L'EVOLUZIONE DEL BILANCIO DELLA DIFESA DAL 1975 AI PRIMI ANNI '90

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STATO MAGGIORE DELL'AERONAUTICA MILITARE UFFICIO STORICO

GIUSEPPE MAYER

L'EVOLUZIONE DEL BILANCIO DELLA DIFESA DAL 1975 AI PRIMI ANNI '90

ROMA - 1992

STABILIMENTO GRAFICO MILITA RE

GAETA



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PRESENTAZIONE Non è la prima volta che il Generale Mayer affronta, con la consueta incisività e competenza, le complesse tematiche connesse alla evoluzione del bilancio militare italiano ed alle sue interrelazioni con il quadro geo-strategico internazionale. Quest'opera è data alle stampe proprio in un momento storico in cui i grandi mutamenti dello scenario politico mondiale si sono compiuti: fortunata coincidenza o lungimiranza dell'Autore? Molti degli equilibri tanto faticosamente conseguiti durante il secondo conflitto mondiale e subito dopo sono stati, forse irreversibilmente, perturbati. Alleanze internazionali apparentemente monolitiche si sono disciolte come neve al sole, mentre contrasti etnici che credevamo definitivamente superati da lustri di quieta convivenza sono pericolosamente riemersi. Le sia pur modeste certezze che i mass-media quotidianamente regalavano all'uomo della strada si sono anch'esse rivelate fallaci e contingenti. Sta quindi emergendo la pressante necessità di rivisitare - a livello nazionale, europeo e mondiale - non soltanto le singole strategie politiche, ma anche, e soprattutto, gli strumenti militari che ogni Stato si è dato ed ha mantenuto nel passato. In quest'ottica, encomiabile e senz'altro preziosa è la fatica letteraria dell'Autore che con un'analisi parallela degli aspetti politici, economici e finanziari prepotentemente emersi negli ultimi cinquanta anni e condotta attraverso i bilanci militari, evidenzia atteggiamenti, ricorsi e comportamenti che portano il lettore attento ad individuare e a comprendere le linee direttive della politica di sicurezza nazionale e, più specificatamente, della politica militare italiana. L'ampia messe di dati pazientemente raccolta dal Generale Mayer nelle "Appendici", rappresenta inoltre una preziosa base di consultazione per eventuali successive ricerche che altri volessero compiere per portare ulteriori contributi di pensiero - mai come ora auspicabili in questa non facile materia.

A conclusione di questa breve nota di presentazione della nuova opera del Generale Mayer sento di dover sottolineare l'originalità e l'incisività delle idee in essa contenute che sono, di per sé, riprova della totale autonomia nella quale è stata concepita. Generale Stelio NARDINI



INTRODUZIONE

Humanum ingenium, per ad quae in presenti satagit, radices mergit temporibus transactis et, vi coactum timoris, in resfuturas proiscitur ratione inductum.

G.M.



I NT RODUZIONE

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1. Premesse Ogni qual volta che s'intraprende un "discorso storico" su un determinato periodo s'incontra una difficoltà di ordine sistematico sulla sua datazione iniziale, in quanto gli avvenimenti da analizzare hanno sempre origini, radici, addentellati e relazioni in avvenimenti, fatti e circostanze precedenti, i cui effetti perdurano, perché non ancora del tutto smorzatisi, oppure perché agiscono come concause insieme a nuovi avvenimenti. Nel nostro caso, il discorso resterebbe incompleto e forse anche distorto se trascurassimo ciò che, avvenuto nel periodo a ridosso di quello considerato, è sicuramente concausa di fatti posteriori. Una guerra disgraziata durata 60 mesi, di cui 21 sul territorio nazionale che ha distrutto non soltanto le Forze Armate, ma buona parte del patrimonio nazionale e un'opera di ricostruzione irta di difficoltà di ogni specie, sono avvenimenti che lasciano un solco profondo cosparso di perdite umane e materiali, di dolori e di sacrifici, anche dopo la loro conclusione e i loro effetti permangono. Conseguentemente, spingendo un siffatto sguardo nel passato ( JJ iniziamo la nostra trattazione, con una sintesi afferente un periodo anteriore abbastanza lungo, nel quale è avvenuta la ricostruzione delle nostre Forze Armate. L'analisi di tale periodo è importante anche perché durante la seconda parte del suo decorso si sono verificati due avvenimenti rilevanti: la cessazione degli aiuti militari gratuiti da parte degli Stati Uniti (1961) e la strisciante riduzione dei finanziamenti per la difesa nazionale (1968) che hanno comportato il rallentamento del rinnovamento dello strumento militare e il conseguente ridimensionamento, per effetto dell'obsolescenza, di sistemi d'arma non adeguamente rinnovati secondo tecnologie avanzate. Ma s'impone un altro processo logico e cioè il confronto simultaneo fra andamento della congiuntura del sistema economico e andamento della spesa militare, perché i due cicli, pur presentando cause ed andamento diverso, hanno in comune il fenomeno del reddito nella suaformazione nel primo e come fonte di finanziamento nel secondo. La spesa militare ha carattere finalistico e la sua quantificazione ha natura politica, ma resta soggetta al confronto col livello del reddito nazionale, epperò un giudizio obiettivo sulla politica di difesa nazionale e militare non può prescindere dalla suddetta analisi comparata.


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INTRODUZIONE

2. I periodi dello sviluppo economico e /e fasi della competizione militare

Con l'avvento della rivoluzione industriale del secolo XVIII il fenomeno del rapido e costante sviluppo è divenuto una realtà economica, anche se esso presenta tassi diversi da paese a paese - fino ad annullarsi in alcuni a "crescita zero" - determinando un trend secolare ascendente. Però siffatto sviluppo non avviene uniformemente. Secondo SCHUMPETER <2> lo sviluppo economico, in quanto generato da processi innovativi, non procede in modo uniforme, ma attraverso una successione periodica di cicli in cui si alternano periodi di ascesa con periodi di depressione. Il ciclo è dunque la forma ricorrente che lo sviluppo Fig. l. Andamento dei cicli economici

Punto di s•ollll superiore

Punto di svolta inferiorf

Punte di svolt2

Punto di svollll

inferiore

assume nelle moderne economie di mercato, determinando, altresì, la variabilità temporale del reddito nazionale. Ma il reddito è la fonte dalla quale i singoli e lo Stato traggono i mezzi per realizzare i fini eletti: fini individuali e fini collettivi. Né sembra potersi argomentare che i singoli entro i limiti più ristretti e lo Stato in più ampia misura, possono indefinitivamente trarre mezzi anche da altre fonti - risparmio, patrimonio, ecc. -. Infatti se per i singoli il ricorso al risparmio accumulato precedentemente e il patrimonio costituiscono fonti transitorie che se ne viene prolungato il ricorso, si esauriscono in un arco di tempo più o meno lungo, anche per lo Stato, pur essendo più ampie le possibilità del ricorso al risparmio, all'imposizione straordinaria sul patrimonio e all'inflazione, resta il fatto incontrastabile che queste particolari forme di finanziamento per la realizzazione di fini eletti, finiscono, mediante un "processo di ritorno" col riallacciarsi alla fonte originaria, perché: a) gli interessi sul risparmio preso in prestito sono pagati con un'imposizione sul reddito; b) col meccanismo della rateizzazione - necessaria


I NT RODUZION E

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perché non si presenta di facile attuazione l'immediato disinvestimento di proprietà immobiliari e le disponibilità liquide non sono sufficienti per pagare un'imposta commisurata al patrimonio - anche le imposte straordinarie sul patrimonio finiscono con l'essere pagate col reddito; c) l'inflazione altro non è che un mezzo indiscriminato - il più deleterio al quale bisognerebbe far ricorso solo quando in presenza di avvenimenti straordinari il risparmio non vuole o tarda ad affluire nelle casse dell'Erario - che sottrae ai possessori di redditi una parte più o meno cospicua dei medesimi, agendo come un'imposta regressiva. Da quanto osservato consegue che anche i finanziamenti della spesa pubblica occorrente per realizzare i fini collettivi è funzione del reddito, che, a sua volta, dipende dall'andamento del ciclo. Tale conclusione, però, per quanto riguarda la spesa militare, richiede una verifica ulteriore. Le spese militari sono assimilabili agli investimenti autonomi, ma a differenza di questi, comportano soltanto l'aumento di un'attrezzatura "sui generis" che attende alla produzione di un bene atipico qual'è lo strumento militare, avente un carattere strumentale fino a quando col suo deterrente riesce ad assicurare l'integrità e la sicurezza del territorio e, con esse, il libero funzionamento delle istituzioni, lo sviluppo çconomico e il benessere; finale quando deve essere materialmente impiegato in un conflitto. Ciò significa che le spese militari: I O • Non sono prevalentemente funzione del reddito e delle variazioni del suo livello; 2°. Non pongono - a differenza dei beni d'investimento e di consumo - problemi di produzione in eccesso rispetto a taluni fattori come la popolazione o l'estensione del territorio; 3° . Sono indefinitivamente ripetibili a livelli che incontrano solo limiti di capacità produttiva, di volta in volta disponibile, dei settori direttamente o indirettamente interessati; 4°. Il livello dipende dallo stato di tensione internazionale - minaccia e dalla conseguente politica di difesa nazionale, cosicché aumenta quando cresce la tensione politica internazionale e diminuisce quando la tensione si normalizza o, quanto meno, si attenua, determinando un ciclo tipico, distinto e indipendente da quello economico, che può con esso coincidere solo casualmente. Consegue che tali cicli am-


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1NTR0Dt.:Zl0NE

mettono coincidenti manovre di politica economica solo nei casi in cui si manifesti: a) coesistenza di una fase di tensione politica internazionale (espan-

sione della spesa militare) con una fase di recessione del ciclo economico (espansione delle spese pubbliche e riduzioni fiscali); b) coesistenza di una fase di normalizzazione o di raffreddamento

della tensione politica internazionale ( riduzione della spesa militare) con una fase di espansione del ciclo economico (riduzione delle spese pubbliche e inasprimenti fiscali) <3).

A questo punto occorre fare un'ulteriore precisazione. È esatlo affermare che il ciclo della spesa militare è distinto e indipendente da quello economico, ma l'affermazione va qualificata, perché siffatte caratteristiche si verificano invariabilmente in quei paesi che adottano una politica estera appoggiata ad una politica di potenza - stati-continente. che ne fanno il polo traente di una costellazione politica determinante nelle relazioni politiche mondiali. Quando, invece, trattasi di medie e piccole potenze, inserite o no in alleanze politico-militari, la caratteristica dell'indipendenza dal ciclo economico è fortemente attenuata, o viene a mancare del tutto, perché l'entità dello sforzo di difesa - in con~ tinuo aumento per l'incremento di costi dello strumento militare a causa del progresso tecnologico - diviene forzatamente una variabile dipendente del reddito nazionale. Al riguardo è significativo che la NATO abbia richiesto ai suoi partners di commisurare, ai fini dello ''sforzo comune", le spese di difesa, possibilmente, al 30Jo del loro PIL. Inoltre, anche gli "stati-continente" trovano un limite in un livello della spesa militare che non mortifichi gli investimenti dei settori civili, i consumi privati e il risparmio: in altre parole, che non deprima il benessere economico. Da queste considerazioni introduttive abbiamo tratto la convinzione che non è possibile fare un'analisi esaustiva del bilancio dello Stato, di cui il bilancio della Difesa è parte, senza porlo in relazione con il sistema economico del Paese, perché il bilancio dello Stato è un documento complesso che racchiude in sé tutta l'attività statale. In tal senso si sviluppa la nostra analisi.


INTRODUZIONE

NOTE

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ALL'INTRODUZIONE

(I) Per un quadro storico completo delle FF.AA. italiane dal 1945 al 1975, rimandiamo il lettore al lavoro curato da C. JEAN e con contributi di ARPINO, JEANS, ILARI, MAYER, NONES, RAMOINO e STEFANI, Storia delle Forze Armate italiane dalla ricostruzione post-bellica alla "ristrutturazione" del 1975, ed. Giuffrè, Milano 1989. (2) J. SCHUMPETER, The Theory of economie development, trad. ingl. Cambridge 1934. (esiste anche una traduzione ridotta, italiana con il titolo "Teoria dello sviluppo economico" in Nuova Coli. Econ. Voi. V Torino 1934. Capitalismo, socialismo e democrazia, trad. it. Milano 1955. Storia dell'analisi economica, 3 Voli. trad. it. Torino 1959-60. C. NAPOLEONI, Il pensiero economico del "900", pag. 47-48, Torino 1961. (3) G. MAYER Economia militare: Storia e teoria, SMA Roma 1981, p. 285.



PARTE I

UNO SGUARDO AL PASSATO



LA SITUi\/lO'<E POLITI(.:/\ <.:ONSEGUEI\ TI: ALLA GUERRA

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CAPITOLO I

LA SITUAZIONE POLITICA CONSEGUENTE ALLA GUERRA

3. La disgregazione de/l'Europa e l'inizio della "guerra fredda" La seconda guerra mondiale ha completato la disgregazione dell'Europa, iniziata col primo conflitto. Indubbiamente una causa notevole di tale disgregazione è stata l'espansionismo sovietico, ma molta parte ha avuto anche l'idealismo utopico e l'ingenuità degli uomini politici degli Stati Uniti - alimentato dalla scarsa conoscenza delle "cose d'Europa" - unica potenza in grado di fermare i sovietici. A Yalta (I), tacitamente accettato lo stato di fatto delle annessioni operate a seguito del patto segreto STALIN Von RIBBENTROP e nel corso delle operazioni belliche <2>, il dissolvimento politico, economico e militare della Germania e l'annessione di parte della Prussia orientale, della Polonia, della Cecoslovacchia, della Romania, venne a completare la rottura dell'equilibrio politico nelle zone centrale e carpatico-danubiana dell'Europa - equilibrio già indebolito alla fine del primo conflitto mondiale, con il dissesto dell'Impero austroungarico - aprendo così la porca al dilagante espansionismo sovietico. Infatti, fra il 1947 e il 1949, con una serie di colpi di stato manovrati all'insegna della rivoluzione comunista e della lotta del proletariato, furono creati governi comunisti in Ungheria, Polonia e Bulgaria; più tardi toccò alla Romania e alla Cecoslovacchia, infine, la zona della Germania occupata dall'Unione Sovietica divenne la Repubblica democratica tedesca. Tali paesi, con un'estensione di oltre 1,9 milioni di chilometri quadrati e con una popolazione di I 12 milioni di persone, furono saldamente legati fra di loro e a Mosca da un complesso di accordi politici, economici e militari, tanto da farne una costellazione di stati satelliti, la cui natura politica, a detta della stessa Unione Sovietica, era di "Stato a sovranità limitata" m, e perciò soggetti al potere egemonico sovietico. Con molto ritardo gli Stati Uniti ebbero a reagire a siffatto espansionismo più spregiudicato e dilagante di quello che era stato l'espan-


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LA SI fUAZIONF POLITICA CONSEGUL;t\ I E ALLA Cl ERRA

sionismo nazista, malgrado che CHURCHILL <4> ne avesse denunciato il pericolo fin dal 1945; solo nel I 947 TRUMAN si rese finalmente conto della realtà e reagì con la cosiddetta "dottrina Truman" <5>, consistente in aiuti di vario genere ai popoli liberi che opponevano resistenza da pressioni esterne. Tali aiuti riuscirono a salvare la Grecia e la Turchia, ma non quelle popolazioni che tentavano di ribellarsi al dominio sovietico - moti di Berlino Est, rivolta ungherese, primavera di Praga - perché a Yalta era stata consegnata meaa Europa a STALIN e non era più possibile un'azione di forza: il 23 agosto 1949 l'Unione Sovietica aveva fatto esplodere la prima bomba atomica. Ne conseguì uno stato di tensione politica e una politica di potenza militare che in un alternarsi di schiarite e contrasti, opponeva forza alla forza, e un "blocco difensivo" ad un "blocco espansionistico". Tali blocchi contrapposti furono istituzionalizzati col Patto Atlantico, che diede vita alla NATO (9.4.1949) e col Patto di Varsavia (14.5.1955) che legò all'Unione Sovietica i paesi satelliti. Questo stato di tensione politica che ha attraversato varie fasi a seconda dell'evoluzione di particolari situazioni, ma che è stato caratterizzato da una continua e progressiva corsa agli armamenti, è durato oltre quaranta anni, e solo recentemente è venuto meno per il collasso economico dell'Unione Sovietica che ha avuto come conseguenza una crisi profonda nelle strutture ideologièhe e politiche del sistema e che ha consentito ai paesi satelliti di riaffermare i loro nazionalismi e, con essi, idee di libertà e di indipendenza. Circa le fasi in cui si è distinta una siffatta tensione politica, se ne possono indicare le seguenti: 1947-1957:

guerra fredda

1958-1962:

coesistenza antagonistica

1963-1972:

coesistenza competitiva

1973-1979:

continuazione della coesistenza fra contrasti e schiarite

-

prima metà degli "anni '80"

la coesistenza si affievolisce, sterilizzando la distensione

-

seconda metà degli "anni '80"

riprende la distensione, avviando un processo di cooperazione

In questo paragrafo ci occupiamo della fase della guerra fredda.


I l.

LA SITUAZIONE POLITICA CONSEGVESTE ALLA GUERRA

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La fase della· guerra fredda ebbe inizio intorno al I 947 quando gli americani si accorsero che tutta la politica di STALIN era condotta in vista di un espansionismo dilagante che si serviva anche dell'ideologia comunista, nel tentativo di spingersi, ben oltre la sfera di azione ottenuta a Yalta, verso Occidente. Dapprima si trattò di una politica di contenimento, per poi passare al Patto Atlantico e alla sua struttura organizzativa che formulò la dottrina strategica della "rappresaglia massiccia" che, approvata nel 1952, venne applicata dal 1957 al 1967. La fase della guerra fredda durò fino al 1957, allorquando avvenimenti politici e scientifici (lancio dello Sputnik sovietico e dell'Explorer americano) consigliarono di rivedere gli atteggiamenti in atto che avevano portato all'interruzione di ogni forma di trattativa e di dialogo con l'Unione Sovietica. 4. Le fasi della coesistenza antagonistica e della coesistenza competitiva: il ruolo della NATO (1958-1972)

Venuto a cessare il periodo del possesso esclusivo dell'arma nucleare, gli Stati Uniti dovevano rivedere il tipo delle relazioni con l'Unione Sovietica, accettandone la convivenza nel consesso politico. Nacque così, intorno al 1958, la politica della coesistenza che però dal tipo delle relazioni che venivano a costituirsi, non poteva essere che una coesistenza antagonistica in cui è proprio il contrasto delle ideologie, dei comportamenti umani e politici e dei sistemi economici, nonché il carattere di una gara emulativa nella corsa degli armamenti per conseguire con la maggiore potenza militare, la supremazia sull'avversario. Continua ad essere propria di questo periodo (1958-1962) la politica strategica della risposta massiccia fondata sul deterrente che deve essere adeguata e credibile, in modo di rappresentare per l'avversario-aggressore una minaccia tale da indurlo a non aggredire, con l'alternativa anche di qualche segno di distensione (Conferenza di Ginevra "al vertice", visita di ADENANER a Mosca, viaggio di KRUSCIOV degli Stati Uniti e colloqui con il presidente EISENHOWER, ecc.). Intorno al 1963 la coesistenza attenua in parte l'aspetto antagonistico per assumere quello meno incisivo di "carattere competitivo", dove la distensione diviene più marcata, perché le contese mostrano il prevalente movente della disputa, pur alternandosi anche con episodi repressivi gravi. Sono infatti di questo periodo il cosiddetto "telefono


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LA SITUAZIONE POLITICA CONSEGUEKTE ALLA G UERRA

rosso" fra Washington e Mosca, la questione dell'installazione di missili sovietici a Cuba, il Trattato di Mosca per la messa al bando parziale degli esperimenti nucleari, l'invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia, ecc .. Comunque, la fase della coesistenza competitiva (1963-1972) rappresenta uno dei periodi più fecondi della coesistenza stessa che avvia le relazioni fra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica decisamente verso una distensione più stabile, anche se la corsa agli armamenti sempre più sofisticati da parte delle due superpotenze si fa più serrata, come pure l'organizzazione, le strutture e la strategia dei due "blocchi" contrapposti si affinano ed acquistano maggiore efficienza: in particolar modo le forze convenzionali dei paesi del Patto di Varsavia. Per quanto riguarda la NATO, alla dottrina strategica della "rappresaglia massiccia" segue quella della "risposta flessibile" (intorno al 1967), basata sul successivo impiego delle forze formanti la cosiddetta "triade": forze convenzionali, forze nucleari tattiche e forze strategiche intercontinentali e di teatro, di cui il grado più alto del concetto d'impiego nucleare strategico era il MAD (mutual assured destruction). È ormai assodato che l'Unione Sovietica approfittò della distensione per accentuare il suo potenziamento militare e coltivare un programma espansionistico; gli Stati Uniti, invece, mostrarono un certo regresso dovuto agli sviluppi non sicuramente favorevoli della guerra del Vietnam ed allo scandalo del Watergate, nel mentre che i partners europei, facendosi forti della distensione, diminuirono gli impegni verso l'Alleanza e quel che più conta, ponevano pericolose differenziazioni di posizioni fra le responsabilità europee e quelle degli Stati Uniti, sminuendo così la figura della leadership americana .

Un certo raffreddamento fra le due sponde dell'Atlantico si verificò fin dal primo periodo degli "anni '70" - come vedremo al paragrafo 5 - anche per motivi economico-monetari dovuti all'esportazione dell'inflazione da parte degli Stati Uniti, che colpì in maggior misura Germania Occidentale e Itali~ e un po' meno Francia e Gran Bretagna in Europa e il Giappone fuori dell'Alleanza Atlantica e che portò ad un malcontento generalizzato, anche se espresso in toni diversi.


LA SITUAZIONE POLITICA CONSEGUENTE ALLA GUERRA

NOTE

AL

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CAPITOLO I

(1) La conferenza di Yalta fu tenuta all'insegna dell'ingenuità e dell'idealismo da parte degli americani e di grande preparazione st.orico-politica, spregiudicata determinazione e insincerità da STALIN; le altre due "potenze" ebbero solo un ruolo di comparse, risultando CHURCHILL anche malvisto da ROOSEVELT che gli rimproverava di essere il rappresentante del colonialismo ormai sorpassato. Ne derivarono una serie di errori gravi nell'impostazione delle discussioni che, oltre tutto, lasciarono ai sovietici la possibilità di incerprecazioni fallaci a cutto loro vantaggio che permisero ulteriori interventi espansionistici. (2) Trattasi delle annessioni dell'Estonia, Lettonia, Lituania, di parte della Finlandia, della Polonia, della Romania, del Nord-Est della Germania (Prussia Orientale) e della Cecoslovacchia orientale. (3) Sul concetto di sovranità limitata si veda il poderoso studio del MIGLIO (G. MIGLIO, La sovranità limitata, in "li pensiero strategico" a cura di C. JEAN, Milano 1986). (4) LORD ISMAY, OTAN, Lcs cinq premières années. Paris 1954, pag. 4. (5) LORD ISMA Y, OTAN, op. cit. pag. 7.



CAPITOLO 2

LA SITUAZIONE ECONOMICA 5. Il periodo del rapido sviluppo economico (1950-63)

La ricostruzione economica del nostro Paese conseguente al conflitto bellico, passò per tre fasi: la prima fu di pronto soccorso nel settore alimentare, nell'industria elettrica, nei trasporti e in alcuni settori d'importanza vitale; la seconda (1947-1950) fu definita della ricostruzione, caratterizzata da misure volte ad assicurare la stabilità monetaria e finanziaria del sistema economico e la ripresa produttiva, irta di difficoltà, perché una guerra disastrosa durata 60 mesi, di cui 21 combattuti sul suolo patrio, aveva ridotto il patrimonio nazionale ad un terzo di quello esistente nel 1938, mentre il reddito nazionale risultava dimezzato. In questa fase svolsero un ruolo notevole gli aiuti d'Oltre Oceano e in particolare il "piano MARSHALL". Superata non senza difficoltà, anche la seconda fase della politica di ricostruzione post-bellica, il nostro Paese si avvia, intorno al 1950, verso la terza fase, tesa allo sviluppo del sistema economico nazionale. Alla fine del 1949 era già stato raggiunto il livello del reddito nazionale prebellico (I 938) e il dodecennio che ebbe inizio con gli "anni '50", fu caratterizzato da uno sviluppo veloce e continu~ e da una profonda trasformazione strutturale del sistema. Gli elementi fondamentali di tale evoluzione furono: a). un forte sviluppo dell'industria manifatturiera che trasformò l'eco-

nomia del paese da agricola ad economia prevalentemente industriale; b) il passaggio da una struttura chiusa agli scambi con l'estero - dovuta dapprima alla politica autarchica del regime fascista e poi agli anni di guerra - ad una struttura orientata verso l'integrazione economico-commerciale con altri paesi produttori e consumatori; c) una notevole espansione dell'edilizia per effetto della concentrazione demografica - nuove forze di lavoro - verso le grandi città. In altre parole, sono questi gli anni del cosiddetto "miracolo italiano" che ha fatto registrare un tasso di crescita medio per il periodo


IO

I./\ SJTt;,\/JONE ECONOMICA

1951-63 intorno al 7%. Di tale miracolo, artefice preminente è ~tata l'iniziativa privata, mentre la spesa pubblica non ha fatto gran che, perché, secondo quanto ha osservato l' ACKLEY <1> quando e stata generosa, ciò non è avvenuto per intenzione, ma per caso, in quanto a quel tempo le idee Keynesiane venivano respinte decisamente. È tuttavia da ricordare che è di questo periodo (1954), lo Schema decennale di sviluppo dell'occupazione e del reddito in Italia nel decennio 1955-64, comunemente conosciuto come lo "Schema Vanoni". Tale documento ha avuto carattere di un piano indicativo, perché non è stato mai attuato con apposito provvedimento normativo.

Malgrado l'elevato tasso ~i sviluppo raggiunto, nel periodo in questione si presentarono alcuni squilibri preoccupanti, fra cui una notevole disoccupazione ed un dualismo strutturale - industria e agricoltura - e territoriale - nord e sud - . E poiché nel Mezzogiorno si assommavano, in massima parte, i due settori del dualismo, venne attuata una politica ad hoc per il Mezzogiorno che però malgrado le iniziative e i mezzi destinativi, non ha rimosso gli ostacoli strutturali propri del Mezzogiorno. Ciò considerato in linea generale, devesi tuttavia osservare che in tale periodo caratterizzato da sostanziale e rapido sviluppo si distinguono due cicli congiunturali: il cosiddetto ciclo coreano (1950-53) e il ciclo dello sviluppo, che iniziando con la ripresa del 1954, raggiunge il "punto di svolta superiore" nel 1963 (per poi continuare con una depressione fino al 1965). a) li ciclo coreano

li sistema economico nazionale era appena uscito da un ciclo di breve durata e di scarso rilievo (luglio 1948 - luglio 1950), dovuto ai riflessi del "piano MARSHALL", in quanto il riscaldamento della tensione internazionale dovuta al conflitto coreano ( l 950-53) creò un notevole turbamento economico che ebbe rapidamente risvolti mondiali. Il pericolo immediato di un terzo conflitto mondiale portò gli operatori economici a formulare richieste massicce e pressanti di alcune materie prime strategiche: rame, nichelio, lana, ecc .. Sicché in breve, gli approvvigionamenti divennero difficoltosi per la scomparsa di tali beni dai mercati e i prezzi internazionali subirono un improvviso aumento. Inoltre, malgrado la costituzione di una conferenza internazionale per le materie prime


LA $11 UA,'.IONE ECONOMICA

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- International Materials Conference - promossa dagli Stati Uniti, i cui organi operanti per settori di produzione e di consumo avrebbero dovuto attenuare le difficoltà comuni, molti Paesi, Italia compresa, incontrarono notevoli difficoltà per procurarsi sui mercati internazionali i beni di cui avevano bisogno. Ne conseguì un ciclo che, iniziato negli Stati Uniti con una fase di espansione presentatasi nella metà del 1950 a causa dell'incremento della domanda privata per motivi precauzionali e di quella governativa di beni militari, declinò nel 1953, soprattutto per la rapida e massiccia riduzione della spesa militare statunitense. Tale ciclo, essendosi espanso Oltre Atlantico, investì anche l'Italia con una fluttuazione marcata, con alcuni aumenti dei prezzi sul mercato interno e della domanda globale, anche per motivi speculativi (costituzione di scorte di emergenza nel timore di un possibile conflitto). Ne risente comunque l'industria, che raggiunto il livello pre-bellico, si era appena avviata verso la più impegnativa fase dei miglioramenti qualitativi e di contrazione dei costi. La fluttuazione - avente, come rappresentato, origine esogena tocca il suo vertice nel febbraio 1951, per poi iniziare una fase di riassettamento e di recessione che, più o meno, dura fino alla fine del 1952. In ogni caso si è mostrata particolarmente interessante per due motivi: il primo, perché è presso che coincisa una fase di tensione politica con quella di un ciclo economico - tanto che è addirittura possibile ritenere che le diverse fasi del ciclo economico siano state originate dalla specifica situazione politica; il secondo, perché permette, stante la sua origine esogena, d'intendere le ripercussioni sul nostro sistema economico di mutamenti esogeni, particolarmente pronunziati, relativi alle condizioni in cui avviene l'approvvigionamento d'una economia come la nostra, all'epoca "aperta e vulnerabile" <2>.

b) Il periodo del più rapido sviluppo Superato, non senza difficoltà, il difficile periodo di tensione dei mercati internazionali, dovuto al conflitto coreano e al pericolo di una terza guerra mondiale, l'Italia si avvia decisamente verso uno sviluppo rapido e duraturo. Sono i cosiddetti anni del "miracolo italiano" caratterizzati da una profonda trasformazione strutturale. Si è comunque trattato di quel tipo di sviluppo che dagli economisti viene detto "squilibrato" (3>, che portò ad una distorsione di consumi,


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I.i\ S1TU,\ 7l0'lE ECON0\11CA

nel senso che certi consumi privati, anche non necessari (motorizzazione, elettrodomestici, televisori, ecc.) sono cresciuti notevolmente, mentre alcuni consumi pubblici (istruzione, sanità, abitazioni, ecc.) hanno ristagnato. Dal 1951 si assiste, come detto, ad una trasformazione profonda della struttura del sistema economico nazionale. Da economia autarchica passa ad un'economia aperta; da paese prevalentemente agricolo si trasforma in paese industriale, da esportatore di pochi prodotti primari, in esportatore di manufatti implicanti tecnologie avanzate. Consegue che in tali condizioni i settori che occupavano gli ultimi posti nello sviluppo erano quelli delle industrie alimentari, tessili e del legno; gli stessi settori si trovano in coda nello sviluppo delle esportazioni. Anche sul piano della tecnologia, i settori produttivi che cercano sbocchi nei mercati esteri, avevano adottato tecnologie simili a quelle impiegate dai paesi concorrenti, allo scopo di conseguire prodotti concorrenziali sul piano della qualità e del prezzo. Invece nei settori stagnanti la produzione è continuata con metodi arretrati e con scarso impiego di capitale. In questo periodo riacquistano rilevanza alcune industrie belliche che avevano trovato materia di rilancio nel programma quadriennale di riarmo: la cantieristica, l'armamento di media potenza, l'industria aeronautica e l'elettronica alle sue prime manifestazioni. Malgrado siffatto slancio che non si è ripetuto nel tempo, non tardarono a manifestarsi alcuni squilibri - dualismo settoriale e territoriale, distorsione dei consumi, inefficienza crescente della spesa pubblica, ecc .. Tuttavia il "miracolo italiano" ebbe a continuare fino ai primi "anni '60" facendo registrare un tasso di crescita medio per il periodo 1951-63 intorno al 70Jo.

6. li periodo della ristrutturazione, del conflitto sociale e delle crisi (1969-74) Verso la fine del 1963, dopo un lieve show-down, ebbe inizio nel 1964 la depressione con il rallentamento degli investimenti, la disoccupazione e l'inflazione che si alternano, quando non si sovrappongono, facendosi così strada la concezione shumpertiana che anche nel sistema economico italiano, vicende della congiuntura e vicende della struttura sono intimamente connesse fra di loro; di qui l'opportunità di un'analisi combinata delle due vicende.


LA SITUAZIONE ECONOMICA

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Sul finire del 1959 si erano verificati i primi aumenti cospicui nei salari del settore industriale, ripetutisi nel 1962, mostrando che i sindacati avevano conseguito più forza. Ma maggiori salari significavano minori profitti e cioè minore possibilità di autofinanziare gli investimenti <4>. Comunque, in precedenza gli investimenti nel Sud - finanziati dalla Cassa del Mezzogiorno - si erano aggiunti a quelli del Nord, determinando un accresciuto valore della propensione al consumo per effetto del maggiore potere di acquisto nelle mani del fattore lavoro, che produceva effetti moltiplicativi nella domanda globale e dava luogo ad una inflazione derivante da eccesso di domanda. Aumentarono i prezzi all'ingrosso, finora mantenutisi stabili, e iniziò un progressivo disavanzo della bilancia commerciale che presto causò un analogo disavanzo della bilancia dei pagamenti (1963). Per fronteggiare la situazione, verso la fine del 1963, le autorità monetarie intervennero imponendo una stretta creditizia, con il risultato più immediato che le imprese, private anche delle fonti di finanziamento esterno, ridussero gli investimenti, facendo declinare la produzione. Fu così l'inizio della depressione, caratteristica degli anni 1964 e 1966 che, fra l'altro, rese ancor più precaria la situazione del Mezzogiorno, perché l'industria del Nord, nella ricerca di mercati sostitutivi delle perdite di domanda anche nei mercati esteri, cercò sbocchi in quelli del Sud, aggravando così la crisi nei più deboli settori industriali del meridione. Inoltre, nel corso degli "anni '60" si verificavano due avvenimenti di grande rilevanza; a) il progressivo affermarsi della concezione di opere per programmi coordinati, così come già avvenuto in altri paesi; b) l'avvio di una politica soci:ale del tipo "stato assistenziale" csi. In materia di programmazione c'erano già stati alcuni precedenti significativi, sia pure di carattere settoriale e di "preliminari" a programmi globali fin dal periodo della ricostruzione; più tardi venne predisposto il "piano VANONI", ma si entrò nel vivo del problema col "piano PIERACCINI", che rielaborando i lavori della Commissione SARACENO e la bozza del "piano GIOLITTI", fissava il programma economico nazionale 1966-70, le cui finalità non si distaccavano sostanzialmente dal piano VANONI. Tale piano falli quasi completamente, sia per motivi politici, sia per cause economiche, fra cui la deficiente struttura del piano, gli inadeguati strumenti operativi, le troppo ottimistiche previsioni degli obiettivi e l'inadeguatezza dei modelli econometrici di mediolungo periodo.


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I.A SITUAZIONE EC0!'-0\IICA

Subito dopo venne predisposto un altro documento programmatico: il "Progetto ottanta" che doveva affrontare le grandi opzioni degli "anni '70" attraverso le due programmazioni quinquennali 1971-75 e 1976-80. Ma tale progetto non fu mai realizzato, perché sopraggiunte difficoltà di vario ordine, sia politico - instabilità sociale - sia economico - inflazione, debito con l'estero, disavanzo pubblico, ecc. - avevano affievolito gli entusiasmi per la programmazione. Inoltre, mentre si discuteva di programmazione e se ne preparavano i documenti, avvenimenti non certo favorevoli incalzavano. Negli anni fra il 1966 e il 1968 c'era stata una lieve ripresa - oltretutto l'Italia non fu investita dalla crisi di Oltre Atlantico del 1967-68 che per altro fu transitoria - però l'incremento notevole della spesa pubblica - specie nel settore "pubblico allargato" - per gli accresciuti oneri sociali - previdenza, assistenza, sanità, scuola, ecc. - e gli aumenti salariali conseguenti all'autunno 1969 - l'autunno caldo - produssero le conseguenze che molti avevano previsto: aumento dei prezzi di vendita - comprese le tariffe pubbliche - che alimentò inflazione e passivo della bilancia dei pagamenti - dovuto anche all'esportazione dei capitali - e il disavanzo del bilancio dello Stato. Ne conseguì, come al solito, un'altra stretta creditizia che ebbe come primo risultato quello di arrestare gli investimenti mettendo in gravi difficoltà le imprese minori. Nel tentativo di mettere un po' d'ordine alla situazione economica creatasi in seguito ai provvedimenti di politica economica presi sotto la minaccia degli avvenimenti dell'autunno caldo, furono attuate alcune misure fiscali nell'intento di frenare i consumi, che il maggior potere di acquisto dei lavoratori aveva dilatato, e per procurare maggiori entrate allo scopo di contenere il deficit di bilancio notevolmente cresciuto per la nuova politica sociale e assistenziale. Purtroppo i risultati furono modesti: diminuirono i consumi, ma non ci furono espansioni notevoli di investimenti, anche perché molti capitali presero segretamente rifugio all'estero. Inoltre durante il 1971 si ebbe una sostariziale stagnazione, nella quale si inserì una crisi monetaria internazionale di particolare gravità che portò anche a marcate tensioni inflazionistiche. Conseguentemente, con una domanda indebolita e una decelerazione dell'attività produttiva, l'incremento reale del reddito fu soltanto dell' I ,40Jo e l'occupazione registrò una flessione dello 0,30Jo. Il deficit di bilancio raggiunse 4.424 miliardi (2.612 nel 1970) e risultò il più alto del quinquennio 1967-71.


LA SITUAZION E ECONOMICA

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Dal 1972 alla metà del 1973 ci fu una "ripresa drogata" determinata dal "serpente comunitario" (febbraio 1973) e successivamente attraverso pressioni inflazionistiche che si accrebbero in conseguenza del suddetto agganciamento monetario e che resero necessaria l'emanazione di alcune misure monetarie ristrettive per raffreddare il sistema economico. Intanto in questo clima di sfavorevoli tensioni nel sistema economico - disoccupazione, aumento della spesa pubblica, dilatazione del disavanzo pubblico, bilancia dei pagamenti in deficit, inflazione in aumento, ristagno degli investimenti e del PIL - alcuni avvenimenti esterni venivano a rendere più precaria la nostra situazione. Il forte incremento delle spese militari negli USA, dovuto al conflitto vietnamita e ai crescenti impegni militari nel mondo, avevano generato notevoli disavanzi nel bilancio federale e nella bilancia dei pagamenti. Al riguardo, per pareggiare il saldo della bilancia dei pagamenti gli Stati Uniti potevano inviare ai paesi creditori oro o dollari, essendo il dollaro moneta di riserva internazionale ancorata all'oro in base agli accordi di Bretton Woods, secondo la parità di 35 dollari per oncia di oro fino -. E fin quando il dollaro mantenne tale parità, non sorgevano conseguenze all'esterno, potendo i paesi creditori chiedere il saldo in dollari o in oro; ma allorquando venne deciso di abbandonare la parità aurea e la conseguente convertibilità in oro (15 agosto 1971 ), le cose cambiarono sensibilmente: la continuazione della politica di disavanzo della bilancia dei pagamenti consistente nel fronteggiare gli impegni internazionali con la creazione di dollari, poneva in essere un "meccanismo" di esportazione d'inflazione, in quanto continuando il dollaro ad essere di fatto moneta di riserva internazionale, la creazione di dollari non si limitava a determinare una situazione inflazionistica interna, ma finiva per provocare un travaso di dollari dalla circolazione interna alla circolazione internazionale. ln particolare il Giappone, l'Italia, la Germania Federale e gli altri paesi europei che vendevano i loro prodotti agli Stati Uniti, incassavano dollari svalutati che uscivano da quel paese. Ciò permetteva agli Stati Uniti di curare la loro inflazione interna esportandola all'esterno <6l. Tale politica, pur risultando dannosa per i paesi europei, non costituiva, però un "disegno perverso", volto a danneggiare economicamente quei paesi, sia perché trattandosi di alleati, l'indebolimento economico avrebbe significato anche l'indebolimento militare e, in de-


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LA SITUAZIO'ffi ECONOMICA

finiti va, l'indebolimento dell'Alleanza, sia perché un deliberato danno economico avrebbe fatto perdere simpatia e sostegno <7>. Devesi tuttavia rilevare che gli Stati Uniti scelsero quella via a causa dell'imponente impegno militare in Europa e della scarsa disponibilità dei paesi europei - specie quelli più prosperi - ad accollarsi oneri militari in misura maggiore di quanto - poco invero - facessero. Comunque il nostro sistema economico che già si trovava in condizioni difficili, riportò un grave danno da siffatta politica <8>. Altro avvenimento di notevole gravità che scosse ulteriormente la nostra economia fu la cosiddetta "crisi petrolifera" insorta nella seconda metà del 1973.

t noto che il greggio è stato da sempre quotato in dollari. La crisi del dollaro all'inizio degli "anni '70", l'abbandono della parità aurea nel 1971 e la conseguente svalutazione, avevano ridotto notevolmente i profitti dei paesi produttori di petrolio, cosicché nel 1973, aJl'indomani della guerra del Kippur, in accordo con l'OPEC, i paesi arabi ridussero l'estrazione del greggio e aumentarono, quasi quadruplicando, il prezzo del barile, portandolo a 9,60 dollari (inizio 1974). li nostro Paese, con un'economia già in condizioni precarie, subì più di altri le conseguenze di tale rincaro - il petrolio rappresentava il 98% delle fonti di energia - nonché di quello dei prezzi internazionali di alcune materie prime che erano aumentati per effetto della stessa crisi petrolifera, tanto che il saldo passivo della bilancia dei pagamenti passò nel 1974 a 3.588 miliardi di lire correnti (1973, 208 miliardi). Seguirono anni difficili, di piena crisi, resa ancora più difficile dalle tensioni internazionali, direttamente o indirettamente collegate alla crisi negli Stati Uniti che, incominciata nel 1973, si protasse fino all'estate del I 97 5 e che a detta di MISHKIN <9> è stata la più grande recessione del secondo dopoguerra. Gli investimenti erano in preoccupante flessione, perché gli imprenditori, lungi dall'intravedere "eventi favorevoli" alla produzione, erano preoccupati e timorosi dei risvolti politici, cosicché si intensificò la fuga di capitali all'estero, resa ancor più massiccia dai risparmiatori che vedevano i loro risparmi mortificati dalla svalutazione e dalla tassazione. 1 prezzi, che già nel 1972 avevano accusato una spiccata tendenza all'aumento (l'indice generale dei prezzi in grosso era al di sopra del 7%),


LA SITUAZIONE ECONOMICA

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conseguono durante il 1973 un incremento massiccio. Tale ulteriore aumento dei prezzi fu causato da fattori diversi e complessi: rincari collegati direttamente all'introduzione dell' IVA, spinte legate all'accresciuto costo dei fattori e all'aumento dei prezzi internazionali - amplificate dal deprezzamento della lira rispetto ad altre valute-, nonché il pesante impatco della crisi petrolifera che appesantisce ulteriormente la bilancia dei pagamenti internazionali. A queste gravi difficoltà si aggiunge l'aumento della spesa pubblica per i trasferimenti dovuti alla dilagante politica sociale e alla disoccupazione, nonché l'aumento del debito pubblico. Compare, per la prima volta, il fenomeno della stagflation in misura preoccupante e difficilmente governabile mediante i tradizionali strumenti della macroeconomia, stante l'incompatibilità delle misure tendenti a ridurre l'inflazione con quelle volte a combattere la disoccupazione e il ristagno. Nel 1974 l'Italia è raggiunta dalla grave crisi economica internazionale scoppiata l'anno precedente. Si verifica una forte recessione sia per gli effetti del contenimento della domanda dovuto all'aumento del prezzo del petrolio, sia per la politica monetaria e creditizia drasticamente restrittiva per contenere l'inflazione (18,5% rispetto al 1973) e il deficit della bilancia dei pagamenti. Conseguentemente salgono a livelli elevatissimi i tassi d'interessi monetari. In queste condizioni il tasso di variazione annua degli investimenti scende al 3,5% e quello del PIL al 3,9%, mentre il bilancio dello Stato ebbe un incremento del 24,3% in lire correnti. · Con queste pesanti ipoteche, il sistema economico italiano correva verso la seconda metà degli "anni '70". Quali fossero in quel periodo le condizioni del nostro sistema economico furono descritte dal Governatore della Banca Centrale nelle sue "considerazioni finali" relative all'anno I974 come segue: "Il disavanzo della bilancia dei pagamenti ha superato, dall'inizio dell'anno, i 6 miliardi di dollari. L'aumento dei prezzi all'ingrosso e al consumo nei tre mesi è avvenuto a tassi annui del 58 e del 24 per cento. Non esistono possibilità di accesso al mercato finanziario internazionale, poiché il nostro indebitamento si aggira sui I O miliardi di dollari; abbiamo tratto integralmente sulla linea di credito concessaci dalla Comunità europea a titolo di sostegno a breve termine; residuano le possibilità di trarre sulla linea di credito aperta dal Fondo monetario internazionale" e concludeva affermando; "In questa


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LA SITUAZJOM '. ECOSO\IICA

condizione di solitudine appare confermata l'esigenza di condurre con determinazione una politica economica che eviti la bancarotta della nostra economia ... '' . Sono, altresì, note le condizioni umilianti alle quali il Fondo monetario internazionale ci concesse il prestito che il Governo aveva richiesto.

7. Il bilancio della Difesa nel quadro della programmazione di poten-

ziamento 1950-54 e di quello a più lungo periodo Costituita l'Alleanza Atlantica, i partners dovettero affrontare i conseguenti problemi organizzativi e operativi della difesa comune che presentavano non soltanto aspetti militari, ma anche politici, economici e finanziari. Dopo l'istituzione degli organi fondamentali, si pensò subito ad avviare i problemi specifici della difesa, con la formulazione di un "piano di difesa a medio termine" e l'istituzione di forze militari integrate e di comandi interalleati. In questo paragrafo, dopo un breve accenno al piano di difesa a medio termine, ci occuperemo più diffusamente delle implicazioni che detto piano ha assunto nel nostro Paese. Il I O aprile 1950 il Comitato di Difesa riunito a l'Aia, approvò un progetto preliminare di un programma quadriennale di difesa che venne denominato "programma di difesa a medio termine". Tale piano partiva dalJa costituzione di 35 divisioni - sia pure ad un diverso grado di efficienza - e di circa 3 .000 aeroplani e 700 navi, per giungere nel periodo conclusivo, a 50 divisioni, 4.000 aerei e un 'adeguata "forza navale" ooJ. Nel frattempo, però, era scoppiato il conflitto coreano che mostrò la cruda necessità per gli Occidentali di provvedere, in tutta urgenza e adeguatamente, alla difesa comune. Fu così che essi, seguendo l'esempio degli Stati Uniti che a seguito della situazione politica determinatasi avevano ridimensionato le proprie forze armate, Canada, Regno Unito, Francia, Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca e Italia formularono programmi nazionali di riarmo per allinearli al programmma a medio termine di difesa comune <11 l. L'iter per addivenire alla formulazione del programma di riarmo italiano e al suo finanziamento fu lungo e contrastato, perché di fronte alle pressioni degli Stati Uniti che, fra l'altro condizionavano l'invio di


LA SITUAZIONE ECONOMICA

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aiuti militari all'esistenza di un adeguato riarmo, stavano perplessità e preoccupazioni a vari livelli, soprattutto di ordine economico, perché l'Italia era ancora impegnata nel programma di "ricostruzione economica" e stava faticosamente avviandosi verso l'equilibrio della propria struttura economica. Con un reddito individuale ancora basso; una mole notevole di disoccupati o sottoccupati; una preoccupante insufficienza di materie prime essenziali e di fonti di energia; una bilancia commerciale con uno squilibrio cronico, dovuto alla rigidità delle importazioni e alle difficoltà di piazzamento delle merci esportabili; una stabilità monetaria faticosamente conseguita, ma non ancora consolidata; molti temevano che un massiccio programma di riarmo avrebbe potuto rigettare il Paese in una situazione di pericolosa inflazione. Fu così che, con molta cautela, i primi passi furono mossi verso un programma di 50 miliardi di lire, successivamente elevato a 250 miliardi, condizionato al supporto di una pari somma di "aiuti" americani (400 milioni di dollari). Il Comitato misto italo-americano, nel quadro della locale sezione dell'ECA, il cui capo era il prof. CHENERY che aveva già svolto numerose analisi sull'economia italiana <12i, diede il proprio supporto tecnico alla messa a punto di un documento analitico sugli effetti economici e finanziari, diretti e indiretti, di uno sforzo aggiuntivo per il riarmo di 250 miliardi di lire sul sistema economico italiano, nonché dell'entità degli "aiuti" americani necessari ad assicurare la fattibilità. Tale documento ebbe il suo proseguimento in sede politica sotto la denominazione di '' Memorandum MAL VESTITI'' - allora sottosegretario al Ministero del Tesoro e presidente del CIR-PAM <13l - . Il Memorandum MAL VESTITI ebbe, come accennato, anche la funzione di costituire la base delle trattative italo-americane degli aiuti ritenuti necessari per rendere attuabile il programma di riarmo, stante la ancor precaria situazione economica italiana. Ma tali trattative si appalesarono subito lunghe e difficili per un complesso di ordini economicofinanziari e politici. Innanzi tutto gli americani chiedevano che l'intero programma fosse finanziato e concluso in un anno, condizione ritenuta inattuabile, sia perché il sistema economico non poteva sopportare un onere siffatto che aggiunto al bilancio ordinario della difesa di 310,5 miliardi, avrebbe comportato un onere complessivo di oltre 560 miliardi, pari a circa il 25,50/o della spesa statale e, quel che più conta, del 50/o circa del PIL; sia perché i programmi di riarmo degli altri paesi, anche se più consistenti, erano tutti pluriennali, come del resto prevedeva


20

LA SI t UAZIO:siE (C0!'-10\ IICA

anche il piano a medio termine della NATO. C'era poi la questione degli "aiuti"; il Governo italiano ne faceva una questione pregiudiziale per l'attuazione del programma; almeno 400 milioni di dollari fra commesse o.s.p. e aiuti in conto MDAP, mentre la controparte era ferma su 100 milioni dei quali era giunta un'entità minima nel primo anno del MDAP. C'erano poi i risvolti politici: la revisione del "Trattato" di pace e la questione di Trieste. Specie per quanto riguardava il Trattato, gli americani erano molto 'indecisi, mentre gli inglesi nel loro pragmatismo, ritenevano che occorreva trovare una formula per uscire dall'equivoco che mettesse l' Italia nella condizione di violare le clausole del Trattato relative alle limitazioni qualitative e quantitative delle proprie forze armate per attenersi alle decisioni della NATO <14>. Si giunse finalmente ad un'intesa quando la missione ECA in Italia, su ispirazione del Dipartimento di Stato, il 5.2.1951, rappresentò che a fronte ad un programma straordinario di 250 miliardi di lire per il 1950-51, avrebbero concesso aiuti per 100 milioni di dollari per lo stesso periodo e si sarebbero impegnati a presentare al Congresso una richiesta di altri 275 milioni di dollari per il I 951-52 qualora l'Italia avesse attuato in quel periodo un ulteriore programma straordinario, almeno della stessa entità del primo. Intanto il Governo italiano, da parte sua, avviava l'iter parlamentare di due provvedimenti di legge per il finanziamento complessivo di 250 miliardi di lire per la spesa del riarmo, come segue: esercizio finanziario » » » »

I 950-51 1951-52 1952-53

L. L. L.

100 miliardi 100 » )) 50

che venivano perfezionati con le Leggi 23 maggio 1951 n. 402 e 403 . Inoltre, rompendo ogni ulteriore indugio, nell'aprile 1951, facendo seguito alla richiesta del Consiglio di Sostituti NATO, rivolta in data 15.12.1950 a tutti i paesi membri per conoscere lo stato dello sforzo di difesa, venne inserita nel documento programmatico una cauta affermazione circa un probabile ulteriore stanziamento di 250 miliardi di lire. Ma un impegno ufficiale in tal senso si ebbe solo il 19.5.1952, la vigilia dell'inizio della IX sessione del Consiglio Atlantico tenuta a Lisbona nei giorni 20-25 maggio 1952, con la presentazione da parte del Ministro PACCIARDI di un disegno di legge per un'ulteriore autorizzazione di una spesa straordinaria di 250 miliardi di lire, ripartiti fra


LA SITUAZIONE ECONOMICA

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gli esercizi finanziari 1952-53 e 1953-54. Il provvedimento verrà approvato con la legge 25.7.1952 n. 1072. Con tale provvedimento si perfezionò il programma nazionale di riarmo che venne denominato "programma quadriennale di riarmo" 1950-51/1953-54, in quanto s'inquadrava, quale espressione nazionale, nel programma a medio termine della NATO che avrebbe dovuto avere come finalità gli obiettivi fissati a Lisbona. Detto programma, incorporando i tre stanziamenti straordinari di cui si è fatto cenno, prevedeva una spesa complessiva di 500 miliardi, così ripartita: esercizio finanziario » » » » » »

1950-51 1951-52 1952-53 1953-54

L. L. L. L.

100 miliardi » 100 175 » 125 »

Tenuto conto, però, che i suddetti stanziamenti contemplavano anche le spese per il potenziamento dell'Arma dei Carabinieri, spese che ai fini di una più rispondente classificazione funzionale, debbano considerarsi di "ordine pubblico" in senso lato, il programma va rettificato come appresso: esercizio finanziario » » » » » »

1950-51 1951-52 1952-53 1953-54

L. L.

L. L.

95,8 miliardi 97,2 » 171,5 » 121,5 »

Considerato, infine, che nel corso degli esercizi finanziari 1952-53 e 1953-54 vennero concessi ulteriori 3 miliardi per esercizio, gli stanziamenti definitivi per il programma quadriennale di riarmo della Difesa risultarono: esercizio finanziario » » » » »

»

1950-51 1951-52 1952-53 1953-54

L. L. L. L.

95,8 miliardi 97,2 » 174,5 » 124,5 »

per complessivi 492,0 miliardi. La formulazione di tale programma poggiava su un modello che derivava dal documento analitico di cui è precedente cenno, opportunamente adattato per una spesa di 500 miliardi. Gli elementi essenziali del modello erano i seguenti. Considerato che il prodotto interno lordo era stato stimato nel 1950 in circa 9. 500


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LA ~ITUAllONE ECONOMICA

miliardi di lire e nella ipotesi che negli anni successivi fosse aumentato del 5%, il programma di riarmo - nelle intenzioni dei compilatori avrebbe dovuto incidere sul P IL, all'incirca come segue: 1950-5} 1951-52 1952-53 1953-54

l ,00% 0,97% 1,66% 1,13%

Sul piano reale l'attuazione di tale programma avrebbe dovuto assorbire inizialmente, all'incirca il 4% della produzione nazionale, toccare il 60Jo fra il secondo e il terzo anno, per tornare al 4% nell'ultimo. I noltre il programma poggiava sui seguenti presupposti: a) aumento della produzione -

specialmente industriale - per far fronte alla maggiore domanda dei beni militari e per alimentare un maggior flusso di esportazioni: 1. riassorbendo un'aliquota di manodopera disoccupata o sottoccupata; 2. acquistando le necessarie attrezzature industriali - tool-machines - che, in massima parte avrebbero dovuto essere importate dagli Stati Uniti; 3. contenendo, quando possibile, il rialzo dei prezzi e l'aumento dei salari;

b) nessuna riduzione del programma di ristrutturazione economica e, in particolare del livello degli investimenti; e) pagamento delle maggiori importazioni dei beni occorrenti diretta-

mente per la difesa, senza provocare un più pesante deficit della bilancia dei pagamenti: laddove non fosse stato possibile realizzare un incremento delle esportazioni, un maggior afflusso di "aiuti economici", concessi dagli Stati Uniti nel quadro dell'assistenza reciproca, avrebbe dovuto riequilibrare la situazione (il compìesso del valore stimato di tutti gli aiuti USA è riassunto nella Tab . Il. I.); d) realizzazione di un aumento dell'entrate -

attraverso un ridimensionamento dell 'imposizione fiscale, diretta e indiretta, particolarmente sui consumi - coprendo il deficit di bilancio con prestiti .

Da quanto sinteticamente accennato è possibile concludere che il programma implicava uno sforzo notevole sul piano economico e finanziario per non compromettere la realizzazione della ricostruzione economica,


23

LA SITUAZIONE ECONOM ICA

Tab. li.I. Aiuti USA all'Italia nel periodo 1950-1960 (in miliardi di lire correnti)

AKNO

1950

AIUTI

COMMESSE

AIUTI

SERVIZI

IN

ECONOMICI

0 .S.P.

MILITARI <•>

MILITARI Cll

COMPLESSO

93

-

-

-

93

-

11 <3l 88 .

-

186

1951

175

1952

124

1

1953

85

38

270

1954

57

83

1955

33 24 8

1956 1957

5

218 401

215

8 13

81

126

21

261

51

169

23

267

43

102

27

180

64

33

113

368

1958

-

16

1959

-

6

16

46

68

1960

-

3

-

52

55

228

"2.210

599

322

1.061

Fonti: Situazione economie.a del PAESE, anni 1950-60. Radio messaggio Ministro della Difesa VJJI Anniv, NATO. USIS,FOA 1984/8 e nosire elabora1ioni. (I) End ìtems. surplus, commesse o.s.p. militari comprese aliquote canadesi

(2) Spese delle Forze USA in Italia (3) Grants in conto MDAP

appena avviata, né la stabilità della moneta, che il deficit cronico della bilancia dei pagamenti rendeva estremamente precaria. Era, però, anche una spinta verso più alti livelli produttivi e di occupazione proprio nel momento in cui l'industria italiana, raggiunte le posizioni prebelliche, si avviava verso più impegnative fasi dei miglioramenti qualitativi e della contrazione dei costi. Circa gli effetti diretti e indiretti della spesa militare di 500 miliardi, il modello prevedeva un moltiplicatore valutato l, 77, che comportava una domanda complessiva ammontante a 885 miliardi. Nella Tav. 1 e nella Tab. 11.2. vengono rappresentati i diversi flussi degli aggregati del modello, nonché le loro entità <15>.


24

LA SITUAZIONE ECONOMICA

In conclusione su una spesa di 500 miliardi, si ha: 885 miliardi

Una domanda complessiva di Maggiori entrate e minori spese statali Risparmi Importazioni: afferenti al programma militare afferenti a maggiori consumi Maggiore domanda residua in complesso

»

138 99 138,4 124,6

))

miliardi 263 385

)) ))

885

miliardi

In merito all'attendibilità del moltiplicatore, si osserva che, se in luogo di un moltiplicatore istantaneo, fosse stato calcolato un moltiplicatore seriale il risultato avrebbe presentato un valore in meno di appena qualche centesimo. Tab. 11.2. Effetti diretti e indiretti della spesa di 500 mmardi \umeoto domanda complessiva

CICLI

\laggiori mtrom e minon 1pese sJatali

Importa1iono

Risparmi lordi

Consumi

I Ciclo

500

72,4

138,4

60,2

229

11 Ciclo

229

38,8

23,2

93

9,4 3,8 1,6 98,2

37,8 15,4 6,2 381,4

...

...

99,0

385 ,0

lll Ciclo IV Ciclo V Ciclo

. .... Effetti di lutti i cicli {l)

93 37,8 15,4 875,2

15,8 6,4 2,6 136,0

. .

...

74,0 30,0 12,2 5,0 259,6 ...

138,0

263,0

.

(1) 885,0

Sn=~ per Q= az ; 1-q at Sn=

.

93 Q= 229

NOTf

Effetti dircni

Effc11i indireni ))

)>

))

)>

))

))

Effetti diretti e indiretti

0,406 K=

_E2.... = 385,5; 500+ 385 885 1-0,406

c =

885 = 1,77 (moltiplica1ore) 500 K-I = 0,435 (propensione al consumo)

"

Il programma quadriennale di riarmo venne articolato com e indicato nella T ab. 11.3. Tab. 11.3. P rogramma quadriennale delle spese di ria rmo della Difesa (in miliard i d i lire) S P E S t Esercizio tinanz.

1950-51 1951-52 1952-53 1953-54

fi't

Produzione destinata al riarmo

ro

Equi_PaJli, ,esuano. vi,·cn. carburanti e consumi vari

76,460 66,580 102,875 69,800

80 68 59 56

19,340 30,620 59,548 41,648

20 32 34 33

12,077 13,052

315,715

66

151,156

30

25,129

ro

Per,onale

-

-

ronlc: Staio di prc-\.1\1one della ,pcça del Minhtcro della D1fe~. C\. fin. compremivc di 6 miliardi di stanziamenti aaM,iuntivi.

,une

In comples,o

"'•

Il

95,800 97,200 174,500 124,500

100 100 100 100

25,13 23,72 35,71 27,46

4

492,000

100

28,39

r,

7

<l)C\C

di diCesa

1950-51 1953-54 e nome elabora,ion,


TAV. I Schema merodologico riassuntivo del modello di de terminazione degli effetti della spesa aggiuntiva di 500 m iliardi lmport.tl1011i

I 18.~

1.----------------------~ Programma d1 riarmo t - - - - - - - - - - -------~ 500

Domanda residuale

mterna

]01.6

,\ mmonamenti

Produzione interna

17 .2

273.2

lmpos1e dire11e

28.4

f>roduzione in1ern.:i neua

246

r:,. Reddiu d'unpre,~ 98.4

Reddi11 di lavoro

(147 ,6

+

60) 207 ,6

,______.....,

V>

Safari direu i

=i e

60,0

> N

Co1111ibu1 i sociali

e M.1SSidi

~

t - - -~

16,6

tTl

lmpos1e dire1 1e 7,6

§ à ;:: n >

Imposte d ireue

Reddi11 11e11i d'11nr,1·e... a

Redditi neui di lavoro 18],4

78,6

19.8

R1'ipanni su red.

dni di lavoro

5,6

Redditi di laYoro co1ht11na1i 177,8

Importazioni

138.4

Risparmi 60,2

Rtddi1i con~uma1i

229

l1npo .. 1e

72,4

N

V,


,~

...,p.:,

s

~ p.:,

Tab. 11.4. Programma quadriennale di potenziamento di Difesa 1950-51 / 1953-54 (in miliardi di lire correnti) DESTINAllONE DEL RIARMO

ESERCITO Produzione di armamenti, ecc. Equipaggiamenti, SCi!lario, viveri, carburanti, consumi vari Addemamento del personale MAR INA Costruzioni di navi, armamenti, ecc. Equipaggiamenti. vestiario, vi,eri. carburanti, consumi vari Addestramento del personale AERONAUTICA Costruzioni aeronau tiche, a rmamenti, ccc. Equipaggiamenti, vestiario, viveri, carburanti, consumi ,ari Addestramento del personale PROGRAMMA DlfESA STAN7 1AMENTI AGG IUNTIV I:

l nfrastrunure multina1ionali <1> TOTALE CARABINIERI PROGRAMMA COMPl, ESS IVO

1950·51

1951-52

1952 53

d1

prc,.mont &li.a

Spc5,i

1953-54

.,. 57, 1 28,03

39,280

29,860

45,100

27,600

289,000 141,840

18,520

29,340

50,553 6,047

34,968 7,932

133,181 13,979

26,32 2,75

14,960

14,140

23,350

17,200

79,000 69,650

15,6 13,76

1,040

1,860

1,740 2,410

1,090

1,210

5,730 3,620

1,13 0,71

l 18,000 23,000

12,000

68,000

23 ,3 13,43

15,880 3,620 171,500

15,590 3,910 121,500

42,470 7,530 486,000

8,38 1,49 96,0

3,000 174,500

3,000

6,000 492,000

1,2

-

11.000

11,000

95,800

-

-

-

22,000

97 ,200

-

95,800 4,200

97,200 2,800

100,000

100,000

3,500

124,500 3,500

178,000

128,000

(I) rond, in aggiunta ngli stanzfamcnti mnordinari quadriennali di 500 miliardi (infrasiru11ure PT) fontt: Stari

TOTAIE

l:SLRCIZI FINANZIARI

.

dd ~hn1ut10 ddla O.fn.a t nMtrt elabofauon1

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14,000

506,000

97,2 2,8 100

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27

L A SITUA ZIONE ECONOM ICA

Per una più completa analisi delle questioni in esame, occorre considerare anche il problema delle infrastrutture comuni. Con la istituzione delle forze armate integrate e dei comandi interalleati, si manifestò la necessità di disporre di alcune istallazioni fisse: basi aeree, impianti per le trasmissioni e le telecomunicazioni, quartieri generali, depositi di carburanti, oleodotti, stazioni radar, istallazioni portuali, ecc. per il supporto logistico e tecnico delle forze stesse. Tali istallazioni presero il nome di infrastrutture comuni per distinguerle da quelle nazionali, destinate alle "forze nazionali" dei singoli membri della Comunità Atlantica. L'Organizzazione della Difesa dell'Unione Occidentale aveva già elaborato nel 1950 un programma d'infrastrutture comuni denominato "prémière tranche". Ulteriori programmi di infrastrutture comuni furono elaborati successivamente dal Comando supremo delle forze militari alleate in Europa. Le prime quattro tranches che riguardano il periodo del programma quadriennale italiano di riarmo sono indicate nelle Tab. II.5 e ll.6. Durante gli esercizi finanziari I 952-53/ 1954-55 - comprendenti il periodo in cui venne eseguita la gran parte dei lavori per le infrastrutture della "terza slice" - furono programmati lavori in Italia per 57 ,9 miliardi di lire di cui solo 26,3 andarono a carico dell'Erario italiano (la rimanenza venne coperta dagli altri Paesi NATO), come risulta dalla Tab. II.6. Tab. II.5. Programma d'infrastrutture comuni per il periodo 1950-1954: 1-4 tranche IMPORTO TRANCHE

ANNO

Lst (milioni)

Lit (mi liardi)

I

1950

32,0

56,0

2

1951

124,8

218,4

3

1952

183,2

320,6

4A

1953

78,5

137,4

48

1954

66,7

116,8

485,2

849,2

Fonte: OTAN, Lcs cinq prémières année, Documentation sur l'OTAN e nostre elaborazioni


28

LA SITUAZIONE ECONOMICA

Consegue che il programma di infrastrutture comuni eseguite durante il periodo coperto dal programma quadriennale di riarmo ha comportato un onere di 26,3 miliardi contro opere per 57 ,9 miliardi (Tab. 11.6.). Tab. 11.6. Fondi stanziali per l'esecutione del programma d'infrastrullure comuni e relativi con lributi (in miliardi di lire) A copertura Esercizio finanz.

lo

Contributo Contributi Complesso i1aliano di altri paesi

Programma Ministero Difesa

Programma ;\linistcro Poste e TLC

1952-53

14,3

11,3

3,0

14,3

-

1953-54

19,5

15,0

4,5

18,0

1,5

1954-55

24,1

-

24,1

16, 1

8,0

57,9

26,3

31,6

48,4

9,5

Programma Ministero re,oro

-

l'ome: StalO eh pre,·isione della spesa del Mmutero Difesa es. fin. 1912-53/ 1954 55, Rendiconto generale dello Stato e,, fin. 1952-53/1 954-SS e nos tre elabor3<ioni

Il programma quadriennale di riarmo non aveva la pretesa di risolvere completamente i problemi della difesa nazionale. Secondo quanto rappresentato al Parlamento in sede di finanziamento, essa costituiva il modesto, anche se massimo - compatibilmente con le risorse economiche - apporto dell'Italia alla difesa comune, in vista di minacce sempre più pericolose alla convivenza pacifica dei popoli. Pertanto a tale programma ne ha fatto seguito un altro, essenzialmente flessibile e facil mente adattabile alle possibilità di finanziamento. Purtroppo, però, ciò ha portato a togliere il necessario collegamento fra programma militare pluriennale e finanziamento; facendo dipendere quest'ultimo dai bilanci annuali, è venuto meno per la programmazione militare l'elemento della continuità certa per tutto il periodo in cui doveva operare. La Tab. II.7. riassume gli stanziamenti di bilancio complessivi per la Difesa durante gli es. fin. 1954-55/1957-58, mettendo in evidenza per il medesimo periodo l'imporlo destinato al potenziamento militare. Inoltre, in detta tabella vengono distinte le spese di potenziamento nelle categorie: investimenti, esercizio e personale.


29

LA S ITUAZIONE ECONOMICA

Tab. 11.7. Spese per la Difesa e in particolare per ii potenziamento della Difesa durante gli es. fin. 1954-55/ 1957-58 (in miliardi di lire) SLanziamenti iniziali

Potenziamento Difesa

Stanziam .

Es . Fin.

Min. Difesa

Altri Ministeri

1954-55

399,625

19,235

418,860 465,750

82,000

-

82,000

19,235

441,630 486,649

29,585

-

29,585

In Complesso

Definitivi

Variazio ni

Stanziam. Iniziali

SLanziam . Definitivi

I 955-56

422,395

1956-57

446,177

9,775

455,952

514,309

29,635

-

29,635

1957-58

496,039

8,540

504,579

549,514

42,235

-

42,235

1.764,236

56,785

1.821,021 2.016,222

183,455

-

183,455

Fome: Nota introduttiva al bilancio di previsione per l'es. fin. J9S4-SSl 1951-S8 e Min. Tesoro. Il bilancio dello Stato iialiano dal 1862 al 1967. Voi. IV: le spese

La Tab. II .8. pone in evidenza alcuni elementi importanti e cioè: a) l'incidenza delle spese di potenziamento nei quattro esercizi successi-

vi al piano quadriennale, sul complesso degli stanziamenti per le spese di difesa, ammontante al 9,10% (quella del piano quadriennale era stata del 28,39%); Tab. 11.8. Spese di potenziamento della Di fesa per calegorie o perative negli es. fio . 1954-55/ 1957-58 ( in miliardi di lire) SPESE Es . Fin .

Produzione per il riarmo

E quipagg. vestiario

%

viveri,

In OJo

Personale

%

carburanti consumi

1954-55

30,210

37

36,942

45

14,848

1955-56

24,740

83

4,845

17

1956-57

21,855

74

7,780

26

1957-58

34,186

81

8,049

19

-

110,991

61

57,616

31

14,848

18

8

Complesso

OJo

lncid. sugli stanzia-

menti

82,000

100

17,60

29,585

100

6,08

29,635

100

5,76

42,235

100

7,68

183,455

100

9,10

Fonte: Min. Tesoro. Stato di previsione della 5pesa Min. Difesa es. fin. 1954-55/ 1957-58 e nosue elaborazioni

b) l'incidenza per categorie è stata del 51 O/o per le spese degli armamen-

ti, del 31O/o per le spese di esercizio e dell'80/o per le spese del personale (quella del piano quadriennale, rispettivamente del 66%, 300/o e 4% .


30

LA S1TUA7l0NE ECONOMICA

Ma un quadro significativo fra lo "sforzo di difesa" conseguente al piano di riarmo 1950-51 / 1953-54 e quello relativo al quadriennio 1954-55/ 1957-58 è dato dalle Tab. II.3. e 11.8. Tab. Il.9. Raffronto fra i rapporti delle spese di difesa con le spe~e statali e il PIL negli es. fin. 1950-51/ 1957-58 RAPPORTI ESERCIZIO FIN/\t,iZIARIO

Spe,e statali

Spese di difesa

Spese di difesa

PIL

Spese statali

PIL

1950-51

24,06

17,18

4,13

1951-52

21,83

16,82

3,67

1952-53

19,94

20,10

4,00

1953-54

19,00

18, 10

3,44

1954-55

19,25

16,87

3,25

1955-56

18,48

16,11

2,98

1956-57

18,12

16,28

2,95

1957-58

20,40

14,78

3,01

MEDIE O

I quadriennio

21,21

18,05

3,81

2° quadriennio

19,06

16,01

3,05

In complesso

20,13

17,03

3,43

La Tab. II .9. mette in evidenza la tendenza, ancora strisciante, alla riduzione della spesa militare rispetto aJ PIL che è quanto dire che dopo lo sforzo di difesa significativo del piano di riarmo 1950-51/ l 953-54 formulato a quel livello perché gli Stati Uniti avevano chiaramente fatto intendere che diversamente gli aiuti economici e militari promessi ali' Italia sarebbero stati dirottati altrove - veniva destinata alla difesa nazionale una sempre minore quota del PIL (dal 40Jo al 3 ed anche meno, per cento).

8. li bilancio della Difesa nel periodo 1958-62 Gli anni 1958-62 costituirono la continuazione del periodo di sviluppo economico eccezionale, epperò sarebbe stato possibile e auspicabile continuare un adeguato programma di potenziamento della difesa, completando il rinnovamento dello strumento militare. Invece non solo


LA SITUA ZIONE ECONOMICA

31

non si operò in questo modo, ma con un senso di grave miopia, si ridusse il rapporto "spesa difesa-PIL" abbandonando quel 3% che era stato dichiarato "minimo indispensabile" in sede NATO. A fronte di un'economia in fase di fiorente espansione, una bilancia dei pagamenti internazionali attiva, una moneta solida che si avviava ad ottenere "l'Oscar" della stabilità fu grettezza professionale la politica della lesina da parte dell'amministrazione del Tesoro e grave errore e mancanza di lucidità politica del Governo, illudersi che gli Stati Uniti, con .una bilancia dei pagamenti internazionali in disavanzo e il dollaro che destava preoccupazioni, continassero a sostenere, oltre lo sforzo maggiore dell'Alleanza Atlantica, anche quello di gran parte della difesa italiana attraverso la politica degli aiuti gratuiti. Purtroppo i ripetuti avvisi dei vertici militari rimasero inascoltati, anche quando gli Stati Uniti, verso la fine degli "anni '50" mostrarono chiaramente che era da considerarsi concluso l'invio di aiuti militari gratuiti all'Italia e che d'ora in avanti i sistemi di arma americani, le loro componenti e le parti di ricambio avrebbero dovuto essere pagati 0 6>. Una corretta politica di di fesa nazionale avrebbe comportato un immediato allineamento di bilancio per evitare un degrado dello strumento militare all'interno e una riduzione dello "sforzo di difesa" nei confronti dell'Alleanza. Invece malgrado che si fossero levate voci autorevoli <17> a denunciare le carenze della difesa nazionale, tutto rimase come prima, con stanziamenti di bilancio in un rapporto col P IL addirittura decrescente (da un 2,9% nel 1959-60 al 2,5% nel 1962-63). E poiché gli armamenti realizzati col programma quadriennale di potenziamento 1950-1954 stavano invecchiando - anche perché non più aggiornati e completati con stanziamenti commisurati ad un incremento annuale forfettario del 6% venuto a cessare con l'esercizio 1957-58 - ne risultò un degrado quantitativo e qualitativo dello strumento militare che perse efficacia ed efficienza. Al riguardo è significativo il quadro delle forze armate delineato dal relatore della Commissione Difesa della Camera dei Deputati in sede di discussione dello stato di previsione della spesa per l'esercizio 1960-61. In tale quadro, premesso che la consistenza dello strumento militare attuato in seguito agli accordi di Lisbona <18> non poteva più essere mantenuta, ne conseguiva il seguente ridimensionamento.


32

LA SITvAZIO~E ECO'IO~UCA

ESERCITO 5 2 5 5

divisioni di fanteria divisioni corazzate brigate alpine brigate di fanteria unità varie di supporto operativo e logistico

MAR INA 125.000 48 30 50.000

tonnellate di naviglio militare costituito da 178 navi militari velivoli antisom elicotteri tonnellate di naviglio ausiliario

AERONAUTICA 16 2 2 3 2 3

gruppi aerotattici gruppi aerotattici leggeri su G9 l gruppi da trasporto gruppi missili terra-aria gruppi missili IRBM gruppi antisom (Marina) Servizio soccorso aereo-marittimo

Sulla consistenza qualitativa il relatore <19> si mostrava ancor più preoccupato, perché:

a) i mezzi corazzati risultano superati per armamento, velocità e protezione, come pure risulta inadeguato l'armamento dei mezzi contracarro e la difesa aerea a bassa quota; b) i veicoli leggeri per il trasporto della fanteria e quelli protetti per le unità corazzate sono insufficienti e inadeguati , come pure le dotazioni per le trasmissioni da campo; e) il naviglio militare deve essere integrato fino a raggiungere 200.000 tonnellate, sostituendo quello antiquato per circa 64.000 tonnellate; d) i velivoli F86K, F86E e RF84F - avuti in conto aiuti gratuiti dagli USA - debbono essere sostituiti per vetustà con gli Fl04G; e) la difesa del territorio implica la costituzione di 4 gruppi missili terraaria, nonché una più efficace rete di avvistamento e controllo;


LA SITUAZIONE ECONOMICA

33

j) per il trasporto i vetusti C 119 - anch'essi avuti in conto aiuti gratuiti dagli USA - debbono essere sostituiti con velivoli operativamente più adeguati; g) anche per i velivoli per le scuole si rende urgente la sostituzione con macchine più adeguate. Secondo stime di larga massima effettuate in quell'epoca, si trattava di un onere complessivo aggiuntivo di 900-1.000 miliardi, onere sopportabile in un arco di tempo di 5-6 esercizi, anche se sarebbe stato meglio averlo impostato almeno nel 1958, allorquando la favorevole congiuntura avrebbe più facilmente supportato il maggior sforzo economico-finanziario del programma di rinnovamento dello strumento militare. Invece, - come già rilevato - in buona fede o no, si continuava a pensare che gli Stati Uniti avrebbero mantenuto l'impegno di contribuire alla gran parte dello sforzo di difesa dei partners dell'Alleanza.

Malgrado la grave e circostanziata denuncia del relatore della Commissione Difesa della Camera dei Deputati - uomo che alla sensibilità politica, univa una profonda conoscenza della "res militaris" e un glorioso passato di combattente che gli aveva meritato la medaglia d'oro al valore militare - nulla mutò nell'atteggiamento politico che mostrava di mantenere gli obiettivi di difesa nazionale senza adeguarne la consistenza reale dei finanziamenti, anche perché nel frattempo stavano mutando gli orientamenti politici verso concezioni sociali che determinarono una svolta nella politica economica nazionale che portò ad un incremento delle spese sociali e all'accantonamento di una possibile programmazione pluriennale della Difesa, malgrado che il mondo si fosse trovato ad un passo dalla terza guerra mondiale (crisi di Cuba nell'ottobre 1962). Invano si erano levate voci autorevoli a denunciare le carenze della difesa nazionale <20>. Anzi proprio in questo periodo l'incidenza delle spese militari sul PIL scese, al di sotto di quel 30Jo auspicato dalla NATO quale rapporto da conseguire per tutti i partners. Anche l'incremento medio degli stanziamenti per "acquisti di beni e servizi" nel periodo 1957-58/1962-63 fu all'incirca del 6,50Jo annuo cì1e depurato del tasso d'inflazione medio del 3%, si riduceva ad un incremento reale medio del 3,5%, al di sotto del tasso del 4% auspicato dal Consiglio Supremo di Difesa. A conclusione delle osservazioni relative al periodo in questione, nella Tab. II.IO. riportiamo i rapporti delle spese di difesa nei confronti delle spese statali e del PIL.


34

LA SITUAZIONE FCONO\ IICA

Tab. li.IO. Raffronto fra i rapporti delle spese di difesa con le ~pese statali e il PIL negli es. fin. 1958-59/ 1962-63 RA P PORTI ESERC IZ IO FINANZIARIO

Spese statali PIL

$pese di d ife,a Spe,e statali

Spese di difesa

1958-59

18,62

15,30

2,85

1959-60

22,03

13,16

2,90

1960-61

20,18

13,83

2,79

PIL

1961-62

19,62

12,89

2,53

1962-63

19,64

13,04

2,56

Medie

20,02

13,64

2,73

Si rappresenta, infine, che gli stanziamenti in milioni di lire, delle spese di difesa per !'es. fin. 1958-59 sono stati i seguenti: spese di difesa spese dello Stato

554,202 3.621,211

9. li bilancio della Difesa nel periodo 1963-74 Come osservato al paragrafo 5, dopo una pausa di rallentamento, verso la fine del 1963, si conclude il grandioso processo di sviluppo del decennio a cavallo fra gli ''anni 50 e 60" ed inizia la svolta discendente, le cui cause possono essere così riepilogate. Una struttura non adeguata. al rapido sviluppo - peraltro settoriale - e una congiuntura sfavorevole dovuta alla spinta violenta dei sindacati che nell'intento di recuperare rapidamente "potere di acquisto" intende imporre la tesi assurda del "salario quale variabile indipendente del costo di produzione", nonché una vasta politica sociale e assistenziale che finiscono col lievitare i prezzi dei prodotti e le spese sociali, determinando l'insorgere di una forte inflazione, l'espandersi del debito pubblico e una contrazione delle esportazioni dovuta alla non competitività dei prodotti a causa degli aggravi dei costi di produzione. Ma a rendere il quadro ancor più fosco, nel 1973 scoppiò la "crisi del petrolio", che non provocò - come vollero sostenere alcuni - la crisi del sistema economico nazionale, ma soltanto un aggravio, in quanto si era già in piena crisi di struttura. In questo quadro così denso di preoccupazioni e di incognite, la spesa militare non trovò certamente quell'espansione che richiedeva l'inadeguatezza dello strumento militare trascurato per troppo tempo. Ma la politica del momento previlcgiava le spese sociali, la scuola, la sanità, ecc ..


35

LA SITUAlIO:-.E ECONOMICA

Negli anni 1964-69 gli stanziamenti per la Difesa precipitarono a livelli così bassi - anche per effetto dell'inflazione che incominciava a raggiungere più alti livelli - che l' ARMANI <21 > definisce il bilancio della Difesa alle soglie degli "anni '70" "assistenziale e vegetativo" non per eccesso di personale, ma per assoluta insufficienza di sistemi d'arma. Siffatta affermazione è suffragata dall'indicazione degli stanziamenti per acquisto di beni e servizi in valori correnti e in "lire 1963" durante gli esercizi 1959-60/ 1974. Tab. Il. I I. Incremento degli impegni per acquisto di beni e servizi negli es. fin. 1959-60/ 1974 (in miliardi di lire) Stanziamenti Es. Fin.

1959-60 1960-61 1961-62 1962-63 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 Medie

Correnti

In f.. 1963

294,7 308,9 324,5 374,9 427,3 496,2 525,3 540,4 573,6 623,4 697,6 728,7 798,1 967,4 1.051,8 -

389,8 385,6 383,l 399,7 408,9 424,1 434,5 439,7 445,7 463,2 494,6 434,8 451,8 506,1 450,9

-

Incrementi cserc. preccd. Per ,alori correnti

Per ,alori in f.. 1963

o

o

4,8 5,1 15,5 14,0 16,1 5,9 2,9 6,1 8,6 11 ,9 4,5 9,5 21 ,2 8,7 + 9,6

-I ,O -I ,O 4,3 2,3 3,7 2,5 1,2 1,4 3,9 6,8 -12 , I 3,9 12,0 -10,2 + 1,3

NO TE

L'es. fin. 1964 comprende metà es. fin. 1963-64 e il 2° semestre 1964. I valori correnti sono stati trasformati in lire 1963 secondo i deflattori ISTAT: Ann. di contabilità naz. 1972 e suppi. Boli. Statist. o. 16, 1984. Per i valori assoluti degli stanziamenti vedasi la Tab. 11.13

L'inadeguatezza di tali bilanci determinava grandi difficoltà non soltanto nella ristrutturazione dello strumento militare, ma addirittura nel suo funzionamento - addestramento e operazioni. U~ esempio significativo servirà a confermare l'affermazione.L'Aeronautica per rinnovare la linea di volo, doveva sostituire - come già osservato - gli F86K e gli RF 84F con gli Fl04G. Ne furono programmati 256, ma le solite difficoltà di finanziamento ridussero la commessa a 125 unità con un onere di circa 120 miliardi; il costo unitario previsto era di circa 900 milioni - dotazioni non com-


36

LA SITUAZIONE [;C01'0\11CA

prese - poi salito a 1.100 milioni, da finanziare in 3 tranches fra gli es. fin. 1960-61/1966-67. Ma le clifficoltà non si esaurivano con il finanziamento delle commesse. Tali velivoli tecnologicamente e operativamente più avanzati degli F86K, F86E e RF84F, comportavano un costo di esercizio quasi doppio (1 ora di volo dell'Fl04G si aggirava intorno a 1,2 milioni di lire, mentre quella dell'F86K appena su mezzo milione). E poiché l'esempio addotto per l'Aeronautica si ripeteva per i sistemi di arma dell'Esercito e della Marina, è possibile concludere che più che la quota annuale dell'onere per il rinnovo dei sistemi di arma, era il loro esercizio operativo a mettere in crisi il bilancio della Difesa fin dalla seconda metà degli "anni '60" e cioè proprio nel periodo in cui si accentuarono le ristrettezze della spesa militare. Al riguardo non può essere sottaciuto che il Ministro della Difesa dell'epoca, nel suo intervento in seno alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati dovette ammettere esplicitamente che la soluzione di gravi problemi di carattere sociale avevano avuto la priorità su quelli della difesa nazionale, come dimostra il progressivo peggioramento del1'andamento delJe spese di difesa nei confronti del PIL e del complesso della spesa statale durante gli "anni '60" risultante dalla Tab. II. I 2. Tab. 11.12. Raffronto fra i ra pporti dell e s pese ~tatali, spese di difesa e PIL negli es. fio.

1959-60/ 1969 RAPPORTI

Es. fin.

1959-60 1960-61 1961-62 1962-63 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 Medie

Spese ,1at.

Spe~e difesa

Spe$C difesa

PIL

Spese stat.

PIL

22,03 20,18 19,62 19,64 17,95 21,63 22,45 22,11 23,15 23,74 22,05 24,26 24,86 25,68 25,88 22,35

13,16 13,83 12,89 13,04 13,51 12,23 I 1,59 10,93 10,10 9,50 9,97 9,58 9,44 9,06 7,81 (l) 11, 11

2,90 2,79 2,53 2,56 2,42 2,65 2,59 2,42 2,33 2,26 2,20 2,32 2,35 2,33 2,02 <2> 2,44

NOTE

Per i valori assoluti degli stanziamenti vedasi la Tab. 11.13. (1)(2) Ai fini del confronto con l'es. fin. 1975, i dati assumono i seguenti valori: ( l)

7,00%

<2>

1,81%


LA SITUAZIONE ECONOMICA

37

In particolare la tabella mostra la progressiva caduta del rapporto "spesa di difesa-PIL" che partendo da un 2,90% - è interessante la "tosatura" iniziale nei confronti del 3% secondo l'impegno in sede NATO - ci si è avvicinati, in poco più di un decennio, al 2%; tutto ciò mentre con disinvoltura si andava ripetendo, anche in atti ufficiali, che l'Italia manteneva i suoi impegni di difesa nei confronti della NATO, pur essendo palese che gli stanziamenti diminuivano in valore assoluto a fronte di obiettivi di sicurezza immutati nella loro definizione. La disastrosa situazione economico-finanziaria degli anni 1970-1974 ebbe gravi conseguenze per l'Organismo della Difesa. Se durante gli "anni '60" - anni di notevole espansione economica, almeno fino al 1963 fu attuata una "politica di lesina" nei confronti della Difesa, è immaginabile che cosa sia avvenuto nella prima metà degli "anni '70" che sono stati anni critici. Nell'esercizio 1970 gli stanziamenti per acquisto di beni e servizi fecero registrare un incremento, a prezzi 1969, del 4,6% rispetto all'esercizio precedente che era già stato un anno di ristrettezze. Nel I 971, le preoccupazioni per il disavanzo della spesa pubblica ebbero riflessi gravi sul bilancio della Difesa, ma non altrettanto si verificò in alcuni settori economico-sociali, dove il trend della spesa continuò nella sua rapida ascesa. L'incremento degli stanziamenti per acquisto di beni e servizi nei confronti dell'esercizio precedente fu del 4,5% e poiché nel frattempo i prezzi erano saliti del 5%, si ebbe, in termini reali, un decremento dello 0,5% (a prezzi 1963 addirittura del 12,1 %). Ciò determinò un brusco arresto, di tutti i programmi pluriennali di ammodernamento dello strumento militare: la linea carri Leopard, il programma per la costruzione di incrociatori, cacciatorpediniere e elicotteri SH3D e AB204, il proseguimento dei programmi F104S, G9IY, G91T, MB326, degli elicotteri per il soccorso e il controllo operativo, ecc .. La situazione determinatasi era così grave che il Relatore della Commissione Difesa del Senato ebbe ad esprimersi che era doveroso un riesame di fondo di taluni aspetti della difesa del Paese, nell'intento di elaborare un programma nazionale, flessibile, commisurato alle disponibilità finanziarie, con l'indicazione degli obiettivi a cui tendere e delle priorità delle realizzazioni. Ma come al solito non accadde nulla e il bilancio della Difesa fu approvato così come era stato ridotto dal Tesoro.


38

LA SITUAZIONE ECONOMICA

L'esercizio I 972 non presentò per la Difesa un andamento migliore. Gli stanziamenti per l'acquisto di beni e servizi fu incrementato rispetto all'esercizio precedente di 69 miliardi, ma essendo nel frattempo salita del 7,4% l'inflazione, tale stanziamento si riduceva, rispetto all'esercizio precedente, a meno di 65 miliardi, insufficienti per riprendere i programmi di ammodernamento dello strumento militare. Era da aspettarsi che la crisi del 1973 con un'inflazione galoppante, avrebbe portato ad un forzato incremento della spesa pubblica e così avvenne. Però, mentre l'incremento della spesa dello Stato per il 1973, rispetto all'esercizio precedente, fu del 23,38%, quella per l'acquisto di beni e servizi della Di fesa fu limitata al 21,21 % . Con i prezzi internazionali in aumento, non solo per l'andamento dei mercati, ma anche per cause monetarie dovute alla svalutazione della lira, e con una inflazione crescente all'interno, l'Organismo militare, costretto ad acquistare all'estero gran parte dei sistemi d'arma e pezzi di ricambio programmati, nonché a pagare le roya/ties per le produzioni su licenza, e all'interno materiali vari a prezzi sempre crescenti, vede ridursi i già scarsi finanziamenti per la perdita del potere d'acquisto della moneta nazionale sia all'interno che all'estero. Basti pensare al riguardo, che l'incremento dei prezzi fu del 12,5 al consumo e del 25,4 all'ingrosso. I riflessi negativi della perdurante crisi economico-finanziaria, come si era già verificata in analoghe occasioni, furono più pesanti per l'Organismo della Difesa al quale vennero imposti sacrifici più gravosi di quelli sostenuti da altri servizi pubblici. Il bilancio dello Stato nel 1974 presentò un incremento del 24% rispetto all'esercizio precedente: in particolare le spese di trasferimento per creare un supporto alla flessione della domanda interna; invece l'incremento delle spese per acquisto di beni e servizi per la Difesa - che avrebbero anch'esse creato un valido supporto alla domanda interna venne limitato al 13,48%, determinando così un peggioramento del 10,50% in termini reali, laddove si tenga conto del tasso d'incremento del bilancio statale, ammontante, come detto, al 24%. Se poi la maggiorazione viene raffrontata con l'inflazione, la situazione peggiora sensibilmente perché l'incremento dei prezzi al consumo rispetto all'anno precedente fu del 24,5% mentre quelli in grosso raggiunsero il 33,7%. Entrando nei particolari, i finanziamenti per il settore dell'ammortamento dello strumento militare sono stati i seguenti:


39

LA $1TUAZION6 ECONOMICA

97,9 miliardi contro 219,9 richiesti, con una decurtazione di 122 miliardi pari al 55,5%. MARINA: 56,5 miliardi contro 128,3 richiesti, con una decurtazione di 71',8 miliardi pari al 56%. AERONAUTICA: 93,1 miliardi contro 183,2 richiesti, con una decurtazione di 90,1 miliardi pari al 49,2%. ESERCITO:

E poiché i finanziamenti richiesti costituivano la "trance" annuale del programma quadriennale 1974-78 degli obiettivi NATO, ne è conseguito che le decurtazioni apportate hanno implicato la cancellazione e/o lo slittamento dei relativi programmi <22>. Inoltre al Ministro della Difesa non restò che dare atto che la Marina aveva presentato un documento in cui veniva indicato il degrado della flotta rispetto ai compiti da svolgere e i provvedimenti per mantenere un'adeguata consistenza; e che analoghi documenti erano in corso di presentazione da parte del1' Aeronautica e dell'Esercito. A conclusione del presente paragrafo indichiamo gli stanziamenti definitivi per le spese di difesa degli esercizi finanziari dal 1959-60 al 1974 (Tab. II.13.). Tab. I 1.13. Spese di difesa nazionale negli es. fin. 1959-60/ 1974 (spese impegnate per competenza in milioni di lire corr.) SPESE DI DIFESA Es. fin.

1959-60 1960-61 1961-62 1062-63 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974

Spese statali

4.601.133 4.682.092 5.376.355 6.110.366 6.78 1.611 8.463 .789 9.516.539 10.332.091 11.715 .557 13.266.955 13.866.271 16.622.920 18.679.328 23.046.889 28.651.206

di cui sostenuti per Totale

605.708 647.524 692.898 796.703 916.240 1.035.515 1.097.308 I. 128.051 1.183.496 1.260.968 1.382.579 1.592.995 1.763.479 2.087 .281 2.237.819(•)

Personale

Beni e Servizi

Altre

201.557 211.424 232.754 275.185 301 .482 351.575 375.689 383 .095 403 .995 422 .198 438.979 630.415 656.277 805.403 827.843

294.723 308.950 324.436 374.865 427.273 496. 199 525.280 540.360 573.632 623.367 697.613 728.727 798.118 967.420 1.051.790

6.195 15.939 17 .823 18.917 20.825 34.678 31.226 40.362 35.517 40.773 45.784 38.963 67.872 49.038 50.225

Debito pubblico

103.233 111.211 117.785 127.736 166.660 153.063 165.113 164.234 170.352 174.630 200.203 194.890 241.212 265.420 307 .961 (**)

Fonte: Min. Tesoro, Stati di previsione della spesa del Min. Difesa, es . fin . 1959-60/ 1974 (*)·(**) Ai fini del raffronto con l'es . fin . 1975 i dati assumono i seguenti valori: •) 2.007,339, (•• ) 77.481


40

LA SITUAZIONE ECONm11CA

NOTE AL CAPITOLO 2 (I)

(2)

G. ACKEY, Lo s,-iluppo economico italiano del dopoguerra e gli insegnamenti che è possibile trarne per la politica economica degli Stati Uniti, trad. it. in A. GRAZIANI, L'economia italiana 1945-70, pag. 163. Bologna 1972. F. 01 FENJZIO, Le leggi dell'economia, Voi. 4/ 1 pag. 128, Milano 1959.

(4)

T. SCJTOVSKY, Sviluppo equilibrato o non equilibrato, in Economi sti moderni a cura di F. CAFFÈ, pagg. 148- 166, Milano 1962 . A. GRAZIANI, L'economia italiana: 1945-70, Bologna 1972.

(5)

U. ASCOLI (cur.), Welfare state all'italiana, Bari 1984.

(6) (7)

P. ARMANI, Inflazione e crisi energetica, CASO XXVI Se1. Roma 1975. AI riguardo è istruttivo l'ammonimento, valido in tutti i tempi, secondo il quale il principe "deve astenersi dalla roba d'altri, perché li uomini sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio ..... " (N. MACHlA VELLI, li Principe, cap. XVII). Oggi anche gli Stati Uniti sanno che la "politica degli euro dollari" non sarebbe più possibile, almeno in quel modo, perché l'unità europea ha preso forza e compattezza, mentre la politica monetaria mondiale è sempre più condizionata dalle decisioni collegiali del "Gruppo dei 7 paesi più industrializzati".

(3)

(8)

(9)

F. S. MISHKIN, What depressed the consumer? The house hold balance sheet and the 1973-75 recession in Econ. Activity 1977 n. I.

(10) G. MA YER, Le ripercussioni economiche e finanziarie delle spese militari italiane in dieci anni di alleanza atlantica, Roma 1959, pag. 19. (11) G. MA YER, Le ripercussioni economiche e finanziarie, ecc. op. cit., pag. 16. (12) F. di FEKIZIO, Le leggi dell'economia, voi. V, Roma 1962, pag. 146. (13) Il CIR-PAM era il "comitato tecnico" costituito in seno aJ CIR per gli "aiuti americani". (14) L. SEBESTA, in un'ottima tesi di dottorato di ricerca presentata alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Firenze rileva che il Ministro della Difesa PACCIARDI ebbe a lamentarsi con gli S.U. per la limitatezza degli aiuti inviati durante il primo anno della gestione M DAP: su 478.000 tonnellate di materiali inviati in Europa solo 17.780 erano giunte in Italia; su 1.600 autocarri distribuiti, l'Italia ne aveva ricevuti 79; su 750 pezzi d'artiglieria pesante, 87; su 6.000 veicoli, 13; su 50 navi, 3. Meglio il settore aeronautico: su 600 aeroplani, 159. Sulla questione vedasi inohre: E. ORTONA, Anni d'America: la ricostruzione 1944-51, Voi. I, pag. 412, il Mulino, Bologna 1984. Riv. ESTERI, Editoriale, 30 aprile 1951. A. STERPELLANE, Vent'anni di politica estera, in M. BONANNl, La politica estera della Repubblica italiana, Voi. li, pagg. 266-274, ed. Comunità, Milano 1967. PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, Documenti di vita italiana. Come si è giunti alla revisione delJ'ingiusto Trattato, Roma, marzo 1952. Documento riservato (all'epoca) del Dipani mento di Stato alt' Ambasciata di Roma (ECA) del 25-1- 1951 e bozza di risposta in data 5-2-1951 della missione ECA al Memorandum Malvestiti del 19-12-1950. Ampi estratti di detti documenti sono riponati dalla Oott. SEBESTA nel recente lavoro: L. SEBEST A, L'Europa indifesa, Firenze 199 I. (15) Calcoli omessi.


LA SITUAZIONE ECONOMICA

41

(16) A partire dal 1961 il Governo federale si era reso conto dei pericoli di una crisi implicita nel passivo permanente della bilancia dei pagamenti statunitense, dovuta anche alle spese per il mantenimento all'estero delle forze militari. Nell'intento di recuperare, almeno in parte, tali spese e di promuovere effetti benefici nelle industrie, il Governo federale approvò un vasto programma di vendite internazionali di armi gestito dallo stesso DoD. Detto programma - inquadrato nello MDAP e gestito dall'assistente segretario Mr. Kuss, soprannominato in alcuni ambienti il "venditore di vacche" - era facilitato da un'operazione bancaria attraverso fondi messi a disposizione del DoD, dal Congresso e da finanziamenti dell'Eximbank con i quali il Pentagono pagava parte dell'interesse - circa due punti - addebitato ai compratori stranieri per le somme prese in prestito dell'Eximbank per l'acquisto di armi con pagamento rateale. L'Italia si avvalse di questa forma di acquisti nel 1963 per disporre di carri armati, veicoli protetti, componenti di aerei e munizionamento per ingenti somme e con dilazione di pagamento fino a 5 anni ad un saggio d'interesse intorno al 4,75%. (17) G. LIUZZI, Italia difesa? Roma 1963. (18) G. MAYER, Le spese di difesa, Firenze SGA 1961, pag. 19 e seg.. (19) G. MA YER, Le ripercussioni economiche c finanziarie delle spese militari italiane in dieci anni di Alleanza Atlantica. op. cit. Roma 1959, pag. I 9 e 39. (20) G. LIUZZl, Italia difesa? op. cit. Roma 1963. (21) P. ARMANI, Prospettive dell'economia italiana nel 1976, CASD, Sez. XXVII, Roma I 976, pag. 4. (22) Intervento del Ministero della Difesa sullo stato di previsione della Spesa del Ministero della Difesa per l'esercizio 1974 alla VII Commissione (Difesa) della Camera dei Deputati.



DALLA SOGLIA DEL 197S

PARTE II

L'EVOLUZIONE DELLA DIFESA NAZIONALE

43



CAPITOLO

l

DALLA SOGLIA DEL 1975 10.

La fase della coesistenza competitiva continua fra contrasti e schiarite

Il XXIV Congresso del PCUS, dopo aver solennemente dichiarato che con la parità strategica conseguita dall'URSS attraverso il processo del riarmo, le tendenze belliciste dell'imperialismo potevano essere contrastate con successo, riteneva possibile avviare un programma di pace attraverso un processo di distensione progressiva. Si riconosceva cioè che la crescita della potenza militare, avendo portato alla parità della potenza politica e all'accrescimento di quella economica, aveva posto le condizioni di una coesistenza pacifica fra i due blocchi, anche se divisi da ideologie politiche e da strutture economiche diverse. A siffatte dichiarazioni erano seguiti gli accordi del maggio 1972, in occasione della visita di NIXON a Mosca. Tali accordi, in sostanza, prevedevano l'accettazione comune della coesistenza pacifica, della volontà d'ispirare i propri comportamenti alla moderazione nei rapporti reciproci e in generale nei rapporti internazionali per il miglioramento delle relazioni bilaterali in tutti i settori. Con questi intendimenti si andò avanti fin verso il 1979, malgrado che proprio nel 1973, in occasione della guerra del Kippur, gli americani, continuando ad aiutare gli israeliani mentre violavano la tregua imposta dalle Nazioni Unite, procurarono un grave risentimento ai sovietici che videro disatteso un loro passo diplomatico <1>. Per contro, la circostanza che nel periodo della distensione l'URSS non aveva cessato di potenziare e incrementare gli armamenti e il verificarsi di alcuni avvenimenti portati avanti, direttamente o indirettamente con molta determinazione da parte sovietica - interventi cubani in Angola, sovietici in Etiopia, occupazione dell'Afghanistan, fatti di Polonia, ecc. - convinsero governo e opinione pubblica americana che la distensione poteva essere stata una pausa dell'espansionismo sovietico per «riprendere fiato». Comunque devesi riconoscere che sia pure in mezzo a ripetuti contrasti, alcuni passi avanti per il mantenimento di uno stato di distensio-


46

DALLA SOGLIA DEL 1975

ne ci erano stati: le dimissioni di NIXON (agosto 1974) ridettero slancio alla politica di distensione, l'incoraggiamento di FORD alla continuazione dei lavori, in sede europea, di Helsinki della conferenza sulla sicurezza e cooperazione in europa (CSCE) il cui atto finale avvenuto alla fine di luglio del 1975 e articolato in tre punti, riguardava la sfera dei rapporti politici fra stati - rispetto alla sovranità, uguaglianza, rinuncia all'uso della forza, integrità territoriale, rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, autodeterminazione dei popoli, ecc. dei rapporti economici - sviluppo del commercio e della cooperazione scientifica e tecnologica - e dei rapporti sociali e culturali - misure umanitarie e per favorire la circolazione delle persone e delle informazioni - . Ma appena un mese più tardi lo stesso FORD dichiarava che la distensione non significa pace a qualsiasi prezzo e che la pace doveva essere assicurata attraverso la forza; tuttavia questo linguaggio nuovo stava ancora ad indicare una distensione più competitiva e non l'abbandono del principio (1976). Nel 1977 CARTER emise la direttiva PD 18 che ribadisce l'obiettivo principale della politica di difesa concernente la conservazione dell'equivalenza sostanziale con l'Unione sovietica. E così verso la fine del 1978, viene a cessare negli Stati Uniti quel ristagno dello sviluppo nucleare con la ripresa massiccia degli armamenti e il risveglio di nuove e più appropriate dottrine strategiche che determinano l'evoluzione della MAD attraverso la «countervalling strategy» che verrà normalizzata con la direttiva PD 59 del 1980. Torna così a riapplicarsi il principio politico secondo il quale se si deve continuare il colloquio con i sovietici, esso deve essere fatto su «basi di forza». Ciò significa che se i più ancora continuano ad attribuire la crisi definitiva della distensione all'invasione sovietica dell'Afghanistan alla fine del 1979, sembra invece indubbio che dal Vertice di Vienna del 1978, il SALT II era rimasto sostanzialmente il solo canale di comunicazione tra le due superpotenze e che, successivamente ogni forma di colloquio costruttivo era venuta a cessare <2>. 11. La consistenza della difesa nazionale alla soglia del 1975: politica di difesa e obiettivi di difesa, strumento militare e finanziamento per il 1975. Al paragrafo 10 si è proceduto a delineare il quadro sintetico della situazione politica mondiale in relazione allo stato delle relazioni delle due superpotenze e dei blocchi di cui sono le leadership, situazione che è andata via via degradando per un complesso di avvenimenti avvenuti


DALLA SOGLIA DEL 1975

47

a partire dal 1973 e che hanno reso sempre più difficile la continuazione del processo di distensione. La NATO, che in precedenza aveva ritenuto di poter colmare il gap dell'armamento convenzionale del Patto di Varsavia con la superiorità nucleare degli Stati Uniti, si rese conto che ciò non era più possibile stante il maggior potenziale nucleare raggiunto dall'Unione sovietica che l'ha portata alla parità con gli Stati Uniti nel campo delle armi nucleari strategiche; conseguentemente nell'elaborare una nuova dottrina strategica, chiese ai suoi partners di adeguare il proprio armamento convenzionale alla mutata situazione. Quale sia stata la risposta, attraverso i fatti, del nostro Paese si desume da quanto già delineato nei paragrafi precedenti e da quanto verrà rappresentato in questo. La politica di sicurezza italiana si basa, innanzi tutto, sulla scelta atlantica fin dalla costituzione del Patto Atlantico, ma la regione italiana, anche in conseguenza della sua storia e della sua posizione geografica, risulta parimenti legata all'Europa continentale, da una parte e all'area del Mediterraneo dall'altra. Ciò significa che nel quadro degli indirizzi di politica di sicurezza e di difesa la scelta europea è considerata come integrativa e complementare di quella atlantica in tutti i campi <3>. Ne consegue che il nostro Paese ha obiettivi da raggiungere, legati da un rapporto di complementarietà, sia nel quadro Atlantico che in quello Mediterraneo. In dipendenza del duplice ordine di obiettivi militari e ai mezzi economico-finanziari che il nostro sistema economico ci consente, le unità operative dello strumento militare intorno agli «anni '70» erano le seguenti:

ESERCITO:

5

2 12

Divisioni di fanteria; Divisioni corazzate; Brigate autonome (5 alpine, 4 fanteria, 1 cavalleria, I paracadutisti, 1 missili) un complesso di supporti valutabile a 3 brigate;

per un livello complessivo di 36 brigate, comprese quelle inquadrate nelle 7 divisioni .


48

DALLA SOGLIA DEI 197S

MARINA:

2 4 10 8 8

AERONAUTICA:

20 2 3 5 2 8

incrociatori; cacciatorpediniere; fregate; corvette; sommergibili; 4 dragamine d'altura; 25 dragamine costiere; 10 dragamine litoranee; 3 navi ausiliarie; varie unità minori; per 105.000 tonnellate complessive. gruppi gruppi gruppi gruppi gruppi gruppi

(intercettori, attacco, ricerca, ecc.); (ricerca marittima); (trasporto); (scuole); (soccorso); (aereobrigata missili terra-aria).

Passiamo ora aJl'esame degli stanziamenti per la difesa relativi all'esercizio 1975. II disegno di legge per il bilancio dello Stato relativo all'esercizio I 975 venne presentato il 31 luglio 1974 alla Camera dei Deputati. T ale documento prevedeva un complesso di spese per 26.661,5 miliardi. Le spese per la difesa nazionale erano fissate in 2.059,7 miliardi con un incremento, in valori assoluti di 68,4 miliardi. Al riguardo, però, tale raffronto non è indicativo perché nelle previsioni 1975 l'ammontare delle pensioni a ruoli fissi è stato allocato fra gli oneri non ripartibili e posto a carico del Ministero del Tesoro, mentre prima era a carico dei singoli Ministeri. Ne consegue che, a conti fatti , l'incremento reale è stato di 298,9 miliardi, pari a circa un 12,l o/o; invece l'incremento del bilancio statale 1975 rispetto all'esercizio precedente è stato del 16,70Jo. In sede NATO gli Organi responsabili - non potendo consentire oltre che le forze armate italiane continuassero a rimanere al margine di una «seconda categoria» - avevano più volte lamentato il mancato rispetto del1'impegno di destinare alle spese di difesa il 3o/o del PIL. In sede nazionale, poi, i Capi di Stato Maggiore avevano denunciato ripetutamente la situazione con toni allarmanti, mettendo così dinanzi a precise responsabilità, oltre che l'Amministrazione finanziaria, Governo e Parlamento. Conseguentemente il perdurare di siffatta situazione fu motivo di gravi preoccupazioni per le Forze Armate, in quanto l' insufficienza ero-


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nica del bilancio rendeva lo strumento militare obsoleto e inadeguato allo svolgimento dei compiti di difesa loro assegnati; tanto che la Marina prese un'iniziativa inusitata, ma pienamente in linea con la gravità del momento: in una nota tecnico-operativa, dello Stato Maggiore, che prese il nome di «Libro Bianco» della M.M. pubblicata in un apposito supplemento della Rivista Marittima nell'aprile 1974 <4 > venne rappresentato al Parlamento, alla stampa e all'opinione pubblica la gravità della situazione alla quale si era pervenuti e i rimedi per superarli. Il Ministro della Difesa nei suoi interventi avanti le Commissioni Difesa dei due rami del Parlamento ebbe a fare un quadro dettagliato dello squilibrio che si era verificato nel sistema delle equazioni fondamentali della sicurezza nazionale: «politica di difesa-strumento militare», «strumento militare-finanziamenti». E i1 quadro non poteva essere più nero: i finanziamenti per l'acquisto di beni e servizi - l'aggregato che dà la misura del rinnovamento dello strumento militare - ammonta vano a 1.149, 1 miliardi con un incremento rispetto all'esercizio precedente del 17 ,4% e cioè ad un tasso presso che corrispondente a quello dell'inflazione generale, mentre è noto che l'inflazione militare è maggiore di 2-2,5 punti <5>. Al riguardo il Ministro ammette che nell'impossibilità di procedere a rinnovamenti, si deve procedere ad una ristrutturazione delle FF.AA., laddove tale termine sta per contrazione. Infatti per l'Esercito sciolte le divisioni, le brigate vengano ridotte a 28 (comprese le forze per la difesa del territorio); per la Marina, 105 tonnellate di naviglio complessivo e per l'Aeronautica, 31 gruppi e 2 aerobrigate (di cui 20 gruppi combattenti e l aerobrigata missili). Circa l'addestramento per i piloti, una riduzione delle ore di volo da 240 a 180. A conclusione degli interventi il Ministro annunciò al Parlamento che l'Esercito e l'Aeronautica richiedevano ciascuno un provvedimento straordinario analogo a quello della Marina. ' Concludiamo il paragrafo indicando nel seguente specchietto alcuni dati inerenti al bilancio dell'esercizio 1975 ad assestamento avvenuto. Dali riassunlivi delle "spese di difesa" (in milioni di Lire) e relalivi rapporli per l'es. fin. 1975 SPESE 0 1 D I FESA

CATEGORIE

SPESE STAT ALI

T otali

Personale

Beni e servizi

A ltre

Spese

38.468.801

2.250.237

874.343

1.236.081

60.501

Rapporti Rapporti

Spese statali/P IL

30,68

Debito vitalizio

79.252

Spese Difesa/Spese statali

Spese Difesa/PIL

5,85 (2)

1,79 <3>

--

(I) Quota Debito Vitalizio passa, a al Min . Tesoro 458 ,8 mld (2) Includendo spese d i Debito Vitalizio quota Min. Tesoro: 7 ,04 (3) Includendo s pese di Debito Vitalizio quota Min. Tesoro: 2, 15

(I)


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12. // capovolgimento di una prassi istituzionale: un documento pro-

grammatico della Marina Militare Nell'ordinamento sociale i vuoti di potere determinano l'insorgere di centri di potere occasionali che tendono a colmare le carenze del potere costituito. Nel nostro ordinamento la politica di difesa nazionale è attività di governo che sotto il controllo del Parlamento, spetta al Capo del Governo e al suo gabinetto, in cui il Ministro della Difesa è l'elemento catalizzatore. È accaduto, però che come abbiamo avuto modo di mostrare ampiamente, intorno agli «anni '70», in parte per l'insorgere di una politica socio-assistenziale alla quale veniva data priorità assoluta, e in parte per difficoltà economico-finanziarie contingenti, la politica di difesa nazionale - della quale si continuava a dichiarare l'immutabilità degli obiettivi fondamentali consolidati dalla NATO - abbia subito un affievolimento per ciò che concerne l'entità dei finanziamenti per la produzione di uno strumento militare adeguata agli obiettivi del1'Alleanza e nazionali. In effetti alle soglie del 1975 la consistenza dello strumento militare era preoccupante, perché quantitativamente insufficiente e qualitativamente obsoleto. Al riguardo, in sede di esame dello stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa per l'esercizio finanziario 1974, si erano levate voci preoccupate da varie parti tendenti a richiedere l'adeguamento dello «sforzo di difesa» alle esigenze della sicurezza nazionale, oppure a rivedere coraggiosamente gli obiettivi militari prestabiliti, perché ormai non più conseguibili. Anche il Ministro della Difesa , nel suo intervento avanti la Commissione Difesa della Camera dei Deputati, dovette ammettere che i finanziamenti per le spese sociali erano stati prioritari e che, invece, la Difesa era stata l'amministrazione a ricevere i minori incrementi. Su questo stato delle cose e, in particolare sull'andamento del bilancio della Difesa dalla fine degli «anni '60» alla metà degli «anni '70» ci siamo soffermati ai paragrafi 9 e 11, delineando come la situazione fosse divenuta insostenibile sia sul piano nazionale - i vertici dell'Organismo della Difesa, in ripetute occàsioni, avevano denunciato, con preoccupanti particolari, la situazione - sia in quello dell'Alleanza che avendo rilevato la notevole riduzione dello «sforzo di difesa» avevano richiesto il rispetto degli impegni internazionali comuni.


DAl,l.,A S0 Ci,IA D EL 1975

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A fronte del perdurare dell'immobilismo, la Marina Militare ruppe il suo silenzioso operare per far conoscere al Parlamento, alla stampa e all'opinione pubblica una situazione troppo a lungo ignorata e trascurata. Fu così divulgato un documento programmatico che prese il nome di «Libro Bianco della Marina Militare». Tale documento, in quanto elaborato ed emanato dallo Stato Maggiore della Marina poneva a base delle sue analisi e delle conseguenti proiezioni «i compiti e non gli obiettivi - che la Marina deve essere in grado di assolvere nel decennio 1974-84» conseguenti alle «prospettive della situazione politicomilitare e con particolare riferimento al criterio strategico italiano quale emerge dalle posizioni assunte dal Governo in atti ufficiali» . Ciò'in quanto lo Stato Maggiore della Marina era consapevole che la determinazione di «obiettivi militari» implica scelte finalistiche di competenza degli organi politici, mentre i compiti discendendo da obiettivi già determinati costituiscono le attività e le azioni per conseguirli che sono di competenza della tecnostruttura. Ma un'analisi delle proiezioni di compiti operativi porta alla ricerca della determinazione dei mezzi occorrenti per assolvere i compiti stessi, senza dover far riferimento agli obiettivi militari, mantenendo così il documento nella sfera delle competenze istituzionali della tecnostruttura militare. Il documento che conteneva anche la bozza di un disegno di legge per il finanziamento, ebbe un effetto shockante ai vari livelli. Parlamento, Governo, Cultura si resero conto che l'aver perseguito una politica sociale e assistenziale ad ogni costo, aveva comportato restrizioni ingiustificate e dannose in alcuni settori pubblici essenziali <6>, fra cui la difesa nazionale; e che fu ancor più grave errore aver lesinato i finanziamenti militari anche nel periodo di grande sviluppo economico. Il documento programmatico consta di una premessa, sei capitoli esplicativi e le conclusioni. Ne diamo un breve cenno significando che il testo completo è stato pubblicato, come già indicato nel paragrafo precedente, nel supplemento alla Rivista Marittima nell'aprile 1974. Nella premessa si fa il quadro della situazione internazionale per effetto del confronto Est-Ovest, osservando che mentre sul piano politico l'Unione sovietica è propensa ad un processo distensivo, su quello militare, invece, non è rilevabile alcun accenno ad una diminuzione del


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livello di forze dell'URSS. Inoltre restano possibili conflitti locali specialmente nel Mediterraneo, zona di grande interesse per l'Italia. Ciò porta ad una duplice funzione per l' Italia quale elemento essenziale per il mantenimento dell'equilibrio nel Mediterraneo e di difesa dell'Occidente nel quadro dell'Alleanza Atlantica. Nel primo capitolo viene brevemente svolto il concetto strategico italiano, mentre nel secondo vengono elencati i compiti della Marina Militare come segue: a) protezione delle linee di traffico;

b) e) d) e)

difesa delle frontiere marittime che si estendono per oltre 8.000 clùlometri; concorso alla protezione delle portaerei alleate in caso di conflitto; protezione degli interessi economici connessi alle risorse energetiche; protezione delle piattaforme marittime e dei diritti di pesca nazionali.

Il capitolo terzo è dedicato all'esposizione delle caratteristiche della linea operativa consistente in una serie di attività e azioni per proteggere i traffici marittimi e di interventi operativi sopra, sotto e sulla superfice del mare. Conseguentemente vengono indicati i vari tipi di unità navali ed aree occorrenti. Entrando nel vivo dei compiti, nel capitolo quarto si delineano le esigenze, la consistenza attuale, il tasso di obsolescenza i vari tipi di naviglio, i costi di rinnovamento e le risorse finanziarie disponibili. Un breve cenno è rivolto ai settori del personale, delle strutture operative e tecnicologistiche, nonché alle spese di esercizio. Nel sesto capitolo viene trattato il programma di ammodernamento e rinnovamento che costituisce il problema di fondo della Marina, in sintesi così riassunto. Considerata la vita media di una nave sui 20 anni, per mantenere una flotta di 100.000 tonnellate, occorre costruirne almeno 5.000 l'anno. I bilanci attuali della Marina ne consentono solo 2.000 con un calo di 3.000 tonnellate l'anno; il che significa una riduzione di 30.000 tonnellate in 10 anni che sommate alle 30.000 tonnellate di naviglio già obsoleto nel 1974, porterebbe la flotta ad una consistenza effettiva di appena 40.000 tonnellate alla metà degli «anni '80». Ciò significherebbe che la Marina Militare cesserebbe di esistere perché in pratica «ha esaurito ogni margine di manovra e di risorse interne». Occorrono, pertanto, - concludeva il documento programmatico 1.000 miliardi distribuiti in lO anni per poter mantenere una flotta di non meno di 100.000 tonnellate necessarie per svolgere i compiti assegnati alla Marina Militare, da finanziare con un provvedimento straordinario.


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13. Seguono i documenti programmatici de/l'Aeronautica e dell'Esercito

A pochi mesi di distanza dal documento programmatico della Marina Militare, l'Aeronautica Militare ne presentò uno analogo relativo ai propri compiti ad alle conseguenti necessità finanziarie e il Ministro della Difesa, nel suo intervento alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, tenuto il 23 gennaio 1975 sul bilancio dell'esercizio 1975, diede l'annuncio di una imminente presentazione del relativo strumento legislativo. Il documento dell'Aeronautica Militare - denominato «Libro Azzurro» consta di una breve premessa, cinque capitoli esplicativi e le conclusioni (oltre a 6 allegati). Ne diamo un breve cenno, significando che il testo completo è stato pubblicato sul numero 1 del 1975 dell'Amministrazione della Difesa. Nella premessa c'è un accenno alle motivazioni del documento che è diretto al cittadino-contribuente che ha il diritto di conoscere il modo e il grado con cui l'Aeronautica assolve i compiti che le derivano dalla partecipazione a quelle responsabilità e in quale misura tali compiti potranno essere assolti in futuro. Nel primo capitolo vengono brevemente indicati i compiti svolti dal1' Aeronautica Militare che si distinguono in: a) attività di controllo a difesa dello spazio aereo nazionale, di deter-

rente volto ad impedire l'insorgere di conflitti, di aerotrasporto e di soccorso aereo (compiti istituzionali operativi); b) assicurare, su scala nazionale, il servizio di ricerca e soccorso aereo, il servizio meteorologico, la formazione di piloti militari di aeroplano e di elicottero, il trasporto aereo di Stato (compiti istituzionali non operativi); e) assicurare i collegamenti aerei in caso d'interruzione di normali servizi, gli interventi in caso di calamità, e fornire assistenza, in campo aeronautico secondo gli impegni governativi, a paesi emergenti (compiti extra istituzionali). Nel secondo capitolo viene esposta la situazione finanziaria attuale secondo le diverse categorie di spese, significando che le disponibilità vengono assorbite per un 600Jo dal personale, il 26% dalle spese di esercizio e il restante 14% per l'ammodernamento e il rinnovamento dei materiali, mentre a tali esigenze andrebbe riservato un 30%.


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Ciò porta alla progressiva diminuzione della forza bilanciata, all'annullamento di quasi tutti i programmi annuali relativi all'esercizio e alle infrastrutture operative e logistiche, e alla rinuncia della maggior parte dei nuovi programmi pluriennali di rinnovamento della linea di volo. Il capitolo terzo riguarda la situazione del personale che deve possedere un'alta specializzazione per tutte le categorie. Al riguardo viene indicato l'alto costo di formazione del personale piloti e specialisti. Nel quarto capitolo viene affrontata la situazione dei materiali di volo. Una situazione preoccupante perché dei circa 1.000 velivoli, pari a 5 milioni di chilogrammi, i due terzi sono entrati in linea per la fine degli anni '50 e la fine degli anni '60. Ne consegue che, considerando la durata della vita tecnica in 15 anni, i velivoli da sostituire sono circa 700 per circa 3.500.000 chilogrammi ai quali si devono aggiungere quelli perduti per incidenti di volo (circa 300 in 10 anni) di modo che si dovrebbe sostituire l'intera linea di volo, con un onere di oltre 2.000 miliardi ai quali va aggiunto un 400Jo pari a 800 miliardi per attrezzature a terra e le scorte. La media annuale delle risorse occorrenti fino e 1985 sarebbe, pertanto, di 233 miliardi annui, di cui 62,4 per i reintegri e 170,6 per l'ammodernamento, significando che le valutazioni per l'arco di tempo 1974-85 sono state effettuate sulla ipotesi di costi di produzione e prezzi di mercato costanti. Nell'ultimo capitolo si affrontano le prospettive future. Considerando soltanto i mezzi aerei, risulta un fabbisogno annuo per l'ammodernamento di 233 miliardi contro una disponibilità di 75 miliardi. Ciò significa che nell'arco di tempo compreso fra il 1974 e il 1985 occorrono 2.800 miliardi contro una disponobilità di 900 miliardi. Ne consegue che a meno di ridurre un gruppo di volo da combattimento all'anno a partire dal 1976, occorre un finanziamento straordinario per colmare il gap fra fabbisogno e attuali disponibilità. In tal senso perciò viene richiesto un provvedimento legislativo straordinario di 1.265 miliardi. Il documento programmatico dell'Esercito ebbe un iter diverso e un'elaborazione che comportò tempi più lunghi. Il «Libro rosso» - così venne denominato dallo Stato Maggiore Esercito - non ebbe un carattere conoscitivo anche per l'opinione pubblica, bensì riservato per l'ordinamento istituzionale. E poiché tale classifica rimane tutt'ora non è possibile farne neppure una sintesi. Dovremo perciò limitarci alla rela-


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zione del conseguente disegno di legge e alle poche indicazioni comprese nel Libro Bianco della difesa del 1977. Il documento programmatico dell'Esercito, dopo aver elencato le zone in cui le aggressioni dall'esterno e le conseguenti penetrazioni possono trovare più facile e rapida attuazione, indica i compiti devoluti all'Esercito consistenti nel: a) presidio e nella vigilanza delle frontiere; b) mantenimento delle forze ad un elevato livello di capacità operativa, per conferire loro prontezza ed efficacia di intervento in ogni evenienza; c) concorrere, con le proprie forze contraeree, alla difesa aerea del territorio; d) concorrere alla protezione civile in caso di calamità nazionali. Successivamente, fatta un'analisi quantitativa e qualitativa della consistenza delle forze e dei materiali, passa a considereare le lacune esistenti nei settori della difesa controcarri, della difesa contraerei a bassa e bassissima quota, della mobilitazione operativa e del combattimento notturno e le necessità di ammodernamento dei materiali obsoleti, in particolare nei settori delle artiglierie terrestri, del comando e controllo, dell'automazione del tiro e dell'informazione. In particolare, tali sostituzioni e ammodernamento di materiali riguardano: lanciarazzi, sistemi missilistici ed elicotteri armati e relativo supporto per la difesa controcarri a corta, media e lunga distanza; sistemi missilistici contraerei e relativo supporto, per la difesa aerea a bassa e bassissima quota ad integrazione di taluni mezzi convenzionali già in servizio da ammodernare; artiglierie, relativo munizionamento e supporto, apparati per l'acquisizione obiettivi e l'automazione del tiro; mezzi ruotati, cingolati e corazzati (da trasporto, da combattimento ed ausiliari) e relativi apparati per la visione ed il puntamento notturno; stazioni radio ed apparecchiature per l'ammodernamento delle trasmissioni campali e territoriali; - apparati per l'automazione delle operazioni di gestione del materiale. 14. Le «Leggi promozionali» delle 3 FF.AA. conseguenti ai documenti programmatici decennali Il documento programmatico della Marina destò grande impressione negli ambienti politici non solo per la forma e la sostanza del suo conte-


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nuto, ma anche per il modo della sua presentazione e fu recepito con insolita celerità dagli Organi competenti che approvarono il relativo disegno di legge in pochi mesi malgrado che il Paese attraversasse una profonda crisi economico-finanziaria e che fossero consapevoli che a quel provvedimento che impegnava le finanze pubbliche per 1.000 miliardi in 10 anni, altri due analoghi stavano per essere presentati per un importo complessivo più che doppio. Con la legge 22 marzo 1975 n . 57 venne approvato il programma di «costruzione e ammodernamento dei mezzi navali della Marina Militare» per un ammontare di 1.000 miliardi in dieci anni, dall'esercizio 1975 all'esercizio 1984. Il documento programmatico dell'Aeronautica, benché presentato a pochi mesi di distanza da quello della Marina, vide l'iter del relativo provvedimento legislativo allineato a quello dell'Esercito perché era stato deciso in sede politica che i due provvedimenti sarebbero stati discussi insieme. E poiché il documento dell'Esercito era notevolmente attardato rimasero entrambi ritardati per il sopraggiunto scioglimento delle Camere, cosicché vennero presentati soltanto il 28 settembre 1976 quello dell'Esercito al Senato e quello dell'Aeronautica alla Camera dei Deputati. Con la legge 16 giugno 1977, n. 372 venne approvato il programma di «ammodernamento degli armamenti, dei materiali, delle apparecchiature e dei mezzi dell'Esercito» per un ammontare di 1.115 miliardi in dieci anni dall'esercizio 1977 al 1986. Con la legge 16 febbraio 1977, n. 38 e cioè quattro mesi prima di quello dell'Esercito, venne approvato il programma di «ammodernamento dei mezzi dell'Aeronautica» per un ammontare di 1.000 miliardi - il disegno di legge Camera dei Deputati n . 471 ne prevedeva 1.250 - in dieci anni, dall'esercizio 1977 all'esercizio 1986. Era, inoltre, previsto nei due suddetti provvedimenti che gli stanziamenti annuali dei finanziamenti rispettivamente di 120 e 100 miliardi, potessero essere aumentati con la legge di approvazione del bilancio dello Stato, in relazione allo stato di attuazione del programma. I provvedimenti in questione vennero sollecitati dalle FF.AA. che al riguardo posero l'accento sul fatto che la mancanza di essi o soltanto il ritardo avrebbe comportato una crisi irreversibile per le FF .AA. stesse che avrebbero cessato di esistere in quanto tali . Ciò pone un primo interrogativo: le leggi promozionali hanno realizzato uno strumento mi-


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litare adeguato ai compiti assegnati alle FF.AA. secondo gli obiettivi posti dalla politica di difesa nazionale? La risposta implica la verifica di due condizioni essenziali di carattere non solo operativo, ma logico e sistematico: tali condizioni sono:

a) il programma è equilibrato nelle sue componenti secondo un criterio di complementarietà operativa; b) il programma è stato integralmente realizzato quantitativamente e qualitativamente nei modi e nei tempi previsti . Riguardo la prima condizione, malgrado lo sforzo dialettico del Libro Bianco della Difesa 1977 di voler dimostrare che i documenti programmatici che costituiscono il presupposto tecnico-operativo delle singole leggi promozionali derivano da una valutazione globale, oggetto, a sua volta, di una valutazione complessiva nel contesto interforze (7), non si è realizzata. Si è trattato di tre programmazioni, con priorità nell'ambito di ciascuna forza armata, non armonizzate e portate avanti indipendentemente l'una dalle altre e non sono uniformi neppure i termini iniziali e terminali: fra il provvedimento di finanziamento della Marina e quello dell'Aeronautica quasi 2 anni e con quello dell'Esercito - ultimo arrivato - oltre 2 anni. Si tratta, dunque, di una programmazione non equilibrata secondo un criterio di complementarietà operativa. Sulla seconda condizione è notorio che le programmazioni non sono state integralmente realizzate nei modi e nei tempi previsti. Al riguardo è interessante riportare quanto ammesso dal Libro Bianco della Difesa 1985 che così si esprime: «La situazione esistente al 1980, a metà del cammino ipotizzato per il processo di ristrutturazione, mostrava chiaramente che gli obiettivi fissati non sarebbero stati raggiunti nel 1985, come pianificato. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, infatti, nella sessione del 28 gennaio 1981, informò il Consiglio Supremo di Difesa circa la predisposizione di un nuovo piano decennale, 1982-91, secondo il quale il conseguimento degli obiettivi della ristrutturazione slittava di cinque anni rispetto ai termini iniziali <8>. Qual'è dunque la risposta all'interrogativo se le leggi promozionali abbiano realizzato uno strumento militare adeguato ai compiti assegnati alle FF.AA.? Al paragrafo 23 esamineremo le cause principali del mancato conseguimento degli obiettivi della ristrutturazione.


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NOTE

AL CAPITOLO

I

(I) Obiettivamente devesi rilevare che l'atteggiamento tenuto dagli americani non fu accettato nemmeno dai partners europei della NATO, molti dei quali negarono il loro spazio aereo ai voli americani per il rifornimento a Israele. L'arroganza di Nixon nei confronti dei partners europei peggiorò notevolmente le relazioni interatlantiche - comprese quelle economiche - con gli europei con grave danno anche per la figu.. ra della Leadership. (2) C. PINZANI, Da Roosevelt a Gorbaciov Firenze 1990, pag. 396. (3) Ministero della Difesa: Libro Bianco della Difesa 1977, pag. 27. (4) Stato Maggiore Marina, Libro Bianco. Prospettive e orientamenti di massima della Marina Militare nel periodo 1974-84, supplemento della Rivista Marittima, aprile 1974. (5) G. MAYER, L'inflazione militare e l'effetto qualità, in Riv. Aeronautica n. I 1991 (in Appendice 5). (6) Fra questi la giustizia. Ed anche per questo grave errore politico ne stiamo ora pagando le conseguenze per il dilagare di una delinquenza organizzata. (7) Ministero della Difesa: Libro Bianco 1977, pag. 285. (8) Ministero della Difesa: Libro Bianco della Difesa 1985, pag. 67.


DAGLI ULTIMI «ANNI '70>> VERSO LA METÀ DEGLI «ANNI '80»

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CAPITOLO 2

DAGLI ULTIMI «ANNI '70» VERSO LA METÀ DEGLI «ANNI '80» 15. La situazione politica e la politica della NATO verso il 1980 e oltre Abbiamo già accennato nel paragrafo 1Oche con il 1978 può essere segnata la fine della distensione Est-Ovest. In questo paragrafo svolgeremo una breve sintesi degli avvenimenti e delle circostanze che portarono a questa nuova fase delle relazioni con l'Unione Sovietica che divenne ben presto così aspra che taluni la denominarono della "seconda guerra fredda" <1>. Già durante l'amministrazione FORD, ancora in un clima di distensione in alcuni ambienti responsabili degli Stati Uniti era stato messo in rilievo che l'Unione Sovietica non aveva mai rallentato gli armamenti. Intanto nel Medio oriente la situazione divenne sempre più confusa finché a fine 1978 sfociò con la crisi iraniana che destò gravi preoccupazioni per gli Stati Uniti non solo per la questione del petrolio, ma soprattutto per il riavvicinamento delle relazioni fra l'Unione Sovietica ed il nuovo Governo dell'Iran, anche se i fatti dimostrarono poi che quest'ultima preoccupazione risultava infondata. Intanto due avvenimenti, diversi fra loro ma che ebbero lo stesso effetto di accendere l'opinione pubblica americana, si verificarono alla fine del 1979: l'assalto, da parte di una folla di estremisti certamente pilotati, dell'ambasciata americana a Teheran il cui personale veniva preso in ostaggio e l'invasione sovietica dell'Afghanistan. In un clima di estrema emotività dell'opinione pubblica, CARTER in un durissimo discorso alla Nazione definì l'invasione sovietica una "grave minaccia alla pace'' perché essa costituiva il segno evidente di una ulteriore espansione sovietica nei paesi dell'Asia sud-occidentale tendente a conseguire il controllo su buona parte delle risorse petrolifere mondiali. Alle parole seguivano i fatti consistenti in una serie di ritòrsioni politiche fra cui la sospensione della ratifica del SALT II, e qÙel che più conta l'emanazione della Direttiva 59 (PD) - alla quale si è già accen-


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nato - che già predisposta nel corso degli anni 1978-79, venne emanata nell'agosto del 1980. Tale direttiva conteneva la dottrina della "countervailing strategy" e cioè la nuova strategia nucleare tendente a ristabilire l'equilibrio delle forze contrapposte. Veniva anche dato l'avvio a forniture di armi e tecnologie all'Irak che nel settembre 1980 aveva invaso l'Iran, innescando così una gara fra diversi paesi per forniture pluriennali di armamenti sofisticati e di know-how che hanno costituito poi il nerbo delle forze che le Nazioni Unite si sono trovate contro nel rintuzzare un'invasione predatrice. Contemporaneamente veniva intensificato il massiccio programma di aiuti militari al Pakistan. A dare un'ulteriore spinta alla carica emotiva della Nazione, fu la campagna per l'elezione presidenziale, nella quale il partito repubblicano, in occasione della convenzione di Detroit, ebbe a dire che "mai prima, nella storia moderna gli Stati Uniti hanno subito tante umiliazioni, insulti e sconfitte come negli ultimi quattro anni''. Con una siffatta carica emotiva lo spirito pubblico americano era portato verso un acceso nazionalismo tutto rivolto ad una restaurazione della potenza nazionale nel mondo, considerata l'unico mezzo per riacquitare quella sicurezza che si credeva compromessa dalla crescente minaccia sovietica. Conseguentemente durante il biennio del primo mandato presidenziale di REAGAN le relazioni sovietico-americane raggiunsero quel massimo di tensione che non si era più verificato dall'epoca dell'invasione della Corea del Sud. Inoltre, è di questo periodo la massiccia ripresa degli armamenti che si faceva balenare possibile agli occhi dei contribuenti, mediante la riduzione degli sprechi della spesa federale. Verso la fine del 1981 venivano ripresi a Ginevra i negoziati INF ma si trascinarono stancamente, avendo la parte americana la pregiudiziale secondo la quale erano disposti ad annullare Io spiegamento dei loro Pershing II e dei Cruise se i sovietici smantelleranno i loro missili SS20, SS4 e SS5 (la cosiddetta "opzione zero"). Per i governi dell'Europa occidentale l'atteggiamento degli Stati Uniti, che rispecchiava soprattutto la volontà di non voler migliorare i rapporti con i sovietici,ingenerava forti preoccupazioni perché lasciava poche speranze per un accordo che avrebbe evitato lo spiegamento degli euromissili. E alle preoccupazioni si aggiungeva uno strisciante risentimento perché la politica militare e quella sul controllo degli armamenti mostravano


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con sufficiente chiarezza che sul piano militare il programma di una presunta restaurazione della potenza americana veniva attuato con decisioni adottate unilateralmente e con scarsa considerazione dei loro effetti internazionali anche nei confronti degli alleati<2>. Nel frattempo insorgeva anche la "crisi polacca" che contribuiva a mantenere tesi i rapporti con i sovietici, anche se lo "stato di guerra" decretato nei confronti della Polonia rientrava nella sfera di ingerenza riconosciuta all'Unione Sovietica negli accordi di Yalta. Peggiorarono nel 1982 anche le intese con i partners europei a motivo del veto posto alle imprese americane interessate a fornire le attrezzature per il gasdotto siberiano i cui lavori erano affidati a ditte europee, le quali finivano per sopportare anche loro le sanzioni contro l' Unione Sovietica. Da parte sua l'Unione Sovietica metteva in chiaro la propria politica suJla distensione e più ancora le condizioni sulle quali fondare la pace. Nel XXVI Congresso del PCUS dove BREZNEV, dopo aver affermato che "sarebbe una vera follia cercare di superarsi gli uni con gli altri nella corsa agli armamenti o fare affidamento sulla possibilità di raggiungere la vittoria in una guerra nucleare", aggiungeva che "il vero fondamento della pace era la parità militare e strategica sancita dagli accordi degli anni settanta" (3>. Nel novembre 1982 moriva BREZNEV, aprendo così la difficile successione con ANDROPOV e CERNIENKO che mantennero l'incarico complessivamente per poco più di due anni. Durante questo periodo (agosto 1983) ci fu l'incidente dell'abbattimento del Boeing coreano avvenuto in condizioni ancora da chiarire; però fu usato per esasperare le relazioni sovietico-americane che, come accennato, raggiunsero in questo periodo i toni più violenti, tanto che ANDROPOV, già gravemente ammalato ebbe a dichiarare che "in queste condizioni le trattative per il controllo degli armamenti diventavano inutili nonostante la seria volontà di pace dell'Unione Sovietica". Verso la fine del 1983 gli euromissili furono installati in Gran Bretagna e poi, superati gli ultimi contrasti anche nella Germania Federale e nella primavera del 1984 in Italia. L'installazione degli euromissili fu indubbiamente una vittoria per REAGAN che al di là dell'aspetto militare poteva affermare di aver riaffermato la loro egemonia e ristabilito la coesione dell'Alleanza Atlantica, ma il malessere ingenerato nei rapporti fra Europa occidentale e Stati Uniti rimaneva profondo e durevole.


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DAGLI ULTIMI «ANN I '70» VE RSO LA METÀ DEGLI «ANNl 'SO»

Fin dall'inizio del secondo mandato presidenziale comparve un certo interesse di REAGAN a riallacciare le trattative sul controllo degli armamenti. Nel gennaio I 985 ci fu un incontro a Ginevra fra GROMYKO e SHULZ per concordare la ripresa delle trattative e, mentre i due interlocutori stavano trattando, nel mese di marzo GORBACIOV assumeva la guida dell'Unione Sovietica. 16. Il periodo degli "squilibri" del sistema economico nazionale (1975-80) Nel paragrafo 6 abbiamo accennato come nel 1974 il sistema economico italiano, venne colpito da una grave crisi la cui origine doveva essere ricercata in cause anteriori alla crisi energetica del 1973 che tutto al più l'ha aggravata. Tale crisi è continuata per tutto il 1975, malgrado che fossero tentati una serie di provvedimenti di rilancio dell'economia che tuttavia non diedero gli esiti sperati perché il tasso di variazione percentuale annuo del PIL regredì del - 3,5%, mentre il deficit di bilancio, a motivo di una politica di bilancio espansiva, anche per sostenere la domanda, raggiunse 16.647 miliardi contro i 5.992 del 1974. Il costo del lavoro (base 1970 = 100) da 153,9 nel 1974 raggiunse 210,0 nel 1975 soprattutto a motivo dei notevoli aumenti dei salari mentre l'inflazione subiva un sensibile incremento che raggiungeva il 17% rispetto al 1973. Il I 975 insieme al 1974 furono dunque anni di recessione. Nel 1976 ci fu una certa ripresa malgrado una grave crisi valutaria che determinò l'emissione di alcune misure restrittive sull'esportazione di valuta e a sanzioni penali sugli illeciti valutari. Ma la crisi valutaria in quanto originata dalla debolezza della bilancia dei pagamenti, comportò anche una forte stretta creditizia e un complesso di misure restrittive che nella seconda metà dell'anno, quando tali misure furono inasprite, determinarono un arresto dei pur fragili sintomi di ripresa registrati nei primi mesi. Comunque il tasso di variazione annua del PIL registrò un incremento del 5,9 % , ma la lira subì un'ulteriore caduta del suo valore nei confronti della media delle altre monete valutata un 13 ,9%, cosicché veniva a perdere complessivamente il 35, I% del valore posseduto nel 1973. Il deficit di bilancio è sta. to di 14.089 miliardi. il costo del lavoro raggiunse 232,2 e l'inflazione salì al 18% . Il 1977 è un anno di ristagno economico, dovuto anche ai vincoli imposti dal FMI in relazione al prestito concesso nel 1974 che limitavano


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l'autonomia della nostra politica economica che non poteva discostarsi da una manovra restrittiva del credito e della moneta e da un inasprimento del prelievo fiscale per non accrescere il deficit di bilancio. Ne risultò una flessione del tasso di variazione annuo del PIL che non superò l' l ,90Jo. Migliorò invece, la bilancia dei pagamenti, il cui saldo delle partite correnti tornò attivo, registrando 1.730 miliardi, ma l'inflazione continuava a salire raggiungendo il 19,l OJo . Il deficit del bilancio ebbe un incremento rispetto all'esercizio 1976, anche se rimase inferiore a quello del 1975, in quanto si stabilizzò a 15.115 miliardi . Nel 1978 si ha una ripresa, ma solo a partire dal quarto trimestre. Infatti, fin dai primi mesi c'è stato un allentamento delle restrizioni sia nella politica monetaria e creditizia, sia in quella di bilancio, ma gli effetti sul reddito, l'investimento e l'occupazione sono stati modesti. I rispettivi tassi di variazione annua sono stati del 2,70Jo - O,lOJo e 36,JOJo come l'anno precedente. La ripresa, come vedremo in seguito, si è accentuata a partire dal primo trimestre del 1979. Il saldo della bilancia dei pagamenti migliorò sensibilmente con un attivo 6.997 miliardi, ma il deficit di bilancio sale a 21.654 miliardi, mentre l'inflazione scende al 13,90Jo perdendo oltre 5 punti rispetto all'anno precedente. Nel dicembre 1978 venne approvato in sede CEE lo SME che entrò in vigore nel marzo successivo dopo il superamento di alcuni contrasti franco-tedeschi. La fascia di fluttuazione dei tassi di cambio bilaterali venne fissata in un più e meno 2,250Jo, ma per l'Italia ne fu stabilita quella più larga del 60Jo. Nel 1979 incominciò a farsi sentire la ripresa. II tasso di variazione degli investimenti raggiunse il 5,90Jo e quello del PIL il 4,90Jo e aumentò anche il tasso di occupazione, passando al 36,40Jo. Però riprese a salire il deficit del bilancio dello Stato che si attestò su 25 .738 miliardi - dovuto ad una massiccia espansione della spesa pubblica - e il tasso dell'inflazione che raggiunse il 15,70Jo anche a causa della crisi iraniana e delle sue conseguenze sui prezzi e sulla disponibilità del petrolio. Durante il 1979 vennero predisposti alcuni strumenti di intervento strutturale che costituirono il "Piano triennale 1979-81" che negli intendimenti del Governo avrebbe dovuto costituire la saldatura fra la politica anticongiunturale e quella strutturale.


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DAGLI ULTIMI • ANNI ' 70» VERSO LA METÀ DEGLI «ANN1'80»

Nel 1980 la ripresa si arrestò: malgrado che gli investimenti continuassero a salire, il tasso d'incremento del PIL scese a 3,90Jo e soprattutto il saldo della bilancia dei pagamenti accusò un deficit di 6.258 miliardi e l'inflazione raggiunse il più alto tasso finora toccato: il 21, I% e per la lira si annunciavano momenti difficili. 17.

/ bilanci della Difesa negli esercizi 1976-80

Devesi rappresentare in via preliminare che l'esercizio 1976 - così come era avvenuto anche per il precedente - ha destato preoccupazione e nervosismo all'Esercito e all'Aeronautica; e in particolare a quest'ultima che - come accennato al paragrafo 13 - avendo presentato il proprio documento programmatico a pochi mesi di distanza da quello della Marina, vedeva l'iter del relativo provvedimento legislativo allineato a quello dell'Esercito, notevolmente attardato ed ambedue ritardati per il sopraggiunto scioglimento delle Camere. In pratica, infatti, ne è derivato uno "scollamento" fra la legge promozionale della Marina la cosiddetta "legge navale" - e quelle dell'Aeronautica e dell'Esercito di ben due anni. Ciò ha determinato - come avremo modo di osservare in seguito un notevole danno economico-finanziario all'Esercito e ali' Aeronautica a causa dell'inflazione galoppante di quel periodo, nonché di quello relativo al diverso termine dei finanziamenti. Ciò premesso, passiamo all'analisi del bilancio della Difesa per il 1976. Lo stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa per l'esercizio 1976 presenta un complesso di finanziamenti per 2.956,740. Di essi costituiscono le spese di difesa soltanto 2.456,732 miliardi, oltre 16,6 miliardi stanziati sulla previsione della spesa del Ministero del Tesoro. Rispetto all'esercizio precedente presentano un incremento assoluto di 397,045 miliardi pari al 19,3%. Considerato, però che il tasso di inflazione è stato del 18% l'incremento reale risulta di appena l'l,3%. Per contro il bilancio dello Stato, ammontava a 36.427 ,695 miliardi con una maggiorazione di 7.849,887 miliardi rispetto al precedente; ciò significava un aumento relativo del 27,5%, incremento ben più sostanzioso di quello riservato alle spese di difesa in quanto superiore di 9,5 punti all'inflazione. Se poi andiamo a considerare le spese per acquisto di beni e servizi che è l'aggregato più rappresentativo dello strumento militare, si nota un incremento fra il valore assoluto dell'esercizio 1976 rispetto al prece-


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dente di 157,5 miliardi (esclusa la quota dello stanziamento straordinario della Marina, per armonizzare gli stanziamenti stessi fra le tre FF.AA), pari ad un incremento relativo del 13,2%, inferiore di circa 5 punti nei confronti del tasso di inflazione, confermando anche la situazione di disagio creatasi nell'Esercito e nell'Aeronautica per il ritardo dei propri provvedimenti promozionali come rappresentato in precedenza. Ad assestamento di bilancio avvenuto le spese di difesa ammontavano a 2.681,4 miliardi comprese le spese per il trattamento provvisorio di quiescenza.

Lo stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa per l'esercizio 1977 presenta un complesso di finanziamenti per 3.530,610 miliardi . Se vengono considerate soltanto le spese di difesa tale importo si riduce a 2.920,030 miliardi, oltre 16,600 miliardi stanziati nella previsione della spesa del Ministero del Tesoro. Rispetto all'esercizio precedente presentano un incremento di 463,3 miliardi pari acirca il 18,9%. Considerando, però, il tasso dell'inflazione del 19, 1OJo si ha un decremento reale dello 0,20Jo. Tale circostanza è stata ufficialmente riconosciutaC4>. Invece il bilancio dello Stato ammontava a 45.909,535 miliardi con una maggiorazione di 9.481, 84 miliardi nei confronti del precedente; ciò significa un aumento relativo del 26,00Jo superiore di 7, 1 punti a quello delle spese di difesa. Siffatta circostanza viene riconfermata dal fatto che le spese di difesa incidono sul complesso delle spese statali soltanto per il 6,40Jo e che tale rapporto è destinato a diminuire annualmente. Ad assestamento avvenuto il complesso delle spese di difesa è stato di 3.213,2 miliardi. Per l'esercizio 1978 lo stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa ammontava a 4.313,812 miliardi contro 3.530,610 dell'anno precedente. Considerando soltanto le spese di difesa tale importo diviene di 3.594, 741 miliardi, oltre i 16,600 miliardi stanziati nella previsione della spesa del Ministero del Tesoro. Nei confronti dell'anno precedente presenta una maggiorazione di 674,711, pari al 20,9% . Considerato, però, il tasso dell'inflazione del 13,9% l'incremento reale risulta del 70Jo e può ritenersi una buona maggiorazione. II bilancio dello Stato per il 1978 ammontava a 61.637,775 miliardi con un incremento di 15.728,24 miliardi rispetto all'anno precedente che significa un aumento relativo del 34,3% e in termini reali del 20,4%. Sul piano comparativo tale incremento risulta quasi triplo nei confronti


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dell'incremento reale delle spese di difesa e ciò è confermato dal fatto che l'incidenza delle spese di difesa rispetto al complesso delle spese pubbliche è appena del 5,8%, mentre nel 1977 era di 6,4%. Ad assestamento avvenuto, il complesso deUe spese di difesa è stato di 3.778,8 miliardi. Lo stato di previone deUa difesa del Ministero della Difesa per l'anno l 979 era di 5 .1 l 9,150. Considerando soltanto le spese di difesa tale importo si riduce a 4.234,930 miliardi, oltre i 16,6 miliardi stanziati nella previsione deUa spesa del Ministero del Tesoro. Rispetto all'anno precedente presentano una maggiorazione di 640,189 miliardi, pari al 17,8% che riferita al tasso dell'inflazione del 15,7% resta un incremento reale di appena un 2, 1% . Tale tasso così basso si spiega con la circostanza che in presenza di un aumento di circa 2 punti dell'inflazione, l'incremento delle spese di difesa nel 1979 rispetto al 1978 è stato inferiore di 35 ,5 miliardi nei confronti di quello verificatosi nel 1978 rispetto al 1977. Il bilancio dello Stato per il 1979 ammontava a 106.691,897 miliardi con un incremento di ben 45.054, 122 miliardi che significa un incremento relativo del 73, 1OJo e in termini reali del 57 ,4%. Tale incremento massiccio è da mettere in relazione con il bilancio degli interventi in campo economico ( + 3.470 miliardi), socio-assistenziali ( + 12.550 milardi) e dei trasferimenti alle regioni ( + 20.634 miliardi), ecc .. Tab. li. I Spese dello stato, Spese di difesa e PIL: es. fin. 1975-80 (impegni di spe!>n in milia rdi di lire correnti) Es.

Fin.

1975 1976 1977 1978 1979 1980

RAPPORTI "o

SP ES E STATALI a

38.468,8 46.984,9 62.157,2 83.367,5 103.947,4 142.757,3

PI l DIFESA

2.250,24 2.681,39 3.213 , 18 3.778,78 4.778,69 5.822,56

b

e

138.632 174.869 214.398 253.536 309.834 387.669

b:c

a:c

b:a

1,62 1,53 1,50 1,49 1,54 1,50

27,75 26,87 28,99 32,88 33,55 36,82

5,85 5,71 5,17 4,53 4,60 4,08

Fonte: M1n. Te<oro. Conio consunll',o dello Stato (annate ,-arie)

Prima di concludere il paragrafo riteniamo opportuno effettuare alcuni raffronti allo scopo di valutare il trend della spesa di difesa a metà programmazione dell'ammodernamento dello strumento militare.


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DAGLI ULTIMI «ANNI '70» VERSO LA METÀ DEG LI «ANNI '80»

Nella Tab. Il. l. è indicato l'ammontare degli impegni sul bilancio dello Stato e delle "spese di difesa" come risultano dopo gli assestamenti annuali dal 1975 al 1980, nonché il valore del PIL per il medesimo periodo. Abbiamo usato tali aggregati perché sono più indicativi del volume delle relative spese. Per ogni aggregato abbiamo calcolato i loro rapporti. Ne sono risultate delle incidenze abbastanza diverse da quelle che vengono riportate annualmente anche in documenti ufficiali. Il motivo sta nei criteri adottati: di norma viene erroneamente considerato l'aggregato "spese del Ministero della Difesa" quando è risaputo che nel bilancio della Difesa sono incluse le spese per i carabinieri che in una corretta classificazione delle spese pubbliche costituiscono "spese di ordine pubblico", nonché altre categorie riguardanti attività sociali ed economiche di carattere extra istituzionale. Ovviamente tale criterio porta a gonfiare il rapporto nei confronti della difesa.

Tab. 11.2. Spese di difesa: es. fin. 1975-80 (spese impegnate in miliardi di lire correnti) Spese di

Spese per aquisti di beni e servizi Altre spese

Tota le spese

SJJC1C pcrs.onale TOTALE ID quiescenza GENERALE

E$. Fin .

Personale in

1975

874,343

1.236,081

1.219,481

16,600

60,561 2.170,985 79,252 2.250,237

1976

1.011,569

1.504,775

1.488, 175

16.600

65,418 2.581,762 99,628 2.681,390

1977

1.176,548

1.858,423

1.841,823

16,600

72,103 3.107,074 106,106 3.213, 180

1978

1.278,242

2.282,298

2.265,698

16,600

84,234 3.644,774 134,006 3.778,780

1979

1.694,676

2.858, 166

2.841 ,566

16,600

86,055 4.638,897 139,795 4.778,692

1980

1.997,393

3.563,616

3.547,016

16,600

78,88 1 5.639,890 182,667 5.822,557

servizio

Totale

di cui effettuate da Min . Difesa Altri Min.

(J,ro,v.)

Fonte: Min. Tesoro . Como consuntivo dello Stato (annate varie) e nostre elaborazioni

Dalla semplice lettura dei vari rapporti si nota che tutti presentano una flessione continua e accentuata. Al riguardo, per ciò che concerne il PIL è noto l'impegno in sede NATO di devolvere alla Difesa non meno del 3% del PIL, mentre l'incidenza delle spese di difesa rispetto al complesso della spesa pubblica denota la scarsa rilevanza della "difesa nazionale" nell'ambito della politica generale.


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Tab. 11.3. Spese statali, spese di difesa e spese per acquisti di beni e servizi: incrementi annual i sugli impegni di spesa (in miliudi di lire co rrenti) Es. Fin.

1975 1976 1977 1978 1979 1980

SPESE STATALI Incremento % annuo

SPESE DI DIFESA Incremento Ofo annuo

BENI E SERVIZI MILITARI Incremento '\'e annuo

Valori assoluti

Valori reali

Valori assoluti

Valori reali

Valori assoluti

Valori reali

9.817 ,6 8.516,1 15.172,3 21.210,3 20.579,9 38.809,9

8. 129,0 7.110,9 12.426, 1 18.559,0 17.348,9 30.582,2

(*) 248, I 431 ,2 531,8 565,6 999,9 1.043,9

(*) 204,0

184,3 268,7 353,6 423,9 575,9 825,4

150,6 196,2 220,8 366,3 440,0 514,6

(• ) Valori rttur.ca1i

per

356,8 432,0 490,6 835,3 816,5

ttndtrli comparabili ai nuovi criteri d·1mputaliont dtllt pensioni

Fonte: Min. Tesoro. Conto dello Stato (annate vane) e nostre tlaborazioni

La Tab. 11.2. mostra lo sviluppo dei vari aggregati maggiori delle spese di difesa e, in particolare, la notevole incidenza del personale sulla spesa per acquisto di beni e servizi, specie negli anni in cui scattano delle norme migliorative dei trattamenti economici. Nella Tab. 11.3. sono raffrontati gli incrementi annuali delle spese statali e delle spese di difesa, già indicati nella sintesi annuale dei relativi documenti. Restano ora da fare alcune considerazioni di carattere economicofinanziario sugli stanziamenti annuali per l'aggregato spese per acquisto di beni e servizi, significando che per l'analisi di questo aggregato prendiamo in considerazione le risultanze degli impegni dei bilanci assestati a fine esercizio. In linea preliminare si osserva che l'incremento complessivo dal 1975 al 1980 è stato di 2.63 1,8 miliardi, però bisogna tener conto dell'inflazione che nel periodo considerato è stata galoppante e di due cifre. In una ipotesi di primo approccio, invero poco probabile, che i finanziamenti siano stati spesi tutti nell 'anno di competenza, detti finanziamenti si riducono come segue (valore reale): Esercizi

Finanzi amen li

1975 1976 1977 1978 1979 1980 in complesso 2.631,8.

184,3 268,7 353,6 423,9 575,9 825,4

Tasso lnflaz.

Valore reale

17,2 16,5 I 8, 1 12,5 15, 7 21,1

152,6 224,4 289,6 370,9 485 ,5 65 1,2


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DAGLI ULTIMI «ANNI '70» VERSO LA METÀ DEGLI «ANNI '80»

Dunque, nell'ipotesi sopraindicata l'incremento si ridurrebbe a 2.174,2 miliardi. Ma anche questo valore non è significativo perché nell'aggregato "acquisto per beni e servizi" sono compresi sia i beni "specificamente militari" che hanno un proprio mercato, ben distinto dal mercato corrente, con un andamento della domanda e dell'offerta sui generis e beni "non specificamente militari", oggetto di uso comune sia al settore militare sia a quello civile. Tali beni seguono condizioni e leggi del mercato corrente. Ciò considerato, si rende necessaria un'analisi di secondo approccio che tenga conto delle diverse conseguenze di mercato per l'una e per l'altra categoria di beni. Per i beni non specificamente militari - come abbiamo già accennato - si verificano tutte le condizioni del mercato corrente. Ciò significa che per questa categoria di beni si riscontra il normale tasso di inflazione. E poiché la "domanda militare" di questo settore di beni spazia in un campo vastissimo risulta corretto applicare "l'indice nazionale dei prezzi al consumo". Il discorso cambia per i beni specificamente militari dove i pareri sull'inflazione militare specifica sono ancora discordi. Secondo uno studio ad hoc riguardante il nostro Paese nel periodo 1980-90 (5) l'inflazione militare specifica per detto periodo avrebbe oscillato fra 2-2,5 punti sopra l'inflazione generale, attestandosi mediamente sui 2,2. Al riguardo si ritiene che tali risultati possano essere applicati, con buona approssimazione, anche al periodo 1975-80. Ipotizzando per i beni specificamente militari cicli produttivi triennali con stati di avanzamento annuali e per i beni non specificamente militari cicli annuali e un rapporto di valori fra le due categorie di 54,5 e 45,5 (media verificatasi nel corso del predetto studio per il sessennio I 980-85), si ottengono i seguenti risultati:

Valore assoluto: dell'incremento dell' aggregato beni e servizi: di cui: per i beni specificamente militari 1.434,40 per i beni non specificamente militari 1.197,40 Valore reale: dell'incremento dei beni «specificamente militari» 899,6 dell'incremento dei beni non «specificamente militari» 988,9 dell'incremento dell'aggregato «beni e servizi» perdita di valore dell'incremento

2.631,8

1.888,5 743,3


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Come risulta dallo specchjo sopraindicato, la perdita del potere di acquisto del complesso degli incrementi nel periodo 1975-80 ammontante a 2.631,8 miliardi è stata di 743,3 miliardi. Naturalmente la categoria di beni che ha risentito maggior danno è stata quella dei beru specificamente militari, sia per la durata dei cicli produttivi dei sistemi d'arma sia per l'effetto dell'inflazione militare specifica. Sulla composizione economica dell'aggregato "acquisti di beni e servizi per la difesa" si rinvia il lettore alle relative tabelle dell'appendice statistica. 18. Un punto di rif/essfone: il primo Libro Bianco della Difesa I libri bianchi sulla difesa sono prerogativa della gran parte dei paesi occidentali: si riscontrano caratteristiche diverse fra loro, ma ne presentano anche alcune comuni, fra cui scopo preminente il carattere divulgativo, per far conoscere alla collettività nazionale gli intendimenti del governo in materia di sicurezza; per ottenere la partecipazione, l'adesione e il consenso dall'opinione pubblica sulla politica di difesa perseguita; sulle funzioni svolte dalle Forze Armate e sulla destinazione delle risorse nei principali settori; per ricevere l'approvazione dei parlamenti s ul bilancio della difesa e, in taluni casi, sui programmi di spesa a breve e/ o a medio termine; per rendere edotti i principali circoli internazionali in merito alle scelte fondamentali di un dato paese nella politica di difesa<6>. Ma nei libri bianchi non manca la componente programmatica, anche se non sempre chiaramente e completamente espressa e, meno frequentemente indicata, quella problematica. Ciò premesso in linea generale sulla natura e il contenuto ricorrente dei libri bianchi della difesa; s i passa ad una breve analisi del primo Libro Bianco della Difesa italiana. Da tempo l'Organismo della Difesa era consapevole del vuoto esis tente nell ' informazione verso l' opinione pubblica s ui problemi di difesa; già il Ministro TREMELLONI aveva programmato un libro bianco sulla Difesa, ma gli eventi che si s usseguirono fecero rinviare ogni decisione e così solo nel I 977, anche a motivo delle "Leggi promozionali" sulla ristrutturazione delle Forze Armate, fu deciso un franco e costruttivo dialogo con l'opiruone pubblica per "presentare le Forze Armate quali esse sono, senza infingimenti e senza apologie, negli aspetti morali e materiali, negli ordinamenti e nelle strutture, nella vasta tematica


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dei loro problemi e nelle prospettive verso il futuro, anche perché da questa presentazione possano scaturire osservazioni, commenti e suggerimenti per la continuazione del dialogo con l'opinione pubblica" <7>. Dunque la finalità primaria del Libro Bianco della Difesa fu di carattere divulgativo. Gli avvenimenti che si erano susseguiti dal 1970 in poi - sui quali abbiamo già accennato nei paragrafi precedenti e che qui ricordiamo sinteticamente - : squilibri economici e pressioni inflazionistiche che fecero lievitare di oltre il 60Jo i prezzi mondiali dei beni oggetto di mercatO internazionale (I 970); conseguente crisi monetaria internazionale di particolare gravità e successiva svalutazione della lira; incremento massiccio dei prezzi ingrosso - oltre il 25% - e al consumo più del 12% e dei costi dei fattori di produzione - dovuti al deprezzamento della lira, alla crisi petrolifera e soprattutto ai provvedimenti socio-assistenziali e all'aumento dei salari conseguenti ali' autunno caldo. L'incontrollabile fenomeno della stagflation e il decremento del PIL, ridussero i finanziamenti reali alla Difesa a livelli che non consentendo più di procedere ad un graduale rinnovamento, furono causa di una riduzione quantitativa e qualitativa per obsolescenza dello strumento militare. Ciò portò che, in piena crisi economica (I 975), il Governo si trovò costretto a presentare al Parlamento i tre provvedimenti promozionali straordinari per il riammodernamento del malandato strumento militare, con la conseguenza di dover rendere conto all'opinione pubblica e al "cittadino-contribuente" di un siffatto operare in un momento particolarmente difficile per l'economia nazionale, cercando al tempo stesso, d'instaurare un colloquio proficuo sulla politica di difesa nazionale e sulle condizioni proprie della condizione militare. Tale incombenza divulgatrice fu dunque affidata al Libro Bianco che però, oltre a siffatta finalità, ne ebbe anche una programmatica per indicare le scelte da effettuare, nonché i criteri di decisione, gli obiettivi da conseguire e i mezzi necessari - reali e finanziari - della Difesa. Invece l'aspetto problematico venne appena accennato con una sommaria illustrazione dei più rilevanti problemi generali e settoriali affrontati e/ o da affrontare. Il Libro Bianco della Difesa 1977 consta di una introduzione, scritta dal Ministero, una premessa programmatica ed intenzionale, di nove capitoli e le conclusioni. L'impostazione dei singoli capitoli non ha seguito un criterio uniforme. Nel primo capitolo le complesse questioni dell'equilibrio e della


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sicurezza mondiale sono state accennate in maniera molto sbrigativa; anche l'argomento della politica di sicurezza, nel quadro dell'Alleanza Atlantica e nazionale è stato esaurito in poche pagine e con riferimenti generici sulle relative opinioni. Altrettanto generico e insufficiente il capitolo delle spese per la difesa . L'analisi delle spese viene portata avanti sullo schema della classificazione secondo i criteri di gestione; ma trattasi di un'analisi di troppo breve periodo che non consente di mettere in luce una tendenza ormai consolidatasi nel tempo e cioé la progressiva riduzione degli stanziamenti per la difesa rispetto al PIL, mentre il costo dei sistemi d'arma è in continuo aumento sia per l'inflazione, sia per le tecnologie avanzate impiegate nelle nuove generazioni dei sistemi d'armi. Era questa l'occasione per parlare chiaro: la determinazione del livello dei finanziamenti per la difesa - come del resto per gli altri servizi pubblici dello stato - dipende da una scelta finalistica avente natura e carattere politico. Ma appunto per questo carattere, quando ad esempio, la scelta politica decide più assistenza sociale ed educazione e meno difesa, il "cittadino-contribuente" deve conoscere le motivazioni politiche che hanno portato a quelle scelte e gli obiettivi che si vuole raggiungere e quelli ai quali si è rinunciato, scelte che comportano benefici e costi, vantaggi e svantaggi che debbono essere resi noti <8>. E un Libro Bianco della Difesa era l'occasione - l'abbiamo già osservato - più adatta ed opportuna per far conoscere all'opinione pubblica che certi obiettivi sociali vengono assicurati col sacrificio di altri obiettivi, fra cui la difesa. Può essere infatti, motivo di grande compiacimento per il Governo e di soddisfazione per la cittadinanza aver organizzato l'assistenza gratuita o quasi a tutti, ma è dovere del Governo far sapere al consorzio sociale che, essendo scarsi i mezzi economici disponibili, quell'assistenza è stata assicurata, poniamo a prezzo di una minore difesa del paese, delle sue istituzioni, delle libertà personali e dell'indipendenza del paese stesso, perché i minori mezzi concessi alla difesa, implicano che essa sia mantenuta con un maggior tasso di rischio. Purtroppo nulla di tutto ciò appare nel documento. Inoltre, non sembra né esaustiva, né convincente l'affermazione generica che i finanziamenti sono scarsi - e fin qui siamo d'accordo - e che costituiscono il massimo sforzo fattibile. Occore portare prove e la prova più attendibile è un'analisi di compatibilità della spesa militare ad un dato livello con le altre spese pubbliche e non a livelli superiori, stante le condizioni del sistema economico


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nazionale. Ma anche di siffatta analisi non c'è traccia nel documento. Concludono il capitolo sulle spese militari, qualche raffronto internazionale, alcune notizie sul bilancio dell'esercizio 1977 e sul volume dei residui e, infine, un brevissimo accenno allo stato dei lavori per l'applicazione del PPBS - peraltro mai attuato per mancanza di volontà politica. Il discorso si fa più ampio nei capitoli successivi che trattano della ristrutturazione delle FF.AA. e dello strumento militare. Di fronte alla inadeguatezza dei finanziamenti di bilancio si era imposta negli anni precedenti una ristrutturazione dello strumento militare, che a quell'epoca costituiva il più grosso problema delle FF.AA.: di qui la volontà di informare adeguatamente l'opinione pubblica delle nuove dimensioni e dei conseguenti vincoli dello strumento militare. Dopo un altro capitolo, avente solo carattere descrittivo e privo di ogni riferimento al disagio non soltanto economico in cui versava il personale e ai possibili mezzi per eliminare le cause della demotivazione, il discorso torna ad essere più ampio in materia di programmazione leggi promozionali comprese - perché, a quei tempi, si appuntavano su di esse molte speranze, e di ricerca e sviluppo, per poi limitarsi ad uno scarso accenno ai rapporti con l'industria. Concludendo, nel complesso il pregio maggiore del primo Libro Bianco della Difesa è stato quello di avere aperto un discorso con l'opinione pubblica per parlare della difesa del paese e per tentare un colloquio con essa, finora non solo iniziato, ma neppure tentato. Il risultato? Può essere considerato un tentativo di riflessione e di comunicazione di primo approccio, che doveva essere ripreso con più ampia esposizione di dati derivati da analisi condotte con appropriate metodologie, di cui debbono essere esposti i criteri di indagine. Il tutto preceduto da un chiaro e ampio discorso sulla situazione politico-strategica internazionale e conseguentemente sulla politica di difesa e militare perseguita, dandone ovviamente notizia degli elementi costitutivi: finalità, obiettivi, strumento militare e finanziamenti. 19. Il periodo del "ristagno" del sistema economico nazionale (1981-83) Pur considerando il 1980 come l'anno in cui si è concluso un ciclo critico che si è trascinato tra flessioni e riprese drogate o meno per tutti gli "anni '70", il periodo successivo compreso fra il 1981 e il I983 resta sempre di "sostanziale ristagno". Nel 1981 la congiuntura internazio-


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DAGLI ULTIMI •ANNI '70• VERSO I.A META DEGLI •A1'Nl'80•

nale non ha certamente favorito l'economia nazionale: il ristagno degli scambi, il forte apprezzamento del dollaro e gli effetti residui del rincaro del petrolio hanno indubbiamente condizionato le nostre attività economiche. Il PIL, in lire correnti, è stato di 464.030 miliardi contro 387 .669 del 1980ein "lire 1970" di 85.715, contro 85.563 del 1980, con una flessione reale dello - 0,2% che rispecchia quella internazionale (- 0,5% in sede CEE e - l, 1O/o nell'area OCSE); anche gli investimenti hanno registrato una lieve diminuzione rispetto all'anno precedente: 8,70/o rispetto al1'8,80/o. I prezzi in grosso sono cresciuti del 16,60/o con un incremento inferiore di circa 3,4 punti rispetto al 1980, ma i maggiori aumenti sono ascrivibili alle materie industriali che, come è noto, maggiormente riguardano le attività economiche militari. L'aumento dei prezzi al consumo nel 1981 è stato del 18,7% con una decelerazione di 3,4 punti rispetto alla dinamica registrata nel 1980. Notevole il miglioramento del saldo della bilancia valutaria dei pagamenti che passa da un deficit di 6.258 miliardi nel 1980 ad un'eccedenza di 1.533 nel 1981. Il bilancio dello Stato, invece, continua ad essere caratterizzato da un rilevante allargamento dello squilibrio tra entrate e spese, tanto che ne risultava un deficit di 59.041 miliardi, con un incremento di 9.644 miliardi rispetto al 1980 e quel che più conta, essendo costituito da 31.890 miliardi di "parte corrente". Tale situazione destò le più vive preoccupazioni del Governatore della Banca d'Italia che, dopo aver ricordato che negli stessi legami tra la politica monetaria, il fabbisogno pubblico e la sua copertura sono in fondo riconducibili ad un principio elementare secondo cui per nessuna unità economica le spese correnti possono a lungo eccedere le entrate, ammoniva gli organi responsabili a tornare al rispetto dei principi che pongono limiti diretti e invalicabili al sistematico assorbimento di risparmio da parte del settore pubblico <9>_ Ovviamente, come già rilevato in precedenza, gli squilibri più gravi si annidano nel sistema previdenziale e sanitario e nell'ingente debito pubblico che, oltretutto, sottrae gran parte del risparmio al settore privato, rendendo i nuovi investimenti più difficoltosi e onerosi. Sono conseguite altrcsì, difficoltà notevoli per la stabilità della moneta che nel corso del 1981 ha forzatamente subito due svalutazioni, una del 6% e l'altra del 3%, mentre il marco e il fiorino rivalutavano del 5,5% e il dollaro si apprezzava del 9%.


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Nel 1982 la situazione economica italiana non è migliorata, anzi nel corso dell'anno si è accentuata la fase recessiva, estendendosi agli investimenti fissi, mentre per la prima volta dal 1972, è diminuita l'occupazione. Il PIL ha raggiunto 545.124 miliardi in valore assoluto, ma in termini reali solo 85.269 miliardi, vale a dire 440 miliardi in meno nei confronti del 1981 con una diminuzione dello 0,5% commisurata sui valori reali. L'incremento dei prezzi ingrosso continua la sua flessione rispetto all'anno precedente: dal 16,6% si è passati al 13,9%; anche l'incremento annuale dei prezzi al consumo - indice del costo della vita - è sceso al 16,3% ma la domanda non tira, essendo rimasti stazionari i consumi in termini reali . Anche l'offerta langue: il valore aggiunto in termini reali è diminuito dell'l,60Jo rispetto all'anno precedente. Invece, il saldo valutario della bilancia dei pagamenti torna in rosso con un deficit di 2.521 miliardi, dovuto in gran parte all'aumento delle importazioni rispetto alle esportazioni. Il bilancio dello Stato ha avuto sorte lievemente migliore: il deficit complessivo delle partite correnti e del conto capitale è stato di 60.926 miliardi, cifra notevole, ma inferiore di 4.152 miliardi nei confronti dell'esercizio precedente. Tale risultato è stata la conseguenza di una maggiore severità della politica di bilancio che prevista nella "relazione previsionale e programmatica per il 1982, aveva per obiettivi principali la disinflazione nello sviluppo. Dei due obiettivi, come si è visto, è stato raggiunto solo il primo, mentre per il secondo il risultato è stato peggiore di quello conseguito l'anno precedente. È venuto meno anche il terzo obiettivo e cioè quello relativo all'allineamento del deficit del bilancio statale a 50.000 miliardi, che pur ridottosi, è tuttavia rimasto di molto al di sopra.

Purtroppo l'accentuato squilibrio della bilancia dei pagamenti, il rimborso di ingenti debiti commerciali e gli aggiustamenti delle parità centrali del franco belga e della corona danese, richiesero nel giugno una ulteriore svalutazione della lira nella misura del 2, 75 "lo. Anche il 1983, nel complesso, è stato un anno di depressione più che di ristagno perché sul piano interno, la politica di stabilizzazione volta a ridurre i fattori di squilibrio ha frenato la domanda e sul piano internazionale i contorni della ripresa sono rimasti ancora sfocati e incerti. Devesi tuttavia rappresentare che nel secondo semestre c'è stata l'inversione ciclica.


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Il PIL ha raggiunto 633.441 miliardi - 84.912 in termini reali -, rispetto al 1982 ha registrato un decremento dello 0,4% in termini reali. L'andamento dei prezzi ingrosso ha continuat0 nella sua flessione attestandosi al 9,70/o, quello dei prezzi al consumo ha segnato un 14,70/o. Ciò ha significato che l'obiettivo inflazione sia statO presso che raggiunto per quanto riguarda i prezzi in grosso, mentre che per quelli al dettaglio è stato superato di circa due punti percentuali a causa della dinamica delle tariffe e dei costi del lavoro che, comunque ha visto l'andamento dell'occupazione riprendere un valore positivo, sia pure dello 0,2% rispetto all'anno precedente. La domanda ha registrato una flessione dello O, 7% a causa della diminuzione dei consumi; conseguentemente l'offerta ne è rimasta influenzata almeno per tutto il primo semestre, pur avendo trovato un parziale compenso nelle esportazioni che hanno registrato un buon incremento rispetto al 1982. Il saldo globale della bilancia valutaria dei pagamenti torna in attivo con 3.793 miliardi. Il bilancio dello Stato ha fatto un forte balzo in avanti: 51.300 miliardi in più rispetto al 1982, portando il deficit a 77 .310 miliardi con un incremento di 18.700 miliardi e cioè circa un 32%. È da rilevare al riguardo che a fronte di trasferimenti agli altri enti pubblici - in particolare alle regioni - ammontanti ad oltre 7 punti il tasso d'inflazione, sta la circostanza che tali enti hanno visto aumentare i loro depositi bancari da 1.100 miliardi nel 1982 a ben 4.100 miliardi nel 1983. Ciò significa che non riescono, o non vogliono, spendere i finanziamenti ricevuti per i servizi di loro competenza. E intanto lo Stato s'indebita sempre di più per coprire il deficit di bilancio. È da rilevare, infine, che la posizione nazionale della lira verso l'estero ha implicato un'ulteriore svalutazione del 2,750/o il 21 marzo. Volendo fare una breve sintesi del periodo 1981-83, giungiamo alle seguenti considerazioni conclusive: a) il triennio 198 1-83 è stato sostanzialmente un periodo di depressione che ha in parte risentito di effetti esogeni in ogni caso aggravati dalla struttura del nostro sistema economico; b) le difficoltà da superare quando si cerca di perseguire un certo sviluppo, dovendo allo stesso tempo risolvere un processo di forte disinflazione, sono maggiori e di più difficile superamento, specie quando - come nel nostro caso - non si ha la forza politica di attuare adeguate politiche del reddito e di bilancio;


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e) i piani posti in essere e, in particolare il "piano a medio termine

1981-83" con i suoi aggiornamenti non hanno raggiunto gli obiettivi previsti o li hanno raggiunti solo in parte e i risultati conseguiti sono stati modesti, mentre il deficit del bilancio statale e il conseguente indebitamento è divenuto preoccupante. 20. I bilanci della Difesa negli esercizi 1981-83

li bilancio della Difesa del 1981 ha risentito delle condizioni sfavorevoli in cui si è dibattuto il sistema economico nazionale di cui si è discorso al paragrafo precedente. Le spese di difesa, a bilancio assestato, hanno raggiunto 6.873 miliardi con un incremento di 963 miliardi rispetto all'esercizio precedente, ma due terzi di tale aumento è stato assorbito dalle spese per il personale in servizio, mentre per l'acquisto di beni e servizi sono andati soltanto 303 miliardi. E poiché le quote annuali delle leggi promozionali assommavano a 355 miliardi, ne consegue che lo stanziamento normale per l'acquisto di beni e servizi venne ridotto di oltre 50 miliardi, confermando così l'abitudine del Tesoro di togliere "con una mano quello che assegna con l'altra". Da questo disinvolto modo di procedere è risultato un finanziamento globale per acquisti di beni e servizi di 3.986 miliardi, con un incremento - come già rappresentato - di soli 303 miliardi che, considerato il tasso di inflazione del 18,7% si riducevano a 246. Inoltre, considerato che l'incremento della spesa pubblica è stato del 25,2% . L'aumento delle spese di difesa è risultato inferiore di 7,1 punti percentuali non avendo raggiunto che il 18, 1% di modo che non ha coperto neppure il tasso dell'inflazione. L'incremento per acquisto di beni e servizi è stato appena dell'8,2% e cioè 10 punti percentuali al di sotto del tasso dell'inflazione; se poi consideriamo l'inflazione militare il gap oltrepassa i 12 punti, mentre più precario è divenuto l'import - che riguarda buona parte dell'ammodernamento dello strumento militare - a causa della lievitazione dei prezzi internazionali all'importazione per effetto della svalutazione della lira nella misura del 6%. In conclusione il 1981 è stato un anno in cui tutto il processo di ammodernamento e ristrutturazione dello strumento militare è stato ritardato per insufficienza di mezzi finanziari. L'andamento del bilancio del 1982 è stato migliore del precedente, pur essendosi accentuate le condizioni di ristagno del sistema economico


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nazionale. Le spese di difesa, a bilancio attestato, hanno raggiunto 8.785 miliardi con un incremento di 1.912 miliardi in valore assoluto e relativo del 27,8% sull'esercizio precedente. Di tale incremento, 750 miliardi riguardava il personale, 1.121 l'acquisto di beni e servizi e 111 le spese diverse. Percentualmente l'incremento della spesa per beni e servizi raggiunge il 28, 1% - superiore di 11,3 punti percentuali sull'aumento del bilancio statale - e poiché il tasso d'inflazione è stato del 16,3%, in termini reali è valutabile nell' 11,8%. Circa l'entità dell'incremento, si ritiene che più che per ripianare l'insufficiente finanziamento dell'esercizio precedente, si sia voluto dare un aiuto all'industria nazionale, stante il ristagno della domanda, specie nel settore metalmeccanico. Il bilancio della Difesa per il 1983, indica per le spese di difesa, a bilancio assestato, l'importo di 10.615 miliardi, con un.incremento in cifra assoluta di 1.830 miliardi pari ad un 20,80Jo. Di tale incremento 602 miliardi interessano il personale, 1.180 i beni e i servizi e 48 le spese diverse. Percentualmente l'incremento del finanziamento per beni e servizi è del Tab. 11.4. Spese dello Stato, di difesa e PJL: es. fin. 1981-83 (impegni di spesa in miliardi di lire correnti) Es. Fin.

RAPPORTI O,,

SPE SE

PIL

STATALI a

DIFESA

1981

178.743,6

6.873,l

1982

208.816,6

1983

260.149,3

e

b:c

a:c

b:a

464.030

1,48

38,52

3,84

8.785,6

545.124

1,61

42,07

4,21

10.615,8

633.441

1,68

41,07

4,08

b

Fonte: Mm. Tesoro. Con10 consuntivo dello Stato (annalc varie) e noslre elaborazioni

23,l % che si riduce ad un 8,1 % in termini reali, essendo del 15% il tasso dell'inflazione; inoltre è inferiore di un 1,8% rispetto all'incremento del bilancio dello Stato che presenta finanziamenti di spesa per 260.149 miliardi con un incremento del 24,9%. Anche nel 1983 la spesa per acquisto di beni e servizi della Difesa ha continuato ad esercitare un certo sostegno all'industria, stante il perdurare del rallentamento della domanda sul mercato interno.


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Tab. 11.5. Spese di difesa: es . fin. 1981-83 (spese i mpegnate in miliardi di lire correnti) Es. Fin .

Spese di Personale in servizio

1981

2.529,007

1982 1983

Spese

Spese per aquisti di beni e servizi di cui effettuate da Totale

Altre spese

Totale spese

pcrs,,nale

TOTALE m qu.iescenza GENERALE

Min. Difesa

Altri Min.

3.986,716

3.970, !16

16,600

124,374 6.640,()()7 232,954 6.873,051

3.200,686

5.107,550

5.090,950

16,600

166,176 8.474,412 3!!,217 8.785,629

3.757,540

6.287,603

6.271 ,003

16,600

213,883 10.259,026 356,&03 10.615,829

Fonte: Min. Tesoro. Conto consuntivo dello Stato (anna1e varie) e nostre elaborazioni

(prow.)


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'80,,

NOTE AL CAPITOLO 2 (I)

F. HALLIDA Y. The making of the second cold war, London 1983 pagg. 7-23.

(2)

C. PINZANI, Da Rooselvet a Gorbaciov, op. cit. Firenze 1990, pag. 449.

(3)

C. PINZANl, op. cit. pagg. 466-467.

(4)

Senato della Repubblica, Note illustrative di carattere politico-economico sull'attività delle Amministrazioni statali nell'anno 1977: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1977 (Doc. n. 280 bis pag. 73).

(5)

Cfr. Appendice n. 5.

(6)

Per un'analisi comparativa dei Libri bianchi della difesa di alcuni paesi, compreso

il nostro, si rinvia il lettore alla nota analitica di: G. BRESSI, S. A. ROSSI, P. VISANI, li Libro Bianco della Difesa: analisi e orientamenti, in Strategia Globale n. 3 1984, pagg. 121-139. Vedasi inoltre: S. A. ROSSI, li Libro Bianco della Difesa 1985, in Strategia Globale n. 4, 1984 CASD XXXI Sess. II Libro Bianco della Difesa, Roma 1980. (7)

Ministero della Difesa: Libro Bianco della Difesa 1977: Introduzione del Ministro della Difesa, pag. 3, Roma 1977.

(8)

Per siffatti motivi il Libro Bianco della Difesa della Germania Federale è opera del Cancelliere e non del Ministro della Difesa.

(9)

Banca d'Italia, Considerazioni finali del Governatore ali' Assemblea generale ordinaria dei partecipanti per il 1981, pag. 403.


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CAPITOLO 3

LA SECONDA METÀ DEGLI «ANNI '80» 21. La "ripresa" del sistema economico nazionale stenta ad affermarsi (1984-85)

Il 1984 è un anno importante perché la "ripresa", dopo il suo timido accenno verso la seconda metà del 1983, ha acquistato vigore nel 1984, mostrando che il triennio di ristagno e recessione era stato superato. I risultati, però, pur essendosi rilevati nel loro complesso validi, non possono essere considerati del tutto soddisfacenti: l'obiettivo di maggior interesse è ancora lontano dal suo raggiungimento: l'aumento dell'occupazione si è verificato soltanto nel settore terziario, non riuscendo tuttavia a colmare la diminuzione di manodopera dei settori industriale e primario, cosicché il tasso di disoccupazione è salito al 10,40Jo dal 9,9% del 1983. Il forte recupero produttivo ha portato il PIL a 727 .225 miliardi di lire con un aumento di 93.784 miliardi pari ad un 2,5% sui valori reali. Anche gl'investimenti sono aumentati e precisamente gl' investimenti lordi sono cresciuti del 7 ,7% e quelli fissi del 4, 1OJo. Nel 1984 è continuata la tendenza al rallentamento dei prezzi interni. L'indice generale dell'incremento dei prezzi al consumo è sceso al 10,8% - mentre nel 1983 era del 14,7% - . Invece l'indice dell'incremento dei prezzi in grosso ha riavuto una lieve impennata: 10,3% rispetto al 9,8% del 1983. Il raffreddamento dei prezzi al consumo è dovuto in gran parte a due provvedimenti tendenti a contenere la dinamica inflazionistica: il primo, del gennaio 1983, era rivolto a contenere il grado di copertura della scala mobile; il secondo, del febbraio I 984, predeterminava gli scatti della scala mobile salvo successivo conguaglio a posteriori. Devesi inoltre completare il quadro della riduzione delle tensioni inflazionistiche ricordando il blocco dei canoni locativi e la politica delle tariffe pubbliche mirata a contenere ogni variazione entro i limiti della dinamica programmata. Ciò ha comportato un rallentamento alla dinamica della domanda interna che ha visto la spesa per consumi crescere del 13,3% contro un aumento del reddito disponibile a prezzi cor-


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LA SECONDA METÀ DEGLI «ANNI '80»

renti del 15,50/o . Ne è conseguito un lieve aumento della propensione al risparmio che passa dal 23,20/o al 23,40/o. Per ciò che concerne l'offerta, l'agricoltura ha avuto una notevole flessione per le avverse condizioni meteorologiche e per un accentuato squilibrio fra costi e ricavi valutabile in un 3,9%. L'attività industriale, invece, è cresciuta del 2,8"7o nonostante il ripetersi della contrazione nell'edilizia. Il terziario, poi, ha registrato un grosso balzo valutabile in un 3, 70/o in volume e del!' l 1,5 nei prezzi.

È da rilevare, infine, che il complesso degli investimenti fissi lordi è stato del 4, 1OJo e nella sola industria del 7, 7 efo. Il tasso della disoccupazione, però, si è mantenuto sul 10,40/o. La bilancia dei pagamenti ha mantenuto, sia pure di poco, un saldo attivo - 57 miliardi - malgrado il notevole incremento delle importazioni non compensato, però, dalle esportazioni, che tuttavia hanno realizzato una buona espansione. Il bilancio dello Stato continua nel suo andamento espansionistico delle spese in misura superiore alle entrate; la maggiorazione delle spese di parte corrente è stata di 37 .000 miliardi contro un incremento delle entrate di soli 19.500 miliardi. Ne consegue un deficit complessivo di 91.872 miliardi e cioè di 16.300 miliardi in più rispetto al 1983. Ne è risultato un maggiore indebitamento di circa 92.000 miliardi di cui oltre il 750/o con ricorso sul mercato, continuando così a sottrarre abbondanti disponibilità di risparmio al settore privato. Fra le cause dell'incremento delle spese stataJi al quale hanno contribuito i trasferimenti alle famiglie (in gran parte le erogazioni per i terremotati) per un 30,70/o, le spese per interessi con un 19,8% e gli oneri per il personale per un 12,4%. La Relazione del Governatore della Banca d'Italia del 1984, rileva per le spese per acquisti di beni e servizi un incremento del_l 9,2% per effetto degli acquisti per la difesa. Al riguardo si ritiene di fare una precisazione. Premesso che l'incremento di tali spese è stato di 1.879,4 miliardi con un'incidenza del 130/o e che esse incidono per oltre il 60% sul complesso delle spese per beni e servizi sostenute dallo Stato, ne consegue che le spese per beni e servizi degli altri settori sono cresciute del 28,50/o e cioè secondo una dinamica più che doppia del settore militare.

111985 sul piano internazionale ha mostrato una decelerazione dell'attività produttiva e del commercio con relative conseguenze nelle bi-


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lance dei pagamenti, pur se l'inflazione è continuata a decrescere. Anche nel nostro paese l'economia, pur continuando nella crescita iniziata nel 1983, ha mostrato un'espansione ad un tasso lievemente inferiore a quello dell'anno precedente (2,30Jo contro il 2,50Jo) non dissimile da quello degli altri paesi della CEE. Il PIL è stato di 812. 751 miliardi di lire correnti, con un aumento di 115. 526 miliardi, pari,come detto, ad un incremento del 2,30Jo in termini reali. Anche gl'investimenti lordi hanno registrato un aumento del 3,80Jo mentre gl'investimenti fissi hanno raggiunto il 4, 1 OJo . L'occupazione è cresciuta soltanto dello 0,50Jo, ma il tasso di disoccupazione è passato dal 10,40Jo del 1984 al 10,60Jo:mostrando che tale grave problema è ancora lontano dall'avviarsi ad una soluzione. La domanda interna è aumentata per effetto dell'incremento dei consumi del 20Jo in volume e dell'll,7 in termini monetari, comunque inferiore a quello dell'anno precedente, ma superiore alla variazione percentuale del reddito lordo disponibile dello 0,60Jo, riducendo così la propensione al risparmio al 23,80Jo lievemente inferiore a quella del 1984. Circa l'offerta, la produzione agricola continua nella sua flessione per il perdurare di annate avverse. L'attività industriale, invece, si è accresciuta soltanto di un l ,20Jo e non è ritornata al livello del 1980. Il comparto terziario continua con una crescita del 4,50Jo ed è l'unico settore in cui l'offerta di lavoro trova la maggiore occupazione con 256.000 unità. Continua il raffreddamento dei prezzi, i cui aumenti sono stati del 7,30Jo all'ingrosso e del 9,20Jo per quelli al consumo facendo registrare un tasso d'inflazione intorno all'8,60Jo. La bilancia dei pagamenti continua a presentare un saldo negativo nelle partite correnti, dovuto agli scambi di merci che le altre partite non riescono a compensare, di modo che il saldo globale presenta un deficit di 8.362 miliardi veramente notevole, anche perché nel 1984 era stato raggiunto un sostanziale pareggio. Il bilancio dello Stato è l'altro elemento di preoccupazione economico-finanziario: in particolare quello del 1985 è shockante perché contro un incremento delle entrate di circa 23.000 miliardi stanno aumenti di spese per oltre 45 .000 miliardi di parte corrente e 11.000 in conto capitale, incrementando il deficit di 33.355 miliardi rispetto al 1984 e pervenendo così ad un deficit per il 1985 di 124.913 miliardi, cifra record mai raggiunta (Tab. III.I).


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LA SECONDA METÀ DEGLl «ANNI '80»

Al riguardo si ritiene opportuno procedere ad un'analisi dettagliata per funzioni allo scopo di porre in rilievo l'onere di attività e interventi dello Stato in campo sociale (Tab. II I.2.) dalla quale si rilevano i maggiori incrementi: nel campo sociale (assistenza, previdenza, sanità, ecc.) 16.941 miliardi, trasporti e comunicazioni (Ferrovie) 7.604 miliardi, Tab. III. l. Conto deUe spese e delle entrate deUo Stato: impegni di competenza in miliardi corr. PARTE CORRENTE

1984

1985

Variazioni

1984/ 85

SPESE Retribuzioni a dipendenti e pensionati Acquisti di beni e servizi Interessi Trasferimenti Altre spese ENTRATE Redditi patrimoniali Entrate Tributarie Trasferimenti Altre entrate DISAVANZO

247.807

293.158

+ 18,3

51.131 14.316 53.738 119.779 8.843 204.720 264 161.887 30.949 11.620 43.087

55.450 16.549 60.017 146.138 15.004 227.845 1.843 179.347 34.871 11.784 65.313

+ + + + + + + + + + +

8,4 15,6 11,7 22,0 69,7 11,3 598,1 10,8 12,7 1,4 51,6

CONTO CAPITALE

SPESE Investimenti diretti Trasferimenti Concessione di crediti e anticipazioni Altre spese ENTRATE Trasferimenti Riscossione di crediti Altre entrate DISAVANZO

49.126 3.281 30.570

60.207 5.104 37.995

+ 22,6 + 55,6 + 24,3

8.085 7.190

10.475 6.633

+ 29,6

655

607

447 208 48.471

328 279

SPESE ENTRATE

296.933 205.375

DISAVANZO COMPLESSIVO

- 91.558

59.600 353.365 228.452 - 124.913

7,7

-

36,6

-

26,6 34,1 23,0

+ + + + +

19,0 11,2 36,4


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LA SECONDA METÀ DEGLI «ANNI ' 80»

campo economico (trasferimenti, sovvenzioni, ecc.) 5.420 miliardi, finanza regionale e locale 4. 758 miliardi, istruzione e cultura 3 .195 miliardi. Nel settore della difesa nazionale, invece, l'incremento è stato di appena 1.446 miliardi. Tab. III .2. Variazioni degli impegni per funzioni fra gli esercizi 1984 e 1985 (in miliardi di lire e percentuale)

FUNZIONI

Amministrazione generale Difesa nazionale Giustizia Sicurezza pubblica Relazioni internazionali Istruzione e cultura Azioni e interventi nelle abitazioni Azioni e interventi in campo sociale Trasporti e comunicazioni Azioni e interventi in economia Interventi nella finanza regionale e locale Oneri non ripartibili

IMPEGNI

1984

1985 b

a

8.931,6 13.183,4 3.015,9 6.383,6 6.526,9 28.954,8 3.210,9 63.761,5 22.679,9 29.429,l 43.247,9 67.607,6

VARIAZIONI Assolute 11/o b-a

9.640,l 708,5 14.629,9 1.446,5 3.434,l 418,2 7.229,8 846,2 8.719,3 2.192,4 32.149,9 3. 195,1 3.432,1 221,2 80.702,3 16.940,8 30.284,4 7.604,5 34.848,9 5.419,8 48.005,9 4.758,0 80.288,2 12.680,6

b-a

7,9 10,9 13,9 13,2 33,6 11,0 6,9 26,6 33,5 18,4 11,0 18 ,8

Fonte: Mio. Tesoro. Conto consuntivo dello Sta<o es. 1984 e 1985 e nostre elaborazioni

22. I bilanci della Difesa negli esercizi 1984-85 Il 1984 è stato l'anno in cui la «ripresa» ha acquistato vigore. Purtroppo il bilancio dello Stato ha confermato il suo trend espansionistico delle spese in misura superiore delle entrate e così il bilancio della Difesa ha continuato a subire le conseguenze del perdurare della politica sociale e assistenziale. Il bilancio del Ministero della Difesa è stato di 13.820 miliardi con un incremento assoluto rispetto all'esercizio precedente di 1.930 miliardi. In particolare, le spese di difesa hanno registrato un ammontare di 11.538,6, con un incremento di 1. 744,5 miliardi. Di tale ammontare, 4.073,3 miliardi sono stati assorbiti per il personale in servizio e in quiescenza e 272, 1 miliardi per spese diverse, cosicché alla spesa per acquisto di beni e servizi sono restati soltanto 7 .193 ,3 miliardi - compresa la quota gestita da altri Ministeri - vale a dire soltanto un 62,3% dello stanziamento. Con tale finanziamento la Difesa ha dovuto provvedere alle spese di sussistenza del personale per 1.014 miliardi e a quelle di


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manutenzione ed esercizio per 4.000 miliardi, restando così per gli armamenti circa 2.100 miliardi e cioè non più di un 30% dei finanziamenti, compresi quelli delle leggi promozionali. Inoltre considerando che il tasso dell'inflazione generale è stato del 10,80Jo, l'incremento rispetto all'anno precedente, di 1.086,7 miliardi della spesa per acquisto di beni e servizi si è ridotto a 971,5 miliardi; se poi si fa riferimento all'inflazione militare specifica il cui tasso è stato calcolato in un 12,9%, tale disponibilità si riduce a 946,5 miliardi, somma che copre appena l'inflazione. Di qui gli slittamenti dei programmi per difetto di finanziamenti denunciati dal Capo di Stato Maggiore della Difesa pro-tempore in occasione dell'inaugurazione della XXXV sessione del CASO <1>. La situazione finanziaria è migliorata in sede di assestamento di bilancio: le spese di difesa sono salite a 13.249, 1 miliardi di cui 4.295,8 per il personale e 272,1 per spese diverse, restando, pertanto, 8.150,4 miliardi alla spesa per acquisti di beni e servizi - compresi quelli gestiti da altri Ministeri - . Concludiamo questa breve analisi relativa all'esercizio 1984, osservando che il rapporto fra spesa di difesa e P IL è stato appena dell' 1,82% mentre quello fra spesa di difesa e la spesa pubblica non ha superato il 4,44%. Nel 1985 la situazione è lievemente migliorata. Il bilancio del Ministero della Difesa è stato di 16.380 miliardi, con un incremento di 2.560 miliardi in valore assoluto, mentre le spese di difesa hanno raggiunto i 13.771,1 miliardi con un incremento in valore assoluto rispetto all'esercizio precedente di 2.232,5 miliardi. Tale ammontare è così ripartito: spese di personale in servizio e in quiescenza 4.778,7, altre spese 320,2, restando alla spesa per acquisto di beni e servizi 8.672,1 miliardi, con un incremento di 1.478,8 miliardi, vale a dire il 63,00Jo dello stanziamento e cioè un po' più dell'esercizio precedente. Comunque del suddetto finanziamento, 1.066,9 miliardi sono serviti per le spese di sussistenza del personale e circa 5.500 miliardi per quelle di manutenzione ed esercizio, restando così per gli armamenti circa 2.100 miliardi e cioè pressoché il 25 OJo degli stanziamenti. Inoltre, considerando che il tasso dell'inflazione generale è stato dell'8,60Jo, l'incremento, rispetto all'esercizio precedente, di 1.478,8 miliardi si riduce a 1.350,9 miliardi; se poi si fa riferimento all'inflazione militare specifica, il cui tasso è stato calcolato in un 10,8%, tale disponibilità si riduce a 1.219 miliardi.


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Anche per il 1985 la situazione finanziaria è migliorata in sede di assestamento di bilancio: le spese di difesa sono salite a 14.728,7 miliardi, di cui 4.695,7 per spese di personale e 414,5 per spese diverse, mentre 9.049,3 sono andati per acquisti di beni e servizi - compresi quelli gestiti da altri Ministeri - . Concludiamo queste brevi note relative all'esercizio 1985 osservando che malgrado il lieve aumento dei finanziamenti rispetto all'esercizio precedente, il rapporto fra spese di difesa e PIL è ancora diminuito, attestandosi all' 1,80% e quello fra spese di difesa e spesa statale è anch'esso diminuito al 4,14%. Infine l'incremento delJe spese di difesa rispetto all'esercizio precedente è stato dell'll,7%, e cioè in valori reali del 3,1% appena al limite degli impegni in sede NATO (Tab. III.3. e Tab. III .4). Tab. IIl.3. Spese di difesa, Spese dello Stato e PIL: es. fin . 1984 e 1985 (miliardi di lire correnti impegnati) Es. Fin

SPESE DIFESA a

RAPPORTI STAT ALI

PI L

e

b

a :b

a :c

b: c

1984

13.183,4

296.933, l

727 .225,0

4,44

1,81

40,83

1985

14.629,9

353.365, I

812.751,0

4,14

1,80

43,48

Fonte: Min. Tesoro, Conto consuntivo dello Stato (annate varie} e nostre elaborazioni

Tab. IIl.4. Spese di difesa nazionale es. fin . 1984-1985 (spese impegnate per competenza in miliardi di lire correnti) Spese di Es. Fin. jpersonale in servizio

1984 1985

4.295,8 4.695,7

Spese per acquisii di beni e servizi Totale

8.167,0 9.049,3

di cui effe1tuate da Min. Difesa Altri Min.

8.150,3 9.032,7

16,6 16,6

Al!re spese

Totale spese

Spese pers.onale TOTALE ,n GENERALE quiescenza

272, 1 12.734,9 448,5 13.183,4 414,5 14.159,5 569,2 14.728,7

Fonte: :\1in. Tesoro, Conto consuntivo dello Stato (an11a1e varie) e nostre elaborazioni

23. Un ulteriore punto di riflessione: il secondo Libro Bianco della Difesa (1985) Il secondo Libro Bianco della Difesa è stato pubblicato sette anni dopo il primo: un lasso di tempo troppo lungo per porre correlazioni e confronti diretti. Scopo principale del primo Libro Bianco era stato quello di iniziare un discorso con l'opinione pubblica: di qui la sua impostazione sem-


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plice, ma non sempre sufficientemente esauriente. Il secondo Libro Bianco si era posto il compito di eliminare lacune e manchevolezze del primo documento. A1 riguardo venne costituito un apposito comitato redazionale composto di esperti civili e militari sotto la guida del sottocapo di 1 Stato Maggiore della Difesa. . Il documento consta di una premessa scritta dal Ministro della Difesa, sei parti - la situazione, le minacce alla sicurezza, la difesa, l'economia, il personale, le forze armate e il paese; e un'appendice - divisa anch'essa in sei parti - contenente notizie esplicative, documenti, tabelle e grafici. Per quanto concerne la situazione, l'analisi politicologica, le descrizioni, i raffronti e le considerazioni sono più complete, anche perché sono integrate da una rigorosa sintesi dell'evoluzione del sistema internazionale e del suo grado di conflittualità. Però poteva essere dato più spazio all'area del Mediterraneo e alla nostra attività politica in quel settore, mentre è comprensibile il riserbo per quanto riguarda lo scacchiere jugoslavo-albanese. L'esposizione della dottrina sulla minaccia è più sistematica e prevalentemente incentrata sull'area a Nord-Est; quella del Mediterraneo è appena accennata, malgrado i nostri interessi vitali in quella zona. Il discorso è più ampio sul sistema italiano di difesa. Si dà innanzitutto, notizia della riforma istituzionale del vertice delle Forze Armate e dei principi informatori in base ai quali l'apposita commissione ministeriale doveva formulare un progetto di legge delega. Per inciso si osserva al riguardo che mentre l'idea della ristrutturazione dei vertici, sia pure con numerose variazioni, ha preso corpo ed è in corso di approvazione il relativo disegno di legge, la proposta originaria non ebbe ulteriore corso, anche perché, se attuata, avrebbe fatto dei Capi di Stato Maggiore di Forza Armata, dei semplici ispettori nella propria Forza Armata, senza possibilità di accesso alle direzioni tecniche e con attribuzioni di comando soltanto ad una specifica missione interforze. Nel rappresentare la linea di comando articolata in un vertice politico e un vertice militare, viene data notizia che i due vertici trovano il necessario collegamento attraverso il "modello di difesa" che sulla base delle direttive politiche, il vertice militare provvede a configurare e a sottoporlo all'approvazione del vertice politico. Con tale affermazione si istituzionalizza - come meglio si esaminerà - il procedimento


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instaurato dal Ministro LAGORIO secondo il quale la predisposizione del modello di difesa è "attribuzione delegata" del vertice militare, salvo la successiva approvazione del vertice politico. Ciò spiega anche la commistionè di concetti <2l che ingenera l'uso improprio dell'espressione "modello difesa" come sinonimo di pianificazione operativa, così come risulta dalla definizione ufficiale secondo la quale "il modello di difesa rappresenta lo schema strategico ed operativo che, in relazione agli indirizzi della politica di sicurezza e ai principi di politica militare, indica le missioni operative fondamentali, la priorità difensiva, la configurazione e lo schieramento delle forze nei vari settori operativi <3>''. Viene poi data notizia di una nuova dottrina sulla difesa con la costituzione di alcune "missioni interforze" - cinque - che al tempo stesso dovrebbero divenire i presupposti - programmi - della pianificazione operativa. La parte dedicata all'economia, malgrado le buone intenzioni, è la più imperfetta per lacune, inesattezze, e improprietà di concetti. In particolare non si comprende perché nel presentare i vari rapporti con le spese statali e il PIL sia stato scelto come primo termine il "il bilancio Difesa" anziché le "spese di difesa" . Ne son·o derivati rapporti falsati che generano disorientamento per quella parte dell' opinione pubblica non specializzata. Molte reticenze anche a proposito degli stanziamenti di bilancio e cioè se i fondi stanziati assicurano la ristrutturazione secondo i programmi l 983-1992/ 93 in relazione alle raccomandazioni del Consiglio Supremo di Difesa, oppure no: troppe affermazioni sono precedute da un "di massima" . E questo modo di comportarsi non fa chiarezza, specie in un Libro Bianco che sul piano metodologico è soprattutto una comunicazione conoscitiva. Meglio il paragrafo che descrive la valutazione economica delle spese e della loro classificazione ai fini operativi. Il comparto industriale è più esauriente, ma sotto alcuni aspetti è lacunoso: in particolare per quanto concerne la collaborazione con l'Industria. Al riguardo, salvo la notizia della costituzione di un comitato misto Difesa-Industria, nulla si dice su quali criteri si baserà tale collaborazione in materia di ricerca, né il momento e i procedimenti per portare a conoscenza dell'Industria, qualitativamente e quantitativamente, la domanda della Difesa. Inoltre sulla composizione della domanda militare viene fornita una tabella contenente i dati di consuntivo in conto com-


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petenza per rubriche di spesa, quando è notorio che siffatta classificazione ha carattere e finalità esclusivamente amministrative e non fornisce alcun elemento utile in termini economici per mettere in evidenza il volume e la settorializzazione della domanda militare <4l. Concludendo, il secondo Libro Bianco della Difesa, partito con grandi propositi, solo in parte è da considerare più completo e migliorativo rispetto al precedente, mentre per alcuni aspetti - evoluzione della spesa militare - è da considerare addirittura peggiorativo, tanto che non è uscito immune da numerose critiche. Per questi ultimi motivi, sembra che almeno per il momento, la continuazione dei Libri Bianchi della Difesa sia sospesa . In luogo di tali documenti vengono pubblicate annualmente delle "Note aggiuntive" al bilancio di previsione per la Difesa. Trattasi di documenti più flessibili e meno impegnativi che danno una buona idea del quadro politico-strategico, della consistenza dello strumento militare distintamente per missione - nonché la conoscenza di dati riassuntivi mediante un certo numero di tabelle di interessante valore informatico e di base per ulteriori analisi . 24. Il modello di difesa nazionale: contenuto, finalità e scopo del doq,mento. Equivoci da dissipare. Al paragrafo precedente abbiamo avuto occasione di citare il modello di difesa, di cui è apparso subito l'uso ambiguo di tale concetto. Riteniamo, pertanto, di provare a ricondurne l'uso a forme corrette, e indubbie capaci di eliminare ogni equivoco . L'uso dell'espressione "modello di difesa" è relativamente recente, risalendo intorno agli "anni '80" . In una audizione della Commissione Difesa della Camera dei Deputati avvenuta il 14 aprile 1981 il Ministro LAGO RIO si riferisce più volte ad un modello di difesa nazionale trattando della dottrina atlantica e della risposta flessibile, in cui si pone la difesa avanzata, quale elemento che integra e completa il concetto strategico di difesa NATO, al quale si rifà la logica della dislocazione operativa delle componenti delle Forze Armate nazionali e della loro ristrutturazione iniziata nel I 97 5. Precisa al riguardo che il modello di difesa nazionale deve aderire a concetti siffatti. Subito dopo dà notizia di aver "dato mandato agli Stati Maggiori di studiare un modello di difesa più aggiornato che tenga conto delle


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nuove realtà emerse nel contesto mediterraneo", anticipando le funzioni che dovrà essere in grado di assolvere, come segue: a) fornire una chiara dimostrazione della nostra capacità di difesa

in modo da prevenire, dissuadendo l'insorgere di controversie armate; b) rappresentare concretamente la nostra volontà di assolvere le respon-

sabilità che ci competono nell'ambito dell'Alleanza; e) assolvere il riconoscimento di un ruolo attivo all'Italia da parte degli

altri paesi mediterranei. L'8 novembre 1983, in una comunicazione alla Camera dei Deputati sugli indirizzi di politica militare, il Ministro SPADOLINI, dà notizia che i vertici delle Forze Armate, su richiesta del Ministro protempore, hanno elaborato un nuovo modello di difesa, di cui vengono anticipati alcuni elementi. Dagli elementi indicati nella predetta occasione, nonché da quelli via via sempre più specifici, contenuti in documenti posteriori si andò delineando il concetto di modello di difesa: finché concetto e contenuto vennero esplicitamente determinati nel "Libro Bianco della Difesa 1985", laddove è detto che "rappresenta lo schema strategico e operativo che in relazione agli indirizzi della politica di sicurezza e ai principi della politica militare indica le missioni operative fondamentali, le priorità difensive, la configurazione e lo schieramento delle forze nei vari settori operativi. Considerato che la definizione concettuale e sostanziale del modello di difesa, così come è stata espressa ufficialmente, ha provocato discussioni e critiche da parte di organismi qualificati - fra cui il CASD e di esperti di "res militaris", si ritiene di riprendere in esame la "vexata quaestio", non soltanto per porre in risalto luci e ombre, ma soprattutto per ricercare la corretta formulazione secondo il nostro ordinamento costituzionale, nonché il comportamento politico ricorrente e le correnti di pensiero ufficiali e dì studiosi in materia. L'analisi ha preso le mosse dal significato linguistico di modello nella sua derivazione latina: modulus, diminutivo dì modus che vuol significare tipo. Ciò vuol dire che l'espressione modello di difesa sta ad indicare innanzitutto, il tipo di difesa che il nostro Paese intende darsi, venendo così ad assumere contenuto e forma di un documento politico che dà concretezza e, al tempo stesso, ne fissa i "principi" sui quali si fonda la difesa del nostro Paese.


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Sulla base di tali elementi semantici, logici e sostanziali, è stato preso m esame: a) il documento del 14 aprile 1981;

b) il documento dell'8 novembre 1983; c) il Libro Bianco della Difesa 1985.

A. Documento del 14 aprile 1981. l . . L'espressione modello di difesa si concretizza ufficialmente con siffatto documento. 2. I principi cui s'ispira il modello di difesa sono l'espressione della politica di sicurezza nazionale nel quadro NATO e di politica militare. 3. Stante la dichiarata natura e contenuto politico del "modello", sorprende che il Ministro pro-tempore abbia ''dato mandato agli Stati Maggiori di studiare un modello di difesa più aggiornato che, pur non rappresentando niente di rivoluzionario, tenga conto delle nuove realtà emerse riel contesto mediterraneo". 4. Il documento di natura politica diviene anche di carattere militare per effetto del mandato anomalo di cui al punto 3 allorché entra nel merito dell'effettivo schieramento delle forze sul territorio nazionale, materia della pianificazione di competenza degli organi militari. B. Documento 8 novembre 1983. Nel documento dell'8 novembre 1983 si nota soltanto un nuovo orientamento di carattere ordinativo rispetto al precedente documento. Il Ministro afferma e sostiene la necessità della piena superiorità gerarchica e funzionale del Capo di Stato Maggiore della Difesa per quanto riguarda l'area tecnico-operativa, mentre nel precedente documento il Ministro pro-tempore aveva affermato di aver dato il mandato per la formulazione del nuovo modello di difesa agli Stati Maggiori. C . Libro Bianco della Difesa 1985.

Dall'esame del Libro Bianco della Difesa si rileva: I. La definizione ufficiale di modello di difesa quale "schema strategico ed operativo che, in relazione agli indirizzi della politica di sicurezza e ai principi di politica militare, indica le missioni operative fondamentali, le priorità difensive, la configurazione e Io schieramento delle forze nei vari settori operativi";


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2. La istuzionalizzazione del procedimento instaurato dal Ministro LAGORIO di dare mandato al vertice militare, di predisporre il "modello di difesa" da sottoporre poi all'approvazione del vertice politico 0 1>; Dall'analisi congiunta e comparata dei tre documenti vengono tratte -le seguenti conclusioni: 1. L'idea di un nuovo modello di difesa sorge nel 1981 a seguito della

ristrutturazione delle "forze" iniziata nel 1975 e degli immutati obiettivi di sicurezza nel quadro NATO e nazionale. Al riguardo si è preso atto che con l'affermazione secondo la quale il vertice militare, sulla base delle direttive politiche ricevute, provvede a configurare il "modello della difesa" da sottoporre all'approvazione del vertice politico, è stata istituzionalizzata una specie di "attribuzione delegata" al vertice militare di predisporre il modello di difesa, del quale il Ministro si riserva l'approvazione. Per la natura tecnico-operativa del vertice militare, ne è risultato un documento ibrido di cui si accavallano decisioni di natura politica - obiettivi nazionali di sicurezza e di politica militare nell'area del Mediterraneo - e determinazioni tecnico-militari e operative - missioni operative fondamentali, priorità difensive, configurazione e schieramento delle forze sui vari settori operativi - che sono proprie della pianificazione operativa e della produzione dello strumento militare attraverso la programmazione tecnico-militare, attività di stretta competenza dell'organismo militare. 2. Tale ibridismo ha ingenerato confusione di competenze e di contenuto, perché anche se assume carattere politico con l'approvazione del Ministro, conserva, in ogni caso, l'aspetto originario tecnicomilitare-operativo determinante che è proprio dei vertici militari, con la conseguenza aberrante che da più parti si è finito con l'usare l'espressione modello di difesa, in alcuni casi come espressione dello strumento militare e in altri con significato diverso . 3. Contrariamente alle definizioni ufficiali, il concetto di modello di difesa è duplice perché: a) è espressione dell'organo politico mediante il quale definisce il tipo di difesa che si vuole e che si può realizzare; b) costituisce, sempre da parte dell'organo politico, il modello di comportamento: "guida all'azione" per l'Organismo militare che deve produrre lo strumento militare attraverso procedimenti della pianificazione operativa, della programmazione tecnico-finanziaria e la gestione economico-amministrativa.


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4. Conseguentemente, non basta fermarsi alla critica del concetto ufficiale di "modello di difesa" desunto dal Libro Bianco della Difesa 1985, ma dalle osservazioni formulate e secondo i principi fondamentali della politica militare espressi dalla dottrina ricorrente e seguiti dagli ordinamenti politici delle nazioni democratiche, si è cercato di giungere, non ad una definizione nuova di modello di difesa, come fece il CASD nel corso della XXXVII sessione, ma all'indicazione degli elementi costituenti siffatto modello. Operando su queste linee di pensiero si è giunti alla conclusione, che gli elementi esogeni ed endogeni del modello di difesa debbano essere definiti dalla politica di sicurezza nazionale e dalla conseguente politica militare sulla base del dettato costituzionale per la difesa della Patria, sull'ordinamento democratico delle Forze Armate e dello "spirito nazionale''. Tali elementi dovrebbero assumere concretezza nella situazione politico-strategica internazionale, che determina la minaccia e i conseguenti obiettivi - indirizzi di politica di sicurezza nazionale e principi di politica militare secondo la concezione politico-strategica dipendente dalle collocazioni nell'Alleanza - dissuasione, difesa avanzata ecc. e la finalità particolare di potenza mediterranea; nonché le dottrine, le finalità, le attività - linee di azione delle Forze Armate - la natura e la durata del servizio militare - servizio di leva, esercito professionale o sistema misto - e i principi concettuali a base della ristrutturazione degli ordinamenti e della quota del PIL da destinare, in linea di massima, allo sforzo di difesa secondo gli impegni in sede di Alleanza e l'andamento del sistema economico nazionale. Detto contenuto porta a ritenere il modello di difesa un "modello di comportamento" che vuol essere una guida vincolata all'azione per l'Organismo al quale l'ordinamento costituzionale demanda la difesa nazionale e, al tempo stesso, di informazione per il cittadino contribuente che deve sapere attraverso i "Libri bianchi della Difesa", possibilmente a cadenza biennale - dei quali il modello di difesa è parte integrante e fondamentale - su quali basi il Governo "intende, può e vuole" organizzare la difesa della nazione. 5. Sulla base dei principi e delle direttive espresse dall'Organo politico spetta poi all'Organismo militare formulare la pianificazione militare per ricercare, ordinare e proiettare nel futuro - 10-15 anni gli obiettivi militari - missioni interforze che realizzano le finalità della


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situazione politico-strategica e i principi politico-militari fissati nel modello, le alternative strategiche e le forze; nonché la programmazione tecnico-finanziaria che nelle sue componenti strutturale e analitica, fissa la struttura necessaria e le alternative - intese come mezzi - secondo una scelta razionale aderente al criterio efficaciaefficienza e al principio di economicità, proiettandone l'azione a medio termine - intorno ai 5 anni. In tal modo il "sistema difesa" viene ad essere ordinato: 1° dall'organo politico: a) secondo i principi politico-strategici della politica di sicurezza nazionale per le componenti esogene e b) secondo le decisione della politica militare per le componenti endogene; 2° dall'organismo militare - di cui il Ministro della Difesa costituisce il vertice: a) secondo i principi operativi, per la pianificazione militare e b), secondo i criteri tecnico-militari, per la programmazione militare. In tal modo il "sistema" assicura: il fine "difesa nazionale" e il potere decisorio, in materia di sicurezza nazionale, all'organo politico e quello operativo e tecnico all'organismo militare, realizzando la caratteristica fondamentale di ogni sistema nel quale il tutto sta alle parti e le parti al tutto.

25. Il conseguimento degli obiettivi della programmazione decennale non è raggiunto alle scadenze prefissate: ritardi, slittamenti e ulteriori oneri finanziari Nel corso del 1973, non soltanto negli ambienti militari, ma anche in quelli politici e nei più qualificati settori della pubblica opinione, ricorrevano insistenti le voci sulla necessità e l'urgenza di appropriati provvedimenti per rinnovare qualitativamente lo strumento militare dopo il processo di ristrutturazione che doveva ridurlo quantitativamente. Con un "colpo a sorpresa" venne pubblicato nell'aprile 1974 nella Rivista Marittima un documento denominato "Libro Bianco", nel quale venivano illustrate per il Parlamento, la stampa e l'opinione pubblica le prospettive e gli orientamenti di massima della Marina Militare nel periodo 1974-84. Come già accennato, formalmente fu una mossa ineccepibile, perché non venivano posti in discussione gli obiettivi militari, ma i "compiti" che discendevano dagli stessi obiettivi esistenti che erano riconfermati. Dunque un'attività militare di stretta competenza dello Stato Maggiore della Marina che in nessun modo straripava in quella politica.


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Ma se sul piano tattico fu una mossa abile, altrettanto non può dirsi su quello economico-finanziario. La Marina Militare per tradizione era portata a programmazioni di lungo termine - le cosiddette "Leggi navali" decennali - ma nel caso particolare si doveva riflettere su molte altre circostanze rilevanti : innanzi tutto il nostro sistema economico già squilibrato strutturalmente, stava dibattendosi in una crisi internazionale di depressione in cui l'inflazione galoppava per la particolare crisi energetica: conseguentemente la difficile situazione in cui vennero a trovarsi tutti i settori della nostra economia sia per le condizioni del mercato internazionale sia di quello nazionale, provocò anche una svalutazione della moneta. Tutte queste condizioni che avrebbero fatto sentire le conseguenze per molto tempo, sconsigliavano una programmazione a lungo termine: c'era anche l'esempio della programmazione militare della Francia che disaggrega la pianificazione di "lungo termine" in "programmi quinquennali" di modo che sul medio termine la manovra economico-finanziaria è facilitata. Evidentemente il progetto non ebbe il supporto di esperti di economia militare o non furono ascoltati, tanto che nel disegno di legge non venne neppure inserita una norma che te- . nesse conto dell'inflazione <5>. Ed anche a questo riguardo c'era l'esempio della Francia che proprio nella legge per il terzo programma militare (1971 -75) fu deciso di tener conto, non soltanto dell'inflazione generale, ma anche dell'inflazione militare specifica riferita ai materiali d'armamento. Alla legge promozionale della Marina Militare seguirono, sia pure con un paio d'anni di ritardo, quelle dell'Aeronautica e dell'Esercito <6>. Sembrò un successo perché si pensava che esse avrebbero consentito alle 3 Forze Armate di ricostruire qualitativamente il proprio strumento militare ridimensionato quantitativamente, ma reso più efficiente sul piano operativo in armonia con le altre forze armate dell'Alleanza. Alle speranze non seguirono i risultati . C'era, innanzitutto, un difetto di impostazione nel senso che il costo del finanziamento, non massimizzava l'efficacia dello strumento militare prodotto; e ciò perché non c'era stata una programmazione unica, secondo una scala di priorità di obiettivi, sistemi d'arma, efficacia-costo in cui tali elementi di decisione entrano in un unico sistema dove il tutto sta alle parti come le parti stanno al tutto, ma tre programmazioni in tempi diversi, ognuna indipendente dalle altre, con criteri di priorità diversi in cui è disconosciuto il concet-


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to di complementarietà. Anche la definizione e la determinazione dei programmi - ed eventuali disaggregazioni - ad eccezione, forse, della Marina Militare, sia per la provata tradizione della propria programmazione (leggi navali), sia per le peculiari caratteristiche dei programmi - hanno seguito un procedimento non razionale: l'Aeronautica Militare già si trovava fortemente condizionata dal programma MRCA - le cui caratteristiche erano modificabili nella fase di definizione e, in parte, anche in quella di ricerca e sviluppo - e del quale non si conosceva neppure il costo presunto (i vari contratti erano stipulati a "fixed costs, plus fees), né si era potuto porre un costo-limite fermo; l'Esercito, poi arrivato ultimo nella "corsa" al provvedimento straordinario, ha incontrato serie difficoltà nella definizione e nella determinazione dei programmi, specie nell'analisi dei costi in sede di definizione e determinazione dei programmi a causa del notevole frazionamento del fabbisogno. Ne sono risultate programmazioni non sempre in linea con i bisogni effettivi, generiche o approssimate con una valutazione dei costi in alcuni casi sottostimata prevalentemente per difetto di analisi <7>. Alcuni critici, disinformati, hanno sostenuto che ciò era avvenuto deliberatamente per includere il maggior numero possibile di "programmi". Quali le conseguenze? Ritardi notevoli nella stipulazione dei contratti - anche per le lungaggini amministrative - ritardi nello stato di avanzamento della produzione per la necessità di addivenire a frequenti modifiche tecnologiche, ritardi per l'allineamento dei finanziamenti alle variazioni dei prezzi contrattuali, malgrado la possibilità di cui all'art. 4, terzo comma, delle leggi promozionali. Tutto ciò indusse il Capo di Stato Maggiore della Difesa ad informare il Consiglio Supremo di Difesa, nella sessione del 28 gennaio 1981, che il conseguimento degli obiettivi di cui alle leggi promozionali slittava di cinque anni rispetto ai termini iniziali e che pertanto i relativi piani decennali venivano aggiustati di conseguenza. Ma neppure tale prolungamento riuscì a far completare i programmi, per cui si rese necessario un ulteriore piano decennale ( 1982-91) sulla base di un nuovo criterio di finanziamento consistente nella proiezione del bilancio 1981 incrementata annualmente del 3% in termini reali secondo gli impegni assunti in ambito NATO, onde completare il processo di ristrutturazione entro e non oltre gli anni 1992-93 <8>. Ne conseguì che per completare le programmazioni previste dalle leggi promozionali, agli impegni di spesa di cui alla Tab. IIl.5. si aggiungeranno quelli indicati alla Tab. 111.6. che si svilupperanno negli


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esercizi 1988-96 per l'Esercito; negli esercizi 1986-94 per la Marina; e negli esercizi 1988-95 per l'Aeronautica, sempre che perverranno i necessari finanziamenti, cosa molto opinabile allo stato attuale della politica di difesa nazionale e militare. Al riguardo si osserva che i programmi da completare erano i seguenti: ESERCITO:

Scorte munizioni per cannone 155/39, radar acquisizione obiettivi ecc., sistema missilistico e.a. leggero campale, sistemi di difesa a bassissima quota e auto difesa, lanciarazzi, sistemi missilistici ed elicotteri armati, carri Leopard ausiliari, veicolo corazzato da combattimento (vers. naz.) apparati per la visione e il combattimento notturno, apparecchiature per la rete TLC territoriale;

MARINA:

2 cacciatorpediniere lanciamissili, 6 cacciamine;

AERONAUTICA: completamento dei programmi MRCA-TORNADO, programma MB339, programma SPADA e programma ammodernamento radar per la difesa aerea. In ogni modo la misura del divario tra i finanziamenti stabiliti peraltro inferiori alle somme risultanti dalle programmazioni delle Forze Armate - e i costi per la realizzazione parziale dei programmi stessi presenta un andamento progressivo (Tabb. III. 5. e III. 6.) che inducono a pensare che a determinare un siffatto divario abbiano concorso, oltre alle cause di ordine economico, finanziario, monetario e tributario alle quali fa riferimento l'Organismo militare, anche alcune cause endogene, fra cui errori metodologici di procedimento e di valutazione, modifiche tecnologiche nel corso di processi produttivi - ricorrenti nella produzione di sistemi d'arma per esigenze operative - forse anche sottostime di alcuni programmi nell'intento di estenderne il contenuto a programmazione avviata, ecc .. Di qui anche l'opportunità di formulare programmazioni di medio termine (3-5 anni), allo scopo di concentrare in esse un numero ristretto di programmi, riducendo così il gap fra previsioni e costi effettivi dei programmi stessi - maggiore è il numero dei programmi contenuti in una programmazione, maggiore è la probabilità di un più vasto divario fra previsioni e oneri effettivi. Anche sui motivi di ordine economico-finanziario abbiamo già accennato in parte. Oltre all'introduzione dell'IVA nel 1973 che contribuì ad accrescere i prezzi


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già in ascesa, resta da dire che il fenomeno dell'inflazione ha determinato un effetto perverso nell'intero periodo facendo perdere alla moneta oltre I'850Jo del potere di acquisto all'interno del paese. Sul piano Tab. III .5. Leggi promozionali: impegni di spesa negli escrc. 1975-88 (in miliardi di lire correnti) Esercizio

Finanz.

Spesa

Finanz.

1975 - 76 1976 - 77 1977-78 1978-79 1979 - 80 1980 - 81 1981 - 82 1982-83 1983 - 84 1984 - 85 1985 - 86 1986 - 87 1987 - 88

35

-

120 120 120 120 120

260 273

30 50 80 135 155 145

Totale

120 120 120 120

AERONAUTI CA

MARINA

ESE RCITO

(I)

35 281 271 460

229 930 206 789

-

1.523

1.115

5.257 -'- 4710Jo

Spesa

222

-

636 101 32

-

314 410

135

199

110 95 65

372

-

1.000

Finanz.

218 256

1.153 175 543 4.631 +4630/o

100

100 100 100 100 100 100 100 100 100

Spesa

-

-

851 595 1.446

-

1.000

51

1.358

IN COMPLESSO Finanz.

30 50 215 355 375 365

Spesa

222 636 187 1.650

1.438

355

1.286 1.916

491

330

1.323

627 60 622 258

315

1.074 1.246

458 6.817 +6820/o

285 220 220

-

3.115

1.981 1.222 2.524 16.705 + 5360fo

Fonte. M1n. l esoro, Stato <.h pre\ 1s1one della spesa (anna1e \ at1e) e nostre cJabora11on1

internazionale poi, con la fluttuazione dei cambi conseguente all'abbandono della parità aurea disposta nel 1973, il potere di acquisto esterno della nostra moneta, in un clima di prezzi internazionali al rialzo, ebbe una gravissima flessione che continuò negli anni successivi per le ripetute svalutazioni, tanto che fatto 100 per il 1973 il potere di acquisto all'esterno, nel 1989 si era ridotto a 33,4. E purtroppo, fra importazioni dirette dell'Organismo militare, coproduzioni e importazioni indirette operate dalle imprese produttrici, il tasso d'importazione per la realizzazione dei programmi compresi nelle leggi promozionali si aggirò fra valori compresi tra il 33 e il 40 per cento dei beni impiegati; ciò ha contribuito in modo rilevante a lievitare i costi di produzione e conseguentemente gli oneri previsti posti a base delle singole programmazic~i, specialmente quella dell'Aeronautica militare. Però il complesso delle cause sopraindicate non spiegherebbe appieno il divario massiccio fra gli stanziamenti originari e le spese effettivamente sostenute per realizzare neppure compiutamente le programmazioni previste, tanto che (Tab. llJ. 5.) per completarle occorrono ulteriori finanziamenti (Tab. III .6.). Devesi dunque concludere che tale


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divario, oltre che alle cause ricordate, sia dovuto alle modifiche tecnicooperative apportate nel corso della produzione dei diversi sistemi d ' arma e perciò i prezzi sono aumentati oltre che per l'andamento del mercato interno ed internazionale, anche per il "quality effect" - il cui tasso di variazione è misurato dal "quality index" che nella maggior parte dei paesi è costituita da una percentuale maggiore di quella dell'inflazione militare specifica. Alcuni critici hanno insistito sul probabile ricorso alle sottostime ab origine dei programmi allo scopo di includerne il maggior numero possibile <9>, ricordando che tale pratica è ricorrente anche negli Stati Uniti, tanto che il Congresso ha rilevato, in più occasioni, che molti programmi di sistemi d'arma vengono sistematicamente sottostimati dagli Stati Maggiori allo scopo di ottenere l'approvazione, perché quando in seguito gli oneri lievitano diviene difficile cancellarli per non vanificare i finanziamenti originali. Noi obiettivamente riteniamo che se ciò è avvenuto, si è verificato in pochi casi, perché dal nostro "modello di analisi'' è risultato evidente che la gran parte delle lievitazioni dei costi è originata dall'effetto monetario (due periodi d'inflazione galoppante a due cifre e sei svalutazioni della lira) e dal quality effect (vedasi il paragrafo 29). Tab. IJJ.6. Impegni aggiuntivi dal 1989 (in miliardi di lire co rrenti) PROGRAMMAZIONI

ESERCITO MARINA AERONAUTICA In complesso

IMPEGNI

al 31.7.1988 (I)

MAGGIORI IM PEGNI al 1. 1.1989

IM PEGNI COMPLESSIVI

5.257

4.441

9.698

4.631

447

5.078

6.817

4.309

11.126

16.705

9.197

25 .902

Fonte: Mi n. Tesoro . Stato d i prcvidone della )pesa del Min. Difesa (annate varie) e nostre elaborazioni

Concludendo questa analisi di primo approccio, devesi rappresentare che, in ogni caso, al di sopra di errori e manchevolezze, le leggi promozionali hanno svolto la funzione di riallineamento di uno strumento militare piuttosto "malconcio" anche se in alcuni settori esiste tuttora una situazione ibrida in cui alcuni sistemi di arma presentano ancora due velocità diverse o diversa efficacia - ad esempio la linea carri - a causa di ritardi, trascinamenti e rinvii di programmi che hanno compromesso la razionalità sistematica della programmazione e la conseguente effica-


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eia operativa, instaurando, in sua vece, una produzione episodica e frammentaria condizionata aUe disponibilità finanziarie - di modo che la programmazione militare è finita col dipendere dalla politica di bilancio operata dal Ministro del Tesoro e dal suo Ragioniere generale o0>. Con una tale esperienza, è auspicabile che in una eventuale nuova programmazione per adeguare lo strumento militare aUe strutture del "duemila" si tenga conto degli intoppi di varia natura contro i quali si è finiti, allineandola il più possibile al modello francese anche per quanto riguarda le analisi di compatibilità di una data spesa militare con la situazione reale del sistema economico nazionale. Tab. JlI.7. Numeri indici dei prezzi al consumo e della spesa militare (base 1980= 100)

Anno

1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991

Beni inflaz. Spesa Servizi Militari gen.le Militare Militari Specifici d) a) b) e)

46,1 53,7 63,4 71,3 82,6 100,0 118,7 138,1 158,8 175,6 190,7 202,3 211,7 222,2 236,8 251,2 268,3

44,9 52,4 62,3 70,4 82,0 100,0 119,6 139,8 162,2 180,8 197,7 211,0 223,0 235,5 251,2 267,7 287,2

44,1 51,6 61,5 69,8 81,5 100,0 120,1 141,I 164,3 184,0 202,0 216,6 230,2 244,2 262,1 281,4 305,6

Scarti

Tassi d'inflazione

Numeri Indici Nazion. Geo.le Beni e

a

42,0 17,2 49,8 16,5 60,0 18,1 68,6 12,5 80,9 15,8 100,0 21,1 121,2 18,7 144,0 16,3 169,2 15,0 190,9 10,6 211 ,5 8,6 228,8 6,1 243,9 4,6 260,7 4,9 282,6 6,3 305,8 6,1 335,2 6,8

Fome: Dati ISTAT (col. a) e nostre elaborazioni

b

e

d

b-a

e-a

d-a

17,4 16,7 18,9 13,0 16,5 22,0 19,6 16,9 16,0 11,5 9,3 6,7 5,7 5,7 6,7 6,6 7,3

18,0 17,0 19,4 13,4 16,8 22,7 20,1 17,5 16,4 12,0 9,7 7,2 6,3 6,3 7,3 7,4 8,6

19,5 18,6 20,S 14,5 17,9 23,6 21,2 18,8 17,5 12,8 10,8 8,2 6,6 6,9 8,4 8,2 9,6

0,2 0,2 0,8 0,5 0,7 0,9 0,9 0,6 1,0 0,9 0,7 0,6 1,1 0,8 0,4 0,5 0,5

0,8

2,3 2,1 2,4 2,0 2,1 2,5 2,5 2,5 2,5 2,2 2,0 2,1 2,0 2,0 2,1 2,1 2,8

o,s 1,3 0,9 1,0 1,6 1,4 1,2 1,4 1,4 1,1 1,1 1,7 1,4 1,0 1,3 1,8


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LA SECONDA METÀ DEGLI «ANNI '80>,

NOTE

AL CAPITOLO

3

(1) IPD n. 21/95 del 1-15 dic. 1983, pag. 8 e segg. (2) CASO, XXXVII Sess.: Modello di difesa e configurazione dello strumento militare nazionale. Vedasi, inoltre, una sintesi in TPD 1986, n. 11-12, pag. 21 e segg.. G. MA YER, Modello di difesa: un equivoco da dissipare, in IPD 1985, n. 9-I0-11 pag. 97. Al riguardo il Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, On. Raffaele COSTA, ha precisato di non credere che competa ai generali di studiare e prevedere il Nuovo Modello di difesa, perché gli obiettivi di fondo della politica militare difensiva del nostro Paese spettano al Parlamento (Cfr. IPD n. 2/ 1991, pag. 10). (3) Libro Bianco della Difesa 1985, pag. 38. (4) Per gli anni 1968-76 la rivista l'Amministrazione della Difesa aveva pubblicato una serie di tabelle secondo una classificazione economica abbastanza significativa in cui i dati della spesa mi litare per acquisto di beni e servizi veniva disaggregata in 22 voci, 12 per l'acquisto di beni e 10 per la fornitura di servizi. Tale lavoro analitico-classificatorio è stato da noi ripreso per il periodo 1975-1990 e le relative tabelle sono riportate nell'Appendice statistica. G. MAYER, Luci e ombre del Libro Bianco della Difesa 1985, in Strategia Globale 1985 n. I, pag. 379eseg .. (5) A questa grave carenza, si provvide in seguito con una modifica alla L. 22.3.1975, n. 57, per inserire le norme contenute nelle leggi promozionali dell'Esercito e dell' Aeronautica. (6) L. 16.2.1977 n. 38 per l'Aeronautica e L. 16.6.1977, n. 372 per l'Esercito. (7) Fin dagli "anni '60" nella Rivista l'Amministrazione della Difesa non venne tralasciata occasione per mettere in rilievo la necessità per la Difesa di mettere su un efficace servizio per l'analisi dei costi a livello interforze con dipendenze presso le singole FF.AA. e in collegamento con l'ISTAT per l'aspetto statistico. Purtroppo fatiche sprecate, perché ancor oggi si va avanti artigianalmente in forme episodiche. (8) Libro Bianco della Difesa 1985, pagg. 67-68. Devesi, comunque rilevare che tale criterio è stato rispettato per un paio di esercizi, eppoi sono ricominciate le riduzioni e i tagli sempre più massicci (esercizi 1988-9 1). (9) Questo aspetto non sembra applicabile ali' Aeronautica Militare perché al momento in cui nella programmazione veniva inserito il "programma MRCA" - che ne rappresentava il maggior onere - venne fissata un valore puramente indicativo di larga massima quale risultava dal MOU esistente all'epoca e pertanto l'errore di valutazione ha soltanto carattere tecnico-economico e non contiene alcun elemento intenzionale. (10) Riteniamo in proposito citare le direttive del Ministero del Tesoro - R.G.S. - in occasione della formulazione delle previsioni dei bilanci annuali. In particolare le circolari 25, 24 e 22, rispettivamente per gli esercizi 1991 , 1992 e 1993, nelle quali vengono fatte delle affermazioni conseguenti a valutazioni di politica di sicurezza nazionale (paragr. 3.5) di esclusiva competenza dei Ministri degli Affari Esteri e della Difesa.


LA FINE DEGLI «ANNI '80»

CAPITOLO

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4

LA FINE DEGLI «ANNI '80» 26. Si profila un nuovo assestamento mondiale..... Segni di disgelo fra gli Stati Uniti e l'URSS, durante il primo mandato REAGAN, c'erano stati a partire dal 1983, ma erano state tutt'al più avvisaglie di un interesse alla ripresa di un dialogo o nulla più. Dall'epoca della crisi di direzione verificatasi in URSS con la scomparsa di BREZNEV e dei brevi periodi di governo ANDROPOV e CERNIENKO, si aveva sentore della crisi che stava serpeggiando nell'URSS e che qualche mutamento doveva avvenire. La comparsa alla ribalta politica di GORBACIOV diede corpo a queste sensazioni: il nuovo leader, attraverso decisioni che solo apparentemente sembravano contraddittorie fra loro, mostrò l'intenzione di risolvere la crisi con mutamenti profondi all'interno, resi possibili da una svolta radicale nelle relazioni internazionali. Nel gennaio 1985 l'eterno ministro degli Esteri GROMYKO s'incontrò col segretario di stato SHULTZ per un incontro al vertice su una questione di grande interesse anche per gli Stati Uniti e cioè le armi strategiche e intermedie. Si arrivò così all'incontro di Ginevra del marzo 1985 che pose di fronte REAGAN e GORBACIOV. Dall'incontro non uscirono conclusioni sensazionali, però come osservò NIXON, ebbe per i due uomini politici la funzione di farli conoscere e di elaborare "regole di comportamento" che impedissero ai contrasti tra i due paesi di degenerare nella guerra O>. All'incontro di Ginevra ne seguirono altri quattro: Reykjavik, Washington, Mosca e New York. Proseguendo nella sua politica distensiva volta a sollecitare il dialogo al fine di rimuovere prevenzioni e diffidenze, tra il 1986 e il 1987 ci fu, da parte di GORBACIOV, un susseguirsi di proposte e di attività per una realistica riduzione degli armamenti nucleari, avendo cura di corroborare una siffatta politica con le dichiarazioni del XXVII Congresso del PCUS che indicavano con chiarezza le linee direttive del nuovo gruppo dirigente nelle relazioni internazionali in cui il principio della coesistenza pacifica affermato da KRUSCIOV convergeva in quello del-


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LA FINE DEGLI «ANNI '80»

l'interdipendenza fra il sistema socialista e il capitalismo, perché le loro diversità non portavano inevitabilmente al conrntto . inoltre, GORBACIOV nell'annunciare l'avvio della perestrojka, consistente in un rinnovamento profondo nelle istituzioni, nella struttura politica, sociale e amministrativa, nell'ordinamento e nel funzionamento del sistema economico e nelle relazioni fra Stato e cittadini, per valorizzare le enormi potenzialità del paese al fine di accrescerne la produttività e con essa il benessere sociale ed economico, non nascondeva che tali risultati sarebbero stati più facilmente raggiungibili in un clima di relazioni internazionali distese. Anche per gli occidentali, pur restando incertezze, dubbi ed anche sospetti sulla "nuova linea" che si andava delineando, era opinione prevalente che il successo interno della perestrojka era molto condizionato alla creazione di un quadro internazionale disteso, il più possibile alieno da fattori di crisi che, in un secondo tempo, avrebbe potuto attirare anche flussi di attività economiche dei mercati occidentali. Gli anni 1988 e 1989 furono decisivi nel rinnovamento politico dell'Unione Sovietica. La crisi economica, serpeggiante fin dal tempo di BREZNEV, si estendeva in tutti i settori dell'economia: gli obiettivi dei piani non erano raggiunti, produzione e consumo rimanevano largamente al di sotto dei fabbisogni e il problema agricolo si presentava insolubile. Ne era derivata una situazione di disagio generale che ha avuto come conseguenza una crisi profonda nelle strutture ideologiche e politiche nell'intero sistema comunista - così come aveva previsto il BARONE fin dal 1908 e cioè ancor prima che tale sistema trovasse pratica applicazione-. Tale crisi ha portato i paesi satelliti a riaffermare i loro nazionalismi e con essi, idee di libertà e di indipendenza. Ad uno ad uno, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia hanno fatto cadere quel castello artificioso creato a Yalta dalla spregiudicatezza di STALIN - aiutato daU'ingenuità degli americani - e la Repubblica Democratica di Germania altro stato fantoccio creato da STALIN - abbattendo il "muro di Berlino" ha mostrato quanto irreale fosse stato lo smembramento della Germania ed ha creato i presupposti alla sua riunificazione senza che l'URSS potesse opporvisi e neppure le ex potenze vincitrici. Oggi l'Europa si avvia ad un nuovo assetto politico e verso un nuovo equilibrio politico basato su principi di libertà e d'indipendenza. Resta, però, ancora l'incognita dei Balcani. I regimi di Romania e Bulgaria


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che hanno abbattuto i governi imposti da Mosca, non mostrano quali distanze abbiano effettivamente preso dal comunismo e soprattutto non mostrano se abbiano o meno ripudiato i sistemi stalinisti. La situazione in quei paesi è ancora fluida e purtroppo gli avvenimenti storici ci ricordano che i Balcani sono stati, per oltre un secolo, una zona di squilibri e di confljtti. C'è poi nella stessa Unione Sovietica una serie di agitazioni di diversa natura e di diverse motivazioni. Le numerose etnie di cui si compone l'Unione Sovietica sono in rivolta e non riconoscendo più il potere centrale, vanno reclamando autonomie, ed anche l'indipendenza piena. Ci sono inoltre le lotte interne in seno alla stessa Russia: i progressisti che vogliono "tutto e subito" e i conservatori che ancora credono al socialismo reale, alla sua ideologia e ai suoi sistemi politici ed economici e si oppongono alle riforme. Le forze armate si sentono frustate, vedono vacillare il loro prestigio e temono di perdere autorità e consensi, mentre la "nomenklatura" difende i suoi privilegi corporativi e mette in opera un sabotaggio sottile e diffuso in ogni settore, boicottando riforme e nuove iniziative e provocando il caos . Di fronte a tale situazione che mostra di peggiorare di giorno in giorno, i paesi occidentali che nel 1989 avevano intravisto una situazione di possibile convivenza pacifica nel mondo, vedono oggi addensarsi nuove nuvole all'orizzonte politico e si domandano sgomenti se GORBACIOV potrà resistere a tutte le avversità che mettono in serio pericolo non solo la perestrojka, ma la sua stessa permanenza alla guida del1'Unione Sovietica: e soprattutto che cosa potrà accadere nel caso della sua sempre più probabile scomparsa dalla scena politica. Intanto il 1991 è iniziato sotto oscuri auspici . La guerra del Golfo ha surriscaldato un'aria estremamente delicata non soltanto per l'equilibrio delle forze energetiche, ma del mondo islamico in pieno fermento e alla ricerca di una sua identità determinata e determinante. Il mondo e l'occidente è in trepidazione e si augura che con la fine del conflitto, l'intera area possa trovare finalmente una sistemazione per tutti i popoli. 27. Ma la situazione economica resta fluida a fronte dei nuo vi problemi insorgenti La favorevole congiuntura economica mondiale, iniziata intorno al 1983 e durata per tutti i restanti "anni '80" si è conclusa verso la fine del .1990. Ma già ye_rso i primi mesi del 1990 si ebbero le prime avvisa-


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l,A FINE DEGLI « ANNI '80»

glie e si levarono voci preoccupate del riaffiorare dell'inflazione, foriera di per sé di periodi economici difficili e di manovre che per combatterla possono funzionare da catalizzatore nel deterioramento in un incipiente rallentamento in una recessione. Inoltre, non mancarono neppure le voci allarmate per il manifestarsi di alcuni fenomeni recessivi che denunciavano una recessione vera e propria "alle porte" . Malgrado queste avvisaglie e queste voci espresse anche dai Nobel dell'economia GALBRAITH e SAMUELSON - per mesi il presidente americano e i suoi più stretti collaboratori, dal Ministro del Tesoro BRADY, al capo dell'ufficio del bilancio DARMAN e del consigliere economico BOSKIN, hanno sempre negato una situazione di recessione. All'inizio del 1991 c'è stata la prima ammissione, anche se accompagnata dall'auspicio che sarà breve e non troppo grave. Ma intanto la produzione industriale è in calo perché è diminuita la domanda, le banche sono in crisi, in particolar modo le casse di risparmio, crescono i licenziamenti, - nell'ultimo trimestre del 1990 sono scomparsi 500.000 posti di lavoro - e aumenta la disoccupazione che ha raggiunto il 6, 1% - livello più alto degli ultimi tre anni e mezzo - bilancio federale e bilancia dei pagamenti sono in deficit e il PNL del 1990 raggiunge appena il 2,1 %. Comunque, mentre le recessione è in atto negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, non può dirsi altrettanto, almeno per il momento, in Giappone, Gran Bretagna· e Italia, dove attualmente si sta verificando un rallentamento - il cosiddetto show-down; in Germania, invece, malgrado i problemi della riunificazione, si assiste ad una fase di notevole espansione. Circa i rimedi per superare la recessione degli Stati Uniti, la cui durata dovrebbe concludersi entro il 199 I, occorre pervenire alla riduzione dei tassi d'interesse. Ci sarà una flessione nella domanda di dollari con conseguente diminuzione di valore della_moneta, ma all'interno il minor costo del denaro stimolerà la produzione e con essa la ripresa. In tal senso si sta muovendo la Federai Reserve; fortunatamente il conflitto nel Golfo Persico non ha provocato un apprezzabile aumento del greggio, cosicché non si dovrebbe verificare un aumento dell'inflazione che in presenza di una recessione, porterebbe alla stagflation, che risulta difficilmente governabile mediante i tradizionali strumenti della macroeconomia, stante fincompatibilità delle misure tendenti a ridurre l'infla-


LA FINE DcOLI «ANNI '80»

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zione con quelle volte a combattere la disoccupazione e il ristagno <2>. Prima di concludere il paragrafo resta da considerare se la guerra del Golfo, malgrado la breve durata, produrrà quell'effetto che risolse favorevolmente la sit uazione economica conseguente alla "grande depressione del 1929". È noto, infatti, che gli Stati Uniti uscirono completamente dalla "grande depressione" e conseguirono la "piena occupazione" soltanto durante la seconda guerra mondiale C3>. Ora ci si domanda il recente conflitto costituirà un fattore positivo per uscire dalla presente recessione? lasciamo la prima risposta a J .K. GALBRAITH che recentemente così si è espresso al riguardo: « Ritengo che esistano profonde differenze tra la situazione attuale e quella della seconda guerra mondiale. Allora, si è vista una massiccia mobilitazione in termini di produzione industriale e di soldati sotto le armi ... (ora) la guerra è combattuta con armi ed equipaggiamenti esistenti. Non ce ne sarà bisogno di nuovi, se non di qualche scarpa da utilizzare nel deserto o di qualche tuta mimetica. L'Iraq non può affrontare le nostre navi con la stessa facilità di HITLER. I nsomma non vedo un grande effetto "espansivo" determinato dalla nuova economia di guerra l4>. Probabilmente il "grande vecchio" di Harvard ha voluto esagerare per amore di tesi, perché la guerra del Golfo ha macinato materiali ad un ritmo impensabile all'epoca della guerra del Vietnam ed anche se i depositi del Pentagono sono stracolmi di armamenti ed equipaggiamenti accumulati durante il mandato reaganiano, le industrie belliche hanno già riavviato le catene di produzione da oltre un anno in "naftalina". Comunque, gli effetti del conflitto del Golfo restano un'incognita; troppo diverse sono le condizioni esistenti negli "anni '40" e quelle attuali: potrebbe essere il "ricostituente" per proiettare gli Stati Uniti verso un nuovo "boom" industriale, oppure una spinta verso quell'ineluttabile declino ipotizzato da P . KENNEDY per le grandi potenze che non sanno navigare sul "fiume del Tempo" <5>. C'è poi l'incognita degli effetti di un eventuale disarmo rapido e massivo: non per niente stentano ad uscire dalla presente recessione perchè dal bilancio del Pentagono dipendono vita o morte di gruppi colossali come Mc. Donnell Douglas, Genera! Dynamics, Lockheed, Northrop ed oltre un milione di lavoratori. Concludiamo con un breve accenno all'attuale situazione del nostro sistema economico. Come accennato, non siamo ancora in una situazione recessiva, ma uno "show-down" lo stiamo vivendo da alcuni mesi: l'industria rallenta la produzione - compresa quella delJ'automobile che è un bene "primario" per gli italiani - aumentano, cassa


108

LA FINE OEGLI «ANNI 'SO.

integrati e prezzi, l'inflazione è ormai al 6,8% e il bilancio dello Stato continua ad incrementare paurosamente il disavanzo - specie quello di parte corrente - nella corsa incontrollata della spesa sociale e assistenziale; e dovranno essere necessariamente riallineati i finanziamenti della Difesa almeno per l'importo di quei "tagli" troppo frettolosamente operati. Per le fonti di energia il nostro sistema economico è fortemente debitore all'estero, da quelle aree sconvolte dalla guerra. È auspicabile che il prezzo del greggio resti intorno ai 20 dollari il barile, perché in tal caso l'inflazione resterà circoscritta e il costo del denaro rimarrà stabile e potrebbe anche diminuire, dando così una possibilità di ripresa all'industria. Nel settore pubblico la serietà del momento dovrebbe richiamare tutte le parti ad un impegno profondo, assicurando il buon funzionamento dei servizi a livello centrale e locale, in quanto attualmente si annidano squilibri gravi <6>. 28. I bilanci della Difesa negli esercizi 1986-89 Il bilancio del Ministero della Difesa per il 1986 è stato di 17.585,0 miliardi con un incremento di 1.205 miliardi, in cifre assolute, sull'esercizio precedente, mentre le spese di difesa hanno raggiunto i 14.590,8 miliardi. Di tale ammontare, 5.124,3 sono stati assorbiti per il personale e 245,6 per spese diverse, di modo che alla spesa per acquisto di beni e servizi sono restati 9 .120,8 miliardi - compresa la quota gestita da altri Ministeri - che rappresenta la solita percentuale compresa fra il 62 e il 63%. Con tale finanziamento la Difesa ha provveduto alla sussistenza del personale con 1.062,7 miliardi e alla manutenzione ed esercizio con circa 3.000 miliardi, restando per gli armamenti circa 4.600 miliardi e cioè un 50% dei finanziamenti, percentuale solo apparentemente alta perché comprensiva della quota delle "leggi promozionali", valutabile in l.850 miliardi. Bisogna inoltre considerare l'inflazione deHa quale il tasso generale fu del 6,1 o/o e quello militare de11'8,2o/o. Tale situazione finanziaria è migliorata in sede di assestamento di bilancio in quanto le spese di difesa sono salite a 15.464 miliardi, di cui 5.481 per il personale e 297 per spese diverse, mentre 9.686 miliardi sono stati spesi per acquisto di beni e servizi compresi quelJi gestiti da altri Ministeri. Il bilancio del Ministero della Difesa per l'anno 1987 è stato di 19.104,4 miliardi con un incremento di 1.519,4 miliardi, in cifre assolute sull'esercizio precedente, mentre le spese di difesa hanno raggiunto i 15.831,6 miliardi con un incremento di 1.330,8 miliardi. Di detto fi-


LA FINE DEG LI «ANNI ' 80»

109

nanziamento, 5.537,3 sono andati al personale e 216,1 per spese diverse, cosicché alla spesa per acquisto di beni e eservizi sono rimasti 9.978,2 miliardi che rappresenta la ricorrente percentuale del 63 f1/o . Con tale finanziamento la Difesa ha assicurato la sussistenza al personale con 1.098,8 miliardi e alla manutenzione ed esercizio con circa 3.776,9 miliardi, restando per gli armamenti circa 5 .102,5 miliardi e cioè il 51 OJo dei finanziamenti per acquisto di beni e servizi conprensivi delle quote delle "leggi promozionali", valutabili in 1.780 miliardi. Devesi, inoltre considerare l'inflazione della quale il tasso generale era del 4,60Jo e quello militare del 6,60Jo. La situazione finanziaria sopraindicata è migliorata in sede di assestamento di bilancio in quanto le spese di difesa sono salite a 17.259,0 miliardi di cui 6.487 per il personale e 268 per spese diverse, mentre 10.504 miliardi sono stati spesi per acquisto di beni e servizi compresi quelli gestiti da altri Ministeri. Il bilancio del Ministero della Difesa per l'anno 1988 è stato di 21.074,2 miliardi con un incremento di 1.970 miliardi, in cifra assoluta, sull'esercizio precedente, mentre le spese di difesa hanno raggiunto i 17.365,2 miliardi con un incremento di 1.534 miliardi, pari ad un 9,70Jo che si riduce in termini reali, al 4,70Jo se deflazionato in base all'indice dell'inflazione generale e al 2,70Jo secondo l'indice dell'inflazione militare. Di detto finanziamento 6.166 erano destinati al personale e 286,3 per spese diverse, restando alla spesa per l'acquisto di beni e servizi 10.912,8 miliardi con un incremento di 934 miliardi e cioè circa il 9,40Jo in termini relativi che si riduce al 2,5% in valore reale sulla base del deflattore dell'inflazione militare. Con tale finanziamento la Difesa ha assicurato le sussistenze al personale con 1.155, 7 miliardi e alla manutenzione ed esercizio con circa 5.447 miliardi, restando per gli armamenti circa 4.292 miliardi e cioè circa il 500Jo del finanziamento per acquisto di beni e servizi, percentuale contenuta perché comprensiva della quota delle "leggi promozionali", valutabile in 1.233 miliardi che riduce detta percentuale ad un 38,70Jo ulteriormente eroso dall'inflazione. Comunque la suddetta situazione finanziaria è migliorata in sede di assestamento di bilancio che ha visto le spese di difesa lievitare a 19 .100 miliardi, di cui 7 .350 per il personale e 304 per spese diverse, mentre 11.446 sono stati spesi per acquisto di beni e servizi, compresi quelli gestiti da altri Ministeri. Il bilancio del Ministero della Difesa dell'anno 1989 è stato di 22.905 miliardi con un incremento di 1.831 miliardi, in cifra assoluta, sull'eser-


110

1./\ Fl:-11: DEGLI • A'ò1'1 '80»

cizio precedente, mentre le spese di difesa hanno raggiunto i 19.055 miliardi con un incremento di 1.640 miliardi, pari ad un l l ,50Jo che si riduce in termini reali, al 5,2% deflazionato in base all'indice dell'inflazione militare. Di tale finanziamento 7 .445 ,2 miliardi sono stati destinati al personale e 344,2 per spese diverse, restando per l'acquisto di beni e servizi 11.215,6 miliardi con un incremento di appena 302,8 miliardi e cioè circa il 2, 7% che non copre l'incremento dell'inflazione. Con questo finanziamento la Difesa ha innanzi tutto, assicurato la sussistenza del personale con l. 163,2 miliardi, poi la manutenzione e l'esercizio con 4.883 miliardi, restando per gli armamenti 5.387 miliardi e cioè circa un 49% del finanziamento per acquisto di beni e servizi, comprensiva della quota delle "leggi promozionali", valutabile in 710 miliardi. Come si può ben comprendere la situazione sopra delineata indica il "ritorno" immediato di un "certo andazzo", ricorrente nei confronti della Difesa, tendente a ridurre i finanziamenti non appena insorgono difficoltà economiche-finanziarie nel sistema economico nazionale, mentre mantiene i finanziamenti a livelli insufficienti nei periodi di prosperità. Eppoi è stata ventilata la "distensione politica", ma su di essa ritorneremo in seguito. L'assestamento di bilancio ha ulteriormente peggiorato la situazione iniziale in quanto ad un aumento delle spese di difesa salite a 19.973,3 miliardi, ~i è verificato un incremento soltanto per le spese di personale che salgono a 8.338,0, mentre gli acquisti per beni e servizi della Difesa diminuiscono di 40 I miliardi rispetto ali' esercizio precedente. A conclusione delle analisi del periodo in esame, riteniamo opportuno presentare il quadro dei programmi o parte dei programmi afferenti alle leggi promozionali delle programmazioni decennali di forza armata, realizzati nel corso degli anni 1986-89 (Tab. IV .1.). Tali programmazioni si dovevano concludere nel 1984 per la Marina e nel 1986 per l'Esercito e l'Aeronautica, ma a parte alcuni ritardi di ordine tecnico, i ritardi più rilevanti sono dovuti agli "slittamenti" dovuti all'insufficienza dei finanziamenti che, oltre tutto, hanno fatto lievitare i costi di produzione dei diversi programmi a causa dell'inflazione galoppante che si è verificata in quell'arco di tempo. Purtroppo queste programmazioni ancora non si sono concluse, con la conseguenza - oltre quelle di carattere operativo - che essendo terminati i finanziamenti ex /ege ormai sono a carico del bilancio ordinario della Difesa.


l lf

LA FINE DEGLI «ANNI '80»

Tab. IV.1. Programmi maggiori negli an ni 1986-89 (in miliardi di lire correnti) ANNI FINANZIARI PROGRAMMI MAGGIORI

ESERCITO Armamento contro carri Mezzi cingolati e corazzati Autoblinde e mezzi speciali Artiglierie terrestri Difesa contro aerea Elicotteri da combattimento e ricognizione CATRIN Comunicazioni Informatica Mezzi del Genio Equipaggiamenti l. Totale

1986

1987

1988

1989

260 261 171 60 90

160 59 140 82 61

174 49 37 94 232

118 50 207 183 407

221 90 38 IO 70 54

399 250 157 24 70 56

467 216 108 19 16 54

339 150 35 30 91 68

1.325

1.458

1.466

1.678

Tab. IV. I. Programmi maggiori negli anni 1986-89 (i n miliardi di lire correnti): seguito ANNI FINANZIARI PROGRAMMI MAGGIORI 1986

MARINA Nave Garibaldi C.T. "Animoso" e altri

Fregate ''Maestrale'' Corvette "Minerva" Altre unità di squadra Rifornitrice squadra Cacciamine "Lerici" Sommergibili Mezzi navali vari Aeromobili nave Garibaldi Elicotteri SH3D-EH101 Ammodernamento mezza vita unità Basi e supporti Ricerca e sviluppo Munizionamento e ricambi 2. Totale

11 154 80 193

8 24 89 15

-

84 15 -

733

1987

19 160 63 231 30 50 96 35 10 153 122 68

-

1.037

1988

262 38 142

1989

332

-

148 128 161 -

182 60 57 53 12 2 109 133 74 115

1.152

1.129

54 72 76 41

IO


112

LA FINE DEGLI «ANN I '80»

Tab. IV. I. Programmi maggiori negli anni 1986-89 (in miliardi di lire correnti): seguito ANNI FINANZIARI PROGRAMMI MAGGIORI

AERONAUTICA MRCA-TORNADO Spada-Aspide Ammodernamento F104S-ASA Caccia EFA (R.S.) Caccia AMX Velivoli aerorifornitori Elicotteri soccorso e addestramento Ammodernamento velivoli trasporto e pattugliamento Comunicazioni e automazione Radio, radar, meteo Armamento Radar Difesa 3. Totale

1986

605 280

1987

1988

33 430 IO 30

470 287 79 58 373 11 37

380 149 78 120 51 7 15 120

40 35 20

58 112 34

15 72 47

55

1989

280 160 27

802 39 95

65

-

-

2

40

80

91 20 46 47

1.540

1.559

1.593

1.672

-

Tab. IV. I. Programmi minori negli anni 1986-89 (i n miliardi di lire correnti): seguilo ANNI FINANZIARI PROG RAMMI MINORI

1986

1987

1988

1989

P rogrammi minori (compresi "INTERFORZE")

310

373

577

373

Infrastrutture

711

675

677

535

1.021

1.048

1.254

908

TOTALE INVESTIMENTI (I + 2+3+4)

4.619

5.102

5.465

5.387

TOTALE ESERCIZIO

4.503

4.876

5.447

6.046

TOTALE PERSONALE ( + )

5.361

5.734

6.325

7.445

14.389

15.712

17 .237

18.878

4. Totale

SPESE DIFESA ( 0 )

( +) Comprensi••o delle "provvidenze" (trasferimenli)

(•) Depurate delle panne compcru,all\C, correnhe e non anribuib1h

Fonte· Note aggìunu,e allo Stato d i previsione per la Difrsa (anni I 986-1989) e nostre elaborazioni


113

LA FINE DEGLI «ANNI ' 80»

Tab. lV.2. Spese di difesa nazionale es. fin. 1986-1989 (spese impegnate per competenze in miliardi di lire correnti)

Es. fin.

Spese di personale in servizio

1986 4.898,6

Spese acq uisti cli beni e servizi di cui effeu uate da To tale

Ministero Altri Di fesa Ministeri

9.686,0

9.669,4

Altre spese

Totale spese

16,6 296,8

Spese personale in quiescenza

14.881,4 583,0

Totale generale

15.464,4

1987

5.788,5

10.504,2 10.487,6

16,6 268,0

16.560,7 698,3

17.259,0

1988

6.687,1

11.446,1

16,6 304,1

18.437,3 662,8

19.100,1

1989 7.692,7 11.345,4 11.028,8 316,6 290,0

19.328,1 645,2

19.973,3

11.429,5

fonte: Mjn, Tesoro. Conto consuntivo dello Stato (annate varie) e nostre elaborazioni

Per gli opportuni confronti sulle Tabb. IV.2. e IV.3. vengono indicati i principali aggregati delle spese di difesa e i rapporti fra spese di difesa, spese dello Stato e PIL. I vari dati sono evidenti e non hanno bisogno di particolari commenti. Tab. IV.3. Spese dello Slato, dì Difesa, PIL: es. fin. del 1986-89 (impegni di spesa in miliardi di

lire correnti) S P ESE Es. Fin.

STATALI

RAPPORT I OJo

PIL

DIFESA a

a:c

b:c

b:a

e

b

1986

406.224

15.464

897.281

45,27

1,72

3,80

1987

439.762

17.259

978.858

44,92

1,76

3,92

1988

491.272

19.100

1.082.926

45,36

1,76

3,88

1989

488.213

19.973

1.187 .988

41,54

1,68

4,09

Fonte: Min. Tesoro, Conto consuntivo dello Stato (annate varie) e nostre elaborazioni

29. Analisi dei risultati della programmazione decennale Prendendo lo spunto dalle considerazioni fatte nel corso del paragrafo precedente, riteniamo di ampliarle attraverso l'analisi dell'aggregato "beni e servizi" per la difesa. L'aggregato beni e servizi consta di un complesso eterogeneo, in quanto la domanda militare è presente, oltre che nel mercato tipicamente militare, alimentato dall'industria bellica, anche nel comune mercato,


114

LA FINE DEG LI «Ai'<Nl '80»

tanto che si può affermare che non c'è settore in cui non sia presente la domanda dell'Organismo militare. Ne consegue che un'analisi di tale aggregato nel suo complesso porta a conclusioni di primo approccio che non corrispondono alla realtà fenomenica. Occorre, pertanto, procedere ad una disaggregazione per considerare l'andamento di due diversi mercati: quello dei beni tipicamente militari e quello ordinario in cui l'Organismo militare ne subisce condizioni e andamento come un qualunque operatore economico. Tale disaggregazione riguarda dunque i beni tipicamente militari e i beni che prodotti per il mercato ordinario, soddisfano la domanda del settore privato nel quale si aggiunge quella dell'Organismo militare. Ovviamente i due mercati hanno struttura diversa e diverse sono le loro condizioni, l'andamento e le caratteristiche della domanda e dell'offerta e conseguentemente la determinazione dei prezzi. Di tutto ciò l'Organismo militare deve tenerne conto nel momento della formulazione della propria programmazione e, più ancora in quella in cui viene a gestire tale programmazione secondo le disponibilità finanziarie. In questa sede ci limitiamo ad individuare le componenti più rilevanti dei due aggregati e le loro entità. Una classificazione economica abbastanza significativa per la formazione dei due aggregati beni militari e beni non militari secondo la produzione di determinati prodotti, potrebbe essere la seguente: a) beni militari 1 - prodotti delle industrie per la produzione di armi, sistemi di armi ed esplosivi 2 - prodotti per le costruzioni aeronautiche militari 3 - prodotti per le costruzioni navali militari 4 - servizi di ricerca e sviluppo delle produzioni militari b) beni non militari 1 - prodotti delle industrie alimentari 2 - prodotti delle industrie tessili, dell'abbigliamento e del cuoio 3 - prodotti del legno e dell'arredamento 4 - prodotti delle industrie per la produzione di macchine utensili e materiali di consumo 5 - prodotti delle industrie petrolifere e del carbone 6 - industrie delle costruzioni edili 7 - industrie dei servizi tipo-litografici e di stampa 8 - industrie di servizi di trasporto e comunicazioni


LA FINE DE<JLI «Ats"NI 'SO»

9 10 11 12 13 14 15

-

115

industrie di servizi per il funzionamento degli uffici servizi per l' igiene e la sanità servizi per l'istruzione e l'educazione servizi per l'informazione e la propaganda fornitura di locali, acqua, luce e gas servizi di protezione civile servizi vari per la difesa

e) beni di uso promiscuo

1 - prodotti delle industrie elettriche, elettroniche e delle T LC 2 - prodotti delle industrie di macchine edili, materiali del genio e per le attrezzature campali 3 - prodotti delle industrie per la produzione di mezzi da combattimento, da trasporto e speciali . Ovviamente, per i prodotti delle industrie che producono promiscuamente beni militari e non militari occorre procedere alla imputazione di due aggregati secondo opportuni metodi di stima. Ciò precisato preliminarmente, riteniamo di procedere all'analisi attraverso la costruzione teorica di un modello di verifica nel quale dovremmo introdurre alcuni elementi stocastici, in quanto alcune proiezioni giungono fin verso la prima metà degli ''anni '90''. Ciò renderebbe il modello più aleatorio, epperò si è preferito non considerare l'effetto monetario oltre il 1990. Gli elementi fontamentali del modello sono i seguenti: I O Oggetto del modello Armi, sistemi di armi, strutture e attrezzature per l'ammodernamento e la ristrutturazione dello strumento militare . Al riguardo vengono comprese tutte le forniture di beni militari ed una aliquota di quelle di uso promiscuo, formanti i vari programmi oggetto delle programmazioni di cui alle leggi promozionali degli anni 1975-77. 2° Arco di tempo compreso dal modello Le programmazioni delle tre Forze Armate conseguenti alle leggi promozionali sono proiettate in un arco di tempo che va dal 197 5 al 1994 e cioè più lungo di quello previsto dalle predette leggi, sia per effetto della normativa per i finanziamenti sia per l'insufficienza dei finanziamenti stessi. Da qui la metodologia di cui si è fatto cenno.


116

LA FINE DEGLI «ANNI '80»

3 ° Scopo del modello Si considera l'esistenza di uno scarto fra l'inflazione generale e l'inflazione militare specifica, nonché dell'effetto qualità, distinto dall'inflazione militare. Ciò premesso lo scopo del modello è quello di determinare quanto abbia influito l'effetto inflazione e l'effetto qualità nel mutamento dei prezzi sostenuti nel corso dei cicli produttivi dei diversi "programmi". Al riguardo occorre fare una precisazione. La spesa per l'acquisto di un bene in generale è costituita dal prezzo per la quantità e se l'aumento del prezzo è generalizzato, la maggiore spesa, ferma restando la quantità, è dovuta all'inflazione, perché essendo data la quantità, la spesa è funzione del prezzo. Però l'assunto indica una situazione di necessità, ma non anche di sufficienza, in quanto potrebbe esservi un'altra variabile e cioè la qualità. E ciò accade in caso di sostituzione di un bene dello stesso genere, ma avente caratteristiche tecnologiche più avanzate, oppure di modifiche, sempre di tecnologie avanzate, apportate nel corso del processo produttivo di un dato bene. In questi casi l'aumento di spesa che ne deriva non dipende dalla variabile quantità e neppure dal prezzo, ma dalla variabile qualità, cosicché non si può parlare di inflazione. Tale fenomeno è stato denominato "quality index" negli Stati Uniti e "dérive des prix" in Francia e sta ad indicare soprattutto i maggiori costi conseguenti ai miglioramenti tecnologici di successive generazioni di armamenti ed anche i miglioramenti apportati nel corso di un loro processo produttivo. Quanto osservato, porta a dover strutturare il modello in questio- . ne di modo che consenta di tener conto e di quantificare non soltanto l'effetto monetario - inflazione - ma anche l'effetto qualità, effetto che già da un'analisi deduttiva assume una certa rilevanza. La vastità dei materiali che entrano nella produzione dei beni militari in senso generale può riguardare, come già osservato, beni tipicamente militari, beni di uso civile e beni di uso promiscuo militare e civile. Ciò ha indotto a ricercare un tasso d'inflazione militare generale risultante da un "paniere" di materiali militari, non militari e di uso promiscuo. Ovviamente la composizione del paniere è risultata diversa per le tre programmazioni. Deflazionando ogni programma secondo il tasso risultante, è stato controllato il valore ottenuto col costo finale del programma stesso, di modo che la differenza fra tale costo e il valore ottenuto dall'operazione di deflazione costituisce l'effetto qualità, mentre il valore


LA FINE DEGLI «ANNI ' 80»

117

come sopra ottenuto, esprime la stima dell'effetto monetario. In simboli, la struttura del modello in questione è la seguente: Cp. Eip Cp ECp essendo Cp

=

Cpct il costo finale del programma la media ponderata dei coefficienti d'inflazione dei materiali militari, civili, e d'uso promiscuo impiegati nel programma per il tempo t.

Cpct Inoltre per si ha: mentre:

il costo del programma deflazionato Cp - Cpct > O Cp - Cpct = Eq CI) (effetto qualità) Cpd = Em <2> (effetto monetario)

Concludendo, i valori dell'effetto monetario e dell'effetto qualità dell'intera programmazione si ottiene ripetendo e poi sommando i valori ottenuti per ogni programma. I risultati del modello in questione sono riportati alle colonne 4, 5, 6 e 7 della Tab. IV .4. Tali risultati, unitamente a quelli di cui alla Tab. IV .5. ci consentono alcune considerazioni preliminari . Da più parti sono venute molte critiche alle programmazioni conseguenti alle "leggi promozionali" soprattutto per la loro notevole lievitazione rispetto ai finanziamenti iniziali. In questa sede, alla luce delle risultanze delle nostre elaborazioni riteniamo di poter ridimensionare obiettivamente tali critiche, siano sorte da spirito di parte, oppure dovute a disinformazioni o a scarse conoscenze delle questioni militari. Iniziamo l'analisi con un accenno alle condizioni economiche-fi nanziarie non soltanto del nostro Paese nel momento in cui le programmazioni divennero operative. Diciamo subito che è stato un grosso errore - un errore di ingenuità - aver accettato di dar corso ad una programmazione militare a lungo termine in un periodo di grave crisi economica mondiale e di particolare gravità per il nostro sistema economico che ad una notevole depressione univa un'inflazione galoppante anche per le ripetute svalutazioni della moneta; fu sicuramente un errore, però non certamente imputabile alle Forze Armate che si erano limitate, sul piano operativo, a formulare ciascuna una "pianificazione militare" che


Tab. IV .4. Stima dell'effetto monetario e dell'effeHo q ualità nei programmi oggetto delle programmazioni di cui all e leggi promozionali (in miliardi di Lire correnti)

Programmazioni

EFFETTO

Finanziamento iniziale

Costo Previsto (prezzi 1977)

(Leggi

promo:àonali)

1.115

1.519

Monetario Valore '1o assoluto 3

2

I

ESERCITO

Inizio Produ· zione

1977

4

8.660

5

89,3

Valore assoluto

,o 6

1.038

7

10,7

Valore assoluto

Valore assoluto

'1o 8

Compie· Finanz. tamemo finale programmi (Leggi sul B.0. promoz.) Difesa

Incremento del COSLO

Costo Effeuivo

Qualità

9

(ll 9.698 638,4

0/t

Il

12

13

8.179 538,4

5.257

4.441

IO

;:;;;

r

:,.

.,,

MARINA

1.000 (J) l.505

1976

4.778 94,1

300

5,9

1977

84,8

1.69 1

15,2

(2)5.078 337,4

3.573 237,4

4.631

447

<2>1 l.126

8.956 412,7

6.8 17

4.309

zm

o ~

t:

AERONAUTICA

1.000

2.170

9.435

512,7

;

z

3

~

DIFESA

(I) (2)

3.115

5.194

-

22.873

88,3

Compk1amcn10 dei prograin,nì al J.J . 1989 Completamento dei programmi a l 31-12- 1989

(3) A prezzi I976 Fonte: Stato di previsione della spesa del Min. Difesa (annate varie) e 11osLre elaborazjoni

3.029

11 ,7

25.902 498,7

20.708 398,7 16.705

9.197


119

LA FI NE DEGLI «ANNI ' 80•>

è noto deve essere di "lungo termine" stante l'attuale stato della dottrina strategica e della tecnologia militare. Era dunque compito del Governo disaggregarle in programmazioni a medio termine - 3 o al massimo 5 anni - avendo al riguardo il già collaudato esempio della programmazione militare francese. Invece, ci si limitò a programmazioni finanziarie articolate in finanziamenti decennali, senza neppure procedere ad un'analisi economico-finanziaria sui suoi riflessi nel sistema economico nazionale così come avvenne per il piano quadriennale di riarmo 1951-54. In queste condizioni era da aspettarsi una lievitazione degli oneri previsti che, comunque erano superiori ab origine ai finanziamenti fissati nelle leggi promozionali e le stesse previsioni erano basate, per la Marina su prezzi 1973 e per l'Esercito e l'Aeronautica su prezzi 1975-76. Passando ad un esame di secondo approccio della Tab. IV .4. si nota che in termini percentuali gli effetti sul costo effettivo sono valutabili come segue: Effetto% Programmazioni

Monetario

Qualità

Complessivo

Esercito Marina (7) Aeronautica

570,1 517,5 434,8

68,3 19,9 77,9

638,4 337,4 512,7

DIFESA

437,6

61 ,I

498,7

mentre le cause dell'incremento del costo effettivo, in valore assoluto e percentuale, di ogni programmazione vengono valutate come segue: Effetto Programmazioni

Monetario Valore assoluto

Esercito Marina Aeronautica DIFESA

<I/o

7.304 480,8 3.362 223,4 7.594 350,0 18.261 351,6

Qualità Valore assoluto

875 21 I 1.361 2.447

Complessivo %

57,6 14,0 62,7 47,1

Valore assoluto

"lo

8.179 538,4 3.573 237,4 8.956 412,7 20.708 398,7

Da quanto rilevato, nel complesso significa un moltiplicatore compreso fra 4 e 6 che rappresenta un valore ancora normale se consideriamo la svalutazione della moneta durante l'arco di tempo compreso fra il 1975 e il 1990, nonché la lunghezza dei processi produttivi della maggior parte dei sistemi d'arma.


120

LA FINE DEGLI «ANNI '80»

Al riguardo riuscirà istruttivo per alcuni ipercritici improvvisati che hanno trovato incomprensibile e hanno gridato allo scandalo, per qualche sistema d'arma di tecnologia avanzata, il cui costo ha avuto un incremento di 6 volte la previsione, peraltro formulata a prezzi 1973 <8); e potranno riflettere sulla seguente tabella riguardante l'inflazione nel nostro P aese dal 1975 al 1991. Tab. IV .5. Inflazione generale e inflazione militare: tassi annuali, numeri indice (1975 = 100) e coefficienti di deflazione Inflazione militare

Inflazione generale (1) Anno

1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991

Tasso annuale

indice

Coefficiente di deflazione

17 ,2 16,5 18, 1 12,5 15,8 21,l 18,7 16,3 15,0 10,6 8,6 6,1 4,6 4,9 6,3 6,1 6,8

100,0 116,5 137,6 154,7 179,1 217,0 257,5 299,6 344,5 381,0 413,8 439,0 459,2 481 ,7 512,0 543,2 580,2

1,00 0,85837 0,72674 0,64641 0,55835 0,46083 0,38835 0,33378 0,29028 0,26247 0,24166 0,22779 0,21777 0,20760 0,19531 0,18409 0,17235

No

Tasso annuale

indice

Coefficiente di deflazione

19,5 18,6 20,5 14,5 17,9 23,6 21 ,2 18,8 17,5 12,8 10,8 8,2 6,6 6,9 8,4 8,2 9,6

100,0 I 18,6 142,9 163,6 192,9 238,4 288,9 343,2 403,3 454,9 504,0 545,3 581,3 621,4 673,6 728,8 798,8

1,00 0,84317 0,69979 0,61 125 0,51840 0,41946 0,34614 0,29138 0,24795 0,21983 0, 19841 0, 18338 o,17203 0,16093 0,14846 o, 13721 0,12519

NO

tl)

Note

(I ) Dati IST AT e nost re eiaborazioni (2) Nostre elaborazio ni

( I) Fonte, ISTAT: indici dei prezzi al consumo

Dalla Tab. IV.5. si nota, infatti, che il rapporto del deprezzamento della moneta dal 1975 al 1991 è stato di I a 5,8. Se poi consideriamo l'inflazione militare specifica relativa agli armamenti - secondo i nostri calcoli - il rapporto diviene 1 a circa 8. Ne consegue che di fronte a tali rapporti i costi finali delle programmazioni conseguenti alle leggi promozionali rientrano nella normale dinamica dei prezzi durante il periodo considerato. C'è poi da considerare l'effetto qualità che come già osservato, assume aspetti rilevanti nei sistemi d'arma a tecnologia avanzata. T ale effetto rispetto al complesso delle singole programmazioni, risultante dal nostro modello è stato il seguente:


LA FINE DEG LI «ANNI ' 80»

ESERCITO MARINA

AERONAUTICA

121

10,7%

5,90Jo 15,2%

Circa il divario dei valori degli effetti monetari e di qualità fra le tre programmazioni, devesi osservare che la maggiore percentuale dell'effetto qualità per l'Aeronautica è dovuta alla realizzazione del programma MRCA-TORNADO che, come è stato accennato, era modificabile sia nella fase di definizione, sia in quelle si sviluppo e produzione: ne sono derivate numerose trasformazioni d'impiego operativo e tecnologiche, tanto che i "main contracts" sono stati stipulati secondo il criterio dei "costs fixed plus fees" in quanto non erano predeterminabili i costi a causa della variabilità dei processi produttivi. Ciò ha portato un aumento sensibile del quality effect il cui onere ha contribuito a lievitare il prezzo complessivo ben oltre l'effetto monetario dovuto sia all'inflazione generale, sia all'inflazione specifica militare, nonché alle ripetute svalutazioni della nostra moneta. Invece la minore percentuale dell'effetto qualità per la Marina è la risultante della circostanza favorevole che la produzione essendo iniziata nel 197 5, non ha risentito dell'inflazione di circa due anni rispetto alle altre due Forze Armate si ricorda che per gli anni 1975 e 1976 gli indici dell'inflazione generale sono stati rispettivamente del 17,2 e 16,5, mentre quelli dell'inflazione specifica militare sono stati superiori di circa 2,5 punti-; da ciò è conseguito che nel nostro modello risulta soprastimato di circa 2-2,5 punti l'effetto monetario e conseguentemente sottostimato nella stessa misura, l'effetto qualità . Infine, per quanto concerne l'Esercito l'effetto monetario, abbastanza rilevante, è dovuto ad una maggiore lentezza amministrativa per il perfezionamento dei contratti e alle difficoltà inco~trate nell'analisi dei costi dei molteplici programmi; per quanto riguarda l'effetto qualità, alle numerose modifiche dei programmi. Per quanto riguarda infine l'onere complessivo delle programmazioni risultante dalla colonna 8 della Tab. IV .4. osserviamo che è destinato a subire un ulteriore aggiustamento; perché gli "impegni" finanziari, a causa dell'insufficienza cronica degli stanziamenti di fondi in bilancio, vanno fino al 1995 con gli aggravi monetari e amministrativi che ne conseguono - sempre che non vengano cancellati per difetto di finanziamenti - .


122

LA FfNE DEGLI «ANNI '80»

NOTE

AL CAPITOLO 4

(I) R. NIXON, Superpower Sumministry, in Foreign Affairs n. 64, n. I, autunno 1985, citato in C. PINZANI, Da Roosevelt a Gorbaciov, Firenze 1990. (2) G. MAYER, L'economia militare: storia e teoria, op. cit., pag. 290. (3) G. MAYER, Teoria economica delle spese militari, Roma 1963, pag. 41 e seg. Economia militare, op. cit., pag. 290. (4) J. K. GALBRAITH, Intervista concessa a Repubblica, in Repubblica: Affari e Finanza, 18-1-1991. (5) P. KENNEDY, Ascesa e declino delle grandi potenze, trad. it., Milano 1989, pag. 726 e seg.. (6) BANCA D'ITALIA, Considerazioni finali del Governatore ali' Assemblea generale ordinaria dei partecipanti per l'anno 1989, Roma 1990. Idem, per l'anno 1990, Roma 1991. (7) Il dato riguardante la Marina non è omogeneo rispetto a quelli delle due altre Forze Armate, perché il programma della Marina originario era stato assestato a 1.000 miliardi per armonizzarlo con i finanziamenti. Successivamente, quando le norme di cui all'art. 4 ultimo comma, delle leggi promozionali dell'Esercito e dell'Aeronautica furono estese anche alla Marina, venne aggiornata la programmazione originaria, riportandola alle richieste primitive, di modo che si passò da una programmazione ammontante a I .000 miliardi ad una "aggiornata" di 2.158 miliardi (1979), valutabile 1.505 miliardi a prezzi 1976. (8) Per l'Esercito la programmazione prevedeva un onere di 1.519 miliardi contro i 1.115 stanziati; per la Marina la programmazione importava una spesa di 2.158 miliardi contro un finanziamento di 1.000 miliardi; per l'Aeronautica la spesa prevista per la programmazione era di 2.170 mitiardi, mentre il finanziamento fu di soli 1.000 miliardi.


CAPITOLO

5

DUE RELAZIONI INSCINDIBILI

30. Una premessa: le programmazioni episodiche e frammentarie fra

la fine degli «anni '80» e l'inizio degli «anni '90» per completare le programmazioni decennali Tra la fine degli "anni '80" e l'inizio degli "anni '90", malgrado le difficoltà di vari ordini, l'Organismo militare conclude faticosamente quelle programmazioni che erano state previste nelle leggi promozionali. Non è stato un successo né sul piano tecnico-operativo, né su quello economico-finanziario, ma certamente un "riallineamento di qualità" che ha ridato una certa efficienza allo strumento militare nazionale per consentire alle nostre Forze Armate di svolgere i compiti essenziali loro affidati sia in campo nazionale, sia in seno all'Alleanza atlantica. Molti aspetti, però, della nostra difesa erano rimasti insoluti. Occorreva, pertanto, provvedere al riguardo, ma non fu possibile affrontare i problemi in modo organico e sistematico, per l'opposizione mostrata in sede politica ad un'ulteriore programmazione: fu giocoforza ripiegare sulle solite soluzioni episodiche e frammentarie attraverso l'impostazione di singoli programmi i cui finanziamenti sono stati predisposti con un Tab. V. I. Finanziamenti e spese per alcuni programmi di difesa (io miliardi di lire correnti) PROGRA,\4~11

AM-X EH-101 CATRIN

QUOTE ANNUALI SPESE Somme esercmo eserc1210 CltfCL2JO e1ercmo esercizio Sostenu:e Prt"iste Compless. da 198) 1981 1989 finanz. 1986 1988

Finanzia. menti

&ICIUO

470 300 226

240 100 20

60 60 60

IO

996

360

180

1983-84

IO

35 85 85

66 41 41

59 4 10

662,7 538,9 916,6

412,4 l.075,1 605,l 144,1 683,0 383,0 916,6 690,6

30

205

148

73

2.118,2

556,5 2.674,7 1.678,7

10

-

Fonte: Min. Tesoro. Stato di previsione della spesa del ~·lin. Difesa. es. 1990 e nostre cJaborazioni

provvedimento legislativo "ad hoc", in ciò costrettivi da una legge che, avente per obiettivi dichiarati di far chiarezza e porre ordine nelle attività militari volte alla "produzione dello strumento militare", al contrario ha avuto ben altri scopi ed è finita per creare difficoltà ammini-


124

DUE RELAZIONI INSCINDIBILI

strative e operative anche alla gestione ordinaria dello strumento militare alimentata dai normali stanziamenti di bilancio. Ci riferiamo alla L. 4 ottobre 1988, n. 436, la cosiddetta "Legge GIACCHÈ" dal nome del proponente che poi ne è stato strenuo propugnatore. Tali programmi particolari sono i seguenti: a) velivolo AMX (caccia-bombardiere ricognitore leggero).

b) Aeromobile ad ala rotante EHlOI (elicottero di difesa antisommergibile). e) Sistema campale di trasmissioni e informazioni CAT RIN.

Il finanziamento per i suddetti programmi è stato predisposto con la L. 6.8.1984, n. 456 come indicato nella Tab. V.I. Al riguardo devesi osservare che la citata legge 6.8 . 1984, n. 456 non prevede maggiorazioni in relazione al tasso annuale dell'inflazione, mentre fra le somme già sostenute e quelle previste, il cui onere effettivo viene a superare di 1.678, 7 miliardi i finanziamenti disposti; tale onere, se non dovesse intervenire un provvedimento legislativo di rifinanziamento, resterebbe a carico del bilancio ordinario della Difesa (Esercito 690,6 miliardi, Marina 383 miliardi e Aeronautica 605, l miliardi) con grave pregiudizio di altri programmi che dovrebbero essere ridimensionati e/ o slittati nel tempo. · Per quanto riguarda i maggiori programmi pluriennali finanziati col bilancio ordinario della Difesa, si hanno le seguenti programmazioni: Esercito Marina

- es. fin. 1989 (cap. 4011) varie dal 1983 al 1988, 3.853,6 mld. »

Aeronautica »

» »

1989 (cap. 4031) varie dal 1983 al 1986, 2.971,4 mld. 1989 (cap. 4051) varie dal 1984 al 2005 (*) 16.924,8 mld. (*) programma EFA: 1988-2005, 2.700 mld.

Concludiamo il presente paragrafo ricordando che nel 1988 le Forze Armate predisposero un "preliminare" di programmazione decennale per circa 85.000 miliardi, così suddivisi: Esercito Marina

32.000 miliardi 18.000 miliardi

Aeronautica

35 .000 miliardi

da finanziare: per l'Esercito: per la Marina:

10.000 con legge speciale, 22.000 sul bilancio ordinario 9.000 con legge speciale, 9.000 sul bilancio ordinario

per l'Aeronautica: 11.000 con la legge speciale, 24.000 sul bilancio ordinario.


DUE RELAZIONI INSCINDIBI LI

125

Al riguardo, una proposta di disegno di legge venne presentata al Governo dal Ministro della Difesa pro tempore, ma non ebbe seguito da parte della Presidenza che non la portò all'esame del Consiglio dei Ministri . 31. Prima correlazione: la pianificazione-programmazione militare sistematica. Il sistema obiettivi militari-strumento militare, costo dello strumento militare-finanziamento.

Ricorrono da tempo, da parte di uomini politici, frasi di questo genere: "La quota di reddito che il nostro Paese mette a disposizione della difesa nazionale è esigua, ma rappresenta il massimo sforzo sostenibile del sistema economico"; "si è reso necessario uno slittamento del programma pluriennale per l'ammodernamento dello strumento militare"; "le condizioni economiche del Paese hanno imposto un taglio doloroso anche alla spesa militare"; oppure più recentemente "riduzioni e limitazioni di bilancio rappresentano per il Dicastero della Difesa il segno della consapevole partecipazione alla manovra di risanamento della finanza pubblica e così via dicendo. Ma queste frasi sono prive di concretezza, affermazioni senza un contenuto positivo, ingeneratrici di situazioni equivoche. Prendiamo in esame la prima frase e analizziamone le conseguenze che comporta. È noto che il bilancio della Difesa è l'espressione in termini finanziari annuali della programmazione pluriennale che l'Organismo militare ha fatto in funzione degli obiettivi di difesa nazionale fissati dal Governo. Consegue che se Governo o Parlamento intendono operare un taglio alla spesa determinata dall'Organismo militare, debbono contestualmente ridurre o cancellare alcuni obiettivi di difesa precedentemente fissati. Al contrario, tagliare la spesa e lasciare immutati gli obiettivi di difesa, oltre ad un non senso in termini di concretezza, comporta un sovvertimento dell'attività militare programmata rispetto a determinati obiettivi che rimangono immutati solo formalmente, costituendo un deplorevole inganno verso il cittadino-contribuente, al quale si lascia credere che il Paese è difeso con immutato livello di rischio.

E che dire degli altri due tipi di affermazioni? Dichiarare che una spesa rappresenta il massimo sforzo sostenibile dell'economia nazionale, significa che è stata effettuata un'analisi di compatibilità - a diversi' livelli oggettivi - della spesa militare, unitamente alle altre spese pubbliche - educazione, sanità, assistenza, previdenza, interventi statali vari,


126

DUE RELAZIONI INSCINDIBILI

ecc. - con le diverse componenti del sistema economico nazionale livello e distribuzione del reddito, bilancia dei pagamenti, debito pubblico, inflazione, livello occupazionale, ecc. - . Solo quando siano stati verificati i riflessi delle varie alternative analizzate è possibile affermare seriamente con cognizione di causa, che lo sforzo militare fissato è il massimo compatibile con la situazione economica, stante gli altri livelli prescelti di attività pubblica. Ma si fa tutto ciò? Dai documenti ufficiali nulla appare in proposito. D'altra parte è risaputo che in materia tutto è rimesso al Ministero del Tesoro - attraverso la R.G.S. - che si limita a fare "politica di bilancio". Gli elementi delle correlazioni, che costituiscono l'essenza della difesa nazionale, sono: a) gli obiettivi da conseguire; b) il rischio non coperto della sicurezza; c) il costo-efficacia dello strumento militare programmato per assicurare la difesa con il rischio predeterminato; d) la compatibilità della spesa militare con quelle per assicurare un accettabile livello degli altri servizi pubblici, in funzione del reddito nazionale. Ma a chi spetta decidere sui livelli dei suddetti elementi? In un certo senso l'abbiamo anticipato poc'anzi, ma preferiamo tornarci sopra, in un'analisi di secondo approccio. È compito degli organi responsabili della politica di difesa nazionale - Governo e Parlamento - definire gli obiettivi di difesa e di fissare il limite di rischio che resta scoperto . Sulla base di tali elementi, l'Organismo militare determina lo strumento militare occorrente, il relativo costo - mediante un'analisi "costoefficacia" - e ne predispone la programmazione pluriennale. L'analisi della compatibilità della spesa militare con quella per assicurare un accettabile livello del reddito nazionale, compete agli organi politici e cioè al Governo e al Parlamento, ciascuno nell'ambito delle proprie attribuzioni costituzionali. Da siffatte analisi sono possibili due alternative e cioè: c'è compatibilità fra la spesa militare e il complesso della politica economica del Paese, oppure no. Nel primo caso il Parlamento deve autorizzare la spesa, stanziandone il relativo finanziamento; nel secondo caso, non può procedere sic et sempliciter ad un taglio della spesa militare, ma deve delineare nuovi obiettivi di difesa e una diversa valutazione del rischio non coperto dallo sforzo di difesa stabilito. Né tanto meno il Governo, in sede di preparazione o di approvazione del progetto di bilancio, può tagliare le spese militari programma-


DUE RELAZIONI INSCINDIBILI

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te dall'Organismo militare, lasciandone immutati gli obiettivi. Conseguentemente al momento della presentazione del progetto di bilancio in Parlamento, deve comunicare: a) l'ammontare delle richieste dell'Organismo militare a fronte della programmazione predisposta in relazione agli obiettivi assegnati; b) l'entità dei tagli operati; c) l'indicazione dei programmi-missione che si propone di cancellare per effetto dei tagli stessi, affinché il Parlamento possa decidere responsabilmente e il cittadino-contribuente sia messo in grado di conoscere come e quanto sia difeso il Paese. Tale modello che definimmo in altra occasione O> " modello di comportamento" diviene al tempo stesso, di decisione e di verifica, un modello che consente chiarezza di obiettivi di difesa, armonia nelle scelte fra obiettivi politici, sociali, economici e militari, globalità di azione nel complesso della macrostruttura dello Stato, razionalità nella ripartizione delle risorse finanziarie - anche se le scelte conservano il loro carattere politico - e correttezza nei confronti dell'Alleanza. Concludiamo il paragrafo riaffermando - dopo quanto esposto - che il sistema difesa nazionale è costituito dalle seguenti relazioni : obiettivi di difesa nazionale - strumento militare; - programmazione militare - costi; costi-finanziamenti. Tali relazioni sono poste a sistema di modo che se è variata una, debbono variare tutte le altre. È questa una realtà dalla quale nessuna sottigliezza politica può allontanarsi. E siffatte relazioni non perdono la loro validità neppure nel caso della cosiddetta "programmazione a tetto finanziario", perché in tal caso lo strumento militare prodotto con finanziamenti dati diverrebbe la "variabile indipendente" della funzione e gli obiettivi la "variabile dipendente", in quanto dipenderebbero dalla dimensione quantitativa e qualitativa dello stesso strumento militare e cioè dalla sua capacità di annullare la minaccia avversaria. 32. Seconda relazione: il coordinamento fra l'Organismo militare e l'In-

dustria. Produzione nazionale e coproduzione multinazionale, specie europea. Il problema dell'esportazione degli armamenti Fin dalle epoche più remote, singoli individui e consorzi sociali hanno sempre posto ogni cura per impiegare nella guerra tutte le conoscenze che l'umanità veniva via via acquisendo: attualmente guerra, ricerca scientifica e tecnologia sono relazioni inscindibili della convivenza sociale con


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OLJE RELAZ IONI I NSCINDIBI LI

un carattere di complementarietà assoluta. Infatti, in un'epoca in cui il susseguirsi delle scoperte scientifiche e lo sviluppo della tecnologia, con i loro livelli impensabili solo qualche decennio addietro, offrono un supporto terribile alla guerra, cosicché Organismo militare e Industria nazionale ormai costituiscono un'unica componente, tanto che negli Stati Uniti il binomio "Organismo militare-Industria" è stato istituzionalizzato nel senso che l'industria bellica è divenuta una "divisione" del Pentagono: studi e ricerche comuni, programmazioni parallele, uso di attrezzature speciali governative da parte delle industrie, contratti a "costi fissi controllati più un profitto concordato (fixed costs, plus fees), studi e ricerche comuni commesse alle università, alla RAND Co, ecc. sono tutte manifestazioni di un agire interrelato e interdipendente, volto a conseguire il necessario Know-how e le possibili economie di scala. Non diversamente vanno le cose in altri paesi, fra cui la Francia dove esiste un validissimo ed efficientissimo supporto oltreché per la produzione anche per l'export di materiali bellici <2l . Nel nostro Paese l'industria bellica, pur avendo alte tradizioni e capacità notevoli, opera in condizioni difficili e in un regime di discontinuità che non dà affidamento di una gestione bene assestata. L'industria bellica nazionale copre la gran parte del fabbisogno della Difesa sia mediante produzioni dirette sia attraverso coproduzioni prevalentemente europee aventi Io status di "agenzie NATO" . Un restante 600Jo circa dell'intera produzione - fino al 1985 - costituiva invece l'export. Circa la destinazione dell'export - sempre fino al I985-87 - era diretto per l'800Jo verso paesi in via di sviluppo, il 40Jo a paesi industrializzati e il restante 160Jo a paesi di nuova industrializzazione. Nella seconda metà degli "anni '80" l'export si è più che dimezzato e sta tuttora calando. È la conseguenza della nostra attuale politica industriale verso i prodotti militari, alla quale i militari sono estranei. È da rilevare, tuttavia, che in occasione di un'audizione di qualche anno fa dei vertici della Difesa da parte della Commissione Difesa della Camera dei Deputati sull'industria aeronautica, il Capo di Stato Maggiore della Difesa e il Se,gretario Generale della Difesa rappresentarono che sotto il profilo puramente militare, prescindendo quindi da ogni altra implicazione di politica industriale, da valutare a livello politico, "le forze armate hanno interesse che le industrie nazionali vendano il più possibile all'estero, perché in questo modo si abbassano i costi con indubbio vantaggio per le nostre forniture ... " <3l.


DUE RELAZIONI INSCINDIBILI

129

Tornando al rapporto diretto "Difesa-Industria" riteniamo che debbano essere chiariti e discussi molti elementi di tale rapporto . C'è innanzitutto una premessa da porre e che consiste nel risolvere l'alternativa se si debba possedere un'industria bellica nazionale o appoggiarsi alle industrie estere, specie se più competitive. Tale tematica è complessa e la soluzione non è determinabile solo in funzione di costi. È opinione diffusa un pò dovunque che possa diventare pericoloso per le capacità di difesa di un paese non possedere una propria industria bellica e dipendere dall'estero per la produzione di sistemi d'arma formanti il proprio strumento militare. Ma un'industria bellica nazionale non s'improvvisa: gli elementi essenziali affinché possa sussistere, risultando tecnologicamente valida, economicamente efficiente e competitiva, sono un adeguato apparato di ricerca e un volume di produzione che comporti costi in fase decrescente per effetto delle economie di scala. Ciò richiede una presenza continua sia sulle piazze interne, sia su un vasto mercato di esportazione, non solo per creare un'industria bellica, ma soprattutto per mantenerla tecnologicamente valida ed economicamente efficiente. Sulle possibilità di conseguire un vasto export abbiamo già accennato. Esaminiamo ora gli elementi propri del rapporto Difesa-Industria, nonché le attività e le azioni di un siffatto rapporto. Alla base di tale rapporto ci deve essere, con carattere di continuità, un colloquio su ciò che la Difesa ha bisogno - indicando caratteristiche e requisiti che deve possedere il ''prodotto" e indirizzandone la ricerca se non è disponibile al presente - evitando, in ogni caso di lasciarsi convincere verso alternative che non corrispondono appieno ai requisiti richiesti, prestandosi così al gioco della convenienza per l'impresa. In altre parole è la Difesa che accetta o respinge il "prodotto" a seconda che possieda o no i requisiti voluti e che in questo secondo caso, indirizza l'Industria verso il "prodotto" ricercato. Nel caso poi che sul mercato esistano più "prodotti" similari, il colloquio è diretto alla scelta dell'alternativa più operativamente efficiente irr?iegando la metodologia dell'analisi "efficacia-costo". Al riguardo, perché tutto ciò avvenga occorre che, nell'interesse comune, l'Organismo militare dia tempestiva conoscenza all'Industria della "domanda" delJa Difesa nella sua componente qualitativa e quantitativa per un arco di tempo abbastanza lungo. E qui si entra in un campo che allo stato attuale trascende le possibilità della Difesa, che vede vanificati


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DUE RELAZIONI INSCINDIBILI

i suoi sforzi di pianificazione-programmazione dello strumento militare per l'insicurezza della continuità dei finanziamenti dei relativi costi, da parte degli organi finanziari dello Stato, che ancora seguono una politica di bilancio a carattere "episodico", anziché di medio termine, in quanto il cosiddetto bilancio pluriennale non offre garanzie alla continuità degli stanziamenti. È perciò auspicabile che avviandoci verso il "2000" l'Amministrazione finanziaria esca dalla protostoria della gestione pubblica, pensando e agendo in termini adeguati ai tempi ai quali va incontro, perché, non soltanto nell'ambito della Difesa - anche se più sentitamente il decorso degli accadimenti umani segue il suo svolgimento secondo un procedere che non obbedisce ad autopie e alla staticità delle conoscenze della burocrazia.

Un'ultima considerazione sugli elementi del colloquio Difesalndustria. Sono elementi oggettivi e soggettivi. Gli elementi oggettivi sono costituiti da appropriati documenti, sintetici e analitici, per settori e tipi. Nel corso della Conferenza nazionale sull'industria della Difesa <4> il prof. ARCELLI rappresentò la necessità di promuovere appropriati studi economici con indagini conoscitive sulla tecnologia italiana e con ricerche finalizzate a misure concrete, perché anche le scarse analisi della spesa militare attualmente disponibili sono lacunose e alquanto arretrate. Il prof. REY, presidente dell'ISTAT, auspicò la ripresa da parte della Difesa, di alcune valutazioni della spesa secondo i più rilevanti settori economici, così come avveniva alcuni anni fà <5>, perché, specie quando si ha un'inflazione notevole, siffatte conoscenze hanno valore, ma solo se. si è stati molto precisi sul piano metodologico <6>. Non diverse furono le osservazioni del prof. ROSSI <7> che fra l'altro, richiese l'avvio di studi economici sulla Difesa e dei suoi effetti sulla crescita del paese, anche attraverso indagini conoscitive. Sugli elementi soggettivi il discorso si complica. Premesso che unanimamente è stata riconosciuta la necessità e l'urgenza del colloquio Difesa-Industria, risulta che siano stati indicati anche gli organi che debbono colloquiare, ma si è sorvolato sulla circostanza che affinché il colloquio sia proficuo per le due parti, occorre che esse si presentino su un piano presso che uguale di conoscenze non solo tecnico-operative, ma anche managerali. È evidente che l'Industria è in grado di colloquiare con perfetta conoscenza sui vari aspetti economici delle questioni in


DUE RELAllO'- l INSCl:-.OI B!LI

131

discussione. Avverrà altrettanto da parte della Difesa? Non accadrà che salvo qualche eccezione, ci si troverà in difficoltà di fronte a managers ben preparati? Ecco dunque il punto su cui occorre provvedere: la Difesa deve preparare, anche sul piano manageriale gli uomini destinati al colloquio per non finire a rimorchio dell'interlocutore. E chi dovrà formarli? I corsi delle Scuole di Guerra non sembrano idonei allo scopo. La eterogeneità, complessità e mutabilità dei piani di studio ne sono la causa prima. Meglio un corso ad hoc interforze, susseguente al corso superiore di S.M. delle Scuole di guerra e al periodo di comando, al quale avviare pochi ufficiali che magari abbiano già ricoperto incarichi di carattere economico-finanziario presso gli SS.MM., potrebbe addestrare alla bisogna gli ufficiali che debbono partecipare ai colloqui DifesaIndustria. A riguardo osserviamo che la questione è stata analizzata in profondità in occasione della ricerca effettuata per incarico del CEMISS sui sistemi di programmazione in ambito Difesa e ha formato oggetto di un dettagliato schema ordinativo in appendice al rapporto pubblicato su detta ricerca <8>. Concludiamo il paragrafo con un accenno alle coproduzioni. La produzione di un moderno strumento militare è funzione di un duplice ordine di escalations, una di ordine tecnologico, costituita dalla continua sofisticazione degli armamenti e l'altra di ordine economico, dovuta all'incremento dei costi. Ciò comporta anche un duplice ordine di problemi: il primo di ordine economico, dovuto al fatto che l'altissimo costo, sempre in aumento, degli armamenti consente soltanto alle superpotenze di fare una politica di armamenti autonoma e il secondo tecnologico dovuto alla circostanza che, come accennato, gli armamenti moderni consistono in un complesso di tecnologie avanzate ordinate a sistema in modo che non è più corretto parlare genericamente di armi, bensì di sistemi di armi. Ma ciò comporta che un'industria di armamenti non sia attualmente capace di produrre da sola un sistema d'arma, in quanto necessita una pluralità di imprese, specializ.:ate ciascuna in un settore specifico. Ne consegue che la soluzione dei due problemi può essere trovata soltanto con il ricorso a consorzi di stati che mettono insieme le loro risorse economiche e da un parallelo consorzio d'imprese, dando vita ad un'agenzia multinazionale che attraverso un'organizzazione tecnico-amministrativa concepisce la produzione e ne dirige la gestione ad un gruppo d'imprese che ciascuna secondo la propria specializ-


132

DUE RELAZIONI INSCINDIBILI

zazione, produce un certo componente che una volta assemblato ad altri componenti costituisce il sistema d'arma voluto. Tali produzioni integrate e coordinate prendono il nome di coproduzioni multinazionali e vengono attuate mediante un complesso di commesse a varie imprese distribuite in senso orizzontale per componenti principali - ad esempio per un velivolo : cellula, motore, avionica, ecc. - a fornitori principali detti capicommessa e in senso verticale per singole parti di un componente principale a subfornitori di primo, secondo e terzo livello . I contratti, poi, vengono stipulati nella forma del "rimborso costi, più un profitto percentuale", perché generalmente non esiste un prezzo di mercato per un sistema di arma, almeno aJl'atto della produzione della prima serie. Fra i vari partners vige di norma la regola del bilanciamento delle lavorazioni nel senso che in un paese membro del gruppo produttore, vengono piazzate commesse per un importo uguale alla propria quota di partecipazione alla produzione complessiva. Le coproduzioni multinazionali attualmente interessano il 25-35% degli approvvigionamenti delle Forze Armate europee - mentre negli USA raggiungono appena il 5% - e sono in via di sviluppo per l'impulso che stanno ricevendo in sede CEE e UEO; occorre però pervenire a consorzi estesi a tutta la CEE e non bi o trinazionali come avviene ora. Inoltre i consorzi a prodotto (tipo MRCA TORNADO, EFA, ecc.) dovrebbero divenire industrie "a genere" (velivolo da combattimento principale, carro principale, ecc.) <9l. I vantaggi del ricorso alle coproduzioni multinazionali sono evidenti e possono essere così riassunte: a) eliminazione della competizione multinazionale fra Stati nell'accaparramento di rilevanti commesse; b) ripartizione dei costi per ricerca e sviluppo fra i vari paesi partecipanti; e) migliore sfruttamento del know-how; d) standardizzazione del prodotto.


DvE RELAZIONI INSCINDIBILI

133

NOTE AL CAPITOLO 5 (1) G. MAYER, L'aspetto economico dell'attività militare, in Riv. Militare, Quad. n.

2,1984, pagg. 157-158. G. MAYER, Rapporto di ricerca su: Sistema di programmazione generale finanziaria e ottimizzazione delle risorse in ambito Difesa, Roma CEMISS 1990 (in particolare i capp. III parte I , e IV parte II). (2) P . PENONI, La vendita di armi in Occidente, in Eserciti e Armi, 1978, n. 48. Il lettore desideroso d'informazioni e dati sulla produzione e il commercio di armi presso alcuni paesi, può consultare, per gli Stati Uniti: F. BA TTISTELLI, Armi, nuovo modello di sviluppo, Torino 1982, pag. 241 e sgg; P. PENONI, op. cit; per la Gran Bretagna: Strategia e Difesa, 1984, n. 195; per l'URSS e i paesi del Patto di Varsavia: U .S. Arms Contro! and Disarmament Agency, World Military Ex pendi ture and Arms Transfert, 1969-78, Washington D.C. 1980; D. HOLLOWAY, L'Unione Sovietica e la corsa agli armamenti, trad. it., Bologna 1984; per informazioni di carattere generale: SIPRI, World Armaments and Disarmament, Yearbook (vari anni), Stokolm; IISS, The Military Balance (vari anni), London; G. MA YER, Le spese militari nel mondo, in Amministrazione della Difesa 1974, n. 2; L. LERRO, L'Industria della Difesa in Italia. Quaderni !STRIO, Roma 1991. (3) Camera dei Deputati: Commissione Difesa, Audizione dei "vertici" della Difesa sull'industria aeronautica, in lPD 1986, n. 7-8 del 15-30 aprile.

(4) M. ARCELLl, Intervento alla Conferenza Difesa-Industria, Roma, 1984, Voi. II, pag. 22-1. (5) Chiaro riferimento alle analisi pubblicate dalla rivista l'Amministrazione della Difesa nel periodo 1968-76. (6) G. REY, Intervento alla Conferenza Difesa-Industria, Roma 1984, Voi. Il, pag. 33-1. (7) A.S. ROSSI, Il sistema economico della Difesa. Relazione alla Conferenza Difesalndustria, Roma 1984, in Inform. Difesa n. 7/1984. (8) G. MA YER, Rapporto di ricerca sul sistema di programmazione generale finanziaria e ottimizzazione delle risorse in ambito Difesa, Roma 1990, pagg. 329-343. (9) S.A. ROSSI, Relazione su L'avvenire dell'industria della difesa in Italia: realtà e prospettive, Seminario ISTRID del 15.12.1988.



CAPITOLO

6

DAL 1990 VERSO IL 2000 E OLTRE 33. Il bilancio della Difesa negli «anni '90» La fine degli "anni '80" ha visto con il raffreddamento della situazione politica, anche la conclusione di un periodo di una notevole espansione economica che, sia pure in diversa misura, aveva coinvolto un pò tutti i sistemi economici. Nel nostro Paese ad aggravare lo show-down ha contribuito l'incremento del deficit pubblico che lievita paurosamente il debito pubblico e che una politica economica poco accorta alimenta continuamente con l'espansione delle spese correnti - in particolare quelle di "trasferimento di ricchezza", a tutto danno - stante la rigidità del bilancio - delle spese d'investimento che dovrebbero risolvere la crisi delle strutture pubbliche del nostro sistema economico. Purtroppo, si alternano periodi di espansione e di recessione economica, ma la politica economica non cambia sostanzialmente malgrado i severi moniti degli organismi economico-finanziari internazionali, fra cui principalmente il F.M.l. l'OCSE e la CEE e i richiami della Banca centrale. Da quanto osservato è conseguita in sede di formulazione della "legge finanziaria" per gli anni 1989 e 1990, la solita corsa affannosa a reperire nuove entrate e a comprimere spese e, purtroppo in quest'ultima categoria, le spese di difesa sono state sacrificate con tagli notevoli, non nelle spese di personale, ma negli acquisti di beni e servizi e, in particolar modo in quelle per l'ammodernamento dei sistemi d'arma che nell'Organismo della Difesa costituiscono le spese d'investimento. Nella "Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa" per il 1989 non si parla di questi tagli perché sono intervenuti dopo la sua formulazione. La "Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa" per il 1990 dà notizia dei tagli operati: 1.065 miliardi, ai quali vanno aggiunti quelli disposti in sede di approvazione del bilancio stesso e cioè altri 160 miliardi per complessivi 1.225 miliardi, vale a dire oltre il 5% degli stanziamenti previsti .


136

DAL 1990 VERSO IL 2000 E OLTRE

La "Nota aggiuntiva" dà altresì notizia che la "spesa per la difesa nazionale" attualmente non supera più il doppio della spesa per la funzione "sicurezza e ordine pubblico" che ha oltrepassato i 12.000 miliardi e l'incredibile forza di 350.000 uomini e cioè un livello complessivamente superiore a quello delle Forze Armate (Il. Il bilancio del Ministero della Difesa per il 1990 è stato di 23.455,6 miliardi con un incremento in cifre assolute, sull'esercizio precedente, di 550 miliardi, mentre l'ammontare delle spese di difesa è stato di 18.987 miliardi, registrando un decremento di 318,8 miliardi. Di tale finanziamento 7 .833,3 miliardi riguardano il personale e 337 spese diverse, restando per l'acquisto di beni e servizi 10.817,6 miliardi con un decremento di 398 miliardi, mentre il tasso dell'inflazione generale è stato del 6,1 OJo e quello dell'inflazione militare specifica 8,20Jo. Ciò significa che è saltata gran parte delle quote destinate alla programmazione dell'ammodernamento degli armamenti, vale a dire una situazione insostenibile che avrà ripercussioni operative, oltre che amministrative, negli esercizi futuri. Tale situazione non si è sostanzialmente modificata in sede di assestamento di bilancio. Gli stanziamenti definitivi sono risultati i seguenti: Spese del Ministero della Difesa 23.751,5 miliardi Spese di difesa nazionale 19. 139,5 di cui: - Personale 7 .833 ,8 miliardi - Spese diverse 33 7 ,2 miliardi - Acquisto di beni e servizi 10.968,5, stanziamento che resta sempre inferiore di un 2,8 OJo rispetto ali' esercizio precedente. Il bilancio della Difesa per il 1991 prevedeva una spesa di 24.465,9 miliardi, cifra che rappresentava un incremento di 1.010,3 miliardi rispetto all'esercizio precedente e cioè appena un 4,30Jo, percentuale molto al di sotto del tasso dell'inflazione generale per il 1990 (6,80Jo) - per non dire di quello delJ'inflazione militare specifica (9,60Jo) - . L'ammontare delle spese di difesa era di 19.283,7 miliardi, ai quali andavano aggiunti ulteriori 116,6 miliardi gestiti da altri Ministeri, registrando un incremento di soli 295,8 miliardi in cifre assolute e cioè soltanto un l ,50Jo


DAL 1990 VERSO IL 2000 E OLTRE

137

in termini relativi vale a dire un tasso di 5,1 punti al di sotto dell'inflazione generale registrata nel 1990. Ciò significava in termini reali un decremento cli 668,4 miliardi rispetto all'esercizio 1990 che fu già un esercizio molto sacrificato. Senonché per effetto dei tagli apportati al complesso del bilancio dello Stato per ridurre il deficit, le spese di difesa sono state ulteriormente ridotte a 18.465,8 miliardi, ai quali vanno aggiunti 166,6 miliardi gestiti da altri Ministeri, così distribuiti : 7 .922,4 per il personale in servizio e 722,0 al personale in quiescenza - spese vincolate e incomprimibili - 9. 445, 1 miliardi per acquisto di beni e servizi - non comprensivi di 166,6 miliardi gestiti da altri Ministeri - e da 375,9 per spese diverse . A fronte di tagli così massicci, nella "Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa del 1991" non sono mancate alcune considerazioni sulle conseguenze di siffatti tagli che, seppur originati dalla necessità di una manovra di risanamento della finanza pubblica, comporteranno, a breve termine, un ridimensionamento dello strumento militare da attuare con la drastica soppressione di unità operative, oltre che logistiche (brigate, gruppi di volo, riduzione di naviglio, ecc.). Consegue che a fronte di riduzioni così massicce, non si può più parlare di tagli veri e propri, ma di un vero e proprio ridimensionamento del "servizio militare". Trattasi dunque di una scelta politica; ma c'è un vincolo da rispettare in materia di ridimensionamento dello strumento militare e cioè fino a che punto si può ridurre lo strumento militare, oltre il quale perde ogni efficacia e diviene inefficiente? È questa una valutazione tecnico-operativa nella quale non c'entra la politica, che in proposito può pervenire soltanto ad una scelta finalistica e cioè "avere o non avere una difesa". Né è possibile rifugiarsi nell'alternativa illusoria del ricorso alla mobilitazione in caso di necessità, perché l'esperienza insegna che in Italia - e non solo in Italia - le mobilitazioni sono sempre fallite: figuriamoci ora che la sofisticazione dei sistemi d'arma, dovuta all'impiego delle tecnologie più avanzate, richiede cicli ultradecennali per la definizione e lo sviluppo delle relative produzioni e periodi lunghi per l'addestramento all'impiego da parte del personale. Tutto ciò considerato, ingenera gravi preoccupazioni il giudizio di valore espresso dal Ministro del Tesoro nella circolare n° 25 del 9 marzo 1990 - sostanzialmente riconfermata con la circolare n ° 24 del 5 marzo 1991 - sulla dimensione dello strumento militare, secondo cui, premesso


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DAL 1990 VERSO JL 2000 E OLTRE

che ''le spese di acquisizione di beni e servizi per la difesa nazionale, per le quali è necessario procedere ad una ridifinizione dei relativi programmi e progetti, tenendo conto del mutato contesto internazionale", conclude affermando che ''appare indispensabile, in proposito, ottenere una congrua diluizione temporale delle spese di ammodernamento e potenziamento della difesa, recando in tal modo un rilevante sollievo ai conti pubblici". Siffatto giudizio, infatti, trova motivazione in una scelta finalisti ca che ha carattere politico e, come tale di competenza del Governo che nel definire un simile ridimensionamento deve indicare gli obiettivi di difesa che vengono modificati e i programmi militari che debbono essere cancellati: fissando, in altre parole, un nuovo modello di difesa che costituisca la direttiva per la conseguente azione militare. Un "modello" del genere è stato presentato recentemente dal Ministro della Difesa pro-tempore alle Commissioni Difesa del Parlamento e di esso verrà data una breve sintesi nell'Appendice n ° 7. A conclusione delle analisi del periodo in esame presentiamo il quadro dei programmi residuali delle programmazioni di cui alle leggi promozionali degli "anni '70" e dei nuovi programmi di ammodernamento, distintamente per forza armata (Tab. VI.l.), sempre che i relativi finanziamenti non vengano tagliati in futuro. Tab. VI.1.1. Confronto dei programmi maggiori delle FF.AA. negli esercizi 1990 e 1991 (in miliardi di lire correnti) ANNI FINANZIARI PROGRAMMI MAGGIORI

ESERCITO Sistemi missilistici controcarri » » contraerei Aeromobili Artiglierie Veicoli da combattimento VTT M 113 Blindo armate Centauro Carri Ariete Armamenti Leggeri Veicoli da trasporto e mezzi del Genio Materiale elettronico e TLC Scorte e munizionamento Ricerca e sviluppo 1. TOTALE ESERCITO

1990

1991

125,0 56,0 215,0 261,0 30,0 280,0 79,0 35,0 65,0 68,5 59,2

2,0 316,9 100,5 96,3 350,0

1.273,7

1.021,2

35,0

-

103,7

-

16,8


139

DAL 1990 VERSO IL 2000 E OLTRE

Tab. Yl.1.2. Confronto dei programmi maggiori delle FF.AA. negli esercizi 1990 e 1991 (in miUardi di lire correnti): seguito ANNI FINANZIARI PROGRAMMI MAGGIORI

1990

1991

MARINA

Incrociatore Garibaldi Due caccia cl. Animoso Otto fregate cl. Maestrale Sei cacciamine cl. Lerici Otto corvette cl. Minerva Due sommergibili cl. Sauro Quattro dragamine MHSO Due unità idrografiche minori Una unità supporto Maricentromine Una nave scuola Mezzi minori portuali Ammodernamento unità Programma elicotteri EH-101 Programma velivoli STO/ VL Basi Supporti operativi, addestr. e logistici Scorte Ricerca e sviluppo 2. TOTALE MARINA

1,3 195,0 8,6 104,4 153,6 174,1 5,0 10,0 10,0 15,0

128,0 156,1 51,0 179,1 -

25,0

14,6

-

73,3

31,5 20,0 70,0

30,0 5, 1 86,3 56,0 57,5 999,8

-

17,3 9,6 45,7

733,3

Tab. Vl.1.3. Confronto dei programmi maggiori delle Ff .AA. negli esercizi 1990 e 1991 (in miliardi di Lire correnti): seguito ANNI FINANZIARI PROG RAMMI MAGGIORI

AERONAUTICA Spada-Aspide Adeguamento velivoli trasp. marittimo Elicotteri SAR Caccia tattico AMX Velivoli ed elicotteri addestr. Ammodernamento sistema Fl04 Velivolo trasporto tattico G222 Velivoli aerori fornitori MRCA-TORNADO Assistenza, volo, meteo, com., contr., colleg. Armamenti vari e radar difesa aerea Ricerca e sviluppo 3. TOTALE AERONAUTICA

1990

1991

175,0 86,1 59,0 695,7 7,5 57,7

81,0 14,0 14,0 46 1,0 5,0 35,0

30,0 280,0 97,8 143,5 14,8

22,0 133 ,0 91,0 10,0 -

1.647,1

877,2

-

11,2


140

DAL 1990 VERSO IL 2000 E OLTRE

Il confronto fra le cifre esposte nella Tab. VI.1 è di per sé eloquente: bastano solo poche osservazioni. Le cifre del 1991 rispetto a quelle del 1990 significano programmi ridotti o addirittura cancellati; e ciò si verifica per tutte e tre le forze armate: per l'Aeronautica poi significa aver quasi dimezzato gli investimenti e passare, per un programma significativo come l' AMX - un caccia tattico del 2000 - da 596 miliardi a 461; vuol dire essere al margine della rinuncia con la preclusione del mantenimento del livello operativo in sede NATO e la perdita economica per quanto già speso. Tab. Vl.1.4. Confronto dei programmi maggiori delle FF.AA. negli esercizi 1990 e 1991 (in miliardi di Lire correnti): seguito ANNI FINANZIARI

PROGRAMMI

Programmi minori e area interforze Infrastrutture 4. TOTALE TOTALE INVESTIMENTI (I +2+3 + 4) TOTALE ESERCIZIO <•J TOTALE PERSONALE <bl SPESE DI DIFESA <cJ

1990

1991

32,8 1.374,1

38,8 789,9

1.406,9 5.327,5 5.490,1 8.038,8 18.856,4

828,7 3.460,4 5.593,2 8.647,4 17.701,0

(a) Non comprende i finanzfamenli per beni e servizi geslitj da altri Mini.steri

(b) Non comprensivo delle '"provvidenze" (trasferimenti) (e) Depurate delle partite compensative, correttive e non attribuibili e delle spese diverse Fonte: Stati di previsione dcUc spese (Tab. 12), Note aggiuntive allo stato di previsione della Difesa (annata 1990-91)

e nost.re riclaborazionj

È da rilevare altresì che in sede di discussione parlamentare del disegno di legge del bilancio della Difesa, per iniziativa governativa, venne richiesto uno storno di 847 miliardi dall'esercizio agli investimenti - Esercito 177 miliardi, Marina 160 miliardi e Aeronautica 510 miliardi - .

Tale iniziativa, che si proponeva di riequilibrare gli stanziamenti degli investimenti dimostratisi assolutamente insufficienti a coprire le slices annuali dei programmi maggiori, ha creato però nuovi problemi non meno gravi per le Forze Armate, perché una riduzione così notevole nell'esercizio significa minore operatività, minore manutenzione, minore addestramento e cioè maggiori rischi. In termini monetari l'esercizio viene così a registrare un decremento di 507 ,4 miliardi rispetto all'esercizio precedente. Ad assestamento avvenuto alcuni dati della Tab. VI. I. risultano modificati per il I 991 come segue:


141

DAL 1990 VERSO Il. 2000 E OLT RE

INVESTIMENTI: miliardi 1.198,2 893,3 » 1.387,2 »

ESERCITO MARINA AERONAUTICA PROGRAMMI MINORI E AREA: INTERFORZE (IMMUTATI) TOTALE INVESTIMENTI ESERCIZIO PERSONALE IN COMPLESSO

» » » » »

828,7 4.307,4 4 .746,2 8.647,4 17.701,0

Per i confronti ricorrenti, nella Tab. VI.2. vengono indicati i rapporti fra spese di difesa, spese dello Stato e PIL. Tab. Vl.2. Spese dello Stato, di Difesa, PIL: es. fin. 1990-91 (previsioni in miliardi di lire correnti) RAPPORTI

SPESE Es. Fin.

STATALI

PI L(!)

DIFESA

e

b

a

a:c

b:c

b:a

1990

523.257,2

19.139,5

1.342.308

40,60

1,42

3,66

1991

580.258,5

18.632,4

1.427 .342

40,65

1,31

3,21

Prima di concludere il paragrafo riteniamo opportuno fare un riferimento ad un avvenimento che dovrebbe far riflettere quanti si affrettano a preparare le condizioni di un disarmo delle Forze Armate italiane. Tale avvenimento è costituito dal Negoziato sulle Forze Armate convenzionali in Europa firmato a Vienna nel novembre del 1990 ed è istruttivo riportare la Tab. VI.3. che indica il nuovo equilibrio in Europa, perché Tab. VI.3. Nuovi livelli di armamenti concordati dal Trattato di Vienna ATTUALI ARMAMENTI

Carri armati Veicoli blindati Artiglierie Aerei da combattimento Elicotteri d'attacco

NUOVI

NATO

Pano Varsavia

LIVELLI

22.000 27.000 21.000 6.300 2.000

41.000 52.000 49.000 14.000 3.000

20.000 30.000 30.000 6.800 2.000

da essa si evince che tale equilibrio implica per i sedici paesi dell' Alleanza Atlantica il seguente incremento di armamento:


142

DAL 1990 VERSO I L 2000 E OLTRE

Veicoli blindati Artiglierie Aerei da combattimento

3.000 9.000 500

contro una eliminazione di: Carri armati

2.000

Quanto sopraesposto spiega le parole misurate della Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa del I 991, secondo le quali "la spesa militare italiana si manterrà nel 1991 in valori equivalenti al 35-40% degli analoghi bilanci dei Paesi occidentali a noi più simili per peso demografico e capacità economica, anche presumendo che in quei Paesi si dia attuazione alle economie ipotizzate prima che la crisi del Golfo Persico sospendesse l'esecuzione dei propositi riduttivi". 34. La futura situazione mondiale: la posizione dell'Italia nel settore

europeo del Mediterraneo Come osservato al paragrafo 26, le potenze dei due blocchi contrapposti che hanno tenuto in tensione non solo le relazioni europee, ma quelle mondiali, sembra che abbiano abbandonato la contrapposizione frontale, aprendo un confronto aperto alla collaborazione e alla interdipendenza e lo stesso "blocco orientale" - denominato ufficialmente Patto di Varsavia - con l'unificazione delle due Germanie, la costituzipne di governi democratici in Ungheria, Cecoslovacchia e in Polonia si è praticamente dissolto. Restano soltanto alcuni paesi balcani in posizioni fluide con fermenti ambigui che possono ancora destare preoccupazioni, anche perché da oltre un secolo costituiscono area di squilibri e conflitti. Nel complesso in Europa la situazione politica sembra avviata verso relazioni se non proprio amichevoli, sicuramente di comprensione e di rispetto dei propri ordinamenti, però occorre aspettare che le posizioni si consolidino, in quanto mutamenti e riforme dipendono ancora dalle intenzioni e dalla volontà di alcuni uomini politici più che da movimenti profondi e duraturi. Occorrerà seguire e assecondare con vigile prudenza il susseguirsi delle fasi del disarmo, senza abbandonarsi ad eccessivi ottimismi, perché non bisogna dimenticarlo, la "svolta" dell'URSS è stata originata da uno "stato di necessità" e non certamente dal "rifiuto" di un sistema. E il probabile dissolvimento completo dell'URSS non sarà certamente sufficiente a risolvere il problema in atto di un nuovo assetto politico mondiale.


OAL 1990 VERSO IL 2000 E OLrRE

143

Sembra, ad ogni modo, che gli Stati Uniti e la NATO siano molto cauti al riguardo e l'Italia non può non seguire un siffatto orientamento. Comunque, ai fini di un disarmo programmato, devesi considerare che un possibile "alleggerimento" dell'impegno militare americano in Europa, dovrà essere rimpiazzato da un maggiore sforzo difensivo da parte dei paesi europei per provvedere alla "difesa comune". Questo è un discorso realistico che bisognerà fare ai "pacifisti ad oltranza" che vorrebbero un disarmo unilaterale, massiccio e subito. Sui rapporti Nord-Sud il discorso è più complesso. Intanto il Bacino del Mediterraneo non ha beneficiato del "raffreddamento" delle relazioni politiche delle superpotenze: è rimasto instabile e sotto certi aspetti, insicuro, perché, in alcuni paesi rivieraschi esistono insoluti grossi problemi nazionali, contrapposizioni etniche, pregiudizi e antagonismi religiosi e di razza, ostilità di antiche tradizioni, squilibri economici notevoli, zone di struggente povertà, di frustrazione e, al tempo stesso, di ribellione a situazioni ingiuste e intollerabili che s'insiste a non risolvere. Nel quadro degli impegni NATO, Francia, Spagna, Grecia e Turchia collaborano con l'Italia nel mantenimento della sicurezza e della libertà dei mari. Con i paesi rivierabili non appartenenti alla NATO, l' Italia deve continuare tradizionalmente una funzione di equilibrio e di mediazione per mantenere relazioni di buon vicinato nella zona, cercando di appianare, per quanto possibile, contrasti e tensioni. Purtroppo tali rapporti sono divenuti più difficili in seguito alla crisi del Golfo Persico e alla conseguente definizione anche in considerazione che l'area coinvolta è strettamente legata al Mediterraneo sotto il profilo etnico, economico e strategico. Ne consegue che la strategia militare dovrà essere associata ad interventi di carattere sociale, economico, di aiuti allo sviluppo. Occorrono, però "forze precostituite e di elevata efficienza come organico, armamento e preparazione, con prontezza d'intervento immediato, addestrate al trasporto aereo e marittimo, integrabili in componenti multinazionali e con esse accumulabili per affinità di procedimenti d'impiego e di strumenti logistici" <2>. 35. Verso il "duemila" ed oltre La fine degli "anni '80" ha visto una progressiva distensione delle relazioni politiche fra Est-Ovest, facilitata e resa affidabile per i pro-


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fondi mutamenti politici, strutturali ed economici della gran parte dei paesi di "oltre cortina" che hanno coraggiosamente abbattuto quella "cortina di ferro" che li soffocava da circa un cinquantennio. È stato un succedersi di avvenimenti grandiosi e, in alcuni casi, insperati che hanno aperto il cuore dei popoli verso possibili relazioni pacifiche per un benessere comune, che però dovranno trovare corpo e consistenza nel tempo per consolidarsi. Al di là d'ogni prudente indugio, i pacifisti ad oltranza di molti paesi, dato per scontato il "nuovo corso" delle relazioni politiche, hanno immediatamente avviato un'azione profonda e capillare affinché si giunga subito ad un disarmo generalizzato: distruzione delle armi nucleari, riduzioni drastiche degli armamenti convenzionali, tagli massicci ai bilanci militari, abolizione del servizio di leva e riconversione delle industrie belliche. Ma questi pacifisti, in buona fede alcuni, destabilizzatori altri, si sono posti l'interrogativo sul perché la leadership del "blocco orientale" abbia di recente cercato una distensione effettiva nelle relazioni con l'Occidente, rallentando unilateralmente la corsa agli armamenti e instaurando una perestrojka coraggiosa? La risposta a questo grave interrogativo sta in una politica a lungo termine degli Stati Uniti che molti, troppi, non avendola compresa, condannavano come una dannosa "corsa senza fine" agli armamenti, voluta e attuata dagli intenti convergenti, anche se diversi, dei militaristi e dell'industria bellica. Tale politica consisteva in un incremento continuo degli armamenti - in particolare quelli nucleari - anche se il potenziale di distruzione era divenuto "overKill". Al riguardo era stato calcolato che intorno al 1980 il potenziale distruttivo accumulato fosse equivalente a 10 miliardi di tonnellate di tritolo - pari a circa 700.000 bombe come quelle di Hiroshima-, mentre quello dell'Unione Sovietica veniva stimato intorno ai 3 miliardi di tonnellate di tritolo, entrambi soprabbondanti per una reciproca distruzione totale. Seymur MELMAN <3> ebbe ad affermare, che una siffatta accumulazione di potenziale distruttivo "non aveva alcun senso dal punto di vista militare, ma si poteva giustificare solo come un modo di continuare vaste attività produttive in campo minerario e industriale e l'espansione dell'organismo militare". Malgrado la sua vasta dottrina economica, forse distorto dal proprio pacifismo ad oltranza, non riuscì a cogliere l'essenza economica profonda di siffatta politica. L'aveva centrata invece il Gen . LEMAY <4l affermando che "qualsiasi corsa che ci oppo-


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ne all'Unione Sovietica va a nostro beneficio non solo per la migliore capacità produttiva americana, ma anche e soprattutto perché così facendo i sovietici diventeranno sempre più poveri". Anche nel nostro Paese i pacifisti ad oltranza: politologhi, filosofi, sociologhi, economisti, religiosi e politici non compresero che l'obiettivo fondamentale di lungo termine non era il possesso di un arsenale nucleare overKill, ma quello di portare al collasso il sistema economico dell'Unione Sovietica; unica eccezione il prof. BATTISTELLI che nel commentare le considerazioni del Gen. LEMA Y ebbe a dire: "che, al di là di quanto probabilmente sostiene GALBRAITH <5l, sostanzialmente il generale LEMA Y ha ragione" <6). Infatti il collasso economico c'è stato; si è dovuto attendere oltre quaranta anni, ma alla fine il divario economico dell'Unione Sovietica rispetto agli Stati Uniti - dovuto anche ai notevoli e diffusi aggravi di costi causati da un'economia di piano pervasiva nella microstruttura - non ha più retto il confronto antagonistico della corsa agli armamenti con gli Stati Uniti, determinando il collasso economico in tutti i settori del sistema e, con esso, la crisi dell'intera struttura politica governativa e dell'ideologia che la sorreggeva. Del cedimento di tutte le strutture dell'apparato statale ne hanno subito approfittato i cosiddetti "stati-satelliti" che mal sopportavano il regime di sovranità limitata che subivano da oltre un quarantennio - soffrendo le privazioni e i sacrifici che esso comportava - per scuotersi e liberarsi da quel giogo: facendo così venir meno quella costellazione politica creata, da Yalta in poi, con abilità e spregiudicatezza da STALIN. Intanto, i soliti pacifisti ad oltranza, non hanno perso tempo; così come si erano battuti contro quella che avevano chiamato la "folle corsa agli armamenti", ora, con maggiore vigore e zelo reclamano un rapido e massiccio disarmo. Ma i tempi sono maturi? Nel 1989 ciò sembrava abbastanza possibile, mentre appena un anno dopo lo scenario politico è cambiato. L'URSS è in pieno dissolvimento, oltre che economico <7l anche politico, non soltanto per le agitazioni delle diverse etnie che reclamano libertà e indipendenza, ma anche da parte degli stessi russi - conservatori e riformisti ad oltranza, "nomenklatura" che non vogliono perdere i "centri di potere" che l'organismo del partito e il gloss-plan avevano dato loro, i militari che mostrano segni d'intolleranza e inquietudine per la perduta leadership sovietica sui paesi del "blocco orientale" -; serbi, croati, sloveni, bosniaci, erzegovini, macedoni, rifiutano quello "Stato-composito, voluto e messo su dall'ignoranza americana


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delle cose d'Europa quando si volle smembrare l'Impero austro-ungarico, e reclamano, ognuno per proprio conto, indipendenza e democrazia; la zona Carpatica e i Balcani sono ritornati ad essere, come cento anni fa, un'area di squilibri e di conflitti che neppure il principio del "ba/ance of power" europeo riuscì a mantenerne la pace, dove, sotto le apparenze di rivoluzioni democratiche - forse pilotate - le strutture comuniste hanno sostanzialmente conservato la dirigenza politica. Né la situazione politica è più tranquilla fuori dell'Europa. Nel Medio-Oriente un popolo cerca di mantenere dei territori che considera "spazio vitale" mentre un altro popolo muore per dare ai propri figli una terra e, con essa, una vita sicura e libera nell'indipendenza; e nell'Est Asiatico si agitano le etnie nelle lotte di religione e contro la fame ed anche nell'America latina è lotta contro l'indigenza e le multinazionali, è lotta alla ricerca di giustizia sociale e di quella "libertà del bisogno" troppo fariseicamente promessa ... In queste condizioni in cui tanti, troppi, problemi ancora non sono stati neppure affrontati per egoismo ed inerzia, è difficile pensare ad una pace stabile. In queste condizioni prudenza e saggezza vorrebbe che per il momento fossero avviati soltanto studi di ristrutturazione dell'apparato militare sulla base di certe ipotesi politiche e socioeconomiche, aspettando tempi maturi che ne consentano l'attuazione. Invece i soliti pacifisti - come già accennato, alcuni in buona fede, destabilizzatori altri - non perdono tempo, reclamando con forza un rapido e massiccio disarmo. In questa specie di crociata i pacifisti nostrani si distinguono per zelo e virulenza: laici ed ecclesiastici, senza riflettere che se può risultare opportuna - da parte delle superpotenze nucleari e delle potenze maggiori che hanno anch'esse armi nucleari di un certo rilievo ed abbondanti armamenti convenzionali - una riduzione di quella parte degli armamenti che hanno una funzione "overKill", ma non certamente - almeno per il momento - in quei paesi, come l'Italia, che pur avendo un ruolo importante nell'area del Mediterraneo, ha mantenuto uno strumento militare al di sotto del necessario supporto alla politica che intende svolgere in quel settore. Consegue che riduzioni del periodo di leva e tagli di bilancio immediati come sta avvenendo sono richieste irreali e irrazionali: utopie in buona fede o atti destabilizzanti, perché come se non bastasse l'ammonimento della storia, il recente "caso iracheno" ha purtroppo riconfermato che le relazioni fra gli Stati non possono fondarsi su un diritto privo di "coazione", epperò la forza oltre ad essere espressione di potenza sia di uno Stato,


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sia di un "consorzio politico di Stati", resta altresi l'ultimo presidio della difesa del diritto che nella specie significa difesa dell'indipendenza e della libertà dei popoli nei confronti dell'invasore e di casi come quello iracheno ne è ricolma la storia e purtroppo, sempre lo sarà checché ne pensino i pacifisti laici o religiosi. I militari adusi ad una rigida disciplina e all'obbedienza incondizionata non fanno politica: essa spetta agli Organi costituzionali, Parlamento e Governo, che debbono fissare fini e obiettivi di difesa nazionale e, conseguentemente il "modello di difesa". Spetta però all' Organismo militare indicare lo strumento militare necessario per fronteggiare la minaccia con un rischio determinato, il costo e i finanziamenti relativi e agli Organi politici decidere modi e mezzi per fronteggiare quella minaccia secondo gli intendimenti del Paese. Ma se intendono ridurre i mezzi finanziari per produrre lo strumento militare in relazione agli obiettivi fissati e al rischio di difesa determinato, lasciando immutati gli obiettivi e il rischio di difesa, l'Organismo militare non può essere coinvolto in siffatta politica ed ha il dovere - come fece la Marina nel 1974, rappresentando agli Organi costituzionali e all'opinione pubblica che non era più in grado di svolgere i compiti conseguenti agli obiettivi - di segnalare la situazione di rischio; e gli Organi politici debbono ridimensionare gli obiettivi di difesa e accettare il maggior tasso di rischio di difesa in modo di armonizzare ad un più modesto livello, obiettivi, strumento mnitare e compiti operativi delle FF.AA .. Ciò perché se in condizioni di scarsità di mezzi economici sia per lo Stato, sia per il singolo - condizione propria dei sistemi economici di tutti i paesi - la collettività domanda, poniamo, più assistenza sociale e sanitaria, deve accettare di avere meno difesa nazionale, perché sul piano economico oltre che politico, costituisce il costo dei più ampi servizi pubblici richiesti e ottenuti teoria economica dell'opportunity cost. - . Ma come abbiamo già osservato, la situazione politica mondiale creatasi nel 1989 si sta modificando: molte tensioni alcune gravi, stanno assumendo consistenza crescente: nell'URSS forze contrarie alla nuova concezione politica gorbacioriana hanno preso consistenza, alimentate anche dal modo come gli Stati Uniti intendono applicare la "pax americana" e il mondo arabo-islamico è in fermento, determinato e determinante nella sua entità, scontenlo che una sua esigua minoranza si arricchisca sempre più col petrolio.


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Tali fermenti costituiscono motivi d'insicurezza e allontanano quella pace sicura e duratura che era stata intravista intorno al 1989. In una siffatta situazione è auspicabile che la nuova Europa possa finalmente prendere coscienza di sé e si ponga come ''terza o seconda potenza'' politica ed economica, con un proprio strumento militare, nel consesso mondiale per ricostruire un nuovo "balance of power" che garantisca gli equilibri politici. Questa via da percorrere è difficile, lunga e piena di ostacoli di ogni genere, ma si appalesa l'unica percorribile per il conseguimento di " una pace nella giustizia" vera e duratura verso il 2000 ed oltre.


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Virgilio ILARI, Storia del servizio militare in Italia, Voi. 1, pag. 19. Roma CEMISS 1989. Nota aggiuntiva allo staco di previsione per la Difesa per il 1991, Roma 1990, pagg. 5-6. Seymur MELMAN, Capitalismo militare, trad. it. Torino 1972, pag. 21. Curtis E. LEMAY, Dale D. SMITH, America is in Danger, New York 1968, pag. 242. John K. GALBRAITH, n pctere militare negli Stati Uniti, trad. it. Milano 1970 pag. 90. Fabrizio BATTISTELLI, Armi: Nuovo modello di sviluppo? Torino 1980, pagg. 85-86. Confrontasi Britannia Languens, or a Discours of trade, un'opera di un anonimo del 1680 che merita di essere meditata (Vedasi Bibliografia). (7) Fin dalla fine del secolo XIX, col diffondersi del pensiero socialista, si era imposto l'interrogativo sul come assicurare l'equilibrio tra produzione e consumo in un sistema economico senza la proprietà privata dei fattori di produzione e conseguentemente senza prezzi. Al riguardo MARX aveva evitato di formulare un piano della "città futura" e i contributi dei marxisti e neomarxisti a tale problema si erano conclusi con insuccessi completi. E così Enrico BARONE - ostile al socialismo - fu il primo a dare un assetto teorico definitivo alla dottrina economica socialista, perché il suo "modello" ha resistito nella sostanza, alle esperienze e ai contributi che sono venuti dipoi. Il BARONE nel suo studio su " li Ministro della produzione nello stato collettivista" pubblicato nel 1908 sul Giornale degli Economisti, dopo aver esposto su modelli di tipo Walrasiano il sistema di equazioni che descrive l'equilibrio economico in un'economia di mercato, con un' intuizione acuta, una logica rigorosa sorretta da un'immaginazione matematica rigorosa ed un lavoro di ingegneria ardito e solido, elaborò un analogo sistema valido per un'economia collettivista, ricavandone la struttura e le sue leggi che dimostrano che se il Ministro della produzione si propone di realizzare la massima efficienza e cioè il massimo benessere della collettività, "ricompariranno nel nuovo regime, sia pure con altro nome, tutte le categorie economiche del regime antico: prezzi, salari, interessi, profitto, risparmio, ecc. trovandosi così di fronte a problemi non dissimili da quelli incontrati dagli imprenditori in un economia di mercato. Con ciò veniva dimostrata la inesistenza di una superiorità dell'economia di piano, in quanto non riesce ad eliminare gli squilibri dell'economia di mercato. Dopo il BARONE, Ludwig von MISES, nel suo lavoro "Die Wirtschaftsrechnung in Socialistichen Gemeinwesen", Archiv fur Socialwissenschaften, 1920 (la trad. inglese "Economie calcularion in the socialist commonwealth" si trova nel Voi. Collectivist economie planning a cura di F.A.Von HAYEK, London 1935 e recentemente il lavoro stesso è stato tradotto anche in italiano col titolo: Socialismo, Milano I 990, non accetta la teoria del BARONE perché non ritiene possibile il calcolo delle equazioni proposte, concludendo per l'irrazionalità dell'economia di piano e della sua impossibile applicazione pratica. I fatti, invece sembrano aver dato ragione all'impostazione del BARONE: è possibile instaurare un'economia di piano ed anche teorizzarne un "modello", ma la pretesa di eliminare gli squilibri propri dell'economia di mercato è miseramente naufragata nei settant'anni di applicazione nell'URSS, così come aveva lucidamente previsto BARONE prima ancora che venisse applicata sul piano pratico. Il lettore desideroso di approfondire l'argomento, può consultare: In ricordo di Enrico BARONE, con contributi di F . CAFFÈ, S. STEVE, L. LOLLIO e G. MA YER, in l'Amministrazione della Difesa n. 3-4 del 1974.



EPILOGO



EPILOGO QUALCHE INSEGNAMENTO DALLA GUERRA DEL GOLFO 1. Nel momento in cui è terminata la guerra del Golfo, il volume era terminato - mancavano solo le appendiçi. Il modo in cui si è conclusa induce esperti di "res militaris" ad alcune riflessioni alle quali ritengo di partecipare con qualche considerazione acritica sorretta da alcuni interrogativi. Di qui il motivo del presente epilogo. La guerra del Golfo, durata 43 giorni, si è posta all'attenzione degli esperti di dottrine militari per le caratteristiche peculiari e innovatrici rispetto ad ogni precedente conflitto per i risultati conseguiti. È ancora prematuro formulare un giudizio esaustivo, anche per la scarsità e frammentarietà delle informazioni attualmente disponibili, però è già possibile fare un quadro generale di primo approccio. C'è da osservare, innanzi tutto, che è stata una guerra in cui praticamente non c'è stato contatto fisico fra i combattenti; è stata una guerra in cui era prevalente l'aspetto tecnologico, vale a dire l'alta sofisticazione degli armamenti della coalizione. L'altra considerazione riguarda il ruolo avuto dall'aviazione, un ruolo molto vicino alle teorie del suo impiego espresse dal DOUHET: per tutto il periodo 1.000-2.000 missioni giornaliere hanno martellato incessantemente gli obiettivi strategici e le città di Bagdad e Bassora e i ponti sull'Eufrate. In particolare sono stati presi di mira i flussi dei rifornimenti e le postazioni delle fortificazioni nel deserto con effetti devastanti dovuti alla precisione del laser. E così giorno dopo giorno, l'armata irachena si è ritrovata priva di tutto, rifornimenti e sussistenze, cosicché alle difficoltà operative si è aggiunto l'effetto psicologico della prostrazione dei combattenti, tanto che quando è stato sferrato l'attacco terrestre, tutta la prima linea si è arresa o è stata sommersa nelle trincee sconvolte senza combattere. E neppure le riserve tattiche e quelle strategiche - costituite dalla guardia repubblicana - hanno potuto svolgere una controffensiva valida alle forze che si muovevano a "tenaglia", in quanto i loro mezzi corazzati, i


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temibili Howitzer erano immobilizzati e distrutti dall'azione dei micidiali AlO e dagli elicotteri Apache. È da rilevare, infine, che quest'opera di sistematica distruzione di mezzi e di annientamento di forze è stata guidata da mezzi elettronici infallibili: satelliti spia e sensori ottici notturni che non hanno lasciato inesplorato alcun movimento di mezzi e di uomini. Successo dunque dell'aviazione che guidata e sorretta dall'elettronica nella scoperta degli obiettivi e nella precisione del tiro, ha distrutto, sconvolto e paralizzato ogni possibilità di reazione, sicché la manovra terrestre si è ridotta ad una rincorsa verso un nemico il cui obiettivo era ormai quello di raggiungere e passare l'Eufrate, ma i ponti erano stati fatti saltare dall'aviazione. Si può parlare di successo pieno? Oppure non è stata, almeno in parte, la decisione dell'armata irachena di evitare il combattimento per rassegnazione di fronte alla strapotenza nemica e per frustrazione dovuta a stanchezza e malcontento originati da un precedente conflitto, durato tanto a lungo, che aveva arrecato solo sacrifici e morte e nessun beneficio materiale e territoriale? O tutto è risultato più facile dalla conformazione di un terreno - così diverso, ad esempio, da quello del Vietnam - piatto e scoperto dove è difficile occultare uomini e mezzi e dove il movimento e la manovra è resa più facile e più rapida? Certamente la superiorità delle forze alleate ha avuto un peso notevole rispetto alle operazioni nel Vietnam, dove l'insidia del terreno rendeva determinante la guerriglia ai fini dell'esito delle operazioni stesse. Possono e in parte avranno influito anche siffatte concause, però sicuramente dovrà essere rivista tutta la dottrina finora dominante sulla condotta della guerra, perché l'appono dell'aviazione - aerei da bombardamento ed elicotteri controcarro - l'impiego di satelliti e di aerei radar E3 Awcs per la ricerca delle forze nemiche e delle fortificazio ni, dell'elettronica per la gestione di missili, di laser e di visori notturni, hanno impresso una "svolta" alle guerre del futuro, riconfermando il principio che già si era affermato nell'arte della guerra secondo il quale i nuovi sistemi di arma impiegati in un conflitto divengono inefficaci in quello successivo, stante il procedere inarrestabile delle innovazioni dovute al progresso tecnologico bellico . 2. Prima di concludere sembra opportuno fare qualche breve considerazione sul contributo militare italiano portato al conflitto del Golfo. Il nostro apporto complessivo non è paragonabile a quello fornito


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dalla Gran Bretagna e dalla Francia, ma la presenza storica e gli interessi di quei paesi nel sud-ovest asiatico è ben diverso dalla nostra. Ciò precisato, resta il fatto che non ha partecipato un contingente terrestre italiano. Tale assenza è dipesa, purtroppo, dalla circostanza che non disponiamo di un corpo di spedizione specificamente armato ed equipaggiato per svolgere operazioni nel deserto. La Marina è intervenuta con 11 unità (1 cacciatorpediniere, 5 fregate, 2 corvette, 2 unità rifornitrici e I unità appoggio tecnico-logistico-sanitario, con un significativo numero di elicotteri imbarcati); l'Aeronautica ha partecipato con un reparto autonomo composto di 10 Tornado (oltre 6 velivoli caccia-ricognitori RFI04G inviati in Turchia in appoggio alla Forza mobile della NATO). Non è stato molto, invero, se confrontato con le forze francesi e inglesi, ciascuna a livello di divisione corazzata, oltre a notevoli forze aeree ed una squadra navale inglese ed una divisione navale francese; poco soprattutto per un paese che fa parte del "Gruppo dei 7" e, come tale, intende partecipare ai consessi internazionali nella posizione di quinto o sesto paese industriale nel mondo. È vero che Germania e Giappone non hanno inviato contingenti militari perché le rispettive costituzioni non lo consentono, ma c'è stata una sostanziale compartecipazione di altra natura e contenuto. A questo punto sorgono alcune domande: si può continuare così qualora si presentassero situazioni analoghe? Le nostre Forze Armate sono adeguate al rango politico al quale il Paese intende appartenere e alle funzioni - comprese quelle militari - che implica l'appartenenza ad un tale rango? Questi ed altri interrogativi semplici, ma sintomatici sono rivolti a politici e non, che intendono che il Paese partecipi alla definizione di questioni internazionali, lasciando che altri si addossino l'eventuale partecipazione militare, pensando dì poter ignorare che nel consesso politico internazionale conta da sempre la poienza politica che un paese porta nel gioco degli equilibri internazionali, fatti di "interessi vitali" e delle capacità di sostenerli. Queste ed altre domande analoghe restano senza risposta; ma in materia sono venute altre risposte dai Capi di Stato Maggiore nel corso dell'audizione ad hoc alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, nella quale hanno rappresentato che nelle operazioni del Golfo, alla Marina è mancato l'incrociatore Garibaldi per la copertura delle navi e ali' Aeronautica sono mancati i velivoli antiradar che


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andassero a disturbare e colpire materialmente i radar, nonché i velivoli radar volanti; sono inoltre mancati i velivoli cisterna per i rifornimenti in volo, costringendo il reparto ad appoggiarsi alle unità logistiche inglesi e americane; infine, il limitato numero di piloti addestrati negli Stati Uniti - dovuto a scarsità di fondi - non ha consentito d'inviare 20 aeroplani anziché 10 <1>. Parole gravi che lasciano pensare ... 3. In questo momento aleggia nel mondo un grande desiderio di pace stabile e duratura. Per alcuni sensi si manifestano segni positivi e propiziatori; per altri, sicuramente negativi, oppure positivi che però ne generano alcuni negativi per reazione: come il crollo del comunismo quale partito-guida dell'URSS, destinata a non sopravvivere, che porta al risorger~ di nazionalismi bellicosi - alimentati anche dalle richieste di disarmo da parte di alcune correnti pacifiste di qualche paese occidentale - che provocano non poche preoccupazioni. Per noi europei trattasi degli squilibri politici della regione carpatica-danubiana e clei balcani che da sempre sono stati motivo di turbamento, moti violenti e guerre. Ma l'Europa sembra aver preso coscienza del momento storico in cui stiamo vivendo, nel senso che per il suo assetto definitivo non ritiene più sufficiente il suo peso economico e si avvia verso una forma di maggiore coesione politico-militare, fra cui la costituzione di una forza militare europea inquadrata nell'UEO e integrata nella NATO, perché oggi più che mai nessuna pace è realisticamente possibile nel mondo senza l'intervento degli Stati Uniti. Il nostro "modello di difesa del duemila" <2> dovrà integrarsi in questa grande realtà e la Nazione dovrà cessare di essere "consumatore" di difesa per divenirne "coproduttore".


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Camera dei Deputati - Commissione Difesa. Audizione dei Capi di Stato Maggiore: esperienze italiane della guerra del Golfo, in IPD n° 2/ 1991, pag. 11-21. Ministero della Difesa, Modello di difesa: Liniamenti di sviluppo delle FF.AA. negli "anni '90". Ediz. ottobre 1991 (Cfr. Appendice n° 7).



BIBLIOGRAFIA Le seguenti indicazioni bibliografiche non hanno pretese di completezza: costituiscono soltanto un primo orientamento per il lettore che potrà trovare più ampi riferimenti nelle opere la cui citazione è preceduta da un asterisco(*), che sta a significare che quell'opera riporta una vasta bibliografia. Di norma le opere indicate in nota a fine di ogni capitolo non vengono riportate nella presente bibliografia.



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-

APPENDICI -



APPENDICE I

-

TABELLE STATISTICHE -



173

APPl::NDJCI

Tab. I. Spese di difesa dello Stato e PlL: es. fin. 1945-46/ 1991 (in miliardi di lire co rren1i)

Es. Fin.

1945-46 1946-47 1947-48 1948-49 1949-50 1950-5 I 1951-52 1952-53 1953-54 1954-55 1955-56 1956-57 I957-58 1958-59 1959-60 1960-61 1961-62 1962-63 1963-64 li Sem. 64 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991

SPESE

RAPPORTI

PIL

DIFESA a)

STATALI b)

e)

119,737 133,158 237,025 258,315 281,804 380, 143 409,309 488,227 454,299 465,514 467,447 499,544 549,037 554,202 605,708 647,524 692,898 796,703 916,240 522,449 1.035,515 1.097,308 1.128,05 l 1.183,496 1.260,968 1.382,579 1.592,995 1.763,479 2.087,281 2.237,819 2.250,237 2.681,390 3.213,180 3.778,780 4.778,692 5.822,557 6.873,051 8.785,629 10.615,829 13.183,398 14.629,938 15.464,400 17.259,047 19.1 00,069 19.973,380 19.139,540 18.632,495

621,619 1.214,964 1.906,855 1.735,282 1.947,774 2.212,607 2.433,879 2.429,092 2.510,304 2.759,277 2.901,202 3.069,149 3.715,093 3.621 ,211 4.601,133 4.682,092 5.376,355 6. 110,366 6.78 1,611 3.614,120 8.463,789 9.516,539 10.322,091 11.715,557 13.266,955 13.866,271 16.622,920 18.679,328 23.046,889 28.651,206 38.468,801 46.984,916 62.157,198 83.367,516 103.947,429 142.757 ,329 178.743,626 208.816,574 260.149,334 296.933,071 353.365,095 406.223,966 439.761,781 491.271,851 488.212,988 523.257,184 580.258,474

2.149 4.567 6.627 7.438 8.126 9.196 11,151 12.182 13.214 . 14.333 15.696 16,937 18.213 19.445 20.890 23.207 27.404 3 I.106 37.787 18.180 39.124 42.391 46.695 50.614 55.876 62.883 68.510 75.124 89. 746 110.719 138.632 174,869 214.398 253.536 309.834 387.669 464.030 545.124 633.441 727.225 812.751 897.281 978.858 1.082.926 1.187.988 1.342.308 1.427 .342

a:b

19,26 10,96 12,43 14,89 14,47 17, 18 16,82 20,10 18,10 16,87 16, 11 16,28 14,78 15,30 13,16 13,83 12,89 13,04 13,51 14,46 12,23 11,59 10,93 10,10 9,50 9,97 9,58 9,44 9,06 7,81 5,85 5,71 5,1 7 4,53 4,60 4,08 3,84 4,21 4,08 4,44 4,14 3,80 3,92 3,88 4,09 3,66 3,21

a:c

5,57 2,92 3,58 3,47 3,47 4,13 3,67 4,00 3,44 3,25 2,98 2,95 3,01 2,85 2,90 2,79 2,53 2,56 2,42 2,87 2,65 2,59 2,42 2,33 2,26 2,20 2,32 2,35 2,33 2,02 1,62 1,53 l,50 1,49 1,54 1,50 1,48 1,61 1,68 1,81 1,80 1,72 1,76 1,1,

1,68 1,42 1,31

b:c

28,92 26,60 28,77 23,33 23,97 24,06 21,83 19,94 19,00 19,25 18,48 18,12 20,40 18,62 22,03 20,18 19,62 19,64 17,95 21 ,63 21,63 22,45 22, 11 23,15 23,74 22,05 24,26 24,86 25,68 25,88 27,75 26,87 28,99 32,88 33,55 36,82 38,52 42,07 41,07 40,83 43,48 45,27 44,92 45,36 41,54 40,60 40,65

Fonte: Min. Tesoro. Conto consuntivo dello Stato (annate varie Annuario ISTAT (annate varie) e nostre elaborazioni


174

APPENDICI

Tab. 2. Spese del Ministero Difei.a: es. fin. 1970-90 (in milioni di Urc co rrenti)

Es. fin.

1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990

PREVISIO ' I INIZIALI

1.510,7 1.656,8 1.888,5 2.294,5 2.373,4 2.451 ,3 2.956,7 3.530,6 4.313,8 5.119,1 5.780,0 7.511,0 9.979,0 11.890,0 13.820,0 16.380,0 17.602,0 19.104,4 21.074,2 22.905,0 23.454,5

IMPEG'-11

1.655,2 1.916,4 2.099,3 2.511, 1 2.750,5 2.782,2 3.248,4 3.944,7 4.628,8 5.918,3 7,137,4 8.487,3 10.943,6 12.960,0 16.135,3 17.666,2 18.705, 1 19.910,7

-


175

APPENDJCI

Tab. 3. Spese di " dife!>a nazionale" (spese impegnate per competenza, in milioni di lire correnti)

Es. Fin. (I)

1945-4f 19464i 1947~ 1948-4S 1949-5( 1950-51 1951-5, 1952-5 1 1953-54 1954-5( 1955-5t 1956-5 1957-SS 1958-5S 1959-6C 19(i()-61 1961-62 1962-6 1963-6'1 1965 1966 196i 1968 1969 1970 19il 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991

Spese di Pcr,onale in senizio

51.913 65.146 107.504 109.578 113.597 114.281 129.115 129.130 134.594 144.201 l(i().197 186.459 183.591 188.477 201.557 211.424 232.754 275.185 301.482 351.575 375.689 383.095 403.995 422.198 438.979 630.415 656.277 805.403 827.843 874.343 1.011.569 1.176.548 1.278.242 l.694.676 1.997.393 2.529.007 3.200,686 3.757.540 4.295.836 4.695.135 4.898.626 5.788.483 6.687.119 i.692.697 7.248.786 7.922.818

Spe~e per aquisti di beni e servizi di cui effenuatc da To1ale \hn. Difesa e\ltri \l1n

65.327 64.133 119.()()() 136.3i0 152.354 230.798 232.639 306.644 258.963 248.986 229.355 218.587 274.673 263.117 294.723 308.950 324.536 374.865 427.273 496.199 525.280 540.3(i() 573.632 623.367 697 .613 728.727 798.118 967.420 1.051.790 1.236.081 l.504.7i5 1.858.423 2.282.298 2.858. 166 3.563.616 3.986.716 5.107.550 6.287.603 8.166.951 9.049.339 9.685.968 10.504.226 11.446.058 11.345.450 10.968.480 9.611.733

65.327 64.133 119.()()() 136.370 152.354 230.798 232.639 306.644 257.463 240.986 219.555 213.087 266.673 254.577 285.938 298.345 307.041 356.750 41Q.178 479.599 508.680 529.i(i() 556.032 (i()S.067 681.013 712.127 781.518 950.820 1.035.190 1.219.481 l.488. Ii5 l.841.823 2.265.698 2.841.566 3.547.016 3.970.116 5.090.950 6.271.003 8.150.351 9.032.139 9.669.368 10.487.626 11.429.458 11.028.850 10.801.880 9.346.133

-

-

1.500 8.000 9.800 5.500 8.000 8.540 8.785 10.(i()5 17.495 18.115 16.795 16.600 16.600 16.600 17.600 18.300 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 16.600 316.600 166.600 205.600

Altre spese

373 286 347 377

l.790

682 1.668 ~.733 3.479 8.107 8.385 4.230 8.299 7.042 6.195 15.939 17.823 18.917 20.825 34.678 31.226 40.362 35.517 40.773 45. 784 38.963 67.872 49.038 50.225 (i().561 65.418 72.103 84.234 86.055 -8.881 124.374 166.176 213.883 21 2.147 414.502 296.776 268.01 l 304.066 289.999 337.200 375.925

Totale spese

117.613 129.565 226.941 246.325 267.741 345.761 363.m 443.507 397.036 401.294 397.937 409.276 466.563 458.636 502.475 536.313 575.113 668.967 749.580 882.452 932.195 963.817 l.013.144 1.086.338 l.182.376 1.398.105 l.522.267 1.821.861 l.929.858 2.170.985 2.581.762 3.107.074 3.644.774 4.638.897 5.639.890 6.640.097 8.474.412 10.259.026 12.734.934 14.159.576 14.881.370 16.S(i().720 18.437 .243 19.328.146 18.554.466 17.910.476

Spese pers_onale TOTALE m GE.~RALE quiescenza

2.124 3.593 10.084 11.990 14.063 34.382 45.887 44.720 57.263 64.220 69.510 90.268 82.474 95.566 103.233 111.211 117.785 127.736 166.6(i() 153.063 165.113 164.234 170.352 174.630 200.203 194.890 241.212 265.420 307.961 11 ~ 79.252 99.628 106.106 134.006 139.795 182.667 232.954 311.217 356.803 448.464 569.l(i() 583.030 698.327 662.826 645.234 585.020 722.018

119.737 133.158 237.025 258.315 281.804 380.143 409.309 488.227 454.299 465.514 467.447 499.544 549.037 554.202 (i()5.708 647.524 692.898 796.703 916.240 1.035.515 1.097.308 1.128.051 1.183.496 l.2(i().968 1.382.579 l.592.995 1.763.479 2.087 .281 2.237.819 2.250.237 2.681.390 3.213.180 3.778.780 4.778.692 5.822.557 6.873.051 8.785.629 10.615.829 13.183.398 14.728.736 15.464.400 17.259.047 19.100.069 19.973.380 19.139.486 18.632.494

(I) Non considerato il 2° semestre 1964; (2) A carico del Min. Oife<a solo le pen,ioni provvisorie; (3) Dati di pre,;sionc 1990 e 1991: Fonte: Min. Tesoro. Conto consuntivo dello Stato (annate varie) e nostre elaborazioni


....,

Tab. 4. S1>ese di di fesa: classificazione econo mica (spese prev islc in miJiardi di lire corrc nlì)

1975

1976

O\

1977

1978

Categorie di spese Importo Personale in servizio Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<*) Trasferimenti

%

Importo

%

Importo

%

Importo

%

818,7

39,75

875,6

35,64

1.058,4

36,04

1.204,8

33,52

38,2

1,86

65,7

2,68

107,5

3,66

109,2

3,04

1.149,1

55,79

1.449,8

59,0 1

1.696,8

57,78

2. 196,7

6 1, 11

17,05

0,85

29,6

1,21

31,5

1,07

39,3

1,09

> .,,

..,

tT

z

o

Partite correttive e compensative

23,6

1, 14

23,6

0,96

28,3

0,96

28,3

0,79

Somme non attribuibili

12,6

0,61

12,4

0,50

14,1

0,49

16,4

0,45

SPESE DI DIFESA

2.059,7 100

2.456,7 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fonte: \l m. Tesoro. Stato di prc,·i\ione della ,pesa del /\hn Difesa (annate , arie) e no,trc elabora110111

2.936,6 100

3.594,7 100

6


Tab. 5. Spese di diresa: clas~i ricazionc economica (spc~c previs te in miJiardi di lire correnti)

1979 Categorie di spese Importo

1980 %

Importo

1981 %

Importo

1982

OJo

Importo

%

1.307,2

30,87

1.515,7

31,52

2.111,5

-

2.922,6

-

120,0

2,83

126,4

2,63

186,3

-

254,0

-

2.705,0

63,87

3.047,5

63,38

3.749,2

-

4.661 ,4

-

Trasferimenti

50,9

1,20

57,6

1,20

66,5

-

86,0

-

Partite correttive e compensative

33,3

0,79

35,8

0,74

35,8

-

59,0

-

Somme non attribuibili

18,5

0,44

25,7

0,53

25,4

-

29,4

-

6.174,7

-

8.012,4

-

Personale in servizio Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<·>

SPESE DI DIFESA

4.234,9 100

4.808,7 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fame: \1in. Tesoro. Stato di previsione della ,pesa del ~1in. Difesa (annate ,arie) e nostre elaboruioni -.J .....,


-.J

Tab. 6. Spese di difesa: classil'icazione economica (~11cse previ~lc in mili ardi di lire corre nti)

1983

1984

Categorie di spese Importo

Personale in servizio Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<•) Trasferimenti

%

Importo

00

1985 %

Importo

1986 %

lmporto

%

3.213,3

32,81

3.744,9

32,45

4.327,4

31,42

4.621,6

31,67

256,5

2,62

328,4

2,85

451,3

3,28

502,7

3,45

6.106,5

62,35

7.193,3

62,34

8.672, 1

62,97

9.120,9

62,5 1

119,2

1,22

173,0

1,50

214,9

1,56

237,4

1,63

~ ,,

m

z

e

Partite correttive e compensative

65,0

0,66

65,0

0,56

70,0

0,51

70,0

0,48

Somme non attribuibili

33,6

0,34

34,2

0,30

35,3

0,26

38,2

0,26

SPESE DI DIFESA

9.794,1 100

11 .538,8 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fomc. Min. Te\oro. Stato di prc, i,ione della ,pesa del ~lin. Difesa (annate ,arie) e no,trc elabora1ioni

13.771,0 100

14.590,8 100

6


Tab. 7. Spese di difesa: classificaiio ne economica (spese previste in miliard i di lire correnti)

Importo

%

Importo

1990

1989

1988

1987 Categorie di spese

OJo

Importo

O/o

Importo

OJo

4.979,0

31,45

5.536,2

31,88

6.915,2

36,30

7.248,8

37,87

558,3

3,53

629,9

3,63

530,0

2,78

585,0

3,06

9.978,2

63,03

10.912,8

62,84

11.215,6

59, 11

10.968,5

57,31

197,0

1,24

158,6

0,92

217,5

1, 15

205,8

1,08

Partite correttive e compensative

77,2

0,49

80,3

0,46

82,7

0,43

85,2

0,44

Somme non attribuibili

41,9

0,26

47,4

0,27

44,0

0,23

46,2

0,24

Personale in servizio Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi('> Trasferimenti

SPESE DI DIFESA

15.83 1,6 100

17.365,2 100

19.005,0 100

19.139,5 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fonte: Min. Tesoro. Stato di previsione della spesa del Min. Difesa (annate varie) e nostre elaborazioni

-i

'°


180

APPENDICI

Tab. 7. bis. Spese di dii~: classificuioae economica (spese previste in miliardi dj lire correnti)

Categorie di spese

1991

1992

Importo ·

OJo

Importo

OJo

7.922,8

42,52

8.893,6

41,97

722,0

3,87

969,0

4,57

9.611,7

51,60

10.951,3

51,69

240,6

1,29

234,2

l, 11

Partite correttive e compensative

88,I

0,47

91 ,5

0,43

Somme non attribuibili

47,2

0,25

48,8

0,23

100 21.188,4

100

Personale in servizio Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<·> Trasferi menti

SPESE DI DIFESA

18.632,4

(•) Comprendono anche le spese in conto capitale Fonte: Min. Tesoro. Stato di pmisione della spc~a del :'>lin. Dif= (annate ,arie) e no,1re elaborazioni


Ta b. 8. Spese di difesa: classificazione economica (spese previste in miliardi cli lire 1980)

Categorie di spese

1975 Importo

Personale in servizio Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<*) Trasferimenti

1976 %

Importo

1977 %

Importo

1978 %

Importo

%

1.772, 1

38,70

I .630,6

34,80

1.669,4

35,45

1.689,8

33,08

82,7

1,80

122,3

2,61

169,6

3,60

153,1

3,00

2.607,7

56,96

2.810,9

59,99

2.755,8

58,49

3.147,2

61 ,61

37,9

0,83

55, 1

1, 18

49,8

1,05

55, 1

1,08

~ ...,

m

z

Partite correttive e compensative

51, I

1,12

44,0

0,94

44,6

0,94

39,7

0,78

Somme non attribuibili

27,2

0,59

23, I

0,49

22,2

0,47

23,0

0,45

SPESE DI DIFESA

4.578,7 100

4 .686,0 100

4.711,4 100

o

5

5.107,9 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fome: Min . Tesoro. Stato di previsio ne della spesa del Min . Difesa (annate varie) e nostre ela borazio ni

00


-

Tab. 9. Spese di difesa: classificazione economica (spese previste in miliardi di lire 1980)

Categorie di spese

1979 Importo

Personale in servizio

1980 %

Importo

00 N

1981 %

Importo

1982 %

Importo

%

1.582,6

30,63

1.515,7

31,52

1.778,9

34,44

2.116,3

36,93

145,2

2,81

126,4

2,63

156,9

3,04

183,9

3,21

3.315,3

64,16

3.047,5

63,38

3.121, 1

60,44

3.304,2

57,66

Trasferimenti

51,6

I, 19

57,6

1,20

56,0

1,08

62,3

1,09

Partite correttive e compensative

40,3

0,78

35,8

0,74

30,2

0,59

42,7

0,75

Somme non attribuibili

22,4

0,43

25,7

0,53

2 1,4

0,41

2 1,3

0,37

Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<*)

SPESE DI DIFESA

5.167,4 100

4.808,7 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fomc: Min . Tesoro. Stato di previsione della spesa del Min. Difesa (annate varie) e nostre elaborazioni

5.164,5 100

5.730,7 100


Tab. IO. Spese di difesa: classificazione economica (spese previste in miliardi di lire 1980)

Categorie di spese

1983 Importo

Personale in servizio

1984 %

Importo

1985 %

Importo

1986 %

Importo

%

2.023,5

33,50

2. 132, 7

33,41

2.269,2

32,57

2.284,2

33,03

161,5

2,68

187,0

2,93

236,7

3,40

248,5

3,60

3.717,6

61,55

3.909,0

61,23

4.292,6

61,62

4.211,6

60,90

Trasferimenti

75,1

1,24

98,5

1,54

112,7

1,62

117,3

1,70

Partite correttive e compensative

40,9

0,68

37,0

0,58

36,7

0,53

34,6

0,50

Somme non attribuibili

21,2

0,35

19,5

0,31

18,5

0,26

18,9

0,27

Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<·J

SPESE DI DIFESA

6.039,8 100

6.383,7 100

6.966,4 100

6.915,1 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fonte: Min . Tesoro. S1a1o di previsione della spesa del Min . Difesa (annate varie) e nostre elaborazioni

-

00 ....,


~

Tab. 11. Spese di difesa: classificazione economica (spese previste in miliardi di lire 1980)

1987

1988

Categorie di spese Importo Personale in servizio Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi(*) T rasferimenti

O/o

Importo

1989 %

Importo

1990

O/o

Importo

%

2.352,2

33,13

2.492,1

33,80

2.919,7

38,59

2.885,7

40,36

263,8

3,72

283,5

3,84

223,8

2,96

232,9

3,25

4.334,5

61 ,05

4.468,8

60,61

4.278,3

56,54

3.897,6

54,51

93, 1

1,31

71,4

0,97

91 ,8

1,21

81,9

1, 15

>

~

m

z

e,

Partite correttive e compensative

36,5

0,51

36,1

0,49

34,9

0,46

33,9

0,47

Somme non attribuibili

19,8

0,28

21,3

0,29

18,0

0,24

18,4

0,26

SPESE DI DIFESA

7.099,8 100

7.373,2 100

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fonte: Min. Tesoro. Stato di previsione della spesa del Min. Difesa {annate varie) e nostre elaborazioni

7.566,5 100

7 .150,4 100

6


185

APP ENDICI

Tab. 11 . bis. Spese di difesa: classificazione economica (spese previste in miliardi di lire 1980)

Categorie di spese

1991

1992 %

Importo Personale in servizio

Importo

%

2.953,0

45,59

3.157,1

45,07

269,1

4,15

344,0

4,91

3.114,9

48,09

3.370,3

48,12

Trasferimenti

89,7

1,40

83,1

1,19

Partite correttive e compensative

32,8

0,51

32,5

0,46

Somme non attribuibili

17,6

0,26

17,3

0,25

6.477, 1

100

7.004,3

100

Personale in quiescenza Acquisto di beni e servizi<·>

SPESE DI DIFESA

(*) Comprendono anche le spese in conto capitale Fonte: Min. Tesoro. Stato di previsione della spesa del Min. Di fesa (annate varie) e nostre elaborazioni


00

°' Tav. 1 Andamento delle spese di difesa: previsioni es. fin. 1975-92 (valori reali in miliardi di lire 1980)

7600 7200 6800 6400

... - -

6000

- -,

5600

Beni e servizi non militari Beni e servizi mlitari Personale Difesa nazionale

........

5200 4800 4400

.,,>.,, m

z

4000

o

B

3600

-· --·--· --·

3200

,;

2800

;

./

2400

-··-·· -.... ·-··-··· ··- · -··-··- ·-··

2000 1600 1200

I

800 400

o 75

76

77

78

79

80

81

82

83

84

85

86

· 87

88

89

90

91

92


187

APPENDICI

Tab. 12. Classificazione economico-operativa delle spese di difesa: previsioni di spesa es. fin. 1975-92 (in miliardi di lire correnti e costanti base 1980 =100) Beni e servizi Anno

1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992

Militari

556,9 726,1 889,0 1.201,2 1.589,4 1.809,4 2.157,0 2.399,6 3.303,9 4.107,4 4.941, 7 5.183,3 6.078,7 6.746,5 6.685,8 6.595,0 6.286,0 6.768,1

Non Militari

In

Personale

Complesso

592,2 687,7 807,8 995,5 1.115,6 1.238,1 1.592,2 2.261,8 2.802,6 3.085,9 3.730,4 3.937,9 3.899,5 4.166,3 4.529,8 4.373,5 3.325,7 4.183,2

1.149,1 1.449,8 1.696,8 2.196,7 2.705,0 3.047,5 3.749,2 4.661,4 6.106,5 7.193,3 8.672,1 9.120,9 9.978,2 10.912,8 11.215,6 I0.968,5 9.611,7 10.951,3

Altre spese

Totale

856,9 941,3 1.165,9 1.314,0 1.427,2 1.642,l 2.297,8 3.176,6 3.469,8 4.073,3 4.778,7 5.124,3 5.537,3 6.166,1 7.445,2 7.833 ,8 8.644,8 9.862,6

53,7 65,6 73,9 84,0 102,7 119, 1 127 ,7 174,4 217,8 272,2 320,2 345,6 316,1 286,3 344,2 337,2 375,9 374,5

2.059,7 2.456,7 2.936,6 3.594,7 4.234,9 4.808,7 6.174,7 8.012,4 9.794,1 11.538,8 13.771,0 14.590,8 15.831,6 17.365,2 19,005,0 19.139,5 18.632,4 21.188,4

1.858,9 1.752,9 1.839,0 1.842,9 1.727,8 l.642, I 1.935,8 2.300,2 2.185,0 2.319,7 2.505,9 2.532,7 2.616,0 2.775,6 3.143,5 3. ll8,6 3.222,1 3.501,1

116,5 122,2 116,6 117,8 124,3 119, l 107,6 126,3 137,2 155,0 167,9 170,8 149,3 128,8 144,7 134,2 140,1 132,9

4.585,9 4.686,0 4.711,4 5.107 ,9 5.167,4 4.808,7 5.164,5 5.730,7 6.039,8 6.383,7 6.966,4 6.915,1 7.099,8 7.373,8 7.566,5 7.150,4 6.477, 1 7.004,3

(in lire costanti) 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992

1.325,9 1.530,3 1.481,7 1.751,0 1.964,7 1.809,4 1.779,7 1.666,4 1.952,7 2.151,6 2.336,5 2.265,3 2.492,3 2.555,6 2.365,8 2.156,6 1.875,3 l.885,3

1.284,6 1.280,6 1.274,1 1.396,2 1.350,6 1.238, l 1.341,4 1.637,8 1.764,9 1.757 ,4 1.956, 1 l.946,3 1.842,2 1.913,2 1.912,5 1.741,0 1.239,6 1.485,0

2.610,5 2.810,9 2. 755,8 3.147,2 3.315,3 3.047,5 3.121,l 3.304,2 3.717,6 3.909,0 4.292,6 4.211,6 4.334,5 4.468,8 4.278,3 3.897,6 3.114,9 3.370,3

Dati provvisori per gli anni 1991 e 1992 Per il 1992 l'inflazione è stimata Fome: Min. Tesoro. S1a1o di previsione della spesa del Min. Difesa (annate varie) e nome. elaborazioni su dati ISTAT


Ta b. 13. Spese di difesa nazionale: classifi cai ione economica per settore delle spese per acquisto di beni e servizi e spese io conto capitale per gli esercizi 1975-1978 (previsio ne della spesa in migliaia di lire correnti)

Settori economici Acquisto di beni: lndus1rie alimenlari, bevande e affini lndus1rie tessili dell"abbigliamenlo e del cuoio Industrie del legno e dell'arredamenlo Industrie clcuriche, elettroniche e TLC lndumie per la produzione di mae(hine utensili e ma1eriali di consumo Industrie per la produzione di macchine edili, di ma1eriali del genio e per a11rezzature campali Industrie per la produzione di mmi da rombauimemo, da tr111porto e speciali Industrie per la produzione di armi, si<1em, di arma ed esplosivi lndui1rie per le comuzioni aeronautiche Industrie per le costruzioni navali Industrie per le costruzioni edili Industrie dei dcriva1i del petrolio e del carbone Forniture cli servizi: Servizi 1ipo-litografic1 e di s1ampa Fini di locali, acqua, luce e gas Trasporti e comunicazioni Funzionamento degli uffici Igiene e sani1à Istruzione, educa1Jone Ricerca scientifica Informazioni e propaganda Protezione civile Servizi per la difesa T o1ule

1975 Totale

-

145.63S,6

l4S.635,6

-

91.492,S 27.337,2 18.344.7

91,492,5 27.3]),2 73.154.l

-

21.183,7

21.183,0

-

11.109,8

11.109,8

27.200,3

90.837,9

106000,0 113.166,l 268.898,7 144.975,0

-

54.810,0

63.637,6 II0.267,4 220.746,5 82.386,6

-

-

80.238,8

110.267,4 220.746,5 82.386,6 80.238,8

-

65.196,5

65.196,5

3.IO l,O 17.839,0 9.974,0 11.500.0 14.059,3 18.606,8

3.101,0 17.839,0 9.974.0 I1.500,0 14.059,3 18.606,8 25.052,4 10,0

-

-

25.052,4

556.900,5

- 10,0 29.324,6

00

1976

Non militari

Militari

00

-

29.324,6

592. 153, I 1149.053,6

Non

1977

militari

Toiale

-

158.159,9

158.159.9

-

126.244,6 I1.689,2 25.820,0

126.244.6 11.689,2 122.470,0

-

22.772,2

-

Militari

96.650,0

167.545,7

167.545,7

-

IJ0.000,l 13.139,0 34.891,5

130.000J 13.139,0 147.166,0

22.112,2

-

28.269,9

28,269,9

35.201,2

35,201.2

-

31.704,5

31.704,5

44.407,4

150.407,4

100.057,6

42.881,9

142.939,5

156.665,3

137.897,7 337.979,6 177.231,9

162.493,I 483.132,I 251.516,9

-

-

72.562,4

-

65.231,7 3.789.9 21.200,0 21.004,9 12.964,9 21.382,9 8.989,8

-

--

32.412,0

-

-

762.102,4

1978 Totale

113. 166,7 268.898,7 14075,0 72.562,4

--

NOn militari

-

IO.O 7.675,0 28.545,2

Mili1ari

112.2745

-

-

111.762,7

137.897,7 337.979,6 177.231,9 111.762,7

65.231.7

-

!05.509,0

105.509,0

3.789,9 21.200,0 21.004,9 12.964,9 21.382,9 8.989,8 32.412,0 10,0 7.675,0 28.545,2

-

3.87i .o 25.500,0 24.567,1 15.723,6 23.124,4 10.643,5

3.877,0 25.500.0 24.567,1 15.723,6 23.124,4 10.643,5 23.548,1 10,0 8.266,4 30.353,6

687.651,2 1.449.753,6

-

--

23.548.1

--

888.989,4

-

10,0 8.266,4 30.353,6

Non militari

Totale

210.632,0

210,6]2,0

178.346,1 14.S80,0 40.630,9

178.346, I 14.580,0 162.4]5,6

-

22.408,4

22.408,4

-

33.779,5

33. 779,5

67.142,2

223,807,5

Mili1ari

-

-121.804,7

-

-

19.598.8

-

807.770,1 1.696.759,5 1.201.210,9

160.301,0

162.493, I 483.1 32,1 257.516,9 160.301,0

107.140,6

107.140,6

4.55],2 21.500,0 33.398.2 28.487,9 2].994.3 13.472,3

4.553,2 27.500,0 33.398,2 28.487,9 23.994,3 13.472,3 19.593,8 2.100,0

26.986,6 2.100,0

26.986,6

995.453,2 2.196.664, I

~

"O

ztn

o

B


Tab. 14. Spese di difesa aa:tionalc: classiricnione economica per settore delle s11ese per acquisto di beni e servizi e spese in conto capitale per gli esercizi 1979-1982 (previsione della spesa in migliaia di lire correnti) Settori economici Acquisto di beni: lndu11rie alimentan,berande e affini lndus1rie 1es.sili, dell'abbigliamento e del cuoio lndumie del legno e dell'arredamen10 Industrie elenriche, elenroniche e ne lndus1ric per la produiione di macchine utensili e materiali di consumo lndu11rie per la produzione di macchine edili, di ma1eriaLi del genio e per anrmamre campali Industrie per la produzione di mmi da oombauimemo, da uaspono e speciali lndus1rie per la produ2ione di armi, 1i11en11 di arma ed esplosi,i Industrie per le costruzioni aeronauuche Industrie per le costruzioni navali Industrie per le costruzioni edili Industrie dei derivati del petrolio e del carbone Forniture di servizi: Servi1i 1ipo-lit0grafici e di stampa Fini di locali, ae(lua, luce e gas Trasponi e comunicazioni Funzionamento degli uffici Igiene e sanità Istruzione, educazione Rimca scientifica lnformaiioni e propaganda Protezione civile St" izi per la difesa Totale

1979 Mili1ari

-

236.702,2

236.702,2

-

315.161,1

315. 161,1

-

-

185.679,6 33.787,0 57.377,8

185.679,6 33.787,0 188.791.3

-

-

225.258,6 42.519,0 57.550.0

225.258,6 42.519,0 230.520,0

25.113, 1

-

29.369,1

29.369,7

-

44.698,8

44.698,8

42.948,0

42.948,0

-

18.001,l

18.001,l

-

31.820,0

31.820,0

83.556,6

278.522,0

209.969,2

I10.204,8

320.174,0

195.957,3

83.981,7

279.939,0

199.601,0 740.23>,3 504.077,4

366.576,0 851.135,5 558.552,6

-

246.888,5

246.888,5

-

183.990,8 23.795,0 49.227,0

183.990,8 23.795,0 197.388.0

-

25.11 3,1

194.965,4 203.887,8 600.851,4 420.584,1

-

-

179.263,7

203.887,8 600.851,4 420.584, I 179.263,l

-

108.126,0

108.1 26,0

1.743,5 32.683,0 30.731,7 21.683,2 27. 754,4 15.151,3

Li43,5 32.683,0 30.7Jl,7 21.683,2 27,754,4 15.1 51,3 20.907, I 2.758.0

-

-

-

20.907,I

-

1.589.356,8

1982

Toiale

Tomie

148.1 61,0

1981

1980 Non militari

Non

militari

-

2.758,0

-

-

40.223,5

40.223,5

1.115.637,3

2. 704.994, I

Militari

131.413,5

--

-

191.778,0

199.601,0 740.235,3 504.077,4 191.778,0

-

149.163,5

149.1 63,l

-

2.281,4 51.418,0 27.946,1 42.275,4 35.523.1 21.826,6

2.281,4 51.418,0 27.946, I 42.275,4 35.523, I 21.826,6 24. 152,6 3.570,2

--

-

24. 152,6

-

1.809.449,0

3.570,2

-

~

41.178,2

41. 178,2

1.238.083, I

3.047.532,1

Milirnti

172.970,0

Non militari

--

Totale

Non militari

To1ale

396.237,0

396.237,0

264.792,3 61746,0 75.040,2

264.792,3 61.746,0 300.1 61 ,o

-

50.098,9

50.098,9

-

45.684,0

45.684.0

78.591,6

261.972,0

Militati

225. 120,8

183.380,4

-

245.866,0

366.576,0 382.298,0 851135,5 1.006.051,0 558.552,6 567.916,6 245.866,0 -

-

233.798,9

233. 798,9

-

4.256,1 62.135,0 33.931,7 58.168,2 41.318,0 25.848,5

56.576,9

4.256, I 62.135,0 33.931,7 58. 168,2 41.318,0 25.848,5 11.771,1 4.327,6 25.000,0 56.576,9

J.i92.216,I

3.749.118,6

--

-11.771,I

25.000,0

-

W6.962,5

-

4.327,6

-

--

382.298,0 1.006.051,0 567.916,6 379.689,0 379.689,0

-

342.314,8

342.314,8

-

6.482,9 81.353,0 38.768,5 61.617,6 52.035,3 21.887,3 5.158,0 229.000,0 65.278,8

6.482,9 81.353.0 38.168,l 67.617.6 52.035,3 21.887,3 34.905,3 5.158,0 229.000,0 65.278,8

2.261.775,2

4.661.447,3

--

-

34.905,3

-

-

2.399.612,1

-

.,,.,, m éi )>

o

00

"'


Tab. 15. Spese d i diresa nazionale: classificazione economica per seltore delle spese per acquisto di beni e servizi e spese in conto capitale per gli esercizi 1983-1986 (previsione della spesa in migliaia di lire corre nti) Seiwri economici

1983 M ilitari

Acquisto di beni: Industrie alimentari, bevande e affini Industrie tessili.dell'abbigliamemo e del cuoio lndumie del legno e dell'arredamento Industrie eleuriche, eleuronichc e TLC 284.176,9 Industrie per la produzione di macchine utensili e materiali di consumo Industrie per la produzione di macchine edili, di materiale del genio e per aurezzature campali Industrie per la produzione di mmi da combauimento, da 1raspono e speciali m.790,5 Industrie per la produzione di armi, sistemi di arma ed esplosivi 501.m,6 Industrie per le comuzioni aeronau1iche 1.364.487,4 lndus1rie per le comuzioni navali 764.065,7 Industrie per le costrutioni edili Industrie dei derivati del petrolio e del carbone -

-

Non

1984

rnililari

Totale

464.298,5

464.298,5

316.983,3 88.592,9 94.725,6

316.983,3 88.592,9 378.902,5

64.257,2

64.257,2

58.030,0

58.030.0

138.767,3

462.557,8

-

438.666,0

423.356,2

423.356,2

7.998,0 107.623,4 69.582,3 57.779,9 60.840,4 27.757,6

7.998,0 107.623,4 69.582,3 57.779,9

Fornit ure dì servizi:

Ser1izi 1ipo,litografici e di stampa Fiui di locali, acqua, luce e gas Trasporti e comunica1.ioni Funzionamento degli uffici Igiene e sanità Istruzione, educazione Ricerca sciemifica lnformationi e propaganda Proiezione civile Servizi per la difesa Tolale

-

-

-

-

59.951,0

-

3.303.805,1

60,840,4

6.424,1 300.000.0 77,039,8

27.757,6 59.951,0 6.424,1 300.000,0 77.039.8

2.802.722,5

6.106.527,6

-

Totale

533.443,2

533.443,2

369.191,1 II 1.383,4 98.224,0

369.1 91,1 111.383,4 392.896,0

-

83.453,5

83.453,5

-

81.972,0

81.972.0

146.588.1

488.627.0

-

-294.672,0

342.038,9

507.333,6 778.639,0 l.364.487,4 I.652.064,0 764.065,7 958.043,0

438.666,0

1985

Non militari

Militari

--

82.038,3 4.107.495,2

Non

1986

miliiati

Totale

528.520,l

528.520,l

404.847,0 m.889,5 124.079,6

404.847,0 133.889,5 496.318,4

-

95.128,4

95.128,4

-

93.483,0

93.483.0

192.135,6

640.452,0

Militari

372.238,8

448.316,4

--

778.639,0 967. 755,0 l.652.064,0 1.981.785,0 958.043,0 I.088.435,6 622.698,0 622.698,0

Totale

-

504.800,5

504.800,5

-

416.628,2 141.305,2 156.990,1

416.628,2 141.305,2 627.960,6

-

110.394,6

I I0.394,6

-

92.498,0

92.498,0

175.177,8

583.926,0

470.970,5

408.748,2

-

455.472.7

-

496.605,6

496.605,6

9.835,8 11 3.561,0 86.149,4 71.049,0 69.940,0 35.946,4

-

12.376,1 195.408,8 106.362,9 73.516,8 84.523,8 49.976,4

7.886,7 100.000,0 89.041 ,4

9.835,8 113.561,0 86.149,4 71.049,0 69.940,0 35.946,4 82.038,3 7.886,7 100.000,0 89.041,4

--

8.746,5 250.000,0 105.132,6

12.376,1 195.408,8 106.362,9 73.516,8 84.523,8 49.976,4 83.124,6 8.746,5 250.000,0 !05.132,6

3.085.835,7

7.193.330,9

4.941.655,4

J.J30.482,7

8.672.138,1

-

83.124,6

-

-

>

"O

--

455.472,7

-

Non militari

Militari

967.755,0 942.714,0 l.981.785,0 2.20!).399,0 l.088.435,6 1.085.056,3 m.150,0 775.750,0 -

--

::g

-

942.714,0 2.209.399,0 1.085.056,3 843.373,0 843.373,0

-

702.913,3

702.913,3

-

12.719.5 233.702,8 115.373,2 81.605,7 89.035,2 64.960,3 10.584,9 64.930,0 120.923,4

12.719,5 233.702,8 115.373,2 81.605,7 89.035,2 64.960,3 66.393,6 10.584,9 64.930,0 120.923,4

J.937.915,7

9.121.197,4

-

-

--

66.393,7

--

5.183.281,7

-

"O

ITi

z o

B


Tab. 16. Spese di difesa nazionale: classificazione economica per settore delle spese pér acquisto di beni e servizi e s pese in conto capitale per gli esercizi 1987-1990 (previsione della spesa in migliaia di lire correnti)

Settori economici

1987 Militari

Ac<1uisto dì benì: Industrie alimemari,bevande e affini Industrie tessili, dell'abbigliamento e del cuoio Industrie del legno e dell'arredamento lndusrrie eleuriche, elettroniche e TLC 530.472,3 Industrie per la produzione di matthine utensili e ma1eriali di consumo lndusrrie per la produ1ione di macchine edili, di materiali del genio e per aureuature campali Industrie per la produzione di mezzi da combauimento, da traspono e speciali 295.01 0.0 Industrie per la produiione di armi, sistemi di arma ed esplosivi 1.163.661,9 2.786.868,7 Industrie per le costruzioni aeronautiche Industrie per le costruzioni navali 1.241.048,4 Industrie per le cosrruzioni edili lndusrrie dei derivati del petrolio e del carbone t ·orniture di scn·izi~ Sm ìzi tìp0-litografici e di stampa Finì di locali, acqua, luce e gas Trasp0rri e comunicazioni Funzionamento degli uffici Igiene e sanità Istruzione, educazione Ricerca scientifica 61.631,4 Informazioni e propaganda Prorezione civile Servizi per la difesa

-

-

-

--

Totale

6.078.692,7

Non

militari

1988 Totale

Militari

Non

militari

1989 TotaJc

Militari

Non

militafi

1990 Totale

Militari

Non

mili1ari

To1ale

529.520,0

529.520,0

-

527. 163,4

527. 163,4

-

519.562,i

519.562,7

-

525.890,8

525.890,8

432.850,1 136.530,3 176.824, l

432.850,1 136.530,3 707.296,4

-

482.037,6 146.599,0 183.689,6

482.037,6 146.599,0 734.834,6

-

483.702,4 159.893,0 192.041,7

483.702,4 159.893,0 767.867,0

-

461.065,5 151.200,0 217.613,7

461.065,5 151.200,0 810.455,0

124.80JJ

124.801,3

-

134.070,4

134.070,4

-

148.532, I

148.532,l

-

198 .962.0

198.962,0

89.122,5

89.122,5

-

100.1i6,0

100.176,0

-

96.151,0

96.151,0

-

42.601,0

42.601,0

126.432,9

421.442,9

132.334,7

441.115,6

224.903,4

749.678,0

551. 145,0

308. 780,9

1.163.661,9 1.460.480,8 2.786.868,7 2.983.155,0 1.241.048,4 1.340.224,0 906.980,6 906.980,6

-

-

502.763.9

502.763,9

15.210,0 254.300,5 89.874,0 127.031,5 11 2.107,2 63.048,3 12.733,0 35.000,0 164.379.J

15.210,0 254.300,5 89.874,0 127.031,5 112.!07,2 63.048,3 61.631,4 12.733,0 35.000,0 164.379,3

J.899.509,5

9.978.202,2

-

-

!02.669,7 -

6.746.455,4

575.825,3

52.4.774,6

1.460.480,8 I. 182.770,0 2.983.155,0 2. 798. 742,0 1.340.224,0 1.464. 108,6 987.781,7 987.781,7

-

-

436.621,7

436.621,7

19. 128,9 257.275,5 96.603,4 148.588,6 127.266,6 68. 11 3,0

19.128,9 257.275,5 96.603,4 148.588,6 127.266,6 68.113,0 102.669,7 13.800,6 95.000,0 2!0.088,6

13.800,6 95.000,0 210.088,6

4.166.339,3 10.912.794,7

-

-

139.581,3 6.685.801 ,8

-

652.841,3

194.179.8

647.266,0

1.182.770,0 1.127.01 7,4 2.798.742,0 2.680.053,0 1.464. IOS,6 1.370.889,4 m.996,o 882.996,0 J.082.697,7

1.127.017,4 2.680.053,0 1.370.889,4 J.082.697,7

-

784.278,8

784.278,8

21.224,4 244.156,0 11 7.764,0 173.946,0 129.415,3 72.833,6

21.224,4 244.156,0 I 17.764,0 173.946,0 129.41 5,3 72.833,6 139.581,3 17.837,7 60.000,0 200.516, l

-

17.837,7 60.000,0 200.516,1

4.529.754,2 11.215.556,0

453.086,2

-

-

371.023.9

371.023,9

-

21.207,0 240.135,0 156.600,5 178.940,8 140.282,0 82.160,1

-

19.188,3 66.000,0 223.742,S

21.207,0 240. 135,0 156.600,5 178.940,8 140.282,0 82.160, l 311.102,6 19. 188,3 66.000,0 223.742,5

-

--

311.102,6

6.594.989,9

-

~ ztTl

-o

o

15

4.373.490,6 10.968.480,S ~


192

APPENDICI

Tab. 16 bis. Spese di difesa nazionale: class iricazione economica per settore di acquisti di beni e servizi e spese in conto capitale, esercizio finale 1991-1992 (previs ione di spesa in migliaia di lire correnti)

1992

1991 Settori economici

Militari

Non

militari

Totale

Militari

::-.Jon militari

Totale

Acqu isto di beni:

Industrie alimentari, bevande e affini

-

668.481,0

668.481,0

267.988,4

-

529.105,9

529.105,9

115.600,0

-

128.450,0

128.450.0

306.856,0

1.227.421,0

-

4i0.451,8

470.451,8

-

267.988,4

-

115.600,0 257.188.0

1.028.752.0

Industrie tessili dell'abbigliamento e del cuoio Industrie del legno e dell'arredamento Industrie elettriche, elemonkhe e TLC

771.564,0

920.565,0

Industrie per la produzione di macchine utensili e materiali di consumo

-

185.229,9

185.229,9

-

192.359,9

192.359,9

lndumie per la produzione di macchine edili, di materiali del genio e per attrezzature campali

-

18.966,0

18.966,0

-

29.719,0

29.719.0

170.979,7

569.932,7

171.671,4

572.235,4

lndusirie per la produzione di mezzi da combattimento, da trasporto e speciaLi Industrie per la produzione di armi, sistemi di arma ed esplosivi

398.953,0

400.564,0

903.286.0

-

903.286,0

928.180,0

-

928.180.0

Industrie per le costruzioni aeronautiche

2.695.558,0

2.807.472,0

-

2.807 .472,0

Industrie per le costruzioni navali

1.217.073,9

-

2.695.558,0 l.217.073,9

1.367.292.0

-

1.367.292,0

-

520.365,4

520.365,4

-

597 .382.7

597.382,J

-

300. 781,0

300.781,0

-

4o3 .847,0

463.847,0

l l.612,0

11.612,0

-

18.341,0

18.341,0

237.335,0

237.335,0

-

249.955,5

249.955,5

Trasponi e comunicazioni

-

I 19.665,4

119.665,4

-

135.021,3

135.021,l

Funzionamento degli uffici

-

214.616,1

214.616,1

220.593,l

Igiene e sanità

-

-

220.593.1

135.984,9

135.984,9

-

165.111.0

165.lll,O

Istruzione, educazione

-

73.513,9

73.513,9

-

86.258,0

Industrie per le costruzioni edili Industrie dei derivati del petrolio e del carbone

Forniture di servizi:

Ser"izi tipo-litografici e di stampa Fitti di locali, acqua, luce e gas

Ricerca scientifica

299.563.4

-

299.563,4

informazioni e propaganda

-

15.403.2

15.403.2

Protezione civile

-

-

-

Servizi per la difesa

-

Totale

6.285.998,3

210.054,3

210.054,3

3.325.735.0

9.611.733,3

-

344.068,5

6.768.141,5

19.171,I

200.859,0

86.258,0 344.068.5 19.171.1

200.859,0

4.183.192,9 10.951.334,4

Fonte: Min. Difesa, Stato di previsione della (annuale varie) e nostre elaborazioni


Tab. 17. Spese di dil'esu nazionale: classificuLio1ir economica per settore dell e ~11ese per ac<1uisto di beni e ,ervizi e spese in co nto capii aie per gli esercizi l975-1978: percentuale delle pre,i~ioni Settori economici Acquìslo dì beni: lndu,in< al,mnnan. b(.andt e aff, lndus1rie 1css1li, dell'abbigliamento e del cuoio lndusmt citi legno e ddl'arrtdamtn10 Industrie tlcnriche, elcnroniche e TLC lndusirie prr la produ,ione di ma«hine u:tmili e .,,a1eriah dì con,llJllO lndusme per la produ11one di ma"hme edili, di mamialì del genio e per aiuemturt campali lndu1rne prr la produziont di mmi da combauimento, da tra1pono e 1pcciali lndustnt per la produnooe d1 arm,. 1:<tl'!"; di arma td t<plom, Industrie J)(I k cosuuzìoni aeronauuche lndus1rie p<r le co,1ruzloni na1ali lnduslrte per le C<htruzìoni tdìb Indu11ric dei dcrì,a11 del pmolio e del carbone Fo rniture dì ser,izi: Servizi tipo-li1ografic1e di 11ampa Fitti di locah. acqua, luce e ga, Trasp0ru e comunicaziorn Funzionamento degli uffici Igiene e <ani1à l11runone, tducanone Ricerca scientifica lnformaziorn e propaganda Proiezione chile Servizi per la dife;a T otale

1975 \1ili1ari

:"-lon miluari

1977

1976 To1alc

M1li1an

"on mihlèar1

To1ale

Mih1ar,

-

-

24.9S

12,68

-

23,00

10,91

--

I S.45

4,62 3,10

7,96 2.38 6,37

-

18.36 1,70 3,75

8,71 0.81 8,4S

-

J,58

1,84

-

3.31

1,57

-

1,88

0,97

-

5.12

2,43

4.59

7,91

13,92

6,46

10,37

11 ,25

-l 3,S5

9,60 19,21 7.17 6,98

14,8S 35,28 19.02

--10,55

7,81 18,55 10.00 5,00

15,51 38,02 19.94

-

li.O!

5,67

9.49

4,SO

-

0,52 3,01 1.68 1,94 2,35 3,14

0,27 1,55 0,87 1.00 1,22 1,62 2,18

0,55 3,08 3.05 1,89 3,11 1.31

0,26 1,46 1,45 0.89 1,47 0,62 2,24

9,84

Il ,43 19,08 39,64 14,79

--

12168

-

--

-

-4,25

..

-..

..

..

-

-

-

-

100

100

4,50

100

4,99

2,55

100

.. 1,12 4,15 100

100

1978 Tocale

20,74

9,97

16,09 1,63 4,32

7,66 0,77 8,67

-

3,50

1,67

-

3,92

1,87

5.3 1

8,42

-13,84

8,13 19,92 10,44 6,59

13,06

6,22

0,48 3,16 3,04 1,95 2,86 1,32

0.23 1,50 1.45 0,93 1,36 0,63 l ,39

12,63

-

--2.65

.. 0,53 1,97

'-on m1luarl

100

-

-..

1,02 3,76 100

..

0,49 1,79 100

~111H~ri

-

"On m1htan

To1alc

21,16

9,S9

17,92 1,47 4,08

8,12 0,66 7,39

2,2S

1.02

3,39

1.54

13.04

6.75

10.19

> "Cl

13,53 40,22 21.44

-16,10

7.40 21.99 11 ,72 7,30

"' 'Z o B

10,76

4,88

0,46 2,76 3,36 2,86 2,41 1.35

-

10,1 4

-

---

"O

0,21

0,21 1,25 1,52 1,30 1,09 0,61 0,89 0,10

-

-2,71

- 1,23

100

100

100

..

1,63

-

'° "'


Tab. 18. S pese di di fesa nazionale: classifi ca1:ione econo m ica per settore delle ~pese per acquis to di beni e servizi e spese in conto cap ita le pe r gli esercizi 1979-1982: perce ntuali delle previsioni Seuori economici Acquisto di beni: lndusuit thmentari, bt\·•nde e affini Industrie tessili, dell'abb1gliamemo e del cuoio Industrie del legno e dell'arredamento lndmtric elettriche, de11roniche e 11.C lndu,me per la produzione dr m..,;hme utensili e materiali di con1umo lndumie per la produzione di maochine cdìla, di materiali del gffllO e per anrmature campali Industrie per la produ1ione di mcm da combauimento, da tmporto e spedah lnd:ll!rit per lt prodUZk>'lt di umi, ,i,ttrn1 di arl!ll ed tsplol1>1 Industrie per le costnll.iom acronauuche Industrie per le eo11rurioni na,ali Industrie per le oostrurioni cdiii lndu11rie dei deri,ati del petrolio e del carbone f orniture di suvl,i: Sen 1zì tipo-litograf11.i e di stampa Fiui di 10<:ali. acqua, lu,c e gai Trasporti e comunica1ioni Funaonamento degli uffici Igiene e ,anua Istruzione, educazione Ricerca scientifica lnformuioni e propaganda Promione cì,ìle Smizi per la difesa Totul~

Mll11an

1979 r-.on

m1lnari

Totale

-

22,13

9,13

--

16,49 2,13 4,41

6,80 0,88 7,30

-

2.25

0,93

3,85

1,59

7,49

9,32

militan

Totale

~llhtari

m1ht3.ri

Totale

19,79

8,41

-

17,52

8,50

l S,00 2,73 4,63

6,09 I, Il 6,19

-

14,1 5 2,67 3,61

6,00 1,1 3 6,15

-9,38

-

17,71 2,73 3,32

5,68 1,33 6,44

-

2,37

0,96

-

2,8 l

1, 19

-

2,2 1

1,08

-

1,45

0,59

-

2,00

0,85

2.02

0,98

10.30

11,60

8,90

10,51

9,08

5,27

7,47

7,64

3,47

5,62

> "O

11,03

15,44

21,58 12, 18 8, 15

"'z

-

-16,79

8,20

15,49

9,78 22,70 14,90 6,56

l5,93 41,93 23,67

-

6,55 24,29 16,54 6,30

17,00 39,46 25,90

16,07

7,54 22,21 15,55 6,63

9,69

4,00

-

12,05

4,89

-

14.69

6,24

15, 13

7,34

0,16 2,93 2,75 1,94 2,49 1,36

0.06 J,20 1,14 0,80 1.03 0,56 0,77 O,JO

0,18 4,1 5 2,26 3,41 2,87 1,76

O,o7 1,69 0,92 1,39 1,16 0,72 0,79 0, 12

-

0,27 3,90 2. 13 3,65 2,S9 1,62

O.Il 1,66 0,91 1,55 1,10 0,69 0,31 0, 11 0,67 l ,51

0,29 3,60 1,7 1 2,99 2,30 0,97

0,1 4 1,74 0,83 1,45 1,12 0,47 0,75 0,11 4,91 1,40

-

-

-

100

\hlhari

~

-

----

fotak

1982 Non

7,77

-

1,) 2

-

militari

1981 Non

19, 12

12,27 l2,83 37,80 26,46

M,htari

1980 Non

'O

-

-7.26

40,91 27,86

-

--

1,34

-3,61 - 1,48 100

100

100

--

-

0,25

-

-

8,01

-

-

0,55

-3,34

- 1,35

--

100

100

100

0,29

--

-0,28

l,57 3,56 100

100

---

1,45

100

-

0,23 10,12 2,89

100

"O

100

o

Q


Tab. 19. Spese di difesa naz io nale: classificazione econom ica 1>er ,ettore dell e s pe;e per ac(1uisto di beni e servizi e spc~e in conio cap itale pe r gli cserci, i 1983-1986: percentuali delle previsioni Set1ori economici Acqublo di beni:

lndustrit alimtotari, bmndt t affini lndumie 1e,11h, dell'abbigliamenio e Ml cuoio lndus1nc del legno e dell'amdamcmo Indumie eleurìche, cleuroniche e TLC lndu,mt per la produnone d1 ma.:chme uten<ili e mmriali di consumo lndu11nt per la produ11one d1 ma<'C' 1e edib, di ma1criali del genio e per amcmtutt ,-ampalì lndum,e per la produuone di meni da romba1tim(n10, da uaspono e ,~iali lndu1111e per la produuone di armi; 1is1emi di Ullll ed t,plo<il1 lndum,c per le costruuoni aeronau11che l ndu<tnc per lt .:omuzioru naub lndu!lrie per le co,1ruzioni edili lndu<11ie dei deri,ati del pc1rolio e del carbone Fornilure di ~ rvizi: Smi1i 1ipo-li1ografici e dt 1rampa fim di !ocah, acqua, luct e ga; Tra,poni e comunicaziom Funziooamen10 degli uffici Igiene e sani1à lmuzionc, edu.."3Zlone Ricerca scicmifica Informazioni e p<opaganda Proiezione milc Smizi per la dift<a Totale

1983 ~hlllari

-

t-.on

millrnri

1984 To1ale

16,57

7,60

l J ,31 3,16 3,38

5,19 1,45 6,21

-

2,29

1,05

-

2,07

0,95

4,95

7,58

8,60

9,80 15,36 4 1,30 23,13

-- 1,81 -

100

8,31 22,35 12,51 7, 18

15, 11

6,93

0,29 3,84 2,48 2,06 2, 17 0,99

0,13 1,76 1,14

0,23 10,70 2,15

100

-7,17

~·on

,mlitari

1985 To1alc

Militari

-

17,29

7,42

11,96 3,61 3,18

5,13 I ,SS 5,46

-1,53

-

2,10

1,16

-

2,66

1,14

4,75

6,79

8,33

t-.on

milnari

1986 ·101ale

14,17

6,0'.I

10,86 3,S9 3,33

4,67 1,54 5,72

-

2,55

1,10

-

2,50

1,08

5,15

7,38

9.01

Mlii1a11

--

~on

mili1ari

roialc

12,82

S,53

10,S8 3,S9 3,99

4,S1 1,55

6,88

-

2.80

1,21

-

2,35

1,01

4,45

6,40

9,09

7,89

> .,, "O

-15,65

-

M,htari

0,95

1,00 0,45 0,98 0,11 4, 91 1,26 100

18,96 40,22 23.32

--

-

-20,18

10,82 22,97 13,32 8,66

14,76

6,63

0,32 3,68 2,79 2,30 2,27 1,16

0,14 1,58 1,20 0,99 0,97

-

-2,00 -

100

0,26 3,24 2,89 100

o.so

1,14 0,10 1,39 1,24 100

19,S9 40,10 22,03

-

-

-20,79

11,16 22,85 12,55 8 ,95

13,31

5,73

0,33 S,24

0,14 2,25 1,23 0,85 0,98 0,58 0,96 0,10 2,88 1,21

2,85

-

-

- 1,68 -

100

-

1,97 2,27 1,34 0,23 6,70 2,82

100

100

18,18 42,63 20,93

-

-21,42

10,34 24,22 11,90 9,25

-

17,85

7,71

-

0,32

0,14

5,93 2,93 2,07 2,26 l,65

2,56

--

-

- 1,28 --

-0,27

100

100

1,65 3,07

m

z

o

5

l ,26 0,89 0,98 0,71 0,73 0,12 0,71 1,33 100 ~


Tab. 20. Spese d i di fe~a nal.i ona le: classific:uio ne economica per sell o re delle ~pese per acquisto di beni e sen izi e ~pc;,c in cont o capi tale per ~li esercizi 1987-1990: percentuali d elle previsioni Sellori economici Ac,1uhto di beni: Industrie alimeman, bevande e alfin, lndu,trie tt\sili, dell'abbiJliamen10 e del ,uoio lndu,trie del legno e dell'arredamento lndu,tric ckuri,he, eleuron1'ht e TLC lndu,u,c ru la prodazìone di ll'aa:cbin( uten11b e ma:enali di con,umo lndu11ne per la produzione di macchine edili. di materiali del gemo e Jl(r attreuatuae campali lndu,tne I'(! la produzione di tnwi da combat:1mtn10. da 1mpono e i;xti:l~ lndu1tne p<r la produnone J1 arm,, <1iltm1 d1 arma ed e,plo,hi lndu1tric per le comuLioni acronauttche lndumic per le cos1ru2ion1 na,ali lndum,e per le cos1ruz1ooi edili lndu<trif dc, <kma1, del l'(lrolio e dd ,arbon< Forniture di servizi: Smili tipo litografici e di mmpa Fini di locali. acqua, luct e gai Tra,p,. ru e comunical!om funzionam,010 degli uffici Igiene e 1ani1a lstru11one, educazione Ricerca 1cien1ifica lnformallont e propaganda Protezione cii ile Ser\lli I'<' la difesa Totale

1987 \11111ari

Non militan

1988 lo1alt

\111i1ari

-

-

13,58

5,29

11 ,10 3,50 4,53

4,32 1,36 7,07

-8,16

-

3.20

1,25

-

-

2,29

0,89

-8,73

---

1,01

-100

To1ale

12,65

4,82

11,57 3,52 4,41

4,40 1,34 6,71

3,22

1,23

-

2.40

0,92

4,21

4,S8

3,18

2 1,6S 44,22 19,87

23,26

11 ,63 27,85 12,40 9,06

12,89

5,02

0,39 6,52 2,30 3,26 2,87 1,62

0,15 2,54 0.90 1,26 1, 12 0,63 0,62 0, 13 0,35 1,95

4,85 19,14 45,85 20,42

Non mjlua,i

3,24

--

-

-0,33

0,90 4,22

100

100

--

-1,52 -100

\11litau

-8,61 -

4,03

7,85 17,69 41,86 21,90

23,71 10,48

3,99

0,46 6,18 2.32 3,51 3,05 1,63

0,17 2,35 0,88 1,36 1,16 0,62 0,94 0,13 0,87 2.22

-

-0,33

2.28 5,04 100

100

lson militari

--

-

100

\1lli1i.ri

!':'on

militan

12,02

4,79

10,54 3,46 4,96

4,20 1.38 7,94

1,32

-

4 ,5S

1,82

0,85

-

0,97

0,39

4,62 4,30 1,42 6,82

3.28 2,12

-9,90

4,97

6,66

6.87

4,44

S,90

17,00 40,63 20,79

--24,76

10,28 24,43 12,50 9,87

8,48

3,38

0,48 5,49

0, 19 2. 19 1,43 1,63 1.28 0.75 2,84 o, 17 0,60 2,04

-

19,49

I0,50 24,85 13, 10 7,84

11,JI

6,96

0,47 5,39 2,60 3,84 2,86 1,6 1

0, 19 2, 17 1,05 1,54 1,15 0,64 1,24 0,16 0,53 2,09

0,39 1,32 4,41 100

100

--

J,58

-

4,09 3.21 1,88

-

0,44 1,51

-4,72 100

5,121 100

"' °'

Totale

-

11 ,47

2,09

-

To1alc

10,68 3,53 4,24

-

13,34 27,26 12,24 9,02

-_ ,

1990

1989

100

>

"O "O

ro

z

o

5


197

APPENDICI

Tab. 20 bis. Spese di difesa nazio nale: classificazione economica per settore di acquisti di beni e servizi e spese in co nto capitale, fsercizi finali 1991-1992 (percentuali delle previsio ni)

1.992

1991 Seuori economici

Militari

!'.\on

Non militari

Totale

-

15,98

6,10

2,79

-

12,65

4,83

1,20

-

3,07

1,17

13,60

1,34

11,21

militari

Totale

-

14.15

4,90

-

8.06

Militari

Acquisto di beni:

Industrie alimentari, bevande e affini Industrie tessili dell'abbigliamento

e del cuoio Industrie del legno e deU'arredamemo Industrie elenriche, elemoniche e TLC

3,48

12.27

7,73

10,70

-

5,57

1,93

-

4,60

1,76

-

0.57

0,20

-

0,71

0,27

6,35

5,14

5,93

5,92

4,10

5,23

Industrie per la produzione di macchine utensili e materiali di consumo Industrie per la produzione di macchine edili, di materiali del genio e per attreuature campali Industrie per la produzione di mezzi da combauimento, da trasporto e speciali Industrie per la produ2ione di armi, sistemi di arma ed esplo;i>i

14,37

-

9,40

13,72

Industrie per le costruzioni aeronautiche

42.88

-

28,05

41,48

Industrie per le costruzioni navali

19,36

12.06

20.20

-

-

Industrie per le costruzioni edili

15,65

5,41

-

14,28

5,45

-

9,04

3.13

-

11.09

4,24

0.35

0,12

-

0,44

0,17

7.14

2,41

-

5,97

2,28

3,60

1,24

-

3.23

1,23

6,45

2.23

-

5.27

2,01

Igiene e sanità

-

4,09

1,41

-

3,95

1,51

2,06

O,i9

-

3,14

-

8,48 25.64 12,49

Industrie dei derivati del petrolio e del carbone

Forniture di servizi:

Servizi tipo-litografici e di stampa Fitti di locali, acqua. luce e gas Trasponi e comunicazioni Funzionamento degli uffici Istruzione, educazione

-

2,21

0,76

-

Ricerca scientifica

4.77

-

3,12

5,08

Informazioni e propaganda

0.46

-

Protezione civile

-

0,16

-

-

Servizi per la dife,a

-

6,31

2,19

100

100

Totale

100

100

Fonte: Mio. Difesa, Stato di previsione della (annuale varie) e nostre elaborazioni

0,46

0,17

-

-

4,80

1,83

100

100


'° 00

- -

. . .........

Tab. 21. Tavola lnteraettorlale dell'economia italiana a 21 settori in dipendenza della speaa militare In acquisto di beni e servizi nell'anno 1985 (in miliardi correnti} S.""'1.c-(1) N.

""'· .c.

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s.nori~ti

Tessali .ooigl.

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l<9no

"'· 3

13.654

1 hl. primerie, ""*1uri, btvandt. tee.,

130.021 39.475

2 T.... ~

1,581 0,804 95,375 0,039 1,079 14,815 032( 1,48 1 0,"'8 0.579 0 ,511 0.792 1,329 1,095 0.73 1 0,365 0,814 0,949 0,483 0 .406 0,359 1,562 1789 0,299 0 ,068 0,013 0.078 0, 126 0 . 149 0.024 0.273 0432 0.366 12,459 30,454 7,277 . ,081 3.068 0 .619 2.842 5.250 0.450 4,356 S.570 1,388 4, 0735 2.979 1,311 0,913 0,3'8 0,213 0 .081 0,320 0, 157 0, 10( 0.040 8.$80 17,010 4,355 174,097 208,S44 49,97 1 218,588 165,940 65, 148 88,581 21,003 13,904 0 .2s, 9 ,360 4,867

.cuolo.cetr:ffll't,ecc.

3 l ~ . mObil, #l'tdamen.10. tc:C. • Gommi

6 E• !tneità.,•tttonicl. Tl.C, ,oc. 6 MecdineutenaA.di~. tNter.v.tn 7 Mecctn tdl. dtl gtrio. l'l'!fNffl. CM1)II 8 Armi,siflnd'IMN, ~

9 Mould>"""""1im.U-,o,~ 10 Costr\lllotllNtomobili 11 Cowuzlonl navali 12 Cot.1nmoniedl 13 t'ld.d'imich. . -"1ti , 1, Oerivrti petrolio • cart,one 15 16 Flttoloca, ac~lloe. ee17 TretpOni , eom.iricuioni

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Gommi

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12 733 I 822 1.058 30.21))

0 .00< 0 ,040 3 ,617

2,499

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4,S86 0, 162

0,349 0, 168 0.363 1,862 0 463 0 ,244 0,045 0 ,075 10.550 5 ,617 33,35 1 7.650 44,040 15. 183 l\.059 7,405 0,053 0 .032 0 ,530 0 ,415 1,067 0,047 0018 0 .023 0,086 0 .043 0 ,033 0 ,306 0350 0 .431 11 ,412 2 219 2.'23 l ,836 2.953 3.900 7,3 16 0.901 0 ,499 3,718 3.870 5, 111 1,578 9.067 1,686 3,13 1 0.699 0.622 0,73 1 0 . 163 0, 145 0,)58 0.080 0.072 36.670 5.312 5,337 176,859 4S,179 42,265 202,247 40.506 29,93 1 100.043 20.192 t7,3·U 17, 169 4, 149 3,945

496.318

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11,239 15,478 15,924 6 .370 1,489 0.)29 53,172 J8 l 116 391,057 157,431 32.151

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Idi,

12

0.036 0.049 13, 146 0.006 U 49 3,470 0, 182 0,349 2 146 8,343 3 1,4S6 2.085 1,079 7.978 1,797 20.064 8 ,419 29.130 47089 99.650 65,5&8 100,628 231.365 28.376 68,641 0 ••.574 o 20,4(5 19,289 40,796 o o 3 ,077 3.$86 29623 1,291 322.617 o o o o o 2.390 4,455 0 .946 o 0.127 13,817 7.96S 9.062 14 115 4,754 11,94.3 9059 10,888 1,1\9 J ,849 1.861 l ,957 3,395 4,940 8.632 9,716 3,881 8.209 2 1,956 21,620 4,825 2,501 10,900 2.280 0,$84 2,546 1,127 0.5)3 1.249 0 .550 0,261 0 .286 24,74-6 40,894 61,0ll ,a,. 112 311,431 607.808 505.525 352.684 257.344 887.094 489.759 401,943 36.934 452,706 84,902 0, 140 4,543 34,177 8.250 20.983

i10.l'52 1981,785 1.088,43&

(1) La nu~lonie ~ delle CIOk,,n,,wl "Nttori acqulrtn11" lndlca I medulml Httorl nurneratl vertlcelmeflte ~ . .n oti vendenti)

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13

1.6 14 1$8.873 0,073 0,092 0,104 0.007 0 .066 0.229 0,708 0.050 0.301 I 103 o 0.688 0.070 0 ,(97 0 ,141 0.958 0.006 0.042 0.011 0 ,0 11 0056 O 876 2, 105 5 .026 1,426 0.644 0 ,601 0 .703 t.274 3.119 3.0 10 0 .723 1,936 0,290 0,0$8 0,452 O 221 0 .033 1,326 6.847 10.357 196089 9,556 38.468 3.780 18,473 1.,01 243,576

2S.IOO

49U06

""· 15 0997 0 .535 0 . 153 0 .066 0 ,080 0. 169 0.166 0 .056 0.213 0.009 0 ,017 0 .069 3.756

1.227 11,09( 1,.33 1, 181 0,225 0,053 0 .026

2,338 23.863 21.986 6, 133

2.658 l<MO

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19

20

0.004

0.627 0.362

0,692 0.055

1.110

0, 156

0.042 0658 1,087 O 761 0 462 2,033 0.089 0 , 16' 8.868 0.649 S,167

1,807 0.17 1

0,256 0.092 0.062 0051 0971 0 148 o

16

4,581

0.279 0.190 0.120

,.m

0,209 0 .387 1.178 0 ,260 9,561 0.666 0,958 6. 195

2 908 o.n9 0.060 0 .38 1 0.087 0, 108 o o 0 .$81 o

o

0, 1« 0.030 0,098 0. 125 o o 0,407 o

o

,.on

0,\5' 1,637 0,87S 0 .250 O 199

1,361 0.835 2,858 0 ,1 19 0,424 1.1S2 0958 0.,22 1,204 0,2 13 0309 1,892 0.370 0.91 5 0 ,626 0.402 0.250 0.464 0,11l 0 ,421 2,078 0.100 3.125 0,498 0, 1 16 0 ,485 0,098 0.730 0.835 1,154 0.357 0,057 0 .238 0.048 2,362 7,053 0759 1,407 • .807 8,012 13,326 13,550 33.401 40.256 140343 73,701 63.215 37.376 62.168 5,483 3.909 2,31 1 3,844 0.329 14,48 1 -6,222 3.850 2.277 3.781

196,409

106.363

84si,

,,,,,

Altre

,v._

To"" fftlOtl

ptodutl

21 2.793 389.706

1.096 110,206 2. 1$8 75.070 0,819 « ,378

0,319 207,308 0.289 556.076 2 .430 203.220 0 ,059 llt.011 5 ,316 61,15 1 0 .062 326.406 0504 5.049 4 ,490 28.003 3 02• 153.275 9.297 94,f>82 6.537 60,226 5.267 82,694 7,848 113.159 3.155 46.566 0.704 11 514 0.307 6 ,347 23,642 493,089 80 116 3289.036 244,629 3.85913' 10,49() 10(t1$2 19.89$ 473,618

83 I~ JM.133 8671.140

>

"O "O

"'oz

B


199

/\PPENDICI

Tab. 22.

Ripartizione delle risorse per m~ioni open1t ive (cifre in miliardi) -

COMPONENTI

I' Mix-int. Difesa nord-est

2' Mix-int. Difesa a sud

3' Mix-int. Difesa aerea

4' Mix-int. Difesa territorio

Supporto tecnicologistico

921,1

1986 Totale

1. Personale a. Personale Mii.

-

in SPE

496,7

226,7

280

444,8

.

di leva, cpl, richiamai i

568,0

127,2

197,1

275,5

b. Personale civile c. Pensioni provvisorie Totale 1.

1.064,7

353,9

477,1

720,3

2.369,3

608,3

I. 776, 1

1.113,6

1.113,6

495,1

495,1

3.138,1

5.754,1

2. Esercizio a. Addestramento

155,5

168

129,9

124

188,2

765,6

b. Sostegno tecnicologistico

370,8

285, 1

304,7

370,4

471,8

1.802,8

90,3

28,9

39,7

90

162,5

411,4

108,3

31,4

66,6

112,2

44-0,6

759,1

196,8

196,8

f. Provvidenze

17,9

3,3

6,1

19,4

33,6

80,3

Totale 2.

742,8

516,7

547

716

1.162,5

864,5

870,8

320,8

c. lnfrastru11ure d. Esigenze/Comandi/Enti/ Unità e. Fitto immobili canoni acqua e luce

1.493,5

4.016

3. Investimento a. Ammodernamento

e Rinnovamento

-

mezzi e materiali

.

infrastrutture

d . Ricerca e s,iluppo

172,6

292,2

3.510,8

710,9

710,9

61

109,1

36,4

18,1

397,2

Totale 3.

1.335,1

925,5

979,9

357,2

1.021,2

4.618,9

Totale 1.2.3.

3. 142,6

1.796,1

2.004

1.793,5

5.652,8

14.389

Carabinieri Funzioni esterne Totale ge nera le

2.867 346 17.602


200

APPENDICI

Tab. 23. Ripartizione delle risorse per missioni operative -

1987

I' Mix-ifll. Difesa nord-est

2' Mix-int. Difesa a sud

3' Mix-in1. Difesa aerea

4' Mix-int.

Difesa territorio

6° Blocco Supp. tee. logistico

Totale

- in SPE

387,2

137,3

257,8

400,I

1.401 ,3

2.583, 7

- di leva, cpl. richiamati

595,2

124,7

150,2

348

697,1

1.915,7

1.106, 7

1.106,7

MISSIONI OPERATIVE SEITORI DI SPESA I. Personale a. Personale Mii.

b. Personale civile c. Pensioni provvisorie Totale I.

550

550

982,4

262

408

748,1

3.755,1

6.155,6

a. Addestramento

213,5

160,3

100,5

133,1

245,5

852,9

b. Sostegno tecnicologistico

434,3

291,3

283,1

332,2

661

c. Infrastrutture

111,7

32,4

48,1

111,6

161,9

465,7

146,8

34,7

41,6

100,2

409,3

732,6

2. Esercizio

d. Esigenze/Comandi/ Enti/Unità e. Fitto immobili canoni acqua e luce f. Provvidenze Totale 2.

2.001,9

63

10,5

21

10,5

105

210

18,3

4,2

5,4

19,9

37,7

85,5

987,6

533,4

499,7

707,5

1.620,4

4.348,6

974,6

831,8

451,4

345,4

3.905,2

675,3

675,3

3. Investimento

a. Ammodernamento e Rinnovamento - mezzi e materiali . infrastrutture b. Ricerca e sviluppo

1.302 288,7

78,9

111,3

32,5

10,6

Totale 3.

1.590,7

1.053,5

943,1

483,9

1.031,3

Totale 1.2.3.

3.560, 7

l.848,9

1.850,8

1.939,5

Carabinieri Funzioni esterne Totale generale

522 5.102,5

6.406,8 15.606,7 3.164,7 389,5 19.160,9


201

APPENDICI

Tab. 24. Allocazione operativa delle spese della Difesa (cifre in miliardi) Eserciiio finanziario 1988

COMPONENTI

TOTALE

1. PERSONALE

. A. Personale militare -

in Spe di Leva, Complemento, Richiamati

2.943,8 2.081,4

c.

B. Personale civile Pensioni provvisorie

1.175,8 621,5

TOTALE 1

6.822,5

2. ESERCIZIO

A. B. C. D.

Addestramento Sostegno tecnico-logistico Infrastrutture Esigenze/ Comandi/Enti/Unità E. Fitto Immobili, Canoni Acqua e Luce F. Provvidenze

857,1 2.115,6 734,4 673,3 207,0 95,1

TOTALE 2

4.682,5

3. INVESTIMENTI

A. Ammodernamento e rinnovamento -

Mezzi e materiali Infrastrutture

B. Ricerca e Sviluppo TOTALE 3

TOTALE 1 +2+3 CARABINIERI

3.882,3 676,7 906,4 5.465,4

16.970,4 3.583, 1

FUNZIONI ESTERNE

446,5

TOTALE GENERALE

21.000,0


202

APPEl\'DICI

Tab. 25. Allocazione opernlha delle spese della Difesa -

Quadro riassunlivo 1989 (in mld)

MISSIONI OPERATIVE SEITORI DI SPESA

I \fu.fru 2 ~fu-lnt 3 ~fu-lnt. 4 \fo .Jn1. 6' Blocco Oife,a Dite.a Supp.to Difesa Difesa Nord-Est A Sud Ama Tfflttorio Tcc-Jog.

Tocalc Tocalc ClL~ ~fa-lnt Gcncrak

I. Personale

a. Personale militare - in SPE - di leva, cpl., richiamati

538,9 799,4

247,9 186,0

376,5 221,2

562,3 1.803,2 3.528,8 2.863,2 6.392,0 459,8 1.124,4 2.790,8 349,8 3.140,6

b. Personale civile c. Permk U1 ¼JJei,.."'!raa

-

-

-

-

-

TOTALE I

-

-

1.302,1 1.302,1 530,0 530,0

7,9 1.310,0 388,0 918,0

1.338,3

433,9

597,7 t.022,1 4.759,7 8.151,7 3.608,9 11. 760,6

220,5 632,9 166,0 154,2 33,0

141,I 372,5 41,5 44,1 7,5

92,2 380,6 i5,0 51,3 6,5

114,7 366,0 91,1 88,4 19,2

197,6 766,1 657,6 2.409,6 213,6 593,2 777,0 1.115,0 54,0 120,2

53,7 819,8 164,3 2.573,9 29,7 622,9 118,8 1.233,8 10,7 130,9

1.206,6

612,7

605,6

679,4 t.899,8 5.004,1

377,2 S.381,3

2. Esercizio a. b. c. d. e.

Addestramento Sos:tgJX> '.CC-.ioo-k)gistioo

lnfrastrunure E~genze CdL En!L Ur,ita Provvidenze

TOTALE 2 3. Investimento

-

a. Ricerca e S~iluppo b. Amm.to e Rinn.ro - mezzi e materiali - Infrastrutture

180,i

103,3

45,3

24,4

142,6

496,3

1.520,0 80,1

1.041,8 i,8

805,0 6,6

488,4 67,3

501,2 373,0

4.356,4 534,8

45,0 34,7

4.401,4 569,5

TOTALE 3

1.780,8

1.152,9

856,9

580,1

l.016,8

S.387,5

19,1

5.467,2

TOTALE 1+2+3

4.325.7

2.199,S

2.060,2

2.281,6

4. FONDI SCORTA EA DISPOSIZIONE

-

-

-

5. FU:-lZlOl'-1 ESTERNE

-

-

-

TOTALE GE~ERALE

4.325,7

2.199,S

2.060,2

2.281,6

7.676,3 18.543,3

-

123,6

-

276,i

7.676,3 18.943,6

496.3

4Jl6S,8 22.609,1

40,6 -

164,2 276,i

4.106,4 23.050,0


203

APPE1'DICI

Tab. 26. Allocazione operativo delle spese dello difesa - Quadro riassuntivo (in mld) 1990 ~2101'1

SEITORI DI SPESA

l' Mix-im.

2' Mix-int.

3 Mix-int.

4' ~fo-im.

Difesa nord-es1

Difesa a sud

Difesa aerea

Difesa territorio

1

6° Blocco Supp. tee.·

To1ale

logistico

gencrak:

I. Personale a. Personale Mii. - in SPE - di leva, cpl, richiamati b. Personale civile c. Pmonale in quiescenza Totale I

525,3

291,0

437,9

534,8

1.924,0

3.713,0

795,5

167,2

209,7

454,1

-

-

-

-

-

-

-

1.040,7 1.346,9 585,0

2.667,2 1.346,9 585,0

1.32-0,8

458,2

647,6

988,9

4.896,6

8.312,l

217,7

133,8

87,6

113,4

251,9

804,4

669,2 168,8

375,9 52,8

380,3 79,1

384,4 92,7

671,5 410,3

2.481,3 803,7

167,4

54,9

26,6

48,5 6,3

6,6

99,5 15,0

636,0 47,3

1.006,3 101,8

1.249,7

617,3

608,5

705,0

2.017,0

5.197,5

125,3

92,1

53,2

29,8

312,5

612,9

978,5

795,5 9,0

388,8 120,0

408,7 487,1

3.979,5 735,1

2. Esercizio a. Addestramento b. Sostegno tecnicologistico c. Infrastrutture d. Esigenze/Comandi/ Enti/Unità e. Prowidenze Totale 2 3. Investimento a. b. -

Ricerca e sviluppo Amm.to e Rinn.10 mezzi e materiali infrastrutture

1.408,0 119,0

-

Totale 3

l.652,3

l.070,6

857,7

538,6

1.208,3

5.327,S

TOTALEGENERUE

4.222,8

2.146,1

2.113,8

2.232,5

8.121,9

18.837,1


I\PPE.'-'DICI

Tab. 27. Ripartizione delle riso~ per misl.ioni operalive - Quadro riassuntivo(*) - 3 ollobre 1990: 1991 (in mld)

FUNZIONI smORI DI SPESA

I' ~li\-iru. Difesa nord.est

2' \hx-im.

Difesa a sud

3' \hx•inl. Difesa aerea

4' ~fa.jnt.

6'81000>

Difesa terrilorio

Supp. tee. logistico

To1ale generale

1. Personale a. Personale ~1il. - in SPE

618,8

327,5

502,0

629,8

2.420,6

4.498,6

- di leva, cpl, richiamati

855 ,0

209,5

263,2

496,9

l.031,1

2.855,7

-

-

-

-

1.841,3

1.841,3

-

-

-

722,0

722,0

1.473,8

536,9

765,2

1.126,7

6.015,0

9.917,5

a. Addestramento

190,0

137,6

72,3

101,2

235,5

736,7

b. Sostegno tecnicologistico

627,2

425,5

481,2

378,8

760,7

2.673,4

c. Infrastrutture

161,3

52,9

65,8

88,8

433,6

802,3

d. Esigenze/ Comandi/Enti/Unità

144,2

59,2

57,3

87,7

680,4

1.028,8

24,6

7,0

5,5

14,0

44,9

96,0

1.147,2

682,1

682,2

670,5

2.155,1

5.337,1

12,7

45,7

0,6

3,1

295,4

357,5

1.100,8

682,6

484,9

338,9

273,7

2.880,9

60,4

0,0

4,9

46,1

284,7

396,1

Totale 3

1.173,9

728,3

490,4

388,1

853,7

3.634,5

TOTALEGE~'ERALE

3.794,9

1.947,4

1.937,8

2.185,3

b. Personale ci\-ile c. Personale in quiescenza Totale 1 2. Esercizio

e. Provvidenze Totale 2 3. investimento a. Ricerca e sviluppo b. Amm.to e Rinn.to - mezzi e materiali - infrastrutture

9.023,8 18.889,2

N01 A: (•) La 5' missione interforte viene svolta con Uni1à d~tinaie aUe altre missioni. I tinruuiamemi aggiunti\i nec~'lari vengono dctini1i di voha m volta.


205

APPENDICI

Tab. 28. Confronto fra le spese di personale e per beni e servizi (miliardi di lire correnti e costanti 1975 = 100) PERSONALE IN SERVIZIO Es. fin.

Valore assoluto

Valore reale

BENI E SERVIZI Valore assoluto

Valore reale

1975

818,7

818,7

1.149,1

1.149,0

1976

875,6

749,7

1.449,8

1.226,5

1977

1.058,4

767,0

1.696,8

1.212,8

1978

1.204,8

776,8

2.196,7

1.345,5

1979

1.307,2

728,6

2.705,0

1.434,8

1980

1.515,7

697,5

3.047,5

1.354,8

1981

2.111,5

818,7

3.749,2

1.374,5

1982

2.922,6

974,5

4.661,4

1.449,2

1983

3.213,3

931,7

6.106,5

1.618,0

1984

3.744,9

981,6

7.193,3

1.661,0

1985

4.327,4

1.044,5

8.672,l

1.808,5

1986

4.621,6

1.051 ,3

9.120,9

1.755,4

1987

4.979,0

1.084,3

9.978,2

1.757,6

1988

5.536,2

1.147,7

10.912,8

1.776,1

1989

6.915,2

1.348,5

11.215,6

1.700,3

1990

7.248,8

1.332,3

10.968,5

1.547 ,3


206

APPENDICI

Tab. 29. Tavola com p ara tiv a di a lcu ne s p ese pubbliche rispetto a l P I L n egli es. fi n . DIFESA NAZIO:-.ALE I Es. fin.

Importo

n• indici

1STRUZI01'E Importo

2

n° indici

ONERI SQUALI Importo

3

n• indici

SPESE lmp~mo

1958/59

554,2

100

522,7

100

499,3

100

3.621,2

1959/ 60

605,7

109,29

588,4

112,57

546,4

109,43

4.601,1

1960/ 61

647,5

116,83

716,8

137, 13

607,8

121,73

4.682,1

1961/62

692,9

125,03

824,3

157,70

666,8

133,55

5.376,4

1962/ 63

796,7

143,76

1.057,3

202,28

836,7

167,57

6.110,4

1963/64

916,2

165,32

1.262,2

241,48

948 ,3

189,93

6.781,6

1965

1.035,5

186,85

1.534,0

293,48

1.212,6

242,86

8.463,8

1966

1.097,3

198,00

1.676,8

320,80

1.503,3

301,08

9.516,5

1967

1.128, 1

203,55

2.017,3

385,94

1.285,3

257,42

10.322, I

1968

1.183,5

213,55

2.250,l

430,48

1.640,4

328,54

11.715,6

1969

1.261 ,o

227,54

2.514,2

481,00

2.228,8

446,38

13.267,0

1970

1.382,6

249,48

2.745,4

525,23

2.656,7

532,08

13.866,3

1971

1.593,0

287,44

3.215,5

615,17

2.881,7

577,15

16.622,9

1972

318,21

3.326,7

636,45

2.998,2

600,48

18.679,3

1973

1.763,5 2.087,3

376,63

3.820,0

730,82

3.450,6

691,09

23.046,9

1974

2.237,8

403,79

4.512,4

863,29

5.096,5

J.020,73

28.651,2

1975

2.250,2

406,03

5.366,4

1.026,67

7.403,6

1.482,80

38.468,8

1976

2.681,4

483,83

6.504,4

1.244,38

9.372,8

1.877,19

46.984,9

1977

3.213,2

579,79

8.656,9

1.656,19

13.586,8

2.721,17

62.157,2

1978

3.778,8

681,85

10.009,8

1.915,02

15.068,3

3.017,88

83.367,5

1979

4.778,7

862,30

12.695,9

2.428,91

22.990,8

4.604,61 103.947,4

1980 1981

5.822,6

1.050,63 1.240,17

16.238,8

3.106,71

36.643,5

7.338,97 142.757,3

18.882,3 21.814,5

3.612,45 4.173,43

40.429,5 42.570,9

8.097,24 178.743,6

26.773,6

5.122,17

1982

6.873,0 8.785,6

1983

10.615,8

1984

13.183,4

2.378,82

1985

14.629,9

2.639,82

28.954,8 32.150,0

1986

15.464,4

2.790,40

1987

17.259,0

3.114,22

1.585,28 1.915,52

5.540,04

8.526,12 208.816,6 56.367,2 11.289,24 260.149,3

35.268,l

6.150,76 6.747,29

63.761,5 12.770,18 296.933,1 80.702,3 16.163,09 353.365, 1 103.346,0 20.698,18 406.224,0

41.199,8

7 .882, 11

121.442,3 24.322,51 439.761,8

1988

19.029,0

3.433,60

46.829,6

8.959,17

150.341,0 30.110,35 491.271,9

1989

19.749,3

3.563,57

49.413,5

9.453,51

117.713,2 23.575,65 488.213,0

1990(1t

19.139,5

3.453,54

48.666,7

9.319,64

109.394,3 21.909,53 483.794,6

(I) Oatt di prc,i~iont


207

A PPENDICI

1958-59/ 1990 (in milioni di lire correnti) STATALI 4 n• indici

PIL( + ) Importo

5

n• indici

Difesa naz. 1:4 1:5

RAPPOR T I Istruzione Oneri sociali 2:4 3:4 3:5 2:5

Stato 4:5

14,43

2,69 13,79

2,57

18,62

107,43 13,16 119,35 13,83

2,90 12,79 2,79 15,30

2,82 11,88

2,62

3,09 12,98

2,62

22,03 20,18

27.404

140,93 12,89

2,53

15,33

3,01

12,40

2,43

19,62

31. 106

2,56

17,30

3,40 13,69

2,69

19,64

2,42 18,61 2,65 18,12

3,34 13,98

2,51

3,92 14,33

3,10

17,95 21,63

100

19.445

100 ·

127,06 129,30

20.890

148,47 168,74

23.207

15,30

2,85

187,27

37.787

159,97 13,04 194,33 13,51

233,73

39.124

201,20 12,23

262,80

42.391

3,96 15,80

3,55

22,45

46.695

218,00 11,59 240,14 10,93

2,59 17,62

285,05

2,42 19,54

4,32 12,45

2,75

323,53

50.614

260,29 10,10

4,45

14,00

3,24

366,37

55.876

9,50

4,50 16,80

3,99

23,74

382,92

62.883

287,35 329,39

2,34 19,21 2,26 18,95

22,11 23,15

9,97

2,20 19,80

4,37

19,16

4,22

22,05

459,04

68.510

352,33

9,58

2,33

19,35

4,21

24,26

515,83

75.124

9,44

2,35

17,81

3,99

24,86

636,44

89.746

386,34 461,54

4,69 17,34 4,43 16,05

9,06

2,33

16,57

4,26 14,97

3,84 4,60

25,68 25,88

4,08

17,79

791,21

110.719

569,40

7,81

2,02 15,75

1.062,32

125.378

644,78

5,85

1,79 13,95

4,28 19,24

5,90

30,68 29,99 32,70

5,71

1,71

13,84

190.083

805,64 977,54

4,15 19,95

5,17

4,55 21,86

2.302,21

222.254

1.142,99

4,53

1,69 13,93 1,70 12,01

5,98 7,15

4,50 18,07

6,78

37,51

2.870,52

270.198

1.389,55

4,60

1,77 12,21

4,70 22,12

8,51

38,47

3.942,26

387.669

1.742,06

4,08

4,79 25,67 10,82

42,14

4.936,03

464.030 545.124

2.063,77

3,84

4,71 22,62 10,07

44,54

2.419,56

4,21

1,72 11,38 1,71 10,56 1,87 10,45

4,64 20,39

44,38

7.184,06

633.441

2.775,26

4,08

1,97 10,29

8.199,85

727.225

3.163,38

2,14

9,75

9.758,23 11.217,94

812.751

3.921,95

4,44 4,14

2,14

897.281

4.614,46

978.858

5.033,98

1,72 1,76

9,10 8,68

12.144,09

3,80 3,92

13.566,55

1.082.926

5.569, 17

3,87

1,76

1.297,50

156.657

I .716,48

5.766,50

9,37

9,05 4,96 21,67 10,44 4,71 21,47 10,37 4,69 22,84 11,78

3,93 25,44 11,52 4,20 27,62 12,41

13.482,08

1.187.988

6.109,48

4,04

1,67 10,12

4,32 30,60 13,88 4,16 24,11 9,91

13.360,06

1.288.967

6.628,78

3,66

1,48 10,06

3,78 22,61

9,53

8,49

48,19 48,27 51,60 45,27 44,93 45,37 41,10 37,53



APPENDICE 2

DETTAGLIO DEI PROGRAMMI FINANZIATI CON LEGGI PROMOZIONALI



APPENDICI

211

PROGRAMMA DI COSTRUZIONE DI MEZZI NAVALI DA REALIZZARE CON I FONDI DELLA LEGGE 57 DEL 22 MARZO 1975 (Trasmesso al Parlamento il 9 luglio 1975) nr. nr. nr.

nr.

nr.

nr. nr.

nr. nr. nr.

8 Fregate missilistiche antisom da circa 2.600 tonn., in sostituzione delle 8 unità tipo CIGNO e BERGAMINI; 6 Aliscafi missilistici da 60 tonn., in sostituzione di 6 Motosiluranti già radiate e 2 da radiare; 2 Sommergibili da circa 1.300 tonn., a parziale sostituzione dei 4 sommergibili ex USA classe GAZZANA e PIOMART A da radiare; 2 Cacciatorpediniere missilistici da circa 4.400 tonnellate, a parziale sostituzione di 4 Cacciatorpediniere classe IMPAVIDO e INDOMITO; 1 Incrociatore leggero antisom portaelicotteri da circa 10.000 tonnellate, in sostituzione dei due incrociatori portaelicotteri DORIA e DUILIO; 10 Unità cacciamine da circa 500 tonnellate, per compensare almeno in parte la radiazione della linea di 29 Dragamine; Unità da trasporto per operazioni anfibie da circa 8.000 tonnellate, in sostituzione di 2 unità trasporto ETNA e BAFILE e di 2 unità da trasporto classe GRADO; Nave Logistica da circa 8.000 tonnellate, in sostituzione di una unità logistica già radiata; Unità di salvataggio in mare da circa 2.500 tonnellate, in sostituzione del PROTEO; 36 Elicotteri imbarcati AB 212, a completamento della linea e in sostituzione degli elicotteri che gradualmente saranno dimessi dal servizio.


Completamento programma «Legge navale» -

MATERLALI UN ITÀ

1979

a preui 1979 (cifre in milioni)

"' "'

1980

1981

1982

1983

1984

Totale

35.900

44.693

47.140

43.839

39.270

210.842

2 fregate missilistiche A/S ... .

-

2 cacciatorpediniere lanciamissili

-

-

61.888

86.362

107.476

170.449

426.175

6 cacciamine

-

7.500

37 .027

31.998

24.719

24.530

125.774 > .,,

.,,

m

1 unità da trasporto per operazioni anfibie .

-

9 elicotteri A/S .

-

-

Adeguamenti tecnici-operativi .

-

13.673

Completamento dotazioni di bordo .

-

Totale . . .

-

z o

164.468

60.430

34.338

6.600

6.600

6.600

19.800

24.907

17 .583

10.058

5.141

71.362

35.879

35.837

29.301

28.977

9.823

139.817

I 10.252

256.752

279.414

256.007

255.813

1.158.238

17.300

52.400

-

6


213

APPENDICI

CAMERA DEI DEPUTATI

Doc. XLVII N. I

PROGRAMMA DI AMMODERNAMENTO DEI MEZZI DELL'AERONAUTICA MILITARE DA REALIZZARE CON I FONDI DELLA LEGGE 16 FEBBRAIO 1977, N. 38

Presentato 1'8 novembre 1977



APPENDICI

215

PROGRAMMA DI AMMODERNAMENTO DEI MEZZI DELL'AERONAUTICA MILITARE DA REALIZZARE CON I FONDI DELLA LEGGE 16 FEBBRAIO 1977 N. 38 Il programma di ammodernamento dell'Aeronautica militare è stato studiato e finalizzato in ossequio ai seguenti criteri informatori: conseguimento di un livello di efficienza della forza armata accettabile a fronte dei compiti assegnati in ambito nazionale e NATO; sviluppo armonico della forza armata nel contesto dell'intero strumento militare nazionale; tutela del potenziale aeronautico nazionale; acquisizione di conoscenze tecnico-scientifiche di avanguardia. Con i fondi resi disponibili dalla legge 16 febbraio 1977, n. 38, e con le integrazioni che si renderanno annualmente necessarie (articolo 2, comma terzo) l'Aeronautica militare intende realizzare i programmi di seguito specificati; le indicazioni relative agli oneri finanziari sono state aggiornate al 1° gennaio 1977. PROGRAMMA MRCA.

100 sistemi d'arme MRCA-Tornado. Di cui 88 destinati ad ammodernare quattro gruppi i cui velivoli avranno raggiunto il termine della vita tecnica ed operativa alla fine dell'attuale decennio; 12 in versione doppi comandi per l'addestramento degli equipaggi. Tali sistemi d'arme sono idonei ad assolvere compiti di ricognizione e di interdizione e di appoggio alle forze di superficie. Le macchine sono caratterizzate da: geometria variabile dell'ala; avanzato impianto propulsivo; modernissima elettronica di bordo che permette: capacità di operare con ogni condizione di tempo e di luce; navigazione autonoma di precisione; capacità di autodifesa passiva ed attiva; elevata precisione di attacco contro bersagli terrestri e navali; moderno ed efficace armamento che permette:


216

APPENDICI

l'autodifesa ed il combattimento aereo con cannoni e missili; l'attacco contro obiettivi terrestri e navali con diversificato armamento di lancio e di caduta.

Cenni sullo sviluppo. Il programma internazionale MRCA, impostato concettualmente nel 1968 insieme con la Germania federale e col Regno Unito, ha favorevolmente completato le fasi iniziali e le prime due, delle tre previste fasi dello sviluppo. I positivi risultati scaturiti dal complesso delle prove effettuate a terra ed in volo hanno permesso alla Germania federale ed al Regno Unito di avviare l'inizio della produzione in data 29 luglio 1976. L'Italia ha confermato la propria adesione al programma di produzione in data 24 febbraio 1977 in seguito all'approvazione parlamentare della legge sull'ammodernamento dei mezzi dell'Aeronautica militare. Il programma di produzione prevede la costruzione di 809 velivoli di cui 100 italiani.

Oneri finanziari e loro prevista destinazione. Nell'ambito del programma MRCA, i finanziamenti saranno destinati a coprire le spese per: le attrezzature di produzione; acquisizione di 100 sistemi d'arme completamente allestiti e muniti di cannoni; le attrezzature di manutenzione; le pubblicazioni tecniche; acquisizione di scorte iniziali di parti di ricambio; acquisizione di armamento di caduta e di lancio (l'ammontare delle scorte ed alcuni tipi di armi sono ancora in via di definizione). A condizioni economiche riferite al 1° gennaio 1987: miliardi di lire

l'onere finanziario dell'intero programma (che si articola in 12 anni) ammonta a . (tale onere comprende la cifra stimata in 50 miliardi per l'armamento, peraltro non ancora completamente definito); l'onere finanziario previsto per il 1977 ammonta a .

1.468

55


APPENDICI

217

PROGRAMMA MB.3.39.

100 velivoli MB.339. Essi sono destinati a sostituire i velivoli MB.326 dell'attuale linea istruzionale basica che, all'inizio degli anni '80, avranno esaurito la loro vita tecnica. I velivoli MB.339 sono idonei a svolgere il programma addestrativo basico, nonché a coprire, con sensibile risparmio, parte del programma di addestramento avanzato attualmente eseguito con il velivolo G.91/T. La macchina è caratterizzata da: un indice di efficacia/costo estremamente elevato; un sistema propulsivo più potente rispetto all'MB.326; una avionica aggiornata allo stato dell'arte; una serie di apparati, sistemi ed impianti tecnologicamente avanzati e commisurati alle moderne esigenze addestrative.

Cenni sullo sviluppo. Il programma fu impostato concettualmente nel 1971 e fu successivamente definito e verificato attraverso una serie di valutazioni parametriche di tutte le possibili soluzioni, ivi incluse quelle adottate dai paesi tec_nologicamente più avanzati. Tale soluzione prescelta ha tenuto conto anche della necessità di mantenere e consolidare un mercato estero già acquisito dall'industria italiana. Il programma di sviluppo di due velivoli prototipi, avviato nel 1975, attualmente si svolge secondo i tempi preventivati. Il programma di costruzione dei velivoli di serie per l'Aeronautica militare è indicativamente stabilito in 100 esemplari, numero baricentrico rispetto a quello necessario a soddisfare le varie ipotesi di ciclo istruzionale basico/avanzato previste per il prossimo ventennio.

Oneri finanziari e loro prevista destinazione. Nell'ambito del programma MB.339, i finanziamenti saranno destinati a coprire le spese per: il completamento dello sviluppo prototipico; le attrezzature di produzione; l'acquisizione dei 100 sistemi di serie;


218

APPENDICI

le attrezzature di manutenzione; le parti di ricambio; le pubblicazioni tecniche. A condizioni economiche riferite al 1° gennaio 1977: miliardi di lire

l'onere finanziario previsto per l'intero programma ammonta a. l'onere finanziario previsto per il 1977 ammonta a

172 15,10

PROGRAMMA SPADA.

20 batterie del sistema SPADA. Il programma SPADA prevede lo sviluppo e la produzione di un sistema missilistico superficie/aria per la difesa di obiettivi fissi di importanza vitale contro la minaccia aerea a bassa e bassissima quota. Il sistema SPADA impiegherà il missile multiruolo ASPIDE sostituto e successore dello SPARROW previsto inizialmente. Il sistema SPADA presenta le seguenti caratteristiche peculiari: capacità di intervento ogni-tempo a bassa e bassissima quota con elevata resistenza a disturbi elettronici; copertura ad espansione modulare in relazione agli obiettivi da difendere; ridottissimo tempo di reazione; elevata flessibilità (come capacità di adeguamento ai vari tipi di infrastrutture da difendere); capacità di fronteggiare attacchi provenienti da ogni direzione e da un elevato numero di velivoli incursori; massima integrazione nel sistema automatizzato di riporto e controllo della difesa aerea. Il fabbisogno di 20 batterie SPADA è destinato alla protezione di aree prioritarie comprendenti basi aeree sedi di reparti di volo.

Cenni sullo sviluppo. Il programma SPADA, impostato concettualmente nel 1968, è stato articolato in quattro fasi principali: concettuale, definizione e sviluppo, produzione preserie, produzione di serie.


219

APPENDICI

La fase concettuale è terminata nel 1970. La fase di definizione e sviluppo, la quale costituisce lo stadio interforze dell'intero programma, è in via di completamento. I risultati positivi finora conseguiti fanno prevedere entro il 1977 il passaggio dalla fase di sviluppo a quella di produzione preserie. Sia il sistema SPADA, sia il missile ASPIDE sono progettati e saranno realizzati completamente in campo nazionale.

Oneri finanziari e loro prevista destinazione. Nell'ambito del programma SPADA i finanziamenti saranno destinati a coprire le spese per: acquisizione di 20 batterie SPADA completamente allestite e munite di missili ASPIDE; attrezzatura di manutenzione; documentazione tecnica; acquisizione di scorte iniziali di parti di ricambio; radiobersagli per prove di lotto. A condizioni economiche riferite al 1° gennaio 1977: miliardi

di lire

l'onere finanziario dell'intero programma (che si articola in 1O anni) ammonta a . l'onere finanziario previsto per il 1977 ammonta a .

491,5

PROGRAMMA DI AMMODERNAMENTO RADAR PER LA DIFESA AEREA.

4 nuovi radar di avvistamento «Argos 10». 5 nuovi radar di quota. Ammodernamento di 23 radar di identificazione (!FF)

01 .

Il programma prevede l'acquisizione di nuovi radar destinati all'avvistamento di velivoli incursori ed alla determinazione della loro quota di volo, nonché all'ammodernamento di altri sensori (IFf)Ol preposti all'identificazione. Con tale programma saranno sostituiti ed ammodernati gli equipaggiamenti attualmente in uso che, per caratteristiche e vetustà, non rispondono più alle necessità operative.


220

APPENDICI

I nuovi apparati e componenti sono infatti caratterizzati da: prestazioni e caratteristiche idonee a: avvistare e rilevare con esattezza la posizione e la quota di qualsiasi aeromobile in volo; identificarlo, se amico o potenzialmente ostile; funzionare in ambienti caratterizzati da moderne contromisure elettroniche; elevatissimo grado di standardizzazione; possibilità di manutenzione e di supporto logistico interamente nazionale; avanzata tecnologia.

Cenni sullo sviluppo. Il programma «Argos 10» è stato avviato nel 1973. Il prototipo è stato finanziato ed un altro è tuttora in corso di finanziamento con fondi NATO. L'Aeronautica militare aveva già provveduto allo sviluppo ed aveva pianificato l'approvvigionamento di un primo lotto di apparati (sei unità incluso il prototipo ed un apparato di scorta volano) impegnando fondi dei propri capitoli di ammodernamento suddivisi nell'arco di otto anni (dal 1974 al 1981). Tale programma tuttavia non avrebbe permesso il totale rinnovo della catena radar di avvistamento che ora si ritiene possibile con l' acquisto di ulteriori quattro unità utilizzando parte dei fondi resi disponibili dalla legge n. 38. Il radar di quota potrà derivare dal programma di sviluppo "AM-82" finanziato dal Consiglio tecnico scientifico della Difesa ed iniziato nel 1974. La realizzazione del prototipo del radar di quota verrà avviata all'atto della finalizzazione del programma «AM-82», prevista per l'inizio del 1981. Con i fondi resi disponibili dalla legge n. 38 l'Aeronautica militare intende procedere all'acquisizione di un primo lotto di apparati, costituito da cinque unità, che sono destinate a sostituire gli apparati più vetusti attualmente in esercizio. Il programma di ammodernamento dei radar di identificazione (IFF), pur essendo di esigenza prioritaria, era stato pianificato, ma non ancora iniziato, per subentrate modifiche dovute ai medi standards operativi . Con i fondi dei propri capitoli di ammodernamento e con parte di


\PPE'IDICI

221

quelli resi disponibili dalla legge n. 381'Aeronautica militare intende avviare il programma e procedere complessivamente al1a sostituzione e ammodernamento di: -

15 radar di identificazione per la difesa aerea; 8 radar di identificazione per le postazioni SAM <2>.

Oneri finanziari e loro prevista destinazione. Il programma di «Ammodernamento radar per la difesa aerea» già in parte finanziato attraverso i capitoli di ammodernamento della forza armata potrà essere completato con i fondi della legge n. 38. Tali finanziamenti saranno quindi destinati a coprire le spese per: acquisizione 4 radar «Argos 10»; acquisizione 5 radar di quota «Argos 12»; acquisizione ed ammodernamento di 23 radar di identificazione (IFF); attrezzature di manutenzione, pubblicazioni e scorte iniziali di parti di ricambio per i suddetti apparati. A condizioni economiche riferite al l O gennaio 1977: miliardi di lire

l'onere finanziario per l'intero programma ammonta a . (di cui: "Argos 10", 14 miliardi; radar di quota, 18,9 miliardi; radar di identificazione, 6 miliardi); l'onere finanziario previsto per il I 977 ammonta a .... .

38,9



223

APPENDICI

CAMERA DEI DEPUTATI

Doc. XLVII N. 2

PROGRAMMA DI AMMODERNAMENTO DEGLI ARMAMENTI, DEI MATERIALI, DELLE APPARECCHIATURE E DEI MEZZI DELL'ESERCITO (Da realizzare con i fondi della legge 16 giugno 1977, n. 372)



APPENDICI

225

PREMESSA 1. Il presente documento - elaborato in conformità a quanto pre-

scritto dall'articolo I della legge n. 372 del 16 giugno 1977 a favore dell'Esercito - prevede l'acquisizione di materiali essenziali allo scopo di: a) colmare le lacune esistenti nell'ambito di taluni «settori chiave» del-

la forza armata in una prospettiva di equilibrio ottimale fra le sue componenti fondamentali; b) compensare con incrementi di qualità la contrazione delle forze attuata con la ristrutturazione dell'Esercito . 2. Ai fini di una più agevole consultazione sono stati elaborati: a) una programmazione tecnico-finanziaria decennale ( 1977-1986) che,

come da raccomandazione 0/ l 351 / l/VIl presentata alla VII Commissione difesa in data 8 giugno 1977. raggruppa i singoli provvedimenti secondo le «categorie» riportate nell'articolo 1 del provvedimento di legge; considera i costi stimati al 1° ottobre 1977, che rispetto alle previsioni iniziali (1.115 miliardi) presentano un incremento di circa il 30 per cento; indica la ripartizione annuale orientativa della spesa per ogni singolo programma: b) una serie di schede illustrative, che configurano sinteticamente in tutti i loro parametri tecnico-operativi-finanziari i diversi provvedimenti da attuare raggruppati secondo i settori indicati nell'art. 1 della legge. 3. I tempi di sviluppo dei singoli programmi e la relativa articolazione della spesa sono stati valutati sulla base dei dati attualmente disponibili. Essi sono suscettibili di modifiche, anche di rilievo, per la concomitante incidenza di fenomeni turbativi di ordine tecnologicoindustriale ed economico-finanziario al momento imprevedibili. In tale prospettiva, si è ritenuto indispensabile prevedere, in alternativa, l'avvio di un certo numero di «programmi di riserva» qualora vincoli di ordine tecnologico-industriale non consentissero l'attuazione dei programmi previsti .


PROGRAMMAZIONE TECNICO-FINANZIARIA RELATIVA AGLI STANZIAMENTI STRAORDINARI PREVISTI NEL QUADRO DELLA LEGGE N. 372 DEL 16 GIUGNO 1977 SETIORE - PROGRAMMI

Numero costo un. (mii.)

Onere globale (mld.) -

164 eezzi

}·\.,

QUOTE

I~

ANNUALI

77

78

79

80

81

82

83

84

-

19

27

25

18

26

16

16

-

-

-

-

5

5

5

5

85

86

-

-

ART!GLIERIL· - APPARATI PER L'AQt.:ISlZIONE OBIETTIVI E L'AUTOMAZIONE DEL TIRO.

I. Cannone da 155/39 (FH-70): pezzi e munì-

,ionamento (compresi i costi di sviluppo, attrezzature e parti di ricambio) .

[

450 215.000

colei 0,455

2.

Radar acquisizione obiettivi e sorveglian,a del camPo di battaglia .

30

20

660

Sistemi missilistici contraerei campali per la difesa a bassa quota. 4. Sistemi missilistici contraerei portatili per la difesa a bassissima quota . . . . . . . . . 5. Ammodernamento del cannone contraereo da 40/70 (compreso munizionamento) ..

z

B 40

270

-

125

-

-

500

60

-

15

(b)

443

-

-

6.750

(b) 120

7

-

35

35

35

45

60

60

-

-

10

30

40

45

15

12

Il

50

50

60

60

70

80

73

LANCIARAZZI, SISTEMI MISSILISTICI ED lol lCOTTERI ARMATI PER LA DIFESA CONTRO CA RRI A CORTA, MEDIA E LUNGA DISTANZA.

6. Programma globale .

-

In aggiunta a tale onere è già ,rnta finanziata la ,omma di 58,898 mld .. (b) Q uantitat ivi da definire in rclu,ione a lle carancristichc del materiale prescelto.

(a)

.,,

o

SISTEMI MISSILISTICI CONTRAEREI I AMMODER\AMt:.NTO DEL CANNONE DA40/70. 3.

> .,,

m

-


QUOTE ANN UALI

Numero costo un. (mii.)

Onere globale (mld.)

77

78

3.000 26 120 557

78

14,2

19

17

67

-

30

37

68 700 64 780 28 700

48

-

-

50

-

20

10. Veicoli corazzati da combattimento (VCC-1)

300 114

11. Veicolo corazzato da combattimento versione nazionale (VCC-$0) 12. Apparati per la visione e per il tiro notturno

SETTORE - PROGRAMMI

--

-

79

80

81

82

83

84

85

86

MEZZI RUOTATI. CINGOLATI ECORAZZATI DA TRASPORTO C0~1BATTlMENTO E AUSILIARI E RELATIVI APPARATI PER LA VISIO;,iE EIl. PUNTA~1ENTO NOTTI;Ri':O.

7. Autocarri leggeri da 2 tonnellate . . . . . 8. Carri da combattimento Leopard . . . .

16

11,8

-

10

10

15

13

-

-

-

-

-

-

-

IO

15

25

-

-

-

-

-

-

-

10

10

34,2

-

20

14,2

(a)

12

-

1

1,5

1,5

2

3

3

(b)

58

-

8

10

IO

10

10

IO

9. Carri ausiliari Leopard: - soccorso - gittaponte -

pioniere

)>

""""m

él 2

---

(a) Programma di sola ricerca e sviluppo. (b) In relazione alla molteplicità dei materiali da approvvigionare, si rimanda alla scheda n. 12.

I~


SETTORE - PROGRAMMI

-

Numero costo un. (mii.)

Onere globale (mld.)

2.900

18

-

-

,~

QuOTE A~~U.\LI

77

78

79

80

-

-

8

81

82

83

84

8

8

2

85

86

ST\ZIONI RADIO~. APPARECCHl1\TL,RE TLC.

13. StaLioni radio: a) veicolari e ponatili

6

b) HF-BLU a lunga portata

2.900 9/23

34

18

-

8

I>

"'"'

m

14. Apparecchiature per il potenziamento della rete TLC territoriale

-

30

72 70

5

2

7

7

8

0,8

1,2

1,5

1,5

6

-

-

-

-

-

167,8

193

185

193

180

178

APPARATI PER L'AUTOMAZIONE Dl:LLE OPERAZIONI DI GESTIONE

15. Calcolat0ri per la gestione statistica dei materiali . . . . . . . . . . .

TOTAll: , . .

1.519,2

35

120,2 122,2 145

I~


Numero un. (mii.) -

Onere globale (mld.)

16. Complessi traino per il tra<,porto di mezzi corazzati .

70 200

14

17. Scorie munizioni.

-

88

84

20

SETTORE • PROGRAMMI ··PROGR.\\1\11 DI RIS[RV'\

COSIO

QUOTE A'lt--1/ALI

77

78

79

80

81

82

83

84

85

86

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

(a).

18. Drones medio-lungo raggio .

870

19. Mezzi per la meccanizzazione della logistica

-

20

20. Autocarri medi da trasporlo da 4-5 tonnellate e/o autocarri pesanti da 7- 10 tonnellate

4.900 35

171,5

21. Sistemi avanzati di tiro per carri armati

150

120

25

25

...:i> "tl

"'z o

1:i

(b)

22. Sistemi au1omatiua1i per artiglierie terrestri TOTALI.:

1.000

-

458,5

(a) I.a programmazione della legge speciale nei limi1i della sua dimcn1ione finanziaria iniziale lascia fuori alcun i programmi fondamen1ali, c he sono Itali inseriti come

voci di riserva. Dclii programmi potranno essere awiati in sos1itu1ione di altri rinviali o annullati per moti\'Ì di ordine opcra1i,o e/o 1e,nico-amministra1ivo. Non sono slati indicali i ra1ei annuali, in quanto si traila d1 programmi subordinati a quelli principali. (b) Onere largamente orientativo, in quan10 l'esalto quantitativo dei materiali da acqui1ire è 1u1tora da determinare.

N N

'D



APPENDICE 3

LA PROGRAMMAZIONE MILITARE



AP PENDICI

233

LA P ROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITÀ MI LITARI IN ITALIA

I. La pianificazione militare e la programmazione tecnico-finanziaria secondo la normativa di cui al DPR 18.11.1985, n. 1477 e della L. 8.3.1963, n. 200. La pianificazione operativa è attività e azione propria dell'ordinamento militare. Al riguardo si osserva che la programmazione economica e manageriale ha mutuato, per i propri settori operativi, concetti e strutturazione della programmazione e della pianificazione militare (I). Ciò riprova che gli Stati Maggiori di Forza Armata hanno provveduto da sempre a formulare le proprie pianificazioni più o meno coordinate dal Capo di Stato Maggiore della Difesa. I singoli piani affluivano al Ministro che, in relazione alle disponibilità di bilancio, coordinate da un apposito Comitato istituito con l'art. 5 del DLCPS 10.5.1947, n. 306 provvedeva ad assegnare i fondi per finanziare i piani proposti secondo le priorità concordate. Il 1° luglio 1949 venne istituito, con atto dispositivo di ordine organizzativo, <2> l'Ufficio Centrale del bilancio e del coordinamento amministrativo presso il Gabinetto, quale organo diretto del Ministro. Dalla sua collocazione, nonché dall'ordinamento e dalle attribuzioni, si evince che detto Ufficio - in quel periodo in cui il bilancio aveva la funzio ne di programmazione di "breve periodo" - svolgeva un'attività di programmazione e di controllo della gestione quale "comptroller" in nome e per conto del Ministro. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa e i Capi di Stato Maggiore di Forza Armata, si limitavano - come accennato - alla pianificazione operativa e richiedevano annualmente al Ministro l'assegnazione dei fondi, la cui entità era fissata dal Ministro, attraverso l'Ufficio bilancio, secondo la disponibilità e le priorità concordate. Tale procedura fu seguita fino al 1965. Devesi però rappresentare che fin dal 1962, allorquando nel nostro Paese incominciò a farsi strada l'esigenza operativa dello strumento della programmazione pluriennale, venne avviato un disegno di legge delega al Governo per il riordinamento del Ministero della Difesa e solo dopo


234

APPENDICI

3 anni si ebbe la legge delegata (DPR 18.11.1965, n. 1477) che oltre a ristrutturare le funzioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa e dei Capi di Stato Maggiore di Forza Armata, determinò anche competenze e attività per la pianificazione operativa e la programmazione tecnicofinanziaria. Successivamente la L. 8.3.1968, n. 200 e il relativo regolamento approvato con DPR 13.10.1972, n. 781 completarono la normativa, con modifiche notevoli sulle competenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa. Tale normativa è ancora in atto, malgrado che dal 1985 sia stato presentato un disegno di legge per una nuova ristrutturazione (decaduto per fine legislatura e ripresentato, modificato, il 19.10.1987 al Senato e ancora nella fase preliminare della discussione). Considerato che non è possibile prevedere quando sarà perfezionato il suddetto disegno di legge, né tanto meno la stesura definitiva, si ritiene opportuno fare un sia pur breve accenno al procedimento vigente, anche per esaminare in seguito i diversi aspetti, riportandone anche le critiche più rilevanti. a) Normativa ex artt. 2, 4 e 8 del DPR 18.11.1965, n° 1477. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, in relazione alla situazione internazionale e alla minaccia alla sicurezza e alla conseguente politica di difesa nazionale prospettategli dal Ministro della Difesa, predispone - dopo aver inteso collegialmente i Capi di Stato Maggiore di Forza Armata - i preliminari delle direttive di massima del piano operativo e dei programmi tecnico-finanzia.ri che vengono elaborati dai singoli Capi di Stato Maggiore, ciascuno per la propria competenza. Nel circuito di ritorno, "piano" e "programmi" delle tre Forze Armate vengono inviate al Capo di Stato Maggiore della Difesa che, attraverso i suoi uffici, mette a punto i documenti programmatici che vengono sottoposti all'approvazione del Ministro. b) Normativa modificata ex L. 8.3.1968, n. 200 e dal regolamento approvato con DPR 18.12.1972, n. 326. Con la costituzione del Comitato dei Capi di Stato Maggiore, composto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, dai Capi di Stato Maggiore di Forza Armata e dal Segretario Generale della Difesa, competenze e procedimento per la pianificazione operativa e la programmazione tecnico-finanziaria, sono stati modificati . Il Capo di Stato Maggiore della Difesa non può più predisporre le direttive per la pianificazione operativa e la programmazione tecnico-


APPENDICI

235

finanziaria, dopo aver sentito collegialmente i Capi di St<1;to Maggiore di Forza Armata, ma deve sottoporre al Comitato tali documenti sotto forma di proposte per l'approvazione da parte del Comitato stesso. E poiché il Comitato è un organo collegiale a responsabilità collegiale, ciascun membro dissenziente può chiedere che nel verbale venga fatta menzione del diverso avviso. Inoltre, i piani e i programmi predisposti dai singoli Capi di Stato Maggiore, una volta messi a punto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, vengono nuovamente sottoposti all'esame collegiale del Comitato dei Capi di Stato Maggiore affinché esprima il proprio parere. Qualora la proposta non sia adottata all'unanimità, ma solo a maggioranza, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, su richiesta dei membri che non concordano, informa il Ministro anche delle proposte, discusse e registrate a verbale, che il Comitato non abbia fatto proprie (art. 5 ultimo comma del Regolamento). Da quanto rappresentato appare che con la costituzione del Comitato dei Capi di Stato Maggiore, la competenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa in materia di pianificazione operativa e di programmazione tecnico-finanziaria sia stata notevolmente limitata ovviamente a tutto vantaggio dei Capi di Stato Maggiore di Forza Armata. c) Normativa modificata ex L. 4.10.1988, n. 436. L'articolo I della suddetta legge ha stabilito alcune procedure per l'approvazione dei programmi per il rinnovamento e l'ammodernamento dello strumento militare, come segue: 1. I programmi relativi al rinnovamento e all'ammodernamento dei sistemi d'arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla Difesa nazionale, sono approvati: a) con legge, se richiedono finanziamenti di natura straordinaria; b) con decreto del Ministro della difesa, quando si tratti di programmi finanziati attraverso gli ordinari stanziamenti di bilancio. In tal caso salvo quanto disposto al successivo comma 2 e sempre che i programmi non si riferiscano al mantenimento delle dotazioni o al ripianamento delle scorte, prima dell'emanazione del decreto ministeriale deve essere acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, con le modalità e nelle forme stabilite dai Regolamenti delle Camere. 11 termine per l'espressione del parere è di trenta giorni dalla richiesta.


236

APPENDJCI

Se detto termine decorre senza che le Commissioni si siano pronunciate, si intende che esse non reputano di dovere esprimere alcun parere. 2. I piani di spesa gravanti sugli ordinari stanziamenti di bilancio, ma destinati al completamento dei programmi pluriennali finanziati nei precedenti esercizi con leggi speciali, quando non richiedano finanziamenti integrativi, sono sottoposti dal Ministero della difesa al Parlamento in sede di esame dello stato si p,evisione del Ministero della difesa, in apposito allegato. 3. L'attività contrattuale relativa ai programmi di cui al comma 1 ed ai piani di spesa di cui al comma 2 è svolta dalle competenti direzioni generali tecniche del Ministero della difesa. 4. L'attività contrattuale concernente la manutenzione straordinaria ed il reintegro dei sistemi d'arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale si espleta, secondo programmi aventi di norma durata annuale, in relazione alle quote da impegnare sugli appositi capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa. II Ministero della difesa riferisce annualmente alle competenti Commissioni parlamentari sui predetti programmi e sull'attività contrattuale di cui al presente comma. 5. Le norme procedurali e di controllo della spesa per gli approvvigionamenti di cui all'art. 14 della legge 11 marzo 1988, n. 79, si applicano anche agli esercizi finanziari successivi al 1988. In allegato allo stato di previsione della spesa del Ministero della difesa, il Governo trasmette al Parlamento relazioni illustrative: a) sulla spesa complessiva prevista per il personale militare, con indicazione degli oneri riferiti al personale in servizio permanente ed a quello in ferma di leva o volontario, distinguendo altresì i dati per grado e per stato giuridico, nell'ambito delle aree tecnico-operativa e tecnico-amminirativa della Difesa; b) sullo stato di attuazione dei programmi di cui ai capitoli 4001, 4002, 4004, 4005, 4011, 4031, 4051, 4071, 5031 e 701 Odello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l'esercizio finanziario 1988 e di cui ai corrispondenti capitoli degli esercizi finanziari successivi. Per ciascun programma sono indicati l'esigenza operativa, l'oggetto, la quantità, l'onere globale, lo sviluppo pluriennale e la percentuale di realizzazione e sono altresì fornite indicazioni sui rapporti tra acquisti compiuti all'estero ed in Italia e sulla quota di questi effettuata nel Mezzogiorno .


APPENDICI

237

Ulteriori norme fissano l'iter amministrativo nonché la documentazione da fornire al Parlamento e i procedimenti da seguire. Riassumendo contenuto e competenze fissate dalla suddetta normativa, l'iter attuale della pianificazione operativa e della programmazione tecnico-finanziaria, è il seguente: a) il Capo di Stato Maggiore della Difesa appresta i preliminari delle Direttive di massima del piano operativo, nonché i singoli programmi tecnico-finanziari - formanti oggetto della programmazione - e li sottopone al Comitato dei Capi di Stato Maggiore; b) successivamente tali documenti, in relazione alle relative competenze, vengono inviati ai Capi di Stato Maggiore di Forza Armata che formulano la direttiva di pianificazione e il relativo progetto di pianificazione, nonché la direttiva di programmazione e il progetto di programmazione triennale di competenza; c) i progetti di pianificazione e della programmazione tecnicofinanziaria relativi alle FF.AA. vengono inviati allo Stato Maggiore Difesa che li sottopone al parere definitivo del Comitato dei Capi di Stato Maggiore dove avviene di fatto l'armonizzazione di tali documenti secondo le prevedibili disponibilità finanziarie e l'assestamento delle proposte definitive; d) la pianificazione operativa e la programmazione tecnico-finanziaria nella sua formulazione definitiva viene presentata dal Capo di Stato Maggiore della Difesa al Ministro per l'approvazione. 2. Alcune critiche all'attuale sistema di pianificazione e programmazione delle attività militari.

Al paragrafo precedente sono state esposte, dopo un breve excursus storico, normativa e competenze dell'attuale sistema di pianificazione operativa e di programmazione tecnico-finanziaria, allo scopo di disporre di un complesso di elementi su cui riflettere e meditare dubbi e giudizi che possano essere ulteriori conoscenze per mostrare nuove alternative finora non intraviste o per stimolare intuizioni ad altri approcci . L'analisi indirizza la propria ricerca dapprima nel sistema, per poi passare a quelle del sistema. Nel sistema, quasi all'indomani dell'entrata in vigore della normativa concernente l'ordinamento degli Stati Maggiori e, in particolar modo


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AP PENDIC I

quella sulla pianificazione e programmazione militare, si levò la voce del Ministro Tremelloni per ammonire che ''le varie Armi non possono determinare i loro fabbisogni indipendentemente le une dalle altre né condurre lunghe guerre di attrito per farsi attribuire individualmente una dimensione maggiore di risorse. La Difesa deve essere affrontata su una base globale. L'assegnazione deve essere fatta non per ripartizione tra le varie Armi, ma per sistema di forze o di armamenti o per funzioni. La guerra moderna non è più combattuta in termini di una sola delle Armi, e la strategia diventa sempre più combinata e globale''. Più o meno gli stessi concetti vengono ripetuti da oltre venti anni: i Ministri che si sono susseguiti nei tempi, i Relatori agli stati di previsione della spesa del Ministero della Difesa in Parlamento, il CASD, i Vertici militari, gli esperti di res militaris e i Libri bianchi sulla Difesa, specie il secondo, che diede notizia di un apparato difensivo organizzato per missioni. Ma nulla cambia in proposito, anzi da venti anni con la legge sulla costituzione del Comitato dei Capi di Stato Maggiore sono state ridotte le possibilità di pervenire ad una pianificazione-programmazione sistematica della difesa nazionale a causa del ridimensionamento delle competenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa su tale materia. Anche i provvedimenti straordinari per la ristrutturazione dello strumento militare sono stati realizzati per Forza Armata, e in relazione non di una programmazione sistematica della Difesa, ma di tre distinte programmazioni, una per ogni Forza Armata, espresse in tre diversi documenti programmatici, senza alcun collegamento fra di loro. Sorte non diversa hanno avuto i finanziamenti per sistemi di arma specifici. Tutto ciò porta alla conclusione che, specie la programmazione tecnico-militare e finanziaria, allo stato attuale, ·non si presenta come un unico sistema, dove ogni singolo programma sia interagente e interdipendente con gli altri secondo una riconosciuta scala di priorità dipendente dalla pianificazione e che non ci siano azioni o interventi distaccati o dissociati derivanti da preventive attribuzioni di quote percentuali predeterminate dei mezzi finanziari disponibili. Altri Paesi che dispongono di una maggiore quota di reddito nazionale destinata alla difesa, hanno da tempo adottato sistemi manageriali raffinati che portano alla produzione dello strumento militare secondo il principio di economicità, massimizzando la funzione "efficaciacosto"; inoltre, vertici e quadri preposti a tali sistemi sono stati addestrati alla dirigenza militare dei sistemi stessi.


APPENDICI

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Nulla di simile è stato attuato nella programmazione, sia per quanto riguarda l'aspetto strutturale, sia per quello analitico: è rimasta sempre allo stato artigianale nella concezione e nella realizzazione. L'analisi del sistema si limita ad un solo elemento: la mancanza di un collegamento fra la pianificazione-programmazione militare e la programmazione economica del Paese. È questa una grave lacuna foriera di limitazioni notevoli alla pianificazione-programmazione militare, indipendente dall'ordinamento politico-economico. La pianificazioneprogrammazione militare implica il finanziamento dei costi, funzione propria dell'ordinamento politico - Governo e Parlamento - che deve consistere in un provvedimento avente forza di legge. Ciò significa che fra l'Organismo militare che predispone la pianificazione-programmazione e l'Organismo politico che assegna i finanziamenti necessari deve esistere un collegamento, consistente in un raccordo giuridico-amministrativo. Invece, a differenza di quanto avviene presso altri Paesi - ad esempio in Francia - pianificazione e programmazione militare rimangono un atto interno dell'Amministrazione della Difesa, anche se i presupposti poggiano su alcune volontà politiche ai più alti livelli. Le conseguenze di siffatto slegamento sono evidenti. Il Vertice militare elabora una pianificazione e una programmazione che rimane inoperante, perché la mancanza di un aggancio alla programmazione economica nazionale, o ad altro analogo documento programmatico, fa venir meno ogni esame di compatibilità con gli altri obiettivi politici, sociali ed economici del Paese e ne preclude la disponibilità dei necessari finanziamenti. L'approntamento dello strumento militare venne fatto rientrare dalla ''programmazione economica 1966-71 '', nella categoria dei consumi sociali in un'entità aggregata con altri servizi (ordine pubblico, giustizia ecc.). Né valsero le reiterate richieste da parte dell'Amministrazione della Difesa di considerare l'obiettivo militare, sia pure nella categoria dei consumi pubblici, ma come obiettivo a sé stante, in quanto avente una finalità essenziale ben determinata . Anzi, nel documento programmatico della programmazione economico-nazionale 1971-75 la voce difesa, sia pure quale entità aggregata con altri servizi, scomparve, trovando sede in una non meglio qualificata denominazione residuale - "altri servizi della pubblica amministrazione". 11 procedimento venne poi riconfermato nel documento preliminare delle programmazioni 1973-77, rimasto allo stato di progetto - consolidando


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così un principio di "no bridge". Dopo di che le programmazioni economiche pluriennali non ebbero più seguito e la questioI?,e del raccordo fra le due programmazioni fu accantonata. La ripercussione più grave dello slegamento fra programmazione economica del Paese e pianificazione-programmazione militare è la indisponibilità dei necessari finanziamenti per la stessa pianificazioneprogrammazione militare. Ciò comporta la conseguenza che tale programmazione finisce per essere vincolata agli stanziamenti annuali di bilancio, facendole perdere contenuto e funzionalità. Infatti, il notevole divario fra programmazione tecnico-finanziaria ed entità dei fondi stanziati annualmente in bilancio crea un "gap" che rende inattuabile la programmazione originaria e così si finisce col decidere per "periodi brevi" con attività episodiche e frammentarie che non assicurano il conseguimento degli obiettivi delineati e che, in ogni caso, ne aggravano il costo. Occorre, perciò, conseguire tale raccordo . Una rassegna di proposte sulla questione verrà presentata nel paragrafo seguente. 3. Idee e proposte per una più valida pianificazione e programmazione

per l'ottimizzazione delle risorse. A. L'aspetto più criticabile dell'attuale pianificazione e programmazione militare, sul quale si era appuntata la critica più severa della rivista. L'Amministrazione della Difesa dalla fine degli "anni '60", è la sua non omogeneità e la conseguente mancanza di una metodologia unica: tre programmazioni di "tipo artigianale" senza alcun collegamento fra di loro, anzi, spesso contrastanti, perché condotte all'insegna della competitività. Nel tempo le critiche si sono moltiplicate e i Capi di Stato Maggiore della Difesa che si sono succeduti, sia pure in forma e con toni diversi, hanno tutti richiesto riforme più o meno ampie, ma, in ogni caso, auspicando il principio che le attività militari debbono essere pianificate e programmate secondo un "sistema": il "sistema di difesa", dove le parti stanno al tutto e il tutto alle parti. E in ciò concordi anche i Ministri della Difesa LAGORIO, SPADOLINI e ZANONE. La situazione pregressa, nonché l'eventualità che sembra concretizzarsi in un ricorso ad un provvedimento straordinario per adeguare lo strumento militare alle tecnologie del "2000", hanno rotto ogni ulteriore indugio, cosicché il 2.2 .1987 venne presentato dal Ministro Spadolini un d.d.l. (Camera dei deputati n. 4400) che, oltre alla ristruttura-


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zione dei vertici della Difesa, riguardava anche il riordinamento della struttura periferica, la revisione delle procedure amministrative, il riordinamento degli uffiçi, la revisione dei compiti e della composizione del Consiglio Superiore delle Forze Armate, il riordinamento del Gabinetto del Ministro, degli Stati Maggiori, dell'Ufficio del Segretario Generale e di molteplici altri uffici e strutture dell'Amministrazione. Tale d.d.l. decaduto per fine legislatura, fu subito ripresentato dal ministro ZANONE (Senato n. 577) il 10. 10.1987; ma il Senato decise lo stralcio di tutti gli articoli che non riguardavano il riordinamento dei vertici militari, perché suscettibili di provvedimenti autonomi. Però, anche così ridotto il d.d.l. si trascina stancamente, trovandosi a distanza di oltre 4 anni dalla sua presentazione, ancora nella fase iniziale; mentre Io stesso relatore, il senatore, gen~rale POLI, nella seduta del I O febbraio 1989, dichiarava che il d.d.l. contiene "ambiguità e imprecisioni" e che pertanto riteneva di proporre un comitato ristretto allo scopo di elaborare un testo chiaro e facilmente intellegibile. Ciò ha comportato il rinvio di ogni discussione e l'adombrarsi di tempi lun- · ghi al suo perfezionamento. Ciò osservato preliminarmente, si ritiene di fare alcune osservazioni sul d.d.l. così come formulato.

Gli articoli 1 e 2 regolano l'attività di politica militare di competenza del Ministro della Difesa e i procedimenti per determinare gli obiettivi di difesa - assegnazione alle Forze Armate di missioni operative e delle relative funzioni di supporto, nonché le direttive generali per l'organizzazione e la preparazione delle Forze Armate - e le conseguenti comunicazioni in Parlamento anche in materia di previsioni di spesa e di ripartizione dei fondi e dell'andamento dei programmi di investimento più rilevanti. L'art. 3 fissa il principio fondamentale che il Capo di Stato Maggiore della Difesa è responsabile delle elaborazioni della pianificazione generale interforze con i conseguenti programmi tecnico-finanziari, ma tale principio è affievolito dal successivo art. 5 che stabilisce che al Capo di Stato Maggiore di Forza Armata spetta la responsabilità delle proposte per la pianificazione relativa alla propria Forza Armata, da trasmettere al Capo di Stato Maggiore della Difesa, ai fini della pianificazione generale per missioni interforze ... Quest'ultima espressione è ambigua e genera difficoltà qualora la si volesse usare per affievolire le funzioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa.


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Altro motivo di ambiguità e di incertezze - secondo l'espressione del senatore POLI - è costituito dalle norme di cui all'art. 4, primo comma (il Segretario Generale della Difesa è responsabile del coordinamento e del controllo dell'attuazione dei programmi tecnico-finanziari connessi con la pianificazione generale dello strumento militare. A tal fine emana direttive ai direttori centrali e generali del Ministero della Difesa e ne coordina l'azione per settori, verificandone la rispondenza rispetto agli obiettivi programmatici), con quella dell'art. 5, terzo comma (Il Capo di Stato Maggiore di Forza Armata emana direttive ai direttori generali del Ministero della Difesa ... per l'esecuzione dei programmi tecnico-finanziari di competenza ... ). Che cosa si vuole stabilire con le due norme sopraindicate? a) che il Capo di Stato Maggiore di Forza Armata emana le direttive . .. in relazione al coordinamento, ovviamente interforze, dei programmi effettuata dal Segretario Generale che ne esercita anche il controllo? oppure, b) il Segretario Generale effettua il coordinamento e il controllo delle direttive emanate dal Capo di Stato Maggiore di Forza Armata nella sua sfera di competenza? E in questo "groviglio" di competenze, come si innesta la supremazia del Capo di Stato Maggiore della Difesa, peraltro non esplicitamente affermata? Quali e quanti conflitti di competenza susciterà questo "groviglio" di competenze lasciate così fluide in relazione agli effetti che possono comportare? Il susseguente art. 6 è un ulteriore affievolimento delle competenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa che può essere messo in minoranza dagli altri membri, riconfermando così l'attuale carenza della L. 8.3.1968, n. 200, e del relativo regolamento. Il Libro bianco della Difesa 1985 rappresentava che il riordinamento del vertice militare sarebbe stato improntato all'affermazione della superiorità gerarchica e funzionale del Capo di Stato Maggiore della Difesa per quanto riguarda l'area tecnico-operativa e del Segretario Generale della Difesa per ciò che si riferisce all'area tecnico-amministrativa,ma non sembra che il provvedimento in questione abbia realizzato tali principi.

B. Nel corso della Conferenza nazionale Difesa-Industria promossa dall'Ufficio del Segretario Generale della Difesa nel luglio 1984, la relazione del gen. JEAN aveva posto in chiara evidenza la "parcellizzazione" delle competenze in materia di pianificazione e programmazione e la necessità di pervenire ad una pianificazione-programmazione "sistematica" vale a dire unitaria.


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A non diverse conclusioni pervenne nella sua relazione il Presidente di sezione del Consiglio di Stato Dr. CAIANELLO che, fra l'altro insisteva sul principio della preminenza esclusiva del Segretario Generale della Difesa in tutta l'area finanziario-amministrativa. La gran parte degli interventi non si discostò dai suddetti principi, auspicando una normativa volta a fissare la preminenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa nel settore tecnico-operativo e del Segretario Generale della Difesa in quello finanziario-amministrativo; con la conseguenza che la materia di pianificazione-programmazione, è di competenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, la pianificazione tecnicooperativa nonché la programmazione tecnico-economica e finanziaria, mentre il controllo della programmazione finanziaria appartiene alla sfera di azione del Segretario Generale della Difesa. Ritenendo con ciò che i Capi di Stato Maggiore di For-za Armata resterebbero dei consulenticollaboratori, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, e del Segretario le della Difesa, rispettivamente in materia di pianificazione operativa e tecnico-finanziaria, e di controllo della programmazione finanziaria. C. Ma fra tutte le numerose critiche alle attuali procedure di pianificazione e programmazione, quella che non si è limitata a critiche e a proposte generiche di principio, è lo studio, profondo e esaustivo, del prof. Virgilio ILARI contenuto nel "rapporto" presentato al Convegno dell'ISTRID tenuto il 18 luglio 1988 <3>. Dopo una premessa introduttiva sulla programmazione militare e sui vari fattori politico-militari che influenzano pianificazione e programmazione, soffermandosi sull'iter del processo logico che collega gli obiettivi politici al piano e al programma, - entra nel vivo del problema, comparando programmazione economica nazionale e problemi della pianificazione militare, soffermandosi a delineare i due più ricorrenti tipi di programmazione militare: a "tetto finanziario" e "per esigenze"< 14). Segue l'esame della PTO in atto, nonché sulla "riserva di legge" posta sulle spese per investimenti militari dalla L. 4.10. 1988, n. 436 che condizionerà la programmazione finanziaria a particolari procedure di controllo da parte del Parlamento. Nelle conclusioni sono elencate le proposte di modifica all'attuale ordinamento che possono essere così sintetizzate: I. Illustrazione da parte della Difesa al Parlamento degli obiettivi di forza in termini di strutture, equipaggiamenti, infrastrutture, ecc.; tale illustrazione deve avere carattere quantitativo, oltre che qualitativo, in modo di permettere una valutazione da parte del Parlamento.


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Il. Valutazione in termini tecnici ed economici dell'obsolescenza dello strumento militare e relativa stima del suo finanziamento in un arco di tempo di 10 anni. III. Valutazione dei "programmi", non solo in termini di approvvigionamento, ma anche di esercizio - secondo il ciclo di vita dei sistemi di arma per conoscere il. "full cost" di ogni programma da confrontare con l'efficacia. IV. Valutazioni comparative fra le precedenti pianificazioniprogrammazioni per giungere alla determinazione delJa compatibilità fra risorse con gli obiettivi di forza. Tale valutazione dovrebbe essere di competenza dello Stato Maggiore Difesa e di Segredifesa. V. Inoltre, a più lungo termine, col nuovo assetto del Vertice della Difesa, dovrebbero essere illustrate al Parlamento: I) le strutture, le metodologie e le procedure con cui valutare l'impatto economico/ industriale delle spese militari ed introdurre in senso generale la considerazione del fattore economico nel processo decisionale del vertice militare; 2) le strutture, metodologie e procedure con cui migliorare le attuali insufficienti capacità di preventivazione e di controllo dei costi sia di investimento che di funzionamento; 3) le procedure da seguire per l'elaborazione della pianificazione e programmazione generale e finanziaria della Difesa. Esse devono consentire una valutazione globale delle opzioni alternative possibili; 4) le modalità con cui fornire al Parlamento un sistema di lettura multidimensionale del bilancio e della programmazione finanziaria, che ne consenta la comprensione degli effetti reali ed operativi della politica di spesa della Difesa; 5) le modalità con cui programmare e controllare le spese per le ricerche e gli sviluppi, nonché per l'ottimizzazione delle caratteristiche operative e tecniche dei futuri sistemi d'arma, ricorrendo a puntuali valutazioni marginalistiche ed alla considerazione sistematica non solo dei costi di approvvigionamento ma anche di quelli di esercizio ai primi collegati; 6) le modifiche alla normativa e alla contrattualistica della Difesa, che consentano di attivare approvvigionamenti competitivi e di minimizzare i costi, coinvolgendo anche la responsabilità delle industrie fornitrici per una corrispondenza fra i costi previsionali e quelli a consuntivo;


APPEt'.DICI

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7) la valutazione dei settori suscettibili di un recupero di risorse, con particolare riferimento a quello territoriale, a quello dell'addestramento e soprattutto a quello dell'area tecnico-industriale della Difesa. A quest'ultimo proposito occorrerebbe accertare la possibilità dell'ipotesi avanzata anche in campo politico di una sua "irizzazione" o di una costituzione di una Azienda Autonoma per gli Stabilimenti e per gli Arsenali, in grado di rivitalizzare un settore che non è sicuramente caratterizzato da un elevato grado di efficienza/costo e su cui molti ritengono sia possibile realizzare economie cospicue di bilancio.


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APPENDICI

Successione delle attività di programmazione

PROGRAMMAZIONE 01'1:RATIVO • MILITARE

PROGRAMMAZIONE 01'1:RATIVO ECONOr.<ICA

ELEMENTO STRUTTURALE

ELEMENTO ANALITICO

AHAUS,

ANALISI 01'!:RATIVA

OSTO-EFFICACIA

MOOELLO DI OECISIONE

DEFlNIZIO~ PROGRAMMI SOTTOPROGRAMMI ELEMENTI 01 PROGRAMMA

DETERM111<AZ!Ot,E ELEMENTI 01 PROGRAMMA PROGRAMMI SOTTOPROGRAMMI

STRUTTURA 0€1 PROGRAMMI NO

VERIFICA DI COMPATIBIUTA

NO

s, PROGETTO DI PROGRAMMAZIONE

AREE 01 SPESA

SETTORI 01 SPESA

VOCI 01 SPESA Il* C(>tltratlll

PROGRAMMI 01 SPESA

PROGRAMMAZIONE TECNICA

BILANCIO PLUR1ENNALE 1 - - -..__ _ _ _ __.

PAOGRAMMAZIOM FINANZIARIA

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PREVISIOI.E ANNUALE DELLE SPESE DI DIFESA (Blanc,o)

CONTROUO

FINANZIARKl-AMMINISTR 1 - - -- -- - - - ' DELLA SPESA

Dal rapporto di ricerca "Schema di programmazione generale finanziaria" del CEMISS (ricerca direna da G. MAYER) Roma 1990


247

APPENDICI

NOTE

ALL'APPENDICE

3

(I) R.N. ANTHONY, Sistemi di pianificazione e controllo, trad. it. Milano 1967, pag. 124.

(2) Min. Difesa Gabinetto. Atto dispositivo n. I 1967 in data 15.6.1947. (3) V. ILARI, La Pianificazione e Programmazione della Difesa. Rapporto al Convegno !STRIO dell'8 luglio 1988. La pianificazione "a tetto finanziario" consiste nel redigere la pianificazione sulla base di un'ipotesi finanziaria aprioristicamente definita, con un'analisi più o meno puntuale e in taluni casi anche in assenza di analisi, dell'impatto che differenti livelli di spesa comportano sull'efficienza del servizio pubblico della Difesa. Tale approccio privilegia l'aspetto puramente finanziario, trascurando quello politico-strategicomilitare. La pianificazione "per esigenze" poste dalle esigenze politico-strategiche definisce i livelli di spesa in base a quanto risulta necessario spendere per raggiungere determinati livelli di capacità difensive. I due sistemi in realtà sono contrapposti solo teoricamente. Anche il secondo finisce per concludersi con la determinazione di un'ipotesi finanziaria, che è però più consapevole e più dettagliata, poiché riferita ad obiettivi precisi. Tale approccio consente ai responsabili politici di prendere decisioni almeno teoricamente in merito all'allocazione dei fondi alla Difesa. Esso presuppone che vengano illustrati dettagliatamente obiettivi, programmi, capacità operative, e lacune conseguenti. È un approccio indubbiamente più difficile, ma è anche l'unico che logicamente possa essere seguito, se la difesa nazionale va concepita come un servizio pubblico, da valutare non in base a semplici "input" finanziari, ma sulla base dei risultati - out-put - che tali "input" possono produrre e che sono diversi a seconda della politica di spesa che viene seguita. Questa politica di spesa rappresenta infatti la logica conclusione di ben definite scelte politiche strategiche (V. ILARI, Rapporto, op. cit. pagg. 27-28).



APPENDICE 4

LA FORMAZIONE DEL BILANCIO DELLA DIFESA



APPENDICI

251

LA FORMULAZIONE DEL BILANCIO DELLA DIFESA Il bilancio di un'azienda risulta tanto più complesso, quanto più complesse sono le attività dell'azienda stessa. Siffatta verità dà ragione della complessività del bilancio dell'Amministrazione della Difesa. Infatti il conseguimento del fine difesa avviene attraverso il servizio difesa, costituito da un grandioso processo di produzione in cui, combinando uomini, infrastrutture, sistemi di arma ed organizzazione, si giunge alla produzione di un adeguato strumento militare, la cui funzione ha un carattere strumentale se col suo deterrente evita il conflitto armato e finale quando viene materialmente impiegato nel conflitto. Le attività manageriali per la produzione dello strumento militare sono estremamente complesse, perché si tratta di un processo di produzione grandioso per vastità di proporzioni e di fattori impiegati e per l'alta specializzazione di alcuni di essi, fra cui in particolare i sistemi di arma, sempre più tecnologicamente progrediti e costosi. Tutto ciò spiega dunque la complessità del bilancio della Difesa - denominato ufficialmente «stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa» - e spiega anche perché la sua impostazione sia alquanto difforme da quella generale, comune agli altri Ministeri (S. Cozzi, Tecnica del bilancio e controilo della finanza pubblica, Bologna 1956, p. 84). Ciò precisato, pensiamo di premettere un breve excursus sugli organi che attendono alla preparazione del bilancio della Difesa. Fino a quando le Forze Armate costituivano ciascuna un ministero, si sono avuti tre bilanci distinti. Com'è noto il D.L.C.P.S. 4 febbraio 1947, n. 17 riunì in un unico dicastero i tre Ministeri delle Forze Armate, di modo che a partire dall'es. fin. 1947-48 si ebbe un unico bilancio, denominato «stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa». In un primo momento, il coordinamento dei servizi di bilancio ed amministrativi venne assicurato mediante appositi uffici - Uffici bilancio - distaccati presso ciascuna Forza Armata (art. 5 del D.L.C.P.S. IO maggio 1947, n. 306). Inoltre, per assicurare «un comune indirizzo nella formazione del bilancio», venne costituito un apposito comitato, composto dai Capi di Stato Maggiore, dai Segretari generali delle singole FF.AA. nonché dei Capi ufficio bilancio e dai Capi ragionieri. Ta-


252

APPENDICI

le comitato era presieduto dal Ministro della Difesa (art. 5 del citato decreto legislativo). Successivamente, con disposizione del Ministro della Difesa (Det. Min. 11967 del 15 giugno 1949), a datare dal I O luglio 1949, veniva disposta l'istituzione, presso il Gabinetto del Ministro della D ifesa, di un Ufficio Centrale per i servizi del bilancio e del coordinamento amministrativo. Anche presso gli SS .MM. delle tre FF.AA. e lo Stato Maggiore Difesa venivano create apposite "sezioni bilancio" che però avevano principalmente il compito di ridurre in termini finanziari i piani militari e i programmi formulati dai rispettivi SS .MM .. Si giungeva alla formulazione delle richieste oggetto del progetto dello stato di previsione delle spese della Difesa, attraverso la seguente procedura .. Sulla base dei programmi militari formulati dai singoli SS.MM. - coordinati dallo Stato Maggiore Difesa - e secondo le direttive del Ministro, le tre FF.AA. venivano invitate a fare le loro richieste, distintamente per capitolo di spesa . Le "sezioni bilancio" presso gli uffici dei Segretari generali facevano un primo lavoro di coordinamento, nell'ambito delle rispettive FF.AA.. Successivamente, le richieste delle tre FF.AA. affluivano all'Ufficio bilancio e coordinamento amministrativo presso il Gabinetto del Ministro che, secondo le direttive ricevute dal Ministro, procedeva ad un ulteriore coordinamento, questa volta fra le varie FF.AA .. Il progetto che ne risultava veniva presentato al Consiglio Superiore delle FF.AA., perché esprimesse in proposito il prescritto parere - art. 11, lett. e) della legge 9 gennaio 1951, n. 167; successivamente era sottoposto all'approvazione del Ministro e, infine, tramite le ragionerie centrali delle singole FF.AA ., veniva inviato alla Ragioneria generale dello Stato. Se l'ammontare delle richieste superava l'importo complessivo dei fondi messi a disposizione dal Ministro del Tesoro, s'iniziavano le discussioni col predetto Ministero per concordare l'ammontare complessivo degli stanziamenti definitivi. Con la stessa procedura seguita per la formulazione delle richieste iniziali, si perveniva alla loro riduzione per contenerle entro i limiti assegnati. Da quanto esposto appare evidente che la formulazione del bilancio era riservata al Ministro e l'Ufficio centrale per i servizi del bilancio e del controllo amministrativo - funzionante dapprima su tre e poi su quattro reparti: bilancio, amministrativo, controllo e controllo amministrativo NATO - veniva ad avere le funzioni che nel D.o.D. degli Stati Uniti vengono svolte dal "controller".


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APPENDICI

Con il processo di unificazione dei servizi della difesa realizzato nel 1966 - riordinamento dello Stato Maggiore della Difesa e degli Stati Maggiori di Forza Armata, istituzione dell'Ufficio del Segretario generale della Difesa e soppressione degli Uffici dei Segretari generali di Forza Armata, costituzione dell'Ufficio Centrale del bilancio e degli affari finanziari, ordinamento delle direzioni generali per materia, anziché per forza armata, ecc. - l'iter della formulazione dello stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa è notevolmente cambiato. Nel quadro di tale ordinamento, stabilito con D.P.R. 18 novembre 1965, n. 1477 - riordinamento degli SS.MM. - e con il D.P.R. 18 novembre 1965, n. 1478 - organizzazione degli Uffici centrali - il Ministro della Difesa emanò, nel 1967, le relative istruzioni per la formulazione del bilancio (Det. Min. 38346 del 10 ottobre 1967). Le competenze e i procedimenti stabiliti con le predette istruzioni possono essere sintetizzate come segue. Le spese di difesa vennero suddivise in: I) Spese per l'ammodernamento e il potenziamento. 2) Spese di funzionamento, ripartite in: a) spese vincolate non variabili -

fisse ed obbligatorie;

b) spese vincolate a programmi di forze; e) spese di esercizio -

operative ed amministrative.

Ciò premesso, le procedure vennero così definite: 1 progetti di previsione di spesa vengono formulati da: - gli Stati Maggiori: per i settori di spesa dipendenti da programmi tecnico-militari di potenziamento, ammodernamento e di esercizio, nonché dai programmi di forze valutati dagli SS.MM. stessi; gli Enti Centrali del Ministero (Segredifesa, UU.CC. e DD.GG.): per le spese vincolate non variabili, le spese extraistituzionali e quelle relative al potenziamento per l'esercizio degli enti stessi. -

Per la formu lazione del progetto di previsione della spesa si osservano le seguenti procedure: A) Bilandife comunica a Stamadifesa le presumibili disponibilità finanziarie sulle quali dovrà essere impostato il bilancio dell'esercizio di riferimento, con l'indicazione delle spese fisse e precisa, in relazione


254

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256

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alle scadenze di legge, il calendario dell'attività da svolgere per la formazione del bilancio. 8) Stamadijesa, nel quadro della programmazione finanziaria pluriennale, emana le direttive per l'impostazione dei programmi di spesa; ed invita: I) gli SS.MM. a formulare ed a trasmettere le previsioni di spesa relative ai seguenti settori: a) potenziamento ed ammodernamento: - impegni pluriennali in corso di esecuzione; - impegni pluriennali già autorizzati dallo Stato Maggiore della Difesa; - ulteriori esigenze, suddivise in: • esigenze da fronteggiare con impegni pluriennali, con l'indicazione dei relativi piani di finanziamento; • esigenze da fronteggiare con contratti o commesse annuali; b) spese di esercizio:

-

-

ricerca scientifica, studi ed esperienze; esigenze addestrative (esercitazioni e manovre, corsi, funzionamento di istituti e scuole, attrezzature didattiche, munizioni, carburanti, ecc.); attività proprie degli organismi sanitari di F.A.; manutenzione e riparazione di materiali immobili; mantenimento a livello delle dotazioni; trasporti e varie; attività proprie degli SS.MM. e dei Comandi (spese generali, spese di ufficio, indennità al personale, provvidenze, ecc.);

e) spese relative al programma di forze (vitto, vestiario, assegni

-

e paghe), articolato in: ufficiali (richiamati, trattenuti, in ferma e rafferma, in servizio di leva): forza bilanciata; sottufficiali (richiamati, trattenuti, in ferma e rafferma, in servizio di leva): forza bilanciata; militari di truppa (allievi delle varie categorie, in servizio di leva): forza incorporata e bilanciata.

Le spese anzidette sono computate dalle DD.GG. sulla base dei dati forniti dagli SS.MM. di F.A. e secondo diretlive diramate da Segredifesa per uniformare la compilazione e la presentazione e comunicate agli SS.MM. stessi.


APPENDIC I

257

2) Segredifesa a formulare e trasmettere le previsioni di spese relative a: a) personale militare in attività di servizio (ufficiali e sottufficia-

b)

e)

d)

e)

li in servizio permanente): assegni fissi e indennità a carattere continuativo; personale civile in attività di servizio (impiegati e salariati): assegni fissi e indennità a carattere continuativo; personale in quiescenza (carabinieri compresi): pensioni e trattamenti similari (indennità speciale, indennità di ausiliaria, indennità una tantum in luogo di pensione, ecc.); attività proprie di Segredifesa e delle DD.GG. Enti ed Uffici dipendenti (spese generali, spese di ufficio, provvidenze per il personale, ecc.) ed al potenziamento per l'esercizio degli Enti stessi; esigenze non direttamente connesse con la preparazione delle FF .AA.: spese extra istituzionali.

3) li Comando Generale dei Carabinieri a formulare ed a trasmettere lt: previsioni di spesa relative alle proprie esigenze (escluse le spese per il personale in quiescienza). C) Stamadifesa, sulla base delle previsioni ricevute dagli SS.MM. di F.A.

da Segredifesa e dal Comando Generale dei Carabinieri (alle quali aggiunge le proprie e quelle dei dipendenti Enti interforze), compila un riepilogo generale della spesa. D) Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, sentiti collegialmente i Capi di Stato Maggiore delle 3 FF .A.A. e, per quanto di competenza, il Segretario generale della Difesa e il Comandante generale dei Carabinieri: esamina il riepilogo, valutando le influenze reciproche fra spese di potenziamento ed ammodernamento e spese funzionali; determina, se necessario, le eventuali contrazioni da operare nei programmi; procede alla definizione delle linee essenziali dello stato di previsione della spesa che sottopone all'approvazio:1e del Ministro. Sui poteri del Capo di Stato Maggiore della Difesa di cui alla lett. D) devesi osservare che con la costituzione del Comitato dei Capi di Stato Maggiore, è stata attribuita a tale Comitato la competenza in merito alla pianificazione operativa ed alla conseguente programmazione tecnicofinanziaria. Ma poiché il finanziamento dei "programmi tecnicofinanziari" avviene di norma annualmente ~on la legge di bilancio, ciò


258

I\PPE,'D!CI

ha comportalo due ordini cli conseguenze: a) i programmi tecnicofinanziari sono scorrevoli (rolling) e flessibili (soggetti a changes) in relazione agli effettivi stan,iamenti annuali di bilancio; b) il bilancio diviene elemento vincolante dei programmi tecnico-finanziari, cosic:ché finisce col divenire oggetto di competeI1La del Comitato dei Capi di Stato .Maggiore. Ciò porta a che la predisposizione del bilancio non sia più di esclusiva competenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa - secondo quanto stabilito alla lett. D) - ma piuttosto un allo collegiale conseguente ad una decisione collegiale, nella quale i diversi membri del Comitato assumono una responsabilità collegiale secondo i principi del diritto amministrativo. Concluse le precisazioni sulle variazioni delle competenze del Capo di Stato l\.laggiore della Difesa e conseguentemente delle procedure per il progetto del bilancio, riprendiamo l'esposizione dell'iter fissato dalla citata Determinazione Ministeriale n. 38346. E) Stamadifesa, sulla base delle decisioni adottate dal \1inistro, cornunic:a a Bilandife le necessarie dispo,izioni per la tormulazione dello schema dello stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa. F) B;/andife, con il concorso degli SS.\1:\1. del Comando Generale dei Carabinieri e delle OD.GO .. procede alla compilazione del «progetto dello stato di previsione della spesa» e lo sottopone all'approvazione del Ministro. Per il caso che durante l'esame da parte del Consiglio dei I\linistri o in .,cde parlamentare, il progecto subisca delle variazioni, la successiva messa a punto del documento è condotta con le stesse modalità sopraindicate. Nel concludere la pre,cnre sintesi, c'è da soggiungere che le norme di cui alla legge 4-10-1988, n. 436, nell'intento di fare chiarezza nelle attività militari, hanno appesantito la formulazione del bilancio con una massa di documenti - relazioni e tabelle - che nella loro complc,sità finiscono col risultare poco comprensibili, perché di difficile lettura anche agli ''addetti ai la\'ori''.


PROGRAMMAZIONE E FORMULAZIONE STATO DI PREVISIONE

VALUTAZIONE E PROGRAMMAZIONE

MINISTRO

I

APPROVAZIONE

SMD PROGRAMMA ZIONE ANNUALE

.,,.,, )>

m 7

o

B

N

V,

\O



APPENDICE 5

L'INFLAZIONE MILITARE



APPf' 'IOICI

263

L'INFLAZIONE MILITARE(*) Prima di trattare del fenomeno dell'inflazione militare, riteniamo opportuno qualche breve richiamo sull'inflazione in generale. Il fenomeno dell'inflazione è praticamente esistito sempre, anche in tempi in cui circolava soltanto moneta metallica, assumendo forme e denominazioni diverse (tosatura delle monete, signoraggio, ecc.) che, alterando il potere d'acquisto della moneta attraverso il diminuito quantitativo di metallo, fecero lievitare i prezzi . Di questi fenomeni ebbero ad occuparsi i mercantilisti fin dal secolo XVI. Il fenomeno, tuttavia, ha assunto rilevanza notevole con l'introduzione della circolazione cartacea, in particolare di biglietti inconvertibili. L'inflazione può essere definita come la tendenza verso un aumento continuo del livello generale dei prezzi, significando con ciò che l'inflazione costituisce un processo dinamico, che implica un aumento continuo di prezzi e non una situazione di "prezzi alti" <1>. L'inflazione provoca numerosi riflessi, alcuni di essi gravi, sia sui sistemi economici nel loro complesso che sui singoli individui, e fa sentire i suoi effetti anche sull'espansione del progresso economico, determinando anche contrasti di opinioni nella dottrina economica, in particolare fra la scuola realista e la scuola monetarista. L'inflazione non è generata da un'unica causa, anche se in tempi relativamente recenti ne era conosciuta una sola: l'eccesso di creazione di moneta, che portò alla formulazione della teoria quantitativa della moneta sintetizzata dal FISCHER nella nota equazione (2) _ Tale inflazione è tipica dei programmi di spese pubbliche in eccesso rispetto al reddito nazionale c3> ed è ricorrente in ogni guerra e nel susseguente periodo del dopoguerra, essendo prodotta dalle spese per condurre le operazioni belliche e per affrontare la successiva ricostruzione. In seguito si pervenne a concepire e teorizzare altri tipi d'inflazione. Innanzi tutto l'inflazione originata dall'eccedenza della domanda globale di beni e servizi sull ' offerta globale: venne denominata "inflazione da domanda" (demand pull inflaction). Secondo una teoria abbastanza recente, formulata all'epoca della guerra di Corea, l'inflazione può essere generata anche da costi (cost push inflaction). (•) f,;os1ro luvoro ripreso dalla Riv,sro Aeronuutica ~ anno 199/, n, I ~per gentile «uroriz;,azionedef/a Direzione dello Rivisto.


264

APPEN DICI

È proprio delle attuali economie industrializzate un continuo aumento dei salari anche per la forza contrattuale delle associazioni dei lavoratori che spesso riuscendo a spuntare aumenti salariali monetari superiori all'incremento della produttività del lavoro, implicano aumenti dei costi di produzione che, a loro volta, provocano automaticamente un aumento dei prezzi. È tuttavia da rilevare che tale inflazione spesso è indotta da un eccesso di domanda globale sull'offerta che fa lievitare iJ livello generale dei prezzi attraverso un processo dinamico di produzione che riesce a adeguarsi all'accresciuta domanda solo mediante un regime di "costi crescenti".

li concetto generale

Applicando quindi la definizione corrente di inflazione, l'inflazione militare in generale è costituita da una tendenza verso un aumento continuo del livello dei costi dei beni e dei servizi acquisiti dall'organismo della difesa per produrre lo strumento militare. Ma la "domanda militare" è complessa e diffusa in tutti i settori di mercato, il che significa che l'organismo militare per il processo di produzione del " servizio di difesa nazionale" non acquista soltanto armi, sistemi di arma, esplosivi, ecc. ma anche materiali e generi vari - definiti dall'economia con la voce "beni" - propri del comune mercato e che pertanto formano oggetto di domanda parallela da parte degli imprenditori dei settori civili e dei consumatori in genere. Consegue che quando l'organismo militare acquista generi alimentari, prodotti tessili, scarpe, autovetture e autocarri, macchine edili, carburanti e lubrificanti, centrali telefoniche - e la lista potrebbe continuare a lungo - paga un prezzo non diverso da quello pagato dall'imprenditore privato e ne subisce la medesima dinamica, fra cui il fenomeno dell'inflazione. Da siffatte considerazioni deriva che quando si parla di inflazione militare in termini generali - inflazione militare generale - ci si deve riferire al complesso della spesa militare; inoltre, se si vuole considerare specificamente l'àndamento dei prezzi del materiale bellico - navi e aerei militari, carri, sistemi d'arma - si deve parlare di inflazione militare specifica. Ciò premesso è da rilevare che su una inflazione militare specifica, detta anche tipica, differenziata da quella' generica prodotta dal mercato, si discute da qualche tempo e le opinioni al riguardo sono discordi. Da più parti viene sostenuto che l'inflazione militare è superiore al tasso


APPENDICI

265

dell'inflazione generica: l -20Jo in Francia, l,30Jo in Gran Bretagna (con punte anche del 10-15%), fra il 4-60Jo negli Stati Uniti, circa l,5-20Jo in Italia, ecc .. Della questione se ne sono occupati la NATO fin dal 1974 C4l, l'ONU e singoli stati. Al riguardo è interessante riprendere lo studio effettuato da un gruppo costituito ad hoc in seno all'ONU che terminò i lavori nel 1985, utilizzandone l'interessante esposizione che fece il col. Battaglia (SJ. Tale studio che investiva anche altri obiettivi, fra cui le parità ciel potere d'acquisto delle risorse finanziarie militari di alcuni paesi rispetto al dollaro, aveva lo scopo preliminare di determinare i tassi di inflazione di vari paesi su basi comuni . Sulla questione, però, sono state condotte altre analisi, specie in Francia, che riteniamo di porre a confronto allo scopo di pervenire a qualche risultato che riduca le disparità esistenti, oltre che nel metodo, anche nei valori calcolati dal predetto gruppo di lavoro. l tentativi di chiarezza della Francia e di altri paesi Dopo aver posto in evidenza la differenza concettuale fra inflazione della spesa militare, inflazione militare generale, e inflazione della spesa per materiali bellici, inflazione militare specifica, riteniamo opportuno riportare una sintesi di alcuni studi effettuati in altri paesi per chiarire concetti ed entità dell'inflazione militare, e in particolare in Francia, vista l'affinità dei sistemi economici francese e italiano. Gli effetti di un'inflazione militare specifica sulle programmazioni militari quinquennali incominciarono ad essere presi in considerazione a partire dalla legge relativa ai programmi 1966-70, ma le analisi più accurate si riferiscono alla terza legge del programma I 971-7 5, anche perché negli anni 70 si verificò in Francia, come negli altri paesi, un'inflazione generale rapida e massiccia. Amministrazione pubblica, Assemblea nazionale e studiosi provarono a definire chiaramente sia il concetto d'inflazione militare, sia la sua entità e l'opinione prevalente fu che l'inflazione militare, che venne denominata inflazione militare specifica, si dovesse riferire soltanto ai materiels d'armement, perché l'inflazione riferita al complesso della spesa militare - budget du Ministère de la Défense - è presso a poco uguale a quella ufficiale (indice generale dei prezzi al consumo e del prodotto interno lordo) C6J; era altresì opinione generale che la sua entità si aggi-


266

APPENDICI

rasse intorno ad una maggioraLione di 1-2 punti al di sopra dell'indice generale dei prezzi. Si deve tuttavia osservare che le analisi sul fenomeno inflazione militare continuarono anche durante gli anni 80, in particolar modo ad opera dell'ingegnere gen. degli armamenti MAISSONNEUVE, dei professori DUSSAUGE, ABEN e MAURY, nonché l'ammiraglio BONA VITA e le loro conclusioni, ad eccezione di quelle dell'amm. BONAVITA, tendevano ad escludere l'esistenza di un'inflazione della spesa militare nel suo complesso. L'ing. gen. MAISSONNEUVE <7> a seguito di un'analisi effettuata sugli indici dei prezzi dei materiali di armamento terrestre, navale e aeronautico, giunge alla conclusione che «i prezzi dei materiali d'armamento non aumentano certamente nell'insieme più velocemente dei prezzi del PIB (Produit Interieure Brut)», aggiungendo che «le affermazioni contrarie si basano generalmente sia su estrapolazioni affrettate originate da casi particolari, sia su nozioni errate, in particolare dalla confusione tra prezzi e previsioni».

li prof. DUSSAUGE, invece, considerando i prezzi-indici calcolati dall'Istituto di statistica francese per l'industria, rileva dati <M> che lo portano a conclusioni diverse da quelle alle quali è pervenuto l'ing. gen. MAISSONNEUYE. È da rilevare, tuttavia, che permanendo un orientamento contrastante sull'esistenza e l'entità dell'inflazione specifica militare, l'organo della programmazione militare prevede negli stanziamenti dei crédits una cifra pari ali' 1-2% dei finanziamenti stessi per tenere conto dell'inflazione militare specifica (9>.

Oltre la Francia, altri paesi hanno preso in esame il fenomeno dell'inflazione militare. Forniamo una sintesi dei risultati conseguiti dagli USA, dalla Gran Bretagna e dalla Germania Federale. Negli Stati Uniti l'inflazione militare specifica risulterebbe del 50Jo annuo in più di quella generale, però tale valore comprende anche il quality effect e cioè quella parte dei miglioramenti tecnologici incorporati nei materiali che si suppone non siano compensati da progressi equivalenti conseguiti dagli avversari potenziali <10>. In Gran Bretagna si hanno più studi in proposito, fra loro molto discordanti. H. MARTRE in un suo articolo comparso nel 1982 OI), dà notizia di uno studio britannico edito in quell'epoca che valuta l'inflazione militare specifica in un 60Jo annuo, mentre F. COOPER, in uno


APPENDICI

267

studio più recente <12> ritiene che essa si aggiri su una maggiorazione dell'l,3% annuo dell'indice dell'inflazione implicita del PIL. Altri, invece, arrivano a valutarla in un 10-15% dell'indice di inflazione dei prezzi al consumo. Tanta diversità sembra comunque spiegabile nel senso che i valori più elevati includono il quality effect. Nella Germania Federale si tiene conto dell'inflazione militare applicando agli approvvigionamenti di armamenti l'indice di inflazione dei prezzi dei beni finali d'investimento ponderato per le varie categorie e, per le altre spese militari, quello determinato per il PIL <13>.

Il progresso tecnologico e il rinnovo dei materiali bellici Con la seconda rivoluzione industriale si è instaurato un processo di progresso tecnologico inarrestabile. Il susseguirsi delle scoperte scientifiche e delle tecniche è stato ed è tuttora l'elemento determinante dello sviluppo economico, tanto che SCHUMPETER <14> ha visto nell'innovazione imprenditoriale il decollo dello sviluppo di qualunque tipo di sistema economico. Siffatta propensione è particolarmente accentuata nel settore militare perché, come dimostra l'indagine storica, ogni invenzione, ogni scoperta viene subito posta a disposizione delle forze militari, e gran parte della ricerca scientifica ha finalità belliche, tanto che le più rilevanti scoperte degli ultimi decenni hanno avuto scopi bellici e, solo più tardi, hanno trovato applicazione nei settori civili. Le conseguenze di tale tendenza sono: un rapido processo di obsolescenza dei sistemi d'arma e la loro sostituzione con sistemi d'arma tecnologicamente più avanzati. Ma tutto ciò comporta una tendenza incrementale dei costi che sopravanza la stessa tendenza tecnologica, talché i nuovi sistemi d'arma costano in termini reali, nel migliore dei casi, 2-3 volte in più dei vecchi sistemi che sono chiamati a sostituire (casi verificatisi in Gran Bretagna all'inizio degli anni 80 <15>), giungendo perfino ad otto volte (casi verificatisi nella Germania Federale per il "Tornado" e il "Leopard" II che hanno sostituito rispettivamente l'F-104 e l'M 47 <16>). Da alcune parti le cause di siffatti aumenti vennero fatte risalire all'inflazione militare che, si disse, è di molto superiore a quella generale. Ma le puntualizzazioni non tardarono. Fu rilevato che la spesa per l'acquisto di un bene è costituita dal prezzo per la quantità e che se l'aumento del prezzo è generalizzato, la maggiore spesa, ferma restando la quantità, è dovuta all'inflazione, perché essendo data la quantità, la spesa è funzione del prezzo. Però l'assunto indica una situazione di necessa-


268

\ PPE:SDIC"I

rietà, ma non anche di sufficienza, in quanto potrebbe esservi un'altra variabile e cioè la qualità. E questo è il caso della sostituzione di un bene dello stesso genere, ma avente caratteristiche tecnologiche avanzate. L'incremento di spesa che ne deriva non dipende dunque dalla variabile quantità e neppure dal prezzo ma dalla variabile qualità, cosicché non si può parlare di inflazione. Tale fenomeno è staro denominato "quality index" negli Stati Uniti e "dérive des prix" in Francia e sta ad indicare· i maggiori costi conseguenti ai miglioramenti tecnologici di generazioni successive di armamenti. Al riguardo l'amm. BONA VITA <17> precisa che trattasi "dell'argomento specifico fuori dall'inflazione del costo dei materiali militari" e che comunque "è sensibilmente più rapida di quella che indica, a livello generale, il tasso d'aumento della produzione interna". Nella programmazione per il quinquennio 1971-75 l'effetto qualità venne valutato intorno al 2% e cioè allo stesso livello dell'inflazione militare specifica. Anche l'amm. BONA VITA ritiene che tale entità oscilli fra un valore pari all'inflazione generale e il doppio, mentre il prof. DUSSAUGE indica un incremento del 5% <18>. Negli Stati Uniti il tasso dell'inflazione militare specifica, come già indicato, è valutabile intorno al 5-60Jo, ma dovrebbe comprendere anche l'effetto qualità, anche se le fonti non offrono precisazioni al riguardo. In Gran Bretagna l'effetto qualità assumerebbe - come già accennato - valori che portano a costi doppi e tripli delle nuove generazioni dei sistemi d'arma rispeuo a quelli sostituiti. Resterebbe, comunque, da verificare se tali valori riguardino, come sembra, casi specifici, oppure se abbiano carattere di generalità; inoltre, occorrerebbe conoscere la durata media del ciclo di vita di sistemi d'arma complessi per ricavarne il valore del quaiity index con maggiore approssimazione:

L 'efjetlo qualità nei settori civili delle produzioni avan-;,ate A questo punto si deve fare un passo indietro per riaffrontare l'esame dell'aspetto teorico del fenomeno per rilevare se l'effetto qualità è proprio delle produzioni militari, oppure se si verifica anche in altri settori economici e, in caso affermativo, in quale misura. Nello stadio attuale dell'industria, progresso tecnologico (fattore oggettivo) e innovazioni nella produzione (fattore soggettivo) convivono ~nsieme e ciò è provato dalle continue riduzioni del periodo di ammortamento degli in-


APPENDICI

269

vestimenti fissi: macchinari e attrezzature che circa 50 anni fa venivano impiegate per 20 e più anni, oggi vengono sostituite in meno di 10 anni, non perché fuori uso, ma in quanto divenuti obsolescenti in seguito al processo tecnologico <19l. Ma quand'è che un imprenditore si induce ad effettuare un nuovo investimento? La teoria economica degli investimenti mostra che essi sono funzione del reddito (diretta) e del saggio corrente dell'interesse (inversa) e che in un'analisi di secondo approccio dipendono dal confronto fra il saggio marginale del rendimento dell'investimento stesso e il saggio corrente dell'interesse, essendo in equilibrio nel punto di eguaglianza di tali elementi. Ciò significa che l'imprenditore effettua un investimento solo se prevede un profitto maggiore o almeno uguale al saggio corrente dell'interesse, realizzabile attraverso la maggiore efficienza dell'investimento stesso . Ne deriva che il maggior costo del nuovo investimento rispetto a quello sostitutivo, non dipende dall'inflazione generale, ma soltanto dall' effetto qualità che, peraltro, non agisce sull'inflazione generale, perché di massima è originatore di economie di scala dovute alla sua maggiore produttività. Possiamo così concludere l' argomento osservando che l'effetto qualità non è esclusivo delle produzioni militari, essendo ricorrente anche nelle produzioni dei settori civili tecnologicamente avanzati, con la differenza che non essendo la difesa un servizio vendibile, determina una maggiore efficienza del servizio stesso, ma il suo onere non può essere riassorbito dal relativo processo di produzione attraverso la vendita del prodotto, per il semplice motivo che non c'è vendita. Deve essere pertanto finanziato con maggiori stanziamenti di bilancio.

L'inflazione milirare in Italia D'inflazione militare si è cominciato a parlare con maggiore insistenza subito dopo il perfezionamento delle leggi promozionali per l'ammodernamento delle forze armate: erano per lo più voci generiche riguardanti, casi specifici, riferite ad entità notevoli e mai suffragate da calcoli appropriati . Ma a tutt'oggi mancano ancora dati ufficiali perché l'ISTAT, a differenza dell'analogo organismo francese, non .ileva i prezzi alla produzione per le costruzioni navali , aeronautiche e per gli armamenti. Esiste qualche studio riservato per uso interno delle forze armate ed il già citato studio in sede ONU. È difficile pertanto fare un quadro del fenomeno dell'inflazione militare nel nostro paese, cosicché la pre-


270

,\PPE:-.DICI

sente indagine ha carattere prevalentemente indiziario e costituisce soltanto un tentativo di primo approccio per avviare un'analisi che altri paesi stanno svolgendo da tempo . Al riguardo riteniamo di riprendere lo studio dell'ONU di cui abbiamo accennato precedentemente. I dati di tale studio riguardanti l'Italia sono indicati alla tab . l. Circa i dati profferiti relativi all'indice generale sui consumi (col. g) si osserva in linea preliminare che non corrispondono con quelli ufficiali pubblicati dall' ISTAT (tab. 2, col. a), che al riguardo indica 118, 7 e 138, I rispettivamente per gli anni I 981 e 1982. Anche i dati relativi all'inflazione militare destano fondate perplessità solo che si consideri lo scarto dell'inflazione militare complessiva fra il l 982 e il l 981 (col. e) e il corrispondente scarto dell'inflazione generale basata sull' indice dei prezzi al consumo (col. g); il primo scarto è di 14,9 e il secondo di 19,7 e il loro confronto mette in evidenza Tab. I. Indici dell ' inflazione milila re rnlcolati dall 'ONU per l'Italia (1980 = 100) Inflazione militare Anno

(I)

Inflazione civile d

e

b

a

e

f

lndiceg consumo

Funzion.

A.R.0)

lnfra;tr.

R.S.

Indice generale

Indice PIL

1981

131,9

121,0

118,6

120,6

129,3

118,3

I 19,5

1982

144,8

143,3

139,6

139,1

144,2

139,9

139,2

Ammodernamento l" Rinnovamtn1 c,

che è minore per l' indice dell'inflazione militare che secondo i calcoli dell'ONU risulta maggiore dell'indice dell'inflazione generale, portando alla conclusione improbabile che l'inflazione militare che presenta un'accelerazione maggiore dell'inflazione generale, finisce col mostrare una minore accelerazione fra l'anno 1982 e il 1981 - solo 14,9 punti - mentre l'inflazione generale ne fa registrare l 9, 7. T utto ciò ha indotto a tentare un'indagine, sia pure di primo approccio, seguendo una metodologia analoga a quella impiegata in Francia. Conseguentemente abbiamo, innanzitutto, considerato la spesa militare nel suo complesso, addivenendo ad una disaggregazione che distingue gli approvvigionamenti e le produzioni in beni specificamente militari e beni non specificamente militari, secondo la classificazione CEE in base all'art. 223 del Trattato di Roma, calcolando gli indici delle 3 categorie,


271

APPENDICI

per poi utilizzarle mediante opportune ponderazioni, per la costruzione degli indici definitivi degli anni 80 su base 1980 di cui alla Tab. 2. Seguendo la classificazione economica di primo grado del Ministero del Tesoro, l'indice nazionale dei prezzi al consumo è stato impiegato per calcolare l'inflazione relativa agli emolumenti al personale, per le spese avente carattere residuale e per ponderare la componente beni non specificamente militari della categoria beni e servizi; l'indice per beni e servizi così ottenuto è stato usato unitamente all'indice generale dei prezzi al consumo per ottenere l'indice generale dell'inflazione militare. Tab. 2. Numeri indici nazionali ai prezzi al consumo e numeri indici della spesa militare (base 1980 = 100) Indice Anno

a

nazion.

preni consumo

1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990

118,7 138, 1 158,8 175,6 190,7 202,3 211,7 222,2 236,8 251,2

Scarci dal 1asso d'inflazione

Spe~a militare b

Indice generale

119,6 139,8 162,2 180,8 197,7 211,0 223,0 235,5 251,2 267,7 ·

e

d

Indice Indice beni e servizi beni militari

120,1 141, 1 164,3 184,0 202,0 216,6 230,2 244,2 262,1 281,3

121,2 144,0 169,2 190,9 211,5 228,8 243,9 260,7 282,6 305,8

b-a

C·3

d-a

0,9 0,6 1,0 0,9 0,7 0,6 1,1 0,8 0,4 0,5

1,4 1,2 1,4 1,4 1,1 1,1 1,7 1,2 1,0 1,2

2,5 2,5 2,5 2,2 2,2 2,1 2,0 2,0 2,1 2,1

Fome: Indici nazionali dei prez:.ti al consumo (ISTAT) e noslrc elaborazioni

Gli indici così ottenuti hanno portato alle seguenti conclusioni: l'indice generale della spesa militare resta inferiore ad I punto in più rispetto a quello nazionale dei prezzi al consumo <20i; l'indice per l'acquisto di beni e servizi oscilla intorno a 1-1,4 punti sopra l'indice nazionale dei prezzi al consumo; l'indice per l'acquisto di beni tipicamente militari varia intorno ai 2-2,5 punti sopra l'indice nazionale dei prezzi al consumo. Sulla base di tali calcoli è stata elaborata la Tab. 3 che mostra le spese militari secondo la predetta classificazione in moneta corrente e costante (base 1980 = 100) che mette in evidenza l'aspetto inflazione militare nelle sue più rilevanti qualificazioni.


272

APPE:SOICI

Tab. 3. Clas.sificazione economico-operatho delle !,pese per la difesa. wrciLi finan,iari 1980-91 (in miliardi di lire) &ni e servili Anno

Mili tari

Non militari In complc,-o

Personale

Altre spese

Totale

1.642,1 2.297,8 3.176,6 3.469,8 4.073,3 4.778,7 5.124,3 5.537,3 6.166,1 7.445,2 7.833,8 8.644,8

119,1 127,7 174,4 217,8 272,2 320,2 345,6 316,1 286,3 344,2 337,2 375,9

4.808,7 6.174,7 8.012,4 9.794,1 11.538,8 13.771,0 14.590,8 15.831.6 17.365,2 19.005,0 19. 139,5 18.632,4

1.642, I 1.935,8 2.300,2 2.185,0 2.319,7 2.505,9 2.532, 7 2 616,0 2.775,6 3. 143,5 3.118,6 3.222, l

119,1 107,6 126,3 137,2 155,0 167,9 170,8 149,3 128,8 144,7 134,2 133, I

4.808,7 5. 164,5 5.730,7 6.039,8 6.383, 7 6.966.4 6.915,1 7.099,8 7.373,2 7.566,5 7.150,4 6.477,1

(in lire correnti)

1980 !981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991

1.809,4 2.157,0 2.399,6 3.303,9 4.107,4 4.941,7 5.183,3 6.078.7 6.746,5 6.685,8 6.595,0 6.286,0

1.238,1 1.592,2 2.261,8 2.802,6 3.085,9 3.730,4 3.937,9 3.899,5 4.166,3 4.529,8 4.373,5 3.325,7

3.047,5 3.749,2 4.661,4 6.106,5 7.193,3 8.672,1 9.120,9 9.978,2 10.912,8 11.215,6 10.968,5 9.6 11 ,7

(in lire co513nlÌ)

1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1 ' C" > Dati

1.809,4 I. 779, 7 1.666,4 I. 952, 7 2.151,6 2.336,5 2.265,3 2.492,3 2.555,6 2.365,8 2.156,6 1.875,3

1.238, 1 1.341,4 1.637,8 1.764,9 1.757 ,4 1.956,1 1.946,3 1.842,2 1.913,2 1.912,5 1.741,0 1.239,6

3.047,5 3.121, I 3.304,2 3.717,6 3.909,0 4.292,6 4.2 11,6 4.334,5 4.468,8 4.278,3 3.897,6 3.114,9

rro\·~1.so,

rontc: Min . Tesoro, \tato d1 p1cvisionc Jclla \pc~a del Min , 01fe\a e n(l',lf~ elaborazioni su Jau 1ST \ I

Tali dati sono di massima in linea con l'intensità del fenomeno inflazione militare in Francia. Per completezza di analisi, occorrerebbe ora considerare l'incidenza dell'effetto qualità. Purtroppo a questo riguardo il discorso resta indeterminato, perché le informazioni sono scarse e vaghe, in quanto l'organismo militare non offre dati aventi portata generale, ma solo qualche


APPENDICI

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notizia relativa a casi specifici che non possono avere carattere di atipicità sui quali calcolare indici significativi. In queste condizioni ogni indicazione avrebbe carattere puramente indiziario. Comunque considerando che la produzione dello strumento militare in Francia, in relazione alle caratteristiche del proprio sistema economico, non è sostanzialmente diversa da quella italiana, si può indicare con sufficiente approssimazione che l'effetto qualità della produzione dello strumento militare italiano si aggiri intorno al 2%.

Effetti de/l'inflazione militare Gli effetti dell'inflazione in generale sono diversi a seconda che si tratti di beni e servizi vendibili, oppure non vendibili. Nel caso di beni e servizi vendibili il prezzo più alto, dovuto all'inflazione di un fattore di produzione, rientra nel costo del bene prodotto o del servizio reso e trova la sua reintegrazione nel ricavo conseguito dalla cessione del prodotto o del servizio entro il limite dell'eguaglianza del costo unitario marginale con il ricavo unitario marginale, costituito dal prezzo di mercato nel breve periodo. Se, invece, si tratta di beni o più frequentemente di servizi pubblici non vendibili, come nel caso della difesa nazionale, il prezzo più alto dovuto all'inflazione costituisce sempre un costo di produzione, ma non può trovare, analogamente a tutti gli altri costi, la propria reintegrazione nei ricavi, non essendoci cessioni remunerate. In tal caso quindi l'inflazione comporta sempre un aggravio di costi con le seguenti conseguenze in via alternativa: attribuzione di una maggiore quota del PIL all'organismo della difesa per finanziare il maggior costo di produzione dello strumento militare che concretizza il servizio della difesa nazionale; produzione di uno strumento militare ridotto quantitativamente e qualitativamente - con un eufemismo ricorrente si dice che lo strumento militare viene ristrutturato - e perciò avente minore efficacia, che assicura una difesa nazionale meno efficiente, in quanto è aumentato il rischio della minaccia non coperta. Volendo fare un paragone con quest'ultima alternativa è come se un assicurato al quale è stato maggiorato il premio, chiedesse di ridurre il capitale assicurato per continuare a pagare il premio precedente. Ne deriverebbe un maggior rischio non coperto dalla polizza assicurativa <21>. In Francia le leggi della programmazione militare, a partire dal quinquennio 1966-70, tengono conto anche dell'inflazione militare in sede


274

,\PPENDKI

di stanziamento dei crédits di bilancio <22>. Il medesimo criterio viene seguito anche da altri paesi nei quali l'inflat.ione assume valori analoghi alla nostra o minori, mentre da noi i finanziamenti all'Organismo della difesa sono soltanto funzione variabile del PIL.

Alcune considerazioni Da quanto si è avuto modo di osservare per il nostro paese, si può concludere che: l'inflazione militare sul complesso della spesa militare non si verifica o assume valori di poco inferiori ad un punto in più rispetto all'indice nazionale dei consumi, stante la complessità e la vastità della domanda militare che è presente in tutti i settori del comune mercato, oltre a quello specifico degli armamenti. Circa l'inflazione militare sugli acquisti di beni e servizi, occorre distinguere i beni tipicamente militari da quelli non tipicamente militari secondo la classificazione CEE; per i beni della prima categoria l'inflazione militare non supera di 2-2,5 punti l'indice nazionale dei consumi (inflazione militare specifica) e quella dell'altra categoria segue l'andamento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo, come pure le spese di personale e delle spese aventi carattere residuale; consegue che l'indice complessivo dell'acquisto di beni e servizi nel complesso varia intorno a 1-1,50 punti rispetto ali 'indice nazionale dei prezzi al consumo; sull'effetto qualità non è possibile effettuare calcoli appropriati per mancanza di elementi aventi caratteristiche statistiche; è solo possibile una valutazione indiziaria sulla base degli elementi noti del processo di produzione dello strumento militare in Francia, stante l'analogia di tale produzione con quella del nostro strumento militare. ln tal caso l'incidenza dell'effetto qualità dovrebbe aggirarsi su un 2% annuo; l'andamento dell'inflazione generica non è significativa per l'organismo della difesa, perché quando deve rinnovare un sistema d'arma è l'inflazione specifica che opera rispetto al prezzo da pagare per quel determinato sistema d'arma e non l'inflazione generica che ha riflessi soltanto sul bilancio della difesa nel suo complesso; malgrado quanto rilevato al punto precedente, dell'andamento dell'inflazione specifica non se ne tiene conto nella determinazione dei finanziamenti all'Organismo della difesa, perché di massima tali finanziamenti sono in funzione soltanto del PIL espresso in moneta corrente.


APPENDICI

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NOTE ALL'APPENDICE 5 (I)

W. L. SMITH, Macroeconomia, trad. it. Bologna 1970, pag. 456.

(2)

Ricordiamo al riguardo la nota equazione: MV= PQ dove M è la massa di moneta in circolazione e V la velocità dei beni e servizi prodotti e P i rispettivi prezzi.

(3)

Vedasi contra la politica del deficit spending in J.M. KEYNES, Generai THEORY, trad. it. Torino 1953 e la sua scuola.

(4)

Riv. Amministrazione della Difesa, Verso i bilanci a moneta costante? 1974/3-4.

(5)

G. BATTAGLIA, La comparabilità delle spese militari, in Riv. Aeron. 1986/ 2.

(6)

J. ABEN, C. BOURDANOVE, N. DAURES, J.P. MAURY, La defènse national française face à l'inflaction pour !es études de défense national, dossier n. 11, 1986.

(7)

P. MAISSONNEUVE, Prix des matériels d'armament, in Défense Nationar, juil 1980.

(8)

Per 1970= 100 i valori relativi al 1980 sono: per le costruzioni navali, aeronautiche ed armamenti 264, per l'equipaggiamento d'imprese 174, per quelli professionali 209, per i materiali elettrici 237 mentre per quelli elettronici 238. I prof.ri J. ABEN e P. MAURY (Pour en finir avec l'inflation militaire. Défense Nationale, aoiìt-sept. 1987), in un riesame di secondo approccio dei calcoli dell'ing. gen. MAISSONNEUVE, rettificano i dati esposti dall'autore che però non modificano sensibilmente le conclusioni dcll'ing. gen. MAISSONNEUVE. Al riguardo l'analisi potrebbe essere diversamente affinata, calcolando un solo indice dei prezzi dei materiali militari da ponderare con quello degli altri acquisti del Ministero della Difesa sulla base dei coefficienti 55 e 45 che secondo i citati autori rappresentano le percentuali delle due categorie di beni che costituiscono le spese militari. A calcoli effettuati, considerando il 1970 = 100, si hanno i seguenti dati riferiti al 1980: 197 per l'indice di spesa dei settori civili, 264 per quello della spesa per gli armamenti e 234 per l'indice della spesa militare.

(9)

Per ciò che concerne la programmazione 1984-88, l'Assemblée National ha mostrato opinioni discordi: M. TINSEAU, relatore della Commissione della Difesa, ritiene l'inflazione militare specifica superiore di 2-3 punti percentuali rispetto al tasso nazionale dell'inflazione; secondo M. LEONARD, invece, lo scarto sarebbe meno di un punto.

(IO)

Sul quality effect si rinvia al par. seguente.

(11)

H. MARTRE, Les per~pectives des activités françaises de l'armament dans leur environncment international in Défense National, juin 1982.

(12)

F. COOPER, Défense in tight economy, in the Management of Defence expenditure.

(13)

C. JEAN, L'economia della Difesa, Roma 1988, pag. 22.

(14)

J. SCHUMPETER, The theory of economie development (trad. ingl. Cambridge Mass 1934).

( 15) Statement on the Defence estimates 1981, London I 98 I, citato da C. JEAN, l'Economia della Difesa, op . cit. pag. 20.

J. FONTANEL, L'économie des armes, Maspero 1985, cit. da P. DUSSAUGE, L'industrie d'armament. Formation des prix, évolution des coiìts et pcrformances économiques, in Défense National, mai I985. (17) B. BONA VITA, Conscnsus et programmation, in Défense National aoiìt-sept. 1986; Progrés matériel et politique militaire, in Defense National, nov. I 977.

( 16)

(18)

B. BONA VITA, op. cit. P. DUSSAUGE, L'industrie des armes, op. cit ..


276

APPENDICI

(19) SHONFIELD (A. SHONFIELD, 11 capitalismo moderno, rrad. it. Milano 1967) a pag. 54 in nota, ricorda che la più grande impresa manifatturiera inglese, l'Imperia! Chemical Industries (ICI) era solita ammortizzare le sue attrezzature in 20 anni, prima della Seconda Guerra Mondiale; nel I 950 passò a 15 anni e a 12 nel 1960; dal 1964 in poi il periodo degli ammortamenti si aggira fra i 5-7 anni. (20) Tale fenomeno si è verificato anche in Francia, secondo le dichiarazioni del Ministero della Difesa M. HERNU (Cfr. G. MAYER, Luci ed ombre del Libro Bianco della Difesa, in Strategia Globale 1985/1 pag. 384). (21)

A ritenere le spese militari paragonabili ad un premio di assicurazione fu per primo lo STEIN (L. STElN, System der Staatswissenschaften, Stuttgart 1852; Finazwissenschaft, Aufh 1875). Tale conceuo fu più tardi ripreso da altri economisti, fra cui G.U. PAPI e C. ARENA.

(22)

J . ABEN, P. MAURY, Pour finir avec l'inflation militaire, in Défense nationalc, aofit-sept. 1987.


APPENDICE 6

DOCUMENTO dell'indagine conclusiva sulla "evoluzione dei problemi della sicurezza internazionale e sulla ridifinizione del modello nazionale di difesa" (Commissione Difesa della Camera dei Deputati) Roma, 1991



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DOCUMENTO CONCLUSIVO

dell'indagine conoscitiva sulla "evoluzione dei problemi della sicurezza internazionale e sulla ridifinizione del modello nazionale di difesa"

PREMESSA La IV Commissione permanente (Difesa) della Camera dei deputati nel gennaio 1990 ha deliberato, previa intesa con il Presidente della· Camera, di effettuare una indagine conoscitiva sull'evoluzione dei problemi della sicurezza internazionale e sulla ridefinizione del modello di difesa. In questi mesi la Commissione ha destinato a questo compito 29 sedute, per oltre 55 ore di lavoro, ascoltando 35 personalità tra vertici politico-militari, rappresentanti diplomatici, esperti e dirigenti industriali. Nelle audizioni sono intervenuti 26 deputati, in rappresentanza di 10 gruppi parlamentari. Alle sedute dedicate all'indagine conoscitiva vanno poi aggiunti gli incontri, di natura informale ma vertenti sulla stessa materia, con il Segretario generale della NATO, MANFRED WOERNER, e con il ministro della difesa dell'URSS, maresciallo DMITRY JAZOV; nonché gli incontri ufficiali di una delegazione della Commissione, recatasi a Budapest alla fine del maggio scorso, con i principali esponenti del Parlamento, del Governo e delle forze armate ungheresi, e lo scambio di vedute con una delegazione della Commissione difesa del Bundestag tedesco. Ai fini del lavoro svolto hanno altresì rivestito vivo interesse le comunicazioni rese dai ministri della difesa e degli esteri alle Commissioni riunite JV e III il 14 giugno 1990. 1. La distensione tra Est e Ovest

Le grandi trasformazioni politiche in corso nei paesi dell'Europa centro-orientale delineano una situazione internazionale profondamente mutata rispetto al quadro degli ultimi 45 anni. Lo scenario con il quale confrontarsi consente di individuare al momento alcuni tratti salienti di grande evidenza ed importanza: il passaggio da una situazione di confronto globale ad un'altra di accettazione reciproca o addirittura di collaborazione tra le due superpotenze; l'unificazione e l'integrazione di tutta la Germania nella NATO; la sensibile


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APPENDICI

diminuzione delle forze militari dispiegate nel teatro europeo; l'arretramento di quelle sovietiche conseguente alla sostanziale dissoluzione del Patto di Varsavia e la correlativa dilatazione dei tempi di preavviso per un ipotetico ma ormai non plausibile attacco da Est. Essendo questa la situazione in cui la Commissione è chiamata a riflettere per la ridefinizione del nuovo modello nazionale di difesa, essa non può non prendere atto del superamento della situazione strategicomilitare che aveva il suo fulcro nella cosiddetta minaccia da Est. Secondo alcune valutazioni relative ai tempi di preavviso, cui si è appena fatto riferimento, alla conclusione dei negoziati di Vienna sulla riduzione della armi convenzionali la NATO guadagnerà un margine assai rilevante rispetto ai tempi fin qui calcolati. In altri termini, ciò significa che si avvia praticamente a scomparire l'ipotesi di un attacco di sorpresa da Est; mentre sussistono rischi sempre più correlati con fattori politici, economici e sociali, che comportano la necessità di una risposta politica più ampia della politica della difesa. Tale ordine di valutazioni autorizza, d'altro canto, la ragionevole previsione secondo la quale, nel prossimo futuro, l'Unione Sovietica sarà più disponibile ad un rapporto di buon vicinato con l'Occidente, tenendo nel contempo ad esercitare il proprio ruolo di grande potenza assumendone le relative responsabilità sia in sede ONU che nelle altre sedi implicate nella costituzione di un nuovo ordine mondiale. Da un diverso angolo di visuale non è possibile non considerare che i rischi hanno acquisito una dimensione qualitativamente diversa, oltre che quantitativamente minore sul piano militare. La crisi seguita all'invasione del Kuwait da parte dell'esercito iracheno ed alla reazione che ha suscitato, conferma infatti la previsione di rischi e minacce di diversa natura che aumentano le possibilità per l'Italia di essere coinvolta - anche contro la propria volontà - in situazioni di crisi che, cessato l'effetto di trascinamento delle grandi potenze, ben poco avranno in comune - quanto all'area interessata, alle dimensioni ed ai soggetti del conflitto incombente od in atto - con le «grandi crisi» tipiche degli scenari prodotti dal bipolarismo, con i quali si è fino ad oggi dovuta misurare l'Alleanza Atlantica. Il nuovo processo di distensione aperto negli ultimi anni trova una dimensione particolarmente significativa nelle incoraggianti prospettive che attualmente si aprono per i negoziati sul disarmo, sia in relazione


APPENDICI

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alle armi nucleari che alle forze convenzionali e alle armi chimiche e battereologiche. Si è già avuto modo di fare riferimento all'importanza, nel quadro complessivo dei rapporti Est-Ovest, dei negoziati di Vienna sulla riduzione della forze convenzionali, iniziati meno di due anni fa. Tali negoziati, cui partecipano tutti i Paesi della NATO e del Patto di Varsavia, sono fondati su un presupposto politico: il mantenimento, al più basso livello possibile di forze convenzionali, dell'attuale assetto degli equilibri politico-strategici europei. Così delineato l'indirizzo negoziale di fondo, si comprende come i problemi più rilevanti non siano, in questa sede di confronto, quelli tecnici, peraltro non privi di elementi di complessità, bensì quelli politici, legati all'assetto dell'Europa ed al futuro delle due alleanze od alla forma che esse assumeranno. Gli eventi di questi ultimi mesi hanno naturalmente avvicinato la conclusione della prima fase delle trattative, che verte sul ridimensionamento dei principali sistemi d'arma della NATO ed a una maggiore riduzione di quelli del Patto di Varsavia. Le fasi successive dovrebbero condurre ad ulteriori, forti riduzioni dei «tetti» concordati nella prima fase nonché all'estensione dei negoziati al personale e ad altri sistemi d'arma. L'approdo finale del processo negoziale è costituito dal conseguimento di una stabilità strategica concordata e gestita congiuntamente. Poiché, tuttavia, anche in questa ipotesi i Paesi firmatari dell'accordo dovrebbero pur sempre guardarsi da minacce esterne all'area degli aderenti - e calibrare conseguentemente il loro modello di difesa si delinea la confluenza di tale negoziato nell'ambito della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione europea (CSCE). La Conferenza ha sin qui svolto un lavoro giudicato estremamente utile e da più parti si ritiene debba intensificare la sua attività sui vari temi che le competono attinenti all'economia, alla sicurezza ed ai diritti umani . In questo ordine di idee la Commissione condivide la decisione del vertice NATO di Londra, del 5-6 luglio I 990, di istituzionalizzare la Conferenza, decisione formalizzata nella riunione CSCE di Parigi il 19-21 novembre 1990. Dopo gli accordi di Stoccolma del 1986, che prevedono scambi di informazioni su movimenti, trasferimenti e concentrazioni di truppe, la


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APPENDICI

Conferenza è ora impegnata nel negoziato che ha come obiettivo, proposto dai paesi NATO ed accolto dall'Unione Sovietica, di estendere lo scambio di informazioni anche all'organizzazione delle truppe, al personale ed all'equipaggiamento . Le prospettive della trattativa incoraggiano all'ottimismo e non può non rilevarsi come l'attività di questo organismo confermi ulteriormente la imprescindibile necessità di un sistema di misure destinato ad aumentare la fiducia e la sicurezza in ambito europeo, anche soprattutto oggi che l'unificazione della Germania è un fatto compiuto. Tali misure paneuropee di confidenza e di sicurezza potrebbero comportare l'attribuzione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alla CSCE di compiti di polizia internazionale e potrebbero giungere fino alla previsione di comandi unificati.

2. Il rapporto tra Nord e Sud Il miglioramento dei rapporti Est-Ovest si accompagna ad una crescente complessità del rapporto fra Nord e Sud . Un rapporto, questo, che presenta anche aspetti di carattere militare, considerato che Paesi dell'area del Mediterraneo e del Golfo Persico hanno apparati bellici dotati delle tecnologie più moderne e che alcuni paesi mediterranei e mediorientali hanno intrapreso una vera e propria corsa al riarmo, nella quale trovano espressione aspirazioni e movimenti neo-nazionalistici. Nella complessa tematica dei rapporti Nord-Sud, tuttavia, gli aspetti militari, pur importanti, sono affiancati da un complesso di questioni di grande rilievo, di ordine politico, sociale, economico e religioso. In questo quadro spicca, in particolare, il rischio rappresentato dal radicalismo islamico, che potrebbe combinarsi con fermenti nazionalistici producendo effetti di grande instabilità e tensione. Un problema, questo, ancor più preoccupante se si considerano altri due fattori altamente destabilizzanti: il grave indebitamento estero e l'incremento demografico, in particolare sulla sponda africana del Mediterraneo. Si tratta di un complesso di questioni di primaria importanza per un Paese situato al centro del bacino del Mediterraneo quale l'Italia. Occorre dunque valutarle attentamente, nel momento in cui proprio il Mediterraneo fa paradossalmente registrare, in controtendenza rispetto alla distensione fra Est e Ovest, un aumento della tensione che non sembra transitorio o contingente. In questa situazione appare ragionevole prevedere crescenti pericoli di coinvolgimento - sia pure indiretto dell'Italia in conflitti regionali.


1\PPENPICI

283

In ragione delle considerazioni che precedono, la Commissione ritiene che, per far fronte a tali rischi da Sud, dovranno essere attivati soprattutto strumenti ed interventi preventivi di carattere politico, economico, culturale e sociale, senza tuttavia escludere la più attenta valutazione degli aspetti strategici e militari, al fine di conferire alle forze armate una struttura idonea ad una loro eventuale proiezione esterna. A cinque anni dalla pubblicazione del Libro Bianco della difesa, lo scenario appare profondamente mutato e turbolenze sul fianco Sud rappresentano un 'ipotesi non trascurabile. La proliferazione di missili e di armi di distruzione di massa richiede il rafforzamento dei controlli e delle restrizioni dell'attuale regime internazionale d'esportazione delle tecnologie critiche e degli armamenti, da concordarsi possibilmente fra tutti i paesi industrializzati o, quanto meno, in ambito europeo. Richiede anche iniziative politiche intese ad estendere il regime di Helsinki al Mediterraneo e alle regioni ad esso strategicamente collegate. Sono infine da promuovere accordi di sicurezza tra gli Stati europei del Mediterraneo e la definizione di una politica congiunta europea nell'area. 3. L'evoluzione delle alleanze politico-militari Uno dei motivi di maggiore riflessione, ai fini dell'individuazione del nuovo modello di difesa italiano, è dato dai possibili mutamenti della struttura e del ruolo della NATO a fronte del dissolvimento di fatto del Patto di Varsavia, e quindi dei diversi scenari politici. La Commissione ritiene che, pur nella prospettiva di un sistema unico di sicurezza europea, ed anzi proprio in questa ottica che oggi coincide, come si è già detto, con le potenzialità di sviluppo della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione europea, la NATO in questa fase possa continuare a svolgere un ruolo di interlocutore nei confronti della parte sovietica, salva restando la possibilità che nuove consensuali forme di ordinamento internazionale, prendendo il posto delle ar.tiche, conducano ad un mutamento profondo della natura delle attuali aggregazioni politico-militari e anche a superarle. Nel momento attuale, la NATO costituisce certamente un polo insostituibile nei negoziati per la riduzione delle forze militari in Europa, così come per la verifica dell'attuazione delle misure di disarmo e di quelle sulla fiducia, oltre che per il riassetto delle forze residue dei singoli Paesi membri.


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APPENDICI

La Commissione condivide l'affermazione secondo la quale la NATO è la sede naturale per stabilire posizioni comuni sugli equilibri europei. L'affermazione riecheggia, a sua volta, la dottrina secondo la quale lo scopo politico e finale dell'Alleanza è quello di realizzare nell'intera Europa un ordine pacifico, giusto e stabile, accompagnato da adeguate garanzie di sicurezza. Un'ipotesi di evoluzione strutturale e di allargamento della NATO che riveste particolare interesse è quella di una sua trasformazione in una alleanza politico-militare di estrema flessibilità, che ponga in evidenza il contributo prevalentemente aeronavale degli Stati Uniti e che sia tale da consentire il ritiro di consistenti forze terrestri americane dal contingente europeo. Secondo questo modello, l'Alleanza dovrebbe acquisire una capacità di proiezione a distanza, assicurata da forze ad alta mobilità in grado di realizzare rapidi interventi ad ampio raggio. Ciò consentirebbe di collegare tra loro strutture difensive non contigue, conferendo alle stesse la necessaria coesione strategica. A questa ipotesi di modifica dell'Alleanza si affianca quella che attribuisce alla NATO il compito del monitoraggio e dell'intervento nelle situazioni di crisi che possono determinarsi in ambito europeo, a seguito dell'insorgere di violente divisioni originate da risvegli nazionalistici o, più in generale, in corrispondenza di vuoti di potenza di tale rilevanza da pregiudicare la pace e la stabilità del contingente.

Questa prospettiva potrebbe assumere un respiro più ampio, qualora il controllo e l'intervento dell'Alleanza dovessero estendersi al di là dei confini europei e riguardare quelle che vengono attualmente definite crisi fuori area; con particolare riferimento al lato Sud ed al Medio Oriente. La Commissione, comunque, ritiene che in qualsiasi caso la riduzione della presenza americana dovrà essere compensata con la riorganizzazione politica e militare del pilastro europeo dell'Alleanza.

4. La cooperazione europea per la difesa

Il Trattato di Roma, com'è noto, non ha attribuito alla Comunità economica europea alcun potere per quanto concerne la sicurezza e la difesa. Pertanto l'evoluzione strategica in atto riguarda la Comunità stessa solo marginalmente, in relazione agli aspetti che incidono o possono incidere sulla piattaforma politico-economica della sicurezza europea.


APPENDICI

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Qualsiasi impegno militare che, in prospettiva, la Comunità volesse assumere, dovrebbe presupporre necessariamente l'integrazione politica e la sua necessaria estensione al campo della difesa. Di converso, può anche affermarsi che la Comunità europea, se imboccasse decisamente la strada dell'integrazione politica, non potrebbe non operare nel campo della sicurezza generale, senza preclusioni o limitazioni. Nel contesto di un sistema di sicurezza paneuropeo, si potrebbe giungere ad ipotizzare, sia pure per un futuro certamente non immediato, la partecipazione della Comunità ad una funzione di tutela della sicurezza internazionale, nel quadro dell'ONU e di una comunità di sicurezza che dovrebbe coinvolgere Ovest ed Est, nell'ambito dell'ONU, e non potrebbe non darsi precise regole di equilibrio. La Commissione ritiene altresì che la Comunità europea debba considerare l'opportunità di un'espansione del proprio ruolo, anche oltre gli interventi a favore del consolidamento della stabilità economica nell'Europa dell'Est. Anche in questo senso va ricordato che l'articolo 238 del Trattato di Roma non esclude che possano associarsi alla Comunità europea Paesi dell'Europa Orientale . Sempre sul piano europeo, sono da valutare con attenzione le prospettive dell'Unione europea occidentale. A partire dal 1984-85, la UEO si è attivata allo scopo di riunire i Paesi europei e consentire il dialogo tra essi sul problema della sicurezza, dibattito precluso nell'ambito della Comunità europea. È stata così definita all' Aja nel 1987, una piattaforma della sicurezza europea, quale base per costruire una linea di condotta comune. Quel testo, tuttavia, richiede di essere aggiornato rispetto all'impostazione riferita al conflitto Est-Ovest nella sua forma tradizionale.

Di rilancio della UEO si parla con riferimento all'impulso verso un maggior coordinamento e partecipazione dei Paesi europei al loro stesso sistema di sicurezza, un sistema che - senza essere di alternativa alla NATO - venga a costituire uno strumento di sicurezza nell'ambito della cooperazione politica europea. Uno strumento che potrà progressivamente attivarsi in maniera più incisiva man mano che la sicurezza europea graverà in misura maggiore sugli stessi Paesi europei rispetto agli Stati Uniti. La Commissione ritiene di dare il massimo sostegno all'iniziativa dell'Unione europea occidentale per la creazione di una agenzia per il controllo e la verifica del disegno del disarmo a mezzo satelliti di teleri-


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APPENDICI

levamento con possibilità di ampiamento dell'osservazione della terra ad altre attività civili e di prevenzione e protezione ambientale.

5. Il ruolo internazionale dell'Italia nell'evoluzione del quadro internazionale L'Italia deve dunque tener conto del duplice contesto strategico in cui è inserita in quanto frontiera meridionale del futuro sistema di sicurezza europea e del Mediterraneo. Questo secondo aspetto del problema strategico italiano richiede una accorta azione diplomatica, sostenuta da una credibile e flessibile potenzialità militare, imperniata su uno strumento in grado di assicurare una più ampia gamma di opzioni. La Commissione ritiene infatti che il rischio da Sud potrà caratterizzarsi in maniera diffusa e polimorfa, tendente a concretizzarsi in un ventaglio di possibili crisi, in modo tale da richiedere una politica di sicurezza comprensiva dei profili politici, diplomatici, economici e militari. Parallelamente la Commissione ritiene essenziale continuare a sviluppare l'atteggiamento favorevole nei confronti del passaggio dell'Europa dall'integrazione economica a quella politico-istituzionale, evitando che la situazione attuale possa risolversi in una tendenziale rinazionalizzazione degli assetti e degli strumenti della difesa europea. Mentre l'evoluzione del quadro internazionale prospetta una serie di processi fortemente innovativi - tra i quali la destinazione Est-Ovest sembra tendere ad acquisire un carattere di irreversibilità e il rapporto Nord-Sud a diventare più conflittuale per i fattori di instabilità nel Terzo Mondo - nella misura in cui le alleanze politico-militare accentuano la loro valenLa politica deve aumentare l'impiego europeo nella direzione della unitarietà e integrazione degli strumenti militari. Contestualmente le dottrine militari, abbandonando le strategie connesse alla guerra fredda, lasciano il posto alla concezione della ''difesa sufficiente" cui dovranno adeguarsi gli strumenti militari nell'ambito del miglioramento a scapito della dimensione quantitativa.

6. Il nuovo modello nazionale di difesa L'evoluzione delle relazioni internazionali, in particolare in tema di sicurezza, non può dunque non riflettersi sul modello di difesa italiano, che il Libro Bianco del 1985 definisce quale "schema strategico e operativo che, in relazione agli indirizzi di politica di sicurezza e ai principi


APPENDICI

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di politica militare, indica le missioni operative fondamentali, le priorità difensive, la configurazione e lo schieramento delle forze nei vari settori operativi". a) La ridefinizione delle funzioni e la Forza di intervento rapido

Il mutamento del modello difensivo comporta, in primo luogo, la individuazione delle due fondamentali funzioni della difesa nazionale, che costituiscono il presupposto per la ridefinizione delle attuali cinque missioni operative interforze. La prima funzione è relativa alla salvaguardia della frontiera terrestre e marittima e delle linee di navigazione interne, nonché dello spazio aereo nazionale. A tal fine occorre sia ridimensionare, anche notevolmente, i contingenti terrestri ed aerei impegnati sulla soglia di Gorizia, aumentando al contempo la vigilanza sul fianco sud, sia completare e ammodernare i dispositivi aerei in proporzione alla possibile minaccia, con particolare riferimento ai sistemi di sorveglianza-avvistamento e ai mezzi di intervento tempestivo, costituiti da intercettori pilotati e sistemi missilistici antiaerei/antimissile. In tale funzione deve rientrare altresì la salvaguardia dell'integrità politico-amministrativa della nazione, la sicurezza delle infrastrutture dello Stato, la protezione della popolazione civile. Per quest'ultimo aspetto, si deve tener conto, in maggiore misura, del concorso possibile delle forze di polizia, sottolineando tuttavia la prioritaria necessità di realizzare un più idoneo fattore di coordinamento in modo da accrescere la capacità dei diversi corpi delle forze dell'ordine di ridurre sensibilmente il dispiegarsi dei grandi fenomeni criminali che incidono sull'ordinato svolgimento dei poteri pubblici democratici e che perciò si pongono, di per sé, come pericoloso fattore di vuinerabilità dello Stato e di demotivazione della coscienza civile del Paese.

In tale ambito, inoltre, la Commissione ritiene utile porre le basi normative per meglio definire il coordinamento - nelle mani dell'autorità di Governo - delle amministrazioni e dei corpi dello Stato investiti della responsabilità della protezione civile (sul territorio, in aria, sul mare), esaltando al massimo la funzione della prevenzione dei rischi di calamità e di disastri, sia naturali che causati dall'attività dell'uomo, chiarendo, per quanto riguarda le forze armate, che il concorso ad esse richiesto


288

APP(NDICI

deve intendersi come compito funzionale cui fa corrispondere una efficace pianificazione, sia addestrativa che strumentale. È da raccomandare, pertanto, in questa visione, la partecipazione italiana alle iniziative del decennio 1990-1999 promosso dall'ONU per la riduzione dei rischi di catastrofi naturali (IDNDR). La seconda funzione della difesa nazionale afferisce invece agli impegni assunti dal nostro Paese quale contributo alla pace ed alla sicurezza internazionale. La progressiva assunzione di responsabilità delle Nazioni Unite e dell'Alleanza Atlantica in ordine al conseguimento di un equilibrio mondiale, nonché l'eventualità della tutela di vitali interessi nazionali in emergenze fuori area, implicano l'esigenza di confermare e qualificare il relativo dispositivo interforze soprattutto in una logica di difesa integrata in ambito multinazionale. All'adesione a quest'ultima fondamentale opzione strategica la Commissione ritiene non possa non fare riscontro una preminenza degli elementi di integrazione interforze, flessibilità, mobilità ed efficienza delle forze armate, che trova un suo naturale corollario nella ristrutturazione della Forza in intervento rapido (FIR), inquadrabile in una forza mobile multinazionale. La nuova FIR dovrebbe essere costituita in permanenza e disporre di una cospicua componente anfibia ed aviotrasportata. b) L'adeguamento delle forze aeronavali

Nella medesima ottica si inquadra l'adeguamento della componente aeronavale. Per quanto riguarda le forze navali, l'imminente radiazione delle unità più vetuste, con conseguente contrazione di oltre un quinto della linea operativa, determina in particolare l'esigenza di rafforzare le componenti d'altura e costiera, di dare sollecito corso alle decisioni già assunte in ordine alJ'aviazione imbarcata e di garantire un idoneo supporto logistico alla proiezione della Marina verso il fianco sud . Per ciò che concerne invece le forze aeree, si impone la necessità di garantirne un armonico sviluppo, privilegiando l'acquisizione dei mezzi della difesa aerea. In particolare in tale settore persiste l'esigenza di acquisire un nuovo velivolo intercettore, per sostituire gli attuali F .104/ S che dovranno


APPENDICI

289

essere dismessi a breve termine, e di acquisire altresì radar aeroportati, velivoli rifornitori, velivoli dotati di contromisure elettroniche e sistemi missilistici antiaerei e antimissili per la difesa di obiettivi prioritari. In concreto si tratta di avviare una serie di programmi specifici capaci di integrare quanto già effettuato dalla forza armata ed assicurare a tale importante settore una concreta capacità operativa. c) La ristrutturazione de/l'Esercito

Il nuovo modello di difesa configura con tutta evidenza l'esigenza di uno strumento militare qualificato e specializzato, essenzialmente formato da professionisti, affiancato da un più ampio ambito di riservisti in caso di mobilitazione. Le funzioni richieste dallo stato della sicurezza internazionale consigliano una prudente ma attenta valutazione circa l'opportunità di puntare, sempre con il necessario gradualismo, ad un esercito professionale, composto da volontari, concepito come, una strutfura flessibile, capace di adeguarsi a repentine variazioni quantitative dipendenti dall'evoluzione delle relazioni internazionali e dotato di mezzi evoluti che ne consentano l'integrazione a livello europeo, anche mediante il potenziamento dell'aeromobilità e della difesa anticarro mediante elicotteri. d) li bilancio programmatico

L'impostazione di una coerente difesa nazionale non può prescindere da una realistica valutazione delle risorse disponibili. A tal fine, non può più essere sostenibile la tesi di una ripartizione bilanciata e proporzionale delle risorse attualmente attribuite alle diverse componenti, che costituirebbe una scelta distonica rispetto al disegno fin qui illustrato. Nemmeno si può prescindere dalla definizione della quota annuale di prodotto interno lordo che deve essere destinata a questo scopo. L'analisi delle nuove previsioni di spesa che vengono formulando gli altri Paesi europei potrebbero offrire a tal fine utili indicazioni. È comunque molto difficile programmare la riforma del nostro strumento militare se non si conoscono a priori le entità finanziarie che debbono alimentarla. Per conseguire le finalità del nuovo modello di difesa, la Commissione ritiene basilare che si passi dal bilancio attuale ad uno programmatico. Per bilancio programmatico deve intendersi un bilancio che, sulla base di una valutazione realistica della provenienza, della qualità e del-


290

,\PPfNOICI

la consistenza del rischio, sappia individuare le priorità della difesa, nel rispetto dei criteri di integrazione interforze e di efficienza tecnologica, traducendo le direttive politiche in previsti indirizzi operativi, e ad essi confermando le risorse disponibili.

In via preliminare ciò richiede da un lato nuove procedure per la formazione del bilancio e dall'altro lato l'adozione di nuovi criteri per la classificazione della spesa e l'ordinamento dei conti. Sul piano delle disponibilità finanziarie, tale riforma sarebbe vanificata se non si invertisse l'attuale processo di sottocapitalizzazione del bilancio della difesa. Oggi, essendo praticamente incomprimibile la spesa per il personale e rischiosa la riduzione indiscriminata di quella logistica, ogni risparmio si traduce in un taglio ai capitoli destinati all'ammodernamento. Per il futuro, occorre dunque avviare un programma, complessivo per le tre forze armate, di misure di contenimento che punti alla razionalizzazione ed al conseguente accentramento delle strutture amministrative, concentrando le risorse disponibili sulla qualificazione del personale in servizio, sulla ricerca e sviluppo e sull'ammodernamento dei mezzi. Nella sua impostazione complessiva o quanto meno nella modulazione delle spese di investimento, il bilancio dovrà costituire la specificazione annuale della programmazione pluriennale. La reimpostazione del bilancio della difesa rende necessario distinguere nettamente tra le attività inerenti a funzioni propriamente militari e funzioni che l'amministrazione della difesa è chiamata a svolgere in supplenza di altre amministraLioni. Infine, occorre incentivare la mobilità del personale della difesa nel)'ambito della pubblica amministrazione, per garantire il conseguimento di un rapporto equilibrato costi-efficacia. e)

L'adeguamento del quadro normativo

La definizione del nuovo modello di di fesa comporta non solo una ristruttura7ione del bilancio, ma anche una riconsiderazione dell'ordinamento. Risulta infatti indifferibile l'approvazione di una normativa sulla gestione politico-strategica delle crisi e delle emergenze, in linea con il precetto costituzionale e con le risultanze della Commissione Paladin. Uno dei punti fondamentali è altresì la riforma dei vertici politico-


APPENDICI

291

militari. Si tratta di una tappa ineludibile del più generale processo riformatore, essenziale per consentire una equilibrata ristrutturazione delle forze armate. La Commissione ritiene che, nel nuovo assetto, fondato sulla realizzazione dell'integrazione interforze, la figura del Capo di stato maggiore della difesa debba essere ridefinita fino a farne il responsabile della elaborazione della pianificazione generale interforze con i conseguenti programmi tecnico-finanziari, dell'impiego dello strumento militare, nonché dei relativi rapporti e attività in campo internazionale. Nell'ordinamento costituzionale italiano ciò deve avvenire con legge, ed è pertanto indifferibile l'approvazione del disegno di legge sull'ordinamento dei vertici.

f) L'industria della difesa Il sistema difensivo richiede una base di abilitazione anche industriale, caratterizzata da flessibilità produttiva. La Commissione ritiene quindi che l'industria nazionale della difesa debba integrarsi a livello europeo, con uno sforzo organizzativo da perseguire mediante alti livelli di professionalità e investimenti mirati, anche in considerazione dell'effetto trainante che la ricerca tecnologica di settore esercita sulla produzione civile. Non può essere inoltre sottovalutata, in sintonia con l'obiettivo della difesa europea, l'importanza di consentire all'Italia di partecipare ai programmi europei adeguata al ruolo che essa svolge nella Gomunità. La partecipazione a programmi internazionali, e soprattutto quelli ad alto contenuto tecnologico, consente altresì ai Paesi partecipanti vantaggiose economie di scala, ma deve essere sostenuta da una quota di domanda interna, che deve essere pianificata e non esposta a continue oscillazioni nell'allocazione delle risorse, in modo da consentire alle imprese una ragionevole programmazione industriale, anche sulla base di chiare indicazioni sul regime delle esportazioni. I piani delle aziende potranno prevedere conversioni (che nella maggior parte dei casi per lo specifico settore significa chiusura), diversificazioni (per quanto possibile), ma dovranno prevedere produzioni, investimenti, ricerche e sviluppo verso il raggiungimento di un livello qualitativo e quantitativo adeguato alle esigenze della difesa e della sicurezza degli anni Duemila.


292

APPENDICI

Nelle misure di ristrutturazione delle industrie degli armamenti vanno considerati anche gli stabilimenti ed arsenali della difesa. Essi vanno soppressi o resi più funzionali con una drastica riduzione. La Commissione auspica pertanto che vengano rapidamente individuati e messi in opera principi direttivi dell'azione di Governo tra i quali indubbiamente i seguenti: salvaguardare il soddisfacimento delle future commesse della difesa; concentrare i finanziamenti su prodotti, sistemi e componenti di uso duale; indirizzare la ricerca finanziata dallo Stato all'elevazione degli standards; attuare una politica di reindustrializzazione per i comparti più colpiti dalla crisi; considerare in un unico contesto le industrie degli armamenti e gli arsenali militari; favorire i processi di concentrazione allorché essi siano collegati alla partecipazione a programmi multinazionali.

Note finali La Commissione difesa della Camera dei deputati conclude l'indagine conoscitiva riaffermandone l'opportunità alla stregua dell'ingente mole di valutazioni e dati acquisiti. La Commissione esprime il suo vivo ringraziamento a tutte le personalità che hanno offerto con ampia disponibilità la propria collaborazione, così consentendo uno svolgimento dei lavori approfondito ed articolato; nonché alla segreteria della Commissione, al Servizio delle Commissioni, al Servizio studi, al Servizio stenografia delle Commissioni e degli Organi collegiali, ai commessi ed a tutti coloro che, secondo le loro funzioni, hanno collaborato con la consueta professionalità.


APPENDICE 7

MODELLO DI DIFESA PER GLI ANNI '90



AP PENDICI

295

ANALISI DEGLI EFFETTI ECONOMICI E FINANZIARI DI UN PROGRAMMA MILITARE DI 60.000 MILIARDI IN 10 ANNI 1. PREMESSA Verso la fine degli "anni '80", rinnovata sulla base della ristrutturazione delle Forze Armate del 1975 l'aliquota più obsoleta dello strumento militare, vennero avviati secondo il cosiddetto "nuovo modello del I 988", i preliminari dei piani per predisporre lo strumento militare del 2000 e oltre. Al riguardo venne formulata una programmazione interforze decennale che prevedeva un costo di circa 85 .000 miliardi da finanziare per circa 30.000 miliardi con un provvedimento straordinario e il restante onere mediante ricorso al bilancio ordinario della Difesa.

La proposta del relativo disegno di legge fu presentato al Governo dal Ministro della Difesa pro-tempore, ma non ebbe seguito in quanto non fu sottoposta all'esame del Consiglio dei Ministri. Conseguentemente, come al solito, si andò avanti in forma "episodica e frammentaria" con gli stanziamenti annuali di bilancio che subivano tagli massicci a partire dall'esercizio 1989 in conseguenza degli accadimenti politici mondiali verificatisi da tale epoca e che costituirono un'occasione propizia per operare in modo indolore una parte di quei tagli che dovevano essere fatti a causa dello show-down di alcuni settori del nostro sistema economico e che ancora costituisce la matrice remota degli ulteriori tagli annunciati per il 1992 per mettere un pò d'ordine al nostro debito pubblico. Ne è derivata una situazione analoga a quella verificatasi verso la prima metà degli "anni '70" in cui lo strumento militare risultò inadeguato agli obiettivi di difesa e le Forze Armate si trovarono nell'impossibilità di assolvere i compiti loro affidati. In materia la Commissione Difesa della Camera dei Deputati promosse un'indagine conoscitiva sul modello di difesa da realizzare in relazione agli avvenimenti politici mondiali e in particolare in Europa dal 1989 in poi anche in dipendenza dei movimenti e delle crisi etniche; analoghe iniziative erano sorte ad opera del PLI sulla politica estera e la politica di difesa a seguito del conflitto del Golfo e dall'ISTRID sul nuovo assetto dell'Europa. Tutto ciò stimolava l'Organismo politico della Difesa a predisporre, fin dal febbraio 1991, un preliminare di modello di difesa che, tenuto conto delle risultanze della predetta indagine cono-


296

APPENDICI

scitiva circa gli obbiettivi di difesa nazionale e dello stato dello strumento militare, fissava le direttive per la pianificazione operativa e la conseguente programmazione tecnico-finanziaria. 2. Il modello di difesa per gli anni '90 ed oltre.

Dopo una serie di rinvii, nei giorni 26 e 27 novembre 1991 il Ministro della Difesa ROGNONI presentava alle Commissioni Difesa del Parlamento il documento ufficiale del predetto modello. Tale documento, denominato "modello di difesa per gli anni '90", ha un carattere politicoprogrammatico nel quale, riassunta l'attuale situazione politica internazionale e il conseguente ruolo della NATO, dell'UEO e degli altri organismi politici internazionali, fra cui l'ONU, aggiorna e ridefinisce gli obiettivi che la NATO assegna all'Italia e quelli nazionali. Conseguentemente, in relazione a siffatti aggiornamenti, viene considerato lo strumento militare strettamente necessario compatibilmente con le risorse del sistema economico nazionale e quelle finanziarie che possono essere messe a disposizione della Difesa in relazione agli altri servizi sociali, operando al riguardo una ristrutturazione quantitativa - più ridotta e qualitativa - forze, strutture e sistemi d'arma - più efficace al fine di conseguire la necessaria efficienza in funzione degli obiettivi. Ciò porterà Io strumento militare così rinnovato a regime per essere sufficiente e che dovrà conservare siffatta caratteristica nel tempo. Delineate le caratteristiche e le finalità del modello, passiamo a formulare una sintesi che ne evidenzi gli elementi salienti. A. MODELLO SUFFICIENTE

I. Forze in vita di pronto impiego Forze Terrestri 5 Brigate di vario tipo (presumibilmente: 1 Brigata leggera aviolanciabile, 1 Brigata motorizzata-meccanizzata aviotrasportabile, 1 Brigata blindata, 1 Brigata corazzata, 1 Brigata alpina).

Supporti tattici (elicotteri, velivoli leggeri, artiglierie, genio, trasmissioni, ecc.), supporti logistici, supporti di C.d .A. multinazionale, missili contraerei, unità con capacità nucleare NATO e unità di vario tipo.


APPENDICI

297

Forze Navali I Gruppo d'altura completo ed un'aliquota di unità d'altura aggiuntive, per complessive IO unità combattenti. 2 Gruppi costieri per un totale di 8 unità. l Gruppo da trasporto e sbarco e reparto anfibio. 1 Gruppo cacciamine e un'aliquota di un secondo Gruppo per un totale di 8 unità. 1 Gruppo sommergibili su 4 unità. l Gruppo MPA e 1 Gruppo elicotteri medi . Forze Aeree 5 Gruppi intercettori (130 velivoli EFA), rete radar e reparti missilistici superfice-aria PATRIOT. 3 Gruppi caccia-bombardieri-ricognitori da interdizione (75 velivoli TORNADO). I Gruppo caccia-bombardieri SEAD (25 velivoli TORNADO). 5 Gruppi d'appoggio tattico (136 velivoli AMX). I Gruppo MP A (Atlantic): Cfr. Forze Navali . 5 Gruppi di supporto operativo: AEW 2 velivoli, trasporto (C130 e G222, nel complesso 60 velivoli, guerra elettronica (P808 e G222, su 7 velivoli nel complesso, rifornimento in volo, su 4 velivoli cisterna. Supporti tecnico-logistici e organizzazione comando e controllo. Sistemi operativi interforze Vari sistemi e comandi

II . Forze in vita di secondo tempo Hanno un grado di prontezza entro 30 giorni. Forze Terrestri 1O Brigate (1 Brigata corazzata, 7 Brigate meccanizzate, 2 Brigate alpine) con effettivi ridotti e supporti tattici e logistici. Forze Navali I Gruppo di impiego di riserva di altura (6 unità) 1 Gruppo costiero di riserva (6 unità)


298

APPENDICI

I Gruppo sommergibili di riserva (4 unità)

1 Gruppo MP A di riserva e I Gruppo elicotteri di riserva Supporti (unità rifornitrici d'appoggio e naviglio costiero e portuale). Forze Aeree 1 Gruppo caccia-intercettori e I Gruppo d'appoggio tattico da addestramento operativo Aliquota di caccia-bombardieri da interdizione 3 Gruppi velivoli da addestramento, convertibili in gruppi d'appoggio tattico 1 Gruppo elicotteri tattico Supporti tecnici e logistici.

III. Forze di riserva e mobilitazione Sono previste, altresì, forze di riserva e mobilitazione organizzabili in un periodo compreso fra i 90 e i 180 giorni. Tali forze sarebbero prevalentemente terrestri. B. FORZE Il modello prevede una ristrutturazione delle forze sia quantitativamente, sia qualitativamente. È prevista, infatti, una riduzione di circa 85.000 militari di leva (Esercito 74.500, Marina 6.500 e Aeronautica 3.500). Le 5 Brigate di pronto impiego dell'Esercito saranno formate soltanto di volontari (circa 40.000). Anche per la Marina e l'Aeronautica sono previsti incrementi di volontari (complessivamente circa 3.000). Sono, invece, previste riduzioni del personale ufficiali (6.900) e sottufficiali (13.860) complessivamente per le 3 Forze Armate, in un arco di tempo da stabilire. C. STRUTTURE È prevista la dismissione di numerose infrastrutture da parte delle 3 Forze Armate e l'ammodernamento delle restanti. In particolare le basi aeree verranno ridotte da 24 a 20. 3. Costo e finanziamenti

Il modello prevede due categorie di costi: costi per portare l'attuale strumento militare a regime per assumere il carattere di sufficienza e costi


APPENDICI

299

per mantenere nel tempo tale carattere di sufficienza operativa. Conseguentemente prevede uno o più provvedimenti speciali costituenti misure di transizione per conseguire - come detto - la riqualificazione operativa e tecnologica dell'attuale strumento operativo ed altri a carattere aggiuntivo destinati a coprire i flussi della spesa militare per l'ammodernamento periodico, nonché per coprire tutte le esigenze irrinunciabili che derivano dal quadro programmatico interforze. È prematuro fare previsioni dettagliate al riguardo, ma secondo le indicazioni al capitolo 2 della III parte del modello e ad alcune precisazioni del Ministro della Difesa, il provvedimento speciale per portare a regime l'attuale strumento militare dovrebbe aggirarsi sui 40.000 miliardi in 10 anni, mentre la quota annuale aggiuntiva per mantenere l'efficienza nel tempo, dovrebbe aggirarsi sui 2.000 miliardi annui e gravare sui bilanci ordinari della Difesa per i quali deve essere riconosciuto un nuovo approccio concettuale ai meccanismi formativi attuali che oltre a riportarli a considerare solamente la funzione "difesa nazionale", assicuri una sicura dimensione di valori a prezzi costanti come espressione insostituibile ed irrinunciabile della politica militare nazionale. E ciò equivale a dire: bilanci che a fronte di un ridimensionamento dello strumento di difesa siano idonei e sufficienti a garentire nel tempo l'efficacia e l'efficienza. 4. Approccio ad un modello economico di previsione e verifica di una

spesa aggiuntiva di 60.000 miliardi in 10 anni. Impiegando le metodologie seguite per verificare gli effetti diretti e indiretti della spesa militare aggiuntiva conseguente alla programmazione quadriennale 1951-54, viene costruito un modello di verifica di primo approccio delle cons.eguenze economiche e finanziarie di una spesa militare di 60.000 miliardi in 10 anni. A. IPOTESI PRELIMINARI

a) stabilità dei prezzi per inflazione zero: ipotesi irreale, semplificatrice del modello. b) Importazioni: si presume per importazioni dirette e indirette un 30% complessivo (Cfr. lett. e). c) Produzione: è prevista un'incidenza intorno allo 0,50% annuo sulla produzione nazionale.


300

APPENDICI

d) La spesa aggiuntiva di 60.000 miliardi viene distribuita in 10 esercizi e sarebbe così impiegata : sistemi di armi e veicoli militari

48.000

beni industriali di equipaggiamento

7.000

lavori edili

1.000 4 .000

beni industriali vari

paghe al personale militare volontario (onere coperto dalla minore spesa per circa 90.000 uomini di leva in meno). e) Distribuzione delle importazioni: il complesso delle importazioni viene disaggregato come segue: industrie ll!eccaniche, del materiale elettrico ed elettronico, nonché beni industriali vari (circa il 31 % del valore) 16.275 31,3% beni di equipaggiamento (circa il 20% del valore previsto) 1.225 20,7% costruzioni edili (incidenza sul valore delle materie prime)

per complessivi

miliardi

17.500

f) Struttura del modello. La domanda aggiunta complessiva Dac è data da:

Dac =

a

~

I ,n

dove Da per

Da

=

I + E + S + C

Da , domanda aggiunta di un ciclo I

, importazioni

E S

, introiti statali , risparmi

e '

consumi

Il moltiplicatore è dato da:

K =

Dac Da1

Ma ogni Da è una progressione geometrica e pertanto :

~ Da,

=

Sn

=

_a_1- ' per q 1-q

=

a2

a,

29,7%


301

APPENDICI

B. 1° CICLO DEL REDDITO a) Valori del modello -

Domanda aggiuntiva lorda (60.000 - 17 .500) Imposte indirette (dazi doganali compresi)

-

Produzione interna (60.000 - 17.500 Ammortamenti (11 % su 38.600) Reddito complessivo (60.000 - 17.500 - 3.900 - 4.246)

3.900)

Ripart. del reddito (34.354)

Maggiori contributi assicurativi, minori sussidi: 6%

-

Reddito di lavoro effettivo (19.238 Imposte dirette su redditi di lavoro (18.048xl 1,5: 100)

1.190)

18.048

4.156

-

Redditi di lavoro netti (18.048 - 2.075)

-

Redditi di gestione netti (15 .116 - 4.156) Risparmi su redditi di lavoro (15.973x4:100) Risparmi su redditi di gestione (10.960x25:100)

b) Effetti della spesa di 60.000 miliardi nel I O ciclo di reddito: Importazioni 17.500 mld. Maggiori introiti statali e minori spese 11.321 » Risparmi lordi 7.625 » Consumi 23.554 »

Domanda effettiva (15.334 t 8.220 = 23.554)

1.190

2.075

Imposte dirette su redditi di gestione (15. l 16x27,5: 100)

in complesso

19.238

x 44:100 (redditi di gestione) 15.116

-

-

3.900 38.600 4.246 34.354

x 56: 100 (redditi di lavoro) -

42.500

15.973 10.960 639 2.740

29,2% 18,9% 12,7% 39,2%

60.000 » 100,0% da redditi di lavoro 15. 334 » da redditi di gestione8 .220 »

65, 1% 34,9%

da redditi di lavoro 639 » Risparmio complessivo da ammortamenti 4.246 » da redditi di gestione2. 740 »

8,4% 55,7% 35,9%


302

APPENDICI

C. 2° CICLO DEL REDDITO a) Valori del modello -

Domanda effettiva (15.334 + 8.220)

-

Distribuzione prevista della domanda effettiva in OJo Spese per

-

23.554

Redditi di lavoro Redditi di gestione Media ponderata

Alimentaz.

40%

20%

33%

Abitazione Vestiario

20%

20%

20%

15%

20%

I 7%

Altre spese

25%

400Jo

30%

100%

100%

100%

Distribuzione prevista della domanda effettiva in valore assoluto 7.773

33%

4.004

17%

Altre spese

11.777

50%

in complesso

23.554

100%

Alimentazione Vestiario

Importazioni stimate Alimentazione

7. 773x340Jo

2.643

Vestiario

4.004x320Jo

1.281

Altre spese

11. 777x30% (I)

2.906

(I) Escluse spese per abitazione

valutate in un 20%

in complesso

6.830

-

Stima delle importazioni: 6.830x l00:23.554 29%

-

Stima dei maggiori introiti statali

25 %

-

Stima dei risparmi

20%

No1a: su da1i 1STAT

b) effetti della spesa di 23 .554 mld. nel 2° ciclo di reddito: Importazioni

6.830 mld. 29,0%

Maggiori introiti statali e minori spese Risparmi lordi

4.181 »

17,7%

2.509 »

10,70/o

10.034 »

42,6%

23.554 »

100,00Jo

Consumi in complesso


303

APPENDICI

D. 3° ED ULTERIORI CICLI Per i cicli dal terzo ed oltre, gli effetti della spesa in ogni ciclo non si discostano da quelli verificatisi nel secondo. È pertanto possibile formulare la seguente tabella che indica gli effetti complessivi della spesa di 60.000 miliardi in 10 anni. Moltiplicatore di una spesa militare di 60.000 miliardi

Cicli

Domanda aggiuntiva

Importazioni

Maggiori introiti statali

Risparmi lordi

Consumi

Note

I Ciclo

60.000

17.500

11.321

7.625

23.554

Eff. dir.

Il Ciclo

23.554

6.830

4.181

2.509

10.034

»

ind.

Ill Ciclo

10.034

2.910

1.781

1.069

4.274

})

»

IV Ciclo

4.274

1.239

759

455

1.821

)}

»

323

194

776

»

))

V Ciclo

528

1.821 99.683

29.007

11.852

18.365

... . . .

. ..

...

. ..

Effetti di tutti i Cicli

101.035

29.399

18.605

.

40.459

. ..

..

41.035

11.996

Calcoli:

So = ~ per q 1-q

= ...!!:...; q = a,

60.000

10.034 23.554

+ 41.035 = 101 .035;

= 0,426; S, = 101.035 60.000

e = ..K:.l = K

23.554 1-0,426

1.684

I 684-0 684 1,684

K,

=

23.554 0.574

=I

1.684

= 41.035

I

= Ic = o,406

E. CONCLUSIONI Dai calcoli effettuati risulta un molplicatore pari a 1,684 che produce i seguenti effetti complessivi. Per un programma di maggiori spese di 60.000 miliardi in 10 anni, determina un aumento complessivo della domanda dell'ordine di 101.035 miliardi.


304

APPE NDI CI

Tale domanda è assorbita da: Importazioni: afferenti alla domanda militare 17 .500 dovuta ai maggiori consumi 11. 996 Maggiori introiti statali e minori spese Risparmi lordi Consumi

in complesso

mld. 29.399 » 18.605 )) 11.996 » 41.035

29,1% 18,4% 11,9% 40,6%

» 101.035

100,0%

Se poi, in secondo approccio, si vuol considerare il moltiplicatore

seriale, in quanto la formazione del reddito non è istantanea perché abbisogna di un certo lasso di tempo, a calcoli fatti, risulta un moltiplicatore seriale di 1,654 che modifica di poco lo specchietto sopraindicato, nel senso che la domanda complessiva si riduce a 99.240 miliardi, con una flessione di soli 1.795 miliardi in 10 anni.

È da rilevare, inoltre, che la domanda aggiuntiva, originando una maggiore produzione di pari valore, promuove un reddito aggiuntivo sempre di pari valore, nel sistema economico nazionale, mentre per l'Erario si verifica un rientro nel decennio di circa 18-20.000 miliardi per imposte e contributi sociali. Il modello in questione è stato costruito nell'ipotesi di prezzi costanti, ipotesi poco probabile stante il lungo arco di tempo considerato: la struttura del nostro sistema economico ancora lontana da un assetto equilibrato, un'inflazione generale notevole, anche se mostra qualche raffreddamento - quella militare specifica presenta 2-2,5 punti oltre quella generale - la debolezza della nostra moneta sempre esposta a perdite di valore, fanno ritenere prematuro il verificarsi delle condizioni favorevoli di una relativa stabilità dei prezzi; epperò se le attuali dottrine strategiche e lo stato delle tecnologie più avanzate impiegate nei processi produttivi dei sistemi d'arma implicano tempi lunghi nelle pianificazioni militari, concretezza economica vuole che tali pianificazioni vengano disaggregate in due o più programmazioni tecnico-finanziarie rolling allo scopo di allineare le attività produttive e il finanziamento dei costi conseguenti alla mutabilità della congiuntura, nonché l'effetto qualità al progredire delle tecnologie impiegate nei processi produttivi di sistemi d'arma avanzati. Se i documenti programmatici non terranno conto di siffatte variabili si ripeteranno fatalmente tutti gli inconvenienti presentatisi in occasione delle programmazioni degli anni 1975-77.


INDICE DEI NOMI



INDICE DEI NOMI

ABEN J.

266, 275, 276

ARENA C.

276

ACKLEY G. ADAMS G.

10, 40 164

ADENAUER K.

5

ALLSBROOK O.O. ANDROPOV J.

168

61, 103

ANTHONY R.N.

247

ARCELLI M.

130, 133

ARMANI P.

40, 41, 164

ARPINO M.

V

ART R.

166

ASCOLI U.

40

BANDIERA P.

166

BARBERA P.

166

BARONE E.

104, 149

BATTAGLIA G.

164, 275

BATTISTELLI F. BELLINI N.

133, 145, 149, 166

166

BELLINZONA C. BENNATI A.

164

BENTIVENGA C. BIAGINI A.

166

BIANCHI P.

166

BLACKABY F. BONANNI M.

164

164 40

BONAVITA B. BOSKIN J.

163

106

266, 268, 275

307


308

INDICE DEI '>0 ~11

BOTTI F.

166

BOUCHER W.L.

163

BOURDANOVE C. BOVA S.

166

80, 166

BRESSI G.

BREZNEV L.

6 1, 103, 104

BROCHIER H.

CAFFÈ F.

162

40, 149

CAIANELLO V.

243

CALIGARI S L. CARTER J.

166

46, 59

CELLETTI F.

166

CERETTI F.

164

CERNI RNKO K. CESA M.

61, 103

166

CHALMERS M. CHAN S.

275

164

164

CHENERY H.B.

19

CHURCH ILL W.

162

CHURCHMAN C.W. COSTAR.

102

COOPER F.

266, 275

COWEN H.E.

162

COZZ I S.

164, 251

CU RO R.

162

DARMAN H. DAURES N. DAVIS V.

106 275

166

162


INDICE DEI NOMI

DE ANDREIS M.

166

DE VERGOTTINI L. DEYINE J.

167

167

DI FENIZIO F.

40

DOUHET G.

153

DOWNEY J.

162

DUCHIN F.

165

DUSSAUGE P.

266, 275

EDMONDS M.

162

EISENHOWER D. FALCIAI G.P. FANALI D.

164

167

FISHER G.H. FISHER I.

162

263

FONTANEL J .

164, 275

FORD H.

46, 59

FORTE F.

164

GAGGIANI S. GAIA R.

5

162

167

GAINSBRUGH M.

162

GALBRAITH J.K.

106, 107, 122, 145, 149, 162, 167

GALLIPPl N.

163

GANSLER R.

167

GIACCHÈ A.

124

GIOLITTI G.

13

GIRARDET R.

167

GORBACIOV M. GRAZIANI A. GRAZIOLA G.

58, 62, 103, 104, 105, 122

40, 162 164

309


310

INDICE DEI NOMI

GRIFFIN J.

167

GROMYKO A. GUIDA F.

62, 103

166

HALLIDA Y F. HANSEN H.

80 167

HARTLE D.G.

165

HAERTLEY K.

165

HAYEK von F.A. HEISBOURG F.

149 162

HENKE S.

162

HERNU C.

276

HITCH C.J.

162

HITLER A.

107

HOLLQW A Y D.

133

HUGTINGTON S.P. KAUFMAN W.W. KENNEDY P.

166 167

107, 122, 166

KEYNES Lord J.M. KRUSCIOV N.

162, 275

5, 103

ILARI V.

V, 149, 165, 166, 167, 243, 247

JEAN C.

V, 7, 162, 167, 242, 275

JAZOV D.

279

JEZE G.

162

JUSO R.

165

LAGORIO L.

89, 90, 240

LEMAY C.E.

144, 145, 149

LEONARD M.

275

LEONTIEF W.W.

165


INDICE DEI NOMI

LERRO L.

133, 169

LIUZZI G.

167

LODI A.

311

162

LOLLIO L. LORD C.

149 162

LORD I.

7

LOUP P.

165

LUTTWAK E.D.

167

Mc. CULLOCH J.R. Mc. KEAN R.N.

166

162, 163

MACH I A VELLI N.

40

MAISSONNEUVE P. MAL VESTITI P. MAROTTA M.

19 168

MARSHALL G.C. MARTIN L.

163

MARTRE H.

266

MASHKIN F.S.

9, 10

16, 40

MAURY J.P. MARX K.

266, 275

266, 275

149

MARZANO A.

165

MARZANO C.

165

MAURY J .P. MAYER G.

275, 276 V, 40, 41, 58, 102, 122, 133, 149, 163, 165, 168, 276

MEARINI P.

163

MELMAN S.

144, 149, 168

MENNA P.

163


312

l'IDICE DEI :>;0\11

MIGGIANO P. MIGLIO G.

166

7, 168

MISES von L. MOTTA N.

149 165

MURRA Y D.J.

168

NAPOLEONI C.

V

NEGRI G.

168

NITTI F.S .

163

NIXON R.

45, 46, 103, 122

NONES M.

V, 168

NOVICK D .

163

NUCCIO O.

163

NUTI D.M.

168

OHLSON T.

164

ONOFR I R .

163, 165

ORTONA E.

40

OTT A.F.

165

OTT D.J.

165

20, 40

PACC IARDI R. PAPI G.U.

163, 276

PARETO W.

168

PASQUINO G . PEDONE A. PENONI P.

168

163 133

P lERACCINI G.

13

PINZANI C.

58, 80, 122, 168

PIVETTI M.

163


INDICE DEI NOM I

POLI L.

241

PRODI R.

163

QUADE E.S.

163

RAMOINO P.P. REAGAN R. REY G.

V

61, 62, 103

133

RIBBENTROP von J. ROGNONI V. ROLFO S.

296

168

ROOSEVELT D. ROSSI S.A.

7, 58, 122

80, I 33 , 166

SAMUELSON P. SANDRI S.

106

168

SANTORO C.M. SARACENO P. SCARPA V.

166 13

163

SCITOVSKY T.

40, 168

SCHELERINGER J.S. SHAWE S.

276

62, 103

SCHUMPETER J.

II, V, 267, 275

SEBESTA L.

40, 168

SMITH D.D.

149

SMITH R.

168

168

SHONFIELD A. SHULZ G.

3

164

SMITH T.A.

165, 168

SMITH W.L.

275

313


314

INDICE DEI NOM I

SPADOLINI G. STALIN G.

91, 240

3, 4, 5, 7, 104, 145

STAMMATI G. STEFANI F.

165

V

STEIN E.

163

STEIN L.

276

STERPELLANE A. STEVE S.

149

TABATONI P.

162

TARQUINIO O. TINSEAU M.

164

275

TREMELLONI R. TRUMAN H. VANONIE.

70

4 13

VIOTTI P .R. VISANI P.

40

168

80, 166

WAGNER A.

163

WALLACE M.

167

VOERNER M.

279

ZANONE V. 240, 241 ZANNINO F.

168


INDICE Pag. III

Presentazione.

INTRODUZIONE I. 2.

Premesse . I periodi dello sviluppo economico e le fasi della competizione militare

»

VII

» Vili

PARTE I

UNO SGUARDO AL PASSATO Cap. 1 «LA SITUAZIONE POLITICA CONSEGUENTE ALLA GUERRA» 3. 4.

La fase della guerra fredda La fase della coesistenza antagonistica e della coesistenza competitiva: il ruolo della NATO.

Pag.

3

»

5

Pag.

9

»

12

»

18 30 34

Cap. 2 «LA SITUAZIONE ECONOMICA» 5. 6. 7. 8.

9.

Il periodo del rapido sviluppo economico. Il periodo della ristrutturazione, del conflitto sociale e delle crisi Il bilancio della Difesa nel quadro del programma di potenziamento 1950-54 e di quello a più lungo periodo Il bilancio della Difesa nel periodo 1958-62 Il bilancio della Difesa nel periodo I 963-73

» »

PARTE II

L'EVOLUZIONE DELLA DIFESA NAZIONALE Cap. 1 «DALLA SOGLIA DEL 1975» 10. La fase della coesistenza competitiva continua fra contrasti e schiarite

Pag. 45


316

INDICE

11. La consistenza della Difesa alla soglia del 1975: politica di difesa e obiettivi di difesa, strumento militare e finanziamenti per l'esercizio 1975 12. Il capovolgimento di una prassi: il documento programmatico della Marina Militare del 1974

13. Seguono i documenti programmatici del!' Aeronautica e del!' Esercito . 14. Le "leggi promozionali" delle 3 FF.AA. conseguenti ai documenti programmatici decennali

Pag. 46

»

50

))

53

))

55

Cap. 2 «DAGLI ULTIMI ANNI SETTANTA VERSO LA METÀ DEGLI "ANNI '80"»

15. La situazione politica e la politica della NATO verso il 1980 e oltre .

Pag. 59

16. Il periodo degli "squilibri" del sistema economico na-

17. 18.

19. 20.

zionale I bilanci della Difesa negli esercizi 1976-80. Un punto di riflessione: il primo Libro Bianco della Difesa Il periodo del "ristagno" del sistema economico nazionale I bilanci della Difesa negli esercizi 1981-83.

))

62

))

64

»

70 73

)) ))

77

Cap. 3 «LA SECONDA METÀ DEGLI "ANNI '80"» 21. La "ripresa" del sistema economico nazionale stenta ad affermarsi 22. I bilanci della Difesa negli esercizi 1984-85

23. Un ulteriore punto di riflessione: il secondo Libro Bianco della Difesa. 24. Il modello di difesa nazionale: contenuto, finalità escopo del documento. Equivoci da dissipare. 25. Il conseguimento degli obiettivi della programmazione decennale non è raggiunto alle scadenze prefissate: ritardi, slittamenti e ulteriori oneri finanziari

Pag. 81 » 85 ))

87

))

90

))

95

Cap. 4 «LA FINE DEGLI "ANNI '80"» 26. Si profila un nuovo assestamento mondiale.

27. Ma la situazione economica resta fluida per i nuovi problemi insorgenti

Pag. 103 ))

105


317

IN DICE

28. I bilanci della Difesa negli esercizi 1986-89 29. Un'analisi della programmazione decennale

Pag.108 »

113

Cap. 5 «DUE RELAZIONI INSCINDIBILI» 30. Una premessa: le programmazioni episodiche e fram mentarie fra la fine degli "anni '80" e l'inizio degli "anni "90" per completare le programmazioni decennali 31. Prima relazione: la pianificazione-programmazione militare sistematica. Il sistema obiettivi militari-strumento militare, costo dello strumento militare-finanziamento 32. Seconda relazione: il coordinamento fra l'Organismo militare e l'Industria. Produzione nazionale e coproduzione internazionale, specie europea. II problema del]'esportazione degli armamenti

Pag. 123

»

125

»

127

Cap. 6 «DAL 1990 VERSO IL 2000 E OLTRE» 33. li bilancio della Difesa negli "anni '90" . 34. La futura situazione mondiale: la posizione dell'Italia nel settore europeo del Mediterraneo 35. Le Forze Armate verso il 2000 e oltre

Pag. 135

» »

142 143

EPILOGO «QUALCHE INSEGNAMENTO DALLA GUERRA DEL GOLFO» .

Pag. 153

BIBLIOGRAFIA

Pag. 159

APPENDICI : 1.

Tavole statistiche

2. 3. 4.

Dettaglio dei programmi finanziati con le leggi promozionali La programmazione militare . La formazione del bilancio della difesa

5.

L'inflazione militare

6.

Documento conclusivo della Commissione Difesa della Camera dei Deputati sul modello militare Modello di difesa per gli anni '90.

7.

INDICE DEI NOMI . INDICE GENERALE.

Pag. 171 » »

209 231

» »

249 261

»

277 293

»

Pag. 307 Pag. 3 15



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