L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2° GUERRA MONDIALE

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFIC I O S T OR I CO

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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2a GUERRA MONDIALE

ROMA 1982


PROPRIETA ' LETTERARIA Tutti i d iricti riserva ti. V ietata la riprodu7.ione anche parziale senza autorizzazione.

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UFFICIO STORICO SME - ROMA 1982

T ipografia · Regionale - Roma - 1982


Autore della presente rnottografia

è il generale Mario Monta.nat·i



PRESENTAZIONE

La prese11te monografia det'e essere considerata la premessa etile varie monografie relative alle campagne combattute dall'Esercito Italiano uel secondo conflitto mondiale, mouografie già pubblicate, o i11 corso di pubblicazione, da parte di questo Ufficio.

il volume, di facile lettura e di aget•ole consultazione nonostante l'aridità dell'argomento, è tuttat'ia molto utile anche come opera a sé stante, in quanto illustra in modo ampio e rigoroso le reali co11dizioni di efficienza dell'Esercito al momento della dichiarazione di guerra alla Francia ecl alla Gran Bretagna.

lL CAPO DELL'UFF ICIO STORICO



CAPITOLO PRIMO

LA SITUAZIONE MILITARE ITALIANA NEL 1939 I. -

LA

STRUTTURA DELL'ESERCITO.

Il 7 ottobre 1936 il gcn. Alberto Pariani, Sottocapo di S.M. dell'Esercito, succedeva al gen. Federico Baistrocchi nella duplice funzione di Sottosegretario di Stato per la Guerra e di Capo di S.M. dell'Esercito . Nei tre anni durante i quali tenne tali cariche, Pariani dette vita ad una profonda e discussa trasformazione organica. Convinto assertore dei vantaggi derivanti da operazioni belliche spiccatamente dinamiche, egli sostenne la necessità di orientarsi verso una guerra di rapido corso - si vedrà poi se ed in quale misura il princi pio abbia trovato applicazione nella concezion e strategica c nella dottrina d'impiego - e di conseguenza volle realizzare uno strumento operati vo adeguatamente leggero, m obile c potente. Probabilmente la revisione fu in certo modo provocata da un commento del mar. Badoglio circa la pesantezza {Iella divisione ternaria riscontrata durante la guerra d'Etiopia: « La nostra d ivisio ne ternaria - i di cui reggimenti avevano un battaglione milraglieri ciascuno - si è dimostrata troppo pesante. Pesanti poi i troppo complessi comandi. La divisione a due reggimemi meglio poteva r ispondere, se non vi fosse slata spropo rzione fra truppe, servi z i e co· mandi )) (r).

Perciò già da Sottocapo di S.M. Pariani aveva pensato alla realizzazione di un nuovo tipo di grande unità elementare. Ne aveva parlato con Baistrocchi, m a, trovato questi nettamente contrario alla proposta, lasciò per il momento cader la questione per poi riprenderla vivacemente non appena preposto al nuovo incarico: (r)

PI ETRO B i\ t)OGLIO,

21 3- 2I4·

La guerra d' Etiopia, Mondaclori, Milano,

1936,

pag.


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L'ESERCITO ITALI1\l'O ALLA VIGILIA DELLA 2" Gt:ERRr\ MONI)lALE

« Il loro ldelle g randi unità J alleggerimento, già consigliato dalla pratica esperienza della guerra etiopica, si impone anche per il fatto che ne consentirà il celere movimento qualora, per necessità di pronto impiego, derivanti da terre no e distanza, sia conveniente ricorrere a trcesporti moto-

rizzati» (2).

Certo molti fattori inducevano ad un rinnovamento: primi fra tutti, la consapevolezza che occorreva rimodernare l'esercito e l'adozione di nuove armi per la fa nteria. Esisteva, però, anche la convinzione che il numero delle divisioni fosse indicativo della forza di un esercito e proprio guesta idea determinò, dopo molti tentennamenti, Mussolini ad accettare la r iforma divisionale. Bisogna inoltre soggiungere che il. gen. Pari ani riteneva che l'Italia avesse ancora davanti a sé un congruo periodo di pace (3). Comunque, per passi successivi, il nuovo organico prese fisionomia sempre più netta. A parte i pochi elementi di esperienza derivanti dalla mobilitazione per l'esigenza Africa orientale delle divi sioni Assietta, Cosse1·ia e Metauro, si volle subito sperimentare nel corso delle manovre estive in Sicilia (1937) un tipo di bi11aria leggermente più forte, costitui to da : - Comando divisione; - due reggimenti di fanteria su tre battaglioni ed una compagnia di accompagnamento da 47/ 32; - un reggimento artiglieria pluricalibri su tre gruppi di due batterie; (2) Discorso ten uto il 15 mar?:o 1937 al Sen~to sul disegno di legge concernente lo stato di previsione della spesa del Ministero della Guerra per l'esercizio finanziario 1937- 38. (3) Secondo il gen. Carboni, Pariaui, nel sollecitarlo a scrivere un articolo che suonasse incoraggiamento alla sua riforma della divisione ternaria, davanti all'obiezione che un cambiame nto radicale e per giunta d i utilità dubbia costituisse un'imprudenza in un momenLo politico tanto incerto, avrebbe risposto: « Questo cambiameli/o, cm·o Carboni, è in sostanza un espcdieJJte per aprire in qutilclle modo la strada al rinnovamento dell'eserc-ito, che• anch'io, come Lei, giudico vecchio e superato. Quanto all'orizzonte politico non è mai j·tato così sicuro, diversamente io non farei la pazzia di cambiare in un momento di incertezza il telaio della divi.rione. Le di1·ò i11 segreto che Mussolini, al quale ho cl1iesto se potevo confidare, per quanto 1·iguarda la sua politica, in Wl periodo di pace abbastanza lungo per attuare e consolidare la trasformazione della divisione, mi ha t·isposto: "La politica che io faccio con la Germania assicura all'Europa almeno dieci anni ancora di pace" >>. GIACOMO CARBO~J, Memorie segrete, Parenti, firenze, 1955,

pag. 5-6.


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un battaglione mitraglieri su tre compagnie; due compagnie mortai da 81 su sei armi; una compagnia cannoni da 47/32 su otto pczz1; una batteria da 20 mm, su sei pezzi; - unità del genio; - unità dei servizi. Le esercitazioni sembrarono dare indicazioni pos1t1ve. In esse vennero presi · in considerazione tutti gli elementi connessi con l'impiego della grande unità in combattimento: concetto e modalità d'azione nell'offensiva, articolazione ed ampiezza del settore divisionale in avvicinamento ed in attacco, capacità di penetrazione, schieramento in difensiva, compiti delle artiglierie divisionali nell'attacco e nella difesa, dosamcnto del fuoco, organizzazione c funzionamento dei servizi, e l'organico speri mentale apparve rispondente, anche se probabilmente il quadro tattico di esercitazione tese non ad individuare i limiti bensì a mettere in rilievo le possibilità della divisione in esame, il che è ben differente. In definitiva, alla fine di luglio il Comando del Corpo di Stato Maggiore varò l'adozione della nuova grande unità (4) su queste basi: - Comando divisione; ___, due reggimenti di fanteria su tre battaglioni, Ciascuno provvisto di una compagnia d 'accompagnamento su tre cannom da 47/32 (totale sei compagnie); - un battaglione mortai d'assalto da 45 su tre compagnie; - un battaglione mortai da 81 su due com pagnie di sei armi; - tre compagnie cannoni controcarro da 47/32, ciascuna su tre pezzt; - un reggimento artiglieria su due gruppi .da 75/13 o 65/17 ed un gruppo da 75/27 o 75/ r8, ciascuno su tre batterie; una batteria da 20 m m su sei pezzi; - un posto aero logico; (4) F. 16270 data 29 luglio 1937 del Comando del Corpo di Stato M:~g­ giore, ufficio ordinamento e mobilitazione. E' tuuavia da rimarcare che l'adozione della binaria era già stata decisa, almeno nelle sue linee generali. tanto che fin dal mese precedente l'uff. ordinamento e mobilitazione aveva concretato gli studi affinché, a partire dal maggio 1938, la mobil itazione dell'esercito potesse essere effettuata con divisioni binarie (f. 13701 data 22 giugno 1937).


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 a GUERRA MONDIALE

- un battaglione misto del genio su una compagn1a artieri, una trasmettitori ed una fotoelettricisti; __,. unità dei servizi: una sezione di sanità, una sezione di sussistenza, una sezione di autocarrette ed un'autosezione leggera. Il battaglione mitraglieri era ·dunque stato tolto ed accentrato al livello di corpo d'armata, nelrambito di un reggimento mitraglieri motorizzato, in modo da poter all'occorrenza e solo a ragion veduta « trasformare la dit;isione da unità aggressiva in unità capace di azione difensiva>>. In sua vece era subentrato un battaglione mortai d'assalto per l'impiego a massa al momento finale dell'attacco. E se il primo provvedimento poteva essere considerato accettabile - concessa e non ammessa la funzionalità operativa della binaria - il secondo, cioè l'impiego di intere compagrùe mortai da 45, riunite o isolatamente, era tale da lasciare francamente perplessi a causa delle caratteristiche tecniche dell'arma. A questo punto P ariani volle sentire il pensiero dei comandanti di grande unità. Il 22 novembre 1937 espose la situazione a 65 generali designati d'armata, di corpo d'armata e di divisione, chiedendo il loro parere sull'argomento: «Il concetto della binaria - esordi Pariani - è nato in un primo tempo da una necessità: quella che, in contrasto con l'aumento dci mezzi assegnati alle divisioni, si possa giungere ad un alleggerimento delle divisioni stesse, con la semplificazione deile relative funzioni di comando perché la divisione ternaria è risultata troppo pesante, di difficile comando e di difficile impiego. Già durante la campagna etiopica sono state introdotte alla divisione di fanteria delle modifiche che hanno condotto veno la binaria. Scopo, quello d i alleggerire le unità per ottenere una semplificazione nelle funzioni di comando. Vennero creati dei reparti a forza ridotta, di potenza di fuoco varia, ai quali si cercò di conferire possibilità di manovra e. di urto. Oltre a questa necessità constatata sul campo d i battaglia, è venuta fuori la questione della copertura. Quas.i tutti i corpi d'armata incaricati della copertura ha nno sentito il bisogno di formarsi ' una riserva sottraendo il terzo reggimento a d ivisioni che lo hanno. Ma questa riserva non risulterà amalgamata perché costituita soltanto all'atto della mobilitazione. Perciò il problema da affrontare nuovamente sarà quello della d isponibilità per costituire sia le riserve parziali, sia quelle del Comando Supremo. Sempre in tema d i sviluppo eli teorie, appare anche la necessità di avere delle grandi unità facilmente trasportabili, per avere sempre possibilità d i manovra. Quindi necessità di spostare facilmente e rapidamente grandi unità da un punto ali 'altro del fronte. Tutto questo, però, è stato fatto nel concetto organico di alleggerire e semplificare il funzionamento della divisione. Man mano che si avanzava in questo concetto, si è visto che passando dalla ternaria alla binaria, sj finiva col togliere alla divisione una funzione


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di manovra c, perciò, si è giunti alla conclusione che per la divisione binaria si deve pensare che la divisione perde la sua capacità di manovra per trasformarsi in colonna d'urto e eli pene(razione lasciando la manovra come funzione speciFica del corpo d'armata. Quindi manovra per colpi di divisione e non da parte della divisione. In qualche caso speciale accadrà ancora che qualche divisione dovrà fare atti di manovra per circostanze speciali, ma questa rimarrà sempre una eccezione, perché la vera manovra spetterà, d'ora in poi, al corpo d'armata c ancora più all'armata. Per dare a questa piccola divisione (divisione binaria) la necessaria potenza d 'urto e di penetrazione, non potrà servire l'attuale ì 0 battaglione (mitraglieri) che ha funzione difensiva, ma si pensa g ià ad un battagl ione più rispondente ai requisiti di urto e di penetra~ion e, fornito di mortai d'assalto, da 8 t, ecc. (5). Tn modo che, quando la divisione dovrà andare all'attacco possa disporre di numerose armi, c quando le artiglierie non possono più spostare il proprio tiro i reparti debbano poter contare soltanto sul proprio fuoco. Sooo in corso, a questo propositO, imporranti esperimenti. n corpo d'armata poi avrà fra le truppe suppletivt: altri elementi, in modo da poter formare un reggimento operativo, costituito di fanri o cc.nn., un reggimen to di mitraglieri per aumenta re la potenza difensiva quando un corpo d 'armata intenda assumere quesro particolare atteggiamento a favore di altri settori nei quali debba svolgersi l'offensiva. Sopra questa questione, che coinvolge quella delle arLiglierie, debbo far rilevare che, nella divisione binaria, mentre la fanteria si riduce di un terzo rispetto alla Lcrnaria, l'artiglieria si riduce invece di un quarto. Sicché, con l'adozione della binaria si avrà, in sostanza, una quaternaria snodata in due parti in modo che, quando si dovrà compiere uno sforzo decisivo, ci sarà sempre u11a divisione desti nata a scavalcarne un'altra: cd in questo caso avverrà anche che una divisione destinata ad agire in un determinato senore, potrà contare sull'impiego, ohrc che della sua artiglieria, di quella della divisione destinala a scavalcarla. Quindi maggiore potenza di fuoco che consentirà una maggiore facilità di scavalcamemo ed alle artiglierie della seconda divisione di poter concorrere ad appoggiare efficacemente l'azione delle fanterie. Oltre a (jUt:sto vantaggio, dirò così tattico, ne av remo un altro anche;:: quello dovuto alla motorizzazione dei servizi reggimenta li e d ivisionali che consenLirà di portare indietro una gran parte dei servizi, perché la motoriz.z.azione non deve rappresentare soltamo una semplificazione, ma una diminuzione di peso ed il conseguimento di una maggiore autonomia della G.U .. Possiamo difatti diminuire il carreggio e quindi diminuire la profondità dei reparti. Avremo quindi: un aumento di fuoco verso l'avanti ed un aumento di addensamento dei servizi verso l'indietro. Perciò la nuQva divisione invece di chìamarsi così, potrebbe anche chiamarsi " brigata mista ". Ma la questione del nome non deve essere

(5) La sostituzione del battaglione mitraglieri con un battaglione morrai d'assalto decisa dal Comando del Corpo di S.M. non aveva ancora avuto attuazione nelle unità.


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quella che deve farci trattenere. Oggi, tutti determinano la forza di uo paese dal numero delle divisioni che esso è in grado di mobilitare; è quindj una questione di moneta corrente, è una questione morale per la quale è bene parla re di divisioni in luogo di "brigate miste". fn og ni modo, come sintesi a q uesta premessa, dirò che ognuno sarà interpellato per dare il proprio parere ( . ..) » (6).

Si è già detto che sull'adozione della binaria Pariani non aveva alcun dubbio. Tutto il lungo preambolo era molto significativo ed a meno che la massa dei presenti non fosse insorta con tro l'ordinamento in discussione - cosa assai difficile perché molti avevano già espresso il proprio par ere favorevole nel corso della sperirnentazione e degli studi - chiaramente sarebbero state accettate solo proposte di modifiche di lieve entità : troppo pesante era l'autorità che Pariani rivestiva come Sottosegretario per la Guerra c come Capo di S.M .. T uttavia alcune: sue affermazioni ex cathedt·a erano am piamente opinabili, quali la pesantezza e la d ifficoltà di comando della tcrnaria, la forza d'urto c di penctrazione e la facilità di trasporto della binaria. Aggiungasi la troppo generica indicazione della disponibilità di supporti operativi c logistici di corpo d'armata. E ' difficile sostenere che la discussione che ne seguì sia stata molto esauriente. Inoltre occorre rilevare che le poche decise obiezioni vennero, tutto sommato, lasciate cadere senza convincente replica da parte di Pariani: - gen. Rovere: cc To confesso che rima ngo favorevole alla ternaria, perché preferisco veder manovrare una divisione che un corpo d'armata, dai punto di vista dell'economia delle forze. A meno che non si:1 assolutamente provato che la ma novra svolta con Lre btg. non sia sufficiente o che occorra proprio passare alla m anovra a colpi di brigare miste e cioè di binarie. Se, verso la fine del combattimento, si debbono attendere delle riserve dal corpo d 'armata, che cosa può attendersi? Non si farà che dare una tregua all'avversario, che può modificare lo schieramento delle artiglierie c provocare l'afflusso de lle sue riserve. Accad rà che, ment re con la re rnaria si potrà ma ndorc a fondo un'azione, con la binaria bisognerà aspeuarc l' indomani. E avremo impie~ati sci btg. in luogo di nove. E, quindi, lo scopo di arrivare alla disponibilità di un maggior numero di grandi unità non è raggiunto perché nel frattempo avrem o speso un gran numero di btg. e d i gruppi ( . ..) >> : - gen. T rezzani: « M i sembra che fi nora stia mo paragona ndo due cose che non sono paragonabilj, Si paragona con la ternaria qualche cosa che non ne ha né la costituzione, né i compiti, né la forza. Con quolche cosa che di divisione ha solo il nome, per pot.cr giocare nei contrasti inter-

(6) S.Yf.E. - UFF. STORICO, L'esercito italiano tra la mondiale, Roma, 1954, pag. 240 e seg.

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LA SITUAZIONE MILITARE ITALIANA NEl.

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nazionali dove la moneta corrente è la divisione. Bisogna paragonare la ternaria con il corpo d'armata formato su due divisioni binarie. Viste le funz ion i dell 'uno vediamo q uelle delle altre. Da una parte ci troviamo con nove btg . e dall'altra con dodici. Da una parte quattro grup pi, dall'altra sci. Qu indi, in fatto di mezzi, non v·~ una decisa superiorid da parte del corpo d'armata rispeuo alla ternaria ( ...) )) ; - gen. Negri : « Parere favorevole alla ternaria, per le ragioni già decte dai generali Rovere e Trczz:tnì. ~on vedo nemmeno la ragione per la quale nella binaria le compagnie del btg. mitraglieri de,·ono essere ridotte a due (...). L1 binaria non avrà mai quanto occorre per questo [ sicurezza di scavalcamenw elci btg. in primo scaglione J e se si dovr3 fidare su altre divisio ni, il successo potrà. essere compromesso (...). Per esperie nza personale dico che anche in A .O. la binaria non è mai stata impiegata, perché anche all'Amba Aradam ed a Mai Ceu i J·inforzi sono stati tali e rami da rendere la binaria più force di una tcrnaria >> ; - gen. Nicolosi: « Rcsro favorevole alla ternaria per una ragione non di misoneismo, ma eli semplicismo. Io penso che sarà pitl facile avere 30 buoni divisionari che 45 e 30 stati maggiori in luogo el i 45 ( . ..) »; - gen. GniSsi : << D 'accordo coi generali Rovere e Trezzan i, sono contrario alla binaria (.. .). Lo scavalcamento fatto prima eli avere raggiunto il successo, demoralizza guelli che scavalcano. In ogni modo non è avvenimento che può incoraggiare chi deve andare avanti. Il fatto di dover compiere una impresa che ad altri non è riuscita, non solleva il morale della truppa. Si ha poi un bel dire che la binaria non dovr~1 più manovrare. Ma io vorrei sapere guanti sono i divisionari qui presenti che non si vorrebbero tenere una riserva per manovra re o, almeno, un semplice rincalzo ( . ..) >>.

La guerra contro la Grecia si incaricherà di dare una drammatica, sanguinosa e mortificante risposta sulla validità della binaria, sia nel campo organico sia in quello dell'impiego. Comtmquc, ulteriori studi nel corso del 1938 portarono a sta bi l ire per la fanteria le seguen ti modifiche : - due reggi menti di fanteria su tre battaglioni, una compagnia mortai da 8r ed una compagnia cannoni d'accompagnamento da 47/ 32; un battaglione mortai su due compagnie da 8r ed una una compagnia cannoni controcarri da 47/32. Per l'artiglieria, il reggimento venne definito su un gruppo da roo/r7, uno da 75/27 ed uno da 75/ 13. Var.ianclo opportunamente il tipo di artiglieria ed il mezzo di trasporto si potevano avere un ordinamento da montagna, con due gruppi someggiati ed uno motorizzato, cd uno 1zormale, con due gruppi motoriz,zati ed il terzo someggiato. Lo stesso dicasi per i pochi organi dei servizi . Vale


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la pena di fare lm raffronto a livello divisione e reggimento c1rca l'armamento previsto dai due organici, il vecchio ed il nuovo (vds. specchi pagine seguenti). Se per il reggimento si poteva ravvisare un certo incremento dì fuoco, a prescindere dalla poco felice riuscita dei fucili mitragliatori e dei mortai da 45, innegabilmente la binaria presentava un progresso soltanto nel campo dei mortai e l'affermazione che invece la fanteria ne usciva avvantaggiata perché il fuoco disponibile adesso veniva erogato a favore ·di due reggim enti anziché tre non sembra argomentazione molto valida. La trasformazione della grande unità elementare non poteva poi ignorare gli ambienti naturale c d'impiego nei quali essa avrebbe dovuto operare, il che portò alla costituzione della divisione alpina (analoga a quella di fanteria, ma ovviamente interamente someggiata), della divisione celere (7), della divisione motorizzata (8) e della divisione corazzata (9). La riforma venne trattata anche al Senato in sede di discussione del bilancio e vi trovò aperta opposizione da parte del gen. Ottavio Zoppi, che il 29 m arzo - presente Pariani - confutò l'asserita pesantezza dell a ternaria e le presunte forze di penetrazione e manovrabilità della binaria, osservando, tra l'altro : « Dimodoché quello che rutti prevedono è questo: poiché lo sforzo che si può ottenere tatticamente con una divisione ternaria non lo si potrà più ottenere con una divisione binaria, bisognerà aJ un certo punto portare avanti alrre divisioni, destinate a scavalcare o ad unirsi alla divisione già in prima linea: e compiere così un'operazione ranica che è molto delicata, specie se si tiene presente l'aviazione (della quale troppo poco forse si parla quando si d iscute della guerra terrestre). Dunque il bisogno eli aumentare il numero delle divisioni di fanteri~t, per supplire alla mi11ore capacità di penetrazione della nuova di visione binaria, porterà con sé nuove organ izzazioni, nuovi generali, nuovi vice comandami, nuovi stati maggiori. ecc. e tutto un lavoro che richiederà atti-

(7) La divisione celere aveva compiti di esplorazione strategica, avanguardia generale, sfruttamento del successo, azioni aggiranti a largo raggio. Formazione : due reggimenti cavalleria, un reggirnento bersagl ieri, un gruppo squadroni carri, un regg imento artiglieria, una compagnia genio, servizi. (8) Da impiegare quale riserva d'armata o del Comando Supremo per manovra a largo raggio e per azioni a gra nde distanza. Formazione: due reggimenti fanteria, un reggimento bersaglieri, un battaglione mitraglieri, un reggimento artiglieria, un ~attaglionc genio c servizi. (9) Da impiegare a massa quale mezzo di manovra o di rottura. formazione: un reggimento carri, un reggimento bersaglieri, un reggimento artiglieria, una compagnia genio e servizi.


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vità c tempo che sarebbero, a mio giudizio, pil! utilmente spesi m altri settori della nostra organizzazione (.. .) ».

Ma ormai la decisione era presa, nonostante il parere contrario del mar. Badoglio, che peraltro non assunse posizione con una energia proporzionata alla convinzione dell'errore ordinativo che si stava commettendo. Mussolini, dal canto suo, dopo un assai scarso entusiasmo per la novità, finì per accettare il punto di vista di Pariani, il quale trovò un ulteriore appoggio nella sperimentazione fatta in Spagna, verso la fine della guerra, di una divisione, la Litton'o, impostata appunto secondo il modulo binario e seguita con particolare attenzione dal gcn. Gastone Gambara. Un ufficiale del Comando Corpo di S.M. fu inviato nella penisola iberica dal 27 dicembre 1938 aJ 7 gennaio 1939 -per un collegamento diretto con il Corpo Truppe Volontarie e nel rapporto del 14 gennaio Pariani illustrò a Musso]ini la relazione presentata dall'ufficiale in questione « nella quale ( ... ) è messo in euide11za il brilla11te collaudo bellico della diviSione nuouo tipo » (ro) nelle operazioni in corso in Catalogna, in un ambiente trarotto, privo o quasi di una vera e propria rete di comunicazioni. Secondo quanto riferito « il gen. Gambara era entusiasta di questo tipo di G.U. che si è dimostrato strumento molto idoneo alla guerra di movimento » e proponeva alcuni perfezionamenti, invero piuttosto radicali. I circa 500 automezzi della divisione costituivano un notevole ingombro, appesantivano la G.U. e ne rallentavano il movimento, specialmente nei terreni nei quali facevano difetto le strade; non solo ma interessando, detti automezzi, .la vita dei reparti si creava un pericoloso addensamento a ridosso delle unità. Conseguentemente il comandante del C.T.V. proponeva la totale soppressione di tutti gli autocarri, ad eccezione di quelli occorrenti ai gruppi motorizzati di artiglieria, ed il ricorso, in loro vece, a salmerie. Quanto ai servizi divisionali, era stata stimata conveniente la loro riduzione alla sola sezione sanità ed a quella di sussistenza: tutto il resto doveva essere accentrato a livello di corpo d'armata, che appariva in grado di provvedere in via più economica alla manovra dei mezzi ed alle esigenze delle divisioni, in relazione alle particolari situazioni ed alla rete di comunicazioni a disposizione. A prescindere dall'estrema discutibilità di talune concezioni nel campo logistico (10) Promemoria n. 1320 data 13 gennaio 1939 del Sottosegretario per la Guerra.


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in generale e della motorizzazione in particolare, sembra inutile sottolineare quanto poco appaia convincente, indipendentemente dai risultati tattici conseguiti, l"esperimento condotto con una sola divisione in un quadro operativo di caratteristiche alquanto anomale (rr). Naturalmente l'aumento del 11umero delle divisioni comportò una revisione dell'inquadramento dell'intero esercito (12), in funzione della situazione militare prospettata da Pariani: atteggiamento staticamente difensivo in corrispondenza della profonda fascia montana delle Alpi occidentali; maggiori possibilità di prospettive alla frontiera con la Germania, ove si poteva contemplare una robusta difesa del confine con predisposizioni per una manovra controffensiva nell'immediato retroterra oppure cons iderare una rapida offensiva dal Tarvisiano; orientamento offensivo verso la Jugoslavia, ma nel contempo studio di una sistemazione difensiva atta ad impegnare su quella frontiera poche forze a profitto di altri settori ; varie ipotesi sul teatro Mediterraneo, ognuna delle quali comportante <c operazioni offensive rapide e vigorose »; possibilità di iniziative dall'Impero contro le Somalie francese e britannica ed il Sudan. In sintesi, scriveva Pariani: " U campo d'azione d"Imlia ha assunto grande vasrirà ed aeronavale importanza. Per fa r fronte alla situazione dobbiamo essere in grado d i chiudere i settori operativi che desideriamo statici per volgere il massimo del nostro sforzo nei settori d inamici. I settori dinamici vanno scelti, indipendentemente da considerazioni politiche, in modo da poter arrecare colpi mortali il più rapidamente possibile » ( 13).

Da queste considerazioni derivavano la necessità di disporre di un·organizzazione difensiva permanente in corrispondenza delle zone di maggior facilitazi one, affidata alla guardia alla frontiera ( 11) Il 27 gennaio •939 il gen. Ubaldo Soddu, Sottocapo di S.M. per le operazioni, diramava la eire. 18oo (allegato r), con la quale riferiva alcune constatazioni fatte in Spag na, affinché si potesse <(con profonda fiducia '' perseverare nell'assimilaz ione ed applicazione elci concetti ta ttici connessi con la trasformazio ne organica. Considera ndo i cinque punti della circolare non è possibile evitare un riferimento mentale agli avvenimenti della guerra di Grecia: il disagio che ne scaturisce è forte, molto forte. (12) In allegato 2 la situazione al r 0 settembre 1937, quale segnalara a Mussolini da Paria ni il 19 settembre, a rapporto. (13) Promemoria per Mussolini data 14 luglio 1938, rintracciato solo in una copia con numerose correzioni a penna presumibilmente dello stesso Paria n i.


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L'ESERCITO IT:ILJAr-:'0 :\LI.A VIG I LIA DELLA 2 4 GUERRtl MONDli\l.E

e sostenuta da grandi unità di pronto intervento, nonché di costi-

tuire un'armata di immediato impiego nella pianura padana; la convenienza di prevedere il celere approntamento di grandi unità per la difesa delle isole e dell'Albania c la formazione di grandi uni tà di costituzione successiva; la opportunità, infine, di attrezzare la Libia a base offensiva. Un primo schema di riordinamento fu predisposto nel tardo autunno 1938 e poi confermato, salvo poche varianti, alla fine di quello stesso anno unitamente ad altri provvedimenti collaterali. ll cosiddetto ordinamento Pariaui, fondato su un bilancio di circa 6.7o6 milioni, con una forza bilanciata di 300.590 uomini per una ferma di r8 mesi, si basò dunque su: - 5 Comandi d'armata, uno in più rispetto all'ordinamento del 1934, per la nuova armata del Po (r4); - 17 Comandi di corpo d'armata (4 in più), dei quali quindici in Italia e due in Libia; r Comando di corpo d'armata corazzato (ex uovo); I Comando di corpo d'armata celere (ex 12ouo); - r Comando superiore truppe alpine, equivalente ad un Comando di corpo d'armata; - sr divisioni di fanteria (20 in più), di cui 22 normali, 14 da montagna e 15 autotrasportabili; 2 divisioni motorizzate (ex uovo); 2 divisioni corazzate (ex uot;o); - 3 divisioni celeri; - 5 divisioni alpine (una in più). ( 14) L'ordinamemo dell'armata del Po si discostava da quelJo delle altre armate, sia per qualità di divisioni sia per enLità complessiva. Si costiruì io data 11 novembre 1938, come grande unità di immediato impiego su: - un corpo d'armata celere, comprendente le tre divisioni celeri: Eugenio di Savoia, Emanuele Filiberto Testa di Ferro e Principe Amedeo duca d'Aosta. ln guerra però una delle divisioni celeri era sostituita da una divisione motorizzata; , - un corpo d"armata corazzato, costituiLo dalle D.rnot. Trento c Po (poi Trieste) e dalle D.cor. 1" (poi 131", poi Centauw) e 2a (poi 132~, poi Ariete). Le D.mot. avevano un ordinamento ternario: due reggimenti fanteria su due battaglioni cd un .reggimento bersaglieri; quelle corazzate erano su un reggimento carristi ed uno bersaglieri; - un corpo d'armata autotrasportabile, su tre divisioni autotrasportabili: la Pasubio, la Piave e la Torino.


LA . SJTUt\Z IOXE MI LITARE IT.-\U .-\KA NEL

1939

2 1

Da rilevare che nei primi mesi del r939 la divisione di fanteria Parma ricevette ordine, poi abrogato, di trasformarsi in divisione

mitraglieri, su due reggimenti mitraglieri. Inoltre, due divisioni autotrasportabili (Arezzo e Ferrara) dovevano essere predisposte organicamente anche per l'aviotrasporto. li provvedimento traeva origine da un esperimento compiuto in Libia e contemplava l'articolazione della grande unità in due scagl ioni, uno aviotrasportato rappresentante il nucleo fondamentale ed uno autotrasportato, comprendente anche le truppe suppletive ed i servizi, des tinato a rendere la divisione << impiegabile come D.f. normale ». Evidentemente l'impiego di tali divisioni era ancora al primo gradino dello studio. 11 14 gennaio 1939 Pariani presentò a Mussolini una relazione sulla situazione dell'esercito al 31 dicembre r938 e sul programma per il I939· La relazione era di visa in sei parti: sistemazione delle frontiere, ord inamento c mobilitazione, ar mi e munizioni (depositi c possibilità produ ttive), motorizzazione (allestimenti c possibilità di produzione), servizi (genio, sanitario, commiss ariato, chimico) ed addestramento- morale. Sulla q ucstione delle frontiere - argomento che Pariani avrebbe ripreso qualche mese dopo in sede di Consiglio dell 'Esercito - furono fornite indicazioni, suffragare da dati indubbiamente esatti ma non utili ad una sintetica e ch iara visione per chi ascoltava, sul grado generale di app rontamento raggiunto, cosicché il qu adro non riuscì ad avere l'incisività che sarebbe stata auspicabile. In tema di ordinamento era data in corso d'attu azione la programmata trasformazione delle divisioni di fanteria: cc Com plessivamente il programma porra ad averne 51 delle qual i: ' 3 da montag na, 15 autot rasportabili c 2.~ normal i. La trasformazio ne avve rrà gradualmente in modo da non a vere crisi in caso d i mobilitazione. S i procederà cioè per gruppi di 3- 4 divis ioni, 1100 rassando da un gruppo a quello successiYo se non q uando la mobilitazione del primo sia garantita. Entro il 1939 si ritiene di porer a ttuare l'intera t rasfor mazio ne, il che porte rebbe alla possibilit;Ì nella prima ve ra del 1940 d i mobilitare sia pure con q ualche manchevolezza 5t divisioni d i fantcri:l più le 12 speciali (celeri, alpine, moto rizzate, corazzate) » ( 15).

(1 5) Relazione presentata da Pariani a Mussolini al ra pporto del 14 gennaio 1939-


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L.ESERCITO JT,\LJi\NO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MON OI ,\LE

Per le artiglierie, indipendentemente dai reggimenti divisionali (calibri 75 e roo), il programma riguardava: - r6 reggimenti di artiglieria di corpo d'armata che, al momento armati con bocche da fuoco antiquate da 149 (gittata 9 km) e 105 (gittata ro km), dovevano essere sostituiti negli anni 1940-41 con il moderno 149/19 (gittata r4 km) consentendo di procedere, in caso di mobilitazione, allo sdoppiamento dei reggimenti stessi, ognuno dei quali avrebbe costituito un reggimento di controbatteria (149/ r9 e ros) ed uno suppletivo (vecchio 149 e 75); - 5 reggimenti di artiglieria di armata, i cui attuali vecchi 210 e 149{35 sarebbero stati sostituiti negli stessi anni 1940- 4r con nuovo materiale da 210/ 22 (proietto 100 kg, gittata rs.8oo m) e 149{40 (gittata 2r.8oo m); 1 reggimento dei grossi calibri residuati di guerra. ln merito al reclutamento dei quadri di complemento, erano m (unzione : 18 scuole per A.U.C. e 6 per A.S. di fanteria 2 scuole per A.U.C. e 2 per A.S. di cavalleria 8 scuole per A.U.C. e 3 per A .S. di artiglieria I scuola per A.U.C. e I per A.S. del genio r scuola per A.U.C. e r per A.S. automobilisti r scuola per A.U.C. e r per A.S. per unità chimiche 1 scuola per A.U.C. e r per A.S. di sanità che, nel r938, avevano licenziato r4.ooo ufficiali di complemento e 6.ooo sottufficiali. In tema di mobilitazione il programma 1939 dava per conseguibile per il 30 aprile la mobilitabilità di 21 Comandi di corpo d'armata e 51 divisioni di vario tipo, oltre a 6 reggimenti di cavalleria e 4 di bersaglieri, 28 battaglioni alpini « valle » e 72 battaglioni di camicie nere, buona parte dei quali con sensibili deficienze di materiali. Quanto ai materiali ed alle scorte, i dati erano numerosi e precisi ma non espressi in termini di un traguardo ordinativo da raggiungere ed in conseguenti deficienze ed esuberanze, pertanto rimanevano numeri senza elementi di confro~to . Affermare, per esempio, che si erano potuti ottenere, nonostante cessioni varie. i seguenti aumenti nelle dotazioni automezzi: da 3785 a 6487 autocarri leggeri autocarri pesanti da 4033 a s887 autocarrettc . . da 1219 a 2332 autocarri special i da 1796 a 292r


LA SITUAZIONE

~ULITARE

ITALI:\Nt\

NEL

1939

e che era previsto l'al lestimento di 450 autocarri leggeri, 840 pesanti e 220 speciali entro la primavera del 1940, tutto ciò costituiva informazione incompleta se non rapportata alle necessità organiche delle divisioni e delle Intendenze, se non conforta ta dall'entità di produzione delle parti di ricambio, se non completata dalla percentuale di mezzi normalmente inefficienti per difetto di parti di ricambio o di officine o di personale specializzato. Anche ammettendo che talune precisazioni siano state date verbalmente, rimane la sgradevole sensazione che si prova leggendo dati non collocati nel giusto modo. L'8 maggio Pariani fece il punto al Consiglio dell'Esercito. presente Mussolini. Precisò di non aver voluto, a causa della situazione politica, attuare la nota trasformazione in una sola ripresa che avrebbe messo in crisi tutto l'esercito contemporaneamente e di aver invece operato per blocchi in successione di tempi: prima i corpi d'arm ata della frontiera occidentale, poi quelli in cui i provvedimenti presentavano minori difficoltà, quindi i corpi nei quali invece le difficoltà si profilavano maggiori ed infine i rimanenti. Quanto alla mobilitazione ed ai piani operativi, si era avuto cura di salvaguardare le necessità della prima facendo precedere le relative predisposizioni alla trasformazione organica e l'aderenza dei secondi alla nuova struttura delle grandi unità curandone il pronto adattamento. Delineò anche la formazione del corpo d'annata normale: un nwnero vario di divisioni di fanteria, un reggimento mitraglieri, un gruppo di battaglioni di camicie nere (3 - 4 battaglioni), un reggimento d'artiglieria di controbatteria ed uno di artigl ierie suppletive, un battaglione misto genio, unità dei servizi e, eventualmente, un reggimento bersaglieri ef o di cavalleria. Naturalmente, Pariani esaltò la nuova grande unità elementare : essa aveva - affermò - una percentuale di assaltatori del 34% nei confronti del 25 "' o precedente e, nel campo logistico, una profondità pari press'a poco alla metà (r4 km invece di 28) della vecchia ternaria. E soggi unse altresì che entro i] prossimo maggio sarebbe stata ultimata formalmente la trasformazione organica, non solo con l'ordinamento di pace ma co.n. perfetta rispondenza alle norme di mobilitazione, riassumentesi nella costituzione di due nuovi Comandi di corpo d'armata, nella trasformazione di 35 divisioni vecchio tipo, nella costituzione di r6 nuove divisioni, nella costituzione di tre nuovi reggimenti di fanteria (25°, 64o e 72''), nei trasferimenti integrali di due reg1:,rimenti di fanteria (1" e 56") nei 1


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t.'l::sERCITO IT,\U:INO Al..t.A VIGILIA DELLA 2" Gt;ERRA MONDIALE

·---

trasferimenti di 23 bandiere di reggimenti di fanteria. Disse pure un'altra cosa: che era intendimento di Mussolini di mobilitare anche cinque divisioni di camicie nere. In tal modo la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) si vedeva affermata definitivamente quale quarta forza armata in guerra, oltre che in pace; affermaz ione destinata però ad aver vita breve . Anche nell'ambito delle varie armi e specialità era stata affrontata una revisione organica: a) per la fanteria divisionale (3 reggimenti granatieri, 100 di fanteria e 4 di fanteria motorizzata) era in approntamento la compagnia reggimentale da 47/ 32, scindibile in sezioni da assegnare ai singoli battaglioni, in luogo della batteria da 65 / ~7; era stata data al reggimento una compagnia mortai da 8r su sei armi; la compagnia mitraglieri del battaglione (12 mitragliatrici) si era trasformata in compagnia armi di accompagnamento con 8 mitragli atrici e r8 mortai da 45; la squadra fucilieri era passata da 15 uomini con un ft1cile mitragliatore a 18 uomini con due fucili mitragliatori; b) Ja fanteria carrista era ordinata su due blocchi : uno inquadrato nelle divisioni corazzate (3 reggimenti) ed uno (altri 3 reggimenti) costituito dai battaglioni carri destinati ad operare alle dipendenze dei comandi di armata e di corpo d 'armata; c) i bersaglieri (r2 reggimenti), in rapporto all'esperienza tatta in occasione dell 'occupazione dell'Albania, dovevano ricevere un incremento di reparti motociclisti nei confron<i di quelli ciclisti; d) la cavalleria (J2 reggimenti) aveva subito la sostituzione degli squadroni carri veloci, ordinati in gruppi divisionali, talché ogni reggin1ento era adesso costituito da quattro squadroni a cavallo ed uno squadrone mitraglieri;

e) l'artiglieria era composta dai seguenti reggimenti: 5 d'armata (5 in meno rispetto al precedente ordinamento), 17 di corpo d'armata (5 in più, ma 2 ancora da costituire), 5 controaerei, 51 per divisione di fanteria (20 in più, ma 14 ancora da costituire), 2 per divisione motorizzata (ex nofiO), 2 per divisione corazzata (ex novo), 3 per divisione celere, 5 per divisione alpina (uno in più). In particolare i reggimenti artiglieria di corpo d'armata erano di due upi: uno di « controbatteria » su tre gruppi da 149 f 19 e tre da 105/ 28, ed uno di (< artiglicrie"suppletive » su due gruppi da 149/ 12 e due da IOO/ I7;


LA SITUAZIONE MILITARE ITALIANA :-fél.

1939

f) per il genio era valso il criterio di accentrare a livello annata e Comando Supremo determinate specialità di impiego a carattere non strettamente continuativo : 2 reggimenti m inatori , 2 pontieri ed r ferrovieri, mettendo allo studio la divisione degli altri 16 reggimenti (4 in più) in due specialità, collegamenti c artieripontieri- minatori; g) il servizio chimico era stato riordinato interamente. Ol tre al reggimento chimico, su un battaglione misto ed un battaglione chimico, esistevano 13 compagnie ch imiche di corpo d'armata ed un plotone per ciascuno dei seguenti enti: divisioni alpine, divisioni motori zzate, truppe dell'Egeo, truppe di Zara e truppe dell'Elba. E' bene tuttavia precisare che la costituzione dei plotoni chimici restò sulla carta per molte grandi unità; Il) per i servizi era stato deciso l'alleggerimento dell'organizzazione logistica divisionale c l'accentramento dell'organi zzazione stessa al corpo d'armata, che disponeva anche di un ce ntro automobilistico. Particolare menzione richiedeva quanto attuato a favore della guardia alla frontiera. A parte il riordino delle dipendenze nell'ambito della copertura, era stata conferita ai settori di copertura una fisionomia decisamente autonoma, estendendone Ja giurisdizione, fino a quel momento circoscritta a fa nteria c gen io, anche alle batterie cc sempre pronte ». Tn lì ne erano stati costi tuiti 20 depositi settoriali con funzioni simili a quelle dei centri di mobilitazione alpini. Del pari , era stata completamente riveduta l'organizzazione territoriale, preponendo ad essa il Sottocapo dì S.M . per la difesa del territorio c basandola su : - 13 Comandi di difesa territoria1e e 28 Comandi di zona militare, col compito di provvedere alle prcdisposizioni relative alla D.T. in pace, ovviamente esclusa la fasc ia di frontiera , ed all'attuazione della difesa stessa in guerra (eccezion fatta per il territorio dichiarato zona di operazioni) nonché a tutto ciò che atteneva a misure di reclutamento e mobilitazione non rientranti nella competenza dei Comandi di corpo d'armata e di di visione nella cui giurisdizione avevano sede; - 5 Comandi di gruppo di milizia controaerea, col compito di provvedere alla difesa del Paese da attacchi aerei con armi di superficie, in concorso con 5 reggi menti di artiglieria controacrea dell'esercito. La dipendenza riguardava solo addestramento, im-


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t.'t:::SERCITO ITAt.It\:-10 1\ LU , VI G I LIA D ELLA 2 ° Gt;ERRI\ MONDIALE

piego e r ifornimento materiali; per tutto il resto (reclutamento, disciplina, amm inistrazione e mobilitazione) le legioni costituenti i gruppi dipendevano dal Comando Generale della M.V.S.N. ; ,- il Comitato interministcriale per la protezione antiaerea; -

l'Unione naz ionale protezione antiaerea (UNP A).

Il panoram a tracciato da Pariani presentava n umerosi elementi sulla struttura dell'esercito e sul suo potcnziamento, tuttavia non giungeva a conclusioni esplicite. Chi m anifestò il proprio pensiero senza perifrasi fu proprio Mussolini in apertura di seduta, e precisamente nel campo delle artiglierie : cc E' un problema che no11 mi fa dorm ire>> e dei q uadri : « La massa degli ufficiali in feriori di complemento è scadente.. . Gli uffìcialt' di complemento da maggiore in su no11 sono all'altezza)) . Su questi due punti si ritornerà in seguito ed a lungo, ma q uel che interessa per il momento sottolineare è che a distanza di venti giorni - poco dopo la firm a del Patto d'Acciaio - egl i abbia ripetuto a Badoglio quanto aveva scritto a Hitler : cc L' Italia ha bisogno di M J periodo di preparazione che può andare a tutto il 1942 )). La situazione militare italiana del 1939 era criticata nell'ambito delle forze armate . Anche se nelle p ubblicazioni di carattere militare certe prese di posizione non erano ben viste, pure ad alto livello venivano mosse osservazioni centrate e dure. Checché si dicesse ufficialmente, era chiaro che l'esercito, per .la sua complessiva efficie nza e per le sue possibilità di mobilitazione, non risultava adeguato alle esigenze imposte dalla politica estera fascista in campo internazionale. Era stato dichiarato più volte, giustamente, che l 'Italia è un'isola in pieno Mediterraneo, che i suoi interessi sono fondamentalmente mediterranei, volti all'espansione sulle sponde del Medio Oriente ed africane. Perciò, come struttura generale, l'Italia doveva avere una fortissima marina, bene adatta all a lotta entro il Mediterraneo ed anche fuori delle sue porte ; una fortissima aviazione, speci alm ente atta ad agire sul mare; un esercito, infi ne, sempre pronto, co me intel aiatura di base, ed idoneo a difendere il breve confi ne alpino, a dife ndere la vulnerabile Libia, a costi tuire corpi di spedizione per esigenze di natura europea o per realizzare le nostre ambizioni medite rranee. Indirizzo che l'alleanza con la Germania poteva suffragare, in quanto al Reich occorreva soprattutto un alleato capace di sosten ere la lotta offensiva e dife nsiva nel Med iterraneo, impegnando ivi parte notevole delle forze avversarie senza alcun pericolo di lasciarsi sopraffare. Poteva dun-


Lr\

SITUAZIONE

~lfLITARE

ITALIANA :-rEL

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que bastare all'Italia un esercito relativamente piccolo ma assai solido, molto ben inquadrato, molto ben armato per l'offensiva, pronto ad entrare rapidamente in combattimento in stretta cooperazione con la marina e l'aeronautica. Un esercito da poter completare in brevissimo tempo c perciò capace di immediata offensiva, alle cui spal le però doveva trovarsi. un Paese in grado di alimentarlo continuamente non solo con personale già addestrato, ma anche con armi, mezzi e materiali di ogni sorta. Sotto un certo profilo l'esercito di Pariaoi rispondeva a queste esigenze, perché volendo mobilitare soltanto una settantina di divisioni già esistenti in tempo di pace sembrava abbandonato il criterio di costituire ex nova grandi unità di seconda e terza serie. Però questa settantina di divisioni non rispondeva affatto alle condizioni di solidità, inquadramento, perfezione di materiale richieste da uno strumento bellico incaricato di realizzare una guerra di rapido corso: l'organismo del 1939 era debole, anemico, sprovvisto di troppe cose e, per di più, il sistema di alime ntazione non appariva per nulla in grado di garantire il mantenimento e lo svilu ppo delle operazioni, offensive o difensive che fossero. La guerra di rapido corso o, più semplicemente, la guerra offensiva esige non già affermazioni sonanti, ma la superiorità intrinseca, qu alitativa, sull'avversario. Tanto maggiore è questa superiorità, tanto più corta è la guerra. Le istituzioni militari italiane invece che sulla qualità del personale e sull'efficienza del materiale (pur protestandosi la piena osservanza di tali principi) in realtà si basavano ancora sul numero, sulla << massa » egualitaria ed opaca. Lo stesso Pariani dovette ammetterlo affermando che, per ottenere i fondi per fabbricare i materiali, era costretto a restringere la ferma , portando così il periodo reale di addestramento di reparto a 4 mesi e cioè ad un tempo assolutamente insufficiente. E nei riguardi dei quadri la situazione era ancora peggiore. Dei 14.000 ufficiali di complemento e 6.ooo sottufficiali fatti nel 1938 quanti erano veramente idonei a comandare il plotone e la squadra in combattimento, tenendo conto del tipo dei programmi addestrativi, del tempo real mente ad essi dedicato e del tipo di selezione in tema di carattere e di solidità fisica? Nella seconda metà di ottobre Badoglio chiese alle tre forze armate una situazione secondo l 'indice di mobilitazione riferita al 0 J novembre di quell'anno ed il 1" maggio del successivo 1940. Il quadro forni to 1dal Ministero della Guerra fu il seguente (r6): (16) F. 104411 ùata 19 settembre 1940 del Min. Guerra - allegato 3·


2

8

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGIL.IA DELLA 2 ° G UERRA MONDIALE

Di,·i>ioni ( t7)

l

13 divisioni speciali (motorizulte, corazzate, alpine, ceIeri) - -6o divisioni di costituzione immediata (comprese 5 divisioni camicie nere)

di

1

939

13 al completo (me-

Al

,o maggio

13

al completo

25

al completo

1 9~0

no i carri de!Jc D.cor.). al complcw (me- l no c p. moto. e carri L alle 12 d ivisioni Jn Libia) 30 incomplete 25

complete e 8 incomplete 3 in corso d i costi2 com plete c tu zio ne 1 con forza di pace 2 non costituite 2 complete ---15 non costi tu ite 15 con grosse defìctenze

, 15 divisioni

Al t" novembre:

costitu ;~.ione

successiva

22

l

La vlSlone fu giudicata molto ottimtsuca dall 'ufficio del Capo di S.M. Generale, che, basandosi su dati forniti dal Comando del Corpo di S.M. c reputati più attendibili , considerò : - al r'' novembre 1939 : solo 7 divisioni complete, e precisamente 3 D.f. e 4 D.alp .. Aggiungendo le 3 D.cel., che presentavano lievi deficienze, si poteva arrivare a IO divisioni; - al r" maggio 1940 : 52 divisioni complete e 36 incomplete. Badoglio presentò le risultanze delle tre forze armate a Mussolini con un promemor.ia (1 8) nel quale precisò che su 94 divisioni (incluse le 4 libiche e le 2 metropoli tane in A.O.I.) al momento soltanto ro erano al completo, 29 presentavano lievi deficienze, 33 erano incomplete e 22 ancora da Gostituire e sottolineò che: 11 La trasformazione organica dell'esercito attualmente in corso (passaggio dall'ordinamento della d ivisione su 3 reggimenti di fa nteria e 4 gruppi di artiglieria a quello su 2 reggimenti di fameria e 3 gruppi di artiglieria) - per la quale il Capo di S.M. Generale ha espresso sempre parere decisamente contrario - infìrma gravemente l'efficienza delle unità, complican-

2

(Ii) Non erano considerate 4 divisioni libiche e le truppe in A .O.I.: divisioni metropolitane c 23 brigate coloniali. (18) Promemoria s.n. e senza data - allegato 4·


LA

SITU AZIO~F.

MlLITt\RE 11'All t\ !'A NEL

1939

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clone al massimo la mobilitazione. Le divisioni binarie sono, poi, m olto leg· gcre e dispongono d i artiglierie da 75 e da 100 mentre le di visioni dci principali Stati mode rni hanno calìbri da 105 e 150 )l .

Le carenze maggiori - scrisse - erano riscontrabili anzitutto nei quadri, quantitativamente per gli ufficiali in s.p.e. talché molte unità ne erano prive o ne avevano uno soltanto e qualitativamcnte per gli ufficiali d i complemento. Poi per i materiali, in specie per le artiglierie, tutte risalenti alla prima guerra mondiale; per le munizioni; per gli automezzi, le cui deficienze oscillavano dal IO al 50 °~ dell'organico divisionale; per i carri armati sia leggeri sia medi (i primi cento carri medi per le divisioni corazzate erano previsti per il maggio 1940); per i carburanti, la cui disponibilità era all'incirca di 4 mesi c mezzo; per il vestiario ed equipaggiamento di cui mancava il fabbisogno per 15 divisioni , per la M.V. S.N . e per la DICAT, oltre, beninteso, ad una sia pur minima scorta. Quanto alla Difesa controaerea la situazione era gravissima: in madrepatria esistevano appena 225 batterie antiquate c scarsamente dotate di mu nizioni , ed oltremare solo 30 batterie anch'esse antiquate e con pochi colpi . Secondo Badoglio, come annotò nel dtario storico del Comando Supremo, c< vi sarebbe stato tutto da rifare, ma il tempo ormai mancat'a » (r9). Il 3 novembre il gen. Pariani venne sostituito nelle due cariche di Sottosegretario di Stato per la Guerra e di Capo di S.M. dell'Esercito. Gli succedettero rispettivamente il gen. Soddu ed il mar. G raziani. Per quanto fosse stato ardente sostenitore della binaria, Soddu non poteva non prendere atto della apertamente contestata scarsità di fante ria; di conseguenza promosse l'assegnazione alle divisioni di fanteria di tipo normale e da montagna di una legione della M.V.S.N. su due battaglioni ed una compagnia mitraglieri. Si trattava di una formazione molto leggera, della forza complessiva di r -300 uomini circa, pari dunque press'a poco ad un battaglione dcll 'esercito. Si tenne a dichiarare che il provvedimento non stava a signiiìcarc un ritorno alla ternaria, ma equivaleva pur sempre all'ammissione che due sole pedine non erano sufficienti per l'azione divisionale. Si giunse cosl all'ordinamento di pace definitivo (20): - 6 Comandi d'armata (uno in più rispetto all'ordinamento Pari ani); (r9) Allegato r al diario storico del Comando Supremo. (2o) Legge del 9 maggio 1940, n. 3§1.!.


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L'ESERCITO ITA LIA:-10 ALLA VIG I LIA D ELLA 2° GUERRA MONmALE

- r8 Comandi di corpo d'armata (uno in più, costituito dal Comando Superiore Truppe Albania); r Comando di corpo d'armata autotrasportabile (ex tJOt'o); r Comando di corpo d'armata corazzato; I Comando di corpo d'armata celere; r Comando Superiore truppe alpine ; - 54 divisioni di fanteria (tre in più); 2 divisioni motorizzate; - 3 divisioni corazzate (una in più); - 5 divisioni alpine; - 3 divisioni celeri. In totale 67 divisioni alle quali erano da aggiungere 2 divisioni hbiche e 4 divisioni di camicie nere, poi diventate 3, dislocate in Africa settentrionale e 2 divisioni nazionali dislocate nell'Impero. A parte queste particolari divisioni d'oltremare, rispetto all'ordinamento Par iani c'era l'incremento di 6 reggimenti di fanteria, 9 reggimenti di artiglieria di vario tipo, r reggi mento della guardia alla fronti era, 2 reggimenti gen io di corpo d'armata e 2 centri automobilistici. T ale l 'assetto dell'esercito italiano sul finire del periodo di << non belligeranza ».

2. -

I

CONTATTI ~IILITARI FRA iTALI A E GERMANI,\.

Nella primavera del 1936 alcuni ufficiali ricevettero direttive dal Ministero della Guerra per conversazioni, da svolgere nel successivo luglio a Berlino, intese ad avviare una qualche form a di collaborazione militare con la Germania (21) ed a concretarla in forme semplici e nette - evitando, per quanto possibile, ogni aspetto di invadenza reciproca - su una nutrita serie di argomenti. Si trattava degli allora col. Marras per l'esercito, cap. vasc. De Courten per la marina e col. pilota Senzadenari per l 'aeronautica. Il 16 maggio i tre ufficiali giunsero a Berlino, accolti prima dall'amm. Canaris, capo del controspionaggio (Abweh,-), e poi dal gen . Keitel, capo del Comando Supremo deiJe forze armate del Terzo Reich (Oberk_ommando der Wehrmacht, OKW). Keitel, che curava la (21) Non esistono nell'archivio delrUff. Storico dello S.M.E. documenti che illustrino l'origine dell'i niziativa.


LA SITUAZI0:-<1;

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questione, dopo aver salutato gli ospiti, espresse la sua ammirazione per la campagna condotta dall'Italia in Africa orientale, quindi sintetizzò gli scopi della collaborazione in quattro punti principali: informativo, da trattare in separata sede fra i due servizi informazioni; tecnico ed addestrativo, oggetto specifico della missione; operativo, da lasciare per il momento in sospeso, data la mancanza di una base di colloquio. La visita si tradusse in una preliminare presa di contatto sulle possibilità di realizzare l 'auspicata collaborazione, ma venne ripresa 1'8 luglio a Roma da una missione tedesca guidata dal col. Reinhard, capo ufficio addestramento dell'OKW, con diverse proposte circa lo scambio di ufficiali frequentatori presso le rispettive Scuole di Guerra, scuole centrali d 'arma, Istituto geografico militare e possibilmente, ma in epoca successiva, anche presso Comandi di divisione. Da parte germanica, mentre venne sottolineato ripetu tamente il rincrescimento di dover limitare il numero degli ufficiali da mandare a causa della scarsità numerica di quadri e soprattutto di conoscitori della lingua italiana, fu avanzato l'invito ad una missione italiana per assistere alle grandi manovre in Sassoni a nel settembre successivo e, per contro, venne chiesto di poter in viare il gen. von Kuchler, ispettore delle scuole, alle manovre italiane dell'Irpinia (22). I contatti del 1936 rimasero però senza seguito concreto. Dopo di allora vi furono inviti reciproci: il gen . von Blomberg in Italia nel giugno 1937; Mussolini , Badoglio e Pariani alle grandi m anovre nel Mecklemburgo nel settembre 1937; Hitler in Itali a nel maggio 1938; Pariani in Germania nel luglio 1938, ma in tutte queste visite e conversazioni non furono stabiliti accordi militari : i viaggi si svolsero in un clima di amicizia, stima e deferenza e nulla più. Da entrambe le parti però vennero fatte considerazioni e confronti. Dagli Italiani fu recepito il rapido e reale accrescimento della salda potenza militare del T erzo Reich, dai T edeschi furono ricavate impressioni sostanzialmente negative. Il m ar. von Blomberg, comandante in capo della Weln·maclzt, espresse un giudizio severo (22) Degna di nota è la frase con la quale il col. Marras, all'epoca comandante del 6" a rtiglieria pesante campale, chiuse la sua relazione sui colloqui di Roma: « O ve i nostn' orientamenti politici al/uali non fossero ben sicuri, riterrei della massima importanza - per evitare ogni futuro sospetto circa la nostra sincerità - che venisst: dichiarato esplicitam ente che tali accordi sono legati alltt situazione politica e che non implicano alcun impegno al riguardo di quest'ultima e che pertanto nel loro sviluppo futuro f!Otrebbero Jttbire modificazioni in dipenden ztt della situazione politica JJ .


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nei confronti della consistenza, dell'annamento e dell'addestramento dell'esercito italiano, mentre rimase in complesso soddisfatto di ciò che aveva visto della marina e dell'aeronautica. Sull'onda degli avvenimenti internazionali e delle sue convinzioni personali, Pariani il 14 luglio, non appena rientrato in Italia dalla sua visita in Germania (23), toccò l'argomento con Mussolini, significando che «in seguito ai contatt/ già avvenuti a mezzo di missioni militari fra l'Esercito italiano e quello tedesco, sembra giunto il momento di stabilire con la Germania una regolm·e convenzione di "collaborazione tecnica ", analoga a quella già Ìtl atto con l'Ungheria» e proponendo, a tale scopo, di iniziare presso il Ministero della Guerra del Reich i passi opportuni per addivenire ad una riunione dì commissioni a Roma od a Berlino e concretare lo schema della convenzione da sottoporsi all'approvazione definitiva delle parti contraenti, ivi compresa l'Ungheria, in base alla clausola esistente nella convenzione stipulata con essa. Da parte germanica la cosa non sembrò interessare, talché Parianì manifestò apertamente al col. von Rintelen, addetto militare a Roma, il proprio disappunto per l'assenza di contatti fra gli Stati Maggiori dei due Paesi . Fu dopo il viaggio che Ribbentrop fece a Roma (27- 28 ottobre) per caldeggiare un'alleanza fra Germania, Italia e Giappone (24), che le acque si mossero. Le osservazioni di Pariani avevano in fondo carattere ufficioso, giacché tutto sommato mancava il via da parte del Ministero degli Esteri. Un po' per questo, un po' per l'accennata scadente apprezzamento formulato sul livello degli apprestamenti militari italiani, Keitel , al quale von Rintelen aveva segnalato la conversazione avuta con il Sottosegretario alla Guerra e Capo dì S.M. dell'Esercito italiano, non mostrò di preoccuparsi molto della questione. Chi sì mosse, invece, fu l'ambasciatore von Mackensen, che il 5 novembre telegrafò a Rib(23) Appunto sulla visita in Germania - aUegato 5· (24) 1l desiderio di concludere un 'alleanza militare a tre era fortissimo da parte germanica. Fu dopo molti tentennamenti, dovuti alla reticenza del Giappone - il quale non aveva alcuna intenzione di impegnarsi alla cicca in un patto che avrebbe potuto mcttcrlo contro la Gran Bretagna c l'U.R.S.S. - , che Hitler c Mussolini decisero di procedere per il momcmo ad un·allcanza a due. Il trattato - noto come u Patto d·Acciaìo >> - verrà ccncretato il 6- 7 maggio a Milano fra Ciano e Ribbentrop c firmato il successivo 22 maggio a Berlino. Per tutte le vicende che condussero al Patto si rimanda al documentatissimo L~ origini diplomaticl~t· del Patto d'Acciaio, Sansoni, Firenze, 1956, di MARIO TosCt\I'O.


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bentrop chiedendogli se l'atteggiamento dell'OKW era in armonia con il lavoro che la Wilhelmstmsse stava conducendo per arrivare alla nota alleanza. L'intervento di Ribbentrop fu sollecito: a Berlino il gen. Marras, ora addetto militare italiano, ricevette la proposta di un inizio di scambi di vedute fra i rappresentanti dei due eserciti nel settore degli armamenti; a Roma, il col. von Rintelen ebbe istruzioni di accogliere l'idea di Pariani, per quanto con riserva di indicare epoca e luogo per gli incontri. Mussolini, messo al corrente della questione, consentì subito ed incaricò Ciano di avvisare Pariani. Quest'ultimo, evidentemente all'oscuro del. retroscena, rispose (r8 novembre), mostrandosi di uno strano e del tutto immotivato ottimismo, coll'attribuire la mossa tedesca « alla constatazione degli ottimi risultati che abbiamo avuto nello studio di mezzi tecnià, dove siamo all'avanguardia; risultati solo non ancora seguiti da adeguata potenzialità di pr·oduzione ». Comunque, da parte tedesca la situazione venne studiata attentamente e con preciso riferimento ad una possibile guerra, naturalmente in relazione a minute istruzioni ricevute da Hitler. L'OKW preparò, dunque, una memoria, datata 26 novembre, sulla base della quale dovevano essere condotte le conversazioni con gli esponenti militari italiani. Il documento (25) fissava un principio fondamentale di intesa, un presupposto politico, una suddivisione dei compiti strategici. Il cardine delle intese si traduceva nel rifiuto di una « condotta locale comune delle operazioni >> sotto un comando unificato e, per contro, nella definizione dei teatri di guerra rispettivi e nell'assegnazione dei compiti riservati ad ogni alleato; in altri termini, stabiliti i settori strategici ed i compiti, ogni Stato aveva libertà di azione. Il concetto, in fondo , non escludeva l ~ possibilità di un organo di comando unico alleato per l'armonizzazione delle direttive strategiche né l'invio di rinforzi all'alleato in scacchiere di sua responsabilità; di conseguenza appariva accettabile anche se qualche anno dopo, in Africa settentrionale, si avrà modo di vedere come all'atto pratico l'OKW intendesse riconoscere l'indipendenza dell'alleato nella condotta delle operazioni con (25) «Note per le discussion i della Wehrmacht con l' Italia» - allegato 6. Sui colloqui militari fra Italia e Germania vcls. anche M. ToscAKO, op. citata e Le conversazioni militm·i italo- tedesche alla vigilia de/hz seconda guerra mondiale in « Rivista Storica Italiana », anno LXIV, fase. I, E.S.I., Napoli, 1952 e Lucio Cr,vA, Altre notizie m/le conversazioni militari italo - ted(·sche alla vigilia della seconda guerra mondiale in «Il Risorgimento », anno XXX, n.

3, Cordani, Milano, 1978.

3· - Mont.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA I)ElLi\ 2n GUERRA MONOfALE

truppe italo - tedesche. L'ipotesi di lavoro assunta considerava un conflitto fra Germania ed Italia contro Francia e Gran Bretagna in un quadro em'opeo di stretta neutralità da parte della Svizzera, del Belgio e dell'Olanda; di benevola neutralità verso l'Asse da parte di Ungheria e Spagna; di ostilità da parte dell'U.R.S.S .. In queste circostanze bisognava vedere la Francia come obiettivo primario, in quanto il metterla fuori combattimento avrebbe fatto perdere alla Gran Bretagna ogni base per continuare la guerra sul continente e l'avrebbe messa nelle condizioni di dover sopportare da sola lo sforzo congiunto delle nazioni totalitarie. Ciò posto, i compiti per le due Potenze delJ ' Asse diventavano in certo modo conseguenziali. Per la Germania si trattava di concentrare tutte le sue forze sul fronte occidentale, fronte la cu i estensione sarebbe stata limitata dato il rispetto per la neutralità del Belgio c dell'Olanda. L'offensiva sarebbe stata sferrata fra il Belgio ed i Vosgi (26), senza alcuna preoccupazione per la linea Maginot il cui sfondamento era ritenuto possibile senza eccessive difficoltà. Nel contempo, azione navale contro le comunicazioni marittime anglo - francesi nel Mar del Nord e nell'Atlantico ed offensiva aerea simultanea contro la Gran Bretagna e la Francia settentrionale. Ali 'Italia spettava, in generale, il mantenimento della neutralità balcanica, base degli approvvigionamenti comuni ; l'aumento delJa pressione sulla Spagna e l'occupazione delle Baleari in modo da isolare la Francia; la minaccia alle sfere di influenza britanniche e francesi in Africa settentrionale e nel Medio Oriente intesa essenzialmente a disperdere Jo sforzo di guerra inglese in Mediterraneo. Più precisamente, ·l'Italia doveva tenere immobilizzate quanto più forze francesi possibile alla frontiera alpina, alleviare eventuali preoccupazioni tedesche ad oriente inviando forze « di concerto con quelle ungheresi, contro la Polonia, se quest'ultima assume un atteggiamento minaccioso», ed infine doveva attaccare il Nordafrica francese ed occupare la Corsica. Sul mare, inoltre, occorreva che operasse contro le vie di comunicazione britanniche e francesi nel Mediterraneo e che occupasse Gibilterra; mentre la guerra aerea contro la Francia doveva essere condotta nel territorio metropolitano a sud della linea lago di Ginevra- La Rochelle e (26) Fu solo il 27 settembre 1939, il giorno dopo la caduta di Varsavia, che H itler annunciò ai comandami in capo delle tre forze armate la sua decisione di raggiungere le coste del Mar del Nord c della Manica con una spinta verso nord -ovest, invadendo il Belg io c l'Olanda.


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nelle coloruc dell'Africa settentrionale. Seguivano poi altri argomenti nei cui confronti era opportuno stabilire uno scambio attivo di notizie. In merito alle premesse politiche basta soffermarsi sulla visione europea della guerra da parte dell'OKW - laddove l'Auswiirtiges Amt tendeva a lavorare su una dimensione mondiale - solo in parte spiegata col fatto che tutta l'attenzione era rivolta verso Francia e Gran Bretagna, pur considerando ostile l'U.R.S.S. e dubbia la Polorua; nonché sul proposito di rispettare la neutralità belga ed olandese. Sul piano militare alcuni aspetti della parte riservata all'Italia lasciano perplessi. In generale evidentemente le veniva riconosciuta una potenza aeronavale che non esisteva c che, anche se la valutazione era da considerarsi in proiezione .f utura , appariva dubbio potesse essere raggiunta data la nota limitata potenzialità delle industrie italiane e la altrettanto conosciuta indisponibilità di materie prime. A prescindere da questo, l'indirizzo strategico suggerito dall'OKW contemplava in sostanza: l'occupazione delle Baleari e della Corsica; l'eliminazione (ma che cosa veramente si intendeva con questa espressione?) di Gibilterra; un minaccioso schieramento ed una pressione insistente, più che un'offensiva vera c propria, sulle Alpi occidentali; l'offensiva dalla Tripolitailla contro le colonie francesi del Nordafrica e la conseguente difensiva in Cirenaica nei confronti di azioni dall'Egitto, azioni evidentemente ritenute assai poco probabili, posto che una « concentrazione >> italiana - come si espresse l'OKW - su tutto il Mediterraneo avrebbe dovuto << disperdere >> lo sforzo di guerra britannico; l'invio eventuale di truppe in Ungheria per poi agire contro la Polonia. Ove si fosse data come sicura la condiscendenza di Franco, le questioni delle Baleari e di Gibilterra potevano essere ritenute risolvibili facilmente (Baleari) o meno (Gibilterra), ma in realtà, considerando anche il corso della guerra civile, si poteva reputare azzardato attendersi da Franco menomazioni all'indipendenza spagnola. Per l'esercito italiano la desiderata pressione sulle Alpi non era in fondo compito mo1to gravoso. I veri punti critici del problema operativo italiano erano l'offensiva a fondo contro le colonie francesi e l'eliminazione delle marine francese e britannica. Sul primo di essi non esisteva nemmeno il più lontano orientamento, sul secondo si trattava di fare i conti sulla carta e di verificare se e quando le sorti di uno scontro sarebbero state favorevoli. In ogni caso, accogliendo l'idea tedesca, per l'Italia si sarebbe trattato di un impiego 11 combinato » delle tre forze armate assai più che di un « coordi-


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namento » di esse e su ciò sicuramente mancava nei capi e negli Stati Maggiori la mentalità adatta, inconveniente, per la verità, diffuso ovunque. Come si vede, se prima da parte dell'OKW c'era stata indifferenza, adesso il problema era messo sul tappeto con ampiezza di resp iro c senza incertezze. Però su questo piano non vi fu alcun seguito immediato : né llibbentrop, al quale il 30 novembre era stata inviata la nota di Keitel, dette mostra di particolare interesse, né Ciano o Pariani, che ignoravano la portata dell'esame che l'OKW era disposto a fare, risulta abbiano insist1to. Probabilmente perché venne considerato buon inizio il sollecito invito formulato da parte tedesca, così come era stato proposto a M arras, affinché rappresentanti italiani si recassero a Berlino per concord are le modalità con cui realizzare una effettiva collaborazione nel campo tecnico. La missione, guidata dal gcn. F autilli, Ispettore del l'artiglieria, venne ricevuta molto cordialmente dal gen . von Brauchitsch c dal gen. Fromm, incaricato di trattare l'argomento, ma in definitiva la cosa finì cosl. Il 23 febbraio Ciano riprese la questione dci contatti fra gli Stati Maggiori con Ribbentrop, dietro iniziativa di Mussolini, che si era convinto dell'opportunità di str ingere per il momento una alleanza militare a due, viste 1e difficol tà opposte dal Giappone. Le esitazioni di Ribben trop caddero allorché Hitler, casualmente informato direttamente dall'ambasciatore Attolico la sera del 2 marzo ad un pranzo, dette la propria approvazione. 11 9 marzo AttoJico telegrafò a Roma di aver ricevuto notizia da Ribben trop di un colloquio da questi avuto con Keitel circa il modo migliore di procedere ad un 'intesa tecnica militare come da proposta di Mussolini . A parere dell 'Auswéirtiges Amt i contatti potevano avere in izio con un incon tro fra Kcitel e Pariani in località da stabilirsi e dando possibilmen te pubblicità all'avvenimento. E' possibile che sulla pronta accettazione di Hitler abbi a pesato anche la convenienza di mettere in evidenza una particolare solidarietà dell'Asse in occasione della ormai vicin a invasione della Boemia, anche se Mussolini non aveva la più lontana idea di quel che il Cancelliere stesse preparando. Comu nque non c'era fretta da parte di Keitcl. Il Capo dell'OKW aveva infa tti progettato di dividere le note conversazioni in due tempi : inizialmente si sarebbe dovu to fare il punto alla situazione nel campo degli armamenti, cosa che avrebbe comportato un im pegno di parecchi mesi ; successivam ente, dopo Ja definizione della partecipazione del Giappone all 'alleanza, si


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sarebbero potuti discutere i vari aspetti operativi del disegno strategico. A Roma il dispaccio di Attolico fu accolto con soddisfazione e Ciano rispose ( 10 marzo) sollecitando l'incontro ad Innsbruck (atto di cortesia verso la Wehrmacllt) . Dal lato tedesco ci fu dapprima una generica riserva di stabilire la data e poi il colpo eli mano su Praga. Ovviamente, durante la crisi che ne derivò fra le due Potenze dell'Asse, ogni riferimen to alla questione cadde. Tornò alla ribalta dopo un paio di settimane, allorché da Berlino si volle in tutti i modi rassicurare Mussolini e, nel contempo. replicare alla presa di contatto tra esponenti militari inglesi e fran cesi. Il 21 marzo, dunque, il barone von Weizsacker, Segretario di Stato all'Auswèirtiges Anzt, avvisò l'ambasciatore von Mackensen che Keitel avrebbe comunicato tra breve, tramite il col. von Rintelen , di esser pronto a dare immediato iniz io al progettato convegno. L'annuncio sul canale diplomatico ebbe luogo con qualche ritardo. Solo il 30 marzo Magistrati , consigliere dell'ambasciata d 'Italia a Berlino, poté scrivere a Ciano informandolo che von Weizsacker aveva confermato per la settimana successiva il noto incontro << con ogni probabilità ad hmsbruck » ed aggiunto che << la visita del t'isconte Gort al gen. Game/in è in questi giorni oggetto di molte informazioni e descrizioni sulla stampa » . f1 2 aprile Pariani, n1esso al corrente da von Rintelen, comunicò a Ciano i nominativi degli ufficiali che lo avrebbero accompagnato in Austria. Le conversaz ioni di I.nnsbruck si svolsero in due giorni (27). Nel corso del primo di essi vennero fatte considerazioni piuttosto scontate di carattere politico su lla eventualità di una guerra, dopo una premessa di fedeltà reciproca fatta a nome dei due dittatori: <<La Germania in qualunque caso di guerra sarà a fianco dell' Italia » e <<li Duce ha confermato la intangibilità dell'Asse» . Tuttavia emerse subito una differente visione delle prospettive strategiche. Pariani fece sapere << su incarico di Mussolini » che, in caso di confl itto isolato tra Francia ed Italia, sarebbe stato chiesto alla Germania un semplice aiuto in materiali, al che il suo inrerlocutore domandò precisazioni sull'insorgere di una guerra del genere e Pa(27) Sull"incontro di Innsbruck esistono cinque documenti di parte italiana, raccolti nelfal legaro 7: verbale del colloquio del 5 aprile; promemoria del gen. Marras in dala 5 aprile; verbale del colloquio del 6 aprile; appunto del gen. Marras su l potenziale bellico tedesco; appunw, sempre di Marras, sulla situazione politico · militare vista dalla Germania.


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nam, secondo quanto risulta da fonte tedesca (28), avrebbe risposto che : « Le richieste italiane sul canale di Suez erano una questione ammmastrativa. Il rimanente poteva essere deciso con una " guerra coloniale ", non con una guerra europea. La guerra sarebbe rimasta localizzata all'ftalia cd a!Ja Francia ».

Keitel si mostrò apertamente scettico sull'ipotesi : ammesso e non concesso che un simile evento potesse verificarsi, la Gran Bretagna per certo non sarebbe rimasta con le mani in mano e se pure era probabile che inizialmente si limitasse ad aiutare Parigi in forma piuttosto larvata, gradatamente avrebbe fatto sentire in maniera più incisiva il proprio apporto sì da provocare inevitabilmente l'intervento del Reich; intervento che, in tal modo, si sarebbe verificato in circostanze probabilmente assai meno favorevoli per una rapida risoluzione dello scontro. In conclusione, all'Italia non conveniva assolutamente impegnarsi, a breve scadenza, in un confronto armato con la Francia; quest'ultima, per suo verso, era da escludere che spontaneamente assumesse, da sola, iaiziative di guerra contro la Germania o l'Italia. <1 Dot,eva essere messo ben in chiaro - precisò la versione tedesca - che volevamo che questo ril conflitto italo - francese] non accadesse». Più tardi, il 23 aprile, durante il viaggio di ritorno a Roma da Berlino, ove si erano recati in occasione del 50" compleanno di Hitler, von Rintelen domandò a Pariani per quale motivo egli ad Innsbruck avesse accennato alla possibilità di una guerra fra Italia e Francia, quando m precedenza aveva sempre parlato di un conflitto dell 'Asse contro le due Potenze occidentali. Pariani rispose: « Sono perfettamente d'accordo con il generale Keitel che una guerra fra la Francia e l'Italia non può essere localizzara. Una cosa è andare contro la Cecoslovacchia o l'Albania ed un'altra m inacciare direttamente la Francia. Un conflilto con la Francia si a!Jargherà certamente. La Gran Bretagna si sentirà minacciata da qualsiasi guerra contro la Francia. Tuttavia avevo ricevuto istruzioni da Mussolini di aprire le conversazioni di Innsbruck spiegando che, nell'eventualità di uno scontro limitato alla Francia, l'Italia

(28) Sull'incontro di lnnsbruck esiste un documento di parte rcdesca: un appumo senza data, ma sicuramente scritto dopo l'invasione italiana dell'Albania e forse anche pitl tardi, vista la frase (( Il pericolo che sta nel modo di pensare italiano sarà chiarito agli italiani nelle convel'Jazioni di Goring con il Duce del 16 e 17 e nei colloqui di von Brauchitsch a Roma all'inizio di maggio >l - allegato 8.


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non avrebbe avuto bisogno dell'appoggio armato tedesco, ma solo di un aiuto di materiali . Queste istruzioni del D uce sono da intendersi probabilmente alla stessa stregua della posizione della Germania durante lo scorso autunno allorché, essa pure, non desiderava valersi del! 'appoggio armato italiano nell'eventualità di una guerra localizzata. Un conflitto tra l'Italia e la Francia, naturalmente, potrebbe per necessità essere combauuto specialmente nell'Africa settentrionale dal momento che non è possibile a nessuno dci due contendenti di sfondare il fronte alpino. E' tuttavia mia opinione che assai difficilmente una guerra del genere si verificherà : in ogni caso, l'Italia non ha l'intenzione di arraccare da sola la Francia '' (29).

Invece l'ipotesi di uno scontro a due, qualsiasi attendibilità o forma essa effettivamente avesse, rimase nella mente di Mussolini al punto da ripeterla nelle direttive impartite a Ciano in occasione del convegno di Milano con Ribbentrop (6- 7 marzo), direttive poi inserite nel memoriale Cavallero. Il secondo punto sviluppato fu la probabilità di una guerra contro le Potenze occidentali. Era l'argomento principale e su di esso esisteva, concorde, iì convincimento della sua ineluttabilità. Ciò posto rimaneva da valutare quando si sarebbero riscontrate le condizioni migliori e quale sarebbe sembrato il momento più opportuno. Nel 1939 nessuno dei due membri dell'Asse era pronto. Le forze annate italiane risentivano dello sforzo compiuto per l'impresa etiopica e dell'impegno tuttora profuso in Spagna, per di più l'esercito si trovava in crisi di trasformazione organica, la marina stava trasformando due navi da battaglia da 24.000 tonn. ed iniziando la costruzione di altre due da 35.ooo, l'aviazione infine doveva riordinarsi tenendo conto delle esperienze spagnole. In definitiva, l'Italia aveva bisogno di un periodo di tranquillità. Keitel non poneva molta fiducia nel potenziamento del futuro alleato: a suo avviso il riarmo dell'Italia non poteva durare ancora molto per ragioni fin anziarie e, d 'altronde, l'in cremento della flotta partiva già in ritardo. Comunque anche la Wehrmacht era in uno stadio di riorganizzazione e di sviluppo. Evidentemente le possibilità più favorevoli si sarebbero offerte ad un'azione contemporanea e di sorpresa - << noi dobbiamo imporre l'iniziativa agLi altri » disse Keitel - ed il « quando>> doveva essere visto allorché lo stato degli armamenti italiani e tedeschi fosse giunto ad un livello di più completa efficienza e, nel contempo, prima che la Gran Bre· tagna, anch 'essa in r iarmo, avesse ultimato il riassetto del proprio {29) Riportato da M. ToscA~o, op. citata, pag. 217.


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apparato bellico. L'argomento era per Keitel così importante che nel promemoria compi lato dal gen. Marras per Pariani lo stesso giorno 5 è scritto: << t.

Il generale Keitel ha in fo rmato che proporr:ì al Fi.ihrer un incontro

e uno scambio di idee col Duce per l'esame politico della situazione nei

riguard i d i un futuro conflitto con le Potenze occidentali. 11 concetto espresso da l generale Keitel e che sembra ri[letterc il pensiero del Ftihrer è che non convenga im pegnare in un avvenire immediato un conflitto con la Francia che inevitabilmente si estenderebbe anche all'lnghiherra, ma che debba invece affronrarsi la guerra con le Potenze occidentali fra qualche anno (3- 4) ossia quando l'Italia c la Germania avranno raggiunto un adeguaro grado di apprestamento. La guerra dovrebbe essere iniziata contemporaneamemc, di sorpresa, nel momento vol uto in modo da assicurare la massima probabilità di un rapido successo ( ...) >> (Jo).

Pariani e Keitel si trovarono inoltre d 'accordo nel ritener necessario contempl are due casi: una guerra di rapido corso ed una guerra di lunga durata. Nel primo si rendeva indispensabile una offensiva accuratamente preparata e condotta con grande energia; nell'altra evenienza, assai più preoccupante, bisognava cautelarsi con un retroterra economico, vale a dire assicurarsi i rifornimenti dì carburante, generi alimentari e materie prime dagli Stati balcanici, dei quali perciò conveniva garantire l'indipendenza ed aiutare lo sviluppo economico. Al riguardo dive ntava ovvia l 'opportunità eli una collaborazione italo - tedesca non soltanto in campo militare ma altresl in quello economico. Keitd non nascose che la Germania stava co.ncentrando la maggior parte delle sue attività verso la preparazione bellica, alla quale veniva subordinata ogni :dtra esigenza, non essendo il Reich ancor a in condizioni di affrontare con ogni energia una guerra europea specialmente se di lunga durata. Dd resto anche per un conflitto inteso a conseguire una rapida decisione mancavano tuttora le artiglierie pesanti. Pur lavorando intensamente, si poteva dire che solo adesso si cominciava a produrre con pieno rendimento. Ne derivava un grosso sforzo .finanziario per la nazione e, di conseguenza, uno stato di tensione che non poteva protrarsi indefinitamente . Doveva quindi arrivare (3o) Nella versione tedesca: « Con/01·mementc alle i.m·uzioui, egli [ Keitel j non ha menzionato la data d i tutto ciò ma ha accennato .<o/tanto al suo verificarsi entro un periodo di alcuni anni ( Pariani ha indicato il 19411942 come il momento e il periodo più favorevoli per l'ltalia in relazione alla sua maggiore forza) '' ·


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il momento in cui, raggiunto un determinato grado di efficienza, sarebbe convenuto sfruttare tale preparazione per affrontare uno scontro decisivo. Se questo fosse accaduto nel periodo favorevole. con uno sforzo a massa c di sorpresa, si sarebbe avuta una campagna breve e risolutiva. Comunque bisognava assicurare la possibi li tà di rifornimenti anche per l'ipotesi peggiore, per evitare assolutamente che le armate vittoriose dovessero cedere per il crollo economico interno. Il giorno successivo, 6 aprile, vennero esaminate le orgamzzazioni difensive alle frontiere e lo stato delle comunicazioni fra Italia e Germania. Keitcl illustrò i criteri, la specie c l'entità della sistemazione in corso verso la Francia e verso la Polonia assicurando che il voluto livello sarebbe stato ottenuto entro quello stesso T939· Pariani, dal canto suo, espose i criteri che avevano presieduto all 'organizzazione difensiva occidentale tendente a realizzare una solida difesa di arresto, 1nigliorata con piccoli sbalzi di rettifica, ed illustrò le principali caratteristiche dei tre sistem i con i quali ogni possibilità offensiva francese era bloccata, sottolineando il largo schieramento di artiglierie studiato allo scopo di creare zone di interdizione contro i possibili centri di raccolta di forze avversarie c di paralizzare l'alimentazione di penerrazioni in profondità. Ripresa la parola, Keitel si soffermò sul fascio di comunicazioni all a frontiera austriaca. Considerata la sua insufficienza, prospettò l'opportunità di migliorarne il rendimento: una ferrovia attraverso il Resia e l 'aumento della potenzialità della linea di Tarvisio potevano risolvere adeguatamente il problerna. Pariani non ebbe difficoltà a convenire su tale idea; infatti erano già in corso provvedimenti per incrementare le comu nicazioni attraverso il passo di Tarvisio, però scartò la ferrovia del Resia per l'enorme costo che avrebbe avuto. Accennò anche all'utilità di realizzare d'ambo le parti gli allacciamenti rotabili ai passi del Rombo e di Vizze, rispettivamente ad ovest e ad est del Brennero. Naturalmente non disse che nella pianificazione ital iana per la copertura del Brennero era contemplata l'immediata occupazione di posizioni oltre frontiera e che, in particolare, dal passo di Vizze una strada in territorio austriaco avrebbe consentito di raggiungere rapidamente la rotabile di valle Ziller. Keitel promise che avrebbe posto allo studio la proposta. Naturalmente non commentò che, tutto sommato, quei due itinerari indipendenti avrebbero potuto consentire alla Germania - non si sa mai - di arrivare subito a Vipiteno, aggirando le difese del Brennero.


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Un problema molto importante venne a galla proprio alla fine dei colloq ui: la questione del comando unico in una guer ra di coalizione (tema studiatissimo, in Italia, con riferì mento alla condotta delle operazioni da parte dei due schieramenti durante la prima guerra mondiale). Parianì si limitò a dire che « per ora è suffictente affermare che occorrerà utJ piano unico ed il più stretto collegamento tra i Comandi delle forze armate dei due Paesi ». Keìtel cc pur rilevando l'importanza del comando unico, conco1-cla ))' riportò il verbale del 6 apri le. Non è chiaro l'atteggiamento dei due interlocutorì sul problema. L 'italiano non poteva, almeno sul piano teorico, non essere convinto della bontà di un comando supremo alleato : come si è detto, troppo concorde era l'opinione corrente, sulla base delle esperienze della prima guerra mondiale. Se fu cauto dipese evidentemente dal fatto che Mussolini non si era prommciato e che in fondo un dibattito in merito poteva essere considerato prematuro. D 'altra parte il capo dell'OKW sembrerebbe aver accettato a malincuore la risposta di Pariani, anche se per lui valeva lo stesso discorso e se, per di più, egli aveva, nella memoria del 26 novembre 1938, rifiutato il concetto della «condotta locale delle operazioni sotto tm comatJdo unificato ». Sorge, in definitiva, il dubbio che le parole del verbale possano non aver ben riportato iJ pensiero di Keitel, specia lmente ove si tenga conto delle direttive diramate dall'OKW il 22 marzo sugli argomenti da discutere nell'ormai deciso incontro : « Il Fuehrer ha ordinato che i presupposti politico -militari e le questioni strategiche ed operative siano per il momento accantonati. 1 negoziati debbono, per ora, essere piuttosto limitati unicamente ad un esame generale dello stato di preparazione per la guerra da parte eli entram bi i lati ed a mutui accordi d i cooperazione tattico- tecnica nei vari campi. Il principio della reciprocità sari osservato durante l'intero negoziato. A questo proposito dovremmo in ciascun caso considerare se il bisogno di maggiore conoscenza di ceni settori della capacità produttiva italiana è tale da giustificare un'informazione ugualmente dettagliata della nostra posizione. Le impressioni trane dai primi contatti attraverso il capo dell'OK W potra nno avere un'importanza determinante sul corso dei successivi negoz iati ll (31 ).

A prescindere dalla diffidenza nei confronti dell'Italia che traspare, anzi emerge dal documento citato, non c'è dubbio che la questione del comando unico risulta oltre i limiti del mandato. (3I) M. ToscAKO, op. citata, pag. 183 .


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Rientrato a Roma, Pariani inviò a Ciano - per opportuna conoscenza di Mussolini - i verbali delle riunioni accompagnati da un promemoria molto sintetico (32) per l'approvazione di un programma di massima sui punti oggetto di scambi di vedute, ma con un nuovo elemento molto importante : « Sarebbe inolt1·e opportuno incaricare il Capo di S.M. Generale del coordinamento di tale attività, che da parte tedesca sarà sviluppato dal Comando SuperÌ01'e delle forze armate ». Fino a quel momento Badoglio non risulta essere stato messo al corrente dei contatti con l'OKW. E' molto strano, ma nulla esiste che possa far pensare differentemente. La cosa potrebbe essere spiegata, almeno in parte, con la tendenza dei Sottosegretari ad escludere il Capo di S.M. Generale da quanto di pertinenza delle rispettive forze armate, con l'abitudine di attribuire al Sottosegretario all a Guerra una certa posizione preminente rispetto agli altri due sui problemi eli carattere generale, e con l'atteggiamento dello stesso Badoglio, talvolta troppo riservato di fronte ad avvenimenti importanti. E' inammissibile che non venisse a conoscenza, sia pure all'ultimo momento, del viaggio d1 Pariani: alcuni mesi prima infatti, e precisamente il 26 gennaio di quel 1939, egli aveva ricevuto i tre Sottosegretari e Capi di S.M. per comunicare le direttive di Mussolini ed in tale sede, dopo aver premesso che queste prevedevano « l'assoluta difensiva su!la fronte alpina e sulla fronte libica))' aveva concluso, rispondendo a Pariani il quale aveva dichiarato << imlispensabile sapere che cosa dobdiamo fare con la Germania )) , che rimaneva da chiarire l'atteggiamento di questa nei nostri confronti - il che sarebbe avvenuto con il discorso di Hitler del 30 gennaio al Reichstag - e, in relazione a tale atteggiamento, « quali accordi saranno da prendere con gli S.M. tedeschi» . Ad ogni modo, oltre allo stesso Pariani, anche i Tedeschi sollevarono la questione, sia pur sotto forma di chiarimenti, dopo la firm a del Patto d'Acciaio, come risulta da una lettera in data 27 maggio, con la quale Attolico ri assumeva le prime idee e~p :ess.egli da Wcizsacker in merito all'organizzazione delle comm1ss10m : « 1. Commissione mi!iuwe - E' da presumere che ciasc una arma svolga i propri contatti con quella corrispondente dell'altro Paese nel modo che meglio crede. Si sooo già avuli cootani fra Pariani e Kcircl prima, Pariani e Brauchitscb dopo; ce ne sono in questo momento fra Milch e Valle; ce ne saranno fra breve in una ciuà dciJ'Ait<I Italia fra le due: Marine. Questi

(32) Promemoria s.n. data r6 aprile 1939 - allegato 9·


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contatti continueranno ad effettuarsi secondo i sistemi g ià esistenti ed è soltanto da attendersi che essi si intensifichino e si sviluppino dando cosl luogo ad incontri ed intese fra specialisti di ogni genere. Quello che è neceSS(Irio creare ex novo è quindi una " Commiuione di coordinammto" dell'attività delle singole anni. Questa, in fondo, è la Com missione prevista dal Patto e che avdt - per quanto rigum·da la Germania il proprio elememo coordinatore in Keitel, il q uale, mentre non ha, rispetto a B rauchitsch, Goering e Raeder, alcuna fun.z ione di collegamento e di coordinazione ( ...). Incidentalmente mi ~ stato domandato per notizia se da noi il generale Pariani abbia delle fun zioni di collegamento s imili a quelle di Keircl qui, oppure rappresenti il Brauchitsch italiano. Mi sono riservato di rispondere ( . ..) >> (33).

La questione venne risolta a Roma affidando al gen. Cavallero, sino a poco tempo prima Comandante Superiore delle Forze Armate dell'A.O.I., la direzione, in qualità di vicepresidente, delle commissioni militare ed economica previste dal Patto (34). Tuttavia, per un ripensamento dovuto in parte all'appunto di Pariani in data 16 aprile ed in parte all'interrogativo posto dai tedeschi ad Attolico, dopo più di un mese Ciano scrisse all'ambasciatore d'Italia a Berlino sembrargli opportuno che Badoglio si Jecasse in Germania, su formal e invito da parte del governo tedesco, per <<allargare i suoi contatti: e per completare tale serie di utili scambi di idee fra le Potenze dell'Asse>> (35). Naturalmente l'idea venne subito accettata: ospite Keitel , epoca prevista verso la metà di agosto (36). Il sopraggiungere della crisi polacca fece sfumare la visita. Essa sarà sostituita dall'incontro del 14- 15 novembre 1940, sempre ad Innsbruck ma in circostanze .del tutto differenti. Il convegno Pari ani- Keitel, pur avendo avuto luogo prima della firma del Patto d'Acciaio (37), deve essere considerato come (33) MI NJSTE RO llECLL AFFAR I ESTER r, l documenti diplomatici italiani (D.D.l.), ottava serie, vol. XII, doc. n. 47· (34) D.D.l., vol. citato, doc. n. 6;, 71 e 349· (J5) D.D.l., vol. citato, doc. n. 514. (36) D.D.l., vol. citato, doc. n. 679. (37) Un secondo incontro di esponenti militari ebbe luogo f ra Pariani

c von Brauchitsch in Italia ove il comandante in capo dell'esercito tedesco era stato invitato per il 9 maggio 1939, ad assistere alla rivista in via dell'Impero. A parte l'evidente arretratezza dci mezzi militari che sfilarono e che presentavano un confronto troppo squ ilibrato con la g rande rivista alla quale aveva presenziaco Pariani a Berli no poco tempo prima, la visita eli von Brauchitscb fu piunosto di cortesia, anche se prolungata con un viaggio in Libia.


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avvenuto nel clima del Trattato c quindi legato ai successtvt colloq ui degli esponenti dell'aeronautica e della marina, però mentre esso fu regolato, in certo modo, dal! 'imposta2-ione autonomamente data dalle due parti, gli altri si collocarono meglio nel quadro degli accordi pur conservando una distinta fisionomia, sia perché così era stato previsto sia perché la parte centrale dell'organizzazione, vale a dire il Segretariato permanente, non funzionava ancora. Del resto tutto rimase senza pratica attuazione : se Segrctariato e commiss.ioni avessero preso piede forse il conce tto mussoliniano dell a guerra parall'clcr avrebbe trovato non trascurabi li remore di vario genere. I contatti fra le due aeronautiche militari si svolsero in due tempi: a Roma il 24 - 26 maggio cd a Berlino il 24- 28 giugno 1939. Nel primo convegno, fra Valle c Milch furono raggiunti accordi programmatici su diversi punti (38). Anzitutto venne stabilito uno scambio trimestrale di inform.azioni a partire dal T ~ luglio, inizialmente tramite gli addetti militari e successivamente a mezzo di uno specifico organo di collegamento, sulla forza e potenzialità reciproche, sull'addestramento e sulle rispettive industrie aeronautiche. Tale scambio di notizie riguardava anche la situazione aerea della Francia e della Gran Bretagna e dei loro possibili alleati nonché gli obiettivi d!i una certa importanza ai fini della condotta della guerra aerea. Al riguardo erano sin d'ora determinate le rispettive aree di impiego: a sud del 45'' di latitudine normalmente l'aviazione italiana, a nord quella tedesca, però la fascia dal 45° al 4t era di interesse comune. In tal modo il concetto di distinti teatri di operazione veniva applicato anche per le forze strategiche aeree. Naturalmente, ove fosse reputato necessario od opportuno realizzare una concentrazione offensiva in un determinato settore nemico, era previsto lo spostamento di unità tedesche in basi italiane e viceversa. Quanto agli aspetti più immediatamente concreti, furono previsti scambi di ufficial i, specialmente di grado elevato, c di modelli di bombardieri in uso per sperimentare la possibilità di impiegare m unizionamento dell'una su aerei dell'altra aviazione, evitando quindi la necessità di cospicui trasporti di munizioni per via terrestre. Un altro esame congiunto riguardava la possibilità di unificare i carburanti. Oltre a ciò si ritenne utile costitu ire quanto prima tre commissioni miste. Una per l'esame dello scambio dei materiali in serie, per l'informazione sui nuovi progetti e sui recenti (38) Verbale della nuntone allegato

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sviluppi nel settore degli armamenti. Una seconda per tutti i problemi del servizio informazioni e di quello meteorologico, con particolare riguardo a collegamenti diretti via 1ilo fra i due Stati Maggiori. Una terza commissione per lo studio delle possibi lità di unificare il diritto aeronautico dei due Paesi, nelle sue applicazioni belliche. Sembrerebbero le basi per una fattiva collaborazione, senonché è il luminante, per lo spiri to che animava i tedeschi in queste conversazioni, un appunto riservato in data 12 giugno del rappresentante delJ'Oberkommaudo der Kriegsmarine (OKM) presso l'Oberkomma11do der Luftwaffe (OKL) (39) : «

Collaborazione con gli italiani:

1) Collaborazione in campo tecnico e cioè: a) negli esperimenti, b) nelle costruzioni nuove. Principio: agli italiani verrà comunicato solo ciò che è già noto alle tru ppe. Nulla sarà comunicato sugli aerei e sulle armi, ccc., ancora in via di sviluppo. 2) Circa l'organo di collegamento fra aviazione italiana e tedesca si manterrà da parte tedesca particolare riserbo. Le questioni saranno trattate .intenzionalmente in modo straordinariamente dilatorio. L'intenzione è di attendere ancora per un tempo piuttosto lungo prima di creare questo " organo di collegamemo " e di limitare fino allora il collegamento a visite reciproche. F.to Mosse! )J.

Due note a margine davano la pennellata finale. A proposito delle nuove costruzioni era scritto : « In tal modo gli italiani t'erranno teuuti buoui e frenati . . Non è uelle uostre intenzioui d t. reude,·e loro accessibili "nuove costruzioni". Così la consegna degli ]u 88, l'affidamento della guida a ufficiali italiani, lo smontamento, ecc. sono stati rifiutati. E' stato anche rifiutato l'impiego di iugegneri italiaui per questi tipi di aerei n (40). In merito al << tempo piuttosto lungo » era annotato: « Quest'anno in questa questione uon deve in og11i caso succedere nulla)) . Si pensa superfluo il benché minimo commento. Il secondo incontro, a Berlino, contemplò una visita a Rechling, la Guidonia germanica ; riunioni tecniche fra le varie com(39) Riportato da L. CEvA, Altre notizie sulle conversazioni militari italotedesche alla vigilia dcllu g conda guerra mondiale in <( Il Risorgimento JJ, anno XXX, n. 3, ottobre 1978. (4o) Questa e !a annotazione successiva era no del cap. vasc. Fricke, capo sezione operazioni dell'OKM.


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rntsswni; visita alle officine H einkel; colloqui con Goering e Milch e riunioni al Ministero dell'Aeronautica (41). 11 gen. Valle, nell'elencare gli accordi conclusi, premise un concetto d'impiego sul quale è necessaria una parol a di illustrazione : «E' stato stabilito che, poiché l'Asse Roma - Berlino rappresen ta 11 diametro d i un cerchio alla cui periferia sono scaglionati i probabili nemici di domani, convenga manovrare dal punto di vista aereo " per linee inteme " portando il peso della comune massa aerea contro il singolo nemico inferiore di forze in modo da renderlo praticamente inutilizzato per qualche tempo, senza possibilità di rifornimenti aerei. aturalmente il peso di tale azione sarà di volta in volt.a deciso dal Comando interalleato che ha la responsabilità della condona della guerra. A tale scopo è necessario che le due Armate aeree conoscano reciprocamente i settori di azione e riducano fin dal tempo di pace ai minimi termini i trasporti via terra >•.

Il manovrare per linee interne, gravitando con la massa congiunta di volta in volta sul singolo avversario, secondo le circostanze, si lega benissimo col riferimento ad un Comando interalleato ed è anche compatibile con i distinti settori d'azione normalmente riservati alle due aeronautiche, come stabilito a Roma, però è la prima volta che la costituzione di un Comando Supremo unificato entra come scontata in una conversazione. Pariani e Keitel non avevano esaminato a fondo il problema, e Cavagnari e Raeder, i quali si erano incontrati il 20- 2r giugno, cioè pochi giorni prima, l'avevano addirittura escluso. Si può dunque pensare ad Llll malinteso di Valle, forse provocato da una frase non ponderata da parte tedesca. Comunque, in relazione a tale premessa, vennero confermate le intese prese nel colloquio precedente, anche se in effetti tutto restò allo stato di enunciazione o quasi, sia per lo scoppio della guerra sia per la scarsa volontà tedesca (cfr. appunto del 12 giugno) di realizzare una effettiva collaborazione. Le considerazioni di Valle hanno un tono trionfalistico. E' evidente l'ammirazione per la Luftwaffe e l'accettazione acritica dei dati fornitigli da Goering e da Milch. Tuttavia si trattava di dati che, in fondo, non apparivano esagerati, a prescindere dalla loro rispondenza alla realtà. Ad esempio, la consistenza della linea era stata indicata in 4 .000 apparecchi (42), oltre a 2.000 di riserva, (41) Relazione di Valle in data 30 giugno - allegato IL (42) Jn effetti, alla dara del I 0 settembre 1939 risulravano in linea meno di 2.000 apparecchi comro la Polonja e circa 900 sul fronte occidentale, per


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ma quella italiana, su una disponibilità globale di 5.239 apparecchi di tutti i tipi, ammontava a 2.802 velivoli disponibili per i reparti d'i1npiego (43). Il quadro che veniva riportato a Ciano e di conseguenza a Mussolini era in ogni modo tale da impressionare: la Linea della Luftwaffe sarebbe stata portata a 5.ooo aerei entro dicembre ed a 9.ooo entro il r940, con infrastrutture già pronte per ro.ooo apparecchi. La produzione bellica mensile, al momento di 450 velivoli con un solo turno di lavoro, era suscettibile di raddoppio senza difficoltà. E questo non poteva non influenzare Mussolini sulla potenza e sul grado di efficienza operativa dell a Germania nazista. Meno accettabile il raffronto fatto da Valle .fra le due aviazioni , raffronto in cui la Luftwaffe nel caso migliore appariva alla pari di quella italiana : le perdite tedesche in addestramento erano due volte e mezzo superiori a quelle italiane; l'armamento sia di lancio sia di caduta era inferiore; la stessa unità di comando, condizione « essenziale >> per un rendimento massimo era «alquanto scossa » per la distinzione fra le cariche di Sottosegretario e di Capo di S.M. (osservazione ovviamente interessata). In fatto di prototipi, quelli per la riprod uzione in serie, tre d a bombardamento e due da caccia, avevano caratteristiche ottime, « analoghe» a quelle dei nostri prototipi. In sostanza , un po' di esagerazione da ambo le parti . Per concludere, l'indirizzo strategico di Goering: guerra alla flotta ed al naviglio mercantile della Gran Bretagna per conseguire << l'affamamento » dell 'isola; superamento della Maginot mediante l'aggiramento verticale operato da una divisione aerotrasportata; necessità per l'Italia di occupare subito la Corsica e Minorca, lasciando in secondo piano la Libia; nessuna preoccupazione per Francia e U.R.S.S.; non una parola per la Polonia. Si tratta, come è faci le comprendere a prima lettura, di idee lasciate andare con superficialità, i n parte forse voluta.

L'u giugno Ciano venne avvisato che, d'ordine supenore, l'amm. Cavagnari, Sottosegretario per la Marina e Capo di S.M. della Marina, si sarebbe recato a Friedrichshaven, sul lago di Costanza, per incontrare l'amm . Raeder, comandante in capo della Kn.egsmarine. Data del convegno: 20 e 21 giugno. li colloquio un totale di circa 2.9 00 aerei di rutti i tipi, di cui solo 1.200 bombardieri ed aerei in picchiata. Cfr. C. BEKKim, Luftwaffe, pag. 24. (43) GIUSEPPE SANTORO, L'Aeronautica italiana nella Il guen-a mondiale, ed. Esse, Roma, 1957, pag. 34·


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ebbe luogo regolarmente c prese in considerazione argomenti di natura operativa e tecnica (44). In sede preliminare Raeder precisò che « lo scopo della Germania è di assicurarsi lo spazio t'itale. Tale scopo deve essere raggiunto per quanto possibile con la politica, perché la guerra non è affatto nelle mire del Fuelzrer: essa è considerata solo quale extrema ratio )) , il che, ave si ricordi che il grande ammiraglio era presente al rapporto segreto tenuto da Hitler il 23 maggio, certo non depone a favore della sincerità dell'affermazione. Egli convenne inoltre con Cavagnari che in caso di conflitto Grecia, Turchia c U.R.S.S. sarebbero stati nel campo avverso, così come si sarebbe verificato per gli Stati Uniti. Il problema strategico fu affrontato immediatamente ed impegnò tutta la prima giornata. ln particolare, Cavagnari desiderava conoscere subito il disegno operativo della marina tedesca: se questa intendesse operare inizialmente nel Baltico, come taluni sintomi lasciavano pensare - temi di alcune esercitazioni, presenza di obiettivi terrestri importanti, necessità di assicurare le comunicazioni con la Svezia per l'importazione di determinati minerali - oppure se fosse orientata a mantenersi nel Mar del Nord allo scopo di agire contro le coste orientali inglesi e scozzesi, ripetendo in tal modo la linea d'azione seguita nella prima guerra mondiale. In queste ipotesi i franco- britannici avrebbero avuto modo ed agio di realizzare una concentrazione schiacciante di navi nel Mediterraneo, cioè di attuare quello che la marina italiana non poteva accettare. Conseguentemente, premeva a noi che la Germania adottasse una concezione operativa tale da impegnare nell'Atlantico le cinque corazzate veloci degli alleati occidentali alleggerendo, almeno qualitativamente, la pressione nemica nel Mediterraneo. In effetti proprio quest'ultima era l'intenzione di Raeder: concentrare tutto lo sforzo nell'Atlantico ed impiegare forze di superficie e sommergibili contro le linee di comunicazione britanniche e francesi, estendendone l'azione a mano a mano verso sud ed arrivando anche, eventualmente, nell'Oceano Indiano. Per la marina italiana evidentemente la partita veniva giocata nel Mediterraneo, ove tutte le informazioni e la logica operativa inducevano a ritenere che l'avversario vi avrebbe esercitato una pressione violenta e massiccia: la Francia aveva spostato tre corazzate tipo Bretagne dal Mar del Nord alla (44) Del convegno sono riportati in allegato 12: appunto sulla materia da trattare nelrincontro; il resoconto di Cavagnari sui colloqui; il \·erba le della riunione del 20 giugno e quello della riunione del 21 giugno.

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squadra del Mediterraneo ed aveva in corso la preparazione accelerata della base di .Mers el Kebir dove era stato trasportato un bacino per grandi navi; la Gran Bretagna stava smontando il grande bacino galleggiante di Malta per portarlo ad Alessandria o in altra sede, comunque sempre nel Mediterraneo orientale. Perciò l'azione italiana doveva fondarsi sulla possibilità di separare le forze avversarie in due distinti bacini sbarrando il canale di Sicilia e di costringerle, mediante una continua offesa aerea sulle basi centrali, quali Biserta e Malta, a cercare appoggio nelle zone più eccentriche: Gibilterra- Ora no e Alessandria- Anatolia. Tuttavia sino alla prevista entrata in servizio delle corazzate Vittorio Veneto e Litt01·io (maggio 1940) e delle due Doria (luglio- agosto 1940) l'Italia aveva interesse che le due Schamhorst rimanessero nel Mar del Nord per trattenervi navi da battaglia nemiche veloci . Raeder precisò che tutte le nuove grandi unità germaniche avrebbero avuto una grande autonomia sì da essere in grado di agire in mari lontani; a tal fine le tre D eutschland sarebbero state modificate per acquisire un aumento di velocità. I cinque nuovi incrociatori da ro.ooo tonnellate (teoriche, perché in realtà sarebbero arrivate alle rs.ooo), dei quali i primi due potevano esser già pronti per la fine del 1939 e l'ultimo doveva esser varato il prossimo I 0 luglio, possedevano un'autonomia fra le !2 e le 15.000 miglia. La Bismarck e la Tirpitz sarebbero state pronte entro il 1940, anche se con l'addestramento da compiere, e per il J" luglio, il I 0 agosto ed il r" ottobre dì quello stesso 1939 era programmata l'impostazione di tre corazzate da 4 0 .000 tonnellate con armamento da 400 mm. Ad ogni modo, secondo il punto di vista tedesco la situazione poteva fin dali 'inizio diventare favorevole perché non era da escludere anche l'eventualità che il grosso della Mecliterranean Fleet, ossia le cinque navi da battaglia tipo Queen Elizabeth, si trasferissero a Singapore consentendo alla m.arina italiana di rivolgere comodamente tutto il proprio sforzo contro la Francia, conquistando il dominio del bacino occidentale, impedendo le comunicazioni fra le colonie francesi e la madrepatria e garantendo quelle italiane con la Spagna (a profitto anche della Germania). Tutto questo appariva piuttosto discutibile per Cavagnari, che mosse alcune obiezioni. Prima di tutto si poteva escludere che la Mecliterranean Fleet si portasse nell'Oceano Indiano, specialmente tenendo presenti le necessità del Medio Oriente e le possibilità offerte da Grecia e Turchia" In secondo luogo, anche senza preoccupazioni eccessive nei confronti della flotta britannica, che sa-


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rebbe stata u fissata )) nel bacino orientale, il Mediterraneo centrale sembrava la zona geograficamente più adatta per manovrare in posizione dì vantaggio e d 'altronde in essa occorreva inizialmente, sempre che non Fosse stato già fatto nel periodo di tensione prcbellica, garantire il completamento delle truppe necessarie alla difesa della Libia. Tuttavia, qualora i Francesi si fossero gettati contro le Baleari - e questa era una mossa attesa - la buona occasione sarebbe stata presa al volo, sferrandovi tutta la disponibilità acronavale ital iana. Derivavano da tale q uadro due interrogativi : l'atteggiamento della Spagn a e l'eventuale impiego dei sommergibil i italian i fuori dal Mediterraneo. Sulla Spagna esistevano molte incertezze : neutralità benevola, neutralità passiva o affiancamento all' Asse? Secondo R aeder il comportamento di Franco sarebbe dipeso in gran parte dall'energia esplicata dall a marina italiana; anzi, al riguardo, sperava che ques ta fosse tale da costringere la Francia a trasferire nell'A tlantico le prop rie linee di comunicazione con l'Africa settentrionale. così da renderle vulnerabili anche da parte tedesca. Quanto alla seconda questione Cavagnari chiarì che, pur dovendo sopportare l'urto iniziale del nemico, l'Italia prevedeva di inviare in Atlantico una dozzina dì sommergibili, fra i più grandi, ammessa la possibilità di transito da Gibilterra; a prescindere da ciò, ne aveva otto in Africa orientale : q uattro pi ccol i per operare nel Mar Rosso meridionale e quattro di m aggior tonnellaggio per agire fuori Bab el Mandeb. In merito all'ipotesi di guerra nell'Oceano Indiano, Chisimaio, in Somalia, era desti nata a costiwire una base preziosa per navi di superficie e subacquee, precisazione che interessò molto Raeder per la valorizzazione che detta base era in grado d i offrire all 'azione degl i incrociatori tipo Deutsc!tlancl qualora fossero mandati in quel lo ntano scacchiere. In definitiva , tra gli interlocutori vi fu pieno accordo sulla convenienza di dare alle rispettive operazioni una forma reciprocamente compleme ntare. Alla Ootta italiana spettava il compito di ch iudere le vie di traffico Dardanelli- Gibilterra e Aden- SuezGibilterra e di t rattenere in Mediterraneo il grosso delle forze avversarie, separato in due n uclei distinti , appoggiati per di più a basi eccentriche e probabilmente insufficienti, sottoponendolo alla necessità di esporsi ad una guerra di logoramento. Alla flotta tedesca il compito di operare intensamente sugli oceani, attaccando le li nee di comunicazione avversarie, vale a dire il punto più sensibile della resistenza britannica. Ora, questo diverso tipo di guerra, da condursi separatamente in disti nti teatri , esigeva una correla-


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zione generica di sforzi, ma non era suscettibile di portare, se non a tito1o eccezionale, ad azioni di stretta cooperazione strategica. (( E' stato quindi possibile evitare - commentò Cavagnari nella sua relazione ai colloqui - di entrare nella questione, spinosa per motivi eli suscettibilità c di prestigio, di un eventuale Comando unico. I Tedeschi sono venuti a Frieelrichshaven evidentemente preoccupati che, partendo da una diversa concezione della guerra navale, noi chiedessimo loro un apporto importante di forze in Mediterraneo, che non avrebbero potuto darci senza rinunciare al loro concetto operativo fonda mentale e preoccupatissimi che, per far prevalere il nostro punto di vista, noi chiedessimo la creazione di un organo eli comando unico. E ' mia opinione che tale organo sarebbe stato del tutto superfluo e fonte sicura di attriti dannosi. Comunque, lo avremmo chiesto energicamente se i concetti operativi tedeschi fossero stati - come era possibile che fossero - in contrasto con il nostro modo eli vedere le comuni necessità ».

Non si conoscono i motivi sui quali Cavagnari poggiava la convinzione che la delegazione tedesca paventasse la richiesta di un Comando unico, ove le rispettive concezioni operative si fossero trovate in contrasto, però è da rimarcare come da ambo le parti le singole forze armate considerassero il problema secondo la loro ottica particolare. Dall'accordo fondamentale sull'impostazione bellica deri varo no facilmente le intese sugli argomenti concreti nei vari campi di attività: questioni tecniche, comunicazioni, informazioni, organi di collegamento, materiali. Sui rapporti di forza con i presumibili nemici si ritornerà in seguito, allargando il confronto a tutte le forze armate, comunque vale la pena di osservare che evidentemente Hitler e l'OKW pensavano ad una guerra generale in termini essenzialmente terrestri, visto che il « programma Z )) - impostato, dopo studi preparatori, nell'ottobre 1938 e riferito a sei navi da battaglia da 56.ooo tonnellate standard e con un'autonomia di r6.ooo miglia a 19 nodi - non sarebbe stato completato che entro quattro anni: le prime due, Cross Deutschland e Friedric:h der Grosse, pronte nel 1942 e le altre quattro nel 1943· E, più precisamente, appare probabile che per Hitler apparisse sufficiente l'entità della Kn.egsmarine quale poteva risultare nel r940 o 1941 per risolvere la partita europea. L'incremento della flotta era destinato a pesare in modo determinante sui tempi lunghi, qualora si fossero manifestati, cioè nel caso peggiore. Esiste un documento assai interessante, non molto in sintonia con i verbali ed il resoconto di Cavagnari. Si tratta di un appunto di parte te-


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desca rifcrentesi ad una conversazione informalc svoltasi fra gli ammiragli Sansonetti e De Courten , il contramm. Schniewind ed il cap. vasc. Fricke (45). Sansonetti ebbe a palesare preoccupazioni sulla situazione italiana in Africa settentrionale : per evitare alla L ibia il rischio di rimanere isolata, era necessario considerare il suo collegamento con l'Italia come compito preminente . E l'importanza e la gravità di tale compito conseguivano dallo scarso affidamento sulla reale possibilità che le forze terrestri italiane riuscissero a difendere la Tripolitania da un'offensiva francese c ad attaccare l'Egitto per raggiungere Alessandria e Sucz. Il commento tedesco in sede di rapporto fu pessimistico : era probabile che i Francesi sfondassero ed improbabile che gli Italiani arrivassero al Nilo. Maggiore importanza ha però il punto d i vista sul valore della battaglia terrestre : cc Anche supponendo che l' Italia r-iesca a contenere t. francesi in Libia, a conquistare l'Egitto ed il ccmale di Suez, non si guadagnerebbe c011 ciò nulfa eli decisivo ». In sostanza, la g uerra doveva essere risolta sul mare, qu ali che fossero gli avvenimenti in Africa settentrionale. Il concetto, piuttosto opinabile, era espresso in questi termini: « Pcrsi110 una floua inglese inferiore di numero, per la sua esperienza e tradizione, ha molti punti di vantaggio su una DOLca italiana numericamente superiore. Una pressione dei fra ncesi da occidente impedirà agli itali::~ni di avere una forte superiorità ad oriente. Al contrario, vi sono buone possibilità che l'Italia, con operazioni energiche nel Mcditcrr:lneo occidentale, elimini i francesi o per lo meno li costringa a retrocedere in Atlantico. ll possesso delle Baleari ed il collegamento con la Spag na offrirebbero alla condona navale italo - tedesca del la guerra possibilità strategiche d'influenza decisiva per l'esiro del conflitto. Perciò bisogna ottenere ch e, nella guerra congiunta , l'ltalia non insegua mete di prestigio (mantenere la L ibia od occupare Tuoisi e J'Egitto) bensì che essa, nel comune interesse, sviluppi una forte attività nel Mediterraneo occidentale e stia sulla difensiva strategica nel Mediterraneo orientale ».

Per concl udere, dopo la .firma del Patto d 'Acciaio c g li accordi presi nelle note prime conversazioni , dal punto di vista degli esponenti politici e militari italiani la situazione era sintetizzabile in questi tre punti: la guerra contro le due Potenze occidentali era inevitabile e l'Asse avrebbe preso l'iniziativa scegliendo il momento deU'aggressionc ; tale momento non sarebbe venuto prima di almeno tre o quattro anni - r941- 42 secondo Pariani (versione te(45) Riportato da L. CEv,,, op. citata, pag. ' 59·


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L'ESERCITO !TA!. IANO ALI.A VIGILI.~ DEI.l.A 2 11 GUERRA MONDIALE

dcsca), 1943 secondo Mussolini -; un conflitto Italia- Francia, localizzato o meno, avrebbe trovato il suo campo di battaglia in Africa settentrionale (convinzione di Pariani). Nel luglio 1939, i n contrapposto ad una certa riluttanza da parte italiana, 1'Alto Comando dell'esercito tedesco ( Oberkommando der Heeres, OKH) formulò diverse proposte di collaborazione inoltrandole sia attraverso il proprio addetto militare a Roma von Rintelen, sia attraverso quello italiano a Berlino, Roatta. Si trattava di scambio di notizie su eserciti esteri, d i informazioni sui metodi di addestramento, scambio di materiale cartografico c di regolamenti ed istruzioni scambio di ufficiali quali frequentatori delle rispettive Scuole di Guerra o per un periodo di servizio presso Comandi periferici od anche organi centrali, miglioramento delle comunicazioni stradali e ferroviarie fra i due Paesi, ecc. Fra le altre, tre proposte furono particolarmente interessanti: invito ad una missione italiana a visitare le fortificazioni tedesche del fronte occidentale e quelle cecoslovacche (si m il i alle opere francesi della linea Maginot) e ad assistere ad un'esercitazione dell'VIII corpo d'armata di Breslavia per il forzamento di un tratto fortificato del ridotto cecoslovacco; partecipazione di truppe germaniche alle grandi esercitazioni italiane, che poteva iniziare sin dal prossimo inverno con l'invio di reparti del XVIII corpo da montagna di Salisburgo con unità ital iane di frontiera; infine, instaurazione di relazioni cameratesche e senza formalità (permessi di accesso, passaporti) per consentire agli ufficiali delle unità di stanza alla frontiera di circolare liberamente da una parte e dall'altra. Era evidente la tendenza tedesca a mostrare molto, il che si poteva tradurre nel desiderare di cc vcnirci incontro>> come nell'intento di presentare dei (( confronti » a scopo reconditamente dottrinale. Roatta si limitò a rispondere, sulla base di precise istruzioni di Pariani, che evidentemente qualsiasi provvedimento concernente una delle due parti supponeva l'assoluta reciprocità per quanto riguardava l'altra parte, ottenendo come replica un « naturalmente>>. Non si trattava di novità in senso assoluto, perché già dal 1937 gli scambi di personale erano in atto alla med ia di 20- 25 ufficiali all'anno, missioni escluse, tuttavia l'insistenza del gen . von Brauchitsch mirava ad una cooperazione più concreta ed intensa. Durante l'esame dei provvedimenti da assumere venne però a maturare la crisi polacca e poi l 'intervento armato tedesco. Di conseguenza, Pariani fermò le proposte inoltrate dal Comando del Corpo


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di S.M. con un « per ora rimane tutto in sospeso, ma essere pronti pe1' la ripresa della questione n . I primi di gennaio del 1940 la Germania tornò alla carica, esprimendo il desiderio di riallacciare i contatti tecnici, praticamente sospesi in seguito agli avvenimenti del settembre precedente (46). Tra le varie proposte c'era la riunione in Italia a fine gennaio, quindi a brevissima scadenza, delle sottocommissioni per i mezzi di difesa ed offesa chimica. Soddu, nuovo Sottosegretario per la Guerra, ne riferì il 22 gennaio a Mussolini, significando che la mossa tedesca poteva essere suggerita da due motivi: ripristinare effettivamente il normale ritmo di collaborazione oppure procurarsi elementi sul nostro reale orientamento. Dal punto di vista tecnico - militare non esisteva per noi uno specifico interesse per ravvivare i contatti e quindi era possibile anche assumere un atteggiamento dilatorio in attesa che la situazione nei confronti della Germania si chiarisse; poiché però la cosa veniva ad assumere inevitabilmente un aspetto politico, in base alla decisione di Mussolio i, Soddu autorizzò (6 febbraio) la ripresa delle trattative e l'accoglimento delle proposte presentate da von Rintelen circa l'attività delle sottocommissioni. Dispose, tuttavia, che detta collaborazione non dovesse avere per l'Italia, nel momento in atto, lo scopo di impostare concreti problemi tecnici, che non avrebbero trovato pratiche possibilità di risoluzione, bensì di raccogliere clementi per la migliore conoscenza delle intenzioni tedesche (47). L'atteggiamento non era molto costruttivo, ma derivava da una politica estera incerta ed avventurosa. Il primo progranuna, con riunioni nei due paesi, riguardò le sottocommissioni armi e munizioni, moto.rizzazione e collegamenti (48), però soltanto in maggio, grazie alle insistenze dd Sottocapo di S.M. dell'esercito tedesco, gen. von Stulpnagel, prese piede la convenienza di uno scambio di notizie e di accordi in materia di funzionamento dei servizi, dato che l'organizzazione germanica si distaccava notevol(46) Il J6 d icembre Ciano aveva tenuto alla Camera un discorso in cui aveva sottolineato che all'origine del Patro d 'Acciaio c'era l'intesa di tre anni ancora di pace per l'Italia e d i quattro o cinque per la Germania. (47) F. J03 J5! / J0.2.I8 data 5 febbraio 1940 del Sotcosegrctario per la Guerra. (48) Sin dal primo colloquio, avvenuto a Roma dal 14 al 18 agosto 1939, erano state concretate le modalità per la realizzazione dei collegamenti radiotelefonici, telegrafici e telefonici fra Berlino e Roma, collegamenti complecati per la parte tclescriventi nel marzo 1940.


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L' ESERCITO ITALIANO .ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

mente da quella italiana. Questo, in sostanza, fu tutto ciò che poté essere avviato prima che l'Italia entrasse in guerra. Bisogna aggiungere che in primavera ebbe luogo un'iniziativa tedesca che, se accettata, avrebbe potuto aver ripercussioni notevoli, ma venne lasciata cadere principalmente per l'opposizione di Badoglio. Il 3 aprile, infatti, il gen. von Rintelen si presentò al capo del S.l.M. comunicandogli che lo S.M. germanico avrebbe gradito una visita del Sottocapo di S.M. dell'esercito italiano, gen. Roatta, a Berlino per la metà del mese in corso ed offriva di inviare in Italia, per tenere conferenze illustrative sull'impiego dei carri armati, il col. von Thoma, che aveva comandato formazioni corazzate in Spagna ed in Polonia. Mussolini lì per lì autorizzò, poi evidentemente ci ripensò, probabilmente dopo aver ricevuto la lettera del 4 aprile di Badoglio su.lla situazione m ilitare del momento (49). Fatto sta che, a seguito del primo passo, il ro aprile von Rintelen consegnò al Comando del Corpo di Stato Maggiore un dettagliato promemoria, aperto ad una ·collaborazione operativa decisamente più ampia di guanto non previsto nei colloqui di lnnsbruck fra Pariani e Keitel dell'anno precedente. Il promemoria giunse nel momento della discussione del piano di guerra di Mussolini e, come vedremo, verrà respinto .

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L'INDIRIZZ.O OPERATIVO SINO AL

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Sino allo scoppio della seconda guerra mondiale in tutti gli Stati europei l'impiego delle forze armate era studiato sulla pura base di varie e diverse ipotesi di guerra, ipotesi che in un certo senso prescindevano dalla mutevole linea politica. Gli eventi. che di volta in volta modificavano il panorama inducevano ad aggiornare questo o quel piano, ad assumere predisposizioni temporanee, quali richiami alle anni o modifiche di schieramento, ed a rivedere, all'occorrenza, determinate decisioni strategiche. Evidentemente l'esercito era la forza armata più delle altre soggetta a variazioni di rilievo. Per quanto ci riguarda, la politica estera fascista era così variabile che è difficile individuare una decisa volontà di procedere con una certa coerenza verso obiettivi chiaramente definiti. Conseguentemente, anche nel campo degli apprestamenti mi(49) F . 528r data 4 aprile 1940, richiamato in seguito, del Capo di Stato Maggiore Generale.


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SITUAZIONE ~!ILITAR'E !TAllA~.\ ~L

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litari gli alti c bassi si alternavano a pause di attesa, senza una programmazione organica, senza un indirizzo preciso. Le frontiere terrestri dell'Italia erano segnate dall'arco alpino e dai topograficamente poco significativi confini delle colonie africane, ma con la differenza fond amentale che sino al r935 l'unica frontiera considerata veramente tale, e quindi da difendere, fu quella alpin a, la quale, date le sue caratteristiche, non poteva che suggerire una difensiva generale. E' ovvio che fossero stati approntati studi , progetti o addirittura piani per opera~ioni offensive verso la Francia, l'Austria e la Jugoslavia, ma prevaleva l'orientamento della difesa ad oltranza appoggiata a posizioni forti per natura, integrate da fortificazione permanente e campale, di profondità variabile secondo il rendimento e la capacità delle direttrici operative da sbarrare. Del resto, ancora nel 1938 Mussolini si mostrò di quest'ordine di idee. In fatti, parlando al Senato il 30 marzo, indicò Ja difesa delle frontiere terrestri quale compito dell'esercito e subito dopo precisò che una volta completati i lavori per rendere inval icabili alcuni passi, l'intera cerchia delle Alpi diventava insuperabile in qualunque stagione dell'anno. Durante e dopo la guerra di Etiopia venne gradatamen te a m utare la valutazione dell'importanza strategica della Libia e su ciò molto influì la convinzione del nuovo Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Pariani, che l'Africa settentrionale sarebbe stata il teatro d'operazioni in cui si sarebbe giocata la parti ta decisi va della prossima guerra. Tuttavia Pariani non modificò l'indirizzo operativo vigente : il nuovo conflitto avrebbe trovato in Libi a un nuovo tipo di combattimento basato sul motore e sulla celerità di spostamenti, ma in sostanza l'atteggiamento rimaneva difensivo. Per certo in fluiva pesantemente la preoccupazione di dover provvedere all'alimentazione della lotta attraverso il Mediterraneo, specialmente nel caso di una Gran Bretagna nemica, anche se, a dire il vero, la sola prospettiva di dover affrontare le flotte francese ed inglese riunite era sufficiente a far ritenere l'ipotesi gravissimo errore politico. Nel 1938, però, la felice conclusione dell'impresa abissina , il miglioramento delle condizioni della m arina e dell'aviazione, il nuovo orien tamento verso la Germania, la cui potenza militare, per quanto ancora in costruzione, era già palese, ingenerarono un senso di maggior fiducia nei capi responsabili anche di fronte all'eventualità di un conflitto con la Gran Bretagna. In questo quad ro le possibilità della L ibia furono guardate con occhio diverso da Balbo, governatore della colonia, che volse la sua attenzione ad Alessandria cd al canale di


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2a. GUERRt\ MON))IALE

Suez, ribaltando in tal modo tutta la concezione operativa. Il disegno, esaminato ed infine condiviso da Pariani, trovò conforto in talune predisposizioni ed ostacolo nelle limitazioni di bilancio, comunque non ebbe lunga vita perché il convegno di Monaco fece ritenere superato il momento più pericoloso. Si ritornò dunque alla scelta della difensiva, che rimase immutata anche quando, poco dopo, .le nubi tornarono ad oscurare il cielo europeo. L'Impero veniva considerato come un'appendice autonoma. In parte lo era veramente, non tanto per i rapporti di distanza dalla madrepatria quanto per tutti i molti e grossi problemi di assestamento politico e di sviluppo economico non superabili sicuramente in pochi anni. Dal punto di vista militare era scontata l'intenzione di completare il dominio dell'Africa orientale con la conquista di Gibuti e del 5omaliland e realizzare così una potente base per impedire la navigazione nel Mar Rosso e quindi fornire concorso indiretto ad una azione partente dalla L ibia. C'era anche l'idea generica di una offensiva nel Sudan per assicurare un concorso assai più diretto aile forze libiche, tuttavia era preminente la convinzione che in caso di guerra con la Gran Bretagna l'Impero dovesse essere abbandonato a se stesso e ben poco gli si potesse chiedere. Nel 1939, inoltre, una nuova frontiera terrestre si aggiunse a quelle esistenti: si trattava della frontiera albanese con Jugoslavia e Grecia. Un anno dopo era destinata ad illuminarsi di una luce assai triste. Evidentemente questo sguardo panoramico non può essere sufficiente ad illustrare i successivi passaggi attraverso i quali sono venuti maturando l'orientamento strategico e lo schieramento delle forze a fine maggio 1940. Conviene dunque scendere maggiormente nei particolari, rinunciando però, per ragioni di semplicità di trattazione, a toccare l'organizzazione e le possibili tà dell'Africa Orientale Italiana.

* * * Dopo l'inizio della guerra civile spagnola e tenendo anche presente l'inasprimento dei rapporti con la Francia, la posizione assunta dalla Libia richiese misure adeguate e nel gennaio 1937 la Commissione Supren1a eli Difesa esaminò i provvedimenti da prendere per conferire un assetto militannente più idoneo alle presumibili esigenze operative (so). Prima di tutto occorreva portare (so) Per l'attuazione dei primi provvedimenti furono stanziati complessivamente 200 m ilioni : 50 sull'esercizio 1936 - 37 e 150 su quello 1937-38.


LA SITUI\ZIOKE

~IILITI\RE

ITALIANA :-lt.L

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il livello delle truppe stanzial i ad una consistenza tale da renderne agevole il potenz iamcnto in caso di emergenza. F urono quindi approntati e trasferiti dall 'Italia due interi corpi d'armata, il XX con le D .f. Sabratha e Sirte destinato in Tripolitania ed il XXI con le D.f. Marmarica e Cirene (sr) destinato in Cirenaica - divisioni tutte a struttura r idotta r ispetto a q uelle metropolitane, ognuna essendo ad ord inamento binario - e creato a Tripoli il << Comando Superiore Forze Armate dell'A .$. ». A fine anno, fra truppe nazionali e libiche, si erano raggiunti i 6o.ooo uomini. Oltre a ciò era stato deciso d i realizzare in Tripolitania una sistemazione difensiva contro le provenienze dalla T unisia, stimando la spesa occorrente in so milioni di lire. La somma ven ne stanziata, suddivisa nei due esercizi 1937 - 38 c 1938 - 39, c consentì nell'autunno 1937 l'avvio delle fortificazioni di Tripoli, con caratteristiche permanenti e protezione contro i mcdi calibri ; di Z uara, sul mare ad una q uarantina di chilometri dal confine, con caratteristiche permanenti e campali e protezione dal tiro dei medi calibri alle parti vitali c dei piccoli calibri in generale; di Nalut, ad una ventina di chilometri dal confine a sud- ovest di Zuara, con caratteristiche esse nz ialmente ca mpali. Per Zuara e alut, che presentavano grosse di fficoltà di rifor nimento id rico, la precedenz a doveva essere data allo sbarramento delle comunicazioni stradali da esse controllate. li 2 dicembre dello stesso anno, il mar. Badoglio convocò al palazzo del Consiglio N azionale delle Ricerche i Capi di Stato M aggiore delle tre forze armate per esaminare, fra l'altro, l'influen:ta di alcuni sviluppi della situaz ione internazion ale sui prog rammi operativ i in corso di studio. Si trattava essenzialmente della proposta avanzata dall'amm. Cavagnari di rinunciare all'idea di svolgere operazioni nell'alto Adriatico (piano AZ, riguardante la conqu ista delle isole z aratine) c nel basso Adriatico (pi ano AA , concernente uno sbarco in Albani a che co nsentisse il possesso del bacino petrolifero di Devoli c del canale d'Otranto) nella considerazione che i rapporti con la Jugoslavia erano diventati buon_i. Com unque, anche se fossero tornati tesi, sembrava opportuno poter concentrare la m assa delle fo rze navali contro il nemico principale : l'Ing hilterra. Par iani chiarì subi to che l'operazione AZ rientrava nel piano 10 relativo all'ipotesi di guerra contro Francia e Jugoslavia alleate, ma non nel piano 1 2 inerente un possibile confhtto (51) La D .f. Ci rene nulla aveva a che vedere con la precedente omonima d ivisione cc.on. formata dura nte l'impresa etiopica c poi d isciolta.


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L 'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2° G'UERRA MOI'\OIAl.E

contro Francia e Gran Bretagna. A questo proposito egli riprese un concetto che appena dieci giorni prima aveva esposto alla riunione di generali convocata per discutere sull'adozione della binaria. In quella c1rcostanza aveva detto che difficilmente le future guerre si sarebbero svolte sulle Alpi o che, per lo meno, le operazioni in quella fascia montana non sarebbero state decisive. La conquista dell'Impero faceva sì che, con ogni probabilità, i prossimi conflitti avrebbero avuto sviluppo su campi essenzialmente coloniali, ove sarebbe occorso trasportare numerose masse. Ed aveva preso spunto da questa convinzione per segnalare la necessità di disporre di. unità piccole, facilmente trasportabili a distanza. Adesso riprese la questione ampliando il pensiero: << Ritornando alle linee generali dell'argomento in discussione, dalle modificazioni alla situazione internazionale de ri va che i nostri probabili nemici sono F rancia c Ing hilterra. Dato questo, vediamo le rispettive possibilità eli azione. Noi siamo a contatto con la Francia, sia in E uropa sia in Tunisia, e con l'Inghi lterra in Egitto. La F rancia sta facendo una triplice chiusura della frontiera delle Alpi e noi cerchiamo di elevare;:, dalla parte nostra, un'adeguata muraglia. Vi saran no dei tentativi di rottura, ma la soluzione dovremo trovarla altrove. Sulla frontiera alpina le truppe di copertura sono sufficienti: la lotta risolutiva si sposterà, quindi, con tutra probabilità, verso la frontiera egiziana o verso quella della Tunisia, dato che, verosimilmente, l' lnghillerra spingerà la Francia ad operare da quella parte per alleviare la nostra eventuale pressione sull"Egitto. Bisogna metterei in condizioni di operare decisa men te verso l'Egitto, parando verso la Tunisia. In questa situazione: l'Esercito ha trasportato quattro d ivisioni in Libia e creato colà due d ivisioni coloniali; sta inoltre provvedendo alla costituzione di u na massa di manovra spostabile, sia sul teatro operativo euro·peo sia verso quello coloniale, e cioè là dove sarà necessario per ottenere la decisione. Premesso questo quadro, occorre vedere se siamo in grado di eseguire i trasporti necessari per le operazioni (...). Per quanto si riferisce aii"Egitto, questo può considerarsi una preda relativamente facile: 10.000 inglesi c 22.000 egiziani. Se però la Marina trova difficoltà per i trasport i, allora bisogna, fin dal tempo di pace, destinare altri corpi d'ar mata in Libia, realizzando cosl la possibilità eli marciare verso Suez ( .. .) » (s2).

L'amm. Cavagnari intervenne significando che trasporti Importanti non potevano essere presi in considerazione durante le ostilità, perciò occorreva effettuarli prima; in altre parole il problema doveva esser visto come di trasporti di pace piuttosto che (52) Verbale della riunione allegato 13.


LA SITUAZIO:-:E WLITARF. ITi\LL\:-.-1\ !\EL

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di guerra, aleatori e tardivi. Il gcn. Valle aggiunse, da parte sua, che anche l'aeronautica era legata ai rifornimenti marittimi; era pur vero che aveva già in posto rnunizioni e carburanti per sei mesi, però, dovendo raddoppiare le forze attuali per agire sui due fronti libici, evidentemente questo riduceva le scorte ammassate alla metà. Badoglio convenne su quan to prospettato c sul fatto che le difficoltà non potevano escl udere il problema; in sostanza era necessario che prima d i discutere lo Stato Maggiore dell'Esercito concretasse organicamente in cifre il fabbisogno via mare e poi la cosa sarebbe stata esaminata congiuntamente con gli Stati Maggiori della Marina e dell'Aeronautica. f1 problema strategico, così come era stato posto da Pariani, avrebbe dovuto portare alla definizione di una linea di condotta interforze ben precisa, giacché dopo tutto, l'esercito francese era ritenuto il migliore d'Europa c la potenza navale britannica era tale da suscitare grosse preoccupazioni. Invece proprio Pariani concordò sul principio sostenuto da Valle di evi tare che determinate aliquote da bombardamento venissero permanentemente decentrate per scopi particolari. in quanto sarebbero rimaste in tal modo « bloccate '' rendendo impossibile realizzare risultati efficaci contro obiettivi di primaria importanza, e soggiunse : << Sono anch "io dell'avviso che occorre evirare il frazionamento. Occorre Jirc all'Aero nautica lo scopo da raggiu ngere. fissato questo, l'Aeronautica agisce in piena libertà ».

E Badoglio commentò: << Sicuro" · Le possibilità risolutive dell 'Africa settentrionale erano dunque state scorte nitidamente; purtroppo mancò la convinzione o la dura volontà di trarre le dovute conseguenze sia nel campo della programmazione ai fini strategici sia in quello del coordinamento delle forze. 11 1938 vide, ad ogni modo, un deciso impulso nei confronti del potcnziamento della Libia. La Commissione Suprema di D ifesa, in gennaio, decise di prevedere l'invio di un corpo di spedizione su quattro divisioni in caso di emergenza e di ammassare oltremare, sin dal tempo di pace le dotazioni per un Comando d'armata e per le citate quattro divisioni; inoltre fu disposto di accelerare la messa a punto dci lavori di fo rtificazione a Tripoli, Zu ara e Nalut, addivenendo ad un secondo stanziamcnto di 6o milioni da ripartire in quattro esercizi, daJ 1938 al 1941. Nel contempo veniva attuandosi il nuovo ordinamento dell'esercito sostenuto dal gen. Pariani , sulla base del


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L F.SIO RCI'rO n·ALIA)IO r\LI.A VIGILIA DELLA 2 a GUERRA MONDBLE.

quale le truppe da considerare disponibili in Africa settentrionale all'inizio di un confl itto erano orientativamente le seguen ti: - un Comando d'armata : la 5", ma di invio eventuale; - due corpi d'armata: il XX ed il XXI, già in posto, su due divisioni ciascuno; - due divisioni libiche, già in posto; - quattro divisioni metropolitane di rinforzo, dette « tipo Sabratha >> per indicarne l'organico uguale alle D .f. di stanza in Libia; - unità non indivisionate per la copertura e compiti particolari : 7 battaglioni libici, 2 battaglioni sahariani, 3 compagnie meharisti, 9 squadroni savari e spahis, 4 battaglioni camicie nere, r gruppo artiglieria, 34 cp. mitraglieri e 36 batterie da posizione. T utte le divisioni avevano ordinamento binario, anche q uelle libiche, del ti po au totrasportabile, cioè con artiglierie esclusivamente a traino meccan ico e la maggior parte dei servizi - ridotti peraltro alla più semplice espressione - motorizzata. A prescindere dalla sufficienza o meno di tale complesso di forze, il primo problema era quello della mobilitazione e della radunata . I due corpi d'armata di stanza in Libia contavano all'incirca 8.ooo uomini ciascuno, cosicc hé il passaggio sul piede di guerra avrebbe reso necessar io un fortissimo arrivo di complementi dall'Italia. Balbo, Governatore Generale e Comandante Superiore, approntò il cosiddetto « Piano di radunata D >> . La disponibilità delle truppe venne calcolata in tre tempi : - I tempo, al giorno zero della mobili tazione : le sole un ità del tempo di pace, pari a 20 .000 u. e 228 pezzi; - II tempo, fra il 5" ed il roo giorno di mobilitazione : tutte le unità di I tempo su organici di guerra, per complessivi 75.000 u . e 456 pezzi ; - III tempo, fra l'Il'' ed il 15° giorno di mobilitazione: tutte le unità di li tempo più le quattro di vision i di rinforzo dall'Italia, per un totale di. IJ) .OOO u. c 588 pezzi. Il concetto operativo si basava su Ila dìfesa manotJ1·ata ad occidente a favore di T ripoli e suU'offensiva trat,olgente ad oriente per raggiungere Alessandria. Ne derivava il criterio di lasciare in T ripolitan ia lo stretto necessario e concen trare tutto il possibile in Cirenaica. In sostanza, il XX corpo (ovest) avrebbe avuto le sue due divisioni (Sabratha e Sirte), una divisione metropoli tana in


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rinforzo ed il grosso delle unità libiche non mdivisionate; il XXI corpo invece avrebbe disposto delle D.f. Marm arica e Cirene, di tre D.f. metropolitane, di due libiche e di elementi minori. In particolare, nello scacchiere libico- tunisino era previsto uno schieramento relativamente arretrato in modo da evitare l'immediato superamento della copertura da parte di una repentina offensiva francese ; in quello libico- egiz iano le possibilità di successo erano attribuite quasi esclusivamente alla sorpresa, alla tempestività di inizio ed alla rapidità di esecuzione, in un quadro di assoluta supremazia aerea. Tutte le forze destinate all'operazione verso Alessandria - tre divisioni in prima schiera, tre in seconda ed una in terza dovevano essere autoportate, comprese le divisioni libiche, e dotate di mobilità anche fuori strada. Nel settore sahariano, invece, appariva più che sufficiente ritardare quanto piLI poss ibile eventuali puntate nemiche. Naturalmente - precisò nalbo - il piano era da considerare provvisorio sino a quando non fossero state definite dal Ministero della Guerra le m.olte questioni in pendenza e, in ogni caso, la sua realizzazione era legata all'attrezzatura logistica, da creare quasi interamente ex no(IO specialmente per quanto rifletteva la base per la spinta ad oriente. Ma, dopo aver spedito il documento in visione a Badoglio, Balbo si rivolse anche a Pariani per mettere in chiaro alcuni punti . Premesso che ìn una recente riunione a Roma egli aveva chiesto un rinforzo dall"Italia non di 4 dìv1sioni <( tipo Sabratha >> - cioè binarie ed autotrasportabili bensì di un Comando eli corpo d 'armata, tre divisioni << tipo Sab,-atha )), due divisioni ternar.ie ed una di camicie nere, oltre a 6 battaglioni cc.nn. non indivisionati , scrisse: cc 3· Tali forze rappresentano il minimo necessario cd appena sufficit:ntc, nella situazione odierna, per raggiungere gli obicnivi fissati. E' probabile che, variando la situazione - come accenna a variare per effetto del potenziamento delle forze anglo - egiziane e dello sposr:amento del loro centro di gravità verso la fronticrn - la massa desti nata all'operazione est debba essere au mentar:a.

4· D 'altra parte la situazione ad ovest non è molro tra nquillizzante. Escludendo le forze del Marocco, sta di facto che in Tunisia ed Algeria, con lo scloppiamento d i quasi tutte le unirà del tempo di pace, la Francia può mettere in ca mpo - nella prima settimana eli mobilitazione una decina di divisioni ternaric c ere divisioni eli cavalleria. l n complesso : almeno centomila uomini. Delle altre unità mobilitate in tempi successivi, non tengo conro. Queste forze. come ben sai, sono pronte, mentre le nostre debbono in gran pane completarsi con elementi dell'Italia.


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L'ESERCITO TTAt.lANO AL.LA VTG!Ll{l DELLA 2 " GUERM MQNJ)! JILE

Secondo il piano attuale, in questo scacchiere, noi avremo: il XX corpo d'armata, unirà libiche varie della forza di una dh·isione, una divisione " tipo Sabratha ", più alcune unità cc. nn. (2 bauaglioui) c da posizione. In complesso: 4 divisioni binarie, con un rotaie di 37.000 uomini all'incirca. ln sostanza, il rapporto iniziale delle forze sarà all' incirca di 3 a r c, come puoi ben comprendere, non mi dà grande tranquillità. Per cui se dovesse scoppiare un conflitto oggi, ci penserei due volrc prima di portare rurtc e due le divisioni libiche alla frontiera orientale: aspetterei almeno di vedere che cosa mi arriva dall'ltalia e come si presenta la situazione generale. 5· Per quanto riflette le fortificazioni è bene chiarire qualche punto. Si nora, per ragioni a te ben note e sulle quali non insisto, si (; concluso poco : allo stato attuale non si può fare su di esse alcun concreto asseguamenro. Quando sarà integralmente attuato il progetto di primo tempo - che d ho inviato due giorni fa - la situazione sarà certamente migliore. Ma, anche allora, bisognerà non dimenricare questi dati fondamentali : - la frontiera libico - tu nisina misura oltre 200 km (quasi Wtta la itala- jugoslava), è completamente aperta e, p iù o meno, praticabile dappertutto; - rispetto all'intera frontiera, le località forti ficare avanzate, Nalut e Zuara - che tu chiami " elemenri starici alle ali " - non sono che due piccoli punti fermi, la cui funzione - come più volte ho detto - non può essere che di ritardare l'offensiva avversaria e dare appoggio ad elementi di copertura; esse nulla hanno a che vedere con la posizione di schù:ramento per la battaglia manovrata, della quale i capisaldi d'ala - Sorman c Jefren - non hanno, per ora, alcun apprestamento fortificatorio permanente: - la posizione d i schieramento predetta - Sorman- Btr Ghnem Jefren - ha ben 100 km di fronte e, come hai visto durante le esercitazioni anno XVI, si svolge quasi interamente su terreno percorribile anche fuori strada; - la cinta di difesa di Tripoli ha uno sviluppo di oltre 8o km, di cui almeno 30 debbono essere difesi direttamente (il resto, inizialmente, può essere semplicemente osservato); - naturalmence, anche la potenza militare francese, fra qualche tempo, avrà fatto altri progressi. 6. Devi pertanto riconoscere che, in questa situazione - trovandomi a dover fronteggiare forze numerose, bene armate ed addestrme - quanto ho richiesto è appena suffìcicnre a dare una certa sicurezza cli poter conservare Tripoli , pur utilizzando al massimo - come utilizzeremo - tutto lo sfruttabile : btg . cc. nn., repa rti da posizione ed unità d i guardia alla fro ntiera (quando sarà costituita). Su d i questi elementi io conto molto per resistere, in attesa che giungano dall'Italia il personale, per mobilitare i corpi d'armata, c le altre divisioni. Ma sarei assai più tranquillo se tale afflusso potesse essere accelerato. ~on ripeterò mai abbastan7..a che, per attuare con successo quanto abbiamo stabilito ad est, dobbiamo essere pronti a partire, almeno col primo scaglione, non appena scoppiano le ostilità, cd anche prima, se fosse possibile.


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STTGAZIO!'E Mll.l1"ARE ITALIANA NEL

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7· In conclusione:

a) L'attuazione del progetto di operazioni ad est è strettamente legata alla possibi lità di res i.stere acl ovest. b) Per integrare le forze già in Libia, debbono essere inviate dalla MadrepaLria, olrre ai complememi per mobilita re i corpi d'armata XX e XXI: 1 corpo d'armata tipo XXI, 1 divisione tipo Sabratha, - 3 divisioni tcrnarie (53) con mezzi di trasporto ridotti - r divisione cc.nn. - 6 battaglioni cc.nn., per com pm presidiari. Queste forze rappresentano, oggi, il m inimo necessario e sufficiente.

!

c) Anche quanJ o sarà attuato il progetto di 1 " tempo della sistemazione forcificatoria della front iera libica occidentale, l'entità delle forze da inviare in Libia non dovrà subire apprezzabili diminuzioni (anche perché è da prevedere un aumemo della potenza militare francese nel ord- Africa). d) Condizione preliminare per il successo del progetto est è la messa a punto dell'attrezzatura necessaria per consenti re l'immediato ini.zio delle

operazioni allo scoppio delle ostilità . Su questi punti fermi si baserà la preparazio ne. T i sarò grato se vor rai darmi il tuo benestare ed impartire gli ordini esecutivi di tua spettanza, in modo da poter far marciare turro rapidamente in piena armonia di intenti c fiduciosa collaborazione» (14).

Il gen. Pariani lesse attentamente la lunga lettera, poi, sul retro dell'ulti ma pagina, vergò un appu nto a matita rossa per il gen. Soddu , suo Sottocapo per le operazioni: (( S.E. Balbo ha sostanzialmente ragione: prima a,·cva niente c si accontenta,·a; ora ha qualcosa ed è più preoccuparo; quando avrà quanto chiede lo sarà ancora di più: e ciò sembra paradosso mentre è logicissimo. De Vecchi ha fatto lo stesso per l'Egeo. Si trana lluind i di vedere quanto praticamente .<i può fare sapendo che saremo sempre al di sotto d i quanto si dov riì fare, perché i/ m11111110 per me per operare in Libia è rapprese ntato da: - 14 divisioni tipo autotrasportabilc, 2 division i libiche, 2 divisioni di cc.nn. (o equivalente), c ved rei, per la difesa: un C.A. di due divisioni esercito + due divisioni libiche + due divisioni cc.nn. + truppe di G .a.F.; c t utto il resto, c cioè 12 divisioni, pe r l'attacco. Preparazione quind i vasra che va studiata a fondo per precis:.He i provvedimenti da auuarc e loro portata finanziaria >> (55).

(53) Dunque una D.f. ternaria in ptu eli quanto chiesto a Roma. (54) Lettera s.n. in data 26 ottobre t938. (55) Appunto s.n. in data t • novembre 1938.

5· - Mont.


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L'ESERCITO IT:\LIJ\~0 1\l.l.A VlG TUJ\ DELLA 2 " GUERRA :\!0;:-.IOI AI..E

La situazione logistica, come aveva posto in evidenza Balbo, era effettivamente insoddisfacente anche sotto il profilo delle infrastrutture. Esistevano soltanto due officine automobilistiche (Tripoli c Bengasi) di piccola potenzialità e cinque laboratori, impianti realizzati con materiali mobili di mobilitazione che, in caso di guerra, avrebbero dovuto seguire i reparti. Pariani propose, con un promemoria personale a Mussolini, di approntare: un arsenale, con un reparto per le riparazioni alle artiglierie ed uno per quelle alle armi portatili, della spesa di 65 milioni e mezzo; un cartuccificio per la produzione giornaliera di circa 700 mila cartucce da fucile e mitragliatrice, 30 miJa bombe a mano e 3 mila bombe per mortaio da 45, con annesso laboratorio caricamento proietti e po]verifìcio, della spesa di r64 milion i; due officine principali e quattro secondarie per le riparazioni automobilistiche, della spesa di 47 milioni. Complessivamente si trattava di circa 276 milioni, con possibilità di lavoro per 7.000 operai. Per il m omento si poteva dar corso all'impianto del cartuccificio , senza laboratorio e polverificio, posto che già esisteva il progetto, impiegando r .66o operai e con un costo di 45 milioni. Ma Mussolini rispose negativamente o meglio rimandando la cosa: << deue risolvere l'industria cùde; noi dobbiamo appoggiare garantendo lat,oro » annotò Pariani sull'appunto, dopo il rapporto. Alla fine del mese successivo, nella seduta del Consiglio dei Ministri, Pariani indicò gli clementi principali circa la forza bilanciata (205 .000 u.) per l'esercizio nnanztano 1939- 40: - chiamata unica: 15 febbra io per la Libia e r'' maggio per l'Italia; conseguente congedamento: 15 giugno per la Libia e 1o settembre per i l territorio metropolitano; - durata del servizio militare : r6 mesi per tutti , eccezion fatta per 50.000 u. aventi titolo al congedamento anticipato (4 mesi di servizio); - entità della forza alle armi: nel periodo di forza massima (quattro mesi) 320.000 u.; in quello di forza minima (otto mesi) I 50- !60.000 u. i - contingente da incorporare: 132.000 u.; - reparti da tenere in efficienza: anzitutto la guardia alla frontiera al confine francese , le D.alp. Cuneense e Tau1'inense e buona parte dell'armata del Po; quindi la Libia e l'Egeo. In queste condizioni i progetti operativi superavano di poco il livello dello studio. Il P.R.D. redatto nell'ottobre r938 acquistò


LA :SITUAZIONE MILITARE

ITAUANA

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maggior completezza formale nella nuova edizione compilata nel dicembre, col definire più precisamente cornpiti e sch ieramento iniziale; evidentemente, però, non poteva che conservare fisionomia puramente orientativa, data la scarsità dei mezzi al momento dispo· nibili. Da rilevare che, trattandosi unicamente della 1·adunata, non era ancora definita l'azione su Alessandria, salvo lo scaglionamento in profondità del dispositivo offensivo. Il documento venne accettato da Pariani. E' pur vero che le premesse su cui si basava - entro il 10° giorno di mobilitazione affluenza in Libia di tutti i complementi del XX e del XXI corpo d'armata e completa mobilitazione delle due divisioni libiche; entro il 15" giorno sbarco delle quattro divisioni di rinforzo; risolto l'ammassamento preventivo di dotazioni e scorte - erano tuttora inesistenti, al punto che, secondo un ca leolo fatto dalla R. Marina, il trasporto dall'I tali a delle truppe in questione avrebbe richiesto venti giorni per la T ripolitania e addirittura tre mesi per la Cirenaica, a causa delle deficienti capacità dei porti di Tobruk e di Bengasi ; comunque sia Parian.i sia Soddu furono sostanzialmente ottimisti: gli ordini già impar· titi erano destinati a migliorare radicalmente la situazione. Intanto sulla scia del convegno di Monaco (29- 30 settembre) Chamberlain aveva chiesto ed ottenuto un abboccamento a Roma con .Mussolini; mentre però il primo, spinto da un profondo senso di preoccupazione per il riarmo tedesco, cercava veramente un interlocutore disposto ad interventi di moderazione, il secondo aveva accettato l'incontro con uno stato d'animo di assoluta indifferenza, anzi di sufficienza, verso la Gran Bretagna e di deciso antagonismo nei confronti della Francia. Era il momento dell'antipatia verso la vicina d'oltralpe - anche e soprattutto a causa di commenti sfavorevoli o maligni a carattere personale - e della simpatia verso la Jugoslavia; perciò non appena Ciano rientrò dal suo viaggio a Belgrado (18- 23 gennaio 1939), recando notizia dell'ottima accoglienza ricevuta da Stojadinovié, Mussolini ritenne opportuno impartire a Badoglio nuove direttive in materia politicomilitare (25 gennaio): la situazione internazionale non escludeva - egli affermò - la possibilità di un conflitto isolato con la Francia. Non spiegò quale sarebbe stato il casus belli, anzi dichiarò che non ·intendeva avanzare pretese di cessioni territoriali, in quanto perfettamente convinto che la Francia le avrebbe respinte, ponendo.lo di fronte all'alternativa o di ritirare le rich ieste perdendo la faccia o di dichiarare guerra, il che non rientrava affatt~ nei suoi desideri. Il discorso era poco chiaro e poco convincente, comunc1ue si con-


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l 'ESERCITO !TALI \KO ALLA VICILIA DELL\ 2" G UERRA MOI'mALE

eluse con l'ordine di osservare l'assoluta difensiva sulla cerchia alpina e sulla frontiera libica, per lasciare al Governo francese ogni responsabilità di un 'eventuale aggressione. Musso lini soggiunse, anche, che l'atteggiamento della Germania in un'ipotesi del genere non era ancora noto, essendo in attesa di un discorso che Hitler avrebbe pronunciato alla fine del mese, e che da parte jugoslava non esistevano preoccupazioni, dati gli ottimi rapporti di amicizia esistenti. Badoglio aveva già convocato per il 26 gennaio i tre Capi di Stato Maggiore per trattare degli inconvenienti mani festatisi nel corso della mobilitazione parziale del settembre precedente. Colse perciò l'occasione per mutare l'indirizzo strategico : difensiva ovunque e perfezionamento del piano di radunata verso ovest. In particolare, mentre l'eventualità di un conflitto con la Francia al confine metropolitano rientrava nel campo degli studi già approfonditi e di predisposizioni già attuate o previste, salvo un miglioramento nello specifico piano di radunata, in Libia la questione cambiava aspetto. Qui la previsione di un'offensiva verso Alessandria, originata da una diversa situazione politica c principalmente da un orientamento personale di Balbo, non aveva più ragione d'essere. Pur considerando il potenziamento derivante dai provvedimenti in via di attuazione, verso la Tunisia eravamo ancora in netto svantaggio, in quanto se la Francia aveva la possibilità di far afflu ire numerose truppe attingendo ai propri territori dell'Africa del nord ed occidentale. senza quindi essere tenuta a trasporti marittimi, noi eravamo soggetti a tale pesante vincolo, aggravato dalle msidie di sommergibili annidati nelle numerose insenature delle coste tunisine. Ciò posto, era prudente non far molto assegnamento sull'affluenza di grandi unità dalla madrepatria durante le ostilità, ed invece era bene orientarsi ad agire con quanto sarebbe stato in posto allo scoppio del conflitto. Ne derivava la necessità di approntare un piano accurato circa il sollecito c tempestivo trasporto di forze dalla Cirenaica alla Tripolitania; curare la mobilitazione di tutte le truppe libiche e « tetur ben chiuse le porte di casa » (56). La situazione in Libia migliorò gradatamente nel 1939: era in corso di completamento l'afflusso di materiali di mobilitazione per le unità del XX c XXI corpo d'armata e per quelle libiche (valutate ad un complesso di tre divisioni), mentre i materiali delle quattro divisioni metropolitane di rinforzo sarebbero stati traspor-

(56) Verbale della riunione allegato 14.


LA SITUAZ IONE

~! ILJTAR E

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ITALIA:-IA !\'"EL

tati en tro il mese d i maggio c d islocati nella zona di T ripoli- Misurata. Ri maneva il p roblema dell'invio, all 'e mergenza, del personale delle predette quattro divisioni di rinforzo. Ma Pariani ottimisticam en te pensava di potcrlo risolvere con una diecina di aerei d a trasporto, che prevedeva pronti entro il luglio successivo, ed un centinaio d i aerei civili che, a tempo debito, sarebbero stati concentrati in u na q u indicina di giorni in Sicilia. Q uanto alle fo rze occorrenti per arrestare un 'offensiva francese, Pariani si dichiarò sicuro ch e otto divisioni m etropolitane e due libiche sarebbero state in grado d i garantire le fron tiere africane; comunque, in un primo m omento, sino all' arrivo dei rinforz i, il Comand ante Su periore poteva contare sulle due d ivisioni del XX corpo, rin forzate da una sottratta al XXI , e sulle due libiche. Balbo insisteva. Il 2 gennaio, a Ro ma, aveva sollecitato Pariani in tem a di fo rti fi cazioni, sign ificando la necessità di disporre entro il mese di due battaglioni minatori e dieci compagnie lavoratori, oltre a m ateriali di vario tipo per le opere di Tripoli, Zuara e Nalut, e riservandosi di inoltrare rich ieste per conferire un mi nimo d i validità alle difese controaerea e costiera d i Tripoli, Bengasi, Derna Tobruk e Bardia. Ma sop rattutto aveva cercato di uscire dalla prassi burocratica chiedendo l'approvazion e telegrafica dci p rogetti in viati ed u n fondo scorta di un milione per urgenti anticipi per i lavori . l ndilazionabil.e, poi, era l'inizio della costruzione dci capannon i per le dotazioni di mobilitazione in arrivo c dei magazzin i d i armata; complessivam ente si trattava di una superficie coperta di circa 35.000 metri quadrati , per cui occorreva un'im med iata assegnazione di 14 milion i. Sul piano degli stanziamenti, il potcnziamento militare della L ibia aveva rich iesto pe r il biennio r937- 38 e 193 8-39 le seguen ti somme : aree coperte per m agazzini alloggi ufficiali e sottufficiali dotazion i artigljcria dotazioni gemo . dotazioni motorizzazione dotazion i commissariato . dotazion i servizio chimico dotazioni sanità . serv. amministrativi e trasporto per un totale

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L'ESERCITO lTALliiNO ,\ LLA VIGILIA DELLA 2 a GUERRA ~10:-.l!)IALE

Per fa r fronte alle cc richieste» relative all'attuazione di un programma completo sarebbe stato necessario oltre un miliardo, ma per i~ ~omento vennero preventivati circa 8o milioni ripartiti io più escrc1zt: 1939 - 40: 50 milioni per magazzini e depositi e 20 milioni per lavori difensivi; 1940-41 : IO mi lioni per lavori difensivi. Questo senz a ancora poter prevedere la spesa di un centinaio di milioni per le attrezzature portuali di Tripoli, Bengasi e Tobruk. Per dare un'idea dell 'incidenza di tali oneri, si riportano le disponibilità di bilancio ordinario del Ministero della Guerra nel periodo in questione : - esercizio 1937- 38 : 2.513 milioni su 5.641 milioni per tre dicasteri In ilitari; - esercizio r938- 39 : 2.613 milion i su 5·91 T; - eserciZIO 1939- 40: 3.428 m ilioni su 8-392. A complemento di cifre che da sole non sono molto significative, si precisa che lo stato di previsione del Ministero della Guerra per il 1939 - 40 considerava 3.4o6 Inilioni (poi saliti a 3 · ~) dei quali: 1.541 milioni per assegni a personale m il itare c civile, 300 per pensioni, 500 per spese straordinarie in Libia, 15 destinati ad accasermamenti in Sardegna e 35 per addestramento M.V .S.N . e concorso per il servizio prcmilitare. In totale, d unq ue, 2-39r m ilioni di sp ese fisse o non comprim ibili. Rimanevano r.r95 milioni per l'addestramento ed i servizi dell'esercito, in parte m obilitato. Una cifra complessiva di 8>4 miliardi di spese militari, sempre per l'esercizio 1939-40, su un bilancio statale di circa 45 miliardi, corrispondente dunque al 20%, non può sicuramente apparire pesante, specialmente ove si consideri la pericolosa svolta che Mussolini stava imprimendo alla politica estera itali~ma. Però verso la metà del 1939 il Ministero della Guerra presenterà un programma di spese straordinarie di 9,5 miliardi (57). Nello stesso periodo il Governo fran cese stanziava per la di.fesa I5 m iliardi di franchi di bilancio ordinario, più altri 25 miliardi di assegnazione straordinaria, ossia l'85 % delle entrate previste per il I939· Intanto, nel quadro dell'ipotesi di un confronto diretto con la Francia, Mussolini incaricò il Capo di S.M . Generale di compiere (57) Vds. capitolo quinto.


LA SITUAZI 0:-11:. MILITARE ITAL!A:-1/\ 1'-'LL

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un'ispezione in Libia (terza decade di febbraio) per vedere a che punto stesse la situazione. Badoglio, al ritorno, sintetizzò le principali e più impellen ti necessità (58). Gli effettivi dell'esercito stavano gradatamente avvicinandosi al raggiungimento della forza di guerra (59), tuttavia bisognava tener presente che i richiamati in corso di invio no n potevano essere considerati idonei a guerra di movimento in Africa, sia per l'età prossima ai 40 anni sia per le scadenti condizioni fisiche (6o), cosicché risultavano utilizzabili solo per compiti di secondaria importanza, mentre per portare le unità a pieno organico occorreva fare assegnamento sui richiamati delle classi più giovani. Acl ogni modo col previsto sopraggiungere, in caso di e mergenza, di altre quattro divisioni di r inforzo, le dieci divisioni così disponibili - ammettendo di }asciarne almeno una alla fron tiera egiziana - sembravano sufficienti per fronteggiare le otto o nove divisioni che i Francesi avrebbero potuto inizial men te concentrare in Tunisia contro di noi. In fatto di dotazioni e scorte, invece, le deficienze da colmare erano notevoli, specialmente di armi e di automezzi (61), ed ammontavano ad un importo di circa 135 milioni, non ancora assegnati. Particolare importanza rivestiva la questione del carburante che dalle 40 giornate circa disponibili in Libia occorreva elevare almeno a sei mesi . L'Intendente, appena nominato (62), poteva svolgere un' utilissima opera, prendendo bene alla mano il problem a logistico. Per la R. Ma-

(58) (59) -

F . 4212 data 2 mar:to 1939 del Capo d i Stato Maggiore Generale. Il fabbisogno per raggiungere il piede di guerra era di: 6oo ufficiali e r6.500 u. per XX e XXI C.A.; roo ufficiali e r8.500 u. per il R.C.T.C. L ibia; 2oO ufficia li e 6.8oo cc.nn. per la M.V .S.N.. Jn complesso, dunque, 900 uffici:lli, 22-300 sottufficiali e truppa nazionali c 18.500 libici, ai quali in gran parte si poteva provvedere con le riserve istruite esistenti in Libia: 1.000 ufficiali, t3.500 nazionali e 21.500 libici. (6o) Generalmente detti richjamari cc volontari >> erano in patrja d isoccupati. In maggioranza delle province meridionali - J"8o ~{, analfabeti - ed in condizioni fisich e tali che « quasi tutti dimostrano una diecina di anni di più. ScarsiJsimi i graduati. /f pauadi in r·ivista dava un vero scn.so di pena» scrisse Badoglio. (61) Mancavano complessivamente 184 carri d"assalto e 1.300 automezzi. (62) Il 20 febbraio il Mi nistero della Guerra aveva des tinato il gen. D'Aponte al Comando Superiore Libia con le funzioni <.li Intendente, a partire dal 5 marzo. Però la 11 posizione >> dell"Inrendeme si trascinò ancora per mesi. Secondo il Ministero, i11 analogia con quanto sancito per i generali Intenden ti d'armata del territorio metropolitano, il gcn. D 'Apo nte doveva


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L'ESERCITO ll'ALIANO J\LLA VIGILIA DELLA 2' G UERRA MOKDT.~LE

rina c'era poco da dire, giacché tutto sommato le forze locali apparivano sufficienti, tenuto conto della dislocazione della flotta. Invece urgeva un rinforzo alla R. Aeronautica : uno stormo da caccia, uno da combattimento e 36 apparecchi CR. 32 destinati a mettere in efficienza lo stormo da caccia esistente (63); inoltre occorreva procedere al completamento delle dotazioni di munizioni, carburanti e lubrificanti per alrneno cento azioni di guerra. Era anche da migliorare la potenzialità dell'officina centrale riparazioni di Tripoli e crearne almeno un'altra, provvedendo all'accantonamento di parti di ricambio e motori per almeno sei mesi di autonomia. Le attrezzature erano considerate, in complesso, sufficienti per le prevedibili esigenze di mobilitazione. Esistevano, infatti, 12 aeroporti armati, 2 idroscali e 142 campi di fortuna; inoltre erano in corso misure intese a costituire una base per idrovolanti nel golfo di Bomba, acl impiantare altri tre campi nella Gefara ed a migliorare alcuni aeroporti armati. Dopo una disamina dettagliata sulla sistemazione difensiva, sulla difesa costiera e controaerea, sulla protezione dei porti, sull'organizzazione del comando ed altri punti minori, Badoglio concluse: « Perché il programma di preparazione bellica per la L ibia occidentale possa trovare sviluppo nelle sue parti essenziali, ritengo che, dato lo stadio oggi raggiunto dagli apprestamenti, accorrano ancora, con l'intenso ritmo

assumere soltanto in guerra la denominazione e la carica eli Intendente del Comando Superiore, rivestendo i n pace la denominazione d i generale (( a disposizione >> con la duplice dipendenza dal Comandante Superiore e dal Sottocapo di S.M. Intendente. Secondo lo Stato Maggiore, invece, doveva esser sottoposto al Capo eli S.M. del Comando Superiore Libia, con l'ufficio servizi di detto Comando Superiore ai diretti ordini. Iofìne, secondo Balbo era preferibile che l'Intendente dipendesse dal Capo di S.M. del Comando Superiore, con un nucleo di personale qualificato. La decisione del Ministero fu di mantenere la preferenza alla soluzione orgaoica della dipendenza diretta dell'Intendente dal Comandante Superiore, ma « qualora tu [Balbo ] preferisca invece adottare la Joluzione propo.cta col foglio 882 del ]' maggio u.s., converrebbe costituire un ufficio di 111tendenza alle dipendenze del Capo di S.M. del Comando Supe1·iore >> concluse Pariani. Pur ammettendo la convenienza di una certa flessibilità di concez ione, sembra difficile sostenere che l'organizzazione di comando logistica delle grandi unità complesse fosse vista con le necessarie nitidezza e semplicid. (63) In Libia esistevano il 14'' cd il 15" stormo da bombardamento terrestre, il 2 ° sto~mo caccia e due gruppi av iazione coloniale. Era previsto l'arrivo di un terzo stormo da bombardamento ed erano ritenuti necessari un quarto stormo da bomharclamento ed un secondo stormo caccia.


Lt\ SITuAZIONE MILITARE ITALIANA :-'EL

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di lavoro attuale, almeno alLri 6 -7 mesi. Soltanto nella primavera del 1940 la Libia occidentale sarà in condizioni, non solo di ben difendersi anche da forze superiori, ma ailrcsì di consentire la prcdisposizione di evennrali operazioni offensive. D 'a ltra parte ogni uhcriorc acceleramento, salvo che non fosse imposto dal precipitare improvviso d i evemi politici, riuscirebbe poco rispondente allo scopo perché, mentre non farebbe guadagnare un tempo apprezzabile, finirebbe per provocare da11nosissimi sperperi, intasamenri, disordine. La preparazione bellica della Libia occidentale, sotto l' impulso intelligente c vigoroso di S.E. Balbo, è an clara e va, giorno per giorno, mig liorando, in un fervore di opere che appare addirittura meraviglioso gualora si pensi come, contemporaneamente agli apprestamenti militari. si artenda a quelli, non meno imponenti, relativi alla colonizzazione agricola in via di sviluppo. Ritengo perciò che in un tempo assai prossimo, risolti tutti i più importa n ti problemi, la quart:~ sponda ragg iungerà lo stato di cflìcienza indispensabile per poter assolvere quella vitale, permanente funzione di sicurezza e di equilibrio che le compete nel Mediterraneo. soprattutto ora, dopo la conquista dell'Tm pero J>.

Se, dopo queU'ispezione, Badoglio reputava che nella primavera del 1940 la Libia occidentale sarebbe stata in condizioni non solo di difendersi efficacemente ma altresì dì consentire l'impostazione di operazioni offensive - l'accenno al prossimo raggiungimento di un congmo livello di efficienza della « quarta sponda » era invero prematuro, dato che la Ljbia orientale era ancora da sistemare - tre mesi dopo egli cambiò tono: soltanto per ottenere un a adeguata sicurezza difensiva in Tripolitania occorreva attendere la fìne del 1940. La seconda ispezione (5 - 10 giugno) mise infatti in evidenza una situazione poco consolante. In proposito Badoglio riferì a Mussolini che diventava assolutamente necessario risolvere con priorità il problema deUe truppe libiche : esse dovevan o mobilitarsi per prime e nella loro massima disponibilità per consentire il regolare svolgimento della mobilitazione e radunata delle altre forze. Bisognava, perciò, affrettare l'assegnazione non solo dci materiali rna anche del personale n azionale (ufficiali, specialmente capitani) e libico mancante (64). Per quest'uhimo occorrevano aumenti di paga per colmare prontamente i vuoti che non si riusciva ad eliminare. Le grandi unità metropolitane soffrivano (64) Per porre i n eflìcien7.a il Regio Corpo Truppe coloniali libiche ed il Sahara libico occorrevano 175 m ilioni. Inoltre per l'ammassamento di sei mesi d i scorte occorrcvano circa 67 milioni. li Ministero dell'Africa ltaliana aveva per il momento aurorizzato l'approvvigionamento in sito di quanto possibile, per un importo massimo di 4 milioni.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DElLA 2" GUERRA MONDIALE

anch'esse di notevoli carenze in fatto di ufficiali in s.p.e.: in una di visione esistevano un capitano e due subalterni per battaglione; in un'altra nessun capitano ed un solo subalterno per battaglione. I comandanti di battaglione, di compagnia e di batteria richiamati dal congedo erano scadenti. Quanto alla truppa, le unità si presentavano bene ed i richiamati dalle classi anziane si erano amalgamati con i permanenti, però rimaneva valido il concetto che per guerra di rapida decisione in Africa, contro eserciti modernamente addestrati ed equipaggiati, fosse indispensabile disporre di personale appartenente alle ultime classi di leva. Il problema della guardia alla frontiera, poi, risultava particolarmente serio: era intuitivo che i reparti di questa specialità dovessero acquisire al più presto la massima efficienza, ma purtroppo la loro organizzazione procedeva faticosamente per difetto di quadri ufficiali e sottufficiali (65). Anche in tema di armamento il quadro non si mostrava molto roseo. Le mitragliatrici Schwarzlose ancora in dotazione alle truppe del XX corpo d'armata non rispondevano più alle necessità della guerra; bisognava dunque sostituirle con le Fiat 35, che del resto cosùtuivano l'armamento delle quattro divisioni metropolitane di rinforzo. Mancavano ancora i materiali per le compagnie cannoni da 47l 32 e la deficienza era sentita dato il « prevedibile larghissimo uso di carri armati da parte dei nostri possibili avversari>>. Difettava l'artiglieria di corpo d'armata (esistevano solo due gruppi da rosl28) e mancava del tutto quella d 'armata. Quale arùglieria da posizione per la guardia alla frontiera c'erano già circa 240 pezzi, più o meno antiquati; mancavano però tutù i caricamenti per comandi di batteria, eli gruppo e di raggruppamento. Era stato segnalato l'invio di obici da 149 l 12, che a causa della loro scarsa gittata non avrebbero avuto alcun impiego utile di fronte al probabile avversario. Quanto alla difesa controaereà, Tripoli - capitale, base di operazioni, unico porto della Tripolitania - poteva dirsi praùcamente indifesa contro azioni di bombardamento da 4- 5.000

(65) Il Ministero della Guerra era inizialmente orientato ad assegnare alla guardia alla frontiera, per l'inquadramento, ufficiali delle categorie in congedo. La soluzione era in parte giustificata dalla scarsa disponibilità d i ufficiali in s.p.e. - il che, una volta eli più, d imostra l'errore della politica degli ufficiali di complemento seguita da Pariani - ma contrastava con il carattere ed i compiti della g.a.f., destinata ad affrontare per prima il nemico, anche e soprattutto all'improvviso.


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ITAUANA

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metri di guota. Non esistevano mitragliere controaerei di tipo moderno. TI settore dell a motorizzazione presentava un ancor più grave vincolo operativo : cc La vastità dei. teatri di operazione impone una completa e reale motorizzaz ione delle unid di fante ria e di artiglieria se si vuole avere la gara n7.ia di poter an uarc, con rapidità cd effi cacia, azioni di ma novra. Oggi, per la maggior parte, le truppe sono a utotrasportate con mezzi che vengono di volta in volta manovrati perché insufficienti. Inoltre mancano del tutto alle uniti! i mezzi di trasporto per i mo,·imenti fuori strada. lnsomma, nell'attuale situazione, Te divisioni e le truppe di corpo d'armata non hanno la capacità d i operat·e rtf d i l?t del terreno adiacente alle .ctrade. Occorre provvede re adeguate scorte di pani di ricambio c officine di riparazione: ciò perché le grandi distanze da percorrere, le comunicazioni poco buone. la quantità e l'urgenza dei lavori portano come conseguenza un g rande logorio di macchine. D ifettano anche le compagnie motociclisti c unità carri armati e aucoblindo, indispensabili, soprattutto, per la costituzione d i idonei nuclei esploranti >> .

Nell'esposizione dd Capo di S.M. Generale seguivano le varie deficienze riscontrate nelle dotazioni e nelle scorte. Le grandi unità già in Libia m ancavano com plessivam ente di 92 carri leggeri, 380 autocarri, 90 autoambulanze e 882 motociclette. Le divisioni di rinforzo avevano rutte le dotazioni al completo meno 2.300 automezzi e 500 moto nonché 24 pezzi da 47 f 32, 64 mitragliere da 20 mm e 216 mortai da 45· Circa le condizioni della marina e dell'aeronautica, Badoglio presentò un quadro non molto dissimile, precisando : « S.E. Valle ha, però, comunicato che con il bilancio ordinario oon può far fronte alle spese necessarie per il potenziamenro aeronautico dell'Africa Settentrionale (66). Ritengo doveroso far presente che in q uesto teatro di operazioni la prima Forza Armata da tenere in perfetta efficienza deve essere proprio l'Aeronautica, la quale, con la sua rapid ità d'azione, è la sola che possa parare tempestivamente (mediante esplorazione, bombardamento, mitragliamento, aerotrasporto, lancio paracadutisti) ad eventuali sorprese che l'avversario r iuscisse a compiere aggirando le opere fortificate. Inoltre è da considerare che un aumento di efficienza dell'Aeronautica della Libia significa un aumento di possibilità in un teatro operativo di grande importanza strategica, sia terresue sia marittima sia aerea, nel quadro

(66) Da un calcolo approssi mativo, per fa r fronte alle prospett:Jte esigenze atte a porre l'aeronautica della Libia nella desiderata efficienza, sarebbe stato necessario uno staoziamento straordinario di circa 120 milioni.


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L'ESERCITO ITALTANO M.LA VIGILIA DELLA 2 " GUERR,\ MONDTALE

di una eventuale guerra e, quindi, troverei conveniente far affrontare senz 'altro il sacrificio fi nanziario che il Ministero Aeronautica non crede di poter affronta re. Tanw più ciò sarebbe necessario in quanto notevole è ancora il tempo occorrente per dare alla difesa a terra la voluta efficienza. Attualmente si hanno in tutta la Libia 312 apparecchi, di cui soltanto 189 efficienti a scopo bellico: nella sola Tunisia ve ne sono circa 350, secondo i dati del Servizio Informazioni >>.

Poi Badoglio passò ad illustrare lo stato dei lavori per la sistemazione difensiva, chiarendo che le opere di fortificazione, quanto a lavori murari, sarebbero state ultimate entro il mese di agosto o al massimo entro la prima quindicina di settembre, ma per sistemare le armi, le torrette corazzate, gli impianti e gli arredamenti interni, le chiusure occorreva ancora molto tempo talché solo alla fine del 1940 era lecito contare su un sufficientemente saldo approntamento difensivo, raggiungendo cioè q1.1ei limiti di tempo già segnalati come prevedibili nella relazione del marzo << e forse si oltrepassano ''· Anche la messa a punto della Cirenaica lasciava a desiderare: la guardia alla frontiera era tuttora da costituire, le difese controaerea e costiera erano previste per Bengasi, Derna, Bardia e Tobruk ma in maniera rudimentale. Per le prime tre, esse si riducevano complessivamente a nove batterie da 75/27 mod. 906, aventi doppio impiego, poco idonee al tiro contro navi e per nulla adatte al tiro controaerei; per giunta le batterie di Derna e Bardia erano prive di personale. Tobruk era meglio organizzata, disponendo di due batterie su sei pezzi d a 76/40 ed altrettante da 102/35 aventi doppio impiego, più 27 m itragliere di vario calibro, più tre batterie costiere da 149/ 47, il tutto affidato alla R. Marina. Il Ministero della Guerra riconosceva ovviamente che i materiali in posto erano carenti gualitativamente e quantitativamente (il fabbisogno era stato calcolato in 42 batterie da ;6j4o, una da ro2 / 35 a Bengasi ed una da 305/42 a Tobruk), ma mancavano le armi ed i fondi ed i nuovi materiali non potevano essere forniti prima di due anni, cioè alla fine del 194r. L'indirizzo dato da Mussolini a Badoglio in gennaio venne confermato quattro mesi dopo in due sedi distinte. Durante la seduta del Consiglio dell'Esercito dell'8 maggio egli comunicò di aver deciso lo stanziamento di altri 5 miliardi per migliorare le condizioni del R. Esercito e, nell'enunciare le esigenze da soddisfare con detta somma, precisò che anzitutto occorreva provvedere


1,1\

SITU1\ZlONE MILITARE

ITAllAN,-\ NEL

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allo sbarramento delle porte di casa: << Debbono essere ermeticlze, tutte: ermetica la frontiera occideutale; ben tligitata la fromiera svizzera; ermetica la frontiera nord e quella est. Nessuno può meravigliarsi di dò: mancheremmo ad un elementare dot'et·e ». Ermetiche dovevano essere anche quelle della Libia e l'Egeo. Aveva destin ato 300 milioni per i lavori alle frontiere metropolitane (« la som.ma data basta per metter!e al sicuro »), 193 milioni alla Libia e 7 all'Egeo. Il 28 maggio, poi - pochi giorni dopo la firma dd Patto d'Acciaio - chiamò Badoglio e gli consegnò un a copia del documento redatto per Hitler, conosciuto come « memoriale Cavallero>> (67). Di particolare c'era un aspetto strategico importante: « Dal punto d i vista strategico le nazioni ad occidente possono considera rsi " murate " cioè praticamente inaLtaccabili per forze di terra. Si può quir1di prevedere una difensiva reciproca sul Reno c sulle Alpi e in Libia. Viceversa le forze metropolitane c coloniali in Etiopia possono iniziare operazioni offensive contro le colonie francesi e britanniche con6 nanti. Ad occidente la guerra assumerebbe quindi un caratrerc predominaurc aereo marittimo >>.

Al solito, ad una premessa arbitraria ma enunciata categoricamente seguivano considerazioni che solo apparentemente sembravano conseguenziali. Era assai opinabile che le nazioni occidentali fossero « pratic·amente inattaccabili>> e se pure l'affermazione poteva essere vaJida per le Alpi, meno lo era per il Reno cd assolutamente meno ancora per la Libia. Bisogna anche dire, per un elementare senso di obiettività, che gli assunti di Mussolini non trovavano obiezioni, neppure di carattere l< tecnico », il che significa, nella m igliore de lle ipotesi, che erano condivisi. Ad ogni modo, egli concluse dando incarico a Badoglio di compiere un'ispezione in Albania ed alla frontie ra con la Tunisia. Pur non trattandosi di direttive strategiche vere e proprie, era chiara la conferma del pensiero per l'Africa settentrionale : difensiva in Tripolitania, rinuncia a qualsiasi velleità offensiva verso l'Egitto. Così come era chiaro che i propositi offensivi riservati all'Africa orientale non potevano che essere limitati - in quelle condizioni - alla conquista di Gibuti e della Somalia britannica. 1essun accenno all'eventualità di una offensiva verso i Balcani (Jugoslavia) probabilmente perché il problema faceva ormai parte della pianificazione operativa esistente.

(67) Lettera data 27 maggio 1939 di Mussolini - allegato 15.


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!.' ESERCITO ITALIANO ALLA VICILit\ DELLA 2 " G UERRA MONDIALE

Per guanto ha tratto alle frontiere sulla cerchia alpina, la situazione, quale fu presentata da Pariani al Consiglio dell'Esercito nella seduta dell'8 maggio 1939, può venir sintetizzata come segue. a. Scacchiere occidentale. Da considerare ultimata la sistemazione difensiva periferica sulle grandi direttrici; fra le mi nori restava da provvedere alla chiusura della val Pellice, della valle Orco e delle tre Sture. Entro l'anno era in programma il conferimento di una maggiore profondità agli sbarramenti di principale importanza, l'interdizione delle direttrici ancora incomplete ed il completamento degli sbarramenti di sicurezza e di quelli arretrati, già iniziati alla fine del 1938, che dovevano portare l'organizzazione complessiva su una profondità variabile dai 30 ai 50 chilometri. Erano già efficienti 46o opere con 1. roo mitragliatrici e 133 pezzi di vario calibro (batterie in caverna e pezzi controcarro) ed altrettanto armamento doveva essere distribuito entro l'anno per le nuove opere da costruire. La guardia alla frontiera, che già disponeva di w .ooo uomini di fanteria, 8oo mitragliatrici, 240 mortai e 90 batterie di vario calibro (oltre le già menzionate armi delle opere), stava ricevendo altre 300 mitragl iatrici, 280 mortai e 58 nuove batterie, di cui alcune di grosso calibro ed a lunga gittata, atte a tiri di interdizione sui principali centri di affluenza o punti di obbligato passaggio avversari . b. Scacchiere settentrionale. Alla fronti era italo- svizzera erano in corso di ultimazione alcune strade di accesso ai passi pitt importanti cd a posizioni di artiglieria ed era previsto di munire con sbarramenti anticarro i validù montani di interesse preminente. Sulla frontiera itala- tedesca continuavano i lavori della difesa periferica con sbarramenti avanzati e caposaldi sulle direttrici principali e, in particolare, esistevano alcuni sbarramenti arretrati a cavallo delle comunicazioni della Carnia e del Tarvisiaoo. Entro il 1939 era in programma il miglioramento della difesa in profondità, specialmente in Alto Adige, c la ch iusura delle direttrici minori. Quanto alle opere, ne esistevano I6T, con 336 mitragliatrici e 39 pezzi, da ultimare nel secondo semestre, oltre a 50 mitragliatrici, 108 mortai e 31 batterie della guardia alla frontiera (r.ooo u. di fanteria) (68). (68) Gli apprestamenti difensivi sullo scacchiere settentrionale derivavano dall'ipotesi di una guerra tra Italia e Germania (P.R. 9).


L,\

SITIJAZIONE

~fiUTARE

ITALIA:-IA NEL

1939

79

c. Scacchiere orientale. La sistemazione dife nsiva perifer ica (1° sistema) era pressoché completa cd efficiente. Il 2" sistema era anch'esso in gran p arte pronto, salvo qualche tratto del corpo d'armata di Trieste (strette di Sembié, Terciane cd Elsane) c nel settore nord del corpo d'armata di Udine. Al momento erano allestite 208 opere con 647 mitragliatrici e 50 pezzi, oltre ai quali esistevano 564 mitragliatrici, 114 mortai , 49 batterie e 13 pezzi controcarro della guardia alla frontiera (2.000 ti. di fa nteria). Oltre a queste frontiere Pariani citò quella dello « scacchiere mediterraneo»: « L a organizzazione difensiva dell'antemurale tirrenico è completa e perfettamente aderente alla sua funzione» . Egli si riferiva a Pantelleria ed alle isole italiane dell'Egeo, ove però i lavori non erano affatto ultimati, e non considerava - né obiettivamente poteva allora prendere in conto - un'invasione della Sicilia o delle PugEc. Tale, dunque, la situazione sui con.fìni italiani a metà del I939·



CAPITOLO SECONDO

LA NON BELLIGERANZA r. -

LE

PRI};fE DIRETTIVE DI

MussoLINI.

Durante l'estate la febbre per la questione polacca cominciò a salire. Mussolini fremeva. Era sempre intenzionato ad incontrarsi con Hitler, ma per quanto volesse in tale sede confermare le idee già espresse nel memoriale Cavallero e giungere a proporrè all' alleato di lanciare dal Brennero l'iniziativa per una conferenza internàzionale capace di discutere e risolvere i problemi europei del momento, ponendo così sul tappeto i desiderata della Germania e dell'Italia, manifestava un pericoloso - e strano - consenso senza riserve nei confronti delle decisioni che Hitler avesse voluto prendere. Nelle istruzioni, infatti, che il 24 luglio fece consegnare al ministro Magistrati per l'ambasciatore Attolico, premise: « Occorre dire innanzi tutto in forma chiara e senza malintesi che se il Fiihrer ritiene sia veramente oggi giunto il momento opportuno per una guerra, l'Italia è disposta ad acconsentirvi al cento per cento. Se la Germania fosse obbligata a mobilitare, l'Italia farà altrettanto e contemporaneamente, intendendo mantenea·e con tutte le sue forze i suoi impegni ( ...) »

e finì: « In conclusione il Duce si ripromette di commentare quanto sopra personalmente al Fu hrer nell'incontro al Brennero. Questo proposito, si ripete ancora una volta, vale solo nel caso che il Fuhrer non preferisca invece giocare subito e in pieno l'alleanza militare e politica italo- tedesca » (r).

Attolico, non appena ricevette il documento, si affrettò a recarsi da Ribbentrop (25 luglio) per illustrargli il pensiero di Musso lini. Il ministro tedesco ascoltò attentamente, chiedendo spesso spiegazioni e chiarimenti e riservandosi di informare dettagliatamente Hitler. N on fece commenti personali, ma lasciò comprendere che l'idea di una conferenza tutto sommato non sarebbe stata (•) D.D.I., ttol. citato, doc. 662.

6. - Mont.


82

!, ' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

bene accolta a Berlino, ritenendo che potesse essere interpretata all'estero come segno di debolezza (2). Comunque si espresse « in maniera da far ritenere come poco probabile e soprattutto come poco prossimo un eventuale colpo di mano cui la Germania non fosse èostretta da un'intollerabile provocazione politica » (3). Hitler, pur nutrendo sulla conferenza le perplessjtà già avanzate da Ribbentrop, trovava invece utile un incontro con l'alleato per discutere di tutte le eventualità, giacché « non gradirebbe fare, di sua propria iniziativa, nulla che potesse compromettete l'Italia)). Ad ogni modo la questione rimase in sospeso finché non venne superata dal convegno di Salisburgo (u- 13 agosto). Un rapido cenno sugli sbandamenti nella politica estera mussoliniana ed i riflessi nel campo dell'indirizzo militare in questo periodo è particolarmente edificante. Mentre ad Attolico Mussolini aveva fatto scrivere che l'Italia era disposta ad acconsentire ad una guerra « al cento pet cento))' davanti al « bombardamento allarmistico» dell'ambasciatore - per usare l'espressione di Ciano - cominciò a fare marcia indietro, al punto da impartire a Ciano direttive molto precise sull'atteggiamento da tenere con i tedeschi: si trattava di provare a Ribbentrop « documenti alla mano, che lo scatenare una guerra sarebbe una foLlia))' essendo impossibile localizzare un conflitto con la Polonia ed apparendo chiaro che una guerra generale sarebbe stata un disastro per tutti, specie per l'Italia, la cui preparazione « non è tale da fasciarci C?·edere sicura la vittoria }} (4). Di conseguenza, solo negoziati internazionali erano in grado di risolvere una questione tanto importante per la pace europea. Dopo tutto la soluzione definitiva poteva essere rimandata di tre anni, sosteneva Mussolini, sì da elevare le possibilità di vittoria dal 6o% all'So%. I colloqui di Salisburgo tolsero, come è noto, ogni illusione sulla volontà tedesca di definire in modo drastico il contrasto con Varsavia, con una azione rapida, decisa ed implacabile. Se, per assurdo, le Potenze occidentali fossero intervenute, questo avrebbe significato, secondo Hitler, che « esse avevano ormai deciso la lotta all' Asse e che anche senza l'attacco tedesco atla Polonia non avrebbero lasciato tmscorrere quegli anni di preparazione che potetmno apparire utili all'Italia ed alla Germania » (5). (2) D.D.I., vol. citato, doc. 677. (3) D.D.T., vol. citato, doc. 678. (4) ( ;ALE:\ZZO C IANO, Diario, R izzoli, Milano, r946, vol. I, pag. 139 e seg. (5) D.D.I., ottava serie, vol. XIII, doc. n. 2 1.


LA l\ON

13ELLIGERANZA

Mussolini s1 trovò ad oscil.lare fra sentimenti contrastanti, ognuno dei quali di volta in volta preminente: un forte risentimento contro l'alleato, risenùmento adesso decisamente alimentato da Ciano a causa della palese malafede dimostrata nell'affare polacco (6); un senso di colpa nel negare validità pratica àll'alleanza testé conclusa, benché invalidata proprio dal contegno di Hitler e di Ribbentrop; la consapevolezza di non possedere uno strumento militare né un potenziale industriale in condizioni di affrontare un conflitto di vaste proporzioni e, soprattutto, di lunga durata; l'ostilità personale contro la Francia, che gli faceva agognare acquisti territoriali in Africa; l'opportunità, infine, di raccogliere « la sua pa1·te di bottino in Croazia ed in Dalmazia>>. Da siHatti contraddittori moti dell'animo derivarono, in campo politico, i tentativi di prendere le distanze da Berlino ma senza provocare contrasti e, in campo militare, le direttive di carattere operativo che il 16 agosto impartì a Badoglio. A questi comunicò che i tedeschi erano decisi ad affrontare con la forza il problema di Danzica e del corridoio c che l'inizio delle operazioni era previsto attorno al 21 (7) di quello stesso mese; che Hitler era convinto che lo scontro armato avrebbe riguardato soltanto Germania e Polonia; che la questione polacca sarebbe stata risolta dai tedeschi esclusivamente con i propri mezzi, trattandosi di settore di loro pertinenza; che, di conseguenza, all'I tali a non sarebbe stato richiesto alcun aiuto né in uomini né in materiali. Dopodiché Mussolini tenne a precisare di essere convintissimo che la guerra non sarebbe rimasta affatto localizzata ma avrebbe invece indotto « tutte le altre Potenze » a gettarsi nella lotta, tanto da aver più volte, purtroppo inutilmente, rappresentato a Hitler la possibilità che la sua convinzione sull'assenteismo di Francia e Gran Bretagna fosse infondata. Poiché la Germania appariva risoluta a proseguire verso un gesto di forza, diventava prevedibile lo scoppio delle ostilità a breve scadenza. In simile circostanza egli dava al Capo di S.M. Generale le seguenti direttive:

(6) Cfr. appunti compilatì dalla D irezione Generale A ffari Generali del Ministero deg li Esteri per Ciano, D.D.I., vol. citato, doc. 1 29 allegato 16 e doc. qo allegato 17. (7) La specificazione de lla data del 21 agosto, come iniz io delle ostilità non è suffragata da alcuna notizia né documento, qu indi si ign<Jra· come M ussolini abbia potuto dare una simile indicazione.


84

L'ESERCITO ITALIAI'O ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERR1\

~!0:-IDIALE

« 1. Qualora nel conflitto tedesco- polacco imervengano Inghilterra e Francia c Stati loro collegati, noi ci manterremo nella più stretta difensiva, non facendo alcun atto che possa significare adesione all'iniziativa tedesca. 2. Se, nonostante questo nostro atteggiamento, saremo attaccati dalle polcnze democratiche, ogni sfor7.o sarà da noi fatto per assicurare l'inviolabilità delle nostre fromiere, sia della Madre Patria sia delle colonie e, a breve scadenza, effettueremo un 'offensiva contro la Grecia per tendere a Salonicco. 3· Situazione permettendo, e solo dopo ave r scatenalo moti interni in Jugoslavia, ci impadroniremo della Croazia per usufruire delle notevoli risorse di detto paese )).

Badoglio allora sottolineò che la partecipazione italiana alla guerra avrebbe colto le forze armate in seria crisi di rinnovazione dei materiali e che la situazione era particolarmente difficile in Libia, per ritardo negli apprestamenti militari, cioè proprio nello scacchiere nel quale, secondo le informazioni di cui sì era in possesso, sembrava che l'avversario intendesse produrre lo sforzo più violento. Vale la pena d i soffermarsi brevemente sulle direttive di Mussolini e sulla replica di Badoglio, entrambe portate subito a conoscenza dei Capi di S.M. delle tre forze armate (8). Nulla da dire, evidentemente, sulla prima direttiva, più che logica. Quanto alle altre, senza andare troppo lontano nel tempo si ricorderà che il 28 maggio, consegnando a Badoglio copia del memoriale Cavallero, il Capo del governo aveva affermato l'evidenza della previsione di una << difesa reciproca sul Reno, sulle Alpi e in Libia)) , Adesso, di fronte al l'accenno di Badoglio, la cui ispezione oltremare di giugno aveva messo in chiara luce come la Tripolitania non si potesse affatto dichiarare inattaccabile, Mussolini fece marcia indietro e convenne su lla precarietà della situazione in Africa settentrionale. In realtà, l 'atteggiamento francese in quel periodo era ancora molto diviso. Mentre in genere gli uomini politici apparivano cauti, a parte taluni esponenti decisamente italofobi, negli ambienti militari l'eventualità di uno scontro aperto con l'Italia era guardato con tranquillità, per non dire con sufficienza. A fine luglio, l'addetto n avale italiano a Parigi, segnalava che fra i quadri della marina francese affiorava un manifesto senso di ottimismo sull'esito di un possibile imminente conflitto, specialmente dopo gli accordi che Gran Bretagna e Francia avevano stipulato con la Turchia, e che la linea strategica da seguire in simile guerra era inequivocabile : resistere contro la Germania (implicitamente (8) F. 4625 data 17 agosto 1939 del Capo di S.M. Generale - allegato 18.


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BELLIGERA~ZA

ss

abbandonando la Polonia al suo destino) e far massa contro l'Italia in tutti i campi, terrestre, aereo e navale, metropolitano c nordafricano. L'ottimismo citato derivava da una valutazione positiva sui rapporti di forze fra i due blocchi: in particolare, mentre la Francia reputava di poter tenere agevolmente testa agli armamenti italiani, compresi quell i navali, la Gran Bretagna era giudicata già sulla via di competere con la Germania in fatto di produzione di armi , aerei e navi ed anzi su un ritmo che l'avrebbe portata r apidamente a distanziare il T erzo Reich (9). Da aggiungere che le ipotesi di un'offensiva nel Nord Africa erano coltivate e sostenute, almeno in ambito marina fran cese, anche se in agosto l'atmosfera generale stava modificandosi (Io). Comunque, tenuto conto di queste notizie raccolte in ambienti qualificati non è troppo da meravigliarsi se da parte italiana la mi naccia contro la Libia era considerata come reale. Se mai è da stupirsi che, accettata a torto od a ragione siffatta evenienza, il problema strategico non sia stato impostato in altro modo. A conti fatti, le disponibilità frances i ed inglesi in Africa settentrionale non erano poi eccessive rispetto a quelle italiane i1l loco : le prime potevano tradursi in una diecina di divisioni di fan teria con limi tata autonomia logistica, le seconde in un complesso di forze ancora in formazione ed al momento, dunque, assai poco tcmibilc sotto il profilo dell a capacità offensiva. Valeva la pena, perciò, di studiare possibilità risolutive sotto forma di un'offensiva a fondo verso il canale di Suez o di una ben calcolata controffensiva verso la Tunisia. Attendere l'iniziativa avversaria (una volta ricevuta la dichiarazione di guerra) a piè fe rmo senza modo di sfruttare linee di ostacolo naturali, accettare la concezione della difesa statica nel deserto, rinunciare a trovare una soluzione con un gesto di forza, tutto ciò non può non denotare una visione della guerra nel deserto assolutamente legata agl i sche(9) D.D.I., ottava serie, vol. Xli, doc. 745·

(10) Da Parigi !"ambasciatore Guariglia comunicava che molte personalità politiche contavano sulla mediazione di Mussol ini per evitare la guerra. TI 31 agosto egli scrisse a Ciano che a t utti i livelli persisteva la convinzione che l'Italia sarebbe rimasta neutrale cd il r" settembre il gen. Gamelin convocò l'addetto milita re italiano, gen. Visconti Prasca, per dirgli che, data la mobilitazione generale, egli era obbligato a prendere provvedimenti militari su tutto il territorio nazionale e quindi anche al confine italiano. Però - si premurò di assicurare - detti provvedimenti erano di semplice sicurezza e non avevano alcun carattere offensivo n~ tanto meno aggressivo. Per maggio r cautela egli aveva :anche ordinato di evitare assolutamente qualsiasi incidenrc d i f rontiera.


86

L'L;SI;itCITO ITALIAN O ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA :0.!0:-<DTALE

mi delle operazioni coloniali ed anche - purtroppo - una strana ed indefinibile inerzia mentale. Eppure Pariani e Balbo avevano intuito, se pure non fino in fondo, le caratteristiche di una guerra di nuovo tipo. Ma, a prescindere da tale visione delle cose in Africa settentrionale, ancor più meraviglia la mancanza di obiezioni da parte di Badoglio allorché Mussolini, dopo aver sottolineata la necessità di ogni sforzo per assicurare l'inviolabilità delle frontiere ovunque e cioè della stretta difensiva su tutti gli scacchieri, gli comunicò l'intenzione di effettuare a breve scadenza un'offensiva contro la Grecia e contro la Jugoslavia, anche se soltanto a seguito di moti insurrezionali interni. Se veramente la situazione in Libia, ove « da tutte le informazioni risulterebbe che si produca il più violento sforzo avversat-io >>, era giudicata grave, come poté essere accettata l'assicurazione di Mussolini che avrebbe provveduto « riservandosi di dare ordini in proposito al Sottosegretario alla Guerra»? perché non concentrare ogni possibilità su quel teatro d 'operazioni, abbandonando pericolose dispersioni di energie? perché tendere a Salonicco prima ancora di pensare concretamente a Malta? Badoglio concluse la sua lettera ai Capi di S.M. molto semplicemente: ((In ottemperanza agli ordini del Duce è, perciò, della massima urgenza che gli Stati Maggiori delle Forze Annate pongano subito allo studio: 1. l'azione offensiva contro la Grecia; 2. l'azione offensiva contro la Jugoslavia .. Per l'azione offensiva contro la Grecia, lo Stato Maggiore del R. Esercito prenderà accordi con quello della R. Marina per l'immediata occupazione di Corfù ai fini di togliere quella importante base di appoggio all'avversario. . Per l'occupazione della Croazia, dato che essa avverrebbe solo dopo scoppi di moti antiserbi, si dovrà prevedere un 'azione a carattere di irruzione e destinarvi, pertanto, unità autotrasportate. Le LL.EE. i Capi di Stato Maggiore mi faranno pervenire con la massima urgenza gli studi richiesti dal Duce >> ( r J ).

Pariani rispose facendo una panoramica generale delle esigenze operative dell'esercito. In base alla preparazione militare del momento, risultava possibile la mobilitazione immediata di 72 divisioni e, a partire dal terzo mese, di altre 15 divisioni. In particolare, le grandi unità di I tempo erano costituite da 50 D.f., 5 D.alp., 2 D.mot., 3 D.cel., 2 D.cor., 2 D. libiche ed inoltre 2 D.f. (u) F . 4625 data 17 agosto 1939, citato, del Capo di S.M. Generale.


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BELLIGERANZA

da ricostituire e 6 D.cc.nn. da costituire ex novo. Di queste forze (vedasi specchio alla pagina seguente) almeno 52 divisioni erano indispensabili per la difesa della madrepatria e delle colonie, eccezion fatta per l'A.O.I. considerata autosufficiente; di conseguenza, restavano disponibili 20 divisioni, con le quali provvedere alle due offensive contro la Grecia e la Jugoslavia. Secondo il progetto per l'esigenza O.M.G . (Oltremare Grecia), per poter svolgere una rapida e risolutiva azione dall'Albania contro Salonicco, oltre alle 6 divisioni in posto (4 di fanteria, J alpina ed r corazzata) occorrevano ancora 12 divisioni, di cui una per Corfù. In tal modo rimanevano soltanto 8 divisioni , vale a dire quelle dell 'armata del Po c due autotrasportate, le quali avrebbero assunto inizialmente il ruolo di riserva generale e successivamente sarebbero state in misura di unirsi alle 6 divisioni schierate alla frontiera giulia per volgersi offensivamente in Jugoslavia. << Tn siffatte con clì~ ioni di forza affermò Pariani - e tenuto conto che la Jugoslavia, delle sue 12 divisioni temarie potrà schierarne almeno 7-8 alla frontiera giulia cd altre 7 - 8 in riserva generale, è chiaro che una vera opcra~ionc offensiva a fondo non può essere condoua da noi contro la Jugoslavia, se il lavorio politico inrerno (questione croata e macedone) non assicuri condizioni così favorevoli da fare assumere alle operazioni stesse, più che carattere di conquista, quello di .u:mplice occupazione in aiuto a moto a noi favorevole. Nell'ipotesi, per contro, che la situazione generale imponesse di dover sferrare vera c propria offensiva a fondo conrro la Jugoslavia, è da escludere che tali operazioni possano essere da ooi effertuatc senza un congruo concono da parte tedesca (6 divisioni) e da parte ungherese (3 divisioni), o quanto meno delle divisioni che dovrebbero essere utilizzate per l'offensiva in Grecia, rinunciando a questa » (12).

In sostanza: nessun problema per la difesa della frontiera occidentale, essendo più che sufficienti le r8 divisioni schierate e le 4 in riserva; possibilità di attuare entrambe le offensive nei confronti della Grecia e della Jugoslavia, purché contro la prima venisse esercitata una consistente pressione dalla Bulgaria e contro la seconda un forte intervento da parte ungherese, volendo escludere quello germanico, c sempre nell'intesa che le due operazioni dovevano essere condotte in successione di tempo, sì da evitare un impegno su più fronti che avrebbe assorbito interamente la già scarna riserva generale. Nel caso in cui non si verificassero le predette (r2) F. 8820 data 27 agosto 1939 del Comando del Corpo di S.M..


88

L'ESERCITO ITALIANO ALLi\

V IGILIA DELLA 2" GUERRA MONDI ALE

Div is i o ni

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4

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Totale generale

=

=

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LF.GG!<l'-' : f. = fanteria - at. autot rasport<HC - a lp. alpine - cel. celen mot. = mororizzatc - cor. = cora:a atc - lib. = Jjb ichc - c.n. = cam icie nere.


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BELL I GERA-~ZA

condizioni favorevoli , occorreva ridurre ad una sola le operazwm previste. Da rilevare che per Pariani non esistevano preoccupazioni per l'Africa settentrionale, ritenendo evidentemente sufficienti le 12 divisioni calcolate per la sua difesa. Quanto alla R. Aeronautica, il gen. Valle prevedeva di impiegare contro la Grecia la 5a squadra aerea, su tre stormi da bombardamento e due gruppi da caccia, ed eventualmente lo stormo da bombardamento di Rodi facente parte della 4' squadra aerea (T obruk). Non si ravvisavano difficoltà di rilievo da parte ellenica sia sotto il profilo quantitativo sia sotto quello qualitativo, però occorreva tener presente che l'unico campo in Albania sul qu ale si potesse fare sicuro affid amento era quello di Tirana, motivo per cui le azioni sarebbero dovute partire il più delle volte dai campi delle Puglie ed avrebbero, di conseguenza, sofferto qualche limitazione nei ri guardi della tempestività di intervento e dell'aderenza all'avanzata in G recia. La R. M arin a manifestò, invece, una sostanziale contrarietà per la questione albanese, affermando di non essere in grado di far fronte contemporaneamente alle esigenze della Libia- Egeo ed a quelle dell'Albania- Corfù. Poiché le stesse direttive di Mussolini prescrivevano la preminenza dell a difesa della rnadrepatria c dei territori oltremare, l'amm. Cavagnari intendeva dare la precedenza ai trasporti per l'Africa settentrionale, essendo assolutamente necessario che tutto il materiale pesante dell'esercito si trovasse già in posto allo scoppio delle ostilità, posta la impossibilità di poter scortare g rossi convogli guerra durante. D'altra parte il trasporto in Albania delle I I divisioni di rinforzo avrebbe richiesto circa un mese di tempo. Era naturalm.ente importante conoscere le reali intenzioni di concorso da parte di altri Stati. Badoglio perciò si rivolse esplicitamente a Mussolini chiedendo lumi attendibili, ma ricevette una risposta assai poco chiara : « Si può fare assegnamento sulla Ungheria e sulla Bulgaria, in semo negativo prima, in swso positivo poi: cioè si è certi che non marceranno contro di noi e poss01zo, a un dato momento, marciare con noi» (T3)· Tenuto conto di questa replica, Badoglio esaminò gli studi inviatigli dagli Stati Maggiori di forza armata e poi informò Mussolini : « Gli studi per le operazioni offensive contro Grecia e Jugoslavia sono concretati. Da essi però appare che le nostre forze armate sono scarse, specie

(13) Lettera s.n. data 23 agosto 1939.


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se, come si hanno informazioni, la Francia sferrerà subito una duplice potenre offensiva contro di noi. Data la nostra inferiorità di armamento e di numero, sarà, perciò, necessario metterei, innanzi rutto, in condizioni el i resistere a questa offensiva. Soltanto dopo di aver superato la fase critica dell'urto potremo esaminare se ci convenga effettuare l'offensiva in Grecia e sempre quando si sia sicuri di una Bulgaria e Ungheria benevole. Circa l'offensiva contro la Jugoslavia, se ne potrà parlare solo se si verificherà la dissoluzione di tale Stato ll (r4).

A prima lettura sembrerebbe trattarsi di una mossa per sgomberare il tavolo dalle ipotesi O.M.G. e E.J. (Jugoslavia). In realtà, pur trattandosi di una lettera chiara e rea.listica, si esita a riconoscerle il carattere di concretezza che, forse, avrebbe dovuto rivestire. Vista la conclamata scarsità dì forze in rapporto alle esigenze difensive ed alle iniziative balcaniche vagheggiate dal Capo del governo, era proprio il caso eli mettere un punto fermo alla situazione militare per impedire improvvise ed impulsive decisioni di Mussolini. Il documento parla della probabilità eli una duplice potente offensiva francese, davanti alla quale l'Italia si trovava in difetto di armamento e di numero: la questione è sicuramente assai discutibile, se non altro per il fronte occidentale, comunque, rinunciando esplicitamente ad avventure offensive contro Grecia e Jugoslavia non si poteva più sostenere che la disponibilità di truppe e mezzi fosse così svantaggiosa da temere uno sfondamento del fronte tunisino e, men che meno, di quello alpino. E, d'altra parte, come sì poteva citare il nemico Francia senza neanche un accenno a quello, altrettanto sicuro, Gran Bretagna? Il problema del traffico nel Mediterraneo appariva grosso e grave al punto che lo Stato Maggiore della R. Marina sosteneva di non poter garantire la scorta di convogli fra Sicilia e Libia una volta iniziate le ostilità; la chiusura del canale di Suez era scontata e l'A.O.I., checché sì dicesse e si sperasse, non era affatto autonoma, ' anche per le preoccupanti condizioni interne, eppure il nocciolo del problema strategico posto da Badoglio sembrava riguardare solo l'esercito e la Francia. Ma c'è di peggio. Il 21 agosto, alle 21,35, era giunto a Berlino un dispaccio da Mosca con il quale Stalin comunicava di essere disposto alla stipulazione eli un patto di non aggressione. Immediatamente Hitler convocò all'Obersalzberg i capi militari e li rag(r4) F . 4706 data 31 agosto 1939 del Capo eli S.M. Generale.


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guagliò sugli ultimi avvenimenti . Premesso, con molta modestia, che « date le qualità politiche di cui dispongo, tutto in realtà dipende da me, dalla mia esistenza>> e che l'esistenza del D uce era del pari decisiva in guanto << se gh succederà qualcosa, la fedeltà dell'Italia all'allean za non sarà più cosa certa», venne al sodo dichiarando che la situazione economica tedesca era tale da non consentire di resistere più di qualche anno c che, non avendo altra scelta, occorreva agire. D'altronde le circostanze erano ampiamente favorevoli : nel Mediterraneo una chiara r ivalità divideva l'Italia dalla Francia e dall'Inghilterra e in Oriente la tensione si faceva sempre più forte, tutte cose che non si sarebbero più presentate fra due o tre anni. « Perciò è meglio che la nostra prova di forza, che non sarebbe prudente rimandare di quattro o cinque anni, abbia luogo ora>> (r5). Il giorno D per l'aggressione alla Polonia venne fissato per sabato 26 agosto. Nella tarda mattinata del 25 agosto, dopo aver ricevuto la relazione di Ribbentrop sull'accordo con l'Unione Sovietica, Hitler scrisse a Mussolini una lettera con spiegazioni molto tard ive sui motivi per i quali non aveva potuto tener l'alleato al corrente circa i contatti con la Russia: il panorama politico generale, la disponibilità del Giappone ad un'alleanza contro l'U. R.S.S. ma non contro la Gran Bretagna, il crescere dell'attrito con la Polonia erano tutte ragioni che lo avevano indotto ad affrettare la conclusione delle conversazioni russo- tedesche. Fino a quel momento gli era mancata non soltanto la vis ione dell'ampiezza che queste conversazioni avrebbero potuto raggiungere, m a anche e soprattutto la certezza del successo. Posto che il patto con l'U.R.S.S. bloccava qualsiasi velleità dell a Romania e della Turch ia, il quadro europeo era completamente nuovo e doveva essere considerato come « un fortissimo guadagno per l'Asse» . Circa la Polonia « 11essuno può prevedere ciò che si verificherà nell'immediato avvenire» . La chiusura del messaggio era sintomatica. Hitler non chiedeva esplicitamente l'aiuto italiano ma faceva capire senza molte perifrasi che si attendeva una piena solidarietà (r6). Mussolini rimase sconcertato, ma reagì prontamen te . La sua risposta era attesa a Berlino con una certa ansia: gli « avvertimenti » che negli ultimi giorni si erano succeduti alla W ilhelmstrasse circa lo stato d 'animo italiano, irritato, offeso e preoccupato per uno svi(r5) WJLJ.JA}! L. SH!RER, Storia del Terzo Reich, Einaudi, Torino, 1<)63, pag. 574- 575· (16) D.D.I., vol. citato, doc. 245.


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luppo di eventi verifi.catisi senza alcuna consultazione né contatto preventivo, davano qualche pensiero. Infatti proprio questo aveva provocato la lettera personale a Mussolini. Finalmente, poco dopo le r8 di quel 25 agosto, Attoljco arrivò aHa Cancelleria con il testo della replica del Duce. Dopo aver approvato l'accordo con la Russia ed aver espresso perfetta comprensione della posizione germanica di fronte alla Polonia, Mussolini dichiarava che nell'ipotesi di un attacco tedesco contro la Polonia e di una conseguente reazione degli alleati di questa contro il Reich riteneva opportuno non assumere alcuna iniziativa bellica, dato lo stato di impreparazione dell'Italia, ripetutamente esposta ed illustrata a Hitler ed a Ribbentrop. Ed aggiungeva: (( Il nostro intervento può tuttavia essere immediato se la Germania ci darà subito i mezzi bellici e le materie prime per sostenere l'urto che i franco - inglesi d irigeranno prevalentemente contro d i noi. Nei nostri incontri la guerra era prevista dopo il 1942, c a guell'epoca sarei stato pronto per terra, per mare e per aria, secondo i piani concordati (.. .) >> (r7).

Inutile dire che Badoglio non era stato interpellato in merito. Il dispaccio - sul quale avremo modo di ritornare - mise, secondo l'interprete personale di Hitler, Schmidt, il Fi.ihrer in una violenta amarezza contro l'Italia, anche perché pensò che indiscrezioni sull'atteggiamento di Mussolini fossero pervenute a Londra provocando il patto anglo- polacco. Hi tler si riprese subito e chiese immediatamente di quali mezzi bellici e di quali materie prime l'alleato aveva bisogno ed entro quale tempo « affinché io sia in grado

di giudicare se ed in quale misura io possa soddisfare le Vostre richieste >> ( r8). Il mattino successivo Mussolini chiamò subito a Palazzo Venezia, sembra senza alcuna precisazione sul motivo della convocazione, tutti i Ministri ed i Sottosegretari delk forze armate - non Badoglio - per stabilire l'entità delle forniture da chiedere alla <tale da uccidere un toro, se la Germania. E' noto che la lista fu < potesse leggere l>, come commentò Ciano, e che in quello stesso pomeriggio Hitler rispose a denti stretti, mostrando a sua volta comprensione e chiedendo semplicemente di non rendere palese sino dall'inizio delle ostilità quale sarebbe stato l'atteggiamento definitivo italiano e di tener impegnata una parte delle forze anglo· (17) D.D.I., vol. citato, doc. 250. (18) D.D.I., v ol. citato, doc. 262.


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francesi se non proprio con azioni dimostrative, almeno col lasciare Parigi c Londra nell'incertezza sull'immediato futu ro. Ebbene, dopo il travaglio dei giorni 25 c 26, Mussolini rispose alla lettera di Badoglio del 31, circa le possibilità operative studiate dagli Stati Maggiori, con un telegramma piuttosto altero : « Prendo atto che stud i per opern.ioni offensive fronrc est sono completati alt Quanto alla loro esecuzione, ciò dipenderà da cause c fattori che - ora - non si possono valutare ''·

Il r" settembre il Consiglio dei Ministri dichiarò : cc L'Italia non prenderà iniziativa alcuna di operazioni militari ». Lo stesso giorno Badoglio ordinò di tenere gli studi sempre aggiornati (19).

2. -

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PREPARAZIONE BELLICA DELLE TERRE O'OLTRH!ARE.

Come si è visto, il problema militare dell'Africa settentrionale cominciò a porsi alla fine del r936, quando la consistenza della Libia si limitava ad un presidio commisurato più che altro alle necessità di sicurezza interna ed all'esistenza delle due piazzeforti di Tobruk c Bardia, sorte in rapporto alla nota tensione con la G ran Bretagna. Nel! 'ottobre 1938 la situazione si era modificata per la presenza sin dal tempo di pace di forze metropolitane e libiche sufficienti per la difesa delle frontiere da un'aggressione improvvisa, per il deciso avvio ad una s.istemazionc difensiva della frontiera occidentale e per l'attuazione di predisposizioni idonee a consentire, in determinate eventualità, di assumere anche un atteggiamento offensivo. Occorreva però qualcosa di organico e già nell'estate del r938 il Ministero dell 'Africa Italiana aveva approntato uno schema di decreto relativo all'organizzazione bellica delle colonie. Sottoposto in visione preventiva ai tre dicasteri mili tari, si manifestò concorde il parere contrario delle forze armate ad una eccessiva ingerenza del Ministero dell'A.I., del quale pur era riconosciuta l 'alta competenza c responsabilità politica, in materia di dipendenze, di addestramento e d'impiego delle truppe dislocate oltremare (20). Dopo molti contatti fra i Yfinisteri interessati, fu 1 " settembre 1939 del Capo di S.M. Generale- allegato 19. (2o) Mette conto di riportare l'osservazione fatta dal gen. Soddu, allora Sottocapo di S.M. per le operazioni, al Gabinetto circa l'art. 2 dello schema di decreto:

(19) F. 4713 data


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alla fine approvata la legge II93 del 26 luglio 1939, in base alla quale Badoglio, « presi gli ordini dal D uce», trasmetteva le direttive generali ai Capi di S.M. delle tre forze armate (2r). Presupposto fondamentale era il mantenimento dell'integrità dei territori d'oltremare, anche nel caso di un possibile isolamento dalla madrepatria, pur, nel contempo, non trascurando misure idonee a consentire azioni offensive verso gli obiettivi che la situazione contingente potesse consigliare di raggiungere. Ciò premesso, seguivano direttive di carattere organico e logistico, operativo e addestrativo. Per le prime occorreva essenzialmente determinare l'entità delle forze da dislocare oltremare, tenendo conto delle difficoltà o dell'impossibilità, soprattutto per l'Impero, di trasferirvi grandi masse di uomi ni guerra durante, e conferire loro un'organizzazione ed un supporto logistici tali da rendere possibile l'assolvimento del compito anche nell'ipotesi di un improvviso scoppio delle ostilità. L'autonomia ritenuta indispensabile non era inferiore ai 12 mesi. Per la verità, le direttive strategiche apparivano piuttosto generiche:

«Non è accettabile elle il Capo di S.M. Generale - diretto consulente militare del Capo del Governo - subordini la sua opem ad intese col Ministero Africa Italiana. Non è del pari accettabile che in tempo di guerra le F.A. delle 1'.1.0 . dipendano soltanto dai rispettivi Comandami Superiori, sulla base degli ordini del Capo di S.M. Geru..Tale e d'intesa col Ministero A .l.. l decreti che attribuiscono la facoltà di Comandanti Superiori delle F.A. ai Govematm·i Generali sono validi per il tempo di pace. La guerm, colle necessità previste di manovra unitaria dei mezzi tra i vari territori e an cile per la sua stessa natura dinamica, implicherà la form azione c l'invio, olt1·eché di gmndi complessi di forze, anche quello di speciali comandi c forse anc!Je la presenza in colonia dei singoli Capi di S.M., del Capo di S.M. Generale, ccc. Inoltre la condotta della guerra impon·à la massima rapidità e riservatezza nella di?·amazione degli ordini. Tutto ciò 1·ichiedc ampia facoltà dei Capi di S.M. competenti e diretta c auoluta dipendenza da essi di tutte le Forze A1·mate )> . E' singolare l'affermazione, impl icita, che i singol i Capi di S.M. od il Capo di S.M. Generale potessero sovrapporsi al Comandante Superiore in loco con diretta azione di comando, quasi si trattasse di provvedimento normale. E' evidente il ricordo della presenza di Badoglio in Libia ed in Etiopia.

(2 1) F. 4672 data 27 agosto '939 del Capo di S.M. Generale. Cfr. SME UFF. STORICO, In Africa Settentrionale. La preparaziofl(: al conflitto, Roma, 1 955· pag. '55·


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« Per le operazioni terrestri è da tenere in considerazione il legame esistente tra gli scacchieri dell'Africa settentrionale e dell'Africa orientale, mentre lo scacchiere dell'Egeo avrà carattere autonomo. Per le operazioni navali cd aeree, è da tener presente che le forze navali cd aeree della Libia e dell'Egeo vanno incluse nel quadro delle operazioni metropolitane, mentre per quelle dell'Africa orientale si dovrà prevedere un ·azione a carattere autonomo )).

Veniva lasciata, in sostanza, ampia libertà ai singoli Capi di S.M., sia pure fermi restando i criteri di volta in volta ad essi già comunicati, dando per scontata l'efficacia della reciproca collaborazione fra di essi senza peraltro esprimere un'idea guida. Chi doveva tenere in considerazione il legame esistente fra A.S. ed A.O.I.? e come? ed a quali fini? Anche in tema di guerra aerea e navale era evidente la rinuncia ad un impiego coordinato. Inoltre, ultimo rimarco, non veniva prescritto ai Comandi Superiori interessati un vero e proprio piano di guerra, bensì « piani di copertura e radunata per le vat·ie ipotesi di guerra», il che se poteva essere accettabile, almeno in certa misura, per ipotesi difensive non lo poteva sicuramente per quelle offensive. Due giorni dopo Badoglio diramò direttive complementari di natura operativa (zz) : << Libia: Garantire l'inviolabilità delle frontiere mediante azioni difensive - controffensive: la disponibilità del massimo numero possibile di truppe libiche costituirà, a tale scopo, elemento di facilitazione. A.O.I.: Assicurare l'ordine interno e l'integrità delle frontiere. Tenere aggiornato lo studio dell'operazione offensiva contro Gibuti, non trascurando di considerare l'eventualità di azione simuhanca, o successiva, contro la Somalia inglese. Studiare la possibilità di un indiretto concorso alla difesa della Libia orientale, per vincolare forze anglo- egiz iane, a mezzo di operazioni partenti dalla frontiera nord -occidentale. Il raggiungimcnto degli scopi anzidetti sarà indubbiamente facilitato dalla massima utilizzazione delle risorse umane dell' A.O.I.. Egeo: Assicurare l' integrità del Possedimento, considerandone, gua le ridotto centrale, il sistema Lero- Coo - Rodi » .

Tutto sommato, l'unica vera integrazione, rispetto al documento precedente, riguardava l'Impero e si basava su tre punti: tenersi pronti ad un attacco contro Gibuti, considerare l 'eventua. lit?t di un'offensiva contro la Somalia britannica, studiare le possibilità di un 'azione a sollievo della Cirenaica. E' lecito, al riguardo, (22) F. 469r data 29 agosto 1939 del Capo di S.M. Generale. Cfr. S~E­ UH. STORICO, op. citata, pag. 157·


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esprimere qualche riserva: notoriamente l'A.O.I. aveva molti, troppi problemi e per giunta, altrettanto notoriamente, sarebbe stato il primo possedimento ad essere abbandonato a se stesso. In tali frangenti , pur accettando la concreta possibilità di operazioni verso Gibuti ed il Somaliland, era realistico chiedere al Duca d' Aosta di esercitare nel Sudan una pressione tale da provocare benefiche ripercussioni sul fronte cirenaico, ma senza prevedere da questo fronte una mossa contemporanea? Sul.! a risposta, positiva o negativa che fosse, certo molto influiva l'apprezzamento dell'entità delle forze britanniche in Egitto e delle loro possibilità. Ma, anche se esso fosse apparso preoccupante per la sicurezza della Libia, la penetrazione nel Sudan poteva correre il rischio di risultare superflua o controproducente, posto che per l'avversario non sarebbe ' stato molto difficile !asciarla avanzare sino al limite dell'alimentazione logistica e poi isolarla ed annientarla. In ogni caso valeva la pena di dare ai due scacchieri italiani elementi di riferimento per evitare sforzi scoordinati e quindi più dannosi che utili. In sostanza, pur trattandosi di direttive eli larga massima, non si può riconoscere loro la concretezza e soprattutto il chiaro coordinamento di tutte le forze, precipuo compito del Capo di S.M. Generale. Mussolini approvò tali direttive con due telegrammi, il primo in data 26 ed il secondo in data 31 agosto. Pariani dette un appunto al gen. Bancale, all'epoca Sottocapo di S.M. Intendente, preoccupandosi delle dimensioni dei provvedimenti occorrenti alla realizzazione di scorte per un anno, specialmente in taluni settori, e scrisse: «a. Fare i calcoli necessari per la Libia, per l'Etiopia, per l'Albania, per l'Egeo sui dati di forza previsti per l'impiego e cioè: - in Libia: 10 divisioni metropolitane e 2 libiche p ilì elementi vari; - in Albania: 6 divisioni ed elementi vari; - in Egeo: 1 divisione ed elementi vari; - per l'Etiopia chiedere i dati al Ministero A.I .. b. Dal risultato di tali calcoli fare le riduzioni per stabilire una soluzione pratica (viveri, munizioni, carburanti, ecc.). c. Prospettare quanto ancora occorre per organizzazione stradale, portuale e dei collegamenti, mettendo in evidenza ciò che è stato fatto » (23).

E', purtroppo, significativa la ricerca di una soluzione pratica dopo aver fatto il conto di quanto era necessano. Stranamente non (23) Ap punco interno in daca 28 agosro 1939.


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era neppure ventilata la possibilità di una programmazLOne nel tempo. Nel settembre - ottobre 1939 le truppe in Africa settentrionale aumentarono notevolmente di numero raggiungendo i 170.000 uomini , raggruppati in due armate, cinque corpi d 'armata, dodici divisioni di cui quattro di camicie nere, unità della guardia alla frontiera e truppe del Sahara libico. La maggioranza delle forze gravitava nello scacchiere libico- tunisino. in particolare, la 5" armata (gcn. Gariboldi), in Tripolitania, era su tre corpi : il nuovo X su due divisioni (Bologna e Savona), il preesistente XX su quattro divisioni (Sabratha e Sù-te, Bt·escia e Pavia) ed unità G.a.F. , ed il nuovo XXIII su due divisioni camicie nere (23 marzo e 28 ottobre). In Cirenaica c'era la IOa armata (gen. Guidi) su due corpi : il XXI su due divisioni (Marmat·ica e Cirene) cd unità G.a.F. ed il nuovo XXII su due divisioni camicie nere (21 aprile e 3 gennaio). Il R.C.T. libiche dipendeva diretta mente dal Comando Superiore. Tuttavia la costituzione organica delle grandi unità, l 'inquadramento, l'addestramento, l'efficienza operativa presentavano sensibili disparità. L a 5" armata, infatti, disponeva di supporti al contrario del la 10a; i corpi d 'armata XXII e XXHI, di nuova costituzione, avevano fanter ia fornita dalla M.V.S.N. ed artiglieria, genio e servizi dell'esercito, inoltre erano privi di truppe suppletive. L'imponente massa di lavori che era d'uopo affidare a mano d'opera militare, per carenza di operai civili, sottraeva all'addestramento circa 9.000 uomini ed a questi se ne dovevano presto aggiungere altri 15.000 con ovvi riflessi sulla preparazione delle unità. ln Africa orientale la situazione interna era buona ovunque, tranne nello Scioa, ove peraltro lo stato delle cose era notevolmente m igliorato, e neWAmhara, nel cui territorio l'ostilità contro l'Italia era m antenuta viva da pochi capi bene al corrente delle vicende internazionali. Alla fine di ottobre si trovavano nell'Impero sr.ooo nazionali e 16o.ooo coloniali, esclusi i carabinieri, le forze di polizia cd i militari della R. Marina e della R. Aeronautica. Rispetto all'ordinamento sancito dal R.D. del 15 novembre 1937, n. 2708, v'era dunque un'eccedenza di oltre 145.000 uomini, ma giova precisare che l'ordinamento citato doveva ritenersi largamente superato dalle circostanze. Restava, comunque, anche nei confronti delle proposte formulate dal Governo Generale dell'A.C.I. nell'agosto 1939 - proposte riflettenti le truppe stimate necessarie per il consolidamento della conquista c valutate complessivamente pari a r8o.ooo uomini per la durata di una diecina d'anni - un'ecce7· - Mont.


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denza di circa 3o.ooo militari che si pensava di annullare non appena si fosse schiarito l'orizzonte politico europeo. In caso di guerra si calcolava di poter fare assegnamento sul richiamo di 35.000 nazionali ed altrettanti coloniali, già istruiti, che avevano prestato servizio nei reparti coloniali rego.lari o nelle bande irregolari e sulla cui fedeltà si riteneva di poter contare. In totale, perciò, un complesso di 28o.ooo u., sufficienti per mantenere l'integrità dei territori dell'Impero, anche in caso di completo isolamento, e per compiere eventuah operazioni oltre frontiera, vale a dire l'occupazione della Costa francese dei Somali e della Somalia britannica (Piano G.I.) e l'occupazione del Sudan nord- orientale sino all'allineamento Porto Sudan - Atbara (Piano S). Le truppe disponibili erano: due divisioni nazionali, di cui una da costituire all'atto della mobilitazione; 28 brigate coloniali, di cui 5 da mobilitare, e supporti vari per un totale di 22 battaglioni dell'esercito, 33 di camicie nere e 1 II coloniali, di r gruppo di cavalleria nazionale e 12 coloniali, di 21 gruppi di artiglieria e 28 batterie autonome, per la quasi totalità da 65 j 17 o 77/ 28, di I reggimento genio speciale. L'organizzazione logistica, dipendente dal Capo di S.M. de] Governo Generale, faceva capo alla Direzione Superiore Servizi ed aveva organi esecutivi più o meno ripartiti fra i Governi regionali. Sotto il profilo dell'autonomia di un anno, le sue carenze erano pesanti. Basti dire che il calcolo delle spese da sostenere, attingendo alle risorse locali (circa 240 milioni) ed all'Italia quali rifornimenti (1.240 milioni), unito al fabbisogno per costruzione di magazzini e depositi in colonia (rn milioni), dava un totale palesemente insopportabile, specialmente in tempi non lunghi. Le operazioni terrestri potevano essere sostenute da 23 squadriglie da bombardamento (2 su S. 8r e 21 su Ca. 133), 3 squadriglie da caccia (su Cr. 32) ed r da osservazione (su Ro. 37), ed era in atto l'invio dall'Italia di apparecchi più moderni. N on esistevano scorte di mobilitazione né ditte in A.O. fabbricanti di materiali vari per uso aviazione, ma le parti di ricambio presso le unità di volo ed in corso di fornitura erano stimate sufficienti per circa 6 mesi di impiego bellico. Il 18 novembre Badoglio convocò il gen. Soddu, che aveva sostituito Pariani come Sottosegretario, ed i Capi e Sottocapi di S.M. delle forze annate (24). Uno degli argomenti del rapporto (24) Verbale seduta allegato 20.


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era costituito dall'assetto delle terre d'oltremare ai fini bellici, organizzazione di pertinenza del Capo di S.M. Generale. Si trattava di fare il punto in merito alla prescritta o meglio auspicata autonomia di dodici mesi. Il quadro non era confortante né poteva esserlo. Per l'esercito la situazione era la seguente. In Libia, le dotazioni di magazzino erano ragguagliate al fabbisogno di sei mesi per tutte le truppe, quadrupedi ed automezzi e già accantonate, sa.lvo taluni materiali in corso di approntamento e di invio: un terzo del fabbisogno di vestiario- equipaggiamento, di munizioni e di carburante e tre quarti del parco automobilistico. In Egeo, dotazioni per sei mesi ed al completo, eccezion fatta per i carburanti (solo due mesi) che il Governo del Possedimento era stato autorizzato a completare con acquisti dall'estero. Dell' A.O.I. ancora non s.i avevano dati precisi, ma grosso modo si poteva considerare un'esistenza pari a circa tre mesi. Per la R. Marina, le scorte in posto oscillavano fra valori differenti, ma per .la nafta, il principale elemento> si aveva una disponibilità di cinque o sei mesi in A.S., due mesi e mezzo in Egeo ed un mese e mezzo in A.O.l.. Il gen. Francesco Pricolo, nuovo Capo di S.M. dell' Aeronautica, premesso che anche per le scorte dell'aviazione esisteva una certa disarmonia, chiese una precisazione molto importante: « se dobbiamo avere le scorte pe1- un anno o se si deve tendere a tale limite >> . « T endere ad arrivat-ci >> rispose Badoglio. In effetti, le direttive del 27 agosto avevano un ben diverso tono, giacché preso·ivevano un'organizzazione ed un'attrezzatura logistiche tali da consentire di sostenere una lotta, anche in caso di guerra improvvisa, « per un periodo di tempo non inferiore ai 12 mesi ». In altri termini, pur senza fissare limiti programmatici, disponevano la costituzione di scorte ed impianti almeno per un anno. Adesso il concetto, ali 'improvviso, veniva molto ammorbidito, riconoscendo implicitamente l'irrealtà dei dodici mesi di autonomia ordinati : solo per l'esercito sarebbero occorsi 2 miliardi per A.S. ed Egeo ed oltre r,s miliardi per l'Impero; per l'aeronautica, poi, si trattava di « cifre astronomiche », dato che al massimo nel maggio r940 si poteva disporre de] necessario per cinque mesi. Badoglio comunicò · che avrebbe riunito tutti i dati e li avrebbe sottoposti « per le decisioni l> a Mussolini. Non spiegò quale fosse il suo pensiero né quale soluzione avrebbe caldeggiato; per certo non risulta che gli elementi raccolti - e che non poteva ignorare già in anticipo, almeno nelle linee generali - l'abbiano indotto a puntare i piedi contro


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un'eventuale iniziativa di guerra e del resto in apertura di seduta era stato esplicito contro qualsiasi discussione politica : « Si faccia o non sì faccia la guerra, si faccia ad est o ad ovest - aveva detto questo non è compito nostro >> . Però un conto è prepararsi a contrastare un'aggressione con quello che si ha ed un conto è dichiarare guerra senza avere quello che si ritiene indispensabile per farla. A prescindere, comunque, dalla sostanza del problema, conviene sottolineare un commento del gen. Pricolo: che ogni forza armata aveva fornito dati calcolati con diversi sistemi di computo, quindi decisioni operative basate su di essi rischiavano di risultare non fondate. E' pur vero che ogni forza armata ha peculiarità d 'impiego che impediscono un rigido sistema, ma è anche vero che nello stesso esercito alcune unità di misura non erano traducibili in giorni e mesi . La unfoc, ad esempio, era semplicemen te un valore indicativo e non corrispondeva affatto al consumo di una giornata di combattimento (per la precisione, ciò accadeva anche negli altri eserciti europei) e lo stesso Badoglio ebbe a riconoscere che in quel momento la unfoc sulla fronte occidentale significava « ben poco ». Sta di fatto che era stata seguita una procedura poco convincente : anziché fare prima il punto sulla situazione ordinativa e logistica, poi ricavarne indicazioni chiare sulle reali possibilità belliche, quindi prospettare alternative precise a Mussolini per le decisioni di politica estera, ed infine diramare direttive operative ed imporre una program mazione logistica ed addestrativa con scadenze adeguate al momento internazionale ed alla soluzione politico- militare adottata, era stata seguita una strada pressoché inversa (25). (25) Mussolini apprezzò i risultati della r iunione. Scrisse infatti a Badoglio una lettera autografa in data 25 novemhre : «E' con vera soddisfazione clze ho letto il verbale della 1·iunionc dei Capi di S.M. da Voi presieduta il r8 nov. u.s. Voi avete impostato il problema della nostra preparazione militare in termini logici, pratici, soprattutto per quanto riguarda consistenze e scorte. Su tale m·gomento bisogna essere est1·emamente precisi, la documentazione esaflissima fino allo scrupolo e mai " cmtià pm·e il desiderio e la rea/te't ". S e Francia e C .B. il 3 (tre) settembre scorso avesse1·o dichiamto guerra all' ltaliu (e potevano farlo) io avrei dovuto far fuoco con la legna clze avevo a quell'epoca, non co11 quella che avrò nel 1940, se tutto andrà come desideriamo. Questa assoluta precisione di dati è una condizione pregiudizialc per ogui orientamento della nostra politica estera. Credo che, come da Voi, ciò sarÌI inteso da tutti >> . Badoglio no n fece nota re che il fuoco occorreva farlo, se mai, con la legna della Gne 1942 e non del I940.


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On altro aspetto fu toccato da Badoglio in merito alla preparazione oltremare: quello operativo. Il 2 settembre, cioè un mese e mezzo prima, il Comando del Corpo di S.M. aveva inviato a Tripoli il P.R. 12 Libia, contemplante la sola ipotesi di fensiva. Balbo scrisse immediatamente a Pariani (26) dicendogli che non intendeva affatto r inunciare al suo disegno offensivo ad oriente soprattutto per metter la mano su zone ben più ricche di r isorse della Libia e sostenendo che le forze disponibili ed il loro grado di approntamento consentivano di prevedere con successo un'iniziativa contro l'Egitto, sia pure subordinatamente ad un complesso di predisposizioni e di circostanze favorevoli. Pariani , il quale personalmente era più che incline ad un'impresa del genere in quanto ritenuta risolutiva, ordinò al Sottocapo di S.M. per le operazioni , Soddu, di studiare la questione. Presupposti evidentemente necessari erano la sicurezza della Tripolitania, una forte disponibilità di truppe libiche (quattro divisioni), il completo accantonamento preventivo degli automezzi c delle dotazioni delle grandi unità destinate all'operazione, il largo concorso dell'aviazione sino al raggiungimento dell'obiettivo : il canale di Suez. Uno sguardo allo scacchiere mostrava che il cuore dell 'Egitto era protetto da una vasta zona desertica profonda circa 6oo km, la quale subordinava ogni concezione tattica al problema logistico, però presentava il vantaggio di separare le forze nemiche schierate all a frontiera da quelle in riserva, molto più a tergo. offrendo così il destro per batterle in success ione di tempi. Naturalmente consigliava la massima rapidità di attraversamento per abbrevi are il periodo di m aggior crisi di spostamento. La direttrice di attacco sino alla zona di El Alamcin era offerta dall'ampia fascia costiera inizialmente sussidiata dalla carovaniera Tobruk - Siwa- M<usa Matruh , il cui nodo stradale, raccogliente le due provenienze, era fortificato con una ristretta cerchia di opere semipermanenti . Successivamente si affacciava la ricca regione del Delta protetta essenzialmente dalla base navale di Alessandria e dalle successive ramificazioni del Nilo e dom inata dal nodo stradale e fluviale del Cairo, il cui possesso poteva consentire il più facile irradiamento per la rapida occupazione del territorio e del canale. Di conseguenza, appariva opportuno ad un certo momento deviare dalla direttrice costiera, mascherando Alessandria, per puntare sul Cairo e proseguire quindi verso il canale : il miglior vallo per la difesa dell'Egitto verso est. (26) F. 996 data 10 settembre 1939.


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D 'altro canto, il più forte impedimento per una nostra azione contro l'Egitto era dato dalla presenza in Tunisia di una cospicua massa francese in grado di penetrare in Tripolitania, però tale pericolo tendeva obiettivamente a ridursi sia per il potenziamento delle fortificazioni italiane sia, soprattutto, per gli eventi politicomilitari in Europa che potevano chiamare in Francia altre grandi unità nordafricane. Ad oriente era accettata l'indicazione del S.l.M. di sette divisioni anglo- egiziane (di cui due meccanizzate o corazzate) per circa 70.000 uomini e di 380 apparecchi. Queste forze, secondo lo studio di Soddu (27), potevano essere affrontate dalla roa annata in tre fasi successive: 1" fase : da attuare di sorpresa contro le unità eli fanteria avversarie per raggiungere Marsa Matruh, impiegando tutta la attuale ro" armata (due D .f. nazionali, due D .cc.ru1., una D. libica) rinforzata da una D.cor. costituita dai due battaglioni carri già in Cirenaica più altri tre o quattro btg. tolti dalla Tripolitania, nonché da una seconda divisione libica aviotrasportata; 2 a fase: basata su una buona organizzazione logistica e sull'audacia, doveva condurre sino ad E] Alamein. Esigeva però, in previsione della presenza eli altre truppe britanniche nel Delta, la disponibilità di un totale eli 13 divisioni; il che si poteva ottenere facendo affluire dalla Tripolitania la riserva del Comando Superiore, cioè il XXIII corpo d'armata su 3 divisioni, e dalla madrepatria una D.f. autotrasportata ed una D.f. aviotrasportata. La tredicesima divisione sarebbe stata rappresentata da raggruppamenti vari di forze;

]"' fase: finale, eli manovra e di battaglia aeroterrestre per occupare da sud il Delta con obiettivo il canale di Suez.

In Tripolitania sarebbero rimaste sette ' divisioni. L'Impero avrebbe concorso con un'offensiva sferrata nel Sudan « su ampia fronte ». Tali le linee fondamentali del progetto fatto preparare da Soddu, progetto in sintonia, anche come criteri e valutazione delle forze, con il pensiero eli Balbo. Pariani fu piuttosto scettico sull'invio di truppe dalla penisola durante la 2 "' fase : « Credo che se si vuoi fare qualcosa bisognerà inviare in tempo un' alt1-a divisione corazzata dall'Italia!», annotò in margine e poi concluse: (27) Promemoria 6740 data 13 ottobre 1939 del Comando del Corpo di S.M..


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<< Si tratterà di decidere molto per tempo se si vuole o no far questo''· Secondo Pariani, dunque, l'idea di Balbo era accettabile nel

suo complesso, solo occorreva prendere una decisione ed agire di conseguenza in tutti i campi interessati. Ma questa decisione doveva passare attraverso Badoglio il guale era assolutamente contrario ad una impresa del genere. · Intanto Balbo aveva compilato il proprio P.R. 12, più o meno in linea con le direttive dello Stato Maggiore. In sostanza, si intendeva garantire l'integrità del territorio libico, assicurando in ogni caso il pieno possesso e le funzioni delle sue basi principali: Tripoli e Tobruk, anche in previsione di azioni controffensive. Scomposto il teatro di operazioni in tre scacchieri - libico- tunisino, libico- egiziano e sahariano - e tenuto conto della probabilità e possibilità di una massiccia offensiva francese nonché della minor attendibilità di una minaccia dall 'Egitto, le operazioni di radunata tendevano a far massa contro l 'irruzione dalla Tunisia per arginarla e respingerla e, nel contempo, annullare ad est eventuali incursioni britanniche passando, appena possibile, all'offensiva (concetto questo non espresso nelle direttive dello Stato Maggiore, ma tenuto fermo da Balbo). In particolare, la difesa della Tripolitania avrebbe assunto carattere manovrato sì da consentire una contromanovra appena stroncata l'iniziativa nemica . Ai Francesi era attribuita la disponibilità di ro D.f. ternarie c 3 D.cav., raggruppate in tre corpi d 'armata (28), largamente dotati di carri armati e di artiglierie, di cui la metà di medio calibro. Detta massa si pensava potesse essere incrementata all'occorrenza con altre 3 D.f. mobilitabili in secondo tempo in Algeria. Le caratteristiche dello scacchiere e le informazioni in nostro possesso facevano ritenere per sicuro che lo sforzo principale avrebbe seguito la direttrice costiera Medenine- Zuara- Tripoli , facile, breve e diretta, con uno sforzo sussidiario lungo la direttrice interna del Gebel DcliebatNalut- Garian. In questo quadro, le fortificazioni realizzate a Zuara (28) Le forze coloniali francesi stimate di mobi litazione immediata era no le seguenti: 4 D.f., 1 D.cav. e 3 btg. carri in Tunisia; 9 D.f., 2 D.cav. e 2 btg. carri in Algeria. Su queste basi si riteneva possibile che nello scacchiere libico- tunisino fossero impiegabili al completo le unità della Tunisia e circa i due terzi di quelle dell'Algeria. Nell'ottobre 1939 tutte le forze del N ordafrica francese erano mobilitate; quelle tun isine avevano assunto lo schieramento iniziale c 6 D.f. e 2 D.cav. algerine risultavano nel sud tuoisi no. In merito alla consistenza delle truppe francesi in Nordafrica vds. cap. III.


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e Nalut rispondevano al concetto di arrestare, o quanto meno ritardare e logorare, le colonne avversarie procedenti lungo le due direttrici, cercando di incanalarle nella desertica Gefara ove si intendeva dar battaglia. Il compito difensivo era assegnato alla 5" armata. Le pecul iar ità dello scacchiere libico - egiziano, ove premeva essenzialmente conservare la base di T obruk ed il centro idrico di Bardia, erano descritte nel piano con due frasi estremamente significative : c< L'ampia zona desertica egJziana e la povertà della Marmarica creano gra vi difficoltit logistiche all'azione eli g randi masse. Per contro, la relativamente facile percorribilità ciel terreno e la costa aperta rendono possibili azioni di sorpresa con forze motorizzate, sostenute da operazioni eli sbarco ».

Secondo il S.l.M. il nemico poteva impiegare: relativamente presto 7 divisioni, di cui 2 meccanizzate o corazzate, affiancate dalle formazioni irregolari dell'Arab Legion (29); più tardi altre forze imprecisate dì varia provenienza (India, Palestina, Turchia) calcolate inizialmente in circa 4 D.f. (4o.ooo u.). Le forze egiziane tuttavia erano reputate poco idonee ad operazioni offensive. L'orientamento britannico sembrava fosse, almeno in un primo momento, difensivo ma non era escluso potesse presto modificarsi, allo scopo di concorrere allo sforzo francese e dì raggiungere Bardia e forse Tobruk, sventando così ogni minaccia contro il canale ed acquistando prestigio nel mondo arabo. Nonostante il potenziale globale attribuito all 'avversario, il S.l.M. riteneva probabili solo azioni terrestri con forze limitate (2 divisioni meccanizzate o poco più) sussidiate da un eventuale sbarco con obiettivo Tobruk. Contro questa ipotesi stavano le fortificazioni tuttora in corso di miglior amento delle due piazzeforti, alle quali erano inoltre attribuite le funzioni di perno di manovra per le forze mobili della ro" armata. Il terzo scacchiere, quello sahariano, doveva conferire protezione al fianco meridionale della 5" armata, controllando le truppe francesi del Sahara algerino, del Niger e del Ciad (circa 7.000 uomini), ed assicurare il collegamento con l'A .O.I.. Su di esso agiva un complesso di forze libiche. Si può senz'altro riconoscere che le disponi(29) In particolare : 2 D.f. su 6 btg. ciascuna ed I D.cor. britanniche, r D.f. su due brigate ed I B.f. su quattro btg. indiane, nonché IO btg.f. e 5 btg .mtr. probabilmente raggruppati, in caso di guerra, in 2 D.f. egiziane. Inoltre 3 sqd.cav. ed I btg. carri probabilmente inquadrati in u na D.mecc. egJZtana.


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bilità del nemico erano state stimate per eccesso. ~on tanto per quelle francesi, per le guaii potevano sussistere incertezze sulle unità destinate a raggiungere la madrepatria, guanto su quelle britanniche, essenzialmente per l'eterogeneità e l'incompletezza delle forrnazion i. Ad ogni modo, i dati di. cui era in possesso il Comando Superiore fornivano i seguenti rapporti di forza:

- fronte tunisino : ro D.f. ter narie e 3 D.cav. fran cesi (complessivamente 24o.ooo u.) contro 9 D.f. binarie italiane, di cui 2 di camicie nere cd r libica in corso di costituzione (complessivamente no.ooo u.), quindi all'incirca 2 a r ; - fro11te egizimto: 5 D.f. e 2 D.mecc. britanniche cd egiziane (complessivamen te 68.ooo u.) contro 5 D.f. , di cui 2 di camicie nere ed r libica in corso di costituzione (complessivamente 6o.ooo u.), quindi poco più che r a r . In definitiva, sul piano quantitativo la differenza per la difesa ad ottobre 1939 non appariva eccessivamente preoccupante. Su quello qualitativo invece le cose cambiavano aspetto, soprattutto in Cirenaica, ma proprio su questo scacchiere un particolare dimostra come il Comando Superiore fosse consapevole di aver « largheggiato » nella valutazione delle forze britanniche, anche a voler trascurare le truppe egiz iane: la ribadi ta intenzione di passare all'offensiva appena possibile. N el frattempo, Badoglio, ricevuto lo studio di Pariani (30), lo esaminò senza molta convinzione e lo restituì al Comando del Corpo di Stato Maggiore osservando che esso era basato « su una valutazione deLla siiuazione militare in A .S. non rispondente alla realtà » e di conseguenza ordinando « il n·esame ex 1tot'O del problema sia sotto il punto di vista operativo sia sotto quello logistico >> (31). Ovviamente il ricsame era affidato al mar. Graziani, che il 3 novembre aveva sostituito Pariani come Capo di S. M. dell'Esercito. A questo punto c'erano due distinte posizioni : da un lato Badoglio nettamente orientato alla negativa, dall'altro le intenzioni di Balbo c lo studio fatto compilare da Soddu a titolo in certo senso « ufficioso)) , giacché il pensiero ufficiale dello Stato Maggiore era espresso dal P.R. 12 Libia, in piena sintonia con le direttive di Badoglio. Graziani, constatata la discordanza di vedute, volle andare a fond o al la questione e riconsegnò all'ufficio operazioni il progetto (30) f. 7502 data 30 settembre 1939 del Min. Guerra, Gabinetto. (3 1) F . 4914 data

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novembre 1939 del Capo di S.M. Generale.


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affinché ne rivedesse l'impostazione ed eventualmente le conclusioni. Apparve, così, subito chiaro che lo studio Soddu era stato approntato essenzialmente « per dovere d'ufficio » in base al noto pensiero di Pariani; infatti il nuovo esame palesò l'esistenza di forti dubbi derivanti da tre considerazioni fon damentali. Anzitutto era ritenuto praticamente impossibile costituire in Africa settentrionale una divisione corazzata, con i battaglioni carri ivi esistenti, il che si traduceva nel dover far affluire dall'Italia non una bensì due divisioni corazzate, cambiando dunque la fisionomia dell'armata del Po; in secondo luogo si pensava che gli Inglesi potessero concentrare sullo scacchiere egiziano un migliaio di aerei, il che avrebbe comportato il trasferimento in Libia di tutta la R. Aeronautica; in terzo luogo, ammesso che le forze di frontiera anglo- egiziane (un paio di divisioni) venissero sopraffatte nei duecento chilometri fra il confine e Marsa Matruh, lo spazio desertico esistente acl oriente di Marsa Matruh avrebbe reso vana ogni speranza di sorprendere il grosso dell'avversario, .il guale sicuramente avrebbe dato battaglia a forze riunite molto più ad ovest del Delta. 11 tutto a prescindere dal fatto che l 'impegno italiano in Africa settentrionale rischiava di sopraffare le esigenze dei fronti emopei. Osservazione, quest'ultima, poco convincente: bastava - come benissimo aveva detto Pariani - decidere quello che si voleva fare! La riunione del 18 novernbre consentì a Badoglio di ribadire il suo parere contrario, anzi il suo NO : « ( ...) prego attenersi alle direttive (del 29 agosto) senza far piani ipotetici che non hanno corrispondenza nella situazione. Per esempio, pensare ad una azione al Canale di Suez, ·quando le no·stre forze come numero sono inferiori a quelle di fronte, è lavoro teorico e inutile. Pensare prima di ogni altro fatto a chiudere le porre di casa a est e ad ovest. Dopo, assicurata l'integrità dei territori, potranno studiarsi quelle azioni che si possono fare in situazioni favorevoli e çhe, per l'A.O.I., io ho già indicato qualora questa situazione favorevole si presentasse. Studiare operazioni non rispondenti alla realtà vuol dire logorarsi il cervello c perdere del tempo (...) >>

e poi, rispondendo a Pricolo, che chiedeva chiarezza sulle ipotesi belliche allo scopo di approntare depositi e servizi nei vari scacchieri realizzando un impiego massiccio dell'aviazione in qualunque settore : «Non dobbiamo abbandonarci a troppi disegni perché non avremo mai le forze occorrenti. Viceversa studiare le ipotesi p iù probabili. Per esempio, è un'illusione che l'Inghilterra abbandoni l'Egitto! Non accadrà mai : sarebbe come dire che noi abbandoneremmo l'Italia.


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Per I'A.O.I. ho indicato le possibili e probabili azioni contro Gibuti c Somalia britannica e qualche azione verso il Sudan. Però prima dobbiamo garantire rimpero da ogni infiltrazione nemica; questa è la base principale di tutto; il resto ~ sussidiario ( ...) >> (32).

Il concetto, più volte ripetuto, di « chiudere le porte di casa »

fu, in definitiva, l'unico espresso. Piuttosto poco. A prescindere dall'impossibilità di realizzarlo in A.O., saltano agli occhi l'assenza di una benché minima visione strategica di un certo respiro, la rinuncia reverenziale ad un'azione vigorosa contro la Gran Bretagna, la mancata visione di una guerra mediterranea e degli obiettivi ad essa inerenti, la carente nozione di una guerra di coalizione (pare perfino assurdo, dopo l'esperienza della prima guerra mondiale!). Insomma, un quadro di penosa rassegnazione strategica. E questo per una guerra che si aveva in animo di dichiarare! Benché ormai convinto che meglio sarebbe stato lasciar perdere qualsiasi velleità offensiva, Graziani approfittò della venuta a Roma di Balbo, che voleva presentare a Mussolini i principali comandanti di grandi unità in Libia (33), per porre apertamente in discussione l'argomento, sottolineando gli aspetti che lo inducevano a considerare « proibìtiva questa ipotesi a meno che non si tJerifichino condizioni di specialissimo favore» . Balbo non recedette dalle proprie convinzioni, confermando le intenzioni offensive e precisando addirittura che « si riservava di rivelare al momento opportuno il piano relativo, sul quale intendeva tenere il segreto e che stava studiando da t'a,·i anni » (34). La riunione si sciolse senza una conclusi.one, ma qualche giorno dopo Graziani per scritto si espresse senza mezzi termini. Erano conosciuti da tutti i gravi imbarazzi che si incon travano, a causa della difficoltà di importare materie prime, per completare rapidamente le divisioni dislocate nella penisola c per costituire le scorte di guerra ad esse relative, tanto da non poter considerare, almeno per il momento, grandi unità di costituzione successiva. In tali ci rcostanze, a meno di eventi (32) Verbale della seduta, citato allegato 20 . (33) Balbo, appena arrivato a Roma, riunì il mattino del 23 novembre ~

i suoi generali al Ministero dell'Aeronautica per puntualizzare su forze disponibili, armamento e sistemazione difensiva, poi nel pomeriggio li presentò a Mussolini a Palazzo Venezia. li giorno successivo ebbe luogo la riunione al Comando dd Corpo d i S.M., presenti G raziani, Roatta (nuovo Sottc:capo di S.M. dell'Esercito) e Soddu. (34) RoDOLI'O G RAZIAI" l, Africa Settentrionale, 1940 - 41, Danesi, Roma, 1948, pag. 42.


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« eccezionalmente favorevoli, non si può pensare ad imprese offen· si ve » : infatti, le grandi unità esistenti ed i materiali. per esse dispo· nibili erano appena sufficienti per garantire la difesa della frontiera alp.ina e l'esistenza di una ragionevole ed indispensabile ri· serva. Uguale criterio di massima doveva perciò valere anche per le truppe dell'Africa settentrionale, per le quali rimaneva «in pre· ciso vig01·e » il P.R . 12 che stabiliva di assicurare l'integrità della Libia e principalmente il pieno possesso e le fu nzioni delle basi di Tripoli e Tobruk; di prevedere semplicemente nostre possibilità controffensive e di tenere la massa delle forze ad ovest, cioè in Tripolitania. Questo tanto più perché, tolta l'ipotesi - ripeteva ancora Graziani - di situazioni eccezionalmente propizie, Balbo non avrebbe potuto contare che sulle sue forze, almeno per quanto •riguardava l'esercito. A titolo di platonica soddisfazione fu co· munque detto: u Per il caso, infine,, ed esclusivamente per detto caso, che le suddette circostanze si producano, resta inteso che si lascia a codesto Comando facoltà di studiare un piano operativo offensivo verso est, che vorrà, a mo· mento opportuno, comunicare a questo S.M., signifìcando che il piano offensivo precedentemente studiato non ha avuto sanzione favorevole da S.E. il Capo eli S.M. Generale )) (35).

Graziani, inoltre, confermò la dislocazione in Libia delle divisioni colà inviate ed autorizzò la costituzione di due divisioni iibiche, eventualmente raggruppabili in un corpo d 'annata libico. Comunicò anche che erano allo studio provvedimenti per consen· tire alle grandi unità metropolitane di agire fuori strada, provve· dimenti che <<riposeranno su basi realistiche, ossia non saranno orientatz' ad obiettivi lontani non adeguati ai mezzi a disposizione, ma terranno conto di ciò che esiste o che si può certamente fornù·e in un lasso di tempo ragionevole n. Pertanto sarebbe stata spedita una quantità <<conveniente >> di trattori d'artiglieria, di rimorchi, di motocarrelli e di m uli, lasciando al Comando Superiore la cura di raggruppare e ripartire tali mezzi fra le divisioni , in modo da dare ad ogni grande unità la possibilità di agire fuori strada con un sistema o con l'altro. Inoltre il Comando Superiore doveva concentrare un certo numero di automezzi sì da mettersi in grado di autocarrare, all'occorrenza, tre o quattro divisioni. Balbo assicurò di uniformarsi alle disposizioni, tuttavia non mancò di sostenere (35) F. 8282 data 4 dicembre 1939 del Comando del Corpo di S.M ..


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nuovamente che la sua operazione era meno difficile di quanto non apparisse, precisando che coltivava questo pensiero da tre anni e che si riservava a tempo debito di formulare il piano relativo (36). Dal canto suo Graziani si limitò a confermare le direttive già impartite. Si è detto dell'apprezzamento delle forze avversarie in Africa formulato dal S.l.M .. Poiché mol te critiche sono state fatte in proposito, è opportuna qualche precisazione. In sede di accordo angloitali ano del r938 era stato stabilito che le due Potenze avrebbero provveduto a comunicarsi annualmente la rispettiva situazione militare nel Mediterraneo e nel dicembre di quello stesso anno erano stati presi contatti ufficiosi fra S.l.M. e addetto britannico, nonché fra rappresentanti della Guerra e degli Esteri, per fissare le modalità pratiche dello scambio di notizie, vale a dire: - i limiti geografici delle zone comprese nell'accordo. Per la Gran Bretagna: Gibilterra, Malta, Cipro, Palestina, Egitto, Suclan, Aden, Somaliland, Kenia, Uganda, Tanganica. Per l'Italia: Libia, Dodecanneso, A.O. I.; - l'entità delle forze da segnalare: Comandi di grande unità e formazioni dipendenti sino al livello di battaglione. Omessa, su nostra richiesta, l'indicazione delle sedi dei reparti; - la data di scambio della situazione iniziale: il ro gennaio 1939, ore 11,30, il Wm· Office avrebbe consegnato la situazione britannica all'addetto militare italiano ed il Comando del Corpo di S.M. , attraverso il S.l.M., la situazione italiana all'addetto britannico a Roma. Infatti il 10 gennaio avvenne la consegna dei documenti. Alla situazione britannica erano unite due note esplicative : un primo elenco dei movimenti previsti per il 1939 c la precisazione che le notizie fornite non dovevano essere comunicate a terze Potenze. Circa il contenuto si può dire che la nostra situazione non r ispondeva alla realtà per precisa disposizione di Pariani: in Libia si davano presenti unità che, pur essendovi destinate, erano ancora in patria; in A.O. le forze indicate erano inferiori a quelle effettive. La segnalazione inglese appariva invece esatta. Dal gennaio all'in i. zio dell'estate il War Office comunicò, molto spesso in anticipo, ogm movimento di reparti, mentre da parte italian a i movimenti (36) F. or j 2ooo63 op. data 13 gennaio 1940 del Comando Superiore Forze Armate A.S ..


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di maggior rilievo furono resi noti solo dopo la pubblicazione della notizia sulla stampa quotidiana; di conseguenza la Gran Bretagna diradò le sue informazioni, !imitandole all'afflusso in Egitto di unità difficilmente occultabili (ad esempio, truppe indiane). Ai primi di dicembre la situazione era la seguente: delle 7 divisioni da noi inviate in Libia, durante l'anno, era stata comunicata la partenza di 8 reggimenti di fanteria, 4 reggimenti di artiglieria e 2 legioni cc.nn.; il War Office aveva per contro celato l'affluenza in Egitto della quasi totalità dei reparti della Palestina. In quel periodo il gen. Carboni, capo del S.I.M., comunicò che da contatti avuti con l'addetto militare britannico sembrava essere intenzione del War Office eli dare a gennaio - data del secondo scambio di informazioni - la reale situazione inglese, purché da parte italiana si agisse con pari franchezza. Musso lini annotò la pratica: « Dire la verità per la Libia e t'Egeo >> (37). Su questa base il War Office fornì la seguente situazione al r" gennaio 1940 (38): a Gibilterra 4 btg. fanteria e 2 reggimenti artiglieria (di cui uno controaerei); a Malta 6 btg. britannici e 2 mal tesi, 3 reggimenti artiglieria (di cui uno controaere.i); in Palestina il Comando Truppe Britanniche in Palestina e Transgiordania, il Comando dell'S" divisione, 2 reggimenti cavalleria e 17 battaglioni fanteria; a Aden r compagnia indiana, 3 compagnie indigene e I reggimento artiglieria; in Somalia I compagnia indigena; nel Sudan 4 btg. fanteria; nel Kenia il Comando Forze Afr.ica Orientale e ro btg. di cui 2 territoriali; in Egitto il Comando Truppe Britanruche in Egitto, il Comando della divisione corazzata, il Comando della 6" divisione, il Comando della 4" divisione indiana, r6 battaglioni britannici e 4 indiani , 3 reggimenti cavalleria, 2 btg. carristi, 7 reggimenti artiglieria (di cui uno controaerei). Inoltre, nel corso del 1940 era previsto l'afflusso della r" divisione cavalleria e di una divisione fanteria in Palestina e di una divisione fanteria (neozelandese) in Egitto. In definitiva il quadro complessivo poteva dirsi valido con buona approssimazione; naturalmente era facile sbagliare per eccesso o per difetto sulla consistenza in uomini e mezzi dei reparti e sul loro aggruppamento in grandi unità organiche. Decisamente e stranamente sopravvalutato fu invece l'apporto delle truppe egiziane, stimate, come si è visto, in tre divisioni di cui una meccanizzata. (37) Promemoria data rr dicembre 19.39 d el S.l.M. presentato a Mussolini da Soddu al rapporto del 16 d icembre 19.39· (~ 8) Promemoria data 14 gennaio 1940 d el S.l.M. presentato a Mus· solini da Soddu al rapporto dello stesso giorno.


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Intanto, nell'ottobre 1939, il controllo sulle unità dislocate fuori del territorio metropolitano era stato complicato da una nuova inopinata decisione di Musso lini: l'istituzione della carica di ispettore delle truppe delle terre italiane d'oltremare. Secondo l'idea iniziale doveva trattarsi di << una cosa semplice, senza neppur decreto». Mentre la questione stava ancora maturando in ambito ministeriale, apparve sui giornali un comunicato stampa con la nomina del mar. De Bono. Il Gabinetto del Ministero della Guerra, allora, preparò d'iniziativa una bozza di lettera che sancisse tale nomina e fissasse dipendenze e attribuzioni del nuovo ispettore, attribuzioni ritenute estese a tutte le forze armate d'oltremare. Senonché, pervenuta dalla Presidenza del Consiglio copia del R. Decreto (data 20 ottobre 1939) relativo alla nomina in argomento, fu riscontrato che il documento era stato redatto su proposta dci Ministri per l'Africa Italiana e « per La Guerra » e che, perciò la giurisdizione dell'ispettore doveva in tendersi riferita alle sole truppe del R. Esercito, concernendo l'efficienza delle truppe, l'organizzazione e funzionamen to dei servizi, l'efficienza difensiva e l' impianto dei Comandi. In definitiva, l'ispettore era alle dirette dipendenze di Mussolini c le sue competenze si estendevano sulle unità dislocate in Albania, in Africa settentrionale, neli 'Impero e nelle isole dell'Egeo. A questo punto Badoglio protestò con Soddu e segnalò l'incoerenza del provvedimento in quanto la legge II93 del 26 luglio, in vigore dal 27 agosto, stabiliva che << la preparazione bellica delle truppe itaLiane d' oltremat·e spetta al Capo eli S.M . Generale, presi gli ordini dal Duce e sentito il Ministro dell'Africa Italiana» c, fra l'altro, l'Albania era stata esclusa dal novero delle terre d 'oltremare per la sua vicinanza alla madrepatria, eli cui veniva considerata parte integrante come Sicilia e Sardegna. Le obiezioni di Badoglio non ebbero seguito e le funzioni affidate a De Bono rimasero immutate sino all'8 settembre 1943. lnsediatosi nella nuova carica, De Bono visitò subito l'Albania, poi la Tripolitania cd infine la Cirenaica. Dopo ogni ispezione informò direttamente Mussolini e, per conoscenza, Badogl io, Soddu e Graziani. 11 quadro generale in A.S. era indubbiamente in progresso, però molte cose lasciavano tuttora a desiderare:

a. La roa armata era male impostata. Il suo Comando si limitava a raggruppare forze locali; la Delegazione d'Intendenza era priva di organi direttivi, pertanto venivano utilizzate le direzioni dei serv izi dei corpi d'armata dipendenti, ossia del XXI, l' unico


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efficiente; mancavano organi esecutivi d'armata (39), in sintesi: l'intera grande unità presentava serie difficoltà di funzionamento. b. I corpi d'armata XXII e XXIII (di camicie nere) mancavano di supporti e servizi. Se non si fosse provveduto al loro completamento diventava preferibile la loro soppressione. Proposta legata a filo doppio con quella di sciogliere le divisioni cc.nn. perché poco efficienti e perché almeno un terzo dei militi nulla aveva di volontario, essendo stato richiamato con cartolina precetto e per di più appartenendo a classi non richiamate nell'esercito. Tale proposta era pienamente condivisa da Balbo e dal comandante della ro' armata. c. Armamento: mancava ancora la quasi totalità dei pezzi controcarro da 47/32 e dei mortai da 8r e la deficienza doveva essere colmata con la produzione in corso, mentre per le artiglierie controaerei ormai era stato dato tutto quello che era disponibile in Italia.

d. Equipaggiamento. Si trattava dell'aspetto più sgradevole delle varie manchevolezze. Se per armi ed automezzi, per baraccamenti e fortificazioni appariva palese a chiunque che le cifre da spendere erano necessariamente elevate, per il vestiario non si potevano trovare solide giustificazioni. De Bono scriveva che molti erano ancora i richiamati con la sola tenuta di panno, una sola camicia, un solo paio di mutande, un solo paio di scarpe, e ciò durava dal settembre precedente, cioè da quasi cinque mesi! « Non si può fare a meno - continuava De Bono - di rilevare il contrasto stridente fra l'equipaggiamento dell 'esercito e quello dei marinai e degli avieri, i quali dispongono di tre o quattro tenute. Ma pazienza il confronto coi militari nazionali; il confronto che uq_1ilia è t}uello con i reparti libici, i quali sono neni, eleganti, irreprensibili nella tenuta (...). Mi fa pena il dirlo, ma dal lato equipaggiamento lo spettacolo che danno tutte le nostre truppe non è certo edificante >> (4o).

Sulla questione delle terre d'oltremare venne discusso anche alla XVII Sessione della Commissione Suprema di Difesa (febbraio 1940), ma Soddu si limitò a riferire che la valorizzazione militare (39) De Bono propose addirittura che, come fatto nel 1912, l'Intendenza del Comando Superiore Libia fosse portata a Napoli. (40) F. 8o j segr. data 8 febbraio 1940.


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dell'Africa settentrionale era in pieno sviluppo, special mente per quanto concerneva l'assetto difensivo e l'organizzazione logistica; che molto era stato fatto e che occorreva completare le attrezzature, attuando altri lavori (impianti portuali e idrici, depositi vari, collegamenti telegrafici c telefonici) ed inviando ancora materiali per raggiungere seì mesi di scorte per 2oo.ooo u., JO.ooo automezzi, s.ooo motocicli e 12.000 quadrupedi (altri due miliardi). La sistemazione difensiva si poteva considerare a buon punto, essendo quasi completati i lavori di I tempo per 280 milioni, e poteva essere ultimata entro la primavera del corrente 1940, con uno stanziamento già attuato di 70 milioni. Inoltre bisognava ultimare il potenziamento dd R.C.T. libiche, il quale aveva in corso la costituzione di due divisioni, ma doveva fornirne altre due, di cui una aviotrasportabile (100 milioni, oltre i 173 stanziati nel giugno 1939). Per l 'Egeo erano accantonati sei mesi di scorte per 22.000 u., 480 automezzi e r.roo quadrupedi; per raddoppiare, gradatamente, tale li vello accorrevano ancora r6o milioni, compresa la costituzione dci depositi e l'acquisto di 900 tonn. di carburante. A fine marzo furono convocati a Roma i comandanti della ) 3 e IO" armata. Prima (29 marzo) li ricevette Soddu che commentò il recente discorso tenuto alla Camera, noto perché pubblicato su tutti i giornali, poi, alle TI ,30, furono introdotti da Graziani, il quale illustrò la propria opera intesa a dare effettiva efficienza ai reparti, prospettò le reali condizioni dell'esercito e ripeté le direttive impartite, con qualche precisazione. Il giorno dopo fu Badoglio a tener rapporto. Di fronte alle esplicite dichiarazioni dei generali Garibaldi e Guidi sulle gravi deficienze della nostra preparazione in Libia, deficienze alle quali non si poteva ovviare per mancanza di mezzi materiali e per lungaggini burocratiche, Badoglio ebbe a commentare: « State tranquilli perché, fino a quando ci sarà il t'ecchio Badoglio, decisioni avt,entate non si prenderanno » (41). Forse spinto anche da questo episodio, il mattino del 4 aprile il Capo di S.M. Generale consegnò personalmente a Mussolini una lettera in cui riassumeva la situazione, rifacendosi al promemoria che il 27 maggio 1939 il Capo del Governo aveva indirizzato a Hitler (42). In quella circostanza Mussolinì aveva giudicato, è vero, inevitabile la guerra fra le Potenze democratiche e quelle totalitarie, tuttavia aveva indicato inequivocabilmente un (4I) Diario IO" armam dal 22 ottobre 1939 al (42) Citata lettera di Mussolini - allegato I).

8. - Mont.

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giugno I940, pag. 84.


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!.'ESERCITO ITALIJ\NO ALLA VIGILIA DELLA 2°' GUERR1\ MOKDIALE

termine di tempo, la fine del 1942, sino al quale non dovevano essere scatenati conflitti perché la impreparazione italiana non poteva essere colmata se non a tale epoca. Visto che la Germania aveva unilateralmente preso l'iniziativa della guerra, l'Italia giustamente aveva deciso ]a non belligeranza. (( Mettevate nel contempo - proseguiva Badoglio - tutto in opera per completare la preparazione militare. Evidentemente, però, questa preparazione, data la estrema difficoltà di procurarci, nello stato attuale di guerra, le materie prime occorrenri, subisce un notevole rita rdo rispetto alle previsioni del promemoria del I939· Allo stato presente la nostm preparazione è del 40 per cento. Voi, Duce, in diversi colloqu i con me, avete precisato questi capisaldi della futura linea eli condotta : 1 ° - tener fede all'alleanza con la Germania; 2 " - continuare la nostra preparazione militare evitando ogni u rto con le potenze democratiche, di natura talmente grave da obbligarci acl un prematuro intervento; 3" - avvenuto l'urto fra Germania e Francia e Inghilterra, prendere norma dallo stato d i prostrazione delle potenze democratiche per essere pronti ad intervenire - con tutte le nostre forze - a mo mento e nella direzione da Voi giudicati opportuni. l n sostanza, se io ho ben afferrato il Vost ro concetto, la situazione sta in questi termi ni : !"alleata Germania, agendo non in conformità degli accordi presi con noi, ci ha messo i n d ifficili condizion i. Voi, nonostante ciò, volete mantenere fede all'alleanza, ma volete ri:serbarVi per intiero il diritto di interveni re quando e come V.i sembrerà più opportuno. Affermata questa linea di condotta, mi sembra che debbano trarsi le conclusioni seguenti : 1° - il nostro intervento (sempre nel momento e nella direzione scelti da Voi) deve essere fatto esclusivamente con forze e mezzi nostri, perché il risultato che si può conseguire sia dovuto esclusivamer1te a noi, e non diminuito da aiuti tedeschi; 2° - per poter scegliere momento e direzione opportun i, occorre non aver vincoli troppo stretti con gli alleati tedeschi, perché, data la loro natura prepotente ed invadente, essi potrebbero, con qualchç: colpo di testa, obbligarci ad intervenire qua ndo fosse opportuno a loro e non a noi; 3" - evitare di prendere impegnativi contatti con lo stato maggiore tedesco, specialmente per intermezzo di autorità di secondo piano che potrebbero non interpretare esattamente il pensiero Vostro e rendere difficile la nostra situazione tanto delicata; 4" - definire subito ed esattamente le funzioni di ognuno nella costituzione del Comando Supremo nostro, in modo che, sin d'ora, siano bene stabiliti i limiti delle rispettive azioni e delle conseguenti responsabilità ( ...) )) (43)·

(43) F . 5281 data 4 aprile T940 del Capo d i S.M. Generale. Cfr. SME UH. Sr oRrco, op. citata, pag. 161 - r62.


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E' una lettera difficile da interpretare. L 'atteggiamento ed il pensiero di Mussolini di fronte agli eventi corrispondevano a quanto riepilogato da Badoglio, però non è chiaro quale fosse l'obiettivo che il Capo di S.M. Generale si prefiggeva di raggiungere. Non si trattava certamente di una presa di posizione di fronte ad una realtà giudicata con allarme. Nemmeno sembra che il gesto sia da attribuirsi alla sincera preoccupazione di essere trascinati prematuramente nella lotta dalla Germania. Pare, invece, che il nocciolo della questione debba esser visto nel desiderio di condurre da soli una nostra guerra, il che, se è discutibile come visione strategica e politica, non è grave quanto la ripetuta affermazione: « sempre nel momento e nella direzione scelti da Voi >>, dopo aver dichiarato che la preparazione era al 40 per cento c che stava subendo un notevole ritardo rispetto alle previsioni del 1939 a causa della difficoltà di acquisto eli m aterie prime . A quel punto, invece, occorreva esser molto chiari c soprattutto precisi in fatto di tempi di approntamento bellico. Se a febbraio, in sede di riunione della Commissione Suprema di Difesa, Badoglio si era irrigidito per le critiche mosse dal Ministro per gl i Scambi e Valute, Riccardi, ai programmi dei Capi di S.M. data la critica disponibilità di valuta estera dell'Italia (44), era strano che ora non chiedesse al Capo del Governo garanzie in proposito, dando a quell'elemento fondamentale l'importanza strategica che in effetti aveva. E c'era anche un altro motivo che a Badoglio doveva premere molto: la definizione del Comando Supremo con la conseguente attribuzione di funzioni. Argomento alla cui base è probabile stessero motivi eli antagonismo con i Sottosegretari, che « riferendo direttamente e singolannente al Duce, cercavano in ogni modo di sottrarsi alla mza opera coordinatrice » (45). La chiusa delh lettera è, infine, da mettere 10 evidenza con un certo disagio : ((Si potranno studiare tutte le ipotesi che Voi indicherete, come linee di massima, riserbandoVi di indicare, a momento opportuno, e quando i fatti daranno norma reale, la vera via da seguire>> .

(44) P. B.-mocuo, L'Italia nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano, 1946, pag. 34· Da notare che il predecessore di Riccardi non si era peritato dallo sconsigliare qualunque avventura bellica per almeno d ieci anni, motivo che ne provocò la sostituzione. (45) Cfr. alleg. 1 al diario storico del Comando Supremo.


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G UERRA MOKDIALE

Non soltanto la decisione fra più alternative, ma addirittura tutte le alternative venivano lasciate alla libera improvvisazione di Mussolini. Sono righe che, bisogna dirlo, un Cadorna non avrebbe mai scritto.

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APPRESTAMENTI

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RANEO.

I el febbraio 1939 il governo britannico aveva deciso di proporre a quello francese l'inizio di conversazioni militari nell'ipotesi di un conflitto contro Germania ed Italia. 11 crescere della tensione aveva provocato naturalmente l'adozione di varie misure a carattere cautelativo, ma non tali da poter contemplare con tranquillità la situazione creatasi. Era noto che la Germania stava lavorando febbrilmente a condizioni assai prossime a quelle di guerra per elevare il proprio potenziale militare ; così come era dato per scontato che l'Italia difficilmente potesse arrischiarsi ad entrare in guerra, qu alora la prevedesse di lunga durata. Tuttavia i T edeschi potevano realizzare uno strumento bellico di siffatta efficienza da impegnare duramente gli anglo- francesi, generando in tal modo condizioni di estremo favore per l'Italia, specialmente se il Reich avesse colmato le deficienze di mezzi militari e di materie prime. Secondo il punto di vista di Londra, infatti, l'Italia fascista dopo essersi creata un impero non poteva accettare che i collegamenti con questo fossero lasciati in mano alla Gran Bretagna. E' pur vero che il gravoso onere economico che detto impero avrebbe rappresentato per molti anni poteva indurre Mussolini a cercare una politica di amicizia con Londra; ma appariva molto più probabile che alla prima occasione favorevole il governo di Roma cercasse d 'un colpo solo di risolvere grandiosamente il suo problema impadronendosi del canale e collegando territorialmente la Libia con l'A .O.T.. D'altro canto non erano sfuggiti sintomi di una certa preoccupazione mussoliniana nei confronti del troppo forte - c temibile - vicino di casa, sulle cui mire nessuno poteva sentirsi tra ng uillo. In sostanza, l'Italia era entrata nel patto antikomintern, affettava la sempre più stretta amicizia con la Germania, ma non era ancor detto che fosse necessariamente decisa a scendere in campo contro l'Inghilterra. Quindi era opportuno prepararsi al peggio senza lasciar cadere le occasioni di avvicinamento.


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Per la Gran Bretagna la linea di condotta da tenere derivava da considerazioni e calcoli di portata mondiale, dovendo aver presente la possibile scelta di guerra dal Jato del Giappone; ma in particolare nel teatro europeo le si ponevano tre problemi: la sicurezza diretta dell'isola, l'impegno a fianco della Francia ed il controllo del Mediterraneo. La Germania era l'avversario di cui tener conto nei primi due; l'Italia nel terzo. Per non allargare a dismisura lo studio, ci limiteremo, dunque, a prendere in considerazione il bacino del Mediterra neo e le componenti aeronavale e terrestre che potevano caratterizzare la lotta per il suo dominio. La crisi etiopica aveva generato a Londra un relativo allarme a proposito dell'Egitto. Si trattava di uno Stato sovrano ed indipendente dal 1922, però a determinate condizioni fra cui l'occupazione militare inglese, cosa mal sopportata ovviamente dagli Egiziani. Di conseguenza, il governo britannico si adoperò per raggiungere un accordo con Nahas Pascià (26 agosto 1936), mediante il quale l'occupaz ione militare cessava immediatamente, ma l'Egitto, che in caso di guerra si impegnava ad essere alleato, consentiva che per la sicurezza del canale un certo numero di unità inglesi rimanessero in una stretta fascia 1ungo q ucl corridoio di vitale importanza. Le altre forze britanniche dovevano essere ritirate a scaglioni entro otto anni e nel frattempo avrebbero consentito l'addestramento dell'esercito c dell'aviazione egiziani. Tuttavia una serie di clausole permetteva assistenza c determinate dislocazioni operative delle forze ingles i - che all'occorrenza potevano essere rinforzate - anche nel caso di minaccia di conflitto c di grave crisi internazionale. Il trattato, ratificato il 22 dicembre T936, non venne accolto con favore a Roma ed il noto Gentlemen's Agreement non consentì un vero e proprio miglioramento nei rapporti fra i due Paesi, fin ché nel luglio 1937 il Gabinetto dì Londra concluse che l' Italia non poteva essere considerata come « un amico su cui poter fare affid amen to )> e decise di rivedere le possibilità difensive nel Mediterraneo e nel Mar Rosso. Nel Medi terraneo la Royal Navy disponeva di due basi, Gibilterra e Malta, ottime entrambe ma non idonee ai fini di operazioni nelle acque del bacino orientale. Costituirne una nuova a Famagosta era possibile ma non sufficiente a risolvere il problema vista l'eccentricità dell'isola di Cipro, la sua distanza di oltre 300 migli a dall'Egitto e l'eccessiva prossimità alla Turchia. Il trattato anglo - egiziano consentì di utilizzare Alessandria anche per n avi da battaglia, concentrandovi tutte le attrezzature e le risorse ()isponibili ed iniziando i lavori per migliorare le


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banchine. Peraltro la difesa dell'Egitto, compito primo e fondamentale in uno scontro con l'Italia, risultava precaria a causa delle limitate forze terrestri ed aeree ivi dislocate ed il progetto di rinforzarle mediante convogli dal Regno Unito attraverso il Mediterraneo o circumnavig~mdo l'Africa era così complesso ed aleatorio nei suoi prevedibili risultati da suscitare dubbi sulla sua reale efficacia. Per questi motivi, dopo l'adesione di Mussolini al patto antikotnintern ed il successivo ritiro dalla Società delle Nazioni, il Governo britannico ricevette vive pressioni da parte militare per cercare di « recuperare )) l'Italia, evitando così una lotta contro tre avversari contemporaneamente. Ad ogni modo, Londra decise di prendere alcuni provvedimenti: portare agli organici di guerra le unità stanziate in Egitto, inviare una brigata in Palestina - dove la lotta fra nazionalisti arabi e movimento sionista si era fatta seria ed incrementare le disponibilità aeree. L'Anschluss ed il fallimento della visita di Chamberlain a Hitler a Bad Godesberg (23 settembre r938) fecero temere il peggio a breve scadenza ed indussero a misure di allarme, che misero in evidenza numerosi inconvenienti nell'esecuzione dei provvedimenti. In quella circostanza l'amm. Pound, comandante in capo del Mediterraneo, raccolta la flotta ad Alessandria, comunicò a Londra la forza navale che egli riteneva complessivamente necessaria per affrontare l'Italia (tenendo presente il concorso francese, dei cui piani però non era a conoscenza): 3 navi da battaglia, r portaerei, 9 incrociatori, 40 cacciatorpediniere e 2r sommergibili (46). n tutto gli fu dichiarato probabilmente disponibile ad eccezione dei sommergibili, dei quali non era ritenuto possibile inviarne più di sei o sette. Quanto alle forze terrestri , alla fine del 1938 in Egitto era stata costituita una divisione mobile - che poi diventò divisione corazzata e più tardi la 7" divisione corazzata - con i reparti già sul posto: una brigata di cavalleria, un raggruppamento carri su due battaglioni, un reggimento artiglieria ed \.111 battaglione motorizzato, ed in Palestina si trovava all'incirca l'equivalente di due divisioni. In merito, infine, alle unità aeree, più che all'invio di rinforzi gli Inglesi stavano dando mano all'impianto ed all'organizzazione delle strutture occorrenti a ricevere a tempo debito un improvviso flusso di personale ed apparecchi. (46) In a ltre parole, si trattava d i ricevere un rinforzo d i 2 incrociatori, caccia e r4 sommerg ibili. Il ro g iug no r 940 la Mediterranean Fleet constava di 5 navi da battaglia, 2 portaerei, IO incrociatori leggeri, 35 cacciatorpediniere e torpediniere e 12 sommergibili. 1r


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Come si è detto, a fine marzo r939 iniziarono le conversazioni militari tra Gran Bretagna e Francia. Non si presentarono difficoltà ad accettare l'orientamento verso una guerra di lunga durata: i due Paesi dell'Asse avevano già iniziato a prepararsi - in verità gli apprestamenti dell'Italia erano piuttosto sopravvalutati - però non potevano sperare, date le loro limitate disponibilità, di elevare oltre un certo limite la rispettiva potenzialità bellica. Perciò erano costretti a puntare tutto su un successo rapido. Ovviamente alle Potenze democratiche conveniva il contrario: inizial mente dovevano bloccare l'iniziativa dell' Asse; in un secondo momento, assumere un atteggiamento difensivo contro la Germania per esercitare, con le truppe raccolte nel frattempo, il massimo sforzo offensivo contro l'Italia, la più debole fra le due ; in un terzo tempo, far massa contro il Reich. T utto sommato, la strategia che venne seguita durante la guerra. All'Italia era attribuito il disegno di una difesa sulla barriera alpina e di un'offe nsiva dalla Libia. e dall'Etiopia contro l'Egitto. Stando così le cose, appena conosciuto il colloquio di Milano tra Ciano c Ribbentrop, il Governo di Londr a stipulò con la Turchia un accordo di massima circa misure in cooperazione da adottare in caso di conflitto nel Mediterraneo ed un mese dopo anche la Francia concluse un analogo passo diplomatico: in tal modo anche la terza porta del Mediterraneo, i Dardanelli, poteva considerarsi chiusa. A livello militare, nei mesi di maggio- giugno i principali comandanti britannici e francesi si incontrarono a Rabat, Aden e Gerusalemme per concretare una strategia comune avente come obiettivo iniziale l'isolamento delle colonie italiane dalla madrepatria, il saldo possesso degli ingressi del Mediterraneo ed il controllo del Mar Rosso. Tenuto conto dei probabili intendimenti italiani, nel caso in cui l 'Egitto si trovasse di fronte ad un attacco violento gli Inglesi avrebbero impegnato il maggior numero di truppe italiane mentre i Francesi avrebbero esercitato uno sforzo con due divisioni, a scopo di a lleggerimento, d alla Tunisia, qualunque fosse stata la situ azione politico- mi litare in Marocco. Il Marocco, infatti, era un punto interrogativo, non essendo chiara la posizione che avrebbe assunto la Spagna. Ove questa fosse apparsa sicuramente neutrale, l'attacco francese sarebbe stato condotto con sei divisioni - il massimo che poteva essere al imentato dalla T unisia - con obiettivo Tripoli. A fatto r comune, le aviazioni avrebbero appoggiato le operazioni terrestri e le flotte avrebbero agito contro le lince di comun icazione italiane. C'è da precisare che nell'estate 1939 le forze britanniche in Egitto erano rappresentate dalla divi sione corazzata e dalla brigata


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del Cairo, poi, alla fine di luglio la r8" brigata si spostò dalla Palestina ed a metà agosto giunse l'n" brigata indiana. Quanto all'esercito egiziano, il suo impiego, concordato con il Ministero della Difesa, venne previsto limitato al pattugliamento della frontiera libica , ad un contributo di forze per la difesa di Marsa Matruh, alla sorveglianza della zona desertica a sud- ovest del Cairo ed al servizio antisabotaggio. L'assolvimento di questi compiti era reputato il massimo che si potesse chiedere alle unità locali. In Africa orientale le cose si prospettavano, per gli Inglesi, alquanto difficili: dapprima c'era solo da pensare a difendersi ed a fomentare ed aiutare la guerriglia nell'impero italiano. Poi, ma solo quando fossero state dispon ibili maggiori forze, si poteva passare all'offensiva. Per il momento, dunque, occorreva difendere Gibuti. Fra i due scacchieri, dell'Africa settentrionale e dell'Africa orientale, si trovava il polmone del Medio Oriente, i cui importanti interessi alleati apparivano garantiti da un complesso di truppe non molto robusto, ma dal quale si poteva attingere per rassodare la difesa dell'Egitto: i Britannici vi disponevano di un paio di divisioni, una delle quali, su sei battaglioni, poteva essere utilizzata quale riserva per l'Egitto; i Francesi di undici battaglioni coloniali regolari e di nove battaglioni locali (con inquadramento francese), ed ammisero che un piccolo contingente era disponibile. Quanto alle operazioni navali, i Francesi dovevano assumere il controllo del Mediterraneo da Gibilterra (esclusa) all'allineamento stretto di Messina - Tripoli (compresa), ma lasciando Malta alla zona orientale, di responsabilità britannica. Per gli Inglesi esisteva il problema del Giappone: un suo intervento avrebbe inciso necessariamente sulla entità della Mediterranean Fleet, perciò il carico maggiore dell'attività contro la marina italiana sarebbe passato ai Francesi (47). Malta era una questione a sé stante. Fin dal 1937 erano stati cominciati lavori di rafforzamento della difesa, sia sul fronte mare sia contraerea, però esisteva un contrasto tra l'Ammiragliato ed il Ministero dell'Aeronautica a Londra. Il primo desiderava che le fortificazioni dell'isola fossero portate a tal livello da sconsigliare qualunque attacco; il secondo invece reputava inutile ogni lavoro (47) La Francia aveva due flotte in Mediterraneo: la Flotte de Hctute Mer e la Force mctt·itime du Sud. La prima (amm. Ollivé) consisteva in 3 corazzate, ro incrociatori, t incrociatore posamine, 37 caccia. La seconda aveva r8 sottomarini e 7 caccia a Tolone, 23 sommergibili e 4 caccia a Biserta, 12 sommergibili ed I incrociatore portaidrovolanti ad Orano.


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attribuendo all 'aviazione italiana la possibilità di esercitare una tale offesa su di essa da renderla inutili zzabile e caldeggiava, come alternativa, la costituzione di una buona base aerea in Tunisia per contrastare le incursioni italiane. Comunque la dispon ibilità di Alessandria diminuì la portata del disaccordo. Occorre ancora fare un cenno sull'organizzazione di comando. C'erano, nel 1938, tre Comandi distinti: l'Egitto, il Sudan e la Palestin a- Transgiordania cd evidentemente la cosa presentava troppi inconvenienti; perciò nel giugno 1939 il gen . W avell fu nominato comandante in capo delle forze terrestri del Medio Oriente, con autorità anche sulle truppe di Cipro, Somal ia britannica c Aden, provvedimento già adottato dalla R.A.F. nel marzo precedente con la nomina del mar. M itchcll. Per la Royal Navy la questione appariva più complessa : c'erano due coman danti in capo, del Mediterraneo (sino a Suez) e delle Indie Orientali (golfo di Aden e Mar Rosso), c per quanto le altre due forze armate intendessero considerare unitar iamente il problema del canale di Suez c quello del Mar Rosso, l'Ammiragliato non cedette di fronte alla superiore necessità eli consentire un quadro armonico per la sicurezza del traffico e la protezione dei convogli nell'Oceano Indi ano. Cosicché la difesa del Medio Oriente in senso lato venne affidata ai tre comandanti in capo singolarmente, ciascuno per la rispettiva forza armata, e collegialmente, senza che nessuno avesse la preminenza sugli altri due. Alle riunioni congiunte partecipava il rappresentante permanente del comandante in capo delle Indie Orientali. La mancata istituzione di un comandante del teatro d'operazioni oppure di un vero e proprio Comando intcrforze ebbe qualche riflesso negativo, almeno inizialmente, cu i sopperirono in parte un « ufficio combinato per la pianificazione » ed un « centro combinato di informazioni ». Come si è già posto in risalto, la valutazione dell'efficienza italiana fatta da Londra non era elevata, di per sé, per tu tta una serie di considerazion i: situazione economica assai difficile con la bilancia commerciale gravemente in passivo; esercito in crisi per la nota trasformazione organica (giudicata negativamente), per carenza numerica di quadri, per artiglierie obsolete ; mari na buona complessivamente ma reputata poco ricca di esperienza : di essa l'aliquota più · pericolosa era quella sottomarina, non fosse che per iJ numero di sommergibili; aeronautica in ascesa sino al 1936, poi in lento declino, con un livello di riserve assai basso. Con tutto ciò, nell 'ultima settimana di agosto i Capi di S.M. ripeterono ancora una volta al Gabinetto di preferire decisamente la neutralità deJI'Italia alla sua en-


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trata in guerra e chiesero di non provocarne in alcun modo l'intervento (48). La crisi polacca era seguita con la massima attenzione ed alla fine di agosto la situazione britannica nel Medio Oriente era alquanto migliorata. La brigata del Cairo, rinforzata da reparti egiziani, aveva assunto la difesa di Marsa Matruh e alle sue spalle era dislocata la divisione corazzata; la 18" brigata si trovava in riserva presso il Cairo; l' r 1 " brigata indiana si addestrava più ad oriente, presso il canale ed in Palestina un'altra brigata di fanteria era pronta a muovere. Da Sollum all'oasi di Siwa, poi , era in atto il pattugliamento egiziano. Il disegno operativo era forzatamente semplice: di fronte ad un'iniziativa italiana - ipotesi reputata molto pr obabile - occorreva impedire che Marsa Matruh cadesse o, nel caso peggiore, rassegnarsi ad evacuarla ed a retrocedere sino ad El Daba, chiedendo però l'intervento dei cinque battaglioni che i Francesi avevano promesso dalla Siria. Qualora, invece, gli Italiani non avessero attaccato era previsto uno spostamento a ridosso delle truppe di frontiera. La disponibilità di aerei si era accresciuta: tre gruppi da bombardamento ed uno da trasporto erano affluiti dall'Iraq e dalla Palestina, un gruppo di idrovolanti dall'Iraq si era trasferito ad Aden, un gruppo da bombardamento si era spostato nel Sudan dal Kenia, qui sostituito da un gruppo proveniente dalla Rhodesia. In totale si trattava di 90 bombardieri e 75 caccia. Pur ritenendo che l'aeronautica italiana in Libia non fosse molto superiore numericamente, era evidente che poteva rapidamente venir rinforzata dall'Ital ia. Comunque Mitchell pensava ad un'immediata serie di incursioni contro basi aeree, depositi di carbur-ante ed officine per ridurre il vantaggio potenziale dell'avversario. L'amm . Cunningham, nuovo comandante in capo della Mediterrauean Fleet, dal canto suo aveva concentrato ad Alessandria tre navi da battaglia, una portaerei, un incrociatore contraerei, sci incrociatori e ventisei cacciatorpediniere. Il I 0 settembre la Germania iniziò le operazioni contro la Polonia e Mussolini dichi arò che << l'Italia non prendet·à iniziativa alcuna di operazioni militari». Per quanto questa frase venisse interpretata a Londra come dichiarazione di neutralità, i tre comandanti in capo furono subito avvertiti di considerare l'Italia « possibile nemica », pur dovendo essi evitare qualsiasi atto di provocazione. Ma, (48) I.S.O. PLAYF.~I R, op. citata , pag. 39· Giova però ricordare che rn agosto Georges Banner, Ministro degli Esteri, aveva detto a Gamelio - a memoria di quest'ultimo - che << gli Inglesi preferiscono un' Italia ostile >l .


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inevitabil mente, questo ges to venne compiuto nel quadro della linea di condotta concordata fra Parigi e Londra : in un conflitto contro l'Asse occorreva fiaccare la capacità di resistenza del nemico mediante una serie di provvedimenti di natura economica, fra cui il controllo del traffico mercantile neutrale, per evitare il contrabbando di materiali utili alla guerra. l Francesi avevano organizzato basi ad Algeri, Orano e Marsiglia; gli Inglesi a Gibilterra, Malta, Haifa e Porto Said. Le navi fermate dovevano essere scortate sino a tali basi per l'esame c la confisca delle merci eventualmente incri minate. Tutto ciò non poteva non ingencrare negli Stati neutral i un senso di irritazione e, di conseguenza, Cunningham dette inizialmente ord ine che le navi italiane non fossero intercettate, però nel con tempo chiese all'Ammiragliato di definire più chiaramente la posizione politica dell'Italia. Londra si rese conto di non poter riservare ad un Paese dell'Asse un trattamento di favore rispetto agli altri neutrali, il che, fra l 'altro, alla lunga avrebbe arrecato un vantaggio non indifferente alla Germania, quindi il 6 settembre dispose che il controllo del contrabbando venisse esercitato nei confronti di tutte le navi battenti bandiera neutrale indistintamente. Il provvedimento fu bensì attenuato prescrivendo che l'esame del carico venisse fatto in mare e non nei porti stabiliti, ai quali dovevano essere scortate solo le navi trovate con merci di natura bellica. All'Italia furono fatte alcune concessioni: soltanto in caso eccezionale potevano essere fermati i mercantili diretti dalla madrepatria alle colonie e, inoltre, le navi dirette verso l'Oceano Atl antico o l'Oceano Indiano dovevano essere semplicemente identificate. Ciò nonostante si determinarono diversi inconvenienti di vario tipo, anche in dipendenza del fatto che l'Italia riconosceva un limite di sei miglia per le acque territoriali, mentre per la Gran Bretagna il lim ite era di tre m iglia. Come spesso accade, le misure adottate non risolsero moJto il problema né del blocco del contrabbando a favore della Germania, né di evitare di incidere negli interessi e nella suscettibili tà del governo di Roma. Proprio una di queste misure susciterà in Mussolini, pochi mesi dopo, un risentimento violentissimo, causa non ultima della sua decisione di interve nire. Per il momento, tuttavia, le relazioni anglo- italiane erano relativamen te buone e Londra, in base all 'accordo di Pasqua ·del 1937 ancora in vigore, comu nicò il ritiro di molte unità della Mediterrcmean F/eet, che alla fine di dicembre era ridotta a 5 incrociatori leggeri, 4 cacciatorpediniere e 2 sommergibili. Naturalmente la diminuz ione della forza non era un gesto distensivo quanto una necessità superiore neli ' Atlantico c nel Mar del Nord. Il 18 novem-


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L.ESERCITO ITALIA:-10 ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA ~10:-iDIALE

bre i Tedeschi deponevano mine magnetiche senza ottemperare alla convenzione dell' Aja del 1907 circa la sicurezza della navigazione delle navi neutrali. Tre giorni dopo il Gabinetto di guerra britannico decise, per rappresaglia, la confisca delle merci di esportazione tedesca. Fra queste c'era il carbone e si sapeva che l'economia italiana avrebbe sofferto gravemente di questo gesto. Per !imitarne gli effetti il governo inglese propose a quello italiano un accordo commerciale, il qu ale fra l'altro avrebbe consentito all'Italia di ricevere una quantità di carbone britannico uguale a quella confiscata; inoltre per tutta la durata dei negoziati la misura sarebbe rimasta inoperante. Ma una delle clausole prevedeva che in cambio del carbone Roma fornisse prodotti dell'industria pesante (che in tal modo non sarebbero andati alla Germania). Mussolini si irrigidì asserendo che « la posizione britannica si sta facendo ogni giorno più difficile» e rifiutò di accettare. « Non si preoccupa del!e reazioni inglesi - scrisse Ciano che io prevedo inevitabili e dure. A nche la scarsità di carbone non lo preoccupa » (49). L '8 febbraio Ciano comunicò la decisione (so) a Percy Loraine, il quale rispose che in tal modo ogni base di negoziato veniva meno e che le relazioni anglo- italiane si avviavano ad un periodo di più acuta tensione. Intanto sulla scena del Medio Oriente si era presentato un personaggio famoso, il gen. Weygand. Era giunto a Beirut con il compito piuttosto generico, fissatogli da Gamelin, di agevolare il coordinamento delle operazioni « delle diverse armate alleate nel teatro di operazioni dei BalcatJi e deL Medio Oriente >>, tenendo presente la delicata situazione locale in fatto di organizzazione di comando. Mentre nei Balcani ed in Turchia non esistevano difficoltà a prendere e tener contatti diretti con i Capi di S.M. dei singoli Stati, lo scacchiere mediorientale - gli era stato precisato - era affidato ad un comandante britannico con responsabilità non di comando bensì di coordinamento sull'impiego di tutte le forze alleate. Weygand, dunque, doveva << neLla misura da lui stesso giudicata possibile, aderire alle t·iclzieste del comandante in capo britcnmico in Egitto per quanto riguarda la cooperazione delle forze francesi del Levante e l'utilizzazione deL territorio del Levante per le n ecessità britanniche » (SI). Il 31 agosto egli si recò ad Alessandria per un colloquio con il (49) G.

CtANO,

op. citata, pag.

221.

(5o) La risposta ufficiale eli rifiutare forniture m ilitari, ivi compresi g li apparecchi scuola già contrattati, fu data il 14 febbra io. (51) M AXIME WEYGAJ';D, Mémoires, Flammarion, Paris, pag. 15.

1950,

vol. lli,


LA NON

SELLICERM<ZA

12)

gen. Wavell, l'amm. Cunningham cd il mar. Mitchell. In questa sede espose ai suoi interlocutori l'incarico ricevuto c, pur non mettendo in discussione l'importanza di garantire l'Egitto e l'opportunità che un contingente di truppe vi potesse affluire ovc richiesto dalle circostanze, tenne subito a chiarire che la partecipazione francese ad una eventualità del genere doveva essere considerata del tutto eccezionale, data la sua intenzione di utilizzare le poche forze di cui disponeva per altro compito. Poi si sforzò di illustrare il valore da attribuire a Salonicco per la creazione di un fronte balcanico sull'esempio di quanto era stato fatto nella I" guerra mondiale e su questo punto trovò i comandanti britannici sostanzialmente d'accordo; dove invece l'intesa sfumò fu sulla questione del trasporto via mare delle truppe per tale operazione. Qui i suoi al leati obiettarono di non aver ricevuto alcuna istruzione in proposito, anzi, per elimin are ogni eq uivoco, l'amm. Cunningham precisò che, nel caso in cui l'Italia fosse scesa in guerra, egli aveva bisogno di una quindicina di giorni a partire dall'inizio delle ostilità per eseguire subito un'azione navale che riteneva indispensabi le, pertanto suggeriva di prevedere il trasporto ... via terra. Weygand prese atto di quanto gli venne prospettato e si recò ad Ankara , ove ebbe modo di conferire con i dirigenti turchi, con il tcn. col. Dovas, capo ufficio operazioni dello S.M. ellenico, e con i ministri di Grecia, Jugoslavia e Romania: il proposito generale di resistere alla minaccia dell'Asse era bilanciato dalla consapevolezza di non poter reggere ad un interven to tedesco, perciò tutti concordavano sull'interesse che poteva presentare l'intervento alleato a Salonicco, ma soprattutto sollecitavano un consistente aiuto in materiali moderni. Da questi colloqui Weygand trasse spunto per sostenere a Parigi la convenienza di un'azione intesa a trascinare dalla parte alleata i Paesi balcanici : 11 Ma due condizioni concluse - sono essenziali per ottenere tale risultato e liberare queste Potenze dal timore di rimanere esposte, disarmate cd isolate, ali" iniziativa dell'Asse: il rinforzo immediato del loro armamento in mezzi moderni c la decisa preparazione di un fone intervento m ilitare alleato a Sa lonicco » (52).

L'orientamento ad uno sbarco a Salonicco era la convinta c scoperta linea operativa seguita da Weygand. Idea che trovò appog· gio esplicito nella convenzione militare fir mata ad Ankara il 19 (52) M. WucMw, op. citata, pag. 23.


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t'ESERCITO ITi\LIANO i\LLi\ VtGILIA DELLA 2 3 GUERRA MOND IALE

ottobre, a complemento del trattato di m utua assistenza fra Francia e Gran Bretagna da un lato e Turchia dall'altro. Con esso il governo di Parigi si dichiarava disposto a concorrere alla difesa di Salonicco per mezzo di un corpo di spedizione i vi trasportato dal Medio Oriente. L'intervento nei Balcani si delineò, quindi, come il più probabile ed il più importante compito per le forze francesi. A dire il vero la G ran Bretagna era ben poco propensa ad affrettarsi verso una tale impresa. A suo avviso la mossa si sarebbe tradotta in un'indesiderabile dispersione di truppe. Inoltre, essendo la Grecia neutrale, occorreva preliminarmente il suo beneplacito, o meglio bisognava che essa, vistasi in procinto di essere sopraffatta, ne facesse esplicita richiesta. L' u dicembre a Vinccn nes, durante un'importante riunione tenuta sotto la presidenza di Gamel io, alla quale presero parte i gen. Weygand e Vuillemin e l'amm. Darlan da una parte ed i gen. Ironside e Wavell, sir Dudley Poun d cd il mar. Nevi! dall'altra, emerse con sufficiente chiarezza che il governo di Londra non intendeva affatto provocare inutilmente l'l tali a c si trovava nella reale impossibilità di fornire i Paesi balcanici del materiale moderno richiesto. Ciò a prescindere da una certa diffidenza verso i Francesi, data la stranezza di avere inviato in Medio Oriente un generale del livello di Weygand per un ruolo piuttosto circoscritto. In sostanza la conferenza si chiuse col proposito di limitarsi per il momento a pianificare c predisporre con lo Stato Maggiore turco l'eventuale difesa della Tracia (Salonicco e stretti). In successivi colloqu i (24- 31 gennaio 1940 ad Ankara, 7- 10 febbraio al Cairo, 15 - 21 marzo ad Aleppo) gli studi circa l'impiego di forze alleate in Balcania - corpo francese per Salonicco e corpo britannico per la Tracia orientale - proseguirono con la piena collaborazione turca, mentre per la Grecia il gen. Papagos tenne a precisare che il concorso alleato sarebbe stato gradito, ma dopo lo schieramento ellenico : in altre parole, quando l'avesse giudicato opportuno. Il 21 marzo Paul Reynaud sostituì Daladier alla Presidenza del Consiglio e qualche giorno dopo chiamò Weygand a Parigi per esser posto al corrente dei progetti balcanici. Weygand aveva appena ricevuto da Gamelio direttive precise << sulla condotta deLla guerra dei Balcani nella primavera del 1940 n . Si trattava di considerare con la massima atten zione quello scacchiere, ma di non intervenire se non preceduti da Germania o U.R.S.S.. Gli scopi erano chiaramente definiti: « minimo interdù·e all'avversario l'accesso agli Stretti ed al Mar Egeo, massimo costituire, di concerto con le armate degli Stati ba/ca11ici, u11


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NO~

BELLIG ERAl"ZA

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fronte di logoramento spinto quanto più possibile verso nord >> (53). A parte lo stadio dci preparativi per un'impresa del genere, tuttora al livello degli stud i e di non facili contatti, specie con Jugoslavia e Romania, un impiego della n uova armée d' Orient verso la Cirenaica era, come si vede, l'ultimo dei pensieri sia per il suo comandante sia per Parigì. Le fo rze fran ces i in Siria erano articolate in due blocchi: le un ità di occupazione dei territori sotto m andato ed il nucleo di un corpo di spedizione. Le prime non vennero considerate utilizzabili a causa dei loro impegni territoriali; il secondo era costituito da un « gruppo di divisioni >> su due brigate miste per complessivi dieci battaglioni di fanteria ed un battaglione carri, non complete nell'organico e nelle dotazioni. La mobil itazione trasformò le due brigate in I)I" e 152" divisione e completò il « raggruppamento forze mobili del Levante >> (nuova denominaz ione assunta dal gruppo di divisioni), al comando del gen. Massiet, con la 86" divisione proveniente da Orano e da un secondo battaglione carri. Il gen. Gamelio, vivamente pressato da W eygand, stabilì negli ultimi giorni di dicembre del 1939 di inviare subito un reggimento di fanteria n ordafricana, un battaglione del la Legione Stranier a ed uni tà minori. A questi modesti rinforzi si aggiunse nell a tarda prima vera del T940 una brigata polacca. Co mplessivamen te il raggruppan1ento, altresì conosciuto come armata Weygand. poteva contare su 50.000 uomini. N el caso di una sicura neutral ità italiana, sarebbe stato incrementato con qualche battaglione carri D o D2, due battaglioni mitraglieri motorizzati, unità del genio e, soprattutto, la 2" divisione coloniale ed una divisione meccanizzata leggera da costituire ex 1W t •o.

La mentalità d i Wavell era fo ndamentalmente offensiva . Scontento dell'assetto statico trovato, subito dopo lo scoppio delle ostilità, decise la revisione dei piani per la condotta di un'eventuale guerra con l'Italia : in Eg:itto il gen. Wilson doveva prevedere l'occupazione di Giarabub e di Bardia con un corpo d 'armata su due divisioni di fanteria ed una divisione corazzata; in Palestina il gcn. Baker aveva sufficienti forze per difendere il paese, perciò poteva orientarsi a mandare la 14" brigata in rinforzo all'esercito iraqeno o in Egitto; nel Sudan il gcn. Platt doveva studiare l'occupazione dell'oasi di Cufra per cooperare indirettamente con una mossa francese dal Ciad ; dal Kenia e dal Sudan, inoltre, occorreva preparare azioni locali (53) M.

WEYGt\ND,

op. citata, pag. 63.


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L'ESERCITO l'l'ALIANO ALLA VIGILIA DELLt\

2 3 G UERRA MONDIAtE

per entrare in Etiopia e dar man forte alla guerriglia, alleggerendo nel contempo la pressione italiana su Gibuti. Il Ministero della Guerra, a Londra, quando conobbe i propositi di Wavell si limitò a confermare l'atteggiamento difensivo - sulla cui base dovevano essere regolate le richieste di rinforzi e l'organizzazione logistica - dando però carta bianca per le iniziative che potessero entrare nei limiti delle possibilità operative esistenti. Ciò non toglie che presto cominciassero ad affluire altre truppe, sia pure con l'equipaggiamento e l'addestramento da completare in Medio Oriente: in ottobre la 5" brigata indiana che con l'n" costituì la 4"' divisione indiana; nel febbraio 1940, le prime due brigate della 6' divisione australiana e della divisione neozelandese, il cui completamento era previsto rispettivamente entro l'aprile e l'agosto successivi; in marzo, dalla Gran Bretagna, la r"' divisione di cavalleria (montata) diretta in Palestina; il 1° giugno la r4" brigata britannica giunse in Egitto dalla Palestina, sua iniziale dislocazione. E in merito all'afflusso di nuovi reparti giova dire che Wavell dovette affrontare anche il non facile problema logistico. A differenza dell'Italia e della Francia, il cui ordinamento militare poggiava su un esercito a larga intelaiatura da completare all'emergenza, il Regno Unito, come noto, aveva scelto la formula del piccolo esercito di volontari destinato, in caso di guerra, ad ingrandirsi più o meno rapidamente con gli inconvenienti del caso. Ne derivava l'assoluta necessità di un periodo iniziale di respiro per allestire lo strumento bellico. W ave !l dispose di questo periodo, anche se il giorno D la superiorità numerica del personale era a netto vantaggio dell'Italia, e, consapevole che prima o poi le sue forze avrebbero ricevuto rinforzi, pose a base dell'organizzazione logistica del teatro di operazioni l'alimentazione eli quindici divisioni, pari a circa 300.000 uomini. Quanto alle scorte, l'autonomia iniziale fu stabilita a 90 giorni per sei divisioni in Egitto e tre in Palestina, con l'intesa che ogni nuova grand~ unità sarebbe stata seguita dalle corrispondenti scorte. In mare la situazione era alquanto differente perché la Mediterranean Fleet si era rapidamente ridotta sino a raggiungere, alla fine del 1939, una ben .scarsa consistenza. Perciò il governo britannico, nel marzo del r940, decise di riportarla a più accettabile livello. L'incontro del Brennero fra Hitler e Mussolini aveva suscitato a Londra l'impressione che l'Italia non si sarebbe mossa finché la Germania non avesse riportato un successo rilevante. Per le forze terrestri in Medio Oriente, come si è visto, era in corso un lento incremento; per quelle aeree poco era da fare, considerando la priorità assoluta


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rivestita dal teatro d'operazioni europeo; per quelle navali invece era possibile ed opportuno ritornare al livello del 1939, anche a scopo dissuasivo per il probabile nuovo avversario. Così a fine marzo vennero diramati ordini per il potenziamento della flotta di Alessandria. Peraltro l'invasione tedesca della Danimarca e della Norvegia (9 aprile) impegnò seriamente la Royal Navy, talché soltanto in maggio cominciarono gli arrivi in Mediterraneo. Prima la nave da battaglia Malaya (3 maggio), poi la Warspite ( ro maggio), poi la Rami!Lies, la Royal Sovereign e la portaerei Eagle (fine maggio), oltre a due divisioni incrociatori della Home Fleet. parecchie squadriglie di cacciatorpediniere e due di sommergibi li nonché naviglio minore provenienti da tutte le parti del Commonwealth. In definitiva, a fine maggio 1940 il confronto delle forze opposte fatto dagli alleati era il seguente (54): a. Forze tep·estri. La Gran Bretagna disponeva di tre divisioni di fanteria (4" D. indiana, 6" D. australiana c divisione neozelandese), una divisione corazzata (7" D.cor.), una di cavalleria ancora montata, la 14" brigata fanteria britannica, sedici battaglioni non indivisionati (55) e supporti vari . Le unità erano dislocate in Egitto (circa 36.ooo u.) ed in Palestina (28.ooo u.). Inoltre poteva contare sull'esercito egiziano : un reggimento carri leggeri, uno di autoblindo ed uno di cavalleria montata, nove battaglioni regolari ed altrettanti della riserva, più supporti di artigl ieria, genio ed unità varie. La Francia, facendo astrazione per le truppe dislocate in Algeria e Marocco, aveva allestito sei divisioni di fanteria, una da fortezza ed una di cavalleria leggera in Tunisia e tre divisioni di fanteria in Siria. Complessivamente, dunque, gli alleati avevano una disponibilità in Africa settentrionale ed in Medio Oriente di 17 divisioni. Dal lato opposto, l'Italia - stando alle notizie fornite dall'Intelligence Service - aveva nove divisioni dell'esercito, quattro della M.V.S.N . (in effetti ce n'erano rimaste solo tre) e due libiche, vale a dire 15 divisionj oltre a supporti vari. A fattor comune per entrambe le parti, ma specialmente per gli inglesi , le grandi unità erano incomplete in forza e mezzi . (54) Dati tratti da I.S.O. PLAYFAIR, op. citata, cap. V e dalla relazione del gen. Wavell. (55) L'8 giugno il gen. O 'Connor si trasferì in Egitto dalla Palestina con il Comando della 6" D.f., che il 17 g iugno si trasformò in Comando della Western Desert Force.

9· - Mont.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" G UERRA MONDIALE

La situazione in A.O. si presentava con molta incertezza di dati. Dalla ricostruzione fatta risultava che in Eritrea e nell' Amhara si trovavano undici brigate indigene e dodici battaglioni cc.nn.; ad Addis Abeba una divisione metropolitana; sei brigate indigene fra Dire Daua ed Harar; r.ooo bianchi e 7.ooo indigeni nel Sidamo; 7.000 indigeni in Somalia. In totale erano stimati presenti 30.000 bianchi e Ioo.ooo indigeni con 400 cannoni, 200 carri leggeri e 2o.ooo automezzi (56). Dal lato britannico esistevano : nel Sudan tre battaglioni e la Forza di Difesa pari a circa 9.ooo u.; nel Kenia due brigate provenienti dall'Africa occidentale per circa 8.500 u.; in Somalia un battaglione britannico rinforzato e ad Aden due battaglioni indiani. c( Non c'è perciò alcun dubbio - commenta la relazione britannica che gli Italiani, sia in Libia sia in Africa orientale, avevano rispetto ai britannici il vantaggio di disporre di un maggior numero di uomini. Questo vantaggio era però condizionato da due importanti fattori: un morale più basso ed alcune notevoli carenze nel campo dei materiali » (57).

In effetti, la superiorità numerica italiana in A.S. in fatto di di visioni era inesistente - l 'incompletezza di quelle alleate era compensata dall'ordinamento binario di quelle italiane - su un piano generale. Si verificò, invece, ed in misura notevole, all'inizio del conflitto sul fronte egiziano per ragioni di schieramento, anche se a conti fatti questo si risolse nel consentire di presentare il primo scontro dopo l'avanzata italiana iniziale come la vittoria di Davide contro Golia. « La disparità numerica era quasi la più piccola delle preoccupazioni del gen. W avelt >> : egli sapeva che nel deserto la fanteria a piedi era condannata. Perciò si affannava a chiedere a Londra mezzi ruotati, blindati e cingolati. b. Fot·ze aeree. Il 13 maggio il maresciallo dell'Aria Longmore sostituì il mar. Mitchell, assumendo il comando di tutti i reparti della R.A.F. ubicati da Malta al Golfo Persico, dai Balcani al Mar Rosso. Egli disponeva nelle basi egiziane e palestinesi di 96 bombardieri Blenheim e Bombay, 75 caccia Gladiator, 24 aerei da collegamento Lisander per l'esercito e ro idrovolanti Sunderland. I Fran(56) Secondo Wavell l'Italia disponeva in A.O. eli più di 2oo.ooo uomini. Tn realtà, alla data del l 0 giugno erano nell'Impero 74.000 nazionali (esercito e milizia) e 182.000 indigeni con 842 cannoni, 6o carri e I20 autoblindo o autocarri attrezzati. (57) I.S.O. PtAYFAIR, op. citata, pag. 94·


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IIElLICERA:'-<ZA

cesi avevano in Nord Africa 85 bombardieri e 65 caccia ed in Siria 13 bombardieri, 26 caccia e 56 apparecchi di vario tipo. Per converso le forze italiane in L ibia erano stimate pari a 84 bombardieri S 79 e S 8r, 56 bombardieri tipo coloniale, 144 caccia e 57 apparecchi vari. Nel Dodecanneso 36 bombardieri, 12 caccia e 36 altri apparecchi. Infine, in Africa or ientale, la situazione appariva in questi termini : gli Inglesi schieravano 165 apparecchi di cui 94 bombardieri Blenheim , We!lesley e Vincent, 30 caccia Gladiatore Futy, 24 H artbeest e 15 f unl(ers da trasporto, dislocati ad Aden, nel Ke ni a e nel Sudan; gli Italiani , ancora secondo il servizio informazioni, cqntrapponevano 36 bombardieri moderni e n4 di tipo coloniale, 45 caccia moderni e 18 aerei di vario tipo, per complessivi 213 apparecchi . Il computo degli aerei italiani si riferiva sempre alla linea ed escludeva la riserva (58). c. Forze navali. N el bacino orientale del Mediterraneo si trovavano due formazioni alleate : la Mcditerranean F!eet, con 4 navi da battaglia, la portaerei Eaglc, 8 incrociatori e 20 cacciatorpediniere, ed una squadra francese composta da una nave da battaglia, 4 incrociatori e 3 cacciatorpediniere. In quello occidentale c'erano una formazione britannica dislocata a Gibilterra, con una nave da battaglia, un incrociatore e 9 cacciatorpediniere, e la Dotta francese del Mediterraneo, con 2 navi da battaglia, 2 moderni incrociatori, altri ro incrociatori e 35 cacciatorpediniere. La flotta italiana era ovvia(58) In realtà alla data del ro giugno la forza di linea italiana era la segu..:nte: in Libia 356 apparecchi da combattimento, in Egeo 68 apparecchi ed in Africa orientale r83. E' bene tuttavia precisare che confronti del genere sono scarsamente probanti. A prescindere dal fatto che debbono essere falti per singolo tipo di velivolo, lo stesso concerto di « linea » è piuttosto elastico, comprendend o o meno gli aerei in riparazione. Infatti, secondo l'Air Historica/ Rranch del Ministero dell'Aria britannico (cfr. FRA:>~co BA:--<I>INI, Tecnica della sconfitta, Sugar, Milano, 1963, pag. 530- 531), la forza presente in Egitto e Medio Oriente era di 163 apparecchi ed in Sudan- Kcnia- Aden di 107, dati discordami da quelli della relazione ufficiale del Playfair. A maggiormente evidenziare come sia talvolta difncilc milìzzare i dati numerici, si riportano le situazioni delle forze aeree dell'A.O.L, riferite ai primi di g iugno del r940, compilate dallo Stato Maggiore della R. Acronautica (f. 44237 data 29 magg io 1940 indirizzato al Capo di S.M. Generale, al Ministero dell'A.L ed agli altri Capi di S.M.) e dal Comando Aeronautica dell'A.O.I. (data 10 gi ugno). Il primo considerava 23 squadriglie con 324 apparecchi di vario tipo, il secondo 28 squadriglie con 183 aerei, ai quali però aggiungeva una riserva dì 61 apparecchi efficiente in magazzino c di 81 apparecchi in riparazione, per complessivi 325 aerei.


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L 'ESERCITO ITALJA:-<0 1\LI.A VIG ILI A DELLA 2 ° GUERRA ~!0:\'DIALE

mente conosciuta dagli avversari. Di essa gli elementi più pericolosi apparivano le 6 corazzate (comprese le due Littorio, la cui entrata in servizio era prevista per luglio) ed il centinaio di sommergibili, m a evidentemente lo sforzo combin ato angl o~ francese non poteva non assicurare rapidamente il dominio del Mediterraneo c l 'i nterru~ zione del traffico con la Libia. Tratteggiata così, sommariamente, la situazione quale risultava agli occhi alleati a fine maggio 1940, quando l'entrata in guerra dell'Italia appariva immi nente, è interessante considerare l 'ori e nta~ mento mentale dei tre comandanti in capo britannici sull'atteggiamento da assumere in caso di conflitto. W avell, si è già detto, aveva soprattutto la preoccupazione di completare le carenze organiche c addestrative delle unità di cui disponeva, comunque si era prefisso di sferrare attacchi locali immediati per acquistare spazio ad ovest della frontiera. Longmore, vista la necessità di infliggere un duro colpo possibil mente preliminare all'aeronautica italiana, ord inò al commodoro dell'aria Collishaw, comand ante delle forze aeree del Deserto Occidentale, di lanciare tutti i suoi bombardieri non appena si fosse « convinto » dell'esistenza di uno stato di guerra. Cunningham - spronato da Churchill, che addirittura voleva al più presto una battagli a navale - benché poco sicuro dell'affidamento che pote~ vano offrirgli i suoi reparti di ricognizione aerea, decise di prendere il m are verso il Mediterraneo centrale con un a potente formazione per parare qualunque azione contro Malta, << rastrellando », strada facendo, le unità italiane incontrate. Se a queste intenzioni si contrappone la dichiarazione di guerra fatta consegnare da Mussolini nel pomeriggio del I O· giugno ai due ambasciatori François. Poncet (ore 16,30) e Percy Loraine (ore r6>45) con inizio delle ostilità alle ore zero dell' li giugno - senza che, fra l'altro, l'ora fatidica venisse solconizzata con un clamoroso colpo, tipo attacco a Malta o irruzione travolgente in Egitto o in T unisia - c'è motivo di sconfortanti riflessioni . Da parte francese, dopo l'accettazione dell'ipotesi Dyle- un 'avanzata sino a questo corso d'acqua per stabilire una linea difensiva sull'allineamento Iamu r. Anversa a protezione di Bruxelles e tale da consentire anche di spingere forze verso Breda per prendere contatto con gli Olandesi - in una seduta alleata, tenuta ad Arras il 23 novembre r939, era stata posta allo studio tutta una serie di operazioni « eccentriche per privare la Germania del ferro scandinavo e del petrolio romeno c sovietico ed all'occorrenza persiano » : blocco delle acque norvegesi, accompagnato even tualmente dall'occupazione


LA NOK SELLIGERAKZA

del Paese; sbarco a Salonicco ed occupazione della Grecia; blocco, in un qualunque modo, dei pozzi petroliferi romeni; blocco della navigazione sul Danubio e sul Mar Nero; penetrazione in Transcaucasia col concorso turco; bombardamento dei pozzi petroliferi di Baku e di Batum; intervento, se necessario, neli 'Iran e ne li' Afghanistan. La quasi totalità di queste idee perse rapidamente quota. Quella maggiormente sostenuta riguardava proprio i Balcani, tanto che ancora nel m aggio 1940, alla conferenza militare di Beirut, i Francesi insistettero sulla convenienza di mandare truppe, per poche che fossero, in T racia, e di occupare le isole del Dodecanneso al primo indizio di ostilità da parte italiana, cosa che non entusiasmò né Inglesi né Turchi. Comunque, la già più che evidente scarsa propensione - o la impossibilità - per un'offensiva contro la Tripolitania divenne decisione definitiva il 20 maggio, quando Weygand, chiamato a Parigi a sostituire Gamelin, ordinò di far affluire dall'Africa del nord i complementi per le divisioni 84' e 85", operanti in madrepatria. Per giunta tre giorn i dopo Paul Reynaud , trovando eccessiva l'esitazione nel decidere l'afflusso delle divisioni rimaste in Africa e non approvando le preoccupazioni di un attacco italiano verso la T unisia disse a Baudouin, segretario del Comitato di guerra, di telefonare a Weygand per far trasferire in Francia le residue divisioni algerine e tunisine. Quando Baudouin ricordò il pericolo costituito da una possibile offensiva italiana dalla Libia, egli replicò: « Sì, ma bisogna lanciare tutto nella battaglia per contenere i Tedeschi. Il mio pensiero è netto: ritengo opportuno clze il gen. Weygand sguamisca t Africa a profitto del te1'ritorio met1'opolitano » (59). Il 31 maggio, però, dinanzi alla drammatica situazione che si stava profilando, Reynaud scrisse a Weygand che, nell'ipotesi di una vistosa invasione tedesca del territorio nazionale, intendeva continuare la lotta organizzando il « ridotto bretone» ed agendo con la flotta e l'aviazione appoggiate alle basi africane. « Agg1:ungo - disse - che è mia intenzione levare due classi e ma11dar!e nell' A/17'ca del nord per farle partecipare alla sua difesa con armi acquistate all'estero» (6o). Provvedimento che sul piano pratico non aveva alcuna possibilità di realizzazione, quanto meno nei termini di tempo dispo(59) j ,\ CQt.:Es BEKOJST - MÉcHJ:-1, Soixante 1ours qui ébmnlerent l'Occident, Albin Michcl, Paris, 1956, pag. 257. (6o) M. WEYGA ND, op. citata , pag. I53· Da tener presente che era m corso il congedamento di ben

J.

B E>IOJST - M ÉcH J=-<,

op. citata,

750.000

pag.

u. delle classi 19tr,

355).

1912

c

1913

(cfr.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

nibili. I soo.ooo uomini vagheggiati da Reynaud non esistevano. Tutto ciò che si era imbarcato a Dunkerque si trovava in Gran Bretagna. Dal fronte alpino non era possibile recuperare nemmeno una delle quattro divisioni ivi schierate. Mancavano le navi per il trasporto via mare e la situazione stava precipitando. Solo l'aviazione poteva fare qualcosa ed infatti, a partire dal 15 giugno, circa 700 apparecchi di ogni tipo lasciarono le loro basi in Francia. Secondo Wcygand, nel giugno 1940 l'Africa del nord non era in condizioni di sostenere una lotta prolungata a causa di deficienze di ogni genere. Sarebbero occorsi ufficia li e sottufficiali francesi per inquadrare le truppe indigene; per di più la messa a punto delle dotazioni e la costituzione delle scorte erano un problema insolubile in posto, giacché in Africa non esisteva un'industria bellica (6r). Così da parte alleata si giunse alle soglie della guerra con l'Italia.

(6 t) Le clausole d·armistìzio lasceranno libere da ogni occupazione l'Africa settentrionale francese e la Siria, con un esercito di 120.ooo u. nella prima ed un contingente suffic ienre per la sicurezza interna nella seconda, c la flotta rimarrà nei porti francesi. La sera dd 23 g iugno la delegazione francese conobbe il testo della convenzione di armistizio preparato dall'Italia. L'art. IX prevedeva la smobilitazione ed il d i&armo delle forze francesi ddl' Africa del nord, della Siria e della Somalia, ma da parte francese fu obiettato che queste misure avrebbero sicuramente provocato la rivolta delle truppe indigene, che costituivano la maggior parte delle uni tà africane. La delegazione italiana allora consentì dì apportare qualche modifica, in modo da evitare la totale attuazione del provvedimento.


CAPiTOLO TERZO

lL PROBLEMA STRATEGICO L -

lL PIANO

DI GUERRA.

Con la sua messa a punto del 4 aprile, Badoglio aveva ricordato a Mussolini che la preparazione italiana era del 40 °~ e che la scadenza della fine 1942, entro la quale detta preparazione doveva essere completata, subiva necessariamente un rilevante spostamento data l'estrema difficoltà per l'Italia di procurarsi, guerra durante, le materie prime occorrenti. Ciò posto, però, Badoglio accettava - se si può usare questa espressione - che il nostro intervento, del tutto autonomo rispetto alla Germania, avesse luogo quando e dove giudicato opportuno da Mussolini per approfittare dell'inevitabile stato di prostrazione cui sarebbero giunte le Potenze democratiche. Il che significava: anche a preparazione militare non ultimata. Mussol ini rispose due giorni dopo con una l< memoria » segretissim a datata 31 marzo (1), destinata ad una ristrettissima cerchia di alte personalità. Tracciò, anzitutto, un ampio panorama politico- militare. A l punto in cui erano le cose si poteva escludere - affermò - la possibilità di una pace di compromesso, visto che gli alleati avevano proclamato 1'intenzione di ripristinare lo status quo, ricostituendo la Polonia, la Cecoslovacchia e persino l'Austri a. D'altro canto i fnmco- inglesi non erano in grado, psicologicamente e « demograficamente» di attaccare il Westwa!L, a causa delle gravi perdite che una simile offensiva avrebbe imposto. Quindi essi stavano cercando l'apertura di un nuovo fronte terrestre - balcanico? caucasico? libico? - ove impegnare l'esercito di We}'gand, raccolto proprio per questo scopo. Tutto sommato, era da prevedere che da parte al1eata non sarebbe stata assunta iniziativa alcuna su terra, si sarebbe continuato ad operare controffensivamente sul mare c per aria, e tentato di rendere ancor più ermetico il blocco al T erzo R-eich. Quanto alla Germania, era vero che da diversi mesi si parlava di una offensiva tedesca contro la linea Maginot o contro l'Olanda ed il Belgio per (r) Cfr. SME -

UFF. STORI CO,

op. citata, pag. r68.


136

L' ESERCITO l'I'AL lii NO ALLA VIGiliA DELLA 2 '' GUERRA MOND IJILE

raggiungere la Manica, però un disegno del genere appariva inattendibile: prima di tutto la Germania aveva già raggiunto i suoi obiettivi di guerra e poteva permettersi un atteggiamento di attesa; in secondo luogo un'offen siva in occidente equivaleva a puntar tutto su una carta, cioè a correre il rischio di un insuccesso totale o parziale, le cui ripercussioni politiche nell'ambito dello stesso Reich sarebbero state inevitabili. Perciò era logico attendersi che la Germania si ponesse in condizioni di resistere al blocco, puntando sull'offensiva terrestre contro la Francia solo se con la certezza materiale di una schiacciante vittoria oppure se spinta dalla impossibilità di sfuggire alla stretta dell'accerchiamento. In questo quadro, che vorrebbe apparire di rigorosa conseguenzialità, emergono parecchie affermazioni arbitrarie. Che una pace di compromesso, sia pure a spese della Polonia, fos se ormai impossibile era abbastanza realistico pensarlo, ma che la Germania avesse raggiunto i suoi obiettivi è dubbio, visto che Hitler nel suo spazio vitale comprendeva anche le colonie. Quanto alla attendibilità dell'attacco tedesco ad ovest, a parte l'evidente necessità per Hitler di chiudere la partita il più presto possibile, lo scetticismo di Mussolini non aveva molta ragion d'essere : senza andar tanto lontano, Hitler in una lettera inviatagli 1'8 marzo (2) aveva espresso la sua intenzione di risolvere la questione sul campo, con la certezza del successo - ribadiva in tal modo la sicurezza palesata nel messaggio del 27 agosto 1939 (3) - pur essendo persuaso che « la lotta che ci attende non potrà essere una facile passeggiata, ma costituÌI'à invece la prova più grave della storia tedesca» . Ribbentrop nella sua visita a Roma del TO marzo aveva osservato che il Flihrer era deciso (( già in quest'anno ad affrontare l'lngltilierra e la Francia, nella sicura cont,inzione di poter sc01zfiggere l'esercito francese nel corso dell' estate e di poter, ancor prima dell'autmwo, scacciare gli Inglesi dalla Francia >> e, quando Mussolini gli aveva chiesto se la Germania credeva di essere in grado di sfondare la Maginot, egli aveva replicato che l'OKW era « giunto alla conclusione che la linea M aginot non costituiva più un ostacolo imormontabìle >> (4). Infine, nell 'incontro al Brennero del 18 marzo, Hitler aveva illustrato la potenza delle forze annate tedesche e si era dichiarato intenzionato a condurre la guerra ((sino in fondo >> ed a sconfiggere Francia e Gran Bretagna (( più (2) D.D.I., Serie IX, vol. UJ, doc. 492· (3) D.D.l., Serie VIII, vol. XIII, doc. 329. (4) D.D.I., Serie IX, vol. III, doc. 512.


IL

PROBLE~!A

STRATEGICO

presto che queste non credano>>, anche perché il blocco delle materie prime essenziali a lungo andare sarebbe diventato insostenibile (5). Sull'atteggiamento alleato, poi, era evidente la scelta di un'attesa strategica (6), ma l'interrogativo si poneva sull'armata Weygand. Si avrà modo di ritornare sulla questione. La « memoria >> di Mussolini passò quindi a considerare la posizione dell'Italia. Scartata la non belligeranza sino al termine del conflitto, scartato il passaggio al campo alleato (7), restava l'ipotesi della « guerra parallela » a quella tedesca per raggiungere gli obiettivi della libertà sui mari e della finestra sull'oceano: << L" Italia non può rimanere neutmle per tutta la durata della guerra, senza dimissionare dal suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridursi al livello di una Svizzera mol tiplicata per dieci. Il problema non è quindi d i sapere se l'Italia entrerà o non entrerà in g uerra perché l'Italia. non potrà fare a meno di e ntrare in guerra; si tratta soltanto di sapere quando e come: si tratta di ritardare il più a lungo possibile, compatibilmente con l'onore e la dignità, la nostra entrata in guerra:

a) per prepar:arci in modo tale che il nostro intervento determini la decisio ne;

b) perché l'Italia non può fare una guerra lunga, non può cioè spendere centinaia di miliardi, come sono costretti a fare i paesi attualmente bell igeranti. Ma circa il quando, cioè la data, nel convegno del Brennero si è nettameme stabilito che ciò riguarda ritalia e soltanto l'Ital ia ».

(5) D.D.T., Serie IX, vol. llf, doc. 578. (6) Ciano scrisse nel suo diario (27 gennaio) che, a q uanto riferito dal gen. Visconti Prasca, addetto militare a Parigi, Gamel in aveva detto di esser « pronto a regalare un miliardo ai tedeschi, purché gli jacesse1·o il piace1·e di prendere l'iniziativa dell'attacco>> e che Visconti Prasca g iudicava l'esercito f rancese << il migliore del mondo » . (7) Su Mussolini gravava il complesso della fedeltà all 'alleanza. Già nel messaggio a Hitler del 4 gennaio, egli aveva dichiarato che il << fenomeno >> del 1914- 15 non si sarebbe ripetuto, ritenendosi dunque vincolato clal Patto d 'Acciaio anche se gli impegni di quel trattato erano stati violati dalla Germania, come aveva rivelato apertamente alla Camera Ciano il 16 dicembre 1939, suscitando sensazione nel mondo e risentimento in Germania. Quando, -infatti, il gen. Carboni, da poco capo del S.l.M., si recò a Berli no (30 gennaio 1940) per una visita di qualche giorno, trovò presso alcuni dei principali generali tedeschi - von Brauchitsch, Keitel, Halder, von T ippelkirsch un atteggiamento sprezzantemente critico sul fatto che l'Italia non fosse scesa in campo a fianco dell'alleata, venendo così meno alla parola data (G. C\RBONI, op. citata, pag. 45).


I

38

L'ESERCITO ITAL IANO AL.LA VIGILI A DELt.A 2" GUERRA MONO!t\LE

Di conseguenza, le linee maestre del nostro piano di guerra erano così fissate : (( Fronte terrestre. Difensivo sulle Alpi Occidentali. Nessuna iniziativa. Sorveglianza. Iniziativa solo nel caso, a m io avviso improbabile, di un completo collasso francese sotto l'attacco tedesco. Una occupazione della Corsica può essere contemplata, ma forse il gioco non vale la candela: bisognerà però neutralizzare le basi aeree di ques t'isola. Ad Oriente, verso la Jugoslavia, in un primo tempo, osservazione diffidente. Offensiva nel caso di un collasso interno di quello Stato, dovuto alla secessione, già in atto, dei croati. Fronte albanese: l'atteggiamento verso nord (Jugoslavia) e sud (Grecia) è in relazione con quanto accadrà sul fronte orientale. Libia: difensiva tanto verso la Tunisia, quanto verso l'Egitto. L'idea di un'offensiva contro l'Egitto è da scartare, dopo la costituzione dell'esercito di Weygand. Egeo : difensiva. Etiopia : offensiva per garantire l'Eritrea e operazioni su Gedaref e Kasala; offensiva su Gibuti, difensiva e al caso controffensiva sul fronte del Kenia. Arùe. Adeguare la sua attività a quelle dell'Esercito e della Marina; attività offensiva o difensiva a seconda dei fronti e a seconda delle iniziative nemiche. Mare. Offensiva su tutta la linea nel Mediterraneo e fuori. E' su queste direttive che gli Stati Maggiori devono basare i loro studi e il loro lavoro di preparazione senza perdere un'ora di tempo, poiché, malg rado la nostra volontà di ritardare - per le ragioni già dette - il più a lungo possibile la nostra attuale non belligeranza, la volontà dei Franco - Inglesi o una complicazione impreveduta potrebbe metterei, anche in un avvenire immediato, di fronte alla necessità di impugnare le arm i >>.

Badoglio rispose lo stesso giorno (8), assicurando che i piani per le operazioni indicate (difensiva e offensiva) erano gìà da tempo pronti e che si trattava di « integrare questi studi con l'attuazione di provt~edimenti concreti )) , in sostanza fornendo a Musso lini la convinzione che le sue direttive fossero accettate senza riserve e che fossero attuabili. Mosse qualche eccezione ma, tranne che per l'Impero, sfumata e generica. « Per la difensiva sulla /tontiera occidentale - scrisse - tutto è predisposto. Occorre. in questa stagione lavorativa, dare tutto l'incremento possibile al completamento delle linee difensive secondo il progetto già redatto dallo Stato Maggiore del R. Esercito >l . Certo (8) F. 5288 data 6 aprile 1940 del Capo di S.M. Gene rale - allegato

21.


IL PROBLEMA STRATEGI CO

1

39

poteva ritenere che Mussolini ricordasse bene la situazione dei lavori, ma, trattandosi di c< puntualizzare)), l'argomento poteva e doveva essere assai meglio precisato. L'attuazione del programma 1940 sulla frontiera francese - come su tutta la cerchia alpina - era infatti subordinata alla disponibilità di materie prime, disponibilità che non era affatto assicurata. E poiché rimaneva tuttora valida la direttiva di « chiudere ermeticamente » le frontiere, proseguivano anche i lavori sui confini svizzero (9), tedesco e jugoslavo. Recentemente anzi (29 marzo) era stato fatto il punto: la 3" armata aveva l'incarico di provvedere per tutti gli studi relativi alla copertura, schieramento, operazioni iniziali e sistemazione logistica dello scacchiere « germanico ))' senza tuttavia ingerenza nei lavori, ai quali erano preposti il IV corpo (Bolzano) per il settore del Brennero, il XIV corpo (Treviso) per Tarvisiano, Carnia e Cadore ed il XVI corpo (Milano) per il settore svizzero. La 2 " annata provvedeva alla fronte jugoslava, in merito alla quale erano stati chiesti 300 milioni per i lavori urgenti del programma annuale. Ora, dopo aver determinato: difensiva a ovest e, in circostanze favorevolissime, offensiva ad est, poteva essere il caso di rivedere taluni aspetti del piano dei lavori per far massa alla frontiera occidentale e in Libia. E ' altresì da dire che Mussolini, il mattino del 17 febbraio, aveva dato a Soddu la seguente priorità per la sistemazione difensiva delle frontiere: (( I a nord, 2a ovest, J'" est » ed effettivamente l'assetto del confine settentrionale appariva più imponente ed armonico di quello ad occidente, in parte per le caratteristiche del terreno che ad ovest, in conseguenza della sua compartimentazione, portava ad una fortificazione più spezzettata, ma anche per le maggiori assegnazioni e la concentrazione di materiali c mezzi . Bisogna convenire che il timore di una (< punizione >> germanica era veramente sentito da Mussolini, però, avendo adesso preso la decisione definitiva, sarebbe stato opportuno riconsiderare il problema. Un'altra riserva riguardava l'Africa settentrionale: <( In Libia, come ebbi già a segnalar Vi, occorre dare consistenza alla difesa della frontiera orientale e completare la linea T .A .G. (Tagiura- AziziaGarian) ». Sembrerebbe una questione importante, sì, ma abbisognevole semplicemente di qualche tempo, mentre - a prescindere dalla bontà o meno della linea operativa prescelta - il problema era irrisolvibile, come si dimostrò immediatamente, e infatti non venne (9) Ovviamente le misure precauzionali alla frontiera con la Svizzera erano connesse con l'ipotesi d i una violazione della neutralità d i detto Paese.


I

4O

L'ESERCITO ITALIANO ALL1\ VIGILIA DEUA 2" CIJJ::RRA MOI'DJALE

risolto. Lo sbarramento Taf,riura (Tripoli)- Azizia- Garian, appoggiato da un lato al mare e dall'altro ai rilievi di Garian, doveva essere realizzato per opporre una seconda resistenza a forze nemiche che fossero riuscite a sfondare l'organizzazione di frontiera; soltanto che non si poteva parlare di «completare>> : era ancora da cominciare. Invece la situazione dell'Impero fu messa in evidenza con chiarezza, anche se inizialmente legata alla divisata offensiva : <<L'offensiva nell'Impero, che, a parer mio, deve essere, nella sua ampiezza, subordinata allo stato reale della pacificazione interna, richiede di urgenza la messa in efficienza di tutte le forze armate dell'Impero. Voi, Duce, siete perfettamente al corrente delle gravi deficienze esistenti in A.O.I.. Bisogna subito correre a i ripari in modo da dar coesione a quelle forze armate, m igliorandone l' inquadramento, l'armamento, le scorte. Occorre creare un comando truppe che assu ma direttamente la prcpara:>.ione delle forze e riveda i piani gi~t elaborati dall 'attua le Stato Maggiore dd Viceré >>.

In sostanza: c'era da mettere ordine, da esser poco precipitosi nel lanciarsi in offensive, però non si può dire che trapelassero preoccupazioni per le sorti dell'Impero. Sul piano generale, non una sillaba sui vincoli di tempo c di possibilità che la preparazione delle forze armate al 40 °~ cd il sicuro notevole ritardo della loro messa a punto necessariamente ponevano a nostre iniziative; problema ovviamente superfluo qualora fosse stata l'Ital ia ad essere aggredita, giacché in questo caso l'un ica cosa da fare sarebbe stata difendersi come meglio si poteva, ma, altrettanto ovvi ame nte, da affrontare con chiarezza di idee e d i espressione nel caso di voluto intervento. Badoglio chiuse la lettera comunicando che tre giorni dopo avrebbe con vocato i Capi di Stato Maggiore delle tre forze armate per esaminare i vari argomenti. L a riunione si svolse il 9 aprile al Consiglio Nazionale delle Ricerche, presente anche Soddu, ed è difficile affermare che sia stata condotta dal Capo di S.M. Generale secondo una precisa linea di opposizione alla guerra in cui Mussolini aveva intenzione di entrare. Nessuno sapeva che quel giorno aveva inizio l'invasione della Danimarca e della Norvegia ; la spettacolosa travolgente offensiva tedesca in Francia era ancora da venire. Se a fine maggio l'enorme maggioranza poteva essere scusata, dato il bagliore delle vittorie tedesche, nel ritenere la guerra pressoché finita, il 9 aprile questa attenuante non c'era ed in sua vece sussistevano in tutti molti dubbi . Eppure nella seduta regnò la supina accettazione della volontà di Mussolini


IL

l'ROBLE~IA

STRATEGICO

e la rassegnata impotenza di fronte ad una situazione di fatto. Il Capo di S.M. Gen erale, il Sottosegretario alla G uerra, i tre Capi di S.M . erano le più alte cariche militari. Si trovavano riuniti per studiare l'applicabilità di un piano strategico concreto provocato dalla decisione di una sola persona di entrare nel conflitto, sia pure a determinate condizioni di ipotetica sicurezza. Conoscevano la generica impreparazione delle forze armate e del Paese. Erano dunque in grado di di re NO, specialmente sapendo che nessun altro nell'altissima diri genza statale avrebbe avuto l'animo di opporsi o di manifestare l'aperto dissenso presentando le dimissioni. Non lo fecero - essenzialmente per un errato senso di disciplina c del dovere, tutt'altro che infrequente anche in altri tempi cd in altre latitudini - e fu male (ro). Gli argomenti toccati furono la decisione di Mussolini ed il piano di guerra da lui indicato. La prima non venne discussa. Badoglio tenne anzi ad avallarla con la sua autorità cd il suo prestigio. In merito all'entrata nel confli tto : '< Una cosa da esse Ile direttive ·1 appare in modo inequivocabile: l'assoluta volontà del Duce di i1ltert'ettire nella direzione e nel momento che egli sceglierà» . Circa i contatti con i Tedeschi : l< Egli det'e esser lasciato del tutto libero di poter scegliere momento e direzione de/nostro intervento ». Sulle previsioni di carattere bellico: (( Il Duce è stctto 1·eso edotto perfettamente cù·ca il grado della preparazione nostra, l'entità delle forze at1versa1·ie e le possibilità di queste. Di certo 110n t'i è che una cosa: che il Duce t'UOI riservare a sé la facoltà di decidere quando e dove l'Italia interverrà )) . Di fronte a perplessità e dubbi : « Nella sua alta competenza e sensibilitcì (. .. ) egli saprà decidere a momento opportuno ». Sul p iano strategico qualche obiez ione affiorò, ma non in modo tanto energico da indurre Badoglio ad una presa di posizione. Esso, comunq ue, venne esaminato punto per punto :

a.

OPERATivo. L 'atteggiamento difensivo ovunque, salvo il collasso di questo o quell 'avversario, fu immediatamente sot· tolineato. Tutti si mostrarono d'accordo. Ness uno prospettò l'opportunità e la possibilità, sia pure con qualche scadenza di tempo, di preparare almeno un'offensiva. 11 divieto espresso da Badoglio di prendere in con sideraz ione ipotesi offensive <l ueanche in termini t•aghi » fu accettato senza discutere. Certo su tale orientamento mentale influì l'impostazione del P .R. 12, basato sull'ipotesi di uno ( 1o)

11'\" DIRIZZO

Verbale della seduta allcgaco

22.


L'EsERCITO ITt\Llt\~0 ALLA VICILIA DELLA 2 • C UERRA MONDI ALE

142

scontro fra Italia e Germania contro Francia e Gran Bretagna, con la prospettiva di dover fronteggiare Jugoslavia, Grecia e Turchia ostili dopo una posizione iniziale incerta (n). Gli altri Stati erano supposti neutrali, ma l'Ungheria di una neutralità favorevole, se non proprio alleata. Questo quadro politico- militare implicava cinque teatri di operazione: alpino (scomposto in uno scacchiere occidentale ed in uno orientale), del Mediterraneo, dell'Albania, dell 'Africa settentrionale, dell'Africa orientale. Orbene, le direttive generali disponevano la difensiva strategica almeno in un primo tempo, salvo qualche azione locale, e tutta l'attenzione era concentrata sulle frontiere alpine, specialmente sullo scacchiere occidentale, comunque perfino la certezza di un buon esito della difensiva sembrò messa in dubbio. All'incitazione di Badoglio di continuare accanitamente a lavorare per raddoppiare e triplicare i sistemi difensivi laddove necessari, il colloquio si fece scoraggiante: « Graziani. P iù che gli operai manca il ferro. Si fa quel che è possibile. Noi abbiamo fano un programma totalitario che si dovrj raggiungere quando si potrj; anche eventualmeme ad emergenza finita . Intanto facciamo quello che possiamo dove è più necessario, nei punti più pericolosi. Il problema del cemento è stato risolto req uisendo tutto quello d ispon ibile. Ma per il ferro non si può dire altretta nto. Le ventitremila tonnellate assegnate da Cogefag non sono sufficienti. A maggio si potrà ottenerne 2.000 di più. Ricorriamo già ad ogni sorta di ripieghi nelle installazioni per sostituire il ferro con il legno o pietra.

JJadoglio. Tutta la nostra preparazione è i n difcrro. Siamo appena al 40% c in qualche sctro re ancor più arretrati. H o proposto al Duce d i limitare la chiamata a 8oo.ooo uomini per risparmiare serie eli vestiario c lasciare 200.000 contadini all'agricoltura. Egli prenderà le determinazioni che crederà. Soddu. Noi avremo r.ooo.ooo di serie di vestiario al I 0 luglio. Dovendo mobilitare non ne avremo disponibili più di un mi lione e mezzo. Graz iani. Saran no chiamate al

1"

maggio a nche altre aliquote.

Soddu . Si arri verà a I.ooo.ooo uomini. Il Duce vuoi fa r costituire battaglioni e le terze batterie.

terzi

Graziani. Si potrebbero mandare in congedo i richiamati ri vcdibili di classi anziane i quali rappresenta no una zavorra inutile e, sotto il punto di vista della disciplina, dannosa. Soddu. Si tratta di 6o.ooo -70.000 uomini. H o già detto di largheggiare nelle eliminazioni per difetti fisici. Potremo mandarli via dopo tre mesi » .

(rr) L'ipotesi di una Jugoslavia ostile sin dall'inizio era studiata nel P.R.

12

bis.


IL

PROBLEMA STRATEGICO

143

b. FRONTE FRANCESE. Graziani mostrò subito incertezze nei confronti di un'operazione verso la Francia, pur tenendo conto di eventuali circostanze eccezionali: « Noi ci riferiamo al caso di dover agire in profond ità. Vi sono rso km da percorrere (...). Vi sono fortificazioni da superare ( ...). N on dobbiamo illuderci sulle nostre possibilità in fano di mezzi di fuoco e precisamente di artiglierie. Il primo progresso al riguardo lo realizzeremo nel 1942. A fìne 1940 se avremo 300 carri armati sarà molto e non avremo alcun miglioramento nelle artiglierie. Anche prendendo la via più fac ile, come quella del San Bernardo (esiste al riguardo uno studio del generale Saletta), avremo a che fare con poderose fortificazioni di sbarramento nella valle dell'Isère. Con nostri mezzi si può fare poco anche in caso di collasso francese'' ·

Da un lato si può osservare che in luogo di tali eccezioni generiche poteva esser già anticipato un giudizio di fattibilità, dati gli studi compiuti dal Comando del Corpo di Stato Maggiore, dall'altro appare strano che né Badoglio abbia indicato, né Graziani abbia richiesto un obiettivo concreto, il principale elemento che potesse consentire un sicuro confronto fra compito e mezzi a disposizione. Graziani concluse, dunque, che sì poteva fare << poco >' e Badoglio replicò: « Questo lo vedremo a momento opportuno >>.

c. FRONTE JUGOSLAVO. L'esame fu ancor più superficiale. Giustamente Badoglio fece notare la scarsa plausibilità di un pericolo da oriente guando la Francia, che doveva affrontare il grosso dell'esercito tedesco, non poteva sicuramente essere in condizioni di esercitare uno sforzo massiccio verso la pianura padana, facendo così cadere l'ipotesi dì un doppio contemporaneo impegno sugli opposti scacchieri. Ma anche in questo caso nessun obiettivo. Solo l'eventualità di un collasso.

d. TEATRO DELL'AFRICA ORIENTALE. Badoglio ne parlÒ in termini poco ottimistici: da informazioni ricevute sembrava certo che gli alleati si stessero dando da fare per crearci imbarazzi e con lo Scioa, l' Amhara ed altri territori settentrionali in subbuglio c'era da ritenere le forze in loco appena sufficienti per tenere a posto l'Impero. Graziani intervenne per ribadire la assai poco rosea situ azione. L'Amhara era in rivolta, il Goggìam fuori del nostro controllo, i capi ribelli si battevano fra di loro senza che il Governo di Addis Abeba potesse intervenire, esattamente cotne era accaduto al Negus. Nello Scioa le bande di Abebé Aregai, rifornite di armi


I

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L'ESERCITO ITAUAKO ALLA VIG I LIA DELLA 2" GUERRA MONDI ALE

da Gibuti e rinforzate da ascari disertori, rendevano precaria la sicurezza del cuore dell'Impero. Il conflitto avrebbe certamente fatto divampare le fiamme della rivolta. Inoltre occorreva rivedere l'organizzazione di comando per eliminare gli inconvenienti derivanti daIl' attuale articolazione. Erano tutte verità e anche Mussolini le conosceva, perché la posizione dell'Impero in caso di guerra non veniva posta sul tappeto per la prima volta. Nel settembre 1939, infatti, il Comando del Corpo di Stato Maggiore aveva trasmesso ad Addis Abeba le « Direttive per la difesa z':n A. O.1. >> e le « Direttive per le operazioni offensive in A.O.l . >> entrambe condivise da Badoglio in linea di massima, con riserva di approvazione definitiva dopo l'esame dei conseguenti progetti. Scopo fondamentale delle misure difensive era « mantenere l'integrità del territorio anche nella situazione di completo isolamento dalla madrepatria >> . L 'importanza strategica dell'Impero, per la minaccia che esso rappresentava alle linee di comunicazioni del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano e verso le colonie finitime, era considerata tale da far supporre che l'avversario avrebbe cercato eli compromettere ed eliminare il nostro dominio, sia fom entando la rivolta interna sia agendo con azioni militari presumibilmente attuate : dalle due Somalie verso Harrar e dal Sudan nord - orientale verso l'Eritrea e l' Amhara. Meno pericolose e meno probabili erano reputate azioni dal Sudan meridionale e dal Kenia verso il Gimma e la Somalia. In un secondo tempo, vale a dire ad afflusso avvenuto di rinforzi del Commonwealth, potevano aver luogo operazioni tendenti alla conquista dell'Impero. Queste le ipotesi. Pertanto, primo e specifico compito era lo stroncare sul nascere la rivolta interna ed il garantire la sicurezza delle frontiere. Le forze erano quelle esistenti e mobilitabili in posto. Le operazioni offensive sarebbero state subordinate alla situazione del momento ed alle tr uppe disponibili a tempo debito; in ogn i caso Badoglio si riservava l'emanazione degli ordini esecutivi. Esse concernevano essenzialmente l'occupazione di Gibuti e del Somaliland. Era altresì prevista una penetrazione nel Sudan per raggiungere la linea Porto Sudan- Atbara e tagliare in ta l modo, fra il Mar Rosso ed il Nilo, le comun icazioni britanniche in senso meridiano lungo il fiume, però guesto disegno, di un certo peso per il concorso indiretto che avrebbe offerto ad operazioni in Libia, era da considerarsi del tutto eventuale, tanto che le direttive tennero a precisare il suo carattere puramente orientativo e furono rinnovate alla fine del 1939 da Badoglio : ogni progetto relativo ad azioni offensive aveva valore di studio e di orientamento, perché il compito del Governo


IL

PROBLEMA STRATEGICO

Generale era assolutamente difensivo; solo in circostanze specialissime si sarebbe potuto pensare ad iniziative partenti dall'Impero (12).

e. TEATRO DELL'AFRICA SETTENTRIONALE. Fu Graziani ad aprire il discorso sulla Libia. Sul fronte tunisino c'era un contrasto di opinioni a proposito della linea T ripoli- Azizia- Garian: era stata individuata come una posizione arretrata di buone possibil ità difensive dal comandante della 5" armata (gen. Gariboldi), il quale, considerata l'entità delle opere necessarie, aveva proposto un'attuazione graduale dei lavori, ma il capo di S.M. del Comando Superiore (gen. Tellera) appariva di avviso contrario all'accettazione del programma. Balbo, dal canto suo, condivideva l'apprezzamento positivo sulla linea in argomento per quanto non nella misura caldeggiata dal gen. Gariboldi; anche Graziani gliene aveva parlato, ma 11 progetto « era stato messo a dormire>>. Si trattava di sollecitarne l'esecuzione e, del resto, lo stesso Badoglio aveva trovato Musso lini consenziente. Sul fronte egiziano le cose erano più complesse. Benché il Comando del Corpo di Stato Maggiore avesse respinto le insistenti proposte di Balbo per un'offensiva verso il ilo, giudicandola impossibile con i mezzi a disposizione, e Badoglio avesse dichiarato che pensare ad un'azione del genere quando le forze erano inferiori a quelle dell'avversario era lavoro « teorico e inutile>> (riunione del 18 novembre), Balbo non aveva affatto r inunciato alle sue speranze. Graziani lo ricordò e la discussione si soffermò sullo scacchiere orientale : (( Gt·az iani. (. . .) Bisogna tener conto dell'esercito eli vVeygand. Ho fatto fare uno studio per vedere quanto tempo occorrerebbe al Weygancl per attestare la sua m assa alla frontiera cirenaica. Ciò potrebbe avvenire in dieci- quindici giorni. Il vero pericolo per la Libia è l'esercito di Weygand . Badoglio. Questa massa, il cui comandante ha una precisione di idee magnifica, ha una grande libertà d'azione e tiene in soggezione Turchia, Grecia e noi. E tutci ricordate quel promemoria, sia pure falsificato, nel quale si attribuisce .a Weygand l'intenzione di dare una stretta alla Libia, contemporaneamente da est e da ovest. Se si calcolano le forze inglesi in Egitto (escluse le truppe egiziane malfide e poltrone) e si aggiungono •so 2oo.ooo uomini, sempre in aumento, di \;\/eygand, si ottiene una tale massa che il pensare soltanto ad una nostra offensiva da quella parte è semplicemente ingenuo. Graziani. Noi prevediamo tutto questo e non consideriamo il caso di un 'iniziativa franco - inglese. Questo caso sarebbe da escludere.

(12) F. 5057 data 27 dicembre 1939 del Capo d i S.M. Generale. ro. - Mont.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA PELLA 2a GUERRA MONDIALE

Badoglio. lo non lo escludo. Graziani. E. per questo che il Duce ha detto che non dorme per la Libia » ( 13).

Poiché il ragionamento era incentrato sull 'entità delle forze nemiche, vale la pena di esami nare meglio la questione. All'inizio del 1940, secondo le informazioni dello stesso War Office c tenendo a base del computo i «Comandi>> di grande unità, in Egitto si trovavano una divisione corazzata, la 6" divisione di fanteria e la 4" divisione indiana per complessivi 20 battaglioni (di cui quattro indiani), tre reggimenti di cavalleria e due battaglioni carri, cui doveva aggiungersi nel corso dell'anno un'altra divisione di fanteria. Si potevano calcolare, dunque, una divisione corazzata e tre di fanteria. In realtà, all'epoca, esistevano la 7" D.cor. non completa ma a buon livello e la 4"' indiana al 30% dell'organico. L'indicazione del Comando 6" D.f. e di 14 battaglioni britannici giustificava la supposizione dell'esistenza di una divisione a pieno organico, tanto più che era stata individuata la 14" brigata di fanter.ia. Invece i battaglioni non erano ancora indivisionati e la 6" D.f., di cui prese il comando il gen. O'Connor, si formò soltanto 1'8 briugno (14). Comunque il calcolo globale delle truppe pari a quattro divisioni era corretto. Quanto alle forze, compresi i servizi si potevano supporre presenti circa 40.000 uomini o poco più (come in effetti era). In Palestina, cioè a relativa portata di mano, era dislocata 1'8• divisione di fanteria, ma l'indicata presenza di due reggimenti di cavalleria e di 17 battaglioni di fanteria autorizzava a considerare disponibili due divisioni, pari a circa 2o.ooo uomini o poco più (cifra, anche questa, giusta); inoltre erano di prossimo arrivo la 1" divisione di cavalleria cd un'altra divisione di fanteria (australiana)". Fin qui, perciò, almeno per qualche mese non potevano sussistere grosse preoccupazioni. Dell'armata Weygand già sappiamo che nella tarda primavera del 1940 raggiungeva i so.ooo uomini. E' inspiegabile come a Roma (13) Il giudizio complessivamente negativo sull'organizzazione difensiva della Libia era condiviso a nche da von Rintelen che ne scrisse a Berlino: «Sufficienti fortifica zioni ne aveva soltanto la base nrwale di Tobruk. Quelle al confine egiziano erano decisamente antiquate e sufficienti solo contro nativi. La costruzione di nuove opet·e fortificate a ovest di Tripoli si trovava nello stadio iniziale. La Colonia no11 aveva carri, 110n difesa anticarro, non sufficienti autoveicoli, non scorte di carburante>> (ENNO VOI' RJKTELEK, Mussolini, l'alleato, Corso, Roma, 1952, pag. 8o- 8r). (r4) I.S.O. PLAYFAIR, op. citata, pag. 97·


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PROBl.E~IA

STRATEG I CO

ed a Ber.lino essa sia stata così sopravvalutata. Badoglio accennò a rso- 2oo.ooo uomini «sempre in aumento)), e Graziani aggiunse che in dieci- quindici giorni si sarebbero potuti attestare al confine della Cirenaica. Effettivamente, il Comando del Corpo di Stato Maggiore aveva fatto un calcolo teorico delle possibilità di trasporto, concludendo che le grandi unità francesi da trasferire dalla Siria potevano giungere nella zona di Alessandria a partire dal sesto giorno di movimento, in ragione di una divisione al giorno per via ordinaria ed una divisione ogni tre giorni per ferrovia. Quindi al sesto giorno dall'inizio dello spostamento sarebbero state radunate in Egitto due divisioni, al nono sei divisioni, al dodicesimo dieà divi-. sioni. Le difficoltà di passaggio sul canale di Suez avrebbero però apportato un qualche prolungamento nei tempi. Via mare, impiegando motonavi veloci tipo la nostra Neptunia (velocità media r8- 20 nodi), la traversata Beyrut - Porto Said era effettuabile in 12 - 13 ore e quella Beirut- Alessandria in 16- 18 ore ( rs). Il quadro indubbiamente era tale da generare grosse preoccupazioni, ma proprio per questo valeva la pena di acquisire dati sicuri o quanto meno attendibili sulla temuta armata di Weygand. Fosse, comunque, esatto o errato l'apprezzamento della situazione nemica, non affiorò in alcun modo l'opportunità di modificare il presunto rapporto di forze o di reagire con una manovra per linee interne. Rimasero validi il P.R. 12 (impostato a fine 1937) ed il pensiero di Mussolini (e di Badoglio): difensiva a oltranza.

f. MARINA ED AERONAUTICA. I Capi di S.M. delle due forze annate erano stati ad ascoltare. Quando parlarono dissero poco, ma quel poco fu sufficientemente pessimista. Cavagnari: « Una flotta si metterà a Gibilten·a e un'altra a Suez e noi asfissieremo nel Mediterraneo ,, e « Per quanto si 1·iferisce alla Marina, la situazione oggi è peggi01·e di quella che avevamo il T0 settembre 1939· Allora le forze franco- inglesi erano largamente dislocate in Atlantico. Oggi, non essendovi più navi tedesche in navigazione, esse tomano in Mediterraneo >l. Se però la Graf von Spee si era autoaffondata il I7 dicembre 1939, l'Admù·al Scheer e la Deutschland erano ancora in corsa. Inoltre, se ai primi di aprile del 1940 la flotta italiana aveva solo due corazzate tipo Cavour rimodernate, armate con (15) Ironia delle cose: si ricorderà che a metà marzo Weygand aveva ricevuto da Gamelin diretti ve molto precise sulla condotta della guerra in Balcania rtel!a primavera del 1940.


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cannoni da 320 - contro tre vecchie corazzate tipo Bretagne con pezzi da 340 e due moderni incrociatori da battaglia tipo Dunquerque francesi e neanche una nave da battaglia inglese - a breve scadenza avrebbe ricevuto le due moderne e potentissime Vittorio Veneto e L ittorio (maggio) e le rimodernate Duilio e Doria (luglioagosto) ( r6) contro, presumibì lmente, forze fra ncesi più o meno invariate e forze britanniche di entità difficile da stimare - a causa dell'incognita Giappone - ma da ritenere almeno pari a quelle della fine 1938 (dopo l'Anschluss), cioè tre navi da battaglia ed una portaerei. In sostan za, una situazione difficile, sì, però, considerando diversi aspetti tecnici, non disastrosa, specie potendo contare sui sommergibili. Quanto alla R. Aeronautica, il gen. Pricolo commentò: « Mi sembra che ci si faccia troppe illusioni su offensive aeronavali. Le possibilità di queste sono pochissime >> e dichiarò la disponibilità di 2.300 apparecchi al 1" agosto, dato di per sé poco significativo se non messo a confronto con il nemico da affrontare nei diversi scacchieri. Infatti precisò : « Ma quello che è grave, è dover fare uno schieramento operativo senza un orientamento preciso. Se, ad esempio, si tratta di agire non solo contro Ja Francia, ma anche comro la Jugoslavia, occorre una massa anche alla frontiera orientale >> (17).

(•6) In realtà la Duilio entrò in squadra a T aranto il 15 luglio e la Doria il 26 ottobre. (17) Per la verità, anche se un orientamento precÌJo non venne impartito, da Mussolini provenivano indirizzi separati che potevano costituire valido spunto per richieste esplicite di chiarezza strategica. Il 10 sera, P ricolo fu convocato da Mussolini che gli impartì disposizioni verbali, messe p<;r scritto il giorno seguente, circa l'incremento delle forze aeree in Libia. Pricolo rispose immediatamente assicurando non soltanto la attuazione dei provvedimenti esecutivi (entro maggio sarebbero stati in Libia d ue stormi da bombardamento moderni, uno da caccia ed u no d'assalto) ma altresì il pieno raggiung imento del livello di forza indicato dal P .R . 12 al momento della mobilitazione, il che puntualmente avvenne. Nella sua risposta Pricolo chiarì : « Con le p1·eviste assegnazioni gli aeroporti armati della Libia sono già ampiamente satumti e non consentono ulteriori possibilità di ricovero, t·agion per cui, anche per questo motivo, non conve1n~bbe, se non per contingenti necessitù, assegnat·e in Libia altri appar·ecchi che, tenuti all'aperto, .rubirebbe1'0 un 1·apido deterioramento>> (f. r89 data ro aprile 1940 del Ministero Aeronautica, Gabinetto). P iù che la pronta adesione agli intendimenti di Mussolini, che dopotutto rientravano nell 'ambito del piano d i schieramento in Libia, è da rilevare il riferimento alla saturazione degli aeroporti armati, quasi questo e non la reale necessità di aerei fosse l'aspetto da tener presente.


IL I'ROBLloMA

STRATEGICO

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La conclusione di Badoglio fu la seguente: « Questa è uua conseguenza della singolare situazione nella quale ci troviamo», quindi aggiunse : <<Per ora studiate. Riferite poi le vostre possibilità >> . C'è da chiedersi il significato pratico da attribuire ad una simile riunione. Il disegno strategico coincideva con l'ipotesi generale del P.R. 12 . Le misure conseguenti erano quelle già studiate dal P.R. 12, come Badoglio del resto aveva comunicato a Mussolini. La situazione dci lavori e delle truppe era periodicamente aggiornata e quindi nota a tutti. L'unica novità, anzi le uniche novità erano: la conclamata intenzione del Duce di entrare in guerra quando lui stesso lo avesse deciso (e, come si è visto, nessuno gli contestò simile diritto) e l 'assoluto disimpegno con i Tedeschi (e nessuno contestò l'illogicità di una guerra parallela. intesa alla lettera, dopo le esperienze della prima guerra mondiale). Emerse solo la preoccupazione che neanche la difensiva potesse tenere (ma nessuno fece obiezioni all a volontà di Mussolini di entrare egualmente in guerra). L'n aprile Badoglio trasmise il verbale della riunione a Mussolini con una lettera di accompagnamento stranamente attenuante, contro ogni aspettativa, le difficoltà prospettate (18). Per la Libia si limitò a dire che in tutti c'era << una viva preoccupazione >>; per l'Impero, che il compito di quelle truppe sarebbe stato ben duro, « ad ogni modo gli studi per eventuali opet·azioni sia tlerso Gibuti, sia verso Cassala. sono fatti >>; per il fronte occidentale, che esistevano « fondate preoccupazioni del Capo di S.M. dell'Esercito per mancanza di artiglierie adeguate e. nel caso di un'azione coutemporanea alla fronte orientale. per difetto di forze >> ; per operazion i offensive aeronavali parlò di <( incertezze >> dei Capi di S.M. « sull' efficacia)) di az ioni del genere. La chiusa fu in sintonia con q uanto precedeva : « Così completato il quadro, non si può che concludere che il nostro intervento non può essere redditizio se non quando una poderosa azione tedesca che, per ora, non si può prevedere se a vverrà in settore terrestre oppure in settore marittimo, abbia realmente prostrato a tal punto le forze avversarie da giustificare ogni audacia. Tale decisione, ~ evidente, è riservata a Voi, Duce; a noi spetta di eseguire gli ordini Vostri ».

Si ribadiva il concetto: le forze annate italiane, anche se non a punto, sarebbero scese in campo all'indiscusso cd unilaterale (r8) F. 5298 data

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r aprile 1940 del Capo dì S.M. Generale - allegato 23.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2"' GUERRA MOl'<'DIALE

ordine di Mussolini. Vero si è che due personaggi si espressero con ben altro vigore. Tre giorni dopo l'ammiraglio Cavagnari presentò a Mussolini una memoria di commento alle direttive strategiche illustrate da Badoglio, nella quale m ise apertamente in dubbio la possibilità di iniziative navali giacché l'entrata in guerra dell'Italia, a conflitto già così avanzato, avrebbe trovato gli avversari pronti e noi nelle condizioni di non poter sfruttare la loro crisi di apprestamento, non solo ma avrebbe consentito l'inverso. E aggiunse: « Con la scomparsa Jella necessità di transito da Ovest a Est, in Mediterraneo, per gli Alleati, il nostro dispositivo del Canale di Sicilia, finora definito perno della nostra manovra strategica nella guerra marittima, viene a perdere, in buona parte, del suo scopo e della sua efficacia. Se gli Alleati si pongono, con le loro for ze navali principali, entro le basi agli estremi del Mediterraneo, in attesa del nostro esaurimento, difficile sarebbe realizzare una condotta di guerra decisamente offensiva con le nostre Squadre di superficie. Anche la guerra dei sommergibili potrebbe avere, in Mediterraneo, scarsi risultati, ta nto più perché il traffico mercantile sarebbe totalmente inesistente >> ( 19).

Se poi gli alleati avessero deciso di adottare una linea di condotta aggressiva per neutralizzare rapidamente l'Italia, saremmo stati subito costretti alla difensiva e, anche considerando uno scontro con ingenti perdite da ambo le parti, gli alleati sarebbero risultati in vantaggio per le assai p iù ampie possibilità di riparare alle perdite. «Mancando quindi la possib il it~a continuava Cavagnari - di conseguire obiettivi strategici importanti o la sconfitta delle forze navali avversarie, non sembra giustificata l'entrata in guerra di J10Stra iniziativa, con la prospettiva di doverci mantenere sulla difensiva anche in mare>>,

e chiudeva con un tetro monito: « Alle trattatit'e di pace l'Italia potrebbe giungere non soltanto senza pegni territoriali, ma anche senza flotta e forse senza Aeronautica ». Stupisce molto l'assoluto silenzio sul problema di Malta. Malta e Biserta erano ritenute dalla R. Marina le maggiori fonti di preoccupazione per i nostri convogli, al punto di stimar le in grado - qualora le forze ivi di base fossero state convenientemente potenziate di rendere inattuabile un programma di jnvii in Africa settentrionale. In un studio (documento Zero), redatto in proposito, lo Stato Maggiore della R. Marina era giunto alla conclusione che il pos(19) Promemoria s.n. data 14 aprile 1940 del Capo di S.M.M. - allegato 24.


IL PROBLDIA

STRATEGICO

sesso di Malta avrebbe reso pressoché sicura l'alimentazione di truppe in Libia ed avrebbe facilitato la soluzione del problema mediterraneo. Riconosceva che il mantenere Malta c Biserta sotto costante e dosata offesa aerea con un adeguato disposi.tivo di intercettazione nel canale di Sicilia poteva essere sufficiente a conservare al centro del Mediterraneo la rarefazionc di forze aeree e navali richjcsta per l'esecuzione dei trasporti con l'A.S., ma « solo l'occupazione di detta base rMalta] che non der;e essere considerata impossibile, risolverebbe totalmente il problema». In un altro progetto (D.G. IO/ A. 2) del dicembre 1938, relativo al trasporto di un corpo di spedizione in Africa, la prima ipotesi considerata partiva dal presupposto che « Malta è caduta in nostro potere>> (20) e, citando un disegno operativo contro il canale di Suez, sì precisava che occorreva vedere << l'occupazione di Malta come indispensabile premessa a qualunque nost-ra operazione in grande stile in A .S. >> . Inoltre, in un ulteriore studio compi lato nella primavera del 1940 (2r), l'impresa di Malta era giudicata realizzabile, essendo possibile ottenere un temporaneo locale domiruo del mare, anche se con molte riserve (effetto di una sensibile sopravvalutazionc della capacità difensiva del l'isola) e, naturalmente, sempre che fosse tentata nei primissin1i giorni delle ostilità. E' bene dire che l 'opiruone ufficiale della R. Marina non era favorevole ad un tentativo di sbarco, tuttavia questo non sembra giustificare il silenzio, specialmente durante l'esame del problema libico : rifornimenti c velleità di Balbo. Il secondo personaggio che parlò chiaro fu il Duca d'Aosta. Venuto a Roma, il 6 aprile si era incontrato con Teruzzi, Ministro per l'Africa Italiana, e Soddu alla presenza di Mussolini ed aveva formulato le richieste necessarie per fronteggiare le esigenze più pressanti, fra cui l'assegnazione dei fondi (900 milioni) già concessi, sulla carta, da tempo (22). Quindi, il 13, ebbe un lungo colloquio con Badoglio circa le concrete possibilità operati ve dell'Impero ed in quella sede espresse la maturata convinzione dell'impossibilità e dell'inopportunità di lanciarsi in avventure offensive con (2o) SMM - UFF. STORico, Operazione C 3: Malta, Roma, 1965, app. T. (21) Ibidem - app. II. Si ignora se lo studio sia stato effettuato prima o dopo la lenera del 14 aprile di Cavagnari, ma la cosa è di secondaria importanza, perché il lavoro non poteva non riflettere opinioni correnti nell'ambito dello Stato Maggiore della R. Marina. (22) L 'assegnazione fu determinata il r8 aprile. I materiali che era stato deciso di inviare in A.O. rimasero giacenti a Napoli per il sopraggiunto stato di guerra e poi utilizzati in patria o mandati in Libia.


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i mezzi a disposizione. Badoglio sentì l'inquietudine montante e scrisse nuovamente a Mussolini, esponendo senza veli gli argomenti sviluppati dal Duca d'Aosta e modificando, anche se solo in parte, il tono della precedente lettera dell'n: 11 Con ciò si deve concludere - egli disse - che, dato lo stato della nostra preparazione militare, qualora fosse deciso rintervento, saremmo obbligati alla difensiva su tutti i settori terrestri. Si può contare, in mare, su di un'azione di sommergibili c velivoli. Ma il danno che si può produrre sugli avversari sarebbe ben poca cosa rispetto a quello da noi subito con l'interruzione di ogni rifornimento marittimo. Questa l: la situazione nella quale siamo stati posti dall'intervento in g uerra della Germania tre anni prima del fissato. :'-ìon ci resta, quindi, che continuare come meglio possiamo la nostra preparazione militare ed attendere che avvenga l' urto decisivo fra i contcndenri, per poter intervenire quando lo stato di prostrazione degli avversari ci dia speranza di successo. E ' questa una linea di condotta sommamen te delicata. Ma, Voi, Duce, avete, con mano tanto ferma, guidato le sorti della PaLria in altre circo~tanze altrettanto difficili c così farete nell 'attuale tragica s ituazione>> (23).

A questo punto si sarebbe indotti a pensare che Mussolini ritenesse necessario un colloquio estremamente franco con tutti i capi militari , nonché con i responsabili dei settori finanziario ed economico del Paese, invece la fu lminea invasione tedesca della Danimarca e della Norvegia e l'incapacità e l'impotenza dimostrate dalla Gran Bretagna nei suoi mari avevano evidentemente rinforzato i suoi impulsi interventisti. L'r r aprile rispose al messaggio di Hitler che gli dava notizia dell'impresa : u ( . . .) Vi confermo che da domani 12 la flotta italiana sarà al completo sul piede di guerra, mentre sto accelerando i " tem pi " per le altre forze armate l> (24).

anche se il 21 aprile confidò a Ciano che « fino alla seconda metà di agosto non è certamente il caso di parfare di guerra >J, data che però il giorno dopo spostò alla primavera del 1941 (25). Nella riunione del 9 aprile si era parlato dci rapporti con la Germania. Fu forse, per strano che possa sembrare, il leit motiv della seduta. Per consentire piena libertà di decisione a Mussolini occorreva l'assoluta indipendenza da Berlino: (23) F. 5306 data 13 aprile 1940 del Capo di S.M. Generale - allegato (24) D.D.I., Serie IX, vol. lV, doc. 37· (25) G. CrANO, op. citata, pag. 252.

25.


IL PROBLEMA

STRATEGICO

<< Bisogna perciò aveva detto Badoglio - fare la massima attenzione nei contatti con i Tedeschi: bisogna cioè che i contatti siano puramenrc di ordine informativo, senza impegnarci mai a fare gualche azione in comune, perché noi non dobbiamo vincolare menomamentc la decisione del Duce. Cosa impossibile se noi prendessimo qualche impegno anche minimo, data la natura invadente e prepotente dei Tedeschi » .

Il rifiuto di qualsiasi intesa si spinse sino a ricusare aiuti, salvo la cessione di alcune batterie contraeree: « Nessuna richiesta di mezzi e nessuno studio in comune di ipotesi operative>>. Di fronte alla situazione emersa nel corso della discussione, cioè di difficoltà - reali o presunte, non importa - esistenti perfino nell'auspicato caso di collasso nemico, a meno che proprio non fosse cc completo >l, sorge l'interrogativo di come si potesse pensare di realizzare un intervento tale da determinare la decisione in una guerra di quella fatta! E riesce difficile il non reputare conveniente - avendo irrevocabilmente stabilito di c< saltare il fosso » - mettere le carte in. tavola con la Germania per una strategia in comune. Ciò pur comprendendo la diffidenza nei confronti di un alleato come Hitler (26) e pur sapendo che il Fuhrcr avrebbe prima di tutto pensato al Reich (ma noi avremmo fatto altrettanto). L'esperienza storica ha abbondantemente dimostrato la difficoltà di conciliare, nelle coalizioni, gli in teressi politici e militari generali con quelli particolari, ciò nonostante, consapevoli delle nostre deficienze non tanto nello strumento bellico del momento quanto nella capacità industriale nazionale, dovevamo ricercare un'intesa. Ora, lo spunto per un accordo venne proprio da parte germanica, anche se interessato. l primi di aprile, i n seguito ali 'incontro al Brennero fra Hitler c Musso lini, il gen. von Rintelen fu chi amato a Berlino ed incaricato di presentare allo Stato Maggiore italiano proposte concrete di collaborazione militare. Ricn(26) Non bisogna dimenticare che il nostro addetto militare a Berlino veniva trattato esattamente come gli addetti dei Paesi neutrali ivi accreditati (MARIO RoArrA, Otto milioni di baionclle, Mondadori, Milano, 1946, pag. 88); che lo Stato Maggim·e della R. Marina era all'oscuro dci notevoli progressi tecnici compiuti dalla Kriegsmm·ine in merito all"ecogoniomctro ed alle doti di rapidità di immersione e di manovrabilitiì dei suoi sommergibili c perfino ignorava che sulle navi tedesche era già installato il radar (ANGELO }ACHI NO, Tramonto di una grande mm·ina, Mondadori, Milano, 1959, pag. 159): che, altresì, lo Stato Maggiore della R. Aeronautica non era al corrente dell'alto livello tecnologico raggiunto dalla Luftwaffe nelle apparecchiarure dei velivoli, cosa che fu conosciuta solo quando, nell'ottobre 1940, il corpo aereo italiano raggiunse i campi del Belgio per partecipare alle operazioni aeree contro l'Inghilterra (G. SANTORo, op. citata, pag. n6).


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CUF.RRA ~{ONO!ALE

trato in Italia, il ro aprile, come già sappiamo, consegnò un promemoria (27) con il quale il gen. Roatta era invitato a Berlino per una conferenza con Keitel, allo scopo di fissare le basi di un'intesa operativa i tal o- tedesca, e per una serie di colloqui in proposito con l'Oberkommando des Heeres . Si trattava di questo: <C Il Comando Supremo delle Forze Armate germaniche è dell'opinione che la guerra terrestre sar~ decisa in prim'ord ine a mezzo dell'annientamento delle forze armate terrestri anglo- francesi. Nel momento in cui il Duce sarà dell'opinione che il momento favorevole all'intervento italiano sia venuto, i procedimenti dell'azione italiana devono essere già fissati e preparati per dare alrazione l'effetto più rapido e decisivo possibile. All'intervento italiano si offrono le seguenti possibilità: a) sped izione di circa 20 a 30 divisioni nella Germania meridionale c, superata la li nea nemica dell'alLo Reno da parre delle truppe germaniche, impiego di questa massa sull'ala sinistra germanica. In seguito a tale operaz ione, avanzata attraverso i Vosgi in direzione dell 'altopia no di Langres. Q uesto impiego offrirebbe nello svolgimento delle azioni la possibilità eli d irigersi verso sud, aprendo così il fronte alp ino; b) offensiva italiana sul fronte delle Alp i; c) operazioni italiane in Africa. L'Alto Comando delle Forze Armate germaniche dà le magg10n possibilità di successo alla proposta a), pregando che il generale Roatta sia autorizzato di prendere posizione in materia alroccasione del suo soggiorno a Berlino ( ...) » (28).

Vediamo le singole alternative, cominciando da quella preferita dall'OKW. Il 2r marzo, cioè due giorni dopo il ritorno dal Brennero, Hitler aveva ordinato al gen. von Leeb, comandante del gruppo d'annate C fra la Mosella e la frontiera svizzera, di approntare un progetto di offensiva italo - tedesca partendo dall'alto Reno e in direzione del plateau de Langres (operazione Braun). Il 27 pomeriggio riunì alla Cancelleria i suoi principali collaboratori e, studiando la grande offensiva contro la Francia, osservò che, raggiunta la Somme, era opportuno continuare la penetrazione fino alla Senna, senza dirigersi su Parigi; peraltro, se i F rancesi avessero contrattaccato nei settori della 12" e 16" armata (cioè le armate sboccanti dal Lussemburgo), diventava necessario prendere la direzione del plateau de Langres e, in concomitanza con l'operazione Braun dall'alto Reno e con il concorso di forze italiane, era possibile (27) Promemoria data IO aprile 1940 - allegato 26. (28) Contemporaneamente da Berlino il gen. Marras riferì su un colloquio dello stesso tenore avuto alla sede dell'OK W.


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schiacciare il nemiCo nel nord- est della Francia. Perciò, nel lanciare la grande offensiva verso ovest occorreva avvisare l'Italia di prepararsi, avendo essa bisogno di quattordici giorni per mobilitare. In queste due settimane egli avrebbe valutato quali potessero essere le possibilità di conseguire un grande successo. In caso favorevole, l'Italia sarebbe entrata in campo. Poiché le accorrevano venti giorni per il trasporto delle sue unità in Germania, sei settimane dopo il giorno X, se tutto andava bene, l'operazione Braun poteva cominciare (29). Halder studiò a lungo i vari aspetti del piano. Fatti i conti, von Leeb doveva contare su 30 divisioni tedesche e 20 italiane. In linea di massima le forze italiane dovevano raggiungere la valle del Rodano per facilitare lo sbocco del gruppo d'armate Ovest dalle Alpi occidentali. La seconda ipotesi era il rovescio della prima, perciò a questa meno preferita sia perché forzare le difese alpine francesi era cosa più ardua del loro avvolgimento dall'alto Reno, sia, soprattutto, perché un'annata italiana in Germania avrebbe rappresentato un cospicuo apporto nell'affrontare il grosso dell'esercito francese. La terza ipotesi era appena accennata: chiaramente, non interessava. N on faceva distinzione se le eventuali operazioni in Africa fossero dirette verso la Tunisia o verso il Nilo o se rimanessero limitate allo scacchiere dell'Africa orientale: era questione che riguardava la sola Italia. In vista, dunque, di siffatta cooperazione, a Berlino era già stato preparato un piccolo Stato Maggiore interforze sotto la direzione del gen. von Stiilpnagel per studiare con i rappresentanti italiani tutte le questioni relative alle proposte fatte, e, in special modo, all'eventuale accoglimento dell'idea di un intervento sull'alto Reno. Venne anche soggiunto che sarebbe stato sommamente importante conoscere gli aiuti materiali che le forze armate italiane avrebbero avuto bisogno di ricevere « nell'ipotesi che l'intervento italiano sia deciso fra bretJC, entro l'anno '940 ». Graziani inoltrò il promemoria direttamente a Mussolini con una serie di osservazioni: « ( ...) li. Orbene l'offensiva libica è da scartare perché l'esercito italiano non d ispone delle unità e materiali ad esso indispensabili (essenzialmente carri armati, autoblindo ed artiglierie). Tali mezzi dovrebbero perciò essere germanici ed il loro preventivo trasporto in A.S. produrrebbe quasi certameme un conflitto anzitempo, d'iniziativa avversaria, che è conveniente evitare (sui trasporti a conflitto iniziato non è prudente contare).

(29) Diario del gen. Halder.


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L'ESERCITO ITALIA:-.10 ALLA VIG ILIA DELLA 2" CUIORRA MONDIALE

III. Le altre forme di offensiva potrebbero invece essere prese in esame. L"offensiva alpina si presenta notevolmente più difficile perché importa una battaglia di rottura e la successiva penetrazionc in una fascia montana profonda e dai numerosi arroccamenti. Ma è di più agevole preparazione c di fisionomia più spiccatamente italiana. Essa suppone: neutralità jugoslava assicurata (per poter disporre acl ovest di una sufficiente massa di manovra); d ispon ibilità, a momento opportuno, di artiglierie e di mezzi corazzati germanici. IV. L'offensiva all'ala sinistra germanica è assa i meno difficile (perché non si tratta di sfondare il fronte avversario, ma solo di sfruttare lo sfondamento ottenuto dai tedeschi), ma ha una fisionomia meno italiana della precedente ed è attuabile solo in secondo tempo (perché i trasporti non si potrebbero anuare - almeno completamente - prima che fosse delineato il nostro intervento). Detta offensiva suppone, come quella alpina, la neutralità jugoslava ed il completamento delle nostre truppe (da effettuarsi sul posto), con unità di artiglieria, carri, ecc. germaniche. Essa suppone inoltre che la situazione sia tale da vielan: all'avversario di agire offensivamente contro d i noi sulle Alpi (perché se tale offensiva fosse prevedibile, non ci sarebbe assolutamente possibile stornare forze a prof"itto di altri teatri operativi). V. Dato che le forze italiane destinate alla madrepatria continentale comprendono 49 divisioni, che la neutralità jugoslava permetterebbe di trarre daii"Aibania 3 divisioni (totale 52), e che sarebbe necessario di lasciare alla frontiera alpina francese cd a sua riserva - anche nella migliore delle ipotesi - una trentina di divisioni, sarebbero disponibili per il corpo di spediz ione in Germania una ventina di divisioni (nelle quali si dovrebbe comprendere !"Armata del Po). E' chiaro che in questo caso il nostro fron te alpino dovrebbe mante· nersi nella più assoluta dife nsiva e che potrebbe accingersi ad ava nzare solo quando le operazioni svolte sul teatro german ico inducessero le forze francesi delle Alpi a ripiegare (...) >>.

In definitiva, Graziani concluse affermando che non riteneva fosse il caso di prendere in considerazione i suggerimenti tedeschi ma caldeggiando, adesso, il concorso urgente del Reich fatto di mezzi, materie prime e macchinari per l'eventualità che, in previsione dell'intervento italiano a breve scadenza, gli allea i rompessero gli indugi cogliendoci in piena crisi (30). Bisogna riesaminare le tre ipotesi alla luce delle obiezioni di Graziani. L'invio di un 'armata in Germania evidentemente avrebbe imposto ovunque la più stretta difensiva, ma francame nte questo non sembra un grave inconveniente, dato il risultato risolutivo,

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(30) Promemoria data

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aprile 1940 - allegato 27.


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almeno con la Francia, che si sarebbe raggiunto. Anche affrontando qualche rischio ad est, in Albania ed in Africa, si sarebbe trattato di rischio calcolato. Il punto determinante sembra invece un altro: l'OKW aveva considerato venti giorni per il trasporto delle truppe italiane, il Comando del Corpo di Stato Maggiore invece preventivò assai di p iù (31). Non si è in grado di porre a confronto i due studi tecnici, ma davanti alla convinzione di una durata del movimento assai lunga sembra logico aver respinto la proposta, in quanto le prospettive operative non apparivano compensare l'immediato stato di guerra, con la conseguente interruzione di ogni approvvigionamento dall'estero via mare. Quanto al fronte occidentale, un'offensiva in grande stile non era mai r ientrata nei nostri piani né nelle nostre intenzioni, tanto che l'unico caso ipoti7.zato era lo sfruttamento dell'eventuale crollo francese. Restava l'Africa. L'accenno dell'OKW era stato interpretato come riferito esclusivamente alla Libia. Ammesso ciò, la possibilità di una offensiva venne scartata « perché l'esercito italiano non dispone delle unità e materiali ad essa indispe11sabi!i (essenzialmente carri armati, autoblindo e artiglierie ) ». Qui non si riesce a trovare una valida spiegazione al fatto che non una delle tre nostre divisioni corazzate, non una delle due divisioni motorizzate fossero in Africa settentrionale; che, pur non potendo Mussolini dormire per la Libia, ancora - a metà aprile r940 - le carenze per una guerra di rapido corso in quel teatro d'operazioni rimanessero quali erano nel 1937 (nemmeno un tipo di automezzo in grado di muovere agevolmente nel deserto!); per converso che, pur temendo una reazione alleata immediata al trasporto oltremare di unità corazzate tedesche, si chiedessero alla Germania carri armati e autoblindo proprio per la Libia. Badoglio ricevette copia del promemoria di Graziani e volle aggiungere il suo parere - cogliendo l'occasione per rimarcare che in materia operativa i Capi di S.M. delle forze armate non potevano rivolgersi direttamente a Mussolini - con argomentazioni simili a quelle usate dal Comando del Corpo di Stato Maggiore. In più chiarì il suo pensiero sullo scacchiere delle Alpi occidentali: l'eventuale azione italia na « non era da escludere in modo assoluto >> ma (3r) Lo studio non è stato reperito. Il gen. Faldella parla di tre mesi (L'italia nella seconda guerra mondiale, Cappelli, Bologna, 1959> pag. 157), periodo che sembra eccessivo : probabilmente doveva comprendere anche il trasporto di notevoli scorte.


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L'ESERCI1'0 ll'Allt\~0 ALLA VIGILIA DELLA 2 • G U ERRA MONOIALE

da vedere sotto forma di una « forte pressione >>, la quale << se pure non darà risultati risolutivi» avrebbe impegnato notevoli truppe francesi. Per questa operazione intendeva chiedere « a momento opportuno » le artiglierie ed i carri armati a noi mancanti, il che presupponeva che i Tedeschi immediatamente aderissero alla domanda. Poi tornò sul punto sul quale si mostrava irremovibile : di non iniziare in alcun modo conversazioni con lo Stato Maggiore tedesco perché non potevano che essere impegnative (32). La lettera fu consegnata nella tarda mattinata del 15 a rapporto a Palazzo Venezia, ove erano stati convocati anche Soddu ed i Capi di S.M .. Mussolini concordò c nessuna risposta venne data all'OKW, cosicché sfumò quella che p:>teva rappresentare una buona occasione per uscire da un'incertezza strategica paradossale: voler entrare in guerra, ritenendo di non aver carte da giocare e temendo l'attacco altrui su tutti i fronti! In quel rapporto « vennero trattate le principali questioni riflettenti la nostra preparazione alla guerra » (33), ma non si conoscono i particolari; certo meraviglia che il potenziamento della Libia fosse preso con molto comodo, infatti una settimana dopo Cavagnari scrisse al Comando del Corpo di Stato Maggiore prospettando la necessità di effettuare i trasporti per l'Africa settentrionale prima della mobilitazione generale e, comunque, quelli dei materiali in anticipo rispetto all'inizio delle ostilità, ripetendo che a guerra cominciata la difesa dei convogli sarebbe diventata difficile, per l'impossibilità di assicurare a tutti una scorta adeguata. E, per di più, il 4 maggio Mussolini scrisse di suo pugno; un bigiietto a Badoglio: << Vi prego di convocare ì Capì di Stato Maggiore per esaminare la questione dell'aumento degli effettivi in Libia. Circa la necessità dell'aumento non vi è discussione, si tratta, invece, delle modalità. Può essere invitato anche il Ministro dell'A.T. ».

La riunione ebbe luogo il 6 maggio con Soddu, Graziani, Cavagnari, Pricolo e Teruzzi (34). E' interessante il calcolo delle forze contrapposte riepilogato da Badoglio: « Lasciamo da parte il numero delle divisioni, perché, in tal modo, non avremmo idee esatte della forza disponibile, tanto più, poi, che le nostre

(32) F. 53r8 j S data 15 aprile 1940 del Capo di S.M. Generale • allegato 28. (33) Allegato n. r al diario storico del Comando Supremo, pag. 8. (34) Verbale della riunione allegato 29.


IL

I'ROBLEMA STRATEGICO

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divisioni non sono omogenee rispcuo a quelle del nemico. Vediamo invece quami uomini abbiamo. Presentemente in Libia, nei due settori, orientale ed occidentale, ne abbiamo circa 140.000. I francesi in Tunisia, Algeria e Marocco hanno circa 314.000 uomini, mentre gli inglesi e gli egiziani in Egitto ammontano a circa roo.ooo uomini. In totale 400.000 contro i nostri qo.ooo. Vi è poi la massa di Wcygand, che può affluire completa verso l'Egitto e premere sulla nostra fronti era od essere destinata ad altri scopi, per esempio in Grecia, dove potrebbe agire contro di noi alla frontiera albanese. Le forze di Weygand ammontano a circa 200.000 uomini ( ...) )).

L 'impostazione del confronto non sembra molto convincente. Prendere in considerazione la divisione - supposta a pieno organico - come unità di misura può essere accettabile perché effettivamente fornisce un orientamento (se poi la propria unità di misura è «svalutata » la colpa risale a chi deliberatamente ciò ha fatto). In ogni caso il numero delle divisioni può essere completato con i dati di forza in uomini e mezzi. Più discu tibile appare invece il computo dei soli uomini, specie così generico, in quanto le truppe non indivisionate fanno numero e costituiscono validissimo complemen to per la pedina fondame ntale della lotta, la divisione, ma non possono ad essa essere ragguagliate come unità di combattimento organica. Comunque le cifre indicate da Badoglio erano giuste per le forze anglo- egiziane, anche se nella seduta del 9 aprile egli aveva escluso dall a valutazione le truppe egiziane perché giudicate « malfìde » e « poltrone >>, e inesatte per quelle francesi. La situazione nemica nel Nordafrica francese non era mai variata di molto (35): - alla data del 14 novembre vi si trovavano 400.000 u01mru, di cui 25o.ooo indigeni, 35-000 coloniali e 16.ooo stranieri (della Legione); al I 0 marzo 1940: 409.000 uomini, di cui 148.ooo francesi, 2II.ooo indigeni, 34.000 coloniali c r6.ooo stranieri; -

-

al

- al I Tunisia (36).

0

aprile : 40L470 uomini; maggio: 410.150 uomini , di cui circa

due terzi m

(3;) Dati forniti dal Service Historique de l'Armée de Terre. (36) Non si è in grado di dare una cifra esatta. Dal quadro di battaglia francese dell'epoca si ritiene di poter ricavare l'indicazione di 250 - 28o.ooo uomini in Tunisia.


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L'ESERCITO ITALIANO AI.LA VIGILIA bELLA 2"' GUERRt\ MONDIALE

Quindi l'affermazione 40 0 .000 contro 140.000 non era poi tanto lontana dal vero. Tuttavia, essendo convinti di tale sproporzione, a prescindere dai fantomatici 2oo.ooo uomini di Weygand C37), sorge spontanea la domanda: dal 9 aprile, almeno dal 9 aprile, al 5 maggio perché null a ancora era stato realizzato per ridurre il divario di forze? Ma, più di ogni altra considerazione, colpisce sgradevolmente il constatare che « l'aumento degli effettivi>> era accettato come soddisfacente provvedimento. Nessun confronto era stato fatto in termini di carri armati, artiglierie, pezzi controcarri, automezzi, aerei : solo uomini. Avremmo conosciuto a breve scadenza ed a nostre spese che il solo calcolo sugli uomini induce ad erronee conclusioni in una guerra moderna. Ad ogni modo nella riunione - che si esaurì in mezz'ora - venne concordato di inviare 8o.ooo richiamati in Africa settentrionale portando le grandi unità sul piede di guerra, di sciogliere la meno efficiente delle quattro divisioni di camicie nere per rinforzare le altre tre, di sciogliere una divisione metropolitana e con i reggimenti di fanteria recupcrati formare una nuova divisione in Libia (altri Io.ooo uomini), di aumentare infine il livello delle scorte. Mussolini, informato qualche ora dopo, approvò queste conclusioni. La forza della Libia passava così da 13o.ooo (non r4o.ooo) a 220.000 uomini. Nel corso della discussione Teruzzi chiese se con l'invio dei richiamati si prevedeva << la costituzione de; terzo reggimenfo presso le divisioni ». Soddu intervenne subito: « No . Il Duce ha deciso di non darla» . Mussolini comu nicò a Balbo l'enti.tà dei rinforzi di cui era stato stabilito l'invio c lo avvertì che per la fine del mese doveva essere pronto << con il minimo indispensabile ad entrare in azione», ma la risposta di Balbo fu chiaramente intesa ad evitare eventuali equivoci : << Nel recente noto promemoria del Capo di S.M. Generale è detto che, con l'aumento di 8o mila uomini, la proporzione fra le truppe ai miei ordini e le avversarie sarà di uno a due. Potrei rispondere che sarà almeno di uno

(37) Bisogna dire che anche le notizie da Parigi contribuivano a << gonfiare » le truppe francesi in Siria. Il 29 aprile il nostro addetto militare aveva telegrafato a Sodclu che « 1'armata W eygand avrebbe 1·aggiunto in questi ultimi tempi un grado di addestramento notevole)) pur precisando che la Grecia rimaneva il suo obiettivo potenziale (D.D.I., Serie IX, vol. IV, doc. 241 ). li 13 maggio, sempre da Parigi, il ministro Guariglia riferirà a Ciano che, secondo l'addetto militare tedesco, « l' esa·cito del gen. Weygand si starebbe concentrando nella regione di Mossul ( ...). Scopo della concentrazione sarebbe di sferrare un attacco verso la frontiera russa passando su territorio iraniano ed evitando quello turco (...) >> (D.D.I., vol. citato, doc. 405).


IL PROBLEMA STRAl'EGICO

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a tre, ma la cosa ha poca importanza. Oggi la piLI bella legione di Cesare soccomberebbe innan7.i ad una sezione di mitragliatrici ( ...) » (38).

In allegato alla lettera c'era il « fabbisogno urgente >> relativo alla fortificazione permanente sulle due frontiere, alla difesa contraerei territoriale, al completamento delle dotazioni, alle scorte d'Intendenza; il tutto era stato trasmesso in copia a Soddu ed a Teruzzi: un complesso di richieste che immediatamente il Ministero della Guerra dichiarò csaudibili solo in parte, dato lo stato reale delle dotazioni e degli approvvigionamenti. Nel promemori a del r3 maggio, con il quale Soddu mise al corrente Mussolini (39), emergono due frasi significative: « L'esposto d~t la sensazione che l'organizzazione difensiva e bellica in generale della Libia è ancora insufficiente per far fronte alla situazione. Vi è nora lo sforzo che Voi avete fatto sinora compiere per la Libia e Vi sono note le condizioni di relati vità dell'efficienza dell'esercito in Patria e nelle altre terre d'oltremare (...) ».

Il 18 Badoglio, a sua volta, riferì sulle deficienze riscontrate nel corso di un'ispezione eseguita - su ordine di Mussolioi - all'organ izzazione difensiva nel settore del Moncenisio: sistemazione incompleta, opere mal costruite, livello di forza delle unità troppo ridotto, dispositivo insoddisfacente (4o). Ma per Mussolini tutto ciò contava sempre meno: lo stesso giorno giungeva un messaggio di Hitler con una breve illustrazione degli avvenimenti ad otto giorni dall'inizio della grande offensiva: l'esercito olandese aveva cessato di esistere, quello belga era quasi completamente annientato, gli anglo- francesi « indietreggiano ovunque a rotta di collo ))' la (38) F. OI /200.741 data TI maggio 1940. Cfr. SME - UFF. STORico, In A frica Settentrion ale, cit., pag. 172 - 173. (39) Promemoria data 13 maggio 1940 del Sottosegretario per la Guerra allegato 30. (4o) Però il 24 aprile Soddu riferiva a Mussolini sulla visita fatta alla frontiera francese, dal mare alla valle Stura, cd il tono del promemoria era spiacevolmeme ottimista: spirito sano, mordente elevato, lavori procedenti a ritmo celere, ultimate e complete di armi le opere del primo sistema difen sivo, collegamenti completi ed efficienti. « In complesso - precisava - pos.ro dirVi che nel campo degli ufficiali inferiori, dei sottufficiali, dei soldati non si ragiona troppo sui m ezzi; il fattore spirituale prevale nettamente su ogni altra comiderazione. ln alto si ragiona e si valuta in giusta misura la importanza dell'elemento materiale. Ma in tutti è la fermtl volontà di fare e di fare bene con ciò che si ha, anche se tlon è completo e perfetto ( ...) >> (promemoria s.n. data 24 aprile 1940 del Sottosegretario per la Guerra).

11. - Mont.


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L'ESERCITO ITALIAKO

t\LL:\

VIGILIA DELLA

2"

GUERRA MOKI)(:\LE

Maginot era stata sfondata a nord di Maubeuge su un fronte di cento chilometri, il dominio dell'aria era assoluto (41). Il 25 maggio fu Graziani a presentare un rapporto sull 'efficienza dell'esercito, nel quale tutte le carenze erano messe a nudo; ma la vittoria stava sorridendo alle annate del Terzo Reich sempre più vividamente e Mussolini - ben tenuto al corrente da Hitler ormai era deciso. Il 26, Badoglio, recatosi a Palazzo Venezia per il consueto rapporto, incontrò Balbo, venuto a Roma per sostenere di persona le diWcili condizioni in cui versava la Libia. Mussolini fece entrare entrambi, poi annunciò solennemente: « Vi informo che ieri ho mandato a mezzo corriere una mia dichiaralione scritta ad Hitler per assicurarlo che non intendo restare con le mani alla ci ntola e che, a partire da l 5 gi ugno, sarò pro nto a dichiarare la g uerra all' Inghilterra >>.

Badoglio, a quanto lui stesso riferì, replicò: « V.E. è perfettamente al corrente della nostra assoluta impreparazione militare.-J:~mi i dati al riguardo le sono stati settimanalmente consegnati ( ...).

Come è possibile, in tali condizioni, d ichiarare Ja guerra ? ( ...). E ' un suicidio !>>.

Al che, calmissimo, Mussolini rispose: « Lei, Signor Maresciallo, ha avuto una esatta vtstone della situazione in Etiopia nel 1935. Ora è evidente che le manca la calma per un'esatta valutazione della situazione odierna. Le affermo che in settembre tutto sarà finito e che io ho bisog no di alcune migliaia di morti per seclermi al tavolo della pace quale belligerante >> (42).

Tre giorni dopo, il 29, convocò a Palazzo Venezia Capi di Stato Maggiore :

quattro

(( Adesso - disse - dopo la conquista · dell'Olanda, la resa del Belgio, l'invasione della Francia c la situazio ne generale che si è determinata, io ho

(4r) D.D.I., Serie IX, vol. IV, doc. 488. (42) PtETRO BADOGLIO, L'Italia nella seco-n da guer-ra mondiale, Mondadori, Mila no, 1946, pag. 36- 37· Peraltro il colloquio non trova riscontro nel d iario d i Ciano, il quale, messo subito al corrente da Badoglio, avrebbe commentato: (( E' una vera pazzia » . D el pari non è citato nel Riassunto degli avvenimenti allegato I al diario storico del Comando Supremo, compilato dallo stesso Badoglio. Inoltre il 25 Mussolini non aveva ancora scritto a H itler : lo farà il 30 maggio.


IL l'ROBLEMA STRATEGICO

ancora accorciata questa distanza [rispetto alla data di entrata nel conflitto J e considero rutti i giorni buoni per entrare in guerra, dal 5 giugno prossimo venturo ».

A questo prologo segutrono le direttive: « Precisato che dal 5 giugno in poi l'ora X può arrivare da un momento all'altro, io confermo - per quel che riguarda le direttive politicostrategiche - la mia memoria del 31 marzo. Sul fronte terrestre non potremo fare nessu na cosa di spettacolare; ci terremo sulla difensiva. Si può prevedere qualcosa sul fronte Est: caso Jugoslavia. Le nostre forze si dirigeranno contro l'Inghilterra, cioè verso le sue posizioni e forze navali in porto e in navigazione nel Mediterraneo. Come previdi il 26 maggio 1939, guerra aeromarittima su tutte le frontiere_ Questo ho confermato all'Eccellenza Graziani l'altro giorno (!uando mi metteva sott'occh io la situazione dell'esercito. Considero questa situazjone non ideale ma soddisfacente. D 'altra parte se tardassimo due settimane od un mese non miglioreremmo la nostra situazione, mentre potremmo dare alla Germania l'impressione di arrivare a cose fatte , quando il rischio è minimo, oltre alla considerazione non essere nel nostro costume morale colpire un uomo che sta per cadere. Tutto ciò infine può essere grave nel momento de lla pace definitiva ( ...) ».

Poi passò a parlare della costituzione dell'Alto Comando (43). E' chiaro che ormai si trattava di giudizi e decisioni politico- militari assolutamente sconnessi dalla realtà prospettatagli con sempre maggiore insistenza (ma senza una determinante. presa' di posizione) dai Capi responsabili: ovviamente, per Mussolini l'avversario era alle corde, la partita volgeva al termine. Da notare che, ammessa l'esatta percezione dell'imminente disfatta delle forze terrestri alleate in Francia, era possibile che il nemico in Africa settentrionale non risentisse di tali avvenimenti se non sul piano politico. Quindi il « dirigere >> verso le posizioni e la flotta britannica era privo di senso comune (sempre in base alla situazione - realistica o -esagerata che fosse - rappresentata da tutti). Assai differente sarebbe stato il discorso se, ipotizzando l'imminente crollo francese, Mussolini avesse voluto discutere come sfruttare l'evenienza che inaspettatamente - non bisogna dimenticare che nella memoria del 31 marzo egli aveva dichiarato « improbabile » il collasso francese sotto l' attacco tedesco - si profilava concretamente. Ed altresì se avesse inteso rivedere ]e possibilità legate alla tanto desiderata offensiva di Balbo: dopotutto fondi, materiali e mezzi per l'assestamento di una orga(43) Verbale della riunione allegato 31.


I

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L' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2a G UERRA 1!0ND!ALE

nizzazione difensiva costituivano un onere assai più ingente di quanto potesse servire per un'offensiva, per la quale il concorso tedesco (ammesso che venisse concesso) sarebbe stato rapido e risolutivo. Certo si sarebbe dovuto anche rivedere il problema del Mediterraneo, sapendo - come si doveva sapere - che adesso la Mediterranean Fleet contava su quattro navi da battaglia e che ad Alessandria c'erano anche tre corazzate francesi. Di fronte all'euforia guerresca di Mussolini è da ritenere che Badoglio - il q uale non si può dire avesse assunto un atteggiamento consono a chi considerava « suicida >> l'entrata in guerra - dopo la riunione abbia trovato il modo di riparlare delle direttive, perché il giorno successivo si espresse in termini diversi con Soddu ed i Capi di Stato Maggiore, convocati nel suo ufficio: « Per l'esercito occorre preparare quanto occorre alla frontiera occidentale per respingere qualsiasi attacco (ultimazione di opere, avvicinamento di reparti, ecc.). Premetto che quanro ha detto il Duce circa la frontiera orientale si deve considerare a scopo orientativo per essere pronti acl azioni che potranno rendersi possibili in avvenire; ora, però, occorrerebbe garantire la frontiera occidentale. Ho domandato al Duce se intendeva agire offensivamente con l'aviazione. Ha detto di no (. . .) >> (44).

La situazione in Francia al 30 magg1o era la seguente : Boulogne e Calais erano state raggiunte da cinque giorni; l'esercito belga aveva deposto le armi; il corpo di spedizione britannico stava affannosamente imbarcandosi a Dunquerque abbandonando tutto il materiale; la linea Somme - Aisne rappresentava l'unico tentativo organizzato di opporre una diga all'invasione tedesca; Weygand, che aveva sostituito Gamelin, era senza riserve per una controffensiva generale ; François- Poncet aveva fatto (27 maggio) a Ciano precise avances per sondare la possibilità di evitare l'entrata in guerra d eli 'Italia. Stando così le cose, resta difficile comprendere ]a preoccupazione manifestata da Badoglio e da Graziani per il fronte occidentale (45); preoccupazione, per giunta, di un attacco sferrato (44) Verbale della riunione allegato 32. (45) Nel suo rapporto dopo l'ispezione al Moncenisio, Badoglio, fra l'altro, aveva scritto: cc (...) il dispositivo francese conta, attualmente, alla nostra jrontie1·a, oltre le truppe delle fortificazioni, 13 divisioni di fanteria, oHia uno .;chiemmento strettamente difensivo, senz' ombra di velleità offensive, per le quali occorrerebbe1·o forze almeno doppie », a parte le 4 divisioni di riserva. Lo stesso Graziani indicò presemi 25 divisioni italiane contro r6 francesi .


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I'ROBLnfA

STRATEGICO

da formazioni corazzate ! Ad oriente il «caso Jugoslat'ia >> sì era smontato, ma Badoglio si limitò a riferirsi ad un orientamento per il futuro. on era informato che, dopo la convocazione a Palazzo Venezia del giorno precedente, Ciano aveva convinto Mussolini a rispettare la neutralità jugoslava e che, da Jui autorizzato, aveva dato esplicite assicurazioni all'ambasciatore jugoslavo? (46). E quando Pricolo comunicò di aver predisposto per il piano P. R. 12 bis (Jugoslavia ostile) e di voler conoscere «almeno a titolo orientativo. quali operazioni più probabili mi saranno ordinate », Badoglio rispose un po' seccamente : « Se l un'azione] non è stata studiata non sarà ordinata » (47). Anche il teatro libico tornò in discussione, ma in maniera decisamente insoddisfacentc : previsti attacchi di carri dal la Tunisia c dall'Egitto; unica carta da giocare contro di essi l'aviazione; non una parola sui rifornimenti ad ostilità iniziate; non una per Malta. «Non si può - è stato giustamente commentato - fare a meno di riconoscere che esisteva uno stato d'anim o di rasseguazione, che facet 'a accettare la situazione del momento come assolutamente non modi ficabile, neppure in at,veuire » (48). Il I 0 giugno Badoglio scrisse a Mussolinì in merito alla situaz ione politico- militare, ma in realtà per ottenere lo spostamento della ventilata data del 5 giugno. Premise che il nostro stato di non belligeranza aveva sortito in pieno l'effetto voluto: <1 più di u11 m ilione di uomini è trattenuto da noi>> (49), che i Tedeschi pensavano d i aver bisogno di sei o sette settimane per mettere a terra la Francia ma che più probabilmente sarebbe loro occorsa qualche settimana in pit\ che dopo la Francia c'era la lotta contro la Gran Bretagna, che i rifornì menti essenziali per la Libia avrebbero rich iesto tutto il mese in corso, che erano in navigazione verso i nostri porti materie prime a noi indispensabili. Precisò anche che la nostra prematura entrata in guerra avrebbe potuto consentirci , « forse », qualche successo con i sommergibil i, per contro avrebbe offerto agli alleati la possibilità di ottenere risultati positivi in Africa set(46) G. CIA NO, op. citata, pag. 271. (47) Il tutto, da parte dello Stato Maggiore della R . Aeronautica, si tradusse << in un febbrile susseguirsi di ordini telegrafici, telefonici e verbali » per modificare subito alcuni movimenti già eseguiti c indirizz.'lre convenientemente quelli in corso, dando ai reparti <1 prima ancom che le ostilità fossero iniziate, l'impressione di disordine . e di incertezza 11ell'azione di comando del Superaereo )) (G. SA:-IT ORO, op. citata, pag. 78). (48) E. F."LUELLA, op. citata, pag. 161 - 162. (49) Il calcolo fatto da Badoglio non si comprende.


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L'ESERCITO IT.~LIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA ~10:-.IDIALE

tentrionale. Poi concluse esponendo il convincimento di dover << cercare, ad ogni costo, di guadagnare tutto il mese di giugno >>, tanto ci sarebbe stato tempo di intervenire senza fare « la figura dei corvi '' (5o). Gli eventi stavano precipitando. Il 4 giugno Mussolini comunicò a Badoglio essere sua intenzione di << cambiare lo stato di fatto in stato di diritto», ma di voler riservare le forze armate, ed in primo luogo esercito ed aeronautica, per « avvenimenti futuri ». Perciò conferma della stretta difensiva per terra e per aria in tutti i settori. Per l'aviazione era una novità. Ma Mussolini e Badoglio avevano trovato un punto d'accordo : non fare guerra << guerreggiata'' contro la Francia, a meno che questa - caso improbabile non avesse assunto iniziative. Il 5 giugno, Badoglio riunì Soddu ed i Capi di S.M. per preparar/i (51). Nei confronti della Francia le direttive erano precise: « aspettativa e fermi » per terra, per mare e per aria, stato di attesa legato ad eventuale attacco francese sul fronte occidentale : (( D'altra parte, la Francia - au:1ccara da 1 30 divisioni - avrà altro da pensare che ai nostri campi ( . ..). Il non impegnarci ci dà modo d i prcpararci per la pace. Alla nostra fronti era i Francesi stanno sostituendo le 4 divisioni di riserva con 4 divisioni di rifacimento di dubbio rendimento. Inollre hanno le 12 divisioni di prima linea >>,

nonché su l fronte tunisino : l< Notevoli forze dell'Algeria sono state inviate altrove. Ma è inutile fare il profeta. Noi attenderemo; se attaccheran no risponderemo >> .

Che le sorti della Francia fossero decisamente compromesse era palese, suona perciò strana la persistenza, sia pure a titolo semplicemente precauzionale, dell'ipotesi di un'azione fra ncese, specie sulle Alpi ; ma ancor più stupisce l'assenza di qualsiasi predisposizione intesa a sfruttare il famoso collasso. Nei confronti della Gran Bretagna adesso venne posta in dubbio la possibilità di una mossa inglese contro la Cirenaica. Ad ogni modo, nessuna variante all'atteggiamento difensivo su terra. Per aria, azioni su Malta ed Alessandria e, forse, su Gibilterra. In mare il discorso si allargava. I problemi erano tre : i rifornimenti per (so) F . 5526 data t " giugno 1940 del Capo di S.M. Generale - allegato 33· (sr) Verbale della seduta allegato 34·


IL

PROBLE~!A

STRATEGICO

l'Africa settentrionale, Malta e il Mediterraneo. Sul primo punto la R. Marina aveva sempre richianlato l'attenzione sulla d ifficoltà di scortare i convogli dopo l'inizio delle ostilità. La soluzione affiorò in questi termini: trasporto di uomini via aerea, trasporto di · materiali via mare a mezzo di sei sommergibili posamine (6oo tonn jviaggio complessivamente) e rischiando qualche nave, che in una notte avrebbe coperto il tragitto Porto Empedocle-Libia. Che un simile palliativo possa esser stato accettato come valido per alimentare i 230.000 uomini deil' Africa settentrionale appare molto strano, certo si è che occorse qualche settimana di guerra prima di decidere l'organizzazione di un traffico marittimo sistematico fra Italia e Libia, mediante convogli composti da navi mercantili scortate da navi da guerra ed anche da aerei (52). Al momento, però, esisteva una questione impellente: il trasferimento della divisione cor azzata Centauro, dislocata in Albania, che il 2 giugno, prima di ripartire per Tripoli, Balbo aveva chiesto ed ottenuto da Mussolini. Ora, tenuto conto delle difficoltà, Badoglio stabilì di mandare solo il reggimento di artiglieria, sbarca n dolo a Bengasi; decisione piuttosto opinabile e non spiegata, così come non è giustificato il silenzio del Capo di S.M. dell'Esercito (53). Quanto a Malta, argomento per la prirn a volta citato· in una riunione ad alto li vello, parlò Graziani : << Tentativi di sbarco su Malta so11o possibili per quanto riguarda le coste? )) . Benché Cavagnari esprimesse sfiducia, Soddu e Graziani si mostrarono propensi a prendere in considerazione un'operazione di sbarco, previo intenso bombard amento ae reo, ma Badoglio f u piuttosto noncurante e Cavagnari tacque. Non parlò neanche dello studio che proprio qualche settimana prima era stato compilato dallo Stato Maggiore della R. Marina : evidentemente per pessimismo. Senonché tale atteggiamento era basato su un errato apprezzamento della difesa dell'isola (circa rso aerei e IO - 12.000 uomini) (54), mentre lo Stato Maggiore della R. Aeronautica, che per proprio conto aveva esaminato la cosa, pur essendo molto incerto pensava ad una forza aerea (52) Lo Stato Maggiore della R. Marina aveva, tuttavia, affrontato il problema sin dal 1938 con uno studio (D.G. ro j A2), partente, in verità, da dati di base differenti, le cui conclusioni provocarono il generale scenicismo su operazioni del genere guerra duranle (SMM - u~F. STORICO, La Marina italiana nella seconda guerra mondiale, vol. II, La difesa del traffico cml !'Aj1·ica settentrionale, tomo I, Roma, 1958, pag. 4 c seg.). (53) Il giorno seguente il Comando Supremo revocò la disposizione. (54) SMM - UH. STORICO, cit., Operazione C 3: Malta, pag. 37·


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L.ESERCITO ITALIAKO ALLA VIGILIA DELLA 2° GUERRA MONDIALE

assai inferiore : secondo la ricognizione aerea « dallo scoppio delle ostilità ai primi giorni di gennaio furono segnalati) dai I O ai 2 5 velivoli a Malta » (55). Comunque Pricolo non intervenne e Badoglio rispose a Graziani: << Va bene. Studiatelo per ogni evenienza», quasi l'operazione, tipicamente interforze c di importanza evidente, non dovesse essere « pilotata » dallo Stato Maggiore Generale. La questione del Mediterraneo era assai complessa, perché costituita da tre aspetti distinti, anche se collegati fra loro : il controllo del bacino orientale, la neutralizzazionc di Alessan dria e l'interruzione del canale di Suez. Il primo aveva carattere preminentemente navale; il secondo interessava le tre forze armate : poteva essere colpito dall'aria e raggiun to via terra con l'appoggio aereo cd il concorso navale; anche il terzo interessava tutte le forze armate: poteva essere interrotto dall'aria, ma soprattutto era una preda ambita per l'esercito, che poteva raggiungerlo via terra con l'appoggio aereo ed il concorso navale. Se Malta era il grande obiettivo centrale, il canale era quello orientale: i due veri, nostri obiettivi nella guerra contro la Gran Bretagna. L'intero problema fu praticamente ignorato. A seguito della riunione Badoglio diramò un ordine scritto :

r

11 A conferma di quanto comunicato nella riunione dei Capi di Stato Maggiore tenuta il giorno 5, ripeto che l" idea precisa del Duce è la seguente: tenere contegno assolutamente difensivo verso la Francia (Alpi, Corsica, Tunisia e Gibuti) sia in terra che in aria. In mare: - se si incontrano forze francesi miste a forze inglesi, si considerino tutte forze nemiche da attaccare; - se si incontrano solo forze francesi, prendere normn dal loro conteg no c non essere i primi ad attaccare, a meno che ciò ponga in condizion i sfavorevoli (...) >> (;6).

E 1'8 giugno, in un 'altra breve numone, egli specificò : 11 Come vi ho scritto, !"operazione su Alessandria deve essere studiata, ma non compiuta, perché bisogna evitare complicazioni per bombe che possano cadere sulla città. Per le azioni su Malta c G ibilterra, attendete ordini (...) >> (57).

(55) G. S ,\NTORO, op. citata, pag. 235· In realtà nell'isola erano presenti q uatrro caccia Gladiator. (;6) F. 28 j op. data 7 g iugno 1940 del Comando Supremo. (57) Verbale della riunione allegato 35·


IL PROBLEMA

STRATEGICO

Questo il piano strategico con il quale l'Italia entrò nella seconda guerra mondiale. Le direttive di Mussolini non toccavano la sostanza del P.R. 12, il cui ultimo aggiornamento (edizione I 0 marzo 1940) - particolarmente completo in quanto sostituiva anche le direttive diramate nel settembre 1939 al Governo Generale dell'A.O.I., al Comando Superiore Forze Armate A.S. ed al Comando Superiore Forze Armate dell'Egeo - costituì la base dei piani dei singoli teatri di operazioni per l'atteggiamento iniziale nei riguardi delle operazioni terrestri. In aderenza ad esso, la radunata fu intesa ad assicurare da un lato l'i m mediata disponibilità alle frontiere terrestri delle forze dì copertura, delle grandi unità destinate allo scacchiere occidentale e di quelle per lo schieramento di sicurezza allo scacchiere orientale, nonché delle unità preposte alla difesa delle isole e delle coste; dall' altro, il rapido concentramento nell'I tali a settentrionale della riserva del Comando Supremo - riserva cospicua in modo da << potet p1·ontamente fronteggiare la situa.zione politico - militare che si veriarmata acl ficherà allo scoppio del conflitto )) - composta dalla ovest, dall'S" ad est e dalla 6" (armata del Po) al centro della pianura paclana, ed ancora, nelle sedi stanziali dell'Italia meridionale, dal Comando della 3" armata e dal IX corpo d'armata (58). In proposito sembra interessante tornare brevemente al promemoria sull'efficienza dell'esercito che Graziani presentò a Mussolini il 25 maggio (59) e con il quale toccò appunto, ma con diverso accento, l'argomento clelia riserva generale. Secondo la pianificazione - egli ricordò - lo schieramento iniziale nella penisola, salvo piccole eventual i modifiche, era il seguente : alla frontiera francese le annate 1" e 4" con 21 divisioni, di cui 14 in linea e 7 in riserva; alla frontiera jugoslava la 2 " annata con 5 divisioni cd un raggruppamento alpino in schieramento di sicurezza; allo Stato Maggiore del R. Esercito rimaneva dunque una riserva generale eli 23 divisioni, ripartita nei quattro blocchi predetti. D i queste ultime truppe, la t armata (quattro divisioni) era da considerarsi strettamente legata alle operazioni sulla frontiera occidentale « anche nell'ipotesi

t

(58) SME - UFF. STORICO, L'esercito italiano fra la 1" e la 2" guerm mondiale, cit., pag. 333 e seg. (59) Promemoria n. II data 25 maggio 1940 del Comando del Corpo di Stato Maggiore - allegato 36.


170

L'ESERCITO ITALI ,,NQ ALLA VIGILI A DELLA 2 "' GUERRA MONDI Al.E

di non offensiva f1·ancese », se non altro per l'effettuazione di cambi periodici in linea; l'W armata (sei divisioni) era ipotecata per lo schieramento difensivo alla frontiera giulia, nel caso in cui la Jugoslavia fosse entrata in guerra contro di noi; il IX corpo d'armata (tre divisioni) doveva tenersi in misura di rinforzare l'Albania, la Sicilia o la difesa delle coste peninsulari, affidata a battaglioni territoriali mobili . In definitiva, l'unica vera riserva generale era rappresentata dall'armata del Po, che per le caratteristiche organiche delle sue dieci divisioni (due corazzate, due motorizzate, tre celeri e tre autotrasportabili) non era la più indicata per intervenire in operazioni difensive se non con il corpo d 'armata autotrasportabile. Una simile valutazione non può essere reputata convincente. Prima di tutto è per lo meno strano che si dovessero ritenere vincolate le quattro divisioni della 1 armata per l'alimentazione della lotta in difensiva e anche nell'ipotesi di non offensiva francese. In secondo luogo era certo prematuro pensare ad un eventuale sbarco anglofrancese in Sicilia o sulle coste italiane con ciò che stava accadendo in Francia in quel momento. In terzo luogo, se la Jugoslavia non era entrata in campo contro di noi - e la Germania - quando la Francia era ancora in piedi, diventava preoccupazione veramente eccessiva temere simile possibilità dopo lo sfondamento operato dalle annate tedesche in occidente. In quarto luogo, dopotutto è normale assegnare ad aliquote della riserva orientamenti d'impiego. Infine l'affermazione che l'armata del Po, per il fatto di essere costituita da grandi unità dotate di mobilità, fosse considerata « non la più appropriata per la condotta di operazioni sostanzialmente difensive » è molto opinabile, a meno che - nonostante la dottrina d'impiego in vigore - la battaglia difensiva non venisse ancora vista secondo gli schemi della prima guerra mondiale, cioè con la sola ed unica resistenza in posto, senza giocare le carte delle reazioni dinamiche contro le penetrazioni più profonde e della manovra controffensiva. Il promemoria continuava esponendo l'ipotesi di un'azione, d'iniziativa italiana evidentemente, contro la Jugoslavia. In siffatta evenienza si trattava di una vera e propria offensiva (operazione J) che avrebbe richiesto l'intervento delle armate 2\ 8" e 6", riducendo praticamente a zero la riserva generale; oppure di un'occupazione pacifica, o guasi, della Slovenia e della Croazia (operazione S.C.),


IL l'ROBLEMA

STRATEGICO

171

per la quale era visto l'impiego di quindici divisioni e di un raggruppamento alpino (2" e 6" armata), con riduzione della riserva a zero se 1'8• armata si fosse già schierata alla frontiera orientale. In verità anche questa ipotesi non par collocata nella prospettiva corretta. A parte il caso di un' opemzione J, giustamente sconsigliata perché niente affatto necessaria quando a torto od a ragione sussistevano motivi eli preoccupazione altrove, stupisce che ove fosse attuata l'ope1'azione s.e. si reputasse inevitabile irnpegnarvi quindici divisioni (6o) e che si reputasse complesso o pericoloso il ritiro dell'8" armata dalle posizioni occupate, qualora in precedenza già inserite nel dispositivo difensivo, per ricostituire una riserva generale. Da tale disamina Graziani traeva le conseguenze sottolineando la opportunità eli non trovarsi in conflitto con la Jugoslavia, almeno finché non esistesse la sicurezza dell'impossibilità di un 'offensiva francese attraverso le Alpi. «Così stando le cose - concludeva - l'esercito terrebbe dapprima atteggiamento difensivo, nelle più favorevoli condizioni per opporsi ad un'eventuale offensiva francese, e sarebbe in misura - appena la situazione militare generale e quella della m igìiore efficienza lo permetta - di intraprendere esso stesso l'azione acl ovest o acl est, o di inviare forze al fronte germanico ll .

Non si può n ascondere un serio motivo di perplessità circa simile visione strategica. Comunque proprio in queste righe se.m bra potersi rinvenire un motivo « tecnico)) per l'inopinato ordine di passare a!l'offensiva sul fronte occidentale che Mussolini impartirà il 15 giugno. Un ultimo rilievo: tipica della mancanza di unitarietà strategica fu la definizione dei teatri d'operazioni. Ogni forza annata aveva i suoi propri. Esisteva naturalmente larga coincidenza di interessi fra di essi, ma non di impostazione operativa. Per il R. Esercito si avevano cinque teatri: quello alpino, dell'Albania, del Mediterraneo, dell'Africa settentrionale e dell'Africa orientale, ciascuno suddiviso in scacchieri. Per la R. Aeronautica i teatri erano quattro: continentale ovest (territorio francese), continentale est (territori jugoslavo e greco), il Mediterraneo e l'Africa orientale. Per la R. Marina esistevano due soli teatri: quello del Mediterraneo, distinto

(6o) Nel 1941 l'i nvasio ne della Jugoslavia fu compiuta dalla 2" annata con 13 divisioni, l'occupazione del territorio concordato con la Germania con 9 division i.


172

), 'ESERCITO ITALI AN O ALLA VIGILIA DELLA 2 "

GUERRA ~IONDIALE

nei due bacini occidentale ed orientale, nel canale di Sicilia e nei settori del Tirreno e dell'Adriatico, e quello dell'Africa orientale.

2. -

IL TEATRO D'OPERAZIONI

ALPINO.

Le possibilità operative del teatro d'operazioni alpino erano state definite in modo diverso fra gli scacchieri. Quello occidentale, per natura del terreno, predisposizioni difensive del nemico e lontananza di importanti obiettivi, non era giudicato prestarsi al rapido raggiungimento di risultati di reale importanza da parte italiana. Q uello orientale consentiva, invece, sia pure subordinatamente alla disponibilità di forze ed al concorso di circostanze particolarmente favorevoli, un'eventuale operazione offensiva contro la Jugoslavia, qualora questa avesse mutato l'iniziale atteggiamento incerto in ostile. Tenuto dunque conto delle direttive strategiche, alla frontiera occidentale venne decisa una difesa manovrata, a quella settentrionale (Svizzera) semplici misure di sorveglianza, a quella orientale misure precauzionali sino a chiarimento della situazione e poi, se del caso, provvedimenti difensivi.

ScACCHIERE occiDENTALE. La difesa alla frontiera francese venne affidata al gruppo d'armate ovest (Principe Umberto di Savoia), composto da r" e 4" armata, già dislocate in Liguria ed in Piemonte, con il compito di stroncare qualsiasi sforzo offensivo del nemico e, ma soltanto in caso di situazioni particolarmente propizie, sviluppare atti offensivi nelle Alpi Marittime (direzione confluenza VaroTinea - Vésubie e conca di Sospel) e nell'Alta Savoia (direzione Albertville- Annecy). Arretrata, per un eventuale intervento, un'aliquota della riserva del Comando. Supremo: la 7" armata. L'entità delle truppe francesi alla fronte italiana variò molto, in relazione agli eventi politico- militari. La mobilitazione e la radunata ammassarono in questo teatro d'operazioni, verso la metà del settembre 1939, circa 500.000 uomini, inquadrati nella 6a armata. Successivamente detta grande unità si spostò verso il nord, lasciando in posto un complesso di forze, al quale venne dato il nome di armée des Alpes (gen. Olry), con compito di osservazione. La situazione presunta in marzo era la seguente:


I L PROBLEMA

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XIV corpo d'armata: 66" D.f. 64" D.f.mont. truppe da fortezza unit?l imprecisate riserva

!2 12 4 2

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XV corpo d'armala : 6s" D.f.mont. 36" D .f. bis truppe da fortezza unità imprecisate riserva

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I73

STRATEGICO

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123

5

Il numero delle grandi unità di campagna avrebbe sicuramente ricevuto un incremento e, a partire dal momento dell'emanazione dell'ordine di rinforzo, era ritenuto si sarebbe così modificato: Settori

x +3

yo rnarzo

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..

13" D.f. bis . .. D.mot.

Savoia

.... .

x +~

x + 5

13" D.f. bis

13" D.f. bis . . . D.mot. . .. D.mot. !'' D. norclafr. I" D. nordafr. ... D.cav. . .. D.cav.

--66" D.f. 66" D .f. 66"' D.f. 66"' D.f. 27"' D.f. mont. 27~ D.f. mont. 27" D.f. mont. bis

bis

13" D.f.

bis

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D.cav.

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.. .

Alpi Marittime

64" D.f. 64" D.f. 64" D.f. 64" D .f. 27" D.E. mont. 27" D .f. mont. 27" D .f. mont. 31" D.f. mont. 6;" D.f. 6s. D.f. 6s"' 36a D.f. 36" D.f. 36"' 29a D.f. mont. 29" 1 2'

l

l

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D.f. 6s" D.f. 36• D.f. D.f. D.f. monr. 29a D.f. mont. D. senegal. 23 D. senegal. bis bis


I

74

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA

2''

GUERRA .MONDIALE

Entro il sesto giorno sarebbero inoltre giunti ancora due Comandi di corpo d'annata e due altre divisioni. In definitiva, sei giorni dopo l'ordine di rinforzo, l'armata delle Alpi avrebbe contato su 19 divisioni inquadrate in quattro corpi d'armata, per complessivi r88 battaglioni e 288 batterie, a prescindere dalle truppe di fortezza (61 ), vale a dire un totale presumibile di 200- 230 mila uomini. La valutazione venne, naturalmente, aggiornata, specie dopo l'inizio dell'offensiva tedesca. I primi di giugno il S.l.M. stimava presenti circa 170 - r8o mila uomini, di cui 32.000 con 1.292 pezzi nelle opere, in prima schiera dodici divisioni ed in corso di ricostituzione, nelle zone di Lyon e di Grenoble, quattro divisioni. Per quanto concerne gli intendimenti operativi, si riteneva probabile che il nemico iniziasse le ostilità con immediati colpi di mano tendenti ad impadronirsi di posizioni che facilitassero l'ulteriore svolgimento delle operazioni: essenzialmente alle testate della val d'Aosta, della val di Susa e val Chisone, della valle Stura e, in val Roja, al bordo sud- orientale della conca di Saorgio. In seguito era probabile venisse sviluppata un'offensiva sia per le direttrici del Moncenisio e del Monginevro (con azione concorrente in val Pellice) puntando su Torino, sia per quelle adducenti, attraverso il semicerchio delle Alpi Marittime, al fronte Cuneo- Mondovì- Ceva. A questa ipotesi si opponeva, da parte italiana, un'azione di vigilanza e di prima resistenza svolta in zona di sicurezza (compresa fra il confine ed il margine anteriore del I sistema difensivo), una difesa ad oltranza sulla posizione di resistenza, costituita, appunto, dal I sistema difensivo e, infine, una manovra di forze mobili intesa a ristabilire cedimenti locali ed a conferire un alto potere reattivo alla difesa. A tergo del I sistema correvano altri due sistemi, variamente collegati con raddoppi parziali e bretelle, il tutto con una pro.fondità variabile secondo le possibilità di penetrazione offerte dal terreno (schizzi alle pagine seguenti). L'allineamento M. Granero- Racconigi segnava il limite di settore fra le due armate; il m. Rosa rappresentava il punto di saldatura con il corpo di osservazione alla frontiera svizzera. L'attivazione della difesa doveva procedere per fasi successive: dalla copertura di pace ad un assetto di emergenza, allo schieramento completo per la battaglia; ciò senza alcuno schematismo preconcetto, essendo ovvio il peso delle circostanze contingenti. Nel · piano era anche prevista l'e.ffet(61) SME - UFF. pag. 38.

STORICO,

La battaglia delle Alpi occidentali, Roma, 1947,


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IL PROBLEMA STRATEGICO

177

tu azione iniziale di nostre azioni di rettifica di frontiera per l'occupazione di posizioni oltre confine particolarmente utili per la difesa; ma quelle nelle Alpi Marittime e nell'Alta Savoia presupponevano il verificarsi di. circostanze spiccatamente favorevoli, perciò potevano essere svolte soltanto in seguito ad ordine del Comando Supremo. 11 quadro di battaglia all'inizio delle ostilità, leggermente diverso rispetto a quello contemplato dal P.R. 12, era il seguente: a. Comando gruppo d'armate ovest: - comandante: il Principe Umberto di Savoia; - capo di S.M.: gen. Battisti.

b. r• artnata (gen. Pintor): - II corpo d'armata (gen. Bertini): D.f. Forlì. D. f. Acqui, D.f. Livorno, D.alp. Cuneense e raggruppamento alpino « Varaita- Po )) ; - III corpo d'armata (gen. Arisio): D.f. Ravenna, D.f. Cuneo e raggruppamento alpino <( Gessi >>; - XV corpo d'armata (gen. Gambara) : D.f. Modena , D.f. CosseTia e D.f. Cremona; - riserva d'armata: D .f. Pistoia, D.f. Lupi di Toscana, D.alp. PusteTia, D.f. Cacciatori delle Alpi e un raggruppamento celere; - supporti d'annata. Forza complessiva sui r85.ooo uomini. c. 4" armata (gen . Guzzoni): - corpo d'armata alpino (gen. Negri): D.alp. Tridentina, D.alp. Taurinense e raggruppamento alpino << Levanna >>; - I corpo d'armata (gen. Vecchiarelli): D.f. Superga, D.f. Cagliari e D.f. Pinerolo; - IV corpo d'armata (gen. Mercalli): D.f. Sforzesca e D. f. Assietta; - riserva d'armata: D.f. Brennet·o, D.f. L egnano ed un raggruppamento celere; - supporti d'armata. Forza complessiva sui 13o.ooo uomm1.

Come si è visto, il P.R. 12, rinunciando ad un'offensiva, apprestava la difensiva in considerazione delle possibilità d'attacco dell'avversario. Giova però dire che da parte francese esisteva un atteg-

12. -

Mont.


I

78

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDI,,LE

giamento analogo - anche se erano stati ventilati propositi di invasione della pianura padana - e, di conseguenza, all'atto della mobilitazione la 6" annata aveva il compito di difendere l'integrità del territorio nazionale mediante una prima resistenza opposta da elementi spinti molto avanti fra la frontiera e gli avamposti, poi una seconda resistenza fra la linea degli avamposti e la posizione principale, infine una difesa ad oltranza sulla P.R .. La 6" annata aveva forze adeguate per simile linea di condotta, non così l'armée des Alpes, per la quale si impose la convenienza di una battaglia impegnata su scala ridotta, tanto più che le truppe italiane risultavano m.olto superiori di forze. La 6" armata, infatti, nel settembre 1939 contava su 550.000 uomini, ripartiti fra le seguenti unità: - XVI corpo d'armata : settore difensivo del Rodano a nord del m. Bianco ed a copertura della frontiera svizzera, settore fortificato della Savoia e 28" D.f. (alpina); - XIV corpo d'annata: settore fortificato del Delfinato e 27" D.f. (alpina); - XV corpo d'armata: settore fortificato delle Alpi Marittime e 29" D.E. (alpina); - riserva d'armata: 1" D . nordafricana fra Chambéry e Annecy, 2 " D. coloniale a Draguignan, 63" D.f. a Lione, 30" D.f. a Grasse, 31" D .f. a Serres; - riserva del teatro d'operazioni: 64", 65" e 66" D . f.. Peraltro da quello stesso mese cominciarono i trasferimenti verso il fronte del nord- est: a fine settembre ]) XVI corpo con la 31" D .f. e la I" nord africana; in ottobre le D .f. 27", 28", 29" e 30"; in novembre la 63" D.f.. Il 5 dicembre la 6"' armata, ridotta a 250.000 uomini, diventò armata di riserva, poi assunse il nome di armée des Alpes. Questa, evidentemente, dovette modificare l'indirizzo operativo della 6" armata e riconoscere l'opportunità di una battaglia su scala ridotta, tanto più che la sproporzione di forze con le truppe italiane aumentava (62). Ciò posto, venne esclusa una prima azione di resistenza che potesse tradursi in un logoramento eccessivo per i reparti avanzati e gli avamposti, eccezion fatta per i presidi delle (62) In aprile l'armée de.> Alpes era rimasta con 176.ooo uomini, di cui 85.000 combattenti, che diminuirono ancora, perché il IO giugno partì 1'8"' divisione leggera coloniale ed il entrambe di nuova formaz ione.

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STRATEG I CO

1

79

opere in calcestruzzo, i quali potevano e dovevano resistere sino all'esaurimento dei mezzi nell'intento di infliggere un alto tasso di logoramento al dispositivo italiano durante la sua presa di contatto con la posizione difensiva. Il gen. Olry, d 'altronde, contava molto sul vantaggio che truppe inferiori di numero possono trarre da un ambiente di montagna ben conosciuto, rimanendo appoggiate a capisaldi che permettano di agire sulle comunicazioni dell'avversario col fuoco e con pattuglie, nonché sul la rilevante efficacia delle distruzioni in montagna. Pertanto si proponeva di realizzare un piano delle interruzioni tale da inibire agli Italiani le rotabili e, per contro, da costringerli ad avanzare sulla rete della viabilità minore, dove i concentram enti di artiglieria, già studiati e predisposti, avrebbero potuto interrompere i rifornì menti occorrenti per alimentare una offensiva in grande stile. In sostanza, la concezione della difesa si imperniava su q uesti punti: azione ri tardatrice di distaccamenti operanti nelle zone più sensibili (nella Mariana, lungo l'asse Moncenisio- T erm ignon - EsseiJion; nelle Alpi Marittime, lungo l'asse Saorgio- Authion); resistenza protratta per quanto possibile delle opere nella fascia degli avamposti; resistenza ad oltranza sulla posizione difensiva. Alle riserve era affidato il compito di colmare le eventuali brecce createsi nel sistema e, in un secondo tempo, di passare al contrattacco per ristabilire la situazione. Il 20 maggio il Comando dell'armée des Alpes passò dalla supposizione alla convinzione : si persuase, cioè, che il dispositivo italiano fosse nettamente offensivo e tale da consentire un'immedi ata offensiva su tutta la fronte , tan to da darne comun icazione al G.Q.G.. Sappiamo che da parte nostra si era in un ordine di idee letteralmente agli antipodi di questo convincimento.

*** S cACCHIERE sETTENTRIONALE. Di tutta la fronti era settentrionale era presa in considerazione soltanto quella svizzera, perché la ipotesi posta a base del P.R. 12, vale a dire la Germania alleata dell'Italia, escludeva qualsiasi provvedimento al confine tedesco (63). Il tratto, dunque, dal m. Rosa allo Stelvio era affidato al XVI corpo d'armata, che all'emergenza avrebbe assunto la denominazione di Corpo Osservazione Svizzera (C.O.S.). Compiti : vigilanza

(6.3) Ciò a prescindere dal completamento dei lavori di fortificazione in corso.


I 80

L ' ESERCITO ITALIANO ALLA VIG ILI A DELLA 2' GUERRA MONI)JALE

su tutto il settore, particolarmente attiva al saliente del Toce (direttrice del Sempione), per parare prontamente eventuali azioni di sorpresa attraverso il territorio elvetico. Per quanto precede, le truppe del corpo d'armata rimanevano nelle sedi stanziali c la sorveg1ianza era affidata alle forze della copertura.

*** ScACCHIERE ORIENTALE. ll piano prevedeva l'attuazione di nusure difensive alla frontiera giulia in due tempi successivi e con forze gradualmente crescenti in relazione all'atteggiamento della Jugoslavia, considerata dapprima incerta e poi, eventualmente, ostile. Inizialmente la 2 a annata, dislocata nello scacchiere, avrebbe attuato uno schieramento di sicurezza con le forze di copertura c le grandi unità stanziali, quindi sarebbe intervenuta 1'8" armata e con il suo inserimento si sarebbe proceduto al completo schieramento difensivo. In sostanza: una concezione eli pura e semplice difesa. La Jugoslavia, circondata com'era da quasi tutte le parti da Paesi dell'Asse o simpatizzanti, in linea di massima non poteva che pensare a difendersi, a meno di sicure e vaste garanzie politiche e militari in Balcania, il che non era. Di conseguenza la sua pianificazione prevedeva un dispositivo semicircolare appoggiato al litorale dalmata, che però doveva anch'esso essere difeso. 11 fronte italiano era assegnato alla 7" armata, inquadrata nel I gruppo d'armate. Secondo il S.l.M. era prevedibile che nei primi dicci giorni l'armata si completasse nel modo seguente:

l

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13.800 21.000

3-000

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3 -0 0 0

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19·750 12.8oo 20.000 20.000

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Rc:p:~rti

brg.

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Triglavski Odred D .f. Dravska I" D.f. Dravska 2" Risnjaski Odred D.E. Savska la . D.f. Savska 2" • • • Supporti d'armata .

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·l

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l

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71


U.

J' RO III, EMA STRATEGICO

Era tuttavia possibile che in luogo delle divisioni Dravska 2 " e Sat'ska 2 " fossero costituiti gli odred corrispondenti; in tal caso si sarebbe trattato di otto battaglio ni in meno. Così, era possibile che i due battaglioni di complementi considerati per ogni grande unità, la cui costituzione era ritenuta avvenisse entro la prima settimana, non fossero tutti formati. Nel caso peggiore la i armata era valutata dunque sui IT2.000 uomini. A questi dovevano aggiungersi circa ro.ooo uomini fra truppe di presidio alle opere della fascia fortificata di frontiera, graniéari c gendarmeria. Inoltre era previsto l'immediato temporaneo schieramento del corpo di protezione e ch iusura frontiere - 18 battaglioni per complessivi 13.000 uomini formato da riservisti dai 40 ai 50 anni, reclutati localmente, i quali dopo sei o sette giorni sarebbero stati sostituiti dai reparti dell 'esercito di campagna. Infine era da reputare possibile, in determinate circostanze politiche, l'afflusso parziale o totale dell a 2 " armata, su tre divisioni, dislocata nell a zona Gospié- Karlovac- Banja Luka. Ai Jugoslavi non erano attribuiti propositi offensivi in profondità. Si pensava che, nei primissimi giorni di ostilità, potessero tentare di ottenere qualche successo di particolare importanza e risonanza con interventi a breve raggio, ad esempio la conquista di Fiume, c di occupare talune posizioni di confine il cui possesso avrebbe influito negativamente sull'efficacia della nostra difesa e sullo sviluppo di nostre successive azioni offensive , quali le conche di Tarvisio, Plezzo e Tolmino, la conca di Postumia e la zona di m. Trestenico. Queste le ipotesi sul nemico. Ad esse si opponevano i due dispositivi ai quali si è accennato. Lo schieramento di sicurezza doveva parare eventuali attacchi jugoslavi durante il periodo della mobilitazione e della radunata. La zona di destra Idria, a tergo del confine, aveva funzione di zona di sicurezza con compiti di prima resistenza, da assolvere sfru ttando gli elementi difensivi predisposti, ricorrendo ai mezzi della guerra d'arresto cd impiegando in larga misura il fuoco. Il I sistema dife nsivo costituiva la posizione di resistenza (schizzo pagina seguente). Lo schieramento difensivo aveva lo scopo di assicurare l'inviolabilità delle frontiere, stroncando qu alsiasi tentativo avversario. Il passaggio dall'una all'altra organizzazione avveniva per inserimento in linea dci due corpi d 'armata dell'S" armata, con conseguente revisione della struttura delle due armate : 2 a a nord e 8" a sud . In caso di ostilità si doveva procedere ad alcune azioni offensive : la recisione del saliente castuano, qual-


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IL

PROBLDIA STRATEGICO

che rettifica di frontiera fra Gottedravizza e m . Calici ed eventuali altre che si manifestassero utili. Il dispositivo per lo schieramen to completo era il seguente :

a. Comando gruppo d'armate est: - comandante: gen. Grossi; - capo di S. M. : gen. Negro. b.

2a armata (gen. Ambrosie): - XI corpo d 'armata (gen. Roux): D.f. Re, D. f. Parma c raggruppamento « Isonzo » ; - XIV corpo d 'armata (gcn. Vecchi): D.f. Isonzo, D .f.

Marche e D.f. Puglie; -

supporti d'armata.

c. 8• armata (gen. A. di Savoia- Genova) : - V corpo d'armata (gen. Balocco) : D.f. Bergamo e D .f. Lombardia; - VI corpo d 'armata (gen. Rosi): D. L Sassari, D.E. Casale e D.f. Messina; - supporti d'arm ata.

3· - IL

TEATRO

o'oPE RAZIONI

DELL'ALBANIA.

Era considerato prestarsi ad un efficace intervento nella penisola balcanica sia contro la Jugoslavia sia contro la Grecia, subordinatamente alla nostra disponibilità di forze cd al verificarsi di circostanze particolarmente favorevoli. Il P.R. 12, però, riguardava soltanto la difesa dell'Albania, distintamente contro la sola Jugoslavi a, gualora e per tutto il tempo in cui la Grecia fosse rimasta neutrale, e contro Jugoslavia c Grecia alleate.

**• ScAccHIERE NORD - ORIF. NTALE (jugoslavo). Attestavano in tempo di pace aUa frontiera albanese le divisioni Zetska (della 2" armata), Kosovska e Vardarska (della 3• armata). D ate le forti deficienze di riserve e di mezzi che non consentivano lo sdoppiamento di tutte le grandi unità di pace, era prevista, in caso di mobilitazione, la costituzione di divisioni ternarie normali e di odred (unità del livello brigata . con sei- otto battaglioni, due - tre gruppi di ar-


184

L'ESERC ITO ITAL IANO ALLA VIG I L IA DEL LA 2 a GUERRA MONDIALE

- --

ùglìerìa ed unità minori), che in un secondo tempo, in relazione alla disponibilità di materiali, sarebbero state rinforzate sino a diventare divisioni ternarie normali. Alla frontiera con l'Albania, dunque, oltre alla di visione Z etska, risultavan o tre odred costituiti dalla divisione Kosovska ed altri tre od re d costituiti dalla divisione Vardarsl(a . Jn particolare, secondo il S.l.M., entro il decimo giorno di mobilitazione si sarebbero r adunate le seguenti fo rze :

l

Battaglioni organici

Gr.andi unirà

Settori

pace

guerra

Montenegro . .

. ..

D ivisione Zetska (29", 38", 61° rgt.f. e 22" rgt. art.) Divisione K.osovska: Odrecl Ljubatinski . (3o", 3 r 0 f. c 28" art.) Oclred Prizreski . (24" f. e 12° art.) Odred Orahovacki .

(56" f.)

....

12

Divisione Vardarska : Odred Peristersl(i (46°, ... f. c 29" art.) Odred llijnski (zr", 50'' f. e T0° art.) Oclrcd Krivolocki (47" e 67o f.) Tomi i

l

guerra

12

9

- - -- -

-

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7

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6

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Ohrida .

11

pace

- -- --

--

Kosovo.

Batterie organiche

9

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12

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9

7

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--

-

49

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-

9

----

45

66

Si stimava difficile che tutte le grandi unità, almeno in un primo tempo, raggiungessero l'organ ico d i guerra, comunc1ue ad esse occorreva aggiungere circa 3.500 uomini dì truppe di frontiera ed un numero imprecisato di battaglioni dell'esercito territoriale, oltre ad una ven tina di batterie da posizione. Scarsi i supporti di armata. Anche in questo scacchiere si pensava che l'avversario si mantenesse sulla difensiva, tuttavia non era escluso che, nel corso del confl itto, potesse cercare qualche successo in Albania con azioni


IL

PROBLEMA STRATEGICO

r8s

tendenti ad impadronirsi di posizioni prossime al confine, quali Scutari, la conca di Ficrze, Kukes, gli sbocchi sulla sinistra dell'alto Drin in corrispondenza di Dibra, Qafc Thane, la conca di Korça. In siffatta evenienza, successive azioni potevano essere spinte lungo le direttrici Scutari- Alessio c Dibra- Shengjergji con obiettivi Durazzo e Tirana c per Qafe Thane- Elbasan con obiettivo il bacino del Devoli. Fino a quando non fossero attuati i lavori fortificatori periferici in progetto, che avrebbero consentito lo sbarramento degli accessi all'Albania, la difesa doveva proporsi di contrastare, con elementi di copertura, le penetrazioni jugoslave cercando di contenerle il più possibile sulla linea Drin- Librazhd - monti Kamia, in corrispondenza delle principali vie di facilitazione, nonché di assicurare il mantenimento del ridotto centrale. Massimo valore era attribuito alla zona di Guribardhe- Shcngjergji - Librazhd, che copriva gli obiettivi più importanti. Sulla frontiera greca dovevano essere attuate semplici misure di sicurezza.

*** ScAcCHIERE MERIDIONALE (greco). Per il caso in cui anche la Grecia decidesse di entrare in guerra, il piano si limitava ad ipotizzare due linee di azione elleniche. Dalla Macedonia occidentale un'offensiva, in concorso ad uno sforzo jugoslavo partente dalla zona dei laghi , per la conquista della conca di Korça, proseguendo poi su Pogradcc - per attuare il congiungimento con le truppe alleate - oppure verso Berat, lungo la direttrice del Devoli. Dall'Epiro un'azione su Prcmeti e Argirocastro per vincolare nostre forze, e con ciò agevolare l'offensiva nel Korçano, e per cercare di impadronirsi, agendo sulla direttrice di Konispoli, della zona di Santi Quaranta e conseguire il completo controllo del canale di Corfù. Non si avevano dati attendibili sullo schieramento che avrebbe potuto assumere l'esercito greco al confine albanese; comunque, anche in relazione alle predisposizioni attuate durante la crisi del settembre 1939, era previsto l'impiego iniziale di un corpo d'armata su due- tre divisioni in Epiro e di due corpi d'armata con quattro cinque divisioni di fanteri a cd una di cavalleria in Macedonia. Queste truppe ovviamente sarebbero poi state rinforzate da altre grandi unità provenienti dalla Tracia, dall 'Attica e dal Peloponneso. In ogni caso, nonostante la forza nu merica mobilitabìle (350- 4oo.ooo uomini) ed i recenti sforzi per rinsaldare la compagine morale delle forze armate, alle grandi unità elleniche era attribuito un grado di


I

86

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 ° GUERRA !>IONDIALE

efficienza molto basso, essenzialmente per l'insufficienza quantitativa e qualitativa dei quadri e per le deficienze di materiali e mczz1. Nell'ipotesi anzidetta, la difesa doveva contrastare l'avanzata nemica con elementi di copertura nella fascia montana compresa fra il confine e la linea del «ridotto centrale ll, sulla quale era prescritta la difesa ad oltranza (64). Le truppe d'Albania erano rappresentate dal XXVI corpo d'armata, comandato dal gen. Geloso e così composto: - D.f. Venezia (gen. Bonini); - D.f. Fen·ara (gen. Zannini); - D.f. Arezzo (gen. Ferone); - D.alp. julia (gen. Girotti); - D .cor. Centau1·o (gen. Magli); - supporti vari, tra cui il 3" granatieri ed i reggimenti lancieri di Milano e di Aosta. Complessivamente si trattava di circa 6o.ooo uomini. I reggimenti di fanteria erano su due battaglioni italiani ed uno albanese. In caso di attivazione dello schieramento difensivo anche alla frontiera jugoslava, il piano prevedeva l'invio in Albania dell'aliquota sud della riserva del Comando Supremo, vale a dire il IX corpo d'armata con le D.f. Piemonte, Bari e T aro . La situazione dei reparti dell'aeronautica considerava per l'emergenza il 38° stormo da combattimento su S.81, il r6oo gruppo da caccia su Cr.32 e Cr.42 e la 120• squadriglia d'osservazione aerea su Ro.37· In totale 73 apparecchi.

4· - IL

TEATRO D'OPERAZ IONI DEL M EDITERRANEO.

Il teatro d'operazioni del Mediterraneo era riconosciuto di preminente interesse aeronavale. Per ben valutare la portata di questa decisione - perché di decisione si trattava - strategica, sembra opportuno richiamarsi ad alcuni concetti dottrinali espressi dai Capi di S.M. delle due forze armate interessate. L 'amn1. Cavagnari, premessa la rivalutazione delle corazzate, affermò: « Con il peso della loro massa, le nostre corazzate ci possono assicurare il predominio di forza sulle zone di mare che p iù ci interessano, e nei pe-

(64) Cfr.

SME -

UFF.

STORICO,

La campagna di Grecia, Roma, 1980, cap. I.


IL

PROBLDIA

STRATEGICO

riodi di tempo in cui sarà necessario usufruire della libertà di movimento in esse. La loro presenza sarà sufficiente ad allontanare le forze leggere nemiche. Contro le forze maggiori esse saranno in grado di combattere in condizioni di parità u nitaria, affrontando quella grande battaglia navale cui l'animo di ogni marinaio anela anche per misurare in campo aperto la propria forza con quella dell'avversario. Non ci nascond ia mo l'eventualità che !"avversario possa disporre contro la nostra forza corazzata un complesso di navi superiori in numero; ciò potrà avvenire in qualche d eterminata e speciale circostanza. A nostro favore, la posizione geografica giocherà in questo caso una parte fondamentale . Si tratta di una situazione di privilegio che non può essere sottovalutata; la potenza strategica di una forza in mare è rappresentata dal binomio " nave base ", che per essere veramente efficace necessita di una posizione dci porti m ilitari del tutto particolare, e che per l'Italia è nel nostro bacino operativo molto felice. La nostra posizione centrale ci consentirà anche in determinate circostanze di manovrare per lince interne contro avversari che fossero ai lati opposti del bacino mediterraneo. l'n ogni caso la nostra posizione geografica si presenta come particolarmente favorevole per !"intervento rapido e l'imp iego razionale cd esteso delle forze leggere di superficie e subacquee )) (65).

Dal canto suo, il gen. Valle, portando agli estremi la dottrina del Doubet, così si espresse : « Conq uistare lo spazio, avere cioè il predominio del cielo dove e quando è necessario, signilìca raggiungere la possibilità di portare l'offensiva dovu nque. Fin dall'inizio delle operazioni l'Armata Aerea dovrà perciò battersi con spirito deliberatameme offensivo per conquistare permanentemente, od almeno dove c quando le occorra, la padronanza del cielo. Questa sarà ottenuta con la razionale e tempestiva azione contro gli aerei avversari e contro i p iù importanti obiettivi aeronautici di supcrlìcie ( . . .). Ottenuta tale supremazia aerea od almeno localizzate nello spazio e nel tempo le offese nemiche, sarà più agevole dare corso c sviluppo alla guerra aerea propriamente detta (...). Supposti raggiunti o raggiungibili i due fattori prima accennati [la conquista cl ello spazio e la ricerca della sorpresa] l'Arma Aerea procederà alla condotta della propria g uerra. Le azioni saranno eseguite a massa con entità di volta in volta defi nita a seconda dell'importanza e della nat ura degli obiettivi da battere. La dottrina militare aeronautica non ammette !"impiego sminuzzato dell'aviazione » (66).

Se i due orientamenti d 'impiego - accettati anche da Mussolini - fossero stati osservati nel disegno strategico definitivo, sarebbero comunque rimasti la nota controversia sulle portaerei c sugli (65) Do~ll,N I CO CwACNARI, La dottrina. Lo spirito, in Le Forze Armate dell'Italia fascista, a cura di T. S I LLA:-JI , Roma, 1939, pag. 2n . (66) G I US ~:I'l'E V ALLE, La dottrina. Lo spirito, in Le Forze Armate ddl'Italia fa scista, cit., pag. 270- 271.


I

88

L' ESERCITO l'l'ALIANO AL LA VIGILIA l)EI..LA 2° GUERRA MONDIALE

aerosiluranti e soprattutto il gravissimo inconveniente della completa assenza di un'intesa aeronavale, tanto più determinante ai fini bellici in quanto nel campo opposto la marina britannica disponeva di unità aeree limitate quantitativamente, ma ben addestrate ed alle dirette dipendenze dei Comandi navali. Ma poiché a tali orientamenti si rinunciò, sarebbe stato allora opportuno riconsiderare la questione, nel senso di studiarla ex novo sotto gli aspetti degli interessi congiunti delle tre forze armate: infatti il Mediterraneo era la « linea di comunicazioni», nel senso dassico del termine, fra la madrepatria e l'esercito in Africa settentrionale. E lo era sia per una difensiva (basi di Tripoli, Bengasi e Tobruk) sia per un'offensiva verso il canale (base di Tobruk). Per la sicurezza eli questa linea di comunicazioni occorreva assolutamente il possesso di Malta, possibilmente quello eli Creta. Non si entrò in quest'ordine d.i idee, si addivenne all'aperta rinuncia ad effettuare rifornimenti alla Libia dopo l'inizio delle ostilità e l'esercito metropolitano ebbe il compito di garantire l'antemurale Elba- Sardegna- Sicilia- Pantelleria e le isole italiane dell'Egeo e ciò spiega il relativo disinteresse mostrato dal Comando del Corpo di Stato Maggiore per Malta. D'altra parte, un'azione di sbarco in forze sulle coste peninsulari e nelle isole presupponeva prevalenza .i n mare ed in cielo da parte del nemico, almeno per tutta la durata della fase più critica dello sbarco, ed è ovvio il ruolo che avrebbe rivestito Malta per qualunque tentativo sul fronte meridionale. Considerando possibile l'eventualità di tentativi di sbarco, si riteneva che l'avversario potesse proporsi di spezzare l'antemurale tirrenico, cercando di impadronirsi di uno o più pilastri che lo costituiscono (Elba, Sardegna, Sicilia, Pantelleria), di portare l'offesa nella penisola con la costituzione sul litorale ligure- tirrenico- jonico di teste di sbarco per puntare su obiettivi strategici di grande rendimento, di occupare il Dodecanneso per eliminare quella nostra importante base ae-ronavale nel Mediterraneo orientale. Il litorale adriatico, invece, appariva sicuro da offese marittime di qualche entità. Data questa premessa, la linea di condotta più rispondente sembrava quella di conferire una spiccata autonomia operativa - perciò anche sul piano logistico - a tutte le isole e di assicurare una prima difesa su l litorale maggiormente esposto. Ove si manifestasse una grave minaccia, in atto o in potenza, nei confronti delle coste peninsulari, sarebbe intervenuto direttamente il Comando Supremo con proprie riserve. La competenza e la responsabilità dei Comandi, ai fini difensivi, erano così fissate (schizzo pagina seguente):


...•

Milano o

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AS.SEGNA2t<HJE C.O.STE

A 'B

alla 1 orrno1 a ai Comandi D T.

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ai Comandi delle Isole

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alla R. Manna

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b<!


190

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGI LIA DELLA 2 '' GUERRA MONDIALE

- Comando Supremo: la Sicilia, esclusa la piazza militare marittima di Messina- Reggio Calabria, la cui difesa competeva alla R. Marina, e la Sardegna, compresa la piazza militare marittima di La Maddalena la cui funzione preminente era il controllo e la difesa delle bocche di Bonifacio; - Comando della 1"' armata per il litorale compreso fra il confine francese e Capo Noli; - Comandi di difesa territoriale per tutto il litorale compreso fra Capo Noli cd il confine jugoslavo, con esclusione delle piazze e zone militari marittime di La Spezia, Elba- Piombino, Taranto, Brindisi, Venezia, Pola, Cherso- Lussino; - R. Marina per tutte le piazze e zone militari marittime, esclusa come si è detto quella di La Maddalena. el caso in cui il R. Esercito avesse dovuto intervenirvi con proprie unità per opporsi a tentativi di sbarco o per ristabilire situazioni compromesse, competenze e responsabilità della difesa sarebbero state assunte dalle autorità dell'esercito; - Comando Superiore Forze Armate dell'Egeo per le isole italiane di quel mare. Le direttive esaminavano partitamente i vari aspetti del problema. Nella penisola, le coste ligure e toscana apparivano l'obiettivo di maggior rendimento. Il successo di uno sbarco consistente su di esse poteva aprire possibilità operative di grande valore nel quadro strategico, terrestre e marittimo, quali l'investimento da tergo della piazza di La Spezia e l'azione in profondità nell'interno della Toscana per la valle dell'Arno. Però uno sbarco sulle coste toscane richiedeva il possesso preliminare dell'arcipelago toscano . Con questo sarebbe stato intaccato l'antemurale nel punto di saldatura con la penisola e separati i bacini tirrenico e ligure, cosicché il nemico avrebbe conseguito una certa libertà di manovra per mare. Sul rimanente litorale tirrenico - jonico non erano previsti grossi tentativi: naturalmente non potevano escludersi colpi di mano o atti diversivi, specie nella penisola salentina, ove l'avversario era in grado di minacciare le piazze di Taranto e di Brindisi, con notevoli ripercussioni sulla situazione strategica navale. Da quanto sopra derivava la necessità di presidiare convenientemente le isole toscane, di provvedere alla difesa locale con battaglioni di mi lizia territoriale ed il concorso di batterie e treni armati della R. Marina, del litorale ligure - toscano- jonico, e di attuare sulle coste adria-


IL PROBLEMA STRATEG ICO

tiche semplici misure di vigilanza, ad eccezione, come s1 è detto, delle piazze e zone militari marittime. L 'arcipelago toscano aveva funzione di controllo e protezione delle comunicazioni tra il Mar Ligure ed il Tirreno e di protezione delle coste toscane. L'Elba era evidentemente l'elemento di spicco e, per le ripercussioni che la sua caduta poteva determinare, si poteva presumere che costituisse uno degli obiettivi redditizi per il nemico, favorito nell'impresa dalla vicinanza delle proprie basi (Corsica) e dalle condizioni nautiche dell'isola stessa. Gorgona, Capraia, Pianosa, Giglio c Montecristo avevano semplici funzio ni di vedetta. Sbarchi od azioni di una certa entità erano poss ibili solo nell a regione centrale dell'Elba. Perciò la concezione della difesa era di impedire un'affermazione nemica in tale zona cd assicurare in ogni caso il possesso della parte on entale dell'isola, in quanto base di partenza per azioni controffensive e base dei rifornimenti dalla penisola. Si aggiun ga che l'Elba cd il terri torio di Piombi no rappresentavano un tutto unico per la libera disponibilità del canale di Piombino, c pertanto occorreva garantire la cooperazione fra le opposte sponde e la possibilità di riforn ire ed eventualmente rinforzare il presidio. La difesa dell 'arcipelago era affidata al comandante della zona militare marittima, alle cui dipendenze erano le forze terrestri: sette battaglioni territori ali mobili e due battaglioni mitraglieri, inquadrati in due reggimenti, ed un raggruppamento di artiglieria da posizione costiera, oltre ad unità minori e servizi. Il canale di Sicili a - il punto chiave del teatro d'operazioni è controll ato da Sicilia, Pantelleria e dalle isole Pelagie. La prima chiude anche, wn la Sardegna e con la costa calabrese (piazza militare marittima di Messina- Reggio Calabria), gli accessi al T irreno da ovest e da sud. L'ipotesi operativa considerava che sbarchi nemici nella regione occidentale della Sicilia tendessero a raggiungere le nostre basi di dlominio del canale (Marsala e Trapani), e nella regione orientale mirassero ad agire sul rovescio della base navale di Augusta - Siracusa. La difesa sì imperniava sul concetto di impedire l'affermarsi delle truppe di sbarco nella zona di MarsalaMazara del V allo o di Castellammare ad ovest e di Licata - Gela a sud- est. Per tale scopo r ivestivano vitale importanza la regione di Calatafimi- Salemi e la zona di saldatura fra i m. Erei ed i m. Iblei, favorevoli per una controffensiva. Ove fossero tentati sbarchi anche nella zona di Porto Empedocle per agire verso la parte centrale dell'isola in concorso alle due operazioni principali citate, acquistava notevole valore l'altopiano dì Recalmuto. La difesa della


192

L'ESERCITO ITA!.l:\NO ALLA VIGILIA DELLA 2 " G UERRA MQNJ){ALE

Sicilia era affidata al comandante del XII corpo d 'armata, alle dirette dipendenze del Comando Supremo, con le seguenti forze: - truppe per la vigilanza e difesa costiera: 5 reggimenti territoriali mobili per complessivi 20 battaglioni, 4 batterie da posizione costiera, la piazza di Messina- Reggio Calabria (3 reggimenti T.M. ed r raggruppamento artiglieria della Milmart), il settore militare marittimo di Augusta- Siracusa (1 reggimento T.M.) e quello di Trapani (2 reggimenti T.M.), 23 centurie cc.nn. mobilitate sul posto ed unità minori; - truppe per la massa di manovra: D.f. Aosta, D.f. Napoli e supporti di corpo d'armata, fra i quali il I0° bersaglieri cd i cavalleggeri di Palermo. Pantelleria e Lampedusa costituivano tma zona militare marittima. La prima assolveva ad una duplice funzione : base aerea per azioni di offesa nel canale di Sicilia e stazione di vedetta e punto di appoggio per mezzi navali destinati al controllo del traffico marittimo in quella zona. La sua importanza era stimata tale da poter rappresentare un buon obiettivo per il nemico, ma si riteneva che un attacco in forze urtasse contro limitate possibilità di sbarco; questo poteva essere tentato di sorpresa con piccole unità, da naviglio leggero diretto contemporaneamente su più punti. Lampedusa aveva compito di vedetta e punto dì appoggio. Le forze assegnate a Pantelleria erano costituite da un battaglione di fanteria, da una compagnia e quattro plotoni mitraglieri mobi litati sul posto e da una batteria da 75/27-906 da posizione costiera. A Lampedusa si dovevano mobilitare sul posto un plotone fucilieri ed uno mitraglieri, eventualmente rinforzati a tempo debito. La Sardegna concorreva con la Sicilia a controllare gli accessi al Tirreno e costituiva importantissima base aeronavale per azioni nel Mediterraneo occidentale. Il nemico poteva avere interesse ad occupare la parte meridionale per impadronirsi delle maggiori basi aeree e marittime, la parte settentrionale per agire sul rovescio della piazza di La Maddalena. Non era da escludere che tentativi del genere venissero effettuati contemporaneamente; comunque sembrava verosi mile che all'inizio l'avversario si limitasse a colpi di mano su più punti dell 'isola, e specialmente contro le isolette di S. Pietro e S. Antioco per poi agire a massa in unica direzione. Di vitale importanza ai fini della manovra difensiva apparivano il Campidano, a sud, per controllare la zona Sulcis- Iglesiente dalla quale si poteva puntare sulla piazza di Cagliari, e la zona di Ozieri,


IL

l'ROBLniA

STRATEGICO

1 93

a nord, per controllare le zone di Alghero e Porto Torres, dalle quali si poteva tendere ad isolare La Maddalena. Il comandante del XIII corpo d'armata aveva la responsabilità della difesa. Egli disponeva di: - truppe per la vigilanza e difesa costiera: 5 reggimenti territoriali mobili per complessivi 15 battagl ioni, 8 gruppi da posizione costiera, il settore militare marittimo di Cagliari (r reggimento T.M.), la piazza di La Maddalena (1 reggimento T.M. e 3 gruppi artiglieria da posizione costiera) ed unità minori; -

truppe per la massa di manovra: D.f. Sabauda, D.f.

Calabria e supporti di corpo d'annata. Quanto alle isole italiane del! 'Egeo si trattava di mantenere l'integrità del possedimento, anche in caso di isolamento dalla madrepatria. La loro funzione militare era rilevante giacché costituivano un vasto caposaldo atto a consentire alle nostre forze aeree e navali azioni offensive nel bacino orientale del Mediterraneo su punti vitali e sensibili per l'avversario : Alessandria, Suez, Haifa, Cipro, Smirne, Stretti, Salonicco, Pireo, Creta, Cipro. Queste possibilità presupponevano un assetto difensivo tale da assicurare in ogni situazione il possesso di Rodi, base aerea e centro politico, e di Lero, base navale. Era facilmente prevedibilc uno sforzo nemico contro di esse, sempre che fosse stato conseguito il dominio dell'aria e del mare. Si pensava, comunque, che prima sarebbe stata attaccata Rodi e poi Lero, base del nostro potere marittimo nel baci no orientale dc1 Mediterraneo. ll presid io delle isole era costituito dalla D.f. Regina rinforzata e dotata di scorte accantonate sin dal tempo di pace. Degli alleati erano soprattutto i Francesi a manifestare idee ambiziose sul Dodecanneso per la sua importanza ai fini dell'invio di un corpo di spedizione in Macedonia. A ve vano, infatti, proposto di occupare, con il consenso dd governo ellenico, le isole di Milo, Salamina, Navarino ed Argostoli quale preliminare per la conquista del possedimento italiano. Da parte loro erano pronti a fornire una forza di sbarco di tre battaglioni, trasportati su navi francesi, ma per la protezione aerea chiedevano il concorso della R.A.F.. La questione era importante sotto l'aspetto militare c per i risvolti politici. Premesso che nella convenzione di Ankara (19 ottobre 1939) con la Turchia gli alleati si erano dichiarati disposti a cooperare all'occupazione del Dodecanneso, la Francia pensava che se il problema fosse stato risolto immediatamente l'intervento turco avrcb'3· - Monr.


I

94

L'ESERCITO !TALIA!\'0 ALLA VIG ILIA DELLA 2' GUERRA MONOJALE

be ricevuto un impulso probabilmente decisivo. Anche per questo reputava che l'operazione dovesse assumere la preminenza su qualsiasi altra nel Mediterraneo orientale. D'altro canto i comandanti in capo britannici, pur comprendendo gli aspetti favorevoli delle proposte francesi, ritenevano che esse finissero per trad ursi in una dispersione di forze, assolutamente da evitare in quanto il quadro generale di carenza di mezzi non poteva essere migliorato, almeno per il momento, con rinforzi dal fronte europeo. Il 6 maggio 1940 Weygand si incontrò con Cunningham, W avell e Longmore sulla Malaya e questi gli illustrarono chiaramente l'in1possibilità di appoggiare l'operazione in esame. L a cosa fu riportata ancora sul tappeto nella conferenza di Beirut (fine maggio) dal gen. Massiet, che aveva sostituito Weygand chiamato in Francia a prendere il posto di Gamelin, ma i comandanti in capo inglesi sostennero che in una guerra contro l'Italia il fattore decisivo sarebbe stato rappresentato dal predominio nel Mediterraneo. Quindi rivestivano itnportanza fondamentale Alessandria, come base navale; l'Egitto, come base terrestre ed aerea; il Mar Rosso, come linea di comunicazione con il Commonwealth . La sicurezza di questi tre punti strategici avrebbe impegnato ogni risorsa britannica, perciò la conquista del Dodecanneso doveva essere rimandata, tanto più - osservò Cunningham che l'attività navale inglese avrebbe progressivamente, anche se indirettamente, indebolito la presenza italiana nel l 'Egeo. Al teatro d'operazion i del Mediterraneo erano direttamente interessate la 2a squadra aerea (Sicilia), la 4" zona aerea territoriale (Puglie), l'aeronautica della Sardegna e quella dell'Egeo. Si trattava di un complesso di forze numericamente c qualitativamente tutt'altro che notevoli (67) : - la 2 .. squadra contava complessivamente su quattro stormi (S. 79) ed un gruppo (S. 85) da bombardamento, uno stormo (Cr. 32 e Cr. 42) ed un gruppo (M.C. 200) da caccia; - la 4a zona aerea su uno stormo da bombardamento terrestre (S. 8r), uno da bombardamento marittimo (Cant. Z. 506) ed un gruppo caccia (Cr. 32); - l'aeronautica della Sardegna su due stormi da bombardamento terrestre (S. 79) ed uno da bombardamento marittimo (Cant. Z. so6), un gruppo caccia (Cr. 32) cd un gruppo da bombardamento (Ba. 88); (67) G.

SA:-~ToRO,

op. citata,

pag.

83

e seg.


IL

PROBLE~ll\

STRATEGICO

-

l'aeronautica dell'Egeo su uno stormo da bombardamento (S. 8r), una squadrigli a da caccia terrestre (Cr. 32 e Cr. 42) ed una da caccia marittima (Ro. 44). Naturalmente era .previsto l'intervento anche delle aviazioni dell'Albania e della Libia. Per il concorso alle operazioni terrestri l'intervento delle unità aeree sarebbe stato ordinato al momento opportuno, per quello alle operazioni navali l 'intervento doveva esplicarsi in maniera indiretta, cioè a carattere autonomo, o diretta su accordi contingenti oppure su richiesta urgenle.

5· -

1

IL TEATRO D 0l'ERAZIONI DELL'AFRICA SETTENTRIONALE.

Non potevano sussistere dubbi sul forti ssimo interesse aeronavale- terrestre rivestito dal teatro d'operazioni dell'Africa settentrionale. Ferma restando la necessità di attribuire importanza fondamentale alla difesa della frontiera con la Tunisia, era evidente la tentazione di svolgere un'operazione in grande stile verso il canale di Suez. Tuttavia <<per la natura del terreno, la lontanan:Ga degli obiettivi e la complessità della relativa organizza:Gione logistica, si può considerare attuabile soltanto qualora si verificassero circostanze particolarmente favorevoli c sia stato possibile provvedere di lunga mano alla necessaria imponente preparazione logistica. (Nell'attuale situazione detta eventualità è quasi da escludere e perciò ver rà considerata soltanto a parte, in apposi to studio orientacivo) ... )J (68).

*** ScACCH IERE usrco - TUNISINO. Le nostre possibilità offensive erano giudicate limitate, ma senza precisazioni. Per contro quelle francesi apparivano rilevanti e probabili sin dall'immediato inizio delle ostilità: dirette sull'obiettivo di Tripoli, avrebbero conseguito un grosso successo politico - militare ed effettivamente un'idea di questo genere era accarezzata dallo S.M. francese. Il gen. Gamelin, infatti, scrisse : « Se gli Italiani fossero entrati in campo contro di noi, sarebbe occorso agire offensit,amente appena possibile e prima che essi si fossero seriamente rinforzati in Tripolitania. per tentare

(68) P .R.

12 -

Direttive generali.


I

96

L'ESt;RCITO ITALIA~O ALLA VIGILIA DELLA 2 • GUERRA ~!ONDIALE

di dar la mano agli Inglesi dell'Egitto, cui avremmo dovuto prestare il concorso di parte dell'esercito del Levante l> (69). Nel marzo 1940, quando fu diramata l'ultima edizione del piano, erano ritenute presenti nell'Africa del nord 16 divisioni di fanteria e 3 di cavalleria francesi, e precisamente: in Tunisia 7 D.f., 2 D. cav., formazioni di goums) unità da fortezza e supporti vari; in Algeria 4 D.f., tre delle quali in corso di costituzione, ed una di cavalleria; in Marocco 5 D.f., tutte in corso di costituzione. Per quanto le grandi unità in corso di costituzione trovassero un grosso ostacolo nella deficienza di quadri e nelle carenze di materiali di mobilitazione, il <<caso peggiore >l era quello rappresentato dall'afflusso in Tunisia di una parte delle divisioni formate in Algeria ed in Marocco. In effetti, nella primavera del 1940 si trovavano in Tunisia 25o.ooo uomini all'incirca (7o). Secondo i piani del 1939 la mobilitazione doveva dare nel Nordafrica francese 14 divisioni, vale a dire: le divisioni d'Africa da 81" a 88", le divisioni di protezione r81"', 182" e 183" alle quali poi si aggiunse la 180", le divisioni marocchine 1", 2" (di protezione) e 3". Doveva inoltre fornire 5 brigate di spahis, oltre a supporti vari. Di queste unità, 1'86" D.f. partì per il Levante nel settembre 1939; l'82" D.f., 1'87' D.f., la 1"' D.mar. ed una brigata di spahis furono trasportate in Francia fra l'ottobre ed il novembre 1939; 1'84" e 1'85" D.f. vennero anch'esse trasferite in Francia a fine maggio 1940. Nel marzo 1940 si trovavano, dunque, in Nordafrica undici divisioni e quattro brigate di spahis. I primi di giugno il S. I.M. segnalava presenti in Tunisia otto divisioni : sei algerine (convenzionalmente chiamate Algeri. Grano, Grano quattro) Costantina, Costantina ter ed una di cavalleria) e due tunisine (Tunisi bis e 2" coloniale), oltre a formazioni di goums e varie schierate alla frontiera per complessivi 150.ooo uomini, sui 34o.ooo ritenuti in armi in Africa settentrionale. T ale situazione, risultante anche agli Inglesi (71), era prossima e nello stesso tempo lontana dalla realtà. In quel periodo erano presenti nove divisioni di fanteria, una di cavalleria, due complessi tattici a livello divisionale, una regione for tificata anch'essa a livello divisionale. In Tunisia, al fronte nord c'erano la 83" e la 88• D .f.; al fronte sud l'8 r" (69) MAuRICE G.".M~LTN, Al servt.zto della Patria, Rizzoli, Milano, 1957, pag. 388. (70) S.M. DELL' EsERCITO FRANCESE, Guerre 1939- l945· Les Grandes Un.ités Françaises, Imprimerie Nationale, Paris, 1967, vol. IV, pag. 2r. (71) I.S.O. PLAYFAIR, op. citata, pag. 92.


IL

I'ROBLDIA STRATEGICO

1 97

e la r8o" D .f. e le truppe della regione fortificata di Ben Gardanne; in riserva la 6" D. cav. cd il raggruppamento nord. fn Algeria le divisioni 181", 182" e 183" ed il raggruppamento CIMO. In Marocco la 3"· D. marocchina e le moltissime unità appartenenti alla ex 2' D. marocchina ed ai reggimenti di deposito o d'istruzione (23 battaglioni di fanteria, 2 reggimenti di cavalleria, 5 gruppi di artiglieria, ecc.). Ovunque numerosi reparti non indivisionati e supporti (battaglioni di fanteria c carri, distaccamenti della Legione Straniera, squadroni meccanizzati ed a cavallo, sahariani c meharisti , goums). Complessivamente le forze francesi del Nordafrica, servizi compresi, ammontavano a 400.000 uomini (72) (73). Ma la scarsa r ispondenza tra forza numerica e reale efficienza bellica delle truppe dipendeva non tanto dal numero delle divisioni quanto dal disperato saccheggio avvenuto nel << serbatoio » africano durante la seconda metà di maggio a profitto della metropoli, saccheggio che aveva indebolito fortemente le grandi unità, specialmen te quelle di nuova formazione, talché la loro capacità operativa si era nettamente ridotta. Non era il personale che mancava, bensì i quadri, l'arm amento, l'equipaggiamento. Per dare un'idea sufficientemente chiara dello stato di fatto in quel momento si ricorderà che il 31 maggio Paul Reynaud ebbe il pensiero di levare due classi in Francia e eli mandarle i n Africa del Nord . Ebbene, il gen. Noguès, comand ante in capo delle forze francesi in posto, scrisse subito :

(72) Dati forniti dal Services H isrorique de l'Armée de Terre. Cfr. anche col. P I I I IABERT, ForceJ- fmn çaises d' Afrique du Nord, septembre 1939- juin 1940, in Revue lfistorique de l'Armée, 1953, n. 4· (73) Nel frattempo la Francia aveva mobilitato in territorio metropolitano sette divisioni nordafrica ne, otto coloniali (costituite per due terzi, in teoria, da bianchi) e tre brigate di spahis. Secondo Gamel in (op. citata, pag. 162) la Francia mobilitò complessivamente 26 di vision i di colore, di cui ro in territorio metropolitano, ma questi dati non sembrano esatti. Dai cenni storici sulle grandi unità francesi (S.M. DELL.ESERCITO FRANCESE, op. citata, vol. l, II e Ili) risulta che in Francia furono mobilitate fra il 23 agosto c il 2 settembre 1939 le ono divisioni attive (quattro coloniali e quattro nordafricane) c le due brigate attive di spahis; quasi contemporaneamente, fra il 1° settembre cd i primi di novembre 1939, furono approntate altre tre divisioni coloniali, due nordafricane ed una brigata di spahis; più tardi, nel marzo - aprile 1940, vennero levare la 7'' nordafricana e 1'8" coloniale; infìne, dopo la grande offensiva tedesca del maggio, furono ancora costituire, con i resti delle omonime divisioni, la I " leggera no rdafricana e la 2 " e 8" leggere coloniali.


I

98

L'ESERCITO ITALIANO ALLt\ VIGILIA DEL!,1\ 2a GUERRA MO:-.IDI/ILE

<( La dislocazione e l'addestramento in Africa del Nord del contingente francese da incorporare in giugno incontrerebbe le seguenti diffìcoltà : 1 ° - Dal punto di vista della materiale dislocazione, l'Algeria ed il Marocco non dispongono né di caserme né di baraccamenti, né del materiale lettereccio c da campo necessari ad effettivi così considerevoli. 2 " - Dal punto d i vista del vestiario, dell'equipaggiamento e dell'armamento, non esiste nell'Africa del Nord alcuna d isponibilità e tutti i materiali e le armi occorrenti dovrebbero essere for niti dalla madrepatria. 3" - Dal punto di vista dell'addestramento, tutti i quadri dovrebbero essere inviati dalla mad rcpatria; le possibilità di addestramento sono del pari molto ridotte per mancanza di mezzi, specialmente per guanto ha tratto alle armi speciali. 4" - Dal punto di vista sanitario, l'incorporazione in Africa del Nord proprio nel momento in cui stanno per cominciare i grandi caldi, che dureranno fino a settembre, non potrebbe provocare che gravi inconvenienti per giovani non abituati ad un tale clima e che, per giunta, sarebbero sistemati in condizioni materiali molto precarie. ( ...) In siffatte condizioni non ritengo possibile considerare in giugno la massiccia incorporazionc prevista. Comunque, circa 20.000 reclute potrebbero essere installate ed addestrate in Algeria ed in Marocco, purché armamento, vestiario, equipaggiamento, mezzi di campagna, organi dei servtzt e quadri relativi, compreso il personale sanitario, siano forniti dalla madrepatria (. . .) ll (74).

« E' una situazione insensata! )) esclamò Paul Reynaud quando ebbe letto il telegramma . Forse una simile situazione sfuggì ai nostri organi di informazione, ma anche se fosse stata avvertita appieno le cose non sarebbero cambiate molto. A priori era stata decisa la difensiva sullo scacchiere libico- tunisino ·e d'altronde, anche volendo compiere una manovra per linee interne, l'obiettivo più r isolutivo per noi era ad oriente. Alle forze francesi era opposta la s" armata (gen . Gariboldi), ordinata inizialmente su :

X corpo d'armata (gen. Barbieri) : D.f. Bologna e D.f. Savona;

XX corpo d'annata (gen. Cona) : D. f. Pal/·ia. D.f. Brescza, D .f. Sab1'atha e D.f. Sirte;

-

XXIII corpo d'armata (gen. Bergonzoli) : D.cc.nn. marz o e D.cc.nn. 28 ottobre; -

(74)

2"

J.

D. libica.

BENOIST-

MÉcHtN, op. citata, pag. 407 - 408.

2

3


IL

PROBLI\MA

STRATeGICO

1

99

Sono note le misure difensive prese per il caso di un attacco francese, ma ci si può soffermarc sulla q uestione delle for tificazioni . Già il 24 aprile 1940 Balbo si era rivolto a T eruzzi per chiamarlo in causa e chiarire con Graziani e con Soddu l'equivoco - come lo chiamò - della << oramai famosa linea T.A .GA. », che non era pensabile realizz are per intero se non a detrimento del completamento delle piazze avanzate, della « linea di appoggio » Sonnan Bir el G uem- El A uenia (Jefren) c del campo trincerato di T ripoli : << ( •• •) si continua a parlare del sistema che collega il campo trincerato di Tri poli, per Azizin, al Gnrian e gli si attribuisce una grande impormnza. Sembra, con ciò, che il capo di stato maggiore dell'Esercito approvi il ponderoso progetto dell'armata e che a malincuore sia costretto a rinunciarvi per ora, solo per In situazione contingente delle disponibilità di materiali (...) » (75).

Il problema fu poi esaminato nella numone del 6 magg10 a Roma e risolto da Badoglio : «E' inutile prendere Noi abbiamo già il campo Aden. Ad ovest di Azizia per una difesa e poi vi è questo momento. Abbiamo struite in fretta 11 .

provvedimenti che avranno attuazione nel '944· trincerato di Tripoli, che termina a Suani beni vi sono colline che si prestano magnificamente il Garian. Bastano colà dei lavori occasionati in visto il valore delle trincee anche qua ndo co-

Graziani commentò che se la funzione della linea in discussione fosse stata vista sin dall'inizio, essa avrebbe avuto lo stesso carattere di chiusura rivestito da quella francese fra il mare e i Chotts.

ScACCHIEKE SAHAR IANO. In massima parte desertico ed inospitale, poteva avere una certa importanza sia per le interferenze sulle operazioni in Libia sia per le ripercussioni che un'eventuale perdita del territorio avrebbe probabi lmente prodotto nel n1ondo arabo. Con le basi aeree avanzate di Cufra e di Auenat permetteva un collegamento con l'A.O. l abbastanza agevolmente.

(75) Lettera s.n. data 24 aprile di Balbo a Tcruzzi.


200

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 • G UERRA MONDIALE

Si stimava potessero esservi impiegate, da parte francese, in pratica le sole forze stanziate al momento nei territori immediatamente ad ovest ed a sud del Sahara libico, vale a dire un complesso di 6 compagnie ed una batteria del Sahara algerino con formazioni irregolari varie, il III btg. tirailleurs senegalesi del Niger, il rgt. tirailleurs senegalesi del Ciad per un totale di circa 9.000 uomini. Le intenzioni potevano riguardare un tentativo di aggirare da sud le nostre forze operanti sul Gebel Nefusa, cioè il fianco sinistro dello schieramento difensivo avanzato, e l'occupazione di Cufra e di Auenat per toglierei quelle basi aeree. Da parte italiana era stato costituito il Comando Fronte Sud con un raggruppamento libico (4 battaglioni ed una batteria) e le truppe del Sahara libico (un battaglione sahariano, due compagnie rneharisti, una compagnia motomitraglieri ed undici compagnie mitraglieri da posizione). La nostra linea di condotta doveva essere improntata a grande dinamismo, facendo affidamento sul concorso aereo, specie per l'esplorazione.

*** ScAccHIERE LIBico- EGIZIANO. Appoggiato alla zona del Gebel ed alla base di Bengasi, aveva in Bardia un utilissimo centro idrico molto avanzato e nella piazzaforte di Tobruk una base aeronavale di primaria importanza per azioni contro obiettivi nel Mediterraneo centroorientale. La natura del deserto occidentale egiziano e della Marmarica era valutata negativamente ai fini d eli 'impiego di grandi. masse, però essa consentiva rapide puntate di sorpresa di reparti corazzati, appoggiate da operazioni di sbarco. Le forze anglo - egiziane ritenute disponibili contro di noi erano più o meno quelle segnalate dal War Office a gennaio, con l'aggiunta di parte della prevista nuova divisione (neozelandese): 4o.ooo inglesi, 23.000 indiani e neozelandesi, 36.ooo egiziani. Totale: i roo.ooo uonùni citati da Badoglio nella riunione dei Capi di S.M. del 6 maggio. Con queste forze, secondo le previsioni, il nemico si sarebbe impegnato, al massimo, in operazioni ad obiettivo limitato (Bardia e Tobruk) per concorrere alla probabile (come ritenuto fino a maggio) od eventuale (come pensato in maggio) offensiva francese ve~s~ la Tripolitania e per prevenire nostre iniziative in territorio egtz1ano. All'inizio delle ostilità la situazione delle forze avversarie era la seguente :


IL

Ri sultante 7~

~l

PROBLE ~I A

STRATEGICO

S.l.M.

201

Secondo (ome britannica (i6)

divisione corazzata: brigata carri leggeri (tre rgt. usseri) . - brigata carri pesanti (due btg.) 2 battaglioni m otorizzati 2 reggimenti artiglieria -

~

Confermati

6" divisione fanter ia: - XII brigata su 3 battaglìoni . -

XIII brigata su 3 battaglioni . 3 reggimenti artiglieria

Indicati 14 btg . fanteria

Elementi non i ndivisionati : - presidio del canale (due btg.) 2 battaglioni fa nteria 2 reggimenti artiglieria 2 battaglioni genio - servizi vari

f Non

4" divisione indiana: 2 brigate (V e XI) ciascuna su 1 battaglione britann ico c 2 indiani 2 reggimenti artiglieria - 3 battaglioni i ndiani - 4.ooo u . a Quscir . Divisione neozelandese incompleta

Confermate Confermati on menz ionati Non menz ionati Confermata

~-

Confermati menzionati

Forze egiz iane : 1 brigata frontiera (due btg.mtr.

mor.) -

-

III brigata fanteria (tre btg.) brigata del D ella (tre btg.) brigata el Assas (tre btg.) . 1 divisione corazzata (un rgt. autoblindo, un rgt. carri leggen , un rgt. cavalleria, un rgt. artiglieria)

Carnei Corps (circa 3 .000 brigata volontari arabi supporti vari

(76) I.S.O .

PLAY FAIR,

fndicati 9 btg. regolari ed altretta nti della riserva

ità confermate ma . l Undrate in divisione u.) : l ~ Non menzionati .

Confe rmati

op. citata, cap. V.

non inqua-


202

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILI1\ DELLA 2 3

G UERRA ~tO:-<OIALE

Tutto sommato, dunque, il quadro poteva considerarsi nspondcnte, però già sappiamo che la reale entità delle truppe britanniche e dei Dominions si aggirava sui 40.000 combattenti, ai quali probabilmente si potevano aggiungere ro.ooo uomini dell'apparato logistico dello scacchiere. In Cirenaica era dislocata la ro" armata (gen. Guidi) con : - XXI corpo d'armata (gen. Dalmazzo) : D.f. Marmarica e D.f. Cirene; - XXII corpo d'armata (gen. Somma): D.f. Catanzaro in corso di costituzione (in luogo della disciolta D .cc.nn. 21 aprile) e D.cc.nn. 3 gennaio; 1 D. libica. 3

Le nostre operazioni dovevano basarsi su un concetto di difesa manovrata, dando alla piazzaforte di Bardia un presidio sufficiente per la sua difesa ad oltranza anche se superata c tenendo raccolta la massa delle forze mobili ad El Adem e Tobruk per contrattacchi decisivi. La discussione sorta se dare battaglia a Bardia od a T obruk venne risolta decidendo per quest'ultima, perché obiettivo più importante, più lontano dalle basi che il nemico poteva predisporre in vicinanza della frontiera e più idoneo per uno schieramento controffensivo. In merito alla situazione delle forze aeree, sul la base del P.R. 12 si trovavano in Libia i seguenti reparti : - da bombardamento: quattro stormi (ro'' e 33" su apparecchi S.79, 14" e rs" su apparecchi S.79 ed S.8r) cd un gruppo (su S.81) per un totale di r62 aerei; - da caccia: il 2" stormo e due gruppi (su Cr.32 e Cr-42) per un totale di r38 aerei; - d'assalto: il so" stormo (su Ca. 3IO) ed un gruppo (su Ba.6s) per un totale di 56 aerei; - da trasporto e da soccorso: r8 apparecchi di vario tipo (S.75, S.82 e Cant.Z.so6); - di oresidio coloniale : due gruppi e due squadriglie (su Ghibli) per 6~ aerei; - di osservazione aerea: due gruppi (su Ro.27 bis) per un totale di 28 aerei. Erano considerati moderni gli S.79, i Cr.42 cd i Ca.3ro, che stavano sostituendo rispettivamente gli S.8r , i Cr.32 ed i Ba.65.


rr.

PROBLJ'.MA

STRATEGICO

I Ca.310 erano stati descritti da Pricolo a Mussolini « d'impiego sicu.l'o >> e r appresentanti una buona soluzione di transizione in attesa di un velivolo ad hoc (77). Senonché dopo nemmeno una settimana di guerra i Ca.310 paleseranno una tale serie di così gravi inconvenienti tecnici da obbligare a riprendere i Ba.65, nonostante le loro caratteristiche deficitarie cd anche la loro pericolosità. I Ca.310 verranno utilizzati solo per compiti di osservazione aerea (78). Quanto agli alleati, secondo le nostre informazioni a fine maggio essi disponevano di forze decisamente superiori alla realtà (79), specialmente i Francesi che naturalmente avevano trasferito in Francia quanto esisteva di efficiente nel Nordafrica : - Africa settentrionale fra ncese : 420 bombardieri (di cui 200 in Tunisia) e 480 caccia (di cui 250 in T unisia) contro una esistenza effettiva di 85 bombardieri e 65 caccia; - Siria : 70 bombardieri e IO caccia con tro un'esistenza di 13 bombardieri, 26 caccia e s6 apparecchi di vario tipo; - Egitto e Palestina : IT2 bombardieri, 174 caccia, 44 ricognitori e 254 aerei di tipo imprecisato contro un'esistenza di 96 bombardieri, 75 caccia, I O idrovolanti e 24 aerei da collegamento.

6. -

I L TEATRO D' OP ERAZIONI DELL' AFRICA ORI ENTALE.

Il P.R.1 2 intendeva tracciare la linea di condotta dell'A.O.I. anche nella situazione di completo isolamento dalla madrepatria. Quindi le preoccupazioni fond amentali erano quelle di garantire la sicurezza delle f rontiere e di tenere a freno i territori contro sollevazioni più o meno probabili allo scoppio delle ostilità in Europa; problema, questo secondo, lasciato alle direttive specifiche che avrebbe emanato il Viccré. A dire il vero offensive in grande stile per il momento non erano temute in quanto presupponevano, nel campo avversario, un notevole rinforzo di truppe d'oltremare. Qualora, comunque, gli alleati avessero deciso azioni contro l'Impero, si riteneva che avrebbero agito essenzialmente dal Sudan nord - orientale verso l 'Eritrea e l' Amhara c dal Somaliland e Gibuti verso H arar. (77) Citato f. 189 data ro aprile 1940 del Ministero dell'Aeronau tica, Gabinetto, per Mussolini.

(78) G.

SANTORO,

op. cirata, pag. 265.

(79) Cfr. capitolo I, n. 3· La valutazione britannica delle nostre fo rze aeree, fatta a metà maggio, era leggermente al di sotro del reale.


204

L' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA !)ELLA 2" GUERRA MONDli\LE

Meno pericolose e meno probabili sembravano penetrazioni dal Sudan meridionale e dal Kenia verso il Gimma e la Somalia. L'indirizzo difensivo fu piuttosto generico, data la vastità dei territori: « chiudere le frontiere, particolarmente a cavallo delle principali vie di facilitazione e stroncare eventuali azioni avversarie con l'impiego di unità di manovra>>. Ne derivavano la messa in opera di un'organizzazione difensiva per integrare la copertura con lavori di carattere campale, secondo il triplice criterio di sbarrare le più pericolose direttrici, di dare appoggio all'intervento di nuclei mobili e di consentire sbocchi controffensivi, e la disponibilità di unità mobili sui vari fronti, di forza commisurata alle prevedibili necessità operative. Le forze terrestri dell'Impero erano costituite da due divisioni di fanteria (Granatieri di Sat;oia e Africa) e da 23 brigate coloniali, oltre a supporti vari, per complessivi 280.000 uomini ripartiti fra gli scacchieri nord- occidentale (102.ooo u.), meridionale (ss.ooo u.) ed orientale (123 .000 u.). A metà maggio 1940 il Ministero dell'Africa Italiana trasmise al Ministero della Guerra un progetto inviato dal Governo Generale, in base al quale era studiata la formazione di tre armate coloniali, una per scacchiere, per un totale di sette corpi d'armata, oltre ad un rinforzo di due gruppi da 149/13, due da 100/17, due da 75/46, sei compagnie da 47/32 con dieci unfoc. Soddu ne dette notizia a Mussolini, osservando che per la vasta portata del progetto e per l'opportunità che in quel momento le grandi trasformazioni organiche fossero da ridurre al minimo indispensabile, era conveniente che la questione fosse esaminata da Badoglio e da Graziani, vale a dire che . fosse accantonata. Quanto alle forze aeree, esse ammontavano, in tutto l'Impero, a 23 squadriglie da bombardamento (su apparecchi S.79, S.8r e Ca.133), 4 squadriglie da caccia (su Cr.32 e Cr.42) ed una squadriglia osservazione aerea (su Ro.37), per complessivi r83 apparecchi, ai quali era da aggiungere una riserva di 6r velivoli efficienti e di 8r in riparazione alle S.R.A.M. e a ditte varie.

Comprendeva il Sudan nordorientale e meridionale dalle coste del lv1ar Rosso al lago Rodolfo, l 'Eritrea, l' Amhara ed il Goggiam. Le informazioni sul nemico davano presenti in quelle regioni sudanesi 2o.ooo uomini, invece secondo fonte britannica si trattava semplicemente di 9.000 u.: ScACCHIERE NORD- occiDENTALE.


IL

PROBLEMA

205

STRATEGICO

Risuh anti al S.l.M.

Da fonte brirannico

2

battaglioni inglesi r battaglione i ndiano

~

3 battaglioni egiziani

Kon menzionati

5 battaglioni sudanesi r battaglione cammellato sudanese 1 reparto cavalleria sudanese

l

Unità irregolari

Non me nzionate

25 autoblindo

~

10

carri armati

Alcune banerie mobili .

3 battaglioni inglesi (8o)

Fona di Dif"' dd Sud'"

Non menzionati

Non menzionate

Si può anche ritenere che talune uruta non siano citate dalla fonte britannica perché irrilevanti sotto il profilo operativo o perché spesso viene fatto riferimento alle sole unità di fanteria (infatti è difficile che non esistesse nel Sudan nemmeno una batteria di artiglieria); è possibile che i dieci carri armati fossero in realtà semplici Bren carriers c che le venticinque autoblindo non costituissero una form azione organica, ma appartenessero a reparti vari, comunque l'apprezzamento globale (atto è effettivamente esagerato. Si presumeva, inoltre, che potessero essere mobilitati altri 15- 2o.ooo indigeni, cosa plausibilissima. L'errore di valutazione, piuttosto, consiste nell'aver considerato i 2o.ooo presenti come « forze con-ispondenti a circa, due divisioni », espressione che non può ritenersi esatta sul piano dell'impiego tattico. A queste truppe si attribuiva la possibilità di sollevare contro di noi le popol azioni di confine, di fomentare la rivo!ta inter na e di sferrare offensive in Eritrea con obiettivi Agordat e Chcren, per poi proseguire su Asmara- Massaua, e nell'Amhara con obiettivo Gondar. Ne conseguiva la necessità di conferire priorità alla difesa del settore del Nilo Azzurro, (So) Il War Office aveva segnalato 4 battaglioni.


206

L ' ESERCITO IT,\LIA:-<0 ALLi\ VIGILIA DELLi\ 2 " G UERRA MOI"Dit\t.E

dove si sviluppavano le direttrici più pericolose, limitandosi a misure precauzionali sulle rimanenti frontiere, in g ran parte malsane, paludose e prive di buone vie dì comunicazione e perciò meno idonee ad operazioni militari.

ScACCHIERE ~IERTDIONALE. Comprendeva le colonie inglesi del Kenia, dell'Uganda c del Tanganica ed il Galla- Sidama e presentava caratteristiche tal i da rendere difficili imprese di una certa entità, perciò il nemico poteva ripromettersi solo azioni a raggio limitato per impegnare nostre forze , sottraendole a scacchieri più importanti c per provocare insurrezioni locali . La situazione delle forze britanniche era la seguente:

Da fonte britannica

Risuhami al S.l.M.

!

Kenia: 4 battaglioni K.A.R. (81) 3 battaglioni in d iani Qualche batteria . . . 1 reggimento volontari costiero . 1 reggimento volontari territoriale Ba n <.le irregolari (r .ooo u.) Poliz ia (t.8oo u.) . . . . . Oganda: 4 battaglioni K.A.R. 1 reggimento volontari terri toriale Polizia (t.8oo u.) . . . . . . . Tanganica : 3 battaglioni K.A.R. 1 corpo volontari costiero . Polizia ( r.8oo u.) . . . T otale circa 30.000 uomini .

brigate King 's Africa n Rifles (82) Non menzionati Due batterie leggere 2

~

1\on menzionati

~

Non menzionate

Non menzionati

~

Non menzionati

1\on menzionati

~

Non menzionati

Totale &.500 uomini

(8•) Le esistenti I e II brigata dei K .A.R. risultavano sdoppiate raggiungendo un totale di I I battaglioni, anche se di fo rza ridotta. (82) Il War Office aveva segnalato 10 battaglioni di cui 2 territoriali.


IL

PROBLEMA STRATEGICO

207

Anche qui, ammettendo una accettabile approssimazione nell'individuazione delle unità, la reale consistenza dei reparti appare chiaramente sopravvalutata o, per meglio dire, non è stata tradotta in una realistica indicazione operativa, giacché, in ogni caso, territoriali, costieri e polizia non sarebbero certo mai stati impiegati in azioni di campagna. Si riteneva, inoltre, che la mobilitazione avrebbe dato un ulteriore gettito di circa 20.000 indigeni.

ScACCHIERE oRrENTALE. Comprendeva la Costa francese dei Somali, il Somaliland, Aden c le regioni dell'Impero finitime. La prima aveva una guarnigione di circa 9.ooo uomini - 6 battaglioni senegalesi, 1 battaglione arabo- somalo, unità minori con due compagnie carri e 2.300 irregolari - suscettibili di incremento per mobilitazione in posto (limitata) e rinforzi da altre colonie oltremare, che però non sarebbero giunti prima di due o tre settimane dall'emergenza. Le truppe del Somaliland erano modeste : un battaglione cammellato, 4 batterie, circa 4.ooo irregolari e 1 .ooo u. di polizia. Il calcolo complessi vo si aggirava sugli 8.ooo u., cifra, anche questa, obiettivamente non corrispondente all'indicazione dei reparti, e si prevedeva che in caso di mobilitazione la regione fornisse 2- 3.ooo uomini. D a parte britannica si conferma il solo battaglione carnmellato (83) (per l'esattezza: 5 compagnie), aggiungendo l'arrivo a metà maggio di un battaglione dei King's African Rifles; non sono citate forze irregolari e di pol izia. La colonia di Aden risultava tenuta da circa Io.ooo u. : 2.000 dì truppe metropolitane, quasi tutli specialisti; 3.500 di truppe indigene (non confermate da fonte britannica); un battaglione indiano (in realtà ce n'erano due) (84); 65 pezzi d'artiglieria di vario calibro, polizia e I 16 aerei (in effetti esistevano 3 squadriglie e mezza di bombardieri Blenheim e Vincents e mezza squadriglia caccia Gladiator, dunque probabilmente neanche una cinquantina di apparecchi). Le forze anglo - francesi, secondo l'ipotesi formulata, si sarebbero tenute sulla difensiva, ma si pensava che potessero svolgere una puntata su H arar, lungo la direttrice Gibuti - Dire Daua e Ber(83) Il War Officc aveva segnalato una sola compagnia indigena. (84) Il War Office aveva segnalato 3 compagnie indigene e 1 compagnia indiana.


208

L'ESERCITO IT:\Ll:\:-10 ,\LI. A VIGILIA DELLA 2 a GUERRA MOJ'\011\LE

bera- Harar. La difesa italiana doveva perciò essere in grado di bloccare qualsiasi tentativo e, in ogni caso, lottare ad oltranza per conservare Dire Daua- Harar. Operazioni offensive in questo teatro d'operazioni erano subordinate - come già detto - alla situazione del momento ed alle truppe disponibili. Se le circostanze lo avessero consentito, dette iniziative dovevano in un primo tempo essere rivolte ad occupare Gibuti cd il Somaliland. Solo in un secondo tempo si poteva pensare a penetrare nel Sudan per raggiungere la linea Porto Sudan- Atbara muovendo lungo tre direttrici: la costiera su Porto Sud an a nord, la Agordat- Cassala- Atbara ad occidente, la intermedia Cassala - Haya Juncion. Se attuabile, poteva essere utilizzata anche la Gondar- Khartum, che avrebbe ampliato il respiro della manovra.

*** Queste le linee salienti indicate dal piano sull'atteggiamento da tenere in A .O.I.. Anche senza scendere in una disamina più profonda, non si può fare a meno di rilevare che alle poche forze avversarie furono attribuite possibilità - sia pure a titolo eventuale e di caso peggiore - notevolmente contrastanti con una certa timidezza affiorante nel nostro pensiero operativo. Si può dire - e questo vale anche per altri teatri d'operazioni - che il principio « la miglior difesa è l'attacco>> è sempre stato riconosciuto applicabile dal nemico e mai da noi. Quanto alle differenze emerse fra valutazione e realtà nel calcolo delle forze avversarie, è doveroso mettere in evidenza che il ricavare dalle informazioni il quadro di battaglia nemico è assai meno facile dì quanto non se1nbri a chi, a posteriori, ricostruisce gli opposti schieramenti. E quand 'anche tutto si sapesse sul nemico, il dubbio spesso potrebbe incidere o addirittura prendere il sopravvento sulla certezza. D 'altronde, anche persone altamente qualificate hanno frequentemente preso abbagli inesplicabili. Churchill, nel luglio 1940, riteneva che la brigata dell'Unione Sudafricana avesse IO.ooo uomini (85), cifra assolutamente sproporzionata per un'unità del livello citato, quando sì c no arrivava a 6.ooo. E, quanto a propositi operativi, da parte britannica erano date per scontate nostre offensive contro il canale di Suez e Khartum, oltre il Somaliland, pur conoscendo bene le nostre deficienze in materia di automezzi e di carri. (85) pag.

WI~~o:-~ CH v RCHILL, La seconda guerra mondiale, parte

121.

II,

vol.

H,


CAPITOLO QUARTO

L'ESERCITO ITALIANO NEL 1940 I. -

I

QUADRI E LE TRUPPE.

Nel discorso tenuto nel marzo 1940 alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, sul disegno di legge concernente lo stato di previsione delle spese del Ministero della Guerra per l'esercizio .finanziario 1° luglio 1940-30 giugno 194r, il gen. Soddu illustrò i provvedimenti con i quali si stava dando soluzione ai grossi problemi militari connessi con la difficile situazione internazionale. Si trattava della struttura dell'esercito e dei tre aspetti fondamentali per il governo dei quadri permanenti: lo stato, l'avanzamento ed il trattamento economico degli ufficiali che dovevano lasciare il servizio attivo. Fu un discorso certo assai poco felice per l'enfasi e l'ottimismo che lo caratterizzarono e soprattutto per le garanzie che forniva sull'efficienza dello strumento militare. Comunque, il 9 maggio vennero emanate le leggi in questione : la legge n. 368 sull'ordinamento dell'esercito, quella n. 369 sullo stato degli ufficiali e la legge 370 sull'avanzamento degli ufficiali. La prima, della quale si è già accennato ìn precedenza, stabiliva la costituzione dell'esercito metropolitano (r): - lo Stato Maggiore del Regio Esercito; - gli istitut:i militari di reclutamento, di perfezionamento, di specializzazione e di aggiornamento; - cinque armi : carabinieri, fanteria, cavalleria, artiglieria e gemo; - la guardia alla frontie ra; (r) Il R. Esercito comprendeva un 'aliquota metropolitana ed una coloniale. La prima, anche se dislocata nel territorio dell'Africa Italiana e nei possedimenti, era alle dipendenze del Ministero della Guerra; la seconda dipendeva invece, per l'impiego, dal Ministero dell 'Africa Italiana. L 'organizzazione eli quest'ultima aliquota doveva essere stabilita da ulteriori disposizioni non diramate a causa degli eventi bellici.

r4. - Mcnt.


2 IO

L'ESERCITO ITALIANO .-\LI-A VIC ll.IA DELLA 2" CUERRA MOKDIALE

- nove servizi: corpo automobilistico, servizio chimico, sanità, commissariato, amministrazione, veterinari a, servizio dei centri rifornimento quadrupedi, servizio dci depositi stalloni, servi zio geografico; - tre servizi tecnici: delle armi e munizioni, studi ed esperienze del genio, automobilistico, uniti rispettivamente alle armi di artiglieria e genio ed al corpo automobilistico (2); - u 6 distretti militari; - i tribunali militari: il tribunale supremo e ro tribunali militari territoriali; - enti vari. Tale ordinamento, di pace, poteva essere incrementato da untta di diverso tipo all'atto della mobilitazione o per temporanee necessità. Armi c servizi davano vita alle grandi unità: armate c corpi d'annata (grandi unità complesse), di costituzione variabile in relazione alle esigenze operative, e divisioni (g1'andi unità elementan) di costituzione stabilita da tabelle organiche apposite. Si avevano, dunque, complessivamente 67 divisioni, per la maggior parte inquadrate in 22 corpi d'armata, a loro volta guasi tutti inquadrati in 6 armate (3). La .difesa del territorio si basava su 16 Comandi di difesa territoria~e articolati su 28 Cornandi di zona militare. Per quanto riguardava lo Stato Maggiore dell'Esercito, esso era costituito da un Corpo di Stato Maggiore, formato da ufficiali di Stato Maggiore, e da un servizio di Stato Maggiore, formato dagli ufficiali in sert,izio di Stato Maggiore (4). Il Corpo era retto dal Capo di Stato Maggiore dell 'Esercito, coadiuvato da un Sottocapo di S.M. (Comandan te in 2" del Corpo) e da un Sottocapo di S.M. per la difesa territoriale. (2) Da rilevare che i « servizi del R.E. » coincidevano solo in parre con i « servizi logistici >> di campagna previsti dalla normativa detrepoca. Inoltre i trasponi militari territoriali erano compresi negli << enti vari >> . (3) La legge non prevedeva l'esistenza dei Comandi eli gruppo d i armate, prevista invece dall'Indice eli mobilitazione, in quanto considerati connessi ad esigenze di carattere strategico in caso di guerra. Sta di farro, però, che la costituzione di tali Comandi, allorché ebbe luogo, sottrasse necessariamente molti ufficiali effettivi ai g ià scarni organici dei Comandi di grande unità cd ai reggimenti. (4) L 'organico degli ufficiali di S.M. comprendeva 48 colonnelli c 178 tenenti colonnelli, mentre per gli ufficiali in servizio di S.M. (tenenti, capitani, maggiori c tenenti colonnelli) non esisteva organico fisso .


L'ESERCITO

ITALIANO

NEL

1940

2 l l

L'organico degli ufficiali generali delle varie armi contemplava: - 35 gener ali di corpo d'armata, compresi 6 comandanti design ati d'armata preposti ai sei Comandi d'armata, il Capo di S.M. Generale, il Capo di S.M. dell'Esercito e l'ispettore dell'arma di fa nteria (5), nonché i Comandanti generali dci car abinieri e della guardia di finanza ed il presidente del tribunale supremo militare; -

96 generali di divisione, d i cui 4 dei carabin ieri (6);

-

173 generali di brigata, di cui 8 dei carabinieri.

Con detti generali erano ricoperte tutte le cariche previste dalla legge sull'ordinam ento dell'esercito ed inoltre quelle di Primo aiutante di campo generale del Re, di aiutante di campo generale del Re, di Primo aiutante di campo generale del Principe ereditario, gli ispettori d'ann a e relativi generali addetti, l 'ispettore superiore dei servizi tecnici, i generali per incarichi vari determin ati dal m inistero c q uelli assegnati alla parte coloniale del R.E. o ad altri enti non dipendenti dall'amministrazione della guerra. Gli ufficiali generali dci servizi erano naturalmente in numero assai ridotto : - 4 tenenti generali del servizio tecnico delle armi e delle munizioni, uno dei quali era direttore su pcriore; T tenente generale del servizio studi ed esperienze del genio (direttore superiore del servizio); 1 tenente generale del servizio tecnico automobil istico (direttore superiore del servizio tecnico e del corpo automobilistico);

tenente generale medico;

-

I

-

6 maggior generali del servizio tecnico armi e mumz1om;

-

2

maggior generali del servizio tecnico studi ed esperienze

del genio; maggior generali del servizio tecnico automobilistico;

-

2

-

7 maggior generali medici;

-

2

m aggior general i commissari .

(5) In teoria il Capo di S.M. dell'Esercito e l'ispettore della fanteria potevano essere anche semplici divisionar i. In tal caso evidentemente risultavano compresi nel numero organico dci generali di divisione. (6) li Vice comandante generale cd i comandanti delle tre divisioni carabinieri.


212

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGTLTA DELLA 2° GUI;RRA MONDI ALE

Quanto alle singole anni, astrazion fatta per i carabinieri il cui ordinamento derivava da esigenze particolari, la legge precisava i seguenti dati:

a) anna. di fanteria, composta da 142 reggimenti: 3 di granatlen, ro6 di fanteria divisionale, 4 di fanteria motorizz ata, 12 bersaglieri, IO alpini, 6 di fanteria carrista, I di guardia alla frontiera. L 'organico degli ufficiali in s.p. era pari complessivamente a ro.68o unità, vale a dire :

SII

colonnelli tenenti colonnelli

I.I47

magg10n

1.510

capitani tenenti e sottotenenti

3·096 3·326

ufficiali inferiori con carnera limitata al grado di capitano b) anna di cavalleria, composta da 13 reggimenti, oltre ad alcuni gruppi squadroni carri leggeri ed a 5 squadroni palafrenieri, con un organico di 850 ufficiali: colonnelli

43

tenenti colonnelli

94

magg10n

131

capitani . tenenti e sottotenenti

241

ufficiali inferiori con carnera limitata al grado di capitano

287 54

(7) D i cui metà già capitani e metà subalterni. Nel 1940 esistevano solo 153 tenemi e sottotenenti, ma era previsto che, con un incremento annuale di circa 50 unità, per il 1948 si avrebbero avuti 545 subalterni con carriera limitata, numero che sarebbe stato tenuto a livello, e dal 1948 sarebbe iniziata la disponibilità di capitani, la quale avrebbe anch'essa raggiunto il tetto di 545 unità nel 1959 per rimanere poi a livello. La questione era analoga per cavalleria, artiglieria e genio, naturalmente su scala ridotta.


L'ESERCITO

-------------------------

JTALIA!'\0

l'<'LL

1940

213

·--~~--------·------~

c) arma di artiglieria, composta da 25 Comandi di artiglieria di corpo d'armata e da 125 reggimenti d1 vario tipo, 18 direzioni di artiglieria cd un certo numero di stabilimenti territoriali, nonché enti vari del servizio tecnico delle armi e delle mun tztom, con un organico di 5.317 ufficiali: colonnelli

272

tenenti colonnelli

587

maggJOn

79 1

capitani

1 ·533

tenenti e sottotcncnti

T.666

ufficiali inferiori con carriera limitata

468

A questi erano da aggiungere 115 ufficiali del servizio tecnico delle armi e delle munizioni;

d) arma del genio, composta da 18 Comandi genio di corpo d'armata, 18 reggimenti genio di corpo d'armata, 2 reggimenti minatori, 2 reggimenti pontieri, 1 reggimento ferrovieri, due officine (una delle trasmissioni ed una delle costruzioni del genio) nonché enti del servizio studi cd esperienze del genio, con un organico di 1.769 ufficiali del genio e 50 del servizio tecnico. Quelli del genio erano così suddivisi: colonnelli

74

tenenti colonnelli

18r

maggton capitani

246 486

tenenti e sottotenenti

ss6

ufficiali inferiori con carriera limitata

226

e) la guardia alla frontiera era articolata su 11 Comandi di g.a.L di corpo d 'armata retti da generali di brigata, un numero vano di settori di copertura retti da colonnelli , un reggimento di fanteria e nove reggimenti d'artiglieria. Gli ufficiali erano compresi nei ruoli della rispettiva arma;


2 I

4

L ' ESEJ!.CITO ITALIANO ALLA VIGILI A DELL'\ 2" GUEJ!.l!.A MONDIALE

f) i servizi erano costituiti da un n umero vario di unità e di enti, con un organico complessivo di 4.688 ufficiali: Serv.

Corpo aut.

tec n.

Sanità Com m. Amm.

Rii.

V cc.

Scrv. geogr.

qu~dr.

aut.

·- - - - - - - - - - - - - - - - - - Colonnelli . . . .

T4

T cn. colonnelli .

42

Maggiori

.. .

75

Capitani ..

....

Subaltcrni

\

(

36

2 23

. . ..

49

20

22

IO

I75

69

78

27

269

Io6

163

54

689

243

648

87

224

559

432

209 -

Totali . . .

5

-

- -- -

-

)63

41

r.6q

--662

l.470

8s

- 263

I

4 l

\

26

l

~

44

-

- -- - - 30

45

In merito ai dati riportati m precedenza è da fare qualche osservazione. Il numero globale degli ufficiali in servizio permanente, da sottotenente a colonnello, fissato dalle tabelle organiche ammontava a 18.620 per le varie armi e 4.854 per i servizi, tecnici e non; cifre decisamente insufficienti per il solido inquadramento delle grandi unità dell'esercito metropolitano, delle divisioni libiche e delle brigate coloniali - a prescindere dalle divisioni camicie nere per il quale sarebbe occorsa una disponibilità di circa 50.ooo ufficiali di carriera (8). Aggiungasi che in realtà tali cifre erano perfino superiori alla forza effettiva, che ammontava, nel giugno J940, a 19.500 ufficiali, compresi quelli dei servizi. Inoltre il 1939 aveva visto una brusca contrazione nel gettito degli ufficiali in servizio permanente, per minor numero di posti messi a concorso, mentre il 1940 - la guerra in Europa era già scoppiata - registrò un notevole incremento, purtroppo tardivo. Lo specchio seguente fornisce

(8) E ' tuttavia doveroso sottolineare il g rosso problema che tale entità avrebbe provocato negli sviluppi di carriera degli ufficiali, ponendoli al bivio fra il lungo ristagno nei gradi minori c medi cd il precoce collocamento nella r iserva.


L' ESERCITO

ITA LIA~O ~"EL 1940 2 l5 ------~~--------------~

indicazioni esaurie nti di come il problema numerico dei quadri non fosse stato visto nell'ottica giusta:

Gcltlto Armi c servizi

--- -- - -

'

~nn uale

degli u(ficiali

'"

s.p.c.

~ ~ - ~~~3~

1940

1 935

1936

23

30

51

49

40

40

Carabinieri

.. . . . . . .

Fanteria

...

. ...

328

420

461

6t8

304

549

Cavalleria .

.. . . . ..

19

38

52

42

27

24

Artiglieria

.. . . . . .

.

185

261

139

121

92

95

o

6o

40

41

42

32

81

-

-

-

-

12

72

67

104

54

Genio

...

o

••

o

Corpo automobilistico .. Altri serv iz i . . .

.. . .

63

- - --- - - -Totali . ..

678

861

811

976

l 56

T

l

39 489 !.3 1 7

Naturalmente la questione Sl era proposta in termini inderogabili sul finire del I939· Poiché gli organici dei quadri permanenti, dominati d a imprescindibili criteri di economia ed anche dall'idea di Pariani di far leva sugli ufficiali di complemento, non presentavano che margini assai ristretti, messa in atto la trasformazione dell'esercito con i suoi ampliamenti apparve in piena ev idenza la sproporzione tra la nuova intelaiatura e la disponibilità di ufficiali e di sottufficiali di carriera che ad essa dovevano dar vita. Per eliminare urgentemente siffatta sproporzione furono decisi alcuni provvedimenti, quali il reclutamento straordinario di I.)OO subalterni, da trarre di preferenza dai reduci delle campagne di Etiopia e di Spagna o dai trattenuti a domanda da almeno un anno (9), e l'au-

(9) A fine gennaio 1940, prima ancora che il bando di concorso fosse pubblicato sulla Gaz7.etta Ufficiale, erano giunte al Ministero 10.000 doma nde.


2 I

6

L'ESERCITO ITt\LIA:--10

ALLA VIGILIA nELLA 2 3 GUERRA MONDIALE

mento organico di 2.200 ufficiali nei vari gradi e di 6.500 sottuff.iciali (ro). Se però l'aumento organico, stabilito con la citata legge 368 del 9 maggio, avrebbe dato frutti reali anche se non immediati, il reclutamento straordinario dei r.soo subalterni non cambiava affatto la situazione giacché non si trattava di personale di nuova formazione bensì di ufficiali di una certa esperienza comunque già disponibil i, anche se di complemento. Infine, in merito agli sviluppi di carriera consentiti dagli organici per le varie armi (carabinieri esclusi) si può dire che in generale la promozione a capitano era sicura per la stragrande m aggioranza dei tenenti, che un capitano su due diventava maggiore, due maggiori su tre diventavano tenenti colonnelli, un tenente colonnello su tre era promosso colonnello, un colonnello su cinque arrivava a generale di brigata. In definitiva, un tenente in s.p.e. su 166 subalterni (senza calcolare gl i ufficiali con carriera limitata al grado di capitano) poteva pervenire al grado di generale di corpo d'armata, e !'83%, all'incirca, dci capitani terminava la carriera al grado di tenente colonnello nella migliore delle ipotesi. 11 numero degli ufficiali di complemento era variabile in dipendenza del gettito annuale consentito dalle disposizioni vigenti per il reclutamento. Comunque il m inistro aveva facoltà di trattenere alle armi, per il periodo di un anno, i sottotenenti che lo avessero chiesto al termine del servizio di prima n om ina. Allo scadere di tale anno l'ufficiale poteva, sempre che lo chiedesse e ne fosse meritevole, essere trattenuto per un secondo anno (II). In ogni caso gli ufficiali trattenuti erano compresi nella quota media di quelli annualmente assunti per il servizio di prima nomina ed il loro numero non doveva essere superiore a r .500. A decorrere dal 1950 tale livello doveva essere gradualmente ridotto sino alle 8oo unità. Il

( •o) Oltre a quello dei quadri si rese necessario affrontare il problema degli specializzati, non meno importante. Secondo gli studi effettuati la percentuale degli specializzati occorrenti si avvicinava mediamente al so % . Tn sostanza, la metà circa dell'intero contingente doveva ricevere una istruzione superiore a quella dell'altra metà . La situazione era molto lontana dall'optimum sia sul piano qualitativo sia su quello quantitativo. Venne perciò deciso un aumento di 18.ooo specializzati nelle varie armi cd un deciso impulso nell'organizzazione e sviluppo dei corsi di specializzazione. (11 ) L 'ufficiale di complemento che avesse compiuto lodevolmente i due anni di serviz io in qual ità di trattenuro aveva diritto alla precedenza, a parità di merito, nei concorsi per i pubblici impieghi.


L' ESERCITO

ITALIANO NEL

1940

217

gettito degli ufficiali di complemento in serv1z10 di prima nomina dal 1935 al 1940 oscillò notevolmente per ragioni di bilancio, occorrendo tener conto anche dei richiami in atto : ( ;ettito annua le ufficiali d i com plemento Ann i e serv i7.i

1935

Carabinieri Fanteria

.. ..

Cavalleria . Artiglieria Gen io

..

Corpo automobilistico .

Totali

l

1937

l

1938

1939

1940

53

63

s6

70

97

8r

3·872

8.742

8-474

6.389

6.280

6.294

84

r61

143

229

322

185

2.212

3-984

3·553

3·II7

2.801

2.208

231

1 · 093

2.9)8

2.615

1.230

J .209

301

227

421

r.651

2.177

2.3T3

14·372 1 13· 134

12)11

-

-

·3 17

1.374

15·360

16.558

-

1.308

A ltri servizi

1936

n6o

1

Complessivamente la disponibilità degli ufficial i delle categorie in congedo ammontava a 280. r76 unità (vds. specchio pagina seguente). Ma la novità di maggior rilievo era rappresentata dalla abolizione del ruolo mobilitazione isti tuito nel 1934, a riordinamento dei precedenti << ruolo M )) (1930), composto dagli ufficiali delle varie armi adibiti a funzioni di particolare importanza nei confronti della mobilitazione, e <<ruolo consegnatari )) ( 1932), composto da capitani anziani delle varie armi aventi funzioni di consegnatari di magazzini e di addetti agli uffici matricola. L'istituzione del ruolo mobilitazione, in alternativa con il ruolo comando, riservato agli ufficiali destinati per qualità e doti personali a percorrere l'intera carriera, sempre che di volta in volta prescelti, pur presentando una certa motivazione aveva suscitato molte critiche sul piano dell'attuazione pratica a causa dell 'insoddisfacente equilibrio delle car-


2 I

8

L'ESERCITO ITALIANO AL.LA VI G! UA DELI.A 2 " GUERRA MONDIALE

FoRZA A RUOLO DEGLI UFFICIALI DELLE CATEGORIE JN CONGEDO NEL

t\rma c servizio

Complemento

Riserva

1940 Ruolo d'onore

-Carabinieri

857

846

29

II).l33

1).314

7·186

Artiglieria

57·!82

4·390

l.J45

Cavalleria

3.6oo

993

137

Genio

23·760

1.691

399

Medici

22·339

3·198

898

Farmacisti

3·7I8

1.995

55

Veterinari

2-438

625

59

Commissari

r.8t9

529

27

Sussistenza .

1.497

473

39

Amministrazione

2.958

902

68

Automobilisti .

3·500

300

77

238.8or

3I.256

IO.II9

Fanteria

Totali

riere dei due ruoli (12). Tra l'altro gli ufficiali appartenenti ai servizi tecnici, ai depositi stalloni ed ai centri rifornimenti quadrupedi erano stati iscritti nel ruolo comando. Ora, l'abolizione del ruolo mobilitazione e la conseguente immissione dei suoi appartenenti 1_1el nuovo ruolo unico, più o meno alla pari co~ gli ufficiali dell'ex ruolo comando, che avevano superato esami e prove non semplici per l'avanzamento, suscitarono altre critiche e malumori. (r2) Durante la riunione del Consiglio dell'esercito tenuta 1'8 maggio 1940, trattando delle modifiche alla legge d 'avanzamento, Mussolini ebbe a commentare: « Quando si discussero i due ruoli, fui il solo contrario. Dissi : " gli ufficiali del ruolo comando samnno rispettati, quelli del ruolo mobilitazione saranno ccmsiderati dei minorati " . Il gen. Baistrocchi mi disse: " Molti desiderano di fare parte di quest'ultimo t·uolo " . lo risposi: " Depio'f"O " e il dialogo fìnì. L'esperienza ha dimostrato che bisogna sbloccare, ma il sistema adottato non è andato» (dal verbale della seduta).


L'ESERCITO

ITALlA.'IO

).'EL

1940

La seconda legge, n. 369, riguardava lo stato degli ufficiali. Questi erano distinti in ufficiali in servizio permanente, in congedo ed in congedo assoluto. Gli ufficiali in congedo, a .loro volta, erano ripartiti in due categorie : dell a riserva e di complemento. Sotto il profilo dell'impiego gli ufficiali della riserva, cioè cessati dal servizio permanente, durante i pri mi otto anni di permanenza in detta categoria venivano considerati costantemente a disposizione del Ministero della G uerra per l'eventuale richiamo temporaneo in servizio, quindi, sino a determinati limiti di età, potevano essere r iuti lizzati in caso di guerra. Gli ufficiali di complemento, dopo il servizio di prima nomina, rispondevano alla chiamata della rispettiva classe di leva, nonché a quelle dovute a particolari esigenze. Erano soppresse le categorie dell'ausiliaria e del congedo prout'Ìsorio e consentite ad esaurimento le categorie fuori quadro. fuori organico ed in aspettativa per riduzione di quadri previste dalla legge 1026 del 16 giugno 1935· I lim iti di età per il servizio effettivo erano drastici per gli ufficiali delle armi e del corpo automobilistico: 64 anni per il generale d'armata, 63 per quello di corpo d'armata, 6o per il divisionario, 58 per il brigadiere, 55 per il colonnello (6o se dei servizi), 52 per il tenente colonnello (56 se dei servizi), 50 per il maggiore (55 se dei servizi), 48 per gli ufficiali inferiori (51 se dei servizi). Ma un articolo dell a legge era particolarmente duro cd ingiusto: gli ufficiali in s.p. potevano chiedere il collocamento nella riserva a condizione che contassero almeno venti anni di servizio effettivo e che raggiungessero una determinata età (in linea di massima due o tre anni in meno dei limiti rispettivamente fissati per la cessazione dal servizio per età). Gli ufficiali superiori potevano tuttavia, anche prima eli aver raggiunto l'età richiesta per il proprio grado (52 anni per il colonnello, 49 per il tenente colonnello c 48 per il maggiore), far valere il diritto al collocamento nella riserva purché in possesso dell'età prescritta per gli ufficiali inferiori (45 anni). In questo caso la pensione veniva loro liquidata con le competenze dovute per il grado di capitano. Peggio ancora per ch i chiedeva la cessazione dal servizio attivo prima dci 45 anni : in tale evenienza non gli era concesso trattamen to di quiescenza né corrisposta alcuna indennità. La terza legge, n . 370, concerneva l'avanzamento. Per gli ufficiali in servizio permanente esso era riservato ai prescelti (13) ed (13) La va lutazione degli u fficiali subalterni veniva effettuata m ediante u11 g iudizio d i avan'Za m ento; per i capitani mediante class ifica e, successiva-


220

t! ESERC ITO ITALIANO ALI, A V IGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

aveva luogo ad anzianità per le promozioni sino al grado di colonnello compreso ed a scelta per le promozioni ai gradi superiori. Per gli ufficiali della riserva si effettuava esclusivamente ad anzianità, sempre che giudicati meritevoli, con un massimo di due promozioni. Infine, gli ufficialì di complemento potevano esser promossi fino al grado di capitano se appartenenti ai ruoli dei servizi, fino al grado di tenente colonnello se appartenenti ad un'anna od al corpo automobilistico oppure ai servizi di sanità e di ippica e veterinaria. Il tenente colonnello delle varie armi poteva conseguire la promozione a colonnello qualora avesse comandato per almeno sei mesi il battaglione o l'unità corrispondente (mentre per il tenente colonnello in servjzio permanente il periodo di comando prescritto era di due anni) oppure se riconosciuto, in seguito ad esame, « in possesso di non comune cultura e di spiccate qualità militari)>. Quanto ai sottufficiali, c'era da lamentare una carenza numerica ancor più sentita di guanto non avvenisse per gli ufficiali. Gli elementi in carriera continuativa o raffermati ammontavano nel r940 a 17.223, e precisamente: fanteria 8.785 cavalleria 750 artiglieria 4·438 gemo r.633 serVIZI 1.617 Di questi, 8-300 erano marescialli, 8. roo sergenti maggiori e sergenti raffermati ed un migliaio circa erano sottufficiali in servizio territoriale. Occorreva inoltre aggiungere 7-500 sergenti in corso di ferma. Tutto sommato, il ro giugno 1940 la disponibilità di quadri delle varie anni era la seguente : 19.500 ufficiali in servizio permanente ufficiali di complemento 37.000 sottufficiali in carriera continuativa 17.200 sottufficiali in corso di ferma, trattenuti o richiamati 24.000. mente, corso valutativo oppure esperimento o valutazione dei titoli; per i maggiori e tenen ti colonnelli mediante classifica e g iudizio di avanzamento; per i colonnelli e generali mediante graduatoria di merito stabilita dalla commissione centrale di avanzamento.


L'ESERCITO ITALIAì'\0

!\EL

1940

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Su tale base, l'esercito italiano, che contava 1.6oo.ooo uomrn1, di cui 6oo.ooo oltremare, disponeva mediamente di uno o due ufficiali in s.p. per battaglione e di uno o due sottufficiali di carriera per compagnia. Terminata, dunque, questa panoramica, è lecito porre una domanda: gli ufficiali italiani erano all'altezza della guerra che stava per cominciare? Per rispondere occorre toccare due punti: la qualità e la preparazione professionale. Circa la quali tà si può affermare senza esitazione che in generale esistevano buone doti di fondo, soprattutto negli ufficiali in servizio permanente (14); invece sul piano della preparazione il discorso cambia alquanto. Premesso che non è il caso, in questa sede, di compiere un esame comparativo fra i quadri di carriera dci diversi Stati d'anteguerra - esame, per inciso, che dovrebbe vederci dietro solo a pochissimi fra i maggiori eserciti del mondo - , gli ufficiali in s.p. provenienti dai corsi regolari si presentavano ai reggimenti dopo un ciclo biennale d i Accademia e due anni (per artiglieria e genio) od uno (per fanteria e cavalleria) di Scuola di Applicazione, vale a dire con un bagaglio professionale di tutto rispetto, anche se con qualche eccesso di studi non strettamente indispensabili per l'esercizio del comando e per la preparazione tecnica, ciò a detrimento di una più spiccata praticità, difetto - tipico della scuola italiana in genere - che divenne palese durante la guerra, per confronto diretto sia con i T edeschi sia con gli Anglosassoni. Gli ufficiali di complemento invece si dividevano in tre blocchi. Il primo, costituito dai giovani subalterni entrati in servizio alla fine o subito dopo la prima guerra m ondiale e che per effetto della legislazione in vigore si trovarono richiamati nel 1939 - 1940 come ufficiali superiori, cioè comandanti di battaglione, dopo venti anni di vita civile ininterrotta: evidentemente, e senza colpa, non potevano rendere quanto sa~;ebbe stato necessario. Il secondo blocco comprendeva gli ufficiali usciti dalle scuole di reclutamento nel corso degli anni venti: costoro di massima furono richiamati col grado di capitano, perciò l'incidenza della lontana preparazione di base fu meno vistosa, anche se egualmente inadeguata. Infine i subalterni degli anni trenta, richiamati in generale come tenenti, per i quali le deficienze apparivano Jninori. Naturalmente coloro che avevano (14) Bisogna ricordare che il reclutamento degli ufficiali di complememo si basava sullo strano concerto che il cittadino fornito di un determinato tirolo di studio avesse il dovere ed il diritto di divemarc ufficiale, quindi anche contro voglia o senza le necessarie doti di carattere.


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al l'attivo la guerra d 'Etiopia o la guerra di Spagna si presentavano

in modo assai diverso (15). Giova, comunque, precisare che il subalterno ed il capitano di complemento venivano giudicati prescelti per l'avanzamento dopo aver frequentato con esito favorevole un corso d'istruzione consistente in conferenze di carattere illustralivo intercalate da istruzioni di carattere pratico, cd un periodo di esercitazioni con i quadri e con le truppe, il tutto di brevissima durata, tanto che l'ufficiale che non avesse potuto frequentare le due prove poteva ch iedere il richiamo in servizio, senza assegni, per un periodo massimo di dodici giorni presso un reggimento per entrare in possesso dei requisiti richiesti. Ove un tenente di complemento non avesse preso parte al corso ed al periodo pratico veniva giudicato non prcscelto, il che si traduceva nella possibilità che il citato tenente fosse rich iamato come tale dopo quindici o venti anni di totale assenza dalla vita militare. Gli ufficiali inferiori della M.V.S.N., poi, erano dispensati dalla frequenza del corso. A parte l'avanzamento, anche un altro aspetto dci criteri seguiti per la formazione degli ufficiali di complemento lasciava a desiderare. Questa, infatti, comprendeva un corso di sci mesi presso una scuola allievi ufficiali, ridotto a quattro per chi avesse effettuato un periodo di addestramento preliminare presso la milizia universitaria (r6), e successivamente altri sei mesi di servizio di prima nomina in un reggimento. La critica non riguarda il fatto che un anno fosse ritenuto sufficiente alla bisog na - l'adeguatezza o meno di tale periodo dipendeva anche e soprattutto da altri fattori - quanto la sproporzione con i r8 mesi di ferma prescritti per i soldati, specie se si considera la circostanza che il sottotenente esercitava le sue funzioni soltanto per sei mesi. Ma un difetto ben più grave gravava sugli uffici ali: un deficitario spirito di iniziativa e ciò non per mancanza di doti intrinseche bensì per << il siste-

(15) Tuttavia anche durante tali campagne erano stati formulati rilievi. Mussolini ebbe a commentare più tardi: «La m assa degli ufficiali di complemento è scadente. T ale si è dimostrata i11 Africa e in Spagna. Soltanto il JO% sente il mordente del combattimento e sa trascinare. Gli t4fi.àall di complemento da maggiore in su non sono all'altezza>> (verbale seduta del Consiglio dell 'esercito dell'8 maggio 1939). (16) Nel gennaio 1940 fu segnalato a Mussolini che il periodo in questione non dava il rendimemo voluto, talché le scuok A .U .C . dovevano svolgere in q uatcro mesi scarsi l'intero programma di sei mesi. Di conseguenza veniva proposta l'abolizione di tali speciali corsi. Mussolini però non aded alla richiesta.


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ma ». Si era diffusa lentamente l'abitudine da parte dci comandanti di invadere il terreno di competenza del livello immediatamente inferiore. Tale malcostume, derivante dal mancato rispetto delle precise responsabilità legate ad ogni scalino ordinativo della gerarchia e forse anche da un malinteso concetto della propria responsabilità, condusse da un lato a praticare ed accettare il vero e proprio scavalcamento di un grado sul successivo, sia pure in forma più o meno mascherata, specialmente in occasione di visite superiori o di prove particolarmente impegnative, c dall'altro ad attendere l'ordine ed il placet superiori per questioni appena fuori dell'ordinaria amministrazione. Era inevitabile, in simile atmosfera, l'affiorare ed il verificarsi anche in guerra di atteggiamenti passivi, come la campagna di Grecia mise subito in brutale evidenza. Inoltre l'iniziativa, ad onor del vero sollecitata quotidianamente, per converso veniva compressa sul piano pratico anche perché l'inesperienza e l'ingenuità dei giovani ufficiali non costituivano valida scusante di fronte ad errori di servizio. Sembrano significativi, al riguardo, due paragrafi della circolare IO.ooo datata 23 lugl io 1936 con la guale Baistrocchi indicò gli ammaestramenti tratti dalle grandi esercitazioni dell'anno precedente : 1< 22. Le grandi manovre dello scorso anno hanno dimostrato che - nonostante la recentissima dotrrina tutta orientata alla guerra di movimento permangono sensibili reliquati eli mentalità sorpassate, orientate ve rso la guerra di posizione. Scarse si sono palesate in alcuni capi quelle doti di genialità, spmto d'iniz iativa, senso di respo nsabilit:\ che caratterizzano il Comandante, anima e cervello della lotta manovrata.

23. La capacità alla guerra di movimento non s'improvvisa, tmpone educazione e preparazione, tenace volontà. Occorre, soprattu tto, stimolare il senso di iniziativa c coltivare l'amore del rischio e della responsabilità, nonché la fierezza del comando ».

Se in patria taluni inconvenienti risaltavano meno per il normale andamento della vita di guarnigione, in Africa - e soprattutto in A.O. - la questione cambiava aspetto. In una relazione ufficiale (17) il Duca d'Aosta palesò apertamente che la qualità dei quadri lasciava a desiderare. Si trattava in massima parte di uffi-

(•7) Relazione del Governo generale dell'A .C.I. alla Commissione suprema di difesa in data 15 novembre 1939.


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ciali di complemento richiamati dal congedo e delle categorie fuori quadro, in aspettativa per riduzione di quadri, in ausiliaria e finanche riassunti in servizio dai mutilati, che in Italia non avrebbero goduto che degli assegni ridotti relativi alle categorie di appartenenza. Pur compiendo il proprio dovere, essi, salvo le dovute eccezioni, risentivano molto della precarietà della loro situazione e non possedevano completa capacità professionale o non erano in grado di esplicare la fattiva energia che sarebbe stata auspicabile. Per migliorare la situazione, specialmente negli incarichi di comandante di battaglione e di compagnia, sarebbe occorso elevare il numero degli ufficiali in servizio permanente al so% del totale e consolidare la posizione degli ufficiali di complemento secondo un trattamento di maggior stabilità. Bisogna ammettere che la <fonnazione degli ufficiali non era coltivata come sarebbe stato necessario. Non certo per incuria od incapacità dei quadri superiori; ché, anzi, l'ufficiale italiano trascorreva l'intera giornata in caserma ed il suo attaccamento al servizio era reale e sentito. Nuoceva invece l'assenza di un concreto metodo addestrativo e non soltanto per gli ufficiali, ma per l'esercito tutto. Per ragioni di bilancio veniva incorporata solo un'aliquota di ogni classe, e, sempre per motivi di economia, il congedamento aveva luogo con qualche anticipo. Tuttavia l'inconveniente maggiore er a l'inevitabile verificarsi, data la periodicità con cui era effettuata la chiamata alle armi, dei periodi di forza massima e di quelli di forza minima. Di conseguenza, il vero addestramento del contingente durava pochi mesi, mentre il resto della ferma si consumava nei servizi indispensabili per la vita reggimentale. Per Ja fanteria la disponibilità residua di personale ai fini addestrativi, durante il periodo di forza minima, non consentiva un'istruzione redditizia giacché costituita dagli elementi eterogenei giornalmente liberi dai servizi o non impegnati come « cariche speciali >>; per le armi a cavallo tale disponibilità scompariva perché assorbita a tal punto dal governo dei quadrupedi da dover essere addirittura rinforzata con soldati di fanteria dei reparti viciniori. Inoltre non esisteva una pianificazione addestrativa centralizzata e generalizzata così come si è praticato nel secondo dopot,ruerra, il che provocava differenze, a volte sensibili, nella messa a punto delle unità. Il problema della forza era gravoso. A prescindere dalle normali chiamate di leva con gli inconvenienti già visti, negli ultimi. anni trenta la situazione internazionale indusse a numeros1 richiami temporanei, effettuati tutti, però, nell'intento principe di turbare


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il meno possibile il normale andamento della vita civile (18). Nell'autunno 1938 furono richiamati 300.000 uomini delle classi 1903 04- TO- r2. Poiché gli eventi non erano molto incalzanti, si ricorse di proposito anche al richiamo di classi relativamente vecchie, quindi di istruzione militare non recente, e per le quali, pur non essendo state già approntate le cartoline precetto, non si voleva ricorrere ai manifesti. Ciò anche perché se la mobi litazione si fosse ulteriormente sviluppata avrebbe trovato nelle classi più giovani cond izioni maggiormente favorevoli, Jaddove la chiamata anticipata delle classi anziane avrebbe consentito di aggiornarne in tempo l'addestramento. Nel febbraio- marzo del 1939, di fronte alla necessità di disporre in primavera di una forza complessiva istruita sufficiente a fronteggiare le prime immediate necessità della situazione internazionale, vennero attuati numerosi provvedimenti: anticipo di chiamata del contingente di leva dal rs maggio ai primi di aprile, col risultato di avere 2oo.ooo uomini istruiti della classe 1918 e I quadrimestre 1919 verso la metà di maggio; richiami graduali intesi a portare i corpi d'armata libici sul piede di guerra (forza alle armi raggiunta pari a 62.000 u.); a rinforzare le frontiere e l'armata del Po (forza raggiunta: 162.000 u . alla frontiera occidentale pari al 42°{, della forza di guerra; IIO.ooo u. alla frontiera settentrionale pari al 42° o della forza di guerra; 72.000 u. alla frontiera orientale pari al s6% della forza di guerra); a rinforzare il presidio delle isole dell'Egeo (forza raggiunta: r3.000 u. pari all'Re% della forza di guerra); a rinforzare tutte le rimanenti unità in patria (forza raggiunta : circa 290.000 u.); ad approntare infine nuove grandi unità per l'Albania (24.000 u. in graduale aumento). Le classi interessate erano state le seguenti : J90I e 1912 per intero, aliquote delle classi 1902- 03- 04- 05- o6, specializzati delle classi r9r3- 14. Con tali misure era stato conseguito l'organico di pace previsto a quell'epoca: 5 Comandi d 'armata, 22 Comandi di corpo

(r8) Qualche dato conccrnc!llc la forza bilanciata ed i richiami alle armi.

Il costo dell'aume nto della for~a bilanciata di roo.ooo uomini, supposte immutate le esigenze eli inquadramento, ammontava a 378 milioni. Il richiamo di una classe - mediamente 4.500 ufficiali, 2.000 sotruftìciali e rso.ooo truppa -, escluse le spese per soccorsi alle famiglie c gli eventuali campi, comportava una spesa di 8r milioni al mese (cosw giornaliero di lire 26 per il subalterno, r8 per il sottuflìciale e 17 per il soldam). li richiamo di una classe di capitani (r.2oo ufficiali) costituiva una spesa di circa un milione e mezzo al mese.

15. - Mont.


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d'armata e 67 divisioni di fronte ad un ordinamento di guerra di 2 Comandi di gruppo d'armate, 9 Comandi di annata, 21 Comandi di corpo d'armata e 73 divisioni di costituzione immediata nonché 3 Comandi di corpo d'armata e 19 divisioni di costituzione SUCCeSSIVa.

A fine agosto, in relazione alla crisi di Danzica, fu deciso il richiamo di aliquote delle classi 1910- 12- 13- 14 con un gettito complessivo di 200.000 uomini, giungendo a costituire 73 divisioni di vario tipo, comprese 2 libiche e 4 di camicie nere. A questo punto, dopo la smobilitazione dell'ottobre- novembre, il Comando del Corpo di Stato Maggiore propose di considerare le 73 divisioni, debitamente inquadrate in grandi unità complesse, come ordinamento di pace e di portarle a IOO nell'ordinamento di guerra, con l'avvertenza però che per il momento, e fino a quando le disponibilità di equipaggiamento, dotazioni e scorte non fossero state sufficienti, anche l'ordinamento di guerra rimanesse identico a quello di pace. A sostegno della praticità della proposta fu prospettato anche il lavoro assai complesso della trasformazione in corso delle divisioni ternarie in binarie. Mussolini dapprima concordò sulle 73 divisioni di pace, poi ci ripensò ed il 13 dicembre il mar. Graziani, da un mese Capo di S.1tf. dell'Esercito, diramò il seguente ordine interno: (( Questa mattina il Duce ha così precisato il suo pensiero: Per l'agosto del 1940 debbono trovarsi alle arm i 1 milione di uom1m istruiti ed inquadrati in 6o divisioni (le riman.enti ì debbono rimanere in ombm - senza sparire). Questo milione di uomini dovrebbe avere l'autonomia generale di un anno di gue-rm. Per l'approntamento degli armamenti si deve dare la precedenza alle armi per la fanteria, mettendo in 2 a linea le artiglierie il cu i realizzo secondo l'ultimo programma è assai lontano. Su questi termini basila1·i facciamo i nostri calcoli, i quali dovranno poi essere incrementati per le previsioni future >).

Non sorprenda il « le 1'Ìmanenti 7 >> che portava ad un totale di 67 divisioni contro le predette 73 esistenti: le 6 di differenza erano costituite dalle 2 libiche e dalle 4 di camicie nere, tutte dislocate in Libia. La sorpresa, piuttosto, riguarda il fatto che proprio queste fossero non considerate e da non considerare. L'ordine di Graziani servì di base per la mobilitazione dell'esercito, mobilitazione, si badi bene, che non fu mai generale, il che portò a notevoli inconvenienti essendo il nostro piano approntato per la messa a


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punto di tutto l'esercito. La mobilitazione parziale, realizzata mediante il richiamo con cartoline precetto, comportò la convocazione degli uomini destinati ai reparti di prevista costituzione lasciando in congedo uomini magari molto più giovani ma appartenen ti ad unità non mobilitate. A queste sperequazioni di natura tecnica, pressoché inevi tabili, altre si aggiunsero del tutto evitabili: la mancata revoca del rinvio del servizio militare fino al 26" anno di età per gli studenti universitari ed il pessimo uso dell'esonero a favore di lavoratori d eli 'industria e dell'agricoltura ( 19). N el febbraio- marzo 1940 vennero poi chiamate alle armi le reclute del II e III quadrimestre del 1919 e dell'intera classe del I920, raggiungendo così il milione di uomini che Mussolini voleva avere a disposizione . .Ma nell'aprile - maggio, intendendo portare alla forza di guerra anche le grandi unità in Italia, furono richiamate aliquote delle classi 1910- I I - 12 - I 3 - 14 - I5 - !6 per Un totale di circa 7oo.ooo uomini, che consentirono di approntare 3 Comandi di gruppo d'armate, 9 Comandi di an nata, 26 Comandi di corpo d'armata, 73 divisioni (55 di fanteria, 5 alpine, 2 motorizzate, 3 corazzate, 3 celeri, 2 libiche e 3 di camicie nere) (20) e 3 raggruppamenti alpini. <<La rilevante massa - d isse Soddu alla Camera - che dalla primavera scorsa abbiamo fatto ruotare ai reparti aggio rnandone l'addestramento, e le

( 19) Sostenere, come da tal uno è stato fatto, che 96o.ooo esonera ti - cifra raggiunta nelle classi d i previsto richiamo - siano appena sufficienti per un paese industriale sem bra affermazione di per sé superficia le, ove il dato non venga messo a confr onto con le reali necessità dell'industria pesante e leggera e dell'agricoltura del paese interessato, cioè con il numero complt~ssivo dei lavoratori impegnati nei singoli settori, con il numero dei lavoratori da esonerare perché indispensabili e con le concrete possibilità di sostituzione. T uttavia, se è vero che poco meno di un m ilione eli esonerati per sole ragioni eli lavoro di fronte a tre milioni di incorporati a seguito di mobilitazione parziale appare proporzione poco convincente sui criteri adottati, è indubbio che la disponibilità nazionale eli tecnici e eli maestranze specializzate era assai lim itata. Comunque la questione degli esoneri è materia troppo delicata per poterla risolvere sen:ta scrupolosa cautela legislativa e r igidi controlli e nessuno I'l,e potrà m inimizzare i risvolti morale e sociale. N el nostro caso, infatti, un 'elevata percentuale di esonerati apparteneva alla piccola c media borghesia mentre la massa degli incorporati proveniva dalle classi più umili. Era un motivo eli più per nulla concedere a valutazioni sommarie, favoritismi e fals i pietismi. (2o) Il 6 maggio una divisione cc.nn. in L ibia era stata sciolta.


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predisposizioni assunte circa un suo immediato rientro ai corpi al pnmo cenno, ci garantiscono eli portare l'esercito in brevissimo tem po a quel li vello dì forza che le esigenze della situazione potranno richiedere >>.

A questo punto non sembra inopportuna un'osservazione. Negli ultimi anni si erano succedute numerose mobilitazioni parziali, di .limitata o più rilevante entità, tuttavia - a parte le comprensibili difficoltà derivanti dalle decisioni più o meno improvvise di cui si è parlato - continuavano ad affiorare sistematiche incertezze nei Comandi periferici, incertezze rilevate dal Comando del Corpo di Stato .Maggiore, che in una relazione interna mise in luce la validità, ancora nel 1940, di un rimarco fatto nel 1939 a proposito dell'esigenza Spagna : « Si ha l'impressione che le questioni di mobilitazione continuino ad essere considerate dalla massa degli ufficiali - non esclusi quelli di S.M. poco brillanti, talché - di norma - la loro trattazione viene riservata alla competenza di elementi diligenti ed appassionati, ai quali però difetta - talvolta - il necessario indirizzo c la voluta collaborazione nello stesso ambiente in cui operano »-

Quanto poi all'aspetto addestrativo, se il normale iter delle classi di leva presentava effettivamente difetti di impostazione, i numerosi richiami di ufficiali, sottufficiali e soldati non potevano non conferire un certo tono all'esercito (prescindendo da annamento, dotazioni e scorte). Eppure le prime prove belliche furono infelici. La spiegazione risiede in due fattori : in primo luogo in carenze di metodo addestrativo, in secondo luogo nei due disastrosi provvedimenti letteralmente imposti. da !vf ussolini e fatti eseguire da Soddu, senza contrasto da parte di Badoglio né di Graziani. Si intende riferirsi alla parziale smobilitazione del luglio 1940, dopo la sconfitta francese , ed a quella, assai più ampia, dell'ottobre successivo interessante ben 6oo.ooo uomini su un totale di I.Ioo.ooo, per di .più in gran parte graduati e specializzati in quan to appartenenti alle classi fino al 1916 compresa. Tutto ciò sembra sufficiente a tratteggiare la situazione numerica e qualitativa dei quadri e delle truppe nel 1940. .Ma si ritiene opportuno accennare anche a come i r ichiamati vedevano il ri torno alle armi ed ai commenti che circolavano in Italia, commenti resi noti a Mussolini sia dai rapporti ufficiali o riservati, sia da comunicazioni private od intercettazioni telefoniche, sia da lettere anonime indirizzate a lui direttamente od a Pariani od a Socldu. A parte le illazioni sui reali motivi della


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mobilitazione parziale, in genere collegati più o meno strettamente col pericolo di una guerra, le considerazioni erano di due tipi: di interesse personale (contenti i disoccupati, scontenti quelli che avevano un lavoro, preoccupati coloro che temevano di ricevere la cartolina precetto) e di critica all'ambiente od alla organizzazione militari. Al riguardo, i rilievi vertevano sull'accoglienza dei richiamati, su ll'equipaggiamento, sull 'alimentazione, sul morale (2r). L'accoglienza riservata ai richiamati in genere non fu molto lodevole. Non che esistesse una voluta trascuratezza nei loro confronti, è ovvio. Ma l'arrivo in caserme quasi sempre vecchie, malandate e sovraffollate, qualche eccesso di burocrazia e taluni difetti di organizzazione non mancarono di suscitare l'impressione sfavorevole, specie per chi già era mal disposto, del disordine e della scarsa efficienza. Due clementi pesarono in modo sp iccatamente negativo : la constatazione che mancavano serie di vestiario per tutti i richiamati, talché molti furono costretti per parecchi gior ni ad indossare indumenti civili, e la difficoltà di alloggiarnento nelle camerate, che condusse a soluzioni di ripiego mortificanti, anche se più o meno temporanee. Il rancio poi era scadente c le migliorie stabilite nel settembre 1939 si tradussero nell'aumento della quota giornaliera di miglioramento rancio e della razione di pasta e ncll 'inserimento di un quarto di vino nella razione giornaliera. Poco, troppo poco. Quanto al morale, la maggior parte dei richiamati di ogni grado affluiva piuttosto freddamente. Da un lato esistevano incertezze e timori sul motivo e la durata del richiamo, pur essendo diffusa la convinzione che l'Italia sarebbe entrata nel conflitto il più tardi possibile perché « ancora impreparata ))' in parte per scarse simpatie verso la Germania accusata di voler trascinare 1'Italia in guerra a proprio profitto, in parte infine per motivi personali. La mancanza di conforto dovuta ad imprevidenze o ad impotenza dei Comandi locali veniva spesso sottolineata con giudizi poco lusinghieri da ufficiali richiamati, anche in presenza di inferiori. D'altronde per gli stessi ufficiali in servizio permanente il dover accogliere ed inquadrare il personale affl uito in una

(21) A titolo esemplificativo si allegano alcune informazioni del settembre 1939 da diverse località: rapporto riservato da Genova datato 11 settembre 1939 (allegato 37); rapporto riservato da Roma datato 13 settembre 1939 (allegato 38); relazione di un organo di P.S. da Milano datata 16 settembre 1939 (allegato 39): rapporto riservato da Tripoli datato 27 settembre 1939 (allegato 40).


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situazione di disagio materiale non poteva costituire motivo di soddisfazione. Pure il tema della nostra reale preparazione militare formava costan te oggetto di conversazione. Un appunto riservato datato 2 aprile 1940 trasmesso al Ministero della Guerra conteneva una frase significativa: « I più riservati e chiusi in un mutismo pensoso sono gli ufficiali. Richiesti del loro parere circa la guerra cd il nostro intervemo, essi d icono che "non la ved(mo ". C'è un senso diffuso non di scoramento ma di ritorno all'obiettività nel rapporto delle forze e, soprattutlo, della geografia >>.

2. -

I

MATERIALI.

Nel 1940 la fanteria italiana era dotata di bombe a mano e di un'arma individuale a colpo singolo, di un fucile mitragliatore e di una mitragl iatrice quali anni autom atiche di reparto, di un mortaio leggero e di uno medio q uali armi di reparto a tiro curvo e di un ·pezzo di accompagnamento e controcarro di piccolo calibro. In quel periodo tutti gli Stati erano armati in egual modo, con due elementi di eccezione: in alcuni eserciti erano apparse l'arma individuale a raffica, vale a dire la pistola mitragliatrice od il moschetto automatico, e la mitragliatrice contraerea cal. 7,62 o 12,7. Per il resto le differenze consistevano nel calibro (in misura minima) e nella affidabilità dell'arma. Le bombe a mano erano di tre modelli: la S.R.C.M. (Società Romana Costruzioni Meccaniche), la Breda e la O.T.O. (Odero Terni Orlando), tutte pesanti circa 200 grammi, ma la S.R.C.M. con una carica eli un terzo inferiore alle altre due. Sotto il profilo dell'impiego non esisteva un particolare orientamento. Altrove si era affermata la tendenza a disporre di due tipi di bombe nettamente distinte : una offensiva d-i 200- 250 grammi ed una difensiva di 500 grammi ed oltre, quindi con un raggio d'azione doppio (una ventina di metri) della precedente. Sulla pistola c'è poco da dire. Erano in servizio il vecchio mod. 89 a tamburo e la recente Beretta cal. 9 sem iautomatica. Q uanto alla tipica arma del fante il discorso è più lungo. Il fucile 9r, cal. 6,5, la cui gittata rilevante era stata inizialmente sfruttata col tiro collettivo, venne ad assumere, con la comparsa del fucile mitragliatore, la semplice funzione di arma per il tiro individuale mirato, compito per il quale le sue caratteristiche apparvero negative : eccesso in gittata senza


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adeguata potenzialità del proiettile, sensibile il peso, limitata la maneggevolezza, esagerato l'ingombro. Il problema della nuova arma doveva esser risolto migliorando le qualità balistiche del fucile 91 si no alla distanza di 4- 500 metri, r iducendone il peso ed alleggerendone anche il proiettile - che però occorreva portare ad un calibro fra 7,5 e 8 mm - , conservando del 91 quanto più era possibile per mantenerne i pregi, riducendo al minimo la lavorazione inerente alla trasformazione, alleggerendo anche la sciabola baionetta e garantendo infine, con la cartuccia della nuova arma, anche il funzionamento del fucile mitragliatore Breda 30 col semplice cambio della canna. Tuttavia si dovettero scartare sia il calibro 8 sia il 7,5. Il primo sarebbe stato auspicabile in quanto avrebbe consentito il munizionamento unico (le mitragliatrici Fiat 35 c Breda 37 avevano appunto cal ibro 8), però con quel calibro non si sarebbe potuto diminuire il peso del proiettile senza accorci arlo notevolmente e senza prcgiudi:tio per le qualità balistiche dell 'arma, quindi l'unicità di calibro non si sarebbe risolta in unicità di munizionamento. Inoltre, intendendo non costruire un fucile nuovo bensì utilizzare la notevole disponibilità del 91 (circa r.8oo.ooo), non si sarebbe potuta conservare la medesima camera di cartuccia, e si sarebbe dovuto ricostruire la canna. Anche il calibro 7,5 fu scartato per le dimensioni che avrebbe assunto la camera di cartuccia, che invece occorreva non modificare. Allora la nuova alesatura della canna, tenendo conto delle canne 6,5 usurate al massimo, poté esser fatta al calibro 7,35 (la Gran Bretagna aveva il Lee Enfield ed il Ross Enficld entrambi calibro 7,7 e la Francia il mod. 1886 modificato cal. 8 nonché un fucile semiautomatico calibro 7,5). L'adattamento della nuova pallottola alla camera di cartuccia fu ottenuto dando alla pallottola stessa forma allungata, sì da utilizzare anche il bossolo del calibro 6,5 leggermente assottigliato al colletto. In sintesi si era ottenuto un alleggerimento notevole del fucile (kg 3,675 contro i 4,270 del mod. 91), un minore ingombro, maggiore potenza d'arresto del proiettile, minor peso della cartuccia e quindi economi a di metallo - che, riferita anche soltanto ad un miliardo di carluccc, raggiungeva le quasi tremila tonnellate - , semplificazione dell'addestramento al tiro per l'impiego di una sola linea di mira corrispondente alla distanza di 300 metri (tiro più aderente), utilizzazione di oltre rso.ooo canne fuori uso per logorio dell'anima. Il 25 marzo r938 ne fu stabilita l'adozione con la denominazione « fucile 38 >> . La distr1buzionc iniziò subito c nel 1940 aveva raggiunto la gran parte dell'esercito di campagna, tut-


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L'ESERCITO ITALIAKO ALLA VIGILIA DELLt\ 2 • GUERRA ~IONDIALE

tavia per la sostituzione totale e la formazione delle scorte occorreva ancora molto tempo (22). Il fucile mitragliatorc Breda 30 era di acqulSlZJOne recente, nell'intento di disporre di un'arma automatica che rispondesse alla funzione del fuoco mobile e del cosiddetto fuoco d'assalto e che assumesse le finalità tattiche del vecchio tiro collettivo. Il problema era stato risolto in un primo tempo con la mitragliatrice leggera S.l.A. in luogo della pistola mitragliatrice mod. 915, ritirata subito dopo la grande guerra, poi ne fu decisa la sostituzione perché difettosa nel funzionamento e troppo pesante (oltre 16 kg). Nel 1929 erano state sperimentate le mitragliatrici leggere Fiat 28 e Breda C. Rimase in distribuzione la Breda che subì varie modi f.iche di carattere tecnico. Si ebbe così la Breda C, la Breda 29, la Breda 5 G. F. e la Breda 30. A lungo si era discusso se dotare la squadra fucilieri di una o due anni; quest'ultima tesi ebbe il sopravvento ma l'esperienza di guerra fu negativa, anche per la pesantezza dell'unità (r8 uomini). Il fucile mitragliatore Breda aveva mantenuto il calibro 6,5 del fucile 91, ma era in corso la modifica per portarlo a 7·35• come il fucile 38. Pesava kg ro.6 ed era caratterizzato da una velocità iniziale di 630 m j sec. e da una celerità pratica di tiro di r2o- 150 colpi al minuto. La Franci a aveva il Reibel (cal. 7,5, celerità pratica di tiro circa 200 colpi al minuto, peso 9 kg) c la Gran Bretagna l'ottimo Bren (cal. 7,7, velocità iniziale 743 mjsec., celerità pratica di tiro circa 200 colpi al minuto, peso r r kg). Tutto sommato il fucile mitragliatore Breda non fornì le prestazioni auspicate. Nel campo delle mitra-

(22) La situazione presentata dal Comando del . Corpo di Stato Maggiore, ufficio servizi, in data 11 luglio 1938 considerava: - forza mobilitabile pari a 6.1 oo.ooo u., ù i cui almeno un terzo doveva essere completamente armato ed equipaggiato; - necessità di 3·135.000 fucili 38, di cui 2.5oo.ooo per la mobilitazione dell'esercito, soo.ooo per l'addestramento della G.I.L. e 135.000 per i battaglion i camicie nere; - esistenza di 2.1oo.ooo fuc il i 38. Si trattava dunque di un fabbisogno di t .035.000 di armi, richiedente 36o milioni e due anni di tempo, e di un miliardo e 200 milioni di cartucce 7,35 (pari a 8 unfoc), richiedente 6oo milioni e due anni (ritmo accelerato) oppure venti anni (ritmo produzione normale) di tempo. fnoltre, per la trasformazione eli 2.o6o.ooo fucili 91 in fucili 38 accorrevano r6s milioni di spesa e 15- 20 anni (durata imposta dalla necessità di esaurire il munizionamento cal. 6,5 esistente).


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gliatrici, a parte la Schwarzlosc di preda bellica austriaca, esistevano in Italia tre m itragliatrici: la Piat 14 (cal. 6,5, celerità pratica di tiro sui 200 colpi al minuto, peso arma 17 kg, peso treppiede kg 21,5) il cui inconveniente principale era il raffreddamento ad acqua; la Fiat 35 (eal. 8, velocità iniziale 68o m f sec., celerità di tiro sui 250 colpi, peso complessivo circa 40 kg) derivan te dalla precedente della quale migliorò le qualità balistiche; la Breda 37, più nota come Breda 38 (cal. 8, velocità iniziale 780 m f sec., celerità di tiro sui 250 colpi, peso complessivo circa 38 kg). Quest'ultima si dimostrò un'ottima arma, tale da reggere benissimo il confronto con le ingl es i Besa (cal. 7,92) e Vickers (cal. 7,7) c la francese Hotchkiss mod. 916 c 24,29 (ca!. 8). Nell'impiego tattico la funzione della mitragliatrice pesante era andata sempre più assumendo carattere di accompagnamento e di arresto, quindi il tiro a massa a grandi distanze era considerato come semplice possibilità teorica. Organicamente, le mitragliatrici erano collocate a livello battaglione : due plotoni nella compagnia armi di accompagnamento (due armi per squadra = 8 armi in totale), con eventuale decentramento, per plotone, alle compagnie fucilieri. Nel reggimento mitraglieri di corpo d'armata la compagnia aveva 12 mitragliatrici. Dopo l'adozione, nel 1928, del trombonci no, quale lanciabombe individuale, ed il suo successivo ritiro per le deficienti qualità balistiche, le armi a tiro curvo erano rappresentate dal mortaio d'assalto Brixia da 45 mm . e dal mortaio da 8r mm. usciti nel T935· n primo doveva risolvere il problema dell'arresto e dell 'accompagnamento alle brevi distanze, soprattutto nella zona più ravvicinata dell 'attacco. Rustico, semplice, di peso limitato (15,5 kg) e di piccole dimensioni, il mortaio d'assalto effettuava tiro teso o curvo, con variazioni di gittata ottenute agendo su una valvola di sfuggita dei gas. La sua azione era a massa. l nizialmentc era stato collocato a livello battaglione (un plotone su tre squadre, ognuna di tre mortai), poi nel 1937 fu organicamente assegnato alle compagnie fucilieri (una squadra per ogni compagnia), quindi l'anno successivo nuovamente accentrato al battagl ione, con due plotoni nella compagnia armi di accompagnamento ( = 18 mortai), oppure a livello divisionale con una compagnia nel battaglione mortai divisionale ( = 27 mortai), infine scomparve da quest'ultima unità per rimanere in ambito reggimentale. L'anna risultò molto modesta e decisamente inferiore ai mortai da 6o francese e britannico. Invece il mortaio da 8r, derivato dal francese Brandt, dette ottima


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L'ESERCITO 11'Al.I ANO ALLA VIGILIA DELLA 2 3 Gt;ERRA ~10:-IDIAL'E

prova : peso complessivo 6o kg, celerità di tiro sui 18 colpi al minuto, gittata massima di 4.000 metri con la bomba dì ghisa acciaiosa e di 1.500 metri. con quella a grande capacità. Trovò collocazione organ ica nella compagnia mortai del reggimento di fanteria (6 armi) e nel battaglione divisionale (due compagnie su tre p lotonj, ognuno su due armi). Integrava il fuoco della fanteria il cannone di accompagnamento da 65/ 17. Si trattava di un pezzo già in servizio nell 'arùglieria da montagna e someggìata, resosi disponibile da quando questa era stata armata con obici da 75/13. Per consentire una maggior mobilità in terreno vario era stato adottato un avantreno e per renderne meno tesa la traiettoria, per i ùri al di sopra delle truppe amiche, si era provveduto a diminuire la carica di lancio. La sua gittata pratica fu limitata al migliaio di metri con impiego a batteria. Fu assegnato al reggimento di fanteria ma con personale di artiglieria (una batteria su 4 pezzi). Era un buon cannone, ma gli venne preferi to il nuovo pezzo someggiato da 47f 32, assai piì:1 leggero e m aneggevole. Come il 6s/ r7, il cannone da 47/ 32 era destinato a compiti di accompagnamento e controcarro: la sua funzione principale era di accompagnamento se collocato in ambito reggimentale (una compagnia su 8 pezzi), controcarro se in ambito divisionale (una compagnia sempre su 8 pezzi). Di conseguenza variava la proporzione delle dotazioni di munizioni ordinarie e perforanti . La sua scarsa disponibilità quantitativa fece sì che ai reggimenti di fanteria r imanesse il 65/ r7. Del pezzo da 47 si prevedeva l'impiego contro carri medi e pesanù a distanze non superiori ai 500 metri e contro carri leggeri non oltre i 1.000 metri. Aveva l'inconveniente di non poter essere mosso a traino meccanico, ma in effetti si poteva considerare la migliore arma controcarro in circolazione nel 1939. La Francia aveva un cannone da 25 (Hotchkiss L 6o) cd uno da 37 (Bofors) in corso di sosùtuzione con un pezzo da 47 (Schneider) simile al nostro; la Gran Bretagna un cannone da 37 ed uno da 40, entrambi della Vìckers - Armstrong; l'URSS un pezzo da 37 (Grusen); la Germania uno da 37 (Skoda), con un orientamento generale in tutti gli eserciti verso il calibro 47· l calibri superiori fi guravano come artiglierie da campagna ed ancora non si era pensato di utilizzare la tensione della traiettoria e la forte velocità iniziale dei pezzi contraerei per la difesa controcarro. Inoltre, prima della rapida evoluzione del mezzo corazzato dopo il 1940> anche i carri dotati di una bocca da fuoco da 75 erano pochi, q uali il Mark IV tedesco, il B 1 fran cese ed il T 28 sovietico. In dcfini.tiva, nell'immediato


anteguerra la fanteria italiana aveva rinnovato ed amp liato sensibilmente la gamma delle proprie armi di reparto. Essa era dunque all'altezza dei principali eserciti. Purtroppo, mentre altrove proseguivano studi c perfezionamenti in modo da stare al passo con le nuove esigenze belliche, noi rimanemmo all a linea di partenza. Uno dei due settori in cui l'Italia si dimostrò gravemente arretrata in fatto di idee, di tecnologia e di materiali fu costituito dai corazzati (l'a ltro fu quello dell'artiglieria). Fino al 1933, per la verità, essa si poteva considerare più o meno alla pari con le altre Potenze, visto che la meccanizzazione era ancora in fasce. Ma quando la Germania, la Francia c l'U.R.S.S. presero di petto il problema, l'Italia mise immediatamente in evidenza la palla al piede di un errore concettuale destinato a condizionare negativamente tutto il suo successivo sforzo bellico: la convinzione - diffici lmente giustificabile dopo la guerra di Etiopia, quando cioè si cominciò a ritenere possibile l'apertura di un teatro di operazioni in Africa settentrionale - che la guerra italiana, guerra difensiva per giunta, fosse da combattere sulle Alpi. La prima guerra mondiale aveva indotto a reputare non idoneo al terreno alpino il carro armato di rilevanti dirnensioni, per contro, dopo il r ipicgamento al Piave del 1917, il carro leggero aveva mostrato di rispondere sufficientemente anche nei terreni pianeggianti. L'ordinamento del 1926 aveva prev isto la specialità carrista ed il 1° ottobre 1927 era sorto il reggimento carri armati con i F iat 3000 mod. 21 da 6,5 tonnellate, dotati di due mitragliatrici binate. Sperimentati nelle esercitazioni estive del 1927 c del 1928 nell'Italia centrale e nel Friuli ed essendo apparsa chiara la convenienza di disporre di un carro meglio armato, vennero presi accordi con la F iat per la sostituzione delle due mitragliatrici con un cannone da 37/ 40 mentre, a simiglianza di quanto aveva fatto l'esercito britannico, si suggeriva la costruzione di un carro leggero particolarmente idoneo a manovrare in ambiente rotto. Nel r929 si volle provare il Fiat 3000 nella zona alpina, e precisamente in val Varaita, impiegando due battaglioni organici . La impossibilità di lasciare le strade di fondo valle portò a ritenere non validi anche i mezzi delle dimensioni dei carri mod. 2J. Ne derivò la decisione di definire ed adottare un nuovo tipo di carro più leggero c soprattutto più manovriero. Al ter mine di una serie di esperimenti effettuati in Liguria, furono acquistati quattro esemplari di Carden Lloycl (peso T,5 tonnel late) e subito dopo altri ventuno. I venticinque mezzi, denominati carri veloci, entrarono presto in servizio nel reggimento carri . Nel frattempo


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L'ESERCITO ITALIANO i\ I.J.t\

VIGILIA CELLA

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GUERRA MONDIAtE

la Fiat presentava la nuova versione del carro 3000, chiamato B, con un motore più potente ed un cannone da 37 come armamento. Nel r930, dunque, i reparti corazzati avevano in dotazione il carro mod. 21 (Fiat 3000 e 3000 A), il mod. 30 (Fiat 3000 B) ed il carro veloce 29. Accettato il principio che per combattere nella cerchia alpina fosse necessario un mezzo molto leggero, i Fiat 3000 vennero messi in disparte e l' Ansaldo- Fossati (diretta dal gen. Cavallero) ricevette incarico di attrezzarsi per la produzione in serie di un carro tipo Carden Lloyd ma molto perfezionato, in particolare nel sistema di propulsione, con cingolo a maglia corta che permetteva la marcia su strada a circa 40 all'ora e fuori strada a velocità dimezzata, contro il cingolo a piastra, allora normale, che non consentiva la marcia su rotabile per percorsi di una certa entità ed obbligava a ricorrere ad un trattore con un carrello speciale. Il nuovo carro da 3,5 tonnellate, denominato carro veloce 33 dall'anno di omologazione ed armato con Llna mitragliatrice da 6,5, ebbe il suo banco di prova in Somalia. Dopo ulteriori modifiche venne prodotto in una nuova serie, il mod. 35 Fiat- Ansaldo, dotato di due mitragliatrici binate da 8, ed impiegate durante la guerra d'Etiopia, pensando di dover operare in un terreno di caratteristiche simili a quelle della frontiera alpina. Nel 1936, al termine della guerra, si aveva la disponibilità di un migliaio di carri veloci mentre in Italia si stavano costituendo le prime unità corazzate ed il carro medio era appena in fase di sperimentazione. Venne allora presa la decisione di assegnare provvisoriamente i carri da 3 tonnellate a dette nuove unità .. A questo punto subentrò una specie di assuefazione psicologica al carro testé impiegato nella prima guerra del regime, quasi si trattasse del classico carro leggero italiano. Come se ciò non bastasse si aggiunse la retorica dello strumento - arma, mezzo o unità indifferentemente - leggero, snello, duttile, agile, manovriero, aggressivo. Da questo il « carro d'assalto>>. Oltre all'errore concettuale però ve ne fu uno tecnico, dovuto probabilmente all'assenza nei capi militari di una vera mentalità motorizzata e, ancor meno, corazzata. Solo così si possono spiegare la disattenzione c la noncuranza, se non lo scetticismo implicito, nei confronti delle possibilità tattiche e strategiche del cingolo e della ruota; passività di comportamento che si tradusse nella mancanza di una reale sollecitudine verso l'industria nazionale in proposito. Psicologicamente forse nocque anche un certo atteggiamento mentale espresso da Pariani nel 1939:


L' ESERCITO ITALIANO !\EL

1940

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« Queste modalità l. d'impiego delle forze] sono quelle che creano la dottrina bellica che d e ve quindi avere carattere prettamente 11azionale, perché deve rispondere alla situazione generale, alle risorse, alla cultura, allo spirito del popolo che le deve applicare. Niente pu<Ì essere più dannoso che sposare la dottrina degli altri ( ...) » (23).

In definitiva, quello che sì stava studiando e costruendo all'estero in tema di carri non fu molto considerato e guanto si faceva in patria venne sopravvalutato. Si è detto che le prime prove belliche furono affrontate in Africa orientale, ma si trattò di una esperienza non molto probante. Quella spagnola, invece, offrì il confronto - sfavorevole per noi - con i T 26 sovietici in mano repubblicana, che avevano cannoni da 37 e da 45 in torretta. Mentre, dunque, il carro veloce dava vita alle prime grandi unità corazzate dell'esercito italiano, tornò chiara la necessità di disporre anche di un carro più potente. Dopo alcuni tentativi insoddisfacenti, venne approvato nel 1939 il carro medio da I I tonnellate, denominato M n, armato con un cannone da 37 semiautomatico in casamatta e due mitragliatrici da 8 in torretta (24). Da osservare, particolare tecnico negativo, che non esisteva apparecchiatura radio se non nei carri comando di compagnia e battaglione (25) e che i mezzi di collegamento erano rappresentati da un'asta da segnalazione (26), da un segnalatore ottico notturno (27), da una bandiera a lampo di colore e dalla pistola da segnalazione. Questi gli unici due tipi di carro in dotazione all'esercito .italiano nel 1940. Giova aggiungere che essi trovavano collocazione organica nella divisione celere (un gruppo di squadroni carri veloci), nella divisione corazzata (un reggimento su quattro battaglioni, di cui tre forniti di carri leggeri ed uno di carri medi), nel corpo d'armata normale (un battaglione, ma eventuale). (23) ALBI?.RTO PARIA~ ! , La dottrina. Lo spirito (da T . SILLANI, Le Forze Annate dell'Italia fa scista), pag. 123. (24) In vista della g uerra da compiere in regioni montane, era stata decisa la classificazione dei carri in: leggeri fino alle 7 tonnellate, medi tra le 7 c le 15 tonnellate, pesanti oltre le 15, laddove negli altri eserciti i limiti di peso erano superiori. · (25) Inizialmente il comandante di reggimento non disponeva eli carro. (26) Bacchetta di ferro, che veniva fatta sporgere da un foro praticato nel ciclo della casamatta per eseguire segnali, con due dischi di stoffa, bianco e rosso, da usare insieme o isolatamente secondo un dete rminato codice. (27) Tubo metallico con due lampadine elettriche (rossa e bianca) da utilizzare mediante l'uso dell'alfabeto morse.


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L' ESERCITO ITALIANO ALLA VJGILil \ DEI, LA 2 " GUERRA MONDIALE

Contro le nostre magre disponibilità stava, da parte avversaria, una gamma più vasta e più nutrita. La Francia disponeva dci seguenti. mezzi: l'automitrailleuse cingolata Renault da 6 tonnellate con una mitragliatrice od un cannone da 25, sos6tuita poi dal tipo da 7 tonnellate con due mitragliatrici oppure una mitragliatrice ed un caru1one da 25; l'automitrailleuse semicingolata CitroenKegren da 7 tonnellate con una mitragliatrice ed un cannone da 37; i carri da 12 tonnellate R. 35 e R. 40 (Renault), H . 35 e H. 39 (Hotchkiss) e F.C.M., tutti con una mitragliatrice ed un cannone da 37; l'automitrailleuse cingolata da 15 tonnellate con una m itragliatrice ed un cannone da 37; il carro Dr Renault da 16 tonnellate (28); il carro Somua ed il D 2 Renault da 20-22 tonnellate, tutti con una mitragliatrice ed un cannone da 47; infine i carri tipo B (B I, B I bis c B r ter) da 30- 33 tonnellate con due mitragliatrici, un cannone da 47 ed uno da 75 · La corazzatura variava dai 15 ai 25 mm per le automitrailleuses e dai 20 ai 40 rom ed oltre per i carri. La Gran Bretagna, sia pure con molte indecisioni, si era orientata su tre tipi di mezzi corazzati. Quelli per l'esplorazione e per compiti particolari, dalle autoblindo tipo Rolls Royce M. 24 e Morris M. 38, con torretta girevole, armate di una mitragliatrice da 7,7 e da un fucilane controcarro Boys, ai carri .leggeri tipo Carden Lloyd Mark l e soprattutto Vickers Mk II e Mk VI B, tutti sulle 4- 5 tonnellate, armati con una mitragliatrice da 7,7 in torretta girevole. I carri armati veri e propri erano caratterizzati dal compito: di sostegno alla fanteria (lnfantry Tank), inquadrati in reggimenti autonomi con carri pesanti, come il 1v{atilda Il da 26 tonnellate, armato con un cannone da 40 ed una mitragliatrice da 7,92; da azione indipendente (C1'uiseT Ta,n k) con i modelli A 9 da 12,7 tonnellate con un cannone da 40 c tre mitragliatrici da 7,7, A ro da 14,5 tonnellate con un cannone da 40 e due mitragliatrici da 7,92, A 13 da 15 tonnellate con un cannone da 40 ed una mitragliatrice da 7,92. In sostanza, l'Italia era in condizioni di netta inferiorità materiale. Esisteva, è vero, un programma che nel 1939 poteva considerarsi soddisfacente: - l'autoblindo SPA A B 41 da 7>4 tonnellate, armata con una mitragliera da 20 e due mitragliatrici da 8;

(28) Ne esistevano tre battaglioni, tutti m Nordafrica, Fino al 19.35 D

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furono gli unici carri in dotazione alle unità corazzate francesi,


L'ESERCITO

da

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ITALlA[';'O

NEL

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- il carro L 6, da 6,8 tonnellate, dotato di una mitragliera ed una mitragliatrice da 8;

- il carro M 13 da 14 tonnellate, armato con un cannone da 47 e quattro mitragliatrici da 8; - il carro P 26 da 26 tonnellate, dotato di cannone da 75· Tutti i mezzi avevano l'arma principale in torretta ed i carri erano provvisti di motore a nafta. Senonché la realizzazione del programma fu lentissima per deficienza di materie prime, ritardi di lavorazione, carenze tecniche ed organizzative, perciò le prime autoblindo entrarono in servizio verso la metà del 1941; il carro L 6, destinato a sostituire l'L 3 nella guerra sulla frontiera alpina, fu distribuito nel 1942, del tutto superato sotto ogni aspetto; i carri M 13, poi, entrarono in servizio alla fine del 1940 e, pur presentando diversi difetti, quali il peso limi tato, la corazzatura scarsa, l'eccessiva lentezza e difetti meccanici di vario genere, riuscirono a contrastare quelli avversari sino alla comparsa dell'americano Grant da 27 tonnellate con un pezzo da 75· Da notare che, tenendo conto dei citati difetti tecnici subito emersi, lo Stato Maggiore dell'Esercito propose di abbandonare la produzione dell'M 13 e di passare alla costruzione in Italia, su licenza tedesca, del carro germanico Pzkw III, ma mentre la questione era allo studio, il Comando Supremo o rdinò la prosecuzione dell'approvvigionamento di tutti i carri previsti. Di conseguenza la proposta cadde e furono invece apportate migliorie al carro, ottenendo in tal guisa il modello M 14, con un nuovo motore più potente, e più tardi il tipo M 15, sostituendo il motore a nafta con quello a benzina. Il secondo settore nel quale le nostre deficienze si presentarono più pronunciate fu quello d elle artiglierie. Non appena ultimata la p rima guerra mondiale si pose la questione del riordinamento delle bocche da fuoco, ma fino al 1929 non si fece che perfezionare il materiale esistente agendo essenzialmente nel campo delle munizioni, con il criterio di ridurre i tipi disponibili e di elevarne il rendimento. Per la verità sino a quell'epoca anche all'estero non era stato realizzato molto, giacché ovunque gli studi portavano a miglioramenti anziché a radicali trasformazioni delle artiglierie, a parte evidentemente quelle da radiare. Per quanto ci riguarda c'erano molte perplessità di carattere tecnico ed economico. Il rinnovo de l parco d'artiglieria rappresentava per l'erario un peso notevolissimo e non poteva essere realizzato che a larghi intervalli; forte dunque era la preoccupazione di non provvedervi fuori tempo :


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VJGILlA DELLA 2' GUERRr\ MONDIALE

né troppo in anticipo rispetto a progressi tecntcl ancora in pieno sviluppo né troppo tardi per il rischio di una nuova prevedibile fase di progresso sulla base di concetti nuovi o, peggio ancora, per il pericolo di trovarsi superati davanti ad una crisi politico- militare internazionale. Quello che imponeva maggior cautela erano le prospettive aperte dalla meccanizzazione, ma esisteva una situazione di fatto che urgeva : le tendenze che si profilavano in quasi tutti gli eserciti stranieri di ricercare grandi gittate e maggiori potenze facevano ritenere già antiquate o quasi le artiglierie italiane ed i problemi tecnici da risolvere non apparivano di poco conto: gittate superiori, ampi settori di tiro, affusto a deformazione per tutti i pezzi, cannoni per la fanteria, bocche da fuoco controaeree più efficaci ed altro. L 'integrale graduale sostituzione di tutti i materiali poteva apparire la soluzione m igliore, sia sotto il profilo dell'ammodernamento del parco sia sotto quello delle commesse alle industrie, ma era palesemente antieconomica per eccellenza. «Occorre, q uindi, pensare - scrisse la Commissione suprema di difesa al Comitato per la mobilitazione civile - ad una soluzione parziale, più economica e più aderente alla realtà; occorre cioè, quanro meno, porre la nostra industria in grado di ave1·e, all'atto della mobilitazione o quando se ne sentisse la necessità, la possibilità reale di far fronte ai bisogni del momento con la costruzione di nuovi tipi di bocche da fuoco definiti ed espe,·itnentati sin dal tempo di pace » (29).

E l'anno successivo la Commissione suprema di difesa scrisse al Ministero della Guerra ponendo la questione in termini precisi: l'esistenza di numerosi materiali da sostituire perché antiquati o troppo inferiori ai corrispondenti francesi induceva a ricordare che anche nella guerra 1915 - r8 si era manifestata questa situazione d'inferiorità e che allora era stato giocoforza correggerla col ripiego di moltiplicare il numero delle bocche da fuoco schierate, provvedimento che aveva provocato seri inconvenienti èli natura industriale (rifornimento dei materiali), organica (improvvisazione degli artiglieri) ed operativa (appesantimento) e che proprio non era il caso di ripetere in un conflitto futuro. Non essendo possibile pensare a sostituzioni vere e proprie, a causa dello stato delle finanze, conveniva « ric:orrer·e al r·ipiego di definire e costruire in un primo tempo soltanto i tipi sperimentali di nuove artiglierie (cioè la parte più difficile c lunga di tutto il lal!oro) e prowedere poi alla costruzione (29) F. 840 data 22 luglio 1927 della Segreteria generale della C.S.D ..


L'ESERCI TO

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effettiva quando sarù possibile o necessario (mobilitazione) ». Poiché l'industria italiana non risultava in condizioni di provvedere né all'una né all'altra delle due esigenze, veniva proposta la creazione di una scuola di costruzioni d 'artiglieria, come stabilimento pilota, emannione di uno degli ambienti industriali specializzati (Terni o Ansaldo o altri), sotto la sorveglianza tecnica dell'autorità m ilitare (30). L'idea era molto interessante ma venne lasciata cadere, più che altro per esitazioni nella decisione sulla strada da imboccare. Tuttavia ormai urgeva una soluzione che nel giro di qualche anno consentisse la definizione di almeno taluni dei problemi indilazionabili, quali l'adeguamento dell'artiglieria divisionale ai compiti assegnati alla grande unità, l'incremento in potenza e gittata dell'artiglieria di corpo d'armata con due bocche da fuoco (un obice cd un cannone) moderne in luogo dei vecchi 149/ 1.2 c 105/ 28, la disponibilità di altre due bocche da fuoco per l'artiglieria d'armata all'altezza dei tempi cd infine la determ inazione di un complesso controaereo p er le necessità della difesa del territorio e per quelle dell'esercito di campagna. Nel 1929 venne, perciò, form ulato dall'ispettorato d'artiglieria un indirizzo concreto che ricevette l'adesione del ministro Gazzera: per l'artiglieria divisionale un pezzo da 75 particolarmente atto per la montagna e possibilmente un'altra bocca da fuoco da 75 di grande gittata e, ancora, un nuovo obice da 105; per il corpo d 'armata si stimavano sufficienti un cannone da 105 ed un obice da 1.49; per l'armata un cannone da r49 ed un obice da 210. Sull a base di questi intendimenti si procedette verso la pianificazione. Fu chiesta l'assegnazione straord inaria di 8 miliardi , ma fino al I n luglio 1933 non vennero concessi che I.6oo milioni. In parte per questo, in parte per cause varie si procedette a rilento, troppo a rilento e per quanto nel 1934 i primi prototipi fossero presentati nel poligono di tiro di Nettuno, il grosso del prog ramma fu superato dagli eventi. Nel 1938 Pariani volle definire con precisione il riordinamento delle artiglierie ed il gcn. Fautilli, ispettore dell'anna, rispose che a suo avviso occorreva dare assoluta priorità al pezw da T49 / 19 perché in grado di eseguire la controbatteria e l'interdizione e di rinforzare le artiglierie division ali, cioè praticamente era in grado da solo di risolvere buona parte del problema dell'arti glieria di corpo (30)

CoMITATO

PER

L.~ STORIA OELL'i\RTIGLIERI A ITALIA~A,

glieria italiana, vol. XV, Roma, 1953, pag. 317 e seg.

16. - Mont.

Storia dell'arti-


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L'ESERCITO ITAJ.IANO ALLA VIGILIA DELLA 2 a GUERRA MQN ))) ALE

d'armata; il 105 / 40, non ancora studiato, era utile ma non urgente. Dopo l'ambito corpo d'armata occorreva pensare all'armata, la cui artiglieria « oggi si può dire non esista>> e nella precedenza fra il 149/ 40 ed il 210 j 22 optava per il secondo allo scopo di disporre di un pezzo capace di forti effetti di distruzione. Infine veniva l'artiglieria divisionale che con il 75 / I 3 esistente ed il 75 / r8 in allestimento poteva considerarsi sufficientemente dotata. Le mancava, è vero, un calibro maggiore per la massa di manovra. Il roo / 17 sarebbe andato bene se non avesse avuto l'inconveniente della gittata limitata (9 km) : se si fosse presentata l'occasione di venderlo si poteva sostituirlo con un 105, col vantaggio di avere un calibro unico col cannone di corpo d'annata. Pariani approvò e stabilì una previsione di spesa di 2.500 milioni per l'esercito di campagna (munizioni comprese):

a. armi individuali e di reparto: 6oo.ooo fucili mod. 38 . 9.ooo fucili mitragliatori Breda 30 . 5.000 mitragliatrici Breda 37 . 3.700 mortai Brixia da 45 300 mortai da 8 r . 400 pezzi da 47/ 32 . 6oo pezzi c.a. da 20 munizioni vano tipo totale

210 milioni )) 54 )) 31

r8

)) ))

4 42 6o 400

)) )) ))

8r9 milioni (3r);

b. artiglierie: 400 obici da 75/ 18 con munizioni 72 cannoni da 75/ 34 con munizioni 240 o bici da 149/ 19 con munizioni 27 cannoni da J 49/ 40 r8 obici da 210 j 22 . cannoni da 75 / 46 c.a. totale

JOO

milioni

40

))

I.OOO

))

300 200 200

)) )) ))

1.840 mi lioni.

(3r) Per i 54 milioni occorrenti per la commessa dei fucili mitragliatori, Pariani decise di reperire i fondi da altra parte.


1

L t:SERCITO ITALIA:-10

):f.L

1940

Complessivamente si trattava di 2.659 milioni, da contenere entro i 2 miliardi e 1nezzo. A questa cifra occorreva aggiungere 500 milioni per la DICAT. Nelle pagine seguenti è riportata la situazione delle artiglierie alla data del T0 giugno 1940. Escludendo i cannoni da 47/ 32 ed anche i 65/ 17 dei reggimenti di fanteria e facendo astrazione per le mitragliere ed i pezzi controaerci, le batterie costiere c quelle del la DICAT, dati i loro compiti particolari, l'artiglieria dell'esercito di campagna si riduceva complessivamente a 7·970 bocche da fuoco, di cui solo 246 realizzate dopo il 1930, vale a dire moderne, alle quali occorreva aggiungere, ma non subito, 2.732 pezzi in allestimento. In merito, poi, al lo sviluppo del programma, questi, in sintesi, i tempi: a. artiglierie divisionali. L'obice lungo da 75/ r8 dette immediatamente ottimi risultati nelle prove sperimentali tanto da suggerire di studiarne l'impiego anche nelle divis ioni celeri e motorizzate. Il pezzo somcggiabile fu chiamato mod . 34, quello per le batterie a cavallo e motorizzate mod. 35· Aveva la gittata massima di 9.400 metri, un settore orizzontale di tiro di 50" ed un peso in batteria di 8oo kg. Nel 1939 ne erano entrati in servizio un centinaio di pezzi. L'obice leggero da 105(23 fu messo allo studio nel 1939 ed era previsto che la batteria di prova fosse pronta nella primavera estate 194.r. Vi furon o forti ritardi e, date le circostanze, si pensò di trasformarlo in pezzo controcarro, ma ormai si era giunti a metà del 1943. Terza bocca da fuoco il cannone da 75/32, che vide approvato il progetto nel 1937· Aveva una gittata di 12.500 metri e le esperienze furono soddisfacenti. 11 complesso era identico a quello dell'obicc da 75/ 18, con sostituzione del tubo obice col tubo cannone; era dotato di freno di bocca c poteva impiegare una granata perforante. Solo nel 1940 l' Ansal do di Pozzuoli ne iniziò la produzione in serie (192 pezzi); b. artiglieria di corpo d'armata. L'obicc scelto per operare a livello corpo d'armata era il r49 / 19. Il progetto fu affidato alla O.T.O. cd all'Ansaldo c gli esemplari sperimentali vennero presentati per le prove dit tiro nel 1933· Furono rifiutati entrambi per peso eccessivo, scarsa m aneggevolezza e condizioni balistiche a stento rispondenti a quelle richieste. Due anni dopo le due società presentarono i nuovi modelli c, previe ulteriori migliorie, la O.T.O., la cui soluzione era stata preferita, vide omologato il pezzo e ricevette la commessa di 16 esemplari. Da notare che, non avendo il proietto


244

L'ESERCITO ITAJ.IAKO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA :.WNDitiLE

sperimentale raggiunto la gittata voluta, si fece ricorso alla granata da I49 l 35 che consentì una gittata di q.ooo metri. Il r" giugno del 1940 il pezzo non era ancora entrato in servizio. La seconda bocca da fuoco fu il cannone da 105140 studiato dalla Direzione Superiore del servizio tecnico armi e munizioni. Le prove di collaudo al tiro ed al traino ebbero inizio nel 1938, ma vennero sospese perché la velocità iniziak di 700 m l sec. e la gittata di r6.5oo metri logoravano prematuramente la fodera dell'anima. Un nuovo progetto che prevedeva il tiro sulle ruote ed il traino senza avantreno fu realizzato nel 1940 e le prove eseguite nel 1942 !943, .U:é~ per quanto il materiale fosse stato adottato non entrò mai m servtzto; c. artiglieria d'armata. Dati i compiti di tale artiglieria, le direttive di studio indicarono: un cannone da 149 con una gittata di almeno 20.000 metri ed un peso in batteria di II.ooo kg ed un obice da 210 con una gittata di 15.000 metri ed un peso genericamente precisato come il minore possibile. Dopo aver scartato un cannone da 149 J37, soprattutto per il fatto di sparare poggiando sulle ruote, il 149 l 40 dell' Ansaldo risultò rispondente: aveva una gittata di 22.000 metri, era molto maneggevole e realizzava una notevole celerità di tiro (un colpo al minuto). Il I 0 giugno 1940 ne esistevano 39 esemplari (dieci batterie) mentre il quantitativo in commessa era di 731 pezzi. L'obice da 210122, progettato dalla Direzione Superiore S.T.A.M., fu affidato alle realizzazioni dell'Ansaldo e della O.T.O .. Pur essendo ottime entrambe le versioni, venne preferita la prima per le sue caratteristiche nettamente superiori. Fra l'altro aveva una gittata di r6.ooo metri, un settore orizzontale di tiro di 75° cd uno verticale di 70°, traino meccanico in una o due vetture. Il I'' giugno 1940 erano entrati in servizio soltanto r6 obici (quattro batterie). Tutta la breve disamina che precede potrebbe, ad uno sguardo superficiale, generare una non precisa valutazione di quanto venne realizzato sul piano p1·atico in Italia negli anni trenta in tema di artiglierie. Poche parole di confronto, ad esempio, con lo sforzo compiuto dalla Francia in quello stesso periodo - anche se, bisogna convenirne, in ben altre condizioni industriali ed economiche saranno sufficienti a collocare in piena luce le nostre deficienze qualitative, oltre a quelle quantitative.


L' ESERCITO ITALIANO

NEL

I940

------------------------------------~---------------

245

SITUAZIONE DELL'AKMAMENTO DI ARTIGLIERIA ALLA DATA DE L I " GIUGNO

1940

Quantità d fetti va mcm c esistente

l

Quantità

10

commessa

Bocche da fuoco :

da 20 M. 35 c.a.

1.088

))

20 per carri ::amati

))

37/40

))

57/ 43 e 57(30 47/3 2

))

92H

))

65 / 17

))

75/ 13 75/ 27 Mod . 906 75 / 27 in cav.

))

))

))

))

))

))

))

75 / 27 M. 75 / 27 M.

IO

62

47/32 per carri M.

))

760 100

))

))

1.198

2.]83 043

JOO

I.I8] 1.598 IO I

II

i pp.

1.073

II

T. M.

268

75 / 2 7 M. 9I2 75 / T8 M. 34

SI 11 4

75 / 18 M. 35

2)2

75 /34 75 / 27 C.K . c.a .

192 r66

))

75 / 46 M. 34 c.a.

))

77 /28

))

90/53 c.a.

))

IOO/ I] M . 14 i pp.

1.325

))

I00/ 17 M . 14 T .M .

))

IOO/ I7 M. 16

199 r8r

))

10) / 14 .

I20

))

I0)/ 28 .

956

76

240

245 x.6oo


246

L'ESERCITO l'l'AliANO ALLA VIGILIA JlELLA 2 " GUERRA MONDIALE

Quamità effettiva mente esis tente

Q ua nti tà in comrncssa

Bocche da fuoco: 22]

da ros / 32

II

))

I 20/ 21

5

-

))

120/ 40 .

4

-

))

120/ 25 .

30

))

149/ 12 M. 14

592

-

))

149/ I2 M. I6

u6

-

))

149/ 1 3

490

-

))

149/ 19 .

))

149/ 35

))

149/ 35

A.

24

))

149/ 35 S.

4

-

))

!49/ 4°

39

731

))

152/ !3 .

88

-

))

152/ 37 .

29

-

))

152/ 45 .

53

-

))

2tof 8 D.S.

500

-

))

210 / 22 .

16

346

))

260 / 9

98

-

))

260/ 9 S.

8

-

))

305 / 8 - I I

23

-

))

305 / 8-

16

-

))

305 /

16

-

))

305/ 17 M . 16

6

-

))

305/ 17 G. 17

17

-

))

38of rs

5

-

))

420/12.

7

-

r 89)

II -

l 16

IO •

! .392


L'ESERCITO

l'l'ALIANO :-<EL

1940

147

--~----------------~

L'impegno fra ncese era stato considerevole, tanto da poter ritenere l'armamento più o meno a livello di quello tedesco dell'epoca. Anzitutto es isteva u na forte artiglieria divisionale: un reggimento di cannoni da 75 con gittata 1 r.ooo metri (portati a 13.500 mercé l'adozione di nuovo munizionamento) ed uno di obici da 155· Il corpo d'armata contava su reggimenti pluricalibri con can noni da 105 di vecchio tipo e con cannoni ed obici da ro5 di modello recente, nonché di cannoni (gittata 21.000 metri) ed obici da 155 e da 155 G.P.F. (grande potenza Filloux) con gittata di 19.000 metri. Per i calibri superiori c'eran o gli obici e cannoni da 220 e gli obìci da 280. In sostanza, allo scoppio della guerra, l'esercito di campagna francese era dotato di 5.667 cannoni da 75, 1.598 pezzi da 105 (obici e cannoni), 3.252 fra obici e cannoni da 155, 544 pezzi da 220 e 135 obici da 280. In totale 11. r96 bocche da fuoco di buon livello e, salvo pochi tipi, moderne o modernizzate. Di armi controcarri esistevano il vecchio cannone da 37 risalente al 1915, ancora buono- con proiettile Brandt - 1na a distanza ravvicinata; il recente cannone Hotchkiss da 25 adottato nel 1935 ed il nuovo cannone da 47, entrato in servizio nel 1938, nonché il cannone da campagna da 75 usato su piattaforma circolare che consentiva il tiro a 360° con proietto perforante. Un ultimo argomento sul quale vale la pena di soffermarsi è quello della motor izzazione militare. Essa aveva avuto un avviamento piuttosto lento. Con la gestione Gazzera, che istituì il servizio tecnico automobilistico, si realizzò la possibilità di concretare idee e mezzi nei tipi campione c con Baistrocchi si sviluppò l'ordinamento delle unità celeri e si crearono reparti carri. Nelle grandi manovre del 1935 in Alto Adige ebbe luogo il primo esperimento di una divisione interamente motorizzata, la Trento. Anche se condotta in tempi e dimensioni contenuti, l'esercitazione fu assai ricca di insegnamenti, specialmente nei campi addestrativo e dell'organizzazione del movimento. Sul piano tecnico i problemi principal i erano quelli del traino delle artiglierie, dell 'automezzo da usare nella particolare rete stradale alpina e di quello da impiegare fuori strada. Il primo venne r isolto con 1'adozione del trattore P avesi pesante campale (derivato da un trattore agricolo snodato tipo P4) mod. 26 e poi del mod. 30. Accanto al tipo pesante campale fu il trattore leggero per le artiglierie divisionali: dapprima il mod. 31, soddisfacente per la marcia fuori strada ma non molto agevole e sicuro per i trasfer imenti per via ordinaria, quindi con lo Spa TL 37,


248

L' ESERCITO TTALTANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

munito di un telaio rigido, che fornì buona prova e costituì dotazione per tutte le artiglierie da campagna delle divisioni celeri e motorizzate. Nel 1939- 40 il continuo progresso della tecnica costruttiva ed i lusinghieri risultati del trattore TL 37 consigliarono di porre allo studio un nuovo esemplare per le artiglierie di medio calibro sia per sostituire gli ormai superati Pavesi mod. 26 e 30, sia per consentire il traino dei nuovi e più pesanti pezzi a velocità maggiori . Si ebbe così il trattore medio TM 40, idoneo al traino di bocche da fuoco del peso sino a 5 tonnellate. Per le necessità delle artiglierie pesanti esistevano la trattrice Fiat 20 e, soprattutto, la Breda 32: portata 3,5 tonnellate, peso normale rimorchi abile ro tonnellate, velocità massima 30 chilometri all 'ora. Nel 1940 la Breda fu migliorata con un motore Diesel più potente e con pneumatici a larga sezione. Gli equipaggi da ponte del genio fruivano, invece, della versione Breda 33· Un cenno a parte è da fare a proposito di un piccolo trattore cingolato per spostare il pezzo da 75/ 18 sulla rete stradale minore di montagna: a tale scopo fu utilizzata la trattrice agricola Fiat 300 sostituendo il cingolo a piastre con quello ad elementi corti analogo al carro veloce e riducendone la carreggiata. l l trattore cingolato si chiamò 708 CM e fu impiegato con ottimi risultati in Africa orientale. Per l'automezzo da montagna, l'Ansaldo presentò un primo campione che venne accettato ma, per ragioni commerciali, il veicolo, denominato autocarretta mod. 32, dopo l'omologazìone fu affidato per la costruzione in serie all'O.M.. Anche questo fu un mezzo che fornì ottime prestazioni; aveva una velocità massima di 25 km jora, superava una pendenza del 40%, con un carico uti le di 8oo chili. Si passò poi ai tipi 36 P e 36M, con una velocità massima di 45 km j ora, adatti rispettivamente per il trasporto di personale (ro uomini oltre il conduttore) e di materiale, e poi al mod. 37, riservato al trasporto di materiale, che usufruì dei miglioramenti apportati al tipo 36. La questione dell'automezzo in grado di nlUoversi su qualunque terreno era assai complessa e per di più molto controversa. L'Italia finì per orientarsi verso un veicolo il cui movimento su terreno vario doveva essere possibile ma solo in casi eccezionali. Il primo tipo adottato fu il 612 o « do vunque 33 »; in un secondo tempo si ebbe il dovunque 35 e nel 1940 fu realizzato (omologato nel I94J) il dovunque 41, pesante e ad aderenza totale. Ma nel deserto il problema rimaneva aperto. Per quasi un anno, sino alle grandi esercitazioni nella Gefara del 1938, erano stati sperimentati


L'ESERCITO

ITALJA;>;O

KEL

1940

presso la D .f. Sabratha alcuni esemplari di mezzi meccamct, in particolare un mototriciclo Benelli . l risultati apparvero soddisfacenti, anche se occorreva irrobustire il veicolo nel telaio, nella forcella, nei vari organi di comando e nelle condutture dell'olio, talché il Comando Superiore aveva proposto di sostituire con esso le salmerie di combattimento. Per un reggimento di fa nteria il fabbisogno si aggirava sui 270 mototri cicli (32), oppure 250 mototricicli e r 4 trattori 708 C.M. se la batteria di accompagnamento era dotata di pezzi da 6sf 17 anziché da 47/ 32. La cosa cadde nel nulla, senza spiegazione né alternativa di m ateriale. Non si vuole, evidentemente, sostenere che « quel » mezzo, in fondo un servitore della fanteria, fosse il toccasana, bensì prendere spunto da q uesto fatto per sottolineare le esitazioni e le incertezze che ostacolavano la scelta e l'adozione di un a n uova arma o di un nuovo mezzo. In parte si trattava di burocrazia, ma in parte anche di una certa ristrettezza di vedute. Per le artiglierie divisionali erano stati presi due provvedimenti, o meglio due decisioni : applicazione ai pezzi di ruote in electron e adozione del trattore mod. 37 (T.L.A.) con pneumatici a bassa pressione e dci relativi rimorchietti (33). Senonché, per le ruote in electron non si sapeva ancora quando sarebbe stato possibile riceverle e per i trattori la carenza di materi ale obbligò il Mi nistero della G uerra ad inviare, come ripiego, 36 trattori 708 C.M. , in ragione di uno per pezzo. Un ripiego poco apprezzabile perché tale tipo di trattore aveva modeste qualità meccaniche, scarsa velocità, aspirava troppa sabbi a e disponeva di limitata autonomia; inoltre l'assegnazione era insu fficiente n umericamente, non prevedendo il trasporto degli organ i di comando, delle pattuglie e eli un'aliquota di munizioni. Le divisioni libiche, poi, avevano « subìto )) un diverso trattamento organico, sempre in sede di previsione : invece di motorizzare le salmerie di combattimento, come per le divisioni metropolitane, il Comando Superiore aveva ritenuto << opportuno dotarle di una salmeria autoportata, con autocarri e 1·imorchi biga, di 240 quadrupedi, in modo da poter prottvedere

(32) Per un battaglione, il cui peso delle dotazioni d i reparto si aggirava sui t6o q. normalmente trasportati da 124 muli e 7 carrette, accorrevano s6 mototricicli per il primo scaglione (someggiato) e 24 per il secondo (carregg iato). (33) Per un rgt. artiglieria su tre gruppi di tre batterie occorrevano II) trattori.


250

L'ESERC ITO ITALIANO ALLA VIGILI A DELLA 2a GUERRA MONDI ALE

alle necessità di qualche battaglione secondo la situazione» (34). Si tratta di una soluzione della q uale i motivi non sono chiari, tuttavia sembrano lecite molte perplessità, anche perché non risulta che le divisioni libiche dovessero essere impiegate in un qualche particolare modo che giustificasse un provvedimento del genere. Per le artiglierie di ques te divisioni erano previsti autocarri dovunque m uni ti. di cingoli, che garantivano, con sufficiente margine, il movimento fuori strada. Quanto agli automezzi comuni sono ovvi i motivi che inducevano a limitare la gamma dei veicoli in dotazione alle forze armate. Poiché, però, questi venivano necessariamente integrati in misura più o meno notevole dai mezzi provenienti dalla requisizione, accorrevano provvedimenti atti a favorire la costruzione di determinati tipi di autoveicoli civi li rispondenti alle caratteristiche definite dal Ministero e, nel contempo, porre alcuni vincoli per gli automezzi industriali. Sorsero così nel 1937 gli autocarri uni ficati medio e pesante, il primo da 6,5 tonn. con un carico utile di 3 tonn. e l'altro da 1 2 tonn. con un carico utile di 6 tonn. Lo scarso nu mero di industrie interessate facilitò la soluzione del problema, talché si ebbero i seguen ti model li : Autocarro unificato Ditte medio

pc>ante

626

666

Esa- Ro

3 Ro

430

8oo

Taurus

Ursus

[sorta Fraschini

D 65

D 8o

Bianchi

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-

-P iac Lancia Alfa Romeo . O.M.

(34) «Aspetti più importanti delia efficimut bellica dell'Africa Settentrionale», promemoria per il mar. Badoglio a firma del gen. Tellera, capo di S.M. del Comando Superiore, datato 9 giugno 1939·


1

L ESERCITO

ITALIANO

NEL

1940

2)1

Sul piano quant1tativo la situazione era assai deficitaria. Pur essendo scontata la requisizione di un consistente numero di autocarri civili in caso di guerra, è evidente che la misura non poteva riguardare il completamento delle dotazioni delle grandi unità elementari cd anche dei corpi d'armata. Eppure nessuna grande unità o reparto ebbe mai la dotazione al completo. Allorché, per qualche determinata esigenza, si volle mettere a punto una unità, ciò avvenne sottraendo mezzi ad altri reparti. Si può dire che nel 1940 le nostre G .U . entrarono in campagna con circa il 30% in meno rispetto alle dotazioni; dotazioni, giova precisare, già penosamente ristrette in confronto alle corrispondenti unità straniere. E tutto ciò nella prospettiva che lo stato di guerra avrebbe aumentato la deficienza di materie prime, che la capacità di produzione delle industrie si sarebbe ridotta e che il gettito delle requisizioni nel Paese sarebbe stato limitato (35). Tirando le somme è lecito osservare che la tesi secondo la quale le guerre d'Abissinia e di Spagna avrebbero depauperato l'esercito italiano di materiale prezioso appare estremamente discutibile, posto che il vero, grosso - ed irrisolto - problema per noi fu la carenza, quando non l'assenza , di mezzi moderni. Il problema fu visto e messo a fuoco, ma questo servì a poco di fronte a difficoltà economiche notorie; ad ogni modo sorge il dubbio, .fondato, che a prescindere dal ritardo col quale furono concessi i fondi necessari, 1'i nizio della produzione in serie sia stato ostacolato da un lato da un certo timore sulla possibile prossima inadeguatezza del materiale in questione e dall'altro da una atavica ristrettezza mentale. Si è già detto: il dubbio è fondato, anche perché confortato dall'amara considerazione formul ata dal gen. Roatta: « Sta di fano che tutto guanto ha tratto alla vita ed alla attività dell"eserciro in tempo di pace, dall'alloggiamenro al vitto, dal vestiario ed equipaggiamento all'addestramento, era - da tempo immemorabile - concepito con una grertezza cht: confinava con la pitoccheria, e che non aveva riscontro né in piccoli eserciti europei, né - in ltalia stessa - presso le altre Forze A rmate e presso le am minist ra zion i statali civili >> (36).

(35) rei 1939 l"rtalia aveva un parco automobilistico civile di 300.000 autovetture, 90-000 autocarri e 10.000 autobus. (36) MARIO RoATTA, Otto milioni di baionette, Mondadori, Milano, 1946, pag. 24.


252

L'ESERCITO ITALJ ,\~0 AI.J.A VIGILIA DELLA 2 3

GUERRA MONDI ALE

- ---

Ed occorre aggiungere che indipendentemente ed al di sopra di tutti gli ostacoli di materie prime e di valuta, degli intralci burocratici e della lentezza delle scelte, c'era qualcosa forse di più importante e più preoccupante: la mancanza di una mentalità motorizzata nel senso moderno dd termine. Farne colpa ai soli capi mi litari è assolutamente ingiusto, perché essa era carente in tutto il Paese cd a tutti i livelli. Però in quegli anni i principali eserciti stranieri si stavano muovendo in questo campo e le relazioni degli addetti militari potevano bene suscitare stimoli od apprensioni, posto che tutti o molti sembravano concordi nel ritenere possibile e probabile una guerra di « rapido corso» almeno in Africa settentrionale.

3· - LA

DOTTRINA IÙMPIEGO .

Non è possibile parlare della normativa in vigore all'inizio della seconda guerra mondiale senza riallacciarsi, sia pure molto brevemente, alla situazione creatasi al termine del primo conflitto, situazione che l'esperienza di quattro anni traduceva nella convinzione che la battaglia di rottura, metodica e di forza, fosse la sola poss.ibilità concreta da adottare contro posizioni saldamente organizzate a difesa. Dal 1918 al 1940 si ebbero tre momenti evolutivi del pensiero tattico: le norme del 1928 che, per guanto costituenti un sensibile progresso, presentavano incertezze derivanti da una crisi non ancora superata di armamento e di dottrina; quelle del T935- 36, indirizzate verso il concetto della gue1'ra di movimento e con le quali Baistrocchi intese imprimere una svolta decisa nel campo concettuale e nel campo pratico agli orientamenti del 1928; le norme, infine, del 1938 con cui Pariani volle esaltare la guerra di rapido corso ed apportare a quelle del 1935-36 le varianti rese necessarie dall'adozione della divisione binaria c dall 'ulteriore incremento delle armi della fanter ia. Il primo passo veramente fu compiuto nel 1926 con una circolare (37) che imperniò o meglio confermò l'impostazione dell'azione offensi va sul binomio artiglieria- fanteria: inizialmente occorreva ridurre la resistenza nemica a colpi di cannone, quindi supe-

(37) Circ. 58oo data 15 dicembre 1926, Criteri d'impiego della divisione di fanteria nel combattimemo.


t'ESERCITO

ITAL IANO

NEL

1940

----------------------------------·-------------------

253

rada a colpi di battaglione. In sostanza, era ancora la concezione del 1918: visto che contro solide posizioni difensive non si poteva manovrare, la battaglia offensiva doveva assumere la fisionomia di una serie di attacchi nel senso della fronte c nel senso della profondità, tendenti ciascuno ad uno sfondamento parziale e nel loro complesso alla rottura della fronte avversaria. Una variante più consistente fu invece apportata all'organizzazione difensiva, all'epoca caratterizzata da due fasce successive, di cui la prima - di osservazione - con funzioni di prima resistenza e la seconda - di resistenza - su tre strisce, corrispondenti alle tre lince secondo le quali normalmente si schierava una grande unità c legate da bretelle, con funzione di resistenza ad oltranza. Questo assetto venne abbandonato e sostituito con una diversa organizzazione in profondità formata da una zona di sicurezza, avanzata, una posizione dr: resistenza, sulla qu ale doveva svolgersi il combattimento ad oltranza, ed una zona di schieramento dell'artiglier ia e dei servizi, a tergo. La condotta della difesa doveva sfruttare l'organizzazione dei fuochi c dell'ostacolo e cercare la risoluzione nel contrattacco, associando, in altri termini , il fuoco al movimento. Per raffìttire l'azione d 'arresto dei battaglioni fucilieri il battaglione mitraglieri divisionale poteva essere decentrato per compagnie sulla posizione di resistenza oppure impiegato per l'esecuzione di tiri a massa a grande distanza (concorso a ll'interdizione vicina) o per rafforzare il fuoco di sbarramento. La validità del fuoco collettivo si era affermata al punto di prevedere l'intervento delle mitragliatrici pesanti a tutte le distanze, mentre per quelle leggere poteva spingersi sino ai 6oo700 metri c talvolta anche sino ai r .ooo metri. Quanto alle varie armi, fu precisato che nell'avvicinamento e nell'attacco la fante ri a doveva abbandonare ogni idea o tendenza di avanzata lineare c ricercare invece una formazione a scacchiera. Per la cavalleria si ribadì la priorità del compito esplorativo superando col combattimento, possibilmente a cavallo, le eventuali prime resistenze. In quémto all'artigl ieria vennero specificate le circostanze in cui era preferibile l'impiego accentrato e quelle in cui diventava opportuno il decentramento, nonché confermata la necessità di coord inare bene l'attacco od il contrattacco con la ma novra del fuoco a massa. I citati criteri d 'impiego furono , come si è detto, le prime battute di un nuovo indirizzo tatùco, il quale trovò la sua espressione completa nelle « Norme generali per l'i mpiego delle grandi unità » c nelle « Norme per l'impiego tattico della divisione» diramate nel 1928 e che ebbero i grandi meriti di offrire un chiaro orientamento


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ai quadri c di disciplinare l'attività addestrativa delle unità, sfrondando da essa quanto di dubbio vi si riscontrava per difetto di un complesso armo1ùco di norme aggiornate. Con le « Norme generali » pur tenendo in gran conto l'esperienza della recente guerra, anche se sul nostro fronte aveva avuto caratteristiche di staticità, si volle tornare alla concezione classica della lotta dando un prem inente sviluppo al movimento ed esaltando il principio della massa. L'offensiva era l'unica carta in g rado di risolvere la lotta e si estrinsecava essenzialmente nella manovra; l'azione dell a fa nteria doveva intendersi come (( mot,z"tnento P1'eparato ed appoggiato dal fuoco » e culminare nell'urto. In defini tiva, la manovra offensiva era vista come la rottura del fro nte avversario mediante un unico sforzo applicato in un tratto determinante dello schieramento opposto, oppure, in alternativa, mediante una serie di sforzi contemporanei o successivi applicati in punti diversi e strettaJnente coordinati. L'azione frontale doveva poi trasformarsi, appena possibile, in azione su l .fianco. Anche per la difensiva c'erano novità : dovendo essa pure ispirarsi ai concetti della manovra e della massa diventava conseguenziale il concentrare la resistenza nei tratti di maggiore importanza del fronte da difendere, così come era naturale prevedere il contrattacco ne1la direzione più min acciosa per l'attaccante. 11 sistema difensivo comprendeva di solito due posizioni. La prima, ai.fidata alle divisioni di prima schiera, si basava su una zona di sicurezza, il cui linute anteriore costituiva la linea di sicurezza; una posizione di resistenza, rappresentata da una scacchiera di centri di re;sistenza ed il cui margine avanzato costituiva la linea di resistenza, sulla quale si intendeva stroncare l'attacco; una zona di schicran"lento, ove si predisponevano i me:t.zi e le forze per alimentare c sostenere la difesa sulla posizione di resistenza e per contenere o ricacciare il nemico che l'avesse rotta, appoggian do tale azione ad una posizione intermedia scelta in modo da conferi re sicurezza alla maggior parte delle artiglierie. L'impianto della difesa comprendeva un'organizzazione delle ricogniz ioni, dell 'osservazione c dei collegamenti; un'organizzazione dei fuochi di artiglieria e di fanteria; uno scaglionamento delle forze. La seconda posizione, definita verso l'estremo posteriore della prima ed eccezionalmente al di là, doveva esser predisposta ma presidiata soltanto al momento opportuno dalle grandi unità in seconda schiera per arrestare il nemico che fosse riuscito a superare la posiz ione intermedia.


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Le « Norme per l'impiego tattico della divisione », dal canto loro, intesero conferire un particolare impulso alla cooperazione fra le varie armi e, in primo luogo, fra fanteria ed artiglieria (38). Inoltre schcmatizzarono l'offensiva in tre atti fondamentali : l'avvicinamento, l'organizzazione dell'attacco ossia l'impianto della battaglia, e la preparazione e l'esecuzione dell'attacco. Raggiunto l'obiettivo occorreva iniziare lo sfruttamento del successo in profondità, cercando di convertirlo in inseguimento. Da notare che l'impiego dell'aviazione non giungeva sino all'intervento sistematico contro gli elementi del dispositivo nemico, bensì era essenzialmente inteso come osservazione ed integrazione dci tiri di artiglieria. In definitiva, le due « Korme >> si prefissero di annullare il concetto di guerra di posizione e di imprimere alle fasi dell 'offensiva e della difensiva uno spiccato dinamismo, però delinearono un quadro complessivo nettamente marcato dalle esigenze di problemi di cooperazione - imposti da un armamento della fanteria ancora inadeguato - e, di conseguenza, alquanto compassato, il che rischiava di rip~r~are sul tappeto gli inconvenienti riscontrati nella guerra di posJZJOne. Sino alla campagna di Etiopia le predette concezioni rimasero in vigore con taluni adattamenti resi necessari da varianti intervenute negli organici delle unità e dall'introduzione in servizio di nuove armi per la fanteria. Nel giugno 1935 Baistrocchi diramò le « Direttive per l'impiego delle grandi unità>> (D.l.G.U.). Furono la base della normativa tattica con la quale l'esercito italiano si presentò alla seconda guerra mond iale ed apparvero innovatrici nella forma c nella sostanza: « Queste direnivc segnano i capisaldi della noslra dottrina militare. Esse sono indispensabili a voi cd ai vostri Stati Maggiori. Servono, anche, a chi assolve l'alto incarico di educare e formare comandanli c Stati Maggiori ( ...) ».

Con tali parole, indirizzate ai comandanti delle grandi unità, Mussolini aprì la premessa della pubblicazione, in tesa a far affrontare con una completa disciplina delle intelligenze (mentalità uni-

(38) La divisione era, all 'epoca, cost1tu1ta da una brigata di fanteria su tre reggimenti, un reggimento artiglieria su quattro gruppi, un bauaglione mitraglieri, un battaglione genio e servizi.


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taria) il problema operativo, i cui molti aspetti (organico, logistico, tattico e strategico) non dovevano - e non debbono - essere affrontati e risolti separatamente bensì in un quadro armonico (con visione unitaria). Si trattava di direttive che volevano essere tali sotto tutti gli aspetti, cioè non offrire le soluzioni per i vari prevedibili casi, ma fissare « pochi principi fondamentali>> che i capi. delle grandi unità strategiche (gruppi di armate ed armate) - essi soprattutto - dovevano applicare secondo le circostanze « con quello spirito di iniziativa e senso di 1·esponsabilità che costituiscono le prerogative di un alto gerarca militare>>. In piena evidenza due affermazioni preliminari: « 2 . Quando scoppierà la guerra non si può prevedere; ma è lecito prevedere le linee generali della guerra di dom ani, poiché ne conosciamo gli elementi basilari: situazione politico- strategica, entità e natura delle forze contrapposte, probabili teatri eli operazioni. Quanto qui eli seguito si di rà, vale appunto per questa ipotesi. Della guerra più lontana, s1 parlerà a momento opportuno. 3· Una guerra el i posizione che cerchi, e anche realizzi, la vittoria nello sgretolamento lento e progressivo dell'avve rsario, prostrerebbe materialmente e moralmente una nazione come la nostra, ricca di uomini, ma scarsa eli materie prime e pressoché isolata dal mare. La nostra deve essere guerra di movimento. Essa è imposta dalle condiz ioni materiali della Nazione ( . ..) >>.

Sono concetti in verità non molto in sintonia con la pianificazione operativa di quel periodo (1935), fondata ovunque sulla difensiva, come atteggiamento strategico, a parte ]a questione etiopica. E ' pur vero che Baistrocchi ammetteva la possibilità che circostanze impreviste e di forza maggiore potessero imporre altra forma di guerra, tuttavia l'ipotesi era necessariamente da ascriversi ad una aggressione da noi subita e non ad una nostra iniziativa. Accanto a postulati che dovevano rappresentare le fondamenta della nostra politica militare, in linea con quella estera, assumeva importanza una particolare visione della lotta: la guerra di movimento, perché « impos.ta dalle condizioni materiali della Nazione », ispirata al criterio di non concedere all'avversario tempo e modo di completare l'assetto difensivo delle sue frontiere, criterio, in fondo, proprio di qualunque atteggiamento offensivo. Non si può dire che l'espressione « guerra eli movimento>> fosse molto illuminante, a meno che non la si intendesse come guerra di rapide decisioni (significato però che Baistrocchi - come tra breve vedremo - non


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sembra abbia voluto darle), comunque il rilievo principale da fare leggendo quelle norme consiste nel ravvisare uno scollarnento fra la concezione strategica, cd in parte anche quella tattica, e lo strumento operativo disponibile. In altre parole, non c'era più l 'adeguamento dei compiti ai mezzi e viceversa. La variante organica di Pariani peggiorerà la situazione c le insufficienze del programma di rinnovo delle artiglierie, unitamente all'errata impostazione del problema dei carri armati, renderanno incolmabilc il divario. Le D.I.G.U. tratteggiavano il conflitto « di oggi » con l'iniziale contatto delle opposte forze di copertura su posizioni più o meno distanti e l'immediato intervento dell'aviazione su obiettivi propri c su obiettivi di specifico interesse dell'esercito (mobilitazione e radunata delle masse nemiche). Sfondata la copertura, tutto il dispositivo si poneva in movimento suddiviso in tre scaglioni: il primo, scaglione esplorante, costituito dall'esplorazione strategica aerea (39) e da quella tattica, consistente in nuclei esploranti aerei e nuclei esploranti terrestri ; il secondo, scaglione avanzato o avanguardia generale, composto dall'insieme delle divisioni di testa dei corpi d'armata di prima schiera od anche da un solo corpo d'armata articolato sulle principali direttrici di avanzata dell'intera grande unità strategica, agiva ad una tappa di distanza dallo scaglione esplorante per mettere il grosso in condizione di dare battaglia dove voluto dal comandante dell'armata, sulla base di precise indicazioni sulle linee da raggiungere successivamente; il terzo scaglione, il grosso delle forze , avanzava ad una o due tappe dal precedente, tenendosi in misura di affrontare il nemico in circostanze favorevoli c di risolvere la battaglia con la manovra. La lotta, dunque, doveva essere risolta in due fasi. La prima, il cui scopo era la ricerca delle notizie sul nemico mediante un complesso di azioni esploranti e di combattimento, preparava la seconda, cioè la battaglia, scopo della quale era la distruzione od almeno !a disorga-

(39) Secondo le

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Norme generali per l'impiego delle grandi unità >> del

1928, l'esplorazione strategica era affidata all'aviazione a grande distanza cd ai corpi celeri in esplora zione avanzata a distanza minore (tre o quattro tappe dai corpi d 'armata in prima schiera). Le « Norme ll del 1935, invece, precisarono che le divisioni celeri potevano sostituire l'aviazione solo in circostanze eccezionali - limitazioni poste daJle condizioni atmosferiche - e col compito esclusivo della ricerca dci grossi nemici e delle informazioni indispensabili.

17. - Mont.


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nizzazione dell'avversario per creare una situazione strategica favorevole ai fini della vittoria decisiva e, in ogni caso, premessa per una nuova battaglia di portata più vasta ed in migliori condizioni. La battaglia veniva scomposta in quattro fasi : la presa di. contatto, compito degli scaglioni esplorante ed avanzato; l'attacco a fondo per sfondare od avvolgere il fronte avversario, compito del grosso; lo sfruttamento del successo per decidere la vittoria con la manovra e la penetrazione in profondità, compito delJa riserva; l'inseguimento ad oltranza per trarre dal successo il massimo risultato senza concedere al nemico né tregua né sosta, compito delle grandi unità celeri. Sulla fase principale, l'attacco, Baistrocchi volle soffermarsi, giustamente. Premise che « la battaglia si vince a colpi di divisione » (ternaria) c che il corpo d'armata, vera gr ande unità di manovra, doveva essere costituito da più divisioni, eventualmente rinforzate con truppe suppletive. Il numero delle divisioni era determinato dal compito e dall'ampiezza del settore: due, l'evidente minimo, in circostanze particolari; tre come optimum ; quattro ove necessario o utile. Si può discutere sul ritenere la formazione ternaria come « la più idonea alla manovra », ma il concetto veniva chiarito meglio in seguito. Trattando, infatti, dell'alimentazione dello sforzo in profondità (sempre durante lo sfondamento) veniva precisata la convenienza di non inserire nuovi corpi d'armata tra quelli già in prima schiera e tanto meno, nel corso della battaglia, procedere a scavalcamenti di detta unità. Per contro bisognava condurre la lotta con le singole divisioni, operando sia per inserimento fra quelle in linea sia, soprattutto, col gioco degli scavalcamcnti. Si riteneva, di massima, che Lilla divisione si avvicinasse al limite della sua capacità offensiva dopo una giornata di intenso combattimento. Ammettendo che una divisione potesse sostituire una corrispondente unità in una notte per riprendere l'azione il mattino seguente e che una divisione logorata potesse rimettersi in efficienza in due o tre giorni, si pensava che uno scaglionamento in profondità di tre divisioni potesse ali mentare i] combattimento per alcuni giorni. Per evitare che tale procedimento potesse indurre alla costituzione dì un corpo d'armata su più di quattro divisioni, quelle logore potevano essere sostituite e passate ad un corpo d'armata d i seconda schiera, il quale, non impegnato e più a portata dell'apparato logistico retrostante, meglio poteva rimetterle in sesto. Inoltre era tassativo il vincolo di conservare intatta la riserva per il momento decisivo, riserva di uomini e di fuoco, cioè di divisioni inte-


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gre (4o). ln questo quadro l'azione della fanteria era tanto esaltata da affermare che « l'artiglieria vale per quanto coopera al successo della fanteria » e che il principio, dominante e risolutivo, di fare massa doveva intendersi applicato specialmente all'impiego del fuoco. Compiti dell'artiglieria erano lo spianamento delle resisten· ze attive e passive ostacolanti la progressione della .fanteria e l'appoggio continuo ed immediato alle colonne durante la loro avanzata. Tuttavia il problema della cooperazione fanteria - artiglieria si era mollo alleggerito giacché l'assegnazione dei mortai e dei cannoni di accompagnamento al reggimento consentiva a questo di procedere ben sostenuto nella zona profond a quanto il limite di sicurezza al tiro di artiglieria. La batteria reggimentale - che riprendeva in parte il compito di accompagnamento immediato assegnato prima al pezzo da 75/ 13 divisionale - permetteva dì annientare o neutralizzare le resistenze sfuggite all'intervento precedente dell 'artiglieria divisionale e non perseguibili con sufficiente efficacia con le altre armi dì reparto. Ne derivava che l'azione di appoggio dell'artiglieria poteva svilupparsi con un margine più ampio di aderenza alla progressione dei battaglioni in primo scaglione, il che agevolava le azioni a massa, evidentemente meno precise del fuoco di batterie o gruppi singoli con osservazione diretta. Non mancava un cenno ai nuovi mezzi tecnici (motorizzati, meccanizzati, chimici) e, fra questi, ai carri: <( I carri armati che per i nostri terreni e per la nostra g uerra, devono essere molto leggeri c veloci - non vanno considerati solo come mezzo di lotta, operanti intercalati c seguiti da fanti e da celeri; occorre anche averne la visione come massa che sorprende, sfonda e passa oltre, decisamente » (41).

La prima tesi, che per ì nostri terreni e la nostra guerra fossero necessari carri mol to leggeri, era purtroppo assai opinabile; la seconda, che occorresse anche una massa di carri autonoma, era giusta ma assolutamente da non collegare con il carro mod. 35 da 3,5 tonnellate, che proprio allora entrava in servizio.

(4o) Nella regolamentazione del 1928 si ammetteva invece l'impiego, sia pure con qualche vi ncolo, delrartiglicria delle divisioni di seconda schiera a temporanea disposizione dei comandanti delle divisioni di prima schiera. (41) L~ ((Norme generali per l'i mpiego delle grandi unità>> del 1928 affermavano il ruolo ausiliario dei carri, non ritenuLo in grado d i sostituirsi (( nemmeno parzialmente>> alla fanteria.


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11 1935 vide la pronta applicazione della recentissima dottrina nelle grandi manovre eseguite da quattro armate, rispettivamente in Alto Adige (9o.ooo uomini), nel Friuli (42.000 uomini), in Lombardia (4o.ooo uomini), negli Abruzzi (38.ooo uomini) e tutte impostate su situazioni di guerra di movimento in modo da favorire la manovra. E sul mezzo attraverso il qu ale il comandante dell'armata doveva attuare tale manovra, il corpo d 'armata, Baistrocchi volle soffermarsi. Posta la difficoltà di sostituire il corpo d'armata nel corso della battaglia per il forte rischio di creare una vera e propria sosta nell'azione, occorreva assicurare continuità allo sforzo mediante la tempestiva sostituzione delle divisioni usurate con altre cedute dall'armata, conferendo, così, significato concreto all'assunto : << la battaglia si r;inc:e a colpi eli divisione >> . Del resto, già nelle manovre del 1934 ben sei divisioni avevano ruotato nell'ambito di un corpo d'armata. Sulle divisioni celeri e la nuova divisione motorizzata (la T1·ento) un solo rilievo, ma fondamentale : si era ripetuto l'errore, verifìcatosi l'anno precedente, di lanciarle e logorarle in ambiente aspro e montano, dove avrebbe trovato il suo naturale impiego la divisione di fanteria. In merito alla questione delle unità corazzate, dopo aver posto in evidenza la loro tendenza ad agire isolatamente ed a manovrare allo scoperto, « bersagli sicuri dell'artiglieria», nonché la necessità di mantenere 1'azione carrista aderente al lo svolgimento dell'atto tattico in corso, Baistrocch i scrisse: u I carri veloci c d 'assalto, impiegati con criterio c in relazione alle loro possibilità, sono ottimi mezzi d i cooperazione; caso contrario saranno nobili vittime di un incnscicnte ardimento. Il loro impiego deve essere a massa, con compiti c obiettivi ben definiti, adeguati alle loro possibilità, e previo studio del terreno. li loro successo rimane sterile se non è immedialamente sfruttato da celeri (c. veloci) o da fanti (c. d 'assalto) » (42).

Intanto sembrava fare una distinzione fra carri veloci, cioè quelli in dotazione ai reggimenti di cavalleria, e carri d'assalto, cioè gli altri; strana distinzione, in vero, dato che il mezzo era lo stesso. In secondo luogo, sottolineava la necessità dell a cooperazione, tuttavia ribadiva il concetto dell'impiego a massa. Se a ciò si unisce la

(42) Circ. ro.ooo data 23 luglio 1936, Ammaestramellli tratti dalle grandi esercitazioni del I935·


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costituzione ( r936) della prima brigata motomeccanizzata (43), bisognerebbe concludere che secondo Baistrocchi l'impiego a massa - peraltro non illustrato neanche nelle linee maestre - era da vedersi al massimo aL livello di brigata ed a braccio corto. Si ritornerà sulla questione, comunque per il momento si può osservare che l'arma corazzata era ancora veramente ai primi passi, laddove in Gran Bretagna la costituzione per addestramento della I brigata corazzata, su tre battaglioni carri medi ed uno di carri leggeri - e subito impegnata in una serie organ ica di esercitazioni diurne e notturne, durante ]e quali era stato saggiato l'impiego strategico potenziale di una formazione corazzata - aveva suscitato appassionate discussioni (44) ed in Francia era già forte la polemica sulla misura della preferenza da concedersi ai carri d'accon1pagnamento della fanteria ovvero alle divisioni corazzate, già viste di due tipi : leggera c pesante, secondo i compiti. Le osservazioni di Baistrocchi sulle manovre del 1935 si chiusero con un secco rimarco sull'azione di comando dei Capi. taluni dci quali dimostratisi mentalmente ancor troppo legati a concezioni superate e per di più responsabili delle caren7.e professionali emerse negli ordini di operazione: concetto d'azione « soffocato da un complesso di particolari inutili», dispositivi « poco chiari, dubitativi)), ordini « tardù1i o, talvolta, in anticipo perché basati su ipotesi artificiose, non rispondenti alla realtà », ordini dci servizi « trascurati» . Le « Direttive per l'impiego delle grandi unità '' furono seguite nel 1936 dalle « Norme per il combatti mento della divisione )) (N.C.D.), che si ripromettcvano di stabilire come le varie armi dovevano essere impiegate c come dovevano agire in reciproca collaborazione nel combattimen to. Inserendosi fra le D.I.G .U. ed i rego-

(43) Costituita il L" luglio 1936 con il 5° bersaglieri. Tl 15 luglio 1~37 nccvette il 31" carristi (d ue battaglioni carri di rottura ed un battaglione carri d·assalto, ma provvisoriamente tutti dotati di carri leggeri mod. 35) assumendo la denom inazio ne d i I brigata corazzata. Il 20 aprile 1939 si trasformò in 131" divisione coraz7.ata Centaut·o (5° carristi, 5° bersaglieri c 131° artiglieria corazzato). (44) Fu soprattutto in Germania che le esercitazioni sperimentali britanniche attira rono l' interesse e !"a ttenzione di molti capi militari, talché mentre la Welmnacht dall'u nico batraglione carri formato nel 1934 passava a tre divisioni corazzate simultaneamente nell 'ottobre 1935, l'Inghilterra ebbe la sua prima grande unità del genere solo nel 1937, allorché si accinse al rinnovo dei vecch i carri armati.


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lamenti d'arma esse completavano la dottrina italiana. Riprendendo l'affermazione che la battaglia è il risultato di una serie di combattimenti orientati e coordinati verso uno scopo unico dal disegno di manovra del comandante, le N.C.D. precisarono che i combattimenti, secondo la loro entità, venivano svolti da un numero vario di divisioni raggruppate in corpi d'armata. La divisione, unità tattica fondamentale della battaglia, vedeva esaltata la propria capacità combattiva dall 'impiego di aerei (con compiti di esplorazione, osservazione del campo di battaglia e del tiro di artiglieria, nonché, eventualmente, di combattimento) e delle nuove armi (fra cui i carri d'assalto) delle quali era stata fornita la fanteria. Si ribadì il principio inviolabile della inscindibilità della divisione, ove necessario rinforzata da truppe suppletive e da artiglieria di corpo d'armata per adeguarne la forza intrinseca al compito affidato. La fanteria fu individuata, senza esitazioni, come lo strumento principale e decisivo della lotta: « Se essa avanza, tutti avanzano; se essa cede, tutti cedono >> . Conseguentemente le altre armi avevano il compito di cooperare al suo successo, agevolandone l'avanzata nell'attacco c la resistenza nella difesa. Essa rappresentava il movimento. Poiché « senza fuoco 1l01Z si ava11za », era stata dotata di un armamento che le permettesse la progressione alle distanze ravvicinate; a quelle superiori doveva intervenire l'artiglieria in un quadro rigorosamente unitario. Come la divisione era considerata l'unità tattica della battaglia, il battaglione lo era del combattimento. La fanteria divisionale, dunque, diventava « un complesso di battaglioni>> rinforzato organicamente dalle batterie di accompagn amento reggimentali e da compagnie mitraglieri divisionali, ed eventualmente da unità carriste destinate a vincere forti resistenze e da supporti di livello superiore, quali battaglioni bersaglieri o camicie nere per risolvere di slancio il combattimento e sfruttare il successo. L'artiglieria, dal canto suo, doveva operare con fuoco concentrato c manovrato, riducendo la capacità di resistenza avversaria in modo da consentire ai fanti di averne ragione con i propri mezzi. Il decentramento di gruppi - unità tattica dell'artiglieria - era consentito soltanto per dare appoggio ad una colonna agente su direttrice eccentrica o nella impossibilità di preparare la manovra del fuoco. L'impiego della divisione nell'azione offensiva era preso in esame dal contatto con la copertura avversaria sino al superamento della resistenza organizzata dal nemico a protezione di un determinato obiettivo. La prima fase si risolveva nello sfondamento di un dispositivo appoggiato su posizioni preventivamcnte sistemate


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oppure nel soverchiare una resistenza temporeggiante. fn entrambi i casi, evidentemente, il compito poteva essere reputato non difficile, potendo contare sulla conoscenza del terreno e sulle notizie fornite dal servizio informazioni e da una accurata esplorazione, nonché sul vantaggio dell'iniziativa. Superata la copertura appariva indispensabile affrontare quanto prima possibile il grosso nemico per impedirgli di rafforzarsi su posizioni arretrate o per prevenirlo su posizioni favorevoli. Entravano allora in funzione esplorazione tattica e sicurezza, necessarie entrambe per una rapida e sicura marcia al nemico. L'esplorazione tattica era diretta dai corpi d'armata in prima schiera: quella aerea era spinta in avanti a 50100 chilometri e svolta da un gruppo di squadriglie (in genere una squadriglia per divisione) per orientare la grande unità nella scelta del disegno di manovra; quella terrestre, spinta fino ad una tappa (20- 25 chilometri) dallo scaglione di sicurezza di ogni divisione retrostante, per prendere contatto con gli elementi avanzati avversari. La sicurezza in marcia, intesa a garantire il grosso da sorprese e consentirgli di affrontare lo scontro nelle migliori condizioni, era affidata ad un apposito scaglione di sicurezza di entità non superiore ad un terzo della forza della colonna. Preso contatto con le avanguardie o con gli elementi avanzati della zona di sicurezza nemica, la divisione veniva ad assumere il dispositivo di attacco, secondo il concetto d'azione del comandante. Per inciso, a questo riguardo si affermava che la direzione di attacco più redditizia era quella adducente al .fianco avversario per avvolgerlo. Ove questo non fosse possibile, occorreva sfondare la fronte facendo massa !addove essa appariva me no forte. Indirizzi piuttosto sbrigativi, che in un certo senso poco sembravano concedere alla valutazione delle vie tattiche. Nell'ambito del settore assegnatole (dai I-)OO ai 2.500 metri) la divisione esercitava uno sforzo principale e altri sforzi sussidiari, quando utili a dare concorso al primo. Ognuno di essi era esercitato da una colon na di attacco, agente a cavaliere di una direttrice e di forza proporzionata al compito ed agli obiettivi da conseguire in successione di tempi: obiettivo intermedio (in caso di pcnetrazione profond a), obiettivo di attacco (concretante il compito) ed obiettivo eventuale (per l'in1mediato sfruttamento del successo). L'entità della colonna dunque era di due o più battaglioni. La riserva rappresentava « il timone» col quale il comandante dirigeva il combattimento. Formata da più battaglioni, doveva essere lanciata a massa per portare l'offesa in profondità o per allargare la breccia. Un ulteriore incentivo al movi mento derivava dal


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principio che il successo limitato aìla conquista materiale dell'obiettivo stabilito non era decisivo e pertanto occorreva sfruttarlo « al lùriùe di ogni umana possibilità l>, superando ogni impedimento cd inseguendo il nemico « sino alla disgregazione ed alla disperazione)), A parte una certa enfasi, nulla da osservare in proposito, senonché mentre a prima lettura sembrerebbe che l'inseguimento fosse il modo di sfruttare il successo, in realtà Baistrocchi intendeva cosa differente. Anzitutto le N .C.D. affermarono che « lo sfruttamento mira a scardinare i tratti a11:cora efficienti per aprire più larga breccia all'ultima manovra intesa a forzare 1: settori non direttamente impegnati)) e che normalmente le stesse grandi unità (divisioni di fanteria) che avevano ottenuto il successo lo sfruttavano, naturalmente se in grado di farlo, sino a quando non sostituite da quelle di seconda schiera. Poi precisarono : « lo sfruttamento del successo deve sboccaTe nell'immediato ùiseguimento; questi due atti del combattimento devono fondersi; basta un solo tempo di arresto per pregiudicare il risultato definitivo», soggiunge.ndo che entrambe erano operazioni particolarmente indicate per una divisione celere, in special modo la seconda. Ora, evidentemente, non veniva stabilita una distinzione fra i concetti di «completamento>> e di « sfruttamento >> ·del successo, pur essendo di caratteristiche sensibilmente diverse. Non solo, ma tenuto conto delle difficoltà assai dissimili incontrate dai due atti tattici, lo stesso intervento della divisione celere ed anche di quella motorizzata (incaricata, questa, di « provocare la rotta del nemico in ritirata » ), grandi unità di freschissima costituzione, non si poteva dire visto con le necessarie chiarezza ed .. . . . ' . mc1s1v1ta. · In terna di difensiva si era già manifestata una tendenza. Dopo che l'esperienza di guerra aveva confermato che la breccia era possibile dovunque l'attàccante operasse con la necessaria superiorità di mezzi, il concetto di profondità venne universalmente accettato. Tuttavia essa poteva estrinsecarsi nella molteplicità delle posizioni oppure nellà profondità della zona di schieramento. Per evitare l'impiego a spizzico delle forze, dopo le discussioni dell'immediato dopoguerra sulla convenienza o meno delle posizioni successive, venne acquistando solidità il principio della posizione difensiva unica con la precauzione di una seconda posizione ( 1928) - verso il margine posteriore della prima - da predisporre ma da occupare soltanto in caso di necessità: in sostanza assai più una posizione di contenimento che non un'altra posizione di resistenza vera e propria. Ora, le nuove direttive dei 1935 andarono oltre, prevedendo


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una postztone arretrata fuori dal sistema della pnma, da orgamzzare ed eventualmente far occupare a tempo debito dalle divisioni di seconda schiera. Quindi : presidiare massicciamente la posizione difensiva prescelta e resistervi esercitando il massimo sforzo consentito dalle forze disponibili. Secondo le D.I.G. U. la difensiva, linea di condotta non risolutiva ma in determinate circostanze inevitabile per scelta propria o per imposizione dell'avversario, doveva anch'essa acquistare dinamismo. Perciò vi fu un'innovazione. L'organ izzazione del 1928 si informava ancora al criterio del 1918 di realizzare uno sch ieramento continuo e, per quanto possibile, profondo di nuclei di fuoco c di elementi di manovra, con una posizione principale in corrispondenza della quale si intendeva arrestare l'attaccan te. Le D. l.G.U., invece, rifiutarono l'importanza data alla conservazione del terreno fine a se stessa, affermando che « il terreno serve inquantoché concorre ad uno scopo prefisso; non si clet'e esitare alla rinunzia eli parte di quello conquistato se da àò è at,vantaggiata la difesa » e, per conseguenza, indicando l'utilità dell'occupazione discontinua. In secondo luogo attenuarono la rigidità dell 'arresto in corrispondenza dell a linea di resistenza introducendo il concetto di difesa elastica e manovrata. Il sistema difensivo si basava, perciò, sulla difesa ad oltranza esercitata da un complesso di capisaldi più o meno ampi ed intervallati, dislocati a sbarramento delle vie eli penetrazione più pericolose e presidiati da « unità organiche votate al sacrificio, anche se accerchiati e superati»; sul logoramento della penetrazione verifìcatasi fra i capisaldi ad opera di centri dì (uoco distribuiti in profondità a scacchiera; sul contrattacco sferrato da unità mobili ed appoggiato dalla reazione dci predetti centri di fuoco. Q uanto all'artiglieria, si prescriveva che il ricorso all a controbatteria fosse del tutto eccezionale durante lo sviluppo della difesa in quanto il bersag lio più importante era rappresentato dalla fanteria avanzante e la presumibile inferiorità di mezzi rispetto all'<lttacco consigliava di non disperdere il fuoco. Per contro, allo scopo di sottrarre la propria artiglieria agli effetti della controbatteria avversaria, appariva buona norma « tenerla piuttosto arretrata, forteme1tte intervallata e scaglionata in profondità». Indirizzo, questo non facilmente conciliabile - tenendo conto della gittata dei nostri pezzi - con il compito generico di sorprendere il nemico col fuoco il più lontano possibile, frustrare la sua preparazione con la contropreparazione e sviluppare la massima protezione eli fuoco davanti all a linea di resistenza.


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Nel complesso il quadro non è bene in luce: l'organizzazione a fasce è abbandonata, quella a capisaldi non è ancora giunta ad uno stadio di evoluzione completa. Ad ogni modo, secondo le N.C.D., l'impianto difensivo doveva rispondere a quattro requisiti fondamentali: ostacolare l'avanzata avversaria, ottenere il maggior rendimento dal fuoco, rendere difficile il proprio aggiramento, agevolare il contrattacco. In linea di massima confermava i lineamenti Q'enerali indicati dalla reçolamentazione del 1928 : v o - una zona di sicurezza di profondità tale da consentire a buona parte delle artiglierie divisionali di battere il suo margine anteriore (la linea di sicurezza). Vi agivano gli elementi avanzati dei battaglioni in primo scaglione col compito di fornire informazioni, evitare sorprese, logorare cd arrestare l'esplorazione nemica, opporre le prime temporanee resistenze; - una posizione di resistenza, fascia di terreno nella quale occorreva esplicare resistenza ad oltranza, di profondità pari alla profondità di schieramento dci battaglioni di primo scaglione destinati a presidiarla; - una zona di schie,-amento, la fascia più arretrata, in cui si dislocavano le artiglierie, il secondo scaglione e la riserva. Ove ritenuto necessario, nel suo ambito si poteva definire una posizione di raccolta (corrispondente alla precedente posizione inte,-media) destinata a costituire linea di raccolta e difesa in caso di improvviso cedimento della posizione di resistenza, eventuale base di partenza per il contrattacco tendente alla riconquista di tratti perduti ed elemento di protezione per le artiglierie. Lo schieramento del corpo d'armata era ripartito frontalmente in settori divisionali, reggimentali e di battaglione; in profondità in divisioni di prima e di seconda schiera (45). La divisione di prima schiera si disponeva su due o, eventualmente, su tre scaglioni, secondo l'ampiezza del settore e l'ausilio offerto dal terreno. Il primo scaglione doveva aver forza tale da garantire il possesso della posizione ed una efficace azione in zona di sicurezza; il secondo scaglione rappresentava la riserva e poteva essere formato da un intero reggimento oppure da battaglioni dei reggimenti schierati in posi-

(45) In difensiva le divisioni non impiegate in prima schiera facevano parte - di massima - della riserva d 'armata, che poteva assegnarle ai corpi d'armata oppure impiegarle direttamente.


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zione di resistenza. Nel caso in cui fosse previsto un attacco in forze, diventava conveniente il dispositivo su tre scaglioni : il primo a presidio della posizione di resistenza, il secondo quale riserva di settore ed il terzo quale riserva divisionale. Le divisioni d'ala erano di solito su tre scaglioni. L'organizzazione del fuoco risentiva ne~ cessariarnente dell'incompleta evoluzione dottrinale. La fanteria utilizzava il fu oco delle proprie armi per realizzare una fascia di intransitabilità davanti a tutta la linea di resistenza con tiri di infi~ lata e radenti e per costituire sulla fronte ed in profondità centri di fuoco riuni ti o meno in capisaldi, presidiati da squadre e plotoni eventualmente rinforzati da uni tà mitraglieri. L'artiglieria divisi~ nale, rinforzata da gruppi di corpo d'armata, svolgeva azioni di interdizione vicina, protezione, repressione, ingabbiamento mentre alle artiglierie di corpo d'armata e d'armata spettavano l'interdi~ zione lontana e la controbatteria. L'organizzazione del movimento si basava sulla differ enza delle reazioni ai vari livell i. Il contrassalto era compito dei rincalzi di compagnia e di battaglione in primo scaglione ed ovviamente doveva essere immediato, rapido e vio~ lento. Il contrattacco, invece, assumeva la forma di un vero e proprio atto offensivo inteso a ristabilire una situazione locale com~ promessa, quindi era affidato ad unità di una certa consistenza - da un battaglione ad una divisione - e si realizzava nell'ambito del settore reggimentale o divisionale (46). Lo sviluppo della difesa, infine, era schematizzato secondo la seguente generica successione di fasi : azioni preliminari di artiglierie a lunga gittata per ostacolare l'assunzione del dispositivo da parte dell'avversario; contr~ preparazione, intesa a stroncare col fuoco la preparazione nemica prima dell'inizio dell'attacco; resistenza ad oltranza con la difesa in posto ed i contrassalti; contrattacco per ristabil ire 1' integrità del sistema difensivo. La normativa di impiego si completò, nello stesso 1936, con le « Norme per il combattimento della fanteria », che sviluppavano nel quadro reggimentale guanto già sancito a livello superiore. Da rilevare però l'abbandono della distinzione fra armi pesanti ed armi leggere, sì che neppure per associazione di idee il fante potesse

(46) La controffensiva era un atto distinro ma da considerare complementare alla difens iva: «il successo ottenuto sarebbe effimero se non lo si sfrultasse per passare subito alla controffensiva >> ed era di pertinenza delle grandi unità di seconda schiera .


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essere indotto a pensare di disporre in proprio di anni che lo appesantissero nel movimento. Cosicché si parlò di fucile mitragliatore e di mitragliatrice in luogo di mitragliatrice leggera e pesante e di mortaio d'assalto e di mortaio da 8r in luogo di mortaio leggero e pesante. Quanto ai carri armati fu ribadito che i carri d'assalto agivano « sempre in stretta cooperazione con la fanteria >> alla quale, in terreni non fortemente sistemati a difesa, dovevano aprire la strada agendo a massa (laddove per massa si specificava la compagnia se non addirittura il plotone) (47), mentre i carri veloci - di cui, si ricorda, uno sqùadrone era stato inserito nell'organico del reggimento di cavalleria - dovevano <<saper operare con gli altri squadroni a cavallo>> per aprire la strada all'assalto (48). L'adozione della divisione binaria segnò una svolta importante nel! 'indirizzo organico- tattico. Il nuovo tipo di grande unità ebbe una prima impostazione nelle manovre del 1937 in Sicilia, poi fu nuovamente sperimentato nelle esercitazioni del r938 in Abruzzo, che sancirono la definitiva struttura divisionale: due reggimenti di fanteria su tre battaglioni, un battaglione mortai divisionale, un reggimento di artiglieria su tre gruppi (49). Ne derivò la necessità di apportare qualche adattamento alla normativa in vigore, cosa cui si accinse Pariani con la circolare 9000 « La dottrina tattica nelle realizzazioni dell'anno XVI))' diramata nel tardo autunno 1938 allo scopo di fornire i principi fondamentali della << guerra di rapido corso ))' espressione che volle sostituire a quella, più generica, di « guerra di movimento >>. A dire il vero Baistrocchi non fu per niente persuaso della bontà del cambiamento, tanto che in una lettera personale a Soddu - scritta il 27 dicembre 1939, quando quest'ultimo da circa un mese aveva rimpiazzato Pariani come sottosegretario - tenne a specificare : (47) « Impiego e addestmmento dei carri d'assalto >>. (48) «Addestramento e impiego dei carri veloci» . (49) Le grandi manovre del 1938 furono svolte dal 6 all' 1 r agosto dal corpo d'armata di Roma (25 .000 u., 4.ooo quadrupedi e 2.000 aucomezzi). Gli organici da sperimentare furono presentati dalla T m·ino (due reggimenri su quattro battaglioni) c dalla Cacciatori delle Alpi (due reggimenti su tre battaglioni). Durante il ciclo operativo considerato dalla manovra vennero messi in evidenza due atti tattici destinati a dare rilievo alle speciali caratteristiche delle divisioni allo studio. Il primo doveva consentire il raffronto fra la costituzione e le possibilità offensive delle singole avanguardie, il secondo fra la capacità d'urto e di penctrazione dei due tipi di divisione.


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<<Dottrina (anch'essa scritta di mio pugno) per la guena di rnovimenlo (D.J.G.U . e N.C.D.) non di rapido corso - questa non è una dott1·ina, m a una aspirazione; a realizzarla occorre fare i conti anclze con l'avversario e con le esigenze politich e. Rap ida è la g uerra quando sensibile è lo squilibrio fra le opposte forze; perciò rapide sono state le recenti g uerre etiopica e polacca. Non cosl quella in corso della Germania contro Inghilterra e Francia ( ...) ».

A parte la smenti ta che a breve scadenza la Germania avrebbe dato a tale affermazione, almeno per quanto riguardava le operazioni sul continente europeo, le norme di Pariani resero più netti e completarono taluni concetti. Prima di tutto vennero definiti esattamente i ruoli delle grandi unità. Non che prima esistessero molte incertezze, ma Pariani doveva concentrare ogni luce sul corpo d'armata, il vero, nuovo, protagonista della battaglia. Perciò : la divisione assunse il ruolo di grande unità base del combattimento e ricevette il compito limitato dell'urto e della penetrazione nel dispositivo nemico; il corpo d'armata, su 2-4 divisioni ed anche più, la fisionomia della grande unità di manovra in grado di svolgere, nel quadro dell'armata, più atti del combattimento con le sue sole forze; l'armata conservò il proprio carattere strategico e logistico; il gruppo d 'armate, di costituzione eventuale, rimase con compiti esclusivamente strategici di coordinamento dell'azione delle armate. Fino al 1938 il termine manovra era stato usato nel suo significato generale di soluzione operativa ad un certo livello o, ancor più semplicemente, dell'insieme della rapidità delle mosse, della direzione, della tempestività o potenza dell'urto (D.LG.U.) e, in tal senso, applicato anche al fuoco di artiglieria. Pariani precisò che si doveva intendere << quel com.plesso di azioni, di grandi unità, coordinate nel tempo e nelio spazio per conseguire tzella battaglia risultati definitivi», dunque la denominazione andava riservata all'ambi to della grande tattica cd al raggiungimento di grandi obiettivi: la divisione non manovrava ; la manovra diventava compito preminente del corpo d'armata. L'azione offensiva fu scomposta in varie fasi. Iniziava con la marcia al nemico, durante la quale la conoscenza della situazione avversaria veniva ottenuta mediante l'esplorazione strategica aerea e terrestre diretta dai comandi di armata e l'esplorazione tattica, anch'essa aerea e terrestre, diretta dai comandi dei corpi d'armata in prima schiera. Segu ivano i combattimenti pt·eLiminari, coordin ati dai corpi d 'armata, tendenti a saggiare il nemico ed a migliorare, con l'occupazione di determinate posizioni, le possibilità di osser-


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L'ESERCITO I TALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 "

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vazione e dell'attacco. L 'attacco - peculiare delle divisioni di fanteria - sferrato nella direzione più redditizia mercé un susseguirsi di potenti colpi di divisione, ad intervalli quanto più brevi possibili, sino a disgregare la consistenza avversaria ed a creare le premesse per l'avvolgimento e lo scardinamento dei tronconi . In tale ambito l'azione della divisione inquadrata (fronte r.ooo- 1.500 metri) era spiccatamente unitaria, ossia : direzione unica, senza alcun frazionamento in azioni principale c sussidiarie, con un dispositivo su due o tre scaglioni di battaglioni, secondo la distanza dell'obiettivo di attacco e le presumibili difficoltà per raggiungerlo. Il primo scaglione era destinato all'urto iniziale, gli altri ad alimentare la penctrazione. Non appena ottenuto il cedimento di un tratto della posizione, occorreva ricercare il completamento del successo in estensione ed in profondità sì da allargare e dar consistenza alla breccia. Ultimo atto era lo sfruttamento del successo ad opera di grandi unità speciali prontamente gettate nel varco realizzato. L'azione di fensiva tendeva a sfruttare al massimo terreno e mezzi, con lo scopo di logorare il nem ico e riprendere, appena possibile, l 'iniziativa. Era condotta sulla base di un piano di resistenza, impostato essenzialmente sull'adattamento del fuoco al terreno, e prevedeva una manovra controffensiva, sferrata a massa allorché l'attacco fosse logorato ed arrestato. Nessuna variante di rilievo al dispositivo in dicato dalle N .C.D., m a q ualche precisazione era fornita dalla nuova ediz ione (1939) dell' << Addestramento della fanteria )) , voL II. La zona di sicurezza, di profondità sui 2 - 3 chilometri, compren deva anche posizioni di arresto, im piantate su punti naturalmente forti con reparti . m itraglieri e pezzi controcarrì, intese ad usurare il nemico. La posizione d i resistenza, di profondità massima di un chilometro, poggiava su una scacchiera non uniforme di difese attive : centri di fuoco avanzati presidiati da squadre fucilieri; centri di fuoco arretrati costituiti da squadre fucilieri, mitraglier1, mortai e cannoni da 47; capisaldi tenuti da plotoni o compagnie fucilier i oppure m itraglieri, variamente rinforzati; unità mobili per il contrassalto ed il contrattacco. Qualora fosse esistita un a forte sproporzione tra l'ampiezza del settore dife nsivo - di soli to sui 3 - 5 chilometri - c la fo rza disponibile, appariva preferibile il ricorso ad un sistema di capisaldi largamente intervallati in corrispondenza delle zone di maggior facilitazione e ad uno o più nuclei mobili per la reazione din amica negli intervalli. Questo caso particolare era però citato essenzialmente a titolo orientativo e non aveva lo sviluppo che avrebbe meritato. Quanto alla ripartiz ione


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delle forze nel senso della profondità, la divisione normalmente si schierava su due scaglioni, eccezionalmente su tre. Solo in quest'ultima circostanza la grande unità disponeva di una riserva, appunto il terzo scaglione. La circolare 9000, inoltre, dedicava una pagina ai servizi, criticando la mentalità pesante e statica che tuttora presiedeva ali 'organizzazione logistica e dando un orientamento dì sapore nettamente innovatore: « Poiché la quasi totalità dei rifornimenti e degli sgomberi viene effettuata con automezzi, bisogna sfruttare autonomia, velocità e portata di questi per abolire ogni intermedia1·io (che è, a sua volta, un consumatore di energie e, in ogni caso, un elemento ritardatore), giungendo dil·ettamente dai depositi ai luoghi di immediato impiego 11.

Evidentemente c'era da pensare ad un rifornimento dall'indietro all'avanti, direttamente dai magazzini d 'armata agli organi distributori divisionali, cosa possibilissima ma non in linea con la regolamentazione logistica diramata proprio nel 1938- 39· Questi, comunque, i capisaldi della dottrina che doveva ispirare l'impiego delle nuove divisioni e che, come si è visto, poggiava sempre sulle D.I.G.U. e sulle N.C.D .. Ma è doveroso fare anche almeno un cenno alla vastissima produzione relativa alla tattica della fanteria, cavalleria, artiglieria e genio, tenendo pure conto delle particolari esperienze tratte d!alla guerra di Spagna, alle norme generali per l'organizzazione ed il funzionamento dei servizi con relative istruzioni per i singoli servizi, nonché alle istruzioni tecniche delle armi di recente acquisizione. Due argomenti, fra tutti, meritano particolare rilievo: l'artiglieria ed i carri armati. L'impiego dell 'artiglieria nel combattimento venne codificato in una pubblicazione uscita in bozza di stampa nel 1937 (so) e poi confermata nel 1939, con leggere varianti connesse con il nuovo ordinamento. Si trattava delle conclusioni di circa diciotto anni di studi e di sperimentazioni, vale a dire della tattica di artiglieria con la quale poi entrammo in guerra. I concetti fondamentali possono essere così. riassunti: compito primo era la cooperazione con la fanteria; il fuoco raggiungeva l'effetto voluto solo quando cadeva sull'obiettivo nella misura e nel tempo necessari; la prontezza dell'intervento poteva talora andare a scapito della precisione, che si

(so) « Addestramento dell'artiglieria >l, vol. IIf: « Impiego e addestramento tattico >l , parte l: L'ar·tiglieria. nel combattimento.


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L' ESERCITO IT:\LJ:\NO 1\J. LA VI GILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

sarebbe ricercata nelle successive riprese di fuoco; la preparazione del tiro doveva adattarsi alle necessità del momento ed aveva come caratteristica la progressività. Le azioni di fuoco erano ben distinte c ben ripartite : A ZiO NI DI FUOCO

,\ zinne offensiV3

Azione di fensiva

Artiglierie : di reggimento di fanteria

Accompagnamento

Arresto

d i di visione

Appoggio spianamento interdi zione vicina controbatteria (eventuale)

l nterd izione VIe ma sbarramento re pressione controbatteria (eventuale)

di corpo d'armata

Controbatteria spianamcnto (concorso o rinforzo alle art. divis.) appoggio (concorso o rinforzo alle art. divis.) intcrd. vicina (concorso o rinforzo alle art. di vis.) interd. lontana (eventuale concorso all'art. di armata)

Interdizione vicina (concorso o rinforzo alle art. divis.)

Interdizione lontana controbatteria (rinforzo all'art. di C.A.) spianamento (eventuale rinforzo all 'art. divis.)

Interdizione lontana controbatteria (rinforzo all'art. di C.A.) repressione (event uale concorso alle art. divis.)

l ~

di armata

Controballeria repressione (concorso o rinforzo alle art. divis.) interd . lonta na (eventuale concorso all'art. di armata)

A se stanti la preparazione c la contropreparazione, in quanto azioni complesse. La prima, ossia l'insieme delle azioni di fuoco precedenti immediatamente l'attacco per diminuire la capacità di resistenza della difesa, comprendeva lo sp ianamento, la controbatteria e l'interdizione. La seconda, intesa a di minuire la capacità offensiva del nemico, comprendeva la con trobatteria e l'interdizio-


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ne. L'artiglieria delle divisioni di prima schiera, di solito rinforzata, veniva ordinata in due aliquote: gruppi per l'appoggio specifico od a difesa dei settori e gruppi massa di manovra, i quali, in stretta aderenza al concetto d 'azione del comandante, rinforzavano ed estendevano l'intervento dei primi. Frequente era il richiamo, nelle norme, alla delicatezza ed all'importanza del rifornimento munizioni, tanto da accogliere, in premessa, una frase invero troppo radicale: <<strettissimo dovere di ogni artigliere è di commisurare i consumi al munizionamento disponibile l>, principio che accettato sic et simplicite1· si tradurrebbe nel negare validità a quello generale di adeguare sempre i mezzi al compito e viceversa. Più pertinente ed esatto il memento conclusivo: « ric01·dare sempre che L' ar~iglzàia serve in quanto abbia garantito il suo rifornimento mumzzont >,. Il I 0 dicembre 1938 Pariani approvava e diramava il regolamento sull' « Impiego delle unità corazzate n, abrogando le istruzioni del 1936 sui carri veloci e sui carri d'assalto. Si trattò di un notevole passo avanti, giacché non soltanto era esaminata la cooperazione con unità celeri e di fanteria, ma altresì si delineava l'impiego di grandi unità corazzate e la loro cooperazione con le grandi unità motorizzate. I carri armati vennero classificati secondo il fattore peso (5r) e benché al momento fossero disponibili soltanto i noti carri leggeri, oltre a pochi vecchi Fiat da circa 6 tonn., la pubblicazione tenne conto anche dei carri medi (in allestimento) e pesanti (in progetto), sostituiti in sede addestrati va dai carri L 33 e 35 ed M 2r e 30. Naturalmente, date le differenti caratteristiche di tali carri rispetto a quelli in produzione od allo studio, le norme non poterono avere che scopo orientativo. Non è il caso di soffermarsi sulla cooperazione con i celeri e la fanteria, al cui riguardo giova però ricordare che la divisione celere disponeva in organico di un gruppo squadroni carri leggeri (tonnati sottraendo ai reggimenti di cavalleria gli squadroni carri dati da Baistrocchi), e che la divisione di fanteria, il cui ordinamento non contemplava unità carriste, le riceveva dal corpo d'armata in decentramento tempo-

(sr) In base a questa decisione nel giugno 1938 fu disposto il cambio di denominazione dei carri: il CV 29 in L 29; il CV 33 in L 33; il CV ~5 in L 35; il Fiat mod. 21 in M 21; il Fiat mod. 30 in M 30; il Fiat mod. 30 con pezzo da 37 j 40 in M 30/ c. I carri Fiat vennero poi assegnati ad unità carriste di front iera. r8. • Mont.


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GUERR1\ MONmALE

raneo. Merita, invece, un breve esame la grande unità corazzata, dizione usata in certo modo come sinonimo di divisione corazzata, benché fosse già prevista la costituzione di un corpo d'armata corazzato (52). Nelle grandi unità corazzate, dunque, i carri leggeri dovevano concorrere alla sicurezza ed alla rottura del contatto; i medi conducevano l'attacco ed azioni manovrate a largo raggio e concorrevano con quelli leggeri alla rottura del contatto; i pesanti rinforzavano l'azione dei carri medi durante l'attacco. Da sottolineare, però, una affermazione piuttosto opinabile: mentre i carri pesanti costituivano naturalmente l'elemento di forza della grande unità, a proposito dei carri medi si precisava « che della grande unità corazzata sono l'elemento fondamentale, rappresentando la fanteria)), cosa assai strana perché i bersaglieri erano presenti sin dal nascere della I brigata motomeccanizzata. Potrebbe trattarsi di incertezza sull'ordinamento divisionale, ancora non definito, oppure di particolare visione di impiego. Quest'ultima ipotesi sarebbe suffragata dalla fisionomia conferita all'attacco. Premesso che i carri M costituivano la massa attaccante e che i carri P ne integravano l'azione, tutti gli altri elementi della grande unità avevano il compito di « preparare, appoggiare e completare JJ l'urto carrista. La preparazione spettava all'artiglieria divisionale, a traino meccanico, che però, ove si fosse trattato di rompere una posizione saldamente organizzata, avrebbe ceduto questo compito alla massa delle artiglierie delle grandi unità di prima ed anche di seconda schiera, naturalmente rinforzate da gruppi di calibro superiore, allo scopo di riservarsi l'intervento durante l'attacco e il completamento del successo. L'appoggio allo sfondamento operato dai carri era di competenza dell'artiglieria corazzata e dei pezzi controcarri . Il completamento era devoluto alle unità carriste tenute in riserva, alle unità celeri ed ancora all'artiglieria. Il problema del forzamento dei campi minati non aveva ancora acquistato il posto che gli spettava nella scala delle preoccupazioni, così come ancora non era a fuoco l a « batta glia dei carri JJ .

(52) La creazione del corpo d 'armata corazzato e di quello celere fu vivamente contestata da Baistrocchi nella sua citata lettera del 27 dicembre 1939 a Soddu: « concezioni illogiche - idonee per la teatralità e non per la guerra - specie nei nostri terreni (. . .) >>, sostenendo che le formazioni corazzate dovevano essere << elastiche, leggere, idonee alla manovra e capaci di compensare gli inconvenienti proven ienti dall'agglomeramento d i mezzi motorizzati >> .


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Una esposizione dottrinale può sintetizzare l'evoluzione del pensiero militare e le linee fondamentali della concezione della battaglia, ma per acquisire vivacità e pienezza di significato occorre un minimo di raffronto con quanto studiato e realizzato altrove. Limitando il paragone alla Francia, cioè uno dei due probabili nemici, si cercherà di porre in risalto le principali differenze esistenti in argomento. Dato il potenziale bellico francese, era inevitabile che la dottrina assumesse la fisionomia di dottrina « di materiali » ; d'altra parte, non essendo immaginabile disporre in pace di tutta l'ingentissima quantità di scorte necessarie per l'intero esercito mobilitato, ma esistendo invece la possibilità dell'approvvigionamento senza molte remore, occorreva tempo per avviare la produzione intensiva dopo lo scoppio delle ostilità. Quindi la Francia - che non aveva alcuna necessità di una guerra di rapido corso - doveva e poteva inizialmente stare sulla difensiva strategica (a parte la questione dell'intervento britannico) per passare in un secondo momento all'offensiva. Ciò posto, l'esercito francese non preparava la guerra in astratto, bensì la sua guerra. Una era la battaglia vista e considerata: quella sulla frontiera nord- orientale contro l'esercito tedesco. Giova tenerlo presente per comprendere taluni particolari modi di vedere relativi all'ambiente ed al nemico. Come la dottrina « di materiali >> dominava la concezione strategica, così quelle « del fuoco >> e «della sicurezza >> influenzavano fortemente la concezione tattica. Ne conseguiva che le soluzioni audaci erano accettate solo se metodicamente condotte. Occorreva prevedere l'ipotesi peggiore: il nemico doveva essere sempre ritenuto organizzato; i mezzi più pericolosi erano i carri armati: il combattimento doveva essere impostato alla reazione contro eli essi; il terreno offriva appigli contro l'avanzata avversaria: la difesa doveva sfruttarli per costituire capisaldi di compagnia ed anche di battaglione; la presenza di ostacoli naturali obbligava il nemico a qualche pausa: la difesa doveva appoggiarsi ad essi e crearne di artificiali, sì che il combattimento si svolgesse da ostacolo ad ostacolo. La battaglia difensiva era perciò subordinata all'esistenza di un ostacolo naturale continuo, specificatamente idoneo a favorire l'economia delle forze e la difesa anticarro. In assenza di linee fluviali si provvedeva con campi minati abbinati al reticolato: per tale scopo ogni divisione disponeva eli ro.ooo mine anticarro. La posizione difensiva comprendeva, verso il suo margine posteriore, la cosiddetta linea d'arresto, anch'essa appoggiata ad un ostacolo, avente il compito di arginare ogni infiltrazione, proteggere le re-


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trovie e facilitare i contrattacchi. Su di essa si disponevano i battaglioni in secondo scaglione, dietro di essa la riserva divisionale. Ancor più a tergo erano previste posizioni successive. Se << l'attacco è il fuoco che avanza», « la difesa è il fuoco che resiste)). Di conseguenza, « l'essenziale - affermava la " lnstruction sur l' emploi tactique d es Grandes Unités ", ed . 1937 - è stabilire una rete completa e profonda di fuoco potente, nelle cui maglie d nemico sarà presto o tardi arrestato, anche se ne spezzasse qualcuna )) . Quindi compito principale di tutte le riserve diventava il « colmatage », ossia il ristabilimento della continuità dei fuochi laddove si fosse verificata una rottura; di seconda priorità, il contrattacco. Questo, sia in ambito divisionale sia soprattutto a livelli superiori, era sempre pianificato con accompagnamento di carri e forte appoggio di artiglieria. La battaglia offensiva era intesa e regolata come una serie di sforzi scaglionati nel tempo e nello spazio, più o meno come previsto dalla dottrina italiana, ma con una spiccatissima metodicità. Il combattimento d'incontro era proscritto : il nemico in movimento doveva essere fermato in corrispondenza di una posizione favorevo le ed attaccato dopo una sistematica organizzazione (tre o quattro giorni) della battaglia. L'attacco aveva due fondamentali esigenze: dovizia di mezzi, specialmente di carri armati e di artiglieria, e messa a punto completa e sicura. Non era concepibile il combattimento senza una potente preparazione di fuoco, eseguita con assenza di preoccupazioni di durata e di intensità, ricorrendo anche, quando gli obiettivi non erano determinati, al << barrage roulant ))' cortina mobile di fuoco battente palmo a palmo il terreno davanti aHa fanteria. Del pari non era pensabile un attacco di fanteria di qualche rilievo senza il concorso nutrito di unità carriste. A minor livello era caratteristica la costituzione delle baS?: di fuoco, formate da unità di armi d'accompagnamento, che spostandosi su posizioni successive dovevano assicurare, ai reparti fucilieri un ininterrotto appoggio e, in caso di arresto della progressione, rappresentare l'elemento statico in grado di conservat:e il terreno conquistato. Infine, la regolamentazione f.rancese contemplava, oltre alla difesa ad oltranza (sans esprit de recul), la manovra in ritirata, sia pure a titolo eccezionale. Sembrano palesi le differenze nella regolamentazione tattica del 1939 fra Italia e Francia e ciò dispensa da commenti. La dottrina di guerra e la normativa d'impiego possono essere chiamate sul banco degli accusati, specialmente dopo una guerra


perduta, ma sovente ciò è ingiusto. I principi dottrinali hanno sempre avuto valore costante, comunque siano stati prospettati : è la loro mancata o tardiva o errata applicazione che occorre, se mai, citare in causa; è il disegno operativo che può esser reso responsabile - non sempre - di una battaglia sfortunata, ma tale disegno è applicazione di principi ad un caso concreto, non è dottrina. Oppure è la mancata percezione delle possibilità operative di un nuovo mezzo di lotta, ma anche questa forma di insensibilità non è da ascriversi alla dottrina bensì alla poca lungimiranza dei capi che hanno approntato lo strumento. Talvolta, è vero, la normativa si rivela alla prova dei fatti carente o superata. Tuttavia l'inconveniente è rimcdiabile senza eccessive difficoltà: dopotutto nessun esercito è mai uscito da una guerra con la tattica con la quale vi è entrato. Per contro, quando è lo strumento carente o superato, allora non si può provvedere né tempestivamente né efficacemente.



CAPITOLO QUINTO

VERSO IL CONFLITTO I. -

IL

POTENZIALE BELLICO.

Trattare del porenziale bellico dell'Italia in relazione alle previsioni dci consumi ed alle reali necessità di guerra è argomento talmente vasto da superare i limiti connessi all'intento di raffigurare come meglio possibile le condizioni nelle quali l'esercito italiano si trovò nel 1940. Perciò esso sarà sviluppato semplicemente per quanto sufficiente a tale q uadro. D'altra parte, mentre per una panoramica generale si rimanda ad opere più specifiche (r), l'elencazione di dati e cifre forse non consen tirebbe di trarre rapide e convincenti conclusioni a causa della d iscordanza nel metro di apprezzamento usato dai Ministeri delle singole forze armate e dal Commissariato Generale per le fabbricazioni di guerra (COGEF AG), delle variazioni del punto di riferimento nel periodo 1939- 40 (il numero delle divisioni e dei corrispondenti supporti di corpo d'armata e d'armata), delle successive modifiche ai preventivi od alle situazioni apportate dagli stessi enti interessati cd infine della incompletezza d 'informazione . Come sempre accade, il nodo primo da sciogliere stava nel vertice dell'organizzazione incaricata di affrontare cd alimentare la guerra. Un vertice con quattro teste anziché una, tutte dipendenti da Mussolini, con il quale quindi potevan o trattare direttamente c recriminare qualora le proprie esigenze fossero o sembrassero misconosciute. Gli interlocutori di queste teste erano le industrie, ma, assai poco in dirizzate prima, si trovavano adesso in difetto per l'invecchiamento degli impianti c per l'insufficiente potenzialità di produzione di fronte alle nuove necessità, perciò avevano bisogno di un aiuto preliminare. (1) Citiamo fra g li altri CARLO FAVAGROSSA, Perché tm·demmo la guerra, Rizzoli, Milano, 1946; u~IBERTO Srrco, Premesse tecniclze della disfatta, Far o, Roma, 1946; FELICE GuAR:-IERJ, Battaglie economiche fra le due grandi guerre, Garzanti, Milano, 1953; FRAI"CO BAKDJ:"I, Tecnica delltl sconfiua, Sugar, Milano, •9<'3·


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VTC[LIA DELLA

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MONniALE

Il 1" settembre 1939 il gcn. Carlo Favagrossa subentrò al gen. Alfredo Dallolio nella direzione del COGEF AG. Si trattava di un ente che, sorto (2) allo scopo di armonizzare e coordinare i programmi delle lavorazioni per le forze armate commisurandoli alle possibilità produttive delle industrie nazionali e di designare e ripartire fra le amministrazioni interessate le fonti di produzione per l'espletamento delle relative commesse, aveva in realtà assunto il ruolo di provveditore e di gestore delle materie prime, in quanto ogni Ministero era rimasto con la propria responsabilità per le commesse di rispettiva competenza, conservando di conseguenza i propri organi tecnici ed amministrativi . Venne subito a mancare, in sostanza, la necessaria armonia fra ordinazioni e materie prime, obiettivo per contro conseguito durante la prima guerra mondiale dal Sottosegretariato per le armi e munizioni, successivamente trasformato in Ministero. Evidenti le ripercussioni negative di carattere tecnico, economico ed amministrativo di tale inconveniente organico e del frazionamento delle responsabilità ed inevitabili le interferenze d'ordine vario sulla scorrevolezza del funzionamento del nuovo ente (3). Il 24 di quello stesso settembre Favagrossa si rivolse ai Sottosegretari di Stato per le tre forze armate chiedendo un quadro completo delle rispettive necessità, con la precisazione dci programmi stilati per raggiungere la situazione di partenza in vista di un conflitto - distinguendo quanto era stato fatto , quanto era in corso di attuazione e quanto ancora era da fare - c quelli previsti per alimentare un anno di guerra. Per l'esercito il Comando del Corpo di Stato Maggiore aveva già effettuato negli anni precedenti studi circa il fabbisogno presunto del primo anno di guerra, assumendo come dato di partenza l'approntamento di tutte le grandi unità previste nell'indice di mobilitazione, sia di costituzione immediata sia di costituzione successiva, e la formazione, entro il predetto primo anno, di altre division i e dei corrispondenti supporti tattici e logistici. Occorreva ora ri ferirsi al nuovo ordinamento cd alla divisione binaria. Il computo riguardò un quadro di battaglia com(2) R.D. del 10 ottobre 1935, n. 287. L'istituzione del Commissariato Ge nerale, però, traeva origine dalla legge 8 giugno 1925, n. 969, sull'organizzazione della nazione per la guerra, che - per l'attuazione della mobilitazione civile - prevedeva l'istiLUzione di tre organi sottoposti al coordinamento della Commissione suprema di d ifesa, uno dei quali doveva essere incaricato di provvedere alle fabbricazioni di guerra, alla ripartizione delle materie prime e dei prodotti industriali. (3) C. FAvAcRoss,,, op. citata, pag. 32 e seg.


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plessivo di n armate, 30 corpi d'armata e 120 divisioni. Quanto ai materiali i quantitativi richiesti per l'alimentazione delle unità variavano dalle 3- 4 volte le dotazioni complessive dei magazzini di armata e dei depositi centrali (armi d'accompagnamento, artiglierie, munizioni, materiali del genio, ecc.) sino a raggiungere le ro- 12 volte (medicinali e materiali di medicazione dei servizi di sanità e veterinario), nonché in percentuali oscillanti fra il 30% (automotomezzi) ed il wo% (carri armati) calcolate sull'intero fabbisogno (4} Un semplice raffronto compiuto tra la capacità produttiva in atto alla .fine del 1939 ed il fabbisogno rappresentato dalle tre forze armate dette una poco consolante situazione, almeno per taluni settori : - artiglierie (globalmente) : il 6% del fabbisogno; - proietti d'artiglieria: il 7% per i mcdi calibri, il 10% per grossi calibri ed il 24% per i piccoli calibri; mitragliatrici terrestri: il 10 /~ ; cannoni da 37 e da 47 controcarri: il 25 % ; - mortai per fanteria : il 40% per quelli da 45 ed il 70 /~ per quelli da 8r; - cartucciame: il 25 % sino al calibro 8, il ro% per i calibri supenon; - bombe da mortaio: il 26% per i mortai da 45 ed il 10% per quelli da 8r; - mezzi corazzati: irrisorio; - autocarri e trattori: il so% ; - mezzi ottici: il so% ; - velivoli: il 42%, percentuale simile a quella relativa per motori d'aereo. Per i materiali dei servizi sanitario e veterinario e di commissariato non era il caso di parlare di capacità produttiva essendo le (4) Da notare le differenti unità di misura adottate. All'epoca, infatti, non era codificato un omogeneo sistema di calcolo c per quanto i riferimenti si basassero, oltre che sui consumi di pace, anche su guerre recenti (Etiopia e Spagna), queste non potevano certamente essere considerate campagne- tipo. Ne derivava che l'app rezzamento finale non era immune da soggettività. Le altre due forze armate seguivano anch'esse criteri particolari. Parlando degli esplosivi eli lancio e di scoppio, ma implicitamente estendendo l'osservazione anche ad altri materiali, Favagrossa ebbe ad esprimere fondati dubbi sull'attendibilità delle cifre che gli venivano comunicate dai dicasteri militari (C. FAVAGROSSA, op. citatcz, pag. 55).


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industrie interessate ampiamente in grado di fronteggiare qualunque largo consumo, sempreché non fossero venute a difettare le materie prime, ciò che invece avverrà subito. N é il ricorso a materiale autarchico gioverà molto, perché le sue caratteristiche inferiori a quelle minime richieste in relazione all'uso porteranno ad una minore durata dell'articolo e, di conseguenza, le necessità di reintegro aumenteranno in proporzione al peggioramento qualitativo dei materiali impiegati. N aturalmente, dopo il primo anno di mobilitazione delle industrie le possibilità di produzione sarebbero aumentate. Il programma studiato dal Ministero della Guerra per il potenziamento delle fabbriche interessate agli armamenti doveva consentire di giungere all.a produzione mensile di 213 pezzi contro gli attuali 6o, di 90o.ooo ' proietti d'artiglieria contro i 65o.ooo del momento e di r.ooo.ooo di bombe per mortaio contro le 88o.ooo del I939· Secondo Pariani, che il 31 gennaio 1939 ne aveva riferito a Mussolini, « in complesso, l'industTÌa, a potenziamento avvenuto, avrà compiuto uno sforzo considerevole e sarebbe in grado dz" far fronte ai prevedibili consumi di guerra» . Ottimismo a parte - e sempre ricordando la palla al piede costituita dall'obsolescenza delle artiglierie - non altrettanto poteva affermarsi per le materie prime, che risultavano appena sufficienti a non sospendere le lavorazioni normali, talché in caso eli emergenza l'aumento dei consumi e la riduzione delle importazioni avrebbero provocato ben presto una crisi che avrebbe praticamente arrestato la produzione. Rispondeva dunque ad assoluta necessità l'ammassamento di scorte che assicurassero l'indispensabile alimentazione del lavoro, Per gli stabilimenti militari (5) era stato adottato il criterio di accantonare per il momento le materie prime deteriorabili o di sicuro rifornimento interno per un mese di attività e per tre mesi le rimanenti, nazionali ed estere. Secondo le previsioni gli allestimenti che interessavano l'esercito nei primi sei mesi di emergenza richiedevano materie prime eli provenienza essenzialmente estera per 2.830 m ilioni. L'n dicembre 1939 Favagrossa presentò a Mussolini un promemoria riepilogativo della situazione del momento e futura (6). (5) I principali stabilimenti dell'esercito di produzione bell ica erano la fabbrica d 'arm i di T erni e l'arsenale di Piace nza, compreso il laboratorio caricamento proietti. (6) C. F tW AGROSSA, op. citata, pag. 247 e seg . riportato in allegato 41.


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Quest'ultima soprattutto era importante. Per ogni anno, a partire dal 1940, era considerato, in aggiunta al fabbisogno delle forze armate, anche guanto indispensabile al Paese, calcolando altresì, in relazione alle importazioni, la necessità eli valuta. Fissato il concetto di porre l'ammodernamento e lo sviluppo degli impianti industri~tli destinati a contribuire all'efficienza bellica delle forze armate al primo posto nella scala delle priorità, ne discendeva la proposta di utilizzare l'esuberanza di potenzialità degli impianti in questione per l'esportazione al fine di procurarsi i mezzi per alimentare la importazione di materie prime e di porre le industrie in condizioni di fornire il massimo rendimento. N ecessariamente ciò richiedeva un coordinamento ed un accordo fra il COGEFAG, i Ministeri militari ed il Ministero degli Scambi e Valute, comunque i settori che a prima vista si presentavano quali i più idonei per fornire prodotti da esportare erano quelli degli aerei, degli automezzi e dei materiali del genio. Di conseguenza si poneva la scelta fra due vie da seguire: mettere a punto le forze armate e poi destinare all'esportazione la produzione esuberante ai nor mali reintegri oppure fin da quel momento destinare parte della produzione all'esportazione, ritard ando l'approntamento delle commesse delle forze armate, visto che i settori cit.ati erano << molto in anticipo >> òspetto agli altri. Secondo il COGEFAG l'adozione del secondo criterio era preferìbile, anzi pressoché inevitabile, dato che diversamente sarebbero venute a mancare le materie prime nella misura voluta. Dai grafici allegati al documento risultava che il R. Esercito sarebbe stato pronto per la fine del 1944, la R. Aeronau tica a metà del 1941 e la R. Marina a fine I943· La produzione del fa bbisogno del primo anno eli guerra avrebbe richiesto ancora qualche anno e taluni materiali , quali il munizionamcnto delle artiglierie, avrebbero portato il termine ultimo alla fine del 1949· Ciò lavorando con due turni giornalieri di dieci ore ed importando annualmente materie prime per 5.66o milioni, senza contare altri 4 miliardi di carbone, carburante, viveri, foraggi, ecc .. Favagrossa, come poi ha esplicitamente ammesso, accentuava di proposito il tono di pessimismo per fare da contrappeso al noto ed esagerato ottimismo di ·Mussolini. Non prospettava infatti la possibilità di spostamenti di produzione ed altri provvedimenti che avrebbero ridotto com plessivamente la durata della preparazione delle forze armate da dieci a cinque o sei anni (7), tuttavia la vera essenza del problema era la disponibilità (7) C.

FAVAGROSSA,

op. citate~, pag. II3·


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L ' ESil RCITO ITAIAANO AL LA Vtc;!LIA DE LLA 2 '

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di valuta - di cui allora l'Italia possedeva poco più di 4 miliardi per importare per parecchi anni le materie prime più indispensabili. Da rilevare che il tener conto delle necessità del primo o di un anno di guerra era semplice misura d i calcolo senza un preciso riferimento a disegni e previsioni di carattere strategico. Il destinare all'esportazione un'aliquota della produzione bellica era probabilmente la soluzione migliore, però si trattava di stabilire le giuste proporzioni e non si può negare una seria perplessità di fronte alla previsione di vendita all 'estero di automezzi quando la situazione dell'esercito - come meglio si vedrà in seguito - risultava assai penosa. Favagrossa concluse il promemoria rappresentando l'opportunità che i Ministeri rivedessero i dati forniti mantenendosi « più aderenti alle possibilità delle industrie ed alla disponibilità di ' materie prime )) al fine di non protrarre la preparazione di partenza, scorte comprese, sino al 1949 ed avvertendo che la scadenza sarebbe stata superata in caso di indisponibilità delle materie prime occorrenti per lo sfruttamento massimo degli impianti, tanto che se si fosse stati costretti a lavorare con un solo turno di dieci ore, anziché due turni, i tempi sarebbero raddoppiati giungendo addirittura al 1959! N atura] mente ogni considerazione ed ogni calcolo sulle importazioni si riferivano alla situazione politica del non intervento, che secondo Mussolini sarebbe durata almeno sino al 1942. Sulla proposta di limitare le richieste per i motivi addotti sembra lecito fare qualche riserva di principio. Se le forze armate avessero forniti dati palesemente inesatti per eccesso è logico che questi dovessero venir rivisti attentamente, ma se il fabbisogno indicato era giusto, il ridurlo si traduceva solo nel far quadrare i conti sulla carta, a prescindere dalla realtà deila guerra. Comunque il 12 dicembre Mussolini convocò a Palazzo Venezia i Sottosegretari di Stato, i Capi di S.M. e Favagrossa e stabilì di ridurre l'esercito da 120 a 73 divisioni binarie, di cui 6o da approntare con un milione di uomini per l'agosto 1940 e da dotare di un'autonomia generale di un anno. Esistevano due punti fermi : l'Italia non era autosufficiente; lo stato di guerra avrebbe ridotto quasi a zero le importazioni. Quindi se proprio si intendeva aprire d'iniziativa le ostilità il conflitto doveva essere sicuramente limitato a pochi mesi; se invece si temeva di essere costretti alla guerra da un'aggressione francese o britannica, allora non si poteva ipotizzarne la durata, perciò il caso peggiore - guerra lunga - doveva esser posto alla base dei calcoli. Esclusa in quel momento la scelta d'iniziativa, come ammesso apertamente da Mussolini malgrado qualche velleità in Bal-


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cania, restava il pericolo della scelta obbligata: quella dunque da fronteggiare. I fabbisogni vennero nuovamente calcolati dal Comando del Corpo di Stato Maggiore considerando l'Alto Comando dell'esercito ; I I Comandi di armata, di cui solo 8 con truppe· e servizi d'annata; 21 Comandi di corpo d'armata con truppe e servizi di corpo d'armata (8); 6o divisioni di vario tipo (9); guardia alla frontiera in Italia, Albania e Libia oltre ad unità varie non indivisionate e territoriali (ro). Q uanto ai consumi prevedibili nel primo anno di guerra, essi oscillavano secondo il tipo di materiale. In particolare per j principali materiali si reputavano necessarie le seguenti scorte di reintegro : - artiglierie: il 6o% dei pezzi di piccolo calibro, il 48 ~<, dei medi calibri ed il 36 ~<, dei grossi calibri schierati; - mortai da fanteria (da 45 e da 81) : il 96% delle armt schierate; - armi automatiche di reparto: il J8o% dei fucili m itraglia tori ed il 1 50 ~~ delle mitragliatrici; - armi individuali : il 6o ~~ delle pistole ed il 96% dei fucili o moschetti ; - mun izioni: 24 unfoc per armi portatili, 18 unfoc per artiglierie e mortai e 48 unfoc per anni controaerei, riferite ad ogni arma schierata; - materiali del genio: da 3 a 5 volte le dotazioni complessive dei magazzini d'annata, depositi centrali e magazzini speciali; - mezzi del servizio automobilistico: il 40% dell'intero fabbisogno di partenza per automotomezzi c l 'So% dei carri arm ati ; - vestiario- equipaggiamento: il vestiario era riferito alla forza di tutto l'esercito mobilitato (r.8oo.ooo uomini) e variava dalle due volte (cappotti, fasce gambiere e gavette), a tre volte (uniformi e coperte), a sei volte (biancheria personale), a 9 volte (calzature); l'equipaggiamento personale era r apportato a 3- 4 volte. Per i materiali di reparto era chiesto un guantitativo pari a 12 volte le dotazioni complessive e per i materiali tecnici il 75 % delle dotazioni delle unità del servizio. (8) Altri tre (alpino, XXII e XXIII) vennero lasciati in ombra, cioè da completare in secondo tempo. (9) Altre 7 D.f., 4 D.cc.nn. e 2 D. libiche vennero lasciate in ombta. (ro) F. 53685 data 27 dicembre 1939 del Comando del Corpo di S.M., ufficio servizi.


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l.' l::SERCITO ITALIANO 1\ LLA VIGILIA DELLA 2" G UERRA MONDIALE

Non si trattava di cosa da poco - almeno per le risorse italiane tanto che lo stesso giorno, 27 dicembre, Roatta presentò un appunto a Graziani, con il quale, dopo un esame delle linee da seguire nelle varie ipotesi di partecipazione al conflitto, concludeva: << Le forze a disposizione sono scarse c non molto efficienti. Le scorte non esistono quasi. Quesro stato di cose sembra destinato a durare per tutto il 1940. Inoltre nelle circostanze attuali oltre Y3 delle forze a disposizione è legato a scacchieri di oltremare. In queste condizioni, e finché esse durano, la miglior cosa da fare, se non l'unica. sarebbe quella di non scendere in guerra '' ( 11 ).

In attesa dei nuovi programmi Favagrossa si rivolse ancora a Mussolini, rappresentandogli la necessità e l'urgenza di attivare l'importazione delle materie prime per poter sfruttare al più presto ed al massimo le possibilità di lavoro con due turni giornalieri. Qualunque potesse essere, infatti, il risultato delle riduzioni apportate dai vari dicasteri alle previsioni, il problema sarebbe mutato di poco, giacché le materie prime calcolate per il 1940 - da considerarsi uguali al fabbisogno di ogni anno successivo fino al completamento della situazione di partenza ed all'ammassamento delle scorte per un anno - potevano essere r idotte al massimo di 1 l 5 o di 1 l 6 , pur ricorrendo ad economie che potevano limitare l'ammontare delle importazioni da s -6so milioni a circa 4·450. Per le esportazioni apportatrici di valuta era bene evitare q ualsiasi sorpresa a danno della messa a punto delle forze armate, quasi interamente alle quali veniva sottratto ciò che si esportava, perciò diventava opportuno costituire un comitato - di cui facessero parte i rappresentanti dei dicasteri militari, del Ministero degli Scambi e Valute, del COGEF AG e degli organi già esistenti per il coordinamento delle esportazioni - con il compito di valutare e definire, di volta in volta, i limiti qualitativi e quantitativi dei settori di produzione c di esaminare le richieste di esportazione e le relative modalità di compenso, specie per ciò che concerneva le materie prime (12). Le varianti introdotte nei programmi delle forze annate consentirono un accorciamento dei tempi: a prescindere da ulteriori piccole riduzioni realizzabili con opportuni spostamenti di settore (rr) FRANCEsco Rossr, Mussolini e lo Stato- Maggiore, Regionale, Roma, ' 95 t, pag. 29. (r2) F. 2649 S.P. data 24 dicembre 1939 eli COGEFAG. Cfr. C. GROSSA, op. citata, pag. 255·

FAVA-


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mediante adattamento degli impianti, l'esercito poteva essere pronto alla fine del 1942 anziché del 1944 e le scorte per un anno di guerra potevano essere ammassate due anni prima di quanto previsto a dicembre. Però il problema del potenziamento degli impianti non era ancora risolto, intendendosi non soltanto accelerare i tempi, ma altresì raggiungere un livello produttivo ancor maggiore. 11 concorso dello Stato era da definire in varie forme in rela~ione alla possibilità delle industrie di poter trasformarsi, ad emergenza ultimata, in industria non di guerra, di aver assicurata la quantità di commesse atta a consentire un adeguatamente rapido ammortamento dei capitali e di ottenere in uso gli stabilimenti statali, apportando al prezzo di produzione una conveniente riduzione. Questa situazione fu illustrata e discussa a Palazzo Venezia da Favagrossa il r6 febbraio 1940 e nel corso del colloquio Mussolini commentò che « erat;amo in una botte di ferro, in quanto il patto d'acciaio prevedeva il nostro intervento per la fine del 1942 dato che, quando si era conc:luso d patto, credevamo di esser pronti per tale data >> (I3). Se.nonché per rendere concreti i propositi occorrevano complessivamente otto miliardi di materie prime all'anno per quattro anni, per cui un confronto avuto tre giorni dopo con il ministro Riccardi fece saltare immediatamente il piano: dei 4-450 milioni richiesti da COGEFAG (la differenza sino agli otto miliardi citati concerneva l'importazione di carbone, carburanti, viveri e foraggi.) ne furono concessi solo 2.097· La replica di Favagrossa, scritta, che i tempi di approntamento sarebbero inevitabilmente aumentati in proporzione, lasciò le cose come stavano perché non esisteva rimedio per l'indispo.nibilità di valuta. Si era appena chiusa la XVII sessione della Commissione suprema di difesa (8- 14 febbraio 1940) che aveva preso in esame 24 argomenti, di cui 7 riguardanti l'autarchia economica e 12 l'organizzazione per la guerra e le mobilitazioni civile e industriale ( r 4).

(I3) F. 5103 S.P. data r6 febbraio 1940 di COGEFAG. Cfr. C. EwA· op. citata, pag. 122 e seg. (I4) L'ordine del giorno comprendeva i seguenti argomenti : x) L'l g io-

GROSSA,

ventù italiana del littorio; I bis) Difesa controaerei territoriale e protezione antiaerei; 2) Gli stranieri in caso di emergenza; 3) La rete telefonica nazionale in relazione ai bisogni delle forze armate e l'organizzazione ed il funzionamento delle radiodiffusioni i11 tempo di guerra; 4) L'energia elettrica; 5) l combustibili liquidi nel quadro economico e m ilitare ed il gas metano; 6) La politica automobilistica in funzione militare; 7) Materie prime insuffi.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILi tl DELLA 2 ° GUERRA MONDIALE

Sul problema delle scorte ogni intervento fu un lamento. La relazione di Favagrossa chiarì, fra l'altro, che al momento non esistevano né scorte né giacenze, ma soltanto g li indispensabili volani di lavorazione per mantenere attive le industrie, alcune delle quali, alimentate alla giornata, destavano preoccupazione per le difficoltà dei trasporti ferroviari e marittimi. Alla fine Mussolini concluse saggiamente: « Comunque, noi faremo di tutto per fare queste scorte, perché senza scorte non si fa la guerra,, (15). Non è il caso, evidentemente, di. sintetizzare tutte le relazioni e le conseguenti discussioni, scorrendo· però i verbali si resta colpiti dalla sicumera con la quale Mussolini trattava i vari argomenti (r6), citando cifre e previsioni decisamente ottimistiche, che in ogni caso si basavano su due premesse fondamentali : disponibilità di materie prime e sicurezza delle importazioni. Ma durante il dibattito sul trasporto dei rifornimenti dall'estero in tempo di. guerra seguito all'esposizione di Host Venturi, ministro per le Comunicazioni, il quale si era soffennato sulla situazione considerando preclusi al traffico gli accessi al Mediterraneo, Riccardi aprì un duro intervento: posto che il fabbisogno dell'Italia in caso di guerra e per il primo anno 1940 assommava a 22 milioni di tonnellate di materie prime, calcolando un costo di r .ooo lire alla tonnellata si aveva una spesa di 22 miliardi.

cienti, succedanei e surrogati e attività del Consiglio nazionale delle ricerche; 8) La campagna contro gli sprechi; 9) L'attività dell'Azienda carboni italiani c l'Azienda mi nerali metallici italian i; 10) Lo sviluppo dei piani auta rchici; u) Le scorte; 12) Attrezzatura di taluni porti in rapporto all 'aumento delle flotte mercantile e militare; 13) T rasporto dei rifornimenti dali 'estero per la nazione in guerra; 14) O rganizzazione della nazione per la guerra; 15) Nuclei di propaganda all'interno ed all'estero c propaganda m ilitare eli guerra; 16) La mobilitazione industriale; 17) Gl i esplosivi autarchici ; I8) La guerra chimica; 19) La mobilitazione dei cittadini; 20) Sostituzione della di/pensa e dell'esonero col 1·itardo allct presentazione alle a1·mi; 21) Le terre italiane d'oltremare; 22) Organizzazione per la guerra delle grandi isole (Sicilia e Sardegna); 23) Albania; 24) Sistemazione difensiva delle frontiere. (r5) Verbali della C.S.D., pag. 70. (r6) Certe affermazioni raggiunsero l'impro-ntitudine: «Oggi i Tedeschi e gli Inglesi ci dicono: come farete senza i 110st1·i carboni? Fra qualche anno potremo rispondere che faremo col nostro carbone ll, anche se, sempre parlando del carbone e dei minerali metallici, ammise: << C'è da 1·impiangere il tempo perduto ed ora bisogna ja1·e in 2-4 (UJni ciò che avremmo potuto fare ~·o n mino1·e spesa e con maggiore prepamzione nei dieci armi dal 1925 al t935 '' (Verbali citati, pag. 48 - 49).


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<(Giunti a questo punto - conrinuò Riccardi possiamo dispensare i camerati compilatori dello studio ad andare oltre. Stiamo spaziando negli spazi siderali. Tornia mo con i piedi sulla terra ( . ..). Si è fatto uno studio con una mentalità 19r4. Vale a dire con i mari liberi, i mezzi di pagamento abbondanti e gli approvvigionamenti SICUfl ».

Poi attaccò i Ministeri delle forze armate: << Le autorità militari hanno chiesw 5 milioni eli paia di scarpe per il mese di aprile 1940. Se tutti i programmi compilati dalle autorità militari aderiscono a quello delle scarpe, credo che vi sia molto panno da tagliare nelle rich ieste delle forze armate. Ritengo· che sarebbe bene cominciare ad unilìcare i tipi e che le rich ieste non siano affidate alla d iscrezione di un ufficiale commissario. Vi sono troppi tipi: cosl, ad esempio, vi è un tipo di lenzuolo per la Marina, uno per l'Esercito ed uno per l'Aviazione. L'autorità militare consuma troppo. Il mercato interno è in preda ad una forma eli leggerezza c le autorità militari consumano più di quanto hanno bisogno. Poi, nello studio si parla eli scorte e di un fabbisogno di 7 milioni di tonnellate di combustibili liquidi, ecc., ecc.. Ora, tutto ciò nel solo primo an no di guerra e nell'ipotesi ovest, vale a dire con tutti e tre gli stretti chiusi al traffico. Poi si fa un'altra ipotesi, di trasporti via terra e via mare. Per terra occorrono 16 miliardi d i lire per importare nove milioni di tonnellate di merci e quattro per via mare. Ma chi paga? Bisogna pensare che non solo non si esporta pitl verso i paesi che danno un gettito valutario, ma vengono a mancare le materie prime, come il cotone e la lana, con le quali si fabbricano quei filati e quei tessuti da esportare. Quindi, mentre vengono meno le fonti per i pagamenti, io dovrei provvedere a sborsare cifre favolose con ciò che potrò ricavare da alcune malincon iche esportazioni occasionati e dalle riserve della Banca d'Italia. Quindi, come si può, dopo quanto ho detto per gli approvvigionamenti, parlare di costituirci delle scorte? Invito - da buon aviatore - a ridurre il gas e ad atterrare>> (17).

Una cnttca del genere era sicuramente giusta per quanto riguardava l'assenza di unificazione degli approntamenti dei materiali comuni alle tre forze armate e, del pari, poteva esser mossa nei confronti di un impiego di fondi talvolta non rigorosamente oculato o di una richiesta eccessiva, ma era assai difficile sostenere che le autorità militari consumassero più del necessario, quando le condizioni del vestiario, dell'equipaggiamento, dell'armamento, dei materiali erano sotto gli occhi di tutti. Riccardi proseguì prospet(r7) Verbali citati, pag. 75 e seg. Questo ed i successJVJ passi sono riportati in prima persona anziché in terza persona come nell'originale, per rendere meglio l'intervento. 19. - Mont.


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tando il solo programma possibile. « In caso di non bellige1-anza e di status quo europeo e mondiale» si poteva importare per un controvalore di I I miliardi, dei quali 4.700 milioni da pagare in valuta pregiata ed il resto in clearing. I 4.700 milioni rappresentavano circa il 45 % del totale delle importazioni per tutto il Paese; però a questi occorreva aggiungere 450 milioni (r8) per i fabbisogni di tesoreria, 500 milioni per i noli ed il turismo passivo, 300 milioni per i debiti di tesoreria e - dolorosa sorpr·esa - una eredità rappresentata da pagamenti da effettuare nel 1940 per I .096 milioni di arretrati in valuta. In totale dunque 7 miliardi e 4·5 milioni da fronteggiare con le esportazioni (4 miliardi al massimo) e con qualche entrata, compresi alcuni arretrati attivi per esportazioni (8oo milioni, con molto ottimismo). « Mancano quindi all'appello 2 m iliardi e 245 milioni - continuò Riccardi -. Per le riserve auree esistenti questo è uno sforzo estremo. Perciò bisogna ridurre gli acquisti, i fabbisogni non st rettamente indispensabili per le spese militari e il fabbisogno interno, perché Annibale non è alle porte, ma ha già varcato la soglia. L'industria italiana è quella che è c, attratta dalle allettanti commesse di caratte re militare, non produce per esportare. Queste sono le ragioni che mi spingono a perorare la causa delle limitazioni d i consumo nel mercato interno (...). Se non si esporta non si possono avere i mezzi di pagamento e perciò i progra mmi debbono aderire a questa realtà. Noi, per esportare, non potendo aumenrare la produzione, dobbiamo ridu rre i consum i interni, dobbiamo ridurre i programmi (...). Ora questi problemi li affido alla comprensione dei camerati militari c mi auguro che essi si compenetrino di questa realtà. O si hanno i mezzi per acquistare le materie prime, altrimenti bisogna subire la situazione qual è. Non ci sono più scorte io Italia; dall'epoca delle sanzioni si stanno bruciando le riserve. Non c'è il gioco delle importazioni che si può fare solo attraverso una politica di esportazione » ( 19).

Il discorso cadde nel silenzio. Riccardi avev,a in sostanza detto : niente guerra per l'Italia, è già difficile cavarsela in stato di non belligeranza. Poi Badoglio prese la parola per replicare seccamente che il pervenire alle decisioni prospettate non competeva né ai militari né al Ministero per gli Scambi e V al u te : (18) Veramente il verbale porta la cifra di 900 milioni, ma con essa, che sembra eccessiva, il totale sale a 7-496 milion i anziché a 7.045 come ripetutamente afferrnato da Riccardi. Si pensa dunque trattarsi della metà della cifra 1n causa. (19) Verbali citati, pag. 77 -78.


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<< ( ••• ) Se non si può far fronte a questo (2o) ed agli al tri programmi non è affare delle forz;e armate, le quali predispongono i preventivi dei fabbisogni a seconda del numero degli uomini che si vogliono mobilitare. L'obbligo delle forze armate è eli essere sinceri come il camerata Riccarcli c eli dire al Duce la verità t utta ed intera. Al Duce dobbiamo dire: se si vuole questo, abbiamo bisogno di questo ».

Mussolini, chiamato in causa, cercò di riportare la calma, ma essendo a corto di argomenti andò nel generico. Confermò che le forze armate cercavano di adattare i loro programmi alla situazione economica e che lui stesso aveva fissato dci « programmi possibili)) decidendo che un milione di uomini sotto le armi, anziché quattro o sei, era sufficiente ed attenuando la prospettiva della guerra: « Insomma i tempi sono difficili per noi c per tutti ed in ogni caso sono più diffici li per i Paesi belligeranti che hanno dei grandi interrogativi davanti a loro e non sanno se saranno o non saranno. Noi questi interrogativi non li abbiamo ancora, per quanto non c'è da escluderli dalle possibilità. Quando decideremo d i non stare alla finestra, lo faremo nelle migliori condiz io ni possibili ed immaginabili, lasciando la m inima parte all'impreveduto ed imprevedibile JJ (21).

Si era creata una buona occasione per costringere Mussolini, sia pure in altra sede, ad una determinazione ineguivocabile circa intenzioni e tempi minimi d'intervento, ma non fu colta. Durante le rimanenti sedute non sorsero altri attriti, ma l'ultimo giorno, i\ r4 febbraio, Graziani prima di esporre la sistemazione difensiva delle frontiere volle rimarcare che Riccardi aveva « accennato ad avventati programmi dello Stato Maggiore e ci ha parlato quasi con tono di richiamo e di rimprovem )) per portare in ballo Pariani e lo stesso Mussolini, ·affermando che, se uno squilibrio poteva essere esistito in passato nell'approntamento dei programmi «prima del cambio della guardia)), adesso ogni problema era tenuto sul piano della realtà e richiamando l'attenzione di tutti i componenti della Commissione suprema - cioè quasi tutti i Ministri, i Sottosegretari per le tre forze armate ed i Capi eli S.M. - per chiedere che non venissero lesinati i mezzi per raggiungere << la essenzialissima finalità di rendere ermetica la chiusura delle frontiere, come Voi - e si

(2o) Badoglio aveva appena contesta to la critica eli Riccard i circa la richiesta eli 5 milioni di paia d i scarpe, osservando che per mobilitare t re milioni di uomin i occorrevano sei m ilioni di paia di scarpe. (2r) Ver bali citati, pag. 8o.


292

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGl Lif\ DELLA 2 " G UERRA MOND IALE

rivolse a Mussolini - ci avete ordinato di fare >> . Riccardi intervenne subito per eliminare ogni punta polemica, ma ricordando che se tutti i problemi erano di primissimo piano, quello delle scorte valutarie era determinante e dalla sua soluzione non si poteva prescindere e soggiungendo anche, per maggior chiarezza di concetto, che in lui la fede non mancava, ma « essa non è elemento sufficiente per avere valuta >>. La chiusura di Mussolini fu degna dell'atteggiamento dell'uomo di fronte a situazioni molto concrete in contrasto con le sue ambizioni . Affermò di drammatizzare la situazione assai meno di R iccarcli, che dal 1935 in poi l'Italia era sempre stata in bilico e pure ce l'aveva fatta, che i programmi dell'esercito non erano cervellotici ma adeguati alle possibilità interne e che bisognava cercare di accontentare le richieste di materie prime inoltrate dalle forze armate. u Sono disposto, in caso di necessità - prosegu1 - a vuota re lettcralmenre la sacrestia della Banca d'Italia, non solo perché non ho il feticismo dell'oro, ma perché in determinate contingenze si fa fuoco con qualunque erba. Del resto queste riserve sono come il ferro dell'isola d 'Elba, che è sempre esaurito e ce n 'è sempre (...). Però c'è un punto da chiarire, di importanza fondamentale: disprezzo quegli Italiani che, di fronte alle difficoltà presem i e future, stanno alla finestra e dicono di voler vedere come le cose and ra nno a finire >> .

Poi annunziò che in una prossima riunione sarebbero stati esaminati i fabbisogni e che era lieto di dire ai camerati delle forze armate che Riccarcli pensava eli dare loro una cospicua mole di materie prime ( !), non così vasta q uanto sarebbe stato desiderabile, ma << tuttavia sufficiente per quelle che sono le nost1·e necessità. Ciò perché nessun avvenimento ci colga aNa sprovvista >>. E con ciò dichiarò chiusa la XVII sessione della Commissione suprema di difesa (22). Intanto il Ministero della Guerra aveva proceduto ai calcoli di dettaglio per i p rogrammi riveduti chiesti dal COGEFAG. Limitandosi all'approntamento, il servizio di commissariato doveva ricevere 2.65o.ooo serie di vestiario ed equipaggiamento. Con le possibilità in atto si poteva assicurare metà del fabbisogno entro il maggio 1940, un altro quarto poteva essere espletato in altri tre mesi (fine agosto) e l'ul timo quarto in ulteriori tre mesi (fine novembre). (22) Verbali citati, pag. r32 - I35·


VERSO

IL CONrLITTO

2 93

Però occorreva emanare subito un provvedimento che desse facoltà di annullare gli impegni civili, analogo a quello adottato nel 1915, secondo il quale « gli impegni per esigenze militari sono considerati come caso di forza maggiore, non solo quando rendano impossibile la prestazione ma anche quando la rendano eccessivamente onerosa», nonché evitare l'accaparramento di oggetti militari per governi esteri. Inoltre, qualora si fosse inteso assicurare per fine maggio 1940 i tre quarti del fabbisogno sarebbe occorso importare subito tutte le materie prime occorrenti e ove si fosse voluto raggiungere in pieno il programma per tale epoca, sarebbe stato necessario interrompere anche l'esportazione. Mussolini aderì alla richiesta di annullare quando necessario gli impegni civili, ma solo parzialmente vietò l'esportazione. Per quanto concerneva gli armamenti bisognava, come accennato, pensare subito a potenziare gli impianti industriali. I principali enti civili di produzione di artiglierie erano gli stabilimenti artiglierie Ansaldo di Genova e di Pozzuoli, lo stabilimento artiglierie della O.T.O. di La Spezia per i cui fucinati e stampati dovevano provvedere la Terni e la S. LA. C. e lo stabilimento Fossati dell ' Ansaldo. Per essi fu stabilito un programma di potenziamento per 500 milioni (23). Le anni della fanteria erano prodotte dalla Breda, le cui condizioni di lavoro non erano ottimali. Comunque le previsioni sulla produzione massima mensile compilate dal Ministero alla fine del 1939 risultano dagli specchi riportati nelle pagine seguenti. Nella seconda metà di marzo Soddu informò Mussolini che le ordinazioni ancora da definire per la sistemazione di 71 divisioni, comprese le 4 divisioni di camicie nere, e dei relativi supporti di ordine superiore, ammontavano a 325 milioni per le anni ed a 2 . roo milioni per le munizioni. Le commesse sarebbero state assegnate a mano a mano che l'industria fosse stata in grado di assorbirle. Con ciò sembrava risolto il problema quantitativo, anche se (23) Nel gennaio 1939 Pariani aveva V!Sitaro le acc1alene di Terni, gli impianti Ansalclo di Genova · Cornigliano e della Oclero ·Terni· Orlando di La Spezia, la fabbr.ica Breda c gli impianti per costru7.ioni elettro· meccaniche d i Saronno (CEMSA). A l rientro a Roma ne rifed a Mussolin i concludendo: « In sinteJi: quanto ho tJÌsto è confortante e promettente, il potenziamento in corso risponde alle nostre assolute necessità per la produzione delle armi, ciò che di essenziale ancora occo?·re è: costituire scorte adeguate ai programmi impostati, assicurm·e la rapida lavorazione non .wlo con le tempestive commesse, ma anche co.n lo snellimento di modalità buroc-ratiche (...) ». Pro· memoria data 14 gennaio 1939·


294

L'f:SERCJTO ITALIA:-10 ALLA VIGILIA DELI.A 2" GUERRA

MONDIALE

DATT SULLA POTENZ IALITÀ PRODUTTIVA MA•SS IMA MENSILE DI AR.M I ED ARTIGLIERIE (DUE TURNI DI LAVORO DI IO ORE CIASCUNO) FORNITI DAL MI NISTERO DELLA G uERRA A F INE

Potenzia l it~

Specie: <i ei materiali

1939

prod uttiva rna ssirna mensile dopo realizzati gli aumenti di attn:z .. zature previsti ed epoca in cu i potrà essere raggiunta

con le attrezzature attll~t li (24)

Pistole

IO.OOO

I5.000

aprile 1940

Fucili

8o.ooo

100 .000

aprile 1940

55°

550

gennaio 1940

F ucili mitragliatori M itragliatrici

550

550

gennaio I940

Mortai d'assalto

450

45°

gennaio 1940

Mortai da 81

rso (25)

250

aprile 1940

I20

aprile 1941

Cannoni mi t r. da 20

6s (25)

Cannoni da 37

-

Cannoni da 47

so (25)

r8o

aprile 1941

Artiglierie di p.c.

37

140

giugno 1941

Artiglierie di m.c.

13

48

giugno 1941

Artiglierie di g.c.

5

l

20

5 l

l

(26)

\

dicembre 1941

-

l

(24) Ragg iungibile con la graduale assu n:~.:ionc della mano d'opera necessaria in un periodo variabile dai 2 ai 6 mesi per le anni, e dai 4 ai 12 mesi per le artiglierie. (25) I dati segnati corrispondono all'effettiva produ zione attuale. (26) Produzione subordinata a quella di cal. 7,7 per la R. Aeronautica e d i cal. 8 per la R. Marina.


VERSO

lL

C0NFI,lT1'0

2

95

DATI SULLA POTENZIALITÀ P~ODUTTIVA MASSIMA .MENSI LE DI MUNIZIONI (DUE 'TURNI DI LAV·ORO DI IO ORE CIASCUNO) FORNITI DAL MrKISTERO DELLA GuERRA A FINE

J939

Potcnzi;t lità prnduttiva rnasslrna me nsi le Specie delle muntzwnt

rc<l l izz~ti

dopo

con le. attrczzalU rc attuai!

z~nurc

gli au meo ti d i anrczprev isti ed cpoc~ in cui potrà

essere raggiu nta

---

Di fanteria 132oJ50oOOO

162o750o000

20o000

20o000

Proietti da 47

J89o000

464o000

Bombe da 45

950°000

Cartucce ca!. 6,5-7,35-8 Proietti da 37 o

primi mesi 1941 -

giugno

1

94°

lo200o000

marzo 1940

348oooo

445o000

giugno 1940

Io400o000

!o875o000

marzo 1940

Proietti da 20

8I2o000

I.I20o000

marzo 1940

Proietti da] 57 al 76

68soooo

997°000

Proietti da 100 e

IO)

r96oooo

3390000

Proietti dal 149 al 305

40o000

)OoOOO

Bombe da g,

l

Bombe a mano o

l

Di artiglieria

l l

g iugno 1940


296

L ' ESERCITO TTALIJ\NO ALLA VJG!L!A DELLA 2 "

Gtii'RR,\

MONDIAL E

limitatamente allo stretto indispensabile. Per quello di qualità, vale a dire per sostituire i vecchi tipi di artiglierie tuttora in servizio, nonché per conseguire una migliore densità di fuoco nei settori di grande unità, accorrevano 6.230 pezzi di vario calibro, 2.ooo cannoni controcarri e 7.100 pezzi controaerei per una spesa di 7.048 milioni, cui si dovevano aggiungere 7.8oo milioni di munizioni e 3.900 milioni per mezzi di trasporto. Evidentemente l'attuazione di un programma di quasi 19 miliardi richiedeva, oltre che denaro, tempo e materie prime considerevoli, perciò era opportuno avviare l'allestimento dei materiali più importanti e complessi: r.6oo cannoni da 90 l 53 c.a. campali, 760 pezzi da 149 l 19, 590 da 149 l 40 e 280 da 210122 per un totale di 4-485 milioni (27). Mussolini approvò, ma naturalmente tutto era subordinato al regolare afflusso di materie prime. La Direzione generale d 'artiglieria riunì gli industriali fissando i termini della convenzione: i nuovi allestimenti dovevano essere realizzati in prosecuzione di quelli in corso, escluso ogni incremento di attrezzature ma ammesso qualche completamento assolutamente indispensabile, nessun contributo da parte dello Stato e ripartizione delle commesse nella misura di un terzo per ognuna delle industrie interessate: Ansaldo di Genova, Ansa! do di Pozzuoli e O.T.O .. Le consegne erano previste dall'estate 1942 all'ottobre 1943 per i cannoni da 90153, al febbraio 1944 per gli obici da 149 l 19, al maggio 1945 per i cannoni da 149 l 40 ed all'ottobre 1945 per gli o bici da 210 l 22. La Breda, dal canto suo, si trovava in difficoltà ed a metà marzo 1940 la sua capacità di produzione eli armi automatiche era pari ad 1 l 8 del fabbisogno di guerra. A ve va inoltrato al Ministero della Guerra due proposte: la prima riguardava un incremento del so% della produttività dei fucili mitragliatori. ~ delle mitragliatrici cal. 8, dunque troppo modesto; la seconda era invece da prendere in consideraz.ione perché consisteva nel raddoppio delle attrezzature per la fabbricazione delle armi automatiche, con il quale la produzione sarebbe salita del 100% nell'arco di tempo dal gennaio 1941 al luglio 1942, però chiedeva commesse sino al 1945, cioè 6o.ooo fucili mitragliatori, 50.ooo mitragliatrici caL 8, 6.ooo mitragliere da 20 e 3 .000 cannoni da 47l 32: all'incirca il quintuplo del necessario per completare le dotazioni. La replica del Ministero - concorde Mussolini - fu di realizzare un maggiore sforzo di potenziamento in tempo minore, ricorrendo anche alla collaborazione di altre ditte, e di accontentarsi di 10.700 (27) Promemor ia s.n. data

22

marzo 1940 del Sottosegretario per la G uerra.


VERSO

IL

CONFLJTTO

2

97

fucili mitraglìatori e 10.300 mitragliatrici (238 milioni), facendo pure assegnamento sulle esportazioni (28). A questo punto - primavera 1940 - il dramma delle materie prime si manifestò in modo decisamente allarmante. n 13 maggio Favagrossa scrisse a Mussolini una lunga lettera in cui descrisse senza mezzi termini la situazione disastrosa nella quale si sarebbe trovata l'Italia qualora, coinvolta nel conflitto, non avesse potuto più fare assegnamento sui normali rifornimenti dall'estero attraverso Suez e Gibilterra, sempre facendo astrazione da quanto rifletteva l'alimentazione~ i carburanti ed il carbone (29). Il promemoria si chiudeva con una frase allusiva: « Per guadagnare anni (perduti), purtroppo, nelle attuali difficili condizioni determinate dalla mancanza di materia prima, ci vogliono anni, né ogni volontà od energia o capacità può riparare alle dure necessità che la materia prima e la sua elaborazione inevitabilmente impongono>> .

Lo stesso giorno Soddu si presentò a rapporto con un lungo elenco di cose che non andavano : - vestiario ed equipaggiamento: i provvedimenti per agevolare l'allestimento delle 2.65o.ooo serie erano ancora in alto mare; occorreva importare 2 milioni di calzature e magg1ori quantità di lana, cotone, stracci e cuoiami; - cemento: il Ministero degli Scambi e Valute, invitato ad autorizzare l'importazione dalla Jugoslavia di 4 milioni di quintali di cemento per urgentissimi lavori, aveva risposto negativamente in quanto l'industria nazionale era in grado di produrre l'occorrente, purché disponesse del combustibile necessario. Il COGEFAG, (28) La cessione di armi all'estero fu in realtà molto limitata e lontanissima dal creare problemi. Il I 0 aprile J939 erano in corso od in trattative le seguenti esportazioni complessive durante l'anno: J4o.ooo fucili 91 con 8 milioni di cartucce, 4.250 armi Mauser e cartucciame per 7 milioni di lire, 300 fucili semiautomatici, 400 fucili mitragliatori, 24 mitragliatrici cal. 8, 100 cannoni da 47, 120 complessi da 63,s e da 75 / 18, una ventina di pezzi da 105 / 28 e 149/ 12. Inoltre esistevano trattative di dubbia riuscita per un centinaio di pezzi di piccolo calibro, 7oo.ooo fucili 91 c 300 milioni di cartucce (promemoria data t 0 aprile 1939 per Mussolini del Sotrosegretario per la G uerra). Come si vede, di tutto il predetto materiale ben poco era sottratto all'esercito italiano, e di questo poco - pezzi da 20 e cannoni da 47 - era stato deciso il blocco, anche perché tali forniture non si traducevano in afflusso di oro. (29) F. ss66JS.P. data I3 maggio 1940 d i COGEFAG. Cfr. c. FAVAGROSSA, op. citata, pag. 263 e seg.


298

L'ESERCITO ITAI. IAKO ALLt\

VIGILIA DELLA

2"

GUERRA MONJ)!ALE

al quale era stato chiesto il primo milione e mezzo di quintali per la Libia, aveva replicato di essere rimasto senza scorte ed invitato a rivolgersi ai Ministeri delle Corporazioni e degli Scambi c Valute. Il Ministero delle Corporazioni era stato interessato a fornire il carbone per la produzione del cemento, ma era poco probabile che aderisse e, in ogni caso, la produzione avrebbe richiesto troppo tempo mentre il cemento occorreva subito. Il Ministero degli Scambi e Valute aveva persistito nella sua negativa. « In sostanza - diceva Soddu - il cù·co!o si chiude, come avviene anche per altri fabbisogni, senza alcun costrutto . Dovrei ora ricominciare da capo, dopo riottenuta la Vostra approt,azione di massima, ( ... ) per chiudere nuovamente il giro senza aver nulla concluso» . Occorreva dunque una diversa procedura che consentisse di conferire assoluta priorità alle esigenze mi li tar i;

- carburanti: bisognava adottare per i carburanti e lubrificanti un criterio seriamente restrittivo perché le difficoltà di importazione stavano facendosi pesanti; - carne : nel settembre 1939 la Federazione nazionale dei consorzi provinciali produttori dell'agricoltura era stata incaricata di assicurare la fornitura di carne per tutto l'esercito in guerra - per un ammontare superiore all'intera produzione nazionale del patrimonio zootecnico - ma, dovendo poter fare assegnamento su adeguati provvedimenti di legge che le attribuissero i poteri del caso, si era rivolta subito al Ministero delle Corporazioni. Nell'apr ile 1940 questo aveva comunicato che il problema era ancora allo studio, data la vastità e la portata del le richieste avanzate dalla Federazione; - avena : si rendeva necessario accantonare scorte per 2 milioni 56o.ooo quintali, comprese le esigenze dell'Impero, quale fabbisogno per un anno di guerra. Nell'ottobre 1939 era stato chiesto al Ministero dell'Agricoltura e Foreste ed a quello delle Corporazioni l'acquisto sul mercato nazionale di 1 milione di quintali. La Federazione consorzi agrari, incaricata dell'approvvigionamento, assicurò per 4oo.ooo quintali più, probabilmente, ancora 2- 30o.ooo, però al r" marzo 1940 ne aveva fornito soltanto 2.6oo cd il Ministero deIl' Agricoltura e Foreste prevedeva di poter provvedere semplicemente per altri 8 - ro.ooo quintali. Nel dicembre 1939 il Ministero degli Scambi e Valute era stato interessato per l'importazione del maggior quantitativo possibile di avena estera, ma nel febbraio 1940 aveva concesso solo 8o.ooo quintali di avena argentina, portati in aprile, dopo molte insistenze, a I .roo.ooo;


VERSO

Il.

CONFLITTO

- ca1·burante per le terre d'oltremare : stante il divieto di esportazione dci prodotti petroliferi nelle terre d'oltremare, le disposiz ioni vincolative erano applicate anche alle spedizioni dell'amministrazione militare, che perciò era costretta a chiedere di volta in volta l'autorizzazione preventiva del Ministero delle Finanze, con sensibile danno per la tempestività delle spedizioni; - materiali per l'Africa settentrionale: la Libia chiedeva 1110.\to, troppo (3o). Si sarebbe fatto il possibile, ma poco era consentito dalle circostanze. Piuttosto c< queste spinte improttvise ad agire a favore di t'ari settori », come se fossero assolutamente indipendenti e non parte di un'unica organizzazione, potevano finir con l'interferire negativamente nella messa a punto di tutto l'apparato militare; - approntamento deLl' esercito : si poteva mobilitare I milione e soo.ooo el i uomi ni, assicurando un'autonomia di circa due n1csi di operazioni. Per il c< dopo'' esisteva un'incognita preoccupante. Come se ciò non bastasse, Graziani a metà maggio propose di sospendere nuovamente l'allestimento delle artiglierie di maggior calibro (149/ 19, 149/ 40 e 210 j 22) per destinare ogni risorsa alle arm i aventi caratteristiche eminentemente difensive. Soddu non concordava e convinse Mussolini: non sembrava utile rinunciare a questo ammodernamento, tanto più che si trattava di distrarre dalle disponibi li tà del 1940 - non parlò degli anni successivi - 6.ooo tonnell ate di ferro e roo di nichel io. Inoltre di un ultimo argomento, non toccato il 13 maggio, trattò il 28 maggio: la discrepanza fra capacità produttiva e produzione effettiva di munizioni. Questa era in media i4 delle reali possibilità dell'industria né poteva essere aumentata sinché permaneva la nota situazione deficitaria di materie prime. L'appunto redatto sull'argomento si concludeva con una frase assai chiara: cc Detta situazione non consente naturalmente di far fronte all'alimentazione di anni di guerra. Come Vi è noto, Duce, l'approvvigionamento delle materie prime è il problema più as.rillantc, dall a cu i soluzione dipendono sostanzialmente le nostre possibil ità ». Il documento fu mostrato da M ussol ini a Favagrossa, il quale tornò subito sulla questione con un promemoria ancor più dettagliato (31) : per le artiglierie esistevano circa 6 (3o) Citato allegato 30. (3r) F. 5762/ S.P. clara cRoss,,, op. citata, pag. 267.

yn

giugno 1940 di COGEFAG. Cfr. C. F.wA-


300

L'ESERCITO ITALI ANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA MOr\DIALF.

rmfoc, vale a dire troppo poco, specialmente considerando che la produzione massima mensile era in grado di garantire appena 0,7 di unfoc per i piccoli calibri e 0,15 di unfoc per i medi calibri contro un fabbisogno mensile di reintegri pari mediamente a I ~ unfoc. Sulla unità di fuoco è bene spendere qualche parola in quanto correntemente è confusa con il prevedibi le consumo di un giorno di combattimento. Come si è già osservato, si trattava di una semplice unità di misura per la valutazione approssimativa delle esigenze, che a livello esercito erano considerate ragguagliabili almeno a dieci giorni operativi. Mancava un rapporto fra la unfoc su scala esercito e quella considerata per una grande unità, il che indubbiamente infìciava l'attendibilità della prima o della seconda, però la prima teneva anche conto delle distruzioni per bombardamenti e perdite per cause belliche c la seconda di solito si traduceva in un'autonomia da tenere a liveJio. Si deve comunque ammettere che si trattava di un'unità di misura troppo incerta o add irittura troppo vaga (32). TI problema del materiale - quantità e qualità - costituiva l'essenza di qualsiasi piano di ammodernamento e di approntamento delle forze armate. Fu certamente visto, ma altrettanto sicuramente non fu perseguito con chiarezza di idee n el campo strategico- politico e perseveranza di attuazione nel campo della programmazione. Si è inclini a ritenere che qualora le pur limitatissime risorse finanziarie fossero state impiegate alla luce di una precisa indicazione governativa della guerra da combattere e di una politica militare strettamente conseguenzialc, .i risultati, almeno localmente, sarebbero stati migliori . Lo scoppio del primo conflitto mondiale aveva colto l'Italia con un'industria non soltanto insufficiente ma pressoché ignorata dall'ambiente militare, dove erano stimati adeguati i pochi stabilimenti militari e le poche scorte esistenti, però lo sforzo organizzativo promosso da Dallolio dette ben presto risultati tangibilissimi. Nel dopoguerra, subito dopo l'avvento del fascismo al potere, Mussolini fece approvare nel 1925 la legge sull' « Organizza(32) Per chiarire meglio l'argomento si precisa che b regolamcntazione odierna prevede, in luogo della vecchia unfoc, la giornaw di fuoco e la giornata di munizioni, espresse entrambe in colpi f arma jgiorno. La prima è utilizzata per la determinazione del prevedibile consumo di munizioni e per la determinazione dell'autonomia da conferire alle grandi unità ed ai complessi tattici, con un'opportuna applicazione di coefficienti. La seconda è impiegara per la determinazione delle scorte per i primi novanta giorni o il primo anno di guerra o Luuo il corso di una guerra della durata di più anni.


VERSO

IL

CONFLITTO

301

zione della nazione per la guerra>> (33), integrata nel 1931 da quella sulla « Disciplina eli guerra>> e da una serie di disposizioni e di norme relative alla regolamentazione della produzione e dei consumi. Senonché tutte queste iniziative non furono sviluppate in profondità e non dettero i frutti sperati, in parte per difetti organizzativi, in parte per sostanziale incuria di regime, in parte per carente visione di una guerra moderna su scala europea, per non dire intercontinentale, nonostante scritti e discorsi con i quali numerose personalità politiche e purtroppo anche militari vantavano la concezione aggiornata e addirittura d'avanguardia che improntava la preparazione dell'Italia al futuro confronto bellico. Basti dire che la mobilitazione industriale era sostanzialmente vista - o almeno lo fu per parecchi anni - sotto l'aspetto del personale da assegnare o da esentare. Una delle deficienze più sentite fu la fortissima carenza di tecnici e di operai specializzati. Ne avvertirono il danno sia le forze armate sia le industrie e, purtroppo, lo avvertirono tardivamente. D'altra parte la questione doveva essere impostata e risolta prima di tutto nel!' ambito della istruzione scolastica nazionale. Le esigenze delle industrie in materia apparivano evidenti, così come era ovvia la necessità di tenere in una situazione di costante equilibrio l'esercito di campagna e l'esercito della produzione bellica. Non si trattava certo di un problema facile a risolversi, perché ambedue chiedevano gli elementi tecnicamente più preparati, comunque il secondo doveva necessariamente ottenere una oculata priorità. A titolo di esempio delle difficoltà che le industrie incontravano si può citare la Breda, che nel marzo 1940, nell 'illustrare le proprie richieste al Ministero della Guerra, indicò la necessità di un incremento di personale eli circa 4.ooo operai, di cui la metà appartenente alle categorie specializzate, e 200 capi- tecnici ed impiegati, lamentando in partenza il grosso ostacolo di reperire tecnici e maestranze realmente qualificati al punto di < <escludere la possibilità di un impegno assoluto salvo quello di fare quanto può dipendere dalla ditta pe·r raggiungere lo scopo>>. Si era ormai giunti alla fine di maggio. Favagrossa avvertiva - come gli altri principali esponenti civili e militari - sintomi di guerra im minente e moltiplicava i suoi rapporti. Il blocco delle navi italiane cariche di carbone tedesco, iniziato da parte britannica (33) L. dell'8 giugno r925, n. 969. F u sostituita, alle soglie della seconda guerra mondiale, dalla legge del 21 maggio 1940, n. 415 - allegato 42.


3O2

L'ESERCITO I TtiLIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA ~!ONDIALE

ai primi di marzo: continuava perché l'offerta di carbone inglese contro vendita di prodotti dell'industria pesante era stata rifiutata da Mussolini e si faceva sentire gravosamente. Il 31 maggio, prendendo spunto dall'interruzione delle trattative commerciali con Londra, Favagrossa segnalò minuziosamcnte le materie prime in corso di navigazione e di previsto arrivo nei porti italiani entro giugno. Due giorni prima Mussolini aveva dichiarato ai Capi di S.M. di considerare tutti i giorni buoni per entrare in guerra a partire dal 5 giugno. 2. - L 'EFFICIENZA DEL

R.

E SERCITO NEL

T940·

Dalla esposizione di numerose opere che hanno riportato cifre, dati e situazioni in merito allo sforzo compiuto per approntare l'esercito sembra ricavarsi l'impressione di un lavoro effettuato alquanto alla giornata . Anche dalle pagine che precedono non emerge la sensazione di una pianificazione rispondente alle prevedibili esigenze, lungimirante rispetto agli sviluppi della tecnica, impostata con un certo grado di elasticità, seguita con la necessaria coerenza. T uttavia i frequenti accenni fatti alla politica estera attuata dal regime ed ai bruschi cambiamenti di umore e d 'opinione di Musso.lini appaiono sufficienti per spiegare il procedere a sbalzelloni del processo di riordinamento e di ammodernamento de.ll'esercito e, naturalmente, delle altre due forze armate . In un mondo quale quello anteguerra, in cui i giochi de.lle amicizie e degli schieramenti presentavano a1ti e bassi con conseguenti mutamenti di indirizzo, era in un certo senso .inevitabile una preparazione generica degli eserciti, specialmente in rapporto ai possibili sviluppi tecnici ed operativi, da molti intuiti ma da pochi compresi, della motorizzazione e dei corazzati, del mezzo aereo, del radar, della portaerei. Conosciamo le lotte sostenute dagli innovatori _in tutti i principali Stati per l'affermazione delle concezioni che poi sono state alla base dei successi ottenuti nella seconda guerra mondiale. L'avvento al potere di Hitler ed il riarmo della Germania dettero uno scossone ad un equilibrio che, pur apparendo poco stabile, non minacciava gravi rivolgimenti dello status quo. Mentre Gran Bretagna e Francia si decisero ad approvare programmi militari di assoluta eccezionalità in vista di un pericolo reputato reale, mentre l'U.R.S.S. procedeva lungo una strada particolare in cui il potenziamento delle forze armate, sempre sostenuto vigorosamente, era ostacolato da ritardi della tecnica e da decisioni suicide - come la decapitazione


VERSO

IL

CONFLITTO

dell'armata rossa (34), alla quale è in massima parte da attribuirsi l'ingloriosa campagna di Finlandia e gli immensi disastri subiti nella prima fase del conflitto con la Germania -, la Germania svolgeva uno sforzo imponente, anche se sopravvalutato dai contemporanei, ed organico per costruire una macchina bellica in grado di conseguire gli obiettivi fissati da Hitler e l'Italia si esauriva economicamente con un improvviso impegno militare in Etiopia ed in Spagna. Il declino dell'Italia nel campo militare cominciò subito dopo la conquista dell'Impero, sia per la maggiormente onerosa situazione finanziaria, sia per il riarmo altrui, sia per mancanza di una solida guida militare al vertice. Quando Pariani succedette a Baistrocchi, i primi di ottobre del 1936, si trovò di fronte ad un quadro economico ben poco soddisfacente : 5.500 milioni eli fondi straordinari per gli esercizi 1936- 37 e 1937 - 38 accreditati al Ministero della Guerra - e già impegnati in commesse date dal predecessore - per il reintegro dei materiali inviati in Africa orientale; ulteriori J.8oo milioni impegnati in commesse ma non ancora riconosciuti dal Ministero delle Finanze; nessuna assegnazione per la guerra di Spagna testé iniziata; impegno firmato nell'agosto 1936 dai tre Sottosegretari di forza annata di non chiedere assegnazioni straordinarie sino a tutto l'esercizio 1937- 38. Pariani tentò di far colmare subito il debito di r.8oo milioni e prospettò un programma parziale per 2 .200 milioni, ma inutilmente perché il Ministro delle Finanze aveva dichiarato a Badoglio che le previsioni di chiusura del bilancio portavano già ad un disavanzo di 5 miliardi, cosa che destava serie preoccupazioni. Ad ogni modo si cercò di studiare una via di uscita. La sola elencazione dei tentativi di programmare i provvedimenti ritenuti occorrenti per conferire efficienza ali' esercito nei tre anni precedenti il conflitto è più che sufficiente a dare un'idea delle difficoltà nelle (34) Nell'incredibile bagno di sangue che sconvolse la società sovJetica e perfino il PCUS, fra la fine primavera 1937 e la fine autunno 1938 furono eliminati tutti gli I I vicecommissari alla Difesa, 75 su 8o membri del soviet militare, 3 su 5 marescialli, tutti i comandanti di distretco, quasi tutti i capi delle amministrazioni. politiche dei distretti, 13 su 16 comandanti eli armata, 6o su 67 comandanti di corpo d'armata, 136 su r99 comandanti di divisione, zz r su 397 comandanti di brigata, 20- 2).ooo ufficiali dei grad i da colonnello a capitano (cfr. RoY MEvVEDEv, Lo sta!inismo, Mondaclori, Milano, 1972 e JouN ERJCKSON, Storia dello Stato Maggiore sovietico, feltrinell i, Milano, r963). Come ammise Chru~cev, la purga m ilitare continuò sino al 1941, senza distinzioni fra quadri militari e quadri politici.


304

L'ESERCITO ITALIA NO ALLA VIGiliA DELLA

23

GliERRt\ MOND!i\LE

quali si dibattevano il Ministero cd il Comando del Corpo di Stato Maggiore per conciliare le esigenze con le disponibilità di fondi: - piano quadrien nale del marzo 1937, che considerava le necessità di tutti i servizi, lavori difensivi e ferroviari, sistemazione logistica, difesa controacrei, materie prime. Importo: rr miliardi ; - programma in sci tempi del n ovembre 1937, che considerava le stesse necessità. Importo: 13,5 miliardi; - piano decennale del maggio 1938, che considerava tu tte le necessità derivanti anche dall'aumento della struttura dell'esercito. Importo: 24,5 miliardi; - piano ridotto del luglio 1938, che considerava armamento, sistemazione difensiva e logistica, automezzi e carri armati, Libia. Importo: ro,5 miliardi; - piano C.S. 4r, parte 1 3 , del luglio 1938, derivante dal precedente, che considerava incremento forza bil anciata, anni e munizioni, sistemazione di fensiva, dotazioni reparti cc.nn., carri armati cd automezzi per grandi unità d'immediato e pronto impiego, carburanti, dotazioni stabilimenti d'armata, sistemazione logistica in Patria e in Libia, materie prim e. Importo: 5,5 miliardi; - piano C.S. 41, parte 2", dell'aprile 1939, che considerava munizionamento, servizio commissariato, genio, materie prime, depositi, difesa Libia c Egeo, difesa controaerei Libia, centro esperienze Libia, corpo d'armata d'Albania. Importo: 5,5 miliardi. Il piano C.S. 41 fu approvato da Mussolini che concesse 5 miliardi per la r" parte e 4,5 miliardi per la 2• parte. Le somme furono articolate come segue : bigcnzc

Difesa del Paese Difesa Libia - Egeo Programma artiglierie Programma motorizza zio ne Serviz io chimico D ifesa controaerea (DICA1') . Sistemazione immobili militari Dotazioni e scorte Riserva Totali

1a

aliquota

z• aliquota

140 milioni )) 240 )) 2.686 )) 8!2 )) ro8 soo roo -

41 4

)) ))

300 milioni )) 156,5 )) s8s,s )) 240

3 l6 1.180

))

·444 278

))

1 ))

5.000 milioni

4·500

))

))

milioni


VERSO

IL

CONFLITTO

Tuttavia concessione c stanziamento sono termini ben differenti nel significato e, purtroppo, talvolta non strettamente connessi nel tempo. Il 2 dicembre 1939 Soddu presentò a Mussolini un appunto sulle spese per gli allestimenti straordinari: dei 9,5 mili ardi appena due mesi prima erano stati stanziati i primi 5 mlliardi, comunque i programmi consentiti dal finanziamento del piano erano in pieno sviluppo c gli impegni già assunti per essi ammontavano a 6.804 milioni. Nel frattempo lo scoppio della guerra in Europa aveva generato altre necessità, per fronteggiare le quali erano stati impegnati altri 4.110 milioni (di cui 1.442 soltanto per artiglierie e munizioni) nonché. sempre dopo approvazione di Mussolini, avviati programmi per ulteriori 4.320 milioni (3.000 per vestiario - equipaggiamento e 1.320 per la costruzione di depositi per 40o.ooo tonnellate di carburante). In sostanza, a fi ne 1939 gli allestimenti programmati ammontavano a 17.930 milioni, gli impegni presi in relazione ad essi raggiungevano i 10.914 milioni, lo stanziamento fatto si limitava a 5.ooo milioni. Ciò completa le grandi linee del panorama sin qui esposto sulle condizion i in cui si trovava l'esercito durante il periodo della non belligeranza. Adesso si può fissare lo sguardo alla vigilia della dichiarazione di guerra facendo (( parlare » pochi documenti dell'ultima ora : lo stato di efficienza delle grandi unità all'inizio di maggio compilato dal Comando del Corpo di Stato Maggiore, il successivo p romemori a di Soddu sull'approntamento dell'esercito e la situazione delle truppe verso la fine dello stesso mese esposta da Graziani. Come si è visto, il T3 dicembre 1939 Graziani aveva invitato i capi reparto dello Stato Maggiore a fare i calcoli per disporre nell'agosto dell'anno seguente di un milione di uomini istruiti inquadrati in 6o divisioni (35), con l'autonomia generale di un anno di

(35) Nel contempo, però, Graziani prospettò a Soddu l'opportunità di costituire 100 divisioni per essere in grado di intraprendere una grande offensiva. Non scese in particolari, limitandosi ad un 'idea generica, comunque precisò che, se non d iminuivano le importazioni, per la fine del ry4o sarebbero state a posto le 73 divisioni esistenti, cosicché si sarebbe trattato di costitui re altre 27 divisioni. All'uopo conveniva non vendere all'estero materiale bellico, ma acquistarne, reclutare quadri e stabilizzare la forza . Soddu - che nel rapporto giornaliero del 20 dicembre mise Mussolini al corrente della questione - replicò che la situazione dell'esercito presentava grandi unità tuttora incomplete e deficienze di materie prime sempre maggiori. Perciò era necessario <<restare nel campo della realtà», lavorando per il momento su un ordinamento unico, di pace e di g uerra, di 67 divisioni. Il

20 . -

Mont.


306

L'ESERCITO ITALIANO ALL<\ VJCII,.Ii\ DELLA 2 a CUERRA ~0::-IDIALE

guerra. Il lavoro fu iniziato subito. Per il personale sappiamo che nell'aprile 1940 iniziò la mobilitazione graduale dell'esercito. 11 1 " maggio fu presentata a Mussolini la situazione relativa alle unità di costituzione immediata a quella data. Si trattava di una segnalazione periodica con la quale mensilmente il Comando del Corpo di Stato Maggiore informava il Capo del Governo ed il Capo di S.M. Generale sulla consistenza reale dei reparti; questa volta la segnalazione acquistò - a postei'Ìori - un valore di particolare rilevanza perché in pratica indicò il grado di preparazione del R. Esercito allo scoppio della guerra. Converrà, dunque, rìportarla per esteso anche se ormai nota (36), commentandola di volta in volta per q uanto sem bra utile: << L'efficienza è riferita alle dotazioni individuali e di reparto previste dalle formazioni organiche di guerra, eccezione fana dei mezzi di trasporto, per i quali si sono presi come base: - le formazioni di pace per i quadrupedi, il rimanente essendo dato dalla requisizione; - le formazioni ridotte di automezzi nelle divisioni, nelle artiglierie di C.A. e di A.; - le previste percentuali d i automezzi da accantonare fin dal tem po di pace, il rimanente essendo dato dalla requisizione (xoo% auto speciali, roo 0 0 automezzi della C .a.F . e dell'Armata del Po, delle divisioni alpine e delle G.U. in Libia, 50° 0 delle divisioni di fanteria e delle unità non indivisionatc, o% delle uni t~ del servizio trasporti di armata c dell'Alto Comando). )l'elle divisioni di fanteria (esclusa df. "Torino") le batterie d'accompag namento sono considerate costituite ancora con pezzi da 65 / 17 anziché da 47/ 32. Per il vestiario- equipaggiamento e per l'armamento ind ividuale è u fattor comune la deficienza rispettivamente di circa 2 / ; e di 1/ G delle serie occorrenti per la forza di guerra.

lavoro da compiere riguardava, in definitiva, il consolidamcmo della struttura organica dell'esercito, il completamento delle dotazioni e l'adeguam ento dei mezzi di trasporto alle reali disponibilità. Infine, concluse Soddu, l'esportazione di materiale bellico era una necessità, perché procurava valuta e materie prime. Indubbiamente la proposta di Graziani non appariva convincente e la risposta di Soddu era concreta. Tranne per un assunto (il poter veramente meuere in piedi 67 divisioni) ed un'affermazione (il voler adeguare le dotaz ioni ai mezzi di trasporto esistenti). Il primo, anche nella migliore delle ipotesi, aveva la palla al piede dell'ordinamento ''binario J>j la seconda era insostenibile perché non r isolveva il problema: lo capovolgeva. (36) F. Rossr, op. citata, pag. 154.


VERSO

IL

CONFLITTO

307

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Non vengono considerati i materiali in commessa e di previsto allestimeuto. Non vengono considerate le dotazioni degli stabilimenti d'armata né le scorte di tlualsiasi genere ll.

E' una premessa che concerne tutte le unità interessate, cioè 71 divisioni e relativi supporti di corpo d'annata e d 'annata e fa astrazione sia dei materiali in corso di approvvigionamento sia delle dotazioni d'armata e delle scorte d'ordine superiore, elementi che costituivano oggetto di diversa segnalazione. Gli argomenti salienti sono i mezzi di trasporto ed il vestiario- equipaggiamento. Per i primi valeva il principio di considerare negli organici di pace un quantitativo inferiore al fabbisogno, nell'intesa che all'atto della mobilitazione la requisizione avrebbe senza difficoltà colmato il divario. Di per sé il concetto era corretto, ma il punto debole stava nella misura stabilita per le formazioni di pace e, peggio ancora, per quelle di guerra. Questi livelli, occorre dirlo apertamente, erano troppo artificiosamente bassi e non potevano che ingenerare confusione. In seguito ali 'esperimento di mobilitazione del 1939, lo Stato Maggiore aveva ridotto drasticamente il numero degli automezzi in dotazione ai reggimenti ed alle unità trasporti. Subito dopo, però, constatata l'impossibilità di raggiungere anche i predetti .livelli ridotti, data la scarsa disponibilità di veicoli efficienti, decise l'approntamento dei reggimenti al so% degli organici e delle unità automobilistiche al 70%, vale a dire accettò di valutare pienamente impiegabili i reparti pur sapendo che una simile decurtazione (che all'atto pratico diventava maggiormente sensibile) su organici più irrisori che striminziti (37) avrebbe compromesso la capacità di movimento e di alimentazione delle unità prima ancora dell'impiego in combattimento. Prescindendo per il momento dal gettito della requisizione - che fu insufficiente, talché neppure i livelli del so% e del 70% furono raggiunti - resta il fatto che la disponibilità di questi miseri quantitativi pur se raggiunta non avrebbe consentito alla quasi totalità dei reggimenti e delle divisioni di avere al seguito (37) La D.f., nella sua fo rmazione di guerra 1940, aveva 114 autocarri e 3.424 quadrupedi, la D.alp. 21 r au tocarri c 5·327 quadrupedi, la D. autotrasportabile 426 autocarri e 913 quadrupedi, la D.mot. 531 automezzi (compresi autospeciali e aurovctture), la D.cel. 418 automezzi e 2.154 quadrupedi. Il reggimento di fanteria disponeva semplicemente di 8 autocarri leggeri, 3 autocarrcttc ed r autovettura. La divisione di fanteria (ternaria) tedesca disponeva d i mille automezzi .


~08

t'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA Dt;LLA 2~ GUERRA MONI>Ii\LE

le dotazioni di prima e di seconda linea, ed ai reparti automobilistici di grande unità e di intendenza di provvedere contemporaneamente ai rifornimenti cd ai trasporti . In sostanza, le carenze nel campo della motorizzazione erano tali da infìrmare in partenza e da sole il concetto di impiegabilità delle divisioni . Basti dire che su 44.150 autocarri militari di previsto accantonamento in pace per le unità di costituzione immediata ne esistevano al 1" novembre 1939 solo 19.127, con la previsione di raggiungere i 28.397 al 1° maggio 1940; contro un fabbisog no di 6.835 trattori c trattrici da accantonare si aveva un'esistenza di 5.283 mezzi nel 1939, da portare a 5·738 nel 1940; contro una necessità di r .654 autoambulanze si prevedeva di averne appena 941 nel 1940, e su 843 autofficine solo 539 erano previste per il 1940. Perfino le motociclette mancavano: la disponibilità di 6.700 poteva essere portata a u .420, ma ne accorrevano I7.87o. A tale deficienza basila re se ne aggiungeva un'altra altrettanto grave, specialmente per i risvolti psicologici : la mancanza di 2 1 / 5 delle serie di vestiario- equ ipaggiamento e di / 6 di armamento individuale per la forza di guerra, pari a 2.8oo.ooo uomini. Seguiva l'esame delle grandi unità, che erano state classificate come complete se « soltanto » con le lacune organiche comuni, efficienti se impiegabili in guerra nonostante ulteriori specifiche manchevolezze, incomplete se di efficienza ridotta, cioè ugualmente impiegabili in guerra benché con rilevanti carenze. Specificazioni del genere sono normali negli eserciti, tuttavia le denominazioni adoperate lasciavano spazio a « distinguo )> troppo sottili: fra completo ed efficiente non si può affermare che la differenza sia indiscutibile. « Divisioni complete.

Hanno: dotazioni individuali e di reparto prescritte (con la nora riserva per vestiario ed armamento individuale) e l'armamento collettivo; i quadruped i previsti dalle formazion i di pace (completamento mediante requisiz ione); gli automezzi nel numero da accantonare in pace (completamento mediante requ isiz ione per gli automezzi comu ni delle div.ftr.): -

3 divisioni celeri; 2 d ivisioni motorizzate (indipendentemente dai terzi battaglioni autotrasportati, recentemente assegnati ai rgt. bersaglieri cd in corso di costituzione); -

-

5 divisioni alpine;

-

9 divisioni di fanteria (8 da montagna ed

1

normale). Tutti

rgt.


VERSO

IL

CONFUTTO

artiglieria sono e resteranno per ora a traino animale, così come il carreggio della fanteria. Per le unità CC.NN. v. avvertenza a pagina seguente (38). Totale delle divisioni complete: 19 ».

Nulla da osservare, tranne che le divisioni celeri, motorizzate ed alpine erano praticamente al completo già il 1° novembre 1939· << Divisioni efficienti. Pur avendo qualche deficienza, hanno ugualmente efficienza bellica.

A) Con armamento e dotazioni va rie al completo e deficienze nei mezzi di trasporto : - 3 divisioni ftr. autotrasportabili: manca il 40 % autocarri. E' in corso la requisizione per il completamento. B) Con deficienze varie: - 3 divisioni corazzate. Hanno carri L anziché M in tutti i btg . carri armati meno due, uno dei quali col so % di carri M. l terzi btg. autoporrati recentemente assegnati ai rgt. bersaglieri sono in corso di costituzione; - 4 divisioni autotrasportabili tipo Libia. Mancano in parte le armi per assumere le fonnazioni ftr. tipo; ~ circa automezzi. Non hanno adatti automezzi per trasporto m unizioni fuori strada; - r divisione Egeo (mancano in parte le anni per trasformarsi in tipo e 20% automezzi); 21 div.ftr. (4 da mon t., J7 normali). Hanno l'armamento tipo senza cp. da 8r rgt. e senza cp. da 45 nel btg. mort. div.; gr. di art. tutti a trazione animale. Deficienze da 4 / G a 5 jG automezzi; in alcune div. le cp. da 47 anticarro d iv. sono per ora su 4 o 6 pezzi. Pressoché totale deficienza di munizionamento da 47 e da 8r . Totale delle divisioni efficienti: 32 )).

(38) L'avvertenza - comune per tutti i reparti della M.V.S.N. - precisava che per le unità cc.nn. immesse nel R . Esercito era in corso il riordinamento ed il completamento delle dotazioni e dell 'ar mamento in relazione agli organici eli recente a p provati. Non essendo quindi ancora adeguato il livello di efficienza dei battaglioni cc.nn. a tjuello delle divisioni di cui facevano parte, si aveva: - su 9 D .f. complete : 2 avevano due battaglioni efficienti, 5 un solo battaglione e 2 nemmeno quello; - su 21 D .f. efficienti: 9 avevano due battaglioni efficienti, 6 un solo battaglione e 6 nessun battaglione; - su 12 D .f. incomplete: 3 avevano due battaglioni efficienti, 5 un solo battaglione e 3 nemmeno q uello. Una divisio ne non aveva battaglioni cc.nn. in assegnazione. Inoltre esistevano 22 battaglioni eli copertura in Italia (di cui 21 efficienti) e 4 i n L ibia (tutti efficienti).


3I O

L'ESERCITO ITAL!i\1\'0 ALLA VIGIL IA DEl l.-\ 2' GUERRA MONOIALE

Non si può convenire sul reputare efficienti, nel puro c semplice significato del termine, grandi unità che presentavano le manchevolezzc sopradescritte, oltre, beninteso, a quelle a fattor comune. Da r ilevare, inoltre, come giustamente a suo tempo fosse stato considerato ottimistico il quadro fornito da Pariani su l finire del I939· Secondo 1a situazione inviata dal Ministero della Guerra già al 1° novembre 1939 apparivano al completo 2 T divisioni di fanteria, salvo carenze nei mezzi di trasporto che sarebbero state colmate per quasi tutte entro il 1" maggio 1940. Invece adesso soltanto 9 di tali divisioni (e con le note negative generali) risultavano complete; le rimanenti presentavano ancora scompen si sensibili. Inoltre, delle 24 divisioni di fanteria con deficienze di vario tipo che dovevano essere completate entro la primavera del 1940, 21 erano considerate solo cfficienti e 3 rimanevano incomplete. u Divisioni incompkte. Pur avendo delle deficie nze nelle dotazioni varie e nelle a rmi, possono essere impiegate in guerra con efficienza ridotta: 12 divisioni fanteria (3 da mont., 9 norm.) in Italia e in Albania (tune le artiglierie sono ippo e som.). Non hanno ancora avuto il completamemo di armi ftr. per assumere le formazioni tipo (mancano di massima 54 fuc. mtr. su 240; 81 mortai da 45 su 135; 12 mortai da 81 su 24; 4-6 pezzi da 47 antic. su 8). Mancano 5 /s automezzi;

- 4 divisioni aut. tipo Libia e 4 divisioni CC.NN. Libia. Mancano : le cp. motocicl., i btg. carri L, le armi per assumere formaz ioni rgt. ftr. tipo, 4/5 automezzi. Inoltre le div. no n hanno adatti automez~i per anelare fuori strada con le artiglierie e le mun izioni. Totale delle d ivisioni incomplete: 2 0 . Totale complessivo: 71 divisioni (non comprese le due libiche)».

Nulla da dire, evidentemente, a parte il sottolineare come fra le divisioni a capacità ridotta ci fossero otto divisioni dislocate in Libia che tra breve sarebbero state chiamate al fuoco e le divisioni d'Albania, delle quali probabilmente solo Ciano e Jacomoni in quel momento accarezzavano l'impiego in Grecia (39). Fra i supporti principali di corpo d'annata c d'armata venivano indicati come completi 28 battaglioni alpini valle e 9 gruppi di artiglieria alpina valle, mentre il grosso risultava largamente incompleto, compresa la guard ia alla front1era che a fine 1939 era data come a punto:

(39) Cfr. S.M.E. - UH.

STORICO,

La campagna di Grecia , pag. 34·


V I;.RSO

IL

COKFLITTO

31 I

((Unità principali di armata e di corpo d'armata efficienti: - 22 settori di copertura (ed I sottosettore autonomo) e r4 raggruppamenti artiglieria da posizione. Rispetto all'attuale organizzazione e non comprese le ingenti proposte di aumenti organici in corso di esame, mancano : 2.ooo mtr. su 7.ooo circa, 30 pezzi da 47/ 32 su 300 circa, 35% mezzi di trasporto a traino meccanico; - G.a.F. in L ibia : mancano 247 pezzi da 47 su 329, 500 mtr. su 900 circa, alcuni materiali di caricamento e vario; - 26 btg. mtr. di C.A. : 15 hanno ancora i mezzi di trasporto a soma c ippo. Mancano alcuni accessori e 1'8o% automezzi; - 4 rgt. bers. ciclisti: manca 15% autocarri e alcun i accessori; - 7 rgt. cav.: mancano zo % cavalli rispetto formazioni di guerra; 15% autocarri; - 3 rgr. ftr. carrista con 7 btg. su 2 cp. anziché su 3, tutti con carri L. Manca 30% aurocarri e carri L; - 139 grup pi di art. (media 4 gr. per C.A.; 7 gr. per A.). Sono artiglierie di vecchio tipo; manca zo% aurocarri e parte dei caricamenti. (E' in distribuzione a 3 gruppi il materiale da I49/ 40 e a 2 gr. il materiale da zro j22 destinaro a sostituire l'attuale dopo il necessario periodo di addestramento); - 99 btg. vari del genio: mancano alcune staz. radio di grande potenza e poche altre d i m inore potenza; 35 % eli autocarri; - I9 gr. art. c.a. (quasi tutto materiale vecchio) : manca rs % autoc. '' ·

Anche a questo riguardo sembra oltremodo discutibile attribuire validità di impiego a reparti con simili manchevolezze. Infine: u U nità principali eli armata e di corpo d 'armata inefficienti: - 4 htg. mtr. di C.A. (dotazioni in corso di costituzione); - r rgt. cav. non costituito in pace: mancano tutti i cavalli e gli automezzi; - 6 gruppi di artiglieria di C.A. da ros f z8 (già di costituzione successiva, passati ora eli costituzione immediata. Hanno deficienze eli armamento portatile, oggetti d i servizio generale e varie); - unità eh imiche varie : nuovo ordinamento i n corso eli attuazione. Esiste il materiale per circa il 25 /~ del fabbisogno. Dei proiettili a liquidi speciali si ha una q uantità insignificante >l .

La situazione risultante dalla segnalazione del 1" maggio era molto chiara (4o),. comunque ad essa si aggiunse quella illustrata da Soddu al rapporto del 13 maggio : (4o) La situazione al r" giugno (documento allegato 43) si mantenne sostanzialmente invariata: le divisioni complete divennero 22, quelle efficienti 30 c le inefficienti 19.


3 12

L'ESERCITO !T ALIANO ALLA VIG i l.l:\ DELLA 2'' GUERRA MONDIALE

<< Mediante il lavoro di quest'ultimo semestre siamo oggi in condizioni di mobilitare una massa di 1.500.000 uomini, assicurandole i mezzi per un ciclo operativo valutabile a circa 2 mesi. L'insufficienza di materie prime rispetto al fabbisogno delle industrie, la cui potenzialità è notevolmente au mentata, pone il grave problema dell'alime11tazione successiva delle operazioni belliche. Ne consegue la necessità di compiere lo sforzo massimo di approntamento solo nell'imminenza della nostra entrata in guerra. Ciò allo scopo di realizzare la massima economia d i mezzi e di proseguire nella produzione accumulando il maggiore potenziale possibile. I provvedimenti già adottati c quelli in corso portano ad avere in efficienza il dispositivo di copertura, il gruppo Armate Ovest (1• c 4" Armata), il gruppo Armate Est (2• e Armata) c l'Arm ata " P o ". I provvedimenti che dovrei ora assumere in seguitO alle Vostre ult!me decisioni comporterebbero:

s•

-

richiamo di 14.000 ufficiali c 4oo.ooo tr uppa;

- requisizione di 62.000 quadrupedi e 11.000 auto mezzi; - impiego di tutte le serie di vestiario e eli equipaggiamento accantonate nei magazzini, dato che la forza globale dell'Esercito salirà a t .500.ooo uom ini circa. Essi rappresentano pertanto lo sforzo massimo attualmente fattibile e corrispondente alle nostre massime possibilitù pratiche complessive di mobilitazione. Questo sforzo sarà possibile; ma incided notevolmente sulla vita della azione, specie nel campo delle attividi agricola e industriale. Perciò: - qualora necess1tt compiere senz'altro lo sforzo massimo di approntamento, i provvedimenti suddetti possono avere applicazione pronta e integrale; - qualora invece si tratti solo di fare un ulteriore passo nell'approntamento dell'Esercito, converrebbe alleggerire i provvedimenti stessi, sia nei riguardi del personale, sia in quelli delle requisizioni, sia soprassedendo alla costituzione di alcuni servizi meno importanti. Ciò consentirebbe eli procedere con maggiore gradualità, a vantaggio della regolarità esecutiva e soprattutto dell'economia nazionale. Allorché occorrerà integrare l'approntamenco, basterà che la Vostra decisione preceda di una ventina di giorni la data in cui l'Esercito dovrà essere pronto» (41).

(41) Promemoria s.n. clara 13 maggio del Sottosegretario per la Guerra. Da aggiungere che alla data del ro giugno erano allo stud io ulteriori provvedimenti intesi a portare al 1 00 ~~ i Comandi d i gra nde unità, tutti i reparti delle armate 1"', z•, 3a, 4", t e s•, tutte le unità collegamenti ed altri enti e reparti per complessivi 11.100 ufficiali e 293 .000 sottufficiali e truppa; provvedimenti che però non videro, al momento, attuazione se non in misura molto limitata.


VERSO !L CONFLITTO

Una settimana dopo Soddu toccò un altro tasto, quello della cessione di materiali bellici da parte tedesca. Al rapporto del 18 maggio egli ricordò a Mussolini che la deficienza di moderni materiali d'armamento derivava dal fatto che il relativo piano di approntamento prevedeva la sua completa attuazione per il 1942- 43· Il gen. Fautilli, nella recente missione svolta in Germania per richiedere i materiali di maggiore necessità, aveva ricevuto solo generiche promesse, la cui esecuzione era subordinata al non inizio del ciclo delle grandi operazioni, ormai invece in corso. Il nostro addetto militare a Berlino, gen . Marras, aveva ultimamente comunicato che il problema dell'eventuale cessione era stato avocato a sé dal OKW, il quale si riservava di trattarlo per il tramite dell'ambasciata di Roma. Ora, il Reich aveva certamente una buona disponibilità dci materiali per noi preziosi, giacché effettuava ancora forniture all'estero per procurarsi valuta pregiata c merci, e stava inoltre incamerando il materiale de Il 'Olanda, dopo aver preso quello della Danimarca e della Norvegia. Se la Germania era scesa in campo molto prima dell 'epoca nella quale sarebbero stati ultimati i nostri armamenti, sembrava logico, nel caso del nostro intervento al suo fianco, che essa cedesse con tempestivo anticipo le armi che l'Italia non aveva avuto il tempo di costruire. L'impostazione della questione in tali termini, che appariva necessaria per evitare tergiversazioni o limitate e quindi non risolutive concessioni da parte tedesca, veniva ad assumere carattere essenzialmente politico, richiedendo essa la valutazione se fosse giun to il momento opportuno di porre basi conc-rete per l'effettiva collaborazione mi litare con la Germania. Perciò Soddu sottoponeva il grosso quesito alle decisioni di Mussolini, per il caso ritenesse disporre lo svolgimento di passi ufficiali presso il Governo del Reich, tramite l'ambasciata tedesca di Roma ed il successivo invio a Berlino di una missione militare per le necessarie trattative e per lo scambio di notizie di carattere logistico, argomento, quest'ultimo, da tempo sollevato da parte tedesca. Fece bene Sodd u a porre esplicitamente il problema a Mussolini, anche se proprio non si può affermare che nel recente passato egli avesse caldeggiato i contatti militari con la Germania. Fece male a non insistere, magari chiedendo l'intervento di Badoglio, allorché Mussolioi si sottrasse alla decisione. L'appunto fu infatti riconscgnato al capo di gabinetto con una malinconica osservazione a matita bleu di Soddu: « Questione sarà affrontata a suo tem-


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L'ESERCITO ITAUANO ALLA VICIUA DELLA 2 " GUERRA MOND IAtE

po >> (42). Cinque giorni dopo Mussolini disse a Badoglio cd a Balbo di aver deciso di entrare in guerra a parùre dal 5 giugno. Dal canto suo Graziani, sentendo salire la febbre dell'intervento nell 'animo di Mussolini, decise di riprendere la cosa in modo più diretto con un promemoria personale (43): « Duce! Sino a poco tempo fa il nostro intervento appariva prevedibile per la primavera 1941. l n tale situazione, malgrado la nota deficienza di materie prime, le vendite di armi, munizioni e materiali bellici vari all'estero, e l'assenza di provvedimenti eccezionali che limitassero i consumi interni a profitto dell'Esercito, si poteva contare di avere questo ultimo a momento opportuno - sia nella madrepatria sia oltremare - in discrete condizioni di approntamento, tranne in fatto di artiglierie e scorte. Ora i termini dell'intervento appaiono considerevolmente avvicinati, mentre g li approntam<::nti di mate riali hanno mant<:: nu to il ritmo ineluttabi lmenre lento di prima, non si è proceduto all'acquisto d i armi in Germania, e - per riscontro - si sono dovuti staccare in blocco dalla madrepatria a profitto delle forze d'oltremare armi e munizioni e materiali, che si era preventivato di assegnare a dette forze a poco a poco, proporzionalmente al gettito complessivo delle fabbricazion i. Stando così le cose, reputo doveroso di prospettarVi il quadro esatto della situazione attuale dell'Esercito» .

Il documento prendeva poi in esame le grandi unità mobilitabili e quelle disponibili per la difesa metropolitana dell'Italia, l'approntan1ento delle grandi unità speciali rispetto al problema della motorizzazione, lo stato delle dotazioni dei principali serv izi ed infine lo schieramento delle grandi unità per la difesa metropoli tana. Facendo astrazione delle forze dell'Impero, il R. Esercito poteva mobilitare 73 divisioni di vario tipo, di cui 49 nella penisola, 2 in Sardegna, 2 in Sicilia, 5 in Albania, 14 in Libia ed I in Egeo. A parte i diversi livelli di approntamento, come è noto la loro struttura organica presentava difetti congeniti che le rendevano inferiori in un confronto alla pari con gli altri eserciti. Le divisioni di fan teria, di qualunque tipo, avevano un .numero di battaglioni inferiore a quello della divisione francese c jugoslava, tanto più che dci due battaglioni di camicie nere solo uno era al momento mobilitabile; disponevano di un complesso di armi di accompagnamento e contro(42) Promemoria s.n. data 18 maggio del Sottosegretario per la Guerra. (43) Citato promemoria n. I I datato 25 maggio 1940 - allegato 36, già pubblica(o in stralcio da F . Rossi, op. citata, pag. 161.


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li.

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carri decisamente inferiore alle divisioni avversarie; non possedevano un reparto esplorante; avevano semplicemente tre gruppi di artiglieria contro i cinque, di cui due di medio calibro, del nemico. Le due divisioni corazzate « sono tali solo di nome >> perché dotate quasi esclusivamente di carri leggeri: esistevano appena 70 carri M 1 r e nessun carro pesante né autoblindo. Quanto ali' artiglieria, quelle pesante campale e pesante erano scarse e superate e la controaerei pressoché inesistente. Fin qui il promemoria. Era la bocciatura senza mezzi termini dell'ordinamento Pariani Soddu, però tutti, indistintamente, questi rimarchi erano noti a Graziani, come Capo di S.M. dell'Esercito dal novembre 1939 e come esponente militare di altissimo livello ancor da prima, e non risulta lo abbiano indotto ad una presa di posizione preliminare, neppure sulla questione organica. Tornare ad una struttura divisionale ternaria poteva apparire impresa raggelante in quella sequenza di mobilitazioni parziali, congedamenti e richiami. Tuttavia sicuramente il problema poteva essere posto sul tavolo, dal momen to che esistevano difficoltà a mettere realmente a punto perfino le 19 divisioni binarie, considerate complete, cioè meno di un terzo del totale. E certamente nessuna revisione organica avrebbe causato uno sconvolgimento pari a quello provocato, a guerra iniziata, dalla mobilitazione parziale del luglio 1940 e soprattutto da quella più ampia del successivo ottobre! E' difficile non ritenere che l'azione decisa e congiunta di Badoglio e Graziani, il Capo di S.M. Generale ed il Capo di S.M. dell'Esercito, i due vincitori della guerra d'Etiopia, i due marescialli d'Italia in servizio (a parte De Bono, la cui carriera aveva altre caratteristiche), avrebbe avuto la meglio su Soddu per un più realistico riassetto dell'esercito su scala minore ma più solida. Pesarono negativamente in parte il noto disaccordo personale fra i due capi, ma soprattutto la mancanza di convinzione nella scelta di fondo in merito al dilemma « 73 divisioni e relativi supporti operativi e logistici da impiegare anche se sicuTamente mai veramente efficienti, per tutte le notissime carenze a livello nazionale, oppure una drastica riduzione del 30- 40% del quadro di battaglia per disporre - con gli stessi mezzi complessivi - di unità ben più consistenti, questione artiglierie a parte? >>. D'altronde, o ve si ponga mente ai rapporti di forza sui vari scacchieri discussi durante le riunioni dci Capi di Stato Maggiore, si è indotti a pensare che ben pochi avrebbero avuto la forza d'animo di battersi in quel momento per un ribaltamento ex imis dell'esercito. 7


3IO

L'ESERCITO ITALIA:-<0 ALLA VIGILIA DELLA

2 "' GUERRA MONDIALE

Il previsto grado di approntamento alla data del 10 giugno per le forze dislocate in Italia era il seguente: personale fra il 6o ~~ ed il !00° o degli organici di guerra. secondo le unità (44); quadrupedi fra il so% ed il roo% (45); autoveicoli fra il 50 °~ ed il !00 ~~ (46). Le truppe dell'armata del Po avrebbero raggiunto il roo ~~ anche nei mezzi di trasporto. Naturalmente il punto dolente risiedeva negli automezzi. Per mobilitare al completo l'esercito occorreva requisire 20-)00 automezzi e per contro le dispon ibilità del Paese ammontavano a r6.5oo mezzi utili, di cui 3-900 esonerati. Conseguentemente, anche ritirando tutti i r2.6oo automezzi rimaneva un deficit (44) In particolare: I 3 e 4' armata (gruppo armate ovest) al 6o 0 ~ con talune limitazioni imposte da indisponibilità di dotazioni; 2" e 8"' armata (gruppo armate est) al 6o% , aneh 'esse con tal u ne limitazioni, specialmente 1'8" armata; guardia alla frontiera e truppe di copertura al 100% ; unità camicie nere di copertura e delle d ivisioni della 1" e 4" armata (22 battaglioni di copertura e 17 battaglioni Jcgionali) al roo% ; XII corpo d'armata (Sicilia) e XTU corpo d'armata (Sardegna) al too ~~ con qualche limitazione; XXVI corpo d'ar mata (A lbania) al roo% ; s" e to• armata (Libia) c D.f. Regina rinforzata (Egeo) al 100 °~ . l provvedimenti erano suddivisi in due tempi (al 1" ed al 10 giugno) e comportavano un richiamo - come detto a Mussolini da Soddu - di 14-900 ufficiali e 382.000 sottufficiali e truppa. Da tener presente, però, che quanto ai servizi era programmato l'approntamento soltanto di reparti di prima priorità ed un numero molto limitato di unità automobilisLichc, il che « pregiudica fortemente la capacilà operativa delle unità >> (f. 03850/ 308 clara 23 maggio 1940 del Comando del Corpo di S.M., uff. ordinamento e mobilitaz ione, indirizzato al Sottosegretari9 per la Guerra ed al Capo di S.M. Generale). Inoltre vennero proposti i seguenti altri provvedimenti che potevano esser realizzati entro quindici giorni dall 'autorizzazione del Ministero e che comportavano un ulteriore richiamo di 1.8oo ufficiali c 41.000 truppa: 3a e 7'' armata (riserva), eccezion fatta per supporti e servizi d 'armara, al 6o ~~ ; 8" armata, con tal une limitazioni, al 6o ~;~ ; un ità trasmiSSioni per lo Stato Maggiore (ro0 raggruppamento gen io) al 100 ~~ ; battaglioni camrc1c nere della 2" e 8" armata al Joo % . (45) In particolare: gruppo arma te ovest al so% , gruppo armate est al 70 ~6 , 3" e 7'' armata al so% , Sicilia e Sardegna al so% , Albania ed Egeo al 70° 0 , Libia all'8s % circa. TI complesso dei provved imenti comportava la requisizione di )I.Ooo quadrupedi sui 2oo.ooo requisibili. (46) In particolare: gruppo armate ovest al 50 ~~ con tal une limitazioni; gruppo armate est al 50 °~ con molte limitazioni, specialmente per 1'8" armata; 3' e 7' armata al )0° 0 ; Sicilia e Sardegna al 50 ~-~ ; Albania cd Egeo al 70~~ ; Libia all'So ~~ circa.


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IL

COl\"FLITTO

di poco inferiore al so% (47). Poiché era prevista ed in corso di attuazione la requisizione di 8.ooo autocarri circa (perciò i due terzi della disponibilità), le truppe sarebbero state in condizioni di vivere e di combattere staticamente ma non di operare. Si trattava di portare al completamento degli organici di guerra le divisioni, di costituire, sia pure in formazione ridotta, gli autoreparti di corpo d'armata e gli autogruppi d'armata e dello Stato Maggiore dell'Esercito, il che comportava una ulteriore necessità di 6.500 autocarri almeno. Quindi « pe1' migliorare la situazione (non per risolverla integralmente) » bisognava procedere alla requisizione non soltanto del terzo residuo della disponibilità nazionale (4.500 automezzi), ma altresì dei 3.900 esonerati. Il tutto sapendo benissimo che la consistenza reale del gettito della requisizione sarebbe stata certamente inferiore al previsto a causa di ri tardi nella presentazione, riparazioni, fuori uso per incidenti, ecc.. Questo Graziani scrisse, ma qualche giorno dopo propose a Soddu di ritardare il ricorso a nuove requisizioni, con le quali si sarebbe raschiato il fo ndo del barile senza risolvere il problema e pregiudicando invece l'attività civile nell'imminenza dell'entrata in campagna (48). Era la bocciatura della tesi della guerra di movimento di Baistrocchi e della guerra di rapido COI'SO di Pariani, a causa della realtà industriale italiana? Si esita ad affermarlo. Il principio della massa è uno dei cardini della dottrina strategica e tattica c deve essere realizzato nello spazio e nel tempo. Lo si deve osservare anche in logistica e, anche sotto questo profilo, probabilmente non fu applicato come sarebbe stato possibile. (47) La situazione au/ocarri era la seguente. In occasione della nvJsta fatta nel giugno 1939 i Pubblici Registri Automobilistici accertarono l'esistenza di 61.495 autocarri di portata superiore ai 7 quintali. Di questi: 46.776 erano stati visitati (24.68o precettati e 22.096 riconosciuti non idonei) e 14.719 erano risultati irreperibili. Gli autocarri precettati appartenevano ad oltre 150 tipi e si potevano suddividere in tre grup pi: r .257 di marche estere, vecchi, per i quali mancavano i ricambi; 10.437 con più di sette anni di età; 12.986 con meno d i sette anni eli età e perciò i soli veramente idonei ad impiego militare. Sulla base della produzione corrente si prevedeva di colmare il divario fra disponibilità e fabbisogno a 1ìne maggio 194.1 , mentre la indipendenza dalla requisizione era prevista - forse un po' ottimisticamente - nel dicembre del I943· Sempre tuttavia sulla base dei noti scarsi organici, e questo era un sensibile errore di riferimento. (48) P . 03991 / 308 data 27 maggio 1 940 del Comando del Corpo di S.M., uff. ordinamento e mobilitazione.


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L'ESERCITO lTALlANO ALLA VIGILIA DELLA 2':' GUERRA MONDIALE

La memoria di Graziani continuava soffermandosi sulle dotazioni. Le serie di vestiario- equipaggiamento esistenti ammontavano a circa r.soo.ooo, di cui 950.000 in distribuzione alla forza alle armi, esclusi i richiami in corso riguardanti circa 400.000 uomini. In sostanza sarebbero rimaste nei magazzini 250.000 serie teoriche, ma dovendosi tener conto di una necessaria maggiorazione, rispetto al fabbisogno, per i vari adattamenti e per .la dislocazione territoriale che poteva non corrispondere alle esigenze di nuovi richiami, era opportuno fare rapidamente il punto della situazione prima eli ordinare ulteriori afflussi alle armi di una certa entità. Entro settembre era previsto l'approvvigionamento di altre 62o.ooo serie, di cui 40o.ooo a reintegro dei consumi, cosicché la disponibilità residua di magazzino sarebbe stata pari a 47o.ooo serie, meno quindi del 6o% di quanto occorreva per una mobilitazione generale. Speciale menzione bisognava fare per i teli da tenda, deficitari al punto da doverne privare un quarto dei 400.000 richiamati in corso di arrivo ai reggimenti. Graziani inoltre accennò alle dotazioni di munizioni e di carburante. Non si dilungò molto perché gli argomenti rientravano nei grossi problemi che Favagrossa doveva risolvere in ambito più vasto. La situazione delle munizioni venne descritta buona per le armi individuali, discreta per quelle automatiche di reparto e per i mortai da 45, molto grave per i mortai da 81 (un sesto dd fabbisogno) e per i cannoni da 47 (un dodicesimo del fabbisogno). Quanto alle artiglierie, le deficienze per tutti i calibri - tranne per le poche batterie controaeree - oscillavano dalla metà ai cinque sesti. Dei carburanti era calcolata una . disponibilità di circa sei mesi, che poteva aumentare di I- 2 mesi, contro un'autonomia ritenuta opportuna per un anno (49). Il documento fu letto ed assimi lato così bene da Mussolini che questi il 30 maggio - inizio dell'evacuazione di Dunkerque - scrisse a Hitler: « Oggi sono in stato di buona efficienza circa 70 divisioni ( . .. ). Avendone i mezzi potrei formare altre 70 divisioni perché non sono gli uomini che mancano >> (5o). Poi, il 6 giugno, (49) Però il 10 maggio Soddu aveva presentato a Mussolini una situazione alquanto differente: scorte dell'esercito pari a I33 -000 tonnellate più il so % delle SCOrte civili, SU cui l'esercito poteva contare (altre I33-000 tonnellate), davano circa 27o.ooo tonnellate << equivalenti a tre mesi di guerra >>: la metà di quanto affermato da Graziani. (so) Hitler e Mussolini. Lettere e documenti, Rizzoli, Milano, 1946, pag. 48.


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CONFlll"J'O

dopo aver ricevuto anche la situazione mensile riferita al r" del mese (5r), fece chiamare l'estensore del promemoria, il gen. F. Rossi: <<Fui introdotto nel suo ufficio cd erano presenti il maresciallo Graziani ed il generale Socldu, sottosegretario di Stato alla guerra. Mussolini non mi fece illustrare niente, e mi disse quasi testualmente: "Ho letto il vostro esauriente promemoria t·elativo alle condizioni dell'Esercito . Se io dovessi aspettare di avere l'Esercito pronto, dovrei entmt·e in guerra fra anni, mentt·e devo entmre subito. Faremo quello che potremo" » (52).

3· -

L'oRGANIZZAZIONE D r coMANDO.

Per trattare con una certa completezza dell'organizzazione di comando al massimo livello occorre partire dal termine della prima guerra mondiale. Sino a tutto il 1920 l'Alto Comando dell'esercito (53) aveva conservato, salvo poche modifiche, la struttura del Comando Supremo di guerra. Il R.D. del r6 gennaio 1921, n. 3, cambiò sostanzialmente il ruolo de] Capo di S.M. dell'Esercito, il quale venne a perdere la fisionomia e la personalità conferitegli nel 1908 per diventare « organo tecnico » del Ministro della Guerra con il compito di << compiere e coordinare gli studi relativi alle questioni che devono formare oggetto di esame da parte del Consiglio dell'esercito e per l'emanazione delle conseguenti disposizioni esecutÙJe ll . Perciò lo Stato Maggiore dell'Esercito (54) entrò a far (51) Citato documento allegato 43· (sz) F. RoSSI, op. citata, pag. 14- 15. (53) L'espressione « Alto Comando >> era generica e stava ad indicare i massimi organismi militari ed i più elevati esponenti dell'esercito prima e delle forze armate più tardi. Come « Alto Comando per l'esercito » essa fu codificata nell'edizione 1940 del regolamento sul « Set·vizio in gue1Ta >), ma poco dopo sostituita, con una variante, dalla dizione « Stato Maggiore del Regio Esercito». (54) Per indicare l'organo di comando dell'esercito è normale il ricorso all 'espressione Stato Maggiore dell'Esercito. Tuttavia, a scopo di precisazione, si riportano le denominazioni d i volta in volta usate in sede legislativa nei differenti ordinamenti del R. Esercito dal termine della prima allo scoppio della seconda guerra mondiale: - ordinamento Albricci (R.D . del 21. novembre 1919, n. 2143): previde lo Stato Maggiore dell'Esercito, costituito da un ristretto numero di ufficiali opportunamente selezionati formanti il nuovo Servizio di Stato Maggiore;


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L'ESERCITO !Tt\Lti\NO ALLI\ VtG!l.lA DELLA 2" GUERRA MONDIALE

parte integrante del Ministero (55). In tal modo la responsabilità della preparazione militare e della difesa dello Stato passava da una sola persona, il Capo di Stato Maggiore, ad un organo collegiale, il Consiglio dell'esercito, presieduto dal Ministro della Guerra. Quest'ultimo assumeva la veste di capo dell'esercito pur svolgendo in pratica soltanto un'azione politico- amministrativa; il vicepresidente del Consiglio dell'esercito, gen. Armando Diaz, che sovraintendeva agli studi per la preparazione bellica, era considerato il predestinato comandante supremo in guerra; il Capo di Stato Maggiore, rimpicciolito nelle sue attribuzioni, prendeva il nuovo carattere di strumento tecnico del Ministro. All'avvento del fascismo, il gen. Diaz fu nominato Ministro della Guerra (ro novembre 1922) e, in tale veste, volle rimediare •ad una situazione che appariva assolutamente insoddisfacente: il Ministro non poteva esercitare con la dovuta competenza il ruolo di vero capo militare e per di più dal 16 gennaio 1921 al 3r ottobre r922 si erano succeduti nella carica ben cinque parlamentari; il Consiglio dell'esercito si era dimostrato lentissimo nel funzionamento e non possedeva mansioni eli comando; il Capo di Stato Maggiore non godeva più del prestigio derivante da un incarico di ampio respiro e di sufficiente autorevolezza. In definitiva, l'esercito risentiva di una guida incerta. Con l'ordinamento Diaz l'Ispet- ordinamento Diaz (R.D. del 7 gennaio 1923, n. 12) : lo Stato Maggiore dell'Esercito assunse la deno minazione di Stato Maggiore Centrale; - ordinamento Mussolini (L. dell'n marzo 1926, n. 396) : venne ripristinato il nome di Comando del Cm·po di Stato Maggiore e tale situazione rimase immutata sino alla guerra. (55) Quanto alla definizione della forza armata connessa con la carica di Capo o Sottocapo di S.M. od anche con lo Stato Maggiore, da un controllo degli atti legislativi interessati è emerso l'uso pressoché indifferenziato delle forme <<dell'Esercito>> e « del Regio Esercito>>. In definitiva, le denominaz ioni Stato Maggiore, Stato Maggiore dell'Esercito, Stato Maggiore del Regio (R.) Esercito e Comando del Corpo di Stato Maggiot·e sono da considerarsi equivalenti : l'ultima però è quella corretta. Per i11ciso, sia il R.D. dell'II ottobre 1934, n. 1723, che presentò il Corpo di S.M. come formato dagli ufficiali di S.M., sia il R.D. dell'II luglio 1935, n . 1419, il quale sand che lo Stato Maggim·e dell'Esercito era formato da un Cm·po di S.M. e da un Servizio di S.M., intesero riferirsi chiaramente al personale e non all'organo di vertice. La legge del 9 maggio 1940, n. 368, fu la più precisa. Lo Stato Maggiore, costituito dal Corpo eli S.M. e dal Servizio di S.M., era uno degli elementi (come le varie armi ed i servizi) di cui constava il R. Esercito. Il Comando del Corpo di Stato Maggiore, ossia il vertice delle forze terrestri, era uno degli elementi de li' ordinamento del R. Esercito.


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IL CONFLITTO

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wre generale dell'esercito, alle dipendenze del Ministro, assunse la responsabilità dell'organizzazione difensiva dello Stato e della preparazione dell'esercito in tempo di pace (56), inoltre ebbe la presidenza del Consiglio dell'esercito (di cui non fece più parte il Ministro). Pur rimanendo lo Stato Maggiore dell'Esercito - ora denominato Stato Maggiore Centrale - parte costitutiva del Ministero, il Capo di Stato Maggiore ebbe duplice dipendenza: dall'Ispettore generale per quanto concerneva operazioni, logistica e addestramento; dal Ministro per i problemi riguardanti il reclutamento, l'ordinamento e l'avanzamento. Era una soluzione già migliore della precedente, anche se scarsamente sperimentata a causa dell'accentramento dei due incarichi di Ministro e di Ispettore generale nelle mani di Diaz, ma non del tutto rispondente (57). Comunque con essa si arrivò al 1925, allorché Mussolini, assunto il 4 aprile l'interim del dicastero della Guerra ed il ro maggio quello della Marina e già essendo Alto Commissario per l'Aeronautica, dette inizio a più importanti riforme concernenti il vertice delle forze armate. Il primo provvedimento fu l'istituzione della carica eli Capo di S.M. Generale (58), da tempo sollecitata dalle maggiori autorità militari, alla quale il 4 maggio venne chiamato il generale d'esercito Badoglio, già ambasciatore in Brasile. Il Capo di S.M. Generale, alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio per quanto riguardava l'esecuzione delle deliberazioni della Commissione suprema mista di difesa (di cui aveva la presidenza lo stesso Presidente del Consiglio) e per le eventuali operazioni di guerra, aveva il compito di concretare « gli studi e le dispo.rizioni necessari per la coordinazione dell'organizzazione difensiva dello Stato ed i piani di guerra, dando ai Capi di S.M. della Regia Marina e della Regia Aeronautica Le direttive eli massima per il concorso della Regia Marina e della Regia Aeronautica nel raggiungimento di obiettivi comuni )>. Il disegno di legge, presentato da Mussolini prima alla Camera e poi al Senato, trovò solo un'obiezione da parte del grande ammiraglio Thaon di Revel sul fatto che la nuova suprema autorità militare fosse esercitata da chi rivestiva anche la carica di Capo eli S.M. dell'Esercito. Thaon di Revel si opponeva temendo che eli (56) R.D.L. del 7 gennaio 1923, n. 20. (57) Cfr. FERNANDO GEt.rCJ·r, L'Alto Comando tlel1e forze armate italiane, m « Rivista Militare », Roma, 1946, pag. 1234 e se g. (58) Legge 8 giugno 1925, n. 866 - allegato 44·

21. -

Mont.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA V!ClLIA DELLA 2a GUERRA MONniALE

fatto si generasse o si sancisse una sorta di preminenza dell'esercito e perciò propose che il Capo di S.M. Generale fosse figura distinta dai singoli Capi di S.M. di forza armata. Mussolini insistette e fece approvare il disegno di legge. Di conseguenza, l'ordinamento dell'Alto Comando (organigramma r) assunse sin dall'inizio una configurazione quanto meno poco lineare a causa dell 'abbinamento degli incarichi. E' pur vero che Mussolini riteneva di aver realizzato effettivamente una unitarietà strutturale delle forze militari, compresa la recente aeronautica, affidando il compito del coordinamento a chi era al vertice dell'esercito, perché questo era «la massa armata di gran lunga superiore alle altre» e perché « bisogna concepire la guerra di domani come una guerra preminentemente terrestre e non vi è dubbio che la guena di ieri è stata prer;alentemente terrestre » (59). A suo modo di vedere, infatti, la carica di Capo di S.M. Generale era ispirata al criterio di indicare « un responsabile il quale debba prepara1·e e debba rispondere>> (6o), senonché il concetto, sul piano pratico, si stemperò nella definizione del compito. Il Capo di S.M. dell'Esercito (6r), cioè Badoglio nella sua seconda funzione, dipendeva dal Ministro della Guerra, cioè da Mussolini in altra versione, e in tempo di pace doveva presiedere alla preparazione dei quadri e delle truppe, stabilire i criteri fondamentali in base ai quali occorreva informare la preparazione bellica, fissare le indicazioni per la mobilitazione e l'approntamento dei materiali e presiedere all'organizzazione logistica. In sostanza si trattava di una serie di attribuzion.i simili a quelle già stabilite nel r9o8 per il Capo di S.M. dell'Esercito. N aturalmente il vertice delle forze terrestri riacquistava la . propria autonomia rispetto al Ministero della Guerra c riprendeva l'originaria denominazione di Comando del Corpo di Stato Maggiore (62). In caso di guerra tutto si complicava. Il Capo di S.M. Generale, da un lato continuava a dipendere dal Presidente del Consiglio « per le eventuali operazioni di guerra>> per l'art. 2 della legge; dall 'altro, secondo l'art. 9, doveva esercitare << le att1·ibuzioni stabilite per fa sua carica dal regolamento del Servizio in guerra>> . Ora, l'edizione in vigore di tale

(59) Discorso al Senato in dara 18 maggio 1925. (6o) Discorso alla Camera dei Deputati in data 5 giugno 1925. (6r) Si usa tale espressione per comodità di riferimento. In realtà la legge non nominava la figura del Capo di S.M. dell"Esercito, intcndendola assor· bita dalle funzioni del Capo di S.M. Generale. (62) L. dell'n marzo 1926, n. 396.


Orga12igramma r ORDINAME:KTO DELL'ALTO COMANDO NEL GIUGNO 1925

Capo del Governo (Mussolini)

Conuniss. Supr. Difesa (Prcs. Mussolini)

Ministri militari (Mussolini)

l l

Capo di S.M.G. (Badoglio) Guerra (Sottosegretario ~ gen. Cavallero)

,....

Capo di S.M.E. (Badoglio)

Marina (Sottosegretario amm. Sirianni) Aeronautica C.te Gen. Aer. (*) (Sottosegretario ~ (Piccio) gen. Bonzani) : Capo di S.M.M. (Acton)

..

Rapporti: - -- - - dipendenza - - - - - • esecuzione delle deliberazioni - · - · - ·-·-·• consultazione · · · · ......... . .. ... coordinamento del concorso

('*') Capo di S.M. dal r'' gennaio 1926

l ~-------·

·-·- ·-·-·· l ;,

Consiglio Esercito (Pres. Badoglio)


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L'ESERCITO ITALii\KO ALLA VIGILIA DELLA 2 a G!;ERRA ~IO~DIALE

regolamento non parlava affatto - né poteva essere diversamente, essendo stata diramata nel 1912 - del Capo di S.M. Generale, anche se a questi poteva esser riferito il par. 41: « IL capo eli stato maggiore dell'esercito, interprete dei pensiero del comandante supremo, Lo traduce in ordini ed invigila sutla loro esecuzione» (63). Comunque fra l'art. 9 della legge ed il regolamento era palese la mancanza di coordinamento, se non il contrasto; poiché non poteva essere una svista, evidentemente era in animo di Mussolini un aggiornamento del regolamento in questione. Da precisare che il Capo di S.M. Generale non disponeva di un organismo specifico per l'esecuzione degli studi e l'emanazione degl i ordini. Aveva peraltro alle dipendenze i comandanti designati d'armata, il Sottocapo di S.M. Generale ed i generali a disposizione. Sui più importanti argomenti relativi all'organizzazione, al funzionamen to, alla mobilitazione dell'esercito cd alla difesa nazionale poteva anche avvalersi della consulenza del Consigl io dell'esercito, da lui stesso presieduto. Per il resto agiva attraverso lo Stato Maggiore dell'Esercito. Influì in parte una certa mancanza di esperienza specifica. essendo la prima volta che in Italia veniva istituita una carica interforze, tuttavia il ricordo del primo conflitto mondiale esercitò indubbiamente un peso rilevante sulla convin zione che la guerra italiana fosse problema essenzialmente terrestre. Inoltre lo spiri to accentratore di Mussolini - e probabilmente anche di Badoglio per quanto concerneva l'esercito - impedì al nuovo organismo di acquisire elasticità c completezza di visione strategica. Comunque, un paio di anni dopo Mussolini decise di distinguere nettamente le due cariche (64). Quella di Capo di. S.M. dell'Esercito fu affidata nuovamente al gen. Ferrari, che già l'aveva ricoperta dall'II aprile T923 al 4 maggio 1925. La legge con figurò il Capo di S.M. Generale (63) Il mar. Caviglia cita nel suo diario l'edizione 1917 del cc Servizio in guerra » (ENRICO CAVIGLIA, Diario, aprile 1925- marzo 1945, Casini, Roma, 1952, pag. 186, vds. al riguardo commento di Lvc10 CE.VA, La condotta italiana della guerra, Feltrinelli, Milano, 1975, pag. 19), ma deve trattarsi tli un lapms calami o eli un errore tipografico, perché l'ed izione 1912 ven ne abroga ta solo da guella del 1937, d iramata con approvazione a firma di Pariani in data 5 novembre 1937· Questa al par. 52 precisava c< Al comando supremo spetta interamente ed esclusivamente la responsabilità della condoua della gua-ra », senza far cenno della persona del Capo di S.M. Generale, ormai meglio definita in sede legislativa (R.D.L. del 6 febbraio 1927, n. 68) come vedremo, né del Comandante Supremo. (64) R.D.L. del 6 febbraio 1927, n. 68 - allegato 45·


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IL CONFLITTO

come il << consulente tecnico del Capo del Governo per quanto conceme la coordinazione della sistemazione difensiva dello Stato e dei progetti per eventuali operazioni di guerra » (65). In questa veste egli veniva tenuto al corrente dal Capo del Governo sugli sviluppi della situazione politica internazionale per ciò che potesse risultare di interesse militare; dai Ministri militari sullo stato di efficienza della rispettiva forza armata; dal S.l.M. (dipendente dal Ministro della Guerra) sulla situazione militare estera. In base alle informazioni ricevute e sen:titi collegialmente i tre Capi di S.M., proponeva al Capo del Governo le disposizioni per il necessario coordinamento delle misure da prendere con la specificazione dei compiti di massima assegnati ad ogni forza armata per il raggiungimento dell'obiettivo comune. Tali direttive, dopo l'approvazione, venivano trasmesse dal Capo del Governo ai Ministri interessati per l'inoltro ai singoli Capi di S.M. di forza armata c la conseguente esecuzione (organigramma 2). E' manifesta la posizione di isolamento nella quale veniva collocato il Capo di S.M. Generale, il quale perfino in tema di coordinamento addestrativo congiunto era tenuto a riferire le proprie osservazioni al Capo del Governo che, per il tramite dei Ministri, le avrebbe fatte conoscere sotto forma di rilievi o di decisioni ai singoli Capi di S.M.. Il congegno era macchinoso e, se fondamentalmente giusto quanto affermato da Mussolini nella relazione illustrativa della legge alla Camera dei Deputati, che, cioè, interessando l'organizzazione militare dello Stato ormai tutti gli aspetti dell'attività nazionale, e perciò tutte le branche dell'amministrazione statale, era ovvio che essa traesse origine dal Capo del Governo, nondimeno era innegabile che un consulente tecnico non poteva essere considerato responsabile di decisioni prese da altri, tanto più quando gli era tolto qualsiasi esercizio di c01nando. La stessa responsabilità del coordinamento era discutibile, posto che 1 Capi di S.M. della Marina c dell'Aeronautica potevano far valere la dipendenza diretta dal Ministro a favore di un'azione autonoma (65) Il decreto subì qualche aggiornamento con la L. del I3 luglio 1939, n . rr78 (allegato 46), che aggiunse nell'azione eli coordinamento le terre italiane d'oltremare c modificò l'ambito entro il quale poteva essere scelto il Capo di S.M. Generale. Mentre il citato R.D.L. del 6 febbraio 1927 stabiliva che potevano essere chiamati alla carica di Capo di S.M. Generale i marescialli d'Italia c i grandi ammiragli, i generali d'armata o i comandanti desig nati d'armata e g li ammiragli d'armata, la legge del 1939 ammise anche i generali eli corpo d'armata, gli ammiragli designati d'armata e gli ammiragli di squadra, nonché tutti i corrispondenti gradi della R. Aeronautica.


Orga111gramma F UNZIONI DEL CAPO DI S.M. CENERALE SECO!'\DO IL R.D.L. DEL 6 FEBBRAIO 1927, N. 69

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della rispettiva forza armata, e soprattutto dato che Mussolini, nella molteplicità delle sue funzioni, ripartiva il bi lancio fra i dicasteri militari secondo sue proprie vedute, senza esser tenuto a consultare il Capo di S.M. Generale. Ma occorre aggiungere qualcosa di peggio: in tempo di guerra il Capo di S.M. Generale avrebbe esercitato le mansioni che gli sarebbero state affidate dal Governo . La legge accentuava, dunque, il controllo di Musso lini in ambito militare. E ' fuor di dubbio che era stata tolta al Capo di S.M. Generale ogni possibilità di esercitare una diretta influenza sulle forze armate c la formulazione, per giunta, di una riserva in caso di guerra lasciava aperta la possibilità - che tuttavia è da ritenere non rispondente ad un disegno preciso, perché la vocazione « guerriera » di Mussolini venne con la campagna etiopica - di conservarlo in disparte anche nella evenienza di un conflitto. Sul piano della posizione personale, Mussolini da un lato impediva che un personaggio dal p restigio evidente, quale Badoglio, in qualità di Capo di S.M. Generale potesse far pesare la propria personalità sulle forze armate, obbligandolo a trattare con i singoli Capi di S.M. attraverso i rispettivi Ministri, cioè lui stesso, c provocando - senza scorgere gli inconvenienti di carattere funzion ale, che del resto sfuggirono anche ai capi mi litari - uno sviluppo autonomo e direttamente controllato delle tre forze annate; d'altro canto probabilmente intendeva svuotare di potere concreto un eventuale pericoloso antagonista, sul quale il Re avrebbe potuto appoggiarsi per togliere lui, Mussolini, dalla scena politica. Un decreto a parte (66) determinò le attribuzioni del Capo di S.M. dell'Esercito, che divenne « l'alto consulente tecnico del Ministro della Guerra » con il compito di dirigere gli studi e le predisposizioni per la preparazione alla guerra, esercitando un'azione ispettiva sulle truppe, sui servizi c su Il ' organizzazione scolastica dell'Esercito. Era coadiuvato dal comandante in 2" del Corpo di S.M., carica prima retta dal Sottocapo di S.M. Generale, per il fun ziona-

(66) R.D.L. del 6 febbraio 1927, n. 69 - allegato 47· Con eletto dt:creto venne modificato il ruolo del Consiglio dell'Esercito. Reso autonomo e non più dipendente dal Capo di S.M. Generale, la sua presidenza fu assunta dal Ministro della Guerra, il quale lo convocava d"iniziativa oppure su proposta del Capo d i S.M. dell"Esercito per conoscerne il parere su argo menti di spiccata rilevanza militare. Essendo composto dai più elevati g radi della gerarchia poteva dimostrarsi un o rgano di particolare efficacia cd affidabilità, invece rapidamente perse val ore e divenne in pratica inoperante.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA V!ClLIA DELLA 2 a C li ERRA ~10)101.'\LE

mento del Corpo di S.M. e gli era consentito di « corrispondere direttamente (... ) con le altre autorità militari e civili con le quali gli occorreva mantenersi in relazione per l'espletamento dei suoi compiti >>, facoltà non concessa al Capo di S.M. Generale. E ' pur vero che questi aveva modo di trattare con le autorità civili dello Stato attraverso altri organismi , però fra lui ed i Capi di S.M. si ergeva il diaframma di Mussolini- ministro o il Sottosegretario di forza armata, che eviden temente doveva agire in piena sintonia pena la facile sostituzione. Detto questo, occorre anche ammettere che un capo di prestigio, di fermo carattere, di dura volontà, avrebbe potuto egualmente tenere in pugno l'apparato militare tutto, agendo secondo un programma organico : in fondo le proposte sulla sistemazione d ifensiva dello Stato - espressione piuttosto vaga - ed il piano di guerra che egii solo era in condizioni ed aveva l'autorità di formulare al Capo del Governo, dopo la discussione collegiale con i tre Capi di S.M. e q uindi con il loro appoggio, potevano essere determinanti ai fini della politica militare da seguire in coerenza con la politica estera. In caso contrario esisteva sempre la car ta delle dimissioni. Ma per dovere di obiettivi tà bisogna anche dire che dapprima sembrò che la macchina potesse funzionare. 11 r8 luglio, infatti, Mussolini volle convocare, nell 'ufficio del Capo d i S.M. Generale, Badoglio ed i tre Capi di S.M. , gen. Ferrari, amm . Acton e gen. Armani, per quella che egli definì « la prima riunione per la preparazione sistematica della guerra ». In sede introduttiva Badoglio espose l'intenzione di determinare programmaticamente nelle linee generali e poi di precisare nei particolari i piani di guerra corrispondenti alle ipotesi più probabili, con precedenza all 'eventualità di un conflitto con la Jugoslavia, intendendo così iniziare la pi anificazione dell'im piego coordinato delle tre forze armate congiunte ed evitare il danno della sconnessione di sforzi. Purtroppo, dopo questa iniziale buona volontà non risulta siano stati fatti passi avanti sotto il profilo dell'unitarietà degli impegni. Per quanto concerne l'esercito, teoricamente si aveva una netta differenziazione di mansioni: il Capo di S.M. Generale era il consulente del Capo del Governo per le operazioni belliche, il Capo di S.M. dell'Esercito lo era del Ministro della Guerra per l'approntamento dello strumento da impiegare nel conflitto. Il rispetto letterale della legge poteva indurre il Capo di S.M. Generale a disinteressarsi di come il mezzo operativo veniva messo a punto, o, quanto meno, ad esprimere un semplice parere negativo in merito a


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questioni sulle quali fosse esistita divergenza di vedute. Un esempio tipico d i siffatto atteggiamento si verificò in occasione delle discussioni sull'adozione della divisione binaria. Per converso, un'attenzione marcata da parte del Capo di S.M. Generale poteva condurre ad un conflitto di competenze. Quanto ai due incarichi di governo, finc hé essi fossero stati ricoperti dalla stessa persona (Mussolini) esisteva la possibilità che il punto di vista del Capo di S.M. di forza armata potesse prevalere anche contro l'avviso del Capo di S.M. Generale, specialmente per ciò che attineva il ruolo della marina e dell'aeronautica; nel caso opposto, cioè di distinti uomini politici, un eventuale attrito poteva avere ripercussioni addirittura sulla compagine governativa. La soluzione, perciò, poteva essere di comodo per Mussolini, ma sicuramente non era organica né funzionale. Il nuovo Capo di S.M. dell 'Esercito, gen . Ferrari, rimase poco in carica, ma lasciando il servizio presentò a Mussolini una memoria, datata 31 gennaio 1928, nella quale, dopo aver indicato le misure precauzionali a suo avviso derivanti dalla situazione creatasi per la politica e le possibilità militari della recente alleanza franco jugoslava, esaminò a fondo la questione dell'Alto Comando: « ( .. .) Somma importanza ha poi anche, nella risoluzione del problema mili~:are,

la precisa definizione della costituzione e delle funzioni detralto comando in pace ed in guerra. Esorbita dalla mia competenza l'occuparm i delle mansioni e delle responsabilit3 del Capo di Stato Maggiore Generale, ma ben posso e devo esaminare la posizione del Capo di Stato Maggiore deli'Esercico, che io ritengo non bene risoluta dal R.D.L. 6 febbraio 1927, n. 6g. Il fatto stesso di ammettere che la carica possa essere coperra indifferentemente, in pace, da un generale d'armata - al quale l'elevatissimo grado conferisce prestigio ed autorità indiscussi, ma, in pari tempo, gli vieta di accontentarsi di attribuzioni modeste, in sottorcline - o da un generale d i divisione - il quale è d ifficile vedere come potrebbe esercitare la sua autorità sui generali d'armata - rende malcerta la situazione del Capo di S.M.. Ora a me sembra che storia e raziocinio siano concordi nello stabilire che, in un grande esercito moderno, la figura del Capo di S.M. dell'Esercito non possa essere che una delle estreme: o la figura eminente rappresentata in German ia dal primo e dal secondo Moltke, dal Falkenhayn, daii 'Hindenburg, e, in Italia, dal Cadorna e dal Diaz, veri responsabili della condotta delle operazioni in guerra e della loro preparazione di pace, ovvero la figura modesta di un Ba1hier, semplice esecutore della volontà di un . apoleone, comandante supremo ed assoluto. Se, come pare, è a questo secondo tipo che si vuoi ridurre, in Italia, la figura del Capo d i S.M. dell'Esercito, io ri tengo allora opportuno che se 11e diminuisca senz'altro il grado - che dovrebbe essere quello d i comandante


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L'ESERCITO l'fALlANO ALLA V!G l l.lA DELJ, A 2 "' GUERRA ~(()NDI ALE

di divisione o, al più, di corpo d'armata - ma è anche necessario che in tal caso sia creata la iìgura e la carica - il titolo che le si vuoi dare non ha importanza - del Comandante, alle cui gravissime responsabilità di guerra dovrà corrispondere, necessariamente, la più ampia autonomia nelle funzioni in tempo di pace ed una corrispondente elevatissima posiz ione nella gerarchia delle alte cariche dello Stato. La soluzione ideale, perché più radicale, sarebbe quella eli dare al Capo eli S.M. Generale le attribuzioni non solo di coordinatore, ma di diretto propulsare - e responsabile - della preparazione alla guerra dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica. Egli dovrebbe perciò d isporre dell'organo adano per poter esplicare tale funzione e, cioè, di un vero e proprio ben attrezzato Stato Maggiore Generale, suddiviso in tre riparti, ognuno dei quali corrispondente ad una delle branche delle forze armate. Il Capo di Stato Maggiore Generale, che, in guerra, assumerebbe il Comando Supremo d i tutte le forze armate e lo eserciterebbe, per quelle eli terra, per mezzo dei comandanti dei gruppi di armata, sarebbe in pace alle dipendenze del Capo del Governo e ne seguirebbe le direttive nella preparazione alla guerra delle forze armate del Paese. All 'amministrazione ed alla disciplina delle forze armare si provvederebbe o con un Ministero unico (che potrebbe essere chiamato Ministero della Guerra o Ministero delle Fone Armate) o con i tre Ministeri separati (dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica). Del Min istero (sia unico che tripartito) dovrebbero far parte integrante, per ognuna delle forze, un ufficio eli Stato Maggiore, che potrebbe esser retto anche da un generale di divisione, con attribuzioni limitate alla attuazione delle direttive avute dallo Stato Maggiore Generale. Con tale soluzione, che definisce nettamente la figura e le attribuzioni del Capo di Stato Maggiore Generale, si eviterebbero tutte le possibili cause di attrito ora così fac ili fra i Capi di Stato Maggiore delle tre branche delle fo rze armate e dei relativi Ministri, e si assicurerebbe realmente unità eli intenti e d'indirizzo nella prepanizione di essa alla guerra, pregio questo inestimabile. Tale ordinamento è ugualmente rispondente ad uno sviluppo eli grande entità delle forze armate, potendo costituire in sé tutta la capacità necessaria alla loro preparazione ed al loro impiego, che ad una entità ridotta delle medesime, offrendo nell'accentramento suo la forma più economica per l'esercizio delrazione unitaria di comando delle forze stesse. Certo è, ad ogn i modo, che attribuire, come oggi avviene, la responsabilità della preparazione dell'Esercito alla guerra (art. 3, capoverso a dd R.D. n. 69 del 6 febbraio 1927) al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, ma ammettere in pari tempo che un ente, quale è il Ministero - che ha elevatissime funzioni e responsabilità di carattere politico, amministrativo e disciplinare ma che non ha competenza e responsabilità tecniche in fatto di addestramento e di impiego - possa intromettersi, secondo proprie vedute, in tale opera di preparazione ed intralciarla, equivale a rendere impotente, non solta nto il Capo eli Stato Maggiore, ma tutto lo Stato Maggiore - organo tecnico eli carattere continuativo, la cui importanza è stata giustamente equiparata


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a quella del cerve llo del corpo umano - e ad atroFizza rne le fu nzio ni, le quali, pertanto, più non saranno in grado di agire al momento del bisogno. E' la paralisi del Comando Supremo che, in questo modo, si prepara. Tali erano, prima dell'anno r866, le condizioni dell'alto comando nel giovane ed inesperto esercito italiano, in cui mancava un responsabile della preparazione e della condotta della guerra: lo Staro Maggiore aveva compiti limitatissimi e meschini, il Ministero tutto accentrava. La conseguenza fu : Custoza! ( . ..) )) (67).

Nella ragionata formulazione della soluzione <<ideale » circa lo Stato Maggiore Generale - a parte la questione delle attribuzioni dei Ministri militari - emerge l'articolazione di tale organismo in tre reparti, corrispondenti alle singole forze armate : si persisteva, dunque, nella concezione organizzativa per materia anziché riconoscere la convenienza di adottare queEa per funzioni, la più idonea per un organo di coordinamento, oltre che di comando (68). Il rapporto del gen. Ferrari fu accolto con sostanziale indifferenza, tanto da non avere il benché minimo seguito; anzi, qualche mese dopo, Mussolini approvò la richiesta di Badoglio di recarsi in Libia per la pacifìcazione definitiva della colonia, pur conservando l'incarico di Capo di S.M. Generale, il che avvenne in data I'' gennaio 1929. Conseguenza diretta di tale inesatta valutazione dell'importanza di un vero e proprio Comando superiore rispetto alle tre forze armate fu che queste si svilupparono secondo linee autonome tracciate da visioni egoistiche, sorrette da dottrine d'impiego unilaterali e destinate a non approfondire, e quindi a non risolvere, gli argomenti in cui si profilavano conflitti di interessi o di idee. Si è accennato ad un organismo particolare: la Commissione suprema mista di difesa. Era stata ripristin ata nel r923 (ordinamento Diaz) allo scopo di « coor·dinare lo studio e la risoluzione di tutte le questioni attinenti alla difesa nazionale e di stabilire le norme per lo sfruttamento di tutte le attività nazionali ai fini della difesa stessa>>. Comprendeva un comitato deliberativo - presieduto dal Capo del Governo e composto dai Ministri degli Esteri, dell'Interno, delle Finanze, della Guerra, della Marina, delle Colonie, dell'Industria e Commercio - ed una segreteria generale e dispo(67) Il rapporto ~ riportato integralmeme in EMILIO CA~EV.\RI, La guerm italiana, vol. [, pag. 236 e seg., Tosi cd., Roma, 1948. (68) Secondo il R.D .L. del 6 febbraio 1927, n. 69, il Capo d i S.M. Generale disponeva adesso, per l'esercizio delle sue attribuzioni, di un ufficio retto da un colonnello di S.M. e composto da sei ufficiali di varia forza armata.


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L ' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERR1\ MONDIALE

neva di tre organi consultivi: il Consiglio dell'esercito, il Consiglio degli ammiragli ed il Comitato per la preparazione della mobilitazione nazionale (composto, questo, da altissimi funzionari dei vari dicasteri). In seguito la Commissione acquistò maggiori dimensioni (69); vi si aggiunsero altri Ministri, vennero chiamati a parteciparvi, sia pure a titolo consultivo, i marescialli d'Italia, il grande ammiraglio, il maresciallo dell'aria, il Capo di S.M. Generale, i Capi di S.M. delle tre forze armate e della M.V.S.N. nonché il segretario del P.N.F., però la sua sfera d'azione rimase limitata ai campi industriale ed economico, senza comprenderli in un più ampio contesto strategico, nemmeno dopo la guerra d'Etiopia. Anche il lavoro dei numerosi comitati tecnici sussidiari, orientato dalla segreteria generale e pur essendo volto a considerare gli aspetti connessi con le varie ipotesi di conflitto, non poté non risentire della mancanza di un chiaro indirizzo politico - m ilitare, eli una vera e propria impostazione strategica moderna di una guerra che tutti sapevano non sostenibile a lungo, date le notissime deficienze del Paese. Al riguardo è il caso di riportare stralcio di una testimonianza di spiccato valore, perché formu lata dai gcn. Umberto Spigo, per molti anni segretario generale della Commissione: « r) ... Ogni mio tentativo - verbale e scritto - di estendere tale competenza (di carattere tecnico- industriale) ai problemi più propriamente mil itari - ad essa spettanti anche per definizione - apparve risultare visibilmente non g radito (vedere Prefazione al mio libro) (7o) forse per preoccupazione di riservatezza (Mussolini) o per errata co11cezione organizzativa o per disi11teressamento (Badoglio).

2) ... ... . 3) Per la verità devo aggiungere che il gen. Pariani aveva a sufficienza la visione mediterranea della futura guerra, mentre altri, che pur dovevano ave re una loro visione a causa del loro alto ufficio, non ne avevano alcuna, o non la manifestavano.

4) Le tre forze armate non avevano unità di azione e di indirizzo, sia per l'insofferenza e il meschino individualismo d i ciascuna, sia per la mancata azione coordinatrice del Capo di S.M.G. e del Capo del Governo. Più volte ebbi a segnalare ciò a Mussoli ni, con note scritte e verbali. Anche nel mio libro ne accenno discretamente (veci. Prefazione e pagg. 46, 47, go, 93, 94, 97 e soprattutto le pagine 126 e I27)· 5) Concludendo : l'indirizzo strutturale delle FF.AA. non venne mai preso in esame dalla C.S.D .. Ebbi sempre la sensazione che così Mussolini (69) R.D.L. del 4 gennaio 1925, n . (7o) U . SJ>IGO, op. citata.

123

e L. del 30 marzo I936, n. 8o6.


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CONFLITTO

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come Badoglio - ciascuno per proprie ragioni si trovassero racitamcntc d'accordo nell'evitare tali questioni fondamentali d'insieme di carattere più tipicamente militare, o, almeno, di non portarle alla discussione » (71).

Nel 1940 le attribuzioni della Commissione suprema di difesa vennero ulteriormente adeguate al momento politico c compresero le prcdisposizioni di un piano generale concernente la mobilitazione c la smobili tazione dell a Nazione ed il coordinamento dei piani particolari (72) e la segreteria generale fu ordinata su tre direzioni corrispondenti alle principali sfere di interesse : affari generali , risorse nazionali ed organizzazione industriale, attività mi litari e mobilitazione civile (73). Per dare un'idea della materia abbracciata è sufficiente l'elenco degli enti nei quali la Commissione era rappresentata attraverso i componenti la segreteria generale: - Comitato interministeriale per le telecomunicazioni, presso il Ministero delle Comunicazioni; - Com itato interministeriale per la mobi litazione dell'energia elettrica , presso il Ministero dci Lavori Pubblici; - Commissione interministeriale sorveglianza impianti, presso il Ministero della Guerra; - Commissione per le leggi di guerra, presso la Camera dci Fasci e delle Corporazioni; - Commissione per le esenzioni dai richiami alle ann i, presso i l Ministero della Guerra; - Comitato Superiore tecnico per i servizi militari elettrici e delle comunicazioni elettriche, presso il Ministero della Marina; - Comitato Superiore tecnico per le armi e munizioni, presso il Gabinetto del Ministero della Guerra; - Commissione consultiva per i combustibili liquidi, presso la segreteria generale della Commissione suprema di difesa; - Comm issione per statistiche enti mobilitati, presso l'Istituto centrale di statistica; - Comitati consultivi delle Corporazioni, presso il Ministero delle Corporazioni;

(71) E . CANEVt\Rt, op. citata, vol. I, pag. 548- 550.

(72) L. del

2 1 maggio 1940, n. 416 - allegato 48. (73) Determinazione del Segretario generale in data •" luglio 1940.


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L' ESERCITO !TJ\L IAI\:0 ALLA VIGILIA DEl.LA 2 " GUERRA MONI)lALE

- Commissione interministeriale per gli esoneri doganali per ampliamento d 'impianti di interesse nazionale, presso i! Ministero delle Corporazioni; - Consiglio direttivo e Commissione centrale tecnica dell' Unificazione industriale; - Commissione centrale consultiva per la disciplina delle utilizzazioni boschive, della produzione e consumo della legna da ardere c carbone vegetale, in tempo di guerra, presso il Ministero dell'Agricoltura e foreste; - Commissione interministeriale per le materie prime insufficienti, i surrogati ed i succedanei, presso il Consiglio nazionale delle ricerche; - Comitato interministeriale per l'autarchia (presieduto da Mussolini). Non si deve però pensare ad un'organizzazione accentrata per esigenze di guida e di controllo ed articolata per necessità di coordinamento e di funzionalità. In realtà la legge sulla organizzazione della nazione per la guerra non ebbe che applicazione parziale ed il conflitto fu condotto sostanzialmente con la legislazione di pace e gli inconvenienti facilmente intuibili. Fra i più sensibili si possono annoverare la mancata mobilitazione delle ferrov ie e la persistente dipendenza della marina mercantile dal Ministero delle Comunicazioni, sebbene essa dovesse navigare sotto la responsabilità della marina militare. La questione dell'Alto Comando ritnase com'era stata definita nel 1927 per una diecina d 'anni, in un certo senso semplificata dall'abbinamento delle cariche di Sottosegretario c di Capo di S.M. di forza annata, abbinamento da cui derivava un accentramento che non dispiaceva a Mussolini, piaceva agli interessati e lasciava ind ifferente Badoglio. Del resto la guerra italo- abissina sembrò, almeno superficialmente, confermare la validità della struttura alla quale continuava a rimanere estraneo il Capo di S.M. Generale (vds . organigramma 3) e un determinato stato di fatto, forse, fece ritenere - a Mussolini sicuramente e probabilmente anche ad altri che le funzioni del Capo di S.M. Generale potessero consistere nella semplice consulenza. Infatti Badoglio, pur conservando la carica, poté risiedere in Libia quale Governatore dal 1929 al 1934; comandare le truppe in Africa orientale dalla fine 1935 al maggio 1936 durante la guerra d 'Etiopia; accettare, infine, la nomina a presidente dell'Istituto nazionale delle ricerche, dopo la morte di


Organigramma 3 STRUTTURA ALTO COMANDO DELL'ESERCITO NEL 1935

Capo del Governo (Mussolini)

l

r

l Capo di S.M. Generale (mar. Badoglio)

Ministro della Guerra (Musso lini)

l

Sottosegretario per la Guerra Capo di S.M. Esercito (gen . Baistrocchi)

l Gabinetto del Ministro (gen. Soddu)

l

r Sottocapo di S.M. dell'Esercito (gcn. Pariani)

l

l

Sottocapo di S.M. difesa territ. (gen. Bergia)

Ispettori armi c servizi

l

l

Comando del Corpo S.M.

J

l

Ministero della Guerra

l


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L'ESJ;RCITO !TALIA:'•<O ALLA VIGILIA DELLA 2 " G UERRA MONDIALE

Marconi nel 1937 (74), dedicandosi, fra l'altro, assai più a questo nuovo incarico che non a quello di Capo di S.M. Generale, mai abbandonato. Il 30 marzo 1938 Mussolini fece al Senato una dichiarazione che suscitò sensazione, anche se non risulta abbia provocato precisazioni od opposizione né dal Re né da Badoglio: « Nell'Italia fascista il problema del comando unico (. . .) è risolto. Le direttive politico - strategiche della guerra vengono stabilite dal Capo del Governo. La loro applicazione è affidata al Capo di S.M. Generale e agli organi dipenden ti (...) ; la guerra, come lo fu in Africa, sarà guidata, agli ordini del Re, da uno solo, da chi vi parla (...) » .

Pariani rifletté sull'argomento ed alla .fine dell'anno, e precisamente nel rapporto del 3 dicembre, presentò a Mussolini uno studio per la costituzione del Comando Supremo. In tempo dì pace, egli suggerì, il Comando Supremo, alla cui testa stava il Duce (organo consultivo il Capo di S.M. Generale) doveva avere il compito della preparazione delle forze armate, in modo da renderla aderente allo scopo comune « che debbono avere in una guerra totalitaria». In particolare, gli competeva la determinazione degli scopi da assegnare all'esercito, alla marina ed all'aeronautica nelle principali eventualità di guerra, quali potevano essere: una guerra mediterranea contro la Francia e l'Inghilterra, per cui occorreva stabilire l'azione nelle sue grandi linee strategiche, vale a dire dove difendersi e dove attaccare, e .fissare gli obiettivi per ogni forza armata; eventuali spedizioni oltre mare; una guerra continentale contro la Francia e con la Germania od in altra simile situazione, per cui era necessario concretare gli obiettivi concorrenti con gli alleati. In relazione a ciò spettava al Capo di S.M. Generale realizzare la preparazione tecnica più adatta, e .in proposito Pariani formulò alcuni esempi di argomenti sui quali bisognava intervenire per evitare scollamenti operativi. L'esercito faceva netto assegnamento sull'esplorazione strategica da parte dell'aeronautica, però non risultava che questa fosse sviluppata, come mezzi e come addestramento, in modo adeguato a quelli che sarebbero stati i bisogni dell'esercito; qualora l'aeronautica avesse dovuto cooperare con l'esercito nella fase di rottura dd dispositivo nemico, sarebbe stato necessario definire accuratamente obiettivi, mezzi e modalità in modo da ottenere la sicurezza di un'organica cooperazione ; l'aeronautica (74) Rientrato dall'Etiopia, Badoglio aveva assunto (zo agosto 1936) anche la presidenza del Comitato nazionale per l'indipendenza economica.


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IL COl'FLITTO

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doveva per certo concorrere allo sfruttamento del successo in campo strategico, ma anche per questa esigenza non erano mai stati presi accordi precisi; la marina doveva evidentemente contribuire per la protezione dei trasporti c per gl i sbarchi in occasione di operazioni oltre mare, ed anche a tal riguardo occorreva procedere a concretare fabbisogni, modalità, ecc., per stabilire possibilità ed entità pratica dell'operazione. In sostanza, il Comando Supremo, pur evitando in modo assoluto di esercitare un controllo sulle varie forze armate, doveva assumere funzioni direttive per ottenere, nella preparazione e nell'esecuzione, un orientamento univoco delle forze armate. Il tentativo di Pariani era certo lodevole, tuttavia non può andare esente da critiche. Anzitutto, l'affidare il nuovo massimo organo militare alla persona di Mussolini (lo studio parlava del Duce, non del Capo del Got•emo) con la consulenza del Capo di S.M. Generale appare pura e semplice piaggeria; in secondo luogo, negare tassativamente funzione di comando (esclusione del controllo sulle forze armate) al Comando Supremo significava limitarsi a cambiare nome allo Stato Maggiore Generale, lasciando tutto com'era; in terzo luogo, l'indicata necessità di assegnare uno scopo specifico ad ogni forza annata, nelle varie ipotesi beli iche, denunciava una visione strategica non più all'altezza dei tempi, una riluttanza a concretare l'impiego delle unità operanti in termini di teatro d'operazioni più che di singole forze armate. Pariani tratteggiò anche le funzioni del Comando Supremo in tempo di guerra: <<E' organo di impiego delle Forze A,.mate: 1le coordina l'azioTJe t'erso gli obiettivi prefissati, allo scopo unico della comune vitton"a ». Parole. Le questioni più importanti, cioè il capo e la struttura dell'organismo, furon o lasciate nel silenzio; evidentemen te Pariani aveva preferito non smuovere le acque ed aveva ripetuto letteralmente quanto stabilito dall'art. 10 del R.D.L. del 6 febbraio 1927. Mussolini trattenne il documento senza d argli seguito, però, sul finire dell'anno successivo, scontento degli inconvenienti emersi durante la mobilitazione del settembre r939, separò le due cariche dì Sottosegretario per la Guerra e di Capo di S.M. dell'Esercito affidando la prima al gen. Soddu e la seconda al mar. Graziani e restituendo così acl ognuna di esse le attribuzioni e le responsabilità di competenza. Il 4 aprile 1940, vale a dire sette mesi dopo lo scoppio della guerra in Europa, Badoglio pose il problema della situazione militare dell'Italia, precisando che il livello di preparazione era al 40 ~~ e chiedendo, fra l'altro, la definizione delle << funzioni di ognuno 22. •

Mont.


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L'ESt::RCTTO TTALtANO ALLA VIGILIA DELLA 2 "' GUERRA MONDJ ,,LE

nella costituzione del Comando Supremo nostro )) (75). Una diecina di giorni dopo, nel comunicare a Mussolini la sua opinione sulle proposte tedesche di inviare in Germania un'armata italiana per agire attraverso i Vosgi, prese spunto da una comi.micazione di Graziani fatta direttamente a Mussolini per sollecitare la definizione dell'Alto Comando e, questa volta, si espresse come se non si considerasse semplicemente il « consulente tecnico>>, però evitò di prospettare esplicitamente una diversa posizione: u (. ..) mi sembra indispensabile che sia risolta una questione gerarchica eli vitale importanza, come ho già accennato nel mio foglio 5281 del 4 corrente, al terz'ultimo capoverso (comma 4°). Per la materia operativa non dipende il Capo eli Stato Maggiore dell'Esercito dal Capo eli Stato Maggiore Generale? Se tale dipendenza esiste, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito deve dirigere a me ogni quesito che rifletta ramo operativo, spettando a me di presentare proposte e di ricevere da Voi, Duce, gli ordini. Se così non fosse, se io, cioè, fossi considerato come un semplice consulente, io non potrei continuare nella carica di Capo di Stato Maggiore Generale che ha, sia nella tradizione, sia per quanto avviene all'estero, sia, infine, nella pubblica opinione, attribuzioni c conseguenti responsabilità ben più importanti che non quelle inerenti alla consulenza. E poiché la nostra storia militare è, dolorosamente, piena di attriti e di poco soddisface nte funzionamento dci Comandi per una non netta precisazione delle singole attribuzioni, così io prego vivamente Voi, Duce, di voler, sin d 'ora, stabilire nettamente la sfera d 'azione di ognuno (. . .) >> (76).

Mussolini, il cui parametro era la guerra d'Etiopia, aveva idee ben chiare in proposito, tanto che proprio nella riunione tenuta il 15 aprile a Palazzo Venezia disse a Badoglio che nel corso della settimana avrebbe risolto .la cosa; infatti, Soddu, interessato alla questione, gli presentò un promemoria (77) con il quale, partendo da un'affermazione categorica : << Fermo restando che la condotta della guerra in tutti i campi (politico, economico, militare) si riassume nelle mani del Duce . .. ))' suggerì che il Capo di S.M . Generale emanasse d'ordine suo le direttive di carattere operativo ai singoli Alti Comandi. « In linea discendente >>, senza però precisazioni sui rapporti intercorrenti, i Ministri (cioè i Sottosegretari) per la parte organizzativa ed i Capi di S.M. « t·esponsabili della con(75) Citato f. 528r data 4 aprile 1940. (76) Citato f. 53r8 j S data 15 aprile 1940 del Capo di Stato Maggiore Generale - allegato 32. (77) Promemoria s.n. data 19 aprile 1940 del Sottosegretario per la Guerra - allegato 49·


VERSO

11.

CONFLITTO

339

dotta delle operazioni». Mussolini, essendo coinvolto in prima persona, preferì indugiare ancora, pur continuando a trattare con i Capi di S.M. di forza armata in materia operativa. Il 3 maggio, allora, Badoglio tornò alla carica (78), sempre evitando di suggerire una risposta precisa. Riassunse le organizzazioni di comando al vertice della Germania e della Francia, tratteggiò le attribuzioni di Kcitel e di Gamelin e concluse che qualora la scelta di Mussolini si fosse volta verso una soluzione di tipo tedesco sarebbe occorso addivenire alla nomina dci comandanti delle singole forze annate ed anche del Capo di S.M. Generale, giacché egli, Badoglio, non era disposto ad accettare la posizione di Keitel rispetto a Hitler. Seguiva il ricordo delle benemerenze acquisite durante la prima guerra mondiale, in Libia e nella campagna etiopica. In assenza di esplicita formu lazione bisogna arguire che il pensiero di Badogl io fosse di essere nominato Cornandante Supremo o, più probabilmente, di esercitare le funzion i di Capo di S.M. Generale agli ordini del Re e non di Mussolini. Un'idea sim ile era assai lontana dallo spirito di Mussolini, che intendeva proprio, come Hitler, assumere il Comando Supremo. Soddu gli presentò un secondo promemoria (79) in cui, riepilogate le soluzioni adottate in Germania, Inghilterra e Francia, confermò la precedente proposta « da Voi, Duce, approuata » . Però, questa volta concluse: <<- Voi Comandante Supremo, coadiuvato per la pane operativa dal Capo di S.M. Generale; - due gerarchie: organizzativa (Ministeri) c operativa (Capi eli S.M.), srrettamcntc compenetrare e collaboranti >> (8o).

Mussolini esitava (81). Non volendo uscire allo scoperto davanti alla Corona mosse Soddu. Il sondaggio fatto da questi presso (78) F . 5372 data 3 maggio 1940 del Capo di Staro Maggiore Generale allegato 50. (79) Promemoria s.n. data 10 maggio 1940 del Sottosegretario per la Guerra - allegato 51. (8o) Da rilevare il <<coadiuvato>>, espressione molto vaga che induce a ricordare la <<consulenza tecnica>> del tempo di pace. Inoltre: la stretta compenetmzione fra Ministeri c Stati Maggiori non poteva esistere trattandosi di organ ismi distinti e la collaborazione era doverosa cd auspicabile, tuttavia non realizzata come sarebbe stato preferibile attraverso un organo ben definito. Tutto era sempre rimesso nelle mani del Duce. (81) E' probabile, per quanto nulla suffraghi questa supposizione, che Mussolini ritenesse di aver le carte in regola per poter rivestire la carica di


3 40

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA

2"

GUERRA MONDIALE

il Re si basò sulla convenienza di non addossare alla Monarchia una responsabilità eccessiva, affinché essa potesse « salvare il Paese nel caso che il regime scricchioli o addirittura mi11acci di crollare» (82), motivazione, è da ritenere, del tutto estranea all'opinione di Mussolini. Il Re, il quale non aveva dimenticato lo scortese ed anticostituzionale conferimento da parte del Senato del grado di Primo maresciallo dell'Impero a lui stesso ed al Duce, non grad ì affatto simile iniziativa e seccamente fece conoscere che si riservava di parlarne personalmente con il Capo del Governo; poi, quando seppe che questi - che, nonostante le ambizioni guerriere, non se la sentiva di affrontare Vittorio Emanuele III sull'argomento - stava facendo approntare un decreto da sottoporgli per la firma, si irritò seriamente. Ma non giunse al rifiuto puro e semplice sulla base delle proprie prerogative reali ed a malincuore finì per orientarsi verso una delega temporanea del comando affidata con una lettera ufficiale. Di queste incertezze Badoglio era al corrente perché Soddu non soltanto faceva da intermediario fra Mussolini ed il Sovrano, ma anche fra Mussolini ed il maresciallo. L' 11 maggio, infatti, Badoglio informò il gen. Armellini della richiesta di precisazione presentata il 3 maggio (e non << quindici giorni or so11o ») e delle notizie portate da Soddu: che il Duce voleva il comando effettivo delle forze armate, limitandosi tuttavia a impartire le direttive strategiche di larghissima massima e lasciando al Capo di S.M. Generale di agire in conseguenza con piena autorità c rcsponsabili.tà, firmando tutti gli ordini. « Così - aveva concl uso Badoglio - in attesa della risposta, si deve intendere orientata la questione» (83). Era l'accettazione· della posizione di Keitcl, probabilmente nella illusoria convinzione di ottenere l'autonomia che in passato il Re, comandante supremo, aveva sempre concesso al Capo di S.M .. Tra ripensamenti c pause da parte del Sovrano, la cosa si Comandante Supremo, basandosi sul par. 39 del « Servizio in guerra » ed. 1912 (che l'edizione 1937 aveva abrogato, è vero, ma evitando c perciò lasciando in sospeso la questione del Comandante Supremo), il quale così precisava: «Quando S.M. il Re non assume personalmente il comando dell' ese1·cito mobilitctto, lo af fida ad un ufficiale generale che prende il titolo di comandcwte supremo». E, per l'appunto, Mussolini era ... Primo maresciallo dell'Impero. Peraltro nessuna meraviglia che questa tesi non sia stata sostenuta apcrramcnte per un elementare senso di pudore di fronte al Re. (82) PMLO P uNTOKI, Parla Vittorio Emanuele lll, Milano, 1958, pag. 12. (83) QmRIKO AIL\IELLI:-11, Diario di guerra, Garzanti, Milano, 1946, pag. l - 2.


VERSO

IL COi'>FUTTO

34 1

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trascinò per oltre un paio di settimane, sempre con l'azione mediatrice d i Soddu, finc hé nel tardo pomeriggio del 28, Badoglio, recatosi a Palazzo Venezia, conobbe le conclusioni: Mussolini comandante - in un modo o nell'altro - delle forze ann ate e lui Capo di S.M. Generale alle sue dirette dipendenze (84). E' strana l'acquiescenza del maresciallo a questo punto, quando non poteva più on si conosce la fraintendere il ruolo che gli veniva assegnato. sostanza del colloquio che qualche giorno prima, il 24, aveva avuto con il Re, ma probabilmente vi fu riserbo da ambo le parti; se così accadde, il silenzio non fu d'oro. Sta di fatto che in tutto lo svolgersi della vicenda da parte di Badoglio non partì una sola parola di recriminazione, di protesta, di richiamo alla presa di posizione assunta con la lettera 5372 del 3 maggio : che nel caso di una soluzione di tipo tedesco occorreva scegliere un altro Capo d i S.M. Generale « perché io non potrei accetta1·e la posizione del gen . Keitel >> . Il quale Keitel, per inciso, almeno era anche Ministro della Guerra. Ormai Mussolini era lanciato ed il 29 maggio annunciò ai Capi di S.M. convocati a rapporto che « ( ...) da oggi nasce rAito Comando che de jure sar?l reso noto quando la Maestà del Re mi darà il documento che affida a mc il comando delle Forze Armate. Il mio Capo di Stato Maggiore Generale è il Maresciallo Badoglio. lo do a lui le dircLtivc che saranno appl icate sul terreno esecutivo attraverso i Capi di Stato Maggio re deli'EserciLO, della Marina c dell'Aeronautica. Così la cosa è definita ( . ..). Aggiungo che rAito Comando non avrà che funzioni operative; sarà ridotto all'essenziale; non bisogna creare dei ministeri numero due. L'Alto Comando è formaLo da un g ru ppo di uomini che hanno compiti operativi; tutto il resto dell'amm inistrazione non rig uarda questi uomini che devono dirigere forze armate 11 (85).

Quindi chiese se non fosse ritenuta opportuna la fine dell'abbinam ento delle cariche di Sottosegretario e di Capo di S.M. della Marina e dell'Aeronautica, in modo da realizzare una struttura ug uale per tutte le forze armate. Badoglio era stato in silenzio ad ascoltare. Formulò una domand a : se, oltre l'ordinamento stabilito, fossero previsti altri Comandi. Ricevuta risposta negativa, dichiarò di non avere obiezioni sull'esercizio delle cariche in questione da parte della stessa persona, anzi di gradirla. Gli altri annuirono. (84) Q. ARMELLINT, op. citata, pag. 10 . (85) Citato verbale della riunio ne allegato 35·


342

L' EsrmcrTO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 a G UERRA MONDIALE

Il Re, dal canto suo, amareggiato, si mostrò incline a cedere, poi tentò di resistere ancora e scrisse a Mussolini che intendeva semplicemente affidargli la condotta politica e militare della guerra, conservando per sé il Comando Supremo. Di fronte al « disappunto» ed alle nuove insistenze del Duce finì per delegargli il comando delle truppe operanti (86). N on ne fece oggetto di un decreto reale, bensì di un proclama che diramò il primo giorno di guerra. Magro distinguo : « Soldati di terra, di mare e dell'aria, Capo Supremo di tutte le Forze d i terra, del mare e dell'aria, seguendo miei sentimenti e le tradizioni della mia Casa, come venticinque anni or sono, ritorno fra voi. Affido al Capo del Governo, Duce del Fascismo, Primo Maresciallo dell' Impero, il comando delle truppe operanti su tutte le front i ( ...) >> (87).

Badoglio, tranquillo, si mise subito al lavoro. Il 30 maggio, come è stato detto in precedenza, convocò i Capi di S.M. ed il Sottosegretario per la Guerra. L'esame di quel rapporto - che prese in considerazione l'inizio delle ostilità (88) ed i preliminari operativi - è interessante perché era la prima riunione che Badoglio presiedeva dopo l'investitura di Capo di S.M. Generale di guerra, benché ancora l'Italia non si trovasse in conflitto. Soddu, dunque, avvisò che il Duce voleva un telegramma giornaliero circa i lav01·i del Moncenisio e Graziani confermò che veniva già fatto; Badoglio comunicò che si proponeva di chiedere a Mussolini di chiamare (86) Secondo il gen. Armellini : << ril Re] /w finito per dare la delega del comando a MuHolini, in seguito ad ultimatum. di costui, portato da Soddu : " o me lo dà o me lo prendo " . Il Re è soprattutto preoct.-·upato di sollevazioni e della guerra civile » (op. citata, pag. 22). (87) li proclama - che come tale è uno dei m ezzi di manifestazione del Capo dello Stato - costituisce l'un ico atto con il quale il Re attribuì a Mussolini il comando delle truppe operanti su tutte le fronti, qualifica sempre adoperata da Mussolini stesso, anche se, in fondo, di incerta estensione : era valida pure nel territorio no n dichiarato « z o11a deLle o-perazioni»? Cfr. al riguardo il bando eli Mussolini pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, 5 agosto 1940, n. 182 - allegato 52. (88) E ' da stupirsi che adesso, e proprio in apertura di seduta, Bacoglio partecipi la sua intenzione di recarsi al termine del rapporto a Palazzo Venezia per chiedere « di procmstinm·e un po' » la data del 5 giugno. La questione dell'iniz io delle ostilità non poteva essere assai meglio d ibattuta il giorno precedente, appena nota l'intenzione di Mussolini, alla presenza degli altri Capi d i S.M. ?


VERSO

IL

CO!'\FLI"ITO

343

Balbo per potedo orienta1'e; Cavagnari disse che attendeva da Mussolini una risposta circa la dislocazione dei sommergibili. A parte la poco felice frase finale di Badoglio, affiora, una volta di più, la sensazione della piena soggezione psicologica eli tutti verso Mussolini, la chiara impressione che tutti - più o meno involontariamente - guardassero a lui come capo naturale, pur senza alcuna fiducia nelle sue qualità militari. Un vero c proprio condizionamento mentale. E ' assolutamente fuor i discussione che se il Re avesse assunto personalmente il comando, lasciando Mussolini alle sue cure di Capo del Governo, Badoglio avrebbe tenuto le redini delle forze armate con altro piglio. Dopo la guerra è stata spesso criticata la responsabilità globale sulle vicende della seconda guerra mondiale, per quanto concerne l'Italia, che molti autori, soprattutto militari , hanno riversato su Mussolini. Il rimprovero non sembra giustificato - per lo meno nel modo con il quale di solito è stato for mulato - perché non tiene esatto conto delle competenze connesse con gli incarichi. Volendo ed ottenendo il comando in prima persona delle truppe, Mussolini , già assoluto responsabile politico, lo divenne pure per il settore m ilitare. In qualsiasi Paese il comanuante in capo è sempre stato chiamato a render conto della cattiva riuscita delle operazioni (anche se non sempre a proposito), come premiato nel caso felice. Non si tratta di fare di Mussolini il solo capro espiatorio di un a guerra sciagurata, bensì semplicemente e nettamente di ricordare che gli incarichi di governo e di comando non sono affatto onorifici né privi di doveri. Soltanto il Re, quale Capo dello Stato, era costituzionalmente privo di responsabilità c per lui, difatti, rispondevano i Ministri e, per le operazioni in guerra, i Capi di S.M .. Mussolini, da anni alla testa dei tre dicasteri militari, adesso aveva preteso non già di sostituirsi al Sovrano come Capo nominale (non avrebbe potuto e del resto la cosa sarebbe stata priva di senso), ma di avocare a sé quello che in altri tempi era stato compito - e responsabilità - di Cadorna e di Diaz. E ' dunque naturale che un potere così completo, non ereditato ma preso, venga fatto pesare du ramente alla resa dei conti. Né può costituire atten uante l'essere stato « ingannato » daì principali collaboratori. La tesi dell'inganno è notoriamente destituita di ogni fondamento - anzi, spesso, sono state sottoposte aH'attenzione di Mussolini perfino questioni che es ulavano dalle sue mansioni - , comunque pur se ciò fosse avvenuto ne deriverebbe non scusante bensì nuova colpa: il capo è responsabile anche dei collaboratori che si sceglie ed il controllo dell'intel-


344'

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIG!LIJ\ DE!.L1I 2

3

GUERRA MONDIALE

ligente esecuzione delle direttive rientra a pieno titolo nell'azione di comando. Ciò detto, è naturale che ad altissimo livello esistano responsabilità indirette che non possono essere ignorate né minimizzate. Tuttavia, al riguardo, è bene esaminare la lettera con la quale Badoglio portò a conoscenza dei principali esponenti militari la costituzione ed il funzionamento del Comando Supremo in caso di guerra (89). Cominciò col precisare che « Comandante Supremo di ognuna e di tutte le FF.AA. ovunque dislocate è, per delega di S.M. il Re, il Duce » (paragrafo r"), il che probabilmente corrispondeva al pensiero di Mussolini ma non certo a quello di Vi ttorio Emanuele III, il quale, come sappiamo, limiterà la delega alle « forze opemnti su tutte le fronti>>. Poi, aggiunto che il Duce avrebbe esercitato il mandato a mezzo del Capo di S.M. Generale (paragrafo 2°), elencò le principal i funzioni di quest'ultimo (paragrafo 3'') : ((a) tenere al corrente il Duce del quad ro generale della situazione militare delle varie FF.AA. e, in re lazione anche alla situazione del nemico, delle loro possibilità operative. Prendere d i conseguenza gli ordini e le d irettiv<'; di massima per la condotta delle operazioni;

b) impartire ai capi di S.M. de lle varie FF.AA. gli ordini e le dirett ive co nseguenti per lo svolgimento nel campo strategico delle dette operazioni ;

c) seguire lo sviluppo delle operazioni, intervenendo quando se ne manifesta la necessità, specie per assicurare il coordinato e tempestivo impiego delle FF.AA. >>.

La formulazione di questi compiti non sembra affatto sufficiente ad illuminare le posizioni di Mussolini e di Badoglio : anche nel 1915 gli ordini del Re erano comunicati dai Capi di S.M. , d'ordine suo, alle forze annate (90). Tutto, dunque, dipendeva dall'interpretazione personale - personale del Capo, ovviamente - delle (89) F . 5569 data 4 giugno 1940 del Capo di Stato Maggiore Generale allegato 53· (9o) Asswnendo, in virtù dell'a rt. 5 dello Statu to, il comando supremo delle forze armate, il Re aveva sta bilito con un decreto in data 23 maggio 1915 che (( i Suoi ordini riflettenti le operazioni dell'Esercito e dell'Armata e dei loro reparti erano comunicati, d'ordine Suo, all'Esercito ed all'Armata rispettivamente dal Capo di Stato Maggiore defl'Esercito e da quello della Marina, i quali li tmducevano in atto nelle parti riflettenti le operazioni tern:st1·i e marittime, dando conoscenza ai rispettivi ministri della Guerra e della Mm·intt delle disposizioni che potevano interessadi >>.


VERSO

Il.

CONFLITTO

345

espressioni usate. Il paragrafo seguente (4") intendeva fissare i limiti di giurisdizione dei massimi livelli in sottordìne sulla base degli ordini impartiti sia da Mussolini sia da Badoglio. I Capi di S.M. esercitavano « reale e piena azione di comando » sulle rispettive forze armate dislocate in territorio metropolitano, Albania compresa, ma (il « pertanto » del par. f, comma a sta evidentemente per « peralt1·o ») non in qualità di effettivi comandanti, come in precedenza ventilato, bensì « in junzio11e della loro qualità di Stato M aggiore» d'ordine ed in nome del Duce. La formula trovata lascia spazio ad osservazioni critiche: i Capi di S.M. dovevano agire nella «qualità di Stato Maggiore )), dizione inconsueta che comunque tende ad escludere una responsabilità personale, in nome di Mussolini, pur esercitando una << reale e piena azione di comando » ; essi, inoltre, ricevevano ordini dal Comandante Supremo e dal Capo di S.M. Generale, al quale solo tuttavia, secondo il par. 3'), spettava impartire disposizioni ai Capi di S.M .. In sostanza, il meno che si possa di re è che la soluzione non eccelleva per coerenza e semplicità. Ma quel che maggiormente stupisce è l'insistenza, gratuita, nel complicare la linea gerarchica : l'accettare, anzi l'inserire la presenza di Mussolini nell'opera dei Capi di S.M. è inspiegabile, perché Badoglio avrebbe avuto tutto l'interesse a pretendere la rigida applicazione del par. 2", anche per evitare che i contatti fra Mussolini ministro e Cavagnari e Pricolo sottosegretari consentissero un passaggio di ordini hlori del tramite del Capo di S.M. Generale. Molto più chiare le attribuzioni dei Comandanti Superiori in Africa settentrionale, nell'Impero e nei possedimenti dell'Egeo, ai quali erano riconosciute piene autorità, inizi ativa e responsabilità. Secondo i primi quattro paragrafi della lettera l'organizzazione di comando al vertice doveva essere quale raffigurata nell'organigramma 4; tuttavia il paragrafo 6'' si esprimeva in altro modo, assai più nitido, a prescindere da come Mussolini intendesse svolgere il suo ruolo di primo attore e dal contrasto con il primo capoverso del paragrafo 4": << L 'organizzazione tld Comando Supremo delk fF.AA. italia ne, eliversa da ogni altra, riposa in altri termini su questi principi:

n) concetto uni tario e totalitario del Comando delle FF.AA. esercitato, per delega d i S.M. il Re, personalmente dal Duce; b) condotta strategica della g uerra c coord inamento dell'azio ne fra le varie FF.AA. e fra i vari scacchicri delle operazioni, esercitato, in seguito agli ord ini e d'ordine del Duce, dal capo di S.M. Generale;


Orgauigramma 4 STRuTTURA DEL COMANDO SUPREMO NEL 1940

Comandante Supremo

Capo del Governo

l

l Capo di S.~. , Generale

l Capo di S.M. R. Esercito

l

Capo di S.M. R. Marina

J

l

Ministro Guerra

Ministro ]\'f arina

Il

Il

l Ministro Aeronautica

l

l

Capo di S.M. R. Aeronautica

Com.te Sup.

Co m. te Sup.

in A.S.

in A.O.

l

Forze armate in territorio metropolitano, in Albania cd in mare

l

Il

l

l Com.tc Sup. in Egeo

l

l

.

Ministro Africa It.

l Forze armate nei territori d'oltremare

l

.\'ora. - Per semplicità di figura sono omessi i rapporti di serviZio ed ammm1strativi intercorrenti fra gli S.M. e le unità dislocate olrrcmare, fra i Ministeri e le unità in madrepatria c oltremare, fra il Ministero dell'Africa Italiana e le unità in Africa Settentrionale c nell'Impero tr:lmite i GoYcrni Generali.


VERSO

IL

CONFLITTO

347

c) azione di comando sulle varie FF.AA. dislocate in Patria o oltremare, esercitata dai capi di S.M. o dai comandanti superiori delle FF.AA. (...) )) ,

Qualche giorno dopo Mussolini emanò il suo primo ordine quale Comandante Supremo (9r) e bisogna riconoscere che assai meglio mise a fuoco le co n:~pctenze dei principali capi m ilitari, ponendo Badoglio in una posizione di tutto r ispetto: Spetta al Capo di S.M. Generale, d'ordine mio ( ...) : a) di organizzare la preparazione bellica delle terre italiane d'oltremare: A.S.I. - A.O.I. - Egeo; b) di emanare le direttive strategiche per lo svolgimento delle operazioni di guerra. <(

1.

Il Capo d i Staw Maggiore.: Generale: e~ercita le fllnz ioni d i cui alla lettera et) del precedente n. 1 servendosi dei capi di S.M. delle varie forze armate, ai quali impartisce le proprie direttive di ordine organ ico, disciplinare, addestrativo, operativo, logistico, ecc.; 2.

a)

b) esercita le fu nzioni di cui alla lettera b) del precedente n.

1:

- impartendo le direttive di carattere strategico, direttamente ai Comandanti Superiori delle fF .AA. deli'A.S., deii'A.O. c dell'Egeo, in pari tempo, però, tenendo informati gli Stati Maggiori delle FF.AA. ed i Ministeri interessati; - ordinando l'inizio e seguendo, quindi, lo sviluppo delle operazion i, in esse intervenendo quando ciò gli risulti necessario. 3· Sulla base d i tali direttive: a) i Capi eli S .M. delle FF.AA. esercita no le loro specifiche funzioni con unit?i d i indirizzo e di azione, rispondendo al Capo di S.M. Generale della preparazione bellica delle terre italiane d'oltremare, la quale deve continuare a perfezionarsi anche ad operazioni iniziate; b) i Comandami Superiori delle FF.AA., esercitando la loro azione di comando su tutte le forze armate poste ai loro ordini, iniziano e svolgono, sono la propria responsabilità, le operazioni di guerra che venissero ordinate, rispondendo dell'esito al Capo di S.M. (;cnerale, che agisce d'ordine mio

(...) )) ,

U n confronto fra i due ordini consente di rilevare che in q uello di Badoglio le responsabilità del maresciallo sembrano sostanzialmente limi tate al corretto sviluppo delle direttive del Duce, mentre in quello di Mussolini la fi gura del Capo di S.M. Generale emerge e ffettivamente come pilastro del Comando Supremo; in compenso (91) f . 1/ D data 8 giugno 1940 - allegato 54·


348

L'ESERCITO ITALIJ\NO AI.LA VIGILIA DELLA

;2''·

GUERRA MOKDIALE

sono in ombra le precise responsabilità di Mussolini. Togliendo le << interferenze » di quest'ultimo sui Capi di S.M. e sui Comandanti Superiori, quali affioravano nella lettera di Badoglio, si ha un organismo più semplice, tuttavia, ove si fotografi la situazione del 13 giugno (92), dai nomi dei titolari delle cariche (organigramma s) si è indotti immediatamente a convenire sulla esattezza di un apprezzamento severo: u In conclusione, non si potrebbe immaginare peggiore organizzazione del Comando, né Mussolini avrebbe potuto assumere più gravi responsabilità personali » (93).

Resta ancora da parlare dell'organismo del quale doveva avvalersi Badoglio, vale a dire dello Stato Maggiore Generale. Né Mussolini, che potrebbe anche essere scusato, né Badoglio, meno giustificabile, volevano un vero e proprio Stato Maggiore in grado di governare la guerra, di g uidare operazioni interforze sul piano operativo e logistico, ma semplicemente una specie di segreteria (92) Dal Diario storico del Comando Supremo le seguenti due annotazioni di Badoglio: 12 giugno : « L'Ecct!llt:nza Soddu mi ha chiesto dì essere nominato Souocapo di Stato Maggiore Generale. Ho risposto elle proporrò, volentieri, la sua nomina al Duce >>; - 13 giugno: « Ho comunicato all'Eccellenza Soddu cl1e il Duce hc~ approvato la sua nomina a Sottocapo di S .M. Generale>> . Dal Diario del gen. Arme llini: - 13 giugno: << Il Maresciallo mi ha comunicato la 11omina di Soddu a Sottocapo di Stato Maggiore C~nera/e, cosa de11a quale erano da tempo

giunte voci da varie fonti (...) e !ta tenuto ad assicurarmi che " ( ...) Non ho potuto dire di no al duce, col quale Soddu premeva rappresentando la sua posizione di Sottosegretario senza comando, mentre g li altri hanno quello delle rispettive forze armate, s ia pure chiamandosi Capi d i Stato Maggiore" ( •• •) >> (op . citata, pag. 29). L1 nomina di Soddu fu sanzionata con legge del 18 ottobre t940, n. 1550 allegato 55· (93) E. FALDELL,I , op. citata, pag . 126. T ra i molti giudizi critici colpisce sgradevolmente il commento, tt posteriori, fo rmul ato dal ge n. Socldu circa il Comando Supremo all'inizio della g uerra, cosl come riportato da E. CANEv ,\RJ (op. citata, vol. II, pag . 74): « Comando Supremo. l/ più caotico che si

sia mai visto su un campo di battaglia. Un Re, capo delle FF.AA. che non risponde. Un Duce che comanda quel tanto che è sufficiente per ingarbugliare l'azione dei dipendenti, e non ne risponde. Un Capo di S.M. generale che fa il sornione e si adatta in una posizione di sol/ordine, sicuro di non rispondere, neppur lui, dell'andamento delle operazioni (...) » .


Orgauigramma 5 STRUTTURA DEL COMANDO SUPREMO NEL 1940

Com.te Supremo Mussolini

Capo del Governo Mussolini

l Capo di S.M.G. Badoglio

Mi n. Guerra Mussolini

Sottocapo di S.M.G. Soddu

Sottosegr. Soddu

l Capo d i S.M.E. G raziani

ll

Capo di S.M.M. Cavagnari

l

l

Min. Mari na Mussolini Sottosegr. Cavagnari

Min . Aeron. Mussolini

l

l

Capo di S.M.A. Pricolo

C .te Sup . A.S. Balbo

l

l

Forze armate in territorio metropolitano, in A lbania ed in mare

l

Nota . • Anche per il prese nte vale la nota riportata nell'organ igram ma 4·

Sottoscgr. Pricolo

l

l

Min. A.I. Teruzzi

l C.te Sup. A.O.I. Duca d'Aosta

Forze a rmate nei territori

C.te Sup. Egeo De Vecchi

l

d'oltr~~~e J

1

l


350

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILfA DELLA 2 " G UERRA !>10>1DIALE

polarizzata verso i soli aspetti strategici del conflitto. Durante la riunione del 29 maggio, il primo aveva detto a chiare note che l'Alto Comando sarebbe stato ridotto all'essenziale, per non creare doppioni m inisterial.i; al suo funzionamento sarebbe stato sufficiente un gruppo di ufficiali con compiti esclusivi; tutto il resto « dell' amministrazione >> era di pertinenza altrui. Badoglio si era mostrato concorde: non più di venti ufficiali; e tale orientamento confermò in sede di rapporto del 5 giugno, con l'avvertenza che lo S.M. Generale « non vuole sostituirsi a nessuno. Esso ha l'alta direzione strategica ed ha bisogno dell'intimo collegamento con i vari Stati Maggiori e dell'unione di tutti gl'i sforzi per compiere un lavoro proficuo » (94). Ma, retorica a parte, lascia perplessi una frase contenuta nel paragrafo 5 del citato f. ss69 datato 5 giugno: « Lo Stato Maggiore Generale, organo del Capo eli S.M. Generale, per adempiere ai compiti spettantigli in relazione a quanto detto al precedente n. 3, non dispone, e non ne è previsto l'impianto, di una complessa organizzazione, ma si vale di quella in funzione presso gli Stati Maggiori delle varie F F .AA. e di altri Enti: Commissione Suprema d i Difesa, Comitato Generale per le fabbricazioni di guerra, ecc. >> .

E' buona norma organica che un Comando sia dotato del necessario per un autonomo funzionamento sotto tutti gli aspetti, senza che sia costretto a « valersi » dell'organizzazione dei Comandi in sottordine. A questo riguardo, quindi, il concetto espresso nella predetta lettera è di difficile accettazione; ma probabilmente Badoglio intendeva alludere al flusso di notizie di ogni genere che d'ufficio o su richiesta gli organi militari e civili interessati avrebbero fornito al « cervello >l delle forze armate. Forse riteneva molto semplice l'elaborazione dei dati e l'armonizzazione delle esigenze. Comunque fu un altro errore. In base a tali decisioni sembrò conveniente una revisione dello Stato Maggiore dell'Esercito. Anche al rig uardo è utile un cenno sull'evoluzione ordinativa precedente alla seconda guerra mondiale. Nel 1927 il Comando del Corpo di Stato Maggiore aveva ricevuto un assetto in linea con le attribuzioni stabi li te per il Capo di S.M. dell'Esercito. Un apposito decreto legge (95) ne fissò la struttura: si trattava di un organico molto sempl ice, articolato in due piccoli

(94) Citato verbale della riunione allegato 38. (95) R.D.L. del 6 febbraio 1927, n. 70 - allegato 56.


VERSO

IL

COKFLITTO

35 1

blocchi di uffici, il primo dei quali, concernente la parte operativa, dipendeva direttamente dal Capo di S.M., mentre il secondo, riguardante mobilitazione e logistica, era posto sotto il controllo del comandante in 2 3 del Corpo di S.M. (organigramma 6). Quest'ultimo rivestiva un'importanza peculiare perché, a prescindere dal disimpegno delle normali attribuzioni, era destinato ad assumere in guerra la carica di Capo di S.M. per i servizi. Da precisare, tuttavia, che in materia logistica nulla era ancora definito per il vertice (né lo sarà nemmeno nel 1940, quando l'Italia entrerà nel conflitto), quindi non è possibile dire se il Capo eli S.M. per i servizi si sarebbe o meno identificato con quello che durante la prima guerra mondiale era stato l'Intendente generale e quali sarebbero state le sue dipendenze e responsabilità. La ripartizione interna del Comando del Corpo di Stato Maggiore subì in seguito molte varianti - di cui una delle più importanti fu il passaggio del servizio informazioni militari (S.l.M.) alle dipendenze del Ministro della Guerra - ma i vari provvedimenti legislativi riguardarono soltanto i principali coadiutori del Capo di S.M. e l'organico degli ufficia li di S.M. in servizio presso il Comando del Corpo. In particolare, ne] r933 il comandante in 2 a prese la denominazione di Sottocapo di S.M. del R. Esercito (96); nel 1934 furono aggiunti due generali addetti (97), che poi furono chiamati capi reparto; nel 1935 venne istituita la carica di Sottocapo di S.M. territoriale (98), modificata nello stesso anno in Sottocapo di S.M. per la difesa territoriale (99); nel 1937 il numero dei Sottocapi di S.M. fu portato a tre (1oo), scomponendo l'incarico di Sottocapo di S.M. dell'Esercito in Sottocapo di S.M. per le operazioni e Sottocapo di S.M. intendente, e ferma restando la presenza di due capi reparto (organigramma 7); tuttavia tale ordinamento durò solo un paio di anni perché alla .fine del 1939 fu ripristinata nella sua interezza la .figura del Sottocapo eli S.M. dell'Esercito coadiuvato da due capi reparto e da un generale addetto (1or). Nel 1940, infine, la nuova legge sul riordinamento del R. Esercito confermò l'assetto ultimo, compreso il Sottocapo di

(96) R.D.L. del 19 ottobre 1933, n. 1404(97) R.D.L. dell' r r ottobre 1934, n. 1723. (98) R.D. del 30 maggio 1935, n. 930. (99) R.D. del 3r ottobre 1935, n. 2233. (roo) R.D.L. del 21 ottobre 1937> n. 1883. (101) L. del 14 giugno 1940, n . 1010 - allegato 57·


Organigramma STRUT T U RA DEL COMANDO D EL CORPO DI S.M. NEL 1927

Capo di S.M.

del! 'Esercì to

Comandante in

2'

del Corpo di S.M. ufficio segreteria

ufl1cio storico

uffic io

ufficio

opera210m

addestram.

S.l.M.

uffi cio mobilitaz.

u ffìc io SC r YIZ l

uffic io trasporti

o


Orgamgramma 7

~

STRUTTURA DEL COYIA:--.iDO DEL CORPO DI S.M. )l'EL 1937

:s:

o

~

Capo di S.M. de li 'Esercito

Sottocapo di S.M. per le operazioni

Souocapo di S.YL in tl:ndentc

Sottocapo di S.M . per la difesa tcrrit.

l

ufficio segretcna

l

l

Capo I reparto

Capo II reparto

l

l

ufficio addestramento

ufficio opera;r.ioni l

ufficio ordinam. mobil.

ufficio serviZI

ufficio stonco

ufficio operazioni l l

ufficio amministrativo

ufficio trasporti


3 54

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGII, lA DELLA 2 " GUERRA .MONDIALE

S.M. per la difesa territoriale (102). Come si è detto, dopo il 1927 (R.D.L. del 6 febbraio 1927, n. 70) nessun provvedimento legislativo pubblicò più la struttura del Comando del Corpo di Stato Maggiore, ma semplicemente le tabelle graduali numeriche degli ufficiali di S.M. di volta in volta definite. Deciso dunque, alla vigilia della guerra, il vertice delle forze armate, Soddu studiò per lo Stato Maggiore, quale Alto Comando dell'Esercito (103), un ordinamento <<particolarmente snello)). Forse la definizione non era la più appropriata, comunque lo schema proposto prevedeva: - un generale addetto, con gli uffici segreteria e del personale; - tre reparti, rispettivamente coordinanti le branche operativa, logistica e organica, alle dirette dipendenze del Sottocapo di S.M. dell'Esercito; - i comandanti superiori delle varie anni, vale a dire gli ispettori d'arma sottratti al Ministero della Guerra, nonché l'ispettore superiore della M.V.S.N .. Mussolini esaminò il documento (ro4) e confermò, però vi .furono ripensamenti immediati, talché in giugno lo Stato Maggiore del R . Esercito - tale fu la denominazione che durante la guerra assunse il Comando del Corpo di Stato Maggiore (105) - ricevette (ro2) L. del 9 maggio 1940, n. 368. Da notare che la legge relativa alle varianti del novembre 1939 (L. del 14 g iugno r 940, n . 1010), e che modificava l'art. 2 del R.D.L. del 6 febbraio 1927, n. 69, venne pubblicata dopo· la legge sull'ordinamento generale del R . Esercito (L. del 9 maggio 1940, n . 368). (103) L'edizione 1940 del ((Servizio in guerra» diramata a firma d i Soddu, per il M inistro della Guerra Mussolini, sostituì la denominazione << Alto Comando per l'esercito >l a quella di Comando Supremo, adeguandone le competenze: « All'alto comando per l'esercito .rpetta intemmente ed esclusivamente la responsabilità della condotta dtdle opemzioni >> (par. 41), ladclove, come si è visto, nell'edizione 1937 era scritto che «Al c·omando· sup1·emo spetta interamente ed esclusivamente la responsabilità della condotta della guen·a » (par. 52). (104) Appunto s.n. data 11 maggio 1940 del Sottosegretario per la Guerra - allegato 58. (105) 11 30 maggio Badoglio inviò il seguente dispaccio al Sottosegretario per la Guerra ed ai Capi eli S.M. eli forza armata: (( Come da ordine del Duce comunico elle, in guerm, il Comando Supremo sarà retto dal Duce medesimo, il quale disporrà. del sottoscritto quale Capo di Stato Maggiore Generale e degli Stati Maggiori ddh forze armate, 1·etti dai n·spettivi Capi di Stato Maggiore. CeSJano quindi le denominazioni eli Alti Comandi in precedenza concordate>>.


VERSO

l L CO>lF l.ITTO

355

una ripartizione interna alquanto differente: un reparto segreteria e due reparti (operativo e logistico- ordinativo) (organigramma 8). Anche se le norme dottrinali c le disposizioni di mobilitazione prevedevano la costituzione di un'Intendenza generale, che doveva approvvigionare materiali e mezzi occorrenti alle truppe ed assegnarli in relazione allo sviluppo delle operazioni, l' apparato dei servizi rimase al Ministero della Guerra, le cui direzioni generali vennero perciò ad avere una duplice dipendenza: dal Ministro per la produzione e per la distribuzione alle unità territoriali e dal Capo di S.M. dell'Esercito per la distribuzione alle unità mobilitate.

4· - CoNCLUSioNJ. Ad oltre quarant'anni di distanza da quel fatale 10 giugno 1940 una conclusione sulle condizioni nelle q uali l'esercito italiano ha affrontato la guerra si esaurisce in poche pagine, tutto essendo già stato abbondantemente detto e commentato. Vale la pena eli ricordare la sequenza di interventi esercitati presso Mussolini dal I" maggio di quell'anno : 1° maggio: situazione mensile sull'approntamento dell'esercito presentata da Graziani;

II

magg1o : lettera di Balbo sull'insufficienza bellica del-

la Libia;

13 maggio: rapporto di Soddu sulla possibilità di garantire un ciclo operativo di appena due mesi o poco più e sull'incago it a del!' alimentazione successiva;

- 13 maggio: promemoria di Favagrossa sulla situazione dell'Italia in caso d i conflitto; - 18 maggio: rapporto di Soddu sull'opportunità di chiedere materiale bellico alla Germania; 2I maggio: promemoria di Favagrossa sulle difficoltà sempre più ardue di importare materie prime a causa della sospensione della vendita dell'oro;

- 25 maggw : promemoria di Graziani sull'efficienza dell' esercito. L'elenco potrebbe continuare con gli ulteriori promemoria eli Graziani e di Favagrossa dei primi di giugno, ma si tratterebbe eli un seguito inutile, posto che il 29 maggio Mussolini, rivolgendosi


Organigramma 8 STRuTTU RA DELLO STATO MAGCIORF. DEL R. ESERCITO NEL

l

1940

Capo di S.M. del R. Ese rcito

l

l

c;JUG~O

l

Generale addetto

- - -- - - -

l

Sottocapo S.M. R. Esercito

l

l

Corn .te Sup. rCarabin ieri RR. Com .tc Sup. rFanteria (*) Com .te Sup. rTruppe Alpine Com.te Sup. rArtiglieria (*) 1-

~

Com.te Sup. Genio ('i') Com.te Sup. Tr. chimiche (>!(')

t-

L-

Com.tc Sup. Aviazione R.E. Ispett. Sup .

M.V.S.N.

c•)

Gli i$pCllOri d'arma.

l Capo reparto segreteria-

l

ufficio segreteria ufficio personale S.M. ufficio disc. e avanzam. ufficio affari generali

l

l Capo I reparto

l

l

1- - - - - ---

-1

l

l

Capo Il reparto

l

l

ufficio operaz10n1

ufficio ordin. c mob.

ufficio addestramento ufficio situazione

ufficio serv1z1 Jirez. su per. trasporti ufficio amm inistrativo

l l

l l l l

L

i

S.l..Yf.

Controspionaggio

militare servizi speciali

~ -


VE RSO

IL

CO:-<F LITTO

---------------- 357

con sicurezza ai Capi di S.M., affermò : « Considero questa situazio11e non ideale ma soddis/ace11te » . Dei due fatti con i quali il governo fascista iniziò la conclusione della sua parabola : l'impreparazione della nazione al la guerra e la decisione di intervenire nel confl itto, il primo costituisce colpa, il secondo è errore. La messa a punto dello strumento bellico è il doveroso riconoscimento della ragion d'essere delle forze armate . Le difficoltà economiche e finanziarie possono essere tali da consentire solo un organ ismo militare ridotto, comunque non debbono impedire che q uesto venga messo in efficienza e risponda ad uno scopo politico- strategico : il contenimento generico dell'aggressione nemica in attesa del completamento della mobilitazione generale, la difesa ad oltranza contro i! vicino non particolarmente forte, la di fesa temporeggiante contro l'avversario potente in attesa dell'aiuto esterno di un alleato, l'esecuzione eli un determinato atto eli guerra. La modestia del potenziale industriale, l'esiguità delle materie prime, la limitazione delle dotazioni e delle scorte, la dipendenza dell'alimentazione della lotta dalle importazioni non rappresentavano novità né sorpresa. Perciò quella impreparazione era colpevole. E non sembra possa venire attenuata dal confronto con la forza, la ricchezza e la potenza dci nostri avversari : il poco che inizialmente poteva esser fatto non fu nemmeno tentato. A prescindere da ritardi di programmazione è evidente che un esercito moderno di un certo livello non sarà mai assolutamente pronto, tuttavia, pur in condizioni di incompletezza, può talvolta essere in grado di affrontare un a breve campagna con le forze necessarie e sufficienti per guadagnarla. Sicuramente nel 1935 l'esercito italiano presentava numerosi scompensi, però non trovò sostanziali difficoltà a realizzare una forte superiorità in Abissinia. L'esempio è forse forzato, ma il concetto rimane valido. Diciamo pure che nel 1939- 1940 parlare di essere pronti per il 1943 od il 1946 poteva avere, anzi senz'altro aveva in1portanza e significato come punto di ri fer imento, ma solo come tale. Accettando la decisione politica di entrare in guerra, data la situazione creata dalla Germania, diventava imperiosa non l 'attesa del 1943 o del 1946, bensì la necessità di impostare una linea strategica che, tenendo conto di quanto era realizzabile a breve scadenza, puntasse tutto sulla risoluzione in pochi mesi di un conflitto limi tato : rinuncia a qualsiasi diversivo su scacchieri secondari (Balcania), difesa statica sulle Alpi occidentali, sforzo concentrato, massiccio, offensivo in Libia con la contemporanea sicura acquisizione del controllo del Mediterraneo cen-


3 58

L'ESERCITO ITALIANO ALl.A VIGILii\ DELLi\ 2" GUERRA MONDIALE

trale (Malta). Era in fondo l'idea di Parìani. L 'unica decisione da prendere riguardava la manovra per linee interne da sviluppare in Africa settentrionale (verso Tunisi o verso il canale?) e la conseguente azione della R. Marina. In quest'ottica si ritiene che i conti potessero esser fatti quadrare, almeno sul piano del rischio calcolato (sempre preferibile al i 'avventura). Sulla determinazione e sulla scelta del momento dell'intervento non è necessario spendere n:wlte parole: il duce era sicuro cd egli decideva per tutti. La sera del 29 maggio Ciano scrisse sul suo diario: « Poche t'O!te ho visto Mussolini così felice. Ha realizzato il suo t'ero sogno: quello di diventare condottiero militare del Paese in guerra ». E' stata rìmarcata sfavorevolmente la rassegnazione se non proprio l'acquiescenza dei capi militari ail'annuncìo dì Mussolini che egli aveva deciso di entrare nel conflitto a partire dal 5 giugno, ma forse esistono due spiegazioni psicologiche : un errato senso di acritica obbedienza anche di fro nte ad avvenimenti tanto gravi per la Nazione ed una forte suggestione provocata dalle strepitose vittorie tedesche. Sull'atteggiamento di assoluta disciplina, da un lato si potrebbe osservare che la storia non fornisce esempi di generali che abbiano rassegnato le dimissioni nell'imminenza di una guerra, indipendentemente dal regime politico dello Stato e dalla loro valutazione del grado di efficienza della macchina bellica da impiegare. Entrano infatti in ballo lodevoli fattori di lealismo e di senso di responsabilità, intesi ad evitare che l'aperta confessione coram populo - e quindi anche davanti al potenziale nemico - di una irrimediabi le impreparazione si traduca in un gravissimo danno pol itico- militare per il proprio paese, superiore all'alca di una guerra, specialmente quando al tecn ico viene opposta la natura squisitamente politica della decisione (e Mussolini era veramente convinto dell'utilità, anzi della saggezza dell'intervento) (ro6). Ed anche se la rinuncia alle massime cariche militari - e il discorso vale anche (ro6) Sono interessanti souo questo aspetto due passi del diario del gen. Armellini. li 15 agosto 1940, commentando la situazione generale e la leggerezza con la quale si parlava di guerra alla Jugoslav ia o alla G recia, Badogl io gli disse: « !n questa situazione dovrei andan?'lene, ma provocare una crisi è impouibile per riguardo al Paese che ha bisogno di tranquillità . E poi, per quanto poco, io posso forse ottenere di più » (op. citata, pag. 53). Il 26 ottobre, saputo da Soddu che Mussolini, scontento di Graziani, stava accarezzando l'idea di sostituirlo magari con Badoglio, Armellini ne informò il maresciallo, il quale << mi ha risposto, da quel vecchio soldato che è, calmo, ma con aria rassegnata: " se mi manda io vado " » (op. citata, pag. 124- 125).


VERSO

IL CONFLITTO

359

per quelle politiche - avesse risposto al desiderio puramente egoistico di evitare il coinvolgimento personale in una scelta ritenuta foriera di dannose conseguenze, innegabilmente essa avrebbe assunto l'aspetto di un significativo atto di dissenso dì fronte all'opinione pubblica. D'altro canto esistono limiti di responsabilità tecnica, oltre i quali si entra nella corresponsabilità politica. Naturalmente al posto dei dimissionari sarebbero subentrati altri generali, ma il ricorso ad un simile mezzo di pressione, specie se risolutamente rivolto ad evitare una sciagurata iniziativa, avrebbe per certo chiamato in causa la Corona e forse la risoluzione di Mussolini sarebbe rientrata (a prescindere dalla reale possibilità o meno di rimanere neutrali anche in prosieguo eli tempo). Quanto all'euforia del momento, sembra poter serenamente affermare che in quei primi giorni eli giugno si stava verificando nell'opinione pubblica un grosso spostamento psicologico dall'incertezza penosa alla persuasione di una nuova sfolgorante e praticamente definitiva vittoria dell'alleato ed alla « convenienza» di scendere in campo al più presto a fianco della Germania per una facile partecipazione al trionfo, anche se l'annuncio della dichiarazione di guerra reso da Musso lini al balcone di Palazzo Venezia il ro giugno fece dì colpo sparire ogni entusiasmo. Probabilmente anche i capi militari furono influenzati dagli avvenimenti. Può farne fede l'onesta ammissione eli un serio e preparato esponente del Comando del Corpo di Stato Maggiore: « Poiché ero a capo del Reparto Intendenza dello Stato Maggiore, c quindi collaborai, come era m io dovere, alla compilazione del promemoria [ n. II sull'efficienza dell'esercito l , dichiaro che è ben lontano dal mio animo l'intendimento eli rivelare che "l'avevo detto io! . .. ". lo non appartengo alla schiera di coloro che dicono eli aver previsto la sconfitta già prima della dichiarazione di guerra. Pur conoscendo perfettamente le condizioni dcll'Eser· cito, pur rendendomi conto delle gravissime incognite di una guerra contro potenti Stati, io pensai allora, con assoluta fiducia, che la vittoria avrebbe arriso alle nostre armi » (xo7).

E analogamente si espresse il gen. Pricolo, Capo dì S.M. dell' Aeronautica : (( Per quanto mi riguarda personalmente, non ho (...) alcuna diffìcoltà ad ammettere che condividevo molte speranze nella vittoria, perché ero con(Io7) F. Rossi, op. àtata, pag. •5·


360

L ' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGI LI A !)E LLA 2 ° GUERRJ\ MON DIALE

vinto che mai una guerra era stata dichiarata, da parte nostra, con rame probabilità di successo, neppure la prima guerra mondiale )) (ro8).

A chiusura di queste poche considerazioni si ritiene ben collocata la seguente lettera datata Torino, 17 apri le 1850 : « H o letto attentamente le osservazioni che V.S. Ill.ma ha creduto di fare sulle co nclusioni della Comm issione d 'inch iesta, e sulle riserve fatte dal sig . deputato Lanza. Non entrerò a d iscutere né sul me rito dei preparativi della guerra, né sul modo con cui essa venne condotta, come neppure sulle cause che contribuirono al troppo fatale scioglimento della campagna, c quindi mi limiterò ad assicurarla che non ho giammai dubitato della delicate7.za dei di Ici sentimenti, come neppure della di lei integrità, ed è questa l'opinione di t utta l'armata. Nel tempo stesso, però, c con eguale fran chezza, le dirò che se Ella, come asserì, prevedeva il triste risultato della gu e rra, nessuna conside razione av rebbe dovuto trattenerla d 'i nsisterc presso il re Carlo Alberto perché si e virasse, offrendo a nche all'occorrenza le sue dimissioni dal serv iz io. E' bensì vero che V.S. lll.ma d ice essersene asten uto per devozione al Re c per timore di produrre cattivo effetto nell'esercito, ma se q ueste considerazioni o no rano i di lei semimenti e per cui la prefata M .S. volle, sulle mura stesse di Novara, ringraziarla di quanto Ella llveva fatto per noi, nondimeno lasciano sussistere l'errore, e se chi la conobbe non può dubitare della di lei lealtà, è impossibile però, ed Ella ha troppa esperienza per non consentire, che la nazione, colpita come fu da sì crudele ed inaspettato disastro, si possa aste nere dall'attribuirlo a cause va rie, e quindi il tempo solamente va rrà forse a calma re i risentimenti c rischiarare le opinioni che si formarono su q uesto particolare. Non sa prei d irle se le conclusioni della Com missione d' inchiesta ver· ran no pubblicate; ma qualo ra si prendesse q uesta determ inazione, mi fa rò carico di unire alla medesima le d i lei osservazioni. Intanto però mi faccio premura d i rasseg nare a S.M. la domanda della dimissione dal m ilitare servizio, che già prima d'ora Ella inoltrava a questo ministero, ma che il r. governo non ha creduto di secondare fino a che non gli fosse noto il risultato del lavoro cui attendeva la Commissione suindicata. Nella riserva q uindi di partecipare a V .S. Ill.ma le determinazioni che piacerà alla M.S. d'emanare a di Lei rigua rdo, h o l'onore ccc. )) ( 109).

Questa lettera fu scritta al gen. Chrzanowski dal Ministro dell a G uerra, gen. Alfo nso La Marmora, dopo la campagna del r849, quella di Iovara. (ro8) FRANCEsco Milano, 1971, pag.

PRI COLO,

La Regia Aeronautica 1939 - '94' , Longanesi,

224.

( 109) eo~L\:-11>0 OEL CoRI'() DI S.M ., Relazioni e rapporti finali sulla campagna del 1849 nell'Alta Italia, Roma, 1910, pag. Sro- 811.


A LL E GA TI



Allegato

r

MINISTERO DELLA GUERRA CoMANDO nEL CoRPO D I STATO MAGGIORE UFFICIO ADDESTRAMENTO

Roma, 27 gennaio 1939 - XVII

N . r8oo eli prot.

Al comando superiore forze armate Africa settentrionale (anche per il XX e XXL C.A.) Ai comandi di corpo d'armata Ai comandi di divisione (diramazione estesa fino ai comandi d i reggimento) Agli ispettm·ati d'arma e della motonzzazione Alla direzione del servizio chimico militm·e Ai Al Al Al

OGGETTO :

e, per conoscenza : comandi designati d'armata comando generale dell'arma dei CC.RR. comando generale della R. Guardia di finan za comando generale della M.V.S.N.

Divisione tipo.

Perché si possa, con piena coscienza e con profonda fiducia, perseverare nell'opera attiva cd appassionata, iruesa ad assimilare, diffondere ed applicare i concetti tattici connessi con la trasformazione in atto della gra nde unità base, riferisco alcune constatazioni fatte da comandanti delle truppe legionaric in Spagna, nelle rece nti operazioni. r" - Contro un nemico appoggiato a successive organizzazioni difensive, è stata condotta guerra di rapido corso, imponendosi acl esso con la manovra sviluppata in direzioni sempre nuove, scelte con il criterio di non dar tregua all'avversario, sorprenderlo con la provenienza e le modalità dell'attacco, sconcertarlo con la continuità dell'azione. 2° - Ciascuna divisione ha attaccato in un settore ristretto, esercitando uno sforzo potente ed unitario, e penetrando « a botta d ritta >> nello schieramemo nemico; malgrado gli ampi intervalli fra divisione e divisione, le g randi unità si sono appoggiate a vicenda per effetto dell'azione decisamente condotta nel rispettivo setwre d 'attacco, e tenacemente perseguita fino a raggiungi.mento dell'obiettivo, ed oltre.

3° - La continuità della manovra è stata assicurata dall'unità superiore 2" schiera.

(C. d'A.), con l'intervento tempestivo delle divisioni eli


364

L' ESERCITO ITALIANO :\LLi\ VIGILIA DEJ.LJ\ 2

3

GUERRA ~IONDIALE

4° - Durante la penetrazione, la certezza della propria superiore capacità di mar10vra ha attenuato le preoccupazioni per i .fianchi, ed evitato d i immobilizzare unità con compiti difensivi; truppe e servizi arretrati hanno provveduto direttamente alla propria sicurezza; ottenuta una conveniente profondità di penetrazio ne, la conversione delle unità eli 1" schiera verso il fianco più esposto, od il pronto intervento di d ivision i di 2" sch iera, hanno dato con l'offensiva nella direzione più opportuna, la sicurezza e lo spazio per l'ulteriore manovra. 5° - La divisione tipo si è dimostrata strumento forte, agile, maneggevole, perfettamente idoneo alla manovra svolta nel quadro del corpo d'armata, ai rapidi mutamenti di fron te e d i direzione di attacco, ai pronti interventi.

Il Sottocapo di S.M. per le Operazioni U . Soonu


Allegato

2

MINISTERO DELLA GUERRA GABINETTO

Roma, 19 settembre 1937 - XV

Promemoria per S.E. il Capo del Governo circa le grandi unità mobilitabili

Situazione al

I0

settembre

a) Numero delle G.U. mobilitabili: -

Comando Supremo,

-

7 Comandi di armata, 14 Comandi di C. d'A. di cui 4 con qualche deficienza,

-

r Comando di C. d'A. alpino, r Comando di C. cl' A. con organici di pace (per la Libia),

-3 Divisioni celeri, -5 Divisioni alpine di

CUI

una con la sola forza alle armi;

D ivisioni motorizzate, - 29 Divisioni di fanteria di cui due con q ualche deficienza, più una con la sola forza alle armi e tre (quelle desti nate in Libia) con organici di pace, 2 Brigate corazzate di cui una in via di costituzione con organici d i pace. -

2

b) Sono inoltre mobilitabili i seguenti reparti non indivisionati : -

7 reggimenti cavalleria, 20 battaglioni bersaglieri di cui 3 con lievi deFicienze,

-

57 gruppi di artiglieria d'armata d i cui

-

77 gruppi d i artiglieria d i C. d'A. eli cui 8 con lievi deficienze,

11

con lievi deficienze,

21 gruppi di artiglieria - riserva del comando supremo - eli cui 7 con deficienze, 141 batterie da posizione di cui 24 con lievi deficienze,

-

55 comp. mitragliatrici da posiz ione eli cui 7 con lievi deficienze,

-

96 battaglioni CC.NN. di cui 54 con deficienze.

Nel grafico allegato (*) è rappresentata la situazione delle deficienze più sensibili dei materiali più importanti. ('") Omesso.


366

L'ESERCITO ITALI1\NO ALLA VIG IU .f\ DELLA 2" GUERRA MONDIALE

Si mettono io particolare rilievo le seguenti deficienze: deficienze -fucili mitragliatori - mitragliatrici -cannoni da 20 - cannoni da 47 - mortai da 8r - cartucce cal. 8 -- bombe a mano - munizioni per mortai da 45 e 81 -munizioni per artiglierie eli cal. inferiore al (escluso) - muni;!,ioni per artiglierie di cal. superiore al 65 (incluso) -automezzi - autocarrette - carri armati - motomezzi

6s

7-757 10.770 319 355 960 204-286.ooo

In

allestimento +776 3·575 412 300 l . IOO

4-431.000 9·952.000

194-000.000 4-450.000 3·376.ooo

2.7ì6.ooo

2.262.000

13-317-000 27.202 2.4II

9·1 78.ooo 7-121 700 192 750

657 2-456

In complesso la situazione è stazionaria. E' però da considerare che le dotazio ni subiranno diminuzioni in conseguenza del costitue ndo XXI C. d'A. (Libia) e per portare l'attuale XX C. d 'A. (Libia) ai 2/ 3 degli organici previsti dalle formazioni di guerra. D i quanto sopra ciò che realmente preoccupa è la questione del muniz ionamento per la quale è indispensabile ricorrere a provvedimenti straordinari che consentano una maggiore produzione.


AL LEGA'l'I

Allegato 3

MINISTERO DELLA GUERRA GABINETTO

Segreto.

N. 1044II di prot.

Roma,

2

nove mbre 1939

All'Ufficio di S .E. il Capo di S.M. Generale (Risp. f. 4887 del

Occ~::TTo:

22

Roma

ottobre c.a.)

Efficienza delle forze armate.

A seguito del foglio 104441 del r" novembre c.a. trasmetto dati relativi alla situazione al J 0 novem bre e a quella che sarà al 1940 per le unità dell'Esercito : 1° -

armamento, con grafico riassuntivo;

2° -

munizionamento espresso in unità di fuoco;

1

o

seguenti . maggw

3° - automezzi; 4° - carburanti e lubrificanti; 5'' - vestiario; 6" - personale. In sintesi la situazione dell'Esercito è la seguente :

DIVISIONI.

Al Italia

A lbania

1

1 '

novembre '939

r r al completo (meno carri M. delle D . cr.) 2

al completo (meno carri M. delle D. cr.)

Al

1"

maggio 1940

II al completo c.c.

2

al completo c.c.


368

L' ESERCITO ITALIANO .-\LL/1 VI GI LIA l>ELLt\

2 " GUERRA MONDIALE

DIVISIONI.

Al

41 Italia

r Egeo

6o di

c.r.

I2 Libia

I)

di C.S.

In totale 88 div.

novembre 1939

3 tipo at. al completo 9 tipo m.e.n. al completo 26 tipo incompleto 3 in corso di costituzione 1

al completo

Al r'' maggio 1940 3 at. al completo 29 al completo 8 incomplete r con formaz. di pace I

al completo

4 tipo incompleto I mista di prev. cost. r cc.nn. di prev. cost.

4 al completo 1 al completo I al completo

4 tipo Libia al completo (meno cp. motoc.) 4 tipo Libia al com piero (meno carri L e cp. motoc.) 4 cc.nn. al completo (senza cp. motoc. e carri L)

4 al completo c.c.

I5

4 al completo c.c.

4 al completo c.c.

non costituite

I5 con gravi def.

38 al completo 33 incomplete 17 non costituite

64 al completo 9 incomplete 15 con gravi def.

ARTIGLIERIA DI ARMATA E DI CORPO D'ARMATA.

Al r" novembre c.a. sono efficienti nel numero previsto dall'indice di mobilitazione, con l'armamento di attuale dotaz:ione e con esclusione d i materiali di nuova adozione (75 / 34, 149/ I9, I49/ 4o, 210 j 22). Sono di prossima costituzione 3 rgt. artigl. d i C.A. (uno per XIV C.A ., ceduto A . Po; uno per XV C.A. e uno per XI C.A .). Al I'' maggio I940 potranno entrare nello schieramento ro batterie da 149/ 40 e 4 batterie da 2IO ( 22.


ALLEGATI

MuNrZIONAMENTo.

Al

I

0

maggio r940:

Fucili e m oschetti A rm i automa tiche Mortai 45 Mortai 8r Pezzi da 47 Pezzi da 65 Pezzi da 20

Art. div.: 100 / 17 Art. div. : 75 / 27 Art. div.: 75 / I3 Art. controaerei Art. C.A. e A. .

larga disponibilità. buona d isponibilità. buo na disponibilità. notevoli defìcie nze. notevoli deficienze. buona disponibilità. notevoli deficienze. sensibili deficienze. sufficiente clisponibilitù. sufficiente disponibilità. buona dispon ibilità. suffìciente disponibilità.

AUTOMEZZI.

Al r" maggio 1940 (considerando le artiglierie divisionali tutte ip po meno quelle dell'A rmata Po e della Libia): Automezzi speciali

sufficiente d isponibilità.

Autocarri .

disponibilità pressoché suffìciente (si r itiene di poter integrarla con la requisizione).

Carri M . .

avremo un centinaio d i M .

CA RBURANTI.

Al

I0

maggio 1940: d isponibilità per circa 4 ~ mesi.

VESTIAR IO ED EQUI.PAGG IAMENTO.

Al I 0 maggio 1940 : Situazione che co nsente la vestizione di t utte le u nità d i C.I. con le truppe ai depositi. Non sarà possibile provvedere alle unità di C.S., alla M.V.S.N. e alla Dica t .

24. - Mont.


370

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA MONDIALE

Non avremo una scorta nei magazzini, ma sarà possibile accantonarla con la produzione di maggio, giugno e successivi. Le previsioni per il 1° maggio 1940 si basano s.ul gettito di una produzione di armi, munizioni, automezzi e vestiario intensificata al massimo. Tale produzione è naturaimente subordinata alla disponibilità di materie prime. E poiché in questi ultimi due mesi le assegnazioni si sono aggirate su ~ circa dei fabbisogni, si deve rilevare che, ove continuasse l'attuale situazione deficitaria, la prevista efficienza al 1° maggio ne risulterebbe sensibilmeme ridotta.

Il Sottosegretario di Stato A.

P ARI .IIN I


37 1 Allegato 4

SITUAZIONE DELLE FORZE ARMA TE ALLA DATA DEL l'' NOVEMBRE 1939 - XVJII (r)

REGI·o EsERciTo. ro divisioni soltanro sono complete. divisioni hanno lievi deficienze. 33 divisioni sono incomplete. 22 divisioni sono da costituire. Da notare : - la trasformazione organica dell'esercito attualmente in corso (passaggio dall'ordiname nto della divisione su 3 reggimenti fa nteria e 4 gruppi artiglieria a quello su 2 reggimenti fa nteria e 3 gr uppi artiglieria) - per la quale il Capo di S.M. Generale ha espresso sempre parere decisamente contrario - infìrma gravemente l'efficienza delle unità complicandone al massimo la mobilitazione; - le divisioni binarie sono, poi , molto leggere e dispongono eli artiglierie da 75 c da roo mentre le divisioni dei principali Stati moderni hanno calibri da 105 e I)O. 29

Deficienze e.rsenziali. I 0 - Quadn·. Gravi deficienze quantitative per gli ufficiali in servizio permanente (molte unità ne sono prive o ne hanno appena 1 , spesso subalterno soltanto) e qualitative per gli ufficiali di complemento. 2'' - Artiglierie. Tutte di materiale che risale al I9l4 - J9I8. Solo nel maggio I940 si cominceranno ad avere nuovi materiali (I4 batterie). 3° - Munizioni. Notevoli deficiel17:e. 4" - A utomezzi. Notevoli deficienze (dal IO al so% per ogni grande un ità. 5" - Carri a1·mati. Mancano carri leggeri per le divisioni tipo Libia c carri medi delle divisioni corazzate. (Si avranno i primi 100 carri medi al I " maggio 1940). 6" - Carbu1·anti . Disponibili solo per circa mesi 4 Y, . 7" - Vestiario equipaggiamento. Manca il fabbisogno per 15 divisioni, per !a M.V.S.N ., per la D icat. Inoltre nessuna scorta. 8" - Difesa co-ntroaerea. Deficienze gravissime. Sono disponibili , per tutto il territorio della Madrepatria, appena 225 batterie antiquate, con scarse munlZIOnJ.

(t) Da l d iario .del Comando Su premo (allegato

11.

1).


37 2

L'ESERCITO ITAL IANO ALLA VIGILIA DELLA 2' GUERRA ~IONI>IALE

Nelle terre di oltremare si hanno 30 batterie - pure antiquate c con scarse munizioni - di cui 13 in Libia, r4 in Egeo e 3 in Albania. Per cominciare ad avere i nuovi materiali si deve arrendere l'estate 1940 e si avrà il fabbisogno previsto, al completo, solo nell'estate 19~2.

REGIA MARINA.

Corazzate 2, incrociatori 22, cacciatorpediniere 6r, torpediniere ]I, sommergibili 107, Mas 71. Jafta: 5 mesi metropoli c Libia; 2 fz mesi Egeo; r fz mesi A.O.I.. Batterie antiaeree: 269 - pezzi 1.259 (tutti di tipo esistente durante la guerra 1915- 18). Mitragl. antiaeree: 547· 6o piccole unirà mercantili per vigilanza foranea antiaerea dei principali centri marittimi.

Deficienze essenziali. a) L'aumento delle ~ corazzate nel 1940 non potrà costituire un apporto m piena potenza, per ottenere la quale occorre trascorra almeno un anno di tempo dall'entrata in servizio (addestramento, assestamento dci complicati organi - specie artiglierie - e materiali). b) Il quantitativo della nafta è scarso. Anche ritenendo di poter sormontare le gravissime difficoltà di rifornimento, occorre tener conto che la capienza complessiva dci depositi è ben poco aumentabile con le costruzioni in atto. c) Per commisurare l'efficienza della difesa contraerea all'importanza delle località militari e marittime è giudicato necessario potenziare detta difesa con: 40 btr. da 90/50 - 200 p. (materiale mode rnissimo); 200 mitragliere.

REGIA AERONAUTICA.

Velivoli di linea efficienti bcHicamente : n. q69.

Deficienze essenziali. Carburanti e lubrificanti. Sufficienti per di 2 mesi al t " maggio 1940 (1).

2

mesi al 15 ottobre e poco più

(1) Se si tiene conto ch e per 1l ,o maggio 1 consumi sono stati calcolati per la linen di 3.000 aerei (difficilmente raggiungibile) e per ben 20 azioni mc;c per ogni aereo, si può dcclu rre che le scorte potranno essere sufficienti per un periodo di 3 - ~ mesi: tenendo , poi, como dcll'approv" igionamcmo di !lo mila tonn. di benz ina, già appro,·ato dal Duce. la sufficienza aumenta d i 2{5 c :trci,·crcbbe a ~- 6 mesi, periodo che potrebbe essere, forse, ancora (lnmentato, u sa ndo 1' Arma aerea con criterio di srrcu a economia.


ALLil GATl

373

Munizionamento di caduttl e di lancio. Scorte sufficienti per 3- 4 mesi (2). Materiale speciale di aeronautica. Difettano: autoveicoli (4.000 al 15 ottobre e 3.000 al t 0 maggio); alcune officine autoportate; alcune migliaia di fusti per manovra carburanti e lubrificanti (3). Personale. Al 15 ottobre si ha una cldicieoza di 319 equipaggi; al r" maggio la deficiem:a, rispetto agli equipagg i addestrati al 15 ottobre, sale a Ll 2 4 (4) (s). Difesa cont1'0aerei. Quasi nulla per gli obiettivi di interesse aeronautico (5o mitragliere da 20 , n. 590 m itr. da 8 di scarsa efficacia) (6).

EsPLosrvr PER LE FORZE ARMATE.

La fabbricaz ione degli esplosivi in tempo eli guerra, per tutte e t re le forze a rmate, potri't wnsentire di d isporre soltanto della meti't e dei r\ del fabbisogno, rispettivamente per gli esplosivi eli lancio e d i scoppio, purché g iunga no le materie prime. Qualora q ueste non giungessero, la produzione si ridurrebbe, rispetti vamenre, a 1/7 ed a poco meno della metà.

(2) In tempo di guerra, purché si d isponga del l 'esplosivo, potrà essere prodotto il munizionamenw suUicieme per sopperire ai consu mi e con tinuare b guerra dopo il 3" c 4° mese. (3) Le òe(icienze relative Jl materiale speciale di an onauticJ sJ ranno in pl rte eliminn tc con le ord inazioni fatte con i recenti slanziamenti straordinari avu ti dJ! Duce; d i tal i ordinazion i il Ministero non ha tenuto conto nel lissare le deficienze sopra riportate . (4) Le deficienze di equ ipaggi non sono gravi perché si potranno coprire sia col personale di pronto impiego della riserv~, sia addestrando g li equipaggi già alle armi eri in corso di istruzione. (5) La deficienza d i specialisti potrà essere coperta , in p<lrtC, con gl i aiuto - spec ialisti ciel 1o scaglione del nuovo con tingente di leva . (6) L'iniz io òcll' attu azione della difesa c .a. dci 15 obicuivi più importanti si avrà era TO mesi. Nu lla si è fatto per la difesa dci 47 obietti vi me no importanti.


374

L'ESI'RCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DeLLA 2° GUERRA MOKDIALE

Allegato 5 MINISTERO DELLA

GUERRA

GABINETTO

Appunti sulla vùita in Germama (dal 7 al r2 luglio) r" - Personalità con le quali ho avuto contatto.

Gen. Brauchitsch, comandan te Esercito tedesco. Gen. Beck, capo di S.M. dell'Esercito. Gen. Keitel, capo di S.M. generale (cioè capo del Gabinetto m ilitare del Fi.ihrer). Comandanti di C. d'A. di: Berlino, Hannover, Monaco, Norimberga. Inoltre ho avuto invito a Ninfenbourg dal Presidente del Consiglio dei Ministri bavarese Siebert ed udienze dal Maresciallo Goer ing (il 10) e dal Flihrer (l' n). 2" -

lmpreHioni mll'E.>ercito.

Molto fatto, ma parecchio ancora da fare. Deficienze principali: uomini, quadri e materiali. a) Uomini: non hanno avuto istruzione tutte le classi dalla fine guerra sino alla decisione del riarmo. Si prov vede alla istruzione di queste classi con chiamate di due mesi (d i 40.ooo individui alla volta) ind ipendentemente dalla chiamata normale delle nuove classi di leva (circa 2oo.ooo uom ini all'a nn.o) : il sistema è lento; l'istruzione scarsa. Le nuove classi hanno ferma .di due anni (ch iamata in ottobre). Gli individui ricevono una lunga istruzione for male (4 mesi di recluta) perché il cittadino non riceve le armi che quando è soldato. Addestramento ottimo. Esso viene completato attraverso campi che vengono organizzati in modo veramente esemplare (alcuni persino eccessivamente curati) per grandi u nità mobilitate (v. Berger). b) Quadri. Sottufficiali : sono particolarmente curati. Sono tratti dai reggimenti e vengono perfezio nati in scuole (per ora una sola: Potsclam, ma in breve saran no cinque).

Ufficiali : mancano essenzialmente i gradi i ntermecli (non solo quantitativamcnte ma anche q ualitativamente). Si sta provvedendo al reclutamento dci nuovi ufficiali con grande rapidità e larghezza di vedu te. Gli aspiranti ufficiali (dopo i sei mesi di Arbeitdienst) fanno un anno di servizio come soldati al reggimento, vengono poscia inviati alle scuole di gue1-ra (nostre accademie: sono 5), dove restano d ieci mesi per poi andare alle scuole d'm·mi (dove si specializza no in due mesi nelle varie armi) e vanno


375

ALLEGATI

poi ai reggimenti di provenienza come alfieri, per essere promossi ufficiali (dopo la votazione dci colleghi). Un'idea dello sfo·rzo che ora si sta compiendo si può avere dal fatto che quest'anno il corso dell'accademia di sola fanteria è d i 8 aspiranti. Con gli aspiranti di artiglieria, cavalleria, corpi motorizzati, antiaerei e genio si arriva alla cifra di gettito annuo eli circa 2.000 ufficiali in servizio effettivo permanente. Per gli ufficiali di complemento non ho potuto avere dati precisi (perché la cosa è lasciata ai reggimenti) ma mi è sembrato che della q uestione numerica non si curassero molto, preoccupati più che altro della scelta qualitativa. Nella educazione dell'ufficiale sono curati essenzialmente (per non dire quasi esclusivamente!) il carattere (energico) e la decisione (pronta e ferma). Quasi tutto l'addestramento è pratico: pochissimo posto è lasciato alla teoria: per guesta è richiesta m aHima sintesi e chiarezza di esposizione: non si lascia alcun posto alle parole i nutili. A nche nella parte formale si chiede incisività ed espressione decisa. L 'inferiore deve ripetere (testualmente) e può chiedere chiarimenti ( non sollevare obbiezioni). Molto ripetuto (in italiano) il motto : credere, obb{~dire, combattere. l generali sono tutti assai giovani, vigorosi anche se un po' massicci. Ve ne sono che hanno qua rantasette anni, nessuno più di sessanta. Per consentire il ri ngiovanimento dei generali si dà un ottimo trattamento finanziario (a vita) a coloro che ve ngono congedati.

so

c) Materiali - Ho potuto visitare la scuola sperimentale, ove m1 hanno mostrati i materiali ultimi adottati ed io via di adozione. Ho potuto rilevare: Mit1·agliatrici - Un praticissimo affusto a treppiede che consente grande stabilità per l'azione di fuoco, ed anche il tiro contrae reo. Mortai d'assalto (45) e pesante (81) simili ai nostri: il nostro da 45 è però alquanto migliore. La Germania ha anche il mortaio da 105 per la guen·a chimica cosa che da noi è solo in via di esperimento. Ccmnone antican·o : da 37 - Preferisco il nostro da 47 (e credo che anche tedeschi siano ormai di tale avviso). Obice Zt~ggeTO da fanteria: da 75· Obice pesante da fanteria: da r5o. Belle armi che non hanno corrispondenti da no1 per differenza d i idee di impiego. ll pezzo da 150 corrisponderebbe al nostro da 149/ 16 ma quest'ultimo è parecchio inferiore. Cannone divisionale da I 50: corrisponde al nostro da 149( 19. Il nostro è superiore ma non abbiamo che gli esemplari. (E' la bocca che più urgerebbe passare in commessa). Cannone da I di armata (allungato), bello ma pesante. Non abbiamo un corrispondente perché non ritenuto indispensabile.

so


3 76

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2"' GUERRA MONDIALE

Obice da 120 - Buona bocca simile alla nostra, ma la nostra è migliore per praticità di impiego (coscie, anziché piattaforma). Anche qui però ne,, abbiamo che degli esemplari. La situazione di distribuzione è alquanto arretrata; perciò è stata data una grande spinta alle ind ustrie affinché, entro la prima metà del r939, si raggiunga un elevato grado di efficienza produttiva. Ho visitato ad Hannover gli stabilimenti « Hannomag }) (vi sono impiegati 12.000 operai, mentre nello stabilimento fratello di Bochumer ve ne sono altri 22.ooo) ed ho constatato che nonostante la già alta produzione mensile (70 cannoni e 7oo.ooo proietti di artiglieria) si stan no facendo grandi lavori di ampliamento che debbono essere ultimati (per impegni presi con l'autorità militare) per il 1° aprile I939· Da un complesso di circostanze debbo ritenere che il largo programma di potenziamento delle forze armate sia di mettere in grado le industrie di compiere un grande sforzo di produzione in brevissimo tempo e ciò a partire dal 1939 (aprile - giugno). in conclusione - L 'Esercire tedesco, non ancora a punto, marcia con erJorme rap idità, in modo eli esserlo al più presto. Tecnicamente si può calcolare che una forte efficienza potrà già avere nel 194r - 42 (1). Da d ichiarazioni fatte dal generale Brauchitsch per tale epoca la Germania conta di avere attuata la radicale trasformazione ed assorbimento dell'Austria, e quindi (se si pone questo d 'accordo col piano Gocring) si potrebbe arguire che il 41 - 42 rappresenta il periodo in cui la Germania ri tiene di essere in grado di compiere il massimo sforzo, prima che gli altri siano in situazione da poter fare altrettanto. Criteri di impù~go delle forz e - In German ia si tende a formare una massa eli prontissimo impiego composta eli corpi d 'armata corazzati e motorizzati. Hanno perciò costituiti anche i comandi dj tali unità fin dal tempo d i pace. Questi però non hanno fun zione di comando territo1·iale. Si ha grande tendenza allo sviluppo della motorizzazione tan to che gli ufficiali che sono addetti ai corpi motorizzati od autotrasportati fanno ruolo a sé. Però nell'interno dei reparti si tende a conservare il cavallo. Le unità motorizzate sono usate con grande slancio. Ho notato poca preoccupazione logistica ma ciò è dovuto soprattutto alla natura del terreno <1uasi privo di ostacoli. Minuziosamente curato il collegamento fra fa nti cd artiglieri. Gcn . A. PARIANI

., ( 1) Se noi vog liamo camminare p:lralklamentc, non possiamo perdere tempo perché gta occorrerebbe compiere u no sfor7.0 eh.: le i ndustrie a mala pena polrci.Jbcro sopportare .


1\LLEGATI

377 Allegato 6

NOTE PER LE DISCUSSIONI DELLA WEHRMACHT CON L'ITALIA Berlino, 26 novembre 1938 I.

Natura dei negoziati.

Dei negoziati saranno iniziati dal ministro degli Esteri del Reich di concerto con il capo di S.M. dell'OK V•/. Ulteriori negoziati saranno condotti dai servizi della Wehrmacht, eccetto per il caso d i questioni che sono trattate dall'OKW (testo illeggibile) in sede dcll'OKW (vedi paragrafo 5).

Principio basilare dei negoziati. Niente condotta locale comune delle operazioni d i guerra sotto un comando unificato ma assegnaz ione d i compiti e di teatri di guerra particolari per ciascuno Stato, entro le zone del quale esso agirà indipendentemente.

2.

3· Base politico - militm·e per i negoziati. Guerra della Germania e dell'Italia contro la Francia e la G ran Bretagna, con primo obiettivo di mettere fuori combattimento la Francia. Ciò colpirebbe anche la Gran Bretagna, in quanto essa perderebbe le proprie basi per conti nuare la guerra sul Continente e troverebbe allora l 'intera potenza della Germania e dell'Italia d iretta contro di lei sola. Combinato con : Stretta neutralità della Svizzera, del Belgio e dell'Olanda. Neutralità benevola verso la Germania e l'Italia: Ungheria e Spagna. Atteggiamento dubbio: Balcani c Polonia. Atteggiamento ostile verso la Germania e l'Italia: Russia. Le Potenze non europee possono essere lasciate, all'inizio, fuori del quadro in esame.

4· Specificazione dei compiti da arsegnarst.

(a)

GER~IA:-< I A.

In generale. Concentra re tutte le forze di terra, mare e cielo sul fronte occidentale. Dietro stretta osservanza della neutralità del Belgio e dell'Olanda l'estensione di guesto fron te sarebbe evitata e anche il nemico probabilmente costretto ad osservare la neutralità di eletti Paesi. Guerra terrestre. Concentrare l'attacco tedesco contro la F rancia fra la Mosella e il Reno in direzione sud - ovest, ed il fianco est del lato occidentale dei Vosg i. (Sfondamento della Linea Maginot perfettamente possibile. Comprovato dal bombardamento sperimentale delle fortificazioni ceche, che sono fatte


378

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERR1\ MO!\DIALE

sul modello della Linea Maginot. Abbiamo a disposizione i più moderni mezzi di attacco e di artiglieria blindata a lunga gittata nell'interno delle nostre fortificazioni. Saranno esposte più dettagliatamente a voce le ragioni di tale opinione). Guerra sul mare. Azione contro le comunicazioni marittime inglesi e francesi nel Mare del Nord e nell'Atlantico. In quanto alle misure dettagliate per la definizione dei limiti dei teatri navali eli guerra e delle questioni di mutua assistenza (approvvigionamento di carburante e di equipaggiamento, arsenali, ecc.), esse saranno decise nel corso di conversazioni tra le due Marine. Guerra nel cielo. Offensiva aerea simultanea contro la Gran Bretagna ed il Nord della F rancia. Tagliare le comunicazioni marittime britanniche in collaborazione con la Marina.

(b)

fTAUA.

ln generale. Mantenimento della neutralità balcanica (base comune di approvvigionamenti), aumento della pressione sulla Spagna, occupazione del· le isole Baleari (nessun passaggio per le truppe o le forze aeree della Francia). Minacciare le sfere d'influenza britanniche e francesi nel Nord -Africa, Egitto, Palestina e Oriente. Incoraggiamento attivo al movimento ribelle nel Marocco. Mediante la concentrazione di tutti questi mezzi, disperdere lo sforzo di guerra britannico sul mare e sul cielo·. Guerra terrestre. Tenere immobilizzato il più gran numero possibile di forze francesi sul fronte alpino italiano. Scartare la minaccia alla German ia sulla frontiera orientale e sud - orientale inviando forze italiane (eli concerto con forze ungheresi) contro la Polonia, se quest'ultima assume un atteggiamento minaccioso. Attacco contro il Nord - Africa francese e conquista della Corsica. Guerra sul mare. Operazioni comro le comunicazioni marittime britanniche e francesi nel Mediterraneo, specialmente contro le comunicazioni della Francia con il Nord- Africa. Eliminazione di Gibilterra. Per quanto concerne la delimitazione dei teatri navali di guerra, vedi 4 (a). Guerra nel cielo. Guerra aerea contro la Francia al sud della linea che va dal Lago di Ginevra a L1 Rochelle, contro le colonie nord- africane, e contro le comunicazioni marittime francesi nel Mediterraneo.

5· Questioni della Welwmacht in generale. (a) Partecipazione dell'Italia a tutte le misure difensive, attive e passive, della Germania. (b) Scambio di informazioni tra i servizi delle forze armate. (c) Partecipazione dell'Italia alla censura di guerra per quanto concerne Paesi stranieri. (d) Collaborazione nella propaganda di guerra e nell'economia eli guerra. (e) Collaborazione ne! ramo delle materie prime e della produzione degli armamenti. (f) Collaborazione nel ramo delle comunicazioni.


ALLEGA'J'l

379 Allegato 7

DOCUMENTI ITALIANI SULL'INCONTRO DI INNSBRUCK FRA PARlANl E KEITEL

V erba/e riassuntivo del colloquio tm il Generale Pariani ed il Generale Keitel del 5 aprile I939 · r. Il Generale Keitel dichiara per incarico dd Fuhrer che la Germania in qualunque caso di guerra sarà a fianco all'Italia. 2 . Il Generale Pariani comunica che il Duce ha sempre confermato l'i ntangibilità dell'Asse. li Duce gli ha dato incarico di informare che in caso di guerra contro la Fra11cia isolata l'Italia chiederà alla Germania soltanto un aiuto in materiali dato che essa ha forze sufficienti per condurre la lotta.

3· Il Generale Keitel accenna la difficoltà di localizzare la guerra fra l'Italia e la Francia. E' da ritenere che l'Inghilterra, inizialmente in forma larvata, venga in aiuto alla Francia e che gradatamente si sviluppi una guerra contro le due Potenze occidentali così che la Germania venga costretta ad intervellire più tardi in circostanze sfavorevoli per una guerra di rapida decisione. 4· Il Generale Pariani chiarisce che ha inteso riferirsi al caso di un conflitto limitato ali 'Italia e alla Francia. Se in vece il conflitto si dovesse allargare è evidente che sarebbe meglio iniziare senz'altro la guerra insieme con la Germania. 5· Il Generale Pariani e il Generale Keitel concordano nell'opinione che s•a inevitabile nell'avvenire un conflitto con le due grandi Potenze occidentali. Le migliori possibilirà si avrebbero se fosse possibile iniziare una guerra insieme e di sorpresa in un momento favorevole per gli Stati totalitari. 6. Il momento p.iù propizio per una tale guerra potrebbe verificarsi fra qualche anno, quando cioè gli armamenti dell'Italia e della Germania avessero raggiunto una più completa efficienza e d'altra parte gli armamenti dell'Inghilterra fossero ancora incompleti. 7· Il Generale Pariani e il Generale Keitel sono d'accordo nel tenere presente che queste conversazioni riguardano soltanto l'aspetto militare della questione e non le decisioni politiche eli competenza dei Capi. 8. Il Generale Pariani e il Generale Keitel sono anche d'accordo 11el ritenere che sia necessario prendere in considerazione due eventualità: una guerra d i rapida decisione c una guerra di lunga durata. E' in ogni caso d i grande importanza che siano assicurati i riforni menti dagli Stati balcanici . Questo verrà ottenuto nel modo m igliore col manteni-


380

L'ESI>RGITO IT ALIA NO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA :.IONDIALE

mento dell'indipendenza di tali Stati (Romania, Bulgaria, Jugoslavia) e con lo sviluppo della lo ro capacità economica per il q uale Germania c Italia potranno collaborare. 9· Il Generale Pariani e il Generale Keitel concordano, infine, anche sulla necessità che Italia e Ge rmania si prestino rec iproco appoggio non soltanto nel campo m ilitare ma anche in quello economico.

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL SoTToSEGRETAR IO ALLA GuERRA,

PARIANI

In nsbruck, 5 aprile 1939

a) Promemoria per S.E. il Sottoseg1·etario di Stato. r. H Generale Keitel ha infor mato che proporrà a l F iihrer un inco ntro e uno scambio d iretto d i idee col Duce per l'esame politico della situazione nei riguardi di un futuro conflitto con le Potenze occidentali. Il concetto espresso dal Generaic Keitel e che sembra riflettere il pensiero del Fiihrer è che non convenga impegnare in avvenire immediato un conflitto con la F rancia che inevitabilmente si estenderebbe anche all'Ingh ilterra ma che debba invece affronta rsi la gue rra con le Potenze occidentali fra q ualche an no (3- 4), ossia quando l'halia e Germania avranno raggiunto u n adeguato grado di apprestamento. La guerra dovrebbe essere ini z iata contemporaneamente, di sorpresa nel momento volu to in modo da assicurare le massime probabilità di un rapido successo. 2. Il Generale Keitel ha fatto presente che la Ger mania avrebbe intenzione di ritirare dalla Spagna le . proprie truppe dopo la solenne rivista che si svolgerà a Madrid. Per ogni decisione a l riguardo intende però mettersi d'accordo con l'Italia e ciò anche per tutte le questioni che riguardano l'azione in Spagna.

l n particolare occorre che siano presi accordi c irca: - il rim patrio delle truppe; - la cessione di ma teriale d i ar mamento alla Spagna; - l'appoggio che potrà essere dato per l'organizzazione m ilitare. Fa presente l'interesse che ha la Germania alla predisposizione d i punti d i appoggio per sommergibili sulle coste Iberiche o per lo me no a im pedire che siffatti punti di appoggio vengano costituiti dall'Inghilterra o dalla Francia. 3· Nel corso del colloquio è stata messa in rilievo l'importanza eli un sollecito esame in comune delle necessità e delle possibilità di rifornimento in caso di guerra e in particolare delle risorse degli Stati balcan ici, della loro ripartizione e delle vie eli affluenza.


!\LLEGATf

381

----------------------------------------------------------------~

In connessione con questo problema e nei riguardi della collaborazione operativa si presenta anche lo studio delle comunicazioni fra l'Italia e la Germania e dell'aumento della loro potenzialità. Il Generale Keitel ha proposto che il comando superiore della Wehrmacht e in particolare l'ufficio delle economie di guerra si metta a contatto con gli organi corrispondenti italiani.

b) V erba!e riassuntivo del colloquio tra il Generale Pariani ed il Generale Keitel del 6 aprile 1939· Il Gen. Keitel illustra i criteri, la specie e l'entità dell'organizzazione d ifensiva delle frontiere est ed ovest della Germania. Accenna ai lavori in corso e conclude che nel 1939 sarà raggiunta la voluta efficienza. Sulla frontiera occidentale esistono 2 li11ee, complessivamen te 12.000 opere. Il Gen. Pariani espone i criteri della organizzazione difensiva sulla frontiera occidentale ponendo i n risalto l'ostacolo costituito dalla fascia alpina completa c valorizza le opere costruite e che risultano disposte su tre sistemi. Il Gen. Keitel tratta delle comunicazioni rotabili e ferroviarie che collegano la Germania con l'Italia e, considerata la insufficienza eli esse, prospetta la necessità eli migliorarle. Accenna all'idea di una ferrovia per il Passo di Resia e considera indispensabile aumentare la potenzialità della linea di Tarvisio. Il Gen. Pariani cot1corda sulla necessità d i migliorare le comunicazioni. Una ferrovia per Resia sarebbe certamente utilissima ma richiede rebbe enorme spesa e tempo. Da parte dell'Italia sono m corso provvedimenti per m igliorare le comunicazioni eli Tarvisio_ Per avere altri due itinerari indipendenti sarebbe opportuno provvedere agli allacciamenti rotabili ai passi del Rombo e di Vizze. Il problema è di modesta entità. Il Gen. Keitel accetta la proposta che metterà allo studio per una sollecita attuazione. Il Gen. Pariani aderisce al programma indicato dalla delegazione tedesca come base per prossime riunioni. Questione delicata e di grande rilievo è quella eli un comando unico in caso di guerra di coalizione. Per ora è sufficiente affermare che occorrerà un piano unico ed il più stretto collegamento tra i comandi delle forze armate dei due Paesi. Il Gen. Keitel, pur rilevando l'importanza del comando unico, concorda.

c) Promemoria per S .E. il Sottosegretat·io alla Guerra, ?ariani. La Germania dispone attualmente di )I divisioni di varia specie e precisamente: -- 35 divisioni di fanteria; -- 4 divisioni motorizzate;


L'ESERCITO ITALIANO ALL1\ VIGILIA DELLA 2 "' GU ERRA ~tON mALE

38 2

3 divisioni di montagna; 5 divisioni corazzate; 4 d ivisioni leggere; inoltre w1a brigata di cavalleria (Prussia o rientale) e un certo n umero di divisioni di front iera. Tutte le unità ora dette sono raggru ppate in r8 cor pi di a rmata più 3 comandi di frontiera equiparati a comandi di corpo d'armata. E' da prevedere che questo ordinamento di pace non subirà in avve nire notevoli variazioni. Gli sforzi attuali sono d iretti essenzialmente a colmare le tre lacune principali: -

la scarsità de lle riserve istruite;

-

la deficienza di artiglierie pesanti;

-

la scarsità dei q uadri.

Per quanto riguarda le riserve è da tenere presente che la Germania dispone attualmente di sole tre classi che hanno compiuto il servizio biennale; una quarta classe sarà congedata in settembre. Si sta provvedendo mediante chiamate di breve d urata (tre mesi) a istruire le classi che non furono sottoposte in passato al serv iz io militare obbligatorio. Per accelerare tale lavoro sono stati ampliati i quadri delle unità di complemento (Ergenzu ng). E' anche previsto che nel prossimo autunno dopo congedata la classe an:.dana venga fatto un richia mo di personale a ferma ridotta rinviando a gennaio la chiamata della nuova classe. Si può calcolare che il getti to attuale delle classi dell'esercito sia di circa 30o.ooo uomin i. La nuova frontiera assicura il piÙ diretto collegamento tra la Slesia e l'Austria; d'altra parte la protezione sulla Moravia mette la Germ ania in condizione d i esercitare meglio la sua influenza sulla Rom ania e sugli alt ri Stati balcanici. Per quanto riguarda gli Stati balcanici è della massima importanza per l'Asse assicurarsi i rifornimenti dei carburanti, d i materie prime e di viveri in caso di g uerra. La Germania .ritiene che a tale scopo non sia necessario mettere la mano su questi Stati, ma che convenga, invece, rispettarne l'indipendenza e favorirne lo sviluppo economico acquistandone g radatamente la 11d ucia e assicurandosene la collaborazione in caso di guerra. Soprattutto in primo tempo occorre evitare in gucsti Stati ogni sospetto che possa ad arte ve nire suscitato dalla propaganda franco - inglese. Dell' Ungheria si pensa nella Germania che mai si lascerà trascinare contro l'Asse. Per guanto riguarda la Jugoslavia si ritiene che Germania c Italia porranno assicurarne la collaborazio ne politica cd economica. Come già fu d ichiarato dal Fi.ihrer anche nel colloquio avuto col Generale Parìani nel luglio dello scorso anno, gli interessi della Germania sono rivolti verso est e quelli dell'Italia verso il Mediterraneo, ma è chiaro che in questa prima fase si manifesta nella penisola balcanica una compe netrazione derivante da lla grande importanza che questa regione assume in caso di conflitto . Successivamente r espansione tedesca potrà seguire anche la li nea dei paesi baltici dove g ià risiedono nuclei di razza tedesca e dove già in passato si è svolta l'azione civilizzatrice germanica. L'espansione in questa regione


ALLEGATI

riguarderebbe esclusivamente interessi germanici così come quanto tocca il Mediterraneo è di esclusi vo interesse italiano. Per quanto riguarda le artiglierie l'esercito tedesco difetta attualmente d i artiglierie pesanti. Si tratta in sostanza di costituire le artiglierie di corpo d'armata, di armata e d i esercito. Questo problema assume speciale importanza perché le artiglierie pesanti dovranno avere un grande sviluppo, adeguandosi cioè alla necessità eli superare la Linea Maginot. Si lavora attivamente per preparare tutti gli ufficiali occorrenti. Un grande sforzo è stato compiuto in quanto dai 4.000 ufficiali della Reichswehr si è ora passati a circa 30.000 ufficiali, ma molto rimane ancora da compiere, anche perché questi quadri devono essere accuratamente preparati. Il numem delit: divisioni mobiLitabili sarà nel prossimo anno di circa JOO. Anche attualmente potrebbero mobilitarsi un centinaio di divisioni ma u na ventina di esse sono costituite con personale di Landwehr ossia per la massima parte con ex combattenti della g rande guerra e perciò eli classi molto anziane. Nel settembre scorso quando fu attuata la mobilitazione erano state preparate 2r di tali divisioni. A partire dall'anno prossimo le 100 divisioni su accennate saranno costituite per metà circa da divisioni di riserva le quali secondo la concezione attuale dovranno avere la stessa efficienza delle unità attive. Esse avranno infatti la stessa costituzione e lo stesso armame11to di queste ultime, saranno inquadrate con nuclei forniti dalle unità attive stesse. Queste a loro volta, le quali sono permanentemente su un piede prossimo a quello di guerra sostituiranno i nuclei d'inquadramen to con personale delle classi della riserva. Non sussisteranno più le d ivisioni di Landwehr, saranno invece costituite grand i unità territoriali le quali potranno anche essere impiegate per tenere fronti difensive di secondaria importanza. Il numero delle unità di pace, come già detto, non subirà sensibili varianti; invece il gettito delle nuove classi istruite verrà .impiegato per costituire al tre d ivisioni di riserva. Si può calcolare che a partire dal prossimo anno potra nno costituire ogni anno altre 7-8 divisioni di riserva. Ciò naturalmente fino a un cerro limite. In caso di guerra i corpi d'armata verranno organizzati in armate, queste raggruppate, se necessario, in gruppi eli armate; eventualmente verranno anche costituiti comandi eli tea tri eli operazion i. A titolo di esempio è stata citata la possibilità che le for7.e operanti alla frontiera occidentale vengano raggruppate in tre gruppi eli armate: Reno superiore, Palatinato, Reno inferiore. Concetto di operazione potrebbe essere questo eli esercitare i.l massimo sforzo in corrispondenza del Palatinato.

La Germania nO>n travasi ancora in condizione di affrontare in piena cf1ìcienza una guerra europea di rapida decisione o anche di lunga durata. Per la prima mancano ancora le artiglierie pesanti occorrenti; per la seconda mancano adeguate riserve eli materiali. Si sta attualmente lavorando intensamente per i materiali. di armamenti, tuttavia si può dire che soltanto adesso si comincia a lavorare a pieno rendimento. Attualmente mancano adeguate scorte di materiale e il munizionamenro disponibile è limitato. Per quanto riguarda la marina gli armamenti tedeschi sono ancora indietro. Attualmente la Germania d ispone eli: - due navi da battaglia da 35.000 tonnellate recentemente varate, le quali non potranno entrare in servizio prima di un anno e mezzo;


3 84

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA MO:-.IVliiLl'

- tre navi da battaglia da xo.ooo tonnellate; - nove incrociatori; - . . . cacciatorpediniere e torpediniere; - 47 sommergibili; - ... motoscafi antisommergibili (Schnellboote). Entro il prossimo anno dovrebbero essere costruiti altri 24 sommergibili. Attualmente si sta costruendo per la marina da guerra in tutti i cantieri disponibili, io. modo da poter raggiungere entro tre - quattro anni una buona efficienza. Si pensa che in caso dì guerra la marina tedesca debba assolvere i seguenti compiti: - impedire alla flotta sovietica dì uscire dal golfo di Finlandia e d i agire nel Mar Baltìcc>; - essere in condizione eli forzare il blocco del Mar del Nord che preveclibilmente l'Inghilterra vorrà stabilire nella Manica e tra Scozia e Norvegia; - ostacolare al massimo i rifornimenti dell'Inghilterra sia mediante sommergibili sia mediante incrociatori. Per questi compiti occorre alla Germania disporre: - di un adeguato nucleo di forze da battaglia; - di incrociatori adatti alla guerra di corsa, ossia robustamente armati e protetti e dotati eli larga autonomia; - eli numerosi sommergibili. La Germania si tiene per ora nei limiti degli accordi navali con l'Io.ghilterra. E' da prevedere peraltro che il problema debba essere preso in esame, forse verso la fine di quest'anno, in quanto le nuove costruzioni inglesi e soprattutto l'eventuale costruzione eli navi superiori alle 35.000 tonnellate potrebbero rendere necessario un nuovo incremento delle forze navali tedesche. La marina provvede anche alla difesa costiera da Memel, che verrà organizzato come punto d'appoggio navale, fino alla frontiera olandese. Essa dispone eli un effettivo di circa 8o.ooo uomini destinati a raddoppiarsi nei pross1m1 anni. L'aeronautica tedesca trovasì attualmente in un periodo di sostituzione di materiali. Si può calcolare che essa sia costituita per il 6o% circa da for:t.e da bombardamento, per il 25 % da forze da caccia e il rimanente da aviazione da osservazione. Nello scorso settembre erano preparati per l'azione in Cecoslovacchia 3.0oo apparecchi di linea. A mano a mano che verranno sostituiti gli attuali apparecchi da bombardamento verranno destinati ai trasporti. Nello scorso anno, in Cecoslovacchia fu eseguito il trasporto di tre nuclei di 2.ooo uomini circa. Per il trasporto di artiglierie occorrerà costruire appositi tipi di carlinga. Si lavora intensamente per aumentare l'aviazione e parallelamente si aumenta il numero dei nuovi piloti. Si può cosl calcolare che l'aeronautica compirà nei prossimi anni un notevole sbalzo in avanti. Anche l'artiglieria contraerei, la quale dipende dall'aeronautica, ha ricevuto un notevole sviluppo e verrà ancora aumentata. La Germania annette infatti particolare importanza alla difesa aerea data la presenza di estese zone industriali e di altre zone sensibili assai esposte all'offesa.


ALLEGATI

L'artigl ieria contraerei Vlene in parte assegnata all'esercito (di massima un grup po per ogni corpo d'armata), in parte costituisce riserva a disposiz ione del comando superiore dell'aeronautica e in g rarl parte è invece assegnata alla difesa delle zone e località importanti. Quest'ultima aliquota comprende attualmente 20 reggimenti destinati a qui ntuplicarsi in caso di guerra e in seguito a molriplicarsi per 7· Questi reggimenti si mobilitano con personale residente nelle zone. Fabbricaz ione di guerra: Si può dire che tutta l'organizzazione relativa soltanto ora comi ncia a funzionare a pieno rendimento. Essa ha richiesto una lunga preparazione la quale fa capo allo Stato Maggiore economico del comando superiore della 'vVehrmacht e attraverso quest'ultimo al ministero della economia nazionale e al comm issario per il piano quadriennalc (Maresciallo Goering). I progetti di produzione delle varie fabbriche sono regolarmente aggiornati; le necessità inerenti vengo no esam inate in apposite riunioni che costituiscono una specie d i manovra con i quadri. Le d ifficoltà che attualmente si presentano riguarda no la preparazione di alcuni sostituti e particolarmente dei carburanti sintetici e della gomma arti ficiale per i quali non si è ancora raggiu nta l'indipendenza desiderata, il rame, la bauxite e qualche altra materia prima. Si stanno anche mettendo in piena efficienza nuovi giacimenti d i minerali di ferro. A ltro problema che adesso si presenta è quello del rio rd inamento dei trasporti ferroviari e delle nuove costruzioni d i materiale mobile. li Generale Keitel non ha celato che in questo momento la Germania concentra la maggior parte delle sue attività verso la preparazione della guerra, alla quale subordi na ogni altra esigenza. Tutte le forze .lavo ratrici della Germania sono attualmente impeg nate. La nazione è sottoposta a un grande sforzo finanziario. Nel compless? quindi si ve rifica uno stato di tensione eli tutte le f.orze il quale non potra essere prolungato indefinitivamente. Giungerà quindi il momento in cui raggiunto un determinato grado di efficienza converrà sfru ttare questa preparazione per affrontare un conflitto decisivo. Se questo conflitto sarà impegnato nel momento favorevo le a massa e di sorpresa potrà verificarsi il ca~o d i una guerra rapida. Ma converrà in ogni caso assicurare le possibilità di rifornimento anche per una guerra di lunga durata . E converrà che lo studio dei rifornimenri c della loro ripartizione e delia loro affluenza sia fatto in modo che all'Italia e alla Germania siano assicurate pari possibilità di resistenza. In ogni caso occorre assolutamente evitare che le armi vittoriose debbano cedere per il crollo economico.

d) N ote deJunte dai colloqui di lnnJbruck. Dai colloqui svoltisi ad lnnsbruck risultano i seguenti dati circa la valutazione della situazione politica attuale da parte della Germania e circa il suo potenziale m ilitare e alcune concezioni operative.

25. - Mont.


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L' ESERCITO TT,\Ll;\NO ALL.A VIGil-IA DELLA 2a GUERRA MONDIALI;

Situazione politica:

La Polonia viene ritenuta incerta. Occorre attendere l'esito delle conversazioni che si stanno svolgendo a Londra con il Ministro Beck. E' da presumere che l'Inghilterra farà ogni sforzo per :attirare la Polonia nella sua orbita e sostituirla alla crollata Cecoslovacchia nella funzione antigerman ica. E ' da ritenere che in caso eli conflitto la Polonia attenderà per pronunziarsi e che essa si getterà poi dalla parte ove siano maggiori speranze di raccogliere un bottino. E' anche certo però che la Polonia deve tener conto della vicinanza dci sovietici come pure del pericolo che presenta la propaganda comunista. La Russia sovietica viene considerata incapace di un intervento militare attivo salvo per quanto riguarda l'invio di mat·erialc da guerra, di velivoli c eli quadri isolati. Ciò soprattutto per l'effetto della distruzione della maggior parte dei quadri elevati. Occorreranno molti anni prima che i quadri possano essere ricostituiti; d'altra parte è da prevedere che Stalin sopprimerà anche in avvenire ogni elemento che riesca ad emergere e a dimostrare vere attitudini di comando. L'occupazione della Boemia e della Moravia e l'assunzione della protezione della Slovacchia si sono rese indispensabili alla Germania per ragioni di carattere m ilitare. La Germania ha impiegato per l'occupazione del protettorato un complesso di una ventina di divisioni. Si può calcolare che in caso eli conflitto generale tali divisioni siano ora completamente disponibili per altri teatri di operazioni. La Francia possiede un esercito molto solido, bene armato e ben dotato di scorte di mobilitazione. Essa peraltro ha penluto lo spirito aggressivo nel senso che essa non prenderà mai iniziativa di una guerra né contro la Germania né contro l'Italia. E' certo invece che essa reagisce in caso che si volesse toccare la sua integrità territoriale sia nella metropoli sia nelle colonie. Anche l'aviazione francese viene giudicata buona e così la marina. Quest'ultima per quanto non sia nel personale curata quanto le due altre forze armate rapp resenta però sempre qualche cosa migliore della marina francese del 1914· L'Inghilterra rappresenta ancora nel campo marittimo la prima potenza del mondo; i suoi armamenti aerei vengono spinti alacremente e notevoli sforzi si fanno anche per l'esercito. Si può ritenere che l'Inghilterra inrerverrà certamente a fianco della Francia non per puro sentimento di amiciz ia ma soltanto in quanto essa si sente toccata nei propri interessi vitali. E' interesse dell'Iughilterra impedire che la Francia venga sopraffatta perché il crollo della Francia segnerebbe la perdita di ogni influenza inglese sul continente europeo.


ALLEGATI

Allegato 8

APPUNTO TEDESCO, SENZA DA T A, SUI COLLOQUI KEITEL- P ARIANI A INNSBRUCK

<t Le conversazioni sono cominciate u n po' all'improvviso a causa delle pressioni ital iane. Precedentemente vi era stata una certa freddezza da parte italiana che era probabilmente dovuta, sia alla nostra azione, indipendente c non precedentemente notificata, in Cecoslovacchia e a Memel, sia al sospetto che noi fossimo coinvolti in certi avvenimenti in Jugoslavia : caduta eli Stojadinovic e aspirazioni croate. Si sospettavano attività sovversive tedesche. Il conte Ciano aveva alluso ad idee del genere. In conseguenza nessuna comunicazione è stata fatta ad Tnnsbruck da Pariani sull'imminente cpera:tionc albanese. Il Fuhrer aveva ordinato che cominciassero delle conversazion i fra le Forze Armate. I principi esposti nelle istruzioni deli'O.K.W. erano di aderirvi. Secondo le intenzioni del Fi.ihrcr, era necessaria una certa prudenza per la mancanza di sicurezza nei circoli della Corte italiana, sui quali non si può fare affidamento a causa dei loro rap porti con l'estero, e negli elementi francofili dell'alta socied. Tuttavia doveva essere chiarito senza possibilità d'errore che " l'uno avrebbe marciato a fianco dell'altro qualu nque cosa potesse accadere " e che ci saremmo aiutati l'un l'altro senza limite. Ma doveva essere osservata prudenza sulle cifre da fornire. Pariani ha definito l'Asse la cosa più indistruttibile che ci sia. In caso di guerra tra la Francia e l'Italia, l'Italia avrebbe chiesto soltanto aiuti in materiali e non di truppe. K.eitel: Come si pensava che una guerra del genere potesse sorgere) Pariani ha mostrato una carta. Su di essa l'Asse era indicato in bleu, il nemico in rosso, graduato secondo il grado di ostilità. Rosso: Francia, Nord - Africa francese, Gibuti . Rosa: Gran Bretagna. Rigato : Egitto. Le richieste italiane sul canale eli Suez erano una questione am ministrativa. 11 rimanente poteva essere deciso con una " guerra coloniale", non con una guerra europea. La guerra sarebbe rimasta localizzata all'Italia e aila Francia. Keitel ha avuto l'impressione che Parian i abbia fano queste dich iarazioni apparentemente spontanee sulla base di precise istruzioni che egli aveva portato seco da Roma. Keitcl perciò ha continuato: In un caso del genere, una guerra europea sarebbe inevitabile. Cosl come l'Italia e la Germania, anche la Francia e la G ran Bretag na sono strettamente legate fra loro. Da ultimo se le cose stessero andando male per la Francia, la Gran Bretagna interverrebbe e allora essa sarebbe in grado di fare i suoi


388

L' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" G UERR.:.. MONDIALE

preparativi in pace. Doveva essere messo ben in chiaro che volevamo che questo non accadesse. Noi perderemmo ogni possibilità di sorpresa se permettessimo che la nostra possibilità d i prendere l' iniziativa ci sfuggisse dalle mani poiché gli altri sarebbero allora pienamente preparati. Pariani: Se noi consideriamo le cose in questo modo, allora sarebbe molto meglio per entrambi attaccare insieme. Il pericolo che sta nel modo di pensare italiano sarà chiarito agli italiani nelle conversazioni di Goring con il Duce del r6 e 17 e nei colloqui di von Brauchitsch a Roma all'inizio di maggio. Se necessario, il F tthrer intende avere un altro incontro con il Duce questa primavera. La reputazione e il prestigio del Duce, in questo momento, sono un po' in declino. Lavorano contro di lui, non tanro i mormoratori, quanto gli sciovinisti per i quali i successi dell'italia, paragonati a quelli della Germania, non stanno venendo abbastanza rapidamente. Questa è anche una delle ragioni dell 'imp rovvisa azione in Albania. Anche da ciò ~ iene forse l'idea di una guerra coloniale che debba essere condotta dall'Italia sola e il necessario postulato che una g uerra del genere possa esser·e localizzata. Keitel ha sottolinearo ancora una volta che noi dobbiamo imporre l'ini· ziativa agli altri. Perciò un attacco di sorpresa. Conformemente alle istruzioni, egli non ha menzionato la data di tutto ciò ma ha accennato soltanto al suo verificarsi entro un periodo di alcuni anni. (Pariani ha ind icato il 1941 - 42 come il momento e il periodo più favorevoli per l'Italia in relazione alla sua maggiore forza) . La Gran Bretagna non avrebbe potuto tenere il passo nella corsa agli armamenti, almeno per quanto riguarda l'Esercito e l'Aviazione. Keitel ha avuto l'impressione che il riarmo dell'Italia non possa durare ancora molto (ragioni 1ì nanziarie). L'incremento della flotta era già molto modesto (ritardo nelle nuove costruzioni, ecc.). E ra necessario che la guerra fosse decisa rapidamente. Una guerra eli lunga durata poteva essere sostenuta dall'Italia ancor meno che da noi stessi. Le basi economiche dovevano essere allargate: Balcani, Romania. I materiali che vi si dovevano ottenere avrebbero colmato di verse lacune. Una ulteriore stretta collaborazione era necessaria per superare il problema dei trasporti . Le comunicazioni att raverso ie Alpi e attraverso la Jugoslavia dovevano essere migliorate, i segnali eli comunicazione dovevano essere installati. Pariani doveva consegnare il programma industriale per la pace e per la g uerra. Questi dati dovra nno essere completati dall 'OKvV. Gli italiani notl sono preoccupati per la loro frontiera alpina in caso di guerra fra l'Italia e la Francia. Vi sono tre storici itinerari d' invasione. Le fortificazioni della parte italiana sono, riconoscibilmente, limitate : tuttavia un'invasione francese può essere impedita. Le fortificazioni alpine francesi sono considerevoli. Pariani ha Jato poi alcun i altri dettagli su l presente stato di preparazione dell'Esercito italiano, sull'occupa:òone della Libia, sulle misure di sicurezza alle frontiere francese c jugoslava e sull' invio a breve scadenza di 6.ooo alpini in Spagna, come pure su alcune diffìco!tà che Franco sta avendo nelle sue file (Yagi.ie) » .


ALLEGA'rl

Allegato 9

IL SOTTOSEGRETARIO ALLA GUERRA, PARTANT, AL MINISTRO DEGLI ESTER I, CIANO

Roma, r6 aprile 1939 Nei g iorni 5 e 6 aprile ho avuto ad Innsbruck scambi eli idee col gen. Keitel sulla situazione militare e su1 conseguen ti orientamenti operativi genera li. E' stata considera ta essenzialmente l'efficienza dei due eserciti e delle fortificazioni, la potenzialità delle comunicazio ni . Riconosciuto di reciproco interesse dare sviluppo a concreta collaborazione attrave rso frequent i contatti . Tracciato programma per prossime riunioni. Occorre autorizzare i Capi di S.M. delle forze armate ad attuare i previsti comatti. Sarebbe inoltre opportuno incarica re il Capo di S.M. Generale del coordinamento di tale attività che da parte tedesca sarà sviluppato dal Comando Superiore delle forze armate. Per quanto rigllarda l'esercito gli scambi eli vedute possono a vvenire secondo il seguente programma: 1.

Organizzazione dei com andi e delle grandi unità;

2.

Potenzialità di armi e capacità eli produzione;

3· Notizie sui materiali ed eventuali scamb i; 4· Rete delle comunica:t.ioni tra Italia c Germania: potenzialità c nu glioramenti; 5· Organizzazione della difesa territoriale; 6. Scambio di ufficiali.


39 0

1:"SERCITO I TALI ANO ALtA VJGIIAA DELLA 2 " OUERRA MON DIALE

Allegato

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VERBALE RIUNIONI DEL 24- 26 MAGGIO 1939 A ROMA FRA IL GEN. VALLE E IL GEN. MILCH

Roma, 26 maggio 1939 - XVII

Nelle conversazion i svoltesi nei g iorni 24- 25 - 26 m aggio fra i Rappresentanti dell'Aviazione tedesca c dell'Aviazione italiana, allo scopo d i fissare una base di lavoro per lo sviluppo della collaborazione fra le due Aeronautiche, si è raggiunto l 'accordo sui seguenti pu nti : 1. - Il Ministero dell'Aeronautica del Reich ed il Ministero dell'Acronautica Ital ia na convengono di scambiarsi periodicamente informazion i su lla potenz ia lità delle forze aeree, delle scuole e delle industrie ae ronautiche, secondo uno schem a che sarà fissato di accordo fra i due Stati Magg iori.

2. - Le noti zie di cui sopra saranno scambiate ogni tre mesi, incominciando dal t 0 luglio 1939, a mezzo dei rispettivi Addetti Aeronautici, o di un eventuale organo di coordinamento da istituirsi appositamente.

3· - Fra i du e servizi. informazioni: italiano e germanico, si stabiliran no contatti diretti allo scopo di scambiarsi tutte le n otizie racco lte sulle av iazio ni ing lese e francese e loro probabili alleati nonché su tutte le a ltre categorie di obiettivi i11teressanti le operazioni aeree. Nella ricerca d i informaz ioni ciascun servizio darà la prevalenza a quelle che si rifer iscono agli obiettivi compresi nella zona eli nor male attività asseg nata alla rispettiva aeronautica. 4· - Relativamente al territorio francese sono state defini te la zona d 'azione normale dell' aeronautica tedesca e la zona d 'azione normale dell'aeronautica italiana; precisamente: a) a sud del 45° parallelo agirà n01·malmente l'aeronautica italiana ; b) a nord del 47° parallelo agirà normalmente l'aeronautica tedesca; c) sulla zona compresa fra il 45° ed il 47° parallelo agiranno le due aeronautiche. 5· - In vista delle eventualità d i dover compiere particolari concentramenti eli forze su di un determ inato settore avversario, oppure di u tilizzare, col massimo rendimento, determinate unità aeree, particolarmerue a tt rezzate ed addestrate per compiti speciali, si reputa u tile considerare la possibilità d i trasferire unità tedesche in territorio ita liano ed unid italiane in territorio germanico. 6. - Le basi aeree sulle quali dovranno schierarsi le unità eli cui al n . 5· saranno stabilite, di volta in volta, i n rela z ione a lle necessità operative contingenti.


ALLEGATI

39 1

7· - T due Stati Maggiori ritengono opportuno prendere anche in esame l'eventuale temporaneo trasferimento - in tempo di pace e specialmente in occasione di manovre o di esercitazioni - di unità tedesche su basi italiane e viceversa, per period i di tempo da stabilire di volta in volta.

8. - I due Stati Maggiori ritengono opporwno anche di incrementare lo scambio d i ufficiali fra le due aeronautiche, specialmente nei riguardi di guelli dei gradi superiori.

9· - I due Stati Maggio ri convengono anche sulla opportunità di effettuare fra le due aeronautiche scambi dei modelli delle bombe in servizio, allo scopo di studiare la possibilità di adattamento del munizionamento italiano agli apparecchi tedeschi e viceversa, per evitare, in caso di necessità, ingenti trasporti di munizionamento per via ordinaria. 10. - Analogamente, i tecnici delle due aeronautiche sLUdieranno la possibilità di unificare i tipi di carburante. II. - I d ue Stati Maggiori convengono sulla opportunità della immediata costituzio ne delle seguenti Commissioni m iste: a) una Commissione per l'esame dei problemi relativi allo scambio d i materiale di serie e di informazioni rig ua rdanti nuovi studi c tluove realizzazioni nel campo del materiale aeronautico; b) una Commissione per l'esame dci problemi relativi al servizio delle comunicazioni e meteorologico, con speciale riguardo ai collegamenti diretti via filo (telefono, telegrafo, telescriventi) fra i due Stati Maggiori: c) una Commissione incaricata di studiare la possibilit?t di unificare la legislazione aerea dci due paesi nei riflessi della guerra aerea. 12. - l due Stati Maggiori ritengono, infine, necessario istiLUire - a breve scadcnl.a di tempo - un organo di collegamento esclusivamente incaricato el i coordinare i rapporti fra gli sLessi Stati Maggiori. l n iz ialme nte tale organo potrebbe essere rap presentato da un ufficiale germanico appoggiato all' ufficio dell'Addetto Aeronautico tedesco in Roma e da un ufficiale i talia no appoggiato all'ufficio deii'Addcno Aeronautico italiano a Berlino.

Gli accordi di cui al presente verbale entreranno in fase di esecuzione in data che verrà stabilita dalle superiori Autorità tedesche ed italiane, dopo la loro approvazione degli accordi stessi. F .to

MrLCH

F.to

VALLE


392

L'ESERCITO ITALJJINO ALLA VIGILIA DELLA

2"

GUERRA MONDIALE

Allegato

u

RELAZIONE DEL GEN. VALLE SUL VIAGGIO IN GERMANIA

(24 - 28

GI UGNO -

XVII)

IMPIEGO DEL TEMPO.

24 giugno : Parto da Ciampino con un S. 79 alle ore 7· I ). Giungo sul cielo di Berlino dopo 3 h 15 m eli volo avendo superato le Alpi con tempo burrascoso e fenomeni eli ghiacciamento alla quora eli 6.300 metri. Poiché l'atterraggio a Staaken è previsto per le ore I r, evoluisco per 30 m alla periferia di Berlino. Ricevuto dal Generale Milch mi reco con lui alla casina eli caccia che egli possiede a circa 8o km a nord di Berlino, entro un bosco demaniale di 5.ooo ettari di superficie a lui riservato per la caccia al cervo e al cinghiale.

25 giugno : Permanenza nella tenuta eli caccia.

26 giugno: Visita a Rechling (Guidonia tedesca) dalle ore ro alle r6. Quind i ritorno a Berlino in volo. Riunioni tecniche fra le varie Comm issioni .

27 giugno: Visita alle Officine Heinkel. Colazione e colloqui con Goering. Riu owni al Ministero.

28 giugno : Ritorno in volo da Berlino a Torino (3 o re).

AccoRDI coNcLusr.

Impiego : E' stato stabilito che, poiché l'asse Roma - Berlino rapp resenta il eliametro di un cerchio alla cui periferia sono scaglionati i probabili nemici di domani, convenga manovrare dal punto di vista aereo «per linee interne )) portando il peso della comune massa aerea contro il singolo nemico inferiore di forze in modo da renderlo praticamente inutiìizzato per qualche tempo, senza possibilità di rifornimenti aerei. Naturalme nte il peso eli tale azione sarà di volta in volta deciso dal Comando inceralleato che ha la responsabilità della condotta della guerra.


ALLEGATI

393

A tale scopo è necessario che le due Armare Aeree conoscano reciprocamenre i serrori di azione e riducano fin dal tempo d i pace ai min imi termini trasporti via terra. Si è deciso pertanto:

Addestramento : A partire dal I 0 settembre p.v. due Squadriglie da bombardamento e u na Squadriglia caccia italiane si recheranno in Campi tedeschi lungo il Reno fino acl Amburgo, permanendovi per 2 mesi e partecipando al norma le addestramento dei Reparti tedeschi. Al termine dei 2 mesi le tre Squadriglie saranno sostituite da altre tre e così via. Analogamente 3 Squadriglie tedesche si recheranno sui Campi di Bologna e Lecce. Saranno inoltre costituiti fin d'ora in Italia un magazzino di materiale di ricam bio tedesco ed in Germania un magazzino d i materiale di ricambio italiano.

Comunicazioni: Verran no allacciate con telescriventi a filo Venezia - Klagenfurt e Bolzano- Innsbruck in maniera da avere d ue d irette c indipendenti comun icazioni fra le due Armate Aeree. Verranno stab ilite 4 Stazio ni R.T. a onda corta ad uso esclusivo delle due Aviazioni . Verranno anche unificati i servizi meteorologici.

Problemi tecnici: Verrà unificato: a) il serviziO bombe, b) il serv izio be nzi na e lubr ificanti .

Servizio informazioni : Avrà luogo u n periodico scambio eli informazioni sugli obiettivi probabili in tutti i settori interessati.

Scambio ufficiali : G ià in atto, sia nei serv iZI tecnici che eli impiego.

Comando: E ' stato stabilito che in caso d i guerra tutti i reparti aerei che si t roveranno a sud delle Alpi siano sotto il Comando italiano, e tutti i reparti italiani a nord delle Alpi sotto il Comando tedesco.

OssERVAZIONI E coNSIDERAZIOl':I.

L 'infrastruttura tedesca è sempre i n aumento : l'unico aggettivo atto a definirla è <<colossale>>. Per il solo ampliamento dell'aeroporto civile di T empelhof sono stati spesi 750 milioni di lire: i lavori saranno ultimati a dicembre.


39 4

I. ' ESE.RClTO lTALI ,\NO ALL/1 VIGil-IA DELLA 2 a GUERRA MONDIALE

La consistenza della linea è oggi eli 4.ooo apparecchi: ve ne sono 2.ooo di riserva. La linea ver rà portata a 5.000 entro dicembre c 9.000 entro il 1940. L'attrezzatura a terra è già oggi pronta per ro.ooo apparecchi. La p roduzione mensile bellica è eli 450 apparecchi, con un solo turno di lavoro. Può agevolmente portarsi a 900 apparecchi al mese. L'accantonamento delle materie pri me di importazione necessarie alla linea dei 9.000 apparecchi è già compiuro. Il bilancio dell'aeronautica è 5 volte maggiore di quello della marina. Le perdite di uomini sono rilevanti : nel primo trimestre 1939 si sono avuti 168 morti su r6I.OOO ore di volo. Presso di noi 25 morti su 63.000 ore d i volo. Proporzionalmente q uindi i tedeschi hanno perdite due volte e mezzo più che da noi: dieci volte più che da noi nel reparto scuole. Il Maresciallo Goering ha tenuto il 27 g ran rapporto perché il fenomeno comincia a preoccupare. I prototipi tedeschi prescelti per la riproduzione in grande serie sono 5; 3 da bombardamento e 2 da caccia. Ottime caratteristiche, analoghe a quelle dei nostri prototipi. L 'armamento tedesco, sia eli lancio che el i caduta, è inferiore al nostro. L'unità di comando nell'aviazione, condizione essenziale per il suo ottimo rendimento e la sua economia, è alquanto scossa, per l'esistenza di un Capo eli S.M. che sf ugge alla competenza ciel Sottosegretario creando duplicati, interferenze, dualismi inevitabili. Ma la potenza dell'Armata Aerea tedesca è pur sempre formidabile, c maggiormente lo sarà i n futuro poiché l'Arma Aerea è considerata dal Fuehrcr come csscn:cialc e predominante. Il Maresciallo Goering in particolare ebbe ad esprimere frasi d i ammirazione per la nostra aeronautica e il suo addestramento: ebbe invece frasi di pietosa commiserazione per la nostra artiglieria antiaerea, auspicando la sua identi ficazione con l'aviazione. L'obiettivo primo dell'aviazione tedesca è l'affamamento dell' Inghilterra mediante la guerra al traffico: sullo stesso piano la flotta nemica. Basta, a detta eli Goering, inutilizzare le 20 grandi navi possedute dall'Inghilterra per annientarne la potenza. A tal fine è in adozione uno speciale tiro in picchiata che verrà sperimentato anche presso di noi entro l'estate. La Germania conta di spezzare la linea Maginot mediante J divisio ne aerotrasportata sbarcata a tergo e coadiuvata dall'alto. Goering ritiene dì interesse precipuo nel Mediterraneo l'occupazione della Corsica e di Minorca: considera secondario il teatro d 'operazioni della Libia. Ritiene che, sgomberato il Med iterraneo dalle forze navali anglofrancesi mediante l'occupazione di Minorca c di Malta, e la sorveglianza aerea e sottomarina, convenga concentrare gli sforzi per la guerra al traffico attorno l'Inghilterra. Della Francia e Russia non si preoccupa eccessivamente. Ritiene tuttavia che in caso di guerra di lunga durata sia necessario premunirsi occupando tutti i Balcani, base di rifornimenti necessaria, e lasciandovi a guardia poche forze di polizia aerea e terrestre.


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ALLEGATI

Allegato

12

DOCUMENTI 1TAUANI SULL'INCONTRO DI FRIEDRICHSHAVEN FRA CA VAGNARI E RAEDER 20 - 2 1

giugno 1939

Il Sottosegretario di Stato per la Marina, Cavagnari, al Mini.ftro degli Esteri, Ciano

a) REsocoNTo ·sur coL-LOQU I Dr

FRIEDRICHSHAVEN.

r. - All'ord ine e agli argomenti della discussione proposti inizialmente dalla Marina tedesca e limitati all'esame della forma c elci metodi da seguire per lo studio delle possibilità di cooperazione, era stato risposto accettando quell'ordine e precisandolo in maggiori particolari. Ma era stato aggiunto che sembrava necessarjo estendere senz'altro il programma del convegno anche a uno scambio di vedute sui concetti operati vi generali, che sembrava dover essere la base di ogni altro scambio d'informazioni, di studi, eli prestazioni materiali. L'Amm iraglio Raeder, aprendo la riunione, non solo convenne nella proposta, ma chiese che l'argomento operativo fosse il primo c cominciò senz'a!tro dall'esporre il punto eli vista germanico. 2 . - T ra i diversi concetti operativi possibili premeva a noi che la Marina germanica scegliesse quello che più degli al tri poteva portare a u n alleggerirnento soprattutto qualitativo della pressione avversaria nel Mediterraneo. P remeva in particolare che le cinque navi corazzate veloci franco- inglesi fossero fissate in Atlantico. Questo risulmto non sarebbe stato raggiunto se la Marina tedesca avesse voluto operare in un primo tempo offensivamente nel Baltico, come sernbrava presumibile da alcune man ifestazioni e dai temi di alcune esercitazioni e dalla esistenza sulle ri ve eli quel mare di obbietti vi terrestri importanti (Danzica, Prussia orientale, Stati baltici), nonché dalle necessità d i assicurare le comunicazioni con la Svezia (acciaio). Nem meno sarebbe stato raggiunto se, come nella guerra passata, essi avessero voluto tenersi nel Mar del Nord per mi nacciare di scorrerie e bombarda menti le coste orientali d 'Inghilterra e di Scozia. Per opporci a queste due possibil i concezioni operative, le quali avrebbero permesso agli avversari un concentra mento schiacciante di forze nel Mediterraneo, eravamo preparati a sostenere energicamente tutti gli argomenti contrari. Ma non è stato I'l.ecessario. Il concetto opera tivo esposto dall'Amm iraglio Raeder era il più favorevole alla nostra tesi: portare fin dal primo iniz io tutto lo sforzo in Atlantico, contro le linee di comunicazioni marittime inglesi e fra ncesi; concentrare su questo scopo tutte le risorse.


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L'ESeRCITO ITALIANO ALLi\

VICIL i r\ DE LLA 2 " GUERRA MONDIALE

Le inrenzioni esposte dall'Ammiraglio Raeder e le notizie date sulla preparazione dei mezzi a questo fine, concordano pienamente con quello che i nostri studi c le nostre informazioni ci facevano ritenere come possibile e desiderabile. 3· - Per guanto riguarda i concetti operativi in Mediterraneo, i tedeschi ha nno mostrato d i concordare pienamente nel presupposto che in questo mare i franco - inglesi avrebbero accumulato il massimo sforzo iniziale ·e nel criterio fondamentale che la nostra azione doveva fon darsi sulla possibilità di separare le forze avversarie in due bacini distinti, mediante lo sbarramento del Canale di Sicilia, e di costringerli, mediante una continua pressione aerea sulle basi centrali (Biserta, Malta), a far base nelle zone più eccentriche (Gibilterra- Orano e Alessandria- Anatolia). Qualche d ifferenza d i apprezzamento si è m anifestata sui seguenti punti : a) probabilità, da loro affe rmata, che la Mediterranean F leet tendesse a trasferirsi nella quasi totalità (le 5 nb tipo << Q ueen Elizabeth ») a Singapore. Questa probabilità è stata da noi esclusa con argomentazioni (inutilità del gesto, necessità eli non !asciarci liberi nel M ed iterra neo orientale) e con notizie d i fatto. l tedeschi hanno finito con il convenire con noi, particolarmente per la considerazione delle nuove necessità e possibilità create agli inglesi dalla aJJea nza turca; b) possibilità e convenienza per noi, da loro sostenuta, d i portare fìn dal primo momento tutto lo sforzo nel Mediterraneo occidentale per conquistarne il dominio, impedire le comunicazioni francesi con l'Africa settentrionale, assicurare le nostre comun icazioni con la Spagna per un traffico d i rifornimento del quale intenderebbe beneficiare anche la Germania. E ' stato loro mostrato come il Mediterraneo centrale fosse la zona per noi geograficamente più adatta per manovrare in vantaggio c dove d'altra parte ci era imposto, nei primissim i tempi e sempre che non fosse stato già fatto nel periodo di tensione, l'imperativo d i assicurare il completamento delle forze terrestri necessarie alla difesa della L ibia. Ma è stato aggiunto che, se i francesi offrissero una buona occasione nel Med iterraneo occidentale gettandosi contro le Baleari, era nostra precisa intenzione di profittarne immediatamenre, concentrando su eli loro tutte le nostre forze navali ed aree. N on ci converrebbe però di abbandonare il Mediterraneo centrale e starcene in quello occidentale, in basi estremamente esposte all 'offesa aerea, per il solo scopo di aspe tta re un 'occasione che avrebbe anche potùto non presenta rsi. Hanno convenuto in questo punto di vista, tanto più che, dalle notizie che abbiamo potuto loro fornire, hanno potuto persuadersi che era da considerarsi ormai sorpassata la previsione, assiomatica fino a qualche anno fa, di un intenso traffico d i tru ppe dall'Africa settentrionale alla Fra ncia. 4· - L'Ammiraglio Raeder ha mostrato eli dare grande importanza alla nostra intenzione di crearci la possibilità di agi1·e anche nell'Oceano Indiano, mediante una flotta di navi di superficie e subacquee appositamet1te create e mediante l'attrezzamento della base eli Chisimaio. A vendo saputo che Chisimaio poteva in certo modo prestarsi fin d'ora come punto di appoggio e di riforni mento eventuale, l'amm iraglio Raeder ha chiesto di potersene valere se qualcuno dei loro incrociatori oceanici fosse


i\LLEG t\TI

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spinto dall'Atiantico verso l'Indiano. Essi prevedevano, finora, di arrivare eventualmente al Giappone. 5· - L'Amm iraglio Raeder ha insistito sulla necessità di assicurarsi il massimo possibile concorso da parte della Spagna. No n ha accennato ad intese eventualmen te g ià esistenti. Sull'importanza essenziale dell'atteggiamento spag nolo ai fi ni della guerra marittima non poteva esservi discussione. L'Am miraglio Raeder ha dato l'impressio ne di considerare dì fatto la nostra influenza sulla Spagna assai più efficace della loro. Ha pregato eli influire sui dir igenti della Marina spagnola perché nello svilu ppo eventuale delle loro forze adottassero programmi effettivamente realizzabili e in armonia con i nostri concetti operativi. 6. - In sintesi, siamo rimasti pienamente d'accordo nella convenienza di dare alle rispettive o perazioni la forma seguente, reciproca mente complementare : - alla flotta itaftiana il compito di chiudere le vie dì traffico mediterranee (Dardanelli- Gibilterra, Aden - Suez- Gibilterra) c di trattene re in Mediterra neo - separato in due forze distinte, appoggiate a basi eccentriche e probabilmenre insufficienti - il g rosso delle forze avversarie, sottoponendolo alla necessità eli esporsi a una continua guerra d ì logoramento; - alla flotta tedesca il compito d i agire intensamente negli Oceani, sulle linee eli com unicazioni avversarie, che sono il punto più sensibile della res istenza britannica. 7· - Questo diverso tipo di g ue rra da condursi nei due teatri esige una correlazione generica di sforzi, ma non è suscettibile el i porcare se non per eccezione ad azioni dì sn·etta cooperazione operativa. E ' stato quindi possibile ev itare d i entrare nella questio ne - spinosa per motivi di suscettibilità e d i prestigio - di un eventua le comando unico. I Tedeschi sono venuti a Friedrichshaven evidentemente preoccupati che, partendo da una d iversa concezione della guerra na vale, noi chiedessimo loro un apporto im portante d i forze in Mediterraneo, che non a vrebbero potuto darci senza ri nunciare al lo ro concetto operativo fonda mentaie e preoccupatissimi che, per far prevalere il nostro punto d i vista, noi chiedessimo la creazione d i u n organo d i comando unico. E' m ia opinione che tale organo sarebbe stato del tutto superfluo e fonte sicura di attriti dannos i. Comu nque, lo avremmo chiesto energicamente se i concetti operativi tedesch i fossero stati - come era possibile che fossero - in contrasto con il nostro modo di vedere le comuni necessità. Fortunatamente esiste invece una identi tà di vedute fondamentali, che dà affidamento d i una cooperazione molto più solida di quella che si fosse dovuta imporre attraverso un mezzo coercitivo di assai dubbia effìcacia. Per lo sviluppo delia correlazione nel campo concreto è stato convenuto di rendere materialmente agevoli e sicure le comunicazion i d irette telegrafiche e possibilmente telefoniche tra i due comandi centrali. E' evidente - ed è staw confermato implicita me nte nel corso della discussio ne - che l'azior~e in ciascuna delle rispettive zo ne (per noi il Mediterraneo, il Mar Rosso, c, nell'avvenire, l'Oceano Indiano) sarà condotta sotto


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L'I;SERCITO ITALIANO Al, Lt\ VIGILIA DELLA 2"' GUERRA MONDIALI;

direzione unica, anche se vi dovessero eventualmente concorrere forze dell 'altro alleato. In quanto all'eventuale azione comune nel campo tattico, quando se ne presentasse l'occasione, non si prevede diffìco!tà ad applicare la norma constantemente seguita cd accettata da tutte le Marine che il comando spetti sempre all'Uffìciale imbarcato più anziano in grado. 8. - Dall'accordo fondamentale sui concetti operativi è scaturito facilmente, per naturale conseguenza, l'accordo sui metodi da noi proposti per lo sviluppo dell'ulteriore cooperazione nei vari campi di attività : questioni tecniche, problemi delle comunicazioni, servizio delle informazioni, ecc .. L'Ammiraglio Raeder si è anche impegnato a considerare le nostre richieste di material i diversi con il massimo spirito di comprensione e a far tutto il possibile per venire incontro o perché gli altri organi competenti venissero incontro alle necessità da noi prospettate.

g. - A llego la raccolta degli argomenti particolari da noi trattati e un resoconto non stenografìco, ma suffìcientemente esatto e completo della discussione.

b)

VERBALE DELLA RIUNIONE .DEL 2 0 GIUGNO

1939·

H Gmnde A mmiraglio Rader dichiara di associarsi pienameme al criterio espresso dall'Ammiraglio Cavagnari nel notamento del 2 giugno, circa la necessità di escludere ogni reticenza cd ogni rise rva nei colloqui che stanno per iniziarsi e nelle successive relazioni fra le d ue Marine. Ciò tanto più in quanto una guerra contro ia Gran Bretagna e la F rancia sarebbe decisiva di vita o di morte per i popoli di ambedue le Potenze dell'Asse. Egli afferma che lo scopo della Germania è d i assicurarsi lo spazio vita le. Tale scopo deve essere raggiunto, per quanto possibile con la politica, poiché la guerra non è affatto nelle m ire del Fi.ihrer: essa è considerata solo quale estrema mtio.

L'Ammintglio Cavagnari dichiara che per quanto gli consta, il Duce persegue analoghi scopi con analoga linea di condotta. Egli osserva che la guerra contro la Gran Bretagna e Francia significherebbe aver nemiche certamente anche Grecia, Turchia e U.R.S.S. e ribadisce che la Marina Italiana e la Marina Tedesca debbono accordarsi seguendo u na linea di condotta di reciproca franchezza. Il Grande Ammiraglio Raeder fa presente che nelle relazioni con la Marina Italiana esistevano da parte tedesca alcune riserve su speciali argomenti tecn ici (acl esempio per i siluri), conosciuti soltanto da pochi Ufficiali tedeschi. Ora egli ha ordinato che anche queste riserve siano abolite, ma ritiene opportuno che la conoscenza delle relative questioni venga limitata a pochi ufJìciali direttamente responsabili. Egli riconoscendo che Grecia e Turchia ed U.R.S.S. sarebbero in campo a noi avverso in caso di conflitto, ritiene che tra gli avversari delle potenze dell'Asse si debba annoverare anche la Repubblica degli U .S.A., poiché essa, pur non avendo intenzione eli partecipare direttamente alla guerra, concede


!)LLEGJ\Tl

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c concederà a Gran Bretagna c Francia, su larga scala, ogni altro efficace appoggio. C irca il Giappone, egli è dell'opi nione che questa Potenza dimostrerà sempre una neutralità benevola per l'Asse, cui darà aiuti in materiali ; e che si unirà a Germania e Italia qualora la Gran Bretagna r iuscisse a concludere i suoi sforzi per allearsi con la U .R.S.S. 11 Gr. Amm. Raedcr passa quindi acl esporre quali sarebbero le direttive operative per la Marina tedesca in caso di guerra contro la Gran Bretagna e Francia, e quale correlazio ne essa desidererebbe da parte italiana. Afferma che la Marina tedesca ha riconosciuto di aver commesso un grave errore nella passata guerra nel non attaccare energicamente, sin dall'inizio delle ostilità, k linee di trafnco nemico in Atlantico. Tn conseguenza, l'orientamento atruale, è di impiegare subito le forze di superficie e i sommergibili contro le comunicazioni del Nord Atlanrico, estendendone man mano l'a:,:;ione verso sud, ed arrivando eventualmente anche nell'Oceano I ndiano. Sarebbe desiderabile che la Marina italiana sostenesse l'attività atlantica tedesca mediante sommergibili operanti nella zona da Lisbona verso sud, ed aiutasse l'azione nell'Oceano Indiano.

L'Ammimglio Cavagnari, premesso che la Marina italiana è decisa ad operare con la massima energia e con il massimo spirito di collaborazione, fa osservare che in base a tutte le informazioni in suo possesso ed alle constatazioni sulle d islocazioni delle forze navali britanniche e francesi, bisogna ritenere che il massimo sfor:,:;o dci nostri avversari avverrebbe in Mediterraneo: Gran Bretagna nello scacchiere Orientale; F rancia nello scacchiere Occidentale c sulle Baleari. Fra le circostanze che comprovano queste intenzioni degli avversari, rileva: - lo spostamento delle 3 corazzate (( Bretagne » dal Mar del Nord alla Squadra Mediterranea; - il trasporto di un bacino galleggiante per grandi navi a Mers - el Kehir; - l'accelerata preparazione eli questa base algerina; - lo smontamento in corso del grande bacino galleggiante di Malta, che sarà dislocato ad Alessandria, oppure nell'Egeo a nord del nostro Possedimento, oppure nel Mar d i Marmara, ma che comunque rimarrà nel Mediterraneo Orientale. Il Gr. Amm. Raeder, osserva che l'azione francese contro le Baleari costituirebbe per l'Italia l'occasione buona per concentrare i suoi mezzi nel Mediterraneo Occidentale c conguistare il dom inio di questo scacchiere.

L'Ammiraglio Cavagnari fa dar lettura della traduzione in tedesco del Promemoria sugli argomenti eli carattere operativo, Parte 1"': (( Considcra:,:;ioni relative al Mediterraneo ». Il Gr. Amm. Raeder chiede se nel caso di operazion i francesi contro le Baleari l'Italia cercherebbe a qualunque costo di mantenere collegamenti con la Spagna al fine di assicurarsi rifornimenti indiretti dall'Oceano Atlantico.


40 0

t'ESERClTO ITALIAKO i\l.LA ViGILIA DELLA 2

11

GUERRA MONDIALE

Questo punto imeressa la Marina tedesca in relazione alla questione dell'uso di basi spagnuole atlantiche.

L' Ammiraglio Cavagnari dichiara che la Marina italiana si attende due azioni immediate degli avversari: una contro le Ba leari cd una contro il Possedimento italiano dell'Egeo. E ' it1teresse dell'Italia l'impedire assolutamente che la Francia si impossessi delle Baleari. Non sappiamo in quali condizioni di reale efficienza militare si trovano queste isole: conosciamo bene quali fort ificaz ioni e q uali artiglierie vi esistono attualmente, ma non conosciamo il g rado eli preparazione, c quindi non possiamo affermare se esse resisterebbero ad un seno attacco. Tuttavia sappiamo per esperienza che qualunque operazione intesa acl occupare territori oltremare è pesante e non breve, e diffìcilmeme prcparabilc in assoluta segretezza. Contiamo quindi di trovare in un'azione francese contro le Baleari una buona occasione di agire. Per il possedimento italiano dell'Egeo siamo .abbastanza sicuri per quanto riguarda attacchi dal mare o tentativi di invasione : dal punto di vista dell'offesa aerea abbiamo qualche dubbio in rela~ionc alla grande vicinanza della costa turca da cui potrebbe partire l'aviazione avversaria. Circa l'atteggiamento della Spagna in un prossimo conflitto tra le Potenze dell'Asse e Gran Bretagna, Francia ed associati, egli vorrebbe sapere l'opinione della Marina tedesca; neutralità benevola, neutralità passiva, oppure affiancamento a Germania e Italia? Il Gr. Amm . Raeder osserva che la questione dell'atteggiamento spag nuolo è molto seria e che non è possibile risponde re a priori alla domanda. Ritiene però che la linea di condotta della Spagna dipenderà molto dalla energia con la quale la Marina italiana potrà agire nel Med iterraneo Occide ntale. A q uesto proposiro egli spera che l'azione italia na sia tale da costringere la Francia a portare in Atlantico le sue linee d i comunicazione con l'Africa Settentrionale le quali sarebbero così attaccabili anche da parte tedesca.

L'Ammiraglio Cavagnan· esprime l'opinione cbe oggi !a F rancia non prevede la necessità di g randi trasporti di truppe dall'Africa Settentrionale alla metropoli tanto è vero che in Algeria esistono alcuni reparti metropolitani costituiti e trasportati recentemente. D'altra parte bisogna considerare che le truppe italiane della Libia Occidentale fisseranno in Nord Africa la quasi totaiità delle truppe francesi dell'Algeria e della Tunisia, mentre il Marocco terrà impegnato un altro contingente nord africano. In quanto alle Baleari, allo staw attuale delle cose, la Mari na italiana non ritiene che la Francia agirebbe in relazione ai trasporti di truppe di colore attraverso il Mediterraneo, dei quali ormai non ha più tanto bisogno ccme nel passato: l'occupazione francese avrebbe essenzialmente lo scopo d i impedire le comunicazioni fra Italia e Spagna. TI Gr. Amm.. Raeder chiede se da queste considerazion i si deve concludere che la Marina italiana abbia bisog no di avere in Mediterraneo tutti i suoi sommergibili per contrapporsi ancbe alle operazioni nemiche contro le


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t\LLf.Ct\Tl

isole dell'Egeo e contro le Baleari c che per tanto non ne manderà inizialmente in Atlantico.

L'Amm. Cavagnari risponde che pur avendo addosso l'urto principale iniziale degli avversad, l'Italia prevede egualmente l'invio di sommergibili in quell 'Oceano; ve ne saranno destinati 12 fra i più grandi, sempre che il passaggio di G ibilterra sia possibile. A questo proposito sono in corso esperimenti che, per quanto non probativi in relaZ-ione alla mancanza di un dispositivo di sbarramento di guerra, daranno utili elementi di orientamento. Non è possibile, per ora, destinarne un numero magg iore, poiché bisogna provvedere anche per il Mar Rosso e per l'Oceano Indiano. In questo teatro di operazioni la Marina italiana mantiene fin d'ora ono sommergibili, dei quali quanro piccoli per agire nel Mar Rosso Meridionale, e quattro di maggior tonnellaggio per agire fuori Bab -el - Mandeb. E' da tener presente che anche i piccoli hanno buone possibilità oceaniche, come è stato provato in rcccmi crociere sperimentali. L'Amm. Cavagnari fa inoltre rilevare che il rendimento dei sommergibili in Atlantico sarebbe notevolmente aumentato se l'attitudine della Spagna fosse a noi favorevole. L'Amm. Raeder osserva che l'aueggiamento della Spagna ha grande importanza anche per la guerra oceanica da parte tedesca, e fa presente che le due Marine dovranno stabilire le rispettive zone di azione in Atlantico. L'Amm. Cavagnari espone quindi il programma dci sommergibili italiani, mcrtendo in rilievo il forte numero di quelli che hanno il condizionamemo d'aria, e le nuove unità con siluri da 450 designate per l'attacco al traffico. C ita le possibilità di guerra nell'Oceano Indiano, facendo osservare che se attualmente esse sono molto limitate, fra qualche anno aumemeranno notevolmente. Comun ica il nuovo programma di incrociatori e di siluranti subacquee e di superficie, e la situazione attuale c futura di Chisimaio. Fa presente che questa insenatura, già protetta da alcune batterie, può costituire fin d'ora un rifugio per navi mercantili che allo scoppio del conflitto si trovassero in quella zona. Il Gr. Amm. Raeder prende atto con soddisfazione che l'Italia manderà sommergibili ad operare nel Golfo Persico e in Atlantico. Rileva che Chisima io potrà valorizzare anche l'azione degli incrociatori tipo (( Deutschland >> che la Germania invierà subito in Oceano Atlantico, se essi dovessero essere costretti a passare a operare in Indiano. Atrualmeme è previsto che in tal caso detta unità si spingerebbe per i rifornimenti sino al Giappone. Tutte le nuove grandi unità tedesche continueranno ad avere una grande autonomia per poter agire in mari lontani; inoltre la Marina tedesca è dotata di molte petroliere rapide.

Amm. Cavagnari, resta inteso che la Germania prevede l'invio Indiano di incrociatori per la guerra al traffico.

26. - Mom.

tn

Oceano


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L' ESERCITO lTJ\LIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

Gr. Amm. Raeder, il problema principale della condotta della guerra contro Gran Bretagna e F rancia consiste nella azione contro le linee di traffico. Per tanto noi intendiamo mandare tempestivamente in Oceano gli incrociatori. Le crociere annuali d i queste unità sono disposte in relazio ne a questo scopo. Amm. Cavagna1·i, chiede le autonomie degli incrociatori.

G1·. Amm. Raeder, i tre « Deutschland >> saranno modificati per aumentarne la velocità. I 5 nuovi incrociatori da xo.ooo (che in real tà hanno un dislocamento maggiore) avranno autonomia fra 12 e 15 mila miglia. I primi due saranno pronti alla fine del 1939. Abbiamo inoltre attualmente 12 petroliere rapide per rifornimenti io mare. Amm. Cavagnm·i, nella ipotesi che la guerra scoppi a brevissima scadenza, chiede come i Tedeschi prevedano di poter mandare navi d i superficie negli oceani. Gr. Amm. Raeder, per ora la Marina tedesca può destinare alla guerra oceanica solo i 3 « Deutschland >> che verrebbero mandati fuori all 'aumentare della tensione, come si è fatto per quello dislocato alle Azzorre in occasione della crisi del settembre 1938. L 'Amm. Cavagnari fa presente che la Marina italiana sino alla entrata in servizio delle corazzate << Vittorio Veneto>> e « Littorio >>, ha interesse a che gli Scharnhorst rimangano nel Mare del Nord per trattenervi coraz;,:ate nemiche veloci. Prospetta che nel 1940 la nostra situazione cambierà notevolmente in conseguenza dell'entrata in servizio delle 2 « Doria >> in aggiunta alle 2 <C Littorio >>. Il C1·. Amm. Raeder comunica che la <<Bismarck>> e la « Tirpitz >> saranno pronte a fine 1940 (a richiesta, il Capo Ufficio Trattati e l'Addetto Navale a Roma hanno specificato .che saranno pronte ma con l'allenamento da iniziare) e che il 1° luglio, il 1 ° agosto ed il 1° ottobre dell'anno in corso saranno impostate tre corazzate da 40.000 tonn. il cui armamento è previsto del calibro di 400 mm. Esprime la sua convinzione che l'attività tedesca in Atlantico sarà così. i ntensa da legare tutte le corazzate veloci degli avversari.

L'Amm. Cavagnat·i esprime la convinzione che l'atti vità della Marina italiana fisserà in Mediterraneo fo rze navali nemiche molto prevalenti, ed in particolare fisserà nello scacchiere orientale tutta la Mediterranean Fleer. L'Amm. Schniewind non esclude la evemua1ità che le 5 corazzate « Queen Elizabeth >> si dislochino a Singapore. L'Amm . Cavagnari dichiara che ciò è assai poco probabile, ma costituirebbe una circostanza eccezionalmente favorevole. Il Gr. Amm. Raeder è dell 'opinione che dette unità britanniche rimarranno nel Mediterraneo Orientale, ed aggiunge che esse costituiranno ottimi bersagli per i sommergibili italiani.


ALLEGATI

Si compiace della rapidità con la quale hanno proceduto i colloqui sulle questioni operative. Egli è certo che ci mettere mo d'accordo presto anche sugli argomenti dello scambio delle info rmazioni sulle rispettive ma rine. Fa presente la necessità di preparare un codice comune di guerra per scambiarci informazioni sul nemico.

L'Amm. Cavagnari osserva che il codice deve essere completo per servire in qualsiasi evenienza : ossia deve valere per tutto ciò che concerne la condotta della guerra marittima, e non soltanto per lo scambio di informazioni sul nemico. 11 Gr. Amm. T?aede1· specifica che egli intendeva tratta re di un codice per le comunicazion i telefoniche fra le due direzioni della guerra marittima (Roma- Berlino) e di un codice di scoperta .

L'Amm. Cavagnari conferma la necessità di un codice comune, da realizzare al più presto, per la eventualità di trovarsi ad operare assieme anche in campo tattico. 11 C1·. Amm. Raeder ed il suo Crtpo di S . M . annuiscono. Prospettano quindi che i contatti fra gli Stati Maggiori debbono avven ire anche per quanto ha attinenza con il diritto internazionale.

L'Amm. Cavagnari propone di sviluppare smesso per tramite dell'Addetto Navale.

punti del notamento tra-

Il Gr. Amm. Raeder è d'accordo c propone di rinviare questo esame alla seduta di domani. Nel chiudere insiste nella g rande soddisfazione provata nel constatare il perfetto accordo nelle fondam entali questioni operative.

c)

VERBALE DELLA RIUNIOI'\E DEL 2 1 GIUGNO

T939·

Il C1·. Amm. Raeder rileva che nella riunione precedente si è concluso l'esame delle c1uestioni operative, dalle guaii risulta che in Oceano Atlantico agira nno sommergibili italia ni, e sommergibili e incrociatori tedeschi. Esprime il suo compiacimento per la prossima valori7.zazione d i Chisimaio, e chiede se è possibile per la Germania costituirvi depositi di materiali per i suoi incrociatori oceanici e per i suoi incrociatori ausiliari. L'A m m. Cavagnuri riassumendo g uai è lo stato attuale di Chisimaio (batterie, depositi eli nafta, possibiiità d i rifornimento d'acqua) dichiara che la Marina italiana non ha difficoltà alcuna nell'ade rire alla rich iesta tedesca. Comu nica inoltre che la zona (; stata accu ratamente rilevata dura nte una lunga campagna idrografica conclusasi in questi gwrm, e che le nuove carte nautiche saranno in via te alla Marina tedesca.

L'Amm. Naeder dichiara di essere pienamente d'accordo sulla questione del codice comune, quale è stata prospettata dall'Amm. Cavagnari. Ringrazia dell' invito circa la partecipazione d i Uflìciali tedeschi alle esercitazio ni na vnl i del prossimo luglio, e ricambia invitando la Marina italia-


404

L'ESERCITO ITALIANO liLLA VIGI LIA DELLA 2 "

GUERRA MONDIALE

na ad inviare suoi Ufficiali alle manovre tedesche che si svolgeranno alla fi ne di agosto nel Mare del Nord . Esprime inoltre il desiderio che gli U fficiali tedeschi presenti alle manovre italiane possano chiedere notiz ie in materia di addestramento.

L'Amm. Cavagncm· aderisce alla richiesta, sulla base della reciprocità. Il Gt·. Amm. Raeder passando agli altri argomenti, osserva che per quanto riguarda la preparazione tecnica e le prestazioni, il problema interessa tutte le forze armate tedesche, c dichiara che la Marina farà opera di mediazione.

L'Amm. Cavagnari d ice che sarebbe conveniente indicare sin d 'ora le richieste italiane di prestazioni affinché la Marina tedesca possa esam inarle subito. Le decisioni saranno poi prese dalle Autorità Superiori, le quali, come succede in Italia, hanno la visione completa del problema. Le precisazioni dettagliate saranno fatte dalle commissioni tecniche. Si dà lettura del documento relativo agli accordi di massima concernenti i metodi di collaborazione da seguire negli ulteriori colloqui. P reparazione tecnica dei mezzi. L'Amm. Raedet· ap prova, salvo per quanto r iguarda la data del pnmo colloquio, che dovrebbe essere posteriore al 1° l uglio, giorno fissato per il varo del 5° incrociatore tedesco da Io.ooo tonn. Per lo stesso motivo esprime desiderio che il colloquio avvenga a Berlino. L'Amm. Cavagnari aderisce. Si dà lettura del documento riguardante i pr·oblem i dei rifornimenti per via marittima, problemi relativi al naviglio mercantile, mezzi marittimi per sped izioni oltremare.

L'Amm . Cavagnari d ichiara che la Marina italiana prevede che all'inizio delle ostilità il traffico mercantile in Mediterraneo dovrà sparire, e per tanto [chiede] come il Gr.. Amm. Raedcr vede la questione dei rifornimenti marittimi di rimbalzo all'Italia. Il Gr. Amm. Raedet· è dell'opinione che nei primi g iorni d i confl itto si avrà una fortissima riduzio ne di traffico in ogni mare del globo. La Germa nia conta di poter organizzare rifornimenti marittimi dai Paesi del N ord Europa e spera eli poter ricevere qualche cosa via Atlantico - Spagna - Mediterraneo - ltalia.

L'Amm . Cavagnari osserva che le condizioni delle comu nicazioni ferroviarie e stradali della Spagna risultano tali da far seriamente dubitare circa la possibilità eli trasporti attrave rso quel territorio. Il Gr. Amm . Raeder prende atto, e dichiara che l'Italia potrà evere rifornimenti dal Nord Europa; e particolarmente dalla Svezia, via Germania.

L'A m m. Cavagnari chiede quale affidamento faccia la Germania sui rifornimenti dalla Jugoslavia e dalla Rom ania. Jl Gr. A mm . Raeder risponde che si spera avere nafta e gra no dalla Romania, e che è in esame il progetto di u n oleodotto.


ALJ, ECATI

La precisazione delle possibilità di rifornimento dai Paesi di cui sopra sarà fatta dal fun z ionario del Ministero dell'Eco nom ia che la Germania desidera aggrega re alla Commissione che tratterà dettagliatamente l'argomento.

L'Amm . Cavagnan· d ichiara che la questione dei rifornimenti per via marittima è sta ta posta dalla Marina italiana soltanto nei rigua rd i dell'aspetto navale del problema e non nei r iguardi dell"approvvigiona me nto del Paese che è a rgomento di competenza d i altri organi. Prospetta inoltre la reciproca convenienza che allo scoppio del conflitto le navi mercantili tedesche in Mediterraneo si rifug ino in Italia e q uelle italiane nel No rd Europa si rifugino in Germania, e che ciascuna Marina utilizzi le navi dell'altra. Fa rilevare che nei periodi di maggior tensione, la F rancia seguiva i mov imenti di tutte le navi mercantili tedesche in Med iterra neo.

TI Gr. Amrn . Raeder aderisce alla proposta, assicurando che le navi mercantili tedesche avranno istruzioni di a pprodare in porti italiani e d i mettersi a nostra disposizione. L'Arnm . Cavagnari comun ica che la Marina italiana ha abolito il sistema delle istruzioni in busta chiusa preventiva mente consegnate alle navi me rcantili, poiché s i sono verificat i inconvenienti che compromettevano la riservatezza. Attualmen te vige una organizzazio ne com prendente le Capitanerie di Porto, i Consoli e gli armatori. Lo Stato Maggiore, per trami te delle Capitanerie, dà istruzioni agli a rmatori, i q uali telegrafano ordini alle loro navi di approda re in dete rmi nati porti. I Consoli, in base a direttive ricevute dallo Stato Maggiore, danno ulteriori ordini ed istruzioni alle navi che giungono nei porti di loro giurisd iz io ne. Il Gr. Amm . Raeder dichiara che a nche in Germa nia il sistema delle istruzioni in busta ch iusa ha dato luogo ad inconvenienti, e che per tanto è stato istituito il sistema degli ordini dati dalle Autorità Ma rittime dei porti agli a rmato ri: in conseguenza costoro telegrafano gli ordin i alle loro navi. Si dà lettu ra del documento relativo al Serviz io delle Com unicazioni, cifra ri e segnali e del documento relativo alle informazioni sulle altre Marine.

L 'Arnm. Cavugnari ch iede che il convegno per le comunicazioni ed il convegno per i riforn imenti via marittima e problemi relativi al navigl io mercamile avvenga no a Roma. Per le informazioni sulle altre Marine fa presente che gli Ammiragli Lais e Canaris possono dirsi molte cose che pe r altra via non possono essere comunicate perché non conviene prescindere del tutto dai Trattati Internazionali in vigore. Il Gr. Amm . Raeder aderisce. S i dà lettura del documento sull'a rgomento : « Eventuale possibilità e convenienza di sposta menti o accelera mento nello sviluppo dei programmi navali ».


406

L' ESERCITO JT;\LlANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

L'Amm. Cavagnari fa presente che le richieste sono prospettate in questa riunione in linea di massima: potranno essere esaminate particolarmel1te in seguito, nei convegni tecnici. Sul punto 4· (possibilità di ricorrere alla industria tedesca per alcuni strumenti ottici) il Gr. Amm. Raeder prospetta la grande difficoltà da parte tedesca di avere sufficiente mano d 'opera specializzata e chiede se, in caso, l'Italia potrebbe darne. L'Amm . Cavagnari risponde che noi faremo Nel punto 5· (anticipazioni all'Italia di 2.ooo tonn. lamiere per il programma navale oceanico) facendo osservare che la questione non riguarda promette il suo interessamento.

tutto il possibile. tonn. acciaio fuso e 2o.ooo il Gr. Amm. Raeder, pur soltanto la Marina tedesca,

L'Amm. Cavagnar1: osserva che la Marina italiana è in situazione analoga in quanto che il materiale siderurgico per le sue costruzioni navali viene assegnato dalle Autorità che provvedono per tutti i bisogni del Paese. Soltanto la Marina Mercantile, in relazione al suo sviluppo attuale, assorbe 12.000 tonnellate al mese. Ma d'altra parte bisogna considerare che le navi mercantili in costruzione hanno caratteristiche tali da costituire un notevole apporto di mezzi per spedizioni oltremare. Si dà lettura de.l documento relativo al fabbisogno di alcune batterie c. a. da postazione, con relativo munizionamento e relative centrali . Il Gr. Amm. Raeder osserva che le artiglierie c. a. terrestri non interessano direttamente la Marina tedesca.

L'Amm. Cavagnm·i dice che in Italia la difesa c. a. delle basi navali è tutt'ora costituita con materiale della Marina. Il Gr. Amm . Raeder assicura che la questione verrà esaminata, e che egli farà opera d i mediazione. Si dà lettura del documento relativo ai posamine ed alle stazioni idrofoniche per il Canale di Sicilia. !l Gr. Amm. . Raeder comunica che la Marina tedesca ha iniziato recentemente la costruzione di otto navi posamine che saranno anche navi scuola: due di esse saran no pronte nel 194r. Per ora prevede l'impiego dei piroscafi adibici alle linee del Baltico. L'An~m. Cavagnari per il caso in cui la Marina tedesca entrasse nell'ordine eli idee dei posam ine alla Marina italiana do manda i n quale forma avverrebbe la prestazione.

Il G1·. Amm. Raeder risponde che le 11uove unità posamine che si trovassero in Mediterraneo all'inasprirsi della tensione, verrebbero messe ben volentieri a disposizione della Mari na ital iana. A tal fine due di esse saranno mamenute sempre in vicinanza dell'Italia.

L'Amm. . Cavagnari chiede se la Marina tedesca non ha qualche piroscafo attrezzato per posamine da mantenere fin d' ora in Mediterraneo.


AL LEGATI

Il Gr. Amm. Raede1· dichiara che i piroscafi del Baltico predispo~ti per la posa delle m ine non sono utilizzabili fuori d i detto mare, tanto e vero che la Marina tedesca per ora prevede per il Mar del Nord soltanto l'impiego di siluranti ed :incrociatori. Egli non ha difficoltà a che la Mari na italiana studi la possibilità di utilizzare altre navi mercantili tedesche, che la Germania adatterebbe senz'altro, e che in caso d i emergenza verrebbero inviate in Italia. Tale questione è da collegare con quelle riguardanti il naviglio mercantile di cui si è g ià trattato.

L'Amm . Cavagnari prende atto, facendo presente che in caso segnalerà nomi delle unità prescelte. In guanto alle stazioni idrofoniche il Gr. Amm. Raeder assicura che la questione sad esaminata subito. In linea di principio la Marina tedesca aderisce alla richiesta. Si tratta di stabilire quanto tempo occorrerà per approntare il materiale. Si dà lettura del documento relativo alla richiesta d i catapulte Heinkel e di aerei da kg 3.8oo. Il Gr. Amm . Raeder assicura che anche tale questio ne verrà esaminata subito. Si dà lettura del documento relativo ai trattati e convenzioni internazionali di carattere navale. Il G1·. Arnm.. Raeder dichiara avere l'impressione che il Fi.ihrer non intende rifare un accordo navale con la Gran Bretagna. Questa chiederà prossimamente lo scambio di informazioni sulle nuove costruzioni ma noi non aderiremo, poiché vogliamo mantenere la segretezza per quanto possibile, allo scopo d i impedire che la Marina britannica possa rapidamente controbilanciare le nuove costruzioni stesse. I cantieri tedeschi hanno ricevuto in proposito istruzioni severissime. L' Amrn . Cavagnm·i sua richiesta di scambio vare gli accordi esistenti pensiero del Gr. Amm.

dubita che la Gran Bretagna, vede ndo respinta la di informazion i con la Germania, continui ad ossercon le altre nazioni, e chiede qual è in proposito il Raeder.

TI G1·. Am.m. Raedcr, affermando che le possibilità costruttive della Gran Bretagna non sono tali da lasciare un grande margine rispetto agli impegni attuali, el ice che la Marina britan nica cercherà sem pre di sapere le caratteristiche delle nuove costruzioni tedesche per poter iniziare subito la risposta. Pertanto la Germania intende lasciare nella incertezza, come è stato fatto sino ad ora per la velocità dei vari tipi di navi di superficie.

E' terminata l'esposizione degli argomenti non operativi.

c,._

Il Amrn . Raeder comunica che presso il Comando della Marina tedesca si sta creando un piccolo organo speciale di collegamento con la Marina italiana, che avrà il compito di trattare tutte le questioni sorte dal presente convegno. Propone la nomina di una commissione per le questioni


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!.'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA ~IONDIALE

operative, ta ttiche, strategiche, codici, traffico mari ttimo, e di una commissione tecnica.

L' Am.m . Cavagnm·i è d'accordo, ma in quanto al collegamento osserva che da parte italiana l'organo idoneo è lo Stalo Maggiore poiché questo, oltre agli Uffici operati vi, comprende anche ispettorati tecnici. Il G1·. A mm. Raeder fa presente l'opportunità che le persone cui l'organo tedesco deve rivolgersi siano sempre le stesse.

L'Amm . Cavagnm·i assicura che l'organizzazione dello Stato Maggiore della MariJla italia na è tale da dare questa possibilità. Il Gr. Amm . Raeder gradirebbe un accordo s ulle q uestioni della ricostruzione della Marina spagnuola. Dichiara che la Ma rina tedesca non può fare molto in proposito, e rileva il comune interesse di intendersi per impedire interventi di al tre Marine.

L'A mm. Cavagnari chiede se la Marina tedesca ha già posto la sua attenz ione su qualche problema relativo alla ricostruzione della Marina spagnuola. li Gr. Amm. Raeder risponde negativamente, e comunica che sono in Germania soltanto 1 Ufficiale e 12 Sottuffìciali spagnuoli a scopo eli formazione degli istruttori per l'Accademia Navale. Q ualsiasi altra richiesta del la Spagna f10n è stata accettata.

L'Amm. Cavagnari comunica che la Marina italiana ha in Spagna soltanto la nota missione navale. In q uanto alle costruzioni per q uella Marina, fa presente che qualche mese addietro sono state iniz iate intese fra il Governo spagnuolo e due cantieri italiani. Le intese stesse sono attualmente fer·me in relazione a diffìcoltà di soluzione della questione dei pagamenti. Per ora non esistono altre t rattative. Il Gr. Amm . Raeder afferma che nessuna trattativa esiste fra Germania e Spagna nel campo delle costruzioni navali.

L'Amm . Cavagnari assicura che la Germa nia sarà te nu ta al corrente d i qualsiasi eventuale iniziati va da parte italiana per la ricostruzione della Marina spagnuola. Il Gr. Amm. Raeder chiede che la Marina italiana eserciti tutta la sua influenza sulla Marina spagnuola al fine di onenere che la ricostruzione av ve nga con indirizzo favorevole ai criteri operativi de lla Marina da guerra dell'Asse, specialmente per guanto riguarda i tip i di nave.

L'Amm . Cavagnari comunica che gli Ufficiali della M issione navale spagnuola recentemente venuta a Roma han no dimostrato chiaramente la tendenza ad orientarsi nel senso di fa vorire le Marine dell'Asse. Un i ndizio è la rich iesta dei dati delle corazzate da 35.ooo to nn. 111 relazione alla costruzione del g rande bacino in m uratura eli Cadice. Il Gr. Amm. Racde1· si chiede se alla S pagna convengano le grandi corazzate, oppure se siano preferibili gli incrociatori idonei alla guerra contro il traffico oceanico: egli è per questi ultimi.


ALLEGATI

L'Amm . Cavagnm·i condivide il parere, cd esprime la convinzione che la possibilità d i realizzazione di corazzate da parte della Spagna s1a ancora molro lontana. Il C1·. Amm. Rac.der chiede che !'Italia consigli la Spagna in modo da distoglierla dall'idea di costru ire tali unità, e riaffcrma la necessità di evitare che altre Potenze si immisch ino nella ricostruzione di quella Marina.

L'Amm. Cavagnal'i osserva a quest'ultimo proposito che ambedue le Potenze dell'Asse dovranno vigilare, specialmente nei riguardi della Gran Bretagna. Il Gr. Amm . Raeder dichiara di non aver altro da aggiungere. Esprime la sua g ra titudine per il modo con il quale sono state condotte le conversazioni e per lo spirito d i collaborazione italiana. Conclude assicurando che si interesserà ed interverrà affinché le richieste di prestazione siano esaudite.

L'A mm. Cavagnari dichiara che le richieste italiane sono state poste tutte chiaramente e francamente, con lo scopo di accelerare la preparazione della Marina italiana. Ringrazia il Gr. Amm. Raedcr, ed esprime la convinzione che Germania e Italia sotto la guida dei loro g randi Capi, sapranno validamente affrontare qualsiasi lotta. La riunione ha termine con l'esame del comunicato da d irama re alla stampa delle due Nazioni. Il convegno è chiuso per quanto riguarda le riunioni ufficiali.


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L'ESERCITO ITALIA:-10

ALL1\ VIGILIA DELLA 2a G UF.RRA ~101\'DfALE

Allegato

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VER BALE DELLA SEDUTA DEL 2 DICEMBRE 1937 - XVI PRESIEDUTA DA S . E . IL CAPO DI STATO M ACGIO!U: GENERALE

Autorità presenti : S.E. il Maresciallo Badoglio, Capo di S.M . Generale. S.E. il Gen. d'Arm. Aerea Valle, Capo di S.M. della R. Aeronautica. S.E. l'Amm. d'Arm. Cavagnari, Capo di S.M. della R. Marina. S.E. il Gen. d'Arm. Pariani, Capo di S.M. del R. Esercito. S.E. il Gen . di Squadra Aerea Pinna, Sotrocapo di S.M. R. Aeronautica. Gcn. eli div. Bergia, Ufficio Sottocapo di S.M. per la Dif. Terr. Ten. Col. di S.M. P iacentini, Uff. Segreteria Mil. - Mioist. Guerra. Capita no eli freg. Va ro!i - Piazza, Capo Uff. Piani Op. S.M. R. Marina.

Segretari: Colonnello di S.M. Gandin. Capitano di vascello Elena. Tcn. Colonnello AA.r.n. Ravagli.

Alle o re 9,30 S.E . il Capo di Stato Maggiore Generale apre la seduta ini;ciando la d iscussione dell'argomento primo da esam ina re: (( rnflue nza d i alcuni sv iluppi della s itua:>;ione internazionale stti progetti operativi in corso di studio ». Si t ratta della proposta, fatta da S.E . Cavagnari - in considerazione delle attuali buone relazioni con la Jugosiavia e delle altre variazioni subire dalla situazione internazionale - di rinunziare alle operazioni previste nell'Alto Adriatico (Piano AZ del R. Esercito : Conquista isole zaratine) e nel Basso Adriatico (Piano AA del R. Esercito: Albania - padronanza Canale Otranto c possesso bacino petrolifero del Devoli). Ciò anche nell'eventualità che la Jugoslavia ritornasse a noi ostile cosicché fosse possibile alla R. Marina di conce11trare la massa delle forze contro il nemico principale: Inghilterra.

S.E. Pariani - Noi non facciamo un piano totalitario, ma tre diversi piani corrispondenti a va rie ipotesi. Il piano che riguarda la conquista delle isole zaratine è il piano ro relativo all'ipotesi d i g uerra contro la Francia c Jugoslavia alleate. Nel piano 12 (ipotesi di guerra contro Francia ed l nghilterra) vi si rinunzia trattandosi, sulla frontiera jugoslava, di alluare una vigilanza iniziale.

S.E. /Jadog!io - Prendo occasione da questo per avvenire che, una volta ricevuti i piani da S.E. Pariani, chiamerò, per i necessari scambi di vedute, anche i rappresentanti delle altre forze armate.


ALLEGATI

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Resta stabilito che, nell' ipotesi alla quale ha accennato S.E. Pariani, non va più contemplata l'azione per la conquista delle isole zaratine. Per guanto si riferisce al secondo punto della proposta di S.E. Cavagnari « rinunzia alle operazioni previste nel Basso Adriatico », bisogna tener presente che a noi occorre avere la padronanza del Canale d'O tra nto ed il possesso del bacino petrolifero del Devo!i. Qualu nque sia l'ipotesi considerata, bisogna pensare moltissimo prima di abbandonare tale bacino, perché, forse, potrebbe essere l'unico a disposizione, via mare, men tre poco o nulla potrebbe affluire dal norcl: qu indi è punw vitalissimo nostro, e, anzi, bisogna assicurarcene bene. Qui ndi esso deve essere tenuto in seria considerazione dalle tre forze armate.

S.E. Pariani - Appunto a ques to riguardo, sotto l'etichetta dell'esercito albanese, ebbi a provvedere per l'organizzazione d i opere fortifìcatorie a protezione, sia della zona Durazzo- Tirana, sia del bacino petrolifero del De voli. D isgraziatamente, per la sua posizione tra Jugoslavia e Grecia, l'Albania può essere minacciata tan to dall'uno quanto dall'altro di questi due Stati. In p rimo tempo l'organizzazione difensiva era rivolta a fronteggiare un eventuale attacco da parte della Jugoslavia. Le opere sono state fatte, si tratta solo d i provvedere ad anima rle con le truppe. La Jugoslavia ora non ci preoccupa : per lo meno una sua iniziale neutralità ci darà il tempo necessario. Contro la Grecia, invece, nulla era stato fatto. Si è sviluppata ora la copertura del ridotto centrale in modo di includervi i pozzi petroliferi e Valona, ove sbocca l'oleodotto. Si stanno, cioè, completando le organizzazioni per integrare la difesa della parte sostanziale dell'Albania, sia contro la Jugoslavia, sia contro la Grecia. Gara ntita la sorgente petrolifera ed il suo sbocco a Valona, entra io guestione la Marina per i trasporti. Ma è anche da considerare un eventuale attacco aereo contro il bacino petrolifero del D evoli, attacco facile e che potrebbe fruttare al nemico grandi risultati. Bisogna, perciò, organizzare la difesa controaerei: cosa questa alla quale si sono opposte serie difficoltà di carattere politico, cosl che molto dovrà essere attuato solo al mome nto del bisogno. S .E. Valle - Vi sono i campi di Coritza c di T irana, ma sono piccoli e difficili.

S.E. Pariani - L'Esercito può provvedere alla difesa terrestre, ma, non potendo fare assegnamento sostanziale sulle forze albanesi, deve far fronte con tras porti . E' fatta pure istruzione ad italiani sul posto per l'impiego delle anni controaerei, ma si tratta di cosa aleatoria. Bisogna guincli seriamen te pensare alla difesa controaerei, mentre la Marina deve dare la sicurezza dei tras porti, se vogliamo fare asseg namento, in caso di guerra, sui carburanti alba nesi. S.E. Cavagnan· - Il problema si sintetizza in trasporti d i truppe, d i r ifornimenti e di nafta. La nafta, per ora, è poca (25 - .3o.ooo tono . al mese: 4 - 5 carichi). E' vero, però, che la produzione può essere intensificata . S.E. Badoglio - Rich iamo, sulla guestione, l'attenzione di tutti. Il progetto A A non sussiste più, in pieno, ma bisogna adattarlo alla nuova situa-


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L' ESERCITO JT,\L!ANO ALLA VJGI LIA DELLA 2" GUERRA MONDIALE

zJOne e cioè: azione non più verso il confìne jugoslavo, ma verso il confìne greco.

S .E . Pariani - Contro la Grecia occorre molto meno. S.E. Badoglio - Credo che, in caso d i guerra, la Grecia cederà magari tutti i suoi porti, ma non si muoverà. E', però, da ricordare che scarso affi damento può essere fatto suil'Esercito albanese.

S.E. Valle - Ai fini della d ifesa dal bombardamento aereo è da tener presente che gli obiettivi possono essere battuti i n un'o ra e anche meno, partendo dal territorio greco : ed è noto come l'aviazione greca si possa considerare in mano agli ing.lesi. S.E. Badoglio - Bisogna, dunque, studiare la difesa controaerei. S.E. Valle - Sarà posto allo studio l'invio di un gruppo da caccia da interd iz ione come a Palma d i Maiorca . S.E. Parùmi - Ritornando alle linee generali dell'argomento in d iscussiol1e, dalle modifìcazioni alla situazione inte rnazionale deri va che i nostri probabili nemici sono Francia e Ing hilterra. Dato questo, vediamo le ris pettive possibilità d i azione. Noi siamo a contatto con la F rancia, sia in E uropa, sia in T unisia e, con l'Inghilterra, in Egitto. La Francia sta facendo una triplice chiusura della f rontiera delle Alpi e noi cerchiamo di elevare, dalla parte nostra, una adeguata m uraglia. Vi saranno dei ten ta tivi di rottura, ma la soluzione dovre mo cercarla altrove. Sulta frontiera alpina le truppe di copertura sono sufficienti: la lotta risolutiva si sposterà, quindi, con tutta probabilità, ve rso la frontiera egiziana o verso quella della T unisia, dato che, verosimilmente, l'Inghilterra spingerà la Fra ncia ad operare da quella parte per alleviare la nostra eventuale pressione sull'Egitto. Bisogna metterei in condizioni di operare decisamente verso l'Egitto, parando verso la Tunisia. In questa situazione: l'Esercito ha trasportato 4 divisioni in Libia e creato colà 2 di vision i coloniali; sta, inoltre, provvedendo alla costituzione di una massa eli manovra spostabile, sia sul teatro operativo europeo, sia verso quello coloniale e, cioè, là dove sarà necessario per ottenere la decisione. Premesso questo quadro, occorre vedere se siamo in grado d i eseguire i trasporti necessari per le operazioni. S.E. Badoglio - E' giusto quanto afferma S.E . Pariani. Ecco perché S.E . il Capo del Governo ha voluto in Libia un nocciolo di 6 division i pronte a parare eventuali offese da parte della Tunisia, visto che, in breve tempo, senza trasporti via mare, potrebbero affluire, da parte fra ncese, 5o.ooo uomini. S.E . Pariani - Sembra che tale forza sia ora salita a 142 battaglioni. Inoltre sono stati raccolti dalle autorità fra ncesi numerosissimi automezzi in Algeria. S.E. Badoglio - Dato questo, dovremo, prima di tutto, metterei in condizioni di difende rci e vede re, poi, se e come sviluppare azion i offensive. Ho esaminato il problema con S.E . Balbo e con S.E. Pintor per l'organizzazione delle due front iere e, in particolare, dei campi di arresto eli Zuara


ALLEGATI

c di Nalut. S.E. Pinror ha avuto incarico eli risolvere il problema dell 'acqua che è gravissimo non solo a Nalut, ma anche tra N alut e Zuara. Ma vediamo la seconda parte di questo sviluppo strategico. S.E. Pariani si domanda se può essere risolto il problema del trasporto, dalle basi nostre alle basi libiche, del nume ro x di d ivisioni raccolte in riserva e se al trasporto medesimo può essere assicurata la necessaria protezione. Scarse sono le difese delle basi libiche: a T ripoli vi sono pochi pezzi da 149 della Marina. Però, naturalmente, le d iffìcoltà non possono esclude re il problema. Lo Stato Maggiore dell'Esercito concreti il piano in cifre e inizi i contatti con la Marina per lo studio dei traspo rti dalla Madrepatria alla Libia. Ogni piano strategico può sedurre come ampiezza e caratteristiche, ma solo lo stud io approfondito può dimostrare la possibilità eli attuarlo.

S.E. ?ariani - Per quanto si riferisce all'Egitm, questo può considerarsi una preda relativamente facile : ro.ooo inglesi e 22.0 00 egiziani. Se, però, la Marina trova difficoltà per i trasporti, allora bisogna, fin dal tempo di pace, desti nare al tri Corpi d'armata i n Libia, realizzando così la possibilità di marciare verso Suez. S.E. Badoglio - Dopo le dichiarazioni d i S.E . Pariani non resta allo Stato Maggiore dell'Esercito che concretare i piani, in stretta relazione con la Marina, per vedere in quanto si possono attuare.

S.E. Cavagnari - Non v'è dubbio che trasporti imponenti non possono essere presi in considerazione durante le ostilità: bisogna, qui ndi, effettuarli p n ma. S.E. Badoglio - Credo anch'io. Prima, però, eli dare una risposta definiti va in ma teria, bisogna compiere un accurato studio i cui risultati potrebbero modificare le decisioni già adottate, non solo nei riguardi delle truppe e dei mezzi, ma anche dell'organizzazione delle frontiere, le quali sono state apprestate per parare eventuali colpi di mano e non contro uno sforzo continuo, come occorre ora. L'Aviazione, in questo problema, è quella che soffre eli meno. Essa ha già campi attrezzati in L ibia e lavora a pcrfezionarli, mentre fac ile è trasvolare il Mediterraneo. S.E. VaLle - Ma anche l'Aeronautica, per i trasporti dei rifornimenti, è legata alla Marina. Tuttavia è da tener presente che abbiamo accentrato già in Libia munizioni e benzina per sei mesi. Se, però, si deve far fronte, tanto acl ovest quanto acl est, occorre l'invio d i forze aeree doppie di quelle attuali. S.E. Badoglio - Una volta esaminato il problema tra Marina cd Esercito, ne sarà completato l'esame con l'Aeronautica. S.E. Pariani - Uno dei pri ncipali problemi è quello dei carburanti. E' in studio l'imp ianto d i depositi di olii grezzi c eli raffinerie in Libia. Poiché non vi sarebbe conven ienza di creare sufficienti depositi eli benzina, date le necessità eli rotazione per la conservazione, si costituirebbe, così, una specie d i miniera artificiale d i carburanti (olii grezzi o gasolio), limitando l'accan, tonamento della benzina al quantitativo sufficiente per le prime necessità. S.E. Valle - Abbiamo in Libia quasi 8.ooo tonn. di carburante.


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L'ESERCITO ITALIAKO ALLA VlGILlA DELLA 2 " G UERRA MONDIA LE

S.E. Cavagna1·i - Il punto di vista della Marina in questo campo è che s1 tratta, in definitiva, dì problema dì depositi, eli apprestamenti, di preparazione : non di problema di trasporti. S.E . Badoglio - In conclusione, confermo la necessità di una stretta collaborazione tra i tre Stati Maggiori. Invito S.E. Pariani a concretare le proposte che saranno, poi, esaminate in accordo con la Marina e con l'Aeronautica.

* * * S.E. Badoglio - Passiamo ora alla discussio11e dell'argomento secondo: (( Cooperazione tra Aeronautica e Marina in guerra, nel quadro dei progetti operativi in corso eli studio » . Questo secondo argomento entra un po · nel primo, ma in via generale. S.E. Cavagnari chiede : lo studio in comune degli Stati Maggiori dell'Aeronautica e della Marina per l'impiego dei mezzi in guerra; il coordinamento, nei settori Alto T irreno, Mar Rosso e Adriatico, o ve la Marina potrà d islocare forze esigue; la difesa aerea delle basi logistiche ed operative della Marina con creazione dì aeroporti nelle loro vìcinan:t.e. S.E . Valle afferma che è previsto l'in tervento dell'Aeronautica in concorso della Marina nella battaglia navale e che, di massima, è anche già stato provveduto alle altre necessità prospettate dalla Mari na. Ora, una volta che l'Esercito avrà perfezionato i suoi studi con la Marina, nei riguardi del piano operati vo attuale, Marina e Aeronautica, in stretto contatto, esamineranno il problema della difesa delle basi e il concorso dell'Aeronautica alle azioni della Marina. Per quanto si riferisce alla difesa delle basi, ritengo problema pressoché insolubile quello della creazione di altri aeroporti: è, però, da considerare che le distanze degli attuali aeroporti dalle basi della Marina non sono tali da impedire il concorso dell'Aeronautica. S.E. Valle- Si tratta di perfezionare gli accordi e i mezzi dì collegam ento.

S.E. Cavagna1·i - Ma bisogna tener presente che per la Marina si verificano particolari condi zioni d i sfavore, in quanto essa non è nelle stesse condizioni delle marine avversarie, essendo priva di una av iazione propria: dispone soltanto dì 35 aerei imbarcati e di 9R apparecchi dell'aviazione ausiliaria. Le Marine inglese e francese, che hanno una aviazione propria, possono, quindi, prendere l'iniziativa aerea prima che noi si possa effìcacemente contrastarla. S.E. Badoglio - Provvederà il Comandante unico deile tre forze armate a stabilire le operazioni da farsi. Non possiamo fare previsioni ora. S.E. Cavagnari - Le Marine avversa rie banno una aviazione imponente che può loro concedere grandi possibilità.

S.E. Valle - Veramente si tratta di specie di tallo ne di Achille.

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navi portaerei le quali sono una

S .E. Badoglio - Bisogna, comunque, che gli Stati Maggiori ginnastìchìno le loro intell igenze i n stretto contatto fra di loro: lavoro utile anche se le soluzioni escogitate non corrisponderanno alla realtà della guerra.


ALLEGAT l

S.E. Valle - Ma come premessa di tali studi, occorre affermare la necessità di evitare che determinate aliquote da bombardamento ve ngano permanentemente decent rate per scopi particolari, rimanendo, così, bloccate e rendendo impossibile l'efficace compimento eli azioni dj vitale importa nza come, acl es., la neutralizzazione della Corsica.

S.E. Badoglio - E' giusto. Bisogna fare la manovra dei mezzi come quella delle unirà. Specialmente quando si tratta di agire con forze minori contro forze superiori, come è il caso nostro, .non bisogna assolutamente bloccare forze per bisogni eventuali. Occorre, quindi, studiare tra Marina e Av iaz ione, il problema della cooperazione e le sue possibili soluzioni, ma non si può andare al di là dello studio. Sarà, poi, funzione del Comandante unico delle tre forze armate, decidere. Anche se avessimo una gran ricchezza di mezzi, non sarebbe impiego idoneo quello di bloccarne determinate aliquote per particnlari compiti. S.E. ?ariani - Sono anch'io dell'avviso che occorre evitare il f raziona· mento. Occorre dire all'Aeronautica lo scopo da raggiungere. Fissato questo, l'Aeronautica agisce in piena libertà.

S.E. Badoglio - Sicuro. S.E. Cavagnan· - Ma si tratta, per noi, di rispondere alle iniziative avversarie.

S.E. Badoglio - Per concludere, la Marina esponga le sue prevtswoi e l'Aeronautica r isponda come potrà concorrere. Dato che siamo in condizioni di inferiorità numerica, e solo numerica, bisogna conservarci integra la manovra dei mezzi. Su questa base invito gli Stati Maggiori della Marina e dell'Aeronautica a studiare il problema.

S.E. Badoglio - Argomento terzo: '' Impianto per voli notturni nella baia di Porto!ago >>.

S .E. Valle - Riassu mo la questione. L'l Marina ha richiesto attività aerea diurna c notturna. Tn tutti gli idroscali del Regno è stata resa possibile tale attività mediante l'im pianto di sentieri luminosi. A Portolago sono state trovare difficoltà particolari e si è sentita la necessità anche di un impianto J i segnali luminosi sulle colline. S .E . Cavagnari - Il comandante m ilitare marittimo si è opposto a tali impianti clara la vicinanza delle coste greche e anatoliche eventualmente ostili, dalle quali, per la presenza delle luci, sarebbe stato possibile bene i rldividuare obiettivi.

S.E. Badoglio - Bisogna esaminare se il sentiero lum inoso è sufficiente, specie se può essere illuminato e spento facilmente, in relazione alle necessità. E' noto quanro sia grande l'attività notturna dell'aviazione inglese. Non vedo, quindi, perché, di fronte a qualche difficoltà di ordine tecnico, si debba rinunciare al volo notturno. Prego riprendere in esame la questione e vedere


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L'ESERCITO !TALCANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALI'

se può farsi l'impianto di questo sentiero luminoso : se è possibile, provvederò io a definire la questione con il Governatore delle isole italiane dell'Egeo. S.E. Pinna - Per esperienza personale posso assicurare che effettivamente la baia di Portolago si presta male per il volo notturno: la vicinanza delle colline richiede la necessità di segnalazioni luminose su di esse. Bisogna, inoltre, prevedere di accordarsi con la Marina per togliere il sentiero lum inoso quando formazioni navali devono entrare od uscire. D 'altra parte non vi è altro posto adatto per idrovolanti in Egeo. S.E. Ca11agnm·i - La Marina ha chiesto il volo notturno, ma non il volo notturno degli idrovolanti. Si possono utilizzare, per tale scopo, gli apparecchi terrestri della base di .Rodi. S .E. Valle - Anche se il volo nonurno può farsi con gli apparecchi terr;st ri non mi sembra si debba rinunziare, a priori, alla possibilità eli un impianro per voli notturni eli idrovolanti a Portolago.

S.E. Badoglio - In conclusione, occorre studiare nuovamente il problema, m pieno accordo tra Marina e Aeronautica e poi, quando m i saran.no comunicati i risultati di tali studi, risolverò io definitivamente il problema con S.E. Dc Vecchi.

* * * S.E. Badoglio - Esaminiamo l'argomento qua rto: «Difesa controaerei dei campi di aviazione di manovra dell'Egeo ». Ha sollevato la questione S.E. Pariani, il quale, in base a richiesta eli S.E. De Vecchi intesa a meglio organizzare la difesa controaerei dei campi eli aviazione dell'Egeo, fa presente che non è ancora stato definito se il .finan:t.iamento per l'attuaz ione della difesa controaerei dei campi eli aviazione compete all'Esercito o all'Aeronautica.

S.E. Patiani - D ebbo precisare che lo S.M. territoriale (DICAT) provvede solo alla difesa controaerei delle città, delle fabbriche e di determinati punti di interesse generale. Non provvede a difese di interessi parziali di altre forze armate come: campi eli aviazione. Per quest'ultima nessuna assegnazione è stata fatta . S.E. Badoglio - S.E. il Capo del Governo ha riconosciuto che, nei n guardi della difesa controaerei, noi siamo all'infanzia: si potrebbe dire, anzi, che siamo in gesta:t.ionc. Ma questo problema lo dovrà affrontare la Commissione Suprema d i D ifesa. S.E. Valle - L'esperienza della guerra di Spagna ha dimostrato che, mentre i bombardamenti da quote tra i 4-ooo e i 3 .000 metri hanno risultato pressoché nullo, sono, invece, molto pericolose le offese con volo rasente. l n attesa della definizione del problema è stato, perciò, provveduto con nostro stesso personale alla difesa a terra dei campi eli aviazione, anche a costo di avere qualche apparecchio di meno.


ALLl>GATI

S.E. Badoglio - Sono d'avviso che sia preferibile che la difesa dei campi di aviazione sia fatta dall'Aeronautica. S.E. Valle - Non abbiamo armi. S.E. Badoglio - Dal problema particolare dell'Egeo siamo passati al problema più generale. Chiederò che la Commissione Suprema di D ifesa prenda in esame a fondo la complessa questione della difesa controaerei - già all'ordine del giorno per la prossima Sessione - in modo da risolvcrla in pieno c nel modo m igliore. Anche il problema della difesa controaerei dei bacini montani e delle dighe, non deve cadere nel dimenticatoio.

S.E. Pa1·ia.ni - E' stato stud iato lo svuotamento dei bacini. S.E. Badoglio - Ma questa è l' l'energia elettrica.

u

ultima ratio JJ : ci priveremo, così, del-

S.E. Valle - Sarebbe g ià un successo per il nemico. S.E. Badoglio - In conclusione, b isogna che ci preoccupiamo seriamente del grave problema della difesa controaerci, sul quale non mancherò di richiamare l'attenzione di S.E. il Capo del Governo.

La seduta è tolta alle ore

27· - Mont.

JO,)O.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGI LI.,\

DELLA 2" GUERRA MONDI ALli

Allegato

14

VERBALE DELLA SEDUTA DEL 26 GENNAIO 1939 - XVII PRESIEDUTA DA S.E . IL CAPO Dl STATO MAGG IORE GENERALE

Autorità presenti: S.E. il Maresciallo Badoglio, Capo di Stato Maggiore Generale. S.E. il Generale d'armata aerea Valle, Capo di S.M. della R. Aeronautica. S.E. l'Ammiraglio d'armata Cavagnari, Capo di S.M. della R. Marina. S.E. il Gen. cles. d'armata Pariani, Capo di S.M. del R. Esercito. S.E. il Gen. di squadra aerea P inna, Sottocapo di S.M ..della R. Aeronautica. S.E. l'Ammiraglio eli squadra Campioni, Sottocapo di S.M. della R. Marina. S.E. il Generale di c. d'armata Viscontini, Sottocapo di S.M. Int. R.E. Capitano di Vascello Giacopi ni, Capo Ufficio Piani Oper. S.M. R. Marina. Ten. CoL di S.M. Piacentini, Ufficio Segreteria Mi!. Ministero Guerra. Segre·tari :

Colonnello di S.M. Gandin. Capita no di Vasc. Galati. Ten. CoL A.A. Ravagli.

* * * Alle ore 9 il Capo di Stato Maggiore Generale apre la seduta e prende la parola.

L -

DIRETTIVE POL ITICO- STRATEGICHE

S.E. Badoglio - L 'altro giomo sono stato ricevuto da S.E. il Capo del Governo al quale ho posto il quesito della situazione politica, perché Egli, quale Comanda nte delle Forze Armate, m i desse direttive da trasmettere alle LLEE. i Capi di Stato Maggiore. Anzitutto S.E . il Capo del Governo m i ha dichiarato che, nelle rivenclicazioni verso la F rancia, non intende affatto parlare di Corsica, Nizza, Savoia. Queste sono iniziative prese da si ngoli, le quali. non entrano nel suo piano di azione. Mi ha dichiarato, inoltre, che non intende porre domande d i cessioni territoriali alla Francia perché è convinto che essa non ne può fare : quindi


ALLEGATI

si metterebbe nella situazione o di ritirare una eventuale richiesta (e ciò non sarebbe digniroso) o di fare la guerra (e ciò non è nelle sue intenzioni). Questo come quadro politico di S.E. il Capo del Governo. Avendo io richiesto se esistessero accordi precisi con la Germania per un intervento di quesm al nostro fianco, in caso di conflitto armato con la Francia, S.E. il Capo del Governo mi ha detto che Hitler ha fatto dichiarazioni pubbliche di appoggiare la politica italiana e altre ne farà il 30 p.v. parlando alla Camera: però un impegno preciso, da parte tedesca, di ven irci in aiuto, come quello preso dal Duce nel settembre scorso a Trieste e a Udine, non c'è ancora. Avendo io richiesto quali d irettive intendesse impartire per un'eventuale azione eli guerra contro la Francia, in caso di conflagrazione, S.E. il Capo del Governo ha detto queste precise parole: « Assoluta d ifens iva sulla fronte libica >>. Io ritengo che questa decisione miri allo scopo di lasciare alla Francia la responsabilità di un'eventuale aggressione. Abbiamo, così, in termini precisi, le direttive per il nostro studio in questo momento. S.E. il Capo del Governo mi ha, altresi, informato della decisione di chiamare alle armi 50,.000 uomini. I-Io pregato di portarli a 6o.ooo per avere più disponibilità d i forze alla frontiera francese. Se non altro la Guardia alla frontiera e i corpi di armata di frontiera potranno avere una certa consistenza. I-Io chiesto, inoltre, quale sarebbe stato il contegno della Jugoslavia in questo caso di conflitto. S.E . il Capo del Governo mi ha informato che siamo nei migliori rapporti con la Jugoslavia; ha accennato, anche, di questa amicizia con noi, la quale è ben vista dal popolo jugos,lavo. Però la situazione interna jugoslava è delicata per la secessione croata. Ad ogni modo il Capo del Governo mi ha detto che, in caso di conflagrazione verso ovest, non ci sia da preoccuparsi della situazione al confine della Jugoslavia Data questa situazione, sarà bene che i singoli Stati Maggiori perfezionino il piano di radunata verso ovest: mai come adesso abbiamo avuto direttive così specifiche. Bisognerà mantenere contatto continuo fra i diversi Stati Maggiori, specie per quelle parti del piano che riflettono più di una Forza Armata. Ripeto: abbiamo avuto una descrizione precisa della situazione; però, non è ancora precisa per il lato tedesco. Vedremo quale dichiarazione farà, H itler alla fine del mese. Bisogna, quindi, specie per la L ibia, che il Governo Generale della Libia abbia tutto il piano r ivolto verso occidente; intendo con questo che l'azione verso l'Egitto non ha più motivo di essere. A proposito della Libia, i provvedimenti presi con l'inv io di 2 corpi d'armata, con il rinforzo di 28.ooo u. oltre le reclute, più 6.ooo lavoratori che sono soldati, più ancora l'aumento derivante dal contingente dei coloni recentemente colà trasferitisi (circa 3 .500 u.) portano il corpo di occupazione della Libia a una notevole consistenza. Però non bisogna fars i illusioni: j termin i del problema sono ancora a nostro svantaggio.


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t ' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGI LI A DELLA 2 " GUERR,I MONDlJ\LE

Se contempliamo, infatti, il Nord A frica francese con le sue ferrovie e la sua cospicua rete stradale, rileviamo che la Francia, senza dover ricorrere al mare, può fare affluire grandi forze in Tunisia. A noi, invece, rimane solo ricorrere alla traversata marittima per (>ttenere un congruo aume nto. Lo studio fatto, e con grande coscienza, dalla Marina, ha dimostrato, oltre la precarietà di tale operazione (basta considerare che in corrispondenza del saliente tunisino vi è una ricchezza di insenature ideal i per i sottomarini), quali disposiz ioni deve prendere la nostra Marina, che sarebbero tutte ipoteche, e per lungo tempo, per questa operazione. Il trasporto eli grandi unità è operaz ione aleatoria e sulla quale no11 si può fare alcun affidamenro; quindi è meglio non contarci. S.E. il Capo del Governo mi ha informato che farà costruire degli aerei per il trasporto truppe.

S.E. Pm·iani - Io ne avevo calcolati 1.000 e il Duce li ha ridotti a 100.

S.E. Valle - Per ora se ne costruiscono ro che saranno pronti a luglio. Ogni apparecchio può portare 50 u.: in totale vi sarà possibilità di trasportarne soo per viaggio. S.E. Badoglio - Per ora, dunque, sono 10 e ragioniamo su questa cifra. Quindi: - approntare un piano libico ben studiato che contempli il celere trasporto delle forze da est ad ovest; - chiamata alle armi delle truppe di colore (di stcuro affidamento, come già d imostrato in Africa Orientale); - tene r bene chiusa la porta eli casa. A questo proposito, il Duce m i ha invitato a fare una ispezione in Libia, dopo la riunione della C .S.D., per vedere a che punto si sta e per riferire. Quindi, per seguire la via più tranquilla e più sicura, noi possiamo considerare che il corpo di occupazione Libia avrà la forza che potremo avere all'iniz io della conflagrazione, pervenire con qualche apparecchio e piroscafo ( 1).

S.E. Pcwiani - Stiamo completando il trasporto dei materiali di mobilitazione per le 4 divisioni in posto, più le truppe coloniali. Portiamo, cioè, la Libia sul piede di guerra. Entro febbraio - maggio (almeno questo è il progetto) cerco di trasportare in Libia tutti i materiali per altre 4 divisioni, dislocandoli nella zona Tripoli - Misurata. I trasporti reali si ridurrebbero quindi molto rispetto ai dati forniti, da tempo, alla Marina, perché si tratterebbe eli trasportare quasi solo uomin i. La situazione in Libia, per la difensiva, è la seguente: entro maggio saranno ultimate: - le fort ificazioni di Nalut e d i Zua ra; - 1'8o % delle fortificazioni della cerchia d i Tripoli; - l'organizzazione della zona intermedia per la manovra.

( 1) Così nell"originale. Evidentemente manca qualc he parola.


1\LLEG:ITT

Il criterio è quello d i predisporre arresti sulle linee di facilitazione per costringere il nemico ad ent rare nella zona per lui più difficile, che è queLla dese rtica e ivi dargli battaglia. Eventuali infiltrazioni si arresterebbero contro la cerchia delle fortificaz ioni di T ripol i. Per quanto riguarda i tras porti, lavoria mo in questo senso: accele ra re i trasporti di materiali per altre 4 divisioni in modo che rimanga da trasportare solo gli uom ini (circa s o.ooo).

S.E . Badoglio - C iò che interessa è il problema dei depositi in posto. S.E. Parittni - Noi portiamo IO U nfoc (ogni unità di fuoco corrisponde al fabbisogno eli 2 0 giorni di g uerra ; perciò si hanno munizioni per 200 giorni eli guerra); ciò tenendo presente che non si avrà il consumo proprio della g uerra di posizione.

S.E. Badoglio - T utti gli appresta men ti francesi sono per la difensiva c anche abbastanza a rretrata. T enendo solidamente i perni di Nalut e di Zuara i frances i sarebbero costretti ad attraversare la Gefara: il che è una cosa seria. Ricord iamo che, nel 191 5, un battaglione che dal Gebel si dirigeva verso la costa, è morto di sete. S.E. Pariani - Ora, però, è una cosa alqua nto diversa: vi abbiamo fatto le grandi manovre con 2 corpi d'armata. S.E. Badoglio - Si, ma nelle manovre si abbonda di mcui. S.E. Pariam: - Vi è una sistemazione dalla parte nostra, mentre la zo na che dovrebbe attraversare il nemico è stata lasciata desertica. In ogni caso il Governatore avrà in più dci 2 corpi d'armata, la Gua rdia alla Frontiera (presidio opere di Nalut e Zuara) e il personale delle batterie da posizione. In caso eli emergenza, I delle due divisioni del XXI corpo si trasferisce in T ripolita nia : così sono disponibili 3 divisioni metropolita ne, più 2 divisioni eli colore. Sempre seguendo il concetto difens ivo, accorrerebbero 8 divisioni p iù 2 libiche per avere la sicurezza matematica. Se non riusciremo a portare i materiali prima, ne avremo di meno. Del resto, nel 1935 disponevamo soltanto dei colon iali . Credo che con 4 divisioni e 2 divisioni coloniali, più altre 4 divisioni, saremo a posto. Ne porteremo di più se vi riusciremo. S.E. Tlalle - Prendo atto delle d ichiarazioni di S.E. Pariani: che si rratta, cioè di trasportare so]o uomini. I IO apparecchi da trasporto saranno pronti entro luglio. Per altri 40 si stanno approvvigionando i material i : senza sta nziare i 130 mil ioni occorrenti, si è ch iesto l'impegno di spesa. Così si potrà contare su 50 aerei entro il f939· Questi apparecchi, che sono stati studiati per trasporto di uo mini, possono porta re anche 2 cannoncini e bombe (ma come impiego secondario). Ma oltre a ciò abbiamo l'aviazione civile che dispone di 2::>0 apparecchi: in caso di emergenza immediata, metà, cioè 100, possono essere concentrati immediatamente nei camp i della S icilia a 500 km dalla Libia - 100 apparecch i (ro persone, in media, ciascu no, e alcuni 20- 25) consentono di trasportare, ogni volta T.ooo u . - . Non è, dunq ue, ipotetico l'apporto dell'aviazione


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t'ESERCITO ITALI ANO t\LLA V.JOILIA DEtt.A 2 3

GUERRt\ MOND IALE

per il trasporto delle truppe. I campi sono già atrrezzati in Sicilia e in Calabria. Occorre, però, un preavviso di almeno 15 g iorni per concentrare gli apparecchi. S.E. Badoglio Va bene. Perché io sia esattamente informato d i tutto, prego, S.E . Valle di dirmi se gli apparecchi della Spagna sono stati sostituiti. S.E. Valle - Gli appa recchi efficienti in Spagna sono 160. Ogni apparecchio colà inviato e, per convenzione, acquistato dalla Spagna è sostituir.o immediatamente. S .E. Badoglio - Allora gli invii non incidono sulla linea. S.E. Valle - No. S.E. Badoglio - Come stiamo a materiale per il funzionamento dell'avia· zio ne deiia Libia? S.E. Valle - Tutto è pronto, iìn dallo scorso anno, per un anno di guerra. S.E . Badoglio - Per quanto riguarda il piano di metterete a giorno i vostri studi, soprattutto per lo tutto quello che c'è di connessione, prenderete accordi merete anche me, specie per quanto si riferisce a più

operazioni verso ovest, scacchiere libico e in diretti tra voi e inford i una Forza Armata.

S.E. Pm·iani - La questione è semplice se limitata alla difensiva sulle due frontiere libica ed alpina. Noi impiegheremo un numero eli divisioni su ffi · cienti per garantire la difesa. Ma resta da stabilire che cosa fa remo col rima nente dell'esercito. E', quindi, indispensabile sapere che cosa dobbiamo fare con la Germania. Perché, avendo delle pretese, nulla si può ottenere stando sulla difensiva. Altrimenti basterebbe raduna re 2 armate di copertura, I di riserva : in tal caso gli accordi particolari con l'aviazione si ridurrebbero a poca cosa. Ciò che interessa è come s' intende risolvere la guerra contro la F rancia : con la difensiva si rischia di subire degli scacchi. Bisogna battersi in un punto offensivamen te. S.E. Badoglio - S.E. Paria n i ha perfettamente ragione : ma dall'esposizione del Duce ho compreso che Egli sta aspettando le dichiarazioni che farà Hitler il 30 p.v.. E solo dopo gli impegni che assumerà Hitler, potremo agganciare la nostra azione con quella dei tedesch i. S.E. ?ariani - Per ora mi limito, dunque, ad u na radu nata a scopo difensivo . S.E. Badoglio - Il Duce ha stabilito solo radunate a scopo difensivo, tanto sulla frontiera al pina quanto su quella libica. Ciò non implica che non debba essere presa in esame tutta la nostra mobilitazione. S.E. Pariani - La difesa, però, nulla risolve. Occorre definire il pia no offensivo anche per poter prendere i dovuti accordi con l'Aeronautica.

S .E. Badoglio - Per ora i termini del problema posti da S.E. il Capo del Gove rno sono questi. Io credo di aver intuito che tale suo pensiero è dovuto alla mancanza di un'assicurazione formale da pa rte della Germania. Forse


All.ECATI

il 30 si avrà una chiarificazione e allora lornerò dal Duce per conoscere eventuali nuove d irettive. Per ora rimane precisato che il problema è nettamente difensivo, salvo ul teriori modificazion i che vi farò noto.

S .E. Valle - Anche limita ndo il problema alla difensiva è sempre d i grandissima importan za neutralizzare la Corsica, perché diversamente, saremo paralizzati: neanche un 'ora del giorno c della notte saremo lasciati lranquilli. Basti pensare che i fra ncesi hanno moltiplicato, io Corsica, le basi aeree e i campi di fortuna segreti. Certo è che, anche nell'ipotesi difensiva, la Corsica è una pedana per l'offensiva di tutti i giorni e di tutte le ore contro d i noi. L 'av iazione assicura d i te nere la Corsica souo controllo, però ha bisogno del concorso delle altre Forze Armate per risolvere questo problema di enorme g ravità. S.E. Badoglio • Il problema della Corsica è già stato studiato fin da quando io ero Capo di S.M. del R. Esercito. E ' problema certamente vitale, data la posizione dell'Isola. Lo segnalerò al Capo del Governo. Ma si potrà giungere ad una soluzione completa di esso, solo quando si saprà che cosa si dovrà fare a nord. A llora si potrn pensa re a un colpo di mano sulia Corsica. Concludendo, io riferirò quanto segue al Capo del Governo : « Ho trasmesso alle LL.EE. i Capi di Stato Maggiore le direttive riguardanti la difensiva sulle frontiere ovest e libica e le LL.EE. i Capi di Stato Maggiore han no assicurato che prenderanno le loro disposizioni in conseguenza. Rimangono due punti sensibili da chiarire. 1 ° punto, di base, quale sarà l'attitudi ne della Germania nei nostri confronti e, in relazione a tale attitu· dine, quali accordi saranno da prendere con gli Stati Maggiori tedeschi. 2 ° punto: occorre un piano più vasto, perché, con la difensiva, non si risolve alcun problema. E se si deve passare all'offensiva, bisogna, prima di tutto, pensare al problema della Corsica ». S.E. Valle - Preciso che, secondo me, l'azione contro la Corsica è la prima azione da fare anche in caso di difensiva. Ne va della nostra esistenza. S.E. Badoglio • Rientra in un piano pill vasto che si può definire solo qua ndo il Capo del Governo potrà dirmi quale attitudine assumeranno i tedeschi. S.E. Pariani - Forse S.E. Valle vuole alludere alla necessità che l'azione contro la Corsica sia compiuta prima della dichiarazione di guerra, quale caposaldo della nostra azione difensiva. S.E. Valle - Occorre mettere allo studio tale operazione. S.E. Badoglio - Mettiamola allo studio in modo da ave r c1uesro pronto. S.E. Pariani - Lo studio è già stato fatto. S.E. Cavagnari - E' vero : è già slato fatto. S.E. Valle - Va bene, ma bisogna concretarlo d'accordo fra i tre Stati Maggiori.

S.E . Badoglio - Farò presente al Duce che l'azione contro la Corsica stata studiata a scopo d ifens ivo.

t:


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L'ESERCITO ITALIA:-<0 ALLA VIC!Lii\ DELLA 2 ° CUERRt\ MONDIALE

II. -

ScoRTE DI :MATERIE PR IME, DI SEMILAVORATI, Ecc. , PER LE INDUSTR IE DI GUERRA

S.E. Bctdoglio - Io credo che, per queste necessid, si debba no portare alla C.S.D. dati ben precisi, ma anche limitati alle nostre possibilità. L'Aeronautica ha già fatto le sue proposte al riguardo. Ma l'Aeronautica è una delle Forze Armate. Anche l'Esercito ha grandi necessità, dato che la guerra di Spagna ha divorato molto materiale. Si può dire, anzi, che l'Esercito, dal 1935, fa da deposito a tre scacchieri: ali'A.O., alla Libia c alla Spagna la quale ultima, specialmente, continua ad ingoiare soprattutto batterie c munizioni. Proprio nel ramo munizion i ho grandissime preoccupazioni . Non bastano i milioni per poter avere le munizioni: occorrono gli acciai che vengono dal di fuori. Nel 1937 noi abbiamo lavorato 1.8oo.ooo t. di acciaio, mentre la Germania ne ha lavorate 21.000.ooo. Bisogna a vere moneta estera. Questa mia preoccupazione per le scorte di mobilitazione costituisce eguale angoscia per i Capi di S.M. delle Forze Armate. Sarà bene, quindi, fare azione concorde alla C.S.D. per giungere ad una soluzione. To pregherò il Capo del Governo di dare la parola ai Sottosegretari militari e poi parlerò anch'io. Se non si provvede ci possiamo trovare all'ablativo poco tempo dopo l'inizio di una guerra. S.E. Valle - Anche l'Aeronautica ha fatto da deposito inviando 700 apparecchi in A.O. c 900 apparecchi in Spagna. Si tratta, per di più, di apparecchi modernissimi: ciò senza dire del munizionamento e delle parti di ricambio. S.E. Badoglio - ln effetti ho constatato che, tanto l'Esercito q uanto l'Aeronautica, hanno inviato in A.O. materiale con g rande larghezza. Cosicché io, colà, non ho mai avuto il minimo dubbio di avere delle deficienze.

S.E. Pariani - La larghezza è stata ancora maggiore per la Spagna. S.E. Valle - Con !"oro si fa la guerra, però occorre anche il ferro. In settembre scorso avevamo rottami qi ferro appena per una settimana. S.E. Badoglio - Se ricorda S.E. Valle, nel 1933, fui proprio io a sollevare alla C.S.D. il problema della riserva aurea. Il m inistro Jung non comprese bene la mia proposta. Parlò della moratoria e delle emissioni di biglietti eli Stato. Io dissi che occorreva oro. Fu allora che venne fatta la raccolta di oro per ordine del Capo del Governo e si arrivò ad un deposito di 7 miliardi e 8oo milioni di oro presso la Banca cf'ftalia. Adesso non si conosce la nostra consistenza aurea. E' certo che la guerra di movimento richiede una enorme quantità ùi materiale, e, quindi, di oro. Porremo questo problema al Capo del Governo in tutta la sua interezza, perché possa prendere le sue decisioni.

III. -

MoiHLTTAZiol'E ciVILE

S.E. Badoglio - Ho scritto al Capo del Governo nei riguardi della mobilitazione civile perché essa non ì.: stata predisposta come studiato in C.S.D.


ALI.EGATI

Le industrie si sono lamentate per il richiamo alle armi di persone indispensabili per il propr io funzionamento: ciò perché non erano state segnalate come indis ponibili. Toccheremo di nuovo l'argomento in C.S.D .. Occorre che la mobilitazione civile sia ten ma al corrente come ìa mobilitazione militare, per impedire l'arresto delle industrie proprio q uando devono aumentare il ritmo della produzio ne o ampliarsi.

S.E. Paria11i - Ritengo opportuno un chiarimento. L1 mobilitazione civile fu affidata a S.E. Dallolio. Successivamente il Cogefag assorbì q uasi tutta l'attività di essa e la mobilitazione è stata .ri partita fra singoli Ministeri, rimanendo praticamente quasi lettera morta. Bisogna riprendere in esame tutta la materia. Bisogna creare in ogni distretto, accanto all'ufficio per la mobilitazione militare, un uffìcio di mobilitazione civile col compito di suddividere il personale in base alle esigenze civili e m ilitari e studiare nei particolari la sostituz ione, io secondo tempo, del personale civile, con elementi meno idonei al servizio militare. Il lavoro di questi uffici sarà più forte di quello degli uffici m ilitari. Tale lavo ro deve essere assolutamente organizzato, altrimenti si va incontro a un grande disordine. Sinora è stata confusa la mobilitazione industriale con la mobilitazione civile, che è assai più vasta. Per risolvere il problema nel senso sopra indicato, ho disponibile una esuberanza di ufficiali del ruolo Mobilitazione c fuori quadro: il che consentirebbe, anche, la soluzione più economica. S.E. Badoglio - In un modo o rn un altro

IV. -

SI

deve trovare la soluzione.

MoBILITAZ IONE DELLA 1\HLIZJA

DICAT

S.E. Badoglio - L 'Aeronautica non è stata informata della mobilitazione della DICAT, nel settembre scorso. S.E. Valle - E' un inconveniente dovuto ad un mancaro collegamento. Occorre stabilire uno stretto contatto tra di noi.

S.E. Pariani - Basterà dare ordini che l'Aeronautica sia immed iatamente informata d ì ogni disposizione emanata nel campo della difesa contraerea.

* * * R ACCOMANDAZIONI E ARGQ)1EN1'I PARTICOLARI 1.

lmmediatezza di comunicazioni al Capo di S.M. Generale a mezzo di ufficiale di collegamento.

S.E. Badoglio - Data la particolare situazione politica, raccomando d i renerm i giorno per giorno informato dci provvedimenti adottati in relazione ad essa. Ciò potrete ottenere destinando un ufficiale di collegamento, salvo


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L'ESERCITO !TALIA~O ALLA V I GI LIA DELLA 2 "

GUERRA MOND I ALE

poi, a scrivere, con comodo, perché non si risolve bene il problema con la corrispondenza, che giunge sempre tardi. Mi riservo, pure, se necessario, di chiamarvi direnamcntc, anche senza farv i riunire tutti, per darmi chiarimenti in m er ito. 2.

Problema aerosiluranti.

S.E. Badoglio - Si tratta dell 'acquisto di 3 0 siluri per aerosiluranti. Su questo problema vi è di ve rgenza di vedute tra Marina e Aeronautica. Succede lo stesso in Germania.

S.E. Cavagnari - Per mc il problema del siluro per idrosiluranti è g1a risolto. Abbiamo realizzato un lipo che può essere lanciato da 120 m d i quota, alla velocità di 300 km. TesswlO Slato è riuscita a realizzare lipi che possono essere lanciati da più di 40- ;o m di q uota e di 180-200 km di velocità. Perciò non posso più considerare il nostro siluro in fase sperimentale e, quind i, io ritengo di non dover più pagare per esperimenti. S.E. V alle - Per l'Aeronautica, il tipo di siluro ottenu to non può servire. S.E. Cavagnari - D eve servire. Oggi, data la scarsa differenza di velocità tra grandi navi c silura nti riesce più difficile a queste ultime l'assolvimento di tutti i loro com pili (scorta, esplorazione, ecc.) e quindi gli aerei debbono sostituirlc in talune delle forme di im piego siluranle. L'Aeronautica ne prevede, invece, un impiego evenluale c, quindi, propone la soluzione che tutti i velivoli possano essere adibiti al trasporto di siluri. T rasportare il siluro e impiegarlo sono, però, cose molto diverse. Il problema è complesso : non si può ammettere che ogni vel ivolo possa essere impiegato come silurante. S.E . Valle - Prendo :m o delle dichiarazioni di S.E. Cavagnari. Se la Marina mi passa il costo di una flottiglia di siluranti io sono lieto di costruire stormi di aerosiluranti. S.E. Cavagnari - Non è questione di bilancio, ma è prima di tutto una questione di dottrina. Q uando saremo d'accordo su questo punto, si vedrà.

S.E. Valle - Io ritengo, invece, che si tratti di bilancio. Solo 4 anni fa un apparecchio per l'aviazione per la marina costava 300.000 lire: oggi costa L milione e ;oo.ooo lire; un apparecchio per l'esercito costava 270.000 lire : oggi costa r milione e 200.000 lire. ll bilancio dell'Aeronautica è di appena r miliardo c 900 m ilioni e, anzi, praticamente, d i r.6oo.ooo ; mentre il bilancio inglese è d i 20 miliardi e quello francese di 23 miliardi. E la F rancia può, così, spendere 12 miliardi per materiale eli volo e costruire 200 apparecchi al mese. L'Aeronautica è costretta, per economia di rnezzi, a costruire a pparecchi, che con equipaggi bene addestrati (i nostri sono i migliori del mondo) possano ess~re adoperate varie forme d'i mpiego, e cioè bombardamento, siluramento, trasporto, osservazione lerrestre, osservazione marinima. Se si facesse altrimenti avremmo dei reparti che potrebbero essere sfruttati solo per r/s delle loro possibilità.


1\LLEGATt

Se l'Aeronautica avesse qualche miliardo in più potrebbe benissimo costruire dci reparti da impiegare solo come aerosiluranti. S.E. Cat,agnari - Io ho richiesto la stabilità del personale nei reparti idrovolanti ma questa non si è mai potuta ottenere. E' umano del resto che un uflìciale d'aviazione non stia lungo tempo tn sedi poco g radite come quelle dove sono dislocati i reparti idrovolanti. S.E. Valle - Questo lo escludo. Gli ufficiali vanno dove si mandano. S.E. Catmgnari - Il problema del lancio è di diffìcolt:l e delicatezza tali da richiedere una specializzazione ottenibile soltanto attraverso un addestramento continuo ed esclusivo. E' innegabile invece negli ufficiali d'aviazione la tendenza all'aviazione da caccia e da bombardamento e non agli idrovolanti. S.E. Valle - Assolutamente no. La rotazione del personale ai reparti idro è dovuta a tutt'altre necessità e non è assolutamente maggiore di quella che si ha per altre specialità. Ma torniamo ai siluri. Le brillanti caratteristiche dcii 'attuale tipo di siluro che permette il lancio da roo m di quota, alla velocid di 300 kmf ora, sono state ottenute in base agli studi compiuti dall'Aeronautica a Guidonia. La Germania ha visto che noi siamo i più progrediti in questo campo c ha ordinato 300 siluri, da consegnare da giugno in poi: circa uno al giorno. Il silurificio di Fiume tende naturalmente ad avere altre ordinazioni: ma, se le caratteristiche del siluro sono buone, si può e si deve ottenere di più, perché oggi è ben difficile avvicinare navi da guerra, data la potenza della difesa contraerea, e, siccome rutti gli apparecchi fanno ormai 380 km fora, nella fase di avvicinamento, noi vogliamo un siluro che si possa lanciare almeno a 350 kmfo ra. Noi rite niamo, quindi, che l'ordinativo dei 30 siluri debba essere fatto per sperimentare, presso le squadriglie, l'arma e per ottenere un tipo con caratteristiche m igliori. Quando sar~ omologato il nuovo tipo con caratteristiche ottime, si passe.-3 alle forniture in serie, che saranno pagate dall'Aeronautica. Per ora siamo in fase sperimentale che, come convenuto, deve addebitarsi alla Marioa. In conclusione, per ora l'ordinativo dei 30 siluri non si può considerare come una serie normale e l'Aeronautica non può impegnare per il loro acquisto dieci milioni. S.E. Cavagnari - Ripeto che la convenzione stabilita con l'Aeronautica dice chiaramente che la Marina pagherà i prototipi dei siluri, e questo la Marina ha fatto. Con i prototipi sono stati raggiunti brillantemente, nelle prove di Fiume, i parametri di quota e di velocità fissati dalla ditta Whitehead, come possibile col tipo di siluro studiato e realizzato. Perciò l'attuale riproduzione di 30 siluri del prototipo non riguarda più la Marina e quindi io credo di non dover pagare nulla.

S.E. Radoglio - Prospetterò al Capo del Governo la situazione in argomento e sentiremo le sue decisioni.


428

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA

2"

GUERRA MONDIALE

3· Completamento difesa St1·etto Mej·sina . S.E. Badoglio (rivolgendosi a S.E. Cavagnari) - Attendo risposta da S.E. il Capo del Governo circa il finanziamento straordinario eli 18 milioni e mezzo da Voi richiesto per completare la d ifesa dello stretto di Messina. Appena l'avrò, la comunicherò.

4· Problema della dife.ra contmerea degli aerop01·ti e dei depositi R.A . S.E. Badoglio - Occorre prospettare anche tale questione a S.E. il Capo del Governo, perché è connessa al problema più generale della difesa contraerea del paese. S.E. Pariani - Quando io sono stato da S.E. il Capo del Governo per tale questione, il D uce mi ha comu11icato che S.E. Valle gli aveva detw che avrebbe pensato l'Aeronautica alla difesa degli Aeroporti. S.E. Valle m i ha poi chiarito il suo concetto. Io penso che i centri demografici e industrial i debbano essere difesi dalla DICAT. Come la Marina si è assunta la difesa dci suoi obiettivi, così l'Esercito e l'Aeronautica dovrebbero provvedere a difendere i propri i.

S.E. Valle - L'equivoco, se cosi si può chiamare, è 11ato dal farto che, qua ndo il Duce mi ha domandato se si era provveduto alla difesa c.a. dei campi di aviazione, io dissi che l'Aeronautica aveva speso 90 milioni per la difesa contro gli attacchi a volo radcnre acquistando un congruo numero di mitragliatrici e di munizioni. Limitatamente alla difesa al d isotto dei r.ooo m pensa, dunque, l'Aeronautica a difendere i propri campi. Ma oggi la precisione dei tiri, da 6.ooo m di quota, è divenuta ottima. E non vi sono solo i campi d'aviaz ione come obiettivi d 'interesse aeronautico. Se dovessi provvedere alla difesa dei campi d'aviazione, dovrei comprare dell'artiglieria e istruire del personale per impiegarla. Se l'Aeronautica deve spendere per la difesa contraerei terrestre, essa dovrebbe, per analogia, essere indennizzata per la d ifesa aerea che fa con le squadriglie da caccia a vantaggio dell'Esercito c della Marina. Non posso spendere contemporaneamente per cannoni e aeroplani. L'Esercito provvede per i cannoni e l'Aeronautica agli aerei da caccia. Come l'Aeronautica presta le squadriglie, così l'Esercito presti i cannoni. S.E. Cavagnari - Non mi risulta che aviazione da caccia sia assegnata alle basi navali. La Marina, invece, ha speso molto per la difesa di Pantelleria. S.E. Valle Je basi navali.

L'assegnazione di aviazione da caccia è prevista anche pér

S.E. Pm·iani - Le squadriglie da caccia restano fisse, per tutta la guerra, nelle località da difendere? S.E. Valle - Restano fisse per tale scopo. Esse sono armate con aeret mtercettatori che raggiungono una quota di 6.ooo m in 5 minuti. Sono state ordinate 20 squadriglie di tali aerei.


ALLEGATI

S.E. Badoglio - E ' questione di fina nziamento c di attribuzioni. Vedo mal volentieri l'Aeronautica diventare artiglieria. Non è il suo me~ti e re . Bisogna finanz iare la DICAT. S.E. Valle - Il Capo del Governo ha detto che nei sei milioni dati per il rinnovamento delle artiglierie è compresa un'aliquota per la difesa contraerea. S.E. Pa1·iani - 5 miliardi sono stati chiesti per l'organizzazione contraerea, è stato dato mezzo miliardo, cioè r/10 del richiesto. Si può appena provvedere per la difesa dei centri industriali. Non mi resta un centesimo per l'Aeronautica. Occorre che la D l CA T abbia un ·assegnazione propria c faccia, coi suoi fondi, fronte ai bisogni della difesa territoriale dei cenlri demografici c industriali, i quali servono quasi sempre contemporaneamente piì:J Forze Armate.

S.E. Badoglio - Sta bene. Anche questa materia sarà trattata in C.S.D.; occorre ottenere il necessario finanziamento . La seduta è tolta alle ore

JO , ')O.


430

L'ESERCITO ITAI.IANO /ILL1\ VI GILIA DELLA 2"' GUERRA MONDIALE

Allegato

MUSSOLINI A

15

HITLER

(MEMORIA INV IATA TRAMITE GEN. CAVALLERO)

27 maggio 1939 - XVII

Ora che l'Alleanza fra Italia c Germania è fissata e troverà, in ogni momento, secondo la lettera e lo spirito del T rattato, la sua piena applicazione, ritengo opportuno esporre quanto io penso sulla situazione attuale e sui suoi probabili sviluppi futuri. I.

La guerra fra le nazioni plutocratiche e quindi egoiSticamen te conservatrici e le nazioni popolose e povere è inevitabile. Data questa premessa, bisogna prepararsi. 2.

Colle pom:10ni strategiche conquistate in Boem ia e Albania, le Potenze dell'Asse hanno in mano un elemento fondamentale di successo.

3· Ho spiegato in una Memoria a Von Ribbentrop, all'epoca del Convegno di Milano, i motivi per cui l'Italia ha bisogno di un periodo d i preparazione che può andare a tutto il 1942. Essi sono: ''Le due Potenze europee dell'Asse hanno bisogno di un periodo di pace di du rata non inferiore ai tre ann i. E' solo clan 1943 in poi che uno sforzo bellico puè> avere le più grandi prospettive di vittoria. U n periodo di pace è necessario all'Italia per le seguenti ragioni : a) per sistemare m ilitarmente la Libia, l'Albania e pacificare l'Etiopia, dalla quale deve uscire un'armata di mezzo mil ione di uomini; b) per ultimare la costruzione e il rifac imento delle 6 navi di linea attualmente in corso; c) per il rinnovamento di tutte le nostre artiglierie di medio e grosso calibro; d) per spingere in nanzi la realizzazione dei piani autarch ici che devono rendere vano ogni tentativo di blocco da parte delle democrazie possidenti; e) per realizzare l'Esposizione del 1942, la quale oltre a documentare il primo ventcnnio del Regime può fornirci riseHe di valute; f) per effettuare il rimpatrio degli italiani dalla Francia, problema di natura militare e morale molto serio;


t\l.LEGt\TI

43 I

g) per ultimare il g1a iniziato trasferimento di molte industrie di guerra dalla valle del Po nell'Italia meridionale; Il) per approfondire sempre più i rapporti non solo fra i Governi dell'Asse ma fra i popoli, al che gioverebbe ind ubbiamente una distensione dei rapporti fra Chiesa e Nazismo, distensione che è anche molto desiderata dal Vaticano. Per tutte queste ragioni l'Italia Fascista non desidera di a nticipare una g ue rra d i carattere europeo, pur convinta che essa sia inev itabile. S i può anche pensare che fra tre anni il Giappone abbia condotto a termine la sua guerra in Cina » . E' prcvedibile che il Triangolo Londra- Parigi - Mosca cercherà - in tempo di pace - di danneggiare in tutti i modi le Potenze dell'Asse, specie dal punto di vista economico e morale. Sul terreno economico si risponderà sviluppando sino all'estremo i piani autarchici e sul terreno morale contrattaccando su tutti i campi.

Oltre all'azione di sabotaggio materiale vero e proprio atte ntati, ecc. ogn i sforzo dovrà essere int rapreso per incrinare l'unità interna dei nemici col favorire i movimenti anti- scmiti, coll'aiutare i movimenti pacifisti (caso Pau) Faure in Francia), col patrocinare le autonomie regionali (Alsazia, Bretagna, Corsica, lrlanda), coll'accelerare la decomposizione dei costumi, coll'eccitare alla rivolta le popolazioni coloniali . L'ingresso della Russia bolscevica nell'Occidente - condotta per mano da Londra - è un elemento indubbiamente favorevole allo sviluppo di questi piani.

5· D al punto di vista st rategico le nazioni acl occidente possono considerarsi (( murate)) cioè praticamente inattaccabi li per forze di terra. Si può quind i prevedere una difensi va reciproca sul Reno e sulle Alpi e in Libia. Viceversa le forze metropolita ne c coloniali in Etiopia possono iniziare operazioni offensive contro le colonie francesi e britanniche confìnanti. Ad Occidente la guerra assumerebbe quindi un carattere predominante aereo- marittimo. Colla conquista dell'Albania, il problema navale italiano è notevolmente alleggerito. L'Adriatico è un mare interno che può essere ermeticamente chiuso. 6. Solo verso Oriente e sud - esr la g uerra può assumere un caratte re dinamico. Polo nia cd altri Stati garantiri dovranno fare assegnamento su se sressi c porranno essere pa ralizzati prima che giunga un concreto ai uto, anche dalla confina nte Russia .

La guerra che le grandi democrazie preparano è una guerra di usum. Bisogna quindi partire dall'ipotesi più dura, che è la possibile al cento per


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L'ESERCITO ITALIA>IO ALLA VIGILIA DEL LA

2"

GUERRA MONm ALE

cento. L'Asse non riceverà più nulla dal resto del mondo. Questa ipotesi sarebbe grave, ma le posizioni strategiche conquistate dall'Asse riducono di molto la gravità e il pericolo di una guerra di usura. A tale scopo sin dalle prime ore della guerra, bisogna impadronirsi eli tutto il bacino danubiano c balcanico. Non COL1tentarsi d i dichiarazioni d i neutralità, ma occupare i territori e sfruttarli ai fini dei riforn imenti bellici alimentari e industriali. Con questa operazione che dovrebbe essere f ulm inea e condotta con decisione estrema non solo si metterebbero fuori combattimento i u garantiti )) cioè Grecia, Romania e Turch ia, ma si avrebbero le spalle sicure. In questo gioco noi possiamo conta re su due pedine favorevoli: l'Ungheria e la Bulgaria.

8. L'Italla può mobilitare proporzionalmente u n numero maggiore eli uom ini che la Germania. A una abbondanza di uomini corrisponde una mopestia di mezzi. L'Italia - nel piano bellico - darà quindi più uomini che mezzi : la Germania più mezzi che uomini. Desidero sapere se le consideraz ioni suespos.te incontrano l'approvazione del Fuhrer. Nel qual caso bisogna che su tali direttive si preparino i piani degli Stati Maggiori.

M.


4 33

ALLEGATI

Allegato

x6

PRIMO APPUNTO PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO Roma,

2r

agosto 1939

La conclusione del Trattato di Alleanza tra l'Italia e la Germania fu preceduta da un approfondito esame della situazione politica e militare dci due Paesi in relazione alla situazione internazionale. Da tale esame risultò in maniera precisa che i due Paesi non ritenevano di potersi esporre a una guerra senza un adeguato periodo di preparazione. Tale punto fu sostenuto precisamente dal Governo germanico. Fin dal marzo del 1939, il Fi.ihrer fece conoscere al Duce che la Germania non riteneva conveniente agli interessi ddi'Asse una guerra per la quale la Germania avrebbe avuto bisogno di due o tre anni d i preparazione. Tale punto di vista fu com unicato dal Fuhrer il 17 marzo per mezzo del Principe d 'Ass ia c il 21 marzo per mezzo dell'Ambasciatore Anolico. In maniera identica si espresse il Generale Keitcl con il Generale Pariani nel loro incontro del 5 aprile 1939· L'Italia si dichiarò d'accordo con la Germania sulla necessità di un periodo di pace, e a tale concetto furono ispirate le conversazioni che precedettero la conclusione tleii'Alleanza. Nell'incontro di Milano, allorquando fu decisa l'alleanza fra i due Paesi, il Conte Ciano diede conoscenza al Ministro Ribbcntrop del memorandum di istruzioni datogli dal Duce. Tale memorandum esponeva le ragioni per le quali l' Italia c la Germania avevano bisogno di un periodo di pace di durata non inferiore ai tre anni. Le principali d i queste ragioni erano: 1) necessità di completare la preparazione militare: c navale, e soprattutto l'armamento delle artiglierie e il potenziamento della flotta; :z) lo sviluppo e la realizzazione dei piani autarchici; 3) la sistemazione militare della Libia, dell'Albania e dell'Etiopia; 4) la necessità d i approfondire i rapporti tra i due Popoli. Nel colloquio di Milano queste idee furono discusse tra il Conte Ciano ed il Ministro von Ribbcntrop che si dichiarò pienamente d'accordo nella necessità di un periodo di pace non inferiore ai 4 o 5 anni. Egli aggiunse che questo periodo era necessario alla Germania per completare i suoi armamenti c i suoi quadri, e per mettere la Marina in stato di efficienza bellica. La Germania - d isse allora Ribbentrop - è pronta a fare la guerra anche prima se fm·zata. Ribbcntrop dichiarò a Milano che il Fi.ihrer era deciso a marciare su una strada di conciliazione ; che il programma tedesco era di non prendere iniziative; che la Germania non considerava la porta chiusa ai negoziati e intendeva lasciar stagionare la q uestione di Danzica, pronta a reagi re ove la Polonia passasse a una pol itica d i offensiva. Su queste basi l'alleanza fu concordata. 28. - Mont.


434

L'ESERCn'O !TALIA~'IO ALLA VIGILIA DELLA 2a GUERRA MONDIALE

Fu cioè chiaramente inteso che per un periodo non inferiore ai tre a nni (e anzi Ribbentrop disse non inferiore ai 4 o 5 anni) non si sarebbero prese iniziative che potessero condurre ad una g uerra e si sarebbe compiuto ogni sforzo per mantenere la pace. Questa non era solo una necessità p rospettata dall'Italia, ma anche dalla Germania. Era la base stessa dell'accordo sul quale vi era tra i due Governi piena intesa. F irmato il Trattato di Alleanza, il Generale Cavallero consegnò a Ribbentrop per il Fiihrer (30 maggio) u n memorandum del Duce nel quale venivano fissati i punti di intesa con la Germania e in primo luogo la necessità di un periodo di pace non inferiore ai tre anni, guale era stato riconosciuto a Milano da ambo le parti, e la necessità di prevedere una lunga guerra di usura, per la quale era indispensabile prepararsi. Il 6 giug no Ribbentrop comunicava ad Attolico che il Fiihrer aveva preso conoscenza del documento rimessogli ed era (( pienam e nte d'accordo con le considerazioni in esso esposte)). Era du nque inteso in maniera inequi vocabile che i due Paesi avrebbero, almeno per un pe1·iodo chiaramente pt·ecisato, seguito u na politica di pace e di preparazione. Questa era stata non solo l'intesa che aveva preceduto il trattato, ma rappresentava anche la sua applicazione. Il trattato difatti fissa all'articolo r" l'obbl igo della consultazione e dell' intesa, come premessa necessaria dell"aiuto reciproco che le due Potenze si devono, e questa intesa era piena ed assoluta nella intenzione comune delle due Potenze di evirare la g uerra. Nella stessa comunicazione Ribbentrop informò Attolico che il Fiihrer avrebbe desiderato un incontro con il Duce per u no scambio di idee su alcuni dei punti del Memorandum consegnato da Cavallero. Tale incontro veniva progettato per il 4 agosto. In attesa dell'incontro, il Duce - che era rimasto sul piano delle intese di Milano e successive - avanzava a mezzo dell'Ambasciatore Attolico la formale proposta eli un a Conferenza internazionale delle quattro Potenze più la Spagna, la Polonia ed eventualmente la Svizzera, cui fosse demandata sia la questio ne di Danzica, sia quella italo- francese, sia infine quelle più generali delle colonie tedesche, materie prime, disarm o, ecc. Nell'occasione - 25 luglio - era confermato ancora una volta alla Germania che l'Italia non si trovava in condizioni di affrontare ora una g ue rra generale. Il 28 luglio Ribbentrop, confermando l'assoluto f!bbligo della consultazione e dell'intesa, dichiarava che il F i.ihrer non gradi va di fare, di sua iniziativa, nulla che potesse compromettere l'Italia, e che nel loro incontro i due Capi dovevano intendersi sul piano da seguire in ogni settore c - in caso eli provocazione polacca - decidere se fosse o meno il caso di reagi re, come il Fiihrer pensava. E qualora i ((due Capi avessero concluso che sarebbe meglio non raccogliere una eventuale provocazione polacca, discutere e concordare le linee di u na politica di temporeggiamenw e di attesa )). <( Questa - aggi unse R ibbentrop - era l' opinio11e del Fulzrer· e sua l) . L'Ambasciatore Attolico mise allo ra il problema in questi termini : se vi sono probabilità di guerra, un incontro immediato t ra i due Capi è necessario, se no esso può essere differito. Ribbentrop si dichiarò d'accordo e si riservò una risposta.


:l l.LEGATI

435

Tardando questa risposta a giungere, il Conte Ciano fece conoscere a Ribbentrop che, considerata la Situazione internazionale, si imponeva, per lo meno, un incontro tra i due Ministri degli Esteri. Tale incontro fu fissato per l'I 1 agosto a Salisburgo. Fu l'Italia che prese l'iniziativa di una consulta·· z ione, che la Germania, dopo aver ripetutamente riconosciuto come imperativa ai sensi del trattato di alleanza, in pratica evitava. Nessuna consulta-zione fra la Germania e l'Italia vi è stata fino all'incontro di Salisburgo. Una sola intesa esisteva fino a quel momento tra i due Paesi: l'intesa di non fare la guerra per un periodo di almeno tre anni. Tale inresa non avrebbe potuto essere modificata che di comune accordo. A Salisburgo l'Italia non si trovò di fronte ad una proposta tedesca di prendere in esame la situazione per intendersi sopra una linea di condotta comune, ma di fronte ad una decisione già unilateralmente presa dal Governo tedesco. Q uesta decisione fu comunicata da Ribbentrop come definitiva ed irrevocabile. Ribbentrop espose al Conte Ciano le ragioni della decisione tedesca, ma non credette di entrare in una discussione sulla situazione dei due Paesi in caso di guerra, e quindi sulle premesse stesse di un 'azione comune, quali erano state fissate nel Trattato di Allea nza. All'esposizione del punto di vista italiano e alla proposta di compiere, prima di ricorrere alle armi, un tentativo di soluzione pacifica da essere annunciato in un comunicato conclusivo, fu opposta dal Fuhrer e da Ribbentrop la determinazione categorica della guerra. Partito dall'ipotesi di un conflitto localizzato, R ibbcntrop non ammise l'eventualità di una guerra generale. li Come Ciano dovette portare la discussione su questo terreno per venire ad un chiarimento. La posizione dell'Italia fu fissata dal Conte Ciano in termini aperti cd inequivocabili: 1) l'Italia non crede nella localizzazione del confl itto e ritiene certo l'intervento francese ed inglese; 2) in tale caso l'Italia con il suo Impero sarebbe il Paese più esposto agli attacch i nemici; 3) le condizioni che consigliavano nel maggio scorso di evitare un conDino - e nelle qual i i due Governi erano pienamente d'accordo - non sono mutate; 4) l'Italia giudica che in tali condizioni si affronterebbe una guerra europea nelle circostanze meno favorevol i; 5) l'Italia ritiene che la controversia tedesco - polacca può essere suscettibile di una soluzione quale la Germania ha il diritto di attendere senza ricorrere alla forza. Ribbentrop d i fronte a questi argomenti, si mantenne fermo nelle sue posizion i : che il conflitto sarebbe rimasto certamente localizzato e che la German ia avrebbe regolato la questione polacca da sé. Da Salisburgo risultò dunque un disaccordo essenziale tra l' Italia e la Germania nella valutazione della situazione. Da parte germanica fu respinta senz'altro la proposta italiana di tentare un negoziato pacifico, prima di ricorrere alle armi, e questo rese impossibile la formulazione di un comunicato conclusivo dei colloqui, quale era stato proposto dall' Italia.


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L'ESERCITO !TAUANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA ~10:-JD! A LE

Invece da parte tedesca fu diramato un comunicato unilaterale nel quale sr dichiarava che tra l'Italia e la Germania vi era un accordo al cento per

cento, accordo che veniva messo in dipendenza del trattato di alleanza. In seguito a tale comunicato l'Ambasciatore Attolico, su istruzione del Duce e a suo nome, riconfermava al Governo tedesco il punto di vista dell'Italia quale era stato esposto dal Conte Ciano. A tale comunicazione Ribbentrop risposte ili giorno 19 acl Attolico confermando la decisione tedesca ad agire. Invece tuttavia di marcare, come aveva fatto a Salisburgo, il proposito tedesco di considerare il conflitto come una questione di azione diretta della sola Germania, tenne a marcare che si sarebbe trattato di un'azione comune delle P·otenze dell'Asse. Con questo la Germania - trascurando il disaccordo essenziale che esisteva con l'Italia si eresse giudice esclusivo degli inrcressi e dell'azione dei due Paesi, assumendo che l'Italia era obbligata a seguire la Germania, in quella qualunque azione da essa unilateralmente decisa.


437

ALLEGATI

---------------------------------------Allegato

SECONDO

17

APPUNTO

PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

Roma,

21

agosto 1939

Arrivate le cose a questo punto è dovere e diritto dell'Italia di far presente: r) l'alleanza italo- tedesca è poggiata sulla esplicita premessa che non sarebbe stata fatta una guerra prima di tre anni; 2) la Germania nel marzo d i quest'anno si è essa stessa dichiarata contraria ad una guerra generale; 3) nel corso dci negoziati per la conclusione dell'alleanza, l'Italia ha esplicitamente dichiarato, ve rbalmente e per iscritto, che una guerra generale era contraria agli interessi comuni. La Germania ha confermato ed approvato ')uesto punto di vista anche successivamente alla conclusione del Trattato; 4) la Germania ha lasciato sempre l'Italia nella ignoranza, sia sul piano politico che su quello militare, di ciò che essa preparava per Danzica; 5) soltanto a Salisburgo è stato detto a S.E. Ciano che il Fuhrer era deciso ad agire. S.E. Ciano ha immediatamente ma rcato il completo disaccordo dell'Italia; 6) prodottosi in seguiro al noto comunicato tedesco l'eq uivoco sulla portata e le conclusioni dell' incontro, il Governo fascista ha mandato l'A mbasciatore Attolico a confermare, in termini inequivoci, il punto di vista italiano ed a marcare q uindi il completo disaccordo sulla valutazione della situazione cioè a d ire sulle premesse di ogni decisione comune; 7) dalle comunicazioni fatte dall 'Ambasciatore Attolico e riferite nel suo telegramma del 19 corrente risulta che la Germania ha praticamente avocato a sé il diritto di decidere sugli interessi c sull'azione comune dell'Asse; 8) l'Italia non può accettare in fatto e in diritto una siffatta situazione che costituirebbe una flagrante violazione del Trattato; 9) l'Italia ha un uguale diritto della Germania a decide re se la guerra si possa o si debba fare. Nel caso che iniziative militari partano dalla Polonia o dai suoi alleati, l'Italia inte rverrà a fianco della Germania, qualunque cosa accada. Ma noi abbiamo il dovere eli dirvi che non siamo in grado eli sostenere una guerra europea. L'Italia, nelle condizioni anuali d ì armamento, ben note alla Germania, rapprese nta il punto più debole contro il quale ha maggiori probabilità d i successo lo sforzo m ilitare fra nco- inglese. Ciò indebolirebbe fortemente anche la situazione germanica. Pertanto mentre l'Italia è pronta a respingere con la forza ogni azione di forza contro lei diretta, non è in grado eli assumere iniz iative bell iche contro la Francia e la Gran Bretagna. E' chiaro che la nostra eventuale sconfitta sarebbe a nche la sconfitta della Germania con conseguenze ancora più disastrose.


438

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 3

GUE RRA MONDIALE

Ciò premesso, l' Italia ritie ne suo d iritto di far presente che non si può ancora considerare esaurita la fase dei negoziati, tanto più in vista del << fatto nuovo » prodottosi il 20 agosto, cioè della presentazione da parte dell'Ambasciatore brita nnico a Roma della Nota allegata (r), Nota che mentre non lascia dubbi circa l'intenzione brita nnica di intervenire nell'eventuale conflitto impegnandovi appieno ogni sua forza, fa anche apertamente conoscere il buon volere britannico di addi venire ad una pacifica soluz ione della vcrtenza. Noi proponiamo quindi di non respingere dci negoziati sopra un piano limitato e sopra un piano più vasto, partendo dalla pregiud iziale « retrocessione di Danzica alla Germania >>. Nel caso che questi negoziati falliscano per intransigenza altrui, l'alleanza funzionerà in pieno. Conclusione: accettare d i intervenire alla conferenza, previa Danzica.

( 1) Omessa.


439

ALLEGATI

Allegato

r8

UFFICIO DI S.E. IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

N. 4625 d i prot.

Roma, 17 agosto 1939 - XVII

A Sua Eccellenza iL Generale d'Armata Aerea Giuseppe J1alle, Sottosegretario di Stato e Capo di Stato Maggiore della R. Aeronautica

Roma

A Sua Eccellenza l'Ammiraglio d'Armata Domenico Cavctgnan, Sottosegretario di Stato c Capo di Stato Maggim·e dellct R. Marina

Roma

A Sua Eccellenza il Generale Designato d'Armata Albe1·to Pariani, Sottosew·etario di Stato alla Guerra e Capo di Stato Maggiore del R. Esercito Roma

OcGETTO : Direttive di carattere operativo in dipendenza della situazione internazionale.

Ieri il Duce del Fascismo, Capo del Governo mi ha convocato nel Suo ufficio e mi ha fatto le seguenti dich iarazioni : - verso il 2r del mese i tedesch i affronteranno con la forza il problema di Danzica e del corridoio; - è opinione dei tedeschi che il conflitto rimarrà localizzato fra Germania e Polonia; - i tedeschi intendono risolvere esclusivameute coi mezzi propri detta questione essendo la sistemazione nel settore baltico di loro pertinenza; - i tedeschi, d i conseguenza, non richiederanno a noi alcun aiuto d i uomini e di mezzi. Il Duce mi ha d ichiarato che Egli è di parere decisamente contrario a queste previsioni, e che l'urto tra la Germania e la Polonia trascinerà nella lotta tutte le altre potenze. Tale Sua opinione è stata da Lui energicamente e più volte rappresentata al governo del Reich. Poiché, finora, nulla è cambiato nelle decisioni del governo germanico, il Duce, prevedendo lo scoppio delle ostilità a breve scadenza, mi ha dato le seguenti direttive : r" - Qualora nel conflitto tedesco - polacco intervengano Inghilterra e F rancia e Stati loro collegati, noi ci manterremo nella più stretta difensiva, non facendo alcun atto che possa significare nostra adesione alla iniziativa tedesca.


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L'ESERCITO ITAI.IANO ALLA VIGILIA DEI.l.A 2 a CUERRJ\ MO:>IDIALE

2 '' - Se nonostame questo nostro atteggiamento saremo attaccati dalle potenze democratiche, ogni sforzo sarà da noi fano per assicurare l'inviolabilità delle nostre frontiere, sia della Madre Patria, sia delle colonie e a breve scadenza effettuere mo un'offensiva contro la Grecia per tende re a Salonicco.

3° - Situazione permettendo, e solo dopo avere scatenati moti interni m Jugoslavia, ci impadroniremo della Croazia per usufruire delle note voli n sorse di detto paese. Ho fano presente al Duce che l'eventuale conflitto ci coglie in piena crisi di rinnovazione dei nostri materiali, e che la situazione è difficile in Libia ove il nostro apprestamento militare è i11 notevole ritardo mentre è proprio in detto scacchiere che da tutte le informazion i risulterebbe che si produca il più violento sforzo avversario. Il Duce ha convenuto in ciò cd ha definita la situazione in Libia verameme precaria, riserbandosi eli dare ordini in proposito a S.E. il Sottoseg retario alla Guerra. In ottemperanza agli ordini del Duce è, perciò, della massima urgenza che g li Stati Maggiori delle Forze Armate pongano subito allo studio: 1) l'azione offensiva contro la Grecia; 2) l 'azione offensiva contro la Jugoslavia. Per l'offensiva contro la Grecia, lo Stato Maggiore del R . Esercito prenderà accordi con quello della R. Marina per l'immediata occupazione di Corfù ai fini di togliere quella importante base di appoggio all'avversario. Per l'occupazione della Croazia, dato che essa avverrebbe solo dopo scoppi di moti an ti - serbi, si dovrà prevedere u n'azione a carattere di irruzione e desrin:uvi, pertanto, unità in prevalenza autotrasportate. Le LL.EE. i Capi di Stato Maggiore mi. fa ranno pervenire con la massima urgenza gli studi rich iesti dal Duce.

Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale BAI>OCL IO


44 I

ALLEGATI

---------------------------------Allegato

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UFFIClO DEL CAPO DI STATO MAC;GIORE GENERALE

N. 47 13 eli prot.

OGGETTO:

Roma, settembre 1939 - XVII

A S.E. il Gen . d'A nnata Aerea Giugppe Valle SottoJ·egretario di Stato e Capo di S.M. della R. Aeronauticct

Roma

A S .E. l'Ammimglio d'Armata Domenico Cavagnari Sottoo·egretario di Stato e Capo di S.M. della l?. Marina

Roma

A S.E. il Gen. tlesig. d'Arrnctta Albe1·to ?ariani Sottosegretario d i Stato per la Guen·a e Capo di S.M. del R . Esercito

Roma

Studi di carattere operati vo m d ipendenza dell'attuale situnionc internazio nale.

H o esaminato gli studi operatlVl compmti in base alle direttive da me emanate con foglio n . 4625 del 17 agosto c.a .. Prego perfezio narli e tenerli costantemente aggiornati, in perfetta c continua collaborazione t ra gli Stati Maggiori delle Forze Armate. Resta bene inteso che, per o ra, dobbiamo metterei, innanzi t utto, i n cond izioni eli assicurare l' invio.labilit~L delle nostre frontiere, sia della Madre Patria, sia delle Colonie.

Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale

P.

B.-\DOG LIO


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t'ESERCITO (T,\LIANO ALLA VIGILIA DELLA

2"

GUERRA MONDIALE

Allegato

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VERBALE DELLA SEDUTA DEL 18 NOVEMBRE 1939 - XV!ll PRESIEDUTA DA

S.E.

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

Segreto. Autorità presenti: S.E. il Maresciallo d'halia Badoglio, Capo di S.M. Ger1erale. S.E. il Maresciallo d' Italia Graziani, Capo di S.M. del R. Esercito. S.E. l'Ammiraglio d'Armata Cavagnari, Capo di S.M. della R. Marina. S.E. il Generale di Squadra Aerea Pricolo, Capo eli S.M. della R. Acronautica. S.E. il c;cnerale eli C.A . Socldu, Sottosegretario eli Stato alla Guerra. S.E. il Luogotenente Generale Starace, Capo eli S.M . della M .V.S.N . S.E. il Generale di Squadra Aerea P inna, Sottocapo di S.M. dell'Aeror1autica. S.E. il Generale di C.A. Bergia, Sottocapo eli S.M. per la Difesa Territoriale. Ammiraglio di Divisione Somigli, Sottocapo eli S.M. della R. Marina. Generale di D ivisione Bancale (ff. Sottocapo di S.M. Intendente R. Esercito). Generale d i brigata Orlando (ff. Sotrocapo di S.M. Operazioni R. Esercito). Capitano di fregata Calosi, dcll'Uffìcio Pian i R. Marina.

Segretari: Colonnello di S.M. Gandin. Capitano di Vascello Galati. Colonnello A .A .r.n. Ra vagli.

* * * Alle ore 9>30 il Capo di Stato Maggiore Generale apre la seduta e prende la parola.

S.E. Badoglio - Sono l ieto di riunirvi nel giorno anniversario della mia partenza per l'A.O ., dove trovavo il vecchio compagno d'armi S.E. Graziani che portò alla vittoria le truppe del fronte sud, mentre uguali sorti avevano quelle del fronte nord. Questo è buon auspicio per i nostri lavori.


ALLEGATI

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Ringrazio vivamente S.E. Soddu per i provvedimenti che ha proposti al Duce per la pre parazione alla guerra : essi corrispondono in pieno a tutta quella che era la mi.a speranza per il potenziamcnro dell'Esercito. Preparazione e robustezza dei quadri costituivano le nostre più grandi deficienze. T! Capo de! Gove rno mi ha detto che sovente è stato dato per fatto quello che avrebbe dovuto essere fatto. Ciò non deve piLl succedere. S.E. il Capo del Governo deve essere informato esattamente, giorno per g iorno, sullo stato di consistenza delle nostre forze armate. Non deve accadere che si chiami acl esempio rcggimcmo eli artiglieria un insieme di tre gruppi con un unico ufficiale effettivo ciascuno. Se tale reggimento avesse dovuto iniziare i tiri non sarebbe stato assolutamente in grado d i eseguirli a dovere. Così, per la preparazione in Libia, affermo che nel settembre scorso se i frances i avessero sferrato l'offensiva, ci avrebbero senz'altro travolti. lo fui in Libia i.11 giugno scorso e assistei ai tiri completivi di artiglieria di 53 batterie. Se però il nemico supposto si fosse allontanato e fosse stato necessario seg uirlo, due sole batterie avevano i mezzi per procedere avanti. Bisogna rivedere unità per unità con senso realistico, e darle effettive solo quando abbiano raggiunto un grado di efficienza tale da essere impiegate sicuramente. Questo si chiama servire lealmente il Paese. Procediamo, dunque, nel nostro lavoro di preparazione, confortati dal pensiero che abbiamo la fortuna di avere a capo delle Forze Armate il Duce che nulla ci nega. O ccorre provvedere alla reale preparazione delle Forze Armate senza discussioni politiche: si faccia o non si faccia la guerra, si faccia ad est o ad ovest, questo non è compito nostro. Noi dobbiamo prepararci per ogni circostanza. R icordo il discorso del generale Morra, a Gaeta, a S.E. ·Salandra, prima della guerra: <<se Voi ci ordinerete eli sostare, sosteremo; se ordinerete di marciare, marceremo, fidenti e tranquilli sempre agli ordini del Governo )). Occorre intervenì re presso le dipendenti gerarchie perch~ si smetta di fare ì politicanti ma si pensi solo alla preparazione dci nostri soldati. Per ora conflitto non c'è stato alla frontiera occidentale. L'unica cosa che ammiro è la verità dei bollettini che ci ammanniscono! Se si produrrà il conflitto seguiamo con cura tutti gli svilu ppi di esso per trame ammaestramento, tenendo, però, presente che nessuna guerra è uguale acl un 'altra. Nel 1915 siamo entrati in guerra come se l'anno precedente la guerra non vi fosse stata. E' sempre stata mia cura nella preparazione di chiudere le porte di casa e poi pensare all'offensiva. Raccomando, perciò, di rivedere le nostre sistemazioni difensive sui vari fronti e, approfittando del te mpo dispon ibile, portare miglioramenti atti a dar più consistenza alle linee, non abbondando in opere individuali nelle quali ì pochi uomini d i presidio, per assolvere il loro compito, dovrebbero essere addirittura degli << aiaci >l . Ho letto un'interessante relazione del Generale Roatta sulla « linea Sigf,:ido ll , dove si vede che anche nei concetti tedeschi vi è un po' di buio, perché parlano dì contrattaccare con le guarn igioni delle opere. Ora non è


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIC!Llr\ DELLA 2" Clii:: RR.-\ ~10:-IDlALE

possibile pensare a contrattacchi con tali guarnigioni di 7- 8 uomini : è già molto se essi si fanno ammazzare resistendo sul posto. Richiamo a un senso p iù realistico del problema.

I ARGOMENTO Cooperazione fra gli Stati Maggiori delle Forze Armate e fra queste e l'Ufficio del Capo di Stato Maggi01·e Generale. S.E. Badoglio - In tempi normali per il collcgamemo fra gli Stati Maggiori bastava la corrispondenza. Ma questa è lenta, ment re invece i tempi serrano. l Capi di Stato Maggiore devono essere subito informati di quello che aV\·iene nelle altre sfere e cosl pure io. Sarò grato se ogni Forza Armata vorrà designare un ufficiale per il collegamento con gli altri Stati Maggiori; questo uffic iale svilupperà anche il collegamento col Capo di Stato Maggiore Generale. (Questo uffic iale dovrà essere tenuto al corrente dagli Stati Magg iori delle cose essenziali; in questo modo potrà assolvere il suo compito). Gradirei conoscere i nomi di questi ufficiali appena designati.

II ARGOMENTO Organizzazione bellica delle Ter1·e Italiane d' Olt1·em arc. Attribuzioni dei singoli S .M . - Situaz ione - Scorte. S.E. Badoglio - Secondo la legge, l'organizzazione delJe Terre Italiane d'Oltremare spena al Capo di S.M. Generale il quale, presi gli ordini dal Duce, dà le direttive generali ai singoli Capi di Stato Maggiore. Ciò è stato già fatto, e prego attene rsi alle di rettive senza fare piani ipotetici che non ha nno corrisponde nza nella situazione. Per esempio, pensare ad una azione al Canale di Suez, q uando le nostre fo rze com e n umero sono inferiori a quelle di fronte, è lavoro teorico ed inutile. Pensare prima di ogni altro fatto a chiudere le porte di casa a est e ad ovest. Dopo, assicurata l'integrità dei territori, potranno studiarsi quelle azioni che si possono fare in situazioni favorevoli e che, per rA.O.T., io ho già i ndicate qualora questa situazione favorevole si presentasse. Studiare operazioni non rispondenti alla realtà vuoi dire logorarsi il cervello e perdere del tempo. Occorre risolvere il problema delle scorte per le: te rre d'oltremare. Nel.l'occasione ricordo che da esse escludo l'Al bania, la quale non fu compresa tra le terre d'oltremare, su mia proposta, perch~ considerata come facente sistema con la Madrepatria; perciò non è stato creato un Comando superiore delle F.A. e, quindi, ciascuna forza armata dipende dai singoli Capi di S.M. Io ho indic:1to un anno come limite delle scorte, sarei grato mi sì volesse indicare a che punto siamo.


ALU::G.<\TI

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S.E. Cmziani - 6 mesi in Egeo, 3 mesi in A.S., 3 mesi in A.O.I.. In corso provved imenti per un anno. Occorrono, però, finanziamento c depositi. Per la L ibia stiamo portando le scorte a sei mesi. S .E. Badoglio - Siamo molto distanti dai dod ici mesi : si ha circa X del necessario. Per I'A .O.I. la situazione è molto dura anche perché mancano i magazzini. Ufficiali e truppa sono sotto tende e baracchini ignobili, almeno nelle regioni perife riche. Farò presente la situa:t:ione al Duce anche per l'aumento delle scorte e per dare ad esse capacità di ricovero. S .E. Graz iani - Soprattutto d ifettano i carburanti. Se in A .O .I. ci si toglie la possibilità d i muoversi celermente, la nostra superiorità di forze vtene a cadere. S .E. Badoglio · Non si farebbe nulla. S.E. Soddu - Perderemmo il pitt importante vantaggio che possediamo. S.E. Cavagnari - Chiedo a V.E. se l'Egeo è da considerarsi come l'A.O.I. o come l'A lbania. S.E. BadogLio - Come l'A.O .I. - benché l'Egeo dipenda dagli Esteri in quanto l'Egeo è compreso nelle terre d'oltremare. S.E. Cavagnari - Per la Marina le scorte sono : a) nafta : A .S. 5 - 6 mesi; Egeo 2 mesi e y:; ; A .O.I. r mese e y:; ; e ciò dipe nde dalla mancanza di depositi, che richiedono finanziamento e che è impossibile cost ruire a breve scadenza; b) vive ri: A.S. mesi 4; Egeo, come stabilito da S.E . De Vecchi, 6 mesi perché a Lcm abbiam o obbligo d i provvedere a tutte le forze armate (circa 1 2 mila u.); c) vestiario : 6 mesi A .S. ; 6 mesi Egeo; 1 anno A .O.I. Abbiamo fatta una distinzione tra m unizioni antinavi, antiaerei cd antisiluranti. In A.S., Egeo ed A.O. abbiamo portato le dotazioni ad un livello più alto assai, pari circa il triplo delle passate tabelle. In parricolare, abbiamo mu nizion i per 5 mesi in Egeo, A.O.I., A.S. Per la metropoli il limite massimo è conseguenza non solo dei J1nan:t:iamenti, q uanto della potenzialità delle fabbriche e della disponibilità di materie prime. Per il m unizionamento contrae rei ho abbondato : 8 - 9 mesi A.S.; 1 anno Egeo ; 9 mesi A .O .l . S.E. Pricolo - T ra le varie scorte d eli 'Aeronautica esiste una certa disarmonia; cercheremo eli raggiungere l'equilibrio. Grad irei conoscere se dobbiamo avere ìe scorte per un anno oppure se si deve tendere a tale limite. S .E. BadogLio - T endere acl arrivarci. Data la situazione si dovrebbe escludere la guerra rapida. Specie in A.O.I. saremmo tagliati fuori e quindi occorre com inciare ad accrescere le clorazioni dalle zone più distanti.


L ' ESERCITO ITALIANO ALI..~ VTGTLJA !)ELLA 2" G UERRA MONDIALE

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S.E. P1-icolo - Il problema è imponente, specie per i depositi. Le scorte dell 'Aeronautica sono :

A.S. Per i carburanti abbiamo 2 mesi. Munizionamento 5 mesi contro portare a 5 mesi pcl maggio 1940.

2

dei carburanti, che cercheremo di

A .O.l. Carburanti I mese; a maggio I940 mesi I e )li data la scarsa disponibilità di serbatoi. Munizionamento 5 mesi; è inutile a umentare il mun•z•onamento fino a che non si possono aumentare le scorte di carburanti. Egeo. Carburanti r mese; 2 mesi al maggio 1940. Munizionamento 4 mesi : anche qui è inutile per ora aumentare il mun izionamen to. Risu lta che al massimo potremo disporre d i 5 mesi di autonomia nelle terre d'oltremare nel maggio I940. Se si deve arrivare acl un anno eli autonomia si tratta, dunque, di cifre astronomiche. S.E. Badoglio - Io riunirò questi dati e li sottoporrò, per le decisioni, al Capo del Governo. A me preme molto dare la esatta situazione. Ad esempio, dire di avere, in A.O.I., un mese di carburanti significa dire che siamo a terra. S.E. Pl-ico/o - Noi siamo legati al terreno p iù d i quanto si pensi : occorre q uindi intendersi sulle ipotesi belliche per preparare depositi e servtzl nei vari scacchieri, in modo che si possa impiegare in qualunque settore l'aviazione in forma imponente. Ciò no n potrà verificarsi, forse, verso l'Egitto, ma circostanze potrebbero rendere attuabile un'azio ne, ad esempio, verso la Mesopotam ia. S.E. Badoglio - Non dobbiamo abbandonarci a t rc ppi disegni perché non avremo mai le forze occorrenti. Viceversa stu diare le ipotesi pi La probabili. Per esem pio: è un' illusione che l'Inghilterra abbando ni l'Egitto l Non accadrà mai; sarebbe come dire che noi abbandoneremmo l'Italia. Per l'A.O .I. ho indicato le possibili e probabili azioni contro G ibuti e Somalia britannica e qualche azione verso il S udan. Però, prima dobbiamo garantire l'Impero da ogni inlìltrazione nemica; ques ta è la base principale di tutto; il resto è sussidiario. Con I mese di carburanti non si garantisce nem meno la sicurezza dell'Impero. Con 5 mesi potremmo tira re il fiato. Sono lieto di avere avuto questi precisi dati per prospettarli al Capo del Governo per i provvedimenti che intenderà prende re al riguardo.

S .E . Gmziani - Vorrei da re notizie p iù precise sulla reale situazione logistica dell'Africa Sette ntrionale e del l 'Egeo.


!ILLEG!ITI

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Libia. Dotazioni dei magazzini ragguagliate al fabbisogno di 6 mesi per tutte le truppe, quadrupedi ed automezzi (comprese le forze libiche). Allo stato attuale tutte le dotazioni sono già accantonate ad eccezione delle seguenti in corso di approntamento e di invio: - viveri ed avena = 1 / 6 del fabbisogno; - paglia = l'intero fabbisogno; - vestiario ed equipaggiamento = ~ del fabbisogno; - munizionamento = ~ del fabbisogno (quantitativi maggiori per le munizioni da 20 e da 47 in corso eli allestimento); - bardature e mascalcia = ~ del fabbisogno; - parco automobilistico = };! del fabbisogno; - carburante (u .ooo conn. già in posto) = 3t.ooo tonn. di cui 19.000 m corso d i approvvigionamento. Per portare - come è in progetto - le scorte di magazzino da 6 a r2 mesi occorrono circa 2 miliardi (compresa la costruzione dei manufatti occorrenti per il ricovero delle dotazioni). Egeo. L'entità delle dotazioni dei magazzini speciali dell'Egeo è ragguagliata al fabbisogno di 6 mesi per una forza complessiva eli 22.000 u. • 500 automezzi - r3o motomezzi - I.I)O quadrupedi. Dette dotazioni, salvo pochi materiali in corso di invio, sono al completo. Per i carburanti la d ispon ibilità in posto è limitata al fabbisogno di 2 mesi; peraltro il governo del Possedimento è stato autorizzato a portare, con importazioni dirette dall'estero, le scorte a 6 mesi eli autonomia (700 tonnellate). Per l'A.O.T. non ho dati precisi perché, g iungendo ancora tutto attraverso l'Ufficio Militare Afrjca Italiana, le notizie pervengono allo S.M. con rilevantissimo ritardo. Occorrerebbe fare ora il passo perché l'A. O.!. corrisponda direttamente con lo Stato Maggiore. S.E. Badoglio - Ritengo che ciò sia indispensabile.

S.E. Gmziani - A tal proposito segnalo che i piani sono giunti in ritardo perché trasmessi allo S.M. pel tramite clell'Uffìcio Militare delrAfrica Italiana. In particolare, poi, sulla situazione logistica cleli'A.O.I. non abbiamo alcuna notizia precisa. Bisogna che il Comando Superiore A.O.I. corrisponda direttamente con lo S.M. Occorre tener presente che oggi sono colà oltre 200.000 u. (47.000 na:t:ionali e oltre 16o.ooo colon iali). Tale passo va fatto in questo momento saliente. S.E. Badoglio - C iò abbiamo fatto durante la guerra in A.O.I. e con successo. Farò proposta al Duce perché, in parallelo al Ministero dell'Africa, l'A.O.I. sia contemporaneamente alle dipendenze degli S.M. per tutto ciò che riguarda l'organizzazione delle Forze Armate.

S.E. P1·icolo - Volevo richiamare l'attenzione su una circostanza. Noi abbiamo fatto preparare i dati relativi alle scorte, ma non vi è dubbio che


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L'ESERClTO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALi;

esista una disparità dovuta al diverso sistema di compmo, in quantoché non tutte le forze armate adoperano gli stessi criteri per esprimere in mesi la sufficienza delle scorte. Occorre che tutti adoperino misure equivalenti. S .E. 13adoglio - G iusta osservazione. Nell'esercito si è adottata l'unità di fuoco per esprimere gli approvvigionamenti di munizioni. Potremo aggiornare questo concetto ed estenderlo a mtte le forze armate, quantunque ciò non sia una cosa assoluta. Infatti, ad esempio, l'unità d i fuoco sulla fron te occidentale, in questo momento indica ben poco. Possiamo rifare i nostri specchi calcolando il vettovagliamento, per uomini e quadrupedi, ed il vestiario per mesi; carburanti e muniz ioni per unità d i fuoco o corrispondenti a queste.

S .E. Pricolo - Noi le chiamiamo azioni. S .E. Pinna - Tali dati si potranno poi trasferire m mesi.

S.E. Pricolo - Però con ipotesi uniformi. S .E. Cavagn.ari - Riguardo all'obiez ione del Maresciallo Graziani io credo che essa sia g ià risolta dalla nota legge che attribuisce ai Capi di S.M., per mandato del Capo di S.M. Generale, le direttive per la preparazione alla guerra. S.E. Badoglio - E' bene chiarirlo. S.E. Gmziani - Nella pratica per quel che riguarda le truppe di terra avviene che tutte le questioni sono trattate tra Governi e Ufficio Militare, rimanendo lo S.M. avulso. S .E. Cavagnari - La legge è chiara nei riguardi delle relazioni dirette tra Stati Maggiori c Comando Superiore Forze Armate. S.E. Badoglio - E' l'inverso che non avviene, solo per l'A.O.I. Difatti tutte le informazioni vanno al Ministero dell'Africa Italiana e poi agli Stati Maggiori. S.E. G1·aziani - Non solo le informazioni, ma tutto. S.E. Badoglio - Non si attengono alla legge. Io lo dirò al Duce, perché inviti il Ministero Africa Italiana ad attenersi alla legge. Allora siamo intesi: per quanto riguarda le scorte vediamo di compilare gli elenchi stabilendo 2 date: la data attuale e <jucl)a, del 1 ° maggio. S.E. Starace - Per I'A.O.I. bisogna tener presente la scarsità di pneumatici e di copertoni, i q uali sono assolutamente insufficienti. E' come non avere carburanti se mancano pneumatici e copertoni. S.E. Badoglio - I mezzi di trasporto devono essere considerati con i loro elementi. Lo S.M. farà il calcolo completo dei mezzi di trasporto con adeguati elemeo.ti di riserva tenendo presente l'impiego fuori strada. E' stata sempre la nostra debolezza. In A .O . all'inizio della campagna mi recai a vedere, verso il 6 d icembre, a Macallè, il I C.A . Esso aveva il parco automobilistico per metà a terra perché mancavano i pezzi di ricambio. Così di 3 autocarri se ne faceva uno. Ma questo non è un sistema adottabile. I pezzi di ricambio devono essere calcolati nelle scorte.


ALLEGATI

III

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ARGOMENTO

Dije.ra contraerei - Situazione e progetti per Jistemazione provvisoria e definitiva della difesa c.a. della Madrepatria e fhlle Ter-re Italiane d' Oltremare. S.E. Badoglio - E' un argomento doloroso. C'è stato molto scetticismo al riguardo: avviene sempre così in tempo di pace, ma non più in tempo di guerra. Altre nazioni, con criteri molto estensivi, hanno preparata la difesa c.a. dandole l ' importanza che merita. Per ora noi dispon iamo solo eli materiali quasi fuori uso, inadatti, aggiustati alla meglio. Quando avremo il pezzo da 90 cominceremo a dire di avere un pezzo antiaereo. Ma quello che si nota, nonostante sforzi e buona volontà dd gen. Bergia, è che si sono difesi, sia pure scarsamente, pochi obienivi importanti, quando altri, pure d 'im portanza, sono addirittura trascurati, mentre i « Signori )) (la Marina in questo caso, e ne faccio lode a S.E. Cavagnari) hanno organizzato bene la loro difesa contraerea. L'Aeronautica, si può dire che sia ancora indifesa; nelle discussioni si perse molto tempo per decide re se i campi d i aviazione dovessero essere difesi dall'esercito o dall'aviazione. S.E. Cavagnan· - L 'Aeronautica ha sostenuto che non aveva bisogno di difesa statica.

S.E. Badoglio - Ma questo faceva parte del corredo di scetticismo di cui abbiamo parlato. Si è visto che viceversa la difesa conrraerei è efficace. I campi di aviazione in Polonia sono stati subito presi di mira. Tutta l'attività dell'aviazione nei primi 3 giorni è stata ri volta sui campi eli aviazione, sui nodi ferroviari e sulle fabbriche. Voi, Bergia, avete fatto un programma completo e la richiesta di fondi. Quando prevedete che il programma potr~ essere espletato ? S .E. Bergia - Alla fine del 1942 si potrà avere non tutto, ma la massa delle artiglierie e cioè: ro2 btr. da go; 50 btr. da 75 (46; 432 mitr. da 20 per l'indus tria ; soo mitr. da 20 per centri isolati; 125 btr. da 37· Ciò doveva essere attuabile anche alla .fìnc del 1941. Però gli tùtimi dati danno come probabile la metà del 1942. S.E. Badoglio - Contiamo pure per la fìnc 1942. S.E. Soddu - Credete Eccellenza che, poi, queste cifre s1ano sufficienti per la d ifesa contraerei~ S.E. Ba·gia - Esse rappresemano il mm1mo indispensabile. Bisogna, poi, tener conto che col 75 ( 46 si raggiungono i 7.ooo m e col 90 gli u.ooo. S.E. Badoglio - Non cerco la difesa perfetta. Vedo quanto abbiamo c quel che possiamo avere.

29. - Mont.


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L ESERClTO IT t\LIANO ALLA VIGILIA DEL LA 2 " GUERIL'\ MONDIALE

Due sono le situazioni da considerarsi: quella reale di oggi e quella del 1942. Sarà bene che Bergia, in unione cogli S.M. delle altre forze armate, riveda la situazione per esaminare in quale modo migliore impiegare tutto il materiale di cui si dispone. Vi è una disparità di trattamento fra i singoli obiettivi, dipendente forse anche dal fatto che qualcuno non ha pensato alla loro difesa sperando che qualche altro vi provvedesse. Pregherei il gen. Bergia di mettersi in collegamento con gli Ufficiali designati dagli SJvf. per vedere in base all'attuale disponibilità complessiva eli pezzi quale migliore utilizzazione sia possibile farne. Qui non si tratta di fare dei particolarismi. Richiamo l'attenzione sul fatto che la distribuzione dei pochi materiali esistenti va esaminata con spirito di comprensione perché « una volta toccata una forza armata sono toccate anche le altre ». Occorre insomma una migliore distribuzione di quella odierna.

S.E. Bergia - Si è già fatto qualche cosa. Sono state prese in esame, nel progetto, altre 40 località che sono di interesse comune. Queste sono d ifese in blocco senza considerare di chi è l'interesse. S.E. Badoglio - In una discussione alla C.S.D. (1930- 31) rammento che io dissi: << Bisogna imporre alle società elettriche, che hanno largo margine eli guadagno, di provvedere alla difesa dci propri sbarramenti idrici. Bisogna imporre alle fabbriche l'armamento che sarà definito dal Ministero >>. Così organ izzando .la difesa nell'interesse stesso delle fabbriche, noi avremmo avuto automaticamenre difesi molti obiettivi importanti. Ma G iuriati, che allora era Segretario del Partito, rispose che la difesa antiae rea era inutile. Nessun Ministro ha preso cura di fare qualche cosa. In Germania, e non si può disconoscere le qualità guerriere di questo popolo, hanno curato perfi no la organizzazione antiaerea del Comando Supremo il quale è sistemato in costruzioni che hanno una parte sopra terra e una parte sotto terra perfettamente identiche. Cosicché in caso di incursioni aeree il lavoro può continuare indisturbaro. Q uesta è organizzazione fatta con senso realistico. Noi forse si voleva fare troppo i coragg iosi. S.E. Bergia - Si sta facendo qualcosa però. Alla Metallurgica Bresciana, e a Colleferro, si fanno lavori colossali. A Campo 1)zzolo si sono costruite caverne per 4.ooo operai. Si pensa eli trasportare sotto terra le macchine più delicate. Sono stati spesi 4 milioni e mezzo. La Metallurgica Bresciana ha costruito caverne per 5.ooo operai e a Colleferro si hanno caverne per tutti gli operai delle officine (non si è ancora potuto provvedere per le macchine). Le industrie hanno aderito subito. Non possiamo obbligarle perché non c'è una legge. Le adesioni sono volontarie. Per ora si sono avuti: 36 milioni sottoscritti dal gru ppo idroelettrico; 8 milioni sottoscritti dalle piccole industrie lombarde e del Piemonte; 20 m ilioni sottoscritti dai petroliferi. Anche le fabbriche di aeroplani sono ben disposte.


ALLEGri TI

45 I

Per le industrie che hanno aderito sono già state ordinate le armi. Siamo sulla buona strada; ciò anche per ì'azione persuasiva dei Comandi Difesa, dci Prefetti e dci Federali. L'adesione viene se non si sonnecchia. Se verrà legge sulla obbligatorietà, il programma totale della difesa prevede 500 milioni in ro anni. Si è fatta la proposta d i suddividere l'onere a seconda l'importanza degli stabilimenti, con intervento dello Stato, provincie e comuni: quindi la percentuale non verrebbe molto elevata, e sarebbe stabilita a seconda che l'interesse è preminente per lo StatO, per le provincie, ecc.

S.E. Badoglio - Siccome le situazion i cambiano rapidamente è i nutile attardarsi sul futuro. Invece atteniamoci a due situazioni: quella provvisoria, per la quale prego gli Stati Maggiori a prendere contatti ed accordi col gen. Bergia; quella per la fine del 1942, che io prospetterò, poi, al Capo del Governo. S.E. Be1·gia - I collegamenti sono assolutamente insufficienti. Nella recente emergenza si sono dovute interrompere le comunicazioni di enti pubblici e privati per dar corso alle comunicazioni della difesa contraerea. Ora, non è possibile troncare tutte le comun icazioni per assicurare la tempestività delle segnalazion i. D 'altra parte, se si perde anche un solo mlnuto, le segnalazioni non sono piLt tempestive. Si sta lavorando. Si sono fatti 3.200 km di linea. Ma per rendere la rete indipendente occorrono altri 1.300 km. S.E. Badoglio - Gli stanziamenti sono stati fatti? S.E. Bergia - Sì, ma t uno dipende dalle forniture materiali. Volendo completare la rete indipendente, come vuole il Duce e come è in Germania e in Francia, ecc., occorrono altri roo m ilioni .

S.E. Badoglio - Andiamo per gradi. S .E. Bergia - Sl per gradi. Mi accorrerebbero per le maglie del tiro ancora 30 milioni.

S.E. Soddu - Glieli dò. l milioni sì ma i materiali no. S.E. Bcr.doglio - Occorre prendere contatto con le autorità che li forniscono e cercare di ottenere quanto è indispensabile.

S.E. Soddu - Da mettere in evidenza che si è venduto molto all'estero: al Portogallo, alla Grecia (450 tonn. di tritolo), ecc. Bisogna effettuare gli scambi cogli altri paesi con vantaggio reciproco, e di ciò è necessario interessare il Ministero Scambi e Valute. S.E. Bergia - Il materiale della difesa contraerei è stato utilizzato anche per la difesa costiera. S.E. Sodclu - Per assicurare la prima sistemazione CJUanto occorre?

Amm. Somigli - Vorrei esporre qualche considerazione a questo riguardo. La Marina ha in linea 1.264 cannoni per difendere 15 piazze; nel giugno per migl iorare la difesa furono chiesti 6oo milioni. Noi consideriamo modesta


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L'ESERCITO n'ALJA:-<0 ALLA VI GILIA DELLA 2 " GUERRA MO NDIALE

l'attuale difesa, perché basata su bocche da fuoco da 76, ro2 e roo, le quali sono discrete, ma non moderne. Ora il Generale Berg ia parla di dover d ifendere obiettivi in num ero 5 volte maggiore di quello delle piazze. E allora occorrerebbero 5- 6.ooo cannoni. Anche quando l'industria potesse approntarli, si sarebbe fatto solo un piccolo passo avanti, perché occorrerà provvedere alle munizioni, alle esercitazioni e al personale, cioè a tutto un esborso che non può aver luogo se non si fanno speciali asseg nazioni di bilancio. Credo che, pur volendo esaminare lo stato attuale delle cose, poco potrebbe fare la Marina, anche perché io trovo che la difesa contraerei delle piazze marittime non è fine a sé stessa, ma difen de gli specchi d'acqua, che sono i punti di scatto delle forze navali, e serve per dare agli equipaggi la dovuta tranquillità tra un'azione e l'altra. Quindi il problema della difesa contraerei è molto più spaventoso di quello che potrebbe sembrare a pri ma vista. Occorrerebbero 8 - 10 miliardi per un primo impianto, senza considerare la necessità di un continuo alimento di fondi.

S.E . Badoglio - Ringrazio l'Ammiraglio di questa difesa anticipata. Però quando si è poveri si p uò trovare conforto nel distribuire qualche cosa anche agli altri. Chi ha 4 soldi ne ha più eli chi ne ha uno, e nell 'esame com parativo la generosità porta verso chi ne ha meno. Noi non possiamo tri ncerarci dietro un programma che è irraggiungibile. E, qui ndi, prego ancora Bergia di esaminare il problema con le altre Forze Armate e fare proposte che debbono essere stud iate con sentimento altruistico, perché se la Mari na ha la necessità di assicurare i suoi porti, c'è l'Aviazione che ha bisogno eli avere condizioni! possibili di vita sui campi, e l'Esercito ha molte altre necessità. Non si tratta di far chiese a parte. M i farete, du nque, proposte che io sottoporrò al D uce.

IV

ARGOJI.{ENT O

Organizzazione delle Milizie Co~trae1·ei e Milizia Marittima (Quadri e dipendenze).

V

ARGOMENTO

Base aerea di Pantellet·ia.

VI

ARGOMENTO

Siluri per aeret ed rterosilumnti. S.E. Badoglio - Adesso vi sono 3 argomenti che non desidero trattare qui, per evitare di discutere senza giungere a u na conclusione.


lll.LEG!\Tl

453

Questi 3 a rgomenti hanno bisogno d i essere ripresi in esame attentamente. Vi sono proposte della Marina per la Milmart e dell'Esercito per la m ilizia contraerei. Per la base aerea d i Pantelleria vi sono pure in corso proposte delle tre Forze Armate. Q uella dei s iluri per aere1 e una q uesrwne lungamente d iscussa. Ora ap profittando della :situazione nuova creatasi nei Ministeri, in seguito al cambio della g uardia, c tenendo presente che la situazione attuale deve fa r sorpassare og ni d iffidenza e condurre a una migliore comprensione, prego S.E . Starace c S .E . Soddu per la mil izia contraerei, S.E. Starace e S.E . Cavagnari per la Milmart voler effettuare le disc ussioni preliminari c, poi, informarmene, perché possa studiare la q uestione ed esporla a l D uce. Lo stesso si faccia per quanto riguarda Pantelleria. P reg o Pricolo di ri vede re i dec reti in un ione con g li altri S .M. Così anche per g li aerosiluranti. La questione se devono o non essere impiegati è sorpassata; da parte tedesca si ha u na la rga ccmmessa di silu ri (3oo). Non si deve piì:1 d iscutere se la bomba è più efficace del siluro; sono o pinioni senza r ispon denza all'atto pratico e che vanno esaminate da un pu nto eli vista più realistico. Si è av uto al rig uardo un troppo lu ngo scambio d i corrispondenza.

S.E. Cavagnari - Non è il p r incipio che è in d iscussio ne, bensì solo chi paga. La Marina da 3 anni considera il p roblema risolto. L 'Aerona utica deve acquistare e pagare.

S.E. Badoglio - E ' inutile trattare eli n uovo qu i l'argomento dci siluri pe r aerei. Evito d iscussio ni che darebbero luogo a una vana accademia. C hi paga è sem pre lo Stato. N on irrig id iamoci, q uindi, per q uesto. S .E. Pinna - La questione è g ià dec isa. L'Aeronautica non ha potuto comprare i 30 siluri perché il silur ifìcio era impegnato per l'ord inaz ione data dalla Germania.

S.E. Cavagna1·i - Non è così. S.E. Pricolo - Su quesro a rgomento non posso riferire perché non sono al corrente.

S.E. BadogLio - Ch iudo la riunione r icordando quello che ho detto in principio : cioè la necessità assoluta d i d ire sempre esattamente la situaz ione rea le tene ndosi, anzi, con un marg ine d i sicurez7.a. Il Duce deve sempre sapere con esattezza la situaz io ne delle forze militar i. E' lui che decide. Bisog na poter dire al Capo del Governo quello che si possiede e non quello che si desidere rebbe avere. Non d ire ad esempio di aver mandato 4 div isioni CC.NN. in A.O. mentre erano de i battag lioni isolati messi insieme : per costituire una d ivisione sono cccorsi 3 mesi di ca m po, cambiando in parte ufficiali e truppe.


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L ' ESERCITO ITALIANO ALI.ll VTG TLT:\

DELLA 2" GUERRA MONDIALE

Non si può d ire di creare delle un ità dall'oggi al domani. Atteniamoci a un senso crudamente realistico per informare il Duce. E ' nostro dovere fornirGli sempre elementi non discutibili perché sappia quello che può e non può decidere. E solo cosi potremo dire di avere servito lealmente il Paese, il quale merita di essere servito bene.

Alle ore 10,55 è chiusa la seduta.


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!\L LEGATI

Allegato

21

UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE Roma, 6 aprile 1940 - XVIII

N . 5288

Al Duce del Fascismo, Capo del Govemo

Roma

OccETTO: Piano eli guerra.

La Vostra Memoria in data 31 marzo u.s. dà come linea strategica da seguire, le seguenti direttive: - difensiva sul fronte delle Alpi, in Albania, Egeo, Libia; - osservazione diffidente c pronta all'azione verso Jugoslavia; - offensiva nell'Impero in di rezione d i Cassala, di Gibuti e Berbera; difensiva c, al caso, controffensiva sul fronte del Kenia; - eventuale azione contro la Corsica nella quale, ad ogni modo, devono essere paralizzati i campi d'aviazione; - azione a fondo della Marina. Posso assicurarVi, Duce, che gli studi per tali operazioni sono già da tempo effettuati. Occorre ora integrare questi studi con l'attuazione di provvedimenti concreti. 1. Per la difensiva sulla frontiera occidentale tutto è predisposto. Occorre, in questa stagione lavorativa, dare tutto l'incremento possibile al completamento delle linee d ifensive secondo il progetto g ià redatto dallo Stato Maggiore ciel R. Esercito. In Albania si sta provvedendo. In Egeo è tutto già am piame nte predisposto. In Libia, come ebbi già a segnalarVi, occorre dare consistenza alla difesa della frontiera orientale c completare la linea T.A.G. (Tagiura- AziziaGarian).

2.

Per l'osservazione verso la Jugoslavia tutto è predisposto.

3· L'offensiva nell'Impero, che, a parer mio, deve essere, nella sua ampiezza, subordinata allo stato reale della pacifìcazione interna, richiede di urgenza la messa in efficienza di tutte le forze ar mate dell' Impero. Voi, Duce, siete perfettamente al corrente delle gravi deficienze esisrenti in A.O.l.. Bisogna subito correre ai ripari in modo da dar coesione a quelle forze armare, migliorandone l'inquadramento, l'armamento, le scorte. Occorre creare un comando truppe che assuma direttamente la preparazione delle forze e riveda i piani già elaborati dall'attuale Stato Maggio re del Viceré.


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L' ESERCITO ITAL IANO ALLA VI G ILI A DELLA 2 " GUERRi\

MONDIALE

4· Per l'azione aerea verso la Corsica farò rivedere i piani già concretati. 5· Per l'azione a fondo della Marina, già stud iata dal Capo di Stato Maggiore competente, provvederò a che sia aggiornata, c: mantenuta tale, con la situazione. Mercoledì prossimo, 9 :~pri l e, terrò una riunione dei Capi di Stato Magg iore per illustrare gli argomenti su accennati. Invierò :1 Voi, Duce, il verbale della riunione. Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale

P.

B.\OOC LIO


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ALLEGATI

Allegato

22

VERBALE DELLA SEDUTA DEL 9 APRILE 1940 - XVIII PRESIEDUTA DALL'Ec cELLENZA I L C.A.PO D r S TATo MAGGIORE GENERALE

Segreto.

A uto1·ità presenti: Ecc. Ecc. Ecc. Ecc. Ecc. na utica.

Maresciallo d'Italia Badoglio, Capo eli S.M . Generale. Gen. di C.A. Soddu, Sottosegretario d i Stato alla Guerra. Maresciallo d'Italia Graziani, Capo eli S.M. del R. Esercito. Ammiraglio d'armata Cavagnari, Capo eli S.M. della R. Marina. Gen. clesig. d'armata ae rea Pricolo, Capo d i S.M. della R. Aero-

Segretario : Colonnello d i S.M . Gandin.

* * * Alle ore 9 il Capo di Stato Maggiore Generale apre la seduta c prende la parola. Ecc. Badoglio - Ho voluto riunirvi in ristrettlssJmo n umero perché guanto sto per dirvi ha un tale grado d i segretezza che è bene !imitarne al massimo la divulgazio ne. Il 4 c.m. ho av uto udienza dal Duce e Gli ho letto e consegnam il foglio (n . 5281 del 4 c.m.) che ora leggo anche a voi. Il Duce m i ha detto che avrebbe emanato subito le Sue norme strateg iche. Queste, in data 3r marzo u.s., sono, infatti, giunte il successivo 6 a prile. Vog lio leggerle, nonos tante che vi siano g ià note, perché sono una messa a punto del momento attuale.

Ecc. Soddu - Faccio rilevare che anche l'Ecc. Muti ed io abbiamo ricevuro tali nor me, oltre le 8 auto rità per le t)uali esse reca no l'i ndirizzo. Ecc. llruloglio - D unque difensiva c nessuna iniziativa sulle Alp i occidentali. Ad oriente sorveglianza : in caso d i collasso, ap profi ttarne. L 'occupazione della Corsica è vista come possibile, ma non probabile: è contemplata la neutral izzazione delle basi aeree dell'isola. E ' inutile fare ora previsioni su quello che potrà avveni re m futu ro: è certo, però, che l'azione contro la Jugoslavia assorbirebbe tali forze che, ove il collasso non fosse completo, ci sarebbe impossibile att uare un'adeguata sorveglianza alla frontiera occidentale.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA PELLA 2" GUERRA MONDIALE

Anche sulia fronte albanese dobbiamo sorvegliare Jugoslavia e Grecia. In Libia, difensiva. Il rapporto tra le nostre forze e quelle avversarie è, colà, da r a 5· In base alle norme ricevute, ho subito risposto al Duce nei seguenri termini, con il fogl io n. 5288 del 6 c.m., che, pure, vi leggo. Vi faccio notare che queste direttive strategi.che, a distanza dagli avvenimemi, quando far delle previsioni è difficile se non impossibile, sono di larga massima e sono suscettibili di va riazioni a seconda delle circostanze. Ma una cosa da esse appare, in modo ineguivocabile: l'assoluta volontà del Duce di intervenire, nella direzione e nel momento che Egli sceglierà. Bisogna, perciò, fare la massima attenzione nei contatti con i tedeschi : bisogna, cioè, che i contatti siano puramente di ordine informativo senza ìmpeg t1arsi mai a fare qualche azione in comune perché noi non dobbiamo vincolare menomamente la decisione del Duce: cosa possibile se noi prendessimo qualche impegno, anche m inimo, data la natura invadente e prepotente dei tedeschi.

Ecc. Graziani - Autorizzate a considerare ipotesi operative? Ecc. Badoglio No : neanche in termini vaghi. Quello che può essere vago per loro può non esserlo per no t. Ecc. Graziani - E quanto ai mezzi? Ecc. Bado-glio - Il Capo ha fatto cenno solamente alla cessione di alcune batterie contraerei. Ecc. (Y,·aziani - Ma noi, allora, nulla potremo fare, anche in caso di collasso della Francia, avendo, per eli pitt, alle spa lle, la Jugoslavia non sicura. Ecc. Badoglio - Nulla si può dire, ora : è certo, però, che, se si avesse un collasso dei franco- inglesi, la Jugoslavia abbasserebbe di molto la testa. Ecc. Gmziani - G iustissimo: ma i mezzi accorreranno sempre. Ecc. Badoglio - R icord iamoci che noi potretno tentare qualche cosa esclusivamente quando si avesse il collasso com plew dei nostri avversari. Noi dobbi.amo agire esclusivamente con le nostre forze : se dovessimo ricorrere all'aiuto tedesco, mentre perderemmo la nostra digni tà, c1 esporremmo a pagare ben caramente il nostro debito. Ecc. Soddu - Ma noi non abbiamo artiglierie d! corpo d'armata sufficientemente moderne. Ecc. Graziani - Noi ci riferiamo al caso di dover agire 1n profond ità. Vi sono rso km da percorrere. Ecc. Badoglio - Quando il nem1co è m rotta tano più.

chilometri non si con-

Ecc. Graziani - V i sono fortificazioni da supera re. Ecc. Badoglio - Tutto dipende dalla sensibilità eli chi comanda. Ecc. Gmziani Non dobbiamo illuderci sulle nostre possibilità in fatto eli mezzi eli fuoco e precisamente di artiglierie. Il primo progresso, al ri-


ALLJ;GAT !

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guardo, lo realizzeremo nel 1942. A fine 1940, se avremo .'iOO carn armati sarà molto e non avremo alcun miglioramento nelle artiglierie. Anche prendendo la via piti facile come q uella del S. Bernardo (esiste, al rig uardo, uno studio del gen. Saletta) avremo a che fare con poderose fortifìcazioni eli sbarramento nella valle dell'Tsère. Con i nostri mezzi si può, du nque, far poco, arrche i n caso eli collasso francese.

Ecc. Badoglio - Q uesto lo ved remo a momento opportuno. Ora, ripeto, non dobbiamo, in modo assoluto, prendere alcun impegno con i tedeschi. Quindi: nessuna richiesta eli mezzi e nessuno studio in comune di ipotesi operative. Ecc. Soddu - E circa l'acquisto di materiali da parte nostra? Ecc. Badoglio - Lo deciderà il Duce. Egli deve essere lasciato, del tutto, libero di poter scegliere momento e direzione del nostro intervemo. Bisogna, dunque, a questo proposito, dare direttive molto chiare a Roatta. Ecc·. Graziani - La richiesta di riprendere contatti prov iene dal ge n. von Rintelen. Il Duce li ha aurorizzati. ll gen . von Rinte!en ha proposto el i approfondirli. Bisogna, dunque, ora, sterzare d i molto.

Ecc. Badoglio - A bbiamo visto, dai primi contatti, che i tedeschi sono passati dal dito al braccio. Data la loro natura invadente e prepotente si corre il grave rischio di essere trascinati a fare cose che non sono nell'ordine eli idee del Duce, o a subire pressioni tendenti a obbligarci a intervenire non quando il Duce crede eli inter venire. R itornando al p iano d i guer ra, per <juanto si rifer isce alla difensiva alla front iera alpi na, tutto è già stato studiato : occorre continuare accanitamente il lavoro, appena la stagione lo permetta, per raddoppiare e triplicare i nost ri siste mi d ifensivi là dove è necessario, ricorrendo, se del caso, a nche all'arruolamento d i operai civili per aumentare la for:<:a al lavoro. Ecc. Soddu - S i lavora dappertutto dal

I

0

gennaio.

Ecc. Graziani - Più che gli operai, manca il ferro. Si fa quel che è possibile. Noi abbiamo fatto un programma totalitario che si dovrà ragg iungere t1uando si potd : anche, eventualmente, ad emerge nza finita. fntanto facciamo quel che possiamo dove è più necessario, nei punti piLI pericolosi. Il problema del cemento è stato risolto, requ isendo tutto q uello disponibile. Ma, per il ferro, non si può d ire altrettan to. Le 23 .000 tonn. assegnate dal Cogefag no n sono sufficienti: a maggio si potrà atte nerne 2.ooo in più. Ricorriamo, già, acl ogni sorta d i ripieghi nelle installazioni per sostit uire il ferro con legno o pietra .

Ecc. Badoglio - Ma t utta la nostra preparazione è in d ifetto : siamo appena al 40 /~ e, in qualche settore, siamo a ncora più arretrati. Ho proposto a l Duce di limitare la chiamata a 8oo.ooo uomini per risparm iare serie di vestiario e lasciare 2oo.ooo contadini in più all'agricoltura. Egli prenderà le determi nazioni che crederà. Ecc. Soddu - Noi avremo I m ilione d i serie vestiario a l I " lug lio. Dovendo mobilitare non ne avremo disponibili più d i r milione e mezzo.


4 ()O

L ' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGI LIA DELLA 2" GUERRA MONDIALE

Ecc. Graziani - Saranno chia mate al r" maggio anche altre aliq uote. Ecc. Sodtlu - Si arri verà a r.roo.ooo uomini. Il Duce vuoi far costituire terzi battagl io n i e le terze batterie. Ecc. Graziani - Si potrebbero mandare in congedo i rich iama ti rivedibil i d i classi anziane i quali rappresenta no una zavorra i nutile e, sotto il punto di vista della disciplina, dannosa. Ecc. Soddu - Si tratta di 6o - 7o.ooo uomini. Ho già detto di largheggiare nelle e lim inazioni per difetti fisici. Potremmo mandarli via dopo 3 mesi. Ecc. Bculoglio - Per gua nto si riferisce alla Jugoslavia, pur ripetendo che è impossibile fare, ora, previsioni circa secessioJ1i e collasso colà, dubito che (lue llo Stato, con la c;erman ia da una parte e l'U ngheria, dall'altra, possa avere delle velleità. Ecc. Gmziani - Noi destin ia mo alla frontiera orientale solo r6 divisio ni (corpi d'ar mata V e XI, armata Po) aum entabili a ·22, a! massimo, per una offensiva in situazione favo revole, con concorso eli Germania e Ung heria. Diversamente anche 22 sarebbero insufficient i.

Ecc. Badoglio - Sono perfettamente d i questo parere. Q uanto all'offensiva nell'impero, essa è subordi nata allo stato rea le di pacificazione. Ora, da infor ma zion i che m i sono giunte, comincia un lavoro netto di inglesi e francesi per crearci imbarazzi. Se abbiamo lo Scioa, l'Amara e i territo ri immediatame nte a nord in subbug lio, le forze disponibili sono appena suffic ienti per tenere a posto l'impero. Ecc. Graziani - La situazione in A.O.I. è molto grave. L 'Ama ra è in rivolta . Il Goggiam è fuori del nostro dom inio. Mangascià comanda. T capi ribelli si battono tra d i loro : il governo di Ad d is Abeba assiste senza poter intervenire, così come faceva il negus. Nello Scioa, dopo 8 mesi d i inutili trattati ve, si sono iniziate le operazioni cont ro A bebé Aregai, il q uale, in q uesto periodo di te mpo, ha approfitta to per rifornirsi di mun iz ion i, ricevute, sotto i nostri occhi, da G ibuti. Di più, nostri ascari dello Scioa d isertano, portando ai ribelli a rm i e muniz ioni. La sit uazione nello Scioa è, così, vera menre grave. In caso di g uerra non c'è da farsi illusioni: la / ivolta divamperà nello Scioa e nell'Amara. Ect·. Badoglio - Il Maresciallo G raziani, con la sua competenza e la sua sensibilità dei luoghi dove è rimasto tanto a lungo, vi ha fatto un 'esposizione più precisa d i quanw abbia potuw fare io. Per mio conto, m i sono limitato a d ire : allo stato de i fatti bisog na, prima d i ogni altra cosa, paciFicare il territorio . Ecc. Graziani - Da una memoria inviata, recentemente, dal ge n. Dc Biase, risulta che il Viceré penserebbe di d ividere l' impero in tre grandi settori (Amara ed Eritrea; Scioa e Gimma; Harrar e Somalia) istituendo tre comandanti m ilita ri per togliere autorità in materia m ilitare ai governatori, da t rasformarsi in prefetti, e poter da re, così, ordini d iretti ai comandanti militari.


AL LEGATI

L'unità di comando è stata distrutta dopo che io ho lasciato l'impero. Bisogna dare ai prefeni l'aLI(Orità amministrativa e ai generali l'autorità militare. Quanto alle direttive eli carattere operativo il gen. De Biase ritiene che, date le m inacce esterne e le possibilità di rivolta, è meglio tenere le forze riunite e agire secondo le circostanze.

Ecc Badoglio - E' quello che faranno. Io mi sono associato alle di rettive eli massima per le azioni su Gibuti e nel Sudan più che altro per far ginnasticare le menti degli Stati Maggiori verso questi problemi, né più né meno di come, prima della battaglia d eli' Ascianghi, avevo dato incarico al gen. Babhini di studiare u n'azione su Cassala : volevo avere elementi di orientamento per il caso m i fosse toccaw di agire in quella direzione. Così sono stati fatti gli studi: però la precisazione che tutto dipende dalla situazione interna non lascia adito a dubbi circa la possibilità di attuarli.

Ecc. Graziani - Se gli inglesi vogliono portarci via l'Erit rea, possono farlo facilmente. Ecc. Badoglio - Più ancora che con le forze m ilitari, gli i nglesi agiscono col denaro e con le forniture eli armi. Ecc. Soddu - Le forze inglesi sono in aumento ai confini dell'impero. Ecc. Graziani - Possono agire su Gondar come su Gimma c Chisimaio. Conviene, quindi, dislocare le forze nei .punti più importanti e, poi, operare dove è più opportuno. Ecc. Soddu - Si tratta di uno schieramento più che eli un piano. Ecc. Badoglio - Circa l'azione a fondo della marina io dico che bisogna interpretarla nel senso di no n gettarsi a testa bassa contro le flotte inglese e francese ma di assumere una dislocazione, soprattutto con i sommergibili, atta a intralciare il traffico degli avversa ri. Ecc. Cavagna1·i - Una flotta si metterà a Gi bilterra e un'altra a Suez e noi asfissieremo dentro il Mediterraneo.

Ecc. Soddu - Sarà una guerra di corsa nel Mediterraneo, ma senza obiettivi. Ecc. Badoglio - Allo staro attuale delle cose non si possono fare previsioni. Il Duce è stato reso edotto perfettamente circa il grado della preparazione nostra, l'entità delle forze avversarie c le possibilità di queste. Di certo non vi è che una cosa: che il Duce vuoi riserbarc a sé la facoltà di decidere quando c dove l'Italia interverrà. Queste direttive strategiche, di la rga massima, devono serv ire come orientamento ma non sono effettive, perché la situazione può variare da un momento all'altro. Vi ho riuniti per leggervi le parole del Duce, sebbene già note, e, poi, perché tenevo a dirvi come sia necessario che la sua azione non abbia intralci da nostri contatti con i tedeschi, i quali, se si offre loro il d ito prendono il braccio.


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L'ESERCITO ITAI~I ANO MA-il VIGlLl/1 DJ>LL/1 2" GUERRA MO KD!,)LE

Nella Sua alm competenza e sensibilità, delle quali ha dato eccelsa prova durante la guerra d'Etiopia, governando con mano maestra gli eventi, Egli saprà decidere a momento opportuno. Sono lieto che il Maresciallo Graziani abbia ben chiarito la situazione in A .O .I. Io non ricevo che rapporti giornalieri imprecisi e monotoni. Ecc. Graziani - Tali rapporti non dicono pitt nulla. Non danno un quadro esatto della situazione. Ecc. Badoglio - Mancano idee chiare in proposito. Quando mi si chiese quanto tempo sarebbe occorso per la pacificazione dell' impero, risposi: al mi nimo 10 anni. Analoga situazione si è avuta in Libia . Durante la guerra mondiale ci siamo ridotti alla costa, in Tripolitania, e non è avvenuto altrettanto in Cirenaica perché ci siamo ve nduti alla Senussia. Dopo c'è voluto dal 1920 - 2r al 1933 per riconquistare, disarmare e pacificare la colonia. Solo gli inesperti abbreviano i tempi. Ecc. Graziani - Ricordo che, nel settembre 1937, ricevetti un telegramma col quale m i si ordinava che, per la fine di settembre, la ribellione nell'Amara dovesse essere stroncata. Ecc. Badoglio - Chi ha detto questo non aveva idea dell' impero, il quale, alle grandi distanze, accoppia una popolazione numerosa e bellicosa. Ecc. Graziani - Per la Libia sono stati previsti piani difensivi, sia ad occidente, sia ad orienre. Però l'Ecc. Balbo mme ancora l'idea d i un'offensiva verso l'Egitto. Lo Stato Maggiore ha dich·iarato di ritenerla impossibile, dati i mezzi di cui si dispone. Si può pensare ad essa solo in caso estremamente favorevole. Ecc. Badoglio - lo ho rimandato indietro il piano inv itando a impianta rne lo studio su nuove basi. Ecc. Graziani - Ciò non è stato sufficiente. L'Ecc. Balbo è ritornato alla carica. Per quanto si riferisce alla frontiera libica occidenrale, occorre dar mano alla linea Tripoli - Azizia - Garian. Contro questa linea, appoggiata, da un lato, al mare e, dall'altro, al deserto, i francesi si dovrebbero per forza fermare, anche se avessero sfondato in corrispondenza del Gebel o della costa. Però, su tale linea vi è contras to tra T ellera, che, non l'ha vista, c Gariboldi che subito la vide e la propugnò. Io ne ho discusso in una r iunione con Balbo, che capì l'importanza della cosa: ma il progetto è stato messo a dormire e non viene avanti. Ecc. Badoglio - Ho parlato al Duce a questo riguardo e Gli ho scritto. Bisogna, in Libia, dare una seconda linea (TAG) alla frontiera occide ntale, anche per accorciare i termini della nostra manovra e allu ngare quelli della manovra del nemico, e, poi, dare consistenza alla frontiera orientale. Ecc. Socldu - Il Duce ha approvato quest 'idea e ha detto che avrebbe dato i conseguenti ordini a Balbo. Ecc. Graziani - Bisogna accelerare p ina: la s.ituaz ione lo impone.

contatti come per la frontiera al-


ALLEGATI

Ho fa tto fare u no studio per vedere quanto tempo occorrerebbe a 'vVeygand per attestare la sua massa alla frontiera cirenaica. Ciò potrebbe avvenire in ro - r5 giorni. Il vero pericolo della Libia è l'esercito di Weygand.

Ecc. BadogLio - Questa massa, il cui comandante ha u na precisione di idee magnifica, ha una grande libertà d'azione e tiene in soggezione T urch ia, Grecia e noi. E tutti ricorderete quel promemoria, sia pure falsificato, nel quale si attribuisce a Weygand l'intenzione di dare una stretta alla Libia, contemporaneamente da est e da ovest. Se si calcolano le fo rze inglesi in Egitto (escluse le truppe egiziane malfide e poltrone) c si aggiungono i I)O - 2oo.ooo uomi ni, sempre in aumento, di Weygancl, si ottiene una tal massa che il pensare soltanto a una nostra offensiva da quella parte è semplicemente ingenuo. Ecc. Soddu - Bisogna mandar via Tellera. Ec·c. Graziani - Noi prevediamo tutto questo e non consideriamo il caso di un'iniziativa franco- inglese. Questo caso sarebbe da escludere? Ecc. Badoglio - Io non lo escludo. Ecc. Graziani - E' per questo che il Duce ha eletto che non dorme la notte nei riguardi della Libia. Ecc. Soddu - Bisogna risolvere il problema del comando in Libia. Qui sono in giuoco le sorti del Paese. Nessuno ha fiducia nell'attuale comando 1n Libia. Esso è in contrasto con tutti i comandi in sottordine. Ecc. Graziani - Tellera non dice la verità. Ecc. Badoglio - S i è provato due volte a mandare comandanti di armata m Libia. Si è avuta sempre una Eera lotta perché Tellera non li voleva. Tornerò dal Capo a riferire questi dati. Ecc-. Pricolo - Ritornando alla situazione generale, con un nostro intervento, nelle condizioni in cui siamo ora, nulla ci sarebbe da guadagnare e ci verrebbero precluse le possibil ità eli rifor nimento. Ecc. Cavagnari - Per quanto si riferisce alla marina, la situnione è oggi peggiore di quella che avevamo al I 0 settembre. Allora le forze francoinglesi erano largamente dislocate in Atlantico. Oggi, non essendovi pi ù navi tedesche in navigazione, esse tornano in Mediterraneo. Ecc. G1·aziani - Noi in questa situazione dobbiamo difenderci. Solo in caso di rotta avversaria ci muoveremo: se no, nulla potremo fare. Fisserò, per iscritto a Roana che non deve fare alcuna richiesta di mezzi né deve prendere alcun impegno per azioni in comune. Può prendere in esame l'acquisto d i materiali. Ecc. JJadoglio - Ma sempre senza impegnarsi. Ecc. Soddu - E ' anche da considerare che si sparpagliano i mezzJ

Jl1

tutte le direzioni. All'impero vengono assegnati 8 sommergibili, 100 aerei, alcuni gruppi da IO), da 149 e da 76 J40, batterie da 20, 6o ufficiali superiori e 200 capitani.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 " G UERRA MOND IALE

Ecc. Badoglio - Ho già detto per l'Egeo, in Commissione Suprema di Difesa, che, facendo sempre nuove assegnazioni, non avremmo perduto l'Egeo, ma avremmo corso il rischio di perdere l'Italia. Quando si ha il 40% di preparazione in Italia, quella degli altri territori deve essere adeguata a tale percento. Ecc. Gmziani - Per la Libia si pensa eli sopperire acl eventuali improvvise necessità, con trasporti aerei. Ecc. Pricolo - Sì, è vero. Con uomini : ma soltanto gli uomini.

50

apparecchi si possono trasportare

2.000

Ecc. Graziani - E' un'acrobazia. Ecc. Badoglio E' un mez~o al quale conviene ricorrere come « ultima ratio >> . Riassumendo: la situa~ione è estremamente delicata e noi lo comprendiamo. Dobbiamo mantenere la linea eli rendere sempre esattamente edotto il Duce di ciò che abbiamo e delle nostre reali possibilità: e oggi dobbiamo sentire più che mai questo nostro dovere. Ecc. Pricolo - Mi sembra che ci si facc ia troppe illusioni su offensive aero - navali. Le possibilità di queste sono pochissime. Ecc. G1·ctziani - Quanti apparecchi abbiamo? Ecc. P1·icolo - 2300 al I 0 agosto. Ma quello che è grave è dover fare uno :schieramento operativo senza un orientamento preciso. Se, ad esempio, si tratta di agire non solo conrro la Francia, ma anche contro la Jugoslavia, occorre una massa alla frontiera orientale. Ecc. Badoglio - Questa è una conseguenza della singolare situazione nella quale ci troviamo. Per ora stud iate. Riferite, poi, circa le vostre possibilità.

Alle ore

10 ,20

la seduta è tolta.

Roma, Palazzo Consiglio Nazionale delle Ricerche, 9 aprile 1940 - XVIII.

Nota . - Del presente verbale - segretissimo sono sta te fatte 6 copie destinate : - al Duce del Fascismo, Capo del Governo; - al Sottosegretario alla Guerra; - ai Capi di Stato Maggiore del R. Esercito, della R. Marina e della R. Aeronautica; - all'Ufficio del Capo di Stato Maggiore Generale.


Allegato

23

UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

N. 5298 - All .

1

verba le

Roma, n aprile 1940 - XVIII

Al Duce del Fascùm.o, Capo del Governo

OGGETTO:

Roma

Riunione dei Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate.

Ho l'onore di trasmettere a Voi, Duce, il verbale della riunione dei Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate da me convocati il 9 c.m . Da detto verbale risulta, essenzialmente, quanto segue: r. - L'avere io insistito più volte e categoricamente che per contatti con lo Stato Maggiore tedesco ci si limiti a scambi informativi, senza toccare e, ancor più, senza prendere alc un impegno di carattere strategico. Per materiali occorrenti, prendere direttame nte e, eli volta in volta, ord ini da Voi. Ciò perché, da informazioni avute, lo Stato Maggiore del R. Esercito si sta va avviando sulla strada di accordi operativi, il che io ritengo sommamente dannoso, data la estrema delicatezza del momento attuale che rich iede che a Voi s1a lasciata una completa libertà d'azione. 2. -

Una viva preoccupazione di tutti per la situazione m Libia.

3· - La situazione· nell'Impero è tale che, non appena noi entreremo in azione contro la F rancia e l'Inghilterra, avremo la quasi completa sollevaz ione nello Scioa, nell'Amara e Goggiam e, forse, anche negli altri Paesi, escluso il Galla Sidama e l'Harrarino. A m io avviso ciò non è ta nto da ascriversi a colpa dei d irigenti dell 'Impero, quanto ad un naturale fenomeno che sempre si manifes ta nelle colonie di recente occupate e non ancora pacificate. Ma, così stando le cose, è certo che le forze attualmente colà dislocate avranno un compito ben duro per contenere la sollevazione e difendere la colonia da aggressioni esterne. Ad ogni modo gli studi per eventuali operazioni sia verso Gibuti, sia verso Cassala sono già fatti. 4· - Incertezza dei Capi d i Stato Maggiore della R. Marina e della .R . Aeronautica sull'efficacia di una even.tuale a:<:ione offensiva, dati i numerosi ed onerosi compiti difensivi da assolvere e gli scarsi mezzi dis ponibili. 5· - Fondate preoccupa:<:ioni del Capo di Stato Maggiore del R. Esercito nel caso di un 'operazione verso la frontiera occidentale, per mancanza di artiglierie adeguate e, nel caso di azione contemporanea alla frontiera orientale, per deficienza di forze d isponibili. 30. - Mont.


466

L'ESERCn'O ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA MONDIALE

Ma tale situazione è stata chiaramente da Voi, Duce, subito vista: l'estensione delle nostre frontiere e la natura di esse è tale che le nostre forze, anche se la preparazione fosse completa, sarebbero sempre inadeguate per uno sforzo decisivo in qualsiasi settore. Così completato il q uadro, non si può che concludere che il nostro intervento non può essere redd itizio se non quando una poderosa azione tedesca che, per ora, non si può prevedere se avverrà in settore terrestre oppure in settore marittimo, abbia rea lmente prostrato a tal punto le forze avversarie da giustificare ogni audacia. Tale decisione, è evidente, è riservata a Voi, Duce; a noi spetta di eseg uire gli ordini Vostri.

Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato ·Maggiore Generale P. B ADOGLI O


Allegato

24

MEMOR TA DEL CAPO DI S.M. DELLA MARINA A MUSSO LINI

Roma, 14 aprile 1940 La direttiva ricevuta: Offensiva su tutta la linea del Mediterraneo e ju01·i deve essere interpretata e precisata. A tale scopo occorre stabilire gli obiettivi assegnati alla Marina. Se non si pensa a operazioni concomitanti delle tre Forze Armate per ccnseguire un im portante obiettivo strategico, il compito della flotta italiana sarà principalmente o esclusivamente quello di battere le forze navali nemiche. Queste saranno costituite da due ingenti complessi, operanti l'uno nel bacino orientale, l'altro nel bacino occidentale del Mediterraneo. Si aggiungeranno le non trascurabili forze navali turche, nello scacch iere dell'Egeo, e, probabilmente, quelle jugoslave in Adriatico. In un conflitto, come quello che ci si prospetta, l' inferiorità dei mezzi è aggravata dalla situazione geografica a noi avversa. Probabilmente non potremo neppur contare su d i una neutralità benevola della Spagna, che arrivi sino a facilitare una nostra eventuale occupazione delle Baleari c a concederci l'uso di porti spagnoli in Med iterraneo c di basi atlantiche per i nostri sommergibili. Dal p unto di vista geo - strategico, qualora l'Eserciw e l'Aeronautica fossero in condizione eli poter concorrere con mezzi adeguati all'impresa, sarebbe oggi per la Marina più va ntagg iosa la com1u ista della Grecia, che non quella delle Baleari. L'entrata in gue rra dell' Italia, a confl itto europeo così avanzato, trova inglesi, francesi e loro alleati in situazione molto vantaggiosa, poiché essi hanno già effettuato i propri trasporti e schieramenti di forze jn Mediterraneo. Viene così m eno la possibilità di ottenere i primi successi, profittando della crisi di apprestamento dei nemici. E' invece probabile il reciproco. Con la scomparsa della necessità di transito da Ovest a Est, in Mediterraneo, per gli Alleati, il nostro dis positivo del Canale eli Sicilia, finora definito perno della nostra manovra strategica nella guerra marittima, viene a perdere, in buona parte, del suo scopo e della sua e.ffìcacia. Se gli Alleati si pongono, con le loro forze navali principali, entro le basi agli estremi del Mediterraneo, in attesa del nostro esaurimento, difficile sarebbe realizzare una condotta di guerra decisamente offensiva con le nos tre Squadre di superficie. Anche la guerra dei sommergibili potrebbe avere, in Mediterraneo, scarsi risultati, ta nto p iù perché il traffico mercantile sarebbe totalmente inesistente. In Atlantico, la mancanza eli punti di appoggio e l'ormai organizzato convogliamento dei piroscafi attenuerebbero considerevolmente l'efficacia della nostra guerra eli corsa.


In quanto alla guerra d i m ine, è noto che i fondali del Mediterraneo non si prestano a realizzarla con i mezzi e i risultati della Marina tedesca nel Mare del Nord. Se poi gli Alleati assumeranno invece una condotta di guerra decisamente aggressiva contro l'Ital ia, per neutralizzarla rapidamente, lo scontro tra le opposte forze navali principali potrebbe verificarsi presto e con ingenti perdite dalle due parti. Però i nostri nemici avrebbero ben più largo margine per fronteggiare i danni c per supplire all'usura dei mezzi. La nostra guerra offensi va sul mare potrebbe così, se non subito, ben presto mutarsi in guerra difensiva. Mancando quindi la possibilità di conseguire obiettivi strategici Im porrami o la sconfitta delle forze navali avversarie, non sembra giustificata l'entrata in guerra dì nostra in iziativa, con la prospettiva di dove rci mantenere sulla difensiva anche in mare. Le nostre forze navali, di superficie e subacquee, sono totalmente pronte ad affrontare una guerra, se considerata a sé stante. Ma la loro efficienza e la loro capacità di resistenza sono preg iud icate dalle seguenti cause : · - trop po scarsa aviazione da ricognizione marittima, e, dato lo schieramento avversario, probabile non sufficiente concorso alle operazioni sul mare dell'Arma Aerea; - deficienza delle nostre basi nel numero e nell'attrezzamento, specialmente in considerazione dell'immancabile persistente offensiva aerea del nemico e della vicinanza delle sue basi aeree; - deficienza del naviglio silurante da attribuire ai Comand i dei vari scacchieri e da assegnare alle Squadre come riserve. Qualu nque sia il carattere, che la guerra potrà assumere in Mediterraneo, ingente sarà, alla fine, il bilancio delle nostre per·d ite navali. Alle trattati ve di pace l'Ttalia potrebbe giungere non soltanto senza pegni territoriali, ma a 11che senza flotta e forse senza Aeronautica. C..WAGKARI


Allegato

25

UFFICIO DEL CAPO DI S.M. GENERALE

Prot. n. 53o6 j S.

Roma, 13 ap rile 1940

Al Duce del Fascismo , Cap o del Governo

Roma

OGGETTO: Situazione m ilitare complessiva nostra, nelrattuale momento internazionale.

L'Altezza Reale il Viceré è stato da me e mi ha fatto un 'ampia relazione della situazione dell'Impero, sia nei riguardi interni, sia in rcla:t.ionc alle forze franco- inglesi ai nostri confìni. L'Altezza Reale mi ha anche accennato ad un suo progetto di divisione in settori militari di tutto il territorio, lasciando a i governatori civili le funzioni amministrative. Attendo di avere dati più precisi sull 'argomento per poter esprimere su di esso il mio parere, dato che l'ultima legge sulle attribuzioni Jel Capo di Stato Maggiore Generale m i rende anche responsabile della preparazione bellica delle ter re di oltremare. Secondo quanto mi ha riferito l'Altezza Reale il Viceré, e che ha già comunicato a Voi, D uce, Egli stima che, in caso di nostro intervento sarà g ià, per Lui, un compi to molto diffìcile quello di mantenere i punti più importanti dell'Impero. Esclude assolutamente di poter, salvo casi eccezionalmente fa vorevoli, effettuare azioni offensive sia verso Cassala, sia verso C ~ibuti. Ciò corrisponde a quanto il Maresciallo G raziani ha riferito nella riunione dci Capi di Srato Maggiore da me tenuta il 9 corrente e della quale ho inviato a Voi il verbale. Con ciò si deve concludere che, dato lo stato della nostra preparazione militare, qualora fosse deciso l'intervento, saremmo obbligati alla difensiva su tutti i settori terrestri. Si può contare, iin ma re, su di un ·azione di sommerg ibili e velivoli. Ma il clatulo che si può produrre agli avversari sarebbe ben poca cosa rispetto a quello da noi subìto con l'inte rru zione completa di ogni rifornimento marittimo. Questa è la situazione nella quale siamo stati posti dall'intervento in guerra della Germani a tre ann i prima del fìssato. Non ci resta, quindi, che continuare come meglio possiamo, la nostra preparazione militare ed atte ndere che avvenga l'urto decisivo fra i contende nti, per poter intervenire quando lo stato di prostrazione degli avversari ci elia speranza d i successo.


470

L' ESERCI.T O ITALIANO ALLA VIGILI ;\ DELLA 2 " G UERRA ~IONDIALE

E ' questa una linea d i condotta sommamente delicata. Ma, Voi, Duce, avete, con mano tanto ferma, guidato le sorti della Patria in altre circostanze altrettanto difficili e così farete nell'attuale tragica situazione. Il Mm·esàallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale P. BADOGLIO


47 l

ALLEGATI

---------------------------------------Allegato

PROMEMORIA PRESENTATO DAL GEN. VO

26

RTKTELE::--J

IL IO APRILE 1940 r. li Comando Supremo delle Forze Armare germaniche prega S.E. il Generale Roana di volere venire al più presto a Berlino per intervenire alla conferenza dei Capi. Si propone per l'arrivo il giorno 16 del m.c. Sono previste le seguenti conferenze: a) conferenza con il Generaloberst Keirel allo scopo di fissare le basi operative per una cooperazione l taio- Germanica; b) colloqui con lo Stato Maggio re dell'Esercito relativi alle preparazioni per una comune azione d i guerra. 2 . Il Generalobcrsr Keitel mi ha incaricato di sottoporre allo Stato Magg iore Italiano alcune domande preliminari relative alla preparazione della conferenza operativa. Sarebbe molto gradita una risposta in materia, dura nte la conferenza a Berlino. Il Comando Supremo delle Forze Armate germaniche ~ dell'opinione che la guerra terrestre sarà decisa in prim'ordine a mezzo dell'annientamento delle Forze Armate terrestri anglo - francesi. K el momento in cui il Duce sarà dell'opinione che il momento favorevole all'intervento italiano sia venuto, i procedimenti dell'azione italiana devono già essere fissati c preparati per dare all'azione l'effetto più rapido e decisivo possibile. All'intervento italiano si offrono le seguenti possibilità:

a) spedizione di circa 20 a 30 divisioni nella Germania meridionale e, superata la linea nemica dell'alto Reno da parte delle truppe germaniche, impiego di questa massa sull'ala sinistra germanica. In seguito a tale operazione, avanzata attraverso i Vosgì in direzione all'Altipiano di Langres. Questo impiego offrirebbe nello svolgimento delle azioni la possibilità dì dirigersi verso sud aprendo così il fronte alpino; b) offensiva italiana sul fronte delle Alpi;

c) operazioni italiane in Africa. L'Alto Comando delle Forze Armate germaniche dà le maggwn possibilità di successo alla proposta a), pregando che il Generale Roatta sia autorizzato di prendere posizione in materia all'occasione del suo soggiorno a Berlino. 3· Sotto la direzione del Generale di Corpo d'Armata von Stulpnagel

è stato formato uno Stato Maggiore speciale, composto di ufficiali di tutt'e tre parti delle Forze Armate, collo scopo dì preparare in strena collaborazione coi competenti ufficiali italiani la cooperazione ltalo- Germanica. In relazione alla suddetta proposta a) è stato preparato l'annesso questionario n. I.


472

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DEllA 2' GUERRA MONDIALE

·el medesimo tempo sarebbe di grande importan7.a sapere in quale modo le Forze Armate italiane avranno bisogno degli aiuti materiali da parte delle Forze Armate germaniche, presupposto che l'intervento italiano sarebbe effettuato già fra breve tempo rispettivamente nell'anno 1940. Si considererebbe utile che il Generale Roana nei colloqui previsti a Berlino sarà accompagnato da un ufficiale superiore dell'Aeronautica italiana. 4· Indipendentemente da ques ta conferenza de i Supremi Capi e da l suo risu ltato, il Capo d i Stato Maggiore ge rmanico p rega di voler entrare al p iù presto possibile in colloqui sui problemi logistici sulla medesima base, sulla quale si sono svolti con tanto successo i colloqui del le commissioni ItalaTedesche per i trasporti. Dato che i dirigenti competenti deii' Inrcnclcnza germanica attualmente non sono disponibili per potere intervenire a dei colloqui a Roma, si prega di volere gentilmente mandare quanto prima una delegazione italiana a Berlino. Come basi per tali colloqui viene proposto l"allegato questionario.

QuESTIONARio N.

I

Quante d iv isioni saranno d ispon ibili per il supposto a) (sped iz io ne di divisioni italiane in German ia), - quante di loro saranno divisioni alpine, - quante divisioni da montagna, - quante divisioni celeri o corazzate? 2 " - Quali comandi superiori sono previsti> 3" - Di quante batterie saranno dotate le artiglierie di corpo d 'armata e d'armata? Verranno messe a disposizio ne batterie con affusto fe rroviario? 4" - Quali reparti del genio (artieri, zappatori, ecc.) e co1 1 quale materiale da ponte saranno p revisti (nu mero e capacit?i)? 5" - Inoltre quali formazioni d i trasm issioni c quali tru ppe speciali (repa rti fumogeni)) 6" - Quali formazioni dell'arma aerea saranno disponibili, a) sottoposte all'esercito, b) dell'arma aerea operativa? Quali forze controaeree sono prcvistcr 7" - Saranno adoperabili carburanti tedeschi> 8" - Sarà possibile di effettuare la riprodu z io ne del le necessarie carte geografiche in Italia? Saranno adoperab ili i nostri elenchi eli coordi n:Jte? 9" - Quanti g iorni dopo l'emanazione dell'ordine decisivo de l Capo del Governo potrà partire il primo trasporto ferroviario di truppe? 10 ' - Quanti interpreti saranno disponibili? 1 I n - Per tutte le questioni logistichc sarà utile una conferenza speciale. Il questionario n . II, relativo alle questioni di questo genere, sarà dato a parte. 1" -


47 3

:\L LEGATI

Allegato

27

COMANDO DEL CORPO DI S.M.

PRoMEMORI A PER

n. DucE

CIRCA LE PROPOSTE PRESENTATE 1L TO i\PRlLE DALL'ADDETTO )1!UTARE GERMANICO

11 Generale von Rintelen, rientraro da Berlino (dove era stato chiamato per ricevere istruzioni in vista del prossimo noto contatto fra S.M.), ha presentato l'annesso promemoria. Per il caso che si ritenesse di prendere in conside razione i punti eli vista 111 esso conte nuti, si esprimono i giudizi seguenti :

I. - Il comando supremo delle F.A. germaniche considera che l'intervento italiano si manifes ti solto forma di offensiva, c che questa venga sferrata: - all'ala sinistra dd fronte germanico; - o sul fronte alpino; - o in Libia. Propende nettameme per 1::! prima forma. II. - Orbene l'offensiva libica è da scartare perché l"esercito italiano non dispone delle unità e material i ad essa ind ispensabili (essenzia lmente carri a rmati, a utoblindo ed a rtiglierie). Tali mezzi dovrebbero perciò essere germanici; cd il loro p1·evenlivo traspo rto in A.S. produrrebbe quasi cenamente un conflitto anzitempo, d' iniziativa avversaria, che è conven iente evitare (sui trasporti a conflitto iniziato non è prudente contare). III. - Le altre forme di offensiva potrebbero invece essere prese in esame. L'offensiva alpina si presenta notevolmente più difficile perché importa una battaglia di rottura c la successiva penctrazione m una fascia montana profonda e dai numerosi arroccamcnti. Ma è di più agevole preparazione, c d i fisionomia più spiccatamente italiana. Essa suppone: neutral it~ jugoslava assicurata (per poter disporre ad ovest di una sufficiente massa di manovra); disponi bilità, a momento opportuno, eli ar tiglierie c d i mezzi corazzati german ic i. IV. - L'offensiva all'ala sin istra germanica è assai meno difficile (perché non si tratta di sfondare il fronte avversario, ma solo di sfruttare lo sfondamento ottenuto dai tedeschi), ma ha una fisionomia meno italiana della precedente cd è attuabile solo in secondo tempo (perché i trasporti non si potrebbero attuare - almeno completamente - prima che fosse delineato il nostro intervento).


474

L' ESERCITO JT,\LJ,\NO 1\ I.LA VIGILIA DEI.I.A 2 ° GUERRA MONDIALE

Detta offensiva suppone, come quella alpina, la neutralità jugoslava ed il completamento delle nostre truppe (da effettuarsi sul posto) con unità di aniglieria, carri, ecc., germaniche. Essa suppone inoltre che la situazione s ia tale da 11ietare all'avversario di agire offensivameme contro di noi sulle Alpi (perché se tale offensiva fosse pre veclibile, non ci sm·ebbe assolutamente possibile stornare forze a profitto d i altri teatri operativi). V. - Dato che le forze italiane destinate alla madre patria continentale comprendono 49 divisioni, che la neutralità jugoslava permetterebbe di trarre dall'Albania 3 divisioni (totale 52), e che sarebbe necessario di lasciare alla frontiera alpina francese ed a sua riserva - anche nella migliore delle ipotesi una trentina di divisioni, sarebbero disponibili per il corpo di spedizione in Germania una ventina di divisioni (nelle quali si dovrebbe comprendere !"Armata del Po). E ' chiaro che in questo caso il nostro fronte alpino dovrebbe mantenersi nella più assoluta difensiva, e che potrebbe accingersi ad avanzare solo quando le operazioni svolte su l teatro germanico i nducessero le forze fra ncesi delle Alpi a ripiegare. VI. - Comunque non bisog na perdere di vista la eventualità che le potenze occidentali, realizzando che l'Italia sarà incluttabilmente, presw o tardi, contro di loro, si decidano ad attaccarci o provocarci in g uisa tale da condurci prematuramente al conflitto. In vista di ciò occorre, indipendentemente dai provvedimenti per l'intervento offensivo, rinforzare al più presto la consistenza difensiva -controffensiva deUa Libia, e quella difensiva delle Alpi occidentali. E poiché la nota de(icienza di materie prime ci vieta di provvedere 1·apidamente a ciò con mezzi nostri , sembra desiderabile che la Ge rmania concorra sia con materia l i finiti (filo eli ferro spinato - torrette - piastre pezzi anticarro - cavi telefonici - attrezzamenti interni delle opere - pezzi controacrei mobili; e, per la Libia, carri armati medi ed autoblindo - solo ma teriale), sia con materie prime ·e macchinari di fabbricazione. VII. - Occorre infine tenere presente che i n caso di conflitto (conflitto che bisogna prevedere di una certa durata) il Reich dovrebbe cederci materie prime e materiali per sopperire - m parte - ai nostri consumi di guerra.

Ciò posto: l. - Rimanendo fermo il concetto attuale (che l'esercito ita lia no - in caso d i intervento - si mantenga inizialmente in difensiva, t ranne che in t\.0 .1.), non si possono prendere in considerazione i punti eli vista germanici. In questo caso il prossimo contano di Berlino dovr:1 limitarsi ad uno scambio di idee generali, ~enza impegni di sorta.

Il. - Nel caso, invece. che si ritenga di prendere in considerazione le proposte germaniche, occorre determinare :


ALLEGATI

475

a) se intendiamo di intervenire con u n corpo di spedizione all'ala sinistra germanica, o condurre un'offensiva alpina; b) nella prima ipotesi, se l'Ecc. Roatta è autorizzato a trattare con Berlino (in linea generale, o secondo il questionario per tale eventualità presentato dallo S.M. tedesco), le questioni riguardanti il corpo di spedizione in German ia; c) in questa stessa ipotesi, se deve accompagnare detta Eccellenza un rappresentante della R. Aeronautica (il quale, per la parte aeronautica, dovrebbe poter trattare le stesse questioni, e nella stessa misura, dell'Ecc. Roatta); d) nell'ipotesi di offensiva alpina, se si può trattare di quei rinforzi germanici che sarebbero (a momento opportu no) necessari per la battaglia di rottura. Ill. - Rimane infine da stabilire se, tanto nel caso I che nel II, si debba trattare della cessione sin da ora da parte germanica dei materiali necessari per affrettare la piena efficienza difensiva della Libia e del fronte alpino, e del concorso del Reich (conflitto durante) per far fronte ai nostri consumi di guerra. GRAZIANI


4 76

t'ESERCITO ITALIANO bLl-i\

VI GILI,~ DELI-A 2 " GUERRA MON DIAl-I!

Allegato

28

UFFIC IO DEL CAPO DT STATO MAGGIORE GENERALE Prot. n. 5318 f S.

Roma, 15 aprile 1940 - XVIU

Al Duce del Fascismo, Capo del Govenw

Roma

OGGETTO : Proposte german iche. Il Maresciallo Graziani mi ha rimesso copia delle proposte presentate dall'Addetto militare germanico nonché copia delle sue osservazioni, inviate a Voi, D uce. E' mio dovere dire il m io pensiero, sia sulle proposte germaniche, sia sulle considerazioni del Maresciallo Graziani. Anzitutto, però, mi sembra indispensabile che sia risolta una questione gerarch ica di vitale impo rta nza, come ho g ià accennato nel mio foglio n. 528 1 del 4 corrente, al terz'ultimo capoverso (comma 4°). P er la materia operativa non d ipende il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal Capo di Stato Maggiore Generale? Se tale dipendenza esiste, il Capo di Stato Magg iore dell'Esercito deve dirigere a me ogn i quesito che rifletta ramo operativo, spetta ndo a me di presentare proposte e di ricevere da Voi, D uce, gli ord ini. Se così non fosse, se io, cioè, fossi considerato come u n semplice consulente, io non potrei conti nuare nella carica di Capo eli Stato Maggiore Generale che ha, sia nella tradizione, sia per quanto avviene alrestero, sia, infine, nella pubblica opinione, attribuzioni e conseguenti responsabilità ben più importanti che non quelle inerenti alla consulenza. E poiché la nostra storia militare è, dolorosamente, piena di attriti e di poco soddisfacente funzionamento dei Comandi per una non netta precisazione delle singole attribuzioni, così io prego vivamente Voi, Duce, d i voler, sin d'ora, stabilire nettamente la sfera di azione d i ognuno. Lo Stato Maggiore germanico r itiene conven iente, più di tutto, l'invio d i 20 a 30 div isioni sul Reno, sulia sinistra dello schieramento tedesco. Naturalmente, questo invio dovrebbe essere fa tto dopo scatenata l'offensiva tedesca sul fro nte terrestre e solta nto dopo che sia delineato un grande successo. In conclusione, noi andremmo a fa r la parte eli truppe di secondo ordine, che potrebbero essere adoperate soltanto dopo che le truppe tedesche avessero sfondato e messo a mal partito le forze franco - inglesi. Io non ri tengo che Voi, Duce, che tanto fieramente sentiste e canto alto avete tenuto il prestigio italiano nel 1935 e 1936 davanti alla mi naccia mondiale, potreste am mettere un sim ile i mp iego delle nostre forze armate.


.~LLECATI

477

Ma vi è, poi, ancora un 'altra comide razionc, puramente tecnica, da tener presente. Lo Stato Maggiore germanico prevede l'urto nel 1940. Quante di visioni avremo noi complete nell'estate d i quest'anno? E se si deve ben guardare le Alpi, c rinforzare la Libia, e tenere in osservazione la Jugoslavia, di quali forze noi disporremo per inviarle nel teatro di operazioni tedesco? Questa risposta la deve dare l'Eccellenza il Sottosegretario alla G uerra. Il Maresciallo Graziani esclude la possibilità di uffens iva in L ibia. Sono anch'io dello stesso parere, non solo, ma sono convinto che bisognerà ancora rinforzare quel Corpo di operazioni, perché il rapporto delle nostre forze con quelle dell'avversario è troppo esiguo, anche per una semplice difensiva. Per una eventuale offensiva nell'Impero ho già scritto il mio pensiero con foglio n. 5306 dd 13 corrente. Rimane lo scacchiere delle Alpi. E' notorio che si tratta d i uno scacchiere d i difficile montagna, profondissimo, e nel quale, da tempo, i Francesi hanno accumulato mezzi difensivi di ogni genere. Ma una nostra fort<.: pressione in questo teatro d i operazioni, se pure non darà risultati risolutivi, ohbl ighcrà, pur tuttavia, i Francesi a tenere in esso notevoli forze che mancheranno sui campi eli battaglia del nord. All'inizio del conflitto fra nco - anglo - tedesco erano dislocate sulla nostra frontiera alpina, se pure col semplice compito di osservazione, fino a una ventina di divisioni francesi, che certamente verrebbero aumentate di fronte ad una nostra azione. Perciò, a parer mio, una eventuale a7.ione sulle Alpi non è da escludere in modo assoluto. E sono, pure, del parere che si debbano, a momcmo opportuno, richiedere allo Stmo Maggiore germanico i mezzi tecnici di artiglierie e carri armati che a noi mancano per questa azione. Ma, allo stato anuale del confliLto, quando ancora nessuna azione decisiva è nemmeno delineata (giacché le operazioni nello scacchiere danese c norvegese non sono risolutive) non m i sembra conveniente, in alcun modo, di iniziare conversazioni che non possono essere che impegnative nel campo strategico con lo Stato Maggiore germanico. Jo continuo a ritenere che, dala la d iflìcile situazione in cui siamo stati posti dalla German ia, con la sua azione che ha preceduto di tre a nni i termini fi ssati, sia indispensabile a Voi, Duce, di ave r intera libertà per scegi ierc c tempo c d irezione del nostro intervento. l/ lv[aresciallo d 'Italia Capo di Stato Maggiore Generale B M>OC LIO


478

L'ESERCITO ITALIAKO ALL,\ VIGIL!A DELLA 2 A GUERRA MONDI ALE

Allegato

29

VERBALE DELLA RIUNIONE D EL 6 MAGGIO 1940 PRESIEDUTA DAL CAPO l)I STATO M AGGIORE GENERALE

Presenti :

Ecc. Ecc. Ecc. Ecc. Ecc. Ecc.

Badog lio. T eruz:t.i. Soddu. Graziani. Cavagnari. Pricolo.

Segreta1·i : Colonnello Ganclin. Capitano eli vascello Bestagno. Colonnello A.A . Ravagli.

Alle ore 9 S.E. il Ca po di Stato Maggiore Generale apre la seduta prendendo la parola.

Ecc. Badoglio - Il Duce mi ha scritto una lettera, pregandomi di riunire i Capi di Stato Maggiore delle FF.AA. e di invitare alla riunione anche il Ministro dell'Africa Italiana ed il Sottosegretario alla Guerra, per trattare circa l' invio di ulteriori rinforzi in Libia. Stabiliamo bene il punto d i · partenza, e cioè, qual i forze abbiamo ora nell'Africa Settent rionale. Lasciamo da parte il numero delle d ivisioni, perché, io tal modo, non avremmo idea esatta della for1.a disponibile, tanto piì:t, poi, che le nostre divisioni non sono omogenee rispetto a quelle del nemico. Vediamo invece quanti uomi ni abbiamo. Presentemente in Libia, nei due settori, orientale ed occidentale, ne abbiamo circa 140.000. I francesi in Tunisia, Algeria e Marocco hanno circa 314.000 uomini, mentre gli inglesi e gli egiziani in Egitto ammon tano a circa too.ooo uomini. In totale 400.000 contro i nostri 140.ooo. Vi è poi la massa di Weigand, che può affluire completa verso l'Egitto e premere sulla nostra frontiera od essere destinata ad altri scopi, per esempio in Grecia, dove potrebbe agire contro di noi alla frontiera albanese. Le foru: di Wcigand ammontano a circa 200.000 uomini. Ecc. Cavagnari - Altri rinforzi arri vano dall'Australia. Ecc. Badoglio - Sì, gli inglesi hanno d iversi serbatoi, il sud - africano,


ALLEGAT I

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l'australiano, l'indiano; però noi considereremo la situazione attuale. Le forze che noi possediamo sono troppo esigue. Il Duce è molto preoccupato per questa situazione e vuole che siano aumentare le truppe, affinché si possa fare un 'onorevole resistenza . Ripeto che il concetto strategico del Duce è: << chiudere le porte di casa in tutti i settori >>. Si è parlato, è vero, di un'offensiva contro la Jugoslavia, ma ciò non vuoi dire che si dovrà fa re : occorre aver pronti gli studi per agire offensivamente, se la situazione lo richiederà. Tornando alla Libia, occorre anzitutto mettere sul piede di guerra le unità. L'Eccellenza Soddu ha fatto il computo di quanto occorre per fare ciò?

Ecc. Soddu - Occorre richiamare 90.000 u . oltre il 1916, che è già affluito. Ecc. Graziani - Preciso. La for7.a atUJale delle divisioni in A.S. è di 9.200 u. Col battaglione complementi supera i 10.000 u. sempreché questi battaglioni complementi vengano inviati. Una divisione cosiffatta permette la massima capacità operativa e nchiede la minima attrezzatura logistica. Per raggiungere però la forza di JO.ooo u. per d ivisione, ì: necessario provvedere al rich iamo d i altri so.ooo u., oltre le aliquote del 1916 già in corso di richiamo. Ecc. Soddu - Sono d'accordo perfettamente con l"Eccellenza Graziani, col quale abbiamo fatto gli studi insieme. Si arriverebbe, in totale, a circa 200.000 u. Ecc. Radoglio - Quindi, portando sul piede di guerra le unità, s1 avrebbe un aumento di 8o.ooo u. Ecc. Teruzzi - Bisogna tener presente che la forza attualmente in Libia

è di rjo.ooo u. che dovrebbero essere 23o.ooo, perché circa Go.ooo sono in licenza illim itata.

Ecc. Badoglio - Per questo ho detto che partiamo dal la for:.c,a esistente, e cioè da 13o.ooo u. che, con gli altri 8o.ooo da inviare, fanno 2ro.ooo. Quindi, il primo provvedimento da prendere, è quello di fare questi richiami. Con ciò si porterebbe la nostra forza alla metà di quella del nemico, senza contare, naturalmente, l'esercito di vVcigand.

Ecc. T eruzzi - Vorrei sapere se questo provvcdimenro prevede la costituzione del terzo reggimento presso le divisioni. Ecc. Soddu - No. Jl Duce ha deciso di non darlo. Ecc. Radoglio - Ora d : un'altra questione da risolvere. Sono state immag inate come formate quattro divisioni cc.nn. che, se avessero dovute essere impiegate subito, data la deficienza dei quadri e del personale, avrebbero reso ben poco. Abbiamo visto, del resto, che per le cinque divisioni da impiegare in A .O.I. prima dell'invio si è dovuto compiere un lungo periodo di preparazione e di addestramento. Delle quattro divisioni cc.nn. se ne potrebbero formare tre c una quarta divisione potrebbe essere costituita col comando della quarta divisione, col reggimento artiglieria divisionale e con due reggimenti dell'Esercito, che dovrebbero essere inviati dall'Italia.


480

L' ESERCI TO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA :2"' GUERRA MONDBLE

L'aumento di forza che si avrà con l'invio di ques ti due reggimenti, è compreso negli 8o.ooo necessari per portare sul piede di guerra le unità?

Ecc. Soddu - No, non è compreso. Ecc. Graziani - Allora è inteso che rimangono tre division i cc.nn. Ecc. Te1·uzzi - Noi rimpatrieremo una parte della quarta divisione, quella non idonea, c la massa restante servirà per rafforzare le altre divisioni. Ecc. Graziani - In defin itiva, un corpo d 'armata rimarrebbe composto da due divisioni cc.nn. come adesso, e un altro corpo d'ar mata sarebbe composto da una divisione cc.nn. e una d ivisione del R. Esercito, ottenuta con la trasformazione della quarta divisione cc,nn. con l' invio di due reggimenti dall'Italia. Ecc. Badoglio - Credo che abbiamo esaminato la migliore soluzione. La sottoporrò al Capo del Governo per potervi impartire gli ordini del caso. Ecc. Soddu - Al Ministero della Guerra siamo già pronti per passare all'attuazione di questi concetti. Ecc. Badoglio - Il problema relativo all'Aeronautica non lo tratto adesso, Voglio parlame prima col Duce. Comunque si tratterà di aumentare le scorte, perché l'invio eli altre unità aeree non ci preoccupa. Ecc. Pricolo La situazione delle scorte è già stata mandata al vostro ufficio, Eccellenza. Ecc. Badoglio - Resta quindi inteso l'invio in Libia: - di 8o.ooo u . per portare sul piede di guerra le unità; - di due reggimenti di fa nteria resisi disponibili per lo scioglimento eli una delle divisioni meno pronte. Con quest'ultimo provvedimento, quale aumento di forza si avrà? Ecc. Soddu - Altri ro.ooo u. Ecc. Badoglio - Quindi, in totale, avremo 13o.ooo cioè 220.ooo u.

+

8o.ooo

+

ro.ooo

Ecc. Soddu - Sì: sono 22o.ooo. Ecc. Cavagnari - Vorrei chiarire alcuni punti, per guanto riguarda i trasporti, affinché la Marina possa orientarsi. E' già stato scritto allo Stato Maggiore dell'Esercito, proponendo che il materiale sia spedito in anticipo. Per i futuri t1·asporti vorrei sapere se essi saranno eseguiti con lo stesso metodo seguito fi nora, cioè alla spicciolata, o se, invece, dovranno essere eseguiti col sistema dei convogli. Ecc. Soddu - Col sistema usato Finora. Ecc. Badoglio - Conviene mandarli alla spicciolata. Ecc. Cavagnari - L'invio in convoglio può destare allarme.


ALLEGATI

481

Ecc. Gmziani • T ornando al tema della Libia, per quanto si riferisce alla linea Tagiura- Azizia- Garian bisogna accontentarsi di quanto sarà possibile fare in relazione ai mezzi disponibili. Il progetto Gariboldi è, per contro, molto oneroso.

EG·c. Badoglio - E' inutile prendere provvedimenti che avranno attuazione nel r944· Noi abbiamo già il campo trincerato di Tripoli che termina a Suani beni Aden. Ad ovest di Azizia vi sono colline che si prestano magnificamente per una difesa e poi vi è il Garian. Bastano colà dei lavori occasionati in questo momento. Abbiamo visto il valore delle trincee anche quando costruite in fretta. Ecc. Soddu - E' però una questione da chiarire bene. Ho avuto una lettera personale del Ministro Teruzzi, dalla quale risulta che in Libia o non si è capito o 11011 si vuol capire al riguardo di tale linea. Essa deve essere mantenuta? Si farà quando si potrà; adesso non c'è tempo. Ecc. Graziani - E non ci sono neanche i mezzi. Ecc. Badoglio . Lo chiarirò subito con il Capo del Governo e scrivcrb una lettera dove prec iserò come stanno le cose.

Ecc. Graziani - Il P.R. 12 chiaramente definisce che cosa si debba fare. Se, fin dall'inizio si fosse vista bene la funzione della linea T ripoli· Azizia · Garian essa avrebbe avuto lo stesso carattere di chiusura che ha quella fran cese fra il mare c gli Chotts. Non essendo stato fatto ciò all'inizio, ora non abbiamo i mezzi. Ecc. Badoglio - E poi mancherebbe il tempo. Occorre fare lavori cam· pali. 11 terreno si presta bene al riguardo. Alle ore 9,3o la seduta è tolta.

31. - Monr.


4 82

L'ESERCITO ITALIANO AI, LA VIGILIA DELLA 2~ GUERRA MOI':DIALE

Allegato

30

MINISTERO DELLA GUERRA GABINETTO

Roma, 13 maggio 1940 - XVIII

PRoMEMORIA PER IL

DucE.

RICHIESTE D I MATERIALI PER L' A.S.

Ecc. Mar. Balbo mi ha inviato copia della lettera che Vi ha diretto per prospettare le necessità della Libia. L'esposto dà la sensaz ione che l'organizzazione d ifens iva e bellica in. generale della Libia è ancora insufficiente per far fronte alla situazione. Vi è noto lo sforzo che Vo i avete fatto si nora com pie re per la Libia c Vi sono note le condizioni di relatività dell'effìcienza dell'esercito in Patria e nelle altre terre d'oltremare. Le richieste del Comando Superiore forze armate Africa settentrionale sembra prescindano dalla situazione generale c tengano conto solo di quella della Libia. Si cercherà di fare tuno il possibile per venire incontro ai bisogni della Libia, ma la situazione reale delle dotazioni e degli allestimenti non molto permette: nel foglio allegato indico ciò che al massimo può essere subito inviato e le previsioni per gli ulte riori invii. E' da considerare che queste spinte improvvise ad agire a favore di vari settori (A.O.I., Egeo, Libia), come se fossero teatri di operazioni a sé stanti c al cui apprestamento bellico non dovesse provvedere un 'unica organ izzazione militare, date anche le alte personalità che ne sono a capo, possono finire coll'interferire dannosamente nella situazione generale dell'efficienza bellica del Paese. E' opportuno pertanto che le richieste del Mar. Balbo non siano esaminate come problema a parte, ma considerate da Voi Duce, nel grande quadro generale, interessando in merito l'Ecc. il Capo di S.M. Generale cd il Capo di S.M. dell'Esercito.

Segue: Annesso


ALLEGATI

ANNESSO ALL 'ALL.

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MINISTERO DELLA GUERRA GAJ31NETTO

PosstslLJTÀ CIRCA IKvn MATERIALI RicHIESTI

LmrA

A) Per sistemcezione difensiva frontiere. Mitt·. Fiat 35: richieste 1.788. In viaggio 500; altre 900 saranno inviate entro luglio. T ota"!e 1.400. Insieme alle armi, inviate muntzJOm. Pezzi anticarro da 47 / 32: richiesti J90. Ne saranno inviati 120, di cui 50 allestiti per Romania. ln tal modo però arrestato temporaneamente aumento dotazioni esercito in Patria. Rt1·. da 77 / 28 : richieste 23. Possibile l'invio fra 6 - 8 m t'SÌ traendole da materiali in riparazione. Elementi di corazzatura: invii grad uali mensili d::~ terminare, in b::~sc produzione prevista, parte entro !"anno e parte (ad es. installazioni per mitr.) entro il 1942. Munizionam elllo: - per pezzi an ticarro: chiesti 88o.ooo colpi. l n viaggio lJ.Ooo colpi. Solo metà dei re parli i n Italia hanno le lo-ro dotazioni. La produzione - causa tritolo - è solo di 40.()00 colpi mese; - per pezzi da 77 j 28: chiesti 437.000 - disponibilità: nulla. D'altra parte non è possibile per ora mandare i pezzi.

Cemento. Richiesti: 3 milioni quintali. Ecc. Balbo aveva già fatto presente che richiesta poteva essere limitattl f~

l.jOO.OOO

q.

Possono essere inviati 1.275 .ooo q., t rae n doli dai pochissim i quantitativi disponibili per le altre esigenze in territorio.

B) Difesa conlrotu:rei territo-riale. Gruppi mobili di btr. c.a.: richiesti 5 (15 btr.). Kon è possibile mandarne qualcuno. Per l'esercito operante si hanno .colo 1 o bt1·. da 75 / 46 e 14 da T5f C.K. Chieste : 22 btr. da posizione c.a. moderne e 50 sezioni da 20 . La difesa c.a. territoriale nazionale è già talmenle insuffiàmte ai bisogni, che non sembra possibile diminuirla ancora.

C) Dotazioni di reparto G.U. Sono in viaggio 170 autocarri. Fra un mese ne saranno inviati altri 250. Per tutto il resto si potrà provvedere gradualmente non essendovi disponibilità, in base agli approntamenti.


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L'ESERCITO ITAI. IAI'\0 ALLA VIGILIA DELLA 2° GUERRA ~10:-.IDlALE

D) Dotazioni magazzini intendenza per portar/i a 6 mesi di autonomia. In corso d'invio IO ospedali da campo (ch iesti 12); dotazioni sanitarie per due mesi. Derrate richieste: già in corso d'invio. Vestiario : in corso d 'invio materiali per autonomia 2 mesi. Armamento: sarà possibile solo quando completate le dotazioni di reparto e cioè, in base alla produzione, dopo il rg4o. Potranno però essere inviati fucili, pistole e parte mitr. richieste. Munizionamento : entro due mesi solo poclzi quantilativi da trarre dalla produzione. Materiale automobilistico: entro l'anno automezzi per 6 divisioni. Solo fra 1 mese 20 delle 255 autoambulanze richieste. Carburanti: saranno inviate entro 1 o 2 mesi altre 8.ooo t.


ALLEGATI

Allegato

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VERBALE DELLA RIUNIONE TENUTA NELLA STANZA DEL DUCE A PALAZZO VENEZIA IL 29 MAGGIO 1940 - XVIII, ORE 11 Segreto.

Prt!senti : Il Duce. Le Eccellenze: Badoglio, Cavagnari, Pricolo e Graziani.

Duce: Vi ho convocati questa mattina per comunicarvi quanto segue. Nel mio memoriale del 31 marzo ho spiegato con una logica che la Maestà del Re ha tro vato « geometrica >> : - che non possiamo assolutamente evitare la guerra; - che non possiamo farla con gli alleati; - che non possiamo farla che con la Germania. Rima neva la data, cioè il problema più importante da risolvere in relazione al ritmo di una guerra. Questa data era stata, in un primo tempo, fissata per la primavera del r94 1. Dopo la facile conquista della Norvegia e la dominazione della Danimarca io avevo già accorciato questa clara ai primi di settembre del 1940. Adesso, dopo la conquista dell'Olanda, la resa del Belg io, l'invasione della Francia c la situazione generale che si è determinata io ho ancora accorciata questa distanza e considero tutti i giorni buoni per entrare in guerra, dal 5 giugno prossimo venturo. La situazione attuale non permette ulteriori indugi perché altrimenti noi corriamo dei pericoli maggiori di quelli che avrebbero potuto essere provocati con un intervento prematuro. D 'altra parte, a m io avviso, la situazione, per quello che riguarda i così detti alleati, è definitiva. Nell 'ultima lettera che mi ha mandato H itler e che ho letta ieri al Maresciallo 13adogl io, sono contenute queste affermazioni: L'l Germania ha mobilitato 220 divisioni; di queste, 10 sono in Norveg ia; 15 in Polonia; 15 o 20 sono da considerarsi provate. Restano 165 division i intatte che la Germania può lanciare nella mischia q uando vuole, contro 70- 8o divisioni francesi, perché su quelle inglesi non si può ormai contare come apporto di masse: oltre a ciò, superiorità schiaccianre dell'aviazione germanic.'\ sulla francese; meno schiacciante su quella inglese. Comunque superiorità indiscutibilc.


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t ' ESERCITO IT,\LIM \0 J\ Ll.A VIGILI A D.ELL~ 2a GUERRA MONDIALE

Questa realtà può essere alterata ? No. N on può essere alterata con la produ:t.ione della Francia perché i Tedeschi bombarderanno tutti i centri di produzione, né con la produzione dell'America perché anche se fossero inviati i 2.500 apparecchi esistenti attualmente - secondo il discorso d i ieri del Presidente Roosevelt - il portare questi a pparecchi in Europa sarebbe già un'impresa difficile, ed avendo i Tedeschi occupato i punti delicati della costa francese, anche le operazioni di sbarco sarebbero problematiche, almeno nella fascia settentrionale. Lo stesso Re del Belgio ha giusril1cato - ed a mio avviso è pienamente giusti ficabile - il suo attegg iamento anche a causa delle enormi sofferenze della popolazione civile. Il signor Pierlot è meno importa nte del Re del Belgio: è un mediocre politicante venuto fuori dalla fiducia dei regimi parlamentari. T utte le informazioni, che sono unanim i nel constatare questo fatto (è chiaro che la strategia tedesca si dirigerà verso Parig i e Lond ra), pongono la dom anda se il popolo potrà resistere successi vamente sulle linee dei fiumi della Francia. Ora m i domando se questa resistenza non sarà fiaccata quando noi interverremo. La Francia non può sperare in niente prima del 1942, ed a quell'epoca le cose saranno liquidate. Precisato che dal 5 giugno in poi l'ora X può arrivare da un momento all'altro, io confermo - per quel che riguarda le d irettive politico - strategiche la mia memoria del 31 marzo. Sul fronte terrestre non potremo fare nessuna cosa di spettacolare; ci terremo sulla difensiva. Si può prevedere qualcosa sul fronte Est : caso Jugoslavia. Le nostre forze si dirigeranno verso l'Inghilterra, cioè verso le sue posizioni e forze navali in porto ed in navigazione nel Mediterraneo. Come previd i il 26 maggio t939, la guerra aereo - marittima su tu tte le frontiere. Questo ho confermato all'Eccellenza Gra:t.iani l'altro giorno quando m i metteva sott'occhio la situazione dell'esercito. Considero questa situazione non ideale ma soddisfacente. D 'altra par te se tardassimo due settimane od un mese non miglioreremmo la nostra situazione, mentre potremmo dare alla Germania l' impressione di arrivare a cose fatte, quando il rischio è minimo, oltre alla considerazione non essere nel nostro costume morale colpire u n uomo che sta per cadere. Tutto ciò infine può essere grave nel momento della pace definitiva. Per quel che riguarda la situazione del popolo italiano, di cui bisogna tener conto, d ico : il popolo italiano, sino al primo eli maggio, temeva eli andare in guerra troppo presto e tendeva ad a llontanare questa eventualità. Ciò è comprensibile. Ora due sentimenti agitano il popolo italiano: primo il timore di arri vare troppo ta rdi i n una situazione che svaluti il nostro intervento; secondo un certo stimolo all'em ulazione, d ì potersi lanciare col paracadu te, sparare contro i carri armati, ecc. Questa è una cosa che ci fa piacere perché dimo~tra che la stoffa della quale è formato il popolo italiano è soda. Patta questa premessa da oggi nasce l'Alto Comando che <<de lllre >> sarà reso noto q uando la Maestà del Re m i darà il documento che affida a me il Comando delle Forze A rmate.


ALLEGATI

Il m io Capo di Stato Maggiore Generale è il Maresciallo Badoglio. Io do a Lui le direttive che saranno appiicate sul terreno esecutivo attraverso i tre Capi d i Stato Maggiore dell'Esercito, della Marina c cieli 'Aeronau tica. Cosl la cosa è defìn ita. Resta tuttavia un punto che può essere oggetto eli chiarimento, ed è gucsco : tan to il Generale Pricolo che l'Ammiraglio Cavagnari ricoprono le due cariche di Sottosegretario eli Stato e di Capo d i Stato Maggiore. Ora mi do mando se, per avventura, queste due cariche non debbano essere sdoppiate per creare una situazione analoga a quella dell'esercito. Aggiungo che l'A lto Comando non avrà che funzioni operative; sarà ridotto all'essenziale; non bisogna creare dci ministeri numero due. L'Alto Comando è formato da un gruppo di uomini che han no compiti operativi ; tutto il resto dell'ammin istrazione non riguarda questi uomini che devono dirigere forze armate.

Badoglio - Chiede di conoscere se, oltre l'ordinamento stabilito dal Duce, siano previsti altri Comandi. Duce : Nessun altro Coma ndo.

Hadoglio - D ich iara di non avere nulla da osservare nei riguardi dell'abbinamemo, nella stessa persona, delle due cariche di Capo di Stato Maggiore e d i Sottosegretario di Stato per la Marina e per l'Aeronautica. Anzi preferirebbe che le cose rimanessero come sono attualmente, da ta la giornaliera pratica che ha con Cavagnari e Pricolo. Cavagnari - Fa presente che allo stato attuale dell'ord inamento dell'amministrazione della Marina la funzione d i Sottosegretario potrebbe essere considerata una sinecura. Il lavoro procede bene con i Direttori Generali e può essere disbrigato i n due ore al giorno. Viceversa lo Stato Maggiore ha compiti molto pitl vasti c funziona come un vero ministero. P1·icolo - Si associa a quanto è stato detro dall'Eccellen:<:a Cavagnari, ma propone la nomina d i un altro Capo di Stato Maggiore, in modo che ve ne sia u no per le operazioni ed uno per i serviz i; ciò soltanto per d ivisione di lavoro. Graziani - Per quanto riguarda l'esercito ritiene opportuno non m utare nulla dell'attuale ordinamento. Lascerebbe le cose come sono: Generale Roatta Sottocapo di Stato Maggiore unitario che tratta tuna la materia. Duce: Non ho detto che si debba fare la separazione delle cariche; ho soltanto voluto porre il problema, in considerazione che per l'esercito era stata riconosciuta questa opportunità. D 'ora innanzi, Badoglio, sentite anche Starace nelle questioni di sua competenza come Capo di Stato Maggiore della M.V.S.N.

Gmziani - Fa presente che per la sede dell'Alto Comando dell'esercito sono state requisite due ville a Frascati. Queste due ville potranno servire, ma pensa di non muoversi da Roma. Badoglio - Comunica che il suo Comando non supererà venti ufficiali lui compreso.


48 8

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VI GI LIA D ELLA 2"' GUERRA MONDIALE

Duce: E ' bene aver previsto questo trasferimento, ma non credo che ci sarà bisogno di m uoversi da Roma. Si guarderanno bene dal bombardarla. Data la situazione è meglio che gli Alti Comandi stiano a Roma. D 'accordo? A utodattilografato. L 'uffi ciale superiore Segretario stenografo addetto alla C.S.D. Magg. Gius. Aurelio Trombetti


ALLEGATI

Allegato

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VERBALE DELLA RIUNIONE TENUT ASI NEL GIORNO 30 MAGGIO 1940 PREs iEDUTA DA

S.E. n.

CAPO DI

S.M.

Gu.r:RALE

Autorilà presenti:

Ecc. Ecc. Ecc. Ecc. Ecc.

Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani. Generale di Corpo d'Armata Ubaldo Soddu. Ammiraglio d'Armata Domenico Cavagnari. Generale d 'Armata Francesco Pricolo.

Segretari: Colonnello S.M. Antonio Gandin. Capitano di Vascello Giuseppe Bestagno. Colonnello AA.r.n. Pericle Ravagli.

Alle ore 9 l'Ecc. Badoglio apre la seduta.

Ecc. Badoglio - L'ordine datomi dal Duce ieri ì:; questo: per il giorno 5 giugno bisogna essere pronti e ricevere l'avviso di entrare in azione. Anche stamattina andrò dal Duce per chiedere di procrastinare un po' questa data per ave re un po' più eli tempo: ad ogn i modo, a partire dal giorno 5, dobbiamo essere promi. Per l'Esercito occorre preparare quanto occorre alla frontiera occidentale per respingere qualsiasi attacco (ultimazione di opere, avvicinamento di reparti, ccc.). Premetto che qua nto ha detto il Duce circa la frontiera orientale si deve considerare a scopo orientativo per essere pronti ad azioni che potranno rendersi possibili in avvenire; ora, però, occorrerebbe garantire la frontiera occidentale. Ho domandato al Duce se intendeva agire offensiva rnente con l'aviazione. Ha detto di no. Ecc. Pricolo - Sempre s'intende, contro la Francia. Ecc. Badoglio - Sì. Ecc. Graziani - (Illustra i provved imenti che ha attuato e che ha in animo di attuare per l'approntamento e la radunata delle truppe del R. Esercito secondo il P.R. 12 - Promemoria n. 13 in data 29 maggio 1940).


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 a GUERR1\

MO:-IJ)JALJ;

Ecc. Badoglio - Torniamo ad esaminare il problema della difesa ad ovest. Raccomando all'Ecc. Graziani di prendere in particolare considerazione la zona del Moncenisio dove, ad esempio, le batterie sono senza osservatori, cosicché il loro impiego è impossibile. Ecc. Soddu - Il Duce ba ord inato che giornalmente sia fatto un telegramma circa lo sta to dei lavori del Moncenisio. Ecc. Graziani

T elefoniamo t utti i giorn i.

Ecc. Badogiio - Sono al corrente perché sono stato sul posto. Del completamento delle opere ne parleremo in altra occasione. Adesso approfondiamo lo sbarramento anticarro in costruzione ava nti all'Ospizio, ritiriamo indietro le truppe dall'Ospizio, dove si troYano in situazione analoga. Se venisse un bombardamento non uscirebbe più nessuno e le opere non potrebbero essere occupate. Si deve avvicinare una divisione a Susa per avere a disposizione una d ivisione per il Moncenisio ed una per Bardonecchia. Ecc. Graziani- In tota le abbiamo 25 di visioni a sinistra, 5 a destra, 20 -21 (6", 7", 8" Armata) nella pia nu ra padana. Vi consegno, Eccellenza, la situazione dell'appro ntamento dell'Esercito alla data de! 10 giug no; con vari colori essa è resa più evidente. Ve la lascio col promemoria riguardante i provvedimenti ch e ho illustrato. Desidero sapere se si può subito dar corso ad essi. Ecc. Badoglio - Sì, tranne quello che rigua rda lo sgombero della popoLazione civile delle zone di frontiera sul quale riferirò al Duce. Ecc. Soddu - Le divisioni possono essere mosse anche oggi; per i Granatieri bisogna attendere. 11 Duce ha detto : dopo il 20 giugno l'esercito è vos tro. Ecc. G1·aziani - Per i Gra natieri dopo il 20 . Per la q uestione dei fossi a nticarro essi erano pre visti al Monginevro, al Moncenisio, alla Maddalena c al Piccolo S. Bernardo. La neve ha ritardato i lavori. Ecc. Badoglio - Siccome al Moncenisio non c'è più neve invece di co ncentrare gl i sforzi sul 3" sistema difensivo occorre riunire tutti i mezzi per fare lo sbarramento anticarro. Ecc. Graziani - Occorre ricorrere alle imprese private. Ecc. Badoglio - E' giusto. E' meglio adoperare, finché possibile, le imprese perché il soldaro è megl io !asciarlo libero per la istruzione. Veniamo ora all'av iazione. L'Aeronautica francese ha ricev uto dal 2 0 al 30 maggio tal i rid uzioni di forze che no n è probabile possa fare molte inc ursioni. Bisognerà però, subito provvedere a togliere dai campi gli appare;;cchi, a rendere rapide le scgna lazio ni alla caccia. Se le incursioni vengono, occorre compiere im mediate ri torsioni. Secondo notizie della Ma rina segnalo che sul cam po di H yè rcs sono molti a pparecch i da caccia mimetizzati. Tencrli d'occhio. Passia mo ora alla Libia. Qua ndo sarà ultimato l'arrivo dei complementi l Ecc. Soddu - Il 5 giugno. Ecc. Cauagnari - Il 6 giugno.


ALLEGATI

49 I

Ecc. Badoglio - Per tale data saranno arrivati ma non saranno impiegabili e quindi il Comando si troverà in difficoltà. E' questo uno dei motivi per i quali andrò da l Duce stamattina per prospetta rgli l'opportunità d i un ritardo nell'azione. Quello che prevedo sono incursioni d i carri armati da ovest e, particola rmen te, da est. Con le forze terrestri, dato il d ifetto di armame nto idoneo, si può far poco contro di ess i. Occorre, perciò, poter contare sull'aviazione. P rego l'Ecc. Pricolo di tener pronta un'aliquota d i aviazione che possa, su mio avviso, trasferirsi in Libia per dare aiuto in q uesto caso. L'aviazione è l 'elemento più mobile. Pricolo mi farà un progetto. Stamattina chiederò al Duce di chiamare l'Ecc. Balbo affinché io possa orientarlo. Si deve tener presente che, specie dal!a parte est, i carri armati, dopo Siwa, non hanno mascheramenti di sorta e si trovano allo scoperto. Un'aviazione che si rispetti li deve maciullare. E' l'unica maniera che abbiamo per fermare un 'azione del genere. Anche nella Gef:ara i carri armati non possono mascherarsi. A Siwa c1 sono 4 battaglioni. Ecc. Graziani - Credo che vogliano prendere Giarabub per aumentare il credito presso le popolazioni indigene e portare in auge il Senusso. Se prendono Giarabub ne potranno fare base per g uerriglia. Ma la g uerriglia deve trovare appoggio nella popolazione locale che è disarmata. Comunque, siccome vi sono piccoli nuclei di nazionali, è bene che ques ti siano ar mati. Ecc. Soddu - La quinta colonna.

Ecc. Badoglio - Vediamo la Marina. Ecc. Ccwagnari - Siamo già schierati. La siwazione generale del Mediterraneo la conoscete. Il Duce ha detto di essere pronti dal 5 giugno in poi. Occorre sapere se dobbiamo adottare le ulti me disposizioni, spolettare le munizioni, innescare le torpedini e disporre la dislocazione dei sommerg ibili che occorre raggiungano le posizioni prima della d ichiarazione di guerra. All'inizio di essa dovranno compiere il massimo sforzo. I tre q uarti dovranno essere in mare. Su 83 che abbiamo pronti, 6o dovranno dislocarsi. Il Duce ha detto che entro il 31 mi clid quello che debbo fare. Quelli dell'Atlantico dovranno partire quattro giorni prima. Ho richiamato l'attenzione sui piroscafi mercantili che non possono essere scortati. I t rasporti in Libia fìniscono il 6 ma sino all'8 i piroscafi non torne ranno in Italia. Occorre essere a posto prima della dichia razione di guerra. Ora noi abbiamo in navigazione 250 pirosca fi nel Mediterraneo e 2 25 nell'Oceano. D i essi una aliqùota rimarranno fuor i dal Medi terraneo, tra i quali alcune cisterne. A i Consoli abbiamo diramato una circolare da ndo disposizioni per evitare che nostri piroscafi siano cattura ti. Essi dovranno, se necessario, essere fatti affondare. Questa è la situazione della Marina. Desidero conoscere se avete nulla da osservare. Ecc. Badoglio - N ulla da dire. Per la dislocazione dci sommergibili sarà dato l'ord ine dal Duce. 12

Ecc. Gntziani - Le divisioni al fronte francese contro di noi sono sempre p iù 4 in posizione avanzata.


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L'EsERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA MONDIALE

Ecc. Badoglio - Per ora non c'è aumento, anzi qualche reparto è stato tolto. Ecc. Graziani - Due divisioni sono state portate via dal Marocco, una divisione e due reggimenti artiglieria di c.a. dalla Siria. Ecc. Badoglio - Sembra che non abbiano intenzione di portar via altre truppe dalla Siria, anche perché queste costituiscono un insieme poco omogeneo non molto idoneo per combattere in Francia. Ecc. Pricolo - In conclusione il nostro esercito sta sulla difensiva. La Marina non ha obiettivi definiti. Ecc. Badoglio - Se si può assegnare un obiettivo alla Marina è quello di sorvegliare il Mediterraneo coi sommergibili. Ecc. Cavagnari- Le direttive sono: difensiva a destra e a sinistra; avere in mano il Canale di Sicilia. Ecc. Pricolo - L 'aviazione può e deve fare azioni offensive. Deve fare, per esempio, azioni contro le basi della Corsica. Ecc. Badoglio - Questo lo dirò dopo. Ecc. Pricolo - Era stato detto che l'ipotesi più probabile era contro la Jugoslavia ed ho preparato al riguardo il piano P .R. 12 bis. Ecc. Badoglio - Tenete presente che, in materia operativa, non siamo ancora entrati. Ho parlato solo di rinforzare la Libia che è la zona che più ci angoscia. Per eventuali operazioni avete fatto i relativi piani e quando il Comando vi darà l'ordine voi li eseguirete. Per Corsica avete fatto studi per il bombardamento dei campi. Ecc. P1·icolo - Avrei desiderato di conoscere sin d'ora, almeno a titolo orientativo, quali operazioni più probabili mi saranno ordinate, perché non vorrei che venisse decisa improvvisamente un'azione che non abbia studiato. Ecc. Badoglio - Se non è stata studiata non sarà ordi nata. Noi ci consulteremo sempre. Riunirò i Capi di Srato Maggiore c vedremo quello che si. potrà fare. Adesso preparerò un telegramma per l' A.R. il Duca d'Aosta, per l'Ecc. Balbo, per l'Ecc. De Vecchi per comunicare che è srato così costituito il Comando Supremo, retto dal Duce. Capo d i Stato Maggiore Generale: Badoglio - Capi eli Stato Maggiore delle Forze Armate: Graziani - Cavagnari - Pricolo. Tutte le questiorli di carattere operativo dovranno essere d irettamente comunicate al Comando Supremo, perché siamo noi a decidere. Sarà così eliminato il tramite dei Ministeri degli Esteri e dell'Africa Italiana. Ad ogni modo è necessario che sia in Libia che in A.O.I. lo schieramento previsto sia pronto per il 5 giugno. Ecc. Pricolo - La doppia dipendenza delle forze aeree della Libia e dell'Egeo non è ben chiara. Gli ordini per le forze di tali territori li date Voi, Eccellenza?


ALLEGATI

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Ecc. Badoglio • Gli ordini li dò io. Per adesso dò rordine di approntamento. Dopo, in base alla situazione, concreteremo le disposizioni. Ecc. Cmziani . Abbiamo, così, finalmente raggiunto la tanto auspicata unità di comando.

Ec,·. Badoglio - Credo che, agendo così, ed essendo animati della m i· gliore buona volontà, otterremo i migliori risultati. Bisogna, però, non ere· dere che si tratti d i cosa tanto semplice. Tenete presente che in occas ione della guerra di Libia si parlò di passeggiata militare mentre invece è stata tutt'altra cosa. La partita è du ra, comunque l'alto senso patriottico c: la mente acuta del Duce sapranno indirizzarci nel modo m igliore. Io non ho altro da dire e chiudo la seduta. La seduta è stata tolta alle ore 9 e 45·


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L'ESERCITO ITALIANO ALLt\ VIGILIA DELLA 2 " GUERRA MONDIALE

Allegato

33

UFFICIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

Roma, r" g iugno 1940 - XVIIJ

N . 5526 di prot.

Al Duce del Fascismo, Capo del Governo

Roma

OGGETTO : Situazione pol itico - militare.

Ho molto meditato sulla situazione c sono venuto alle conclusioni seg uenti: I " - Gli Anglo - F rancesi hanno dalla Siria, dal Marocco e dall'Algeria trasportato in Francia circa 5 d ivisioni. Per cont ro, hanno rinforzato la Tunisia eli aviazione e concentrato a Briançon carri armati e rinforzato con 1 reggimento la Corsica. Dunque il nostro stato di minacciosa non belligeranza ha sortito in pieno l'effetto che ci proponevamo: più eli 1 milione d i uomini è trattenuto da noi. 2 " - 1 Tedeschi, secondo le informazioni dateci da loro stessi, co ntano fra pochi giorni di scatenare l'offensiva in Francia. P revedono che in 6 o 7 settima ne me tteranno a terra la Francia. Dopo si rivolgeranno contro l'Ing hilterra.

3" - La prev isione tedesca sull'azione in Belgio è stata errata; la completa riduzione delle sacche richiede un tempo doppio del previsto e gli uomini eli circa 4 div isioni lino ad ora seno riusciti ad i mbarcarsi e a sfuggire alla cattura. Potrebbe, quindi, anche darsi che, avendo i Francesi avuto tempo d i riprendersi, come del resto lo ha dimostrato la valorosa resistenza in Belgio, il tempo previsto da i Tedesch i per l'annientamento della F rancia si prolunghi di qualche settimana. Dopo di che, a successo completo, vi è ancora la lotta conrro l'Inghilterra. 4" - Abbiamo, quindi, davanti a noi tempo disponibile per intervenire senza fare la figura dci corvi. 5" - Secondo l'esposizione di Balbo, prima di avere in Libia, a pié d'opera, i materiali indispensabili per una onorevole resistenza, occorre tutto il mese di giugno.

6u - Sono in viaggio preziose materie per le industrie belliche: in giugno esse giungeranno e ci daranno u n apporto grandissimo. 7° - Entrando prematuramente in azione noi potremo, forse, ottenere qualche successo coi nostri sommergibili ma, per contro, offriremo la possi-


~LLEGATI

495

bilità agli Anglo - Francesi di ottenere successi rn Libia, che sarebbero controproducenti per noi. 8" - Secondo il m io convincimento dobbiamo cercare, ad ogni costo, di guadagnare tutto il mese di giugno. Così avremo anche norma dai successi più o meno rapidi che i Tedeschi otterranno in Francia.

Il Marescial1o d'!ta!ict Capo di Stato Maggiore Generale B .·\ OOGLIO


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L ' ESERCITO ITALI AI'O ALLA VIG ILi t\ DELL;\ 2

3

CUERRt\ MO!'OI ALE

Allegato

34

VERBALE DELLA RIUNIONE D EL 5 GIUGNO 1940 PRESIEDUTA DA!L CAPO DI ST ATO MAGGIORE GENERALE

P1'esenti : Ecc. Badoglio. Ecc. Soddu. Ecc. Graziani. Ecc. Cavagnari. Ecc. Pricolo. Gen. Armellini. Seg1·eta1'i: Colonnello Ganclin. Colonnello A.A. Ravagli.

• • • Alle ore 9,10 !"Ecc. Badoglio dichiara aperta la seduta.

Ecc. Graziani - Proporrei che a queste seJ ute intervenissero anche Sottocapi di S.M. Ecc. Badoglio - Va bene. Avevo convocato solo Voi per non intralciare il lavoro degli Stati Maggiori. Ieri ho avuto un lungo colloquio col Duce, che sarà tradotto in una specie di ordine scritto che vi consegnerà in una riunione di tutti noi. Ho ritenuto opportuno riunirvi per prepararvi per quanto dovrete fare. Il D uce ha detto che è sua intenzione, con la dich iarazione di guerra, di cambiare lo stato di fatto in stato di diritto, ma che intende riservare le Forze A rmate, e specialmente l'Esercito e l'A eronautica, per avvenimenti futuri. Qui ndi stretta difensiva, per terra e per aria, in tutti i settori. Poncet ha consegnato una lettera al Duce con la quale garantisce che la Francia non ha nessuna intenzione di compiere un attacco « brusqué )) contro l'Italia, come correva voce. Parisot mi disse, successivamente, e quasi implorando, di non attaccare né J alle Alpi, né in Corsica, né in Libia. Naturalmente ho ri portato tutto al D uce. Il D uce non vuole interveni re con bombardamenti aerei della Corsica, Tunisia, coste francesi, se loro non ne prenderanno l'iniziativa. Ciò mi fa pensare che non voglia rompere tutti i ponti con la Francia per tenerla buona. Ma queste sono solo idee mie. D unque, non prenderemo nessuna iniziativa né per terra né per aria. Continueremo, invece, la nostra preparazione intensa con tutti i mezzi che


ALLEGATI

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lo sraw di guerra ci permetterà di adottare. Vedremo se si potrà chiedere qualcosa alla Gcrman ia: hanno preso ta nti cannoni che, se non altro, almeno del ferro ce lo potranno dare. Per la Marina vedremo poi. Dobbiamo, però, preparare subito un'azione aerea comro Malta: per questo l'inizio delle ostilità .sarà fissaLo in modo che gli aerei possano giungere alle prime ore dell'alba su Malta. Non dobbiamo porre mine davanti ai porri francesi; a quelli inglesi sl. l sommergibili andranno fuori. Il Duce mi ha detto: << non invento nulla di nuovo: faccio come i Tedeschi ed i Francesi che sono stati sei mesi di fron te senza far niente ». Ho detto stamane al gen. Rintclcn che non so quando il Duce deciderà di entrare in guerra, ma che non si aspettino nulla di spettacolare; ciò per due ragioni. •) perché i Tedeschi hanno cominciato la guerra, tre anni prima dell'epoca fissata; 2) perché noi abbiamo una fascia mon tagnosa di 250 km dove non si possono fare g randi c rapide operazioni. Quindi la situazione è chiara: azioni contro le forze inglesi nel Mediterraneo; aspettativa c fermi contro la Francia. Non credo che essa prendcdt iniziative contro di noi.

Ecc. Pricolo - Neppure in Libia ? Ecc. Badoglio - Non credo. Forse gli Inglesi in Cirenaica, ma ne dubito. Notevoli forze dell 'A lgeria sono stare inviate altrove. Ma è inutile fare il profeta. Noi attenderemo; se attaccheranno risponderemo. Per i rifornimenti in Libia, se il Duce manterrà il tempo fissato (u giugno) non tutto potrà arrivare. Si provvederà cosi: per la divisione Centauro siano mandate solo le banerie. Ecc. Graziani - Si porrebbe dare la precedenza al materiale. Ecc. Badoglio - Sì, ma essenzialmente al regg imento artiglieria. Mandarlo a Bengasi anziché a Tobruk se in tal modo si accelerano i tempi. Parlerò col Duce per la requisiz ione di tutti g li apparccch i civili e li far<Ì mettere a disposizione dell'Aeronautica. Ecc. Pricolo - E' già stato fano un piano che andrà in vigore da sabato. Manderò al riguardo un appunto che ho preparato per il Duce. Ecc. Badoglio - Non sia dato un appa recchio a nessuno senza che lo d ica io. Per il trasporto di uomini si possono adoperare i velivoli. Vedremo se potremo avere apparecchi tedeschi : ne han no 2000. Ecc. Graziani - Per la divisione Centauro' Ecc. Badoglio - 1\:o. Per i trasporti in generale. Per il materiale, da un accurato studio dell'Ecc. Cavagnari, sappiamo che con i sci sommergibili posamine si possono trasportare circa 6oo tonn. per viagg io.

32. - Mont.


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L'ESERCITO ITALI ANO /ILI,/\ VIGILIA DELLA 2"' GUERRA MON DIALE

D'altra parte si può anche rischiare un po' di navi che partendo da Porto Empedocle possono in una notte raggiungere la Libia. Infine abbiamo gli aerei che potranno portare il personale. In questo modo possiamo avere speranza di alimentare la Libia. Fino a che stiamo in questa posizione eli belligeranti non attivi non farò richiesta di aerei bellici alla Germania. Il Duce m'ha fatto vedere un rapporto dal quale risulta che i Tedesch i possono produrre sino a 2000 aerei al mese: è un'organizzazione grandiosa.

Ecc. Pricolo - Costruiscono 50 aerei e 90 rnotori al giorno. Ecc. Badoglio - Per quan to riguarda i cifrair i vi avverto che il mio telegramma base relativo al giorno X non lo mando con i cifrari in atto. Controllate che i nuovi cifrari siano già stati distrtbuiti; in caso negativo mandateli subito per velivolo. Ecc. Cmziani - Il giorno X non è da prevedere dopo il giorno II? Ecc. Badoglio - Credo eli no. Se si è riusciti a prorogare la data dal 5 all' 11, lo si deve alle m ie insistenze. Ecc. Pricolo - Anch' io credo d i no. Ho <]uest'i mpressione anche perché ho parlato con l'Ecc. Ciano. Ecc. Graziani - Le d ivisioni che ancora non sono pronte dirci di mandarle su come sono. Ecc. Badoglio - Sì. Probabilmente le forze d i terra av ranno modo di prepararsi e mettersi a posto. A m e non interessa che i soldati siano vestiti. tutti allo stesso modo. Si può requisire tutto il panno disponibile. Mi ricordo che nella passata guerra vi erano nelle retrovie dei soldati che erano vestiti con un panno di colore indefinibile che era srato preparato per la Turchia. Ecc. Soddu - E' stato requisito tutto il panno disponibile. Per luglio avremo 30o.ooo serie. Per agosto avremo una produzione mensi le forse sufficiente. Ho detto 300.000 serie, ma saranno di più. Ecc. Pricolo - Si può prevedere un'azione su Alessandria? Ecc. Badoglio - Sì. Su Malta e Alessandria . Per Gibilterra parlerò ancora col Duce, perché Muti parlava di atterrare in Spagna con 12 aerei. Ecc. P1·icolo - L'azio ne, per quanto riguarda la sorpresa, può riuscire. Ecc. G1·aziani - Tentativi di sbarco su Malta sono possibili per quanto riguarda la costa? Ecc. Cavagnari - La costa si presta poco ceE è fortemente difesa. Ecc. Soddu - Si potrebbe studiare la possibilità di compiere uno sbarco preced uto da intensi bombardamenti. Ecc. Graziani - Lo credo anch'io. Ecc. Badoglio

Va bene. Studiatelo per ogni eventualità.


ALLF.CATI

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Ricordatevi che non bisogna mai pensare che il nemico sta stupido. Ormai più o meno sa che entreremo in guerra e si prcparer~ in conseguenza. Raccomando ancora di non tenere gli aerei negli hangars.

Ecc. Pricolo - Sono già fuori. Solo pochi campi del te mpo di pace sono ancora occupati.

Ecc. Badoglio - Occorre provvedere alla mimetizzazione e alla sorveglianza dei campi.

Ecc. Pricolo - E' già stato fano. In fondo è un danno per l'Aeronautica questa sosta, perché ci obbliga a stare nei campi che dopo qualche tem po saranno scoperti. Ecc. Badoglio - In guerra non tutto va come si desidera. D'altra parte, la Francia - attaccata da 130 divisioni - avrà altro da pensare che ai nostri campi. Del resto l'Esercito, invece, avrebbe piacere di una proroga sino alla fine del mese. Il non impegnarci ci dà la possibil ità di completare la nostra preparazione e ci dà modo di prcpararci per la pace. Alla nostra frontiera i Francesi stanno sostituendo le 4 divisioni di riserva con 4 divisioni di rifacimento di dubbio rendimento. l noltrc hanno le 12 divisioni di prima linea. Possiamo dire che tutto il possibile ~ stato fatto. Raccomando a voi, miei collaboratori, quella calma c serenità che deve distinguere gli stati maggiori. Vi sarà consegnata una lettera che spiega il funzionamen to dello Stato Maggiore Generale, il quale, con i suoi venti ufficiali, non vuole sostiLuirsi a nessuno. Esso ha l'alta d irezione strategie<~ cd ha bisogno dell'intimo collegamento coi vari Stati Maggiori e dell'unione di tutti gli sforzi per compiere un lavoro proficuo. Attendo che mi si dia sempre la situazione precisa. Venite pure da me ogni volta che ne avete bisogno. lo vi chiamerò spesso. Il Duce è mollo sereno ed il popolo tranquillo. Ecc. Gntzicrni

Quando il cannone sparerà tutto s i sistemerà automa-

tica mente.

Alle ore

10

l'Ecc. Badoglio toglie la seduta.


L'ESERCITO IT!\1.11\NO ALLA VIGILIA DELLA 2 3

500

GUERRA ~IONDIALE

Allegato

35

VERB ALE D ELLA RIU NIO NE T E N UTASI IL C fORNO 8 C fUGNO 1940 - XVIII P RESI EDUTA DA

S.E.

IL C APO DI STATO MAGG IORE GE:-rER.\LE

Autorità. presenti : Ecc. Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. Ecc. Generale di Corpo d'Armata Ubaldo Soddu. Ecc. Ammiraglio d'Armata Domenico Cavagnari. Ecc. Generale Desig. d'Armata francesco Pr icolo. Ecc. L uogotenente Generale Achille Starace. Ecc. Generale di Corpo d'Armata Mario Rmma. Ecc. Ammiraglio di Sq uadra Odoardo Somigli. Generale di Divisione Quirino Armellini.

Segretari : Colonnello d i S.M. Anto nio Gandin . Colonnello A.A.r.n. Pericle Ravagli.

Alle ore 9 l'Ecc. Badoglio apre la seduta.

Ecc. Badoglio - L'Ecc. Balbo h a telegrafato a me ed al Duce per la questione del materiale. Come sapete, fino ad oggi partono pi roscafì. Fate m i u no specchio del materiale arrivato in Libia e d i q uello non mandato; quest'ultimo lo terremo in evidenza per successivo inoltro con piroscafi o aeroplan i o sommergibili posam im:. Questo specch io mi serve per da rlo al D uce. Ecc. Roatta - Abbiamo chiesto i dati per sapere, tra il materiale non arrivato, qual è il più importante e provvedere in merito. T ra qualche giorno potremo avere la situazione precisa. Ec,·. Badoglio - Le richieste d i Balbo sono state voluminose; per otte· nere il necessario ha chiesto di più. Per quanto riguarda la sede dei comandi, vi ho già scritto che il Duce vuole che essi si trasferiscano fuori di Roma per poterla dichiarare città libera. D 'altra parte potrebbe da rsi che foss imo obbligati a lasciare la citd per i bombardamenti aerei. Il trasferimento del comando non è semplice, particolarmente per la questione dci collegamenti. I comandi non dovrebbero essere d istami da


50 1

Roma. Ho incaricato I"Ecc. Soddu anche per gli uffici dello Stato Maggiore Generale.

Ecc. Soddu - Ho pensato ad Albano per lo Stato Maggiore Generale ed a Frasc.1ti per l'Esercito. Ecc. Cavagnari - Pel comando della Marina, la questione del trasferimento è molto difficile. Abbia mo lavorato per 3 anni solo per fare le comunicazioni. l::."cc. Badoglio - Voi potete affiLtare una villa dandole tutta l'a pparenza esteriore del comando; comunicherò questa soluzione al Duce. Ricordatevi però che ci sono gli ambasciatori presso la Santa Sede, che possono informare. Ecc. Pricolo - Anche per il comando di Aeronautica occorrono almeno due mesi pel trasferimento. Ecc. Badoglio - A Roma rimangono i mi nisteri, che costiLUiscono la parte politico - a mministrativa delle forze armate. Circa l'operaz ione R., sr romba~zata dagli inglesi, non si sa nulla d i preciso. Potrebbe riferirsi a sequestro di piroscafì, ad azione a Rod i o ad un bombardamento d i Roma, dove la difesa c.a. è scarsa, come dappertutto. Ecc. Pricolo - Per la difesa di Roma abbiamo 55 -Go apparecchi moderni con ouimi piloti. Possiamo essere tranquilli al riguardo. Per i primi giorni provvederò affinché una o due squadriglie compiano crociere di vigilanza. L'incognita è data dalla tempestività delle segnalazioni, dato che sul mare non abbiamo natanti per tale scopo. Con le segnalazioni costiere possiamo contare di avere da sette a dicci minuti di tem po; ciò è troppo poco. La neutral izzazionc della Corsica, hase di ap poggio per i francesi, faciliterebbe la difesa . Ho due gruppi per bancre tutti i giorn i la Corsica. Senza poter disporre della Corsica Ì; difficile che i francesi possano ve nire. Però rimane sempre il pericolo del bombardamento notturno, perché Roma è molto reperibile di notte. Ho fissalO dicci ae rei per la caccia noLturna. l!.cc. Badoglio • Se l'offesa parte dalla Corsica, agiremo contro eli essa. Come vi ho scritto, l'operazione su Alessandria deve essere studiara, ma non compiuta, perché bisogna evirare complicazioni per bombe che possano cadere sulla città. Per le azioni su Malta e Gibilterra, anendete ordini. Ricordo che è ben stabilita la scala gerarchica del Comando in guerra : Duce - Capo S.M.G . - Capi S.M. delle forze armate; ciò per dirvi che non c 'è nessun bisogno cl i elementi intermedia ri che credono d i rendersi utili offrendo la loro opera. Ec·c. Soddu - Ho ricevuto dall'Ecc. Starace la pratica per ciali della Milizia.

reparti spc-

Ecc. Badoglio - Il Duce ha detto nettamente che non vuole milizie speciali. Ecc. Starace - I volontari

SI

riuniranno

111

appositi reparti.


502

t ' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGI LIA ))ELLA 2 "' GUERRA MONDI ALE

Ecc. Pricolo - I nostri comand i come si dovranno chiamare? Ecc. Cavagnari - Per quanto mi riguarda, direi Supermarina. Ecc. Badoglio Va bene : Supermarina, Superaereo, Superesercito. non hanno molta importanza. Alle ore 9 e

2 0'

l'Ecc. Badoglio toglie la seduta.

nomi


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------------------------------AL_T_.E_C_A_T_I

Allegato

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MINISTERO DELLA GUERRA CoMAN Do DEIL CoRPO DI STATO MAGGIOR E

N.

TI

Roma, 25 maggio 1940 - XVIII

Copia n. 4

Al Duce, Ministro della Guerra OccETTO : Efficienza dell'Esercito.

D ljCE! Sino a poco tem po fa il nostro intervento appariva prevedibile per la primavera 41. In tale situazione, malgrado la nota deficienza di materie prime, le vend ite di a rmi, munizioni e materiali bellici varii all'Estero, c l'assenza di provvedimenti eccezionali che lim itassero i consumi interni a profltto dell'Esercito, si poteva contare di ave re q uesto ultimo a momento opportuno - sia nella madre patria, sia oltremare - in disc1·ete condizioni di approntamento, tranne in fatto di artiglierie e scorte. Ora i termini dell'intervento appaiono considerevolmente avvicinati, mentre gli approntamenti di materiali hanno mantenuto il ritmo incluttabilmente lento di prima, non si è proceduto all'acquisto di armi in Germania, e - per riscontro - si sono dovuti staccare in blocco dalla madre patria a profitto delle forze d'oltremare armi e munizioni e materiali, che si era preventivato di assegnare a dette forze a poco a poco, proporzionalmente al gettito complessivo de lle fabbricazioni. Sta ndo così le cose, reputo dove roso d i prospettarVi il quadro esatto della situazio ne attuale dell'Esercito, e le deduzioni che occorre t rarne. [. - GRANDI UNITÀ MOB ILITAB ili E :LORO RIPARTIZIONE.

L'Esercito (esclusa l'A.O.l. - comprese le forze libiche c le divisioni cc.nn . dell'A .S.) può mobilitare 73 divisioni oltre ad un raggruppamento da montagna che peraltro non ha le possibilità operative di una divisione.


504

t'ESERCI'l'O ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA :2" GUERRA MONDIALE

Sulle 73 divisioni, 24 (ossia un terzo) sono dislocate oltremare o nelle grandi isole mediterranee: Libia Albania Sicilia Sardegna Egeo

IL - FoRzE

14 divisioni 5 divisioni 2 divisioni 2 division i 1 divisione

DIS PON IBILI PER LA DIFESA DELLA MADRE PATRIA coNTI-

NENTALE.

Queste forze ammon ta no a 49 d ivisioni oltre al raggruppamento da montagna sopra accennato. Esse, presenta no ìe seguenti caratteristiche essenziali: - le due d ivisioni corazzate sono tali solo d i nome (disponendo quasi esclusivamente eli carri leggeri) quelli medi disponibili (M. n) sono 70; i carri pesanti ed autobli ndo non esistono; - le divisioni di fa nte ria, anche considerandovi inclusa la legione cc.nn. divisionale, hanno un numero di battaglioni inferiore alle divisioni francese e jugoslava (circostanza che si aggrava per il fatto che su 2 battaglioni di dette legioni se ne può in genere - per difetto di dotazion i - mobilitare per ora solo uno, senza la compagnia m itraglieri prevista al comando d i legione divisionale e non si può neppure mobilitare la compagnia mitraglieri in organico ai battaglioni cc.nn. di copertura); - posseggono solo tre gruppi di artiglieria, d i fronte ai cinque - di cui due di medio cal ibro - delle divisioni avversarie; - non posseggono, come queste, un reparto di esplorazione; - hanno un organico (e soprattutto una dotazione reale) d i armi d i accompag namento ed anticarro nettamente infel"iore alla divisione francese . Aggiungo che tu tta l'artiglieria (compresa quella dì C. d'A., d'Armata c deila riserva deil'A.C.E.), oltre ad essere scarsa, è quella stessa della g rande guerra. E' solo a fine d'anno che potranno entrare in se1~ izio alcuni gruppi da 75 / I8, 149/ 40 e 210/ 22. Infine ricordo che in seguito ai recenti o prossimi invii in A.O.I. cd in Libia, l'artiglieria ~ontroaercì dell'Esercito operante nella madre patria continentale si riduce a: r5 batterie reìatìvamente moderne (75 / 46); 23 batterie della grande guerra (75 / 27 C.K .).

Riassumendo: allo stato attuale delle cose l'Esercito non possiede quei mezzi corazzati e quell'attrezzatura generale moderni che hanno consentito la recente rapida penetrazione germanica. E si può dire che non possieda artiglieria controaerea.


ALLEG;\Tl

Sorvolo poi sulle condizioni di inquadramento, che sono tutt"altro che liete, poiché essendosi mantenuto finora un numero di ufficiali e di sottufficiali di carriera pressoché uguale a quello che si aveva nel 1914, dato l"aumcnto dell'Esercito e la creazione delle forze dell'Impero, la proporzione di detti quad ri nei reparti non poteva che molto dannosa mente diminuire.

III. -

APPRONTAMEN TO

G.U. -

A UTOCARRI.

Coi provvedimenti in corso, c con altri in via di proposta, al 10 gi ug no le forze della madre patria continentale, Sicilia c Sardegna, saranno approntate: - come uomi ni in una proporzione variante fra il xoo% ed il 6o 0 ~, a seconda delle unità, armi e specialità; - come quadruped i in una proporzione variante fra il 100 ~~ (solo armata Po) ed il so%; - come autoveicoli 111 una proporzio ne va ria nte fra il 100 % (solo a rmata Po) ed il 5o% . Circa gli autoca rri comu nico: - per mobilitarsi al completo l'Esercito deve rt:t]uisire, in cifra tonda, 20.500 autocarri. Quelli esistenti in paese ed in condizioni di essere utilmente reqUisiti sono 16.soo, di cui 3.900 esonerati. Restano disponibili per l'Esercito 12.6oo circa; - ne deriva che anche requisendo t utti gli autocarri efficienti e req uisibili l'Esercito si t rova in defìcicn7.a di quasi la mettÌ. Allo stato attuale delle cose, con le requisizioni effettua te e preventi vate (circa 8.ooo a utocarri) e raggi ungendo le proporzioni d i cu i sopra si avra nno bensì le truppe e alcun i serv izi in condizione d i vivere c d i combattere staticamente, ma non in condizione di opemt·e con movimento. Per poter permettere ciò occorrerebbe completare (come automeZ7.i) le unità e contemporaneamente costituire, sia pure in form:t7.ione ridotta, gli autoreparti di C. d'A. e gli autogruppi di Armata e deli'A.C.E.. Per l'attuazione dei provvedimenti di cui sopra sono soltanto disponibili, in via teorica, 4.500 a utome7.zi (12.500- 8.ooo) con i quali non solo non è possibile aumentare la percentuale delle u ni tà, m a non si possono neppure costituire t utti g li au togruppi previsti, per i quali soltanto accorrerebbero 6.500 au tomezzi. La situazione diviene ancorn pitl seria, ove si consideri che la dispunibilìtà pratica degl i autoca rri rcquisibili sarà se ns ibil mente inCerio re al previsto (4·5oo), in causa dei ritardi nella presentazione, riparazioni, ecc. Per migliorare la situazione (non per r isolverla integralmente) non si vede altro mezzo che quello di requisire non solo gli autocarri requisibili e non ancora requisiti, ma anche i 3.900 autocarri attualmente esonerati, o almeno 3.000 di essi.


506

IV. -

t'J:.SERCITO TTAti ANO ;\LLA VI GiliA DELLA 2"' GUERRA MONDIALE

STATO DELLIE DOTAZIONI DEI PRINCIPALI SERVIZI.

a) Vestia·rio - equipaggiamento. Le serie complete vestiario equipaggiamento esistenti sono all'incirca 1.6oo.ooo, di cui: - 950.000 in d istribuzione alla forza alle arm i (esclusi i richiami in corso); - 65o.ooo nei magazzini, di cui però 3oo.ooo senza teli da tenda. La deficienza eli teli da tenda aumenterà con gli invii disposti oltre mare. Con i richiami in corso e proposti verrà alle armi u na forza di circa 40o.ooo uomini, per vestire i quali verra nno impiegate tutte le serie complete esistenti, sia pure in parte senza telo da tenda. Rimarra nno 25o.ooo serie, non tutte, all'atto pratico, immediatamente utilizzabili per non adeguata dislocazione. Ciò porta a concludere che converrebbe fare il « punto >> delle serie d isponibili, prima di procedere acl ulterio ri richiami di qualche entità. Si aggiunge che per una mobilitazione gene rale mancano ora un milione di serie circa. Nel prossimo futuro, e cioè entro settembre, sono previste altre 62o.ooo serie, di cui 40o.ooo circa saranno prevedibilmente assorbite per i consumi, cosl che la situazione non avrà un sensibile miglioramento. Le deficienze eli cui sopra ed altre varie non consentono di costituire che in m isura di y,; i battaglioni territoriali mobili addetti alla difesa delle coste ed i battaglioni territoriali addetti alla protezione delle comunicazioni e degli impianti.

b) Munizioni. La situazione del muntzionamento per la fanteria è buona per le armi individuali (quasi il fabbisogno), discreta per le armi collettive, per i mortai da 45 e per le bombe a mano (r j 2 del fabbisogno), molto grave per i mortai da 8r e per i pezzi da 47 (I / 6 ed I ( 12). [] munizionamento per artiglierie è completo per le poche batterie controaeree, deficitario per tutti, o quasi, gli altri calibri (da 1 / 2 a 5/ 6).

c) Ca1·buranti. Fra carburanti el i proprietà dell'amministrazione' m ilitare e carburanti requisibili da società petrolifere civili abbiamo in Italia il fabbisogno per 6 mesi. Con i grezzi oggi in Italia sono ricavabili altre rso.ooo tono . eli carburante, e ritenendo di milizzarne per usi militari soltanto il 50 ~~ ' si ha una ulteriore su fficienza d i mesi 1 Y, . In defìnitiva possiamo oggi contare su 7 - 8 mesi d i sufficienza. Lo Stato Maggiore ritiene che sarebbe indispensabile iniz iare una campagna, nella presente situazione generale, con no n meno 1 anno di sufficienza eli carburanti, oltre le autonomie particolari fissate per gli scacchieri oltremare. Circa gomme, fra prodotti lavorati e gomma grezza già in Italia (da lavorare), si avrà u na sufficienza di circa IO - mesi.


ALLEGATI

La deficienza g raVISSima di materie prime si ripercuote sugli allestimenti delle pa rti di ricamb io, e delle officine, analogamente a quanto avviene per la produzione degli automezzi in genere. d) Tralascio di trattare la questione delle Scorte (sia dei magazzini e depositi d i Armata, s ia del paese) perché V i è nota.

V. -

ScHIERAMENTo E DISLOCAZIONE DELLE

G.U.

DELLA MADRE PATRIA

CONTINENTAILE .

Secondo i p ian i· e le predisposizioni in vigore, le G .U . schierate e disloca te i nizialmente come segue :

F1·ontiera francese : 7 in riserva d 'Armata.

21

111

parola saranno

divisioni (r• e 4• Armata), di cui 14 m linea e

Frontiem svizzera (a contatto con la frontiera francese): elementi non indivisionati vari (9 btg.). F1·ontiera jugoslava : 5 d ivisioni, più un raggruppamento alpino (2' A rmata), in u schieramento di sicurezza )) (che presuppone la Jugoslavia incerta). Riserva di A. C. : 23 divisioni, ripartite in 3 nuclei: - nucleo ovest, 4 divisioni (7"· A.), in P iemo nte; - nucleo centrale, 16 divisioni: ossia 6 division i (8• A.) m RomagnaVeneto, e IO divisioni (A. Po) in Lombardia - Veneto; - nucleo sud, 3 divisioni, fra Bari, Catanzaro, Messina. Difesa delle coste : battaglioni T.M. e batter ie da posizione varii. Circa la riserva dell'A.C. faccio presente : - il nucleo ovest (4 divisio ni - 7" A .) è strettamente legato alla frontiera occide ntale, per ché, anche nella ipotesi d i non offensiva fra ncese, le riserve di Armata di eletta fro ntiera sono cosi scarse che detto nucleo dovrà i ntervenire in cambi periodici in linea ; - una forte aliquota dei nucleo centrale (6 divisioni - 8" A .) è ipotecata per il caso che la Jugoslavia i ntervenga nel conflino contro di noi, dovendo in questo caso schierarsi sulla frontiera orientale, acca nto alla 2 " A., per costituirvi << schieramento dif<'IHivo )>: - il nucleo sud c~ divisioni) è ipotecato dalla eventuale necessità di rinforzo all'Al bania, S icilia, o per la d ifesa delle coste peninsulari. E perta nto l'unica riserva vera mente nelle mani dell 'A.C. è l'Armata Pc ( 10 di visio ni), che non è la più appropriata alla condotta di operazioni sostanzialmente d ife nsive, a parre le 3 divisioni del C. d 'A . autotrasportabile. Se poi si decidesse di compiere u na azione contro la Jugoslavia, la situazione sarebbe la seguente: - operazione offensiva vera e propria (appendice << J )> al piano P.R. 12) : impiego in detta direzione delle Armate 2" - 8" -Po, e conseguente riduzione p1·atica della riserva d'A.C. a ZtTO;


S08

L ' ESERCITO ITALI ANO ALLA VIGILIA DELLA 2~ GUERR/1 MONDI AJA;

- oppure occupazione pacifica, o quasi, della Slovcnia- Croazia (« operazione s.e. ))) : impiego in detta direzione di l 5 divisioni ed un raggruppamento alpino (Armate 2 " c Po); e conseguente riduzione della riserva di A .C. alla 8" Armata (6 divisioni), sempre quando tale armata non abbia dovuto già inserirsi preventivamente nello schieramento alla frontiera orienta le, nel qual caso la riserva di A .C. sarebbe ugualmente ridotta, almeno per qualche tempo, a zero.

VI. -

CoNSEGUENZE Dr QUANTO soPRA.

Qualora il nostro intervento avvenga senza che l'Esercito sia in grado di mobilitarsi totalitariamente, e fi n tanto che la situazione generale non sia tale da escludere una offensiva da parte francese ritengo non sia il caso di intraprendere una azione offensiva contro la Jugoslavia. Aggiungo che finché non si abbia la sicurezza della impossibilità eli un'offensiva francese sulle A lpi, sarebbe anzi militannente desiderabile non trovarsi neppure in stato d i conflitto colla Jugoslavia, in modo da poter mantenere da quella parte solo uno (( schieramento di sicurezza ll , ed avere così nelle mani dell'A.C., come riserva veramente disponibile le intere Armate 8" e Po (che con la 7'' Armata formerebber{) una massa d i 20 divisioni). Così stando le cose, l'Esercito terrebbe dapprima atteggiamento difensivo, nelle p iù favorevoli condizioni per opporsi ad una eventuale offensiva fra ncese, e sarebbe in misura - appena la situazione m ilitare generale e quella della migliore efficienza lo permettesse - di intra prendere esso stesso l'azione ad ovest e ad est, o di inv iare fo rze al f ronte germanico. Il Maresciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore dell'Esercito GRAZ IA:-.1 1


509

1\I.LEGATI

Allegato

37

RAPPORTO RISERVAT O

(visuuo da M ussolini c passato a Pariani)

Genova,

11

secrcmbre t939

La parziale mobilitazione iniziatasi negli scorsi giorni, c che è in corso di completamento, ha fatto rilevare una strana disorganizzazione in tutti i servizi militari. Il pubblico che è a conoscenza di tutti gli inconvenienti verifìcatisi e che ancora si verificano, non fa che mormorare contro gli organi governativi responsabili. Molta gente non ha ritegno a dire a voce alta che s iamo in pieno caos, che in queste condi7.ioni non possiamo fare una guerra c che l'Esercito assomiglia a quello di << franccschicllo )) ' ecc. E' un fatto che anche i miliLari rich ia mati non fanno che lag narsi: rancio che non viene confezionato, mancanza di indumenti e d i coperte, mancanza di abiti, ccc. Si vedono girare per la città soldati con la giacca sotto il braccio, altri semi - vestiti da militari e da borghesi; altri che non avendo trovato aHoggio in caserma o negli accantonamenti se ne sono andati a dormire al ricovero << Massoero >>. Alcuni di questi r ichiamati dicevano che staranno zitti finché hanno soldi in tasca ma finito il denaro sapranno essi cosa fare' Ieri sera all' Acquasola si sono visti dei soldati vestiti in Lela che vendevano stringhe da scarpe ! ... Nell 'accantonamento di p iazza Palermo il rancio di dieci soldati è distribuito a cento! Chi non trova posw sulla paglia va a dormire nei portoni c sulle aiuole ! Gli ufficiali si lagnano perché devono provvedere con denaro proprio ad ogni spesa, compresa quella della cancelleria .. . I n questi giorni è stato nolatO che non pochi stranieri sorridevano di compassione e guardavano i soldati bufEamente vestiti in tela col cappello borghese, con le camicie di tutti i colori. l soldati attendati nd grelo del Bisagno destano commenti ed i mormorii del pubblico. Gli stessi soldati si lagnano per la mancan1.a d i ogni norma di igiene. Dalla riviera di ponente, dove sono concentrate d iecine c d iecine d i migliaia d i soldati, giungono ahre c più gravi lame ntele. Reparti dislocati verso b frontiera che non ricevono la razio ne pane perché non esistono forni milit~lr i! che non hanno assistenza san itaria; che mancano di tutto! ... In alcuni reparti gii ufficiali sono stati costretti a pagare l'importo del rancio con denaro per permettere ai soldati di andare all'osteria! Mancano coperte, paglia, rancio, ccc.


5I O

l! ESERCITO l'l'ALfANO ALLA VIG I l li\ DELLA 2 " GUERRA MO)IDlALE

Nd deposito di Savona molti soldati se ne vanno a casa e ritornano in caserma dopo 2 o 3 g iorni. Chi non ha denari non fa che protestare chiedendo da mangiare. [ soldati mormorano per ogni cosa. A d Al benga non c'è p iù posto nelle caserme. I soldati lamentano anche la mancanza o scarsità di viveri. A Ceva molti alpini si sono assentati per qualche giorno per correre alle proprie case a mangiare ed a dorm ire. Dalla Spezia giunge notizia che il 6 corrente molti marinai richia mati hanno gettato via le gavette ed hanno gridato che volevano andare a casa. In tutto questo caos lo spirito delle truppe è molto in ribasso e si comprende anche come siano facili gli incidenti con i reparti della Milizia. Tutti hanno la sensa;~;ione che esiste del ve ro e proprio ostruzionismo per protestare contro la guerra. Il pubblico commentando quanto avviene ne i repar ti del R . Esercito dice invece che gli inconvenienti si verificano perché manca l'organizzazione militare; che l'Esercito è sfornito di rutto e che in gueste cond izioni è assu rdo pensare che si possa fare u na guerra.


5I

ALLEGATI

Allegato

I

38

RAPPORTO RISERVATO (vistato da Mussolini e pasJ·ato a Pm·iani)

Roma, 13 settembre 1939

Le numerose e continue partenze di richiamati alle armi che si verificano in questi giorni m tutti gli ambienti, senza distinzione d'età, l'affluenza di questi richiamati sui treni, alle stazioni ferroviarie, e per le strade, fornisce materia di molti commenti. Si afferma che i richiami non sono dunque finiti, ma continuano inintcrronamente, e non si limitano più a q uelle due classi di cui avevano dato notizia i g iornali, ma si estendono con un ritmo incessante e preoccupante. S i sa che questi richiami no n vengono più fatti ora per man ifest i o per classi, ma per cartolina precetto individuale di mobilitazione. La cartolina «gialla » è diventata eli una notorietà comune, perché c'è stata in questi giorni una vera inondazione, c dappertutto, sui treni, cd anche sui trams si vedono civili mostrare la cartolina « gialla >> che dà loro diritto di viaggiare gratuitamente. l giornali non parlano più di richiami alle armi, non parlano più di mobilitazione, ed anzi dicono che il popolo italiano lavora tranquillamente, ma questa esibizione di cartoline gialle sta a comprovare !"imponenza dei richiami. Si dice che giornalmente le stazioni sono piene eli richiamati, i treni sono pieni d i richiamati, le caserme rigu rg itano eli richiamati ed anche l'Italia va assume ndo l'aspetto d ella guerra. Il numero ed il ritmo incessante di questi richiami al imenta le preoccupazioni, e ridesta !"incubo della guerra. Si domanda perché tutti questi richiami, se il Governo non avesse intenzione di arrivare ad una guerra? Dunque si sta portando il Paese silenziosamente ma inesorabilmente verso la guerra. Questi richiamati vengono destinati specialmente a Rodi, in Libia, ed in Sardegna. Attualmente quasi tutti i richiami sono fatti per la Sardegna, ed il pubbli.co lo sa e ne parla natu ralmente perché vede partire amici, colleghi e parenti per quella destinazione. Per cui chi dice c he in Sardegna si stia organizzando un corpo di difesa, c chi invece afferma che si tratti d i un corpo di spedizione. Sta di fatto che tutti questi richiami tengono allarmato, e tutt'altro che tranquillo o sicuro al proprio lavoro, il pubblico. Memre procede la serie ininterrotta dei richiami alle armi merita di essere segnalata la voce che corre circa lo stato in cui sono tenuti questi nchiamati, ed il malcontento che ci sarebbe fra essi.


5I 2

L' ESERCITO ITALIAN O 1\LI.,\ VIG ILI A DEl.L:\ 2 '

GUERRA MONDIALE

Si dice che g ran parte dei richiamati alle armi vengono tenuti in abito borghese perché i magazzini milita ri non hanno più né divise, né scarpe da distribuire, e sono rimasti vuoti. 11 solo oggetto che d istingue il richiamato è la gavetta. Si dice pure che tutte le caserme sono piene, ed i richiamati che vi si sono alloggiati devono dorm ire parte sulla paglia, c parte senza paglia, perché le brande non bastano, e la paglia pure comincia a mancare. Si aggiunge poi che forti masse di r ichiamati non ha nno potuto trovar posto nelle caserme, e vengono perciò lasciati liberi di anelare a dorm ire fuori delle caserme. Ora molti eli questi richiamati, non avendo denari per andare in un albergo ad affitta rsi una camera, prendono il treno od il tram per recarsi a dormire a casa propria specialmente se la fam iglia abita in località o comuni vicini. Ma naturalmente si servono eli questi mezzi eli trasporto senza pagare il relativo higlietto, adducendo che sono dei richiamati, e che nelle caserme non hanno da dorm ire, si arrogano il diritto di recarsi a casa propria gratuitamente. A quanto ci viene riferito ciò si sarebbe verificato specialmeo.te nell'Italia meridionale dove sarebbero avvenuti anche dei disgustosi incidenti fra i richiamati che non intendevano pagare il biglietto, ed i controllori che i nvece volevano fargl ieli pagare. Tutto questo accade sui pubblici mezzi di trasporto, e quindi alla presenza dj viaggiatori, che non possono non riporta rne u na penosa jtnpressione. Penosa impressione che si ripercuote soprattutto sui giudizi circa quella che è l'organizzazione e la preparazione dell'Esercito, ed il trattamento ai richiamati. Si constata cioè che non ci sono i mezzi adeguati per far fronte ad una mobilitazione. Si dice anche che i r ichiamati si lamentano del rancio, c da tutta questa ...

(manca ·la terza pagina)


5I 3

ALLEGATI

-----------------------------------

Allegato

39

RELAZIONE DI UN ORGANO DI P.S.

(è priva di inte.<tazione e la parre finale della lettera è tagliata. Porta il timbro di arrivo al M.G. in data N. ou61 di prot.

22

settembre 1939)

Milano, 16 settembre 1939 - XVII

Onorevole Ministero Interno Direzione Gt~ncrale Polizia Divisione Polizia Politica

Roma

OccETTO: Relazione sullo spirito pubblico. E ' stato molto bene accolto il provvedimento che ha elevato la paga g iornaliera del soldato da centesimi quaranta ad una lira. Tuttavia tra i militari richiamati, affiora no, qua e là, deprimenti considerazioni in conseguenza delle manchevolezze riscontrate nei centri militari di reclutamento, e si delineano specifici raffronti con l'equipaggiamento e l'alloggiamento dci reparti della M.V.S.N. Tali raffronti incidono profondamente sull'animo del soldato, anche perché trovano riscontro in analoghe considerazioni degli stessi ufficiali, sia permanenti che di complemento, i quali analizzano i meriti dei colleghi della M.V.S.N. in rapporto ai gradi che costoro rivestono. Va segnalata la sfavorevole impressione riportata dal pubblico in talune località per le lamentate deficienze di organ ismi militari, deficienze che vcngooo imerprerate come una imprepara:Gione colpevole per un cimento dì guerra. Così sono stati notati ad Alessandria, a Bolzano, a Trento ed a Rovereto, in particolare, soldati senza alloggio vagare per la città, o che ricorrevano ad alberghi e ad affittacamere, e che, fissata una camera per una o due persone, vi si allogavano in quattro, cinque o sei, con protesta dei conduttori ed anche con interventi delle Autoridt d i P.S.; soldati che invadevano pubblici esercizi, a stento sgombrati all 'orario di chiusura, scali ferroviari e qualsiasi località ove rifugiarsi; senza vitto per mancanza di gavette ed altro, ed incapaci a procacciarsi il cibo per una intera giornata con le tre o quattro lire che ricevevano giornalmente alla mano; soldati, infine, senza equipaggiamento o incompleto, vestiti in ritardo od a metà, senza mostrine o senza fregio al berretto, o senza stellette, perché i magazzini mil itari ne sono sprovvisti. Tali manchevolezze si sono rilevate particolarmente nelle truppe alpine. Il giorno r 1 corrente, alla stazione ferroviaria di Olgiate Calco (Como) sono stati tratti in arresto sei richiamati, sorpresi a cantare (( Bandiera Rossa ll durante il viaggio. Si trovano attualmente nelle carceri di Lecco, in attesa delle superiori determinazioni.

33· - Mont.


5I 4

t ' ESERCITO ITALIANO 1\LI.A VIGlLlA DELLA 2" GUERRA ~!ONDIALE

Allegato

40

RAPPORTO RISERVATO

(vistato da MuHolin.i e passato a Pariani e Soddu) Dal Servizio Informazioni Milita re. Tripoli, 27 settembre 1939 - XVII Per gl.i uffic iali r ichiamati, salvo rare eccezioni, si puo 1n breve dire: (( scarsissima ne è la preparazione professionale (molti congedatisi da sottotenente si trovano oggi capitani); poco elevato il sentimento m ilitare; spirito di sacrificio e di abnegazione insufficienti - eccessiva è la preoccu pazione per le famiglie c per le facce nde private; senso di stanchezza : non pochi sono per la seconda o la terza volta distolti dalle loro occupazion i ordinarie in breve volgere d i ann i; apatia per il servizio con ripercussioni sfavorevoli sulla compattezza discipl inare dei reparti; freddezza per l'eventualità di g uerra; poca consapevolezza e dignità del grado - di cui u n elemento esemplificati vo caratteristico è la indifferenza alle forme esteriori : non si saluta, non si pretende né si rende il saluto; eccessiva familiarità fra superiori e inferiori e anche fra ufficiali e soldati che non è ben inteso cameratismo, ma evide nte violazione del rapporto gerarchico; scorrettezza nell'uniforme e nel tratto - divise più diverse per colori e foggie - 11on è raro il caso di ufficiali che in pubblica strada ab biano la giubba sotto il braccio, la bustina o il berretto in ma no oppure la giubba sbottonata e le maniche rimboccate; ufficiali che si chiamano a gran voce a distanza in pubblica strada affollata. In conclusione: impreparazione professionale e ineclucazione disciplinare e spiri tuale. Ad aggravare le conseguenze che questo stato di cose comporta nell'efficienza disciplinare e addestrativa dei reparti concorre la manca.tna eli ufficiali in S.P.E. che nella maggior parte dei corpi sono ridotti a I / 8 del totale.


5I 5

t\I.LECt\TI

Allegato

41

IL COMMISSARIO GENERALE PER LE FABBRICAZIOKI DI GUERRA

N . 26or f S.P.

Roma,

Il

dicembre 1939 - XVIII

(Con annessi 4 grafici)

PRoMEMORIA PER LL CAPO DEL GovERNo

Occl.iTTO: Programmi delle Forze Armate.

I grarìci dimostrativi del tempo necessario per !"espletamento delle commesse ed i riepilogh i riflenenti la quantità di materie prime necessarie si riferiscono a due fasi ben distinte c cioè : r" fase : corrispondente alla produzione ancora occorrente per raggiungere la preparazione d i parteflZ(I ; 2" fase: corrispondente alla produzione occorrente per alimenrare, per ogni anno di guerra, le Forze Armate stesse sul piede ragguagliato alla preparazione d i partenza succitata.

I tempi sono riferi ti alle possibilir:, consentite dalle attuali attrezzature - e di q uelle che si stanno sviluppa ndo - per q uanto riflette il raggiungimento della preparazione di partenza, alle possibilità future per quanto riflette i fabbisogni di un anno di guerra il cui allestimento, seguendo nel tempo quello relativo alla preparazione di partenza, consentirà di sfruttare in pieno le possibil ità eli un ulteriore sviluppo delle nostre industrie. Non sono state p rese in esame quelle industrie che, per la loro specifica funzione c conseguen te attrezzatura, non possono concorrere alla produzione bellica specifica delle Forze Armate pur contribuendo alla p1·eparazione bellica indirettamente. T ali sono quelle che lavorano per le ferrovie, poste c telegrafì - marina mercantile - impianti idro e rermoelettrici - macchine utensili di va rio tipo, ecc., ind ispensabili perché t utti i servizi pubblici e privati funzionino perfcttamt:nte cd a ri tmo accelerato come impone la preparazione alla guerra e la guerra stessa. I tempi attuali sono calcolati in base a due turni giornalieri di lavoro di IO ore. Qualora però la disponibilità di materie non lo consentisse, in relazione alla riduzione delle ore giornaliere di lavoro au menterà il totale dei tempi richiesti. Se, per esem pio, la dispo nib il it~t di materie prime consentisse un turno di 10 ore, come è prevedibile, i tempi verrebbero di massima raddoppiati,


5 16

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2"' GUERRA MOKOIALE

salvo quegli spostamenti che per alcune lavorazioni si rendono possibili con una opportuna manovra di materie prime. Le cifre relative alle materie prime rappresenrano il fabbisogno per le forze Armate (esclusa l'alimentazione per uomini e quadrupedi, ed i combustibili e carburanti) limitatamente alle voci più importanti e precisamente : - totale per raggiunge re la preparazione di partenza, - totale per mantenere in efficienza le Forze Armate per un anno di g uerra. Per ogni anno, a partire dal 1940, ho considerato, in aggiunta al fabbisogno delle forze Armate, anche quanto è indispensabile al Paese ed ho calcolato altresì, in relazione alle importazioni, il fabbisogno di valuta computato in base ai prezzi attuali. Quanto è indicato nella colonna 4 (per gli altri usi) è il risultato delresame delle necessità imposte, particolarmente in caso di emergenza, da tutte le attività nazionali che, in collaborazione d iretta o indiretta colle Forze A rmate, contribuiscono al potenziamento bellico del Paese. Prime tra queste sono le ferrovie, gli impianti idroelettrici, lo s viluppo di nuovi impianti, rampliamento dei vecchi, le miniere, la marina merca ntile, la navigazione fluvia le, la protezione antiaerea, le colonie. ln particolare, i nuovi impianti autarchici e l'ampliamento dci vecchi, come pure gl i impianti idroelettrici, dovrebbero avere la precedenza sulle esigenze belliche dirette inquantoché è proprio dalle materie prime, che detti impiami consentono di produrre, che dipende la maggiore o minore possibilità di potenziamento delle Forze Armate.

E poiché dai dati in mio possesso non vedo la possibilità di assicurart! quantità di materie prime necessarie per ottenere dagli impianti attuali e futuri il massimo rendimento, l'esuberanza di potenzialità degli impictntt stessi potrebbe essere utilizzata per le espo-rtazioni col duplice vantaggio:

ftt

1° •

Ji procacciarsi i mez7.i per alimentare l'importazione di materie

prime; 2° -

di far lavorare le industrie e quindi gli operai.

Per raggiungere lo scopo senza pregiudicare il potenziamento bellico del Paese, è indispensabile che il COGEFAG, d 'accordo col Ministero Scambi e Valute e con i Ministeri delle Forze Armate, coordini tale attività c non soltanto dal punto di vista qualitativo e quantitativo della lavorazione, ma anche per quanto riflette le materie prime da chiedere in compenso delle esportazioni e la loro ufte1·iore ripm·tizione alle industrie. Qualitativamente, dall'esame dei grafici, risulta evide nte che i settori che si presentano più idonei per l'cspomizione sono quelli degli a pparecchi per l'aeronautica, per i materiali del genio e per g li automezzi. I concetti da adotta re per lo sfrutta mento di tali possibilità potrebbero essere i seguenti : r• - mettere a punto le Forze Ar mate interessare c, ciò fatto, destinare tutta la produzione all'esportazione; 2 " - fin da ora destinare parte della produzione all'esportazione ritardando rappromamento delle commesse delle Forze Armate, visto che i set-


t\LI.ECr\Tl

tori velivoli, materiali del genio cd automezzi, per il maggior rendimento delle relative industrie, sono molto in antici po rispetto agli altri settori. Per le particolari contingenze, a mio parere, sm·cbbe più opportuno adottare il 2° criterio c ciò per poter alime nta re l'impo rtazione delle materie prime, dato che col •" criterio, essendo le industrie impegnate per l'approntamento totale delle commesse delle Forze Armate, i mezzi per procacciarsi le importazioni verrebbero a mancare. Rappresento infine l'opportunità che le Forze Armate rivedano i dati forniti, mantenendosi - sia per la parte che riguarda la preparazione di partenza come per il fabbisogno di guerra di un anno - più aderenti alle possibilità delle industrie et! alla disponibilitù di materie prime. Non è evidentemente possibile protrarre la prepamzione di partenza fino al 1944, anzi fino al 1948 se si vuole avere prima di entrare in guerra le scorte per almeno un anno: termini che sarebbero altresì superati qu(t/ora

non si disponesse delle materie prime necessm-ie per lo sfrullnmento massimo degli impianti. fAVt\GROSSA

s(~guon o

4 gra fici dimostmtivi


GRAFICO DIMOSTRATIVO DEI TEMPI DI APPROVVIGIONAMENTO 1941

1940 Il

Ili

Veli;oli e ~otori Automezzi

IV

l

Il

Velivoli Motori avio Automezzi mc. 200

Bom be R.A. Materiali per servizi logistici Cartucceria leggera Esplosivi di scoppio 1-·-· Mal . colleg. e segna i.

l!l43

l!l'42 l

IV

"'

Il

'"

rBombe R.A. m. e o. ca l.

l

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--- --- -- --

'-~'44 l

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P C.

Servizi Jogistici

·-·-

Cartucceria leggera

.L

C l_ Esplosivi di scoppio art 1?,7 Mat. colleQ. e segnai.

Mi t)agliatri~i 12,7

l .. .

M'otra9 1oatroc • RA . .

M itrag liatrici 7,7 Mortai f'anteria Armi individuali

. l

. r--

Mortao fanteroa

Unità R.M. di N.C. Carri armati Trattori

!-·-·. ·-·-

Anni individ uali Naviglio sottile

-·-·" Roma»

Ca rri armati

~

8 om e per mortao l ft nteroa . 1 · m. e g. cal. R.M . Artiglierie m. A rto ·g roeroe Esplosivi di lancio _r ·M 1

A rto.g.1oero•e p.

FORZC ARMATC - - _. - __ Prevedibili epoclle di consegna del principali allestimenti pet· completare la preparazione di partenza Tempi occorrenti per la produzione del 100% del fabbisogno per il primo anno di guorra

i

Bombe per mortai fa nterie 1/ 47 1 l l l, Q.

l

cal.

l .. 1

T~

RM

ca~noni

l

J,

.

Esplosivi di lancio 111/ L5;

Artiglierie p. c. R.M.

trteria

M itrag lia trici R. E. Munizionamento art. Munizionamento subacqueo

car noni tynt~ri a .

.........

M itragl. R. E. - Muniz. art;,I Y{~?J

i

l

l

........

Muniz. subacqueo IV/ 45 :

Al. l' .l R E ~t1g oeroj . . Art. R.E. IV/ 48


GRAFICO DIMOST RATIVO DEI T EMPI Df APPROVVIGIONAMENTO (ESERCITO) 194a

1!141

1!142

--

1!143

1!144

R. CSCRCITO Prcvcdibili cpoclle di consegna dci priq

Au to e motomezzi Materiali del Genio . Mat. p. serv. logistici Cartucceria leggera Esplosivi d i scoppio e da mina

cipalì nrat eriali occorrenti pet· il com plet ametrlo della preparazione di Jl:trlef!

za

Armi individuali Mo rtai f anteria , Ca rri armati Tratto ri Bombe per

~ortai fanteria Esplosivi di lanc io

Cannoli per t anteria

1---

1

--· --

1--- 37/H

1 Mitrag liat rici Munizioni per artigli eria

l

Artiglierie


GRAFICO DIMOSTRATIVO DEI TEMPI DI APPROVVIGIONAMENT O (MARINA) 15l41

1940

,.,4 ?

t <44

I~ J4.?

Mlteriali lper le comunicazioni

R. MARINA Armi individuali

Prevcdil1ili epoch e di consegna dei prin cj pali mater iali occorrenti per compl etare

. l ' Muniz1onamento per ar t 19l l 1ene ed armi oortatili

Unità

1

la

pt•epara~ione

di p artenza.

nuova costruzione

Mitra~liere

Esplosivi

Artiglierie di medio e grosso ca libro

Art iQiierie di piccol o ca libro

' -- - -

Munizionamento subacq ueo


GRAFICO DIMOSTRATIVO DEI TEMPI DI APPROVVIGIONAMENTO (AERONAUTICA)

I!J40

1941

1942

R. AERONAUTICA Velivoli e motori Bombe

P re.,e d i bili e poc h e d/ conse g n a dei p rln cj

l

I1C 200

Esplosivi di scoppio Materiali per le telecomuni cazioni

p a li m a teria li o ccorren t i per c om p l e ta r e l a p r e p a r a zione di p arte n z a

Cartucceri a

----

~----~

M itragliatrici 12.7

M itrag liatrici 7,7

l

J2.T


t'EsERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA OELL;\

522

2 a GUERRA MONDIALE

Allegato

42

ORGANIZZAZIONE DELLA NAZIONE PER LA GUERRA

(L.

21

maggio r940 - XVIII, n. 4I), in Gazz. uff.,

24

maggio, n.

120)

Art. r. - Il governo ha il compito: I " di preparare, sin dal tempo di pace, l'organ izzazione e la mobilitazione della nazione per la gue rra; 2 ° eli attivare, non appena ne r iconosca la necessità, dir igere, coordinare e controllare la mobilitazione della nazione.

Art. guerra :

2.

-

Il governo, ai fin i dell'organizzazione della nazione per la

I " stabilisce i compiti della presidenza del consig lio dei ministri, del P.N.F. e dei singoli ministeri; 2 ° costituisce, non appena ne riconosca la necessità, per decreto reale, su p roposta de l Duce del fascismo, Capo del governo, speciali organi ed uffici;

3" d isciplina, coordina e controlla le attività deg.i enti pubblici e privati comunque interessati a lla preparazione dell'org anizzazione c della mobilitaz ione della nazione per la guerra;

4'' assicura : a) lo sviluppo e la migliore utilizzazione delle risorse e de lle attività della nazione per conseguire la vittoria; b) la costituzione d i scorte adeguate eli derrate e materie prime. Art. 3· - La presidenza del consig lio de i ministri, il P.N.F. ed i singoli ministeri comunicano alla commissione suprema d i difesa, per la necessaria azione d i coord inamento, i progetti e gli studi predisposti in relazione al n. r del p recedente art. 2 . Art. 4· - La mobilitazione della nazione per la g uerra consta della mobilitazione m ilitare e della mobilitazione civile, ciascuna delle quali può essere generale o parziale. La mobilitazione m ilitare consiste nel passaggio delle forze armate dal piede di pace a quello di guerra, secondo norme c m odalità stabilite dai m in isteri interessati. La mobilita:.:-;ione civile consiste nel passaggio delle p ubbliche amministrazioni, delle indust rie, dei serviz i, aziende cd enti necessari alla vita, alla resistenza ed aDa difesa della nazione, dallo stato d i pace allo stato di g uerra. Art. 5· - In caso di mobilitazione generale e in caso d i mobilitazione parziale, gli enti di d iritto o d i fatto comunque costit uiti nello Stato, i cittadini non soggetti acl obblighi m ilitari, compresi le donne ed i m inori di età superiore ai 14 ann i, e coloro che, pur avendo tali obblighi, non si t ro-


i\l.T.ECi\TI

vino, per qualsiasi moti,·o, incorporau m un reparto militare, hanno il dovere di concorrere alla difesa ed alla resistenza della nazione con spirito di devozione e di sacrificio di combancmi, e possono essere mobilitati civilmente c conseguentemente sottoposti ad una d isciplina di guerra. Art. 6. - Il ritomo dai compiti, fun:t.ioni ed organiZ7.azione d i guerra ai compiLi , funzioni ed org:lllizzazione J i pace costituisce la smobilìtazione della nazione. La smobilirazione può essere, come la mobilitazione, ge nern lc o parziale. Art. 7· - La mobilitazione e la smobilirazione civile dei cittadini e degli enti d i cui ai precedenti art. 4, 5 e 6 vengono preparate ed attuate secondo la legge sulla disciplina di guerra cd il regolamento per la sua applicazione. Art. 8. - La mobilitazione e la smobilitazione della nazione, tanto generali quanto parziali, vengono ordinate per decreto reale, su proposta del Duce del fascismo, Capo del governo, in seguito a deliberazione del consiglio dei ministri. Q ualo ra speciali ragioni lo consiglino, la mobilitazione c la smobilitazione potra nno essere d isposte a nche senza la pubblicazione del relativo decreto sulla Gftzzetta ufficiale del 1·egno. Are. 9· - La mobilitazione c la smobilirazione della na7.ionc vengono preparate e si svolgono secondo un piano generale che viene predisposto dalla commissione suprema di difesa. La mobilitazione e la smobilita7.ione civile sono preparate c si svolgono secondo piani che, sulla base di quello generale, vengono elaborati dalla presidenza del consiglio dei ministri, da l P.N.F., dai ministeri ed organi dipendenti, c per gli stabilimenti delle industrie private che esplicano auività inerenti a lle fabbricazioni di guerra, dal commissariato generale per le fabbricazion i el i g uerra. Tali piani ve ngono comun icati alla commissione suprema di difesa per la necessaria azione coorJinatrice. Art. 1o. - 11 ministero delle finanze, in base ai preventivi della prcsiden7.a del consiglio dei ministri, Jel P.N.F., dci singoli ministeri c del commissariato generale per le fabbricazioni di guerra, concreta il piano generale finan7.iario. Art. 1 1. - I piani di smc':>ilitazione vengono elaborati in tempo di pace solamente nelle linee generali c saranno sviluppati c completati nel corso della guerra in conformità della situazione. An. 12 . - Per predisporre, nisc iplinare e coord ina re tutti i provvedime nti per il pronto ed ordinato passaggio dai compiti, fu nzioni ed organ izzazione di pace, ai compiti, f un z ioni ed o rganizzazione previsti per la g uerra, per preparare e te nere aggiornati gli elaborati di mobilitazione (piani. istruzio ni, regolamenti) e per d irigere e coordinare le operazioni di mobi lita7.ione dei dipendenti organi ed uffici, vengono istituiti, sin dal tempo di pace, uffici di mobilitazione civile: presso la presidenza del consiglio dei ministri:


524

L'ESERCITO ITALIANO ALL;\ VIGILIA DELJ~A 2"' CUF.RRA M0Nl)]ALE

presso d emi organi presso presso

il P.N.F., presso ogni ministero, e, occorrendo, presso periferici; ogni prefettura; ogni comune;

dipen-

presso quegli enti, servizi, industrie ed aziende che, dovendo provvedere al soddisfacimento degli essenz iali bisogni della nazione in guerra, vengono designati dalla commissione suprema di difesa su proposta dei ministeri interessati e del commissariato generale per le fabbricazioni eli g uerra. Nei comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, in luogo dei suddetti uffìci comunali di mobilitazione civile, provvedono gli organi normal i del comune. Art. 13. - La sorveglianza ed il controllo sulla preparazione e sullo svolgimento della mobilitazione civile della presidenza del consiglio dei m in istri, del P.N.F., dei singoli m inisteri e degli organi ed enti comunque da essi dipendenti o controllati, spettano ai ministri responsabili e, per gli stabilimenti delle industrie private che esplicano attività inerenti alle fabbricazioni di g uerra, al commissario generale per le fabbricazioni di g uerra. Art. 14. - La mobilitazione c la smobilitazione della nazione, tanto generali quanto parziali, si prepara no e si attuano in base alle disposizioni della presente legge ed a quelle della legge sulla disciplina di g uerra e relativo regolamento, delle leggi m ilitari e di ogni altra d isposiz io ne, prescriz ione, istruzione che dalle anzidette leggi t rae origine. Le disposizioni complementari per la preparazione e l'attuazione della mobilitazione e della smobilitazione sono stabilite dalla presidenza del consiglio dei m inis tri, dal P .N .F., dai ministeri interessati e dal commissariato generale per le fabbricazioni di guerra, ciascuno per la parte di propria competenza. Art. 15. - Per l'Africa italiana e per i possedimenti italiani dell"Egeo saranno adottati separati provvedimenti su proposta dei ministeri competenti. Art. r6. - Nell'imminenza e nel corso della mobilitazione generale o parziale, il governo può: 1° requisire : i serviz i individuali e collettivi dei cittadini; i servi z i dei sindacati, delle società e delle assoc1az10nt comunque esistenti nello Stato; i beni mobil i ed immobili esistenti nel territorio dello Stato, esclusi q uelli coperti da speciale immunità; 2 ° requisire altresì qualsiasi invenzione ed opporsi alla sua applicazione ed alla sua divulgazione; 3" d isciplinare mediante conti ngentamento o razionamento i consumi; 4" lim itare o vietare le importazioni e le esportazioni, il commercio interno e la detenzione d i qualsiasi specie di merce; 5" obbli.gare i cittadi ni e gli enti alla denuncia dei beni mobili che essi detengono, necessari alla difesa della nazione;


ALLf>GATI

6° procedere alla costituzione di organizzazioni di produuori e di commercianti allo scopo di meglio provvedere alle importazioni cd alle esportazioni nonché alla incetta, requisizione c distribuzione di generi alimentari e merci di qualsiasi specie. Art. '7· - Per tutte le attività da svolgere all'estero il P.N.F., i m1n1steri e gli organi competenti devono agire d'intesa col m inistero per gli affari esteri, al qua le spetta d i coordinare c controllare all'estero l'azione degli enti anzidetti c dei loro agenti, subordinanclola a quella dei rappresentanti diplomatici nel luogo dove detta azione si svolge. Le questioni finanziarie saranno trattate soltanto pel tramite di questi rappresentanti. Art. 18. - Ai fini delrorganizzazione e della mobilitazione della nazione per la guerra, il governo può disporre, sin dal tempo di pace, qualsiasi censimento che gi udichi opportuno. I dati, le notizie e gli elementi raccolti, non potranno servire che ai fini esclusivi della difesa del paese e della preparazione ed attua7.ione della mobilitazione cd hanno carattere strettamente riservato. Art. 19. - Il governo, ai fini della difesa immediata della nazione, può avvalersi, in tutro od in parte, delle disposizioni della presente legge anche prima che sia ordinata la mobilitazione generale o parziale. Art. 20. - Il governo è autorizzam acl emanare le norme per rattuazione della prescme legge ed a stabilire le sanzioni penali per le infrazioni alla medesima. Art. 21. - Sono abrogati: la legge 8 giugno 1925 - II I, n. 969, relativa alla ((organizzazione della nazione per la guerra »; il regio decreto 1 ° aprile 1935 • Xl1!, n. 412, relativo alla istituzione di uffici speciali per la mobilitazione civile; ed ogni altra disposizione in contrasto con quelle della presente legge. Entro 30 g iorni dalla data di entrata in vigo re della presente legge, avrà luogo il passaggio ai ministeri competenti dei servizi attualmcmc esercitati dagli organi previsti dai provvedimenti citati nel precedente comma.


520

L'ESERCITO ITALIANO i\LL>I VIG!t.IA DELLA 2" GUERRA MONDI/ILE

Allegato

43

MINISTERO DELLA GUERRA CoMANDO DEL CoRPO DI S TATO MAGGIORE U FFICIO SERVIZI

STATO DI EFFICIENZA DEUL'EsERCITO AL 1° GIUGNO 1940 -

XVIII

PER LE SOLE UNIT.À. DI OOSTITUZIONE I.MMEDIATA OSSIA:

71

DIVISIONI, TRUPPE E SERVIZI DI

C.A.

E DI

A.

L 'efficienza è riferita alle dotazioni individuali e di reparto previste dalle formaz ioni organiche di guerra. Nella valutazione dell'efficienza, in attesa che sia noto l'esito dei provvedimenti d i requisiz ione in corso, si prescinde dai mez.zi di trcespo1·to, eccetto che per l'armata del Po, per la quale si ha già la conferma che le percentuali volute sono sta~e raggiunte. Nelle divisioni di fanteria (esclusa df. <<Torino ») le batterie d'accompagnamento sono considerate costituite ancora con pezzi da 65 / 17 anziché con pezzi da 47/ 32. Per il vestiario- equipaggiamento e per l'armamento individuale è a fattor comune la deficienza rispettivamente di circa 2/ 5 e di t / 6 delle serie occorrenti per la forza di guerra. Non ve ngono considerati i materiali in commessa e eli previsto allestimento. No n vengono considerate le dotazioni degli stabilimenti di Armata, né le scorte eli qualsiasi genere. DIVISIONI

Complete Hanno: dotazioni individuali e di reparto prescritte (con la nota riserva per vestiario ed armamento individuale per quanto riguarda le divisioni di fan teria). Mezzi eli trasporto eli tutte le divisioni fanteria in Madre Patria in corso di requisizione per raggiungere il so% degli organici di guerra ridotti. 3 divisioni celeri. 2 divisioni motorizzate. 5 divisioni alpine. 3 d ivisioni autotrasportabili (con autocarri al 70% organici di guerra). 9 divisioni di fanteria (8 da montagna e r normale). Tutti i rgt. artiglieria sono e resteranno per ora a T.A., così come il carreggio della fa nteria. Per le unità cc.nn. v. avvertenza pag. seguente. 22

totale delle divisioni complete.


ALLEGATI

Efficienti Pur avendo qualche deficienza (oltre alle riserve espresse per le divisioni complete), hanno ugualmente efficienza bellica: 3 divisioni corazzate. H an no carri L anziché M in tutti i btg. carri armati meno d ue, uno dei quali col 50 % di carri M . 4 divisio ni autotrasportabili tipo Libia. Mancano in parte le anni per assumere le formazio ni fan teria tipo; y.i circa a utomezzi. No n hanno adatti a utomezzi pe r trasporto munizioni fuori strada. 1 d ivisione Egeo ( mancano in parte le armi ftr. per trasformarsi in tipo). 22 divisioni fanteria (4 da mont., r8 normali). Hanno l'armamento tipo senza cp. da 81 rgt. e senza cp. da 45 nel btg.mort.div.; gruppi di artigl. turri a traino animale. In alcune divisioni le cp. da 47 anticarro div. sono per ora su 4 o 6 pezzi. Pressoché totale deficienza di munizionamento da 47 e da 8r. Per le unità cc.nn. v. avvertenza seguente. 30 totale delle divisioni efficie nti.

Incomplete (Pur avendo delle deficienze nelle dotazion i varie c nelle armi, possono essere impiegate in guerra con dfìcienza ridotra). I t

divisioni fanteria (3 da mont., 8 nor m.) in Italia e in Albania (tutte le artigl. sono ippo e som.). Non hanno ancora avuto il complcramento di armi ftr. per assumere le formazion i tipo. Per le unità cc.nn. v. appresso avvertenza.

4 divisioni a t. tipo Libia

4 cc.nn . Libia

Manca no : le c p. motociclisti, i btg. carri L, in parte le armi per assumere fo rmazio ni rgt.ftr. tipo, 4/S au tomezzi. Inoltre le div. non hanno adatri a uromczzi per andare fuori strada con le artiglierie e le munizioni .

I9 totale delle divisioni incomplete. Totale complessivo: 71 divisioni ( non comprese le due li biche).

U nitèt cc.nn.

NeUa v~lutazi onc di st prescmde per ora prive di dotaz io ni. E' in corso da pa rte dinamento dei fuci li

l

efficienza delle uni~à ~c.nn: indivisionate dalle cp. mmaglten d1 lcgwne che sono del Comando Generale M.V.S.N. il rio rmitragliatori.

Su 9 d iv. fanteria complete, due hanno 2 btg. cc.nn. efficienti, cinque hanno 1 btg. cc.nn. efficiente, due hanno nessun btg. efficiente. Su 22 div. fanteria efficienti, dicci hanno 2 brg. cc.nn. efficienti, sci hanno I btg. cc.nn . efficiente, sci hanno nessun btg. cc.nn. efficiente.


528 Su

L'ESERCITO f'l'A l-1.'\.NO ALLA VIGILIA DELLA

2"

GUERRA MONDI ALE

div. fanter ia incomplete, due hanno 2 btg. cc.nn. efficienti, cinque hanno r btg. cc.nn. effìciente, tre hanno nessun bcg. cc.nn. efficie nte. (Una d iv. non ha btg. in assegnazione). II

Vi sono inoltre 22 battaglioni cc.nn. di copertura in Italia (21 efficienti) e 4 in Libia (efficienti), mat1canti però della cp. mitraglieri di brg.

UNITÀ PRINCIPALI DI ARMATA E DI CoRPO n'ARMATA

Complete 28

btg. alpini Valle e 9 gruppi artiglieria alp. Valle.

settori di copertura (cd l sottoscttore autonomo) 14 ragw·.up pamenti a rtigl. da posJZwnc

22

l

Efficienti

Rispetto all'attuale organizzazione e non comprese le ingenti proposte d i aumenti organ ici in corso eli esame mancano: 2000 mtr. su 7000 circa, 30 pezzi da 47/ 32 su 300 circa.

G.a.F. in Libia : mancano 292 pezzi da 47 su 390 (da inviare altri 100 p. entro 15 giugno), alcuni materiali di caricamento e vario. 26 btg. mtr. eli Corpo d'A.: 15 hanno ancora J i mezzi di trasporto a soma e ippo. Man- M . d' ezzL L trasp. req uisizione . . cano a lcun1. accesson ~ . m corso. . . . . 4 rgt. bersag l Ien CIC.11St! 7 rgt. cavalleria 3 rgt. fan teria carrista con 7 btg. su 2 compagnie anziché su 3, tutti con carri L. Manca 30 % carr i L. 139 gruppi di artiglieria di A . e el i C.A . (media 4 gr. per C.A.; 7 gr. per A.). Sono artiglierie di vecchio tipo; manca parte dei caricamenti (è in distribuzione a 3 gruppi il materiale da 149/ 40 c a 2 gru ppi il materiale da 210 j 22 destinato a sostit ui re l'attuale dopo il necessario periodo di adde· stramento). 99 btg. vari del genio: mancano alcu ne stazion i radio di grande potenza e poche alt re di minore potenza. 19 gruppi artiglieria controaerei mobili (quasi tutto materiale vecchio). 15 compagnie chim iche tipo A .

l neffi.cienti 4 btg. mitr. di C.A. (dotazioni in corso di costituzione). J rgt. cavalleria (non costituiw in pace). 6 gruppi artiglieria di C.A. da 105 / 28 (già di costituzione successiva, passati d i recenre in costituzione immeàiata. In corso invio dotazioni varie). Unità chimiche varie : per le rimanenti unità (oltre alle compagnie chimiche eli cui sopra) esiste il materiale per circa 25% del fabb isogno. Dei proietti + si ha una quantità irrilevante. 232 btg. T. e T.M. : mancano in media 30% armamento individuale e 70% dotazioni varie.


529

ALLF.G:\TI

Allegato

ORDINAMENTO DELL'ALTO

COMA~JDO

44

DELL.ESERCITO

(L. 8 giugno 1925, n. 866, in Gazz. uff., 17 gi ugno, n. 139) Del mpo di stclto maggiore generale. Art. I. - La carica di capo di stato maggiore generale può essere ricoperta esclusivamente da ufficiale che rivesta il grado di maresciallo d'Italia, di generale d'esercito o d i generale d'armata. Egl i ~ nominato con decreto reale, udito il consiglio dei m inistri. Art. 2. - Il capo di stato maggiore generale, per quanto riguarda, nell'ambito delle sue attribuzioni, la esecuzione delle deliberazioni della comnmsJOnc suprema di difesa, e per le eventuali opera:lioni di guerra, è alla diretta dipendenza dd presidente del consiglio. E perciò egli concreta gli studi e le disposizioni necessari per la coordinazione della organizzazione difensiva dello Stato, cd i piani eli guerra, dando ai capi di stato maggiore della regia marina e della regia aeronautica le direttive di massima per il concorso della regia marina e della reg ia aeronautica nel raggiungimcnto di obiettivi comuni. n capo di stato mnggiore genernlc dipende invece dal m inis tro per la guerra per quanto riguarda il regio esercito. E perciò egli presiede in tempo di pace alla preparazione alla guerra dei quadri, delle truppe e dei relativi mezzi. Esercita l'alta azione ispettiva sulle truppe, sui servizi e sulle scuole. Egli deve essere consultato dal ministro sulle principali questioni relative alla destinazione degli ufficiali generali e sulle questioni di massima riflettenti avanzamento, stato e governo disciplinare dci quadri dell'esercito. Il capo di stato maggiore generale, pertanto, in dipendenza di tali attribuzioni: a) stabilisce i concetti fondamenta li in base ai quali deve essere informata la preparaziom: alla guerra e comunica fin dal tempo di pact: alle autorità intt:ressatc le dirdtivc generali per l'organizzazione difensiva del territorio e per la determinazione dci compiti dei comandanti delle grandi unità durante il periodo della mobilitazione c della radunata, e all'inizio delle operazioni: b) determina ia formazione di guerra clell'est:rcito e i criteri in base ai guaii debbono essere effettuati g li studi e i provvedimenti esecutivi per la mobilitazione delle truppe, la predisposizione dci marcriali, la organizzazione dei servizi; c) predispone l'impiego degli ufficiali generali presso l'esercito operante; d) in relazione ai fondi stanziati in bilancio, stabilisce le esercitazioni annuali, comprese quelle combinate fra esercito, marina e aeronautica, sempre quando l'azione della flotta o delle forze aeree non rappresenti che il

34· - Monl.


530

J.'ESI; RCJTO ITAL IANO ALLA V!GILIA DELLA 2 " GUERRA MOKDlALE

necessario concorso alle opernioni delle forze di terra. Investe caso per caso dell'alta direzione delle esercitazioni, qualora non l'assuma egli stesso, altro ufficiale generale. Art. 3· - Sono comprese pitt particolarmente nelle attribuzioni del capo di. stato maggiore generale: a) la compilazione degli studi riflettenti la sistemazione difensiva del territorio e le eventuali operazioni di guerra; b) la compilazione dei documenti relativi alla formazione di guerra, alla mobilitazione, alla radunata dell'esercito ed all'impianto e al funziona mento dei servizi; c) le p redisposizioni, con il concorso delle autorità interessate, per la protezione delle vie di comunicazione c le loro eventuali interruzioni, e per la vigilanza e la protezione costiera ed antiaerea; d) lo studio delle questioni relative all'addestramento dell'esercito; e) lo studio della regolamentazione tattica, no nché gli studi e le pubblicazioni storico- militari; f) gli studi di massima relativi al redutame nto e all'ordinamento del regio esercito e alla circoscrizione territoriale; g) gli studi e le questioni di massima relativi alla organizzazione ed al funzionamento dei servizi io tempo di pace; h) le disposizioni relative al reclutamento ed all'impiego degli ufficiali di stato maggiore. Il capo di stato maggiore generale propone infine al m inistro per la guerra la ripartizione delle somme inscritte nel bilancio per la guerra a seconda delle necessità. Art. 4· - TI capo di stato maggiore generale deve essere tenuto al corrente della situazione politica, per tutto quanto possa interessare l'esercizio delle sue attribuzioni. Art. 5· - Il capo di stato maggiore generale deve essere tenuto al corrente della situazione politica e m ilita re · delle colonie, e deve essere chiamato a dare parere sulle piLI importanti questioni relative all'organizzazione delle truppe coloniali e alla difesa delle colonie. Egli dovrà inoltre essere informato e consultato circa le operazioni m ilitari colon iali che per la loro importanza rich iedano o lascino presumere la partecipazione eli reparti c mezzi metropolitani. ' Dette questioni gli saranno segnalate dal m inistro competente pel tramite del min istro per la guerra. Art. 6. - Ogni qualvolta il governo o il ministro per la guerra convochino commissioni straordinarie per lo studio di questioni interessanti la preparazione della nazione alla guerra, faranno parte eli esse il capo eli stato maggiore generale e le persone da lu i designate a titolo consultivo. Il capo di stato maggiore generale fa parte, con voto consulti vo, del comi raro deliberativo della commissione suprema di difesa. Art. 7· - Per l'esercizio delle sue f unzioni il capo di stato maggiore generale ha alla sua dipendenza :


ALLEGATI

53 I

--------------------------------------------------a) gli ufficiali generali comandanti designati d'armata;

b) il sottocapo ·d i stato maggiore generale ; c) i generali a disposizione per le varie armi. Egli potrà inoltre valersi dell'opera degli altri membri del consiglio dell'esercito, di cui al successivo art. II, per quegli altri incarichi che credesse di affidare loro. Per l'esecu:lione degli studi e la emanazione delle disposizioni inerenti alle sue attribuzioni, il capo eli stato maggiore generale dispone dello stato maggiore del regio esercito. Art. 8. - Sono posti sotto l'alta direzione del capo d i stato maggiore generale, la scuola di guerra, le altre scuole e accademie m ilitari, per l'indirizzo e il coordinamento degli studi e delle esercitaz ioni, nonché l'istituto geograFico m ilitare per quanto riguarda l'indirizzo dei lavori che vi si compiono. Art. 9· - Il capo di stato maggiore generale in tem po di guerra esercita le attribuzioni stabilite per la sua carica dal regolamento sul serv1z10 m guerra. Egli lascia presso il mi nistero della guerra gli organismi necessari a provvedere alla continuità d'indirizzo delle funz ioni territoriali dello stato maggiore del regio esercito.

Del sottocapo di stato nwggi01·e gena-a/e. A rt. ro. - Il sottocapo di stato maggiore gene rale coadiuva il capo di stato maggiore generale nel d isi mpegno delle sue attribuzioni e compie gli speciali incarichi, relativi a tali attribuzioni, che gli ve ngono affidati dal capo di stato m aggiore generale. Sostituisce il capo eli stato magg iore generale in caso eli assenza o di impedimento di questo e lo rappresenta per quanto riguarda l'eserci to. Deve avere almeno il grado eli generale di corpo d 'armata e sarà nominato con decreto reale, udito il consiglio dei m inistri.

Del consiglio dell'esercito . Art.

I I. -

Il consiglio dell'esercito si compone:

a) del capo di stato maggiore generale, presidente; b) dei quattro generali comandanti designati d'armata; c) eli tre altri generali d'esercito, d'armata o di corpo d'annata; d) del sottocapo d i stato maggiore generale. Gli ufficiali generali di cui alla lenera c) sono nominati per decreto reale su proposta del ministro per la guerra alla fine di ogni anno e durano in carica per l'anno successivo. Essi possono essere riconfermati. Al consiglio dell'esercito è addetto un ufficio di segreteria che sarà formato volta per volta con ufficiali dello stato maggiore del regio esercito.


53 2

L' ESERCITO ITALIANO ALI-t\ V!G!L!J\ D.ELI-A 2 "' GUERRA MOKDIAJA;

Art. 12. - Il consiglio dell'esercito è l'organo consulente del capo di stato maggiore generale sulle più importanti questioni relative all'organizzazione, al funzionamento, alla mobilita:t.ione dell'esercito e alla difesa nazionale. Art. 13. - I ndipendentemente dalla consulenza del consiglio dell'esercito, il capo di stato maggiore generale potrà consult.c'lre, per questioni di importanza eccezionale, i marescialli d'Italia ed il grande ammiraglio. Art. 14. - Ogni qualvolta debbansi trattare questioni attinenti alla difesa delle coste e al coordinamento della preparazione e dell'impiego delle forze di terra c di mare, o questioni a ttinenti ad ordinamenti militari che possano interessare contemporaneamente oltre il regio esercito, anche la regia marina e la regia aerona utica (o una eli queste), il consiglio dell 'esercito si riunirà in assemblea plenaria col comitato degli ammiragli e col consiglio dell'aeronautica (o con quello solo interessato di tali consessi) per deliberazione presa eli concerto tra i ministri interessati. , Per la trattnione di determinate q uestioni potranno eli volta in volta essere chiamati a fa r parte del consiglio dell'esercito, con voto consultivo, uHìciali del regio esercito, della regia marina e della regia aeronautica ed eventualmente funzionari di altri m inisteri e personalità civili che abbiano speciale competenza in materia. An. 15. - Il consiglio dell'esercito è convocato dal capo di stato maggiore generale ogni volta egli reputi necessa rio averne il parere. l! capo di stato maggiore generale stabilisce gli argomenti da discutere e l'ordine dei lavori. Quando egli non possa intervenire alla seduta, la presidenza è assunta dal più elevato in g rado o più a nziano dei presenti. Art. 16. - Il consiglio dell'esercito cessa eli fun:t.ionare all'atto della mobilitazione e per tutta la durata della guerra.

Dei generali comandanti designati d'armata. Art. 17. - Gli ufficiali comandan ti designati d 'armata in base alle direttive che ricevono dal capo eli stato maggiore generale eseguiscono gli studi e presiedono alle disposizioni per l'organizzazione della difesa r1ella zona loro assegnata e per la preparazione alla g uerra delle rispettive armate. Essi svolgono i noltre azione ispetti va sulla preparazione elci quadri e delle truppe delle g randi unità territoriali poste .alla loro dipendenza, sulla efficienza dei servizi e sulle predisposizioni eli mobilitazione delle unità stesse. Disimpeg nano inoltre quegli eventuali incarichi che sono loro affidati dal m inistro per la guerra o dal capo di stato maggiore generale.

Dello stato maggiore del 1·egio esacito. Art. r8. - L'ordinamento dello stato maggiore del regio esercito è stabilito con decreto reale su proposta del m inistro per la guerra, udito il capo di stato maggiore generale.


533

AI.Ll!CATI

Lo stato maggiore del regio esercito è alle dirette dipendenze del capo di stato maggiore generale per resecu:c.ione delle funzioni di cu i al precedente art. 7· Art. 19. - E' a ho liro il regio decreto ll gennaio 1923, n. 20 disposizione contraria a quelle contenute nella presente legge.

(1) V . Lex 1923, p. 90.

( 1),

ed ogni


53 4

L ' ESERCITO ITAliANO ALLA VIGILIA DELLA 2 "" Gli ERRA :O.!ONDl ALE

Allegato

45

ISTITUZIONE DELLA CARICA DI CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE E RELATIVE ATTRIBUZIONI (R. D . - L. 6 febbraio 1927, n. 68, in Gazz. uff., 7 febbraio, n. 30) Vista la legge 8 giugno r925, n. 866, sull'ordinamento dell'alto comando del regio esercito. V isto l'art. 3, n. 2, della legge 31 gennaio 1926, n. 100. Art. r. - La carica d i capo di stato maggiore g enerale è istituita allo scopo d i assicurare il coordinamento nell'organizzazione militare dello Stato. Il capo di stato maggiore generale è scelto tra i maresciall i. d'Italia ed i grandi ammiragli o fra i generali di armata (o generali comandanti designati di armata) e gli ammiragli d'armata, ed è nominato con decreto reale, udito il consiglio dei ministri. Egli è il consulente tecnico del capo del governo per quanto concerne la coordinazione della sistemazione difensiva dello Stato e dei progetti per eventuali operazioni eli guerra. Art. 2. - Per l'esercizio delle sue funzioni il capo di stato magg1ore generale dipende direttamente dal capo del governo. Egli fa parte, con voto consultivo, della commissione suprema eli difesa, nonché di ogni commissione straordinaria che sia convocata dal governo per lo studio d i questioni riflettenti la difesa dello Stato, nelle quali siano inreressate due o più delle forze armate. Art. 3· - Il capo di stato maggiore generale pmpone al capo del governo le disposizio ni per la coordinazione della sistemazione difensiva dello Stato. Tali disposizioni vengono trasmesse dal capo de] governo ai min istri interessati. Art. 4· - Il capo d i stato maggiore generale propone al capo del governo le linee generali del piano complessivo di guerra con la specificazione dei compiti J i massima spettanti a ciascuna forza arrnata per il raggiungimemo degli obiettivi comuni a due o più di tali forze. Queste clireLtive vengono, dopo l'approvazione, comunicate dal capo del governo ai mi nistri che le rimettono ai capi Ji stato maggiore delle forze armate perché le rendano e~ecutive nella compilazione dei piani relativi a ciascuna forza arm ata. Are. 5· - Il capo di stato m aggiore generale esercita il coordinamento della preparazione m ilitare delle fo rze armate : I 0 proponendo al capo del governo, dopo aver consultato i capi eli stato maggiore delle forze armate, i program mi delle esercitazioni combinate tra due o più forze armate dello Stato;


ALLF.GATI

535

2 " assistendo alle predette esercitazioni combinate c riferendo sul loro insieme al capo del g{)verno, che, per il tramite dci r ispettivi ministri, farà conoscere le proprie osservazion i e decisioni ai capi d i stato maggiore delle forze armate.

Art. 6. - Nell'esercizio delle sue fu nzioni il capo d i stato maggiore generale corrisponde coi capi di stato maggiore delle singole forze armate per il tramite dei rispettivi ministeri. Art. 7· - Il capo di stato maggiore generale è tenmo al corrente dal capo del governo della situazione politica per tutto quanto possa interessare l'eserciz io delle sue attribuzioni. I ministeri della guerra, della marina e dell'aeronautica terran no il capo di stato maggiore generale al corrente dei principali argomenti che riguardano l'efficienza bellica delle rispettive forze. Art. 8. - Il capo di stato maggiore generale è consultato dal capo del governo sulle principali questioni militari coloniali . Art. 9· - Il capo di stato maggiore generale sarà tenuto continuamente al corrente degli elementi della situazione generale mili.tare estera per cura del servizio informazioni m ilitare, il quale rima11e alla dipendenza del ministero della guerra, pur rima nendo sempre devoluto a ciascun capo di stato maggiore delle forze armate il coordinamento e la raccolta delle informazioni di carattere tecnico. Art. IO. - In tempo di guerra il capo di stato maggiore generale eserciterà le attribuzion i che saranno stabilite per la sua carica dal governo. Art. I: . - Per l'esercizio delle sue attri buzioni il capo d i stato maggiore generale dispone di un proprio uffìcio retto da un colonnello del corpo eli stato maggiore del regio esercito (o da ufficiale di grado corrispondente della regia marina o della regia aeronautica). L'uffìcio è composto complessivamente di sei ufficiali scelti fra quelli delle d iverse forze armate. Detti ufficiali sono compresi fra quelli stabiliti 11elle tabelle organiche previste dalla legge d i ordinamento eli ciascu na forza armata, c sono designati per ciascuna di tali forze dal rispettivo m inistro. Art. 12 . - Gli assegni ed ogni altra competenza per il capo di stato m aggiore generale sono a carico del bilancio della forza armata cui egli appartiene: cosl pure tutte le spese per il suo ufficio. Gli assegni per il personale addetto all'ufficio medesimo sono a carico del bilancio delle singole forze armate alle quali detto personale rispettivamente appartiene. Art. 13. - E' abrogata la legge 8 giugno 1925, n. 866, sull 'ordinamento dell'alto comando del regio esercito ed ogni altra disposizione contraria al presente decreto. Il presente decreto entra in vigore dal I 0 febbraio I927, e sarà presentato al parlamento per la conversione in legge. Il ministro proponcnrc è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge.


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L' ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA D ELL1\ 2 " GUERRA MONDI ALE

Allegato

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AGGIORNAMENTI AL R . D. - L. 6 FEBBRAIO 1927- V, N. 68 RELATIVO ALLE ATTRIBUZIONI DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE (L. 13 luglio 1939 - XVII, n. n78, in Gazz. uff., 24 agosto, n. 197) Art. 1. - L'art. r del regio decreto -legge 6 febbraio 1927 - V, n. 68, che isti tuisce la carica di capo eli stato maggiore generale e ne determina le attribuzioni, convertito in legge con la legge 24 dicembre 1928 - VII, n. 3088, è sostituito dal seguente : « La carica dì capo di stato maggiore generale è istituita allo scopo eli assicurare il coordinamento nell'organizzazione m ilitare dello Stato e delle terre italiane cl'oltremare. «Il capo di stato maggiore genera le è scelto tra i marescialli d 'Italia, i grandi ammiragli e i marescialli dell'aria o fra i general i d 'armata (o generali comandanti designati d'a rmata), gli ammiragli d'armata (o ammiragli di squadra designati d 'armata), generali d'armata aerea (o generali di squadra desig nati d'armata aerea), i generali di corpo d'arma ta, gli ammiragli di squadra ed i generali di squadra aerea, ed è nominato con decreto reale, udito il consiglio dei ministri. «Egli è il consulente tecnico del Capo del governo per quanto concerne la coordinazione della sistemazione d ifensiva dello Stato e delle terre italiane d'oltremare, nonché dei progetti per eventuali operazioni di guerra ». Art. 2. - Il secondo comma dell'art. 2 del predetto regio decreto - legge è sostituito da quello che segue: (( Egli fa parte, con voto consultivo, della commissione suprema d i d ifesa nonché eli ogni comm issione straordinaria che sia convocata dal governo per lo studio di ques tioni riflettenti la difesa dello Stato e delle terre italiane d'oltremare, nelle quali siano interessate due o pitt delle forze armate >L Art. 3· - Nella prima parte dell'art. 3 del precitato regio decreto -legge, dopo la parola « Stato», è aggiunto quanto segue: (( c delle terre ita lianc d 'oltremare » . Art. 4· - E ' abrogato l'art. 8 del regio decreto -legge 6 febbraio 1927 - V, n. 68.


ALLEGATI

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ATTRIBUZIONi DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DEL COMANDANTE IN 2" DEL CORPO DI STATO MAGGIORE, DEr GENERALI COMANDANTI DESIGNATI D 'ARMATA E DEL CONSIGLIO DELL'ESERCITO E PARTICOLARI DISPOSIZ rONl RIGUARDANTI LO STATO E L'AVANZAME TO DEGLI UFFICIALI DEL REGIO ESERCITO (R . D.- L. 6 febbraio 1927, n. 69, in Gazz. ufl., 7 febbraio, n. 30)

Vista la legge 8 gJUgno 1925, n. 866, sull'ordinamcnLo dell'alto comando del regio esercito. Viste le leggi 1 I marzo 1926, nn. 396, 398 e 400, rispcuivamente sull'ord inamento del regio esercito, $ull'avanzamento degli ufficiali del regio e$ercito, e sul nuovo ordinamento dell'amministrazione centrale della guerra e dei personali civili dipendenti. Visto il regio decreto- legge '7 giugno 1926, n. ro38, sulla nomina di marescialli d'Italia e disposizioni relative a tale grado. Visto il regio decreto- legge 6 febbraio 1927, n . 68, che istituisce la carica di capo di stato maggiore generale c ne determina le attribuzioni. Visto l'art. 3, n . 2, della legge 31 gennaio 1926, n. 100.

Comando dd corpo di stato maggiore. Art. r. - Il comando del corpo d i stato maggiore è retto dal capo d i stato maggiore dell'esercito, che è coadiuvato nel disimpegno delle sue attribuzion i dal comandante in 2 " di detto corpo. Le attribuzioni del capo di stato maggiore dell'esercito, del comandante in 2 ' del corpo di stato maggiore e dei comandanti designati d'armata sono fissate dal presente decreto. L'ordinamento del comando del corpo di stato maggiore, la sua riparrizione in uffici e la tabella organica del personale che dovrà prestare serv1z1o presso il comando stesso sono stabiliti con decreto reale, su proposta del ministro per la guerra, sentito il capo d i stato maggiore dell'esercito.

Del capo di stato maggiore dell'esercito. An. 2. - La carica di capo di stato maggiore dell'esercito può essere ricoperta da un ufficiale generale del regio esercito scelto tra i generali d'armata (o generali comandami designati d'armata), o fra i generali di corpo d'armata o di divisione. Egli è nominato con decreto reale, udiro il consiglio dei ministri.


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L' ESERCI'l'O ITALIANO ALtA VfGILIA DELLA 2 3

G uERRA MONDIALE

Il capo di stato maggiore dell'esercito, coma ndante del corpo d i stato maggiore, in tempo di pace, è l'alto consulcme tecnico del ministro per la guerra e dirige, sotto la d ipendenza del ministro stesso, gli studi e le prcdisposizioni per la preparazione della guerra. Art. 3· - Il capo di stato maggiore dell'esercito ha l'alta azione ispettiva sulle truppe, sui servizi e sulle scuole del regio esercito, per mandato del min.istro, al quale riferisce. Egli, tenute presenti le direttive generali formulate dal capo di stato maggiore generale per l'impiego dell'esercito in concorso con la regia marina e con la regia ae ronautica: a) determina i concetti fondamentali in base ai quali deve essere informata la preparazione dell'esercito alla guerra e comunica fin dal tempo di pace alle unità interessate, per incarico del m inistro precletro, le direttive generali per l'organizzazione bellica del territorio e per la determinazione dei compiti dci comandanti delle grandi un ità dura nte il periodo della mobilitazione e della radunata e l'inizio delle operazioni; b) determ ina la formazione eli guerra deli 'esercito e i criteri in base ai quali devono essere effettuati gli studi e i provvedimenti esecutivi per la mobilitazione delle trup pe, la prcclisposizione dei materiali e l'organizzazione dei servizi; c) propone al ministro l'impiego degli ufficiali generali per l'esercito operante. Art. 4· - Sono comprese più particolarmente nelle attribuzioni del capo di stato m aggio re dell'esercito: a) !a compilazione degli studi riflette nti la sistemazione bellica del territorio e le eventuali operazioni di guerra; b) la compilazione e diramaàone dei documenti relativi alla formazione d i guerra, alla mobilitazione, alla radunata dell'esercito ed all' impianto c al funzionamento dei servizi; c) !e predisposizioni, con il concorso delle autorità interessate, per la protezione delle vie di comunicazione e le loro eventuali interruzioni e per la vigilanza e la protezione costiera ed antiaerea; d) lo studio delle questioni relative all'addestramento dell'esercito; e) lo studio della regolamentazione tattica, nonché gli studi e le pubblicazioni storico- m ilitari; f) gli studi eli massima relativi al reclutamento c all'ordinamento del regio esercito e alla circoscrizione territoriale; g) g li stud i e le questioni di massima relativi alla organizzazione cd al funz ionamento dei servizi in tempo di pace; h) gli studi e le proposte relativi al reclutamento ed all'impiego degli ufficiali eli stato maggiore cd all'impiego del detto personale in caso d i guerra. Il capo di stato maggiore dell'esercito sottopone annualmente al m inistro per la guerra il progetto delle esercitazioni da eseguirsi sotto la d irezione dei comandi eli corpo d 'armata (campi d ivisionali ed esercitazioni eli unit~ superiori). Egli prepara inoltre e sottopone al ministro i progetti delle grandi esercitazioni annuali, colle tru ppe o coi quadri, comprese quelle combinate fra


ALLEGATI

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esercito, marina ed aeronautica, sempre quando l'intervento della flotta o delle forze aeree non rappresenti che il necessario concorso alle operazioni delle forze di terra. In tal caso il capo di stato maggiore dell'esercito pren-· derà prima i necessari accordi coi capi d i stato maggiore delle forze interessa te. Per l'alta direzione di queste esercitazioni provvede il ministro per la guerra, investendone il capo di stato maggiore od altro ufficiale generale. Art. 5· - In relazione alle attribuzioni di cui agli articoli 3 e 4 il capo di stato maggiore dell'esercito concreta c presenta al ministro per la guerra quelle proposte che possono imeressare leggi, disposizioni regolamen ta ri o comunque il bilancio della g uerra. Egli deve essere consu ltato dal m inistro sulle principali q uestioni relative alla destinazione degli ufficiali generali, e suile questioni di massima riflettenti avanzamento, stato e governo discipl inare elci quadri del regio esercito. Art. 6. - Il capo eli stato maggiore dell'esercito deve essere tenuto al corrente della situazione politica e mi litare delle colonie e deve essere chiamato a dare parere sulle più importanti questioni relative all'organizzazione delle truppe coloniali e alla difesa delle colonie. Egli dovrà inoltre essere informato e consultato circa le operazioni militari coloniali che per la loro importanza richiedano e lascino presumere la partecipazione di reparti c mezzi del regio esercito. Dette q uestioni gli saranno segnalate dal ministro competente pel tramite del ministro per la guerra. Art. 7· - Ogni qualvolta il governo o il minist ro per la g uerra convochi commissioni straordinarie per lo studio di questioni interessanti la pre parazione della nazione alla guerra, farà parte di esse il capo di stato maggiore dell'esercito. Il capo di stato maggiore dell'esercire fa parte, con voto consultivo, del comitato deliberativo della commissione suprema d i difesa. Art. 8. - Il capo dì stato magg iore dell'eserciro, per l'esercizio delle sue attribuzioni, dispone degli ufficiali del corpo d i stato maggiore e corrisponde direttame nte: coi generali comandanti designati d'armata; coi comandanti di corpo d'armata; cogli ispettori delle varie armi; con quelle alt re auto rità militari e civili con le quali gli occorra mantenersi in relazione per l'esplicazione dei. suoi compiti. Il capo di stato maggiore dell'esercito corrisponde inoltre direttame nte, per l'esercizio delle sue attribuzioni, coi capi eli stato maggiore della regia marina e della regia ae ronau tica. Art. 9· - Sono posti sono l'alta direzione del capo di stato maggiore dell'esercito la scuola di guerra, le altre scuole c accademie m ilitari per l' indirizzo e il coordinamento degli studi e delle esercitazioni, nonché l'istituto geog rafico militare per quanto riguarda l'i ndirizzo dei lavori che vi si compiono.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 "' GUERRA MOl'\DIALE

Art. ro. - li capo di stato maggiore dell'esercito in tempo di guerra esercita le attribuzioni stabilite per la sua carica dal regolamento sul servizio di guerra. Egli lascia presso il ministero della guerra gli organismi necessari a provvedere alla continuità di indirizzo delle funzioni territoriali del comando del corpo di stato maggiore.

Del comandante in

2"

del corpo di stato maggiore.

Art. II. - Il comandante in 2 " del corpo di stato maggiore coadiuva il capo di stato maggiore nell'esercizio delle sue attribuz ioni. La sua nomina e le sue particolari attribuzioni sono stabilire com decreto reale, su proposta del ministro per la guerra, udito il capo di stato maggiore dell'esercito. In tempo di guerra il comandante in 2 a del corpo di smto maggiore è chiamato a coprire la carica d i capo di stato maggiore per i servizi.

Dei generali comandanti designati d'annata. Art. rz. - Gli ufficiali generali comandanti designati d'armata dipendono dal ministro per la guerra. Essi, in base alle direttive che ricevono, per incarico di questo, dal capo di stato magg iore dell'esercito, eseguiscono gli studi e presiedono alle disposizioni per l'organ izzazione bellica del territorio nella zona loro assegnata. Essi possono inoltre essere incaricati dal m inistro o dal capo di stato maggiore di compiti ispettivi riflettenti la p reparazione dei quadri e della truppa di grandi unità territoriali, o d i altri compiti interessanti l'efficienza dci servizi e le predisposizioni di mobilitazione delle unità stesse. Disimpegnano inoltre quegli eventuali incarichi che sono loro affidati dal ministro per la guerra, o, per incarico eli questo, dal capo di stato maggiore dell'esercito. · Le loro particolari attribuzioni sono stabilite per decreto reale, su proposta del ministro per la guerra, sentito il capo di stato maggiore dell'esercito.

Del consiglio d el!' esercito. Art. 13· - Il consiglio dell'esercito è l'organo consulente del ministro per la guerra nelle più importami questioni relative all'organizzazione, al funzionamento, alla mobilitazione dell'esercito ed alla d ifesa nazionale. Art. a) b) c) d) e)

J 4· - li consiglio dell'esercito si compone: del ministro per la guerra, presidente; del capo di stato maggiore dell'esercito; dei generali d'armata; dei generali comandanti designati d 'armata; eli tre generali comandanti d i corpo d'armata o d ivisione, nominati


/ILLI:.C:ATI

al principio di ogni anno con decreto ministeriale, con possibilità di riconferma . E' addetto al consig lio dell'esercito un ufficio di segreteria, la cui composi:>.ionc è fissata dal m inis tro per la g uerra. Art. I). - Per la t:rattazione eli determinate questioni potranno d i volta in volta essere chiamati a partecipare ai lavori del consiglio dell'esercito, con voto consultivo, uf(ìciali del regio esercito, della regia marina e della regia aeronautica ed cvcmualmente funzionari di altri ministeri e personalità civili che abbiano speciale competenza in materia. Art. t6. - 11 consiglio dell'esercito ~ convocato dal ministro per la guerra di propria iniz iativa o su proposta del capo d i sta to maggiore dell'esercito. li ministro stabilisce gli argomenti da trattare e l'ordine dci lavori. Art. 17. - 11 consiglio dell'esercito cessa di funzionare all'ano della mobilitazione c per tutta la durata della guerra.

Modificazioni all' m·ganico degli ufficiali generali e ad aLcune particolori disposizioni t·iguardanti lo sttltO e l'avmJZCimento degli ufficiali del regio esercito. Art. r8. - Il grado di generale d'armata può essere conferito esclusivamente in guerra o in caso di mobilitazione totale o parziale dell'esercito. In pace può essere conferita soltanto la carica di generale coma ndante designato d'armata a generali di corpo d'a rm ata in serviz io permanente effettivo a prescindere da qualsiasi consiclcra:>.ione d'anzian ità. La nomina alla carica è fatta con decreto reale, su proposta del mi nistro per la guerra, sentito il consiglio dei ministri. Art. 19. - Ai generali comandanti designati d'armata nominati alla carica di capo di stato maggiore generale o a quella di capo di stato maggiore dell esercito spetta, a t utti gli effetti, il trattamento economico stabil ito per i generali d'armata. Art. 20. - A i generali comandanti designati d 'armata ~ concesso sullo stipend io del proprio grado un assegno, utile a pensione, pari alla differenza tra lo stipendio in godimento c quello stabilito per il grado di generale d'armata. Spettano inoltre il supplemento di servizio attivo, l'indennità militare, rassegno per le spese di rappresent:lnza e l'indennità per spese d'alloggio nella m isura stabilita per il grado di generale d'armata. Nel caso di cessazione dalla predetta ca rica, l'uffìciale generale co nserva, a nche agli effetti della pensione, il solo assegno in god imento alla data eli cessazione. Per i generali di corpo d'armata che ricoprano Ja carica d i comandante designato d'armata il limite di età rimane stabilito a 66 anni. Art. 2 1. - L'organico degli ufficiali generali, di cui all'art. 7 della legge marzo 1926, n. 396, sull'ordi na mento del regio esercito, è sostituito dal seguente: 11


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L'ESERCITO lTAI.IANO ALLA VTGtLtA DELLA 2" GUERRA MO:VniAJ.J::

generali generali generali generali generali

comandanti designati d'armata . di corpo d'armata o dì divisione di divisione di d ivisione o di brigata di brigaca . Totale ufficiali generali

ro6

Art. 22. - Gli attuali generali d'annata conse·rvano ad personam il grado del quale sono rivestiti. Qualora uno o più generali d'armata siano investiti della carica di generale comandante designato d'armata, si intende diminuito di altrettanto il numero dei posti attribuiti alla carica stessa nell'organico stabilito dal precedente articolo 21. Art. 23. - L'art. 22 della legge 11 marzo 1926, n. 398, sull'avanzamento degli ufficiali del regio esercito (; sostituito dal seguente: « Per i giudizi relativi all'avanzamento al grado d i colonnello e ai vari gradi di generale è costituita una "commissione centrale di avanzamento ", la q uale si compone del capo di stato maggiore dell 'esercito e dei quattro generali comandami desig nati d'ar mata. « La presidenza della comm issio ne è assunta dal capo di stato maggiore dell'esercito, se questi ha g rado di generale d'armata o se ha ricoperto la carica di generale comandante designato d'armata; in ogni alt ro caso dal generale più anziano dei presenti. ln q uesta seconda ipotesi, il capo di stato maggiore dell'esercito ha diritto a voto limitatamenre allo scrutinio degli ufficiali meno anziani di lui. « Intervengono alle sedute della comm issione, come membri consultivi senza diritto a voto, i comandanti di corpo c\'acmata per gli ufficiali propri dipendenti e il comandante in 2' del corpo di stato maggiore per i colonnelli e i tenenti colonnelli d i stato maggiore che debbono essere giudicati >>. Art. 24. - Dopo l'art. 22 della legge II marzo 1926, n. 398, sull'avanzamento degli ufficial i del reg io ese1:cito è aggiunto il seguente: << Art. 22 bis. - I giudizi della commissio ne centrale di nvanzamento sono definitivi quando risultino approvati dal ministro per la guerra. << 1\el caso in cui tali giudizi non siano approvati, il giudizio decisivo spetta al ministro stesso, il quale fissa altresì per i tenenti colonnelli il punto di merito definitivo. Il giudizio decisivo del ministro per la guerra sostituisce, ad ogni eHetto, quello della commissione centrale di avanzamento e tiene anche luogo di quello spettante al ministro stesso nei casi di discrepanza o di parità di voti eli cui al terzo c quarto comma dell 'art. 17 della citata legge II marzo 1926, n. 398 >> . Art. 25. - All'art. 34 de1.1a legge I I marzo 1926, n. 398, sull'avanzamento degli ufficiali del regio esercito, è aggiunto il seguente com ma:

(1) llanno grado di gcnerlle di corpo d'armata.

Qualora il capo di stato ma~giorc: generale ed il capo di 'tato maggiore dell'esercito siano scelti tra i gt·nc:rali com.lnd:anti designati d'armata contcmplnti nei posti stabiliti per tale carica ndl'org:urico predetto, es~i sono considerati in soprannumcro ai posti stessi .


ALLEGi\1'1

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«Quando siano vacanti le cariche d i ispettor(! d 'a rtiglieria ovvero di ispettore del genio e i generali di brigata cui spetti la promozione non ap partengano rispettiva mente alle armi di artiglieria o del genio, né sia possibile ricoprire le cariche medesime con generali eli corpo d'armata o di divisione proven ienti dalle armi suddette, i corrispondenti posti organ ici di generale di divisione non verranno ricoperti. La carica di ispettore di artigl ieria o di ispettore del genio pot rà in tal caso essere affidata per incarico ad un generale d i brigata dell 'arma rispettiva, anche se non inscritto nel quadro d'avanzamento, da considera rsi in soprannumero rispetto alla tabella organica del suo grado » . Arr. 26. - Al comma aggiunto, con l"arL 4 del regio decreto- legge r6 agosto 1926, n. 1477, all'art. g6 della legge I I marzo 1926, n. 398, sull'avanzamento degli uf6ciali del regio esercito, è sostituito il seguente : « Per g iudicare dell'ido neità all'avanzamento al grado superiore elci tenenti colonnelli e colonnelli delle categorie in congedo, la commissione centrale di avanzamento è sostituita, ad ogni effetto, da una commissione speciale, la quale si compone: di un ufficiale generale, presidente, e di altri quattro ufficiali generali, mem bri, dci quali uno scelto (ra quelli in aspettativa per riduzio ne di quadri di cui al regio decreto - legge 4 settembre 1925, n. r6oo. « T ale commissione (; nominata al principio di ogni anno con decreto ministeriale e valgono anche per essa le norme di cui agli articoli 17, terzo e guarto comma, 23, 24 e 25 >>. Art. 27. - L'art. 78 della legge 1 r ma rzo 1926, n. 398, sull'avanz:Jme nto degli ufficiali del regio esercito, è soppresso. Art. 28. - Il governo del Re è autorizzato a pubblicare il testo unico delle disposizioni contenute nelle leggi generali c speciali riflettenti l'ordinamento della commissione suprema di difesa cd il servizio degli osservatori industriali, coordinando ed integrando le disposiz ioni stesse con q uclk del presente decreto e con le altre leggi dello Sraro. Art. 29. - E' data facoltà al mi nistro per la guerra per la prima applicazione del preseme decreto di emanare norme esecutive nell 'attesa della pubblicazione del regolame ntO. n presente decreto entra in vigore dal 1° febbraio 1927 e sarà presentato al parlamento per la conversione in legge. Il m inistro proponente è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge.


L'ESERCITO ITALIANO AI.LA VIGILIA DELLA 2~ GUERRA MOI\Di t\LE

') 44

A llegato

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ORDINAMENTO E COMPITI DELLA COMMISSIONE SUPREMA DI DIFESA

(L.

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maggio 1940- XVIII, n. 416, in Gaz.z. uff.,

24

maggio, n .

120)

Art. 1. - La commissione suprema di difesa è organo intcrministcrialc per coordinare gli studi e le risoluzioni di tutte le questioni attinenti alla sicurezza c difesa della nazione, alla organizzazione e mobilitazione della nazione per la guerra, allo sviluppo e migliore utilizzazione di tutte le risorse e di tutte le attività dello Staw ai fini della difesa. Art. 2. - La commissione suprema di difesa è costituita da un comitato deliberativo e da organi consultivi. Art. 3· - 11 comitato deliberativo è composw: - dal Duce del fascismo, Capo del governo, presidente; - dai ministri segretari di Staw, membri. Vi intervengono quali membri con voto consultivo : - i sottosegretari di Stato alle forze armate, il sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dci ministri ed il sottosegretario di Stato agli affari albanesi; - i marescialli d'Italia, i grandi ammiragli cd i marescialli dell'aria, fin qua ndo non raggiu ngano il limite di età stabilito per la loro dispensa da ogni onere eli impiego o di servizio; - il capo di sraw maggiore generale; - il capo di staro maggiore del regio esercito; - il capo di stato maggiore della regia marina ; - il capo di stat() maggiore della regia aeronautica; - il capo di stato maggiore della milizia volontaria per la sicurezza nazionale; - l'ispettore delle truppe d'oltremare; - il commissario generale per le fabbricazioni di guerra; - il segretario della commissione suprema di difesa. Il presidcme può invitare acl alcuni lavori del comitato del iberativo persone ave nti una specifica competenza sugli argomenti che vengono trattati. Lo stesso preside nte ha (acoltà eli stabilire, q uando la trattazione eli talune questioni lo faccia ritenere necessario, che alle riunioni del com itato deliberativo partecipino solamente quei ministri e quei membri con voto consultivo che siano particolarmente interessati alle questioni da trattare. Art. 4· - li comitato deliberativo formula le questioni sulle quali gli organi consultivi sono chiamati ad esprimere il proprio parere, ed emana le deliberazioni concernenti i provvedimenti di carattere esecutivo.


i\

LLEGATI

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Art. 5· - Sono organi consultivi, ciascuno per le questioni auinenti alla rispeniva competenza : a) il consiglio dell"esercito; b) il comitato degli ammiragli: c) il consiglio dell'aria ; d) il centro nazionale di mobilitazione civile del P.N.f. ; e) il consiglio nazional~ del le r iccrch~; f) il comm issario generale per le fabbricazioni di g uerra. ArL 6. - Organo della comm issione suprema di d ifesa è la segreteria generale la quale, in base agli ordini cd alle direttive del Duce del fascismo, capo del governo e presidente della commissione suprema di difesa: - prepara in tempo utile, mediante la raccolta ed il coordinamento di dati, notizie cd informazioni, o mediante studi ed elaborati, tutti gli elementi necessari aì Duce ed alla commissione suprema di difesa per le deliberazioni sulle questioni di competenza; - sottopone agli organi consultivi quelle questioni sulle quali essi debbono esprimere il p arere; - trad uce in deliberazioni, direttive ed istruzioni, le determ inazioni del Duce e della com m issione suprema di d ifesa e ne cura la comunicazione agli interessati, per i conseguenti provvedimenti di competenza; ne segue lo sviluppo, per tenere continuamente informati il Duce ed il comitato deliberativo, c per provocare in tempo utile, se necessario, nuove deliberazioni, istruzioni c direttive : - mantiene uno stretto collegamento fra le autorità, gli enti e gli organi interessati allo studio ed alla risoluzione delle questioni di competen7.a della commissione suprema di difesa. Art. 7· - La segreteria generale è retta da un generale del regio esercito o da un ammiraglio o da un generale della regia aeronautica, nominato con decreto reale su proposta del Duce del fascismo, capo del governo e presidente della commissione suprema d i difesa. 11 segretario generale: - dipende direttamente dal Duce del fascismo, capo del governo e presidente della commissione suprema di difesa; - ha facoltà di delegare il personale dipendente ad intervenire in sua vece in quei consessi dei quali fa parte in rappresentanza della commissione suprema di difesa; - può chiedere direttamente alle am ministrazioni pubbliche c private tutti gl i elementi, notizie e dati di cui la segreteria generale può aver bisogno per lo studio e la trattazione eli questioni e di argomenti di competenza della commissione suprema di difesa. Art. 8. - L'organico della segreteria generale viene stabilito, su proposta del segretario generale, dal Duce del fascismo, capo del governo c presidente della commissione suprema di difesa, con proprio decreto ed il personale occorrente viene destinato, nella postztone di comandato, dai vari ministeri. L'ordinamento interno della segreteria è stabilito dal segretario generale.

35· - Mont.


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L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2 "' GUERRA MONDIALE

Art. 9· - La segreteria generale della commissione suprema di difesa è amministrata dalla presidenza del consiglio dei ministri. Alle spese occorremi per il suo funzionamento verrà provveduto con appositi stanzìamenti da iscriversi nello stato di previsione del ministero delle finanze (rubrica « Presidenza del consiglio elci ministri »). Art. ro. - Sono abrogati : il titolo primo del regio decreto 8 gennaio I928 - VI, n. 165, che approva il testo unico delle disposizioni riflettenti l'ordinamento della commissione di difesa ed il servizio degli osservatori industriali, m odificato, per quanto si riferisce alla costituzione del comitato delibera tivo, con l'articolo unico della legge 24 marzo 1930 - VllT, n. 526; la legge 30 marzo 1936 - XIV, n. 8o6, recante modifi.cazioni all'ordinamento della commissione suprema d ì d ifesa; il regio decreto - legge 3 g iugno 19.38 XVI, n . q8r, col quale vennero apportate modifiche alla costituzione della commissione suprema di difesa. All'art. 9 del regio decreto 8 gennaio 1928 - VI; n. r65, è sostituito il seguente: « Il servizio degli osservatori industriali è posto alle dirette d ipendenze del commissario generale per le fabbricazioni di guerra, per l'assolvimento dei compiti fissati al commissariato con il regio decreto - legge 14 luglio 19.35 - XIII, n. 1374, e successivo decreto del Capo del governo 23 settembre 1935 - XIII >>.


ALLJ;GATI

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Allt:gato

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MINISTERO DELLA GUERRA GABINETTO

Roma, 19 aprile 1940 • XVIII PR0~1HfORIA PER tL DucE

Comando Supremo delle Forze Armate. Poiché l'organizzazione del Comando Supremo, oltreché argomento di attualità, è indispensabile premessa dell'organizzazione degli Alti Comandi delle singole Forze Armate, Vi sottopongo - Duce - le seguenti considerazioni e proposte. L'organizzazione s i traduce nella determinazione d i : -funzioni; - dipendenze e rapporti; - ordinamento. FUNZIONI.

Fermo il concetto che la condotta della guerra in tutti 1 campi (politico, economico, militare) si riassume nelle mani del Duce, il Comando Supremo è organo d 'impiego delle Forze Armate. Esso perciò : fissa gli scopi, li concreta in obiettivi, assegna questi ultimi alle varie FF.AA., coordina l'azione delle FF.AA. verso gli obietti vi stessi. DIPENDENZE E RAPPORTI.

Come è necessario che al vertice tutti i poteri si sommino in un Capo unico, cosl è altrettanto necessario che nella scala gerarchica le attività esecutive si sci ndano per imprescindibili esigenze di lavoro e di spccializzazione, pur rimanendo sempre serenamente collegate. Due sono le attività fondamentali in cui si risolve la guerra: - organizzativa (che prepara i mezzi); - operativa (che li impiega); - attività che in tempo di pace sono affidate rispettivamente al Ministro (Sottosegr.) ed al Capo di S.M. (studi e predisposizioni per le operazioni). Sembra che tale assegnazione possa continuare anche in guerra, con vantaggio della continuità; tanto più che il Ministro, attratto da un lavoro organizzativo d i mole ingente e ritmo intensissimo, non av rà la possibilità di curare la condotta delle operazioni, che a sua volta richiede una ~ensibil'ità acquisibile solo di lunga mano e conservata attraverso un'aderenza continua.


5 48

!.' ESERCI TO ITAL.I i\NO Al.l.A VIGILIA DELLA 2" GUERRA MONDIALE

ORDINAMENTO.

Vedrei quindi : - alle Vostre d irette d ipendenze il Capo eli S.M. Generale, con l'incarico di emanare, d'ordine Vostro, le direttive d i carattere operativo ai singoli Alti Comandi; - in li nea disce ndente: i M inistri (Sottosegr.) con funzion i rife rite alla parte organizzariva ed i Capi di S.M. responsabili della condotta delle operaziOni; - sede del Comando Supremo e degli Alti Comandi: Rom a. Tale ordinamento è espresso nel grafico annesso (x). Subordinatamente alla Vostra approvazione, sarebbe opportuna in argomento una sanzione Vostra - Duce - onde si possa concretare l'organizzazione degli Alti Coma11di delle singole Forze Armate: organizzazione che, in rapporto al momento, giudico particolarmente urgen te.

U. Sonou

(r) Omesso.


549

AI~LEGATI

---------------------------------Allegato

50

ORGANIZZAZIONE DEL COMANDO N . 5372

3 maggio 1940

Al Duce del Fascismo Capo del Governo

Roma

Con foglio n. 5318, in data 15 aprile u.s., ho avuto l'onore eli richiamare l"attenzione Vostra sulla assoìuta necessità di addivenire ad una organ izzazione del comando che stabilisse compiti e rispettive responsabilità delle diverse gerarchie militari. Nella riunione tenuta nel Vostro uffìcio, nello stesso giorno 15, Voi, Duce, m i comunicaste verbalmente che, nella settimana, tale importantissima questione sarebbe stam risolta. Poiché, sino ad oggi, io non ho ricevuto, al riguardo, alcuna comunicazione così m i permetto di comunicare a Voi, Duce, più diffusamente il mio preciso pensiero i n materia. Nel quadro complessivo degli attuali belligeranti si possono individuare due distinte soluzioni. della questione del comando. T.

0 -

SoLUZIONE TEDESCA.

Il Fuhrer ha assu nto personalmente il comando di tutte le forze armate. Ha a sua disposizione, per l'eserciz io di tale funzione, uno stato maggiore generale con a capo il generale Keitel. Le singole forze armate hanno, ciascuna, per conto proprio, un comandante : - Generale Brauchitsch per l'esercito; - Ammiraglio Riider per la marina; - Maresciallo Go ri ng per l'aeronautica.

TI Fuhrer ha la d irezione e la responsabilità strategica; i singoli comandanti delle forze armate hanno complera cd assoluta autorità sulla rispetti va forza armata e ccnseguente responsabilità delle operazion i che essi dirigono in obbedienza alle direttive strategiche emanate dal Fuhrer. In questa organizzazione il generale Keitel ha le funzion i normali eli q ualsiasi capo di stato maggiore: ossia raccolta delle informazioni eli ogni natura, compilazione degli ordini, eventualmente consulenza tecnica.

zv -

SoLUZIONE FRANCESE.

Il generale Game! in, con il tirolo eli capo di stato maggiore della difesa nazionale e comandante in capo delle forze ter restri, ha, per quanto riguarda il complesso delle forze armate, la facolrù eli dare direttive strategiche al-


550

!.'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2"

GUERRA MONDIALE

l'ammiraglio comandante delle forze navali ed al generale comandante dell'aviazione; ed ha, inoltre, il comando diretto delle forze di terra. Nell'esplicare la sua missione strategica il generale Gamelin deve, però, anzitutto, accordarsi con un Comitato di guerra composto di membri del governo. . Sebbene sia da concludere che, finché egli è tenuto in carica, il suo pensiero strategico prevalga o collimi con quello dei membri del Comitaro, è evidente che il suo potere è meno esteso o meno libero di quello esercitato dal Fiihrer. Nella nostra organizzazione m ilitare in vigore dura nte tutta la grande guerra si aveva: - Comandante in capo (puramente rwminale) - S.M. il Re; - Capo di stato maggiore dell'esercito - comandante effettivo dell'esercito e dell'aviazione terrestre; , - Capo di stato maggiore della marina - comandante della flotta e dell'aviazione marittima. Dopo la g uerra noi, per pnm1, riconoscemmo la necessità d i una direz.i one unica delle forze armate. Si è creato, perta nto, il capo di stato maggiore generale, ma le sue attribuzioni furono definite soltanto per il tempo di pace e non per il caso di guerra. Ora è indispensabile adclivcnirc a questa organizzazione e definire subito, giacché la situazione attuale non ammette dilazione, le rispettive competenze e le conseguenti respo nsabilità. Se Voi, Duce, propendete per una soluzione tipo tedesco, allora bisogna addivenire alla nomina dei comanda nti delle singole fo rze armate cd anche del capo di stato maggiore generale. Ripeto, anche del capo di stato maggiore generale, perché io non potrei accettare la posizione del generale Keitel, evidentemente generale el i soda preparazione, ma senza alcun precedente guerresco che abbia posto in risalto la sua figura. Egli, nel campo attuale tedesco, ha una funzione piuttosto secondaria od almeno di non primo rilievo. Ma, ad un comandante della statura di Badoglio (per usare l'espressione che Voi aveste la bontà di scri vere a mio riguardo) non si può affidare un compito, importante sì, ma non di primissimo piano. Queste considerazion i io ho ritenuto mio stretto dovere eli dire con tutta fra nchezza come ho sempre fatto con Voi, Duce. Non è certamente un sentimento di orgoglio che mi ha mosso, ma una g iustificabile tutela del nome che, con ta nto lavoro e tanti sacrifici, ho acquistato dura nte la grande guerra, in Libia e nella campagna etiopica. Che se orgoglio io ho, è quello di ave r sempre servito fedelmente c con devozione i1limitata, Voi, Duce. Il lv[a1·esciallo d'ltalla Capo di Stato Maggiore Generale

P.

BADOGLIO


55 T

ALLEGATI

Allegato

51

MINISTERO DELLA GUERRA GABINETTO

Roma,

PRO!v{ElvtORIA PER IL

1o

maggio 1940 - XVIII

DucE

Ot·ganizzazione del Comando sup1·emo e degli ctlti Comandi in Germania, l n ghilterra e Francia. A meglio lumeggiare il problema del Comando Supremo c dell'Alto Comando, Vi riassumo le soluzioni adottate in merito da Germania, Inghilterra e Francia. GERMANIA.

Il Fuehrcr, comandante supremo, traccia direrrive, esamina piani sottopostigli dalle singole Forze Armate e decide le operazioni. Il Comando Superiore FF.AA. è l'organo consultivo del Fuehrer; non fa pian i, ma è un tramite eventuale per provocare la cooperazione delle FF.AA.: cooperazione che di norma avviene d irettamente. I comandi superiori dell 'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica curano l'esecuzione dei piani approvati dal Fuehrer. {NGHI:LTERRA.

La suprema direzione e condotta della guerra in tutti i campi è devoluta al Gabinetto di guerra, alle cui dipendenze sono: - Comitato permanente per il coordinamento militare (ministri militari e capo di S.M.) che dà pareri sulla condotta della guerra; - Comitato dei capi di S.M. che si esprime su questioni connesse con gli aspetti militari della guerra. Sussistono due gerarchie: organizzativa (Ministeri) ed operativa (capi di S.M.). FRANCIA.

La suprema condotta delle operazioni è devoluta al Comitato di guerra, alle cui d ipendenze sta il comandante in capo che coordina l'azione di tutte le FF.AA. Anche in Francia sussistono due gerarchie: organizzati va ed operativa.


55 2

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VI GILIA DELLA 2 "

GUERRA MOJ-;lJJALE

Quanto accennato conforta pienamente la soluzione da Voi, Duce, approvata e così riassumibile: - Voi Comandante Supremo, coad iuvato per la parte operativa dal Capo di S.M. Generale; - due gerarchie : organizzati va (Ministeri) e operativa (Capi di S.M.); strettamente compenetrate e collaboranti.

U . Sonnu


Al.Lf.CAT!

553 Allegato

52

BANDO DEL DUCE, PRIMO MARESCIALLO DELL'IMPERO, COMANDANTE DELLE TRUPPE OPERANTI SU TUTTE LE FRONTI: DETERMI='lAZIONE DELLE ZONE DI OPERAZIONI PER IL TERRITORIO METROPOLITANO (24 luglio 1940 - XVIIT, in Gazz. uff., 5 agosto, n. 182) TI Duce, primo maresciallo dell'Impero, comandante delle truppe operanti su tutte le fronti. Ordina :

Art. 1. - I seguenti territori metropolitani in stato di guerra sono zona delle operazioni: a) il territorio compreso tra la linea confinaria e la linea determinata dai limiti orientali delle province di Aosta - Torino- Cuneo- Asti - Imperia Savona;

b) il territorio comprendente i versanti tirrenico, ionico e adriatico fino al limite settentrionale Gioia del Colle - Monopoli, limitatamente però a quelle località in eu i sono effettivamente dislocati reparti per la difesa controaerea e per la difesa costiera e che saranno precisate dal ministro della guerra; c) il territorio della Sicilia, della Sardegna e delle isole degli arcipelaghi. Art. 2. - Sono altresì zona delle operazioni le basi navali ed aeree, le sedi dei comandi, enti c stabilimenti al servizio diretto della regia marina e della regia aeronautica, le sedi dei comandi e reparti di dette forze armate operanti contro il nemico, che sono state dichiarate in stato di guerra, ai sensi dell'art. 2 del regio decreto 1" luglio 1940 - XVIII, n. 804. Art. 3· - Il presente bando ha effetto, ai fi ni dell'applicazione della legge penale m ilitare, dal giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta uffiàalc del Regno c, ad ogni altro fine, dalle ore 24 del 10 g iugno 1940 - XVIII.


554

t'ESERCITO ri'AUA:-10

ALtA

VIGILIA DELLA 2a GUJlRRA MONIJIALE Allegato

53

UFFlCIO D EL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

4 giugno 1940 OGGETTO: Costituzione e funzionamento del Comando Supremo delle FF.AA. in caso dì guerra.

E' necessario qualche chiarimento e precisazione nei riguardi della costituzione e funzionamento del Comando Supremo delle FF.AA. m caso di g uerra. 1'' - Comanda nte supremo di ognuna e di tutte le FF.AA. ovunque dislocate è, per delega dì S.M. il Re, il Duce.

2'' - Tale Comando il Duce esercita a mezzo del capo dì S.M. Gen., il quale dispone eli un suo Stato Maggiore Generale ;

3'' - Le principali f un zioni del capo di S.M. Generale sono : a) tenere al corrente ìl Duce del quadro generale della situazione militare delle varie FF.AA. e, in relazione anche alla situazione del nemico, delle loro possibilità operative. Prendere di conseguenza gli ordini e le direttive di massima per la condona delle operazioni; b) impartire ai capi di S.M. delle varie FF.AA. gli ord ini e le direttive conseguenti per lo svolg imento nel campo strategico delle dette operazioni; c) seguire lo sv iluppo delle operazioni, intervenendo quando se ne manifesta la necessità, specie per assicurare il coordi naro e tempestivo impiego delle FF.AA .. 4" - Sulla base degli ordini che riceveranno dal DliCe in quanto comandante supremo e dal capo di S.M. Generale: a) i capi di S.M. delle ff.AA . eserciteranno reale e piena azione di comando sulla rispettiva F .A. dislocata in Patria (h alia peninsulare, isole, Albania). Tale azione di comando pertanto non deve intendersi in funzione della loro qualità di Alti Comandanti, come era stato precedentemente conwrdato, ma in funzione della loro qualità eli Stato Maggiore, d'ord ine e in nome quindi del Duce, comandante supremo eli tutte le FF.AA.;

b) i comandanti superiori delle FF.AA. dislocate nei territori d'oltremare (A.S., A.O., Possedimenti de ll 'Egeo) eserciteranno reale e piena azione d i comando sulle forze poste a loro disposizione in quanto effettivi comandanti di tali forze e quindi con piena autorità, iniziativa e responsabilità, direttamente provvedendo al coordinamento dell'azione. 5" - Lo Stato Maggiore Generale, organo del capo di S.M. Gen ., per adempiere ai compiti spettantigli in relazione a quanto detto al precedente n. 3, non dispone, e non ne è previsto l'impianto, di una complessa organiz-


ALLEGATI

555

zazionc, ma si vale di quelle in funzione presso gli Stati Maggiori delle varie FF.AA. c di altri Emi: Commissione Suprema di Difesa, Commissariato Generale per le fabbricazioni di guerra, ecc.. Occorre pertanto: a) il costante e intimo collegamento fra il capo di S.M. Gen. c i capi di S.M. delle tre FF.AA.. Sarà m ia cura ottcnerlo con f requenti riunioni e scambi eli idee; b) l'ininterrotta comunicazione di notizie di ogni genere da parte degli Stati Maggiori delle FF.AA. allo Stato Maggiore Generale. Ciò si otterrà stabilendo il più intimo collegamento fra gli Stati Maggiori e gli altri Enti e mediante la trasmissione periodica e saltuaria delle noti7.ie, secondo quanto verrà man mano stabilito.

6" - L'organizzazione del Comando Supremo delle FF.AA. italiane, diversa da ogni altra, riposa in altri termini su questi princ1p1: a) concetto unitario e totali tario del Comando delle FF.AA. esercitato, per delega di S.M. il .Re, personalmente dal Duce; b) condotta strateg ica dello. g ucrro. c coordinamento clell'ozionc fra le varie FF.AA. c fra i vari scacchicri delle o perazioni, escrcito.to, in seguito ogli ordini e d'ordine del Duce, dal capo d i S.M. Generale; c) azione eli comando sulle varie FF.AA. dislocate in Patria o oltremare, esercitata dai capi di S.M. o dai comandanti superiori delle FF.AA.; d) assoluta dedizione ed obbedienza al Duce e intima fusione di pensiero e di azione in tutti, secondo il costume e lo stile fascista . Le presenti disposizioni, in quanto necessario, saranno sanzionate da opportuni provvedimenti legislativi.

Il Ma1·esciallo d'Italia Capo di Stato Maggiore Generale

P.

B ADOGLIO


))6

L'ES ERCITO I TALIA:-<0 ALLA VIGII.It\ J)ELLA 2" GUERRA MONDIALE

Allegato

54

COMANDO SUPREMO N.

I

JD di

Roma, 8 giugno 1940 - XVIII

prot.

Al Capo di Stato Maggiore Generale e, per conoscenza: Al Ministero della Guer-ra - Gabinetto Al Minister·o R . Marina - Gabinetto Al MiniJtero R . Aemnautica - Gabinetto Al Ministero Afn'ca Italiana - Gabinetto

Roma Roma Roma Roma Roma

OcGf.TTO: Terre ita liane d'oltremare.

Vista la necessità di applicm·e integralmente la legge 26 luglio 1939 XV fl n. ll9J (organizzazione bellica delle terre italiane d'oltremtwe), onde ottene1·e, specie nell'attuale stato di emergenza, un migliore coordinamento dell'azione militm·e 11ell'ambito dell'Impero, impartisco le seguenti no·r me esecutÙJe: r. - Spetta al Capo di S.M. Generale, d'ordine mio e sulla base degl i art. I e 2 della legge r r93 estesa, per mio orcl.ine, anche alle isole italiane dell'Egeo: a) d i organizzare la preparazione bellica delle terre italiane d'oltremare: A .S.I. - A.O.I. - Egeo; b) di emanare le direttive strategiche per lo svolgimento delle operazioni di guerra.

Il Capo di Stato Maggiore Generale: a) esercita le fu nzioni di cui alla lettera a) del precedente n. r servendosi dci capi di S.M. delle varie forze armate ai qu.ali impartisce le proprie d irettive dì ordì.ne organico, disciplinare, acldcstrativo, operativo, logistico, ecc.; b) esercita le funzioni di cui alla lettera b) del precedente n. r : - impartendo le direttive di carattere strategico, direttamente ai Comandanti superiori delle FF.AA. dell'A.S., dell'A.O. e dell'Egeo, in pari tempo, però, tenendo informati gli Stati Maggiori delle FF.AA. ed i Ministeri interessati; - ordinando l'inizio c seguendo, quindi, lo sviluppo delle operazioni, in esse intervenendo quando ciò gli risulti necessario. 2. -

3· - Sulla base di tali direttive: a) i Capi di S.M. delle FF.AA. esercitano le loro specìfìche funzioni con unità eli indirizzo e di azione, rispondendo al Capo di S.M. Genera le


''LLEGATI

557

della preparazione bellica delle terre italiane d'oltremare, la quale deve continuare a perfezionars i a nche ad operaz ioni i niziate; b) i Comandanti superiori delle FF.AA. esercitando la loro azione di comando su tutte le fo1·ze armate poste ai loro ordini, iniziano e svolgono, sotto la propria responsabilità, le operazioni eli guerra che venissero ordinate, risponclenclone dell'esito al Capo di S.M. Generale, che agisce d'ordine mio. Le forze armate poste agli ordini diretti dci Comandanti superiori saran no quelle organicamente assegnate o di volta in volta ind icate. Specie per quanco riguarda marina od aviazione si dovrà tener conto che il loro impiego potrebbe, in talune circosta nze e fatta eccezione per l'A.O.I., rientrare nel quadro operativo delle forze metropolitane.

4· - Con l'attuazione delle precede nti disposiz ioni, mentre la preparazione bellica delle terre italiane d'oltremare, seguendo le direttive del Capo di S.M. Generale, viene realizzata sono la direzione dei Capi di S.M. delle FF.AA. su di un piano organico ed unitario, le operazioni, ordinate e coordinate, d'ordine mio, dal Capo eli S.M. Generale, con ampia visione e sul vasto campo strategico metropolitano e d 'oltremare, si svolgono nel q uadro generale dell'Impero. 5· - Le FF.AA. dislocate nelle terre italiane d'oltremare, per il tramite elci Comandi superiori avranno dipendenza dai rispettivi Mi nisteri e Stati Maggiori delle FF.AA. secondo la competenza di ognuno, ferma tuttavia restando la facoltà del Ministero dell'Africa italiana, attraverso i Governi Generali, eli impartire ai Comandi superiori delle FF.AA. le d irettive per le operazioni d i polizia e per le esigenze di ordine interno (art. 2 legge cita ta).

6. - I Ministeri delle FF.AA. e deli 'A.I. d 'accordo fra loro e sentito il Capo di S.M. Generale, disporranno per la pronta attuazione delle disposizioni che precedono ed alla eventuale emanazione dei provvedimenti legislativi che risultassero necessari per sanzionarle. M usso LINI


55 8

L'ESERCITO ITALT,\NO AJ, LA VIGILIA DELL\ 2~ GUERRA MO~Dl 1\LE

A llegato 55

ISTITUZIONE DELLE CARICHE DI SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE E DI GENERALE ADDETTO ALLO STATO MAGGIORE GENERALE

(L. r8 ottobre I940 -

xvm,

n. 1550, in Gazz. uff., 20 novemb re, n . 2f'I)

Art. r. - Dopo l'art. ro del regio decreto - legge 6 febbraio 1927 - V, o. 68 (r), convertito nella legge 24 dicembre 1928 - VII, n. 3088, e successive moclificazioni, è aggiunro il seguente articolo: << Art. 10 bis - E' istituita la carica eli sottocapo di stato maggiore generale. Il sottoca po di stato maggiore generale è nominato con decreto reale, su proposta del Duce del fascismo, Capo del governo, sentito il consiglio dei mi n istri, ed è scelto fra gli ufficiali generaLi o am miragli di grado non inferiore a quello di generale di corpo d 'armata o di am miraglio di squadra o di generale d i squadra ae rea. Egli coadiuva il capo di stato maggiore generale nell'esercizio delle sue funzioni e lo sostituisce in caso di assenza o d i impedimento >>. Art. 2 . - L'art. II del regio decreto - legge 6 febbraio 1927 - V, n. 68, convertito nella legge 24 dicembre 1928 - VII, n . 3088, e successive moclificazioni, è sostituito dal seguente: « Per l'esercizio delle sue attribuzioni, il capo di stato maggiore generale dis pone di un proprio stato maggiore generale, al q uale è assegnato, con la qualifica di generale o ammiraglio addeno, un ufficiale generale d i d ivisione o d i brigata del regio esercito o un ufficiale di grado corrispondente della regia marina o della regia aeronautica. Allo stato maggiore generale eli cui al precedente comma sono addetti ufficiali scelri fra quelli delle di verse fo rze armate designati per ciascuna di tali forze dal rispetti vo ministro. Il sottocapo eli stato maggiore generale ed il generale o ammiraglio addetto allo stato maggiore generale, nonché gli ufficiali addetti ai sensi dei precede11ti comma, sono compresi fra q uelli stabiliti dalle tabelle organiche previste dalla legge di ordina mento di ciascuna forza arma ta >>. A rt. 3· - L'art. 12 del regio decreto- legge 6 febbraio 1927 - V, n. 68, convertito nella legge 24 d icembre 1928 - VII, n. 3088, è sostituito dal seguente: « Gli assegni ed ogni altra competenza per il capo d i stato maggiore generale sono a carico del bilancio della forza armata cui egli ap partiene; così pure tutte le spese per il suo stato maggiore generale. Gli assegni per il personale addetto allo stato maggiore generale medesimo sono a carico del bilancio delle singole forze ar mate alle quali detto personale rispettivamente ap partiene l>. Art. 4· - La presente legge ha effetto dall' n giugno 1940 - XV!U. (l) V. Lex 1927 , p. 176.


ALLEGATI

5 59 A llegato

56

ORDINAMENTO E R IPARTIZIONE IN UFFICI DEL COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE E PARTICOLARI ATTRIBUZIONI DEL COMANDANTE IN 2" DEL CORPO DI STATO MAGGIORE E DEI GENERALl COMANDANTI DESIGNATI D'ARMATA (R .D.- L. 6 febbraio 1927, n. 70, n. 277, in Gazz. uff., 7 febbraio, n. 30) V isti gli articoli r 0 , rr e 12 del regio decrcw - legge 6 febbraio r927, n . 69, che determina le attribuzioni del capo di stato maggiore dell'esercito, del comandante in 2 " del corpo di stato maggiore, dei generali comandanti designati d'armata e del consiglio dell'esercito e reca alcune particolari disposizioni riguardanti lo stato e l'avanzamento degli ufficiali del regio esercito. 01·dinamento e ripartizione in uffici del comando del corpo di stato maggiore.

Art. r. - Il comando del corpo di stato maggiore è retto dal capo di stato maggiore dell'esercito, che è coadiuvato, dal comandante in 2 " del corpo stesso e da un generale addetto, nell'esecuzione degli studi e nell'emanazione delle disposiz ioni inerenti alle attribuzioni a lui affidate dal regio decretolegge 6 febbraio 1927, n. 69. Art. uffici: I

0

2. -

Il comando del corpo di stato maggiore si com pone dei seguemi

Alla d iretta dipe ndenza del capo di stato maggiore dell'esercito: segreteria e personale di stato maggiore; operazioni (comprese le «colonie »); addestramento; servizio informazioni milita re; e) ufficio storico. -

a) b) c) d)

Alla dipendenza del comandante 111 2"' del corpo di stato maggiore : f) mobilitazione (compreso il « Bollettino d i mobilitazione''); g) servizi; h) trasporti.

2° -

Dal detto comandante in 2" dipende disciplinarmente una sezione amministrazione e contabilità distaccata dall'ufficio d'amministrazione di personali m ilitari vart Art. 3· - Le particolari attribuzioni dei singoli uffici e la ripartizione organica del personale assegnato agli uffici stessi sono stabilite con decreto mioisteriale.


560

t'ESERCITO ITALi t\NO AtLA VIGILIA DELLA 2' GUERRA MONDlALE

Art. 4· - Le attribuzioni degli uffic i: « difesa aerea » e <<ordinamento e mobilitazione J>, che fan no attualmente parte del comando del corpo di stato magg iore, sono devolute rispenivamente all'ispettorato eli artiglieria e, per la sola parte riguardante l'ordinamento, all'uffìcio coordinamento del ministero della guerra.

Attribuzioni del comandante m

2"

del cm·po di stato magg1ore.

Art. 5· - Il comandante in 2" del corpo di stato maggiore coadiuva il capo eli stato maggiore dell'esercito nel disimpegno delle sue attribuzioni e compie gli speciali incarich i, relativi a tali attribuzioni, che gli vengono affidati dal capo eli stato maggiore stesso. Sostituisce il capo eli stato maggiore dell'esercito in caso di assenza o di impedimento e lo rappresenta in ogni altro caso. Deve avere almeno il grado d i generale di brigata ed è no minato con decreto reale, su proposta del m inistro per la guerra. Art. 6. - In tempo di guerra il comandante in 2 " del corpo di stato maggiore è chiamato a coprire la carica di capo di stato maggiore per i servizi. Sono perciò di sua speciale pertinenza gli studi d'indole logistico - amministrativa che, sotto l'alta direzione del capo di stato m aggiore dell'esercito, si compiono presso il comando del corpo di stato magg iore.

Attribuzioni dei generali comandanti designati d'armata . Art. 7· - I generali comandanti designati d i armata, attenendosi aHe istruzioni ad essi comunicate, per incarico del ministro per la guerra, dal capo di stato maggiore dell'esercito, eseguono gli studi e dirigono le predisposizioni per la preparazione alla guerra delle armate, la cui formazione è prevism pel caso eli mobilitazione. In dipendenza di questo compito, essi comunicano le disposizioni e le istruzioni necessarie alle au torità militari che sono destinate a far parte od hanno attinenza colle armate medesime. Art. 8. - In caso d i mobilitazione totale o parziale dell'esercito, i generali predetti possono essere investiti dell'effettivo comando di un'armata ed esercita no le attribuzioni stabilite, per la loro carica, dal regolamento sul servizio in guerra. Art. 9· - l n tempo d i pace, i generali comanda nti designati d'a rmata concorrono ad esercitare un'alta sorveglianza sull'indirizzo e sullo svolgimento dell'istruzione dei quadri e delle truppe, sia per mezzo d i speciali incarichi acl essi devoluti d i volta in volra dal ministro per la guerra, ovvero, per incarico d i questo, dal capo d i stato m aggiore dell'esercito, sia in occasio ne delle grandi esercitazion i delle truppe, della cui direzione possono essere investiti per disposizione del ministro stesso. Può inolt re il ministro per la guerra, quanJo lo reputi opportuno, affidare ai generali comandanti designati d'armata particolari ispezioni attinenti alla disciplina ed al governo delle truppe, o altt·i speciali incarichi di carattere generale riflettenti l'ordinamento od il funzionamento dell'esercito.


ALLEGATI

Allegato

57

AGGIORNAMENTI ALLE VIGENTI DISPOSIZIONI SULL'ORDINAMENTO DEL COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE (L. 14 g iugno 1940 - XVIII, n. 1010, in Gazz. uff., 6 agosto, n. r83) Art. r. - Il primo comma dell'art. 2 del regio decreto -legge 6 febbraio 1927 - V, n. 69, convertito nella legge 24 d icemhre rg2H - VH, n. 3088, è sostitu ito dal seguente: « La carica di capo di stato maggiore dell'esercito può essere ricoperta da un ufficiale generale del regio esercito scelto tra i marescialli d'Italia, i generali d'armara (o generali comandami designati d'armata), i generali di corpo d 'armata e i generali eli divisione ll . Art. 2 . - Il comando del corpo di stato maggiore è retro dal capo di stato maggiore del regio esercito, che è coadiuvato: a) da un sottocapo di stato maggiore del regio esercito (comandante in 2 " del corpo di stato maggiore); da due generali capi reparto; da un generale addetto; b) da un sottocapu d i stato maggiore per la difesa territoriale; da un generale addetto allo stato maggiore per la difesa territoriale. Le particolari attribuzioni del sottocapo di stato magg iore del regio esercito (comandante in 2 3 del corpo di stato maggiore) sono stabilite con decreto reale, su proposta del ministro per la guerra, sentito il capo d i stato maggiore del regio esercito. Art. 3· - Il secon do comma dell'art. 8 del regio decreto -legge II luglio 1935 - XIII, n. 1419, quale risulta sostituito dall'art. 2 del regio decreto legge 2 t ottobre 1937 - XV, n. r883, è sostituito dal seguente : (( Detta commissione è costituita dal capo eli stato maggiore del regio esercito, dal sottocapo d i stato magg iore del regio esercito e dai generali capi reparto del coma ndo del corpo eli stato maggiore. Presidente della wmmissione stessa è il capo di stato maggiore del regio esercito o in sua vece il sottocapo eli stato maggiore del regio esercito l> . Art. 4· - La presente legge ha effetto con decorrenza dal 3 novembre 1939 - XVIII.

36. - Mont.


562

L'ESERCITO ITALIANO ALLi\ VI GILIA DELLA

2"

GUERRA MONDIALE

Allegato 58

M INISTERO DELLA GUERRA GABINETTO

Roma, rr maggio 1940 - XVIII

PROMEMORIA PER IL DucE

Alto Comando Occorrendo definire in modo incquivocabilc la fondamenta le ques tione dell'Alto Comando dell 'Esercito, è stata studiata l'organizzazione che r isulta dal grafico annesso. Tale organizzazione aderisce in pieno al criterio da Voi sancito che Minùtero e Alto Comando abbiano a mantenere anche in guerra le canttteristiche di enti coeJistenti st1·ettamente collabo1·anti e quasi complementari l'uno dell'altro. Ne risulta un ordinamento particolarmente snello, che sfronda l'Alto Comando di organi non ave nti attinenza con la condotta delle operazioni ed ev ita la creazione d i « duplicati>> che causerebbero sperpero di personale e mezzi nonché dualis mi esiziali. E poiché - data la situazione in atto per notevole parte dell'Esercito è opportuno che anche gli organi centrali gradualmente si app rontino, avrei disposto - salvo Vostri ordini in contrario - che lo S.M. assuma senz'altro la costituzione prevista per l'Alto Comando.

Notr• . - L'~ ppu•uo, restitu ito da Mussol ioi dopo il rapporto delrn maggio 1940, reca l 'annotaziont: d i Soddu : " Duce approva ».


STRUTTURA STATO MAC;GIORE DELL'ESERC ITO

l Generale A dd erto 1-

Capo di S.M. del R. Esercito

l

l

Ministro

l

d<.:lb Cucrra

--------- - - -- - -,

Sottocapo di S.M . del R. Esercito

l

l

Sottoc:1po di S.M. Difesa 'l'erritor.

l

Com.te Sup. Carabinieri Reali Capo l Reparto

-

Com.te Sup. Fanteria (r)

-

Com .te Su p. T ru ppe A lpine (1)

U ffìc io Segreteria

f-

Com.te Sup. A rti g lieria ( 1)

Uffic io Persona le S.M.

1-

Com.te Su p. Ge nio (1)

l Capo l l Reparto

l

Capo 11 1 Reparto

l

l

J Vice Capo Reparlo Ufficio Operazion i

Uflìcio Servizi

Com.te Sup. 1Truppe chim. (1)

Ufficio Addestra m.

Ufficio Arnministr.

U ffì cio Ordinamcnlo

Uftìcio Disciplina Avanzamento

1-

Com.tc Sup. Aviazione R.E.

Ufficio Situazioni

Ufficio Trasporti

Ufficio Mobilitaz.

Ufficio A(fari Vari

'-

fspettore Sup. M.V.S.N.

( 1) (;li hpcttori d':tnna c il Comandante Superiore Truppe

:~lp .

J



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37· - Mont.



INDICI



INDICE DEI N OMI DI PERSON A

Abebé Aregai, ras a bissino, 141, 460. Acton Alfredo, a mmiraglio, 328. Albricci Alherico, generale, 3 19. Ambrosia Vittorio, generale, r8.3. Arisio Mario, generale, 177. Armellini Quirino, generale, 340-.342, .348: 3)8, 496, 500 . Ar mani A rmando, generale d'aeronautica, .328. Attolico Bernardo, ambasciato re, 36, 37, 43, 44, 81, 82, 92• 433, 434, 436, 437· Badoglio Pietro, ma resciallo d'Italia, 9: 18, 26 - 29· 31, 43: 44> 56, 59: 6r, 63, 67, 68, 71 - 73: 75-77: 83, 84, 86, 8g, 90, 92- 9): 98- IOI, 103, 105, 106, I II, II3 - II5, 135, 138, 140 147: 149, 152, 153, 157 - I ) <), r6 1, r62, 164- r68, 1~9 - 200, 204, 228, 2)0, 290, 291, 303, 313 - _3I$, 321, 322: 324, 327, 32 8, 3.31 - 3'12• 344: 345: 347· 348, 3)0, 354: 359· 410 418, 42 0- 429, 4'10- 442, 444- 452, 450 - 464, 466, 470, 477 - 481' 485, 487 - 493· 495 - 502J 5)0, 555· Baistrocchi Federico, generale, g, 218, 223, 247: 2)2, 2)5· 2)6, 258, 260, 261J 264, 268, 273, 274, 303, 317. Ba ker Edgar, genera le inglese, 127. Ralho !taio, maresciallo dell'Aria, 57, 62, 63, 65, 66, 68, 69, 72, 73, 86, TOI - 103, I O) , IOj , 108, 112, 145, I) I, r6o- 163, r67, 199, 314, .343, 355> 462, 482, 49 1: 492 : 494: soo. Balocco Ricca rdo, generale, 183 . Bancale Mario, generale, 96, 442. Bandini Franco, g iornalista, 131, 279· Ba rbieri Alberto, ge nerale, 198. Battisti Em ilio, gene rale, 177. Bau.douin Pau!, segreta rio del Gabinetto d i g uerra francese, 133·

Beck Joseph, generale e politico polacco, 386. Beck Lud wig, generale tedesco, 374· Bekker Cajus, scrittore, 48. Benoist - Méchin Jacq ues, scrittore, 133: 198. Bergia Claudio, generale, 41 0, 442, 449- 45 2 • Bergcnzol i An ni bale, generale, 198. Berthier Alexandre, maresciallo di Fra ncia, 329. Berrini Francesco, generale, 177. Hlomberg von Werner, feldmaresciallo tedesco, 31. Bonini Silvio, generale, r86. Bonn et Georges, politico francese, r 22. Br.auchitsch Walther von, fel dmaresciallo tedesco, 36, 38, 43, 44, 54, 137> 374: 376, 388. Cadorna Luig i, maresciallo d'Italia, I r6, 329• 343· Campioni I nigo, ammiraglio, 418. Canaris W i!.helm , am miraglio tedesco, 30. Canevari Emilio, ten. colo nnello, 331, ?33> 348. Carboni G iacomo, generale, ro, uo, 137· Cavagnari Domenico, ammiraglio, 47 - )2, 59· 6o, 89, 147: 150, 1) 1, 158, 167, 186, 187, 343: 345> 395• 398 - 416, 418, 423: 426 - 428, 439> 44f, 442: 445> 448, 449: 4'53: 457: t,6r, 463, 468, 478, 48o, 487, 489492, 496 - 498, 500 - 502. Cavallero Ogo, generale, 39, 44, 77, 8r, 84, 236, 430, 434, 435 · Caviglia Enrico, maresciallo d'Ital ia,

32 4· Ceva Lucio, scrittore, 33, 46, 53, 324Chruscev N iki ta, 304.


574

L'ESERCITO

ITALIANO ALLA VIG ll, l;\

Chamberlain Neville, politico inglese, 67, u8. Chrzanowski Woiciech, generale polacco, 360. Churchill W inston, 132, 208. Ciano Galeazzo, m inistro degli esteri, 32> 33> 36, 37> 39> 43> 44> 48, 5'5> 67, 82, 3, 5, 92, n 9, r24, 137, r 52, r6o, !62, 164, r6s, 310, 358, 387, 389, 395> 433> 435 - 437· Collishaw Raymoncl, generale aviazione inglese, 132. Cona Ferdinando, generale, 198. Cunningham Andrew, ammiraglio mglese, 122, 123, 125, I94·

s s

Baladier Edouard, politico francese, 126. Dallolio Alfredo, generale, 280, 300. Dalmazzo Lorenzo, generale, 202. D'A ponte Alberto, generale, 71. Darlan François, amm iraglio francese, 126. De Biase Luigi, generale, 450, 461. D e Bono Emilio, maresciallo cl'halia, III, II2, 315. De Courten Raffaele, ammiraglio, 30, 53· De Vecchi Cesare Maria, generale, 6s, 4r6, 492. D iaz Armando, maresciallo cl 'Italia, vo, 321, 329, 331, 343· Douhet Giulio, generale avinione, 187. Dovas, ten. colonnello greco, 125. Erikson John, scrittore, 303 . Faldella Emilio, generale, 157, 165. Falkenhayn Erich von, generale tedesco, 329. Fautilli Ubaldo, generale, 36, 241, 313. Favagrossa Carlo, generale, 279- 284, 286- 288, 29'J, 299> 301, 302, 318, 355> 517. Ferrari G iuseppe Francesco, generale, 32~, 328, 329, 331 . F ranco Francisco, 51, 388. François - Poncet André, ambasciatore francese, 132, 164.

DELLA 2 a GUERRA

MONDIALE

Fricke Kmt, capitano d i vascello tedesco, 46, 53· Fromm Frieclrich, generale tedesco, 36. Gambara Gastone, generale, r8, 177. Gamelin Maurice, generale francese, 37, s5, 122, 124, 126, r27, 133, 137, 147, r64, 194- 1~, 549· Gariboldi Iralo, generale, 97, Il3, 145, l9lì, 481. Gazzera Pietro, generale, 241, 247. Gclich Fernando, generale, 321. Geloso Carlo, generale, 186. Girotti Mario, generale, r86. Goering Flermann, 38, 44, 47, 48, 374, 385, 388, w2, 3% 549· Gort John, feldmaresciallo inglese, 37· Grassi Augusto, generale, rs. Grazian i Roclolfo, maresciallo d'Italia, 29, IO), 107 - 109, 1 Jt , l J3, 142, 143, 145- 147> 155 - 1)8, 162- 164, 167169, 171, 199, 204, 226, 228, 286, 291, 292> 299> 305, 3°6, 314> 315, 3173 19> 337> 3)8, 342> 355· 3)8, 442, 445-448, 457-464, 469, 475 -481, 485 - 493> 496- 499> so8. Grossi Camillo, generale, 183. Guariglia Raffaele, ambasciatore, 85, 160. Guarneri felice, ministro delle finanze, 279. Guidi Francesco, generale, 97, 113, 202.

Guzzoni A lfredo, generale, I77· Halder Franz, generale tedesco, 137, 1 55· H indenbu.rg Pau! von, feldmaresciallo tedesco, 329. Hitler Adolf, 26, 31 - 34, 36, 38, 43, 49, 52, 68, 77, 81-83, 90 - 92, 113, rr8, 128, 136, 137, 152- 154, 161, 162, 302, 303, 3J8, 339> 419, 430, 48). Host Venturi, m inistro delle comun icazioni, 288. Ironsicle Edmund, generale inglese, 126.


l NI>ICI

Jachino Angelo, ammiraglio, 153· Jacomoni Francesco, luogotenente generale del Re in Albania, 3' o. Keitel Wilhelm, generale tedesco, 30, 32, 36- 44> 47> ) 6, 137> 1 54> 339· 34°· 374· 379 - 3!3 1, 31>7- 389, 433· 471, 549, ))O. Ki.ich ler Gcorge von, generale rcclcsco, 3 r.

.w.

Lamarmora Alfonso, generale piemontese, 36o. Leeb Wilhclm von, generale tedesco, 154· 155· Longmore Arthur, maresciallo dell'aria inglese, 130, 132, 194· Loraine Percy, ambasciatore inglese, 124, 132. Mac kensen Hans Georgc, ambasciatore tedesco, 32, 37· Magistrati Massimo, diplomatico, 37,

81. Magli Giovanni, generale, 186. Mangasci:ì, ras abissino, 46o. Ma rconi c;ugliclmo, 338. Marras Efisio, generale, 30, 31, 33, 36, 37· 40, 154· 3 13> 380. Massier, generale francese, 127, T94· Mcdvedev Roy, scrittore sovietico, 303. Mercall i Camillo, generale, ' 77· Milch Erhard, generale d"aviazione tedesco, 4.~. 44• 47, 390 - 392· Mitchell William, generale d"aviazione inglese, 121, 122, 125, 130. Moltke Helmuth von, feldmaresciallo prussiano, 329. Mussolini Benito, 10, r8, 19, 21, 23, 24, 26, 28, 3' - 33· 36- 39· 43· 48, 54 - 57· 66 - 68, 70, 76, 77· 8r 86, 89 - 93· 96, 99, roo, 107, 11 0, t t r, !13, 115, u6, 122 - 124, r28, 135l 41' ' 44• 14'), 147. 150, I 52, 153• J')5, 1)7, 158, t6o- 167, 169, 171 , 203, 218, 222, 226- 228, 2)), 279· 2ll2 - 284, 286 - 288, 291 - 293· 2g6 300, 302, 304 - 306, 3'3· 3'4· 316,

n

575

318. 322> 324-329, 331, 332, 334, 336 - 345· 347· 348, 354· 355· 3)8, 359, 430, 467, 509, )II, 514, 557· Muti Ettore, segretario del P .N .F ., 457· Nahas Pascià, politico egi:t.iano, 117. Negri Luigi, generale, r5, 177. Negro Matteo, generale, r83. Nevi!, ammiragl io inglese, 126. Nicolosi Mario, generale, 15. K oguès Charles Auguste, generale francese, 197. O'Connor Richa rd, generale inglese, 129, 146. Ollivé, a mmiraglio francese, 120. Olry René H enry, generale francese, 172, 179· Orlando Tacldeo, generale, 442. Papagos Alessandro, generale greco, 126. Pariani Alberto, generale, 9, ro, 12, '4• r6, 18-21, 23, 26, 27, 29-33, 36- 38, 40 - 44· 47· 53 - 54· 57 - 59· 6J' 63, 6; - 67, 69, 72, 74· 78, 79· 86, 87, 8g, 98, 10 1 · 103, IO), 106, 109, 215, 228, 236, 2.)7, 241, 252, 2)7, 268, 269, 273· 282, 291, 293· 303, 310, 315, 3 17, 332, 336, 337, 3) 8, 370, 376, 379- 382, 387 - 389, 410- ~ 2), 428, 429, 433· 439· 44 1' 509, 511, 51~. Pierlot Hubert, politico belga, 486. Pinna Pietro, generale d "aviaziooe, 410, 416, 418, 442, 448, 453· Pinror Pietro, generale, '77· Platt William, generale inglese, 127. Playfair I.S.O., generale inglese, 126, 129 - l 3 1, T46, I 96, 20 l . Pound Dudlcy, ammiraglio inglese, 1 r8, 126. Pricolo Francesco, generale cl"aviazione, 99, roo, 106, 148, 158, 165, t68, 203, 345> 442, 445 - 448, 453· 457· 463, 464, 478, 480, 485, 489, 491, 492· 496 - )02. Puntoni Paolo, generale, 340.


576

L'ESERCITO I T ALIANO ALL1\

V l OILIA

Raeder Erich, ammiraglio tedesco, 44• 47 - 49· 51' 395 - 409, 549· Reinhard, colonnello tedesco, 31. Reynaud PauJ, politico francese, r26, 133· 134· 197· 198. Rihbent rop Joach im, m in istro degli esteri tedesco, 32, 33· 37· 38, 54 -56, 146, 433- 436. Riccard i Raffaele, m inistro delle finanze, u5, 287 - 292. R intclen Enno vo n, generale tedesco, 32, 33, 37, 38, 54- s6, 146, 153, 459, 471, 473· 497· Rcatta Mario, generale, 54· s6. IO'J, 1 53· 1 54· 2 ) 1, 2 )6, 443· 463, 472, 475· )00. I<osi Ezio, gen erale, 183 . Rossi F rancesco, generale, 286, 306, 3 f. 4, 319, 359Ro ux Matteo, g enera le, 183. Rovere G iu lio, generale, ' 4- •5·

Salandra Antonio, pol itico, 44.3· Saletta Tancredi, generale, 143, 459· Sansonetti Luigi, ammiraglio, 53· Santoro Gi useppe, generale d'aviazione, 48, 153, r65, 168, 194, 203. Savoia- Aos ta Amedeo d i, '5' - 152. Savoia- G enova Adalberto d i, 183. Savoia Um berto d i, 172, I77· Schm idt Pau l, inter prete d i H itle r, 92. Schwienind O tto, ammiraglio tedesco, 53· 402 . Sebastiani Osvaldo, capo della segreteria di M ussolini, 93· Senzadenari, colonnello d'aviazione. 30. Shi rer William, stor ico, 9r. Sillan i Tommaso, scr itto re, 2.~7· Soddu U baldo, generale, 19, 29, 55, 65, 93, 9 w 1, 102, 10 5 - .o7, u ol f3, 139, 140, 142, 15! 1 J58, 160, r6r, 164, 166, 167, 199, 209, 227, 228, 268, 274· 293· 297- 299· 305, 306, 31 1, 3 I), 3 1 5 "319, 337 "342 > 348, 354· 355· 358, 364, 442, 443· 445· 449· 45 1 • 453· 457- 46.3, 478-

s,

DELLA 2"

OUiòRRt\

~IOND I A I.E

- - - --

482 , 489- 492 • 496, 498, ;oo, ;or, 514, 548, 5)2. Som igli Odoardo, ammiraglio, 442, 448, 453· 500. Somma U m berte, generale, 202. Spig o U mberto, gc ner<tle, 279, 332· Stalin Josip, 90. Staracc Achille, capo d i Stato Mag giore de lla M. V.S.N., 442, 448, 453• soo. Stojadinovic M ilan, politico jugosla vo, 67, 387. Stulpnagel Karl Heinrich ,·on. generale tedesco, 55, •55 · Tellera Giuseppe, generale, 250. Ter uzzi A tti lio, ge nerale, rs r, 158, r6c, r6 r, 199, 478- 4So. T haon di Re vel Paolo, ammir aglio, 32t. Thcma vVilhel m von, generale tedesco, )6. Tippelkirsch \.Verner von, generale tedesco, 157· Toscano M ario, storico, 33, 39, 42. T rezzani Claudio, generale, 14, r;. Valle G iLtseppe, generale d'av iazione, 43, 44, 47• 48. 61, 75, 89, 187, 390 392, 4 10" 42 9· 439· 44 1 • V ecchi. G iova n ni , ge nera le, 183. Vecchiarelli Carlo, generale, 1 77 . Visconti Prasca Sebastiano, generale, 8), 137· Visccntini Vittorio, generale, 418. Vittorio Emanuele III, 340, 344· Vuil!emin Joseph, generale d'aviazione fran ce~e, 126. Wavell Arch iba.l d, ge nerale inglese, 1 2 1 , 125 - 130, •32, •94· Vveizsacker E rnst von, diplomatico tedesco, 37• 43· Vveygand Maxime, g~:n era l e francese, 1 2 4-1 2 7· 133 " 135· 137· t38, 145 " 147, 159, 160, 164, 463, 478, 479· Wilson H enry Maytland. generale inglese, 127.


INDICE DEGLI ALLEGAT I

Circ. x8oo data 27 gennaio 1939 del Comando Corpo di S.M. cc Divisione tipo »

Pag.

363

Promemoria del M inistero della Guerra circa le G .U . mobilitabili da ta 19 settembre 1937

»

365

3· F . 1044II data 2 novembre 1939 del Ministero della G uerra cc Efficienza delle Forze A rmate >>

>>

367

4· Siruazione delle Forze Armate a lla da ta del r'' novembre r939

»

37 1

5· Appunto su lla visita in Germa nia (7- 12 lug lio 1938) del gen. Pariani

»

374

Note per le discussioni della Wehrmacht con l'Ital ia data 26 novembre 1~138

»

377

Documenti italiani sull' incontro d i lnnsbruck fra gen. Pariani e K.eitel (5 - 6 aprile 1939)

»

)79

8. Appunto tedesco sull'incontro di Innsbruck fra gcn. Pariani e I<.eitel

»

387

9· P rom emoria data r6 aprile 1939 del gen . Pariani a Ciano

»

389

»

390

28 giugno 1939)

»

392

Documenti italiani sull'incontro di F riedrichshaven fra amm. Cavag nari e Raede r (20 - 21 g iugno 1939) .

»

395

»

410

ALL.

1.

>>

2.

»

»

»

6.

»

»

>>

» »

ro.

Verbale incon t ro di Roma fra gen. Valle e Milch (24 -

26 maggio 1939) >>

>>

1

1.

12.

Relazione sul v1agg10 rn Germania del ge n. Valle (24-

>>

13. Verbale riunione Capi di S.M. data

»

' 4· Verbale n u nrone Capi d i S.M. data 26 gennaio 1939

>>

418

»

15.

Lettera data 27 maggio •939 d i Mussolini a H itler ( memoriale Ca val! ero)

»

430

Primo appu nto data 2r agosto 1939 della Dir. Gen . Affari Genera li del Ministero degli Esteri per Ciano

>>

433

»

x6.

2

dicembre 1937


578

L'ESERCITO ITALIANO ALLA VIGILIA DELLA 2" GUERRA MOKOIALE

A1.1.. 17. Secondo appunto data 21 agosto 1939 della Dir. Gcn. Affari Generali del Ministero degli Esteri per Ciano . >•

r8. F. 4625 data 17 agosto 1939 del Capo di S.M.G. cc Direttive di carattere operativo in dipendenza della situaZione internaz ionale JJ

Pag.

437

)>

439 44 1

J>

19. Lettera data scncmbre 1939 d i Badoglio .al Ca po di S.M.

))

»

20. Ve rbale riunione dci Capi di S.M. data 18 novembre 1939

))

u

21.

F. 5288 data 6 aprile 1940 del Capo di S.M .G. << Piano di guerra »

»

22.

Verbale riunione dei Capi di S.M. data 9 aprile 1940

u

2_3.

F. 5298 data n aprile 1940 del Capo di S.M.G. « Riunione dei Capi di S.M. de lle Forze Armate >>

>>

u

>>

455

))

457

))

24. P romemoria data 14 aprile 1940 del Capo di S.M.M. a Mussoli ni

>•

))

23 .

F. 5306 data r3 aprile 1940 del Capo di S.M.G. « Situazione m ilitare complessiva nostra nell'a ttuale momento internazionale >>

26. Promemoria dell'addetto militare tedesco data 10 aprile 1940 per il Comando del Corpo di S.M .. 27.

Promemoria data TI aprile I940 del Capo di S.M.E. per Mussolini << Proposte presentate dall"addetto m ilitare germanico >>

>>

28. F. 5318 data 15 ap rile 1940 del Capo di S.M.G. <<Pro· poste german iche>>

11

29. Verbale riunione dei Capi di S.M. data 6 maggio 1940

»

30.

Promemoria data 13 maggio 1940 del Sonosegretario per la Guerra « Richieste di materiali per I'A.S. » Verbale riunione a Palazzo Venezia data 29 maggio 1940

>>

31.

>>

32. Verbale riunione de i Capi di S.M. data 30 maggio 1940

>J

33 · F . 5526 data r" g iugno 1940 del Capo di S.M.G . «Si-

))

))

))

471

))

473

))

))

))

))

tuazione politico- m ilita re>>

))

494

>>

34·

Verbale riunione dci Capi di S.M. data 5 giugno 1940

))

4g6

>>

35·

Verbale riunione dei Capi di S.M. data 8 giugno 1940

))

soo

»

36. Promemoria n. n data 25 maggio 1940 del Capo di S.M.E. u Efficienza delresercito »

))


l NDlCl

579

Au .. 37· Rapporto rise rvato da Genova data n settembre 1939 >>

38. Rapporto riservato da Roma data 13 settembre 1939

»

39· Relazione eli un organo di P.S. da Milano data r6 settembre 1939

>>

40. Rap porto riservato da T ripoli da ta 27 settembre 19.39

>>

41. F. 2601 fS.P. data

>>

>>

»

Legge 21 maggio 1940, n. 415 « Organizzazione della nazione per la guerra »

43· Appunto del Comando del Corpo di S.M . « Stato di cf. fì.cienza dell'esercito al t" giug no 1940 »

»

46. Legge 13 luglio 1939, n. u78 '' Aggiornamenti al R.D.L. 6 febbraio r 927 » J>

50. F . 5372 data 3 maggio 1940 del Capo d i S.M.G .

>>

>>

))

534

)}

))

537

))

544

))

547

))

549

))

55 1

)l

553

))

554

))

556

51. Promemoria data 10 maggio 1940 del Sottosegreta rio

52. Ba ndo del D uce data 24 luglio 1940 '' Determinazione delle zone di operazioni per il territorio metropolitano

))

))

« Orga-

J>

per la Guerra '' O rganizzazione del Comando Su premo e degli Alti Comandi >> >>

)22

49· Promemoria data 19 a prile 1940 del Sottosegretario per

nizzazione del comando J>

))

48. Legge 21 maggio 1940, n . 416 « Ordinamento e compiti

la Guerra '' Comando Supremo delle Forze Armate >J

))

47· Decreto - legge 6 febbraio 1927, n. 69 « A ttribuzioni del

della Comm issione suprema d i difesa » l>

))

45· Decreto - legge 6 febbraio 1927, n. 68 « Istituzione della

capo di stato maggiore dell'esercito, ecc. >>

SII

))

carica di capo eli stato maggiore generale c relative attribuzioni >> >>

))

44· Legge 8 giugno 1925, n. 866 '' Ordinamento dell'alto comando dell'esercito ''

>>

509

)}

1 1 dicembre 1939 del Commissario Generale per le fabbricazioni di guerra « Programmi delle Forze Armate )J

42.

Pag.

>>

5.1 · F . 5569 data. 4 giugno 1940 del Capo el i S.M.G. "Costituzione e f unzionamento del Comando Sup remo delle FF.AA . 111 guerra » 54- F . I / D data 8 g iugno 1940 di Mussolini ''Terre italiane d 'oltremare J}


)80

L'ESE RCITO l'l'ALIANO ALLA VIGILIA DELL/1 2" GUERRA MONDIALE

At.L 55·

>>

>>

>>

Legge 18 ottobre 1940, n . 1550 «Istituzione delle cariche di sottocapo di stato maggiore generale e eli generale addetto allo stato maggiore generale >> •

56. Decreto - legge 6 febbraio 1927, n . 277 <<Ordinamento e ripartizione m uffici del comando del corpo d i stato maggiore >> 57· Legge 14 giugno 1940, n. JO to u Aggiornamenti alle vigenti disposizioni sull'ordinamen to del comando del corpo di stato maggiore » 58. Promemoria data n maggio 1940 del Sottosegretario per la Guerra ,, Alto Comando >>

N ota. - J•cr comod ità di consulta;~;ione sono riportati anche documenti opere dd lo S.M. E., Uff . Storico o eli alt n autori.

Pag.

558

))

559

))

))

appl rsi

111


l lDJCE GENERALE

CAL'.

I

-La situazione militare italiana nel 1939 . La struttura dell 'esercito . l comatti militari fra Italia e Germania 3· L'indirizzo operativo sino al 1939

Pag.

1.

)l

2.

)l

CAP. Il - La non belligeranza . Le prim e direttive di Mussolini La preparaz ione bellica delle terre d'oltremare 3· Gli apprestame nti militari anglo - f rancesi nel Mediterraneo

))

1.

))

))

r. Il piano di guerra . Il teatro d'operazioni alpino 3· Il teatro d'operazioni dell'Albania 4· Il teatro d'opera7.ioni del Mediterraneo 5· Il tea tro d'operazioni dell'Africa senemrionalc 6. Il teatro d 'operazioni dell'Africa orientale 2.

Cw. IV - L'Esc1'cito italiano nel 1940 r. I guadri e le truppe .

I materiali . 3· La dottrina d'impiego 2.

C\P. V - Verso il conflitlo . r. Il potenziale bellico

L 'efficienza del R. Esercito nel 1940 3· L'organizzazione di comando 4· Conclusioni 2.

9 30 56 8t

))

2.

C,w. III - li problema strategico

9

8r 93

))

II6

)l

1

))

135 172 r83

)) ))

35

))

r86

)l

19)

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203

))

209

)) )) ))

))

)) J)

209 230 252 279 2 79 302

))

3 19

))

355

Allegati

J)

36 r

Bibliografia

))

)65

Indice dci nomi di persona

))

573

Indice degli allegati .

))

577


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