STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
Giancarlo BOERI Piero CROCIANI Massimo FIORENTINO
L'ESERCITO BORBONICO DAL 1830 AL 1861 TOMO I
S.M.E. BIBLIOTECA MILITARE CENTRALE CATG.
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i�41 \t. . ---·-···��-=-DATA. �-1 SET. 19 99 } Car. gen. nr. _1 __________.. Nr
Roma 1998
PROPRIETÀ LETTERARIA
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Finito di stampare nel mese cli luglio 1998 eia
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Presentazione
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L'opera, ultima della collana sull'Esercito Borbonico, abbraccia il periodo forse più interessante della storia delle Forze Armate del Regno delle Due Sicilie, dorninato quasi interamente dallajZgura di re Ferdinando Il. Solo sovrano della dinastia dei Borboni, dopo Carlo III, ad interessarsi di problemi militari, questo re riuscì, nei primi anni del suo regno, ad approntare ed organizzare un esercito adeguato alle necessità della sua politica estera ed al controllo dell'ordine pubblico. Quando, dopo il 1848, Ferdinando Il accentuò il proprio indirizzo politico, esaltando l'atteggiam.ento di chiusura verso gli ideali risorgimentali che stavano sconvolgendo gli equilibri della Penisola, l'organizzazione niilitare borbonica subì una involuzione, perdendo gran parte della propria effìcienza ed operatività, scadendo in un esercito di caserma, rnalamente addestrato, con un sistema di reclutamento ed avanza,nento che portava ad un eccesso di quadri in età troppo avanzata per il grado ricoperto, scarsamente preparati professionalmente e troppo legati alla vita di guarnigione. Tali difetti si acuirono sotto il breve regno di Francesco II, succeduto al padre nel J859, privo di preparazione ,nilitare e non dotato di una personalità altrettanto forte. L'impreparazione del!' Esercito Borbonico si fece evidente in tutta la sua drammaticità quando il regno, trovatosi politicamente isolato, si vide costretto ad qffrontare le fo rze garibaldine. L'inadeguatezza dei comandi, la m.ancanza di una ben precisa e chiara linea d'azione, l'indecisione sugli obiettivi militari e politici da conseguire possono spiegare le dure sco11fitte patite tra il maggio ed il settembre 1860, mentre J 'inaspel!ata tenacia, l'abnegazione e il valore dimostrati sui campi di battaglia negli ultimi mesi di vita del Regno, al Volturno, nella difesa di Gaeta e Civitella del Tronto, possono essere ricondotti invece al sentimento di fedeltà alla monarchia, all'onore militare e all'attaccamento ad una istituzione, che aveva permesso a molti militari di carriera una sia pur modesta elevazione sociale in una realtà di profonda arretratezza economica e culturale della ,nassa della popolazione. Purtroppo, per ragioni di carattere politico, per l'esaltazione dell 'identità nazionale e forse anche per il divampare del fenomeno del brigantaggio, i posteri sono stati indotti a dimenticare e trascurare completamente gli aspetti positivi dell'organizzazione militare borbonica, rimarcando invece in modo esasperato le sue debolezze, sottolineate ed e11fatizzate ben al di là della realtà. Quest'opera di denigrazione e dileggio è riuscita a far assurgere le istituzioni militari borboniche a modello di inefficienza ed inettitudine, tanto che ancor oggi è solito riferirsi _ all'Esercito del Regno delle Due Sicilie come all'esercito di "Franceschiello ". Scopo del libro è quindi quello di far chiarezza sulla struttura militare borbonica, sul suo reale grado di preparazione, evidenziandone con obiettività luci ed ombre, attraverso l'analisi approfondita degli ordinamenti, dell'organizzazione di comando ed addestrativa, scuole militari, reclutamento, sistema giudiziario militare, nonché dei diversi aspetti dell'amministrazione e della logistica, dal bilancio alle paghe, dai rifornimenti alla rimonta, dal sistema sanitario al servizio di assistenza spirituale. Il presente Lavoro intende fornire un.a solida base di partenza per gli studiosi e storici militari che vorranno approfondire La conoscenza dell'Esercito Napoletano che, non dimenti-
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chiamalo, era l'espressione militare del più vasto e più popoloso tra gli stati pre-unitari italiani. Il secondo tomo è interamente dedicato alle armi, equipaggiamenti ed uniformi delle truppe borboniche, descritti nei minimi dettagli attraverso note introduttive, che chiariscono i motivi della loro adozione ed evoluzione, tavole d'epoca o appositamente realizzate, fotografie degli armamenti e delle divise dei diversi armi e corpi, conservati ancor oggi presso vari musei e collezioni private. La ricerca di questi equipaggiamenti e capi di vestiario è risultata particolarmente difficile ed onerosa per La scarsità di reperti originali sopravvissuti fino ai nostri giorni, a causa del disarmo generalizzato dei territori dell'antico regno seguito all'annessione, del disprezzu per l'esercito vin.lo e per la ritrosia, da parte dei privati, a conservare nelle proprie abitazioni oggetti militari appartenuti all'antico regno, che potevano essere scambiati per testimonianza di f edeltà alla casa Borbone ed avversione al nuovo stato unitario. La ricerca di vestigia militari si è potuta, per fo rtuna, avvalere della collaborazione di alcuni musei elvetici, che hanno messo a disposizione numerose ed importanti divise appartenute ai reggimenti svizzeri già al servizio del Regno delle Due Sicilie, che, dopo la capitolazione, erano divenute di proprietà dei soldati che le indossavano, come esplicitamente previsto dal regolamento sulle uniformi borbonico.
Il Capo Ufficio Col. c. s.SM Riccardo TREPP.lCCIONE
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Ringraziamenti
Gli autori desiderano ringraziare per la collaborazione generosamente prestata la direzione ed il personale dell'Archivio di Stato di Napoli, sede centrale e sezione mi litare, della Società Napoletana di Storia Patria, della Ne\v York Public Library, della fondazione Arrne S.K. Brown Military Collection di Proviclence, Rhode !slanci (USA) , in particolare Maria Antonietta Arpago, Giovanni Bono, Raffaele della Vecchia, Giuseppe Martucci, Achille di Salle, Daria Storchi, Harry Smith e Richard Harrington. Numerosi studios i hanno contribuito con materiale e segnalazioni mettendo a disposizione il risultato delle loro ricerche e g li oggetti delle loro collezioni, in particolare si desidera segnalare l'apporto fattivo di suggerimenti e di materiale eia parte di Luciano Antonini, Carlo di Somma, A lessandro Melmeluzzi e Roberto Selvaggi. Ernesto Vitetti e Gaetano Fiorentino hanno contribuito in modo sostanziale mettendo a disposizione molto materiale delle loro collezioni. Silvio Cimmino ha fornito preziosi contributi e materiale risultante dai suoi studi sul!' armamento dell'esercito napoletano. U n apporto notevolissimo è stato fornito da istituzioni svizzere e si vogliono qui ringraziare la Foundation e il Musée des Suisses à l'Etranger di Prégny Chambésy, il Musée Militaire Vaudois di Morges, il Musée Romand del Chateau de la Ferratz e per loro i signori Weg mann , Pascal Pouly, il colonnello Rapin, il signor Thomas Antonietti e la signora Nathalie Chavannes nonchè il signor J urg Meier e la signora Patrici a Kettenhofen cui si è debitori del risultato di buona parte delle foto del volume. Stefano Ales ha collaborato alla realizzazione di alcune tavole che illustrano il lavoro. Ciro Paoletti ha collaborato alla redazione dei testi.
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Elenco delle abbreviazioni
Ms A.S.Na. A.R.C.R. Arch.Borb. Aff.Est. M in.Guena O.d.g. Com.Gen.Art. Contr. Exc. Atti Aquila Prot. Cons. Guerra B.N.Na. N.Y.P.L. S.N.S.P.
= Manoscritto = Archivio di Stato cli Napoli
=Archivio Riservato Casa Reale (Archivi Privati) =Archivio Borbone = Affari Esteri
= Ministero Guerra = Ordini ciel Giorno Comando Generale
= Comando Generale di Artiglieria = G iunta dei Contratti = Excerpta (Sez. Militare A.S.Na.) = Atti Intendenza Aquila = Protocolli Consiglio dei Ministri-Min . Guerra = Biblioteca Nazionale cli Napoli = New York Public Library = SocietĂ Napoletana Storia Patria
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Il Regno in cifre
Monete Grano Carlino Ducato
= 12 piccoli (o calli) = l Ograna
= 10 carlini
Misure di lunghezza Palmo lineare Canna lineare Miglio
= cm. 26,367 ( di 12 once) = m . 2,109 = km. l ,851
di peso
Oncia Libbra Rotolo Cantaio
= gr. 26,88 = kg. 0,320 = kg. 0,890 = kg. 89,099
Per determinare l'altezza dei coscritti erano in uso il piede (cm. 32,484) e il pollice (cm. 2,707).
UnitĂ di capacitĂ per aridi M isura Tomolo liquidi Caraffa Barile Botte
= 1. 2,304
=1.55,318
= 1. 0,727 = 1. 43,624 = l. 523,488
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Capitolo I
Vicende storiche
Quando Ferdinando II ascese al trono di Napoli, sul finire del 1830, pur se poco più che ventenne era già da tre anni alla testa del!' esercito come Comandante in Capo. Unico della sua famiglia ad esser interessato alla vita militare e dotato di intell igenza naturale e carattere deci so, pur se entrambe queste qualità erano state pochissimo coltivate con lo studio, il giovane monarca aveva già dato inizio, come Comandante in Capo, ad un'opera di ristrutturazione e di miglioramento delle forze annate a lui affidate. Come il padre ed il nonno prima cl i lui era diffidente nei confronti delle grandi potenze europee, che più volte erano intervenute nel Reg no negli ultimi 35 anni, anche se per rimettere sul trono la dinastia, dato che questi interventi si dovevano rivelare costosissimi sotto il duplice aspetto economico e politico. A differenza del padre e del nonno, però, Ferdinando pensava che un solido esercito - considerata anche la posizione geografica del Regno - sarebbe stato sufficiente per garantire da solo l' indipendenza e la sicurezza dello Stato ed il sostegno al trono; e per esercito solido no n intendeva tanto un esercito numeroso quanto un esercito bene organizzato e, si direbbe oggi, motivato. Le passate vicende, dal 1799 ai moti del 1820-21 , passando per il decennio fran cese, avevano scosso, anzi, meglio, avevano praticamente distrutto l' esercito napoletano, tutto modificando e sovvertendo: uomini, comandi, organici, regolamenti, sino alle uniformi. Soltanto da poco - con Ferdinando come Comandante in Capo - era iniziata l'opera d i ricostruzione, con i quattro reggimenti svizzeri messi come solido puntello della monarchia. Salito al trono, il giovane re poté dar corso a queste sue idee, a questi suoi progetti, spazzando via certe nicchie d i parassitismo e certi interessi precostituiti dell'entourage che aveva circondato il padre e, soprattutto, recuperando quella parte di ufficiali, di origine murattiana, esperti e tecnicamente preparati che era stata messa in disparte, allontanata dopo il 1821. Il recupero di questi ufficiai i, dando per scontate la loro accettazione delle idee del sovrano e la fedeltà al la dinastia che ora li richiamava, era la premessa indispensabile per il nuovo esercito che Ferdinando progettava. Questi ufficiali, insieme ai migliori tra quell i già in servizio, avrebbero costruito ques to esercito al quale il re avrebbe se mp re dedicato tempo ed attenzioni. Non che Ferdinando fosse, o si considerasse, un buon generale, o addirittura uno stratega, o che ambisse co mandare sul campo di battaglia le sue truppe, più semplicemente era interessato all'esercito ed ai suoi meccanismi intern i per istintiva simpatia e perché voleva farne, con l' amministrazione civile, una delle gambe sulle quali i regno sarebbe progredito, gradualmente e sotto la sua guida, dato che Ferdinando sarebbe sempre stato un accentratore estremamente parco nelle concessioni al progresso. Un esercito ovviamente fidato, ma anche solido e tecnicamente preparato, un saldo sostegno della dinastia, che doveva difendere dai pericoli interni più che eia quelli esterni, perché
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Ferdinando fu semp re persuaso che il suo Regno poteva restar fu ori dal concerto europeo e dalle relative dispute in virtù della sua posizione geografica, protetto com'era per tre lati dal]' acqua salata e per il quarto dal l'acqua santa dello Stato Pontificio. Proprio questo volersi estraniare dalle vicende politiche del proprio tempo, questo desiderio d'indipendenza che voleva prescindere dalla situazione internaz ionale porteranno il Regno, dopo il 1849, a chiudersi -anzi a ripiegarsi - ancora più s u se stesso cosicché, mancato Ferdinando e mutatosi completamente l'assetlo politico europeo, l'esercito borbonico, già reso fragile da questo decennale isolamento, non sarà in grado di affronta re vittoriosamente le sfide che gli verranno poste dalla nuova situazione politica. Ma questo momento era ancora lontano quando, sul finire del 1830, Ferd ina ndo cominciò a riorganizzare l'esercito secondo il suo disegno, una riorganizzazione che, anche per motivi di tempo e di bilancio, si sarebbe protratta per oltre un triennio. I primissimi provvedimenti vennero articolati in 2 direzioni: lo scioglimento di piccole unità della Guardia Reale, divenute inutili o supera te, e qualche piccola, ma significativa, modifica all 'aspetto esteriore, alle uniformi, dell ' esercito, c he servisse a far avvertire anche visivamente il distacco da influenze militati straniere ed il maggior prestigio che si intendeva conferire alle forze armate. Tra i provvedime nti del primo tipo rientravano lo scioglimento della Compagnia di Polizia del Real Palazzo, sostitu ita nei suoi compiti dalla Gendarmeria Scelta (Decreto del 9 dicembre 1830), quello del Corpo dei Pionieri e Cacciatori Reali a cavallo (Decreto del 12 dicembre) o il divieto di utilizzare i cavalli del Treno della Guardia Reale per il servizio postale della Casa Reale. Tra i secondi r ientravano l' abolizione del bastone che, all'uso austriaco, era portato da sergenti e caporali, l'obbligo dei baffi da colonnello in g iù nel!' esercito (Decreti del 13 novembre 1830), l'adozione di nuovi distinti vi di grado, in particolar modo spalline, per tutti gli ufficial i (Decreto del 6 dicembre) e l'obbligo di cambiare nelle uniformi dei funzionari statal i, e fin delle stesse guardie doganali, fregi, bottoni e distintivi che potessero farl i confondere con i m ilitari (Decreto del 9 dicembre) . Infine un decreto del 17 dicembre fissava succintamente le linee maestre lungo le quali si sarebbero sviluppate, nel triennio successivo, le riforme ferdinanclee dell'esercito. Dal 1° gennaio 183 1 era abolito il Comando Generale del R. Esercito e tutto lo Stato militare tornava alle dipendenze della Segreteria e Ministero della Gue rra, attraverso cui il re emanava le sue decisio ni circa i problemi c he dallo stesso e nte gli venivano sottoposti. Lo Stato m ilitare era ripartito in quattro branc he: Comando Generale, Ispezioni delle Truppe e del Materiale, fntendenza Ge nerale e Giustizia Militare . Le truppe erano divise in due distinti corpi AL di qua e al di là del Faro (cioé nella parte continen tale del Regno e in Sicilia) agli ordini di 2 comandanti generali delle Armi, dai quali dipendevano i governatori e i comandanti di provincie o di valli e, successivamente, quelli delle p iazze nelle cui guarnig ioni - almeno in quelle più importanti - potevano essere comprese a nche brigate evçntuali d i Fanteria o Cavalleria. Brigate e divi sioni potevano essere costituite per istruzione o per necessità belliche. C'era un ispettore per ogni Arma (denominato direttore generale per l'Artiglieria e il Genio), ma la Fanteria poteva averne più d ' uno (nel I 831 ne vennero nominati tre) ed erano considerati alla stregua degli ispettori il direttore generale dell a Sanità militare e q uello della rimonta. Il decreto impartiva anche di sposizioni su llo Stato Maggiore e sull'Intende nza. I nsieme a queste decisio ni di carattere, diciamo così, tecnico, ne veniva no prese altre di carattere politico, tendenti a fai- rientrare nell 'esercito, sia pure gradualmente, quanti ne erano
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usciti dopo i fatti del 1820-21. Nel!' indu lto emanato il 18 dicembre erano infatti compresi anche i militari già destituiti per i quali trovandosi di presente L'esercito al completo sarebbero state prese in seguito apposite determinazioni. Queste venivano prese quasi subito; già l' 11 gennaio 1831 venivano richiamati, pur se al momento assegnati alla terza classe in disponibilità, i Tenenti Generali Filangieri - che sarà magna pars delle riforme ferdinandee - Caracciolo di Rocca Romana e Florestano Pepe, i Marescialli di Campo Pignatelli Strangoli, Moliterno e Begani, 4 Colonnelli, 5 Tenenti Colonnelli e 3 Maggiori, cui seguivano, a maggio, altri 5 Colonnelli, 7 Tenenti Colonnelli, 7 Maggiori, 8 Commissari di Guerra, 3 funzionari ministeriali oltre a numerosi capitani ed ufficiali subalterni. Seguivano altri provvedimenti in tal senso con la progressiva immissione anche nei reparti dei riammessi in servizio, cui era pure concesso di rifare uso delle decorazioni cli cui erano stati insigniti e che erano state loro vietate dopo il 1821 (soltanto il 27 ottobre venne accordata a ben 89 ufficiali l'autorizzazione a fregiarsi cli nuovo dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio). Nel corso del 1831 venivano presi anche dei provvedimenti per la riorganizzazione dell'esercito: era approvata l'Ordinanza di Sua Maestà pel governo, il servizio e la disciplina delle Reali Truppe nelle piazze - conosciuta sbrigativamente come Ordinanza di Piazza - il Corpo Lancieri Real Ferdinando era elevato a reggimento, erano fissati compiti ed attribuzioni dei comandanti territoriali e degli ispettori (decreto del 2 gennaio), era riorgan izzato il corpo degli Artiglieri Litorali, 2.000 uomini divisi in 20 compagnie di forza variabile, in serv izio ausiliario per la difesa delle coste (decreto del 26 gennaio), era costituito un battaglione Zappatori Minatori che si affiancava al preesistente Corpo degli Zappatori, diventato Battaglione Pionieri (decreto del 18 agosto) ed era riordinato il servizio sanitario (decreto del 16 settembre). Dall'agosto, in occasione d i un'epidemia di colera che infuriava in E uropa, l'esercito venne utilizzato per il cordone sanitario nelle provincie costiere agli ordini di ufficiali generali dotati di pieni poteri (decreti del 5 e 26 agosto e del 30 dicembre). L'opera di riordiname nto proseguiva nel 1832 con la riorganizzazione del Corpo Amministrativo Militare (decreto del 10 gennaio), con l'aumento della Gendarmeria Scelta (decreto del 7 maggio) e con la riunione in una sola Direzione Generale de' Corpi Facoltativi di Artiglieria, Genio, Ufficio Topografico ed istituti di educaz ione militare (decreto del 2 settembre). Questa D irezione Generale - che sarebbe s tata affidata al Filangieri - si sarebbe avvalsa di 3 brigadieri, uno ispettore del personale e del materiale d'artiglieria e genio al di qua del Faro, un altro al di là ed il terzo ispettore del Real Officio Topograftco e delle scuole. Nel corso dell'anno erano presi anche provvedimenti per migliorare la preparazione della truppa, come la formazione cli un Campo d'Istruzione a Sessa tra il 25 aprile e il 19 maggio (1), o per migliorarne le condizioni, come l'istituzione dei jìgli di truppa, da mantenere a cura ed a spese dei reparti (2), o l'aumento dei fondi da destinarsi alle _ orfane cli militari (decreto ciel 30 novembre). L'ultimo giorno dell'anno, infine, un R. Dispaccio nominava una giunta di Generali incaricata di riordinare in maniera organica l'esercito, stabilendone la forza, le modalità cli reclutamento, la composizione, l'amministrazione e l'armamento. La giunta dei Generali (3) si poneva al lavoro e, nel giro d'un anno esatto, poteva presentare un interessantissimo rapporto nel quale I
I ( I) Ordù1e ciel g iorno dc I 19 aprile . (2) Ordine del g iorno <le i 29 maggio. (3) La giunta era composta dal Tenente Ge nerale Nunziante, presiden te, dai suoi parigrado Saiuzzo, Se lvaggi e Fil angieri, dai Marescialli cli Campo del Carre tto e cl'Escamard e dai Brigadieri de Saugec e Balzan i.
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erano elencate e giustificate le sue decisioni, sottoposte all'approvazione del Sovrano, molte delle quali già erano state sancite da un apposito decreto. Così uno del 12 marzo 1833 aveva riordinato gli organici delle Dipendenze rn.ilitari (Intendenza, Giunta dei Contratti, Alta Corte Militare e varie altre commissioni), un altro dello stesso giorno aveva riorganizzato la Gendarmeria, uno del 3 giugno aveva approvato le tabelle con la composizione e la durata dei capi di vestiario dei diversi corpi ed uho del 21 giugno, infine, aveva fissato la composizione e la forza dell'esercito. Secondo il decreto erano previsti 50 ufficiali generali (6 Tenenti Generali, 14 Marescialli di Campo e 30 Brigadieri) e lo Stato Maggiore (Capo di Stato Maggiore, Sotto Capo, 12 capitani e 12 ufficiali subalterni aggiunti), una Compagnia di Guardie del Corpo a cavallo (equiparate ad ufficiali) e una a piedi, una Direzione Generale dei Corpi Facoltativi, il Corpo Reale cl' Artiglieria, quello del Genio, il Real Officio Topografico, la Fanteria, la Cavalleria, la Gendarmeria, la Real Casa degli Invalidi, il Reggimento Reali Veterani e, infine, 4 compagnie di dotazione, di 100 uomini l' una, formate dagli abitanti delle piccole isole (Ponza, Favignana, Pantelleria, Lipari ed Ustica) per la loro difesa. L'Artiglieria era formata da ufficiali addetti al materiale, 2 reggimenti a piedi, una batteria a cavallo, una Brigata Artefici, dal Corpo degli Artiglieri Litorali, un Battaglione del Treno e dal Corpo politico, dagli addelli cioè al servizio tecnico cl' artiglieria. TI Genio comprendeva ufficiali e guardie del Genio, un Battaglione Zappatori-Minatori ed uno Pionieri, ciascuno su 30 ufficiali e 714 sottufficiali e soldati. La Fanteria contava 2 reggimenti Granatieri ed uno Cacciatori della Guardia Reale e 12 reggimenti di Linea (su Stato Maggiore, Stato minore e 2 battaglioni di 6 compagnie ciascuno, per un totale di 58 ufficiali e 1.231 fra sottufficiali e truppa), oltre a 6 battaglioni Cacciatori, su Stato Maggiore, Stato minore e 6 compagnie ciascuno, per un totale di 29 ufficiali e 708 sottufficiali e cacciatori; per cui, nel complesso, sommando anche i 4 reggimenti svizzeri, non considerati nel decreto, la Fanteria total izzava 29.200 uomini. La Cavalleria era su 2 reggimenti Cavalleggeri della Guardia Reale, 3 di Dragoni e 2 di Lancieri, tutti su Stato Maggiore, Stato minore e 4 squadroni, che davano all'Arma una forza complessiva di 4.463 uomini e 3.612 cavalli. La Gendarmeria aveva 2 compagn ie scelte, 8 battaglioni d i 4 compagnie, uno squadrone scelto, 8 squadroni ed altrettante sezioni di gendarmi veterani. La R.Casa degli Invalidi era strutturata su Stato Maggiore, Stato minore e 4 compagn ie di forza indeterminata, mentre il Reggimento Reali Veterani aveva, o ltre a Stato Maggiore e minore, 3 battaglioni di 4 compagnie, anch'esse di forza indeterminata. In totale un esercito di ci rca 60.000 uomini che, come diceva il rapporto finale della giunta, era stato reputato sufficiente per le necessità ciel Regno, in relazione anche alla sua, per I' epoca, relativamente scarsa incidenza sia sul bilancio (meno del 25 % contro più ciel 30% di Piemonte, Spagna e Austria, il 50% della Prussia ed addirittura il 60% della Russia) sia sulle popolazioni tra le quali doveva essere arruolato ( I /140 contro I /116 cieli' Austria, 1/115 della Prussia, 1/77 della Francia e 1/57 della Russia, anche se c' é da tener presente che dalla Sicil ia affluivano solo volontari). In caso di guerra era previsto che l' esercito fosse portato ad 80.000 uomini, con i reggimenti cli fanteria a 3 battaglioni di 7 compagnie - una delle quali di deposito - per un totale cli 97 ufficiali e 3.186 sottufficiali e soldati, con i battaglioni Cacciatori pure su 7 compagnie, con 33 ufficiali e 1.058 sottufficiali e cacciatori, e con i reggimenti di cavalleria aumentati di uno
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squadrone deposito e con squadroni che dovevano passare da 153 a 191 teste. Era anche previsto che in caso di guerra veni sse formato un 4° reggimento Dragoni e che le compagnie d'artiglieria destinate al corpo d 'operazioni passassero da 59 a ben 249 uomini. Le batterie da servire sarebbero state su 8 anziché su 4 pezzi, cosicché ci sarebbero stati 2 pezzi ogni 1.000 uomini, oltre al Parco d'assedio. Era ugualmente deciso che il treno raddoppiasse le sue 5 compagnie e che i battaglioni Zappatori-Minatori passassero da 6 a 7 compagnie di 150 uomini ciascuna. Un altro decreto, pure del 21 giugno, dettava le norme per l'applicazione delle disposizioni relative alla nuova organizzazione abolendo, tra l'altro, le compagnie Alabard ieri di Napoli e Sicilia, fissando i requis iti per l'ammi ssione delle Guardie ciel Corpo a piedi e a cavallo e stabilendo le modalità per procedere alle nuove formazioni organiche previste per Artiglieria, Genio e Gendarmeria. Sempre secondo i suggerimenti della giunta dei Generali, due ultimi decreti della stessa data provvedevano alla classificazione delle piazze e dei forti del Regno ed all'inquadramento cli tutto il personale militare adibito a particolari incarichi nel!' ispettorato delle truppe sedentarie . A dimostrazione ciel clima di maggior fiducia instauratosi in questi anni nei confronti della popolazione e segnatamente della borghesia, delle provincie e della capitale, venivano istituiti 2 speciali corpi militari, gli squadroni provinciali della Guardie d'Onore, uno nella capitale e 8 nelle provincie continentali del Regno (decreto ciel 30 maggio) e la Guardia d'Interna Sicurezza a Napoli. Le Guardie d'Onore erano formate ini zialmente con i galantuomini - i benestanti - che avevano espresso il desiderio di fornire una scorta d'onore al re in visita nelle provincie e poi, obbligatoriamente, dai benestanti forniti cli un cavall o da sella (decreto del 10 maggio 1834). La Guardia d'Interna Sicurezza - erede di precedenti istituzioni, anche con lo stesso nome - era formata da nobili, proprietari, impiegati, professionisti, negozianti ed artig iani noti per la loro probità, allaccamento al Trono ed all 'ordine pubblico. Questa Guardia, da attivare solo su ordine espresso del re (si trattò quasi sempre, in pratica, delia sola partecipazione alla parata di Piecligrotta), venne messa agli ordin i del principe di Salerno, zio del monarca, che poteva disporre , come aiuta nte, di un generale (decreti ciel 19 ottobre). Successivamente (decreto del 4 maggio 1835) la Guardia era ristrutturata su 12 battaglioni, uno per quartiere, e dotata di uniforme. Anche a Palermo, con decreto del 13 novembre 1833 era stata organizzata una Guardia d'Interna Sicurezza. Sempre nel 1833 vennero impartite disposizioni relative ad altri due corpi paramilitari, quelle concernenti la riorganizzazione delle compagnie d'armi in S icilia, piccole unità montate addette alla sicurezza del le strade e delle campagne, responsabili, come i barracelli sardi, per i danni derivanti eia furti ed abigeati verificatisi nei distretti loro affidati (decreto del 24 giugno), e le norme per l'istituzione a Napoli cli _ una compagnia di pompieri, organizzata mi litarmente e rinforzata, quotidianamente, da 15 artig iani napoletani. Infine nel 1833 vedeva la luce la prima parte dell'Ordinanza di Sua Maestà per gli esercizi e le evoluzioni delle Truppe di Fanteria, i cui volumi success ivi sarebbero apparsi negli anni a seguire . 11 1834 era un anno cli poche novità, che rappresentavano lo sviluppo delle innovazioni del triennio precedente. La più importante era rappresentata dalla nuova legge sul reclutamento (19 marzo), che prevedeva la possibilità, per le reclute di fanteria, di poter servire, in alternativa, o per 8 anni , rimanendo poi prosciolte da qualunque impegno, o per 5 anni sotto le armi e
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per i successivi 5 nella riserva, restando alle loro case. Per le altre armi era previsto, invece, soltanto il servizio attivo per 8 anni, senza il passaggio nella riserva. Di assai minor rilevanza l'istituzione, anche in Sicil ia, delle Guardie d'Onore provinc iali (decreto del 16 gennaio), e nuove disposizioni sugli organici degli ufficiali del ruo lo sedentario (decreto del 17 febbraio) e di quelli sanitari (decreto del 29 giugno) ed un regolamento sull ' anziani tà cli servizio che prevedeva soprassold i e decorazioni per i soldati con più rafferme. Nel 1835 cominciò a serpegg iare in Europa un'epidemia di colera, che s i sarebbe poi abbattuta tragicamente a nche su Napoli. Così, ne ll 'estate di quell'anno, come in quella dell'anno successivo, v~nnero e manati provvedimenti per tener isolato il Regno attraverso un cordone sanitario, attribue ndo tulti i poteri ai gene rali comandanti delle arm i nelle provincie di confine o marittime e facendo giudicare da commissioni militari i violatori delle norme sanitarie. Nel 1836 e nel 1837 l'epide mia raggiunse prima le provinci e continentali e poi la S ic ilia, m ietendo vittime a migliaia e colpendo, ovviamente, anche l'esercito. Disordini causati dall'epidemia, inizia ti con linciaggi di sospetti untori, assumevano poi a Catani a - con il di sarmo di alcuni reparti da parte della folla - e a Siracusa toni di caratlere separatista. Veniva allora nomi nato alter ego del re, con pieni poteri per la Sici lia orientale, il Maresciall o duca del Carrello che in breve, agendo con mano pesante, riportava l'ordine. Seguivano processi e condanne, diverse delle qual i alla pena capitale ed in parte eseguite. Ufficiali, truppa e Gendarmeria che si erano lasciali disarmare subirono delle punizioni, anche se abbastanza blande (ordine del giorno del 16 agosto 1837). Più consistenti invece le ricompense a chi aveva sedato la rivolta: vennero conferite promozioni e decorazioni ad alcuni generali per l 'attività, lo zelo e la ferme zza nelle ultime emergen:e della Sicilia ed il del Canetto venne insignito della massima onorificema dell'Ordine d i San Gennaro . A ltre ricompense per la repressione dei moti o per l' assistenza prestata durante l'epidem ia toccarono successivamente (ordine del giorno dell'8 novembre) ad altri ufficiali e sottufficiali. Dell'epidemia sarà poi trattato più oltre, ne l paragrafo dedicato al servizio sanitario. Anche in conseguenza dei disordini vennero sci olte in Sicilia le Compagni e d'armi ed il loro posto venne preso da 3 squadroni di Gendarmeria, uno dei quali scelto, di stanza a Pale rmo. Disordini, anche se d 'assai minor rilevanza, si erano verifi cati nel lug lio a Penne, in Abruzzo; pure qui Gendarmeria ed esercito intervennero per sedarli. Unici provved imenti militari di qualche interesse presi in quest' anno erano stati l'aumento della forza del Treno e dell'Artiglieria (decreti del 18 febbra io e del 3 agosto). Nel 1838, con i decreti ciel 27 gennaio e del 31 dicem bre, era riordinato il Reale Officio Topografico che, s ia pur con lentezza, stava rilevando il te1Teno per una nuova carta geografica del Regno. All'Officio e ra anche affidata la bibli oteca militare che conteneva 14.297 volumi , ripartiti in 17 classi, oltre a 5.9 14 carte geografiche e mappe. La situazione clell~ pubblica s icurezza in Sicili a seguitava ad essere d ifficile, a cau sa a nc he del banditismo e ndemico, così, con un decreto del 4 novembre, veniva organizzata a Palermo una Guardia U rbana, con possidenti, professionisti ed artigiani, incaricati di tutelare, a turno, l 'ordine pubblico. Con un altro del 15 novembre il battaglione del la R .Gendarmeria di stanza in Sicilia era aumentato di due compagnie e infine con un decreto del 19 dicembre era demandato a speciali commiss ioni m ilita ri il g iudizio per i misfatti di scorreria in comitiva
armata per La campagna, di ricetta:ione, di aiuto, di favore e di corrispondenza co' suoi componenti ne lle provincie di Palermo, Agrigento e Trapan i. I poteri di queste commissioni erano
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estesi con decreti ciel 25 maggio e del 26 dicembre 1839 e le commissioni, che potevano anche infliggere la pena capitale, rimanevano in vita per tutto il 1840 per esser sostituite nel 1841 da Consigli di Guerra subitanei, mentre era prescritta la compilazione di liste di fuorbanditi, a dimostrazione cli come fosse sempre la Sicilia il tallone d 'Achille del Regno. Il perfezionamento della normativa ordinamentale scaturita dalle 1iforme del 1830-1833 proseguiva anche nel 1839, così nel novembre erano aumentati gli organici delle compagnie dei due reggimenti di artiglieria e la Brigata Artefici era rimpiazzata da una brigata di armieri, artefici, pontonieri, con stati maggiore e minore e quattro compagnie, a dimostrazione dei continui ritocchi, dei continui miglioramenti, che si volevano apportare al le Armi facoltative e che, oltre al personale, erano rivolte anche al materiale, com'era testimoniato dai saggi che apparivano in quegli anni sull'Antologia Mi litare (4) . Sempre nel 1839, con il passaggio nella riserva dei primi soldati arruolati secondo la legge sul reclutamento del 1834, era emanato il 4 dicembre un regolamento per la.formazione, le riunioni periodiche, la istruzione e la disciplina della Riserva del R.Esercito, che prevedeva la riunione dei riservisti per esercitazioni la prima domenica ciel mese e la possibilità di richiami per ispezioni o per campi d'istruzione. Con ordine del giorno dell'8 luglio erano adibiti al serv izio dello Stato Maggiore 48 fra sottufficiali e soldati di cavalleria, scelti tra i migliori elementi di quell'arma, assumendo la denominazione di Guide dello Stato Maggiore . Nel 1840 l'attività legislativa ha una sosta, con l'invio alle loro case dei primi riservisti il nuovo sistema di reclutamento ha terminato la sua prima fase e - a giudicare anche da un ordine del giorno del 29 marzo che d ice: i corpi sono per raggiungere il pieno organico - possiamo credere che la situazione, per quanto attiene al personale, sia almeno soddisfacente. Dovrebbe esserlo anche l'addestramento visto che ogni anno e talvolta più di una volta l'anno le grandi manovre coinvolgono numerosi reparti. Alle ultime, svoltesi a cavallo del Volturno, presso Capua, nell'ottobre precedente, hanno preso parte 7 brigate di fanteria e 2 d i cavalleria, per un totale di 28 battaglioni e l 6 squadroni. Un altro segnale positivo è dato dagli studi e dalle ricerche che si susseguono per migliorare le artiglierie e, più in generale, le armi (5) e, grazie alla rivista Antologia Militare , si assiste pure ad un risveglio di interesse agli studi di una parte, almeno, degli ufficiali, parte che tende a coincidere - e lo si noterà negli ann i a venire - con quanti vorrebbero che il progresso materiale - peraltro non eccessivo - di cui Napoli gode in questi anni andasse di pari passo con un progresso delle istituzioni politiche. Nel 1840 si può pensare a potenziare l'esercito - che sembra aver raggiunto i traguardi prefissati dalla giunta dei Generali - e con un ordine ciel giorno del 24 g iu gno è sancita la costituzione del 7 ° Battaglione Cacciatori e del l 3° Reggimento di Li nea Lucania, limitato quest'u ltimo, per il momento, a 10 compagnie fuci lieri, una granatieri ed una cacciatori. Nel 184 1 il Genio Idraulico, sino ad allora alle dipendenze della Marina, è immesso nell'Arma del Genio (decreto ciel l maggio) così come il Collegio degl i Aspiran ti guard iamarina è immesso nel R .Col legio mili tare, del quale per qualche an no, sino ad una definitiva separazione, rappresenterà una sorta cli sezione speciale (decreto del 20 settembre). Sul finire dell 'anno sono riorganizzati i Veterani, nei quali confluiscono le compagnie di dotazione delle piccole isole e gli Invalidi. O
(4) Vedi anche a questo proposito Cronaca dell'arlif?/ieria Napo/e1cma dall'anno 1835 al 1845 in M .d',l\yala, Napoli militare. (5) ,\l]a fine dcli' anno, istituendosi a Pietrarsa il R. Opificio Meccanico ivfilitare, è aggiunta un 'altra compag nia, la q uinta, alla Brigata Artefici di A rti glieria.
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Se il 1842 è praticamente senza storia, il 1843 vede la pubbl icazione di diverse disposizioni regolamentari di notevole rilevanza come l'Ordinanza per gli esercizi e le evolu::,ioni per le truppe di Cavalleria, in 4 volumi, che sostituisce la vecchia ordinanza del 1808, il Regolamento per lo stabilimento delle razze de'cavaL/i militari ed il Regolamento per la rimonto dei cavalli e dei muli del R.Esercito nonchè il Regolamento per dirigere l'ammissione de'cambi militari, che attribuisce per intero all'amministrazione militare il delicato compito di far sostituire, a pagamento, i coscritti che non vogliono prestar servizio rimpiazzandoli con militari congedandi. Sempre nel 1843, a dimostrazione anche del rinnovato interesse de lla nobil tà meridionale per la carriera della armi - pur se si tratta di una carriera particolare - sono aumentati gli organici delle Guardie del Corpo a Cavallo, portate a 100, oltre ai graduati e agli ufficiali. L'attività normativa prosegue nel 1844 con l'adozione del Progetto della R.Ordi11anza del servi::.io delle truppe in campagna, che, nonostante la denominazione di Progelto, sarà pienamente in vigore sino, almeno, agli inizi deg li anni c inquanta. Nello stesso anno si verificano in Calabria dei disordin i. quelli c he fanno credere ai fratelli Bandiera ed a i loro compagni che è scoppiata la ri voluzione inducendoli a sbarcare. I moti sono presto domati ed i Bandiera sono catturati dalle G uard ie Urbane di Be lvedere cui s i sono aggiunti un gendarme ed un soldato dei Cacciatori in licenza, premiati entrambi con una medaglia (ordine ciel giorno del 27 luglio). Un Consiglio di Guerra subitaneo - istitui to al lo scoppio dei moti , il 18 lug li o - condanna i Bandiera e parte dei loro compagni a lla pena capitale . Nel 1844 si inizia anche la trasformazione delle armi a pietra focaia in armi a percussione, il l O gennaio si dispone l'acquisto, in via d'urge nza, de lle macchine per fabbricare le capsule detonanti, poi si ordina la costruzione cli 2 .500 fucili da 32 pollici per la Marina prima di passare alla rid1r::.ione a percussione dei fucili e de i moschettoni de lle sale d ' armi e dei corpi (") . Nello stesso anno è completata la ferrovia Napoli-Capua, alla c ui costruzione hanno partecipato anche elementi dell'esercito. e per motivi di sicurezza è costituita con c lementi militarizzati una compagnia de'cantonieri di 170 uomini, ufficia i i compresi. I moti calabresi del 1844 hanno lasciato uno trascico di banditismo che sopravvive anche nell'anno successivo, innestandosi in un amb iente assai propizio, visto che, sia pure in proporzioni non allarmanti. con temporanee guarigioni e repentine ricadute, in alcune zone del paese. sopratutto in Sicilia cd in Calabria, il brigantaggio è allo sta to endemico. A ncora una volta, per g iudicare gl i scorridori d i ca111paina sono istituite delle co111missio11i militari. Di queste commissioni, come della Gendarmeria e di qualche reparto deir esercito inviato in co lo nna mobile, s i è sempre servito il Marescia ll o del Carretto, ministro de lla Polizia. alla cui opera di sorveglianza e d i repress ione è comunque dovuto un miglioramento delle condizioni dell 'ordine pubblico rispetto agli an ni della Restaurazione. Sempre nel 1845 quas i a conc lusione del lungo braccio cli f"erro che ha visto il Regno contrapposto alla Gran Bretagna per la questione dtgli zolfi siciliani e nel quale, fatalmente, Napoli ha dovuto cedere - sono effettuate, nel maggio, delle manovre che simul ano uno sbarco con I O legni a vapore, manovre con un tema s imile saranno poi effettuate, di lì a due a nni. a Pozzuoli. Il I 846 passa senza lasciare tracce sul l'esercito borbonico mentre intorno, lentamente, muta il c lima pol itico italiano che, con l' ascesa di Pio IX al soglio pontificio. subirà una svolta radicale. Le nuove tendenze si impongono, oltre che all'opinione pubblica, anche ai governi ,
(6) A.S.'-la. Prot. Cons. Guerra 788
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magari soltanto per quanto riguarda l'aspetto economico . Si parla di unione doganale mentre il nuovo clima, ispirato dalle riforme di Pio IX, a l di là delle inte nzioni del Papa, varca i confini dello Stato Pontificio e neppure il Regno riesce ad esserne indenne. Come semp re mentre ancora si progetta, s i d iscule, s i spera in un'evoluzione in senso liberale della dinastia, in Calabria e, soprattutto, in Sicilia - su lla traccia della mai sopila tendenza dell ' isola ali' indipende nza da Napol i - s i passa a i fatti. I primi moti si verificano a Messina, il 1° settembre 1847, e sono subito repressi, il giorno dopo divampano a Reggio Calabria ma, grazie a l telegrafo ed al vapore, già il 4 a rri vano eia Napoli le Lruppe che con le Guardie Urbane e i contadini sedano in breve la rivolta. Il 1848 si annuncia per il Regno delle Due Sici lie denso di minacce e, non a caso, il contingente di leva c hiamato quest'anno alle a rmi è portato da 8.000 a 12.000 uomini. Come nel 1820 è ancora Palermo a dare l'inizio: il 12 gennaio, genetliaco del re, le truppe sono consegnate nelle caserme perchè è stato annunziato l'ini zio di un moto rivoluzionario. Con le strade deserte è facile, per i ri voltos i, erigere le prime barricate nelle strette vie c ittadine e quando le truppe, mal coordinate e mal condotte, inte rvengono è troppo tardi. Non basta il cannoneggiamento di Palermo, che frutterà a Ferdinando il nomignolo di Re Bomba. Si attendono rinforzi da Napoli, ma questo dà tempo di rinforzarsi anche agli insorti e le truppe, mal guidate dal generale de Sauget, devono reimbarcarsi il 4 febbraio, anche per il precipitare, sul Continenle, della situazione politica, cosicchè in S ici lia resta a i Borbone la sola cittadel la di Mess ina. Ferdinando ha infatti compreso che, almeno per il momento, non è possibile domare la rivolta s iciliana con il solo ricorso alla forza e, mentre manifestazioni liberali si susseguono nella cap itale, il Cilento insorge. Il re in izia allora a fare concessioni, destitu isce, tra l'altro, il ministro ciel Carretto e promette la concess ione d i una costituzione, che viene promulgata il 20 febbraio. La costituzione è accolta con favore dagli ufficiali liberali delle armi dorre, è accettata, senza entusiasm i, dal grosso dell'esercito ed incontra ostilità presso qualche uffic iale che, almeno inizialmente, si rifiuta di prestarle il previsto giuramento di fede ltà. La s ituazione politica è assai fluida ed i govern i che s i succedono sono instabili pur se è da questi che vengono emanati provvedimenti d i notevole rilevanza: così il 13 marzo è istituita la Guardi a Nazionale, a lla c ui organ izzazione sono assegnati, come ispettori, a Napoli e nelle provinc ie, vecchi gene rali murattiani. f1 I 5, conside rando che la Gendarmeria con l'attuale sua organizzazione non è più compatibile con le istituzioni del libero reggimento costituzionale se ne ordina lo sc iog limento, sostituendola con una Guardia di Pubblica sicurezza su 3 squadroni e 18 compagnie cli fanteria, da formarsi in parte con vecchi gendarmi ed in parte con elementi tratti dalle altre armi dell ' esercito. Il 17 marzo, infi ne, sono richiamati in servizio, pur se è diffi c ile immag inarsi con quanta uLilità dopo tanto tempo, gli ultimi ufficiali e funzionari espulsi nel 1821. Intanr.o a Nord Milano e Venezia sono insorte ed in loro soccorso contro l'Austria marciano le truppe del Piemonte, della Toscana e dello Sta to Pontificio. A Napoli, dove già dal 29 febbra io alla bianca bandie ra borbonica è stata aggiunta una cravatta tricolore, non si esita e, pur con la S icilia in rivolta e praticamente perduta, si invia subito, via mare a Livorno, un reggimento, il 10° d i Linea, insieme ad un battaglione di volontari. Success ivamente, nominato G ug liel mo Pepe, red uce da un es ilio ormai trentennale, Comandante in Capo del Corpo di Truppa destinato a marciare per la Lombardia , un ordine del giorno del 24 aprile fissa definitivamente 'la forza cli questo. Lo costituiscono 2 divisioni . La 1a (Tene nte Generale Statella) comprende 2 battaglioni del 7° e del 9° di Linea, uno del! ' 11 °, il 2° Battaglione Cacciatori, il
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1° Reggimento Lancieri, il 1° e 2° Dragoni , 2 batterie d'artiglieria, 2 compag nie di Zappatori e 2 ambulanze, oltre al I 0° di Linea già in Lo mbardia. La 2a d ivis ione (Brigadiere Nicoletti) comprende il 1° ed il 12° di Linea ed un ba ttagli one del 5° e dell '8°, il 3° Battaglione Cacciatori, una batteria ed una compagnia Z appatori. Non è possibile avviare anc he queste truppe per ma re e poi a ttraverso la Toscana e l'Emilia; è pe rta nto necessario diri gerle su Pescara, Ancona e Ferrara. Il I 0° d i Linea. intanto, è aggregato a lla divisione Toscana del generale de Laugier con la qual e combatte, e bene, il 4 maggio a San Silvestro, l ' l I cd il 29 a M ontanara ed il 30 a Goito. Soltanto le 4 compag nie impegn ate nello scontro de l 29 maggio a M ontanara - oggi ricordato solame nte per la partecipazione degli studenti universitari toscani - perdono più di I00 uomini sui 287 presenti. A Napoli intanto si cerca di porre l'eserc ito sul pie de di guerra. Scarta ta l'ipotes i di portare i reggime nti cli fante ria da due a tre battaglioni per la lentciza dell 'afflu sso di reclute e riservisti - questi ultimi richiamati ai primi d'aprile - c i si limita, per il momento, ad aggiungere due compagnie ad ogni reggimento ed una a c iascun battaglione della Linea e dei Cacciatori ed uno squadrone ad ogni reggime nto cli cavalleria, in cui imme ttere gli e lementi non idonei ad e ntrare in campagna (ordini del giorno del 12 e 17 aprile e del 4 giugno). Il 17 aprile, con gli elementi della Gendarmeria non entrati a far parte della G uardia di Pu bblica Sicurezza, sono costituiti un reggimento di Carabinieri a piedi, s u 2 battaglioni cli 6 compagnie, ed uno di Carabinie ri a cava llo, su 5 sq uadroni. co me g li a ltri reggimenti di cavalleria. Un R.Rescritto del 30 a prile, infine, ordina che le compagnie della Fanteria di Linea, della Guardia Reale, dei Cacciatori , degli Zappatori e dei Pi onieri siano portate a 150 teste. M e ntre sono prese queste dispos izioni per potenziare l'esercito e le truppe destinate alla L ombardia si inoltrano nelle Marche, la situazione politica interna e d internazionale si va facendo diffic ile: in Sic ilia la cittadella di Messina continua a res istere ma tutta l' isola è ormai libera (anche se non provvede efficacemente a lla propria difesa), il Papa ne lla sua famosa allocuzione h a fatto comprendere c he non intende combattere l'Austria (e anche Ferdinando ordinerà a Pepe di non attrave rsare il Po), nelle provincie, infine, le agitazioni politiche non accennano a placars i e d in a lcu ne località sfociano anche in manifestazioni di malcontento sociale de i contadini. Le prime e lezioni hanno visto la nascita di una Camera dei D eputati c he intende c hiedere radicali modifiche della costituzione, cosa che il re non è dis posto a concedere. L' inaugurazione della sessione parlamentare è prev ista per il 15 maggio ma già sono note le divergenze con la corona e no n c'è acco rdo per la formu la del giuramen to. Nel la notte precedente sono e rette barricate nelle vie di Napoli. ad opera soprattutto di ele menti de lla Guardi a Nazionale delle provincie c he hanno accompag nato in ciuà i deputati. l i 15 mattina le truppe sono fatte uscire dalle caserme e schierate nell e piazze mentre proseguono. in un clima di estrema tensione, le trattative per un accordo con i deputati. Po i, d'improvviso dalla parte de lle guardie nazionali partono alcuni colpi e dei soldati cadono a terra. La truppa va' allo ra all'attacco dell e barricate, ne lle vie strette e fiancheggi ate da alte case, da a lcune dell e quali ugu a lmente s i spara. H a inizia lme nte qual c he diffi co ltà per infrangere la resistenza degli insorti . La lotta è durissima e spietata è la reazione de i soldati, specie di quel li dei reggi menti svizzeri che da Santa Brigida ri salgono per via Toledo. Più in là palazzo Gravina è dato alle fiamme, poi , dopo sei ore di combattimento, Napoli è sotto il contro llo dell 'esercito. S i capisce subito c he quel giorno si è verificata una svolta decisiva, che il re - che pure
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non ritira la coslituzione - ha imboccato un'altra via. Grazie agli avvenimenti delle settimane successive sembra che da quel giorno, con Ferdinando, le forze controrivoluzionarie dell'intera Europa com incino a riprendere il sopravvento. Quel che non si può capire subito è che da quel l 5 maggio Ferd inando penserà che la forza militare può preven ire da sola ogni possibilità di avventura liberale, che può renderlo di nuovo padrone dei suoi dominii (ciò che si verificherà con la riconquista della Sicilia) e che qui ndi per il futuro basterà isolare di nuovo il Regno, magari in maniera ancor più ermetica, così da tener lo nta no ogni contagio liberale. Così facendo, però, dopo il 1799 ed il 1821 il 15 maggio 1848 avrebbe rappresentato il momento del definitivo distacco dell'opinione pubblica moderata e liberale napoletana dalla dinastia. La rivoluzio ne, pur se battula a Napoli, è ancora viva in S icil ia ed è dilagata in Calabria mentre il Cilento, tradizionalmente ribelle, rialza la testa. Le prime preoccupaz ioni per il re che, sciolto il Parlamento, ha indetto nuove elezioni, sono q uindi d i natura militare: invia allora truppe nel Cilento, ne prepara altre per la Calabria e richiama quelle destinate alla Lombardia e che già avevano ricevuto ordine di non ollrepassare il Po Il Pepe, dal canto suo, inte nde non eseguire quest' ordine e fa ogni sforzo per indurre le truppe a segu irlo in soccorso di Venezia, facendo la spola tra Ferrara e Bologna dove sono accantonati i reparti, ma è inu Lile. I soldati, venuti a conoscenza dell'ordine del re, rimangono insensibili agl i appelli del vecchio patriota - che d 'altra parte conoscono appena, dopo i suoi 27 anni d 'esilio - e delle popolazioni. La fedeltà al re ha la meglio sui richiami al sentimento nazionale unitario, quasi inavvertito dal la massa. Oltre ai battagl ion i volontari , che si d isti ngueranno a Venezia, seguono Pepe una batteria d'artiglieria, un battaglione Cacciatori ed una compagnia del Genio, che chiederanno ben presto cli rientrare in Patria, avendo interpretato male gli ordini del re, ed alcuni ufficiali deile armi dotte destinati ad un brillante futuro (7). La rivolta calabrese, rafforzata anche dallo sbarco di elementi siciliani, affrontata dapprima con forze insufficienti, è sedata ai primi di luglio con l'apporto di truppe tornate dall'Italia Settenlrionale. La lotta è stata più dura di quel che si poteva prevedere, considerata la mancanza di una direzione un itaria degli insorti, ma bisogna anche considerare che quarant'anni prima la Calabria era stata in grado d' impegnare parecchie m ig liaia di soldati francesi . Rimaneva ora l'ostacolo più arduo, la S icilia. Un ico punto d'appoggio rimasto ai Borbonici era la cittadella di Messina, cui si erano ridotti, in c ittà, dopo la caduta dei vari fortilizi posti all'esterno. Con l' interruzione d'un mese d 'armistiz io, il blocco durava dal 24 febbraio, dopo che inutil i si erano dimostrati il cannoneggiamento e le sortite del la guarn igione. Pur se rinforz;-ite da volontari provenienti dal resto dell'Isola e dai cannoni frutto ciel disarmo delle fortezze borboniche evacuate, le forze assedianti erano fondamentalmente composte da popolani messinesi inquadrati in formaz io ni irregolari, le cui qualità più notevoli erano la tenacia, il coraggio, l'avversione per il nem ico e il vantaggio cli operare all'interno d i una città. (7) Basterà citare, tra coloro che scelsero poi la via del l' esilio, Enrico Cosenz, che sarà il primo Capo di Stato Maggiore dell'Ese1·c ito Ita liano, i frate lli M ezzacapo. fondatori della Rivis1a ivfiliiare e, dall 'altra parte, Maneo Negri, rientrato nel Regno e inviato in Sicilia ajèi.rsi merito da sulda10, che morirà eroicamente nel 1860, come Brigadiere dell'esercito borboni co, difendendo la linea del Garigliano.
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Era così trascorsa quasi tutta l'esLate c. domata la rivolta su l Continente, erano stati concentrati a Reggio Calabria, e nei dintorni. c irca 14.000 sol dati cui se ne aggiungevano a i primi cli sellembre altri 4.000. imbarcati a Napoli, e posti tutti agli ordini del miglior ufficiale dell'eserc ito borboni co, il Tenente Generale Carlo Fi langier i (8) . Questi. che disponeva anche cli una floua di 6 fregate a vapore e 3 a vela, 2 corveue e 6 trasporti pure a vapore. oltre a navigl io minore, suddivideva le proprie fo rze in 2 d ivisioni, la prima (Ge nerale Proni o) form ata dalla g uarnigione della cittadella di M essina e la seconda (Ge nerale Nu nziante) destinata a llo sbarco ed al l' inves time nto erl ;1l l'o1:cupazionc della città. Una prima puntata offens iva. dire tta a lla ne utralizzazione di a lcune batterie, aveva luogo la notte ul 3 settembre. L'obiettivo iniziale era raggiunto, ma non era possibile sfruttare ulteriorme nte il successo per il ritorno offensivo degli inso rti che obb li gavano i regi a ritirarsi . Questo primo scontro dimostrò s ubito l'asprezza e la spietatezza del conflitto. Se i regi non facevano prigionieri e d avano fuoco alle case uccidendo chi non fuggiva. i M essinesi massacrarono alcune decine di Sv izzeri catturati, un pre ludio di quel che si sarebbe verificato cli lì a tre g iorni. La mattina del 6 settembre, con una manovra anfibia degna di nota, Filangieri faceva sbarcare a Contessa, poco a sud di Messina, gl i uomini della Marina, cui tenevano dietro 4 battagl ion i di Cacciatori, uno di Svi7.zeri ed un altro di fanteria nazionale, ma occorrevano altri 3 battaglioni e 4 auacchi per occupare finalmen te il villaggio scacciandone alla baionetta i difensori. casa dopo casa, con l'appogg io del fuoco navale. Lenta e contrastatissima aveva allora luogo l'avanzata borbonica verso la città che s i riusciva soltanto a lambire a sera, mertendo in campo ul teriori rinfo rzi, mentre una sortita da ll a cittadella d i un ità della pri ma divisione era respinta con forti perdite. Nella notte la mancanza di coordinamento delle fo rze siciliane causava l'allontanamento di parte dei volontari e bloccava l'arrivo di rinforzi. Il giorno successivo, il 7, Fi langieri riprendeva l'avanzata, contrastata con il furo re de ll a disperazione dai Messinesi, stringendo i difensori della città entro un morsa, grazie ad una sortita delle truppe dalla cittadella. Epica la resistenza degli insorti asserragli ati nel convento di Santa Chiara, i cui ultimi difensori preferivano suicidarsi gettandosi in un pozzo. Altrettanto degn i di am mirazione lo slancio e la tenacia d i Svizzeri e Napoletani. La c iu à era in Ciamme ccl in rovina, ma Filangieri aveva vinto . pur se non gli riusciva di sfruttare la vittoria perchè Inghilterra e Francia, le c ui squadre navali erano alla fo nda nel porto cli Messina, intervenivano obbligando il Governo ad accettare un armistizio, che lo lasciava comunque padrone della città
(8) Nato nel 1784. figl io <lei famoso giurista Gaetano. Carlo. giovanissimo, era stato portato in Francia. Terminala la scuola nel Pri taneo come primo del suo corso, nel 1803 cni no111 inato ~01101enen te nell'esercito frall(;Cse, in cui ri111ase fino al 1806, con 3 ca111pagne. 2 fe rite ed una promozione per merilO di guerra a<l /\uMerli tz. TornalO a r\apoli con G iuseppe Buonaparte. ern all'assedio di Gaeta e poi nelle Calabrie. Segui\·a Giuseppe in Sp:lena ma. ucciso in duello LIII ufficiale corso che aveva insultato i napoletani. doveva tornare in Patria e il nuovo re, Gioacchino Mural. lo doveva subito annoverare fra i suoi più validi w ll11boratori. Colonnello ciel 3° L eggero nel 181 I e Mare,ciallo di Campo nel 18 13. era gravemente ferito nel 18 15, caricando gli Aus1riaci al pon1c sul Panaro con soli 24 Lancieri. e pro111osso sul ca111po Tenente Generale. Apprezzato anche da Ferdinando I fece parte. alla Restaurazione. <lei Supremo Consiglio di Guerra, Pur se non c:1rbonaro. era espulso dall" escrcico nel 1821 e vi era richiamato I O anni dopo da Ferdinando Il che ne aveva grandissima stima. Ispiratore delle ri forme ferdin andcc degli anni trenta, riordinò le armi clolle portandole ad u n on imo l ivello. Ri conquistala la Sici lia nel 1849, vi rimase come l,uogotenenlc sino al 1855. pacificandola con accon o govern o. D imissionario nel 1855. era richiamato nel 1859 come Presidente del Consiglio dei M inistri e Ministro della Guerra da Francesco 11 e rimaneva in carica sino al marzo 1860. quando erano accolte le sue reiterate richieste di dimi,si<mi. non essendo riuscito ad imporre le sue idee <li stampo riformistico moderato. In ritiro dal giugno. nell'estate lasciava Napol i. per rientrar vi nel 1862 e morirvi 5 anni dopo.
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e degli immediati dintorni. Tra le battaglie del nostro R isorgimento Messina fu veramente una delle più dure e sanguinose ma, forse perchè si trattò di uno scontro fra Italian i, è stata sempre poco conosciuta e poco stud iata con l' eccezione delle pagine che le dedica Piero Pieri (9 ) . Le perdite borboniche ufficialme nte ammesse furono 7 ufficiali e 273 soldati morti e 34 uffic iali e 748 soldati feriti , altre fonti borboniche parlano invece di 367 morti e 1.737 feriti; e gli ammiragli francese ed inglese, a loro volta, le stimavano complessivamente in 3.000 uomini. La riconquista della Sicilia e ra dunque ri rrnmrlata e, d'altra parle, neppure la situazione politica nel resto d'Italia poteva apparire tranqu illizzante per il governo napoletano: tra Piemonte ed Austria c'era solo un armistizio, Venezia resisteva e fremit i d i rivolta serpeggiavano a Firenze e a Roma. Rinforzare l'esercito era necessario. Con un ordine del giorno del 4 se ttembre erano aumentati gli organici delle Guardie di Pubblica Sicurezza, con a ltro del 15 novembre era costituito un corpo d i cavalleria leggera, i Cacciatori a Cavallo, su Stato Maggiore e 2 squadroni , con decreto del 17 novembre era aumentato l'organico del treno, con uno del 25 novembre quello del Reggimento Real Marina e lo stesso giorno, infine, era d isposta la formazione ciel IlI battaglione cieli' 11 ° cli Linea. Dalla p rimavera, inoltre, si era proceduto ad un ringiovanimento dei quadri (pur se assai relativo vista l'età media degli ufficiali), passando ai sedentari ed al ritiro gli elementi meno validi e colmando, oltre ai loro vuoti, anche quelli provocati dalle perdite in combattimento e in campagna (1°) e dagli abbandoni (a Venezia e, soprattutto, in Sicilia). Per fac il itare questo ricambio, per qualche tempo il passaggio eia Aiutante ad Alfiere venne effettuato senza esami. Questa tendenza sarebbe continuata per tutto il 1849, cosicchè nei ruol i cli quell'anno, aggiornati a l settembre, troviamo ad esempio che tutti gli Aiutanti ed i Portabandiera della fanteria di linea nazionale e dei Cacciatori hanno ricevuto, tranne uno, la loro promozione nel 1849, che tutti gli Alfieri delle stesse unità sono stati promossi fra il 30 giugno 1848 ed il 28 agosto 1849, che uno solo dei Secondi Tenenti è stato promosso p ri ma ciel 1848, che 1'80% dei Primi Tenenti ha ricevuto la promozione a partire dal marzo del 1848, così come il 60% dei Capitani, tutti i Maggiori, tutti i Tenenti Colonnelli e tutti i Colonnelli tranne uno. In proporzioni ridotte lo stesso fenomeno cli accelerazione delle carriere può essere riscontrato anche negli a ltri corpi. Il 1848 si chiudeva con il progressivo scioglimento delle Guardie Na7.ionali cli quasi tutto il Regno, con la chiamata al le armi, per il 1849, di l 8.000 uomini e con la suddivisione dell'esercito in 3 Corpi d' Armata, secondo quanto disposto eia un ordine del g iorno del 24 d icembre, che qui si riporta.
S.M. il Re (Dio Guardi), ha ordinato che lo Esercito sia diviso in 3 corpi d'annata come viene quì appresso indicato. 1. 0 Il primo Corpo surò cornposto di trP divisioni attive che prendono il nome di Ja, 2a e 3a divisione, e saranno destinati in Sicilia, nelle tre Calabrie, e nella Basilicata. Comandante in capo il Tenente Generale Principe di Satriano, ritenendo la direzione generale dei Corpi Facoltativi. Capo dello Stato Maggiore con la onorificenza cli Colonnello D. Carlo Picenn.a
(9) Piero Pieri. S1oria mi/ilare del Riso1;~i111e11to. pp. 499-518. ( IO) Da L "Araldo del 9 maggio 1849: a Reggio Calabria nel marzo del 1849 erano stati concentrali 1.200 tra malati e feriti.
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Comandanti di Divisione Maresciallo di Campo D. Paolo Pronio idem D. Ferdinando Marchese Nun ziante D. Enrico Conte Statella idem Comandanti di Brigata D. Carlo Busacca Brigadieri idem D. Fridolino Schmid idem D. Raffaele Zola idem D. Nicola Flugy
I Corpi che comporranno le dette 3 divisioni, secondo la ripartizione che ne fa rà ii Comandante in Capo, sono i seguenti; Due Battaglioni del 3° di Linea del 4 ° idem Due idem Due idem del 5° idem Due idem del 6° idern del 7° idem Due idem dell '8° idem Uno idem Due idem del 13° idem Uno idem del 2° idem Uno idem dei Pionieri dei Carabinieri Uno idem Due idem del 3° Svizzero del 4° idem Due idem Uno idem del I O Battaglione Cacciatori del 3° idem Uno idem del 4° idem Uno idem del 5° idem Uno idem del 6° idem Uno idem 25 Due Squadroni dei Cacciatori Due Compagnie di Zappatori Minatori Una Batteria di Campagna di otto pezzi Quattro Bauerie di Montagna ciascuna di otto pezzi da 4 Una Batteria di Montagna di otto obici da 12. Il Maresciallo di Campo Statella continuerà ad avere il Com.ando Territoriale delle tre Calabrie, al quale sarà unita quello della Basilicata con la truppa che gli sarà assegnata dal Comandante in Capo, conservando per tutte e quallro le Provincie le speciali attribuzioni a norma del Sovrcmo Rescrillo del 30 Settembre ultimo numero 9235. Gli Uf,ziali dello Stato Maggiore, nonchè quelli d'artiglieria, e del genio, ed il personale amministrativo, e sanitario che mancano pel completo del primo Corpo d 'annata vi saranno in seguito destinati.
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2. 0 Il secondo Corpo d'armata sarà composto di due divisioni attive; cioè 4. 11 e 5. 0 le quali sono destinate nelle Provincie dei tre Abruzzi, delle Puglie, dei due Principati, di Terra di Lavoro e Molise.
Comandante in Capo: Il Tenente Generale Conte D. Giovanni Statella. Capo dello Stato Maggiore: Maggiore D. Gennaro Consalez.
Comandante la quarta divisione: Maresciallo di Campo D. Salvatore Landi. Brigadiere D. A1arcantonio Colonna. Corpi della quarta Divisione: Due Battaglioni Due idem Uno idem. Uno idem Due Squadroni Una Compagnia Una batteria Una idern
del i 0° di Linea del 72° idem del 2 ° idem del 7° Battaglione Cacciatori del I O Dragoni di Zappatori Minatori di Campagna di otto pezzi di Montagna di otto pezzi da 4.
Comandante La quinta divisione: Maresciallo di Campo D. Bernardo Palma. Brigadiere D. Pasquale Balsamo. Corpi della quinta Divisione: Due Battaglioni Due idem Uno idem Uno idem Uno idem. Due Squadroni Una Compagnia Una batteria Una idem
del I O di Linea del 9° idern del 2° Cacciatori dell'8° idem dell'8° Linea del 1 ° Dragoni di Zappatori Minatori di Campagna di otto pezzi di Montagna di otto pezzi da 4.
Il Maresciallo di Campo Landi riunirà il Comando territoriale tanto dei 3 Abruzzi, quanto quello delle Puglie, ed avrà sotto i suoi ordini il Brigadiere D. J\llarco Antonio Colonna, conservando per tutte le sei Provincie Le speciali attribuzioni conferitegli con Sovrano Rescritto del 23 ottobre ultimo num. 9 I 90.
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Il Maresciallo di Campo Pabna riunirà il Comando territoriale di Terra di Lavoro, e Molise, anche quello dei due Principati, avendo sotto i suoi ordini il Brigadiere Balsamo, e avrà per tutte e quattro Le Provincie Le speciali attribuzioni conferitegli con Sovrano Rescritto del 4 ottobre ultimo num. 9290. Gli Ufiziali di Stato Maggiore nonchè quelli d 'Artiglieria e Genio, ed il personale amministrativo, e sanitario che mancano per completare il 2° Corpo d'annata vi saranno in seguito destinati.
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3. Il terzo Corpo d'armata sarà composto di 3 Divisioni, cioè 6.a 7.a ed 8. 0 Comandante in Capo: Il Tenente Generale D . Massimo Selvaggi continuando nello incarico di Generale di Dettaglio dei Corpi della Guardia Reale. Capo dello Stato Maggiore. (da nominarsi) Cornandante la sesta divisione: Maresciallo di Campo D. Eugenio Stokalpa Brigadiere D. Nicola de Bunwn. idem D. Filippo KLein.. Corpi della sesta Divisione: Due Battaglioni Due idern Due idem Uno idem
del l O Svizzero del 2° idern dell' 11° di Linea Carabinieri
Due squadroni de' Carabinieri - una compagnia de' Zappatori Minatori - Una batteria di campagna svizzera di 8 pezzi - Una batteria di montagna di 8 obici da 12. Comandante la settima divisione. Maresciallo di Carnpo Principe D. Diego Pignatelli. Brigadiere D. Francesco Casella. idem D. Giuseppe Scala. Corpi della.settima Divisione. Due Battaglioni Due idem Due idem. Uno idem
del 7° Granatieri della Guardia del 2° idem idem del 3 ° Cacciatori Reggimento Real Marina
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Due squadroni de' Carabinieri - una compagnia de' Zappatori Minatori - Due batterie di campagna ciascuna di 8 pezzi. Comandante l'ottava Divisione Maresciallo di Campo Ruffo Scilla. Comandanti di Brigata Prirna Brigata - l O e 2° Ussari -lvlaresciallo D. Emmanuele Gaeta. Seconda Brigata- ] 0 e 2° Lancieri - Brigadiere D. Gennaro Carahba. Terza Brigata - 2° e 3° Dragoni - Brigadiere D. Ferdinando Lanza. Una balleria d'artiglieria a cavallo di otto pezzi. Una batteria di 12 pezzi di posizione, cioè 6 obici da 6, e 6 cannoni da l 2 Gli {J_ffiziali di Stato Maggiore d'Artiglieria e Genio, ed il personale sanitario, ed amministrativo che mancano per completare il 1erzo Cmpo d'armata saranno in seguito destinati. I primi tre mesi de l 1849 erano impiegati per prepararsi allo scontro definitivo. L'artiglieria era potenziata con il portare a 150 teste la forza di ogni compagnia, con l'aggiunta di un'altra compagn ia per reggimento (decreto del 9 gennaio), con l'attribuzione di un alunno alfiere in più per compagnia (decreto del 17 febbraio) e con la ristrutturazione del treno (decreto del 27 gennaio). Un rescritto del 20 gennaio prescriveva che venissero aumentati gli organici delle compagnie dei reggimenti svizzeri, attribuendo loro un segui to d i forza indeterminata, pure se, al momento , il reclutamento svizzero si svolgeva con una certa difficoltà essendo impedito il transito delle reclute attraverso il Regno di Sardegna e con la necessità, quindi, di servirsi del Lombardo-Veneto. Anche per le compagn ie della fanteria nazionale e per quelle degli Zappatori e dei Pionieri era previsto un ulteriore aumento della forza, dovendo passare da 150 a 160 uomini (rescritto del 14 aprile) . In pratica si veniva delineando una correzione al sistema impostato dalla giunta de'generali nel l 833 : si rinunciava - e si era in tempo di guerra - alla formazione del terzo battaglione dei reggimenti di fanteria ed alla formaz ione ciel reggimento di Dragoni in più previsti dagli organici di guerra, così come si rinunciava a raggiungere la forza prevista in questa eventualità per le compagnie e gli squadron i (probabilmente a causa della scarsezza del.le ri serve e ciel tempo necessario per richiamarle ed inquadrarle) e si preferiva avere sempre un esercito con organici di pace riti'orzati, accentuando così vantaggi e svantaggi dell'esercito di caserma. Mentre nell'Italia del Nord si andava incontro a lla brevissima seconrl;i fasf'. rlt'.l la Prima Guerra d ' Indipendenza e a Roma - rifugiatosi Pio IX nel Regno, a Gaeta - era proclamata la Repubblica, iniziava in Sicilia la fase della riconquista totale dell'Isola. Esauriti i tentativi diplomatici, cessato l'appoggio anglo-francese agli insorti e denunciato l'armistizio, la parola passava alle armi. Un tentativo cli avanzata s ic iliano veniva immediatamente bloccalo dal Filangieri che aveva riordinato le sue truppe attive - al di fuori della guarnigione d i Messina su 2 divisioni . La prima (Pronio) su 2 brigate comandate da Busacca (3° e 4° Reggimento di Linea ed 8° Battaglio ne Cacciatori) e Rossarol (7 ° Reggimento di Linea, 6° Battaglione Cacciatori e 5 compagnie di Pionieri), la seconda (Nunziante) pure su 2 brigate comandate da
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Zola (un battaglione del 6° di Li nea e 1°, 3° e 5° Battaglione Cacciatori) e Muralt (3° e 4° Reggi mento svizzero, 2 compagnie scelte dell'8° di Li nea, 2 compagnie Pontonieri ed una Pionieri) oltre a 6 squadroni di cavalleria, 2 batterie da montagna, 2 da campagna ed una di obici da 12. Le operazioni erano sostenute, sul mare, da una squadra mista, a vela e a vapore. Nonostante le forti posizioni naturali, che dovevano favorire la loro difesa, le forze siciliane non erano in grado di resistere. Già il 2 aprile Taormina era presa (e parzialmente saccheggiata), poi era la volta di Catania, i cui d ife nsori si difesero accanitamente per due giorni, ma 111vano. Anche qui, spesso, non si fecero prigionieri e ci fu il consueto accompagnamento d i case date alle fiamme, per aver ospitato i difensori, e cli saccheggi. l regi avevano avuto una quarantina di morti ed oltre 350 feriti e mutilati. Anche stavolta i Siciliani avevano dimostrato est.rema decisione, ma s'erano intestarditi nel voler combattere una guerra regolare, di posizione, alla quale erano solo parzialmente preparati, e non avevano scelto la g uerriglia che avrebbe offerto loro possibilità assai maggiori. L'avanzata borbonica continuava senza incontrare ostacoli attraverso l'interno dell 'Isola, mentre a Palermo la situazione precipitava. Dopo trattative protrattesi per più giorni, con interruzioni, il 15 maggio a distanza di un anno esatto dai fatti di Napoli, l'esercito napoletano entrava a Palermo. Mentre la campagna di Sici lia si avviava all a conclusione il re in persona scendeva in campo per portarsi con una Divisione verso Roma per cooperare con il corpo di spedizione francese sbarcato a Civitavecchia al ristabilimento del potere pontificio. La Divisione napoletana destinata a muovere, stanziata a Fondi e ad Itri, contava 6.738 fanti, l .687 cavalieri - ufficiali esclusi - e ben 52 pezzi d'artig lieria perchè si riteneva, appunto, destinata ad appoggiare i Francesi contro Roma. La co mposizione e la forza della Divisione, a fine aprile, erano le seguenti:
COMPOSIZIONE DEL CORPO NAPOLITANO Comandante Ja Divisione Maresciallo di campo Casella -Capo dello stato Maggiore Capitano D' Ambrosio --Comandante le Artiglieria Tenente Colonnello Afan de Rivera Comandanle le truppe del Genio Capitano Anzani Ordinatore Commissario dì Guerra Pianell FANTERIA l O Reg. Granatieri della Guardia 2 Battaglioni 1752 2° idem idem. " 1 600 Cacciatori della Guardia 1 " 600 Comand. Brigaci. Reggimento Marina J " 600 LANZA Carabinieri a piedi " 1 600 11 ° di Linea " 1 600 --8° Battaglione Cacciatori 1 " 1186 - -Svizzeri " l 600 Pionieri 1 Compagnia 200 I-
segue
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segue Composizione del corpo Napol itano
CAVALLERIA
1° Reg. Ussari della Guardia Comand. Brigaci. CARABBA
--
idem 2° idem 2° Reggimento Lancieri i O Reggimento Dragoni Cacciatori a Cavallo ARTIGLIERIA Una Batteria da 12 -due Batterie da 6 -Una Batteria di obici da I 2 Due Batterie di montagnada 4 RlCAPITOLAZJONE Fanteria Cavalleria Artiglieria pezzi
2 2 2 4 2
Squadroni Squadroni Squadroni Squadroni Squadroni
320 320 320 480 -337
8 pezzi 16 pezzi 12 pezzi 16 pezzi 6738 1687 52
Più all'interno era dislocata poi un' altra Brigata (Winspeare) con un battaglione rinforzato di Cacciatori ed il 1° Dragoni. Le truppe napoletane avanzavano rapidamente verso i Castell i Romani proprio mentre i Francesi, il 30 aprile, erano battuti sotto le mura di Roma, stipulando subito dopo un armistizio con il Governo Repubblicano. Le forze romane erano così libere di uscire dalla città e di operare contro Ferdinando. Il 9 maggio si verificava i l primo scontro sotto Palestrina, inutilmente attaccata dai Borbonici, che a notte si ritiravano dopo aver perso una trentina cli uomini. Nei giorni successivi, con i Napoletani ancora ai Castelli, il comandante francese, con estremo rammarico, faceva sapere di dover rifiutare, per motivi politici, l'appoggio dei regi cosicchè il l7 si iniziava il ripiegamento verso i confini del Regno, proprio mentre da Roma usciva Garibaldi con le sue truppe. Il 19 Garibaldi agganciava a Velletri i Borbonici in ritirata e qui si verificava un nuovo scontro che si protraeva in pratica per tutta la giornata. Nella fase iniziale in una zuffa cli cavallelia i Cacciatori a Cavallo respinsero i Lancieri cli Masina avvicinandosi pericolosamente a Garibaldi stesso, poi, gradualmente, la linea degli scontri si assestò fuori dal paese, grazie anche all'intervento del l'artiglieria napoletana. I regi poterono infine riorganizzarsi e rientrare senza affanni nel Regno con una quarantina d' uominì tra morti e feriti o ltre ad una trentina di prigionieri. Una volta al sicuro entro i confini, perdurando ancora l'armistizio franco-romano, per prevenire possibili attacchi da Roma era organizzato, a fine maggio, grazie anche all'arrivo di truppe regie resesi disponibili dalla Sicilia, un nuovo corpo su 2 Divisioni, una a San Germano (Cassino) e l'altra nella zona cli Gaeta, forti complessivamente cli 14.500 fanti, 1.500 cavalieri e 28 pezzi d'artiglieria secondo la tabella di cui alla pagina successiva.
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COMPOSIZIONE DEL CORPO NAPOLITANO ORGANIZZATO IL 25 MAGGIO PER GUARDAR LA FRONTIERA DI TERRA DI LAVORO
Ja DIVISIONE Comandante Capo dello stato Maggio re Comandante Le Artiglierie Comandante Le truppe del Genio Pel servizio amministrativo
Brigadiere LANZA
Colonnello S IG RIST
Colonnello DUCA DI SANGRO
l
-
-
Totale
--
-
Maresciallo di campo Nunziante Capitano Bertolini Maggiore De Stefano Tenente G uarinelh -Commissario cli Guerra Blasi Ja Brigata 1° Granatieri della Guardia Reale 2 Ballaglioni 11 ° di Linea " 1 j " 3° Battaglione Cacciatori j 6° idem " Obici da 12 di Montagna pezzi 6 2a Brigata J O Reggirnento Svizzero 2 Battaglioni 2° idem " idem 2 " 3 ° Reggimento della Guard. Cacciatori l Zappatori Minatori 1 Cornpagnia Una Batteria da campo pezzi 8 Ja Brigata O J Reggùnento Ussari 2 Squadroni 1 ° Reggimento Dragoni 5 " Cacciatori a Cavallo " 1 -
Fante,;a Cavaileria - Artiglieria pezzi
_I
834 1
837 14
2a DIVISIONE Comandante Capo dello stato Maggiore Comandante le Artiglierie Comandante le truppe del Genio Pel serviz io a1111ninistrativo
Brigadiere \VINSPEARE -
Maresciallo di Campo Casella Capitano D' A mbrosio Tenente Colonnello Afan de R ivera Capitano Anzani Commissario di Guerra Pianell Ja Brigata Carabinieri a piedi J Battaglione " 2° Battaglione Cacciatori l " Compagnie scelte svizzere J -Pionieri 1 Compagnia --2° Reggùnento Lancieri 2 Squadroni -Cacciatori a Cavallo " l Mezza batteria da Campo 4 pezzi Obici da 12 di Montagna 2 pezzi segue
30
segue Composi i.ione del corpo Napol itano
2a Brigata
Brigadiere CARABBA
-
Totale
Fanteria di Marina 3° Reggimento di Linea 8° Cacciatori 2° Reggimento Ussari Mezza batteria da Campo Obici da 12 di Montagna
1 Battaglione " 2
Fanteria Cavalleria Artiglieria pezzi
6232 760 14
j
"
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2 Squadroni 4 pezzi 2 pezzi
Considerato che ai p rimi di giugno i Francesi avevano ripreso l'assedio di Roma, nessuna minaccia poteva venire a queste truppe napoletane schierate lungo la front iera che potevano, anzi, avanzare occupando a nord Frosinone e dintorni ed appoggiando a sud, a Terracina, un corpo di spedizione spagnolo sbarcato a Gaeta. Caduta la Repubbl ica Romana terminavano le operazioni militari e a luglio l'esercito napoletano rientrava nel Regno. Ad agosto le truppe tornarono sul p iede di pace per quanto atteneva alle paghe (ordine del giorno del 19 agosto) e nello stesso mese erano ripristinati i Comandi Militari Provinciali della Sicilia dopo che, nel giugno, lo erano stati quelli delle provincie continentali. Ad ottobre erano ufficialmente sciolti i 3 Corpi d ' esercito costituiti nel dicembre precedente. Proseguiva, comunque, l'opera di rafforzamento del l' esercito. Tra aprile e maggio era stato organizzato il III Battaglione del 1°Reggimento fanteria, a maggio era aggiunta una compagnia all '8° Battaglione Cacciatori, con decreto del 15 novembre era organizzato a Gaeta il Battaglione Allievi Militari, destinato a p reparare giovani da immettere nell ' esercito come soldati ma con una preparazione tale da farl i divenire in breve sottufficiali . Era costituita (ordine del giorno del 30 novembre) una compagnia di veterani svizzeri, cli stanza a Napoli, a forte Sant' Elmo, e infine, con ordine del giorno ciel 30 dicembre, i Cacciatori a Cavallo erano portati a Reggimento su 4 squadroni attiv i ed uno cli deposito. Ovviamente per tenere a numero quest'esercito, così potenziato, anche ora che cominciavano i congedi delle classi 1837-39, sospesi 2 anni prima, occorrevano nuove reclute (o quanto meno nuove rafferme). Il 29 ottobre erano perciò chiamati alle armi, come l' anno precedente, 18.000 coscritti e , per facilitarne il reclutamento , veniva abbassato il limite d'altezza . Difficoltà, almeno in teoria, c'erano per il recl utamento degli Svizzeri, infatti dopo il 15 maggio l'opinione pubblica della Confederazione, opportunamente sollecitata dai liberali italiani ed europei, aveva promosso un' inchiesta a Napoli per accertare la verità sulle accuse mosse ai reparti elvetici. A nche se ben poco era risultato a loro carico, il Governo Federale nel quale, dopo la guerra del Sonderbu ncl, prevalevano i progressisti, emanava nel gi ugno del 1849 un decreto che proibiva l'arruolamento in Svizzera di cittadini elvetici e ch iedeva ai Cantoni che avevano stipulato le capitolazioni di rescinderle. Il divieto venne aggirato stabilendo i centri di
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arruolamento ali' estero, lungo le frontiere svizzere, con ottimi risultati, almeno dal punto di vista numerico, pur se così non era possibile selezionare quanti si offrivano volontari. Nel marzo del 1850 perciò, quando una nuova unità svizzera veniva costituita colla denominazione di 13° Battaglione Cacciatori, su 8 compagnie per un totale di 42 ufficiali e 1.290 sottufficiali e cacciatori, il reparto, pur godendo delle stesse prerogative dei Reggimenti svizzeri, non era il ri sultato di una capitolazione coi Cantoni. Tale nuova unità era stata denominata 13° Cacciatori perchè all ' ini zio dell' an no, con ordine del g iorno del 28 gennaio, era stata decisa la formazione del 10°, 11 ° e 12° Battaglione di questa specialità. I battaglioni dovevano esser org;:mi77:iti fl Capua dal Tenente Colonnello Alessandro Nunziante, ufficiale all 'immediazione del Re, con 30 vecchi soldati di ogni reggimento di fanteria e 15 di ogni battaglione Cacciatori e con reclute, possibilmente di non alta statura. Già a maggio 2 compagn ie di modello, ne lla nuova uniforme con la g iubba verde scuro, erano fatte manovrare dal Re, che se ne dichiarava soddisfatto. A settembre i battaglioni al completo partecipavano alla ri vista di Piedigrotta. Per i Cacciatori, ora potenziati, che rappresentavano un po' l' elemento scelto della fanteria napoletana, erano state pubblicate, proprio nell'ottobre del 1850, le Istruzioni provvisorie per i Cacciatori a piedi dell'Esercito napoletano, che sarebbero state sostituite, nel 1854, dopo l'adozione, sia pur parziale, delle carabine rigate, dal! ' Istruzione per gli esercizi e le evoluzioni dei battaglioni dei cacciatori a piedi, redatta dal Tenente Colonnello Nunziante, da adottarsi anche da parte della fanteria di linea quando doveva operare in campo aperto (ordine del giorno del l O ottobre 1854). Tornando al 1850 c 'è da dire che con ordine ciel g iorno del 9 aprile era riorganizzato in Sicilia il 2° Battaglione Veterani , disciolto per gli avvenimenti di due anni prima, che il 18 aprile i 2 battaglioni del Reggimento Carabinieri a Piedi erano riordinati su una compagnia scelta, u na Volteggiatori e 4 Carabinieri, che il 29 settembre erano aggiu nti al Reggimento gli elementi necessari per formare una fanfara, che con ordine del 14 giugno si prescriveva che anche le compagnie scelte dei reggi menti svizzeri avessero un seguito, cli forza indefinita, e che, infine, il 29 novembre dal laboratorio fuochistico cli Posillipo nascesse il Real Op{ficio Pirotecnico Militare, con annessa scuola. Il potenziamento dei corpi rendeva necessario un potenziamento dei servizi, almeno di quello sanitario, ed un decreto del 18 luglio aumentava di 40 terzi Chirurghi il Corpo Sanitario. Per utilizzare gli elementi fi sicamente meno validi cieli' esercito servendosene per il disbrigo di alcune incombenze di pubblica sicurezza (guardia alle carceri, traduzione di detenuti in tribunale) venivano organi zzate le Compagnie cli Riserva. Inizialmente, con disposizio ne dell' 8 ottobre, ne veni va formata una a Caserta con i congedati che volevano riprendere servizio, poi, estendendosi l'attività a tutte le provincie, si decise che, anzichè esser congedati, affluissero nelle compagnie gli inutili al R.Servizio per ernia contenibile con cinto, cecità da un occhio e palpitazione incipiente (ordine del giorno del 20 novembre). Certo l'efficienza era quella che poteva essere, rpa la decisione ben rientrava nella tendenza paternalistica volta a favorire i soldati, così da legarli sempre più alla dinastia, al Sovrano, tendenza sempre p resente nell' esercito napoletano (come in tanti altri), ma che dopo il 1849 si andava accentuando di pari passo con l'isolamento politico cosicchè sull' esercito, e su questo soltanto, sarebbero state in ultima analisi riposte tutte le speranze del Regno. Per tenere a numero, anzi, per potenziare q uest ' esercito era necessario che anche la leva del 1851 fosse di 18.000 uomini. Sebbene nel 1850 le perdite maggiori, per l'esercito, si fossero avute per un crollo verificatosi il 16 giugno a Napoli, nella caserma dei Granili, con la
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morte di 45 soldati, qualche perdita ci dovette essere anche in Calabria dove, come sempre dopo il passaggio di rivoluzioni e guerre, il brigantaggio aveva rialzato la testa. Così il Maresciallo Nunziante aveva dovuto proclamare lo stato ·d'assedio dapprima nel distretto d i Crotone, poi in tutta la Calabria Citra (' 1); quindi impiego di Consigli di Guerra, esercito, pubblica sicurezza, guardie urbane e squadri glieri. A inizio ottobre erano stati uccisi 34 banditi, ne erano stati arrestati 109 e se ne erano costituiti 291, ma la situazione non doveva essere stata sanata se il Maresc iallo Nunziante, con un manifesto del 1O ottobre, decretava nuove drastiche mism~ comprendenti taglie, limitazioni alla c ircolazione e colonne mobili (' 2), in pratica tutto l'armamentario che di lì a una dozzina d'anni sarebbe stato messo in campo dall' esercito italiano, nella stessa reazione contro lo stesso fenomeno. Gli anni immediatamente successivi erano privi cli eventi degn i di nota per l' esercito. Al tradizionale ed anzi - dopo i fatti del 1849 - accentuato isolazionismo politico voluto dal re, si aggiungevano ora anche una maggior tendenza all'accentramento ed una scelta di collaboratori, anzi meglio, di esecutori , d i scarsa levatura, con conseguente immobilismo e con il ristagno di ogni forma di sviluppo c di progresso. L'esercito aveva ora raggiunto una forza consolidata di tutto rispetto, ma ci si contentava del numero, della disponibilità, dell'affidabilità politica; non si cercava di migliorare l'organizzazione procedendo, se necessario, ad uno snelli mento e ad una valorizzazione dei quadri, nè si cercava di accelerare il programma di modernizzazione dell'armamento, cosicchè ancora nel 1860 non tutti i reparti avranno ricevuto l' armamento a percussione ed i cannoni rigati saranno ancora una rarità. E questo clima stagnante basato sulla routine, privo di sbocchi, si ripercuoteva anche sull'effi cienza e sul morale della compagine mili tare che andava accentuando le caratteristiche di corpus separatum, a causa anche dell'elevato numero dei raffermati e degli elementi legati tra loro da vincoli di parentela (' 3) . Con le debite - ed abbastanza numerose - eccezioni, il mestiere delle armi diventava sempre più ered itario, probabilmente anche al cl i là delle naturali inclinazioni diventava un posto, in un esercito che, con la prevalente promozione per la sola anzianità, scoraggiava l' impegno . D iveniva necessario - più di quel che era sempre stato - il ricorso alle protezioni, alle clientele, magari in contrasto tra loro, per ritagliarsi una nicchia più o meno comoda in cui attendere, purtroppo a lunga scadenza, la promozione al grado successivo. Così i provvedimenti relativi all'esercito nei primi anni cinquanta erano di scarsa rilevanza: nel gennaio 1851 era attivata un ' officina per armi bianche a Sparan ise, il 18 agosto venivano riordinati i veterani ed il 29 dicembre dello stesso anno era costituita una seconda compagnia di veterani svizzeri . Nel 1852 si completava l'organizzazione delle compagnie di riserva, erano istituite le scuole di tiro e regolamentate quelle di scherma. Con ordine del giorno del 28 luglio la prima comp agnia scelta d el Reggime nto Carabinieri d i veniva Cornpagnia Carabinieri dello Stato Maggiore, su 4 ufficiali e 160 sottufficiali e carabinieri. Il 23 settembre era costitu ita, a Ventotene, una compagnia di punizione; con ordine del giorno del 22 ottobre per meglio inquadrare le compagnie dei reggimenti sv izzeri, che superavano ormai i 160 uomini, erano aggiunti, al loro organico, 2 secondi sergenti e 4 caporali. Il 19 dicembre, infine, la G uardia di Pubblica Sicurezza riprendeva la vecchia denominazione di Gendarmeria. Nel l 853, visto che cominciavano ad essere diffuse tra i corpi le armi a percussione, era ( 11 ) Da L'Araldo de l 14 e 25 gennaio 1850. ( 12) In un mese e mezzo queste nuove misu re fecero arresta re altri 75 briganti, ne fecero costituire al Lri 16 1 e causarono la morte di altri 27. ( 13) Vedi, trn l'altro, anche: C. Mczzacapo. Stello militare de/1'//alia • Napoli, in Rivista M i/iwre • 1858 - pag. 129.
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pubblicata l'Istruzione per le cariche e i fuochi dei fucili a percussione. Il 1854 doveva esser ricordato nell' esercito sopratutto per l'epidemia di colera che, specie in S icil ia e nei reggimenti svizzeri, cau ò forti perdite. La g uerra di Cri mea dava un primo, forte scrollone agli equilibri europei che s i erano venuti c ristallizzando dopo la repressione dei moli del 1848, ma la reazione napoletana a questo avvenime nto, se pure ci fu, si mantenne sia in campo politico che m ilitare nel solco della linea iso lazion istica perseguita con ostinazione sino ad a llora. In campo politico c i si limitò a manifestare la propria, sterile, s impatia a lla Russia, a lienandosi così quella della Francia e della G ran Bre tagna c he poi, dopo il Congresso di Parigi , ruppero i rapporti di plomatic i con le Due Sicilie quando Napoli s i rifiutò d' introdurre riforme in senso li berale. In campo militare le reazioni furono ugua lmente d i ripiegamento verso l' interno. Non si inviò in Crimea alcun ufficiale come osservatore, non si studiò alcuna forma di cooperazione con l'Austria, ci si limitò a potenziare, nei limiti del po s ibile, le unitit di fanteria . Con il senno di poi s i potrebbe di re c he, se per il Pie monte si è pa rlato di un decennio di prepara-::.ione. per il Regno delle Due S ic ilie gli a nni cinquanta si stavano rivelando come il decennio de lla cristalli zzazione, de ll 'atrofia, del ripiegamento, in politica estera prima di tutto e, di conseguenza, in politica interna ed in politica militare. Un riordinamento degli organici dell'esercito borbonico aveva luogo all'inizio del 1856. C on dec reto del 5 gennaio veni va costit uito un nuovo battagl ione di fa nte ria leggera: i Tiraglia10ri della Guardia Reale, si accrescevano con un·altra compagnia, 1'8a, i battaglioni Cacciatori, si trasformava il m battaglione ciel Reggimento Re in Battaglione Cacciatori, il 9° della special ità, s i sciogli eva una delle 2 compagnie deposito dei reggi menti di fanteria di linea. lasciando l'ahra ridotta a semplice q uadro. senza ufficiali, e si confermava per tutte le altre compagnie di fanteria la forza di 4 ufficiali e 160 sottufficiali e soldati. Come s i vede s i cercava di aumentare al mass imo il numero delle unità di fanteria leggera, che s i stavano anche parzialmente dotando di carabine ri gate - di provenienza, in parte, belga - pcrc hè le si riteneva più adatte a l terreno in cui potevano essere c hi amate ad operare e perchè le si sapeva provviste di un certo spirito di corpo. Con lo stesso decreto ciel 5 gennaio 1856 i 2 reggi menti d i artig lieria erano porta ti a 18 compagnie di tre ufficiali e 150 sottufficiali e soldati e si aggiungeva un'altra compagnia, la 6", a lla Brigata A rtefici, per esser adibita al laboratorio pirotecnico di Capua. Success ivamente, con decreto ciel 25 marzo, la Brigata Artefici diveniva Battaglione s u 6 compagnie. Sempre nel 1856, con decreto del 1° agosto, veniva mantenuto in serv izio per a ltri 30 anni il 3° Reggime nto Sv izzero, così come s i era verificato l'anno precedente con decre to de l 14 marzo per i primi 2 reggimenti. Non si trattava di un rinnovo delle capitolazioni d i 30 anni prima con i Cantoni, dato c he, come si è accennato, la linea politica della Confederazione Elvetica era ora ostile al servizio all 'estero. Si trattava. in pratica, di un atto unilaterale del Governo napoletano che, servendosi degli ufficiali dei vecchi reggime nti elvetici, reclutava alla frontiera c iltadini s vizzeri (ed in minor misura stranie ri di a ltre nazionalità). Non s i poteva esser troppo esigenti con le reclute per quel che riguardava la qualità, come si sarebbe riscontrato di lì a pochissimi anni, ma pe r quel che riguardava la quantità c' era di che esser contenti. Le compagnie scelte - secondo la testimonianza ciel G anter -toccavano i 125 uomini e que lle fucilieri addirittura i 250 e~). Con decreto del 17 novembre era organi zzata una compagnia cli ( 14) M. Ganlcr. Hiswire d11 sen:ice mililaire des regi111e111s s11is.1·es c111 sen'ÌC<' de l'Angfererre, de Naples ('f de Remi<', pag. 283.
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punizione a Ponza, che sostituiva quella di Ventotene, entrambe le isole, nella stessa occasione, erano sottoposte all'amministrazione di un governatore militare e destinate alla relegazione ed al confino. Nel 1856 lo scontento politico si materializzava con isolati atti di ribellione : in Sicilia due tentativi di rivolta erano rapidamente domati a Corleone e a Cefalù e a Napol i, nel dicembre, un soldato dei Cacciatori , Agesilao Milano - un albanese di Calabria - attentava alla vita ciel re durante una rivista militare, cercando di colpi rlo con una puntata di baionetta. A questi tentativ i seguivano condanne a morte. Un altro tentativo, ugualmente senza successo, si aveva l'anno seguente: un esule, già ufficiale dell 'esercito, Carlo Pisacane, dopo una riuscita incursione a Ponza per rinforzare la spedizione con elementi detenuti od esiliati nell'isola, sbarcava a Sapri. Le truppe muovevano contro la spedizione, che veniva ben presto arinientaLa, più che dall 'esercito, dalle guardie urbane e dai contadini della zona. La situazione restava immutata, sotto ogni aspetto, anche nei due anni successi vi; e neppure l'eventualità d i un conflitto che avrebbe potuto opporre l'Austria alla Francia serviva a smuovere Ferdinando dal suo isolamento e dal suo immobil ismo. Non si cercava alcun aggiustamento, alcu na adau amento del la linea politica alla situazione internazionale che stava mutando e, cli conseguenza, lo sLrumento militare ed il suo utilizzo rimanevano invariati. Il re rimaneva convinto del fatto che la posizione geografica ciel Regno lo tenesse al riparo da invas ioni e che un ferreo controllo alle frontiere ed un'im mediata capacità di reazione al primo manifestarsi di fuochi di rivolta - che si dovevano supporre di modesta entità - fossero p iì:1 che sufficienti e che, da parte sua, l' esercito fosse pii:, che preparato a queste evenienze. A peggiorare di colpo la situazione, per quel che concerneva l'aspetto politico, contribuirono poi la malattia, abbastanza lunga, di Ferdinando e la sua morte, a soli 49 anni, verificatasi nel maggio del 1859, mentre sui camp i di Lombardia divampava la II Guerra d 'Indipendenza. Gl i succedeva al trono il giovane Francesco, duca di Calabria, appena ventiquattrenne, di carattere mite e poco deciso, non interessato all'esercito e che, per di più, era sempre stato quasi soffocato dalla forte personalità del padre che, sperando di reggere ancora a lungo le sorti del regno, non lo aveva preparato al ruolo cui era destinato. Ruolo, quel che è peggio, che Francesco avrebbe dovuto esercitare nei diciotto mesi p iù drammatici per la sua dinastia. L'ascesa al trono del nuovo re forn iva l'occasione per ri allacciare le relazioni diplomatiche con Gran Bretagna e Francia, grate anche per la proclamata neutralità napoletana nel conflino in corso nell' ftalia Settentrionale, e che ancora una volta suggerivano di introdurre nel Regno riforme in senso 1iberale (rimettendo in vigore la costituzione, che era stata soltanto sospesa da alcuni anni) . Su questo terreno, però, il giovane re non intendeva accettare suggerimenti (limitandosi alla concessione di un'amnistia) sia per la propria impreparazione, sia per le naturali tendenze, sia per l'obbed ienza alle istruzion i impartitegli dal padre sul letto rii morte. Seguendo quanto queste istruzion i p rescri vevano per i momenti diffic ili aveva nominato Presidente ciel Consiglio e Mi11is tro delta Guerra il Generale F ilangieri, mi litare assai capace, fedele, moderatamente liberale, ma avanzato cl' età, cli carattere non facile ed ormai, forse, non p iù adeguato alla situazione che andava mutando con una velocità che avrebbe sorpreso sia il Re sia i suoi avversari . Un primo, forte, segnale di mutamento lo si ebbe a Napoli, nella notte del 7 luglio, con il parziale ammutinamento dei reggimenti svizzeri. Su sollecitazione dei Paesi liberali europei le autorità politiche elvetiche, per maggiormente d imostrare la loro estraneità all 'esistenza di
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reparti svizzeri a l servizio straniero. avevano ingiunto ai comandanti cli reggimento di togliere dalle bandiere gli stemmi dei Cantoni che. in origine. avevano stipulato le capitolazioni. La richiesta venne esaudita ma questo gesto, che aveva un caratte re em inente mente s imbolico, venne recepito in maniera pessima dai soldati che temevano ora di dover perdere la propria cittadinanza cd i propri diritti. C'è poi eia tener presente che, per lo scarso vaglio al momento dell'arruolamento e per il continuo r icambio, erano stati immessi nei ranghi giovani cresciuti in un diverso cl ima, che mal tolleravano la pesante di sc iplina de i reparti svizzeri e che, fo rse, erano stati fatti oggetto cli interessate pressinni da parte di emissari liberali. Il rifiu to di render gli onori alle nuove bandiere da parte delle compagnie volteggiatori ciel 4° Reggimento non venne percepito come un segnale di pericolo, così nell a notte del 7 luglio le compagnie scelte ciel 2° Reggimento uscivano, armate e a tamburo battente, dalla loro caserma per raggiungere quella dove erano acquartierate le compagnie fucilieri. che si univano loro, e per impadronirsi delle bandiere. dirigendosi poi alla caserma del 3° Reggimento. dove si riproducevano gli stessi avvenimenti. Non riusciva però agli amm utin ati di far passare dall a loro parte il 4 ° Reggimento. Preavvisato, il corpo d i guardia della caserma dove il 4° era stanziato reagiva con le armi. respingendoli , con morti e ferit i da entrambe le parti. Gli ammutinat i, circa 7 - 800, si portavano allora verso il Palazzo Reale di Capodimonte per chiedere il ripri stino delle vecchie band iere e per avanzare qualche altra richiesta. Veniva loro ordinato di rientrare immediatamente in caserma, ma s i rifiutavano dicendo che avrebbero atteso una risposta· al Campo di Marte a Capodichino, che raggiungevano in d isordine commettendo, per strada, alcuni eccessi. Nella notte il campo era c ircondato dai soldati del 4° sv izzero, con la loro sezione d'artig lieri a, e da l 13° Cacciatori. pure svizzero, e all' alba, era intimata la resa. Gl i ammutinati reagivano sparando; i reparti rimasti fedeli facevano a loro volta fuoco, utilizzando anche i pezzi da campagna, uccidendo 20 rivoltosi e ferendone 75 , dopo IO minuti d i fuoco veniva la resa. L' impressione f u e norme, visto anche che gli Svizzeri erano considerati come il più so lido p il a tro dell a dinastia. Ci fu qualche indecis ione sul futuro dei reparti: se sciogli erli o ristrutturarli. Si pensò dapprima di conservare in servizio almeno i reparti rimasti fedeli a Napoli ed il 1° Reggimento che, di stanza a Palermo, era rimasto estraneo all' ammutinamento. Prevalse poi la tesi dello sc ioglimento, c ui non fu forse estraneo un certo desiderio di r ivalsa da parte della componente nazionale dell'eserc ito. che aveva sempre visto con dispetto i privilegi - a com inciare dalla paga - di cui godevano i reparti svizzeri. Per la verit~t si largheggiò curiosamente in incentivi per ch i desiderava esser congedalo, con il ri sultato che g li elementi rimasti del I 0 Reggimento - sciolto con decreto elci 21 settembre - furono a stento suffi cienti a formare la base del 1° Battaglione Carabinieri leggieri ( s u Stato Maggiore e minore, ed 8 compagnie, per un totale di 4 1 ufficial i e 1.300 sottufficial i e soldati) mentre quelli del 2°, 3° e 4° reggimento non erano sufficienti a forma re il 2° Battaglione. Diversi soldati optarono invece per il passaggio ai Veterani Svizzeri, le cui compagnie erano portat~ ,1 4 con decreti del 31 agosto e ciel 2 1 set!embrc. Il I 3° Bauaglionc Cacciatori, ini zialmente mantenuto come unità svizzera, era poi trasformato in 3° Battaglione Carabinieri Cacciatori, mentre il suo numero ord inale era preso da un nuovo battaglione a reclutamento nazionale (decreto del 12 febbraio 1860). Anche la Batteria Svizzera d iventava Batteria Estera. Per completare i reparti di nuova costituzione fu pertanto necessari o ricorrere a nuovi mass icc i arruo lamenti che, data la s ituazione internazio nale, vennero effettuati , piL1 che in Svizzera, in Austria, con depositi a Feldkirch. fnnsbruck e Vienna (da cui provennero. però, soprattutto Boemi e Slavi) ed in Baviera, di dov'era orig inaria la nuova regina, Maria Sofia.
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G li ufficiali, invece, vennero tutti presi dai vecchi reparti svizzeri ma, dati i casi del la vita, diversi fra i subalterni erano svizzero-napoletani, figli, cioè, di ufficial i svizzeri, nati a Napoli da madre napoletana, padroni dell' italiano, del dialetto napoletano e del francese, ma che del tedesco, lingua di servizio, conoscevano poco più delle voci di comando (1 5) . Lasciato eia parte, ora, questo excursus su lla fine dei reggimenti svizzeri , torniamo a Francesco II e al Generale Filangieri nell 'estate 1859 ed ai provvedimenti allora presi per preparare l'esercito ai futuri impegni. Appena asceso al trono il nuovo Sovrano procedeva, il 13 giugno, ad una serie di promozioni - e di passaggi ai sedentari - di ufficiali generali cu i segu iva, il 18, l'assegnazione degli incarichi. Lo stesso giorno veniva riordinato il Corpo d'Esercito in S icilia su 3 divisioni: 2 di stanza a Palermo ed una dislocata tra Mess ina e Catania, per un totale di 8 reggimenti di fanteria, 4 battaglioni cacciatori, 5 batterie d'art igl ie ria ed il Reggimento Cacciatori a Cavallo . Con decreto ciel 28 luglio, in previsione di non improbabili turbamenti dell'ordine pubbli co, era potenziata la Gendarmeria: le venivano aggiunte 12 compagnie, cosicchè la sua forza complessi va era ora di 5 battaglioni su 6 compagnie di 4 ufficiali e 200 sottufficiali e gendarmi ed era anche aumentata d i 20 uomini la forza di ciascuno dei suoi 5 squadroni. Per procedere ad un riassestamento della cavalleria, con altro decreto ciel 28 luglio era elevata a squadrone la Compagnia delle Guide dello Stato Maggiore, mentre era diminuita di 20 uomini e cli altrettanti cavalli la fo rza degli squadroni della cavalleria della Guardia Reale e della li nea, eccettuati i Cacciatori a Cavallo. Analogamente, per riordinare le compagnie di riserva, queste venivano ridotte, con decreto del 18 marzo, ad 8 solamente, di forza indeterminata, che sarebbero state riunite in battaglione con ordine del giorno del 9 gennaio 1860. Con altro decreto del I 8 agosto, infine, era presa la decisione di maggior importanza nel 1' ambito del potenziamento dell'esercito: erano costituiti 2 nuovi reggimenti cli fanteria, il 14° Sannio e il 15° Messapia, e 2 nuovi battaglion i Cacciatori, il 14° e il J 5°, mentre un ordine ciel giorno dell ' 11 sette mbre stabiliva le modalità per la formazione di questi reparti, dando disposizioni c irca gli uomini che ciascun preesistente reggimento cli fa nteria o battaglione Cacciatori doveva inv iare a Caserta, sede prescelta per la costituzione. Il timore che le truppe del Governo Provvisorio di Bologna - che sarebbero divenute poi l'Esercito della Lega - potessero dal confine di Cattolica passare nelle Marche per suscitarvi la rivolta raggiungendo poi, magari anche con sbarchi, l'Abruzzo, faceva sì che, con il pretesto di esercilaz.ioni nelle manovre, venisse inviata in Abruzzo dall' autunno una colonna mobile di 8 battaglioni , 8 squadroni, 2 compagnie di Zappatori, 2 batterie d 'artiglieria, mezza batteria di razzi e 4 ambulanze, agli ordini di un giovane e capace generale, Salvatore Pianell (1 6) incaricato d i assumere il comando delle altre truppe stanziate nella regione, così da formarv i 3 brigate. In considerazione della situazione politica, che avrebbe portato in pochissimi mesi all 'annessione d i Emil ia e Toscana · al Reg no di Sardegna, queste truppe sarebbero poi rimaste in Abruzzo sino all'ini zio dell' estate s uccessiva, indispon ibili per i prim i, decisivi, comballimenti in Sicilia, anche se bisogna dire
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(15) Vedi a 4ues to proposito le memorie del Colonnello Wieland, riporta le ei a Anthony Campanella in La difesa d i Palermo nel 1860 nelle memorie cli Heinrich Wieland, in // Risu1~~imento • XVI. n. I · Milano 1964. (16) Figl io di un commissario di guerra che gli aveva comprato i l grado di Capitano nei reggimenti siciliani· così come ai frate lli . il Piane!! era uscito dalla Nunziatella nel 1836 e fu subito Capitano a I 8 anni. Dieci anni dopo era maggiore. Ferito a Palermo nel 1848. si distingueva a Messina nel settembre cd era lè rilo a Catania nell'aprile successivo. Nel 1850 era il più giovane Colonnello dell' esercito, anche se non bene accetto al re, che pure ne stimava le indubbie capacità militari. Nel 1855 era promosso B rigadiere ma era tenuto un po' in disparte. Con Francesco li venne messo in evidenza.
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c he sotto un generale come Pi aneti ebbero modo di mette re a punto la loro preparazione, lasciando eia parte le abitud ini alla vita comoda, tipica dell e truppe di g uarnig ione, che dovevano essere radicate nell'eserc ito napoletano (' 1 ) . Per controbila nciare 1·eccesso d'istruzione da piazza d 'armi, che caratterizzava la fanteria e la cavalleria di linea, s i ordinava di far esercitare la caval leria nelle manovre a fuoco (ordine del g iorno ciel 4 settembre) e di preparare ufficiali e sollufficiali al servizio di campagna, specie a quello d'avamposti (ord ine del g iorno del 16 novembre). Per tenere a numero !"esercito, in cui stavano a umentando le unità, si chiamavano 18.000 uo mini pe r il l860, come si era fa tto per il 1859, si fac ilitava in ogni modo l 'affl usso di vo lonta ri (' 8 ) e s i cercava di rende re più difficile il passaggio a i Veterani. alcuni dei quali, a nzi, potevano essere ri chiamat i a l servizio atti vo (ordine del g iorno del 3 I ottobre) . Si cercava anche di migl iorare i quadri attraverso il passaggio a l ruol o sedentario o al ritiro deg li e le menti me no vali di e più avanzali d'età (''') e favorendo con promozioni, a nche al di là dell'organico. g li ufficia li subalte rni (50 Aiutanti erano promossi Alfieri di fanteria e 15 di cavalleria il 23 luglio, a ltri 50 e 6, poi, il 7 settembre). In quest' anno, come in que ll o success ivo, i passaggi ai sedentari o al ritiro s i sussegui rono a ritmo assai serrato. imprimendo brusche accelerazioni a lle carriere e modi ficand o, a nche in maniera notevole, i ruo li degli ufficiali (basterà pensare c he tra il g iug no 1859 ed il settembre 1860 ben 28 uffic iali generali passarono a l ritiro), ma c 'è da tener presente c he tutti questi provvedimenti non riuscirono ad incidere in maniera sensibile s ull'insie me degli ufficiali conside rato che, per il siste ma di avanzamento es istente, i neo promossi avevano la s tessa pre parazione di coloro che sostituivano e che la loro età era, in genere, piuttosto avanzata in relazione al grado rivestito e. comunque. di ben poco inferiore a quella deg li ufficia li rimp iazzati. Il 1860 ini ziava con la form azione di un nu ovo Battaglione Cacciatori, il 16°. posto al comando di uno dei frate lli del Re, il Conte cli T ran i. Per render possibile l'opera di miglioramento e di ristrutturazione intrapresa, erano assegnati a ll'esercito ben 11.307.220 ducati su un tota le cli 30.135.442 del bilancio preventivo cli que ll' a nno. II 12 febbraio - come si è accennato - il 13° Battaglione cacciatori, svizzero, diveniva il 3° Battaglione Carabinieri-Cacciatori ed il s uo posto era preso da un nuovo 13° Cacciatori. da organizzare a Capua, a c ura de l Brigadie re A lessandro Nunziante, con 300 soldati degli altri battaglioni e da completare con volontari e reclute. Il 16 febbraio, in previsione, anc he, di un' e ntrata in campagna, un decreto prevedeva che gli ufficiali dei corpi montati. tranne la Gendarmeria, venissero dotati di un cavallo di regio conto. A marzo erano rio rdinati il person a le ciel Ministero (decreto
( 17) Vedi a questo proposito // generale Pia11ef/ in Alm1::u, di T. 13atraglini. in Memorie S({)riche Miliwri 19 13. ( 18) Possibilità di ra lTcrrnarsi per soli quauro o due anni (ordine del giorno del 30 apri le e del 19 giugno): possi biliti1 di raffenna anche per gli sposati (ordine del giorno del 21 luglio). invio degli ufficiali della Gendarmeria nei pae~i per reclutare volontari e abbassamento dei requisiti previsti pt:r l'arruolameruo (ordine del giorno del 21 set1ernbre}, possibilità. per i volontari che rinunciavano al premio di ingaggio. di scegliere il corpo in cui ser vire c. se Sicil iani, di restare in Sicilia (ordine ciel giorno del I :i diceinbrc). ( 19) "Se11/o p11re' dire che 1•i é q11nlche Ujjicinle Superiore i11abili1a,o a 1110t1wre a rm·af/o. Se io doressi (1/;c:omentare ,, fare 1nvpor:::io11e del 1111111ero di quefli i11abili rhe su110 11el Co111i11e111e. dero rredere rhe p11r 1110/ti ,·e 11é sia110 colà. Qui.
per m·ere q1wlche rolw chianwta In 1ruppa a ma110,,ra1Y' al cw11po, già so11 to111i11ciatl' le dm11a11rf,, di ritiro, sl'fle111arie1à. i111111ohili:::.:(l;.io11e ecc. .. ··. Francesrn lI al Principe cli Castcleicala. L uogotenente ciel Re per la Sici lia, 24 novembre I 859. ..Ho fa110 passar!' ai sedentari gli Ufficiali Superiori da Voi desig11a1i... .(No111ina di due co111a11dn111i di reggime11to). Quando 1•i si presl'11te1w1110 cos/<Ì mTerliteli però di 1'0/ere s11/ prinripio andar per gmdi ad esigere complew disciplina nel corpo rispettivo. U11 rapido e istamm1eo passaggio da debole a fe rma di.1·r·ip/i11a polrebbe pmr/11/'rl' q11al<·lie sco11cer10..... Vi dirò Jì11alt11e111e con f i'(//tcl1e;,;:a che i quattro le.l'!è mw1dati ai sede11wri non su110 i soli che 111eritassero ques10 passaggio 1wl cu,po d·esercito che co111a11da1e ··. Francesco Il al Principe di Castclcicala. 30 dicembre 1859. Entrambe le cita7ioni da: R. M oscati. La fine del regno di Napoli, Firenze. 1960.
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del giorno 5) e quello della Direzione Generale dei Corpi Facoltativi (decreto del 14) e, nonostante la grave crisi in atto, quest'opera di riordinamento sarebbe p roseguita anche nei mesi successivi, iniziando con l'aumento degli organi ci degli uffici ali san itari (decreto del 26 luglio), visto che la pianta organica stabilita sulla forza di un esercito di 45.000 uomini più non corrispondeva alle esigenze del momento, con un esercito di fo rza almeno doppia. Toccava poi ai Pionieri ed agli Zappatori-Minatori, trasformati in l " e 2° Battaglione ciel Genio (1° agosto), seguivano i Commissari cli Guerra, p er la più parte individui d'avanzata età e cli acciaccosa salute (decreto del 4 agosto) per chiudere, inrine, cu11 i Farmacisti ed il personale amministrati vo degli ospedali, cui provvedeva un decreto del I O settem bre. Ma, per tornare al marzo, bi sogna dire che l'avven imento p iù importante di quel mese era l'accettazione, da parte del re, delle dimissioni, piL1 volte presentate, del Generale Filangieri. Veniva così meno l'uomo p iù esperto, il mi litare tecnicamente più valido, anche se c' è da ripetere che era assai anziano, di sal ute malferma e, forse, non più adeguato alla situazione politica che si prospettava in Italia, con il Regno cli Sardegna che aveva ormai annesso la Lombardia, l'Emilia e la Toscana e che non sembrava voler term inare lì la sua espansione, con una larga parte dell'opinione pubblica - esuli merid ionali in testa - che puntava ormai all' unità della Penisola. La tensione era notevole ma, anche se ormai la posizione internazionale del Regno era di completo isolamento, con l'Austria sconfitta e fuori g ioco, Francesco II non era in grado di cambiare politica, concedendo riforme ed accostandosì al Piemonte. Il nuovo Ministero, con a capo il s iciliano Principe Statella e con Ministro della guerra il Tenente Generale Antonio Winspeare, era l' espressione cli questa incapacità d i manovra. Mentre a Nord i democratici - e non solo loro - s i preparavano a sfruttare ogni occasione poss ibile per giungere all' un ifica zione italiana, la Sicilia, perenne tallone d'Ach ille dei Borbone, riprendeva ad agitarsi, grazie anche all'opera degli esuli e nonostante la presenza di circa 25.000 so ldati, concentrati nelle maggiori città ag li ordini del Tenente Generale Paolo Ruffo di Castelcicala, Luogotenente Generale nei dominii al di là del Faro, un valente diplomatico, però ormai anziano, la cui esperienza militare risaliva alla battaglia di Waterloo, alla quale aveva partecipato, distinguendosi, nelle file inglesi. L' intera isola era pervasa da fremiti anti-borbonici e si apprestava, per la terza volta in 40 anni, a ribellarsi, pur se pres idiata, come s'è eletto, da 25.000 soldati (2°). Contro la logica era proprio dalla c ittà più presid iata, Palermo (dove o ltretullo era in piena efficienza anche la polizia, affidata ad un ufficiale dei Carabinieri, Salvatore Maniscalco), che p artiva la prima scintilla. Il 4 aprile, con un brevissimo scontro, le truppe avevano ragione degli insorti che sì erano asserragliati nel convento della Gancia. Ma se la rivolta era stata prontamente repressa in città, i paes i e le campagne , spec ie nella Sici lia Occidentale, cominc iavano a muovers i. L'avversione contro il Governo napoletano era assai radicata e proprietari e contadini si trovavano dalla slessa parLe. Q u~st'avversionc era_n~olto d iffusa i~1che nell~ città e la rivolta_ci~ queste ultime era paventata dm co mandi borbon1c1 che, non volendo lasciarle sguarnite, s1 lumtarono ad inviare qualche colonna mobile contro gli insorti che solo il 18 aprile riuscivano a battere presso Carini. A questo punto, forse, gli insorti s i sarebbero sbandati se non fosse stato per la decisione e lo slanc io di Rosalino Pi lo, un esule che era tornato di nascosto eia alcuni g iorni (20) Secondo il numero <lell'ollobre 1860 della rivista La Guerra (che aveva sostituito dopo l 'arrivo cli Garibaldi a Napoli l'ufficiosa Rivisra M ilitare ), i reparti operativi <lei l'esercito borbonico contavano nell'aprile <li quell"anno 2.228 ufficiali e 68.814 sottuffici ali e soldati nella parte continernale ciel Regno e 587 uffic iali e 24.227 sottufficiali e soldati in Sicilia, per un totale cli 2.869 ufficiali e 93.04 1 sottufficiali e soldati. con 9 14 cavalli ei a ufficiale e altri 8.280 quadrupedi.
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dopo essersi accordato con Garibaldi per tener accesa la fiamma della rivolta. Garibaldi, infatti, aveva promesso il suo intervento purchè in Sicilia la rivolta non fosse domata e Rosalino Pilo riuscì in quest'intento spostandos i di continuo ed annunciando l'imminente venuta dell'Eroe nizzardo. Mentre focolai di guerriglia - cli per sè non troppo pericolosi - continuavano a divampare, specie intorno a Palermo, ai primi di maggio Garibaldi organizzava la sua sped izione, quasi alla luce del sole, cosicchè anche i Borbonici ne avevano notìzia. Era ormai certo il suo arrivo, incerto però il luogo dello sbarco ed era la Real Marina napoletana che avrebbe dovulo intercettarlo al largo della Sicilia mediante una crociera organizzata per questo scopo. Com'è noto, però, l'intercettazione si verificò quando i Mille erano già a terra. Mentre Garibaldi si inoltrava nell'isola il comando borbonico di Palermo non era capace di reagire con prontezza e determinazione, mancando completamente al suo primo compito di coordinare i movimenti cli tutte le forze disponibili, sempre paralizzato innanzitutto dal timore cli una rivolta nelle città. Le unità più vicine ai Mille erano quelle della colonna Lancli, ad Alcamo per effettuare il disarmo della popolazione locale. Il Brigadiere Laudi, saputo dell'avvicinarsi di Garibaldi e, al contempo, della decisione del comando di Palermo di concentrare tutte le truppe attorno alla città, adottava una mezza misura: spiccava 3 distaccamenti in ricognizione in 3 diverse direzioni, partendo da Calatafirn i dove egli rimaneva con le riserve. Una delle colonne, quella ciel Maggiore Sforza, avvistava il nemico a poca distanza dal paese e lo attaccava, ne era fermata e contrattaccata alla baionetta su per i terrazzamenti delle pendici di Pianto dei Romani, fino a quando, priva di rinforzi, non retrocedeva a Calatafimi, lasciando i Mille padroni del campo di battaglia. La lotta era stata assai dura e Garibaldi loderà sempre il valore dei Cacciatori dell ' 8° Battaglione che erano stati i s uoi avversari cli quel giorno. Lo scontro era stato di proporzioni abbastanza limitate, poco più di 2.000 borbonici e 1.300 - 1.500 tra Garibaldini e insorti, con un centinaio di perdite da ambo le parti , ma le sue conseguenze furono decisive. Garibaldi aveva bisogno di un s uccesso per galvanizzare l'isola, e lo aveva avuto. Lane.ii, che non aveva saputo alimentare lo scontro ed era timoroso cli esser tagliato fuori da Palermo, si ritirava nel cuore della notte, sancendo così definitivamente la sconfitta. La sua ritirata era resa mdua da ripetuti agguati di Siciliani insorti che a Partinico lo obbligavano ad aprirsi la strada con le armi attraverso l'abitato, e se da una parte ci furono case incendiate e, forse, vittime, incolpevoli, dall'altra ci furono prigionieri seviziati fino alla morte e, purtroppo, anche oltre. Quando Landi riuscì a raggiungere Palermo trovò, al posto di Castelcicala, un nuovo comandante, Lanza, di età ancor più avanzata, 73 anni, e più timoroso ancora del predecessore di un' insurrezione nelle città e deciso a mantenerne il controllo. Proprio in quei giorni, però, si era riusciti a battere g li insorti di Rosalino Pilo, che trovava la morte sul campo, e la sconfitta rendeva assai difficile la situazione di Garibaldi. Questi per una decina di giorni si doveva mantenere sulle alture ad est di Palermo, tra continue marce e contrornarce, tallonato da vicino, ma non troppo, dalle colonne dei Cacciatori e dei Carabinieri Esteri, appena sbarcati , agli ordini del Colonnello svizzero von Mechel e del Maggiore Beneventano del Bosco, forse gli ufficiali più energici e motivati che la compagine militare borbonica riuscirà ad esprimere nel corso dell'intera campagna. Garibaldi decideva di giocare d'audacia e cli scendere a Palermo, entrandovi lungo la costa, dopo aver depistato von Mechel e Bosco inducendoli a seguire verso l'interno il suo
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carreggio ed i s uoi pochi e vecchi cannoni, facendo loro credere di inseguire tutti Garibaldini. L'inganno riusciva in pieno (2 1) così come la sorpresa a Palermo e, all' alba del 27 maggio, vinta la resistenza nemica al ponte delle Teste, Garibaldi entrava in città. L'insurrezione divampava subito, assai mal contrastata dai comandanti nemici , che si limitavano ad azioni di bombardamento (che inferocivano la popolazione e favorivano la propaganda avversaria), a contrattacchi locali e che, infine, concentravano ulteriormente le loro forze senza poterle spiegar<:: i11 111ar1iern utile. Sino al 30 duravano gli scontri nelle strade, a distanza ravvicinata, e le barricate e la determinazione di insorti e volontari riuscivano a bloccare le puntate borboniche. La mattina del 30, quando la situazione era ancora indecisa e le già scarse munizioni dei Garibaldini stavano terminando, Lanza, sfiduciato, decideva di eh iedere una tregua - con l'interessata mediazione ciel comandante della squadra inglese alla fonda - a11o scopo cl' intavolare trattative. Si addiveniva ad un cessate il fuoco, appena stipulato il quale sopraggi ungevano in città von Mechel e Bosco, alla testa delle truppe che a Corleone avevano battuto l'avversario, e che venivano dapprima bloccati dai Garibaldini e poi definitivamente fermati da due ufficiali borbon ici che imponevano loro di rispettare I' armistizio appena entrato in vigore. Scampato, appena in tempo, al pericolo, Garibaldi riordinava a11a meglio le sue forze disponendosi ad un nuovo combattimento, stavolta su due fronti ma, su richiesta di Lanza, sempre più scoraggiato e preoccupato per qualche centinaio di feriti che non aveva agio cli curare, l'armistizio era ripetutamente prorogato, mentre emissari borbonici erano inviati a Napoli per avere istruzioni dal re. Timoroso di inimicarsi ancor più l'Inghilterra e la Francia con un ordine a Marina ed Esercito di bombardare ancora Palermo, re Francesco finiva per autorizzare Lanza a lasciare la città, sia pure con l'onore delle armi e, a partire dal 7 giugno, le truppe borboniche si imbarcarono con i loro comandanti (22) . La rivolta si estendeva alla Sicilia rnerid ionale ed orientale e Garibaldi, grazie anche ai rinforzi ricevuti con la spedizione comandata da Giacomo Medici ed ai volontari siciliani (la leva da lui ordinata doveva invece rivelarsi infruttuosa) creava l'Esercito Meridionale, mentre quello borbonico si concentrava intorno a Milazzo e Messina. La perdita di Palermo e cli gran parte della Sicilia non era sufficiente a scuotere il Governo e gli alti comandi, a fare uscire questi ultimi dal loro torpore, dalle loro mezze misure che, d'altra parte - bisogna pur d irlo - rispecchiavano perfettamente le indecis ioni del Governo e del re che solo ora, con grande ritardo, ed ormai inuti lmente, erano indotti dalle circostanze a prendere dei provvedimenti che, forse, adottati sei mesi prima avrebbero potuto essere cli giovamento. Il 25 giugno era infatti formato un nuovo Ministero, si prometteva la reintroduzione della cusliluLiur1e Jel 1848, formalmente soltanto sospesa (e che tornerà in vigore il 1° luglio) , si concedeva un'amnistia per i reati politici, si variava la bandiera, adottando il "incolore, e per la S icilia ci si dichiarava disposti a trattare. Con due decreti del 5 e del 19 luglio era istituita la Guardia Nazionale, che in breve, spe(2 1) In real tà, giunti al bosco della F icuzza i Borbonici scoprirono la verità, ma persistettero nell ' inseguimento reputando, non a tono, che Garibaldi aveva ben poche possibilità di entrare e di vincere in llna città con una guarnigione di 20.000 soldati. (22)' 11 comportamento dei generali borbonici venne esaminato da un' apposita commissione d'inchiesta che concluse i suoi lavori con un 11.011 luogo a procedere.
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cie ne lle provincie, diventava l'espressione militare dell 'elemento liberale che, grazie alla libertà di stampa (2') esercitava quotidiane pesanti pressioni sul Governo per addivenire ad una soluz ione negoziale della crisi sic.iliana e, più in generale, per un accostamento al Piemonte, anche se ormai tendeva ad esser maggioritaria, nel campo li berale, la tendenza unionistica, che vedeva nell'unificazione italiana, sotto Casa Savoia, il solo futuro possibile per il vecchio regno meridionale. Queste tendenze erano ovviamente avversate da una parte, almeno, dell'apparato statale e della corte (la vedova di Ferdinando era ferocemente assoluti sta, mentre il principe di S iracusa, zio del re. era filo-piemontese), anche nell'esercito, ~oprallulto nella Guardia Reale, non mancavano i nostalgici. Era un clima politico di estrema incertezza, che non poteva che ripercuotersi in senso negativo su lle forze armate (21). Il 14 luglio, nel tentativo cli riportare ordine nell'esercito e d i imprimere una svolta alle operazioni militari era nominato Ministro del la Gue rra il M are cial lo di Campo Salvatore Pianell, senz'altro quanto di meglio ci fosse disponibile in campo militare e, per di più , non alieno da simpatie liberali, ciò che poteva tranquillizzare l' opinione pubblica. La dislocazione dell' esercito napoletano al momento della s ua assunzione del comando è quella che risulta dalle tabelle allegate e d imostra anche come. nonostante il difficilissimo momento, ben 26 battaglioni di fanteria e Cacciatori fossero ancora stanziati a Napoli e dintorni.
GUARDIA REALE l O e 2° Reggimento Granatieri (24 compagnie) a Portic i, 3° Reggimento Cacciatori (12 compagnie), Battaglione Tiragliatori (8 Compagn ie) in Napoli.
FANTERIA Reggimento R.Marina in Napoli (comp. 12) Carabinieri Salerno comp.8 Reggio id. 4 1° Rgt Linea Messina id. 8 id. 4 Gaeta 2° Rgt Linea Calabria icl.12 3° Rgt Linea Messina id. 8 id. 4 Gaeta
4° Rgt Linea Napoli M essina 5° Rgt Linea Messina Gaeta 6° Rgt Linea Napoli 7° Rgt Linea Messina Gaeta
id. 6 id. 6 id. 8 id. 4 id. 12 comp.8 id.4
(23) Da alcuni numeri del Corriere di Napoli del luglio - agosto 1860 abbiamo es1rat10 q11alchl' frase che dirnostrn come ormai. nella capitale del Regno. si potesse scrivere, impunemente, qualunque cosa. ai limiti ed al di là dei limiti. dcli' i111e/lige11za con il 11e111ico: " Garibaldi ha ucrnparo il .fone cli Sa11 Se/J(W iano che do111i11a i11tern111el//e la cit/{/drllo (di Messina). !:>ìJeriam o che quan/0 p rima possa ocrnpare le altre castel/a per evitare ultl'riore spargililenlo di sw1g11(•.fi·a1er110. li Diu degli eserciti e delle bauaglie clie veglia s11//e sorti di Garibaldi e degli lwliani esaudisca tosto q11es10 110s1ro mto ". "A Napoli si co111i1111a a dare la caccia ai poli:iolli, possiamo assicurare che quesw caccia si fa ora molto 11rha11a1111'11te ". " È il fa11s1issim.o giomo natalizio di Garibaldi. Festa srrao11/i11aria i11 tu/1(1 la Sicilia. Pregale anche l'Oi Iridio di p rolungare i giomi preziosi di questo eroe per il bene di tu/W intera l'Italia... " (24) /1. dimostrazione dell'incertezza che regnava allora sul ruturo del Regno c'é da segnalare la nolizia, riportata dall' ufficioso Giornale delle Due Sicilie del 12 luglio, secondo la quale dopo oltre un mese dal bando non erano ancora pervenute offerte per la forniwra di biancheria, calzature e cuoiami per la Gendarmeria e. nel numero del 4 agosto, si comunicava che quelle finalmente per venule non erano acccnabi li.
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8 °Rgt. Linea Castel] amare Torre Annunziata 9°Rgt.Linea Capua 10°Rgt.Linea Caserta 11 °Rgt.Linea Siracusa
12° Rgt.Linea Calabr.ia 13 °.Rgt.Linea Messina Reggio I 4° Rgt.Linea Messina 15° Rgt.Linea Messina
id. 8 id. 4 id. 12 id. 12 id. 12
id.12 id. 6 id. 6 icl. 12 id.12
CACCIATORI
I 0 Battaglione Messina comp.8 2 °Battaglione 3 °Battaglione 4 °Battaglione 5 ° Battaglione 6°Battaglione 7°Battaglione 8°Battaglione
Napoli Abruzzo Messina Messina Messina Messina Messina
9°Battagl ione 10°Battaglione 11 °Battaglione I 2°Battaglione 13° Battaglione 14°Battaglione l5°Battaglione l 6°Battaglione
id.8 id.8 id.8 id.8 id.8 id .8 id.8
Messina Abruzzo Abruzzo Abruzzo Napoli Napoli Napoli Napoli
comp.8 icl .8 id.8 icl.8 id .8 id .8 id.8 id.8
CAVALLERIA l 0 Rgt.Ussar i
Napoli
2°Rgt.Ussari
Napoli Aversa 1°Rgt.Lancieri Messina Santa Maria 2 °Rgt.Lanci.eri Nola Messina
squadroni S
1°Rgt.Dragoni
sqd.4 sqd . l sqd.2 sqd. l sqd.4 sqd.l
2°Rgt.Dragoni 3 °Rgt.Dragoni Carabinieri a cavallo
Napoli Caserta Caserta Bari Caserta Bari Avellino Caserta
squadroni4 sqd.l sqcl .3 sqd .2 sqd.5 sqd.2 sqd.2 sqd. I
ARTIGLIERIA Batteria a cavallo Batteria Batteria Batteria Batteria Balleria Batteria Batteria Batteria Batteria Batteria Batteria Batteria
n. 1 Negri n. 2 Ussani
n. 3 Corsi
n. 4 Rossi n. 5 Pacca n. 6 Delli Franci n. 7 Aran n. 8 Carrascosa n. 9 Baccher n.10 Sanvisenti n.11 !ovine n.12 Locascio
Caserta Santa Maria mezza in Nola mezza in Bari Napoli Napoli Santa Maria Napoli Mess ina Messina Abruzzo Capua Abruzzo mezza in Napol i mezza in Monteleone
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Batteria Batteria
n.13 Purman
n.14 Briganti
Messina Messina
GENIO Battaglione Pionieri
Battaglione Artefici
Battaglione Zappatori Minatori
Messina Napoli Torre Annunz iata Pietrarsa Capua Napoli A bruzzo C apua
Compagnie 8 id . 1 id. 1 id. 1 id. 3 id. 2 id. 4 id. 2
C apace, assai attivo, onesto, Piane ll era anche estremamente lucido e concreto ; tentò, fi nchè potè, di mettere ordine nella macchina militare borbonica. Come vedremo, però, l'insipienza dei comandanti sul campo, frutto anche delle indecisioni politiche, rese evidente in poco più di un mese che la situazione era milita rme nte - e soprattutto politicamente - drammatica e che no n presentava soluz io ni di sorta. Pianell, anzichè seguire l'esercito sul Volturno per l'ultima battaglia, prefe rì chiedere le dimissioni ed allontanarsi da N apoli , tornando in Italia solo dopo qualche mese . E per l' Italia fu un be ne v isto c he, transitato come Generale nell'Eserci to Italiano, fu uno dei pochi comandanti che a Custoza, nel 1866, avrebbero tenuto alto il p restigio delle nostre forze a rmate. Ma torniamo al luglio quando un'ultima mezza misura del Maresciallo Clary, l'ufficiale / più elevato in grado rimasto in Sicilia, inviava eia Messina verso M ilazzo, per proteggerla dalla parte di terra, il neopromosso colonnello Beneventano del Bosco, con l'ordine però di te nersi sulla difensiva. M a la c ittà stava ormai per essere investita ed il 20 luglio, all'alba, iniziava un violento combattimento tra circa 4.500 borbo nici ed altrettanti garibaldini . Lo scontro era subito aspro e andava avanti con fas i alterne, visto anche il terreno assai accidentato, c he no n offriva la possibilità di azioni risolutive. Elementi dei Cacciatori a Cavallo borbonici g iunse ro addirittura a minacciare direttamente Garibaldi, poi, lentamente, i volontari riuscirono a respingere l'avversario verso la città ed il castello. La difesa, però, e ra ancora accanita e la vittoria dovette venire dal mare. Infatti Garibaldi poteva utilizzare, per fulminare il nemico con i pezzi di bordo ed indurlo a rientrare in città, una corvetta a vapore , il Tukory, c he a ltro non era se non la corvetta borbonica Veloce , consegnata dal suo com andante a Garibaldi e da lui prontamente riarmata (25 ) . Anche stavolta, come a Calatafimi, i Napoletani, pur se sconfitti, si erano battuti bene; lo dimostravano le perdite inflitte al nemico : circa 800 tra morti e feriti contro meno di 200; ma anche stavolta la sconfitta, di stretta misura, sul c ampo, doveva provocare reazio ni a catena. Preoccupato per la scarsezza di viveri e cl ' acqua Bosco, che vedeva crollare il morale dei suoi uomini, chiedeva d'esser sbloccato, m a a Messina, e poi a Napoli, ci si limitava a dibattere il problema e tutto quel che s i sapeva decidere era cli autorizzarlo a capitolare e
(25) Dopo il passaggio alla Marina Siciliana erano rimasti a bordo 5 ufficiali e 36 tra n1arina i e font.i d i marina dei 174 che componevano l'equipaggio. Tutti gli altri. rimasti fedeli. erano tornati a Napo li (Giorn ale delle Due Sicilie del 17 luglio I 860).
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a reimbarcarsi. Una settimana dopo Milazzo il generale Medici con la sua divisione (in realtà 4.000 uomini o poco piì:1) era a Messina. Timoroso d'un insurrezione Clary slipulava su bito una convenzione in base alla quale le truppe borboniche potevano rinchiudersi nella cittadel la, obbligandosi a non aprire il fuoco contro la città ed i volontari, che si impegnavano ugualmente a non attaccare la cittadella ed a consentirle il rifornimento di viveri. Un modus vivendi che in un certo modo garanti va un ' ultima presenza borbonica in Sicilia ma che, al tempo stesso, consentiva a Garibaldi d i prepararsi a sbarcare sul Continente senza doversi guardare le spalle. La marina borbonica parve per qualche tempo scuotersi e la sua crociera nello stretto impedì, per il momento, un massiccio sbarco garibald ino in Calabria, dove si trovavano circa 16.000 soldati, assai mal dislocati ed agli ordini di comandanti avanzati d 'età, indecisi e, per soprammercato, in frizione tra loro. Poi, in più riprese , Garibaldi riusciva ad eludere il blocco navale ed a sbarcare una parte dei suoi in terra calabrese dove faceva divampare la rivolta. Seguiva una serie di scontri frammentari, di episodi cli scarsa rilevanza bellica nei quali l'esperienza e la determinazione di Garibaldi e dei suoi luogotenenti avevano nettame nte la meglio sulla pochezza ed il timore dei generali borbonici. Nel giro di pochi giorni la Calabria cadeva nel le mani dell'Esercito Merid ionale e degli insorti mentre i regi, battuti, si arrendevano o riuscivano a fatica a ritirarsi verso Napoli, senza potersi arrestare lungo il cammino perchè anche la Lucania era stata fatta insorgere. Se la condotta dei comandanti borbonici era stata quanto mai criticabile - e non mancheranno le accuse di tradimento - in Calabria si era anche potuto vedere lo spirito della truppa ed il suo attaccamento alla dinastia. Al di là di tristi episodi ben conosciuti, come l' uccisione del generale Briganti ad opera dei soldati che avevano riconosciuto in lui uno dei fau tori della resa, c'è infatti da ri levare come siano stati pochissi mi i soldati passati nelle file di G aribaldi, che lasciò tornare a casa quanti lo volevano, e come, tra questi ultimi, parecchi abbiano po i raggiunto Napoli o il Volturno per partecipare all'ultima fase della campagna. Mentre le provincie meridional i insorgevano, obbligando parte del le truppe a disperdersi, la situazione politica a Napoli peggiorava progressivamente e fall iva un inuti le, tard ivo e disperato tentativo d 'accorcio diretto con il Piemonte. Anche in conseguenza di ciò l' indeci sione (26) era destinata ancora una volta a prevalere negli alti comandi borbonici. Pur se Garibaldi e - soprattutto - il grosso dei suoi erano ancora lontani e si poteva contare sul favore delle popolazioni del Sannio e dell'Abruzzo, non ebbe attuazione l' idea iniziale di schierare l' esercito - ancora forte - nella piana di Salerno, lungo il Scie, avendo per di più alle spalle le pos izioni di Cava de i Tirreni. Il giovane re non era in grado cli imporsi nell'ambito militare, obbligando i comandi a seguire una linea ben determinata, come non era in grado di imporsi in ambito politico. Desideroso di risparmiare alla capitale le devastazioni che sarebbero divenute inevitabili se avesse deciso di difenderla avvalendosi dei suoi forti e timoroso, forse, del ripetersi delle scene del 1799 e del 1848, Francesco II il 6 settembre, dopo aver diffuso un dignitoso proclama, lasciava Napoli per raggiungere le truppe a Caserta e Capua, lasciando la città affidata alla Guardia Nazionale ed i forti presidiati da una p~U"te delle sue truppe, con l'ordine, però, di non far fuoco. Partendo ordinava alla Marina di seguirlo a Gaeta ma l'ordine era disatteso da quasi tutti i
/ (26) A proposito d'indec isione c 'é da notare co me, pur con il nem ico orm ai in casa, si fingesse d i non essere in g uerra ed un mel ine del giorno del 2 agosto con1unicava l'int.c1nione del governo d i non lrallenere in servizio i so ldati la cui ferma era scad uta, limitandosi ad ausp icare c he si sarebbe1·0 raffermali sponlaneamente, grazie a nc he ai premi d i re ingaggio.
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comandanti, che si ponevano con le loro navi agli ordini dell 'ammirag.lio Persano, in rada con una squadra sarda, pur se c'è da dire che una gran parte degli equipaggi si sarebbe rifiutata di rimanere 111 serv1z10. Garibaldi, fidando nei liberali e nell'entusiasmo del popolo napoletano, raggiungeva in treno la città, praticamente solo, accolto da una folla ormai in delirio e passava davanti alle fortezze presidiate dai soldati nemici senza alcun incidente. Seguivano ore di festa e di confusione e poteva capitare che nella stessa caserma alloggiassero, per una notte, Cacciatori napoletani ritardatari insieme ai p1im i volontari arrivati in città. ìvfa le truppe napoletane di guarnigione nei castelli non si lasciavano coinvolgere eia questo cl ima d i entusiasmo e il giorno successivo, fedeli al giuramento, perfettamente inquadrate, al rullo dei tamburi ed a bandiere spiegate attraversavano la c ittà per raggiungere il re. Restavano invece a Napoli diversi ufficiali delle varie armi che, per differenti ragioni, intendevano prendere servizio con il nuovo reg ime. Mentre nel 1799 e poi nel 1821 l'esercito borbonico, battuto all'inizio della campagna, era crolJato e si era dissolto, così come pure l'esercito napoletano cli Murat dopo Tolentino, stavolta, invece, pur essendo stato battuto più volte ed essere stato costretto a ritirarsi da Marsala sino a l Volturno, l' esercito borbonico seppe tenere il campo, seppe riorganizzarsi e passare al contrattacco. Questo anche perchè il re, lasciata Napoli ed a lleggerito di gran parte del fardello legato alla politica, poteva mettersi alla sua testa, incitarlo, far della sua persona il simbolo e la bandiera della riscossa. Forse la sua guida non costituì sempre un fattore positivo (il piano d 'attacco sul Volturno da lui prescelto e ra forse meno valido di quello prefe1ito dal Capo di Stato Maggiore) ma senz'altro la sua continua presenza tra i soldati contribuì al protrarsi della resistenza e se la fine dell' esercito napoletano e bbe momenti non ingloriosi lo si dovette anche alla sua azione personale. L'esercito trasse pure vantaggio dall'assenza, sul Volturno, di molti uffic iali (non di tutti, però) indecisi, inetti, pavidi e di quanti ormai non si sentivano p iù napoletani ma italiani. I casi della guerra e le defezioni lo avevano parzialmente liberato da questi quadri sfiduciati il cui poslo, in piccola parte, era stato preso da ufficiali che avrebbero potuto accampare giustificate ragioni per non portarsi in linea, restando in attesa degli eventi, ma che non lo fecero, seguendo la voce ciel dovere e del!' onore anzichè quella della convenienza, dal vecchio generale Rossarol, settantaduenne ed in ritiro, che durante l'assedio cli Capua si metteva alla testa delle truppe durante una sortita, rimanendo ferito, agli a llievi della Nunziatella che scapparono dalla Scuola per raggiungere il sovrano a G aeta. Non che incapaci, specie ad alto livello, e pavidi non ne fossero rimasti - e con pesanti conseguenze - nè che nell'ultima fase della campagna mancassero defezioni - anche sul campo - cli ufficiali, ma c'erano ora un generale desiderio di battersi e una maggior fiducia nei propri mezzi, che sembravano crescere man mano che la situazione volgeva al peggio, sino a far assumere alla difesa finale di Gaeta un'aura romantica di lotta senza speranza che indurrà diversi legittimisti stranieri a mettere la loro spada a servizio di Francesco Il. Questa inversione di tendenza era particolarmente riscontrabile nella truppa. A differenza del 1799, del 1815 e del 1821 non ci fu un tutti a casa. Le truppe eseguirono la ritirata senza sbandarsi, nè quelle rimaste a N apoli ne approfittarono per passare a i Garibaldini o per tornare al paese, anzi, una pa1te de i soldati che erano stati sopravanzati e disarmati dal nemico tra la Calabria e la Pugl ia riuscì in qualche modo a raggiungere l'esercito. Questo il 7 settembre e ra provvisoriamente riordinato su 3 Divis ioni cli fanteria, 2 su 2 Brigate e una su 3, ed una Divisione di cavalleria, pure su 3 Brigate, cui erano da aggiungere la g uarnigione di Capua, quelle di Messina e Gaeta e le truppe ancora stanziate in A bruzzo. Il grosso
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era schierato sulla destra del Volturno con una testa di ponte sulla sponda opposta, rappresentata dalla piazzaforte di Capua. Si prendeva atto, finalmente, che il Regno era in stato di gue1rn: tutti i poteri passavano all'autorità militare (decreto dell'II settembre) e si procedeva allo scioglimento dell ' 11°, 12°, 13° e 15° Reggimento di Linea e del Reggimento Carabinie1i, andati persi nel corso della ritirata, i cui superstiti erano utilizzati per completare il 2° ed il 4° di Linea (decreto ciel 15 settembre). Erano sciolti anche 2 squadroni dei Cacciatori a Cavallo, del l O Lancieri, del 2° Dragoni, 3 squadron i della Gendarmeria ed una compagnia del Treno, andati persi per gli stessi motivi. Il 1° ottobre erano dichiarati disciolti anche 3 battaglioni della Gendarmeria, riducendo l 'Arma a 2 soli battaglioni, e più tardi, il 22 ottobre, anche la Fanteria d i Riserva era contratta ad un solo battaglione. Mentre proseguiva il riordinamento e la ripresa alla mano delle truppe borboniche, affluivano, dal 12 settembre, ma assai lentamente, le trnppe dell'Esercito Meridionale. I due eserciti s i fronteggiavano per circa una settimana con qualche schermaglia, poi tra il 19 ed il 21 si verificavano degli scontri a Roccaromana, a Pontelatone, a Capua (una sper.icolata puntata garibaldina era respinta dai cannoni della piazza) e, infine, a Caiazzo. Qui, assente Garibaldi, il generale Turr aveva deciso di far passare ai suoi il Volturno per impadronirsi del paese. I Borbonici erano respinti ma il 21 tornavano in forze e dopo un accanito combattimento il comanda nte garibaldino, Maggiore Cauabeni, era catturato con 200 dei suoi, molti dei quali feriti, mentre altri Garibaldini cadevano nelle vie ciel paese o affogavano cercando cli ripassare il Volturno a nuoto. Allo scontro avevano partecipato, a fianco dei Borbonici, alcuni paesani, come era già successo il 13 settembre, quando Ariano era insorta a favore del re. Erano le prime avvisaglie della partecipazione dei contadini meridionali, dei cafoni, alla lotta; una partecipazione che in alcune zone si sarebbe intensificata nei mesi successivi e che avrebbe fornito l'anno dopo la materia p1ima al brigantaggio postbellico. A Caiazzo, per la prima volta, c'era stato un netto successo dei Napoletani, ma non era sufficiente ad indurre il nuovo Capo di Stato Maggiore, Ritucci, a stringere i tempi. Aveva già presentato al re un suo piano che prevedeva un'offensiva diretta su Napoli, senza però caldeggiarlo lTOppo. Ma il Sovrano stava consultando il Generale de la Moricière, comandante delle truppe pontificie, dal quale r iceveva un diverso piano di battaglia che era imposto al recalcitrante Ritucci. Passavano così - e si sprecavano - g iorni preziosi che permettevano all'Esercito Meridionale di far affluire uomini e cannoni. Ed il tempo stringeva anche perchè dal Nord poteva incombere una nuova minaccia: varcato il confine, infatti, l'Armata Sarda aveva invaso lo Stato Pontific io battendone l'esercito a Castelfidardo il 18 settembre. Pur se A ncona resisteva ancora e si ignorava se l'avanzata si sarebbe arrestata al confi ne del Tronto, un nuovo potente nenùco poteva calare, in breve tempo, sugli Abmzzi. Prima che ciò avvenisse era bene che l'esercito borbonico battesse quello meridionale, così da porer poi affrontare, eventualmente, il nuovo avversario. Il p iano prevedeva una manovra a tenaglia: una branca, sulla destra, dalla testa cli ponte di Capua doveva spingersi su Santa Maria Capua Vetere e poi su Caserta dove avrebbe dovuto essere raggiunta dall'altra attrnverso i Ponti della Valle e Maddaloni. I Borbonici che dovevano partecipare alla battaglia erano circa 25.000 - e non furono neppure tutti impiegati - me ntre sarebbero potuti essere, risolutivamente, cli più se si fosse sguarnita un po' Gaeta. I Garibaldini erano all' incirca 20.000 ed avevano il vantaggio cli poter operare per linee interne, da Caserta, che si trnvava al centro ciel semicerchio lungo il quale si sarebbe co61battuto.
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Approfittando della notte e della nebbia, all'alba del 1° ottobre la Guardia Reale, agli ordini del Maresciallo di Campo Tabacchi, uscita da Capua respingeva il nemico verso Santa Maria, ma qui il suo slancio si a1Testava, il combattimento si protraeva a lungo, senza alcun risultato. Intanto, traversato il fiume, i Cacciatori della Divisione Afan de Rivera prendevano Sant' Angelo e spingevano indietro la D ivisione Medici, che si doveva attestare a difesa su l Tifata. All ' altro estremo dello schieramento il von Mechel, di sua iniziativa, aveva diviso le proprie forze. Ne aveva tenuto con sè solo una parte - esteri per lo più - e si era battuto con estrema decisione ai Ponti della Valle, tenacemente avversato da Bixio, si fem1ava poi nell'inutile attesa dell' altra aliquota delle forze ai suoi ordini, comandata dal Maresciallo Ruiz, del contatto con la quale, in verità, si era assai poco curato . Ruiz avrebbe dovuto sostenerlo sulla destra, verso Caserta Vecch ia, ma quando von Mechel ne ebbe bisogno non ne trovò traccia, perchè aveva perso 4 ore per espugnare le rovine di Castel Morrone, dove si erano rinchiusi i 280 volontari cli Pilade Bronzetti, che Ruìz aveva temuto cli lasciarsi alle spalle, pur disponendo cli 5.000 uomini. Così von Mechel non vedendolo aITivare ripiegava e Ruiz, che solo nel pomeriggio raggiungeva Caserta Vecchia, non avendo preso accordi con von Mechel, vi si fermava indeciso sul da fars i (salvo, la mattina dopo, lasciar scendere i suoi verso Caserta, dove venivano catturati in gran numero dall'Esercito Meridionale ormai padrone della posizione.) Con von Mechel in ripiegamento Garibaldi, che durante la giornata era stato sempre in prima linea rischiando anche di essere catturato, poteva spostare le ultime riserve (comprese alcune compagnie di regolari piemontesi sbarcati dalle navi) sulla sua sinistra obbligando i Borbonici a rientrare a Capua, decidendo così le sorti della giornata. Pur se i soldati, specie gli artiglieri, si erano battuti assai bene, il tentativo napoletano era fallito, soprattutto per il mancato sincronismo delle colonne, ma anche per la deficiente azione di comando di alcuni alti ufficiali e lo scarso rendimento della Guardia Reale. I Garibaldini avevano perso circa 2.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri . Le perdite dei Borbonici, secondo dati ufficiali, erano state le seguenti: 4 ufficiali morti, 38 feriti e 3 prigionieri, 256 soldati morti, 693 feriti e 71 prigionie1i nei combattimenti cli Santa Maria e di San!' Angelo (colonna di destra), un ufficiale morto, I I feriti e 2 prigionieri, 4 1 soldati morti, 70 feriti e 94 prigionieri ai Ponti della Valle (colonna von Mechel) ed infine 6 soldati morti ed 8 feriti e 77 ufficiali e 2.012 soldati prigionieri della colonna Ruiz a Castel Marrone e Caserta. In totale, quindi, 308 morti, 771 feriti e 2.177 prigionieri, questi ultimi appartenenti per la quasi totalità alle unità di fanteria di linea del Maresciallo Ruiz, catturati a Case1ta la mattina del 2 otlobre. Nel complesso, dunque, i due avversari avevano perduto all'i ncirca il 10% dei loro effettivi, una perce ntuale di tutto rispetto nelle campagne del nostro Risorgimento. Se Gmibaldi si era dimostrnto un buon soldato e un buon capitano - era la prima volta che conduceva al fuoco 20.000 uomini - la stessa cosa non poteva dirsi del Ritucci. Era sempre stato sulla linea del fuoco, questo si, ma non aveva sapu to coordinare i movimenti dei suoi . La battaglia e ra stata vinta da µa ribaldi , ma le perdite subite privavano l'Esercito Me1idionale di ogni capacità di riprendere l'offe nsiva, prop1io mentre lungo la fascia appenninica si manifestavano i p1inù moti reazionari. Forse, se avessero voluto, i comandi napoletmù avrebbero potuto ritentare la sorte, nei giorni immediatamente successivi, con buone possibilità; ma non lo fecero, nonostante le insistenze del re, nè si decisero a dislocare truppe a ridosso della frontiera degli Abruzzi contro i Piemontesi che, sia pure in forma non ufficiale e senza alcuna dìchiarazione di gue1Ta, avevano partecipato, come s'è detto, alle ultime azioni intorno a Caserta con alcune smilze compagnie di fanteria e Bersaglie1i fatte sbm·care a Napoli.
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L'unico evento mi litare di quei giorni era dato dall'annientamento, presso Isernia, della colonna del bergamasco Nullo da parte dei Gendarmi e dei contadini, con perdite dolorose, mentre l'Annata Sarda si apprestava a passare il Tronto. Per affrontare insieme il vecchio e il nuovo avversario, nella speranza di guadagnare tempo per ottenere un appoggio straniero, (austriaco o francese), speranza che aveva sempre condizionato e continuerà a condizionare la strategia politico-militare napoletana per tutto il 1860, Rilucei proponeva di guarnire le piazze cli Capua e cli Gaeta e di gravitare, con l'esercito di campagna, sull 'Appennino, avvalendosi del!' aiuto delle popolazioni. Il re, considerato anche l' an-ivo, nelle acque antistanti il Volturno, di una squadra navale francese, scartava quest' ipotesi proponendosi di bloccare il nemico nella stretta di Sessa. Si perdeva così altro tempo prezioso mentre i Piemontesi, lasciata eia parte la fortezza cli Civitella ciel Tronto, prendevano Pescara, la cui guarnigione era stata fatta sbandare, e si inoltravano nel cuore dell'Abruzzo verso l'alto Volturno, così da prendere alle spalle i Napoletani. A contrastarli - secondo i piani cli Ritucci - erano inviati meno di 2.000 uomini agli ordini ciel generale Douglas Scotti, cui si aggiungevano i contadini della zona. Con imperdonabile leggerezza il comandante borbonico, invece di attestarsi su qualche fotte posizione arretrata, avanzava senza alcuna precauzione lungo la strada percorsa in senso inverso dal nenuco, che lo precedeva al Passo del Macerone. Qui Douglas Scotti dava inizio ad una classica battaglia d 'incontro cercando di battere le avanguardie nemiche che resistevano, però, sul passo, dando tempo al grosso ciel generale Cialdini di intervenire e, grazie alla superiorità numerica, di batterlo e di catturarlo insieme a gran parte dei suoi soldati. Per i contadini armati, invece, eia quel giorno in poi non ci sarebbe stata grazia. In concomitanza con lo scontro ciel Macerone e con la discesa dei Piemontesi nell'alta vaile ciel Volturno i Napoletani ripiegavano, lasciando Capua isolata, e si attestavano tra Calvi, Sessa e il Garigl iano. Il 25 ottobre avveniva il famoso incontro di Teano ed il giorno successivo Cialdini aveva un incontro con il generale Salzano, che aveva 1impiazzato Ritucci, nell'inutile tentativo di indtme l'esercito borbonico alla resa. L'Armata Sarda sostituiva l' Esercito Meridionale, a cominciare dall'assedio cli Capua, che cadeva il 2 novembre dopo 14 ore di intenso bombardamento. Assai meglio si compo1tavano i Borbonici a Cascano e, il 28 ottobre, al Garigliano, per forzare il cui passaggio era necessario, al nemico, l' intervento a fuoco della flotta. Se a Cascano si erano particolarmente distinte cavalleria ed artiglie1ia, al Garigliano, insieme all'artiglieria si distinsero i Cacciatori. Lo spazio di manovra rimasto era ormai assai ristretto e per di più la flotta sarda era pienamente libera d'agire lungo la costa, tranne che intorno a Gaeta, protetta da una squadra francese. Era giocoforza rinchiudersi in questa piazza o sconfinare nello Stato Pontificio, essendo ormai scartata l' ipotesi cli R itucci di portare la guerra sui monti dell'Abruzzo. Si sceglieva, al solito, una mezza misura, proponendosi di concentrare l'esercito fuori Gaeta, alla stretta di Mola (l 'attuale Formia) per un'ultima difesa, riservandosi di regolarsi poi a seconda delle circostanze. Il 4 novembre Bersaglieri e Granatieri, con l'appoggio del fuoco della flotta, avevano ragione cli una tenacissima resistenza borbonica, con un centinaio di morti e di feriti per parte. Nella notte i reparti che si erano battuti a Mola si accampavano sotto Gaeta mentre il resto delle truppe, per la via cli Itri, raggiungevano lo Stato Pontificio dove erano disarmate dal Corpo di Sped izione Francese e disciolte con un decreto reale del 26 novembre. I soldati sarebbero poi rientrati alla spicciolata nel Regno, qualcuno avrebbe raggiunto Gaeta ed altri si sarebbero dati alla macchia. Con la guarnigione e con le truppe accampate nell'istmo di Montesecco, che collega la costa
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alla penisola rocciosa su cui sorgono Gaeta e le sue opere d i difesa, erano concentrati in uno spazio ridottiss imo circa 20.000 uomini. Gaeta era una piazza ben fortificata, sfortunatamente, però, ci si trovava in un momento in cui, nel perenne rincorrersi dei mezzi di difesa e dei mezzi d ' attacco, i secondi, nella fattispecie i cannoni rigati, erano superiori ai primi, difese passive c blindature, proporzionalmente più deboli. Oltre a ciò c'è da considerare che i pezzi d'artiglieria che difendevano Gaeta ( 153 sul fronte a terra e 167 sul fronte a mare) erano tutti, tranne 6, ad anima liscia e, nel corso dell'assedio, a questi se ne aggiunsero pochi altri dello stesso tipo, rigati con mezzi di fortuna o appartenenti alle batterie da campagna entrate nella piazza. Questa situazione avrebbe consentito agli assedianti, dotali invece di molte bocche rigate, di poter tirare piì:1 efficacemente e con minor rischio. Il 10 novembre l'artiglieria dell'Armata Sarda apriva il fuoco, l' 11 e il 12 si avevano violenti scontri causati da movimenti controffens ivi dei Napoletani che, pur se ormai senza speranza di vittoria, si battevano con accanimento perdendo quasi 200 uomini tra morti e feriti, oltre a molti prigionieri, appartenenti, questi ultimi, al 15° Battaglione Cacciatori, che il comandante aveva consegnato, con l'inganno, al nemico. Fallita la controffensiva che, in ogni caso, avrebbe portato soltanto ad un ampliamento della zona antistante la piazza sotto il controllo borbonico, i reparti accampati sull'istmo entravano in Gaeta, che veniva così ad esser difesa complessivamente da 1.770 ufficiali e 19.700 soldati, decisamente troppi per le risorse della piazza. Cominciava l'assedio vero e proprio e poco dopo partiva da Gaeta, insieme a parte della famiglia reale, il corpo diplomatico che aveva seguito il re da Napoli . Ogni giorno continuava il cannoneggiamento della piazza che i Napoletani, pur se dotati di armamento inferiore, controbattevano validamente, servendosi anche di Cacciatori e di Marinai in sussidio all ' artiglieria, il comportamento della quale, durante tutto l'assedio, seppe meritarsi l'elogio degli stessi avversari. Una ricognizione notturna, per accertare lo stato d' avanzamento dei lavori d'assedio, costava qualche perdita il 29 novembre. Più fortunata era un'altra sortita notturna, il 5 dicembre, destinata a far saltare alcùne case sull'istmo che ostacolavano il campo di tiro della fortezza. L'eccessivo numero di soldati presenti nella piazza costituì va un serio problema per la difesa, così un decreto del 14 dicembre scioglieva i 3 reggimenti della Guardia Reale, lasciando in servizio solo i quadri necessari per formare le 8 compagnie, con truppa da trarsi dai reparti di linea, che avrebbero costituito il Battaglione Volteggiatori della Guardia Reale. Questo decreto dava forma giuridica all'invio, per mare, nello Stato Pontificio, dei soldati della Guardia Reale e di circa allri 2.000 uomini di vari reparti, per esser là congedati, con l'obbligo, però, di rientrare nel Regno. Se la truppa, troppo esuberante di numero, era fatta uscire dalla piazza, erano invece accolli e ringraziati e nominati ufficiali molti giovani - e meno giovani - esponenti ciel legittimismo internazionale, francesi e spagnoli, per lo più, ma anche svizzeri, tedeschi e perfino americani, che, dopo Castelfidardo, vedevano nella difesa di Gaeta l'ultima occasione per battersi in difesa del trono e dell'altare contro le forze del Liberalismo e della rivoluzione. La piazza assediata, il giov~ne re, la coraggiosa giovanissima regina, la causa disperala: c'era molto romanticismo in tutta questa situazione (28), ma bisogna riconoscere che questi volontari sapevano combattere e morire, non solo in battaglia, ma anche, più prosaicamente, per malattia, con il tifo che dalla fine di dicembre cominciava a manifestarsi a Gaeta. A quest'epoca la piazza contava 944 ufficiali e 12.219 sottufficial i e soldati, ripartiti secondo la tabella di cui alla pagina seguente.
(28) A proposito di romanticismo e d i tratti cavallert:schi vale la pena d i segnalare il rilasci o. da parte napoletana. cl i 4 navi mercanti li sarde ri parate a Gaeta per sfuggire acl una tempesta e cl i un'altrn, poi. in una successi va occasione.
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GUARNIGIONE DI GAETAAL28 DICEMBRE 1860 Ufj-iziali Soldati e impiegati 27 Generali 44 Stato Maggiore dell'Esercito - Stato Maggiore Territoriale 54 16 18 8°a Direzione di Artio-lieria b 32 3a D irezione del Genio -Intendenza Generale dell'Esercito, 80 Commissario cli Guerra e Tesoreria 1a DIVISIONE - Brig. Marulli ]a Brigala - D ' Orgemont 4 177 Carabinieri dello Stato Maggiore Battaglione Tiragliatori della Guardia 31 962 262 50 Frazioni della Guardia 2° Brigara - Sanchez 450 Treno 6 Reggimento Cacciatori a Cavallo 23 38 1 12 95 Frazioni cli Cavalleria 2a DIVISIONE - Brig. Bosco 3a Brigata - Col. Paterna 444 2° Battaglione Cacciatori 15 3° Battaglione Cacciatori 13 3 18 4° Battaglione Cacciatori 21 557 18 525 6° Battaglione Cacciatori 4a Brigata - Brig. Bosco 20 378 7° Battaglione Cacciatori 532 25 8° Battaglione Cacc iatori 9° Battaglione Cacciatori 25 534 >13 525 10° Battaglione Cacciatori 5a Brigata - S.A.R. il Conte di Trani 954 76 Reggimento Re Artiglieria 414 37Reggimento Regina Artiglieria 6 187 Batteria n.6 173 Batteria n.15, estera 9 14 1 9 Brigata Artefici 23 606 2°Battaglione del Genio 31 495 14° Battaglione Cacciatori 865 16° Battaglione Cacciatori 36 27 IO ! Frazioni di Fanteria cli L inea ,., _) 136 Veterani Nazionali -27 513 Veteran i Sv izzeri 22 204 Frazion i di Carabinieri Leggeri
Animali
--
547 364 11
--
--
--
91 124 ---
-
segue
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segue Guarnigione di Gaeta al 28 d icembre 1860
Gendarmeria Reale Frazioni di Fanteria di Riserva Cannonieri-Ivlarinai ( a terra e a ùordo) Corpo Telegrafico
8 8
11
27
73 63 1.099
33 944
12.219
1.148
La situazione politica - pur se all'interno del Regno si verificavano scontri isolati fra truppe piemontesi e nuclei di insorti, come a Bauco o presso Sora - volgeva al peggio per la causa borbonica. Napoleone III aveva sino allora aiutato - pur se in mani era assai limitata Francesco II con la presenza cli una squadra navale francese che aveva permesso i rifornimenti e garantito la piazza da un attacco dalla parte ciel mare. Questa situazione, però, non poteva protrarsi ulteriormente. Napoleone persuadeva il Governo sardo ad accordare un breve armistizio e cercava al contempo di indurre Francesco Il ad abbandonare la piazza rendendogli noto che, a llo spirare della tregua, la sq uadra francese avrebbe lasciato le acque di Gaeta. L'armistizio durava dal 9 al 19 gennaio, dopo che 1'8, mettendo in azione nuove batterie, il generale Cialdini, comandante dc1le truppe assedianti, era riuscito a far piovere su Gaeta oltre 8.000 colpi di cannone. Poi, come annunciato, la squadra francese partì ed il suo posto, intorno a Gaeta, fu preso dalla squadra sarda dell'ammiraglio Persano, che iniziava il cannoneggiamento dalla parte del mare, dopo aver notificato al comando borbonico che la piazza doveva considerarsi in stato di blocco (29) . La possibilità di un bombardamento anche navale non modificava la strategia di Cialdini. La piazza non poteva esser presa d'assalto se non a costi altissimi; bisognava proseguire con un cannoneggiamento continuo, fidando anche negli effetti del blocco e del diffondersi dell'epidemia di tifo. Dall'altra parte un consiglio di guerra, convocato dal re, aveva stabilito che Gaeta era ancora in grado di resistere, pur se per un periodo abbastanza limitato, tra i 15 giorni, secondo le previsioni più pessimistiche, ed i due mesi, secondo le p iù rosee, e questo soprattutto in relazione alla situazione dei rifornimenti, ali' esigu ità ciel la blindatura delle opere fortificate ccl all'impossibilità d i potenziarla con i mezzi del la piazza. Il bombardamento cresceva di intensità cd il 22 gennaio venivano .lanciati contro Gaeta 12.000 proiettili, cui se ne dovevano aggiungere altri 4.000 da parte della flotta. L'artiglieria napoletana rispondeva con 10.000 colpi uno dei quali, centrando una riservetta cli munizioni, smontava una batteria italiana. A sua volta, il 5 febbraio, la sant;;iharhrm1 della batteria Sant' Antonio, sul fronte a mare, raggiunta da un proiettile, esplodeva, aprendo una breccia nelle mura e causando la morte cli 200 ufficiali e soldati - tra cu i il comandante del Genio, generale Traversa - cli 100 civili ed il ferimento di un centinaio cli persone, tra militari e popolazione. L' opera di soccorso cleile vittime era resa più difficile dal concentrarsi del fuoco delle batterie italiane sulla breccia, cosic-
(29) Da parte borbonica si prendeva allo di tale notificazione non senza osservare che. ai sensi ciel clirillo internazionale, questa avrebbe dovuto esser precedu ta da una dichiarazione cli guerra da parte ciel Regno cli Sardegna. dichiarazione che, nonostante l'apertura delle osri litt1, mai era stata ufficialmente notificata.
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chè, per aiutare quanti erano ancora sotto le macerie, era chiesta una tregua, che era accettata purchè la breccia non venisse riparata durante la sospensione del fuoco. Cialdini , e fu uno dei pochi gesti cavallereschi durante l'assedio, si offrì anche di ricoverare nei suoi ospedali feri ti e malati, ciò che si verificò, il giorno 8, per 200 di loro. Le ostilità venivano riprese ed il bombardamento continuò, anche perchè la breccia, sul mare, assai difficilmente praticabile, non permetteva un assalto. L' 11 febbraio veni va chiesta una tregua per trallare la resa, ma la richiesta era respinta da Cialdini, che faceva avvicinare le batterie. Il 13 era centrata un'altra polveriera, quella della batteria Transilvan ia: saltavano in aria, con 39 tonnellate cli poi vere, centinaia cli proiettili d'artiglieria, levando un'alta e densa colonna di fumo nero. L'esplosione, che aveva causato la morte d i 4 1 militari e di 5 civili, ren deva manifesto che il prolungamento della resistenza avrebbe causato molte altre vittime, a q uesto punto inutili. Nella notte ci si accordava per la capitolazione della piazza. Le truppe sarebbero uscite la mattina del 15 con bandiere spiegate, armi e bagagli, sull ' istmo sarebbero stati resi gli onori militari e poi avrebbero deposto le anni (ma agli ufficiali sarebbero state lasciate le sciabole). Gli ufficial i avrebbero poluto far ritorno alle loro case dopo la resa di Messina e di Civitella del Tronto, ricevendo lo stipendio di 2 mesi , decorsi i quali avrebbero dovuto chiedere cli passare in servizio nell'Esercito Italiano o di esser messi in pensione, oppure di essere sciolti da ogn i impegno. Sottufficiali e truppa, ugualmente, dovevano essere considerati prigionieri di guerra sino alla resa di Messina e di Civitclla del Tronto, per esser inviati poi a lle loro case con un congedo cli 2 mesi, trascorsi i quali quanti non avevano terminato la propria ferma avrebbero potuto esser richiamati in serviz io. Ufficiali e truppa dei reparti esteri sarebbero invece stati liquidati secondo quanto prescritto dalle capitolazioni e secondo quanto poi previsto successivamente dalla normativa borbonica. Queste condizioni erano accettate ed il 15 febbra io la guarnigione di Gaeta usciva e deponeva le armi su l! ' istmo, dove, poi, sarebbe stata celebrata una messa funebre in suffragio dei caduti di a mbo le parti . Il giorno prima, per l'u ltima volta, ufficial i e soldati napoletani avevano fatto ala a Francesco II ed a Maria Sofia che si imbarcavano per l'esilio su una corvetta francese , mentre per l' ultima volta echeggiavano le note dell ' inno reale cli Paisiello. Prima di partire il Re aveva emanato un ordine del giorno, con il quale si rendeva omaggio ai difensori di Gaeta, grazie a i quali l'esercito napoletano aveva chiuso, in maniera più c he dign itosa, i 127 anni della sua esistenza. Restavano ancora in armi la c ittadella di Messina e la fortezza di Civitella del Tronto mentre a gennaio era fallito un tentativo cli invasione della Marsica operato, partendo dalla Stato Pontificio, da regolari e eia insorti, sconfini a Scurcola Marsicana e fucilati , una volta pres i, con o senza uniforme. A Messina, sin dal 26 luglio, come si è detto, si era addivenuti ad una sorta di armistizio, in base al quale le due parti si impegnavano a non attaccarsi ed a permettere l' afflusso dei rifornimenti, un problema, questo, non trascurabile, v ista la scarsezza dei fondi a disposizione della guarnigione, che avrebbe indotto in un'occasione - il 3 ottobre - ufficiali e soldati ad offrire 14.000 ducati dei loro risparmi; non poco, vista anche la forza della g uarnigione: 199 uffic ia li e 4 . 153 sottufficiali e soldati, appartenenti per lo più al 3° , 5° e 7 ° di Linea, al i' A rtigl ieria ed a l Genio. Nei mesi success ivi, oltre a queste difficoltà pratiche ed a qualche incidente isolato, la vita
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della guarnigione trascorse abbastanza tranquilla, pur se le preoccupazion i per il futuro, del Regno e dei singoli ufficiali e soldati, dovevano sempre esser presenti. Sottufficiali e truppa rimasero saldissimi nella fede ltà alla dinastia: a fronte di 6 disertori e cli un complotto per diserzione di proporzioni limitatissime, scoperto e concluso con 7 condanne, ci fu il rifiuto del congedo eia parte dei soldati la cui ferma scadeva alla fine del 1860 ed ai quali, per ordine superiore, era stata offerta tale possibilità. La stessa cosa, con il passare del tempo, non poteva dirsi per gli ufficiali, specie dopo la caduta di Gaeta: 5 ufficiali, sorpresi mentre cercavano cli istigare alla resa, erano scacciati clall a piazza come vili e traditori il 20 febbraio 1861; il 23 erano scacciati come disfattisti un medico e 2 cappellani ed il 2 marzo erano arrestati 2 ufficiali per congiura. Durante questi giorni, infine, disertavano 7 ufficiali che si andavano ad aggiungere alla dozzina di altri disertati nei mesi precedenti. Il 14 febbraio, dal comandante delle truppe italiane, sbarcate in città da oltre 2 mesi, era data notizia della resa di Gaeta e si comunicava altresì che s i sarebbe considerata come un delitto un'ulteriore resistenza. Il Maresciallo Fergola, comandante dei Napoletani, si rifiutava di piegarsi alle minacce così come si rifiutava, di lì a qualche giorno, di arrendersi alle medesime condizioni di Gaeta, tanto più che aveva ricevuto ordine dal Re cli continuare nella difesa. A fine febbraio g iungeva sotto Messina la flotta avversaria, che sbarcava altri uomini ed altri cannoni . Il 28 il generale Cialdini, sbarcato con i rinforzi, scriveva a Fergola che, a seguito dell'avvenuta proclamazione di Vittorio Emanuele II a re d'Italia, un'ulteriore resistenza doveva esser considerata come un atto di ribell ione, che, in caso di riapertura delle ostilità, sarebbero stati fucilati, dopo la resa, ufficiali e soldati borbonici in numero pari a quello cli eventuali vittime civili del fuoco della cittadella e che, infine, sempre dopo la resa, Fergola ed i suoi ufficiali sarebbero stati consegnati al popolo di Messina. A questa non certo dignitosa lettera Fergola rispondeva esser suo dovere difendere la piazza affidatagli. Uno scambio di lettere di tenore simile aveva poi luogo 1'8 marzo alla vigilia della ripresa delle osti lità. Mancando di cannoni in grado di effettuare il tiro cli controbatteria Fergola disponeva che l' affusto di un certo numero cli pezzi venisse infossato nel terreno, così da aumentarne la gittata. Lo scambio di colpi durava qualche g iorno, ma per l' inadeguatezza dell' artiglieri a, per la scarsa bli ndatura dei depositi e per la presenza di oltre 1.000 tra donne e bambini di famiglie di militari, sgombrate da Gaeta a fine gennaio, la difesa non poteva essere protratta più a lungo. Il 12 marzo, in presenza di incendi che minacciavano cli raggiungere altre polveriere, oltre a quelle già colpite dal fuoco , il comandante borbonico chiedeva un armistizio per sgombrare le vittime delle esplosioni. Il generale Cialdini rispondeva che accordava solo 9 ore alla piazza per capitolare. Riunito il consiglio cli difesa Pergola consentiva ad arrendersi a discrezione, anticipando cli 2 giorni l'arrivo a Messina d i un inviato del re con l'ordine cli cedere la p iazza per evitare un ulteriore spargimento cli sangue. La mattina del 13 marzo le truppe uscivano dalla cittadella e 5 ufficiali della guarnigione veni vano tratti in arresto sotto l'accusa cli aver obbligato il M.aresciallo Fergola a protrarre la resistenza. Il 21 marzo gli arrestati erano riconosciuti innocenti, avendo soltanto compiuto il loro dovere di ufficiali, ed erano rilasciati. Un episodio sgradevole che il vincitore avrebbe potuto e dovuto evitare. La stessa fortuna degli ufficiali non l'ebbero un frate ed un contadino cli Ci vitella del Tronto, che vennero fuci lati dopo la resa della fortezza per averne incoraggiato la resistenza. Qui, inizialmente, nell'autunno del 1860, l'assedio era stato posto soprattutto da formaz ioni volontarie, con pessimo esito anche perchè la pur ridotta guarnigione (Gendarmi, Veterani e volontari locali) era stata aiutata da puntate offensive cli contadini insorti. A fine dicembre l'as-
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sedio era stato affidato a truppe regolari ma la resistenza della fortezza rimaneva accanita, tanto più che, con il passar del tempo, la direzione della difesa tendeva a sfuggir di mano ai pochi ufficiali e ad esser presa dai più ostinati fautori della resistenza fino all'ultimo uomo. Fin quasi alla fine, comunque, anima della difesa fu un capitano della Gendarmeria, promosso colonnello da Francesco I I, con il quale ci si era potuti mettere in contatto a Gaeta. A febbraio si verificava un violento scontro grazie al quale g li assedianti riuscivano ad impedire che una grossa banda d' insoni si collegasse ai d ifensori della fortezza. Un successivo tentativo di prender d'assalto Civitella, posta in una posizione per natura fortissima, era respinto dalla guarnig ione con notevoli perdite degli attaccanti. Soltanto l'arrivo da Roma di un inviato del re riusci va, con difficoltà, a far arrendere a discrezione l'u ltima fortezza su cui sventolasse la bandiera bianca con le armi reali. Era il 20 marzo 1861: dopo 127 anni terminava la sua esistenza l'esercito borbonico. La sua rapida fine - che pure al Volturno, a Gaeta e a Ci vitella ciel Tronto fu illum inata da episodi di fedeltà, di dedizione e di valore - e, soprattutto, le esigenze contingenti di carattere politico portarono allora ad una riuscitissima opera cli demolizione e di denigrazione di tutte le istituzioni militari borboniche, o napoletane, o meridionali che dir si voglia. Opera che possiamo oggi considerare riuscita fo rse al di là delle speranze cli quanti allora, soprattutto per moti vi politici, la promossero: ancor oggi per chi non si interessa alla storia militare - ed anche per molti di quell i che se ne interessano - l'esercito delle Due Sic il ie è sempre l'esercito di Franceschieflo. Aci oltre un secolo di distanza ed al di là di isolati e frammentari riconoscimenti sparsi in diverse opere - anche edite dagli eredi degli avversari di allora - è parso giusto studiare, esaminare, queste istituzioni militari per cercare, per quanto è possibile, d i conoscerle, di conoscere una parte non trascurabile del nostro passato (i l Regno era allora di gran lunga il più popoloso Stato italiano), non per esaltarla acriticamente ma per dare, a quanti dopo di noi si interesseranno al problema, dei dati sui quali operare. Speriamo di esserci riusciti ed affrontiamo, una volta per tutte, la domanda di rito: Perchè l'esercito napoletano è stato eliminato dalla scena in dieci mesi e, sopra!tutto, cmn 'è stato possibile che 1.000 uomini, sia pure guidati da Garibaldi, abbiano avuto ragione di oltre 90.000 '! Prescindiamo, intanto, da questi numeri che possono fuorviare ricordando che in Sicilia, a fianco dei Mille, c'erano i picciotti e c 'era, soprattutto, l'ostilità, l'odio di quasi tutta la popolazione, che poi i Mille diventarono piL1 di 20.000 e che, infine, scese dal Nord l'Armata Sarda. Nelle pagine precedenti si è già accennalo alla fase d i ripiegamento e cli isolamento succeduta al 1849,. alla lentezza nella progressione delle carriere ed al sistema di reclutamento dei quadri ('0) come ad alcuni dei motivi di fondo della fragilità della compagine militare borboni- _ ca. C i sono poi, soprattutto, dei motivi cli ordine politico: Ferdinando II si sentiva sicuro tra il mare e Io Stato Pontificio, non voleva stringere alleanze vincolanti di nessun tipo e da un forse troppo accentuato sentimento dell' indipendenza nazionale passò presto ad un isolazionismo che doveva rivelarsi fatale. In conseguenza di questa linea politica Ferdinando II aveva voluto - e saputo - creare un esercito adatto a quelle che erano le necessità scaturenti da queste s ue scelte di fondo. Mancando qualsiasi interesse ad ingrandimenti territoriali e non es istendo motivi cli attrito con lo Stato confinante, l'esercito napoletano era fondamentalmente destinato
(3 0) Vedi a questo proposiLO anche il successi vo capi tolo 3, dedicato a questi argo menti.
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alla sicurezza interna ed alla tutela dei confi ni contro avversari che, date le premesse politiche, si presumeva dovessero essere di scarsa levatura militare (spedizioni di liberali dirette a far insorgere le popolazioni). Un esercito, quindi, non programmaticamente destinato ad operazioni militari su vasta scala (che, però, a Messina, nel 1849 e nell'autunno del 1860 seppe cavarsela anche in campo aperto) ma al mantenimento dell'ordine. Un esercito che seppe fronteggiare le situazioni per le quali era stato creato - ed il merito va a Ferdinando - fino al maggio del 1860 (al di là dei difetti insiti nella sua organizzazione, che costarono, come nel 1848, la perdita della Sicilia) rnentre fu anche, e soprattutto , il Governo a non saper scegliere una linea politica adatta alle circostanze, a non saper imporre una decisa azione militare. Basterà pensare che ancora nell'estate del 1860 si era disponibili ad una soluzione negoziale per la Sicilia, ciò che non poteva certo contribuire a favorire tendenze offensive - o meglio controffensive - negli alti comandi. Tra le cause politiche c'è poi da ascrivere il passaggio di buona parte della borghesia alla causa unitaria, ciò che non poteva non ripercuotersi anche sull'esercito, che era solo fino ad un certo punto un corpo separato, e soprattutto sugli ufficiali che, in parte, erano legati a questa borghesia, che faceva loro intendere come, anche con un cambiamento di regime, le loro carriere sarebbero proseguite nell'esercito dell'Italia unita. Ci sono, poi, per spiegare la sconfitta, anche delle ragioni di carattere militare, la prima e più immediata delle quali è fornita dal! ' infelice condotta de!la campagna del 1860 eia parte del comando borbonico. Ma gli esponenti di questo comando, le loro lente, farraginose e spesso contraddittorie decision i e la mancanza di una personalità, di una volontà in grado di imporre un piano cli campagna erano l'inevitabile risultato di un sistema di avanzamento basato pressocchè esclusivamente su!I' anzianità, che portava fatalmente ad avere dei generali cli età veneranda, abituati alla sola rouline e sensibili alle influenze ed alle raccomandazioni. La combinazione del sistema di avanzamento con que!lo cli reclutamento degli ufficiali portava ad avere tranne che nei Corpi facoltativi - ufficiali quasi sempre troppo vecchi per il grado rivestito, spesso poco istruiti, poco aperti alle innovazioni , ufficial i da caserma, non certo da campagna, a volte con pesanti oneri d i fam iglia e quindi soggetti anch'essi ad influenze e raccomandazioni. Ufficiali che, bisogna dirlo, rimasero in gran maggioranza fedeli alla dinastia, dinastia alla quale dovevano spesso molto - g li ufficiali provenienti dalle famiglie nobili con tradizioni militari - o quasi tutto, come gl i ufficiali di modesta origine, che avevano trovato nell 'esercito uno strumento cli sia pur lentissima promozione soc iale. Ed è degno di nota e di elogio che questi ufficiali si siano stretti intorno a!le loro bandiere proprio quando le sorti della guerra volgevano al peggio. Gli storici filo-borbonici, infine, hanno sostenuto che il Regno cadde per l' appoggio fornito al nemico da alcune potenze europee - ed è vero - e, soprattutto, per il tradimento cli molti generali ed ufficiali superiori, ciò che per l'esercito è tutto da d imostrare. È certo che Garibald i venne aiutato, specie in Sicilia e in Calabria, da indecisioni e da errori sul campo dei comandanti borbonici , così com'è certo che ci furono ufficiali che passarono al nemico, specie nei momenti di grande imbarazzo e di grande confusione in Calabria e a Napoli - e sarà sempre assai arduo sapere se questa scelta fu un atto di fede in una futura Patria italiana o un tentativo cli precostituirsi dei meriti p resso il vincitore - ma non è stato certo per tradimento da parte dei militari che i Borbone han no perso il trono, caso mai , ed è forse pii:1 grave, per la loro incapacità di scegliere dei collaboratori validi e capaci. Le cifre testimoniano, con la loro stessa forza, della fo ndamentale fedeltà degli ufficial i
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alla dinastia e del piccolo numero di supposti traditori (almeno di quelli, generali ed ufficiali superiori, in grado di influenzare l'andamento della campagna). Dei circa 4.000 ufficiali riportati sui ruoli del 1860 - e nel corso del!' anno il loro numero si dovette accrescere - ottennero di passare nell'Esercito Italiano, superando il vaglio di una commissione che tendeva a discrim inare i nostalgici, soltanto in 2.311, diversi dei qual i avevano segu ito il sovrano fino a Gaeta. Gli altri chiesero ed ottennero la pensione o si ritirarono alle loro case o, in alcuni sporadici casi; scelsero l'esilio. Di questi 2.311 soltanto 10 erano i generali, 11 i colonnelli, 9 i tenenti colonnelli, 65 i maggiori, 282 i capitani, 1.571 i subalterni, 363 i medici, veterinari e cappellani (31). Dei 2.311 , poi , ben 862 appartenevano al ruolo Sedentari e 363 erano, come s'è detto, medici, veterinari e cappellani. Soltanto 1.086 ufficiali, quindi - e tra questi pochissi mi quelli di cavalleria - furono inm1essi in servizio attivo e non pochi trn costoro l'avrebbero lasciato neg li anni immediatamente success ivi per motivi che oggi definiremmo d'incompatibi lità ambientale. Che poi nell'esercito borbonico accanto ad ufficiali fedeli, ma tecnicamente non troppo validi, ed a generali incapaci ci fossero , logicamente, elementi di valore è testimon iato dalla carriera che alcuni di loro fecero poi in un esercito ed in un ambiente che certamente non erano troppo ben disposti verso quanti venivano dal Paese dello lava, dalla terra da pipe. A parte il caso di Pianell e di Nunziante, entrati nel Regio Esercito già come generali , e che si distingueranno nella campagna del 1866, basterà qui ricordare che provenivano dall'esercito borbonico Domenico Primerano, che succederà a Coscnz - un altro ex - come Capo di Stato Maggiore, Bernardino Milon, che sarà Ministro della Guerra, Achille Afan de Rivera, che sarà Sottosegretario alla Guerra e poi !Vfinistro dei Lavori Pubblici, Feder.ico Pizzuti, già Guardia del Corpo, che sarà comandante generale dell 'Arma dei Carabinieri Reali, e poi, tra gl i altri, i generali Guarasci, Sponzilli, Briganti, Lahalle, May, Consalvo e Morcaldi. Sì è parlato degli ufficiali, s i deve parlare dei sottufficiali e dei soldati dei quali non si può che lodare l'attaccamento alla bandiera e la fedeltà al re. Certo avevano tutti i pregi e tutti i difetti di un esercito di caserma con un livello non elevato di addestramento e la loro fedeltà era solo dinastica, ma il patriottismo e l'idea di un'Italia unita avevano difficoltà a penetrare nelle campagne, dalle quali proveniva il grosso dei soldati, ed erano sostituiti da un sentimento d'identificazione con la dinastia e d'avversione nei riguardi dei suoi nemici, esterni o interni che fossero, anche perchè per molti dei soldati e, soprattutto, dei sottufficiali dinastia ed esercito offrivano la possibilità di condurre una vita un po' rneno stentata d i quella che avrebbero dovuto condurre nei paesi d'origine . Questi sentimenti non potevano non cozzare contro il richiamo alle armi nell'Esercito Italiano per completare il periodo di ferma, disposto nel 1861, per quanti , prima e dopo Gaeta, erano stati provvisoriamente rimandati alle loro case. Questa decisione determinò i] passaggio alla macchia di moltissimi tra i richiamati e contribuì, forse in maniera determinante, alla grande esplosione del brigantaggio. Passaggio tra le fi le dei briganti che si sarebbe assai probabilmente evitato se ci si fosse astenuti dal richiamo, tanto p iù che i vertici dell'Eserc ito Italiano, La Mannora e Cialdini in testa, non comprendevano e non apprezzavano affatto il soldato napoletano, di cui non si fidavano e che reputavano capace di corrompere il resto dell'Esercito. Ma al brigantaggio, che almeno nella sua fase iniziale ebbe anche motivi politici, diedero apporto solo i soldati e, soprattutto, una parte dei sottufficiali (3 l ) Dati della Relazio11e al Sig. Mi11is1ro della (ìuerra illlomo agli awnellli e diminuzioni venfirntisi nel personale degli l(({itiali de/l'Esercito Italiano dalle annessioni delle varie provincie al 31 dicembre 1864 . Torino. 1865.
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borbonici . Gli ufficiali napoletani, salvo casi eccezionalissimi, non si diedero mai alla macchia, non presero le armi e cosÏ a questa, c he fu una vera e propria gue rra civile, non si può dire che abbia partecipato, in quanto tale, l'esercito napoletano. Questo aveva cessato di esistere, e non solo ufficialmente, con la caduta cli Gaeta e delle allre piazze, offrendo, al termine della sua esistenza, una prova degna di ammirazione (che purtroppo i vincitori non seppero o non vollero riconoscere appieno) e salvando l'onore delle armi borboniche grazie al sacrificio degli ultimi difensori del p lurisecolare regno meridionale, Italiani morti combattendo contro altri Italiani, come r iconoscerà , oltre al vincitore di Gaeta, anche un grande storico non certo sospetto di simpatie borboniche, Benedetto Croce, nella sua celebrata Storia del regno di Napoli.
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Capitolo II
Struttura dell'esercito
II.I. Ministero
Il decreto del 12 dicembre 1830 che, abolendo il Comando Generale del Real Esercito, riordinava amministrazione ed alti comandi, precisava che tutto quanto atteneva a ll' ambito militare doveva far capo al Min istero della Guerra per essere portato a conoscenza del re, il quale, per lo stesso tramite, avrebbe poi comun icato le sue sovrane deliberazioni. La struttura del M inistero rimaneva comunque invariata, secondo quanto prescritto dal decreto del 16 agosto 1830, con 4 ripartimenti, diretti da ufficiali di ripartùnento, suddivisi a loro volta in 3 carichi, dipendenti da iifJiciali di carico, che disponevano di ufficiali di 3 classi e cli sopranumerari come collaboratori, in tutto circa 60 persone. Il primo ripartirnento si interessava degli affari generali e ciel personale militare, il secondo di tutto quanto atteneva all ' artiglieria, a l genio ed alle scuole militari, il terzo aveva competenza su leva, pensioni e giustizia militare, il quarto, infine, si interessava degli ospedali militari e di ogni altro aspetto dell'amministrazione mi litare. Nel corso degli a nni, aumentando la forza dell'esercito, aumentava il lavoro ed aumentò anche il personale del Ministero, al di là di quanto previsto nel 1830. Troviamo così nei ruoli ciel 1860 6 ufficiali cli ripartimento, 6 ufficiali di carico cli primo e 7 cli secondo rango, 6 ufficiali di Ia c lasse di 1° rango e 6 cli 2°, altrettanti ufficiali cli 2a classe, 9 uffic ial i cli 3a classe cli 1° rango e IO di 2°, 12 ufficial i soprannumerari, 20 alunni con soldo e 36 senza soldo. Dai ruoli risulta anche che i legami famigliari dovevano avere la loro importanza visto che troviamo 5 Zezon, 5 A ntonelli, 3 Micheroux e così via. Soltanto nel marzo di quel 1860, con un decreto del giorno 5, si prendeva ufficialmente atto delle accresciute esigenze dell'esercito e dell'accresciuto numero di funzionari ed impiegati ciel Ministero e si prescriveva che, per il futuro, il personale dovesse comprendere 5 ufficiali di riparti mento, 15 ufficiali di carico, 15 ufficiali di Ia classe cd altrettanti di 2a e 3a divisi tra I O e 2° rango, I5 ufficiali soprannumerari e 30 alunni con soldo (soldo che, in quest' occasione, era fissato per tutto il personale) . Veniva anche prescritto che l'avanzamento, s ino ad ufficiale cli 3 11 classe, avesse luogo per esame e poi per anzianità. Era precisato che il passaggio ad alunno con soldo era riservato per concorso interno agli alunni senza soldo esistenti, purcbè con almeno 16 anni di età; in futuro, poi, al concorso sarebbero stati ammessi esclusivamente i figli dei funzionari del Ministero, dei generali, degli ufficiali superiori e dei capitani. Infine il decreto, all ' articolo 8, proibiva esplicitamente il doppio lavoro.
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Scorrendo l'elenco dei ministri nel trentennio di nostro interesse s i può notare come, a seconda delle necessità del momento, fossero scelti generali di prestigio e di esperienza o ufficiali solamente dotati di competenza in campo amministrativo. Il 15 luglio 1831 il generale Giovan Battista Fardella era nominato direttore ciel Ministero (questo era il titolo che spettava a chi reggeva un dicastero senza essere nominato ministro) al posto del maresciallo di campo Bracchetti, che ritornerà in carica nel 1835 restandovi per un decennio. Dal 1845, come direttore, e dal 30 gennaio 1848, come ministro, il marescial lo di campo Giuseppe Garzia era alla testa del dicastero. Il 6 marzo 1848 gli sube ntrava il colonnel lo degl i Ubcrti , che restava in carica meno di un mese, sostituito a sua volta dal brigadiere Raffaele del Giudice. Il 16 maggio era nominato ministro un uomo di altro peso, il maresciallo di campo Francesco Pinta principe d'Ischitella, vecchio ufficiale murattiano cli notevole esperienza, che durerà in carica fino al 1856 per essere sostitu ito dal brigadiere Carlo Piccenna che resterà, come direttore, s ino al giugno 1859, quando sarà nominato Intendente Generale. Gli subentrava, come ministro, il tenente generale Carlo Filangieri di Satriano che si dimetteva nel marzo del 1860. In 6 mesi si succedevano i marescialli di campo Francesco Anton io Winspeare, Giosuè Ritucci e Giuseppe Salvatore Piane!!. Il 7 settembre era nominato ministro il tenente generale Francesco Casella che, diventato anche presidente ciel Consiglio dei Ministri, era affiancato dal colonnello Antonio U lloa quale direttore.
11.2. I Comandi
Abolito il Comando Generale del Real Esercito, il decreto del 12 dicembre 1830 disponeva che tutte le truppe fossero suddivise in due eserciti cli guarnigione, al di quà ed al cli là ciel Faro, agli ordini cli due Comandanti Generali delle Armi, con residenza a Napoli e a Palermo, che avrebbero emanato i loro ordini attraverso i governatori di piazza ed i comandanti di provincie e di valli, i quali ultimi, attraverso i comandanti delle piazze, li avrebbero fatti pervenire ai corpi delle rispettive guarnigioni. Erano sciolte le brigate di cavalleria e di fanteria esistenti con la riserva cli formare, in caso cli bisogno, delle brigate - o addirittura delle divisioni - di istruzione i cui comandanti sarebbero stati posti direttamente agli ordini dei Comandanti General i dell e Armi. Sebbene organo anch'esso del ministero della Guerra il Comando Generale di Napoli s i trovava spesso a contatto diretto col sovrano, che rivestiva la carica di Capitan Generale dell' esercito. In molte occasioni il re trasmetteva direttamente a quel Comando le sue determinazioni e non tramite il ministero, chiamato quindi a sancirle amministrativamente ex post. In caso di guerra era prevista la nomina cli un comandante in capo, alle dipendenze del n:linistro della guerra, avente ai suoi ordini diretti i comandanti delle cli visioni e delle brigate istituite per l' occasione. La Guardia Reale - secondo il decreto - doveva essere comandata da un colonnello-generale ispettore, mentre l'i spezione cli ogni arma era demandata ad un ispettore (denominato direttore generale nelle armi facoltative). La Fanteria poteva però avere piì:1 d i un ispettore. Per l'avvenire agli ispettori non sarebbe più spettato il comando della rispettiva arma, ma la sola 1spez1one. Di là a poche settimane queste norme erano ampliate con l'Ordinanza di S.M. pel gover-
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no, il servizio e la disciplina delle Reali Truppe nelle piazze ciel 26 gennaio 1831 , il cui Titolo primo, cli 219 paragrafi , era appunto intitolato De' comandi, delle ispezioni e delle direzioni generali. Con quest'ordinanza venivano minuziosamente indicati prerogative e compiti di ogni singolo comandante, con un particolare rilievo per i governatori e per i comandanti di piazze cli guerra, piazze aperte, piazze eventuali, isole, forti, cittadelle e castelli. Il secondo capitolo Delle ispezioni e direzioni generali specificava che agli ispettori erano affidate la manutenzione e l'amministrazione delle truppe e del materiale loro appartenente. Dovevano quindi controllare l' operato dei consigli di amministrazione dei corpi , esaminandone i libri, conservare ed aggiornare i fogli matricolari di ufficiali e truppa, ricevere dai corpi le situazioni della forza, del materiale, del vestiario, delle munizioni nonchè la comunicazione dei progressi nell'addestramento, delle punizioni e dei trasferimenti. Due volle l ' anno g li ispettori dovevano passare una rivista d ' ispezione a i corpi loro sottoposti redigendo un' apposita relazione (la rivista poteva essere passata anche in via straordinaria, per ordine del re o del ministro della Guerra). Queste riviste servivano anche per far passare ai veterani, agli invalidi o al ritiro i soldati e sottufficiali in cattive condizioni fisiche. Era di competenza degli ispettori, infine, la promozione ad aiutante, porta-bandiera e porta-stendardo mentre, per gli ufficiai i, si limitavano ad avanzare proposte per la copertura dei posti vacanti. Un estratto delle disposizioni contenute nell'Ordinanza sopra citata, sotto forma di regolamento, era stato pubblicato qualche g iorno prima allegato ad un apposito decreto. li seguente prospetto riassuntivo ind ica le Ispezioni delle Armi e le Direzion i Generali che esercitavano queste funzioni .
ISPEZIONI DELLE ARMI E DIREZIONI GENERALI
Dettaglio dei Co1pi della Guardia Reale Fanteria di linea Gendarmeria Reale Cavalleria di Linea Corpi Esteri Direzione Generale degli Ospedali Direzione Generale dei Corpi Facoltativi: - Materiali di Artiglieria e Genio di quĂ del Faro - Materiali di Artiglieria e Genio di lĂ del Faro - Personale - Ufficio Topografico ed Istituti di Educazione Militare - Manifatture Militari Truppe Sedentarie Forz.a Doganale Il Progetto della Reale Ordinanza del servizio delle truppe in campagna, del 1844, sviluppava nel suo primo capitolo De/l'ordinamento dell 'esercito e dei comandi le disposizioni per il tempo di guerra conte nute nel decreto del 1830. Era previsto che, in caso di operazioni belliche, l' ese rcito fosse comandato da un generale, nominato dal re, avente ai suoi ord ini delle bri -
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gate, almeno su 2 reggimenti o un corrispondente numero di battaglioni, e delle divisioni, su almeno 2 brigate. Due o più divisioni di fanteria formavano un Corpo d'Esercito, più div isioni di cavalleria formavano invece la Riserva di cavalleria. Corpi d 'esercito, divisioni e brigate erano distinti da un numero progressivo, ma nei rapporti cli azioni cli guerra dovevano essere indicati col nome del rispettivo comandante. Compagnie e squadroni di deposito dei corpi clel1' esercito cli operazione restavano invece sotto la direzione degli ispettori d'arma. A proposito di ispettori c ' è eia notare come nel 1859, per l'aumento delle unità di fanteria, un ordine del giorno del 23 settembre stabiliva che vi fossero per quest'arma due sotto-ispettori, uno per il materiale e l' amm ini strazione e l' altro per il personale, e che tutto il servizio fosse ripartito tra un segretariato e 3 sezioni, con 8 ufficiali come capi e vice-capi sezione, oltre ad un certo numero cli veterani come scritturali. Per quanto atteneva alle p iazze ed ai loro comandi aveva provveduto un decreto del 21 gi ugno 1833 che, dopo aver abolito quallro piazze in Sicilia ed una sul continente e dopo aver declassato a batteria due forti, d ivideva in quattro classi piazze e forti. Erano piazze di Ja classe Napoli , Gaeta, Capua, Palermo, Messina e S iracusa, di 2a classe Forte S. Elmo e Castel Nuovo a Napoli, Pescara, Taranto, Civitella del Tronto, il forte d i Castellamare a Palermo, la cittadella cli Messina, Trapani e Augusta , cli 3a classe Forte dell'Ovo e forte del Carmi ne a Napoli, i forti cli Ischia e Baia, le isole cli Capri e Ponza, Milazzo, le isole di . Ustica, Pantelleria, Lipari e Fav ignana, il forte di Term ini e il molo cli Girgenti, di 4u classe, infine, Gallipoli, Brindisi, Manfredonia, isola di Tremiti, Barletta, Aquila, Crotone, forte ciel Granatello, Ventotene, forte S . Salvatore, Torre del Faro e fo rte Gonzaga a Messina, castell i di Licata, Colombaia, Capo Passero, ciel molo cli Palermo e i forti cli Santa Caterina, S . Giacomo, S . Leonardo e quello di Pozzallo. Successivamente, nel 1848, Procida era elevata a pia1,za di 3a classe, così come Otranto nel 1850, mentre nel 1852 erano dichiarate piazze di 4a classe Reggio, Scilla, e i forti Garzia e Vittoria ad Augusta. Le piazze cli 1a classe erano affidate a generali, quelle di 2a a colonnelli, quelle di 3a ad ufficiali superiori e quelle di 4a, infine, a capitani. I comandanti erano affiancati da un numero variabile cli ufficiali dello Stato Maggiore delle Piazze con le cariche cli Tenente di re (solo a Napoli e a Palermo) , maggiore d i piazza (ufficiale superiore), aiutanti maggiori (capitani), aiutanti e segretari (ufficiali subalterni). Un decreto del 17 febbraio 1834 precisava il personale addetto ad ogni piazza o forte ciel regno.
U.3. Stato Maggiore dell'esercito
Con la nomina ciel principe Ferdinando a Comandante Generale cieli ' esercito, il 29 magg io 1827 ei·a stato ricostituito lo Stato Maggiore dell' esercito, agli ordini del Quartier l\!Iastro Generale e formato da un Sotto Quartier Mastro Generale e da 12 capitani . Nel 1830, al momento dell'ascesa al trono di Ferdinando, uno dei posti eia capitano era vacante e gli altri 11 erano occupati da 5 ufficiali di fanteria, 3 di artiglieria, 2 ciel genio ed uno cli cavalleria. , Ogni giorno allo Stato Maggiore erano presenti un capitano di giornata ed un subalterno di guardia. Il decreto di riordino dell'esercito napoletano del 21 giugno 1833 per guanto riguarda lo
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Stato Maggiore prevedeva che esso dovesse essere composto da un colonnello capo di Stato Maggiore, da un sottocapo tenente colonnello o maggiore, da J 2 capitani e da 12 ufficiali subalterni aggiunti. Gli ufficiali superiori e i capitani dovevano essere tratti dalle varie armi dell' esercito, nei cui ruoli essi continuavano a figurare, ma il loro incarico sarebbe stato ricoperto da qualche altro ufficiale. Gl i ufficiali subalterni aggiunti rimanevano invece interamente in carico ai loro corpi. T ra i d11f'. Comandi Generali di Napoli e Palermo erano suddivisi i quadri ciel Corpo di Stato Maggiore. In particolare (dati del 1858): - presso il Comando di Napoli erano dislocati il Capo di Stato Maggiore, 6 capitani e 13 ufficiali subaltern i aggiunti; - presso il Comando di Palermo erano dislocati il Sotto-Capo di Stato Maggiore, 6 capitani e 13 ufficiali subalterni aggiunti . Per entrare a far parte ciel lo Stato Maggiore era necessario l'esito favorevole di un esame. Questo compre nd eva, nel 1844, le seguenti materie: Geometria solida, Trigonometria, Geometria p ratica, Algebra, Memoria cli strategia, Fortificazione di campagna, Ord inanza d i piazza, Ordinanza amministrativa, Statuto penale militare, Ordinanza di campagna, Geodesia, Modo di scrivere, Disegno, Francese e Inglese o Tedesco, Evoluzioni sul terreno ciel battaglione o dello squadrone, Modo cli cavalcare. Il giudizio di mediocre anche in una sola delle materie annullava tutti gli altri giudizii di bene e di ottimo ('). Al le dirette dipendenze dello Stato Maggiore furono in seguito posti anche un mezzo squadrone di cavalleria (le Guide) e una compagnia di fanteria (i Carabinieri). L'8 luglio 1839 venne infatti costituito il mezzo squadrone (compagnia) delle Guide dello Stato Maggiore, composto da un primo e un secondo sergente, 2 caporali, 4 trombetti e 40 soldati. Gli uomini dovevano essere scelti tra i piĂš anziani e meritevoli della cavalleria della Guardia Reale e della linea. La residenza ordinaria dello squadrone doveva essere la capitale. Svolgevano il servizio di ordinanze degli ufficiali dello Stato Maggiore. Fino al 1859 la compagnia non aveva ufficiali propri, ma era comandata dagl i ufficiali dello Stato Maggiore. L'ispettore dello squadrone era lo stesso Capo dello Stato Maggiore ed il reparto era amm inistrato da un apposito Consiglio composto da un capitano del corpo cli Stato Maggiore come presidente, un altro capitano e un ufficiale subalterno aggiunto come membri, e ancora un ufficiale subalterno aggiunto per segretario e quartier mastro. Il 31 luglio 1859 fu stabilito che la compagnia delle Guide dello Stato Maggiore dovesse assumere la forza di uno squadrone regolare di cavalleria, sulla base dell'organico cli pace decretato nel giugno 1833. Gl i ufficiali dello squadrone vennero scelti tra quelli dei reggimenti cli cavalleria in servizio. Il 28 luglio 1852 venne in aggiunta costituita la compagnia dei Carabinieri dello Stato Maggiore dell'Esercito (Guide a piedi), impier;ando a ta l fine la prima compagnia scelta del reggimento Carabinieri a piedi. L'ispezione, il consiglio di amministrazione e il quartiennastro della compagnia dovevano essere gli stessi delle Guide dello Stato Maggiore . La compos izione della compagnia era la seguente: un capitano, un primo e un secondo tenente, un alfiere, un primo sergente, 4 secondi sergenti , un caporal foriere, 8 caporali, 4 trombetti, 20 carabinieri di 1a classe e 122 d i 2a classe.
( J) Ordine del g iorno I I marzo 1844.
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11.4. Fanteria La fanteria del real esercito era composta dalla fanteria di linea nazionale (9 reggimenti nel 1830, 12 nel 1833 e poi gradualmente portata al numero di 16 reggimenti, incluso uno di Carabinieri a piedi istituito nel 1848), dalla fanteria svizzera (4 reggimenti), dalla fanteria leggera (6 battaglioni Cacciatori che d iverranno nel corso degli anni 16) e dalla fanteria della Guardia reale (due reggimenti di Granatieri e uno di Cacciatori, il reggimento Real Marina (in hrigata con il reggimento Cacciatori della Guardia Reale) e dal 1856 dal battaglione Tiragliatori del la Guardia Reale. Dopo la loro sollevazione nel 1859 i 4 reggimenti svizzeri vennero licenziati e in loro vece vennero costituiti 3 battaglioni di Carabinieri-leggeri esteri.
11.4.l . Fanteria di linea nazionale
Nel 1830 la fanteria di linea del l' eserc ito napoletano era costituita da 9 reggimenti, cioè 1 ° Re, 2° Regina, 3° Principe, 4 ° Principessa, S 0 Borbone, 6° Farnese, 7 ° Napoli, 8° Palermo e il reggimento Siciliano. La composizio ne dei corpi era regolata da quanto disposto col decreto ciel 29 maggio dello stesso anno. In base ad esso ogn i reggimento doveva venire composto da uno stato maggiore, stato minore e 3 battaglioni. C iascuno dei primi due battaglioni era formato da 6 compagnie, di cui una di granatieri, una cli cacciatori e 4 d i fucilieri . il terzo battaglione doveva avere solo le 4 compagnie d i fucilieri. Il totale della forza organica di un reggimen to doveva essere di 2032 uomi ni tra ufficiali , sottufficiali e truppa, ripartiti nella maniera descritta nel seguito. Lo stato maggiore era fo rmato dal colonnello, tenente colonnello, tre maggiori, un capìtano ai utante maggiore, un ufficiale subalterno quartiermastro, 2 ufficial i subalterni di dettaglio, 3 cappellani, un primo, un secondo ed un terzo ch irurgo. Lo stato minore comprendeva 3 aiutanti sottufficiali , 3 portabandiera, 3 primi sergenti forieri, un tamburo maggiore, 2 caporali tamburi , un caporale dei guastatori, un primo sergente profosso, un capo banda, 11 musicanti, un suonatore cl i gran cassa, uno cli cassa rullante, 2 di piattini, 2 maestri armieri, un maestro sarto, un maestro calzolaio. Ogn una del le 16 compagnie aveva un capitano, un primo ed u n secondo tenente, un alfiere, un primo e 4 secondi sergent i, un caporale for iere, 8 caporali , 2 tamburi , un p iffero o un cornetta, un guastatore e 102 soldati. Lo stesso organ ico doveva valere per i reggime nti sicil iani ; in questo caso era però previsto che l'aumento di organico da 112 a 124 uomini per compagnia dovesse avvenire a carico dell'erario e non degli organizzatori delle singole compagnie. Il 7 marzo 1831 venne stabilito cl i agg iungere al reggimento Siciliano una compagnia della stessa forza e composizione delle altre J 6 che lo componevano; tale compagnia, denominata Compagnia ausiliaria del reggimento Siciliano, aveva stanza a Capri ed era un reparto di punizione . Il 16 dicembre 1832 fu stabil ito che nelle compagnie cacciatori dei reggimenti della fanteria di linea, oltre alla cornetta p revista dal!' organico, vi fossero anche 2 soldati vestiti e armati come cornette. Con la riforma dell'esercito del 21 giugno 1833 la fanteria di linea ve nne riorganizzata in 12 reggimenti nazionali. 11 p rovved imento portava a compimento il lavoro svolto
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dalla Giunta dei Generali incaricata di riordinare le istituzio ni mil itari napoletane che avevano appunto suggerito u na tale misura. I 12 reggimenti costituenti la fanteria nazionale dell a linea furono denominati : 1° Re, 2° Regina, 3 ° Principe, 4 ° Principessa, 5° Borbone, 6° Farnese, 7° Napoli, 8° Calabria, 9° Puglia, 10 ° Abruzzo, 11 ° Pa/enno e 12° Messina . In base a i decreti sui q uali pogg iava cleu a riforma og ni reggimento era composto da 2 battaglioni e eia uno stato maggiore e u no stato minore. Lo stato maggiore cli ogni reggi mento era composto dal co lo nnel lo, da u n tenente colonnnello, 2 maggiori, un aiutante magg iore, un q uartier mastro, 2 chirurghi, e 2 cappel lan i. Lo stato minore era composto da 2 aiutanti (uno per battaglione), 2 portabandiera, 2 forieri maggiori, un tamburo maggiore, 2 caporali tamburi, u n caporale dei guastatori, un prevosto, un capo banda, 11 mus icant i, 4 accordi cli musica, 2 maestr i armieri, un capo sarto e un maestro calzola io . Ogni battagl ione aveva 6 compagnie, 4 di fuc ilieri (o ciel centro), una cli granatieri ed u na d i cacciatori e una settima di deposito . In tempo di pace una compagni a doveva essere compo sta eia un capitano, un p rimo ed un secondo tenente, un alfiere, un primo e 4 secondi sergent i, un fo riere, 8 caporali, un guastatore, un apprend ista cli musica, un trom betta, due tamburi e 80 com uni, in totale 100 individ ui. Sul piede d i guerra alla compagn ia veni vano aumentati 59 comun i e un tamburo. Sul p iede d i guerra ogni reggimento avrebbe fo r mato un terzo battaglione. Questa organizzazione (come per la quas i totalità dei corpi) rimase la base per tutto il periodo success ivo, salvo le mod ifiche apportate agli organ ici nei periodi d i mobilitazione del 1848. Per la esecuzione del decreto che comportava u na complessa operazione di mov imenti d i uomini vennero emesse dettagl iate istruzioni. Il 1 ° regg imento Re ed il 2° Regina veni vano costitui ri nella p iazza cli Gaeta e composti dai 2 primi battagl ioni degli esistenti reggimenti dello stesso nome, così come il 3° Principe ne ll a p iazza cli Napol i e il 4 ° Principessa in quelle di Aqui la e Chieti. Analogamente i due regg imenti all ora di guarnigione in Pale rmo, il 5 ° Borbone e il 6° Farnese, e il 7° Napoli , n e l la cittadellla di Messina, sarebbero stati costituiti dai 2 primi battaglio ni es istenti . L' 8° di li nea Calabr ia, che r isultava essere un nuovo reggimento, sarebbe stato costituito dal primo e secondo battaglione del reggimento Palermo nelle piazze di Trapan i e Siracusa. Il 9° Puglia sarebbe stato co mposto dei terzi battaglioni degli esis tenti regg imenti di Napol i, Palermo e Farnese, nelle piazze d i Palermo e di Mess ina. Il 10° d i lin ea Abruzzi si fo rmava con i terzi battaglioni dei reggime nti es istenti d i Re. Regina, Principe e Principessa e Borbone nella p iazza di Gaeta . Gli uffic iali ciel terzo battaglio ne d i Borbone avrebbero invece costi tuito il quadro uffic iali iniziale del 12° Messina, così co me i sottufficiali dei cinq ue terzi battaglioni prirna e lencati sarebbero passati nelle prime se i compagnie del nuovo reggimento . L' 11° Palerrno e il 12° Messina dovevano venire formati ne lla piazza di Capua, il pri mo s ul la base ciel primo e terzo battaglione del l'esistente regg ime nto Siciliano ed il secondo dal second o battaglione dello stesso regg imento, dagli ufficiali di Borbone e sottufficiali dei terzi battag lion i come sopra accennato e dagli uomini che sarebbero avanzati dal la fo rmazione del deci mo di linea. Il 23 g iugno 1840 un ordi ne reale (peraltro non riportato nella collezione dei Decreti e Leggi, ma emanato mediante u na circolare ministeriale) stabiliva che dal 1° cli luglio, co n g li uomini esistenti nelle compagnie cli deposiro dei reggimenti della fanteria di linea, si dovesse o rganizzare un nuovo reggimento cli fanteria di linea hazionale, eia denom inarsi il 13° Lucania, con un organico della stessa forza e composizione degli altri reggimenti nazional i, anche se al momento veniva decretata la formaz ione d i 10 compagnie di fucilieri e di 2 sole
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scelte, cioè una di granatieri e una di cacciatori. Il reggimento non venne posto in brigata con a ltri. A metà di agosto con la 9a e la I compagnia del centro, cioè di fucilieri , del reggimento vennero costituite le seconde compagnie di granatieri e cacciatori (2). Già al primo luglio il reggime nto Lucania contava 1236 uomini . L'otto settembre, in occasione della parata di P ied igrotta, che avveniva ogni anno, a l reggimento furono consegnate le bandiere, dopo averle benedette ne ll a basilica di San Francesco di Paola. Il 14 aprile 1848 fu stabili to di formare la nona e decima compagnia di fuci lieri in ogni reggimento cli fante ri a di linea, ad esclusione dell ' ottavo reggimento che formava solo la 9a, e il 30 dello stesso mese veniva deciso cli portare tutte le compagnie della linea alla forza di 150 individui. Il 24 novembre 1848 venne stabilito di formare il terzo battaglione attivo per l' 11 ° reggimento cli fanteria, mentre il 5 dicembre venne stabilito di formare quello del 1° reggimento Re (l'ordine venne nuovamente ribadito il 28 aprile 1849), inizialmente su sole 7 compagnie, ma il 12 maggio venne deciso di costituire un'ottava compagnia a l battaglione. Fu questo, comunque, l'unico reggimento ad avere il terzo battaglione previsto dagli organici sul piede di guerra, in occasione delle campagne del 1848-1849. Il 15 aprile 1849 venne deciso di portare l'organico delle compagnie di linea da 150 a 160 uomini, cosicchè la fanteria era sul piede di guerra permanentemente, secondo le prescrizioni del gi ugno 1833, almeno per quel che ri guardava la forza delle compagnie. Il 30 ottobre 1851 venne ribadita la composizione che avrebbero dovuto avere le bande della fanteria e le fanfare dei battaglioni cacciatori (nonchè quelle dei reggimenti d i cavalleria). Per quanto riguarda i reggime nti della fanteria d i linea si stabili va che ogni banda avrebbe dovuto essere composta da un capobanda, 11 musicanti, 4 suonatori di accordi, 14 apprendisti e 14 individui eia prelevars i dalla classe dei soldati. Il 22 novembre l 85 I fu stabi lito che ogn i compagnia di fanteria sul piede di guerra avrebbe dovuto avere 3 tamburi. Il 5 gennaio 1856 venne emanato un decreto reale per modificare la composizione della fan te ria della linea e della guardia. Venne infatti stabilito con tale decreto che ogni reggimento di fanteria dovesse essere composto da 12 compagnie (su 2 battaglioni), ognuna con 4 ufficiali e 160 uomini di truppa e da una tredicesima compagnia di deposito, senza uffic ia li con il solo quadro di un primo sergente, 4 secondi sergenti, un caporal foriere e 8 caporali, un guastatore, un apprendista e 4 tamburi o trombe. Con tale decreto veniva soppressa la quattord icesima co mpagnia (la seconda di deposito) di ogni reggimento. Nello stato maggiore reggime nta le veniva soppressa la carica di capitano a iutante maggiore e le sue funzioni venivano devolute al meno anziano dei maggiori; lo stato minore manteneva due aiutanti, ma un solo portabandie ra. Veniva anche stabilito che il terzo battaglione del 1° regggimento cli fanteria di linea Re, a fa re inizio dal primo febbraio 1856, avrebbe costituito il 9° battaglione Cacciatori. Il 18 agosto 1859 vennero formati 2 nuovi reggimenti di fanteria di linea, denominati 14° Sannio e 15° Messapia per sostituire in parte i reggimenti svizzeri che e rano stati licenziati; i due reggimenti ricevettero le bandiere il 30 dicembre 1859 (3). Durante l' ultima fase della campagna ciel Volturno e della difesa di Gaeta furono sciolti e riorganizzati molti corpi, eliminando le unità più provate e ricostituendone alcune. Il 15 set-
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(2) A.S.Na lspez. 75. (3) Giornale Ufjìcia/e delle Due Sicilie. dicembre I 859.
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tembre 1860 vennero sciolti I' 11 ° reggimento Palenno, il 12° Messina, il 13° Lucania e il 15° Messapia . Le 8 compagnie residue de l 14° Sannio venivano passate, insieme agli uomini del reggimento Carabinieri a piedi, ne l 2° Rer:ina al fine di i·endere il corpo completo di organici, O mentre gli altri dovevano passare al 4 ° Principessa . Il I nove mbre veniva ricostituito in Itri I' 11 ° reggi me nto Polerrno.
II.4.2. Reggimento Carabinieri a piedi
Il 16 a prile 184 8, con gli e le me nti più meritevoli de lla disciolta Gendarmeria reale a piedi, che non erano stati passati nella Guardia di Pubblica Sicurezza, era stato organizzato un nuovo reggimento d i fanteria su 2 battaglion i, che p re ndeva rango subito dopo q uelli della G uardia Reale, q uello dei Carabinieri a piedi. La compos izione del nuovo corpo era qu asi identica a quella degli a ltri reggimenti della linea; come era stato per la Gendarmeria il corpo agli iniz i fu lasciato alle dipendenze del M inistero dell ' interno. Il reggimento veniva ritenuto una fo rmazione di compagnie scelte. Ciascuno dei 2 battaglioni fu composto d i una compagnia sce lta (che conservava i berrettoni a pe lo che avevano le 2 compagnie scelte della Gendarmeria Reale), 4 compagnie d i carabinieri, una compagnia cli volteggiatori e una compagnia di deposito; tutte le compagnie avevano inizialme nte solo trombe e no n tamburi. In luogo della banda al reggimento Carabinieri a piedi fu assegnata la fa nfara che e ra stata della G e ndarmeria a pied i. Lo Stato maggiore del corpo si doveva comporre de l colon nello, tenente colonne llo, 2 maggiori, u n capitano aiutante magg iore, un quartier mastro, 2 cappellani e 2 chirurghi ; lo stato m inore era composto da 2 a iutanti sottufficiali, 2 primi serge nti forieri , 2 caporal trombetti, 2 maestri armieri, un caporale dei guastatori e 36 musicanti. Ogni compagnia era formata dal capitano, un p rimo ed un secondo tenente, un alfie re, un primo e 4 secondi sergenti, un foriere , 8 caporali, 3 trombetti, un g uastatore e 94 carabinieri o volteggiatori . Il 14 luglio 1848 venne ordinato che il reggimento Carabinieri organizzasse le 2 compag nie di deposito come g li altri corpi di fanteria e il 17 sette mbre de llo stesso anno fu disposto che ogn i compagn ia dovesse e ssere portata alla forza di 130 uomini di truppa. In seg uito, nell'aprile del 1849, le compagn ie furono portate a lla forza, prima di 150 uomini , e , poi, di 160, come era stato disposto per gli altri reggi menti di fanteria. Il 26 novembre 1849 il reggimento passò inte ramente alle dipendenze ciel Ministero della Guerra sotto la Ispezio ne della fanteria di linea; in tale occasione la fanfara venne mutata in una banda ordinaria e si fornivano a lle compagnie di carabinieri i tamburi, lasciando le trombe alle 2 compagnie scelte e alle 2 di volteggiatori. II 18 aprile 1850 fu stabilito che il reggime nto Carabinieri a piedi dovesse numerare le compagnie come g li a ltri reggimenti cli fanteria, cioè nel I O battagl ione la I a scelta, I a , 2a, 3a e 4a carabinieri e la la volteggiatori e nel 2° battaglione, la 2a scelta e 2a volteggiatori e dalla 5a alla carab inieri, la 9a e la 10a essendo le 2 compagnie cli deposito. Il 22 settemb re 1850 venne formata una banda ne llo s ta to minore cie l reggimento Carabinieri a piedi composta da un capobanda, un tamburo magg iore, 2 caporali tamburi, una gran cassa, 2 piattini e una cassa rullante. Inoltre nelle compagnie de l centro, escluse quelle scelte e dei volteggiatori , si dovevano sostituire i 3 trom ba che v i esistevano (e redità de i Gendarmi) con 3 tamburi (pe r rendere il reggi me nto maggiorme nte simile ag li altri della fante-
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ria), le compagnie scelte mantenevano i 3 tromba e quelle di volteggiat:ori ne dovevano avere 5 in modo che in tutto il reggimenLo vi fossero 30 tamburi e 16 trombe. Nel febbra io 1852 le 2 compagnie scelte furono riunite in una sola (essendo nel frattem po molto calati gli organici) e con questa s i costituiva la compagnia di Carabinieri dello Stato Maggiore dell'Esercito. Subito dopo venivano ricostituite le 2 compagnie scelte del reggimento. Il 14 settembre l 860 il reggimento Carabinieri a piedi venne sciolto e gli uomini passati nei ranghi del 2° reggimento fanteria di linea Regina (-l).
II.4.3. Compagnie di Riserva provinciali
Come accennato nel primo capitolo venne deciso di utilizzare, comunque, anche gli elementi fisicamente meno validi, servendosene per compiti secondari e sedentari (guardia alle p rigioni e scorta ai detenuti). Nacquero cosÏ graualmente, tra il I 850 ed il 1852, le Compagnie di riserva provinciali, una per ciascuna provincia continentale, tranne Napoli. Infatti il 3 maggio 1852 era stata decretata la formazione cli 14 compagnie. Ogni compagnia aveva la forza organica cli 250 individui; con ordi ne ciel giorno del 17 giugno vennero raggruppate in 5 divisioni tutte alle dipendenze di un generale ispettore. La prima, con residenza del maggiore comandante a Santa Maria Capua Yetere raggruppava le prime 2 compagnie cli Santa Maria e cli Campobasso. La seconda (Salerno) quelle di Avellino, Salerno e Potenza, la Lerza (Reggio) quelle cli Cosenza, Catanzaro e Reggio, la quarta (Bari) quelle cli Foggia, Bari e Lecce, la quinta, infine, (Chieti) quelle ciel!' Aquila, Chieti e Teramo. Un decreto del 18 agosto 1859 riduceva le compagnie di riserva da 14 ad 8 riunendole in un battaglione, d1 forza indeterminata, per quanto atteneva alla truppa, ma con i medesimi quadri (ufficiali e sottufficiali) dei battaglioni della fa nteria cli linea. Apposite norme per sfoltire i ranghi erano emanate con disposizione ministeriale ciel 31 ottobre. Allo stesso scopo, con ordine del 10 ottobre, si permetteva ai componenti delle compagnie, che lo volessero, cli passare come infermieri negli ospedali militari. Queste disposizioni non riuscivano ad essere attuate se un anno dopo, da Gaeta, con decreto del 22 ottobre 1860 s i ribadiva lo sciogl imento delle 14 compagnie precisando che in loro vece, con gli elementi delle vecchie prima e seconda divisione, in quel momento a Mola di Gaeta, sarebbe stato costituito un battagl ione di 6 compagnie. Q uesto battaglione avrebbe dovuto avere anche u no stato maggiore e minore fo rmati da 2 tenenti colonnelli, un aiutante maggiore, u n quartiermastro, 2 cappellani, 2 ch irurghi, 2 aiutanti sottufficiali, 2 prim i sergenti forieri , un caporal tamburo e i maestri calzolaio ed armiere. Le compagnie dovevano avere un capitano, un primo tenente, uno o piÚ alfieri, un primo sergente, 8 secondi sergenti, 16 caporali, 4 tamburi e soldati in numero variabile. Per il futuro anzichè ai veterani sarebbero passati al battaglione di riserva q uanti soffrivano d'ernia contenibile con cinto, gli offesi nella vista all'occhio si nistro o gli affetti da palpito organico a norma ciel vecchio regolamento.
(4) Gemella di Gaeta.
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11.4.4. Fanteria svizzera Dal 1825 al 1829 erano stati organizzati 4 reggimenti cli fanteria svizzera con apposite capitolazioni stipulate con i cantoni elvetici (l O Reggimento formato nei cantoni di Lucerna, Unterwalden, Obwalclen, Uri e Appenzell; il 2° reggimenlo nei cantoni cli Friburgo e Soletta, il 3° nei cantoni Vallese, Svitto e Grigioni ed il 4° nel cantone di Berna). Per manLenere al completo gl i organici ogni reggimento poteva essere composto per un terzo di stranieri, cioè di suddili non svizzeri ad escl usione però di sudditi di stati italiani o dell'impero austriaco. Per i musicanti non era invece richiesto un requisito particolare di nazionalità, ed infatti nelle bande dei reggi menti svizzeri ve ne furono anche di napoletani. Gli ufficiali dovevano però essere tutri svizzeri e ricevevano le patenti dal governo cantonale, con il quale era stata stipulata la capitolazione. I comandi nei reggimenti svizzeri venivano impartiti in lingua tedesca. Il codice penale militare era uguale a quello dei reggimenti svizzeri al servizio della monarchia francese. Come notato a proposito delle paghe il trattamento economico (e non solo quello) degli svizzeri, ufficiali e truppa, era superiore cli quel lo riservato ai corpi nazionali e ciò contribuì sempre a creare un certo clima cli malumore ed anche talvolta una animosità eia parte dei sudditi del regno nei confronti dei loro colleghi elvetici. Ognuno dei reggimenti svizzeri era composto, come già detto a tenore delle loro capitolazioni, da uno stato maggiore e da uno stato minore cli reggimento e da 2 battaglioni, ognuno dei quali composto a sua volta eia uno stato maggiore ed uno minore cli battaglione, da 4 compagnie di fucilieri, delle anche compagnie cantonali, e da una compagnia di granatieri ed una di cacciatori. Ad ogni reggimento era inoltre addetta una sezione di artiglieria. Formavano lo stato maggiore reggimentale il colonnello, il tenente colonnello, un capitano aiutante maggiore, un capitano quartier mastro, un capitano addetto al reclutamento, un capitano con l'incarico di provvedere all'abbigliamento, un capitano gran gi udice (ricordiamo che i corpi svizzeri avevano diritto ad amministrare la propria giustizia), un chirurgo maggiore, un primo tenente addetto anch 'esso al reclutamento, un cappellano cattolico, un cappellano protestante, un portabandiera. Costituivano invece lo stato minore reggimentale 2 aiutanti sottufficiali, un foriere maggiore, un tamburo maggiore, un capo banda, un maestro di scuola, un caporale guastatore, 2 caporali tamburi, 2 maestri sarti, 2 maestri calzolai , 2 maestri armieri e 2 profossi. Lo stato maggiore di battaglione veniva formato dal maggiore, da un tenente aiutante maggiore, da un quartier mastro e eia un secondo chirurgo. Lo stato minore era costituito da un sottufficiale aiutante, un caporal tamburo, 3 maestri di cui uno sarto, uno calzolaio ed il terzo armiere ed, infine, eia un profosso. La composizione di ogni compagnia era la seguente: un capitano, un tenente, un pri mo ed un secondo sottotenente, un sergente maggiore, 5 sergenti compreso uno reclutatore, un foriere, 8 caporali, un musicante, 2 tamburi o 2 cornette (nelle compagnie cacciatori), 96 soldati. La sezione cli artiglieri a (che comprendeva anche il suo treno) veniva formata da un tenente di artiglieria, un sergente, un caporale, 20 artiglieri cannonieri ed operai ed un sergente, un caporale e 15 soldati per il treno. La sezione di artiglieria era considerata e riceveva il trattamento cli una compagnia scelta, cioè granatieri o cacciatori. Oltre ai 12 musicanti in organico (distribuiti nelle compagnie) la banda de i reggimenti svizzeri poteva avere altri 8 suonatori aggiunti vi, che dovevano perèJ ricevere il trattamento d i soldati semplici e la spesa relativa doveva g ravare su un fondo apposito a carico del corpo
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degli ufficiali de] reggimento. La composizione della musica di un reggimento era stata stabi lita nella forma seguente : IO suonatori di clarinetto, 2 flautini, 2 corni, 2 fagotti, una tromba, un serpente, 2 cimbali e d una gran cassa. Come per le truppe nazionali anche per quelle svizzere, dopo il 1848, si procedette ad un a mpl iamento degli organ ici. Un real rescritto ciel 20 gennaio 1849 disponeva che a ciascuna delle compagnie cli centro (fucilieri), che già erano state portate a 130 uomini ufficiali esclusi, venisse aggiunlo un segu ito di soldati di forza indeterminata. Analogamente si procedeva per le compagnie scelte con ordine del giorno del 14 g iugno 1850. Il 23 novembre 1849 veni va decretata la formazione cli una compagnia cli Veterani svizzeri, seguita da una seconda compagnia di Veterani il 29 dicembre 1851 . Il 23 ottobre 1852 alle compagnie del centro (fucilieri) dei reggimenti svizzeri venivano aggiunti 2 secondi sergenti e 4 caporali, in relazione all'aumento degli organici. A seguito della so llevazione del luglio, nell ' agosto 1859 i reggimenti svizzeri venivano sciolti . Gli uomini rite nuti più fedeli vennero ancora impiegati nei nuovi reparti di Carabinieri Leggieri, che vennero creati per sostituire in parte le unità e lvetiche, mentre i più anzian i e meritevoli furono immessi nelle 3 compagnie di Veterani svizzeri allora esistenti (una quarta fu creata nel settembre 1859 appositamente per potervi immettere quei soggetti meritevoli, che a ltrimenti sarebbero stati licenziati dal servizio reale) . Con decreto ciel 27 maggio 1860 le 4 compagnie erano riunite in un battaglione Veterani Carabinieri.
11.4.5. Fanteria estera
Il posto dei disciolti reggimenti svizzeri fu preso, come g ià accennato nel precedente paragrafo, da nuove unità compost:e da sv izzeri , ma anche da s udditi dell' impero austriaco, eia bavaresi e da qualche francese, al comando, questo sì, cli ufficiali proven ie nti quasi esclusivamente dai vecchi reggime nti e lvetici. Con decret:i ciel 21 settembre 1859 erano infatti costituiti il I O e 2° battaglione Carabinieri - che nel rego lamento organ izzativo venivano defin iti Carabinieri Leggi eri - su Stato Maggiore, stato minore e 8 compagnie, per un totale cli 41 ufficiali e 1300 sottufficiali e soldati. L o Stato Maggiore comprendeva un ufficiale superiore, comandante, 2 capitani aiutanti maggiori, un capitano quartiermastro, un capitano gran giud ice, un ufficiale di dettagl io, un cappellano ed un p rimo e un secondo chirurgo. Lo stato m inore comprendeva 2 aiutanti sottufficiali, un primo sergente foriere ed uno prevosto, un secondo sergente ed un caporale trombetta, un caporale dei guastatori, un maestro a rmie re, uno sarto ed uno calzolaio, un caporale armie re e 9 musicanti. Ogni compagnia era formata da un capitano, un p rimo e un secondo tenente, un alfiere, un primo e 4 secondi sergenti, un fo riere, 8 caporali , tre trombetti, 2 apprendisti musicanti, un guastatore, 20 carabinieri di I a e 120 di 2a c lasse. Con un altro decreto della stessa data era mantenuto in vita il 13° battaglione Cacciatori svizzero che però, con il regolamento del 10 novembre successivo, era ristrutturato come i 2 battagli oni Carabinieri. Con il medesimo re golamento le 3 unità, unitamente alle compagnie Ve1erani svizzeri, erano sottoposte ad u n uffic iale generale ispettore dei corpi este ri.
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Con decreto del 12 febbraio 1860 il 13° battaglione Cacciatori cambiava denominazione divenendo 3° ballaglione Carabinieri Caccciatori. Il suo deposito, ad Avellino, doveva divenire - secondo un decreto ciel 27 maggio 1860 - il 4 ° ballaglione Carabinieri Cacciatori, che non fu, però, mai effettivamente costituito. Lo stesso decreto variava denominazione anche alla vecchia batteria svizzera rimasta in servizio, ribattezzandola batteria da quattro leggiera, assegnata ai Carabinieri leggeri e dotata di pezzi r igati, al comando del capitano Enrico Fcvot, che cadrà sul campo. La batteria ebbe modo di distinguersi nell'ultima fase della campagna, così come il I O e il 2° battaglione Carabinieri leggeri, mentre il 3°, al comando del colonnello von Mechel, aveva iniziato a distinguersi già a primavera in Sicilia. A Gaeta, a rappresentare le truppe estere, furono soprattutto i veterani svizzeri - divenuti ufficialmente battaglione Veterani Carabinieri - che guarnirono come artiglieri gl i spalti della fortezza.
11.4.6. Battaglioni Cacciatori
Al termine del 1830 esistevano nell'esercito napoletano 6 battaglioni di fanteria leggera, cioè cli Cacciatori (i battaglioni Cacciatori erano stati istituiti sul finire del secolo XVIII) . Ognuno di essi era composto da uno stato maggiore e da uno stato minore e da 6 compagn ie. Lo stato maggiore doveva constare di un ufficiale superiore comandante, di un capitano aiutante maggiore, di un sottotenente o tenente quartiermastro, di un cappellano e di un secondo chirurgo. Lo stato minore comprendeva un aiutante sottufficiale, un sergente trombetta, un caporal trombetta, un foriere maggiore ed un profosso. Ogni compagnia era costituita da un capitano, un tenente, 2 sottotenent i, un sergente maggiore e 2 sergenti , un sergente foriere, 8 caporali, 2 cornette e 86 cacciatori. Va ricordato che i batlaglioni cacciatori costituivano una delle migliori specialità dell 'esercito napoletano, ammirati e stimati anche eia osservatori stranieri e dagli stessi avversari, a cominciare da Garibaldi, addestrati per combattere alla leggera e che si batterono con molto vigore anche nei momenti più difficili. Con la riforma generale dell'esercito approvata il 21 giugno 1833 il numero dei battaglioni Cacciatori rimase invariato, ma vennero modificati gl i organ ici. Ogni battaglione era formato da 6 compagnie e da uno stato maggiore e uno stato minore. Lo stato maggiore d i ogni battaglione era composto dal tenente colonnnello o maggiore comandante, un capitano aiutante maggiore, un quartier mastro, un chirurgo e un cappellano. Lo stato minore era composto da un aiutante sotto ufficiale, un primo sergente foriere, un ser gente trombetta, un caporal trombetta, un caporale dei guastatori, un primo sergente prevosto, un armiere, un capo sarto e un capo calzolaio. In tempo cli pace una compagnia doveva essere composta da un capitano, un primo ed un secondo tenente, un alfiere, un primo e 4 secondi sergenti, un foriere, 8 caporali, 3 trombe, un guastatore, un apprendista trombetta e 81 cacciatori, che divenivano 13 1 su l piede di guerra. Il 24 giugno 1840 un ordine reale stabiliva che dal 1° cli luglio si dovesse organizzare un nuovo battaglione di cacciatori, il 7°, della stessa forza e composizione degli altri 6 battaglioni esistenti, utilizzando gli uomini delle compagnie di deposito di questi battaglioni.
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Il 14 aprile 1848 fu stabi li to di formare una settima compagnia di depos ito in ciascuno dei battaglioni cacciatori. La forza delle compagnie ordinarie venne accresciuta sino ai 150 e poi 160 uomini , così come era previsto per il resto della fanteria, il 30 aprile 1848 ed il 15 aprile 1849. Nel 1848 venne anche formato un battaglione cli Cacciatori volontari da impiegarsi nella spedizione in alta Italia, detto Croce di Malta . Nel dicembre 1848 fu deciso che il terzo battagli one dell' 11 ° reggimento cli linea Palermo divenisse nella piazza di Capua, il l O gennaio 1849, l'ottavo Battaglione Cacciatori, della stes sa forza degli altri esistenti , a c ui il 13 maggio 1849 venne aggiunta un'ottava compagn ia. Il 28 gennaio 1850 vennero organizzati altri 3 battaglioni cli Cacciatori, il I0°, J 1° e 12° battaglione, ognuno composto di 8 compagnie, ciascuna della forza di 160 uomini, oltre lo stato maggiore e stato minore come gli altri battaglioni; la metà degli utliciali e dei sottufficiali dovevano provenire dai ranghi dei corpi d i fanteria esistenti ; inoltre ogni reggimento di fanteria avrebbe dovuto forni re 30 uomini per la formazione de.i nuovi battaglioni, e ogni battaglione di cacciatori 15. Il 20 marzo I 850 venne costituito il I 3° battaglione di Cacciatori con soldati svizzeri (e quindi con le stesse paghe dei reggimenti della stessa nazione) . Il battaglione doveva essere composto da uno stato maggiore e stato minore e da 8 compagnie, di cui 2 scelte. Lo stato maggiore era costituito da un ufficiale superiore, tenente colon nel lo o maggiore, come comandante, eia un capitano aiutante maggiore, da uno quart.ier-mastro e da uno gran gi udice, un primo tenente aiutante maggiore, uno ufficiale cli dettaglio e uno reclutante, un cappellano, un primo ed un secondo chi rurgo. Lo stato minore comprendeva 2 a iutanti sottufficiali, cli cui uno in aggiunta al tenente reclutante, un primo sergente foriere e uno prevosto, un secondo sergente e un caporal trombena, un maestro sarto, un caporale dei guastatori, un maestro armiere e uno calzola io. Ogni compagnia era formata eia un capitano, un primo e 2 secondi tenenti, un primo sergente, 5 seco;1di sergenti, di cui uno reclutante, un foriere, otto caporali, tre trombetti , un apprendista trombetta, un guastatore e 140 cacciatori. Con l'introduzione delle carabine rigate in ogni battaglione, almeno dal 1851, dovette comprendere almeno 160 carabinieri, 20 per compagnia, compresi 4 sergenti ed 8 caporal i. Come già notato il 30 ottobre 1851 venne ribadita la composizione che avrebbero dovuto avere le fanfare dei battaglioni cacciatori. Con tale determinazione si stabiliva che ogni fanfara per un battaglione cli 7 compagnie avrebbe dovuto essere composta eia un sergente trombetta, un caporal trombetta, 7 (8 per un battaglione a otto compagnie) apprendisti e 21 (24) trombette, oltre ai soldati che suonavano da hiucoli (cornette) nelle compagnie. Infine il 5 gennaio 1856 con il 3° battagl ione ciel 1° reggimento di fanteria cli linea Re veniva formato il 9° battaglione Cacciatori, il c ui numero era stato "saltato" nella formazione degli altri battaglioni (forse perchè il battaglione volontario formato nel 1848 era considerato il 9° della specialità, ma non era stato conteggiato tra quel li regolari). In quella stessa occasione venne stabilito che lo stato maggiore di tutti i 12 battaglioni cli cacciatori cli linea (cioè quelli nazionali escludendo quindi il 13°) dovesse avere 2 capitan i aiutanti maggiori, a nzichè uno solo, e a llo stato minore veni va aggiunto un portabandiera o un secondo armie re. T utti i battagl ioni cacciatori dovevano venire composti da 8 compagnie della forza di 4 ufficiali e 160 individui cli truppa ognuna, pert:anto i primi 7 battaglioni dovettero costituire l'ottava compagnia per adeguarsi al.la disposizione.
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Il 18 agosto 1859 vennero costituiti il 14 ° ed il 15° battaglione Cacciatori, della stessa forza e composizione di quelli già esistenti. Il 1° gennai o I 860 era costituito il I 6° battaglione Cacciatori e con decreto del 12 febbraio - divenuto il' 13° cacciatori svizzero 3° battagl ione Carabinieri Cacciatori - era prevista la fo rmazione di un nuovo 13° battaglione a reclutamento nazionale.
11.4.7. I Volontari
Uno dei pochi tentativi di uti lizzare, prima della caduta del regno, l' indubb io favore del popolo delle provincie e di quanti erano legati alla d inastia, venne effettuato dal governo borbonico nell ' autunno del 1860, quando g ià alcuni episodi spontane i di reazione avevano d imostrato quanto si sarebbe potuto inquietare l'avversario alle spall e. Venne a questo scopo organizzata ad Itri una brigata d i volontari, da impiegare negli Abruzzi per ostacolarvi l' espandersi del partito unitario e de lle fo rmazioni armate che a questo faceva no capo. Con decreto del I 5 settembre 1860, da Gaeta, i1 re ordinava la formazione cli brigata di 4 battaglion i di Volontari, d i 6 compagnie ciascuna, sotto il comando del co lon ne llo Klitsche de la Grange, di origine prussiana, autore cli un noto testo di tattica, legittim ista convinto e come tale postosi a disposizione cl i Francesco II. Il primo cli questi battaglioni venne formato con profughi dalla S ici lia, sbi rri, compagni d ' arme ed elem enti com unque compromessi con il regime borbonico, che avevano dovuto lasc iare l'isola in tutta fretta con le fam ig lie, che - come avrebbe scritto il de La Grange nella s ua relazione - avrebbero segu ito la colonna a guisa cli sciarne cli locuste formondo la maggior sua calc11n ità. A differenza di questo primo battag lione composto ei a gente estremamente decisa, ma assai ind isciplinata , g li altri vennero format i con volontari locali, più doci li, ma anche meno tenaci . Non appena costitu iti e mancando del tutto di addestrame nto e solo parzialmente armati e vestiti i prim i 3 battagl ioni entrarono in campagna rinforzati d a 2 compag nie d i gend armi e mezza b atteria da montagna . I volontari riprendevano Arpino e, il 6 ottobre, C ivitella Roveto, questa dopo uno scontro che costava agl i avversari un centi naio di perdite. La Valle Roveto era così tornata in mano borbonica . 11 deposito del 4 ° battaglione, ancora in fase di organizzazione, era portato a Sora mentre ai volontari, in Abruzzo, si affiancavano squadriglie di masse volanti, con contadin i ai quali, per mancanza di armi da fuoco, erano date lancie con aste lunghissime. Era rioccupata Avezzano e vi era ristabilito il governo borbonico, era rioccupata poi Magliano dei Marsi, tempestivamen te presidiata dalla Gendarmeria per impedire che i volonlari del l O bauaglione la mettessero a sacco. Per la disfatta borbonica al Macerone K litsche de la Grange portava i suoi uom ini a Rovere, su ll ' altopiano delle Rocche, con i proiettili d 'artiglieria trasportati in capaci ceste sulla testa dell e donne del luogo. Da qui, pur se con poche munizioni, m inacciava da vicino l'Aquila quando era raggiunto d all'ordine di retrocedere e fin iva per sconfinare nello Stato Pontific io perchè i miglio ri elementi a sua di sposizione - i S icil iani d el 1° battaglione - sprovvisti tra l'a ltro di cappotti, non avrebbero retto ad un inverno di guerriglia sull ' Appennino come il colonnello aveva sperato cli fare.
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ll.S. Cavalleria della linea La cavalleria dell'esercito napoletano era costituita solo da corpi nazionali, della linea e della guardia reale. Prima della riorganizzazione dell'esercito del 1833 essa s i componeva di 2 rcggimenLi d i Cavalleggeri della linea, a cui si aggiunse nel 1828 un reggimento di Lancieri e di 2 reggimenti di Cavalleggeri della Guardia reale. Dopo il 1833 la cavalleria della linea venne r iorganizzata in 3 reggimenti cli Dragoni e i lancieri d ivennero 2 reggimenti . I Cavalleggeri della Guardia Reale nel 1838 divennero Ussari (costituenLi una brigata cli cavalleria leggera). Nel I 839 per il servizio dello Stato Maggiore venne creato un mezzo squadrone di Guide a cavo/lo. Infine nel 1848, con gl i e lementi migliori della Gendarmeria Reale momentaneamente disciolta, venne creato un reggimento di Carobinieri a cavallo, considerati cavalleria pesante, e, a fine anno, un reggimento di Cacciatori a cavallo. Tra i reparti montati vanno anche annoverati le Rertli Guardie del Corpo a cavallo, gli squadroni della Gendanneria reale a cavallo e gli Squadroni delle Guardie d 'Onore (di cui si trauerà negli appositi paragrafi).
11.5.1. Reggimenti Dragoni
Il 29 maggio 1827 un decreto reale aveva stabilito g li organici dei corpi dell 'esercito. La compos izione dei reggimenti di cavalleria di linea, allora formata dai 2 soli reggimenti di cavalleria leggera Re e Regina (era prevista la formazione di un terzo reggimento Principe, ma non venne attuata), prevedeva un organico totale di 703 uomini e 580 cavalli per reggimento. Ogni reggimento aveva uno stato maggiore e minore, 4 squadroni attivi ed uno di r iserva. Lo s tato maggiore di ogni reggimento doveva essere composto da un colo nn ello, un tenente colonnello, 2 maggiori, un capitano aiutante magg iore, un quartier mastro, 2 ufficiali subalterni addetti al dettaglio, un cappellano, un primo ed un secondo ch irurgo. Lo sLato minore era composto eia 2 aiutanti sottufficiali, 4 portastendardi, 2 primi sergenti forieri, un veterinario, un aiutante domatore, un primo sergente profosso, un sergente ed un caporale trombetta, 4 maestri: un sellaio, un armiere, un sarto ed un calzolaio. Ogni squadrone, incluso quello di riserva, doveva esser composto da un capitano, un p ri mo ed un secondo tenente, 2 alfieri, un primo e 4 secondi sergenti, 12 caporali ed un caporal foriere, 2 trombette, un maniscalco, 94 soldati montati e 15 smontati. L' 11 gennaio 1832 si aumentava uno squadrone in ciascuno dei reggimenti di cavalleria Re e Regina, e s i aggiungeva allo stato maggiore di reggimento un aiutante montato, 2 portastendardi montati e un primo sergente foriere montato. Ta le compos izio ne rimase invari ata sino alla r iforma dell'eserc ito avviata dal re Ferdinando II, defin itivamente sancita nel decreto del 21 giugno 1833. Con questa riforma la cavalleria dell ' esercito napoletano si doveva comporre di 7 reggimenti in tempo di pace, cioè 2 d i Cavalleggeri della Guardia Reale, 3 d i Dragoni (1 ° Dragoni Re, 2° Dragoni Regina, 3° Dragoni Principe), 2 di Lancieri ( 1° e 2° Lancieri) e in tempo cli guerra si sarebbe formato un quarto reggimento dì dragoni, il 4° Dragoni Borbone. Ogni reggimento di cavalleria (dragoni e lancieri) era composto da uno stato maggiore, stato minore e da 4 squadroni attivi, ai quali sul p iede di guerra si aggi ungeva uno squadrone di riserva. Lo stato maggiore d i ogni reggimento
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era composto dal colonnello, da un tenente colonnnello, 2 maggiori, un capitano aiutante maggiore, un quartier mastro, un ufficiale di dettaglio, 2 chirurghi (un primo e un secondo o terzo chirurgo), e un cappellano. Lo stato minore era composto da 2 aiutanti sottufficiali, 4 portastendardi, 2 primi sergenti forieri, un veterinari o, un aiutante domatore, un primo sergente profosso, un sergente trombetta, un caporal trombetta, un maestro armiere, un maestro sellaio, uno sarto e un maestro calzolaio. Ogni squadrone, che veniva suddiviso in 4 plotoni, era composto da un capitano, un primo ed un secondo tenente, 2 alfieri , un primo e 4 secondi sergenti, un foriere, 12 caporali, 2 trombette, un apprendista trombetta, un maniscalco, un sellaio, 133 soldati comuni montati e 30 smontati in caso cli guerra e 125 e 20 in tempo di pace, in totale 30 ufficiali e 609 uomini cli truppa e 516 cavalli di regio conto, da aumentarsi in tempo di guerra a 36 ufficiali , 947 uomini di truppa e 793 cavall i. La banda del reggimento ven iva formata unendo il trombetta e gli apprendisti cli ogni squadrone sotto il comando del caporal trombetta e la direzione complessiva spettava al sergente trombetta che rivestiva le funzioni di capo banda. La taglia dei cavalli era fissata in 5 p iedi e 9 oncie. Nell'aprile 1848 venne agg iunto un quinto squadrone di deposito al 1° reggimento Dragoni e al 1° reggimento Lancieri che dovevano far parte del corpo di spedizione in Alta Italia. Nel giugno dello stesso anno la disposizione si estese a tuUi gli altri reggimenti di cavalleria. In tal modo ogni reggimento veniva ad assumere una forza organica di 35 ufficiali e 758 uomini di truppa e 642 cavalli d.i regio conto. Nel dicembre 1848 si in iziarono a prendere le disposizioni per l' organizzazione del 4 ° reggimento Dragoni, tra cui la requisizione di cavalli nel regno, ma poi non si procedette oltre. l i 30 ottobre 1851 venne ribadita la composizione che avrebbero dovuto avere le fanfare dei reggimenti di cavalleria. Con tale determinazione si stabiliva che ogni fanfara di un reggimento di cavalleria avrebbe dovuto essere composta da un sergente trombetta, un caporal trombetta, IO trombette, 5 apprendisti, oltre ai 5 soldati che si potevano estrarre dalle compagnie. Il 17 gennaio 1852 venne ordinato che in ogni reggimento il I O e 2° squadrone formassero O il I battaglione e g li altri 3 il 2°. li 28 luglio 1859 fu stabilito di diminuire di 20 uomini ciascun reggimento della cavalleria della linea (ad esclusione dei Cacciatori a cavallo), rimanendo però valide le tabelle organiche del giugno 1833. Con decreto del 19 aprile 1860 i reggimenti della cavalleria ebbero, come quelli cli fanteria, 2 cappellani invece cli uno. Ai p rim i di novembre 1860 i 3 reggimenti dragoni sconfinarono nello stato pontificio, dove vennero sciolti.
H.5.2. Reggimenti Lancieri
Il 28 dicembre 1828 l' arma d i cavalleria era stata arricchita di una nuova specialità, e cioè i Lancieri, che fino ad allora non era mai stata presente nell ' esercito borbonico. Il 9 dicembre 1830 il corpo dei lancieri ven iva portato alla forza di reggimento, denominato reggimento Lancieri real Ferdinando, della stessa forza organica degli altri reggimenti di cavalleria d i linea, in tale occasione incorporando, tra l'altro, sottufficiali e soldati del disciolto corpo dei Cacciatori reali a cavallo (che faceva parte della Casa Reale, eia non confondersi con il reggimento Cacciatori a cavallo formato nel 1848).
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Il 16 aprile 1831 il reggimento Lancieri Real Ferdinando riceveva un aumento di organico di 216 uomini e 146 cavalli. L' 11 gennaio 1832 si aumentava uno squadrone anche nel reggimento Lancieri Real Ferdinando, come nei reggimenti cli cavalleria, e si aggiungeva allo stato maggiore di reggimento un aiutante, un portastendardo e un primo sergente foriere tutti montati. Il primo luglio 1833, sulla base delle disposizion i del decreto cli riforma dell ' esercito del 2 1 giugno, con 2 squadron i del corpo venne fo rmato un secondo reggimento lancieri, della stessa forza organica degli altri corpi di cavalleria che raggiunse gracluatemente nel tempo, e i 2 reggimenti assunsero la denominazione di 1 ° e 2° reggimento Lancieri, posti insieme in bri gata. Come negli altri reggimenti montati, i trombetti e gli apprendisti degli squadroni riuniti insieme formavano la fanfara del reggimento, che veniva posta sotto la direzione del caporal e del sergente trombetta. I cavalli dovevano essere alti 5 piedi e 8 oncie. Nel 1848 i 2 reggimenti, come gl i altri corpi di cavalleria, furono portati alla forza di 5 squadroni ciascuno, ognuno cli 140 uomini di truppa. Nel 1860 i 2 reggimenti Lancieri vennero impiegati in tutta la campagna a cominciare dalla Sicilia e dalla Calabria; una parte degli squadroni venne sciolta tra agosto e settembre, mentre gli altri parteciparono ai combattimenti e alla difesa di Gaeta, per sconfinare, ai prim i di novembre 1860, nello stato pontificio, ove furono disciolti come le altre unità dell'esercito borbonico i vi passate per non doversi arrendere.
U.5.3. Reggimento Carabinieri a cavallo
11 17 aprile 1848 con gli elementi più distinti e meritevoli della disciolta Gendarmeria reale a cavallo vénne formato il reggimento Carabinieri a cavallo, della stessa composizione organica dei reggimenti cli dragoni, c ioè con 5 squadron i, Stato Maggiore e stato m inore. li corpo, per quanto riguardava il serviz io, inizialmente rimase alle dipendenze del Ministero dell'Interno, come lo era stata la Gendarmeria. li 26 novembre 1849 fu stabilito invece che il reggimento passasse dalle dipendenze ciel Ministero degl i Interni a quelle del Ministero della guerra, nell' lspezione della Cavalleria d i linea e da quel momento seguì in tutto le disposizioni vigenti per i reggimenti dragoni; g li ufficiali ciel corpo vennero compresi da quel momento nei ruoli della cavalleria di linea. Nell'estate del 1860 il reggimento era stato diviso in 2 bauaglion i, stanziati il primo a Nocera ed i] secondo nelle Puglie, con la brigata Bonanno.
II.5.4. Reggimento Cacciatori a cavallo
Nel novembre 1848 venne deciso cli fo rmare un corpo di cavalleria leggera che potesse agire in tutti i tipi cli terreno e armato di fucili cli lunga gittata in modo da potersi opporre alla fanteria, denominato di Cacciatori a cavallo. Già il 30 novembre il re passò in rivista i nascenti squadroni del nuovo corpo rimanendone molto soddisfatto. Inizialmente questo corpo fu della forza di 2 squadroni, traendo gli uomini per la sua for-
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rnazione dagli altri reggimenli di cavalleria. Il suo stato maggiore e quello minore erano composti da un maggiore comandante, un capitano aiutante maggiore, un quartier mastro, un uffi ciale di dettaglio, un cappellano, un chirurgo, un aiuta,ùe, 2 portastendardi, un primo sergente foriere, un alunno veterinario, un caporal trombetta, un p rimo sergente prevosto (cioè con fun zion i di polizia militare), un maestro sellaio, un maestro armiere, un maestro calzolaio e un maestro sarto (quest' ultimi smontati) . Ciascun squadrone era della forza di 166 uomini e 150 cavalli di regio conto dell a stessa composizione di quella degli altri corpi cli cavalleria . Gli uomini e i cavalli avevano statura p iccola. Furono dotati cl i fuci le a percussione da 38 poll ici a mezza cassa. TI 2 agosto 1849, dovendo prendere parte alla spedizione di guerra contro la Repubblica Romana, la forza degli squadroni fu portata a 200 uomini e 180 cavalli. Il 26 ottobre vennero aggiunti 2 caporali in ogni squadrone del corpo. Nel gennaio 1850 il corpo divenne reggimento (ordine del 27 dicembre 1849), su c inque squadroni (dei qual i il primo era armato cli lancie) in tutto eguali agli altri reggimenti di cavalleria (cioè con un totale di 35 ufficiali e 758 soldati). Il reggimento Cacciatori a covallo fu l' unità di cavalleria maggiormente impegnata in tutta la campagna cli S icilia, e in quella del Volturno e del Garigliano. Fu presente anche ad Isernia nel!' ottobre del I 860 e durante tutto l'assedio di Gaeta, collaborando attivamente alla d ifesa del la p iana.
11.6. Corpi facoltativi 11.6.1. Artiglieria
L'organizzazione dell'artiglieria dal 1830 fi no alla fine ciel 1832 era ancora quella sancita con il decreto del 17 dicembre 1826. Il sopracitato decreto prevedeva che il Corpo reale dell' artiglieria fosse costituito da una direzione generale, 2 ispezioni , 3 direzioni e 14 sottodirezioni, 2 reggimenti di artiglieria a p iedi, mezza brigata di artiglieria a cavallo della guardi a reale, una brigata cli artefici pompieri ed armieri, una brigata di artiglieri veteran i addetti alla c ustodia ed al servizio delle batterie sulle coste, nelle isole e nelle piazze marittime; un corpo politico militare ed un corpo d i artigl ieri litorali. La direzione generale era affid ata ad un tene nte generale o ad un maresciallo cli campo, al quale era addetto un capitano come aiutante cli campo. Due brigad ieri o marescialli di campo erano gli ispettori per i dominii al di qua ed al di là del Faro. Le 3 direzioni erano comandate da 3 colo nnelli denominati direttori, mentre le sottodirezioni venivano destinate a tenenti colonnelli col titolo di sottodirettori. I 2 reggimenti di artiglieria, denom inati Re e Regina, erano composti ciascuno da uno stato maggiore ed uno minore e da 2 battaglioni, ognuno di 2 brigate ed ogni brigata di 4 comp agnie. Lo stato maggiore reggi me ntale era composto dal colonnello comandante, da un tenente colonnello, 4 maggiori comandanti le 4 brigate, un capitan tenente ai utante maggiore, un primo o secondo tenente q uartier mastro, 2 tenenti ufficiali di dettaglio, un cappellano, un primo e 2
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secondi chirurghi. Lo stato minore era formato da un primo sergente foriere, un primo sergente profosso, un caporale dei tamburi, un armiere, un sarto cd un calzolaio. Allo stato maggiore del reggimento di guarnigione in Napoli venivano aggiunti gli individui componenti la banda ciel i' artiglieria: un tamburo maggiore, un capo banda, 11 musicanti, un suonatore di gran cassa, uno cl.i cassa rullante e 2 di piattini. La banda cie li ' Artiglieria, come vedremo, venne abolita con l'ordine del giorno del 6 luglio 1833 Ogni compagnia era formata da un capitano comandante, un capitan tenente ed un primo tenente, un aiutante sottufficiale, un primo e 4 secondi sergenti, un caporal foriere, 4 caporali, 4 fuochisti , 12 primi e 20 secondi artiglieri e 12 allievi da dividersi in 4 squadre. In caso di guerra le compagnie sarebbero state aumentate con l'aggiunta di un numero imprecisato di allievi. Aggregati al reggimento di guarnigione a Napoli vi erano 16 a lunni, col grado d i alfieri di fanteria, provenienti dal real Collegio militare. La mezza brigata di artiglieria a cavallo della Guardia era composta dallo stato maggiore e minore e da 2 compagnie. Lo stato maggiore doveva avere il tenente colonnello comandante, un primo tenente aiutante magg iore, un tenente quartier mastro, un tenente uffi ciale di dettaglio, un cappell ano ed un secondo chirurgo. Lo stato minore doveva avere un veterinario, un sellaio, un armiere, un caporale trombetta, un sarto ed un calzolaio. Ognuna delle compagnie era formala eia un capitano comandante, un capitan tenente, un primo ed un secondo tenente, un aiutante sottufficiale, un p ri rno ed un secondo sergente, un caporal foriere, 4 caporali, 4 fuochist i, 12 primi e 20 secondi artigl ieri , 12 a llievi , un maniscalco e 2 trombetti . In vista deil a riforma generale del 21 giugno 1833, il 12 marzo dello stesso anno questa unità , unitamente alla d ivisione ciel treno di Casa Reale, cessò di esistere. In sua vece venne creata una nuova batte ria di artiglieria a cavallo eia incorporarsi nel reggimento Regina artiglieria. La bri gata degli Artefici pompieri ed armieri s u 4 compagnie aveva lo Stato Maggiore composto dal tenente colonnello comandante, da un tenente quartier mastro e da un altro ufficiale di dettaglio, un cappellano ed un secondo ch irurgo. Lo stato minore comprendeva un primo sergente foriere, un sarto ed un calzolaio. Ogni compagnia aveva un capitano comandante, un capitan tenente ed un primo tenente, un aiutante sottufficiale, un primo e 4 secondi sergenti, un caporale foriere e 4 capora li, un tamburo, 4 capi maestri, 12 artefici di ia classe, 24 cli 2a classe e 36 artefici di 3a c lasse per le 2 compagnie di artefici pompieri e solo 24 di essi per le 2 compagnie cli artefici armieri . Le compagnie a rtefici pompieri, oltre a prestare serv izio negli arsenali, nei parchi del materiale ed alle pompe per spegnere gli ince ndi avevano anche il compito cli pontonieri in caso cli uscita in campagna. La brigata degli artiglieri veterani aveva uno stato maggiore e minore e 4 compagn ie. Componevano lo stato maggiore il tenente colonnello comandante, un tenente quartier mastro ed un a ltro ufficiale di dettaglio; lo stato minore e ra invece composto eia un sergente foriere, un sarto ed un calzolaio. Ogni compagn ia e ra formata eia un capitano, un primo ed un secondo tenente, un aiutante sottufficiale, un primo e 4 secondi sergenti , un caporale foriere ed 8 caporali, un tamburo e 60 artiglieri. Tale brigata doveva incorporare le compagnie degli artiglieri litorali esistenti che venivano abolite (ciò avvenne solo su l fin ire del 1827). Il Corpo politico ,nilitare cl i artiglieria aveva sia il compito di provvede re alla fabbricaz ione del materiale dell'arma negl i stabilimenti e nelle manifatture militari sia quel lo cli custodire e mantenere questo nelle piazze, nei fort i e nelle batterie ciel regno e doveva
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avere la seguente composizione: un guarda magazzino principale, un primo ed un secondo aiutante, 7 guarda magazzini di l a classe, l S cli 2a c lasse e 30 cli 3a c lasse, 45 guardiani; 2 cappellani , di cui uno per la fabbrica d'armi della Tor{e cieli' Annunciata e l'altro per lo stabilimento della Mongiana; 2 fonditori principali, uno per la Mongiana e l'altro per la fonderia di Napoli; 4 allievi di fonderia; un costruttore per la Mongiana; un disegnatore per l'arsenale e la fonderia di Napoli; un chirurgo per la Mongiana; 2 control lori d'armi di la classe, 3 controllori di 2a classe e quattro revisori; un aiutante segretario per la Mongiana; ?, 8nrnnuensi (scrivani) per la Mongiana; un capo ed un sottocapo artefice veterano ed otto artefici veterani per l'arsenale di Napoli; un capo e 9 guarda boschi per la Mongiana. Il corpo ciel treno era formato da una divisione del treno di casa reale, addetta al servizio dell ' artiglieria a cavallo della Guardia, al trasporto degli equ ipaggiamenti e della persone della Casa Reale e dal battaglione ciel treno di linea, addetto al servizio dell'artiglieria a p iedi ed ai trasporti militari . La divis ione del treno di Casa Reale, che d ipendeva dal comandante ed ispettore generale del la Guardia, continuava ad essere composta da uno stato maggiore e minore e eia 2 compagnie. Lo stato maggiore era formato da un tenente co lonnello o maggiore comandante, un aiutante maggiore primo tenente, un tenente quartier mas tro ed uno uffi ciale di dettaglio, un cappellano ed un secondo ch irurgo . Lo stato minore era formato da un veterinario, un capo maniscalco, un capo sellaio , un primo sergente foriere, un sergente domatore, un caporale trombetta, un sarto ed un calzolaio. Le 2 compagnie avevano lo stesso numero cli uffic iali, sottufficiali, graduati e cariche speciali e cioè un capitano, un primo ed un secondo tenente, un aiutante sotLufficiale, un primo e 4 secondi sergenti, un caporal fo riere e 6 caporali, 2 trombette, 2 maniscalchi e 2 sellai, mentre i soldati della prima compagnia erano 38 cl i prima classe e 38 di seconda, e solo 30 e 30 nella seconda compagnia. I cavall i da sella erano 13 per le due compagn ie e 118 e 82 quel li eia tiro rispettivamente per la prima e la seconda compagnia. La seconda compagnia poteva anche, in tempo di pace, essere incaricata del servizio del treno cli artiglieria da montagna. Come accennato in precedenza la d ivisione ciel treno di Casa Reale venne soppressa il 12 marzo 1833. Il battagl ione del treno di linea aveva uno stato maggiore ed uno minore e quattro compagnie. Lo stato maggiore e minore avevano la stessa compos iz ione cli quell i del treno della Guardia, con la sola aggiunta allo stato m.aggiore di un primo chirurgo. Ognuna delle 4 compagnie era formata come la seconda compagnia ciel treno di Casa Reale, cioè con 60 soldati ed un organico totale di 79 uomini. G li animali per compagnia erano 13 cavalli eia sella e 82 muli . Ordinariamente il treno della li nea nel servizio dell ' artiglieria a p iedi aveva attacchi a 4 mul i, ma in tempo di g1lf',1T8 ne avrebbe avuto a 6 m ul i. Il 26 gen naio 1831 il corpo degli Artiglieri Litorali C) , di antica trad izione, riceveva una nuova organizzazione. Al corpo degl i Artiglieri litorali veniva affidato il servizio del l'artiglieria nelle batterie, nei fo rti, nei castell i e nelle piazze marittime del regno. Il corpo era costituito eia 20 commpagnie, 12 per le provincie continentali ccl 8 per quelle sicil iane. Ogni compagnia, addetta ad uno o piÚ circondari, era d i forza variabile e costituita eia tante squadre guanti erano i luoghi fort ificat i in cui doveva assicurare il serv izio . Ogni (5) In merito vedi i weccdcnti volumi.
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squadra doveva avere un capo e, nel caso che fossero assegnati alla squadra più di I O artiglieri litorali, anche un sottocapo ogni 10 artiglieri in più. I capi e sottocapi erano parificati a sergenti e caporali dell'artiglieria d i linea per quanto riguardava la loro autorità e le loro incombenze nel servizio . G li artiglieri litorali dipendevano dagli ispettori e dagli ufficiali cli guerra e del corpo politico dell'arti glieria, che li potevano chiamare in serv izio e dirigerne l' operato in caso di necessità. Il corpo era formato con arruolamenti volontari ed eccezionalmente con individui di leva per completare gli organici. C-:orne requisti per essere nmmessi al corpo vi era un'età compresa tra 18 e 30 anni , sana e robusta costituzione detto in termini moderni, non essere soggetti politicamente sospetti, essere artigiani nei mestieri di ferraio, fa legname, ruotaio, bottaio, calderaio o stagn aro o contadino e risiedere a non p iù di 6 mi glia dal luogo in cui potevano essere chiamati a prestare servizio. L' ammiss ione al corpo comportava l'esonero dal servizio di leva per l'esercito. Nella prima formazione del corpo venivano preferiti quanti avevano prestato servizio ne lle vecchie compagnie litorali, che erano s tate abolite . Il 2 settembre 1832 venivano riuniti in una sola direzione, detta Direzione Generale dei corp i facoltativi tutti i corpi dell'eserci to napoletano dipendenti dalla Direzione Generale di Artiglieria, quelli dipendenti dalla Direz ione G enerale del Genio, l' Offi cio Topografico con le s ue dipendenze e gl i Istituti di Educazione Mi litare. Il comando della Direzione Generale ven iva affidato ad un Maresciallo di Campo o a un Tenente Generale proveniente dal Genio o dall'Artiglieria (e contestualmente venne nominato il Maresciallo di campo Vincenzo d' Escamarcl Ispettore ciel Genio al cli quà del F aro) . Avrebbe avuto ai suoi ordini 3 Brigad ieri, u no come Ispettore d e l P ersonale e Materiale del Genio e Artiglieria al d i qua del Faro, uno con lo stesso incarico per la Sic ilia e un Ispettore per l'Officio Topografico e gli Istituti di Educazione Mi litare. A ll a Direzione era anche addetto un Maggiore di dettaglio, che doveva provenire dai ranghi dell ' artiglieria se il Direttore fosse provenuto dal Gen io e v iceversa. Ogni Ispezione doveva avere un capitano di dettaglio, che sarebbe stato scelto tra i capitani tenenti del Genio se il brigadiere fosse provenu to dall' arti g lier ia e viceversa. Con il decreto veniva soppressa la Direzione del Genio della Frontiera. Ques ta organ izzaz io n e verrà ancora completata nel giugno successivo. 11 Direttore generale ven iva incar icato del comando di tutti i corpi , dovendone d irigere i mov imenti, rego larne l'amm inistrazione, tenuta e serv iz io, anche attraverso l'operato degli ispettori . Presidedeva al Consiglio generale di artiglieria e a quello delle fortificaz io ni ciel Genio e al Consiglio generale misto . In base al decreto del 21 giugno 1833 i Corpi f acoltativi venivano posti alle dipendenze cli un direttore generale e di 4 ispettori (uno per le prov incie al di qua del Faro e un altro per la Sic ilia; uno per gli Istituti di educaz ione rnilitare e per l' Ojj,cio topografico e l' u ltimo per i corpi militari). L'arma dell'artiglieria si veniva a comporre di ufficial i addetti al materiale dell'arma, di 2 reggimenti cli arti g lieria a piedi, di una compagnia di artiglieria a cavallo, di una brigata cli artefici, di un corpo di artiglieri litoral i, di un battaglione del treno e di un corpo politico. Gli ufficiali addetti al materiale erano costituiti da 2 colon nel li sotto ispettori (uno a Napoli e l 'altro in S icilia) , 14 tene nti colonnelli direttori (cli cu i 5 addetti agli stabilimenti), 32 capitan -tenenti che facevano parte degli s tati maggiori dei 2 reggimenti, distribuiti secondo lo schema della tabella seguente.
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DISTRIBUZIONE DEG UFFICIALI ADDETTI AL MATERIALE in Napoli Colonnelli sottispettori in S icilia Totale Direzioni ia Direzione dell ' arsenale 2a idem della fonderia e barena 3a idem della montatura d'armi 4a iclern della fabbrica della Torre dell'A nnunziata sa idem della Montagna -6a idern in Napol i -7a idem in Capua Tenenti colonnelli direttori ga idem in Gaeta 9a idem in Pescara --I oa idem in Cotrene --11a idem in Barletta -12a idern in Palermo - 13a idem in Messina 14a idem inSiracusa --Totale Arsenale di Napoli Poooioreale Ob_ _ Laboratorio in Posillipo Fonderia e barena Montatura d ' armi Sala d'armi -Fabbrica d'armi Mongiana Stilo Stabilimenti di Mongiana f Pozzano Olivadi -Capi tani-tenenti Napoli-Piazza che fanno parte degli Capua stati maggiori de' due Gaeta reggimenti Pescara - Barletta Brindisi o Taranto Crolone Pizzo -Palermo-Piazza Palermo-Arsenale Trapani o Girgenti Messina Siracusa Presso le due ispezioni Totale
-
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I due reggimenti di artiglieria a piedi continuavano ad essere denominati Re e Regina; ognuno di essi veniva formato da uno stato maggiore e stato minore e da 4 brigate, ciascuna di 4 compagnie, oltre a 2 compagnie di deposito del reggimento. Le batterie dovevano essere composte da 8 pezzi, 4 batterie formavano una brigata e ogni reggimento disponeva di 4 brigate; in tempo di pace 2 compagnie erano addette al servizio di una batteria ciascuna e gli artefici in legno e in ferro dovevano essere presi dalla brigata artefici. In tempo d i guerra sarebbe stata aumentata la forza delle compagnie. Delle 16 compagnie attive di un reggimento 8 erano destinate al servizio delle batterie da campagna, e le altre 8, insieme alle 2 di deposito, al servizio delle piazze. La composizione della batteria svizzera (composta dalle 4 sezioni reggimentali) rimaneva invariata. Le compagnie di deposito sarebbero state costituite con gli indiv idui della brigata artiglieri veterani, che venne quindi sciolta. Lo Stato Maggiore si doveva comporre del colonnello comandante, un tenente colonnello, 4 maggiori, un capitano aiutante maggiore, 14 capitan-tenenti (addetti agli stabilimenti, alle scuole e al servizio dell'arma), 8 alunni alfieri, un ufficiale subalterno con l'incarico di quartier mastro ed uno di ufficiale di dettaglio, un cappellano e infine un primo ed un secondo chirurgo. Lo stato minore comprendeva un primo sergente foriere, un primo sergente profosso, un caporal tamburo, un armiere, un sarto e un .calzolaio. Ogni compagnia era formata da un capitano comandante, un primo tenente, un aiutante, un primo e 4 secondi sergenti, un foriere, 4 caporali, 4 fuochisti, 2 tamburi, 12 artiglieri di prima classe, 12 di seconda e 16 di terza. In caso cli guerra le 8 compagnie che dovevano uscire in campagna sarebbero state portate alla forza di un capitan comandante e un capitan tenente, 2 primi tenenti, 2 alunni alfieri , 2 aiutanti, un primo e 8 secondi sergenti, 2 forieri, 12 caporali , 8 fuoch isti, 3 trombetti, 24 artiglieri inserv ienti di prima classe, 32 di seconda e 40 cli terza e 18 artiglieri conduttori cli prima classe, 30 di seconda e 62 di terza, oltre a quattro artefici in legno e in ferro, 2 maniscalchi e un sellaio; la compagnia avrebbe ricevuto inoltre una dotazione di 22 cavalli eia sella e 168 da tiro. Dal primo luglio dell 'anno veniva anche disciolta la banda clell' artiglieria, che era esistita fino ad allora. La con1pagnia di artiglieria a cavallo, detta anche di artiglieria leggera, era incaricata del servizio di una batteria cli campagna di 8 bocche da fuoco che avrebbe dovuto appoggiare la cavalleria. Sul piede cli guerra essa doveva venire costituita eia un capitan comandante ed un capitan tenente, 2 primi tenenti, 2 alunni alfieri, due aiutanti (uno dei quali addetto al treno), un primo e 8 secondi sergenti (di cui 4 addetti al treno), 2 caporal forieri, 8 caporali (di cui 4 addetti al treno), 3 trombetti e otto fuochisti, 24 artiglieri serventi di prima classe, 40 cli seconda e 40 cli terza, 24 artiglieri conduttori di prima classe, 40 cli seconda e 42 cli terza, 4 artefici in ferro e in legno, 2 maniscalchi e 2 sellai; la dotazione cli cavalli era cli 124 da sella e 170 da tiro. In tempo di pace l'organico per quanto riguardava gl i ufficiali rimaneva lo stesso, ma il numero dei secondi sergenti, dei caporali e dei fuochisti si riduceva da 8 a 6, gli artiglieri serventi divenivano 20 di prima classe, 36 di seconda e 40 di terza e quelli conduttori rispettivamente 16, 20 e 20; i cavalli da sella dovevano essere 110 e quelli da tiro 90. La brigata di artefici doveva essere composta da uno stato maggiore e da 4 compagnie, cioè 2 di armieri, una di artefici e la quarta di artefici pontonieri. Lo stato maggiore era costituito da un ufficiale superiore comandante, un quartier mastro, un ufficiale cli dettaglio, un cappellano ed un secondo chirurgo. Lo stato minore eia un sergente foriere, un sarto e un calzolaio. Ogni compagnia aveva un capitan comandante, un capitan tenente, un plimo tenente, un aiutante, un primo e 4 secondi sergenti, un foriere, 4 caporali, un
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tamburo, 4 capi maestri, 12 artefici di prima classe, 24 di seconda e 48 di terza. Il battaglione del treno sul piede di pace veniva composto di 6 compagnie, le prime due con cavalli per servire 2 batterie in Napoli, 2 con mu li per trasporli e per il servizio dell 'artiglieria da montagna, un'altra di muli per la Sicilia ed una di deposito. Lo stalo maggiore del battaglione veniva composto da un ufficiale superiore comandante, un primo tenente aiutante maggiore, un ufficiale subalterno quartier mastro, un altro ufficiale di dettaglio, un capellano, un primo e un secondo chirurgo. Lo stato minore includeva un veterinario, un maniscalco maggiore, un capo sellaio, un primo sergente foriere, un primo sergente domatore, un caporal trombetta, un armiere, un sarto e un calzolaio. La prima e seconda compagnia (con cavalli) erano composte da un capitano, un primo ed un secondo tenente, un aiutante, un primo e 4 secondi sergenti, un capora] foriere, 6 caporali, 2 trombetti, 2 sellai, 2 maniscalchi e 60 soldati, cui erano assegnati 19 cavalli da sella e 80 da tiro. La terza, quarta e quinta compagnia avevano la stessa composizione organica di uomini e ricevevano 17 cavalli da sella e 82 muli. La quinta compagnia destinata al servizio in Sicilia, comunque, veniva inizialmente organizzata con 2 secondi sergenti e l O soldati in meno. La sesta compagnia cli deposito, della stessa composizione delle precedenti, era destinata ad istruire le reclute e addestrare gli animali nel servizio del t1¡eno. Ufficiali c uomin i non erano però montati; le reclute non dovevano superare il numero di 40. In caso di guerra il battaglione del treno avrebbe aumentato gli organici in proporzione al bisogno. Il corpo politico di artiglieria veniva ad essere costituito da un guardia principale, 7 guardie di prima classe (uno dei quali con funzioni di segretario principale della direzione generale), 17 guardie di seconda (2 dei quali con funzion i di segretari presso le 2 ispezioni), 30 guardie di terza classe, 45 guardiani , 2 cappellani, di cui uno per la fabbrica cli armi di Torre Annunziata e l'altro per lo stabili mento della Mongiana; 2 fonditori principali (uno per la Mongiana e l'altro per la fonderia cli Napoli), un aiutante fonditore per Mongiana, 4 allievi di fonderia (due a Napol i e due a Mongiana), un costruttore per Mongiana, un disegnatore per l'arsenale e fonderia di Napoli, un chirurgo per Mongiana, 2 controllori d'armi cli prima classe (uno per la fabbrica e l'altro per la montatura delle armi) , 3 di seconda classe (uno per la montatura, uno per la fabb rica e uno per la sala d'armi), 4 revisori (uno per la sala d'armi cli Napoli, uno per quella cl i Palermo, e 2 per la fabbrica d'anni), un aiutante segretario e 2 amanuensi per Mongiana, un capo e un sottocapo e 8 artefici veterani per l'arsenale di Napoli, un capo e 9 guardaboschi per Mongiana. Il corpo degli artiglieri litorali manteneva la organizzazione ricevuta il 26 gennaio 1831. Il 3 agosto J 837 un decreto reale stabiliva che ciascuna delle 16 compagnie attive di ogni reggimento di artiglieria dovesse essere aumentata di 60 artigl ieri cli terza classe. Il 26 novembre dello stesso anno per meglio assicurare i I servizio degli artiglieri litorali per le batterie delle isole cli Procida, Isch ia, Capri, Ponza, Ventotene e S . Stefano e nei comuni d i Gaeta e Borgo, Mola, Itri, Sperlonga, Castellone e Maranola si assegnava un contingente doppio di artiglieri litorali per ciascuna batteria, rispetto a quanto definito nel piano del 26 gennaio 1831. li 16 novembre 1839 un decreto reale scioglieva la brigata artefici esistente e in sua vece veniva creata una nuova brigata di annieri, artefici e pontonieri che avrebbe inglobato gli uomini di quella disciolta ed era composta di uno stato maggiore, uno stato minore e cli 4 compagnie, la prima di armieri, la seconda cli artefici, e la terza e la quarta dÏ pontonieri, ciascuna della forza di 120 uomini cli truppa.
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Lo stato maggiore era formato da un ufficiale superiore comandante, un ufficiale subalterno quartier mastro, un altro di dettaglio, un cappellano e un secondo chirurgo. Lo stato minore comprendeva un primo sergente foriere, un sarto ed un calzolaio. Le prime 2 compagnie (armieri e artefici) erano formate da un capitano comandante, un capitan tenente, un primo tenente e un alunno alfiere, un aiutante sottuffic iale, un primo e 4 secondi sergenti, un foriere , 4 caporali, 4 capi maestri, un tamburo, 12 artefici di prima classe, 30 di seconda e 62 di terza. Era anche prevista la presenza di un figlio di truppa. Ciascuna delle 2 compagnie pontonieri era formata dallo stesso numero e qualità di ufficiali e sottufficiali, ma con le seguenti differenze: i secondi sergenti e i caporali erano 6, i capi maestri 12 e i comuni, artefici e marinai, erano 30 di prima classe e 62 d i seconda. I 4 alunni al fi eri addetti alla nuova brigata venivano aggiunti all'organico cli 18 previsto per il corpo reale cli artiglieria. Il primo giugno 1842 veniva stabilito una nuova composizione del battaglione del Treno (lasciando inalterata la composizione del corpo sul piede di guerra). In base a questa disposizione il corpo del Treno diveva essere composto da stato maggiore e stato minore e da 6 compagnie, le prime 2 montate interamente con cavalli, la terza, la quarta e la quinta montate con cavalli da sella e con muli da tiro e la sesta, che aveva funzioni cli deposito, montata con muli da tiro e con pu ledri . Allo Stato Maggiore del battaglione veniva aggiunto un ufficiale destinato ad occuparsi della bardatura e si aggiungeva un chirurgo. Lo stato minore veniva aumentato di un all ievo veterinario. Il 19 marzo 1848 un decreto reale stabiliva di abolire le 4 compagnie di deposito dei 2 reggimenti Re e Regina artiglieria. Gli ufficiali di queste compagnie venivano destinati al servizio ciel materiale dell' arma e conti nuavano a fare pane degli organici, così come i 6 ufficiali subalterni continuavano nei loro incarichi di quartiermastri o ufficiali cli dettaglio presso i reggimenti o la brigata armieri, artefici e pontonieri. Gl i uomini di truppa venivano passati al reggimento reali Veterani o al ritiro. La forza delle 16 compagnie dei secondi battaglioni dei 2 reggimenti di artiglieria doveva essere uguale a quella delle compagnie dei primi battaglioni, cioè cli 117 individui di truppa, incluso l'aiutante. Con il succitato decreto fu deciso che i capitani comandanti e i capitani tenenti dei corpi di artiglieria e del genio si sarebbe dovuti chiamare per il futuro capitani di prima classe, i primi, e cli seconda classe gl i altri. Il 18 ottobre 1848 il battaglione ciel 'lì-eno veniva posto nuovamente sotto l'lspezione dei Corpi militari facol tativi. 11 9 gennaio 1849 il numero delle compagnie dei 2 reggimenti di arti glieria veniva aumentato da 16 a 17, ognuna della forza cli 150 uomin i di truppa, compres i 4 fuochisti oltre a quelli previsti dall'organico e 4 artefici, 2 in ferro e 2 in legno. Il 17 febbraio 1849 si aggiungeva un alunno alfiere all e compagnie dei reggimenti di artig lieria. Il 5 dicembre 184 9 alle batterie montate venivano assegnati un veterinario ed un alun no veterinario . Il 17 agosto 1855 l'organico ciel corpo politico di artiglieria veni va aumentato di 6 guardiani . Il 5 gennaio 1856 un decreto reale stabiliva che i 2 reggimenti cli artiglieria Re e Regina dovessero essere composti di 18 compagnie ciascuno, ognuna della forza di 3 ufficial i e d i 150 uomini di truppa, aggiungendo in tal modo una compagnia ad ognuno dei suddetti reggimenti . Il reggimento Re doveva però organizzare anche una nuova l 7a compagnia, perchè la 17a compagn ia al momento esistente, che era composta di artificieri, veniva incorporata nella brigata
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Artefici come 6a compagnia di Lale brigata. Il 25 marzo 1856 venne decretata la formazione di un Battaglione Artefici di Artiglieria impiegando il personale della brigata Annieri, Artefici e Pon1onieri di Artiglieria, che veniva quindi a scomparire. Il battaglione doveva essere composto da uno Stato Maggiore con 5 ufficiali, stato minore con 3 sottufficiali e 6 compagnie con un totale di 22 ufficiali e 1180 tra sottufficiali e soldati. La 1a compagnia armieri, era addetta alla Fabbrica d'armi, la 2a a rtejìci era addetta alla Fonderia e alla Barena ed Arsenale d i Napoli, la 3a all ' Opificio di Pietrarsa, la 4a artificieri al R. Opi fi cio µirotecnico militare di Capua e le ultime 2 compagnie erano costituite da pontonieri. Il 29 dicembre 1858 la pianla organica del Corpo politico di artiglieria venne aumentata cli 4 guardie cli terza classe e di un aiutante fonditore. Il 17 novembre 1859 si stabiliva cli portare il numero delle guardie di artiglieria allo stesso numero cli quelle ciel Genio, cioè 15 cli prima classe e 16 di seconda, mentre rimaneva di 31 il numero di quelle di terza classe.
11.6.2. Genio
Il corpo del Genio era formato da una classe cli ufficiali propriamenle addetti al servizio del Genio e da alcuni corpi cli truppa da adibire ai lavori . In genere i corpi di truppa erano comandati dai suddetti ufficiali e dipendevano tutti dall' ispezione del gen io. Il 18 agosto I 831 venne pubblicato il decreto per la formazione del battaglione Zappatori Minatori, formazio ne che doveva aver luogo dal primo gennaio dell ' anno successivo; il battaglione dello stesso nome formato il 24 settembre 1824 veniva invece denominato battaglione Pionieri. Il battaglione Pionieri, come ven iva chiamato il vecchio corpo, manteneva lo stesso organico, con la dirninuizione di un aiutante e l'aumento di un tamburo per compagnia e cambiando la denominazione della truppa da zappatori di 1°, 2° e 3° classe in quella cli pionieri delle stesse 3 classi. Il nuovo battaglione cli Zappatori Minatori doveva avere, oltre lo Stato Maggiore e minore, 6 compagnie di 122 uomini ciascuna, inclusi in essi gli uffici ali. Lo Stato Maggiore era composto da un tenente colonnello o maggiore comandante, un capitano aiutante maggiore, un ufficiale subalterno quartier mastro, 2 ufficiali subalterni addeui al dettaglio, un cappellano ed un secondo ch irurgo. Componevano lo stato minore un primo sergente foriere ed uno profosso, un caporale dei tamburi e 3 maestri, armiere, calzolaio e sarto. Ogui compagnia aveva un capitano, un primo ed un secondo tenente cd un alfiere, un aiutante sottufficiale, un primo sergente, 4 secondi sergenti, un caporal foriere, 8 caporali, 3 tamburi, 12 minatori, 88 zappatori suddivisi in 12 cli prima classe, 30 di seconda e 46 cli terza classe. Tutti gli ufficiali provenivano dal corpo ciel Genio, senza che ciò dovesse costituire un'alterazione dell 'organico dell ' Arma, in quanto l' incarico nel battaglione era considerato una commissione del loro servizio. I 2 battaglioni, Zappatori-Minatori e Pionieri erano soggetti all'ispezione del Genio al di qua del Faro, dipendendo dal Direttore generale cieli' Arma. Il decreto del 21 giugno 1833 per quanto riguarda il Genio stabiliva quanto segue. Innanzi
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tutto si ribadiva che il Genio era stato riunito con l'artiglieria nella direzione dei Corpi.facoltativi, sotto il comando di un unico direttore. Il Genio aveva poi 2 colonnelli sotto ispettori (uno a Napoli e uno in Sicilia), 9 ufficiali superiori direttori (di cui 3 dovevano essere tenenti colonnelli e 6 maggiori), 18 capitani, 24 ufficiali subalterni, 8 alunni alfieri e 48 guardie (16 di prima classe e altrettante di seconda e di terza), la cui distribuzione venne fissata definitivamente con rescritto del 20 giugno 1841 come indicato di seguito (inizialmente le direzioni erano 9, portate ad 11 nel 1841). La 1a Direzione aveva sede a Napoli. Essa era su dcliv isa i11 3 circondari. Il l comprendeva tutti gli uffici militari e le fortificazioni appartenenti al ramo di guerra (cioè non soggette alla Marina) lungo la linea di ponente fino a Mergellina; il 2° comprendeva tutti gli edifici militari e le fortificazioni a levante fino al forte ciel Carmine e la linea dei fossi, eccetto la batteria del molo; il 3° circondario si occupava cli tutti i locali e le fortificazioni al di là della linea sopradetta e delle piazze cli Nola, Aversa e Avellino. La 2a Direzione aveva sede a Capua e si occupava della piazza stessa e di quelle di Caserta, Santa Maria (Capua Vetere) e cli Marcian ise. La 3a Direzione era dislocata a Gaeta ed aveva come incombenze quelle del servizio della piazza e delle isole pontine, nonchè il porto, il bagno penale e l'ergastolo di Santo Stefano. La 4a Direzione aveva sede a Pescara e g iurisd izione su Aquila, Civitella del Tronto, Teramo e Chieti. La 5a Direzione era stata posta a Reggio e si doveva occupare delle piazze di Reggio, Scilla, Monteleone, Catanzaro, Pizzo, Cosenza, Cotrone e Castrovillari. La 6a Direzione aveva sede a Barletta ed era a sua volta suddivisa in 3 circondari, il primo dei quali includeva, oltre a Barletta, Andria e Bari, il 2° Taranto, Gallipoli, Brindisi, Lecce e Otranto e l' ultimo Foggia, Manfredonia, Isole Tremiti, Viesti e Lucera. La 7 a Dire~ione era quella d i Palermo, composta da 2 circondari, il primo dei quali era costituito dalla piazza di Palermo, il Forte di Castellamare e il molo di Girgenti; il secondo Trapani e le isole adiacenti. L' sa Direzione aveva sede a Messina e si doveva occupare della piazza e della cittadella di Messina, di Catania, dell'isola cli Lipari, di Milazzo e di altri forti nell'area. La 9a Direzione era dislocata a Siracusa ed aveva giurisdizione su Siracusa, Augusta, il forte cli Capopassero, Brucala e Pozzallo. La l oa Direzione aveva ancora sede a Napoli ed era suddivisa in 2 circondari, uno incaricato esclusivamente del servizio idraulico e di quello del Granatel lo, di Pietrarsa, della batteria cli Vigliena e cli quella del Gran Molo; l'altro circondario era incaricato di tutti gli edifici militari e delle fortificazioni della parte destra del Golfo, della batteria di Sermoneta, del laboratorio dei fuochisti di Posillipo, oltre alle fortificazioni e agli edifici militari di Pozzuoli, Baia, Ischia e Procida. Infine l' 1 ia Direzione aveva sede a Castellamare e si componeva cli due circondari . Il primo comprendeva il servizio idraulico di tutte le installazioni della sinistra del Golfo e tutti i locali militari della batteria Eblè a Capri, nonchè il regio Canale cli Sarnno; il secondo si doveva occupare ciel servizio della provincia ciel Principato Citeriore e cii quello della Basilicata. I corpi addetti al Genio, per i lavori dell'arma, continuavano ad essere costituiti dal battaglione Zappatori Minatori ed eia quello dei Pionieri. Ciascuno dei 2 suddetti battaglioni doveva essere composto da 6 compagnie in tempo di pace e 7 in tempo di guerra. Lo stato maggiore di un battaglione era composto dal tenente colonnello o maggiore comandante, eia un capitano O
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aiutante maggiore, da un ufficiale subalterno quartier mastro, da un altro addetto al dettaglio, da un cappellano e da un secondo chirurgo. Lo stato minore era invece costituito da un primo sergente foriere, da un primo sergente profosso, un caporale dei tamburi, un maestro armiere, un maestro sarto e un maestro calzolaio. Ogni compagnia sul piede di pace era formata da un capitano, un primo e un secondo tenente e un alfiere, un aiutante, un primo e 4 secondi sergenti, un foriere, 8 caporali, 2 tamburi e un trombetta, 24 soldati di prima classe, 30 di seconda e 46 di terza. In caso di guerra alla compagnia si aggiungevano 32 soldati di terza classe (o ltre ad accrescere il battaglione di una settima compagnia). Il battaglione dei Pionieri veniva destinato ai lavori del Genio in campagna, da eseguirsi sotto la direzione del Direttore generale dei Corpo facoltativi. Il battaglione degli Zappatori Minatori dipendeva anch'esso dal Direttore generale e doveva, tra l'altro, fornire il supporto all'Officio Topografico. Nella buona stagione il battaglione doveva istruirsi nei lavori connessi con la specialità , quali le mine sotterranee, fascinaggi etc. Doveva inoltre fornire la assistenza per il lavori del Genio delle piazze. L'O.fficio topografico veniva suddiviso in 4 sezioni, 3 di stanza a Napoli ed una a Palermo: la prima addetta ai lavori interni, la seconda alla calcografia, litografia e stampe; la terza costituiva l'Officio di Sicilia e la quarta era incaricata dei lavori esterni . L'organico dell' Officio era costituito da un capo dell'Ufficio, 4 capi di sezione, 4 subalterni, 4 alunni alfieri , un bibliotecario, un professore di geodesia e di astronomia, un astronomo corrispondente, 3 ingegneri di prima, 3 di seconda e 3 di terza classe, 4 disegnatori di prima classe, 3 di seconda e 5 di terza, un disegnatore litografo per ognuna delle 3 classi, 3 incisori d i prima classe, 3 di seconda e 5 cli terza, a cui vennero aggiunti nel seguito l Oincisori soprannumerari. Gli uffic iali appartenevano al Corpo del Genio. L'Officio topografico riuniva tutti gli stabilimenti necessari alla formazione di un Deposito generale della guerra, che raccogl ieva i piani, i modelli, le memorie, opere scientifiche e progetti di carattere militare, al quale erano annessi un Gabinetto di Macchine geodetiche ed una Biblioteca dotata di oltre 20.000 volumi e carte, che veniva aggiornata in continuazione con volumi provenienti eia quasi tutti i paese europei. Con ordine del giorno del 6 luglio 1833 vennero abolite le fanfare dei 2 battaglioni cli Zappatori Minatori e dei Pionieri. Il 7 agosto 1840 venne abolita la classe dei secondi tenenti e quindi nel battaglione Zappatori Minatori ven ivano ad esserci 2 primi Tenenti in ogni compagnia, in luogo di un primo ed un secondo tenente. Il 1° maggio 1841 gli ufficiali e le guardie del Genio idraulico venivano fuse nel Corpo Reale del Genio. La pianta organica del Corpo Reale del Genio (di terra) veniva a tal fin e modificata ed aumentata di un tenente colonnello direttore, un maggiore, un capitan comandante, 2 capitan tenenti, 2 primi tenenti, 4 alunni alfieri, 4 guardie di prima classe, 4 di seconda classe e 4 di terza. Gli stessi uomini rimanevano però addetti al servizio idraulico della Real Marina. Nell'aprile 1848 si decise che il battaglione Zappatori Minatori avesse una compagnia di deposito come ogni altro battagl ione di linea. Il 28 giugno 1850 venne stabilito di portare l'organico del battagl ione Pionieri a 8 compag nie. Analogamente il 25 febbraio 1851 fu stabilito di aumentare il battaglione Zappatori Minatori di un' ottava compagnia. Il 21 marzo 1853 un ordine del giorno del Comando generale stabili va l 'abolizione delle
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fanfare abusivmnente introdotte nei battaglioni Zappatori e Pionieri (evidentemente dai loro comandanti), con la vendita degli strumenti a fiato a beneficio delle ragazze e dei figli dei soldati degli stessi battaglioni. Il 17 novembre 1859 il numero delle guardie del Genio di terza classe veniva aumentato di 6 unità.
Corpi Militarizzati 11.6.3. Compagnia Pompieri della Città di Napoli
11 13 novembre 1833, a imitazione delle maggiori capitali europee, fu deciso cli istituire anche nella città di Napoli una Compagnia di Pompieri, il cui servizio fino ad allora era stato disbrigato dai Pompie ri della brigata Artejìci. La Compagnia e ra soggetta a disciplina militare, ma era posta alle dipendenze ciel Ministero cieli' interno e alle sue spese, cui soprassedeva un consiglio di amministrazione, si doveva provvedere con i fondi destinati alla capitale. La composizione della compagnia prevedeva uno Stato Maggiore (capitano comandante, primo tenente, secondo tenente quartier mastro, ingegnere direttore, ingegnere aiutante), uno stato minore composto eia un sottufficiale aiutante, un primo sergente, altri 2 primi sergenti profosso e foriere, 2 guardamagazzini, 2 trombette e pompie ri di la e cli 2a classe, oltre che pompieri soprannumerari e aspiranti per un totale cli 105 individui tra sottufficiali e pompieri. Gli uomini erano divisi in 15 squadre e dovevano prestare servizio in 4 posti di guardia in luoghi diversi della città (dovendo servire a 3 quartieri ciascuno) ed un quinto di riserva nella caserma del corpo. A ciascuna squadra, oltre ai componenti della compagnia, erano giornalmente addetti, senza poss ibilità di ricusarsi, 15 uomini tratti dal le maestranze della città di Napoli nelle specialità di fabbricatore, falegname, ferraio, apparatore, sellaio, ottonaio, chiavettiere, chiodarolo, carrozziere e sportellaio, che dovevano prestare servizio nelle squadre in modo da avere 4 giorni di riposo ed uno di guardia. A tal fine il sindaco doveva formare una lista cli 225 individui , i quali erano peraltro esenti dalla coscrizione militare. In caso di bisogno potevano essere chiamati in servizio tutti gli artisti, gl i artigiani cioè, del quartiere. Nel seguito fu stabilito che la Compagnia poteva completare i ranghi attingendo alla leva, tra coloro che possedevano il mestiere adatto per far parte ciel Corpo. Gli ufficiali percepivano le spettanze degli ufficiali del Corpo di artiglieria, sottuffic iali e truppa analogamente godevano del le spettanze di quelli addetti all'artiglieria. L'ingaggio era fissato ad 8 anni e la statura delle reclute era quella stessa prevista per l' artiglieria. Un giornale dell'epoca parla delle sue pompe, a doppio getto, su ben cungegnato carretto, con un gellu di 130 palmi. Sempre dalla stampa apprendiamo che nei primi 1Oanni di attività la compagnia aveva effettuato oltre 150 interve nti per altrettante emergenze definite gravi, con la morte cli un pompiere ed il ferimento di diversi altri. Nel 1835 2 guarda-magazzini vennero sostituiti da 2 ingegneri, denominati, nel 1851, primo e secondo ingegnere di dettaglio Con un real rescritto del 22 novembre 1836 la forza della Compagnia venne accresciuta di altri 75 individui tra sottufficiali e pompieri e il 21 settembre 1839 venne anche aggiunto un q uarto ufficiale con il grado cli alfiere. Nel 1850 il comandante la Compagnia ricevette il grado cli tenente colonnello. Nel 1853, un decreto del 18 aprile approvava un regolamento sul servizio degli ingegne ri della compagnia, divenuti nel frattempo 6,
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con 2 ingegneri collaboratori incaricati della .formazione delle piante della capitale e de' pubblici edifìci. In quell'anno la compagnia era composta dal tenente colonnello comandante, un capitano, un primo ed un secondo tenente con funzioni di quartiermastro, un alfiere, un chirurgo,un ingegnere direttore, un ingegnere aiutante, un primo ed un secondo ingegnere di dettaglio, un sottufficiale aiutante, un primo sergente, un p rimo sergente foriere ed un altro profosso, 2 trombette, 18 serge nti, l 8 caporali e 144 soldati
11.6.4. Compagnia Cantonieri della Regia Strada Ferrata
Come è noto fu la Napoli-Portici la prima ferrovia italiana. Successivamente, però, lo svi luppo delle ferrovie , nel Regno delle Due Sicilie, fu abbastanza ridotto, limitandosi ad alcuni tronchi nei dintorni della capitale, pur se c'è eia aggiungere che, alla caduta della dinastia, erano allo studio la Napoli-Bari ed il prolungamento delle altre Linee. Alla progettazione ed all'impianto delle linee ferroviarie p rese parte, in varia misura, l'esercito e ad una linea, la Napoli-Capua, era addirittura addetta una compagnia militarizzata di Cantonieri. Come spiegavano l'articolo l del decreto del 24 aprile 1844, che istituiva la compagnia, e il successivo regolamento del 18 maggio dello stesso anno, che disciplinava il servizio del corpo, con organizzazione e disciplina militare (l'abbandono di posto era considerato diserzione), dovevano farne parte i cantonieri, i guardiani dei passaggi a livello, gli addetti alla manovra degli eccentrici (gli scambisti) ed i guardiani notturni . La compagnia era agli ordini di un capitano (ma successivamente lo fu anche a quelli di un maggiore e, poi, di un tenente colonnello), di un ufficiale subalterno e di un aiuta nte, scelti tra i sedentanei, con funzioni di segretario del capitano. C'erano poi 4 sergenti capi d i sorveglianza, 4 caporali cap o-cantonieri, scelti tra i sottufficiali o i maestri artigiani, 50 cantonieri di 1a classe e I 08 di 2a classe, comprese nel numero 2 trombe, da scegliersi d i p referenza trn i sottufficiali ed i soldati congedati o tra gli addetti ai lavori ferroviari, di non più di 40 a nni di e tà, con ferma di 4 anni e paghe variabili tra i 15 ducati mensili del sergente ed i 6 dei cantonieri di 2a classe. L a compagnia era ripartita in 4 squadre, una per ciascuna sezione della linea ferroviaria ed era accasermata nelle varie stazioni o nelle immediate adiacenze. Alla compagnia veniva inoltre addetto un chirurgo c he ogni mattina doveva percorrere, col primo treno da Napoli , la linea ferroviaria così da poter eventualmente visitare nelle stazioni i cantonieri che niarcavano visita. Il 12 agosto 1857 un colon nello veniva nominato ispettore della Compagnia Cantonieri per vig ilarne l' operato ed apportare mod ific he alla composizione e servizio del corpo.
II.6.5. Pontonieri provinciali
Anche se nel 1860 Ia partita finale, sul Volturno, venne giocata a ruoli invertiti , con l'esercito borbonico a nord che si difendeva contro un attaccante proveniente da sud, la zona a cavallo del fiu me era sempre stata considera ta vitale per la difesa del regno contro un'invasione nemica. Più che naturale, quindi, che i problemi relativi ali' attraversamento del fiume fossero stati
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studiati in quest'ottica, cosicchè il Volturno poteva allora essere varcato, oltre che mediante il ponte sito all'interno della piazza di Capua, attraverso due ponti cli barche ed una serie di scafe o traghetti. Al servizio di uno dei 2 ponti di barche, messo in opera nel 1847 dai pontoni eri clell' esercito, con materiale del modello Birago di derivazione austriaca, era addetto un piccolo reparto militarizzato, formato da barcaioli della zona. Il ponte era quello di S. Jorio, presso il Tifata, ed il reparto - costituito poco dopo l' approntamento del ponte - ebbe la sua organizzazione definiLiva, sotto la denominazione di Poruonieri provinciali, soltanto nel 1850 con decreto del 30 marzo, quando già gli elementi del reparto, nelle manovre dell'autunno precedente, avevano sostituito parzialmente i pontonieri dell'esercito distaccati in quel momento altrove in servizio di campagna. Inizialmente i pontonieri costituivano una squadra cli 30 elementi, con un capo - un sottufficiale cieli' esercito - e 2 sottocapi, portata successivamente a 50 uomini. ll reparto era ancora in servizio nel settembre ciel 1860 e venne parzialmente utilizzato per staccare una buona parte delle campate ciel ponte di barche per farle discendere fino a Capua, sottraendole così al nemico, come venne sottratta al nemico la maggior parte del materiale eia ponte custodito nei grandi magazzini di S . Jorio. Gli elementi dei Pontonieri Provinciali che avevano trasferito le barche a Capua vennero poi utilizzati per tenere in efficienza la scafa di Marra di Bellona.
Il.7. Corpi di Casa Reale
Il.7 .1. Compagnia degli Alabardieri
La compagnia Alabardieri cli Napoli fino al 1833 continuò ad essere composta eia circa 140 individui, tra cui un primo sergente, 4 sergenti, un furiere, 5 caporali, 2 tamburi e 2 pifferi. La compagnia di Palermo contava invece solo circa 40 individui. Nel 1833 il corpo degli Alabardieri venne disciolto e il loro servizio espletato dalle Guardie del Corpo a piedi.
11.7.2. Reali Guardie del Corpo
Fino al Giugno 1833 per la custodia ciel re e dei suoi familiari rimase in vita la compagnia delle Reali Guardie del Corpo, che continuò ad essere fom1ata come nel periodo precedente e rappresentava il primo dei corpi della Casa Militare del re. Essa era costituita da cadetti appartenenti alla primaria nobiltà del regno e tutte le Guardie, che dovevano possedere come requisito per essere ammessi nel corpo quattro quarti di nobiltà e disporre di un sufficiente patiimonio, erano insignite del grado di ufficiali cieli' esercito. Gli ufficiali della compagnia erano tutti ufficiali generali dell'esercito. Con la riorganizzazione dell'esercito effettuata nel giugno 1833 anche questo Corpo subì una totale ristrutturazione; divenendo Compagnia di Reali Guardie del Corpo divisa tra 80
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guardie del corpo a piedi, tutti sottufficiali anziani e benemeliti dell'esercito, che assunsero le funzioni degli antichi Alabardieri (tanto che almeno fino ai rivolgimenti politici del 1848 si mantenne in vita un distaccamento di circa 20 guardie ed un brigadiere nella cittĂ di Palermo in luogo dell ' antica compagnia di Alabardieri reali di Palermo) e 50 Guardie del corpo a cavallo, essenzialmente i componenti della vecchia compagnia con le stesse prerogative e funzioni. La compagnia delle Guardie del Corpo aveva, come ufficiali e stato maggiore un Capitano (scelto tra gli ufficiali generali), un primo tenente (col grado onorario di Maresciallo di Campo), un secondo tenente (con il grado onorario di Brigadiere), due prim i esenti (con il grado di colonnelli), 4 esenti di prima classe (tenenti colonnelli) e 4 di seconda classe (maggiori), un cappellano e due chirurghi. Le guardie a cavallo contavano 4 brigadieri (col grado di capitani), quattro sottobrigadieri (primi tenenti, uno dei quali doveva fungere da quartier-mastro) e 50 Guardie (con il grado di alfiere), oltre ad armiere, maniscalco, sellaio, 2 trombetti e 21 mozzi, ossia garzoni di stalla addetti al governo dei 48 cavalli di manto morello. Nei ruoli del 1860 le guardie a cavallo sono diventate 98, oltre ad altre 11 al seguito, o soprannumerarie, secondo le prescrizioni del decreto del 31 marzo I 843, che ne portava il numero a 100, modificando il sistema amministrativo interno. Si confermavano per l'ammissione nelle Guardie a cavallo tutti i requisti stabiliti in precedenza; la loro statura non doveva essere inferiore a 5 piedi e 3 pollici, dovevano essere celibi e di famiglia nobile. In particolari casi il re poteva dispensare l'aspirante guardia dal requisito dei quattro quarti di nobiltĂ , ma la guardia ammessa a queste condizioni non poteva proseguire la sua carriera all'interno del reparto. Dopo sei anni le guardie, previo esame, potevano passare come alfieri in fanteria o in cavalleria. Le Guardie del Corpo a piedi si componevano di 2 primi brigadieri, ufficiali subalterni tratti tra i sedentanei di cui uno in Sicilia, 4 brigadieri, con il grado di aiutanti dei quali uno in Sicilia, 8 sotto-brigadieri, primi sergenti di cu i 2 in Sicilia, da l 00 guardie, con il grado di secondi sergenti dei quali trenta in Sicilia e da 2 tamburi. La compagnia a piedi era soggetta al comando e ispezione di quella a cavallo. Per l'ammissione nelle Guardie a piedi era necessario possedere i seguenti requisiti: avere almeno 12 anni di servizio attivo, di cui almeno due con il grado di secondo sergente, avere sempre osservato buona condotta ed essere istruiti e no n essere piĂš abili al servizio attivo cli campagna. Le guardie a piedi avrebbero dovuto prestare i servizi fino allora forniti dagli Alabardieri, ad esclusione di fornire le ordinanze per i ministeri e segreterie di stato. Il 28 luglio 1859 un decreto reale sanciva un aumento cli 2 trombetti nella compagnia delle Guardie a cavallo e cli 2 tamburi in quella a piedi.
11.7.3. Guardie d'Onore
Il 30 maggio 1833 viene emanato il decreto n° 540 per la formazione degli Squadroni provinciali di Guardie d'Onore. In tal modo venne ripristinata un'usanza napoleonica, per cui i maggiorenti delle provincie si univano in corpo armato di scorta alle persone della famiglia
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reale in occasione delle loro visite, assumendo le funzioni delle Guard ie del Corpo. Prima della data del 30 maggio tali corpi esistevano già su base volontaria e con uniformi di fantasia; ora il loro servizio veniva inquadrato e regolamentato a livello generale. L'ammissione al corpo delle Guardie d'Onore era ambita dai più giovani perchè, oltre a presentare diversi vantaggi, gli appartenenti al Corpo erano esentati dal servizio di leva. Le Guardie d'Onore nei reali dominii al di qua del Faro (cioè la parte continentale del regno) dovevano essere organ izzate in 9 squadroni, di cui uno di stanza nella capitale e 8 nelle provi11ce. Esse dovevano dipendere dal ministero della guerra aLLraverso i comandanti militari delle province. Jl brigadiere Giuseppe Ruffo Scilla veni va destinato quale comandante superiore dei 9 squadroni. Ogni squadrone doveva venire composto da un capo squadrone, 4 capi plotoni, un primo sergente, un foriere, 12 caporali, 3 trombetti e 120 guardie (ma il numero delle guardie poteva anche eccedere 120, se il re avesse accettato offerte di volontari). Nel novembre 1833 vennero aggiunti 4 sergenti in ogni squadrone. La distribuzione dei 9 squadroni era la seguente: uno a Napoli, uno negli Abruzzi, uno per Terra di Lavoro e Molise, uno per Principato citra e ultra e la Basilicata, uno per la Calabria citra, uno per la Calabria ultra, uno per la Capitanata, uno per Bari e uno per Terra d'Otranto. Per essere ammesso a guardia bisognava avere compito il diciassettesimo anno d 'età e non avere superato il quarantesimo, anche se in considerazione di particolari meriti si poteva superare quest' ultimo limite (6). Le guardie s i dovevano montare e vestire a loro spese, mentre i trombetti lo erano a carico delle province. Nel caso in cui le guardie d'onore avessero dovuto unirsi a corpi dell'esercito regolare esse avevano il rango di primo corpo della guardia reale. Sulla fine del 1833 vennero anche istituiti 4 squadroni cli Guardie d'Onore, con le stesse prerogative, in Sicilia. Il l O squadrone apparteneva alle province di Palermo e Trapani, il 2° Girgenti (oggi Agrigen to) e Caltanissetta, il 3° per Catania e Noto ed il 4° per Messina. Quest'ultimo squadrone si componeva di 2 soli plotoni. Il 6 febbraio 1835 fu aggiunto agli squadroni di Napoli lo stato maggiore e lo stato minore composti dal Comandante gli squadroni, con comando anche di quello di Terra di Lavoro, un aiutante maggiore, un chirurgo, un aiutante sottufficiale, 2 portastendardi, un veterinario, un sergente trombetta e un capo squadrone in seconda per ogni squadrone. Tra il I 837 e il 1839 gli squadroni nella parte continentale del Regno (al di qua del Faro) ven nero portati a 15, di cui 2 addetti alla capitale e a Terra di Lavoro (Caserta). Nell'agosto 1842 fu stabilita la numerazione degli squadroni , che venne ad essere quindi la seguente: l 0 Napoli, 2° Terra di Lavoro, 3° Molise, 4 ° Calabria Ultra seconda, 5° Abruzzo Ultra secondo, 6° Abruzzo C itra, 7 ° Principato Citra, 8° Capitanata, 9° Calabria Citra, 10° Basilicata, 11 ° Terra d'Otranto, 12° Calabria Ultra prima, 13° Tena di Bari, 14° Principalo Ullra, 15° Abruao Ultra primo. A seconda degli effettivi reclutati ci potevano essere variazio ni negli organici. Così nel 1837, ad esempio, lo squadrone di Terra cli Bari era composto da un capo-squadrone, un primo sergente, 2 capi-plotoni, 2 secondi sergenti, 6 caporali, un trombetto e 56 guardie ('), a fine
(6) C hi aveva superato l'età dell a leva e non era particolarme nte attaccato a lla d inasti a cercava spesso, se poteva, cli esimersi dagli obblighi cl i servizio ciancio luogo ad una p'rofl uv ie di circolari e rescritti inte rpretat ivi ciel clecreto istitu tivo. (7) A.S.Na. Co11S. Simo Guerra Fs. 765.
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1847 era costituito da un quinto plotone nello squadrone di Principato ultra (8), nel 1855, con ordine del giorno ciel 19 giugno, i 2 squadroni d i Calabria ultra erano contratti ad uno solo, mentre nel 1859 la Guardia d'Onore al di là del Faro era così riorganizzata : squadrone d i Palermo e Trapani su un capo-squadrone in 1a e uno in 2a, 2 capi-plotone, un secondo sergente, 2 trombe e 30 guardie; squadrone d i Catania e Noto un capo-plotone, secondo sergente, 3 caporali, 2 trombe e 28 guardie; squadrone cli Girgenti e Caltanissetta su 2 capi-plotone, un secondo sergente, un foriere, 3 caporali, 2 trombetti e 51 guardie e squadrone cli Messina, infine, su capo-plotone, trombetto e 18 guardie (9). Questi organici assai ridotti dimostrano, inequivocabilmente, la frattura esistente tra la nobiltà e la borghesia siciliane e la monarchia. Non si ha alcuna notizia di partecipazione delle Guardie d 'Onore ad alcun evento bell ico, c'è soltanto un ordine del giorno del 10 novembre 1847 che loda il comportamento delle guardie di Rosarno e di Gerace durante la repressione dei moti intorno a Reggio Calabria.
11.7.4. Fanteria della Guardia Reale (Reggimenti Granatieri e Cacciatori)
Il decreto del 14 giugno 1815, relativo ali' organizzazione ciel nuovo esercito napoletano, a proposito della fanteria della Guardia Reale prevedeva che essa avrebbe dovuto essere costituita eia due brigate, una formata dai due reggimenti, denominati 1° e 2° reggimento di granatieri della Guardia e l'altra eia due reggimenti di cacciatori della Guardia. In seguito il 17 agosto fu stabilito che ogni brigata dovesse essere comandata eia un colonnello ispettore generale, che doveva avere il grado cli tenente generale dell 'esercito, un maresciallo di campo addetto al dettaglio con gli aiutanti di campo che a loro spettavano in base al grado. Già il 10 agosto, prima della formazione dei corpi, venivano destinati a questi incarichi i due tenenti generali (provenienti entrambi dalle fila dell'esercito siciliano) duca cl' Ascoli, che era anche aiutante generale ciel re, ed il duca di Sangro, il primo per divenire colonnello e ispettore generale della brigata dei granatieri della guardia ed il secondo per colonnello ed ispettore dei cacciatori della Guardia ('0) . Ogni reggimento avrebbe dovuto essere composto da uno stato maggiore ed uno stato minore e cli due battaglioni, ognuno dei quali formato da quattro compag nie. f n ogn i reggimento doveva inoltre essere formata una nona compagn ia di deposito. Lo stato maggiore cli un reggimento era formato dal colonnello, tenente colonnello, due maggiori, due capitani aiutanti maggiori, un tenente quartiermastro, un secondo tenente portabandiera , un cappellano, un chirurgo maggiore e tre chi rurghi aiutant i maggiori. Lo stato minore era composto da due aiutanti, u n portaband iera aiutante, un vagom.astro· che in guarn igio ne ricopriva l'incarico d i profosso, due primi sergenti con funzione d i segretari pel colonnello e tenente colonnello, un tamburo maggiore, un caporal tamburo, un caporale dei guastatori, un capobanda, undici musicanti, un suonatore d i gran cassa, due suonatori d i piatti ni, tre maestri, un armiere, un calzolaio ed un sarto. Le compagn ie ordinarie erano composte da un capitano, un tenente, un secondo tenen-
(8) A.S. Na. Cons. Sta/O Guerra Fs. 800. (9) A.S.Na. Cons. Staro Guerra Fs. 843. ( I0) A.S.Na Seiu\111.Reg . 18.
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te, un sergente maggiore e quattro sergenti, un caporal foriere ed otto caporali, tre tamburini e due pifferi, un guastatore e 121 granatieri per un totale di 144 teste. La compagnia di deposito aveva la stessa formazione per quanto riguardava i quadri, mentre il numero dei granatieri semplici , i comuni, era di 69, di cui 24 apprendisti di musica, diciotto trabanti (cioè attendenti) per lo stato maggiore e minore e 27 trabanti per gli ufficiali delle nove compagnie. In caso di entrata in campagna dei battaglioni in questa compagnia sarebbero stati riversati gli uomini che non erano ritenuti atti alla marcia. Come notato dal Colletta la fanteria della Guardia reale venne formata con gli uomini provenienti dall'esercito siciliano, che senz'altro a Ferdinando sembravano offrire maggior garanzia delle truppe del disciolto esercito murattiano. Una disposizione del supremo consiglio di guerra stabili va come e con quali reparti dovessero essere format i i reggimenti di fanteria della guardia. Infatti il consiglio supremo, presieduto dal principe Leopoldo, il 20 settembre 1815 propose che i due reggimenti di Granatieri della Guardia Reale venissero composti dal reggi mento dei Granatieri guardie reali C1) dell'esercito siciliano e dalle compagnie granatieri dei cinque reggimenti esteri (come venivano chiamati i napoletani dell'esercito siciliano in base alle riforme del dicembre 1812) e dei tre reggi menti siciliani allora esistenti . Il primo reggimento Cacciatori della guardia reale, da organizzarsi in Palermo, doveva essere formato con gli uomini del 1 °, 2° e 3° reggimento siciliano e dal 5° estero, dedotte naturalmente le compagnie granatieri, ed il 2° Cacciatori, da organizzarsi a Napoli, doveva essere composto con gli uomini risultanti del 1°, 2 °, 3° e 4° estero dell'esercito siciliano. Gli ufficiali della fanter ia della g uardia murattiana venivano destinati, in genere, al comando delle compagnie scelte dei nuov i corpi della fanteria della linea (1 2). Come per tutti i corpi dell'esercito in realtà l'organizzazione procedeva lentamente; il 26 settembre 1816 fu emanato un nuovo decreto per la completa organizzazione dei corpi di fanteria della Guardia Reale. Con l'obiettivo di mantenere al completo i reggimenti di fanteria della guardia e di mantenerli sullo stesso p iede di quelli della linea si stabilì che la fanteria della guardia doveva venire composta, come già stabilito l'anno precedente, da quattro reggimenti, due di granatieri e due di cacciatori. Ognuno di questi reggimenti doveva essere formato da uno stato maggiore ed uno stato minore di reggimento per un totale dì 35 uomini, due battaglioni, ciascuno di quattro compagnie di 11 O uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa e da una compagnia di deposito di 90 teste, per un tota le di 1005 uomini in ogni reggimento. Il mese successivo venne stabilito (decr.n°522) che dei 69 comuni della compagnia di deposito 30 avrebbero costituito la banda, che avrebbe dovuto seguire un eventuale battaglione mobilitato in caso di partenza. Uno stato della forza dei reparti dell'esercito al 15 di agosto 1817, per quanto riguarda la fanteria della Guardia Reale, fornisce le informazioni secondo la tabella di cui alla pagina successi va (' 3) : (I I) In previsione della formazione della fanteria della Guardia Reale il reggimento Gra1101ieri della Guardia Reale era stato ricostituito il 7 giugno 1815 riunendo nuovamcnto in un un ico corpo i battaglioni Guardie siciliane, Guardie napolitane e quello dei reali Granatieri dell'armata siciliana in cui nel dicembre 1812 era appunto stato suddiviso l'antico reggimento dei Granatieri Guardie reali. A.S.Na Seg1: Ant. Fs. 9 J 2. ( 12) A.S.Na. A.R. C.R. Fs. 931. (13)A.S.NaA.R.C.R. Fs.1100.
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Reggimento 1° reggimento granatieri 2° reggimento granatieri l O reggimento cacciatori 2° reggimento cacciatori
Ufficiali
Truppa
43 -40 41 44
830 822 958 885
Il 5 marzo 1819 fu stabilito di aggiungere un sottotenente agli ufficiali di ogni compagnia della fanteria della Guardia. Il 9 dicembre di quello stesso anno con un nuovo decreto venne rivista la composizione dei reggimenti della fanteria della guardia. Dopo la sconfitta dei costituzionalisti ed il r itorno del re il vecchio esercito venne disciolto ed in sua vece vennero creati corpi nuovi . li 21 luglio 1821 un decreto reale stabiliva infatti che nel nuovo esercito la fanteria della Guardia Reale avrebbe dovuto essere costituita da due reggimenti di granatieri (1 ° e 2° reggimento) e da un solo reggimento di cacciatod. Anche i privilegiati reggimenti della Guardia Reale non dovevano essere immuni dalle epurazioni; infatti nella seduta del 9 gennaio 1823 del consiglio dei ministri, che prendeva in esame la s ituazione dell'esercito, si notava che i corpi di fanteria della guardia sono in decadenza di forza, come risulta dallo schema seguente ('"):
reggimento 1° granatieri reali 2° granatieri reali 1° cacciatori reali
effettivi
organico
970 888 1331
1.419 l.419 1.419-
Il 29 g iugno 1824 fu stabilito che in ogni compagnia dei reggimenti della fanteria della Guardia Reale vi dovevano essere quattro ufficiali, e cioè il capitano, un capitano-tenente, un p rimo ed un secondo tenente, riducendo nel contempo a due il numero dei secondi sergenti. Con lo stesso decreto venne infatti stabilito che in ogni reggimento si aggiungesse una compagnia di deposito della stessa forza di q uelle dei battaglioni atti vi. Il 17 gennaio 1825 fu decretato che i diversi corpi componenti la guardia reale fossero sottoposti tutti ad un tenente generale che avrebbe assunto la denominazione di comandante generale ed ispettore generale della Guardia Reale. Alle sue immediate dipendenze era assegnato un maresciallo di campo col compito di occuparsi degli aspetti operativi del comando e della ispezione. 11 29 maggio 1827 fu emanato un nuovo decreto sugli organici dei corpi della Guardia Reale al fine di rendere maggiormente uniforme la composizione dei reggimenti di linea e quelli della guardia della stessa specialità. In base a questo decreto ogni reggimento di fanteria della Guardia, sia di granatieri che di cacciatori, avrebbe dovuto essere composto di uno stato maggiore, di uno stato minore, di due battaglioni cli sei compagnie ciascuno e di una compagnia di deposito per una fo rza totale di 1653 uomini tra ufficiali e truppa. Lo stato maggiore avrebbe dovuto essere composto dal colonnello, un tenente colonnello, due maggiori , un capitano aiutante maggiore, un ufficiale subalterno quartier mastro, due ufficiali subalterni addetti al dettaglio, due cappellani, un primo ed un secondo chirurgo. Lo stato minore doveva comprendere due aiutanti sottufficiali, due portabandiera, due primi sergenti ( 14) A.S.Na Prot.Cons. Guerra Voi. 727.
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forieri, un tamburo maggiore, un caporale dei tamburi, un caporale dei guastatori, un pri mo sergente profosso, un capobanda e undici musicanti, un suonatore di gran cassa, un suonatore d i cassa rullante e due di piattini, tre maestri di cui: uno armiere, uno sarto ed uno calzolaio. Ognuna delle tredici compagnie doveva venire composta da un capitano, un capitan tenente, un primo ed un secondo tenente, un primo e quattro secondi sergenti, un caporal fo riere e otto caporali, due tamburi, un piffero o una cornetta (a seconda se granatieri o cacciatori), due guastatori, due apprend isti di mus ica, 50 soldati di prima classe e 50 di seconda. In base ai decreti di riforma dell'esercito del 21 giugno 1833 ogni reggimento di fanteria della guardia reale, che doveva avere lo stesso organico cli quelli di linea, era composto da 2 battaglioni e da uno stato maggiore e uno stato minore. Lo stato maggiore d i ogni reggimento era composto dal colonnello, da un tenente colonnnel lo, 2 maggiori, un aiutante maggiore, un quartier mastro, 2 chi rurghi e 2 cappellani. Lo stato minore era composto da due aiutanti (uno per battagl ione), 2 portabandiera, 2 forieri maggiori, un tamburo maggiore, 2 caporali tamburi, un caporale dei guastatori, un prevosto, un capo banda, 11 musicanti, 4 accord i di musica, due maestri armieri, un capo sarto e un maestro calzolaio. Ogni battaglione aveva 6 compagnie ordinarie e una settima di deposito. In tempo d i pace una compagnia doveva essere composta da un capitano, un primo ed un secondo tenente, un alfiere, un primo e 4 secondi sergenti, un fo riere , 8 caporali, un guastatore , un apprendista di musica, un trombetta (piffero nei Granatieri della Guardia Reale), 2 tamburi e 81 comuni, in totale 100 individui, mentre in tempo cli guerra alla compagn ia venivano aumentati 59 comuni e un tamburo. In ogni compagnia della fanter ia della Guardia Reale vi erano 20 soldati, detti di prima classe, che riscuotevano una paga maggiore degli altri, prescelti tra i più anziani e meritevoli. Su l piede di guerra ogni reggimento avrebbe inoltre formato un terzo battaglione. Nel giugno 1848 anche i reggimenti di fanteria della Guardia Reale ricevettero l'aumento d i organ ico cli 2 nuove compagnie ordinarie, una per battaglione, da denominarsi 9a e 10a Nel 1849 i reggimenti ven nero portati a lla forza prevista dal piede cli guerra, cioè con compagnie formate da 160 soldati, e questa forza venne mantenu ta anche al termi ne della mobilitazione. 11 5 gennaio 1856, nell' ambito di una riorganizzazione generale della fanteria, venne stabilita la formazione, a fare inizio dal primo febbraio dell o stesso anno, di un battaglione Tiragliatori della Guardia Reale con uno stato maggiore, stato minore e 8 compagnie del tutto simili a quelle stabilite per i 12 battaglioni di cacciatori di linea. Il personale del battaglione veniva scelto tra tutti i corpi di fan teria nazionali e l ' organizzazione veni va affidata al Brigadiere Marra, comandante la Brigata dei Cacciatori della Guardia e il reggimento Real Marina . In guell' occasione vennero anche mod ificati gli organici dei reggimenti di fanteria della guardia e della linea. Venne abol ita la carica d i capitano aiutante maggiore, le cui incombenze venivano affidate al maggiore meno anziano e venne abolito un portastendardo nello stato minore. Ogni reggimento avrebbe dovuto avere ora una sola compagnia di deposito, che diveniva la 13a del corpo, formata con un semplice quadro costituito da un 1° e 4 secondi sergenti, un caporal foriere e 8 caporali, un guastatore, un apprendista e 4 trombe o pifferi. Il 14 dicembre 1860 venivano sciolti il 1 ° e 2° Granatieri ed il 3° Cacciatori della Guardia Reale, che non avevano dato prova eccessivamente brillante nei combattimenti del Volturno. Dai quadri superstiti venivano prelevati gli elementi per formare, al 1° gennaio 1861, 8 compagnie che dovevano costituire un nuovo corpo chiamato battaglione Volteggiatori della
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Guardia. I Tiragliatori ed i Volteggiatori dovevano costituire la I a brigata della fanteria della Guardia Reale, mentre si rinviava ad un secondo momento la costituzione della seconda brigata, da formarsi con gli elementi più meritevoli della fanteria di linea (1 5).
ll.7 .5. Cavalleria della Guardia Reale
La cavalleria della Guardia Reale venne costituita con decreto il 18 agosto 1815, doveva essere forte di una brigata di due reggimenti di cavalleggeri, denom inati l O e 2° reggimento di Cavalleggeri. La Brigata aveva un colonnello ispettore generale che aveva il grado di tenente generale dell' esercito e un maresciallo di campo di dettagl io, con quel numero di aiutanti che era previsto per tutti gli ufficiali generali. Ogni reggimento doveva venire composto da uno stato maggiore ed uno minore e da due divisioni, di due squadroni ciascuna ed ogni squadrone era a sua volta suddiviso in due compagnie. In ogni divisione vi doveva essere una compagnia scelta ed una cli deposito. Lo stato maggiore doveva essere formato da un colonnello, un tenente colonnello, due maggiori , due aiutanti maggiori capitani, un tenente quartiermastro, un sottotenente ufficiale pagatore (in organico in una delle compagn ie), un sottotenente portabandiera, un chi rurgo maggiore, un chirurgo aiutante maggiore, un chirurgo sottoaiutante, un cappellano. Lo stato minore era composto da due aiutanti, un portastendardo aiutante , un vagomastro (in campagna) , un sergente trombetta, un caporal trombetta, un artista veterinario proprietario ed uno aggiunto, un maestro sellaio, un maestro armaiolo, un maestro sartore ed un maestro calzolaio. Ognuna delle otto compagnie componenti i quattro squadroni cli guerra doveva essere formata da un capitano, un tenente, due secondi tenenti, un sergente maggiore, quattro sergenti, un caporal foriere, otto caporali, due trombette, un maniscalco, 83 soldati. La compagnia di deposito era invece composta da un capitano, un tenente, due secondi tenenti, un sergente maggiore e quattro sergenti, un caporal foriere e otto caporal i, due trombelli, un maniscalco e 55 soldati . In caso cli partenza degli squadroni di guerra tutti gli individui che non fossero risultati atti al servizio cli campagna venivano versati nella compagnia di deposito. In realtà già nel giugno del 1815 si veniva organizzando ad Aversa un primo reggimento di cavalleggeri della Guardia, sulla base delle truppe murattiane, inglobando anche quanto rimaneva del reggimento corazzieri che si trovava colà; l'organizzazione di questo corpo veni va provvisoriamente affidata al colonnello Russo, sotto gli ordini ciel generale Campana ex comandante ciel reggimento lancieri della Guardia murattiana (' 6). li 4 settembre però il principe di Campo Reale veniva nominato maresciallo d i campo ed incaricato del dettaglio, cioè degli aspetti organ izzativi e funzionali , della cavalleria della guardia reale (1'). Il reggimento corazzieri della guardia murattiana passava a costitu ire lo squadrone scelto della gendarmeria reale (' 8) . Nell 'ottobre 1815 il 2° reggimento cavalleggeri venne invece costitu ito sulla base del 2° reggimento cl i cavalleria dell'armata siciliana C9) . Q uando nell'ottobre 1816 ven nero sciolte le guide dello (15) Gazzella di Gaeta. (16) A.S.Na Ser: 1:A11i. Fs. 930. ( 17)!\.S.NaA. R.C.R. Fs. 940. ( J8) /\S.Na Ser: 1:A111. Fs. 145. (19) !\.S.Na Seg1:A11t.Reg. 18.
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stato maggiore gli uomini vennero in un primo momento aggregati al deposito del secondo reggimento cavalleggeri per essere poi incorporati nello stesso reggimento (2°). Il 7 ottobre 1816 fu stabilito che la Brigata dei cavalleggeri della guardia dovesse essere organizzata con gli stessi principi appena stabiliti per la cavalleria di linea (2 1). Uno stato della forza dei reparti dell'esercito al 15 di agosto 1817, per quanto riguarda la cavalleria della Guardia Reale, fornisce le seguenti informazioni (22):
reggimento l ° Cavalleggeri 2° Cavalleggeri
ufficiali 48 48
truppa 501 515
cavalli 301 315
Durante il periodo costituzionale i due reggimenti di cavalleria della Guardia, vennero uniti alla cavalleria della linea divenendo il I O e 2° reggimento cacciatori a cavallo. Con la ricostituzione del nuovo esercito dopo la sconfitta dei costituzionalisti la cavalleria della Guardia Reale, come gli altri corpi della stessa guardia, venne conservata nella sua struttura. Uno stato della forza dei reparti dell'esercito in ricostituzione al 9 gennaio 1823 per quanto riguarda la cavalleria della Guardia Reale fornisce le seguenti informazioni (23):
reggimento l ° Cavalleggeri 2 ° Cavallee:f!eri
I-
effettivi 385 335
organico 452 452
L' 11 settembre 1824 con un ordine del giorno venne comunicata la decisione di ripristinare la classe dei capitani aiutanti maggiori che era stata abolita. Nello stesso ordine venne anche stabilito che Ì11 ogni squadrone di guena della cavalleria della Guardia la classe degli ufficiali fosse composta da un capitano, un capitan tenente, un prù110 ed un secondo tenente ed un alfiere. ln ogni reggimento si doveva poi creare uno squadrone di riserva composto di un capitano tenente, un primo tenente, un primo e due secondi sergenti montati, quattro caporali montati, un trombetta montato, un maniscalco smontato e 48 soldati montati e dodici smontati (24) . Il 29 maggio 1827 fu decretato dal re che ciascun reggimento dei cavalleggeri della Guardia Reale doveva vel1Ìl·e composto da uno stato maggiore, uno stato minore, quattro squadroni attivi ed uno squadrone di riserva per una forza totale di 640 uomini, tra ufficiali e truppa, e 525 cavalli di regio conto (ad esclusione di quelli degli ufficiali). Con la riforma del 21 giugno 1833, che lasciava inalterato il numero dei corpi della cavalle1ia della Guardia Reale, ogni reggimento di cavalleggeri veniva ad essere composto da uno stato maggiore, da uno stato minore e da quattro squadroni attivi, ai quali sul piede di gue1n si aggiungeva uno squadrone cli riserva. Lo stato maggiore di ogni reggimento era composto dal colonnello, da un tenente colommello, 2 maggiori, un capitano aiutante maggiore, un quartier mastro, un ufficiale di dettaglio, 2 chirurghi (un primo e un secondo o terzo chirurgo), e un cappellano. Lo stato minore (20) A.S.Na Seg1:Ant. Fs. 908. (21)A.S.NaA.R.C.fl.. Fs. 93 1. (22) A.S.Na A.R.C.11.. Fs. 11 00. (23) A.S.Na Prot.Cons.lv!in. Vol. 727. (24) A.S.Na 1vlin.Gue1: Fs. 2550.
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era composto da 2 aiutanti sottufficiali, 4 portastendardi, 2 primi sergenti forieri, un veterinario, un aiutante domatore, un primo sergente profosso, un sergente trombetta, un caporal trombetta, un maestro armiere, un maestro sellaio, uno sarto e un maestro calzolaio (di questi la maggioranza erano smontati). Ogni squadrone era con1posto da un capitano, un primo ed un secondo te nente, 2 alfieri, un primo e 4 secondi sergenti, un foriere , 12 caporali, 2 trombette, un apprendista trombetta, un mani scalco, un sellaio, l 33 soldati montati e 30 smontati in caso di gueITa e 125 e 20 in tempo di pace, in totale 30 ufficial i e 609 uomini cli truppa e 516 cavalli cli regio conto, da aumentarsi in tempo cli guerra a 36 ufficiali, 947 uomini di truppa e 793 cavall i. Fra i 125 soldati che ogni squadrone di cavalleggeri della Guardia doveva avere ve ne erano 30 di prima classe (40 in caso di guerra). Ogni squadrone si divideva in 4 plotoni, comandato ciascuno da uno degli ufficiali subalterni. Le trombette e gli apprendisti di ogni squadrone, riuniti sotto il comando del caporal trombetta e del sergente trombetta (con funzioni cli capo banda) formavano la banda ciel reggimento. Nel 1838 i due reggimenti mutarono la denominazione in quella cli 1° e 2° reggimento di Usseri della Guardia Reale, formando una Brigata cli cavalleria leggera alle dipendenze di un Brigadiere e riuniti all ' Ispezione e comando dei corpi di fanteria della Guardia Reale. Successivamente i loro organici ebbero gli stessi aumenti e le stesse diminuizioni dei reggimenti di cavalleria di linea.
Pionieri e Cacciatori Reali a cavallo.
Il corpo dei Pionieri e Cacciatori reali rintraccia la s ua origine nella compagnia di reali Cacciatori istituita dal re Ferdinando nel 1777 perchè lo accompagnasse nel le cacce. Nel 1799 l'unità venne riorganizzata su due compagnie cli quattro p lotoni, di cui il quarto era di cavalleria. Nel 1811, in Sicilia, il corpo assunse la denominazione e la fisionomia che conservò poi dopo la restaurazione dei Borboni s ul trono di Napoli . I l 22 agosto 1815 vennero costituite nella pianta organica de ll 'esercito dell e Due Sicilie due compagnie di Pionieri reali a piedi e due compagnie cli Caccia1ori reali a cavallo che facevano parte dei corpi del la casa reale. Lo stato maggiore e quello minore del le quattro compagnie (che formavano un corpo unico sia cli fanteria - i Pionieri - e sia di cavalleria - i Caccia/ori) era costituito eia un colonnello, un tenente co lonnello , due maggiori , uno per la fanteria e l'altro per la cavalleria, un aiutante maggiore col grado di capitano che s volgeva anche le funzioni di quartier mastro, un aiutante sottufficiale di cavalleria ed uno di fante r ia . Ogni compagn ia di Pionieri doveva essere composta da un capitano, un tenente, due second i te nenti , un serge nte maggiore, quattro sergenti, un caporal for iere, otto caporali, tre trombettieri, 80 pionieri. Ogni compagnia cli Cacciatori e ra composta da un capitano, un tenente, due secondi tenenti, un sergente maggiore, quat.lro sergenti, un caporal foriere, otto caporali, due trombettieri , un mani scalco, 80 cacciatori . Per ognuna delle compagnie montate era inoltre previsto un organico cli cavalli di truppa, cioè gli ufficiali esclusi, cli 96 animal i. Uno stato della forza dei reparti del l' esercito a l 15 d i agosto 1817 ci informa che il corpo de i Cacciatori e Pionieri reali era costituito da 26 ufficiali, 398 uomini di truppa e
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100 cavalli (25) . Come corpo privilegiato i Cacciatori e Pionieri reali non parteciparono di certo ai movimenti rivoluzionari del 1820-1821; il corpo fu conservato in vita nel nuovo esercito ed uno stato cli forza al gennaio 1823, mentre la maggioranza del le altre un ità dell 'esercito risultavano a ranghi ridotti o ancora da costituire, indica che nel reparto erano presenti 385 uomin i su i 395 previsti, ciò che, per la pratica del tempo, significava che il corpo era al gran completo (2 6). Il corpo venne disciolto il 12 dicembre 1830 per ordine del nuovo sovrano Ferdinando II, che non nutriva simpatia per il loro comandante De Sivo (che rimase cionostante un fedelissi mo della causa dei Borboni, anche se a distanza di trent'anni si rammaricava ancora dell'accaduto). Sottufficiali e soldati dei cacciatori a cavallo dovevano passare al nuovo reggi mento Lancieri real Ferdinando; gli ufficiai i rimasero al seguito della cavalleria della Guardia Reale; ufficiali e soldati dei pionieri furono invece incorporati nella fanteria di linea.
II.8. Gendarmeria reale Richiamiamo nel seguito alcu ni cenni su lla Gendarmeria reale, già forniti nel precedente volume della serie. La Gendarmeria reale era considerato un corpo mil itare, con un ità a piedi e altre a cavallo, addetto a compiti di ordine pubblico e cl i forza armata della giustizia e con una suddivisione in piccole brigate sull ' intero territorio del regno, ma rimase sempre anche un corpo combattente. Come g li odiern i Carabinieri (discendenti anch'essi da un corpo analogo) per il servizio di ordi ne pubblico dipendevano dal Ministero dell 'Interno e dalle autorità civili, ma per il servi zio, l'organizzazione, l'addestramento ed altro dipendevano dai comandi militari. Per far parte della Gendarmeria erano necessari requisiti più stringenti di quell i ammessi per l' arruolamef1to nei corpi di linea. L'appartenenza alla Gendarmeria era considerato un elemento di distinzione e cli premio. Come vedremo una continua particolare attenzione fu dedicata alla organizzazione della Gendarmeria, tanto che i provvedimenti strutturali e riorganizzativi si susseguirono con cadenze molto ravvicinate. L'organizzazione del 1830 era quella stabilila con decreto del 30 agosto 1827 (Ordinanza reale). Come nel passato il corpo della Gendarmeria Reale doveva essere composta da fanteria e cavalleria; la prima sudd ivisa in 8 battaglioni e la seconda in 8 squadroni. Oltre a questi per serv izio nella Capitale, ed in particolare per scorta a personaggi real i o d i rango, vi stabil ivano 2 compagn ie scelte di gendarmi a piedi e mezzo squadrone di gendarm i scelti a cavallo, i cui componenti erano da considerarsi come i granatieri dei corpi dell'esercito. Ogni battaglione d i fanteria doveva essere d iviso in 4 compagnie, ogni compagnia a sua volta in 2 plotoni d i 2 sezioni ciascuno. Ogni sezione era composta da 4 brigate di 11 uomini ciascuna ad esclusione delle cariche. Ogni squadrone di cavalleria era suddiviso in 2 plotoni, essendo ciascun plotone composto di 4 brigate cli I O uom ini c iascuna oltre le corrispondenti cariche. Tutta l' arma della Gendar meria era comandata eia un ufficiale generale ispettore, il quale doveva avere ai suoi ordini un comandante in secondo, con il compito di coadiuvarlo nei suoi
(25) A.S.Na A .R.C.R. Fs. 1100. (26) A.S.Na Prot.Cons.Min.Guerra Voi. 727.
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incarichi ed in particolare nelle ispezioni e nelle riviste alle unità distaccate e sostituirlo in caso di assenza. Alle dipendenze del!' ispettore doveva anche esservi un colonnello per il d isbrigo degl i affari correnti, un aiutante di campo e 2 altri a iutanti provenienti dalle fila dell 'arma. Ogni battaglione doveva veni re comandato da un tenente colon ne llo o da un maggiore, dovendo il numero complessivo degli uffic ial i superiori essere in proporzione di due tenenti colonnelli ogni sei maggiori . Ogni compagnia doveva essere composta da un capitano, da un primo e da un secondo tene nte, da un a lfiere, da un primo e da 4 secondi sergenti, da un caporal foriere e da 16 caporali e da 176 gendarm i, di cui 4 erano cornette. Ogni squadrone montato era composto da un capitan tenente, eia un primo ed un secondo tenente, da un alfiere, da un secondo sergente graduato di primo, da 3 secondi sergenti, da 8 caporali ed 80 gendarmi, fra i qual i vi dovevano essere 2 trombette cd un maniscalco. Tra i caporali vi erano 2 classi ( 1a e 2a) la qual distinzione si rifletteva solo sulle paghe. Alla gendarmeria veni vano anche assegnati un cappellano ed un secondo chirurgo (smontati) con residenza a Napoli. Per il servizio nelle province si doveva far ricorso ai cappellani e agli ufficiali d i salute che vi si potevano trovare. Gli squadroni erano uniti ai battaglioni del la stessa provincia e dipendevano dal comandante del battaglione. Alla S ic ilia era desLinata solo la Gendarmeria a piedi, giacchè v i prestavano un servizio analogo a quello dell ' arma a cavallo le compagnie d'armi , quindi lo squadrone montato in più veniva destinato alle province di Terra di Lavoro e Molise. Le due compagnie ed il mezzo squadrone scelti d ipendevano dal comandante del battaglione di Napoli . Le residenze dei vari comandi erano a Napoli per l' ispettore ed il comandante in seconda oltre a l comandante del battagl ione di Napoli e per gli altri 7 battaglioni erano nelle città di Palermo, Caserta, Salerno, Avellino, Sulmona, Cosenza e Bari. Si ribadivano i requisiti che venivano richiesti a quanti aspirassero a fa r parte della Gendarmeria, e cioè statura minima cli 5 piedi e 3 pollic i e 5 piedi e 4 pollici, r ispettivame nte per fanteria e cavalleria, sana e robusta costituzione come s i direbbe al giorno d'oggi, età compresa tra 20 e 35 a nni ( 18 per le reclute), sapere leggere e scrivere (2 7), essere celibi o vedovi senza figli, di buona condotta politica e morale e, soprattutto, non essere stati lice nziati dall 'esercito nel 182 1 o nel 1822. Parte dei gendarmi erano p resi direttamente tra le recl ute della leva e parte tra i soldati dell'esercito, cd il rinvio nelle file dell'eserc ito perchè non idonei non e ra infrequente. I l 16 feb brai o 1831 un decreto reale aggregava l'ispezione e il co mando de lla Gendarmeria reale a l Ministero della Polizia generale. Nel novembre 1832 fu stabilito che il mezzo squadrone scelto si raddoppiasse divenendo squadrone. li 13 magg io 1833 un decreto reale forniva una nuova organizzazione al corpo de lla Gendarmeria reale. In base a tale decreto il corpo veniva ad essere costituito da uno stato maggiore ed uno minore; la fante ria da 2 compagnie scelte (di guarnigione nella capitale) e da 8 (27) Quello dell·alfabetism o sarebbe sempre stato i l tal lone d "Achil le della Gendarmeria. Il dato eme1·gc chiaramente dagli Ordini del giorn o del l' Ispezione e Com,mdo della Cenclarrneria Reale. Per completare g li organici si passava sopra, qualche volta, a questo requisito. In un'occasione si dispose - acld iritturn - l 'invio a turno dei gendarmi analfabeti a Napoli per insegnar loro a leggere e scrivere.
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battaglioni di 4 compagnie ciascuno; la cavalleria da uno squadrone scelto, analogamente di guarnigione a Napoli, e da 8 squadroni. Lo stato maggiore e minore era composto da un generale Ispettore, un colonnello incaricato del dettaglio, 2 tenenti colonnelli comandanti di battag li.one e di squadrone, 6 maggiori ugualmente comandanti di battaglione o cli squaclron~, un aiutante di campo del! ' Ispettore, un cappellano, un secondo chirurgo e 10 aiutanti. Ogni compagnia scelta era formata eia un capitano, un primo ed un secondo tenente, un alfiere, un primo e 4 second i sergenti, un caporal foriere, quindici caporali, 32 gendarmi di I a classe e 138 di 2a classe; le compagnie ordinarie dei battaglioni. avevano la stessa composizione con la differenza cli avere solo 14 caporal i e 126 gendarmi di 2a classe. Lo squadrone scelto era composto da un capitano, un primo ed un secondo tenente e due alfieri, un primo e 4 secondi sergenti, un caporal foriere e 12 caporali, 16 gendarmi di la classe e 80 di 2a. Ognuno degli 8 squadroni ordinari aveva un capitan-tenente, un primo ed un secondo tenente e un alfiere, 4 sergenti di cui uno primo sergente graduato e g li altri secondi sergenti, 8 caporali , 16 gendarmi di la classe e 64 cli 2a. Vi dovevano inoltre essere 8 sezioni cli Gendarmi veterani, ciascuna fo rmata da un sergente, quattro caporali e 48 gendarmi , da imp iegarsi nei servizi p iÚ liev i, quali la guardia alle prigioni, alle Intendenze, ai quartieri, ecc. Il 14 ottobre 1837 si abolivano le 25 Compagnie d'Anni in Sicilia, rimp iazzando il loro servizio con un aumento degli organici della Gendarmeria a cavallo (nei cui ranghi potevano passare i componenti delle Compagn ie cl' Armi). Infatti con un decreto reale si stabiliva che la Gendarmeria a cavallo s i dovesse formare su 10 squadroni , 2 dei quali scelti. Ogni squadrone doveva avere un capitano comandante, un primo ed un secondo tenente, un alfiere, un primo e 4 secondi sergenti, un caporal foriere, 12 caporali, 20 gendarmi di Ia classe e 82 di 2a classe, cli cui 2 trombetti. I primi 6 squadron i erano destinati al servizio nelle province continental i e due nell'isola, mentre degli squadroni scelti uno doveva prestare serv izio a Napoli e l'altro a Palermo. Ogni squadrone doveva corrispondere al rispettivo battag lione della Gendarmeria a piedi. Il 15 novembre 1838 si prescriveva che il battaglione di Gendarmeria cli stanza in S icilia dovesse essere composto di 6 compagnie, anzichè cli 4 come era in precedenza. 11 15 marzo 1848 il corpo della Gendarmeria reale e le sezioni della Gendanneria veterana vennero aboliti inseguito alle p ressioni dei liberali. Il re dovette cedere e lo fece molto a malincuore. L'accordo raggiunto prevedeva appunto lo scioglimento della Gendarmeria, ritenuta troppo reazionaria (e per questo molto fidata eia parte del re) e la creazione in sua vece di una Guardia di Pubblica Sicurezza. Cosa che puntualmente si verificò. Ma il sovrano non volle perdere gli uo mini mig li ori della Gendarmeria reale e con i migliori elementi furono costituiti 2 reggimenti, uno di fanteria ed uno di cavalleria eletti cl i Carabinieri, che furono annoverati tra i corpi della linea. La Gendarmeria reale veniva poi ripristinata il 16 dice mbre 1852, ma la Guardia d i Pubblica Sicurezza rimase a sua volta in vita. Il 28 luglio 1859 venne emanato un nuovo decreto reale per il potenziamento del corpo della Gendarmeria reale. In base a tale disposizione la Gendarmeria a piedi veniva aumentata di altre 12 compagnie, che si dovevano inserire nelle 5 divisioni in cui l'Arma era suddivisa dopo il ripristino, e che da allora dovevano assumere la denominazione di Battag lioni. Ogni battaglione pertanto veniva ad essere composto di 6 compagnie ed ogn i compagnia doveva avere 4 ufficiali e 200 uomini di truppa, cioè un capitano , un primo ed un secondo tenente, un
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alfiere, un primo e 6 secondi sergenti, un foriere, J 8 caporali, 2 trombetti, 32 gendarmi di la classe e 140 d i seconda classe. Ad ogni battaglione veni va addetto un aiutante. I battaglioni erano destinati uno per Napoli e Terra di Lavoro, uno per i due Principati e la Basil icata, uno per le Calabrie, uno per le Puglie e uno per gli Abruzzi e Molise. Alle dipendenze dei comandanti cli battaglione venivano posti i 5 squadron i ciel corpo. In questa occasione la forza degli squadroni era aumentata di un alfiere e 10 gendarm i. I sottufficiali andavano tratti di preferenza da quelli esistenti nel quadro di deposito del reggimento r:arabinieri a piedi, che fossero stati in servizio nella Gendarmeria prima ciel suo scioglimento nel J 848. Come gendarmi dovevano passare 40 uomin i eia ciascuno dei reggimenti cli fanteria cli linea. Nel 1860 - essendo stato concentrato nei capoluoghi il grosso della Gendarmeria - una decisione del 26 giugno prevedeva la costituzione cli una Gendarmeria Ausiliaria di 30 compagn ie cli 100 uomini l'una, da aggregarsi alle 30 compagnie esistenti della Gendarmeria Reale. Ad ogni compagnia ausiliaria - da comporre con le guardie urbane mobilitate - dovevano essere addetti 2 ufficiali, 2 secondi sergenti e 4 caporali della Gendarmeria Reale. La paga prevista era cli 25 grana al giorno, in attesa dell' uniforme doveva essere portata al braccio sinistro una placca d'ottone con lo stem ma reale e le lettere G. A. (" 8 ) . Il I O dicembre 1860 venivano sciolti il 3°, 4° e 5° battaglione della Gendarmerio a piedi, passando gli uom ini nel l O e 2° battaglione dell'arma (29 ) .
Compagnie d'armi Il 3 ottobre 1831 il re stabi li va che le compagnie d'armi della Sicilia, riordinate il 16 dicembre 18 15, per l'organizzazione, l'amministrazione e le nomine ciel personale dovessero dipendere dal Mini stero della Guerra. Nella generale riorganizzazione dell'esercito del g iugno 1833 venne anche adeguato il corpo delle Compagnie d' Ann i, che venivano ricomposte in numero cl i 24, cli cui una detta Reale (destinata ad operare congiuntamente alla gendarmeria a cavallo in Palermo) e 23 distrettuali. Ogni compagn ia doveva essere formata da un Capitano d'armi e 12 soldati, compreso il trombetta. Ven ivano abo lite le tre compagnie delle Valli maggiori, cioè quelle cl i Valcl imazzara, Valdinoto e Valdernone. Le compagnie d'armi vennero sciolte nel 1837 e ricostituite, poi, dopo il 1849.
11.9. Guardia d'interna sicurezza di Napoli
Con decreto del 19 settembre 1835 fu ordinata la formazione cli una Guardia di interna sicurezza per la capitale, alle dipendenze del min istro di polizia, ad imitazione delle guardie urbane ciel regno, i cui componenti erano da scegliersi tra i nobili, i proprietari terrieri, gli (28) A.S.Na. O.d.g. Fs. 33 Deci.l'ioni di Afossima. (29) Gaz:e1ta di Gaeta.
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impiegati, i commercianti, i negozianti, i professionisti, gli artigiani ed i mastri di bottega, di età compresa tra i 24 e i 50 anni e che avessero dimostrato attaccamento al trono e probità. Il principe d i Salerno, zio del Re e colonnello generale della guardia reale, ne veniva nominato comandante in capo e il maresciallo di campo Giuseppe di Bracchetti generale di dettaglio. La forza della Guardia di interna sicurezza era costituita da 12 battaglioni, uno per ciascun quartiere della città di Napoli. Ogni battaglione, a sua volta, era diviso in 6 compagnie, la prima delle quali era considerata compagnia scelta. Ogni compagnia era formata da 100 guard ie, con un capo compagnia, 2 sottocapi detti capi di plotone, u1 1 primu sergenle, 4 sergenti, un caporal foriere e 8 caporali e un tamburo. I tamburi avevano il compito di curare la pulizia dei corpi e fungevano anche da avvisatori. Ad ogni battaglione, oltre ad un uffic iale superiore in ritiro che ne avrebbe assu nto il comando era anche addetto un capi tano in ritiro con funzioni di aiutante maggiore e d i istruttore, oltre ad un ai utante di battaglione, scelto nel reggimento reali Veterani, e un armiere non militare. I 12 battaglioni erano i seguenti : I O S. Ferdinando 20 Chiaia ..,o _) S. Giuseppe 40 M ontecal vario 50 Avvocata 60 Stella 70 S. Carlo all 'Arena go Vicaria 90 S. Lorenzo 100 Mercato 11 o Pendino 12° Porto
11.10. Invalidi e Veterani; Compagnie di dotazione
Dagli inizi del Settecento in molti stati europei erano state create istituzioni per accogliere i soldati che, nel corso del loro servizio, fossero d ivenuti invalidi per cause d i servizio o per avanzata età e non avessero famigli ari o mezzi di sostentamento. Nell'eserc ito napoletano erano state create compagnie cli Invalidi (poi riunite in un Battaglione) g ià alla fine degli anni 1730 per accogliere appunto i soldati resisi inval idi nelle campagne che avevano permesso a Carlo di Borbone la conquista del Regno d i Napoli, slrappalu alla dominazione austriaca. L'istituzione subì diverse variazioni indipendenza, anche, delle vicende del Regno (' 0). Il 28 febb raio 1823 era stato emesso un decreto che regolava nuovamente l' istituzione delle due reali Case degli Invalidi di Napoli e d i Sicilia. Per essere ammessi in una delle due case bisognava avere compiuto il sessantesimo anno d'età, avere prestato quarant'anni di servizio irreprensibile nell'esercito ed essere celibi o vedovi senza fig li. I p ri mi due requisiti potevano essere d ispensati per soldati che avessero ricevuto ferite, fratture, mutilazioni o fossero (30) Cfr. al rig uardo i precedenti vo lumi.
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rimasti ciechi per cause di servizio. Il 21 giugno 1833, nel riordino generale dell'esercito napoletano, veniva stabilito quali corpi dovessero dipendere dalla Ispezione delle truppe sedentanee, e cioè la Real Casa degli Invalidi, il reggimento Veterani , le Compagnie di dotazione di alcune isole e il personale militare appartenente allo Staro /vlaggiore territoriale, nonchè quanti si trovassero impiegati in commissioni, tribunali mi litari, nelle varie Giunte, negli Ospedali militari e, infine il corpo degli Artiglieri litorali. La Real Casa degli Invalidi doveva essere composta da uno stato maggiore di 14 uomini e uno minore di 8 e 4 compagnie con 2 ufficiali e 6 sottufficial i e un numero non fi ssato di invalidi. Nel 1838 le compagnie degli Invalidi erano ridotte a 2 sole. Il reggimento reali Veterani doveva a sua volta essere composto da uno stato maggiore di 13 persone, uno minore di 21 e 3 battaglioni, 2 dislocati nella parte continentale del regno e il terzo in Sicilia. Ogn i battaglione doveva avere la forza di 4 compagnie, ciascuna formata da un numero variabile da 10 a 16 squadre di 10 uomini ciascuna, oltre a 4 ufficiali, un aiutante sottufficiale, un primo sergente con funzioni da furiere e 2 tamburi. Le squadre potevano essere distaccate in località diverse a seconda delle necessità di servizio. Le Compagnie di dotazione erano 4, dislocate nelle isole di Ponza, Favignana, Pantelleria e Lipari ed Ustica ed erano destinate a prestare serv izio esclusivamente nelle isole nelle quali erano reclutate (originariamente con compiti di difesa contro le incursioni dei corsari stranieri, soprattutto algerini e tunisini) . Ogni compagnia aveva la forza organica di l 00 uomini inclusi quattro ufficiali. i Successivamente la Real Casa degli In validi della Sicilia, sita a Monreale, era chiusa, infine, con ordine del g iorno del 29 dicembre 1841, era disposto che, a fare tempo dal nuovo anno, venisse chiusa anche quella di Napoli e che tutti gli elementi acciaccosi ed invalidi affatto formassero il deposito ciel reggimento Veterani, a Massalubrense, su 2 compagnie di forza indeterminata, cui se ne sarebbe aggiunta una terza, di stanza a Capri, su l fin ire del 1853. Tutti gli altri elementi erano invece inseriti nel reggimento Veterani, formato dai soldati non più in grado di prestare servizio attivo, ma ancora in grado di assolvere a compiti presidiarii. Il reggimento era in origine su 3 battaglioni di 4 compagnie, che un ordine del giorno del 7 novembre 1835 ripartiva a seconda fossero composte da quanti erano adatti al servizio d'armi, da quanti erano distaccati presso comandi, commissioni ed uffici - i commissionati (7a compagnia a Napoli e parte della 12a a Palermo) - e da quanti, infine, erano considerati inutili (8a compagnia e parte de lla 12a). Ora con lo stesso ordine del g iorno del 29 dicembre 1841 il reggimento, dopo aver assorbito la compagnia cli dotazione di Ponza e Ventotene, era riorganizzato su 2 battaglioni, uno sul continente e l'altro in Sicilia (che godeva di un'amministrazione separata), forti c iascuno di 6 compagnie, cui si dovevano aggiungere lo Stato Maggiore e minore e il deposito di Vererani invalidi acquartierati in Massa Lubrense in 2 compagnie. Lo Stato maggiore era formato dal Colonnello, tenente colonnello, 3 ufficiali superiori, 3 quartier mastri, 3 cappellani, 3 chirnghi; lo stato minore era invece composto eia 2 aiutanti sottufficiali (uno per battaglione), 2 forieri maggiori, 2 profossi , 2 caporali dei tamburi, 2 armieri, 2 sarti e 2 calzolai. Ogni compagni a era comandata da un capitano e 3 ufficiali subalterni e un numero indeterminato di squadre di 10 uomini ciascuna comandata da un sottufficiale con 2 tamburi, scelti tra i veterani stessi. Alle prime 5 compagnie di ciascun battaglione erano assegnati g li uomini ancora in grado di svolgere il servizio d'armi. Alle 2 seste compagnie venivano invece addetti i meno capaci per svolgere incombenze meno faticose (erano detti conunissionati).
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Al reggimento Veterani venne anche concessa una banda musicale, simile a quella dei regg ime nti di linea. Durante i moti della Sicilia nel 1848 il battaglione isolano veniva sciolto. 11 9 aprile 1850 un ordine reale ripristinava in Sicilia il secondo battaglione del reggimento Veterani, sulla stessa base con la quale era stato o rig inariamente organi zzato al I O genna io 1842, cioè s u uno stato maggiore cli 11 persone e 6 compagnie per un totale cli 6J 4 uomini. U n decreto ministeriale del 19 luglio 1851 stabiliva che il primo battaglione ciel reggimento Veterani venisse a umentato di 3 compagnie, portandolo a l numero di 9. La I a compagnia e ra di stanza a Reggio e in Calabria, la 2a a Ischia, Ventotene e S.SLefano, la 3a nell' isola di Procida, la 4a a Pozzuoli e Nisicla, la 5a a Ponza, la 6a a Gaeta, la 7a in Terra di Lavoro e a Salerno, la 3a negli Abruzzi e in Puglia e la 9a a Napoli.
II.11. Reggimento Real Marina
Il reggimento di fanteria di marina, denom inato reggimento Real Marina, era considerato uno de i p iÚ a nziani dell 'eserc ito napoletano perchè aveva mantenuto ininterrotte le sue tradizioni dalla data della sua fondazione nel secolo precedente. .ll reggimento e ra stato equiparato ai corpi della G uardia Reale e posto in brigata insieme al reggimento Cacciatori della Guardia Reale. Con real decreto del 12 febbra io 1832 si riorganizzò il battaglione esistente e le 2 compag nie sedenta nee aggregate, portandolo al rango di reggimento con la forza cli 1330 uomini su 2 battaglioni, ciascu no di 4 compagnie di 162 uomini l'una, oltre allo stato maggiore e minore. Lo stato maggiore aveva un colonnello, un tenente colonnello, 2 maggiori, 2 aiutanti maggiori (dal g iugno 1834 uno solo), un quartier mastro, un ufficiale di dettaglio, un cappellano, un chirurgo, a cui furono ne l segui to aggiunti un altro ch irurgo e un cappellano. Lo stato minore si componeva di 2 ai utanti, 2 primi forieri,u n prevosto, un tamburo maggiore, un capo banda, 12 strume ntisti , un capo armiere, un capo sarto, un cap o calzolaio, un pratico, poi 2. Ogni compag nia aveva capitano, tenente e sottotenente, un primo sergente, 8 sergenti, un for iere, 12 caporali, 12 sotto-caporali, 2 tamburi un piffero e 162 soldati (tra i quali vi erano uno con la qualifica di musicante e uno con quella di guastatore). Con un decreto reale de l I O maggio 184 8 fu ordinato un aumento di 2 alLre compagnie per battaglione (portando quindi ciascun battaglione a lla fo rza di 6 compagnie) e il 18 novembre 1848 furono anche aggiunti gli alfieri tra ufficiali subalterni delle compagnie stesse.
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Capitolo III
Giustizia 1nilitare e disciplina
Lo Statuto Penale Militare, emanato nel 1819, di cui si è trattato nel precedente volume, rimase in vigore sino alla caduta del regno con minime modifiche. Nel 1837 era stata nominata una commissione per la sua revisione ma le sue osservazioni e proposte, se mai ve ne furo no, non ebbero alcuna conseguenza (1) . Le modifiche apportate si limitarono a sostituire la pena dei lavori forzati a vita con quella dei lavori forzati dai 26 ai 30 anni (decreto 25 febbra io 1836), la morte per forca a quella per fuc ilaz ione da irrogare ai rei d i insubord inazione con v ie di fatto verso i superiori (decreto 25 gennaio 1842) - e questa fu la pena infl itta ad Agesilao Milano per l' attentato al re - ed a prevedere specifiche pene, servizi ignobili o detenzione in castello, per la bestemmia proferita nei locali mil itari (decreto 24 luglio 1853). In occasione, poi, dell ' emanazione di norme contro il duello vennero aumentate le pene prev iste dallo Statuto Penale Militare (decreto 21 luglio 1838). In particolari circostanze, come già si era verificato in precedenza, alcuni reati e rano assoggettati al giudizio di apposite commissioni ,nilitori, che potevano essere anche i nor mali Consigli di Guerra di Guarnigione. Ciò si verificava, appunto, in occasione di eventi di particolare gravità e quando era necessario emettere un giudizio immediato ed esemplare. Così vennero demandati a queste commissioni i reati cli violazione del cordone sanitario nel 183 1 e ne l 1835-36, le indagin i per i moti di Penne nel 1837, il giudizio de'm.isfaui e scorrerie in comitiva annata nelle province della Sicilia occidentale tra il 1838 ed il 1842, i reati commessi dai forzati nei bagni siciliani nel 1844, g li insulti e le aggressioni alle sentinelle e l 'invito alla diserzione nel 1834 e nel 1849 e, infine, alcune fattispecie d i reati contro la sicurezza dello Stato nel 1858. Queste com mi ssioni erano istituite con apposito decreto che ne fissava composizione e competenze ed operavano al di fuori dell' ambito della giustizia militare vera e propria, che s' interessava quasi soltanto dei reati commessi in servizio o all ' interno d i installazioni mi litari da appartenenti all e forze armate . Per i reggimenti svizzeri, sino al 1859, r imasero invece in vigore le nonne del proprio codice militare, derivato eia quello in uso presso i reggimenti svizzeri al servizio francese sino al 1830, che in 16 capitoli e 169 articoli esaminava ogni tipo di reato in servizio e fuori servizio. Le sentenze emesse dai consigli di guerra svizzeri dovevano essere immediatamente confermate, o modificate, dal consiglio supremo composto dal colonnello, dagli ufficiali superiori e dai capitani del corpo. Il consiglio supremo poteva anche graziare il condannato, non era invece prevista la possib ilità di inoltrare richiesta d i grazia al re. ( 1) A.S.N., Prof.Guerra, h.765.
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La disciplina nei reggimenti svizzeri era mantenuta con polso fermo ed i consigli di guerra amm in istravano la giustizia con estrema decisione. Non si procedette però a processi di alcun tipo dopo 1'ammutinamento del 7 luglio 1859; il problema prima che di carattere penale era di carattere politico ed in maniera politica venne risolto con lo scioglimento dei reparti. In quest'occasione vennero anche liberati e rimpatriati i condannati svizzeri che si trovavano nelle carceri e nei bagni napoletani. Le medesime norme previste per i reggimenti svizzeri al servizio francese, ma contenulc in una nuova compilazione, del 1829, avrebbero regolato l'amministrazione della giusti zia nei reggimenti esteri ai sensi dell 'art.56 del regolamento del!' 11 novembre I 859. Per q uanto riguarda la concreta applicazione alle truppe napoletane del le norme dello Statuto Penale Militare nei trent'anni di nostro interesse siamo in grado di fornire soltanto qualche spunto; il campo di applicazione è infatti troppo vasto e, per giunta, non sappiamo se le perd ite, fi siologiche e, soprattutto, belliche, subite dagli arch ivi napoletani possano aver pregiudicato il risultato cli future possibili, ma ardue, ricerche. Tratteremo perciò dell'applicazione del la pena di morte (grazie ai dati forniti dal personale della Sezione Mil itare dell'Archivio, che desideriamo ringraziare), ciel reato militare p iù tipico, la d iserzione, e di qualche altro aspetto tra cui il control lo del funzionamento dei "consigli di guerra" eia parte cieli ' Alta Corte Mi litare . Secondo i dati fornitic i dal!' Archivio di Stato di Napoli nel periodo in esame vennero pronunciate dai Consigli di Guerra 85 condanne a morte, alle quali si deve aggiungere quella di Agesi lao Milano, l'attentatore del re, e 2 altri casi con p iù imputati, uno per cospirazione a Nola, nel 1833, l'altro, nel 1840, per complotto ed evasione di presidian: con la complicità cl i personale militare. Delle 85 condanne a morte 15 vennero certamente eseguite, in 52 cas i venne fatta grazia della vita da parte ciel re, in 2 casi, su ricorso, l'A lta Corte Militare ha mandato assolti gli imputati, in un terzo ha prosciolto l' imputato per infermità menta le ed in altri 15 casi, infine, ha rinviato la causa ad un altro Consiglio di guerra, con risultati per noi ancora sconosci uti . Ammesso anche che in tutti questi ultimi 15 casi fosse stata confermata - ed eseguita - la sentenza cli morte, si perverrebbe al la cifra massima di 30 esecu zioni in altrettanti anni (anche se, a g iud icare dalle 52 commutazioni, è più che probabile che il totale delle esecuzioni sia stato assai più vicino a 15 che a 30). I 15 giustiziati erano stati riconosciuti colpevoli d i in subordinazione e omicidio di un superiore in 7 casi, di in subord inazione e ferime nto di un superiore in 2 casi, e cli omicidio con stupro, diserzione di fronte al nemico, furto sacrilego (2) e in subord inazione, un caso per ciascuna fattispecie, e e' è eia notare che l' ul timo caso d'insubordinazione doveva aver avuto notevole rilevanza se era stato g iudicato da un Consiglio di Guerra Subitaneo. Dei condannati che ebbero salva la vita, con la commutazione della pena, in genere, in 30 anni di ferri, 'L1 erano stati riconosciuti colpevoli cli insubordinazio ne con vie di fatto o ferimento di un superiore, 3 cli sequestro di persona c furti (si era trattato di 3 gendarmi datisi alla macchia), 3 di om ic idio, 8 d i diserzione qualificata, 17 cli complotto politico - si trattava cli soldati coinvolti nei moti siciliani del 1837. (2) Fu il caso di un sottu fficiale svizzero che nel I 849 prese, insieme ad alcuni sold;iti, dei puramcnti cd altri oggetti sacri in una chiesetta semiabbandonata del Lazio, già saccheggiata dal nemico. Non si ncdcttc allu sua addotta ignoranza, in quanto protes tan te, dato elle, dopo diversi anni cli ser vizio a Napoli, doveva inevitabil mente riconoscere di che oggetti si trattava.
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115 imputati rinviati ad altro giudice con esito sconosciuto erano stati accusati in 5 casi di insubordinazione con vie di fatto o ferimento di un superiore, in un caso di insubordinazione con uccisione di un superiore, in un caso di omicidio e furto, uno di omicidio e violenza carnale, uno di diserzione, furti e rapine ed uno di diserzione durante lo stato d ' assedio. Da questo insieme cli dati, anche se incompleti, emerge chiaramente che i reati per i quali era irrogata la pena di morte erano, nell'ordine, l'insubordinazione che sfociava nel ferimento o nell'uccisione di un superiore, la diserzione qualificata e l'omicidio, oltre al caso particolare di complotto a fini politici. Per l'insubordinazione con vie di fatto, anche se non si giungeva alla pena capitale, le pene inflitte erano sempre pesanti - così come per il furto - . Troviamo ad esempio che nel 1831 ad un soldato che si è ribellato ad un caporale ed ha cercato cli accoltellarlo sono inflitti 11 anni di ferri e per un tentativo di furto aggravato ne sono inflitti 6 con in p iù 5 giri cli bacchette per 100 uomini C) e nel I 844 sono inflitti 5 anni cli ferri per un furto ai danni cli un uffi ciale (-1). Per altri reati le pene appaiono più miti : sempre nel 1844 per un ferimento sono inflitti 25 mesi cli servizi ignobili, invece per un ferimento in rissa 3 anni cli esilio correzionale, commutati in servizi ignobili, parzia lmente poi condonati (5), nel 1831 un duello rusticano, a coltellate, tra 2 soldati è ugualmente punito con i servizi ignobili per 12 mesi, ridotti poi ad 8. Una rissa tra granatieri della Guardia Reale e soldati siciliani dell' 11 ° di Linea - in cui sono comparsi i coltelli e per la quale si è proceduto ad arresti arbitrari - è punita con la sospensione o la cassazione dal grado di sergenti e caporali, con legnate per i soldati semplici, col passaggio nella fanteria di linea dei granatieri che non hanno saputo (o hanno temuto di) riconoscere il secondo sergente siciliano che incitava i suoi alla rissa, dopo aver detto di essere perfettamente in grado di identificarlo e con la prigione ai soldati clell' 11 ° sino a che non si siano decisi a fare i nomi di tutti coloro che hanno partecipato a lla rissa. Le diverse figure dei reati comn1essi e la casistica della pene inflitte sarebbero assai lunghe e assai d ifficil i da esporre e meriterebbero, forse, un apposito studio. Ora ci limiteremo ad accennare alle pene irrogate per quello che era, forse, insieme all'insubordinazione, il più tipico reato militare, la diserzione, per prevenire la quale l'Ordinanza di Piazza del 1831 dettava disposizioni m inuziose, che andavano dai premi, al soldato ohe denunciava un complotto per disertare, alla lettera P a lta 3 pollici, del colore delle mostre, da porre sul braccio destro cli quanti sembrassero inclini alla diserzione. Per la diserzione semplice la pena tipica consisteva in 5 giri cli bacchette per 100 uom ini, cli cui spesso un paio condonati su ricorso al re, pena sostituita in particolari circostanze da un prolungamento di 3 anni del periodo di servizio. Per le diserzioni qualificate, come per esempio con asportazione di fucile, c'erano 10 giri per 100 uomini, e poi via via a salire - 5 g iri per 100 uomini e I l anni di ferri per un disertore che ne ha indotti altri 2 - sino alla pena di morte - quasi mai effettivamente applicata, lo si è visto - a seconda delle circostanze aggravanti. Siccome era un reato in cui si incorreva anche più di una volta la tariffa per la seconda diserzione comportava in genere un maggior numero di giri e di bacchette, IO per I00 o addirittura 15 per 200, una parte dei qual i, in genere, condonata. Come si vede assai di rado la diserzione era punita con la pena del carcere - che sarebbe stata scontata nei penitenziari ci vili - questo perchè la si riteneva inutile come pena deterrente e perchè si preferiva, finchè possibile, che il soldato fosse tenuto a completare il proprio periodo d i ferma. (3) A S.N.. Pro1. Guerra. b. 744. (4) A.S.N., Pro/. Guerra. b. 788. (5) A.S.N., Pro1. Guerra. ibidem.
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C'è da aggiungere che s in dal 1831 era stato stabi lito che la recluta che disertava non fosse passibile cli punizione s ino a quando non le fossero state lette quelle parti dello Statuto Penale M il itare che riguardavano detto reato ( '); ma soltanto nel 1859 venne ordinato d i prenderne apposita nota sul libretto personale del soldato, dopo innumerevoli casi di disertori assolti perchè non si era potuto dimostrare l'avvenuta lettura. Se l'insubordinazione, attentato alla di sciplina mi litare, era giudicata, come si è eletto, assai severamente c'era anche un rovescio della medaglia, come risulta almeno in alcuni casi, portati all'ord ine del giorno, di puni7.ioni infl itte ad ufficiali che ma ltrntt,ivano la truppa. Così il 29 aprile 1841 un ufficiale che ha schiaffeggiato un soldato sotto le anTli è sospeso dal grado ed è inviato per un anno a servire da soldato semplice sotto un severo comandante, perchè la disciplina la più severa devesi esiiere dai subordinati verso i superiori, ,na allo stesso rernpo deve superiormente badarsi che i superiori non abusino della propria autorità contro le regole delt'Ordinanza, che indica i modi di punire, e non si servano indecentemente delle proprie mani. Analogamente nel 1843 è sospeso dal grado ed inviato a servire da soldato in S icilia, sino a nuovo ordine, un ufficiale della Guardia Reale che ha bastonato un soldato sotto le armi (7) ed il 13 febbraio 1856, infine, un alfi ere dei lancieri è sospeso dal grado e messo agi i arresti di rigore per aver percosso con una frusta un gendarme che, non avendolo scorto, non lo aveva salutato. In genere, però, le pene, irrogate agl i ufficiali dai Consigli cli Guerra composti da colleghi, spesso dello stesso reparto, sembra siano state inflitte con mano leggera. Così nel 1858 un capitano responsabile di un ammanco cli cassa è passato ai sedentari ed inviato in castello con una drastica riduzione dello stipendio. Che i consigli di Guerra potessero essere troppo di manica larga nei loro giudizi nei confronti degli ufficia!i e che magari osservassero scarsamente le regole della procedura, così eia emanare poi sentenze inapplicabili 11011 doveva esser cosa ignota, se un decreto del 27 ottobre J 837 prevedeva che, in caso d i annu llamento di una sentenza di un Consiglio di Guerra da parte dell'Alta Corte Militare, quest'ultima potesse impartire una punizione, in via disciplinare, ai componenti de.I Consiglio di Guerra essendo fi"equenti i casi ne'quali l'Alta Corte Militare pronunzia l 'annullamento delle decisioni de'Consigli di Guerra nell'interesse delle leggi .... considerando che di tali irregolari decisioni ne risulta da un lato la impunità ne' prevenuti e dall'altro una prova ne' giudici di debolezza e d'indulgenza lesiva de'principi della disciplina e dell'onore militare, che in ogni circostanza iuidar debbono chi ne porta il cingolo. Grazie agli ordini del giorno disponiamo, almeno per gli anni cinquanta, di una ventina di queste decisioni dell'Alta Corte con le relative punizioni inflitte, assai blande, acre riprensione ed arresto dagli 8 ai 15 giorni . Per quanto atteneva alla violazione dell e norme si trattava per lo più della mancata notificazione della composizione de l collegio giudicante al difensore dell'imputato, che non poteva così avvalersi della possibilità di ricusazione dei giudici. Per quanto atteneva invece alla pronuncia cli sentenze scandalosamente addomesticme passiamo eia un cattivo giudizio su un furto di scarpe ad un ' ingiustificabile assoluzione di un chirurgo che aveva estorto denari ad un soldato per farlo congedare. Ed altri casi sospetti emergono anche eia carte amministrative che dimostrano come ci fosse una tendenza a smussare, ad insabbiare i
(6) A.S.N. , Pmr. Guerra. b. 744. (7) Ordine del giorno del I Oottobre 1843.
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casi in cui potevano emergere responsabilità penali di ufficiali. Per gli ufficiali riconosciuti coipevoli c'era poi, specie in tempo di guerra, la possibilità cli.farsi merito da soldati, servendo cioè eia soldato semplice, ciò che in genere permetteva loro cli essere reintegrati abbastanza presto nel grado. Finora ci s ian10 mossi all'interno dei reati, puniti con quelle che lo Statuto Penale Militare definiva pene, irrogate eia tribunali militari, c'era poi il vasto campo delle semplici violazioni della disciplina, definite contravvenzioni, e punite dai superiori con i castighi militari. Castighi militari per l'appl icazione dei quali, secondo l'art. 89 dello S1atuto Penale MilitnrP, si s;irebbe dovuto emanare un apposito regolamento che ancora nel 1837 non era stato posto al lo studio. Poco, inoltre, aggiungevano a quanto prescritto claIJo Statuto Penale Militare gli articoli dell'Ordinanza di Piazza dedicata ai Principi generali della disciplina e della subordinazione. Comunque, eia un 'elencazione del J836, possiamo constatare come a quell i previsti dal lo Statuto Penale Militore s i siano aggiunti come castigo i colpi cli bastone ed altri cas1ighi simili. Quali fossero gli altri castighi simili e, soprattutto, quale fosse, in generale, l'effettiva applicazione cli tutti questi tipi di punizioni non lo sappiamo di preciso. Ci possono però essere d 'aiuto il primo Titolo del codice penale delle truppe svizzere (che si avvicina a quanto stabilito per i reparti nazional i anche nell'elencazione delle punizioni previste) e la memorialistica della stessa origine. Le punizioni previste per g li ufficiali svizzeri consistevano negli arresti semplici, in quell i di rigore o nella prigione, presumibilmente in fortezza; le ultime 2 punizioni potevano essere inflitte soltanto dai comandanti cli corpo. Sottufficiali e caporali potevano esser puniti con la consegna, la sala cli punizione, la prigione, la prigione di rigore fino ad un massi 1110 di 3 mesi, la sospensione dal grado e la degradazione, le ultime 3 infl itte soltanto dai comandanti cl i corpo. I soldati potevano esser puniti con turni cli servizio supplementari, con servizi cli fatica, con la consegna, con esercitazioni supplementari (8), sala di punizione, prigione semplice, di rigore, a pane e acqua o con catene, punizioni corporali ed espulsione, nei due ultimi casi su decisione cli un consiglio di d iscipli na. Pur se non espi icitamente previsti, si infliggevano nei reggi menti svizzeri - e possiamo supporre anche in quelli napoletani - anche altri tipi cli punizione: i colpi inferti sulle natiche con il piatto della sciabola, che sostitu ivano per i soldati delle compagnie scelte i colpi cli bastone, la savatte, colpi ugualmente inferti sulle natiche, ma con il tacco cli una scarpa, ed i ferri corti o Lunghi, cui erano astretti su ordine di un sergente maggiore i soldati che si rifiutavano cli effettuare i servizi di fatica loro ordinati. In campagna i ferri erano sostituiti dai ceppi . Per avere un'idea dell 'applicazione d i queste punizioni alla truppa possiamo dire che il ritardo all'appello della sera s i scontava con 2 giorni cli consegna ed altrettanti turni di esercitazioni supplementari, aumentandosi giorni e turni in caso di recidiva. Trenta giorni e 30 turni· toccavano alla sentinella che si era fatta sorprendere di notte eia una ronda senza far a tempo ad intimare l' alt; e queste punizioni si raddoppiavano se la sentinella era sorpresa addormentata. Venticinque colpi di basterne inflitti eia un caporale sulle natiche del punito, difese soltanto dai pantaloni della tenuta cli fatica, erano la contropartita cli un oggetto di vestiario mancante (lo si su pponeva venduto). Anche in questo caso per i recid ivi c'era l'aumento dei colpi cli bastone. Le reclute erano fatte assistere a questa punizione a titolo cli ammaestramento. Con il v1110, (8) Questa punii .ione. che la truppa napoletana definiva marcia pesante, consisteva in esercizi in ordine chiuso. con tutto 1·equipaggiamento e lo zaino affardellato, per più ore. nel corti le della caserrna, durante le ore della libera uscita.
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specie quello forte, pesante, ciel Sud, c'erano problemi, con uom ini provenienti eia zone in cui il vino era meno conosci uto, p iù caro e di gradazione certamente inferiore. Una sorta di tariffa delle punizioni del 2 ° Reggimento Sv izzero regolava così l' intera materia delle punizioni per ubriachezza: per chi era trovato leggermente ubriaco fuori della caserma c'erano 8 giorni d i consegna, che diventavano 15 per ch i era abbastanza ubriaco, 20 per chi era ubriaco.forte e 20 giorn i cli p rigione con in più i servizi ignobili per chi era ubriaco .fradicio. L'ubriachezza in caserma era punita con 2 giorni cli consegna, che diventavano 4 cli prigione se si era cli piantone alla camerata ed 8 se si era o si doveva montare di sentinella. Ancor più severe le punizioni per chi era cli servizio in città, 4, 8, I O o 15 giorni di rigore a seconda ciel grado di ubriachezza e una maggior punizione, a discrezione, se si era ubriachi durante il turno di sentinella. Era inoltre possibile per l'ubriachezza durante il servizio in città, aggiungere la savatte a seconda delle aggravanti e della recidività. La prigione di rigore, in questi casi, prevedeva il pa ne e acqua a giorni alternati e, se del caso, a nc he i ferri. Questa tar(ffa appartiene agl i ultimi IO anni di vita dei reggimenti svizzeri, quando la qualità delle reclute s i stava ri velando peggiore e la pesante disciplina imposta era sopportata sempre peggio. Così ad esempio nel periodo intercorso tra il gennaio de l 1857 e l'agosto del I 858 il reggimento ebbe 6 uomini condanna ti al carcere, uno alla pena di morte, 15 espulsi, J 8 disertori (di cui però 8 durante la licenza in Sv izzera e 6 dal deposito), 5 suicidi e 88 morti per malattie, due terzi de lle quali derivate dall'abuso d'alcool. Più o meno nello stesso periodo in meno cli 2 a nni nel 1° Reggimento vennero inflitti complessivame nte 7.5 l O colpi d i bastone e 9.020 di savatte C) . Quel che si è eletto per gli Svizzeri potre bbe in li nea cli massima esser valido anche per i N apoletani , forse con qualche possibile eccezione per quanto r iguarda l'alcool, s ia per le cli verse abitudini sia perchè i soldati nazionali non avevano i sold i per indulge re a vizi di qualunque tipo. Per quel che attiene, infine, a ll ' util ità ed al l'efficacia deLle punizioni corporali che, pur se in armon ia con quanto praticato in a ltri eserciti dell ' epoca, come quel lo ing lese, russo o austri aco, erano ora avvertite, da una parte almeno dell' opinione pubblica, come un residuo brutale di un costume ormai superato, dobbiamo dire che s ia le me morie svizzere sia qualche indiretta testimonianza italiana C0) concordano nel riconoscere che, una volta subite queste pu nizioni e, a ncor peggio, dopo esserci si abituati, i soldati divenivano ancor più trascurati nel servizio, indisciplinati e meno sensibili al punto dell'onore mi litare. Abbiamo così esaminato le punizioni ma, come s i è or ora detto, anche i reiterati castighi e le punizioni corporali potevano, alla lunga, rivelarsi p rivi di effetto su elementi particolarmente indisciplinati e riottosi e non restava all ora altro da fare che congedarli perchè non convenienti
al R. Servizio. I soldati espulsi dai reggimenti svizzeri erano affidati alla Gendarmeria che, di tappa in tappa, li scortava per l' estradizione si no a lla frontie ra. Gli espulsi dei reparti napoletani, invece, dopo le forma lità previ ste dall' art.1 892 cieli' Ordinanza di Piazza, potevano esser affidati alla polizia o, se reclutati nei luoghi di pena - come spesso si verificava per gli espuls i dai reggimenti siciliani reclutati tra la feccia della popolazione - potevano esser rinviati in prigione a finir di scontare la loro pena, magari dopo aver subito qualche giro di bacchette. Su disposizione ministeriale ciel 31 ottobre J 845 venne infine disposto che tutti gli espulsi venissero inviati
(9) A. Maag, Geschichte der schweizer Truppen in 11eapolilanische11 Die11s1en. pagg. 40 1-402. ( IO) C. Mezzacapo, Stato militare dell'Italia- Napo li , in Rivista Militare. 1858. pagg.126- 127.
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in un luogo cli punizione - nelle isole minori ciel Regno - sino al termine del loro periodo di ferma. Per gli anni tra il 1838 ed il 1847, grazie alle comunicazioni apparse sugli ord ini del giorno, sappiamo chi e quanti erano gli espulsi. Nel 1838 be n 96, la metà dei quali per motivi politici perchè coinvolti nella congiura del Rossarol; 87 nel 1839; 47 nel 1840; 53 nel 1841; 16 nel J 842; 30 nel 1843; 29 nel 1844; l O nel 1845 e 46 nel 1847. Le motivazioni ciel provvedimento non sono in genere esaurienti: incorreggibile o cli pessirna condotta o di biasimevole condotta o di depravati costumi, soltanto in qualche caso s i precisa che si traua di un ladro, cli un espulso arruolatosi cli nuovo sotto falso nome ed in 4 casi per vizio nefando passivo o vizio che il pudore sde[sna a norninare. Gli espulsi per non convenire al R ..servizio, che dal 1845 erano destinati in luoghi di punizione sino alla scadenza della loro ferma, vennero riun iti nel 1852 - con ordine del giorno del 23 settembre - in una Compagnia di Punizione, nell'isola di Ventotene, agli ordini dì un ufficiale dei Sedentari ed inquadrati da sottufficiali della Pubblica S icurezza. In un certo senso questa compagnia e ra l' e rede cli un'altra unità di punizione, la compagnia ausiliaria dell' 11 ° Reggimento cli stanza a Capri tra il 1831 ed il 1844, nella quale però af:t1uivano non gli espulsi, ma gli incorreggibili. Nel 1853 veniva poi precisato che nella compagnia cli Ventotene dovevano esser immessi soltanto coloro che erano stati espulsi come indisciplinati, camorristi, ded iti al complotto e di senti menti non retti, gli altri, invece, sarebbero stati ristretti, sino alla scadenza cie l periodo cli ferma, nel carcere della provincia d'origine, possibilmente con il sistema cellulare - cioè in isolamento - se espuls i per vizio nefando passivo. Un decreto del 17 novembre 1855 p revedeva che una nuova compagn ia a Ponza sostituisse quella di Ventotene. Un capitano e due o p iù subalterni, tratti sempre dalla classe dei sedentari, e buoni sottufficiali dei veterani, uno per ogni 20 puniti, provvedevano all 'inquadramento. Gli espuls i avrebbero dovuto prestare la loro opera negli op(fici e nelle .sale di lavoro previsti per i confinati nel l' isola (per m.otivi poliLici o per ragioni di indole morale) e avrebbero dovuto esser addetti a lavori cli pubblica utilità. Era p revista una speciale uniforme verde scuro con berretto cli panno dello stesso colore come apprend iamo dal Giornale del Regno delle Due Sicilie del 5 g iugno dello stesso anno. Dopo l'incursione di P isacane a Ponza nel giugno ciel 1857 una decisione ministeriale del 12 agosto successivo prevedeva che, anzichè a Ponza, i destinati alla compagnia cli punizione terminassero il loro periodo di servizio al castello di Ischia (1 1
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( 11) /\.S .N. - O rd in i del G iorno della Ge nda rme ria - 29/II.
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Capjtolo IV
Reclutamento e avanzamento
IV.1. Il reclutamento della truppa Seguendo la linea adottata dal I 823 l' esercito borbonico si alimentava norma!mente con la leva, leva temperala però con il ricorso al volontariato e, soprattutto, al reingaggio - sotto forma di cambio, al posto dei coscritti chiamati a servire - di soldati che avevano terminato o stavano per terminare il lo ro periodo cli ferma. Questo perchè il modello cui ci s i ispirava era quello dell'esercito di caserma e s i tendeva quindi ad avere sotto le armi soldati g ià istruiti (e meno portati a disertare), anche se in minor numero rispel.lo a quanti se ne sarebbero potuti metter in linea, in caso cli necessità, disponendo di adeguate riserve, già istruite, in congedo. Nell'ambito delle riforme ferdinandee veniva emanata il 19 marzo 1834 il decreto per lo reclutamento de' corpi nazionali dell'annata. Era previsto che i coscritti prescelti prestassero 5 anni cli servizio attivo e poi 5 anni nella riserva, alle proprie case, con l 'obbligo cli ripresentarsi al le armi in caso di bisogno. Durante il periodo da trascorrere nel la riserva ci si poteva sposare, ma questo non esimeva da un eventuale richiamo C). Il coscritto poteva anche scegliere di prestare un servizio attivo di 8 ann i, senza passare poi nella riserva. Alla stessa durata di servizio di 8 anni, sempre senza il passaggio nella riserva, erano tenuti i coscritti chiamati a servire in artiglieria, cavalleria e gendarmeria. Dieci armi dovevano invece servire i giovani provenienti dal Real A lbergo dei Poveri e dagli orfanotrofi, purchè abili (2) Ogni anno, a seconda del numero delle basse - cioè delle diminuizioni - previste, il re fissava il numero dei coscritti da chiamare alle armi. Questo numero era proporzionalmente ripartito tra tutti i comuni del regno (anche se la Sicilia era in pratica esente), a ciascuno dei quali era assegnata una certa quota di coscriui. La leva, quindi, non costituiva un obbligo personale e generalizzato, dato che mai erano indistinlamente chiamati alle anni tutti i sudditi di una determinata classe. Erano di volta in volta assoggettati alla leva i giovani che in quel!' anno erano compresi tra i 18 e i ?5 anni, con le .,onsuete ecce7.inni già previste dalla precedente legisl azione. Così erano ad esempio eccettuati dal servizio i figli unici, i sostegni di famiglia, i vedovi con figli, i laureati in medicina, chimica, fisica, matematica e giurisprudenza, purchè esercitassero la professione, gli alunn i del Real lstituro di Belle A rti e quelli del Collegio Medico Cerusico, i sacerdoti , i religiosi, i seminaristi , i maestri d i posta, gli impiegati pubblici, gli addetti agli sLabilimenti e alle ( I ) L e norme relative alla formazione, alle r·iuni oni per iodiche, all'istruzione e alla elise i pi ina <lei la riserva erano emanate 5 anni dopo con un regolamento ciel 4 dicembre 1839. (2) Con decreto del 18 giugno 1840 la durata <lei servizio per i giovanetti provenienti <lai deposi ti <li 111encl ici tà venne fissata in 8 anni. Dagli orfanotrofi erano anche traili ele111enti per la costi tuzi one delle fa nfare .
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fabbriche militari, chi aveva già fratelli sotto le armi ed i condannati per alcuni reati C) Nel 1840, con decreto del 20 gennaio, sarebbero stati esentati dalla leva gli ascritti marittimi, cioè la gente di mare residente nei comuni del litorale, che era invece assoggettata alla leva di mare. Era anche prevista la possibilità di esonerare, in via eccezionale, una recluta per circostanze degne di considerazione, a giud izio del re, ed in questo caso il suo posto era preso da un giovane proveniente da un orfanatrofio (4 ) . La preparazione delle liste di leva era effettuata, grosso modo, secondo le disposizioni g ià in vigore('), poi, al giorno fissato per l'estrazione a sorte venivano inseriti in un'urna - il bossolo - tanti biglietti quanti erano gli iscritti, con il loro nome, e si procedeva all'estrazione. I primi estratti, sempre che non appartenessero alle categorie esentate e non fossero fisicamente inabi li, erano tenuti a marciare. Erano quindi inviati nel capoluogo cli provinc ia, dove il Consigl io di leva li sottoponeva a visita medica e chi non la superava doveva essere rimpiazzato a cura del comune, facendo ,narciare chi aveva estratto il biglietto successivo (e la stessa cosa si verificava se un coscritto d isertava prima di raggiungere il capoluogo). Dal deposito provinciale di leva le reclute erano spedite a Napoli, al Primo Deposito di Leva o, direttamente, al corpo e qui erano nuovamente sottoposte a visita. Le reclute dovevano risultare ben conformate di corpo e di salute valida e alte almeno 5 piedi. Tale statura era quella prevista per i Cacciatori della L inea, mentre per quelli della Guardia Reale era prevista più alta d i un pollice. Ai Cavalleggeri della Guardia andavano le reclute tra i 5 piedi, un poll ice e 6 linee e i 5 piedi e 2 pollici; al Treno quelle tra i 5 piedi, 2 poll ici e una linea e 5 piedi , 2 pollici e 6 linee, alla Cavalleria di linea quelli che partendo da quest'ultima altezza raggiungevano i 5 piedi e 3 pollici, all'artiglieria quelle comprese tra quest'altezza e i 5 piedi, 3 poll ici e 6 linee, ai Granatieri della Guardia Reale, poi, quelle ancor più alte. Alla Fanteria cli linea toccavano i coscritti cli qualunque altezza una volta che erano state soddisfatte le esigenze degli altri corpi. Il decreto p'revedeva poi una serie di malformazioni e malattie che rendevano inabili al servizio, eia accertarsi dagli ospedali militari, e, in alcuni casi, anche dietro certificato d i notorietà rilasciato dal comune. Le stesse malattie, manifestatesi dopo l'arruolamento, davano diritto al congedo o alla riforma. L'elenco delle malattie venne successivamente variato nel 1840 e nel 1859. I coscritti che si mutilavano per evitare il servizio erano puniti dapprima con 2 anni ed un mese di carcere, poi (decreto ciel 19 giugno 1837) erano tenuti anche a prestar servizio nella compagnia ausiliaria cli Capri e successivamente (ordine del giorno 4 gennaio 1853) nella compagnia di p unizione di Ventotene, nella quale, infine, avrebbero dovuto servire per 8 anni secondo una circolare ciel 23 febb raio 1860 ((,). I renitenti alla leva - detti refrattari - erano tenuti, una volta catturati, a servire per 10 anni, mentre non si procedeva a loro carico se si costituivano. Era ammessa la sostituzione della recluta con un fratel lo o un parente avente le medesime
(3) Con ordine del giorno <lei 11 settembre I 858 erano esentati anche i giovani facenti parte della colonia delle isole Tremiti, dove veni vano confinati gli clementi della malavita. soprattutto napoletana. sowcrti cli reati. ma a cui carico non esistevano prove. (4) Con ordine ciel giorno del 4 Maggi o 1853, si precisò ulteriormente che dove,.,a provenire dal Real Albergo dei Poveri. avere almeno 16 ann i ed essere alto 4 piedi e 11 pollici. (5) Vedi a questo proposito il Cap. IV ciel precedente volume. (6) A.S.Na. Min. Guerra Fs. 3485.
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qualità fisiche - salvo particolari autorizzazion i ministeriali - così come era ammessa la sostituzione mediante lo scambio tra due giovani della stessa leva, in quest'ultimo caso però, il sostituito era ugualmente tenuto a prestar servizio se in una delle leve successive era estratto il suo sostituto. Era infine previ sta l'esenzione mediante un cambio, da prendersi a pagamento tra i soldati giu nti al penultimo anno di servizio. li sistema dei cambi era in pratica lasciato alle in iziative individuali , per regolamentarlo e, anche, per tutelare gli interessi dello stato, con un decreto del 2 1 maggio 1843 era emanato un apposito regolamento. Potevano essere uti lizzati come cambi i soldati, che lo desiderassero, arrivati al loro ultimo anno d i servizio effettivo - o nella riserva - celibi o vedov i senza figli. La loro nuova ferma, della durata di otto anni, sarebbe stata pagata 240 ducati (7) . Il coscritto che intendeva farsi sostituire versava questa somma all'erario, somma che - dedotti dieci ducati dopo 8 anni sarebbe stata consegnata al cambio, il quale intanto, ne avrebbe annualmente fruito degl i interessi. La cifra richiesta era abbastanza elevata, tale da escludere gran parte dei coscritti dal beneficio di questo tipo cli cambio, ma anche abbastanza elevata da invogliare ad un nuovo periodo di servizio il soldato, giunto al termine della sua ferma, che non desiderava tornare alle fatiche campestri o al lavoro abbandonato da almeno 7 ann i o che intendeva tornarci, ma con la scorta di un discreto gruzzolo. Dopo il l 849 la necessità d i ripianare le perdite subite dall 'esercito nel biennio precedente e, soprattutto, l'accrescimento del suo bisogno cli uomini, visto l' aumento dei corpi e quello della loro forza, resero necessario un abbassamento del limite minimo di altezza delle reclute che venne portato a 4 piedi, l I pollici e 6 linee. Il risultato dovette essere abbastanza buono se, alla metà degl i anni cinquanta, venne per qualche anno sospeso l'arruolamento volontario. Le stesse necessità manifestatesi 10 anni prima si riproposero nel 1859, in presenza della seconda Guerra cl'Inclipenza ed in vista di u n no n improbabile coinvolgimento del regno. Con una serie di ordini del giorno si fece fronte a tali necessità: dapprima si proposero rafferme per 2 anni a 60 ducati, per melà pagabili sub ito (13 giugno), rafferme estese anche ai soldati sposati (1 ° e 21 luglio) ed ai caporali (5 luglio), poi si abbassò di un poll ice il limite cli statura per i volontari con attitudini militari (21 luglio), volontari che anche gli ufficiali della Gendarmeria avrebbero dovuto ricercare nei paesi (22 seltembre) e si elevò fino a 40 anni il limite di età per i congedati che avessero voluto reingaggiarsi, si accordò a chi rinunciava al premio di ingaggio la possibilità cli scegliersi il corpo ed ai volontari siciliani la possibilità di servire nell' isola (5 dicembre). Per la leva del 1860 si p revedeva poi un ulteriore abbassamento del lim ite di slatura, diminuendolo di un pollice (9 novembre 1859) e si era abolita (decreto del 2 1 settembre 1859) la possibilità per i coscritti di farsi rimpiazzare, dietro pagamento di 240 ducati, da un soldato al termine ciel servizi o, barattandola con quella di farsi sostituire da un cambio da trarre tra i congedati o tra chi era esente da obblighi di leva. Stranamente però, e siamo già al 2 ago- · sto 1860, con Garibaldi padrone della S ici lia, veniva accordato il congedo a chi aveva ultimato il suo periodo cli servizio, senza farsi tentare da rafferme a 60 o 30 ducati, e non si esercitava la facoltà di trattenerlo in servizio per tutta la durata della campagna, come si era invece verificato nel 1848-1849. Nel 1848 infatti erano state richiamati dalla riserva e trattenuti in servizio gli appartenenti alle leve 1837- 1842. Era inoltre sempre possibile arruolarsi volontariamente. C'era un premio di un ducato per ogni anno di servizio - in genere 8. Chi rinunci ava al premio cli ingaggio era favorito negli (7) Per Olle nere il proprio cam.bio un renitente, una vo lta catturato. doveva invece pagarne 480.
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avanzamenti, e doveva essere questo, spesso, il caso di figli cli ufficiali. Prima cli traltare del reclutamento dei corpi esteri si può accennare alla circostanza ciel reclutamento di una parte almeno dei musicanti (8), che stipulavano il loro contratto d' ingaggio direltamente con i consigli di amministrazione dei corpi, e di que llo dei reggimenti siciliani, che erano in pratica tenuti a forza con arruolamenti volontari scelti spesso tra i peggiori elementi della società (9) . I reggimenti svizzeri reclutavano inizialmente secondo i termini delle capitolazioni stipulate tra il regno ed i cantoni, cui si accennato nel precedente volume. Nel 1833 e, poi, nel 1840 erano impartite nuove istruzioni per il funzionamento a Genova del Consiglio di Ricezione delle reclute, che era tenuto a controllare i documenti ed a sottoporle a visita medica prima di curarne l'imbarco per Napoli. Dopo il l 849, quando il Governo della Confederazione si rifiutò di riconoscere ulteriormente la validità delle capitolazioni e ch iuse i centri cli reclutamento situati in Svizzera l' afflusso di nuovi elementi ai regg imenti non su bì in pratica alcuna interruzione. Vennero infatti aperti centri cli reclutamento in città situate nei pressi delle frontiere svizzere, assai facilmente raggiungibili. Così nel 1852 si aprirono quelli cli Bregenz e di Lecco, in territorio austriaco, che avrebbero poi inviato le reclute, per l'imbarco, a Livorno. Nel 1853 ne venne aperto un altro in Francia, a Besançon, con porto d'imbarco a Mars ig lia (' 0), ed un quarto, infine, venne organizzato a Costanza, nel Granducato del Baclen. Come si vede, data la politica piemontese, il territorio ciel Regno di Sardegna era divenuto impermeabile al passaggio dei mercenari. Dopo la rivolta del l 859 ai reggimenti svizzeri , come si è accennato nel primo capitolo, si sostituirono quelli esteri. L'arruolamento di questi reparti era volontario, con un premio d i ingaggio di 24 ducati per quattro anni di servizio. L' arruolamento poteva avere luogo nel regno, come si verificò per gli elementi svizzeri che non avevano lasciato il servizio, o nei depositi di arruolamento (' 1) . Questi ultimi, data la situazione politica, erano situati soltanto in territorio austriaco, facilmente raggiungibile anche dalla Baviera, e non a caso i reggimenti esteri vennero in buona parte formati con sudditi dell ' impero e del regno cli Baviera. Dai depositi le reclute si portavano a Trieste e da qui, per mare, raggiungevano i porti delle Puglie. Come si è detto il contingente eia chiamare alle armi doveva essere fissato ogni anno dal re in relazione alle prevedibili necessità dell' esercito, il numero dei coscritti poteva qu indi s ubire oscillazioni, anche notevoli, io relazione alle perdite di forza, g ià verificatesi o prevedibili, ed all'eventuale aumento della forza organica. Così troviamo che nel 1832 sono chiamati alle armi 7000 uomini, 9082 nel 1834, 12.000 nel 1837 e 1838, 8000 nel 1840, 7000 nel 1842, 8000 nel 1846 e 1847, 12.000 nel 1848, 18.000 nel 1849 così come nel 1851, soltanto 6000 nel 1852, 12.000 nel 1854 e 1855 e 18.000, infine, dal 1857 al 1860. Considerati l'ammontare della popolazione del regno ed il ricorso ai cambi l' incidenza della leva non era certo eccessiva. (8) Un'altra parte dei mLts ica nti doveva essere l'o rnita dag li ospizi c he istru ivano trovate lli e d o rfani nella m usica ( Real R escritto 11 o ttobre 1828). Un ord ine del g iorno de l 18 ap rile 1854 prevedeva in fine che il passagg io d agli ospiz i a ll ' eserc ito fosse approvato , previo esame, dal Cav. Saverio Mcrcaclante, D ire ttore, da l J 852, cl i tutte le bande e fanfare de ll"eserc ito. (9)Un Real Rescritto de l IO aprile 183 1, prevedeva la poss ibi lità di arruolarsi per i conda nnati ai ferri , pu rc hé non recidiv i ne re i cli fu rto. falso o cli omicidio vo lontario A.S.Na. Pres. Con.s. Guerra 13. 745. ( I0)A.S.Na. O.d.g. Voi. 33. ( 11) Regolamento d el IO nove mbre 1859.
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Con il passar degli anni, ino ltre, grazie anche ai vantaggi ri sultanti dal la possibi lità di offrirsi come cambi ed alle facilitazioni previste per i congedati (' 2), le popolazioni anelarono gradualmente abituandosi alla coscrizione e migliorò decisamente la risposta dei coscritti alla chiamata alle armi . Così , pur rifacendoci ad una provincia, l'Abruzzo U ltra secondo, che, per essere frontiera, offriva ai renitenti fac ilità cli fuga, si riscontra la progress iva accettazione della leva: questa provincia ha nel 1837 una percentuale cli renitenti del 10%, nel 1859 completa la sua quota senza grandi stenti e nel 1860, a maggio, ha soltanto sette reclute eia "spedire" per completare la sua quota di 875 prevista per quell'anno (1 1) . C he d' altra parte la situazione fosse, nel complesso del regno, buona lo si può anche riscontrare dagli encomi per la riuscita della leva del 1858 e dal tono pacato e nient'affatto preoccupato di una circolare del Ministero degli Interni del 6 agosto 1859, rivolta a tutte le provincie per sollecitare i residui delle leve p recedenti .
IV.2. Il reclutamento degli Ufficiali ed il sistema delle Scuole militari
La p romozione ad alfiere, cioè al primo gradino della scala gerarchica degl i uffic iali , doveva esser accordata - ai sensi del regolamento del 13 aprile 1828 - per due terzi, dopo apposito esame, ai sottufficiali e per un terzo, il terzo disponibile, a quanti avevano ultimato gli studi presso il Collegio Militare della Nunziatella, a quanti provenivano dalle G uardie ciel Corpo o a quanti, infine, civili o militari, superando, in genere, un apposito esame C-1) ottenevano dal Sovrano la grazia di un posto da alfiere, cosicchè il terzo disponibile era anche detto terzo di grazia. In genere questi ultimi erano appartenenti a fam iglie legate alla dinastia, quasi tutte famigl ie di militari, ed ottenevano le spalline da alfiere provenendo, in pochi casi, dalla vita civile e assai più spesso dalle file cieli ' esercito in cui si erano arruolati volontariamente ed in cui servivano da qualche tempo, come sottufficiali o come soldati, con la non infondata speranza di poter fruire del terzo di grazia in ragione della propria preparazione e dei legami famigliari. La compagnia delle Guardie del Corpo a cavallo, formata, all'inizio, escl usivamente da giovani nobili, era un'altra delle fonti cli provenienza degli alfieri ciel terzo di grazia. Come si è accennato nel precedente volume era loro possibile procedere nella carriera all' interno del reparto o transitare invece come alfieri in cavalleria o in fanteria. Sono stati stimati in oltre 200 gl i ufficiali in servizio nel 1860 provenienti dalle Guardie del Corpo (' 5). Di costoro, assai pro( 12) T co neP.<lmi rlow~v~ no essere preferiLi dai comu ni nelle assu nzio ni , come g uardia-boschi. g uardie urba ne. guardie di polizia e serventi comunali (Ordi ne del g iorno del 19 dicembre 1849), come guardian i de i lagni (Ordine del giorno 28 febbraio 1857) e potevano anche offri si direuamente co me cambi alle fami glie dei coscritti , se cli età inferiore ai 34 an ni (Ordine del giorno 14 marzo 1850). ( 13) In Atti Aquila I 837, I 859 e J860 (14) Nel 1833 il program ma di esami per esser ammessi come alfieri d i fante ria nel Terzo disponibile prevedeva 12 prove, le prim<y 8 scrille, le 2 s uccessive orali e le ult ime 2 sul terreno. Le materi e d 'esame e rano le seguenti: O rdinanza di Piazza ; O rd in anza Ammi nistrntiva; S tatuto Penale; Geom etria Pia na; M is ura dell a s upe rficie elci solid i; A ritmetica; Fortificaz ioni cli campagna; Servizio di avamposti: A pplicazione dell e Ordi nanze ai casi partico lari; Doveri dell ' ulTiciale s ubalterno; Scuola del soldato e dell a div isione; Tiro al bersaglio e scuo la dei Cacciatori. Seguiva poi un elenco degli argo-
menri oggetto ciel l' esame (Ordine elci g iorno 1833). (15) IVI.Sel vagg i: Nomi e volli di un eserciro dimenricalo.
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babilmente, circa tre quarti erano stati promossi ufficiai i nel periodo di nostro interesse, ciò che ci permette d'indicare quella compagnia come una delle più importanti fonti di alimentazione cli ufficiali nell' esercito napoletano. Il lerzo disponibile era infine a limentato , al te·rmine dei loro studi, dagli allievi del R. Collegio Militare della Nunziatella, destinati quasi esclusivamente ai Corpi facoltativi, artiglieria e genio. Per un breve tempo, fra il 1841 ed il 1844, al R . Collegio venne unito il Collegio degli Aspiranti Guardiamarina. Nel periodo in esame, salvo qualche minima variante (' 6), il corso di studi rimase quello fissato nel 1823, cui si è accennato nel precedente volume. Soltanto nel 1851, con ordine del giorno del 19 febbra io, venne previsto che, dall ' anno accademico successivo, i nuovi allievi sarebbero stati ammessi, previo esame, tra i 13 ed i 15 anni, per esser incorporati nella quarta classe. Questo perchè si voleva che il R.Collegio fornisse esclusivamente ufficiali per i Corpi facoltativi e si riteneva che una selezione più precoce non avrebbe permesso di scegliere gli allievi più adatti. Il numero degli allievi era slato ridotto ad un massimo di l 00 da un decreto del 17 aprile 1832 cos icchè nei 30 an_ni d i nostro interesse furono so ltanto 520 i frequentatori della Nunziatell.a, 405 dei qual i ottennero le spalline eia ufficiale entro il settembre del 1860 ('ì)_ A questi si devono aggiungere altri 69 allievi, dei corsi precedenti al 1830, che erano stati promossi dopo quell'anno. In totale il R. Collegio in questi 30 anni, diede all'esercito borbonico 472 ufficiali, per la quasi totalità dei Corpi facoltativi . Sebbene almeno l' 80% degli allievi della NunziateUa di questo periodo appartenesse a famiglie cli ufficiali, da capitano in su come previsto dal regolamento di ammissione, famiglie che dobbiamo supporre legate alla d inastia, .il clima del collegio, negli anni anteriori al 1848, fu assai meno rigido d i quel che ci si sarebbe potuto attendere con i regolamenti del 1823 ancora in vigore, assai più aperto agli influssi della società esterna. Questa particolare situazione, originata dal clima innovatore delle riforme f erdinandee e dalla presenza di un ex ufficiale murattiano, il generale Filangieri, alla direzione dei Corpi facoltativi, aveva permesso l'i ngresso nel R. Collegio ad ufficiali ed a professori assai sensibili alle nuove idee di nazionalità e di liberalismo, idee che filtravano poi negli allievi attraverso il loro insegnamento. Tra gli ufficiali spiccava Mariano cl' Ayala, forse il più colto tra gli ufficiali d 'artiglieria napoletani e senz'altro tra i più politicamente avanzati, la cui carriera, interrotta a metà degli anni quaranta nell'esercito borbonico, sarebbe poi proseguita nell'ambito culturale e politico. Tra i professori, oltre al famoso purista Basilio Puoti, spiccava Francesco De Sanctis. E che le loro lezioni, i loro insegnamenti fossero entusiasticamente recepiti da una parte, almeno, degli allievi è dimostrato dalle figure di eminenti palrioti usciti in quegli anni dalla Nu.nziatella, come Carlo Pisacane, G irolamo Ulloa, Enrico Cosenz e Luigi e Carlo Mczzacapo. E questi ultimi 3 nomi testimoniano anche ciel livello degli studi e della preparazione del R. Collegio: i fratelli Mezzacapo saranno, nell'esilio torinese, i fondatori della Rivista Militare e Cosenz, ormai illustre per la difesa di Venezia e le campagne garibaldine, sarà il primo capo di Stato Maggiore del Regio Esercito. Sempre a conferma della bontà. della (16) Con decre to ciel 23 lug lio 1833 venne aggiunta una cattedra d i lingua tedesca e con un altro del 2 1 settembre 1859 ne venne aggiunta una seconda d i lingua francese. (17) D ei rimane nti - nel corso dei 30 anni in esame - alc uni, 18, e rano morti, altri si e rano ri tirati, due e ra no stati es pulsi dopo il 1848 e q uasi I00 freq ue ntava no a ncora il R. Collegio nel sette 1nbre ciel 1860. Tredici d i q uesti ul timi lo lasciarono successivamente per raggi ungere l' esercito borbonico s ul Volturno. Dati ricavati dal vol ume d i R. Pilati "La Nunziarefla".
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preparazione data dalla Nunziatella, dobbiamo citare il secondo capo di Stato Maggiore, in ordine di tempo, Domenico Primerano, entrato nel R. Collegio nel 1842 ed uscitone nel 1851 come alfiere di fanteria. Dicevamo delle it1filtrazioni liberali e patriottiche alla Nunziatella: re Ferdinando, che già ne era in sospetto, espulse due allievi percbè, essendo a piazza franca - ospitati, cioè, a spese dello Stato - erano, secondo lui , più colpevoli, ne fece sorvegliare alcuni altri e, soprattutto, decise di allontanare l'istituto da Napoli, ormai pericoloso focolaio di liberalismo. La nuova sede prescelta c:1a Maddaloni, in provincia, più fac ilmente controllabile. Sfortunatamente per il Re, però, il trasferimento non avvenne che nel 1855, essendo stati necessari 4 anni per l'adattamento e la sistemazione dei locali. Della vita quotidiana a Maddaloni c ' è rimasta questa lunga testimonianza di un ex-allievo, Ludovico Quandel, che avrebbe difeso la causa borbonica sino a Gaeta e che non sarebbe passato nell'Esercito Italiano: "Ci leviamo di letto di stC/le o di verno invariabilmente alle 5, 114. Ci si concede 1/4 d 'ora per levarci, vestirci e fare le abluzioni. Dopo una breve orazione ciascuno prende posto al proprio tavolino e si pone allo studio, che dura sempre sino alle 6 e 3/4. Viene concesso altro 1/4 d 'ora per la nos1ra toletta. Alle 7 (antimeridiane) le 3 compagnie di alunni, lasciano i dormitorii e si recano in chiesa ove assistono alla messa. Si passa quindi nel Refettorio per la colazione. Ciascuno chiede o il caffè caldo o il latte e caffè. La colazione dura pochi minuti. Quindi ci rechiamo sulle compagnie per prendervi i libri per assistere alle lezioni delle scuole. Alle 8 a.rn. dopo che le tre compagnie riunite nel locale delle scuole sono state passate in rivista dal Capitano aiutante maggiore delle scuole, si dividono tra le 8 classi in cui è diviso l 'insegnamento. Le scuole hanno la durata di 5 ore e mezzo. La prima mezz'ora impiegata all'insegnamento del Catechisnio e le rimanenti 5 ore sono divise per ciascuna delle 8 classi in 4 lezioni ciascuna della durata di un 'ora ed I 1/4. All' 1 e mezzo hanno termine le scuole; le compagnie si formano in battaglia. Un Foriere, che non è che un alunno, apporta il Libro degli Ordini. L'Aiutante Maggiore comanda attenzio~ ne e fa segno al Foriere di leggere le di~posizioni che il Comandante del Collegio comunica. Queste disposizioni si ,"!feriscono alla istruzione, disciplina e tenuta degli alunni. Premi per alcuni, punizioni per altri. Letto l'ordine ad un com.anelo dell 'Aiulante Maggiore delle scuole, le compagnie si pongono in mo virnento e si recano nei dormitori per depositarvi i libri. Appena scorsi pochi minuti un rullo ci comanda di recarci al Refettorio. Quasi sempre per le due pomeridiane ha principio il nostro pranz.o. Esso si cornpone invariabilmente di una zuppa e due serviti di carne, pesce, uova e fritture secondo i giorni della settimana. In uno dei due serviti nel Martedì, Giovedì. e Domenica vi è un dolce. Poco vino, sujjìciente pane e frutte ji·e sche sia di siate eh.e di verno. Per le due e mezzo il JHU.n"l,u ha terrnine, torrùamo nei dormitori o ci è concessa breve ricreazione. Nella primavera e nell'estate dopo il pranzo riposiamo circa un 'ora. Alle tre e mezzo siamo sempre pronti per intraprendere gli esercizi militari, la ginnastica, la scherma o la cavallerizza, secondo i giorni della settimana. Queste istruzioni durano poco più di un'ora e al finire di esse ci è concessa una ricreazione che ha termine al tocco dell'Ave Maria. Allorchè il tempo lo permeue sia la state sia il verno, la ricreazione ha luogo in un piano che trovasi innanzi al collegio e che è lùnitato da caserme di fanteria . Il Giovedì nelle ore pomeridiane il collegio si reca al passeggio ed il mattino non vi sono scuole ma invece esercizi rnilitari di divisione e studio carn.erale sino ali'una pomeridiana e
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qualche volta sino all'ora del pranzo. La Domenica ugualmente nelle ore pomeridiane gli alunni divisi per compagnie si recano al passeggio ed il rnattino le nostre famiglie possono visitarci dalle 1O antimeridiane all'una porneridiana. Tutti i giorni, nessuno escluso, al tocco dell'Ave Maria le cornpagnie riunite fanno il saluto milirare al tocco del !amburo e quindi si recano in chiesa per recitare il rosario o assistere alla benedizione impartita dal relfore della chiesa o da uno dei cappellani di servizio. Le orazioni e la benedizione durano circa rnezz'ora quindi ci rechiamo nei dormitorii dove ci poniamo allo studio r:arr1P.ralP che ha termine due ore o poco più dopo. Allo studio camerale fa seguito la cena, che si compone cli una vivanda calda e di una insalata, pane, vino e frutta fresche. Dopo cena si torna nei dormitorii e qualche rninuto dopo un rullo annuncia l'ora del silenzio. Ciascuno si sveste e si pone a letto ove il sonno della gioventù rimette in noi le forze. Il vitto è sl!fficiente e la qualità è buona. 'la cucina ha un cuoco e due guatteri. Il riposto un ripostiere. Il refettorio un incaricato speciale che ad una data ora è assistito dai domestici delle compagnie per preparare le mense. Un alunno scelto ji·a quelli delle ultime 3 classi, monta giornalrnente di servizio alla cucina. È esentato dalle scuole e da ogni esercizio. Egli riceve la lista che gli consegna il Capitano Conservatore sulla quale sono indicati i generi necessari a comporre il pranza e La cena del giorno. I generi sono riposti in una carnera o dispensa la cui chiave gli è ugualmente ajji:data. L'alunno di cucina veri/tea ogni cosa e presenzia alla divisione de!Le vivande e quasi sempre pranza solo e siede a tavola a/finire del pranw degli alunni. Si permette qualche volta di disporre di un certo nurnero di vivande più appetitose, delle quali nefa regalo ai suoi niigliori arnici. La sera l'alunno di cucina presenzia La preparazione della cena. Per ogni compagnia vi sono 2 sottoi!fficiali incaricati di vigilare alle porte. Due camerieri e 2 facchini del servizio degli alunni. Altri sottoujjìciali sono adibiti all'armeria, alla sala deLL'udienza, alle porte del Collegio, alla biblioteca, alle guardarobe delle compagnie, ai magazzini d 'abbigliamento ecc. ecc. Un carneriere ed un facchino sono addetti all'ù1fenneria. Ciascun alunno ha un piccolo assegno della farniglia propria per fare acquisto di guanti, profumeria ed altro e per delle regalìe mensili ai camerieri e facchini delle compagnie. È severamente vietato il furna re, ma con tutto ciò che il comandante sia acerrùno nernico deijianatori e.faccia continue riviste e sorprese nelle compagnie egli non riesce mai a togliere il viz.io del fumo. Le punizioni non mancano per i fumatori ma ciò non basta; si fuma in segreto, ma si fuma sempre. Le punizioni nel Collegio sono più o meno gravi e vengono applicate con severità a seconda dei rnancarn.enti commessi dagli alunni. Consis1ono nel rimanere l'alunno punito senzo vino e senza ji·utta; o senza terzo picttto o a tavola cli punizione con anni e sacco, val quanto dire che l'alunno punito in tenuta di marcia rirnane fermo in un dato punto del re.feti o rio visibile alle tre compagnie durante l'intero desinare degli alunni e allorchè questi lasciano il refettorio, l'alunno punito siede a un tavolo separato senza tovaglia e riceve la semplice zuppa ed il pane. Il camerino a pane ed acqua, ove l'alunno è rinchiuso durante intere giornate ricevendo un giorno si e l'altro no la semplice zuppa e la cena degli altri alunni. La marcia pesante con armi e sacco. E rimanere senza cavallerizza o senza udienza, cioè il non poter vedere i parenti e finalmente non godere i permessi cli uscita dal Collegio che soglionsi dare perfausti avvenimenti di gala e nelle feste prin-
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cipalissinie. ... .... Ogni compagnia ha un alunno primo sergente. Due alunni sergenti. Un alunno furiere e 4 alunni caporali. li primo sergente è il vero capo della compagnia ed è coadiuvato dagli altri alunni ::wttoujjìciali per mantenere la disciplina. Gli ufficiali di guardia nelle compagnie fanno sempre capo agli alunni sottol!fficiali. Al refettorio ogni compagnia ha una tavola separata. Ad uno degli estremi siede L'u[ficiale di guardia e all'altro estremo il prim.o sergente alunno. In ogni tavolo ci sono tre o più o/unn i divisori, innanzi ai quali i camerieri apportano le vivande. I divisori ne fanno la distribuzione Jì-c, gli alunni. In alcune rare circostanze gli alunni prendono le armi perfar parte di corpi di truppa; ciò avviene in settenibre per assistere alla parata e in dicembre per recarsi al Campo di Marte, in Napoli per la festa dell 'Immacolala. Durante le vacanze una o due volte il Collegio in anni si reca a.fare passeggiate militari." Nel 1859, morto Ferdinando, il generale Filangieri r iusciva a persuadere il nuovo Re a far tornare il R. Collegio nella sede tradizionale, ciò che si verificava nel novembre ciel 1859 tra la generale soddisfazione degli allievi, delle fam iglie e del corpo insegnante, soddisfazione che doveva infastidire non poco il Re che aveva una vera e propria venerazione per l' operalo di suo padre e che assai mal volentieri aveva autorizzato il ritorno a Napoli. L'altro istituto d'educazione militare (e diciamo l'altro perchè sul finire del 1830 era stato chiuso il terzo istituto, la Seconda Scuola Militare di Monreale, stabil ita nel 1823) era la Scuola Militare , con sede a Napoli, dapprima a San G iovanni a Carbonara e poi a Santa Maria degli Angeli, che preparava gli allievi a divenire sottufficiali (o graduati, a seconda dell'esito degli esami finali) dell'esercito dopo 4 anni di corso. Anche questa scuola era retta secondo le prescrizioni del 1823, per cui, per maggiori dettagli, s i rinvia il lettore al precedente volume. Considerato che gli allievi potevano essere al massimo 160 (ed i migl iori 4, al termine del primo anno, erano ammessi al R. Collegio), il loro apporto numerico alla classe dei sottufficiali dell'esercito napoletano doveva essere p iu ttosto limi tato e, probabilmente, temporaneo. è infatti naturale presumere che, data la preparazione e data la giovane età in cui erano nominati sergenti (dalla scuola s i usciva a 18 anni), molti di loro potessero ottenere in prosieguo di tempo le spalline eia alfiere, sia per la via ordinaria, attraverso la normale trafila a primo sergente ed aiutante, sia sfruttando le possibilità offerte dal terzo disponibile, facilitati dagli studi compiuti e dall' appartenenza a famiglie di militari, ufficiali subalterni e sottufficiali. Nel 1851 si era disposto c he la Scuola M ilitare fosse riordinata. Trasferita negli stessi locali del R. Collegio doveva avere gli allievi suddivisi in 2 sole classi, a seconda delle età, che avrebbero seguito i primi 2 anni di corso del R. Coll egio. Stesso corso di studi, questo si, ma era anche previsto che durante i pasti e la ricreazione gli allievi delle due istituzioni fossero separati. Aci ogni modo cleJla Scuoio Militare s i perde da questo momento ogni trncci;1. P11 r non essendosi rinvenuto il provvedimento relativo dobb iamo presumere sia stata sciol ta, visto anche lo sv iluppo de l Battaglione Allievi Militari . U n nuovo istituto, a metà tra l'educazione militare e l'assistenza al le fam iglie, fu organizzato nel 1849, anche per venire incontro alle esigenze degli orfani delle ultime campagne, abolendo, al contempo, la classe cleijìgli di truppa che, in numero di uno per compagnia, vivevano nel reparto di appartenenza del padre. U n ordine del giorno del 14 settembre comunicava la volontà del Re di istituire a Gaeta una scuola in cui far affluire i figli di mi litari per toglierli dall'ozio e dar loro una si?[ficiente educa-
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zione rnilitare. Venivano quindi aboliti i.figli di truppa - tranne che nei reggimenti svizzeri - e si invitavano gli ispettori a comunicare se, oltre a questi ultimi, c'erano altri giovanetti che potevano essere ammessi alla scuola. Il 15 novembre fu emanato i l regolamento istitutivo del Battaglione Allievi Militari, con sede in Gaeta (nel 1860 doveva essere trasferito a Maddaloni) nel quale potevano essere ammessi figli d i ufficiali, sottufficiali e soldati, tra i 12 ed i 18 anni. Il Battaglione doveva avere uno Stato Maggiore con un ufficiale superiore, comandante, un aiutante maggiore, capitano, 2 ufficiali subalterni, un cappellano, un chirurgo ed una Piana Minore, con 11 sottufficiali, e, per il momento, 4 compagnie aumentabili sino ad 8. Ogni compagnia poteva contare su un capitano, 2 ufficiali subalterni (un terzo era aggiunto con ordine del g iorno del 3 J maggio 1850), un primo sergente, 4 sergenti prefetti, 2 caporali rancieri, un sarto, un calzolaio, 2 tamburi, 8 soldati quartiglieri (incaricati di tenere in ordine gli alloggiamenti degli allievi più piccoli) e tra i 120 ed i 150 allievi. C 'erano inoltre 6 maestri cli letteratura, 3 cli ca ll igrafia, uno cli disegno, 2 cli matematica, 2 di catechismo e di storia sacra e 2 uffic iali per l'insegname nto teorico e pratico delle mate rie di artiglieria e genio riservato agli allievi delle ultime 2 classi, delle 5 in c ui s i articolava la scuola. Era possibi le ripete re una classe, ma si poteva essere destinati ad apprendere un mestiere, falegname, calzolaio, sarto o costruttore di strumenti musicali. Oltre a ll' istruzione teorica, suddivisa in letteraria, matematica e re ligiosa, c' erano gli esercizi militari. L'orario cli studio doveva essere di 6 ore in estate e di 5 in inverno, compatibilmente con gli esercizi militari sul terreno e le istruzioni in campagna. Pur se non previsto dal regolamento doveva esser praticato anche il nuoto se - come ci dice il Giornale delle Due Sicilie clell' 11 ottobre 1852 - il Battaglione vendeva sottocalzoni per bagni di mare. Il vitto prevedeva zuppa a lla mattina, con carne al G iovedì e alla Domenica, e, alla sera, zuppa economica, insalata e formaggio, oltre a lla razi one di pane della truppa. L'uniforme era quella della fanteria, bleu con mostre rosse e bottoni con le iniziali A.M., ma lo schakot da parata era cli cartone. C'era poi. una sorta cli uniforme da casa con blouse marrone. Gli allievi dovevano uscire dal battaglione ed essere incorporati nell'esercito (1 8) tra i 17 e i 18 anni di e tà, come semplici solda ti qualunque sia il loro grado cli istruzione perchè era nei reparti, cui era inviato il risultato dell ' esame finale di uscita, c he essi dimostrando ed applicando La loro istruzione sì teorica che pratica avrebbero potuto ottenere i più alti gradi dell'Esercito. I più alti gradi no, anche perchè dopo poco più cli IO anni il regno sarebbe fi nito, però i gradi minori erano abbastanza a portata di mano e g ià un ordine del giorno del 12 novembre 1851 faceva presente che, contandosi per l'anzianità il momento di ammissione al Battaglione, gli allievi più vecchi, già usciti dal Battaglione e con un anno di servizio nei reparti, potevano affronta re gl i esami eia caporale. E gli ex-allievi dovevano essere ben preparati se, considerato come nei corpi quasi tutti i posti da caporale fossero ormai divenuti di loro appannaggio, un ordine del giorno riservava metà dei posti da caporale agli altri soldati per lasciar spazio così agli avanzamenti dei soldati comuni. Lo stesso ordine del giorno disponeva inoltre che gli ex-all ievi venissero assegnati a tutte le unità dell'esercito in debita proporzione senza darsi ascolto nè a legami di famiglia nè a qualunque altro privato interesse, a dimostrazione di quanto i legami di parentela e le raccomandazioni fossero pote nti ali' interno clell' organizzazione militare. Legami cli parentela che non dovevano arrestarsi neppure davanti al buon gusto se un ordine del g iorno del 22 agosto 1859 doveva vietare che i parenti degli esaminandi facessero parte delle commissioni d'esame e se un a ltro, ciel 2 ottobre 1855, non avente però carattere retroattivo per non sconvolgere l' equili( I 8) Per I O anni - O rdine <lei gi orno del 25 novembre 1850.
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brio esistente, prevedeva che i figli di ufficiali arruolatisi volontariamente come soldati prestassero servizio in un reparto diverso da quello del padre. Tornando al Battaglione degli Allievi Militari bisogna aggiungere che il Re lo seguiva da vicino e che già nel giugno del 1850 lo onorava di una sua visita. La forza del reparto si andava accrescendo ed in meno di un anno le compagnie erano divenute 6 per passare ad 8 nel novembre del 185 J, anche perchè, oltre ai figli, o comunque ai parenti, di militari in senso stretto, erano ammessi pure dei figli di guardie doganali, di cantonieri, di infermieri, di imp iegati militari. Nel l 850 era ~nche organizzato, presso il Battaglione, un ospedaletto con un medico, un secondo chirurgo, un infermiere maggiore, un sottufficiale cuoco, 2 infe1111ieri, un pratico, un farmacista e un cappellano.
IV.3. L'avanzamento
Per quanto attiene all'avanzamento degli ufficiali e dei sottufficiali rimasero sostanzialmente in vigore le nonne sancite nel 1828, con una sola eccezione di un certo rilievo. Le promozioni rimasero quindi legate fondamentalmente alle vacanze nel grado superiore, ciò che, unito alla mancanza cli limiti di età ed al fatto che le spalline da alfiere erano spesso raggiunte dopo i 30 anni , implicava un'età media piuttosto avanzata nell'ufficialità napoletana. Ed anche quando, nel J 848-49 e nel l 859-60, grazie al passaggio al ruolo sedentario o al ritiro p iù o meno volontario di numerosi ufficiali, si procedette ad una massiccia ondata di promozion i al grado superiore, l'età media, non risultò abbassata in maniera significativa a causa della lentezza della progressione nei gradi da sottuffic iale di gran parte degli ufficiali, che avevano questa provenienza (' 9) . L'eccezione cui s i è prima accennato consisteva, a far tempo dal 1835, in un doppio esame, da primo sergente ad aiutante (o portabandiera) e, successivamente, da aiutante (o portabandiera) ad alfiere, cui si dovevano sottoporre i primi sergenti cli fanteria e cavalleria aventi determinate caratteristiche cli anzi anità e d i merito, anzichè il semplice esame ad alfiere - come p rev isto ne l 1828 - con temporanea assegna7.ìone al grado d i aiu tante (o portabandiera) di quella parte dei primi sergenti che, pur risultando idonea, non poteva esse r direttamente promossa ad alfiere per mancanza cl i posti disponibili . Il p rimo di questi esami venne temporaneamente abolito tra il 1848 ed il 1850 per poter far fro nte al le necessità legate allo stato di guerra ed agli ampliamenti degli organici . .ll secondo di questi esam i, quell o per il passaggio ad alfiere, venne invece sospeso tra il 1859 ed il 1860, per le esigenze del momento, dopo che già si era proceduto a conferire promozio ni ad a lfieri per incoraggiamento, anche al d i là delle vacanze negli organici. Tra il marzo del 1859 e l'agosto ciel 1860 vennero così nominati 425 nuovi alfieri cli fanteria e ( 19) Dopo una brusca accelerazione cli quasi tutte le carriere, a partire dall 'estate del 1859 e continuata durante la campagna dell' anno successivo, grazie anche al passaggio al ritiro o ai Sedentari di molti ufficiali, troviamo, nel settembre del 1860, che l'elà media dei 36 B rigadieri - tutti promossi, tranne 3, fra il giugno 1859 ed il luglio 1860 - è cli oltre 62 anni. Quella dei I O colonnell i di cavalleri a - tutti promossi nel 1860 - è di 55 anni e mezzo. Tocca quasi i 50 quella dei 19 col onnelli comandanti della fanteri a, promossi tutti in quell'anno tranne 2, lenendo inoltre presente che alcuni degli ufficiali esaminati erano stati avvantaggiati - anche cli diversi ,nmi - nella carriera perchè i genitori avevano loro comprato il grndo da ufficiale nei reggimenti sici liani clopo il 1825. A nzianità analoghe si possono riscontrare anche per altri gradi, così ad esern pio i 72 capitani di fanteria di più recente promozione - tra il 1° maggio ecl il 1° agosto 1860 - hanno un·ctà media superiore ai 46 anni. Unica eccezione a questo sconsolante panorama era data dagli ufficiali dei Corpi J,acoltat.ivi, provenienti quasi tulli dalla Nunziatella e per venuti alle spalline da ufficiale a rneno cli 20 anni.
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69 di cavalleria, tratti. dalla classe degli aiutanti (e portabandiera), cui se ne dovevano aggiungere altri 204 di fanteria promossi nello stesso periodo a valere nel terzo di:iponibile, ed in parte almeno provenienti anch'essi dai sottufficiali. Per le promozioni dei sottufficiali e dei caporali rimasero invariate le norme in vigore sino al 1847, quando venne fissata la composizione, nei singoli reparti, delle giunte d 'esame e vennero anche pubblicati i programmi per i diversi esami. Uno degli ultimi decreti di Francesco II, datato I O dicembre 1860, aboliva la classe dei Po1tabancliera (Portastendardo in Cavalleria) promuovendoli tutti ad Aiutanli . T.~ norm~ pr~vist~ pPr gl i ufficiali di fanteria e cavalleria, con promozioni per anzianità sino a colonnello, con l'eccezione della promozione a maggiore, per esame, rimasero invariate sino al 1860, soltanto in occasione degli eventi del 1848-49 venne sospeso l'esame previsto per la promozione a maggiore, ripristinato poi nel 1850. Con il sistema del la promozione per anzianità si evitavano i favoritismi ma si intasavano i ruoli. Soltanto in casi estremi infatti si passavano al ritiro gli inabi li che bloccavano la carriera di quanti li seguivano. Solamente l'avanzarsi della guerra riusciva a modificare, e con molto ritardo, la rigidità di queste norme: un decreto emanato eia Gaeta I' I I ottobre prevedeva per tutte le armi l'avanzamento a colonnello esclusivamente a scelta e quello a tenente colonnello ed a maggiore a scelta per un terzo dei posti disponibili , mentre gli altri due terzi erano assegnati per anzianità, questo dopo che un decreto di cinque giorni prima aveva confe rito al maresciallo Ritucci la faco ltà. cli promuovere soldati, sottufficiali ed ufficiaii sino al grado di colonnello, così come quello di destituire, degradare ed espellere. I sottufficiali dell'artigl ieria - secondo le norme ciel 1828 - potevano essere promossi soltanto dietro esito favorevo le di un esame, le stesse norme vennero applicate nel 1834 per i sottufficiali dei Pionieri e degli Zappatori. Gli ufficiali dei corpi fàcoltativi provenivano quasi esclusivamente dal R. Collegio, dal quale uscivano come alunni alfieri con obbligo, di volta in volta specificato per ciascuno cli loro, di servire per un determinato periodo di tempo - in genere qualche mese - come artigliere o come sollufficiale. Erano poi previsti un esame per la promozione a tenente ed un altro per la promozione a maggiore. Data l'indispensabile, specifica preparazione tecnica gli aiutanti dei corpifacoltativi diventavano alunni alfieri assai di rado, dopo aver superato esami simi li a quelli a cui si era sottoposti al termine dei corsi nel R. Collegio. Soltanto eccezionalmente si verificò il caso cli promozione senza esami dai sottutliciali ad alunni alfieri dei corpi facoltativi (2°). Di sol ito, se in artiglieria c'erano vacanze sensibili, si preferiva far ricorso ad allievi del R. Collegio che, in ragione dei loro studi, stavano per sortirne quali alfieri di fanteria, promuovendoli invece alunni alfieri di artiglieria con l'obbligo di frequentare appositi corsi (2 1) . Per l'avanzamento all'interno dei reggimenti svizzeri ci si regolava secondo quanto era stato stabil ito nelle capitolazioni. Per i reggimenti esteri arruolati nel 1859 gli ufficiali ven nero tutti scelti dal Re. Per il futuro era previsto che gl i ufficiali sino al grnrlo di capitano sarebbero stati promossi per due terzi per anzianità e per il rimanente terzo per merito. Le promozioni ad alfiere sarebbero spettate per due terzi ai sottufficiali e per un terzo ai caclelli per i quali era p revista un'apposita scuola (22). (20) Tredici aiutanti promossi alunni alfieri cli arti glieria con ordine del giorn o ciel 13 luglio 1848. Ven tirrc guardie del genio promosse alunni al fi eri con ordine del giorno ciel 3 novembre 1858. (2 1) Ord ini del giorno ciel 23 novembre 1837 e ciel 16 febbraio 1854. (22) Regolamento per I· organizzazione ciel / 0 e 2 ° Batwglinne Carabinieri Leggeri e ciel 13° Br1ttaglio11e Cacciatori - I O novembre 1859.
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Capitolo V
Istruzione, servizio e vita quotidiana
V.1. Istruzione Il tipo d ' istruzione impartito ai soldati nel trentennio in esame non si discostò da quello precedente, vennero però dedicati piÚ tempo e maggior importanza alla scuola cli tiro ed alla g innastica, introdotta, quest'ultima, nell 'esercito borbonico nella seconda metf1 degli anni quaranta. L'Ordinanza di Piazz.a del 1831 si limitava a pretendere - facendone carico al colonnello che le reclute si esercitassero per 5 ore al giorno, tranne il sabato e la domenica, sino al loro passaggio come effettivi nelle compagnie, che, sino ad allora, rimanessero consegnate in caserma e che, per prevenire le diserzioni, portassero cucita al braccio destro una R maiuscola, alta 3 pollici, del colore delle mostre. Era anche previsto che si leggessero - e si spiegassero - alle reclute gli articoli dello Statuto Penale Militare relativi alla di serzione. Lo Statuto era poi spiegato settimanalmente, il sabato, insieme all'Ordinanza di Piazza alla truppa riunita per compagnie, limitatamente alle parti che riguardavano i soldati. D'estate si doveva cercare d'addestrare la truppa al nuoto. I soldati piÚ capaci, poi, potevano frequentare la scuola reggimentale per imparare a leggere e scrivere, basi indispensabili per il p rogresso della carriera. L'Ordinanza di S.M. per gli esercizi e le evoluzioni delle Truppe di Fanteria del 1833 prescriveva che in ogni reparto ci fosse un apposi to luogo in cui far istruz ione alle reclute, is truzione cui doveva sovrintendere l' Aiutante Maggiore con l' assistenza dell'ufficiale superiore cli settimana. Ogni compagnia doveva fornire poi dei sottuffici ali istruttori. Se ritenuti abbastanza istruiti potevano esser aclclel!i per 6 mesi al l'addestramento delle reclute g li alfieri appena giunti al corpo, se no gl i ufficiali potevano esser scelti dal colonnello. Lo stesso doveva esaminare, al termi ne del corso, le reclute, prima della loro assegnazione alle diverse compagnie. A g iudicare da quel che avveniva nei reggimenti sv izzeri , 1' istruzione delle reclute durava per 5 o 6 mesi. Queste disposizioni erano confermate nel 1846 dal l' Istruzione Provvisoria per gli esercizi e le evoluzioni dei Cacciatori a Piedi dell'esercito napoletano che - come sempre - suddi videva l'istruzione in tre parti: senz'armi, maneggio delle armi e movimenti, prima del passaggio alla scuola di divisione ed a quello ai reparti. In quest' occasione era introdotta un ' inte-
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ressante novità, data dagli esercizi ginnastici: esercizi delle braccia, passo ginnastico, salti in larghezza avanti e indietro, salto del fosso, salto di altezza avanti e dietro, corsa. Nell'istruzione del 1852 era previsto poi che in ogni battaglione ci fosse una divisione di pe,:fezionamento con 29 uomini di ogni compagnia, da cambiarsi ogni settimana. L'importanza attribuita alla ginnastica è riconosciuta dall 'esistenza, già nel 1848, di ben 3 ginnasi mi/ilari - palestre - uno a Nocera, per i Cacciatori, e 2 a Napoli , nelle caserme cli San Giovanni a Carbonara e Ferranclina (') . Quest'ultima palestra, diretta eia Nicolò Abbondati, autore nel 1846 del volume istituzione di arte ginnaslica per le truppe di S.M. Siciliana, venne visiLala l'anno successivo dal generale Fernandez de Cordova, comandante del Corpo cli spedizione spagnolo inviato contro la Repubblica Romana (2). Tutto quanto atteneva alla ginnastica venne poi affidato alle cure di un apposito direttore, nell'ordine i brigad ieri Dusmet, di Sangro e de Rivera. A Napoli venne poi organizzata una scuola di ginnastica che doveva formare g li istruttori che, tornati ai Corpi, vi avrebbero dovuto diffondere le nozioni apprese. Gli ispettori cl' Arma avrebbero poi verificato, nel corso delle loro ispezioni, i progressi compiuti (ordini ciel giorno del 24 aprile e 1° maggio 1856). Anche l'insegnamento ciel tiro ebbe un notevole sviluppo, specie nel l'ultimo decennio, anche perchè si Lendeva ad estendere a tutti i reparti di fanteria l'addestramento proprio dei Cacciatori. Ad una pri ma scuola di tiro organizzata a Capua se ne aggiunse poi (Ordine del giorno del 18 giugno 1852) una per ciascuna guarnigione. Nel 1856 2 brigadieri erano nominati direttori delle scuole cli tiro al cli qua e di là dal Faro . Sempre a Capua era stata installata una scuola di scherma cui nel 1852, con ordine ciel giorno del 20 febbraio, se ne aggiungeva una seconda a Caserta, quest'ultima prevista sopratutto per la cavalleria. Anche in Sicilia dovevano esser organizzate 2 scuole, una a Palermo e l'altra a Messina. Le prime 2 scuole, a ciascuna delle quali erano addetti ci nque maestri, dovevano p reparare con lezioni trisettimanali dei maestrini (un capitano, 3 subalterni e 6 sottufficiali per reggimento cli fanteria o cavalleria e un capitano, 2 subalterni e 4 sottufficiali per battaglione cli Cacciatori delle rispettive guarnigioni e cli quella cli Napoli) che, tornati ai corpi, avrebbero dato ini zio a delle scuole cli scherma reggimentali. Le scuole potevano essere anche frequ entate privatamente ed a pagamento - in orari diversi - da quanti ufficiali e sottufficiali lo desiderassero . Delle apposite sale di scherma vennero poi organizzate a Napoli, Caserta, Capua e Gaeta in cui dovevano esercitarsi gli ufficiali cli fanteria, genio, artiglieria e marina. Apparteneva appunto alla Marina il brigadiere Del Re, nominato in quest'occasione direttore delle scuole cli scherma al cli qua del Faro (ordini ciel giorno del 24 aprile e 1° maggio 1856). L' istruzione alle reclute della caval le ria era impartita secondo le prescrizioni dell'Ordinanza degli esercizi e le evoluz.ioni delle Truppe di Cavalleria del 1843, che aveva rimpiazzato quel la del 1808. Si co111 i nciava con l'istruzione a piedi, 2 volte al giorno per un'ora e mezzo", poi la reduta si familiarizzava con la sua cavalcatura, imparando a sellarla, bardarla ed accudirla. Seguiva poi la scuola a cavallo. L'istruzione era impartita sotto la sorveglianza del tenente colonnello, mentre il colonnello esaminava le reclute al momento ciel passaggio da una classe all'altra. Molta cura doveva essere rivolta alla scelta degli istrnttori: Non tutti gli uomini riuniscono allo stesso grado d'intelligenza la pazienza necessaria per ( I ) L" A raldo 26 agosto I 848. (2) L' A raldo 15 settembre 1849.
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istruire altri; è p erciò necessario il saper scegliere gli ujjkiali e sott1,!{ficiali incaricati per l'istruz ione delle reclute. Una volta superato l'esame per la promozione al rispettivo grado, i sottufficiali - ai sensi dell'articolo ]208 deII ' Ordincmw di Piazza - erano tenuti a seguire due lezioni settimanali di teoria e, a primavera, erano riuniti tutti ins ieme per esercitazioni d i ripasso nel maneggio delle armi, nel tiro, nella marcia, nelle scuole di plotone e di divisione c, per quelli di cavalleria, anche nelle diverse classi dell 'equitazione militare. Era inoltre previsto che nella scuola reggimentale i sottufficiali si perfezionassero nella calligrafia e nell'aritmetica per mettersi in grado di assolvere al le i11cornbenze a111111inislrative loro demandate. Per poter trarre dai sottufficiali dei buoni ufficiali era anche previsto che quelli tra loro suscettibili a rneritare questo distinto grado fossero istruiti da abili uffìciali, a scelta del colonnello, nella geometria, nelle fortificaz ioni, nel rilievo del terreno e nel disegno topografico. Anche gli ufficiali, a primavera, dovevano n:,~fi·escare le loro nozioni in materia di maneggio delle armi, marcia, modo di impartire i comandi e, per la cavalleria, pure di equ itazione militare. A questo tipo di istruzione dovevano poi, in ogni caso, assoggettarsi gli ufficiali di nuova nomina che, esaminati dal comandante cl i corpo, non avessero risposto appieno alle aspettative . .Durante tuuo l'anno, poi, gli ufficiali erano riuniti almeno 2 volte al mese per la scuola teorica - una conferenza di uno degli ufficiali superiori del reparto- nel corso del la quale potevano essere interrogati sui vari aspetti del servizio. Sempre 2 volte al mese 3 capitani o ufficiali subalterni dovevano essere esaminati sul modo cli far manovrare sul terreno un battaglione. A lmeno a livello semi-ufficiale ci furono alcuni tentativi, in parte riusciti, di dar vita ad una pubblicistica militare che servisse al contempo da aggiornamento professionale e da palestra, se non d i d ibattili, almeno di esposizione cli idee. Il pri mo - e certamente quello cli maggior rilievo ed il più riuscito - fu quel lo di Antologia Militare, una rivista semestrale apparsa tra il 1835 ed il 1844 e d i cu i era magna pars Mariano d' Ayala. I vari fascicoli, che recano, fra l'altro, oltre ad articoli a firma del d 'Ayala anche articoli di Blanch e di Gerolamo Ulloa, spaziano dall 'esame delle guerre in corso alle novità nel campo delle armi portatili e dell'artiglieria, alla segnalazione delle opere d'interesse militare apparse nel Regno o ali ' estero alla storia militare, specie per quanto attiene a quel la delle truppe napoletane, le cui imprese sono puntualmente narrate e rivendicate. Gli articoli sono in genere di buon livello, a volte molto buono, a testimonianza dello spessore intellettuale, se non di tuui, certo dei migliori e dei più preparati fra gli ufficiali napoletani. Le ragioni che avevano dato vita alla rivista e gli scopi che ques la si proponeva sono chiaramente espressi nella prefazione apparsa sul secondo fascicolo. Con l' al lontanamento dall 'esercito di Mariano cl' Ayala la rivista cessa le pubblicazioni nel 1844. Di qualità decisamente più povera è la seconda rivista. Nata sull'onda dell'entusiasmo della p ri111avera del '48 come L 'Araldo della Guardia Nazionale e dell'Esercito. Giornale Politico-Scientifico-Letterario, cessa le pubblicazioni dopo i primi l 3 numeri salvo a riprenderle a fine giugno con un articolo giustificativo della repressione del 15 maggio, modificando poi il titolo, nel J 849, d ivenendo sign ificativamente L'Araldo. Giornale Militare -PoliticoScientifico-letterario. D iretto da un tenente degli Ussari dell a Guardia Reale, l'Araldo si sostie ne economicamente grazie agli abbonamenti fatti obbligator iamente sottoscrivere a reparti ed enti m il itari con Ordine del g iorno del 22 luglio, ciò che gli consente anche cl i adottare, per le copie sfuse, 2 diversi prezzi, a seconda degli acqu irenti, se ufficiali o soldati . .È un
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giornale ufficioso, con articoli politici filo-governativi, che ha anche lo scopo di controbattere la stampa estera, critica verso il Regno, edita in a ltri Stati italiani. Si dedica soprattutto all'attualità e, oltre a riportare le disposizioni del Bullettino delle Leggi e degli Ordini del Giorno, fornisce anche molte informazioni sulla struttura dell 'esercito e sulle operazioni in Sici lia e nello Stato Pontificio. Riferisce anche notizie militari straniere ma manca completamente degli articoli "tecnici" e di buon livello che avevano caratterizzato l'Antologia Militare. Una volta normalizzatasi la situazione e non avvertendosi più la necessità cli una voce che diffondesse nelle file dell'esercito le idee ciel governo, non si proceclè al rinnovo degli abbonamenti di favore e con il 1852 finiva anche l'Araldo. Nel 1860, a spese ciel Ministero della Guerra che anticipa I .000 ducati, nasce la terza pubblicazione L'Antologia Mi/ilare (ordine del giorno ciel 13 luglio). È un momento particolare, pur con Garibaldi in Sicilia il nuovo governo costituzionale tenta cli battere una strada nuova, cli ossequio ai nuovi principi, vuol raccogliere intorno alla rivista il consenso cli tulle ]e forze militari, senza scontentare alcuna componente, nè i progressisti filo -unitari nè i reazionari anti-liberali. La rivista, bisettimanale, diretta dal capitano d'artigl ieria Giuseppe Mori, uscirà per poco tempo, senza accontentare nessuno. Anche se nata per diffondere l'istruzione e mantenere vivo lo spirito e pur se vuole esplicitamente riallacciarsi all'Antologia Militare, ha articoli d i tono e valore assai diversi, e peggiori. Oltre ad un'esposizione neutra degli avvenimenti politico- militari di Sicilia, la rivista pubblica artico li senz'altro intonati al particolare c lima ciel momento, ma ciel turto privi cl' interesse militare, dedicati soprattutto alla Guardia Nazionale ed a lla storia del tricolore. Con l'arrivo a Napoli cli Garibaldi il g iornale muta radicalmente linea, divenendo decisamente filo-unitario e cambia la propria testata in La Guerra, con la quale prosegue le pubblicazioni ancora per pochissimo tempo.
V.2. Servizio L'approvazione, il 26 gennaio 1831, dell'Orclùwnza di Sua Maestà pel governo, il servizio e la disciplina delle Reali Truppe nelle piazze - di solito menzionata nella forma abbreviata di Ordinanza di piazza - fu uno dei primi provvedimenti in materia militare presi da Ferdinando II dopo la sua ascesa a l trono. La stessa data del decreto cli approvazione ci fa capire che si trattava cli un provvedimento g ià allo studio da tempo, vista anche la notevole mole dell' ordinanza stessa. Questa in 342 pagine, suddivise in 4 titoli, 11 capitoli, 2 .276 paragrafi e 20 ,nodelli, stabi li sce in ogni dettaglio la catena di comando, le competenze e funz ioni dei comand i territoriali e degli ispettorati cl ' Arma, il servizio, all'i nterno delle piazze, delle diverse specie di truppa, il governo e la polizia delle piazze stesse, il governo, la di sciplina ed il servizio interno dei Corpi - precisando compiti e responsabi lità dell ' intera gerarchia dal colonnello al soldato - il governo e la disciplina dell e truppe in movimento ed infine le cerimonie m ili tari. Nel complesso, pur rifacendosi alla precedente ordinanza del 1788, quel la del 1831 appare assai più chiara per guanto attiene alla catena di comando ed assai p iù esauriente per quanto attiene al servizio interno dei Corpi, questo perchè in oltre 40 anni si è anelata accentuando l'i mportanza dei reparti operativi rispetto al serv izio d i piazza che era invece assolutamente preminente nella mentalità settecentesca che aveva improntato la precedente ordinanza. Data la mole dell' ordinanza - che costilu iva il fulcro attorno al quale ruotava il servizio guoLid iano dell'esercito borbonico - ci limiteremo qu i ad accenni quanto mai sommari, rinviando alla lettura dell' ordinanza stessa - ripetiamo assai chiara ed esauriente - il lettore
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che volesse addentrarsi in uno studio più dettagli ato della routine del soldato napoletano. Anche se i diversi turni d i servizio iniziavano dopo l'assemblea - noi diremmo l'adunata deile 10, nelle guarnigioni la giornata cominciava, seguendo il corso delle stagioni, all' aurora o poco prima secondo le due tabelle che s i al legano e che si riferiscono ai corpi a piedi ed a quelli montati, diverse tra loro perchè questi ultimi dovevano accud ire i loro cavalli.
TABELLA dell'ORARIO pc' CORPI a PIEDI
Gen. °Fe/J. 0 Mar:0 Ap1: Nov. Dic. 1/ ora prima Sveglio 2 dell'aurora 1/ ora dopo lo sveglio Visita 2 1/ ora dopo la visita Esereizj 2 alle 9 1/ 2 antimcricl. Rancio Assemblea alle 10 antimeridiane Uscita all'una pomeridiana 1/ ora prima Ritirata 2 tramonto -Silenzio due ore e mezza dopo la ritirata
Maggio, Sertembre, ed Ottobre all'aurora Svegl io
Giugno. Luglio. cd Agosto Sveglio ali ' aurora
Visi ta Esercizj Rancio Assemblea Uscita Ritirnt.a
Vis ita come ne' mesi preced. idem EserciZ:i Rancio a lle 6 1/ 2 antimerid. Assemblea alle IO ami meridiane alle tre pomeridiane alle due pomeridiane Uscita come ne' mesi preced. come ne· rnesi prececl. Ritirata
Silenzio
due ore dopo il tramonto
come ne' mesi preced. idem alle 9 1/ 2 anlimcricl. alle 10 antimeridiane
S ilenzio
un· ora e mezza dopo il trnmonto
TABELLA dell'ORARIO pe' CORPI CAVALLO
Ge11. °Feb. 0 M(ll: 0 Ap1: Noi'. Dic. Sveglio a ll' aurora -Visita e biada mezz'ora dopo terminato di mang iare Governo la biada -Acqua dopo i I governo Pulizia dopo l'acqua -Rancio ore 9 1/ 2 antimerid. Assemblea ore IO idem Biada o altra ore 12 merid iane nutrizione diversa dalla paglia Governo ore I pomerid iana Acqua terminato il governo ore 2 1/ 2 pomeridiane Uscita mezz'ora pria Ritirata del tramonto Orw dopo la visita Silenzio 2 ore 1/ 2 dopo il tramonto
Giugno, Luglio, ed Ago.1·10 Maggio, Settembre, ed Ot1obre come ne·mesi preced. Sveglio come ne·mesi prececl . Sveglio Visita e biada idem Visita e biada idem Governo idcrn Governo idem Acqua Pulizia Rancio Assemblea Biada o altra nutrizione diversa dalla paglia Governo Acqua Usc ita Ritirata
idem idem idem idem idem
Acqua Pul izia Rancio Assemblea Biada o altra nutrizione diversa dalla paglia ore 2 pomeridiane Governo ore 5 1/ 2 idem Acqua come ne' mesi preced. Uscita Ritirata idem
Orzo Silenzio
idem due ore dopo il tramonto
Orzo Silenzio
idem idem ore 6 1/ 2 anlimerid. IO idem idem
ore 3 pomerid iane ore 6 idem come ne'mesi prececl. idem idem u n· ora e mezza dopo il tramonto
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Rispetto a ll'ordinanza del 1788 s i possono notare 2 d ifferenze, una è data dall'ora dell'ordinario - cioè del rancio - passata dalle 12 al le 9 1/2 o alle 10 (era l'unico pasto che i soldati prendevano in comune) e l' altra consiste nella fi ssazione di un orario per la libera usc ita. A I mattino alle dieci, ma iù estate alle sei e mezzo, c'era l'assemblea, l'adunata delle diverse guardie che dovevano essere forn ite per i servizi della piazza. All'assemblea veniva letto l'ordine del giorno mentre in precedenza, nell ' abitazione ciel governatore o del comandante della piazza, era comunicata la parola d'ordine, detta nell'esercito borbo nico il santo, dato che cons isteva appunto nel nome di un santo, cui corrispondeva come controparola il nome d i una città. Si procedeva poi a l cambio della guardia e si faceva prendere cog nizione a lla guardia montante sia delle consegne relati ve a l singolo posto s ia d i quelle generali, relative alla piazza. A tale scopo il comandante leggeva a i s uoi uomini le consegne che erano affisse all'interno del corpo di guardia e che potevano esser scritte anche in tedesco se nella piazza prestavano servizio reparti svizzeri. Nei corp i d i guard ia c'erano soltanto po ltrone o sedie per gli uffi c ial i, che dovevano restare vestit i ed armati per Lutta la durata ciel servizio, e panche e tavolati per sottuffic iali e truppa. In linea cli massima ogni poslo cl i senti nella doveva essere dotato d i u na garitta, se ne era sprovv isto il soldato cli faz ione, in caso di pioggia, doveva portare il fucile, leggermente inclinalo, sotto il braccio sinistro così da riparare sotto l'ascella il meccanismo di sparo. Le sentinell e delle polveriere dovevano invece lasciare il fucile e restare armate soltanto di baionetta o d i sc iabola. La sentinella era rilevata ogni 2 ore, ogni ora, invece, o a nche più spesso , in caso cl i grande freddo o grande caldo. I corpi cli guardia, o ltre a fornire le sentinell e, spiccavano anche pattu g li e, d i so lito di 4 uom in i, ed erano ispezionati durante la notte eia ro nde di uffic iali accompagnati eia un soldato dotato di fanale e eia 2 soldati armati . C'era no anche ronde di altra consis tenza. All'esterno della p iazza, ma nei suoi d into r ni, potevano es ser inviati d istaccamenti cli forza variab ile, da rilevare ogn i 4 g iorni. Era previslo che, nel 1' arco dell e 24 ore, un soldato potesse montare cli sentinella per 8 ore, cosicchè occorrevano 3 soldati per c iascun posto cli sen tinella ed era ugualmente previsto che dopo aver prestato questo servizio il soldato ne fosse esente ne i 3 giorni successivi , esenzione anche p iù lunga per il so ldato d i cavalleria cons iderato il suo impegno quotid iano nell'accudire la sua cavalcatu ra. Prima dell'assemblea delle 10 ogni reparto si schierava nel cortile del suo alloggiamento alla presenza del maggiore cl i sett imana ed in ogni compagnia l'ufficiale di settimana passava l'ispezione sia agl i uomini destinati a montar di guard ia sia agl i a ltri, contro llandone la pul iz ia (capelli corti, barba rasata, faccia e man i pu lite) e i diversi capi di vestiario ed equipaggiamento. Con ordine del g iorno del 7 giugno 1838 era sta bilito che il lunedì fosse ispezionato l' ab ito e , d'inverno, anche i pantaloni e gli stivaletti d i pa nn o; il martedì le bandol iere, l a giberna, la sciabola ed il fodero de ll a ba ionetta; il mercoledì lo schakot; il giovedì il cappotto, che si doveva fa r rivoltare così da verificare lo stato dell a fodera; il venerdì era no ispezionati f uc il e e baio netta e il sabato la giubba e i pantaloni bigi. Sempre il sabato era passata anch e un'ispezione a tutti i generi da parte dei comandanti cli compagnia, men tre la domenica mattina era ri servata al la parata per la messa. Dovevano anche esserci delle varianti a questo t ipo di ispezioni, a seconda de l Corpo, se un regolamento ciel 1852 per i battaglioni Cacciatori ci for nisce questa tabella bisettimanale.
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Lunedì: Martedì: Mercoledì: Giovedì: Venerdì: Sabato: Domenica:
Prima Settimana caschetto, berretto a pelo, bonetto; spenzer-spalline-spilloni, cravattino; giberna, cinturino, ciappa, portadaga, porta-baionetta, porta-capsule, daga, fodero d i baionetta; igiene personale, pulizia e rassetto generale cieli' equipaggio, ispezione dei posti letto, lettura e commento delle Reali Ordinanze; mucciglie; biancheria, dotazione, piastrine, Reali Ordinanze; parata della S. Messa. Seconda Settimana
Lunedì: Martedì: Mercoledì: G iovedì: Venerdì: Sabato: Domenica:
pantaloni, calzatura; fucili e carabine, cappelletti; capponi; casermaggio, sacchi a pane. fiasche; nessuna indicazione; scarpe nuove del sacco, pantaloni di panno, piastrine, scavalcabalestra e rivista settimanale dei generi; parata della S. Messa.
Dopo l'ispezione la truppa non impegnata in servizi di guard ia poteva esser comandata a prestare servizi interni come le corvèes o dedicarsi ad esercizi. Le corvèes potevano consistere nel trasporto della legna, dell ' acqua, del pane, del rancio agli uomini di guardia, degli oggetti di biancheria e di casermaggio da cambiare e nella spesa per il rancio, cui si accennerà trattando del vettovagliamento. A queste corvèes, tranne l'ultima, dovevano provvedere in primo luogo i puniti, poi gli altri soldati a turno. Addetti ai servizi interni erano anche i cuochi e i loro aiutanti (nei reggimenti svizzeri c' erano 2 soldati per compagnia addetti a mondare le verdure) ed i quartiglieri, 2 per camerata, con turni di 4 ore, responsabili della pul izia delle camerate stesse e di quanto in esse contenuto. Nei reparti di cavalleria c ' erano anche 3 o 4 soldati per squadrone di guardia alle stalle ed incaricati della loro pulizia. In ogni compagnia cli fanteria - ma non nei reparti di cavalleria ed artiglieria - ci potevano essere 2 travagliatori, cioè 2 soldati autorizzati a lavorare presso artig iani all'esterno delle caserme. Uscivano dopo la visita del mattino ed erano esentati dal rancio. G li esercizi, con un minimo d i 2 ore al mattino, avevano luogo tutti i giorni, tranne il sabato e la domenica, nei cortili delle caserme o nelle aree adiacenti. Almeno 2 volte alla settim<1na gli esercizi duravano più a lungo, tutto il pomeriggio, nelle piazze d'armi o, a Napoli, sul Campo di Marte, sito nell'area dove sorge oggi l'aeroporto di Capodichino. In quest'ultimo caso avveni vano spesso alla presenza del re, in formazioni numerose, almeno una brigata. Alle volte Ferdinando si servi va delle truppe per degli scherzi un po' pesanti per i quali andava famoso : dava ordine alle truppe di avanzare in colonne serrate con la baionetta in canna e le arrestava soltanto quando erano gi unte quasi a contatto con gli spettatori che non si erano al lontanati a tempo dai bordi del campo di manovra. Questi esercizi si concludevano con la sfilata davanti al re a meno che questi non decidesse di far compiere u na marcia o un' esercitazio-
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ne notturna dopo la p reghiera della sera. Sfilate solenni alla presenza ciel re e del la fam iglia reale si avevano ogni anno in almeno 3 occasioni, per Piedigrotta, per la festa dell'Immacolata ed in occasione della processione dei Quattro Altari. La tradizionale parata di Piedigrotta, che s i teneva l' 8 settembre fino dai pr imi decenni del Seicento e che dal 1745 voleva ricordare la vittoria sugli A ustriaci a Velletri riportata dall' esercito guidato da Carlo di Borbone nell 'anno precedente, era la p iù importante e vedeva la partecipazione, o ltre che della guarnigione di Napoli, anche di truppe provenienti dalle p rovince: così ne l 1838 sfilarono 52 hattagli oni, 28 sqm1rlroni e 112 pezzi d 'artiglieria, ridotti nel 1850 a 47 battagl ioni, 41 squadroni e 72 pezzi e, nel 1859, in occasione dell ' ultima parata, a 47 battaglioni, 33 squadroni e 64 pezzi. Per quanto riguardava le munizioni, g iusta un R. rescritto del 1840, spettavano ad ogni uomo dei reparti a piedi 60 cartucce a palla, come prima dotazione, oltre alla quanti tà di polvere necessaria per caricare e scaricare il fucile montando cli sentinella e per 40 tiri a salve nelle grandi manovre. Ad Ussari e Lancieri erano assegnate, nella stessa circostanza, 20 cartucce a palla e la polvere per caricare e scaricare e per 20 colpi a salve ( 15 per il lancieri). Per il tiro al bersaglio il rescritto prevedeva che s i fornissero 16 cartucce a palla, tranne che a Lancieri, Artiglieria a cavallo e Treno, ai quali ne spettavano solamente 8. Dopo il '48 venne aumentata la dotazione d i munizioni che ogni soldato portava nelle giberne e nello zaino C) e, come si è visto, venne posta particolare allenzione alla scuola di tiro, spec ie per le unità Cacciatori, anche in relazione all'adozione delle armi a percussione e del le carabine rigate. Con regolamento dell' 11 novembre 1856 veniva infarti disposto che per il tiro al bersaglio venissero fornite ai soldati dotati cli queste ultime armi 30 cartucce a palla e 16 a salve, contro le 16 a palla e 30 a salve della Fanteria, le 16 e I O dei Cacciatori, le l O e I O di Dragoni e Carabinieri, le 6 e 6 degli Ussari e le 4 e 4 dei Lancieri. Questa scarsa dimestichezza con le armi da fuoco, che doveva avere conseguenze anche sul modo di addestrarsi e cli combattere, si ripercuoteva pure sui cavall i non abituati agli spari cosicchè, sul finire ciel Regno, con ordine del giorno del 4 settembre 1859 veniva emanato un apposito regolamento che prescriveva l'attivazione di scuole di tiro anche nei reggimenti di cavalleria e un' intensificazione cieli' addestramento con una manovra a fuoco settimanale e con altri mezzi - come lo sparo cli colpi a salve nelle scuderie - per abituare i cavalli alla realtà del la guerra. Dotazioni speciali d i cartucce erano poi assegnate in occasioni special i quali le colonne mobili e le manovre. Queste ultime erano tenute in genere nella zona di Messina per le truppe di stanza a l di là del Faro ed a cavallo del Volturno, tra Capua e Caserta, per le truppe a l di qua del Faro e rappresentavano il momento culminante della preparazione militare dell' esercito borbonico. Si tenevano ogn i anno, di sol ito a primavera, e a quelle s ul Volturno par tecipavano numerose un ità, s ia cli stanza nell ;:i zona (dov'erano di guarnigione il grosso della .cavalleria ed un buon nerbo di truppe di fanteria) sia provenienti da quelle adiacenti , Napoli e Gaeta. Così a quelle ciel 1837 parteciparono 2 1 battaglioni, J 8 squadroni e 24 pezzi, ripartiti in tre divisioni cli due bri gate ciascuna (ed a i fanti erano assegnati 2 mazzi d i cartucce a palla e polvere per 30 tiri a salve) e a quell e del 1842 parteciparono 32 battaglioni, 29 squadroni , 64 pezzi e due compagn ie d i pontonieri, per un totale d i 900 uffic ial i, 21.839 sottufficiali e soldati e 3.638 cavalli. All e manovre del 1849 - tenutesi nell'au (3) Successivamen te ad ogni cacciatore erano distribuiti 8 pacchetti con 8 pallo!tole ciascuno (Ordine del giorno ciel IO rn aggio 1856).
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tunno, dopo la caduta della Repubblica Romana e con gran parte dell'esercito ancora impegnato in Sicilia - erano presenti 6 brigate di fanteria, 3 cli cavalleria ed un Corpo leggero (2 battaglioni cacciatori ed uno squadrone cacciatori a cavallo). In quest'anno al quasi consueto gittamento di un ponte di barche sul Volturno - partiti per la Sicilia gran parte dei pontonieri - provvidero un centinaio di marinai cannonieri ed i pontonicri provinciali. Alle manovre del 1850, divisi in 2 partiti contrapposti, di forza pressocchè uguale, parteciparono 43 battaglioni, 41 squadroni e 76 pezzi. Per la radunata ed il deflusso delle truppe pnrtecipanti all~ r;n1ndi 1m:111ovre era util izzata anche la ferrovia da Napoli a Capua, alla quale era addetta una compagnia mil itarizzata di cantonieri. Era inoltre previsto, nelle concessioni stipulate con le imprese costruttrici delle ferrovie, l'uso gratuito della rotaia per il trasporto delle truppe. come si verificherà, lim itatamente alle linee realizzate nei dintorni di Napoli, nel corso della campagna del 1860, sia per i reparti borbonici che per quel li garibaldini. Per il trasporto delle truppe doveva esser dato un giorno di preavviso, riducibile ad una sola ora in caso di necessità. 11 convogl io per il trasporto dei militari poteva procedere senza alcuna fermata intermedia ed alla velocità med ia prevista dai regolamenti ( 18 miglia orarie). Considerata la limitatissima estensione della rete ferroviaria risultò assai più utile all'esercito borbonico lo sv iluppo della navigazione a vapore che svincolava, al meno in parte, la durata dei percorsi dalle incertezze meteorologiche. Così la rotta Napoli - Palermo poteva esser coperta in 20 - 24 ore ed era anche assai più vantaggioso inviare truppe da Napoli per mare ai porti delle Pugl ie anzichè per la via di terra. Queste possibilità, unitamente a quelle offerte dal telegrafo, dapprima quello ottico e poi quello elettrico (è del 1852 il collegamento Napol i - Gaeta) offrivano all'esercito borbonico - come agli altri eserciti dell'epoca - prontezza di trasm issione delle notizie e degli ordini ed abbreviamento dei tempi cli esecuzione, almeno sin là dove telegrafo e nave a vapore potevano giungere, sconosciuti agli eserciti di cinquant' anni prima. Negli altri casi e quindi , in pratica, all'interno del regno, i movimenti di truppa avvenivano per via ordinaria. Un intero capitolo del]' Ordinanza di piazza trattava del governo e della disciplina delle truppe in movirnento. Si iniziava con le misure da prendersi prima della partenza (marce di allenamento, esame dei malati e dei convalescenti, esame delle calzature e dei ferri di cavallo, consegna dei mobili e degli immobili, reperimento dei mezzi d i trasporto, ordine di marcia ecc.) passando poi a quelle da adottarsi all'arrivo in una piazza ed all'ordine da osservarsi rnarciando all'interno del rertno (tappe, soste, alloggiamenti) . Per quanto atteneva ai mezzi d i trasporto (carri e muli) restavano in vigore le dispos izioni cieli' Ordinanza J\nuninistrativa del 1824, del le quali si è trattato ne l precedente vo lume. L'Ordinanza di Piazza si limitava ad aggiungere, nel pieno dell'estate o con il tempo avverso, un altro carro destinato agli spedati ed a chi si ammalava durante la marcia. In caso , poi, un battnglione rii fanter ia di 6 compagn ie si fosse dovuto muovere alla /eggiera i suoi bagagli si sarebbero dovuti limitare a 25 valigie per gli ufficiali , pesanti non più d i 24 rotoli ciascuna, 14 cassettini per le carte dello Stato Maggiore e delle compagnie, per i medicinali del chirurgo e per gli strumenti dei capi operai, per un totale d i 4 cantari e 14 rotoli, ed a 6 bariloni del peso di 60 rotoli ciascuno con le pentole e quant'altro occorrente per il ranc io. Questi bagag li - giusta un esperimento effettuato nel 1847 - necessitavano di 12 mul i, in caso cli trasporto a soma, o di 6 muli con un carro coperto ed un carretto in caso di trasporto a traino . Al trasporto delle proprie dotazioni ind ividuali provvedevano i singoli sottufficiali e soldat i, visto che in tenuta di mar-
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eia s i portavano i generi di dotazione previsti dalla tabella :
TENUTA DI MARCIA
In dosso ad ogn'Uomo Cappotto C--:asco coverto d ' incerata Cravattino Giacca di cotone bigio Pantaloni, e stivaletti idem Camicia Scarpe Qualora la marcia dovesse eseguirsi nella stagione Invernale, s'indosserà a dippiù il sotto-calzone.
Nel Sacco di esso Pantalone, e stivaletti di cotone bigio Ca micr. Sotto-calzone Scarpe, paia Suolatura Spalline, o Mozzette, paia Tutt' i piccoli oggetti di dotazione Cartucce a palla, pacchetti Libretta individuale Berretta (nel la covertura del sacco) Uniforme (avvolto nella foderelta del Cappotto, situato sul sacco, al di-fuori)
1 2 I
1
1 1 3 1
Come avverti va ne l s uo Ma nuale il Campanelli (-l) in caso di necess ità bisognava potenziare questi mezzi di trasporto e, in caso il reparto non si spostasse alla leggiera, si doveva far ricorso a quanto previsto dall' Ordinanza di Amministrazione. Se occorreva pernottare in una località sprovvista di caserme la truppa veniva accantonata in local i provv isti di pagl ia e gli ufficiali erano alloggiati presso gli abitanti secondo le prescrizioni d ella stessa Ordinanza, illustrate nel precedente vo lume. Il progetto della R.Ordinanza de( servizio delle truppe in campagna del 1844, che venne applicato almeno sino al 1850, prevedeva anche norme precise per far accampare le truppe sotto alle tende, dentro baracche o per il bivacco all'aperto o per l'accantonamento. In caso d i attendamento ogni compagnia di fanteria doveva disporre le sue tende in due fi le, poi seguivano le cucine, le tende degli ufficial i, i carriaggi, le latrine per gli ufficiali e quelle della truppa, sempre che non fosse poss ibile sistemarl e davanti al fronte dell 'accampamento. A 200 pass i cli dis tanza il campo era sorvegliato da un corpo di g uardia. Il progetto di ordinanza forniva anche istruzioni per l'attendamento della caval leria, istruzioni che erano superate, 3 anni dopo, da un progetto per l' accampamento ciel la cavalleria, progetto assai e laborato che per un reggimen to di 4 squadroni prevedeva, nell'ordine, un posto avanzato cli guardia e, a 50 passi da questo, le latrine per la truppa, dopo altri 50 quelle per gli ufficiali, poi, con un intervallo cli 100 passi , 48 tenrle su 6 file per la trnppa, una riga cli tende per sottufficiali, poi quelle per gli ufficia li e lo Stato Maggiore e minore reggimentale ed infine le cucine . Le tende potevano essere di nuovo modello, a pianta, grosso modo, ovale, di 18 pied i per 12, capaci di accogliere 8 cavalieri, con le relati ve sei le, o 12 fanti, o di antico modello - o cannoniere - di forma diversa, in grado di osp itare solo 4 cavalieri (rimaste in uso per lo StaLo minore) o quelle dette marchese, più capaci e con sopratenda, riservate a generali ed uffic ia li superiori.
(4) C. Campanelli, Manuale per amministrazione in mareria di un. corpo di.fèmteria, Napoli, 1852, pag. 139.
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Salvo che durante le manovre l'esercito borbonico - sia si trattasse di unità di fanteria che di cavalleria - non faceva molto uso delle tende ed ancor meno faceva uso delle baracche, che pure erano state previste dal progetto di ordinanza di campagna. Queste potevano esser costru ite a seconda del materiale d isponibile, il progetto si limitava a proporne un modello - di cui forniva pianta e disegno - con armatura in legno, tetto in paglia o stoppa e pareti in fango mescolato a paglia, per 14 fanti o 8 caval ieri. In genere, però, l'esercito, e la cavalleria in specie per tutelare la salute dei cavalli, si accantonava nei villaggi o nelle case isolate. Mancando queste possibilità le truppe bivaccavano al l'aperto, disponendosi come quando dovevano attendarsi, e come diceva il progetto, cercando d i formarsi de' rico veri per guarentirsi dalla pioggia e dal vento coi materiali che potranno procurarsi. In genere, salvo cas i di estrema necessità, si cercava di evitare alla truppa marce nel cuore dell ' inverno suìle poche e cattive strade che traversavano l' Appennino ed ancor meno la si faceva svernare al d i fuo ri delle città sedi di guarnigione, tanto da meritare una segnalazione su un ordine del giorno del 1860 il fatto che una compagni a di cacciatori aveva trascorso la stagione invernale in Abruzzo isolata in un blocaus tra Montorio e Pizzoli, ma per far questo c'era voluto che le truppe dell'Abruzzo fossero comandate da un innovatore come il generale Pianell, capace anche di attirarsi le proteste per aver fatto marciare un battaglione di Cacciatori lungo tutta la frontiera in pieno inverno. D'altra parte era il generale che soleva ripetere l'esercito non è un asilo di beneficenza.
V.3. Vita quotidiana Non si conoscono libri o articoli che trattino, magari anche soltanto incidentalmente, dell a vita quotidiana dei soldati e degli ufficiali napoletani , essendo opera della penna cli elementi dei reggimenti svizzeri le uniche testimonianze disponib ili. I libri sull'esercito napoletano, apparsi soprattutto dopo la caduta del regno, si riferiscono infatti alle operazioni militari - con intenti spesso chiaramente auLogiustificati vi - e così come abbiamo fa tto per i p recedenti volu mi, siamo ancora obbl igati a ricostruire la vita quotidiana util izzando in positivo, quanto si può apprendere dai divieti e dalle prescrizion i contenuti soprattutto nell'Ordinanza di Piazza e nella raccolta degli Ordini ciel giorno. Il denaro di saccoccia, quella parte del soldo, cioè, che spettava al soldato una volta detratta la quota a s uo carico per il pagamento del rancio (5), doveva servirgli, oltre che per i divertimenti ed i piccoli vizi, anche per pagarsi il secondo pasto della giornata, pasto che poteva esser consumato, durante la libera uscita, in bettole o in osterie o, restando all' interno della caserma, nei bettolini ivi esistenti. A questo proposito, anche per evitare che i consegnnti fossero pres i per il collo dai bettolieri, si raccomandava ai comandanti di control lare la qualità ed il prezzo dei generi d istribuiti in questi locali e si autorizzava il soldato ad acqui stare altrove viveri e bevande da consumare poi in caserma (6). In occasione di colonne mobi li o in campagna il posto dei bettolieri era preso da vend itori ambulanti che seguivano le truppe - in genere rifornite cl i viveri a secco o alle quali era d istribuito il rancio, a cura degli appaltatori delle sussistenze - per offrir loro durante le soste caffè, vino, liquori , (5) Q uota che si doveva considerare fissa, non soggetta ad alcu na aumento, a quals iasi ti tolo (Ordine del g iorno del 3 novembre 1839). (6) Ordine del giorno del 5 agosto 1844.
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pane, acqua, lardo ed altro ancora. Al risveglio, specie dopo un bivacco, il caffè, di qualità dubbia, ma caldo, o un bicchierino - detto anche una presa d i consolazione - agivano meravigliosamente da corroboranti come ci attestano un sottufficiale (Ganter) ed un chirurgo (Rilliet) delle truppe svizzere (7) . È vero che gli Svizzeri, con la loro maggiore paga, avevano meno problemi quotidiani per quanto riguardava l'aspetto economico, così come , probabilmente, ne avevano di mi nori anche i graduati e i raffermati, che potevano godere di un 'alta paga di un grano in più al giorno dopo 10 anni di servizio, uno e meno rlopo 15 e 2 dopo 20 (8) . Nelle sue memorie il Ganter ricorda sempre con malcelata nostalgia il buon vino e le belle bevu te nel le osterie delle città d i guarnigione, o meglio ancora, sui tavoli all'aperto negli immed iati d intorni . Comunque, sta ndo un po'attento, anche il soldato napoletano poteva a volte bersi qualche bicchiere (causa mag ari di risse e di punizioni), fumarsi qualche sigaro (ma non per strada, essendo ciò proibito eia un articolo, il 1727, dell ' Ordinanza cli Piazza) e giocare a carte, ma non d'azzardo (dato che i g iochi d'azzardo erano vietati eia un altro articolo della stessa Ordinanza). Per quanto riguardava le donne, gli era proibito di farsi vedere in pubblico con donne patentemente scostumate, e come tali riconosciute , sott.o pena d ' arresto, ancor meno queste donne potevano esser introdotte nelle installazioni militari , in questo caso la punizione si sarebbe estesa anche a costoro. Apprend iamo invece dal Ganter che esistevano delle case d i tol leranza riservate ai soldati - ed a tale scopo sorvegliate da un p icchetto mi litare -che non potevano essere frequentate nella stagione estiva , presu mibilmente per motiv i igienici. Sempre per motivi igienici era anche previsto che la truppa, ove possibile, prendesse bagni di mare ed a tale scopo i soldati, di primo mattino, erano condotti alla sp iaggia per immergersi in acqua, sotto sorveglianza, utilizzando poi le lenzuola per asciugarsi ('I). Le occasioni di festa erano abbastanza rare e, in genere, significavano per il soldato anche ispezioni é parate supplementari, pur se a volte g li veniva corrisposta una doppia giornata di paga, come si verificava puntualmente per Piedigrotla. La festa del Reggimento, ovverosia quella ciel santo protettore, poteva s ignificare anche giochi e gare d'abi lità nel cortile della caserma ed un rancio speciale, con una portata in più (' 0 ) . Potevano essere giorni di festa anche quelli cli licenza, se non altro per l'estrema parsimonia con la quale erano accorciati. Per l'esattezza bisogna ricordare che secondo la tenninologia mil itare borbon ica le licenze erano quelle di durata superiore ai 2 mesi , ed erano concesse dal re, negli altri cas i si trattava cli permessi . Questi venivano accordati dal Ministro della Guerra se cli durata superiore ad un mese, dai Comandanti Generali delle Arm i e della Guardia Reale se d i durata tra i 15 ed i 29 g iorni, dai Governatori di Piazza, o dai Comandanti cl i Provincia o di Valle se tra gli 8 e i 15 giorn i, dai Comandanti d i Piazza e cli Brigata se tra i 4 e gli 8 giorn i e dai comandan ti di rep,irto, infine, se inferiori a 4 giorni . Era previsto che. non potessero us ufruire contemporaneamente d i permessi più di un ufficiale superiore per Corpo, di un capitano o d i un subalterno per compagnia e d i l /40 di sottuffic iali e truppa . Era ovviamente possibile che licenze e permessi fossero sospesi per neces(7) H .Ganter. Histoirc cles régi rnen1s suisses; I l.R il lict, Tournèe en Calabre. (8) Decreto del 23 dicembre 1834. (9) Ord ine ciel giorn o del 16 lug lio i 836. ( 10) Sul g iornale L'Araldo è riportata la notizia d i due festeggiamenti di questo genere. uno del Battaglione Pionieri tenutos i il I 5 seltembrc 1849 a Palermo e l' altro il giorno della Madonna del Carmelo. del 1850, a cura ciel 3° Battaglione Cacciatori.
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sità di servizio, come ebbe a verificars i tra il 1847 e il 1849. Con ordine ciel giorno ciel 10 novembre 1851 s i stabilì poi che la durata dei permessi fosse in proporzione alla distanza dalla sede d i guarnigione e con altro del 29 febbraio i-856 venne deciso che i comandanti di divisione potessero accordar permessi di una durata non superiore a 12 giorn i. Le truppe svizzere potevano godere, come in precedenza, anche di un semestre di licenza in patria, a particolari condizioni, ma, come in precedenza, questo vantaggio era limitato a quanti provenivano dai Canton i che avevano originariamente stipulato le capitolazioni con il governo napoletano . La vita quotidiana de l sottuffic ia le e ciel soldato poteva camb.i are qua ndo costoro incontravano la donna della loro vita e decidevano cli sposarla . Dato il basso li vell o delle paghe - insufficie nte al mantenimento d i una famig lia - era p ressocchè indispensabile che la futura mogli e avesse un'attività per permettere la quadratura del b il anc io fam igl iare, ma considerato anche che il so ldato ed il sottufficiale potevano far carriera divenendo, col tempo, ufficiali, una moglie che lavorasse avrebbe costitu ito in futuro una nota negativa per il signor ufficiale, che avrebbe invece dovuto avere una moglie provv ista di adeguata dote . Per cercar di evitare q ueste complicazioni, queste antinom ie, un decreto del 7 marzo 1832 stabiliva che sottufficiali e so ldati che des ideravano sposarsi (nel limite, ben inteso, delle percentuali prev iste, non più di sei uomini per compagnia) dovevano esplicitamente ri1rnnciare ad ogn i ul terio re avanzamento . Da tale disposizione erano esclusi, limitatamente alla promozione al grado immediatamente s uperiore, aiutanti, sottufficiali e soldati g i~1 ammogliati, purchè con donne di civil condizione e lodevole e morale condotta. Per il fu turo, insieme alla supplica cli autorizzazione al matrimonio, sarebbe stato indispensabile presentare un atto cli r inuncia ad u lteriori promozioni, un cert ificato del parroco s ulla condotta morale e sui costumi della fidanzata ed un altro del sindaco attestante il ceto a cu i apparteneva la fam ig lia della fidanzata ed il mestiere o l'arte esercitati dai genitori. A gi udicare dalle domande, suppliche, richieste di grazia i matrimoni erano autorizzati anche in contrasto con queste disposizioni e, a volte, le carriere non risul tavano interrotte. Così una prima, limitata breccia era aperta ufficialmente da una risoluzione sovrana del 19 aprile 1835 che stabiliva che, nonostante la r inuncia al l'avanzamento, gli ammogliati co n donne di civile condizione potevano aspirare alla promozione a primo sergente. C'era poi l'autorizza7,ione caso per caso e così un ordine del gio rno del! ' 11 marzo 1845 annunciava l'avvenuto perdono di alcuni matrimoni senza pennesso di sottufficiali e di artigl ieri. C'era poi chi faceva a meno d i qualsiasi fo rmalità o cerimonia (e lo testimonia u n ordine del giorno de ll'8 g iugno 1851 che minaccia la destituzione ai su per iori che permettono il concubinaggio) magari contando di mettere i superiori davanti al fatto compiuto. Così il Cappel lano Maggiore riceveva molte suppliche per far congiungere in santo nodo coloro che invisch iati in tresche impure si menovano i Lorn ginrni 11.P.! disordine ed imponeva ai cappellani cli non far inviare tali su ppliche se loro non constava un motivo di coscienza e di esser cauti a bilanciare i motivi di coscienza che richieggono le superiori pro vvidenze per impedire il disordine del peccato (O rdine del g iorno del 27 nove mbre 1851). Doveva esser, questo, un fe no meno non rariss imo se a ncora 3 anni dopo un ordine del giorno del 24 luglio 1854 parlava d i rnolti giovani militori che con condotta impudica vivono con donne sperando di poter ottenere con siffatto procedere il perrnesso cli rnatrimonio. Per stroncarlo lo stesso o rdine del giorno proponeva d i allontanare, se poss ibile, queste donne e di non far raffermare i soldati che si fossero am mogl iati irregolarmente. ll rimedio, dal
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punto cli vista morale, doveva risultare peggiore ciel male che ci si proponeva curare se un altro ordine del giorno del 26 febbraio 1855 segnalava che, per timore di non potersi raffermare, sottufficiali e soldati concubini, magari con figli, preferivano non inoltrare neppure la richiesta di matrimonio; e si invitavano pertanto i superiori a raffrenare gli abusi e l'incomposta licenza de'propri dipendenti. Invito rinnovato il 21 g iugno 1859 visti, stavolta, i molti permessi di matrimonio richiesti da sottufficiali e so ldati nello scopo di riparare a falli di wnana fragilità da loro commessi e per tranquillizzare la propria coscienza. La vita quotidiana dell'ufficiale - almeno fino a quando, come ve<lremo, non desider:iva sposars i - era certo più p iacevole. La paga, se si restava scapoli, era di sc reta e in caso d i grave necessità (grave malattia, acquisto di un cavallo o dell'equipaggiamento completo) ci si poteva an c he indebitare, fino ad un terzo dello .stipendio (' 1) . C'era poi l'assistente, l 'atte ndente, incaricato di ripulire i generi di uniforme, governare i cavalli e di opere che non ledano il suo decoro, decoro che era poi tutelato dalla proibizione di mostrarsi nelle strade con fardelli sulle spalle, fanc iulli in bracc io nè altre inconvenienze, a dimostrazione della tendenza ad utilizzare l'assistente come un tutto-fareC 1) . Se la paga era abbastanza alta - ed era il caso degli ufficiali dei reggimenti svizzeri ci si poteva permettere anche un servitore. A partire dagli anni quaranta la vita sociale degli ufficiali venne facilitata dalla casina mil itare, un circolo loro riservato nelle principali guarnigioni. A Napoli era a Palazzo Salerno, forse nei medesimi locali in cui è ancor oggi situato il Circolo Ufficiali. A Caserta era situato vicino al Palazzo Reale ed era definito dal g iornale L'Araldo come un caffè con vari locali addobbati semplicemente ma con grande eleganza, alcuni destinati ai giochi permessi, altri per La conversazione, altri dedicati esc:lusivarnente aifumatori. Altrettanta eleganza non doveva contraddistinguere il circolo militare messo su in tutta fretta nella cittadella di Messina assediata nell 'ottobre ciel 1860, visto che consisteva, in tutto e per tutto, in una semplice casetta di legno, ma il solo fatto di averlo organizzato in tali circostanze dimostra che la vita sociale degl i uffic ial i era ben regolamentata. Per quanto riguarda l'alloggio un decreto ciel 24 maggio 1835 prevedeva che gli uffi cial i dei corpi attivi, da alfiere a colonnel lo, i comandanti di brigata e quelli cli provincia avessero diritto ad un alloggio completamente ammob iliato, quelli addetti alle piazze al solo alloggio e gli ufficial i sedentari, infine, soltanto alle indennità d'alloggio e di mobilio. Gl i alloggi dovevano esser situati nei padiglioni militari, ovverosia in edifici cli proprietà demaniale, o in altri edifici affittati appositamente, questo ovviamente nelle sed i cli guarnigione. Nelle altre località, invece, gli ufficial i dovevano esser alloggiati a cura dei comuni, in locande o, più spesso, presso privati. Le diverse tipologie degli alloggi, a seconda del grado, erano specificate nel decreto, che r icalcav a le disposizioni dell'Ordinanza cli Amministrazione ciel 1824, come si può riscontrare (fa lla tabe lla ,issai simile a quella del 1824 riportata nel precedente volume.
( 11 ) A rti coli J 190 e 119 1 dell'O rdinanza di Piazza. ( 12) E se c'era interesse da parte degli uffi ciali ad avere un a.u istente ce n' e ra almeno altrettanto eia pane dei solda ti apres tarsi alale incarico. Nel 1854 il co ma ndante del 3° cli Linea e ra punito con g li arresLi in castello perché al momento del cambio di g uarni gione ben 92 uomin i della compagnia scelta risu ltavano distaccati come assistenti cl i ufficiali dell e altre compagn ie o come addetti ad incaric hi esterni (Ordine del g io rno 6 gi ugno 1854). E la s tessa osservazione era Ca tia per lutto l'esercito nel gi ug no del 1859, a riprova dell'atmosfera peggiorata clell' ultimo decen nio, trovandosi addiriltura degli assistenti che non sapevano più carica re il fucile (Ordine de l g iorno del 3 dicem bre 1859).
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di guarn igione eventuale Tenente colonnello, e commissar io di guerra d.i prima classe (2) Maggiore e commissario cli guerra cli 2a classe (3) Capitano, compreso l'ajutante maggiore,
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commissario cli guerra aggiunto (4)
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* Secondo il numero delle razioni cli foraggio in genere o in denaro assegnato dal le ta1·iffe a' rispettivi grad i.
A propos ito d i q uesta ta bella c'è da n otare come la cuc ina non s ia p rev ista per gli alloggi di cap itani, subaltern i ed assimilati non ammogliati, dato che questi ufficial i erano obb ligati a mangiare alla mensa del Corpo. Anche sul l' uffic iale gravavano le spese per il manten imento e p er il corredo. Lo stipendio era suffic iente per una vita almeno decorosa, cons iderati anche i benefi ci supplementari che abbiamo o ra ind icato . Lo stipendio, specie quello dei capitani e dei subaltern i, poteva però non essere adeguato ad un tenore di vita consono al grado se l'ufficiale metteva su famig lia e perciò, lo abbiamo visto nel precedente vol ume, era stato decretato che gli ufficiali - si no al grado cli capilano - potessero sposarsi solta nto se la mogl ie, agli indispensab ili requi siti di mo ralità e cli appartenenza a famiglie cli civile cond iz ione, avesse aggiun to q uello di una consistente dote d i 240 d ucati. Per cercar cl i aggirare l'ostacolo dell a mancanza di dote l'ufficiale chiedeva ugualmente d i poters i sposare face ndo espressa rinuncia al benefic io del Monte delle Vedove, rinun-
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ciava, cioè, all'eventuale pensione che, in caso di morte dell' ufficiale rego larmente ammog liato, spettava alla vedova e agli orfani. Di solito, poi, trascorso qualche tempo, l'ufficiale faceva marcia indietro e chiedeva di poter fa r fru ire la famiglia dei benefi ci pensionistici, dietro trattenuta di 2 mensilità dello stipendio, com'era espressamente previsto dalle norme in vigore. Per bloccare questi tentativi, con ordine del giorno elci 27 marzo 1832 il re proib iva che gl i fossero sottoposte richieste di matrimonio senza il godimento del Monte delle Vedove ma, nonostante questa precisa disposizione, tali richieste, spesso formulate da un ufficiale tradito da!L'umanaji·agilità e per tranquillizzare la propria coscienza, continuarono ad esserg li inviate e, in qualche caso, ven ivano anche accettate, con l' espressa possi bilità d'accesso ai benefic i pensionistici dopo l' immobilizzo della dote. Certo non era facile ottenere questo tipo di grazia e o ltre a valide motivazioni occorreva anche molta pazienza. C'è un caso di un uffic iale del 2° Reggimento Svizzero, che vede accolta la s ua richiesta a 1O ann i esatti dalla formulazione della s ua prima domanda. C') A proposito dei matrimoni degli Svizzeri con donne napoletane, abbastanza frequenti , c'é eia tener presente, per quanto riguarda i protestanti, una disposizione de l Ministero degli Interni del 18 dicembre 1839 del seguente tenore: "È volere di Sua Maestà che in caso di matrimonio fra un individuo protestante de ' reggimenti svizzeri con una donna cattolica, suddita della prefata Maestà Sua, quantunque vi sieno i requisiti e le condizioni volute da' regolamenti civili e militari, non si accordi il perrnesso milita re, né si esegua il matrimonio se p rima i contraenti non abbiano ottenuto la debita dispensa dal Sommo Pontefice."
( 13) A.S.Na., Pro!. Min. Cuerrn 839.
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Capitolo VI
Amministrazione e servizi
VI.I. Gli organi amministrativi centrali
L'Ordinanza Arnministrotiva Mi!itore - o Ordinanza Amrninis1rativa - ciel 1824 continuò a regolare per tutto il periodo cli nostro interesse il s istema amministrativo in vigore per l'esercito secondo i criteri esposti nel precedente volume. Alle d i pendenze ciel Ministe ro della G uerra c'era l ' intendenza Generale dell'Esercito , diretta dall'Intendente Generale, affiancato dal Capo de ll 'Officio di Verifica e coadiuvato eia una cinquantina di funzionar i ed impiegati. Per la Sicilia c'erano, a Palermo, un Vice- Intendente coadiuvato da un ristrettissimo numero di collaboratori, e a Messina un altro Vice-Intendente . C'erano poi i Commissari di Guerra incaricati di passare in rassegna mensilmente i reparti ed i mi litari iso lati, per accertare la forza presente sotto le a rmi per la success iva li quidazione di so ldo e stipendio e per controllarne l'andamento e l' effettiva esecuzione dei var i contratti di appalto per le forniture cli pane, foraggi, letti, medicinali , ccc., cont ratti che erano s tipulati dalla Giunta Generale de ' Contratti Militari , formata dall'Intendente Generale, eia Commissari Ordinatori e eia mag istrati amministrativi. Dopo l'abo li zione della Vice-Intendenza cli Mess ina (decreto del 17 d icembre 1830) ci si limitò ad ampliare i quadri ciel Corpo amm inistrativo mi li tare ed a delimitare le competenze territoria li de i commissari . Un decreto cie l I O gennaio 1832 prevedeva infatti che ci fossero 6 co1nmissari ordinatori, 12 commissari di P1 e 18 di 2a classe. Degli ordi natori uno era i l capo dell'Officio d i Verifica, un altro era Vice-Intende nte in Sicilia, un terzo era distaccalo presso la Commissione Generale degli Ospedal i Mil itari e gli altr i 3 erano addetti al la G iunta Generale de' Contralt.i Militari. Dei 30 commissari quattro erano disponibil i per le necessità del momento, 8 erano addetti al controllo dei reparti e dei militari isolati a Napoli e dintorn i, 3 avevano le stesse mansioni a Pa le rm o, 2 a Messina ed i rimanenti 15 le avevano a Capua, Gaeta, nelle province di Terra d i Lavoro e Molise (con sede a Caserta), in quel le di Principato C itra e Bas ilicata (con sede a Salerno), in quelle di Capitanata e Principato U ltra (con sede a Foggia) , in quelle di Otranto e Bari (con sede a Lecce), negli Abbruzz i (co n sede a Chieti), negli stabili menti militari di Mongiana, nella val le di Trapa ni , ne lle valli cli Siracu sa e Catania (con sede a Siracusa), nelle vall i di Gi rgenti e Caltanissetta (con sede a G irgenti) ed infine nel Deposito del le truppe sv izzere a Genova. L'anno successivo, con decreto del 12 marzo, e ra ugualme nte riordinato il settore
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dell'Intendenza e quello delle varie giunte - o commiss ioni - da questa dipendenti . L' Intendenza doveva avere 4 cap i cli riparti mento, 9 capi di sezione, 9 uffic ial i di 1a classe , 9 di 2a e 16 di 3a (per la metà di primo e per la metà di secondo rango) e 9 soprannumeri, tutti di secondo rango . L'Officio di verifica degli aggiusti de' corpi aveva in organico 2 capi di sezione, 2 ufficiali di 1a, 2 cli 2a e 6 d i 3a classe oltre a 2 soprann umeri. La Giunta Generale de' Contratti Militari aveva in organico un ufficiale di 1a, un o di 2a e 2 di 3a classe, un capo di sez ione, infine, era distaccato come segretario alla Direzione Generale degli Ospedali Militari. Intendenza, V ice-Intenden za e Giunta de' Contratti Militari disponevano poi di 2 aiutanti, 8 sergenti e 3 soldati dei Veterani che dovevano prestare servizio, rispettivamente, come usc iere maggiore, uscieri e serventi. Lo stesso decrelo prevedeva che uffic iali ciel ruolo sedenLario fossero addetti agli uffici del l a Giunta di Rimonta, de lla Commissione di Vestiario, Bardatura e Casermaggio e ciel i' Alta Corte Militare. Come si è v isto l'Intendente Generale non figurava negli organici, così come non figurava tra i generali previsti dal decreto o rdi nativo dell'esercito del 21 giugno 1833, essendo a Libera nostra scelta come d iceva il re in quest'ultimo decreto. Su questo personale, t utto sommato, abbastanza lim itato, doveva gravare, specie dopo il 1848, un carico di lavoro notevolmente maggiore legato al potenziamento dell 'esercilo. Si dovette così procedere a q ua lche no min a straordinaria ed alla creazio ne di u na nuova categoria di impiegati, i rneritori - che si facevano meri to - aspirando col tempo a diventare soprannumeri. I ruoli del 1860 segnalano infatti l'esistenza di ben 28 meritori e c i segnalano anc he c he per le assunzioni in servizio i legami cl i parentela dovevano avere u na notevole importanza: alcuni cognomi si ritrovano infatt i elencali per 2, 3 o add irittura 4 volte .Il corpo dei Commissari d i Guerra era riordinato alla vig ili a della fin e, quando un decreto ciel 5 agosto 1860, visto che il personale del corpo per la più parte di avanzata età e di acciaccosa salute non poteva corrispondere alle esigenze del momento, lo au me ntava con l' immissione cli 6 commissari aggi unti - assimilati a capitani - e ne riparti va gli altri componenti tra attivi e sedentanei. Con l'occasione erano leggermente modificati i criteri cli amm iss ione: previo esame potevano essere nominati commissari agg iun ti o ltre a i funz ionari amministrativ i delle dipendenze del ministero ed a i capitan i anche i primi tenenti dell'esercito .
VI.2. Bilanci
Nella prim a fase del regno di Ferdinando Il, sino agli eventi del 1848 -49, pur se l ' esercito ven ne ristrutturato e, a lmeno parzialmente, aumentato d i fo rza, le spese a s uo favore rimasero sostanz ialme nte invariate, passando dai 6 .950.000 ducati preventivati per il 1831 ed il 1832 ai 7 .200.000 del 1834 e del 1835, ai 7 .300.000 scucii del periodo 1838-42, con u n'i mpennata a quota 7.400.000 nel 1843-1 844 per ridiscendere po i a i 7 .300.000 e, addirittura, ai 7 .240 .000 preventivati - ma certo largamente superati - per il 1848. Come si vede, se si eccettuano i primi 2 anni ne i quali, per risanare il deficit es i-
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stente di c irca 1.000.000 di ducati, il Re vo lle ridurre, oltre al proprio appannaggio, anche le spese militari (1) il bilancio oscillò di pochi ssimo. Se alle spese per l'esercito si aggiu ngono quelle per la marina le spese militari rappresentavano, nel loro complesso, circa un terzo di tutte le voc i di uscita, una percentua le rilevante, certo, ma dovuta anche al fatto che il governo napoletano , come scelta d i fo ndo, anzichè aumentare le tasse e gli investimenti preferiva invece compri mere al massimo le spese ritenute non indispensabil i (etra queste anche gl i investimenti produttivi, strade, ferrovie, istruzione) cos icchè, tra quelle indispensabil i, quelle militari d ivenivano proporzional mente assai r ilevanti. Gli eventi del 1848-49 ebbero naturalmente ripercussioni anche sulle finanze statali e per il 1850 era previsto un deficit di 4 . 170.000 ducati. Per quell'an no le spese preventivate per l'esercito toccavano i 9.880.000 ducati cui se ne dovevano aggiungere altri 2.000.000 per la marina, su un totale di 26.199.000, con le spese militari, globalmente intese, salite ad oltre il 45 % Con l'aumento delle unità dell'esercito e con quello della loro forza , le spese militari superarono i l 0.500.000 di ducati nel 1851 e nel l 852, attestandos i poi, dal 1855 al 1859, oltre gli 11 .500.000 (cui se ne dovevano aggiungere almeno a ltri 2.000.000 per la marina) s u un totale di s pese d i circa 32.000.000 ed un defici t annuale aggirantesi tra 1.500.000 e 2.000.000 di ducati. Nel 1860, forse anche per affrontare un deficit balzato a 5.000.000 , le spese p reventivate per l'eserc ito scesero, sia pur leggermente, a 1 1.307.000 (rispetto agli 11 .657.000 dell ' anno precedente) cui si dovevano aggiu ngere ben 3.000.000 di ducati per la marina . In quest' ultimo anno d i regno borbonico, com unque, a causa della contrazione delle entrate, preventivate in poco più di 30.000.000 di d ucati, le spese militari preventivate, g lobalmente intese, toccarono q uasi il 50% del totale e, in consuntivo, dovettero s uperare largamente tale quota . Per avere un'idea di come, all' interno di un si ngolo eserc izio finanziario venissero suddivise le spese per l'eserc ito, accludiamo la ripartizione effettuata nel 1856, precisa ndo che le spese d i prima c lasse erano quell e previste per uomin i ed animali, sulla base d i tariffe fis se, le spese di seconda classe erano quelle per il materi ale e quelle di terza classe, infine, erano le spese cas uali , d ' importo imprevedibile.
( I) Decreto dell' 11 gennaio 18 3 1 - Le spese mi li tari ve nnern ridotte d i 340.000 ducali.
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Spese di prima classe I Corpo amministrativo Ducati - ,-, 2 Uffiziali isolati -" 3 Guardia reale 4 Corpi facoltativi - - ___ " -" 5 Gendarmeria reale --" 6 Fanteria di linea " 7 <:avalleria di linea -" 8 Corpi svizzeri " 9 Corpi sedentarii " I O Opificio di Pietra~ 11 Sussistenze " -12 Vestiario - " " 13 Be1Tetton i a pelo 14 Bardatt~ - -" -15 Rimonta- 16 Ospedalit?-l - " -ÂŤ 17 Sussidio, giacitura e custodia dei dete n ~ " 18 Tangente del monte Vedovile - Totale della I a classe Ducati
..
I-
Spese di seconda das~ 19 20 2l 22 23 24 25 26 27 28 29 30
Genio -Artiglieria Letti e paglia a terra - Mobilio delle casem1e Illuminazione e riscaldo de' corpi di guardia Illuminazione este1~ --Lavori topografici - _-_-_-_ - -Stampati diversi --Spese di giudizii militari Mercede ai servi di pena Trasporti, bagagli e convogli militari Arretrati per esercizii chiusi -Totale della 2a classe
_-_-_
Spese di terza clas~
31 Razioni di passaggio, spese rli posta ed altro -32 Oggetti i1nprevcduti nello stato discusso 33 1-\rretrati della 3/\ classe dell 'anno sco1~ -- - Totale della 3a classe Spese di 2a c lasse Id. di 1a classe Totale b()'enerale
146
--
Ducati
144,258.9-t 601,964.60 611,015.20 ~ 1.332.8-1534,223.3 1 2,618,243.25 413,005.91 890,039.46 ---;y[2, 146.06 877.92 -U92,749.65 945,943.86 2, 100.00 11,218.56 107,244.60 -492, 195. 11 - -5,606.00 40,000.00 l 0,334, 165 .00 -
631,050.00 " 400,000.00 " 207,237.86 - 23,085.1 6 " - -16, 124.58 " " 9,775.16 -8,000.00 ÂŤ 6,000.00 -" 2,000.00 " 4,400.00 44,000.00 " " 10,000.00 Ducati -U-6 1,672.00
..
--
Ducati
" " Ducati " " Ducati --
--
60,000.00 60,000.00 32,730.00 -152,730.00 1,361 ,672.00 10,334,165.00 11,848,567.00
VI.3. Stipendi, Paghe e Amministrazione interna dei Corpi
Nel periodo esaminato rimasero pressocchè invariati gli stipendi degli ufficiali e degli assimilati, le paghe dei sottufficiali e dei soldati ed il sistema di amministrazione interna dei Corpi, basato, quest'ultimo, su quanto disposto clall 'Ordinanza dell'Amministrazione Militare ciel 1824. Preferiamo quindi rinviare il lettore interessato al precedente volume, per quanto attiene ai dettagli, limirnndoci ora, gra?.ie a qualche tabella riassuntiva, a ricapitolare la situazione che. lo ripetiamo, rimase invariata per utro il periodo di nostro interesse, sai vo qualche minima variazione. La paga base mensile degli ufficiali e degli assimilati era quale ri sulta dalle due seguenti tabelle: Gradi Stato Maggiore Generale
Tenente Generale Maresciallo di Campo Brigadiere
Corpi di Truppa
Colonnello Tenente Colonnello Maggiore -Capitano Capitan Tenente Primo Tenente Secondo Tenente Alfiere Cappellano l ° Chirurgo 2° Chirurgo 3° Chirurgo
Per mese Gradi Per mese Ducati l\ilinistero e Segrct. di Stato della Guerra Ducati
200 Uffiziale cli Ripart. 0 135 Uffiziale di carico cli I O rango 120 Uffiziale cli carico di 2° rango Uffiziale di Ia Classe di 1° rango Uffiziale cl i I a C lasse di 2° rango Uffiziale cli 2a C lasse di I O rango Uffiziale di 2a Classe di 2° rango 95 Uffiziale d i 3a Classe di 1° rango 70 Uffizialc soprannumero 60 Usciere Maggiore 40 Usciere 30 Barandiere
120 90 80 50 45 40 35 25 15 30 15
9
24 20 18 18 34
Intendenza Generale dell'Esercito
Capo d i Ripart. 0 di 1° rango Capo d i Ripart. 0 di 2° rango 24 Capo di sezione di I O rango 16 Capo cli sezione di 2° rango Uffiziaie di 1a Classe di 1° rango Uffizialc cl i I a C lasse di 2° rango Amministrazione militare Intendente Generale dell'Esercito 300 Uffiziale di 2a C lasse di I O rango Commisario Ordinatore 95 Uffiziale di 2a Classe di 2° rango Commiss. d i Guerra di 1" Classe 70 Uffiziale cli 3a Classe di 1° rango Commiss. d i Guerra di 2" Classe 40 Uffiziale di 3a Classe cli 2° rango Alunno soprannumerario Usciere Maggiore Usciere
90 80 50 45 40 35 30 25 20 15 10 15
9 segue
147
segue
Gradi Corpo politico di artiglieria Guardia principale Guardia di Ia classe Guardia cli 2a classe Guardia di 3a classe Cappellano Guard iano Fonditore P rincipale Ajutante Fonditore Allievo cli Fonderia Costruttore O isegnatore Controllore d'mmi di ]a classe Controllore d'armi di 2a classe Revisore Aj utante Segretario Amanuense Capo Artefice Veterano Artefice Veterano Guardabosco Capo Guardabosco
Per mese Gradi Per mese Ducati Oflicio Topografico Ducati 42 Professore di Geodesia ed Astronomia 50 34 Astronomo corrispondente 20 28 Ingegnere di la Classe 40 20 Ingegnere di 2a Classe 30 1 12 Ingegnere di 3' Classe 20 12 Disegnatore di la Classe 40 40 Disegnatore di 2a Classe 30 30 D isegnatore di 3a Classe 20 I S Incisore cli I a Classe 40 -30 Incisore di 2a Classe 30 1 24 Incisore di 3' Classe 20 45 34 Istituti di Educazione Militare
28 12 26 20 lO 13 7
Corpo Reale del Genio Guardia di I a Classe Guardia di 2a Classe Guardia di 3a Classe
24 20 16
Rettore Cappellano Primo Chirurgo Medico Professore Maestro di Classe Maestro di Calligrafia Maestro di Scherma Maestro cli Assalto Maestro di Ballo Macchinista
24 18
36 20 30 20 16 16 12
16
20
Gli stipendi sono espressi in Ducati; il Ducato del 186 I era pari a Lit. 4,25, ciò che per i calcoli dell 'Istituto di S tatistica equivale a Lit. 25.600 del I 994. Allo stipe ndio base - che era dimezzato per gli ufficiali in aspettat.iva - s i aggiungeva, per g li ufficiali della prima classe, quelli che, cioè, prestavano servizio attivo (nei Corpi, negl i ospedal i ecc.) un soprassoldo, variabile a seconda del grado e del Corpo di appartenenza: massimo per la Guardia Reale e m ini mo per la Linea. C'erano poi le indennità d'alloggio e di mobilio, di cui si é fatto cenno in precedenza, che sostituivano in alcuni casi l'alloggio fornito dall 'amministrazione militare, e quella di foraggio, per gli ufficiali montati. Erano infine previste delle indennità per spese d'ufficio, accordate però ai titolari di alcuni ben determinati incarichi, che avevano L'obbligo di tenere un i!fficio, e quelle di rappresentanza, limitate al vertice dell'esercito. Riportiamo qui cli seguito - sempre traendola dall'opera del Durelli - la tabella relativa al soprassoldo.
148
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50 Tenente Generale Maresciallo di Campo 40 30 Brigadiere Colonnello Tenente Colonnello Maggiore Capitano Capitan Tenente Primo Tenente Secondo Tenente -Alfiere Cappellano l ° Chirurgo 2° Chirurgo 3° Chirurgo
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20 IO 8 12 10
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35 I5 12 12
45 26 26 24
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9 8 7 8
17
12 12
12 12
4 3 2 3 5
3 5
2
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5
13 9 8
8
6 5
6
6 2 3 5 4
20 20 16 12
10
14
10 8
8
8
12 10
12
12 10
12 10
12
7
9 8
7
7
10 7
6 2
6 2 3
6 2 3
2
2
8
3
3 5
4
Nel complesso gli stipendi risultavano congrui rispetto al tenore cl i vita previsto per un ufficiale, ma per un subalterno o un capitano questa congruità era legata al non metter su famiglia. Come si è accennato parlando della vita quotidiana, il matrimonio - specie in mancanza della prevista dote - e la famiglia, all'epoca, in genere, piuttosto numerosa, non rendevano facile la vita d ' un ufficiale ammogliato. Paragonando questi stipendi a quelli degli ufficiali p iemontesi, si può riscontrare che quelli napoletani erano leggermente superiori e, per cli più, nelle Due Sicilie il costo della vita era meno elevato. Per il prest, cioè la paga dei sottufficiali e soldati, pagato ogni 5 giorni, rinviamo alle 2 tabelle seguenti, ugualmente tratte dal li bro del Durelli, ricordando sempre che al soldato arrivava direttamente solo una parte del prest, il cosiddetto denaro do tasca, che doveva servire anche, come s' è già detto, per il secondo pasto della giornata, mentre la parte rimanente, il grosso, era assorbita dal pagamento del rancio della mattina e cli qualche altra indennità. Al soldato sempl ice dei corpi meno privilegiati restavano così 2 o 3 grana che aumentavano, poi, a seconda della progressione nella carriera ed a seconda del Corpo. Le paghe erano espresse in grana, pari a Lit. 256 del 1994. I nuovi Corpi organizzati fra i1 I 830 ed il 1861 ebbero le stesse retribuzioni che spettavano agli altri della medesima Arma, così i Cacciatori a Cavallo ebbero le paghe della cavalleria di Linea, così come i Carabinieri a Cavallo; mentre i Carabinieri a piedi ebbero quelle della fanteria di Linea, eccezion fatta per i Carabinieri delle compagnie scelte che avrebbero continuato a ricevere la paga della Gendmmeria Scelta (con un sovrappiù di 2 grana al giorno) men-
149
tre i Carabi nieri a Cavallo, pure provenie nti dalla Gendarmeria, avrebbero seguitato a fru ire delle vecchie paghe. li soldato aveva poche possib i Iità cli aggiungere qualcosa al prest, o per meglio d ire, al denaro da tasca, se non in particolari occasioni, come l' impiego in colonna mobil e, che clava diritto ad una particolare indennità: tre grana al g iorno per il soldato sempli ce, o, ancor meglio la colonna mobile alla persecuzione dei malviventi, che vedeva il raddopp io dell'indennità.
INDENNITÀ GIORNALIERA PER SOTTUFFICIALI E GRADUATI DI TRUPPA APPARTENENTI ALLO STATO MINORE (in Grana)
GRADO
Individui di Stato minore Ajutante Porla Bandiera Porta Stendardo Aiutante Domatore Maniscalco Maggiore Capo Sellaio Pri mo Sergente Foriere Veterinario Sergente Domatore Tamburo Maggiore Primo Sergente Profosso Sergente Foriere Sergente Trombetta Caporale de' Tamburi Caporal Trombetta Caporale dei Guastatori Capo Banda Mus icanti Uran Cassa Cassa rullante Piattini Maestro Sartore Mestro Calzolajo Maestro Sellaio Maestro A rm iere
150
G.
G.
G.
60 50
70
54 40
37 37
47 72 47
G.
G.
G.
G.
G.
G.
37
37
37
37
20
20
16
10 10
14 14
10
10
10
so
60 60
37
G. 60
50
30 30 30
37 72
37
37
37
37 37 37 72 23
27 30 20 25 20 24
18 15 15 15 -
13 13
20
20
20
12 12 12
22
13
24
16 12 16 20 15 12 12
22
IO 10-
10
11 1I 18 18
10 10 IO
10 10
16
INDENNITĂ&#x20AC; GIORNALIERA PER SOTTUFFICIALI E GRADUATI DI TRUPPA APPARTENENTI ALLE COMPAGNIE, SQUADRONI E BATTERIE (in Grana)
GRADO
Individui di compagnia o squadrone Ajutante Primo Sergente Secondo Sergente Foriere Caporale Tamburo Trombetta,Piffero o Cornetta Apprendista Cornetta Apprendista di Musica Guastatore Maniscalco Sellaio Fuochista Capo Maestro Soldato di la Classe Soldato di 2a Classe Soldato di 3a Classe soldato di Classe unica Artigliere inserviente cli 1H Cl. Artigliere inserviente di 2a Cl. Artigliere inser viente di 3a C l. Artigliere conduttore di la Cl. Artigliere conduttore di 2a Cl. Artigliere conduttore di 3a Cl. Artefice di Ia Cl. Artefice di 2a Cl. Artefice di 3a Cl. Artefice in legno o ferro
G.
37 24 24 18 15 15
G.
47 29 29 19
20
G.
G.
29'
37
20
23
20 15 12 13 10 10
23 15
G.
G.
G.
G.
G.
G.
60'* 37 24 24 17 14
64 41 27 27 18
60 43 27 27 21 14
60 37 23 23
60 37 24 24
60 37 24 24
15
17
17
14
14
14
14
14 12
14 12
14 12
10
IO
IO
18 11
18
18
18
16
16
16
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11 15
11
18
16
11
11 L3
lI
20 12
12
11
II
11 15
13 11
15 13 11 18 15
13 16
,, Grana 2 dippiĂš a Sotto-Uffiziali delle compagnie scelte ed 1 grana a Caporali, Tamburi, Pifferi e soldati. '* Non vi va compreso il prest spettante agli individui delle Compagnie di Deposito.
151
C'era poi il doppio prest. accordato dal re in circostanze particolari, per parate o manovre e, per i raffermati, c 'era un'indennità di anzianità di un grana in più dopo IO anni di servizio, l 1/ dopo 15, 2 dopo 20 e 3 dopo 25. Zappatori -Minatori e Pionieri avevano poi diritto, per ogni 2 giornata di lavoro effettivo, ad una ,nercede variabile da 2 ad 8 grana al giorno, a seconda delle capacità e del lavoro svolto. Se impegnati negli stessi lavori, i soldati di fanteria avevano clirìtto ad una mercede cli 3 grana (decreto ciel 4 febbraio 1834). Un ordine del giorno del 15 settembre 1850 ricordava, infine, i compensi per le comparse di lucro, cioè per l'impiego cli soldati, soprattutto musicanti, per dar lustro a processioni o cerimonie, soprattutto d i carattere religioso. Era previsto un compenso di un ducato e 22 grana al giorno per il Capo- Banda, di 82 grana per il musicante, di 32 per il Sergente, 22 per il Caporale e 12 per il soldato. Tutti costoro, però, dovevano rilasciare 2 grana al comando di piazza ed un altro ammontare, variabile ( 1/6 per i musicanti e la metà per Sergenti, Caporali e soldati ) al fondo di mantenimento del Corpo, a fronte di spese inerenti alla proprietà ed alla buona tenuta dei soldati. Paghe piuttosto basse, quindi, ma in linea con quelle correnti tra il resto della popolazione, specie se si tiene presente che questa era in gran parte formata da contadini e che, tra costoro, non erano pochi quelli senza terra, che lavoravano a giornata, quando trovavano un lavoro, per 15-20 grana al giorno (donne e ragazzi anche meno), che, in città, gl i operai avevano tra i 20 e i 40 grana per ogni giornata effettivamente lavorata, con punte di 40-60 grana per gli specializzati e di 80 per i maestri. Ma, ripetiamo, questi erano pagati soltanto per i g iorni di lavoro effettivo e, specialmente nel caso cli braccianti ed artigiani, non sempre si era così fortunati da trovare lavoro in continuazione . C'è da aggiungere, poi , che il soldato aveva la sua razione quotidiana di pane e, dietro trattenuta, anche un pasto quotidiano, che non aveva problemi per alloggio e vestiario, cbe poteva ricevere cure mediche, che, raffermandosi, poteva avere una qualche forma di previdenza con il passaggio ai Veterani, agli Invalidi o, addirittura, al ritiro con una pensione di 3 ducati ; tutte cose, queste (a parte la pensione che era sconosciuta)' che i lavoratori ordinari dovevano pagarsi d irettamente, ai prezzi correnti. Prezzi non troppo elevati, ma che, dato il basso livello delle paghe dei ceti subalterni, rendevano possibile solo poco p iù della semplice sopravvivenza a quanti non potevano integrare in qualche modo (come forse era possibile in campagna) le proprie fonti di reddito . Un rotolo (890 grammi) di pane costava infatti 6 grana, uno cli maccheroni 8, uno cli carne bovina 16 (e se ne doveva vedere assai di rado sulle mense), un li tro cli vino costava 3 grana, me ntre con 2 grana si portavano via 3 pizze. Questi problemi economici non dovevano invece preoccupare gli appartenenti ai reggi menti svizzeri per i quali erano in vigore premi d ' ingaggio (15 ducati netti), stipendi e paghe assai più sostanzios i, che con meno di 7 grana avevano diritto a 2 pasti al giorno, che dormivano su materassi e non su pagliericci e che, al momento ciel congedo, acquisivano in proprietà la biancheri a e l'uniforme (ciò che spiega perchè di uniformi borbon iche se ne trovino, p roporzionalmente, più in Svizzera che in Ital ia) . Così un soldato delle compagnie di centro aveva 4 grana al g iorno come denaro da tasca e ne aveva 5 il soldato delle compagnie scelte. Grazie anche alla cointeressenza nei premi di rafferma (Dei 56 ducati pagati dall'erario al reggime nto per ogni soldato che si raffermava per 4 anni, soltanto 40 ducati , al massimo, erano pagati a quest' ultimo; gli altri 16 erano divi si tra sottufficiali e ufficiali della compagnia e del comando di reggimento) gli ufficiali svizzeri conducevano un'esistenza veramente signorile ed i colonnelli cercavano di rimanere alla testa dei loro reggimenti il più a lungo possibile dato che, una volta promossi brigadieri , avrebbero ricevuto lo stipendio da
152
Generale napoletano, che era inferiore. Diamo alla pagina seguente paghe e stipendi fissati nel 1859 per i Carabi nieri Leggeri e per i Cacciatori del 13° Battaglione, che sono esattamente gli stessi previsti dalle capitolazioni dei reggimenti svizzeri, tenendo presente che Carabinieri e Cacciatori cli 1a classe, così come i soldati delle compagnie scelte dei d isciolti reggimenti, avevano diritto ad un supplemento giornaliero cli 2 grana (uno solo netto) .
SOLDO DEGLI UFIZIALJ Per Anno
Per mese
GRADI
Ducati 208 ---142 105 76 45 37 34 47 76 31
Colonnello ~Tenente Colonnello Maggiore Capitano Primo Tenente Secondo Tenente Alfiere Cappellano Primo Chirurgo Secondo Chirur,go
Grana 61 89 68 66 82 65 09 63 66 10
-
Ducati 2 .503 1.7 14 J .268 919 549 45 1 409 571 919 373
Grana 32 68 16 - 92 84 80 -08 56 92 20
PREST pe' SOTTUFIZIALI E SOLDATI GRADI
A iutante Sottufiziale Pri mo Sergente Foriere Primo Sergente Prevosto Primo Sergente cli Compagnia Secondo Ser gente T rombetta Maestro Armiere Maestro Sartore Maestro Calzolaio Secondo Sergente Foriere Caporale Trombetta Caporale de'Guastatori __ç a_porale Armiere Caporale di Compagnia Mus icante T rombetta Apprendista Musicante Guastatori Cacciatori o Carabinieri
-
Per mese Ducati Grana 53,5/10 43,7/10 43,7/10 43 ,7/ 10 35,9/10 35,9/10 35,9/1 O 35,9/10 35,9/ 10 35,9/ I O 26,5/10 26,5/ 10 26,5/10 19,6/l O ,_ 19,6/10 16,9/10 14,2/l O 15,2/10 14,2/10
Per Anno
Ducati 195 159 159 159 131 131 I3 1 13 1 131 I 31 96 96 96 71 71 61 51 55 51
Grana 27,5/10 50,5/l O 50,5/10 50,5/10 03,5/1 O 03,5/10 03,5/10 03,5/10 03,5/l O 03,5/10 72,5/ 10 72,5/10 72,5/10 54 54 68,5/10 83
48 83
153
Vl.4. Pensioni e Sistema Assistenziale Il sistema pensionistico in vigore per l'esercito napoletano e del quale si è più diffusamente trattato nel precedente volume prevedeva il diritto alla pensione dopo almeno 20 anni di servizio. In questo caso la pensione ammontava a un terzo dello stipend io, che saliva alla metà dopo 25 anni, a due terzi dopo 30, a cinque sesti dopo 35 ed alla totalità dopo 40 ann i. A fronte della pensione, che veniva pagata anticipatamente e bimestralmente, era praticata una ritenuta del 2.5% del lo stipendio, ri tenuta abolita nel 1836 in occasione rlella nascita ckl l' erecle al trono. La pensione era calcolata in re lazione al lo stipendio base del grado rivestito al momento del pensionamento, purchè a tale grado s i fosse stati promossi da almeno 2 anni, altrimenti lo stipendio base preso in cons iderazione era quello del g rado precedentemente rivestito. Per i soldati la paga base era considerata quella di 3 ducati. Per le vedove, regolarmente coniugate e semprechè il marito avesse maturato almeno 20 anni di servizio, la pensione era pari ad un sesto del soldo del marito al momento della morte, con eccezioni a favore delle vedove (e degli orfani) degli ufficiali morti in conflitto e doveva servire anche al mantenimento di eventuali figli. Nel 1842, con decreto del l O giugno, considerando che le pensioni cli ritiro hanno per unico oggetto di accordare agli ufficiali di terra e di mare una onorata sussis1enz.a, quando 1'età o gravi in/errnità impediscono di continuare il servizio dello stato l'età pensionabile era fissata, per i militari, a 60 anni , salvo il caso di molatiie croniche che rendessero impossibile un servizio di qualsiasi tipo. Oltre a questa pensione, detta di g iustizia, ne poteva essere accorciata un 'altra, di grazia, per particolari benemerenze. Pensioni particolari vennero poi specificamente previste in occasione delle campagne ciel 1848-49 e del 1860. Così un ordine del giorno del 5 dicembre 1848 prevedeva che alle vedove dei caduti spettassè, come pensione, l' intero prest ciel marito e, a seguito anche delle suppliche avanzate dalle fam igl ie d ' origine, un altro ordine del giorno, del 31 maggio 1855, deliberava la concessione cli un suss idio di 30 carlini al mese, oltre che per le vedove dei sottufficiali e dei soldati morti in S icilia, anche in favore delle loro madri, purchè vedove. Analogamente nel 1860, con ordine del giorno del 2 luglio, veniva disposto che alle vedove dei caduti contro Garibaldi venisse accordata una pensione pari allo stipendio o al presi (2) . Per sottufficiali e soldati - come s'è detto nel libro precedente - il passar degli anni ed il peggiorare delle condizioni fisiche davano diritto al passaggio ai Veterani (dopo almeno 18 anni d i servizio e con l'idone ità ai servizi sedentari) o alla Casa degli Invalidi (40 anni di servizio, 60 anni d 'età e invalidità; a prescindere da questi requisiti, cecità o mutilazioni che rendessero impossibile il procacciarsi La sussistenza in altro modo). Con ordine del giorno ciel 5 luglio 1833 era previsto che per esseri". ammessi alla Coso degli In validi bastasse avere 20 anni di servizio ed esser divenuto inutile, purchè, però, la passata condotta ciel soldato lo avesse reso meritevole di questo trattamento, altrimenti ci sarebbe stato solo il passagg io al r itiro. Con lo stesso ordine ciel g iorno si s tabiliva anche il passaggio agli Invalidi cli chi fosse comunque divenuto tale per cause di servizi o. La R. Casa degli Invalidi era riorganizzata con R. Rescritto ciel 24 novembre 1837, ma la sua autonomia orga(2) Considerato che era necessario esibire il foglio matricolare del cad uto. il suo certi f icato cl i morte, il cert i ficato d i matrimonio ed il certificato d i nascita della vedova è estrernarnente improbabile che prima della caduta del regno sia stato possibile liquidare alcuna d i queste pensioni.
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nizzativa ed amministrativa andava facendo il suo tempo. Con ordine ciel giorno del 18 giugno 1839 si prescriveva che sottufficiali e soldati divenuli inutili e raccornandati per il ricovero venissero inviati al R. A lbergo dei Poveri o in altro ospizio, poi, con altro ordine ciel giorno del 29 dicembre 1841, si disponeva che dall'anno successivo la R. Casa degli Invalidi fosse abolita passandone g li ospiti al Reggimento Veterani per costituirvi, a Massalubrense, il deposito con gli acciaccasi e gli invalidi affatto. Il deposito, agli ordini cl i un capitano, doveva avere 2 compagnie con un ufficiale subalterno ed un aiutante ed un numero indefinito di squadre di 1O uomini, compreso un sott11ffici~ile. TI deposiln disponeva di una sala reggimentale con un uffi ciale medico ed un farmacista ed i suoi appartenenti vestivano come i Veterani, ma con giubba e berretto anzichè giamberga e schakot. Con ordine del g iorno del 12 ottobre 1853 era poi costituita una terza compagnia di Veterani Invalidi di stanza a Capri . Per quanto riguardava, poi, le fam iglie dei militari e le loro necessità c'erano diversi mod i d ' intervento per venir loro incontro. S i andava così dai suss idi accordati caso per caso (3), ai letti supplementari concessi ai fig li (ordine del g iorno del 19 aprile 1843), dalla concessione di un carlino al g iorno alle famiglie dei richiamati (ordine del giorno del 31 agosto 1848), all'alloggio gratuito nei padiglioni per vedove ed orfani di militari - a Napoli ce n'erano 4, a Montesanto, Betlemme, San Severo e Materdei - ali ' alloggio gratuito per tutte le fam iglie dei m ilitari che avevano seguito il capo-fam iglia nel corso della campagna (decreto del l O ottobre 1860). Una particolare forma di assistenza era data dall' isLiLuzione dei .fi:gli di truppa. Con ministeriale ciel 29 maggio 1832 era stabilito che ogni compagnia o squadrone (ma per il momento soltanto una su due) avesse in organico un figlio di truppa, un ragazzo tra i 12 e i 18 anni, figlio di militari. Costui riceveva una razione cli pane ed il prest ed era vestito con generi economizzati dal magazzino. Al compimento del diciottesimo anno doveva contrarre una ferma di 8 anni . I posti erano riservati per due terzi a fig li di ufficiali , per il restante terzo a quelli cli sottufficiali e soldati , ciò perchè, si spiegava, questi ultimi erano in nurnero relativam.ente rninore viste sia le limitazioni del numero dei soldati e dei sottujjù:iali sposati, sia la possibilità di esser accolti, per grazia, in istituti di beneficenza. In linea cli massima i ji:glì di truppa erano accolti nel l' unità d i appartenenza ciel padre ma, cd era il caso degli orfani, se non c'era alcun parente in servizio nel regg imento erano autorizzati, sino ai I 5 anni, a percepire pane e prest rimanendo a casa. Ai nostri occhi, ogg i, sembrano concessioni minime, quasi elemosi ne, ma tali non erano all 'epoca e, a riprova, c'è l' istanza avanzata nel 1844 dai Veterani - nelle cui file i reparti operativi tendevano a trasferire i padri di famigl ia - perchè fosse estesa anche al loro reggimento la concessione dei figli di truppa. Poca cosa, invero, una dozzina in tutto o poco più, tra i 966 figli e figlie che complessivamente vantava allora il Reggimento, ma, per l'econom ia dell'epoca, anche questa goccia serviva (4). I figli di truppa dovevano essere istruiti nella religione dai cappellani e nel leggere e scrivere e nelle arti soldatesche da qualche buon sottuffi:ciale (ordine del giorno 31 marzo 1837). Considerata la frammentazione dei figli di truppa, nell 'ordine di una dozzina cli elementi per reggimento, la preparazione militare era di livello estremamente vario, a seconda degli istruttori disponibili. Per unificarla, migliorarla ed anche per avere una più larga base a cui attingere, in prosieguo, i sottufficiali, alleggerendo, insieme, il fardello economico delle famiglie, il re (3) Valga come esernpio la concess ione di un sussidio mensile di I O ducati accordato ad un cappellano che aveva a carico la madre e 2 sorelle. una delle qual i maluta. A.S.Na., CollS. di S1wo Guerra R 844. (4) A.S.Na. - Pmt. Com. Stato - Guerra. B 788.
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ordinava nel novembre del 1849 la formaz ione del Battaglione degli Allievi Militari, forte di oltre 900 unità e ciel quale si è già trattato in precedenza. Come si è detto i figli di truppa dovevano, tra l'altro, imparare a leggere, seri vere e far di conto, presumibilmente nelle scuole reggimentali, e questo tipo d'istruzione, elementare se si vuole, ma non trascurabile per l'epoca, s i andò estendendo, con diverse modalità, anche ad altri fi gli, maschi e fe mmine, di militari . Così, a spese dell' O,fanotrofìo Militare , c'erano a Napoli scuole per ragazze a Castel N uovo, Pizzofalcone e al padiglione Betlemme, nelle quali una maestra (ad 8 ducati al mese) ed un'aiutante (a 4 ducati) insegnavano l'abbiccì insiFmF ,1l1e arti donnesche. Una scuola s imile era istituita il 23 dicembre 1848 per le figlie dei sottufficiali e dei so ldati della guarnigione di Gaeta e nella stessa occasione era decisa anche l'istituzione cli una scuola per i figli di truppa e gli altri ragazzi della guarnigione, confluita successivamente nel Battaglione A!Lievi Militari. L a stessa sorte e la confluenza nelle scuole reggimentali debbono aver avuto anche le altre tre scuole previste da un regolamento dell'8 maggio 1849 (') a Napol i, Capua e Nocera, insieme a quella di Gae ta, per i.flgli di truppa e gli altri figli cli militari, d irette da un capitano e dotate di sottufficiali prefetti, soldati rancieri e maestri, articolate su 3 classi ed i cui all ievi dovevano ricevere un quarto di razione di pane, vitto per 2 o 3 grana e generi d i vestiario del reparto. Questo nuovo modello cli scuola, ravvicinabile al convitto, doveva esser esteso nel novembre del 1857 alle scuole reggimentali, da aprirsi ai figl i e alle figl ie dei militari del reparto . Un regolamento pubblicato quell'anno prescriveva infatti che, uti lizzando delle economie di bilancio dell' amministrazione interna dei corp i, venisse fornito agli alunni vitto mattina e sera, con una spesa non superiore ai 5 grana al g iorno, che i maschi venissero vestiti con generi di Regio conto fuori durata (6) , le femmine con generi nuovi, come nuove dovevano essere per tutti le scarpe e che, infine, fossero predisposti 2 dormitori, uno per i maschi e l'altro per le femm ine, con letti e paglia. Il funzionamento d i queste scuole doveva però dipendere molto dal rapporto tra i mezzi disponibili, in genere assai limitati , ed il numero, molto elevato, dei potenziali frequentatori. Di un' ultima scuola per figli, anzi, per figlie, di militari e' è ancora memoria: quella istituita a Macldaloni nel marzo del 1860 ad imitazione di quella cli Gaeta. È interessante perchè è rimasta una traccia della sua organizzazione. Le figlie dei soldati e dei sottufficiali e rano separate da quelle degli ufficiali : tutte dovevano essere istruite nei Lavori donneschi, lettura, grammatica, aritmetica e calligrafia, in più alle fi glie degli ufficiali erano insegnati il crochet e irico1n i di tappezzeria. Erano addetti al la scuola un cappellano (a 18 ducati al mese), 2 suore della Carità, 2 maestre (a 8 ducati) e 2 inservienti (a 3 ducati). Le alunne dovevano avere un abito d'inverno ed uno d'estate, da cambiare ogni 2 a nni, 2 camicie, 3 mantesini e 2 paia di scarpe l' anno. L'orario invernale andava dalle 8 alle 17, quello estivo dalle 7 1/? alle 11 con un ritorno pomeridiano tra le 4 e le 7 (7). L' O,janotrofio Militare era l' organismo - creato nel 18 19 - cui era d~1mnclc1to il compito di provvedere agli orfani degl i ufficiali, attraverso il versamento di sussid i e di doti alle femmine e pagando gli studi negli istituti cl ' istruzione militare (che nel 1835 sarebbero stati posti a suo completo carico) ai maschi. Le tradizionali fonti cli soste ntamento dell' 01:fano1rofio Militare erano date clall' affitto di case, botteghe e terreni, da quello delle zone d i rispetto di piazze e fortezze (ma nelle acque antistanti il forte di Baia c'era anche una tonnara), dall'affitto di bettolini (5) i\.S.N. - Ordini del Giorno - Decisio ni d i massima - Voi. 23. (6) Per d istinguers i da i saldaci g li allievi erano docati di appositi di sti ntivi sulle bracci a. (7) Ordine del giorno del 3 marzo.
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e vivanderie nelle installazioni militari , dai pedaggi del ponte militare cli Pescara, dal versamento di 2 mensilità cli stipendio eia parte degli ufficiali che si sposavano e, sopratutto, dallo sfruttamento delle acque del Sarno. Detratte le spese, però, non sempre queste fonti di reddito erano sufficienti, cosicchè era giocoforza attingere all'erario, specie se si volevano migliorare le prestazioni offerte. Così con due decreti del 7 febbraio 1831 e ciel 15 dicembre 1832 venne portato eia 6.000 a 9 .000 e poi a 10.326 ducati il contributo statale per il pagamento cli sussidi a 350 orfane (17 di generali, 88 di ufficiali superiori e 245 di capitani e subalterni) e per dotare con 40 ducati quelle che passavano a nozze. Ancora nel 1850 a fronte cli entrate per 88.791 ducati figuravano uscite per I 03.076. L' O,fanotrofio - cui nel 1831 era stato unito quello della Marina - era riordinato nel 183940. In particolare il consiglio d' amministrazione era ora composto eia un brigadiere, presidente, un tenente colonnell o, vice-presidente, un tenente, un funzionario ed un colonnel lo ordinatore segretario; erano soppressi gli uffici cli razionale e contabile, sostituiti da un capo contabile, mentre nel 1843 la segreteria era divisa in razionalia e archivio. In parte a carico cieli' O,fanotrojlo Militare era il mantenimento del Real convitto della Madonna delle Grazie in San Nicola la Strada, creato con decreti dell'8 luglio e del 7 settembre 1850 per le figlie dei militari, e divenuto anche orfanotrofio con decreto del 7 aprile 1851. Si entrava tra i 6 e i 12 anni e si usciva a 20 con una dote di 40 ducati. La direzione e la disciplina dell 'Istituto erano affidate alle Suore cli Carità. C'erano anche un cappellano, un medico, un chirurgo, un salassatorc, 2 impiegati, un portiere e 2 inservienti. TI convitto era sotto l ' alto patronato della regina. Vi si insegnavano, oltre al leggere, allo scrivere e al far di conto, le arti donnesche, come si apprende dal dettagliato regolamento annesso al decreto che stabiliva anche orario, vitto e disciplina(8) . Gli Svizzeri, grazie alle capitolazioni, godevano di un sistema pensionistico m igliore cl i quello dei Napoletani. Dopo 20 anni si aveva diritto ad una pensione pari alla metà dello stipendio o del prest, dopo 25 anni era pari a due terzi, dopo 30 a tre quarti e dopo 35, infine, pari all'intero ammontare. Erano inoltre previste gratificazioni e pensioni anche nel caso in cui si fossero congedati i reparti prima delia scadenza delle capitolazioni. Pensioni a favore di mogli e figli erano previste dopo 10 anni di servizio o, in qualsiasi momento, se la morte del militare era dovuta ad evento bellico. Queste pensioni erano pari ad un quarto dello stipendio o del prest. Sebbene le capitolazioni non prevedessero specificamente alcunchè per quanto riguardava i veterani e gli invalidi , con R eal Resc ritto del 23 novembre 1849 venne costituita una Compagnia di Veterani Svizzeri, a Napoli, a forte Sant'Elmo. A differenza dei Napoletani i veterani svizzeri continuavano a godere ciel loro soldo originario. Nella compagnia prestavano servizio, oltre ai divenuti inutili che avevano già raggiunto i 18 anni di servizio necessari per passare ai veterani , anche i divenuti inutili prima d i tale momento, che erano tenuti ad ultimare nella compagnia il loro periodo di ingaggio. Una seconda compagnia era costituita nel 1851 ed altre due nel 1859, dopo lo scioglimento dei reggimenti svizzeri, con gli elementi più anziani che avevano preferito non lasciare Napoli. Le quattro compagnie si sarebbero poi distinte nell'assedio di Gaeta.
(8) ;\ colazione: mezza razione di pane bruno di munizione (quello mil itare) e frutta fresca o secca; a pranzo: zuppa calcia con carne. lessa o arrosto, tre vol te alla settimana; negl i altri g iorni legumi, o uova. o baccalà e formaggio e mezza razione cli pane: per cena: zuppa economica e un quarto di pane.
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Vf.5. Infrastrutture Come si è accennato nel precedente volume la situazione dell'esercito borbonico, per quanto concerneva l' accasermamento, era più che discreta, considerati gl i ed ifici disponibili, in buona parte adattati o ristrutturati nel decennio fi"ancese, e la loro capienza. Si è ugualmente accennato, nella medesima sede, al loro riscaldamento, al i' illuminazione ed alla mobilia di cui erano dotati, mobilia che era fornita da appositi appaltatori . In particolare le camerate erano spartanamente arredate con un letto per ogni soldato, un tavolo per mangiare con 2 banchi ogni 20 uomini ed un rastrelliera per fucili ogni I O. L'Ordinanza di Piazza del 1831 aggiungeva ad ogni posto-letto una tavoletta - noi diremmo una mensola - sulla quale doveva essere sistemato con meticolosità militare il corredo del so.le.iato c sul cui orlo doveva figurare un cartellino con il nome ed il numero di matricola del l'individuo (9) . Gli articoli I 672- 1674 dell' ordinanza, che riportiamo quasi integralmente, sono al riguardo esaurienti ed estrernamente chiari. 1672: " ... Sull 'orlo anteriore della tavoletta della mensola sarà affisso un cartellino col nome e numero di rnatricola del soldato cui tal porzione di tavoletta appartiene. Il sacco chiuso col capporro avvolto sopra sarà su di essa tavoletta coll'apertura a/L'infuori, e col suo mezzo sul dello cartellino, alla sua dritta vi starà La gamella. Il sacco a pane e Lafìasca staranno appese per le corregge al piuolo di sinistra; nel primo il soldato riporrà la biancheria .sporca, non che i piccoli utensilj necessa,j alla pulizia, essendo vietaro situar cosa alcuna sotto al saccone. Il caschetto o berrellone coperto della in.cerata sarà situato colla visiera al fronte sulla tavoletta, o destra del sacco. Il cuojmne starà appeso ai piuolo di dritta con la giberna coverta dal coprigibema di tela bianca al disotto, ed il budriere con la sciabla al di sopra. I fitcili o moschetti saranno alla rastre!Liera con la canna alfi-onte; le bqjonette capovolte, ed infilzate pel manico alle bacchette, il cane scoccato, e lo scodellino aperto. I fucili avranno sempre la pietrafocaja. Mancando le rastrelliere i fucili si terranno appesi al muro, accanto al capezzale, col calcio allo insù, ponendo le bcijonelle nel budriere; e non essendovi le mensole i generi si sospenderanno a 'chiodi, che si avrà cura non sian.o tanto grossi da deteriorare il muro." 1673 : "Nella cavalleria...... i cartellini saranno situati come nel numero precedente; i valigiotti, ed i cappotti si terranno costantemente attaccati alle selle, a meno che queste non siano in luogo molto lontano dai letti o non venga altrimenti ordinato: in questi casi si situerà la mantiglia piegata in quauro sulla tavoletta, e su di essa la roba che non entra nel valigiotto, ed il valigiotto stesso: a destra si porrà l'elrno o caschetto colla visiera all 'infuori, ed il cappotto piegato a destra della mantiglia, o se non v'è luogo, sotto il caschetto o elrno. Le anni da jiwco si terranno a/Le rastrelliere situate come si è detto per la .fanteria. Appese ai piuoli della mensola starà la giberna, la bandoliero, e La sciabla; quest'ultima sarà nuda ed incrociata col fodero. La biancheria sporca, ed i piccoli utensilj si terranno nel sacco a pane appeso al piuolo di sinistra dove stà pure la fiasca: a pie' del letto appeso al lato dritto si terrà il sacco a biada, nel quale ben ligato si riporrà la distribuzione appartenente la cavallo di ogn'individuo: a sinistra sarà il trasto nel morale. (9) Il cartellino, ce lo dice vem' anni dopo il Reiola111e1110 per le rivisle de " Cacciatori, doveva esser di latta e poteva esser posto in due diverse maniere a seconda del fatto che la mensola, qui definita cappell inaio. fosse destinata, a seconda della lunghezza. a uno o 2 soldati.
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1674: Le selle non si terranno mai ove si dorme, eccetto nel caso di assoluto necessità, non pertanto vi staranno il più vicino che sia possibile. Esse si suspenderanno in modo da preservarle dall'um.ido e dallo stropiccio, la sopraccinghia .do vrà essere di maniera avvolta attorno alla sella da tener piegate in dentro le falde: sul fondo sinistro s'incollerà un cartellino indicante il nome ed il numero di matricola del soldato cui la sello oppartiene. Nella stanza delle selle staranno le briglie appese al rnuro, e sotto queste gli stivali". Per completare la vista d'insieme delle camerate dobbiamo tener presente che negli alloggiamenti di una compagnia ci dovevano essere anche un crocefisso, un quadro con le immagin i dei reali ed uno con quelle dei santi protettori dell'esercito e del reparto, 2 specch i, una tabella coll 'indicazione e la nomenclatura delle varie parti delle arm i, un'altra relativa alle buffetterie, 2 casse di ferro, 2 bidoni di latta per conservare l'acqua, con 2 secchi, un tino grande impeciato per comodo degli individui in tempo di notte, portagamelle per gamelle d i terraglia oltre ad arnesi da cucina, generi di biancheria collettiva (asciugamani, tovaglie, ecc.) ed a strumenti per smontare le anni . Così dovevano presentarsi le camerate, come si presentassero gli alloggi per ufficiali ed i corpi di guardia lo si è detto nel precedente volume della collana. Ora, grazie ad un contratto di appalto stipulato nel 1839 per le caserme della S ici lia, sappiamo anche come dovessero apparire i locali adibiti ad ufficio o ad usi particolari . La comandanzìa, la maggiorìa (da notare gli spagnolismi) e l'ufficio del quartiermastro erano dotati di un tavolino ciascuno, di 4 palmi per 3, per l'ufficiale responsabile, con calamariera in ottone comprendente, oltre al calamaio, il porla penne, lo spargi-rena per asciugare e l' ostiario, 2 tavoli (8 palmi per 4) con 2 calamai, per i militari addetti , sedie e stipi per riporre scritture e libri (alti 8 palmi, lunghi 5 e profond i 2, divisi in 4 scansie e chiusi a chiave). Il magazzino di vestiario aveva un tavolino con calamariera, uno stipo e 2 tavoli, simili ai precedenti, con 8 sedie, per l' ufficiale cli dettaglio e gli addetti, 4 boncarelli quadrati , cl i un palmo e tre quarti di lato, per i calzolai, con 12 sgabelli, uno scaffale di legno per gli effetti di vestiario (alto 16 palmi , lungo 110 e profondo 3, su più elementi e diviso in 4 piani) con una scala a mano di castagno e, infine, una rastrelliera, un'incudine, un mantice e 2 banconi eia lavoro con morse per la riparazione delle armi. Il locale ad ibito a scuola reggimentale, secondo il sistema di insegnamento alla Lancaste,; che prevedeva l' insegnamento impartito contemporaneamente ad allievi di diversi livelli, era dotato di pedana con stipo, tavolo e sedia, di leggii, bacchette e tabelle e, invece della lavagna, cli una tela cerata quadrata, di 3 palmi di lato, su un piedistallo di legno. L' infermeria reggimentale, che serviva anche da convalescenziario, aveva 40 letti completi di una tavoletta con il numero del malato, una piccola scansia ed una sedia; c'erano poi 2 ta voi i per i pasti e 1O tavolinetti più piccoli, con i piedi, per far mangiare a letto gli ammalati, 2 bagnarole, un semicupio, bidoni e secchi per l'acqua ed il necessar io per la cucina dei malati. Una parte dei lavori più pesanti per la pulizia e la vita quotid iana delle caserme era affidata ai presidiari, cioè ai detenuti, che per q uesti servizi ricevevano anche una p iccola mercede. Si tendeva, ovviamente, da parte dei militari, ad approfittare di questa mano d'opera a costo quasi nullo. Un ordine ciel giorno del 24 ottobre 1840 ribadiva che i loro compiti dovevano consistere un icamente nel la pulizia dei locali, nel provvedere all'illuminazione esterna e nell'attingere acqua per i cavalli nei quartieri della cavalleria, con il che veniamo a sapere che assai spesso le caserme non erano dotate di acqua corrente. Nel 1854 c'erano circa 500 con-
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dannati addetti a questi servizi nella parte continentale del Regno. Che poi la pulizia e l'igiene regnassero sovrane nelle caserme borboniche (e non solo in quelle) non ce la sentiremmo di dirlo. Ce lo confermano fra l'altro, oltre alle memorie del sergente svizzero Ganter - che ricorda come, purtroppo, molti soldati convivessero pacificamente con cimici, p ulci e blatte e come, per combatterle, 2 volte l'anno venissero imbiancate a calce le camerate - oltre alle memorie del Ganter, dicevamo, anche un paio di ord ini del giorno. Uno, dell'agosto 1838, che prescriveva fossero praticati dei suffum igi allo zolfo per combattere gli insetti ed un altro, dell'ottobre I 855, che ordinava che venisse gettata della calce viva nelle latrine per evitare i/fetore che ne scaturisce.
VI.6. Vettovagliamento Come si è accennato nei precedenti volumi ed anche in questo, il soldato napoletano riceveva dall'amministrazione soltanto la razione di pane (ed il cavallo quella di foraggio) dovendo poi provvedere a sue spese, con una ritenuta d i 6 grana sul suo soldo, ali ' ordinario, al solo pasto della g iornata, cioè, che prendeva in comune coi commilitoni ed i caporal i della sua compagnia. All' altro pasto, eventuale, doveva provvedere singolarmente, avvalendosi dei bettolini della caserma - che dovevano esser controllati e sorvegliati dai comandanti di Corpo - di osterie esterne, durante la li bera usc ita, o limitandosi a mangiare il pane avanzato dall'ordinario. In esercitazione, in colonna mobile o in tempo di guerra gli spettava, invece, una razione cli viveri eia campagna a cura di un fornitore che aveva stipulato con l'amministrazione un apposito contratto per la somministrazione d i viveri e foraggi. In guarnigione, seguendo le ind icazioni dell 'Ordinanza di Piazza, ogni g iorno un caporale di rancio per compagnia usciva con una corvèe di 2 soldati che portavano in spalla una lunga sbarra cui era appesa, a mezzo di maniglie, una cassa ch iusa per riporvi le derrate alimentari. A differenza delle altre corvèes, per questa si trovavano sempre dei volontari, dato che si doveva procedere all' acquisto dei viveri ed i diversi venditori cli carne, cli pasta, di verd ura e così via ci tenevano a non lasciarsi sfuggire questi affezionati clienti offrendo loro una bevuta o u na mancia. I 2 soldati, che in un certo modo rappresentavano i loro commilitoni, erano liberi di scegliere i negozianti p referi ti ed il caporale non poteva far altro che pagare, senza poter imporre quelli di sua scelta (ordine del giorno del 27 giugno 1859). Giudizi sul rancio dei Napoletani non ne conosciamo , salvo un brevissimo accenno del Mezzacapo sulla Rivista Militare del 1858 un sol pasto al giorno consistente in carne e pasta, asciutta o in brodo, molto abbondante. Sono invece entusiasti i commenti su l rancio degl i Svizzeri eia parte degli interessati . Il Ganter ricordava a distanza di anni delle zuppe così dense e piene di pezzi di carne che il cucchiaio vi restava dentro dritto o il baccalà che sostituiva la carne nei giorni di vigilia, o la pasta, quasi sempre presente la sera a cena, dato che le tn1ppe svizzere erano le uniche per le quali erano ufficialmente previsti 2 pasti al giorno. Il rancio era assaggiato dal maggiore di settimana o dal!' ufficiale di p icchetto per esser distribu ito poi ai soldati, che lo prendevano nelle loro gamelle e lo portavano in camerata per consumarlo sui tavoli. Successivamente le gamelle erano ritirate dai rancieri che avrebbero provveduto alla p ulizia. I sottufficiali avevano una loro mensa, assai ben messa, in cui ogni giorno erano serviti una zuppa, 2 secondi piatti con contorno, frutta fresca e secca e vino. Per la sera i sottufficiali
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potevano prelevare dalla mensa delle vivande fredde. Come si sarà osservato verdura e frutta fresche, presenti alla mensa dei sottufficiali, dovevano invece mancare sulle tavole dei soldati e questo per motivi igienici - difficoltà di ]avarie e di pulirle in grande quantità - e per la difficoltà di conservazione, spec ie col caldo. A!l' ordinario, come s i è eletto, andava aggiunta la razione di pane fissata in 24 once. Questa era di stribuita ogn i 2 giorni dal fornitore per un prezzo, a carico dell'erario, che variava a seconda dei contratti stip ulati. Così era di 3 grana e 7 centesimi nel 1833 e di 3 e 47 nel 1848. La qualità del pane era di solito d iscrela, pur se sul finire del regno le conseguenze della corruzione potrebbero aver intaccato anche quest'importante aspetto della vita del soldato . Ne fa fede un ordine del giorno del 16 giugno 1859 suscitato dalle proteste giunte al giovane re, desideroso di metter ordine, sulla poco soddisfacente qualità del pane nelle guarnigioni di Terra di Lavoro. Il comandante della Provincia comunicava cl i aver già contattato e redarguito il fornitore m a che, peraltro, in 10 anni mai alcun comandante cli corpo o di guarnigione gli aveva es presso dubbi sulle razio ni di pane ricevute, cos icchè il Capo di Stato M aggiore poteva concludere L'oscitanza dei capi dei Corpi è causa dello cattiva qualità del pane; e fatto io certo onnai di questa dispiacevole verità, saprò con certezza chi rendere responsabili di siffatto inconveniente, che reputo uno dei più gravi che avvenir possa a danno del soldato". In esercitazione o in campagna era prevista una razione di viveri consistente in 36 once di pane (o 24 di bi scotto), otto di carne, mezza di sale, una caraffa di vino oltre a 27 once di legna. Anche questi viveri cl i campagna erano distribuiti da forn itori, o provvedi/ori, in forza di contratti stipulati su base nazio nale (così l'ultimo prov veditore alle sussistenze aveva, dopo il 1857, vive ri e fo raggi raccolti in be n 59 magazzini) . Si poteva, però, addivenire anche ad accordi mod ificativi, migliorativi per il soldato . Così in occasione dell e manovre prim averili del 1850 l'appaltatore era te nu to a fornire a nche pasta e formaggio e nei giorni di manovra effettiva il soldato doveva aver nel suo sacco a pane un quarto di rotolo cli carne arrostita e la borraccia p ie na d ' acqua e vino. Nel giugno del 1849 le truppe dislocate sulla frontiera dello Stato Pontificio e, all ' interno d i questo, nella delegazione di Frosinone, ricevevano il v itto - secondo il giornale L'Araldo 2 volte al g iorno con pasta, riso, carne e fo rmaggio, e quanto non era possibile trovare s ul posto era inviato da Napoli. Per la colonna mobile del generale Pianell in A bruzzo il provveditore generale delle s ussistenze s tipulò accordi particolari in base a i quali tra l'ottobre del 1859 ed il luglio del l 860 vennero distribuiti per 16 .000 uomini 5 .3 04 cantara cli pasta, 545 d i ri so, 1.925 di carne, 126 cli baccalà, 12 cli formaggio e 3 di formaggio da condire, 621 tomoli di fag ioli ed altri generi alimentari (conserva, sale, lardo e ol io) per 182 ducati, mentre per le marce era prevista la d istribuzione d i gallette, formagg io e prosciutto. In media era previsto l'abbattimento di 350 an imali al mese (' 0). Il servizio viveri fu nzionò male durante la campagna del 1860 e se Gaeta potè resistere, sia pure co n una certa difficoltà per quanto riguardava il vettovag li amento, ciò fu do vuto all' acquisto ed al trasporto da Marsiglia di notevoli quantità di derrate, il che rese poss ibile aumenlare eia 6 a 8 once la razio ne di zuppa e la d istribuzione, dapprima ai soli soldati delle pos izion i più esposte, poi a tutti, di vino ed acquavite. La razione era composta da ( I O) Relazione sulle diverse contabilità prodotte dal sig. Ottaviano Cassitto per somministrazioni militari dal medesimo fatte nelle provincie rn cri<lionali nel 1859 - 60.
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pasta o riso o legumi e formaggio o prosciutto (' 1) . Ven nero anche distribuite carni salate, bov ine e suine, ma in quantità limitata perchè, essendo di mediocre qual ità, potevano essere pregiud izievoli per la salute. Inizialmente venne distribuita anche della carne bovina fresca, di bestie introdotte nella piazza d urante la ritirata, ma ben presto venne riservata agl i ospedali. A lle necessità di questi ultimi erano stati anche riservati i viveri (per 16.000 persone per la durata di 2 mes i) conservati in scatole pe,:fettamente chiuse. S i doveva trattare d i brodo e latte disseccati e compressi offerti all'amministrazione militare nel 1859 dalla ditta francese Cholet & .fils (' 1) . A proposito d i ospedali s i deve qui ricordare come per tutto il periodo in esame siano rimaste in vigore le prescrizion i dietetiche previste nelle precedenti ordinanze - e delle quali si è trattato nel!' altro volume - alle quali si conformavano g li ospedali stessi come è possibile riscontrare dai bandi per la fornitura cli generi alimentari pubblicati nel Giornale delle Due Sicilie. Sul finire del!' assedio la s ituazione anelò naturalmente peggiorando e il Garn ier nel suo Giornale del! 'assedio di Gaeta, in cui riporta anche i prezzi, carissimi, delle derrate, disponibili per gli ufficiali, ricorda che i volontari francesi mangiavano ai primi cl i febbraio una m inestra d i cattivo riso, dei fagio li e del fo rmaggio.
Vl.7. Vestiario Per tutto quello che riguardava il vestiario, l'equipaggiamento, la bardatura, gli oggetti cl i casermaggio ed accampamento dei corpi dell'esercito provvedeva una apposita Cornrnissione cli Vestiario cui erano affidati i compiti cli effettuare gli acqui sti, una volta r icevu to dal Co mando Ge nerale delle A rm i lo stato de' generi da sonvnin.istrarsi a' d i versi Corpi dell'Esercito con l'ind icazio ne dei fornitori a cui rivolgers i e delle date in cui curare la consegna degli effetti costruiti , di verificare la qualità di questi effetti confrontandoli con i campioni uffic iali - approvati dal re o dal Comando Generale - secondo quanto prescritto dall'Ordincmza Amministrativa Militare al!' art. 248 e success ivi rescritti sovran i del 13 marzo 1828, 28 ottobre 1832 e 2 giugno 1833. La Commissione era composta da u n colonnello, in qualità di presidente, e da altri 8 ufficial i in qualità di membri. Per le truppe in Sicilia era distaccata nell 'isola una sezione della Commissione. Presso la Commissione era distaccato, quale Commissario del Re, un Cornmissario di Guerra, che aveva il compito cli vigilare sull'osservanza dei regolamenti e verbalizzare e legalizzare gli atti relativi a ll' attività della Commissione (' 3). Per l'acquisto dei generi d i vestiario g li ispettori d 'arma stabilivano con i fornitori appos iti contraui, che venivano trasmessi per l'esecuzione alla Giunta dei Contratti per la stipula formale. La confezione dei generi o il loro arrivo e l' ino ltro ai Corp i avveniva per il tramite della Commissione di Vestiario. Il pagamento dei generi, come è stato notato a proposito delle competenze econo miche, avveni va a cura della Tesoreria e, a tal fine, ai soldati veniva trattenuta dalla paga una quota per l'assegno cli vestiario. Apposite tabelle ind icavano i generi che speltavano ad ogni soldato e la loro durata.
( 11) Dal Giornale della difesa di Gaeta di P. Quandc l. ( 12) A .S.Na.-Prot. Cons. Stato Guerra Vo l.844. ( 13) Decreto del 17 l'ebbraio 1834.
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PERIODO DI DURATA PER ANNI DURANTE IL CORSO DEL QUALE SCADE LA RISPETJWA EPOCA DI RIMPIAZZO
DESIGN AZIONE degli effetti e numero spettante A CIASCUN lNDTVTDUO
CAVALLERIA.
FANTERIA.
j
{
anni 4
anni 4
d i panno bigio
Cappotto
anni 6
d i panno blu
anni 4 anni 6 anni 6
anni 6
d i panno bianco anni ]
Giamberga o giacca d i panno Berrettone a pel o
anni6
anni 6 anni 3
anni 2
anni 2 anni 2
anni 3
anni 2
anni 5
anniS
anni5
anni 3
anni 3
anni 3
anni 2
anni 2
anni 2
anni 2 anni 2
anni 2
anni 2
anni
2
anni 2 anni 2
anni 6
anni
mesi 30 mesi 30
G iub. " giornal."di pan. blu Berretta idem
I
6
6
anni 6
anni
anni 6
anni 6
anno I
anno I anno I anno I
anno l
anni 4
anni 4
anni 4
anni
anni 4
anni 4
6 anni 6 anni 6 anni 6 anni 4 anni 4
anni 4 anni 8
Elmo compl eto
anni 5
Sckapkas com pleto anni 2
anni 2
anni 2
anni 2 anni 2
anno I
anno I
anno I
anno I anno I
anni I
anni I
anni I
an111 I anni I
mesi 6 mesi 6 mesi 6
mesi 6
mesi 6 mesi 6
G iubba di cotone bigio
anni 2
mesi 18 rncsi 18 anni 2
anni 2
Pantalone i dem con stivali
anno I
anno l anno I anno I
anno I
anni 2
anni 3
anni.)
Cami cia
mesi 6
mesi 6 mesi 6 mesi 6
Sorto-cal zone
anno I
anno I anno l anno l
anno I
Pantalone idem senza stiv ali ldem di colore bi anco con stivali
anni 5 anni 5
anni 3 mcsi 24 anni 2
.Idem di panno bi gio o ru bbio
S1ival. di panno nero paj a
anni 6
anni 4
l
Pantalone di panno rubbio
Casco co mpleto
anni 6
J anni 12
Mantelletta e clolmanda Pantalone di panno blu
anni 5
anni 3 anni 3
.
,.,
"
Idem idem senza s1ivale1ti
anno I
anno I anno I anno .I anno I
anni 5
anni
anni 2
anni 2
anno I
anno I
anno I
anno I anno I
Sol ature per coturni , paia
anno I
anno I
anno I
anno I anno .I
Sciablettasche
anni IO
G uanti di pelle, paia Cravatta di cuojo o d i sol a
anni 2
anni 2
anni 2
anni 2
Scarpc,paia
mesi 6
mesi 6 mesi 6 mesi 6
mesi 6
mesi 6
rncsi 6 mesi 6 mesi 6
mesi 6
anni 2
Coturni e prussiani. paia Sol ature per scarpe, paia
5 anni 5 anni 5 anni 5 anni 2 anni 2 anni 2
Egli è bene inteso trovars i stabilito un prolungamento cli durata di dirillo su Lulli i generi cli vestiario, e di cu i il mi nimu m deve essere stabi lmente il IO per I 00. I pantaloni di colone hianco debbono somministrarsi dal 1° Maggio a tutto Ottobre. dovendo percorrere la durata dal dì de lla sommi nistrazione individuale. Lo stesso pc' pantaloni d'i nverno che debbono somministrarsi dH1° Novembre a tlllto Aprile.
Come già. nel passato era all'industria nazionale che ci si voleva rivolgere per la confezione dei generi di vestiario, equipaggiamento e bardatura, nel maggior grado possibile. A nche per i cuoiami si cercava di ricorrere al prodotto naz1onale, così per gli schakot si voleva un cuo io simile a quello di Tours , per gli stivali consimile al Vitellone di Francia o alla Vacchetta di Russia con suol a come quella di Lisbona e per gli zaini, infine, di vitello consimile a quello peloso di Francia o di Svizzera. Le uniformi, suddivise tra 3 taglie, erano inviate ai consigli di amministrazione dei corpi che, ai sensi dell'Ordinanza Amministrativa 1'vlilitare, dovevano farle provare ai militari cui
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erano assegnate alla presenza del comandante della compagnia. Biancheria e generi personali erano invece forniti ai soldati dai corpi, come si è in precedenza accennato, con addebito sull'assegno di biancheria e di massa. Per la fanteria questi generi comprendevano 2 camicie, 2 paia di scarpe, un cravattino di cuoio, un paio di pantaloni con ghette di cotone ed un paio di tela, un tascapane, una bottiglia di vetro impagliata con correggia come borraccia, un paio di ghette di panno nero, una gavetta di ferro battuto, una borsetta con pettine e forbici, una spazzola per gli abiti ed una per le scarpe, il libretto personale, una posata d'ottone, un cacciavite ed uno spillone per pulire il focone del fuc ile. Per la cavalleria c'era invece un solo paio di scarpe (gli stivali erano provveduti a parte), un paio di pantaloni di panno grigio, gli stessi generi personali della fanteria, un sacco per la biada ed il trasto completo (ciò il necessario per accudire il cavallo) che comprendeva sacchina, brusca, striglia, morale, forbici, appannatoia, due pettini e due spugne.
VI.8. Cenni sull'armamento dell'esercito napoletano Nel seguito si forniscono alcuni cenni sull'armamento dell'esercito napoletano per compieLare il quadro complessivo, senza peraltro che questo argomento voglia essere trattato in dettaglio e approfonditamente, per il qual caso sarebbe necessario dedicare un volume apposito.
Le armi bianche Intorno al 1830 si assiste ad un graduale riordinamento delle dotazioni individuali e ad un primo consolidamento di modelli e tipologie per le diverse unità che componevano l'esercito napoletano, inizialmente per lo più derivati dai materiali già in uso tra il 1820 ed il 1830, e, in qualche caso, destinati a rimanere in uso sino al 1861. Si continua ad esempio l'utilizzo eia parte degli ufficiali generali delle scimitarre di stile orientale, introdotte nel periodo murattiano. Le Guardie del Corpo a cavallo adottarono invece la sciabola diritta con fornimento in ottone dorato e conchiglia traforata, derivata dal modello 1786 francese per ufficiali di cavalleria pesante, ed analogamente vicina ai modelli impiegati nel periodo murattiano. La Gendarmeria adottò la sciabola a lama diritta con fornimento in ottone a quattro rami, derivata dal modello francese anno Xl per Dragoni, caratterizzata quindi dal fodero di pelle nera e fornimenti in ottone Gli Usseri della Guardia Reale mantennero la tradizionale sciabola di modello 1796 inglese per Dragoni Leggeri, con fornimento in ferro e guardia a staffa. Per quanto riguarda gli ufficiali dei corpi a piedi l'Ordine del giorno del 10 aprile 1829 aveva stabilito un modello per ufficiali superiori ed uno per ufficiali subalterni dei corpi di fanteria (della linea e della Guardia reale) nazionale ed estera, dell'Artiglieria e degli Zappatori. ll modello da ufficiale superiore aveva un forn imento a 3 rami in metallo dorato, variamente decorato secondo gli esemplari, avente inoltre fodero metall ico (gli ufficiali superiori erano di nonna montati) . Il modello per ufficiali subalterni si caratterizzava per il fornimento con guardia a staffa, di metallo dorato, e per il tipico pomo a testa di drago. È questo uno dei modelli più originali
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della produzione napoletana, destinato a rimanere in uso fino al 1861. Per quanto riguarda infine le dotazioni della truppa a piedi, era in uso un briquet derivato dal modello 1816 francese, con fornimento in ottone e fodero in pelle nera, che armava la maggior parte dei soldati borbonici. Particolare, inoltre, la daga per Guastatori, il cui modello risaliva al 1789, con pomo all ' impugnatura in ottone forgiato a testa di leone e con lama a sega. I tamburi maggiori avevano caratteristiche daghe e sciabole da parata a lama stretta e lunga, mentre i guastatori erano armati di ascie a zappe caralteristiche. Questo assetto andò ulteriormente modificandosi nello scorcio degli anni 1830. Analogamente a quanto avveniva per le uniformi e gli equipaggiamenti, infatti, anche le anni bianche si integrarono ai modelli francesi cieli ' epoca, in specie per quanto riguarda la cavalleria di linea. Fatte salve le caratteristiche armi dei generali, delle Guardie del Corpo e degli Usseri della Guardia Reale, infatti, i Lancieri e i Dragoni adottarono - rispettivamente nel 1837 e nel 1834 - delle sciabole derivate dal modello 1822 francese, per cavalleria leggera i Lancieri (a lama leggermente ricurva) e per cavalleria pesante i Dragoni (con lama dritta). I nuovi materiali dei Dragoni si mescolarono quindi alle vecchie dotazioni (con fornimento derivato dai tipi frances i), rendendo eterogeneo l'armamento dei reparti fino al 1861. I Cacciatori a ca veti/o, analogamente, adottarono una sciabola anch'essa di modello 1822 francese, ma per cavalleria di linea a lama semicurva. Particolari inoltre i modelli per ufficiali di queste specialità, che si presentavano rispetto alle dotazioni per truppa piì:1 elaborati nel cesello, con qualità di fusione migliore e con lame di pregevole fattura. L'Artiglieria a cavallo utilizzava invece una caratteristica sciabola a lama curva con fornimento e guardia a staffa in ottone. Gli ufficiali dei corpi a piedi mantennero per lungo tempo la sciabola introdotta dal citato R.O . del 1829, che di fatto rimase in uso fino al 1861. Essa venne tuttavia gradualmente rimpiazzata dai più moderni model li derivati dai modelli 1822 e 1845 francese per fanteria, in diverse varianti, originalmente previste per i soli ufficiali del 13° battaglione Cacciatori (svizzeri). I Lancieri adottarono intorno al 1843 un nuovo modello cli lancia caratterizzato dal disegno originale della lama. Altre anni cli modello particolare erano poi attribuite agli ufficiali dei comandi centrali, dei servizi ed enti diversi , più o meno vicine nello stile alle tipologie fondamentali sin qui indi cate. Gli ufficiali dello Stato Magg iore e le Guide dello Stato Maggiore ricevettero sciabole particolari: la prima introdotta nel 1838 di disegno ispirato ai tipi francesi cli cavalleria, la seconda con il consueto fornimento derivato dal modello 1822 pure francese. Nessun mutamento infine per le dotazioni individuali dei reparti a piedi, salvo l'introduzione negli anni 1850 delle tipiche sciabole-baionetta per Cacciatori, derivate dai modelli fran cesi e distribuite insieme alle prime carabine.
Le armi da fuoco individuali L'Ordinanza di armamento per l'Esercito napoletano del 1838 stabili va che le canne delle anni da fuoco in uso erano le seguenti :
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per fucili da Fucilieri per fucil i da Granatieri e Cacciatori per moschettoni per carabine per pistole da cavalleria per p istole da gendarmeria
pollici 40 pollici 38 pollici 28 pollici 22 pollici 7 5 Iinee poll ici 4 9 linee
L'Ordinanza era corredata eia tabel le indicanti per ogni corpo l'armamento che spettava ad ogni grado. Nel corso della seconda metà degli anni 1830 e nella prima metà degli anni 1840 l'amministrazione militare napoletana sperimentò a lungo sistemi di accensione diversi (a polvere fulminante, a pastiglia, a tubetti, a capsule), nell'intento cl i procedere in seguito all'ammodernamento delle armi da fuoco che, all 'epoca, erano ovviamente ancora tutte dotate del sistema di accensione a pietra focaia. G li esperimenti giunsero a conclusione nel 1843, anno in cui l' esercito borbonico adottò il sistema di accensione a capsule fulminanti. In particolare s i optò per la trasformazione dei fucili da 40 e 38 pollici esistenti e dotati di piastra a molla avanti e per l'adozione e costruzione di nuovi modelli con piastra a molla indietro ispirati al modello 1842 francese. Le nuovi armi a percussione furono destinate ai corpi scelti. I battaglioni Cacciatori furono tra le prime unità ad essere equipaggiate con le nuove armi e, nella campagna del 1849 contro la Repubblica Romana, erano armati di fucili a percussione da 38 pollici e delle carabine da 32 pollici rigate, a stelo. Successivamente al 1850 essi ricevettero in dotazione le carabine da 32 pollici a maschietto ed i moschetti eia 28 pollici. Per le altre unità le sostituzioni procedettero a rilento, tanto che nel 1854 la Manifattura Reale di Napoli costruiva ancora acciarini e canne per i sistemi a p ietra focaia eia inviare agli arsenali per l'assemblaggio. In sintesi le armi in dotazione verso la metà degli anni 1850 erano le seguenti: a) per i reparti a piedi i fucili da 40 e 38 pollici erano in dotazione alle Reali Guardie del Corpo a pied i, alla fanteria della Guardia Reale, all a fanteria di linea nazionale e svizzera, ai Carabinieri a piedi ed alle unità della riserva. Le carabine da 32 pollici armavano invece i battaglioni Cacciatori, i Tiragliatori della Guardia Reale e il 13° battaglione Cacciatori (svizzeri). I moschetti da 28 pol lici erano in dotazione alla Gendarmeria, all 'Artiglieria, agli Zappatori e Pionieri ed agli Allievi degli istituti militari e Scuole. b) per i reparti montati, le Reali Guardie del Corpo a Cavallo, la Gendarmeria ed i Carabinieri a Cavallo avevano in dotazione il moschetto eia 28 pollici; i Dragoni avevano anch'essi un moschetto da 28 pollici, mentre g li Ussari utilizzavano un moschettone corto da 22 pollici; parti~olare invece il fucile a cassa corta da 38 pollici dei Cacciatori a Cavallo. Molte unità montate avevano inoltre p istole da cavalleria. Le armi trasformate dai sistemi a pietra focaia (ridotte come si usava dire) erano destinate, in massima parte, alla Fanteria cli Linea. Anche negli anni cinquanta alcuni corpi speciali avevano armi diverse da quelle elencate: i Cacciatori del 13° battaglione (svizzero) erano in parte dotati della carabina federale svizzera mod. 1851 a percussione; le Reali Guardie del Corpo a Cavallo da moschetti anch'essi a percussione eia 28 pollici. I nuovi fucili da 40 pollici e da 38 pollici con acciarino a molla indietro avevano una baio-
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netta a manicotto e ghiera da 18 e 15 pollici rispettivamente. I moschetti da 28 pollici una baionetta da 20 pollici . Le carabine eia 32 pollici ed i moschetti eia 28 pollici dei Cacciatori montavano una sciabola baioneua con lama da 2 1,2 pollici e 18,5 pollici rispettivamente. A partire dal 1858 la rigatura delle canne fu progressivamente estesa anche ai fucili cl i fan teria da 40 e 38 pollici ed ai moschetti eia 28 pollici . L'adozione del la rigatura (che peraltro non era una novità per l' esercito borbonico, in quanto già presente in vari modelli di armi militari del la fine settecento) era stata decisa a segu ito dei buoni risultati ottenuti con l'uso delle palle cii indrico-ogi vali ad espansione. Negli ultimi anni di vita del regno vennero sperimentati diversi modelli di armi rigate, tra le quali moschetti e moschettoni per cavalleria. Di tutti entrò in produzione solo un moschetto eia 28 pollici per artiglieria, battezzato rnod. 1860. Quest'arma era dotata di una sciabola baionetta analogamente al moschetto eia 28 pollici per i Cacciatori. Nel 1860, l'armamento individuale dell'esercito borbon ico non era ciel tutto rammodernato. Molte unità territoriali conservavano armi a pietra focaia. Specialmente la Cavalleria, forse in considerazione delle scarse possibilità di uti lizzo delle anni da fuoco che le si attribuivano, era ancora dotata in massima parte cli moschetti e pistole con sistema di fuoco a p ietra. Studi e sperimentazioni di nuove armi individuali, anche a retrocarica, peraltro non man carono, ma non riuscirono a giungere a conclusione prima della caduta del regno.
Le artiglierie A partire dal 1835, sotto il forte impulso ciel Direttore dei Corpi facoltativi G . Filangieri, l'esercito borbonico dette inizio ad un vasto programma cli rinnovamento dei materiali cli artiglieria. Ali' uopo, visite e ricerche furono effettuate in Francia (missione del cap. D'Agostino), ove eia poco era stato introdotto il sistema 1827 (materiali a loro volta derivati dai modelli inglesi), ed in Pie monte, ove con l'indicazione cli "modello 1830" si era per l'appunto rivi sto, adattato e migliorato il materiale francese cl i nuovo modello. La riforma napoletana diede quindi vita ad un s istema analogo a quello francese ciel 1827, ma introducendo innovazioni e modifiche razionali (e talvolta originali) essenzialmente dovute al Ten. col. Landi, allora D irettore del l'Arsenale cli Napoli . L'insi eme dei nuovi material i venne definito come Modello Comitato, dal nome dell 'organo tecnico, Comitato di Artiglieria, che aveva coordinato la progettazione.
a) per l'artiglieria da campagna vennero adottate 4 d iverse bocche da fuoco: -cannone eia 12 libbre batterie da posizione -obice da 6 pollici -cannone eia 6 li bbre batterie da battaglia -obice eia 5.6.2. Come in Piemonte, anche nelle D ue Sicilie si preferì il calibro eia 6 libbre in luogo delle 8 previste dal sistema francese 1827, dato che esso offriva maggiore mobilità ed adattabilità ai terreni italiani, malgrado la minor potenza (pur sempre sufficiente).
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I 2 cannoni conservavano tutte le caratteristiche tecniche del sistema anno Xl fì·ancese. I 2 obici, simili tra di loro, sviluppavano una lunghezza massima d'anima tra 10 ed 11 calibri: d i qui la loro definizione anche come obici lunghi e/o obici-cannoni. Furono adottati 2 affusti, uno per le bocche da fuoco da posizione, ed uno per quelle da battaglia,cli costruzione analoga, ma non geometricamente simili, dato che il tipo da battaglia era più lungo di quello da posizione rispetto alla sua larghezza. Tali affusti avevano il corpo a freccia cli ispirazione per l'appunto inglese: alcune ferramenta erano forgiate in ferro battuto (a differenza dei prototipi frances i che erano in ghisa) onde assicurare maggiore resistenza alle sollecitazioni sul terreno. Le ruote, eguali per tutte le vetture delle 4 bocche da fuoco, erano strutturate su sole 12 razze (invece delle tradizionali 14) al fine di aumentarne la robustezza al mozzo; i cerchioni erano forgiati in 6 pezzi staccati ed inchiodati tra loro. Particolarmente interessante ed originale l'innovazione apportata dai tecnici napoletani al sistema destinato a mantenere il timone dei treni in orizzontale, così da impedirne gli urt i eccessivi (sistema di unione a gancio e frotlante). Con questo sistema si riusciva, come peraltro nei materiali p iemontesi con gancio a contrasto verticale, a mantenere una duplice unione controllata fra i due elementi del treno, così da consentire veloci spostamenti anche su terreni accidentati mantenendo l'affusto vicino ali' orizzontale.
Vetture di una batteria montata da 6 eia 12 a cavallo da 6 Affusti con cannon i 6 6 6 id . con obici lunghi 2 2 2 id. di ricambio 2 2 2 Cassoni di manovra 8 8 8 ,., .) id. di riserva per cannoni 12 3 id . per obici 2 6 2 CmTi di batteri a 2 2 2 Fucine 2 2 2 Cassoni con munizioni d 'armi portatj Ii IO >> 2 Totale 37 40 29 Le vetture erano tutte attaccate a 6 cavalli tranne gli affusti cli ricambio che lo erano a 4. 1 2 carri di batteria erano adibiti al trasporto dei ricambi ed a q uello degli utens ili per riparazione, nochè a quello dei fornimenti dei quadrupedi . Le 2 fuc ine erano aclette ai lavori in ferro delle macchine ed alla ferratura dei cavalli.
b) per l'artiglieria da montagna A partire dal 184 1 si iniziò a sostituire i precedenti materiali (introdotti nel 1838/39) ad affusto someggiabile con obici eia 8 libbre (calibro== mm l 06), utilizzando un nuovo obice da 12 libbre (calibro== mm 122,2) incavalcato su affusto a freccia di nuova concezione, più robusto.
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n materiale delle batterie armate con questo obice era tutto someggiabile, tranne 3 canette, ma poteva naturalmente anche prestarsi al traino su strada mediante l'utilizzo di una timonella dettaforciglia. Lo stesso obice da 12 libbre armò in seguito altre batterie da impiegarsi per operazioni anfibie i cui materiali erano sistemati su piccole vetture trainate da 3 quadrupedi (ma suscettibili anche di traino a braccia). Tal i batterie ed il relativo materiale vennero definite a strascino, per distinguerle dalle someggiate, dette a schiena.
e) per l'artiglieria da assedio e da piazza O ltre ai materiali già indi viduati, si aggiunse un cannone da 12 lungo ed un obice eia 5.6.2 simile al tipo eia campagna. Gli affusti a ruote erano simili a quell i da campagna; vi erano inoltre altri affusti, suddivisi in servizio d'assedio e servizio da difesa, a fianchi triangolari a travi . Nel 1841 venne inoltre approntato un affusto da difesa gettato in ghisa presso le Fonderie di Mongiana. A partire dal 1844 venne introdotto un nuovo affusto da difesa, cli concezione parzialmente originale, adatto anche al servizio da costa (Ten. col. De Focati is), costruito in 2 versioni rispettivamente per i calibri da 12 e 30 libbre e per quelli maggiori. Tale modello, se riprendeva nelle linee generali il vecchio tipo Gribeauval francese, sviluppava peraltro applicazioni tecniche più razionali.
d) per la difesa da costa Erano impiegati i cannoni da 33, da 24 e da 12, nonchè gli obici-cannoni da 80 e 30 (alla Paixhans) per il tiro di lancio delle granate. Tali bocche da fuoco erano gettate in ferro ed erano incavalcate su affusto De Foca1iis. Era inoltre impiegato un obice-cannone da 60 (Miller o Millard) , a camera conica, incavalcato su un affusto analogo al De Focatiis che prese il nome d i modello Marcarelli, avente congegno cli punteria particolarmente studiato per il tiro con forte angolo d i depressione. Per il traino degli affusti eia assedio, da piazza e eia costa erano impiegati avantren i a timone cli costruzione ordinaria con contrasto orizzontale .
A nche nell 'artig lieria napoletana furono attivamente seguiti il perfezionamento nella fabbricazione e costituzione delle bocche da fuoco nonchè l'applicazione della rigatura. Dal I 840 al 1845 si effettuarono studi ed esperienze per la costituzione della ghisa al bronzo nelle bocche eia fuoco da campagna, essenzialmente per motivi cl i ord ine economico. I risultati non apparvero peraltro favorevoli così che la sostituzione non venne mai applicata. Per quanto concerne la rigatura, nel 1859-60, ne ll ' Arsenale di Napoli si costruirono artiglierie in bronzo eia 16 ed 8 libbre rigate secondo il siste ma francese La Hitte, utilizzando macchinari ideati dal col. Afan de Rivera. Bocche da fuoco di questo tipo vennero impiegate nel1' assedio di Gaeta e, dopo la caduta del regno, alcune cli esse furono anche cedute al governo pontificio. Nel regno erano attivi diversi opifici militari, in buona parte raccolti intorno alla capitale,
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dei quali diamo dì seguito un rapido cenno. Ricordiamo preliminarmente che, nell'ambito della Direzione Generale dei Corpi.facoltativi, era la V Ispezione che si occupava specificamenle delle manifatture di artigli eria, suddividendosi a sua volta in 5 Direzioni degli Stabilimenti, ossia: - Arsenale di Costruzione; - Fonderia di ferro e bronzo; - Fabbrica d'Armi; - Montatura d'Armi; - Miniere. Per ogni Direzione degli Stabilimenti erano in forza un Tenente Colonnello Direttore ed un Capitano di II classe per il dettaglio, più vari ufficiali distaccati dalle compagnie del battaglione Artefici. Vi erano inoltre nove Direzioni Locali dei Materiali: Napoli, Capua, Gaeta, Pescara, Barletta, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Siracusa. Ferriera di Mongiana L'importanza della ferriera è relativa solo durante l'ultimo decennio di vita del regno e, per alcuni aspetti, all 'ultimo lustro. I materiali prodotti erano cli ottima qualità, ma i grandi investimenti necessari per la produzione davano un margine industriale ridotto. O ltre ai minerali nazionali (il ferro delle miniere di Calabria era ritenuto inferiore solo a quello svedese) le fabbriche di artiglieria adoperavano soprattutto ferro dell'isola d 'Elba dato che quello importato dalla Gran Bretagna (giudicato troppo vetrino) veniva impiegato li mitatamente alle produzioni di oggetti non assoggettati a sforzi particolari. Ricordiamo che l'opificio cli Mongiana, che occupava aree coperte per circa 16.000 m2 , era diretto da un Tenente colonnello di artiglieria, assistito da un Consiglio di Amministrazione di ufficiali della stessa arma, ed occupava una manodopera media di circa 600 unità. L'Arsenale di Napoli (Castel Nuovo o Maschio Angioino) provvedeva alla costruzione degli affusti, carriaggi, macchine d i artiglieria e materiali da ponte; in quest'ultima attività era stato messo a punto un parco d i ponti che con sole 60 barche di modello particolare consentiva l'allestimento di un ponte che avrebbe permesso il superamento del Po in un punto qualsiasi. Nei locali dell'Arsenale, era ino ltre allestita la sala dei modelli in scala 1/5 ed in sagoma al naturale dei traini di artiglieria. Altri Arsenali cli dimensioni più ridotte operavano in Palermo e Messina. Officine di riparazione erano inoltre d islocate a Capua, Gaeta e Taranto. A Capua, infine, era insediato un opific io pirotecnico. La Fonderia di Napoli (Castel Nuovo) era la sede in cui si gettavano le bocche cl i bronzo; cambio denominazione in Fonderia e Barena de' Cannoni con R.D. 21 .6 .1 833, ma è a partire dal 1835 che essa fu oggetto di una serie in interrotta di ampliamenti ed ammodernamenti strutturai i riguardanti sia le linee cli fusione (messa in fu nzione cli forn i alla Wilkinson), che i macchinari e gli apparati cli forza motrice (vapore in luogo della trazione animale) per i torni da foratura e finitura dei can noni . Nel luglio 1841 furono attivati 4 nuovi forni a riverbero, accopp iati a 2 a 2, per gettare cannoni in ferro. Al totale, la Fonderia impiegava circa 150 persone. Annessi al1a Fonderia erano inoltre installati i gabinetti chimico, fisico e mineralogico, oltre alla Biblioteca tecnica del Cmpo Reale di Artiglieria. L'Opificio Meccanico di Pietrarsa iniziò la sua attivita nel 1841 ed interessò diverse attività dello Stato, da attrezzature per ponti, cantieri ed arsenali, a macchine eia guerra e rotaie
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ferroviarie. L'Opificio (che in totale occupava un'area di 34.000 m 2 e giunse ad impiegare una manodopera di 1.050 addetti di cu i 230 operai militari), cornprendeva in particolare una Fonderia proiettili dotata di forni a riverbero, forni alla Wilkinson e 3 magli a vapore a stampaggio. Provvedeva agli esplodenti la Real Fabbrica di polveri di Torre Annunziata, che vantava una tradizione p lurisecolare, dato che la sua fondazione risali va al 1652; questa r innovò la sua produzione solo nel 1849 adottando il procedimento inglese mod ificato secondo le procedure in nso in Germania ed in America. Incidenti nella produzione fecero trasferire le produzioni delle polveri in un nuovo stabilimento sito a Scafati, inaugurato il 15 dicembre 1854 ed in seguito passato alle dipendenze del Regio Esercito italiano. Le polveri confezionate erano successivamente immagazzi nate nella Polveriera Centrale di Baia, ove erano oggetto cli periodiche verifiche da parte di una commissione di artiglieria. In Sicilia, dove la produzione e la vendita cli polveri esplodenti non erano coperte da regia privativa come in continente, erano attive diverse fabbriche private che rifornivano l' esercito: tra queste, la più importante era quella di Rammacco. Altre polveriere erano insediate a Napol i, Capri, Capua, Gaeta, Palermo, Messina e Siracusa.
VI.9. Il Servizio Sanitario Anche il servizio san itario, così come altre branche della macchina militare borbonica, venne messo a punto, nei p1imi anni trenta, con alcuni provvedimenti destinati a perfezionare l'impianto dato all' intera materia nel decennio precedente con il Regolamento del 1821, l'Ordinanza di Amministrazione Militare del 1824 e il decreto del 29 gennaio 1829 (1 4). Sulla base di questa messa a punto il servizio sani.tario avrebbe funzionato, con le sole variazioni legate all'aumento degli organici, per tutto il periodo in esame. Il primo provvedimento - decreto ciel 16 settembre 1831 - era relativo all'ammissione, attraverso un rigorosissimo esame, e ali ' avanzamento dei chirurghi . Il passaggio eia terzo a secondo chirurgo doveva aver luogo per anzianità, quello a primo chirurgo attraverso esami cui potevano essere ammessi i 6 secondi chirurghi più anziani, il tutto sotto il controllo della Direzione Generale degli Ospedali Militari. Il secondo provvedimento, Ordinanza intorno alLa Direzione generale degli ospedali militari, del 12 marzo 1833 stabiliva il numero e la dotazione degli ospedali militari dell'esercito napoletano. Vi erano 2 ospedali mi litari in Napoli, quello della Trinità e quello del Sacramento (oltre all'ospedale per la marina in via Piedigrotta) . G li altri ospedali mi litari erano posti nelle città cli Capua, Caserta, Gaeta, Chieti, Pescara, Nola, Cava, Taranto, Ponza, Palermo, Messina, Trapani, S iracusa, Milazzo e alle Tremiti (oltre a quelli cli Castellamare, Brindisi e Santo Stefano per il personale della Marina e nell'isola d'Ischia per i condannati infermi). Il terzo provvedimento - decreto del 29 giugno 1834 - raddoppiava quasi il numero dei chirurghi previsto dal decreto cli 5 anni prima, portandoli a 160, di cui 38 primi, 30 secondi e 93 terzi chirurghi, così distribuiti: 26 primi e 43 secondi e terzi chirurghi ai reparti e alle scuole (di solito un primo ed un secondo o terzo chirurgo per reggimento e un secondo o terzo chirurgo per battaglione o unità corrispondente), 11 prim i e 72 secondi e terzi chirurghi negli ospedali e, infi(14) Vedi precedente volume della Collana.
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ne, 8 terzi chirurghi nei forti e nelle piazze, specie nelle piccole isole sprovviste di ospedali . A fine anno un decreto del 23 novembre diminuiva a 30 il numero de i primi chirurghi, aumentando a 100 quello dei secondi. Un ordine del giorno del 20 giugno 1840 prevedeva infine un esame per la promozione a secondo chirurgo, mentre si era promossi primi ch irurghi per anzian ità. Nella stessa occasione venne anche resa necessaria la laurea in medic ina, e non solo in chirurgia, per poter transitare dal ruolo di chirurgo a quello medico. Gli eventi del 1848-49 e l'accrescersi del numero dei reparti portarono alla requisizione, cioè alla chiamata in servi zio, formalmente obbligatoria (ma assai proba bilmente concordata con l'interessato) di diversi chirurghi. Per regola rizzare questa situazione un decreto del 18 luglio 1850 aumentava di 40 i posti da terzo chirurgo previsti dagli organ ici. Infine, per gli slessi motivi e per permettere degli adeguati avanzamenti, con un decreto del 28 luglio 1860 i prim i medici erano aumentati da 15 a 27, i secondi da 15 a 22, i primi chirurghi da 35 a 78, i secondi da 32 a 82, mentre il numero dei terzi scendeva da 139 a 108. D'altra parte questi numeri erano determinati anche dalla presenza, riscontrata nel Ruoli del 1860, di 5 primi chirurgh i fuori organico (uno addetto alla cura degli oftalmici e gl i a ltri 4 qualificati come operatori), di 2 secondi ch irurghi pure fuori organico e eia 29 chirurghi requisiti. Gli sLessi Ruoli del 1860 ci forniscono anche l'ultima situazione dell'altro personale addetto agli ospedali: 9 primi, 16 secondi e 35 terzi farmac isti (oltre a 24 terzi farmacisti requisiti), 3 primi, 2 secondi e 4 terzi controllori; 18 primi , 22 secondi e 66 terzi commessi (oltre a 31 commessi requisiti) e 32 cappellani (oltre a 15 cappellani requisiti). Sempre da i Ruoli apprendiamo che 3 medici e 2 prim i chirurghi compongono il Consiglio Sanitario i'Vlilitare, il massimo organo cons ul tivo, che uno cli costoro è anche bibliotecario della B iblioteca medica dell' ospedale della Trinità, a Napoli, e che Ispettore degli ospedali è un brigadiere. Le infermerie reggimentali - elette sale reggimentali - destinate alla cura di poche affezioni cli natura leggera (' 5) . (i febbricitanti dovevano essere inviati subito in ospedale, quello mi li tare più v icino o anche uno civile, se lo stabil imento militare distava troppo - Ordine del giorno 1° febbra io 1832) disponevano, oltre che del chirurgo, cli uno o p iù sottufficiali e di qualche soldato tra i 1neno idonei al servizio attivo o tra gli iniziati alle scienze mediche (Art. 20 Ordinanza cli P iazza). Per gli ospedali , invece, il problema del personale di assistenza era molto più impegnativo; gli infermieri , infatti, erano in assai piccolo numero ed a i tanti compiti svolti da quelli c he oggi s i definiscono portantini provvedevano i presidiari, c ioè i forzati. Nel 1854 ce n'erano in servi zio oltre 350 (121 al solo ospedale della T ri nità) che, per il servizio preslato, beneficiavano della riduzione di un terzo della pena. Ma, diceva una relazione al re ciel 1859, ~li infelici arnmalati risentivano positivam.ente la rnancanza di persone dotate di sana morale e di zelo proponendo la eostiluzione di 2 compagn ie di Infermieri militari . Re Ferdinando rigettava la proposta perchè, secondo lui, questi infermieri sarebbero risultati cori e non buoni in pace 11.è in guerra('< '). Non così doveva pensarla il suo successore che pochi mesi dopo (Ordine del giorno 10 ottobre 1859) prevedeva la possibilità per gli uomini della Fanteria di Riserva di passare come infermieri negli ospedali militari in sostituzione dei servi di pena. ( 15) o fblmic semplici, ulcere semplici vene1·ee, blenorragia semplice, feri le leggere. ( I 6) A.S.Na. Protocolli Guerra Voi. 838.
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Era quindi l'assistenza il punto debole del sistema sanitario mi litare, cui gli avversari politici aggiungevano una scarsa preparazione profess ionale del personale medico chirurgico (' 7) . Sulla carta, almeno, la situazione risultava assai migliore di quel che affermavano i detrattori, specie per quanto concerneva gli ospedali maggiori, come quello di S . Francesco Saverio a Palermo, che superava con lodi un'ispezione a fine 1843 (Ord ine del g iorno del 9 d icembre) o quello della Trinità a Napoli, il più importante ciel regno. Quest'ultimo, con 750 letti , contava 19 reparti: osservazione, 2 reparti di medicina, infermi generici, tossicolosi, scabiosi, venerei, piaghe gangrenose o degenerate, malattie febbrili contagiose, oftalmici, reumatici , cancerigni, chirurgia generica, traumatici, cronici, pazzi, ufficiali e prigionieri. U na lunga ed interessantissima descrizione di quest'ospedale - dotato di una biblioteca medica cl i 3000 volumi - di tutti i suoi impianti e della sua vita quotidiana, tratta eia testi del l'Ottocento, è riportata in un opuscolo di R. Palmieri L'ospedale militare di Napoli C~). Negli ospedali minori, specie negli anni cinquanta, quando un certo immobilismo portò fatalmente ad una degenerazione delle situazioni preesistenti, le cose dovevano anelar peggio, in presenza cli corruzione diffusa o, addirittura, della camorra. Così nel 1857 sono registrati come degenti ali' ospedale di Capua per le prenmre di un autorevole personaggio 2 soldati che non risultano presenti (Ordine del giorno 27 maggio) e nel 1859 un'ispezione condotta di sorpresa all 'ospedale di Caserta permetteva di accertare una situazione igien ica pessima: pagliericci con paglia marcita, lenzuola sporche, cibo cattivo, materassi sporchi e ridotti simili a sacchi di noci, il tutto per l'incuria e la scarsa sorveglianza - per non dire peggio - del contro/ore e degli altri addetti che si vanta vano, però, di aver fatto risparmiare ciel denaro all' erario (ben 22 ducati in 4 ann i!). Riportiamo qu i di seguito le significative decisioni del giovane re Francesco II, che disponeva essere suo sovrano volere 1° Il non mandarsi ad effetto econornie se non quelle provenienti soltanto do una saggia, previdente ed onesta amministrazione, e non mai derivante dalla somministrazione agli amrnalati di carne non buona, di scarso peso, e fronunista a pelle, tendini e cartilagini. 2 ° Non privare gli ammalati, quando i professori curanti il credono opportuno e conveniente, di cibi leggieri, e di buona qualità, di limonee ben zuccherate, del!' acqua acidulata col succo di limone, e delle.frutta buone e mature, secondo che le diverse stagioni il consentano. 3° Manutenere i letti e la biancheria, rifacendo i ,naterassi non troppo raramente, e facendo lavare e sciorinare la lana, lo quale soggiace perciò ad un p iccolo ed inevitabile scemo sul peso. 4° Cambiare le lenzuola con debita Ji-equenza, e praticare il bucato come si conviene per biancheria usato da corpi infermi, e particolannente per.fazzoletti degli ofiolrnici. 5° Far lavare con la debita diligenza al principio di ogni està le coverte di lana, mentre quali ora son queste, jàn sì che quei letti siano malsani e schifosi a segno, che si veggono non raramente nei corpi alcuni soldati raccomandarsi ai proprii superiori perfè1rli piuttosto morire se occorra nelle il1/ermerie reggirnentali, onzichè andare negli ospedali; ciò ver?ficasi specialmente fi·a gli svizzeri, perchè nella loro patria il popolo è meno avvezzo al sudiciurne, cui sventuratamente è abituata la nostra plebe. (17) Ad onor del vero bisognn ricordare che, negli anni, si trovano tra i direttori ed i professori delle cliniche universitarie di Napoli dei medici militari. cui era consentito \' esercizio della prol"essione pri vata. Tra questi Pietro Paradiso, direttore della clinica chirurgica. N i. cola Landolfi, specialista del trattamelllo chirurg ico dei tumori e Giovan Battista Grassi. direttore della cl inica oftalmica. ( 18) Collana M edico-Militare Provvedi torato Generale dello Stato, Roma 1927.
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6° La carne, i polli, i legumi Ji-eschi e secchi, le uova ed ogni altro oggetto di vittitazione debbe essere sempre della rniglior qualità e somministrato il tutto nella quantità necessaria onde ristorar le forze dei nostri giovani soldati, che arrivano orclinaria,nente negli ospedali spossati per le sqfferenze 1norbose, e lo scarso ciho di cui nutronsi nei corpi, per effetto di altra riprovevole economia sulla .spesa del rancio: ed escono dagli o.-,pedali cadaveri ambulanti, perchè una rnalintesa economia fa sì che non si somministri a colui che esce la intera porzione, se non nel giorno precedente alla sua rientrata al corpo. 7° Dover essere il numero degli inferrnieri sernpre proporzionalo a queflo degli ammalali, eliniinando da questo servizio i servi di pena, per essere quella iniqua gente il maggiorflagello dei nostri poveri anunalati; considerando la M. S. che agli onesti soldati ripugna l'avvicinamento di quei servi di pena. Costoro con dure maniere abitualmente niegansi a prestare a' nostri soldati quegli aiuti, quei servizii di cui pur troppo frequentemen1e un ù1fermo risente urgente bisogno. 8° Non tollerare l'entrata e la permanenza negli ospedali, degl 'individui che vi si recano per menarvi vita oziosa e rea. Costoro fomentano ed intrattengono nei nostri stabilimenti sanitarii il giuoco, la così eletta camorra, e sono la causa immediata della depravazione dei costumi dei nostri giovani ed innocenti soldati; ed è pur troppo accaduto, che questa perniciosa gente ha trovato il mezzo da protrarre il suo soggiorno negli ospedali, rnercè connivenza di qualche professore sanitario che si è prostituito a segno, di dichiarare non guarito chi, pieno cli malattie morali, era sano di corpo. Per riparare a tale abuso, dev'essere indefessa la vigilanza de ' capi del servizio medico e cerusico, e dei controllori, e dei comandanti militari, mentre è pur troppo vero che la setta dei camorris1i giornabnente si aum.enta. 9 ° Non vietare la somministrazione di farmachi che l'arte salutare in tale o tal' altra malattia reputa opportuni, solo perchè questi possono essere più costosi, ma in vece accordare libertà nelle prescrizioni mediche, e rendere i capi del servizio sanitario responsabili della qualità, e della esatta amministrazione di essi. 10° Siccome non è estraneo alla idea di malintesa economia il ritenere gli arnmalati per molti mesi negli ospedali, mettendo in non cale l'articolo 391 dell'ordinanza amministrativa militare, la quale prescrive che oltre il semestre, debbano essere riformati coloro, dei quali le malattie hanno resistito alle subite cure, ha ordinato la M. S. che sia inculcato di rijòrmare a tempo debito, e con apposite precauzioni (onde evitare gli abusi) coloro che croniche infermità rendono disadatti alla continuazione del militare servizio; e che si rimandino ai corpi quegli individui, i quali per poltrire negli stabilimenti sanitarii, con. istudiati mezzi volontariamente rendono impossibile la loro guarigione. Verificandosi tali casi volta per volta è d'uopo avvertirne i capi de' corpi. 11 ° Che si richiami alla pretta sua osservanza, ed a diretta responsabilità dei comandanti, l'orario delle visite sanitarie e delle medicature, a fin di evitare che la somministrazione de' medicinali avvenga poco dopo, e talvolta simultaneamente a quella dei cibi. 12° Che si rimetta a personale responsabilità de' ca.pi del servizio sanitario rnilitare, che le medicature anche di bassa chirurgia, si facciano dai terzi chirurgi e non dagli ilifermieri, come abusivamente ora praticasi. J3° E.finalmente che da tratto in tral!o idfiziali generali probi e solerti come il Generale Marra, non di rado facciano inopinate visite nei Reali stabilùnenti sanitarii militari, con quella diligenza che si è rnessa nel praticare quella ali'ospedale di Caserta.
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Prescrizioni, queste, forse troppo dettagliate, ma che servono a farc i comprendere quale potesse essere la situazione di molti ospedali minori , causata soprattutto dall'incuria e dal lassismo dei superiori, com'è confermato dai 15 giorni di -arresti inflitti al direttore dello stesso ospedale al termine di una seconda ispezione di lì a qualche setti mana, dal passaggio alla 3a classe del direttore dell ' ospedale di Capua e da un nuovo richiamo del re (Ordini del giorno 26 agosto e 6 ottobre 1859 e 31 gennaio 1860). Così facendo si tornava finalmente al maggior controllo esercitato sugli ospedali - e sui med ici - negli anni iniziali ciel regno cli Ferdinando quando non erano mancati i rimproveri e le punizioni per il personale sanitario che non esplicava i suoi compiti, com'è testimoniato da alcuni ordini ciel giorno degli anni trenta. Per quanto riguarda la situazione sanitaria dell'esercito napoletano siamo finora in possesso di dati abbastanza frammentari che ind icano però un elevato indice di ospedalizzazione anche perchè, come si è eletto, erano assai poche le malattie da curare nelle sale mediche reggimentali. Così nel 1831 sicontano23.886ricoveri,nel 183226.183enel 183323.142, con,rispettivamente, 824, 842 e 926 decessi l'anno, in media un po' meno del 4 %, un risultato migl iore di quello riscontrato negli ospedali civili C9 ) . Considerata la forza media dell'esercito napoletano in quel tempo ogni anno p iù di un soldato su 2 in med ia è ricoverato in ospedale e, sempre in media, ci sono ogni anno 2 morti ogni 100 soldati . Una percentuale che ai nostrì occhi appare assai elevata, ma che dobbiamo esaminare con occhio critico considerando sia che la durata media della v.ita era molto p iì:1 breve che oggi, sia che il soldato medi.o non aveva 20 anni, ma parecchi di più, sia infine che l'esercito comprendeva anche gli invalidi e veterani , che costitu ivano, probabilmente, una quota non indifferente degli ospedalizzati. Per quanto riguarda gli anni successivi abbiamo notizie altrettanto frammentarie pur se, in due casi almeno, fanno riferimento a dati di carattere generale. La prima notizia ci è fornita dal Giornale del Regno delle Due Sicilie che, nel luglio del 1841, afferma che la percentuale dei morti negli ospedali militari del regno, per il periodo 1815- 1840, si attesta intorno al 5 % dei ricoverati. La seconda consiste in un'affermazione del generale Pi aneli secondo la quale la percentuale dei malati tra le truppe ai suoi ordini in Abruzzo nella seconda metà del 1859 oscillava tra il 5 ed il 5,30%, pi ù bassa dell'abituale percentuale dei malati in guarnigione. La terza notizia infine, un po' in controtendenza, è relativa ai malati dei reggimenti svizzeri in una giornata particolare, il 15 maggio 1848. Ebbene quel giorno erano ricoverati in ospedale ben 391 soldati svizzeri su un totale di 2375 , una percentuale assai elevata che, fo rse, può essere ridimens io nata tenento presente la stagione già propizia alle malattie, la maggior vulnerabilità dei soldati abituati ad altro clima e ad alu·e norme igieniche ed anche, perchè no, il desiderio di qualche soldato preveggente di marcar visita in vista degli avvenimenti che stavano maturando. Le malattie più frequenti sono definite dai Risultarnenti medico-statistici degli spedali militari del Regno delle Due Sicilie, (dai quali sono stati tratti i dati illustrati in precedenza per il 1831-1833), febbri estive, perniciose, oftalmie e s{f'ilide, cui si devono aggiungere le malattie polmonari , tutte affezioni dovute in larga parte a cattive condizioni ig ien iche e a fattori climatici. Nei 3 anni esaminati non si è verificata alcuna epidemia, i casi di vaiolo, poco numerosi, sono isolati e causano la morte di circa il I 0% dei colp iti dalla malattia. ( 19) Anche nel biennio 1838-39 i due ospedali mil itari napoletani, clella Trinità e del Sacramento, con una percentuale cli morti r·ispettivamente del 4.8% e del 4.3% nel 1838 e del 4,2 e 5,7% hanno un tasso di mortalità molto inferiore a quello di quasi tutti gli ospedali civili clella città.
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Il vaiolo, tra il 1839 e il 1860, è forse la malattia più e meglio combattuta dalla sanità mi litare napoletana che, per motivi cronologici, non potrà avvalersi delle scoperte della medicina posteriori al 1850. Troviamo, negli anni, almeno 8 ordini ciel giorno che eiettano prescri zioni sulla vaccinazione antivaiolosa, sui controlli da esercitare per accertarne l' efficacia (il vaccino per il vaiolo inocu lato in Svizzera pare non fosse molto efficace) e sulla necessità di vaccinare anche i familiari dei soldati, e questo sulla scia del Regolamento Vaccinico del 1838, valido per la parte continentale del Regno, che prescriveva la vaccinazione per quanti dovevano esser accolti in comunità (orfanotrofi, collegi, esercito) ed escludeva eia ogni forma di beneficenza ed assistenza chi non poteva attestarne l'avvenuta effettuazione. Un apposito Regolamento per l 'inoculazione vaccinica da eseguirsi agl 'individui m.ilitari è infine emanato il l O settembre 1857. Grazie ai controlli sulle vaccinazioni il vaiolo, pur se contagioso, rimane allo stato endemico, non divampa in epidemia. Lo stesso non può dirsi del colera che in 2 distinte occasion i, nel 1836-37 e nel 1853-54, flagella il regno causando perdite assai sensibili, anche nelle file dell'esercito. Nel corso della prima muoiono, soltanto a Napoli, 537 tra ufficiali e soldati, mentre a Palermo solamente nei primi giorni le vittime sono 89. Le autorità militari affrontano questa epidemia, a Napoli e altrove, con la massi ma deci sione: in città vengono aperte 2 succursali coleriche, alla Cristalliera ed a S . Anna fuori Porta Capu ana (altre 2 a Palermo, alla Zisa ed al Pegno), sono dimessi i sanitari che si rifiutano cli adempiere ai loro doveri in qualunque minima parte, è aumentato del 50% lo stipendio dei medici militar i, è valutato il doppio, ai fini dell'anzianità il periodo di servizio in tempo di colera, sono pagati 4 grana al giorno agli inferm ieri e 2 ai presidiarii, sono promesse, infine, provvidenze per orfani e vedove (2°) Ad epidemia esaurita seguiranno premi e promozioni, il metodo adottato per combattere il colera dal terzo ~hirurgo del 12° reggimento di linea sarà poi lodato e sottoposto all 'atten7.ione del Consig lio Sanitario Militare (2 1) Provvedimenti analoghi sono adottati in occasione cieli' epidemia ciel 1854 -55 e a Napoli è aperto un ospedale provvisorio ai Granili in cui pres tano volontariamente servizio anche medici militari in pensione (2 2) . Anche stavolta l'esercito paga un p rezzo pesante, i soli Svizzeri (4 reggimenti , un battaglione cacciatori e 2 compagnie di veterani dislocati a Napoli, Palermo e Maddaloni) perdono 10 ufficiali e 444 tra sottufficiali e soldati. ln occasione di esercitazioni o cli colonne mobili venivano presi dei provvedimenti ad hoc per quanto riguardava il servizio sanitario. Così nel 1837 in occasione delle manovre al campo cli Capua si disponeva l'i mpiego d i un carro-ambul anza per il trasporto di eventuali ammalati o incidentati ag li ospedali militari di Capua e di Caserta opportunamente potenziati. Analoghe disposizioni dovevano essere prese in occasioni dei "campi" successiv i e non doveva trattarsi di precauzioni superflue se in quello ciel 1842, della durata di 15 giorni, cui presero parte complessivamente 22.000 uom ini, in parte accantonati ed .i n parte attendati, vi furono ben 636 ricoveri in ospedale. Parte della responsabilità di quest'elevato numero di ammalati (che comunque, fatte le debite proporzioni, rimane nella media che abbiamo osservato per il 1831 -33) è dovuta ai fattori atmosferici: il freddo intenso e la p ioggia caduta per quasi tutta la durata del (20) Ordine del giorno 9 gennaio 1837. (2 J) Ord ine del giorno 13 ottobre 1837. (22) Ord ine del giorno 18 agosto 1854.
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campo devono esser stati la causa di molte malattie degli apparati respiratorio ed intestinale. Le statistiche di questo campo ci forniscono anche altri dati, corne il numero di morti, 6, o quello dei malati usciti dagli ospedali durante il campo 1 394, ciò che significa che almeno il 60% dei ricoveri ha avuto una durata inferiore ai 15 giorni . In caso cli colonne mobil i ci si appoggiava agli ospedali civili esistenti nelle località vici niori e si impiantavano ospedali provvisori affidati ai chirurghi appartenenti ai reparti della colonna. Per trasportare i feriti o gli eventuali infortunati si utilizzavano animali eia soma o carretti che venivano p resi, a pagamento, nei paesi attraversati. In una delle rare testimonianze d'epoca di un ufficiale dell'esercito napoletano, il chirurgu sviaero H . Rilliet del 13° battaglione Cacciatori (23), c'è una relazione delle d ifficoltà e degli ostacoli incontrati con tali sistemi e c'è anche un significativo accenno alla scarsa utilità - per la cattiva volonrà degli addetti ciel carro ambulanza, utilizzato quasi esclusivamente per il trasporto cli questo personale e dei suoi bagagli. Con questa premessa non ci si deve stupire che in guerra il sistema sanitario militare borbonico mostri il suo lato debole. Se nelle campagne del 1848-49 queste deficienze non apparvero, per la relativa ristrettezza delle zone di operazione, per l'esistenza, nelle stesse zone, di ospedali militari e per la possibilità d i evacuare ferit i e mi litari via mare (a Reggio vennero concentrati centinaia di malati e feriti provenienti da Messina e dintorni) la stessa cosa non si verificò nella campagna del 1860. A quest'epoca ogni divisione napoletana aveva, iri linea di massima, un'ambulanza incaricata delle prime cure ai feriti ed ai malati da far affluire nel le retrovie, agli ospedali militari fissi o a quelli provvisori. Ogni ambulanza era formata da 6 chirurghi, un farmacista, un commesso, un primo infermiere ed un sottufficiale infermiere con 15 soldati ed era dotata cli 15 coppie di cocolets, l 5 banca! i, e 14 cassette e due cassettoni di medicazione e due "omnibus" per il trasporto dei feriti con 2 cavalli e 50 muli (2·). ln Sicilia le marcie e gli scontri in territorio ostile resero ardua la raccolta e la cura di feriti e infermi, almeno sino al momento del loro sgombero a Messina o Palermo, poi, abbandonata l'isola, la situazione peggiorò ancora e, quel che è p iù grave, non m igliorò neppure con l'esercito schierato sulla linea del Volturno. Nonostante si operasse in una regione am ica, relativamente ricca e ben conosci uta, la disorganizzazione dei servizi logistici fece sì che fossero organizzati in ritardo ed assai male pochi ospedali provvisori eia affiancare a quelli di Capua e cli Gaeta e che non si predisponessero, in pratica; i mezzi cli trasporto per gli infermi che dovevano così arrangiarsi a piedi, a dorso d'as ino o su qualche carretto faticosamente rimediato. Se nell'ulti ma fase della guerra, l'assedio cli Gaeta, non ci furono p iù questi inconvenienti legati al trasporto, l' insufficienza delle strutture ospedali ere di campagna, l' elevato numero dei militari rinchiusi in città, il cannoneggiamento e l'insorgere cli un'epidemia di tifo misero a durissima prova la sanità mil itare borbonica. Ai primi d i novembre erano presenti a Gaeta, oltre ai chi rurghi addeu.i ai reparti, 69 tra sanitari ed infermieri, divenuti 80 quando vennero sgombrate dall a piazza le truppe ritenute superflue, lasciando però sul posto il personale sanitario, cui si dovevano aggiungere 11 suore della Carità. C'erano 2 ospedali, quello cli S. Francesco e quello succursale, su cu i erano state issate le band iere nere inviate dal generale Cialdi ni per contraddistinguerli, cosicchè non si tirasse sugl i (23) Tournée en Calabre da11s l"année 1852. (24) In occasione della colonna mobile degli Abruzzi del generale Pianell - cli c ui si è m1ttal0 nel primo capitolo - considerato il nu mero deg li effettivi 1u rono mo bilitate 4 a mbulanze).
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ospedali. Qualche colpo raggiunse ugualmente l' ospedale di S. Francesco, fu necessario sgombrarl o, ma, co me aveva g ià scritto inviando le bandiere, Cialdini s i rifiutò di prendere in considerazione gli spostamenti o gli ampliamenti degli stabilimenti anitari. Il tifo, manifestatosi sporadicamente dall' in izio dell 'assedio, andò crescendo d'intens ità a gen naio, cos icchè alla fine del mese se ne erano manifes tati quasi 400 casi con 30 decessi. Moltiplicatisi i casi nell a prima decade cli febbrai o gli ospedali non erano più in grado di far fronte. considerato anche che erano affollati da malati affeui da altre malattie e dai feriti che erano causati ogni giorno dal bombardamento cui era soggetta la piazza. Fu quindi accolta la proposta di C ialdini cli evacuare i malati ed i fe riti trasportab ili - e ue venm:ru evacuati circa 200 che s i aggiunsero ai 400 già inviati in territorio pontificio, a Terracina. Al momento della capitolazione la piazza di Gaeta ospitava ancora circa 800 tra malati e feriti, che seguitarono ad essere curati dai san itari napoletani. Oltre a prestarsi all'evacuazione di feri ti e malati il generale Ciald ini in viò anche un carico di neve per alleviare le sofferenze dei febb ricitanti, furono q uesti tra i pochissimi gesti di generosità in un assedio condotto con estrema determinazione.
VI.10. Rimonta e Servizio Veterinario Alla rimonta provvedeva un 'apposita Gi1111ta - come s i accennato nel precedente volume pres ieduta da un ufficiale generale (e lo fu per molti anni il Maresciallo di campo conte Gaetani di Laurenzana, aiutante generale de l re) e com posta da 2 uffic ial i coadiuvati eia un terzo con fun z io ni di cancelliere. Una vol ta acquistati nelle diverse fi ere di animali del regno i caval li erano inviati al pascolo, s ino alla primavera dell 'anno successivo, a Carditello, presso Capua, per esser poi ripartiti tra i diversi corpi nel mese di giugno. Al controllo dei cavalli al pascolo erano destinati un ufficiale. un sottuffic iale, 2 caporali e 12 sold ati, dotati d i un soprassoldo giornal iero. Que ta decisione, presa con ordine del giorno del 2 gennaio 1834, prevedeva anche che fosse aggiunto un veterinario, addetto ai pascoli, a quelli di cu i la Giunta di rimonta si avvaleva. Il 1843, con la quas i contemporanea approvazione di un decreto sull ' istituzione delle razze militari dei cavalli (29 mar7.0) e di uno sulla rimonta elci cavalli e dei muli del Real Esercito ( 18 ottobre), apportava notevoli innovazioni, in previsione anche dell' auspicata futura autosufficienza del regno in fatto di quadrupedi per uso militare, previs ione che, per vari motivi, non riuscì a realizzarsi in pieno cosicchè il regno continuò ad acquistare cavalli di provenienza straniera, specie romana, soprattutto per le necess ità dell ' arti glieria e del treno. Secondo il decreto sulla rimonta, in attesa dell 'autosufficienza, cavalli e muli non dovevano p iù esser acquistati ed assegnati d irettamente dalla Giunta, ma acquistati dai s ingoli corpi sia pur servendosi della Giunta - med iante l"utilizzo dei cusi<.l~Ui assegni cli rimonta, fissati in ducati 0,85 al mese per ogni cavallo da sella, in un ducato per i cavalli eia tiro e in ducati 1,05 per i muli. Gli ordini cli acquisto dovevano essere fatti prima delle 3 grandi fiere di animali del regno. quelle cli Salerno, di Gravina e di Foggia. Il decreto fi ssava anche, definitivamente, il colore del mantello de i cavalli p revisto per ogni reggimento . Così erano assegnati cavalli morelli ai primi reggimenti di ogni specialità, bai ai secondi regg imenti e d i estramanro al 3° Dragoni ed a ll a 3a sez ione dell 'artiglieria sv izzera . r caval li da sell a più alti toccavano naturalmente a Dragoni e Lancieri, quelli più piccoli agli Ussari. Nel Treno e nell 'Artiglieria i
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cavalli di taglia maggiore erano destinati al tiro, gl i altri al bilancino o come cavalli da sella dei sottufficiali. Per quanto atteneva alle razze mili!ari si prevedeva che in futuro ogni anno le fattrici avrebbero potuto dare oltre 1100 puledri - sempre che tutti e 3 i depositi previsti avessero funzionato a pieno ritmo. Tra questi puledri si sarebbero scelti i migliori per i bisogn i dei corpi montati. Gli stallon i dovevano essere italiani, meclemburghesi o polacchi, le fattrici romane o del regno. Le giumente più avanzate in età dovevano essere montate, ogni tre anni, da asini. I migliori puledri , giunti all ' età di tre anni e mezzo, dovevano essere ceduti ai corpi a prezzi variabili tra gli 80 e i 120 ducati . Il regolamento allegato al decreto, piuttosto minuzioso, prevedeva ogni dettaglio dell'allevamento e precisava che ad ogni razza fossero addetti 3 ufficiali sedentari di cavalleria, un veteri nario, un maniscalco, un caporale e 12 soldati. Inizialmente venne costituito il deposito della prima di queste razze 1nilitari, a Foggia, da dove ogni anno avrebbe dovuto trasferirsi in Abruzzo, a Rocca di Mezzo, da metà giugno a metà ottobre. G li altri 2 depositi previsti dal decreto avrebbero dovuto aver sede a Belcastro, in Calabria, ed a Lentini in Sici lia. In relazione anche alle notevoli esigenze dell'esercito, di cui tratteremo tra poco, in un caso di estre ma urgenza si dovette ricorrere alla requisizione. Così un decreto del 12 dicembre 1848 prevedeva la requisizione di 2000 cavalli e di 2000 muli, con l'obbligo, per i proprietari di almeno 2 animali, di venderne uno. Il prezzo previsto per i cavalli tra i 4 e i 7 anni andava dai 60 ai 110 ducati, mentre pci mu li, cli età tra i 3 e i 7 anni, andava dai 75 ai I 50, a seconda della qualità. Nel 1860 la situazione doveva essere migliore se ci si limitò, al principio di agosto, a sollecitare l' intensificazione degli acqu isti cli muli - altezza min ima 5 palmi e 8 oncie - al prezzo di 110- 150 ducati. Le necessità dell'esercito in ma!eria di rimonta ci sono note perchè ogni anno compariva sugli Ordini ciel giorno una sorta di classifica che segnalava per ogni unità montata il numero degli animali morti o riformati nell'anno precedente, specificando poi se malattia o riforma dipendevano da morva o verme - le più insidiose malattie degli equini - fornendo l' età dei cavalli morti o riformati (assai spesso in giovane età, a dimostrazione della scarsa cura rivolta da ufficiali e truppe agli animali loro affidati) e lodando, o più frequentemente segnalando in maniera negativa, i reparti che si erano distinti, o meno, nell ' accud ire alle proprie monte. Le perdite annue erano abbastanza sensibil i, elevandosi negl i anni, anche a causa del potenziamento delle unità montate, ed andando dai 544 cavalli del J840 ai 648 del 1847, ai complessivi 4725 - compresi i mu li - degli anni 1848 - 1853 (con una media cli 787 quadrupedi l' anno, in cui si devono includere, pert), anche perdite dovute ai casi bellici). I dati relativi agli ultimi tre anni, 1856-58, sono ancora più interessanti percbè ins ieme al numero delle perdite ci forniscono anche quello delle rimonte: così nel I 856, a fronte cli 981 cavalli e 133 muli morti o riformati sono entrati in servizio 723 cavalli e l 03 mu li d i nuovo acquisto, nel l 857 a fronte di 781 cavalli e 101 muli ne sono entrati in servizio, rispettivamente, 722 e 12, nel 1858, infine, a fronte di 936 e 14 I sono entrati in servizio 1123 cavalli , r ipianando così gli scompensi degli anni precedenti, e soltanto 49 muli, ciò che spiega l'intensificarsi degli acquisti nel 1860 cui s i è poc'anzi accennato. Alla tutela della salute dei cavalli e dei muli di ciascun reparto era addetto un veterinario i cui compiti erano fissati dall'articolo 20 dell'Ordinanza di Piazza del 1831, che precisava anche quelli dei man iscalchi. Successivamente, con decreto dell'8 novembre 1839, in ogni
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reparto montato al veterinario era affiancato un allievo veterinario, con grado e paga da secondo sergente, con possibilità cli promozione per concorso. Sovrintendeva al servizio, dal 1838, un Ispettore Veterinario , un professore universitario che prestava la propria opera gratuitamente, ispezionando scuderie ed infermerie e facendo rapporto al comandante di corpo e per iscritto all'Ispettore ed al M inistero della Guerra e5) . Il suo incarico era abolito alla fine del 1842, ma era success ivamente risLabilito, con la nuova denominazione di Vete rinario in Capo, che troviamo ancora in uso nel 1859. Dagli Ordini del giorno emerge chiaramente l'interesse che il Comando Generale - e probabilmente lo stesso re - avevano per il servizio veterinario, con la presentazione e la raccomandazione di testi di ippiatrica o la pubblicazione di norme per curare la morva o altre malattie (ordini ciel giorno del I O aprile 1837, 16 novembre e 16 dicembre 1840, I O lug lio 1841 e 16 giugno 1842). Un' ulteriore riprova di questo interesse è poi offerta da un lungo articolo .sulle stalle di nuova costruzione apparso nel 1845 sulle pagine della rivista ufficiosa Napoli Militare .
VI.11. Assistenza spirituale Il ministero sacerdotale esercitato dai cappellani nlilitari presso i reparti dell'esercito, nelle fortezze e negli ospedali venne sempre cd in ogni modo favorito eia Ferdinando II e dal suo successore, entrambi persuasi dell'inscindibile solidarietà tra trono ed altare, oltre che sinceramente religiosi e devoti . Ogni manifestazione pubblica cli culto vedeva sempre la pattecipazione ufficiale di rappresentanze militari ed al Santissimo Sacramento spettavano i massimi onori militari in ogni circostanza, anche quando non venivano resi neppure al re. Ogni coman/dante di corpo - ai sensi del l'Ordinanza di Piazza del 1831 - doveva infondere nei suoi subordinati i principi rel igiosi e doveva fame osservare le pratiche. Il servizio di assistenza spirituale era esercitato, nelle sue linee generali , secondo la normativa derivante dal Concordato del 1817 e dalle Istruzioni per i Cappellani Militari del 1819 cui si è accennato nel precedente volume. In pratica nulla veniva innovato dall' Ordinanza di Piazza del 1831, I' articolo 8 del Capitolo ID prevedeva infatti che i cappellani dei corpi celebrassero la messa nelle feste di precetto e quella dello Spirito Santo in occasione dei Consigl i di Guerra, che assistessero alla recita del Rosario, che visitassero quotidianamente i prigionieri ed i convalescenti e .fi'equen1e,ne11te i ricoverati in ospedale (che già erano assistiti dai cappellani dei nosocomi) e che, infine, istruissero nel catecllismo i soldati - in particolare le reclute e i sottutìciali - e, nelle scuole reggimentali, i figl i di costoro, cui, se incaricati, dovevano anche insegnare a leggere e a scrivere. Nei reggimenti con più cappellani uno cli questi prestava, a turno, servizio di settimana, rimanendo sempre disponibile per ogni evenienza e facendo conoscere i suoi eventuali spostamenti all' ufficiale di picchetto. Un ordine del giorno del 16 marzo 1842 ricordava poi come ai cappellani spettasse anche il controllo sul comportamento morale dei soldati (e lo si è riscontrato trattando della vita quoLicliana) e come, dopo essersi inutilmente rivolti ai comandanti di cmvo, i cappellani potessero far direttamente rapporto al Cappellano Maggiore per la punizione dei colpevoli. Lo sLesso ordine del giorno - ribadito con altro del 18 marzo 1843 - precisava poi che l' insegnamento ciel catechismo doveva essere
(25) Ordine <lei giorno del 13 ottobre 1838.
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impartito 2 volte alla settimana e che durante la celebrazione della messa il cappellano doveva rivolgere una breve predica - un quarto d' ora - ai presenti. Obbligo, quest'ultimo, ricordato da un altro ordine del giorno del 26 febbraio 1849. Quasi ogni anno appositi ordini del giorno impartivano disposizioni circa gli esercizi spirituali in preparazione all' adempimento ciel precetto pasquale (cui i reparti dovevano prendere parte in 2 o 3 scaglioni, dispensati a turno dai servizi di guardia e di quartiere) e la celebrazione dei riti della Settimana Santa. Anche in occasione del Giubileo Straordinario del 1854 ve1mero imparLile islruzioni affinchè la truppa potesse beneficiare delle indulgenze a questo connesse e la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione venne celebrata con una parata militare (4 genna io 1855) cui parteciparono 54 battaglioni e 32 squadroni. Al di là di queste disposizioni di carattere generale ci si imbatte poi, scorrendo le carte d'archivio, in tanti singoli provvedimenti tesi a favorire, tra i soldati, il rispetto del culto e la diffusione della religiosità. Tra questi possiamo citare il pagamento delle spese per l'allestimento dei Sepolcri il Giovedì Santo (26), la concessione di un rimborso spese cli 4 o cli 8 ducati ai cappellani (anche protestanti) dei reggimenti svizzeri che dovevano periodicamente visitare i connazionali invalidi a Massalubrense o detenuti a G aeta (O.d.g. 18 febbraio 1854), l'allontanamento nel 1859, cli una compagn ia acquartierata temporaneamente nel convento di San Bernardino a li ' Aquila perc hè arrecava disturbo (27) o, infine, i 4 g iorn i di arresti infli tti a i comandanti del 13° di linea e ciel 3° e 6° Cacciatori e la destituzione del sindaco di Palma per aver fatto pernottare le truppe in chiesa, in occasione di una colonna mobile, imperdonabile irriverenza alla Casa del Signore, mentre questi ufficiali avrebbero dovuto preferire di passare con le loro truppe la notte al sereno piuttosto che accettare una Chiesa per alloggio (28 ) . E neppure l'esplicito invito dei pai.Toci avrebbe dovuto indun-e le truppe a pernottare in chiesa (29). Una notaz ion e a parte meritano poi i Santi Protettori dei s ingol i reparti , oltre a ll'Immacolata Protettrice Generale di tutta l'Annata di Terra e di Mare (3°). Ad og ni costituzione di un nuovo corpo segue infatti prontamente un ordine del giorno che ne proclama il Santo Protettore. Così nel 1840 S. Michele Arcangelo è nominato protettore ciel 13 ° fanteria e S . F ilome na lo è del 7 ° Cacciatori, nel 1850 S. Ferdina ndo è proclamato protettore dei Carabinieri a Cavallo, S . Francesco d'Assisi lo è dei Carabinieri a piedi (forse proprio perchè, essendo a piedi, sono dotati appunto del cavallo di S. Francesco) e S. Michele Arcangelo, S. G iovanni Battista, S. Luigi dei Francesi e S. Giorgio lo sono rispettivamente dei Cacciatori a C aval lo, del 10°, dcli' 11 ° e del 12° Cacciatori (' 1) . Il santo protettore compariva nel timbro di cui era dotato il cappellano per l'autenticazione degli atti . Durante il periodo esaminato il numero dei cappellani militari crebbe, lentamente, ma costantemente, per la fo rmazione di nuovi reparti (pur se la Pu bblica Sicurezza e le Compagnie cli Riserva dovevano servirs i del clero delle citt~t d i residenza) e per l' apertura o l'ampliamento di nuovi ospedali e di nuove installazioni militari (nel 1848 c'erano già ad esemp io 43 tra parrocchie, chiese curate e cappelle militari nelle piazze, nei castelli e nei forti) . (26) A.S.Na. Prot. Guerra 838. (27) A.S.Na. Prot. Guerra 843. (28) O.d.g. 5 giugno 1837. (29) O.cl.g. 6 ottobre 185 1. (30) O.cl.g. 9 dicembre 1839. (3 1) A ltri Santi Protettori sono la Beata Vergi ne del Carmelo per i Veterani e per il 3° Cacciatori. la Madonna dei Dolori per i Pionieri, S. Barbara per l'Art iglieria e l'I mmacolata per il 6° Cacciatori c la Guardia Reale.
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I cappellani militari erano divenuti così ben 203, di c ui 28 requisiti, ma sebbene numerosi, non dovevano essere ritenuti sufficienti a fronteggiare tutte le esigenze, visto che un Ordine del giorno ciel 29 giugno 1852 - rinnovato il I O giugno 1859 - aveva prescritto il libero accesso nelle caserme ai missionari del R. Clero, non bastando i cappellani , e l'allestimento, in tutte le caserme, di locali per il culto divino, locali che il Cappellano Mc1ggiore avrebbe vis.irato a partire dal settembre successivo. Era allora Cappellano Maggiore monsignor P ietro Naselli, arcivescovo di Leucosia, succeduto nell' incarico a monsignor Gravina nel 1840. Nel 1860 il f:nppellano Maggiore non avrebbe seguito l'esercito sulla linea ciel Volturno, forse a causa dell 'età, rimanendo a Napoli. Non essendosi allora provveduto alla nomina di un Vicario Generale, tutte le sue facoltà, su richiesta del re, erano demandate per telegrafo dal papa al vescovo d i Gaeta il 13 ottobre. Anche se è ad un cappellano mil itare, don Giuseppe Buuà, che si deve il pii:1 vivace libro di memorie, di parte borbonica, su Ila campagna del 1860-61 "U n viaggio da Boccadifalco a Gaeta", non s i sà poi molto dell 'opera e della vita quotid iana dei cappellan i militari. Forse non tutti erano troppo ass idu i nei loro compiti se diversi ord ini del giorno ribadivano i loro obblighi in ordine alla celebrazione della messa, all 'omelia, all ' insegnamento ciel catechismo ed alla partecipazione agli esercizi spirituali riservati al clero di Napol i e se si era r itenuto di dispensarli dalla mensa degli ufficiali scapoli perchè non conveniente (12). Certo è che in alcuni casi isolati erano disposti trasferimenti o congeclamenti per riprovevole condotta C') o per mancanze disci plinari (celebrazione d i un matrimon io clandestino). Un uf/tcio circolare del IO d icembre 1842 (14) ampliava le disposizioni sulla loro uniforme sancita con un Ordine del giorno del 15 novembre dello stesso anno e prevedeva: nei giorni di gala l'abito di Abate alla Romana con cappottino di seta so!:>peso sul dorso, calzoni in seta con fibbie, gigli (o ancore) ricamati al collo ed a' paramani; crocefisso in petto con laccio nero, ed al cappello un laccio intessuto in seta nera e oro; giornalrnente soprabito nero ben lungo con partine a' lari a due perti, con gigli (o ancore) all'estrernilà del bavero, stivaletti neri ed al cappello a 3 punte niun distintivo; non escluso l'abito talare cli cui sifarà uso in tutte le chiesastiche funzioni col crocefisso sospeso al petto col laccio nero, giusta i ,nodelli superiormente approvati, restando vietato l'uso del violaceo al collare, alle calze ed al cappello. Lo stipendio dei cappelIani lo a bbiamo riportato al paragrafo 3, qui basterà aggiungere che per i cappellani requisiti, con ord ine del giorno del 14 maggio 1852, era previsti stipendi di 9 ducati, se si trattava di addetti alle p iazze ed ai fo rti, di 12 se addetti a truppe sedentarie e d i 18 se addetti ai corpi attiv i. I cappellani proLestanti di 2 dei reggime nti svizzeri C5) potevano svolgere il loro m inistero presso i correligionar i esclusivamente ali ' interno degl i stabilimenti militari (eccezio nalmente all'aperto in caso d i colonne mobil i o di entrata in campagna), dopo che una d isposizione del 1832 aveva vietato l' accompagnamento religioso al cimi tero dei mil itari protestanti deceduti, dovendo essere. resi soltanto g li onori m ilitari C('). (32) O.cl.g. 13 aprile 1836. (33) O.d.g. 25 ottobre 1859. (34) in La chiave del Concordato ciel 1816 - Napoli 1848-51 . (35) Uno del 3° reggimento, rispetto a 2 cappellani cattolici, e 2 al 4°, rispeuo ad un solo cappellano ca ttolico sino al luglio 1858. poi 2. (36) Quasi a ribacli re la posizione particolare in cui dovevano esscr·c tenuti i Protes tanti le disposizioni relative alle spese per l' allesti111ento clella cappella riformata del 4° Svizzero, quasi 500 ducati, vennero date dal re a voce nel 1831, cima la clelieaten;a della materia. A.S.Na. Prot. G uerra. Voi. 744.
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Anche se ufficialmente non sollecitate le conversioni al cattolicesimo di ufficiali e soldati svizzeri erano viste di buon occhio e ne era data notizia con gran rilievo, addirittura sulla prima pagina del Giornale delle Due Sicilie, e spesso i p¡actrini dei convertiti erano alti ufficiali dell'esercito. Tali conversioni erano abbastanza rare, anche se non rarissime, e si verificavano, in una buona metà dei casi, tra i veterani o tra i ricoverati in ospedale, quando, probabi lmente, si faceva maggiormente avvertire l'influenza dell'ambiente cattolico.
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Capitolo VII
Uniformi e bandiere
VII.1. Generalità L'avvento al trono di Ferdinando II alla fine del 1830 determinò nuovi indirizzi nel settore delle uniformi e degli equipaggiamenti. Come sul piano organizzativo, così anche in que11o del vestiario il nuovo re emanò un complesso cli riforme che, nell'arco di 10 anni, modificarono l'aspetto del soldato napoletano pur conservando molti dei canoni della tradizione, quali ad esempio i colori distintivi dei corpi. Motivazioni economiche e tecniche imposero una attuazione diffedta e progressiva de1le riforme, man mano che dovevano essere rinnovati gli effetti di vestiario che giungevano alla scadenza della loro durata. In particolare dopo una visita alla Francia di Luigi Filippo, effettuata dai reali napoletani nel 1836, l'influenza della moda militare francese divenne molto marcata. Ispirandosi ai modell i frances i vennero fissati i distintivi di grado e cli anzianità per ufficiali, sottufficiali e soldati, che continuarono ad essere utilizzati fino alla caduta del regno. I colori di fondo delle uniformi per i corpi cli linea rimasero quell i in uso già precedentemente, ma dal 1838 furono adottati i calzoni rossi (detti rubi) per i corpi cli fanteria e di cavalleria vestiti in bleu. Anche l'adozione di schakot e cli elmi di derivazione francese rese l'esercito napoletano molto simile nell'aspetto a que11o d ' oltralpe. I colori distintivi di ogni reggimento, il colore dei pompon e delle spalline non subirono più variazioni dagli inizi degli anni 1840. Nel corso degli anni furono invece variati il taglio e la foggia degli oggetti di vestiario e d i equipaggiamento, adattandoli man mano allo stile prevalente all'epoca. In particolare, i pantaloni si fecero più ampi, mentre divenivano più attillati gli abiti; si riducevano le dimensioni dei copricapi, dei pompon e delle spalline. Nel corso del primo decennio del regno di Ferdinando II i corpi della Guardia Realevidero rivoluzionati interamente i colori tradizionali delle loro uniformi. Nel 1837 la fanteria della Guard ia dovette abbandonare le uniform i rosse che avevano contraddistinto sino ad allora i reggimenti dei Granatieri e dei Cacciatori e adottò il bleu come la fanteria di linea; vennero tuttavia introdotti gli alamari al petto di filato bianco sul modello di quelli della Guardia Reale francese. Nella stessa occasione i reggimenti di Cavalleggeri della Guardia Reale divenuti Ussari, adottarono il modello cli uniforme degli ussari francesi , abbandonando anch' essi la tenuta rossa. Comune alla quasi totalità dei corpi era l'abito a falde, chiamato ancora a Napoli con termine tardo seicentesco giamberga, di panno bleu ad un petto chiuso da 9 bottoni; le falde per i
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corpi di cavalleria erano mollo ridotte (in modo da agevolare i movimenti del cavaliere), mentre per la fanteria e artiglieria dovevano essere lunghe tanto da toccare per terra quando l' uomo stava in ginocchio. Per gli ufficiali l'abito era invece un po' più lungo. Avevano l'abito lungo anche alcuni sottufficiali cli stato minore di reggimento o di battaglione (cioè aiutanti, portabandiera, tamburi maggiori e capi musica), nonchè la truppa delle unità della Guardia reale (Reggimenti Granatieri e Cacciatori, Real Marina), della Real Compagnia delle Guardie del Corpo a piedi e della compagnia Carabinieri dello Stato maggiore. Il Laglio dell'uniforme della fanteria di linea serv iva da mode ll o per quasi tutti i corpi a piedi . I reggirnenti svizzeri avevano l'abito dello stesso taglio di quello della fanteria di linea nazionale, ma il colore di fondo era il rosso, anzichè il bleu; inoltre al colletto era applicato un gallone giallo. A partire dagli anni quaranta la struttura interna dell ' abito s i caratterizzava per la forte imbottitura a l petto (per gli ufficiali in trapunta) e per il punto della taglia particolarmente stretto (per gli ufficiali accentuato dall'uso cli una cintura nascosta all' interno). Le falde avevano a ll'interno due fenditure verticali, nascoste dalla fodera, per le varie tasche. II colletto era in genere tagliato diritto e chiuso anteriormente da tre gancetti . Al di sotto del colletto si indossava un cravattino di sola o di crine nero, al cui orlo era cucito un orlo di tela bianca. Colletto, paramani, profi li e risvolti delle falde erano in genere del colore distintivo dell'unità. Sul retro l'abito aveva due false tasche verticali a tre punte, profilate del colore distintivo con tre grossi bottoni ciascuna. Altri due bottoni grandi marcavano il punto de lla taglia. Sottufficiali e truppa dei battaglioni Cacciatori a piedi e del battaglione Tiragliatori della Guardia reale indossavano invece una giubba (detta spenzer) cli panno verde ad un petto chiuso da 9 bottoni, che terminava in vita senza falde, profilata cli giallo. Gli ufficiali avevano l'abito dello stesso colore, ma a falde lunghe. Il colletto per le truppe leggere era aperto sul davanti. A parti.re dagli inizi degli anni quaranta i Lancieri indossavano un abito del tutto simile a quello del lancieri frances i clell' epoca con una pettorina a forma di cuore e faldine tagliate tonde. Gli Ussari, infine, come già notato, erano vestiti come l'analoga specialità cieli ' esercito francese con mantelletta (o pelliccia) e do/manda d i panno celeste e cordoni e alamari bianchi. G li e lmi, per i corpi montati cbe li portavano (Dragoni, Carabinieri e Gendarmeria scelta a cavallo fino al 1848), s i ispiravano ai tipi francesi (con criniera, ciuffetto anteriore o ciniglia alla cresta); i Lancieri avevano invece la tipica sc:hapska all a polacca pure derivata da tipologie francesi. In gran tenuta le Guardie del Corpo a Piedi, i Granatieri della Guardia Reale, le compagnie granatieri dei reggimento Carabinie ri a Piedi, la compagnia dei Carabinieri dello Stato Maggiore e le compagnie scella della Gendarmeria reale (dopo il 1849) indossavano un voluminoso colbacco cli pelo d'orso nero. Nella fanteria cli linea i colbacchi erano invece stati dismessi sul finire degli anni trenta per le compagn ie granatieri dei reggimenti nazionali e dei reggimenti svizze ri, ma rimasero in uso per gli zappatori. Il tamburo maggiore, i caporali tamburo degli stessi corpi ed i g uastatori dei battaglioni Cacc iatori utilizzavano i kolback, anch' essi di pelle d'orso. Fino al 1835 g li abiti della maggioranza dei corpi della fanteria avevano sulle spalle dei salsicciotti di lana colorata detti rolli, che permettevano di distinguere la specialità (granatieri , cacciatori o fucilieri). Tra il 1835 e il 1839 furono introdotte in loro luogo delle spall ine di
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lana, con e senza frangia (quest'ultime dette monette). Analogamente, alla stessa data, vennero anche modificati i pompon che ornavano i copricapi, adottando anche in questo caso i modelli francesi. Va osservato che, per la cavalleria, l'artiglieria, gli Zappatori e Pionieri, i granatieri ed i cacciatori della fanteria di linea, le spalline di lana (con frangia) furono probabilmente introdotte qualche anno prirna. Ci consta infatti che, nel 1835, il Giornale Ufficiale delle Due Sicilie registrava un appalto in merito (C. U. 15/6/1835). Verso il 1839 anche le compagnie ciel centro abbandonarono i rolli e usarono le mozzette. Il 5 e 6 aprile 1845 fu deciso che i corpi di fanteria che avevano spalline ne dovevano fare uso anche sul cappotto, oltre che sull'uniforme nelle cerimonie pubbliche, nei servizi armati e al le feste, mentre le mozzette delle compagnie del centro e le spalline per i corpi di cavalleria dovevano essere portate solo sull'uniforme. Nei servizi d isarmati, nelle corvèe e nei lavori cli fatica non dovevano essere usate le spalline (per non rovinarle) . La distinzione dei corpi e delle specialità era affidata, oltre agli elementi già richiamali , al colore e al fregio dei bottoni, ai fregi apposti alle falde (gigli per le compagnie fuc il ieri, granate per g ranatieri, artiglieri, gendarmi, carabinieri a piedi etc., cornette per i cacciatori), alle placche degli schakot e ai d istintivi apposti talvolta al colletto. I pantaloni erano cli panno per la tenuta invernale (dal l O novembre al 30 aprile) e di cotone bianco in est.ate (dal 1° maggio al 3 1 ottobre) . I pantaloni di panno, fino agli anni 1838, erano cli colore blcu per la maggior parte dei corpi (fanteria della linea nazionale, gendarmeria, artiglieria e genio, Cavalleria di linea e Guardia Reale), di colore grigio per i battaglioni Cacciatori, cli panno celeste scuro per la fanteria svizzera e cli colore rosso per i Lancieri. Con la tenuta invernale si portavano ghette cli panno nero. Dal 1838 i pantaloni cli panno per la tenuta invernale divennero cli colore rosso di robbia (detti anche pantaloni rubi) per tutti i corpi di fanteria di linea nazionali e della Guardia Reale e per i reggimenti di Dragoni , Lancieri, ussari e per le Guide dello Stato maggiore. Rimasero invece cli panno bigio per i battaglioni cacciatori (di panno verde drago per il battaglione T iragliatori della Guardia reale) , cli panno bleu-celeste per la fanter ia svizzera e cli panno bleu per Artiglieria e Genio, per la Gendarmeria a piedi e a cavallo e per il Reggimento Real Marina. Tra gli altri capi di vestiario principali del]' esercito napoletano, a seconda delle occasioni , era indossato il soprabito per gli ufficiali, di panno bleu a due petti. La special ifa ed il corpo erano di solito ind.icati al colletto che recava una mostra dai colori distintivi e/o lo stemma del corpo di appartenenza. Con il soprabito g li ufficial i, dagli inizi degli anni 1850, portavano il chepì, anch' esso di stile francese, di solito cli panno bleu (ma e ra rosso per Ussari, Lancieri e Guardie d ' O nore degli squadroni al cli quà ciel Faro). La tenuta equivalente pe r la truppa era costituita dalla bigia, cui si aggiungeva il cappotto nella stagione fredda o con tempo piovoso e nelle marce. La tenuta bigia, in uso sin dai primi anni del 1800, rappresentava un elemento tradizionale dell'esercito borbonico. Questa tenuta era costituita eia una ampia giacca di tela o cli panno (nella stagione fredda) grigio-azzurro (colore detto appunto bigio) con bottoni spesso ricoperti cli panno e da pantaloni a piccolo ponte con uose dello stesso materiale. Insieme alla bigia si portava il berretto (bonnetto) di quartiere, la tipica bustina, per confezionare la quale si usava di solito il panno dei calzoni dismessi . Alcuni corpi (Gen io e Artiglieria, reggimento Real Marina, Gendarmeria, Scuole) e la Cavalleria utilizzavano anche una corta giacca cli panno bleu, spesso indossata in luogo della
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bigia. Il 6 aprile 1845 fu stabilito che i due battaglioni Zappatori Minatori e Pionieri e le compagnie dell'artiglieria a cavallo potevano mettere le spalline sulle giacche bleu, che venivano considerate come una seconda uniforme giornaliera. Il cappotto, da indossarsi nelle marce e col tempo cattivo, era di panno bigio per tutti i corpi di fanteria della linea e per i reggimenti svizzeri, di un grigio più azzurro per la fanteria della Guardia Reale, di panno bleu per artiglieria e gendarme ria e di panno bianco, con una pellegrina su lle spalle, per la cavalleria, mentre il treno portava cappotti grigi. I Cacciatori a cavallo portavano invece un cappotto con cappuccio e pellegrina di panno marrone. A partire dalla metà degli anni 1840 furono progressivamente introdotti nel l' uso, dapprima per gli Ufficiali Generali e per quell i dello Stato Maggiore, poi nel corso degli anni cinquanta per quell i della fanteria di linea e della Guardia Reale e in seguito per la quasi totalità dei corpi (e, per alcuni di essi, anche per la truppa), i chepì, che la maggioranza degli eserciti conte mporanei stava adottando per molte occas ioni . Di fronte ad alcuni abusi dovuti alla.fantasia di alcuni ufficiali il J0 marzo 1853 una circolare ministeriale precisava:
Essendosi rimarcato che alquanti Uffìziali del Reale Esercito fanno uso abusivamente di ricami e di cordoncini di oro, o di argento a' Chepì non ha guari adottati, questo Cornando Generale pubblica le seguenti prescrizioni perchè vengano rigorosamente osservate. ll ricamo sul fondo de' Chepì è prescritto pei soli Generali ed Uffìziali dello Stato maggiore dell'Esercito. I cordoncini verticali sulle cuciture dei Chepì sono prescritti pei Generali, e per gli Uffiziali dello Stato Maggiore dell'Esercito in Ol'V; per quelli dei Reggimenti de/La Guardia Reale, della Real Marina, dei Carabinieri a piedi e a cavallo e del ] 0 , 2°, 3° e 4 ° Svizzeri in oro o in argento conie le spalline . [Il 15 marzo si aggiungeva che anc he gl i ussari della Guardia reale e gli ufficiali della Gendarmeria reale potevano fare uso del ricamo e dei corcloncini in tre na d 'argç;nto, così come già in uso]
Gli Uffiziali di lutti gli altri Corpi del Real Esercito porleranno il Chepì col fondo liscio senz 'alcun ricamo e coi cordoncini delle cuciture verticali di panno del colore delle mostre del Loro wi{forme. Particolarmente vistose e rano le uniformi delle teste di Colonna. I tamburi maggiori dei reggimenti cli fanteria avevano uniformi molto ricche, che aggiungevano imponenza alla figura già prestante della persona che veniva scelta appos itamente per il compito. I ta mburi maggiori avevano la grad uazione di sottufficiale; ne lle parate essi indossavano un gran colbacco cli pelle d'orso con voluminosi pennacchi e cordoni in oro o in argento. All' abito si portavano spalline dorate o d 'argento ai cui cordoni delle frange e rano fram mischiati cordoni di seta del colore distintivo; al petto vi erano inoltre alamari e ricami in oro e argento. I calzoni erano attillati, spesso o rnati di ricami ali ' ungherese in oro o in argento . Allraverso il pello veniva portata la traco!Ia ricoperta d i p_a nno del colore distintivo, gallonata in oro o in argen"to e nel mezzo della quale vi era posto uno scudo d 'argento massiccio con le armi real i. La tracolla reggeva una scimitarra alla turca o una daga. Il bastone aveva il pomo d' argento massiccio e portava avvolti ed intrecciati per tutta la lunghezza due cordoni d'argento e seta rossa c he terminavano con due grossi fiocchi simili. Ancora più ricchi, con ricami e galloni in argento, erano gli abiti dei tamburi maggiori dei reggimenti di fanteria della Guardia Reale. J musicanti avevano un abito lungo come quello degli ufficiali; quelli della fanteria della Guardia Reale portavano un colbacco di pelo cl' orso, mentre quelli della fanteria di linea, dopo
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il 1834 portavano uno schakot rivestito cli panno del colore distintivo con galloni del colore dei bottoni. Tamburi e pifferi della fanteria portavano l'abito come la truppa (ad eccezione dei reggimenti svizzeri ove gl i abiti dei tamburi erano del colore delle mostre), ma il colletto e i paramani erano orlati da un gallone della livrea reale bianco e scarlatto; in alta tenuta sulle maniche avevano inoltre nove chevrons dello stesso gallone. Le trombe della cavalleria di li nea avevano una gallonatura, tutta di un colore, bianco o giallo a seconda del bottone, al colletto, ai paramani , al petto, in v ita e alle falde. Le trombe delle G uardie del Corpo avevano i colori invertiti rispetto alla truppa, cioè abito di colore rosso e mostre di colore bleu. Per q uanto riguarda le font i s ulle u niform i napoletane va notato che, per gli ultimi trent'anni di regno dei Borboni, poche sono le disposizioni ufficiali da noi ritrovate negli archivi, salvo elementi sporadici che, stranamente, si riferiscono a corpi minori. Ricchi ssima invece è l'iconografia contemporanea, anche a carattere ufficiale. Sul finire del Regno numerose sono inoltre le fotografie scattate a mi litari dell'esercito borbonico, anche se la maggioranza di esse ritrae ufficiali e, soprattutto, ufficiali general i. Dai contratti militari (oppure dai resoconti delle consegne effettuate dai fornitori) sono desumibili altre informazio ni, tra cui il testo di alcune disposizioni ufficiali . Sulla base di questi dati e dei capi di vestiario e di corredo ancora esistenti (varie collezioni private ed i M usei della Confederazione Elvetica hanno fornito esemplari unici) è stato possibile realizzare le tavole e le illustrazioni che accompagnano il presente testo (tomo II). Molti dettagli sulle uniformi sono affidati ai commenti delle tavole, mentre nel seguito si daranno i cenni principali sull'evoluzione del costume militare napoletano.
VIJ.2. Ufficiali Generali e Stato Maggiore VIJ.2.1. Ufficiali Generali
Come ricordato nel precedente volume della collana ("L'Esercito borbonico dal 1815 al 1830") nel dicembre 1829 fu emanato un regolamento sull 'uniforme dei generali, del quale riassumiamo nel seguito i principali elementi C) in quanto applicabi le per il primo periodo di nostro interesse e per molti particolari fino quasi al 1860, rinviando al predetto volume per il testo completo. La giamberga doveva essere cli panno bleu scuro con colletto e paramani scarlatti, chiusa sul davanti da una fila di 9 bottoni e con tasche disposte orizzontalmente. I Generali dovevano avere tre uniformi, una di gala, una cli mezza gala ed una giornaliera. Per le prime due tenute le falde e la fodera dovevano essere scarlatte, per quella giornaliera bleu. Per la tenuta di gala, a p ied i, si dovevano portare calzabraghe bianche (panno in inverno e cotone in estate), mentre i Capitani Generali le dovevano portare rosse. Con le calzabraghe si dovevano calzare stivali alti fino quasi al ginocchio. A cavallo e per la mezza gala e la te nuta g iornaliera si dovevano portare pantaloni di (l) Brown '.1¡ Afili1wy Co/lec1ioll, Providence FU. USA.
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panno bleu in inverno o in cotone bianco in estate. Il copricapo era costituito da un cappello a bicorno bordato d'oro con p iumette bianche per la tenuta cli gala e mezza gala e cli raso nero per quella giornaliera, con una coccarda scarlatta e una ciappa di d imension i e forma particolare. In a lta tenuta si portava anche una aigrette di penne d ' airone bianca con la base rossa. La sciarpa dei Generali era di filato d ' argento intessuto di righe di seta scarlatta terrninante in due fiocchi sul lato sinistro. G li ufficiali generali erano contraddistinti dal ricamo p;.-irticnhrf'- c1pposto al colletto ed ai paramani e sul petto (per l'alta tenuta) . Per i Brigadieri tale ricamo era in argento, per i Marescialli di Campo in oro e si portava un solo ordine di ricamo, per i Tenenti Generali il ricamo d ' oro era apposto in due ordini e i Capitani Generali, infine, avevano tre ordini cli ricami. Sul davanti della giamberga vi era una bacchetta a dente ciel colore dei ricami. Il cappotto era di panno bleu. Il 6 dicembre 1830 fu emanato dal nuovo re, Ferdinando II, un regolamento su i distintivi di grado (spalline) che modificava parzialmente su questo oggetto il Regolamento ora citato (che viene ri portato per intero nel l'appe ndice I), aggiungendo appunto le spalline sull' abito, quale ulteriore elemento cli distinzione del grado.
"Ciascun capitan generale, tenente generale, maresciallo di campo e brigadiere, qualunque sia L'arma o destinazione cui trovasi addetto, aggiungerà tanto su' piccoli, che sul grande uniforme, ora in uso, due spalline dellaforrna e dimensioni come qui appresso viene indicato. La parte piana delle medesirne, che avrà La Lunghezza di pollici cinque e linee dieci, e la larghezza di pollici due e Linee sei, sarà ricamata in oro pe' capitan generali, tenenti generali e marescialli di campo, ed in a rgento pe' brigadieri, avendo verso la estremità inferiore uno scudo formato dallo stesso ricarno, che terniinerà con una cornice circolare, composta da un tortiglione grande e da due più piccoli, aLL'ultimo de' quali saranno strettamente attaccati numero ventuno cannottigli deLLa lunghezza di due pollici e sei linee, e della grossezza di linee diciotto ... Sul centro del mentovato scudo i capitan generali avranno per loro distintivo tre gigli inforrna piramidale, sormontati da una corona reale; i tenenti generali due in linea orizzontale, sormontati dal rn.edesimo stemma; ed i marescialli di campo e brigadieri un solo giglio sottoposto all'indicata corona. Tali gigli e corone saranno pe' capitani generali, tenenti generali e rnarescialli di campo di argento; e pe' brigadieri, di oro. 1 travetti pel sostegno delle spalline anzidette saranno ricarn.ate in oro o in argento, secondo il colore delle stesse, e la fodero sarà di panno scarlatto, sporgendo lateralm.en.te in modo da formare un picco/ Lembo ... ". Tutto questo rimase in vigore fino al 16 gennaio 1839, quando il re stabilì di abolire l' uniforme col dente per i generali, potendo però continume ad indossarla chi l'avesse ancora in condizioni cli seryizio (ricordiamo c he i ricami erano in filato d ' oro o d'argento molto costosi) fino alla sua usura. In sua sostituzione, ad esclusione delle occasioni di gran gala, i generali avrebbero dovuto usare l'uniforme giornaliera. Inollre da quel momento i generali avrebbero dovuto indoss3re il cappello bordato tanto con la gran tenuta, quanto con la piccola, mentre il cappello semplice (senza bordo) e col solo pennacchio poteva essere indossato solo per le occasioni non ufficiali . Sull ' uniforme si continuavano a portare le spalline secondo i modelli specifi cati nel predetto Regolamento del Dicembre 1830.
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Tra il 1844 ed il 1845 furono introdotti nell ' uso per le occasioni di servizio, prima tollerati e poi sanzionati, i kepì di panno sul model lo di quelli adottati già eia alcuni anni dall 'armata fra ncese. Per i generali essi erano p iuttosto alti, di panno rosso scarlatto con visiera e ricami sulla banda inferiore di panno bleu uguali come disegno e colore (oro o argento) a quelli dell'uniforme. Sulla calotta vi era poi un rosone d ' oro o d'argento (per i brigadieri i ricami erano in argento, ma il bottone di filato al centro era d ' oro) . Alla stessa epoca vennero stabiliti nuovi modelli per le gualdrappe che dovevano impiegare gli ufficiali generali. La gualdrappa e i coprifonda erano di panno rosso cremisi con un bordo cli due galloni dorati e uno scudo con le armi reali agli angoli, di tipo quadrato e non più allungato agli angoli, come era in precedenza . In al ta tenuta i coprifonda erano ricoperti da una pelle di leopardo. La gualdrappa cli tenuta giornal iera aveva un bordo di galloni ble u anzichè d 'oro. Per tenuta giornaliera gl i ufficiali generali portavano un abito con il solo ricamo al collo ed ai paraman i ed uno scudo di ricamo all 'a!Lezza della vita nella schiena e calzoni lunghi rubi con banda bleu laterale. Come tenuta di marcia i general i portavano il soprabito bleu con le spalline, la sciarpa a tracolla dalla spalla dritta al fi anco sini stro e il chepì. Il 23 marzo 1850 vennero stabiliti nuovi d istintivi di grado per i chepì degli Uffic iali General i e per quelli dello Stato Maggiore dell 'Esercito (i chepì erano anche stati modificati nella forma rendendoli un po' più bassi) . "Pei Tenenti Generali due ricami in oro immediatamente al di sopra della lista di pan.no bleu, simili a quelli che portansi sui paramani dell 'un4orme. Pei Marescialli di campo un sol ricamo in oro, come sopra. Pei Brigadieri un sol ricamo in argento". Il 17 giugno 1859 il re stabil iva un nuovo regolamento per l' unifo rme dei generali e introduceva modifiche ai distintivi di grado per tutti gli ufficiali. L'attuale grande uniforme di gala pei Generali del Reale esercito di terra coi calzoni a coscia ed i grossi stivali rimane abolito. L'attuale piccolo uniforme diventerà gran tenuta col fare uso della sciarpa, della sciabla e del pennacchio al cappello, oltre le fasce degli ordini cavallereschi per chi ne ha. Il pantalone di gran tenuta sarà l'attuale pantalone rubio con fascia di oro, restando il pantalone rubio con l'attuale fascia di panno bleu J?er la piccola tenuta d'inverno. In està si farà uso secondo i giorni del pantalone bigio o del pantalone bianco.
I soli uffiziali effettivi di tutte le a rmi, attivi o sedenranei, faranno uso su' paramani del soprabito di umforme, a tre dita dalle estremità delle maniche, degli stessi distintivi che ora si portano sui kepì cioè : un righetto per gli alfieri due righetti per i secondi tenenti tre righetti per i primi tenenti quattro righetti per i capitani un rigo grande ed un righetto per i rnaggiori un rigo grande e due righelli per i tenenti colonnelli un rigo grande e Ire righetti per i colonnelli Gli aiutanti, Le guardie di artiglieria e del genio, i cornmessari di guerra e gli i(ffiziali
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onorari, o non effettivi, non potranno portare nessun distintivo su ' paramani del soprabito. I Generali e gli i{tfiziali di Stato Maggiore cesseranno di portare le spalline sul soprabito, ed in vece i Generali su' paramani del soprabito istesso, porteranno lo stesso ricmno che hanno sul kepì, ricarnato però sul panno bleu, e gli ujf1ziali dello Stato Maggiore porteranno al collo del soprabito un piccolo ricamo, come quello dell'uniforme.
VII.2.2. Stato Maggiore dell'esercito e Ufficiali aggregati
Nel 1831 gl i ufficiali dello Stato Maggiore dell 'esercito in gran tenuta portavano una giamberga di panno bleu, del tipo di quella degli ufficiali di fanteria, con colletto e paramani rossi e falde rivoltate di panno bleu filettate di rosso. Ornava il colletto, i paramani, le asole dei bottoni al petto e le patte delle tasche un ricamo distintivo a foglie d'oro. Al colletto era anche posta un'asola dorata, caratteristica del corpo. Al punto di unione delle fa lde era apposto un emblema costituito da un piccolo trofeo clorato cli bandiere. I bottoni erano di metallo clorato con il trofeo delle bandiere. In tenuta giornaliera si usava un abito senza ricami al petto ed alle tasche. In gran tenuta si portavano calzabraghe di panno bianco e stivali all'ussera. Il cappello era un bicorno come quello degli ufficiali di fanteria Secondo quanto stabilito il 23 settembre 1824 gl i aiutanti di campo dovevano portare sulla spalla destra un laccio d'oro o d'argento, a seconda del bottone, appuntato al petto e dovevano sempre portare il cappello a bicorno con bordo di gallone di seta nera. Il 23 maggio 1839 veniva comunicato un ordine reale in merito alla tenuta degli Ufficiali dello Stato Maggiore che stabil iva quanto segue : "I) Che il sottocapo dello Stato Maggiore dell'esercito, i capitani addetti allo stesso, e gli ujj1ziali agghtnti /al ,nedesimo, qualunque ne sia il corpo cui appartenessero, dovranno da ora in poifètre indistintamente uso di un umforme proprio di Stato Maggiore, che è quello precisamente indicato nei due .figurini sovranamente stabiliti [purtroppo non ritrovati, ma siamo in grado di prodmre nelle tavole la foto di un abitoJ, ed avere i loro cavalli bardati nella idenlica guisa che rilevasi in uno dei precisati figurini. 2) Che tutti gli uffiz iali anzidetti dovendo portare anche sul soprabito le spalline del rispettivo grado, ciò si debba intendere per essi soli, e ritenerlo come particolarità intenta a farli meglio distinguere nelle occorrenze di servizio, in cui si polessero trovare vestendo il mentovato soprabito. 3) Che il cappello col corrispondente pennacchio fissato per gli i#iziali dello Stato Maggiore, e precisati nei ridetti.figurini non potranno essere usati da altri uffiziali dell'esercito. 4) Che finalmente essendosi stabilito che gli iifjhiali di Stato Maggiore in parola dovessero avere una sciabla ed una spada di appositi modelli, essi useranno o una o l'altra nei casi che verranno prescritti in rnassirna dal Capo dello Stato Maggiore dell'Esercito". La circolare del Ministero della Guerra (2) aggiungeva anche per maggiore chiarezza una sommaria descri zione dei figurini, che riportiamo nel seguito nel testo originale. "Giamberga di panno bleu con semplice orlatura di panno .rubio al petto ed alle falde. (2) A.S.Na. O.cl.g. 1839
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Collaretto anche bleu orlato rubio aperto nel davanti ed avente il consueto ricamo in oro dello Stato Maggiore. Paramani ad angolo sirn.ilmente bleu senz'alcun ricanw, ed orlati soltanto come al collaretto. Scudo dello stesso ricamo nel di dietro e precisamente sopra i due bottoni che marcano la vita. Cigli in oro al basso delle falde. Bottone in oro con trofeo formato cli bandiere, scudo e corazza con elmo. Pantalone di parata di panno rubio con. due fasce di panno bleu in ciascuno dei Lati e con orlatura anche bleu alle cuciture dei lati stessi. Sottopiedi di cuoio nero o dello stesso panno rubio. Cappello con ganzo in oro e coccarda corrispondente. Bordato di fettuccia nera pei capitani e pei subalterni e di gallone in oro pel sotto capo dello stato maggiore. Bollane in oro com.e alla giamberga. Fiocchi in argento. Pennacchio Bianco a salice piangente (penne di cappone). Soprabito cli panno bleu a due petti. Colla rello aperto nel davanti ed orlato carne alla giamberga. Paramani ad angolo orlati carne sopra. Sette bottoni analoghi in ciascun lato del petto e sei in tutto nel di dietro. Pantalone giornaliero di panno rubio, o rlato di pan.no bleu nelle cuciture laterali. Sottopiede come al pantalone di parata. Speroni di metallo giallo. Annamento: Sciabla di cavalleria leggiera. Spada di apposito rnodello. Cinturone: Di cuoio nero lustro con mascheroni efibbiame in oro. BARDATURA Mantiglia rgualdrappa] di panno rubio con fasc ia e orlatura in giro cli panno bleu. Cavallerizza di pelle nera con ji·appone di panno rubio. Cifra reale in oro sormontata dalla corona al basso di ciascuna delle due falde di dietro, sopracigna efalzetta di pan.no rubio. Valigiotto Di panno rubio orlato bleu e con giglio in oro ai due lati. Ligavaligiotto di cuoio nero. Testiera Completa di tutto, in cuoio nero con fibbia me in oro, e con moschiere cli vitello nero, aventi gli analoghi j,n.imenti in oro. Collana uguale. Pettorale e groppiera con moschiere, e sì l'uno che l'altra del cuoio istesso della testiera". Gli ufficiali dello Stato Maggiore erano gli unici - oltre ai Generali - a fare uso di spalline quando portavano il soprabito, che recava, al colletto, anche il ricamo caratteristico del corpo. Dal 1844-1 845 gli ufficiali addetti allo Stato Maggiore in tenuta g iornaliera portarono il chepì, anzichè il cappello non bordato. Il chepì era di panno rosso con gal loni e ricami in oro. Il 23 marzo 1850 vennero stabiliti nuovi distintivi di grado per i chepì degli ufficiali generali e per quelli dello Stato maggiore dell' esercito: " Pei colonnelli, tenenti colonnelli e maggiori un galloncino e, rispettivamente, tre, due ed un.a trenetta di oro. Pei capitani, primi tenenti, secondi tenenti e aljì·eri rispettivamente quattro, tre, due ed un.a trenetta cli oro. "
VU.2.3. Guide a cavallo dello Stato Maggiore
Il mezzo squadrone delle Guide dello Stato Maggiore, che fu nuovamente formato nel
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luglio 1839 [ricordiamo che una Compagnia di Guide dello Stato Maggiore era stata creata nel 18 15 e abol ita nel 1816], ricevette un'uniforme alla ussera, caratterizzata, in alta tenuta, anche da un colbacco cli pelo con un pennacch io di crini rossi ricadenti . ll dolman e la giubba erano di panno bleu con colletto e paramani a punta bleu filettati da un cordoncino rosso e nero. I pantaloni erano di panno rubio con una doppia banda e filetto centrale bleu. In vita le guide portavano la sciarpa all'ussera di lana rossa a passanti neri. Come tenuta di servizio le Guide portavano una giubba cli panno bleu, con paramani bleu, filettati dal cordoncino rosso e nero, e calzoni rubi con un filetto laterale bleu. li copricapo era costituito da un chepĂŹ di panno rosso con una banda bleu e filetti di colore rosso nero. Per la tenuta cli scuderia si usava un copricapo simile, ma con i filetti di colore bleu. L'armamento e l'equipaggiamento erano costitu iti da due pistole, una sciabola, una sabretache ed una piccola giberna . Una fonte d'epoca tuttavia attribuisce alle Guide l'uso della carabina (ossia moschetto) eia ussari e del correlato budriere con moschettone. La sella doveva essere all'inglese con una gualdrappa cli panno bleu con un bordo rosso all'intorno e l'emblema dello Stato Maggiore (scudo e fasc io cli bandiere) posto agli angoli .
Generi di vestiario che debbono avere gli individui appartenenti alle guide dello stato mag6iiore
Cenere durata in mesi Cappotti di pan no bigio 72 Dolmanda di panno bleu co,~aramani cli panno rubio e allacciatura nera e scarlatta 72 Mantelletta a ~lliccia tutta bleu allacciata~ ome sopra 72 Cinturadi lana scarlatta e nera 72 Pantaloni cli gran tenuta cli panno rubio con fasce laterali di panno bleu 36 Colback cli pelo d'orso con pompane, laccio di lana scarlatta e con pennacchio di c1ini scrnfatti senza durata Giubba di sc1:!,deria cli panno bleu con trenetta cl i lana scarlatta e nera 36 Pantaloni di scuderia di panno rubio con fris i ai lati cli panno bleu 36 ~-Berretta a caschetto per uso g iornaliero di panno rubio con fasciad i panno bleu e frisi trenetta nera e scarlatta 48 ¡Berretta di scuderia d i panno rubio con fascia e frisi di panno bleu Generi di biancheria Giubba d i cotone bigio Pantaloni di cotone bigio Pantaloni di cotone biancoGuanti di Jelle -Crovattini di cuoio -- -Coturni con speron i
Generi di cuoiame e bardatura Armamento Giberna secondo i modelli eia stabilirsi Pistola di modello ---Portagiberna Sciabla da cavalleria leggera -Cinturone Sciablatasche -F iocco di sciabla Ba rdatura co me per la Guardia Reale con modelli da stabilirsi
Le istruzioni associate al decreto istitutivo del corpo delle Guide prevedevano anche I' elenco dei generi di vestiario che dovevano essere distribuiti C). Le trombe delle Guide avevano un ' uniforme sim ile a quella della truppa, ma con le cordelline bianche e rosse e i galloni della livrea reale al colletto e ai paramani. (3) A.S. Na. Min.Guerra fs. J 139.
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Nel giugno 1859 furono final mente assegnali alla Compagnia delle Guide a cavallo propri ufficiali ; questi avevano una uniforme sim ile a quella della truppa, con i bottoni e i cordoni del colbacco e degli alamari in filato dorato. Sembra che negl i ultimi tempi le Guide a cavallo abbiano adottato un colbacco piĂš basso (chiamato dai francesi talpack) .
VII.2.4. Compagnia delle Guide a piedi (Carabinieri) dello Stato Maggiore La compagnia delle Guide a piedi (Carab inieri) venne formata nel 1852 prendendo come base la compagnia scelta del reggimento Carabinieri a piedi, di cui portò subito l'uniforme, con poche modifiche ed aggiunte. L'alta tenuta era caratterizzata dal berrell.one di pelo d'orso nero, con fiocchi e cordoni rossi e neri e pennacchio rosso. In Lenuta giornaliera la truppa indossava invece un chepÏ di panno rosso, con cordonc ini rossi e neri. L'abito era bleu con colletto e paramani a punla bleu filettati cli rosso. Al colletto vi era un'asola con fiocchetto cli cordoncino rosso e nero, che aveva sostituito il gall one bianco della compagnia scelta dei Carabinieri a piedi. Sulla parte sinistra della giamberga s i portavano le cordelline, come attributo specifico del corpo. I pantaloni invernali erano, come per il resto della fanteria, di panno rubio, mentre in estate erano previsti pantaloni cli cotone bianco.
VII.3. Fanteria di linea Per quanto riguarda il vestiario la maggioranza dei corpi a pied i del l'esercito napoletano si conformava alle linee generali stab ilite per le uniformi della fanteria di linea nazionale . Per tale motivo si forn iranno in proposito ampi dettagli , rinviando per g li altri corpi a quanto descritto nel seguito .
VII.3.1. Fanteria nazionale Nel 1831 il vestiario della fanteria di linea, come giĂ detto, serviva da modello, con qualche piccola variazione, per quello di quasi tutti i corpi a piedi e degli ufficiaii dello stato maggiore delle piazze e dei serv izi. L' uniforme era composta eia un abito di colore bleu scuro, con mostre, profil i e falde del colore distintivo. I primi reggimenti di ogni Brigala erano contraddistinti dai botton i di metallo giallo (dorati per gli ufficiali) che erano invece bianchi (argento per ufficiali) per i secondi reggimenli della Brigata. 1 reggimenti sicilian i per antica tradizione avevano sempre i bottoni b ianchi. L' abito della truppa, fino al grado cli primo Sergente, era cli panno bleu, con le fa lde corte, ad un petto chiuso eia una fila di nove bottoni, tre bottoni erano disposti in orizzontale su ciascu n paramano, di taglio tondo, tre su ogni tasca disposta in verticale, due sui fianch i ed uno per parte sulle controspalline, dello stesso panno dell'abito. I bottoni recavano al centro il numero d'ordine ciel reggimento .
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Oltre al colletto, ai paramani ed alle falde, erano del colore distintivo del reggimento (v. tab. 1) i profili che ornavano il peno sul davanti, la vita, le controspalline e le tasche sul retro. Il colletto era basso, a perto anteriormente. Sulle falde venivano disposti i distintivi della specialità d'appartenenza : gigli per le compagnie fucilieri, granate per i granatieri e le cornette per i cacciatori. La truppa ed i sottufficiali avevano questi emblemi cli panno bleu, ritagl iati nel panno cl i vecchie uniformi d ismesse con appositi stampi , mentre per gli ufficiali, inclus i gli aiutanti ed i portabandiera, questi erano di filo metallico del colore dei bottoni ricamati su panno blcu . Gli strumentisti avevano invece come distintivo due lire ricamate al l' estremità cli ogni falda. I distintivi di special ità, in metallo giallo, erano apposti su l coperchio della giberna della truppa delle compagnie scelte (granate o cornette). Alle spalle erano apposti i rolli di lana che distinguevano le compagnie a seconda del loro colore: - bianco per le compagnie fucilieri - rosso per quelle di granatieri - verde per i cacciatori. I rolli erano fi ssati all'estremità cli controspalline cli panno bleu, fi lettate del colore distintivo e fermate verso il colletto da un bottone. Al collo si portava una cravatta di c uoio nero fermata sul dietro da un fermag lio d'ottone sormontata da una fascetta di tela bianca. Lo schakot era cli feltro nero con una placca frontale romboidale cli metallo giallo per tutti i reggimenti recante nel mezzo il distintivo della specialità della compagnia cli appartenen7.a, cioè giglio, cornetta o granata. l sottogola erano a squame di metall o giallo con orecchion i tondi recanti anch'esso il distintivo di special ità. La coccarda era retta da un sottile cappietto di metallo ed al di sopra cli questa si portavano pompon sferici di lana ciel colore dei rolli alle spalle. Il bordo superiore çlello schakot era contornato da una fascia cli cuoio nero per la truppa, caporali e sergenti. I tamburi avevano al bordo dello schakot un gallone della livrea della casa reale oppure, come i musicanti ciel la banda ciel reggimento, un gallone con il fo ndo cli lana ciel colore delle mostre e ricami cli fogliami cli colore bianco o giallo a seconda ciel colore dei bottoni. I calzoni erano di panno bleu per il periodo invernale e cli cotone bianco per l'estate. Con i pantaloni bleu si portavano, sopra le scarpe, ghette, cli panno nero, mentre con la tenuta estiva le ghette erano cl i tela bianca. Il cappotto era cli panno grigio ad un petto con p iccole mostre a tre punte di colore distintivo al colletto. La herretta cl i quartiere era cl i panno bleu (di sol ito per confezionarla si adoperava il panno dei calzoni usati) con profi li e fiocchetto cli lana ciel colore disti ntivo. Sul davanti vi era il s imbolo del la specialità, cioè il g igl io per le compagnie fucilieri , la granata o la cornetta per i granatieri o i cacciatori. I sottufficiali erano distinti da un gallone dorato o di argento disposto sul bordo della parte inferiore della bustina. G li zappatori o guastatori erano considerati come granatieri, cli cui portavano i rolli rossi alle spalle. In alta tenuta essi erano distinti dal colbacco di pelo d ' orso nero con un pennacchio di crini rossi ricadente. Al cli sopra dell' abito si indossava, come era costume cli questa specialità, un grembiule cli c uoio bianco. I buclrieri ed il cinturone, che si po1tava sopra il grembiule, erano anch'essi di cuoio bianco. Completavano l ' abbigl iamento i guanti bianchi alla crispina. L'armamento era costituito eia un moschetto con canna da 28", una daga a sega ed un utens ile
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che era assicurato mediante un apposito fodero di cuoio bianco al budriere a tracolla . I tamburi, i pifferi, e le cornette delle compagn ie cacciatori, erano vestiti come i soldati comuni, ma ven ivano distinti mediante l'apposizione di un gallone di livrea reale al colletto, ai paramani, lungo le cuciture delle man iche, cinque sbarre diagonali per parte sulle braccia e il gallone ornante ancora i profili delle tasche e formante uno scudo attorno ai bottoni della taglia, cioè all ' altezza della vita nella schiena. Come buffetteria si portavano due budrieri di cuoio bianco incrociati sul petto per reggere la giberna e la baion~tt;.i (per i fnci lieri) od anche la sciabola per sottufficiali , granatieri e cacciatori. G li ufficiali erano vestiti con gli stessi colori della truppa, ma le falde del loro abito erano p iù lunghe. Come era tradizione all'epoca i materiali impiegati nella confezione dei capi di vestiario degli ufficiali erano cli qualità più fine rispello a quelli impiegati per la truppa. Anche i bottoni e gli altri attributi di metallo in genere erano cli maggior costo essendo inargentati o dorati. Tutti gli ufficiali in servizio, fino al 184 1, portavano in vita una sciarpa di seta bianca e scarlatta con fiocchi ricadenti sulla sinistra. Gli ufficiali erano ulteriormente distinti dalle spalline a frang ia in gallone, se subalterni, o in lastra metallica se ufficiali superiori, secondo uno schema valido per tutti i corpi. Nel 1836 in effetti era stato emanato un regolamento che stabiliva che tutti gli ufficiali portassero spalline cli tipo diverso tra ufficiali superiori ed inferiori (v. paragrafo s ui Distintivi di grado) . Gli ufficiali superiori insigniti di una graduazione di ufficiale generale ne portavano i ricami distintivi sui paraman i oltre a quelli corrispondenti al loro grado nel corpo di cui indossavano l'uniforme. G li ufficiali di compagnia portavano come copricapo uno schakot analogo a quello della truppa con metalli e nappina dorati ; gli ufficiali superiori avevano un bicorno con pennacchio di penne bianche, bordato di gallone dorato, coccarda scarlatta fermata da una ganza clorata con una granata sovrapposta. Fuori servizio, gli ufficiali di tutte le classi portavano il cappello a bicorno con bordo di seta nera, coccarda e ganza dorata. In tenuta giornaliera agli ufficiali era concesso l'uso d i un soprabito cli panno bleu ad un petto, con il colletto di colore distintivo . I portabandiera erano forn iti cli un budriere ricoperlo di panno del colore distintivo con un bordo di gallone ciel colore dei bottoni e recante sulla borsa il numero del reggimento. Per i reggi menti della fanteria di linea i colori distintivi sono indicati nella seguente tabella:
Colori distintivi della fanteria 1830-1833 ,nostre reggimento Io scarlatte Re 20 scarlatte Regina 10 Principe gialle 40 Principessa g ialle 50 rosso cremisi Borbone 60 Farnese rosso crern1s1 70 Real Napoli celesti 30 Real Palermo celesti verdi Siciliano
di linea bo11oni gialli bianchi gial li bianchi gialli biandii gialli bianchi bianchi (')
(4) La co111pag11ia ausiliaria del reggimento Siciliano. istituita a Capri, aveva un abito bianco con colletto e parnrnani di colore 1·osso, senza rolli alle spal le, ma con controspalline rosse e pantalon i cli panno celeste A.S.Na O.cl.g. 7 tn arzo 183 1.
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I bandisti indossavano un caratteristico colbacco di pelo d'orso nero con placca frontale di metallo clorato, visiera, pennacchio ricadente rosso, borsa laterale cli panno del colore distintivo del reggimento ricamata in oro o argento, a seconda del colore del bottone, tenninanLe con un fiocco a pompon con le cifre reali sul davanti ricamate in oro o argento. L'abito era cli panno fino bleu con colletto e paramani erano ornati di un gallone d'oro o cli argento. Sul petto alle bouoniere vi erano ricami d 'oro o di argento. Lo stesso tipo di ricami ornava anche i calzoni cli panno. I due bottoni della taglia sul retro erano ornati cli nodi di gallone all'ungherese. G li strumentisti e rano armati cli spada. Il tamburo maggiore era vestito in modo ancora piÚ sfarzoso. Il colbacco di pelo d 'orso era ancora piÚ voluminoso di quello dei bandisti ed era ornato di quattro pennacchi bianchi alla cui base erano disposte penne rosse. Il colbacco era ornato di cordelline e fiocchi in oro o in argento, oltre la borsa cli panno con ricami e fiocco terminale sempre in oro o in argento. I pantaloni erano per l'alta tenuta cli panno rosso scarlatto, riccamente ricamati in oro o in argento, ciel tipo a calzabraga; con essi venivano calzati corti stivali di pelle chiara con orli di pelliccia e terminanti sul davanti con un fiocchetto a li ' ungherese. La tracolla per la spada era cli pa nno ciel colore distintivo con ricami, galloni e frange d'oro o d'argento; s ul davanti vi era in argento massiccio uno scudo recante le armi reali, sormontate da una corona. La bassa tenuta era costituita da un abito e calzoni cli panno bleu scuro con rolli di lana rossa a lle spalle e col letto e paramani ornati ciel gallone di I ivrea reale. La tracolla per la bassa tenuta era cli panno ciel colore distintivo bordata auorno e guarnita nel mezzo con traversine ciel gallone di livrea reale ed una granata in oro o argento sulla parte in basso. L'arma bianca del tamburo maggiore era costituita da una caratteristica scimitarra alla turca. Lo schakot, come già osservato, era ornato sulla parte superiore da un bordo cli gallone ricamato su seta, il cui fondo era del colore delle mostre, ed i ricami a fog li ami erano d'oro o d 'arge nto a seconda ciel colore dei bottoni. La placca frontale, una lira e due tube contornate di fronde, era in metallo dorato. Sullo schakot il tamburo maggiore portava un pompon sferico ciel tipo di quello degli ufficiali . La bassa tenuta dei bandisti era simile, ma avevano i paramani a pu nta ed il colletto ornati di un gallone e ricami in oro o argento anzichè della livrea reale. Le gualdrappe per gli ufficiali montati erano di panno bleu con un bordo di gallone del colore delle mostre e negli angoli ricamato in oro o in argento il numero d'ordine ciel reggimento. Queste uniformi s ubirono una prima modifica in seguito alle di sposizioni previste al decreto cli riorganizzazione cieli ' esercito del 21 giugno 1833, seguite da altre nel corso degli anni di cui cercheremo nel seguito cli dare la cronologia. Verso il 1834 furo no introdotte nuove placche di ottone (dorate per g li ufficiali) per gli schakot sulla falsariga d i quelle in uso nell'esercito francese. Esse e rano costituite dr1 11no scudo centrale i;ecante le armi reali, sormontato da una corona reale poggiante su un a base allungata sulla quale era inciso il numero de l reggimento. Attorno allo scudo, dai due lati, vi erano due fronde di palme e cli alloro. La corona che sormontava lo scucio giungeva a fermare la coccarda, al cli sopra della quale s i innestava il pompon cli lana. Lo stesso tipo cl i placca veniva anche adottato dalla maggioranza dei corpi a piedi, con qualche differenza nell' emblema che veni va traforato al centro della base del trofeo. Alla stessa epoca venne modificata la forma dei paramani, che ricevettero una patti na verticale con tre bottoni, detta alla granatiera. In un primo tempo, il paramano fu bleu: solo i
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filetti sul bordo e la pattina, tagliata a tre punte, erano del colore distintivo. In seguito i paramani furono tuttavia modificati divenendo p ie ni del colore distintivo con pattina bleu, rettangolare e filettata del colore distintivo. Con la riforma del 1833 (R. Decreto 21 giugno J833) era stato stabilito che per tutti i reggimenti v i fosse un unico colore per le mostre, cioè il rosso scarlatto e bottoni di metallo giallo con unica differenza data dal numero del reggimento impresso sui bottoni e sulla placca degli schakot. Non sappiamo se questa disposizione s ia mai stata applicata: sicuramente già dal 1836 ricompaiono i colori distintivi di brigata, così come il sistema cli distinzione del colore dei bottoni giallo per i primi reggimenti della brigata e bianco per i secondi, colla solita eccezione per la brigata s icil iana che aveva i bottoni sempre bianchi (v. tabella 2).
Colori distintivi della fanteria di linea 1836-1861 mostre bottoni reggimento 1° Re 2° Regina 3° Principe 4 ° Principessa 5° Borbone 6° Farnese 7° Napoli 8° Calabria 90 Puglia 10° Abruzzo 11 ° Palermo 12° Messina 13° Lucania 14° Sannio -15° Messapia
scarlatte scarlatte gialle gialle rosso crem1s1 rosso crem1s1 celesti celesti arancio arancio verdi verdi rosso robbia violetto violetto
gialle bianchi gialli bianchi gialli bianchi gialli bianchi gialli b ianch i bianchi bianchi <rialli (1840) I;:, gialli (1859) bianchi (1859)
Nel giugno 1835 fu deciso d i adotta re, per le compagnie granatie ri, le spalline cli lana a fra ng ia d i colore rosso scarlatto e per le compagn ie cacciatori di colore verde (le spall ine a frangia entrarono in uso per la maggioranza dei corpi solo alc un i anni dopo). Nel 1838, per l'alta te nuta in vernale furono di stribuiti a tutta la fanteria di linea nazionale dei pantaloni di panno castorato rosso (rubii), in luogo di quel li bleu in uso fino ad a llora, ad imi tazione del la fanteria francese del l'epoca. Con i pantaloni rubi si portavano le uose di p anno nero . Pe r l'alta tenuta estiva rimanevano in uso i pantaloni di cotone bianco con uose dello stesso materi ale. Agli iniz i de l I 838 furono stabi liti nuovi modelli di pomponi per i copricapi. Infatti un ordine ministeriale del 17 gennaio 1839 stabi liva : "Sua Maestà il Re si è degnata di ordinare:
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1) che il pompane di lana bianca a forma 4erica di cui attualmente fanno uso le Compagnie del Centro de' 12 reggirnenti di fanteria di Linea resta abolito, dovendo invece essere sostituito da altro a mezza palla, anche di Lana, avente nella parte del davante il centro bianco, la periferia di color celeste oscuro col numero in ottone indicante La comp.ia cui appartiene l'uomo che l'indossa, progredendo dal numero i sino al numero 8 per quante sono le compagnie del Centro, dovendo il di dietro di detto pompon.e essere coperto di panno nero ... " (A .S.Na Contratti fs 15). I soldati delle compagnie di granatieri avevano un pompon , (detto a jimnrna), con la parte inferiore sferica e la superiore aperta a ciuffo (in seguito divenne a doppia palla) cli colore rosso. Le compagnie cacciatori avevano il pompon a fiamma d i colore verde. I musicanti avevano un pompon a fiamma con la parte inferiore rossa e quella superiore bianca e rossa. Il 28 agosto 1838 mediante un Reale Ordine venne anche stabilito di abolire completamente i rolli che fino ad allora avevano distinto le compagnie tra d i loro; in loro vece, vennero adottate spalline cli lana, con la frangia per le compagnie scelte e senza frang ia, dette mozzette, per le compagnie ciel centro. Come i pompon, le spalline per le compagnie granatieri, per i primi sergen ti forieri, pei caporali tamburi e pei guastatori erano interamente (piatto, giro e frangia) cli colore rosso scarlatto e quelle dei cacciatori cli colore verde; le mozzette dei fucilieri e degli altri individui dello stato minore erano invece del colore reggimentale, per quest'ultimi con il cordone bianco. Le spali i ne dei musicanti erano cli colore rosso con il giro attorno alle frange di cordone del colore dei bottoni . Il corpo della spallina era foderato di panno bleu; essa era fermata verso il colletto da un bottone e bloccata da un travetto cucito sulla spal la di panno bleu con profi li di colore distintivo . Nel 1840 venne adotatto per gli ufficiali un soprabito d'uniforme, derivato dalla redingote francese modello 1826. Esso era di panno bleu a due petti lungo appena al di sotto del g inocchio. I due petti erano ornati cli bottoni di metall o. Al colletto si portava una mostrina a tre punte ciel co lore delle mostre con un bottonc ino nel mezzo . In segu ito (dopo il 1841) furono posti due bottoncini ai lati del collo per reggere la gol iera. Infatti il 26 maggio 1841, come distintivo degli ufficiali in servizio, in luogo della sciarpa al la vita, venne adottata una goliera, o gorgiera, forgiata sul modello francese a mezzaluna di metallo clorato, che recava nel mezzo in argento un gigli o tra fronde d'alloro sormo ntato da una corona reale . Essa aveva due rosette d'argento a lle due estremitĂ , cu i si agganciavano le catenelle che fissavano la goliera ai due bottoni sulle spalline. La sciarpa in vita rimase pertanto in uso per i soli Ufficiali Generali. Il 6 g iugno 1845 furono definitivamente approvati i campioni degli schakot (chiamati nei documenti de ll 'epoca caschi) di nuovo modell o per tutto l'eserrito (in realtĂ si erano iniziati a distrjbuire ad alcuni reggimenti gli schakot cli nuovo modello sin dall 'ottobre 1844). I nuovi schakot per la fanteria di linea, a forma tronco cilindrica rastremata verso l'alto (anche questi sul modello di quell i della fanteria francese) avevano un sottogo la di vitello nero e al bordo superiore un galJone cli lana color rosso. Quelli dei musicanti erano ricoperti di panno del colore distintivo del reggimento, con il gallone al bordo superiore di seta g ialla-oro o di cotone bianco (a seconda dei bottoni del reggimento) e due chevron dello stesso gallone ai lati. Le placche, rimaste del modello precedente, erano "di ottone a foglia col corrispondente numero ad uso de' reggimenti della fanteria di linea ... " . 11
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copricapo era ornalo dalla coccarda rossa e dal pompone a seconda della compagn ia di appartenenza. Inoltre si forn iva ad ogni uomo una fodera di incerata che recava sul davanti dipinto in oro il numero del reggimento, eia utilizzarsi i n caso d i tempo inclemente (5). G li schakot degli ufficiali erano simili a quelli della truppa, ma il bordo superiore era guarnito eia un gallone clorato. Nel 1848 furono stabiliti nuovi modelli di placche per i musicanti dei reggimenti della fanteria cli linea, che portavano nel mezzo una lira, quale distintivo del la specialità. Nell'ottobre 1851 , venne uffic ia lmente concesso agli ufficift l i rlei corpi app ie<fati l'uso, fuori servizio, del chepì, i n realtà co mparso già da tempo; tuttavia, in servizio, si prescriveva ancora l'uso cli berrette simili a quelle della truppa (con ricami e emblemi in oro o in argento) . Nel 1852 g li schakot furono ridotti ne lle dimensioni e furono aggiunti filetti laterali di lana rossa (oro per ufficiali) . Intorno al I 856 fu rono inlroclotti nuovi schakot p iù picco li dei p recedenti, leggermen te più inclinati anteriormente, sempre con filetti laterali di colore rosso (oro per ufficiali) o con g li chevron per i corpi che ne erano dotati. Anche le placche frontal i dovettero, cl i consegue nza, essere ridotte nelle dimensio ni e leggermente modificate nel disegno. La nuova moda portò anche un nuovo tagl io per le uniformi, la c ui vita divenne ancor più stretta, con pantaloni molto ampi. Le spalline furono anche ridotte nelle loro dimensioni, mentre non vennero variati i colori distintivi .
Reggimento Carabinieri a piedi Il vestiario assegnato nel I 848 al momento della sua fo rmazione al reggimento dei Carabinieri a piedi fu quello della abolita Gendarmeria reale, cioè abito e calzoni di panno bleu con filetti al colletto, paramani a punta, alle fa lde (che in seguito divennero interamente di colore rosso), al petto e alle tasche di colore rosso con l'aggiunta di un alamaro bianco al colletto, che fino ad allora aveva contradistinlo le sole compagnie scelte della Gendarmeria. I bottoni ed i metalli erano bianchi (argento per gl i ufficiali). Il copricapo era uno schakot di feltro nero con bordo superiore rosso (oro per sottuffic iali e ufficiali) e ai due lati vi erano due chevron di gallone bianco (argen to per sottufficiali ed ufficìali). La placca dello schakot recava al centro una granata. Tutte le compagnie, essendo considerate d i granatieri, ricevettero doppi pompon a fiamma, spalline e fiocco della sciabola cli colore scarlatto e granate cli ottone alle giberne, alle bandoliere e ai tondi posti al fodero del cappotto sullo zaino. Le compagnie volteggiatori vennero invece dotate cli pomponi , spallin~ e fiocco da sciabola d i colore verde e scarlatto (pompon a palla rossa e fiamma verde e spalline a p iatto rosso e frange verdi, cordone verde e fiocco scarlatto) e cornette di ottone in luogo delle granate. Lo stessa emblema (granata o cornetta) ornava le falde. Le due compagnie scelte (equivalenti a quelle dei granatieri) in alta tenuta portavano berrettoni di pelle d 'orso con pennacchio rosso scarlatto e cordoni e fiocchi rossi per la truppa e argento per gli ufficiali.
(5) A.S.Na Contratti fs . 18.
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La berretta da quartiere era cii panno bleu con un gallone bianco e filetti e fiocchetto d i lana rossa. Sul davanti vi era una granata di lana bianca. Il cappotto era cli panno bleu. Gli ufficiali portavano il gallone d'argento al colletto del soprabito. Nel 1854 il reggimento adottò i calzoni rossi e i cappotti bigi come gli altri reggimenti della fanteria di linea nazionale (nel 1855 furono venduti i cappotti bleu ormai fuori durata (0 ). Nel febbraio 1856 fu stabilito che gli ufficiali superiori dei Carabinieri a piedi dovessero portare le spalline come quelli della fanteria di linea; le loro gualdrappe dovevano essere simili a quelle degli ufficiali superiori ciel reggimento Re, ma invece del numero 1 dovevano portare il simbolo cli una granata.
Distintivi di grado Nel novembre 1829 i distintivi di grado dei sottufficiali erano stati variati; infatti la larghezza dei galloni era divenuta eguale per caporali e sergenti, ma essi venivano distinti dal numero di galloni, uno per i caporali e forieri, due per i secondi sergenti e tre per i primi sergenti e p rimi sergenti forieri disposti trasversalmente sulla manica, poco al di sopra del paramano (i forieri continuavano a portare i galloni sulla parte alta della manica). Nel dicembre 1830 venivano modificati i distintivi cli grado degli ufficiali Superiori e Generali (v. appendice I). Il 23 dicembre 1834, fu emesso un decreto sull'anzianità cli servizio, che prevedeva, tra l'altro, i distinti vi che distinguevano l'anzianità del sottufficiale o soldato. Si trattava cli galloni a chevron cii lana rossa (cotone bianco o lana giallo-oro a seconda dei finimenti delle g iamberghe per i corpi con uniformi rosse) cuciti sulla parte alta clel]a manica ciel braccio sinistro, in ragione di uno per/ogni periodo di anzianità maturato. Tali distintivi erano indossali anche sui cappotti, ma non su que lli della Cavalleria, de lla Gendarmeria a cavallo e ciel i' Artiglieria a cavallo. 11 21 rnaggio 1836 vennero stabiliti nuovi distintivi di grado per g li ufficiali subalterni , completando cosl la riforma del s istema avviala in precedenza. "Affznchè i distintivi di grado che competono alle diverse graduazioni degli iiffiziali da colonneLLo in giù ... S.M. si è degnata di stabilire: l°) Ciascun Colonnello avrà per distintivo del proprio grado due spalline a grossi cannottigli ligati con tre gigli sormontati dalla corona reale su di ogni spallina. Ciascun Tenente Colonnello avrà due consimili spalline con due gigli però, e la corona su di ogni spallina. Ciascun Maggiore avrà le stesse due spalline con un solo giglio e la corona su di ogni spallina. Ciascun Capitano Comandante avrà due spalline a piccoli cannottigli ligati con un giglio su di ogni ::ipallina. Ciascun Capitan Tenente avrà le stesse due spalline del Capitano Comandante, ma senza alcun giglio. Ciascun prim.o Tenente porterà alla spalla diritta u.na spallina a piccoli can.nottigli carne
(6) Giornale del Regno delle Due Sicilie 2 Aprile I 855.
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le precedenti aventi un giglio al di sopra, ed inoltre porterà alla spalla sinistra una mozzetta senza giglio. Ciascun secondo Tenente porterà la simile spallina a dritta e la rnozzetta a sinistra, ma senza alcun giglio sia nell'una, sia nell'C1ltra. Ciascun Alfiere avrà la identica spallina alla sinistra e la nwzzetta medesima alla diritta senz'altro. Ciascun Ajutante porterà una mozzetta come alle precedenti su di ambo le spalle senz'altro. Ciascun Por1abandiera o Portastendardo porterà una delle dette mozzette alla spalla sinistra senz'altro. Per ogni Ufj-ìziale superiore poi appartenente o qualsiasi destinazione le spalline dovranno avere il pezza di sopra cli metallo a getto sia in oro, o pure in argento, secondo la destinazione cui l 'u/fiziale è addetto, e dovrà esso pezzo essere lavorato a squame ji:nte diritte cosidette a scaletta, nella parte superiore e liscio nella parte inferiore con i competenti cannottigli, e venniglioni di metalloji:lC1to dell'unc1 e dell'altra materia. Per i Capitani in fino a Portabandiera o Portastendardo, qualunque ne fosse la loro corporazione, o destino, le spalline e mozzette, tanto se in oro, come se in argento, da. adottarsi dai medesimi avranno il pezza di sopra di gallone a tiratiglio liscio, ed i cannottigli lisci e vermiglioni corrispondenti. La fodera delle spalline o mozzette tutte, che sarà sempre di panno, dovrà essere inoltre del colore medesimo della mostratura dell'uniforrne che veste l'individuo . ... ". (Per gli ufficiali dei corpi a piedi tal i disposizion i dovevano entrare in vigore il l O settembre 1836) (7). Per i sottufficiali rimasero invece in vigore i distintivi cli grado stabiliti nel periodo precedente (8). A quanto stabilito possiamo aggiungere le seguenti informazioni, tratte dal libro sui reggimenti svizzeri al servizio napoletano scritto dal Ganter che aveva servito appunto a Napoli, riguardo ad altre cariche per le quali le suddette disposizioni non forniscono informazioni. Questi dati si riferiscono ai corpi svizzeri, ma poichè per essi valevano le stesse disposizioni che per quelli nazionali riteniamo di citarli. G li aiutanti sottufficiali avevano due spalline rosse (probabilmente cli colore distintivo per i reggimenti nazionali) a frangia a tortiglioni misti d'oro (o d' argento) e seta del colore distinti vo e tre galloni d'oro, o d 'argento, su cli ogn i avambraccio come per i sergenti maggiori. I forieri cli stato maggiore cli ogni reggimento avevano tre gallo ni d'oro o d'argento su ogni manica. Il 26 maggio 1841 venne emanato un ordine reale in base al quale dal 30 dello stese mese di maggio tutti gli ufficiali dell'esercito dal grado di colonnello in giù che portavano ancora la sciarpa (esclusi quindi quelli dei corpi montati) dovevano sostituire questa, come distintivo di servizio, con una go!iera (hausse-col o scollo). Essa doveva venire appuntata ai due bottoni delle spalline e se doveva portarsi sul soprabito si dovevano appuntare ad esso due bottoni s imili a quelli delle spalline nella stessa posizione. Verso il l 850 venne regolamentato l'uso dei distintivi cli grado per i chepì degli ufficiali, stabilendo che essi dovessero essere cli panno bleu, con una piccola rosetta sul davanti e il (7) A.S.Na. O.d.g Voi. 11. (8) A.S.Na. Min. Ouer. Fs. 2798.
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numero del reggimento, due filetti laterali del colore delle mostre del reggimento e orizzontalmente galloni, stretti e larghi, che marcassero il grado dell'ufficiale che lo indossava. Il I 7 giugno 1859 il re stabiliva un nuovo regolamento per l'uniforme dei generali e modifiche ai distintivi di grado del soprabito per tutti gli ufficiali.
I soli L?[fiziali effettivi di tutte le anni, attivi o sedentanei, faranno uso su' paramani del soprabito di unifonne, a tre dita dalle estremità delle maniche, degli stessi distintivi che ora si portano sui kepÏ cioè: un righetto per gli alfieri due righetti per i secondi tenenti tre righetti per i primi tenenti quattro righetti per i capitani un rigo grande ed un righetto per i maggiori un rigo grande e due righetti per i tenenti colonnelli un rigo grande e tre righetti per i colonnelli Gli aiutanti, Le guardie di artiglieria e del genio, i commessari di guerra e gli 14fiziali onorari, o non effettivi, non potranno portare nessun disti111ivo su' para.mani del soprabito.
VU.3.2. Reggimenti svizzeri L'abito per tutti i reggimenti svizzeri doveva essere di panno rosso scarlatto, dello stesso taglio di quello della fanteria nazionale, con mostre (cioè colletto, paramani, profili alle tasche e alle controspalline) di colore reggimentale e fa lde rivoltate di colore bianco. Forma e uso dei distintivi delle specialità delle compagnie uguali a quelli della fanteria di linea nazionale. Nello schema seguente sono indicati i colori distintivi dei quattro reggimenti svizzeri che rimasero invariati per tutto il periodo della loro esistenza: Reggimento 1° svizzero 20 " ,,
30 '' " 40 ""
mostre celeste verde* bleu nero
bottoni gialli '''(all'origine giallo-paglia) gialli gialli giall i
Sulle spalle degl i abiti della truppa erano apposti i rolli di lana: il colore bianco distingueva le compagnie fucilieri e granatieri ed il verde quelle dei cacciatori. Sul davanti dell'abito vi era una pettiglia di panno del colore delle mostre. Alla formazione del 2° reggimento fu deciso di apporre galloni gialli al colletto e al petto e ai paramani. Nel 1835 fu abolita la pettorina all'abito di gran tenuta, che divenne quindi ad un petto del tutto simile a q uelli della fanteria di linea nazionale. I bottoni erano di metallo giallo, leggermente bombati e recavano impresso il numero del reggi mento. I pantaloni per la gran tenuta invernale erano di panno bleu-celeste ed erano invece di
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cotone bianco per l'estate. I cappotti erano di panno grigio, con una piccola mostra rossa al colletto. La truppa aveva schakot s imili a quelli delle truppe nazional i. Le compagnie cacciatori avevano però in alta tenuta un pennacchio a pioggia di penne verdi simile a quello dei Cacciatori della Guardia Reale, che fu però abbandonato alla fine degli anni 1830. Le compagn ie fucilieri utilizzavano una nappina tonda bleu e bianca recante al centrn il numero della compagnia in ottone. I granatieri, in alta tenuta, ostentavano un berrettone di pelo d ' orso con cordelline gialle e pennacchio bianco, che fu anch'esso abolito nel 1840, adottando in sua vece lo schakot con iI pompon rosso scarlatto delle compagnie scelte. li berrettone aveva una ampia placca in ottone al centro della quale vi era una granata e una legenda reggimentale. Bottoni, spalline, dragone e galloni (per gli ufficiali) erano in oro, così come il bordo dello schakot e i filetti laterali (quando questi accessori furono adottati) . Fuori servizio, g li ufficiali potevano portare il cappello a bicorno, senza piumetto di sorta e che doveva sempre essere fornito di pompon. I musicanti, inclusi i tamburi ed i pifferi delle compagnie, dovevano avere gli abiti con i colori invertiti rispetto a quelli della truppa, cioè rispettivamente per i quattro reggimenti celesti, verdi , blcu e neri con colletti e paraman i di colore rosso. La bandoliera del tamburo maggiore era scarlatta per tutti quattro i reggi menti con ricami in oro e la placca centrale con le armi reali in argento. La banda aveva berrettoni di pelo d'orso. In alta tenuta invernale avevano pantaloni di panno rosso. Nel taglio complessivo dal 1845 il tamburo maggiore, caporal tamburo e musicanti svizzeri erano simili a quelli della fanteria nazionale. G li schakot dei mus icanti della banda erano di feltro rosso sin dal 1826 Gli ufficiali di sanità dovevano vestire la stessa uniforme cli quelli dell'esercito napoletano. In tenuta giornaliera, fino al 1835, la truppa portava un corto abito bianco a piccole fa lde, che aveva il collo, le falde, i paraman i ed il petto filettat i di rosso; in un primo tempo s i portarono anche sulle spalle i rolli , rossi per i granatieri e verdi per i cacciatori (senza rolli per i fucilieri). Dal 1835 l'abito a falde venne rimpiazzato da una giubba bianca corta con i filetli rossi . G li ufficiali per la tenuta g iornaliera potevano indossare una g iacca bleu a due file di bottoni al petto con colletto e paramani rosso-scarlatto. Analogamente alla fanteria nazionale anche per i reggimenti svizzeri vennero aboliti i rolli di lana alle spalle nell'opera di riamrnodernamento delle uniformi operata dalla metà degli anni 1830. Infatti il 2 novembre 1838 un ord ine reale stabili va: I) Che siano aboliti ne' quattro reggimenti svizzeri i rolli di cui in atto stanno.facendo uso gli individui di truppa dei reggirnenti rnedesimi al pari che trovasi di:;posto per i reggimenti della fanteria nazionale, venendo sostituiti dalle spalline e dalle mozzette secondo il qui _ appresso dettaglio, cioè: - Pei primi Sergenti Forieri, Caporali de' Tamburi, Guastatori ed individui delle compagnie de' Granatieri da spalline di cotone bianco. - Per gli individui delle compagnie de' Cacciatori da .<,palline di lana verde. - Per gli individui delle compagnie del centro, e pe' restanti dello stato rninore, esclusi il Tamburo maggiore e i musicanti, da mozzette di panno del colore delle rispetlive mostre. - Pei Musicanti, da Capobanda in giù, da spalline di lana scarlatta coi cordoni superiori di lana d'arena d'oro. - Gli individui delle sezioni d'Artiglieria compreso il ?ì-eno, continueranno ad avere le
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spalline di lana scarlatta .. . " (9). Tale disposizione venne applicata in occasione della parata di Piedigrolla dell'otto settembre 1839; in tale occasione fu anche chiarito che "le mozzette pe' Tamburi delle compagnie del centro de' reggimenti m.edesirni [svizzerij dovranno essere scarlatte ... " (' 0) . Allo stesso momento dei reggimenti nazionali vennero anche modificati i pompon degli schakot, che furono dello stesso tipo di quelli della linea, e cioè a fiamma per i granatieri (di colore rosso, mentre le spalline erano bianche) e verdi per i cacciatori, mentre le compagnie ciel centro portavano il pompon semisferico. I musicanti avevano il pompon a fiamma misto bianco e rosso. Dal 1845 furono inoltre adottati i nuovi schakot, sulla placca dei quali campeggiava il numero del reggimento. Dal magg io 1846 venne deciso che la fanteria svizzera dovesse avere dei nuovi cappotti, identici nel colore e nel la forma a quelli in precedenza adottati dalla fanteria nazionale. Negli anni a seguire non vi furono grandi variazion i all ' un iforme dei corpi svizzeri, se non nel taglio dell'uniforme, secondo quando già precisato a proposito della fanteria nazionale. L' uniforme dei componenti la sezione di artiglieria (artiglieri e treno), stabil ita in ogni reggimento, era simile a quella de ll' artigl ieria nazionale, cioè abito e pantaloni bleu con mostre rosse, ma con alamari g ialli al colletto ed al petto, come quelli della fanteria svizzera, e con la placca allo schakot uguale a quella del reggimento a cui erano addetti con l'impronta di due cannoni incrociati. Essi aggiungevano inoltre chevron di lana rossa allo schakot e un pen' nacchio ricadente rosso sul tipo di quelli dell' artiglieria a cavallo. Fino al 1842 gli individui cieli' artiglieria svizzera portavano cappotti di panno grigio, come quelli dei soldati dei reggimenti a cui erano addetti , ma il 28 aprile di quell'anno fu deciso che dovessero portarli cli panno bleu come l'artiglieria nazionale. La berretta eia quartiere era cl i panno bleu con filetti, fiocchetto e granata rossa. A partire dal 1835 gli artiglieri svizzeri utilizzarono spali ine a frangia rosse, come I' arti glieria nazionale, mentre la sezione del treno conservò i rolli ancora per qualche anno.
VU.3.3. Battaglion Cacciatori di linea Nel 1831 l'uniforme dei ba!laglioni Cacciatori era costitu ita, per la truppa, da una giubba cli panno verde scuro (detta spenzer) con colletto e paramani gialli e calzoni cl i panno grigioceleste con filetto laterale verde. In alta tenuta il petto della giubba era ornato eia una serie cli alamari formati da cordelline nere, mentre lo spenzer di tenuta g iornaliera era senza cordell ine. [ paramani ed il colletto dell'alta tenuta avevano inoltre una riga nera verso il bordo. Lo spenzer per la tenuta giornaliera aveva il colletto verde con una piccola mostrina g ialla, ed i paramani verdi con un fi letto giallo d isposto a punta sul davanti. Gli ufficiali avevano un ab ito lungo, simile nel tagl io a quelli dei loro colleghi della fanteria cli linea, di colore verde scuro come la truppa, con colletto, paramani e filetto al petto, alle falde ed alle tasche cli colore giallo. I bottoni erano cli metallo dorato con l'impronta della cor(9) A.S.Na Min. CuerrofL 1139. ( I O) Ibidem.
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netta ed il numero del battaglione. Alle falde erano inoltre apposte delle cornette in ricamo d'oro. Come i bottoni , anche le spalline erano in gallone dorato. I pantaloni della tenuta invernale erano di panno grigio-celeste, come per la truppa, con una banda laterale verde filettata ai due bordi esterni di colore giallo. In estate si usavano invece calzoni di cotone bianco. La placca dello schakot era di metallo dorato a forma di cornetta, sormontata da una ganza anch'essa dorata che reggeva la coccarda ed un ampio pompon in filato dorato con parte centrale in panno rosso ed iniziale dorate del sovrano . In vita, come gli altri ufficia li di fanteria, quelli dei cacciatori portavano la sciarpa di seta bianca e rosso-scarlatta. Gli ufficiali superiori portavano il cappello a bicorno con pennacchio ricadente di piume verdi . Quando erano a cavallo avevano la gualdrappa d i panno verde con bordo d i gallone dorato e una cornetta agli angoli. Le trombe delle compagn ie erano vestite come i soldati con l'aggiunta di un gallone dorato al collo ed a i paramani e di un gallone verde a fogliami gialli al bordo superiore dello schako1, che era anche ornato da un pennacchio ricadente di colore verde. 1 musicanti dei battaglioni Cacciatori avevano un abito lungo verde con galloni e trine di color giallo oro e pennacchio a salice d i penne verdi. I guastatori, in parata, portavano un colbacco di pelle d'orso nero con pennacchio e cordoni verdi e una placca a forma di cornetta d' ottone. Alle spalle rolli di lana verde con controspalline di ottone a squame. Essi portavano un grembiale di cuoio bianco retto in vita da una cintura a scaglie d'ottone, sulla quale scorreva anteriormente una piccola giberna nera. Nel 1832, fu abolita la giacca di panno verde senza code, che veniva impiegata in tenuta giornaliera, adottandosi in sua vece una tenuta bigia come negli a ltri corpi di fanteria ( 11 ) Nel l 850, fu abolito in alla tenuta lo spenzer con cordoni di lana nera; in sua vece, ne venne adottato uno senza passamani, ad un petto, con una fila di nove bottoni e con un fi letto di colore giallo sul davanti. I paraman i erano di panno verde a punta con un filetto giallo esterno e due bottoni , uno al di sotto ed uno al di sopra ciel filetto. Il colletto era di colore giallo con una piccola mostrina verde a tre punte a i due lati sul davanti . Con il nuovo ::,penzer vennero introdotte nel!' uso le spalli ne, che erano a frang ia di lana verde con il piatto gia llo. Lo schakot, del nuovo modello introdotto nel 1845, era cli feltro nero con un bordo d i lana color giallo-oro e, dopo il 1852, con filetti laterali pure di lana g ia lla. Sul davanti vi era una cornetta in ottone con al centro il numero del battaglione e una ganza scendeva dalla coccarda alla cornetta. Il pompon era di la na verde, detto a mezza palla (ossia semi-sferico) e al centro portava un numero in ottone denotante la compagnia di appartenenza. Dal 1856 il pompon divenne giallo. I distintivi dei sottuiTiciali erano in lana color d' oro e del tipo di quelli della fanteria di linea. La berretta da quartiere e ra di panno verde con fi letti e fiocchetto gialli e una cornetta, di lana gialla, sul davanti . I bottoni dell'un iforme recavano impresso il numero del battaglione. Il numero del battaglione compariva anche sui coperchi (tondi cli legno verniciato) del porta-cappotto messo sopra lo zaino. Con la formaz ione dei nuovi battaglioni tra il 1849 e il 1850 le giberne non furono piĂš rette dal portag ibe rna a tracolla, ma sospese al cinturone, normalmente disposte sul retro.
( 11) A.S.Na Min. Guerra fs. I I39.
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I cuoiami erano bianch i per tutti i battaglioni, ad escl us io ne dell'ottavo che li portava invece neri (incluso il grembiale dei guastatori) come distintivo particolare. Dal giugno 1859, i cuoiami divennero neri per tutti i battaglion i Cacciatori, che adottarono buffetterie di nuovo tipo come quelle dei Tiragliatori della Guardia Reale. I guastatori portavano, in alta tenuta, un berrettone d i pelo d'orso nero con un doppio pompon a fiarruna laterale di colore verde, che d ivenne poi verde alla base e g ia llo sopra. I guanti, alla crispina, ed il grembia le erano del colore del cuoiame. Il rimanente del vestiario era simile a quello degli uomini di truppa. Lt trombe avevano anch'esse l'abito come la truppa con un p iccolo gallone dorato auorno al colletto ed ai paramani , con il pompon giallo e verde; al d i sopra del pompon era innestato un pennacch io a p ioggia di penne nere. F ino al 1852 il petto dello spenzer delle trombe (e dei musicanti) era guarnito da alamari di lana giallo oro, così come un ricamo a fiori u ngheresi era posto al di sopra dei paramani . Alcuni battaglioni disponevano di una.fanfara, i cui componenti portavano un pennacchio a crini neri ri cadenti allo schakot e, probabilmente, in qualche caso, uniformi fuori norma, come sem bra possibile argomentare sulla base d i alcuni documenti. In un quadro contemporaneo compare una fanfara in giacca bianca, confermando alcune informazioni d'archivio in proposito che abbiamo ritrovato. Non abbiamo potuto ritracciare ulteriori elementi di dettaglio. Il cappotto per la truppa, nel 1831, era cli panno grigio ad un petto con una mostrina a tre punte di panno giallo al bavero. G li ufficiali avevano invece un soprabito cli colore bleu, come il rimanente degli ufficiali cli fanteria, con mostrine a punta di colore giallo al bavero ed un bottoncino cli metallo s ull a p un ta centrale. Nei primi anni quaranta venne adottato per i Cacciatori lo stesso cappotto bigio della fanteria di li nea. G li ufficiali superiori portavano un cappello a bicorno con pennacchio ricadente di piume verdi; quando erano montati avevano una gualdrappa e coprifonde di panno verde con bordo cli gallone oro e una /cornetta dorata con il numero ciel battagl ione agli angoli. A lla fine del maggio 1860, era stato decretato che anche gli uffici a l i superiori dovessero portare lo schakot, in luogo ciel cappello, il quale nella parte superiore doveva recare un numero di galloni d'oro corri sponde nti al grado. Dal 1859, per i nuovi reparti che si venivano c reando, fu adottata una tunica sul modello di quella portata dalla maggioranza degli a ltri eserciti eupropei. Ne era prev ista l'adozione a nche per g li altri battaglioni g ià esistenti, ma non vi fu il tempo per equipaggiarli tutti. Le spall ine rimasero quelle già in vigore, così come lo schakot. I tre battagl ioni Carabinieri Esteri formati nel 1859 ebbero uniformi particolari. I primi due battaglioni abito a tunica grigio ferro con paramani e colletto verde e banda verde ai pantaloni (' 2) . Le spalline erano verdi, come quelli dei battaglioni Cacciatori nazionali. Kepi con banda e filetti verdi e cornetta di metallo giallo al centro. Schakot con gallone superiore rosso e filetti laterali verdi e curnella g ialla al centro con il numero 1 o 2, sormontata dalla coccarda rossa. Buffetterié nere e cappotti di panno grig io. Gli ufficiali portavano come distinti vo di grado i galloncini clorati sopra i paramani. In realtà alla loro formazio ne ricevettero anche, in un primo momento, tuniche e calzon i bleu. Il terzo battaglione, formato con il 13° Cacciatori svizzero, aveva invece una tu nica verde con paramani verdi e patta verticale nera, il colletto nero con mostrina verde e il rimanente
(12) A .S .Na. Arch. Borbone F s. 11 77.
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come gli altri battaglioni esteri. Il kepi era verde . La truppa del 3° battaglione venne in realtà vestita come gli altri due con abiti e calzoni grigio-celeste con mostre nere, e due file d i bottoni al petto. In un primo tempo portarono anche calzon i rossi (probabilmente utilizzando dei fondi di magazzino destinati alla truppa nazionale) . I bottoni erano cli metallo giallo con impresso il numero del battaglione. La batteria estera continuava a portare abito e calzoni bleu con mostre e spalline rosse come quella già in uso nei reggimenti svizzeri. Per tutti i corpi erano anche, naturalmente, previsti i pantaloni di cotone bianco per l'estate.
VII.4. Cavalleria di linea Come è già stato ricordato alla fine del 1830 le uniformi di molti corpi risultarono sostanzialmente identiche a quelle in uso in precedenza. Q uesto era senz'altro il caso della cavalleria di linea costitu ita, all'avvento al trono di Ferdinando li, da due reggimenti di Cavalleggeri e da un reggimento di Lancieri. Nel corso degli anni seguenti fu rono aggiunte nuove specialità ai corpi della cavalleria, quali i Carabinieri ed i Cacciatori a cavallo.
Distintivi di grado Il 23 settembre 1824 erano stati fissati i distintivi di grado per l'esercito . Per i sottufficiali della cavalleria fu stabilito che essi dovevano essere simili a quelli della fanteria con la d ifferenza però che i galloni che distinguevano il grado dovevano esse re cuciti ad angolo sul braccio invece che essere costituiti da una barra diagonale. Ciò è peraltro confermato dai dettami di forn itura dei contratti di appalto, che precisano una d imensione dei distintivi di grado per la Cavalleria doppia rispetto a quelli della Fanteria. Il 21 maggio 1836, come g ià indicato nel p recedente paragrafo, furono stabiliti nuovi distintivi di grado per la classe degli ufficiali, che per i corpi montati, oltre a quanto g ià ricordato, prevedevano in particolare: 2) Per le Reali Guardie del Corpo a Cavallo, per la Gendormeria Reale a Cavallo, pei tre Reggimenti dragoni e pei due Regginienti Lancieri le spalline e m.ozzette di sopra indicate a ciascun grado assegnato a Ujjiziale superiore sino a Portastendardo, avranno il pezzo di sopra cli argento a getto col lavoro a piccole ghiande rilevate nella parte superiore con ornati nel piano inferiore avendo di ar:r:ento ji:lato altresì i cannottigli con i sovrastanti corrispondenti vermiglioni. .... La.fodera delle spalline o mozzene nate, che sorà sempre cli panno, du vrù essere inoltre del colore ,nedesirno della mostratura dell'un(forme che veste l'individuo. " (Per gli ufficiali dei corpi a cavallo tali disposizioni dovevano entrare in vigore il 30 dello stesso mese di maggio 1836).
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VII.4.1. Reggimenti Cavalleggeri (poi Dragoni) Nel 1830 l'uniforme degli uomini cli truppa dei due reggimenti della cavalleria di linea (Cavallegieri che nel luglio 1833 divennero reggimenLi Drar;oni) era costituita da un abito a falde corte cli panno bleu scuro, ad un petto, con colletto alto e paramani tondi cli colore rosso scarlatto per entrambe le unità . Il davanti dell'abito e la vita erano orlati di un fi letto cli panno rosso; sulla sinistra vi era un passante di panno bleu filettato cli rosso per reggere il cinturone. Il bordo delle falde, che erano molto corte e rivoltate, era ricoperto di una piccola striscia di panno rosso. I botton i erano Lo11di di 1neLallo giallo, o bianco a seconda del reggimento (I O reggimento Re bottoni gialli, 2° Regina bottoni bianchi), disposti in numero di nove a chiudere il petto, uno per parte a ch iudere le falde, due all'altezza della taglia della vita nella schiena ed uno sul lato sinistro, poco al di sopra della vita, per allacciare un passante di panno bleu filettato di rosso che serviva a reggere il cinturone. Al le spalle si portavano due spalline a squame terminanti con un piatto tondo, senza frange, di metallo del colore dei bottoni e soppannate del colore distintivo (cioè rosso) . I calzoni erano cli pan no bleu con una banda laterale rossa (e dopo il 1833 con una doppia banda ed un filetto centrale rossi) in inverno e cl i cotone bianco in estate. I calzoni erano indossati al cli sopra dello stivale, e ven ivano fissat i mediante un tirante che passava al di sotto delle calzature. Come copricapo si portava un elmo di cuoio nero con una p lacca frontale in ottone recante nel mezzo le iniziali reali, una cresta in ottone sbalzato con la parte superiore a fog lie; la cresta era normalmente sormontata dalla cinigl ia nera. Su l davanti dell 'elmo vi era una visiera di cuoio con un bordino di ottone; anche il coprinuca era cli cuoio con un analogo bordino. Completavano l'elmo due orecchioni a scaglie di ottone. Attraverso il petto si portava una bandoliera di cuoio bianco che reggeva una g iberna nera, e al cli sotto di essa vi era un'altra bandoliera con il moschettone a molla di acciaio per reggere la carabina. In vita si portava un cinturone di cuoio bianco con una p lacca d'ottone, sulla quale campeggiavano le iniziali ciel re. In parata si portavano guanti di pelle giallina, con i crispini bianchi al di sopra dei polsi. L' armamento era costitu ito da una carabina, una sciabola con elsa d'ottone e fodero d 'acciaio, e 2 pistole. La bassa tenuta per i servizi giornalieri e per gli esercizi consisteva in una giacca corta alla vita, senza falde, di panno bleu con il collo, paramani , petto e vita filettati in rosso. Sulla sinistra vi era anche il passante reggi-cinturone, come per l'alta tenuta. I calzoni da scuderia erano di panno o cli cotone di colore grigio, lunghi fino a coprire il piede. Come berretto eia scuderia, ossia cli bassa tenuta, si portava un berretto tondo cli colore bleu e filetti rossi, con una fascia attorno al capo e visiera di cuoio. Il cappotto da cavaUeria era cli panno uianco con la fodera rossa, con la pellegrina ed il colletto alto. La gualdrappa era di panno bleu con filetto esterno rosso e le iniziali ciel re apposte agli angoli a punta. Il coprisella, detto cavallerizza, era di pelle nera. La valigia sulla sella era in panno bleu con una banda rossa sul bordo esterno e una croce di panno rosso nel mezzo. Tutti i finimenti erano di cuoio nero con parti metalliche in ottone. L'abito di alta tenuta dei trombetti della cavalleria era ciel taglio di quel lo della truppa, ma cli colore rosso con le mostre ed i profili al petto, alla vita e all e falde bleu. Il petto era guarnito
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da 9 alamari bianchi e rossi con un fi letto turchino al centro; la stessa trina guarniva le cuciture dell 'abito nella schiena ed un gallone simile ornava il colletto ed i paramani. La gualdrappa dei musicanti era cli panno rosso scarlatto, colla cavallerizza cli pelle bianca di capretto, orlata da una banda e cifre reali FB. ai due lati, gialle pel il 1° reggimento e bianche per il 2°, e la valigia di panno celeste con lacci di seta, gia lla o bianca a seconda ciel reggimento. Dopo il 1833, avendo mutato di denominazione da Cavalleggeri a Dragoni, e costituito il terzo reggimento Principe (che assunse le mostre cli colore giallo, mentre i primi due reggimenti mantenevano le mostre rosse), la cavalleria d i linea gracluatamente modificò le uniformi prendendo come modello quelle dei dragoni francesi . In un primo tempo s.i mantennero le spall ine di metallo a squame come nel periodo precedente, ma dopo il giugno 1835 i reggimenti dragoni ricevettero spalline cli lana con il piatto bleu e i bordi, la mezzaluna e le frange di lana rossa scarlatta e alle falde, ove la striscia di panno si era ridotta ad un semplice filetto, vennero apposte due granate di lana bianca per parte. Dopo il 1837, come i corpi di fanteria, i dragoni adottarono i pantaloni di panno rubio. Anche l'elmo venne radicalmente cambiato: la coccia divenne di metallo bim1co con un turbante di pelle nera, sul quale vi era in ottone una granata contornata da fronde di palma; in un primo momento, sembra che con una uniforme sperime ntale rimasta in uso be n poco tempo (se mai effettivamente entrata in uso), la cresta lavorata a sbalzo a motivi ornati fosse guarnita eia un pennaccbietto rosso sul davanti e da una lunga criniera nera a coda d i cavallo ricadente sulle spalle come quella dei dragoni francesi. In un secondo tempo (alla fine del 1839) nella placca si sostituÏ la granata con lo scudo delle armi reali e l'elmo ebbe una alta cresta di ottone alla quale si sovrapponeva, per l'alta tenuta, una ciniglia nera e un pennacchio rosso sulla sinistra. L'abito era sempre di colore bleu, ma i paramani erano tondi dello stesso panno bleu profilati del colore distintivo, con una patta rettangolare dello stesso colore disLintivo profilata di bleu, con tre bottoni (come per la fanteria di linea) . I bottoni divennero per tutti i reggimenti di metallo bianco con il numero del reggimento impresso al di sopra. I gallon i de i sottufficiali apposti alle maniche e rano cli colore bianco o argento soppannati del colore distintivo. Le falde erano di colore bleu profilate ciel colore distintivo e a i due lati erano apposte granate a fiamma cli lana bianca. Le tasche, verticali a 3 bottoni, erano anche profilate del colore distintivo. 11 berretto da scuderia era costitu ito da una bustina con base bleu e calotta rossa; sul davanti era posto in bianco il numero del reggimento . La gualdrappa dei reggimenti dragoni era di panno rosso scarlatto con un bordo di gallone bleu con falde terminanti a punta, nei cui angoli era posto il distintivo della granata e al di sotto di essa il numero ciel reggimento in bianco. La valigia era a sezione circolare di panno rosso scarlatto con profili bleu e granate bianche sui coperchi; sopra la gualdrappa si poneva la cavallerizza di pelle di montone naturale con bordo festonato scarlatto (detto.frappone) . I portastendardo erano dotati di una bandoliera di panno ciel colore delle mostre, orlata di gallone cl' argento, che aveva lateralmente un gancio a molla per reggere lo stendardo. Dal 16 settembre 1836 fu deciso che in ogni reggimento di cavalleria vi dovesse essere un solo stendardo, e che gli a ltri tre, fino ad allora esisLenti, sarebbero stati ritirati(1 3) . Dal 5 settembre 1837 fu stabilito che gli ufficiali dei tre reggimenti Dragoni, inclusi gli aiutanti e i portastendardi, cessassero cli usare la sciarpa, sostituendola come distintivo di fun-
( 13) ILS.Na. O.d.f?. 1836.
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zione con una giberna cli modello particolare. I trombetti erano vestiti come la truppa, ma apponevano galloni cli cotone bianco (cli argento per il sergente trombetta) al colletto, ai paramani (lungo i profili e le patte) e lungo il profilo alle falde. In alta tenuta avevano le maniche guarnite di galloni disposti a 9 chevron sovrapposti e il petto ornato da galloni a punta dalle due parti in corrispondenza elci bottoni. Anche ai bottoni delle tasche sul retro v i erano apposti piccoli galloni bianchi a punta. In tenu ta ordinaria si portavano i galloni solo al colletto, ai paramani e alle falde. La gualdrappa era simi le a quella della truppa, ma aveva il bordo costituito da un gallone bianco. Gli ufficiali erano vestiti come la truppa, ma avevano le spalline e i metalli argentati. Con decreto del 18 novembre I 840 fu stabilito che la tenuta ord inaria degli ufficiali (per tutti i corpi montati) fosse costituita da un soprabito di panno bleu con due file di 7 botton i al peuo divergenti a cuore, sen7.a tasche laterali e a falde accorciate. Al colleuo era posta una piccola mostrina del colore distintivo con un piccolo bottone di uniforme al centro. A differenza degli ufficiali di fanteria il soprabito di quelli di cavalleria non aveva i bottoncini laterali accanto al colletto perchè non dovevano portare la goliera, riservata ai corpi a piedi. Come berretto cli fatica, dopo la metà degli anni 1840, veniva usato un chepì a visiera di panno bleu con una fasc ia alla base del colore distintivo sulla quale venivano sovrapposti i galloni indicanti il grado. Sul davanti del chepì il numero in argento distingueva il reggimento di appartenenza. Nel corso degli anni gli elementi di base dell'uniforme non cambiarono più, ma di volta in volta vennero adeguati all a moda i diversi capi di vestiario e di equipaggiamento. L' elmo venne ridotto nelle dimensioni dopo il 1855, i pantaloni divennero via via più ampi e l'abito più attillato in vita e gonfio su l petto. Le spalline, che inizialmente erano disposte quasi a 45 gradi rispetto alla spalla si vennero riducendo di dimensioni e divennero quasi orizzontali. Nel 1852 i cappotti v,ennero accorciati di un palmo. l dragoni, dal grado di secondo sergente in giù, erano armati di moschetto, sciabola diritta e una pistola. Il moschetto era dotato di baionetta, che veni va impiegata in servizio e negli esercizi a piedi. A cavallo, il moschetto veniva ass icurato alla sella dalla pane diritta per mezzo di due corregge, poste al centro del cappelletto delle fonde, una delle quali reggeva una borsetta di cuoio nero nella quale si infilava la bocca del moschetto inclinato all'ingiù . La baionetta si portava in un fodero cli cuoio nero fissato alla parte sinistra del cinturone, due dita dietro la correggia piccola della sciabola.
VII.4.2. Reggimenti Lancieri Nel dicembre 1828 era stato creato il nuovo corpo dei Lancieri real principe Ferdinando. La prima uniforme, ispirata alle analoghe specialità dell'esercito russo e prussiano, era costi tuita da un abito corto di panno bleu scuro, con mostre (colletto e paramani) di colore rosso scarlatto. L'abito aveva il petto con due file di nove bottoni di metallo bianco, i paramani a punta recanti sul davanti al culmine della punta un altro bottone. Le falde erano di panno bleu , filettate di scarlatto, tagliate leggermente ricurve ed erano tenute ferme da altri due bottoni. Tutte le cuciture delle maniche e sul retro della schiena erano fileuate di scarlatto.
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La schapska sul modello di quella degli ulani prussiani e russi aveva la coccia di cuoio nero con una placca frontale di metallo e la parte superiore coperta di panno rosso ; sulla sinistra vi era un pompon di lana rossa a cui, in alta tenuta, veniva fissato un pennacchio bianco. I pantaloni erano di panno bleu con due bande laterali cli panno rosso, in estate di cotone b ianco. Agli inizi degli ann i 1830 i pantaloni divennero di panno rosso con una banda laterale bianca. I calzoni da scuderia erano di panno grigio con un filetto esterno rosso. TI herretto da fatica, come per i cavalleggeri cli li nea, era di panno bleu, ad imperiale rigida di forma tonda e visiera di cuoio nero; una banda inferiore cli colore rosso completava il copricapo. Il cappotto per la truppa era di panno bianco con ampia pellegrina. Tutta la buffetteria era di cuoio bianco con le parti in metallo in ottone. La gualdrappa e la valigia erano di panno bleu. La gualdrappa era orlata da una banda rossa e recava agl i angoli le cifre reali, sormontate eia una corona agli angoli, mentre la valigia aveva il tondo orlato eia una striscia rossa ed una croce rossa nel mezzo. La banderuola della lancia era d ivisa in due strisce orizzontali, quella superiore rossa e quella inferiore bianca. La tenuta degli ufficiali era simile a quella della truppa, ma l'abito era leggermente più lungo, le spalline erano in argento e tutti i metalli erano dorati o argentati. In vita gli ufficiali portavano, come la truppa, la sciarpa, che era però a righe in filato d'argento e seta scarlatta. Gli ufficial i dei lancieri venivano distinti mediante un sistema di galloni d'argento (largh i e p iccoli) posti sulla schapska, tra la calotta e la parte superiore, oltre ad avere i fi letti cli questa e la nappina del pennacchio d'argento. Il berretto di piccola tenuta per ufficiali aveva una fascia in gallone d'argento e le iniziali reali sul davanti ricamate in filo d'argento. TI loro soprabito era cli panno bleu con una piccola mostra scarlatta al col letto e con i bottoni cli uniforme. La gualdrappa degli ufficiali era anch'essa in panno bleu con un bordo e le cifre reali d'argento. I trombetti erano vestiti come la truppa, con le seguenti differenze. I pantaloni erano in panno rosso con una doppia banda laterale bianca. Colletto e paramani erano orlati di un gal loncino bianco. La schapska aveva un pennacchio ricadente cli penne bianche e azzurre e lacci degli stessi colori. I cordoni della tromba erano bianchi e azzurri. La gualdrappa e la valigia erano di panno rosso scarlatto con banda laterale e cifre bianche. Sul fin ire degli ann i trenta venne cambiato il vestiario del 1° reggimento lancieri , seguito poco dopo dal 2° reggimento, adottando quasi interamente modelli francesi . La g iubba era ancora di panno bleu scuro con pettiglia, detta talvolta a petto di pollo, paramani a punta e colletto (leggermente aperto) di panno rosso; al colletto era applicata una mostrina a tre punte di panno bleu. Paramani e colletto avevano un piccolo filetto bleu esterno. Tutte le c uciture sul retro della giubba e delle man iche erano profilate cl i rosso scarlatto. Le falde ridottiss ime tagliate tonde e a coda cli rondine, avevano risvolti e filettature rosse. La pettiglia cli panno rosso veniva sovrapposta all'abito solo per le occasioni nelle quali si impiegava l'alta tenuta, altrimenti l'abito aveva il petto bleu filettato di rosso. Sul petto vi erano due fi le divergenti di sette bottoni bianchi , più due in alto; per ogni fa lcl ina vi erano tre bottoni alla tasche, due all'altezza della vita e due piccoli ai paramani. Le spalline, adottate nel g iugno 1835, avevano corpo scarlatto, con frangi a e giro bianchi. Sulla sinistra
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all'altezza della vita vi era un passante a punta profilato di rosso e fermato da un bottone di uniforme per reggere la fascia e il cinturone. li copricapo era ancora costituito dalla schapska, fatta da una calotta di cuoio nero con padiglione dĂŹ cartone ricoperto di panno scarlatto e filettato di bleu (argento per gli ufficiali). La giuntura tra calotta e padiglione era coperta da un galloncino nero (bianco per le trombe, argento per sottufficiali; per gli ufficiali i galloni si differenziavano a seconda del grado). La visiera era circolare cli cuoio lucido nero con profilo di ottone (dorato per gli ufficia li ); mascheroni, catenella e la elaborata piastra fro ntale erano anch'esse di ottone. La piastra a sbalzo presentava un trofeo cli bandi ere e una raggiera tutt'attorno con il numero reggimentale intagliato al centro. Una nappina scarlatta cli lana (a tulipe di cordoncino argento per gli ufficiali) sosteneva un piumetto a salice cli crini neri. In tenuta giornaliera e d i campagna si utilizzava una nappina tonda scarlatta e non si portava il piumetta, mentre la schapska veniva ricoperta da una incerata nera con il numero del reggimento in vernice bianca sul davanti. Gli uomini avevano cordoni e fiocchi alla foraggiera di lana bianca (argento per gli ufficial i); in vita ci ngevano una fascia di lana a righe orizzontali bleu e rosse (argento e rosse per gli ufficiali). Per la tenuta giornaliera i lancieri vennero dotati, truppa e ufficiai i, di un chepĂŹ cli panno rosso, con una fasc ia bleu alla base (sulla quale gli uficiali dagli iniz i degli anni 1850 portavano i gal loncini d'argento denotanti il grado) e il numero reggimentale in bianco al centro. Nel 1830 i lancieri adottarono calzoni rossi con banda laterale bianca (argento per gli ufficiali) e dopo ĂŹl 1837 quelli rubi, come i dragoni, aggiungendo, in alta tenuta, al fi letto laterale bleu due bande parimenti bleu. Per l'estate si portavano i pantaloni di cotone bianchi. TI cappotto era bianco con una mostrina rossa a tre punte al colletto e un bottone di uniforme al centro. Era inoltre dotato cli un'ampia pellegrina bianca. Le trombe avevano galloni bianchi al colletto, ai paramani, al petto, alle falde e 9 chevron bianchi alle maniche. La pettorina era tutta attraversata da galloni bianchi. La fascia in vita era di colore bianco e rosso. l musicanti della fanfara avevano in vece abito bianco con pettorina, paramano, faldine e colletto rossi. Al colletto vi erano due mostrine bianche. Le spalline avevano il giro e le frangie bianche e azzurre . Degli stessi colori, bianco e azzurro, era il pennacchio cli penne ricadenti che ornava la schapska, cosĂŹ come i cordoni e le nappine alla foraggiera. Gli ufficiali avevano anche il soprabito del modello generale per la cavalleria con le mostre al colletto rosse. La gualdrappa era cli panno rosso a punta con banda laterale di panno bleu; ai due angoli vi erano due lancie incrociate col numero reggimentale in bleu. Per gl i ufficiali questo distintivo era in ricamo d'argento. Lo stesso emblema ornava poi la valigia che era cli panno rosso e recava al centro, appunto le lancie incrociate.
VII.4.3. Reggimento Carabinieri a cavallo Nel 1848, alla formazione del corpo, i Carabinieri a cavallo continuarono ad indossare le uniformi della Gendarmeria a cavallo dai ranghi delle compagnie scelte della quale erano stati tratti molti degli uomini, continuando a portare per copricapo l'elmo a coda sullo stile dei dmgemi francesi (quale appunto veniva portato dalla Gendarmeria a cavallo scelta).
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L'abito era quindi costituito da una giubba di panno bleu con colletto e paramani a punta anche bleu con un filetto esterno di colore rosso (cioè in pratica si trattava dell'abito della Gendarmeria reale), con faldine bleu filettate di panno rosso, sulle quali vi erano per ogni lato una granata a fiamma di lana bianca (argento per ufficiali e sottufficiali). A l colletto si portava un alamaro bianco (che era stato il distintivo della Gendarmeria scelta). Le spal line erano simili a quelle dei reggimenti dragoni, cioè di lana con il p iatto bleu e le frange rosse (mentre prima erano state bianche). I calzon i erano inizialmente di panno bleu con una banda rossa laterale (que11i d~lla Gendarmeria reale a cavallo), ma dopo alcuni anni i Carabinieri a cavaLlo adottarono gli stessi calzoni dei reggimenti dragoni, cioè rossi con un filetto bleu laterale. Infatti nel 1853 il re Ferdinando II decideva di adottare, come base per il vestiario dei Carabinieri a cavallo, quello dei Dragoni. Della Gendarmeria i Carabinieri conservavano anche le cordelline con pendagli metallici, dette Lacci, allacciate tra la spalla sinistra e i bottoni al petto, mediante passanti di panno bleu, nonchè j paramani a punta, anzichè tondi, con patti ne e l'alamaro bianco al colletto. Sulla bandoliera vi era una granata in ollone. Anche i cappotti furono di colore bleu al momento della formazione del corpo e in seguito (dopo il 1854) bianchi come negli altri corpi cli cavalleria. La gualdrappa era di panno bleu, di forma bilobata, con profilo esterno rosso scarlatto e gallonata di bianco. Agli angoli vi era una granata a bomba bianca e fiamma g ialla. La valigia era a sezione rettangolare, bleu con profili rossi e gallone bianco ai bordi dei coperchi. Le trombe avevano lo stesso abito della truppa, ma colletto, paramani , petto e filetto dell o falde erano orlati di un gallone bianco (argento per i sottufficiali). La crin iera dell'elmo era di colore rosso con pennacchio pure rosso. La gualdrappa era cl i colore rosso con bordo e granate bianche. L'armamento ciel reggimento era simile a quello dei dragoni, cioè ufficiali e sottufficiali fino al grado cli primo sergente erano forniti cli sciabola d iritta e cli due pistole da cavalleria; gli altri carabinieri erano armati cli moschetto con baionetta, sciabola diritta e una pistola. Quando erano montati il moschetto veniva legato alla sella dalla parte dri tta e la baionetta veniva conservata in un fodero cli cuoio nero portato alla cintura.
VII.4.4. Reggimento Cacciatori a cavallo Nel 1848 venne creato un reggimento di Cacciatori a cavallo, che adottarono un'uniforme molto s im ile a quella dei battaglioni Caccia1ori a piedi. L'abito era di panno verde scuro con piccole faldine profilate di g iallo; colletto e paramani erano di panno verde con un filetto giallo esterno; al colletto vi era inoltre una piccola pistagna g ialla che a guisa cli alamaro circondava un bottone posto al centro del colletto. l\!Ieralli e bottoni, che recavano l'impronta di un corno eia caccia, erano di colore giallo. Le spalline della truppa erano di lana con il piatto verde e le frange gialle. Quelle degli ufficiali erano cli metallo dorato, del modello di quelle per gli ufficiali di cavalleria, cioè a scaglie, sottopannate di lana gialla. I pantaloni erano di panno grigio-celeste con una banda laterale nera per l' inverno e cli cotone bianco per l'estate.
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Il copricapo era costituito da uno schakor con pennacchio nero ricadente e una cornetta in metallo giallo sul davanti e bordo superiore e filetti laterali cli lana gialla (oro per sergenti e ufficiali). Il pennacchio di crini neri ricadente era innestato su una nappina a tulÏpe di lana cli colore giallo (di filo d' oro per g li ufficiali). Come bonetto da scuderia la truppa era dotata di un berretto a tubo (tipo fez) di colore verde scuro con al centro un cordone con fiocco di lana gialla. La gualdrappa era di pelle di montone nero con frappone giallo; valigia cl i forma circolare verde scura, filettata di g iallo con cornette sui coperchi laterali gialle. La gualdrappa degli ufficiali era di panno verde con bordo cli gallone dorato e una cornetta ricamata agli angoli. I trombettieri aggiungevano al paramano e al colletto un gallone stretto dorato. La loro nappina era a righe gialle e verdi. I suonatori della fanfara del reggimento avevano invece i pennacchi bianchi. I cappotti erano di panno marrone con un cappuccio ricadente sulle spalle. Uno squadrone, il primo, era armato cli lancie; l'armamento era composto da sciabola ricurva e carabina lunga (fucile a percussione da 38 pollici) portata dietro le spalle ad armacollo. Nell'aprile 1851 si ordinò che la tracolla del portastendardo dei Cocciatori a cavallo fosse del colore verde dell'un iforme anzichè del colore giallo delle mostre, in modo che megl io ri saltasse il gallone d'oro con cui era orlata la suddetta tracolla.
VII.5. Artiglieria I soldati dei due reggimenti di Artiglieria furono sempre vestiti di abiti bleu con mostre rosse e bottoni d i metallo giallo. Il taglio degli abiti era uguale a quello della fanteria dÏ linea, a cui il corpo era equiparato. Le principali variazioni all a tenuta degli artiglieri, nell'ambito delle innovazioni estese a tutti i corpi del Real Esercito, avvennero nel 1833 con l'adozione delle spalline, l' adozione dello schakot tronco conico nel 1845, poi modificato nelle dimensioni e alleggerito nella struttura nel 1852 ed ancora nel I 856 e l'adozione dei nuovi fregi da schakot nel 1833/34 (piastra a pelta con cannoni incrociati anzichè la tradizionale piramide di palle che gli artiglieri napoletani avevano portato per quasi cinquant'anni). Fino al 1833 i paramani dell'abito erano tagliati per il lungo ed avevano un filetto bleu verticale che continuava in colore rosso sopra il panno bleu della manica; l'apertura veni va chiusa eia tre bottoni cli metallo (uno sul paramano e due sopra la man ica). Nei primi anni trenta g li artiglieri portavano spalline con il piatto di metallo giallo a squame e frange cli lana rossa scarlatta; dopo il 1835 le spall ine divennero interamente di lana. Sulle fa lde dell'abito vi erano una granata ed un giglio cli lana gialla (in filo clorato per sergenti ed ufficiali) ed al collo una granata anch'essa gialla. Lo stesso distintivo della granata ornava la giberna ed i tondini cli legno che chiudevano il portacappotto al di sopra dello zaino. In estate i pantaloni per l 'alta tenuta erano di colore bianco, mentre in inverno erano cli panno bleu. I distintivi per i sottufficiali dal 1829 erano uguali a quel li adottati per la fanteria di linea. Gli artiglieri del reggimento Re erano contraddistinti da un pompon rosso con il centro bianco e quelli del reggimento Regina, al contrario, avevano pompon bianco con centro rosso. G li ufficiali inferiori avevano invece un pompon in filo d'oro e centro rosso recante nel
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mezzo le cifre reali (come gli altri ufficiali della fanteria). Il bordo superiore dello schakot era ricoperto di un gallone di lana gialla per la truppa, d i seta color d'oro per i sergenti e di filo dorato per gli ufficiali. La placca dello schakot era costituita da una piramide di palle di cannone ed i sottogola erano di metallo giallo. Gli ufficiali superiori portavano un cappello a bicorno con bordo d i gallone dorato, ganza dorata fermata da un bottone di uniforme che reggeva la coccarda rossa; g li ufficiali del reggimento RP artiglieria avevano un pennacchio rosso e quelli del Regina un pennacch io b ianco. La gualdrappa per il servizio montato era di panno bleu con un bordo cli gallone dorato e granate dorate agli angoli e un filetto esterno rosso. Come nella fanteria gli ufficiali in servizio cingevano in vita la sciarpa d i seta bianca e rossa. Per gli ufficiali era prev ista una bassa tenuta costituita da un abito a due bottoniere tutto d i panno bleu; al colletto erano apposte due granate in ricamo cli filo clorato. Con questa tenuta, inoltre, anche agli ufficiali inferiori era concesso l'uso del cappello a bicorno, che recava la coccarda rossa con una ganza di gallone clorato ed un bottone con una piccola granata. In tenuta giornaliera g li ufficial i potevano anche indossare un soprabito (o cappollina) d i panno bleu con una doppia bottoniera dritta al petto e le due granate al colletto. Con il soprabi to gli ufficiali inferiori dovevano portare lo schakot. Gli ufficiali superiori montati avevano una gualdrappa d i panno bleu con un bordo di gallone dorato ed una granata dorata negli angoli. La tenuta cli servizio degli artiglieri era costituita da una corta giacca senza falde di panno bleu, con due file cli bottoni al petto ed il colletto di panno rosso con una granata gialla per parte (in altre fonti il colletto è interamente rosso e senza granata), sulla quale non si portavano le spalline, ma solo controspalline di panno bleu filettate di rosso. Il davanti della giubba ed il bordo inferiore erano filettati di rosso. Con tale tenuta si portavano pantaloni di panno o di tela bleu con ghette nere e in servizio lo .schakot. Tutti i cuoiami erano imbiancati. Gli artiglieri erano armati cli moschetto, baionetta e sciabola. Il cappotto era della stessa forma di quella stabil ita per i reggimenti della fanteria della linea, ma di panno bleu anzichè grigio e con due file di botton i. Al collo vi era un filetto di panno rosso, cosÏ come alle controspalline. Una granata gialla ornava i due lati ciel colletto. Con questi capi si portava comunemente il berretto da quartiere che era cli panno bleu con un gallone, filetti, cordoni e fiocchetti rossi e sul davanti vi era una granata di panno rosso. I sergenti avevano il gallone e la granata clorati. U 23 maggio 1832 venne ordinato che g li aiutanti del Corpo reale di artiglieria portassero al colletto del soprabito una granata (come g li ufficiali) oltre alla mostrina rossa onde non confondersi con gli aiutanti ciel reggimento Re Fanteria. Fino al 1833 i tamburi avevano come distintivo della propria funzione, in alta tenuta, innestato sul pompon un pennacchio ricadente a pioggia di penne rosse (reggimento Re) o bianche con punta rossa (Regina), un gallone al bordo superiore dello schakot rosso sul quale vi erano intrecciati cerchi bianchi; collo e paramani erano bordati con un gallone della livrea reale. Con lo stesso gallone erano formati nove alamari che terminavano con un fiocchetto per parte che ornavano il petto. Le maniche erano inoltre ornate da c.inque galloni della stessa livrea disposti trasversalmente sul braccio. Il portacassa era di cuoio imbiancato con una granata di metallo giallo ed una placca per reggere le bacchette dello stesso metallo. La cassa del
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tamburo era di rame, ed i cerchi erano dipinti a bande trasversali bleu e rosse. I tamburi erano armati di sciabola. Dopo il 1833 i tamburi portavano la stessa uniforme dei soldati, con l'aggiunta del gallone di livrea al colletto, ai paramani e in cinque barre alle maniche. I musicanti della banda in alta tenuta indossavano un abito lungo e calzoni di panno bleu fine con paramani e colletto e fa lde rosso scarlatto. Colletto e paramani erano bordati di un gal Ione dorato, cosÏ come i bottoni posti all 'altezza della vita nella schiena. Una granata clorata era apposta ai due lati del colletto e sulle falde. Lo schakot era ornato di un pennacc hio di piume ricadenti bianche e rosse. In tenuta g iornaliera si indossava ancora un abito e calzoni cli panno bleu con colletto e paramani rossi bordati cli un piccolo gallone clorato. 11 tamburo maggiore in alta tenuta aveva calzoni atti lati cli panno rosso ricamali e bordati cl' oro all'ungherese, con un gran colbacco cli pelo d'orso nero ed un pennacchio rosso. La manica ciel colbacco era cli panno scarlatto ricamata d'oro e terminante con un fiocco clorato. 11 budriere era ricoperto di panno rosso con galloni eforati ai lati ed una granata pure d'oro al centro. La b1igata Artefici Armieri ebbe la stessa uniforme, ma i pompon allo schakot e le frange delle spalline erano cli colore celeste con il centro rosso (1 4) . Per le compagnie Pompieri la placca dello schakot era sostituita da una granata ed il pompon era color giallo carico con il centro rosso. In base al decreto del gennaio 1831 l'uniforme prescritta per il corpo degli artiglieri Lit10rali era simile a quella dei reggimenti di artiglieria, ad eccezione della fodera dell'abito che doveva essere di colore bleu, e non rosso scarlatto, del fatto che l'abito era dotato cli una pettorina rossa con due file di bottoni e che gli uomini non dovevano portare pennacchio allo schakot. Le spalline degli ufficiali inoltre non recavano la piramide di palle nè la corona reale. L'armamento della truppa era simile a quello della fanteria di linea. Gli artiglieri littorali erano ulteriormente co11traddistinti da un bordo di colore arancio allo schakot, pompon tondo e frange delle spalline cli colore giallo-arancio. Il buclriere e la sciabola doveva essere simi li a quelli dell'artiglieria a piedi. Per distintivo i capi dovevano portare al paramano un gall one d'oro intessuto con gigli e piramidi di palle disposte alternativamente della larghezza di un pollice e mezzo, mentre i sottocapi dovevano portarlo di lana gialla. Nel giugno 1835 fu stabilito un appalto per la fornitura di spalline a frangia di lana rossa (non piÚ a squame) per i corpi dell'artiglieria a piedi e a cavallo (probabilmente furono indossatate solo in seguito). A differenza della fanteria i corpi dell'artiglieria e del genio nel 1837 non adottarono i calzoni rossi, ma mantennero sempre in uso quelli bleu . Nel 1838 come per gli altri corpi clell 'esercito napoletano anche i corpi facoltativi adottarono i pompon di nuovo modello, che furono scarlatti del tipo a palla r:on fiamma per i d11e reggimenti di artiglieria, per il battaglione del Treno, per il Battaglione Zappatori e per quello dei Pionieri e dello stesso tipo, ma turchini, per la Brigata Arteftci Pornpieri. Nel 1841 , analogamente a quanto prescritto per tutti gli ufficiali dei corpi a piedi, fu prevista l'adozione della goliera per gli ufficiali del'artiglieria come distintivo di servizio in luogo della sciarpa alla vita. Nel 1844 furono distribuiti nuovi schakot con la consueta p lacca a pelta con cannoni incrociati nel cui centro veniva posto il numero del reggimento (alla brigata Armieri era riservato il numero 3).
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La bassa tenuta era costituita eia giacca e calzon i cl i panno o di cotone bleu con filetti rossi. La bustina da quartiere era cli panno bleu, con filetti e fiocchetti rossi. Sul davanti era posta una granata rossa, che dal gennaio 1853 doveva recare il numero 1 per il reggimento Re artiglieria, il numero 2 per il reggimento Regina della stessa arma, e il numero 3 per la brigata Armieri, in analogia a quanto disposto per le p lacche degli schakot. Il cappotto era di panno bleu con bottoni di ottone. La tenuta degli artiglieri a cavallo, dopo il 1833, era nei colori simile a quella degli artiglieri a p iedi, mal' abito era a due file cli bottoni con un filetto rosso a circondare la pettorina. I pantaloni, di panno bleu, avevano due bande ed un filetto centrale rossi. Lo schakot era a forma tronco conica con un pennacchio di crini ricadenti rossi, innestati su un pompon rosso. Per la sola artiglieria a cavallo il copricapo della tenuta ordinaria dagli inizi degli anni 1840 era costituito da un chepì dì panno bleu con una fascia bleu a filetti rossi. Sul davanti vi era in ritagli di panno rosso l'emblema cli due affusti di cannoni incrociati; per gli ufficiali il distintivo era di metallo dorato e per i sottufficiali misto dorato e rosso. Il 3 gennaio 1852 fu permesso agli ufficiali di artiglieria di adottare, fuori servizio i] kepì, così come si faceva già nei corpi cli fanteria della guardia e della linea, probabilmente concedendo ufficialmente quanto g ià era in uso. Il chepì era di panno bleu con cordoncini laterali cli colore scarlatto e galloncini corrispondenti al grado in oro. Su l davanti vi era una piccola nappina dorata e un Lrofeo di due cannoni incrociati in ottone. Il 9 maggio 1853 fu stabil ito che gli ufficiali dell'artiglieria a cavallo avessero un cinturino di pelle nera lustra, come quello degli ufficiali dei Cacciatori a piedi, con una placca cl' ottone al centro della quale vi era una granata sovrapposta a due canne di cannone incrociate. La sciabola doveva essere la stessa, ma con fodero in acciaio. Se però avessero prestato servizio a p iedi dovevano portare briquet e cinturone cli modello come gli ufficiali dell'artiglieria ordinaria.
L'uniforme ciel Corpo Politico Militare di Artiglieria (cioè l'amministrazione e i ruoli cli servizio e tecnici non combattenti) venne definita dal Regolamento del 26 gennaio 1832, che si riporta di seguito, rimanendo queste disposizioni in vigore, con minime variazioni, fino all'estinzione dell' esercito borbonico.
Regolamento del modo di vestire degl'lndividui del Corpo Politico Militare di Artiglieria 26 gennaio 1832 Guardamagazzino principale e due suoi Aiutanti Gianiberga bleù con fodera e profili scarlatti, pistagna e paramani di velluto cilestro; quest'ultimi aperti di lato. Bombe in ricamo d'oro alla pistagna e bombe e gigli in ricamo d'oro all'estremità delle falde. Distintivi - Profilo d'oro alla pistagna e su i paramani in ricamo d'oro, tre bom.be il Guarda.magazzino principale, due il primo ed una il secondo aiutante di esso Guardia principale. Guardamagazzini di prima, seconda e terza classe Giamberga bleù con fodera e profili scarlatti, pistagna e paramani di velluto cilestro; quest'ultimi aperti di lato. Bombe in ricam.o d'oro alla pistagna e bombe e gigli in ricamo d'oro all'estremità delle falde. Distintivi - Tre bombe in ricamo d'oro su i paramani pe' Guarda.magazzini di prima classe,
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due per quelli di seconda ed una per quelli di terza. Cappello con .fiocchetti di Ujfiziale, e briquet di già adottato per tutta l'Arma. Pantalone bleù nell'inverno, e bianco nell'està. Guardiani Giamberga bleiì. con fodera e projìli scarlatti, pistagna e paramani di velluto cilestro; quest'ultimi aperti di Lato. Bombe in ricamo d'oro alla pistagna e bombe e gigli in ricamo d'oro a!L 'estremità delle fctlde. Cappello con fiocchetti di Aiutante, e briquet di già adottato per l'Anna. Pantalone bleù nell 'inverno e bianco nell'està. Fonditore principale, Costruttore in Mongiana, Aiutante Fonditore ed Allievi di Fonderia Giamberga bleù con fodera e pro.fili scarlatti, pis1agna e paramani di velluto cremisi; quest'ultùni aperti di lato. Bornhe in ricamo d'oro alla pistagna e bombe e gigli in ricamo d 'oro ali' estremità delle falde. Distintivi - Tre bombe in ricarno d'oro su i paramani del Fonditore principale, due pel Costruttore in Mongiana, una per l'Aiutante Fonditore, e niuna per gli Allievi di Fonderia. Cappello con fiocchetti cli Uffiziale, tranne gli Allievi, che li avranno carne queLLi di Aiutante, grado cui sono assimilati. Briquet cli già aclotlatto per l'arma, e pantalone bleù nell 'inverno e bianco nell 'està. Controlori d'Armi di prima e seconda classe e Revisori Giamberga bleù con fodera e profili scarlatti, pistagna e paramani cli panno scarlatto,· quest'ultùni aperti di lato; bombe e gigli in ricamo d'oro all'eslremità delle.falde. Distintivi - Due bombe in ricamo d'oro su' paramani pel Controloro di prirna classe, una per quello di seconda, e niuna pe' Revisori. Cappello co 'fiocchetti di Uffìziale pe' Controlori cli prima e seconda classe, e cli Aiutanti pe' Revisori. Briquet e pantaloni carne sopra. Segretario principale, Aiutante Segretario, Disegnatore ed Emanuense in Mongiana Giarnberga bleù con fodera e profili scarlatti, pistagna e pararnani di panno scarlatto; quest'ultimi aperti di lato; bornbe e gigli in ricanto d'oro all'estremità delle.falde. Distintivi - Ricametto in argento conji-onde racchiudenti, gigli e pirarnidi di palle alternativamente alto linee dieci alla pistagna, ed a' paramani pel Segretario principale, per gli Aiwanti segrelari e pel Disegnatore, ed alla pistagna solamente per gli Emanuensi, giusta il Sovrano rescritto de' 19 Giugno 1830. Cappello con.fiocchetti d'oro. Briquet e panraloni come sopra. Capo Artefice Veterano, Capo Fuochista, Sotto Capo e Artefici Veterani Giamherga bleù con .fodera e profili scarlatti, pistagna di panno bleù e paramani di velluto nero aperti cli lato. Bombe in ricamo d'oro alla pistagna e bombe e gigli in ricarno d'oro all 'estremità delle falde. Distintivi - Due bom.be in ricamo d 'oro su' paramani pel Capo artefice veterano, e capo fuochista, una pel sotto capo artefice veterano, e niuna per gli Artefici Veterani. Cappello con .fiocchetti di Uffiziale, tranne gli Artefici VP.tnnn i, che l 'avranno come quelli di Aiutante. Briquet e pantalone come sopra. Capo Guardabosco e Guardaboschi Giamberga bleù con pistagna e paramani di panno bleù; quest'ultimi aperti di lato; fodera bleù e proftli scarlatti. Bombe in ricamo di seta gialla alla pistagna, e bombe e f?igli alla estremità delle falde. Distintivo di Primo Sergente pel Capo Guardabosco. Cappello tondo con falcia rialzata da un lato con nocca; ciappa di gallone giallo di seta e bottone cli Artiglieria. Budriè e sciabla. Pantalone bleù nell'inverno e bianco nell'està.
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NOTA Agl'!mpiegati tutti del Corpo Politico Militare è espresscunente proibito l'uso della sciarpa, delle piume e del piccolo unifo rrne, permettendosi loro, esclusi bensì gli Artefici Veterani ed i Guardaboschi il solo soprabito a due petti; la pistagna del quale dovrà essere di velluto o di panno del colore che li distingue, e pe' Segretari e Disegnatori sarà bleù col ricametto pe' essi stabilito. ALTRA NOTA Coloro degli Impiegati del Corpo Politico Militare, i quali avranno graduazioni di Ufficiali nell'Esercito, se ne insigniranno con distintivi in argento sugli uniformi per le loro classi ftssate. Il 23 febbraio 1833 fu stabilito che per gli individui del Corpo Politico di artiglieria che potevano fare uso del soprabito, come gli aiutanti del!' arma, che portavano al colletto del soprabito una mostrina rossa con una granata, dovessero fare uso dì una mostrina del colore della classe corrispondente con una granata, in luogo dell'intero colletto pieno con granata, come era 111 uso. Rispetto a quanto previsto nel suddetto regolamento, nel corso degli anni quarata, almeno da quanto risulta dall'iconografia, la fodera delle falde divenne bleu come per il resto cieli' Arma e le granate vennero applicate ad entrambi i lembi. Nel 1830 i soldati del Treno dell'artiglieria di linea avevano un abito e calzoni di panno bleu con mostre rosse; in alta tenuta ai pantaloni erano apposte due bande rosse lateral i. Al le spalle dell'abito erano apposte controspalline cli metallo giallo a scaglie (dopo il 1835 sostitu ite da due controspalline di lana rossa) con rolli di lana rossa. I paraman i erano tondi di panno bleu con un filetto rosso ed una patta rossa a tre punte. Le falde erano bleu con profilo rosso e due granate g ialle ai lati. Le tasche, disposte in orizzontale, erano orlate di rosso. I botton i erano di metallo giallo. I pantaloni per l'alta tenuta erano di panno bleu con doppia banda laterale rossa scarlatta. Lo schakot era ornato di cordoni e pompon tondo rosso (dal 1835 il pompon divenne a fiamma); la placca era di metallo g iallo. Verso il 1838 i rolli furono mutati in spalline di lana rosso-scarlatta. La gualdrappa era di panno bleu con bordo e filetto esterno rosso e le iniziali reali 4i lati (in oro per sottufficiali ed ufficiali). f n bassa tenuta i soldati portavano un corto giubbetto bleu con mostra rossa a tre punte al colletto e profili rossi ai paramani, alla patte reggicintura e al petto, berretto tondo a visiera di panno bleu con fascia rossa e calzoni di panno bigio con filetto laterale rosso in inverno e bianchi in estate. Il cappotto era grigio a pellegrina, con una mostra rossa a tre punte al colletto. La gualdrappa nel 1830 era bleu con banda rossa e le cifre reali ai lati ricamate in filo giallo. I soldati della sezione di artiglieria dei reggimenti svizzeri, come indicato a proposito di questi ultimi, erano vestiti con abiti simili a quelli dell'artiglieria nazionale, ma erano distinti dall'uso di gallon i g ialli al colletto, alle tasche e ai paramani.
VII.5.1. Artiglieria e Treno della Guardia Reale L'uniforme dell'artiglieria a cavallo della Guardia reale nel 1831 ( v. volume precedente della collana) consisteva di abito e calzoni di panno bleu scuro con colletto, paramani, falde e pettorina di panno rosso scarlatto. I calzoni di panno bleu (in alta tenuta invernale) erano
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ornati, in alta uniforme da un banda gialla con un filetto scarlatto al centro. Il collo e le falde portavano una granata di lana gialla (oro per sergenti ed ufficial i). Petto, paramani, tasche (disposte in orizzontale sul retro con un fi letto rosso) erano ornate di alamari di lana gialla (in seta color d'oro per sottufTiciali e in filato d'oro per gli ufficiali) terminanti con un fiocchetto, del tipo di quelli indossati dalla fanteria della Guardia reale. In vita la truppa portava una sciarpa all'ussera di lana bianca e cordoni rossi. Le spalline erano di metallo giallo a scaglie con frange di lana scmfalta (frammiste ad oro per i sergenti). Lo schakot era di feltro nero con un bordo superiore di gallone di lana gialla (seta dorata per sergenti), placca e soggoli di ottone, pompon di lana rossa (di filo dorato per ufficiali) e cordoni e fiocchi di lana scarlatta (mista ad oro per sergenti). L'uniforme del Treno della Guardia era analogamente simi le a quella del Treno de/La linea con l'aggiunta di una pettorina di panno scalatto e alamari gialli al petto, ai paramani e alle tasche. l reparti dell'artiglieria della guardia reale vennero disciolti nel giugno 1833, passando gli uomini e mezzi nei corrispondenti corpi dell 'artiglieria di linea.
VII.5.2. Genio L'uniforme degli ufficiali appartenti al corpo del Genio nel 1831 era costituita da abito di panno bleu con colletto, paramani e falde di colore rosso. I bottoni ed i me talli erano di colore bianco. Il colletto e i paramani erano ornati de l tipico ricamo a catenella d ' argento avvolta attorno a due bacchette (distintivo caratteristico del corpo del Genio stabilito per l'esercito borbonico in Sicilia nel 1810). II cappello degli ufficiali superiori era ornato da un gallone dorato, la coccarda fermata da una ganza d'argento; il cappello era sormontato da un pennacchio bianco a base rossa. Quando erano montati gli ufficiali del Genio avevano una gualdrappa bleu con gallone e iniziali reali d'argento. II battaglione Zappatori Minatori, nuovamente formato nell'agosto 183 1, era vestito, sino al grado di aiutante incluso, con un abito bleu con paramani, colletto, falde e profili di colore rosso scarlatto. I bottoni erano di metallo giallo con l'emblema del corpo a rilievo. Alle spalle vi erano spalline con il corpo di metallo giallo e frangia cli lana rossa, del tipo d i quelle degli artiglieri . Lo schakot, del tipo di quelli della fanteria, recava sul davanti una placca costituita dall'emblema ciel corpo (un trofeo di bandiere incrociate) in metallo giallo e un pompon sferico cli lana rossa. I tamburi avevano colletto e paramani orlati del gallone di livrea reale, cosÏ come le maniche. L'orlo superiore dello schakot era coperto da un gallone rosso con cerchi incrociati bianchi. I cappotti erano di panno grigio come quelli della fanteria di linea. Gli ufficiali ciel battaglione, che appartenevano al corpo del Genio, dovevano continuare a portare l'uniforme del corpo di appartenenza, portando però lo schakot del tipo di quello della truppa del battaglione ed il briquet anzichè la sciabola Dal 1835 le spalline, come per l'artiglieria a piedi, d ivennero interamente cli lana scarlatta rossa. Nel febbraio 1834 fu deciso di suddividere i 24 soldati cli la classe in 12 zappatori e 12 minatori: i prim i sarebbero stati contraddistinti da un gallone bianco sul braccio e i secondi eia uno rosso. Il 27 aprile 1841 vennero emanate nuove d isposizioni sull'uniforme degli ufficiali del Corpo ciel Genio e della truppa del battaglione Zappatori.
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"Giamberga. Simile in tutto a quello eh.e in atto stanno usando gli Ujfiziali ciel Battaglione Pionieri, divers(/icando soltanto nell'ùnpronta del bottone, nel quale invece ciel trofeo, vi sarà l'elmo, avendo altresì al basso delle falde altro apposito elmo ricamato in oro, con la calotta in argento. Soprabito. Come quello degli Ujfizia/i de ' Pionieri, differendo nel bottone che sarà come sopra, ed al collaretto, ove invece del trofeo, vi sarà un elmo sirnile a quello prescritto per La giamberga. Cappello. Del ,nodello comune con ciappa e granata in oro. Gli uffiziali superiori soltanto e l'Ajutante Maggiore del Battaglione de' Zappatori Minatori continueranno a.far uso del pennacchio conservando l'ottuale modello. Casco e suoi finimenti per gli U.ffiziali ciel Battaglione Zappatori Minatori, Pantaloni cli està e di inverno, cappotto conie al presente Distintivi e bottoni in oro Arrnamento e cuojame. Come al presente. Gli Uffiziali superiori però, e gli Uj]iziali da Capitano in giù, non addetti al Battaglione Zappatori Minatori, possono fuori servizio far uso di una spada, con portaspacla di cuojo nero lustro, confonne al modello esistente ... Bardatura Carne al presente, eccetto la mantiglia che sarà di panno blò ornata in giro da fasce di panno scarlatto, cioè da una grande, ed un 'altra piccola per gli U.ffiziali superiori e da una grande soltanto per gli altri uffiziali da Capitano in giù. L'una e l'altra mantiglia avrà a due angoli inferiori un proporzionato elrno ricamato come si è dello per la giamberga. Il valigiotto sarà benanche di panno blò, orlato scarlatto in giro a fondi. INDIVIDUI DI TRUPPA DEL BA1TAGLIONE ZAPPATORI MINATORI Giamberga con ~palline. Carne quello degli individui del Battaglione Pionieri, variando soltanto il bottone, che invece del trofeo in mezzo avrà l 'elmo, ed al basso di ciascuna falda sarà ornata da due elmi di panno blò. Cappotto. Come al presente, cambiando il bottone, il quale sarà lo stesso di quello della giam.berga. Giubba di panno blò come quella de' Pionieri, variando il bouone come sopra. Berretta. Carne l'attuale, cambiando il piccolo trofeo, che invece cli lana bianca dovrà essere di panno scarlatto. Distintivi e bottoni. ln oro. Pei restanti generi di vestiario come gli attuali". Nel maggio 1841 fu stabilito che gli ufficiali del Genio addetti al servizio idraulico vestissero la stessa uniforme degli altri ufficiali, ma su l bottone portavano l' impronta dell'ancora anzichè il distintivo dell ' el mo alato del Genio (1 4) . Negli stessi giorni venne anmche fissata l'uniforme delle Guardie del Genio. Riportiamo nel seguito il testo della relativa disposizione (A.S.Na. O.d.g. 184 I). "Comanda il Re (N.S.) che a contare dal giorno 30 dell'andante m.ese di Maggio in poi [1841 ·1 le Guardie del Genio tanto di prima, come di seconda e terza classe, vestano nel seguente modo: Giamberga. Identicamente simile a quella prescritta col Sovrano Rescritto dei 24 Aprile
( 14) ASNo O.d. g. 184 1.
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ultimo per gli U.ffiziali del Genio, differendo soltanto nel collaretto, che invece di velluto nero, sarà di velluto celeste chiaro. Soprabito. Conie l'usano al presente, avendo al collaretto la tacche/la di panno celeste chiaro, e l 'ebno ricarnato corne gli Ufjiziali del Genio. Il bottone sarà lo stesso della giamberga, e le due bottoniere del davanti com.poste di nove bottoni ciascuna, dovranno essere situate dritte. Cappello. Del ,nodello com.une agli Uffiziali del genio da Capitano in giù. Sciabla. con cinturone corrispondente e fiocco di sciabla. Come trovasi prescritto per gli Uff'iziali del Genio ". Nel 1841 come per gli altri ufficia li dei corpi a piedi fu prescritto l'uso della goliera come distintivo degli ufficiali in servizio.
VII.5.3. Compagnia di Pompieri della Città di Napoli Nel decreto ciel 13 novembre 1833 per la formazione della compagnia di pompieri all'articolo 8 si stabiliva anche l' uniforme di tale corpo. La compagnia avrà un uniforme simile a quello adottato pel real Corpo di Artiglieria, colla sola differenza che i petti saranno di velluto nero, orlati cli panno scarlatto, ed il bottone avrà in mezzo una tromba a.fuoco. I distintivi de' sottiif/iziali de' pompieri di Ja e di 2a classe saranno simili a quelli adottati pel real corpo medesimo. L'ingegnere direttore avrà un uniforme dello stesso color bleu con pettini e bottoni simili; ed avrà una bacchetta riccunata in oro sul ,nodello cli quella che si usa dagli ingegneri militari. Avrà inoltre alle estremità del collaretto in ricamo di oro una tromba a fuoco, e farà uso di /ipada e cappello con.fiocchi cli oro. L'ingegnere aiutante avrà un uniforme simile a quello dell'ingegnere direttore, con la sola differenza che il ricamo ed i fiocchi dovranno essere di argento. I soprannumerari, gli aspiranti, e quelli della rn.aestranza ascritti nella compagnia avranno anch 'essi un uniforme sirnile a quello de' pompieri, ma senza distintivi, del quale però potranno far uso ne' soli giorni in cui dovranno prestar servizio, ovvero che avessero da mostrarsi in parata colla compagnia ne' giorni festivi di doppio precetto, o nelle altre chiamate generali della compagnia. Oltre all'uniforrne di sopra descritto la compagnia avrà un abito da travaglio, che nell'inverno sarà di panno grigio con semplici collaretti rossi, e nell'estate cli telaforte dello stesso colore. Allorchè la compagnia vestirà il grande un-{f'orme avrà un elmetto secondo il ,nodello da noi approvato, e quando indosserà l'abito giornaliero da lavoro avrà un bonet di panno bleu, orlato di scarlatto, e nel mezzo vi sarà una tromba a fiwco. [Il bonetto aveva anche il fiocco scarlano] L'elrnetto di cui un pompiere potrà far uso anche ne' casi d 'incendio, avrà una maschera di ferro filato tessuto, la quale potrà alzarsi e abbassarsi secondo il bisogno. I pantaloni per l'alta tenuta invernale erano d i panno bleu con un filetto scarlatto ai lati; per il servizio giornaliero si portavano anche pantaloni di panno grigio con filetto laterale scarlatto. Il cappotto era di panno bleu. Per la tenuta eia lavoro estiva era in uso una tenuta cli tela naturale costituita da giacchetta e ampi calzoni. Le trombe portavano un gallone ciel colore dei bottoni (cioè giallo) al collo ed ai paramani
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e alla pettorina. La frangia delle spalline ed i cordoni delle trombe erano gialle e rosse. Dello stesso colore era il pennacchio all'elmo. La tenuta giornaliera degli ufficiali era simile a quella degli altri corpi dell' esercito, essendo costituita da un abito bleu ad un petto senza distintivi, con il colletto di velluto nero filettato di rosso. Con questa tenuta si portava un cappello a bicorno senza gallone. Anche agli ufficial i della compagnia Pompieri nel 1841 venne esteso l'uso della goliera quale distintivo cli servizio, in analogia a quelli dei corpi a piedi, sostituendo la sciarpa che avevano indossato sino ad allora. La compagnia conserverà questa uniforme, pressochè inalterata, sino alla caduta del Regno.
VII.5.4. Regia Strada Ferrata La tabel la del vestiario della compag nia della Regia Strada Ferrata a llegata al Regolamento del 18 maggio 1844 comprendeva: un cappotto, casco lcioè sch.akotl con pompone, incerata del casco, berrella di panno con giglio e fiocchetto di lana gialla, soprabito bleu a due petti con bacchette al collare di velluto nero orlato cli panno giallo e simile orlatura ai paramani, distintivi per sottufficiali, pantaloni bigio-bleu orlati ai lati di panno bleu , stivalelli neri con bottoni d'ottone, cravattino di brunella, gi ubba, pantaloni e stivaletti di cotone bigio, mozzette cli panno bleu orlate di giallo per il soprabito, rnucciglia con corregge di cuoio nero, cinturone nero con ciappa d ' ottone e portabaionetta, giberna nera, fodero della baionetta nero, correggia nera per moschettone, copricappotto cli tela rigata con tavolette laterali su cui era dipinto il giglio, gamella di latta, fiasca di vetro coperta di sola e con correggia nera. I cantonieri erano armati di moschettone con baionetta e di sciabola.
VII.5.5. Pontonieri Provinciali Il regolamento ciel 1850 prevedeva per i pontonieri provinciali un'uniforme simile a quel la della Regia Marina. Cappello tondo, a larghe tese, alla marinara, di cerata nera con nastro recante la scritta gialla "PONT PROV" inframezzata eia un'ancora ugualmente gialla. Giacca tonda bleu scuro, pure alla marinara, a due petti con colletto, paramani e pattina azzurri e bottoni dorati con ancora in rilievo. Fazzoletto nero. Camicia con colletto (=solino) azzurro filettato di bianco. Pantaloni di panno bleu, di cotone bianco in estate. Cappotto nero con cappuccio. Tenuta eia lavoro in tela olona. I cuoiami erano neri ; l'armamento costuito da un fucile eia 38 pollici guarnito in ferro e da una daga.
VII.5.6. Telegrafia elettrica L' abbigliamento dei pedon i addetti alla TelegrafĂŹa. elettrica era costituito in inverno da generi di panno bordiglione bleu : cappotto con cappuccio a 2 petti con saccoccia interna nella sinistra del petto, con finte nel dosso da abbottonarsi; giglio al bavero e bot10ni d'ottone con l'impronta di 3 gigli sormontati dalla corona reale e circondati da una fronda; giacca a 2 petti e
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bavero alla borghese con tasca come sopra, a 2 tasche esterne su i fianchi, giglio al bavero e bottoni come al cappotto; gilet con piccolo baveretto alla borghese abbottonato fino al petto con tasche laterali esterne, panlaloni, berretto alla borghese detto a galleua con visiera e passante, orlato di panno scarlatto e giglio nel mezzo. D'estate lo stesso tipo di generi di dogh bigio, della fabbrica di Sarno, detto di tela ferdinandea e bottoni di osso nero (Giornale Ufficiale delle Due Sicilie 9 dicembre 1859).
VII.6. Corpi di Casa Reale VII.6.1. Compagnia degli Alabardieri L'abito degli alabardieri reali era di panno bleu con mostre rosso scarlatto, ciel taglio simi le a quello degli ufficiali cli fanteria, con le tasche disposte però orizzontalmente. Sulle falde vi erano, in ricamo cl' argento, due gigi i per parle. I bottoni erano cli metallo argentato. Al petto dell'abito, sui paramani e sulle tasche erano apposti alamari in filato d ' argento. Il cappello era del tipo a bicorno. Il cappotto, che era fornito ad ogni componente della compagnia, era di panno bleu con mostre rosse e bottoni argento. L'armamento era costituito dalla alabarda e da una spada portata tramite un budriere a tracolla di cuoio bianco. La Compagnia degli A labardieri fu abo lita nel 1833 e in sua vece venne creata la Compagnia delle Guardie del Corpo a piedi.
VII.6.2. Reali Guardie del Corpo Come già notato fino al 1833 la compagnia delle guardie del corpo non subì mutamenti nè nella struttura nè nelle uniformi rispetto a quanto era in vigore nel periodo immediatamente precedente. Dopo il 21 giugno 1833 si creò una compagnia di guardie del corpo a piedi che si aggiunse a quella di guardie a cavallo. L'abito delle gumdie del corpo a cavallo era di panno bleu ad un petto, con colletto, paramani, falde e profili al petto e alle tasche di colore rosso scarlatto. I bottoni recavano come distintivo tre gigli sormontati da una corona iscritti fra due serti d'alloro. Sulle falde vi era, in ricamo d'argento, il distintivo dei gigli. Le tasche ed i paramani avevano galloni d'argento alle bottoniere. Un altro gallone d'argento ornava il colletto. In alta tenuta si portava al petto dell'abito una pettorina rosso-scarlatta con 9 bottoni per lato e alamari di filato d'argento che coprivano pressochè interamente la pettorina stessa. Alle spalle si portavano spalline d'argento da ufficiali di cavalleria (cioè lavorate a scaglie) disposte a seconda del grado effettivo ricoperto. A tutte le guardie erano distribuiti guanti lunghi cli pelle gialla col crispino bianco. I calzoni erano di pelle bianca per l'alta tenuta a cavallo ed altrimenti di panno bianco. Per il servizio armato a cavallo le guardie calzavano inoltre alti stivali neri alla scudiera. Il copricapo per l'alta tenuta era costituito da un elmo di metallo argentato con cresta d'ottone clorata, alla cui estremità inferiore vi era una corona reale, ricoperta eia ciniglia nera e con un imponente pennacchio bianco disposto lateralmente sulla sin istra. La melà inferiore della calotta era ricoperta di pelle di leopardo. I soggoli erano di ottone dorato sbalzato a scaglie con
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orecchioni recanti tre gigli e una corona reale. L'abito per la tenuta giornaliera era di panno bleu con le mostre rosse, sul taglio di quello degli ufficiali della cavalleria di linea con fa lde lunghe e nove bottoni d' argento al petto, quattro su ogni paramano, tre per lato alle tasche disposte in orizzontale e due all ' altezza della vita e un alamaro d' argento al colletto e ai bottoni dei paramani e delle tasche. I calzoni erano di panno bleu con una banda laterale d ' argento. Con questa tenuta si portava un cappello a bicorno nero con coccarda scarlatta fermata da una ganza clorata e sormontata da un pennacchio bianco a pioggia e gallonato d' argento. Gli ufficiali che erano insignili del grado di generali dell ' esercito portavano al cappello gallone e placca da generali. Gli esenti dovevano avere il bordo di gallone d' oro, come gli ufficiali superiori dell'esercito (' 5) . In tenuta cli servizio si portavano poi calzoni bigi con un filetto rosso laterale e una g iacchetta da cavalleria di panno bleu. In servizio le Guardie potevano indossare anche il soprabito del modello degli ufficial i dei corpi a cavallo, con le mostre e i bottoni del Corpo. Il chepì era di panno bleu e recava su l davanti il distintivo del Corpo, cioè tre gigli a piramide rovesciata sormontati dalla corona reale in ricamo d'argento. Attraverso il petto le Guardie portavano la tradizionale bandoliera di pelle cli vitello b ianca ricoperta cli seta verde e galloni cl' argento, che formavano una serie di scacchi sul davanti e all' altezza del petto vi era uno scudo dorato con le iniziali reali; la giberna recava sul coperchio un trofeo di ottone dorato formato da band iere. La bandoliera per la bassa Lenuta era del tipo generale per i corpi montati; in cuoio bianco lucido con attributi dorati. Il cinturone cli gran tenuta era in pelle d i bufalo bianco, sul quale era applicato un gallone cl' argento, solcato eia una riga centrale scarlatta. L'armamento era costituito dalla tipica spada ad elsa con conchigl ia dorata e da una carabina. La gualdrappa e le coprifonde per le Guardie erano di panno bleu con bordi esterni ricoperti di gallone d ' argento e ornati da un filetto rosso e le iniziali reali alle estremità, ricamate in argento e sormontate dalla corona reale. La tenuta dei trombetti era costituita da abito di panno rosso scarlatto con le mostre e la pettorina bleu, cioè con i colori dell'abito invertiti rispetto a quelli delle guardie. L'elmo dei lTombetti aveva sulla cresta una ciniglia rossa con un pennacch io bianco e azzurro, così corne, azzurro ed argento, erano i cordoni della tromba; la drappella era in vell uto azzurro con frange e ricami in argento. La gualdrappa e le coprifo nde erano di panno rosso con i galloni e le cifre in argento. L' armiere era vestito come le guardie, ma senza i galloni ali' abito e al cappello. J mozzi erano vestiti di giacchetta bleu e calzoni grigi e portavano , probabilmente, un chepì bleu. Gli ufficiali del la compagnia che erano insigniti ciel grado di ufficiali generali ne portavano anche i distintivi sull 'uniforme propria della compagnia; in particolare portavano le spalline e la sciarpa cli seta e d ' argento da generale, il cinturino da generale, e i ricami del grado al di sopra dei paramani e del colletto. Anche la gualdrappa era diversa da quella delle guardie, essendo sul modello di quella degli ufficiali generali, cioè rossa scarlatta con bordo e cifre in argento o in oro (a seconda del grado). L' uniforme di alta tenuta (di gala) delle Guardie del corpo a piedi era costitu ita eia un
( IS) ASNa. O.cl.:; . 1834.
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abito di panno bleu con colletto e mostre rosse, berrettone cli pelo d' orso nero con una caratteri stica placca frontale a raggiera in ouone argentato, al cui centro vi era una granata a sbalzo e sulla bomba della granata erano poste le grandi armi del regno. Sull'imperiale vi era una granata in argento falso ricamata su l fondo di panno rosso-scarlatto. I cordoni ed i fiocchi del berrettone erano bianchi e rossi per la truppa e in argento per sottufficiali, aiutanti e ufficiali. ln tenuta giornal iera il copricapo era costituito da un cappello a bicorno con un doppio pompon a fiamma rosso. Le spalline avevano il piatto rosso con bordi, giro di cordone e frange bianche; sopra il piatto vi era una granata bianca. Sul colletto vi era un alamaro bianco e sulle falde vi era una granata bianca per parte. l pantaloni erano di panno bleu in inverno e di cotone bianco in estate. In tenuta giornaliera si indossava un abito dello stesso tipo, ma senza alamari. La giberna, retta da una bandoliera in cuoio bianco, aveva un coperchio cli suola nera luci da recante 4 granate dorate ai lati ed un giglio dorato sovrapposto ad una raggiera al centro. I tamburi erano vestiti come la truppa, con le distinzioni tipiche dei musicanti, quali i galloni di livrea sulle maniche, ai paramani ed al colletto e spalline con cordone bianco e rosso. Il 30 luglio 1843 vennero apportate, d'ordine del re, modifiche alla tenuta delle due compagnie cli Guardie del Corpo. Per la compagnia a piedi in particolare furono modificate la giamberga di gala, le spalline ed il cappello di gala, a cui fu aggiunto un pennacchio bianco a pioggia. Il plastron a l petto della giamberga divenne cli forma convessa, anzichè concava, come era stato fino ad allora. L'alamaro al colleu:o venne rimpiazzato da una granata di colore bianco (argento per sottufficiali e e ufficiali); i paramani guarniti eia alamari furono sostituiti da paramani con pattina ciel tipo di quelli della fanteria della Guardia reale. Sulle spall ine venne applicato un gigl io ricamato sullo "scudo". Fu inoltre sancito l'uso (probabilmente in vigore eia alcuni anni) dei pantaloni a calzabraga di panno bianco in luogo di quelli di panno bleu per la tenuta di gala; con questa tenuta si portavano ghette di panno nero a lte fino sopra ciel ginocchio. Inoltre al cappotto da fanteria venne sostituito un soprabito del tipo di quello degli ufficiali (1 6). Per la compagnia a cavallo furono analogamente modificati gli abiti (il taglio della pettorina), i pantaloni per l'alta tenuta e le gualdrappe. Negli anni successivi non furono apportate a ltre variazion i sostanziali alle uniformi se non per adauarle a l gusto e alla moda, per cu i i calzoni divennero piÚ ampi e i corpetti piÚ attillati.
Vll.6.3. Guardie d'Onore Prima della formazione ufficiale degli Squadron i delle Guardie d'Onore nel Giugno 1833, erano giĂ esistite, come abbiamo visto, formazioni analoghe volontarie che in occasione della visita dei sovrani o ciel passaggio cli personaggio altolocati li scortavano nel territorio della provincia di appartenenza. Tali formazioni si dotavano di una propria uniforme a spese dei componenti del la compagnia. Le Guardie d ' Onore che vennero organ izzate in Calabria agli inizi cli giugno 1833 per il
( I 6) A.S.Na M in. Guerra fss 1139 e 3 123.
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passaggio del Re portavano abiti bleu con mostre amaranto e guarnizioni in argento. Abbiamo potuto rintracciare alcune informazioni al riguardo. Il sottointendente di Crotone comunicava I' 11 gugno 1833 lo stato nominativo degli individui componenti la Guardia d'Onore a cavallo istitutita in Crotone in occasione del passaggio del re, descrivendone uniforme e distintivi: "L'uniforme indossata dalla Guardia di Onore era un lungo abito di color bleù, con paramani, col/are!fo e rovesci rossi, con asoli di gallone d'argento senza fiocchi sul petto, su' pararnani, sul bavaro e sulle patte. Il calzone era bleù con isrrisce di gallone di argento. Il cappello era puntato con ciappa di argento, nappa rossa, e pennacchio bianco a salcio. I distintivi del Comandante erano i fiocchi al cappello, e le spalline a cannolfigli. Gli altri non avevano che le rosette di argento alle punte del cappello e le spalline a rnezzi cannottigli. Tutti poi cingevano sciabla all'Ussera con.fiocco d'argento" . Analogamente il sotto intendente di Monteleone scrivendo all'Intendente di Catanzaro il 12 giugno 1833 descrive l'abito indossato dalle Guardie d'Onore della sua circoscrizione: "Le sudette Guardie ... indossarono i distintivi ed uniforme consimili al mode/o spedito dal Sotto Intendente della Provincia colla sola differenza delle spalline che non erano a cannottiglia, e delle strisce laterali del calzone che in vece di panno rosso eremo di galloni di argento". Jl comandante della compagnia delle Guardie d'Onore a cavallo di Catanzaro, Odoardo Marincola, comunicava 1'8 giugno i nominativi delle persone da lui comandate, fornendo in margine all'elenco la descrizione del vestiario, che consisteva in: "Un(forrne blù con paramani rossi e bottoni bianchi. CaLz.oni blù e sciaco. Penna a salice piangente segarlato. Pompò dell 'istesso colore orlato cli canno1tiglio in argento, e con la c~fi·a F.R. Plan[;io cli rwne dorata di figura quadrata con le lettere rilevate FR. Piccoli mascheroni di ram,e dorati per appendere i lacci. Squame di rame dorate per uso dei Sciacò. Lacci in argento con fìocchi e treccie corrispondenti per guarnire il scioccò. SJJalline con squame cli rame dorato e connottigli in a ,gento. Sciobla e pistole. Fiocchi per le sciable. " (ASCz Intendenza b. 269). L'uniforme che venne adottata in segu ilo, dopo la formazione ufficiale di squadroni di Guard ie d'Onore in tutte le province del regno, fu invece di colore verde con mostre e pantaloni di colore amaranto per gli squadroni al dì qua ciel Faro (cioè nella parte continentale del regno) e celeste per gli squadroni al di là ciel Faro (cioè in Sicilia) con doppia banda laterale con fileno centrale di colore verde (in estate calzoni bianchi). Dopo la numerazione degli sq uadroni il numero d'ordine dello squadrone era impresso sui bottoni e s ulle spalline. I chepì erano ricoperti cli panno del colore delle mostre. Lo schakot mantenne la forma tronco-cilindrica alta sino all'inizio degli anni cinquanta, quando, analogamente agli ussari, venne introdotto nell'uso un modello nettamente più basso di forma tronco conica, ulteriormente ridotto di dimensione dopo il 1856. Il "Regolornento per la tenuta di cui dovrà farsi uso dalle Guardie d'Onore nelle diverse occasioni" nel fissare appunto la tenuta fornisce anche molte informazioni sull'uniforme (ne riportiamo perciò cli seguito ampi stralci). Nei giorni in cui vi sarà gala nella Real Corte Gran tenuta, cioè Uniforme con peuiglia amaranto, sciako scoverto con penna, lacci e spallini, cartucciera, pantalone arnaranto costantemente qualunque sia la stagione, fiocco d'argento con correggia bianca alla sciabla. Per JJOrtarsi all'udienza di S.M. il Re; nelle piccole gaie, nelle processioni, come nelle feste da ballo, non essendo gran gala Un(forme con pettiglia verde; sciako scoverto senza penna, lacci e spallini, pantalone amaranto nell'inverno e bianco nella siate, fiocco d'argento c.:on correggia bianca alla sciabola.
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Per iscortare S.M. il Re ed i Reali Principi Un{fonne con pettiglia verde; scialw scoverto senza penna, lacci e spallini, cartucciera scoverta, pantalone arnaranto nell'inverno e bianco nella state, fiocco d'argento con correggia bianca alla sciabla, cavallo interarnente bardato. Per la marcia Unifonne con pettiglia verde; sciako con coverta d 'incerata, spallini, fiocco nero alla sciabla, cartucciera interamenle coverta con pelle di color di tela nanchino, pantalone di dock bigio nella state, e di castoro bigio nell'inverno, cavallo interamente bardato con la mantiglia piegata sotto la valige. Per l'islruzione a piedi Uniforme con pe1tiglia verde; bonet, cartucciera coverta con pelle di colqr cli tela nanchino, fiocco nero alla sciabla, pantalone di dock bigio nella state, e di castoro bigio nell'inverno. Per le istruzioni a cavallo La medesima tenuta che a piedi: il cavallo con la sella nuda. Per il diporto Uniforme con pettiglia verde,· lacci e spallini, fiocco nero alla sciabla, sciako scoverto, fiocco d'argento con correggia bianca a/La sciabla, pantalone di dock bigio nella state, e di castoro bigio nell'inverno. Nei giorni f estivi calzone bianco nella state. Nei giorni piovosi si.farà uso dello sciako con l'incerata, e del fiocco nero alla sciabla, serbandosi nel resto la medesim.a tenuta. Il bonetto cli panno verde, gallone alla bustina e profili nel colore distintivo, aveva sul davanti la cifra reale in argento e fiocco in argento fa lso. La giacca eia scuderia era cli castoro di F rancia [la giacca era corta alla vita, senza falde con un filetto rosso (o celeste) al colletto, al petto, ai paramani e a pu nta e alle tasche al petto, bottoni tondi e controspalline rosse o celesti] Lacci e fiocchi cl' argento fa lso Sciacco cli vitellino giornaliero [cioè sch.akot fatto cli cuoio leggero] Le spalline avevano il piatto-ricoperto di panno ciel colore distintivo (su cui vennero apposti i numeri dello squadrone quando furono assegnati), il bordo ed il giro e le frange di lana bianca o argento per sottufficial i e ufficiali. Le spalline venivano assicurate alla spalla mediante un bottone di uniforme. Il cappotto era cli panno bigio. La mantiglia (cioè la gualdrappa) era di panno castoro di Francia verde con cifre e g igli in argento con cavallerizza cli pelle d'agnello naturale Fiocco di pelle nera da sciabla Guanti di dante trapuntati l galloni disposti allo schakot distinguevano il grado cieli ' ufficiale: il portastendardo aveva un gallone cl' argento largo, l' aiutante uno largo ed uno p iù stretto, il capo plotone un giro di anell i ed una bacchetta (cioè un gallone stretto), il capo squadrone un giro cli anelli e due bacchette (una sopra e una al di sotto). Il 7 gennaio 1839 fu stabilito che i capi squadroni in prima dovessero aggiungere un'altra bacchetta (al di sotto). J trombetti avevano un abito ciel colore delle mostre, allo schalwt un pennacchio bianco e amaranto o celeste, ma portavano i calzoni come quelli della truppa . T utto l' abito, al petto, alle maniche, colletto e paramani erano gallonati di bianco-argento.
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VII.6.4. Fanteria della Guardia Reale: Reggimenti Granatieri e Cacciatori, Battaglione Tiragliatori, Reggimento Real Marina La fanteria della Guardia Reale nel 1831 continuava a mantenere gli abiti cli colore rosso con mostre di colore bleu, secondo i modelli stabiliti nel 1824 e modificati lievemente nel corso degli anni. I Granatieri erano caratterizzati, in alta tenuta, dal berrettone di pelo d'orso con pennacchio bianco posto sulla sinistra, innestato su di una nappina rossa. Il panno dell'imperiale posta sul retro del berrettone era rosso e al di sopra vi era applicata una granata bianca, mentre la placca frontale d'ottone recava al centro una granata. Per la truppa l'abito era corto, di colore rosso ed aveva colletto, paramani e falde di panno bleu. Il colletto aveva un profilo esterno di panno rosso. L'abito era tagliato a un petto con nove bottoni di metallo giallo, con l'impronta di una granata, sul davanti . Ogni bottoniera era guarnita, sia al petto che ai paramani ed aile tasche, da alamari di filo bianco (in argento per sergenti ed ufficiali) terminanti con un fiocchetto, ed un alamaro per parte, fermato da un bottone, era pure posto su l colletto. Di lana bianca erano i roll i sulle spalle, mentre le controspalline erano di panno bleu filettate di rosso. Sulle falde, quale distintivo della specialità, si portavano due granate a fiamma di lana bianca (in argento per sergenti ed ufficiali). I calzoni erano di panno bleu in inverno e di cotone bianco in estate. Tutti i cuoiami erano bianchi. l guastatori vestivano l'abito dei soldati, ma in alta tenuta portavano un grande grembiale di cuoio bianco, al di sopra del quale si portavano le bandoliere ed un cinturone in vita, che reggeva una piccola giberna nera. Essi indossavano un alto berrettone di pelo con pennacchio bianco a sommità nera, innestato in una nappina rossa. Come tutti i guastatori del!' epoca, dovevano portare una ampia e fluente barba scura. Sulle maniche, come distintivo della loro specialità, avevano inoltre due scuri incrociate di lana bianca (in argento per il caporale); alle spalle avevano spalline a squame d'ottone terminanti con frange bianche e bleu. Anche l'armamento era di tipo particolare, infatti i guastatori avevano una daga a sega con elsa in ottone forgiata a testa di leone, mentre come arma da fuoco avevano un moschetto corto. La zappa o l'ascia venivano portate in un fodero di cuoio bianco posto sul retro e retto da una delle bandoliere. Tamburi e pifferi erano vestiti con colori invertiti rispetto alla truppa, cioè abito bleu con mostre rosse. Portavano inoltre i galloni di livrea reale al colletto, ai paramani ed alle braccia. Con la tenuta giornaliera bianca invece i tamburi erano vestiti come i soldati con la sola aggiunta dei galloni di livrea. Il tamburo maggiore aveva un abito lungo degli stessi colori dei tamburi ordinari con gallonature e ricami in argento. I pennacchi dei colbacchi avevano la sommità nera. Gli ufficiali erano vestiti nell'insieme come la truppa, ma il loro abito era di misura più lunga, come è già stato detto a proposito della fanteria cli linea, e la qualità dei panni era più fina di quella della truppa. ln particolare il panno de]]' abito era di colore scarlatto intenso. Gli alamari erano tutti in gallone di filato d'argento. Anche i ricami delle granate alle falde erano in filo d'argento, cos1 come le spalline, a seconda del grado, erano in gallone d'argento. I pantaloni erano, come per la truppa, in panno bleu in inverno ed in cotone bianco in estate, ed al di sotto di essi si calzavano i coturni, cioè le scarpe alte. Il copricapo era costituito dal berrettone con i ricami della fiamma in argento, o dal cappello per gli uffici ali superiori con gallone dorato a punta di Spagna, ed una ciappa fermata da una piccola granata a fiamma argento e bomba
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oro posta sopra la coccarda dei Borboni. 11 pennacchio era bianco a base nera. In tenuta giornaliera tutti gl i ufficiali portavano il cappello a bicorno, con ganza e granata e coccarda scarlatta e gallone cli seta nera al bordo. In tenuta giornaliera, come per tutto l'esercito, era consentito agl i ufficiali della fanteria della Guardia Reale, cli fare uso di un soprabito di panno bleu lungo fino al ginocch io, a due petti con due file di 9 bottoni , tasche con patta orizzontale e martingala sul retro. Il colletto era caratterizzato da una mostrina a tre punte di panno scarlatto, con un piccolo alamaro d'argento posto trasversalmente nel mezzo. Come distintivo di grado gli ufficiali della fanteria della guardia reale portavano le spalline, che erano d ' argento ancorchè i bottoni fossero c.iorati. Gli ufficiali delle compagnie portavano, in servizio, il copricapo come quello della truppa, mentre gli ufficiali superiori portavano il cappello a bicorno con gallone dorato a punta di Spagna e coccarda rossa e gallonatura in seta nera. Anche il cappello era dotato del pennacchio bianco. In tenuta giornaliera e fuori servizio tutti gli ufficiali potevano portare il cappello a bicorno con la sola coccarda ed una ganza per reggerla. Come gli ufficia li dei corpi cli linea anche quel! i di fanteria della guardia reale portavano in vita, quale distintivo cli servizio, la sciarpa di seta bianca e scarlatta (argento per gli ufficiali superiori). Gli ufficiali superiori, quando erano montati calzavano stivali da cavalleria, e la gualc.irappa era di panno bleu scuro con un bordo d'argento e le cifre reali in argento ricamate agli angoli. Le due punte posteriori della gualdrappa terminavano in due grossi fiocchi di filo d ' argento. Uniformi particolarmente ricche e vistose erano indossate dai musicanti della banda grande e piccola dei reggimenti granatieri. Il tamburo maggiore ed i tamburi erano contraddistinti da abito con i colori inversi a quelli della truppa e cioè giacca bleu con mostre rosse e ricami in argento. I tamburi delle compagnie avevano anch'essi la giacca bleu a mostre rosse, ma gli alamari erano in filo bianco come la truppa ed al collo. Ai paramani e sulle braccia portavano i galloni della livrea reale. Gli strumentisti, che avevano la piazza di soldato, avevano invece abiti rossi a mostre bleu. Tutti portavano colbacchi di pelo bruno-nero con vistosi pennacchi e cordoni e fiocchi d ' argento. Ancora nella prima metà degli anni trenta facevano parte della banda, eredità del periodo sici liano e murattiano, alcuni strumenti sti negri (in genere schiavi mori fattisi cristiani) che vestivano fantasiosi abiti "alla turca" costituiti da camicioni ed ampi bragoni bianchi con corpetti a maniche corte e svasate di panno ricamati minuziosamente in argento con una fascia bleu in vita; il copricapo era costituito da un turbante bianco avvolto attorno ad una calotta argentata al culmine della quale vi era innestato un lungo pennacchio bianco. Completavano la tenuta pantofole (papusse) di colore giallo. La tenuta giornaliera della truppa era costituita da un abito cli panno bianco a falde corte con colletto e paramani di panno bleu guarniti dei soliti galloni di filo bianco. Di bleu erano profilati il davanti dell' abito e le falde, sulle quali vi erano applicate le granate amch'esse ritagliate dal panno bleu. I rolli alle spalle erano d i lana rossa. La berretta di quartiere era di panno bleu con filetti sulle cuciture e fiocchetto di lana rossa. Un gallone bianco ornava la parte inferiore della bustina (in argento per i sottufficiali). Sul davanti dell a bustina vi era poi in lana rossa il distintivo del corpo, e cioè una granata per i reggimenti granatieri ed una cornetta con granata per il reggimento cacciatori. Il cappotto per la truppa era simile a quello della fanteria di linea, cioè di panno grig io ad un petto. Distintiva dei corpi della guardia reale era però la mostrina di panno bleu a tre punte applicata al collo.
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Il 23 settembre 1824 vennero stabi liti i distintivi cli grado per l'esercito, e per quanto riguarda la Guardia Reale vennero anche fornite alcune indicazioni sulla tenuta degli ufficiali: Nella fanteria della guardia reale i maggiori, tenenti colonnelli e colonneLLi usano il cappello col gallone d'oro a punta di Spagna (come quello dei generali), ciappa di gallone d'oro, portando La granata quelli de ' granatieri, e la cornetta con jiamrna al di sopra quelli de ' cacciatori. Gli altri L(/fiz.ia!i della guardia suddetta essendo franchi di servizio usano il cappello con bordo difittuccia di seta nera, ciappa di gallone d'oro, distinguendosi quelli de ' granatieri con La granata e quelli de' cacciatori con La cornetta come sopra. Gli aiutanti di campo appartenenti alla guardia reale portano la ciappa d'oro, e La granata o la cornetta secondo l'arma di cui fan parte. Come gli altri aiutanti di campo dovevano inoltre portare sul la spalla destra un laccio d'oro appuntato al petto e far sempre uso di cappello con bordo cli fettuccia di seta nera. Il reggimento Cacciatori della guardia reale aveva un'uniforme molto simile a quella dei Granatieri della stessa guardia. Infatti i Cacciatori della guardia reale avevano anch'essi un abito rosso, con mostre bleu, gli alamari bianchi al petto, ai paraman i e alle tasche. Le principali differenze che distinguevano i due corpi erano costituite, per la truppa del reggimento Caccio1ori, dall'uso di rolli alle spalle di lana verde (colore distintivo della specialità dei cacciatori), anzichè b ianchi , dai distintivi alle falde, corni con granate, e dall'uso, come unico copricapo ad eccezione dei guastatori e dei musicanti, del lo schakot cli feltro nero. Questo era di forma tronco conica, come quello dei Granatieri, e portava sul davanti una placca d'ottone con il simbolo del la specialità, cioè la cornetta unita alla granata, a rilievo, del tipo di quello introdotto nell'esercito p iemontese qualche anno dopo, ornato su l davanti oltre che dal fregio, dalla coccarda rossa e da un pompon sferico a periferia verde e centro rosso e, per l'alta tenuta, ' da un pennacchio ricadente a pioggia di colore verde. Il bordo superiore dello schakot era gallonato di bianco per la truppa, e di argento per sottufficiali ed ufficiali. A1le fa lde era apposto lo stesso distintivo di una cornetta unita ad una granata, in lana bianca per la truppa e in fi lo d'argento per sergenti ed ufficiali . Anche per i pantaloni si seguivano le stesse disposizioni in vigore per i granatieri. I guastatori dei cacciatori vestivano corne la truppa ciel reggimento, con attributi ciel tullo simili a quelli dei guastatori dei due reggimenti grana/ieri. Il pennacchio, che ornava il colbacco a pelo, era però di colore verde, posto sopra ad un pompon rosso. G li ufficiali dei cacciatori, come quelli dei granatieri, avevano l'abito simile a quello della truppa, con le stesse d ifferenze già indicate a proposito dei granatieri. I tamburi e le cornette delle compagnie avevano abiti con colori invertiti rispetto a quelli della truppa, ed il colletto, paramani e braccia gallonati con il gallone della livrea reale. I musicanti della banda erano vestili analogamente a quelli dei Granatieri. Anche la tenuta bianca, come quella dei reggimenti granatieri, era caratterizzata dall'uso dei rolli di lana verde e dagli stessi distintivi alle falde della tenuta rossa, in lana bleu. Come pii:1 volte notato, dopo la visita in Francia nel 1836, Ferdinando II volle cambiare la tenuta delle sue truppe, adottando come modelli le uniformi dei corrispondenti corpi dell'esercito francese dell'epoca. Per la fanteria della Guardia reale ciò significò abbandonare la tenuta rossa che l'aveva caratterizzata sin dal 1800. In suo luogo tra il 1837 ed il 1838 fu adottata un'uniforme di panno bleu, sul tipo di quella della fanteria di linea, con distintivo scarlatto. ln alta tenuta al petto dell'abito si aggiungeva uno scudo a petto di pollo composto eia nove bottoniere rettangolari, cli
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lunghezza variabile, di cotone bianco (d i seta o gallone d ' argento per sergenti e ufficiali). Sull'abito vennero in un primo tempo applicati i rolli, sostituiti nel 1839 dalle spalline, rosse per i granatieri e verdi perì cacciatori. Sulle falde , di colore rosso, venivano apposti i distinti vi della specialità, e cioè le granate o le cornette con granata. Il retro dell 'abito portava le due false tasche verticali, profilate in rosso, ai cui bottoni e rano applicati i galloni di cotone bianco. Altri due bottoni grandi marcavano il punto della taglia. I parama ni erano tondi con due pattine bleu profilate di rosso, chiuse da tre bottoni ciascuna. Come per la fante ria cli linea si adottarono i pantaloni d i panno rubio in inverno (con ghette d i panno nero), mentre la tenuta estiva contemplava l'uso di cal zoni e ghette di cotone bianco. Per le parate i Granatieri portavano un berrettone di pelle d'orso nera, con una "fiamma" sul retro di panno rosso al c ui centro vi era posta una granata bianca, un doppio pompane rosso al lato sinistro e cordoni e fiocchi di cotone bianco (argento per sottufficialì e ufficiali). Sul davanti del berrettone vi era una piastra raggiata con granata d'ottone recante al centro il numero cl' ordine del reggimento. Per i servizi ordinari Granatieri e Cacciatori della Guardia Reale portavano lo schakot sim ile a quello della fante ria di linea (adottando alle stesse date gli stessi modelli, cioè nel 1845 e nel I 852), con il bordo superiore gallonato di rosso e due doppi chevron a V di cotone bianco ai Iati. La placca sul davanti del copricapo era di ottone fino, lavorata a sbalzo e sotto la corona reale recava la granata (con il numero 1 o 2 del reggimento) o la cornetta con granata a grossa fiamma (reggimento Cacciatori). La corona della placca fermava la coccarda rossa. Al di sopra vi era innestato il pompon d i lana, che era a doppia fiamma di colore rosso per i granatieri e verde per i cacciatori. Lo schakot dei musicanti e ra ricoperto d i panno rosso con bordo e chevron di cotone b ianco e pompon a fiamma come quelli dei mus icanti della linea. Con la tenuta di quartiere (la bigia) s i portava una bustina cl i panno bleu (analoga a quella della fanteria cli linea), sul da va nti della quale vi era una granata rossa. Dal gennaio 1852 fu stabi lito che su lla granata vi dovesse essere a nche il numero ciel reggimento. 11 cappotto della truppa da grigio divenne cli panno bleu-bigio. Nel novem bre 1840 vennero stabil iti nuovi modelli per i soprabiti degli ufficiali cli tutto l'esercito; per la Guardia reale venne stabilito che il soprabito avrebbe dovuto essere di panno bleu a due petti, ciel modelli cli quello degli ufficiali della fanteria d i 1inea, con 7 bottoni per lato con le mostrine di panno rosso ed un piccolo alamaro cl' argento al colletto. I Nel dicembre 1851 venne ufficialmente concesso anche agli ufficiali della fanteria della Guardi a Reale d i potere indossare, fuori servizio, il chepì di panno ble u, come pochi mes i prima era stato concesso agli ufficiali cli fanteria e, similmente, in servi zio si prescriveva ancora l'uso di berrette simil i a quelle della truppa (con ricami e emblemi in oro o in argento).
Battaglione Tiragliatori Anche il battaglione Tiragliatori della Guardia Reale, formato nel 1856, si ispirava in molti particolari della propria uniforme ai modelli dell 'analoga specialità della Guard ia imperiale cieli ' esercito fra ncese, adottando ne anche l'equipaggiamento. L'abito, come per i Cacciatori di linea, e ra costituito dallo spenzer cli panno verde scuro ( verde drago), senza falde, profilato alla bottoniera al petto ed ai paramani a punta di giallo. Jl colletto era di panno
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giallo con mostra a tre denti di panno verde. Sul panno giallo i Tiragliatori aggiungevano due alamari di cotone bianco, cosĂŹ come facevano per i paramani. I pantaloni della tenuta invernale erano dello stesso panno verde scuro, con i qual i si portavano le ghette nere, mentre per la tenuta estiva, come per tutti gli alLri corpi, si portavano pantaloni di cotone bianco con uose di tela dello stesso colore. Nel 1859 fu stabilito che in marcia i pantaloni dovessero essere infilati dentro le uose, che a tal fine si distribuirono p iĂš lunghe e ampie. Tutti i cuoiami erano di colore nero lucido, con borchie e bottoni di ottone, di ispirazione francese. Lo schakot era simile a quello dei Caccic:uori della Guardia reale ed aveva bordo giallo e chevron laterali di cotone bianco, ma la placca frontale era costituita da una cornetta, piĂš grande di quella dei battaglioni cacciatori di linea, sormontata da una corona reale e recante al centro tre gigli. Sopra la coccarda era innestato un corto pennacchio di crini neri rig idi . I distintivi dei sottufficiali erano di gallone dorato. La berretta da fatica era dello stesso panno verde dell'uniforme con profili e fiocco di lana gialla e la cornetta sulla fronte. G li ufficiali avevano l'abito a falde lungo, con le stesse particolaritĂ di quello della truppa. Le cornette (biucoli) avevano colletto e paraman i guarniti da un stretto gallone bianco. I loro schakot erano simili a quelli dei musicanti degli altri corpi cli fanteria con il fondo giallo e gli chevron argentati. I Tiragliatori erano armati con carabine da 32 pollici con sciabola-baionetta, mentre i sergenti avevano carabine da 28 pollici.
Reggimento Real Marina L'uniforme del reggimento Real Marina, sin dal 1815, era caratterizzata dall'abito bleu con mostre rosse e alamari gialli al petto (clorati per sottufficiali ed ufficiali). Alle spalle si portavano rolli cli lana rossa, sostituiti alla fine degli ann i 1830 da spall ine a frangia anch'esse rosse. L e fa lde, di panno rosso, recavano agli a ngoli a ncore gialle (dorate per sottufficiali ed ufficiali); lo stesso distintivo era apposto ai due lati del colletto. Anche i bottoni, di ottone, portavano l'impronta cieli' ancora quale distintivo del corpo. Il paramano era tondo, senza pattina, ed aveva piccoli alamari gialli alla bottoniera con la punta r ivolta verso il basso. Altri alamari guarnivano le tasche verlicali sul retro dell 'abito, profilate in rosso. Insieme alla Gendarmeria e all'Artig lieria anche i fanti di marina per la tenuta invernale non adottarono nel 1836 i calzoni rossi, ma mantennero quelli di panno bleu fine alla fine della loro esistenza. Lo schakot era simile a quello dei Cacciatori della Guardia Reale, con bordi e, dopo il 1844, con chevron in lana gialla e pompon rosso scarlatto a fiamma. La placca era costituita da uno scudo delle armi reali sovrapposto ad una lunetta che recava al centro il simbolo del corpo, cioè un'ancora con una gomena avvolta attorno, con una corona reale al di sopra. Alla stessa epoca anche l'abito fu tagliato sul modello cli quelli della fanteria della Guardia Reale, con gli alamari al petto di lana gialla (seta giallo-dorata per sergenti e oro per ufficiali) disposti a scudo. I tamburi avevano colletto, paramani e falde, giro dei bottoni della taglia guarniti da un gallone, in un p rimo tempo giallo-oro e in seguito bianco e rosso. Lo stesso gallone ornava in
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cinque barre d iagonali le maniche . Sullo schakot si portavano un pennacchio ricadente d i penne che furono inizialmente bianche a sommità rossa ed in seguito interamente rosse. 1 Caporal Tamburi avevano l'abito s imile a quello dei tamburi ordinari al quale aggiungevano il distinti vo del grado alle maniche e, in alta tenuta, un colbacco di pelo d'orso nero s ul davanti del quale era applicata una p lacca simile a quelle dei musicanti della Banda in rame sbalzato e dorato, con visiera spiovente di cuoio nero guarnita d'ottone e sottogola a squame cl i rame dorato con una rnanica ricadente scarlatta gallonata d' oro con fiocco terminale clorato, Il pompon era scarlatto a fiamma. Il Tamburo Maggiore aveva una tenuta ancora più ricca (non di ssimile da quella dei Tamburi Maggiori della fante ria della Guardia Reale) ; il pompon a fiamma al colbacco era sostituito da un pennacchio a panache bianca con tre piume bianche alla base innestato su una nappina ovoidale cli cordoncino clorato. L'abito era gallonato in oro lungo la cucitura delle man iche, il giro cli vita e con un nodo ungherese dello stesso gallone ai bottoni della taglia. Anche collo e paramani erano riccamente guarniti cli gallone d'oro. Le spalline a ve vano il corpo e lo scudo di panno scarlatto gallonato in oro con bordi e grovigli in oro. I calzoni attillati erano scarlatti con un nodo ungherese di gallone dorato sulla parte anteriore e bordo di gallone clorato sulle cuciture esterne. Con i calzoni, si calzavano corti stivali di pelle chiara. I guastatori portavano come copricapo da parata un colbacco di pelo d'orso nero con un piumetto ri cadente rosso e cordoni e fiocc hi rossi scarlatto. Il loro grembiale cli cuoio era bianco, legato alla vita e dietro al colletto con cinghiette; l'estremità inferiore era sagomata a p unta. Gli ufficiali erano vestiti come la truppa, con la differenza che i galloni ed i metalli erano dorati anzichè gialli e d'ottone. A partire dal 1841 gli ufficiali portarono la gorgiera del modello pef/1' Armata d i Mare, che recava al centro il distintivo con l'ancora . Le spalline erano dorate.
VII.6.5. Usseri (Cavalleggeri) della Guardia Reale A ll a fine del 1830 l'uniforme dei due reggimenti di Cavalleggeri della Guardia Reale era ancora la stessa ispi rata a quella della fan teria della stessa guardia, essendos i adottati per l' arma a cavallo i medesimi colori dei corpi a pied i, rosso nel fo ndo dell'abito e bleu per le mostre. L'alta tenuta per la truppa era costituita da uno sch.akot (eletto casco) cli feltro nero, con guarnizioni in ottone, cioè placca romboidale recante le in iziali reali sormo ntate dalla corona, e soggolo a squame . li copricapo era ornato di lacci con fiocchi alla foraggiera in cotone bianco, a volte portati appuntati ad un bottone al petto. La rossa coccarda dei Borboni era fermata da un cappio d'ottone. Al di sopra d.i essa vi era una nappina con bordo bleu e cuore b ianco. In parata si portava, come già osservato, un pennacchio a p ioggia di penne nere. Gli schakot erano forn iti di incerata; anche la nappina ed il pennacchio erano forn iti d ' incerata (la veste) da indossarsi con il bru tto tempo o durante g li esercizi. La dolrnanda, cioè la giubba a vita alla ussara, era di panno rosso con colletto aperto e
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paramani a punta di panno blcu. Colletto e paramani erano ornati di un gallone cli cotone bianco, che sul paramano formava un nodo ungherese sul davanti e orlava le cuciture sul retro della manica, bordate da un ricamo sempre in cotone bianco. Un altro ricamo in cotone bianco era posto nella sch iena alla base del colletto e delle spalle; lungo le cuciture della schiena vi era un gallone bianco circondato dal soli to ricamo in cotone bianco. Sul davanti del colletto si mostrava il crovattino di crine nero con un orlo superiore (rivertino) bianco. Cinque file leggermente divergenti di 17 bottoni cl' ottone erano disposte al petto, attraversate da alamari in cordelline di cotone bianco. Cingeva la vita una sciarpa ali ' ussera cli cotone turchino a passanti bianchi, con fiocchett i terminali bianchi. Il cinturone era cli cuoio bianco con fibbia d'ottone. Le corregge per la sciabola e per la sabretache erano anch'esse di cuoio bianco. I pantalon i da parata, portati al di sopra degli stivali, erano di panno bleu con doppie bande laterali bianche con un filetto scarlatto al centro. D'estate si portavano calzoni cli cotone bianco. La sahretache era di pelle nera con le iniziali reali sormontate da una corona in ottone (fino al 1833 si erano portate le lettere G.R per Guardia Reale). La sciabola era del tipo da cavalleria leggera inglese curva con elsa e fodero in lamiera e la dragona col suo fiocco era in pelle bianca. La bandoliera per la giberna ed una tracolla con molla d'acciaio per reggere il moschetto costituivano l'equipaggiamento . La giberna era piccola e lunga in cuoio nero senza emblemi. Le fibbie ed i fermagli erano cl' ottone. A l centro della bandoliera vi era un bottone a cui era attaccata una correggia per reggere la bacchetta per la carabina e le pistole. E ntrambe le bandoliere erano in cuoio bianco. La bassa tenuta per la truppa era costiruita da una giubba corta blcu con colletto rosso gallonato di bianco e pantaloni cli panno grigio. Il copricapo era un berretto tondo bleu con fascia bianca e visiera di cuoio nero. La gualdrappa era di panno bleu con un gall one esterno bianco e le cifre reali agli angoli. La valigia era bleu, cli forma tonda, con i coperchi con un cerchio cli gallone bianco ed un centro rosso. G li ufficiali avevano l'uniforme simile nell' insieme a quel la della truppa, ma i panni degli abiti erano cli qualitĂ p iĂš fine. Allo schakot si portavano i distintivi di grado (gli anelli intrecciati e le bacchette). Il pompone era di tiratiglio d'argento con la parte centrale in panno scarlatto e le iniziali reali in metallo dorato. Lacci e fiocchi dello schakot erano cl' argento. Alamari e galloni che ornavano l'abito erano anch'essi in filato d'argento, cosĂŹ come i ricami all'interno del colletto e dei paraman i. Gli ufficiali superiori avevano le bande laterali dei pantaloni da parata in gallone d'argento . In vita si continuava a portare la sciarpa in seta bianca e scarlatta (o argento e scarlatta per gli ufficiali superiori). La sabretache degli ufficiali aveva la parte anteriore ricoperta di panno scarlatto con ricami ed iniziali reali in argento . La giberna era argentata con bordino e stemma doralo al centro. Lo stemma era costituito da uno scudo sormontato dalla corona reale e c ircondato da fronde. Anche la fregeria della bandoliera era in metallo doralo. Le trombe in alta tenuta portavano un colbacco di pelo d' orso sq uadrato con grande placca fro ntale cl' ottone a raggiera, pennacchio a pioggia bianco e rosso e abito bleu a mostre rosse
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con spalline a squame in metallo e frange bianche e rosse. La tenuta da mezza gala era invece composta da un giacca rossa senza alamari e calzoni bleu, e comportava l'uso del colbacco. I due reggimenti avevano stendardi da parata di colore rosso cremisi e ordinari di colore bianco come gli altri corpi del]' esercito. In occasione della parata dell'otto settembre 1838 ai due reggimenti di cavalleria della Guardia reale, d ivenuti 1° e 2 ° reggimento Usseri, fu distribuito un nuovo vestiario, detto appunto all ' ussera, ispirato quasi interamente ai modelli degli ussari francesi. La nuova uniforme, che rimase pressochè invariata sino al 1860, prevedeva un do/man (detto a Napoli do/manda) ed una mantella (mantelletta a pelliccia o pelisse) di colore bleu-celeste con galloni, cordell ine, trecce e bottoniere bianche di cotone inglese (argento per gl i ufficiali) che si allargavano sul petto seguendo le tre file di nove botton i (quella centrale chiudeva il dolman) . I paramani del dolm.an erano di colore rosso scarlatto a punta guarniti da un gallone bianco, mentre il colletto era celeste gallonato lungo tutti i lati di gallone bia nco. Il dolman era guarnito da gallone bianco anche sulle spalle seguendo il taglio dell e cuciture. Vi era un bordo di pelliccia nera alla pelisse, che nell' insieme era simile, come guarnizioni, al dolm.an. I bottoni erano cl i ottone e recavano l' impronta del numero del reggimento.I pantaloni erano cli pan no rosso rubbio, con un sottopiede di c uoio e con filetto laterale bleu celeste e due bande bianche ai lati per l' alta tenuta e senza banda per quella giornaliera. In estate si portavano pantaloni bianchi. In vita si portava la sciarpa (giirtel) di lana scarlatta con passanti bianchi (argento per uffic iali). Lo schakot era ricoperto cli panno rosso ed aveva un pennacchio ricadente di crini neri. Il coprinuca e l' imperiale superiore erano di cuoio nero; la parte alta dello schakot era bordata eia un gallone bianco; un ' analogo gallone circondava alla base il copricapo. La nappina era a tulipe di cotone bianco a retiglio nel quale si in nestava il pennacchio, con coccarda retta da un cappio bianco. G li ufficiali avevano gallon i e tulipe in filato d ' a rgento. In condizioni cli cattivo tempo lo schakot veniva ricoperto da una fodera di tela cerata. Lo schakot era in izial mente molto alto (come quello degli ussari francesi della stessa epoca) e si venne riducendo progress ivamente nel tempo (una prima volta tra il I 844 ed il 1845 e poi dopo il 1852 e il 1856). La sabretache venne sostitu ita da una in cuoio nero di modello interamente francese, che recava la centro una placca di ottone con le armi reali ed il numero del reggimento intagliato nel mezzo. Il cappotto per la truppa era di panno bia nco, a pellegrina, con fodera d i colore rosso. In questa occasione venne anche cambiato il sistema per la distinzione dei gradi degli ufficiali, fi no ad allora distinti dai galloni allo schakot (1 8) . Venne infatti introdotto un sistema d i galloni alle maniche sia del dolman che della mantella per caratterizzare il grado: Il colonnello doveva portare cinque galloni a tiratiglia d'argento, disposti ad angolo acuto con un piccolo ricamo di galloncino d'argento fatto ad anelletti verso la parte superiore dell' avambraccio. li tenente colonnello doveva avere quattro galloni come sopra. Il maggiore a nche era distinto eia quattro galloni, il secondo dei quali dal paramano doveva però essere d'oro e gli altri in argento. Il capitano aveva tre galloni in a rgento.
( 18) A.S.Na. Min. Guerra Fs. 1139.
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Il primo tenente due in argento ed in secondo tenente anche due, ma il primo in oro ed il secondo in argento, L'alfiere aveva un solo gallone d'argento . L' aiutante un solo galloncino d'oro senza ricamo al di sopra. Il portastendardo non doveva avere galloni , a parte quello d'argento che guarniva i paramam. Gli uffic iali avevano i galloni e le trecce della dolmanda e della pelisse in argento e portavano inoltre i cuoiami neri. A nche i passanti della sciarpa in vita erano in filato d'argento. Il bordo dello schakot e la nappina a tulipe erano anch'esse in argento. 11 soprabito degli ufficiali, del taglio di cavalleria, era di colore bleu ed aveva il colletto coperto da un gallone d'argento con una mostrina scarlatta a tre punte ai due lati ed un bottoncino nel mezzo. Il chepÏ era di panno scarlatto con galloni e filetti d'argento, ornato anteriormente da un nodo ungherese con il numero reggimentale. Gli ufficiali disponevano anche di una giubba di piccola tenuta simile a quella della truppa, ma con cinque alamari di seta argento e bleu al petto e lungo le cuciture e paramani rossi. Sulle maniche si portavano i d istintivi di grado. I cuoiami degl i ufficiali erano verniciati in nero soppannati di rosso con fregeria dorata, mentre quelli della truppa erano in bianco senza fodera. Le trombe portavano un'uniforme simile alla truppa, mescolando però al cotone bianco delle trecce e delle bottoniere la seta scarlatta e sostituendo al gallone bianco quello bianco e scarlatto della li vrea reale. Secondo una fo nte dell 'epoca, peraltro non confermata da altre, sembra che all'inizio le trombe portassero una tenuta con colori invertiti rispetto alla truppa, cioè giubba rossa con mostre celesti (si tratta probabilmente della vecchia uniforme ancora in uso che nella tenuta ordinaria prevedeva appunto abito rosso e mostre bleu). La drappel la delle trombe era cli pan no scarlatto con frangia e ricami in argento. Al centro comparivano le iniziali reali sormontate da una coro na e circondate da serti di alloro. Per la piccola tenuta, la truppa indossava una corta giubba senza falde di panno bleu celeste con un gallone bianco al colletto e ai paramani e calzoni rossi con il solo filetto bleu celeste laterale. Come copricapo si indossava una berretta cli panno con il turbante celeste e la bustina rossa, filettata di celeste e con il numero del reggimento in panno bianco sulla fronte, in esercitazione o in servizi armati si portava lo schakot, spesso con la coperta di tela cerata nera con il numero del reggimento in vernice bianca sul davanti. I cuoiami per la truppa erano tutti bianchi. La gualdrappa era cli panno rosso con le falde a punta e gallone laLerale bleu-celeste con un profi lo simile al bordo; c ifre reali con numero reggimentale, sormontate da una corona reale, in bianco (argento per gli ufficiali) agli angoli; cavallerizza con festo ne scarlatto e valigia cli forma circolare, profilata cli celeste e ornata sui coperchi di un g iglio bianco (argento). L'armamento era costituito da un moschetto detto carabina da 22 pollici, da una sciabola curva con fodero di lamiera e eia due pistole eia cavalleria. La dragona della sciabola era in cuoio bianco per la truppa e nero per gli ufficiali.
VII.7. Gendarmeria Reale Per quasi tutto il periodo in esame (e cioè fino alla caduta del regno della dinastia borbonica di Napol i) rimanevano nell'insieme valide le d isposizioni del marzo 1824 in merito al
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vestiario del corpo della gendarmeria reale. Il 21 marzo di quell'anno vennero infatti pubblicati i Dettagli per lo vestiario della Genclanneria il cui testo completo è stato riportato nel precedente volume del la collana L'abito del gendarme era di panno bleu. Il colletto, i paramani a punta e le falde erano bleu; questi, il petto e le tasche erano filettate di scarlatto. Alle falde erano apposte due granate per parte con bomba bianca e fiamma gialla (argento e oro per gli ufficiali) . I bottoni erano di metallo bianco con l'impronta cli una granata. Alle spalle si portavano spalline cli lana rossa per le compagnie a piedi e col piatto bianco e le frange rosse per i reparti montati . Dagli anni 1840 le spalli ne per i corpi montati divennero completamente rosse per la truppa, con frangia argento per i sottufficiali e tutte d'argento per gli ufficiali, con l'aggiunta di una piccola granata sul piatto. In alta tenuta i gendarmi portavano le cordelline di cotone bianco dalla spalla sinistra allacciate al petto. l sottufficiali mescolavano al bianco dell a lana bleu e per gli ufficiali le cordelline erano in filato d ' argento. I l copricapo era un cappello a bicorno con un pennacchio ricadente cli piume nere per la gendarmeria a cavallo e con un pennacchietto rosso, sostituito nel novembre 1839 da un pompon tondo in lana scarlatta, per la gendarmeria a p ied i. La coccarda era fermata da un cappio chiuso eia una granata a bomba bi anca e fiamma di metallo giallo . Gli ufficiali avevano un gallone argento al cappel lo e spalline in argento a seconda de l grado, come stabi lito per la fanteria o la cavalleria della linea. Gli ufficiali a piedi dal 1839 dovevano portare il pompon rosso al cappello quando erano alla testa della truppa armata, ma il pennacchio rosso nelle altre occasion i. I pantaloni erano di panno bleu con un filetto laterale rosso (fanteria) o una banda rossa (gendarmi a cavallo) in inverno e cli cotone bianco in estate. In bassa tenuta s i portavano anche calzoni di panno o di tela celesti. Dal 1841 si adottarono calzoni cli panno bigio. Il bonetto, ossia la busti na, era di panno bleu con un gallone bianco e filetti e fiocchetto rosso-scarlatto. Sul davanti della bustina vi era una granata in lana bianca (argento per sotto ufficiali). I cappotti o i pastrani dei gendarmi montati, erano di colore bleu. Distintivo comune per tutti era la placca d'ottone che veniva portata sul budriere, all'altezza del petto, con l'iscrizione Gendarmeria Reale. Su l coperchio della giberna era portata una granata in ottone. Gli ufficiali dei. corpi a piedi avevano un soprabito del tipo di quelli degli ufficiali della fanteria d i linea con colletto e paramani a punta bleu filettati di rosso. G li ufficiali della Gendarmeria a piedi quando montavano a cavallo portavano una gualdrappa bleu con un gall one argento ed un filetto rosso esterno, e una granata d'argento agli angoli e sulle fonde della pistola. Il battaglione scelto, cli stanza nella capitale, era contradd istinto da un piccolo alamaro bianco ai d ue lati del colletto e da una piccola granata bianca sul p iatto delle spalline. Agl i inizi degli anni 1830, e solo per un paio d'anni, il battaglione scelto ebbe in dotazione per l'alta tenuta un elmo nero d i ispirazione inglese (detto alla Tarle1on) con due rinforzi di metallo bianco, soggoli e bordo al la visiera e al copri nuca di metallo bianco, una cresta cli cinig lia nera e un pennacchio laterale bianco innestalo su un pompon rosso scarlatto. Sul l' abito si portavano i cordoni bianchi alla spalla sinistra e ancora l' alamaro bianco al colletto. Dal 1832 il battaglione scelto per l' alta tenuta uti lizzò invece un berrettone di pelo d 'orso
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nero (da granaliere) con pennacchio rosso e cordoni di lana rossa scarlatta; in tenuta ordinaria al cappello a bicorno aggiungeva un pennacch ietto d i crini rossi. Dalla fine degli anni 1830 fu mutata la forma del berrettone di pelo d'orso, del modello di quello dei Granatieri della guardia reale. La tromba aveva il pennacchio e i cordoni del colbacco b ianchi e rossi; degli stessi colori erano le cordell ine alle spalle e la frangia delle spalline, che avevano il giro bianco. Lo squadrone scelto di Napoli per l'alta tenuta utilizzava un elmo con calotta in metallo bianco, a cresta e fornimenti in ottone con crini neri. Per servizi cli scorta a cavallo si portavano calzoni cli pelle bianca-giallastra e alti stival i neri alla scudiera. Il trombettiere di questo squadrone portava un pennacchio di colore bianco picchiettato cli rosso, il turbante bianco picchiettato di nero e la criniera dell'elmo di colore rosso. Le frange delle spalline e le cordelline dalla spalla al petto erano bianche e rosse. La sua gualdrappa era di colore rosso con bordo bianco e granate agli angoli anche bianche. La gualdrappa e le copri-fonde dei Gendarmi a cavallo erano di panno bleu con un gallone bianco al bordo ed un filetto esterno rosso. Agli angoli erano apposte granate di lana bianca (galloni e granate erano in argento per gli ufficiali). Dopo la ricostituzione della Gendarmeria Reale nel 1852 lo squadrone scelto ebbe colbacchi di pelo con pennacchio laterale rosso e il trombettiere continuava a portare il pennacchio bianco picchiettato di rosso, corclelline e spalline bianche e rosse, gualdrappa rossa bordata cli bianco. Per i serv izi di scorta a cavallo si continuavano a portare i pan taloni di pelle bianca-giallastra e gli alti stival i neri alla scudiera come prima del 1848. Anche la compagnia scelta della gendarmeria a piedi ebbe nuovamente colbacchi di pelo d' orso con pennacchio e cordoni rossi . Dal 1852 la gendarmeria a pied i prese ad usare g li schakot del tipo di q uelli della fante ria, con il bordo superiore rosso (oro per g li ufficiali) e due chevron laterali di colore bianco (argento per gli ufficiali) . Gli ufficiali avevano spalline in argento e, per quelli addetti alla gendarmeria a piedi, la gorgiera. I musicanti della Banda della gendarmeria avevano colbacchi bassi di pelo d'orso con p lacca fronta le clorata e pennacchio ricadente bianco e rosso, tasca di panno scarlatto filettata di bianco a rgento e fiocco bianco e rosso; le spalline erano rosse profilate d'argento con i cordoni rossi e argento . Collo, paramani, petto e la vita erano arricchi ti da un largo gallone d' argento, Anche al disopra dei paramani vi era il gallone d'argento terminante a fioroni. Alle falde portavano una granata da un lato ed una lira dall'altro. Il decreto del 21 maggio l 836 che stabil iva i distintivi d i grado per gli ufficial i si applicava anche alla Gendarmeria reale. Per gli ufficial i della Gendarmeria a piedi valevano le stesse d isposizioni stabilite per gli ufficiali della fanteria e per quelli della Gendarmeria a cavallo quelle stabilite per la Cavalleria. I sottufficiali, come notato, erano ulteriormente distinti dall ' uso delle cordelline a colori bianchi e bleu e dalle frange argento alle spalli ne.
VU.8. Guardia di Interna Sicurezza L'istituz ione della Guard ia di I nterna Sicurezza nel 1834 comportò anche la fissazione delle uniformi mediante l'emanazione di un apposito decreto il 20 maggio 1835. Tale decreto,
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il cui testo riportiamo in appendice (App. II), costituisce una delle rare fonti scritte sull'uniforme del! ' esercito napoletano d i quest'epoca. Alla Guardia d'Interna Sicurezza vennero distribuite subito le spalline a frangia, che i corpi di linea avrebbero avuto solo qualche anno dopo. Continuando la tradizione instaurata nel regno di Napoli nel decennio francese i corpi provinciali e cittadini vennero vestiti di verde, in luogo ciel bleu portato dalla linea; per l'alta tenuta si portava una pettiglia di panno del colore distintivo, memre per il servizio ordinario non la si doveva indossare. Il colore distintivo era il rosso amaranto e i metalli dei bottoni e della fregeria erano bianchi. I calzoni erano di colore grigio-celeste con un filetto rosso amaranto in inverno e bianchi d' estate. Lo schakot era del modello di quello dei corpi cli linea con pennacchio a fiamma di colore rosso per le compagnie ordinarie o giallo carico per quelle leggere. Dello stesso colore erano le spalline a frangia. Tamburi e pifferi avevano il petto e le maniche coperti di chevron bianchi. Lo schalwt dei musicanti era d i colore amaranto con chevron e pordo bianchi. Per tenuta giornaliera g li ufficiali potevano portare un soprabito verde, ciel modello cli quelli degli ufficiali della linea.
VJI.9. Guardia di Pubblica Sicurezza L'art. 9 del decreto che istituiva il Corpo della Guardia di Pubblica Sicurezza stabiliva che "l'uniforme della Guardia di Pubblica Sicurezza sarà bleu con mostra gialla, e bottoni e placca bianchi con giglio e legenda intorno SICUREZZA PUBBLICA e con casco simile a quello della.fanteria di/linea ... ". L'uniforme era pertanto costituita eia abito e calzoni di panno bleu (calzoni bianchi in estate), con colletto e falde, filetti ai paramani a p unta ed al petto gialli, bottoni e fregeria cli metallo bianco. Lo schalwt era simile a quello della fanteria della Guardia reale con chevron bianchi ai lati. Pompon a fiamma rosso. Spalline di lana a fran gia rosse. Jl cappotto, a pellegrina, era grigio con mostra al colletto gialla. La truppa montata portava cappello ed abito quasi identico a quelli della disciolta Gendarmeria a cavallo con colletto bleu e piccola mostrina gialla e calzoni senza banda rossa ai lati. La gualdrappa era bleu con bordo e granata bianca.
VII.IO. Compagnie d'armi (Sicilia) Il 13 maggio 1833 veniva approvato dal re un "Regola,nento sul vestiario, cuoiame, bardatura ed arrnamento delle compagnie d'armi della Sicilia", che riportiamo integralmente in append ice (App. III), sia perchè il testo è relativamente breve, sia perchè in una generale carenza di testi scritti sulle uniformi dell'esercito napoletano riteniamo interessante proporre guanto è disponibile, anche nella considerazione che i modelli del vestiario e dell'equ ipaggiamento si rifacevano a quelli in uso presso i corpi di linea. Il colore dell 'abito era bleu con colletto, paramani e falde celesti filettati di rosso. Rosso
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era anche il filetto al petto dell'abito, alla vita, alle tasche. I calzoni invernali erano di panno bleu con una doppia banda celeste fi lettata di rosso. / Come copricapo si portava uno schakot con cordoni bianchi alla foraggera. Una " ministeriale" del 9 aprile 1850 prescriveva poi per la gran tenuta spencer bleu coi lacci alla ussera, paramani e bavero rossi, pantalone bleu per l 'inverno con fasce rosse, bianco per l'estate, shakot con pompon di crini rossi. Per la tenuta giornaliera: giacca bleu a un petto, paramani e bavero rossi, pantalone di colore bigio l'estate, di velluto color olio con fasce rosse l'inverno, "bonnet" col numero della compagnia.
VII.11. Veterani ed Invalidi e Ufficiali ritirati; Compagnie di dotazione L'uniforme del regg imento dei Veterani rimase sostanzialmente invariata negli anni adattandosi alla moda ed ai modelli degli abiti della fanteria di linea, con paramani a punta. I Veteran i avevano abiti e pantalon i d i colore bleu con collo e paramani e falde rosse. Sulle falde erano apposti due gigli di lana bianca. I bottoni erano di metallo b ianco (caratteristica comune a tutti i corpi sedentari). I rolli alle spalle erano cli lana bianca. Dopo il 1838 anche i veterani adottarono le spalline a frangia che furono ancora di lana bianca (argento per gli ufficiali). I paramani rimasero a punta, anche quando la fanteria adottò le pattine. r metalli dei copricapi erano invece di colore giallo. In tenuta di quartiere i Veterani indossavano un corto giubbetto senza fa lde con un filetto rosso al petto, ai paramani e al giro della vita ed un cappello tondo a visiera di colore bleu con un fi letto rosso al giro. Dopo il 1845 il cappello divenne invece un chepÏ di pan no bleu con una fascia rossa ed un giglio in metallo b ianco sul davanti. Il cappotto era di panno grigio. La banda del reggimento dal 1845 ebbe gli schakot ricoperti di panno scarlatto con galloni e chevron di lana bianca. Dal 1854 fu stabili to che la banda dei Veterani dovesse essere vestita come le altre dei corpi cli linea. Gli Invalidi avevano abito e pantaloni cli panno bleu (bianco in estate) con mostre rosse e bottoni di metallo bianco. Il cappotto era tondo bleu con u n giglio b ianco sul davanti. Gli uomini del Deposito Veterani In validi, is tituito nel 1842, conservarono lo stesso vestiario. Anche gli uomini delle Compagnie di dotazione erano vestiti di abiti bleu con mostre rosse e bottoni cli metallo bianco. Lo schakot aveva la placca di metallo bianco. Tutti gli individui dei corpi sedentari avevano, come negli altri corpi dell'esercito, per la bassa tenuta, i generi di coto ne bigio.
VU.12. Servizi sanitari e Corpi amministrativi VII.¡12.1. Ufficiali sanitari Il regolamento degli ospedali e dell'amm in istrazione sanitaria ciel 1821 aveva stabilito la
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tenuta per tutte le classi, prescrivendo per tutti un abito bleu con fodera dello stesso colore, colletto e paramani di velluto nero; bottoni grandi, coniati col bastone d'Esculapio e recanti la leggenda Ospedali Militari. Le falde erano ripiegate e tenute unite con due gigli ricamati. 11 sottabito era di panno o cotone bianco. Scarpe, spada e cappello dovevano essere simili a quelli degli ufficiali di fanteria. I bottoni erano di metallo bianco per gli impiegati amministrativi e gialli per gli ufficiali di sanità. I ricami, in oro o in argento a seconda del bottone, distinguevano i diversi grad i. Nel 1829 fu emanato un nuovo regolamento sulle uniformi dell'esercito, ciel quale sono stati riportati gli elementi relativi agli ufficiali sanitari nel precedente volume della stessa collana. Il 5 apri le 1833 veniva nuovamente disciplinata l'un iforme dei primi e secondi !11fennieri degli Ospedali Militari secondo le seguenti ind icazioni: ... il fondo è bigio con collaretto e paramani neri ed orlatura rossa, ji-igiato di spalline cli lana rossa ed a1Jenti il cappello con fiocchetti di cotone bianco e rosso, penna nera e più il budriè simile alla fanteria e sciahla con jfocco di lana rossa (1'>). L' undici giugno 1841 un nuovo ordine del giorno ribadiva le diposizioni in merito al vestiario degli ufficiali e del personale sanitario, rinviando al testo del Regolamento del 1829 e aggiungendo a maggior chiarezza quanto segue: "Il ricamo al collare sia della Giamberga corne del Soprabito essere do1Jrà nella sua massima lunghezza di pollici 4 e Linee 4, massùna larghezza pollice 1 e linee 3, riguardo al disegno del detto ricamo si osse rve rà quello indicato alla tavola I fig . 5 del precitato Regolamento. Il ricamo sui paramani sarà lungo pollice J e linee 6, tenendo altresì presente per la distinzione de' gradi, ciò che si legge nel paragrafo J\!Jedici e Chirurgi, del ripetuto Regolamento. La bacchetra che gira intorno al collare o paramano sarà larga linee 3. Il collare ed i paramani del soprabito saran per tutti di velluto nero, su cui si apporranno i distintivi in ricarno nelle precitate dùnensioni, e prescrizioni del Regolamento. L'armanwnto dei Medici e Chirurgi tanto per quelli addetti a' Corpi di fanteria e cavalleria, quanto per quelli impiegati agli Ospedali dev 'essere la sciabla di iffiziale di fanteria comunernenle detto briquet senza .fiocco, con il corrispondente cinturone bianco. Il cappello del modello stabilito non avrà granate, cornette o ganze, ma il bottone alla ciappa di gallone, e senza pennacchio, e coloro che ji·a rnedici o chirurgi avranno graduazione militare, ne porteranno i distinti1Ji in oro" e<').
VIl.12.2. Corpi amministrativi L'uniforme dei Corpi amministrativi dell'eserc ito venne fissata il 14 maggio 1828, mediante una disposizione che riportiamo integralmente nel seguito, in quanto rimase in vigore, salvo piccole variazioni, fine al I 861. "/ commissarii ordinatori, ed i cornmissarii di guerra 1Jestiranno un un~forme composto come segue: Giamberga di panno bleu oscuro con fodera del panno medesùno, paramani, col/aro e rovesci di falde di panno scarlauo dellafonna e taglio simile a quello degli uf/iziali di fanteria di linea, ma con le tasche segnate orizzontalmente, e le pattine di esse tagliate a scudo e guar( 19) A.S.Na O.cl.::;. 1833. (20) A.S.Nc1 O.cl.::;. 184 1.
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nite di tre bottoni. AL basso cli ciascuna falda sarà situato un giglio di ricam.o di argento, entro un rombo di panno bleu, contornato da una bacchetta del ricamo stesso. I pantaloni, gli slivali, i guanti, il roccopot ed il cappotto saran pure uguali a quelli prescritti per gli i~ffìziali di fanteria di linea, solo il collare del roccappot sarà tufi o di panno bleu, senza rnostrina, dovendo ricevere i corripsondenti ricami Il bottone sarà di argento del diametro di 10 linee con un fior di giglio e la leggenda
"AMMINISTRAZIONE MILITARE". L'Intendente generale dell'esercito se è ujfiz.iale generale ne vestirà l'un!forme; altrirnenti porterà quello assegnato agli ordinatori, m.a il ricamo ed i bottoni ne saranno in oro, ed avrà la ciarpa ed il cappello sirnile a quello de' generali, ma la penna nell'interno di questo sarà nera, e non userà pennacchio. Quegli ordinatori che a vran rango di generali ne vestiranno i distintivi senz'alcuna addizione o cambiarnento, gli altri avranno un un{fonne di gala, ed uno giornaliero. Il primo guemito su tutti gli orli diun ricamo cli argento alto 20 linee del disegno approvato, che sarà pure sul collare e su i paramani. Con quest'ultimo uniforme solo a piedi useranno le calza-brache di panno bianco l'inverno, e di tela bianca l'estate, sovrapponendovi gli stiva.Li della forma detta alla dragona, che giungano cioè, fin sotto la rotula, tagliati davanti dritti e con un Leggiero incavo nel di dietro. Gli sproni saranno di argento, fermati con corregge di cuoio nero. A cavallo avranno il pantalone, e porteranno gli sproni pure di argenlo, inchiodati al tacco. L'un(forme giornaliero avrà solo il ricamo su i paramani e sul collare. Il cappello sarà simile a quello prescritto per gli uffi:ziali superiori di .fanteria, ma il gallone sarà ornato nel tessuto di un.festone a punte, non meno che la ciappa, la quale verrà fermata da un bottone, e non vi sarà pennacchio. La ciarpa sarà simile a quella prescritta per gli i@ìziali di linea. Avranno una spada ed una sciabla; la prùna simile a quella assegnata ai generali; ma col centurone di dante bianco; e la seconda simile a quella prescritta per gli i@iz.iali superiori di .fanteria, col centurone che questi usano; porteranno la prima giornalrnente e sempre che sono a piedi; la seconda a cavallo. Il fiocco sarà quello stabilito per tutti gli ujjiziali. La bordatura de' cavallo sarà simile a quella degli Lt[fiziali superiori dell'esercito, rna il gallone della mantiglia e del pannetto, e le c(fre saranno cli a,gento. I commissarii di 1 classe avranno sulle mostre e sul collare due ordini di ricamo di a rgento largo linee 6 1/2 non compresa una sola bacchetta suLl'estrerno del disegno. All 'angolo del collare vi sarà un giglio di ricamo di argento, e tre sul paramano che non avrà bolloni. Il cappello sarà simile a quello degli ordinatori, non men.o che la spada, la sciabla, la cimpa, i centuroni, ilfiocco e la bordatura del cavallo. Gli sproni saranno di argento ed inchiodati al tacco degli stivali. I comrnissarii di 2 classe avranno lo sLesso un4orm.e che i precedenti, ma al collare non vi sarà che un sol ricamo, colla bacchetta e col giglio. Ove piaccia a S.M. nominare de' comniissarii aggiunti essi vesliranno come i precedenti ma avranno un sol ricarno su i paramani con tre gigli, ed al cappello invece del gallone d'oro ne porteranno uno di seta Largo un pollice nell'esterno.
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Gli impiegati dell'intendenza generale dello esercito avranno un unifonne composto come segue: Giarnherga simile pel taglio e per forma e pe' colori a quella de' comrnissarii di guerra. Cappello come quello prescritto pe' commissarii aggiunti. Useranno una spada guernita di bronzo dorato e guardia piegata e con La impugnatura di madreperla., col cinturone di dante bianco guernito carne quello degli uf/i:ziali di fanteria. Non avranno ciarpa nè pennacchio. I pantaloni, gli stivali, i guanti, il cravattino, il fiocco della spada ed il cappotto sarano simili a quelli degli uffiziali di fanteria di linea. I capi di ripartimento dell'intendenza generale dell'esercito avranno al collare ed ai paramani due ricarni di argento del disegno approvato, con una sola bacchetta e senza gigli, ed un ricwno alle tasche e contro tasche ed alla vila. Il loro cappello sarà quello assegnato ai comrnissarii di guerra di Ja e 2a classe. I capi di sezione avranno due ricami del disegno anzidetto con una sola bacchetta sul collare e su i paramani, ma senza gigli. Gli uffiziali di Ja classe avranno un ricamo al collare ed due ai pararnani. Gli uffiziali di 2a classe avranno un ricamo al collare ed uno ai paramani. Gli ujjiziali di Ja classe avranno La sola bacchetta al collare ed un ricamo con la bacchetta al paramano. Gli alunni con soldo o nomina regia avranno un sol ricam.o al collare e non porteranno fiocco alla .spada. l capi sezione, i!ffiziaLi di Ja, 2a e Ja classe ed alunni nelle gaie e ne' circoli della real corte, cui dovessero intervenire, porteranno un calzone di panno bianco corto con calze di seta e scarpe conjibbie. l magazzinieri ed altri irnpiegati subalterni vestiranno, solo in campagna, l'un~fonne simile a quello descritto per gli ujj-iziali del!' intendenza generale, ma con un solo giglio di argento al collare; non porteranno nè jìocchetti al cappello, nè jìocco alla spada. Gli uscieri avranno l 'unifonne stesso che quelli di egual grado delle reali segreterie di stato, però i bottoni saranno quelli precedenternente stabiliti, ed i galloni saranno di argento, non di oro; non porteranno nèjiocchi alla :ipada, nèfiocchetti al capello. ". Il 21 ottobre 1834 venne concesso agli Impiegati dell'Intendenza Generale dell 'esercito di portare un soprabito bleu ad un petto con una fila di 9 bottoni con paramani e colletto bleu aperto sul davanti con il ricamo distintivo, che portavano all a giamberga. Gli Alunni dovevano portare in luogo del ricamo una semplice bacchetta. Ma nel novembre dell' an no successivo verine stabilito che il soprabito fosse a due petti del tipo di quelli degli ufficiali di fanteria. Il 14 luglio 1838 un ord ine del giorno (2 1) stabiliva la tenuta giornaliera dei Cornmissari di Guerra. L'abito avrebbe dovuto essere tutto bleu a due petti, con colletto aperto sul davanti e paramani diritti, chi usi. lateralmente da un bottone; pattine orizzontali a tre punte alle falde per indicare le tasche con tre bottoni al di sopra d i esse e altri due botton i nella schiena all'altezza della taglia. Sul colletto vi doveva essere il ricamo distintivo dell' abito d 'alta tenuta e a chiudere le falde un rombo con un giglio nel mezzo. Il 23 agosto fu poi deciso che il coll etto dovesse essere scarlatto e non bleu.
(21) A.S.Na. O.d.g. 1838.
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Il 29 ottobre 1840 fu inoltre stabilito che il bottone delle uniformi dei Commissari di Guerra dovesse recare la dicitura Commessariato di Guerra. Sulle falde dell' abito si dovevano apporre due gigli, uno per ciascuna parte, in luogo del rombo con un sol giglio al centro, che restava pertanto abolito. Nei giorni di gala Conunissari e Ordinatori dovevano portare un pennacchio bianco al cappello. Gli Impiegati dell'Intendenza e Vice-Intendenza dovevano cambiare il colletto, paramani e falde dei loro abiti da scarlatti in bleu. L'otto gennaio 1841 veniva vietato agli impiegati amministrativi di portare il fiocco (la dragona) alla sciabola. Una disposizione del primo maggio 1841 fissava le specijìche de' distintivi per gli ufficiali dell'Intendenza Generale e della Vice Intendenza dell'Esercito (modificando quindi in parte le disposizioni del 14 maggio 1828, che continuavano a rappresentare comunque la base per l'uniforme ciel corpo): "Capi ripartimento stessi di cui in atto stanno facendo uso senza apporvi verun cangiamento Capi di sezioni conserveranno identicaniente gli attuali Ja classe: due ordini di rica,no con bacchette al collaretto ed uno con bacchette ai paramani 2° classe: un ordine di ricamo con bacchetta al collaretto ed altro simile con due bacchette a' paramani 3° classe: un ordine di ricamo con bacchetta al collaretto ed altro simile con bacche/la a' paramani Sopranurnerari: un ordine di ricamo con bacchette al collaretto soltanto
I sopradescritti distintivi saranno adottabili alla ri~pettiva giamberga. il soprabito avrà poi un solo ricamo con bacchette al collaretto soltanto per tutti indistintam.ente. Il disegno e le dimensioni dei ricami in parola dovranno essere esattamente eguali agli a/luali." Il 17 dicembre 1859 un ordine reale consentiva agli Ordinatori di portare il chepì da colonnello, i Commissari d i guerra di 1a classe da tenente colonnello e quelli di 2a classe eia maggiore.
VII.13. Bandiere Come accennato nel Volume precedente d i questa collana le bandiere delle unità militari borboniche erano caratterizzate, con le particolarità di cui diremo, dal colore di fondo bianco, sul quale campeggiavano, dipinte o in ricamo, le Armi Reali, ossia le grandi armi arald iche ciel Regno delle Due Sicilie. Al verso dei drappi, a seconda dei casi, figuravano anche le insegne dell'Ordi ne Costantiniano, appannaggio borbonico per eredità farnes iana. Le eccezion i a questa regola di larga massima, erano: - le bandiere eia parata dei corpi del la Guardia Reale, che avevano il fo ndo rosso scuro (colore d inastico); - e quelle dei reggimenti svizzeri, che portavano da un lato la croce bianca elvetica sul campo rosso, con gli emblemi dei Cantoni di reclutamento della truppa. A tal proposito non è
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inutile ricordare che proprio la decisione di abolire dalle insegne tali emblemi, nel 1859, a seguito d i un mutamento degli accordi con le autorità cantonali svizzere, apparve essere alla base della ribellione tre reggimenti della linea svizzera. Le bandiere della fanteria erano di forma rettangolare, mentre gli stendardi dei corpi montati erano più piccoli e di forma quadrata. Fino agli anni 1830 gli stendardi dei corpi montati erano invece portati innestati su una versione moderna delle lance seicentesche della cavalleria, con un guardamano. Le aste delle bandiere erano a fasce spirali rosso/bianche, come pure rosse e bianche erano le cravatte, adorne di ricami a fogliami per taluni corpi d'èlite. I portabandiera della fanteria avevano un budrierc con una piccola borsa sul davanti entro cui poggiare l'asta della bandiera. 11 tutto era ricoi)erto di panno del colore d istinti vo con un bordo di gallone d'oro o d'argento a seconda del colore dei bottoni e, per i reggimenti della fanteria della linea, dal numero del reggimento su l davanti della borsa; per quelli della Guard ia reale il ricamo era arricchito da motivi a fogliami in oro e argento. l portastendardo della cavalleria erano dotati di un budriere term inante con una molla, del tipo dei portacarabi na, a cui veniva agganciato il guardamano della lancia dello stendardo. Anche questo budrìere veniva ricoperto cli panno del colore delle mostre, bordato di gallone d'oro o d'argento. Per quanto riguarda le tradizionali bandiere bianche, ogni reggimento cli fanteria riceveva in dotazione due bandiere reali e due banderuole di manovra, in ragione di uno stendardo per tipo per ogni battaglione. La bandiera reale recava: - al recto le grandi anni del Regno delle Due Sicilie in colore, iscritte in uno scudo clorato (all'epoca ovaleggiante con l'eccezione ciel disegno barocco per i corpi della Guardia Reale), sormontate dalla corona reale e circondate dai collari degli Ordini cli S. Giorgio della Riunione e del Toson d'Oro. - al verso le insegne dell'Ordine Costantiniano in colore, retaggio della d iscendenza farnesiana della famiglia Borbone, che ne aveva ered itato il Gran Magistero sin dai tempi di Carlo, Infante di Spagna, già Duca d i Parma e figlio cli Elisabetta, ultima della famiglia Farnese. Questo emblema militare aveva soppiantato quel lo tradiz ionale iberico dei bastoni cli Borgogna scarlatti sul finire ciel XVIII secolo. Alcuni corpi portavano agli angoli del drappo i distintivi della specialità (ad esempio la granata per i reggimenti Dragoni , od i gigli), con serti cli alloro, ma purtroppo nessun riscontro normativo ci è pervenuto a conferma delle testimonianze iconografiche al riguardo. Gl i stendardi reali della cavalleria cli linea erano bianchi cli forma quadrata, con freccia in ottone. Nel centro, essi recavano al recto le armi reali e la scritta con il nome del reggimento, al verso la croce ciel!' ordine costantiniano con il nome ciel reggi rnento. Una frangia clorata accompagnava futt i gli orli esterni. Gli stendardi sensigli erano analoghi, ma non recavano le anni reali al recto bensì erano ornati dalla croce su entrambi i lati. 11 tricolore era apparso sulle band iere borboniche in un breve pedodo durante la parentesi costituzionale ciel 1848: la disposizione adottata all'epoca era peraltro a cornici concentriche intorno al consueto campo bianco con lo scudo reale, e non la tradizionale partizione a bande verticali. Sul finire ciel regno, nell 'estate del 1860, nell'estremo tentativo di far risaltare la natura pur sempre "italiana" delle truppe dinastiche, Francesco JI decise cli riaclottare il tricolore per
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le insegne militari. Molti reparti furono quindi dotati a partire di quella data di bandiere tricolori , questa volta con le bande verticali, recanti al centro ciel settore bianco g li emblemi tradizionali. Anche queste insegne, come quelle tipiche bianche, mostravano sul bordo inferiore le denominazioni reggimentali. Alcuni esemplari di questi modelli sono sopravvissuti ad oggi, e mostrano livelli di fattura alquanto eterogenei, a testimonianza della relativa urgenza con la quale si fece fronte alle forniture. I Battaglioni autonomi (ossia non inquadrati in un reggimento, in particolare quelli di Cacciatori) e ciascun battaglione dei reggimenti della fanteria di linea, nazionale e svizzera, erano inoltre dotati cli una banderuolo di rnanovra il cui colore mutava a seconda del reparto: ad esempio, sono noti alcuni esemplari g ialli con legende rosse ovvero rossi con legende e stemma (una cornetta con numero) gialle ovvero bianchi con legende rosse per il 2° battaglione Cacciatori a Piedi. Anche il battaglione Tiragliatori della Guardia Reale aveva una banderuola di manovra rossa con legende gialle. Uno splendido esemplare cli banderuola di manovra, finemente ricamato è infine quello conservato al Museo dei Granatieri d i Roma, appartenente al 1° reggimento Granatieri della Guardia Reale. Su un analogo livello di cromatismo si ponevano infine le caratteristiche guide generali serrafile ossia le insegne destinate a facilitare l'inquadramento su l terreno delle compagnie scelte dei battaglioni di linea e di altri reparti, recate da sottufficiali di compagnia che le inastavano nelle canne dei loro fucili . Per ogni reparto esisteva una chiave cromatica di contrasti tra il colore di fondo e quello delle legende, dei distintivi e delle gallonature, che si invertivano a seconda dello schieramento della compagnia nell' ambito dell'unità ed a seconda dell'appartenenza al primo o secondo battaglione dei reggimenti cli fanteria di linea. La vastissima collezione di queste insegne ancora custodita presso il Museo Nazionale cli San Martino di Napoli fa fede della varietà e ricchezza della vessilologia militare borbonica. Tali guide generali serrafile, come erano definite, rappresentavano un elemento tradizionale per le truppe borboniche presso le quali l'uso cli indicare gli allineamenti sul campo con insegne colorate (i caporali delle compagnie di sinistra portavano nel fucile un guidone bianco, quelli a destra un guidone rosso) era stato introdotto già nell'ultimo quarto del secolo XVIIJ. La regola venne poi diffusa a tutti i reparti : di qui la relativa complessità dei codici cromatici cui si accennava. In pratica, ogni guidone aveva un bordo colorato e recava ai quattro angoli l' emblema della specialità (granate, gigli o cornette per la fanteria, granate, o altro per artiglieria e genio) ed al centro un emblema, con al recto ed al verso la dicitura Guide Generali con la denominazione dell'unità. Un valido esempio dell'uso di queste insegne fu realizzato nel 1849 all'atto del1a campagna per la riconquista della Sicilia insorta, allorchè, sulle spiagge antistanti M essina, nelle prime ore del mattino precedente lo sbarco delle truppe borbon iche, alcuni esploratori del Reggimento Real Marina scesero a terra per innalzare sulle rive i guidoni onde consentire il più rapido ammassamento dei soldati nelle ore successive.
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Appendice I
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Appendice II
Regolamento concernente il vestiario, cuojame ed armamento, del pari che i generi cli dote, di cui debbono fare uso gli individui della Guardia di sicurezza interna della città di Napoli. De' 20 Maggio 1835
CAPITOLO I Vestiario. Gl'individui, da primo sergente in giù, della Guardia cli sicurezza interna della città di Napoli vestiranno un uniforme composto come appreso. Giamberr:a - Di panno verde guarnita cli tre bottoniere al petto, di nove bottoni ciascuna. Pettiglia a due pezzi a levatore di panno amaranto, orlata verde all'intorno, tagl iata a tre punte in ambo le parti superiori, unita in mezzo con cucitura, ed avente gli asoli corrispondenti per attaccarsi alle due bottoniere laterali della eletta giamberga; avvertendo che la larghezza della parte inferiore di essa intera pettiglia esser dee di pollici cinque e li nee quattro, e così allargarsi in proporzione sino a sopra. Collaretto dello stesso panno verde, ed orlo amaranto, alto pollici due e linee dieci, chiuso nel d'avanti. Paramano simile, tagliato dritto, alto pollici due e linee sei, aperto nella parte superiore, prolungandosi l'apertura medesima per altri due pollici sulla manica, e soprapponendosi una pattina a tre punte, detta al la granatiera, di panno amaranto, orlata verde, dell'altezza di pollici cinque, e della larghezza, nell'intervallo delle punte, di pollici uno e linee tre, e nella parte de1le punte stesse di pollice uno e linee undici, fissata con cuci tura nel lato interno dell 'apertura anzidetta, e fermata al lato opposto da tre bottoni che attaccheran no precisamente i due estremi ed il centro di essa pattina, ed ove appuntino coITisponder debbono le indicate punte. La parte inferiore del davanti de11a giamberga sarà orlata cli panno amaranto. Le falde avranno i pannini e la fodera ciel panno medesimo della pettiglia. Le tasche saranno verticali orlate amaranto, ed a tre punte, marcate a distanze e uguali ed a regola d'arte, essendovi un bottone su di ciascuna punta. Vi saranno in oltre nel di d ietro della giamberga due bottoni distanti un pollice e tre linee l'uno dall'altro, che fissano il preciso punto della vita. Al basso di ogni falda si apporranno due cornette di grandezza regolare ricamate in cotone bianco; e per le compar;nie scel te due r;ran;:ite ricc1milte parimente in cotone bianco. La lunghezza di tali falde, a parti re da bottoni della vita in giù, dovrà essere perfettamente eguale alla distanza che vi è da detti bottoni in su, sino alla metà del collmetto. Spalline - Di lana colore arena d'oro, con cinque ordini di frangia sciolta, alta pollici tre, sovrastata in giro da un cordoncino della stessa del diametro di linee due, e da un cordone piì:1 sopra del diametro di li nee cinque, oltre di altro consimile cordoncino attaccato alla faccia interna del detto cordone. La lunghezza di quest'ultimo, presa dalla parte esterna visibile dello stesso, dovrà essere cli pollici dieci e linee quattro, da cui poi ne deriva la grandezza in giro delle spalline medesime . La loro lunghezza dal centro ciel cordone si no all'estremità superiore
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sarà di pollici sette, come di poli ic i due e 1inee seue sarà la larghezza sotto l'asola, avendo i due angoli della estremità tagliati. Esse saranno orlate e foderate di panno verde, verranno fermate sulle spalle da un bottone verso il collaretto della giamberga, e da un travetto radente la cintura della manica di panno verde con fodera amaranto sporgente in ambo i lati. Le spalli ne per le compagn ie scelte saranno perfeltarnente dello stesso modello e dimensioni; ma in vece di essere in lana color arena d'oro, saranno in lana scarletta. Pantalone - Di panno bigio bleu, orlato lateral mente cli panno amaranto, tagliato a larghezza media, e cadente sul piede in modo eia formare una semipampiera di stivaletto, avendo al'oggetto il sottopiede di cuojo nero. Nella stagione estiva si farà uso del pantalone di tessuto bianco di filo o cotone, tagliato come al bigio, mettendosi il sottopiede del tessuto medesimo. Nella detta stagione si potrà benanche usare giornalmente un pantalone di tessuto big io, com'è stab il ito pe' diversi corpi dell'esercito. Casco - Di panno nero, fodera cli pelle, con fondo, visiera e fascia all'estremità inferiore di suola anche nera, della forma e dimensioni perfettamente simili a' caschi stabiliti di recente per fanteria di linea; avendo altresì la coccarda, del pari le squame e placca d i ottone collo stemma reale come alla linea stessa, e col numero progressivo nella suddetta placca, eia uno a dod ici, esprimente col numero stesso il quartiere cui l'individuo appartiene . Il menzionato casco avrà un pompone di lana arena d'oro, d i forma ovale con fiamma della stessa lana nella parte superiore, e propriamente della figura medesima cli quello assegnato a' granatieri de' reggimenti d i fanteria di linea, ed a' corpi facoltativi. Il pompone per 1e compagnie scelte sarà di lana scarlatta, della stessissima forma degli allri. Bottone - d i metallo bianco, alquanto spianato, ciel diametro di linee undici, con cornetta in mezzo. Il bottone delle compagnie scelte avrà una granata in vece di cornetta nel mezzo. La giamberga, i pantaloni ed il casco da usarsi da' capi di compagnia e cli plotone della Guardia di sicurezza, sarano, in quanto alle forme, taglio, colori e dimensioni, gl i stessi che nel presente regolamento trovansi determinati eia primo sergenti in g iù; ad eccezione però delle cornette o granate alle falde della g iamberga, e de' travetti per e spalline, che in vece di essere di cotone o panno, saranno cli argento, 1e prime ricamate, ed i secondi in galloncini larghi linee quattro, avendo benanche all'estremità tanto s uperiore, che inferiore ciel casco le fettucce di velluto nero, largo il superiore d i pollici due e linee sei, e di pollici uno e linee tre l'inferiore; come pure sarano dorati finimenti d i ottone di detto casco, ed il pomponc sarà cli argento a cannottigl ia colla fiamma di lana. I d istintivi cli classe pe' detti capi di compagnia, di plotone, e pe' primi sergenti, secondi sergenti, caporal forieri, e caporal i, saranno i seguenti, cioè pe' capi di compagnia di plotone. Spallina - D i panno colore arena d'oro il di sopra, e per le compagnie scelte amaranto, fodera simile, con sei registri di frang ia di argento matto, così detta di romanella in cannottiglia sull'ago di ricamo, alta pollici tre e linee quattro, sormon tata in giro da una cannottig]ia torta e ritorta del_lo stesso metallo matto e lustro, del diamentro d i linee due, e più sopra eia un vermiglione di argento a getto, anche matto e lustro, ed a forma di torto e ritorto, del diametro di linee cinque, avendo altra simile cannottiglia attaccata alla faccia interna d i detto vermiglione, il quale dovrà essere lungo nella parte esterna visibile poI! ici undici, in guisa che posto in g iro della spalli na, come si è indicato, si abbia una figura quasi ell ittica, il cui asse maggiore sia di cinque pollici e linee due. Il pezzo superiore del la spallina, e precisamente dalle due estremità della cannottiglia interna in sopra, sarà guern ito all'intorno di una tiratiglia in argento larga linee nove, ed avrà
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altresì l'asolo pel bottone ricamato in argento, ed i dlle angoli tagliati. La lunghezza intera della spallina, dal centro del vermiglione in su, sarà di pollici sei e linee olto, e la larghezza dell'anzidetto pezzo superiore di pollici due e linee sette. Mozzetta -Tutta s imi le alla spall ina, togliendone interamente la frangia. I capi di compagnia porteranno le due spalline ed i capi di plotone la spallina a sinistra e la mozzetta a dritta. Gli uffiziali superiori comandanti i battagl ioni della Guardia cli sicurezza interna, i capitani aiutanti maggiori ed istruttori presi da' ritirati, e gli aiutanti de' reali veterani vestiranno l'uniforme della Guardia stessa, co' distintivi ognuno del proprio grado. Eglino faranno uso, pel tempo che sono addetti alla Guardia medes ima, e ne' casi previsti, della sciarpa. Gli uffiziali superiori, nel le circostanze di dover montare a cavallo, faranno uso di una bardatura s imile a quela prescritta per gli uffiziali superiori de' regimenti della fanteria di linea, eccettuato però di colore della mantiglia, il quale sarà verde con galloni di argento e frisi di colore amaranto. Tali uffiziali superiori e gli ajutanti maggiori istruttori siccome portano il cappello, apporranno al medesimo, in vece del pennacchio, un pompone simile a quello stabilito pe' comandanti di compagie e cli plotone. Gli aiutanti avranno sempre il casco. La Sciabla de' suddetti sarà del modello stesso degli ufiziali superiori, ajutanti maggiori, ed ajutanti della fan teria cli linea. Pe' primi sergenti, sergenti, caporal forieri e caporali i distinti vi saranno perfettamente gl i stessi di quelli ciel real esercito, cioè tre galloni sul basso di ciascun braccio pe' primi sergenti, due pe' secondi sergenti, uno pe' caporali, ed uno sull'alto del braccio pe' caporal forieri. I tamburi, trombetti, ed individui di banda per formare le teste di colonna vestiranno nel modo stesso che s i è stabilito pe' comuni di eletta guardia, aggiungendovi però Je seguenti guarnizioni e finimenti, cioè: Pe' tarnburi e trombetti. O l La peuiglia della giambcrga sarà guarnita cli tanti alamari di trina bianca in cotone a tiratiglia, larga pollice uno e linee quattro, tagliati a punte verso l'esterno, per quanti sono gli asoli; e più altri quattro alamari che guarniscono le quattro punte laterali della parte superiore di detta pettiglia dal piano dell 'ottavo in su. Sulla cucitura del centro della medesima vi saranno per lungo, eia sopra in giù connesse una coll'altra, due trine dello stesso tessuto, della larghezza di linee dieci ognuna. 2° Su di ciascuna manica della mentovata g iarnberga vi saranno apposti otto così detti chevron.s, della stessa trina degli alamari, situati coll'angolo in su, ed a distanza cli linee due e mezzo uno dall'altro, incominciando eia un pollice e due linee da sopra il paramano, e terminando verso l'estremità superiore di detta manica; avvertendo che i lati di tali chevrons uscire debbono dalle due cuciture saranno benanche sormontate per intero da una trina come quell a prescritta per la cucitura della pettiglia, val quanto dire della larghezza cli linee dieci. 3° Con una consimile trina dovranno esser guarniti all'intorno il collaretto, compresa la base, ed i parametri cli detta giamberga; ed in oltre la parte inferiore del petto, come pure le falde in continuazione girando per intero la parte interna de' pannini, e terminando sotto i bottoni della vita. A fianco de' bottoni stessi, e ne' lati esterni vi saranno due p iccoli scucii a punte cli trina bianca, alt.o ognuno un poll ice e due linee, e largo altrettanto, compresa la punta. 4° Il casco sarà cli panno amaranto in vece di nero, avendo nella parte superiore una trina di cotone bianco in g iro, tessuta come quella degli alamari della pettiglia, larga pollici uno e linee sette. In ciascun lato di detto casco vi sarà uno chevron della trina medesima, ma larga
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pollice uno , formante un angolo acuto verso la rosetta della squama, e fermandos i le estremità de' suoi due lati sotto il giro superiore del casco, dovendo quello del la parte di avanti distare dalla p lacca un pollice e dieci linee. Per gl'individui di banda. Valgono le stesse aggiunzioni fin quì dettagliate pe' tamburi e trombetti; e più, in vece delle spalline di cui debbono fare uso i detti tamburi e trombetti come i comuni, avranno i bandisti le così elette spagnolette di panno amaranto, di figura semicircolare, ed ornate in giro nell'estremità infe riore di trina bianca d ì cotone, larga linee dieci, sporgendovi al cli sotto l'orlo amaranto; avente altresì su lla loro estensione sette trinette della stessa larghezza di dieci linee, situate trasversali, incli nate verso il davanti, coll'intervallo di due linee l'una dall 'altra. La massima altezza di ciascuna delle dette spagnolette dovrà essere nel centro di tanto, per quanto cadento sul braccio venga a covrire l'angolo del settimo chevrons. S iffatte .spagnolette saranno attaccate con cucitura al giro delle maniche della g iamberga, ed in modo che le estremità laterali oltrepassino di pol lice uno e linee otto le cuciture verticali del di dietro dell e dette maniche, e d i li nee dieci soltanto quelle del d'avanti. Sulle spall e poi della g iamberga vi sarà presiglia di panno amaranto lunga pollici cinque e linee due, e larga pollic i tre, la quale verrà attaccata nella parte superiore ad un bottone vicino al collmetto, e nella parte opposta sarà congiunta all'anzidetta spagnoletta. Gli angoli superiori della medesima sasranno tagliati. Porteranno altresì i bandisti ne' g iorn i di gala, d 'in verno, un pantalone di panno amaranto con orlo d i panno verde a' lati, e tagliato come a' precedenti. Essi oltre del pompone al casco come g li altri, saranno forniti per le giornate d i gala cli un pennacchio di penne americane colore arena d'oro, a salice piangente, con altro analogo pompone . Il fiocco di sciabla sarà per tutti, da p rimo sergente in giù, di lana arena d'oro, e cli lana scarlatta in giù, cli lana arena d'oro, e di lana scarlatta per le compagn ie scelte, attaccato ad una trina della stessa lana, lunga in doppio, piede uno, pollici sei, e linee nove, e larga li nee dieci. Tl detto fiocco sarà composto di tre giri di frangia, alta pollice uno e linee dieci, sormontati da una rezziglia alta linee sei, e lunga in giro quattro pollici, essendovi al di sopra un passante d i legno schiacciato, coverto della stessa lana, alto pollice uno e linee quattro. Coll'uniforme si porterà la cravatta nera rivettata bianca, e senza uscirvi da fuori il collo della camicia. Chiunque individuo vorrà provvedersi cli cappotto e coppola, dovrà farseli siccome a' modelli che saranno in seguito stabiliti ed approvati.
CAPITOLO II Cuojame. Ogni individuo, da primo sergente in giù, dovrà avere i seguenti generi di cuojame, cioè: Giberna - Di suola nera, completa d i p iccole corregge di cuojo bufa lino bianco al di sotto, cli fibb ie corrispondenti, e della bretella del cuojo medesimo, che attacca al buclriere, dovendo esservi apposta nella facc ia esteriore ciel cappelletto cli detta giberna un cavall o sfrenato di ottone in mezzo, e quattro cornette dello stesso metallo a quattro ango li , e quattro granate ciel medesimo metallo per le compagnie scelte, i di c ui modell i trovansi di già stabiliti ed approvati. Portagiberna - De l medesimo cuojo bufalino, con bordino in ambo i lati, ri levato con cuc itura sullo stesso cuojo, come appare dal modello parimente approvato.
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Budriere - Simile al portagiberna in quanto alla qualità del genere, e collo stesso bordino, completo di una fibbia grande di ottone per congiungere i due estremi, e di altre due piccole fibbie, una cle1le quali con co1Teggia onde fermare il fodero della sciabla e quello della bajonetta. Correggia di fucile - Del mentovato cuojo, ma liscia, secondo il modello stabilito. Fodero di bajonetta - Di suola nera con crispello cli ottone all'estremo inferiore, e con fascetta intorno al boccaglio, cuojo bufalino bianco, completa cli piccola correggia nella faccia d'avanti, e di palombella nella parte opposta anche bianca. Bacchetta di legno nel di dentro di detto fodero con piastrina in ottone all'estremità superiore. I tamburi ed i trombetti avranno i buclrieri soltanto senza la seconda piccola fibbia, e saranno benanche provveduti del corrispondente porta cassa cli cuojo b ianco cli bufalo con coretti e porta bacchette di ottone, e del guardacoscia di pelle bianca; il tutto a norma de' modell i adottati pe' tamburi della fanteria di linea. I bandisti in vece di budriere comune a tutti, ne avranno uno cli cuojo bianco, che porteranno da sotto la giamberga, usandovi soltanto al di fuori il boccaglio ove ripone la sciabla. Per quanto riguarda le d imensioni di verse, il modo come debbono essere situati su]l'uomo g li oggetti tutti di cuojarne descritti nel presente capitolo, si dovrà stare perfettamente a quanto trovasi determinato pe' corpi a piedi ciel real esercito, e d imostrato in apposita tabella.
CAPITOLO III Armamento. L'armamento eia primo sergente in giù sarà i I seguente. Fucile - Di fanteria, completo cli bajonetta, e tutt'altro inerente. Sciabla - A briquet cli fanteria, con impugnatura cli ottone della foggia quasi sim ile a quella de' granatieri de' reggimenti cli Iinea, con fodero di suola nera, avente i crispelli corrispondenti cli ottone in ambo le estremità, e con rosetta sotto la impugnatura di lana arena d'oro, appunto come rilevasi da' rispettivi modelli approvati. La eletta rosetta per le compagn ie scelte sarà di lana scarlatta. I tamburi ed i trombetti avranno la sola sciabla. I bandisti faranno uso di una sciabla a briquet ciel modello stabilito per gli strumentisti de' corpi della fa nteria di linea. I capi di compagnia, e cli plotone porteranno il briquet eguale in tutto a quello prescritto per gli uffiziali, eia capitano in gi ù, de' corpi anzidetti, sostenuto eia un buclriere di dante bianco porlatile sotto la giamberga, dovendo comparire al di fuori il solo boccaglio ove si ripone il detto hriquet.
CAPITOLO IV Dotazione. Ogni individuo della Guardia di sicurezza interna cui è assegnato il fucile, dovrà inclispensabilmente avere uno spilafocone, un g iravite ed un cavastraccio de' modelli strettamente simili a quelli in uso presso i corp i dell'esercito, onde essere in grado di governare la detta sua arma, e tenerl a costantemente atta a poter servire in qualsivoglia occasione.
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In ogni compagnia vi saranno due bacchettoni d i ferro con cavastracci da servire nelle occorrenze per p ulire l'interno del le canne di fuc ili ed usi si mil i, come si fa in tutt'i corpi dell'armata; e più sei morsette per montare nel bisogno le piastri ne de' detti fuc ili, ecc. ec.; e firia lmente una cassa di rame da tamburo con tutt'i suoi fin imenti, comprese le bacchette, per uso dell'individuo addetto alla compagnia per tamburino. I cerchi di legno di detta cassa dovranno essere d ipinti color bianco ed amaranto, e del disegno comune a' precitati corpi. I modelli da valere per tutti gl i oggett.i quivi menzionati saranno quelli prescritti pe' corpi stessi. Ogni battaglione avrà tre banderuole d i manovre, o siano guide generali, della foggia, dimensioni , qualità e colori quì appresso descritti, cioè: Banderuola di dritta del battaglione - Di lilla scarlatta, di forma quadrata, avente in ogni lato l'altezza di un p iede e sei poll ici, con orlo all'interno cli fittuccia cli seta bianca largo linee quattro. Questa banderuola, che sarà a due doppi, avrà in mezzo tanto dall'una come dall'altra parte il numero progressivo da uno a dodici, che indica il battaglione cui appartiene, ed a' quattro angoli di ambo le facce vi saran no quattro granate 1icamate sì l'uno che le altre in cotone bianco ed in grandezza proporzionata, come r ileva si eia' disegni espressamente eseguiti . La banderuola medesima verrà attaccata ad un'asta di legno ove vi saranno g li appsiti cappetti cli ottone per mezzo di tre fittuccine cli seta bianca, lunga ognuna piede uno e pollici otto, e larga linee nove, fissate alle due estremità ed al centro d i uno de' lati di essa banderuola. L'asta sarà dipinta bianca ed amaranto a strisce spiranti, ed avrà la lunghezza di pied i quattro dall'estremità superiore s ino a due pied i e quattro polli ci in giù, sarà d i linee nove, e nel rimanente s ino all'estremità inferiore di li nee otto, che è quella porzione appunto che entrar dee nella canna ciel fucile. A l disopra di tale asta vi sar;, una piccola lancia di ottone lunga in tutto, compresa la base, pollici quattro e linee tre, e larga nel suo centro pollice uno e linee c inque. Banderuola di sinistra del battaglione - Tutta s imile a quella di dritta, ad eccezione dell a lilla, che in vece di essere scarlatta, sarà verde, ed a' quattro angoli in cambio delle granate vi saranno le cornette. Banderuola del centro del ba!laglione - Di lilla bianca a due doppj eguale in tutt' i quattro lati, dovendo avere ciascuno d i essi l'altezza cli piedi due, orlata come alle due precedenti, rna di colore arena d 'oro; come arena d'oro dovranno essere le fittuccine che la legano all'asta, ritenedo per q uesta la stessa lunghezza e larghezza d i quelle attaccate alle dette due prime banderuole. In ciascun angolo di entrambe le facce vi sarà un giglio ricamato in lana di colore arena d'oro; e nel centro poi delle facce stesse dovrà esservi una leggenda in ricamo, come sopra, che dimostri il battaglione ed il quartiere cui s i riferisce, e propriamente secondo quella che quì si produce per esempio, cioè: 1° Ballaglione. Quartiere S. Ferdinando. L'asta cli questa banderuola verrà dipinta a strisce spirali di color verde ed amaranto; avrà il diametrn di pollice uno e linee tre; e la sua lunghezza sarà d i piedi sei e pollici quattro, oltre del crispello di ferro , con puntale all'estremità inferiore; ed avrà altresì al d i sopra una lancia di ottone lunga, tutto compreso, poll ici sette e li nee quattro, e larga nel centro pollici due . Il disegno pocanzi nomi nato fa rà conoscere poi il tuto con pi ù chiarezza e p recisione. Al prescritto ne' p recedenti quattro capitoli vi saranno un iti benanche i corrispondenti figurini e di.segni, del pari che i modelli in genere di già stabiliti ed approvati.
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CAPITOLO V Disposizioni generali. 1° Gl'individui della guardia d'interna sicurezza dovranno, in servizio qualunque, portar sempre l'uniforme. Fuori servizio potranno similmente usarlo, colla condizione però di non doverlo in menoma parte alterare; e perciò in ogni quartiere si terrà affissa una tabella, in cui saranno espresse la qua li t~ e le dimension i del vestiario e del cuojarne.
2° G iornalmente si può portare la giamberga senza la pettiglia, e nella stagione estiva il pantalone di tessuto bigio. 3° Ciascun individuo della Guardia di sicurezza dovrà a proprie spese provvedersi degli oggetti vestiario e di cuojame, e del la sciabla o generi cli dote individuali, descitti nel p resente regolamento. I l real Governo darà loro soltanto il fucile colla bajonetta. Il vestiario, cuojame ed armamento de' tamburi, i generi di dote di compagnia e di battaglione saranno provveduti nel modo che verrà particolarmente p rescritto. Firmato, FERDINANDO.
il Consigliere ministro di Stato Presidente del Consiglio de' Ministri Firmato, Duca di Gualtieri.
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Appendice III
Regolamento Concernente il vestiario, cuojame, bardatura ed armamento di cui debbono da ora in poi far uso gl'individui tutti componenti le compagnie d'Armi ne' reali Domini al di là del Foro, approvato da Sua Maestà (D. G.) nel Consiglio Ordinario di Stato de' 13 Maggio 1883.
CAPITOLO PRIMO. VESTIARIO Art. I Giamberga, di panno blo bordiglione, a due petti, tagliati dritti, cavalcati uno sull'altro, guarnito ciascuno di nove bottoni. Collaretto di color celeste, frisato scarlatto, chiuso perfettamente nel davanti, e fermato da tre ciappette in ferro. Paramani, e pannine alle falde, del simi le colore del detto collaretto, ed orlati come lo stesso. Due presiglie anche celesti, ed orlate come sopra, attaccate a distanza, dalla parte de' lembi, entro delle guaii vi deve passare il cinturone della sciabola, sostenute dalla parte superiore da un bottone. Passate di panno scarlatto su di ambo le spalle, largo trentotto linee, sorgenti dalla cintura della manica, e terminando radente il collaretto, ove sarà fissato da un bottone, ed avendo nel centro un numero ricamato in lana gialla, indicante la Compagnia cui l'uomo appartiene. Bottoni di metallo g iallo numerati come al sopradetto passante. Art. 2. Pantalone d'inverno, del panno stesso della Giamberga con due fasce laterali di panno celeste, orlate di scarlatto dall'una e dall'altrn parte, essendovi nel mezzo di esse, e precisamente rilevato sulla cucitura del pantalone, un cordone anche di scarlatto. Staffa, per frenarlo co' Coturni, di cuojo nero. Art. 3. Pantaloni di està, uno di cotone bianco, con due fasce laterali sovrapposte di trena bianca in cotone; ed un'altro di cotone bigio, semplice ne' laterali esterni. Staffe per ambidue i pantaloni all'estremità inferiore di cuojo nero, a levatora. Art. 4. Cappotto di panno bianco, del taglio e forma comuni ai Corpi d i caval leria, il quale nelle maTce, e quando non l'indossa l'individuo, dovrà essere piegato a rollo, e situato d i traverso sopra il portapistole, al di sotto della mantiglia; e le di cui estremità, legate da apposite corregge, non devono oltrepassare le pu nte inferiori ciel detto portapistole, ove verranno fermate dalle altre due corregge che tengono attaccate alla sella le punte medesime. Art. 5. Casco, di panno nero fino col così detto piatti no di sola levigata lucida nera, con fascia in giro p arime nte di sola tanto nella parte superiore che in quella inferiore di detto casco ed inoltre la visiera corrispondente. Placca di ottone al davanti sormontata da una Corona Reale, avente nel mezzo lo scudo colle Armi Reali, al di sotto delle quali un giglio Borbonico, e p iù la leggenda della Compagnia. Squame di ottone cadenti sulla visiera di foglie ventinove ognuna oltre la rosetta. Cordone di lana gialla appuntato sopra due gangetti di ottone, con un fiocco pendente sul gangetto di si ni stra, pendendo il laccio intero dal gangetto di dritta, cadendo d'innanzi ed al di sotto del braccio dritto, volgendo sopra la presiglia scarlatta di dritta, e posto di poi al di sotto della stessa presiglia, girando lungo il collo, e cadendo con i fiocchi pendenti al di sotto del portagiberna dalla parte del petto. Pompone di forma ovale, in lana color celeste,
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col centro dalla parte d'avanti scarlatto. Art. 6. Cravattino di crini con rivettino bianco, e fibia di ottone. Art. 7. Coturni per sotto il pantalone con sproni di ferro imbrunito.
CAPITOLO II. CUOJAME. Art. 8. Giberna, cli sola nera, capiente cli trenta cartucci circa, senza ornamenti, con portagiberna di cuojo bianco bufalino. Art. 9. C inturone, come alla cavalleria cli linea dello stesso cuojo del portagiberna e con ciappa nel davanti di ottone liscio. Art 10. Fiocco di sciabla, di cuojo come sopra.
CAPITOLO III. BARDATURA. Art. 11 . Sella all'inglese, completa di sopraccigna, correggia di carico, portapistole, groppiera e pettorale, nel centro del quale una rosetta di ottone sovrapposta ad altra di cuojo. Guardacoscia di crini, coverto nel d'avanti di soatto nero, e nel dorso di pelle detta, basen. Portacarabina, composta di un tubo di sola nera, con correggia di palmi nove circa, onde sostenere la punta della carabina, e di un'altra correggia cli palmi tre e mezzo per frenare la colatta della detta carabina. Art. 12. Testina di briglia, di sola nera, completa di morzo d i ferro imbrunito, e con redini della stessa sola. Fibie di ferro a mulinello e rosetta cli ottone nel centro alla crociera sovrapposta ad altra di sola, come si è detto pel pettorale; e più una mezza luna cli ottone sospesa al sottogola. Art. 13. Cavezzino di parata, cli sola nera, e redini corrispondenti, con filetto cli ferro imbrunito, e ronzale cli sola come sopra. Art. 14. Cavezza di scuderia cli soatto bianco ad una lenza con ronzale di fune di canape. Art. 15. Mantiglia, di panno blo eletto bordiglione, orlata cli scarlatto all'intorno, e girata da una fascia di panno celeste anche orlata scarlatto da ambo le parti. Art. 16. Yaligiotto, ciel panno come la mantiglia, orlato scarlatto lateralmente, ed avendo sul tondo de' due estremi una fascia in croce di panno celeste orlata similmente scarlatto da ambo le parti.
CAPITOLO IV. ARMAMENTO. Art. 17. Carabina eletta alla dragona con bajonetta e fodera d i cuojo. L'uomo stando a cavallo, e non essendo in azione porterà la carabina senza la bajonetta, situata a traverso sul suo lato dritto, poggiando il calcio sulla coscia al di sopra dell'apposito cuscinetto, e lasciando cadere in avanti verso il collo del cavallo, ed in linea inclinata la bocca di essa carabina, la quale verrà sostenuta in questa parte dalla correggia di nove palmi indicata nell'articolo sella. La bajonetta poi unitamente al fodero sarà riposta nel valigiotto col manico al di fuori, e propriamente dalla parte superiore, ed al di sotto del pezzo che chiude colle tre corregge fisse il val igiotto medesimo; dimoclochè smontando l'individuo possa agevolmente tirarla dal fodero ed adattarla alla carabina. Infine il disopra dell'impugnatura della ridetta bajonetta deve toccare la fasc ia celeste del valgiotto, a sinistra dell'uomo, situando la stessa con la schiena all'insù .
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Art. 18. Un pajo di pistole dello stesso modello e calibro che usano i corpi di cavalleria. Art. 19. Sciabla, all'inglese, con fodero d i ferro imbrunito, manico di osso nero, e guardia anche cli ferro imbrunito, il tutto secondo il modello.
CAPITOLO V. NOTE GENERALI. Art. 20. I Capitani uniformandosi perfettamente a quando trovasi stabilito per la vestizione de' loro dipendenti, menochè nella qualità del genere, dovendo per essi essere più fino , avranno all'intorno del collaretto, e de' paramani della propria giamberga un gallone di oro a tiratiglia, simile a quello di cui fanno uso gli Uffiziali dello Stato Maggiore territoriale, largo qu indici linee, e formante sedici cordoncini ( vedi la mostra ). Il numero in mezzo al passante scarlatto sarà di oro in vece di lana. I fin imenti ciel casco saranno dorati fini, avendo benanche il laccio ed il pompone d'oro: come pure un bordo nella parte superiore di gallone cli oro a tiratiglia largo trentatre linee con disegno rilevato sul gallone istesso ( vedi la mostra). Art. 21. Vale altrettanto pel cuojame, e per la Bardatura de' precennati. Capitani, dovendo però, tutto ciò che siano finimenti in ottone pe' comuni, ed altri oggetti in ferro apparenti, essere per loro, dorati fini i primi, e placcati i secondi, ad eccezione delle staffe della sella che saranno imbrunite. Il portagiberna, ed il cinturone saranno di dante bianco, il fiocco del la sciabla avrà la correggia cli dante ed il clippiù cli argento filato. Art. 22. 1 trombetti in generale vestiranno nel modo stesso che i comuni delle Compagnie, cui appartengono. Art. 23. Le Compagnie Distrettuali sa.ranno distinte fra di loro per mezzo di un numero progressivo sul bottone e sul passante scarlatto apposto sulle spalle della giamberga. Tale numerazione incomincierà dal N ° 1. La Compagnia poi di Capitan Reale, essendo la scelta, vestirà prettamente lo stesso uniforme delle altre, ma non avrà alcuna numerazione ai bottoni, nè ai passanti scarletti. Art. 24. I generi cli vestiario e cli bardatura descritti nel presente regolamento potranno essere acquistati, e costruiti nei Dominj al di là ciel Faro, avendo costantemente presente i modelli in genere, Sovranamente approvati, da' quali non si deve mai deviare, sia in quanto alla bontà e colore de' eletti generi, come per la mano d'opera e dimensioni , tenendosi benanche conto degli appositi figurini che fan seguito al Regolamento medesimo. I Caschi però, e gli oggetti cli Cuojarne, non essendo facile averli colà, si dovranno esclusivamente acquistare in Napoli. Art. 25. I Capitani delle Compagnie d'Armi sono, sotto la loro personale responsabilità, tenuti ad invig ilare, che niun ind ividuo da essi dipendenti vesta, faccia uso d i Bardatura, o vada armato diversamente da quello che trovasi prescritto nel presente Regolamento. Il Comandante Generale delle Arm i in Sicilia. i Comandanti delle Valli, e delle Piazze tutte di quei Reali Dominj veglieranno superiormente, onde i componenti tutti delle Compagnie anzidette non si allontanino punto dalle enunciate prescrizion i. Napoli Maggio 1833
Il Ministro Segretario di Stato della Guerra e Marina. Firmato - Fardella.
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Napoli 1833
270
Ordinanza di S.M. per le Truppe di Artiglieria, Napoli 1835 Istruzione per la scherma a cavallo, Napoli 1837 Ordinanza di S.M. per gli Esercizii e le Evoluzioni delle Truppe di Cavalleria, Napoli 1843 Regolamento per le Razze Militari de' Cavalli, Napoli 1843 Regolamento per le taglie de' generi di cotone, Napoli 1843 Norme concernenti i generi di biancheria e calzatura delle Regie Truppe, Napoli 1843 Progetto di ordinamento per le pruove delle polveri da guerra e de' sacchi e barili delle 1nedesime, Napoli 1843 Regolamento per la rimonta dei cavalli e dei muli del Real Esercito, Napoli 1843 Regolamento per la fabbricazione delle Artiglieria in ferro di secondafondizione, Napoli 1843 Progetto della Reale Ordinanza del servizio delle Truppe in campagna, Napoli 1844 Ordinanza di S.M. per gli Esercizii e le Evoluzioni delle Truppe di Fanteria, Napoli 1844-1846 Carro-cucina di Ferdinando Il, Napoli 1845 Istituzione di arte ginnastica per le truppe di S. M. Siciliana, di N. Abbondati, Napoli 1846 Progetto d'istruzione per l'accampamento della Cavalleria, Napoli 1847 Istruzione provvisoria per gli esercizii e le evoluzioni dei Cacciatori a piedi, Napoli 1849 Collezione di dispacci, decreti, regolamenti, istruzioni, reali rescritti e ministeriali di massima relativi all'istituzione, dotazione e amministrazione dell'Orfanatrofio Militare dell'Esercito e della Real Marina, Napoli 1850 Regolamento per le riviste giornaliere, settimanali e di dettaglio da passare in ciascuna compagnia de' Cacciatori, Napoli 1852 Regolamento per le scuole del tiro al bersaglio per le truppe di fanteria, Napoli 1854 Istruzione per gli esercizii e le evoluzioni dei Cacciatori a piedi, Napoli 1854 Ordinanza di S.M. per le Truppe di Artiglieria, Napoli 1856 Ordinanza per i Cacciatori a piedi, Napoli 1857
271
Regolamento per l'organizzazione del 1° e 2 ° Battaglione Carabinieri Leggieri e del /3 " Battaglione Cacciatori, Napoli 1859 Ruoli de' Generali ed Uffiziali attivi e sedentanei del Real Esercito e dell'Armata di Mare di S.M. il Re del Regno delle Due Sicilie
Fonti manoscritte Ordinanza di Armamento per l'Esercito Napoletano 1834 Bibl. Mil. Centr.
Fonti archivistiche Fondi consultati all'Archivio di Stato di Napoli:
Decreti e leggi originali 1831-1860 Protocolli Consiglio dei Ministri, Guerra 1831-1860 Ordini del giorno del Comando Generale 1831- 1860 Ministero Guerra Giunta dei Contratti Militari Intendenza Militare Comando di Artigl ieria
272
Indice
Presentazione Ringraziamenti
... .. . . ... . . . . . . . ........ . . ... ...... . . ...... . . .... .. . .. . . •
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3
5
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Elenco delle abbreviazioni . . . . .. . .. .. . . . .... ....... . . ... .... . .. . . .. . . . . ....
7
Il Regno in cifre ... ... . .. . .. . . . ..... ....... ... . .... .. . . . . . . .. • • • • • • • • • • • •
9
Capitolo I. Vicende storiche . . . . . .... ..... .. . ... . .. ......... ... . . . . .. .. . . .
11
Capitolo II. Struttura dell 'esercito . .. . ... .. . .. .... .. . . . . . . . . .... . .. .... . . . .
59 59
11.1. 11.2.
/1.3. 11.4. /l.4.1. 11.4.2. 11.4.3.
11.4.4. /1.4.5. 11.4.6.
11.4.7. f/.5.
11.5. I . 11.5.2. 11.5.3. 11.5.4.
11.6. 11.6.l. 11.6.2. 11.6.3.
/1.6.4. 11.6.5.
11.7. 11.7. I. 11.7.2.
11.7.3. 11.7.4.
Ministero ... . . . . . . . ...... . . . . ... .. . ... . . .. . .... ...... . . . . . . . 1 Comandi . ..... ... . ... . . .. .. . . . . . . ..... .. .. . . . . . . .. . . .. ... . Stato Maggiore del 'esercito . . ...... . . . . . . . . . ... . .. . . ... . . ..... . . . Fanteria . . . . .... .. . . .. . ... .. . .. . . .. ... . . . ..... ...... . .. . . . . Fanteria di linea nazionale .. .. . . . .. ..... . ... . .. . . . ..... . . . . . ... . . Reggùnento Carabinieri a piedi .. .... . . . . ........ . . . . . . . ...... ... . . Cornpagnie di Riserva provinciali .... . . . . ... ...... . . . . ..... ...... . . . Fanteria svizzera .. .. . . . . .. . . . .. .. . . .... . . . . ........ ... . . ..... . Fanteria estera . ... ...... . . . . ... ...... . . .... . .. . . ........ ... . . Battaglioni Cacciatori . ...... .... . .. ...... .. . . . . . . .... . .. . . . . . . . I Volontari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. ..... ... . . . Cavalleria della linea .. . . .. . . . . .... .. . . . . . . . .... . . . .. . . . . ..... . Reggimenti Dragrmi ...... . . .... .... .. . ...... . . ...... ....... .. . Reggimenli Lancieri . . .. . . . . . . . . . . . . ... . .. . . . . .... ..... ... . . . . . Reggimento Carabinieri a cavallo . ...... . . .. . .. . . . . . . . . .. . .... . . . . Reggimento Cacciatori a cavallo .. .. . . . . . . . .. ..... . . . . . . . ...... ... Corpi Facoltativi . ... . . . . . . ...... . . .... . . . . .... . . ....... .... . . Artiglieria . . . . ... . . . .. . ...... ... . . . . . . . . ...... . . . . . . . . . .... Genio .... .... ... . . . . . . . .... ... . . . .... . . .. . .. ..... ...... ... Corpi Militarizzati ..... . . .. . . ..... . . . .. . . . . . . .. ..... . ,. . . . . . . . . Compagnia Pompieri della Città di Napoli . . . . . . . . . .... .. . .. . , . .. . .... Compagnia Cantonieri della Regia Strada Ferrata ... . . . . .... ..... .... . . Pontonieri Provinciali . . . .. ... . . . . . ...... . . . . .... ....... . . . . ... Corpi di Casa Reale ... ..... . . .. .... ....... .. . . . . . .. . . .. . . .... .
. . . . . . . . . . . . .
Compagnia degli Alabardieri . . .. ... . . . . . . . ...... . .. .. . . ..... .. . . . . Reali Guardie del Corpo . .. ... . . .. .... .... . . ...... ...... . .. .... . . Guardie d'Onore . ... . . .. . . ... .... ..... . . .... ... ... . . . . . . .... . . Fanteria della Guardia Reale (Reggimenti Granatieri e Cacciatori)
60 62 64 64 67 68
69 70 71 73 74 74 75
76 76 77 77 85 88 88 89 89 90 90 90 91 93
273
JJ.7.5.
Cavalleria della Guardia Reale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pionieri e Caccia1ori R eali a cavallo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
II.8.
Gendarmeria R eale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Compagnie d 'armi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
ll.9.
Guardia di Interna Sicurezza di Napoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
II.IO.
Invalidi e Veterani; Compagnie di do1azione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il. Il
Reggimento R eal Marina
.. .. .. . .. .. .. . .. .. .. .. .. .. .. . .. .. .. .. .. .
97 99 100 103 103 104 106
Capitolo Ili. Giustizia militare e disciplina
10'/
Capitolo IV. Reclutamento e avanzamento IV I .
li reclutamento della truppa
I\1.2.
Il reclutamento deg li Ufficiali ed il sistem.a delle Scuole militari . . . . . . . . . . . . .. .
115 115 119
1\1.3.
L'avanzamento .... . . . . . . . . ... . . .... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
125
Capitolo V. Istruzione, servizio e vita quotidiana ......... . . .. .... . ...... .... .
127 127
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. .
Vl.
Istruzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . . . . . . ..... ... .. .
\1.2.
Servizio . . . . . . . . . . . . . . . .. .... ..... . ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. .
_\1.3.
Vita quotidiana ..... . . . . . . . . . . .... . . . . . . . . . . . . . . . . ..... . ... . . .
Capitolo VI. A mministrazione e servizi ......... ........ . ....... ........... .
130 137
V/. 2.
Bilanci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
143 143 144
VI.3.
. Stipendi, Paghe e J\mmin.istrazione interna dei Corpi . . . . . . . . . . ... . . . . . . .. .
147
VI.4.
Pensioni e Sisterna Assistenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Vl.5.
lnfi¡astrufture . . . . . . . . . . . . . ..... . .. . . . . . . . . . . , . . . . . . . . . . . . . . . .
VI. I.
Gli organi amministrali vi centrali ... .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . .
V/. 6.
Ve/fovagliamentu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
154 158 160
VI.7.
Vestiario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
162
Cenni sul/'armarnento dell'esercilo napoletano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
164 l 64 "165
Vl.8.
Le anni bianche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le armi da .fi.wco individuali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l e arlig lierie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
167 171
\Il. 9.
Il Servizio Sanitario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
\Il.IO.
Rimonla e Servizio Veterinario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
\li. I! .
Assis1enza spirituale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
178 180
Capitolo VII. Uniformi e bandiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
185
GeneralitĂ . . . . . . . . . . .. . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . ... ... .... . . . . . . . .
185
VII. I. Vl/.2 .
Ufficiali Generali e Staio lvfogg iure
. .... ... .... . .. ..... . . . . . . . . . . . . .
189
Vll.2./.
Ufficiali Generali . . . . . . . . . . . . . ... .. . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
189
Vll.2.2.
S1010 Maggiore dell 'esercito e Ufficiali aggr<'guti . ... . .... . ... .... .. .... .
192
VI/. 2.3.
Guide a cavallo dello Swto Maggiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . ...... .
193
\11/.2.4. Co111pagnia delle Guide a p iedi (Camhinieri) dello S1aro lvlaggiore . . . . . . . . . . . . V/1.3. Fa,uerio di /ineo . . . . . . .. . . . . . . . . . . .... .... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
195 195 195
\l/1.3.1 . Fanleria nazion.ule ..... . . . . . . . . . . . . . . . .... . . . . .. . . .... .. . ... . . .
274
Reggimento Carabinieri a piedi . . . . . . . . . . . . . . . Distintivi di grado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V!l.3.2. Reggimenti svizzeri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . VIJ.3.3. Ba/taglioni Caccia/ori di linea . . . . . . . . . . . . . . . . VJ/.4. Cavalleria di linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Distintivi di grado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vl/.4. I. Reggimenti Cavalleggeri (poi Dragoni) . . . . . . . . . . Vll.4.2. Reggimenti Lancieri . . . . . . . . . . . . .... . ... . . . Vll.4.3. Reggùnento Carabinieri a cavallo ...... . ... . . . VJ/.4.4. Reggimen10 Cacciatori a cavallo . . . . . . . . . . . . . . \ll/.5. Artiglieria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .... . VII.5. 1. Artiglieria e Treno della Guardia Reale . . . . . .....
. . .. .. . . .. .. . .. . .. . .. . .. . .. .. . . .. .. . . .. .. . ...... . . .... . . .. . . . .. . . .
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . .
........ ........ . . .. .. . . . . .. .. . . . . .. .. . . ... . .. ..
VIJ.5.2. V/1.5.3. \111.5.4. Vl/.5.5. VII.5.6.
Genio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cwnpagnia di Pompieri della Ciltà di Napoli . . . . . . Regia Strada Ferrata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pontonieri Provinciali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Telegrc1fia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
VI/.6. V!l.6. 1. Vll.6.2. Vll.6.3. Vll.6.4.
Corpi di Casa Reale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Compagnia degli Alabardieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Reali Guardie del Corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Guardie d 'Onore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fanteria della Guardia Reale: Reggimenti Grana1ieri e Caccia/ori, Ballaglione Tiraglia/ori, Reggimento Real lvlari11a . . . . . . . . . . .
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226
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231 234 235 236 239 241 242 242 243 243 243 244 247
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Ba/taglione Tiragliatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Reggimento Real Marina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vll.6.5. Usseri (CavaL/eggeri) della Guardia Reale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . VII. 7. VIl.8. VJ/.9. VII. IO.
Gendarmeria Reale . . . . . . . Guardia di Interna Sicurezw . Guardia di Pubblica Sicurezza Compagnie d 'armi (Sicilia) . .
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VII. I I. V!l.12. Vll./ 2. /. Vll.1 2.2. VII. I 3.
Veterani ed Invalidi e Uffìciali ri1ira1i; Compagnie di do/azione Servizi sanitari e Corpi amministrativi . . . . . . . . . . . . . . . . . Ufficiali sanitari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Corpi mnministrativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bandiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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20 l 202 204 206 209 209
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21 O 212 2 14 21S
216 221 222 224 225 225 225 226 226 228
Appendice I
25 1
Appendice Il
255
Appendice III
263
Bibliografia generale
267
Indice
273
275