linea a Verdun, aveva partecipato alla difesa contro l'offensiva russo-rumena nel bacino di Soveja nell'ultima settimana di luglio cd a combattimenti d' importanza locale in Moldavia, fra 1' 8 e il 26 agosto. La 200" divisione era rimasta durante tutto il 1917 al fronte russo; aveva dal 25 luglio al 1O agosto partecipalo alle non difficili azioni della Bucovina. La divisione Cacciatori tedeschi, formata per l'occasione, era composta di tre battaglioni d'assalto tolti ai gruppi d'esercito in Francia, cioè di riparti tenuti normalmente lontano dal fronte e di sette grossi battaglioni di cacciatori provenienti per la maggior parte dal fronte orientale. CAlpenkorps era rimasto tutto l'anno sul fronte orientale senza che gli fosse toccalo di essere coinvolto in combattimenti di qualche entità. La presa, avvenuta il 23 agosto, del villaggio di Muncecul, effettuata in unione alla 2 16 divisione di fanteria, era stata un'azione d'importanza locale (il bottino fu di 1.000 prigionieri e 3 pezzi). In sostanza, data la scarsezza del materiale bellico russo-rumeno, la lotta su quel fronte per i tedeschi, i quali disponevano di mezzi tecnici ben superiori, aveva necessariamente un carattere ben diverso di quello della gigantesca battaglia 3

( I) L UDENOORff: Meine Kriegserinnenmgen. Berlino, Mittler, 19 19, pag. 2 19. (2) ID., pag. 387.


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! '. IMPORTANZA DELL:AZIONF. MILITARE rtALIANA

del fronte occidentale, dove Ja truppa era soggetta, durante le azioni, a bombardamento di incredibile violenza. Quel che più importa, poi, lo spirito dell'esercito russo era già mutato; mentre gli austro-tedeschi attaccavano «dietro al fronte russo si discuteva nel consiglio dei soldati se dovessero battersi o no, mentre viceversa truppe russe di partiti diversi combattevano le une contro le altre. Intale circostanza l'esercito fuggì in disordine sempre crescente, verso sud-est» (1). Le divisioni 12a e 26a provenivano invece dal fronte francese; entrambe avevano preso parte alla battaglia nelle Fiandre, la prima sino al 31 agosto e dopo era stata inviata su di un fronte tranquillo, in Lorena; la 26a era stata invece tolta dal fronte ed inviala nelle retrovie il 7 settembre. Anche queste divisioni quindi, le più provate, avevano goduto di un conveniente periodo di riposo, lontane da ogni lolla, cosicché avevano potuto completarsi e prepararsi alla nuove operazioni. Naturalmente anche le divisioni tedesche avevano i loro guai, fra i quali la deficienza di u1Ticiali . Contrariamente all'opinione diffusa da noi la Germania aveva in pace proporzionalmente un numero di ufficiali non superiore - specialmente per la fanteria - a quello del quale disponeva l'Italia; in guerra data la maggior quantità di unità di nuove formazioni mobilitate, l'esercito germanico fu assai più di noi a corto di quadri, ciò che non ha impedito a noi e non ci impedirà di gridare alle nostre deficienze numeriche di ufficiali. Ma finché i fatti varranno di più delle parole sta che il reggimento di fanteria tedesco, di composizione identica al nostro, si è mobilitato con circa 53 ufficiali in confronto ai 73 del reggimento italiano. Le perdite avevano anche in Germania acuita la questione, ma ovunque la guerra fa più comandanti di quanti ne distrugge. Fino a che ci sono uomini i capi non possono mancare, la questione sta nel modo di sceglierli. Ora da noi si ricorse al sistema di fabbricare un gran numero di ufficiali, scegliendoli anche fra quelli che non volevano diventarlo, e dopo pochi mesi di scuola in zona di pace li mandavano ai riparti dove l'aspirante che non aveva mai visto la guerra diventava senz'altro comandante di plotone, mentre i sottufficiali con quasi trenta mesi di fronte continuavano ad esser capi-squadra. Questo sistema non sfruttava la capacità dei provetti graduati che si vedevano destinati a rimanere in sollordine anche a chi in fallo per la manovra pratica era meno atto ad esercitare il comando, e si noti che se si può, secondo l'andazzo di auto-denigrazione, dire che c'erano prima della guerra deficienze nei nostri sottufficiali; nel 191 7, dopo tre anni di guerra, i sottufficiali c'erano e coi fiocchi! Quanto si è esposto circa il modo di completamento dei quadri non suoni biasimo a chicchessia e specialmente ai giovani subalterni. Ho comandato nel1'uhimo anno di guerra una brigala nella quale l'ottanta per cento degli ufficiali erano nuovi del combattimento. Furono meravigliosi! Il loro entusiasmo, la vigoria giovanile fece di ciascuno di essi il primo soldato del plotone, ma questo dopo un periodo abbastanza lungo di istruzione e di graduale orientamento. Ma

( I) Colonnello I MMANIIF.1.: La guerra mondiale dal /914 al /919. Berlino, Mittler, 1920, pag. 237.


f.F, FORZE

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se come avvenne nell'ottobre 1917 si prende un ignaro, e dopo pochi mesi di corso in zona di pace lo si mette in trincea, non si può pretendere che questi sia un capo plotone. In Germania invece si era andati più adagio a fare degli ufficiali, ma si era sfruttato di più l'ottimo corpo dei sottufficiali tedesco. Così nel reggimento bavarese del corpo, pcl quale si hanno dati esatti, sette soltanto dei quarantotto plotoni fucilieri erano comandati da ulTiciali; gli altri per la massima parte da sottufficiali, pochissimi da aspiranti ufficiali. Il reggimento era comandato da un maggiore, i battaglioni da capitani, le compagnie da tenenti, per tre quarti della riserva. Insomma le condizioni erano all'incirca come le nostre, salvo che per i comandanti di plotone, pei quali l'inquadramento germanico affidava tali unità così importanti nel combattimento, a mani più esperte di quanto non avvenisse da noi. Le sette divisioni tedesche contavano complessivamente 66 battaglioni di fanteria più altri tre battaglioni non dipendenti dalle divisioni (I); «a queste venne aggiunto artiglieria, pionieri, bombardieri, squadriglie di aeroplani, aerostieri, riparti di informazioni, colonne automobili e treno, servizi di ogni genere, in una parola tutto ciò che può occorrere ad un' armata» (2). Anche il Comando supremo austriaco destinò all' armata attaccante le migliori delle sue truppe. Alle tre divisioni che occupavano il froulc, l" (Tolminu), 50" (Mrzli Sleme), 93• detta poi 5Y (Conca Plczzo), furono aggiunte la divisione Edelweis e la 22a Schtitzen, ritirate dal Tirolo nel settembre, e la 13a Schtitzen. Queste sci divisioni austriache contavano 70 battaglioni, ed oltre ad esse erano dislocate nella zona della 14a armata due divisioni di riserva, la 4• di 14 battaglioni e la 33• di 15. In complesso 95 battaglioni austriaci e 69 tedeschi, cioè in tutto 168 battaglioni, pari - tenendo conto del numero delle compagnie - a 224 dei nostri. Questa massa, costituita di divisioni organiche quasi tutte riposate, completate, istruite in vista del compito loro affidato, provviste di ogni mezzo, da un'artiglieria numerosa ed organica sino alle stazioni radiotelegrafiche date perfino ai reggimenti tedeschi, era il 23 ottobre pronta a rovesciarsi contro le nostre quattro divisioni: 19" (27 battaglioni) (3), 46a (15 battaglioni) (4), 43• ( 13 battaglioni), 50" (16 battaglioni) (5), in complesso 81 battaglioni (dei quali una diecina assegnati alle grandi unità negli ultimi giorni), sostenuti dalla divisione e dal corpo d' armata 34a (12 battaglioni) e VII (30 battaglioni), che in quella giorna-

( I) Due battaglioni «Mus kctcm) (fucili automatici) ed il 3 ° battaglione c iclisti bavarese ( 5 compagnie). Non sono contati i 6 battaglioni di landsturm pel servizio di tappa provvisti , in complesso, di 78 mitragliatrici pesanti, quasi quante ne aveva una nostra divisione di fauteria (96 armi). (2) L tJDENDORFr, pag. 388. (3) Comprese tutte le truppe alla diretta dipendenza del XXVII corpo d 'armala sulla destra Isonzo. (4) Escluso il 2° bersaglieri per la 46" e il 9° per la 43', che viene contato colla 34" divisione dalla quale dipendevano disciplinarmente e tatticamente. (5) Compreso il 280" reggime nto della brigata foggia che non viene quindi contato alla 34" div1s1one.


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L:IMPORTAN7.A OELL:I\ZIONE MIUIARE l'IALIANA

ta non erano ancora definitivamente costituiti cd erano il 23 completamente sprovvisti di artiglieria. Arrivò inoltre, alle 14 del 24 nella zona di Bergogna - cioè ad una tappa dalla nostra linea di resistenza ad oltranza di fondo valle Seliscc - la brigata Potenza, di nove battaglioni, ridotti a soli 330 uomini ciascuno, senza carreggio di combattimento né mitragliatrici. Considerando le sole forze delle divisioni in linea, agli 81 battaglioni italiani, il mattino del 24, si contrapponevano 30 battaglioni tedeschi e 46 austriaci pari, in complesso, a 101 dei nostri; quindi, lenendo conto anche del fatto che le truppe avversarie attaccavano con effettivi completati ( 1), mentre le nostre erano costituite da reparti logori, la superiorità della fanteria attaccante è certamente sensibile. Specialmente sensibile era l'aumento delle artiglierie nel settore, che va dalla conca di Plezzo alla 19" divisione, di fronte a Tolmino: in complesso da 380 bocche da fuoco, comprese le bombarde medie e pesanti, si passò a I .950, con un aumento di I .570 pezzi. In Conca di Plezzo le bocche da fuoco di medio e grosso calibro passarono da 4 a 92! Anche la 2" armata dell' Isonzo, destinata all'attacco del fianco sinistro della nostra occupazione della Bainsizza, aveva avuto un aumento rilevante di artiglieria, passando da 528 a 1.133 pezzi. La 1a armata dcll ' lsonzo invece aveva ceduto 177 pezzi, riducendosi da l.l 46 a 979. t.:aumcnto complessivo saliva a 1.972 bocche da fuoco, concentrate quasi interamente, oltre quelle preesistenti sul fronte, contro i nostri corpi d'armala IV e XXVII, e pel loro trasporto furono necessari 2.500 vagoni, oltre altri 2.000 per le sole munizioni austro-ungariche, e proporzionalmente, altri 800 circa devono essere stati impiegati per le bocche da fuoco tedesche: un totale cioè di 5.300 vagoni furono trasportati sul fronte d ' attacco tra 1'8 settembre ed il 16 ottobre solo per servizio d'artiglieria (da cinque a sei treni al giorno) il che può sembrare uno sforzo non considerevole, considerato dal lato ferroviario, ma lo è invece quando si pensi che tutte queste batterie dovevano essere portate all'ala nord della fronte Giulia e quivi scaricate e portate a destinazione, servendosi di poche strade di montagna. Inoltre, contemporaneamente si eseguiva il trasporto di I .800 vagoni di materiali del genio, di materiali di sanità, sussistenza, oltre ai trasporti delle nuove truppe, che venivano concentrandosi alla fronte Giulia ed ai rinforzi di uomini e soprattutto di quadrupedi assegnati alle grandi unità, già ivi dislocate, per renderle atte alla guerra di movimento. Solo al gruppo d ' eserciti dell'arciduca Eugenio furono assegnati 60.000 quadrupedi e 16.000 a quello di Conrad. Nel periodo fra il 20 settembre cd il 20 ottobre le ferrovie austriache elTettuavano verso la fronte italiana un centinaio di treni al giorno, ma tale numero

(I) Per esempio la for7a del l O battaglione del 12 I O reggimento fanteria - di cui si conoscono i dati~ era, alla data del 1° ottobre 191 7: 1• compagnia (compreso lo stato maggiore del battaglione) 217 nomini; 2• compagnia 205; 3" compagnia (compreso probabilmente lo stato maggiore aggregato) 248; 4• compagnia 209; compagnia mitragliatrici 152.


LE FORZE

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venne spesso sorpassato;·di questi trasporti i cinque sesti, 2.400 treni, erano convogli esclusivamente militari. Per lavori occorrenti alla preparazione dell'offensiva, come la costruzione di ricoveri per le divisioni di attacco, l'apertura di comunicazioni pel trasporto di artiglieria e di munizioni, e per gli scarichi nelle stazioni furono notevolmente aumentati i riparti tecnici ed il personale pei lavori. La relazione austriaca ci dice che l 'aumento ammontò ad un centinaio di compagnie e di altri riparti del genio, ed oltre a questi 50.000 lavoratori circa (30.794 prigionieri e 19.700 uomini delle formazioni di marcia adibiti a lavori). Merita rilievo l'elevata ci fra dei prigionieri, che portava a 62.373 il numero di quelli che lavoravano sul nostro fronte a facilitare direttamente le operazioni militari dell'avversario, me ntre da noi neppure uno era impiegato a simili incarichi.

2. -

Le nostre truppe.

La fanteria della 46a divisione - Voffensiva del 19 agosto 1917. Il settore Sleme-Mrzli-lsonzo (sulla sinistra del fiume) era occupato dal gennaio 1917 dalla46" divisionè, collè brigakCallanissdta cd Akssan<lriaccol 224° fanteria. In tempi norn1ali i reggimenti te nevano due battaglioni sul Mrzli-Sleme, nel raggio della fucileria nemica; il terzo battaglione in riserva, ma sempre nel raggio clTicace del cannone nemico. La brigata Alessandria ed il 224° fanteria erano sempre rimasti in linea per nove mesi continui; la prima nel settore delle «lunette Mrzli-lsonzo» (detto anche settore Vodil) che, azioni a parte, le era costato sino a luglio 150 morti e feriti al mese (I), il secondo nel settore Leskovca-Sleme. La brigata Caltanissetta, messa a guardia del caposaldo del Mrzli sull' estremità settentrionale della groppa del monte e dei collegamenti di esso col settore Vodil e collo Sleme, aveva avuto due riposi di una diecina di giorni ciascuno, il primo per prepararsi all'azione offensiva di agosto, l'altro per riordinarsi dopo di essa. Ma anche in questi due periodi la brigata era rimasta a Kamno e S. Lorenzo, cioè sempre - specialmente per la prima di tali località - sotto il tiro delle artiglierie avversarie, piccoli calibri compresi. Nell'agosto poi, erano stati rinnovati da parte nostra gli attacchi contro le posizioni del Mrzli, attacchi effettuati con maggiori mezzi del J 915, ma falliti in complesso per le stesse ragioni, per le quali tale tentativo non era riuscito all ' inizio della guerra. e operazione si era iniziata il 17 agosto con concentramenti di fuoco sui punti più sensibili dell'organizzazione nemica ( comandi, luoghi di raccolta delle truppe, ecc.) e con tiri di interdizione notturni sui bersagli battuti nella giornata. Il tiro di distruzione assorbì l'intero giorno 18: due simulazioni d'attacco furono effettuati nella giornata, per indurre il nemico a gucmirc le trincee cd a svelare le sue difese; nel pomeriggio, pattuglie ufficiali andarono ad esplorare i varchi nei

(I) Dopo luglio le perdite nelle trincee erano diminuite (azioni a parte), ìu seguilo all' abbandono della linea di Dolje, che era presa a tergo dalle posizioni nemiche del Trucchello Mrzli.


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L' IMPORTANZA OELI.:AZIO NE MILITARE !TAi .IA NA

reticolati e si riconobbe che erano stati in complesso ottenuti per una larghezza superiore ai cento metri in corrispondenza ai varchi l (sopra la lunetta A del Mrzli) e 3 (sellclta Sleme). Il varco 2 sul Mrzli doveva essere aperto da una mina e dai lancia torpedini Bettica: ma che valeva distruggere tratti di rclicolati per chi doveva attaccare faticosamenle in salita, se rimaneva la monlagna battuta dal1' avvolgente e dominante fuoco dell'artiglieria avversaria, la quale, favorita dalla natura, e sicura delle direzioni d'attacco, data la lunga azione delle nostre artiglierie per aprire amplissimi varchi poteva infliggere gravi perdite alla nostra fanteria, senza che la nostra controbatteria potesse avere sensibile efficacia, mancando quasi totalmente in questo settore i proiettili a liquidi speciali? La reazione nemica si esplicò il 18 nel modo più razionale, concentrando il tiro delle arliglicric sulle nostre difese del Mr.di, tanto che fu necessario mandare subito ben due compagnie della riserva divisionale a riparare i danni. Anche nella notte sul 19 continuò il noslro tiro di interdizione sulle difese distrutte. Il mattino del 19 il nostro tiro di distruzione riprende, ma sui due battaglioni del 147° (brigata Caltanissetta), riuniti nelle trincee del caposaldo del Mrzli per l'attacco, si scatena rapido e sicuro il tiro di artiglieria avversaria, che ci infligge in pochi minuti una perdita di oltre 200 uomini. Il tiro dei due giorni ci aveva inoltre danneggiato mitragliatrici e lanciafiamme. I nostri, alle 9,45, fanno brillare una mina sul Mrzli, con qualche effetto di sconvolgimento nel terreno antistante alla vicina trincea nemica: i lanciatorpedini Betti ca tentano di distruggere il reticolato, ma con scarso risultato. Dalle 1O alle 13 circa, i due battaglioni del 147° (brigata Caltanissetta) sul Mrzli tentano ripetutamente di raggiungere la posizione avversaria, sulla quale sono ancora in efficienza alcune mitragliatrici, ma lo slancio è stato già diminuito dalle perdite avute dai nostri durante l'attesa. Su di essi si scatena il fuoco d'artiglieria d' infilata e di rovescio e dopo ripetuti tentativi le truppe devono ripiegare definitivamenlc. Sulla loro sinistra il II battaglione del 148°, accompagnato dal fuoco della nostra artiglieria, attacca la sella fra Sleme e Mrzli, sorpassando la la trincea avversaria, ma è fermato sulla seconda trincea da fuoco fiancheggiante di mitragliatrici traditrici avversarie dello Sleme e dal tiro dell 'artiglieria, che corona i monti circostanti. li comandante, maggiore Vandcn, per tre volte riporta le lruppe all' assalto, giungendo a fare una novanlina di prigionieri, ma l'artiglieria austriaca, che tutlo vede dall' alto, batte i noslri camminamenti ed impedisce ai rinforzi di sboccare, talché l'eroico ballaglione, ridotto a 100 uomini validi, deve retrocedere nella trincea di partenza. Sulla sinistra del 148°, il 224° fanteria aveva attaccato in direzione del Ramarro con tre plotoni d'attacco, per impegnare il nemico in quel tratto. I tre plotoni adempirono decisamente al loro compito, subendo perdile grnvi. Questo avveniva nel sctlorc Sleme-Mrzli. Nel settore della brigata Alessandria, due battaglioni del 155° dovevano dare la scalala al tratto sud della linea nemica sulla cresta del Mrzli e cercare di porgere la mano alla brigata Caltanisselta che attaccava da nord. Essi, però, non poterono avanzare che di 150 melri circa, ostacolati da sassi fatti rotolare dalla cresla soprastante e da fuoco di artiglieria e di milragliatrici. Le truppe, non polcndo progredire, si fermano sul posto sempre sotto il fuoco d'artiglieria, che dalle caverne di monte Castc1lo di Tol-


LE FORZE

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mino investe i nostri di rovescio, talché l'ufficiale osservatore del Comando di corpo d 'annata a passo Zagradan vede, spettacolo orrendo, i colpiti precipitare di roccia in roccia sino al piede dei dirupi (e ben 27 cadaveri non vennero più ritrovati in quel terreno). Successivi rincalzi riescono nel pomeriggio a far spostare le truppe attaccanti di qualche decina di metri, ma l'impossibilità di avanzar oltre è manifesta. Anche nel settore Mrzli Slcme altri tentativi della brigata Caltanissetta rimangono infruttuosi. Alle 21 il comando di divisione ordina di ripiegare nelle trincee di partenza. Il bilancio della giornata si riassumeva in 2.558 tra morti e feriti e 284 dispersi (I). Per la sola brigata Caltanissetta si ebbero 31 ufficiali e 1.626 uomini di truppa morti e feriti , 257 uomini di truppa dispersi: dei feriti 500 circa erano però leggeri. «Non mi rendo conto delle forti perdite subìte dalla 46a divisione, che non ha concltL'>O niente}> telegrafava il 21 agosto il comando d'armata a quello del N corpo. Non è agevole pronunciare un giudizio sulle cause di successo e di insuccesso di un'azione tattica, nella quale i fattori determinanti della riuscita sono molteplici; ma una causa sembra, nel combattimento del 19 agosto al Mrzli, potersi escludere: quella della mancanza di slancio delle truppe. Quando un battaglione, come quello del maggiore Vanden, si ritira solo allorché è ridotto a cento uomini, quando due hattaglioni escono dalle trincee dopo d 'aver perso poco prima dell ' ora d'attacco più di 200 uomini pcl tiro di artiglieria nemica, quando le truppe stanno ferme in posizioni come quelle raggiunte dai battaglioni del 155°, si deve concludere che la truppa è solida. L:artiglieria nostra, poi, a detta del comandante la divisione, era stata superiore ad ogni elogio. Se malgrado il valore e l'abi lità delle trnppe non si ottenne la vittoria, la causa è da ricercarsi nella forza dell 'avversario, forza la quale, a parte la tenacia indubbiamente dimostrata, era data dalle posizioni e dall'organizzazione difensiva (2). Il nostro attacco era diretto contrn il Mrzli, posizione cioè, difesa da mitragliatrici in caverne, qualcuna delle quali, ancora oggi visibile, aveva funzione di efficacissimo fiancheggiamento (armi traditrici) ed inoltre dominata dall'artiglieria avversaria, che, disposta sulle creste circostanti dalla Luznica allo Slcme, poteva sparare alle spalle dell 'attaccantc. Infine le pendici del Mrzli verso l'Isonzo erano battute d' infilata dalle potenti artiglierie disposte attorno a Tolmino, delle quali alcune in caverna. Riassumendo, le condizioni delle truppe nel settore Sleme-Mrzli-Isonzo, quali risultano dai loro precedenti, si possono così giudicare per le brigate Caltanissetta ed Alessandria. Reggimenti che avevano data sicura prova di solidità, ma stanchi da periodo di trincea eccezionalmente lungo, in posizioni tali da deprimere il soldato. I; e{I) Questi dispersi sono per la massima parte morti rimasti sulle posizioni nemiche. Infatti gli austriaci secondo il VELTZÈ: Vie Geschichte des We/t Krieges (Vienna, Società letteraria patriottica), redatta per questa parte sotto la direzione del Uirettorc generale degli archivi Starkenfels, aftèrma che i prigionieri nostri furono 40. Voi. Il, pag. 207. (2) Vedasi nello schizzo n. 1 la posizione delle mitragliatrici in caverne che, non distrutte dalla nostra artiglieria, prendevano sul fianco sinistro le nostre truppe che attaccavano le posizioni nemiche fra Sleme e Mrzli. Altre mitragliatrici le colpivano dal lato destro, cioè dalle pendici del Mrzlì.


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LE FORZE

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sito negativo e le grandi perdite dell'azione di agosto, poi, dovevano aver influito dannosamente sul loro morale. Il 224° non aveva avuto parte attiva nell'azione di agosto: anch'esso era da più <li nove mesi in posizioni dominate in maniera demoralizzante. Il reggimento, però, aveva avuto una fortuna rara nell'esercito italiano. Lo comandava, dalla fondazione, lo stesso colonnello, malgrado due ferite riportate alla testa del reggimento. Il fascino speciale che derivava dal comandante non doveva essere senza efficacia nella parte specialmente onorevole che il reggimento sostenne, come vedremo, il 24 ottobre. 3.

- Cause di logoramento al fronte italiano.

Nel 1917 presso tutti gli eserciti si erano manifestati segni di stanchezza, e questi non erano mancati anche nell'esercito italiano, il quale, sebbene entrato in guerra dieci mesi dopo gli alleati, aveva però sopportato maggiori disagi. TI generale austriaco Stiirgkh, capo della missione presso l' esercito tedesco, visitando nel febbraio 1916 il fronte tedesco in Franc ia, dice ( I): «Come stavano bene appunto nel sellorc francese del fronte occidentale le truppe ed i comandi superiori, per quanto riguarda la vita e le risorse del paese (beninteso quando non si trovavano esposti o in prima linea), in confronto del rrontc orientale! Cosa era un inverno in Piccardia di fronte ad un inverno nei Carpazi? Com'era facile, in quel paese ricco e ben coltivato, con le sue strade ottime e numerose, con le sue potenti linee ferroviarie, inviare alle truppe sul fronte quanto loro occorreva! Quali ottimi quartieri davano le numerose città e villaggi, e come i comandi superiori potevano alloggiarsi splendidamente! Questi, se non erano insediati in una grande città, come, per esempio, Donai, S. Quintin, Laon o Voyon, dove naturalmente potevano disporre delle migliori e delle più comode case, trovavano certamente per la loro sede qualche castel lo o qualche villa ben situata, spaziosa e bene arredata. lo ho potuto constatare che quasi tutti questi general i erano effettivamente meglio alloggiati che lo stesso imperatore Guglielmo. Con una certa quale malim:onia ero costretto a pensare ai mjei poveri colleghi sul fronte galiziano». Ora, che dire della truppa nostra, che passava i suoi inverni sulle Alpi , in posizioni infelici, mentre l'avversario, se non altro, era sicuramente appollaiato dietro le creste? Per effetto della guerra di Libia poi parecchie classi erano sotto le armi quasi ininterrottamente da sei, selle anni. A questo si aggiunga che le licenze, nel 191 7 , erano concesse solo a coloro che avevano dicci mesi almeno di servizio al fronte (2), ciò che può dare un ' idea dello stato d'animo del soldato. Infine le perdite avute specialmente da lla 2" armata, e soprattutto dalla fanteria, durante l'offensiva della Bainsizza, erano state tali da impressionare qualunque riparto, anche il più solido. (i) SniRGKH: Nel g rande quartiere generale tedescn. Paul List , Lipsia, 192 I, pag. 12 1. (2) Come già si disse, in Francia le licenze erano date ogni quattro mesi, in Austria ogni sei mesi; ma agl i ufficiali il periodo di serv~io al fronte, necessario per avere diritto alla licenza, poteva essere ridotto a quattro mesi. Per la truppa t1011 c'era quest'ultima prescrizione, ma era in facoltà dei comandi <li portare in certi casi la durala della licenz.a da due settimane a quattro.


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L:IMPORTANZA DELl :AZIONE MILITARI' ITALIANA

Tuttavia, come si è accennato, i riparti della 2a annata sulla sinistra dell 'Isonzo, a sud di Tolmino, seppero contenere con contrattacchi l'assalitore, il che vuol dire, che malgrado tutte le cause di spossatezza, i riparti conservavano un elevato grado di combattività. Dei reggimenti che erano nel settore Mrzli-Isonzo si potrebbe aggiungere che il servizio ininterrotto in posizioni infelici e gli infruttuosi sacrifici dell'offensiva dell'agosto dovevano aver contribuito ad abbassare in modo speciale il loro morale, ma questa presunzione non autorizza a dire che queste truppe non si siano difese; invece, come si è veduto e si vedrà, esse erano in condizioni di non potersi validamente difendere. 4. -

Lo schieramento del IV corpo d'armata.

Nella descrizione delle lince di difesa della fronte Slemc-Mrzli-lsonzo si è visto quanto fosse, per quel che riguarda il valore delle nostre posizioni, giustificato il sereno giudizio di Hindenburg, che le chiamava manifestamente deboli «offenkundig schwach». Ma anche per quanto si riferisce alle forze che normalmente occupavano quel settore, anzi per l' intero IV corpo d'armata, la sintetica espressione del maresciallo non era fuori di proposito. l1 TV corpo d'am1ata, nei primi anni di guerra, comprendeva anche la 19a divisione e si estendeva dal Rombon (Conca di Plezzo) sino alla regione di Kambresco (nove chilometri a sud-ovest di Tollnino). Esso nel 191 5 era stato impegnato in sanguinose lotte. All'inizio delle ostilità il Comando Supremo aveva an7,itutto cercato di intacca.re la fronte avversaria sull'Isonzo, oltrepassando il fiume cd avanzando a scaglioni dalla sinjstra, per modo che l'attacco di Gorizia e di Gradisca dovesse esser preceduto dalla conquista di Tolnijno. Per ciò le prime operazioni offensive nostre ebbero per obbiettivo la conquista della linea Monte Nero-Monte Maznik-Mrzli. Nell'agognata marcia verso la Sava era sembrato che la sinistra avesse la minima profondità di montagna da attraversare per giungere al displuvio delle Alpi Giulie, e quindi discendere nella Conca di Laibach, obbiettivo principale delle nostre operazioni. Di qui le sanguinose lotte sul Mr..di e l' epica conquista del Monte Nero, le quali però dimostrnrono la grande difficoltà di espubrnare la testa di ponte di Tolmino e di passare il medio Isonzo in forze. Quindi il Comando Supremo italiano dovette mutare concetto, avanzando colla destra su Gorizia e sul Carso. Tuttavia la testa di ponte di Tolmino costituiva per noi una pericolosa spina nel fianco e questo spiega come anche dopo la decisione di agire offensivamente colla destra si sia, durante il 191 5 continuato negli attacchi alle formidabili posizioni austriache di quella piazza; ma l'esito negativo di essi indusse a ritirare alquanto le nostre truppe dalle infelici posizioni di fronte a Santa Lucia e Santa Maria ( 1). L'attacco austriaco del maggio 1916 nel Trentino fece prendere in seria considerazione l'eventualità di rinunciare a qualcuna delle conquiste territoriali fat-

( I) In quelle posizioni le nostre trincee ermo prese di rovescio dall'artiglieria in caverne di Monte Castello (q. 428) di Tolmino.


LE FORZE

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te nel 1915 e precisamente alla Conca di Plezzo, alla Piana di Ciginj ed a Plava, per ritirarci in un primo tempo sulla linea Stretta di Saga-Polounik-Monte Nero-Mrzli-Monte Jeza- Korada-Planina, realizzando una sensibile economia di forze, una divisione circa, e si pensò anche all'abbandono di tutta la sinistra Isonzo. Per il favorevole esito della nostra difesa nel Trentino, la rettifica del fronte del IV corpo non fu necessaria, però da quell'epoca la regione Conca Plczzo, Monte Nero, Sleme, Mrzli, Isonzo, Tolmino fu considerata come un settore d ifensivo e le forze vennero notevolmente diminuite, tanto che dai 60 battaglioni , che vi si trovavano nell'aprile 1916 quando il fronte del Corpo d'Armata nel settore di Tolmino si arrestava alla sinistra Isonzo, si scese rapidamente a 38 nel luglio 19 16 oltre a 19 battaglioni della 7• divisione che occupava le posizion i su I la destra del fiume di fronte alla testa di ponte di Tolmino. In totale 57 malg rado l'aumento considerevole della zona. Verso la fine di marzo 19 17, il Comando Supremo, che si attendeva un attacco in grande stile nel Trentino, richiese al TV corpo l'indicazione delle forze occorrenti per ottenere una occurazionc economica della fronte e per attuare una difosa ad oltranza. 11 comandante de l I V corpo, S. E. Cavaciocchi, indicò la linea Saga-Monte Nero-Pleca-Sclisce-Costa Raunza-Kradvhr, rinunciando cioi: alla Conca di Plczzo, a llo Slcmc-Mrzli cd alla Piana di Ciginj. La cosa rimase allo stato di rrorosta. Il 20 luglio 1917 la 19" di visione, che occupava il tratto sulla destra dell ' Isonzo di fronte a Tolmino, fu tolta al IV corpo d'annata al quale rimase come nell 'aprile 191 6 la fronte dal Rombon al Mrzli compresi. Al principio di sellcmbre esso disponeva di 36 battaglioni. Come si vede, per l'identico fronte Rambon, Monte Nero, Mrzli sino a Dolje si era discesi da 66 battaglioni dell'aprile l 916 a 36 del settembre 1918, forza che pcrmcllcva di tenere la linea senza però consentire una sufficiente rotazione dei reparti; la riserva del corpo d'armata si riduceva a quattro ballaglioni e le rimanenti truppe dovevano stare in trincee o ad immediato rincalzo di essa, ciò che toglieva ad esse la possibilità di un conveniente riposo e di una proficua istruzione. I battaglioni dello Sleme-Mrzli-Vodil ad esempio (224° fanteria brigata Caltanissetta, 147°-148° brigala Alessandria, 155°-156°) erano in linea da quasi un anno; i battaglioni compivano a turno venti giorni in trincea e dicci in riposo a Kamno, Libussina, S. Lorenzo, località tutte sotto il cannone avversario. Ma nei dicci giorni di riposo non era possibile impartire un'efficace istruzione alle truppe: un giorno andava perduto per ricevere il cambio, uno per l'assestamento degli alloggiamenti in fondo valle, poi la truppa doveva ripulirsi, provvedere al cambio del corredo. Che cosa rimaneva per le esercitazioni, prima che venisse il decimo giorno in cui si doveva dare il cambio, senza contare che parte degli ufficiali, e soprattutto quelli nuovi giunti, dovevano precedere la truppa per rrcndere le consegne ? In sostanza, il IV corpo d'armata aveva potuto provvedere convenientemente all' istruzione delle sole sue truppe di riserva, il 2° bersaglieri cd il battaglione alpini Saluzzo, che venivano bene addestrati nella zona normalmente immune dall'azione dell'artiglieria nemica. Durante il 1917, il numero dei battaglioni della fro nte Plezzo-SlcmcMrzli-Isonzo rimase pressoché invariato, ma venne diminuito il numero delle


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L'IMPORTANZA OF.1.1 '.AZIONE MILITAl{E ITALIANA

compagnie nel battaglione; è vero che la diminuzione dei fucili era compensata dall'aumento delle mitragliatrici, ma contemporaneamente i battaglioni nemici aumentavano la loro potenza di fuoco, accrescendo il numero delle mitragliatrici pesanti ed introducendo nelle compagnie quelle leggere; quindi, in conclusione, mentre all'inizio della guerra il battaglione contrapponeva quattro compagnie nostre a quattro nemiche, nel 1917, invece, noi ci eravamo ridotti a tre compagnie fucilieri aggiungendo ad un battaglione sci mitragliatrici pesanti; gli austriaci, invece, avevano conservato le quattro compagnie di fucili ed assegnato al battaglione una compagnia mitragliatrici di otto armi pesanti. Quindi essendo rimasto fermo dal 1916 al 1917 il numero dei battaglioni che stavano di fronte in questo settore, le rifanne del 1917 avevano variato la proporzione di circa un quarto a nostro svantaggio. Alle tre divisioni nostre del IV corpo (50" in Conca di Plezzo, 43a sul Monte Nero e 46a sulla fronte Sleme-Mrzli-Isonzo), gli austriaci contrapponevano due divisioni: la 93a e la 50" che si collegavano di fronte al Monte Nero. Entrambe durante l'offensiva di Caporetto avevano 11 battaglioni, ma poco prima dell'offensiva parte delle truppe era stata sostituita con altra più scelta; non si può, quindi, assicurare quale fosse il numero dei battaglioni nemici nei periodi ordinari, in quel settore; per norma, però, le divisioni avevano da 10 a 12 battaglioni: non si va quindi lontani dal vero ritenendo che in tempi ordinari la difesa fosse costituita da 22 battaglioni austriaci, pari ad una trentina dei nostri. Il confronto è reso più difficile dal fatto che le due divisioni nemiche appartenevano a corpi d 'armata diversi, e non è certo se le riserve di corpo d'armata fossero sottratte dalle divisioni oppure appartenessero ad altri riparti. Riassumendo: le nostre truppe di fanteria nel IV corpo d ' armata eran, dunque, appena sufficienti per 1'occupazione normale della linea; la loro superiorità numerica sul nemico era sempre andata notevolmente decrescendo, mentre era sempre rin1asta inalterata, specialmente pel settore Slcmc-Mrzli-Isonzo, la condizione inverosimilmente infelice e deprimente in cui vivevano le nostre truppe, mentre l'avversario occupava posizioni sicure, che riducevano di gran lunga i disagi e le perdite. Malgrado questa continua, relativa diminuzione di forza rispetto al nemico il IV corpo d' armata continuò a mantenere le posizioni alle quali era giunta l' offensiva del 1915. Si era però costruita nel 1917 la linea di difesa ad oltranza Monte Nero-Pleca-Seliscc e nella primavera del 1917 si era nuovamente ventilato il progetto di ritirarsi su di essa in caso di offensiva nemica in grande stile, abbandonando la linea avanzata: ma in seguito tale intenzione fu abbandonata. Fatto sta che l'offensiva nemica trovava il IV corpo, al principio di ottobre, in queste condizioni: forze appena sufficienti per la difensiva in tempi ordinari, schierate su posizioni aventi in complesso carattere offensivo.


I .E FORZE

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5. - Particolarità circa le innovazioni introdotte nel nostro esercito durante la guerra. Alcune particolarità vanno messe in luce per apprezzare la capacilà difensiva delle nostre truppe nel 1917. Durante la guerra sono state introdotte nell' armamento del noslro esercito parecchie innovazioni: formazione di compabrnie mitragliatrici, di sezioni pistole-mitragliatrici, di sezioni lanciatorpedini Bettica, di sezioni e di batterie bombarde. Ora il carattere comune, che hanno avuto tutte queste innovazioni è stato quello di una certa indipendenza iniziale, una specie di autonomia, grande o piccola, che aveva i suoi inconvenienti. Così abbiamo dato le compgnie mitragliatrici ai comandi di corpo d'armata di divisione, di brigata prima che ai reggimenti, le conseguenze si possono immaginare: minor fusione tattica ed un naturale disordine amministrativo, perché le compagnie di divisione e di corpo d' armala dipendevano direllamcnlc dal loro deposito. Ma come polcva cavarsela l'aspirante che spesso comandava la compagnia, senza ricevere da nessuno - in pratica succedeva così - le numerose disposizioni de l giornale militare e dei grandi comandi che lo riguardavano? Ora, buona amministrazione vuo l dire buona disciplina.

In soslanza, se per l' inquadramcnlo del fanlc e dcll 'arliglierc occorre un tenente, un capitano, un comandante di battaglione e di reggimento, non si vede perché il mitragliere debba avere nccessilà diverse. E<l infatti l'esperienza lèee comprendere tale necessità, e nel 191 7 le compagnie mitragliatrici furono date anche ai battaglioni; anzi si era pensato di assegnarle, aumcnlandolc, alle compa1,rnie. Rimasero, però sempre, in certo qual modo alla dipendenza delle grandi unità le compagnie mitragliatrici da posizione, quelle, cioè, che non avendo mezzi di lrasporto propri erano asse1,rnate come elemento fisso ai settori. Ora, quello che era successo in grande per le mitragliatrici si verificava in scala minore per gli altri riparli spccialisli: zappalori, lanciatorpedini Bettica, pistole-mitragliatrici erano dipendenti direttamente dal comando di battaglione, il che equivaleva, per tali riparli, ad una sorveglianza e ad un inquadramento meno efficace del normale. Inoltre i lanciatorpedini Bettica e la pislola-milraglialrice erano armi più alte ad operazioni offensive che alla difesa. I Bettica, specie di racchette che lanciavano sin verso i 150-200 metri un tubo metallico contenente una forte carica esplosiva, erano stati una benedizione del cielo, perché avevano abolito il tubo esplosivo portato a mano. Nella difesa, avevano un grande effetto morale cd erano efficaci soprattutto sulle posizioni dominanti, per sbarrare canaloni d' accesso; ma per il caso, da ritenersi frequente, in cui il nemico si presentasse improvviso a brevissima distanza, avvicinandosi ai reticolati col favore dell 'oscurità nei piccoli attacchi, o del fumo e del polverone del bombardamento durante le grandi azioni, avevano poca efficacia. Furono abolili nel I 9 I 8 e sostituiti con vantaggio dagli stokes. Le pistole-mitragliatrici avevano per caratteristica lo sparo quasi contemporaneo delle cartucce del caricatore, cosicché dopo bisognava ricaricarle; fuo-


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( '. IMPORTANZA OF.IXAZJONE MILITARE ITALIANA

co, dunque, a scatti. Ottime, quindi, per un riparto che volesse irrompere in una posizione avversaria, ma non pratiche per la difesa, perché il liro non era regolabile; mancavano di piedistalli; non potevano insomma paragonarsi colle mitragliatrici leggere austriache. Nell'ultimo anno di guerra furono date alle compagnie e si parlò di sostituirle: ciò avvenne dopo la guerra. La capacità difensiva, quindi del nostro battaglione, specialmente in terreno dominato, nel quale l' azione poteva risolversi rapidamente, non trovava un aiuto notevole nei mezzi sussidiari di cui il battaglione stesso disponeva (1 ).

( l ) A riguardo delle osservazioni fatte c irca l'organizzazione delle mitragliatrici, ritengo che sia utile conoscere quanto avvenne nell'esercito tedesco. La Germania entrò in guerra con una compagnia mitragliatrici (6 armi) per reggimento; ehbe poi alla fine della guerra una compagnia di 12 armi pesanti per hattaglione, ma a nche qui venne mantenuto fin che si potè il principio dell'organizzazione a compagnie intere, salvo quando - s' intende - si doveva, durante la prima affrettata fahhricazione, assegnare ai reggimenti le sezioni, man mano che venivano costituite. Furono costituiti anche riparli milraglialrici, assegnati alle divisioni in certi tratti del fronte, ma le compagnie erano riunite in riparti di 3 compagnie ciascuno. Anche nell'esercito tedesco il fatto che i riparti non e.rano della divisione, ma annessi alle posizioni, diede luogo ad inconvenienti. L:esercito tedesco era poi provvisto di una buona mitragliatrice leggera come l' esercito austriaco, il quale aveva risolto la questione alleggerendo solo il sostegno dell'ottima mitragliatrice Schwarz lose ed i nastri portacarlucce (nastro di soli I 00 colpi).


LA PREPARAZIONE ITALIANA.

1. -

Sintomi dell'offensiva -

Le prime disposizioni.

La sensazione della grande offensiva nemica, date le precauzioni dell 'avversario, il quale inviò prima l 'Alpcnkorps in Tirolo per far credere ad una minaccia da quella parte, si ebbe naturalmente in ritardo. Lo stesso era accaduto a I nemico, prima del!' offensiva nostra di Gorizia ( agosto 1916). Preavvisi alle truppe circa tale eventualità non erano tuttavia mancali; così il 5 settembre, mentre ancora durava l' 11 a battaglia dell' Isonzo (Bainsizza), il comando della 2• armata avvertiva che lo spoglio dei giornali tedeschi lasciava supporre che il nemico si preparasse ad una controffensiva in forze, come quella sferrata in maggio contro la nostra 3a armata; il 13 settembre, altri incitamenti dell'armata a lavorare febbrilmente ed a curare lo schieramento in profondità, in vista della possibilità di un attacco nemico. Il 19 settembre, l'armata diramò le direttive per una eventuale offensiva nemica, che avrebbe presumibilmente dovuto effettuarsi alla fine di settembre contro la fronte Bainsizza-Gorizia. Il 19 settembre, S. E. Capello tenne una confcrcn:,,a sullo stesso argomento ai comandi dei corpi d'armata schierali su tale fronte (II, XXVI, XXVII); il sunto della conferenza venne, però, diramato a tutti i corpi d'armala. Tutti questi preavvisi non riguardavano direttamente il IV corpo d'armata; il comando di quest'ultimo non mancò, però, di diramare gli avvertimenti ai comandi dipendenti, perché stessero pronti sia alla difesa che alla controffesa; inoltre, il 23 settembre, il corpo d'armata, dato il debolissimo schieramento d'artiglieria pesante in Conca di Plezzo, ritenne prudente rinforzarlo per l'eventualità di un'offensiva nemica, mandandovi due batterie dalla fronte SlemeMrzli-Isonzo. In tutto settembre non vi sono disposizioni intese a modificare la situazione complessiva al IV corpo, anzi avvengono spostamenti intesi a diminuire i mezzi d'azione: il 15 settembre 5 batterie d'assedio vengono passate al VI corpo d'armata cd i I 2 I settembre dodici riparti zappatori di reggimenti del IV corpo sono inviati ai lavori delle strade di Siroka Njiva c della Auzza-Levpa. Il 23 l'armala ordina di ridurre munizionamento giornalmente disponibile pci mcdi calibri del IV e dell'VIII corpo d'armata per accrescere quello del li e del VI corpo d'armata. 11 IV corpo rimane con un assegno giornaliero di 50 colpi, poco più di uno per chilometro. Il 30 settembre, però, una comunicazione della 2a armata avverte della possibilità dell' offensiva, quale in complesso sarà poi attuata il 24 ottobre. In conseguenza, il I ottobre, il comando del IV corpo d'armata così avverte la 46• divisione: «Il comando d'armata è informato della possibilità di un' offensiva nemica, che dalla testa di ponte di Tolmino tenda sia alla testata di valle Judrio, sia a risalire l'Isonzo». In conseguenza, il 2° bersaglieri venne trasferito da Berzova (presso Scrpcnizza) a Luico, e messo alla dipendenza disciplinare della 46" divisione; conO


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L.:IMPORT/\NZA DF.1 .1'. AZIONE MILITARE ITALIANA

temporaneamente il corpo d'armata ordinava che tutti i comandanti di battaglione della divisione, che non conoscessero la linea di resistenza ad oltranza, effettuassero al più presto la ricognizione. Siamo però sempre nel campo delle previsioni d'indole generica: nulla ancora aveva indicato al comando di corpo d'armata che la grande offensiva dovesse verificarsi fra breve sulla fronte del corpo d'armata stesso. Il 5 ottobre, il comando scrive alla 50" divisione che «col ritorno dei reparti del genio i lavori siano spinti colla massima alacrità, per fare in modo che in primavera la linea ad oltranza abbia piena efficienza»; il giorno 7 ottobre S. E. Cavaciocchi parte in breve licenza. Lo stesso giorno 7, del resto, anche l' ufficio d' infonnazioni d'armata, in un bollettino di informazioni, parlando della «eventualità di una prossima ofTcnsiva nemica, della quale negli ultimi giorni era corsa insistentemente la voce», dopo aver accennato a voci portate da qualche disertore di una prossima offensiva nemica in Tirolo e sul medio Isonzo col concorso dei germanici, bulgari e turchi e ad altre informazioni di egual fonte, che accennavano a presenza di truppe germaniche alla fronte Giulia ed a prescrizioni date a riparti austriaci in vista del! ' offensiva, enumerava infine altri elementi che confcnnavano le voci stesse e cioè le intercettazioni fatte durante la giornata del 6 dalla stazione di Brcg di numerosi fonogrammi «<lai quali apparire bbe chi ara la preparazione <li un'ofTcnsiva a sud della testata del vallone dell ' Avscek» . Il giorno 6 erano passati alla stazione di Santa Lucia 500 autocarri circa e movimenti insoliti di autocarri erano stati notati la notte sul 7 in Conc a di Plezzo. Ed il bollettino concludeva: «Da tutte queste voci, per quanto non troppo discordanti fra cli loro, non è possibile ricavare alcun dato preciso circa un ' offensiva in grande stile contro di noi, con l'aiuto di truppe germaniche. «Per quanto tutti i prigionieri, e disertori ultimamente esaminati, parlino di trnppc germaniche presenti a lla n ostra fronte, tre circostanze intervengono a far accettare la notizia con molta riserva: 1° il fatto che nessuno dei disertori interrogati può affermare di aver visto truppe germaniche a lla nostra fronte; 2° il numero esorbitante delle stesse. C 'è infatti chi parla addirittura di quaranta divisioni, cifra enorme e punto credibile; 3° la deposizione dei fuggiaschi russi , i quali assicurano di non aver notato alcun movimento anonnale in valle C hiapovano, che a lla vigilia di un'offensiva nemica in grande stile dovrebbe e sser piena di soldati». «Non tutte le notizie sono però da rigettarsi senz 'altro: resta intanto quasi confermata la presenza in zona di artiglierie gennaniche; non è assolutamente da mettere in dubbio che immediatamente dietro la fronte nemica si stia alacremente lavorando a preparare qualche cosa. «Le stesse noti zie intercettate al nemico, anche se ritenute provocate ad arte per trarci in inganno, non sono prive di significato: esse possono benissimo significare che il nemico tenti di paralizzare una nostra offe nsiva che egl i ritiene imminente, facendosi appositamente intercettare dei dispacci atti ad indurci in errore. «Concludendo, si può affermare: che le voci di un ' ofTcnsiva austriaca nel


LA PRF.PARAZIONE ITALIANA

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settore di Tolmino acquistano ogni giorno maggior consistenza, tanto più che la data del I O è citata da tutti come quella dell'inizio dell 'attacco. Ma la mancanza di movimenti nel settore di Chiapovano induce a ritenere che gli austriaci tentino qualche azione improvvisa e locale». Il giorno 8, in seguito ad informazioni avute dai prigionieri giudicate attendibili, le notizie sulla presenza di riparti germanici si andarono intensificando, e perciò il comandante dell'annata emanava le direttive per l'eventualità di una prossima offensiva nemica di qualche entità, premettendo che «non vi è nessun serio argomento per ritenere certe tali intenzioni nemiche, ma nemmeno per scartarle completamente. La si può quindi ritenere come possibile, se non come probabile ed in guerra bisogna essere preparati anche a ciò che può sembrare meno probabile e possibile». I concetti delle direttive erano: Difesa energica fin dalle prime lince, senza esaurirvisi, specialmente dove non fossero ancora pronti gli apprestamenti dircnsivi. Basare la difesa essenzialmente sui contrattacchi diretti ad attanagliare il fianco del nemico c he fosse riuscito a sfondare le prime linee. Ciò premesso, il comandante l' armata avvertiva «che spesso una oITcnsiva nemica, arginata e paralizzata, può dare favorevo le occasione per una più grande azione controffensivi!. Ciò può essere limto piÌI vero in questo momento in cui noi abbiamo notevole superiorità morale sopra il nemico» . Non è scopo <li questo studio sottoporre ad un postumo esame le disposizioni del comando d'armata o di altri comandi: ma siccome qui si <leve <lare un quadro, per quanto si può non incompleto, delle condizioni morali del nostro soldato, è necessario dichiarare che l'affermazione del comando d 'armata della superiorità morale nostra era giustificata. Non solo ne erano motivi la maggior nostra vittoria, che recentemente era stata riportata specialmente dall'armata della Bainsizza, ma anche il contegno successivo dei due avversari lo confermava. Da lla metà settembre, dopo la fine cioè dell' undecima battaglia dell ' Isonzo, sino all'8 ottobre, la 2• armata in colpi di mano aveva catturato al nemico 2.500 uomini, m entre questo era riuscito una volta sola a fare «prigionieri» ad occidente di Tolrnino, e poiché il bollettino austriaco non precisava maggiormente, ciò significa che si trattava di un numero di una sola cifra significativa e precisamente di 6 uomini, catturati nelle trincee <li Cigini il 26 settembre. Anche il confronto fra i disertori delle due parti avverse induceva a ritene re che il morale del nostro soldato fosse migliore di quello dell 'avversario. Si è creduto opportuno di insistere su queste cifre, perché troppo facilmente si è giudicato, dopo gli avvenimenti, che il morale dei nostri uomini della 2" armata fosse depresso: che Caporetto è stata una vittoria morale dell'avversario. Ora il morale di un uomo o di un'armata, come tutte le cose del creato, non ra un salto senza una cagione, e senza una cagione l' armata della Bainsizza, da una vi ttoria, nella quale si passa un fiume inguadabile di fronte al nemico schi erato su posizioni di montagna, ricacciandolo per una profondità di una diecina di chilometri, non diventa senza cagione l'armata di Caporetto. Tutte le armate di tutti gli eserciti nel 1917 erano stanche: si ricordi che a detta del ministro della guerra Painlevé i francesi temevano che i loro uomini, dopo l'offensiva del Nivelle (maggio 1917), non sarebbero usciti dalle trincee per


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L.:IMPORTANZA D ELL.:AZIO NE MIUIARE rl ALIANA

attaccare, tanto che l'esercito francese fu, dopo quegli avvenimenti, risparmiato per tutto quell 'am10. Anche l'esercito tedesco, nei giorni di Caporetto, doveva cedere su larghissima fronte terreno davanti all ' attacco francese a Laffaux (22 ottobre) cd a quello inglese di Cambrai (20 novembre); quindi, scrutando la vita di qualsiasi armata dell'epoca, si può star certi di tTOvarc i gem,i di stanchezza, che naturalmente non mancavano da noi, dove la vita era tanto più dura che sugli altri fronti, più dura ripetiamo, di quella dello stesso nemico. Ma non si dimentich i che anche il nemico era stanco e battuto e le cifre che abbiamo esposte dimostrano che il morale della 23 armata poteva a buon diritto chiamarsi superiore a quello degli austriaci. Ritornando alle direttive dell ' armata per l 'eventualità in cui, arrestato il nemico, fosse possibile la controffesa, il comando d 'armata indicava come obbiettivo l'orlo del vallone di Chiapovano per le truppe della Bainsizza, la soglia di Ravnica pel Il corpo e le posizioni nemiche del San <ìabriclc e quelle di fronte a Vertoiba per i corpi d'armata dell'ala destra. Le direttive aggiungevano: « Il IV corpo, ispirandosi a concetti analoghi a quelli degli altri corpi d'armata, dovrà però limitare la sua azione ad una più stretta difensiva, salvo a cooperare più direttamente con il XXVII corpo per parare ad azioni offensive nemiche eventualmente partenti dalla testa di ponte di Tolmino, giovandosi largamente dello schieramento d ' artiglieria della sua ala destra, molto appropriato allo scopo cd anche giovandosi di quelle riserve di corpo d'armata che sono dislocate da quella parte». Disertori e prigionieri catturati il g iorno 8 e dati forniti dai nostri osservatori resero certa la presenza di truppe germaniche ed avvalorarono l'ipotesi di propositi offensivi da parte del nemico; perciò S. E. il comandante la 2a armata inviava, il 9, il capo dell'Ufficio informazioni d 'armata a riferire particolaregg iatame nte al Comando supremo. Nello stesso giorno il comandante l'armata teneva in Cormons alle LL. EE. i comandanti dei corpi d ' annata ed ai comandanti <l 'artiglieria e del genio d' annata una conferenza nella quale indicava come sempre più manifesta la possibilità di un 'offensiva nemica che, presumibilmente, non avrebbe potuto manifestarsi prima di otto o dicci giorni. Secondo le notizie avute, l'addensamento delle forze nemiche si effettuava sulla destra del IV corpo e sulla fronte del XXVII, cioè intorno a Tolmino, nonché su quella del II e sulla sinistra del Vl (zona Ravnica-S. Gabriele); quindi , secondo il comandante, l ' offensiva avrebbe potuto o mirare al la Bainsizza oppure con prograrmna massimo «comprendere un' azione strategica dalla testa di ponte di Tolmino in direz ione di Cividale, tendente alme no ad impadronirsi del nodo montano di testata di val Judrio, in modo da girare le nostre linee di sinistra e destra Isonzo», ed aggiungeva: «è noto che una tale eventualità è già stata considerata a fondo e che i nostri lavori difensivi sono stati studiati appunto per parare a tali eventualità. S. E. Badoglio conosce a fondo il problema difensivo della regione del suo corpo d' am,ata, studi dettagliatamente i provvedimenti per arginare una tale offensiva e mi riferisca. Il genio provveda al completamento della sistemazione difensiva». In conseguenza S. E. Capello aggiungeva: «scaglionerò le riserve in tre nuclei dietro il VII corpo, dietro il XXIV, dietro il II e VI corpo. eentità di questi nuclei sarà c ome due, tre e due. Saranno disposti presso le strade, colle teste di colonna pronte a partire. All'estrema sinistra dell'armata e per il concorso che il IV corpo potrà essere chiamato a dare a beneficio dell'a-


LA PR EPARAZIONE ITA LIANA

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zione generale porterò un reggimento, affinché il IV corpo abbia in totale due reggimenti di riserva». È dunque dal giorno 9 che comincia l' assegnazione di mezzi al IV corpo d' armata, assegnazione modesta, perché il comando del IV corpo avrebbe disposto di due reggimenti di riserva sopra un fronte di una quarantina di chilometri, ma, si ripete, non vi erano ancora indizi manifesti di addensamento di forze altro che contro la destra del corpo d'armata. Per quanto esca dal compilo di questo lavoro, merita di essere notato che nella conferenza del 9 ottobre, S. E. il Comandante del la 2• armata aveva messo di nuovo in luce la possibilità di una puntata su Cividale, partendo dalla testa di ponte di Tolmino, e che colla lettera del 30 settembre ne aveva anche indicato le modalità, cioè una puntata per fondo valle, che risalendo l' Isonzo si dirigesse su Caporetto: le misure prese dal Comando d'armata il 9 ottobre erano modeste, riducendosi all'assegnazione di un reggimento, ma alla riserva del corpo d'armata era chiaramente indicato il compito di cooperare col XXVII, cioè di agire controffensivamente, per attanagliare il fianco delle colonne che avessero sfondato le lince del XXVII corpo d'armata, ciò che si poteva essenzialmente effettuare agendo per fondo valle. Ciò che importa di stabilire è che al giorno 9 ebbe luogo la prima assegnazione dei mezzi al IV corpo d'armata. Nello stesso giorno S. E. Cavaciocchi venne richiamalo dalla licenza. Col giorno 9 ottobre, dunque, incominciano i provvedimenti dell ' armata, per rinforzare la fronte del lV Corpo d'armata e quelli del corpo d'armata, intesi alla preparazione immedi ata alla battaglia difensiva, mentre i preparativi nemici fervevano da quasi un mese. Il corpo d'armata compie, cioè, non la preparazione da lunga mano, l'allenamento, ma si dispone in tenuta di combattimento. Queste due operazioni vanno esaminate, per stabilire in quali condizioni abbiano realmente combattuto le truppe.

2.

~

I rinforzi al IV corpo.

Il 10 ottobre S. E. Capello, obbligato a letto, lasciò il comando interinale dell 'armata a S. E. Montnori, sino alle prime ore del mattino del giorno 23. Il generale Capello, pur essendo infermo, seguiva nelle grandi linee la preparazione dell'armata, specialmente per quanto riguardava la richiesta di mezzi al Comando Supremo e le direttive generali da emanarsi ai comandanti di corpo d'anm1ta, ma non poteva più dirigere personalmente l'enorme lavoro della preparazione dell 'armala. Questo fatto, indipendentemente dalle persone, influì necessariamente in senso sfavorevole sulla preparazione della 2• armata alla battaglia. Secondo il nostro regolamento di disciplina, il comandan te interinale del reggimento deve muoversi sulla falsariga del com andante titolare e ta le consuetudine è naturalmente seguìta anche per le cariche più elevate; ora in guerra, ove 1a situazione è variabile, il comandante di una g rande unità può essere costretto a disdire oggi quello che ha ordinato ieri; inoltre, la decisione del comandante interina le, indotto naturalmente a chiedere per ogni quistione se vi siano dispo-


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J.:LMPORTANZA DELl ?AZION F. MILITARE ITALIANA

sizioni del comandante titolare, è in un certo modo vincolala, non balza spontanea dalla sua mente. Nel caso, poi, in cui il comandante interinale emani disposizioni che modifichino le precedenti, non può naturalmente abrogare queste ultime senz'altro. Di qui una minor chiarezza per gli inferiori, i quali, in caso di dubbio, sono indotti, anche senza volerlo, a dare maggior peso alle prescrizioni precedenti del comandante titolare, specialmente quando questi sia circondato dal prestigio, di cui godeva il nostro comandante della 2a armata. 11 giorno I O ottobre giunse nella zona del IV Corpo il 9° bersaglieri, il quale però, come il 2°, doveva esser tenuto a disposizione dell'armata; venne dislocato in fondo valle, due battaglioni ad Idersko sulla dcslra Isonzo cd uno sulla sinistra del fiume a San Lorenzo (un chilometro a nord di Kamno); il 10 stesso il comando d'armata assegna due batterie da I 02 per la conca di Plezzo, dove lo schieramento di artiglieria pesante era meschino; di bocche da fuoco moderne infatti non vi era che una batteria da 103 e le altre artiglierie si riducevano ad una batteria di cannoni da 149 acciaio e due di cannoni da 149 ghisa e cioè, in lolale, 16 bocche da fuoco di una certa potenza, ma delle quali solo quattro a tiro rapido: coll'assegnazione fatta ora, quest' ultimi diventavano dodici. Erano ancora da aggiungersi quattro cannoni da 120 ghisa, sei obici da 149 ghisa ed un mortaio da 149 acciaio, bocche da fuoco di scarsissimo rendimento. Alla deficienza di artiglierie di medio calibro si suppliva come si poteva con una dozzina di pezzi antiquati da 87 bronzo. Sempre il giorno 10 l'armata assegnò un gruppo di batterie a cavallo (3a e 4a batteria), chieste il giorno prima dal Corpo d'armata, per rinforzare il fondo valle Isonzo, a monte di Tolmino: furono collocale, la 3a sulla sinistra Isonzo, presso il fiume, un chilometro ad occidente della linea avanzata e la 4• sulla destra del fiume a quota 250, a ducccnlo metri dalla seconda linea di trincee. Il 14, l'armata ordinava al comando d'artiglieria d'armata di dare al IV Corpo un certo numero di munizioni a liquidi speciali: con ciò si rimediava ad una vecchia deficienza, ma il rimedio fu scarso e tardivo, perché l'impiego delle munizioni a gas asfissianti richiede molta pratica da parte del personale; secondo il giudizio di un comandante di raggruppamento, si ebbero i disturbi inerenti a tale munizionamento, senza poterne ricavare l' utile corrispondente. TI giorno 11 l'armata ebbe qualche indizio di addensamento di forze nemiche in conca Plezzo ed il 13 il comando slcsso richiese un gruppo alpino, da assegnare al IV Corpo. Per chiarire la situazione in conca Plezzo, il 14 ottobre venne effettualo un piccolo colpo di mano in fondo valle, nel quale vennero catturati sci prigionieri; le informazioni date da essi al Corpo d'armata, non avvalorarono ancora speciali propositi offensivi nemici da quella parte; tuttavia il Comando d'armata, il giorno successivo, assegnava il 2° gruppo alpino concesso dal Comando supremo (battaglioni Mondovì, Ceva, Argentera, Monviso), che venne dato dal comando di Corpo d'armata in rinforzo alla 50" divisione, la quale aveva avuto, sin allora, nove battaglioni soltanto. TI 2° gruppo alpino, comandato dal colonnello Pugnani, giunse nel territorio della 50" divisione fra il 17 e il 18.


LA PREPARAZIONE ITALIANA

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li giorno 16 assegnazione di nuove unità: tre battaglioni alpini (Albergian, Belluno e Val Chiese) col comando del 5° gruppo (colonnello Magliano) che vennero assegnati alla 43a divisione (zona di M. Nero): inoltre l'Armata restituì al Corpo d'armata le batterie da montagna I O e I I , passate al V1 Corpo durante l' offensiva della Bainsizza; queste due batterie erano state per lungo tempo sul Mrzli e ripresero le loro posizioni. Al IV Corpo venne ancora asscbrnato una batteria da 102 da postarsi in fondo valle, tra Selisce e Kamno. Queste truppe giunsero il 19. Verso il 17 ottobre andò facendosi sempre più manifesto che il nemico preparava un 'azione anche in conca Plczzo. ln una conferenza, tenuta ai comandanti di Corpo d'armata il giorno 18, S. E. Capello avvertiva che sembrava il maggior sforzo nemico «dovesse pronunciarsi da Tolmino, estendendo la sua azione con carattere probabilmente risolutivo più a nord fino al M. Nero e, probabilmente, anche nella conca di Plezzo. È da presupporsi però un 'azione predominante, nella zona di Tolmino appoggiata ad un'azione vigorosa partente dall'altipiano dei Lom». È né più né meno il piano attuato dal nemico. S. E. Capello tornava a raccomandare che la difesa dei Corpi d'am,ata fosse basata sulla controffensiva, sull'attanagliamento ai fianchi del nemico che riuscisse a sfondare cd avvertiva che i Corpi d'armata dovevano far fuoco colla loro legna, in modo da lasciare le non larghe riserve dell'armata per una eventuale controffensiva d'armata, da sferrare nella direzione che sarebbe apparsa più opportuna, in modo da risolvere definitivamente la battaglia a nostro vantaggio. Come direzioni probabili, S. E. Capello vagheggiava quelle che partendo dalla conca di Vhr (gradino pianeggiante avente l' altitudine di circa 600 metri, interposto fra l' Isonzo all 'altezza di Canale e l'altipiano della Bainsizza) tendessero a paralizzare un attacco da Santa Lucia, od a conquistare l'orlo del vallone di Chiapovano oppure, infine, verso sud-est per mettere piede sull ' altipiano di Ternova. Nella stessa conferenza il comandante titolare dell'annata avvertiva di aver disposto, per misura prudenziale, che fosse schierato a ridosso del costone da passo Zagradan al Matajur il VII Corpo d'armata, col compito di sorreggere le difese avanzate, costituire un rinforzo dietro alle ali dei Corpi d'armata IV e XXVII, guemire le importantissime posizioni di 2" linea (Kolovrat-Matajur) e manovrare controffonsivamente a momento opportuno. Il giorno 18 il Comando d'armata, dato l'addensarsi della minaccia nemica nella conca di Tolmino e contro quella di Drezcnca (zona Monte Nero), ma ritenendo possibile contemporaneamente un tentativo per scacciarci dal Monte Santo e dal S. Gabriele, avvertiva il Comando supremo di avere assebrnato 5 brigate di fanteria al Corpo d'armata nuovo, costituito a difesa della destra Isonzo a nord di Tolmino (VII) e d'aver lasciato 3 brigate fra Plava e Canale, per parare all ' altra minaccia contro il medio Isonzo e chiedeva altre sei brigate di fanteria, per avere una massa di 13 brigate disponibili per un'eventuale controffensiva, senza contare altre 7 brigate che erano nel territorio dcli 'armata, ma tenute a disposizione del Comando supremo; queste avrebbero dovuto, secondo la richiesta dell'armata, essere impiegate per sostituire i riparti logorati nella difensiva. Il giorno 19 pero, S. E. Cadorna, ritornato il 18 dalla fronte della la armata, dove si trovava dai primi d'ottobre, in un colloquio con S. E. Capello, avvcr-


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I..:IMPORTANZA DELI..:AZIONE MILITARE ITALIANA

tiva che la mancanza di complementi rendeva impossibile una contro/Tensiva di grandissimo stile e che bisognava limitarsi ad una tenace difensiva, accompagnata da risoluti contrattacchi, inspirati al concetto dell'attanagliamento, già stabilito da S E. Capello. Per tale difensiva S. E. Cadoma dichiarava sufficienti le forze dell'annata (338 battaglioni, 2.500 pezzi e 1.134 bombarde di ogni calibro) e perciò non concesse i rinforzi richiesti. Colla formazione del VII Corpo d 'armata venivano sottratte al IV Corpo il 2° ed il 9° reggimento bersaglieri ed assegnati al VII Corpo. Il IV Corpo d'armata rimaneva dunque con 40 battaglioni, dei quali 7 stavano giungendo nella zona. In pari tempo erano assegnate altre artiglierie, ma non è semplice il seguirne tutte le nuove destinazioni: in conca Plczzo, la so• divisione finì per avere tredici batterie di medio calibro, delle quali cinque erano di bocche da fuoco moderne e le altre antiquate; queste batterie erano tutte in posizione il giorno dell'attacco, ma le ultime venute non avevano potuto compiere tutti i tiri di aggiustamento. La 43• divisione aveva 4 batterie di medio calibro a tiro rapido, 3 di modello antiquato, più una batteria di mortai da 21 O. Altre batterie, come vedremo, furono assegnate, ma non giunsero in tempo per funzionare il 24. Maggiori particolari meritano le predisposizioni dell'artiglieria sul fronte della 46• divisione. Chi esamini lo schieramento dei mcdi calibri del giorno 24, quale è ordinariamente dato, comprendendovi naturalmente le batterie dipendenti dal Corpo d'armata che avevano azione su quella fronte, arriva a cifre impressionanti. Così trova, per limitarci alle bocche da fuoco moderne, I O batterie di cannoni da 105, 15 batterie di obici pesanti campali e 3 batterie da 102: in complesso, 28 batterie pesanti a tiro rapido. Ora la situazione delle artiglierie sul fronte della 46a divisione, pur essendo buona, non era però così favorevole come è ordinariamente ammesso. li 16 ottobre la divisione, comprese le artiglierie di Corpo d'annata, che potevano agire sulla sua fronte disponeva di sei batterie di obici pesanti campali e di altrettante batterie da 105; in complesso 12 batterie di medio calibro a tiro rapido, 3 batterie di cannoni da I 49 di acciaio e 4 da 149 ghisa ed una di mortai dello stesso calibro; infine sei batterie di mortai ed una di obici da 21 O. Riassumendo: dodici batterie a tiro rapido, tre batterie di cannoni pesanti ma a tiro non celere, quattro batterie di bocche da fuoco antiquate, sette batterie da 21 Opiù atte all'offesa che alla difesa. Questa situazione rimase invariata fin verso il 20 ottobre, salvo l'assegnazione della 658a batteria di cannoni da 149 d 'acciaio, giunta nel territorio della divisione il 19, la quale, pero, dovendosi postare sul Pleca, il 24 non era ancora in posizione e le batterie dello stesso calibro 368a e 661 a le quali, assegnate il 19, giunsero a mettere in posizione solo quattro pezzi fra tutte e due, presso la strada di cresta di M . Piatto (sud del Kolovrat). In totale, per una dozzina di chilometri di fronte della divisione, v'erano destinate a tale data, ventinove batterie di medio calibro, delle quali una dozzina a tiro rapido. Ma il 20 ottobre molti disertori provenienti dalla conca di Tolmino, fra i quali un ufTicialc, riferirono che un gran numero di artiglierie e di bombarde germaniche cd austriache erano giunte, specialmente fra Zatolmino, Prapetno, Modreia e sul rovescio del Vodil e dello Sleme: le fanterie germaniche si diceva fos-


LA PREPARAZIONE IIALIA NJ\

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sero ancora nella zona di tappa: l'attacco avrebbe dovuto iniziarsi il 26. Nella conca di Plezzo era segnalata la divisione Edclwciss, rinforzata. Il 21 ottobre si presentarono alle nostre linee di Gabrije due ufficiali disertori di nazionalità rumena, portando notizie precise circa l'offensiva nemica e presentando l'ordine d'operazione delle truppe che dovevano attaccare la sommità del Mrzli. Secondo le informazioni da essi fornite, l'attacco nemico comprendeva l'intero fronte del IV e XX V II Corpo e ad esso concorrevano 9 divisioni tedesche. Tali notizie devono avere influito sull'assegnazione di nuovi mezzi d ' artiglieria al Corpo d'armata, che furono per lo più scaglionati in posizioni arretrate, ed infatti vennero inviati: il 19° raggruppamento pesante campale formalo da due gruppi da 149 pesanti campali (sei batterie), e da un gruppo da I 05 pesante campale (tre batterie) che si disposero tutti presso Luico; un gruppo di cannoni da 149 acciaio, destinato pure presso Luico; un gruppo da 105, che doveva prendere posizione presso Svina (a sud di Caporetto); un gruppo di cannoni da 102, che si dispose pn.:sso Karnno e due batterie di obici da 149 pesanti campali, che furono collocate presso Vrsno. In totale venti batterie moderne: ora di tutte queste batterie al massimo sei, ma più probabilmente un paio soltanto, parteciparono alla fase decisiva dell'azione del 24 ottobre. Le due batterie di obici pesanti campali situale presso Yrsno ( IO" e 30'' batteria) erano giunte sul posto il 22 ed il 23 rispettivamente; che il 24 fossero orientate ed in 1:,rrado di funzionare è molto dubbio. Ma peggio ancora per le altre; le tre batterie da 102 (9•, 11•, 12") di Kamno, giunte il 22, si erano sistemate il 23, senza però potersi collegare col rispettivo comando di gruppo, che era stato collocato, nel pomeriggio del 23, in posizione avanzata rispetto alle batterie, a quota 599 del Mrzli, e quindi non ricevettero ordini dal proprio comandante di gruppo; d'altra parte, sembra che esse abbiano avuto ordine di ritirarsi poco dopo le 9 del 24, non appena si delineò la minaccia nemica su Selisce. li 19° raggruppamento, costituitosi il 24 ottobre stesso con gruppi e batterie di diverse provenienze, aveva, il mattino del 24, nove batterie pesanti campali intorno a Luico (gruppi 34° e 37° di obici pesanti campali - sei batterie - e 22° gruppo di cannoni da 105 - tre batterie); ad esso doveva aggiungersi il 97° gruppo d' assedio, composto di tre batterie di cannoni da 149 acciaio. Ma di queste ultime non arrivò che una batteria, 1'85a, di tre pezzi. Si ebbe così un nucleo di IO batterie, il quale però, il mattino del 24, non era in condizione di sparare. La prima richiesta di fuoco, partita dal comando della 46a divisione verso le nove e mezzo, giunse al comando del raggruppamento alle 1O, I O; ma le ballcri c erano in traino cd i primi due pezzi che furono in grado di sparare fecero fi.1oco dopo le 13. Gli ultimi iniziarono il tiro alle 20 e nessuna di queste batterie concorse, quindi, alla difesa del settore Sleme-Mrzli-lsonzo. Delle ultime due balleric da 103, che si dicono postate presso Svina, si sa di certo la sorte di una di esse, la 56\ che fu catturata dal nemico verso le 13,30, ancora in marcia incolonnata sulla strada di Luico, da dove si dirigeva verso Svina, presso il 13° gruppo dello stesso calibro, assegnato normalmente alla 46" divisione; la seconda batteria, giunta nella conca di Caporcllo senza munizioni, si schierò presso il 13° gruppo e prese parte all'azione, sparando come poteva, nella nebbia cd in un settore sconosciuto.


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Anche parecchie delle batterie giunte prima del 20 non erano in grado di funzionare. Così la 658a di cannoni da 149 acciaio, era ancora in lraino il 24 e non potè sparare un colpo ( l ). Ma anche delle vecchie batterie della 46a divisione, parecchie non erano in piena efficienza. Come la fanteria della divisione occupava non una posizione difensiva, ma una linea d'arrivo dei nostri attacchi falliti, così l'artiglieria aveva, in principio di ottobre, uno schieramento offensivo, quale era servito per l'azione del 19 agosto di quell'anno. Quindi, allorché dopo il 9 oUobrc apparve probabile un attacco nemico, si dovette provvedere a cambiare lo schieramento, arretrando alcune batterie. Il 12 ottobre, il comando d'arliglieria aveva pronto il progetto del nuovo schieramento e nei giorni successivi, per limitarci ai soli medi calibri, vennero arretrate cinque ballcrie di mortai da 210 (190", 191\ 203\ 627\ 6463 ) e la 4a batteria da 149 ghisa: il movimento dei pezzi era ultimato per il 18, ma non così quello delle munizioni. La 4• balleria, ad esempio, non riuscì ad avere che 400 colpi, lasciandone 1200 circa nelle vecchie postazioni. Il 22 si misero in traino le batterie 44• e 4S3 di cannoni da 105, le quali erano sino a quel giorno disposte ad un chilometro dielro la linea di Gabrije per imboccare le caverne di M. Castello; si spostarono nella noue dal 22 al 23, ma, essendo mancato il tempo di occupare una posi zione elevala, le batterie si misero il 23 a Svina, lasciando i cavalli tre chilometri avanti a loro, ad ldcrsko. Tutto sommato, è da ritenere che la 46a divisione disponesse il 24 di una trentina di baucrie d 'assedio, delle quali una dozzina a tiro celere. Parecchie di queste baUerie non erano ancora sistemate sulle nuove posizioni. Esistevano inoltre, cinque o sci batterie giunte in posizione il 23, che dovettero essere di poco giovamento ed una quindicina di batterie, le quali si stavano mettendo in posizione il 24, che non ebbero azione alcuna nel combattimento. La divisione aveva 14 batterie da campagna od a cavallo e selle da montagna o someggiate con un totale di 84 pezzi, più una ventina di pezzi da campagna antiquati (da 87 di bronzo o da 75 di acciaio ad affusto rigido), divisi in sezioni ed, in massima, in mediocre stato di conservazione.

3. -

Importanza del fattore tempo nella preparazione per la battaglia da posizione.

Due terzi dunque circa delle batterie moderne, inviale per la difesa della fronte Sleme-Mrzli-Isonzo, non giunsero in tempo utile per l' azione. Ciò si presta a qualche considerazione. I; organizzazione della guerra da posizione è soggetto a certe esigenze che è bene chiarire. Viene spesso ventilata la quistionc: quale sarà il carattere della eventuale guerra futura? Nulla di più pericoloso della professione del profeta; ciò che sembra utile è di vedere quali siano le condizioni, per le quali è sorta la guerra da posizione:

(I) Altrettanto dicasi della 169" batteria di mortai da 2 1O e della 529" dì obici pesanti campali, assegnate alla 43" divisione.


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evidentemente se queste non si verificassero, presumibilmente da cause diverse nascerebbe un diverso effetto e quindi un altro genere di guerra. Ora, le condizioni essenziali per la guerra da posizione sono: forze sufficienti per guarnire e tempo sufficiente per organizzare tecnicamente il fronte difensivo. Nella guerra mondiale questi due fattori si verificarono, per un complesso di circostanze non fortuite, perché il caso ha una parte assai limitata negli eventi umani, ma che presentavano sempre una certa alca. Ad esempio: se la Germania non avesse avuto un llindenburg ed un Ludendorff, i quali seppero, coll'azione superiore di comando nel 1914, sconfiggere le forze superiori che opponevano a loro i Russi e se questi ultimi, data la loro superiorità, avessero battuto la debole annata tedesca ed avessero invaso la Prussia orientale, conducendo vigorosamente la guerra, il Comando supremo tedesco, per evitare la perdita di quelle provincie, che erano il granaio della nazione, avrebbe dovuto distaccare tante forze contro il nemico d' oriente, che difTicilmcntc gliene sarebbero rimaste per guernire l'intero cordone dalla Manica alla Svizzera, e la guerra da posi zione no n sarebbe più stata possibile. Ora, la presenza di uomini di guerra di capacità eccezionale negli alti comandi tedeschi non può dirsi fortuita: essa era il frutto del lungo lavoro d' istruzione, fatto da Moltkc, Waldcrscc, Schlicffcn, durante più di un mezzo secolo, agli ufficiali del grande Stato Maggiore german ico, ma in ogni modo, bastava che il comando dcll '8· armata tedesca non fosse composto di uomini in grado di decidersi ad azioni arditissime, per quanto razionali, come quella di Tannenberg, perché difficilmente si avverasse in Francia la guerra da posizione, la quale permise alla Germania di prolungare tanto tempo la guerra. È vero che qua lche tedesco, parlando di LudcndorlT, ha sentenziato che « la Germania era degna di avere in quest'epoca un diverso condottiero)) (1), ma lo stesso giudizio non serve che a dimostrare quanto sia difficile conservare la serenità di giudizio verso g li avversari politici. Un' altra circostanza necessaria per la realizzazione della guerra di posizione è che il nemico lasci il tempo necessario per organizzare la posizione stessa. Questa, oltre a truppe solide, ciò che è condizione sine qua non di qualunque guerra vigorosa, richiede l'impiego di mezzi tecnici passivi, cioè la costruzione della linea di difesa, ed attivi, ossia l'armamento delle lince stesse. In questo modo l'avversario, anche se possiede una notevole superiorità di truppe, non può farla valere, fino a quando non abbia distrutto o paralizzato l 'organizzazione tecnica del difensore: la nostra lotta del ' 15 sul Carso e l'offensiva franco-inglese del settembre 191 5 sono particolarmente ammonitrici a questo riguardo. Ma, sia per la costruzione delle linee, sia per il loro armamento d'artiglieria, occorre tempo, ed il fattore tempo va considerato specialmente da chi, come l'Italia, abbia fronti montane da gucrnirc. Nella guerra del secolo scorso le batterie cd i parchi d'artiglieria mobili di Corpo d ' armata trainavano facilmente al loro seguito il munizionamento occorrente per una grande azione, ma cresciuta la celerità del tiro, ciò non è più pos-

(l ) VoN VEIT VALENTIN : DeutschlandsAussen polilik (Deutsch Ve rlagsgescllschaft tìir Politick unducschic ht). Hcrlin, 1921 , pag. 385 .


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L.:IMf'ORIANZA l>ELL'AZJON E M ILITARE ITALIANA

sibile: per ogni pezzo da campagna, non basta più un cassone, ma occorre un carro ferroviario; ma oltre alla celerità di tiro sono cresciuti anche i calibri delle artiglierie mobili a tiro celere e per ogni obice da 149, ad esempio, per trascinare al seguito un munizionamento di 800 colpi (1) occorrono, non uno, ma quattro carri ferroviari. Perciò le cose procedono liscie, di nonna, fino a che si tratta di trasporto per ferrovia, ma alla stazione di scarico incominciano le vere difficoltà: lo scarico dal treno, il carico delle munizioni su autocarri è un lavoro considerevole; pel munizionamento di ogni pezzo sono necessari una ventina di viaggi di autocarro pesante e gli autocarri non volano, perché se filano su le strade libere, sono però soggetti a tutti gli ingombri stradali ed alle difficoltà del carico alla stazione di partenza, dello scarico a quella di arrivo; se poi la batteria prende posizione fuori delle poche rotabili esistenti in montagna, allora l'entità dello sforzo da compiersi diventa evidente. Pel traino dei pezzi occorrono talvolta interi battaglioni. Ogni mulo non trasporta più di due proiettili; per un pezzo sono 400 viaggi! E giunti alla batteria vi è un nuovo scarico, una nuova attesa, prima che tutta la colonna si vuoti e possa ritornare: e tutti questi movimenti di salmerie, data la vigilanza del nemico, non possono essere per lo più compiuti che di notte! Inoltre, vi è un 'altra causa di incaglio: le batterie non hanno più tutti glielementi alla mano; dipendono dai trasporti automobilistici, dalla colonna salmerie e per i vari anelli di questa catena non è improbabile che qualche cosa venga di menticata o fuorviata: arrivano i proiettili, mancano le cariche, gli inneschi od altro; altri viaggi, altra perdita di tempo. Del resto, anche quando tutto è pronto, l'organizzazione del tiro richiede, ora, un certo periodo; quando le batterie erano poche, ogni capitano poteva aprire senz'altro il tiro e regolarlo, osservando i punti di caduta dei colpi, ma, cresciuto il numero delle artiglierie, questo sistema (che è bene seguire fin che possibile) non è più attuabile; il polverone, il fumo, il numero degli scoppi non permettono più l'osservazione del tiro, impediscono l'osservazione dei colpi delle singole batterie. Di qui la necessità di un ripiego, effettuando in precedenza i tiri, notandone i dati di puntamento per impiegarli opportunamente corretti, a seconda dell'ora, della temperatura od altro, durante il fuoco collettivo delle batterie. Ed anche i tiri di inquadramento devono esser fatti con una certa cautela e non possono, quindi, essere compiuti in poche ore. Tutto questo spiega come una parte notevole delle batterie della 46a divisione, assegnate in seguito alle notizie avute il 2 1 ottobre circa l'offensiva nemica, non siano giunte ad avere un effetto apprezzabile nella difesa del giorno 24. Col giorno 21 vengono rinforzate anche le fanterie del IV Corpo; il 21 a notte, vengono restituiti al IV Corpo il 2° e 9° reggimento bersaglieri, tolti il 17; due battaglioni del 9° sono messi a disposizione della 43a divisione, per traini d' artiglieria; il 22 a sera, viene assegnato al IV Corpo d' armata la 34" divisione colla brigata Foggia.

(I) A tanto sommò il munizionamento all'ala nord della 2• annata dell' Isonzo, presso la 14' armata ed il I Corpo, per ogni obice pesante (obice da campagna da 15 cm., mod. 99 e mod. 14). K.u.K. Armeeobcrkommando op. Gch. Nr. 700: Die 12 Isonzo . ~ Sclùacht.


LA PRF.PARAZIONF. ITAI.IA NA

4. -

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La 34a divisione.

La 34a divisione, comandata dal maggior generale Basso, proveniva dal Carso: ritirata in seconda linea, le erano state tolte le brigate Perugia e Padova cd il 23 ottobre le fu data la brigata Foggia, composta dai reggimenti 280°, 281 °, 282°. La brigata era il 23 mattina a Cocevaro, a circa I O chilometri a nord-est di Cividale, sulla strada di Luico, in val Ricca; nella notte, però, due battaglioni del 280 erano stati trasportati su autocarri a Saga, passando a disposizione della 50" divisione, per la difesa di quella stretta; l'altro battaglione, il giorno 24 seguì il resto del reggimento. Il 23 mattina, il generale Basso si presentò a Creda al comando del IV Corpo d 'armata, il quale g li affidò il comando, oltre che della brigata Foggia, anche del 9° e del 2° bersaglieri. Il comando della 34• divisione doveva disporsi a Suzida sulla destra Isonzo, un paio di chilometri ad ovest di Caporetto; la brigata Foggia col 281 ° a Luico, in attesa di portarsi a Caporetto, cd il 282° accantonato a Caporetto. Il 9° bersaglieri si era però, nella notte sul 23, trasferito da Idersko e Drezenka nella zona della 43• divisione. 11 2° bersaglieri, nella notte stessa, da Luico era stato inviato, col 4° battaglione a Kamno alto, col 17° a Vrsno, a portata della linea di resistenza Plcca-Scliscc, cd il 53° battaglione era in riserva a S. Lorenzo. Entrambi i reggimenti, pur rimanendo dislocati nelle zone accennate, dovevano dipendere tatticamente e disciplinarmente dalla 34" divisiuu~. Il comandante la divisione, nuovo della zona, si trovò quindi nelle condizioni di non conoscere le sue truppe, anzi di non averle neppure, per la massima parte, vedute. Conobbe il 23, per la strada, il comandante la brigata Foggia, colonnello brigadiere Pisani. La divisione non aveva artiglierie, non sezione di sanità: le venne assegnala, il 24, la sezione sussistenze. 5. -

Il VII Corpo d'armata.

Analoghe v icende ebbe l' intero VII Corpo d ' armata, comandato dal maggior generale Bongiovanni. Il Corpo d'armata, il 17 ottobre, era a loannes, quando in seguito a ordine del Comando supremo, il comando cedeva al XXX Corpo d'armata le proprie truppe e si trasferiva nella zona di Cividale, per costituire sotto il vecchio numero una nuova grande unità. 11 mattino del 19, il Comando era a Carraria (due chilometri ad est di Cividale) e gli furono assegnate le truppe di fanteria schi erate dietro la zona della 46a e 19a divisione, e precisamente il 2° e 9° bersaglieri tolti al IV Corpo, la brigata Napoli e la 3" divisione di fanteria, composta dalle brigate Firenze, Arno cd Elba: il 20 ottobre, fu assegnato al V li Corpo il comando della 34" divisione, evidentemente per inquadrare i bersaglieri e la brigata Napoli. Il 20 vennero assegnati al Corpo d'armata un reggimento d ' artiglieria da campagna (il 53°) ed un gruppo da montagna, i quali erano sul fronte del Trentino (l" armata) e dovevano giungere a Cividale il 22: ma il gruppo da montagna ebbe però un'altra destinazione (IV Corpo), e quindi l'artiglieria del Corpo d'armata, comprese le due divisioni, si riduceva al solo 53° reggimento da campagna, ceduto dalla 1• armata, il quale al mattino del 24 non aveva ancora raggiunto le altre truppe.


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V IMPORTANZA DEI.I :AZJONF. MILITARE IT/\LI/\N/\

Nella notte sul 22 i due reggimenti bersaglieri passavano o meglio ripassavano al IV Corpo; nella notte sul 23 veniva tolta al VII anche la brigata Foggia ed il comando della 34" divisione, assegnati pure al IV Corpo d'armata; in compenso il VII riceveva, il 23 ottobre, il comando della 623 divisione che 1,,>iungeva a Cividale in quel giorno dalla 4a annata colla brigata Salerno e la 4" brigata bersaglieri. Queste due brigate appartenevano alla divisione da qualche settimana, insieme ad altre brigate tenute a disposizione del Comando supremo e sulle quali il comando della 62" divisione esercitava il comando disciplinare. La 62a Divisione, dal 17 settembre al 23 ottobre, era passata per tutte le armate (2", 6", 4", 1· , 2").

1 riparti nuovi assegnati al VTT Corpo d'armata raggiunsero nelle giornate del 23 e del 24 la zona loro assegnata per lo schieramento (Matajur-Luico). Il giorno 24 dunque, il nuovo Corpo d 'armata non aveva ancora tem1inato la radunata: molte delle sue truppe erano da poco tempo nella zona (brigata Firenze, Amo, Elba) o vi erano affatto nuove (brigata Salerno, 4" brigata bersaglieri), come affatto nuova vi era la brigata Foggia, passata al IV Corpo. Ora, l'essere le grandi unità di nuova costituzione equivaleva alla preventiva rinuncia di tutte le forze morali di coesione, che derivano dalla reciproca conoscenza e da un passato comune di guerra: la non conoscenza della zona costituiva un altro serio svantaggio. S.E. il comandante l'armata ne riconosceva preventivamente la gravità, tanto che così disponeva in un ' ultima conferenza, tenuta il 23 ottobre ai comandanti di corpo d' armata: «Orientamento delle truppe. - È condizione di capitale importanza oggi, tanto più importante in quanto abbiamo molte truppe in marcia, altre che stanno arrivando e posizioni non mai presidiate né riconosciute. «La mancanza di orientamento sulle posizioni per parte delle truppe è uno dei principali elementi di insuccesso: si ricordi in proposito la dolorosa esperienza della offensiva austriaca dello scorso anno in Trentino. «Riuscire ad orientare le truppe su posizioni mai viste è questione molto difficile: io penso che nella scorsa nostra offensiva si sono impiegati circa due mesi per riuscire nell'intento. «Ora il tempo stringe, anzi manca: intendo quindi che i comandi di Corpo d 'armata mandino ad orientare le truppe di fanteria e di artiglieria gente che conosce molto bene le posizioni . «Si tenga presente che l' orientamen to è difficile e perciò vi si insista anche quando si è sicuri di essere stati capiti». Ma anche per questo, dato il modo col quale la lotta si svolse, mancò il tempo. In contrapposto alla preparazione nemica e specialmente a quella tedesca, che mandò contro di noi grandi unità organi zzate da tempo, scelte, riposate, noi abbiamo invece rinforzato la nostra debole ala sinistra in modo tardivo e non orgamco. Anteriormente alla ritirata da Caporetto ed al conseguente riordinamento dell'esercito non solo si cambiavano le brigate delle divisioni, per sostituire reggimenti riposati ad altri provati dalla lotta o da un lungo periodo di trincea ed ottenere così la rotazione delle truppe mantenendo sul posto i comandi pratici della zona, ma si giunse anche al sistema inverso di scambiare i comandi di divisione, lasciando anche sul posto le truppe. Così il 14 settembre 191 7 sei coman-


LA PREPARAZIONE ITALIANA

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di di divisione della 2• armata in linea vennero sostituiti da altrettanti sci a riposo, «allo scopo di dar loro un conveniente riposo ... cambiandosi fra loro le truppe ed i servizi».

6. -

I rinforzi della vigilia.

In sostanza il grosso dei rinforzi al IV Corpo d'armata venne invialo solo a partire dal 21, per quanto prima non si sia mancato di adottare misure precauzionali soprattutto colla formazione del VII Corpo d'armata a tergo del IV e del XXVII. Questo ritardo nell'invio dei rinforzi fece sì che l'ala destra si trovasse il giorno dell'attacco in stato di debolena in confronto all'entità dello sforzo nemico. In sostanza, mentre la grande preparazione dell'avversario data dal 18 settembre, noi abbiamo incominciata la nostra su grande scala, in quanto riguarda il IV Corpo, il 21 ottobre. Ciò è conseguenza del modo col quale la situazione nemica apparve al Comando della 2• Armata. La relazione di tal Comando dice: «Le notizie concordi e via via più particolareggiate fornite da disertori e prigionieri avevano permesso di prevedere l'offensiva nemica; fu però soltanto coll'approssimarsi dell'ultima decade di ottobre che essa apparve via via più sicura e anche più determinata nelle direzioni di attacco. «Un particolare caratteristico da notarsi è che mancarono anche negli ultimi giorni quegli indizi dell' imminenza di essa, che sogliono tradire la preparazione di un grosso concentramento di artiglierie. Vennero, bensì, svelandosi batterie nuove, vi furono nuovi tiri con carattere di inquadramento, ma non in misura <la destare preoccupazioni: senza certo che vi apparisse il carattere di preparazione di fuoco di demolizione delle nostre difese. «I; imminenza dell'offensiva non appare che da notizie intercettate il 21 ed il 22 ottobre». Altre truppe vennero assegnate il 22 cd il 23 al settore attaccato: così il Comando supremo vi destinò, il 22 diciassette batterie di medio calibro, delle quali 15 lralle dalla 1• armata e due autocarreggiate da 102, disponibili a Ponte Vigodarzere, presso Padova. Di queste la 73a e la 74a da 105 giunsero nella zona di Plczzo il 24, senza potervi sparare un colpo per mancanza prima <li munizioni e poi di inneschi; e così pure non giunse, per l' azione del 24, malgrado la celerità impiegata nel trasporto, il VI I gruppo alpini (battaglioni Val Leogra-Bicocca-Valle Stura) appartenenti alla Ia armata, che assegnato il 23 dal Comando supremo alla 2• armata, venne d'urgenza trasportato per ferrovia a Cividale. Anche l'armata. prese nei giorni 22 e 23 disposizioni urgenti, per rinfo rzare ancor più il IV Corpo: il 22, nel pomeriggio, venne dato ordine di far rientrare ai propri reggimenti con autocarri i riparti zappatori distaccali sulla Hainsizza, ma la trasmissione e l'esecuzione dell' ordine richiedettero un certo tempo cd i riparti della 46• divisione non giunsero per l'azione del 24; altre forze, come vedremo, vennero assegnale il 23 al IV Corpo, per la difesa delle linee arretrate di destra Isonzo Starisky-Stol e per prolungare a nord l'occupazione del Matajur fatta dal VII Corpo.


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I '. IMrORTANZA DE LCAZIONE MILITARE ITALIANA

Il 22 ottobre stesso, alle 14,30, il Comando d' armata dispone che «brigata Napoli passi a disposizione del XXVII Corpo, che prende i lavori e il presidio della linea Plezia-Foni. Resta con ciò stabilito che la lì-onte del XXVII Corpo in quel tratto giunge fin sull'Isonzo. La difesa del fiume è affidata al IV Corpo. I pezzi someggiati, che sono sulla lì-onte Plezia-Isonzo, passano pure a disposizione del XXVTT Corpo». Con queste disposizioni il IV Corpo veniva esonerato dalla difesa del versante destro di Valle Isonzo dove pure si trovava la maggior parte delle sue batterie pesanti; il XXVII Corpo, invece, si trovava a far fronte a tutte tre le offensive che partivano dalla zona di Tolmino; quella verso sud-ovest della 2a armata austriaca dcll ' Tsonzo (gruppo Kosak) che minacciava tutta la nostra occupazione della Ba insi zza: quella verso ovest diretta dal XV Corpo austriaco e dal LI germanico contro le alture dello Ieza e la parte principale di quella verso nord-ovest, diretta a recidere alla base la nostra testa di ponte del Monte Nero e ad impadronirsi, occupando la conca di Caporetto, delle due rotabili, che da Tolmino conducevano in piano. Una ultima particolarità è opportuno mettere in rilievo. Il 21 , il comando del IV Corpo d 'armata con telegramma a mano, il che voleva dire una lettera in stile telegrafico, dispose che le unità dipendenti rimandassero indietro i carreggi non necessari, gli uffi ci segreteria e dì amministrazione. L;allcggcrimento dei riparti era stato ripetutamente raccomandato anche dal Comando d'armata, ma esso, anche in tempi ordinari, era eseguibile sino ad un certo punto, perché, i carreggi occorrevano per un'infinità di trasporti interessanti le linee di difesa, ed anche ciò che poteva riguardare una certa comodità del personale era indispensabile in una guerra cosi lunga. Non si dimentichi che eravamo sulle Alpi, in una zona sterile, a 70 chilometri dalla prima città, in cui si potesse fare acquisti; la guerra sulle Alpi aveva ben diverse esigenze da quella s ugli altri fronti. Ma la trasmissione e l ' esecuzione degli ordini richiedevano un certo tempo: fatto sta che il mattino del 24 i carreggi della 46a divisione erano sulla strada da Smast a Caporetto, dove aflluivano anche da Drezenca quelli della 4 3a divisione; il bombardamento prima , i fuggiaschi poi vi gettarono il disordine eque ste colonne impedirono prima l'afllusso dei rinforzi e dopo il deflusso di qualche unità in ritirata. Inoltre, ed è quello che più importa, il provvedimento n on aveva fatto buona impressione negli ufficiali. Indubbiamente è uno svantaggio perdere i carreggi e gli uffici, ma negli ultimi giorni il provvedin1ento accennato ha i suoi inconven ienti e bisogna quindi pensare se il rimedio non sia peggiore del male ( I).

( I) 11 gene rale von Stein, che fu durante l a guerra mondiale prima quartiermastro (sotto capo di Stato maggiore dell' esercito) del generale Moltke e, dopo la Marna, comandante del XIV corpo d 'annata tedesco in Francia, ed infine Ministro della guerra durante gli u ltimi due amù di guerra, dice nelle sue memorie: «Avevamo s ì quotidianamente azioni belliche in qualche località, ma la vita trascorreva discretamente trnnquilla. «Intorno al Natale del 1914 le azioni awnentarono d' intensità. Si verificò allora qualche cosa di istruttivo per gli utri<.:iali. Durante un combattimento si sviluppò un' agita:àone fra le colonne tre-


LA PREPARAZIONE ITA LIANA

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Da parte della difesa yi era, dunque, un tratto di linea in condizioni meno tristi, il caposaldo sulla groppa del Mrzli; anche questo però non in condizioni di resistere ad un potente bombardamento, come avevano dimostralo gli avvenimenti dell 'agosto. Ma ben più gravi erano le condizioni ai fianchi del Mrzli: verso sud, fra il Mrzli e la lunetta A, non vi sono difese: si contava sulla poca pralicabi lità del versante. Verso nord la prima linea avanzata si riduceva ad un camminamento franoso, e la trincea retrostante non era ultimala, senza caverne e soggclla, come quella avanzata, al tiro delle bombarde. Tutto questo il nemico che ci vede dal l 'alto, d ' infilata e da tergo, lo sa, senza nemmeno doversi dare la pena di effettuare rilievi dall'aeroplano. Che le caverne siano tutte sulla groppa del Mrz li, e non sui pendii adiacenti verso lo Slcmc, lo dice chiaramente, a chi scorga il rovescio della linea, la posizione degli appariscenti detriti. La difesa delle lince si basava essenzialmente sull'azione dell' artiglieria; per ben comprendere l'andamento della lotta, occorre dunque esaminare in qual modo tale azione sia stata preparata.

no, quantunque esse si trovassero molto più indietro e non fo ssero per niente coinvolte nel la lotta. La massa gridava "Indietreggiamo ! perché non giunge alcun ordine di attaccare i quadrupedi e di ritirarsi?". «Cos' ern avvenuto? Il comandante della divisione attaccata aveva, come è d'uso in ogni combattimento d ' incontro, fatto apparecchiare, come se si dovesse muoversi i bagagli che si trovavano nella zona avanzata. «Io ho proibito ciò, date le conseguenze che ne derivano. Con questo genere di guerra bi sogna resistere o cadere. Se il bagaglio va perduto è indilTerente». Sn::JN: Vicende e considerazioni relative alla guerra mondiale, Koehler, Lipsia, 1919, pag. 70.


LA PREPARAZIONE TATTICA DELLE TRUPPE SUL FRONTE SLEME-MRZLI-ISONZO.

1. - Prescrizioni vigenti nel 1916 per l'artiglieria in caso di difensiva contro gli attacchi di grande stile. Si è veduto come nella difesa della linea Sleme-Mrzli l'azione della fanteria fosse, specialmente nei due tratti che discendevano dal caposaldo del Mrzli , in critiche condizioni, in caso di attacco in grande stile, in quanto che mancavano ricoveri sufficientemente robusti per gli uomini contro l'azione dell'artiglieria che batteva da ogni parte quelle posizioni; inoltre il terreno nella falda verso l'Isonzo non permetteva campo di tiro apprezzabile alla fanteria. Si fidava nell'azione dell'artiglieria ed a tale proposito si è già cercato di chiarire che l'azione di questa, efficacissimo contro piccoli attacchi fatti ascopo di catturare prigionieri, perché allora il nemico avrebbe dovuto risalire il faticoso versante per ritornare alle sue trincee, perdeva Ohrni vantaggio nel caso in cui l'attaccante volesse precipitare in fondo valle per un'offensiva a fondo. ln tal caso, iI terreno intcrposlo fra lt: <lue linee era percorribile in pochi minuti, in qualche tratto in pochi istanti; quindi, una volta iniziato l'attacco delle fanterie, l'efficacia dell'artiglieria per la difesa della prima linea era limitata. Rimaneva l'azione dell' artiglieria contro il nemico, prima che l'attacco si iniziasse, e questa, salvo alcuni punti in cui le lince avversarie erano a stretto contatto, avrebbe potuto esplicarsi efficacemente. Vediamo cosa avvenne in realtà. l.;individuo è, ordinariamente, sia dal lato materiale quanto da quello morale, il risultato delle proprie azioni: impara egregiamente il mestiere di tutti i giorni: diventa sempre migliore se pralica il bene, peggiora se cade nel male. Soltanto l' intervento della volontà - più raro di quanto si creda - può fargli cambiare linea di condotta. L'ambiente nel quale si vive, le abitudini che si contraggono formano la nostra mentalità, e ci impediscono talvolta la visione del reale. Siamo figli di coloro che per migliaia e migliaia d'anni non si accorsero, ad esempio, né di girare vorticosamente nello spazio, né che il sangue circolasse nelle nostre vene. Si ricordi che solo da poche centinaia di anni l'uomo si è avveduto dell'esistenza della legge di gravità, che pur aveva agito di continuo sotto gli occhi miopi dell' uman genere. Quanti gravi erano caduti a terra prima della leggendaria mela di Newton? J\ tale norma sottostava naturalmente anche l' artiglieria italiana. Questa era, soprattutto nella fronte della 11 Armata, più allenata al grande attacco ed alla piccola difesa, piuttosto cioè, alla difesa contro azioni non in grande stile, che alla grande difesa. Di di resa in grande stile vi era però l'esempio dato dal nemico. Ora questi, nel 1915, avendo poche artiglierie di fronte a mezzi di attacco pure scarsi, aveva preferito tenere, di solito, i suoi pezzi poco attivi durante i nostri bombardamenti, per scatenarci contro un uragano di fuoco, quando le nostre fanterie uscivano all'attacco e soprattutto quando esse, giunte faticosamente sulle posizioni conquistate e sconvolte, sostavano disordinate e stanche, sottoponendoci così a durissime perdite.


LA PREPARAZIONF. TAlTICA UELLF. TRU PPE

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Conseguenza probabile di tali dure esperienze furono le prescrizioni dell ' Istruzione sui criteri d' impiego dell 'artiglieria dell'aprile 191 6: prescri zioni, però, che il nostro Comandante opportunamente avvertiva nella prcfaziom: dover essere da tutti «agilmente adattate di fronte alla visione diretta dei falli , alle reali necessità, con discernimento e prontezza>). Alla difensiva erano dedicate brevi prescrizioni : «Intento, a cui devesi mirare con ogni sfor.lo, di non s velare le nostre hafleril! si! non quando esse possano - preferibilmente di sorpresa - avere sulle.fantl!ril! attaccanti azione veramente efjìcace, decisiva. «§ 38. Per lo svolgimento dell 'azione difensiva si tengano presenti i seguenti criteri di massima: « l O Quando il nemico attacca, occorre preoccuparsi principalmente tfl!lfa sua fanteria . «Per ottenere il massimo etletto di fuoco, è bene lasciar avvicinare la fanteria avversaria alle nostre lince di difesa, e poi batterla con fuoco intenso e fulmineo quando è presso i reticolati (essenzialmente con le arti glieri e campali), sviluppare energica azione degli organi fiancheggianti (con piccole artig lierie a tiro rapido e con mitragliatrici) e contemporaneamente concentrare azione di fuoco (sbarramento diretto) sullo spazio immediatamente retrostirntc :-tllc lince da cui muove l'altaccante [ ... ]. «2° Con tale azione contro la fa nteria deve essere armonizzata l' azione dell'artig lieria, intesa a demolire, in quanlo possibile, gli altri mezzi di offesa del nemico. «Man mano che si renda ne1,;essario, l' artiglieria viene perciò impiegala per battere gli osservatori dell' avversario, colpire i suoi lanciabombe, paralizzare o almeno grnvcmente disturbare l'azione delle sue batterie, cercando però sempre di conservare il maggior numero di artiglierie per agire di sopresa contro la fanteria, nel momento in cui si scopre per l'attacco. «3° Lo shrapnel è, nella di fensiva, il proietto principale» In sostanza, agire contro la fanteria avversaria non prima dell'allacco, ma dopo che questo si fosse pronunciato. Tale sistema, razionale nel 19 15, non si adattava naturalmente nello stesso mo<lu alle azioni successive, quando le arti glierie nostre e nemiche erano cresciute di numero e si erano introdotti nuovi mezzi di attacco, quali le bombarde cd i proiettili a liquidi speciali. Il sistema <li lasciare agire impunemente non poche batterie, ma una massa di artiglieria avversaria, diventava pericoloso. Il nemico pel primo ne aveva fallo nell 'agosto 19 16 la dura esperienza e<l aveva cambiato metodo. Egli accrebbe notevolmente le proprie artiglieri e, facendole diventare attive al primo sintomo di possibilità di un nostro attacco. Anche da parte nostra occorreva dunque, in caso di difesa contro grandi attacchi, una rilevante massa di artiglieria. Questa, però, e le relative munizioni, non erano abbondanti: quindi, il nostro Comando supremo di fronte alle richieste delle armate era indotto a non accettare integralmcnle le richieste che gli pervenivano, ma a contrastare alle esigenze, anche se gi ustificate, delle annate, allenendosi, in parte, agli antichi concetti.


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t:IMPOR'I ANZA DF.1.1 : AZJONE MILITARF. ITJ\ LIANA

R. ESERCITO ITALIANO

COMANDO SU PREMO.

UrFWIO OEL CAPO UI S. M . E S EGRET.

N. 1211 di prot. G . M .

/\ddì 28 novembre 1916.

Oggetto: Artiglierie per la difesa ad oltranza.

A. S. E. il Generale Piacentini comandante della 2" Armata. Ringrazio V E. per le comunicazioni fattemi circa il presunto fabbisogno totale di artig lieria di g rosso e medio calibro n ell ' ipotesi di difesa ad o ltranza. I dati numerici contenuti in tale comunicazione potranno essere esaminati partitamente quando mi perverrà lo schiz:w illustrativo dello schieramento. Rilevo però fin d ' ora che V E. deriva la determinazione de l fabbisogno dal criterio di base di «avere una massa d i batterie quasi altrettanto imponente quanto quelle dell 'avversario». R rilevo che nel progetto di impiego di questa massa domina con netta prevalenza il concetto della controbatteria. Mi affretto ad osservare che in tutti i ca5i in cui sono falliti gli attacchi nostri, ciò non è stato mai conseguenza dell'avere l'artig lieria avversaria sopraffatta la nos tra (che anzi l' artiglieria avversaria h a sempre risposto assai debolmente al nostro fuoco di preparazione); ma è dipeso invece quasi sempre dal fatto che fanterie, giunte su determinati tratti venivano ivi fatte segno ad aggiustatissimi tiri di artiglieria e messe in condizione di non poter n::sistere. Accortamente le batterie nemiche s i erano, in tali casi, sottratte ad inutili duelli con le batterie nostre (cui del resto non avrebbero inflitto ch e danni trascurabili) per ri servare il massimo di efficienza all 'azion e di falciamento tcstè indicata, a quella, cioè, che forma il compito principalissimo dell'artigl ieria de lla difesa nostra. È dunque l'azione sulle fanterie nemid 1e, quale in concreto è additata dal terren o, che deve essere assunta come base essenz iale d ello schieramento difensivo delle nostre artig lierie; e per predisporla in modo efficace, occorre sfruttare con ogni possibile accorgimento i poderosi effetti della sorpresa, dell' infilata, e dell 'azione sui punti e tratti di obbligato passaggio. Solo subordinatamente a questa a~:ione essenzialissima potrà svolgersi negli opportuni momenti cd in determinate condiz ioni anche la funzione di controbatteria, che è però sempre sussidiaria e che dunque non può costituire base principale di calcolo d ei mezzi occorrenti per la difesa. A proposito d.i interdizione, confido che il prezioso ostacolo dell ' Isonzo (dietro al quale, come è noto, deve essere ritratta la difesa ad oltranza) verrà s fruttato, a profitto massimo dell'economia dei mezzi di difesa, in un buon tratto della fronte di cotesta armata. Rin1ango poi in attesa delle indicazioni rivedute, relativame nte allo schieramento di sicurezza, secondo quanto ho chiesto col foglio 11 86 G . M. de l 23 corrente.

Il Capo di S. M. dell'Esercito L.

CAOORNA.


LA PREPARAZIONE TATr'lCA UELLETRU PPE

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2. - Le osservazioni di S. E. Piacentini. Le modificazioni alle prescrizioni da parte del Comando Supremo. La risposta del Comando della 2" armata mise in luce la necessità di agire, per ragioni essenzialmente morali, da parte nostra con l'artigli eria nella difesa, anche durante il bombardamento nemico non tanto coll' azione di controbatteria, quanto per battere sin da principio l'organizzazione del nemico e le sue trincee. COMANDO DELLA 2" ARMATA. STATO M A<,«IORE.

N. 3065 di prot.

Addì 4 di cembre 191 (>.

OGGETTO: Artif{lierie per la d(fesa ad oltranz a.

Al Comando Supremo - Segreteria del Capo di S. M. In merito a quanto cotesto Comando ha comunicato con i fogli 121 I e I 122 del 28 novembre s i ritiene opportuno esporre quanto segue: Il concetto fondamentale da cui è partito il Comando della 2" armata nell o slabilin: le artiglierie occorrenti per la difesa ad oltranza della Linea delr Isonzo, è di non lasciars i imporre dalle artiglierie avversarie; se 4uesle polra11110 s v,)lg<.:l'l.l prcssod10 indisturbate il

loro tiro preparatorio di distruzione, noi perderemo, oltre tutti i nostri impianti (osservatori, comandi, centri di rifornimento e trincee) anche la fora morale di contrastare energicamente al momento dell 'assalto, l'avanzata delle fanterie nemiche. Che se invece risponderemo vivacemcnlc all' avversario sin dal primo momento in cui si manifesta l' intenzione di volerci attaccare, infliggendogli a nostra volta i maggiori danni possibi li, ollerremo, in primo luogo di disturbarlo in modo da diminuire sensibilmente i danni materiali che esso ci arreca, ed in secondo luogo terremo alto il nostro morale e faremo palese a lui ed a noi stessi la nostra volontà di opporci con ogni forza al suo attacco. In altri termini dimostreremo al nemico ed a noi stessi di non essere per nulla accasciati, o, come altre volte si diceva, abbrutiti, dal suo fuoco di distruzione; di guisa che non rimanga alle sue fanterie che di ven ire ad occupare i resti delle nostre linee e a catturare migliaia di prigionieri. Da qui la necessità di avere sufficiente numero di artiglierie per l' armamento di sicurezza; sì cbe possa diventare grande col sussidio dei nuclei di riserve al momento di una difesa ad oltranza. L:esempio del nostro nemico, citato nella lettera di cotesto Comando 121 1, sembra che conforti questa tesi, anziché infirmarla. Sta infatti, che, pel passato il fuoco di preparazione dei nostri attacchi fu in generale, per forza maggiore dipendente dalla scarsità dei mezzi, impari a distruggere gli ostacoli che s i volevano superare; cosicché il nemico poté impunemente astenersi dal rispondere ad esso, e ad attendere che si svelassero le nostre fanterie per fulminarle coi suoi fuochi improvvisi e concentrati. Ma quando i nostri mezzi di attacco furon o veramente potenti, come nell'agosto scorso, ed il nemico continuò ad attenersi alla tattica fin'allora da lui preferita, esso andò incontro ai maggiori disinganni e rnccolse le sconfitte del Sabotino, del Podgora e di Gorizia. Oggi giorno il nemico si comporta ben diversamente da quanto fece nell 'agosto scorso: ed il suo fuoco di artiglieria non attende l'uscita delle fanterie per rivelarsi, ma controbatte energicamente i nostri impianti, le nostre bombarde (più faci li ad individuarsi) e le nostre trincee dal primo momento in cui l'intenzione di attaccarlo diventa palese.


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I.:IMPORTANZA DEU:AZIONE MILITARE IIALIANA

E questa è la ragione precipua per cui i successi, che possiamo oggi ottenere, sono di entità ben diversa da quelli ottenuti nell'estate scorsa. Concludendo: è essenzialmente sul fuoco d'artiglieria di tutti i calibri, c iascuno in rapporto ai compiti che gli competono, che questo Comando basa le sue maggiori spernnze di riuscita in una difensiva ad oltranza, anziché sulla resistenza delle opere fortificatorie, le quali, contro potente fuoco di artiglieria avversario, non arginato a dovere, o presto o tardi finiscono per essere distrutte. Tuttavia, per aderire alle richieste contenute nei citati fogli di cotesto Comando 1122 e 1211, si è esaminata la possibilità di ridurre ulteriormente le richieste di artiglierie già segnalate, e sì ritiene di poter concretare nelle cifre seguenti il fabbisogno complessivo per la 2" armata (am1amento di sicurezza - nucleo di riserva della 2" armata - aumento ulteriore per la difesa ad oltranza contro seria minaccia nemica sulla fronte goriziana): Cannoni Id. Id. Id. Id. Id. id. Id . Id. Obici Id. Id. Id. Id. Id. Mortai Id.

da 254 ........ . . ... . . .. . . . 2 da 203 . .... .... . . .. . . .... . 2 da 152/45 ... ..... ..... ... . . 4 da 149 .. . . ............... . 128 da 149 BRM . . ............ . 16 da 149 G .... . . .... .. . .... . 92 da 120 A, B, G .. ...... . . ... . Il da 120 F ....... . . ..... ... . 12 da 105 ... ........... .... . . 48 da 305 ..... ...... ... ..... . 8 da 280 (K o L) .. . ....... . .. . 6 da 280 C .. ............. . . . 14 cfa210 .. ..... ... . ........ . 20 da 149 A p. e. . .. ..... ..... . 48 da 149 G ..... . . . . . .. ..... . 28 da 2 10 ............ .... . .. . 46 da 149 A ... . ... . ..... . ... . 17

Il Tenente generale comandante de/l A n,rata S. P IACENTINI. 0

Tali concetti furono in complesso adottati in seguito dal Comando supremo, che nelle direttive ai Comandanti la 2• e Y Am1ata in data 7 febbraio 1917, relative al la di fesa della fronte Gorizia-Carso, prescriveva: «È superfluo quindi che io segnali a V E. la superiore necessità di spingere con alacre fervore, tutti i preparativi al fine di porre in breve tempo l'apparecchio difensivo in stato di perfetta e sicura funzionalità. «In particolare raccomando che si dedichino subito le maggiori cure all' organizzazione del tiro d'artiglieria, preparando numerosi concentramenti sugli osservatori e sui posti di comando, sulle trincee nemiche, sui camminamenti, sui ricoveri, e in genere su tutte le zone di presumibile raccolta e movimento delle colonne di attacco. Contro questi obbiettivi dovrà infatti rivolgersi particolarmente l'attività delle nostre artiglierie durante la fase preparatoria dell'attacco nemico, per modo che a questa preparazione nemica corrisponda, in intensità e violenza, una contropreparazionc nostra che abbia effetti distruttori e terrificanti pari a quelli da noi raggiunti nelle passate offensive, che paralizzi comandi e truppe, togliendo ad essi ogni capacità offensiva.


LA PREPARAZIONE TATTICA DEL LETRUPPE

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«E questa complessa organizzazione sia più volte e sicuramente collaudata con esperimenti pratici, ripetuti in circostanze diversissime e soprattutto con le comunicazioni su filo interrotte, come è normale che avvenga durante un attacco nemico. A questo proposito gradirò ricevere, non appena possibile, ampia e formale assicurazione». S. E. il generale Piacentini, vedendo così confermale dal Comando Supremo le proprie condizioni, con circolare 978 del!' 11 febbraio disponeva: Scioglimento de/l'azione dife nsiva

«Per lo svolgimento dell'azione difensiva mi richiamo alla mia circolare a stampa n. 2910 OP diramata fin dal 29 novembre scorso. «Data la natura della linea da difendere, ed i mezzi sufficienti di cui si dispone, la resistenza dovrà improntarsi più ad un'azione vigorosa del tiro organizzato delle artiglierie, al fiancheggiamento ottenuto con numerose mitragliatrici, e all'impiego delle bombarde, ammesso nella difensiva e disciplinato dal Comando Supremo, che non a densi spiegamenti di fanteria nelle trincee pericolosi perché troppo vulnerabili. «Al fuoco di distruzione ddl'avvcrsario nella fase preparatoria dell ' attacco, la nostra artiglieria d' assedio, coll'indispensabile cooperaz ione di quella campale, dovrà rispondere con numerosi concentramenti di fuoco sugli osservatori, sui posti di comando, sulle trincee nemiche, sui camminamenti, sui ricoveri , e in genere su tutte le zone di presumibile raccolta e movimento delle colonne d'attacco. Al tiro di preparazione nemico, cioè, dovrà corrispondere un tiro di controprcparazione con effetti distruttori e terrificanti, come si trattasse di una offensiva, così da paralizzare comandi e truppe nemiche, e togliere ad esse o quanto meno scemare la loro capacità offensiva. «li Comando d' artiglieria, presi accordi coi Comandi di Corpo d'Armata, circa i bersagli da battere, dedicherà subito le maggiori cure alla organizzazione del tiro di contropreparazione; altrettanto faranno i Comandi di Corpo d'Armata per quanto riguarda il tiro delle bombarde, e i tiri di sbarramento delle artiglierie campali». Successivamente con circolare 25 marzo 1917, n. 7900, diramata sino ai Comandi di reggimento compresi, S. E. Cadoma ordinava: « I Allorché l'artiglieria avversaria esegue il tiro di distruzione sulle nostre trincee, facendo così prevedere un attacco - poiché i nostri terreni, la quantità di artiglieria e di mezzi di aviazione di cui disponiamo, non ci consentono di fare un fuoco di controbatteria così nutrito ed efficace che valga a ridurre al silenzio le artiglierie avversarie - occorre che i comandanti, dalla conformazione del terreno, dall' ubicazione delle linee di più facile irruzione, dalla diversa intensità del fuoco avversario sui vari punti, dalle ricognizioni dei mezzi aerei e da ogni altro indizio, intuiscano e riescano a determinare le zone nelle quali sono raccolte le truppe destinate a sferrare l'attacco. «Su tali zone e sugli elementi vitali dell'avversario ivi esistenti (trincee di prima linea, luoghi di raccolta di forze, sbocchi di camminamenti, ecc.), i comandanti stessi faranno pertanto convergere il tiro del maggior numero possibile di batterie nell ' intento di soffocare con azione intensa e violenta l' allacco, prima ancora che questo si pronunci». O


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I.;JMPORTJ\NZA UELl..:AZlONE MlLrlARE ITALIANA

Durante il 1917 l'artiglieria nostra era stata di continuo accresciuta; e le norme di impiego di essa erano andate variando alquanto da annata ad armata, in dipendenza sia delle personalità che presiedevano all'impiego dell'arma presso le singole grandi unità, sia della natura del terreno, diversissima da una all'altra zona. Così alla 3" armata aveva preso sviluppo la controbatteria, la quale, dopo l 'introduzionc dei proiettili a liquidi speciali, era efficacissimo contro le batterie sistemate nelle doline del Carso. Al Comando supremo si sapeva che era necessario «diramare i nuovi criteri d ' impiego d'artiglieria colle deduzioni tratte da un secondo anno di guerra, per togliere parecchie incertezze e per dare unifonnità d'indirizzo alle predisposizioni per la difesa e per le fluttuazioni offensive»; in tal senso l'ufficio situazione di l:,'llerra si esprimeva il I O ottobre, proponendo che fosse fatto ritornare al Comando un ufficiale superiore, il quale aveva già iniziato la compilazione dell'istruzione stessa, ch'era stata troncata per la destinazione temporanea dell'ufficiale stesso ad un Comando d ' armata. 3.

~

Norme particolari emanate nell'estate e nell'autunno 1917 dal Comando della r Armata.

Alla 2a annata, nel 1917, fu mutato il comandante (1): S. E. Piacentini, alla partecipazione del Comando supremo che lo avvertiva di non avere per lui altro che un Corpo d' armala, rispondeva: «sono a disposizione di V E. fiero ed onorato di poter servire in qualunque modo il mio paese» ed accettava il comando del I Corpo d'armata. Il nuovo Comando della 2" armata fu anzitutto impegnato in poderose offensive. Al termine dell'azione sulla Bainsizza, il Comando stesso emanò a tutti i comandi di raggruppamento d 'artiglieria (2) una circolare in data 12 settembre, relativa alla controbatteria in dipendenza degli aumentati nostri mezzi in artiglieria e di osservazione del tiro. La controbatteria metodica, intesa a distruggere le batterie nemiche prima del nostro attacco, era affidata al Comando d'artiglieria d'armata coi raggruppamenti a sua diretta disposizione. I raggruppamenti dei corpi d 'armata dovevano concorrere al tiro di neutralizzazione contro le batterie nemiche, ossia al tiro da effettuarsi durante l'azione. La circolare, poi, terminava con la frase: «Ricordo ancora una volta che la migliore controbatteria è quella che fa la fanteria avanzando, sfruttando i periodi di crisi dell'avversario e buttandosi decisamente sulle sue artiglierie». (I) Al Comando della 2• armata, che prima si estendeva dal Romhon al Vippacco, fu nel marzo I 917 tolta la zona a sud di Tolmino, posta sotto il «Comando della z ona di Gorizia» di nuova costituzione, retto da S. E. Capello, il quale condusse l'offensiva di primavera su quella fronte (conquista del Kuk). Alla 2" armata, comandata sempre da S. E. Piacentini, fu assegnata la :wna Carnia ed il IV corpo, cioè il fronte sino a Tolmino. Il IO giugno il Comando della zona di liorizia riprese la denominazione di Comando della 2" armata estendendosi, come prima del marw, si.no al Rombon. La zona Carnia ritornò alla diretta dipendenza del Comando Supremo e S. E. Piacentini ehhc il comando di un Corpo d'Armata. (2) Corrispondevano per l'artiglieria di medio e grosso calibro ai comandi di reggimento.


I .A PREPJ\.RJ\ZIONE TAITICA DELLE TRU PPE

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Ora questa frase può essere discussa, perché tutti sono consenzienti nell 'opinione che il miglior modo di controbatteria è quello di catturare i pezzi nemici, ma è anche vero che per favorire l'avanzata della fanteria è bene che l'azione dell' artiglieria nemica sia per quanto si può, ridotta. Ma soprattutto la frase, diramata agli artiglieri, poteva fra essi produrre, o meglio aumentare, la sfiducia che molti di essi nutrivano per tale procedimento tattico, specialmente in montagna. Tale sentimento dipendeva dalla conoscenza degli effetti materiali limitati, che con la controbatteria, nelle condizioni di terreno della 2a armata, si potevano raggiungere, ma qui, una volta tanto, mi permetto di esprimere un avviso in casa d'altri. L'effetto di ogni azione di guerra è non soltanto materiale, ma morale. Un riparto, quando ha avuto il decimo del suo effettivo di morti, ed i feriti corrispondenti - tre decimi ad esempio - a qualsiasi nazione, bianca, nera o gialla, appartenga, perde per lo più il suo vigore combattivo. Gli altri sei decimi, per quanto intatti, sono dominati dal pensiero che, seguitando, la stessa sorte toccherebbe a loro stessi (1).

(I) Vedi I 1A11n 1s: L'azione militare italiana nPllo g11Prm n1r>11di11/,, dal /'115 al /')/7. Koma, 192 1. (Nota a pagg. 42-43): ... «Quando un reparto ha perso ìl IO per cento dì mort i si può considerare normalmente come molto scosso». Il 3° reggimento della Guardia a S. l'rivat aveva avuto una perdita complessiva di 36 uJTiciali e I 060 sottufficiali e truppa, dei quali uccisi 17 ufficiali c 304 uomini di truppa e perdite analoghe avevano avuto tutti gli altri reggimenti di fanteria della Guardia. Nel corso dell'ultima grande guerra si sono avuti spesso nei reggimenti di fant eria perdite altrettanto elevate come quelle della <iuardia a S. Privat ed io ero in grado dalla mia esperienza di allora di misurare che cosa esse significassero per la tmppa». Così HlNDENllURG, pag. 36. Il giorno della battaglia dcli ' Assietta, dove i francesi avevano perso, tra morti e feriti, circa il quarto delle truppe impiegate, il marc hese di Villemur scriveva al Ministro della guerra: «La prudencc ne permet pas de mellre des troupes aussi m.altraitées devanl l'ennemi de quelque tcmps», e due giorni più tardi aggiungeva: «li y aura quelque battaillon, qui ont tani soulTert qu' il ne seront pas en élal de faire le service le reste de la campagne». (ARvrns: Guerre de la succession d 'Autriche, pagg. 752-753). Di esempi di riparti non più in grado di combattere per le perdite è piena la storia; dai bavaresi a Worth, ai battaglioni dell'ottimo III Corpo d 'armata tedesco a Vionville che si impegnarono per primi coi francesi, al Corpo d' armata Frossard in questa stessa battaglia. li fanatismo, la re ligione, la tradizione hanno certo grande influcn7.a sulla resistenza morale dei riparti e sul loro slancio offensivo, ma non tutto quello che si crede. È consuetudine parlar di giapponesi come di proiettili umani: si citano le perdite di reggimenti ridotti a 200 uomini dopo gli allacchi di agosto a Porth Artur. Non bisogna confonder le perdite alle quali un riparto può sollostare, perdile che arrivano talvolta alla distruzione, con quello che esso può sopportare conservando la combattività. Così a Porth Artur in agosto la 9" divisione giapponese aveva perso 6000 uomini e la 6" brigata di essa, sorpresa da fuochi incrociati efficacissimi era staia , dicesi, pressoché annientata. (Ta le affermazione non si accorda però colla cifra delle perdite complessive della divisione). Ma per giudicare dcll'eflètt.o delle perdite si esamini ad esempio il combattime11to di Kinlschou, posizione fortissima lunga km 5: 3 divisioni giapponesi attaccavano. Ridotta subilo al silenzio l'artig lieria mssa, la fanteria giapponese, alle 9 del nrnll ino, g iunse presso al reticolato nemico dove fu arrestato, fino a che , verso sera, la bassa marea permise di aggirare la posizione. Nel pomeriggio il Comando d'Armata dovette inviare in linea le ultime riserve, tre batlaglioni, benché su l fronte di 5 km fossero già una trentina di battaglioni i quali avevano in media perso non più del 15% delle for.te. Ciò prova che anche in quelle ollime truppe, nelle quali tutto concorreva ad esaltare il valore e lo slancio combattivo, lo spirito aggressivo trovava un limite nell'entità delle perdile».


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L'IMPORTANZA DEl.i;AZIONF. Mll.lTARE ITALIANA

Qualche cosa di analogo noi possiamo ritenere dell' artiglieria. Non c'è bisogno di controbattere tutte le batterie, per produrre un effetto sull'artiglieria avversaria; il solo pensiero di poter essere soggetti al tiro da un istante all'altro mette il cannoniere di ogni grado in una condizione di spirito diversa da quella, in cui si troverebbe se l'artiglieria non fosse mai sistematicamente battuta. Torniamo alla 2' armata. Verso la metà di settembre incominciò a diffondersi la voce di una controffensiva nemica ed il Comando della 2a armata, il 18 settembre, emanò una circolare, nella quale, dopo aver confermato che la controbatteria sistematica si doveva effettuare solo contro le batterie perfettamente individuate ed osservabili, dava le norme per la condotta della artiglieria nella difesa durante l'attacco nemico. «Quando il nemico con il suo bombardamento faccia presupporre l'attacco il nostro tiro predisposto di sbarramento dovrà intervenire tempestivo, prima che si manifesti l'attacco della fanteria. Sta nell'intuito degli artiglieri e dei comandanti già veterani della guerra di scegliere il momento. Le zone da battere con maggiore violenza debbono essere studiate con cura e con cura debbono essere eseguiti i necessari aggiustamenti. Di massima si dovrà cominciare col solito tiro di sbarramento normale, e cioè con i piccoli calibri, e successivamente passare a quello rinforzato ed allo sbarramento massimo, appena si avranno indizi sicuri che il nemico sta per lanciare le sue fanterie aU'attacco. «Per ovvie ragioni è necessario conservare gelosamente il munizionamento per far fronte alle necessità imprevedibili della difesa, quindi, di massima, non si dovrà durante la preparazione nemica, eseguire tiro di controbatteria, che è sempre assai dispendioso. Si dovranno invece rilevare le batterie nemiche (artiglierie e bombarde), e battere con tiro di distruzione soltanto quelle molto visibili e molto dannose per le nostre fanterie. La più efficace reazione durante tale fase sarà il fuoco di controprcparazione, che dovrà essere diretto contro i luoghi di raccolta delle fanterie nemiche, che dovranno quindi essere appositam ente studiati, deducendoli da un accurato esame delle caratteristiche del terreno come è già stato ordinato. Anche tale fuoco di contropreparazione deve essere però limitato a pochi tiri (con i calibri più convenienti) ben diretti e bene osservati, ed a qualche concentramento da eseguirsi di tanto in tanto quando si abbia ragione di credere che il nemico stia per iniziare l'attacco delle fanterie». Queste prescrizioni non erano in perfetta armonia colle prescrizioni sopra riportate della circolare 7900 de l Comando supremo del 25 marzo. Non si confermava il concetto di soffocare nelle trincee di prima linea l'attacco, prima ch'esso si pronunziasse; il fuoco di controprcparazionc era accennato si, ma limitato a pochi tiri contro gli ipotetici luoghi di raccolta delle fanterie nemiche: la massima importanza era data allo sbarramento. Ora, la caratteristica di questo fuoco sta nella difficoltà di indovinare il momento preciso di iniziarlo (1) e nel grande consumo di munizioni.

(I) Tale caratteristica del tiro di sbarramento faceva sentire i suoi effetti anche presso gli altri eserciti . «I :esperienza dice che ìl fuoco dì s bam1mento arriva troppo tardi ed è già sorpassato» . C ap. PFEIFFER : Punii di vista per/ 'ammaeslramenla tattico della fanteria nella difesa e nel 'attacco. Berlino, Eiscnschmidt 192 1, pag. 38.


Li\ PRE PJ\l{AZIONE TATTICA OP.I .LE T RUPPE

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Per percorrere lo spazio fra le opposte trincee bastavano in certi tratti del fronte pochi istanti; come arrestare il nemico se lo sbarramento giungeva in ritardo? In alcuni tratti le linee avversarie erano così vicine (sul Mrzli a meno di 40 metri), che lo sbarramento poteva essere effettuato solo con tiri di esattezza di pezzi posti a poche centinaia di metri dalle prime trincee. Cosa sarebbe avvenuto di questi, dopo il tiro di distruzione? TI Comando d'armata si alTidava per l'esecuzione tempestiva all'intuito degli artiglieri veterani. Ma quali veterani a telefoni rotti? Quanti aspiranti e giovani subalterni non comandavano le sezioni staccate e le batterie? (1). Come si vede, la soluzione adottata dalla 2" annata «sbarramento a momento giusto» lascia adito a molti dubbi. Lo stesso Comando d'armata, nella sua circolare del IO ottobre sulla tempestività dell 'affluenza sulle posizioni in caso di attacco nemico, dopo di aver ricordato che parecchie volte i riparti d'attacco nemici avevano sorpreso le nostre truppe in caverna, aggiungeva «bisogna presumere la possibilità che un fotto simile possa ripetersi. Occorre preparare moralmente e tecnicamente le truppe a uscire di slancio dai ripari e guemire le posizioni, non appena il nemico all unghi o sposti il tiro di artiglieria». «t.:immcdiatezza del balzo della fan teria nemica, abituata pur essa alla marcia sotto l'arco della traiettoria, non permette indecision i di sorta». «È quistionc non di minuti, ma di secondi ». «La responsabilità dell 'uscit a tempestiva dai ripari è affidata ai comandanti di battaglione e più ancora di compagn ia e di plotone. Sotto il bombardamento nemico spetta ad essi di vigilare con rrcddezza virile, perché non sfugga l'istante di crisi che attraversa l'avversario tra l'allungamento, lo spostamento del tiro e il sopraggiungere della prima ondata. La decisione fulminca in quell'istante, decide le sorti dell' attacco». Erano in sostanza, ripetute e diffuse le prescrizioni dell' istruzione del Comando supremo: «Criteri cd impiego delle fanterie nella guerra di trincea». Ma una difesa che si basi su una decisione fulminea, di secondi di un comandante di battaglione, di compag1ùe o di plotone, posa su di una base assai incerta, tanto più quando costui non ha il modo di risolvere il problema. Come arrivare in tempo a guernire una linea in contropcndenza vicina al nemico, nella quale i ricoveri sono scarsi e lontani e mancano gli osservatori blindati? Anche per la controbatteria il Comando Supremo aveva intuito che le norme vigenti non corrispondevano più pienamente alle esigenze del combattimento. La relativa scarsezza di mezzi aveva fatto si che da noi la controbatlcria fosse limitata all'azione di neutralizzazione delle artiglierie nemiche durante il combattimento. Ma aumentale considerevolmente le artiglierie, sorta presso la 2" Armata la tendenza ad estendere la controbatteria al periodo precedente alle azioni, cercando di danneggiare le artiglierie nemiche con tiro osservato da ll 'aeroplano. Perciò il Comando Supremo il 24 settembre incaricava il Comando Generale d' artiglieria di studiare prontamente la questione in modo di «poter dare alle annate direttive chiare e complete per le future operazioni». li 28 il Coman(I) li comandante dell 'am,ata nella conferenza tenuta allo Slopeck il 19 settembre prescriveva «al minor numero di batterie si supplisce con maggior numero di munizioni e colla suddivisione delle batterie . .. ».


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!.:IMPORTANZA DELL:AZIONE MILITARE ITALIANA

do Generale d'artiglieria faceva presente che condizione sine qua non per l 'csccuzionc della controbatteria intesa a distrnggcrc i pezzi nemici era il poter fare un tiro preciso e quindi osservato. Occorreva quindi l'istituzione di un 'aviazione speciale per l'artiglieria. Con questo si sarebbe potuto, come in Francia, effettuare - una decina di giorni prima di un 'azione - il tiro di distruzione sulle batterie avversarie. La 3• Armata calcolava che con 600-800 colpi di medio calibro (152 1.- 155F) si poteva metter fuori combattimento una batteria. Il Comando Supremo il 4 ottobre rispondeva: «Ho preso visione dello studio relativo ai tiri di controbatteria che ho trovato molto interessante. «Per quanto riguarda il servizio di osservazione del tiro dall 'aeroplano, sarà tenuto il maggior conto possibile delle proposte fatte. È opportuno però che, al riguardo, cotesto Comando Generale si tenga in continuo contatto coll'ufficio servizi aeronautici. «Per quanto ha tratto alla esecuzione dei tiri contro le artiglierie avversarie, prima di impartire nuove norme, desidero che lo studio - per ora teorico - del1'E. V, sia confortato da dati di esperienza (tratti dalle recenti offensive e da trarsi da qualche esperimento di tiro da compiersi) intesi a stabilire: «a) colpi occorrenti per l'esecuzione di un tiro di distruzione di una batteria avversaria, e risultati realmente conseg11ibili; «b) colpi all'incirca consumati nelle recenti offensive per i tiri di neutralizzazione, e colpi che si prevede di dovere impegnare col nuovo sistema (tiri di distruzione delle batterie avversarie e tiri di neutralizzazione). «Come ben vede l'E.V, io intendo, prima di prescrivere il nuovo metodo, di poterne hcn valutare la portata sia come dispendio di mezzi, sia come risultati conseguibili». Se un ' esperienza modesta, ma coscienziosa può avere qualche valore, dirò che - a mio avviso - la parola studio ci ha durante la guerra danneggiato quasi quanto la parola inchiesta. Entrambe rimandano le decisioni alle note calende. 4. - Disposizioni di S. E. Cadorna, della 2• Armata e del IV Corpo d'armata per l'eventualità dell'offensiva nemica. REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO. N. 4741 di prot. riservatissimo personale.

10 ottobre I 917

0<,<ol•:Tro: Offensiva nemica.

A S. E. Il Comandante della 2° Armata. Prendo atto del telegramma n. 577 in data di ieri. Concordo con cotesto comando nel ritenere possibile un 'offensiva nemica su codesta fronte e soprattutto nel giudicare necessari ed urgenti tutti i provvedimenti intesi ad adeguatamente fronteggiarla. A questo fine bene rispondono le direttive n . 6757 diramate 1'8 corrente ai comandi dipendenti e inviatami in comunicazione. Le approvo in massima, e, particolarmente, richiamo l'attenzione di cotesto Comando su alcune questioni d'importanza capitale per la condotta della difesa:


LA PREPARAZIONE TATTICA OF.LLE TRUPPE

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1) La difesa delle lince avanzate sia affidata a poche forze, facendo fondato assegnamento sull 'azione delle mitragliatrici, sui tiri di sbarramento e d ' interdizione delle artiglierie, sull 'organizzazione dei fiancheggiamcnti. Questo concetto deve avere larga cd appropriata applicazione nella zona nord de l1' Avscek, dove la limitata efficienza difensiva delle nostre posizioni cons ig lia un assai parsimonioso impiego in truppe pena w10 sterile logoramento della energ ia della difesa. Il XXVII Corpo dovrà pertanto gravitare colla maggior parte delle proprie forze sulla destra del!' Isonzo (I). 2) Perché qualsiasi evento, compresi quelli più inverosimili, non ci colga impreparati, dei medi calibri non rimangano sull 'altipiano di Bainsizza che quelli più 111ohili : e anche per questi non s i tralasci di predisporre, in dannata ipotesi, mezz i acconci pcr un tempestivo ed ordinato ripiegamento. 3) Durante il tiro di bombardamento nemico, oltre ai tiri sulle localil.ì di alll11c 11z.a e di racco lta di truppe, sulle sedi dei comandi e degli o sservato ri , ecc., si svolga una vio lentissima controprcparazione nostra e si concentri il fuoco de i mcdi e grossi cali hri sulle zone di probabile irruzione delle fanterie, le quali essendo esposte in linee improvv isate prive o quasi di ricoveri, ad un tormento de i più mic idi ali , dovranno essere schiacciate nelle trincee di partenza. Occorre in una parola disorganizzare ed a1111icnla rc l'attacco prima che si sferri; disorganizzazione ed ann ienlamcnlo che i I nosl r\> podcroso sch icrarnento d i artiglierie sicuramente consente. 4) li nemico suole lanciare le fant erie d opo brev issima preparaz ione di fuoco: s i tenga presente questa possibi lità, e artig lierie e fant erie siano in ogni istante vig ili e pronte a prevenire e a rintuzzare l'allaccu. Sulle varie questioni che ho qui prospettate g radirò ricevere assicurazione.

Il Capo di S. M. dell'Esercito CADORNA.

( I) Questa prescrizione, non è facilmente comprensibile a prima vista. In sostanza il mtmcro I) dice: poche forze sulle linee avan7.atc specialmente al X XVII Corpo (cioè nella zona a nord dcli' Avscck) dove le lim:e sono poco efficienti. Il XXVII Corpo pertanto tenga la maggior parte delle forze sulla destra Isonzo. Ora sulla sinistra Isonzo il XXVII Corpo doveva provvedere non solo alla difesa della linea avanzata, ma anche a quella della linea di resistenza ad oltra nza. Gravitando colla maggior parte delle forze sulla desini Isonzo, si veniva a presidiare insufficientemente anche la linea di resistenza ad oltranza, sfondata la quale, l'avversario prendeva alle spalle la nostra occupazione della Bainsiz.z.a. (.;armata, come si vedrà, nel diramare le prescrizioni del Comando supremo, soppresse l'aggiunta di tenere poche forze sulla sinistra Isonzo a nord dcli' Avscek ed allora la prescriz ione divenne dùarn: il XXV 11 Corpo doveva occupare con poche forze le prime linee poco efficienti a nord del]' Avscek, ma nulla era detto circa una diminuzione delle forze che il XXVII aveva complessivamente sulla Ilainsizza, che avrebbe avuto gravi conseguenze. Si è veduto che le nostre forze sul trailo considernlo erano a~sai inferiori a quelle dell'attaccante ed esse furono appena sufficienti a respingere il pericoloso attacco. Perché le due cose fossero conciliabili il fianco settentrionale della Bainsizza avrebbe dovuto essere garantito da w1' altra linea anziché da quella del XXVI I Corpo d 'armala e precisamente da quella de l c iglione sud dell' Avscck che va a finire su Auzza. 11 Comando Supremo intendeva appunto le cose in questo senso, perché già sin da l 19 scttemhre nel dare gli ordini per le difese ad oltranza della Bainsi7.7.a avvertiva che in caso di offensiva nemica avrebbe potuto sorgere la convenienza di ridurre la difesa a nord dell ' Avscck al le alture prossime all' Isonzo: Na Gradu-Vcliki-Celo-q. 550. «In questa ipotesi di difesa economica deve essere previsto il rn<.:cordo diretto della zona di resistenza del l' Altipiano della Ilainsizza ( Iinca Oscedrik.-fratta) attraverso l'Isonzo e le alture di Ro11Zina Uoblar con le difese del costone di Kradwrlm. Ma la molteplicità dei lavori da eseguire aveva impedito di compiere quest' ultima linea, quindi il Comando della 2• Annata mentre ordinava di accelerare i lavori sul ciglione sud dcli' Avscek (linea Semmer-fratla-fsonzo) doveva però continuare a basarsi sul XXVII Corpo per la difesa del fianco sinistro della Bainsiu_.a.


L'IMPORTANZA OELL:AZIONF. MII.ITARE rIALIANA

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In conseguenza il comandante interinale della 2• armata impartiva le seguenti disposizioni: COMANDO DELLA 2• ARMATA. N. 5845 di prot. Ris. Pers. O Gli ETTO:

Addì 11 ottobre 1917.

Predisposizioni difensive.

Ai Comandi di Corpi d'armata II. I V, VI, VIII, XIV, XXIV. XXVII, XXVIII. Al Comando di artiglieria della 2° armata. A complemento delle direttive diramate col n. 5757 del1'8 corrente questo Comando avverte: 1° Il concetto di limitare a poche forze l'incarico della difesa delle linee avanzate, facendo fondato assegnamento sull' azione de lle mitragliatrici, sui tiri di sbarramento ed interdizione delle artiglierie sull'organizzazione dei fiancheggiamenti deve avere più larga ed appropriata applicaz.ione nella zona a nord dell' Avscek, dove la limitata efficienza delle nostre posizioni consiglia un assai pars imonioso impiego di truppe, pena uno sterile logoramento delle energie della difesa. Collima con questo l'ordine già dato di affrettare la costruzione della linea difens iva Semmcr-Fratta-lsonzo. Accordi in proposito verranno pr<!si fra i due Comandi interessali e saranno com un icali a questo Comando entro doma1ù 12; 2 ° Le più probabili zone di partenza delle truppe nemiche per irrompere contro le nostre lince debbono essere già note, almeno approssin1ativamente ai comandi di Corpo di armata, in base a llo studio del terreno che si trova sul proprio fronte. Essi dovranno disporre che tali zone siano battute violentemente fin dall'inizio del bombardamento nemico per soffocare fin dalla sua preparazione lo scatto delle fanterie avversarie, schiacciandole nelle loro trincee di partenza prima ancora cioè che il loro attacco riesca ad e ssere sferrato. Si tenga presente che questo risultato è tanto più facilmente raggiungibile, in quanto che le fanterie nemiche sarnnno esposte in linee improvvisate, prive o quasi di ricoveri , ad un tormento dei più micidiali. I comandanti di Corpo d ' armata di prima linea vorranno comunicare entro il 13 corrente a questo Comando, quali sono le presumibili zone di irruzione nemica, affinch é si possa disporre che anche altre batterie ed altresì di grosso calibro, concorrano a questi tiri di nostra controprcparazione allo scatto delle fanterie nemiche. /1. proposito dello scatto delle fanterie avversarie, qualorn non si riusc isse a soffocarlo fin dalla sua preparazione si tenga presente che esso avverrà (come è sistema del nostro avversario) dopo brevissima preparazione di fooco. Per ciò, non appena comincerà il bombardamento nemico artiglierie e fanterie s iano in ogni istante vigili e pronte aprevenire e a rintuzzare l'attacco: soprallullo vigile e pronto sia, in ogni minuto immediatamente seguente ali 'inizio del Jiwco d 'artiglieria nemico, l'accorrere al ciglio del fuoco delle truppe momentaneamente ritratte, come questo Comando h a raccomandato con sua circolare di ieri n. 5837 Op. Su questo argomento gradirò spec iale assicurazione dai comandi dipendenti, nel rispondere al presente foglio. Perché qualsiasi even to non ci trovi impreparati, questo Comando ha già raccomandato che le poche batterie d'assedio schierate sull'altipiano di Bainsizza vengano ritratte all' orlo dell 'altopiano dietro la linea di protezione di artiglieria ed analogamente s i è disposto per la maggior parte delle pesanti campali . Per tutte poi siano disposti i mezzi occorrenti per un tempestivo e ordinalo ripiegamento in qualunque dannata ipotesi. I comandi di corpo d'armata interessati ed il Comando di artiglieria di armata rife-


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I.A PREPARAZIONE TATTICA DELLE TRUl'l'E

riscano, pure entro il 13, a questo Comando le disposizioni prese su questo argomento onde assicurare le nostre artiglierie in qualunque eventualità. Il Tenente generale comandante interinale dell'armata MONTUORI.

li Comando del IV Corpo d'armata, in seguito alla disposizione della 2• armata in data 18 settembre sopra citata, aveva il 19 settembre emanalo norme intonate in complesso a quelle ricevute: 2) Artiglieria. - Ormai l'intervento delle artiglierie deve riuscire addiriltura automatico. Voglio che il nemico preparantesi ad attaccare sia inchiodato sul posto dal nostro fuoco; se tenti di avanzare, il fuoco sia sterminatore più per la s ua precis ione che per il numero dei colpi sparati. li t iro di sharramento deve riuscire magistrale. l comandanti di arti glieria de lle Divisioni me ne rispondono personalmente. Si incominci col tiro di sbarramento normri le (piccoli calibri). Si passerà successivamente a quello rinforzai.o ed allo sb:1rr:1111cnlo massimo quando la situazione lo consigli. Le posizioni delle batterie nemiche sono noi.e ; non imporla ; s i controllino ancora e si aggiunga osservazione ad osservazione. Si riservi il tiro di distruzione solo cont ro que lle assa i moleste alle fanterie e che l'esperienza ci ha ormai insegnato s uscettibili di essere fal le tacere senz:i troppo consumo di mun121oru. Sopratlulto si preparino efficaci concentramenti contro i luoghj di raccolta delle fanterie nemiche, tiri da eseguirsi brevi e fulmin ei, ma bene conservati, non appena l'occasione si presenti.

In complesso, molta importanza allo sbarramento ed al fuoco sul nemico avanzante. Il concetto di colpire il nemico nelle trincee non è csplicilo. Sembrando ormai certo il proposito di un'offensiva nemica da Tohnino, il 9 ottobre il comandante interinale del Corpo d 'armala - essendo in breve licenza il titolare - prescriveva: «Ripeto ancora una volta che il comandante di artiglieria di Corpo d 'armala deve avere la personale assoluta garanzia che il fuoco di sbarramento sia in qualunque circostanza magistrale». La disposizione colla quale il Comando di armata aveva impartito la prescrizione del comandanlc supremo, relativa alla necessità di schiacciare l'attaccante nelle trincee di partenza, fu diramala abbreviandola. COM ANLJO LJEL IV CORPO D 'ARMATA. N. 5901 di prot. Op. C. O GGETTO:

Addì 11 otl ohre 19 17

Disposizioni dijènsive.

Ai Comandi delle Divisioni dipendenti d'artiglieria di Corpo d 'ar11111/a . A complemento delle precedenti direttive emanate per le pred isposizioni di fe nsive con circolari nn. 5551 op. B. del 19 settembre 191 7, 5853 op. Ma. dell '8 ottobre 19 17 e 5868 op. B. del 9 ottobre 19 17, n ella ipotesi ili un'azione o ffen s iva nemi ca, si tenga presente quanto appresso: 1° Insisto ripetutamente sul fatto che la necessità di non logorare troppo le trnppc


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I:IMPORTANZA DELI:AZIONF. Mll.lTARF. ITALIANA

della difesa, consiglia di limitare a poche forze il compito della difesa delle linee avanzate, facendo invece principale assegnamento sull'azione della mitragliatrice, sui tiri di sbarramento; 2° Le zone di più probabile irruzione per parte dell 'avversario dovranno essere violentemente battute fin dall' inizio dal bombardamento allo scopo di solTocare sin dalla preparazione lo scatto delle fanterie nemiche. Al riguardo ricordo che non appena avrà inizio il bombardamento nemico, vigili e pronte dovranno essere fanterie ed artiglierie per rintuzzare l'attacco; e soprattutto pronte dovranno essere le truppe a lanciarsi con fulminea rapidità dai ripari, ove erano state momentaneamente ritratte, alla linea del fuoco non appena l'allungamento o lo spostamento del tiro nemico farà presumere lo scatto delle sue fanterie, come si è raccomandato con la lettera n. 5898 Op. Ma. odierna. Su ciò gradirò particolare assicurazione per il mattino del 13 corrente. Pure il mattino del 13 corrente il Comando della 46" Divisione, nel rispondere alla presente, comunicherà, sulla base degli studi compiuti, da quali zone ritiene più probabile un'irruzione nemica sulla propria fronte in relazione all'azione che potrebbe svolgere in concorso alla 19• Divisione. Il Tenente generale comandante del Corpo d 'armata CAVAC IOCCHI.

Mancava la frase «schiacciare le truppe nemiche nelle stesse trincee di partenza, prima ancora che il loro attacco riesca ad essere sferrato)). Forse non venne data grande importanza ad essa, perché il periodo successivo: «si tenga presente che questo risultato è tanto più facilmente raggiungibile, in quanto che le fanterie nemiche saranno esposte in lince improvvisate, prive o quasi di ri covero, ad un tormento dei più micidiali)) non si attagliava alle solide linee nemiche sulla fronte del l V Corpo. Ad ogni modo la sostanza, cioè la necessità di soffocare lo scatto delle fanterie, e ' era. La dizione usata poteva data la mentalità di allora, far ritenere a qualcuno che si dovessero battere non le trincee nemiche, ma il terreno fra questo e le nostre linee. Certo la frase tralasciata avrebbe tolto ogni dubbio. È anche da notare che sebbene l'Armata chiedesse le probabili zone d' irruzione del nemico relative ali' intero Corpo d'Armata, il Comando del IV Corpo rivolse tale domanda soltanto a quello della 46• divisione, cd il giorno 13 il Comando stesso riferiva: «Attribuendo al nemico l' intenzione che dalle informazioni risulta più probabile, di puntare cioè dalla testa cli ponte di Tolmino, è da presumersi che egli tenti di impadronirsi del caposaldo del Mrzli e, padrone cli questo, puntare per Selisce sul fianco della costa Raunza. Contro il Mrzli quindi, presumibilmente, dovrebbe avvenire l'irruzione principale, la quale potrebbe essere appoggiata da attacchi secondari in direzione della linea dei molini di Gabrijc. Altro proposito non ritengo possa logicamente attribuirsi ali 'avversario: non che diriga l'attacco principale per valle Isonzo su Volarje attaccando frontalmente la linea dei molini di Gabrje, perché verrebbe ad incunearsi fra i due capisaldi del Mrzli e di costa Raunza, non che scelga per zona di irruzione principale lo Slemc, perché, sebbene tale tratto cli linea si presenti più facilmente attaccabile, il nemico che vi irrompesse si troverebbe incuneato nei valloni a ventaglio, che


LA PREPARAZIONE TAITICA UELLE TRUPPE

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si congiungono alla ridotta Modena, e che da essa e dalla linea del 3° costone di Krn, sono sbarrati. Ciò premesso, per attaccare il Mrzli, il nemico non potrebbe irrompe re per le nostre luncllc A e B, giacché cadrebbe sulla dirupata falda meridi onale del monte. È da ritenersi che attaccherebbe invece per le zone corri sponde nti ai nostri varchi E2 ed E3 (1 ). Pertanto, le zone che più specialmente occorre tenere sotto il fuoco d ' inte rdizione sono: a) tutte le opere nemiche e camminamenti della vetta del Mrzli e della fa lda settentrionale di essa; b) la zona fronteggiante la nostra trincea E. In questo senso ho disposto presso il Comando d 'artig lieria del Corpo d ' armata per le dipendenti batterie e converrebbe che si preparassero ad ag ire le a ltre batterie non da me dipendenti» . Successivamente, il comandante del Corpo d 'a rm ata il 14 ottobre, in una conferenza tenuta e diramata poi per iscritto ai comandanti di di visione e de ll'artiglieria, pur insistendo che «i tiri di sbarra1m:11to sono 11d caso che si considera i più importanti e devono essere fulminei, li ho definiti mag istrali e tali devono essere», aggiungeva: «I tiri di distruzione con tro i tratti di linea nemi ca, donde si presume debba partir..: l' alla..:..:o, 1.k:bb0110 esse re te mpestivi e v iolenti. Ho detto che non voglio tiri di controbatteria solo perché il ne mico bombarda; debbono essere limitati a bersagli bene accertati e fatti mediante poderosi concentramenti. I tiri contro le conrnnicazirnii del nemico (Pologar-Tolmino-Tegclhoffplatz e simili) improvv isi, violenti ed a raffiche». Qui, dubbi non erano più possibili. Tn una successiva conferenza, tenuta il 19 ottobre dal Capo di Stato maggiore del Corpo d' armata ai capi di Stato maggiore delle divisioni cd all' ufficiale capo ufficio del Comando di artiglieria del Comando di Corpo d'armata, si avvertiva: «Siano conlinuali gli esercizi di sbarramento e curati fino alla esagerazione g li aggiustamenti delle lince di difesa sui capisaldi di resistenza, zone di raccolta di riserve e soprattutto trincee di partenza. «Nell' impiego dell' artiglieria si deve avere dinanzi: «a) cogliere il nemico nella trincea di partenza; «b) sbarrargli il passo quando muove all'attacco; «e) aiutare la controffensiva». li 21 ollobrc sera il Comando del IV Corpo d 'armata rammenta alla 46" di visione la necessità che le zone di irruzione siano, e violentemente, battute. Il 22 ottobre infine, in seguito ad un fonogramma del Comando del l' Armata (2) il Comando del IV Corpo dispone:

(l) Si ricorda che il varco E2 era quello sulla estremità sette ntrionale della linea auslriaca sulla grnppa de l Mrzli, il varco E3 nel versante del Mr.di verso il rio Mr.di. (2) ll fonogranuna dell' Armata diceva: «846 Art. di pro!. - 22 otlobre 19 I 7 - COMUNI CAZIONE URGENTE. Sembra ormai quasi sicuro che in caso di attacco il nemico farà s ulle noslrc lrinccc di prima


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L'IMPORTANZA DELL:AZIONE MILITARE ITJ\LIANJ\

COMANDO DEL IV CORPO D'ARMATA. N. 6130 di prot. op. B.

Addì 22 ottobre 19 17. OG<, ETIO:

Offensiva nemica

Ai Comandi delle Divisioni dipendenti d'artiglieria e del Genio di C. d'A. e, per conoscenza: Ai Comandi della 2" armata, del XXVJJ e VII C. d'A. l O Situazione. - I bollettini del Comando di armata nn. 2417, 24l 7bis, 2417ter, 24 18 e 2420 confermano le previsioni dell 'attacco e rivelano le intenzioni del nemico. Ci dobbiamo attendere l'attacco da questa notte. Sembra che il nemico fondi le sue spernnze sopra una intensa preparazione di tiro a gas di notte dalle ore due alle sei: un successivo tiro di bombardamento di un 'ora e mezza indi l' attacco delle fanterie. Queste probabili modalità non devono però farne escludere altre. Occorre essere vigili e pronti con particolari previdenze necessarie, affinché il nemico non si valga di condizioni atmosferiche a lui favorevoli (specialmente tormenta in alto e nebbia nel fondo delle valli).

2° Ordini e direttive. - Confe rmo gli ordini e le direttive già date sia per iscritto che a voce.

E poiché sembra quasi accertato che il nemico farà sulle nostre trincee di prima linea un tiro di distruzione molto breve (da una a due ore) occorrerà non perdere un solo minuto di tempo. Appena egli com incerà il tiro di distruzione, i medi calibri nostri e le bombarde devono senza indugio iniziare tiro v iolento sulle linee nemiche concentrandolo in quei I.miti che potranno servire da zone di irruzione. Con la stessa rapidità i piccoli calibri ed i medi calibri a tiro rapido siano pronti ad eseguire il tiro di sbarramento.

linea un tiro di distn~ione molto breve - fra una e due o re occorre perciò non perdere un minuto di tempo. Appe na egli incomincerà il tiro i medi calibri nostri o le bombarde devono immediatamente iniziare tiro violento sulle linee nemiche concentrate in quei traili che potranno servire da zone <li irruzione. Contemporaneamente i piccoli calibri e i medi calibri a tiro rapido si preparino ad iniziare il tiro di sbamunento che dovrà essere istantaneamente scaltato al primo cenno o della fan// teria o degli osservatori o di loro iniziativa non appena abbiano sentore di movimento nenù co. tenente generale comandante interina/e dell'Armata: MoN ruoRI». La disposizione de l IV Corpo diceva esplicitamente che il nostro fuoco doveva cominciare all'inizio del tiro di distnuione, mentre il fonogramma dell'Ufficio artiglieria dello Stato Maggiore dell ' Armata usa una dizione c he può prestarsi anche ali ' interpretazione che si dovesse sparare al prim o colpo nemico, cioè alle due. La questione non ha importanza, neppure in riguardo alla persona, pe rché la responsabilità di un ordine ambiguo spetterebbe sempre a ll'ufficio che l'ha emanato ( I ). Ma ris ulta in modo indubbio c he l'UITicio artiglieria dello Stato Maggiore della 2• Armata riteneva che si dovesse incominc iare il fuoco solo all'inizio del tiro <li distruzione sulle trincee di prima linea e non prima. In tal senso il Comando dell'Armata si espresse col Comandante <l'artiglieria dcli' Armata stessa, m algrado le obbiezioni di questi. ( l) «I..:ordim,! ... <leve essere c hiaro e preciso in modo da non ammettere ambiguità: la respon.mhi/ità della calli va interpretazione di un ordine ambiguo o indeterminato ;petta interamente a/ superiore che lo ha dato». (SERVIZIO IN GUERRA. - Pane I. Servizio delle /n,ppe. Ed. 19 12, Capitolo IV, § 95, pag. 46).


I.A PR F.PARAZIO NE TATIKA OELLE TRUPPE

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Al primo cenno della fanteria, o degli osservatori, o di loro iniziativa non appena abbiano cognizione di movimento nemico, il tiro di sbarramento dovrà scattare violentissimo e formare una vera cortina impenetrabile di sbarramento. Ancora una volta insisto sulla garanzia che l'accorrere alle trincee sia fulmineo. Si provi. Si riprovi ancora, deve essere anche questa azione automatica e fulminea. 3° Gas asfissianti. - Si controlli ancora una volta che tutte le minuziose precauzioni contro l'effetto dei gas sono state prese specialmente poi, affinché le batterie e tutte le truppe, anche in seconda linea, anche nelle località più arretrate, non sieno sorprese nel sonno dal tiro nemico a gas. È debito di onore evitare anche questa sorpresa. Durante la notte, ovunque in seconda linea, vi siano vedette, si stabiliscano segnali, abbiano tutti le maschere ad immediata portata. 4° Artiglieria - Il Comando di artiglieria di corpo d'armata per le disposizioni conseguenti a l traino dei pezzi ed al rifornimento delle munizioni, consideri le eventualità dell'attacco da domani, in modo da stabilire installazioni provvisorie qualora il nem ico non ci permetta raggiungere quelle prestabilite (diverso impiego del personale ai trai ni). Meglio una posizione mediocre che avere artiglierie inattive.

Secondo quest'ordine dunque, il tiro violento sul le Iincc nemiche doveva incominciare soltanto alle 6. I medi calibri a tiro rapido cd i piccoli calibri dovevano tenersi pronti ad eseguire lo s barrame nto. c ioè tira re soltanlo quando la fanteria avversaria pronunciasse l' attacco. Quest' ordine era consegue nza delle informazioni date da un uffici ale n emico disertore, in hase al quale da lle 2 alle 6 il nemico avrebbe effettuato il tiro a gas; era però da ritenere che non tutti i tiri sare bbero stati a gas, a meno da s upporre che dovesse essere inondata di gas tutta la valle Isonzo, eventualità da deprecarsi e di ostacolare del resto in ogni modo, tanto più che dalle stesse informazioni risultava che uno degli obiettivi era la linea Sclisce-quota 599, occupata dalla fanteria, infranta la quale, nel caso probabile che anche la linea antistante avesse ceduto, non rimanevano più sul fondo valle Isonzo difese già occupate da truppe. Vordinc però conteneva l'avviso che le modalità dell 'attacco nemico avrebbero potuto variare e che perciò bisognava essere vigili. Infine, il giorno successivo 23, alle undici, il comando di Corpo d 'armata avvertiva telegraficamente le divisioni ed il comando d 'artiglieria che, secondo una intercettazione, e ffettuata allo Sleme, il tiro di distruzione sarebbe probabilmente incominciato alle due ed il teleg ramma terminava con un «Disporre in conseguenza», ma come si vedrà, questo telegramma non fece modificare le disposizioni impartite dal comando d 'artiglieria in seguito a ll'ordine de l giorno 22. Del pari, non portò modificazioni alle disposizioni date per l' artig lieria un sunto dell a conferenza tenuta verso le 16 del 23 da S. E. Capello a i coma nda nti di C orpo d 'armata ed ai comandanti d'artiglieria e del genio in Civida le, s unto compilato dal comandante del N Corpo d'armata al suo ritorno a Creda e subito diramato: N. 6187. Con riserva di comunicare integralmente il sunto della conferenza tenuta oggi in Cividale da S. E. il comandante de lla 2" armata, richiamo sin d'ora l'attenzione dei dipendenti Comandi di divisione, di artiglieria e del Genio sui seguenti punti di principale importanza:


21(,

l.:JMPORTANZA DELl.' A7.IONE MILrtARE ITA LI ANA

1° Non soltanto devono essere munite le linee avanzate, ma anche prudenzialmente quelle arretrate, allo scopo di raccogliervi quelle truppe che fos sero eventualmente costrette a retrocedere. Vale per altro anche per le linee arretrnte la raccomandazione fatta per l'occupazione delle linee avanzate: non disseminamenlo a. cordone, ma scaglionamento in profondità con opportune riserve di manovra, le quali quando il terreno lo consente, è preferibile siano collocate in allo piuttosto che in basso; 2° Permane la prescrizione delle violente par.àali controffensive locali , anche di Corpo d'armata, allo scopo di sfruttare i successi ottenuti; 3° Importa la massima economia di forze, anche in relazione alle esigue disponjbilità di complementi . Ad ottenere questa economia contribuirà il saggio impiego delle mitragliatrici, da collocarsi anche sul dinanzi delle linee opportunamente nascoste e i cui appostamenti devono sempre essere controllali personalmente da persone aventi senso superiore a quello della media dei comandanti delle compag nie mitragliatrici, cioè da ufficiali superiori ed anche generali; 4° Poiché è probabile che il tiro di bombardamento nemico precedente lo scatto delle fanterie sia di breve durata, occorre che il nostro tiro di sbarramento sia iniziato senza ritardo, sia per colpire gli ammassamenti nemici ne lle trincee di partenza, per impedire lo sbocco dalle caverne (sic). È altresì indispensabile che la vigilanza attiva dei difensori s i manifesti fin dagli iniz i del fuoco tambureggiante affinché non succeda che l'attesa di una lunga fase di fuoco li faccia sorprcncforc ancora appiattati nelle caverne; 5° Necessità che mediante ricognizioni, ripetute più volte sollo buona guida, tanto i fanti quanto gli artiglieri nuovi giunti nella zona, acquistino u n perfetto e immediato orientamento sul terreno. Specialmente nella difensiva l'artiglieria deve sapere ricamare.

Il Tenente generale comandante del Corpo d'a,mata CAVACJOCCHI.

Il sunto della conferenza, compilato dal comando del TV Corpo d 'armata, non conteneva nulla di nuovo e deve essere, del resto, giunto troppo tardi ai comandi interessati. Del pari tardiva fu la disposizione emanata il 23 ottobre dall'Ufficio artiglieria dello Stato Maggiore al Comando Artiglieria d'armata relativa all 'esecuzione del tiro a gas: «859 Art. Comunicasi che in questo momento vengono trasmesse ai comandi di Corpo d 'annata e ai comandi di raggruppamento interessanti norme per il tiro con proiettili speciali. Tale tiro dovrà essere eseguito in seguito a ordine di questo Comando e ad ogni modo dopo un eventuale tiro nemico con gas. Codesto comando si assicuri che le indicazioni per l'esecuzione del tiro tratte dai documenti inviali siano in serata comunicate alle batterie. Per i corpi d 'annata Il, VI cd VITI non si è inviato alcun nuovo documento perché restano inalterate per essi le zone e le norme impartite in occasione dell 'ultimo tiro eseguito. Per le batterie di de tti corpi d 'annata l'osservatorio d 'orientamento è quello del Podgora». È superfluo aggiungere c he l'ordine dei tiri a gas p ervenne ad alcune batterie nella notte dal 23 al 24 ottobre, ad altre il mattino stesso del 24, ad altre non pervenne punto, mentre le istruzioni, molto minute, per poter essere applicale, avrebbero dovuto essere attentamente esaminate dagli ufficiali delle batterie.


LII PREP/\R/\ZIONE TA:ITIC/1 UELLE TRUPPE

5. -

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Riassunto delle disposizioni delle autorità superiori.

La lettera del novembre 1916 di S. E. Piacentini, aveva non solo intuito, ma dimostrato la verità fondamentale: chiunque la legge, resta convinto del la necessità di non attendere inattivi l'effetto del fuoco di una grande massa u' artiglieria. Per l'inferiore che la legga, non è un ordine, è una dimostrazione s icura. 11 Comando supremo aveva in tal senso, come già si disse, emanato nel marzo 1917 ordini precisi e tassativi, a mezzo di una circolare, la qual e però non aveva avuto molta ripercussione, tanto è vero che il nuovo Comando della 2" armata fondava il suo sistema di difesa ad oltranza su pochi tiri di controprcparaz ionc cd essenzialmente sull'efficacia dello sbarramento. li Comando supremo, il 9 ottobre, ripeteva alla za armata le prcscnz10111 generali impartite in aprile, senza richiamarsi ad esse. Il comando della 2" arma ta le trasmise ai corpi d'armata ed il IV Corpo le diramò togliendo però !'orse loro alquanto della loro clTicacia. Successivamente, il IV Corpo aveva, ripetutamente cd in modo esplicito, o rdinato di battere le trincee nemiche prima dell ' attacco, ma il 22 aveva precisato: silenzio dalle 2 alle 6, durante il ti ro a gas nemi co: co nt ropreparazione coi calibri lenti durante il bombardamento nemico e quindi sba rramento con lulli i piccoli calibri a tiro celere. Il 23, a veva lasciato i11lravcùcrc lu possibilità Ji una modificazione, senza però dirlo espli citamente. Riassumendo, le prescri zioni del Comando supremo per la conlroprcparazionc prima dcli 'attacco nemico si erano innestate modificandole, ma senza avere un deciso sopravvento di essa, sulle prescrizioni personali, precedentemente date dal Comandante l'armala: «Controbatteria solo in casi favorevolissimi, contropreparazione poca, sbarramento massimo a tempo giusto, occupazione delle trincee istantanea». La difesa un po' troppo fondata sull ' attimo. Si è così esposto quali fossero le prescrizioni nel settore della 2a Armata dove le nostre forze erano state di continuo impegnate in poderose e frutti fcrc o ffensive, senza che il nemico fosse mai stato in condizioni di reagire in scala abbastanza vasta, ed erano quindi allenate soprattutto al grande attacco ed alla piccola difesa. È però necessario avvertire che ben diversamente erano organi zzate le cose dove l'esperienza aveva posto in luce la necessità della difesa. Così alla 3" Armata, in seguilo alle dure prove delle controffensive austriache del giugno e del settembre 1917 erano state emanate, il 6 settembre di quell 'anno, no rme rispondenti alla realtà. « I. Si conferma la necessità della più stretta economia delle munizioni di ogni calibro; l' impiego delle medie artiglierie dovrà considerarsi eccezionale, l'impiego dei grossi calibri, sarà, di norma vietato. Occorre soprattutto economizzare le munizioni da 105 e da 210. «2. Ferma restando tale rigorosa restrizione pci periodi di calma sulla fronte, va però inteso che ogni tentativo di attacco nemico deve essere.fìn dal! 'inizio e con ogni mezzo soffhcato. E perciò ai primi sintomi d ' iniziativa avversaria in un settore, che sembrano preludere ad un attacco in fo rze, tutti i mezzi d ' artiglieria e bombarde aventi azione normale su quel settore dovranno immediatamente essere messi in opera, per sopraffare i mezzi offensivi del nemico, e smon-


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LIMPORTANZA DELl ?AZIONF. M ll.lTARE ITALIANA

tare l'attacco fin dal suo nascere (contro-preparazione). Si batteranno a preferenza le trincee antistanti, i luoghi di raccolta, noti o prcsunli, delle truppe d'assalto, gli appostamenti di bombarde cdi milragliatrici; si eviterà in ogni caso l'inutile dispersione di fuochi su zone non direttamente interessanti l'azione, per ottenere una reazione concentrata e sicuramente prevalcnlc. «Se, a malgrado della nostra conlroprcparazione, riuscirà al nemico di sferrare l'assalto, il fuoco di sbarramcnlo delle artiglierie leggere interverrà violentissimo e più ravvicinato che possibile alla nostra linea, anche a costo di loccarla con qualche colpo». La bontà di tali norme aveva prcccdcnlcmcnte avuto la sanzione della pratica, perché come il Comando della 3" Armata riferiva al Comando Supremo il 5 settembre che l'attacco austriaco del giorno 4 sulla fronte del XXIII corpo d'armata, comandato da S. E. Diaz, era appunlo slalo contenuto colla contropreparazione dell'artiglieria e da opporluni contrattacchi della fanteria. «La notte sul 4 settembre una intercettazione telefonica dandoci la certezza che la riscossa nemica era imminente ci permise di adottare in tempo le opportune misure - già, del resto, predisposte - per fronteggiarla. La controffensiva avversaria non riuscì dunque a coglierci di sorpresa; sicché, quando alle 5 di ieri, 4 settembre, il fuoco tambureggiante del nemico si rovesciò sulla nostra zona avanzata, le nostre fanlerie erano già opportunamente ricoverate, pur essendo pronte ad ogni evenienza, e le artiglierie polerono ri spondere immediatamente con una formidabile azione di contropreparazione che valse a contenere l'impelo dello scalto nemico. Solo in qualche tratto, infatti, dell 'ampia fronlc di battaglia nuclei nemici poterono penetrare nelle noslrc linee da cui il contrattacco ben presto li ricacciò, e gli ulteriori reiterati tentativi ripetuti sul centro del XXIII Corpo d'annala fino a sette volte - per fiaccare la resistenza delle nostre fanterie, e l'impiego dei maggiori mezzi di artiglieria non valsero a spcZ7.are la integrità delle nostre difese. A sera, anzi, nel settore del XXIII Corpo d'armata le nostre truppe non scosse dal fuoco nemico che dal mattino le percuoteva, ebbero ancora tanta energia da passare al contrattacco per alleggerire la pressione nemica sulla fronte del XIII Corpo d' armata».

6. -

Il Comando d 'artiglieria di corpo d'armata nel 1917.

Resta a vedere come le norme date dai comandi siano diventate esecutive. Nel nostro esercito, con disposizione 68600 del 13 marzo 1917 del Comando supremo - Ufficio ordinamento e mobililazionc - luttc le artiglierie del Corpo d'armata, piccoli calibri compresi, erano state sottoposte tatticamente e tecnicamente al comandante di artiglieria di Corpo d'armata. Essenzialmente per ragioni d'impiego, per l' opportunità sempre confermatasi nel corso delle operazioni di porre sulle artiglierie impiegate presso ciascun Corpo d'armata - senza distinzione di specialità e di calibro sotto un unico Comando tecnico ... ordino quanto segue per il nuovo ordinamento dei comandi d'artiglieria: Presso ciascun Corpo d'armata viene costituito un «Comando di artiglieria di Corpo d'armata» direttamente dipendente dal comandante della grande unità, con giurisdi-


LA f'REPJ\RAZIONE TJ\lTTCA OF.1.1 .F. TRUPPE

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zione tecn ica e tattica su tutte le artiglierie assegnate, sia organicamente, sia per impiego al Corpo d' armata. Quando particolari ragioni di fronte molto esteso o di grande numero di batterie rendono difficile ed insufficiente l'azione diretta del Comando di artiglieria di corpo d'armata, ed impongono il funzionamento di organi intermedi fra il comando stesso ed i raggruppamenti, vengono posti alla sua dipendenza dei «generali di artiglieria a disposizione». Essi devono provvedere alla sistemazione ed all'impiego delle masse parziali di artiglieria, nelle quali si può suddividere la massa totale assegnata al Corpo d'armata, e ciò alla dipendenza del comandante di artiglieria del Corpo d'armata stesso. Questi , in relazione ai concetti del comandante della grande unità, è il vero elemento coordinatore, nella preparazione e nell'impiego, delle masse parziali; regola inoltre i servizi di rifornimento e di sgombero di tutta l'artiglieria del Corpo d'armata. Secondo è richiesto dai criteri suindicati e dalla situazione attuai<: del la fro11le, vengono costituiti i seguenti organi tecnici e d'impiego d ' artiglieria: a) un Comando d'artiglieria presso ciascuno dei corpi d'armala dipende11li e presso il Comando del corpo d'occupazione d'Albania; inoltre: h) due «Comandi di artiglieria a disposizione» presso ciascuno dei corpi di annata lii, IV, V e XXIX.

In sostanza, questa circolare dava al comandante d 'artiglieria di Corpo d'armata un'assoluta prevalenza in tutto ciò che ri guarda le predisposizioni e l'impiego d' artiglieria, compresi i piccoli calihri. «Il comando divisionale di artiglieria in diritto non esiste» diceva un comandante di artiglieria nell 'estate 1917; ed in teoria aveva ragione. Né nella circolare predetta, né nelle pubblicazioni mensili «dati sull' esercito mobilitato», era fallo cenno di comando divisionale d'artiglieria. Del resto ncll ' oUobrc di quell'anno una proposta del Comando della 3• armata, intesa ad istituire il Comando divisionale d'artiglieria, non era stata accolta. S' intende che nelle zone dove si combatteva la realtà delle cose aveva avuto ragione delle prescrizioni, ma al IV Corpo d' armata, almeno rispetto alla 46• divisione, le cose erano organizzate secondo la circolare citata. Esisteva un comando di artiglieria di corpo d'armata, il quale aveva alla propria dipendenza diretta due generali di artiglieria a disposizione, uno dei quali pel settore della 46• divisione. Quest'ultimo risiedeva a Caporetto (il Comando di divisione era a Smast) e non dipendeva affatto da questo; vi erano ottime relazioni fra i comandi, tutto procedeva d'accordo, ma la fusione fra il comando di divisione e l'artiglieria mancava. Basti dire che di fronte all'attacco preannunciato i comandi il 24, sono così dislocati: generale di artiglieria a disposizione per il settore della 46a divisione a Caporetto, comando di divisione a Smast, comando di artiglieria di visionale, cioè il comandante del 28° da campagna, a Vrsno. Iniziata l'azione, rotti i telefoni colle batterie, il generale di artiglieria a disposizione sentì la necessità di essere vicino al Comando di divisione ed alle 7 1/2 chiese per telefono al comandante d'artiglieria di corpo d'armata il permesso di trasferirsi a Smast, lasciando il proprio capo ufficio a Caporctto, permesso che venne subito accordato; ma egli giunse al comando della 46• divisione quando il nemico era già entrato nelle nostre lince e quando l'azione delle artiglierie - dopo che l'avversario aveva potuto impunemente disorganizzarci - era diventata inefficace. Il comando d'artiglieria divisionale, cioè il comandante del 28° reggimen-


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L' IMPOKIANZA DELCAZIONR MILITARE ITALIANA

to da campagna, risiedeva ordinariamente a Smast; ma il giorno 16 ottobre il Comando della divisione l'aveva inviato nella conca di Km, prima a Ridotta Modena, poi presso Vrsno. Gli ordini per l' impiego dell'artiglieria, però, venivano dati di massima dal Comando d 'artiglieria di Corpo d'armata, e da questo lato il Comando divisionale era in complesso ridotto ad un organo di trasmissione alle batterie di piccolo calibro degli ordini del Comandante di artiglieria di Corpo d' annata e raramente sì parla di lui nei documenti prima del 24 ottobre, né nella relazione successiva. Basterà dunque esporre l 'azione del comando d'artiglieria dì Corpo d'armata.

7. -

Disposizioni del Comando d'artiglieria del IV Corpo d'armata.

Si possono dedurre da quanto il comandante d'artiglieria stesso ( l) riferisce: «Circa l'impiego delle artiglierie, in applicazione degli ordini tassativi dati anche dal Comando di armata, fu ordinato che le artiglierie non contrnbattessero le batterie nemiche se non nel caso che queste presentassero un bersaglio specialmente favorevole, e che dirigessero essenzialmente il loro tiro prima sugli osservatori nemici e poi sulle fanterie quando fossero avanzate. In seguito alla indicazione per parte dei comandi di divisione dei punti di più probabile irruzione, rurono fatti eseguire accurati aggiustamenti sui punti stessi e cioè: 46• divisione, davanti alla trincea t,·, varco n. 3; 43" divisione, Monll: Rosso Collclta di q. 1.3 17, q. 1.270 (aggiustamento su q. 1.270 fu fa tto anche dalle batte ri e del Plcca-Spica); 50- divisione, fornace. In seguito ad accord i presi col Comando di artiglieria del XXVII Corpo d'armata, furono eseguiti aggiustamenti <Jallc nostre batterie sui tratti di linea nemica fronteggianti la 19" divisione e analogamente, le batterie del XXVII C orpo d' armata inquadrarono il tiro sulle linee nemiche fronteggianti il IV Corpo d'armala. Le ultime disposizioni date in seguito alle informazioni dei disertori e comunicate dal Comando di Corpo d ' armata, informazioni che rivelavano le mo-

( I ) Maggior genernle Fadini morto sul campo il giorno 8 luglio sul Piave. Alla sua memoria fu decretata la medaglia d 'oro colla seguente motivazione: «Intelligente, ardilo, abilissimo comandante d ' artiglieria di Corpo di armala, per ventun giorni consecutivi di battaglia fu l'anima della poderosa azione sviluppata dalle sue batterie. Al congegno g ià mirabilmente preparnlo seppe dare, con opportune, personali direllive s ul terreno - !Tutto di assiduo studio e di geniale intuizione lulla la ~nellezza e la varietà del gioco che gli eventi di una fortunosa e movimentala lolla imponevano, e al buon esito del quale, validamente cooperò anche con frequenti ricognizioni per zone battute da intenso fuoco avversario e con ascensioni in pallone pcl controllo dei tiri più importanti. Quando già la vittoria aveva sorriso al suo Corpo d ' armata dopo due battaglie, in un'ardita escursione sulle posizioni dai nostri raggiunte cadde colpito in pieno da un proiettile nemico, chiudendo con una gloriosa morte sul campo una esistenza costantemente e risolutamente dedicata al dovere ed alla Patria». (Basso Piave, 15 gitl!,'110 - 7 luglio 19 18).


LA PREl'ARAZJONE TA'ITICA DELLE TR!JPPF.

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dalità con cui si sarebbe svolto l'attacco nemico, in esecuzione di ordini ricevuti dal Comando armata e dal Comando di Corpo d' armata, furono le seguenti: a) le notti sul 23 e sul 24 alle ore 1,30 tutto il personale del le batterie si applicasse la maschera; b) non appena il nemico cominciasse il tiro di distruzione sulle nostre trincee (secondo le infonnazioni alle ore 6) tutte le batterie di medio calibro iniziassero il tiro intenso contro le linee nemiche allo scopo di colpire il nemico che certamente vi si sarebbe ammassato, durante il breve periodo di fuoco per procedere all'attacco: il tiro doveva essere, specialmente sui punti di probabile irruzione, intenso. Non appena l' attacco si fosse delineato (un'ora e mezza o due ore dopo), intervento fulmineo dei piccoli calibri; e) la copia dell ' ordine d'operazione portato dal disertore, coJlo schizzo annesso fu diramata ai comandi dipendenti interessati; d) fu richiamata l'attenzione dei comandi dipendenti sulla noti zia data che lo scoppio della mina sul Mrzli avrebbe preceduto di 25 minuti l' attacco delle fanterie». In sostanza, silenzio pressoché generale dalle 2 alle 6, e silenzio per i piccoli calibri e, bisogna aggiungere, pe r i calibri medi p iù celeri ( I) sino ali 'apparire del nemico.

8. -

La preparazione della fanteria.

Si è veduto che le disposiz ioni emanate per l' artiglieria erano fondate soprattutto sul tiro di sbarramento, rinunciando ai vantaggi materiali e morali dell'immediata reazione al tiro nemico. In sostanza l'anna, che specialmente per quanto riguarda i comandanti di reggimento, di gruppo e di batteria era molto bene inquadrata cd aveva nei gradi subalterni organi esecutivi abbastanza capaci, si trovò le mani legate dagli ordini che non sembrano rispondenti a quella situazione. Essa in buona parte, inoltre, era in piena crisi di spostamento, cioè non era neppure in grado di eseguire quel tiro che avrebbe risposto alle intenzioni del comando d 'artiglieria. Insomma, capace per se stessa di grandi effett i, non li p oté raggiungere per cause estranee alle batterie. Alquanto differente è la situazione dei riparti di fanteria: se per esporre le reali condizioni, in cui combatté il nostro soldato a Caporetto si è implicitamente mosso critica, col senno di poi, alle disposizioni impartite per l'artigli eri a per quanto invece riguarda la fanteria le disposizioni che furono impartite sono in complesso quelle prescrizioni che, attuate, hanno in ogni tempo messo le truppe della difesa di un settore nelle migliori condizioni per vincere. «Ho già indicato, diceva il comandante titolare dell'annata nella conforen-

(!) Il comandante del 64° raggmppamento riferisce: «Alle 6 cominciò il tiro di interdizione come da ordine ... Il tiro d' interdizione doveva essere eseguito da tutte le batterie del raggrnppamento eccettuate quelle a tiro rapido che dovevano essere riservate «per il tiro di sbarramento non appena il nemico avesse accennato ad avanwre». Vedasi del resto l'ordine n. 6130, in data 22 ottobre del comandante del IV Corpo d'armata.


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L'IMPORTANZA DEI.l '.AZIONF. MILITARE ITALIANA

za del 18 ottobre, quale dovrebbe essere la nostra linea di condotta: essa è la controffensiva della compagnia sino all'armata. Sulla controffensiva nei riparti minori sino al Corpo d'armata non spendo parole; ho già più volte detto come venga contenuto un attacco del nemico e cioè con la manovra dell'attanagliamento, là dove per caso venisse a sfondare». Lo stesso comandante circa la preparazione delle truppe, aveva già detto nella conferenza del 9 ottobre: «La preparazione delle truppe deve essere tecnica e morale; bisogna tenere alto il morale delle truppe, eccitare il loro spirito offensivo, prepararle in ogni modo alla manovra controffensiva da sferrarsi di giorno e di notte in qualunque situazione di tempo e di nemico. Specialmente le istruzioni di notte siano fatte con serietà di intenti e con assiduità. Si abitui la truppa a marciare in strada e fuori, al buio ed al silenzio; si studino i collegamenti fra linee avanzate e arretrate fra colonne parallele, fra fanteria e artiglieria. Si occupino posizioni già note, si riconoscano posizioni sconosciute». Tutte queste prescrizioni e specialmente quelle relative allo spirito controffensivo, che doveva animare le truppe erano state emanate ai reggimenti. Si accennerà soltanto all'ordine della 46" divisione in data 21 ottobre, per quanto riguarda l' esecuzione del contrattacco. «Lo spirito della controffensiva deve ta lmente pervadere le menti dei capi ed il cuore dei gregari, che tutti dovranno vedere nell'avanzata che il nemico tenterà di fare, il segnale della nostra controflcnsiva. Nella disciplina degli animi e delle intelligenze, che in quest' ora si esige più salda che mai, l'idea del contrattacco deve discendere dal capo più elevato sino all'ultimo fantaccino e risalire da questo fino al più alto comando, legando in sol fascio tutte le energie morali, intellettuali e materiali, per poi scagliarsi in un impeto unifom1e e tenace oltre le nostre lince. Il contrattacco, entrato nella coscienza di tutti, deve essere cercato, voluto o almeno quasi istintivamente attuato da tutti: in ogni momento, sia pure nelle più difficili circostanze, senza attendere ordini, senza attendere rinforzi, con impazienza e con fiducia, facendo per ogni singola azione esclusivo assegnamento sulle proprie forze, ma sentendo fortemente che lo stesso spirito animatore spinge accanto a ciascuno, sul nemico che cerca di avanzare, i compagni che sono a fianco e quelli che, rimasti a tergo per tale scopo, scatteranno come freccia dall'arco, al momento opportuno per il colpo risolutivo». Ma dove è lecito il dubbio è sulla possibilità di attuazione di tali concetti da parte di parecchi reggimenti della fronte Sleme-Mrzli-lsonzo. Per la manovra, pcl contrattacco occorrono un solido inquadramento, truppe istruite, riserve alla mano. Ora, l'inquadramento della fanteria era ben diverso dal normale. I reggimenti erano comandati da capi esperti sia del governo delle truppe sia della condotta di essi nel combattimento, ma già la maggior parte dei battaglioni era affidata a maggiori od a capitani di complemento, le compagnie a tenenti od a sottotenenti di complemento, talché vedremo durante la giornata del 24 due battaglioni, ferito il comandante, affidati a due tenenti di complemento. Ora, gli ufficiali di complemento hanno reso durante la guerra più di quanto potesse attendersi da loro, talché alla fine di essa non si distingueva più un subalterno eftèttivo, da uno di complemento; ma per quanto riguarda specialmente il comando di


LA PIWPARAZIONE TAlTICA OF.1.LE TRUPPE

battaglione è naturale che ufTiciali sorti durante una guerra, nella quale l'iniziativa dei minori comandanti non aveva quasi mai modo di esplicarsi, non possedessero le qualità di chi doveva aver dedicato durante tutta la vita le sue attività alla condotta della truppa. Ciò non di meno si vedranno giovani capitani di complemento comandare con tutta fermezza e sangue freddo il battaglione in difficilissime condizioni, il che è la mig lior prova delle nostre buone qualità innate. Speciali condizioni avevano aggravalo la crisi dei quadri degli ufficiali di fanteria su questo tratto di fronte. Per supplire alle gravi perdite avute durante l'azione della Bainsizza, anche i corpi non impegnati avevano dovuto cedere ufficiali provclti, cd all 'ultirno momento erano stati mandati per sostituirli quindici o venti aspiranti per reggimento, appena giunti in zona di guerra. Molti di questi, arrivati ai reggimenti la sera del 22, erano nuovi alle vicende del combattimento, e non possedevano quindi la pratica necessaria per essere di guida in così difficili circostanze ai loro uomini, che non potevano neppur conoscere. Si dovcltcro per lo più limitare a combaltcrc con loro, ed anche ad esser loro di esempio, lasciandosi però trasportare dagli avvenimenti, senz'esserc in grado di far nulla per dominarli. Parecchi di questi giovani diedero la vila cd il sangue per la Patria; quasi tutti gli altri caddero prigionieri. Nessuna responsabilità ad essi incombeva circa lo stato d'animo del soldato e circa la condotta di 4ucslo durante la hallaglia e le luru deposizioni, profondamente umane, rese al ritorno in llalia, sono le più importanti testimonianze intorno al contegno dei nostri riparti nell'infausta giornata. Se l' inquadramento dei reggimenti di fanteria lasciava a desiderare, anche l' istruzione dei riparti non era in condizioni favorevoli e ciò in conseguenza anzitutto della situazione dei quadri, ma soprattutto in dipendenza dell 'impicgo normale dei reggimenti su questo fronte. Si pensi ad un fantaccino di classe anziana, proveniente dalla terza categoria ovvero dagli cx-riformati, inviato in zona di guerra dopo pochi mesi di istruzione alTrcttata al deposito, messo subito in trincea e rimasto lì per mesi e mesi a guardare dalle feritoie degli scudetti il nemico che non si vedeva, salvo a scendere ogni tanto in fondo valle quel che basti per sgranchirsi le gambe e riposarsi le ossa sul telo dei lettini da campo: o come volete che quest' uomo sappia manovrare? Quale effetto potrà avere sul sottotenente, a null'altro abituato che alla sorveglianza delle vedette, la frase, letta affrettatamente, che gli raccomandava la manovra controffensiva? Come potrà decidersi ad abbandonare la trincea per scagliarsi addosso al nemico chi era sempre stato abituato a considerare l' inviolabilità della trincea come lo scopo asso luto, al quale tutto doveva sacrificare compresa la vita sua e dei suoi uomini? Infine, perché la manovra controffensiva si svolga, occorrono riserve sottomano di una certa consistenza: solo queste sono comandabili . Una compagnia distesa su mezzo chilometro di trincea tortuosa non lo è più: materialmente gli uomini non potrebbero ricevere avviso dal Comando, altro che a mezzo di un porta ordini, ciò che richiederebbe in combattimento un tempo rilevante. Pertanto, nella descrizione del combattimento del 24 sulla fronte Sleme-Mrzli-Isonzo, occorrerà por mente in modo speciale alla dislocazione ed all'entità delle riserve.


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L'IMPORTANZA DELI : AZIONF. MILITARE ITALIANA

9. -

Conclusione.

Azione di artiglieria principalmente sullo sbarramento: azione della fanteria basata su prescrizioni ottime, ma non passate, mediante esercitazioni, nel sangue degli ufficiali e della truppa. Durante il combattimento si fa quel che si è abituati a far prima: le raccomandazioni teoriche valgon poco. Analoghe condizioni per quanto si riferisce all'artiglieria si erano verificate nell' esercito tedesco durante la battaglia della Somme ed il quadro che ne fa Ludendorff, all'inizio della sua assunzione alla carica di primo quartier mastro generale nell'agosto I 916, è sonunamente istruttivo. «Per quanto riguarda le quistioni tattiche occorreva rimettere in onore nella condotta di fuoco dell'artiglieria il metodo offensivo, inteso a schiacciare prima dell ' inizio dell 'assalto l'artiglieria e la fanteria nemica metodo al quale si era rinunciato a causa della nostra inferiorità in pezzi cd in munizioni. Il fuoco di sbarramento era diventato il preteso toccasana. La fanteria lo pretendeva, esso ha tuttavia fatto perder di vista molti sani principi'. Buono in teoria, il fuoco di sbarramento falliva purtroppo fì-cquentemente sotto l'uragano dei proiettili nemici. La nostra fanteria, che si era affidata alla protezione del fuoco di sbarramento, trascurava troppo facilmente di difendersi coi suoi propri mezzi» (1). Anche per la lotta della fanteria Ludendorff creclcttc opportuno di introdurre nuovi principi. «Per preparare l'esercito alle imminenti battaglie difensive, fu pubblicata un' istruzione sulla Battaglia d{fènsiva. Il colonnello Baucr cd il capitano Geyer, che ad una capacità tattica tutta speciale accoppiavano la chiarezza nello scrivere, hanno il massimo merito nella sua compilazione. «In stridente opposizione col sistema di difesa vigente, che si rinserrava in linee rigide facilmente riconoscibili venne adottato un metodo più largo, scaglionato in profondità, che doveva essere attuato in modo elastico e mobile. La posizione doveva naturalmente, alla fine della lotta, restare nelle nostre mani, ma il fantaccino non era più costretto a dire: lo qui sto e qui cadrò, ma davanti ad un potente fuoco avversario aveva il diritto di ripiegare in qualsiasi direzione, ben inteso entro certi limiti. La linea perduta andava poi riconquistata con un contrattacco. «Il Gruppo, la cui importanza era stata segnalata già prima della guerra da perspicaci comandanti, divenne l' unità nello svolgimento del combattimento della fan teria. La situazione dei sottufficiali, quali comandanti di gruppo, guadagnò, perciò importanza. La tattica divenne mano a mano sempre più individuale. !;esigere troppo dai comandanti inferiori, sinanche dai semplici soldati, nel tempo in cui l'addestramento degli ufficiali, sottufficiali cd uomini dei depositi diveniva sempre peggiore, producendo un rilassamento nella disciplina, era un ' impresa, la riuscita della quale sembrava dubbia a molti militari dei più in vista.

(I ) L UDENDO Rff: Kriegserim,erimgen. Berlino Mittler, 1919, pag. 2 11.


I .A PREPARAZIONE "fAITI CA [)ELLE TRU PPE

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«Vi furono burrasche nel mio Stato maggiore cd anch ' io dovetti intervenire e farmi il difensore della nuova tattica. Tutto ciò che ci aveva insegnalo la battaglia della Somme per l'impiego dell'artiglieria e degli aeroplani, e per la cooperazione tra le varie armi, fu utilizzato nel nuovo regol amento. Esso divenne un manuale per il nostro esercito e per le armate alleate in quanto le loro condizioni lo consentivano. Senza questa restrizione, il regolamento era assai pericoloso, poiché alle sue esigenze potevano corrispondere solo truppe che, pur non ancora perfettamente addestrate, fossero però compenetrate dal sentimento di abn egazione e di disciplina. «La Battaglia difensiva trovò il suo completamento nel "Regolamento per l' istruzione delle truppe a piedi in guerra" dovuto allo Stato maggiore del Comando di annata del generale Fritz v. Below. Esso è prova della profonda conoscenza che aveva questo valente generale dcli 'essenza della nostra fanteria. Nel mio Stato maggiore comparvero ancora un gran numero di altri regolamenti per le varie armi e per il rafforzamento delle posizioni. Il regolamento pe r l' istruzione dell'artiglieria, non era ancora terminato a lla fine dell'inverno. «La Battaglia d(fensiva ne conteneva i punti esse nziali . Era apparso nel corso della guerra, come l'arte del tiro non dovesse gellarsi come fe rrovecchio, ma doversi piuttosto approfondirla. A q ucsto scopo, iI Gene ra le J i artigl ieri a del U ra11 quartier generale, fece distribuire alle truppe parecchi giornali tecnici mensili, trattanti il tiro e le armi delle artiglie ri e. «In ogni campo nell 'esercito regnava una intensa vita spirituale. Noi eravamo in stretti rapporti di pensiero con la truppa. L:armata ricevette il meglio di quanto in genere si poteva dare. «Le prescrizioni sul la carta, da sole, non servono a nulla: esse dovevano trasfondersi nella carne e nel sangue degli ufficiali e dei soldati. Noi creammo un corso per gli u!Ticiali superiori e gli ufficiali di Stato maggiore, per chiarire le vedute sulla battaglia difensiva. Anche il Kronprinz tedesco ne tenne uno simile presso Sédan. «Presso le armate si erano organizzati corsi d'istruzione di ogni specie, per il perfezionamento dei giovani ulTiciali, quali i comandanti di compagnia, e dei sottufficiali>> ( l ). Malgrado tutte le predisposizioni adottate dal Comando supremo tedesco ed il lavoro fatto dai comandi per diramare prescrizioni rispondenti alle necessità della difesa e per istmire in base ad esse le truppe, l '8 aprile, nella prima giornata dell ' allacco sulle due rive della Scarpe, presso Arras, gli inglesi penetravano nelle posizioni avversarie, impadronendosi non soltanto della prima linea di trincee, ma anche della buona posizione d 'artiglieria tedesca, la cresta di Vimy; undici mila prigionieri, un centinaio di cannoni restavano nelle mani dell 'attaccante. !;inaspettato rovescio commosse il Comando tedesco: «Io avevo, dice Ludendorfl: atteso con fiducia il combattimento e rimasi ora profondamente abbattuto. Era questo il frutto di tutte le cure e degli sforzi deg li ultimi sci mesi?» (2).

(!) L UDENDORFP: pagg. 306-307. (2) LUllt::Nl.lOlll'f: pag. 334.


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[:IMPORTANZA OF.1.1 :AZIONE M ILITARE IT/\LI/\N/\

Se malgrado un lavoro così lungo, assiduo e razionale di preparazione, gli avvenimenti hanno rappresentato, pur su di una buona posizione, un rovescio per i tedeschi, che avverrà qui, dove tulle le energie sono state essenziahnente intese alle vigorose operazioni offensive felicemente condotte, mentre per quanto riguarda la difensiva in grande stile la posizione Sleme-Mrzli-lsonzo è infelice, gli ordini per l'artiglieria discutibili, la preparazione generale tardiva, e quella della fanteria ridotta a prescrizioni sulla carta?


LA VIGILIA.

1.

I comandi.

Le rivelazioni dei due ufficiali di nazionalità rumena presentatisi il mattino del 21 alle nostre linee del Vodil ed altri indizi concordanti con esse, avevano convinto molti increduli, non tutti. Occorre però anche qui un'avvertenza circa le affermazioni d'incredulità, fatte prima o dopo la data ora indicata: alcune di esse erano dirette ad inferiori, allo scopo di ostentare la massima sicurezza ed infondere ad essi fiducia. Pareva a molti impossibile, giudicando sommariamente, senza conoscere o senza apprezzare a dovere i nostri punti deboli, che il nemico, da poco decisamente battuto, venisse ad attaccarci non disponendo di una decisa superiorità di mezzi. Creduli ed increduli avevano tuttavia date disposizioni intese a parare la minaccia: con ciò non si vuol convenire che l'ostentazione d' incredulità fosse un vantaggio. Luomo segue quasi sempre la teoria del minimo mezzo. Se un superiore non crede ad una offensiva nemica, difficilmente gli ordini saranno dati cd i controlli eseguiti con quella energia e quell'assiduità che rendono l'esecuzione sicura. Se poi l' inferiore si accorge che il superiore è incredulo, molte volte sarà indotto ad eseguire l'ordine con minor zelo, non vi metterà in massima tutta l'amma. Fallo sta che a partire dal 21 tutti i comandi adottarono d'urgenza una serie di misure, atte alcune a parare alla minaccia, altre ad ottenere l'assicurazione circa lo stato delle nostre difese e l'esecuzione delle prescrizioni date. Così, il 21, il Comando supremo chiedeva informazioni sulla linea che dallo Stol Volnik correva sulla destra Isonzo e più particolarmente se fossero state eliminate le manchevolezze nel tratto prossimo al passo di Zagradan, segnalate al Comando d'armata nell'aprile 1916, con foglio 1853-G ed, analogamente, chiedeva informazioni sullo stato di cfTicicnza della linea avanzata di fondo valle Isonzo, da Gabrie a Cemponi, Kradvrh. Il 21 stesso, il Comando supremo disponeva per il trasferimento urgente dalla 4" armata della 62" divisione. Il comando d'am1ata assegnava al TV Corpo il 2° e 9° bersaglieri e notificava che nessun ordine era stato dato per la difesa ad oltranza delle linee avanzate e che occorreva, invece, aumentare lo scaglionamento in profondità, in modo che ogni comando avesse una riserva alla mano. Il comandante la 46• divisione faceva presente al Corpo d'armata che le sue forze non erano sufTicicnti contro un' offensiva, che era da ritenersi potente ed ostinata se i germanici vi si erano accinti, ed aggiungeva: «è pur vero che l' artiglieria saprà arrestare qualsiasi offensiva, ma ritengo che chi è destinato a mantenere le posizioni e chi può riuscire ad arrestare un'avanzata felicemente iniziata sia unicamente la fanteria». Tale richiesta fu la sera stessa del 21 confermata verbalmente dal comandante la 46• divisione, il quale chiese al comandante di Corpo d'armata che si sdoppiasse il suo scHorc, assegnandovi una nuova divisione. Naturalmente, sarebbero rimaste in linea le brigate che l'occupavano: le


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L'IMPORTANZA UELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

due nuove brigate sarebbero state assegnale, una per settore, in modo da evitare ogni spostamento nelle prime linee. Nei giorni 21 e 22 vennero emanate dall ' annala: le nonne per l'impiego delle bombarde di piccolo calibro assegnate alla fanteria, il bollettino delle informazioni ricevute dai disertori coi relativi chiarimenti, alcune raccomandazioni sull'uso della maschera e nonne per conservarla, le disposizioni per il ritorno degli zappatori, distaccati sulla Bainsizza ai reggimenti. Il Corpo d'armata, a sua volta, emanava il 21: nonne contro il bombardamento a gas, raccomandazioni telegrafiche, perché si tenesse poca forza sulle prime linee e si battessero violentemente e subito le zone di irruzione. Il Corpo d'armata, inoltre, chiedeva assicurazione (dopo esperimenti) circa l'accorrere sollecito delle truppe in trincea. Il 22: il Corpo d' armata mandava ancora altre direttive per l' olTcnsiva nemica, che sono già state riportate: prescriveva di inviare ispezioni in trincea e richiedeva l 'assicurazione che tutti avessero la maschera; a tarda sera inviava, infine, l'elenco delle interruzioni stradali, dando ordine che il comandante di divisione dovesse stabilire personalmente quali interruzioni si dovessero caricare subito e quali no; più tardi ancora, si avvertiva il comando della 46a divisione che gli era deferito l'incarico di impartire l 'ordine di brillamento della passerella di Volarjc sull'Isonzo e del ponte sul Mrzli -Potok a Selisce. Infine, venivano avvertili i comandi di divisione che, secondo un disertore, il nemico avrebbe fallo uso di bombe a mano a gas. Nello stesso giorno 22 avvenivano colloqui importanti fra gli alti comandi. Nella mattina S. M. il Re si recò a Creda, sede del IV Corpo d'annata, dove S. E. Cavaciocchi lo mise al corrente della situazione; alle 14, S. E. Cavaciocchi si recò a Cormons, pe r conferire col comandante interinale d'armata circa la questione della difesa ad oltranza della conca di Plezzo. Sarebbero occorsi, secondo un progetto predisposto in passato cinque giorni per abbandonare la linea di difesa avanzata onde riunire maggiori forze su quelle ad oltranza; pel momento nulla fu deciso. Verso le 15 e 1/2 giunse a Creda S. E. Cadoma, e neppur lui si pronunciò pel momento sulla quistionc, lasciando la decisione al comando d'armata, ma prescrivendo, però, di inoltrare la richiesta di una nuova brigata per la stretta di Saga. In conseguenza, il comandante d' armata ordinò telefonicamente l' arretramento: ordine che tu trasmesso alla 50" divisione alle 17. Il comandante la divisione dichiarò che l'ordine non era eseguibile. Intanto dall ' intercettazione di un fonogramma nemico, elTclluata al IV C. A. poco prima delle 16, si ritenne che l 'attacco avrebbe avuto luogo quella notte stessa. S. E. Cadorna, da Udine, telegrafava, alle 18, al comando d' armata che, dato l 'imminente attacco, non gli sembrava opportuno un arretramento ed avvertiva di ritener indispensabile rinforzare il IV Corpo con una divisione del VII Corpo d'armata, al quale sarebbe stata data la 62a in via di trasporto dalla 4• armata. Ordinava, poi, di gucrnirc subito la stretta di Saga. In conseguenza, l' ordine di arretramento fu revocato; il IV Corpo diede ordine, però, di togliere due battag lioni dalla linea avanzata per aumentare le riserve cd annunciò alla 50" divisione che avrebbe dato i battaglioni Ccva e Mondovì per occupare la stretta di Saga.


I.A VlGlUA

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La sera del 22, S. E. Capello ritenendo l'attacco imminente, riassunse il comando dell'armala, indirizzando alle proprie truppe un ordine del giorno, per esprimere loro la certezza che la 2" armata avrebbe scritto una nuova pagina nella gloriosa storia della nuova Italia. Cintcrccttazione del giorno 22 non era esatta e perciò la vigile attesa dei c omandi e delle truppe fu vana; la giornata successiva fu per tutti, al pari de lla precedente, faticosa. Lattività dell'artiglieria nemica, durante la notte, era stata normale; pe rò nella mattinata essa era andata aumentando sulla sinistra dell' armata, con tiri aventi carattere d'inquadramento, specialmente sui punti vitali delle nostre seconde linee: movimenti di autocarri e di truppe, disturbati dalle nostre artiglierie, venivano notati in conca Plezzo. Il comandante l 'armala emanava, appena giorno, nuove direttive ai tre Corpi d 'armata (rv; VII, XXVII) raccomandando al VII di tenere le truppe alla mano per manovrare controffensivamente, nel caso in cui le fronti Stariskj e Matajur venissero attaccate: al IV Corpo d' armata di stud ia re la possibilità di sistemare batterie pesanti campali sulle pendic i di M. Mia cd a tutti raccomandava nuovamente l'economia delle forze e lo scaglionamento in profondità, onde cffolluare la resistenza su linee successive, me dia n i<.: conlratlacc hi . Alle 8 il comandante l'a rmata si recò al Coma ndo supremo, prospettando la necessità di dare altri rinforz i al IV Corpo, oltre i 22 battaglioni già conce ssi e per concertare che la difesa, in base alle di sposiz ioni già adottate c che non c onveniva più mutare, dato lo stringere del tempo, si effettuasse sulle prime linee fondando la sul concetto della controffensiva per attanagliame nto. Il Comando supremo concesse, nella giornata, il 7° gruppo alpini (battaglioni Leogra-Bicocca e Stura), togliendolo alla I" armata. Successivamente, S. E. Capello si recò a Creda, presso il Comando del IV Corpo (dove nelle prime ore del mattino vi era già stato S. E. Montuori) e ribadì i concetti più volte espressi della difesa sulle prime linee, ma manovrata e non a cordone, raccomandando il collegamento col VII Corpo. Il comandante l'armata avvertì c he nella zona del Corpo d' armata sarebbero giunte il giorno stesso una brigata, la Potenza, di tre reggimenti e, l' indomani m attina altra brigata di due reggimenti, la Massa Carrara, per la linea dello Stariski-Matajur ed ino ltre due gruppi alpini, uno per la stretta di Saga e d uno per lo Sto I: infine, 17 batte rie pesanti campali per gucrnire la stretta di Saga (quattro o cinque batterie), le altre per le linee arretrate. Di tutte queste truppe nulla giunse in tempo per prendere parte al combattimento in val d'Isonzo (1). Alle quattordici, il comandante l'armata si portava a Cividale, dove alle sedici te neva una conferenza ai comandanti di corpo d 'armata ed ai comandanti de l

( I) Solo la 73• e 74• batteria del 25° gruppo da 105, sbarcale ad Udine (da Vicenza) il 23, messi i pezzi e gli uomini su sei autocarri ciascuno, arrivarono il mattino del 24 verso le IO, a prendere posizione presso Saga, ma erano se11za munizioni e la b'Ìomala passò prima che potessero averne . Khhcro l ' ordine di ripiegare, prima d' aver s parato un colpo.


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L' LMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

genio e d' artiglieria d'armata, essenzialmente per orientarli sull'azione, per metterli al corrente di quanto si era fatto per rinforzare la sinistra dell'annata e per ripetere i concetti d'imbastire la difesa delle linee arretrate, tenendo però le truppe alla mano per la controffensiva, di risparmiare gli uomini, di orientare le truppe nuove giunte nelle rispettive zone; dette, infine, prescrizioni circa la condotta di fuoco d' artiglieria, in base a quanto si sapeva dell'attacco nemico. Jl Comando del IV Corpo d'armata, nelle prime ore del mattino emanò disposizioni atte a prevenire l' uso dei gas irritanti, avvertì poi il comando della 50" divisione ( conca Plezzo) che il Comando supremo aveva impartito alla zona Carnia l'ordine di studiare un'operazione offensiva, diretta sul fianco destro del nemico, che da Plezzo marciasse su Saga. Alle 6 del mattino, giunse a Creda il generale Basso della 34a divisione, nuova assq,'llata al IV Corpo, e vennero subito concretati e diramati gli ordini per la composizione cd i compiti della divisione stessa; alle 10 1/2 giunse a Creda S. E. Montuori e, dopo di lui S. E. Capello, trattenendosi fin verso mezzogiorno. Alle 13 la stazione intercettatrice dello Sleme comunicava la seguente intercettazione «il momento inizio non vale più. I tempi sono cambiati, cd il tutto comincia con un avanti si. Alle due comincerà il tiro di distruzione». La notizia era precisa, e venne diramata subito. Alle 15 S. E. Cavaciocchi si recò a Cividale ad assistere alla conferenza del comandante l'armata, che si iniziava alle 16. Dopo il ritorno dalla confe renza venne dal Comando del IV Corpo diramato alle truppe dipendenti il riassunto già riportato. Verso sera, il Comando stesso avvertì le divisioni di intensificare la vigilanza per guardarsi da colpi di mano e di spingere con tutta alacrità i lavori di miglioramento e ripeté di assicurarsi che tutti avessero la maschera; alle 22,30 emanò l'ordine alla 46• (livisione di disporre che due battaglioni del 2° bersaglieri occupassero la linea del Picca entro le 5 del mattino; il terzo battaglione doveva rimanere in riserva tra Libussina e Vrsno.

2. -

Le truppe.

Tutti gli ordirti, tutte le assicurazioni chieste dai Comandi superiori avevano naturalmente una ripercussione sui comandi di truppa, accrescendone il lavoro in misura non lieve. Bisogna essersi trovati, aver constatato di persona le difficoltà che sorgevano per la diramazione degli ordini superiori, il tempo necessario perché fossero conosciuti dai riparti e quello occorrente per poter con coscienza assicurare che le disposizioni erano state eseguite. Sino al comando di reggimento compreso le cose andavano: esisteva un ufficio maggiorità con la macchina da scrivere: dei fogli in arrivo si facevano le tre copie pei comandi di battaglione. Ma è di qui che la scarsità dei mezzi complicava le cose in apparenza più semplici. Il comando di battaglione in linea era per lo più sistemato in una piccola caverna, male illuminata da un sol lume, consistente talvolta in una candela infilata nel collo di una bottiglia; di macchine da scrivere non ve n' erano; lo scritturale, da solo, impiegava un tempo considerevole per fare le sei copie occorrenti (quattro compagnie, compresa quella mitragliatrici, riparto zappatori, sezioni pistole). Bisognava di solito limitarsi a far leggere ai comandanti di re-


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parto dipendenti le prescrizioni ricevute; anche la trasmissione di brevi ordini telefonici doveva essere cifrata, per ostacolare l'intercettazione nemica: ern. tutto un complesso, che rendeva pei comandi in sollordinc molto più gravosa la trasmissione degli ordini di quanto non fosse per quelli delle grandi unità. Speciale impressione fece nelle truppe, come si è accennato, l'ordine di sgombrare gli uffici di amministrazione. ll soldato giocava la vita e non tutti i soldati hatu10 i sentimenti del nobile detto oraziano: «Dulce et decorum est pro patria mori»; Leonida, che coi suoi trecento lo mise in pratica cinque secoli prima che il poeta di Venosa foggiasse il suo carme è stato immortalato coi suoi dall ' umanità ammirata, e si trattava di soldati nati e cresciuti nel solo ideale di battersi per la patria, non di soldati che avevano abbandonato una famiglia, una professione alla quale anelavano di ritornare. La guerra mondiale ha dimostrato che i soldati di tutti i paesi si batterono valorosamente, ma che tutti erano coscienti di compiere un sacrifizio. Quindi è bene che il soldato non debba riflettere di continuo sulla sorte che gli può essere riservata: deve sapere che si batte pel proprio paese, esser convinto della grandezza della propria missione, ma indubbiamente è da evitarsi tutto ciò che possa inspirare al soldato pensieri tristi, che gli facciano perdere quella spensierata baldanza, che occorre, invece tenere alta, esaltando i sentimenti del coraggio personale, della fiducia in sé e nel proprio riparto. Tanto è vero che, per antica consuetudine, l'uso moderato di qualche bevanda spiritosa è sempre stato impiegato prima del combattimento. Ora, quello sgombro degli uffici induceva le truppe - ufTiciali compresi - a riflettere che, fra le altre probabilità, c'era quella che potesse andar male, e questo pensiero non era vantaggioso. Bisogna, a mio avviso, guardarsi da tutto ciò che rende il soldato propizio alla malinconia. Un cappellano militare, il quale, per troppo zelo, tenda a confessare prima del combattimento il massimo numero di uomini, farà un'opera forse apprezzabile dal punto di vista religioso, ma certamente svantaggiosa dal punto di vista bellico. Altrettanto dicasi, saltando di palo in frasca, dell'ordine di radere le teste prima della battaglia. Il Direttore di sanità, che provochi, un tale ordine, potrà avere la soddisfazione di aver reso più semplice la cura di parecchi feriti, ma l'aver costretto un intero reparto a pensare alla possibilità di una ferita grave alla testa non contribuisce, a mio avvi so ripeto, alla preparazione morale della truppa. Nel settore Vodil la preparazione alla battaglia si ridusse all'esecuzione febbrile di tutti gli ordini, e, speciahnente al riattamento, gravoso in quel settore, della linea, guastata dalle piogge pei franamenti sul Mr.di e per le inondazioni dell'Isonzo in pianura, ma tolto questo, non vi furono mutamenti sensibili nelle disposizioni delle truppe. In modo diverso procedevano le cose sul resto del fronte della divisione e specialmente sul Mr.di. Sino al 20 ottobre la linea avanzata Leskovca- SI eme-trincerone Mrzli, era tenuta da quattro battaglioni (due del 224° e due della Caltanissetta) con altri tre ad immediato rincalzo: uno del 224° sul terzo costone del Km, mentre la brigata Caltanissetta ne teneva uno alla ridotta Modena ed uno sulla linea delle Roccette del Mrzli. Due altri battaglioni della Caltanissetta restavano in riserva: uno sulle pendici del Mrzli, fra quota 599 e quota 1.000 e l'altro in fondo valle, a Kamno.


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L'IMPORTANZA DELL'AZIONE MII.ITI\RE l'IA LIANA

Con ordine del 21 il comando della 46a divisione disponeva, che nelle trincee avanzale non rimanessero che due battaglioni: uno del 224° da Lcskovca alla tesla del Ramarro, ed uno della Caltanissetta, dalla testa di Ramarro al trincerone avanzato del Mrzli compreso. I due battaglioni tolti così dalla prima linea andavano: quello del 224° per metà in rinforzo del battaglione che occupava il terzo costone di Km e per metà come nucleo di manovra per guardare il fianco sinistro del reggimento (posizione di Lcskovca). Il battaglione della brigata Caltanissetta, doveva occupare la linea in costruzione fra ridotta Modena e le Roccette del Mrzli, dove si doveva collegare col battaglione, che difendeva la linea Roccette-Cavcmctte. Degli altri tre battaglioni della Caltanissetta, uno rimaneva in riserva di brigala fra quota 599 e quota 800 del Mrzli, ed, oltre che esser pronto ad accorrere in rinforzo e ad agire controffensivamente contro il nemico attaccante, doveva collegare, con piccoli posti muniti di mitragliatrici, la quota 599 del Mr..di colla linea delle Roccette; piccoli posti , che dovevano rappresentare la prima imbastitura dell'occupazione del costone Mrzli-Selisce, qualora la brigata Alessandria dovesse ritirarsi dal settore Vodil. In tal caso, si sarebbe cercato di tenere il fronte Leskovca-Roccette del Mrzli-quota 599 del Mrzli-Selisce. Gli altri due battaglioni del la Caltanissetta dovevano considerarsi come riserva divisionale, uno fra il rovescio di ridotta Modena e b quota 700 del Mrzli, l'altro in fondo valle a Kamno allo, dove doveva disporsi anche un battaglione della brigata Alessandria, pure in riserva divisio nale. Alla brigata Alessandria rimanevano così cinque battaglioni, dei quali due vennero messi sulle pendici del Mrzli, verso l' Isonzo, fronte a nord, due sul costone di Gahri_je e sul fondo valle Isonzo, fronte ad est; cm prescritto di formare, togliendolo da queste fo r1:c, un nucleo di manovra di almeno una compagnia fucilieri cd una mitragliatrici, per opporsi a colonne, che mirassero ad aggirare la linea dei Molini di Gahrije o a sfondare le nostre occupazioni, che difendevano direttamente il fondo valle. Restava al Comando della brigata una riserva di un battaglione, il quale, però, doveva, secondo l'ordine della divisione, esser dislocato sulla linea quota 599-Selisce-lsonzo. Le modificazioni più sentile erano nel settore Mrzli: per lo Slemc il 224° riduceva a metà il presidio deHa linea avanzata estesa, dominata e perciò difficilmente difendibile, ma guemiva con due battaglioni, dei quali mezzo tenuto come nucleo di manovra, la linea del terzo costone di Km, la quale, per quanto infilata dall'artiglieria nemica ed aggirabile dalla sinistra, era però, se non altro, forte frontalmente, perché il nemico per attaccarla, doveva discendere e poi risalire. Certo, il battaglione che doveva guemirc tre chilometri della linea avanzata, e di quella linea, si trovava in condizioni assai difficili cd anche il battaglione e mezzo, che doveva presidiare il tratto di linea Kohinia-Leskovca-tcrzo costone di Km, dell'estensione anch'essa di circa tre chilometri aveva una forza inadeguata alla fronte. La riserva reggimentale era pure scarsa, ma a non grande distanza dal punto più minacciato. Inoltre, gli spostamenti avvenivano fra riparti dello stesso reggimento: si cambiava di stanza, ma l'appartamento era sempre lo stesso.


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Meno favorevole si presentava la situazione alla brigata Caltanissetta e soprattutto al 147°; il battaglione sulla linea avanzata veniva ad assumere quasi tre chilometri di fronte, comprendendovi anche gli 800 metri fra il trincerone del Mrzli e la lunetta A, dove incominciava l'occupazione della brigata Alessandria. Il comandante il reggimento fece osservare che così si sarebbe avuto un velo di truppe esilissimo e perciò il comandante la brigata consentì c he una compagnia cd una sezione Bettica del battaglione del 148° che doveva andare in riserva divisionale dietro la ridotta Modena, rimanessero a guernire la sinistra del tratto di linea avanzata, assegnato alla brigata Caltanissetta. Conseguentemente, il battaglione di riserva divisionale nei pressi della ridotta Modena si ridusse da tre a due compagnie fucilieri. li 1° battaglione del 147° che guerniva la prima linea, venne così ad avere la 2a compagnia, meno un plotone al collegamento col settore Vodil (75 fucili per 800 metri di fronte): la 3• compagnia sulla dorsale del Mrzli (poco più di 100 fucili per 400 metri di fronte); la 1a compagnia teneva la sinistra del trincerone cd il pendio verso il Mrzli Potok. Il riparto zappatori del battaglione, inviato ai lavori nell a zona della Bainsizza, non era ancora rientrato: la riserva del hallag lionc si riduceva ad un plotone fornito dal lii battaglione, e ad un plotone di attacco, ridotto pcrù alla forza di una squadra con una mitrag liatrice. Il compito della riserva era già prestabilito: si sapeva che il nostro trincerone sulla destra della groppa del Mrzli era minato dal nemico, c la riserva, una cinquantina di uomini in totale, doveva, dopo lo scoppio della mina , accorrere in difesa del caposaldo. La posizione minata fu sgombrata per quanto si poteva; le caverne in quel tratto non furono occupate: rimase però la linea delle vedette. Più indietro fu abbozzalo un tratto di trincea, da cui si sarebbe potuto ballcre la zona di scoppio. La dislocazione che veniva così improvvisamente, nella supposta imminenza dell'attacco nemico, modificata, era tenuta dalle truppe da più di sei mesi: ora, nella !,'llerra da posizione e specialmente nei settori inattivi, si formavano abitudini che si radicavano profondamente nei riparti: i piccoli posti avevano un numero, le caverne un nome noto alle autorità superiori; per ogni piccolo posto si formava una consegna col numero delle vedette, le posizioni nemiche <la vigilare; per diradare, secondo le nuove prescrizioni, la lTuppa, occorreva che l'online pervenisse a tutte le squadre ed era necessario sostituire altre disposizioni a quelle che venivano ad un tratto a perdere vigore. li servizio di guardia con l'esecuzione materiale di una consegna scritta è disimpegnato dal nostro soldato con una coscienza ammirevole. Come si fa a non mettere una vedetta prescri tta? Alcuni elementi del battaglione del 148°, che dovevano lasciare le trincee la notte sul 23, non si mossero: come si fa ad andar via senza aver avuto il cambio? E, malgrado che fosse rimasta la la compagnia del 148° il collegamento tra questa ed il I battaglione del I 4 7° 11011 era avvenuto: dovette intervenire sul posto personalmente il comandante del 147° reggimento, la sera del 23, per far diradare la sinistra del suo battaglione, in modo da trovare il contatto colla compagnia del 148°, pur essendo convinto che l'occupazione perdeva così molto della sua capacità difensiva. Inoltre, le trincee fra il fondo <lei vallone del Mrzli Potok e la sinistra <lei


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L:IMl'ORIANZA DF.1.1 :AZION E MJLITARF. ITA LIANA

nostro trincerone di I" linea sul Mrzli passavano dal 148n al 147°. Casa nuova dunque pel 147°, nuova per quanto vicina. Nel cambio di lrincea fra reggimenti diversi, le cose erano più complicate della sostiluzione di battaglioni dello stesso reggimento. Bisognava prendere la conse1:,'lla nuova; inollrc, a malgrado delle disposizioni preventive, che si potessero dare in proposito, di solito si lrovava la casa vuota. Le trincee avevano un arredamento, sia per la difesa, sia per la sistemazione del soldato: depositi di bombe a mano, di cartucce razzi, coperture di lamiera o cartone catramato per coprire il ciclo delle tane da volpe; tutto questo nei cambi, specialmente quando si trnttava di guernirc un 'altra linea, veniva puntualmente asportato cd in parte necessariamente guastato; qualche volta, se non vi si badava anche gli apparecchi telefonici seguivano il riparto partente. Inoltre la trincea veniva lasciata come si poteva, e perciò il nuovo entrato trovava che i lavori erano inadeguati, che la posizione non era stata sulTicientemente curala; insomma, nelle truppe in arrivo vi era uno stato di crisi passeggero, che, per quanto non grave, richiedeva pur sempre un certo periodo di adattamento: il cambio rappresentava sempre un momento critico ed il nemico, se riusciva a precisarne l'epoca, ne approfittava per tentare colpi di mano. M a soprnttutto influiva sulle disposizioni d'animo delle truppe avanzale de lla brigata Caltanissetta la diminuzione notevole di truppe, pe rché dalla prima linea del Mr.di erano state tolte anche una compagnia mitragliatrici di brigala, un' altra sezione mitragliatrici cd una sezione di bombarde. Il comando di divisione, in un ordine confidenziale del 20 settembre, diramato ai soli comandanti di brigala o di riparto autonomo, aveva informato che la prima linea doveva essere difesa ad oltranza, sino all 'estremo e con spirito spiccatamente aggressivo; però indicava, in via assolutamente riservata alla persona dei comandanti di brigala, che, nel caso in cui andasse perduta la trincea avanzata, la resistenza doveva effettuarsi sull e trincee in costruzione del terzo costone di Km ridotta Modena-Roccctte del Mrzli Seliscc. Nessuna comunicazione doveva esser fatta in proposito ai comandanti di reggimento. Il giorno 22 ottobre il comando di divisione, invece, in seguito alla rarefazione delle trincee avanzale del settore Slemc-Mrzli , avvertiva i Comandi di brigata e di riparlo autonomo (224° fanteria, Comando di artiglieria e del genio) che le truppe occupanti le trincee avanzate dovevano agire raccolte a nuclei da uno a due plotoni, per impedire l'avanzala al nemico e contratlaccarlo, cercando di prenderlo alle spalle; i comandanti <li battaglione, specialmente, dovevano per lo stesso scopo tenere alla mano un nucleo di truppa. Cordine stesso qualificava le truppe sulle trincee avanzate del settore Sleme-Mrzli come truppe di copertura cd avvertiva che le truppe rclrnstanti non si dovevano impressionare della eventuale ritirata di bauaglioni avanzati «Sappiano anche le truppe che esse sono destinate a ripiegare, dopo aver assolto il loro compilo». Le truppe che fossero ritirate dalla prima linea dovevano essere raccolte e riordinale diclrn la seconda linea: ter,m costone Krn-Roccellc-Cavernette. Qucsl' ordine conteneva due di sposizioni, intimamente connesse: una, quella di tener la truppa non distesa per una sorveglianza completa del fronte, m a riunita, come volevano le esigenze del combattimento: l'altra, non detta però esplicitamente, contemplava il ripiegamento dalla prima linea, e stabiliva, se non altro, che le truppe non dovessero essere in-


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chiodate alle trincee: finito il loro compito di copertura, erano destinate a ripiegare. Non si diceva, però, chi poteva dare l'ordine di ripiegamento. L'ordine avrebbe richiesto, in complesso, che fosse cambiata tutta la dislocazione nelle trincee avanzate passando dalla rada catena di vedette di nuclei di plotone a sensibili intervalli: per questo sarebbe stato necessario cambiare anche le idee fondamentali, ben radicate nei riparti, secondo le quali tutte le trincee venivano sorvegliate ed ogni passo indietro vietato. fatto sta, però, che 1'ordine non ebbe attuazione, per quanto si riferisce all'occupazione delle trincee. Non risulta se l'ordine sia stato diramato dal Comando di brigata ai due reggimenti: ad ogni modo, il tempo di cambiare le disposizioni delle truppe e, quel che più conta, le idee fondamentali per la difesa, mancava, se si voglia tener presente che l'ordine deve essere arrivato al Comando di brigata il 23 e che nella stessa giornata altri numerosi ordini pervenivano delle autorità superiori, mentre il cambio delle truppe nelle trincee, il completamento dei lavori di difesa e l'organizzazione delle nuove posizioni assorbivano l 'attività dei comandanti. In quanto alla facoltà, implicitamente ammessa dall 'ordine, di ritirare le truppe di copertura, risulta che nulla ne sapevano i comandanti di battag lione de lle lince avanzate, i quali rimasero sulle prime lince anche 4uamlo il fronte era stato rotto ed il nemico, penetrato nelle nostre lince ma rciava verso le trincee retrostanti. Delle facoltà avute approfittò dur:mtc il comb:.ittimcnto il comandante del 224°, che riuscì così a ritrarre in tempo una compagnia dalle trincee avanzale dello Slcmc. La seconda trincea, sul Mrzli -Cavcrncllc-Rocccllc, era occupala dal lii battaglione del 147°, con due compagnie in linea ed una in rincalzo. Questa compagnia, però, era ridotta a tre plotonj, perché uno era stato mandato a rinforzare il trincerone di prima linea; due plotoni dovettero essere impiegati nella notte dal 23 al 24 dal Comando di reggimento in servizio di fatica, per portare bombe alle linee avanzate, ed il mattino alle 6, quando si iniziò il bombardamento del Mrzli, erano ancora in vicinanza di quota 1.186, dove il reggimento aveva i propri depositi: quindi, la riserva effettivamente disponibile presso il III battaglione per la linea delle Roccette-Cavemette si riduceva ad un plotone più un plotone d 'assalto, anche qui una cinquantina di uomini. Soprattutto preoccupante pcl comandante del 147° reggimento era il trasferimento in fondo valJe del battaglione che di solito era lasciato verso 4uota 1.000 ad un quarto d' ora circa dal Comando. 11 caposaldo del Mrzli non solo era indebolito sensibilmente nelle trincee avanzate dove da due battaglioni si era passati ad uno più una compagnia, ma perdeva le proprie riserve; non rimaneva come ri serva reggimentale che il riparto zappatori del battaglione sceso in fondo va lle, che fu trattenuto sul Mrzli per continuare lavori di riattamento; riparto di una cinquantina di uomini privo del proprio comandante e messo il 24 agli ordini di un nuovo ufficiale. Date tali condizioni, il comandante il 147° reggimento propose al Comando di brigata che il battaglione del 148°, che era fra quota 599 e quota 800, a due ore cioè dalla nostra linea del Mrzli, fosse spostato fra quota 1.000 e 1.100. II comandante di brigata non aderì a modificare la dislocazione stahilita dal Comando di divisione, riservandosi però di farlo non appena ne avesse riconosciuto la necessità.


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! '.IMPORTANZA DELL.:AZ!ONE MILITARE ITAI JANA

La notte sul 23, la giornata successiva e la notte sul 24 passarono sul Mrzli fi-a un intenso lavoro febbrile: riattamento di linee danneggiate dal tiro nemico, modificazione e sistemazione di mitragliatrici per rimediare al diminuito numero di armi al Caposaldo (destra del trincerone) della linea avanzata del Mrzli (1) e per poter essere in grado di ovviare ai danni della mina, invio in linea di cartucce, bombe, razzi, sgombro di tutto il materiale non necessario alla difesa e fra questi una perforatrice, sgombro del carteggio dei battaglioni e delle compagnie, notificazione dei vari ordini, verifiche, ispezioni ordinate dalle autorità superiori. L'attività di tutti fu interamente assorbita e tutti fecero quanto potevano per dare esecuzione agli ordini ricevuti. Del pari, sentita era la crisi sulla fronte del 148° fanteria, il quale doveva occupare il tratto di linea fra le Roccettc e la ridotta Modena compresa. Vi era destinato il Il battaglione, quello che, agli ordini del maggiore Vandcn Hcuvel, si era segnalato ncll 'azione del 19 agosto. Qui non si trattava di cambio di casa, ma di occupare una casa vuota e tuttora in costruzione; lo sviluppo della linea era di circa due chilometri, ma nella metà superiore la trincea non esisteva, tranne qualche breve tratto, nessun appostamento per mitragliatrici e mancava anche, quasi ovunque, il reticolato. La casa era vuota, cioè niente telefono, nessun deposito di munizioni né di viveri, nessun osservatorio per il posto di comanclo. Si dirà che queste sono le condizioni normali, in cui si è sempre battuta la truppa prima di questa guerra: ma bisogna sapere che cosa è la guerra di trincea cd a che si 1iduce una truppa, la quale da nove mesi non fa altro che presidiare una trincea a breve distanza dal ne mico, con una doppia fila di reticolato interposto. Ricordo l' impressione, che ho riportata imbarcandomi al principio del 191 8 su di una torpediniera nell'Adriatico: involontariamente l'idea che andavamo contro il nemico, senza il reticolato di mezzo, mi parve una cosa strana e nell 'approdare a Valona, vedendo la triplice fila di sbarramento di torpedini, pensai involontariamente sorridendo: «anche qui hanno i loro reticolati». Inoltre, non si dimentichi che nella guerra di movimento l'avversario non può disporre dei mezzi di offesa sterminatori costituiti dall'enorme quantità di artiglierie e di munizioni, accwnulati in precedenza per essere lanciati; quindi nella guerra di movimento il tormento, al quale è assoggettata la fanteria, è assai minore e la protezione data all'attaccante dalla propria artiglieria è per contrario molto meno efficace e difficilmente sarebbe possibile un' avanzata sollo l'arco delle traiettorie, perché il difensore non colpito intensamente dall'artiglieria non avrebbe la necessità di ripararsi ma potrebbe aprire il fuoco di fucileria, che a grandi distanze ha un effetto ritardatore sull'attaccante e distruttore alle piccole. Ma soprattutto, perché una truppa possa fare a meno di trincee e di reticolati, occorre che vi sia preparata e che sappia fame a meno; dovrà saper compiere a perfezione il servizio di pattuglia, dovrà avere occhio al terreno, sapersi muo-

(I) I:insieme delle trincee sulla groppa del Mrzli era frequentemente chiamalo dai Comandi col nome complessivo di caposaldo del Mrzli. Le truppe poi chiamavano «Caposaldm> la destra del nostro trincerone di prima linea del Mrzli.


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vere; tutte cose che non si imparano, ma che anzi si disimparano in nove mesi di trincea consecutivi. Anche su questo tratto di fronte, affidato al 148° fanteria , il 23 e la notte successiva fu un assillante lavorio per migliorare la posizione, la notte soprattutto, perché di giorno si era in vista del nemico e si voleva naturalmente tener celato lo spostamento avvenuto. Il risultato degli sforzi fatti all'ultimo non poteva però essere che assai limitato. Le compagnie del II battaglione furono schierate tutte e tre in linea: le compagnie mitragliatrici di battaglione ed una compagnia da posizione (in tutto 12 armi) furono suddivise per sezioni sul fronte; nessuna riserva aveva il comando di battaglione; neppure il reparto zappatori, non ancora di ritorno dalla Bainsizza; neppure la sezione pistole, rimasta nella trincea avanzata. Anche la sezione lancia torpedini era stata messa in linea, all'estrema destra, per non lasciare un ampio intervallo fra la compagnia di destra ed il battaglione delle Roccettc. Anche il comandante del 148° reggimento non aveva una riserva propria. Il I battaglione, ridotto a due compagnie fucilieri, era presso il comando di reggimento, sul rovescio della ridotta Modena, in riserva divisionale cd il lii era fra quota 800 e quota 599, quale riserva di brigata. Nell 'ultima giornata e nella notte sul 24. il comando di reggimento fece a sua volta tutto quanto poteva per far affluire alla linea allora occupata munizioni, viveri, mezzi di lavoro. La linea Pleca-Selisce non era normalmente presidiata: quando era possibile, qualche riparto vi era comandato per ultimare i lavori e per la manutenzione. La linea era buona, quantunque alquanto deficiente di caverne; era in posizione tatticamente forte, soltanto era molto vicina alle artiglierie pesanti del nemico: da tre a sei chilometri. Tale inconveniente era senza rimedio, ma deve esser messo in luce, perché occorre convincersi che la linea del Picca era si linea di resistenza ad oltranza e ne aveva le qualità, ma essa era né più né meno che una trin cea della nostra prima posizione di difesa; in sostanza, il nemico con tutte le sue artiglierie, anche quelle a tiro più limitato, poteva sin dal principio battere cfTicacementc le trincee Pleca-Selisce, senza spostarne menomamcntc innanzi alcuna. Il 22 ottobre, il 2° reggimento bersaglieri, che il 18 ottobre era passato al VII corpo d 'armata, venne insieme al 9° bersaglieri restituito al IV corpo e si trasferì nella notte sul 23, con un battaglione a Kamno, uno a Vrsno e l 'ultimo col comando di reggimento a San Lorenzo, un chilometro a nord-ovest di Kamno. I due battaglioni di Kamno e di Vrsno dovevano provvedere al riattamento dell a linea. Nella sera venne dato, però, l 'ordine di sospendere i lavori e di occupare invece la linea stessa con due battaglioni ed un terzo in riserva fra Libussina e Vrsno, comando di reggimento a Libussina. Le truppe, che si erano la sera g ià mosse cogli strumenti da lavoro e senza armamento, dovettero ritornare agli accampamenti per prendere le armi e recarsi in trincea. Vi giunsero verso l'una e trenta del 24; alle 2 il nemico iniziava il bombardamento della linea stessa e specialmente del tratto fra Selce e Selisce. I; occupazione era fatta da parte del 17° battaglione bcrsagl ieri fra il Pleca


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L'lMPORlANZA UELL'AZIONE MILllARE llALI/\Ni\

e Vrsno, con una compagnia fucili cd una mitragliatrici sulla trincea avanzata a cavallo della strada Vrsno Km cd il resto del battaglione nella trincea principale retrostante. T14° battaglione teneva la destra della linea fra Vrsno e Seliscc, schierando, nella trincea lunga più di due chilometri, le mitragliatrici, la sezione lancia torpedini ed una sola compagnia fucili coi quattro plotoni sugli speroni più salienti: due compagnie fucili erano in rincalzo una dietro la sinistra ed una al centro. Il 53° battaglione rimaneva in riserva. Anche il 2° bersaglieri occupava naturalmente la casa vuota: tranne qualche franamento, conseguenza del maltempo di quei giorni, la trincea era in discrete condizioni, ma la truppa non vi trovava né l'organizzazione telefonica né l' abbondanza di munizioni, che era solita di avere in trincea. Si è cercato così di dare un'idea delle condizioni delle nostre fanterie e specialmente di quelle del settore Mrzli alla vigilia dell'attacco austriaco, ma anche l' artiglieria era, per quanto in misura meno notevole, in pieno trambusto: come si è veduto, numerose batterie erano in arrivo, altre in traino, altre giunte nelle nuove posizioni attendevano le munizioni o dovevano ancora effettuare i tiri di inquadramento, anche quelle già sistemate dovevano cingersi di reticolati, ma il filo di ferro giunse il 23: altre, il 23, ebbero le bombe a mano: troppo tardi perché i soldati ne apprendessero il sicuro maneggio. In grave crisi erano le bombarde; a prescindere da quelle di piccola clTicacia assegnate alla fanteria, la 46a divisione ne aveva una quantità considerevole, ben undici batterie, circa cento pezzi. Di queste soltanto due da 58 A cd i tre quarti di una batteria da 240 si trovavano in trincea. Le altre otto batterie si erano concentrate a Libussina, lasciando le posizioni sulla linea avanzata tra il 20 ed il 22, per eseguire lavori di postazione dietro la linea di difesa ad oltranza. I lavori naturalmente non erano, si può dire, iniziati, le armi non erano piazzate, le munizioni non c'erano. Le batterie per norma avevano sparato sulle prime linee il numero di bombe disponibili e poi erano scese in fondo valle, dove nei primi giorni si consideravano a riposo, conseguenza questa dello spirito di particolarismo che, come si e accennato, esisteva in questa, come in altre valorose specialità. In quel trambusto i bombardieri fecero da sé. Anche il comando d' artiglieria divisionale era in crisi. Da Smast, dove abitualmente risi edeva, venne mandato nella prima decade di ottobre alla ridotta Modena e di qui, la notte sul 23, a Vrsno, in una caverna della linea di resistenza ad oltranza. Anche per esso casa nuova, anzi abbandonata, da sistemare, soprattutto per quanto riguardava le comunicazioni telefoniche, che avrebbero dovuto esservi, ma che non esistevano e che poterono essere sistemate solo passando attraverso ai centralini dell'artiglieria d'assedio, con perdita di tempo. 3. -

Le retrovie.

Un ultimo cenno merita il fondo valle; un corpo d' armata che opera in montagna deve lasciare sul fondo valle tutto ciò che si riferisce ai servizi, e cioè non solo i servizi propriamente detti: ospedali, magazzini viveri, magazzini muni-


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zioni, centurie di lavoratori, ecc., ma anche quella parte dei corpi combattenti, che non può seguire i corpi stessi e che è normalmente impiegata nel servizio di rifornimento: carreggio dei reggimenli di fanteria, d 'artiglieria, personale e quadrupedi dell 'arliglieria. Per dare un 'idea, I' ll a batteria da monlagna aveva 18 uomini in batteria sul Vodil, quanti ne occorrevano pel servizio dei pezzi e 300 a Ladra colla riserva di batteria. Anche le batterie da campagna e quelle pesanti avevano poco personale coi pezzi. Ne derivava in fondo valle una massa di personale, inquadralo per quanto era possibile, per lo più disseminato, che sommava a diccine di migliaia di uomini. li 23 marzo 1917, il IV corpo (che allora comprendeva anche la 19" divisione) su 114 mila uomini effettivi ne aveva 68 mila combattenti e 46 mila non combattenti, i quali per la massima parlc non erano armati, come non erano armati del resto neppure gli artiglieri, ad eccezione di un limitato numero di moschetti in dotazione alle batterie. I.;aflluenza improvvisa e rapida di numerose unità aveva naluralmcntc reso ancora più pesanli le immediate retrovie del IV corpo d 'ar111ala . I.;ordinc di sgombro dato il 21 ottobre riguardava esscnzialmcnle i materiali e non poteva diminuire che in piccola parte il personale, che doveva rimanere per il funzionamcnlo dei servizi. È quindi da tener presente che nella g iornata del 24, nella conca dì Caporetto, vi erano parecchie decine di migliaia di soldati, per lo più insufficientemente inquadrati e disarmati, frazionati a piccoli gruppi, parecchi dei quali, nuovi della zona, dovevano più facilmente rimanere impressionati da un bombardamento nemico.


LA 14• ARMATA TEDESCA.

Formazione e radunata della 14a armata austro-germanica. Preparazione dell'artiglieria. Il proposito da parte dell'Austria di agire offensivamente contro l' Italia, col1'aiuto di forze germaniche, era vecchio quanto e più della nostra guerra; ma il Comando supremo tedesco, dovendo sostenere tutto il peso della lotta al fronte francese, nonché la parte principale de lle operazioni al fronte russo, non aveva mai aderito alle insistenti proposte fatte dal Conrad, specialmente nel maggio 1915 e nell'inverno successivo. Messa nel 1917 fuori causa la Russia, le cose erano cambiate, tanto più che il risultato sfavorevole dell'offensiva del Nivelle nell'aprile-maggio 1917 aveva indotto la Francia ad astenersi da operazioni offensive in grande stile: proposito che il ministro della guerra Painlevé, con poco prudenti dichiarazioni , aveva lascialo intendere dalla tribuna della Camera. La Germania, pertanto, la quale, avendo un terzo circa delle sue for1:c ancora vincolato in Russia, non era in grado di sostenere al fronte franco-inglese un ' offensiva, che avesse probabilità di decidere la guerra, ritenne di poter sottrarre dal fronte stesso forze sufficienti per agire offensivamente altrove. Si cominciò, com'era logico, dalla Russia, per la quale la sconfitta della seconda metà di luglio in Galizia e la perdila di Riga al principio di settembre rappresentarono il colpo di grazia. Dopo di che era intenzione di Ludendorff di proseguire le operazioni al fronte orientale, per porre fuori causa l'esercito rumeno e mettere la mano sulle ricche risorse della Moldavia; un'altra corrente invece, nel Comando supremo tedesco, rappresentata dal te n. col. Wetzell, capo del riparto operazioni, tendeva ad operare contro l'Italia. Quest'ultimo già nel maggio aveva dichiarato necessaria tale condotta di guerra; nel luglio egli si era rafTorzalo in tale suo convincimento, in seguito alle peggiorate condizioni de ll ' esercito austriaco. D'altra parte, il Wetzell riteneva che l'esercito italiano si fosse indebolito in seguito alle dure lotte del maggio sulla fronte dell'Isonzo e del giugno sugli altipiani. Pertanto il Wetzell affermava la convenienza di seguitare nel metodo, che aveva dato sin allora buoni risultati, di rivolgere l'offensiva contro il più debole degli avversari, nell'intento di fi nire le operazioni nel 1917 con un' operazione paragonabile a quella del 1915 contro la Serbia ed a quella del 1916 in Rumenia. Altrimenti, l' eventuale caduta dcli ' Austria, che avrebbe portato con sé l'abbandono della lotta da parte della Turchia e della Bulgaria, avrebbe dato motivo a dubitare «se il popolo tedesco sarebbe rimasto compatto dietro i suoi capi». Pur di poter compiere l' operazione vagheggiata, il Wetzell si sarebbe rassegnato anche ad un altro arretramento volontario in Francia, ricordando che la ritirata sulla Siegfiicdstcllung (linea di Hindenburg) era stata nella scorsa primavera la «tomba del g rande tentativo di sfondamento da parte dei francesi». Anche togliendo 12 divisioni tedesche dalla Francia, ne sarebbero rimasti colà 32-35 in riserva dietro i gruppi d'eserciti del Kronprinz tedesco e del duca Alberto. Sulla fronte delle altre armate in Francia si poteva star sicuri, perché sa-


LA 14" ARMATA TEDESCA

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rcbbcro occorsi ai francesi almeno due o tre mesi di tempo per preparare un'offensiva. D'altra parte, da una vittoriosa offensiva contro l' Italia era da attendersi un grande alleggerimento del fronte francese; infine, pensava il Wetzell che Torino non era più lontano dalla Germania di quanto lo fossero gli obiettivi raggiunti in Rumcnia, e da un'offensiva contro l' Italia era da ripromettersi un risollcvamcnto morale dell'esercito austriaco. Dalla sconfitta italiana il Wetzell si riprometteva ancora «il compimento della disgregazione interna del popolo italiano, rendendolo, verosimilmente, disposto alla pace». Scartata dal Wetzell - già nel luglio- l' idea di un'ofTcnsiva dal Tirolo che avrebbe richiesto due mesi di preparazione almeno e che sarebbe quindi venuta troppo tardi (fine settembre) rimaneva la fronte Isonzo, dove erano possibili grandi successi, purché si fosse ottenuto, almeno in una certa misura, la sorpresa. Nel Tirolo, dunque, si doveva fare soltanto una finta, mandandovi una o due divisioni concentrando invece all'ultimo le forze contro la fronte Isonzo. Quivi, da sei ad otto divisioni tedesche, rinforzate da 500 pezzi pesanti e da 5-6 battaglioni di bombarde, in unione a tre corpi d ' armata austriaci cd a tutte le riserve disponibili della duplice monarchia, avrebbero dovuto dal fronte di Gorizia sboccare a Udine, costituendo la massa d ' attacco principale. Cattacco sussidiario avrebbe dovuto essere condotto, sempre secondo il Wctzell, non da Toltnino, come aveva già proposto il Conrad, ma lungo la direzione Villach-Plezzo-Caporetto-Cividalc, in modo da urtare contro il settore più debolmente presidialo dagli italiani e di evitare il difficile attacco contro le alture ad ovest di Tolmino; l'attacco, però, su Caporetto da nord-est andava, a momento opportuno, sostenuto con un urto ad occidente dell'Isonzo da Tolrnino verso Caporctto. Forze per l'attacco sussidiario: le 4 brigate da montagna austriache esistenti nel settore più 3 divisioni tedesche, specialmente adatte alla guerra da montagna, integrate da artiglieria da montagna, artiglieria pesante e bombarde. l.;attacco sussidiario avrebbe dovuto precedere di circa tre giorni il principale per indurre gli italiani ad indebolire il fronte goriziano e riuscire ad occupare la regione montuosa a nord e ad csl di Cividale. Raggiunto tale obiettivo, l'attacco principale avrebbe dovuto scatenarsi e gettare gli italiani nell'Isonzo, passare contemporaneamente ad essi il fiume, mentre le forze discese da Caporetto su Cividale, avrebbero preso l'avversario a tergo e sul fianco . In lai modo il Wetzell riteneva che gli Italiani, presi tra due branche di una morsa, avrebbero subìto una sconfitta sterminatrice e che, presumibilmente, non sarebbero più stati in grado di difendersi sul Tagliamento. Un'altra divisione tedesca avrebbe dovuto, insieme a forze austriache, operare per la Pontebba verso la Carnia e, se possibile, altre due in Tirolo. In totale da 12 a 14 divisioni tedesche, oltre l' artiglieria già accennata (in più di quella delle divisioni). Si doveva far largo uso di munizioni a gas. Inizio dell'offensiva a metà settembre, in modo da avere quattro settimane pci preparativi e due pel concentramento delle divisioni. Anche presso il Comando supremo austriaco si era ripetutamente, durante il 1917, pensato all'offensiva contro l'Italia, e l'idea, secondo la relazione ufficiale austriaca, fu ripresa durante la nostra olTcnsiva della Bainsizza. Il 25 agosto fu compilato un progetto, partendo dal principio che «il pericolo di non po-


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L'IMPORli\NZA OELL'AZION E MILITARE ITALIANA

ter eventualmente più tener fermo, poteva essere radicalmente scongiurato soltanto mediante l'offensiva». l:urto principale doveva effettuarsi dal fronte Plezzo-Tolmino su Cividale: occorreva il concorso dei tedeschi, sia per sostituire al fronte rnsso-rumeno divisioni austriache, che sarebbero affluite alla fronte Giulia, sia in rinforzo diretto alle armate austriache attaccanti. Le trattative tra i due comandi supremi durarono una settimana circa, compresa la ricognizione fatta sulla fronte Giulia dal tenente generale Krafft von Dellmensingen, già comandante, durante l'offensiva del 1916 contro la Rumenia, del!' Alpenkorps bavarese. Il 5 settembre il generale Krafft fece telefonare al Comando supremo che l'impresa gli sembrava possibile; questa venne subito di massima decisa e 1' 8 settembre le trattative erano concluse, il concorso tedesco assicurato; sin dal 2 però da Baden, sede del Comando Supremo austriaco, a pochi chilometri da Vienna, erano già state impartite le prime disposizioni esecutive al comando deJle forze austriache sull'Isonzo. Il giorno 9 il Comando supremo tedesco noti ficava al generale Arz, capo di Stato Maggiore dell 'esercito austriaco, che per l'oftènsiva comune, per la quale venne adottato, su proposta personale di Ludendorff la denominazione di: «Fedele in armi» (Waffentreu), era stata decisa la formazione della 14a armata, al comando del generale Ottone von Bclow, sino ad allora comandante della 6a Armata (sul fronte fi-ancese Fiandra-Artois) col tenente generale Krafft von Dcllmensingen quale capo di Stato Maggiore. !;Armata doveva essere costituita su 6 divisioni (Alpenkorps, sa 12a, 26\ 117\ 200"), più truppe dipendenti direttamente dal! ' Armata (artiglierie e riparti speciali). 11 giorno prima era già stato dato ordine di trasportare nel Tirolo I' Alpenkorps. La massima parte dell'artiglieria e dei servizi doveva venir trasportata nella zona destinata alla raccolta del1' Armata(traK.lagenfurte Lubiana). Il 10, il trasporto dei Comandi di corpo d'armata (Ili bavarese e LI) era già ordinato. Il 10, venne deciso che anche il I Corpo d' armata austriaco rinforzato, il quale doveva agire da Plezzo, sarebbe rimasto alle dipendenze tattiche della 14a Annata, fino a quando non si fosse raggiunta la fronte Bcrgogna-Caporetto: dopo, sarebbe ritornato alla dipendenza diretta del Comando del fronte sud-occidentale, tenuto dall'arciduca Eugenio. Il Comando della 14a armata si riun1 il 12 settembre a Monaco e si presentò il 14 al Comando del fronte sud-occidentale in Maurg. Il seguente ordine del generale von Arz al comando del fronte sud-est riassume le disposizioni adottate per l'offensiva: (Da aprirsi dal Capo di Stato MaRRiore). I. e R. COMANDO SUPREMO DELL:ESERCTTO. N. op. 450-24.

Ordine per le operazioni contro l'Italia.

Al Comando de/fronte sud-ovest. Baden, 12 settembre 1917. Compiuto il concentramento dei rinfor.li assegnati al fronte sud-ovest, sì procederà all'attacco della zona di Tolmino, in direzione di Cividale.


LA 14• ARMATA TEDESCA

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I . Relazioni di comando: Sua Maestà dirigerà personalmente le operazioni contro l'Italia. Il Comando delle forze del Tirolo e della Carinzia sarà tenuto dal fe ldmaresciallo barone Conrad; il XX Corpo passerà allora alla dipendenza del Comando della Ioa Armata. Le forze che operano sull'Isonzo saranno agli ordini del feldmaresciallo Arciduca Eugenio. Dette forze comprendono: a) il gruppo d'eserciti del colonnello generale von Boroevic con la I" e la 2" Armata dell' Isonzo; b) la 14" Armata tedesca; e) il I Corpo rinfor.1:ato; d) il gruppo di riserva, raccolto ne lla conca d i Lubiana. La data per l'entrata in vigore delle sopra indicate relazioni di comando sanì stabilita dal Comando Supremo. (Ad offensiva ultimata torneranno in vigore le at tuali rela zioni di comando). 2. Forza dei sin[?o/i [?ruppi: a) I" Armata dell'Isonzo: 11 divisioni austro-ungar. su 12 battaglioni ; b) 2" Armata dell 'Isonzo: 10 divisioni austro-ungar. su 12 battaglioni ; e) 14" Armai.a tedesca: Comandante generale di fa nteria Otto von IJclow. capo di Stato Maggiore tenente generale bavarese KraHì von De11111e11si11gc11; Comando del 111 Corpo d' am1ata bavarese e Comando del LI ( 'orpo d' armata; <i divisioni tedesche (J\ 1penkorps, 5", 12", 26", 11 7" e 20(1" divis ione di fa nteria); 3 divisioni di fanteria austro-ungariche ( I" e 50" ed un ' altra possibi lmente la 11" divis ione Schiil zen presa dal v11ppo d'eserciti v. Boroevic); d) I corpo rinforzato: generale di fa nteria Alfredo Krauss con 3 divisioni austro-ungariche (93" divisione di fanteria e due agli ordini di due dei Comandi di divisione di fanteria da trarsi dal Tirolo per la costituzione di nuove divisioni in seguito al disposto del foglio N. op. 450-14, più 2 o 3 battaglioni tedeschi (fra cui il battaglione da montagna Wurtemberghcse); e) gruppo di riserva: 3 divisioni austro-ungariche (4", 29", 33"). 3. Scopo dell 'operazione è di ributtare gli italiani sulla linea di frontiera, possibilmente fino al Tagliamento. A tal uopo l'intero fronte agli ordini dell'Arciduca Eugenio, in un giorno ancora da destinarsi (tra il IO e il 20 ottobre), inizierà contemporaneamente l'offensiva e c ioè: La 14• Armata opererà avendo per primo obiettivo la conquista del massiccio di Ieza per rompere il fronte italiano, mentre concorreranno all'azione la 2"Armata dell'Isonzo attaccando con la sua forte ala settentrionale ed il I Corpo rinforzato puntando verso Bergogna-Caporctto. Contemporaneamente la l " Armata dell'Isonzo con violenta azione dovrà impedire agli italiani di spostare truppe in direzione del nostro attacco principale. La 14" Armata e la 2"Armata dell'Isonzo dovrebbero dapprima raggiungere la linea Cividale-M. Sabotino ed il I Corpo rinforzato coprire il fianco ovest della 14" Armata. Il I Corpo rinforzato, per l'offe nsiva ed il raggiungimento della zona Bergogna-Caporetto, viene messo alla dipendenza tattica del Comando della 14" Armata, ma, all orché esso avrà realizzato la copertura del fianco occidentale della 14" Arn1ata, passerà alla completa e diretta dipendenza del Comando del fronte dell 'arciduca Eugenio. 4. La 14" Armata deve schierarsi con 4 divisioni e le truppe d' armata direttamente nella valle della Sava fra Lubiana (esclusa) e Moistrana, con due divisioni presso e ad oriente di Klagenfurt. Posto di comando di detta Armata: Klagenfurt. Il Comando dell'Armata ed i due Comandi di Corpo d'Armata da esso dipendenti, cominceranno a funzionare fra pochi ssimi giorni. Gli clementi dell' Alpenkorps in arrivo nel territorio di giurisdizione del gruppo di eserciti von Boroevic si concentrano nella zona intorno ad Assling.


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LIMPORTANZA DELL:AZIONE MII.ITARR ITALIANA

Il gruppo di riserva deve portarsi nella conca di Lubiana, il I Corpo rinforzato deve formarsi nella zona Tarvis-Yillach. 5. In relazione alle predette direttive il Comando del fronte sud-ovest darà le ulteriori disposizioni. Frnttanto la 14" Armata, senza l'i. e r. XV Corpo, sarà alla diretta dipendenza del Comando del fronte sud-ovest. Riceve il comando del fronte sud-ovest: si accusi ricevuta telegrafica. D'ordine superiore: VON ARZ

generale di fanteria. A. S. E. li fcldmarcscial/o generale von J/indenbur1;, Prego V. E. di voler prendere conoscenza dcli' ordine impartito al Comando del fronte sud-ovest, che si unisce in copia. VON ARZ

generale di fanteria.

Il 19 settembre, il Comando supremo austriaco notificava a quello tedesco che l'artiglieria delle tre divisioni austriache di riserva (4a, 29", 3Y) sarebbe stata assegnata al settore d 'attaco della 14" Armata a Tolmino; che per la conca di Plezzo dovevano essere tratti 22 battaglioni dal Tirolo specialmente atti alla guerra da montagna, sostituendoli colà con 15 battaglioni tolti dal gruppo Boroevic. Un 'aumentata attività dei francesi in Macedonia fece, verso il 12 settembre, mettere in forse l'invio dell' Alpenkorps in Tirolo ed il Comando Supremo tedesco accennò anche all'eventualità di dover mandare all'aria il «Fedele in armi»; sembra, però, che volesse in fondo ottenere che non fosse tolta dall'Albania la 20" brigata da montagna austriaca, che era sulla destra del gruppo d'eserciti comandato dal generale tedesco von Scholtz in Macedonia. Ma il 14 tutto era già svanito e l' invio dell 'Alpenkorps in Tirolo non incontrò più altra difficoltà. Il trasporto delle divisioni tedesche tolte dal fronte occidentale ( 12a e 26a) cominciò il 23 settembre. Dal fronte orientale la Y e la 200'' iniziarono il trasporto il 20, la l I7" non più tardi del 2 ottobre. Le tre divisioni austriache destinate alla riserva, che dovevano affluire dal fronte orientale (29", 4a, 33"), furono trasportate a cominciare rispettivamente dal 22, 30 settembre e 3 ottobre. Per le ultime due, l'artiglieria in testa. Verso il 20 venne deciso di assegnare alla «Waffentrcu» (1), anche 1'8" divisione bavarese e sembra che se ne volesse portare un'altra, da togliersi dal fronte orientale, ma queste due divi sioni dovettero poi essere inviate al fronte occidentale, in seguito all'offensiva franco-inglese. r;s• divisione avrebbe dovuto costituire riserva del Comando Supremo nella regione di Tarvis, ma l'artiglieria e le bombarde avrebbero dovuto essere impiegate subito in conca di Plezzo. Per indurre gli italiani in inganno, fu determinato, alla stessa epoca, che tre

( I ) Più lardi nei documenti preparatori per l' attacco, l' offensiva venne designata: «Impresa del Tirolo» (Tiroler Untem ehmen).


LA 14• ARMAI A TEOESCA

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battaglioni d'assalto germanici tolti dal fronte francese fossero inviati nel Tirolo, per effettuarvi piccoli colpi di mano. Per lo stesso scopo furono inviati in ottobre sul Carso numerosi ufficiali tedeschi e ciò su proposta di Ludendorff, onde ottenere che i disertori potessero dare notizie tali da non consentire all'avversario di orientarsi. Alla fine di settembre Ludendorffpropose di assegnare in rinforzo dell'ala d'attacco in conca di Plezzo, quattro battaglioni cacciatori, con due compagnie mitragliatrici ciascuno, da riunirsi in brigata. La proposta venne accolta, sebbene il gruppo Krauss avesse già, a parere del Comando supremo austriaco, una forza più che sufficiente al suo compito. D'altra parte il comando della 14• Armata informò Ludendorff che una divisione da Tolmino avrebbe marciato su Caporetto per unirsi al gruppo Krauss, che doveva discendere da Plezzo. Ma l' azione della conca di Plezzo stava sommamente a cuore al Comando Supremo tedesco, il quale presumibilmente teneva a che questa, la quale, secondo il primitivo progetto del ten. col. Wetzell, doveva essere la direzione principale dell'attacco contro la parte nord della fronte Giulia, non fosse lasciata soltanto a forze austriache, per quanto scelte. Infatti, il 5 ottobre, Ludendorff propone che oltre ai 4 battaglioni cacciatori fossero trasportati colà, a partire dal 18 ottobre, anche i tre battaglioni d'assalto mandati provvisoriamente in Tirolo. La proposta venne accolta, avvertendo però che i battaglioni avrebbero dovuto rimanere in Tirolo fino al giorno dell'attacco sulla fronte Giulia. Con essi e con la brigata lager, già assegnata, si sarebbe formata una «Divisione cacciatori tedesca», la quale poi con altra assegnazione finì per avere otto battaglioni cacciatori c tre battaglioni d' assalto, più una compagnia ciclisti; queste truppe avevano una ricca dotazione di mitragliatrici (i cacciatori avevano due compagnie mitragliatrici pesanti per battaglione ed un battaglione ne aveva tre). I tre battaglioni d' assalto erano pure dotati di ogni mezzo d' attacco. Intanto questi tre ultimi battaglioni erano stati dislocati uno sull'Ortigara, uno al Seluggio (val Posina) ed il terzo in Cadore; il primo compì qualche piccolo colpo di mano (il bollettino austriaco del 21 segnala 40 prigionieri italiani in Val di Fiemme). Il battaglione del Seluggio compi una incursione contro le nostre posizioni di Sogli Bianchi (val Posina), catturando 250 prigionieri. Il battaglione inviato in Cadore attaccò la nostra posizione di M. Piana, impiegando anche i lanciafiamme, ma dopo cruenta lotta fu interamente e decisamente ributtato con gravi perdite. Il bollettino austriaco del 23 ottobre segnala che le truppe d' assalto ritornarono con alcuni prigionieri: frase che veniva impiegata di prammatica quando si trattava di un numero inferiore alla decina. Queste finte verso il Cadore e verso il Trentino non indussero il Comando Supremo italiano a credere ad un attacco in grande stile da quella parte. L'attacco dal Seluggio non aveva dato motivo a ritenerlo il preludio di una più grande azione, poiché mancavano i corrispondenti preparativi. Per quanto riguarda la finta nel Cadore, essa era stata seguita passo passo dal nostro ufficio informazioni della 4a Armata, il quale il 21 ottobre poteva telegrafare al Comando Supremo: «È preannunziato imminente attacco della forni di circa cinque battaglioni in zona Monte Piana-Val Popena, al quale prenderebbero parte anche due compagnie cacciatori germanici. Attacco sarebbe condotto a fondo e considerato in relazione alla prossima offensiva sull ' Isonzo, avrebbe carattere dimostrativo e impegnativo».


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! ; IMPORTANZA DELI..:J\ZIONE MILl'IARE l'IALIANA

li Comando Supremo austriaco aveva la tendenza a protrarre queste piccole operazioni, sperando di trarre in inganno l'avversario, ma Ludendorff si oppose: iniziata la grande offensiva, il gioco sarebbe stato scoperto ed i battaglioni tedeschi sarebbero andati incontro a perdite inutili. Il giorno 3 ottobre il Comando della 14a Armata assumeva la direzione del settore del I e XV Corpo d' armata austriaco (della conca di Plezzo sino a Tolmino): null'altro era innovato; le truppe tedesche non erano entrale in linea. Le divisioni, raccolte tra Klagenfurt e Lubiana, attendevano a perfezionare il proprio addestramento. Era, però, già iniz iato sin dal 27 settembre l'invio dell'artiglieria, dei riparti del genio e delle bombarde: avanzata che si effettuò non senza inconvenienti, sia per la scarsezza di strade, sia per la non sufficiente conoscenza da parte di qualche comandante tedesco delle esigenze della montagna. Così, alcuni pretendevano di far marciare il carreggio in formazioni serrate come in pianura, altri volevano che i carri carichi giungessero in posizioni irraggiungibili. Il Comando della 14• Armata poteva annunciare il 7 ottobre al Comando Supremo tedesco che delle 195 batterie da portarsi presso Tolmino, 94 - cioè circa la metà erano in posizione e che era presumibile che pel 17 fosse terminato lo schieramento dell'artiglieria in conca di Tolmino e per il 20 quello in conca di !'lezzo. La marcia delle divisioni terleschc rloveva iniziarsi il 18, l'attacco il 22. Era pressoché terminato anche il rilievo fotografico delle nostre posizioni, fatto dagli aviatori tedeschi e per la metà d' ottobre dovevano essere pronte le carte topografiche; pel 20 doveva essere ultimata la rete delle comunicazioni. Lo stesso giorno il Comando della 14a Armata partecipava al Comando Supremo le seguenti direttive emanate per l'attacco: COMANDO DELLA 14" ARMATA. Quartiere Generale dell'Armata, 4 ottobre 1917. Riservatissimo. ( da darne visione soltanto ad ufficiali).

Norme per l'attacco dcUa 14" Armata. A) Generalità.

Nell'undicesima battaglia dell ' Isonzo il nemico aveva riunito le sue for1.:e principali da Tolmino al mare, mentre teneva occupato solo con deboli forze il restante fronte. La linea di difesa austriaca passa presentemente per Selo nella tesla di ponte di Tolmino, per Log, lascia ad ovest Mesnjak e Hoje, quindi volge a sud e pel monte San Gabriele, per le alture del Vippacco ad est di Gorizia e per l'altipiano carsico giunge al mare. Si tratta ora di respingere il nemico dalla regione del Carso, ~jàvorevole per la dif esa, e di ricacciarlo al di là del Tagliamento. Le forze del fronte sud-ovest ~ 14• Armata tedesca e Gruppo d 'Esercito Boroevic (2" e l" Armata dell'Isonzo) ~ passeranno a tal uopo contemporaneamente all 'attacco. La 14• Armata sfonderà il fronte nemico presso Plezzo e Tolmino per poi ragg iungere successivamente la linea Gemona-regione di Cividale. L'Armala resterà dall'inizio e per tutta la durata delle operazioni all'ala destra. In congiunzione di essa opererà il gruppo Boroevic con la propria ala destra rinforzala, mentre il centro e l'ala sinistra terranno impegnato il nemico con azioni frontali.


I .A 14' /\ RM/\T/\ TEDESCA

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Le posizioni di partenza della 14" Armata dovranno essere sistemate nelle due ristrette zone della conca di Plezzo e dalla testa di ponte di Tolmino, che attualmente sono separate tra loro dal nemico. Base per l'attacco in direzione di Gemona-Cividale sarà l'incondizionato possesso della rotabile di fondo valle, che collega Plezzo con Caporetlo e Tolmino. Di qui dovrà raggiungersi come primo obbiettivo la linea monte Canin-punta di monte Maggiore-monte Matajur-monte S. Martino-monte Xum-Tribil-alture di Kostanjevica con continua ininterrotta pressione di giorno e di notte. Qui giunta, la 143 Annata procederà in direzione di sud-ovest fino alla linea Gemona-Tarcento-Cividale. ln questo periodo dell'avanzata si dovranno prevedere forti reazioni del nemico, specie contro l'ala destra dell'Armata, nonché dall'importante nodo stradale di Cividale È della massima importanza di non lasciar tempo al nemico di preparare e sviluppare durevole resistenza in una posizione fiancheggiante sul pianoro di Monte luanes o a nord-est di Cividale. Contemporaneamente il gruppo Krauss attaccherà con parte delle sue forze da Saga in direz ione di Resiutta e di Venzone, per coprire in tal modo il fianco destro de ll 'Armata. L:ala sinistra della 10" Armata austriaca concorrerà a quest'attacco, avendo come primo obiettivo generico la val Fella da Pontebba a Gcmona. La 2• Annata dell'Isonzo passerà il fium e tra Selo e Vhr e convergerà poi sulla dorsale del Kolovrat verso sud-ovest per mantenere liberi i passaggi de ll'Isonzo e per tenere in suo possesso il Korada. Nella valle dell'Isonzo. da Saga a Tolmino. sarà s uccessivamente fatta avvicinare una seconda massa di 6 divisioni . B) Compiti particolari.

Osser vazioni preliminari: è norma generale per ogni azione di montagna di occupare le linee di cresta e di mantenerle pel successivo raggiungin1cnto degli obiettivi sulle dorsali. Presunti allungamenti di percorso di linee di cresta debbono essere preferiti all'attraversare le valli e le gole incassate, ciò che richiede più tempo e sforzi maggiori . Le valli debbono essere sfruttate pel rapido successivo spostamento di dense riserve, dell'artiglieria da campagna e dei complementi. Ogni complesso di alture dovrà avere un libero sbocco in avanti, dal quale poter sempre porgere aiuto, con conversioni a tergo dell'avversario alle unità laterali eventualmente rimaste scoperte. a) GIHJPl'O KRAlJSS Auacco prìncipale in val di Plezzo per Saga, senza arrestarsi, fino allo Sto); contemporaneamente spanare dal nt:mico il versante meridionale del Rombon e di monte Canin fino allo Skutnik . Forte colonna.fìanchei;Kiante di sinistra. - Conquista del V rsic, quindi direzione di attacco Ravna-Caporetto-Starosclo, per aprire il passaggio nella conca di Caporetto: al l'uopo, se necessario, accerchiare la posizione dello Stol da est e quindi procedere avanti in direzione di monte Carnizza. Successivamente. - Con le forze riunite avanzare con direz ione di attacco principale monte Aperta-monte le Zuffine. Per coprire i fian chi attaccare con colonne miste dallo Skutnik in direzione generale di Resiutta e Venzone. b) GRUPPO STEJN. l'rimo obiettivo del/ 'attacco principale. - Massiccio di monte Matajur. La chiave della conca di Caporetto viene data dalla conquista de lla zona del Matajur da un lato e dall 'attacco della colonna di sinistra del gruppo Krauss su Sella Za Kraju-Ravna dall'altro. Di qui impiegare a nord dell 'Isonzo solo quel tanto di forze di fanteria necessarie per


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L'IMPORTANZA OELL'AZIONE MILITARE ITJ\LTJ\NA

la pulizia del terreno; contro la zona del Km e del Mrzli Vhr schierare una forte massa di artiglieria, al fine di impedire al nemico di sviluppare da dette posizioni una reazione contro le nostre forze tendenti al Matajur. La celere conquista del nodo di posizioni presso q. 1.114 è d'importanza decisiva per l'ulteriore sviluppo dell'intero attacco. È necessario procedere innanzi il più velocemente possibile ovunque, con truppa specialmente scelta, fino al raggiungimento dell'obiettivo finale di monte Matajur. Possibilmente giungere al Matajur prima del nemico. Designare in precedenza le truppe per la occupazione del gruppo di posizioni nemiche presso Prapotnizza e C labuzzato onde conservare la disponibilità di questo sbocco al gruppo Berrer per l'avanzata dallo Ieza alla dorsale di Kum. Successivamente i gruppi Kraus e Stein opereranno per la conquista del massiccio di monte luanes, il primo dirigerà la sua forte ala destra verso Gemona, mentre il gruppo Stein attaccherà sulla linea monte luanes-montc Madlessena. e) GRUPPO B ERR ER. Primo obiettivo dell'attacco generale. - Monte San Martino-monte Kum. Conquistare lo leza e procedere per Drenchia-Mala Giava su S. Martino, in congiunzione con l'ala sinistra del gruppo Stein, e con parte delle forze della divisione di prima linea prendere subito piede nella zona di monte Kum. La divisione di seconda linea dovrà essere possibilmente sch ierata sull'ala sinistra per l'avanzata da monte Kum in direzione di monte Santa Maria Maddalena. L.:avanzata della divisione che risulterà innanzi dovrà essere proseguita su monte S. Martino-monte S. Bartolomeo col procedere del movimento in avanti. d) GRUPPO SCOTTI. Il primo campito dell'i. e r. XV Corpo è di fac il itare il passaggio dell'Isonzo alla 2• Armata del!' Isonzo: perciò avrà come obiettivo per I 'allacco principale il Globocak e le alture di Kostanievica. A tal uopo la divisione d i prima linea dovrà impossessarsi del Krad vrh, dello shocco di Srednje e del Globocak. La divisione di seconda linea dovrà possibilmente seguire per Srednje avendo come direzione generale quella dell'intero gruppo di Castel del Monte. li temùne per l'avanzata dell'i. e r. t• divisione da Kostanjevica alla dorsale di monte S. Giovanni, dipenderà dai progressi della 2• Armata dell'Isonzo.

P. C. C.

li Comandante

BARON" VON WILLISEN

VON BELOW

magg iore di Stato Maggiore.

Kenerale di fanteria.

L' 11 ottobre LudendorlT telegrafa al Comando della 14a Armala, raccomandando di non ritardare l'attacco oltre il 22, perché era urgente il rendere appena possibile libera anzitutto, per l'invio sul fronte francese, la forte massa di artiglieria pesante e da campagna, alla quale avrebbe dovuto seguire anche l'invio della fanteria, anzi; al Comando Supremo austriaco egli chiede l'anticipo di un giorno pcl principio dell'offensiva: anticipo che non poté essere accordato, essendo necessario continuare nell'invio di munizioni presso la 2a Armata dell' Isonzo. Intanto al fronte inglese in Fiandra gli attacchi si facevano sempre più insistenti, talché Ludendorff si vide a malincuore costretto a non mandare più contro l'Italia l '8• divisione bavarese di riserva, la quale fu invece inviata al fronte occidentale. Ma la preoccupazione pel fronte inglese non faceva dimenticare al primo Quartiermastro generale tedesco l'importanza dell'attacco in conca di Plezzo cd il 13 ottobre egli offre un altro battaglione cacciatori, anche questo con due compagnie mitragliatrici, per rinfoT7.are la divisione cacciatori tedesca. Né


LA 14' ARMATA TEDESCA

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la sua attenzione si limitava alle truppe germaniche. II 16, egli chiedeva al Comando della 14" Annata notizie telegrafiche sullo stato di preparazione degli austriaci e saputo che v'era qualche deficienza nei mezzi di trasporto dell'artiglieria, il 19 lo segnalò al Comando Supremo austriaco, il quale assicurò il 20 che già i due terzi dei mezzi di trasporto previsti erano giunti nella zona d'impiego; il resto era in viaggio e sarebbe giunto in tempo. Sul fronte della 14a Armata, intanto, le artiglierie e le bombarde erano state portate in linea e dal 15 al 20 eseguirono i tiri di inquadramento. Per velare l'attacco anche le armate laterali (Armata dell' Isonzo e 10" Annata in Carnia) vennero pregate di intensificare i loro tiri giornalieri. Ogni divisione tedesca aveva mandato innanzi un battaglione a disposizione del comandante d' artiglieria per la protezione delle batterie. Intanto i Comandi di grandi unità, coi relativi Stati Maggiori cd i comandanti di brigata e di reggimento, effettuavano le ricognizioni necessarie per stabilire la dislocazione dei reparti e le modalità dell'attacco, mentre le truppe lontane dal fronte svolgevano le loro istruzioni, alla presenza talvolta del generale von Below. 11 giorno 14, il Comando del fronte sud-occidentale (arciduca Eugenio) stabilì che il giorno 16 dovesse essere il primo giorno del l '«Impresa del Tirolo». In base a disposizioni già stahilite, l:J 111:irei:i di :ivvicin:imcnto delle divisioni si iniziò il 15; l'attacco doveva conscgucntcmcnlc effettuarsi il 22, ma il cattivo tempo e lo stato arretrato dei preparativi del l Corpo d' Am, ata austriaco in conca Plezzo indussero il Comando d' armata a protrarre di due giorni l' avanzata e quindi l'inizio del l'offensiva dovette essere fissato per il 24. Le marce delle truppe si effettuavano esclusivamente di notte. In quanto alle truppe italiane, il Comando della l4a Amiata, era stato informato, specialmente dagli aviatori, che nello spazio fra Udine Cividale, Cervignano vi dovevano essere, dietro la 2• e 3" Annata, una trentina di brigate di fanteria e che la fronte sull' Isonzo non era stata diminuita di forL:e. Ricognizioni aeree compiute il 16 avevano segnalato grossi attendamenti fra Cividale e Manzano (13 chilometri a sud di Cividale): a nord di Cividale altri accampamenti presso Azzida. Erano invece spariti dalla valle dell'Isonzo ad occidente della Bainsizza gli accampamenti di due o tre brigate, che il 3 di ottobre erano siate rivelale da fotografie di aviatori. Sulle alture ad occidente di Tolmino era segnalato l'accampamento di una brigata (1). Cimpressionc complessiva era che all'apparire di truppe tedesche nel Tirolo l' Italia avesse sospeso i preparativi per la 12a battaglia sull'Isonzo, tanto che non v' era ancora alcun indizio di preparativi offensivi da parte nostra (2). Gli ita(1) Le truppe in val d'Isonzo ad occidente della Bainsizza non erano state diminuite . Si sarà trattato di spostamento di accampamento. La brigata seb'llalata ad occidente di Tohnino poteva presumibilmente essere il 2" e 9° bersaglieri, allora accampati presso Luico. Più a sud però vi erano, dietro la 19" divisione, altre tre brigate. (2) La sospensione dell'offensiva era dovuta a motivi ben p iù gravi che all 'apparizione di qualche battag lione tedesco in Tirolo. La decisione fu presa il 18 settembre e notificala il 2 1 ai Comandi Supremi alleati, perché mentre la situazione disperata della Russia e la disgregazione ormai nota del suo esercito faceva comprendere l ' inutilità di persistere nei sanguinosi tentativi di venirle in aiu-


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I: TMPORTJ\NZJ\ l)ELL:AZIONE MILITARE ITALIANA

liani attendevano come al solito a lavori di trincea: il loro fuoco d'artiglieria sembrava mantenersi nei limiti normali; nessun aumento d'artiglieria era notato a nord di Tolmino e perciò il Comando d'armata riteneva che il Comando italiano fosse ancora al l'oscuro dei preparativi per I' oftènsiva germanica, tanto che quando il 19 venne annunciato che le nostre truppe del monte Bosso avevano gridato «Venite germanici»; il diario dell'Armata aggiunge: «La notizia sembra poco verosimile ». Ma il 20 mattino un ufficiale a ustriaco della 5()'1 divisione, al corrente dei preparativi per l 'offensiva nel settore Mrzli ed in quelli vicini, riuscì a passare, insieme con due sottulTiciali, nelle trincee italiane. Il caso «inaudito» venne subito telegrafato anche al Comando Supremo tedesco; ma la notte successiva disertarono due altri ufficiali, dei quali uno comandante di compagnia in servizio attivo, perfettamente orientato anche sulla durata della preparazione d' artig lieria. Al comamlo della 14a Armata venne però riferito che I' ulTiciale disertore, sebbene avesse asportato anche alcuni documenti segreti relativi all'offensiva, non aveva una precisa conoscenza dell'ora d 'attacco. Forse tu questa una «pietosa bugia» di qualche autorità austriaca per far parere meno grave il fatto alle autorità germaniche. In realtà l'ufficiale ci aveva esattamente informato anche delle ore stabilite per l 'attacco. A tali noti zie LudendortT rispondeva telegraficamente il 22 che «l'attuaz ione conforme al piano dell'attacco al 24 ottobre, se le condizioni del tempo appena lo pem1ettevano, sembrava specialmente urgente» . Evidentemente Ludcndorff, pur vedendo che era mancata la sorpresa completa, quale egli seppe invece raggiungere ncll 'offonsiva del marzo 1918 in Francia, tenne conto che non bastava al Comando italiano sapere con prec isione il giorno dell 'attacco, ma che la sorpresa c ' era pur sempre perché, data I'ÌnlmÌncnza dell 'azione, gli Italiani non avevano più il tempo per rinforzare efficacemente il settore attaccato. Il 21 mattina i comandi del lii Corpo d' annata bavarese e dcll'LI tedesco assunsero il comando dei rispellivi settori d'attacco, e perciò la zona fra la conca di Plezzo e la valle del Baca risultò così divisa: Gruppo Krauss (I Corpo d'armata austriaco) dalla conca di Plezzo a l Monte Nero; divisioni in linea: Edelwcis, 22a Schutzen e 5Y. Gruppo Stein (III Corpo d 'armata bavarese) dal Monte Nero a Cigini; divisioni in linea: 5()'1 (austriaca) l 2a divisione tedesca, Alpcnkorps bavarese. In riserva 11 7a divisione tedesca. Gruppo Berrer (LI Corpo d 'armata tedesco) da Cigini a S. Lucia; divisioni in linea: 200• tedesca. In riserva 26a divisione tedesca.

lo, risultavano in corso ingenti trasporti di truppe a ustriache dal fronte russo all'ital iano. D ' altra parto, dal maggio in poi l' esercito italiano aveva avuto circa 360 mila perdite in combattimento e allrnllanle per malattia, ciò che non aveva riscontro nelle perdite avute in quell'anno dagli eserciti alleati: di qui una grave c risi di complementi. Perciò ad evitare un insuccesso, che avrebbe potuto avere conseguenze gravi per l'Intesa, il Comando Supremo italiano aveva sospeso l'offensiva e ciò prima che la minaccia germanica fosse nota.


LA 14' ARMAIA TEUESCA

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Gruppo Scotti (XV Corpo d'armata austriaco) dall'altezza di S. Lucia sino all'estremità meridionale delle linee austriache sulla destra Isonzo: I" divisione austriaca in linea; 5" divisione tedesca in riserva. In totale, 4 Corpi d' armata con 8 divisioni in linea e 3 in riserva. lndictTo a disposizione diretta dell'Armata altre 4 divisioni e cioè: la divisione tedesca cacciatori (in conca Plczzo); la 33a divisione austriaca (valle del Baca ad oriente di Tolmino) la 13a e 4a divisioni austriache nella valle dell'Idria e sud-est di Tolmino. Il 22 a mezzogiorno il Comando deJla 14a Armata emanò l'ordine: «L'attacco avrà luogo il 24 ottobre. L'ora X sono le 6,30 del mattino». A partire datale ora il tiro andava dunque concentrato sulla prima linea, sino all'ora dell'attacco, le 8. Nella notte sul 23, continuò l'avanzata delle divisioni nel settore d'attacco, operazione che si svolse senza perdite. Tutti i diari delle unità tedesche sono in questo concordi. Dice ad esempio il Reggimento bavarese del Corpo «La reazione dell'artiglieria nemica mancò pressoché completamente. L'ardito e denso schieramento nelle trincee assunto per l'attacco non fu menomamente disturbato dall' artiglieria nemica».



PARTE SECONDA LA BATTAGLIA

!;attacco si svolse come annunciato dai disertori e confermato dalle nostre intercettazioni. Dalle 2 alle 6,30 circa del giorno 24 tiro, prevalentemente a gas, sulle seconde linee; poi un'ora e mezza di fuoco di distruzione colle artiglierie e colle bombarde. I..:atlacco era stabilito per le otto. La relazione ufTiciale austriaca avverte che per certi settori era ammessa una lieve variazione nei tempi. Il diario del lii Corpo d'armata bavarese avverte infatti che il gruppo Krauss era stato autorizzato dall'Armata a differire le operazioni di un'ora od anche di un'ora e mezza, ma che il comando del lii Corpo d' armata bavarese, d'accordo colla 50" divisione, non volle modificare le ore stabilite. Da quanto risulta sembra, anzi, che la 50" divisione e specialmente le truppe del Mrzli abbiano anticipato di alquanto - circa di mezz'ora - l' attacco della fanteria. Forse altrettanto avvc1mc per la 12a divisione tedesca. Ciò potrebbe trovare una spiegazione nel fatto che, per quanto si fosse riferito al Comando germanico che il comandante di compagnia disertore non aveva sufficiente cognizione dell' ora stabilita per l' azione, però si doveva ben sapere che nel documento asportato l'ora del tiro a gas, dalle 2 alle 6, era esplicitamente indicata e che presumibilmente il resto era noto all'ufficiale disertore. Era quindi da temersi che all ' ora prefissata si scatenasse il nostro fuoco di sbarramento. Di qui, presumibilmente, la tendenza ad un lieve anticipo, la convenienza del quale può essere apparsa anche alla vicina divisione germanica. Si aggiunga che l'ora ufficiale italiana e quella avversaria coincidevano: alle 2 precise dell'ora italiana il comandante del 64° raggruppamento d' artiglieria, che attendeva coll'orologio alla mano il principio del bombardamento, senti fischiare il primo proiettile nemico ed incominciare subito dopo la grande azione dell'artiglieria avversaria. Tutto era dunque pronto. Nei comandi delle grandi unità tedesche regnava una viva impazienza, dovuta al pensiero delle difficoltà che in quella zona di montagna avrebbero potuto incontrare le truppe. «Alle 8 del mattino del 24 ottobre il Comando era quindi, dice il diario del lii corpo d'armata bavarese, pieno di tensione, sebbene avesse la coscienza di aver accuratamente preparato in ogni particolare l'attacco e di poter affrontare gli avvenimenti con grande sicurezza». Qui si riassumeranno le fasi del combattimento di quella giornata sul fronte Sleme-Mrzli-Isonzo, incominciando dalla preparazione dell' artiglieria per passare all'azione della soa divisione austriaca sul Mrzli e successivamente a quella della 12a divisione tedesca in fondo valle. Si accennerà all'attacco dell' Alpenkorps sulle alture di destra Isonzo ed a quello del gruppo Krauss, solo in quanto siano collegati colla fronte qui presa in considerazione.


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I.;JMPORTJ\NZJ\ DELI.;i\ZJONE MILITARE ITJ\Lli\Ni\

La preparazione d'artiglieria. Ia fase: Controbatteria - Tiro a gas. Il nemico sparò, prevalentemente a gas, suUe nostre seconde linee, suUe batterie, osservatori, ecc. Il tiro di controbatteria nemica ebbe sensibili effetti, specialmente sulle batterie in posizione sulle alture di destra Isonzo. T,a maschera, però, protesse di massima efficacemente contro l'azione tossica dei gas, salvo presso qualche batteria di fondo valle, ad esempio la 2a del 28° da campagna, posta un chilometro ad ovest di Gabrije. Colpite, in special modo, furono le colonne salmerie, che attendevano in fondo valle al trasporto di munizioni d' artiglieria. Ma l'effetto più grave del bombardamento nemico fu la rottura, quasi generale, deUe linee telefoniche. I guardafili furono inviati sulle linee ed in qualche località, ad esempio in conca di Plezzo, questi umili ed ignorati eroi, isolati nella notte buia cd allo scoperto, riuscirono, sotto quell'intenso bombardamento, a riattare le linee interrotte; parecchi pagarono col loro sangue l'attaccamento al dovere. Tutti i comandanti di gruppo e di batterie di tutto il fronte bombardato senza eccezione, mettono in rilievo l'opera del proprio personale. Tra gli altri il comandante la 301" batteria da 149 Gin posizione a Saga (conca Plezzo), ricorda a titolo d' onore il caporale Frassoni Ettore, che con altri sette militari riuscì a rimanere sempre lungo le linee aUo scoperto ed a riallacciarle non appena interrotte. Ui questi otto bravi artiglieri quattro furono feriti, gli altri continuarono nel pericoloso incarico. Ma, nel settore Sleme-Mrzli-lsonzo, che più particolarmcnlc esaminiamo, l'effetto dei proiettili dirompenti fu tale, che interi lralli dalla linea furono asportati in modo che non fu più possibile porre rimedio e le comunicazioni telefoniche fra le prime linee e le seconde furono quasi tutte subito interrotte. Danni alquanto meno gravi si ebbero alla 43" divisione, nei tratti dove le linee telefoniche erano sistemate sui rovesci non dominati del contra lfortc monte Ncro-Vrata-Vrsic. «La reazione dell 'artiglieria italiana», dice il diario del III Corpo d' armata bavarese, fu da principio pressoché nulla»; «il fuoco dell' artiglierie e delle bombarde nemiche cominciò dopo una mezz'ora, con intensità molto moderata nella conca di Tolmino, più fo rte contro la lesta di ponte (colline di S. Maria e S. Lucia)». Ed il diario dell' Alpenkorps confe rma: «Durante tutta la preparazione d'artiglieria la reazione nemica rimase estremamente debole. In particolare tacque l'artiglieria da campagna (fuoco di sbarramento) quasi completamente; segno che il tiro a gas, ad onta del tempo sfavorevole, non era stato inefficace. Soltanto su Tohnino, su monte Castello, sul ponte distrutto ed al piede dello sperone di q. 772 fu diretto fuoco moderato d'artiglieria» (I). TI diario della 14a Arrnata riassume: «Alle 2 del mattino fu principiato, con tempo favorevole, il tiro a gas contro le batterie nemiche. Il nemico quasi ovunque risponde soltanto moderatamente; evidentemente il tiro a gas era stato efficace. Soltanto presso Plczzo l' artiglieria e le bombarde nemiche dimostrarono una vivace attività, la quale però tosto cessò».

(I) LI ponte distrntto è quello di Vo lzana. Lo sperone di quota 772 è ad est di Zatolmino.


LA l:IArJAG LIA

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Cartiglicria italiana in falli taceva, non per effetto dei gas, ma per gli ordini avuti. «In risposta, riferisce il comandante d ' artiglieria del IV Corpo d 'armata, rurono eseguite dalle nostre batterie tiri di ritorsione su Tolmino e sulle retrovie del nemico». Vengono dunque impunemente recise le comunicazioni telefoniche, i ne rvi dell 'artiglieria; gli osservatori, gli occhi dei comandanti, sono in buona parte colpiti; il servizio di rifornimento delle munizioni è inceppato dall 'azione morta le dei gas sui quadrupedi in fondo valle. Ma soprattutto è il morale degli uomini che soffre: il morale del fante, che sente tuonare solo l' artiglieria avversaria e lacere il rombo amico dei nostri cannoni, che eg li era invece, sino a quel giorno, abituato a sentire subito pronto a sorreggerlo alla minima minaccia avversaria. Soffre anche il morale dell'artigliere, che, impacciato dalla maschera, vede l 'avversario signoreggiare inconlraslalo coll'ululo impressionante dei grossi calibri. Il comandante del 64° raggruppamento sente tutto questo e freme. Afferra il telefono e c hiede: «possiamo sparare»? «No» è la risposta e il grosso delle nostre artiglierie tacque e dal1e due alle sci il tiro nemico continuò spietato coi suoi telefoni intatti, i suoi osservatori sicuri . Oltre ai tiri di ritorsione, preordinati dal comando d'artiglieria di Corpo d' armata, qualche altra batteria sparò, ma qualcuna s ul fronte della 46a divisione venne fatta subito tacere dai comandanti di gruppo (sezione di quattro pezzi da 75 A de lla 6• batteria del 28° da campagna) in posizione tra il villaggio di Km ed il Pleca, 82• batteria di obici pesanti campali sul Kolovrat, ad occidente del Leisce vrh (Costa Raunza). La prescrizione relativa al silenzio delle artiglierie fu rigorosamente falla osservare sul fronte della 43" divisione, dove, essendo ancora in buone condizioni alcune linee telefoniche, il comando divisionale d 'artiglieria poté intervenire, ordinando il tiro di ritorsione su Tolmino, sul rovescio del Javorcek, su Pleza Grebenon e sui primi due chilometri della strada che dal fondo valle Isonzo risale verso Lepenie facendo, invece, tacere le batterie pesanti, dipendenti tatticamente dal comando del gruppo Bergamo da montagna, che avevano aperto il fuoco sulla Luznica e su q . 2.077. In conca di Plczzo, come rileva lo stesso diario del Comando della 14• A rmata germanica, la nostra reazione fu alquanto più vivace. Il comando d'artiglieria divisionale aveva stabilito che i concentramenti di rappresaglia da fa rsi ali ' inizio del tiro nemico fossero diretti sull e prime lince avversarie, e perciò alle 2 uno de i due gruppi d'assedio del settore a prì il fuoco lento e metodico sui tratti di trincee nemiche, dalle quali era più probabile che potesse partire l' allacco. Però subito dopo il comando di gruppo ricevette ordine di cessare il timeo colle due batterie a tiro rapido ( una cli lrc cannoni da 105 cd una di quattro obici da 149, pe i qua li scarseggiavano le munizioni), seguitandolo colle altre quattro batterie ( 12 pezzi di ghisa vecchio modello, dei quali otto - 4 obici da 149 G e 4 cannoni da 120 di ghisa - di scarsissisima efficienza e di assai dubbia precisione). Laltro gruppo, il 141 °, che aveva solo due batterie antiquate non doveva rispondere alla controbatteria nemica; ebbe però ordine verso le tre di far fooco lento con una balleria di obici da 149 ghisa.


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l ?IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE r!ALIANA

Il 5° gruppo di cannoni da 102 fu tenuto in silenzio, per riservare il suo fuoco rapido ed efficace a situazione meglio chiarita. Verso le quattro e mezza era però cessato il fuoco nemico nella conca di Plezzo e per questo anche le nostre batterie ebbero ivi ordine di sospendere l'azione. Intanto il tempo, da sereno che era alle due, si era coperto e verso le cinque incominciò una pioggerella, accompagnata da nebbia; più tardi la pioggia divenne battente di modo che fin verso le 15 la visibilità fu assai scarsa. Le cime dei monti sparivano di tanto in tanto nella nebbia; ma anche quando erano visibili per chi si trovava alquanto in alto non se ne potevano scorgere i particolari. I fianchi della valle erano coperti da larghe nuvolaglie mentre sul fondo valle gravava una fitta nube. «In qual misura alla formazione di tale denso velo, dice il diario del comando del Ili Corpo d' armata bavarese, abbia potuto contribuire il nostro tiro a gas, è cosa che non si può giudicare». 2a fase: Tiro di distruzione. - Verso le sei, il fuoco nemico sulle batterie e sulle seconde linee andò scemando anche sul fronte Sterne Mrzli-Isonzo, per riprendere improvviso e potente, accompagnato da violentissimo fuoco di bombarde, una mezz'ora dopo, diretto principalmente sulla nostra prima linea. «Non si può, però, parlare di un fuoco tambureggiante nel senso del fronte occidentale, specialmente riguardo al fuoco d'artiglieria sulle posizioni principali nemiche poste sui pendii» avverte il diario del Comando del TTT Corpo d'armata bavarese, e difatti, sul fronte che qui si considera, il fuoco di distruzione era concentrato sulle linee avanzate, dove era schierato il grosso della 46a divisione e sulle trincee di fondo valle di Scliscc, fino a q. 601 a sud di Vrsno. Al fuoco delle numerose artiglierie si aggiunse quello delle grosse bombarde, cd il tiro, indisturbato da parte nostra, era sicuro, efficace; infatti, il diario del Comando del III Corpo d'armata bavarese, il quale seguiva l'azione dalle pendici sud del Kavala vhr presso Ravna, avverte che subito dopo l'inizio del fuoco di distruzione «la prima posizione nemica era scomparsa nel fumo dei proiettili ad alto esplosivo». Appena accertato che il fuoco nemico si concentrava essenzialmente sulle nostre prime linee, incominciò - verso le sei e mezzo - da parte delle nostre artiglierie di medio calibro il tiro, chiamato allora comunemente di interdizione, contro le posizioni nemiche. Sulla destra Isonzo il 39° raggruppamento d'assedio, composto di 4 gruppi, in totale 49 pezzi pesanti in efficienza, più una decina di pezzi da campagna da posizione, al quale era assegnato per settore principale il tratto da q. 1.360 del Mrzli sin verso il Trucchetto Mrzli (q. 800), aprì con tutte le batterie, comprese, pare, quelle a tiro rapido, fuoco cadenzato; in massima le batterie, comprese quelle celeri, spararono un colpo per pezzo ogni cinque minuti. Ma in questo settore la controbatteria nemica aveva diminuita l'efficienza delle batterie. Specialmente colpite erano quelle del 94° gruppo, che occupavano l'estremità orientale della costa Raunza, ma gli effetti del tiro nemico erano stati in complesso sensibili anche sulle altre, allineate lungo la cresta del Kolovrat e presso Monte Piatto. Avevano meno risentito l'azione del nemico le batterie del g ruppo da 105, che si trovavano sulle pendici presso Foni, anziché presso la cresta. Delle bocche da fuoco dell'intero raggruppamento, circa un quinto fu smontato durante l'intera giornata del fuoco avversario; in alcune batterie saltarono riservette con cariche od inneschi.


LA IlATIAGLIA

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J.:ordine di aprire il fuoco fu dal comando di raggruppamento «trasmesso nelle prime ore del mattino»: il comando del 23° gruppo, che era presso il Plezia, lo ricevette alle 6,40, ma il tenente colonnello Percuoco - che fu nella mattina ucciso da una granata al suo posto di comando - aveva già fatto aprire il fuoco di sua iniziativa cd altrettanto pare abbiano fatto gli altri comandanti di g ruppo. Si può dunque ritenere che alla ripresa nemica siano entrati in azione da questa parte circa 45 bocche da fuoco di medio calibro del 39° raggruppamento, tutti con tiro cadenzato, compresi i pesanti campali a tiro celere. Ma questo fuoco, non sorvegliabile dai comandanti di gruppo, data la rollura dei telefoni e la nebbia, ebbe, di massima, per caratteristica una grande dispersione; parecchie batterie frazionarono i loro obiettivi: così, ad esempio, una batteria sparò su q. 1.360 del Mrzli, sui rovesci del Mrzli, sulle pendici del Mrzli fra la cresta cd il sull'altura di Monte Castello, sulla valTrucchetto - cosiddetto varco E I letta di Monte Castello, su Santa Maria e di Santa Lucia cioè sopra un scllorc di quasi IO chilometri. Non suoni menomamente questa constatazione critica a quei giovani ufficiali, che con tanto impe!,rno dirigevano il fuoco delle nostre artiglierie. Abituati a sparare sempre secondo ordini precisi e sotto la guida degli esperti comandi di gruppo, si trovarono ad un lrallo isolati : i telefoni rotti, le segnalazioni otticht: impossibili per la nebbia e k arnstid1c per il frasluu11u l.11 nugliaia di proiettili scoppianti sulle nostre linee. 1 comandanti di batterie e lai volta anche le sezioni isolate sentivano, più cht: vedevano, il torrente di fuoco che si scatenava sulle noslrt: posizioni, avanti, a destra a sinistra: dovt: sparare se il bisogno è ovunque? In tale condizione è umano che il giovane ufficiale voglia agire dappertutto e nessuno dovrà meravigliarsi se un capo sezione di due pezzi antiquati abbia da Costa Raunza dirello il tiro con un pezzo contro il varco E 1 del Mr.idi vicino al Trucchetto e con l'altro contro le trincee nemiche di Santa Maria; obiettivi distanti fra loro sci chilometri in linea d'aria. J.:azione intermittente dei comandi di gruppo riuscì talvolta ad impedire il disseminamento del fuoco, ed il tiro delle batterie fu riunito nel tratto principalmente affidato al raggruppamento, fra quota 1.360 ed il Trucchetto Mrzli. Quasi nessuno sparò ad occidente di quota 1.360 del Mrzli, perché si ritenne che il terreno impervio rendesse impossibile al nemico di discendere e neppure - necessariamente di fronte al lrallo, dove le nostre trincee del settore Vodil piegavano a sud lungo il costone di Gabrje, perché ivi le lince avversarie erano così vicine, che sarebbe stato impossibile tirare sulle trincee antistanti senza coinvolgere le nostre; qualcuna delle batterie di Foni tirò, come era previsto, nel settore di monte Rosso (43a divisione). In queste condizioni, tiro lento fatto da artiglieri con la maschera e sempre soggetti alla controbatteria nemica, contro una vasta linea di cresta, si comprende come l' effetto sia stato scarso e come non sia staio notato dalle nostre truppe e quasi neppure, come abbiamo veduto, dall'avversario. Sulla sinistra Isonzo, il 64° raggruppamento d'assedio aveva una trentina di bocche da fuoco pesanti più altrettanti pezzi di medio calibro a tiro celere. Dovevano eseguire il tiro d'interdizione le batterie 646a e 203a (8 mortai da 210) contro gli accessi a Leskovca; le batterie: 2 Ia (quattro cannoni da 149 G),


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L' IMl'OR'IANZA DF.JJ ?AZIONE MILl'IAIU:: rJALIANA

72a (quattro cannoni da 149 A) 658a (pronto solo un pezzo da 149 A , gli altri ancora in traino) e 327a (due mortai da 210) sulla selletta Sleme-Mrzli; le batterie 33•, 4a e 4Y (dodici cannoni <la 149 A) in fondo valle (dal Trucchetto Mrzli all' Isonzo). I gruppi a tiro rapido dovevano essere riservati allo sbarramento. In realtà, però, risulterebbe che anche il 19° gruppo O. P. C. (12 obici o. p. c.) ed il gruppo di tre batterie da 102 presso Kamno abbiano sparato, mentre il tiro nemico infieriva sulle nostre prime lince, ma il fuoco per qualche batteria venne aperto tre quarti d'ora dopo l'inizio del tiro di distruzione. In complesso, il tiro delle ballcric di sinistra Isonzo meno sparso di quello delle batterie di destra; ma alcune batterie (3° gruppo, 1O' e 30' batteria di obici pesanti campali presso Vrsno e le tre da 102 presso Kamno) erano in posizione da 24 ore ed erano quindi non bene orientate. Il 3° gruppo di obici pesanti campali che disponeva soltanto di una cinquantina di colpi per pezzo iniziò certamente il fuoco dopo le 8,40. Le tre batterie da l 02 di Kamno erano, poi, rimaste improvvisamente senza ordini, essendosi rotte le comunicazioni telefoniche col comando di gruppo, inviato poche ore prima a quota 599 del Mrzli, tre chilometri avanti le batterie. In complesso, erano una ventina di bocche da fuoco a tiro lento che sparavano sul fronte Lcskovca-Mrzli, cd a queste si deve essere aggiunto, in ritardo, il fuoco cadenzato di 12 obici pesanti campali del 19° gruppo. Una dozzina di pezzi spanì sul fondo valle. Fu chiesto il concorso anche di tre batterie (due obici da 149 G per l' interdizione, quattro cannoni da 105 e quattro obici pesanti campali per lo sbarramento) del g ruppo Kozliac, che dipendeva dalla 43• divisione, ma questo era impegnalo a sua volta, cd è dubbio se queste artiglierie siano intervenute sul fronte de lla 46". 11 fu oco cadenzato del le noslrc artiglierie era anche qui ostacolato dalle condizioni già vedute (rottura di telefoni persino lra comandanti di batteria e pezzi, nebbia, controbatteria nemica, maschera) e quindi il tiro dovette perdere molto della sua efficienza: inoltre no n fu e non poteva essere diretto contro quei tratti, dove la linea avversaria dominava dappresso le nostre (centro Sterne, caposaldo Mrzli), da dove, come si vedrà, partirono gli attacchi nemici. Contro le posizioni soprastanti a Leskovca l'efficacia del l' artiglieria contro le trincee avversarie era assai diminuita dal fatto che la linea nemica coronava una cresta rocciosa. Contro le trincee dal Trucchett o Mrzli all'Tsouzo, dovevano sparare 12 pezzi da 149 G (batterie 4", 45" e 33"). Ma di queste tre batterie la 4a e 4Y da 149 G, in postazione presso quota 599 del Mrzli, erano scarse di munizioni, perché la 4a balleria era giunta da pochi giorni senza poter trasportare il muni zionamento, lasciato nella primitiva posizione presso Volaric; il trasporto era in corso, mediante una colonna di 150 muli, nella noltc sul 24, ma solo 15 quadrupedi con una cinquantina di proiettili (il che faceva quasi 200 chili per mulo) erano giunti in batteria. Gli altri erano rimasti per istrada, squarciati dalle g ranate o soffocati dai gas. Quindi la batteria non disponeva che dei colpi il giorno precedente avuti in prestito dalla 45". È da notare, inoltre, che entrambe le batterie il giorno 23 avevano mutato ripetutamente di gruppo, in seguito a spostamenti avvenuti, dal 15° gruppo da 105, arretrato da Volarje e Svina, (un chilometro a sud ovest di Caporetto), erano state assegnate prima al gmppo autocarrcggialo da I 02 che era a


LA BATTAGLIA

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Kamno e poi al 53° gruppo d' assedio dislocato a Vrsno. Di qui un lavoro continuo per stabilire comunicazioni telefoniche che, non essendo dirette, funzionavano imperfettamente, talché l'unico rapporto che una delle batterie ebbe col gruppo, fu la richiesta del ruolino degli ufficiali, cosa ovviamente necessaria; ma ordini per l'azione non ne pervennero. Fini per impartirli, alle 3 del 24, il comandante del gruppo autocarrcggiato, che era stato nella notte trasferito a quota 599 e che, non potendo comunicare colle proprie batterie, partecipò alle due batterie vicine 4a e 45• l'ordine di sparare sulle linee nemiche, all'inizio del tiro di distruzione sulle nostre trincee. Ma tale ordine era generico, non di ripartizione di bersagli; quindi, mentre una batteria sparò sulla zona di Dolje, l'altra fece fuoco con due pezzi sulle trincee di prima linea di fondo valle e con due sul Trucchetto Vodil, posizione elevata di 2a linea, dove presumibilmente di reparti attaccanti non ce ne dovevano essere. La 33• batteria (cannoni da 149 Gin posizione a sud di Vrsno) secondo il raggruppamento, avrebbe dovuto agire verso il fondo valle, secondo il comando di gruppo, sparò invece verso il centro Sleme. Al tiro delle tre batterie da 149 G si deve essere unito il fuoco cadenzato delle tre batterie da 102 di Kamno, le quali, giunte il 23 nella zona, avevano preso posizione ali ' aperto, senza ricoveri, neppure per le munizioni, né preparativi contro l ' azione dei gas cd anch'esse prive di qualsiasi ordine dal comando di gruppo. Anche qui nessuno poté battere naturalmente il tratto delle trincee austriache, vicinissime alle nostre nel settore Vodil. Dunque, in tutto il settore Slemc-Mrnli-lsonzo l'artiglieria, durante il tiro di distruzione nemico suJle nostre prime linee, poté esplicare un 'azione limitata in seguito alla disorganizzazione prodotta dal tiro nemjco nella prima fase ed alla persistente controbatteria nemica. Il nostro tiro, inoltre, invece di procedere concentrato ed a raffiche violente, fu di norrna cadenzato e disseminato, anche per le singole batterie su molti bersagli lontani fra loro. Non vennero naturalmente presi sotto il nostro fuoco i tratti di trincea nemica assai vicini alle nostre, talché in questi tratti le nostre truppe - compresi i comandi di artiglieria in posizione avanzata - ebbero la sensazione che i nostri pezzi rimanessero completamente silenziosi (l). Ma anche in fondo valle, dove le opposte trincee erano lontane, il fuoco, come si disse, cadenzato, non deve aver prodotto danni sensibili al nemico. Ai riparti d 'assalto avversari non doveva riuscire difTicile evitare, spostandosi, il fuoco continuo, ma lento delle nostre batterie pesanti. Dell'artiglieria di piccolo calibro in base agli ordini avuti, quasi nessuna batteria, come confermano anche esplicitamente i resoconti nemici, sparò du-

( I) Il tenente colonnello comandante del 4 ° gruppo someggiato, il quale comandava l' artiglieria del Mrzli, riferisce: «Verso le ore 7 1/2 tanto io quanto il tenente Noli-Dattarino, addetto al gruppo per le funzioni di aiutante mafil,'Ìore, vedemmo il segnale lanciato dalle nostre truppe di I• linea per chiedere l' intervento di tutta l' artiglieria, ma quantunque il detto segnale venisse ripetuto anche presso il Comando nelle prime linee, non ebbe l'eJTetto desiderato, giacché l'artiglieria retrostante a causa della nebbia non poteva vederlo, epperò non intervenne».


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[;IMPORTANZA DELL.:AZIONE MIUTARE ITALIANA

rante il fuoco di distruzione dell'avversario sulle nostre trincee. Di massima, entrarono in azione solo quelle poche che erano poste alla dipendenza diretta dei comandanti di brigata o di reggimento di fanteria (artiglieria sul Mrzli, batterie someggiate del settore Vodil). Le batterie del Mrzli ebbero, però, ordine di sparare dopo lo scoppio della mina avversaria sotto il nostro trincerone avanzato, cioè pochi minuti prima dell' attacco.


VATTACCO SUL MRZLI. Fra le 2 e le 3 sul fronte Sleme-Mrzli-Jsonzo si svolse dunque la preparazione d'artiglieria avversaria, debolmente contrastata dalla nostra. Fra le 7,30 e le 8 le tre divisioni nemiche (so• austriaca, 12• tedesca e l' Alpenkorps) mossero all'attacco delle nostre posizioni fra il Monte Nero e le alture di destra Isonzo, difese dalla nostra 46a divisione (settore Sleme-Mrzli-lsonzo) e dalla brigata Taro (destra Isonzo).

I. -

La 50" divisione austriaca.

Il settore di attacco della 50" divisione austriaca era limitato a nord dalla linea monte Nero (compreso) - Ladrn (tre chilometri a sud-est di Caporetto); a sud dalla linea curva di livello 400 sopra Dolje, Selce, quota 300 a nord di Kamno ponte d'ldersko (escluso). Secondo il diario del lii Corpo d'armata bavarese, prima dell'attacco, la 50" divisione austriaca doveva: a) preparare l'attacco della 1• linea nemica mediante il tiro delle bombarde, completato in quanto era necessario mediante artiglieria pesante; isolamento della prima posizione nemica dalle retrostanti (ingabbiamento); b) preparare l'attacco e l'ingabbiamento dei tratti di trincea (StellungteiJe) esistenti da Kosina Planina-Krn in direzione di Volarie (trincee sul terzo costone di Km); e) isolare, neutralizzare e, in seguito, preparare l'attacco della posizione nemica monte Ncro-Kozliac-Pleca-Vrsno; d) controbattere le batterie del settore assegnato alla divisione, eccello il gruppo nemico a sud-ovest di Vrsno, pcl quale doveva provvedere la 12• divis10ne; e) tiri di disturbo sulle linee di comunicazione e sulle zone di raccolta. l;abbondanza dei mezzi disponibili e le condizioni nelle quali si svolse la lotta d'artiglieria fecero sì che le artiglierie pesanti e le bombarde austriache e gennanichc riuscissero ad assolvere senza difficoltà al loro compito. Per l' azione facevano parte della divisione 50 cannoni da campagna o da montagna, 54 obici da campagna o da montagna, 38 cannoni od obici pesanti; in totale 142 bocche da fuoco, senza contare l'artiglieria antiaerea, le bombarde e le artiglierie pesanti e quelle di grosso calibro, non assegnate alla divisione (1). In totale, comprese cioè le artiglierie tedesche e le austriache, la 14" Armala nella conca di Tolrnino aveva l .178 pezzi, 866 piccoli calibri, 28 1 medi e 41 grossissimi (2) e 256 bombarde medie e grosse, impiegati contro la 46" e 19" di-

(I) Sono escluse da questi dati le artiglierie austriache esis tenti nella conca di ' lo lmino fuori del settore della 50' divisione, no nché le artiglierie germaniche. (2) Esclus i 40 pc7.zi antiaerei ed i pezzi da posizione (quelli cioè non provvisti di mezzi di trasporto) di calibro inferiore agli 8 centimetri. Da noi, come pezzi da posiL.ione, erano impiegate bocche da fooco di vecchio modello, ovvero di marina, ovvero catturate a l nemico.


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L;JMl'ORIANZA DELL;AZIONE MILITARE ITALIANA

visione italiane; si può dunque all'ingrosso, ritenere che circa 600 pezzi e 130 bombarde si siano scaraventate contro 84 cannoni di piccolo calibro, un centinaio di medio calibro e 28 bombarde medie e grosse della 46a divisione. Una proporzione di uno a tre per le artiglierie, di uno a cinque per le bombarde. La 5W divisione si trovava dall' inizio della guerra nel settore Monte Rosso-Sleme-Mrzli; il suo comandante, maggior generale Gerabek, era nel maggio 1915 il comandante di una delle due brigale da montagna della divisione stessa. La divisione il 24 ottobre 1917 aveva due brigate (undici grossi battaglioni più una compagnia d'assalto, uno squadrone mitragliatrici cd uno squadrone cavalleggeri) schierate per ala; la 3a brigata da montagna (colonnello Tlaskal) a destra, atta.ccava fra Monte Rosso cd il fronte occidentale del Mrzli compresi. Contava sei battaglioni, dei quali sembra che uno, il 25° battaglione lager, fosse di riserva divisionale, ma il Tlaskal disponeva però per l'azione, anche di un battaglione dell'altra brigata, la lY, comandata dal colonnello Koschak, il quale con quattro battaglioni agiva sul versante me ridi onale del Mrzli, dai pressi della quota 1.360 sino al punto di contatto colla 12" divisione tedesca, duecento metri circa a nord di Dolje.

2. -

Attacco al monte Rosso.

Le posizioni italiane cd a ustriache s i fronteggiavano a brevissima distanza sulla rocciosa e nuda groppa del Mo nte Rosso, sulla quale da parte nostra erano scavate tre trincee, retrostanti una all 'altra: dalla prima all'ultima circa 200 metri. Difendeva la posiziom: il Ili ba ttag lione più la sa compagnia del 223° reggimento, assa i diminuito di forze pe r perdite precedenti, licenze e servizi varì. Su tale posizione si scatenò verso le 6 il fuoco tambureggiante d'artiglieria. Verso le 7,20, una polente mina scoppiava presso la prima linea di trincee, producendo seri danni e facendo crollare qualche caverna, seppellendone i difensori. Poco dopo il nemico, pare tre compabrnie (delle quali forse due d'alta montagna appartenenti organicame nte alla 55" divisione), irruppero nella prima linea, nella quale erano rimasti pochi difensori e, superatala, impegnarono una fiera lotta coi rincalzi rimasti sulla seconda trincea, mentre accorreva una nostra mezza compagnia, che era in riserva alla colletta Sonza (fra il monte Rosso e la piramide del monte Nero). La lolla durò ollTc due ore; molti ufficiali erano morti o feriti p el bombardamento o per la mina; il comandante del battaglione, capitano Valcriani, gravemente ferito. Il comandante del 223°, tenente colonnello Aprà, mandò una compagnia e mezza di rinforzo, insieme al maggiore Franciosi, comandante del Il ballaglionc, perché assumesse il comando. Ma il nemico dirigeva a tergo dei nostri un violento fuoco di ingabbiamento, ed il maggiore Franciosi, appena giunto a colletta Sonza, fu ucciso da una granata. Il capitano Valcriani , malgrado il grave suo stato, riassunse allora il comando ed organizzò la difesa a collclla Sonza. Anche il colonnello Aprà che era a collclla Kozliak, ferito, lasciò verso le 11 il comando del reggimento al capitano Susini. Sino alle 14 i pochi difensori di collclla Sonza, abilmente valendosi del dirupato terreno,


L.:ATTACCO SUI. MRZLI

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e coadiuvati dalla nostra artiglieria, impedirono al nemico di discendere dal monte Rosso; una ventina dei nostri, contrattaccando fra la tormenta di neve che infuriava, riuscirono anzi a far retrocedere il nemico dal comando di battaglione, ove prima era giunto. La linea M. Nero-Kozliak-Plcca aveva il suo appoggio d'ala nella piramide del Monte Nero, munita di artiglieria (due batterie di piccolo calibro ed una obici pesanti campali da 149). Quindi la perdita di M. Rosso non comprometteva la resistenza della linea di difesa ad oltranza: occorreva però che la linea fosse convenientemente guarnita ed il comandante la 43• Divisione, saputo dei rinforzi mandati a Monte Rosso dal 223° e dei successi del nemico contro la sinistra della 46a Divisione (verso Lcskovca) inviò alle 9 il battaglione Belluno a colletta Kozliak per dare modo al colonnello brigadiere Famca di ristabilire la situazione, e rinforzò parimenti il Pleca con un battaglione, il 30° del 9° bersaglieri, concesso dal Comando del Corpo d'annata. Alle 14, giunse in rinforzo al 223° il battaglione alpini Belluno, una compagnia del quale fu inviata a colletta Sonza, il resto a Kozliak cd al collegamento tra il Kozliak cd il monte Rosso. l.;avanzata austriaca venne definitivamente arrestata. Ma alle 19 giunse alle truppe l'ordine di ritirata. «lo ero del tutto ignaro della situazione (osserva malinconicamente un comandante di sezione da 87 B della 612" batteria d'assedio); credevo che la 43• divisione fosse la pi1ì sfortunata per aver perduto pochi palmi di terreno a monte Rosso, che non dubitavo sarebbe stato ripreso all'alba». Pochi palmi di terreno a monte Rosso: ecco il risultato della azione austriaca in tutto il settore Vrata-monte Nero-Kozliak. Le posizioni nostre del monte Nero-Kozliak non furono neppure attaccate e la dolorosa ritirata da cime conquistate nel 1915 con tanto sublime ardimento si compii senza disturbo alcuno da parte del nemico. Le ombre gloriose di Arbarello e dei suoi eroi devono aver sussultato nelle loro tombe!

3. -

Attacco dallo Sleme.

Il 224° (tre battaglioni più due compagnie mitragliatrici da posizione) occupava col I battaglione il settore di sinistra Sleme, fra Kosina e Leskovca. Di qui la linea si sdoppiava: il II battaglione teneva la linea avanzata (centro Sleme); due compagnie fucilieri del III battaglione presidiavano la linea del terzo costone di Km fino alla ridotta Modena compresa, dove incominciava l'occupazione del 148° fanteria. !;ultima compagnia fucilieri e la compagnia mitragliatrici del lii battaglione del 224° stavano dietro la sinistra, a Kosina. 11 comando di reggimento era alla destra, dietro la ridotta Modena, senza riserve, tranne un reparto zappatori del lii battaglione (60 uomini circa): vi era, però, presso la sede del comando di settore un battaglione di riserva divisionale (1 battaglione del 148°, due compagnie fucilieri ed una mitragliatrici), il quale poteva servire di riserva comune al 224° ed alla brigata Caltanissetta.


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L'IMPORTANZA UELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

Comandava il reggimento, dalla sua costituzione, il colonnello Luigi Rossi ( 1) il quale «infaticabile educatore dei suoi ufficiali e della truppa, ne riscuote-

va considerazione cd amore fino all ' idolatria». Il 20 e 21 maggio 1916 sugli Altipiani, colf' ostinata difosa della dorsale d i Brasolada, si era meritato la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Il generale Murari della Corte Bra nella sua documentata pubblicazione Sulla fronte della la linea della 34a divisione colla brigata Jvrea racconta in proposito: «Ultimo a ritirarsi, alle ore I 8, fu l'eroico tenente colonnello Rossi, con un pugno di eroi leggendari, eroi che imposero rispetto al nemico, così che io non mi perito di affermare che il nemico, preso nella tenaglia fra Campo Poselaro e dorsale di Brasolada, non avanzò; la sua vittoria contro di noi fu qualcosa come una vittoria di Pirro. Nella notte al 2 1 al 22 non una sua pattuglia si accostò a norn. Ferito gravemente ad Oslavia (7 agosto 1916) nella giornata della conquista di Gorizia «con sangue freddo si sbottonò la giubba e rivolto verso i suoi soldati mostrò loro la propria ferita, incitandoli a combattere fino all'ultimo per la nostra santa causa, terminando le sue parole col grido di: Viva il Re, viva l'Italia! » (2). Ottenne di ritornare, non appena valido, al 224". Il ritorno del colonnello Rossi al 224°, dopo la guarigione, riferiva il suo burbero comandante di divisione «fu accolto da una interminabile ovazione generale, quantunque lavorasse il fuoco d'artiglieria e si fosse nell'imminenza di un attacco verso q . 174 (est di Gorizia)». Ferito nel 191 7 da una fucilata al braccio, non aveva lasciato il comando di reggimento. li frutto di tanto lavoro coscienzioso e modesto si vedrà qui ; il 224° cadde, ma tenendo ben alto l'onore del reggimento. Il bombardamento in questo settore, scatenatosi dalle 6 alle 8, coinvolse tanto la linea avanzata quanto quella del terzo costone di Km. li fuoco non era però ripartito unifom1emente, ma era particolarmente concentrato, soprattutto quello delle bombarde, sulla posizione di Leskovka, sul tratto del «Centro Sleme» più vicino alle linee austriache, sulla ridotta Modena e sul rovescio di questa, dove trovavasi il comando di settore. Poco dopo le 7, il nemico scendendo dai canaloni del Rudecirob e de l Maznik attaccava la posizione di Leskovka. La nostra occupazione, anche qui era assai rada; ogni compagnia - un centinaio di fucili - era distesa su di un chilometro circa. La 1a compagnia occupava il vertice orientale della posizione, rivolto verso il nemico; aveva già avuto nel bombardamento del giorno 23 parecchi feriti e l' azione violenta delle bombarde le inflisse nel maltino del 24 perdite gravi, tanto più che in molti tratti la

(I) Parlo di questo comandante di reggimento, perché ehhi campo di conoscerlo; intendo con questo di dare semplicemente un chiaro esempio di ciò che erano i comandanti italiani. Non mi riuscirebbe possibile fare altrettanto per coloro, che mi sono sconosciuti di persona. D'altra parte tre degli altri comandanti di reggimento della 46° divisione vi erano stati assegnati da poco tempo; uno, a~i, il colonnello Tamhorlini del 155°, da pochi giorni. (I) Bolle/lino 11ffìc:iale, l 9 l 7, pag. 3844.


24 Ottohl'c J.917. Settore Sleme __._ Trmcee ifa/lane

....

Obici da 149p l'

I-=- Batteria aa 75

I/JIJ

100

,ooo,.


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!: IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE IIALIANA

posizione non era costituita da trincea, ma da appostamenti fra le rocce. L:azione delle bombarde sconvolse in corrispondenza del vertice della posizione anche il profondo reticolato che la difendeva, talché il nemico, allungato il tiro, riuscì a penetrarvi ed a vincere la resistenza de lla compagnia occupando la parte orientale del saliente di Leskovca. Ma i riparti laterali (a destra il plotone d'ala del II battaglione e la 2" compagnia dall'altra parte) fecero convergere i loro fuochi sul tratto occupato dal nemico, impedendogli di dilagare ed il comandante la 2• compa1,'Tlia, capitano Colaresu, continuò a difendere la posizione. Il nemico però, si andava, col favore della nebbia, rafforzando, sebbene le nostre artiglierie da campagna avessero intanto aperto il fuoco di sbarramento sui canaloni di Leskovca. Le cattive condizioni di visibilità toglievano naturalmente molto della sua efficacia a tale fuoco, e d'altra parte il terreno frastagliato e roccioso offriva al nemico il modo di scendere al coperto. Uno sfondamento a Leskovea avre bbe preso alle spalle il II battaglione del reggimento schierato nella linea avanzata ed avrebbe inoltre permesso al nemico di scendere sul terzo costone di Krn e prendere di fianco le due compagnie che l' occupavano, e costituivano l' ultima difesa del settore affidato al 224°. Il colonnello Rossi, quindi, verso le 9, mandò al capitano Colaresu le uniche forze disponibili: un plotone zappatori cd una squadra di arditi, ma nello stesso tempo ordinò al comandante del TT battaglio11..: (c..:11tro Sleme) di ripiegare sul terzo costone di Km, ed al comandante de l lii battag lione, che si trovava alla sinistra del terzo costone di Krn, di cercare di collegarsi verso la ridotta Emilia colla truppa de l I battaglione, in modo da arresta re il nemico che avanzasse da Leskovca. Diede il colonne llo Rossi poi ordine alla 2• batteria someggiata di ritirarsi cdi prendere posizione sul 3° costone di Krn. La batteria, che era quasi sulla linea del tratto già occupato da Ila I" compagnia sfondato dal nemico, aveva già dovuto abbandonare i due pezzi più avanzati , e nel retrocedere non poté trasportare munizioni; quindi i due pezzi rimasti vennero trainati fino a Vrsno, dietro la linea di resistenza ad oltranza: il resto del personale fu impiegato dal Comando di gruppo, insieme agli uomini della 42" someggiata che aveva dovuto abbandonare i pezzi, a trasportare i pezzi del la 4 1• batteria dal 3 ° costone di Krn, sin presso la chiesetta del villaggio d ' ugual nome; ma i pochi uomini delle tre batterie non riuscirono anche qui a trasportare le munizioni ed il personale coi quattro pezzi della 41 a ripiegò col Comando di gruppo sino a Vrsno (I). Il capitano Colaresu, ricevuti i rinforzi, continuò n ella resistenza, tanto che il nemico, dopo un altro attacco non riuscito, invece di insiste re nell'azione frontale contro la 2• compagnia, si limitò a tenerla impegnata, facendo riprendere il bombardamento e girò, a piccoli gruppi , verso le case di Lcskovca e contro la posizione occupata dalla 3a compagnia, tentando di aggirare anche questa, ciò che gli avrebbe permesso di prendere a tergo la difesa de ll'intero reggimento. Verso le 9,30, il nemico dalle case di Leskovca, che aveva occupato, tentò una irruzione contro il tratto di trincee fra Kosina e Lcskovca; ma, diradatasi la nebbia, fu

( I) I pezzi furono poi portati s ino a Caporel1o dove per l'insieme furono abbandonati. li personale riesce ad altraversare il paese sotto i I fuoco de l nemico, portando alzi ed otturatori.


L.:AlTACCO SIJL MRZLI

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scoperto e ributtato. Il ti-atto fu intanto rinforzato dal maggiore Robolotti, comandante del I battaglione, con un plotone circa, tenuto in riserva. Il comando del II battaglione, ricevuto verso le 9 l' ordine di ritirarsi dalla linea avanzata sul terzo costone di Krn, lo trasmise per telefono alla compagnia di sinistra che ripiegò. Alle altre due, essendo rotta la comunicazione telefonica, inviò un porta-ordini. L.:avviso giunse al comando della compagnia centrale, la sa, quando il nemico stava sfondando, dopo viva lotta, la linea antistante. Già fin dalle 8 parecchi attacchi di pattuglie avevano avuto luogo sul fronte della 5" e 6a compagnia, furiosamente bombardato in precedenza. Verso le 9, l'avversario era andato ingrossando davanti al tratto, dove le difese nostre, completamente dominate, erano più vicine alle nemiche. Si ricordi che anche qui la natura del terreno ripido e roccioso aveva reso impossibile lo scavo di trincee. La linea era formata di baracchini in pietrame, completati con qualche sacco a terra; qualche cavemetta serviva da riparo, non da difesa. In quelle posizioni l ' impari lotta fra il nemico ed i nostri posti avanzati non era sostenibile. L.:avversario dominante si teneva nascosto fra le rocce, fuori della portata delle nostre bombe a mano, mentre egli poteva comodamente lanciarle dall'alto. Non restava ai nostri che il fucile, arma che nella lotta così vicina è assai inferiore alle bombe a mano, le quali ad ogni lancio mandano, in un raggio abbastanza esteso, numerose schegge; il plulune che difeudeva quel tratto di trincee, decimato, fu catturato e gli austriaci poterono scendere, verso le 9 3/4, a tergo del comando di compai:,rnia sottostante e degli altri plotoni, accerchiandoli. La 6• compagnia, sulla destra della 5" non ricevette l' ordine di ritirata e, verso le 11 , mentre era impei:,rnata da pattuglie sul fronte, fu presa al le spai le e catturata dopo viva difesa, forse da truppe avversarie che, dopo aver occupato verso le 8,30, come vedremo, la groppa del Mrzli, erano discese per attaccare il terzo costone diKrn. Fra le 1O e le 11 , la 7• compagnia, unica ritratta dalla linea avanzata, si raccoglie sulla destra del terzo costone di Krn e viene poi mandata presso i I comando di reggimento (secondo costone di Km) in riserva. Il comandante del 224° intanto, chiamò a sé anche la 3" compagnia del I battaglione del 148° di riserva divisionale, che era all'inizio del combattimento dietro la ridotta Modena. Essendo dal bombardamento state interrotte le comunicazioni telefoniche colla divisione, il colonnello Rossi aveva senz'altro ordinato che quella compagnia rimanesse a sua disposizione. La compagnia era però insulTicientemente inquadrata. Comandata- da sette giorni - da un aspirante, aveva come unici subalterni due altri aspiranti, che erano al reggimento dal 22 sera. Metà di essa venne, verso le 1O, mandata in rinforzo al I battaglione (settore di Kosina-Leskovca). Dopo il ripiegamento della 7• compagnia dalla linea avanzata, il nemico aveva potuto venire liberamente innanzi, isolando così le truppe di Lcskovca da quelle che erano sul terzo costone di Krn, poiché non era stato possibile, per mancanza di forze effettuare il collegamento fra le truppe del terzo costone di Krn e la 2" compagnia del capitano Colaresu: una mezza compagnia fu fatta spostare daJla ridotta Modena verso la ridotta Emilia, per assicurare il collegam ento almeno colle truppe di Kosina, ma il piccolo rinforzo dovette essere richiamato d 'urgen 7A verso la destra, dove la ridotta Modena era fortemente attaccata.


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L'IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

La 3a brigata da montagna austriaca (7 battaglioni), che verso le 8,30 aveva occupato con tre battaglioni la groppa del Mrzli sin verso quota 1.100, doveva in seguito, puntare sul terzo costone di Krn, lasciando un battaglione sul Mrzli. Gli altri due, scendendo verso il Mrzli Potok, avevano avuto ragione, prendendolo alle spalle, del rado velo di truppe (due compagnie: la del 148° e 6a del 224°), ch'erano disseminate sulla linea avanzata a difesa della valle del Mrzli Potok. In seguito, la brigata aveva attaccato il terzo costone di Km sulla destra del Mrzli Potok e specialmente la ridotta Modena, mentre il battaglione rimasto sul Mrzli, e presumibilmente qualche altro riparto, tenevano impc1:,TJ1atc sulla sinistra del torrente le truppe ancora disponibili del 148°. La ridotta Modena era difesa dalla 9• compagnia del 224°, che aveva sulla sua destra due plotoni della 7a compagnia del 148° (comandati da un aspirante giunto il 22 sera) i quali occupavano il terreno dalla ridotta al Mrzli Potok. La 9a compagnia del 224° alla ridotta Modena, in se1:,ruito ai bombardamenti da parte del nemico, aveva subìto perdite rilevanti: feriti il comandante di compagnia e due subalterni, il nemico poté quindi irrompere nella posizione cd avanzare, per atta.c care sul fianco destro il secondo costone di Krn e la valletta sottostante, dove trovavasi il comando di reggimento. L'intervento, però, della 7a compagnia, ivi disposta in riserva, arrestò da quella parte l'avanzata del nemico. Le truppe della ridotta Modena si ritirarono sulla destra, raggruppandosi intorno all 'aspirante, che comandava la mezza compagnia del 148°, ed insieme a costui la difesero, finché ebbero cartucce. Gli avanzi dei plotoni di sinistra della ridotla ripiegarono verso la loro sinistra. li maggiore Spinelli, comandante del 11 battaglione, che dopo il ripiegamento dalla linea avanzata aveva assunto il comando delle truppe sul terzo costone di Krn, respinse un attacco del nemico e durante il combattimento rimase ferito da una fucilata ad un braccio; ma, sentito dietro la sua destra l'attacco al comando di reggimento, decise, verso mezzogiorno, di ritirarsi sul secondo costone di Km, prevenendo l 'ordine ricevuto, poco dopo, dal colonnello il quale, data la minaccia d'aggiramento sulla sua destra, aveva stabilito di portare la difesa sul secondo costone di Km, allacciandosi a nord alla posizione di Kosina. Perciò, non soltanto le truppe del maggiore Spinelli ( I t• ed avanzi della 9" compagnia) ma anche quelle del I battaglione (maggiore Robolotti) dovevano ripiegare, ferma, però, la l O" compagnia a Kosina. Il ripiegamento della sinistra (maggiore Robolotti) avvenne ordinatamente, ma essendo le truppe di Leskovca tagliate fuori, non poterono ritirarsi che parte della 3• compagnia e la mezza compagnia del 148°, mandata in rinforzo. Qualche plotone della 3a compagnia non ricevette l'ordine e rimase colla 10" a fronteggiare il nemico intorno a Kosina. Il ripiegamento delle truppe che e rano sul terzo costone di Km avvenne dal la sinistra a scaglioni, sempre combattendo colle punte nemiche. Il maggiore Spinelli, rimasto fi-a gli ultimi, fu catturato. Rimase così isolato il gruppo del capitano Colaresu (2a compagnia) a Leskovca; anch'esso ridotto senza cartucce, fu fatto prigioniero nelle prime ore del pomeriggio. Il nemico poté allora agire più energicamente contro le truppe di Kosina (10" compagnia e parte della 33 ) , ma queste, retrocedendo in tempo di quel


t.:AnACCO SUL MRZLI

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tanto che occorreva per evitare l'accerchiamento e combattendo di appiglio in appiglio, si difesero l'intera giornata. Nel mattino successivo si riunirono sul Pieca alle nostre truppe (battaglione alpini Albergian che si difese colà fino al pomeriggio del 25). Dopo le 12 il Comandante del 19° gruppo obici pesanti campali (tenente colonnello Prin A belle), saputo che il 224° reggimento ripiegava sui costoni di Krn, decise di ritirare presso Vrsno la 57a batteria in posizione un chilometro a nord-est di tale località, fuori della linea di resistenza ad oltranza. I.;ordinc fu confermato alle 12,30 dal Comandante del 64° raggruppamento, colonnello Gloria, il quale era già parzialmente a conoscenza di quanto avveniva in fondo valle. Alle 13,30 il Comando di raggruppamento ebbe informazioni che il nemico era oltre Karnno e ricevette ordine dal Comando d' artiglieria della zona sud di ritirarsi. I Comandi delle batterie pesanti che erano a portata furono avvertiti di rendere inservibile il materiale, e si ritirarono quindi col personale riuscendo a passare il ponte di Caporcllo prima delle sue interruzioni. Al gruppo Prin Abcllc invece, tale avviso non pervenne ed il tenente colonnello, saputo che le batterie pesanti di Vrsno ed il Comando di raggruppamento avevano già ripiegato, decise di tentare di porre in salvo il materiale sulla destra dell'Isonzo. Il traspotio però si doveva effettuare a braccia e senza avantreni, che erano nelle retrovie presso C:ivid:ilc: l'impresa quindi era impossibile ad effettuarsi con gli uomini disponibili, una sessantina per batteria. Il Comandante di gruppo trovò un valido aiuto in un reparto di circa 200 bombardieri formalo a Libussina verso le 1O, togliendo a tutte le batterie colà raccolte gli uomini armati di fucile. Gli altri bombardieri, un migliaio di uomini non armati, distrutte le bombarde ripiegarono da Libussina oltre Caporetto. Le batterie del 19° gruppo avevano avuto sino allora poche perdite; si sapeva che la linea di Krn resisteva, ma circolavano già le voci che il nemico fosse presso Idersko: lo scoraggiamento incominciava a serpeggiare; avuto in rinforzo una sessantina di bombardieri ciascuna, le batterie iniziarono, dopo di aver deposto i fucili, il faticoso ripiegamento per la strada di Vrsno, battuta da violento fuoco di interdizione. Cadaveri e quadrupedi sventrati giacevano lungo la strada. Per fortuna gli shrapnel nemici scoppiavano molto alti ed erano poco efficaci. Pioveva sempre, ma la nebbia diradata permetteva oramai - erano circa le 15 - di notare il progredire dei razzi lanciati dal nemico sulla destra Isonzo. Artiglieri e bombardieri a prezzo di gravi sforzi riuscirono a trasportare qualche pezzo sino a Ladra, sulla strada di fondo valle, ma la località era già occupata dal nemico, il ponte di Caporetto saltato. Il personale, disarmato, riusciti vani i tentativi di passare l' Isonzo, dovette arrendersi al mattino successivo al nemico. t:avversario intanto respingeva, verso le 14, le truppe, che difendevano sul 2° costone di Krn la ridotta Emilia (nuclei del 1 battaglione e parte della Y compagnia del 148°); talché verso le 14,30, il colonnello Rossi fece iniziare il ripiegamento sul 1° costone di Krn. Perciò, verso le 15, le truppe superstiti compagnie 11 • e 7• ed avanzi della 3• e 9• del 224° e della 3a del 143°, rapidamente riordinate dal colonnello, erano schierate sulla linea Chiesa di Km, quota 889, dove erano postate la 3• e 4• batteria del 18° da campagna. Giunse colà da Libussina il riparto zappatori del I battaglione, rinviato dalla Bainsizza il giorno 23.


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L'IMPORTANZA DELL:AZION E MILJ'IARE ITALIANA

È noto che dopo il combattimento, da parte di ufficiali che non erano stati direttamente coinvolti nella lotta, vi furono accenni, che verranno in seguito esaminati, tendenti ad attribuire ad un 'arma piuttosto che all'altra la colpa dell'insuccesso. Diciamo subito che assolutamente diversa è la versione di chi ha visto in faccia il nemico. Qui, poi, sul costone di Km, dove a contatto e di fronte all'avversario imbaldanzito, che poteva onnai attaccare con forze soverchianti (una trentina di compagnie) contro quattro o cinque compagnie del 224° cd altrettante circa, come si vedrà, del 148° ritiratesi sulle pendici del Mrzli, e senza contatto col 224° tutti hanno parole di ammirazione per i colleghi delle altre armi. 11 nemico, dopo aver fatto indietreggiare i I 148° sulla sinistra del Mrzli Potok attaccava la posizione del 224° sul I O costone di Km non solo di fronte e sulla sinistra, dove venne arrestato da un nostro reparto inviato per ristabilire il contatto colle truppe di Kosina, ma anche da sud e da sud-ovest. Fanti ed artiglieri nostri gareggiavano nella resistenza. «Eroico fu il contegno delle batterie della chiesa di Km e della quota 889, dice il maggiore Robolotti, che sulla linea della fanteria mantennero sotto un efficace fuoco il nemico e non cedettero se non quando furono prive di munizioni e fu deciso il ripiegamento». Da parte dei giovani ufficiali d'artiglieria è un inno unanime ai soldati del 224° fanteria «che si batterono magnificamente tutto il giorno 24» cd al loro comandante, che gridava ai suoi fanti «difendiamo le nostre batterie». Ma la nebbia intanto si era diradata e cresceva l'efficacia dell'artiglieria avversaria; le nostre artiglierie pesanti da lungo tempo tacevano, avendo, il personale del 64° raggruppamento avuto, come si disse, verso le 13, l'ordine di ritirarsi. Le batterie da campagna de l costone Km erano, intorno alle 15, senza mutùzioni. Domande di soccorso, inviate con ogni mezzo, erano rimaste senza risposta. Per evitare l'm;cerchiamcnlo, non restava che arretrarsi ed «il ripiegamento, dice il maggiore Robolotti, avvetrne in perfetto ordine, sempre a contatto del nemico incalzante c continuamente combattendo, personalmente diretto con valore indomito dal nostro colonnello, il colonnello Luigi Rossi». I riparti raggiunsero così l'avan linea di Vrsno, posta a circa 700 metri ad est della linea di resistenza ad o ltranza Pleca-Vrsno. I..;avanlinea era tenuta da una compagnia del 2° bersaglieri con alcune mitragliatrici, che dall'inizio dell'azione erano state sottoposte ad inte nso bombardamento. Qui il comandante di reggime nto trovò il tenente colonnello Folezzani, comandante <lei 2° gruppo d'artiglieria del 28° da campagna, e seppe che la linea retrostante Pleca-Yrsno-Sclcc era tenuta dal 2° bersaglieri. Nessuna notizia di ciò che era avvenuto in fondo valle. li nemico, verso le 18, attaccò con violenza la posizione, ma fu nettamente respinto. Cominciavano, però, a mancare le cartucce. Il colonnello Rossi inviò a chiederne al comandante del 2° bersaglieri , tenente colonnello Ricchieri, il quale però ne difettava anch ' egli e soltanto qualche ora più tardi poté trovare 600 pacchetti da cedere al 224 °; uno per soldato. In tali condizioni il colonnello Rossi, rintuzzato l'ultimo sforzo dell ' avversario, alle 19,30 cominciò a ritirarsi, indisturbato questa volta, a scaglioni sulla linea di Yrsno, dove il reggimento si riordinò in un battaglione: contava 13 ufficiali e 480 uomini di truppa. Durante più di dodici ore di comhattimento il 224°, occupando con un mi-



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LIMPOlllA NZA DE LL;AZIONE Mll .lTARF. ITAI .IANA

gliaio di fucili più di selle chilometri di trincea, aveva trattenuto, a malgrado delle perdite di riparti dovute alle condizioni sfavorevoli di terreno e di schieramento, un avversario soverchiante di forze, il quale in questo punto del fronte non riuscì che a farci perdere le infelicissime posizioni avanzate dello Slcmc, mentre la linea di resistenza monte Ncro-Pleca-Vrsno-Selce era non solo intatta nelle nostre mani, ma non era neppure stata attaccata in nessun punto. Le affermazioni del diario del comando del 111 corpo bavarese che verso le 2,45 del pomeriggio «la 5()" divisione aveva raggiunto quota 2.163 a nord del monte Nero (Km) per auaccarc di lì la punta e che la massa della divisione stava attaccando la posizione nemica Kozliac-Plcca-Vrsno, ciò che doveva venire facilitato da un attacco avvolgente sulle due ali (dal monte Nero e da Selisce)» significa soltanto che il Comando di corpo d'annata era inesattamente informato. Gli austriaci si guardarono bene dall' attaccare il monte Nero, sebbene avessero la possibilità di farlo, mentre non giunsero mai nell' intera giornata, a portata della linea Kozliac-Pleca-Vrsno-Selce. C osì pure è insussistente l 'affennazione contenuta nel diario stesso che malgrado tutte le difficoltà sia «riuscito alla divi sione di impadronirsi di tutti i suoi obiettivi» ( l ), e del pari non sussiste che fosse alla sera nelle mani del nemico «la zona del Krn colla forte posizione Kozliac-Spika». L'azione del 224° fanteria aveva impedito che queste posizioni fossero attaccate (2). 4. ~ lJattacco alla brigata Caltanissetta sul Mrzli.

Anche sulle trincee della groppa del Mrzli il bombardamento con artiglierie di ogni calibro e grosse bombarde, si scatenò violenti ssimo verso le ore sci, battendo specialmente le trincee de lla linea delle Cavernette ed i camminamenti, che conducevano al trincerone avanzato nonché il tratto di questo che scendeva ver-

( I) La commticazione avuta dal Comando di Corpo d'annata deve essere slala alquanto sibillina, perc hé il diario dice: «Presso la 50'' divisione imperiale e reale la grande difficoltà de l terreno, accresciuta dal maltempo, rendeva incerto se la punta del Km e la posi:i:ione nemica Kozliac-Pleka-Spika avrebbe polulo essere raggiunta il 24; tuttavia l'attacco del I reggimento bosniaco da Selisec progrediva. Ma, ma lgrado tutte le difficoltà, riuscì alla divisione nel corso della sern di impadronirsi di lulli gli obiettivi». Si tralascia di confutare la immaginosa namizione delle avventure del capitano Kroner, comandante del 4° ballaglione del 33° reggimento, fatto prigioniero e condotto al l' leca, rife rita dall'Hiibner, pag. 63 , circa il preteso colloquio del capitano prigioniero con w1 generale italiano, completamente disorientalo, colloquio che sarebbe awcnuto a Kosec il mattino del 25. Basti dire che nessun generale italiano si trovava a Koser o presso Kosec il mallìno del 25. Vi si accennerà parlando delle difese del Pleca nel giorno 25. (2) La stessa carta al 200 mila annessa alla rela:i:ione ulTiciale riservala «La 12' Battaglia dcll' Ison:i:o» nel segnare la linea raggiunta dalle truppe austro-tedesche la sern del 24, esdud.e dalla :i:ona occupata il Monte Nero, il K.ozliak, il Pleca e lulla la conca di Drezenca . Vi comprenrle Vrsno, I .ibussìni e lo Spika, che invece nella notte dal 24 al 25 erano ancora occupati dai nostri. Il Colonnello Rossi coi resti del 224°, del 148° e del 2° bersaglieri lascia le trincee di Vrsno a mezzanotte e per Libussina giunge sul pianoro sottostante allo Spika di dove dopo le 3 del giorno 25 muove, come si vedrà, su Urezenca. O


L'/\TI/\CCO SU L MRZ LI

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so il Mrzli Potok. Contemporaneamente venivano battute la mulattiera, che dalla groppa del Mrzli portava a Sclisec ed il comando di brigata posto a quota 860. I collegamenti telefonici furono quasi tutti interrotti; riattati con duro sacrificio di uomini, vengono nuovamente spezzati; i camminamenti sono sconvolti, in molti punti colmati; le cannoniere dei pezzi in caverna parzialmente ostruite. Il comando di brigata resta isolato dai comandi retrostanti (comando di divisione, comando di artiglieria divisionale); così pure sono interrotti i telefoni fra il comando del 147° ed i battaglioni. Funziona invece sino ali ' ultimo il telefono fra il Comando di brigata e quello del 147° reggimento (quota l.186 del Mrzli). Il fumo delle esplosioni e del polverone sollevato dai colpi rende ancor più difficile la visibilità, già scarsa per la fittissima nebbia. Le venefiche esalazioni dei proiettili a gas cominciano ad addensarsi nei ricoveri. Tutti hanno la maschera. Qualche galleria delle più deboli, colpita in pieno, crolla seppellendo il personale. Tuttavia tutti sono al loro posto malgrado l' intenso bombardamento, vigilano le vedette nel trincerone avanzato, i portaordini circolano fedelmente. Verso le sette cd un quarto, il nemico fece brillare le mine, da tempo disposte sotto il nostro «Caposaldo» (destra del trincerone avanzato sulla groppa del Mrzli). La minaccia era già nota ed erano quindi state prese le misure atte a limitare il danno. Tuttavia, dato il volume del materiale lanciato in aria (gli imbuti delle mine misurano tuttora complessivamente più di diciassette metri di lunghezza e selle di larghezza) parecchi furono i colpiti, anche fuori del tratto di trincea sconvolto dalla mina. La nebbia, era, però tale in quel momento, che lo scoppio non fu veduto dal! 'artiglieria: i comandi, anzi, compresi quelli vicini, essendo in caverna, non ne distinsero, in mezzo al fuoco tambureggiante, neppure lo scoppio. L'avviso fu portato dal soldato trombettiere Corsidonio, inviato dal comando del I battaglione, il quale giunse, ferito, al Comando di reggimento, verso le sette e tre quarti. li tenente colonnello Raimondo chiese subito al tenente colonnello Paulizzi, comandante l' artiglieria del Mrzli, l'intervento dell ' artiglieri a, il che avvenne prontamente, ma erano otto pezzi di piccolo calibro, dei quali uno era già deteriorato, e qualche altro aveva per direttrice di tiro lo Slcmc, e quatlrn mortai antiquati da 149: i segnali falli dalle prime linee e ripetuti al Comando di reggimento per lo sbarramento non furono veduti dall'artiglieria retrostante. Ma nel momento in cui l'artiglieria del Mrzli dirigeva il fuoco accelerato sulla linea nemica, le truppe avversarie erano già entrate nella nostra linea. Per l'attacco sul Mrzli la 3a brigata da montagna austriaca aveva destinato tre battaglioni, dei quali due - il lll del 46° reggimento a sinistra ed il IV del 37° a destra - sulla groppa di fron te al nostro trincerone avanzato. Sulla destra del IV del 37° attaccava il IV del 33°. A sud-est di questo gruppo di tre battaglioni (che pare fosse comandato dal colonnello Diedendorfer), era disposta, per agire contro le difese del versante del Mrzli verso l'Isonzo, la 15" brigala da montagna ( due battaglioni del I O reggimento bosnocrzcgovese, II battaglione del 18° reggimento e I battaglione del 6 1° reggimento). Non risulta in modo sicuro l' ordine di schieramento di questi ultimi battaglioni . Quasi contemporaneamente allo scoppio della mina sul Mrzli (l'ulTiciale di


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! '. IMPORTANZA DELt;AZJONE MILITARE ITA!.IANA

servizio ad un osservatorio del Mrzli dice, anzi, poco prima di esso) riparti d'assalto della 15" brigata da montagna scendevano per i canaloni nell'intervallo fra la lunetta A ed il Mrzli. Come venne già accennato, in questo tratto non vi erano difese apprezzabili. Tre magri plotoni della 2a compai:,rnia del 147°, una settantina di uomini, disseminati in quello spazio di circa un chilometro, erano dcslinali più ad un servizio di sorveglianza che di difesa. Si riteneva che siccome quel tratto andava a finire sulla falda dirupata del monte, forze rilevanti non sarebbero di là discese. Nessuna azione d' artiglieria fu da noi svolta nella notte in quel tratto; nessuna difesa davanti, nessun sostegno dietro. Solo il fantaccino isolato nella nebbia, dalla quale ad un tratto spuntano i grossi nuclei d'assalto del nemico. La destra della tenue linea è sopraffatta ed i reparti d' assalto procedono rapidamente, non in basso sul terreno dirupato, ma orizzontalmente contro il tergo delle nostre difese della groppa del Mrzli, verso quota l.186 ed i pochi giovani ufTiciali di quel rado velo di collegamento, fra le lunette ed il Mrzli, si vedono davanti il nemico irrompente, prima quasi di essere a conoscenza dell' attacco. Una parte dei gruppi d'assalto si rivolse verso la lunetta A, attaccandola di fianco, mentre altre truppe, come vedremo, scendevano per assalirla di fronte. In tal modo, il nostro tratto più deholc (collegamento fra 147° e 155° reggimento) veniva utilizzato per poter manovrare contro il fianco e le spalle dei due nostri reggimenti, il 147° cd il 155°, contemporaneamente impegnati di fronte. Oopo un quarto d' ora circa dallo scoppio della mina, si sferrava anche l'attacco da parte dei due battaglioni austriaci, posti sulla groppa del Mr..di. Tutto era stato minutamente predisposto per l'attacco, pcl quale i battaglioni dovevano procedere in tre o quattro colonne ciascuno, in modo che la profondità delle truppe attaccanti era assai ridotta. Sono dunque otto compagnie, ben preparate cd intatte, che, partendo da posizioni sicure, non bombardale, attaccano due scarse compagnie nostre di fucilieri, le quali, distese su quasi un chilometro di trincea, hanno avuto perdite gravi dal violentissimo bombardamento e dalla mina, che ha sconvolto la destra delle posizioni. Appena scoppiata la mina, il comandante del nostro I battaglione del 147° fece guernire le trincee, ma l' occupazione era molto rada, specialmente sulla destra della 3" compagnia, duramente provata, soprattutto dalla scoppio della mina. I rincalzi erano scarsi; alla compagnia di destra, la 3\ stava in rincalzo un plotone della 2• (schierata cogli altri tre plotoni lungo il collegamento Vodil), una squadra alla I" compa!,rnia cd un plotone circa al comando di battaglione tolto al III battaglione che guarniva la linea retrostante delle Cavcrnctte. Di fronte all'attacco dei riparti d'assalto avversario, le condizioni della destra del trincerone erano disperate. Pochi gli uomini, molte le perdite, nessuna mitragliatrice, perché ritirate in previsione della mina; le cartucce, le bombe a mano seppellite sotto le macerie. Il nemico riuscì ad irrompere e, lasciando qualche squadra ad aver ragione dei gruppi di difensori rimasti in quel tratto, si diresse, sempre preceduto dal fuoco d' artiglieria, sulla linea delle Cavemette. Il comandante la 3" compagnia si ritirò con due aspiranti e con pochi uomini rimastigli vicino.


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L'AnACCO SUL MRZLI

Contemporaneamente il nemico riusciva ad entrare anche alla sinistra della groppa del Mrzli, di fronte alla posizione austriaca detta dei «Roccioni spaccati». lvi era stata messa a difesa una mitragliatrice, ma il polverone fece incantare l'arma, che fu fatta saltare dal nemico a colpi di bombe a mano; l' ufficiale che comandava fu gravemente ferito, insieme con due dei suoi uomini; gli altri serventi, portato l'ufficiale in un ricovero, gli si strinsero attorno e furono più tardi con lui fatti prigionieri. Tanto al Caposaldo (destra del Trincerone) quanto alla sinistra l' impari lotta fu così rapida che i piccoli riparti di riserva del battaglione, eh' erano nelle caverne retrostanti alla linea, non fecero in tempo ad avvedersene. 11 comando di battaglione si accorse dell' irruzione avvenuta, per la presenza di piccoli nuclei nemici, che si andavano sparpagliando per le trincee e che furono fatti prigionieri (una ventina di uomini). Fu più tardi, quando già erano prese dal nemico le trincee delle Cavcmcltc Rocccltc, che i nostri, rimasti sulla linea avanzata, s'accorsero di esser circondati, senza via di scampo. Oltre che sulla groppa del Mrz li, il nemico passò attraverso alle nostre linee, nel pendio che scendeva al Mrzli Potok. Anche questo tratto, appena guardato dai nostri, violentemente bombardato e senza ripari, ucciso il comandante di plotone, non poté opporre resistenza. ln tal modo il sottilissimo velo formato dalle tre compagnie del l battaglione del 147°, era stato senza dilTicoltà squarciato in parecchi punti dal nemico, il quale così colla stessa superiorità di forze con cui aveva superato la difesa del 1° battaglione del 147°, poteva attaccare le trincee delle «Cavemctte Roccette» difese dal terzo battaglione dello stesso reggimento, e l'attacco, oltre che sul fronte del battaglione poteva svolgersi di sorpresa contro i fianchi e le spalle del riparto stesso. La rapidità dell'azione ed il persistere del bombardamento avevano impedito ai di fensori della linea delle «Cavernette Roccette» di accorgersi della caduta del «Trincerone». Era appena stata notata qualche breve ralTica di mitragliatrici e qualche fucilata. Delle tre compagnie del III battaglione, due, la l O" e l' 11•, difendevano le trincee Cavcmettc Roccette, la 9a era di riserva, ma di questa un plotone era stato prima del bombardamento destinato di riserva al l O battaglione e due plotoni, che durante la notte avevano prestalo servizio di fatica per portare bombe alle linee, erano tuttora al comando di reggimento, presso quota 1.186. La riserva, dunque, del battaglione era anche qui di un solo plotone di fucilieri della 9a compagnia, più il reparto zappatori e la sezione Bettica del battaglione. li plotone d'auacco del battaglione anch'esso tenuto in riserva, era stato durante il bombardamento seppellito in caverna. Si ripresentano, dunque, anche qui le condizioni in cui si era trovato il 1° battaglione: due compa6rnic solloposlc ad intenso bombardamento contro due battaglioni intatti, imbaldanziti dal facile successo ottenuto sulla prima trincea. All'annuncio dello scoppio della mina avuto dal comando di reggimento e dalle vedette della parte alta delle Cavernette il comandante del III battaglione ordinò che le compagnie 10" e 11• guernissero la linea e che il comandante della 9", col plotone che aveva sottomano, rinforzasse la sinistra della posizione. Ma O


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l'avversario, incalzando i pochi uomini della destra della 3a compagnia in ritirata dal Caposaldo, era già sulla seconda linea. Cartiglieria e le bombarde del Mr1;li erano entrate, come si disse, in azione, ma le cannoniere, in parte ostruite, riducevano sempre più il settore battuto, man mano che il nemico si avvicinava; la nebbia, il terreno rotto cd a doline impedivano di vedere l' avanzata dei riparti d'assalto, che solo ad intervalli furono scorti dai nostri osservatori, quando la nebbia momentaneamente si squarciava. I riparti d'assalto nemici furono così alle Roccette e sulla sinistra delle Cavcmcttc prima dei nostri rincalzi e sorpresero i due plotoni dell' 1la compagnia, mentre sfilavano per occupare la linea, il resto della compagnia ed il comando di battaglione in caverna. Anche il plotone della 9a compagnia, inviato, sotto il comando del comandante la compagnia, verso la sinistra, fu presto avvolto e sopraffatto. Successivamente anche gli ultimi due plotoni della 9\ chiamati in rinforzo, furono circondati dal nemico e catturati. Alla 1oa compagnia, che occupava la parte alta delle Cavernette, era stato invece notato lo scoppio della mina sotto il caposaldo e si era dato subito l'allarme; la linea fu occupata in tempo e fu aperto il fuoco sui nuclei nemici, che si scorgevano sul dinanzi della linea, tra la nebbia e il polverone del bombardamento. Ma all'estrema destra di essa, dove il terreno scendeva in un ripido canalone si vide che riparti nemici, provenienti dal collegamento col settore Vodil, erano sfilati in basso sotto le posizioni della compagnia cd erano diretti sul comando di reggimento. In pari tempo l'allanne sulla sinistra denotava che l' avversario aveva in quel tratto già oltrepassato la trincea. La 1oa compagnia era quindi aggirata a destra ed a sinistra; le perdite erano già sensibili, il comandante di compagnia decise, per evitare l'accerchiamento, di ripiegare sul comando di reggimento sotto la protezione di una mitragliatrice ancora in efficienza (quota 1.186). Ma due subalterni erano già stati feriti; degli uomini sparsi sul largo fronte solo pochissimi poterono eseguire l' ordine del comandante di compagnia e seguirlo al comando di reggimento, dove fu fatta l' ultima difesa. Il comando dì reggimento era a quota 1.186, quattrocento metri dietro la trincea delle Roccette. Oltre le truppe del I e TJT battaglione, impegnate nella difesa del «Trincerone» e della linea «Roccette Cavernette>), aveva a sua disposizione, come riserva, il riparto zappatori del II battaglione. Misera riserva numerica, perché trattavasi di una cinquantina dì uomini, ed anche di scarso valore dal lato dell'istruzione e della coesione. I riparti zappatori in un settore così vasto, con lavori di enorme estensione, senza che la divisione avesse una sola centuria, erano continuamente impiegati come lavoratori, frazionati per la molteplicità dei compiti; ora, come in pace il macellaio adopera il coltello più facilmente di un fotografo, così anche in guerra il mestiere abituale dei riparti contribuisce molto a formare l'anima del soldato. È quindi naturale che in questo settore i reparti zappatori avessero un po' del centurione, ottimo nei lavori anche sotto il fuoco, ma inadatto al combattimento. Per dì più il riparto zappatori era senza il proprio ufficiale ed un nuovo ufficiale ne aveva preso il comando la notte sul 24. Il comando della brigata aveva dato l'ordine al Il battaglione del 148° dislocato fra quota 700 e quota 800, di recarsi a quota 1.100 a disposizione del comando del 147°, ma come si vedrà, questo riparto non giunse in tempo a rinforzare ì due battaglioni, in linea sulla groppa del Mrzli.


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Ricevuto l'avviso dello scoppio della mina verso le 7,40, il tenente colonnello Raimondo, comandante il 147° fece aprire subito il fuoco dall 'artiglieria del Mrzli e fece invano ripetere i segnali per il fuoco di sbarramento delle batterie rctrnstanti, telefonando anche al comando di brigata, tanto che alle 7,40 il comandante la brigata Caltanissetta, colonnello brigadiere Ponzi, mandava dal suo posto di comando a quota 860, il seguente biglietto al comando della 46a divisione: «Mina nemica caposaldo scoppiata. Causa interruzioni telefoniche, mandato messo per richiedere intervento artiglieria, nebbia impedisce vista segnalazioni pistola ( l)». Qucst ' avviso fu ricevuto dal Comando della divisione alle 9,30, abbastanza presto, tenuto conto della distanza e del bombardamento. Il te nente colonnello Raimondo sentiva intanto il rumore del combattimento sulla prima linea, cioè scariche di mitragliatrici, fucilate e scoppi sordi di bombe a mano; il tiro dell 'artiglieria nemica sulla seconda linea andava rallentando ed allungandosi, mentre il combattimento si avvicinava ed i feriti che affluivano al posto di medicazione, vicino al comando, recavano la notizia che la seconda linea era già attaccata alle Cavernette. Il comandante del reggimento mandò anzitutto colà la sua riserva, il riparto zappatori del II battaglione, il quale, però, giunto sul posto, trovatosi isolato e circondato, depose le armi. I pochi uomini del comando del 147°, uniti a qualche soldato del genio col tenente Vitalini, agli artiglieri del comanclo cli gruppo del tenente colonnello Paulizzi cd agli ufficiali, si erano disposti intorno alla quota 1.1 86; ad essi si aggiunse il tenente Robhiano, comandante la 10", insieme a qualche superstite della sua compagnia, che si era ritirn.to dalle Cavcmette. Un sottufficiale mise in moto w1a mitragliatrice. Il tenente colonnello Raimondo volle accorrere sulla seconda linea, dove ancora si sentiva il combattimento, ma a pochi passi dal posto di comando un forte nucleo nemico gli sbarrò la strada. Il tenente del genio Vicarini con pochi uomini si slanciò per trattenere l'avversario, battendosi valorosamente a colpi di bombe a mano e di fucile; ma altri nuclei nemici giunsero dalle R occettc, mentre tuttora duravano le fucilate alle Cavernette: parecchi dei nostri cadono, il tenente colonnello Raimondo è colpito da due fucilate che gli spezzano una gamba: a terra, è fatto segno ad una scarica di bombe a mano, che lo ferisce ancora gravemente. Cadeva con lui l'ultima resistenza sul la groppa del Mrzli: solo pochi animosi col tenente Vicarini poterono sfuggire, combattendo, ai riparti austriaci, che provenendo da destra (dal collegamento col settore Vodil) e da sinistra (dalla selletta Sleme), avevano preso alle spalle le nostre difese poste sulla groppa. Il tenente colonnello Raimondo si trascinò al vicino posto di medicazione, ma sopraggiunti gli austriaci, il personale di sanità fu catturato ed il colonne ll o, ritenuto morente, fu lasciato dal nemico fra altri moribondi, fra i quali il capitano Lovi comandante il riparto lanciafianune del Mrzli cd il sergente maggiore zappatore Bruno, che aveva sino all' ultimo difeso la quota colla mitragliatrice. Così, verso le 8 1/2 il nemico era padrone delle nostre difese sulla groppa del Mrzli ed i due battaglioni I e III del 147° reggimento erano prigionieri.

( I) C ioè ai segnali fatti colla pistola Ve,y.


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L'IMPORTANZA DELL.AZIONE MILITARE ITAI.JAN/\

Ma alla fretta dell'attaccante trovò rimedio la pietà e la devozione del soldato italiano. A notte fatta, quando già il Mrzli era deserto, quando la pace era tornata sulla desolata cima bagnata per due anni dal sangue di tanti valorosi, due soldati delJ'altro reggimento della brigata, il 148°, dispersi per la montagna, intesero i lamenti del tenente colonnello e ritrovatolo e riconosciutolo «Non vollero più, dice il Raimondo stesso, assolutamente abbandonarmi e con grande abnegazione durante la notte intera mi trasportarono sino a Selisce, donde nella giornata del 23 dal nemico fu indiri zzato a Tolmino». Tanto forte è anche nelle tristi circostanze il legame d'affetto, che lega il nostro soldato, semplice e buono, ai superiori che stanno e che combattono con lui! (1).

5. -

La difesa del 148°.

Il comandante la brigata, come già si disse, aveva mandato al III battaglione del 148° (riserva di brigata), dislocato fra quota 700 e quota 800 del Mr.di, l'ordine di salire a quota 1.100, per mettersi a disposizione del comando del 147° fanteria. Non si può precisare l'ora, in cui il battaglione ricevette l 'ordine; pare però che si sia mosso verso le 8. Alle 8,20 il comando della brigata Caltanissclta è avvisato telefonicamente dal Mrzli che il nemico è già alle Roccette e sa inoltre che una colonna avversaria avanza dal varco E 3 (2) (pendici settentrionali del Mrzli verso Selletta Sleme-Mrzli). Infatti alle 8,25 viene inviato il seguente avviso scritto al comando delJa 46" divisione: «Il nemico è giunto alle Roccette; altra colo1ma avanza da varco E 3. Ho già inviato riserva settore verso Roccette. Ho chiamato a quota 800 il hattaglione (I, 148°) della riserva divisionale con il quale sbarrerò il passo alla colonna nemica, proveniente varco E 3. Urgono rinforzi - Colonnello brigadiere Ponzi» . Però, come è noto, il I battaglione del 148° aveva una compagnia, la I", nelle lince avanzate del sottosettore destra Sleme ed un' altra compagnia, la 3•, posta dietro la ridotta Modena, nel settore del 224° fanteria, era stata chiamata in rinforzo da quest'ultimo reggimento. Quindi, mentre verso le 8,30 sulla groppa del Mrzli la lotta stava per finire, due nuclei salivano le pendici occidentali del monte: il III battaglione del 148° (meno metà della I o• compagnia, suddivisa in piccoli posti sul costone quota 599 verso quota 1.186) si diresse da quota 800 verso quota I .100 e la 2• compagnia più la compagnia mitragliatrici, i reparti zappatori e la sezione pistole del I battaglione del 148°, dai pressi di quota 700 nel fondo del vallone del Mrzli potok

( !) Questo bell'esempio di devozione del soldato all'ufficiale non è il solo. Il capitano degli alpini Alinei gravemente ferito il 24 a monte Rosso viene nella notte lrnsporlalo da due soldati a Drezcnca, percorrendo al buio ed in quel terreno dirupato 1.600 metri di dislivello: «Fui raccolto da due soldati del reggimento, dei quali non ricordo i nomi che con spirito di sacrifizio wùco e sforzi inauditi mi trascinarono sulla neve in mez.w alla tormenta sino a colletta Kozliak in un telo da tenda. Di lì fui portato a Drezenca». (2) Varco da noi fatto nei reticolati nemici dunmte l' offensiva di agosto.


I? ATTACCO SIJL MRZLI

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(2" compagnia) e del rovescio di ridotta Modena (per gli altri riparti), si affrettavano verso quota 860, sede del comando di brigata. Si ricordi che i riparti del gruppo di tre battaglioni austriaci, che attaccavano sulla groppa del Mrzli e sul versante settentrionale di esso verso Selletta Sleme, avevano superato senza difficoltà la trincea avanzata posta sul pendio anzidetto, appena guardato da rade vedette della ia compagnia del 147°. Gli austriaci si diressero, quindi, parte direttamente contro le Roccette, parte contro il pendio che da queste scendeva verso il Mrzli potok, e vennero, perciò, a scontrarsi colla compagnia di destra- la del II battaglione del 148°. Occupava questa un lungo tratto della linea dove, come si è detto, non erano, si può dire, lavori di sorta; data l'estensione della linea, sulla estrema destra di essa era stata collocata a g uardare gli ultimi duecento metri una sezione Bettica - una ventina di uomini - collegata a vista a destra colle Rocccllc, a sinistra colla 5" compagnia. Anche qui non fu difficile ai forti pattuglioni austriaci, sbucati dalla nebbia a pochi passi dai nostri, aver ragione, dopo qualche scarica di mitragliatrici, dei pochi e sparsi uomini della sezione, i quali non potevano neppure a quella breve distanza, usare i lancia-spezzoni. Aperta così una larga breccia nella seconda linea, il nemico, c he intanto aveva impegnato frontalmente con pattuglie la sa compagnia e la metà di destra de lla 6", poté prendere di fianco cd a lle s palle i predetti riparti: il plotone cli clcstrn della 5" compagnia, guidalo da un aspirante appena g iunto al reggimento, tentò di cambiare fronte, ma nel movimento il riparlo si frazionò in g ruppi, i quali, dopo breve lotta, furono catturati: la stessa sorte toccò pure al resto della 5" compagnia ed a metà circa della 6", presi di fianco cd alle spalle. La sinistra della 6" compagnia, sotto l'azione personale del maggiore Vanden, comandante il battaglione, tenne fermo, limitandosi a ripiegare di poche diecine di metri la propria destra, per far fronte al nemico. La resistenza della 5" e 6" compagnia del Il battaglione diede però tempo ai rinforzi chiamati dal comandante la brigata Caltanissetta di giungere sul posto e di arrestare l' avanzata nemica dalle pendici del Mrzli verso Selisce. Sulla sinistra, la testa della 2a compagnia con due sezioni della compagnia mitragliatrici del I battaglione fu dal comandante la brigata avviata verso le trincee fra la quota 800 e 900, già occupate dalla 6" compagnia, ma queste erano già superate dall 'avversario e parte della colonna si trovò nella nebbia improvvisamente circondata e catturata in parte dopo un corpo a corpo. Il nemico poté quindi avanzare e giungere sino alle baracche del comando di brigata, che si ritirò a quota 599 e di lì raggiunse il II battaglione de l 147°, presso Kamno. Il resto de lla 2a compagnia e della compagnia mitragliatrici, col riparto zappatori e le sezioni pistola, sentito il combattimento della propria avanguardia, si schierò aprendo il fuoco s ul nemico, che fu così arrestato. Sulla destra, le due compagnie e mezz.a di fucilieri del III battaglione, comandalo dal capitano Panunzio, poco dopo aver iniziato la salila, si scontrò con qualche pattuglia nemica, respingendola; giunse così colla sua estrema destra oltre quota l .000, dove fu ricevuto da nutrito fuoco di fucileria, mitragliatrici e di bombe a mano dal nemico, appostato sollo quota 1.186. Il battag lione rispose al fuoco e per quanto fosse in situazione sfavorevole, dominato com'era, tenne la

sa -


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1:JMPORTANZA OELL:AZIONE MII.ITARE ITALIANA

posizione, respingendo le puntale dell'avversario, malgrado le perdite, tra le quali quella del capitano Panunzio, il quale, ferito, dovette, verso le undici, cedere il comando del battaglione al tenente Degli Atti. In tal modo fra le nove e le dieci, per l 'intervento delle quattro compagnie suindicate, si andò costituendo sulle falde occidentali del Mrzli una linea, che sbarrava al nemico il passo verso il vallone del Mrzli potok e Selisce. La nebbia e l'estensione dei riparti erano tali che il collegamento fra i resti del II battaglione, quelli della 2a compagnia e dei riparti minori del I battaglione e fra questo ed il lii battaglione non fu subito preso; soltanto verso le 1 I si riuscì a ristabilire il contatto ed a rioccupare la sede del comando di brigata, facendo prigioniera una squadra che vi si era annidala cd un'altra che scendeva dal Mrzli. Verso le 1O il comando del 148°, privo di ordini, riusciti vani i tentativi di ottenerne, si era trasferito a quota 599 del Mrzli, da dove meglio poteva essere comandata la linea assunta dal reggimento. Da quota 599 passavano le comunicazioni che dal Mrzli scendevano a Sclisce. Di truppe austriache sulla quota non era giunto che un soldato sperduto, che fu fallo prigioniero dai due plotoni della 1oa compagnia del 148° rimasti di rinforzo alla 3 t 7• compagnia mitragliatrici, ch'era schierata fronte alla valle dell' Isonzo. Gli austriaci, così, prima delle 11 erano padroni della groppa del Mrzli sin verso quota 1.100, ma erano trattenuti sulle pendici occidentali da circa 5 compai::,'llic del 148°. Era rimasto libero, invece agli austriaci, il versante settentrionale rivolto verso lo Sleme, cd a quell'ora essi avevano potuto impiegare parte dei battaglioni che avevano occupato la groppa del Mrzli per attaccare alle spalle e catturare la 1• compagnia del 148° e la 6a del 224°, rimaste sin verso quell'ora isolate nella linea avanzata. Ciò fatto, mentre parte della 3" brigata da montagna attaccava sul fronte del 224°, veniva altresl diretto un attacco contro la posizione adiacente al ponticello sul Mrzli potok, riuscendo a catturare parte del I plotone che lo difendeva, nonché il comandante la 7" compagnia; più a destra, però, gli austriaci furono ributtati. In seguito, essendosi l'avversario impadronito della ridotta Modena, i nostri, presi d ' infilata sgombrarono il tratto di falda compreso fra il Mrzli potok e la mulattiera sovrastante, dove una nostra sezione mitragliatrici, infilando a sua volta il vallone superiore del Mrzli potok, teneva in rispetto il nemico. Il tiro delle batterie avversarie era intanto diminuito di violenza; le nostre batterie pesanti tacevano, perché verso l' una e mezza era stato ritiralo il personale dalla massima parte delle batterie del settore: verso le 14 mancarono le munizioni alle mitragliatrici; il nemico, accortosene, irruppe nella nostra linea. Il comandante del battaglione, sacrificando il nucleo che stava presso le mitragliatrici, ripiegò il resto verso l'alto, in modo da serrare sul lii battaglione, ma facendo fronte al Mrzli potok. Il nemico non premette; gli importava evidentemente non di scendere verso Selisce, che sapeva occupalo dai tedeschi, ma di procedere verso il Pleka, altaccando il costone Km - quota 889, tenuto ancora dal 224° fanteria. Quindi, verso le 15, ora nella quale in fondo valle era occupato dal nemico


L:ATIACCO SUL MRZLI

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Caporetto, nella conca di Krn, la linea monte Nero-Kozliac-Pleca-Vrsno-Selce era ancora intatta e truppe della difesa avanzata occupavano tuttora sulla destra del Mrzli potok la linea Km quota 889 (cinque compagnie circa del 224° e, sulla sinistra le pendici del Mrzli fra quota 700 e quota 1.000 circa quattro compagnie del 148°). Ma la situazione sul Mrzli non era più a lungo sostenibile. /\nche le cartucce dei fucili erano esaurite: il maggiore Vanden Heuvel, sebbene il nemico non dimostrasse molta attività e si lasciasse trattenere da qualche colpo di facile o di mitragliatrice, vide la necessità di predisporre un ulteriore ripiegamento, e non appena verso le 15,30 col diradarsi della nebbia, aumentò l'attività nemica, ritirò a scaglioni sulle posizioni scelte più indietro i resti dell'intero reggimento. Col nostro ripiegamento aumentò l'attività degli austriaci e per conseguenza crebbero le perdite nostre. Tuttavia la truppa per quanto stanca, decimata, senza munizioni e quindi demoralizzata, continuava a sef:,'Uire i propri ufficiali, schierandosi, compresi i feriti, sulle posizioni indicate e consumando con grande parsimonia gli ultimi colpi. li comandante di reggimento, rimasto senza collegamento colle autorità superiori, aveva dovuto con grande amarezza rispondere negativamente alle ri chieste di rinforzi, che durante l' intera giornata gli erano pervenute dai suoi riparti. Oramai, dopo le quindici, la situazione gli appariva in tutta la sua gravità: nessun portaordini invialo verso Selisce e neppure nessuno dei drappelli ivi mandati per accompagnare i prigionieri era ritornato; si era poi saputo che ivi le linee erano state sfondate il mattino. L;artiglicria nostra del Kovacic taceva. Si era inteso il combattimento verso Kamno, poi ancora più a monte sulla destra dell'Isonzo; si era visto il nemico avanzare per la strada da Volzana ad Idersko; si vedevano le grosse colonne dei nostri prigionieri, avviate verso Tolmino. Alle sedici e mezzo il colonnello Viale avvisò il maggiore Vandcn Heuvel che, ritenendo già in mano al nemico i passaggi dell' Isonzo decideva di ritirarsi sulla linea del Plcka scendendo più a valle verso Selisce per distaccarsi dal nemico e passare così indisturbato il profondo vallone del Mrzli potok. Il movimento si iniziò dopo le 17: cominciava ad imbrunire, il nemico non seguì. La colonna, nella quale si erano fusi anche clementi di altre armi, poteva contare da quattro a cinquecento uomini; si unì ad essa anche il personale della 4• e 4Y batteria da 149 che era tuttora vicino alle postazioni presso quota 599. Ma per quanto la discesa si fosse fatta all' imbrunire e col massimo silenzio, la speranza del colonnello di trovare a quell'ora Selisce pressoché sgucrnito e di passarvi il torrente non si avverò. Il ponte della strada di Selisce, intatto, era guardato da sentinelle che diedero l'allarme. Riparti nemici furono addosso ai nostri, ormai senza munizioni e senza bombe. La colonna non potendo forzare il passaggio del ponte, intraprese il guado del torrente, inerpicandosi poi sui fianchi dirupati del vallone, ma una metà di essa fu fatta prigioniera dall'avversario. Gli avanzi, nell'oscurità, dopo un'ora e mezza di sforzi, dovettero rinunciare a risalire sulle pareti scoscese del vallone del Mrzli potok; rifecero in parte il cammino per trovare un pendio meno aspro e verso le 22 giunsero alle trincee della linea del Pleka, dove il colonnello Viale si mise agli ordini del colonnello Rossi del 224°, il quale, come si è veduto, aveva anch ' egli ripiegato coi resti del reggimento su quelle posizioni.


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I:TMPORTANZJ\ DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

6. -

Uattacco austriaco nel settore Vodil.

li versante sud del Mrzli rivolto verso l'Isonzo era difeso da due battaglioni del 155° fanteria: il I ballaglionc, comandato dal capitano di complemento Incerti, alle Lunette, alla posizione «C» ed alla «D»: col battaglione erano in linea 1' I I a batteria da montagna, la 156a compagnia zappatori del genio (mobilitata dal 2° genio) ed una batteria da bombarde medie ( da 58 A). Il Il battaglione colle compagnie 4• e S3 era disteso lungo il tratto «E» sin verso quota 700, cioè sino al punto ove la linea si dirigeva verso sud (in corrispondenza del «Camminamento nevoso»). Sul rovescio della posizione «E» era in posizione la 14" balleria someggiata (3 pezzi). La 6a compagnia, meno un plotone di rincalzo lasciato presso il comando cli battaglione, formava un nucleo di manovra, insieme con tre plotoni della compagnia dell'altro reggimento di brigata ed una compagnia mitragliatrici, destinato ad opporsi ad una eventuale irruzione del nemico nel tratto E, dove era da temersi data la estrema vicinanza della linea nemica. Il III battaglione del reggimento occupava, alla diretta dipendenza del comando di brigata, le trincee cli Sclisce sulla sinistra del Mrzli potok. Il comando del reggimento, situato a quota 550 sotto la lunella B, aveva a sua disposizione soltanto un mezzo riparto zappatori del III battaglione ( una trentina di uomini). Comandava il 155° il colonnello Tamborlini, giunto da pochi giorni. A parte il sentimento di paterna affezione, provvidenzialmente naturale, che ogni provetto ufficiale italiano ha per la truppa, egli era giudice disinteressato nel valutare il reggimento. Scrive egli: «Nonostante il continuo faticoso lavoro alle opere, il servizio di vigilanza alle linee, il cattivo tempo, il poco o nessun riparo dalle intemperie che la maggior parte delle gallerie ofrriva.no, perché lo stillicidio per mancanza di rivestimento era abbondante e continuo, la truppa, pur essendo stanca, aveva morale alto, ed era animata da elevato spirito di dovere. Non ignavia, ma operosità e spirito di sacrifi cio in tutti». Quanto il 155° ha operato sulle pendici del Mrzli dà piena ragione al giudizio favorevole del colonnello.

Il bombardamento avversario era stato particolarmente accanito nel settore delle lunette A e B: dalle sci alle sette (ora in cui per il diradarsi della nebbia nelle regioni di cresta si poté notare l'effetto del tiro) le posizioni erano - narra il coma11dante I' 11" batteria da montagna - «diventate irriconoscibili: i camminamenti crollati, le caverne in gran parte ostruite, i reticolati spazzati via. E su quel mucchio di macerie, che, ricordo benissin10, dava l'impressione di un ci1nitero sconvolto, il tiro nemico seguitava ad accanirsi con una precisione meravigliosa: le bombe cadevano a quattro, a sci, talora a otto contemporaneamente ed il contorno primitivo delle trincee era segnato ora soltanto dal forno delle esplosioni. Anche i proietti a gas asfissianti erano numerosi, e facilmente riconoscibili a causa della nebbia, dove i gas si condensavano in volute giallastre, però la loro pesantezza Ii costringeva subito dopo l'esplosione, a defluire per i numerosi valloni, così che il loro effetto veniva ad essere assai diminuito. Ciò non toglieva che si dovesse far uso, fin dall'inizio del tiro, delle maschere protettrici».



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L'IMPORTANZA r>El .CAZJONE MILITARE ITALIANA

L' 11" batteria aveva aperto il fuoco di rappresaglia; verso le sette e mezzo, essendo rallentalo il fuoco nemico e cessato quello delle bombarde, il comandante la batteria, intuito che stava per iniziarsi l'attacco fece dirigere il fuoco, accelerandolo, sulla zona antistante alla prima linea. «Mi aspettavo - e credo che questo sentimento fosse condiviso da tutti i combattenti nelle prime linee - l'intervento immediato di tutta la nostra artiglieria, che fin allora si era tenuta pressoché silenziosa, mi aspettavo una di quelle violente ed intense azioni di fuoco, che la fanteria del settore era stata abituata a considerare come la sua difesa più potente, che in tante occasioni io avevo visto agire come il tonico più efficace dopo la depressione derivante dal martellamento delle artiglierie nemic he». «Invece - silenzio asso luto». «Non potrei mai dire (ed anche ora, a distanza di quattro anni il ricordo di quell'impressione è viva ed acuta come in quella fatale mattina) l' effetto disastroso di tal e inattività. Il senso di una sfortuna immensa, di un abbandono completo, l'impressione di un' improvvisa, inesplicabile paralisi della nostra difesa nei suoi organismi più vitali; la certezza fulminea ed accasciante, che qualcosa di irreparabile fosse già accaduto indietro, molto lontano, alle nostre spalle, là dove la nebbia impediva ogni osservazione: così soltanto potrei definire alcuni deg li elementi principali di questo stato d'animo». «Poco dopo l 'inizio della pausa del fuoco nemico su tutta la cresta prospiciente al mio osservatorio si profilarono le baioncllc della fanteria avversaria». In questo settore attaccava la 1sa brigata da montagna, comandata dal col. Koschach, ridotta per l'occasione a quattro battaglioni avendo il IV battaglione del 37° reggimento distaccato per agire sulla groppa del Mrzli colla 3" brigata da montagna. Erano in sostanza 16 compagnie fucilieri, più i riparti speciali ad esse connesse, che attaccavano nove de lle nostre, cioè le sei del 155°, più quelle del battaglione di sinistra de l 156° che fu, come vedremo, parzialmente coinvolto nell'azione condotta dagli austriaci in questo settore.

7. -

Difesa delle Lunette.

Il I battaglione del 155° aveva, alla lunetta A, tre plotoni (ridotti ad una sessantina di fucili) della 3a compagnia, più una compagnia mitragliatrici: alla lunetta B la 2• compagnia (circa 90 fucil i) più un plotone della 3• (15 fucili) : la la compagnia (80 fucili) alle posizioni Ce D. Una seconda compa1:,,rnia mitragliatrici aveva 4 armi alla lunetta B e due colla 1a compagni a. In riserva sotto la posizione B, la compagnia genio (circa 60 fucili) più una quarantina di fucili del battaglione. Come si vede, la forza de i riparti era assai scarsa, ciò che qui si doveva ai numerosi posti di collegamento, che il battaglione aveva distaccato lassù, in zona dove le comunicazioni erano così malagevoli, per poter corrispondere coi comandi superiori. Le posizioni, specialmente alla lunetta A e B , erano state, nei giorni precedenti all'attacco, molto danneggiate dal maltempo: allungate per centinaia di metri nel senso del pendio, il fango dei camminamenti e delle trincee superiori invadeva i tratti più in basso disposti lungo la linea di massima pendenza.


t:AlTACCO SUL MRZ LI

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Anche le caverne in questa stagione erano in condizioni poco liete: prescrizioni, anche qui, non ne erano mancate; l'ordine di fare il piano inferiore inclinato verso l'esterno era stato dato e confermato, ma quando iI fango è prodotto dallo stillicidio lento e continuo delle gocce che cadono dal l'alto, viene assorbito dal suolo e non si può ottenere che l'acqua possa scolare. In condizioni specialmente infelici era la lunetta B. li comandante del I battaglione, capitano di complemento Incerti Ronzi, aveva curato molto, disponendo opportunamente le dieci mitragliatrici delle lunette il fiancheggiamento reciproco di queste e del terreno circostante: non era però possibile battere con efficacia il canalone verso il collegamento col 147°. Inoltre essendo la lunetta B invasa dal fango, il comandante del battaglione dispose che la difesa frontale di essa si effettuasse soprattutto lungo il camminamento trasversale, che era alla base inferiore della lunetta stessa, in condizioni meno infelici degli altri tratti. Come si è già accennato parlando dell'attacco sulla groppa del Mrzli, pressoché contemporaneamente allo scoppio della mina sotto quel nostro caposaldo, i plotoni d'assalto austriaci scesero dalla sommità del monte pel canalone frapposto fra la lunetta A e la destra del collegamento fra le difese del 147° e la lunetta: era un tratto di 300 metri di sviluppo che, completamente scoperto e franoso, non veniva occupato da noi il giorno: solo la notte era percorso a pattuglie. Gli austriaci , giunti ali 'altezza del sentiero di collegamento, si divisero; parte, sopraffatte le scarsissime vedette del 147° si diressero verso destra sul rovescio della groppa del Mrzli, gli altri invece, dirigendosi a sinistra, attaccarono la base inferiore della lunetta A, catturandone verso le otto il posto di medicazione, posto in una caverna alla base inferiore della lunetta (galleria Ferrari). Il capitano medico, che fu così il primo prigioniero del reggimento, venne mandato nelle trincee austriache della groppa del Mrzli dove prestò le cure ai nostri feriti colà raccolti. Contemporaneamente altri riparti d'assalto attaccavano la fronte della lunetta A: la trincea superi ore, completamente sconvolta dal bombardamento, aveva già dovuto essere abbandonata cd i I manipolo decimato di fanti e di mitraglieri si difese nei tratti di trincee sottostanti ; il fuoco fiancheggiante della lunetta B trattenne da principio l'avversario, ma data la sorpresa dal basso da parte dell'avversario, che aveva occupato la galleria Ferrari, la resistenza dello scarso presidio, attaccato da ogni parte, fu verso le nove superata. Lallacco alla lunetta B poté essere osservato dal comandante la I la batteria da montai,,'lla: «In un silenzio profondo (soltanto nel fondo valle, la battaglia continuava a rombare e a crepitare) la prima ondata si riversò sulle nostre linee. Non potevo osservare che quanto accadeva nella posizione B, le altre erano defilate dal terreno o avvolte nella nebbia. «Quel silenzio m.i fece credere per un momento che nessuno dei nostri avesse sopravvissuto al terribile fuoco di preparazione nemico». «Stavo già per dirigere il fuoco dei miei pezzi sul margine della nostra linea, quando, con immenso giubilo, vidi come la prima ondata nemica, appena giunta sui resti dei nostri reticolati, fosse accolta e falciata da una raffica violenta di mitragliatrici, bombe e fucileria. I superstiti si dispersero rapidamente o passarono nella nostra linea, dove furono fatti prigionieri.


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J; JMPORTANZA DELL:AZIONE MILITARE ITALIANA

«Una seconda ondata nemica, che seguì immediatamente la prima, subì la stessa sorte; soltanto alla terza, che si rovesciò, preceduta da nuclei di mitragliatrici isolate e da un intenso tiro di bombe a mano, riuscì di mettere piede nella testata della «Lunetta». «Da questo momento non potei più annoverare le fasi successive dell'attacco, essendo tutta la mia attenzione concentrata nel tentativo di contrastare come meglio potevo, col fuoco dei miei soli due pezzi, l'infiltrazione avversaria nella nostra posizione». «II combattimento aveva, quindi, acquistato il carattere di una lotta individuale, che la nostra fanteria, decimata e senza rinforzi, senza appoggio di artiglieria (fatta eccezione del ben modesto fuoco dei miei pezzi) conduceva con un'energia disperata. Un mio ufficiale, reduce del comando del battaglione, dove lo avevo inviato per avere schiarimenti suila situazione, mi riferì che numerosi prigionieri affluivano dalla linea di combattimento e venivano lasciati incustoditi per mancanza di uomini. Io stesso più tardi ebbi modo di constatare con i miei occhi la verità di questa asserzione». «Purtroppo, però, la superiorità numerica dell'avversario, che rinnovava continuamente le sue ondate, finiva con l'aver ragione, lentamente, ma sicuramente, di questa accanita resistenza. Passo per passo la nostra posizione veniva sgombrata; alle 10,30, ossia tre ore dopo l'inizio dell'attacco, la lotta si era concentrata nella parte inferiore della lunetta, dove alcuni roccioni, costituendo punto di passaggio per il nemico, favorivano la difesa ad oltranza. «La situazione, a questo punto, avrebbe potuto stabilizzarsi almeno momentaneamente a nostro favore, se un nuovo fatto non fosse sopravvenuto a rendere inutile la resistenza delle truppe della lunetta. «Sulla mia sinistra, infatti, la posizione A, meno favorita dal terreno, aveva finito a quell' ora, per essere completamente travolta. Mentre dirigevo il fuoco dei miei pezzi sui roccioni anzidetti, il mio cannone di sinistra fu improvvisamente investito, di fianco ed a tergo, da una ralTica di nùtragliatrici, che uccise un servente e ne ferì due altri. Fortunatamente, per l' iniziativa ammirevole del capo pezzo, caporalmaggiore Mattioli, il cannone poté rivolgersi immediatamente contro la nuova, subita minaccia e annientare - a distanza <li 50 metri la mitragliatrice avversaria. Questa energica reazione bastò per disorientare e tenere in rispetto il nemico - evidentemente questo era alquanto sorpreso dal successo ottenuto e soprattutto dal silenzio della nostra artiglieria - poiché altrimenti non gli sarebbe stato difficile di impadronirsi, con un assalto a fondo, della mia batteria interamente indifesa. Ad ogni modo i serventi e gli uomini non indispensabili al servizio dei pezzi si schierarono come meglio poterono sulla sinistra della mia posizione e sotto la loro protezione - più formale che effettiva - i miei due (1) cannoni continuarono il fuoco (con prevalenza di shrapnels a zero)». Infatti, i resti della 2" compagnia, malgrado il violento bombardamento, che non solo aveva sconvolto la fangosa trincea, ma aveva fatto crollare qualche caverna, abbandonata la difesa della trincea superiore, si erano ridotti a contrasta( I) Due pezzi non ernno più efficienti.


I: AITACCO SUL MRZLI

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re il passo aJl'avvcrsario nel camminamento di base della lunetta, finché, caduto combattendo e lasciato per morto il sottotenente di complemento Grieco, comandante la compagnia, morto uno <lei comandanti di plotone, esaurite le munizioni, i superstiti, raggruppati intorno ad un aspirante giunto da un giorno al riparto, furono sopraffatti. Ma non per questo la resistenza era finita. Caduta verso le dieci anche la lunetta B, il nemico tentò di scendere, ma si trovò sbarrato il passo dalla 156" compagnia del genio, la quale insieme ad una quarantina di soldati del 155° (in tutto un centinaio di fucili) difendeva il terreno sottostante alla base della lunetta. La 156a compagnia era stata, sino a pochi giorni prima, frazionata in numerosi punti del settore in base ai molteplici lavori in corso; il trovarsi tutta riunita con tutti i propri ufficiali aveva elevalo il morale del piccolo riparto, che ben inquadrato, rivaleggiò, nella giornata del 24, coi fanti nella difesa di quelle infelici posizioni. I.:avversario, che tentava di scendere dalla lunetta B, battuto dal fuoco della 156 compagnia zappatori, della l l3 batteria da montagna e <la colpi d'artiglieria provenienti dalla destra Isonzo, fu nettamente fermalo: una quarantina di austriaci, poco dopo, riuscì a sopraffare una squadra alla nostra destra, uccidendo un aspirante che comandava una pistola mitragliatrice, ma essi furono catturali coi due loro ufficiali dalla noslra 156" zappato ri. Anche questa aveva avuto però perdite sensibili, quasi un tcr.w del suo effettivo: il capitano Vcrdoia, comandante la compagnia, ferito, doveva lasciare il comando, e parimenti feriti venivano, successivamente due subalterni della compagnia. Intanto, sin daJlc dieci l' 11 a batteria, minacciata troppo da vicino, aveva dovuto cessare il fuoco: il capitano cogli ufficiali e gli otto uomini rimasti si recò al comando del battaglione, mettendosi a disposizione del collega. «Il comandante del battaglione, di cui ebbi modo, nei pochi momenti che gli fui vicino, di ammirare la calma, la freddezza e l'energia, impiegò i miei soldati per il trasporto dcJlc munizioni sulla linea di combattimento. «I soldati di fanteria che incontrai giustificavano l 'attitudinc del loro comandante; silenziosi e calmi, essi compivano il loro dovere come uomini ai quali, in faccia al nemico e in una situazione disperata che in poche ore aveva invertito ogni loro previsione, un supremo senso d' onore comandasse il sacrificio senza riserve e senza speranze di tutto se stessi. «Un fante che incontrai mentre mi recavo sulla linea del fuoco c che, ferito, ne discendeva, spingendo dinanzi a sé quattro prigionieri inebetiti, da me interrogalo sull'andamento della lotta, mi rispose in tutta tranquillità, senza fermarsi: «Finché rimaniamo dietro quelle rocce, loro non verranno avanti!» «Purtroppo la situazione del I battaglione si faceva sempre più critica. Raffiche di mitrc1gliatrici, provenienti da quella che era stata la posizione della mia balleria e dirette contro il tergo dcli' estrema posizione di difesa del battaglione stesso, significavano che l'accerchiamento completo era imminente. Dappertutto - a destra, a sinistra e alle spalle - il nemico incominciava a dilagare verso il fondo valle. «La decisione del comandante del battaglione, di resistere fino all'ultimo, rimaneva per altro irremovibile. 3


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! '.I MPORTANZA OELL'AZIONE MILITARE l'IALIANA

«Egli mi fece chiamare e, dopo avermi detto che riteneva la mia presenza (dopo la perdita dei miei pezzi) più indispensabile là dove il grosso dei miei uomini, dei miei muli e del mio carreggio era certamente già caduto in una situazione difficile, mi invitò a ritirarmi con i miei cannonieri passando per il comando di reggimento, dove mi pregò di esporre le condizioni del suo battaglione. Trovò ancora parole per ringraziarmi del mio modesto aiuto e mi augurò serenamente buona fortuna; poi ci separammo». «Il ricordo di quella lucidità, di quella fredda valutazione di tutti gli elementi della lotta, anche di quelli più estranei alla sua diretta sfera di comando, dopo sci ore di continuo combattimento, quando già la sorte sua e del suo reparto stava per decidersi, impongono ora a me, che ne fui forse l'unico testimone, il dovere di non lasciare nel silenzio un esempio di così belle virtù militari».

8. -

Difesa del tratto E.

Pertanto nel settore delle lunette, dopo un primo successo di sorpresa alla Iunetta A , il nemico deve invece combattere tenacemente per occupare gli avanzi delle trincee della B ed è arrestato da un centinaio dei nostri, che per alto sentimento del dovere si difendono senza trincea né reticolato. Le posizioni Ce D , non furono attaccate e la la compagnia del 155° non fu quindi impq,rnata. Ostinata ed onorevole era stata pure la difesa del Jl battaglione nella posizione E sottostante al Trucchetto Mrzli. Anche qui, malgrado i nove mesi di prima linea, il morale era buono «Era in tutti la ferma volontà di non lasciarsi sopraffare dal nemico» dice il maggiore Talamassi, comandante del battaglione. Per la difesa del tratto affidato al battaglione, esteso circa 700 metri, il maggiore Talamassi disponeva di due compagnie, la S3 e la 4a più un plotone della 6a e di tre sezioni Bcttica. Gli altri tre plotoni della 6a facevano parte del gruppo di manovra (una compagnia e mezza di fucilieri ed una compagnia di mitragliatrici) destinato a rintuzzare un' eventuale irruzione nemica. L'avversario, verso le 7,30, attaccò dal Trucchetto Mrzli il tratto alto della difesa del II battaglione, tenuto dalla 5" compa!,rnia; questa, che durante il combattimento aveva avuto soltanto un ufTiciale e cinque uomini di truppa feriti, respinse l' avversario; anzi ali' estrema sinistra della posizione una nostra squadra uscita al contrattacco, fece una quindicina di prig ionieri. Del pari fu respinto un altro tentativo del nemico, avvenuto verso le 8,30. Una trentina di prigionieri furono inviati al comando di reggimento. Ma sulla destra del battaglione nella trincea antistante al camminamento nevoso, occupate dalla compagnia di sinistra del 156° - la 9" (1) - il bombardamento era stato straordinariamente intenso:

( I) Colla soppressione delle quarte compagnie fucilieri dei battaglioni mancavano nei reggimenh le compagnie 4", 8" e 12'. Alc uni n:g1,,'lllenti fra i quali il 156°, conservano alle compagnie i vecchi numeri e così, ad esempio, il li i battaglione è formato dalle compagnie 9' - 10" - 11". Altri reggimenti nwnerano le compagnie fucilieri dall' I al 9: in tal caso il 111 battaglione ri sulta formato dalle compagnie 7", 8' e 9".


L'Arl A CCO SU L MRZLI

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«Gli uomini, riferisce un aspirante che da un g iorno era assegnato al reggimento, tennero contegno ardito, incurante del pericolo, fermi ai posti loro assegnati». Ma le perdite cominciano a farsi gravi, il bombardamento raddoppia d ' intensità: giungono colpi di grosse bombarde e da 305: qualche soldato colpito in pieno è sfracellato; il ricovero del comando di compagnia sta per crollare. Per evitare la distruzione totale su quasi tutto il fronte della compagnia i soldati dovettero essere ritirati «quasi inebetiti» dalla linea dei «baracchini», ormai distrutti dal bombardamento per ripararsi in una caverna retrostante vicina al camminamento nevoso, dandone avviso al comandante del lii battaglione del 156°, il quale, in previsione dell'attacco da quella parte, aveva già mandato in quel camminamento trincea un plotone della compagnia di manovra, l' 11 a_ I sei plotoni di manovra erano due (della 6a compab'llia del 155°) a quota 500 presso il comando del III battaglione del 156° e quattro a quota 360. Questi ultimi avevano ordine di riunirsi al primo accenno d 'attacco nemico a quelli di quota 500 per contrattaccare tutti riuniti, sotto il capitano Collamati, comandante la 6a compagnia del 155°, quei riparti, che eventualmente sfondato il tratto E, punto debole delle nostre difese, di lì tentassero di prendere a tergo la nostra prima linea. Dal tratto di fronte rimasto sguernito penetrò - appena allungato il tim i' avversario. Il comandante del battaglione di sinistra del 156° - il lll, capitano di complemento De Rosa - appena notato l'allungamento del tiro ed intese le prime raffiche di mitragliatrici, con un debole plotone che costituiva la riserva sottomano, si slanciò verso il camminamento nevoso, inviando nello stesso tempo ordine ai quattro plotoni di «manovra» di quota 360 di avanzare subito nella stessa direzione. Il capitano Collamati, con due plotoni del 155° che erano con lui, seguì poco dopo il capitano De Rosa. Questi, respingendo qualche pattuglia avversaria, penetrò nel camminamento; ferito una prima volta, continuò l'avanzata, finché, incontratosi con forze soverchianti, un secondo colpo di fucile lo stese al suolo g ravemente ferito. I due plotoni del capitano Collamati impedirono per un po' di tempo lo sbocco dal camminamento all'avversario: ma questi intanto aveva dilagato a destra ed a sinistra, prendendo di fianco cd alle spalle la 4a compagnia del 155° e la 1O" del 156°, che furono sopraffatte; quest'ultima, comandata da un sottotenente di complemento, aveva, durante il bombardamento, perduto due ufficiali. li capitano Collamati coi suoi due plotoni, per sfuggire all'accerchiamento, si diresse verso l'alto, schierandosi verso le 9 sulla sinistra della 5• compagnia, che aveva ripiegato il proprio fianco destro verso il basso, ed ivi continuò la resistenza sul costone di quota 600, mentre il grosso dcli 'avversario discendeva attraverso al tratto sfondato della nostra difesa per le pendici boscose, verso Gabrjc e Volarjc. Nella discesa queste forze sorpresero di fronte e soprattutto sul fianco sinistro i quattro plotoni del nucleo di manovra, ché da quota 360 salivano verso quota 500. Ucciso il comandante del plotone di testa, spezzata la sottile colonna in più punti dagli attacchi di fianco, alcuni gruppi furono subito catturati, altri si arrestarono di fendendosi sul posto e furono più tardi anch ' essi fatti prigionieri.


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L'IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

Il maggiore Tamalassi aveva verso le 9 e mezzo inviato al comando del 155° reggimento una trentina di prigionieri fatti al nemico, avvertendo che il suo fronte teneva; chiedeva una compagnia di rinforzo per poter riprendere il collegamento col 156°. Il colonnello Tamborlini, non avendo altra forza sottomano, rispose col seguente biglietto: «Bravissimo, bravi ! Le mando una trentina di zappatori annati. Ho chiesto rinforzi, se la situazione della D lo consenta, le manderò altre truppe». Gli zappatori giunti verso le I 0,30, furono impiegati a raffittire la destra, dove continuava l'azione di fuoco davanti ai due plotoni del capitano Collamati, sempre sostenuti da tre pezzi della 14a batteria someggiata, ormai posta quasi sulla linea della fanteria. Verso le 11, dunque, i due battaglioni 1 e 11 del 155° per quanto abbiano perduto metà circa dei riparti e gli altri siano duramente provati, resistono tuttavia dalle posizioni ai piedi delle lunette A e B sino ad arrivare alla metà di sinistra del tratto E, e di qui con un fianco ripiegato verso sud, sino a quota 600. Il nemico però aveva potuto passare sui due fianchi della linea così tenuta, essendo stato rotto il collegamento coi riparti laterali (147° e 156° reggimento). Poco prima delle 11, diradata la nebbia si videro chiaramente truppe nemiche nel fondo valle verso Volarje e razzi nemici nei pressi deJla sommità del Kovacic, sulla destra dell'Isonzo. Già nel mattino - dopo le otto - erano stati intravisti nuclei nemici da quella parte, ma erano stati ritenuti prigionieri avviati nelle nostre linee e la nebbia li aveva poi coperti alla vista. Ma ora l' equivoco non era più possibile. Il comandante del reggimento sapeva che il battaglione di destra aveva perduto il collegamento col 156°, che le due lunette erano perdute. Continuare la resistenza sul posto valeva dire farsi trattenere magari da poche forze, mentre, retrocedendo, si poteva efficacemente rinforzare la resistenza della linea retrostante. Le comunicazioni coi comandi retrostanti erano interrotte dal mattino. Il comandante di reggimento decise quindi di ripiegare, come ne era autorizzalo dalle disposizioni avute, verso la linea Mrzli-Selisce e perciò ordinò laritirata, la quale secondo le disposizioni impartite prima del combattimento, doveva effettuarsi per diversi sentieri a mezza costa verso quota 599, sul costone Mrzli Selisce. r; ordine giunse al II battaglione verso le l l ,15 e dopo di aver inutilizzato i pezzi della 14" batteria la ritirata fu iniziata in ordine. L'avviso, invece, non pervenne al comandante del Tbattaglione, il quale, alle 12,30, saputo che il comando di reggimento si era già ritirato decise di ripiegare sotto la protezione di due plotoni della prima compagnia, la quale era rimasta sino aJlora indisturbata nelle posizioni Ce D. Ma le comunicazioni del fronte del 155° erano tutte dirette verso il fondo valle a Gabrije o Volarjc: quelle a mezza costa sul Mrzli non erano praticate né mantenute. Per quanto giorni prima si fosse riconosciuto, un sentiero diretto dal comando di reggimento verso quota 599, tuttavia le difficoltà del terreno furono tali che entrambi i resti dei due battaglioni ritirantisi successivamente finirono col frazionarsi in gruppetti, quasi nessuno dei quali riuscì a passare lo scosceso canalone di Volarje. I vari gruppi finirono dunque o catturati in marcia da riparti della Isa brigata da montagna, che scendevano anche essi verso il fondo valle oppure furono, prima o poi, portati dal terreno a scendere alla loro volta verso


L:AITACCO Sil i. MRZI.I

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l' Isonzo, ove dovettero cedere le armi . Analoga sorte e ra stata riservata il mattino ai nostri drappelli scesi dal Mrzli per accompag nare i prigionie ri a Selisce. Alle 12,30 era così cessata, sul versante del Mrzli rivolto verso l' Isonzo, ogni resiste nza sulle nostre linee. Parte della 15a brigata da montagna aveva però potuto raggiungere in precedenza il fondo della vallata per le due falle che, dopo le otto, si erano aperte nei due tratti, ove il 155° si collegava da una parte col 147° (collegamento alle lunette) e col 156° dall 'altra (destra del tratto E). Dal diario del comando del III Corpo bavarese e da documenti trovati su ufficiai i germanici uccisi nelle successive operaz ioni, risulta che alle 11 pomeridiane il I O reggimento bosniaco (due battaglioni) stava avanzando (non è precisato da dove) su Sclisce, coll'ordine di muovere poi contro Vrsno; che il Il battaglione del 18° fanteria scese in fondo valle verso Volarie, donde avanzò colla 12• divisione per attaccare la linea di Yrsno da sud: pare però che qualche reparto della 50" divisione abbia seguito il 63° reggimento germanico nelle sue marce verso Caporetto per i I ponte di Idersko. Del I battaglione del 61 ° fanteria si sa soltanto che alle 2 pomeridiane risultava attorno al MrLli Vhr. Probabilmente erano le ultime forze trattenute dai resti dei due battaglioni del 155° prima della loro ritirata. Tuttavia, sebbene, come si vedrà, la 12a divisione S lesiana, travolgendo le difese di fondo valle e Seliscc e le ultime resistenze avanti a K.arnno, avesse aperto sin dal mezzogiorno la strada per attaccare sul fianco sinistro le scarse forze (nove compagnie bersaglieri), che difendevano la linea Plcca-Vcrsno-Selce, la 15" brigata da montagna non riuscì ad ottenere un risu ltato apprenahilc e la linea nella notte rimase in mano dei nostri.


V ATTACCO IN FONDO VALLE.

l. -

L'azione deUa 12a divisione Slesiana (sinistra Isonzo).

La 12" divisione tedesca, risalendo il fondo valle Isonzo sulle due rive, riuscì a superare ogni resistenza, penetrando sino a Robic, sci chilometri a<l occidente oltre Capon.:tto, cioè complessivamente ad una ventina di chilometri di distanza dalla linea di partenza, colle pattuglie arrivò anzi quattro chilometri più in là, sino al nostro vecchio confine. Tale risultato ha dato origine da parte austriaca ad una teoria sulla convenienza di sfondare, nella guerra di montagna, in fondo valle anziché attaccare in alto. Il Krauss, che comandava allora il I Corpo d 'armata imperiale e reale nella conca di Plezzo, si atteggia a scopritore della nuova ricetta. Non si vuol certo togliere ai nostri avversari il merito <lei la concezione strategica, che produsse lo scardinamento dell'intera nostra fronte Giulia. Anzi, come si cercherà di mettere in evidenza in seguito, essa è una delle più belle, forse la più bella manovra degli austro-tedeschi nella guerra mondiale che avrebbe potuto, forse, avere carattere decisivo per l'intera guerra, si.: r esercito italiano non fosse stato comandalo da un Capo, che si dimostrò pari alla gravità della situazione, nella quale l'avversario lo aveva posto col suo a bile attacco. Date a Cesare ciò che è di Cesare: qui si vuole soltanto mettere in guardia il lettore dalla ri cetta. Krauss e Below dopo Caporclto attaccarono il Grappa c<l anche li il fondo valle del Brenta e quello del Piave adducevano comodamente in pianura, ma la ricetta non fu più applicabile. C'era di mezzo il Grappa coll'esercito italiano, che contrastava tanto il basso quanto il monte. D 'altra parte il ricordo delle «forche caudine» dovrebbe dare una chiara idea della sorte che può toccare in montagna a chi va per il fondo valle, quando sull'alto vi è gente capace di offesa. Dunque, niente ricette: l'alto ed il piano hanno proprietà che bisogna conoscere per decidere volta a volta dove convenga operare e questa proprietà lo studioso, anziché nelle opere degli inventori di ricette, le troverà chiaramente enunciate dal maestro di ogni operazione di guerra, che senza mai aver dato ricette di sorta, ha sempre insegnato a tener presente la realtà. «Le regioni di montagna dipendono dalle sottostanti pianure c he le alimentano e non hanno influenza su queste se non in qua ndo vengono sollo portata del loro cannone» (1). Evidentemente una montagna nulla vale militarmente se da essa non può partire un 'efficace eontroffesa. Ma, perché l'avanzala in piano possa essere minacciata dall ' alto, occorre c he il monte sia saldamente occupalo da forze organizzate, in grado di agire offensivamente. Ora, nel caso dalla 12• divisione, tutto era messo in modo che la sua avanzata dovesse procedere senza pe ricolo. ( I ) NAPOLEONE: Commentaires. Parigi, Stamperia Imperiale, voi. Ul, pagg. 464-465. Veda.~i ITALICUS: L'azione mili/(lre italiana m:/1(1 KUerra mondiale dal I 'I15 ul 19 I 7. Roma, Maglioni e Stri-

ni, 1920, pag. 2 1. Esame delle 1:ondizioni strategico-tattiche della guerra italo-austriaca .


Schieramento per l'attacco dei 4.hr1ttnglion i delln rza Divisione sulla sinistra Isonzo. alle 6.30 del 24.

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CIMPORTANZA OF.1.1 : AZIONE MILITARE l'IALIANA

Sulla sinistra Isonzo, sino a Selisce, non eravamo noi i padroni della montagna. Vi eravamo rimasti aggrappati, con gravi sacrifici, per quasi tre anni, ma le nostre infelici posizioni del Mrzli c del settore Vodil non potevano costituire il punto di partenza di un'offensiva. D 'altra parte, le truppe italiane in quelle posizioni erano contemporaneamente attaccate da for.t:c soverchianti. Dopo Selisce, si è già ripetutamente chiarito, mancavano forze organizzate. Sulla destra Isonzo vi era, lenendo conto soltanto delle batterie che potevano entrare in azione, un discreto schieramento di artiglierie da parte nostra, ma, a prescindere dall'impiego che ne fu fatto, ad esse l 'avvcrsario poteva opporre una massa più che doppia ed inoltre le truppe di fanteria che guernivano quel settore erano così scarse, come verrà precisato più in là, che esse non potevano contrastare sensibilmente l 'avanzata del nemico. Secondo gli ordini del lii Corpo d' armata bavarese, la 12a divisione doveva attaccare con un gruppo settentrionale (4 battaglioni) a nord dell'Isonzo (63° fanteria più il I battaglione del 23°), partendo dalle linea di Doljc: obiettivo del gruppo che doveva combinare la propria azione con quella della 50" divisione austriaca, era la conquista delle linea a sud di Selisce e l'occupazione dei ponti di Idersko e di Caporclto, dove avrebbe dovuto dar la mano al gruppo Krauss, sostenendone, eventualmente, l'attacco allo Sto!. Il 63° fanteria doveva partire da una linea, all'incirca parallela alla nostra trincea avanzata di Gabrije e da questa lontana circa mezzo chilometro, appena ad occidente dall'abitato di Ooljc. Alla sinistrn del 63° reggimento doveva schierarsi, lungo l'Isonzo, sino all'altezza di quota 159, il I battaglione del 23° fanteria, con ordine di appoggiare col fuoco la prima irruzione degli altri due battaglioni del reggimento, che operavano sulla destra Isonzo; il battaglione doveva poi seguire il 63° (1) sino all'altezza della passerella di Volarje sulla quale doveva attraversare l'Isonzo per risalire le alture di riva destra verso Luico. I due altri battaglioni del 23° costituivano il gruppo meridionale che doveva, nella notte, seguendo le truppe dell ' Alpenkorps, trasferirsi sulla testa di ponte oltre Isonzo (pendici S. Maria) cd attaccare lungo la sponda meridionale, in direzione di Idcrsko. All ' altezza di Osteria (a sud del fiume di fronte a Kamno) si dovevano mandare riparti ad occupare Luico ed il Matajur. TI 62° reggimento era altresì destinalo a far parte del gruppo meridionale; esso doveva passare l' Isonzo subito dietro i due battaglioni del 63°, ma era cogli ultimi reparti giunto a Lubino (tre chilometri a sud di Tolmino) da Podmclcc alle cinque del mattino del 24; quindi la sua avanzata oltre l' Isonzo al seguito del 23° non poté avverarsi che piuttosto tardi. Lordinc di muovere da Lubino fu impartito dal Comando delJa 12• divisione, alle 9. Il reggimento, rinforzato da un

(l) A ll'i11i7,io era stato previsto anche che il I O battaglione del 23 ° si riunisse a l reggimento, passando l' Isonzo su passerelle (ponte Niepclt), nel caso che lo stato dell'acqua lo pennellesse. Ma ìn se!,'llÌto alla piena si rinunciò a tale intenzione. Risulta poi che il ponte Niepelt fu gettato, non s i conosce a quale ora. Dal diario del Ili Corpo d' annata bavarese si ricava però che l'ordine dì far agire ìl I battaglione del 23° fanteria sulla sinistra Isonzo, emanato definitivamente il 20 ottobre, non fo modificato.


L'AlTAC:C:O IN FONDO VAI .I.E

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reparto mitragliatrici da montagna, si mosse tra le nove e mezza (II battaglione) e le dieci circa (resto del reggimento). Il gruppo meridionale doveva assicurare lo sbocco dei ponti al gruppo settentrionale. I pionieri dovevano seguire le truppe cd una compagnia di bombarde di piccolo e di medio calibro avanzare col gruppo settentrionale. TI comando della brigata di fanteria sulla sponda meridionale dell' Isonzo c quello del 63° fanteria sulla settentrionale avevano a disposizione w1 apparecchio radiotelegrafico medio; gli altri due comandi di reggimento di fanteria uno piccolo ciascuno. I compiti dell'artiglieria assegnata alla 12• divisione erano analoghi a quelli già accennati per la 50", e cioè: a) preparare con le bombarde e l'artiglieria pesante l'attacco delle trincee di Gabrije; b) isolare, neutralizzare le trincee di Se lisce cd in seguito prepararne l'attacco; e) controbattere l'artiglieria nemica sino a sud-ovest di Cìabrijc, per completare la controbatteria della 50" divisione; d) fuoco di disturho sulle lince di comunicazione e sulle zone di racco lta. li fronte assegnato alla 12" divisione a nord dell ' Isonzo non giungeva ad un chilometro; a sud del rìume, comprendeva una striscia di 250 metri cin:a. L.:ordine del giorno emanato dal Comando della 12" Divisione per infiammare la truppa diceva: 12" UIVlSlONE OI FANTERIA. Q UARTIERE Dl i i.LO STATO M Ac;c ;10KE DELLA DIVISIO E.

Lì 23-10-1917. Avete compiuto lunghe marce. Ora siete pronti per l'attacco. Cora è suonata. Adesso avanti con Dio, per il Re e per la Patria. Voi attaccate sotto gli occhi dei vostri capi più elevati. Mostrate ad essi ed alle divisioni vicine, che non conoscono l'Occidente, come una divisione copertas i di gloria, e addestrata sotto il fuoco tambureggiante del fronte delle fiandre, marcia contro l'avversario. La forza del fuoco nemico non regge lontanamente al confronto di quello; ma noi maciulleremo il nemico come si fa ad ovest Attaccherete sollo la protezione del fuoco poderoso della nostra artiglieria, che fino all ' immediata irruzione nelle lince nemi che batterà sul tratto da sfondare. Con l' ultima granala tedesca dovete afferrare il nemico alla gola. E poi avanti senza tregua. Le prossime marce saranno ancora lunghe, ma voi marciate adesso con l'equipaggiamento alleggerito. In due o tre giorni le montagne saranno superate e poi sarete nella pianura e godrete del trionfo nella ricca Italia. Buona fortuna, addio! firmato: L EPUIS.

Il settore delle nostre lince avanzate di fronte a Tolmino, da quota 650 del tratto E al fiume era affidato al 156° fanteria. Questo aveva sulla linea avanzata due battaglioni: il lii a sinistra, da quota 650 a quota 360, lungo il costone ad occidente del rio Gabrije, battaglione che


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L'JMPORTANZA DELL'AZIONE MILITAIU:: ITALIANA

fu, come si è visto, coinvolto nell'attacco portato dalla sinistra della 50" divisione alle nostre forze in posizione sotto il Trucchetto Mrzli. Da quota 360 all'Isonzo, era schierato, su di un fronte superiore ad un chilometro e mezzo, il r battaglione. Il 156° reggimento era in condizioni particolarmente sfavorevoli di inquadramento. In tutto il reggimento non una sola compa1:,'Ilia era comandata da capitani: un solo battaglione - il II - che era di riserva divisionale, era comandato da un ufficiale superiore. Il I battaglione, quello che stava di fronte alla 12a divisione, non aveva comandante titolare; un capitano, che lo comandava interinalmente era stato ferito gravemente pochi giorni prima del 24 ottobre; ne assunse allora il comando interinale il capitano di complemento Padoa: comandanti di compagnie fucilieri due sottotenenti ed un tenente: i plotoni erano a ffidati per metà ad aspiranti appena giunti, nuovi della guerra. Delle tre compagnie, quella di sinistra, la 1•, occupava il tratto fra quota 360 e la quota 250 circa, la 2" teneva la parte centrale, quella sulla sinistra del Rio Gabrije, e principalmente il Ridottino Mulini, che sbarrava la rotabile, dove era anche il comando di battaglione; alla 3" compa1:,'11ia era aITidata la trincea tra il Rio Gabrije e l'Isonzo lunga un chilometro circa. La linea era in buone condizioni; vicino al fiume, però, essa era per necessità sopra elevata e la piena del fiume aveva guastato i buoni reti colati sul g re to, riparati alla meglio con cavalli di Frisia. Nessuna riserva aveva il crnnando di ba ttaglione, all 'infuori di una sessantina di uomini fra zappatori e plotone d' assalto. L'attacco dei battaglioni della 12" divisione - 12 compagnie - urtava nelle linee di Oabrije contro le due compagnie di destra del I battaglione (300 fucili al massimo), ed essenzialmente, come vedremo, contro la compagnia a sud della rotabile, cioè la terza. Sono 12 compagnie intatte, bene inquadrate che possono quindi trovarsi di fronte a due delle nostre, sottoposte preventivamente ad un fuoco breve, ma spaventoso, di grosse bombarde e di pezzi di ogni calibro. Al contrario, l'attaccante non era stato soggetto ad una reazione apprezzabile da parte delle nostre artiglierie. Lo conformano concordemente le relazioni nemiche e lo si ricava, del resto, dalle relazioni dei nostri comandanti di gruppo e di batterie. li comando del gruppo tattico, fom,ato delle due batterie 2• del 28" da campagna e della 3• a cavallo che erano sulla sinistra Isonzo ad occidente di Gabrijc, aveva, all'inizio del fuoco di distruzione sulle nostre prime linee, rinnovato la prescrizione di «attenersi all'ordine d'operazione, ricevuto due giorni prima dal comando d ' artiglieria divisionale e cioè di mante nersi vigili durante il bombardamento nemico e pronti ad entrare in azione, non appena l ' allungamento del tiro lasciasse supporre giunto il momento dell'attacco. Preoccupato, poi, della mancanza del collegamento telefonico, ordinava alle batterie di agire d ' iniziativa, aprendo il fuoco anche in mancanza di ordini, appena, o per osservazione diretta o per l'entrata in azione delle altre batterie circostanti, si potesse supporre prossimo ad iniziarsi l'attacco nemico».


t;Ar'IACCO IN FONOO VALLE

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«Verso le 7, l'osservatore del gruppo informava che sentiva fuoco di mitragliatrici verso le linee del costone del Mrzli, ed allora il sottoscritto mandava ordine alle batterie di aprire il fuoco nel settore di sbarramento già prima stabilito, regolandone l' intensità, secondo quanto dalla posizione della batteria si potesse giudicare circa l'andamento dell' azione». Le due batterie però avevano già aperto il fuoco. La 3a batteria, a cavallo, aveva iniziato, il «tiro cadenzato» sulle lince avversarie, quando il comandante notò un rallentamento del tiro di distruzione sulle nostre trincee. Il tiro intenso di sbarramento fu aperto dalla batteria, quando, allungatosi il tiro nemico, parve al comandante di intravedere un razzo d'allarme nelle nostre trincee: allora come riferisce il comandante batteria: «Insieme alla 2a batteria del 28°, la 3a batteria a cavallo aprì subito un violento fuoco di sbarramento nel settore stesso, mentre nello stesso tempo aprivano il fuoco altre batterie da campagna, e si sentivano mitragliatrici nostre a sparare sulle linee». Evidentemente era troppo tardi . Lo sharramcnto è questione difficile arisolvere: aprire il fuoco quando si nota l'allungamento del tiro nemico implica per il comandante di batteria - a maggior ragione se <li gruppo - la necessità di notare l'allungamento, dare l'ordine di sparare e che la batteria apra il fuoco; tre operazioni che per quanto rapide son sempre più lente dcll ' irruzionc nemica quando questa avviene, come era qui il caso, in terreno piano o, peggio, dominato <la vicino dall'attaccante (1). Della 2a del 28° vi sono notizie contraddittorie, ma essa era a contatto della Y batteria a cavallo (i due comandanti erano nello stesso osservatorio) e si deve essere regolata in modo analogo (fuoco cadenzato durante il bombardamento, sbarramento in ritardo). Delle tre batterie di piccolo calibro in posizione sul fondo valle sulla destra Isonzo, la 1a del 28° da campagna si regolò come le due di destra. Il comandante la 4a batteria a cavallo, giunto da pochi giorni, aveva il tiro preparato solo mediante la carta. Durante il bombardamento aveva avuto un pezzo colpito in pieno da tre colpi; quando il comandante «udiva iniziarsi il fuoco delle mitragliatrici, sull'istante apriva coi tre pezzi disponibili il fuoco». Il comandante la 18a batteria someggiata, in posizione nel Vallone dei Grilli (versante est di Costa Raunza), durante un diradamento della nebbia, aveva visto, verso le 7,30, sul greto della riva sinistra dell'Isonzo truppe nemiche che si (I ) Si esamini ad esempio, quanto riferisce il Comando del 23° gruppo in conca Plezzo: «Alle ore 8 chiamai nuovamente e personalmente al telefono i vari comandanti di batteria, avvertendoli di tenersi pronti ad intensificare il tiro, non appena il nemico rivolgesse nuovamente i suoi sforzi sulle batterie, osservatori e strnde di accesso, la qual cosa prevedevo avrebbe dovuto fare ali'atto di passare all'attacco delle fanterie, attacco che non doveva ritenersi lontano, visto che in questa seconda fase il nemico, allo scopo di non oftè ndcrc le proprie truppe, non faceva più uso di proietti a gas asfissianti. Verso le ore 9, come avevo previsto, il nemico riportò il tiro sugli obiettivi della I a fase; il fuoco delle batterie del gruppo raggiunse, dietro mio ordine, la massima intensità. Subito dopo mi pe rvenne avviso telefonico dal Comando artiglieria settore Plezzo che il nemico si era impadronito delle nostre linee di Plezzo e di quelle Ravnila, di quota 700». Evidentemente aveva fatto più presto il nenùco ad irrompere nelle nostre trincee che le batterie ad intensificare il fuoco dopo notato l'allungamento del tiro.


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1; 1MPORTANZA DELCAZIONE MILITARE ITALIANA

ammassavano: aprì subito il fuoco contro di esse «senza però poterne verificare gli effetti, a causa della nebbia, ritornata quasi subito. Verso le otto, avendo visto diradarsi il bombardamento contro le prime lince della piana di Volzana, e specialmente nelle vicinanze del fortino, spostai contro tale punto il fuoco di una sezione». Dunque mentre sulla linea dei nostri radi nuclei di vedette si era rovesciata la rapida e violenta tempesta di fuoco delle centinaia di bocche d'o1:,TJ1i calibro e di grosse bombarde, l'avversario aveva potuto effettuare i suoi preparativi di attacco, quasi indisturbato dalla nostra artiglieria, talché il fante nostro ebbe l ' impressione che i nostri pezzi fossero rimasti in silenzio. Un'altra circostanza intervenne a diminuire l'clTicicnza delle nostre difese avanzate. Da tempo il collegamento fra la 46a e la 19• divisione si effettuava, tenendo sulla destra Isonzo una compagnia mitragliatrici da posizione della 46a nelle linee avanzate della 19" divisione presso l' Isonzo, con l'incarico di battere con tiro di fianco il terreno antistante alle trincee della 46a, sulla sinistra. Naturalmente essa nello stesso tempo difendeva il tratto di linea che occupava cioè le immediate vicinanze della rotabile di fondo valle sulla destra Isonzo; e pare anzi che il Comando della 19" divisione avesse per questo insistito che fosse colà lasciata tale compagnia. Ma per fatalità la mattina del 24, alle sci e mezzo, il comandante la 1035" compagnia mitragliatrici della 46a, dislocata sulla destra Isonzo, riceveva ordine scritto dall'ufficiale superiore del 207'', comandante il battaglione che presidiava la costa Raunza (1), di ritirarsi per prendere posizioni sul Kovacic. La compagnia lasciò la posizione portando, colla trentina di uomini dei quali disponeva, le armi e sci cassette di munizioni. Così mancò alla nostra linea avanzata di sinistra Isonzo il fiancheggiamento ed alla destra, come vedremo, l'unica difesa. Il bombardamento delle nostre linee fu specialmente violento sul fronte assegnato per l'attacco alla 12• divisione slcsiana, occupato, come si disse, dalla 2a compa1:,'Ilia al ridottino Molini e dalla 3• di qui all'Isonzo. Appena iniziato il fuoco di distruzione, i feriti incominciano ad affluire al posto di medicazione, situato in linea presso il molino di Gabrije; i feriti gravi vengono trattenuti, i leggeri medicati ritornano al loro posto di combattimento, ma specialmente alla 3• compagnia la già rada catena dei piccoli posti di sei, sette uomini dislocati ad una sessantina di metri uno dall 'altro, si indeboliva sempre più, talché quando sotto la protezione della nebbia e del fumo prodotto dalle bombarde sulla destra delle trincee i riparti d'assalto tedeschi apparvero improvvisamente a breve distanza dai nostri, trovarono un aspirante da due giorni al riparto, ancora inebetito e contuso da un colpo di grossa bombarda scoppiatagli accanto, che qualche soldato stava medicando alla meglio. Una mitragliatrice ancora in efficienza poté sparare qualche ralTica, ma far di più non era possibile. Anche al fortino Teresa - posto al centro della 3• compagnia - un altro aspirante il quale aveva già fatto un

(1) Tale ordine deve essere sttto fhitto di un equivoco perché, come si disse, il Comando della 19' divisione aveva ùi recente insistito perché la I035" compa!,'llia non fosse spostata, ed il Comandante la brigata Taro nella sua relazione compilata subito dopo gli avvenimenti, ritiene che la compagnia mitragliatrici della 46" fosse nella solita posizione.


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turno di trincea ad un'altra compagnia, ma che era da poco assegnato alla 3" era rimasto con soli tre o quattro soldati ed una mitragliatrice. Tutti fecero fuoco, ma la resistenza non poteva neppur qui essere che breve. Mentre questo avveniva alla destra della 3a compagnia, i due plotoni di sinistra avevano all'allungarsi del tiro, aperto il fuoco ed altrettanto aveva fatto la 2a compagnia al ridollino Molini, riuscendo ad arrestare le pattuglie nemiche che avanzavano; «gli uomini sparavano, ma malcontenti, perché l'artiglieria nostra non sparava un colpo». Un attacco più pronunciato, diretto contro il ridottino Molini, fu respinto dalla 2a compagnia: il comandante del battaglione, che era là vicino, assegnò a questa in rinforzo il riparto zappatori, unica sua riserva. Ma l'avversario subito, dopo aver fatto breccia al fortino Teresa ed a sud, attaccò di fianco ed alle spalle la sinistra della 3" compagnia. li comandante della compagnia, dopo aver contrastato fino all'ultimo l'avanzala dell'avversario a colpi di bombe a mano, si ritirò col plotone di sinistra verso il comando di ballaglione. Il comandante di battaglione, spostatosi, con quei pochi uomini più alcuni altri racimolati al comando e con una mitragliatrice tolta dalla linea, di un centinaio di metri verso Gabrije, tentò arrestare il nemico con fuoco di fianco, con intenzione, poi, di prevenirlo nel trincerone a sud di tale località. La mitragliatrice e l'esiguo drappello aprirono il fuoco verso l' Isonzo, tanto che i proiettili cadevano tutt"intorno all'osservatorio nostro di destra dell'Isonzo ai piedi della costa Raunza (nord-ovest di Volzana), ma esaurite le poche munizioni e circondato da ogni parie, il comandante del battaglione dovette arrendersi. Così pure venne superata dal nemico la resistenza dei plotoni della 2a compagnia, che stavano a nord del ridottino Molini. Continuava a resistere isolato il ridottino Molini ed era intatta l'intera 1" compagnia la quale non attaccala direttamente, aveva cercato di aiutare col fuoco i reparti laterali. Durante l'attacco alla nostre prime trincee il comandante del 1 battaglione del 63° fanteria tedesca fu ucciso da una scheggia di granata mentre stava uscendo dalla trincea di partenza, ciò che è un indizio che il fuoco di sbarramento si è scatenato dopo che le compagnie erano già uscite dai ripari, e vi era rimasto il comando di battaglione. Il diario del 63° fanteria tedesco non accenna ad altre perdite. Solo un altro ufficiak cade, ma nell' attacco a Selisce. Le pattuglie d'assalto nemiche si erano intanto avanzate verso Gabrije, dove sorpresero le due batterie 2• del 28° e 3" a cavallo, proseguendo quindi verso Volarje. Quivi, al comando del 156°, privo di notizie dirette della linea, dove si erano sentite scariche di mitragliatrici, era pervenuta, verso le 8,20 una notizia assai vaga portata da un soldato del 155° che il nemico fosse arrivato alle due batterie anzidette. Il colonnello Offrcdi ordinò allora che l'unica sua riserva, una ventina di uomini del presidio di Volarje (falegnami, sarti, ecc.), agli ordini di un subalterno, andassero ad occupare una trincea abbandonata a circa 800 metri avanti all'abitato; ma mentre la squadra era avviata da quella parte, pattuglie tedesche irrompevano nella caverna occupata dal comando di reggimento, rimasto senza di fesa. Erano le 8,45 . I difensori del ridottino Molini, quindi, verso le 9 videro ad un


Schieramento del 63° Fant. ~edesco per 11 anacco della posizione

di Selisce

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T:ATTACCO IN FONDOVALLE

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tratto venire da tergo, lungo la rotabile, la colonna dei nostri prigionieri, dai quali si desumeva chiaramente che non solo le compagnie laterali, ma anche le batterie erano catturate: dovettero anch'essi seguire la stessa sorte. La l" compagnia del battaglione, schierata fra quota 360 e la 2a compagnia, aveva, verso le 9, arrestato col plotone di sinistra la discesa lungo la trincea dell'avversario, proveniente dalle posizioni già occupate in alto dal lll battaglione del 156°: il comandante la compagnia, accortosi dell'irruzione avvenuta a valle, aveva verso le 9,30 ripiegato il plotone di destra in modo da poter battere il fondo valle e la rotabile di destra Isonzo, dove si vedeva chiaramente il passaggio di truppe avversarie, mentre il plotone di sinistra continuava a trattenere l'avversario; ma verso le 11, ferito il comandante di plotone di sinistra, svanita la speranza di soccorsi, finite le munizioni, il sottotenente comandante di compagnia ordinò ai plotoni di cercare di raggiungere Selisce, ma essi dopo un breve percorso furono sorpresi dall'avversario e dovettero lasciare le armi.

2. -

Vattacco alle lince di Selisce.

La rottura del velo formato dalla 2• e 3" compagnia del 156° fanteria e la cattura della 2" batteria del 28", della 3" batteria a cavallo e del comando del 156° fanteria erano state così rapide che nelle retrostanti trincee <li Sclisce, sulle quali infuriava tuttora il bombardamento nemico, nulla venne notato che potesse lasciar sospettare tale avvenimento. Coloro che avevano potuto sfuggire alla cattura cercarono naturalmente di raggiungere la 2a linea a Selisce, passando non per la strada percorsa dal nemico, ma per le pendici, ciò che richiedeva maggior tempo. Il Comando della brigata Alessandria situato in una caverna verso il centro della trincea fra Selisce e l' Isonzo, sulla sinistra del Mrzli potok, aveva saputo soltanto verso le otto e mezzo che si sentivano le mitragliatrici verso la posizione E (sotto il Trucchetto del Mrzli). Alla stessa ora il comandante del 156° notificava che non aveva notizie dei suoi due battaglioni in linea e che aveva mandato a richiederne. Così il nemico, occupato alle 9 Vola1:je, poté attaccare di sorpresa la linea di Selisce, favorito dalla nebbia ed anche, per i riparti che avanzavano per la rotabile, dall'ottimo mascheramento di essa, fatto da noi per permettere la circolazione, dato il dominio dalla linea nemica del Mrzli e specialmente delle mitragliatrici del Trucchetto. Intanto, per ordine del Comando della 46a divisione, erano avvenuti spostamenti nei due battaglioni della riserva divisionale, dislocata presso S. Lorenzo. Alle 6, 15 il Comandante la divisione ordinava al maggiore Fazzini, comandante il II battaglione del 156°, di portarsi da S. Lorenzo (un chilometro a nord-ovest di Kamno) a Scliscc a disposizione del Comandante della brigata Alessandria, il quale all'aiutante maggiore, che precedeva il riparto, ordinò che questo passasse sulla destra del Mr,di potok per poi farlo salire verso quota 599. Lavan:z.ata del battaglione, col maggiore alla testa, si effettuò ordinatamente. Oltrepassato Kamno, le compagnie a gruppi, seguendo il piede della montagna cd evitando la ro-


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CIMPORTANZA DELCAZIONE MILITAR.E ITAI .IANA

tabile, attraversarono, subendo poche perdite, la zona fortemente battuta dal nemico a tergo della linea di Selisce. Se nulla si era saputo dello sfondamento delle linee avanzate di fondo valle e di tutto quanto avveniva nel settore della brigata Alessandria, le notizie del! ' occupazione della groppa del Mrzli da parte degli austriaci erano pervenute assai presto al comando di divisione, portate dai fuggiaschi ed esagerate per giunta. Dietro le nostre linee della groppa del Mrzli vi era tutta un 'organizzazione, intesa a consentire la vita delle truppe: teleferiche, impianti per sollevamento d'acqua, cucine, posti di collegamento, deposito di munizioni di bombarde, baracche occupate da squadre di soldati cantonieri (incaricati della manutenzione della mulattiera che altrimenti sarebbe franata), stazione d ' intercettazione, ecc. Tutta questa gente, scossa dal bombardamento, aveva ingrossato naturalmente la schiera dei pochi fanti ed artiglieri, che si erano sottratti alla cattura da parte degli austriaci. Verso le 8,30 al comando della 46• divisione a Smast cominciarono ad affluire le notizie portate dai tùggiaschi della perdita della groppa del Mrzli, coll'aggiunta che il nemico stava irrompendo per il vallone del Mrzli potok ed avvicinandosi a Selisce. lira così non soltanto la perdita dei due hattaglioni del 147°, ma anche quella dell'intero 148° che veniva annunciata. Il comando della 46" divisione, in conseguenza, alle 8,50 inviava a Kamno alto il seguente ordine al ten. colonn. Pisicelli, comandante il II battaglione del 147°, ultima riserva della divisione: «Schieri il suo battaglione sulle falde basse dcll ' allura a nord di Kamno, in modo da vedere e far fronte alla strada Selisce-Kamno (stop). Invii pattuglie lungo la strada verso Seliscc Volarje (stop). Si tenga informato di quanto avviene verso il fronte d' attacco del nemico e si tenga in misura, in caso di irruzione del nemico per la piana, di piombargli risolutamente sul fianco (stop). Disposizioni debbono essere prese in pochissimi minuti. Dia ricevuta. Generale Amadei». L:ordine, ricevuto alle 9,35, fu subito eseguito dal battaglione, il quale contava soltanto due compagnie e m ezza, essendo mezza compa!,'llia circa ad O steria sulla destra Isonzo di fronte a Karnno. Il riparto zappatori era rimasto al Mrzli. Quindi verso le 9, quando cioè le prime pattuglie tedesche si avvicinavano a Selisce da Volarje la situazione delle nostre forze presso Selisce era la seguente: il lii battaglione del 155° sulla linea da q . 599-Selisce argine di sinistra del Mrzli potok; ìl II battaglione del 156° stava riunendosi sulla destra del Mrzli potok; il II battaglione del 147° un chilometro indietro, riceveva ordine di schierarsi oltre Karnno. Questi tre battaglioni, come i Curiazi, si impegnarono successivamente col nemico colla differenza dal classico esempio romano che ìl nemico si presentava sempre superiore anche di numero e preceduto da violento bombardamento della propria artiglieria. Da Selisce verso il Pleca vi era il 2° reggimento bersaglieri il quale non fu coinvolto nel primo assalto dato dai tedeschi alla nostra posizione di Selisce.


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Il primo ad essere attaccato dal nemico fu il Hl battaglione del 155° comandato dal capitano Moreschi. Il battaglione aveva occupato la linea il giorno precedente con una compagnia - la 9a - rinforzata da una compagnia mitragliatrici , la 939a, il tratto fra Selisce e quota 599, ove cominciava l'occupazione del costone che sale al Mrzli con mitragliatrici della brigata Caltanissetta; un'altra compagnia - 1'8a occupava le trincee, aventi lo sviluppo di circa un chilometro, dalla rotabile da Selisce ali ' Isonzo. Avanti a questa linea di circa 150 metri sul ciglione verso Volarjc (approssimativamente fra quota 195 e quota 201) stava il «fortino», collegato colla trincea retrostante da un'ampia galleria, il quale era occupato da un plotone d'assalto e dalla 1034a compagnia mitragliatrici, metà della quale in riserva. Altre due sezioni di una terza compagnia mitragliatrici (la 1150") rinforzavano questa linea: una sezione presso l'Isonzo, l'altra in riserva. Le posizioni di Selisce vennero battute dalle 2, anche con granate a gas; ma non ne fu risentito l'effetto nelle trincee che erano sull'alto dell'avvallamento del Mrzli potok . Furono anche qui rotte le comunicazione telefoniche e si ebbero perdite. L'ordine della 12a divisione per il fuoco d'artiglieria di distruzione, preparatorio all'attacco, avvertiva che specialmente il settore fra Selce e l'Isonzo doveva essere battuto dalle artiglierie pesanti già durante l'attacco alla linea avanzata e che, presa questa, tutti i calibri a lunga portata dovevano concorrere con un bombardamento di un'ora e mezza a compiere la preparazione per l'assalto, mentre il tratto alto fra quota 601 e Selisce doveva essere neutralizzato con tiri anche di artiglieria leggera. I cannoni da IO cm a lunga portata dovevano eseguire una cortina di fuoco a tergo della linea per isolarla. I grossi calibri dovevano controbattere l' arliglicra italiana, postata presso Kamno. Cardine, poi, faceva specialmente menzione del fortino di quota 20 l e di quota 195. Queste disposizioni ebbero pieno effetto, perché, come si è ripetutamente spiegato, l'artiglieria nemica poté agire sicura ed indisturbata, nel modo cioè più efficace. L: intensità del bombardamento, intanto, continua spaventosa. Le caverne presso Scliscc, poste ai piedi della salita del Mrzli, si sono riempite di fuggiaschi, che per l' intensità del fuoco nemico non possono più oltre ritirarsi. li comandante del 4° gruppo da 102 in posizione a Kamno, che aveva deciso, nulla potendo fare a quota 599, di riunirsi alle sue batterie, si ripara momentaneamente nella caverna del posto di medicazione a Scliscc, ma non è più possibile uscirne: cadono davanti all'imbocco della caverna da dieci a quindici colpi di artiglieria al minuto. Un gruppo di fuggiaschi , che poco prima aveva tentato di attraversare lo spazio battuto, era stato quasi interamente distrutto. Il fuoco aveva danneggiato le trincee e distrutto il fortino colle mitragliatrici: i plotoni della 9" compai,,rnia, ignari di quanto era avvenuto davanti a loro, si trovavano riparati in caverna lungo l' estesa linea. li comandante la brigata Alessandria, dopo d'aver impartito l'ordine al II battaglione del 156° giunto in rinforzo da S. Lorenzo, di passare sulla sinistra del Mrzli potok, ordinò al capitano Moreschi, di portare innanzi anche la 7" compagnia, disponendola fra la 9a e 1'8a in modo da sbarrare sicuramente la rotabile e


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l'abitato di Selisce; il capitano Moreschi, però, mentre si avviava per eseguire l'ordine, cadde gravemente ferito da una granata. Lo sostituì il tenente di complemento Velardi, al quale il comando di brigata rinnovò l'ordine già impartito al capitano. Il tenente Velardi, uscito dal comando di brigata, diede l'ordine verso le 9,30 alla 7a compagnia di avanzare fra le due che erano già in linea e poco dopo, mentre durava ancora il bombardamento, intese le vedette verso la rotabile dare l'allarme: erano i tedeschi che, avanzando per la strada protetti dal fumo e dal mascheramento, irrompevano in Selisce e sorprendevano, ferendone il comandante, parte della 7a compagnia; anche il tenente Velardi, accorso, fu fatto prigioniero. La destra della 9" compagnia, che aveva avuto gravi perdite durante il bombardamento, fra cui un aspirante giunto al riparto il giorno precedente, fu del pari sopraffatta dall'avversario. Tutto questo avveniva verso Selisce senza essere notato nel resto della linea ed anche al comando di brigata, che era, come si disse, in linea, a circa cinquecento metri a sud di Selisce, si venne a conoscere che Selisce era occupata dal nemico, quando un motociclista, inviato verso le nove e mezza al Comando di divisione per riferire che non si avevano notizie, ritornò, segnalando che il paese era occupato dall'avversario. Siccome nulla si sapeva dell'azione nel fondo valle, il comando della brigata Alessandria ritenne che si trattasse di austriaci discesi da quota 599 del Mrzli. In tale situazione era urgente disporre che il battaglione del maggiore Fassini non eseguisse l'ordine di passare alla spicciolata sulla sinistra del Mrzli potok, e pertanto il colonnello brigadiere Bruno, mentre ancora intenso durava il homhardamento, passò a guado il Mrzli potok e fece schierare il battaglione nelle vecchie trincee coperte che seguivano l'argine destro del Mrzli potok, disponendole in modo da sbarrare anche la provenienza di Sclisce. Ciò fatto il brigadiere si recò verso Vrsno per cercare il collegamento del suo battaglione col 2° bersaglieri, ma sul pianoro antistante a Kamno trovò il Il battaglione del 147" che si stava schierando e vicino ad esso il comandante la brigata Caltanissetta. Al battaglione fu fatto prendere il collegamento colla 5" compagnia del reggimento bersaglieri. Intanto l'occupazione di Se lisce, collegata colla perdita del Mrzli, aveva confermato la convinzione che il paese fosse stato occupato da austriaci scesi pcl Mrzli potok e per quota 599 cd in tal senso riferirono al Comando di divisione gli ufficiali da esso mandati verso Selisce per aver notizie. I riparti d'assalto che avevano effettuata l'irruzi one in Selisce dilagarono con precauzione lungo la trincea sulla sinistra del Mrzli potok, dirigendosi verso l'Isonzo e bloccando successivamente di sorpresa nelle caverne i plotoni dell'8a compa1:,rnia. Contemporaneamente altri nuclei d'assalto, provenienti dal greto del1'Isonzo, forzavano la destra della posizione, uccidendo il tenente Bovinelli, comandante della 1150" compaf,rnia mitragliatrici, che con due armi difendeva la posizione. Secondo il diario del 63° fanteria tedesco erano le dieci. In tal modo, dei cinque battaglioni a disposizione della brigata Alessandria, i due del I 56° sulle pendici del Mrzli, riuniti sotto il comando dei rispettivi comandanti di battaglione e sostenuti ciascuno da una batteria, opposero valida difesa, arrestando il nemico e non ritirandosi che per ordine del proprio coman-


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dante di reggimento. GI i altri tre battaglioni, ferito o catturato ali ' inizio della lotla il proprio comandante, senza apprezzabile sostegno da parte dell ' artiglieria, furono travolti. Rimaneva all'avversario da superare in fondo valle la resistenza dei due battaglioni della riserva divisionale, posti, come si è visto, uno nella vecchia trincea di deslra del Mrzli potok, l'altro schieralo sul pianoro di Kamno. Il III battaglione del 156°, verso le 9,45, si era schieralo nelle vecchie trincee sulla destra del Mrzli potok: trincee, che sulla destra si arrestavano ad un 200 metri dal fiume e sulla sinistra, ad una cinquantina di metri dalla rotabile. Le compagnie si susseguivano in linea in ordine di numero, da destra verso sinistra. Un plotone però della 6 gucmiva il tratto di circa 200 metri senza difesa presso il fiume. Data l'estensione del fronte, lutte le compagnie erano distese, senza alcuna riserva. Anche la eompa1:,rnia mitragliatrici, che aveva un solo ufficiale, era tutta schierata. In trincea non una bomba a mano, non una cartuccia; non si aveva che il munizionamento individuale del soldato. Non telefono, non collegamenti con altre truppe. Gli ufficiali e i soldati, contenti dell'elogio avuto dal comandante della brigata per la marcia ordinata compiuta sotto il homharcfamento, erano pronti e calmi, malgrado il furioso bombardamento che continuava. Preoccupava soltanto il silenzio delle nostre artiglierie del Kovacic, ed ai soldati che chiedevano il motivo gli ufTiciali non sapevano che rispondere. Apparivano nella nebbia dei razzi bianchi, che si andavano avvicinando: erano i grossi nemici. Poco dopo le 1O, un primo attacco di pattuglie su tutto il fronte, partito dalle lrincee antistanti ed uno successivo fatto con maggiori forze furono facilmente respinti con perdite per i tedeschi. Il bombardamento d'artiglieria riprende, mentre mitragliatrici nemiche aprono il fuoco contro il plotone appostalo sul greto, sul quale continuano ad arrivare grosse granate, che fanno perdere al reparto metà degli uomini. Intanto la nebbia si è sollevata e si vedono sulla strada di destra Isonzo gruppi nemici che, scorti i nostri si appiattano, aprendo il fuoco colle mitraglialrici e prendendo d' infilata specialmente il plotone che è allo scoperto e le truppe che occupano la destra della trincea. Le perdile, già sensibili, aumentano; il comandante del battaglione ordina di togliere qualche mitragliatrice dalla trincea per controbattere il fuoco proveniente dall'altra sponda del fiume, ma in quel momenlo il tiro d'artiglieria cessa all'improvviso ed i tedeschi in forza vengono all' attacco. Superata la rcsistcn7.a del plotone di destra e penetrato anche al centro della posizione, l'avversario si trova a lcrgo della trincea coperta, dalla quale i nostri non possono più oITcnderlo: occupati gli sbocchi, il battaglione è catturato. Sono circa le 12. «Fino alle 12, dice il diario del 63 ° fanlcria, lotta accanita 2 trincee seconda posizione» Dovette intervenire anche la 4a compagnia che era stata fino ad allora tcnula in riserva per essere lanciata, dopo lo sfondamento sul Matajur per occupare di sorpresa quell'importante posizione. Così, il 63° reggimento fanteria lcdcsco era giunto davanti a Kamno, mentre, secondo quanlo alTcm,a il diario del III Corpo d' armata bavarese, le truppe 3


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L.:IMPORTANZA UELL.:AZIONF. MILITARE l'IALIANA

tedesche, che marciavano sulla destra Isonzo (23° fanteria) erano di poco indietro al 63°. 1111 battaglione del 147°, ultima riserva della 463 divisione, comandata dal tenente colonnello Pisicelli in base all' ordine ricevuto alle 9,25, era alle 10 schierato colla destra (121 Y compagnia mitragliatrici) all'altezza delle prime case di Kamno e colla sinistra (6a compagnia fucilieri) verso quota 490 ai piedi della montagna; il battaglione restava così a poco più di un chilometro dietro la linea occupata dal Il battaglione del 155°, colla 6" compagnia in collegamento colla 5a compagnia del 2° bersaglieri, schierato nelle lince di resistenza Seliscc, Pleca. Lo squarciarsi della nebbia permise di scorgere i riparti della 12a divisione slesiana, che lanciando razzi stavano per giungere ad Osteria (Pri Scocir) sulla destra Isonzo all'altezza di Kamno. Il plotone del battaglione stesso, che era, colà per antica abitudine distaccato dalla 46a divisione a sorveglianza della strada, poté trattenere coi suoi ventisette fucili l' avanguardia tedesca solo per qualche minuto obbligandola a schierarsi: era la prima truppa, che il 23° fanteria germanico incontrava. Superato tale lieve intoppo, la colonna riprese l'avanzata, ma il tenente Colonnello Pisicelli fece aprire contro di essa il fuoco dalle mitragliatrici; i tedeschi risposero subito, prendendo colle loro armi d'infilata il battaglione, il quale contemporaneamente veniva attaccato dall ' avversario avanzante da Selisce. Il comandante del battaglione, provetto ufficiale di cavalleria volontariamente passato al comando di un battaglione di fanteria, vide che la situazione era insostenibile ed ordinò la ritirata, sotto la protezione della compagnia mitragliatrici: ma appena questa fu iniziata, il tenente colonnello cadde colpito a morte. I resti della 6a compagnia e la massima parte dei mitraglicri i quali iniziarono in ritardo la ritirata, furono circondati dal nemico. Gli avanzi delle altre due compagnie con una mitragliatrice, raggruppati intorno ai loro ufTiciali, ripiegarono sostando a far fuoco quando il nemico incalzava e per Smast, che era ormai stato abbandonato dal Comando di divisione, passarono l'Isonzo a Caporetto. In tal modo, alle 12, 1O, secondo documenti della 12a divisione tedesca, Kamno era occupato ed anche l'ultimo battaglione della 46a divisione era messo fuori combattimento. Nella difensiva sarebbe assurdo tenere le forze schierate su di una sola linea: anche in passato, si è ricorso al sistema degli avamposti per lasciare che il grosso stia pronto alla grande battaglia, ma venga sottratto al nervosismo delle piccole azioni. Ciò è tanto più necessario nella grande guerra da posizione in quanto l'azione distruttrice dell'artiglieria non consente di tenere per lungo tempo molte forze sotto il bombardamento avversario. Un fuoco di preparazione prolungato le distruggerebbe o le abbrutirebbe. Dunque lo scaglionamento in profondità è necessario, ma per la lotta è bene che la massa si riformi, e due tùrono i metodi principalmente in uso: quello adottato dal Falkcnhayn, il quale, partendo dal principio che l'uomo normale ha tendenza a cercare la propria salvezza individuale, ritenne necessario, per evitare che la truppa si ritirasse prematuramente, ordinare ai riparti più avanzati di mantenere la posizione ad 01:,'lli costo e se la perdevano di riconquistarla, e non


CATTACCO IN FONDO VA I.I.E

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si può disconoscere un grande fondamento wnano a questo modo di combattere. L'ordine superiore determina in certo modo, od almeno rafforza la volontà di sacrificio dei combattenti. Ma intendiamoci bene «resistere ad ogni costo finché i rinforzi tenuti nelle lince retrostanti non giungano ad appoggiarla possibilmente con avvolgimento» (1), Ludendorff, assunto con llindenburg alla Direzione Suprema della guerra, credette opportuno mutare metodo. «In reciso contrasto col sistema di difesa sin allora attuato, concentrato soltanto in lince rigide facilmente riconoscibili, venne introdotta una larga difesa attiva, scaglionata in profondità, da attuarsi elasticamente. La posizione doveva naturalmente al termine della lotta restare nelle nostre mani, ma il fantaccino non doveva più dire: io qui resto e qui muoio, ma aveva il diritto, in caso di forte bombardamento nemico, di ripiegare entro certi limiti in qualsiasi direzione. La linea perduta doveva poi essere riconquistata con un contrattacco». In sostanza, erano le rade forze avanzate che ripiegavano, unendosi alle retrostanti per contrattaccare insieme a queste. Naturalmente, e 'era il pericolo che il ripiegamento delle truppe avanzate potesse essere prematuro. Ma i due grandi condottieri, una volta tanto d' accordo, ci dicono che il metodo con buone tmppe era vantaggioso: «quando truppe scelte, ottimamente istruite cd aventi comandanti veramente sicuri applicavano quella prescrizione, essa poteva di massima raggiuugen: il suo scopo». 11 Falkenhayn, che la questa ammissione, seguita però, avvertendo che «bene spesso non l'ha raggiunto ed ha prodotto anzi maggiori perdite». Come si è detto qui ed altrove, la ricetta in guerra non c 'è. La lattica cambia ogni dieci anni, dicono che abbia scritto NapOlconc. Bisobrna prendere la massima del Maestro nel suo spirito: la tattica è mutevole, cambiano i mezzi od i metodi d ' attacco, le quantità dell'artiglieria e delle bombarde, la durata della preparazione d'artiglieria e diversa deve essere la tattica della difesa. Qui sta il lato difficile dell' arte della guerra: presentire i metodi dell 'avversario e predisporre nel modo più efficace i mezzi per impiegarlo. Un esempio è la battaglia di difesa dell'aprile 1917, condotta da Hindenburg e Ludendorff contro il Nivelle: questi aveva fatto conoscere a tutti, e quindi anche al nemico, che voleva sfondare profondamente ed i tedeschi presero le misure alte a far fallire sanguinosamente l'o!Tcnsiva progettata. Ma in ogni modo tanto il metodo di Falkenhayn che vuol ferma la linea avanzata rinforzandola dall'indietro all'avanti, quanto quello della «difesa attiva» di Ludendorff, che consente alla linea avanzata di ripiegare sulle forze retrostanti per contrattaccare con esse, sono fondate su un identico principio: fare massa opportunamente, s' intende - per opporsi in forze al nemico. Qui, invece, le dodici compagnie del 63° reggimento slesiano a nord dell' Isonzo, colle quattro del I battaglione del 23° sostenute da truppe della I sa brigata da montabrna, discese dal settore Vodil, e da ultimo, anche da riparti del 23° reggimento, che risaliva la destra del fiume, si impegnano successivamente, so-

(1) FALKENHAYN: li Comando Supremo tedesco, capo 111. Inizio della guerra da posizione su tutta la fronte occidenlale.


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L'IMPORTANZA DEl.! ?AZIONE MILl'IARE ITALIANA

stenuti da una poderosa artiglieria, prima contro le due compagnie del I battaglione del 156°, poi contro due del llI battaglione del 155°, poi contro il II battaglione del 156°, infine contro due compagnie e mezza del II battaglione del 147°, abbandonati alle sole loro anni. Non è lo scaglionamento, è un frazionamento in profondità. Non erano queste le istruzioni del Comandante l'Armata, il quale aveva il 23 avvertito che «si deve fare la difesa ad oltranza sulla prima linea, naturalmente facendo la manovra, ossia tenendo con il minimo possibile le prime linee ed avendo sottomano nuclei di contrattacco)). Non era neppure quanto avevano raccomandato le diverse autorità, che come si è veduto volevano il contrattacco istintivo. Era quanto le nostre truppe in quel settore sapevano fare. Da tempo queste occupavano una trincea avendo piena fiducia ncll 'inviolabilità delle loro posizioni e la convinzione assoluta della necessità di conservarle intatte durante il combattimento: si limitarono a difendere, con for.lc inadeguate una trincea od una posizione.

3. -

Sforzi per arginare l'irruzione.

Le difese organizzate dalla 46a divisione in fondo valle, verso mezzogiorno sono infrante. La 46a divisione non ha più truppe sue; non solo, ma il comando della 46" divisione, al quale è stato riferito da tutti che il nemico ha sfondato pel vallone del Mrzli Potok, ritiene che anche sulle falde del Mrzli il 148° sia messo fuori combattimento e che la resistenza quindi continui soltanto sul costone del Km, da parte del 224°. Il comando della 46" divisione e quello del IV corpo d 'armata avevano sin dalle prime minacce, prese disposizioni per impedire la rapida avanzata del nemico. Ma come si è detto, dietro la 463 divisione vi erano forze che si andavano ancora riunendo, non grandi unità organiche impiegabili subito utilmente. Avuta la notizia, poco dopo le 9,30, che il nemico era a Selisce, venne dato ordine di concentrare in quel punto il fuoco del maggior numero possibile di artiglierie e di ritirare, per salvarle, le tre batterie da I 02 da Kamno. Secondo il comando del IV corpo d ' armata dovevano intervenire le tre batterie di mortai da 210 di Libussina, tre batterie da 105 di Svina, nove batterie pesanti campali da Luico: in totale 15 batterie di medio calibro, delle quali 12 a tiro celere. Ma pesava su di noi la tardività della preparazione ed il sistema adottato di lasciare compiere impunemente al nemico la preparazione d'artiglieria: batterie non pronte, telefoni rotti. Nessuno si accorse che i nostri sparassero su Selisce! Il maggiore Fazzini, comandante del Il battaglione de l 155°, prigioniero alle 11, percorse a piedi la rotabile Selisce-Tolmino e riferisce che non un colpo della nostra artiglieria vi cadeva ed il comandante del 4° gruppo da I 02 caduto prigioniero circa alla stessa ora vede, 300 metri dietro il paese funzionare sicuramente il telefono da campo nemico. Il nucleo più importante delle batterie chiamate in azione era il 19° raggruppamento d'assedio presso Luico, che si stava costituendo quella mattina: il comandante era sul posto da due giorni, il personale del comando stava arrivan-


CATTACCO IN FONDOVALLE

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do nella mattina del 24 da quota 599 de l Mrzli. Il tenente colonnello Fuscaldo ricevette alle 10, 10, dall' ufficiale di servizio al comando d'artiglieria di Caporetto, l'ordine telefonico di sparare su Selisce. Naturalmente il comandante volle confenna telefonica dell'ordine dal capo ufficio del comando d 'artiglieria di Caporetto; avutala, le sue batterie che erano in traino non potevano eseguirlo. Arrestate le batterie dove si trovavano, sgombralo il campo di tiro verso le 12 e mezzo spararono i primi pezzi pronti, ma contro la vetta de l Mrzli, non su Selisce che non si poteva battere dalla posizione dove erano i cannoni; il fuoco su Selisce venne aperto alle 13 dal 34° gruppo di obici pesanti campali, il quale però non aveva cariche che per quindici colpi p er pezzo. 11 comando del 106° gruppo (10 mortai da 210) ricevette la notizia, non sicura, dell 'occupazione di Selisce dal comandante il 2° reggimento bersaglieri: pare verso le 11 . Il telefono col comando di raggruppamento era rotto; venne inviato un porta ordini per chiedere conferma dell'informazione ed avere l'autorizzazione di sparare su Selisce. Il comandante il raggruppamento non ne era sicuro neppur lui: dovette chiedere alla divisione; fortunatamente si poté, in quel momento, riattivare il telefono ed il tiro poté essere autorizzato prima che il porta ordini fosse di ritorno; restava da impartire l'ordine alle batterie: il fuoco, dunque, dev'essere stato iniziato molto tardi e per poco tempo. Se si pensa che le batterie di m ortai sono poco adatte pel tiro di sbarramento , che ;i breve distanza sparano nel settore superiore e che il tiro su Seliscc non aggiustato in precedenza veniva quindi eseguito sulla carta senza possibilità di osservazione, si comprende come tale tiro abbia potuto passare quasi inosservato in quella zona. Per le batterie da 105 di Svina, due, la 44a e la 4Y (7 pezzi in totale) ricevettero l'ordine ad ora imprecisata di battere la strada Caporetto-Volarje ma le batterie erano in quella posizione da un giorno; avevano 600 colpi ed eseguirono tiro cadenzato, naturalmente senza aggiustamento, sparando nella nebbia. La 68" batteria era da Cividale giunta a Robic (sci chilometri ad est di Svina) quel mattino stesso alle nove: ricevere gli ordini , andare a Svina, scegliere la posizione, ricevere le poche munizioni disponibili sul posto perché la batteria non aveva potuto trasportarne; tutto questo fece sì che la batteria poté aprire il fuoco nella nebbia, solo m ezz'ora avanti che fosse segnalato il nemico ad ldcrsko cioè non prima delle 12. Anche qualche altra balleria ricevé l' ordine di sparare su Selisce, ad esempio dopo mezzogiorno la 30• batteria obici pesanti cam pali, ma dalla sua posizione a duecento metri ad ovest dalla linea di resistenza ad oltranza Vrsno-Selce non si poteva effettuare il tiro richi esto. Le batterie del Kovacic, ancora in funzione ali ' ora in cui Selisce fu occupate dal nemico, erano attratte dalla lotta che si svolgeva ne l settore delle lunette cd in quello del Trucchetto Mrzli dove essenzialmente ri volsero i loro colpi, mentre l'irruzione in fondo valle era da principio passata inosservata, data la ne bbia che incombeva ancora sul fondo. Quindi, in sostanza, come la linea avanzata era stata infranta senza una sensibile tempestiva azione delle nostre artiglieri e, così anche per lo sfondamento della linea di resistenza ad oltranza in fondo valle il fuoco dei nostri pezzi non poté esplicare un'azione apprezzabile. Si esporrà più innanzi l'impiego delle riserve del Corpo d ' armata (brigata Foggia e 9° bersaglieri).


I;IMPORTANZA DF.Ll ?AZIONE MILITARE ITALIANA

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4. -

Destra Isonzo: Attacco in fondo valle (12a divisione) ed alla costa Raunza (Alpcnkorps).

Non si può comprendere la marcia incontrastata dei 5 battaglioni tedeschi sul fondo valle di destra Isonzo (2 battaglioni del 23° seguiti poi dal 62° fanteria) se non si esamina l'attacco alla costa Raunza sferrato da truppe dell'Alpenkorps: tale esame è inoltre necessario per stabilire quando le nostre batterie dislocate su tali alture hanno dovuto cessare il fuoco. I..;AJpenkorps bavarese era una divisione specialmente istruita ed equipaggiata per la guerra da montagna; formata nel maggio 1915, aveva fatto in quell'anno le prime armi contro di noi in Cadore; si era segnalata nelle operazioni contro i Rumeni, tanto che il Falkenhayn, comandante d'armata parla in termini del più vivo elogio tanto dell' Alpenkorps quanto del battaglione da montagna del Wurtcmbcrg che combatteva allora - come ora - coll 'Alpenk:orps stesso. Questo pertanto aveva dicci battaglioni, cioè il 1° e 2° reggimento cacciatori bavaresi ed il reggimento bavarese del «Corpo» ( Dayerische Leib-Regiment), ed il battaglione Wurtembcrghcsc da montagna che contava sei compagnie fucilieri e tre compagnie mitragliatrici. l.;armamento dell'Alpenkorps era, al pari delle altre divisioni germaniche, formidabile (6 mitragliatrici leggere per compagnia e 12 pesanti per battaglione). In totale la divisione aveva pci soli suoi 9 battaglioni organici 108 mitragliatrici pesanti e 216 leggere. Come si è già accennato, un battaglione tedesco colle sue 12 mitragliatrici pesanti e 24 leggere aveva un armamento molto superiore al nostro. Nel caso del1'Alpcnk.orps, poi, bisogna aggiungere 36 mitragliatrici pesanti e 36 leggere del battaglione Wurtemberghese da montagna, più tre compagnie mitragliatrici pesanti da montagna date in aumento alla divisione: in totale altre 54 armi pesanti e 36 leggere più un intero battaglione di mitragliatrici Lewis e di fucili automatici (Musketcn). Senza tener conto di questi ultimi si va a 162 mitragliatrici pesanti ed a 252 leggere. In cifra tonda 400 mitragliatrici più il battaglione di armi automatiche. Comandava l' Alpenkorps il maggior generale von Tutscek che aveva prima appartenuto alla divisione come comandante di brigata di fanteria. Il settore d'attacco dell' Alpenkorps giungeva da una parte al limite sud della 12• divisione (pendici settentrionali del Kolovrat Golobi (escluso per I' Alpenkorps) Luico, compreso); verso sud il limite comprendeva il ciglio di costa Duole (quota 732 Cappella Sterne-Casoni Solari-Luico), comprendendo la rotabile posta sul rovescio del Kolovrat, fra Casoni Solari e Luico. Questo settore corrispondeva quasi esattamente a quello assegnato per la difesa alla nostra brigata 1àro, colla differenza che questa avrebbe dovuto giungere a nord fino all'Isonzo, dove in fondo valle attaccavano, sulla destra dell' Alpenkorps, cinque battaglioni della 12a divisione slesiana ed a sud si estendeva anche sui due versanti di Val Duole, dove attaccava la destra della 200" divisione tedesca e precisamente il I reggimento Jiigcr. ln complesso, in questo settore si rovesciavano 5 battaglioni della I 2a divisione, I O dcli' Alpenkorps, 4 della 200"; in totale 75 compagnie fucilieri complete con 450 mitragliatrici leggere, 246 pesanti. O


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Attacco del!' Alp~nkor12s I Costa Raunza e Costa Duo e (24 ottobre)

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! ?IMPORTANZA DELI.:AZIONE MILITARE ITALIANA

La brigata Taro aveva il II battaglione del 208° distaccalo sulla Bainsizz.a; rimanevano quindi soli 5 battaglioni, cioè 15 compagnie fucilieri più 9 compagnie mitragliatrici, comprese le 2 compagnie di brigata e 2 compagnie da posizione cioè 56 armi e 20 pistole mitragliatrici. I cinque battaglioni avevano ricevuto il giorno 22, per il complclamcnlo dei quadri, una quarantina di aspiranti di nuova nomina, anch'essi privi - come quel!i asse1:,'Ilati ai reggimenti della 46a divisione - di qualsiasi pratica di guerra. Secondo i dati del comando di brigata la forza complessiva dei 5 battaglioni era di 4530 uomini dei quali 970 distaccati, perché addetti a servizi speciali (1). Restavano quindi 3560 uomini in linea: all'incirca 650 uomini per battaglione al 208° (compresi mitragliatrici, pistole e Bettica) mentre il 207° non aveva in media che 570 uomini per battaglione. Altri 400 erano alle due compa1:,'llic mitragliatrici di brigata, al comando di brigata e di reggimento, agli osservatori. Sino al 21 ottobre la brigata aveva tenuto coi due battaglioni del 208° la linea d'occupazione avanzata dall'Isonzo sino ai roccioni di M. Jeza (2 compagnie erano in rincalzo in Val Duole e Val Kamenca). Il 207° era in seconda linea con 2 battaglioni in Val Kamenca ed uno a Casoni Solari (testata di Val Duole). Nella notte sul 22 la brigata assunse la dislocazione prevista per il caso di attacco nemico in forze. In complesso, dunque, anche qui casa nuova, il che, come si è visto, significava un certo disagio per le truppe, nonché per i comandi che trovavano le comunicazioni telefoniche alquanto deficienti. La linea avanzata bassa era in condizioni di difesa infelici, con ricoveri di scarsa resistenza data la poca sopraelevazione del terreno sull' Isonzo. Le 2 compagnie potevano collocare un plotone di una trentina di uomini - quanto bastava per stabilire 3-4 coppie di vedette - ogni 7-800 metri, cioè fra le varie coppie di vedette correvano 200 metri circa; la sorveglianza era quindi assicurata solo in discrete condizioni di visibilità. Il provvedimento dell'abbandono della resistenza sulla linea avanzata era indubbiamente vantaggioso, dato che questa non era in condizioni di poter resistere; però, anche tale mutamento aveva di necessità i suoi inconvenienti. I comandanti delle unità della brigata Taro e dell'artiglieria divisionale erano senza dubbio a conoscenza delle disposizioni ma tutta la truppa e specialmente quella retrostante, comprese le artiglierie d'assedio, non poteva in un sol giorno essere al corrente e convincersene. Dato il compito di semplice osservazione della linea bassa, quella sui pendii della Costa Raunza veniva ad essere la prima linea. Ora, di questo non tutti erano persuasi, In molti prevalse l'abitudine di sapersi in seconda linea. Foni, il Kovacik, erano sempre stati considerati - relativamente s' intende- zona di pace: batterie sicure di non temere offese che per via d ' aria, quindi uomini disarmati, nessuna difesa vicina. Che il 23 le cose fossero cambiate non fu risaputo da molti, né vi fu tempo a provvedere.

( I) Salmerie e carreggio 420, cucinieri 90, ai corsi lanciafiamme 60, ai servizi speciali: carbonai, fornaciai 20, portaferiti dati di rinforzo alla sezione sanità 180, in licenza 200. Vi er.i inoltre qualche altro distaccamento di cui il comandante di brigata non ha tenuto conto e cioè: uomini comandati a1 corso sui gas a Civ idale, ad un corso sulle rnitr.iglialrici austriache a Case Ardiehl, altri a corsi mitragliatrici nelle retrovie.


t.: A ITACCO IN f'ONDO VA LLE

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La 18a batteria someggiata, nel vallone di Grilli, risultò avanti la linea di resistenza; essa rimase tranquilla avanti alla linea di resistenza della fanteria, e per la prima, come si vedrà, sostenne degnamente l'urto nemico. Delle 15 compagnie disponibili della Taro, 2 del I battaglione del 208° erano sulla linea d 'osservazione bassa: la 1• compagnia guardava il tratto fra rio dei Grilli a nord ed il fortino austriaco a sud; la 2" era distesa fra il fortino (compreso) ed i roccioni di Cigini: queste compagnie disseminate su di una fronte di circa 6 chilometri non avevano che un compito di «osservazione avanzata», ma in complesso erano 2 compagnie che non potevano praticamente concorrere alla difesa della linea di resistenza cosicché questa restava affidata a sole 13 compagnie fucilieri e precisamente: a) difesa di Costa Raunza e Val Kamenca (da 4 a 5 chilometri di linea senza i raddoppi): comando del 207° col I e III battaglione, più le compagnie mitragliatrici da posizione 41 • e 389a. La 41 a da posizione era giunta il giorno 22 dal Cadore, la 3893 (otto armi) appena ricostituita e non ancora completa, fu inviata il 21 dalla scuola di Codroipo alla 19" divisione; giunse in linea, come vedremo, durante il bombardamento. In totale, su costa Raunza e Val Kamenca 900 fucili e 26 mitragliatrici; b) difesa di costa Duole e di val Duole: comando del 208° col Ili battaglione del 208°, più una compagnia fucilieri ed una mitragliatrici del I battaglione del 208° (che aveva le altre 2 compagnie fucilieri sulla linea bassa), più una compagnia mitragliatrici di brigata (n. 249). Totale 600 fucili, 18 mitragliatrici per più di 1.500 metri di linea (senza i raddoppi); e) il Il battaglione del 207° in riserva di brigata a costa Duole. Caratteristica di questa occupazione è l'estensione del fronte, al quale, data la nebbia, non era sulTiciente rimedio la relativa abbondanza delle mitragliatici. Il 207°, come si è visto, presidiava non meno di 5 chilometri di trincea con 900 fucili, nei quali, al solito, compresi portaordini, portaferiti, telefonisti, ecc. Questa debolezza fu accentuata dalla disposizione adottata per la riserva di rcg1:,11mento. Questa fu costituita dai 3 reparti zappatori dei battaglioni, più l' 1 1a compagnia fucilieri: in complesso 300 fucili, tolti quasi tutti ai 2 battaglioni che presidiavano Io sbarramento di val Kamenca e la costa Raunza, talché i 5 chilometri di trincea finirono per essere occupati da non più di 650 fucili. Un velo, come si vede; tenendo conto che ogni compagnia aveva uno o più plotoni in rincalzo l'occupazione della linea risultava assai rada. La riserva reggimentale poi era riunita in fondo di val Kamenca, presso quota 500, mentre il comando di reggimento era a quota 824 di costa Raunza. Questa lontananza, a telefoni rotti, fece sì, come vedremo, che la riserva reggimentale, abbastanza forte per quanto di composizione piuttosto ibrida ( 1) non riuscisse ad intervenire nel combattimento. I due battaglioni poi, non avevano riserve loro proprie. Le compagnie dunque risultarono distese come appare dallo schizzo, su fronti di 700 metri ciascuno e non rimasero forze per la linea che da quota 500 di costa Raunza scende all ' I-

( 1) Si ricordi quanto si disse dei reparti :appatori: avevano un po' della centuria. Riuniti, sen-

w un comando, si accresceva tale loro difetto.


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L.:IMPORTANZA DELL.:AZIONE MILITARE ITALIANA

sonzo la quale, quando incominciò il bombardamento avversario non era occupata. Bisogna aver presente che queste trincee che dal Leisce vhr, seguendo all'incirca la linea di massima pendenza della costa Raunza scendevano all'Isonzo costituivano una maglia aggiunta non una parte essenziale della difesa. Le lince vere di resistenza su questo fronte, come risulta dalla relazione in data 19 ottobre del comando del genio della 2a Armata, erano le seguenti: «linea Volzana-Cigini-Jcnscnjak: linea continua, reticolati fissi, molto dominata dalle posizioni nemiche, non può offrire molta resistenza; linea D, E (Selisce-Foni-Lciscc vhr-Costa Duole, ccc.). Trincee continue con traverse e reticolato, ricoveri non numerosi, appostamenti per mitragliatrici». Sulla carta al 100000 annessa alla relazione stessa, la maglia Leisce vhrlsonzo non è neppure segnata. Così pure per mancan7,a di forze della linea trasversale di costa Raunza ali' altezza di q. 660 era occupato solo il versante verso l 'Isonzo non quello verso Val Kamcnca; e non occupata era la maglia retrostante ad est di quota 728. In sostanza, sulla costa Raunza il Ili battaglione con una compagnia fucilieri, la 9" (120 fucili al massimo), una sezione mitragliatrici più 2 pistole mitragliatrici ed una sezione Bcttica occupava il tratto di linea parallela alla cresta M . Plezia-vallone dei Grilli, lungo in linea retta 2 chilometri: coll'altra compagnia fucilieri la 10• - e 2 sezioni mitragliatrici, teneva il tratto trasversale al precedente fra quota 500 di costa Raunza e la cresta (quota 660) esteso, in linea retta 700 metri. Data l'estensione della fronte non v'era nessuna riserva di battaglione. Ad occ upare il tratto interiore della maglia di quota 500 da costa Ramiza all'Isonzo (350 metri di dislivello) fu dal comando del 207° fanteria destinata la 389" compagnia mitragliatrici Fiat di nuova formazione - otto armi - la quale il giorno 21 ottobre dalla scuola di Codroipo, quantunque non ancora interamente organizzata, era stata alTrcttatamcntc inviata alla 19a divisione: il 23 veniva messa a disposizione del 207°. Vi arriva (a quota 824 di costa Raunza) tra la mezzanotte e l' una del 24 e viene assegnata al tratto inferiore della maglia trasversale sino ad allora indifesa: alle due la compagnia inizia la discesa dal comando di battaglione alla linea da presidiare. Incominciava allora il bombardamento! Gli uomini che marciavano dall a sera precedente dovevano ora scendere colla maschera per il camminamento ristretto che non permetteva il passaggio ddl'armc a spalla e che, specialmente nell a parte alta, era in parecchi punti sconvolto dai colpi dell'artiglieria avversaria: una sezione si smarrì e fu poi trattenuta in alto dal comandante il battaglione data l'impossibilità di farla proseguire in quelle condizioni. Le altre 6 armi, soltanto verso l'alba erano riuscite a portarsi in basso: la nebbia impediva ogni ricognizione del terreno antistante; il subalterno delle prime due sezioni di testa era stato nella discesa ferito ad un piede, il comandante di compagnia, scelte come poteva le posizioni, fece costruire le piazzuole. In sostanza, al 1'ora in cui sta per cominciare 1'attacco delle fanterie nemiche, una compagnia mitragliatrici, la 1035", che era in posizione da tanto tempo viene, come si ricorderà, richiamata dalla linea avanzata lasciando al nemico libero il passo da quella parte e nello stesso tempo un 'altra compagnia, appena giunta, vie-


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ne mandata nella trincea retrostante, a di fendere non solo il fondo valle, ma un tratto lungo più di un chilometro di un terreno insidioso e sconosciuto. Contrattempi naturali nel tumulto della guerra, ma in tal modo il fondo valle rimase, in queste due prime trincee, indifeso. L'occupazione del 207° giungeva sino a monte Plezia, di qui verso Foni sino al fondo valle Isonzo l'occupazione era stata affidata al III battaglione del 76° fanteria: il reggimento il 22 sera era in via di ricostituzione alla testata di val Judrio: gli zappatori, tutte le compagnie mitragliatrici ed un battaglione erano però distaccati per lavori. Condizione d'inquadramento le solite; nessun ufficiale superiore eccetto il colonnello: comandanti delle compagnie per lo più tenenti appena giunti da altri reggimenti a sostituire i sottotenenti perché gli anziani del reggimento erano rimasti morti o feriti durante gli aspri combattimenti del 13-14-18 settembre sulla Bainsizza. A colmare la deficienza nei subalterni crnno giunti all ' ultimo momento 20 nuovi aspiranti; le licenze per la Sicilia avevano diminuita la forza di 400 uomini. 11 22 a sera il reggimento ebbe ordine di portarsi con un battaglione fra Monte Plezia e quota 17 4 del l' Isonzo, sulla linea di resistenza principale e cogli altTi due fra M . Piatto, M . Podlabuch, M. Uplanac, sulla linea retrostante «d'armata)). li reggimento marciando tutta la notte raggiunse nelle prime ore del mattino del 23 le posizioni indicate. Non occorre insistere sug li effetti di queste occupazioni dell'ultimo momento; per quanto la brigata Napoli conoscesse lazona della 19"-46° divisione, mancava però la conoscenza della linea e mancava l'arredamento di essa (telefoni, munizioni, armi da trincea, strumenti da lavoro, ecc.); inoltre il reggimento a riposo aveva una quantità di materiali non trasportabili coi mezzi del reggimento (deposito armi, munizioni, vestiario prelevato in attesa di distribuzione, corredi di uomini in licenza, ufficio amministrazione, laboratori riparazioni), soldati comandanti di corvè, a posti di corrispondenza per comandi superiori. Tutto ciò faceva sì che un trasferimento venisse effettuato lentamente e in sostanza erano, all'atto del trasferimento, uomini che rimanevano indietro. D'altra parte i riparti non ritenevano di dover subito essere impiegati. Fatto sta che la forza del 76° era deficiente. I tre reparti zappatori, poi, non raggi unsero il reggimento. La mancanza dei telefoni, inoltre, significava l'istituzione di posti di corrispondenza cioè diminuzione della forza in linea. 11 111 battaglione schierò la 1oa compagnia dall' Isonzo a Foni compreso, con una sezione mitragliatrici postata in modo da battere la rotabile di fondo valle e la passerella di Volarje, la 11 a compagnia tra foni (escluso) e M. Plezia con due sezioni mitragliatrici. Le due compagnie, con non più di 100 fucili ciascuna, avevano entrambe da guardare un fronte superiore in linea retta ad un chilometro in terreno boscoso, ripido e che presentava grandi difficoltà sia alla sorveglianza sia alla trasmissione di ordini e di avvisi. Nelle prime ore del mattino del 24 venne inviata in rinforzo a questo tratto la 3883 compagnia mitragliatrici che prima era al Podlabuc. La compagnia, non ancora ricostituita dopo le azioni del settembre era rimasta col solo comandante: l' unico subalterno non perduto alla Bainsizza era stato mortalmente ferito du-


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!?IMPORTANZA DELI..:i\ZIONE MIUIARE r!ALIANA

rante un bombardamento il giorno 22. Anche qui marcia di notte in terreno rotto con maschera sotto il bombardamento per recarsi a Foni presso il comando di battaglione; questo settore, covo di nostre artiglierie era particolarmente battuto dall'avversario. La compagnia vi giunse dopo aver subìto qualche perdita e col solo materiale trasportabile a spalla, cioè con poche munizioni; quattro mitragliatrici furono tenute dalla compagnia di destra due con quella di sinistra presso i roccioni a nord di Foni. Se il lii battaglione del 76°, che difendeva il tratto lsonzo-Foni-Plezia ed il III del 207° al quale era affidato il fronte Plczia-Vallonc dei Grilli, Leisce Vhr-lsonzo, erano in critiche condizioni, anche il I battaglione del 207° non era in situazione molto diversa per quanto si riferisce alla difesa di costa Raunza. Il battaglione occupava la linea Vallone dei Grilli - Val Kamenca - versante settentrionale di costa Duole sin verso quota 500; più di due chilometri di trincea: esso aveva tutte e tre le compagnie distese; la la, in collegamento sulla sinistra col III battaglione, difendeva il tratto di linea in direzione nord-sud fronte Volzana-Ponte San Daniele e le era assegnata una sezione mitragliatrici del battaglione; inoltre il centro di essa era rinforzato dalla 41" compagnia mitragliatrici da posizione che difendeva il così detto capo saldo di Costa Raunza. Quest'ultima era giunta la sera del 22 dal Cadore; senza quadrupedi e con soli 48 uomini aveva dovuto per mancan7.a di mezzi di trasporto lasciare a Casoni Solarie, sulla rotabile dove era stata scaricata, i due terzi del munizionamento; essa non era orientata né alTiatata coi riparti del 207°; ed in quell'ultimo giorno tutti avevano tanti e tali compiti che non era possibile occuparsi del riparto nuovo venuto. La 2• compagnia sulla destra della prima con due sezioni mitragliatrici della compagnia 302" di battaglione, difendeva il tratto di trincea in direzione estovest sul versante nord di val Kan1enca; la 3a compagnia colla 518• compagnia mitragliatrici presidiava le trincee che sbarravano trasversalmente la valle stessa dalla curva di livello 500 delle pendici sud di costa Raunza sino alla stessa quota del versante settentrionale di costa Duole. La 518" compa!:,JJJia mitragliatrici di brigata era postata colle armi qualche centinaio di metri avanti alla linea di resistenza. In sostanza, data l'estensione del fronte, non era occupato saldamente nel tratto affidato al I battaglione del 207° che Io sbarramento di fondo valle Ka menca a portata del quale c'erano anche le riserve del comando di reggimento (11 • compagnia e tre riparti zappatori) e, s ul resto della linea tenuta dal battaglione, un altro punto ben presidiato era il caposaldo di costa Raunza presidiato dalla 41• compagnia mitragliatrici. La difesa di costa Duole era in condizioni più favorevoli di quella di costa Raunza. Dalla quota 500 circa del versante nord di costa Duole alle falde orientali di M. Jeza sin verso la curva di livello 650 ove terminava il settore della «Taro» vi erano più di 1500 metri di linea, ma il III battaglione che la presidiava aveva in riserva la 3a compagnia e la compagnia mitragliatrici - tranne una sezione - del I battaglione e disponeva inoltre di una compagnia mitragliatrici di brigata; in complesso 4 compagnie fucilieri, 18 mitragliatrici. Anche il fianco sini-


L.:ATIACCO IN FONOOVAI.I.E

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stro della posizione era, come si è visto, ben garantito dalla presenza in fondo Val Kamenca della 3" compagnia e della 518" compagnia mitragliatrici. lnollrc sullo stesso sperone di costa Duole vi era in riserva di brigata l' intero Il battaglione del 207° . Soprattutto poi oltre ad una maggior densità d'occupazione c'era il fatto che s i trattava di due truppe della brigata affiatate da tempo; il battaglione in linea (JJI del 208°) era comandalo da un ufficiale superiore: dei quattro comandanti di compagnia fucilieri due erano capitani; il comando di reggimento era a circa 200 metri dalla linea di resistenza ad ollranza, vicino al comando di battaglione; entrambi i posti di comando permettevano una buona sorveglianza degli accessi alla posizione. Il comando di brigata stava accanto al battaglione di riserva. Anche qui però i plotoni erano quasi tutti comandati da aspiranti in buona parte nuovi della guerra e della zona. «Il morale delle truppe cd ufficiali, riferisce il comandante del III battaglione del 208° , si mantenne per tutta la giornata elevatissimo, sia per il successo ottenuto nel ricacciare il nemico sia perché si sentiva la nostra superiorità data la buona posizione occupata»; quanto avvenne nella giornata del 24 conferma il giudizio del comandante del battaglione.

S. -

I.Jattacco a costa Raunza.

CAlpenkorps doveva impossessarsi rapidamente dell'Ilevnik (testata di val Kamenca) e del nodo montano del Podklabuc (quota 1.114 testata di val Duole). La linea avanzata doveva essere attaccata nel tratto sud e nel tratto nord del fronte assegnato ali ' Alpenkorps (1 ), fronte che coincideva all'incirca con quello assegnato alla la compagnia del 208°; (dall'Isonzo a nord sino al fortino austriaco, q. 286 a sud di Volzana); l'intervallo fra le due direzioni d'attacco doveva essere neutralizzato durante l'irruzione dalle mitragliatrici del b attaglione wurtemberghcsc da montagna il quale aveva 36 mitragliatrici pesanti (3 compagnie mitragliatrici). Sorpassata la la linea il gruppo nord formalo dal reggimento bavarese del Corpo, fiancheggiato sulla destra dal battaglione wurtembcrghcsc doveva per il Leisce vhr e l'Hevnik puntare su quota 1.114, mentre il gruppo sud (composto del 1° reggimento cacciatori scguìlo dal 2° reggimento) doveva, per costa Duole tendere allo stesso obbiettivo. Per facilitare l' avanzata dei cacciatori il reggimento Imperiale del Corpo doveva, con un attacco di fianco, far cadere lo sbarramento di q. 51 Odi val Kamcnca. Un gruppo «Tolmino» composto di una compagnia del battaglione wurtcmberghese e dai reparti mitraglieri 204° e 205° doveva, dalla sponda destra dell'Isonzo sostenere l 'attacco col fuoco. Il comando dell' Alpcnkorps era situato su q. 772 a nord di S. Marco di Tolmmo.

( I) Vedi allegato: Istruzioni per/ 'attaccn dell 'Alpenkorps.


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L'IMPORTANZA DELL:AZIONE MILITARE ITALIANA

Alle 6, 15 la fanteria aveva completamente assunto il dispositivo per l'attacco. Ai quattro battaglioni del gruppo di destra sembra, da parecchie deposizioni dei nostri prigionieri, che sia stato aggiunto, in tutto o in parte, il II0 battaglione mitragliatrici Lcwis assegnato ali' Alpcnkorps. Anche senza tener conto di quest'ultimo, calcolando soltanto le forze certe, il reggimento bavarese del Corpo ed il battaglione wurtemberghese contavano sempre 18 compagnie fucilieri, 72 mitragliatrici pesanti, l 08 leggere che attaccavano in primo tempo il fronte dalla mulattiera di val Kamenca all'Isonzo, tenuto da quattro scarse compai,rnie fucilieri nostre con 18 anni, contando anche la 41 a appena giunta, più altre 8 armi della 389" compagnia mitragliatrici che stava allora andando in posizione sotto il bombardamento. Come si è detto, la nebbia ostacolava l'azione delle nostre mitragliatrici che, collocate all'incirca ogni due o trecento metri, avrebbero dovuto costituire l'ossatura della difesa della linea. La nebbia però favoriva invece l' azione delle mitragliatrici affidate alle pattuglie d' assalto nemiche, in quanto che queste potevano giungere non viste, sino a pochi passi dai piccoli nuclei dei nostri, talché due o tre fucili della difesa venivano all'improvviso a trovarsi davanti una o più nlitragliatrici. Infatti, il Comandante del reggimento bavarese del Corpo, nell'ordine emanato alle 8,20 di sera, dopo avere accennato al risultato ottenuto conclude «grazie a tutti, specialmente ai mitraglieri)>. t:assalto alla linea avanzata si deve essere iniziato qualche tempo dopo del1' attacco a I Mrzli, esso segue anzi - di poco - l'attacco della I 2· divisione slesiana su Doljc: su ciò sono concordi le deposizioni dei nostri osservatori d' artiglieria. li comandante la 18a someggiata, capitano Dc Vecchi, verso le 7,30 in un momento in cui la nebbia, come avviene in montagna, si squarcia, vede, mentre continua il tiro sulle nostre prime linee di destra Isonzo l'ammassarsi di truppe nemiche all'altezza di Dolje: apre il fuoco, ma la nebbia ritorna quasi subito. Solo dopo circa mezz' ora il tiro delle batterie dell 'Alpenkorps viene allungato e la batteria con una sezione tira allora nella direzione della destra della nostra prima compagnia del 208°, cioè davanti alla nostra trincea detta «fortino austriaco>> (quota 286 a sud di Volzana). Il fuoco di distruzione nemico, concentrato sulle due estremità della linea della nostra 1" compagnia del 208°, aveva interamente sconvolto la nostra difesa; i riparti d'assalto bavaresi passarono senza trovare quasi nessuno; le squadre d'ala vengono sorprese in caverna; fra le 8,30 e le 8,50 le truppe del reggimento bavarese del Corpo giungono al piede di Leisce vhr ed incominciano l'ascesa; sulla sua destra il battaglione wurtemberghese punta per le pendici di costa Raunza su Foni. Deve essere questo riparto, presunlibilmente, che nel percorrere il tratto rotabile a nord del rio Kamenca è per qualche momento visto verso le otto e mezzo, dalle nostre truppe del Yodil. Le mitragliatrici della 389a compagnia, appena giunte, sperdute nella nebbia, non possono prestare una resistenza apprezzabile. Il grosso battaglione prosegue lentamente, ciò che è comprcnsibi-


L'AITACCO IN l'ONr>O VA I.I.F.

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le, date le difficoltà de l terreno e la convenienza di lasciar svolgere il servizio d'esplorazione. Verso le dieci e mezza viene sorpresa nella nebbia la nostra 1a batteria del 2 8° (compresi 4 pezzi da 87-B che erano ad essa aggregati) scaglionata fra quota 400 e quota 250 delle pendici settentrionali del monte; le prime pattuglie wurtemberghcsi giungono a contatto colla nostra linea Plezia-Foni verso le 13. Tale linea era stata bombardata specialmente presso Foni; le perdite del nostro Ili battaglione del 76° non erano però state gravi, data l'occupazione rada della trincea; sino alle prime ore del mattino si erano avuti una dozzina di morti. Anche il comandante del battaglione era rimasto leggermente ferito. Verso le dieci il comandante stesso, capitano Pistone, si trasferì nella parte alta della sua trincea al Plezia e vista l'occupazione eccezionalmente debole di questo tratto, lo rinforzò colla compagnia di riserva, la 9•_ Rimase così da Foni compreso a ll'Isonzo la sola lW compagnia per un tratto di linea in terreno coperto ed insidioso lungo più di un chilometro; unico rinfor.lo una sezione della 388• compagnia mitragliatrici giunta, come si è visto, a mattino inoltrato, con scarse munizioni. Malgrado la nebbia il battaglione del 76° aveva ad intervalli potuto vedere quanto avveniva sul Mrzli ed aveva, quando era stato possibile, aperto il fuoco colle mitragliatrici in que lla direz ione . Segni manifo:;li indicavano l' aggravarsi della situazione: artiglieri nostri de lle tre batterie di piccolo calibro antistanti alla linea si presentavano ai varchi; qualche gruppo nemico si vedeva in fondo valle; anche su questo si sparava. «Degno di moltissima attenzione, riferisce il comandante della 388• compa!,rnia mitragliatrici, l' opera di un soldato della compa!,rnia di fanteria che da solo, con grave pericolo, trovato un buco, vi si mcllc spara ogni tanto mirando come se non stesse in azione». Cignoto milite! Secondo il diario del III corpo d'armata bavarese il battaglione wurtcmbcrghese deve essere giunto davanti a Foni verso le 13. Le sue pattuglie non fecero che qualche timido tentativo d' approccio: trovata la linea occupata si ritirarono. Il diario de ll ' Alpcnkorps dice: «la 1a brigata di fanteria riferisce: Foni occupato dal nemico, il battaglione wurtembcrghcse alle 15, IO ha serrato sotto avanti a Foni fortificato fortemente; fitta nebbia; il battaglione cerca di aggirare Foni da nord». In complesso il battaglione accortosi che il fondo valle era, come vedremo, indifeso, mandò un riparto a prendere alle spalle Foni; il plotone colla sezione mitragliatrici che difendeva la posizione, preso sull'imbrunire di fronte ed a tergo, dovette cedere. Gli altri tre plotoni della 1O" compagnia del 76° che erano distesi da Foni verso l' Isonzo non erano stati molestati dal nemico, il quale probabi Imente aveva nel salire se1:,'llito la mulalliera lontana nella parte bassa quasi un chilometro dalla linea. Nella sera quei reparti saputisi isolati tentarono di ritirarsi verso il fondo valle Isonzo dove invece furono accerchiati e catturati. Un tentativo di attacco da parte di riparti del battaglione wurtemberghese contro la sinistra delle due compagnie - 9" ed 11" - che occupavano il tratto di trincea a monte di Foni fallì davanti a qualche fucilala dei nostri c he serrarono alquanto verso l'alto. Il battaglione wurtemberghese senza insistere nell' attacco proseguì ne lla sera la marcia verso q. I .l 14 raggiungendo il reggimento bavarese del Corpo, tal-


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t.:IMPORTANZA DELL.:AZIONE MILITARE ITALIANA

ché le due compagnie 9• ed 11• del 76°, salvo le squadre d'estrema destra catturate, come vedremo dopo buona difesa, dal reggimento bavarese del Corpo a M. Plezia, rimasero indisturbate nelle loro trincee, sino al mattino del 25, sebbene l'avversario verso il mezzogiorno del 24 fosse padrone del ciglio di costa Raunza-M. Plezia e dall'imbrunire avesse potuto impadronirsi della strada Foni-Hevnik. Le due compagnie isolate, al mattino del 25, circondate da 01:,rni parte, si arresero. Più deciso e spedito dell'attacco del battaglione wurtemberghese si svolse quello del reggimento bavarese del Corpo contro il Leisce vhr M. Plczia. Preceduto da pattuglie che puntarono su lutto il fronte della 1• compagnia e della metà occidentale della 2• del 207°, l'attacco in forze ebbe due direzioni essenziali, una a destra effettuato dal Il battaglione verso la parte superiore del vallone dei Grilli, l'altra a sinistra affidato al III battaglione seguìto dal I all'incirca lungo la mulattiera che da Volzana per quota 372 sale al Lciscc vhr, contro la sinistra della 2" compagnia. Fra questi due attacchi se ne accennò da principio un terzo, in corrispondenza al caposaldo di costa Raunza, ma respinti ivi dai nostri i primi reparti d'assalto, non si pronunciò pel momento alcuna altra azione. Anche nel settore attaccato dal reggimento bavarci;c del Corpo, la i;ola artiglieria dell'attaccante aveva svolto un'azione efficace. Il diario del reggimento narra: <<Alle 6,30 del mattino comincia il.fuoco dei lancia bombe. I tiri colpiscono benissimo le posizioni nemiche armale di S. Daniele, anche quelli successivi d'artiglieria sembrano hen regolati sul Leisce Vhr e sulla gola di Kamenca. La vallata di Tolmino si riempie a poco a poco di fumo e di vapore, cosicché dopo circa un 'ora impediscono completamente la vista. «L'artiglieria nemica non reagisce in alcun modo. Le compagnie che si tengono pronte nelle trincee in formazioni dense assai rischiose non sono in alcun modo molestate da/I'artiglieria nemica. «La preparazione d'artiglieria è stata evidentemente ottima. Ha aperto varchi nei reticolati ed ha distrutto forti postazioni di mitragliatrici. «Alle 8 in punto le bombarde allungano il tiro.113° battaglione e /'8" Compagnia, penetrano nelle linee avanzate nemiche di S. Daniele. «La discesa dalle posizioni di attesa nella vallata lungo le ripide balze del monte della testa di ponte è assai più difficile di quanto si potesse ritenere, data la strettezza delle trincee. Ci volle almeno una mezz'ora, perché il III battaglione, seguito dal II, irrompesse dalla posizione. Al I battaglione, non disturbato in alcun modo nello svolgimento dei suoi movimenti dal nemico, riesce facile di uscire dalle sue posizioni di attesa sull'Isonzo: segue quindi immediatamente il III battaglione, attraverso le posizioni di S. Daniele, verso il piede del leisce Vrh. «Le posizioni nemiche di S. Daniele consistevano in semplici trincee: i reticolati erano stati abbattuti, sconvolti dal! 'azione dei lancia-bombe, il presidio demoralizzato: così chè i battaglioni poterono facilmente.far/o prigioniero senza notevoli perdite. la/orza del presidio deve essere stata di circa due compagnie».


1:ATTACCO IN FONDO VA LLE

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Si trattava, invece, come si è detto, non di due, ma di una sola compagnia, che aveva compito di semplice osservazione, distesa su tutto il fronte attaccato dall' Alpcnkorps, quindi il reggimento bavarese del Corpo non aveva di fronte sulla linea d 'osservazione nostra che una cinquantina di fucili distesi su due chilometri di trincea. «.L'8" compagnia supera con rapida corsa le posizioni avanzate nemiche sulla riva del 'Isonzo, fino alle propaggini del Leisce Vrh. Su varie file il 111 ed il I battaglione accorrono verso il punto d'adunata: il margine del Leisce Vrh. Li segue il Il battaglione. L'azione dell'artiglieria nemica, assai temuta soprattutto per questo passaggio della vallata è quasi nulla. Solo qualche colpo senza e.fjìcacia sul tratto sfornito di ripari che il reggimento deve superare. Sul! 'Isonzo, dietro /'Sa compagnia, avanzano già reparti del battaglione da montagna Wurtemberghese. Alle 9 circa, del mattino, lo Stato Maggiore del reggimento rag6riunge il margine del Leisce Vrh. Il III battaglione sta già dando la scalata al monte. «Scoppi di granate a mano provano che il combattimento è già cominciato. Alla sua altezza s'alzano proiettili luminosi bianchi. «Il I e d il Il battaglione si riuniscono, a poco a poco, ai piedi del Leisce Vrh. A destra del /Il, il li battaglione comincia a salire s ul versante nord, dove mancano sentieri e mulattiere. «Cessato il rumore del comhattirnento, mentre si ritiene che il Ili battaglione continui ad avanzare, il Il battaglione lo sef!ue. Si sente ancora unfi>rte rumore di combattimento in direz ione di Dolje. Non si sa nulla come vada lo scontro in cui è impegnato il I reggimento Cacciatori (I). La linea telefonica del reggimento viene portatafìno ai piedi del Leisce Vrh. «La salita, su questo terreno bagnato e sdrucciolevole, è oltre ogni dire estenuante, specie per coloro che portano le mitragliatric i e munizioni. La bontà della disposizione di far attaccare i due battaglioni di linea col solo affardellam ento d 'assalto, viene qui completamente confe rmata. «La nostra artiglieria spara un paio di volte troppo corto, producendo vittime». La colonna di destra urtò anzitutto nella 18• batteria someggiata che, come si è già fatto notare era avanti alla linea di resistenza della fanteria. La batteria aveva scorto l'avanzata dei bavaresi a traverso la pianura di Volzana cd aveva di retto il fuoco di tutti e quattro i pezzi sopra di essi: la nebbia ed il forte angolo morto della posizione impedirono però un'azione efficace. Davanti all' avanzare dei riparti d 'assalto il p ersonale dell 'osservatorio avanz.ato ripiegò sulla batteria che aprì il fuoco a zero. La 18a someggiata era da tempo in quel posto d ' onore cd a diffcrcnz.a delle altre batterie era ben provvista di armi portatili e di bombe a mano. Con queste, come conferma il diario del reggimento bavarese, si difesero gli artiglieri, e solo quando fu manifesto il pericolo dcJl'accerchiamento totale del riparto il comandante la batteria ripiegò coi suoi uomini sulla linea retrostante, dolente di non poter soccorrere i propri caduti. {;esiguo manipolo - tre

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(I) Attaccava costa Duole sulla sinistra del reggimento bavarese del Corpo.


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L'IMPORIANZA OELL'AZIONE M1L1'1ARE rIALIANA

ufficiali cd una ventina di uomini, perché in batteria non si teneva che il personale occorrente pel servizio dei pezzi - si dispose in un tratto di trincea non presidiata per mancanza d'uomini, dai nostri; ma finite le poche munizioni degli artiglieri, il nemico, prima che potesse giungere una nostra sezione mitragliatrici, penetrò in trincea e catturò una squadra della I a compagnia del 207° schierata nelle vicinanze e successivamente prendendo, col tiro di armi automatiche, d'infilata la trincea obbligò i nostri a sgombrarne un centinaio di metri. I bavaresi sotto la protezione delle mitragliatrici che proteggevano il varco conquistato, continuarono l'ascesa verso il Leisce vhr. Risultato ugualmente favorevole aveva avuto alla sinistra l'attacco del III battaglione del reggimento bavarese del Corpo ad un plotone della 2• compagnia distesa su troppo ampio fronte. Così, malgrado che il nucleo centrale della 1" compagnia più la 41" compagnia mitragliatrici e qualche artigliere tenessero ancora la linea al centro, il reggimento bavarese penetrava alle ali ed alle 10,25 il suo III battaglione raggiungeva il fianco meridionale Leisce vhr. Sulla fronte delle due compagnie del III battaglione del 207° che difendevano la trincea posta ad oriente del tratto sfondato ad un duecento metri sotto la linea di cresta Leisce vhr-M. Plezia non si presentarono che pattuglie facilmente respinte. lvi il bombardamento aveva prodotto, nelle prime ore del mattino, danni sensibili specialmente alla parte alta della linea, compreso il tratto alto della trasversale che ad ovest del vallone dei Grilli scendeva all'Isonzo. li comandante della 1238a compagnia mitragliatrici di battaglione era stato forito amorte, colpito il posto di comando di battaglione. Il comandante si era recato in linea presso la 1O" compagnia, presso la quale aveva trattenuto la sezione della 389" compagnia mitragliatrici, che come già si disse, si era smarrita nel dedalo dei camminamenti. Verso la IO si seppe che la linea trasversale era stata in basso superata dal nemico e perciò fu ritirato sull'alto il plotone di sinistra della 10a compagnia, il quale altrimenti avrebbe potuto essere avvolto dal nemico. li bombardamento della linea durava ancora poco prima delle 1O e mezzo quando al comandante del battaglione g iunse la noti zia che la I ga batteria era stata accerchiata: temendo una irruzione del nemico dispose che il plotone della l O" compagnia che era in rincalzo prolungasse la destra della compagnia a sud del!'osservatorio Africa; ma tale riparlo appena g iunto sul posto fu attaccato e dopo una lotta nella quale fu ferito il comandante di plotone venne sopraffatto probabilmente dalla colonna proveniente dalla mulattiera di val Kamenca ( l ). La 1O" compagnia era cosi aggirata. Contemporaneamente, al diradarsi della nebbia si scorgevano grosse pattuglie che avendo già rotto, come si è narrato, la linea a monte della batteria, avanzavano a tergo della 9a compagnia. li comandante di battaglione che era accorso verso l' osservatorio Africa ( destra della 10" compagnia) per accertarsi di quanto ivi avveniva, visto che il nemico aveva superato la linea da quella parte, decise di ripiegare per cercare di guadagnare, se possibile, le posizioni retrostanti, ma prima che gli uomini fossero avvisati passò del tempo. Il movimento si effettuò con ordine, a gruppi, pel

(I) Dice il diario del reggimento bavarese: «Resistenza più ostinata».


J;AlTACCO IN l'ONL>O VA LLE

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camminamento; ma l' avversario presentandosi all ' improvv iso agli svolti colle mitragliatrici puntate catturò successivamente, verso mezzogiorno, quei piccoli riparti. Intanto la testa del reggimento bavarese del Corpo (III battaglione) procedendo sulla dorsale, avanzò per quota 824 dove era il comando del 207° reggimento. Le prime batterie in posizione dietro la dorsale della Costa Raunza furono sorprese nelle doline mentre facevano ancora fuoco; la notizia si propagò alle vicine destando in un primo momento un senso di incredulità; esse erano, o meglio, si credevano in terza, in quarta linea ! Il comandante del 207° aveva intanto, in mancanza di telefono, spedito avviso alla riserva (l la compagnia e tre riparti zappatori) di accorrere da Kamenca a costa Raunza, ma, evidentemente quei riparti non potevano più giungere in tempo. Alle 11 e mezza il battaglione di testa del reggimento bavarese giunge colle punte a quota 824: il personale del comando del 207° si difende a colpi di fucile: un ufficiale cade, ma il nemico è momentaneamente trattenuto ed il tenente colonnello Rosacher può liberarsi dalla stretta e riesce a scendere col resto del comando in val Kamenca ricongiungendosi al suo I battaglione. Superato così il settore del 207°, i reparti d 'assalto bavaresi si avvicinarono a Monte Plezia (cla essi indicato come Monte Hcvnik) (l ) dove incominciava, come si è visto, l'occupazione del lii battag lione del 7 6°, disteso sino all' Isonzo, cioè su un fronte di oltre tre chilometri . M. Plczia era quindi guardato da circa un plotone della 11" compagnia, il quale resisté in modo così deciso che il comando del reggimento bavarese venne informato che «la l O" compa1:,'llia è fcrn1a davanti all 'llevnik e momentaneamente non può procedere frontalmente, essendo la linea fortemente presidiata». In conseguenza, il I cd il il battaglione del reggimento ebbero ordine alle 11 ,45 di appoggiare il battaglione di testa aggirando l'Hevnik da nord. Verso le 12,15 riparti del II e III battaglione mossero all'attacco della posizione che, dato l'esiguo numero dei difensori fu conquistata. Il diario bavarese avverte che i reparti attaccanti ebbero «perdite». La resistenza dei pochi fucili di Monte Plezia aveva arrestato il reggimento per un ora (2). Verso l' una il reggimento bavarese, ormai non trattenuto, era sull'Hcvnik, da dove si preparò all 'attacco della dorsale retrostante (monte Podklabuc, q .

(I ) Le carte al 25000 in distribuzione de lla 14' Armata tedesca non portavano l'indicazione di M. Plezia, ma soltanto quella di Hevnìk: quìnùi ì diari tedeschi chiamano Hevnik la quota 876 ( estremità nord-occidentale di costa Ramiza) che secondo le nostre tavolette è invece Monte Plezia. (2) li diario del reggimento dà: «dì nuovo scendono dall' H evnik gran numero d.i prigionieri)). Questo è esatto in quanto furono di sorpresa catturati buona parte dei serventi della balleria di costa Raunz.a, sorpresa tanto più spiegabile in quanto che gli artiglieri non sapevano che la linea di Volzana cioè quella normale di difosa era stata abbandonata come linea ili resistenza e si ritenevano «in quarta linea>). I documenti aimessi ai diari del reggimento bavarese del Co rpo e <lei relativo Comando di brigata precisano c he alle 11 ,45 prima dell' attacco all' Ilevnik, il comandante del reggimento bavarese segnala «finora I 00 prigionieri». Alle 12,20 notifica altri 50 prigionieri de l 207°. Tali numeri così esigui erano conseguenza della rndezza estrema della nostra occupazione. I prigionieri furono catturnli in seguito man mano che i riparti rima.~ti in trincea saputo dello sfondame nto cercarono di ritirarsi necessariamente a ~-pizzico.


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I :IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE ITALIANA

1.114). In tal modo l'azione delle batterie schierate sulla costa Raunza cessò successivamente a cominciare dall'82" obici pesanti campali presso Lciscc vrh alle 10 e mezza, alle 11 e mezzo la 198a, verso mezzogiorno le altre. Restava ancora occupato dai nostri, a tergo dei bavaresi, il caposaldo di costa Raunza: finite le munizioni dovette cedere nel pomeriggio. La riserva del 207° proveniente da val Kamcnca, in base ali' ordine del comando di reggimento, si diresse per la via più breve approfittando della nebbia alle posizioni già tenute dal III battaglione e le trovò vuote. I tre riparti zappatori, rimasti alquanto indietro, furono catturati in un camminamento quella stessa giornata. La 11 a compabrnia vistasi isolata e visto vagare qualche pattuglia tedesca occupò un tratto di trincea. La compagnia aveva, oltre al tenente comandante, due aspiranti (1 ). Di questi due, uno era appena giunto per la prima volta in zona di guerra e non era mai stato in trincea! La notte passò silenziosa e triste. Qualche colpo di cannone in lontananza e null'altro! Il mattino dopo l'aspirante anziano partito in pattuglia per avere notizie, riuscì a catturare un tedesco dal quale conobbe la triste sorte alla quale la compagnia non si poteva ormai più sottrarre (2). Non occorre, dopo quanto si è già detto, aggiungere parola per precisare la condizione in cni si è hattuto il soldato sulla cost,1 Raunza. Un fucile ogni 30 metri sulla linea avanzata, un fucile ogni 10 metri sui tratti della linea di resistenza che erano occupati; artiglieria pressoché muta, mitragliatrici accecate dalla nebbia, cd in parte, appena giunte: non un uomo in riserva a portata delle estese linee, dove la truppa disseminata non poteva più essere alla mano dei pochi capi che aveva no esperienza di guerra. Altro non occorre per spiegare la facilità con cui il reggimento bavarese del Corpo riuscì ad attrn.vcrsare le nostre trincee cd a sorprendere le batterie di costa Raunza. Soltanto la facilità colla quale quattro fucilate da parte del III battaglione del 76° riuscirono ad arrestare per ore ed ore il grosso battaglione wurtemberghese, il quale passava per uno dei migliori dell'esercito tedesco (3) getta un bagliore sulla vera essenza dei due soldati contrapposti, essenza che viene messa invece in piena luce dagli avvenimenti che si svolsero nel giorno 24 sulla fronte del 208°.

( 1) Un tcr7.o a~pirantc aveva lasciato nel pomeriggio della giornata stessa del 24 il riparlo in seguito ad un fonogramma delle autorità superiori, che lo comandava ad un corso mitraglieri a Torino: tanto il meccanismo burocratico continuava a funzionare malgrado la battaglia prevista. Ma l'aspirante tolto alla compagnia fu il primo calturnto perché nel recarsi a prendere congedo dal colonnello che era a quota 824 trovò una pattuglia bavarese che lo inviò a Tolmino. (2) È noto che una compagnia francese rimasta isolata nella ritirnta dell'agosto 1914 presso Capelle a 60 km da Charlcvillc, sede del Comando Supremo tedesco, rimase celata col favore degli abitanti sino al febbraio 191 5, quando scoperta dovette cedere le armi senza combattere. Qui la povertà della montagna e l'impossibilità di viveri non avrebbe consentito neppure tale tentativo. Vedasi STURUKH: Nel Gran Quartier Generale tedesw. Lipsia, Lisi, 1921, pag. 123. (3) Vedi FALKENIIAYN: La campagna in Rumenia.


L'ATTACCO IN FONDO VALLE

6. -

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La difesa di costa Duole.

Sulla linea avanzata anche il tratto a sud della l a compagnia del 208° (trincea detta del Fortino austriaco) fu, dal 1° reggimento cacciatori bavaresi attraversato senza difficoltà: in totale compresi quindi quelli fatti dal reggimento bavarese del Corpo su questa linea, il diario dell ' Alpcnkorps annovera nelle prime ore una quarantina di prigionieri; altri devono essere stati fatti in seguito. Solo qualcuno dei nostri passando fra le colonne tedesche ed attraversando la zona battuta dalle artiglierie nemiche riuscì a ricongiungersi colla truppa di costa Duole. Il 1° reggimento cacciatori alle sette e mezzo oltrepassa Volzana e incomincia subito l 'ascesa di costa Duole verso quota 732; nella marcia sorprende il comando del I battaglione del 208° - che era senza riserve - sulle prime pendici di costa Duole. Verso le nove e mezzo il primo gradino - quota 364 - è raggiunto: il reg!,_,1Ìmento procede verso quota 607: contemporaneamente forti riparti con mitragliatrici penetrano in val Kamenca; la nostra 518" compagnia mitragliatrici 6 armi - che sbarrava la valle un 300 metri avanti la linea di resistenza, dop o di aver costretto il nemico ad arrestarsi ripiega sul la trincea unendosi alla 3a compagnia fucilieri del 207°. 11 nemico non avanza più. Intanto il V battaglione di riserva Jager che lom1ava la ksta de lla colonna di destra della 200" divisione (4° reggimento cacciatori ) penetra in val Duole e risale la valle. Il maggiore Toti, comandante il lii battaglione de l 208°, dal suo posto di comando vede l'avanzare di tale truppa e con pronto fuoco delle nostre mitragliatrici l'arresta. Più favorita è l'avanzata della colonna centrale che risale il ripido pendìo in angolo morto rispetto alle trincee di q. 732: la nebbia la protegge dai tiri da costa Raunza; quota 607 è sorpassata ed alle 10,25 l 'artiglieria di monte Castello segnala al comando dell' Alpenkorps: «Il reggimento Cacciatori ha raggiunto q. 732». Ma la notizia era prematura: tre volte si avvicinò l'avversario con grosse pattuglie ai nostri reticolati intatti, tre volte fu prontamente respinto: dopo le 14 l'avversario non ripeté alcun tentativo ed a lle 16 il comando di brigata annunciava al comando dell' /\lpcnkorps: «Nemico ancora su q . 732». Itipreso il bombardamento il 2° reggimento cacciatori bavarese che seguiva il 1°, viene spinto in val Kamenca per cercare, occorrendo, di far cadere la posizione di q. 732 avvolgendola da nord: il reggimento avanza, ma nessun attacco viene pronunciato contro la linea ancora tenuta dalle nostre quattro compagnie fucilieri del 208° e da una compagnia del 207° (3a compagnia allo sbarramento val Kamcnca). Analoghi avvenimenti si svolgevano in val Duole. li comando de lla 200a divisione rimase sino al pomeriggio all'oscuro sulla situazione della sua colonna di destra; alle 13,20 l'artiglieria annuncia soltanto: « la sinistra de ll ' Alpenkorps (in collegamento col 1° reggimento Cacciatori) presso quota 732 (a sud di val Kamenca)». «Alle 16, 1O - dice il cliario della 200" divisione di fanteria - arriva finalmente notizia del 4° reggimento cacciatori: il 5° battaglione cacciatori di riserva si è urtato presso q. 625 in una posizione nemica occupata fortemente (la quale


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CIMPORTANZA DELL:AZION E Mll .lTARE ITALIANA

era appena stata intaccata dal fuoco della nostra artiglieria). Fuoco di mitragliatrici specialmente violento dalla quota 732 (dove anche l'ala sinistra dell' A 1penkorps era rimasta ferma). Per una ulteriore avanzata urgentemente necessario l ' appoggio dell'artiglieria». Venne messo a disposizione del I O reggimento cacciatori ed avviato verso q. 625 il 6° battaglione cacciatori di riserva che era stato sino allora a disposizione del comando di brigata. «Alle 16,50 - riferisce alla propria brigata il battaglione cacciatori n. 11 che seguiva il battaglione cacciatori di riserva n. 5 in val Duole - l'ala sinistra dcli' Alpenkorps ad oriente della linea q . 732-625; il 5° cacciatori di riserva è fermo a sud-est di 625. r; I I O battaglione cacciatori è a stretto contatto dietro l'ala destra del 5° battaglione cacciatori di riserva. I battaglioni stanno davanti ad una posizione fortemente occupata e non avanzano». «Alle 18,15 - riferisce il reggimento cacciatori n. 4 - lo Jeza non è ancora in nostro possesso. Noi stiamo davanti a forti intatte posizioni». Alle 19,30 il comando della 200" divi sione ordina per radio: «La brigata lager continui l'attacco contro Cappella Sleme 1.114 per tagliare la ritirata al nemico che resiste a quota 625». La situazione in questo settore alla mezzanotte del 24 secondo il diario della 200" divisione era: «La 200" divisione sta colla sua ala destra (reggimento cacciatori n. 4) in collegamento con l ' Alpenkorps saldamente nella valle presso quota 625 (pendici nord orientali dello Jeza)» il che significa - siccome la linea di quota 625 era la nostra prima linea di resistenza - che nella giornata il 4° reggimento cacciatori e la sinistra de ll' Alpenkorps non erano avanzati di un passo. In va l Kamcnca il 2" reggimento cacciatori non attaccò il nostro sbarramento de lla valle, ma si diresse verso I' Hcvnik per fa r cadere lo sbarramento con largo aggiramento; sopraggiunta la notte si mise all'addiaccio sulle pendici della val Kamenca. Ma alle 9,34 un colombigramma della 1• brigata annunciava: «Quota 732 nostra (ore 8, 15)». A quest'ultima ora, come vedremo, le nostre 5 scarse compagnie fucilieri che avevano durante l ' intera giornata arrestato 6 compagnie fucilieri tedesche avevano, per ordine del proprio comando di brigata, da qualche ora abbandonato la posizione che i 3 reggimenti tedeschi non avevano mai seriamente minacciata (1). Il comandante della brigata Taro, colonnello brigadiere Danioni, era durante il combattimento, a quota 825 di costa Duole. Il tiro avversario lo aveva isolato sia dal comando della 19" divisione che era a monte Jcza sul rovescio di quota 929, sia dal comando del 207° (a quota 824 di costa Raunza).

(1) Secondo il diario del TII C. A. bavarese q. 732 fu occupata solo il mattino del 25: «Giorno 25 alle 7,30 del mattino comunicazione dell'osservatorio sul posto di combattimento del comando il nostro fuoco era ancora violento su q. 732, mentre che, secondo i sei,,'Ilali luminosi, si era già riusciti a circondare la cosiddetta «falsa riga» (una cima avanzata, apparentemente della medesima altezza, con cespugli a ciuffo, 500 metri circa da est di q. 929 (Jeza). Lo stesso per q. 942 (800 metri a nord-ovest di Jeza). Alle 8, 15 del mattino anche q. 732 era presa)>.


P ATfACCO IN FONUO VALLE

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Avvisi cd ordini si mandavano per uomo a piedi quindi tranne che per i riparti sottomano a costa Duole non giungevano in tempo. Il liro nemico aveva inflitto danni sensibili al battaglione di riserva (Il del 207°) posto presso il comando di brigata su costa Duole: a mezzogiorno aveva avuto circa 20 morti e 60 feriti. Le richieste pel fuoco di sbarramcnlo non ebbero l'effetto desideralo; anche qui l'artiglieria era disorganizzata, i telefoni rotti, le ballcrie seriamente danneggiale. Non rimase al colonnello brigadiere Danioni che di far aprire il fuoco all'unica batteria di cosla Duole, la S3 del 55°, ma qucsla aveva avuto 3 pezzi smontali dal tiro nemico ed il capitano ucciso da una granata: il quarto pezzo continuò il tiro sotto la direzione di un subalterno. Le ore passano: il bombardamento di costa Duole continua, continua salda la resislcnza dei nostri ai timidi tentativi dell'avversario. Verso le 13 si venne a sapere che sulla destra del III battaglione del 208° verso il corno Jeza mancava il collegamento col 126° reggimento; fu distaccato un plotone da quella parlc per garantirsi da sorpresa. Alle 14,35 il comando di brigata ricevette l'ordine del comandante della 19a divisione generale Villani emanato alle 13,05 nel quale si avvertiva che, dali i progressi del nemico sul ti-onte della brigata Spezia, sulla dcslra della «Taro» la difesa ad oltranza doveva eseguirsi non più sulla linea a mezza costa, ma su quella di vetta Como Jcza-Sella Vog rinki- Rucova Jcza. La brigata Taro doveva, per continuare a sostenersi a costa Duole, appoggiarsi eventualmente al I3ucova leza. Il comandante la brigata diede le disposizioni per assicurare il collegamento col Bucova leza, ma intanto verso le 15,30 sollevatasi alquanto la nebbia, il brigadiere Danioni vide una colonna nemica della forza da 2 a 3 battaglioni (era il reggimento bavarese del Corpo) dirigersi dall ' Hcvnik verso I3ukova Ieza. Era l'aggiramento dall'alto! Il brigadiere diede allora ordine ai riparti di costa Duole di ripiegare a scaglioni per Cappella Sleme su Bukova Ieza e, qualora il nemico avesse prevenuto i riparti su tale altura, di occupare il tratto di linea di armata ad est di tale caposaldo sino a trovare il collegamento colla brigata Spezia. Doveva precedere il Il battaglione del 207° rimasto sino allora in riserva presso costa Duole, sensibilmente provato dalle perdite durante la giornata. li ripiegamento avvenne per compagnia: si iniziò in ordine, ma gli ultimi riparti ebbero a sofTrire specialmente per il fuoco di mitrag liatrici che partiva dai riparti bavaresi appollaiati sulle pendici occidentali dcll'Hevnik. Più difficile fu la ritirata delle truppe che erano in linea. Le 4 compagnie del 208° furono fatte ritirare una alla volta, parte per costa Duole, parte pcl fondo val Duole, ma il movimento era stato notato dall'artiglieria nemica la quale intensificò il suo tiro sui punti obbligati di passaggio e soprattutto su Cappella Slcme battuto anche da fucileria e da mitragliatrici dell'avversario. Gli ultimi riparti del 208° dovettero subire, inoltre, anche gli effetti del fuoco dell e noslre batterie arretrate che dopo le 18 eseguivano tiri di interdizione sulla rotabile C appella Sleme-Casoni Solarie. Anche gli avanzi del I battaglione del 207° ebbero verso le 17 ordine di ripiegare dallo sbarramento di val Kamenca. Intanto sulla destra della brigata Taro il battaglione Val d' Adige mandato a mezzogiorno sotto un terribile bombardamento ad occupare M . lcza l'aveva di-


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CIMPOlnANZA DF.l.l ?AZIONE MILITAR E ITAI.IANJ\

fesa strenuamente, malgrado gravi perdite, conlrn l'intero 3° reggimento cacciatori germanico. «t..;altura dominante dello leza-dice il diario del LI corpo d 'arfu difesa dagli italiani con straordinaria tenacia». Alle 21 il comata tedesco mandante del battaglione Val d 'Adige, maggiore di complemento Miche!, vistosi isolato e quasi senza cartucce ordinò la ritirala per evitare l 'accerchiamento del reparto. «Nel corso della notte, - narra il diario della 20<r divisione tedesca - il 3n reggimento cacciatori si impadronisce senza grandi perdite della cima 929 di M. Ieza, ancora energicamente tenuta dal nemico. Deve però sgombrare temporaneamente di fronte a contrattacchi, ma dopo mezzanotte l'occupa saldamente». A Ile 21 la posizione era stata da noi sgombrata; ma, per errore, oltre ai morti , erano rimasti sulle posizioni due uomini, gli aspiranti Barucchi Stefano di Belluno e Milan Giovanni di Vicenza, diciannovenni entrambi del «Val d'Adige» con una ventina di alpini. Il racconto, fatto dal Barucchi dei contrattacchi che, come narra il diario tedesco, fecero momentaneamente perdere al 3° reggimento cacciatori germanico la cima dello Jcza merita di essere meditato non solo dagli Italiani, ma da chiunque all'infuori delle solite convenzioni desideri di conoscere che cosa sia veramente la guerra. Come sarebbe facile allo storico fabbricare sul diario tedesco un grande nostro contrattacco, se amore di verità non spingesse a lumeggiare una grande anima, quella dell ' ufficiale subalterno italiano ! La parola a lui ! «La mattina del 24 ottobre 19 17, narra l'aspirante Barucchi, si scatenò il bombardamento nemico (ore 2 di notte). «Tl mio ballaglione era accantonato in tre baracche (una per compagnia) in una località detta di Case Dugo, lungo la vallata dell'Iudrio ed a circa tre quarti d' ora di cammino dalla 3a li nea. Le compagnie 256" e 257" dovevano, in caso di offensiva nemica, presidia re la 3a linea sulla posizione di M. Ieza, mentre larimanente compagnia 258" doveva occupare la posizione di Albero Bello tra le brigate Taro e Spezia. Questa posizione si trova un po' più avanti ed a destra di M . Ieza. «Alle 11 circa le baracche della 258• e 257" incominciarono ad essere soggette al tiro d'artiglieria. Una casa deposito lanciafiamme, veniva incendiata. Verso le 13 giungeva l' ordine di recarsi in linea. La marcia d ' avvicinamento durò circa due ore e mezzo, perché la 258" non trovava il collegamento colle due brigate laterali (probabilmente già prigioniere) anzi trovava la posizione di Albero Bello già occupala dal nemico. Inoltre la 257\ data la strettezza dei camminamenti e della trincea, nonché il loro parziale franamento, impiegava tempo a mettersi a posto. «Alle 15 circa ricevevo l'ordine di recarrni in una cavemclta d'artiglieria sollostante la strada per farvi ricoverare i feriti e fare uscire quelli che non lo fossero. «Verso le 16 raggiungevo il mio bauaglione dove dissero che le perdite subite durante il fuoco terribile del bombardamento erano rilevantissime, e salivano a più di 200 uomini (la for7A del battaglione era di 650).11 mio plotone (di 42 uomini) era ridollo a soli 19 uomini e 3 graduati. «li mio comandante di compagnia mi incaricò di mettere a posto due mitragliatrici sul cocuzzolo sovrastante il comando di battaglione (ex comando di-


L' ATIACCO IN FONDO VALLE

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visionale). Poi mi mandava a sostituire dall'aspirante Milan, del I O plotone, e mi ordinava di raggiungere i miei uomini. Alle 19 e mezzo circa passava da me il sottotenente Perroni (comandante la sezione pistola) avvertendomi come imminente il contatto col nemico, poiché la 258a compagnia, dopo aver preso e ripreso varie volte la posizione di Albero Bel lo ripiegava verso di noi, sempre mantenendo in rispetto il nemico. Più tardi veniva a raggiungermi l'aspirante Milan. «Il mio plotone era collegato a sinistra colla sezione pistola ed a destra col reparto zappatori. La sezione pistola formava l 'estremità sinistra della difesa. «Avevo scaglionato il mio plotone (più che disposto) lungo la trincea alarghi intervalli da uomo ad uomo; questo per la scarsità di forze o per le esigenze della di fesa. Al le 21 circa udii la fucileria immediatamente alla mia destra. Il mi o plotone però non veniva attaccato. Alle 21 e mezzo il fuoco di fucileria era completamente cessato «Mandai a vedere a sinistra: la sezione pistola non vi era più ed aveva abbandonato delle coperte. Pure a destra il reparto zappatori non era più al suo posto; anzi apprendevo (dall'uomo di collegamento ritiratosi su di noi) che parte degli zappatori erano stati fatti prigionieri. «Da informazioni poi avute in prigionia, posso ricostruire il fatto, in questo modo: Reparti ne1nici avanzavano dalla parte destrn del battaglione cercando di aggirarlo. Alcune pattuglie armate di mitragliatrici erano riuscite ad infiltrarsi lra reparto e reparto del battaglione che data la scarsità di uomini (bisogna considerare anche le perdite di Albero Bello) non poteva assicurarne il perfetto collegamento. A questo contribuiva anche la lunghezza della linea da difendere. «Una mitragliatrice nemica prendeva d'infilata la trincea occupata dagli zappatori, senza recare danno al mio plotone, grazie all'andamento della linea. «Considerati questi fatti, e data pure l'assoluta mancanza di razzi illuminanti e di bombe a mano, nonché la scarsità di uomini e cartucce (munizioni dovevano arrivare più tardi) il sit:,'TIOr maggiore Miche!, comandante il battaglione, credeva opportuno ordinare il ripiegamento. «Rimasi così tagliato fuori. Tenni allora consiglio sul da farsi con l'aspirante Milan. Diverse supposizioni si potevano fare sulla nostra situazione così poco chiara. «Il battaglione si era ritirato o si era spostato invece lateralmente od avanti, cercando di prendere il sopravvento? La posizione era stata presa dal nemico? Dovevamo cercare di raggiungere il ba ttaglione o dovevamo invece rimanere al nostro posto, non avendo avuto contrordini? Ci avevano lasciato nc11a posizione con qualche scopo speciale quale sarebbe quello di dar tempo al battaglione di ritirarsi? «Il sentimento del dovere e quello della responsabilità ci decise a restare, attendendo l'alba e forse qualche contrattacco italiano nel quale si sperava, poiché la nostra artiglieria cominciava a colpire (debolmente) la posizione. Decisi intanto a vendere cara la vita e la posizione, feci innastare le baionette. Prima della mezzanotte, sentii persone che saltavano nella trincea. Una pattuglia nemica, forse della nostra forza, si avvicinava rischiarando la vista con un pezzo di filo telefonico acceso. «La lasciammo avvicinare. Poi noi ufficiali scaricammo contro la pattuglia


:no

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le rivoltelle, imitati senza esitazione da tutti i soldati, ai quali avevo ordinato il fuoco. Ma la trincea era troppo stretta: il fuoco quindi poco efficace, poiché i soldati retrostanti erano costretti a sparare molto alto, per non colpire alle spalle. Ordinai allora di caricare e al grido di Savoia ci precipitammo all'assalto, costringendo il nemico ad una corsa veloce lungo la trincea. Parte della pattuglia, approfittando dell'oscurità, riusciva a dileguarsi. La maggior parte, però, saltava sulla trincea, si appostava su di noi e cominciava a farci segno ad una vera pioggia di bombe a mano. Data l'altezza della muraglia che avevamo alle spalle (circa 2 metri e mezzo, poiché la posizione aveva piccola pendenza e la trincea seguiva il ciglio militare) la difesa era assolutamente impossibile. Feci ricoverare quindi i miei soldati in un tratto coperto, evitando cosi di perdere uomini inutilmente. Ma un fatto inaspettato ci venne in aiuto: una pattuglia nemica si era intanto avvicinata per di sotto la trincea, attratta dalla nostra fucileria e dal grido con cui accompagnammo la nostra di fesa. Qualche bomba lanciala male, sbagliò indirizzo colpendo così i nostri avversari (dagli scoppi potevamo arguire che il nemico lanciava male le bombe). Ne nacq ue così un malinteso, favorito dall'oscurità e testimoniato da un viole nto scambio di bombe a mano; malinteso che noi accompa!,rnammo come meglio potevamo, colla nostra fucileria. «Anche qui, se pur non vi furono morti, molti dovettero essere i feriti da parte tedesca, sempre giudicando dalle g rida numerose di dolore e di spavento che andarono sempre più a llontanandosi ma che durarono però cinque buoni minuti. Da allora il cocuzzolo e la cresta del M. leza furono certamente abbandonati da l nemico, perché numerosi razzi illu111i11avano la posizione, indicandoci come oggetto di un forte bombardamento c he poi, ad intervalli, continuò a disturbarci tutto il resto della notte. Allora forse potevamo ritirarci, poiché alle spalle non avevamo n essuno; ma, convinti in prossimi aiuti e non volendo abbandonare una posizione che consideravamo nuovamente in nostra mano preferimmo restare». li mattino dopo i due aspiranti, circondati dal reggimento tedesco si arresero coi loro valorosi. Sulla sinistra della brigata Taro il nemico era giunto verso q. 1.114: la brigala quindi si riunì fra Casoni Solaric e C labuzzaro. Erano 600 uomini ai quali si aggiunsero nel giorno successivo altri 150 dispersi. 11 25 sera a Clabuzzaro dall'eroico generale Villani, comandante la 19" divisione, il quale già fin d'allora medi tava il proprio sacrificio, partì il meritato compenso anche per la brigata Taro: «Le truppe hanno compiuto il loro dovere !». Gli avanzi della brigata e specialmente quelli del 208° si mantennero compalli continuando a rimanere in prima linea. li 25 mattina presero parte alla difesa della posizione di Monte Napour, Lombai Ruchin fra valle Ricca e ludrio colla brigala Napoli; «presa posizione, narra il maggiore Tori che fu ferito in detto combattimento, sostenne l'attacco nemico e malgrado le perdite sensibilissime, il morale depresso e la posizione svantaggiosa in cui mi trovavo, ebbi a rilevare il contegno anunirevole dei miei soldati ed ufficiali». Solo il giorno 26 i resti della «Taro» sono sostituiti sul fronte e vanno ad occupare un tratto della linea Podresca M. Spik-Castello del M . Purgesimo a difesa del terreno fra Judrio


L' /\IT/\CCO I N FONOO V/\ 1.1.F.

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e Natisonc cd il 27 sostengono onorevolmente l'urto nemico presso M . Spik, dove il colonnello Casini, comandante il 208°, cade colpito in fronte mentre anima i suoi alla difesa; il 28 il nucleo della «Taro» ridotto a 200 uomini combatte di nuovo sul Torre e ripiega quindi ordinatamente oltre il Tagliamento. 7. -

I.Jattacco della tia divisione sulla destra Isonzo.

Iniziatosi verso le 8 l' attacco dell'Alpenk:orps, rimase libera la via alla colonna della 12a divisione slesiana che doveva portarsi su Idersko. I due battaglioni del 23° fanteria, seguiti più tardi dai tre del 62° si devono essere mossi attraversando le nostre linee - già vuote verso le nove. Tra le nove e le nove e mezzo infatti è catturata, insieme al comandante la batteria, la sezione bassa della 4a batteria a cavallo che era poco sopra la strada: la batteria animata dall'esempio del capitano aveva, malgrado la controbatteria nemica, sparato su Dolje e sulle truppe avversarie intraviste per un momento verso le otto e mezzo avanti a Uabrijc: dopo, essendo cessato il fuoco sulla sinistra del fiume, la batteria aveva sospeso il fuoco e ritirato il personale nei ricoveri. Sorpresa da un riparto d' assalto tedesco il capitano com;indantc tècc in tempo a telefonare alla sezione alta che era ad un sessanta metri di dislivello: «Ci sono i tedeschi ritiratevi» (I). Gli slcsiani però tirarono diritti verso ldersko. Dei due gruppi della 1za divisione quello sulla sinistra Isonzo doveva regolare l' avanzata (Der Nordgruppe ist Schrittmachcr <ler si.id gruppe): ma il 23° pulé làcilrnenle guadagnare il vantaggio di un'ora circa che aveva il gruppo settentrionale perché durante la sua marcia non trovò, come già si disse, sulla destra Isonzo che un plotone del Il battaglione del 147° fanteria messo per antica abitudine ad Osteria, dove vi era un piccolo elemento di trincea che sbarrava la strada. All'avvicinarsi delle avanguardie tedesche i nostri fecero fuoco, ma furono presto circondati; erano circa le undici. La compagnia di sinistra del battaglione del 76°, che gucmiva il tratto foni-lsonzo di fronte a Selisce (un chilometro in linea retta, un chilometro e mezzo circa di sviluppo di trincea), non aveva occupato l'estrema sinistra della linea. La compagnia si credeva naturalmente in linea arretrata, tanto che chiuse i varchi quando vide gli austriaci scendere dal MTZli verso Volane. Cestrema sinistra della compagnia era rappresentata da una sezione mitragliatrici la quale si deve essere tenuta piuttosto in alto tanto che poté sparare sulle truppe che scendeva-

(l) Caratteristico è quanto avvenne alla sezione alta. Nessuno credette alla tdefouala: i soldati restarono ai pezzi dicendo: «Se i:i saranno li vedrem0>). Ciò è segno evidente che anche questa hatleria non sapeva di non avere in complesso nessuno davanti. Alle dieci il i:apornle <li cucina giunge colla corvè del rn.ncio alla sezione alta ed il comandante di sezione manda il soldato Vettore! a chiedere al capitano se dovesse inviare il rancio alle persone della sezione bassa. «Passati alcuni momenti il Vettore!, ritornando mn aspetto tranquillo ed inditforente, mi riferiva come alla 2" sezione non vi fosse più nessuno>>. II comandante la sezione tentò di sfuggire risalendo sul Kovacic, ma fu catturato.


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t:IMPORTANZA DELCAZIONE MILITARE ITALIANA

no dal Mrzli. Fatto sta che per la nebbia ed anche forse pel terreno, questo reparto non s'avvide del passaggio dei tedeschi sulla rotabile, ciò che era già avvenuto, come abbiamo visto, alla sezione alta della 4a batteria a cavallo. Solo nel pomeriggio la sezione mitragliatrici fece fuoco su truppe nemiche in fondo valle. I due battaglioni del 23° dopo aver partecipato verso mezzogiorno all'azione di fuoco contro il Il battaglione del 147° schierato avanti a Kamno, marciarono verso Idersko arrivandovi verso l'una e mezzo, a tempo per catturare la 56a batteria da I 05 trainata da autocarri, la quale partita il 23 dalla Bainsizza, avrebbe dovuto fermarsi a Svina presso Caporetto ed invece, ad eccezione di un pezzo rimasto col comandante di batteria, aveva proseguito per Luico, dove informata dcli 'errore, aveva fatto dietro-front per cadere verso l'una e tre quarti al bivio di fondo valle nelle mani dell 'avversario. Contemporaneamente la colonna tedesca che agiva sulla sinistra dell'Isonzo si avvicinava al ponte di Idersko.

lJazione della brigata Foggia. Si sono già esposte le circostanze per le quali l'intervento dell'artiglieria, ordinato verso le nove e mezzo a sbarramento della stretta di Selisce, non ebbe pratico effetto; restavano sottomano due reggimenti della brigata Foggia, il 281 ° e il 282", riuniti sulla sinistra lson:1.0 Ira il Volnik ed il ponte di Caporetto; alle 9,40 il comandante del IV corpo d 'armata ordinò che il comandante la brigala con un reggime nto muovesse verso Saga dove risultava che l' avversario aveva occupalo la linea ava nzala, cJ alk 1O, in seguilo alle notizie dell'attacco nemico a M. Rosso, concesse in rinforzo alla 43• divisione un battaglione del 9° bersaglieri, reggimento del la 34" divisione che era in riserva di corpo d'armata a Drezenca nella zona della 43•_ Ma alle 1O si ricevevano al comando di corpo d'armata notizie gravi della 46" divis ione, più gravi, come si è visto, della realtà: gli austriaci in massa a Scliscc. La notizia però deve essere stata data, presumibilmente, non per certa, perché mezz'ora dopo il comando della divisione stessa chiedeva a quello della brigala Alessandria: «Risulta che il nemico è sceso dal Mrzli su Selisce. È vero? Ed in qual numero?». Comunque il comando del I V corpo alla richiesta di rinforzi della 46" contromanda l'ordine d'inviare a Saga un reggimento della brigata Foggia ed alle l O lo mette a disposizione della 46". Alle dieci e mezzo anche gli altri due battaglioni del 9° bersaglieri vengono concessi alla 43a divisione per impiegarli al Krasji. Alle 10,40 dalla 46" divisione giungono notizie sempre più allarmanti ed il comando del corpo d'armala dispone che l' ultimo reggimento della brigala Foggia, il 281 °, venga inviato ad occupare la linea di armata al Volnik, mentre il 282°, già assegnalo alla divisione, deve occupare la stessa linea sino al ponte di ldersko con un battaglione sulla destra Isonzo presso questa ultima località. Questa ultima disposizione non deve essere però stata ricevuta dal comando della 46" divisione, il quale all e I 1,30 mandava la seguente comunicazione al comando di corpo d 'armata:


t;ATTACCO IN FONDO VAI.LF.

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Comando JV Cmpo armata, ore I 1,30. «La brigata Alessandria comunica che la linea più avanzata di Selisce ha ceduto, le truppe hanno ripiegato sulla linea arretrata di Seliscc (destra Mrzli Potok). Il comandante della brigata ripiega salendo verso il Pleka per congiungersi al reggimento bersaglieri. La linea per ora resiste. Le truppe della brigata Caltanissetta sul Mrzli hanno ceduto davanti alla pressione austriaca. Il comandante della brigata Caltanissetta mentre stava per essere preso prigioniero ha potuto sottrarsi e ha ripiegato su Kamno. Leskovca è stata attaccata ed ha ceduto, ma le truppe resistono ancora sulla linea del terzo costone del Krn e sui costoni arretrati. Ho disposto che la brigata Caltanissetta col battaglione che era mia riserva a KamnoAlto sbarri l'avanzata del nemico per la valle Isonzo sostenendo le truppe della linea Pleka-Selisce-Isonzo e che quindi col reggimento che ho mandato a prendere a Caporetto a mezzo di un uffici ale di Stato maggiore faccia resistenza al nemico ad oltranza sulla linea difensiva d 'armata e sul ciglione che circonda Smast. Io mi sono portato a Ladra immediatamente dietro questa linea per sorvegliare l'occupazione di essa da parte del reggimento fanteria e farvi la massima resistenza. Ho proceduto a far ripiegare i servizi su Caporetto, impedimento su Platischis». In tal modo alle 10,40 le truppe assegnate il 23 al comando della 34" divisione erano state tutte tolte e tale comando ed il comando di corpo d'armata non aveva più riserve. I due reggimenti disponibili in fondo valle venivano inviati uno sulla linea del Volnik in trincee che giungevano a 600 metri di elevazione sul fondo valle: anche l'altro reggimento veniva inviato in trincea (trincea sguernita, mai v ista). Dal drappello di venti uomini del comando del 156° a Volarie, mandato solo in una vecchia trincea a sbarrare il fondo valle, all'impiego della brigata Foggia, tutto dimostra ~ sia detto senza la minima idea di critica a chicchessia ~ la nostra mentalità d'allora: occupare e difendere una trincea era quanto si sapeva fare per la difensiva. Una linea antistante veniva forata dal nemico in un tratto per l'estrema pochezza delle nostre forze, mentre il resto della linea resisteva, si cercava di preparare dietro un'altra linea rigida, del pari debole, che veniva parimenti forata dall'avversario. Non suoni questa, ripeto, critica: bisogna avere i I coraggio di vedere la realtà per trame ammaestramento. Come si è visto che i metodi di combattimento del!'artiglieria in realtà impiegata sul fronte attaccato non rispondevano più all'esigenza della battaglia di difesa, così bisogna convenire che l 'impiego fatto delle riserve non era atto ad arrestare il nemico ed a ricacciarlo ristabilendo la continuità della nostra difesa. Critica a chicchessia no. Anzitutto di due che fanno la guerra uno soccombe; ma per quanto, di norma, i generali vengano dalle due parti scelti fra le persone più capaci, pure la storia militare si prende quasi sempre il gusto di presentarci il generale sconfitto come un perfetto idiota, quando uguale sorte non tocca anche al generale vincitore: così il Moltke del 1870 è incolpato da eminenti storici francesi, dal Foch al Dupont, di gravi errori di strategia, quest'ultimo perfino gli attribuisce l'origine della sconfitta tedesca alla Marna! Stiamo dunque sul reale e si studi la storia per imparare sia dai vincitori, sia dai vinti !


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L:IMPOR'IANZA L>ELL:AZtONE MILITARE ITALIANA

Per tornare a noi bisogna rifarsi alla mentalità nostra. Ci eravamo onestamente battuti offensivamente ed all 'ofTcnsiva avevamo dato tutte le nostre forze. Nell'undicesima battaglia dell' Isonzo cinquantuno divisioni erano state impiegate nell'offensiva: i quattro quinti dell'esercito, perché le divisioni rimaste sulle altre fronti erano di massima impoverite e parecchie ridotte ad una brigata sola. Il risultato era stato notevole tanto che l'esercito austriaco era stato portato vicino alla rovina. Quale degli eserciti alleati o nemici ha impiegalo in una sanguinosa offensiva i quattro quinti delle proprie forze? C'è dunque da meravigliarsi se l'esercito italiano, che ha dato tutto se stesso alla missione offensiva, abbia tenuto il minimo di truppe nei settori dove non si attaccava, e che ivi sia stato quindi necessariamente meno curalo quanto si riferisce all'istruzione delle truppe per la difensiva, istruzione che, come lo dimostra l'esempio già citato dai tedeschi , non si può improvvisare? Quando due avversari incominciano insieme uno ad attaccare e l'altro a difendersi, i metodi vengono da sé; allacco e difesa si perfezionano contemporaneamente. Ma se improvvisamente un avversario, che ha adottato metodi più progrediti d'attacco, si scaglia su chi non ha da lunga mano preparalo la difesa non è possibile in pochi giorni creare un nuovo addestramento delle truppe. Si è già visto che il metodo più convcnicnlc, quello dell' attanagliamento dei reparti nemici che fossero riusciti a sfondare, era perfettamente nolo, ma esso non e ra passato nel sangue dei comandi e dei riparli. Nel caso citato, poi, una vigorosa puntala della brigata Foggia, - che era pure reduce delle sanguinose azioni del San Gabriele - contro l'avversario che sboccava da Scliscc avrebbe potuto avere buon effetto, ma oltre alla nostra mcntalità d'allora si consideri che la brigata era appena giunta al IV corpo, che affidarle un compito ardito tanto diverso dal solito era meno facile che se si fosse trattato di truppe conosciute ed affiatate col comando. Quello della brigata Foggia (1) non fu un combattimento; fu un martirio! Si esce dalla fase della lotta organizzala, dove abbiamo veduto i due soldati di fronte per entrare in quella delle unità non organizzate, disorientate, demoralizzate dallo spcllacolo delle retrovie e dalla celerità impressionante dell'avanzala ncnlica. Che le lince avanzale fossero deboli, che le forze su ciascuna di esse fossero inadeguate è un fatto che sfuggiva alla truppa sopraggiunta. Restava solo la realtà esteriore; il nemico ha attraversato quattro lince di resistenza in poche ore malgrado che intere divisioni vi si stessero fortificando da anni! Poiché questo lavoro ha per scopo di mettere in luce le cause nlilitari e non gli effetti della rotta, non si farà che dare un cenno sommario degli avvenimenti. Il lettore che peravventura conosca cosa significhi accertare i particolari, comprenderà quanto tempo sarebbe necessario per seguire il racconto coll 'ampiezza usata f in qui.

( I) Delle conduioni d' inquadramento della brigata Foggia basti dire che tanto il 281° quanto il 282° non avevano comandante titolare, essendo stati questi ricoverati per ferite in luoghi di cura. Il 281° il 24 sera era comandato da un maggiore di complemento.


L:J\ITACCO IN FONDO VALI.E

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Si è vista la situazione: alle 11 ,30 il comando della divisione ripeteva: «Ho provveduto a far ripiegare i servizi su Caporetto, gli impedimenti su Platschis». Quindi il 282° che doveva recarsi a Smast si trovò all ' altezza del ponte di Caporetto sbarrato il passo dalle impedimenta che ivi ripiegavano in disordine. «Erano salmerie, carreggi, cavalli scossi, automobili, autocarri, trattrici con artiglieria, feriti portati in barella, migliaia di uomini, specie di artiglieria, del genio e bombardieri; tutti completamente disarmati e senza equipaggiamento; non era una ritirata, ma una fuga precipitosa; era una vera fiumana di uomini e di materiali che s'infrangeva contro l 'unico passaggio esistente, il ponte di Caporetto, ostruendo in tal guisa tutta la strada». In mezzo a quella massa che più non ragionava, il comandante la brigala Foggia dovette aprirsi a forza un varco: sfilando per uno ed a stento, il reggimento riuscì ad avanzare lentamente, rimanendo, per quanto si poteva, compatto. TI reggimento, che aveva iniziato la marcia alle undici e m ezzo, impiegò circa un'ora e mezzo a compiere i due chilometri per giungere a Ladra dove si era ritirato il comando della 46• divisione, il quale dispose che due battaglioni si disponessero tra il Volnik ed il ponte d'Idersko e che il terzo rimanesse in riserva; il battaglione di testa, guidato dal comandante interinale del reggimento te nente colonnello Stuto, si diresse verso le trincee antistanti al ponte di Jdersko. Intanto il comando della 463 divisione aveva notato l' apparire de ll 'avversario sul ciglione di San Lorenzo, sulla sinistra del fiume cd il suo avanzare sulla destra: ordinò quindi che parte del battaglione di testa del 282° passasse pel ponte di Idersko e poco dopo decise di ritirarsi sulla destra Isonzo. Anche alle truppe vicine fu dato l 'ordine di ripiegare; il comandante la brigata Foggia ebbe l 'incarico di disporsi a difesa del ponte di Caporetto per permettere il deflusso delle truppe provenienti da Smast. Il 282° che ad eccezione del battaglione di testa era a ncora disteso in fila indiana da Ladra sino verso il ponte di Caporclto, fu, nell'angoscia del tragico momento, frazionato in mille modi per far fronte alle molteplici esigenze. Il comandante la brigata mandò ordine al battaglione di coda - il I - di occupare le posizioni sulla destra Isonzo (Santuario), che a nord di Caporetto dominavano il ponte, ma era già intervenuto il comandante la 34• divisione, maggior generale Basso, il quale aveva sen z'altro preso il battaglione con qualche reparto del II per organizzare la difesa dell' abitato di Caporetto e specialmente de l Cimitero: il colonnello brigadiere Pisani fece allora occupare le posizioni già assegnate al I dal Il battaglione facendogli ripassare il ponte e schierandolo sull'altura subito a nord dell 'abitato. Il III battaglione sotto la direzione del tenente col. Stuto aveva iniziato l ' occupazione delle trincee fra Ladra ed il ponte. L' 11" compa1:,111ia fu mandata di corsa attraverso il ponte di Idersko ad occupare le tri ncee di destra Isonzo, ma la coda della compagnia ricevette intanto l 'ordine di retrocedere; quindi il ponte fu passato solo da due aspiranti, con una quarantina di uomini i quali giunti dall'altra parte, mentre cercavano di orientarsi furono sorpresi e catturati. Parte della 10" compagnia con un plotone dell'I I·, assie me al comandante di battaglione entrò nelle trincee presso Ladra, dove si trovarono naturalmente le feritoie ostruite di erba, sassi, frane; i cento uomini però sperduti in quel lungo budello, mentre cercavano il collegamento colle truppe di sinistra (281 ° sul Vol-


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L.:IMPORTA.NZA DELL.:AZIONE MII.ITARE ITALI ANA

nik) disorientati come erano, ritenendo d'avere forse il resto del battaglione sulla destra, si tennero verso Ladra e non difesero il ponte che fu occupato verso le 14 dal 63° reggimento slesiano. Questo passò così senza contrasto sulla destra del fiume dopo di aver spento un principio d ' incendio appiccato dai nostri e gettato nella corrente il materiale incendiario. Passarono il ponte il I cd il Il battaglione del 63° insieme alla 4a batteria del 7° reggimento da montagna austriaco assegnata all'avanguardia. Il III battaglione del 63° puntò invece sulla sinistra del fiume verso il ponte di Caporetto. Occupato verso le 14 il ponte in le1:,rno di Idcrsko, al quale i nostri avevano invece tentato di appiccare il fuoco, le due colonne della 12" slesiana si trovarono riunite. Intanto la 9" compagnia del 282° colla quale era il comandante del reggimento ricevette a Ladra l'ordine di ripiegare, ma al ponte di Caporetto fu fermata ed incaricata di difendere l'immediato accesso al ponte ( q. 216) da quella parte. All'avvicinarsi di pattuglie nemiche la compagnia aprì il fuoco; il tenente colonnello Stuto però, mentre animava i suoi soldati, veniva colpito da una palla in fronte e quasi contemporaneamente il ponte di Caporetto veniva fatto saltare: erano circa le 15 1/2; una mezz'ora più tardi la compagnia ridotta ad ottanta uomini con tre aspiranti, circondata, si arrese. Fallito però il tentativo di impadronirsi del ponte il Ill battaglione del 63° tedesco retrocesse riunendosi per il ponte di ldcrsko al resto della divisione. Poco dopo mezzogiorno il comando del III corpo d'armata bavarese, nel timore che la rapida avanzata della l2a divis ione in fondo valle non l'esponesse a minaccia sui fianchi, aveva invitato la 50" divisione austriaca a curare il collegamento colla 12", la quale invece doveva essa stessa proteggere il proprio fianco sinistro. Nello stesso tempo il comando di corpo d'armata diede gli ordini per l' avanzata dell 'artiglieria p esante ( l ). Da Idersko il I battaglione del 23° reggimento, seguito più tardi dal II battaglione del 62°, puntò alle 14,30 su Luico, dove furono fermati dalle truppe avanzate del VII corpo. Secondo il diario del JII corpo d'armata bavarese il comando della 12a divisione alle 10,40 del 25 riferiva: «Truppe della 12" divisione di fanteria sono impegnate combattimento presso Luico dove si ha fuoco di artiglieria pesante e di bombarde: il nemico fa avvicinare rinforà mediante autocarri e presumibilmente forze importanti. Il comandante la divisione prega di proteggere il fianco sinistro e di sostenerlo energicamente con fuoco d'artiglieria pesante presso Luico». Malgrado che entrambe le richieste fossero subito esaudite, la 12a divisione dovette, nella giornata del 25, impegnare contro Luico due reggimenti (23° e 62°) che trovarono «la più ostinata resistenza».

( I) Tra l'altro era stato predisposto che il gruppo pesante dì comballìmento Dunker con due batterie di cannoni da 15 cm. lunghi tedesche e tre batterie austriache (una di obici da 15, una da 305, una da 380) dovesse colle batterie a tiro curvo battere ìl Matajur prima e poi M. Iuanez, e colle batterie a tiro teso iniziare il tiro dalla regione di Idersko appena possibile su Cividale; ufficiali per riconoscere le posizioni dovevano essere mandati innanzi insieme al riparto di fanteria di testa. Tutte le batterie ernno a traino meccanico.


t.: AT IACCO IN FONDO VA I.I.E

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ll 63° reggimento col If battaglione del 23° e con un gruppo d ' artiglieria da montagna continuò, dopo le quattordici la marcia su Caporclto. Sulle pendici subito a nord di ldersko aveva poco prima presa posizione la 16" batteria da montagna che partita il 20 dalla zona della la armata era giunta alle tredici de l 24 a Caporetto ( I). Avvolta ancora nella nebbia non riusciva a vedere neppure il ponte di Idersko lontano un chilometro circa: solo verso le 14 vide fra la cali gine le fianune prodotte dal tentativo non riuscito di bruciare il ponte. Contemporaneamente la cortina di fuoco dell'artiglieria che precedeva la colonna attaccante si abbattè sui pezzi; il capitano fu gravemente ferito; alle 14 e mezzo i riparti cassoni a tergo della batteria venivano catturati e la batteria, rimasta sommersa dall'avanzata di un nemico non visto, era più tardi abbandonata. I riparti della brigata Foggia disposti dal comandante della 34• divisione a difesa dcli' abitato e del Cimitero di Caporetto, nelle condizioni morali in cui erano, minacciati di avvolgimento da parte del nemico che per le pendici del Matajur puntava su Robic non opposero lunga resistenza: a gruppi si diressero a loro volta da quella parte tentando di prevenire il nemico alle trincee che sbarravano la valle fia Creda e Staroselo. Rimasero tagliate fuori le compagnie del li battaglione (disteso a nord di Caporetto fra l'Isonzo e le ultime propaggini di cima Stariskj) che in posizione dalle 14 avevano l'incarico di facilitare il detlusso delle sa lmerie e degli sbandati della 46• e 43• divisione e di proteggerli essenzialmente contro attacchi dalla sinistra Isonzo. Verso le 16,30 iI colonnello brigadiere Pisani seppe però che le truppe già disposte al cimitero di Caporetto, si erano ritirate: decise allora, non avendo più a temere per la propria sinistra dato che il ponte era saltato, di spostare le truppe per estendere la sua destra, ma mentre il movimento si compieva il comando di brigata spintosi innanzi verso Caporetto fu catturato. I resti del Il battaglione esaurite le munizioni tentarono di sfuggire verso Robic, ma furono circondati e presi. Sulla linea di Staroselo il comandante della 34• divisione aveva schierato le due compagnie mitragliatrici divisionali - in totale 12 armi - l 'unico riparto della 34a che aveva seguito - a tappe - il comando della divisione dal Carso alla zona del IV corpo d'armata. Le due compagnie che giungevano allora da val Natisone a Robic, furono dal comando di divisione messe sulla linea di Staroselo, insieme agli avanzi del l battaglione del 282° ripiegati da Caporetto; si ottenne così una sosta nell'avanzata nemica, ma le deboli forze, aggirate sul loro fianco destro, non potevano prestare lunga resistenza: il 63° reggimento fanteria tedesco rinforzato come si è visto dal Il battaglione del 23° e seguito, secondo il diario dalla 14• armata, da un reggimento della 50" divisione, g iunse fino a Robic. Il reggimento di testa della brigata Potenza - il 272° - giunto da Magredis verso mezzogiorno a Seduta una dozzina di chilometri ad ovest di Robic do-

(I) I:a ltra batteria da montagna di questo gruppo la 173 , si era fem,ata a Robie (sei chilometri ad ovest di Caporetto) in attesa di autocarri che dovevano portare in avanti i pezzi. La batteria si ritirò nel pomeriggio.


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!; IMPORTANZA L>E LCAZIONE MII .!TARE ITALIANA

po una marcia di diciassette ore in montagna, ricevette, verso le 16 l'ordine di occupare la stretta di Robic, mentre gli altri due reggimenti avrebbero dovuto prendere posizione ad est di Borjana per sbarrare l'alta val Natisone ed anche lo Stol. Il 272° però mentre era in marcia fu avvertito che non era più in tempo a prevenire l'avversario alla stretta di Robic ed ebbe ordine di occupare perciò l' altura di S. Volario ed il costone di Potoki ; un tentativo fatto d'ordine del generale Basso di occupare l'intera stretta del Natisone non riuscì: il nemico aveva già guemito con mitragliatrici l'altura isolata (q. 292) che sbarra la valle. Al mattino del 25 la brigata aveva a destra (a partire dall'altura di S. Volario) due battaglioni del 273° ed uno del 272°; al centro (Potokil), gli altri due battaglioni del 272°; sullo Stol il 271 °. I..:avversario aveva potuto quindi spingere nella sera stessa del 24 qualche pattuglia lungo la sinistra del Natisone fino al nostro vecchio confine. La brigata Potenza non aveva le mitragliatrici, ancora in marcia per la rotabile, ed aveva deboli effettivi data un' infezione che aveva ridotto i battaglioni a 330 uomini. Di munizioni si avevano quelle sole portate dal soldato. Tuttavia il contegno degli scarsi battaglioni valse ad arrestare in complesso l'avanzata nel giorno 25 di metà circa della 12" divisione di fanteria spalleggiata da forze sopraggiunte della 50" divisione austriaca. In questa difesa caddero il comandante del 272° reggimento tenente colonnello Anchisi colpito da mitragliatrici cd il maggiore Fresco, che doveva sostituirlo, ucciso da una bomba di aeroplano.

8. -

Gli ultimi episodi sulla sinistra Isonzo.

La puntata della 12a divisione slesiana su Caporetto e Robic ebbe le più gravi ripercussioni materiali e morali. Materiali, anzitutto, perché isolava sulla sponda sinistra del fiume le truppe della 46" che si difendevano ancora sulle pendici del Mrzli e quelle della 43" che te nevano ancora intatta in complesso la linea di difesa. Anche la nostra 50" divisione che aveva perduto le deboli linee avanzate, ma che aveva resistito sulla linea di resistenza ad oltranza alla stretta di Saga ordinò la ritirata sullo Stol. Le truppe della 43" divisione, fatto prigioniero verso le 15 in Caporetto il comandante dell a divisione stessa, ricevettero successivamente l'ordine di ritirata che effettuarono parte nella notte, parte il mattino successivo: ma giunte al ponte di Caporctto lo trovarono saltato colle adiacenze ingombre dai carreggi dei servizi divisionali che non erano giunti in tempo a passare il fiume. Alcune trnppc della 43" Divisione (fra i quali riparti della brigata Genova e due battaglioni del 9° bersaglieri mandati in rinforzo a quest' ultima, il battaglione bersaglieri Belluno) riuscirono a passare il fiume al ponte di Ternova, sei chilometri a monte di Caporctto, ma quest'ultimo passaggio fu incendiato poco dopo le 2. Le truppe della 46a divisione, cioè i resti del 224° e del 148° fanteria unitisi sulla linea Pleca-Vrsno alle truppe del 2° bersaglieri, iniziarono sotto gli ordini del colonnello Rossi, n ella notte stessa la marcia per unirsi alla 43a divisione sperando di resistere ancora: speranza perfettamente giustificata perché si sape-


1:ATT/\CCO IN f'ONDO VALLE

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va che il Pleca era ancora saldamente occupato da noi; invece, giunti sfiniti nella conca di Drezenca videro il miserando spettacolo lasciato dalla ritirata e una fiumana di disarmati, di quadrupedi, di carreggi, uomini addetti ai servizi, artiglieri, di fanti avvertiti in ritardo- data l' ampiezza del fronte - dell'ordine di ritirata, che si dirigeva verso l'Isonzo, dove davanti al ponte interrotto la confusione e la disperazione erano al colmo: non più vincoli organici, ma una massa amorfa, che il giorno prima aveva compiuto tutto il suo dovere e che ora si trovava strappata alla Patria, senza chi comandasse, condannata a guardare l'Isonzo impetuoso ed inguadabile, dove qualche animoso che aveva tentato il guado aveva trovato la morte. Vani erano stati gli sforzi per costruire un ponte: carri, carnions, gettati nel fiume venivano asportati dalla violenza della corrente. Il colonnello Rossi decise di dirigersi ancora più verso nord, sperando di raggiungere le posizioni della 50" divisione pcl caso che questa tenesse ancora sullo Stariskj . Risalì quindi l' Isonzo sperando di trovare qualche passaggio; difatti, due chilometri circa a monte di Caporetto parte del 224° fanteria riuscì a passare «precisamente, dice il maggiore Robolotti (1) del 224° fanteria, nel punto, ove per l'offensiva di agosto si era tentato lo sbarramento del fiume, alcuni soldati del genio, di cui sono dolente di non conoscere i nomi poiché degni sono di ogni elogio per la loro opera e per il loro sacrifi cio, avevano formato due passaggi, uno dei quali costituito tla due pali telegrafici e l'altro con una specie tli teleferica costituita da una fune e da una barella. In quel modo circa trecento uomini passarono sulla riva destra del fiume dirigendosi sullo Starislçj . Ero passato da circa 10 minuti e cercavo di riunire i soldati quando udii vivo fuoco di mitragliatrici. Erano mitragli eri motociclisti nemici che accortisi del passaggio sparavano sulla massa raggruppata sul greto del fiume. Ricordo che un ufficiale nostro, e lo vidi dal bosco ove mi appiattai, riuniti alcuni animosi sulla riva sinistra, volse in fuga a fucilate i mitraglicri. Risalimmo lo Stariskj inseguiti da pattuglie nemiche». Tutti coloro che erano nelle vicinanze accorsero a quel filo di speranza che riattaccava tanti cuori, tanti nobili cuori alla Patria lontana! Quando il colonnello Rossi vi giunse un gigantesco cerchio si serrava compatto ed angosciato attorno a quelle poche e malsicure tavole. Mal!,rrado la disfatta, malgrado il dissolvimento dei vincoli organici permane nel cuore del nostro soldato l'innata bontà della razza, e coll'innata bontà il rispetto ai superiori, basalo essenzialmente sull'affezione e sulla riconoscenza. Quel cerchio compatto, come era già avvenuto in precedenza, si sarebbe aperto davanti ad un colonnello: ma il colonnello Rossi, visto che i suoi uomini non avrebbero potuto passare volle rimanere con essi. Saputo il ponte di Ternova in fiamme, saputo della ritirata della 50" divisione da Saga, non rimaneva che unir-

( I) Un altro ufficiale il comandante della 7" compagnia del 223° così descrive quel passaggio: «Osservai con quale genialità i l nostro soldato aveva costruito tm mezzo per attmversare il fiume e non cadere prigioniero. Un filo di ferro univa le due sponde del fiume e su questo fi lo scorreva una specie di carrello s1-:a111-:herato e mal legato. Con tale mezzo passavano WIO alla volta con !,'T"dVe pe ricolo della propria vita poiché più di uno io vidi cadere e trnvolto dalla corrente; ma i compagni non si scoraggiavano e la ressa aumentava sempre più>>.


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L:IMPORTANZA DELL'AZIONE MILITARE rt A LIANA

si alla turba che sotto la minaccia delle mitragliatrici nemiche postate sulla sinistra Isonzo e degli aeroplani volanti a bassa quota, si aggirava nella vasta pianura di Caporetto. Egli pensò che l'opera sua poteva ancora essere di qualche vantaggio a qualcuno di quegli infelici! Così, coi pochi che in quell'enorme confusione gli erano rimasti d' attorno il comandante del 224° si arrese al nemico. «In quei momenti di grande dolore mi fu unicamente di sollievo la convinzione che nulla io avevo da rimproverare ai miei subordinati. Gli eventi tristissimi avevano reso vani i loro sacrifici». Vani? Non è vano ciò che si compie per la Patria! Il fondamento del vivere civile sta nel legame spirituale che unisce fra loro gli uomini: senza di questo si ha un bel preparare disposizioni severe, leggi sapienti, ccc.! A nulla vale tutto ciò se manca il substrato, il consenso universale cosciente o no, alla convivenza sociale. Ora l'esempio delle virtù, del sacrifi cio di se stesso, del compimento del proprio dovere rafforza in chi ne è testimonio il legame, specialmente sentito dagli umili verso chi rappresenta il suo reggimento. Dio conservi lunga vita ai bravi soldati del 224°! Ed ognuno di esso, nel raccontare ai figli ed ai figli dei figli le dolorose vicende della triste giornata non potrà non ricordare quanto fosse saldo il vincolo fra il cuore del colonnello e quello dei suoi soldati! Ritirate in seguito ad ordine del comando della divisione, nella sera e n ella notte sul 25, le truppe del M. Rosso e del M. Nero, ripiegate nella notte stessa le truppe da Vrsno, rimasero suJ Pleka e nelle vicinanze il battaglione alpino Albergian comandato dal maggiore Soliman, il 30° battaglione bersaglieri e qualche riparto del I battaglione del 223°. Le truppe erano agli ordini del colonnello Magliano, comanda nte il V gruppo alpini. Nella notte truppe della 50" divisione austriaca tentarono un attacco contro il Pleka nel tratto difeso dalla 83a compa1:,'llia alpini e furono respinte; una nostra 18 uomini con un sottufficiale - che stava in una posezione mitragliatrici sizione avanzata fu sorpresa da un riparto d 'assalto austriaco e catturata. «Il comando di battaglione - riferisce il comandante della 83" compagnia - saputo il fatto lo biasimava e mi mandava l'ordine di lanciare un plotone al contrattacco per riprendere la posizione». LOpcrazionc condotta da «un piccolo plotone di alpini agli ordini del sergente Mairano», all'albeggiare riuscì felicemente. Sorpresi a loro volta, gli austriaci si arresero senz'altro: erano più di trenta uomini e tre ufficiali, lì-a i quali il capitano Kroncr, comandante del IV battaglione del 33° fanteria austriaco (1 ). Da un ordine trovato all'aiutante maggiore si seppe che il Pleka sarebbe stato attaccalo nel pomeriggio del 25. Il colonnello Magliano, pur essendo al corrente sin dalla sera prima della situazione generale, ormai disperata, decise di attendere il nemico in quella posizione favorevole alla difesa,

( I) Il colonnello Magliano alle 7 ordinava: «Mi congran1lo con I '83" compagnia e col suo hravo comandante. Nulla da aggiungere al brjà detto. Mandi i pribrìonieri accompagnati da tre o quattro uomini a Dre:.:enca e possibilmente a Caporetto». I prigionieri con tale scorta furono avviati in basso. Naturalmente a Urezenca visto il disastro le parti si invertirono. Questo banale episodio è raccontato dall' lliibner con particolari fantastici. Il Kroner sarebbe stato interrogato a Kosec da un generale italiano completamente disorientato. In seguito il Kroner avrebbe fatto prigioniero un battaglione, ecc. Basti osservare che a Kosec il mattino del 25 non e ' era nessun generale italiano.


J.:AITACCO IN FONDO VA I.I.E

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salvo a tentare, all' imbrunire, di raggiungere la conca di Plezzo e la regione del Canin per gettarsi in Carni a. Verso le 16 avvenne l'attacco: la posizione era pressoché circondata e dopo una onorevole resistenza da parte del battaglione Albergian, 1'83" <.:0mpagnia, presa alle spalle, veniva fatta prigioniera. Le altre due, la 127• e 128" e la 469" compagnia mitragliatrici si ritirarono separatamente e furono catturate dal le truppe della 5Y divisione austriaca, le quali, trattenute l'intera giornata del 24 dall a nostra 43. divisione, avevano potuto dopo la ritirata di quest'ultima, avanzare senza contrasto. L'ultimo riparto catlurato fu la 127" compagnia che condotta dal colonnello Magliano era riuscita a raggiungere la sera del 25 le pendici del Volnik e ad appiattarsi sperando nella notte successiva di proseguire verso il Canin. Ma in terreno di monta!,,'Ila un riparto di una certa entità difficilmente può nascondersi, ed alle 17 del 26 la compagnia, circondata di sorpresa, dovette arrendersi. Anche il M. Nero venne occupato dal nemico nella giornata del 25. La 7" compagnia del 223° aveva ricevuto l'ordine alle 20 del giorno 24 di ritirarsi; eseguì il ripiegamento indisturbata senza sapersene spiegare il perché. Il mattino dopo, verso le nove, in fondo valle, la compagnia fu coinvolta in una fiumana di nostri prigionieri. «Quando passai da Ladra, narra il capitano della 7", il ciclo era sereno e M. Nero coperto di un bianco lenzuolo, veniva ancora tormentato da un forte bombardamento da parte del nemico. In quel momento ricevetti l'impressione come se quel monte con sguardo severo mi rimproverasse per averlo abbandonato. Alle pendici di esso, piccoli g ruppi di uomini avanzavano verso la cima; erano certamente soldati tedeschi che senza fatica conquistavano quella posizione tanto cara a noi. Ed io, ebbi a leggere in seguito, un articolo su di un giornale tedesco, il quale fra le altre cose diceva che iI famoso M . Nero era stato conquistato da una sola compagnia di Kaiser Jii.gcrn. Questo bombardamento della vetta solitaria e la resistenza al Pleka notata dai nostri aviatori fecero presumibilmente, sorgere la leggenda che g li alpini avessero difeso il monte per loro sacro per parecchi giorni dopo la rotta. eesposizionc degli avvenimenti sulla fronte Sleme-Mrzli-Isonzo è terminata. Con infinita nostalgia della Patria le interminabili colonne di prigionieri si avviavano verso le stazioni per essere ammucchiati in scomodi carri e trasportati nell'interno degli affamati imperi, donde molti, consumati dagli stenti, non sarebbero più ritornati. Strazio il più atroce, li accompagnava non la commisernzione dei fortunati rimasti oltre il Piave, ma il dubbio della nazione intera che costoro non avessero compiuto il loro dovere. Lontano da quel fronte che pure nel tratto esaminato conoscevo, intuii sin dal primo momento che la causa della rotta non doveva essere nel contegno delle truppe, e credo d'aver ora, per quanto potevo, assolto l' obbligo che fin dalle tristi giornate del novembre 191 7 sentii di avere, di porre in chiaro i fatti. I..:esame, per quanto potevo, completo della questione, le testimonianze più svariate di persone sicure, anche estranee all'ambiente militare, anche di coloro che avevano convinzione contraria alla mia, hanno confermato la mia coscienza nell'avviso che il nostro soldato nella giornata del 24 ha compiuto, come in qual-


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t.:JMPORTANZA OF.!.l '.AZJONF. MILITARE ITALIANA

siasi altra occasione, il proprio dovere e si è al solito comportato secondo le circostanze in cui si è trovato: ubbidì, come d'ordinario, al suo ufficiale. Ubbidì sia che si trattasse di difendere successive posizioni malgrado la mancanza di trinceramenti e la deficienza di cartucce, sia che dovesse lanciarsi al contrattacco che ricacciò sconfitta nelle lince di partenza la destra della 2• armata austriaca dell'Isonzo. Questo avvenne ovunque vi fosse chi comandava, ovunque il soldato si trovò coi suoi ufficiali. Naturalmente in un quadro così vasto, con avvenimenti che precipitavano in modo così disastroso vi furono atti di debolezza, ma si crede forse che non ve ne siano stati in tutte quelle azioni della guerra mondiale dove un attacco alle prime linee diede decine di migliaia di prigionieri? Molti, naturalmente, videro dell ' azione solo un piccolo quadro, un particolare e senza pensare a quanto è sempre avvenuto in guerra, diedero a questo fatto un ' interpretazione del lutto erronea. Molli, in buona fede asserirono circostanze del tutto inesatte. Parecchi, ad esempio, che dalle loro posizioni non udirono neppure lo scoppio della mina sul Mr.di asserirono che la fanteria non ha sparato, mentre sullo Sleme alle lunette, al Vodil, su costa Duole, le mitragliatrici nostre continuarono a cantare fino alla ritirata dei nostri riparti. Per citare un esempio, un uffic iale d' artiglieria, catturato verso le 8 in fondo valle Isonzo, attraversa le n ostre linee, al ridottino Molini, che come si è visto le pattuglie d'assalto della 12a divisione non erano riuscite ad occupare al primo assalto e che avevano lasciato per penetrare nelle nostre linee attraverso le falle apcrtcsi ai lati del ridottino stesso. Narra l'ufficiale: «Le caverne lungo il rio erano piene di truppe armale che attendevano la fine del bombardamento per uscire. Il nemico noncurante della presenza di tali truppe, avanzava tranquillamente grosse pattuglie con mitragliatrici. I nostri soldati uscivano dalle gallerie e gettate le anni nel fondo del rio, correvano a rifornirsi di scatolette in una galleria v icina». Ora la situazione di questa fan teria è la seguente: dalle 6 alle 8 è stata violentemente bombardata, senza intendere reazione da parte delle nostre artiglierie. Il nemico ha fatto breccia sulla destra e sulla sinistra cd è passato: il comandante del battaglione e del reggimento, le batterie retrostanti sono catturate. Nessuno più comanda questa truppa, la quale si sente accerchiata senza che nessuno sia in grado di impartirle ordini virili. Il XXV corpo d 'armata di riserva tedesco circondato dai russi nel novembre 19 14 sfondò il cerchio e riuscì a congiungersi col resto dell ' annata di Mackensen, ma era una truppa fresca entrata in campagna da un mese, con tutti i suoi comandanti alla testa e la truppa eseguì molto bene quanto da lei si richiese; non si trattava di una compagnia in trincea da undici mesi continui affidata ad un sottotenente cd a qualche aspirante nuovo della guerra. Bisogna non riflettere a tutti gli insegnamenti della guerra mondiale e delle altre guerre per non riconoscere questa verità: Truppa accerchiata che non abbia la speranza di aprirsi un varco, si arrende. C'è forse bisogno di ricordare Augustow, Tannenberg, Sedan, Ulma? Mi son sentito obbiettare: Canne! I Romani circondati lasciano 50 mila morti! Canne è avvenuto quando si parlava latino e col linguaggio è mutata un poco la mentalità umana e sopra tutto cambiate sono le condizioni della guerra. Allora i Cartaginesi misero Attilio Regolo in una botte irta di c hiodi, ora i generali prigionieri si accompagnano in automobile. La mentalità è diversa: indubbiamente durante la guerra il


L'AJ'TACCO I N FONUO VALLE

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nemico non era per noi che un barbaro, mentre ev identemente nelle sue file c'era una massa di gente civile. li primo ufficiale nostro fatto prigioniero dagli Austriaci nel 191 5 perché sperduto in un canalone del Rudecirob c he era riuscito a scalare, nel ritirarsi di notte riesce a tergo delle trincee austriache, viene sul leprime malmenato dalla truppa, ma gli ufficiali nemici, vistolo sfinito dalla fame e dalla sete, lo «accolgono come un fratello)). Le sofferenze dei nostri prigionieri ed anche dove vi fu, il loro martirio, non è dovuto a chi combatteva, ma a chi, stando in paese non aveva compreso quali fossero i doveri verso il nemico. Un nostro ufficiale sepolto al Mrzli in una caverna, scavando riesce a bucare l' ostruzione e sentendo mmore di passi chiama: «accorse un ungherese col fucile spianato che prima mi minacciò di morte e poi mi aiutò ad uscire». La mentalità cambia dunque e fortunatamente le ripercussioni di questo mutamento sì sentono anche in guerra! Ma sono, soprattutto, le circostanze che mutano. Canne, 50 mila romani morti! Ma la verità è che i Cartaginesi non diedero quartiere! Cosa ne avrebbe fatto Annibale di 50 mila prigionieri? Dove lì avrebbe messi? Con quale custodia? Era dunque la necessità che imponeva dì non far prigionieri. Difatti i Cartaginesi arrestarono la strage quando furono stanchi di uccidere e catturarono i rimanenti; 3 mila schiavi, evidentemente, potevano essere utili. Rinascano queste od altre simili circostanze ed anche oggi la truppa non darà quartiere. Un atto di slealtà o di ferocia da parte del nemico risveglia naturalmente il sentimento di vendetta. Risorga una situazione per la quale i prigionieri siano di grave imbarazzo e rinascerà il cartaginese, e magari anche il numida! Nello sforzo fatto dalle truppe agli ordini de l generale Scheffer (XXV corpo d'armata di riserva e 3" divisione della Guardia) per rompere il 23 novembre 1914 l'anello russo improvvisamente formatosi intorno a loro, la fanteria della 3a divisione della Guardia lasciati ì carreggi e le artiglierie ad eccezione <li una batteria, dopo di aver vinto la resistenza di deboli forze russe che la fronteggiavano attacca di sorpresa nella notte del 24 Brzeziny, sede di un comando di corpo d'armata russo. «Alle 3 del mattino vennero raggiunte le alture a sud-est di Brzeziny: i tiratori vennero distesi su larga fronte per penetrare contemporaneamente da sud e da sud-ovest nella città posta nella pianura sottostante. La truppa marciava ad armi scariche. Un posto di guardia esterno schierato presso la strada fu annientato a colpi di baionetta; così la fanteria della divisione giunse senza sparare un colpo nell' abitato; gli uomini granatieri e fucilieri piombarono senza un grido sulle prime case. Le porte volarono a pezzi. Colle baionette venne trucidato chi non si arrese immediatamente. Nessuna pietà! Il bene e la salvezza delle nostre truppe richiedeva che l'intera bisogna fosse terrninata prima che fosse troppo tardi» (1 ). Nelle numerose testimonianze di chi ha combattuto in prima linea non vi sono che due casi di accusa di debolezza da parte delle truppe: quello c he abbiamo ora discusso sul contegno della fanteria al ridottino Molini, ed un altro re-

(I) « La battaglia di Lodz su fonti ufficiali», compilalo dal maggiore Wue!Teu ed edita dal Comando Supremo dell 'esercito tedesco. Oldenburg Stalling, 19 18, pag . 81 .


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L'IMPORIANZA DELL:AZIONE Mll.lTARE ITALIANA

lativo ad un plotone zappatori sul Mrzli, che, vistosi aggirato da pattuglie austriache cedette senz'altro le armi. Non è il caso di perder tempo ad illustrare le condizioni nelle quali avvenne tale increscioso ma insignificante incidente; basta del resto, ricordare quanto si è detto sulle caratteristiche dei riparti zappatori abituati in questa zona a fare da centurioni. Nei diari nemici un solo accenno c'è sul contegno deplorevole delle nostre truppe. È il comando del reggimento bavarese del Corpo, il quale racconta che tra i prigionieri che scendevano dalla costa Raunza vi fu qualcuno che gridò: « Viva Austria». Non è il grido di uno sciagurato o di qualche ignaro che possa cancellare quanto l'esercito italiano ha scritto col proprio sangue nella giornata del 24 ottobre. È nota la psicologia del prigioniero, che tende naturalmente ad ingraziarsi il vincitore, e nulla di strano che in un caso si sia giunti sino alla bassezza. Di fronte a questo caso sporadico, avvenuto in tutte le battaglie del mondo, stanno le testimonianze dello stesso nemico, di ostinate nostre resistenze, e quelle dei nostri ufficiali. Ad esempio tutti gli ufficiali d'artiglieria lodano incondizionatamente il loro personale, e specialmente quello addetto al pericoloso servizio di guardafili, nel quale il soldato lavorava isolato, fuori di ogni verifica da parte del superiore. Ma forse che i soldati delle altre armi non sono della stessa carne e dello stesso sanb'lle? In pace, nelle armi a cavallo, dove c' è un lavoro che occupa di continuo il soldato, che gli evita la noia, dove l'istruzione è un divertimento, uno sport, va da sé che la disciplina formale deve essere diversa che nell'arma a piedi dove il soldato è soggetto alla penosa fatica della marcia, e dove quindi il fantaccino è talvolta costretto far presente al capitano che vuol trascinarlo ancora innanzi, le proprie penose condizioni; ma il fondo è sempre quello; l'italiano buono, remissivo, affezionato a chi si cura di lui. I cavalieri se fossero in fanteria si diporterebbero né più e né meno di come i fanti. È assurdo quindi parlare di diverso contegno delle varie armi. Sono le condizioni nelle quali si è fatto battere il soldato, l'elemento decisivo della sua condotta durante la lotta: cd anche l' esame di quanto è avvenuto nella giornata del 24 ottobre porta alla conclusione che il nostro soldato, dove era stato messo in condizioni possibili, ha fallo interame nte il proprio dovere. L'esame paziente dei particolari ci ha dunque dato del nostro soldato un ritratto fedele. Il fante ha fatto ciò che i suoi superiori han detto, cd il suo animo è concordemente descritto da tutti, senza esagerazioni, in modo semplice e commovente; il legame che lega il fante al suo ufficiale, l'affezione dell'uomo all' uomo è come sempre la molla che fa agire il nostro soldato. Felici coloro che Io sanno comprendere e che nell'affezione spontanea dei loro dipendenti trovano il premio migliore - meglio ancora quando è l 'unico - dcli' opera spesa per la Patria! Il maggiore Robolotti racconta: «Morale della truppa. Posso assicurare per averlo constatato io stesso nella mia ispezione notturna passata nella notte sul 24 ottobre che il morale era ottimo. Spirito elevato in ufficiali e truppa, convinzione in tutti che il nemico sarebbe stato respinto nel suo attacco. Nel reggimento


L'ATTACCO IN FONDO VALLE

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nessun fatto si era mai notato contro la guerra; in un anno di permanenza sulle posizioni dello Sterne si verificarono tre soli casi di diserzione al nemico, di cui uno solo accertato. «Durante l'azione pure il morale era elevalo specie quando riuscì a respingere gli attacchi nemici. La posizione non sarebbe caduta se i reparti laterali, cedendo sollo la irruenza del nemico, non avessero permesso l'aggiramento della pos1z1one. «Tutto questo posso narrare su quanto avvenne per il presidio di Leskovka nella giornata del 24 ottobre, giornata dolorosa per la patria nostra, ma gloriosa per gli eroi che tutto fecero, e diedero la loro vita strenuamente combattendo fino all'ultimo. Il reggimento che già gloria aveva acquistato sui campi di Oslavia e Gorizia, tale gloria ha mantenuto in questa dolorosa giornata. Questo io dichiaro a fronte alla, per la verità, per il bel nome del mio reggimento, per l'onore del valoroso colonnello che lo comandava, il colonnello Rossi cav. Luigi». «Mi solTcrmo su questo cercando di dimostrare come nessuna in11ucnza abbia avuta l'opera nefasta della propaganda contro la g uerra e come il soldato non abbia abbandonate le armi, ma si sia battuto con valore indiscusso. Da I I mesi al reggimento, ho avuto modo di apprezzare il valore morale e militare dei suoi componenti. Il soldato faceva il suo dovere, non si occupava di politica, nessuna discussione sulla guerra. Si faceva la guerra perché così era ordinato e perché tutti i vali di dovevano fa rla; questa la risposta, comune del resto nelle truppe siciliane, consona al loro carattere. Si desiderava la pace, non lo nego, ma la pace che vuole chi ci governa. «Loro comandano»; ceco l'altra risposta. Purtroppo si verificarono casi di diserzione; militari cioè che non rientravano dalla licenza. A tutti è nota la influenza delle famiglie in questo grave fatto verificatosi fra i siciliani ed altre cause che mi astengo dall'esporre. In un anno tre militari disertarono al nemico; per un solo di essi si accertò la diserzione. «Nel! ' offensiva di agosto un battaglione ha combattuto sul Mrzli e con alto spirito militare. Questo per il periodo antecedente l' offensiva nemica. «Si sapeva che il nemico, aiutato da forze tedesche, preparava un 'offensiva, ma tale offensiva non era temuta. Si aveva fiducia nella nostra forza. Ho già detto nella mia precedente relazione sul morale della truppa la notte sul 24 ottobre, cosa da mc constatata nella ispezione di quella notte. La mia relazione presente credo abbia dimostrato il modo lodevole con cui la truppa ha combattuto tutta la giornata del 24 e la notte sul 25 ottobre. «Morale elevato, ripeto, prima e durante l'azione. Purtroppo tale stato d'animo non si è mantenuto nel mattino del 25 quando la nostra colonna tu frammischiata con altri elementi, quando i soldati spossati dalla fatica e dal digiuno, privi di cartucce, conobbero l'entità della sconfitta e si videro moralmente prigionieri. Subentrò allora nel soldato una forma d'abbattimento che si manifestò nell'adattarsi all' idea della prigionia. E pure anche in questo adattamento alla prigionia nessuno aveva buttato le armi. Vidi mitraglieri con pezzi delle loro armi, artiglieri coi loro otturatori. I più cercavano di fornirsi di vestiario togliendolo dai carri e dai magazzini rimasti intatti dall' incendio, pensando alla prigionia che poteva essere lunga. Ricordo che cercai di convincere dei soldati a seguinni promettendo di portarli in salvo al di là dell 'Isonzo; molti infatti mi se-


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CIMPORIANZA UELCAZIONE MILl'IARE IIALIANA

guirono e stanno ora nuovamente compiendo il loro dovere, ma da alcuni sentii dire: a che alTrnntarc i pericoli di una fuga tra le pattuglie nemiche, quando ormai siamo prigionieri e illesi?! Mi è doloroso dover narrare questo episodio, ma è la verità che io voglio narrare anche se dolorosa all'animo mio di soldato». Se questo vale pcl soldato vale anche per i riparti. Verso le 13 del 24 le batterie pesanti campali avanzate del settore SI eme hanno ordine di ritirarsi: la fanteria resta fino al 25 mattina; tre o quattro ore più tardi tutte le batterie da posizione sul Pleka hanno l' ordine di far saltare i pezzi ed i reparti di fanteria resistono soli per altre ventiquattr' ore. Del resto si è visto alla prova anche l'avversario. Se la 12a divisione che sulla destra Isonzo trova un plotone e sulla sinistra prima una compagnia sfasciata dal bombardamento, poi successivamente piccoli riparti estremamente frazionati non sostenuti né da artiglieria né da riserve, passa di successo in successo, se il reggimento bavarese del Corpo trova le linee della costa Raunza pressoché sguernite e senza un uomo di rincalzo, noi abbiamo visto alla prova i due altri reggimenti dell' Alpenkorps, il battaglione wurtemberghese da montagna, nonché i reggimenti di destra della 200" divisione cd abbiamo fotografato il loro sistema d'attacco. Dopo l'azione di controbatteria, un bombardamento intenso diretto non contro i reticolati che si passano con qualche strappo agli abiti, ma inteso a<l annientare o neutralizzare il fucile o la mitragliatrice che vi sta dietro. All'allungare del tiro ~ qualche volta prima ~ le pattuglie d'assalto avanzano subito: se non v' è resistenza il reggimento penetra nella posizione; se le pattuglie sono respinte il reggimento si arresta e non insiste nell'attacco. Il l reggimento cacciatori bavarese arrestato durante l' inlcra giornata davanti a quota 732 ebbe 17 morti cd 82 feriti di truppa: di ulTiciali nessun morto e tre feriti. Quando mai nelle offensive delle nostre truppe si è richiesto soltanto un 'azione così prudente, così gelosa del sangue delle truppe? Se si pensi che di fronte alle migliori truppe tedesche convenientemente riposate stavano le nostre più stanche da undici mesi <li ininterrotta trincea e delle meno istruite, si dovrà riconoscere fondata l'esclamazione di quell' alpino che trovatosi in uno dei combattimenti più duri del Grappa nel quale i tedeschi furono nettamente fermati, affermava con quel suo energico gergo verista piemontese che i nostri avversari erano uomini come noi. Certo lo spettacolo miserando dato dai nostri combattenti il giorno 25 doveva dare ai nostri nemici, come la diede a noi stessi, un' idea degli avvenimenti ben diversa dalla realtà ed il morale dei due eserciti in complesso non dissimile doveva dilTercnziarsi ad un tratto, sollevandosi quello dei nostri avversari e precipitando il nostro. Passata la prima impressione, la realtà doveva avere il sopravvento ed a non lunga scadenza l'esercito italiano, malgrado la grave scossa, poteva darci di nuovo la misura del suo valore. O


PARTE TERZA GLI EFFETTI DELLA SCONFITTA

Se per ricercare le cause militari che hanno dato origine alla sconfitta del giorno 24 si è dovuto procedere ad un esame minuto, consistendo esse in un complesso di fatti che menomavano, specialmente sul fronte attaccato, la preparazione e l'attitudine nostra alla battaglia di difesa, basterà, invece, per quanto riguarda gli effetti della rotta, 1iassmnere gli avvenimenti ed indicarne in linea generale le conseguenze. Verso mezzogiorno del 24 erano dunque travolte le trincee dal Mrzli all '1sonzo, nonché le trincee successive da Selce a Seliscc e di qui al fiume cd era stata superata la resistenza opposta avanti a Kamno dall ' ultimo battaglione di riserva della 46a Divisione. Verso le 14, il 63° reggimento di fanteria occupa il ponte di ldersko e lo passa, marciando su Caporetto insieme al II battaglione del 23" reggimento, uno dei due che avevano (seguiti a distanza dall'ultimo reggimento della Divisione, il 62°) risalito la destra dell 'Isonzo, senza incontrare sensibile resistenza. I.;altro battaglione del 23°, che aveva avanzalo sulla sinistra del fiume insieme al 63° passò pure l' Isonzo per marciare poi, insieme ad un battaglione del 62°, su Luico. Il risultato era notevole, ma non avrebbe sorpassato quanto era avvenuto molte volte nella guerra europea, se circostanze speciali non avessero fatto precipitare la situazione. Tali circostanze d'indole materiale e morale, intimamente collegate fra loro, meritano di essere chiarite, se si vuole ricercare il perché del disastro.

I. -

Effetti materiali dell'irruzione.

Anche la linea di trincee Selisce-Vrsno-Pleca era a breve distanza dalle posizioni nemiche (Sclisce-Dolijè km 5; Vrsno-Scllctta Slcmc km 4, Plcca-Slcme-Planina km 3). Date specialmente le posizioni dominanti del nemico e la precarietà della linea avanzala, anche la Plcca-Seliscc si poteva ritenere come facente parte della prima zona di resistenza. Tuttavia, la caduta della linea avanzata la poneva in condizioni critiche di difesa; basta per convincersene, l'esame dello schieramento della nostra artiglieria pesante (a prescindere dal fatto che molte batterie erano giunte da poco). Si vede dall'annessa carta che, sulla sinistra dell'Isonzo, sei batterie pesanti erano avanti la linea ad oltranza Pleca-Selisee; le altre così vicine ad essa, da non poter esplicare la loro azione con la voluta efficacia. Sulla destra Isonzo, molte batterie si trovavano in analoghe condizioni, cioè troppo vicine alla linea di resistenza ad oltranza. Inoltre, la caratteristica del nostro tiro d'artiglieria era una certa rigidità: le batterie erano, di norma, abituate ai concentramenti di fuoco secondo i tiri preparati, con dati di tiro calcolati per dati bersagli: richiedere alle batterie di tirare su bersagli mobili, im-


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provvisamcntc apparsi in posizioni inaspettate, con angoli di sito da misurare, tiri da regolare rapidamente, ecc., era esigere uno sforzo, al quale le batterie non erano allenate e pel quale non tutto il personale aveva i necessari requisiti. li nemico, che ci conosceva, contava su tale deficienza: «il fuoco italiano è fisso; campo di tiro della fanteria e dell' artiglieria limitato. Avanzare sotto l'arco delle traiettorie nemiche»; così dicevano le istruzioni tattiche date, per l'attacco, dalla 12a Divisione germanica. Queste condizioni dell'artiglieria non hanno nulla che possa suonar critica. Cltalia ha combattuto con tutte le sue forze ed in piena buona fede, ma nessuno può dare più di quello che ba. Il rapido accrescimento dell'arma aveva reso necessario il reclutamento di numerosi ufficiali; le batterie, non appena formate, venivano impiegate e quindi la possibilità di perfezionare la prima istruzione dei riparti ne veniva inceppata. Non si possono paragonare le condizioni nostre con quelle dell ' attiglieria americana od inglese, le quali avevano la fortuna di poter, in massima, godere di un notevole periodo di istruzione e di allenamento prima di entrare in linea e neppure colle francesi, le quali, più numerose e meglio provv iste di munizioni, erano di massima, ritirate dalla linea colla propria fanteria, e non venivano in linea frequentemente frazionate in sezioni lontane l'una dall'altra, dato il terreno di montagna. Da noi per necessità, il sottotenente e l 'aspirante, sempre in linea, imparavano a meraviglia il mestiere, cioè tiro contro bersagli fissi, ma difficilmente erano in grado di perfezionarsi. La nebbia, del resto, e le altre circostanze esposte tolsero anche la possibilità dell ' intervento efficace delle nostre batterie. Ma grave sopratutto era la condizione nostra, rispetto alle forze mobili; queste non mat1cavano, ma stavano ordinandosi e vennero dall'irruzione sorprese in flagrante crisi di assestamento, cioè non organizzate. Ricordiamo: la linea Pleca-Vrsno-Seliscc era tenuta dal 2° bersaglieri, che l'aveva occupata il giorno 23 (gli ufficiali superiori conoscevano però la linea) e che dipendeva tatticamente e disciplinarmente n on dalla 46a Divisione, sul posto da quasi un anno, ma da quello della 34\ che era Caporetto: comando, che il 2° bersaglieri non aveva mai conosciuto. Il Comando della 34a Divisione, g iunto allora nella zona proveniente dal Carso, non conosceva le linee e neppure le truppe, assq,rnatc tutte in quei giorni alla Divisione. Di esse, il 2° bersaglieri era nella zona della 46a Divisione, il 9° bersaglieri in quella della 43" (conca di Drczcnca), il 280° fanteria a Saga, nel settore della 50" Divisione; degli altri due reggimenti della Brigata Foggia (281 ° e 282°), ad uno, il 282°, era stato dato ordine di avviarsi verso Saga, ma la disposizione fu annullata per farlo accorrere verso Selisce, dove le strade ingombre di carreggio gli tolsero la possibilità di giungere in tempo. La 34a Divisione, inoltre, era senza artiglieria. Il VII Corpo d' armata, in seconda linea sulle alture del Kolovrat e del Matajur, si trovava in a naloghe condizioni, cioè senza artiglierie, con truppe non conosciute dal Comando e che si andavano riunendo. Stava, inoltre, giungendo nella conca di Bergogna da Faedis (in pianura, otto chilometri a nord-ovest di Civ idale), stanchissima per una penosa marcia, la Brigata Potenza, con effettivi deboli per malattie di carattere infettivo sviluppatesi nelle truppe e senza mitragliatrici, che, mandate per la rotabile Nimis-Platischis, sarebbero giunte soltanto con due tappe, mentre la Brigata aveva percorso


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la mulattiera Cancbclc-Robcdiscc, che con un percorso alquanto migliore, ma faticosissimo, attraversa la zona montagnosa fra Faedis e Bergogna, larga, in linea d'aria, 15 chilometri . La Brigata non sapeva di andare a combattere, era anzi all'oscuro della s ituazione. Nulla, dunque, di organico, di affiatato, di solido da potersi opporre ali' energica puntata nemica. Ora, la causa evidente di queste condizioni di fronte ad un attacco preannunziato da tempo, non può essere che una sola: «nessuno credeva allo sfondamento rapido della linea avanzala, o meglio, nessuno credeva all'attacco rapido della linea di resistenza Pleca-Selisce». È nota la massima napoleonica: «un comandante deve sempre chiedersi: che cosa farci se il nemico mi comparisse ad un tratto sui fianchi ed alle spalle?». La massima, coi nostri fronti continui sull'ampio teatro di guerra, aveva perso il suo significato letterale, ma non il suo senso vero, il quale si può riassumere nel precetto che in guerra bisogna essere preparati anche di fronte all'improbabile. Ora, nel caso considerato, la domanda «che cosa avverrebbe se la linea Pleca-Selisce fosse attaccata fra due ore?)) non era stata posta, malgrado che tutti fossero convinti della debolezza delle trincee avanzale. Ne è chiara prova lo schieramento delle artiglierie, noto in tutti i suoi particolari a tutte le autori là gerarchiche. Chi avrebbe messo o mantenuto artiglierie pesanti avanti la linea di Selisce. se si fosse supposto il rapido crollo della linea avanzala? Che dire poi delle cento bombarde, medie e grosse, esistenti nel settore Slcmc-Mrzli-lsonzo, delle quali neppure una era, il 24 ottobre, in posizione per di fondere la linea di resistenza ad oltranza?

2. -

Cause della mancata previsione del rapido sfondamento della linea di avanzata.

Perché due fatti così contraddittori, la coscienza della debolezza della linea avanzala e l'inesatta valutazione della durata della sua resistenza, si possano conciliare, occorre rifarsi alla nostra mentalità di allora. Noi, per disgrazia nostra, non avevamo mai attaccato che posizioni fortissime «posizioni ideali, come dice il Falkenhayn, per la difesa contro forze superiorb). Nel 1915 avevamo per di piu attaccato con deficienza di mezzi. Ne consegue che la resistenza delle prime linee era sempre stata considerevole e che nella nostra mente l'idea di prima linea si era quindi naturalmente associala a quella di resistenza accanita e duratura. Il regolamento «Criteri d'impiego della fanteria nella guerra di trincea» del luglio 1916, aveva pur stabilito «solo la risoluta avanzata verso le posizioni delle artiglierie nemiche consente di scuotere effettivamente la difesa» e nella premessa S. E. il Capo di Stato Maggiore aveva ben avvertito: «sia custodito ed alimentato, per cura dei capi di tutti i gradi, lo slancio anelante al combattimento in campo aperto, al di là degli ostacoli e delle trincee del nemico»; ma nella descrizione delle modalità del combattimento tali concetti non erano sviluppati, anzi si prescriveva di fortificarsi: «raggiunti gli obbiettivi assegnali, si occupino


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saldamente e si spingano immediatamente innanzi, specialmente sulle ali, riparti di sorveglianza e protezione. Il nemico sia inseguito col fuoco». Un intero capitolo era poi dedicato al mantenimento delle posizioni conquistate. Come si vede, il regolamento, che non era stato modificato, mentre era minuto in tutto il resto, non prescriveva modalità alcuna per lo sfondamento, anzi ne conteneva alcune in contrasto con esso, perché se noi ci fortifichiamo sulle linee raggiunte, anche l'avversario in ritirata ha tempo di fare altrettanto. Si badi che non si vuole, con questo, muovere critiche: non si esamina menomamente la quistione se nelle condizioni di quell'epoca le prescrizioni date fossero opportune o se altre, intese ad ottenere lo sfondamento, di fronte alle posizioni austriache, per lo più ottime, avrebbero avuto probabilità di essere attuate con successo. Si vuol soltanto constatare quale fosse lo stato delle prescrizioni, per dedurne la mentalità nostra. Dunque lo sfondamento, la battaglia al di là delle trincee, messa come ideale, non era che un'aspirazione: pensarci sempre e non parlarne mai. Come prescri zion e positiva e tangibile, l'altra: fortificatevi sull 'obbiettivo raggiunto. Ma l 'obbiettivo raggiunto era quasi sempre stata la prima linea di trincee. Ora, ciò che entra nel sangue è ciò che si pratica, non le prescrizioni che non trovano applicazione. Ma un altro fattore, non trascurabile aveva contribuito a radicare nella mentalità nostra il concetto dell'importanza della prima linea. I..; educazione dei primi tempi della guerra era riassunta nella massima di non cedere un palmo di terreno. Alla 2• Armata, che proponeva di conquistare le posizioni dominanti ancora in mano al nemico o di ripiegare, il Comando Supremo rispondeva il 26 novembre 191 5: «non ammetto che si possa cedere un palmo di terreno costato tanto sangue. L esperienza di questa g uerra e l' esempio che ci dà ogni giorno il nemico dimostrano, con palmare evidenza, che qualunque linea del terreno può essere validamente tenuta, quando sia opportunamente sistemata a difesa ed ove non vacilli la fede del difensore». In seguito la dura esperienza aveva fatto comprendere la convenienza di rinunciare alle posizioni più disastrose, che producevano inutili perdite e demoralizzavano il soldato, ma le prescrizioni avevano avuto un'applicazione limitata. Nel settore Sleme-Mrzli-Isonzo, ad esempio, si era arretrato nel luglio '17 il fronte da Dolije a Gabrije, ma il complesso, della linea «infelice» era stato tenuto. Tulli, poi, sapevano che in caso di allacco in grande stile la prima linea era quasi sempre andata, in tulli i teatri di guerra, perduta; ma la guerra era lunga e l'idea del grande attacco nemico sul nostro fronte aveva significato, malgrado l'esperienza del 1916, l'eccezione. Molli furono, ncll'ollobrc 1917, fino all 'ultimo, gli increduli circa l'attacco n emico! Non si gridi la croce addosso neppure a costoro. Eravan10 sempre stati in prevalenza sull 'avversario, così che l'idea della nostra superiorità sul nemico era naturale e giustificata. A molti, dunque, doveva sembrar strano che il ne mico, battuto quando stava sulla difensiva in posizioni formidabili, potesse ad un tratto trovare i mezzi e l ' animo di scagliarsi all 'offesa. Si noti che nell'esercito la catastrofe russa non era nota nella sua pienezza; anche le azioni sul fronte franco-inglese erano conosci ute sollo la luce, naturalmente benevola, dei comunicali alleati. Il confrontare le forze contrapposte era un cri teri o difettoso, perché ciò che conta in guerra e che costituisce la maggiore difficoltà è l 'impiego delle forze


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stesse. Quanti sfo rzi e qua nte sa nguinose espe ri enze, prima di trova re un impiego utile delle forze nell'offensiva, in questa guerra mondia le! All'inizio, i Francesi avevano adottato la norma de l!' «attacco generale, sia strategicame nte che tatticamente», e per quanto fossero di forze all'incirca uguali a quelle de ll'avversario, ne e bbero dure sconfitte. Debolezza delle truppe, ha accennato ( I) Jo ffre, e di fronte alle sue alte benemerenze la Francia e la storia gli perdonarono tale suo fallace giudizio. No, impiego di truppe non conforme alle esigenze del combattimento: per fortuna la Francia aveva dopo il '70 lavorato; il problema della guerra era stato studiato indefessamente, una schiera di personalità intelle ttualmente e minenti era alla testa, e chi ha la sicurezza del sapere si sente superiore agli altri ed acquista o meglio sviluppa anche facilmente la superiorità del carattere, atto a fronteggiare le difficili situazioni. I comandanti salvarono le Armate, e lo stesso Joffre seppe padroneggiare la situazione e rimediare alle conseguenze dei primi insuccessi. Fu in questo aiutato dai Tedeschi i quali, inorgogliti dal successo, dimenticarono il prudente calcolo iniziale, che li aveva portati alla difensiva nella regione fortificata della Lorena e vollero passare anche qui all'offensiva senza i mezzi d'assedio, che pure il conte Schlieffen aveva indicato come necessari. Conseguenze: impiego di forLc notevole, con risultato nullo in Lorena; mancanza di forze all'ala avvolgente alla Marna. Le sanguinose e, momentaneame nte, ste rili offe nsive del 191 5 e del 1916 altro non furono se non un impiego di forze nell' attacco non rispondente alle condizioni della difesa in quel tempo. Nel 1916 i successi ottenuti sulla Somme dai Franco-inglesi avevano indicato un metodo che sembrava più conveniente, ma succeduto a Joffie il Nivelle, questi sognò il successo rapido ed attaccò con superiorità di mezzi, senza però curarsi menomamente di ottenere la sorpresa, anzi sapendo che in quel settore da lui scelto il nemico aspettava di essere attaccato, e le conseguenze furono p erdite così gravi, che l' olTcnsiva dovette essere arrestata. Ma la questione dell'impiego delle forze riguarda gli alti, anzi i supremi comandi. Ora, da noi, tutti avevano naturalmente fiducia in coloro che avevano riportato successi che lo stesso nemico non poteva più negare, e quindi la quistione dell' impiego delle for,-;e nessuno se la poneva: si era più forti, questo doveva bastare. All'impiego e' era chi ci avrebbe pensato, e perciò si spiega che molti ritenessero avventato da parte del nemico attaccarci, tanto più che costoro, nel loro ottimismo, giudicavano formidabili le nostre posizioni. NuJla dunque di anormale in questa incredulità, basata sulla fiducia delle nostre forze: fiducia pienamente giustificata. Non erano le forze che ci mancavano e Caporetto fu, come abbiamo visto, questione d ' impiego. Posizioni infelici, artiglieria zitta, frazionamento anziché scaglionamento delle fanterie; ma tutto ciò non entrava evidentemente nelle previsioni. C iò pre messo, a spiegazione

(I) " Un des princìpaux motìfs de l' echec de !'offensive fut que notre instrumcnt dc combat n ' cut pas le rcndcmcnt qu 'on était en droit d ' en attendre. Il yeut de nombreuses défaillances dans nos grandes llll.Ìtés, doni p]w;ieurns surprises on mal engagées ont fondu très rapidement et retlué, cxposant les unités voisins à dcs pcrtes sévères" . JoffRE: La préparation de la gr,erre et la conduite des op érations. Paris, Chiron, 1920, pag. 40.


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dell'ambiente occorre però, in omaggio alla verità storica, convenire che l' incredulità non fu di vantaggio. Non basta, infatti, per evitare il danno dell'incredulità prendere le misure adatte come se si credesse alt' offensiva: c'è modo e modo di dare gli ordini, e truppe che credono di compiere un trasferimento e che si vedono invece subito coinvolte nel combattimento, sono già per questo fatto, truppe sorprese. Se l 'idea del grande attacco nemico aveva, di massima, poco preoccupato le menti, restavano invece preoccupanti le esigenze della vita quotidiana e tra queste, quella di evitare non la morte fisica, che i comandanti italiani hanno dimostrato a sufficienza di non tenere in conto, ma la morte militare. Ora, nel nostro esercito non erano in complesso tollerati inconvenienti: chi aveva o si credeva che avesse errato era, per lo più, messo da parte. Questo fatto, sul quale la Commissione d ' inchiesta si è diffusa, era originato da intenzioni nobilissime, quella di dotare l 'esercito di comandanti ottimi, prendendoli anche in basso. L'intenzione era buona, ma forse non era realizzabile, perché anche in basso non vi erano uomini che potessero sottrarsi al «chi fa, falla». Comunque, la realtà era quella. Un «prelevamento» di pochi uomini nostri da parte del nemico, una diserzione, lo sbandamento di un piccolo reparto dava luogo ad osservazioni, ad inchieste ed a misure spiacevoli p er chi comandava. Di qui l'importanza che nella nostra mentalità abbiamo, senza volerlo, attribuita al la prima linea. «Questo Comando, scriveva la 2" Armata, sin dal 16 marzo 1916, da lungo tempo insiste per ottenere che siano ridotte al minimo indispensabile le truppe che guerniscono permanentemente le trincee di prima linea, ma fino ad oggi, nonostante le ragioni che dovrebbero apparire evidenti a tutti, e nonostante l 'esempio che ci dà il nemico, le insistenze di questo Comando non hanno ottenuto il risultato che è di tutta necessità e di tutta urgenza ottenere». Ma le prescrizioni cd il richiamo all'esempio del nemico - il quale però occupava, di norma, situazioni dominanti - nulla tog lievano alla realtà che, di solito, si compendiava nell'esige nza di essere abbastanza in forza nelle prime lince, per un duplice ordine di ragioni: la debolezza di molte posizioni dominate da vicino dal ne1nico, aggravata dalle difficoltà di farvi accorrere in tempo le riserve dal basso, nonché la opportunità di evitare inconvenienti sulla prima linea. Infine, gli ordini stessi per la difesa della prima linea erano, di norma, di difesa ad oltranza. «Nessun riparto può abbandonare una linea di difesa senza ordine esplicito del Comando superiore», prescriveva 1'istruzione del 191 6 già citata, quindi, di solito, l'ordine era di di fendere la posizione ad oltranza, anche se cattiva, pur sapendo che le truppe non avrebbero potuto resistervi. Era, in definitiva, il sistema della sfiducia; per timore che i reparti non facessero una resistenza valida, si vincolavano con l'ordine della difesa sino all 'estremo, anziché consentire che il capo presente all'azione giudicasse sull' opportunità del momento di ritirare i reparti in buon ordine. In conseguenza, poiché, di massima, l' ordine di ritirata non poteva giungere in tempo dalle autorità superiori, n e de rivava che la truppa retrocedeva quando era già in disordine e d inutilizzabile pe r le difese successive. Si otteneva, cioè, una resistenza alquanto superiore sulla prima linea col sacrificio morale, però, delle truppe, che - retroce dendo - sentivano in un certo modo di essere fuori di legge.


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Non è il caso anche qui di discutere i vantaggi del sistema; certo, esso non si basa sulla realtà. La resistenza delle truppe ha un limite, il quale normalmente non arriva sino al sacrificio totale del riparto. In guerra ino ltre, i controlli sono difficili, spccialmcnle durante il combattimento, e sembra preferibile basarsi sulla fiducia verso i riparti, metodo che ne eleva il morale e che dà ai capi in sottordine la coscienza del comando. Fatto sta che delle due linee normalmente affidate alle Divisioni cd ai Corpi d' Armata, quella che aveva la precedenza era quella avanzata; quasi tutte le artiglierie erano in posizioni donde poter concorrere alla difesa di essa, anche se poi venissero a trovarsi in posizioni critiche rispetto alla difesa della linea ad oltranza. Come si è accennato, nell 'aprile 1917 il Comando Supremo aveva emanato norme per l'abbandono delle cattive posizioni di prima linea, ma l'applicazione ne era stata assai limitata e, per riassumere quanto si è esposto, circa l 'importanza che nella nostra mentalità di allora attribuivamo alle prime lince, basti il dire che per arretrare di 400 metri la linea sul fondo valle Isonzo davanti a Dolje, linea che era certo presa alle spalle dalle mitragliatrici avversarie poste in posizioni dominanti (Trucchetto Mrzli) il Comando della 2• Armata ritenne opportuno chiedere, nel luglio ' 17, i1 nulla osta del Comando Supremo, che lo concesse. Si trattava di mezzo chilometro quadrato di terreno in parte acquitrinoso, l'abbandono del quale non presentava che vantaggi.

3. -

Effetti morali del rapido sfondamento delle prime lince.

In definitiva, a motivo delle difficoltà che avevano a noi presentale le ollimc prime linee nemiche e dell'importanza da noi attribuita alle nostre, anche se non ottime, si era formata una mentalità se non generale, certo moltissimo diffusa, riguardo alla resistenza della prima linea. Le prime lince sarebbero state perdute sì, ma non improvvisamente; in ogni modo, vi sarebbe stato tempo per completare le misure per la difesa delle lince retrostanti. La dura, ben diversa realtà, che cioè le nostre linee non erano le austriache, non era stata abbastanza valutata, troppo contando, forse, sul concorso dell'artig lieria, che, per quanto potente, non può invece sempre bastare, se la fanteria non è in condizioni di esplicare un'azione efficace. In tali condizioni avvenne l'irruzione della 50" Divisione austriaca e della 12• Divisione slesiana, le quali, come doveva accadere, sfondarono la linea Mrzli-Tsonzo e, non trovando davanti a sé altra resistenza organizzala, giunsero a Caporetto. Il triste risultato materiale dello sfondamento era la cattura della 43• e 46a Divisione e la rotta della 34". Inoltre, le batterie di quel settore erano perdute e, siccome le truppe accorrenti erano prive di artiglieria, le condizioni della lotta si fecero per noi assai difTicili. Ma ben più grave fu l'effetto morale. Non si dimentichi che l'esercito italiano aveva nell'estate del 1917, sostenuto una lotta gravissima contro il nemico già rinforzato da numerose Divisioni tolte dal fronte russo e che, se con la nostra potente offensiva dall' agosto al principio di settembre l'esercito austriaco era stato ridotto a mal partito, anche le nostre forze


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erano andate soggcllc a gravi perdite; quali in quell'anno nessun esercito dell'Intesa aveva subite. Di qui un senso di stanchezza, che doveva naturalmente essere più accentuato nelle truppe della 2a Armata: senso al quale dovevano aver contribuito le cause esposte dalla Commissione d'inchiesta, quali la lettera del Pontefice e il discorso dell'on. Treves e forse anche, la qualità e l'età, soprattutto, dei complementi (1). Si è detto che la demoralizzazione venisse dal paese. Un ministro, anima elevata e purissima, ha anzi scritto che, senza la Bainsizza, il paese sarebbe crollalo. Non mi sembrano accettabili tali opinioni, per quanto rispettabilissime: paese ed esercito, parti di uno stesso organismo, la Patria, difficilmente possono avere un diverso stato d'animo ed in quanto alla possibilità del crollo del paese non vedo in qual modo esso avrebbe potuto accadere. Le città si divertivano, le campa1:,rne guadagnavano, dunque, disagio economico acuto non esisteva allora. Unico modo possibile di crollo, un cambio di regime: ma dove erano Lenin e Trotzki fra gli untorelli del socialismo ufficiale italiano? Il pericolo non era nel crollo del paese, ma nella demoralizzazione progressiva dell'interno e dell'esercito, e per combatterla occorreva una ben intesa azione di propaganda. Fu per questo affermato che il governo non avesse concesso i fondi al Comando Supremo. Ora, non erano i fondi che mancassero: il detto austriaco «il danaro non conta» (das Geld spielt keine Rolle) valeva anche per noi. L'esercito mobilitalo spendeva tanti milioni direttamente e senza bisogno di autorizzazione, ad esempio per la costruzione di linee di difesa arretrate, che avrebbe potuto facilmente trovare le poche centinaia di migliaia di lire occorrenti per la propaganda. Ma la parte di propaganda più efficace era quella che non implicava spesa dì sorta: il soldato, e per soldato intendo anche l' ufficiale, non vuole estranei, ma dei soldati come lui; il miglior propagandista è il suo superiore, il suo capitano, il maggiore, il suo colonnello, il suo generale, ìl suo comandante in capo. Gravi difficoltà si oppongono a questo, ma siccome l'esempio del bene bisogna cercarlo dove è, si ricordi che il generalissimo Pétain, quando dopo l'offensiva di Nivcllc si manifestò una grave crisi morale nell'esercito francese, si recò a parlare personalmente con tutti gli ufficiali e tutti i sottufficiali di novanta Divisioni francesi, in modo da sentirne il contatto diretto, conoscerne le cause di malessere e portare i possibili rimedi (2).

(1) Esempi: quando nel principio del ' 17 si immisero le classi anziane, b'Ìà incorporate nelle centurie, nei reggimenti di fanteria vi fu, un sensibile abbassamento della compagine dei riparli; all'epoca di Caporetto una brigata, la Volturno, aveva circa un quarto della forza appartenente alla classe 1879. Tolli questi dai reparti e sostituiti dopo Caporctto con elementi più giovani , la comballività della brigata ne fu radicalmente cambiata. Alla brigala Pistoia nell'estate successiva si ottenne pure un notevole awnento nella combattività dei riparti, mettendo gli elementi più anziani negli zappatori od alle salmerie, ecc. Siccome la ma.~sa dei soldati ern di contadini, ogni soldato ern in grado di essere zappatore o salmerista. (2) "Mais le général Pétain savait, lui, que c'était surtout dans son mora! que le soldat était atte int. li s 'i.nstitua le médicin de l'armée. Il prit immédiatement la route et, pendant un mois, sa voiture à fanion blanc sillonna les sectcurs du front. li visita quatrevingt-dix Divisiones. Partout il cxa-


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Quando in un organismo si verifica un'infezione localizzata, interviene, rimedio sovrano, il bisturi a salvaguardare il resto del corpo immune. Analogamente l'Esercito, come qualsiasi organismo sociale, si libera col ferro dai delinquenti che minaccerebbero di infettare la massa. Ma quando si minaccia un'infezione generalizzata, diffusa nel sangue dell'intero organismo, il chirurgo è impotente: occorre una cura generale di carattere ben diversa dal ferro dell 'operatore, incapace a rimuovere le cause del male. Ciò a maggior ragione in un organismo sociale in quanto che non solo il sistema sarebbe inefficace, ma ingiusto. Le gravi pene del Codice penale vanno applicate ai colpevoli, a coloro cioè che non si conformano alla morale comune, alla legge generale. Ma l'organismo sociale nostro, cioè l'intero popolo, oppure l'Esercito, non possono essere colpevoli. I traviamenti delle masse sono errori, non colpe, ed in nessun codice l'errore, cioè l'assenza di dolo, si punisce col ferro o coi ceppi. Questi non toccherebbero le radici del male. Gli esempi lasciatici dai grandi capitani, il che vuol dire di grandi trascinatori di masse, ci dicono che contro le mancanze collettive il condottiero ricorse sempre alla persuasione, più che alla repressione. È noto il «Quiriti» di Cesare diretto alle legioni, è noto pure che, quando durante la guerra della Gallia si trattava di muovere contro Ariovisto, micque nel campo romano una tendenza, con carattere prettamente disfattista, ostile a ta le operazione. Cesare chiamò i centurioni e dopo d' averli convinti della possibilità dell ' impresa concluse: «Chi comanda sono io; partirò colla sola legione fedele, cioè la decima». Né Napoleone si è comportato diversamente: egli vinse il suo impulso di applicare la decimazione al presidio di Pavia che nel maggio 1796 si era arreso ai contadini ribelli, mettendo in critiche condizioni le retrovie dcli 'Esercito. lnoltTe, nelle critiche giornate dell'ottobre 96, prima di Arcole, saputo che le truppe di Vaubois si sono mal comportate in Val d'Adige, è la sua parola, il suo fascino che egli porta alle truppe, non il castigo. «Napoleon se porta à la division Vaubois, la fit réunir sur le plateau de Rivoli, et lui dit: «Soldats, j e ne suis pas content de vous. Vous n 'avcz montré ni discipline, ni costance, ni bravourc. Aucune position n'a pu vous rallier; vous ètes \aissé chasscr de position où une poignéc de braves dcvait arrèter une armée. Soldals

minait la situation, d' abord avec les chefs, cnsuite avec !es officiers subaltemes et Ics gradés. Il entendit toutes le voix. Oes vìeux soldats mis en sa préscncc interrogés sur Ics g riefs 4u' il avaicnt à invoquer, parlaicnt à coeur ouvcrt. Tout en Aétrissant avcc énergic l' acte monstrueux dc la rébellion dcvant l'ennemi, en déclarant 4u' il scrait impitoyable, il affu mait qu' il remédie rait aux abus qu'on lui sib'llalait. li disait qu ' il avait toujours lenu parole, età cela les hommes inclinaient vivemenl la tete pour confirmer. li demandait aux officiers de vivre avcc leurs sol<lal~, d ' ctre le ur soutien mora! et leur réconfon. Parlout, son prcstige, son ton d'autorilé, celte attitudc de maitre, qu'il prend naturelemcnt et qui a le pouvoir de raffennir Ics énergies chancelantes, agirent sur la troupe et sur les chcfs. C'était de cela qu'on manquat, d' une direction. I : armée avait obscurément l' impression que tout allait au hasar<l et elle s' abbandonai! au decouragement. Mais, dés qu' il parut, on sentii qu' une main solide tenait le gouvem ail". JEAN DE P1ERREfE11: U. Q. G. (Gran Quartier Générol), Paris, Crés, voi. 2", pag. 33.


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de la 39c cl de la 85°, vous n'etes pas des soldats français. Général chef dc l'état-major, faites écrirc sur le drapeau: Ils ne sont plus de l'armée d'Italie!». Cette harangue, prononcéc d'un ton sévèrc, arracha des larmes à ces vieux soldats; Ics lois de la discipline ne purcnt étouffer !es accents de leur douleur; plusieurs grenadicrs qui avaient dcs armes d'honncur s'écrièrent: «Général, on nous a calomniés; mettez-nous à l 'avant-garde, et vous verrez si la 39" et la 85° sont de l'armée de Italic». Ayant ainsi produit l'effet qu'il voulait, il leur adressa quclques paroles dc consolation. Ces deux régiments, quelques jours après, se couvrirent dc gioire». Ed analogamente e colla persuasione che egli cura lo scoraggiamento e «la mauvaise humeurn diffi.Jso nell' intero esercito prima di Arcole. Se nell'inlcresse degli eserciti la severità contro i malvagi è una triste necessità, non è però necessario che i comandanti impieghino il loro prestigio personale o sappiano dare prova di ben ponderata generosità quando si tratti di prevenire od anche di reprimere malsane tendenze collettive che, specie nelle guerre di esito incerto, si sviluppano sempre nelle truppe. Anche da noi non sono mancati esempi di comandanli delle maggiori unità, che abbiano acquistato grnnde prestigio, cercando il conlatto diretto delle truppe, ma per lo pilÌ furono contatti a scopo persuasivo e non intesi a conoscere le ragioni principali del malessere. Così, non venne modificalo il trattamento disciplinare, non conforme all'indole della noslra gente ed alle nostre tradizioni, non furono migliorate né le licenze né il vitto, ed il malessere quindi rimase. Ciò malgrado, come ne è esempio luminoso il contegno delle tre Divisioni del XXVII Corpo d'annata sulla sinistra dcli ' Isonzo c della 43" ucl IV Corpo d'armala, le truppe impiegate in posizioni possibili resistettero valorosamente di fronte al grande attacco, contrattaccando anche e respingendo il nemico; ma evidentemente, in caso di grave insuccesso, le cause deprimenti dovevano fatalmcnlc produrre i loro effetti. Secondo la relazione austriaca, l'atlacco doveva essere sterrato: l O dalla 2a Armata dell ' Isonzo, 1a quale doveva «attaccare con una forte ala destra». Per tale attacco l 'Armata era stata rinforzata con 505 pezzi di ogni calibro e con 200 bombarde di grosso e medio calibro. Malgrado tale concentramento di mezzi, l'attacco miseramenlc fallisce. Sono tre nostre scarse Divi sioni, ridotte in tutto a 22 magri battaglioni, che prendono la controffensiva e rigettano scompigliati gli Austriaci. È la relazione austriaca che ce lo conferma. I.:Hiibner cerca di mascherare l 'insuccesso, affermando che il «sangue dei prodi non è sta lo versato invano», perché da quella parte le potenti riserve italiane non osarono attaccare! Quali riserve ? Le tre Divisioni nostre erano ridotte a 6 battaglioni ciascuna e la riserva di Corpo d'armata era di quattro battaglioni : sono queste le forze per un contrattacco potente ? ~Iliibnerstcsso, ad ogni modo, come la relazione austriaca, ammette che l'attacco della destra della 2• Armata dell ' Isonzo non era dimostrativo, ma decisivo (lo dimoslra del resto la cifra delle artiglierie) ed a ragione: un successo contro la nostra sinistra avrebbe forse compromesso tutte le truppe della Bainsizza, e se qui il XXVII Corpo d' annata non avesse resistito vittoriosamente, se qui si fosse verificato quanto avvenne sulla fronte Slcme-Mrzli-lsonzo, il disastro complessivo sarebbe stato forse irrimediabile.


ULI EFFF.TII DELLA SCONFITIA

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Ma il valore del nostro soldato si manifestò ancora una vo lta e vinse. Vinse, riconquistando le prime trincee perdute, ciò che durante la guerra raramente avvenne di fronte ad un grande attacco. Queste truppe vittoriose appartenevano all'esercito italiano ed alla 2• Armata; dunque non furono le cause di depressione generale dell 'esercito né quelle speciali de lla 2• Armata, che impedirono di ottenere il successo pieno, incontrastato ed incontrastabile. Andiamo più a monte: la 19" Divisione appartenente allo stesso Corpo d 'armata che le tre Divisioni di sinistra de!Ja Bainsizza. Le altre tre Divisioni in linea sono del TV Corpo. Vi sono cause speciali che possono avere annullato la combattività di queste ultime truppe? Qui il regime disciplinare era severo; ma le punizioni disciplinari erano poco sentite in guerra e del resto, se queste erano con frequenza distribuite dal Comando del Corpo d 'armata, vi era però in questo settore, ordinariamente tranquillo, un minor numero di processi penali gravi, colle relative conseguenze. D'altra parte, i divisionari della 46•, della 43• e S(t erano generali che avevano sempre vissuto col soldato e di una pratica tale di comando da sapere, fin dove possibile, smussare ogni possibile causa a malcontento. ln complesso, dunque, la tranquillitù relativa del scltorc, l"assenz;;, di misure personali gravissime, cd occorre aggiungere, il buon funzionamento dei servizi valevano a controbilanciare quanto di meno favorevole per il morale delle truppe potesse verificarsi al IV Corpo d ' armata. Del resto, cosa avviene al IV Corpo il 24? La 50" Divisione resiste sulle posizioni buune e perde il fondo valle: in questo settore la prima linea era in condizioni così sfavorevoli che si era deciso di abbandonarla, per ritirarsi alla stretta di Saga e ne era già stato impartito l' ordine, che fu conlromandato il 22 ottobre, mancando il tempo per eseguire il cambiamento di posizione prima dell'attacco nemico. La 43• Divisione, che era in ottima posizione, resiste, malgrado le deficienze rilevale nell ' impiego d'artiglieria. La 46a Divisione, del la quale abbiamo descritto le posizioni, viene travolta. Certo, dice C lausevitz, in guerra gli effetti derivano da cause complesse, ed è difficile dare ad ognuno il proprio peso. Ma dopo quanto si è esposto, il diverso risultalo della lotta frn la 43a e la 46a Divisione scmbrn chiaro che sia essenzialmente dovuto alla diversa, anzi contraria solidità delle posi zioni e che non vi sia quindi bisogno di altro per concludere che la rotta è da attribuirsi alla mancala resistenza di riparti, che non potevano resistere. Nell ' ambiente che abbiamo cercato di descrivere, truppa stanca con germi di demoralizzazione, comandi orientati su di una tenace difesa della prima linea, piombò incredibile sorpresa - lo sfondamento rapido. Evidentemente, esso dovette essere attribuito alle qualitù superiori del nemico, mentre questo non aveva fatto altro che superarci in abilità, non offrendoci mai, facile preda, punti così deboli, e d approfi ttando magistralmente della nostra «manifesta debolezza» nel settore Slcme-Mrzli-Isonzo. Parlando di unità che erano in riserva dietro quelle attaccate, ad otto, dicci


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J;JMPORTANZA OELL:A7.IONE MILITAR F. ITA LI ANA

c hilometri al più dalle batterie pesanti nemiche, un generale ha pubblicato che il loro insuccesso dipese «dal fatto che una ideazione strategica ha dovuto improvvisamente esplicarsi nella risoluzione di un problema tattico contingente e che ad una riserva strategica è stata richiesta la funzione propria ad un rincalzo delle prime linee. Si è manifestato un incredibile contrasto di termini, che nessuna p articolare predisposizione sarebbe riuscita a conciliare e che soltanto in una eccezionale saldezza morale delle truppe avrebbe potuto trovare il suo correttivo». Con altre parole, ma con lo stesso concetto fondamentale, un bersagliere che era stato a Luico il 24, ritornato col reggimento su di un'altra fronte, mi disse pochi giorni dopo «ma come resistere, eravamo in quarta linea e ci siamo trovati subito attaccati». Le cause speciali di debolezza delle prime lince non erano note, - l'uomo ragiona su quello che sa - e rimaneva quindi l' impressione: Se non hanno resistito quelli avanti a noi, che erano qui da tanto tempo con tutta l'artiglieria, bombarde, ccc., come potevamo farlo noi, appena giunti e sprovvisti di tutto? Le truppe retrostanti e quelle inviate affrettatamente in rinforzo non potevano a meno di risentire di questo stato morale, tanto più che valeva per esse quanto si è osservato per le truppe di riserva del IV Corpo d 'armata: le Divisioni accorrenti non erano grandi unità organizzate, ma comprendevano solo fanteria. In tali condizioni sì trovava, ad esempio, anche la 33a Divisione del Corpo d'armata speciale, mandato alla difesa dello sbocco del Tagliamento. La solida Divisione della 3" Armata, scendendo a riposo, aveva lasciato sul Carso la propria artiglieria e dovette racimolare alla ventura batterie in ripiegamento. Esigere da queste unità, in quelle condizioni morali e materiali, una resistenza ostinala, sarebbe stato come pre tendere che l' organizzazione, la coesione e l'affiatamento fra le due armi sovrane della battaglia non avessero alcun valore. Si aggiunga che il nostro esercito, a differenza del nemico, passava improvvisamente dalla guerra da posizione a quella di movimento. Il funzionamento dei servizi e soprattutto quello di munizionamento erano per conseguenza imperfetti. Il soldato, abituato a trovare in trincea munizioni a volontà, prendeva l'abitudine di sparare senza contare, e la tendenza ad esimersi, nei trasferimenti, dal portare il munizionamento individuale. Quale ripercussione ciò abbia potuto avere durante la guerra di movimento, non è necessario spiegare. Ma se il grosso della 2• Armata nella sua disastrosa ritirata dovette frequentemente dare di sé spellacolo doloroso, non mancarono certo, nell 'esercito, anche in quell'occasione, esempi di fermezza. Cito ad esempio la 34• Divisione che, costituita il 23 , perse nelJa briornata del 24 le proprie truppe inviate presso altre Divisioni, ma che avuta la sera delJo stesso giorno la Brigata Potenza, composta di 9 battaglioni di 300 fucili ciascuno, oppose da quel momento onorevole resistenza al nemico per parecchi giorni, rallentandone l'avanzata. La resistenza spiegata dalla brigata a monte Carnizza il 27 fu tale, che il comandante della Div isione, generale Basso, che era sulla linea di fuoco col comandante della Brigata, colonnello brigadiere Amantea, abbracciò, commosso, quest'ultimo e volle fregiare il proprio petto con un nastrino della Brigata datogli da un soldato.


ULI EFFF.1TI DELLA SCONFIITA

359

Altro esempio luminoso, oltre quello notissimo della 3• Annata e quello, non meno confortante, della 4a Armata, fu dato dalle truppe della zona Carnia occupanti il fronte contiguo alla conca di Plezzo le quali, quando fu ordinato, ripiegarono con tutte le artiglierie mobili, dietro il Tagliamento, occupando le alture a sud di Tolmezzo, dove l'organizzazione difensiva era appena abbozzata e di là, da l 30 ottobre fino al 4 novembre, impedirono al nemico di sboccare dal Fella per la Stazione verso la Carnia e dal But su Tolmezzo, malgrado che fosse risaputo che a sud il Tagliamento era stato superato dal nemico alle loro spalle il giorno 3.



PARTE QUARTA LE CONSEGUENZE STRATEGICHE DELLO SFONDAMENTO

1. -

Caporetto e la minaccia dal Trentino.

Colpire in modo che l'avversario ne abbia il massimo danno è lo scopo che la strategia si prefigge. È noto, a questo proposito, che il nostro fronte presentava come direzione pericolosa l'attacco dal Tirolo: «Mediante questo, dice Hindcnburg, la massa principale dell'esercito italiano poteva andare incontro all'annientamento od alla dissoluzione nel grande corridoio della Venezia. In nessuno dei nostri fronti di guerra la fronte strategica offriva simili favorevoli condizioni per un potente successo. Ogni altra operazione doveva, di fronte a questa, apparire quasi come un manifesto errore strategico e tuttavia dovemmo rinunciare ad intraprenderla» ( 1). Secondo Hindenburg i motivi della rinuncia fìirnno] ' insufficienza delle forze e la stagione troppo inoltrata per un attacco dal Tirolo. Perciò si preferì attaccare l'ala destra «manifestamente debole» dell ' Isonzo per poi dare alla destra delle forze italiane (3" Armata) una battaglia decisiva «sterminatrice», prima che potesse riparare dietro il Tagliamento. Certamente, la minaccia del Tirolo sarebbe stata per noi preoccupante: essa, però, avrebbe avuto caratteristiche diverse da quelle dell 'attacco pronunciato da Tolmino-Caporetto in direzione di Cividale. Anzitutto, l'addensarsi di ingenti forze nel Trentino non avrebbe dato adito a dubbi, come avvenne invece sulla fronte Giulia, circa la direzione dell'attacco, e già dal 1916 era stato tutto studiato per un ordinato ripiegamento dalla fronte Giulia e dalla Carnia. Nel caso in cui minaccia si fosse manifestata, si sarebbero certo prese le disposizioni opportune per l'alleggerimento delle artiglierie e dei servizi sulla fronte Giulia. lnollTe, anche attribuendo all 'attacco sulla fronte Tridentina gli stessi successi avuti dal gruppo di attacco sulla fronte Giulia, il Comando italiano avrebbe sempre avuto maggior tempo e maggior facilità per manovrare, sia per contenere l'irruzione, sia, quando fosse stato il caso, per sfuggire all'accerchiamento senza perdite troppo gravi. Nel caso di Caporetto, invece, questo tempo, questo spazio e questa facilità facevano assolutamente difetto. Due giorni dopo l'attacco si dovette decidere: o accettar battaglia colla 3• Armata avente le spalle aJ mare in modo da andare incontro all'annientamento in caso di sconfitta, oppure sottrarsi subito, scardinando tutta la fronte Giulia e rassegnandosi a perdere tutti quei mezzi che dall'inizio della guerra erano stati accmnuJati per la lotta da posizione e che non era possibile ritirare in così breve tempo.

( 1) H1Nn~.Nt!URG, pag. 260.


362

L:IMPORTANZA DELL:AZIONE MIT.ITARE !TAi ,IANA

In queste sfavorevoli condizioni strategiche sta la vastità del disastro; sfavorevoli condizioni, che ebbero anche una ripercussione morale, perché dal primo momento le truppe alla fronte Giulia si videro minacciate di cattura. Tutti videro il pericolo, lutti ne sentirono l'imminenza. In un teatro così ristretto mancava a noi tempo per la manovra, mentre il nemico disponeva, per attaccare, di tutto il fascio stradale e ferroviario della fronte Giulia; cd anche se fosse stato possibile far fronte verso nord per respingere le colonne che scendevano dall'alto Isonzo, si sarebbe corso il rischio, in caso di insuccesso, di essere schiacciati contro il mare, mentre l'avversario avrebbe dato battaglia colle comunicazioni sicure. Il nostro condottiero si vide quindi costretto a dare, l'indomani della battaglia, a ragion veduta le predisposizioni per la ritirata verso il Tagliamento. Ben diverse erano le condizioni del Tirolo. I grandi sbocchi, Brescia, Verona, Bassano erano molto più difficilmente raggiungibili che Cividale (1): un successo lungo una di queste direzioni non aveva diretta cd immediata ripercussione sulle altre. Il fronte del Tirolo era interamente montano e l'avanzata in una di quelle direzioni non apriva immediatamente nessuna porta ampia e facile, come quella dcl Friuli. I.:attaccante fortunato non rimaneva a contatto immediato col grosso delle proprie forze, ma si incanalava in una valle e per essere in forze nel piano, avrebbe dovuto far giungere i nuovi mezzi dallo stesso lungo corridoio, ciò che richiedeva tempo considerevole. In quanto al fronte degli altipiani tra Schio e Marostica, esso avrebbe aperto all'invasore tre strade abbastanza ravvicinate, ma che per l'altitudine alle quali giungevano (sui l .200 metri) e per la facilità di interruzione delle due estreme, non potevano servire, in quella stagione, di fascio stradale adatto al movimento di una massa. Inoltre, su questo fronte l'Armata von Below avrebbe urtato a parità di fronte non contro 4 Divisioni italiane di prima linea, ma contro cinque Corpi d'armata CV, X, XXVI, XXII, XX). In sostanza la manovra austro-tedesca dell' ottobre 1917 consistè in uno sfondamento, col quale venne subito e di sorpresa minaccialo di aggiramento il resto della nostra fronte, che difendeva la porta principale d'Italia. Se l' alta perizia del nostro Capo seppe sfuggire alla battaglia sterminatrice, le perdite però non potevano a meno di essere gravissime.

2. -

La manovra aggirante.

È noto quale importanza abbia dato in questa guerra il Comando Supremo tedesco alle manovre aggiranti. Gli insegnamenti di Schlieffen ne avevano fatto un dogma: «l'aggiramento ad ogni costo». Ora, l'aggiramento ed ancor più l'accerchiamento sono manovre molto redditizie, ma si devono applicare soltanto

( I) Hasti quale esempio questa cifra: Trento-Tione-Brescia km 141; la slmda poi si svolgeva in una continua slrella. Qualora gli Austriaci avessero contemporaneamente attaccato in Val d 'Adige si sarebbe potuto ahhreviarc di una ventina di chilometri il percorso per via ordinaria, portando la testa di linea ferroviaria a Calliano ed impiegando la mediocre strada di destro Adige. Occorreva per questo eseguire importanti lavori a Calliano e lungo la rotabile ora accennala. Da Verona a Calliano vi sono 80 chilometri. I due allacchi sarebbero, poi, h1ati completamente separati uno dall' altro.


I.E CONSF.<ìlJF.NZE STRATEGICHE DELLO SFONDAMENTO

363

quando sono applicabili. Per trasportare nel campo strategico od applicare nel campo lallico la manovra accerchiante di Canne, occorrono parecchie condi zioni. Schlieffen stesso lo aveva detto: «sono poche le ba ttaglie di Canne nella stona». Occorre infatti Annibale, ma non basta, perché Annibale dopo Canne conobbe Zama: ci vuole anche Varrone. Ora, l'esercito tedesco volJe al principio della guerra applicare a lulli i costi, anche sul fronte francese, la manovra avvolgente, che riuscì così splendidamente ad Hindenburg sul fronte russo, senza tener conto che l'acccrchiamcnlo ha avuto successo soltanto quando l'avversario non se lo aspettava. Mack ad Ulma, Bazaine a Metz, i Russi a Tanncnbcrg non si attendevano di essere aggirati od accerchiati e soggiacquero alla sorpresa. Anche Bazaine a Metz, fu sorpreso, perché non occorre dimenticare che la scienza militare, prima del 1870, auspice l'opera del Brialment «La défense des Etats», aveva insegnato che i campi trincerati erano inattaccabili e che a difendere la Francia bastava che un esercito si mettesse tranquillamente a Metz, per porre l'invasore in condizioni di non poterlo attaccare e neppure circondare, sotto pena di immediata e sicura sconfitta. I...:invasione, quindi, sarebbe stata subito arrestala, perché l 'attaccantc non avrebbe potuto procedere oltre, lasciandosi l'esercito francese alle spalle. Ora nel I 9 14 l'esercito francese ed il corpo inglese, subito dopo i primi combattimenti, avevano dimostralo di avere capi, che pur scontando la conseguenza di certe inferiorità nella preparazione, non erano però disposti a lasciarsi passivamente accerchiare, anzi si erano subilo sollratti alla minaccia. La manovra era, quindi, manifestame nte inapplicabile, poiché l'avversario era troppo abile per cadervi. Quindi più che, con un'avanzata, che consumò le forze dell'attaccante in proporzioni maggiori di quelle del difensore, la manovra avvolgente poteva forse essere cercata in modo diverso: tentando in un tratto conveniente del fronte la rottura per poi procedere contro uno dei due tronconi, preferibilmente quello a settentrione, per serrarlo contro il mare. Tale attacco sfondante preliminare, n ecessariamente frontale, avrebbe però richiesto sacrifici gravissimi, che si sperò di evitare col tentativo di accerchiamento; ma è vano sperare grandi risultali senza perdite, quando si hanno di fronte ottime truppe e ben condotte. Per quanto ci riguarda è da ritenere che, sebbene la configurazione strategica indicasse a prima vista l'attacco del Trentino come decisivo, pure non si sarebbe certo verificata la condizione essenziale per l'accerchiamento, la sorpresa! Anziché due giorni per il ripiegamento delle grosse artiglierie dal Carso, vi sarebbe stato un intervallo assai maggiore; le ferrovie, i trasporti acquei per le lagune da Cervignano a Venezia ed oltre, avrebbero potuto funzionare ordinatamente sia per gli sgomberi, sia per i movimenti di truppa; tanto più che dopo il 1916 suUa linea Portogruaro-Cervignano era stato costruito un secondo binario cd anche altrove gl 'impianti ferroviari erano stati sensibilmente migliorati. Nel Trentino, inoltre, ogni tratto di fronte aveva le proprie comunicazioni indipendenti da quelle delle unità laterali, ciò che avrebbe impedito il propagarsi del disordine. Nel Trentino la scottatura deJ 1916 aveva prodotto i suoi effetti, mentre sul la fronte giulia la sorpresa, come si è visto, in complesso riuscì, malgrado c he il


364

l '.IMPORTANZA DEl.l '.AZIONE MILITAR E ITALIANA

21 noi avessimo informazioni sull'attacco nemico, quali in guerra non si possono desiderare migliori. Ma il 21 non eravamo più in tempo a prepararci adeguatamente. Se qualcuno mi avverte che fra poco sarò assalito da individui armati, mentre io non ho mezzi adeguati di difesa né tempo per procurarmeli io sono sempre sorpreso dall'aggressione, malgrado la tardiva informazione.

3. -

La manovra austro tedesca nell'ottobre 1917.

Caporetto rappresenta lo sfondamento di un tratto debole di fronte, che permette di prendere di fianco il tratto resistente, obbligandolo o ad accettar baltaglia in condizioni disastrose o ad una ritirata affrettata con perdite immense. Come a Tannenberg, come a Lodz, è la sorpresa tattica che produce l' avvolgimento strategico. Negli altri sfondamenti che ad esso si possono paragonare per importanza, quello di Gorlice nel maggio 191 5, quello di S. Quentin del marzo 1918 e quello della Marna nel maggio 19 18, non si verificarono, per fortuna dell'Intesa, le gravi condizioni strategico-geografiche, che influirono sul nostro fronte nell'autunno del 1917. Sul fronte franco-inglese, com e sul fronte russo, il successo del nemico sul tratto attaccato non minacciava a scadenza immediata le comunicazioni dei riparti laterali, e le vie di comunicazione per l' accorrere delle riserve erano sempre libere. Quindi l' insuccesso delle infauste giornate del 191 8 in Francia era limitato alle perdite sopportate sul campo di battaglia; anzi, il cuneo formato dalle forze nemiche rappresentava, rispetto al futuro, una debolezza per l'avversario il quale doveva combattere in condizioni difficili di rifornimento contro un nemico che lo avvolgeva. Una minaccia maggiore avrebbe potuto esservi per la fronte inglese, se il cuneo anziché verso Parigi fosse riuscito più a nord in direzione di Dcullens, Abbevillc. I.: occupazione anche soltanto della prima di dette località (a 40 chilometri dal fronte) da parte dei Tedeschi avrebbe reso le comunicazioni col resto della Francia delle forze inglesi a nord diAbbevillc così precarie cd il pericolo di separazione completa fra le due fronti così probabile, che i Franco-inglesi avrebbero dovuto prendere in seria considerazione l'eventualità dello sgombero, e se l'avanzata tedesca si fosse anche qui verificata colla celerità effettuata in direzione della Marna nel maggio (40 chilometri in linea retta in quattro giorni) la decisione avrebbe dovuto esser presa in breve tempo. Non si sarebbero però mai accumulate circostanze così sfavorevoli, come quelle che la configurazione del teatro di guerra fece sorgere a nostro riguardo, perché le truppe britanniche, minacciate d'accerchiamento avevano sempre la possibilità di ritirarsi sulle basi di Dunk:erquc, Calais, Boulognc, certamente disposte a difesa e protette dalle flotte, mentre il nostro esercito, qualora fosse stato premuto contro la costa non avrebbe trovato appoggio alcuno nella laguna. La minaccia che incombette sul nostro esercito nell 'ottobre 1917 fu, dunque, la più grave fra quelle altre che si verificarono a danno degli eserciti del1' Intesa: è quindi spiegabile che le ripercussioni della pericolosa situazione siano state più sentite sull'animo dei combattenti di quanto altrove non sia avvenuto; ciò che sommalo alle altre circostanze già esposte circa i motivi di una spc-


I .F. CONSECìlJF.NZE STRATEG ICHE DF.I .LO SFONDAMENTO

365

ciale stanche7J..a, necessariamente esistente sul nostro fronte, sottopose le truppe italiane alla più dura prova verificatasi durante la guerra. t;avc rc il nostro esercito durante e dopo la ritirata mantenuto, ad eccezione della massa della 2" Armata, la combattività necessaria per respingere da solo, cioè senza l' intervento degli alleati nel combattimento, l ' urto delle 53 grosse Divisioni austro-tedesche, dimostra quale fosse la saldezza nostra.

4.

-

Conclusione.

La mentalità formatasi da noi durante la guerra ci indusse ad attribuire alle prime linee una importanza diversa dalla reale, talché in un vasto settore si attese l'attacco su di un fronte così debole, che non ha alcun riscontro, negli altri fronti della guerra mondiale, e ciò mentre la difesa sulle lince retrostanti non era ancora organizzata. Il nemico seppe abi Imente sfruttare questa situazione a lui ben nota e di fronte al vigoroso attacco le nostre truppe, c he occupavano la prima linea, non essendo in condizioni di poter opporre una resistenza apprezzabile, furono rapidamente sopraffatte e sopranàtti rapidamente del pari furono i riparti che si presentavano successivamente disorientati e non organi zzati a ll ' imbaldanzito Oraz10.

Il successo nemico, per quanto naturale, era così contrario alla nostra mentalità, che le fantasie ne furono colpite. Invano le nostre Divisioni respinsero l' avversario in parecchi punti ove le condizioni permettevano la difesa. Trovato il punto debole, provocata la falla, il nemico vi si era precipitato ed il successo parve a noi dov uto a forze superiori , mentre non era che l'abile e previsto sfruttamento de lla nostra manifesta debolezza locale. La forza di resistenza morale dei riparti della 2• Armata, già duramente provati per perdite gravi nelle passate offensive e per altre cause, ne fu scossa. La configurazione del teatro <li guerra, per la quale l'intero esercito dell 'Isonzo era manifostamcnte minacciato di accerchiamento, doveva concorrere potentemente a deprimere gli spiriti. Lo scardinamento ed i conseguenti sacrifici si imposero. La ritirata era resa difficile dalia deficienza di strade, dalla rottura di ponti e dal fatto che la fiumana dei dispersi e delle popolazioni scuoteva la compagine dei riparli accorrenti a chiudere la falla prima, a trattenere l'avversario poi, e nel duro calvario di essa, buona parte della 2• Annata finì per dissoversi. Ciò malgrado, la ritirata si compì ed il disegno di Hindenburg, la battag lia sterminatrice contro la 3" Armata, fallì. Se un cumulo di circostanze hanno prodotto lo sfacelo della 2• Armata, le altre Armate hanno, malgrado la scossa m orale che ne è conseguita, tenuto alto il nome dell ' esercito italiano ed il Comandante supremo seppe, con sicura mano, fronteggiare la tempesta e condurre in sicuro porto le forze italiane, sulle quali pesava la minaccia di annientamento.


LA SALVEZZA.

l. -

Il Comandante.

Il colonnello Baucr, che fece parte durante la guerra mondiale del Comando Supremo tedesco e che vi rappresentò spesso una parte molto importante, parlando della Marna, così si esprime: «Il panico s'impadronì dell'intero esercito, ma le cose andavano soprattutto al peggio al Comando Supremo. Moltke era completamente affranto, sedeva pallido, apatico davanti alla carta - un uomo finito. TI generale Stein dichiarava invero che non bisognava perdere la testa, ma non interveniva. Egli stesso era malsicuro ed accennava anche che «non si poteva sapere come la cosa sarebbe andata a finire». Eppure l'esercito tedesco era intatto, non minacciato nelle sue comunicazioni. Solo il sogno della guerra rapida e di vertente era sfumalo. Lavvcrsario si era raddrizzato, la partita diventava seria, molto seria, ma contemporaneamente nella Prussia orientale la strepitosa villoria di Tanncnbcrg e l'avanzala in corso contro Re1menkampf dovevano per il Comando Supremo tedesco costituire un non trascurabile compenso al sfiancato facile successo ad ovest. Ben diversamente le cose stanno in Italia ncll'oltobrc 1917. Non solo la possibilità di w1a ~ruerra offensiva sembra svanita, non solo il suolo della Patria è minacciato, ma quel che è peggio, è la possibilità dello sfacelo dell ' esercito che appare al Comandante supremo. Conscio di aver dato tutto sé stesso alla grande impresa, non conoscendo esattamente le condizioni in cui le truppe hanno dovuto battersi, il suo giudi zio è naturalmente severo. Ma lo svanire di tante speranze, di tanti ideali, ed il crollo - immeritato della fiducia del Capo nelle sue truppe, non scuole la fibra del Comandante italiano ed il detto che il Taine ricorda: «ln nessun paese la pianta uomo nasce forte come in Italia» trova nuovamente la sua conferma. Non Stein, non Tappen comandano da noi, ma il solo Comandante, e la sua volontà è rapida e sicura. Calmo, imperturbabile, assolutamente padrone di sé stesso, il generale italiano guida con chiaro intelletto e con mano ferma le operazioni, e la sua tempestiva decisione di ritirarsi salva l'Italia e più dell ' Italia.

2. -

La truppa.

Sciolti i vincoli organici in molti riparti della 2" Armata, era tolto ogni freno alla massa e l'impunità pressoché assicurata. Le condizioni poi erano tali, per la ma ncanza di funzionamento dei servizi, da spiegare, se non da giustificare, ogni eccesso. Invece, siccome il servizio militare è obbligatorio p er tutti e quindi sotto le armi vi sono anche i disonesti, si verificarono alti individuali di rapina od altri eccessi deplorevoli, ma non si ebbe neppure un caso di mancanza collettiva contro la disciplina. La massa, pur ritenendo finita la guerra, non bolscevizzò, non


LA SA LVF.Z7.A

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umiliò i propri ufficiali , come in circostanze molto meno g ravi avvenne nell'esercito tedesco. La massa italiana amorfa, lasciata a sé, conservò la propria caratteristica, rimase buona! Rimase buona e non attese che un cenno per riformare le falangi per la difesa di Reims e del Piave. Questo grande fatto consolante che in Italia, malgrado il rovesc io, ci sia ancora chi sa comandare e chi vuole ubbidire, è un indice chiaro delle nostre qualità, che daranno i propri frutti al Piave ed a Vittorio Veneto. Il nemico però incalza; la Patria ha subito bisogno dei suoi figli! Ma il fronte si restringe, le fi le si rinserrano, la fronte Sleme-MrL.li-lsonzo è lontana, mentre l' ora del Grappa è vicina.



Al.LEGATO

COMAN OO DELL'ALPENKORPS N. 4971

Sede del Comando, 11 ottobre I 9 17. Riservatissimo (solo per gli Ufficiali).

Disposizioni tlcr l'attacco dell'Alpcnkorps. ) . SCOPO GENERALE.

La 14• armala tedesca, la 2• e la I" armata dell ' Isonzo dovranno attaccare l'avversario. La 14• armala, col gruppo Krauss (3 divisioni austriache ed una tedesca) a Plezzo, con i grnppi Stein (So-' divisione A. U., 12" divisione A. U., A lpenkorps 11 7" divisione) Bcrrer (200" div isione, 26• divisione) e Scotti (l • divisione e s• div isione A . U.) ai due lati di Tolmino, dovrà fare azione di sfondamento. Le altre divisioni rimangono a disposizione del Comando Supremo. I.:armata dovrà r,1ggiungere al più presto la linea Gemona-Cividale. Perciò, avanzando senza tregua, notte e giorno, si dovrà raggiungere, come primo scopo, !a linea Canin-Piadi Monte Maggiore-Monte Mia- Monte Matajur- Montc San Martino-Monte Hum Tribcl-Alture di Castagm;v izza. Una forre colonna latera le de l gruppo Krauss, a sinistra, ha per direzione d 'attacco Caporctto-Slaro Scio. Primo scopo principale del gruppo Stein è il settore de l Monte Malajur.

2. S TRISCI:. l> ATTACCO ~. SETTORI

DI APPRONTAMENTO NELL' INTERNO 01:.l. c;RUPPO

SJ li lN.

Per I' Alpenkorps limite destro (nord): quota 772 (incluso) orlo settentrionale dello Schlossebcrg, 1OOmetriasinislradcll'aladestra del 36° settoreaustriaco, quota 173 (esclusa la strada del margine settentrionale d el Kolowrat). A sinistra (sud): l'angolo nord-orientale Modrejcc-Cappella S. Maria (esclusa), 200 metri a destra de ll 'ala sinistra del settore austriaco, punto 497 ( incluso), 869, Cappe lla dello S leme inclusa, 1.1 14 incluso, il rimanente tracci ato 400 metri circa a sud della strada dalle alture fino a Luico incluso. A destra (a nord) dell'Alpenkorps, si terrà pronta ad avanzare la 12• divisione, a sinistrn la 200" (gruppo Berrer). 3.

C OMPITO l>FI LE SINGOLI' DIVISION I.

La 50" divisione (a destrn della 12") dovrà ricacciare l'avversario a nord dell ' Isonzo, e quindi, di concerto con la 12• div isione, avanzare fino a Monle Mia ed al versante nord-ovest d i Monte Matajur. La 12" divisione dovrà avanzare, per la vaJJe dell ' Isonzo, verso il Matajur; perciò lascerà avanzare due ter1.:i delle sue forze lungo la sponda meridionale, verso ed o ltre la linea Idersko-Luico. La 200" divisione si impadronirà di Jeza; la mulattiera a s ud di q. 732 appartiene alla 200" divis io ne. Per la presa della dorsale 732 e di q. 1.114, la 200" divisione appoggerà le altre truppe, secondo le circostanze. Per la successiva avan:;,,ala il gruppo Stcin concede alla 200" div isione la facoltà di servirsi della strada 1.114-Ravnc . La fanteria dcli ' Alpenkorps ha la precedenza. 4. COMPITO DELL' AI.PENKORJ'S

- G ENERALITÀ.

Una volta presa q. 1.114, caposaldo delle posizioni nemiche, ed una volta che sarà saldamente nelle nostre mani, il nemico sarà costretto ad abbando nare le sue posizioni


370

I : IMPORTANZA D El.l : A7.IONE MlLrlARE ITALIANA

sulle pendici del Mrzli vhr, comprese le artiglierie che vi si trovano; la posizione di Jeza diventa insostenibile. Il fian co della linea di M. Hum rimane scoperto. Una volta raggiunta la zona Luico-La Giava resta sbarrata una linea vitale di collegamento col bacino di Caporetto e si prende piede sul fianco della collina di S. Martino. Una volta preso il M. Matajur, il bacino di Caporetto diventa nostro: un rifornimento razionale rende possibile il collegamento col gruppo Krauss ed agevola l'ulteriore puntata su Gemona-Cividale. f ,'esecuzione dell 'intera operazione d 'attacco dipende dal s uccesso del/'A lpenkorps. Tullo quindi, in un primo tempo, dipende dal poter assicurare tempestivamente l'invio di forti riserve di fanteria e di un forte gruppo di artiglieria, coll' impadronirsi rapidamente di Hevnik e di q. 1.114, per potere quindi ottenere risultati importanti. Verranno impartiti a tempo gli ordini che oltrepassano le competenze di questo settore. Fino all'arrivo di questi ordini rimangono inalterate le disposizioni per l'avanzata, oltre q. 1.114, verso ovest, in base alle direttive qui appresso indicate.

5.

PREPA RAZIONI'. ()'ARTIGLIERIA.

I compiti dell'artiglieria e dei lanciabombe sono già stati fissati nel foglio n. 4833 dell '8 ottobre 1917. l raggruppamenti, la ripartizione dei compiti, e la tempestiva entrata in azione sono indicate nell'ordine del comando del Corpo. Non si deve fare assegnamento che i collegamenti tra il comandante dell'artiglieria cd i suoi gruppi, tra la fanteria ed i gruppi d'artiglieria possano funzionare con sicurezza oltre l'inizio del combattimento, .ale a dire in modo tale 1.:ht: lt: di8posizioni del comando arrivino in tempo. Quindi dove suppl irvi l' iniziativa dei comandanti in sottordine, che dovranno adattars i ai mutamenti causati dalla lotta, in base al proprio giudizio, che possono formarsi dagli ottimi loro osservatori. Si dovranno tener pronte riserve sufficienti di fili. Si dovranno organizzare colonne di porta ordini, impieg;mdovi anche parte dei serventi dei lanciabombe, che dopo la prima fase del combattimento sono in più. L.:artiglieria da montagna (6° raggruppamento d'artiglieria da montagna) seguirà, anche sen:,a ordini, i battaglioni di fanteria più avanzati. L.:csecuzione de l cambio di posizione del 204° reggimento artiglieria da campagna, può diventare d' importanza decisiva.

6. COMPITI OELLA ) 3 BRIGAI A C ACCIATORI. Durante l'attacco delle posizioni avanzate nemiche in valle Isonzo, il settore non attaccato, tra i gruppi nord e sud, dovrà essere impegnato dalJe mitragliatrici del battaglione da montagna Wurtenhurghese. Dopo la presa delle posizioni avanzate, dipenderà dalla velocità con cui iJ gruppo nord o il gruppo sud si impadroniranno delle alture loro assegnate, lo svolgimento dell'attacco avvolgente da nord-est e da sud-est per impadronirsi di q. I .114, che è la chiave delle posizioni nemiche. Qui i due gruppi debbono darsi la mano. Qualora l'attacco del I O reggimento Cacciatori, malgrado le grandi difficoltà del terreno, proceda più rapidamente di quello dell'altro reggimento, dovrà proseguire, senza a ltra preoccupazione, verso q. I .114 ed evitare lo sminuzzamento inviando reparti per assicurarsi saldamente i fianchi: per questo scopo dovr.ì impiegare principalmente le mitragliatrici. Perché il 1° reggimento L. possa atlaccarc con ogni forza q. I.I 14, verrà fatto seguire opportunamente dal battaglione da montagna, il quale avrà il compito di coprire il fianco destro del reggimento, di sgombrare dal nemico la contrada di Foni o di toglierne le batterie. Per appoggiare l'avanzata dei Cacciatori è necessario che iJ gruppo nord avvolga da nord con mitragliatrici e con truppe d'assalto i reparti nemici che si ritirano da q. 510 per la gola di Kamenca. Dopo la presa di q. 1. 114 è d'importanza capitale che il 1° reggimento L., senza preoccuparsi del suo fianco destro o di quello sinistro, rafforzato dall' artiglieria da


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ALLEGATO

montagna, attacchi, con for.le non menomai.e, per il Kuk fino a Luico. Cì li si dovrà togliere il compito de lla protezione dei fianchi, nonché della presa degli annidamenti nemici che ancora potessero trovars i ai suoi lati. È soprattutto necessario che il I" reggimento Cacciatori, per proteggere il fian co sinistro, s ' impadronisca de i punii più importanli di collegamento, vale a dire di K.labuzzaro, Praptnizza, Drenchia, Lase, q. 999 a sud de l Kuk e di q. 957 a sud-ovest, e li tenga finché non gli venga dato il cambio dalla 200" divisione. In tal modo viene costituita una base per l'avanzata della 200" divisione che s i propone egualmente di avanzare per quota 1.114 ed il Kuk, e di lì puntare verso sud-ovest in direz ione di M. Hurn e M . San Martino. La messa in posizione del 204° artiglieria da campagna e della 17" batteria obici eia montagna, sulle quote espugnate dovrà essere accelerata con ogni energia. Per assicurare la piena libertà di movimento dell'artiglieria oltre q. 1.114, si dovranno risparmiare k µ;_iriglie. Numerose for.i:e ausiliarie di fanteria dovranno fare il lavoro principale fino alla quota. Qualora non arrivino le numerose squadre ausiliarie di fanteria che si aspettano, i battaglioni di riserva (del 2° reggimento Cacciatori) dovranno mettersi essi aJJe ruote. È necessario che i reggimenti siano scaglionati in profondità; ma gli scaglioni dehbono seguirsi fitti. Lo scagli onamento in profondità viene adottato per aver riserve continuamente a lla mano. Il comando del Corpo là quindi assegnamento che, subito dopo la caduta di q. 1.1 14, il 2° reggi mento Cacciatori si !rovi pronto al di sopra di Kamcnca; ed il 3° comando generale domanda al comando <l'armata che contemporaneamente giunga un reggimento a disposizione nella :,on;i tra Kamenca t· Woltsch:ich. La delimitazione delle slrisce d'attacco delle divis ioni è indicato al n. 2. Questa riparlizione no n è impegnativa. I reggi menti occupano quelle strisce d 'attacco che sono loro necessarie per l' esecuzione dei compiti loro affidali e conservano la libertà di movimento che g uadagnauo sui loro vicini nel procedere avanti . 7.

MOl >AI.ITÀ C ON ('lJ I I.li TR UPPE DEBBONO SEGU IRSI.

Si deve assolutamente ottenere che tulle le truppe dell 'Alpcnkorps (fanteria ed artiglieria) non te ngano fitta la loro compagine e si seguano rapidamente, poiché dietro ali' Alpcnkorps, per q. 1.114 e per il Kuk seguono non solo la 200" divisione, ma anche la I 17" e la 26". 8.

D ISPOSIZIONI PER I.I ' TRUPPE.

Premessa indispensabile perché vengano applicate le presenti direttive è che venga assicurato il movimento senza attriti nei primi settori di comb;ittimento, dando cognizioni precise delle condizioni del terreno e de lle località di combattimento, e l' importanza che ha il successo dell ' Alpenkorps. La I• brigata Cacciatori ed il 7° comando d' artiglieria, daranno al riguardo ulteriori disposizioni.

f.lo Tur sn

11-:K

maggior generale e comandante de/l 'Alpenkorps.



INDICI



INDICE DEI NOMI

Ajò, Umberto 5, 8. Alherti, Adriano 1-10, 12-16, 18, 25-33, 35-38, 40-46, 48-56, 58-63, 75, 77, 86-89, 93, 99, 100, 103,107, 116- 17. Alherlo, duca 240. Albrecht-Canié, Renè 21. Albricci, Alberico 33, 56. Alciati, generale 2. Aldovrandi Marescotti, Luigi 21. Alessandro Magno 148, 150. A lfieri, Vittorio 9. Alinei, capitano 278. A llizé, 1lenri 28. Amadei, Uiulio 12 , 302. Amante.a, Luigi 358. Ancbisi, Romano 338. Andrassy, Giulio 22, 87. Aneda, soldato 16. Annibale 134, 343, 363. Anselmi. Pietro 120. Apollonio, colonnello austriaco 37. Aprà, Angelo 262. Ariovisto 355. An von Straussenburg, Arthur 88, 242, 244. Arvers, P. 205. Attilio Regolo 342. Axmann, Gustavo 79. Badoglio, Gian Luca 57. 13adoglio, Pietro 18, 2 1-24, 32-33, 35-36, 39-40, 45-46, 48,50-51,56-57, 62, 98, 108, 184. Barbarich, Eugenio 44-45. Barzilai, Salvatore 21. Barucchi, Stefano 328. Basso, Luigi 128, 193, 230, 335, 338, 358. Bauer, Max Hermann 224, 366. Baucr, Otto 24, 28, 90-91 .

Bazaine, François-Achillc 363. Bclitska von, Alexander 42. Below von, Fritz 225. Below von, Ottone 127, 167, 242-43, 248-49, 292, 362. Bencivenga, Roberto 46. Berchtold, Leopold 94. Bergasconi, colo nne llo 120. Bcrrer von, Albcrt 248, 250, 369. Berlolti, Emilio 13. Sesso 150. Bclhel LBelle l]. maggiore inglese 73, 77. fl ismarck-SchonJiauscn von, Otto 149. Bodoni. o ffi cina tipograf"ic;i 3. Bollati, Ambrogio 9. Bongiovanni, Luigi 46-48, 128, 193. Bonin Longare, Le lio 23. Bono, Agostino I 08. Bonomi, Ivanoe 58. Boroevic vonBojna, Svetozar 75, I 09, 114, 243-44, 246. Borrelli, Federico 15-16. Bovine lli, tenente 304. Bovio, Oreste 5, 3 1. Brecelj, Anton 76. Breje, Janko 76, 80. Brialmont, Enrique 363. Cacherano di Bricherasio, Giovanni Ballista 2. Brougier, maggiore 30. Bruno, sergente maggiore 277. Bruno, Costantino 304. Brusati, Roberto I 04-06. Bulow von, Bcrnhard Heinrich Karl 34. Burian von Rajecz, Stephan 87. Cabiati, Aldo 46. Cacacc, Edmondo 8. Caccamo, Francesco 2 1.


376

t:IMPOKIANZA DEI.I ?A7.ION E MILl'IARE ITAT .IAN/\

Cadorna, Luigi 32, 46, 53, 92-95, 104-05, 108, 122-24,130, 139,160-61, 187-88, 200, 203, 208-09, 228. Caforio, Giuseppe 32. Calcagno, Riccardo 34-36, 43. Campi, Mario 127, 130. Canevari, Emilio 43. Capello, Luigi 46-47, 53-54, 56, 127-28, 130, 152, 181, 184-85, 187-88, 204, 215, 229-30. Cappelli, Giacomo 102. Carletti, Ottorino 112. Carlo Emanuele III di Savoia, 2. Carlo IV d'A sburgo 87-88. Casanova, Francesco 1. Casali, Alessandro 29. Casini, Amedeo 331. Catemario di Quadri, Eugenio 103, I 05. Cavaciocchi, Alberto 4, 46, 48, 51 , 55-5 6, 58, 108, 126-27, 177, 182, 185, 212, 216, 228, 230. Cavallero, Ugo 22-25, 30. Cavan, Frcderick RudolfLambcrt 24, 99. Cavig lia, Enrico 46, 118. Cesari, Cesare 3 1. Chastel , Roberto 39-40. Clausewitz von, Karl 357. Colaresu, capitano 266-68. Collarnati, capitano 289-90. Colli Vignarelli, Annibale 120. Conrad von Hoetzcndorf, Franz 17, 24, 36, 38, 40, 92-93, 99, 148-49, 170, 240-41 , 243. Coolidge, assistente del dipartimento di Stato americano 85. Corsidonio, soldato 273. Cramon von, Aug ust 34-36, 45-46, 48-50, 102-03. Crespi, Silvio 21-22. Cubinelli, ammiraglio 7. Cucchini, cavaliere 7. Cunningharn, Andrew Browne 28. Dabormida, Vittorio 2.

Danioni, Enrico 326-27. Dario 150. De Brinzey, Arthur 4 1-4 3. De Franceschi, dottore 74. De Gaspari, Oreste 120. Degli Atti, Vincenzo 280. Della Noce, Giuseppe 125. Del Pra, Emanuele 3. De Pierrefeu, Jcan 355. De Rosa, Carlo Antonio 133, 289. Deutsch, Julius 28. De Vecchi, Oddone 318. Diaz, Armando 17, 23, 31-32, 46, 71 , 89, 96, 99, 218. Diedendorfer, colonnello 273. Di San Sehasliano, Paolo Novarina 2-3. Donizctti, Gaetano 112. Drago, A. 50. Dudonir, 96. Dupont de l ' Etang, Pietro 333. Egidi , Silvio 127. Eisler, Arnoldo 79. Eilzinger, E. 79. English-Popparich, Eugenio 42-43. Eugenio d'Asburgo, arciduca d' Austria 29-30, 170, 242-43, 249. Fabianus, maggiore austriaco 73. Fadini, Umberto 129, 220. Faldella, Enùlio 56. Falkenhayn von, Erich 35, 163, 306-07, 310, 324,349. Falissent, con le 105. Famca, Odoardo 263. Farisoglio, Angelo 136. Fashing, Josef 79. Fazzini, Luigi 301, 304, 308. Fcnoglietto, Carlo 14. Fermi, Stefano 12. Ferragutti Visconti, 96. Ferrari, Giuseppe Carmine 31 . Ferrari, ingegnere 7.


IND IC E DF.I NOM I

ferrero, Giacinto 13- 14. Ferri, Federico 120. Ferrobeton, d itta 11- 12. · Fiastri, G iulio 5- 1O. Fiorone, Villorio 154. Fleisehmann, capitano 94. Foeh, Ferdinand 32, 122-24, 333. Folczzani , Giuseppe 270. Formentini, Dante 58. Francesco Ferdi nando d'Asburgo 149. rranchet d ' Espcrey, Louis 72. Franchini-Stappo, Giuseppe 37, 39-43, 49, 91. Fra.neiosi, Attili o 262. Frassoni , Et1ore 254. Freiherr von Re inlein, J. 79. Fresco, Giovanni 338. Frossard Carlo A11gu~to 205. Fuscaldo, G iuseppe 134, 309. Gabelli, Aristide 5. (ìabric!Ji, Alfredo 120. Gaggini, Mario 70. Gaglia.ni, Francesco I 08. (ìalvani, Giorgio 15-16. Garibaldi, G iuseppe 75. Gasparotlo, Luigi 18, 96, 102-03, 105, 11 2- 13, 115-17, 119. Gatti, Angelo 56, 93. Gatti, Antonio I 09. Gazzera, Pietro 45. (ìerabck von, Karl 262. Gesù C risto 148. Geyer, Wilhelm 224. Gifuni, (ìiovan Battista 21. (ìionfrida, A lessandro 3 1. Giulio Cesare I 35, 148, 292, 355. Giuseppe d'Asburgo, 87. (ìloria, Amerigo 269. Goggia, Francesco 37-40. Gravina, Mario 33, 35. Graziosi, Eugenio 5. Grieco, sottotenente di complemento 287.

377

Grillo, Luigi 120. Grillparzer, Franz 91. (ìrossi, Camillo 32, 35-36. Guglielmo Il l lo henzollem 88, 94, 175. Guglielmotti, Emilio 5. Guillaumat, Adolphe 13-14. (ìuzzoni, A lfredo, 42-43, 86. Hallier, generale 23. Hindenburg von Benedeeken. Paul 34, 48, 55, 126, 139, 156, 167, 176, 191, 205, 240,244,307,361 , 363, 365. Hirsch, Walter 39. 1-Iohen von Ritter, Max 38, 41-42. Horrak von, Rodolfo 79. Hubner, A lessandro 154, 272, 340, 356. Hunter von, A lessandro 79. lmmanuc l, Freclerick 168. Incerti detto Ruo;-.i, Angelo 133,282, 285. Invcrnizzi, Gino 70. lsnenghi, Mario 56. ltalicus [Adriano Alberti] 43, 45, 48-49, 102, 146,205,292. Joffre, Joseph 351. Kalan, Andraj 76. Karnnikar, F. 79. Kapp, Wolfgang 35 . Kosak, Ferdinand 153-54, 196. Koschak von Jrme nys, Philipp 262, 284. Kraffi von Dellmensingen, Konrad 242-43. Krauss, Alfred 50, 243, 245, 247-48, 250, 253,292,294,369-70. Krenn, tenente 80. Kristan, Anton 76. Krobatin von Freiherr, Alexander 88. Kroner, capitano 272, 340. Kukoves, Vekoslav 76. 80. Kun, Bela 28, 90. Kuntz, C harles Aug uste Hcnri 95. Lenin, Niko laj 354 .


378

t:IMPORTAN7.A [)F,J.l?AZIONF, MILITARE ITALIANA

Leonida 231. Lequis, Arnold 295. Libera, 96. Lodomez, Enrico 120. Lombardi, Stefano 8. Longo, Luigi Emilio 40. Lovi, capitano 277. LudendorJ1~ Erich 34, 88, 130, 137, 163, 167, 191 , 224-25, 240, 242, 245-46, 248, 250, 307. Lukes, (ìiulio 79. Luigi XV 4. Lu7.7atlo, Arturo 120. Mack di Leibcrich, Karl 363. M.ackensen von, Augusl 30, 342,365. Magliano, Vittorio 187, 340-41. Mairano, sergente degli alpini 340. Mangin, Charles 146. Maometto 148. Marazzi, Fortunato 109. Marietti, (ìiovanni 32, 122, 124. Mattioli, caporal maggiore 286. Melograni, Piero 56. Mcrcy von Kapos-Mcrc, Cajctan 94. Mezzelli, Ottorino 107. Michel, Riccardo 328-29. Milan, Giovanni 328-29. Mogno, Domenico 120. Moltke, Helmuth Johann 191 , 196, 333, 366. Mombelli, Ernesto 13, 43. Montanari, Mari.o 13-14. Monticone, Alberto 52, 56. Montuori, Luca 53, 185, 211,214, 229-30. Moreschi, Virginio 303-04. Morrone, Paolo 12. Mozzoni, Pietro 120. Muller, Hermann 35. Muller, J. 80. Murari dalla Corte Bra, Vittorio 264. Napoleone Bonaparte 148-49, 292, 307, 355.

Negri di Lamporo, Ettore 125. Newton, lsaac 198. Niccoli, Gaetano 112. Nicola Il 94. NiUi, Francesco Saverio 31. Nivelle, Robei:t-Georgcs 95, 126, 183, 240, 307, 351,354. Noli-Dattarino, Feliciano 259. Noske, Guslav 35. Nowak, Karl Friedrich 18, 45, 98. Obleisth, cavaliere 73. Offredi, Giuseppe 299. Oggioni, sergente 16. Orazio 365. Orlando, Vittorio Emanuele 25. Padoa, capitano di complemento 296. Painlevé, Paul 146, 183, 240. Palazzone, ditta 7. Panunzio, Antonio 279-80. Paolini, Luigi 120. l'apafava, Novello 56. Pariani, Alberto I 06-07. Parmenione 150. Paternò, tenente medico 75. Paulizzi, Giuseppe 273, 277. Peaslee, Amos 73, 77. Pecori-Giraldi, Guglielmo 58. Pcnulli, generale 109. Pen:uoco, Enrico 257. Perroni, Renato 329. Pestotnik, Pavel 76. Pétain, Henri Philippe 126, 146, 354. Petlali , colonnello 120. Pfeiffer, capitano 206. Pflanzl, Giuseppe 79. Piacentini, Settimio 54, 126, 129, 200-04, 217. Piatto 96. Piccione, Luigi 62, 72. Pieri, Piero 56. Pinnarò, Ugo 50.


INL)I CE l)EI NOM I

Piota, Daverio 6- 12. Pisani, Francesco 193,335,337. Piscicelli, Maurizio 60-61, 135, 302, 306. Pistone, Giuseppe 3 19. Plutarco 150. Po, Guido I I. Pogacnik, Josip 26, 74, 76, 80. Pogacn ik, Lovre 76, 80. l'ollio, Alberto 161. Ponza di San Martino, Alberto 133. Ponzi, Vincenzo 277-78. Poreheddu, ditta 11-12. Porino, Adolfo 74-75. Porro, Carlo 123. Prezzolini, Giuseppe 43. Prin Abelle, Amilcare 269. l'riocca, Giuseppe Damiano 2-3. Prandoni, Ettore 127. l'ugnani, Arturo 186. Quarta, Oronzo 58. Raimondo, Manlio 132,273, 277-78. Ravà, ingegnere 7. Ravnihar, Vladirnir 76. Reinprecht, Francesco 79. Remec, Yladimir 76, 80. Rennenkampfvon, Paul 139. Renner, Karl 29. Ricchieri, Ernesto 270. Ricci, Giovanni 6, 8. Ricci, (ìiuliano 130. Rintclcn, Anton 79. Ristolfi 96. Rohhiano, (ìiovan Battista 277. Robbiati , caporale 16. Robolotti , Giuseppe 267-68 , 270, 339, 344. Roehat, Giorgio 56. Roffi, Annibale 21. Rolla, Michele 39. Romanelli, Guido 27. Rosacher, Alfredo 323.

379

Rossi, Luigi 131 , 264, 266-67, 269-70, 272, 281 ,338-39, 345. Rovighi, Alberto 17. Rubint von, Desiderio 42. Ruggeri-Laùerchi, Paolo 34. Ruggiero, Vincenzo 7. Sachcro, Giacinto 109. Sacchetti, Franco 163. Sacchetti 96. Sailcr, Emilio 12. Salandra, Antonio 21. Sarnsonov, AleksandrVasilcvich 139. Sanna, Carlo I 09. Sanniti, Casto 120. Sarrail, Maurice Paul Emmanuel 13. Sartorio 96. Scheller von, Reinhard 343. Schc1dl, Rudolf 79. Schiller, colonne llo 120. Schivar!, 114. Schlieffen von, Alfred 50, 191, 351 , 362-63. Schncidcr von, Oskar 153-54. Scholtz von, Fricdrich Wilhclm 244. Schuman 155. Schumy, Vincenz o 79. Schwegel, console generale 26, 74. Scipioni, Sc ipione 23, 38. Scotti, Karl 248, 250, 369. Segato, Luigi 46. Segre, Roberto 16-19, 21-29, 32, 37, 69, 72-73, 90. Seipcl, Ignaz 90. Seretic, Maresciallo 114. Severi, Lorenzo 15. Siciliani, Domenico 25, 31. Silvestri, Mario 56. Soctej, 80. Soliman, Ferruccio 340. Sonnino, Sidney 72. Spinelli, Alberto 268. Starkenfels, direttore archivi di Vienna 173.


380

L:IMPOKIANZA OELL:J\ZIONE Mll.lTARF. ITALIANA

Stein von, Hermann 196-97, 247-48, 250, 366,369. Stcphenson, George 148. Strobl, Riccardo 79. Sturgkh von, Kart 163, 175, 324. Stuto, Giuseppe 335-36. Susini, Bruno 262. Sutto, Ugo 5. Taine, 11 ippolyte 366. Tamalassi, maggiore 288, 290. Tamborlini, Ferdinando 264, 282, 290. Tappen, Gerhard 366. Tavcar, Ivan 76, 80. Thaon di Revel, Paolo 8. Tito, Ettore 96. Tiaskal von Hochwall, Ludwig 262. Togni, ditta 9. Tommasi, Donato Antonio 125. Tosti, Amedeo 37. Toti, Luigi 325, 330. Treves, Claudio 354. Trcvcs, casa editrice 96. Trillcr, Karel 26, 73-76, 80. Trotzk.ij, Lev Davidovic 354. Tutscbeck von, Ludwig 310, 371. Ungari, Andrea 46, 55, 59. Vaccari, Giuseppe 32, 35, 42, 45, 116, 118, 120. Valeriani, Pietro 262. Vanden Heuvel, Giulio 172-73, 236, 279, 281. Varrone 363. Vaubois conte di, Claude Henry Belgrand 355. Veit von, Valcntin 191. Velardi, Vincenzo 304. Vcltzè, Luigi 173. Venturi, Giuseppe I 09. Verdoia, Francesco 287. Verstovsek, Karl 76, 80.

Vettorcl, soldato 331. Viale, Giuseppe 281. Vicarini, Mario 277. Villa, Ugo 105. Villani, Giovanni 56, 327, 330. Villemur, marchese di 205. Visconti, Bemabò 163. Vitalini, Guglielmo 277. Vittorio Emanuele 111 di Savoia 94. Volpe, Gioacchino 46, 56. Waiss, dottore 19. Waldersee von, Alfred 191. Waldstatten von, Frieherr 30. Wangge, Rodolfo 79. Wastian, Enrico 79. Weber, Fritz 56. Weber von Wcbcnau, Victor 87-88. Webstcr, Richard A. 27. Wcib, 27. Wctzcll, Georg 240-41, 245. Williscn von, Ludwig Wìlhelm 248. Wilson, Woodrow 85, 88. Wucffen, maggiore 343. Wuttc, Victor 79. Zaplas, Lavric 80. Zattoni, Claudio 15. Zingarelli, Italo 93. Zoppi, Gaetano 12. Zuccari, Luigi 38-40.


INDICE GENERALE

Pag.

Introduzione .. Parlc I

Parte II

>>

1

))

16

Alberti alla guida dell'ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito

))

31

Vopera inedita .

))

46

))

65

))

69

))

73

1.1 Dagli inizi della carriera alla guerra mondiale 1.2 La missione militare italiana a Vienna ..

I.

Parte III l.

Opere di Adriano Alberti ALLE<ìATI Allegato l Allegalo 2 Allegalo 3 Allegato 4 Allegato 5 Allegato 6 Allegato 7 Allegalo 8 Allegato 9

.... .

)) ))

...... .................. ................ . .

)) ))

)) )) ))

86

92 96 102 112 122 125

VIMPORTANZA DELlJAZIONE MILITARE ITALIANA Le cause militari di Caporctlo .

))

143

Prefazione

))

144

Premessa ... .. ....................................... I . - Il ritiro della Russia 2 . - Accresciuta importanza del fronte in seguito al crollo russo . 3. - Carattere del presente studio . 4 . - Lati militari del rovescio di Caporetto ....... 5. - Le cause presumibili della rotta ..

» »

145 145

»

146 147

Parle I

}}

» ))

Le posizioni .. » l. - Contrasto tra i successi ottenuti il 24 ottobre sulla Bainsizza e la disfatta a nord di Tolmino ................................. . » 2 . Il tratto sfondato . » }} 3 . - La posizione Sleme-Mrzli-Isonzo .....................

150 151 153 153 154

156


382

L'IMPORTANZA DELL'AZIONE M ILITA RE ITALIANA

4. - Linea Pleca-Vrsno-Scliscc ...........................................................

5. - Considerazioni linea di difesa Sleme-Mrzli-Isonzo .. 6. Linee in conlropcndenza ................... ........................

» » »

7. - La linea austriaca ...................................................... .......................... .

»

Le forze ............................................................................................ ........................ 1. - Le forze nemiche ......... .. . ........... .... ..................... 2. - Le nostre truppe ................. . 3. - Cause di logoramento al fronlc italiano ........................... . 4 . - Lo schieramento de l IV corpo d'armata 5. - Particolarità circa le innovazioni introdollc nel nostro esercito durante la guerra .....................

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La preparazione italiana ..... .................. .................... l. - Sintomi dcli' offensiva - Le prime disposizioni .......... 2. - I rinforzi al IV corpo ... .. ........................................ 3. - Importanza del fallorc tempo nella preparazione per la battaglia da posizione . . ............... ...................... . ..................................... 4 . - La 34• divisione .................................. . . . .................... 5. - li VII Corpo d 'armata ....................... 6. - I rinforzi della vigilia ... .. .. ................................... La preparazione tattica delle truppe sul fronte S lcmc-Mrzli......................... . ....................................................................... lsonzo I. - Prescrizioni vigenti nel 19 16 per l'artiglieria in caso di difensiva contro g li attacch i di grande stile .......... . 2. - Le osservazioni di S.E. Piacentini. Le modificazioni alle prescrizioni da parte del Comando Supremo ........... 3. Norme particolari emanate nell'estate e nell' autunno .................... . 19 17 dal Comando della 2• Armata . 4. - Disposizioni di S.E. Cadoma, della 2a Armala e ùcl IV Corpo d 'armata per l'eventualità dell 'olTcnsiva nemica 5. Riassunto delle disposizioni delle autorità superiori ...... 6. - 11 Comando d'artiglieria di corpo d'armata nel 1917 .. 7. - Disposizioni del Comando d'artiglieria del IV Corpo <l' annata ............... . ........................................................................ 8. - La preparazione della fanteria ..... .................. 9. - Conclusi one . .. ................. ..................... La vigilia ................... . I . - I comandi ......... 2. Le truppe ...... 3 . - Le retrovie ................................................ La 14" armala tedesca Formazione e radunala della 143 armata austro-ungarica. Preparazione dell'artiglieria .. ................

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INL)ICE CìF.NF.R.J\LE

Parte Il

La battaglia .. ................................................................. La preparazione d 'artiglieria .

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L'attacco sul Mrzli ................................................ I. - La 50" di visione austriaca .. ................................ 2. - Attacco al monte Rosso ....................... 3. - Attacco dallo Sleme ............... 4. - J.:allacco alla brigata Caltanissetta sul Mrzli 5. - La difesa del 148" ................. .. .. ................................................. 6. - J.:attacco austriaco nel settore Vodi l . 7. - Difesa delle Lunette .............. ... ................. 8. - Difesa del tratto E ...................... ... .............

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L'attacco in fondo vaJle . .................. . 1. - [;azione della I 2a divisione Slesiana (sinistra Isonzo) 2. I..:attacco alle linee di Sclisce .............. . 3. - Sforzi per arginare l' irruz ione .................. . 4. - Destra Isonzo: attacco in fondo valle ( 12" divisione) cd alla costa Raunza (Alpcnkorps) . .................................... 5. - L.:attacco a costa Raunza ..... . ................... . 6. - La difesa di costa Duole . ................ . ... 7. - L.:attacco del la 12a divisione sulla destra Isonzo J.:azionc della brigala Foggia ............... 8. - (ì]i ultimi episodi sulla sinistra Isonzo .... .

Parte lii Gli effetti della sconfilla ................................. . I. - Effetti materiali dell'irruzione ................................. 2. - Cause della mancata previsione del rapido sfondamento della linea di avanzata ........... .. ............................ . 3. - Effetti morali del rnpido sfondamento delle prime linee

Parte IV Le conseguenze strategiche dello sfondamento .. I. Caporetlo e la minaccia dal Trentino ............. 2. - La manovra aggirnnte ....................... . ................. 3. La manovrn austro tedesca nell' ottobre I 9 I 7 4 . - Conclusione ............................. .

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La salvezza I. - li Comandante 2. - La truppa

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Allegato .......................

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Indici ......... .

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