S TAT O MAGG I O RE DELL'ESERCITO U F FI C I O STO RI CO
L'ITALIA NELLA RELAZIONE UFFICIALE SOVIETICA SULLA
SECONDA GUERRA MONDIALE
ROMA 197 8
PROPRIETA' LETTERARIA Ti.:TTI I
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DIRITT I RISERV ATI.
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AUTORIZZJ\ZrQKE
Tll'OG RI\F [A REGIONALE - ROMA -
1978
Trad uzione e riassunti del tes to originale in ling ua russa, " fstorija Velikoj Otecestvennoj Vojny Sovetskogo Sojuza », a cura del Ten. Col. f. spe Fabio Mantovani.
Il presen te volume è stato realizzato, nell'ambito del1' alti vità istituzionale dell 'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell 'Esercito, da un gruppo di lavoro composto dal Col. f. (aus.) Costanti no De Francesch i, dal Tcn. Col. c. t.SG (ris.) G iorg io de Vecchi, dal Ten. Co l. f. spe Carnillo Briald i, con la collaborazione del S. Ten . f. (RSU) Riccardo Graziosi e del cap. magg. Nicola Balani.
PREMESSA
Una delle più importanti opere sul secondo conflitto mondiale è la << Storia della Grande Guerra Patriottica del\ 'Unione Sovietica, 1941 - 1945 )) dell'Istituto di Marxismo - Leninismo presso il Comitato Centrale del P.C. deìl'URSS - Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica (in sei volumi), pubblicata a Mosca dal 1963 al 1965 (a). Alla sua elaborazione hanno preso parte duecentocinquanta persone tra ufficiali, uomini politici e tecnici m.ilitari, operanti sotto la guida di un com itato di redazione composto da ideologi del PCUS, marescialli dell'URSS e docenti di storia. L'opera, pur nella particolareggiata descrizione di tutte le battaglie sostenute dall'Unione Sovietica contro la Germania, dedica all'Italia molto spazio. Essa, infatti, non si limita solamente ad accennare alla presenza delle nostre unità al fronte orientale, ma si diffonde a descrivere e a commentare le vicende politiche e militari del nostro Paese dagli anni venti sino aUa Campagna per la Liberazione. Ciò conferisce all'opera un particolare interesse per il lettore italiano, indipendentemente dalla sua indubbia validità sotto altri aspetti. La traduzione totale dei sei volumi (circa quattrornila pagine e oltre due milioni di parole) avrebbe comportato, però, la pubblicazione di almeno dieci grossi libri, con un programma editoriale e di lavoro che avrebbe notevolmente inciso sulle altre attività dell'Ufficio. Non volendo, tuttavia, rinunciare a far conoscere, almeno in parte, la Relazione sovietica, si è realizzato il presente volume dove è stato riportato in traduzione testuale tutto ciò che i russi hanno scritto sull'Italia. Si sono anche trascritte molte pagine che, pur non riguardando specificamente il nostro Paese, rivestono ugualmente particolare rilievo, come l'interpretazione data dai russi ad alcuni (a) Altra opera sovietica di grande rilievo è la (( Storia della seconda guerra mondiale, I9.19· 1945 >> (« lstonja Vtoroj Mirovoj Vojny lJ), in dodici volumi elci quali quattro, aJla fine del 1977, non ancora pubblicati.
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!.'ITJ\l.It\ N ELLA RcLAZWNE SOV!l(T!CA SULLA SECO N DA C !JERRA MOKD!ALE
eventi della guerra, i rapporti dell'URSS con gli alleati occidentali, i principi fondamentali della dottrina militare sovietica. Le parti non tradotte testualmente sono state riassunte in modo più o meno esteso, allo scopo di delineare, sia pure per sommi capi, lo sviluppo concettuale dell'opera. Per fornire maggiori indicazioni sulla sua struttura completa, si è trascritto in Appendice l'intero indice analitico. La Relazione sovietica, peraltro, presenta alcuni punti che hanno richiesto un ulteriore ampliamento soprattutto nel.le questioni riguardanti l'Italia. Ciò ha comportato la formulazione di note, apposte nel testo in corrispondenza degli argomenti che le hanno suggerite. Si tratta in massima parte di precisazioni tecniche, statistiche e storiche, relative alle operazioni militari , alle forze contrapposte e agli eventi più importanti. Con la pubblicazione del presente volume, l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito riprende così una vecchia consuetudine, sospesa prima ciel secondo conflitto mondiale, cli pubblicare integralmente , o in sintesi, le relazioni ufficiali sulle operazioni militari dei Paesi ex alleati o ex avversari con i quali l'Italia si è trovata m guerra. A differenza delle relazioni ufficiali dei Paesi occidentali, generalmente basate sulla sola narrazione degli avvenimenti militari, la pubblicazione sovietica si distingue per il carattere politico e per la costante esaltazione dell'attività esercitata negli anni della guerra dal governo dell'URSS. Esso è raffigurato come l'onnipresente guida delle Armate combattenti, l'ispiratore della resistenza e della volontà di lotta dei popoli delle repubbliche sovietiche, l'artefice primo della vittoria. E' indubbio che nei momenti cruciali dell'URSS in guerra contro i tedeschi, popolo, esercito e governo costituirono veramente un blocco compatto, deciso a salvaguardare ad ogni costo l'esistenza della Patria, tanto che la lotta stessa fu denominata « guerra patriottica >>. E' perciò verosimile che sia stato proprio il sentimento patriottico e l'orgoglio nazionale offeso dalla aggressione tedesca ad alimentare principal1nente la tenace volontà di non cedere, che costò ai russi venti milioni di morti e che ha in Stalingrado e in Leningrado i suoi simboli più significativi. Ma è certo che il merito della vittoria dell'URSS spetta soprattutto alle sue Forze Armate alle quali, peraltro, i capi russi dedicarono costantemente, sin dai tempi della rivoluzione di ottobre, la massima cura, ispirandosi, forse, ad una vecchia esortazione di Lenin
PREMESSA
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che diceva: « Nessuna istituzione della Russia sovietica cessi mai di attribuire a/L'esercito il primo posto. La storia insegna clie i governi i quali non conferiscono alle questioni niilitari un'importanza primaria, portano i loro paesi alla rovina J>. Prima di accennare brevemente al contenuto della Relazione sovietica, è opportuno ricordare che l'Ufficio Storico dello SM dell'Esercito ha pubblicato sulla campagna italiana di Russia quattro volumi. li primo di essi, dal titolo << L'8'' Armata nella st'conda battaglia difensiva del Don - 11 dicembre 1942 - 3r gennaio 1943 », venne stampato subito dopo la guerra (nel 1946) col proposito di riferire prontamente al Paese sulle principali circostanze che avevano portato alla grave sconfitta delle nostre unità. 11 secondo volume è del 1947 e riguarda <( Le operazioni del CSIR e del/' ARMJR dal giugno 1941 all'ottobre 1942 ». Si tratta di due brevi monografie scritte in un periodo durante il quale non era ancora disponibile tutto il materiale documentario italiano, russo e tedesco, per cui i due volumi non potevano essere completi. Essi, tuttavia, contenevano, sia pure in riassunto, il fedele racconto dello svolgimento di tutte le operazioni ed hanno rappresentato per circa trent'anni una delle basi indispensabili per un corretto studio di quegli avvenimenti. Il terzo volume è stato pubblicato nel 1975 ed ha per titolo « I Servizi logistici delle unità italiane al fronte russo , 1941- 1943 >). In una documentata narrazione è descritto il funzionamento dei Servizi di campagna al seguito del CSIR e dell'8" Annata. Il quarto volume in ordine cronologico è uscito nel 1977 col titolo « Le operazioni delle unità italiane a! fronte russo, r941 1 943
)) ,
Queste due ultime pubblicazioni - per le guali la notevole disponibilità di materiale documentario e bibliografico, italiano e straniero, acquisito in Archivio durante trent'anni, ha consentito un ampio ed esauriente sviluppo di tutti gli argomenti - sostituiscono le monografie stampate nel 1946 e nel r947. L'ampiezza della Relazione sovietica non consente di tracciare una sintesi esauriente da collocare nello spazio necessariamente ristretto di questa premessa. Come inquadramento preliminare sulla materia può riuscire utile al lettore la conoscenza di alcune tesi dell'opera russa e dei principali avvenimenti che hanno caratterizzato l'andamento della guerra al fronte orientale.
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L.ITALI /\ :,lt:LL..\ REl,AZION E ~OVIE'J'IC.\ SUI.I.A SECON DA G UERRA MON l)( ,\LE
Per i sovietici le cause della seconda guerra mondiale traggono origine " dalle contraddizioni interne dei Paesi capitalistici e dalla politica antisot'ietica perseguita dalle Potenze occidentali sin dall'inizio della rù,oluzione russa dell'ottobre 1917 » . Nelle « contraddizioni interne)> del sistema capitalistico, essi ravvisano l'incapacità costituzionale del sistema stesso di assicurare il giusto equilibrio tra le varie Potenze all'indomani della prima guerra mondiale. Una delle principali caratteristiche di quello squilibrio fu l' i1nperialismo germanico che ebbe dalle Potenze occidentali consenso e sostegno col trattato di Monaco. Questo trattato è g iudicato dai russi come l'avvento palese di una politica antisovietica, il cui fin e ultimo era l'eliminazione del bolscev ismo ad opera delle Armate naziste. La seconda g uerra mondiale, è eletto nella Relazione, si identifica quasi esclusivamente con le operazioni militari sul fronte russo tedesco. Il solo intervento occidentale che concorse a battere la Germania fu lo sbarco in N ormandia, ma questo, secondo i russi, avvenne quando ormai l'esito della g uerra era già praticamente deciso dalle vittorie dcli' Armata Rossa. Un aiuto di grande ril ievo venne dai movimenti d i resistenza di tutti i Paesi europei , e tali rnovi menti, aff:er.m ano ancora i sovietici, furono ispirati dal comunismo internazionale e incoraggiati dai grandi successi militari e politici dell'URSS. L ' Italia è chiamata in causa a partire dall 'avvento del fascismo e viene collocata tra le Potenze imperialistiche impegnate a condurre una serie di <( piccole guerre » che portarono inesorabilmente l'umanità verso il secondo conflitto mondiale. Secondo la Relazione <e l'imperialismo italiano mirava alla conquista, se non di tutto il mondo, almeno di una sua parte considere110/e » . Il Patto di non aggressione russo - tedesco è considerato dai sovietici come l'avvenimento politico di rottura ciel fronte antisovietico, evento che determinò il fallimento della politica delle Potenze occidentali. Per poter sventare il pericolo dell'eliminazione del bolscevismo ad opera delle Armate hitleriane e ritorcere, invece, contro le Potenze occidentali il militarismo germanico, la diplomazia sovietica addivenne al trattato cli non aggressione russo - tedesco. D unque, è scritto nella Relazione, se col trattato di Monaco si realizzò un fron te antisovietico, col patto russo - tedesco si determinò il suo sgretolamento. Il patto russo - tedesco, che secondo i protocolli firmati a Mosca il 23 agosto 1939, avrebbe dovuto avere una durata d i dieci an ni,
PREMESSA
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rimase in vita solo 22 mesi e il 22 giugno r94r le Armate germaniche, muovendo verso est dal suolo della Polonia invasa dai tedeschi due anni prima, iniziarono le ostilità contro l'Esercito sovietico che presidiava l'altra parte della Polonia, parimenti occupata dall'URSS due anni prima. Le forze schierate a quella data sugli opposti fronti ammontavano a Circa 7.750.000 uomini dei quali 3.050.000 germanici e 4.700.000 russi. I germanici erano inquadrati in tre Gruppi di Armate (((Nord)) ' ,< Centro >> e « Sud )) ) e nell'Armata « Norvegia >> : in totale 12 Armate che riunivano complessivamente 145 Divisioni, delle quali 19 corazzate, 15 motorizzate, 6 di sicurezza e due da montagna. A fianco dei tedeschi operavano inoltre le forze degli alleati fìnlandesi, slovacchi e romeni, con circa 23 Divisioni, 3 Brigate di cavalleria, 5 Brigate da montagna e I Brigata motorizzata. Le forze russe erano riuni te in 15 Armate, ripartite in 5 << Fronti >> (b) corrispondenti ai « Distretti Speciali » di Leningrado (Fronte Settentrionale), del Baltico (Fronte Nord - Occidentale), Bielorusso (Fronte Occidentale), di Kiev (Fronte Sud - Occidentale) e di Odessa (Fronte Meridionale). Le Armate tedesche attaccanti mossero contro le posizioni tenute dall'Esercito sovietico su tre direttrici divergenti: - a nord, il Gruppo di Armate von Leeb col compito di puntare su Leningrado; - al centro, il Gruppo di Armate von Bock operante sulla direttrice per Mosca; - a sud, il Gruppo di Armate von Rundstedt proiettato sulla direttrice di Kiev. Secondo il piano (<Barbarossa», queste forze dovevano annientare, in un primo tempo, le unità cieli'Armata Rossa schierate ad ovest e dilagare poi in profondità nelle aree più importanti dal punto cli vista politico ed economico. Obiettivo fìnale dell'operazione tedesca, ispirata al concetto della (< guerra lampo », era il raggiungimento della linea Arcangelo- fiume Volga, giacché l'area dì Mosca era considerata, dagli autori del piano, d 'importanza strategica decisiva. (b) Nella terminologia militare sovietica con il vocabolo ((Fronte)> si indica un complesso di forze, operanti sotto unico comando, corrispondente ad un Gruppo cli Armate.
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1.'1T,\LIA :S,ELI.,\ RELAZIOKE SOV!tTCCA SOLL1\ SECONDA GU ERRA MONDIALE
Lo sviluppo delle operazioni fu, in sintesi, il seguente. ANNO
1941.
Dalla parte tedesca, il Gruppo cli Armate Nord, fortemente contrastato nell'avanzata di tutte le colonne convergenti su Leningrado, iniziò l'assedio di questo importante obiettivo verso la metà di settembre. Le forze finlandesi, operanti dall'area del Lago Ladoga e dall'istmo di Carelia, puntavano anch'esse su Leningrado. Il Gruppo cli Armate Centro, forzato il fiume Bug (settentrionale) e aggirata la piazzaforte di Brest - Litovsk - che resistette una settimana - mise in sacca ingenti forze russe nel saliente di Bialystok e di Minsk. Ciononostante la maggior parte delle forze sovietiche riuscì a sfuggire alla morsa, schierandosi a presidiare la linea difensiva del Dnieper. Superata la « Linea Stalin » fra Vitebsk e Rogacev, le colonne corazzate dei Generali tedeschi Hoth e Guderian puntarono su Smolensk, dove ebbe luogo una gigantesca battaglia al termine della quale i russi dovettero registrare perdite ingentissime tra caduti e prigionieri. Sulla Desna le forze tedesche sostarono sino ad ottobre prima di riprendere l'offensiva su Mosca. Allo scopo di agevolare il Gruppo di Armate Nord e il Gruppo cli Armate Sud nell'occupazione, rispettivamente, di Leningrado e cli Kiev, il Gruppo di Armate Centro destinò il Gruppo corazzato di Hoth verso nord e quello di Guderian verso sud (c). Rapidi successi iniziali furono ottenuti dal Gruppo di Armate Sud, la cui progressione però, esaurito lo slancio di partenza, subì un rallentamento. L'u agosto il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR), operante nell'ambito del Gruppo Armate Sud, prendeva per la prima volta contatto con le unità sovietiche, in ripiegamento, presso il fiume Bug. Cooperavano con i tedeschi in questo settore anche forze ungheresi e romene. La manovra del Gruppo corazzato Guderian da nord e quella del Gruppo corazzato von Kleist da sud si concluse con l'accerchiamento, 250 chilometri ad est di Kiev, di ingenti forze sovietiche. (e) I sovietici sostengono che il comando germanico fu costretto a dispor re le due deviazioni per eliminare la gravissima minaccia sui fianchi praticamente scoperti del Gruppo Armate Centro.
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Il Gruppo di Armate Sud proseguì poi l'avanzata nel bacino del Donez, sino a Rostov, che non rimase però occupata a lungo a causa di una controffensiva sovietica . L'offensiva tedesca sulla direttrice di Mosca riprese il 30 settembre ottenendo un vistosissimo successo a Vjazma, ma l'accanita resistenza dei russi ne dim inuì la forza di penetrazione. Il (i dicembre 1941 scattò la controffensiva sovietica presso Mosca, che allontanò la minaccia tedesca dalla capitale. ANNo r942.
L'offensiva invernale sovietica conseguì progressi territoriali sull'intera fronte, penetrando talvolta più di 250 km nelle difese tedesche, ancorate soprattutto ai grandi centri abitati. Le forze germaniche intanto si apprestavano a sferrare una offensiva nel settore meridionale del fronte., con obiettivo il Caucaso, scelto per le sue grandi risorse economiche. In tale quadro l'occupazione d i Stalingrado acquistava particolare importanza sia per la sicurezz a del fianco sinistro esposto, sia come area di partenza per un futuro sforzo offensivo verso nord. li comando sovietico, invece, valutava che le forze tedesche rinnovassero con maggiore probabilità i loro tentativi di avanzare verso Mosca e, in considerazione di tali previsioni, rafforzò soprattutto il settore centrale del fro nte. Inoltre, come si rileva dalla loro Relazione ufficiale, i sovietici ritenevano che buona parte delle forze tedesche sarebbero state avviate ad occidente dopo l'apertura di un secondo fronte in E uropa ad opera degli alleati. Nel mese di maggio l'offensiva tedesca investì la Crimea, dove furono occupate Kerc e Sebastopoli, assediata da oltre otto mesi. Nel medesimo tempo i russi lanciarono un'offensiva, che non ebbe successo, su Karkov. Il 28 giugno i tedeschi attaccarono il tratto fra Kursk e Belgorocl e dilagarono verso est sino ad occupare, il 22 luglio, l'ampia ansa del Don. La situazione divenne per i russi estremamente critica e nell'Esercito sovietico, che pure si batteva da ol tre un anno con tenacia ed eccezionale valore an~he nelle situazioni più disperate, si verificarono episodi « di viltà, allarmismo, indisciplina e insubordinazione » ( d). (d) Le espressioni tra virgolette e in corsivo sono tratte da << La G rande Guerra Patriottica dell'U nione Sovietica >J (Storia breve) : « Velil(aja Otece.;tvemwja V ojna Sovetsl(ogo Sojuza ( Kratl(aja lstorija) )>, pag. 165.
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L. ITAL!A NEI.I.A RE!.,,ZIO:'s'E S0V1ETICA SUI.LA SECONDA GUERRA M0Nl)JA!.E
A sud, le forze tedesche riuscirono a superare il basso Don e ad estendere i I controllo nel Caucaso settentrionale dove, senza raggiungere il Mar Caspio, il movimento si arrestò per la debolezza del supporto logistico, l'aspra natura del terreno e la tenace resistenza dei sovietici. Le possibilità di mantenere il controllo di tutto il vastissimo territorio conquistato dipendevano in rilevante misura dal possesso dell'area strategica di Stalingrado, dove infatti si indirizzarono con crescente intensità gli sforzi dei due contendenti. Il cuneo, estendendosi sino a Stalingrado, aveva determinato la diluizione delle forze sui fìanchi indebolendone notevolmente la consistenza difensiva. Il 19 novembre i sovietici lanciarono la loro prima grande controffensiva che segnò l'iniz io del capovolgimento delle sorti della guerra in loro favore. Nella terza decade di novembre le Grandi Unità russe ruppero contemporaneamen te lo schieramento della 4" Armata corazzata germanica, l'ala destra della J' Armata romena ed accerchiarono (oltre a numerose aliquote delle due Armate attaccate) anche l'intera 6" Armata tedesca dislocata nel settore di Stalingrado. A metà dicembre, rotto il centro e l'ala destra dell'8" Annata italiana (Corpi d'Armata II e XXXV e XXIX tedesco) e travolta la sinistra della 3'' Armata romena, i due tronconi venivano rinchiusi in una nuova sacca, mentre ancora non era stata eliminata la precedente di Stalingrado. ANNO
1943.
Nella seconda decade di gennaio, spezzato nuovamente l'appena ricostituito fronte dell'8" Armata (XXIV Corpo d' Armata corazzato tedesco) ed infranto lo schieramento della 2 " Armata ungherese, i sovietici realizzarono una terza sacca nella quale venne a trovarsi il Corpo d'Armata Alpino italiano (ala sinistra dell'8" Armata). Al termine dell'offensiva sul basso, medio e alto Don, i russi, battendo ìl Gruppo di Armate << R >> tedesco, avevano creato una profonda breccia ampia 4 00 km e avevano altresì posto le premesse per una ulteriore spìnta offensiva verso Kursk e Karkov. Fra il 3r gennaio e il 2 febbraio capitolarono le forze tedesche di Stalingrado. La resistenza tedesca aveva consentito alle Armate del Caucaso settentrionale di sottrarsi all'accerchiamento dei russi. Infatti, le unità impegnate nella operazione sovietica su Rostov non
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poterono raggiungere tale obiettivo per la « indisponibilità delle forze e dei mezzi necessari}> (e). Proseguendo l'avanzata verso ovest, i sovietici liberarono Kursk e Belgorod, cadute per manovra, e il 16 febbraio conquistarono Karkov, arrestandosi a circa 70 km ad occidente della città. A partire dal 29 gennaio, l'offensiva sovietica si andò frattanto sviluppando anche nel bacino del Donez, ove i tedeschi furono ancora respinti verso ovest di 130 - 230 chilometri. Il ripiegamento delle unità gennaniche dal Caucaso e dall'alto corso del Donez aveva determinato una naturale concentrazione di forze, subito organizzate ed impiegate in una violenta controffensiva durante la quale furono rioccupate Karkov, Belgorod e l'area nord - orientale del bacino del Donez (f). Nel tratto settentrionale del fronte i sovietici erano riusciti m gennaio a sbloccare, in parte, l'assedio di Leningrado, che da 17 mesi resisteva con grandi sacrificì alla morsa germanica. Dopo che nel settore centrale nel mese di marzo venivano eliminati dai russi i salienti di Rzev e di Vjazma, l' intera linea del fronte registrò una temporanea stabilizzazione. Il 5 luglio i tedeschi ripresero le azioni offensive contro il saliente di Kursk; i sovietici assorbirono dapprima l'urto nemico con solide difese e il 12 luglio passarono alla controffensiva. La gigantesca battaglia di Kursk, che vedeva schierati sugli opposti fronti, complessivamente, tre milioni di uomini, si concluse con una pesante sconfitta dei tedeschi. I sovietici portarono quindi avanti la loro controffensiva sino al mese di dicernbre, su una fronte ampia r.500 chilometri, da Veliki Luki al Mar d 'Azov, con una sec-1uenza di vittorie che contribuì a togliere definitivamente l'iniziativa strategica al comando tedesco. A questo non rimaneva quindi altra soluzione che porsi sulla difensiva lungo i] vasto fronte e lo fece su quello che fu definito << il va/Lo orientale))' appoggiato soprattutto ai corsi d'acqua. L'Esercito sovietico, che dal novembre r942 al dicembre 1943 aveva liberato oltre la metà del territorio occupato dai tedeschi ne] (e) Da Tldil(aja Oteéestven11aja Vojnu Sovelsf(ogo Sojuza (Kratkaja !storija) >,, pa g. 22 I. (f) La controffensiva tedesca, dehnita in Germania ,, il miracolo del Do(<
>> sorprese totalmente i russi i quali, nell'opera citata nella precedente nota (e), dichiarano che il comando sovietico <( valutò erron eamente che gli liitlei-icmi avrebbero ritirato le loro forz e dal bacino del Donez /J('r sùlemarle a difesa lungo il Dniepcr ». nt'.Z
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L ITALI.·\ NELLA RELAZIONE SOVIETICA SULLA SECON DA G UERRA MO'.'ll)JALE
1941 e nel 1942, ricevette l'ordine di consolidarsi sulle posizioni raggiunte (prima di riprendere l'offensiva), su una linea che aveva all'incirca il seguente andamento: ovest di Leningrado, Vitebsk, Mozyr, ovest di Kiev, Kirovograd , basso corso del Dnieper. Le forze tedesche in Crimea erano isolate. ANNO
1944.
Il 1944 fu caratterizzato da due grandi offensive strategiche russe, una condotta nei primi quattro mesi dell'anno, l'altra nell'estate - autunno. Con la prima offensiva i sov1et1c1 riuscirono a respingere in Estonia le forze tedesche che stringevano da vicino Leningrado. N ella parte centrale del fronte, i russi ottennero modesti risultati per la scarsità delle forze impegnate ed a causa delle solide difese germaniche. N ella parte meridionale , in vece, dalle paludi del Pripjat al Mar Nero, una successione di coordinati sforzi offensivi contro un'organizzazione difensiva poco profonda, eccessivamente rigida e priva cli adeguate riserve, permise ai sovietici di raggiungere a m età aprile i Carpazi e di liberare la Crimea. La nuova situaz ione militare ebbe incidenza in campo politico. Infatti, la Romania con azione simultanea e concorde dell'Esercito e del popolo, si sch ierò con tutte le forze dalla parte delle Nazioni Unite contro la Germania (alla quale dichiarava guerra il 25 agosto). La Finlandia iniziò con la Russia trattative di armistizio, ponendosi in stato di guerra con la Germania dal 15 settembre. L'Ungheria venne occupata dai tedeschi. L'offensiva estivo - autunnale ebbe inizio il 23 agosto con una possente azione d'urto (i quattro (< Fronti l> sovietici impegnati nell'operazione contavano complessivamente r.430.000 uomini) nella parte centrale del fronte. In una settimana i sovietici avanzarono per circa 250 chilometri annientando il Gruppo di Armate « Centro )> tedesco, occuparono alla metà di luglio la Bielorussia e parte della Polonia nord - orientale. · Sul fronte settentrionale le forze russe, puntando verso nord ovest, minacciavano di tagliare la ri tirata al Gruppo di Armate Nord, ormai schierato in Estonia.
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Nella regione immediatamente a sud del settore centrale l'offensiva sovietica iniziata a metà luglio si esaurì sulla Vistola, dove l'Armata Rossa si arrestò alla fine dello stesso mese in prossimità di Varsavia. Ritenendo imminente il forzamento del fiume da parte dei russi, le formazioni partigiane della Armija Krajova (l'organizzazione clandestina della resistenza polacca facente capo a Londra) insorsero il r" agosto contro gli occupanti tedeschi e mantennero per breve tempo il controllo di Varsavia. Ma i sovietici non proseguirono subito nella loro avanzata, rendendo così possibile la violenta repressione tedesca nella capitale polacca. Le forze sovietiche sostarono sei mesi sulla Vistola, sia per riorganizzare i dispositivi offensivi sia per l'irrigidimento delle difese tedesche. Nel settore meridionale, i russi conseguirono vasti successi territoriali, anche per il valido apporto deUe forze e delle risorse della Romania. Venne occupata la Bulgaria, che non oppose alcuna resistenza, e che 1'8 settembre dichiarò guerra alla Germania. L'ampio movimento di conversione delle forze sovietiche proseguì sino ìn autunno quando fu stabili to il contatto con le unità partigiane della Jugoslavia e venne raggiunto il cuore dell'Ungheria. Le forze tedesche svolsero allora un'azione ritardatrice del movimento russo, intesa a consentire il lunghissimo ripiegamento delle loro unità dislocate in Grecia e in Jugoslavia. ANNO
1945.
Dopo la riorganizzazione e il potenz iamento dei dispositivi di attacco, dopo il ripristino della funzionalità del sistema logistico, i sovietici ripresero il loro movimento verso ovest il 12 gennaio e lo fecero con un certo anticipo sulla data prevista in seguito alle pressioni degli alleati occidentali che avevano subìto una battuta di arresto con la controffensiva tedesca delle Ardenne. Il Comando Supremo sovietico intendeva superare di slancio la prima linea difensiva, per non concedere ai tedeschi il tempo necessario a poter presidiare le altre sei lince di difesa predisposte in profondità tra la Vistola e l'Oder. In generale lo sviluppo dell'offensiva risultò conforme a quanto era stato stabilito nei piani operativi . Infatti: - il << 1" Fronte Bielorusso J>, comandato da Zukov, occupò Varsavia il 17 gennaio raggiungendo l'Oder, 300 chilometri più a ovest, il 2 febbraio;
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1.'lTALIA :,./ELLA REI.AZIONE SOVIETI CA S ULL.\ SECONDA GUERRA MOND!A LF,
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Fronte Ucraino ,,, comandato da Konev, entrò nelgenn aio portandosi sul Neisse, cioè sull'allineamento dell'Oder, il 24 febbraio; - il << 2'' Fronte Bielorusso», com andato da Rokosovskij , raggiunto il Mar Baltico, chiuse la ritirata alle forze ledesche dislocate nella Prussia orientale, attaccate anche da nord dal " 3° Fronte Bielorusso ,, comandato da Cernj akovsk ij. Nel mese di genn aio ebbero inizio le operazioni per l'occupazione della Cecoslovacchia. Più a sud Budapest, assediata da circa due mesi. cadde a metà febbraio; Vienna in aprile. Tl notevole restringimento del fronte (4.450 chilometri agli inizi del 1944, 2.250 al r" gennaio 1945, soltanto 400 chilometri in territorio tedesco alla metà di aprile 1945) compensò le sensibili perdite subite dai tedeschi, i quali imposero ai sovietici un ulteriore tempo di arresto sull'Oder - Ncisse. Il 16 aprile, un'ultima spinta offens iva portò le unità sovietiche in prossimità di Berlino che, circondata dalle forze di Zukov e di Konev, cadde il 2 maggio. <e
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1' Alta Slesia il
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Ultimata la guerra in Europa, l'Unione Sovietica rivolse le armi contro il Giappone. Con l'Impero del Sol Levante l'URSS aveva stipulato un patto di neutralità nel 194 r. Il 5 aprile r945 i sovietici denunciarono il patto, giustificando la decisione con l'annuncio che la situazione era <e radicalmente mutata>>, per cui a partire dal <) agosto l'URSS si considerava in stato di guerra col Giappone. Nella Relazione sovietica è detto che l'in tervento contro il Giappone nacque dal progetto di garantirsi da future aggress ioni nipponiche, per tener fede agl i impegni assunti con gli alleati occidentali. per aiutare la Cina, la Corea e gli altri Paesi asiatici « nella comune lotta contro gli imperialisti giapponesi» .
Sull'intervento della Russia contro il Giappone, Churchill , in una dichiarazione fatta ai Comuni il 16 agosto 1945, rivelò che nei colloqui con Stalin << ••• ci si era da tempo accordati che l'URSS avrebbe dichiarato guerra al Giappone entro tre mesi dal crollo dell'Esercito tedesco . Il ritardo dei tre mesi era imposto dalla necessità di trasferire attra11erso la Transiberiana forze sufficienti per trasformare le Armate sovietiche dell' Estremo Oriente da forza difensir,a in forza offensiva >>.
Dato che la guerra in Europa era fin ita 1'8 maggio, i tre mesi si compivano 1'8 agosto.
PREMESSA
L'Esercito sov1etIC0 attaccò il Giappone con tre Fronti, dotati di forze, ann i e mezzi largamente superiori a quelli dell'Armata Kwantung, appoggiati dalla Flotta del Pacifico e dalla flottiglia fluviale dell'Amur. L'A rmata Rossa scese in campo con 1 .600.000 uomini: in totale 12 Armate, con 80 Divisioni (di cui 6 di cavalleria e 2 corazzate), 4 Corpi corazzati e meccanizzati, 6 Brigate fucilieri e 40 Brigate corazzate e meccanizzate. Tali un irà penetrarono rapidamente in Manciuria, occuparono i porti di Dajren e Port Arthur, si inoltrarono nella Corea del Nord e, con l'ausilio della Flotta del Pacifico, conquistarono la parte meridionale dell'isola di Sachalin e le isole Kurili . L'atto di resa del Giappone venne firmato il 2 settembre 1945 sulla corazzata americana <( Missouri>) dal rappresentante dell 'imperatore, dei governi alleati e dell 'URSS.
I sei tomi nei quali si articola la pubblicazione russa sono stati riassunti, nell'ordine, nelle sei parti del presente volume, al quale è. stata aggiunta un'Appendice con due annessi . In particolare: - nel primo tomo si esamina l'origine della seconda guerra mondiale, la preparazione all'attacco contro l'URSS, l'attività del PCUS e del governo sovietico per il potenziamento della difesa. Cronologicamente il primo tomo comprende gli avvenimenti che vanno dall'iniz io degli anni trenta al giugno r94r, cioè fìno alla data dell'aggressione germanica;
- iL secondo tomo riguarda il primo periodo della (< grande guerra patriottica n, l'attacco della Germ ania all'URSS, la mobilitazione delle forze sovietiche, la ritirata dell'Armata Rossa, la prima controffensiva sovietica, il fallimento della « guerra lampo>); - il terzo tomo è dedicato al secondo periodo della << grande guerra patriottica », vale a dire allo sforzo sovietico per provocare la sconfitta del nemico, alla svolta della guerra in conseguenza delle vittorie riportate dai russi sul Volga, nella battaglia di Kursk e nelle altre battaglie del 1943;
- il quarto tomo comprende la narrazione degli avvenimenti del terzo periodo della guerra, ossia la riconquista del territorio 2. -
Russia
18
L' ITJ\Lli\ l\ELLA RELAZIO>IE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERRA MO NDfALE
sovietico e la cacciata delle forze tedesche <lai Paesi dell'Europa orientale;
- iL quinto tomo descrive le vittorie sovietiche alla .fine del terzo periodo della grande guerra (1945) e l'andamento delle operazioni che portarono alla sconfitta del Giappone;
-
il sesto tomo, infine, è dedicato all'esame dei risultati della
seconda guerra mondiale e all'analisi dei motivi che determinarono la vittoria dell'Unione Sovietica.
IL
CAPO DELL' U FF ICIO STORICO
In Appendice : - annesso r : Serie completa deg li argomenti trattati nell'opera sovietica in sei volumi (traduzione <legli indici); -
annesso
2 :
Bibliografìa delle opere citate in ({uesco volume.
FRONTESPIZIO DELLA RELAZIONE SOVIETICA
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AVVERTE N ZE
Il presente voi urne è stampato
I.
-
in
tre caratteri tipografici:
m corsivo, e tra virgolette, le parti della Relazione sovie-
tica tradotte testualmente. Esempio: L'aggressione della Germania fascista all'URSS, alla quale il popolo rispose con La Grande Guerra Patriottica, fu intrapresa nel corso della seconda guerra mondiale »; <,
in tondo, le parti riassunte della Relazione stessa. Esempio:
Nel primo volume, qui riassunto, del la Relazione sovietica vengono esaminate l'origine della seconda guerra mondiale , la preparazione della guerra contro l'URSS e l'attività del PCUS e del governo sovietico per il potenziamento della difesa;
in tondo più pic:co!o, le note dell 'Uffìcio Storico dello SME. Esempio : (1) Il Convegno <li Monaco (20 - 30 settembre 1938) cost1tu1 il punto del massimo cedimento delle Potenze occidemali europee di fronte alle pretese terri toriali d i Hitler a danno della Cecoslovacc h ia.
2.
Per le parole russe, la translitterazione dalla grafia cirillica a quella latina è stata ottenuta tenendo presenti le caratteristiche fonetiche della lingua italiana e, solo in parte, la cosiddetta trascrizione scientifica 11, in quanto questa presuppone, per una corretta pronuncia, la conoscenza sia dei suoni originali, sia dì alcuni particolari segni che li rappresentano. <(
INDICE DEI PRINCIPALI ARGOMENTI
TRADOTTI O RIASSUNTI
Pag .
25
Pag.
31
A ppoggio occidentale alla Germania nazista
)\
3;
Produzione degl i armamenti in URSS
))
32
e< l ntrod uzio11e » .
P AR"fE PRl~(,\
cc
Preparazione e scate11ame1110 delia guerra da parft' delle Potenze imperialistiche>> .
Intervento dell'Italia in Etiopia .
·>2 .)
Interve11to de ll' Italia nella guerra <li Spagna
))
45
Intervento <lell' Italia in Albania
))
47
Patto cl i non aggressione russo - tedesco
))
49
In tervento dell' Italia contro la Francia
)>
58
Gue rra russo - finn ica
)>
60
La g uerra in Africa Settentrionale ed Orientale
))
62
In tervento del l' Italia contro la (; recia
)>
78
Gli Stati Uniti di fronte alla guerra in E uropa
))
86
Le concezioni strategich e e tattiche russe alla vigilia del conflitto
))
87
Patr. ,:,
95
PARTE SEcOKDA
« Arresto, da parte del popolo sovietico, della vile aggressione ddla
Gcrn1ania fascista all'URSS . Creazione dei presupposti radicale svolta della guerra» ·
per
una
Fase iniziale del conflitto russo - tedesco
))
Questione relativa all'apertura de l secondo fronte in E u ropa
)>
95 )()"
.)
2 2
L'IT/\1, I A N ELLA REL1\ ZI0 NE SOVIETICA SULLA SECONDA G UERR.-1 MONl)[ALE
T rattative rnsso - anglo - statunitensi per la definiz ione <li a iuti economici e militari all'URSS .
Pag.
105
))
107
Afflusso dell'8" Ar mata ira liana al fronte russo e campagna estivo - autunnale del 1942 .
))
I IO
Le o perazioni i n Africa Settentrionale (dall'autunno 1941 all'estate r 942)
))
l 2f
La lotta per le vie cli comunicazione marittime
)j
129
Problemi stra tegici e tattici relativi alla condotta sovietica del confl itto .
))
q2
Pag.
139
La battaglia sul Volga .
»
139
L'o perazione « Piccolo Saturno » per lo sfonda me nto de l Il C.J\. dell'8" A. (dicembre 1942) .
))
151
L'operazione ,, Ostrogozsk -Rossosc » e accerch ia mento ciel C.A. Alpino (gennaio 194~)
))
168
Difesa di Pavlograd .
))
182
Questione relati va all'apertura del secondo fronte in Europa
))
188
))
r93
S ituazione politico - economico - militare italiana
))
2I l
Aspetti della strategia e tattica sovietiche
))
231
Pag.
235
Situazione al fronte russo dall'esta te 1941 alla primavera del
1942 .
«
Radicale mutamento del corso della Grande Cuara Patriottica »
Le operazioni in Africa Settentrionale (autunno
J 942 -
maggio
1943)
P ,1RTE QUART.·\
" Cacciata dd nemico dal territorio dell'Un ione Sovietirn (' inizio della libemz ioll(, dei popoli d 'Europa dal giogo fascista >) Situazione m ilitare sul fronte orienta le alla fi ne del 1943 La Resistenza in ltalia .
))
2
35
Pag. 238, 264, 271 ll L ag.
242
Situazione m il ita re sul frome orientale a l g iug no 1944
))
246
Questione balcanica .
))
250
Valutazioni sovietiche sulio sbarco m Normandia
INDICE
Pag. 254, 269
Le operazioni in Italia .
Pag.
277
Pag.
281
Situazione generale milita re e politica agli inizi del 1945
)>
281
Situazio ne delle Forze Armate sovietiche
))
286
Conferenza d i Crimea (Jalta)
»
288
La questione <li Trieste .
))
294
Forniture e presti ti occide nta li all'URSS nel 1944
PARTE ().UI1'T..I
«
Vittoriosa conclusione del conflitto contro la (;ermania fascista . Sconfitta dt·ll' itn paialismo >>
i'entativi germanici <li evita re la resa senza condizioni
Pag. 296, 306
Situazione m ilitare in Italia
283, 303 Pag .
3n
Valutazioni sovietiche sugli eventi bellici dalla fìne del 1943 al maggio 1945
»
316
La guerra in Estremo O riente e problemi politici fra le G randi Potenze .
»
.V 9
Pag.
333
Conferenza di Potsdam .
«
))
Risultati della Grande Guerra Patriottica » Considerazion i sovietiche sulla second2 g uerra mond ia le
))
333
I Servizi di Sicurezza Sovietici .
))
345
Proble mi operativi dell'Armata Rossa
))
.?48
1.
2.
3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.
Problemi generali della lotta armata La difesa st rategica delle fo rze sovietiche L'offens iva strategica, fonda mentale metodo operati vo delle Forze Armate dell'URSS . fmpiego delle singole Forze Armate e delle va rie Ar mi La d irezione della lotta armata . Le Grand i Un ità operative . F isionomia delle operazioni condotte dai Fronti e dalle Armate Perfezionamenti nella tattica Esperien:i:e dell'ultima guerra e ulteriore potenzia mento delle Forze Annate sovietiche
))
349
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354 -,-g
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,,6,) ) )6,.,I 37 1 378 382
24
L.fTALl.-\ NEL LA RELAZIOKE SOVI ETlC/\ S ULLA SECONDA G UERR,\ MONDIALE
La g uerra partigiana in URSS .
Pag.
383
La Res istenza in Italia dal 194_3 a l 1945 .
))
388
La storiografia sovietica .
))
392
La storiografìa dei Paesi socialisti
)\
395
La storiografia <lei maggiori Paesi capitalisti
)>
396
La storiografìa italiana sulla seconda guerra mondiale
))
399
Fra le pagg. 420 - 421
Fotografie Appendice -
Pag .
42 1
Annesso 1: Indice completo degli argomen ti trattati nell'opera sovietica (traduzio ne) .
))
42'.)
Annesso
))
2:
Opere citate nel presente volume
Disegni : -
Carta
11.
e:
Sviluppo generale delle operazioni nell'esta te autunno 1941 . Fra le pagg. 96 - 97
-
Carta n.
2 :
Sviluppo generale delle operazioni nella campagna estivo - autunnale del 1942 F ra le pagg .
II2 -
r 13
Carta n. 3: Battaglia del Volga. Fase dife nsiva sovietica 17 luglio - r 2 settembre 1942 . Fra le pagg.
120 -
121
-
Carta n. 4: Svilu ppo generale delle operazioni ne!Ja campagna invernale 1942 - 1943 Fra le pagg. 144 - 145
-
Carta n. 5 : Battaglia del Volga. Controffensiva sovietica e accerchiamento delle forze avversarie 19 - 30 novemb re 1942 . . F ra le pagg. 144 - 145
-
Carta n. 6: Battaglia del Volga. Sviluppo della wntroffensiva sovietica, dicembre 1942 . Fra le pagg. 152 - 153
-
Carta n. 7: Offensiva sovietica nell'alto Don, gennaio - feb. Fra le pagg. 176 - 177 braio 1943 .
-
Carta n. 8: Svil uppo generale delle operazioni in Europa, gennaio - maggio 1945 . F ra le pagg.
280 -
281
«INTRODUZIONE)>
I sei volumi che compongono la << Storia della Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica))' sono preceduti da una << Introduzione >> in cui sono tracciate le linee fondamentali dell'intera opera. Eccone il riassunto. Dopo essersi opposta all'intervento straniero nella guerra civile russa tra il r918 e il 1920, l'Unione Sovietica, nel 1941, dovette reagire per la seconda volta al tentativo « dell'imperialismo internazionale
di distruggere con la forza il primo Stato socialista del mondo>> . Ciò costò al popolo sovietico immensi sacrifici che nessun altro Paese ebbe a sopportare durante la seconda guerra mondiale. Le cause profonde di tale conflitto devono ricercarsi nella politica di acquiescenza che gli USA, la Gran Bretagna e la Francia incominciarono a seguire, dopo Mon aco, nei confronti della Germania nazista (1). (1) Il Convegno di Monaco (20 - 30 settembre r938) costituì il punto del massimo cedimento delle Potenze occidentali europee di fronte alle pretese territoriali cli Hitler a danno della Cecoslovacchia. Nella intenzione <li salvaguardare, almeno temporaneamente, il bene della pace, esse acconsentirono a quella grave richiesta. La storia conserva, però, il ricordo d i altre fless ioni a naloghe, sempre con la stessa motivazione. Nel caso specifico della Germania, dal 192r in poi, se ne potrehbero elencare parecchie: la fìne a nticipata del paga mento delle riparazioni ( 18 gennaio 1932); il Patto a Quattro (Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania) firmato a Roma il 7 g iugno 1 933; il plebiscito della Saar ( 15 gennaio 1935) e la conseg uente riannessione alla Germania (1° maggio 19.15); il ripristino ciel servizio militare obbligatorio con la costituzione cli dod ici Corpi d'Armata e trentasei D ivision i (16 marzo 1935); l'accordo navale tra Gran Bretagna e Germania per la ricostituzione di una flotta da guerra germanica (18 giugno 1935); l'occupazione m ilitare della zona smilitarizzata renana (7 marzo 1936); l'occupazione dell'Austria (r 2 marzo 1936) ed il conseguente plebiscito di conferma clell 'Anschluss (10 aprile 1938).
26
0
L ff1\I.IA NELLA RELAZI0:-.IE SOVIETICA SU.I.LA SECONDA GUERRA MOKDIAI.E
11 disegno occidentale era quello cli distruggere lo Stato socialista sovietico contrapponendogli la Germania nazista, che si voleva a sua volta eliminare. L'Unione Sovietica si dimostrò tuttavia più forte deJ1a Germania , anche econom icamente. L'argomento « aiuti >> da parte dei Paesi occidentali ricorre più volte nella Relazione sovietica. Esso appare già nella « Introduzione >J ove, a pag. XI, si legge: (< Durante la guerra, gli aiuti economici all'Unione Sovietica da parte degli USA, dell'Inghilterra e del Canada ebbero un certo valore positivo, ma in rapporto alla vastità della lotta armata essi furono chiaramente non proporzionati e niente affatto risolutivi n.
La vittoria sulla Germania, secondo i sovietici , dimostrò la validità della poli tica interna ed estera seguita dal partito comunista al quale, in ultima analisi, va il merito di aver saputo organizzare e dirigere verso un unico obiettivo « gli sforzi di decine di milioni di sovietici al fronte e nelle retrovie ». Sull'origine e sul carattere della seconda guerra mondiale, nella Relaz ione sovietica è detto (pag. XVI e seguenti): (< L'aggressione della Germania fascista all'URSS, alla quale il popolo rispose con la Grande Guerra Patriottica, fu intrapresa nel corso della seconda guerra mondiale. Ecco perché la questione relativa all'origine ed al carattere della seconda guerra mondiale ha considerevole importanza. La seconda guerra mondiale, come la prima, fu generata dal sistema del moderno capitalismo e dalle contraddizioni sue peculiari. La Germania, sconfitta nella prima guerra mondiale, nonché l'ltali'a ed il Giappone, che ritenevano di essere stati danneggiati nella spartizione del bottino bellico fra i vincitori, miravano ad una nuova divisione del mondo. Ciò nonostante, le vecchie Potenze coloniali - Inghilterra e Francia - e la più giovane Nazione capitalista, gli Stati Uniti, il cui capitale monopolistico si accresceva smisuratamente, continuavano a rimpinguarsi, sfruttando la catastrofe della prima guerra mondiale, sen.za essere affatto disposte ad operare congiuntamente. Per contro, esse stesse miravano ad allargare le proprie sfere di influenza ed a vincere definitivamente la concorrenza dell'i1npe-
IKTRODlTZlONE
27
rtalismo tedesco. italiano e giapponese in campo moudiale. Fra i due gruppi di Potenze imperialistiche divampò, sempre più intensa. la Lotta per il dominio del mondo. Come nella prima guerra mondiale, questa lotta, nella forma più acuta ed aggressiva, fu condotta dall'imperialismo germanico . L'esistenza ed il rapido sviluppo del primo Stato socialista del mondo, l'Unione Sovietica, furono il nuovo e decisivo fattore che differenziò decisamente la situazione e le circostanze della preparazione della seconda guerra mondiale da quelle della prima. Insieme agli antagonismi che dividevano gli imperialisti, esisteva questa volta anche una base comune: la radicale opposizione di due sistemi economico - sociali, il capitalismo ed il socialismo. E' naturale che i capi dell'imperialismo anglo - americano tentassero di riunire tutte le forze del campo capitalistico sotto la bandiera della lotta contro l'aborrito Stato socialista. Lotta, però , che essi contavano di condurre prima di tutto con lt· braccia dei propri concorrenti. Alla creazione dell'imperialismo germanico contribuirono non poco i monopoli americani ed inglesi i quali ritenevano che la rinascita della Potenza tedesca avrebbe determinato il rafforzamento delle posizioni capitalistiche in Europa, e non soltanto in Europa. Gli imperialisti USA ed inglesi individuarono nel militarismo germanico soprattutto una forza concreta per la lotta contro l'Unione Sovietica. Soltanto con l'appoggio della reazione internazionale, e innanzitutto dei monopoli USA, quel provocatore di guerre ( il militarismo germanico prima accennato) poté così presto riprendersi dopo la sua sconfùta nella prima guerra mondiale. L'ampio sostegno ricevuto dagli imperialisti tedeschi, per le loro mire aggressive, dette a questi la possibilità, in un tempo relativamente breve, di rinnovare le attrezzature industriali e di riarmarsi, di organizzare a poco a poco un Esercito possente. considerato invincibile prima dell'urto con l'Armata Rossa. I monopoli dei circoli reazionari statunitensi, inglesi e francesi alimentarono l' hitlerismo, aiutarono il militarismo germanico, nella nuotia veste fascista, a preparare la "campagna di oriente" per distruggere l'Unione Sovietica . . . . Gli aggressori fascisti, che puntavano al dominio del mondo, approfittarono senza riserve dell'atteggiamento e dei piani antisovietici dei circoli dirigenti degli USA, dell'Inghilterra e della Francia. Essi agitarono il fantoccio dell' anti'comunismo per ottenere crediti e brevetti tecnici, per ricevere materie prime e materiali
28
L'ITAT.!A NE LL/\ RELAZION E SOVIETICA S ULLA SECONDA G UERRA MONDIALE
strategici, per avere appoggio in campo diplomatico sino alla diretta complicità nel saccheggio e nel brigantaggio internazionali. Con i discorsi sulla "crociata" contro il comunismo, il nazifascismo mascherava i suoi piani di dominio mondiale, che minacciavano non soltanto l' URSS ma anche il mondo occidentale. . . . Lo Stato Maggiore germanico, operando in sicure.z za, decise di intervenire laddove era possibile ottenere conquiste territoriali senza rischio di un conflitto mondiale, di far giustizia, quindi, degli Stati borghesi più deboli della Germania e di iniziare, successivamente, la campagna decisiva per la conquista del mondo. Una delle caratteristiche della seconda guerra mondiale sta nel fatto che il con/Zitto non ebbe subito dimensioni mondiali. Essa fu preceduta da una serie di conflitti fra il 1931 e il 1939, che apparivano anelli di una medesima catena . . . . Gli stessi imperialisti USA - lnghilterra - Francia incoraggiarono costantemente gli aggressori sperando , presto o tardi, di scatenare la guerra contro l'URSS. Essi chiusero gli occhi sul rafforzamento degli Stati fascisti, che erano dit entati più pericolosi per i cosiddetti Paesi " democratici" del!' occidente, non si arrestarono nemmeno davanti ad alcuni loro sacrifici che essi speravano di ripagare dopo, al centuplo, mediante la sconfitta dell'URSS da parte delle forze della Germania, oppure mediante l'esaurimento della potenza di quest'ultima ad opera delle forze dell'Unione Sovietica. L'intesa eh Monaco del 1938 fu anche il punto culminante di questa politica delle Potenze "democratiche". Fu soprattutto in quella sede che si dette "via libera" all'imperialismo germanico nel suo cammino verso la seconda guerra mondiale . . . . La situazione internazionale, aggravatasi verso l'autunno del 1939, e la pressione dell'opinione pubblica, indussero i governi dell' Inghilterra e della Francia ad intavolare negoziati con l'URSS, che aveva proposto di raggiungere un accordo con questi Paesi per il sostegno reciproco contro faggressione. Tale accordo avrebbe potuto essere un insuperabile ostacolo sulla via degli aggressori hitleriani. Ma le Potenze capitalistiche occidentali non vollero intralciare la Germania hitleriana. Ad esse interessava una sola cosa: come poter volgere la pesante aggressione germanica contro l'URSS. Difatti è questo il motivo per cui Inghilterra e Francia non desiderarono di concludere, con l'Unione Sovietica, un accordo di mutua assistenza. Tale accordo avrebbe evitato la creazione dì un fronte unico antisovietico delle Potenze ca1
l t-<TRODU ZIO>IE
pitalistiche ed avrebbe assicurato all'Unione Sovietica due anni circa di pace . . . . Inghilterra e Francia, nel 1939 - 40, condussero contro la Germania la cosiddetta "strana guerra", o, come viene chiamata ora dagli storici occidentali, la "guerra delle occasioni perdute", quando , IO Divisioni di quei Paesi rimasero passit1e avendo contro di sé, nel settembre 1939, appena 2 3 Dit1isioni tedesche in tutto . . . . La natura imperialistica dei circoli dirigenti statunitensi e inglesi si manifestò anche nella strategia militare, determinando, in particolare, il loro lungo e deliberato indugio a creare in Europa il secondo fronte contro la Gennania fascista. I circoli dirigenti delle Poten.ze imperialistiche, dando in molti casi libero corso a simili tendenze reazionarie, recarono danno, in ultima analisi, ai propri interessi classisti. Si determinò infatti questa situazione quando l'Unione Sovù·t1ca apparve in grado di sconfiggere da sola la Germania fascista e di prevenirt' l'instaurazione forzata di regimi reazionari, da parte degli USA e dell'Inghilterra, in molti Paesi dell'Europa liberati dal giogo hitleriano. La questione relativa alla natura de11a seconda guerra mondiale e al suo successi:10 mutamento ha grande importanza storica e politica. La trasformazione della guerra delle Potenze occidentali in una guerra giusta contro il fascismo determinò la partecipazione ad essa di molti popoli europei, come forze autonome, con le loro rivendicazioni ed i loro interessi i,itali. Si manifestò con ciò il crescente ruolo delle masse popolari nella t ita nazionale . ruolo e/te rifletteva i mutamenti storico - mondiali nel campo delle forze sociali, ai,cenuti in consef!.uenza della rivoluzione d 'ottobre e della t'Clificazione clel socialisn;o in URSS. La guerra , alla quale gli imperialisti erano ricorsi come mezzo di soluzione dei loro contrasti, pur esistendo un Paese socialista solo ed isolato ma potente e vitale, si trasformò in una guerra giusta , essenzialnu:ntt' in una guerra popolare contro gli Stati fascisti che erano allora il baluardo della rea.zione imperialistica. Questa guerra si concluse con la vittoria delle unificate forze antifasciste sulla Germania. l'Italia ed il Giappone, al cui raggiungimento un ruolo capitale ebbero l'Unione Sovietica e le sue gloriose Forze Armate. Il blocco degli Stati fascisti subì. una dura sconfitta . La seconda guerra mondiale, nel contempo, non poteva non condurre all'indebolimento del sistema capitalista in generale ». 1
1
PARTE PRIMA
DAL PRIMO VOLUME «
PREPARAZIONE E SCATENAMENTO DELLA GUERRA D A PARTE DELLE POTENZE IM PER IALISTICHE»
Nel pnmo volume, qui riassunto, della Relazione sovietica viene esammata l'origine della seconda guerra mondiale, la preparazione della guerra contro l'URSS e l'attività del PCUS e del governo sovietico per il potenziamento della difesa. Cronologicamente esso riguarda gli avvenimenti militari e politici di oltre due lustri, dall 'inizio degli anni trenta al giugno 1941, cioè sino alla vigilia del conflitto russo - tedesco (22 giugno 1941). La PRIMA P ART.E del primo volume considera la situazione politico - militare alla vigilia della seconda guerra mond iale. La Relazione sovietica esordisce sostenendo che la seconda guerra mond iale fu generata, come la prima, dal sistema capitalistico. La crisi ciel capitalis mo - secondo gli autori sovietici - derivò cla]l'aggravan1ento delle « contraddizioni interne imperialistiche >i e dal disuguale sviluppo economico dei c1 Paesi capitalistici)> . L'opera prende appunto le mosse dall'esame delJa crisi econ omica del 1929 ed individua i due primi foco lai della guerra mondiale nell'aggressione giapponese contro la Cina (considerata come lotta delle Grandi Potenze per la conquista dell'Oceano Pacifico) e nella conquista del potere eia parte dei nazisti in Germania. Il nazismo ebbe l'appoggio economico e politico dei circoli dirigenti degli Stati Uniti, dell 'Inghil.terra e della Francia, che tentarono di sfruttarlo, come una potente forza da contrapporre allo Stato socialista sovietico. Fra gli aiuti occidentali d'importanza strategica, la Relazione sovietica cita: il trasferimento alla Germania della tecnologia industriale per la fabbricazione de lla gomma sintetica « neoprene >l; la fabbricazione in Germania della benzina sintetica, con )'assistenza statunitense; la creazione, con l'appoggio americano, dell 'industria dell'alluminio e del magnesio.
32
L ' l'J'/\Ll/1 NEI, LA RELAZIONE SOVIETlC/1 SULLA SECONeA GUERRA MOND! ,\Lt
Contro la minaccia della guerra e contro il fascismo insorsero le forze progressiste inquadrate nei diversi partiti comunisti. Tuttavia la errata valutazione di Stalin della situazione del movimento operaio mondiale creò il caos nelle file dei partiti comunisti, disorientandoli su quello che sarebbe stato necessario fare per l'unione delle forze progressiste. In contrasto con la crisi generale del sistema capitalistico> in URSS si ottennero invece grandi successi, affermano i sovietici, sia in campo economico sia in quello industriale. Tali successi permisero l'organizzazione della lotta per la sicurezza collettiva e, quindi, il potenziamento delle FF.AA. sovietiche. Lo sviluppo del.la produzione media annuale dei principali armamenti in URSS è rappresentato dai seguenti dati :
In m eò ia :i ll ':1nno
Ti p o
1930. 3 I
Aerei Carri Artiglieria Fucili (in migliaia)
J~fP - .)-i
8fo
2
-595
74°
3·.171
J .91 [
3.778
174
236
{97
Fra il 1935 e il 1938 si manifestarono primi atti dell' « aggressione fascista>). Di quanto è scritto in proposito, ecco la traduzione delle parti di maggior interesse (pag. ro2 e segg.): <( Un periodo relativamente lungo - nel corso del quale l'aigressione fascista si diffuse sempre più largamente su tre continenti del globo terrestre: Europa, Asia e Africa - precedette lo scoppio della seconda guerra mondiale. Durante questo periodo, fu intrapresa dagli imperialisti una serie di guerre, cosiddette "minori", che inesorabilmente portarono l'umanità alla grande guerra mondiale. Uno dei più importanti avvenimenti di quegli anni, fu l'aggressione dell'Italia all'Etiopia (Abissinia) . L'imperialismo italiano, ritenendo di essere stato escluso, dopo la prima guerra mondiale,
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l'Rl~!A
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dalla spartizione del mondo, attendeva da tempo l'occasione favorevole per una nuova suddivisione delle s/ere di influenza (2). (2) L'Italia era entrata nella prima guerra mondiale in esecuzione de l Patto cli Londra (20 aprile 1915), nel quale i suoi rappresentanti, preoccupati soprattutto della tutela degli interessi nazionali nell' Ad r iatico, avevano trascurato e posto in linea secondaria la rivendicazione di adeguati vantaggi economici e coloniali. E ra quello ancora il tempo dell'illusione di una rapida conclusione della guerra e forse venivano nucri te speranze di ottenere successi considerevoli con perdite limitate. In sostanza, l' Italia aveva accettato una promessa non defi n itiva di e< compensi » in Asia Mi nore e nei territori africani confinanti con le sue colonie, ma fin da i primi tempi della guerra si era r ilevato che la Francia poneva limitaz ion i e la Russ ia ne poneva altre. L"Italia era dunque esclusa dalla spart izione delle colonie german iche. Alla lìne della guerra, q ua ndo l'imposiz ione dei trattati stabilì che la Ge rmania perdesse ogni possedimento in Africa, in Asia cd in Oceania, l' Italia rimase esclusa dalla divis ione d i quelle spoglie, pur avendo parteci pato ad una lunga e dura guerra, che le era costata ingenti sacrifici d i uom ini e di ricchezza. Soltanto nel 1924 (15 luglio), la C~ran Bretag na aveva ritenuto d i saldare il proprio conto con la cessione (eseguita il 30 g iug no 1925) del Jubaland, da noi denominato « O ltregiuba », con una superficie d i 9r.ooo km di terreno poverissimo e arido e 72.000 abitanti. Le rettifiche del confine libico - egiziano (6 dicembre 1925), se avevano dato all' Ital ia il possesso dell'oasi di Giarabub (già quasi abbandonata), togliendola ai senussi che combattevano contro di essa, avevano comportato la perdita della baia cli Sollum e della z ona di Ram la. La Francia aveva tardato magg iormente a sistemare la sua partita, pur essendo q uella che dall'intervento italiano del 1915 aveva tratto maggior beneficio. Tutto si era r isolto con gli accordi di Ro ma - 7 g ennaio r935 - era Mussolini e Lavai. Uno cli queg li accor di rig ua rdava la difesa de ll"indipendenza e dell'integrità territoriale deg li Stati dell'Europa centro - danubiana. Con alt ri erano clefìniti g li interessi elci due Paesi in Africa: - a partire dal 28 marzo 1935 tutti i nati in Tunisia da genitori italiani sarebbero stati sottoposti alla legge francese del 1921 sull'assunzione automatica ed obbligatoria della nazionalità francese. Il provvedimento avrebbe comportato l'estinzione, entro breve giro di anni, di una colonia italiana che aveva avuto origine nel secolo XI, che fin dal 1157 godeva dell'assistenz a di un console (pisano), che si era sempre mantenuta fiorente nei secoli. Nel 1881 (costituzione del protettorato francese) essa contava r 1.501 unid che formavano la quasi totalità degl i europei residenti. A l cens imento del 1931 , su una popolazione globale di 2.411 .ooo abitanti, 91 .427 erano risultati francesi, 91.178 ita liani, 12.688 di altre nazionalità europee. Le scuole italiane di tutti g li ordi ni (escluso quello universitario) erano quaranta; - l'Italia otteneva a proprio vantaggio lievi rettifiche di frontiera tra Libia e Tunisia (già concordate fino dal 1919) ccl al tre al confìne tra Eritrea e Costa F rancese dei Somali (Gibuti);
3. - Russia
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1,'JTALIA :-;EJ.,LA REl.1\ ZIOKE SOV !E'l' !CA SULL1\ SECOK lJA GUERRA M()l\"l}J J\ LE
- la Francia cedeva all' Italia una parte del proprio capitale azionano della ferrovia Gihu ti -Addis Abeba. La par te più importante ed inespressa deg li acco rdi, lasciata sottintendere dall'accordo per la ferrovia di Gibuti, era costituica dal consenso francese alla imm inente azione italiana in Etiopia.
Per raggiungere lo scopo desiderato e rafforzare la loro posizione all'interno del Paese, i monopolisti italiani, nel 1922, chiamarono al potere le camicie nere fasciste a capo delle quali era Mussolini, cbttatore assoluto (3). (3) L'ascesa del fasc ismo al potere in Italia e il suo successivo consolidamento, non avvennero in maniera pacifica e incontrastata, come semhra voler ind icare la Re lazione sovietica. Non si trattò, infatti, della cc chiamata al potere d i un dittatore assoluto », qu,1si che il popolo italiano fosse così poco amance della libertà da sollecitare e poi suhire passivame nte le offese che alla <lignit:i de ll'uomo reca ogni dittatura. Fu, invece, una sofferta e combattuta vicenda prot rattasi per alcuni an ni, duran te i q ua li la par te interessata si serv ì abilmente dei metod i tradizionali della dem ocraLia per sopprimere le libertà fondamentali.
Il corso degli avvenimenti confennar,a quella qualità peculiare che Lenin, nel 191 5, attribuì all' Italia imperialistica. Egli dimostrò che l'Italia si stava trasformando in un Paese "oppressore degli altri popoli, depredatore della Turchia e dell'Austria, in un'Italia caratterizzata dalla brutale, odiosamente reazionaria e sporca borghesia, alla quale veniva l'acquolina in bocca dal desiderio di essere ammessa alla spartizione del bottino" (LENIN : << Opere ))' edizione russa, tomo 27, pag. 15). L'imperialismo italiano mirava alla conquista, se non di tutto il mondo . almeno di una sua parte considerevole. Esso decise di iniziare le sue conquiste prima di tutto dall' Etiopia, che lo attirava per le risorse naturali e soprattutto per la sua posizione strategica. Con la progettata creazione di un grande impero coloniale nelZ1 Africa settentrionale e nord - orientale, mediante l'unione delle sue colonie: Libia, Somalia ed Eritrea con Etiopia, Kenia, Sudan ed Egitto, l'imperialismo italiano mirava, come prospettiva, alla conquista di quasi tutto il continente africano. I circoli dirigenti italiani attribuivano grande importanza a stabilire il loro dominio nella zona del Mar Rosso, cercando di consolidarsi sulle più importanti vie di comunicazione dell'impero britannico.
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Nelle fasi successive della lotta per la conquista del mondo, il fascismo italiano si riprometteva di occupare importanti posizioni strategiche nel Mediterraneo e nei Balcani. La situazione europea, creatasi in trent'anni, favoriva la reali.zzazione dei piani di conquista del fascismo italiano. Il goi,erno hitleriano mirava al riavvicinamento con l'Italia e non era contrario a sacrificare per questo l'Etiopia, tanto più che era sua convenienza distogliere l'attenzione dell'Italia dall'Europa sud - orientale, dove gli interessi italo - germanici erano in contrasto fra loro (4). (4) L'Italia nel 1935 poteva ave re come programma massi mo <li conquista, c1uello delJa unificazione dell'Eritrea e della Somalia, già possedute, con l'Eriopia. Un tale programma era già sufficientemente ambizioso ed escludeva assurde quanto irrealizzabili prospettive cli conc1uista cli quasi tutto il continente afric~ino. Per quanto si riferisce alla parte sostenuta dalla (;ermania nel conflitto italo - abissino, la tesi della Re lazione sovietica, secondo la quale il governo tedesco era disposto a sacrificare l'Etiopia a favore di un riavvicinamento con l' Italia, in vista del componimento di ogni controversia nell'Europa sud orientale, non corrisponde a cii'> che realmente è accaduto, come si può rilevare dalla documentazione della fonte indubbiamente più au torevole sull'argomento, cioè c1uella tedesca. Interessi precisi e ben diversi da quelli presentati dalla Relazione sovietica g uidarono la politica cli Hitler prima e durante il conflitto in Etiopia, interessi di capitale importanza, allora, per la Germania, incentrati principalmente sulla questione austriaca (e< putsch J) cli Vienna ciel r934) e sulla zo na smilitarizzata del Reno e d ivergenti da quelli perseguiti <lalla diplomazia italiana. Altri fattori inoltre contribuirono nel 1934 e nel 1935 ad elevare pericolosamente il grado cli tensione nei rap porti italo - tedeschi, quali, tra l'altro, la politica razziale ciel nazionalsocialismo nei confronti sia ciel clero cattolico, sia degli ebrei, l'atteggiamento sprezzante dei gerarchi nazisti nei riguardi del fascismo e la politica di avvicinamento della (;ermania verso la Jugoslavia. In effetti, il governo tedesco, pur dichiarando la sua neutralità nel conflitto, sostenne, in segreto, lo sforzo militare dell'Etiopia, al fine cli indebolire la posizione dell'Italia, in vista delle proprie mire sull'Austria e sul Reno. In guesto modo veniva distolta l'attenzione delle Poten?:e mondiali dalla Germania medesima, e actiuistava rilevanza la guerra italo - etiopica. La Germania, pertanto, aiutò concretamente l'Abissinia nella lotta contro l'Ttalia. Il 17 luglio del 1935, infatti, il consigliere di Stato David Hall, Capo clell' lmperiale Ufficio dei Rifornimenti etiopici, si reca va in incognito presso l'ex ra ppresentante tedesco ad Addis Abeba, Dr. Prufer, nella sua a bitazione in Berlino, a nome di Hailé Selassié, al fine di ottenere un prestito di 3 milioni di marchi per l'acquisto di armi ed altro materiale, indispensabili per la guerra ritenuta ormai imminente. L1 richiesta tramite von Rulow, giunse al Ministro degli Esteri von Neurath e quindi ad Hitler che <liede il suo beneplacito all'operazione. Delegato dal governo tedesco all'acquisto del materiale bellico
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1.'1TALL\ '.'/El. I.A RELJ\Z tO NE SOVIETlC1\ SULLA SECON DA G l! ERR!\ MONDl,\ LE
fu il Co nsole Generale Onorario d 'Eciopia a Berlino Maggiore a riposo Hans Steffen il quale, in base alle richieste di H all, fece approntare: ro,ooo fuci li Mauser; mi tragliatrici , pistole mitragliatrici, bombe a mano e materiali per medicazione; 10,000.000 di ca n ucce;
- .3f> cannoni Oerlikon. Questo materiale venne caricato a L ubecca sulla nave inglese << Santa Maria». Nel c1uadro degli a iuti al Negus, erano stati approntati anche 3 aerei, con equipaggi costitui ti da volontari. Per interessamento personale di Hitler, vennero i noltre commissionati alla ditta « Rheinmetall - Borsing » 30 cannoni controcarro da 37 mm, con relative munizioni, i quali, senza il marchio tedesco, vennero successivamente im barcati a Stet~ino per l'invio i n E tiopia . Il riconoscimento dell'aiuto tedesco venne infìne esternato dalla fonte certamente più autorevole in merito, fra tutte quelle impegnate nella vicenda, quella cioè dello stesso imperatore Hailé Selassié. Egli affermò test ualmente in una intervista concessa al giornale francese « F igaro)>, nel marzo del 1959, che la c;ermania era stato l'unico Paese tt che ci fornì cli ann i e cli m unizioni e, dopo la fine della resistenza organizzata, continuò ad appoggiare i nostri franchi tiratori ... Mentre esteriormente faceva buon viso all'impresa m ussoliniana, Hitler, 111 segreto, fece tutto il possibile per osteggiarla al massimo g rado ».
Anche gli imperialisti francesi, d'altra parte, puntavano ad un riavvicinamento con l'Italia, pensando con àò di indebolire la posizione internazionale degli Stati Uniti d'America e dell'Inghilterra, Tale politica si rifletté negli accordi franco - italiani sottoscritti il 7 gennaio r935. Il significato generale di questi accordi non era soltanto dato dal consenso della Francia alla conquista de/L'Etiopia da parte dell'Italia, ma com prendeva l'impegno di forni re ali' aggressore L'appoggio necessario (5). (5) Gli accordi italo - francesi stipulati a Roma il 7 gennaio 1935 ( vds. nota 2) riguardavano tutto un complesso di problemi esistenti tra i due Paesi i11 Europa ed in varie parti dell'Africa. Il tacito consenso alla futura azione italiana in Africa orientale :iveva trovato rilevanti cont ropartite su altri argomenti di grande interesse per le due Nazioni. Quel consenso, però, era condizionato dalla permanenza al governo d i chi lo aveva prestato. Caduto Lwal, sotto il suo successore la F rancia S! schierò con le Na:t,ioni che adottaro no le sanzioni contro l'ftalia.
All'Italia si concedeva una serie di isole nel Mar Rosso ed anche il diritto di utilizzare il tratto della ferrovia francese Gibuti - Addis
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Abeba, che avrebbe dot·uto garantire le comunicazioni con il futuro fronte in Etiopia. in cambio, i fascisti italiani si impegnavano a sostenere gli interessi deìla Francia in Europa. Subito dopo la firma dell'accordo con la Francia, l'Italia si accinse al trasferimento delle truppe in Eritrea e in Somalia. situate vicino all'Etiopia. In totale, per la gi1,erra contro questo Paese furono impiegati 500.000 soldati ed u/ ficiaLi (MouRI:K : u Histoire des Grandes Puissances »> Paris, 1958, pag. 325) (6). (6) La forza de lle u nità ita liane operanri in Eliopia (fronti nord e sud) ragg iunse nel maggio 1936, la consistenza massima d i 2 87 .5u uom ini t ra uffic iali, sottufficiali e truppa, J9.942 q uadruped i, I r.207 autome;c,zi ( M INISTERO nEt.L,1 G u rnRA : e< Re lazione sull"attività svolta per l'esigenza A.O. 1936 i,).
L ' Etiopia poteva mettere in campo contro gli aggressori 10 . 000 soldati dell'Esercito regolare e circa 400 .000 uomini, non addestrati e male armati, dei prìncipi feudali (ras) (7). (7) In proposito si r iportano i seguenti dati, proven ienti da fonte neut rale: « Molte discussion i si fecero in precedenza sul numero e sul valore delle fo rze abissine. La stima più atte nd ibile fa ritenere che ammontassero alle seg uenti: 36.000 soldati della Guardia, o comunque Corpi di truppa comanJmi e org~ nizzati m odernamente ; - da 120.000 a I50.000 uom ini d ell'Esercito reg olare equipaggiati con modern i fuc ili; - d a 350 .000 a 380.0 0 0 uorn m I rad unati dalle provincie, et1uipaggiati con fucili d i d iverso ti po; 500.000 uom in i del la riser va, i q uali, oltre che con fuc ili a ripet izion e, era~o armati con vecchi fucili. Poiché affl u ivano ininterrottamente i rifornimenti d i arm i, no n fu possibile stabilire con esatLeaa l'aumen to del numero dei combattenti. Del resto doveva no essere presenti a ll' incirca 200 pezzi cli artiglier ia cli piccolo calib ro, n um erose batter ie controaerci, 5 autoblindo e alcu n i aerei » (da « La c;uerra Italo - Abissina >> del G en. V. M rnRK 1\, pubblicata su cc Scr itti Mensili Svizzeri per gl i Ufficiali di tutte le Arm i)), fascicoli d el 1935 - 36, Ed. Huber Druk, Frauenfe ld).
Già nell'aprile 1934 lo Stato Maggiore Generale italiano si accinse alla elaborazione del piano delle operazioni militari in Africa Orientale. Il piano fu pronto nel dicembre 1 934 e subito fu inviato al Generale De Bono, Comandante Supremo in Africa. N el contempo , si aprì sulla stampa un'aspra campagna contro l'Etiopia. T ale cam-
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t.' ITAL!A :S:F.LI.A RELA7.IOKE SOVIEl'IC:A SULLA SEC:()NOA GUERRA MOKDl.~LE
pagna an dò sotto lo slogan di "difesa del!' Eritrea dalle intenzioni aggressive del governo etiopico " (H1sT0RtCliS : « Da Versailles a
Cassibile », Rocca San Casciano, 1954, pag.
21 ) .
A lla fin e del 1934, la parte italiana, sfruttò , com e pretesto di guerra, un con flitto armato da essa prot"Ocato contro i reparti etiopici che accompagnat ano una commissione mista anglo - etiopica, incaricata de!la ripartizione dei pascoli in Etiopia per le tribù nom acli della Somalia britannica. li 26 maggio 1935 le truppe italo - fasciste irruppero in F.tiopia (8). 1
(8) TI 26 magg io 1935 nessu n reparto italia no varcò i confini dell'E ritrea o della Somal ia verso l' F.ciopia. Le ostilità tra Italia ed Etiopia ebbero infatti inizio il 3 ottobre 1935.
In un prùno tempo, le azioni militari furono condotte alle sue frontiere e furono presentate dall' ltaha come un "normale " incidente di confine. 11 governo italiano attese quale sarebbe stata la reazione internazionale alla sua aggressione. Esso temeva soprattutto che la questione fosse denunciata alla Società delle N azioni e che questa decidesse le san:àoni. · Allo scopo di legare le mani alla Società delle Nazion i e a quei Paesi che avessero alzato la loro voce contro l'aggressione . M u.isolini ricorse alle abituali mjnctcce del fascismo. Egli affermò chiaramente che l'Italia era disposta a rispondere, co11 la guerra. a tutti coloro che l'at•essero ostacolata, senza nemm eno arrestarsi di fronte al rischio di un secon do conflitto mondiale " che avrebbe inghiottito questa volta non m ilioni, ma decine cli milioni di vite umane" (<• T he Daily Mail ,>, 28 agosto 1935). M ussolini pretendeva che tutti gli Stati assume,,sero, nei riguardi del con flitto ù alo - etiopico, u11.a posizione cli neutralùà . Il Jr agosto 1935, ìl Congresso americano adottò la risoluzione sulla "neutralità " e il ditieto di esportazione dagli Stati Uniti di materiali bellici t'erso i Paesi belligeranti. Accolta entusiasticamente da parte dei monopolisti italiani, tale risoluzione, che ebbe subito forza di legge, non fu altro che un diretto appoggio ali' aggressore, L 'aggressore e la sua vittima furono posti sullo stesso piano, il che significava non soltanto la giustificazione dell'aggressione, nia anche il rico11oscimento della sua legittimità nella prassi internazionale.
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La legge sulla "neutralità", inoltre, fu posta in atto dal governo americano in modo unilaterale. Esso rifiutava la vendita di anni e di materiali all'Etiopia, ma contemporaneamente ampliat'a le sue esportazioni verso l'Italia. In oltre, il governo degli Stati Un iti, attraverso i suoi rappresentanti, raccomandò anche agli altri Paesi di non ostacolare le azioni dell'Italia. In risposta a ciò, molti got erni capitalistici dichiararono di essere solidali con gli Stati Uniti d'America circa t' atteggiamento da questi tenuto nei riguardi del conflitto italo - etiopico. L'ambasciatore inglese negli Stati Uniti, Lindsay. si presentò personalmente a H ul!, il 30 novembre 1935, per esprimere, a nome del suo governo, il consenso alla politica americana. li governo britannico si preoccupava più della consert•azione del regime fascista in Italia che del destino del popolo etiopico . Churcliill scrisse al gor•erno che " la sconfitta dell'Italia sarebbe stato un avr•enimento terribile" (W. CHURC HILL : '( Thc Second World War )), voi. I, pag. 136). Secondo la testimonianza del diplomatico Waiters, il Ministero degli Esteri inglese "non desiderava la sconfitta di Mussolini" poiché paventava che "la sua dis fatta conducesse il comunismo alla 1-ittoria in Italia" (F. P. W ALTERS : ,, A history of thc League of Nations », Oxford, 1952, pag. 673). In contrasto con le Nazioni capitalisticlze, l'Unione Sovietica sviluppò, in seno alla Societù. delle N azioni, una lotta in difesa de/L'Etiopia contro l'aggressione italiana. L'URSS pretese che la Società delle Nazioni esercitasse pienamente i diritti ad essa conferiti, per la difesa della indipendenza di uno dei suoi membri sottoposto a un'aggressione. che condan nasse l'aggressore ed adottasse . nei suoi confronti, le sanzioni collettive. Malgrado la decisa presa di posizione de/l'Unione Sovietica, la Soàetà delle Nazioni non si affrettò a disapprovare l'aggressione italiana che. naturalmente, stava per essere attuata. Il 3 ottobre 19 55 l'ltalia incominciò ad im·adere in profondit,à l'Etiopia. Dopo poche settimane, De Rono fu sostituito poiché il goz erno italiano riteneva clze la sua azione fosse troppo lenta (9). 1
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(9) Tale, infaui, è la motivazione data in quell'epoca <lalla stampa intcrna7.ionale alla sostituzione del Generale De Bono. Nella realtà, a parte le vere ragioni della sostituzione SlCSSa che polrcbhero anche non ri g uardare fa condotta delle opera7.io11i, secondo il Marescia llo Badoglio, Capo di Stato Maggiore c;enerale e successore <li Dc Bono al Comando delle Forze Italiane in Etiopia, le nostre unità nella prima fase della guerra (sotto la guida di Oe Hono) si erano spinte troppo avanti.
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r.' ITALIA NELLA RELAZfONE SOV !ETfCA SULLA StCOND.-\ GUEl\llA MONJll,\LE
Ecco come il Maresciallo Badog lio nel suo lib ro (( La Guerra di Etiopia >> descrive la situazione al fronte eritreo, quando egli assunse il comando: (< Dal punto d i vista strategico, la nostra rap ida, incruenta avanzata lungo la direttrice Acligrat - Amba Alagi ci aveva posto nelle condizioni di essere obbligati ad affrontare la seria, forse decisiva batta.g lia, in una zona centove11ti chilometri oltre quella che era stata prevista, fermo però restando il limite di tempo: metà d icembre. Il rapporto· fra tempo e spazio era stato così sensibilmente e con grave danno mod ificato. D i più, questa nostra avanzata aveva determinato un nuovo schieramento nel quale, fermi il centro e l'ala destra sulle primitive posizioni, l 'ala sinistra era spinta tanto in fuori, da considerarsi pressoché isolata. Infi ne l'occupazione di Macallè aveva richiesto il concentramento della maggior parte de( mezzi verso q uella che, a ragione, era considerata la d irezione principale, a scapito d i a ltre o perazioni che sarebbe stato necessario effettuare prima di avanzare verso sud. Così alla destra dello schieramento era rimasta pressoché aperta una invitante via di penetrazione nel territorio della colonia: quella che da llo Scirè per l'AcH Abò, attraverso il Dechì Tesfà, conduce al cuore della colonia. Tale via, un avversa rio senza preoccupazioni logistiche avrebbe potuto sfruttare, come infatti sembrava pensasse: ciò preoccupava non solo e non tanrn per la possibil ità cli invasione della colonia, quanto per la relativa facilità, eia parte dell'avversario, di poter tagl iare le comunicazioni tra Asmara ed Adua >,. Perciò non appena ebbe assunto il comando delle forze italiane in A.O., Badoglio fece sospendere l'avanzata, fece rettificare le linee del fronte e cliecle inizio ad una minuziosa «preparazione» delle u nità per il successivo, sicuro proseguimento, senza sorprese, delle operazioni. In tale fase di preparazione doveva . essere escluso <( ogni nostro atteggiamento offensivo, non solo, ma poiché sulla base d elle notizie in nostro possesso doveva mo doverosamente prevedere azioni offensive da parte del nemico, bisognava altresì organizzare una sicura clifesa » ( B ADOGLIO: op. cit.). Da quanto sopra appare dunque e vidente come l'azione d el Maresciallo De Bono fu, semmai, troppo rapida e non già troppo lenta.
Comandante Supremo dell'Esercito aggressore dell'Italia imperialistica divenne il Marescia!Lo Pietro Badoglio, fautore di estese conquiste coloniali (HrsToRicus: '< Da Vcrsailles a Cassibile », pa-
gine 36 - 37). il popolo etiopico rispose all'aggressione dell'Italia con una guerra di liberazione nazionale (rn). (10) Nel 1935, le popolazioni residenti nel territorio sottoposto all'autorità del negus Hailé Sclassié I appartenevano a differenti nazionalità, costituendo una comunità imperiale, secondo la denominaz ione ufficiale clello Stato. Si riteneva allora che la popolazione dell'impero etiopico ammontasse a circa dieci milioni di abitanti, dei qua li soltanto un terzo cli abissini (più o
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meno puri), quattro milioni di galla, un milione di somali, oltre a minora ni,e di arabi, negri, ebrei. L"inesistenza di registri di Stato civile rendeva i dati numerici assai aleatori. Q uelle popol.izioni differiva no anche da l punto di vista linguistico, perché usavano idiomi di vario ceppo. Dal punto cli vista rdig ioso, la maggior parte degli abissini e parte dei galb erano cristiano - copti, l'islamismo era molto diffuso tra i galla cd una parte deg li abissini e comprendeva tutti i somali e gli arabi. Esistevano vari culti r,agani tra galla e negri ed era presente anche un p iccolo nucleo israelita. ì\"on ma ncavano cattol ici e protestanti convertiti dai m issionari europei. Si consideri, inoltre, che alle differenze etniche e religiose si sommavano quelle di progresso civile. Coesivo unico era la ,·olontà della minoran;:a scioana di estendere su tutti il proprio dominio, riscuotendo trib uti per mc:ao di spedizioni militari.
Esaltato dalla giusta causa della difesa della sua indipendenza dagli invasori stranieri, esso si batté eroicamente contro le truppe itaìiane. che erano superiori per numero e m ezzi. L'Esercito italiano impegnato nelle operazioni disponeva di circa 2 5 .000 autocarri da trasporto, senza contare l'altro moderno equipaggiamento (Mou1uN: « Histoire del Gran des Puissances >i , pa-
gina 325) (u). ( 11 ) Forze e mezzi delle Grandi Unità italiane impiegati nella guerra d 'Etiopia sono citati nella nota 6.
Uua parte delle tru,ppe etiopiche a1,ern come armamento soltanto lance e fucili a pietra focaia (t2). (12) Vds. nora 7.
Ciò nonostante i coraggiosi patrioti non soltanto si difesero, ma ripetutamente passarono essi stessi al contrattacco. In loro aiuto giunsero volontari dall'In dia, dall'Egitto, dall'Unione Sud· Africana e i rappresentanti del popolo negro degli Stati Uniti d'America (SAuNnr-:Rs R EDDING : •< They Carne in Chains >> ,
New York, r950, pag. 290). Gli aggressori italiani, guidati dalla "teoria razzista " fascista, condussero la guerra con una asprezza senza precedenti. violando tutti gli accordi internazionali. Essi fucilarono inesorabilmente prigionieri e pacifici abitanti, depredarono e violentarono (r3). (13) Le guerre in ogni tempo e in ogni luogo combattute e sotto tutte le handiere, hanno sempre causato, sui contrapposti cam pi, ingiustizie, eccessi
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L'ITALIA NELLA RELAZIO NE SOVI ETICA SULLA SECONDA G UERRA MO NDIA LE
e soprusi, quale portato inevi tabile della lotta armata, generatrice d i odi e rappresaglie. Nelle guerre coloniali, inoltre, le lotte interne delle popolazioni locali trovano modo di svilu pparsi nel quadro più ampio delle operazioni m ilitari principali. Aci una regola siffatta non si sottrae probabilmente la campagna italo etiopica del 1935 - 36, sia dalla parte italiana sia dalla parte abissina. Resta peraltro certo che se vi fossero stati tanti soprusi l'i mperatore Hailé Selassié tornato nel suo Paese non avrebbe, tra i suoi primi atti cli sovrano, agito in difesa degli italia ni e non avrebbe conti nua to ad operare in Etiopia una fiorente colonia italiana generalmente rispettata e stimata. D'altronde sono noti in tutto il mondo i se11timenti umanitari che animano il soldato italia no. Nelle terre in cui fu chiamato a combattere esso no n si abbandonò mai a violenze contro le popolazioni civili, con le quali ha invece sovente frarernizzaco con sentimento <l i umana comprensione. Anc he le popolazioni russe hanno ben conosciuto l'animo ccl il carattere del soldato italiano coniando l'espressione cc ltaljantsy - horosì » (gli italiani sono buoni).
Ma anche questo sembrava poco agìi inferociti fascisti. Il Comando itali.ano in Etiopia commise un mostruoso delitto decidendo di impiegare contro la pacifica popolazione del Paese gli aggressivi chimici. Il comandante del Fronte Sud , Graziani, diresse a Mussolini un telegramma nel quale scrisse: "Ritengo che nella lotta contro le orde barbare. pronte ad e/ fettuare pericolose azioni per d raggiungimento dei loro obiettivi non abbiamo il diritto cli negarci" alcuna arma. Chiedo pertanto massima libertà di azione per impiego gas asfissianti ... ". Mussolini, senza indugio, rispose: "L'uso dei gas è permesso . .. " (<, Documents of ltalian war crimes. Im peria! Ethiopian Government » , voi. I, Ministry of Justicc, Addis Abeba, r949, pag. 5). Dal marzo I936, l'iprite incomi1J.ciò ad essere irrorata in grande quantità dagli aerei italo - fascisti sopra le capanne etiopiche. In spaventosi supplizi morirono molte migliaia di donne, di vecchi e bambini (r4). (1 4) A proposito dell 'impiego d i agg ressivi chimici (yprite) in Africa Orientale, non è fornita l'intera versione de i fatti e neppure è completo il testo dei documenti presentati da l governo imperiale etiopico alla Commissione dell'ONU per i crimini cl i guerra, testo che viene riprodotto in guesta nota. Il Comando italia no ritenne <li impiegare CJUel mezzo soltanto dopo che m ilita ri e civili italia ni - e perfìno etiopici - erano caduti vittime cli atti con-
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trari al <liritto i nternazionale bellico allora vig:eme, nel tentativo di ottenere non tanto uno scopo punitivo quanto un'azio1~e dissuasiva dal continuare taluni comportamenti crudeli e barbari. Tali atti possono essere cosl riassunti: - applicazione d i ceppi ai prigionieri di guerra; - detenzione cli schiavi, spesso trattenuti in ceppi; - impiego <li pallottole per fucile esplosive o deformate (dum - dum), rilevato canto con esame medico - legale delle ferite risco ntrate su viventi e mo rti , quanto dal rastrellamento cli tali munizioni sul campo d i battaglia ( fronte nord e fronte sud); - punizioni inflitte con gravi tortu re a rilevante nu mero di etiopici ritenuti contrari al governo elci loro Paese (marchiarnre a fuoco, taglio di una mano e cli un p iede, elevatissimo numero cli staffilate, spesso con esito letale e talora inflitte perché da morte fossero seguite); - pratica di evirazione, fatta subire tanto i n vita ad etiopic i non fidati per il loro governo, quanto su cadaveri di militari italiani (nazionali e cli colore); - uccisione di prigionieri italian i media nte decapitazione e successivo vilipendio dei loro cadaveri. Il Generale Rodo lfo Graziani, c;overnatore della Somalia Italiana e comandante del f ronte Sud, cosl telegrafava il r5 d icembre r935 per richiedere la necessaria autorizzazione all' uso cli aggressivi chim ici: « S.E. Lessona - Sottoseg retario Colonie - Roma S.E. Badoglio - Ad igrat 1475 - Contro orde barbare pronte a compiere ogni orrore quali quelle che avanzano ritengo non debba risparmiarsi alcuna arma. Chiedo pertanto massima libertà di azione per impiego gas asfissianti ta nto più che non vi est alcun pericolo colpire popolazioni che han no fatto il vuoto sconfinando in nostro territorio aut in quello del Kenia ». G li rispondeva il g iorno seguente, 16 dicembre 1935, lo stesso Capo <lei Governo e Ministro delle Colonie Benito Mussolini: « 14.551 at 1.4ì5 - Sta bene impiego gas nel caso che V.E. lo ritenga necessa rio per supreme ragioni cli d ifesa J) . In tal modo era posto un limite chiarissimo a ll'autorizzazione concessa. Dopo due settimane ed in seguito all'uccisione di due nostri prigionieri (S.Ten. pilota R. A . Tito Minniri e Sergente fotografo R. A. Livio Zannoni), il Generale Graziani cosl riferiva il 1" genna io 1936 : « S.E. Lessona - Colonie - Roma S.E. Badoglio - Asmara 2.1.56 at r5.23r - Ritenevo notizia data at comando avio Asmara da tJuello locale et qu indi da aeronautica costa. Nessun particola re si possiede. Notizia emersa eia va rie comunicazioni agenzie straniere Addis Abeba et conferinata informatori. Perché azione cli rappresaglia gas fosse ben sottolineata ho fatto lanciare successivamente seguente testo at mezzo aerei ; comincia: Avete ucciso un nostro aviatore prig ioniero tagliandogli la testa contro tutte le leggi umane e internazionali per cui prigionieri sono sacri et vanno rispettati. Avrete in cambio quello che
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L. rl',\LI.·\ NJ::LLA RELAZIONE SOVJET TC,\ Sl:LI .A SEC'..l!'-: IH GCJERRA MOKlllALE
avete meritato. Finisce». (Questo documento, LCS(Ualmcntc riportato, non appare chiaro in ogni punto anche perché si riferisce ad altre comunicazioni). Il 13 febbraio r936 un cantiere stradale (dell'Impresa Gondrand) veniva nottetempo e di sorpresa aggredito eia clementi etiopici a Mai Lahlahà: tutti i dirigenti e quasi tutti i lavoratori italiani metropolitani vi venivano uccisi. Tra cli essi una donna italiana, moglie del direttore ed una donna indigena, sua domestica. Due soli militari tra le vittime. I morti furono in totale 77, dei quali 19 evirati. Si apriva così una spirale di rappresaglie, che costrinse gli italiani a ricorrere a durezze alle quali non erano avvezzi, con lo scopo <li tenere a freno il modo di combattere di una popolazione troppo diversa da quella europea.
I rappresentanti dei Paesi capitalistici presso la Società delle Nazioni non reagirono al delitto degli aggressori italiani ( 15). ( 15) Reazione invece vi fu, anche se limitata all'applicazione delle « sanz ion i econornich.e J> contro l'Italia, di venute operanti dal r8 dicembre r935 ed abolite il 17 luglio 1 936. L'Jralia ne risen tì il peso, pur avendo potuto sottrarsi ad una parte di esso, in quanto le san~ioni non furono applicate <la tutti gli Stati e non da tutti con eguale rig idezza. Più gravi sanzioni sarebbero state certamente attuabili, ma avrehhero provocato altre reazioni da parte della Nazione colpita. Sarebbe stata possibile anche una guerra, ma nessuno volle correre questo rischio. L 'URSS « assicurò a 1W ussolini una mite appiicazione delle sanz10111 e respinse la 1·ichicsta abissina di forniture d'armi)> (cfr. M. FuNKE : « Sanzioni e Cannoni)), Ed. 1972, pag. 60). Ognuno quindi reagì fino al punto che gli sembrava conveniente.
Soltanto l'Unione Sovietica prese decisamente: le di/ese delI' Etiopia. Nell' ottobre 193§, sotto la pressione dell'opinione pubblica, la Società delle Na.zioni accettò la proposta dell'URSS, e di alcune altre Nazioni, di dichiarare l'Italia "aggressore" e di applicare contro di essa le sanzioni. Ma tale decisione urtò contro la resistenza dei sostenitori dell'aggressione italiana. La più efficace misura repressiva della guerra sarebbe stata la chiusura del canale di Suez alle navi italiane, poiché avrebbe' separato l'Italia dal teatro delle operazioni militari. Tuttavia i governi dell'Inghilterra e della Francia respinsero tale provvedimento. Presto l'Italia completò l'occupazione del!' Etiopia (Addis A beba fu presa il 5 maggio 1936) privando questo Paese dell' indipendenza e stabilendovi un regime crudele, terroristico, coloniale. L'Etiopia fu proclamata colonia italiana.
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Ma iL popolo etiopico non si assoggettò agli aggressori e passò alla lotta partigiana. L'aggressione italo - fascista in Etiopia spazzò via una moltitudine di vite umane. Secondo i dati ufficiali, le perdite riferite alla sola popolazione civile di questo Paese, ammontarono: a causa degli aggressivi chimici 300. 000 persone; per fam e 300.000; nei campi di co11centrame11to r 5 .000; oltre a ciò, in Addis Abeba. nel febbraio H)37, dopo l'etttent;to al generale - governatore degli occupanti, furono sterminati 3 0.000 etiopici (PANKHURST: <( T he Ethiopian Peoplc: Their Rights ami Progress » , Woodford , 1946, pag. 12) » (16). (16) Cifre assolutamente 11011 attendibili, che nemmeno il Nc;;gus ha riportalo nel suo rapporto alle Nazioni C'nite dopo il suo ritorno in Etiopia.
Gli interessi <lelle due Poten7,e fasciste si estesero nel Mediterraneo occidentale urtandosi con quelli francesi e inglesi nella penisola iberica. La guerra di Spagna è descritta sinteticamen te. Delle fo rze italiane che vi hanno partecipato è detto in particolare esaminando la battaglia di Guaclalajara. Eccone il testo relativo : <1 Nei marzo 1937 i ribclh e gli interventisti organizzarono una nuotia offensivà su Madrid, da nord - est, lungo la direttn·ce S1guenza - Guadalajara. I fascisti' si prefiggevano lo scopo di circondare, nell'area della capitale, il grosso del fronte madrile110. e di distruggerlo successivamente. Nella realizzazione di tale discg110 offensivo, il compito principale t'enne affidato al Corpo di Spedizione Italiano, che contat a circa 50 .000 uomini, era ben dotato di mitragliatrici, di cannoni. di carri armati ed era ben appoggiato dall'aviazione (17). 1
(17) Nella g uerra civile di Spagna (luglio 1936 · a prile 1939) il governo italia no dell'epoca, così come a ltri governi sostene vano la parte democratica, prestò appoggio alle forze nazionaliste, guidato in quell'azione non solo da morivi ideologici di affinità politica, ma anche in considerazione degli interessi mediterranei dell'Italia. Il concorso italiano fu cospicuo in uomini e mate ria li e<l i tentativi fatti per occultarlo non ebbero sempre buon esito. Deve, tuuavia, essere;; precisato che a quella guerra civile non presero parte unità organiche <lcll'Esercito italiano.
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L'ITAL!A N ELLA RELAZIO>IE SOVIETICA St.:l, LA SECO:-.ìlH C UE RRA MONlllALE
Al conflitto, che era essenzialmente lotta interna t ra due fa zioni spagnole, non fu presente alcu na bandiera di reggimenti italiani, né alt ro segno della tradizione m ilitare italiana. SuJJe uniform i i ndossate dai volontari, che non erano quelle italiane, non furono apposte le stellette, emblema della soggezione alla disciplina militare italiana, m a segni e dist intivi di grad o spagnoli. Il Corpo Truppe Volontarie (C.T.V.) che riuniva i volontari italiani non fu, (1uindi, un « Corpo d i Spedizione l l formato da reparti regola ri italiani. Fu ordinato, invece, in unità, talora di nazionalità mista, con nomi tratti dall'organica spagnola: « bancleras >; , << g ruppi banderas ll (battaglioni o reggimenti).
A 11'operazione prendeva i.noltre parte una Divisione di ribelli spagnoli, cosicclzé l'entità complessiva delle forze nemiche interessate a!l' offensiva era di circa 60.ono uomini. All'inizio delle operazioni il nemico aveva una notevole supenorità sulle forze repubblicane contrapposte : 6 volte in più cli uomini, 20 volte superiore in numero di mitragliatrici e 17 in numero cli cannoni. Ciò nonostante, nel corso della battaglia, durata da!l' 8 al 22 marzo, i repubblicani inflissero al nemico una dura lezione riportando così una brillante vittoria. Il Corpo cli Spedizione Italiano fu sbaragliato . IL motivo fondamentale dello straordinario successo delle truppe repubblicane a Guaclalajara è da ricercarsi nella superiorità morale sugli interventisti e sui ribelli. L'elevato senso del dot ere dei soldati e dei capi, la chiara comprensione dei giusti obiettivi della guerra e, di conseguenza, l'eccezionale tenacia e coraggio nella lotta contro il nemico, furono fattori che assicurarono ai repubblicani la vittoria. Si distinsero in modo particolare, per eroismo e coraggio senza limiti, i soldati delle Rrigate internazionali al comando dei Generali Lukacs e Kleber. Nei combattimenti di Guadalajara i comandanti dell'Esercito repubblicano si dimostrarono molto abili. Essi seppero coordinare sapientemente gli elementi difensivi ed offensivi, scelsero correttamente gli obiettivi e le direttrici delle azioni offensive. manovrarono ottimamente le riserve e organiz zarono la cooperazione delle varie armi, la fanteria, l'artiglieria, i carri e l'aviazione J>. 1
La Relazione sovietica continua sostenendo tra l'altro che la sconfitta delle forze repubblicane (dovuta anche all'appoggio che la Francia e l'Inghilterra diedero ai franchisti verso gli inizi del 1939) cambiò la situazione internazionale europea.
l'AR'l'E l'RIM,\
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Le Nazioni fasciste:, rese più aggressit1e e incoraggiate da/La politica di acquiescenza delle altre Potenze occidentali, accelerarono così i tempi per lo scatenamento della seconda guerra mondiale. In Estremo Oriente, frattanto, il militarismo giapponese, ringalluzzito dall'occupazione della Cina nord - orientale, premeva per ampliart· le sue conquiste territoriali. La minaccia nipponica rese possibile la creazione di un fronte unico delle varie forze di resistenza cinesi. Le Nazioni fasciste, benché divise da contrastanti interessi imperialistici, si coalizzarono. E' del 2 5 ottobre 1936 il patto italo tedesco ; del 2 5 novembre 1936 il patto " anti comintern " nippo tedesco, cui aderì anche l' Italia nel nove11ihre 1937. Sfruttando ìa tollaante linea politica degli USA, della Gran Bretagna e della Francia , la Germania nazista puntò alla conquista dell'Austria e della Cecoslovacchia. L'occupazione di quest'ultimo Paese altamente industrializzato rafforzò in gran misura il potenziale militare tedesco. A partire dal 1938, la parola "Monaco" divenne sinonimo di tradimento. Quella politica infatti fu il migliore appoggio dato al fascismo. Altri atti aggressivi furono implicitarnente permessi». <•
Per quanto riguarda l'Italia, così è descritta l'occupazione de]1' Albania (pag. 158). « Per l'appoggio dato alla Germania nella occupazione della Cecoslovacchia, l'Italia fascista pose al governo hitleriano il problema di una adeguata compensazione, desiderando ottenere servizio per se1'tllZto ( r 8).
(18) Da documenti italiani e tedeschi, non risulta che durante gli incontri fra gli uomini politici <lei due Paesi vi sia stata una proposta in tal senso. L'Italia non poteva verosimilmen te dare alcun appoggio alla Germania nella occupazione della Cecoslovacchia per i seguenti motivi: - l'azione intrapresa dai tedeschi contrastava violentemente con gli accordi di Monaco, ritenuti in quel tempo una vittoria della diplomazia italiana e, in particolare, cli Mussolini; - solo a<l invasione iniziata Hitler presentò formalmente le giustificazioni della nuova impresa al Capo del Governo italiano, tramite il principe d'Assia ed in forma verbale; - Mussolini, nel timore d i un successivo colpo di mano tedesco in Croazia, ordinò un concentramento di Grandi Unità nel Veneto.
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L .ITALIA :'<ELL.·\ RELAZ[()NE SOVI E TICA S ULLA SECOl\'IJA G\;F.RR1\ ~(ONDIALF.
Il proposito italia no di intervenire in Albania era maturato assai prima <lell 'invasione della Cecoslovacchia e fu proprio cale invasione a convincere i governanti italiani a (1uesto passo, che permetteva <l i equilibrare l'influenza te<lesca nei Balcani. L'azione italiana va peraltro inquadrata in un contesto storico che trae origine dagli avvenimenti accaduti in Albania antecedentemente il primo conflitto m ondiale. Giova ricordare infatti che, in seguito alle agita:lioni che tra vagliarono il Paese e al fìne cli difendere l'eq uilibrio nel basso A<lriatico, contrastando le mire della Grecia che occupava la parte meridionale dell'Albania, il governo italiano inviò il 28 dicembre 1914 un presidio nell'isola di Sasè no e occupò inoltre Valona. Attraverso le vicende della guerra, tutta l'Albania, t ranne la regione sulla parte sinistra del Drin Nero, occupata dai serbi, veniva a trovarsi sotto l'influenza italiana, che sanciva la sua protezione nel r91ì, con il proclama di Argirocastro. Col successivo protocollo di Tirana (3 agosto 1920), l'Italia sgombra va Valona ma conservava Sasè.no. Otteneva infine il riconoscimento del suo interesse a mantenere integra la Nazione albanese, nella Conferenza degli Ambasciatori, convocata in seguito alla penetrazione serba fino alle porte di Tirana. La scelta <li Ahrned Zogu di appogg iarsi all'Italia, la sua elezione a sovrano dell'Albania, avvenuta il 1° settembre r928, il prestito di roo milioni di franchi oro, sen:la interesse, concesso dall' lcalia (sospeso poi nel 1933., in quanto il re aveva fatto depositare nelle banche <li Londra, a suo nome, oltre sessanta milioni di franchi di tale prestito) porta rono ad una sempre magg iore <lipendenza dello Stato alhanese dall'Italia. La politica successivamente seguita da Zogu e il suo comportamento, considerati dal governo italiano dell'epoca come una prova di tradimento del sovrano, furono le cause principali che portarono all'intervento dell'Italia del ì aprile 1939. Tramite Ciano e von Mackensen, Mussolini ottenne da Ribbentrop l'assicurazione di non ingere nza <lella Germania negli affari balcanici; tu ttavia non vi fu alcun aiuto tedesco a sostegno dell'impresa albanese, che anzi fu rapidamente portata a termine con l'intervento di poche forze italiane, con perdite minime (vds. nota 19), col consenso della Jugoslavia e con l'approvazion,e postuma dell'alleato tedesco, non preventivamente informato (vds. a nche nota 20).
L'Italia insisteva perché i nazisti la sostenessero nel!'attuazione della già da tempo progettata aggressione all'Albania. Il r7 marzo r939 l'ambasciatore tedesco a Roma, ~Macl(ensen, dichiarò che la Gennania era disposta a sostenere l'Italia nella conquista del!' Albania. La mattina del 7 aprile r939, pù't di 50.000 soldati ed ufficiali italiani, appoggiati dall'aviazione e dalla flotta, invasero l'Albania. Il popolo albanese, malgrado il comportamento traditore del suo governo, oppose all'aggressore una resistenza eroica (r9). (19) Il Corpo <li Specli:lione Italiano che il 7 aprile 1939 sbarcò in Alhania, era formato complessivamente da 22 mila uomini, 64 pezzi di artiglieria, 134
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carri armati leggeri da 3 con., 850 automezzi, 1 .200 motociclette, 5. 100 biciclette. Le forze albanesi ammontavano a 45.000 uomini t ra ufficial i e soldati, 4.000 gendarmi, 1.500 guardie di confine, 15 batterie di artiglieria. L'occupazione dell'intera Albania venne portata a te rmine in tre giorni. Perdite italiane: caduti 12; feriti 81. Perdite albanesi: non si hanno dati ufficiali; comunque non furono rilevanti.
Le unità a presidio dei porti di Durazzo, Valona, Santi Quaranta dimostrarono grande coraggio nella difesa del patrio suolo. L'invasione italiana dell'Albania violava apertamente un accordo concluso nel 1937 fra Inghilterra ed Italia, secondo il quale ambedue le Potenze si impegnavano a conservare lo " status quo" nel Mediterraneo. Tale violazione, a quanto sembra, avrebbe dovuto indurre l'Inghilterra ad adottare delle consegttenti misure_ Invece il governo della Gran Bretagna pre/erÌ lantrsene le mani. Alla rigilia dell'occupazione dell'Alba1J.ia, Chamherlain informò l'ambasciatore americano a Londra della sua intenzione di non intromettersi nel conflitto. 11 governo degli Stati Uniti rispose affermando che condivideva pienamente il punto di vista inglese sulla stessa q uestione » (20). (20) L'occupazione italia na dell'Albania, infatti, non determinò reazioni da parte britannica e neppure dagli altri Stati. E' probabile che i governanti cli allora abbiano considerato che la sostanza degli accordi del 2 gennaio 1937 tra Italia e Gran Bretagna sullo e< status quo>) nel Mediterraneo, non fosse stata violata, in quanto l'Italia possedeva la sovranità clell'isola di Sasèno (., agosto 1920 ), posta a sbarramento d ella baia cli Valona; era legata (22 novembre I\J27) all'Albania da un patto d i amici?:ia e sicurezza rafforzato da una alleanza; possedeva la maggior parte del capitale della Banca Nazionale; era presente nella vita economica albanese nei più importanti settori cli essa (petrolifero, boschivo, agricolo, portuale, edilizio, tabacchifero). Inoltre l'Esercito albanese comprendeva numerosi ufficiali formati nelle scuole militari italiane di ogni grado ed una missione militare italiana ne g uidava l'addestramen to. In considerazione cli questo stato di fatto, è probabile che le varie Poten.:e abbiano r inunciato ad impegnarsi più a fondo per sostenere una indipendenza soltanto formale (vds. anche nota 18).
Sui negoziati anglo - franco - sovietici del 1939 e, in particolare, sul clamoroso patto di non aggressione russo - tedesco, a pag. r 74 e seguenti è detto : << Nel corso della guerra contro la Polonia, gli imperialisti tedeschi contavano di raggiungere la frontiera con l'Unione S011ietica,
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di schierarsi in tempo vicino ad essa e di predisporre in tal modo l'area strategica per l'attacco al nostro Paese. La diplomazia germanica decise di differire la guerra contro l'URSS mostrando l'iniziativa di voler raggiungere un accordo con l'Unione Sovietica. Nei riguardi dell' U R.SS, la diplomazia tedesco - fascùta fece ricorso sia alle assicurazioni circa i sentimenti di amicizia, sia alle minacce dirette. Il 30 maggio 1939, nel bel mezzo delle trattative anglo - franco - sovietiche, il segretario di Stato del Ministero degli Affari Esteri germanico Weizséicker dichiarò all'i"ncaricato d'affari sovietico a Berlino, G. A . Astahov, che t'i era la possibilità di migliorare i rapporti tedesco - sovietici. A tal proposito egli attirò l'attenzione sul fatto che la Germania, rinunziando all'Ucraina transcarpatica, aveva eliminato con ciò il motivo per una guerra. "Se - proseguiva Weizséi.cker - il governo sovietico vuole trattare su questo tema ( cioè il miglioramento delle relazioni) allora esiste tale possibilità. Se invece esso punta all'accerchiamento della Germania, insieme all'Inghilterra e alla Francia e vuole andare contro la Germania, allora la Germania è pronta a questo" (da documenti dell'Archivio di politica estera dell'URSS). Weizséicker non fece mistero, dunque, che la Germania si era preparata alla guerra contro l'Unione Sovietica ma, anzi, se ne vantava persino. Ecco perché il governo sovietico rispose che la soluzione del problema concernente i rapporti della Germania e del1' URSS dipendeva in primo luogo dalla Germania stessa. Il 3 agosto 1939 Ribbentrop dichiarò a G. A. Astahov che fra URSS e Germania non vi erano problemi insolubili " in tutto lo spazio compreso dal Mar Nero al Mar Baltico. Su tutte le questioni è possibde accordarsi, se il governo sovietico condivide queste premesse". Ribbentrop non nascose che la Germania aveva condotto trattative segrete con l'Inghilterra e la Francia, ma dichiarò che "per i tedeschi sarebbe stato più facile trattare con i russi che con gli inglesi e i francesi, malgrado tutte le differenze ideologiche". Il ministro hitleriano degli affari esteri ricorse poi di nuovo alle aperte minacce. "Se - egli disse - voi avete altre prospettive, se. per esempio, t 1oi ritenete che il mezzo migliore per regolarizzare i rapporti con noi sia l'invito a Mosca di mùsioni anglo - francesi, questo naturalmente è affar vostro. Per quel che ci riguarda non prestiamo attenzione alle grida e al chiasso che, nell'ambito delle cosiddette
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democrazie europee, sono diretti contro di noi. Noi siamo suffìcientemente forti da disprezzare le minacce e da beffarci di esse. Siamo sicuri delle nostre forze; non vi è guerra che noi non vinceremmo" (da documenti dell'Archivio del Ministero della Difesa dell'URSS). Ribbentrop propose di sottoscrivere un protocollo segreto tedesco - sovieti·co che avrebbe delimitato gli interessi di ambedue le Nazioni secondo una "linea" estesa dal Mar Nero al Baltico. Non desiderando concludere un tale accordo con la Germania t'(] ancora contando sulla possibilità di definire con successo le trattative fra le missioni militari dell'URSS, dell'Inghilterra e della Francia, il governo sovietico, in data 7 agosto, comunicò a Berlino di non reputare convenienti le offerte tedesche, nel mentre respingeva l'idea del protocollo segreto (da documenti dell'Archivio di politica estera dell'URSS). G. A. Astaliov, nella relazione del!' 8 agosto, riferì al governo sovietico in merito ai perfidi scopi hitleriani, commentando le loro proposte. Egli scrisse che i dirigenti fascisti non erano disposti "a rispettare seriamente ed a lungo gli eventuali im pegni concordati. lo ritengo soltanto - continuava Astahov - che entro brevissimo tempo essi avranno intenzione di concludere il noto accordo nello spirito sopraddetto allo scopo di neutralizzarci . .. Per ciò che concerne il futuro, esso dipenderà naturalmente non da questi impegni, ma dalla nuova situazione che si sarà creata" ( da documenti del1' Archivio di politica estera dell'URSS). Alla metà di agosto, l'inquietudine dei governanti germanici raggiunse il culmine. L'ambasciatore tedesco a Mosca riceveva telegrammi da Berlino, uno dopo l'altro, con la richiesta di fornire chiarimenti su ciò che avveniva nelle trattative delle missioni militari. Già alla vigilia di queste riunioni, l'ambasciatore italiano a Mosca, Rosso, su richiesta di Schulenburg cercò di sapere dall'ambasciatore polacco Grilovski se la Polonia avrebbe ricevuto aiuti militari dal!' Unione Sovietica. Schulenburg fece rapidamente pervenire a Berlino un rapporto in merito alla risposta del!' ambasciatore polacco: ''L'atteggiamento della Polonia nei confronti delle trattative per il patto rimane immutato. La Polonia a nessuna condizione permetterà alle truppe sovietiche di entrare nel suo territorio, anche solo per attraversarlo ... La Polonia non metterà mai i suoi aeroporti a disposizione delle forze aeree sovietiche " (Documents on Gerrnan Forcign Policy. Series D, vol. VII, pag. 13).
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L ,ITALIA NEL!.,\ RELAZIONE SOV lETtCA SULLA SECOND,\ C l.JERRA MOKDl.-\LE
Weizsèicf(er incaricò Schulenburg di comunicare al governo sovietico che "se la Russia avesse offerto la propria alleanza all' Inghilterra, essa sarebbe rimasta inevitabilmente sola, faccia a faccia con la Germania come nel 19 r 4. Se invece l'Unione Sovietica dovesse preferire la reciproca intesa con noi, si procurerebbe quella sicurezza che cercava, ricevendo a tale riguardo tutte le garanzie necessarie" (Docu,nents on Gcrman Foreìgn Policy. Series D, vol. VII , pag. 61 ). Weizsiicker riconobbe quindi che l'Unione Sot'ietica tende!'a alla pace ed alla sicurezza. Analoghe offerte furono fatte anche ad Astahov cht: commentaz,a nd seguente modo il comportamento dei diplomatici tedeschi: "Essi temono chiaramente le nostre trattative con i militari anglo francesi e non risparmiano argomenti e promesse di diversa specie per impedire un eventuale accordo militare. Per raggiungere tale fine essi sono subito disposti, secondo me, a dichiarazioni ed atti che sei mesi fa potevano sembrare assolutamente singolari". Il 14 agosto il governo gt·rmanico ordinò a Schulenburg di fare una dichiarazione i1erhale ai governanti sovietici sul problema delle relazioni tedesco - sovietiche. Il giorno seguente, eseguendo la direttù:a ricevuta . l'ambasciatore tedesco dichiarò: "Attualmente esse ( Inghilterra e Francia) cercano di nuovo . .. di trascinare l'Unione Sovietica in una guerra con la Germania. Nel 1914 tale politica ebbe per la Russia pessime conseguenze. Gli interessi di entrambi i Paesi esigono che -sia evitato per sempre il reciproco indebolimento della Germania e dell'URSS a vantaggio delle democrazie occidentalt" (da documenti del Ministero della Difesa dell'URSS). Così, delineando la prospettiva di una guerra della Germania contro l'URSS, gli hitleriani sollevarono il problema della defini.ztone di un trattato di non aggressione con l'Unione Sovietica e del protocollo per fa demarcazione degli interessi delle due Potenze. Il governo sovietico di nuovo declinò le offerte germaniche. Nell'illustrare la posizione del governo sovietico, Schulenburg, scoraggiato, riferiva a Berlino: "L'atteggiamento del governo sovietico nei riguardi della conclusione delle trattative è molto serio; esso rispetta gli obblighi presi e si attende che lo stesso atteggiamento verso gli accordi abbia la controparte" (Documents on German Foreign Policy. Series D, vol. VII, pag. r49) . Nello stesso momento in cui i rappresentanti inglesi facevano fallire le trattative delle missioni militari a Mosca, il governo germanico effettuò ancora un tentativo per raggiungere un'intesa con
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l'Unione S0t ietica. 11 20 agosto 1939. esso inviò u1i. telegramma al governo soc•ietico, nel quale si dicet'a clze nelle relazioni fra Germania e Polonia poteva "ogni giorno scoppiare una crisi" . In tal caso la stessa Unione Sovieticcz sarebbe stata coinvolta se essa non si fosse im.mediaLamente accordata con la Germania per la sottoscrizione del patto di non aggressione. Hitler, che avèva firmato tale telegramma, dichictrai•a: "Perciò ancora una volta vi propongo di ricevere il mio Ministro degli Affari Esteri martedì 2 2 agosto, al più tardi mercoledì 2 5 agosto . Il Ministro degli Affari Esteri sarà munito di tutti i poteri straordinari per la stesura e la sottoscrizione del patto cli non aggressione . .. " (Wcl tgesch ichtc der Gegenwart in Dokumentcn, vol. III, pag. 161). L'Unione Sovietica poteva sia respingere le offerte tedesche sia accettarle. Nel primo caso la guerra contro la Germania sarebbe dit-enuta inei1ùabile entro poche settimane. L a situazione però esigeva /Cl massima dilazione del conflitto soprattutto perché l'attacco della Germania alla Russia poteva trasformarsi in una " croàata " del mondo capitalistico contro lo Stato socialista . Nell'agosto r939 , i com battimenti presso il fiume Khalca - Col, che costituirono una t•era e propria guerra del Giappone contro l'U11io11e SovieLica e la Repubblica Popolare della Mongolia, a1•evano raggiunto una eleiiata intensità . Tale guerra esige1 a energia e particolare cura da parte de! governo sovietico, tanto più che non era affatto escluso il pericolo di un suo ulteriore ampliamrnto. Ciò era cont'alidato dal fatto che. dopo la sconfitta delle truppe giapponesi sul K!talca - Gol, il governo del Giappone si rifiutava di addivenire ad un accordo con l'Unione Sovietica t' con la Repubblica Popolare della Monf!_o!ia e incomi11cianz a schierare nuove unità alla frontiera sot•ietiw. - Contando rnll'attacco della Germania all'Unione Sovietica, da ovest, il governo giapponese prese la decisione di attaccarla anche da est. Perciò l'URSS pote1a trovarsi nella dif fici/e situazione di una guerra su due fronti. L'attacco della Gennania e del Giappone all' URSS sarebbe stato in un modo o in u1i. altro sostenuto dai circoli dirigenti reazionari degli Stati Uniti, dell'Jn gl,ilterra e della Francia che contavano di realizzare i loro piani di creazione di un fronte unico a11tisoi•ietico. Nel secondo caso, accettando la proposta germanica. l'Unione Sovietica otteneva un guadagno di tempo che era estremamentt· necessario per il rafforzamento della sua difesa e soprattutto per eliminare la possibilità di creazione di un fronte unico a11tiso1•ietico 1
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L ' J'r,\1.1,\ NELLA REL/\ZIONE SOV I ETICA SU LLA SECON DA G UERRA MO~D lALE
delle Potenze imperialistiche. L 'esigenza di salvaguardare la sicurezza del primo Stato socialista del mondo - patria del proletariato internazionale - al cospetto del!' avverso accerchiamento capitalistico, ncl,iedeva che la scelta fosse fatta a favore della seconda alternativa. Inoltre l'Unione Sovietica non pote11a ormai recare aiuto alla Polonia, il cui governo lo at1eva così. categoricamente rifiutato. Ciò che era ancora possibile fare, era unicamente di salt•are dall'invasione germanira l'Ucraina e la Russia Bianca occidentali ed anche le zone del Baltico. Il governo sovietico ottenne dalla Germania l'im pegno di non oltrepassare la ìi11ea dei fiumi l'issa, Narew, Bug, Vistola, San . In tal mod o, come riferiva la "Prcrt•da ", "il governo germanico ed il got1er1J.o sovietico hanno stabilito una linea di de marcazione fra gli Eserciti germanico e so1 ietico che corre lungo il {,urne Fissa, sino alla s14a confluenza con il fiume Narew, indi lungo il fium e Narew -fìno alla sua confluen za con il fium e Bug, indi lungo il fiume Bug sino alla confluenza con il fiume Vistola, indi lungo il fiume Vistola . sino alla con fluenza con il suo affluente San e ancora lungo il fiume San sino alle sue sorgenti " (la << Pravda >> del 23 settembre 1939). Il patto di non aggressione tedesco - sovietico, della durata di dieci anni, fu sottoscritto a Mosca il 21 agosto r 9 59. Fu un passo lungimirante e saggio della politica estera sovtetica, necessario nella situazione che allora si era creata (2 r ). 1
(21) Nel secondo volu mt: dell' opera sovietica, qui ri ass unto nella seconda parte, il patto russo - tedesco non è definito « un passo lu11gi111irante e saggio >> . Infatti Stalin è accusato di aver erroneamente appoggiato i suoi piani, per evitare il conflitto con la Germania, su « misure di carattere politico e diplomatico ,, (cfr. pag. rn 1 ) .
N . S. K rusciou, nel marzo 1960, tratteggiò nel seguente modo gli autienimenti di quell'epoca: "La Francia e l'Inghilterra volevano dirigere l'attacco della Germania contro l'Unione Sovietica. e ne indicarono indirettamente la via: prendesse pure la Germania hitleriana l'Ucraina, la R ussia Bianca, arrivasse pure sino agh Urali. Tutti i tentativi del go11emo dell'Unione Sovietica per accordarsi con i governi dell' Inghilterra e della Francia non sortirono alcun risultato. H itler si accorse di ciò ed in1 1iò Ribbentrop a Mosca da Stalin. Fu concluso allora il trattato di non aggressione tra l'Union e Sovietica e la Germania . Che cosa credete. che Stalin non at'esse visto le mosse aggressive di H itler? Egli le 11ide e comprese la seria minaccia di una nuova guerra mondiale.
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PARTE PRIMA
Egli si era accorto che rin ghi/terra e la Francia spingevano H itler contro l'Unione Sovietica. Ma in quelle condizioni egli non aveva altre vie d'uscita, eccetto che concludere questo patto" (la « Pravda n del 27 marzo 1960).
La concìusione del patto so1 ietico - germanico scom olse tutti i piani dei circoli dirigenti delle Potenze occidentali, orientati a risolvere, a dann o dell' URSS, le contraddizioni interne del sistema imperialistico. Questi piani erano stati elaborati per a1111i e la politica delle Potenze occidentali fu diretta a tradurli in atto. Perciò non c'è da meravigliarsi che la condusione del trattato fra URSS e Germania turbasse profondaniente i reazionari dì Nf onaco, giacché crollavan o le loro più riposte speran ze sul conteniporaneo indebolimento della pericolosa concorrente capitalista e del!' odiato Paese socialista, che volentieri essi avrebbero distrutto. Reco perché l'apparato propagandistico degli USA, del!' Inghilterra e della Francia si m ise a versare una fiumana di menzogne e di calunnie sui motù i che portarono alla sottoscrizione del patto . La storiogra fia borghese non riesce sinora a dare un giudizio storico imparziale sul patto tedesco - sovietico . In primo luogo essa non t'uole riconoscere l'incontestabile fatto che questo trattato fu per l'URSS un passo forzato, in trapreso ormai dop o che divenne definitù amente chiara l'assoluta impossibilità di raggiungere un accordo con l'Inghilterra e la Francia sulla comune difesa contro l'aggressione hitleriana e dopo l'abbaudono di ogni speranza di utili trattative con esse . In secondo luogo , gli storici e i pubblicisti reazionari chiudono di proposito gli occhi sul carattere di quel trattato che essi cercano di screditare; essi passano sotto silenzio gli scopi di quel documento intorno al quale scrivono . Eppure fu un trattato di nou aggressione, di rifiuto dell'aggressione, in altre parole, di pace fra due Stati. Il trattato assicurava la pace, per un certo periodo di tempo, i11 una considerevole parte dell'Europa. Tale era la finalità del patto tedesco - sovietico. Ma proprio questa appariva inaccettabile ai sostenitori di Mo naco che già miravano a gettare quanto prima possibile l'Europa orie11tale nel fuoco della guerra. Lo storico borghese Scherer osserr1a che "ad una attenta analisi, il patto tedesco - sovietico /11 la risposta del tutto naturale a quella politica di tacito consenso che i governi inglese e francese incominciarono a seguire rnbito dopo Monaco" 1
1
1
1
(A.
Sc tti::RER :
,1 Le problèmc des "mains librcs à l'Est"•>, Revue
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L.IT/\LI/\ NELLA REI.AZIONE SOVIETICA Sl:LLA SECONDA GUERRA MONDIALE
d'hìstoire de la cleuxième guerre mondiale, pag. 24).
11.
32, ottobre H)58,
La scelta, fatta dall'Unione Sovietica, predeterminò in misura notevole l'esito favore1 1ole della seconda guerra mondiale per l'URSS e per tutti i popoli amanti della libertà. Gli ambienti reazionari incominciarono ad affermare che l'Unione Sovietica, sottoscri11endo il patto con la Germania, aveva cambiato praticamente la sua politica estera e aveva rinunciato a misure collettive di lotta contro l'aggressione fascista . In effetti, l'indiriz.zo della politica estera del partùo comunista e del governo dell'URSS era rimasto immutato. Questo indirizzo, nell'interesse alla conservazione della pace, era diretto a smembrare il fronte antisovietico - la cui creazione era stata progettata a Monaco - e a preparare le condizioni per la formazione di una possente alleanza dei popoli e dei governi contro la Germania hitleriana. Un profondo giudizio sul significato del trattato lo dette Thorez, scrivendo che l'accordo tedesco - sovietico "ruppe il fronte delle Nazioni capitalistiche che minacciavano l'Unione Sovietica. Esso portò successivamente all'isolamento degli Stati fascisti e favorì la creazione di una coalizione dei Paesi democratici, dei quali, per e11itare la catastrofe, l'Unione Sovietica sino allora si era fatta int1ano sostenitrice" (M. THOREZ : 1< Il figlio del popolo », edizione
russa, 1950, pag. 129). Grazie al trattato tedesco - sovietico si produssero notet,oli cambiamenti nella situazione internazionale e la loro influenza positiva si sarebbe fatta sentire durante la Grande Guerra Patriottica. Nella situazione particolarmente difficile de/L'estate 1939 . la politica estera sovietica infranse i perfidi piani della reazione internazionale e modificò il corso degli avvenimenti nel senso più vantaggioso per l'URSS e per i popoli amanti della libertà. Il patto di non aggressione russo - tedesco dette all'Unione Sovietica tempo supplementare per il rafforzamento della difesa. Tuttavia a causa dell'errore di Stalin nella valutazione della situazione politico - militare, questo tempo non fu abbastanza sfruttato e, in gran parte, risultò inutilmente sprecato. Il militarismo nipponico pro11Ò una cocente disillusione subendo la sconfitta sul Khalca - Gol. Ciò esercitò una notet1ole influenza sulla sua successiva politica nei confronti dell'URSS.
l'AR'J'I-:
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PRIMA
Una grande impressione produsse soprattutto sui circoli dirigenti del Giappone la superiorità dell'URSS nel campo dà mezzi bellici, quale si era palesata nei combattimenti sul Khalca - Gol. La. conclusione del patto russo - tedesco giunge1,a come un fattore sussidiario che contribuiva alla soluzione del conflitto russo giapponese. Il 15 settembre 1939 avvenne la conclusione del!' accordo fni l'URSS, la Repubblica Popolare Mongolica e il Giappone per la cessazione del conflitto presso il fiume K lzalca - Gol. li militarismo gùtpponese espresse la sua estrema insoddisfazione per il patto russo - tedesco. li 2.5 agosto, il go1 erno nipponico com unicò al got erno tedesco che "considerava il recente patto di non aggressione, concluso fra il governo gennanico e il governo dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, in contrasto con il trattato segreto accluso al patto anticomintem" (da documenti dell'Archivio 1
1
centrale di Stato della rivoluzione d'ottobre e della edificazione socialista nell 'URSS). Del peggioramento delle relazioni tedesco - nipponiche il govemo del Giappone, attraverso il suo ambasciatore a Washington, H.orinouz i, informò il segretario di Stato degli Stati Uniti d'A merica. L'ambasciatore dichiarò inoltre che il go1 er110 del Giappone avrebbe dovuto m utare a bre1 e scadenza alcuni aspetti concreti della politica estera (e<Pence ancl war ,,, United States Foreign Policy, 1
1
r93 r - 1941, pag. 48r). Tali cambiamenti apparvero talmente gral'i che il go1emo del Giappone si dimise. I capi hitleria11i, sottoscrivendo il trattato, n on si proponevano di rispettarlo per lungo tempo . Esso era loro necessario fin tanto clze si ritenet'a incom pleta la preparazione della guerra contro l'URSS. Pertanto il trattato di non aggressione non doveca indebolire la vigilanza e la preparazione militare del popolo sovietico e del1e sue Forze Armate. Il corso degli avvenimenti dimostrò chiaramente come sarebbe stato difficile scongiurare la guerra che era maturata all'interno del sistema capitalistico. Lenin, nel novem bre 19 17, disse: "Chi pen sava che la pace è facile da raggiungere. che basti parlarne perché esista, che la borghesia ce l'a/lrebbe offerta su un mssoio. quello era un uomo com pletamen te ingenuo" » (V . I. Li::NIN : <• Opere )>, edi7,Ìone russa , torno 26. pag. 31 0). 1
1
La SF.CO>.'DA l'A RTE del I volume è intitolata e< L 'URSS e il mondo capitalistico nel primo periodo della seconda guerra mondiale».
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J,' ITALf.·\ NELLA REI.AZIONt: SOVIETICA SULLA St:CONDA GUERRA MO:-.il)JALE
Attaccata e conquistata la Polonia, la Germania condusse contro la Francia quella che gli stessi francesi hanno poi denominato « la strana guerra J> . Secondo i sovietici, non si trattò in effetti di una guerra « strana», poiché l'inattività degli alleati franco· inglesi sul fronte occidentale rispecchiava, invece, l'indirizzo politico pre. bellico dei circoìi dirigenti della Gran Bretagna e della Francia. Questi miravano a distruggere l'Unione Sovietica spingendo la Germania ad espandersi verso est. Gli alleati franco. inglesi contavano di entrare in conflitto allorquando fosse stato raggiunto il 1nassimo reciproco indebolimento sia della Germania che dell'Unione Sovietica. Vengono mosse critiche all'inefficienza militare degli occidentali, che si trovavano impreparati di fronte all 'attacco tedesco. La Germania deluse le speranze dell'Inghi lterra e della Francia, le quali, dopo averle dichiarato guerra, ritenevano di potersi accordare con Hitler su una linea d'azione congiunta contro l'URSS. Infatti la Ger.rnania attaccò l'occidente prima cli rivolgersi contro l'Unione Sovietica. Dopo aver tracciato le li nee generali dell'offensiva tedesca contro i Paesi l3assi, il Belgio e la Francia, la Relazione sovietica accenna all'intervento italiano sul fron te alpino occidentale. A pag. 225 e pag. 227 è infatti detto: « Il 10 giugno, il governo francese si trasferì nella città di Tours. In quel giorno, quando i tedeschi erano alle porte di Parigi e i traditori del popolo francese erano pronti alla capitolazione, M ussolini dichiarò guerra alla Francia. I fascisti italiani avevano valittato che la lotta contro la Francia sarebbe stata facile e senza rischi. Quando iniziò la seconda guerra mondiale, Mussolini non si affrettò a parteciparvi. IL 4 gennaio egli scrisse a Hitler: "L' Ita!ia non può sostenere una lunga guerra. Il suo intervento deve avvenire nel momento più vantaggioso e decisivo" (<< Les lettres secrètes échangées par Hitler et Mussolini . r940-1943 >J, Paris, 1946, pag. 57). L'efficace offensiva dei fascisti tedeschi costrinse Mussolini ad affrettarsi. Secondo le parole di Gorlitz, "Mussolini mise da parte il pensiero che egli poteva ritardare . . . Per sedere al tavolo dei vincitori gli erano necessarie alcune migliaia di caduti al fronte " (W. GoR· UTZ: « Der Zweite Weltkrieg, 1939 · 1945 >J, vol. I, pag. 134).... Le cond1:zioni di armistizio dell'Italia con la Francia sembravano essere
PARTE
PRIMA
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complementari a quelle franco - germaniche del 22 giugno. Secondo tali condi.zioni venivano create delle z one smilitarizzate: in Europa per 50 l?,m dalla linea occupata dalle truppe italiane al momento della firma dell'armistizio; in Africa, per 250 k,m dal confine della Tunisia con la Libia. Era prevista la smilitarizzazione delle basi nal'ali di Tolone, Biserta e Orano. Tuttavia i fascisti italiani non riuscirono a soddisfare i loro appetiti terrìtoriali. Le pretese dell'ltalia sulla Corsica e sulla T unisia furono respinte da Hitler durante il suo incontro con Mussolini a Monaco il 18 giugno 1940 (22). (22) Le posizioni dominanti della Corsica, di Biserta e di Malta, integrate dagli ulteriori sbarramenti <li Gibilterra, di Suez e da quello pit1 lontano cli Bab el Mandeb, ponevano all'Italia il problema delle sue frontiere marittime, dal quale d ipendeva, inolt re, la sicurezza <lei territori etiopici. Il problema poteva essere risolto anche in modo diverso <lalla acquisizione d iretta. Al convegno di Monaco (18 g iugno 1940), Mussolini convenne con Hitler, che, tra le condizioni di armistizio da porre alla Francia, l'Italia avrebbe chiesto l'occupazione della vallata del Rodano, della Corsica e della Tunisia. Poche ore prima dell'arrivo della delegazione francese a Ro ma, Mussolini decise cli abbandonare quelle richieste.
Hitler, contando di dividere in seguito la Francia come meglio gli conveniva, non si affrettò su questo problema con soluzioni definitive, allo scopo di conservare per un certo tempo il pa lui comodo governo - burattino di Pétain >). l capi militari tedeschi, continua la Relazione russa, seppero sfruttare meglio le capacità operative delle Forze Armate e la situaz ione politica determinata dagli accordi di :tvfonaco. Ma le vittorie dei tedeschi si spiegano soltanto parzialmente con argomentazioni di carattere militare. La strategia militare della Francia fu condizionata dalla linea politica attuata a Monaco dai suoi circoli dirigenti. Per tutto il periodo della « strana guerra >> essi ritennero che siffatta politica avrebbe conservato tale carattere ad occidente e che diverse possibilità dì iniziative antisovietiche si sarebbero nel frattempo presentate. L'inesorabile logica degli avvenimenti dimostrò che i <( pacifisti>> di Monaco, presi nell'ingranaggio della lotta contro l'URSS, sì trovarono del tutto impreparati all'attacco della Germania.
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t 'IT,\LL\ :slE L L,\ RE l.t\ ZlOKE SOVI ETI CA S ULLA SECOKDJ\ GUERRA MO:"<Dli\l.E
La seconda guerra mondiale, iniziata come conflitto tra opposti blocchi «imperialisti))' mantenne il suo carattere <( imperialista >> per tutto il tempo delJa « strana guerra>>. Durante questa prima fase, che in ultima analisi fu resa possibile dal trattato russo - tedesco, l'Unione Sovietica adottò le misure piL1 opportune per iì potenziamento delle sue Forze Armate e la sicurezza delle sue fron tiere. Furono battuti i giapponesi in Estremo Oriente sul fiume Khalca - Gol (vittoria che determinò poi la mancanza di coordinamento dell'aggressione fra la Germania e il G iappone nel r941), si allargò l'area delle Nazioni socialiste con la liberazione dell'Ucraina e della Bielorussia occidentali e con l' ingresso delle Repubbliche dell'Estonia, della Lettonia e della Li tuania nell'URSS. Al conflitto con la Finlandia, e al relativo trattato di pace, sono dedicate numerose pagine. Il conflitto fra URSS e Fin landia, scrivono i sovietici, ha cause lontane che vanno ricercate nella decisione dei « circoli reazionari >> finnici di allearsi sin dal 1917 con i nemici dell'Unione Sovietica. La Finlandia divenne così .la base strategica per attacchi armati contro l'URSS, nel 1921 - 2 2 e, con l'aiuto degli occidentali, essa si predispose ad unirsi, nel 1938 - 39, a qualsiasi coalizione europea antisovietica. E' sufficien te osservare una carta per constatare la vulnerabilità di Leningrado, ubicata a soli 32 ch ilometri dal territorio finnico. Fallite le trattative russo - finniche, che avrebbero dovuto fornire sicurezza reciproca ai due Stati, i governi degli USA, dell'Inghilterra e della Francia spinsero la Finlandia alla guerra cercando di coinvolgere subito la Germania in un conflitto contro l'URSS. (< La tempestiva vittoria sovietica >> nel conflitto russo - fi nnico sconvolse i piani occidentali. Un accordo pacifico fu sottoscritto a Mosca fra URSS e Finland ia in base al quale, fra l'altro, fu garantita la sicurezza di Leninigrado, di Murmansk e della ferrovia di Murmansk. La guerra russo - finnica mise in evidenza numerose manchevolezze nella preparazione bellica delle Forze Annate sovietiche. Tali manchevolezze sono elencate a pag. 276 e pag. 277 del volume sovietico; si riportano testualmen te: < Nel corso della guerra risultò carente il fuoco della fanteria alle brt't Ì distanze, a causa della mancanza di armi automatiche e 1
1
PART E
PRI~l :1
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di 11iortai. Appanero altresì poco funzionali i mezzi di trasmtss101w e di collegamento. La struttura delle unità non rispose completamente alle esigenze della guerra sul teatro finno - carelico . Le Divisioni fucilieri si rivelarono pesanti, con servizi logistici troppo complessi e di difficile comarulabilitù. Così le Divisioni motorizzate, chiamate "leggere", persero sul terreno finnico la loro mobilità, creando ingorrrhi di traffico nelle strade. L a fanteria non era in grado di combattere sugli sci. Soltanto durante la guerra si incominciarono a costituire speciali battaglioni sciatori, reparti da ponte, del genio stradale, reparti sanitari con aero - slitte, slitte trainate da car,alli e salmerie, attrezzature che erano pienamente giustificate dalle caratteristiche del terreno. Il servizio dei trasporti automobilistico fu organizzato in maniera insoddisfacente. Sino a febbraio il Fronte non ebbe a disposizione reparti del genio stradale e unità per la regolazione del traffico, non poté disporre di autoreparti per i trasferimenti operativi (23). (23) Nel la terminologia militare sovietica con il vocabolo << Fronte l> si i ndica u n complesso di forze o peran t i solrn unico comando, corrispondente ad u n c;ruppo cli A r mate.
L 'Armata Rossa entrò in guerra con la Finlandia senza conoscere abbastanza bene le caratteristiche del teatro finno - carelico e la struttura, l'armamento, la preparazione e le tecniche dell'Esercito nemico. Le truppe sovietiche non possedevano l' esperien.za necessaria per effettuare vaste operazioni nelle foreste. I soldati di nazionalità rnssa sopportavano facilmente il gelo intenso . Però vi erano anche, fra le truppe, soldati prot'enienti dalle regioni meridionali del Paese che non erano preparati a combattere nei climi invernali. Nel primo periodo del conflitto, i quadri di comando avevano un'idea assai generica delle fortificazioni nella penisola carelica; essi non avevano fatto e.iperienze per il superamento di fortificazioni e centri di fuoco in cemento armato o muratura di granito. L'Armata Rossa fu costretta ad addestrarsi proprio in combattimento, at endo essenzialmente come quadri direttin· giovani ufficiali. Molti comandanti di Corpo d'Armata e di Divisione furono per la prima volta assegnati a questi incarichi soltanto alla vigilia della guerra. L'addestramento individuale del fante apparve di livello insufficiente. Le squadre e i plotoni fucilieri non erano 1
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L.lTAl.li\ KELLA l\EL.-\ZIO>IE SOVIETICA St; l.l.A SECO>I DA G{) ERR,\ MON DLILF.
- -- --·- - -- - --- - - - -- - - - - -- - - - - - addestrati a combattere nelle trincee, nei boschi, nelle azioni di aggiramento, non seppero operare in segretezza, dimostrarono negligenza nella ricognizione e nel mascheramento. I giornali dei reparti e delle unità del!' Armata Rossa scrivevano troppo, sopravvalutandola , sulla pericolosità delle mine e dei "cuculi" ( tiratori scelti), il che provocò un'idea errata sulla forza del nemico. La guerra con la Finlandia mise in evidenza gravissime insufficienze nell'addestramento delle truppe. Una delle cause principali di tali insufficienze era data dal fatto che, con il culto della personalità, si erano esaltate le esperienze e le tradizioni della guerra civile senza tenere nel dovuto conto quei mutamenti che erano già avvenuti nelle forme del combattimento e negli armamenti degli eserciti>>. Le misure adottate per ovviare agli inconvenienti riscontrati nella guerra russo - finnica furono in gran parte non realizzate all'inizio della << Grande Guerra Patriottica>). Dopo aver tracciato il quadro della situazione in Europa, rn seguito alla capitolazione della Francia, la Relazione russa passa ad esaminare la guerra in Africa Settentrionale (pagg. 294 e seguenti che si traducono integralmente): « L'impt'rialismo italiano, entrando in guerra il ro giugno 1940 contro l'Inghilterra e la Francia, mirava ad ampie conquiste. Oltre alle pretese su una importante parte del territorio francese, esso si prefiggeva lo scopo di stabilire il suo dominio nel Mar Mediterraneo e di allargare l'impero coloniale a spese dei possedimenti inglesi e francesi in Africa. I circoli dirigenti dell'Italia contavano di impadronirsi del canale di Suez al fine di interronipere le vie di comunicazione dell'impero britannico. Ciò corrispondeva anche alle intenzioni della Germania hitleriana. Il governo italiano disponeva in Africa di considerevoli forze: in Cirenaica e in Tripolitania, che si trovano in Libia, vi eremo 2 1 5 .ooo soldati e ufficiali, in Africa Orientale ( includendo anche l'Etiopia occupata) 200.000 (FuLLER: « La seconda guerra mondiale, T939- r945 », edizione russa, pag. 123) (24).
(24) Per un raffronto probante tra le forze in campo, più che il numero degli uomini sono importanti la potenza di fuoco e la potenza d'urto delle unità contrapposte. Ad esempio i 200 .000 uomini dell'Africa Orientale assu-
PARTE
PRIMA
mono un valore ben diverso se si considera che erano per 4/ 5 costituiti da truppe indigene, poco atte ad operare in operazion i tradizionali.
L 'Inghilterra aveva nel Medio Oriente e nell'Africa Orientale soltanto 82 .700 soldati ed ufficiali, parte dei quali erano destinati alla lotta contro i movimenti nazionali cli liberazione dei popoli arabi. Gli italiani schieravano alla frontiera della Cirenaica con l'Egitto sei Divisioni per un totale di 75 .000 uomini. L'Armata " Nilo " , che contrastava le unità italiane, era costituita da una Dit,isione corazzata, una Divisione di fanteria indiana. due Brigate di fanteria e da un reggimento carri per im totale di 31 .ooo soldati ed ufficiali (25). (25) Le forze britanniche dislocate in Egitto alla data d 'entrata in guerra dell'Italia, secondo la relazione del Gen. Wavell sulle operazion i del Med io Oriente, presentata nel dicembre 1940 al segretario <li Stato alla guerra e pubblicata nel terzo supplemento alla London Gazette del giugno 1946, erano le seguenti: - 7'' D ivisione corazzata britannica, su due Brigate corazzate (IV e VII); 1 grnppo cli sostegno, , reggimento a rmi controcarro (3°) ccl r reggimento di artiglieria; - 4" D ivisione indiana, su due Brigare miste di fanteria (V e Xl) e 2 reggime nti di artiglieria; - r D ivisione neozelandese su tre battaglioni d i fanteria, r battaglione mitraglieri, 1 reggimento di cavalleria e , reggimento cli artiglieria da campagna; - forze pari a circa altre 2 Divisioni e cioè: 14 battaglioni cli fanteria britannica, r reggimento di artiglieria pesante campale (7'') e r reggimento <li artiglieria da campagna (31°). Il totale degli effettivi britannici in Egitto ammontava a 36.000 uom ini ai quali si <lovevano aggiungere le forze dell'Esercito egiziano (1 reggimento carri leggeri, r regg imento autoblindo, r regg imento di cavalleria, 3 batterie controcarri, 3 reggimenti di artiglieria controaerei, 4 batterie pesanti per difesa costiera, 9 battaglioni cli fante ria regolari, 9 battaglioni cli fanteria della rise rva, 2 battaglioni m itraglieri, 8 squadroni di carri leggeri (< Frontier Force ll).
Interessato alt,aggressione delle Potenze fasciste contro l'Unione Sovietica, il governo inglese non era preparato in Africa ad azioni militari contro l'Italia, poiché non aveva preso in seria considerazione un conflitto con essa. Il rapporto di for.ze nel Mediterraneo deponeva anche a sfaz,ore dell'Inghilterra. La Flotta italiana ammontava a 4 corazzate, 7 incrociatori pesanti e 15 leggeri, 128 torpediniere e 11 5 sommergibili. Contro di
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L' ITALIA NELLA RC::L,\ZIONE SOVIETICA SUL L.·\ SECOND,\ G L"ERRA ~!ONDl 1\LE
essa La Squadra inglese, che aveva base ad A lessandria, comprendeva 4 corazzate, 6 incrociatori leggeri, 2 1 cacciatorpediniere, 6 sommergibili e 1 portaerei (26). (26) Un confronto tra le flotte dei d ue opposti schieramenti, <lislocate nel bacino del Mediterraneo, non può prescin<lere dall'esame della entità della Flotta fra ncese presente nello stesso mare sino al giorno dell'armistizio con l'Iralia (24 giugno 1940). A tale proposito si riporta la situazione delle forze navali principali italiane e avversarie al 10 giugno 1940, secondo l'Ufficio Storico della Marina Militare nella pubblicazione : « La Marina italiana nella seconda guerra mond iale - Dati scacistici >>.
l r:ili~ Tipi di
n:1\·1
::-,1.
Cacciatorpeclin i ere e torpediniere . Sommergibili
117.240
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Incrociatori pesanti Incrociatori leggeri
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' Le forze navali i.nglesi, che potevano usufruire <lelle attrezzatissime basi navali dì Alessandria, G ibilterra e Malta, nonché dell'isola cli Cipro, furono avvantaggiate <la un ulteriore incremento di unirà di superficie, che capovolse a loro netto favore il rapporto di forze nel Mediterraneo, nonostante l'eliminazione della Flotta francese. Tale superiorità diveniva poi schiacciante se si considera l'attrezzatura radar della quale erano dotate le unitù inglesi sin dal 1938 e che mancava completamente alla Flotta italiana.
A !la fine dell'agosto Alessandria 1 corazzata,
gli inglesi trasferirono ancora ad incrociatori PVO ( armati cioè di arti-
H)40, 2
PARTE
PRIMA
glierie controaerei) e 1 portaerei. Inoltre, essi possedevano nel Mediterraneo anche altre forze navali che avet 1ano base a Malta e a Gibilterra. La flotta e le forze terrestri dell'Italia erano appoggiate da tutta la sua avia.z ione mentre allora l'Inghilterra aveva in quella regione limitate forze aeree. All'inizio del luglio 1 94u le truppe italiane intrapresero l' offensiva in Africa Orientale, occuparono la Somalia britannica, at anzarono in profonditù nel Kenid e si portarono in corrispondenza delle lontane direttrici che incidevano sulla capitale del Sudan. Kartum (27). 1
(27) Le Forze Armate italiane in Africa Orientale assunsero, all'in iz io del confliuo, atteggiamento offensivo. G i7i ai primi di luglio ciel 1940 esse cccupava no Gallabm, Cassala e Moiale inglese, nel Sudan anglo - egiziano e, alla met~1 cleJJo stesso mese, le localit:1 di Sukela, Terkali, T agaba, Kokaiya Dula e Dan isa, "recidendo il sa1it·1Jte che dal Ke1Jia si adde11trcwa ndla Somalia 1/erso Dolo e raccorcia1Jdo la front e verso quella colonia di circa 300 !<711 >> (vds. bollettino d i guerra n. :~6 del Comando Supremo in data 16 luglio J940). Alla fi ne dello stesso mese veniva occupata Kur rnuk, dopod iché, solo ai primi cli agosto, aveva inizio l'offensiva contro la Somalia brita nnica, che si concludeva con la conquista dell'intera colonia inglese (20 agosto 19~0).
1 piani o/fensit,i dà fascisti italiani, per l'ampliamento dell'impero in Africa. si collegavano ai successi della Gt·rmania nell'Europa occidentale. Nd corso di oltre due mesi dalla dichiarazione di guerra all'ln ;thilferra, Mussolini si tenne in posiz ione d'attesa. progettando di intraprendere l'offensiva contro il canale di Suez contemporaneamente allo sbarco dei tedt·sclìi in Inghilterra . li 27 agosto 1940, Mussolini comunicò ad Hitlt:r che era stata completata la preparaz ione per ì'in(Jasione dc/l'Egitto, nel mentre Graziani ricevette l'ordine cli attaccare lo stesso giorno in cui i tedeschi attaccavano l' Inghilterra. Essendosi poi convinto che l'im,asione ddl'lnghilterra era stata dai tedeschi rimandata a tempo indeterminato, M ussolini decise di attaccare comunque le truppe inglesi in Egitto. Le operazioni militari in Libia ed in Egitto si st 1ilupparono lungo la pianura costiera, relativamente stretta, che si estendeva all'interno per 50 80 l{m . li piano del Comandante Supremo delle forze italo - fasciste in Libia. Graziani. prevedeva questo:· le colonne motorizzate sarebbero do vute irrompere nell'Egitto lungo il litorale (ìungo iL litorale del Nord Africa corre una rotabile asfaltata che si estende per 1 . 8 00 l(m, mentre da A lessandria a Tobruk vi è una ferrovia cid un
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L ' r r ,,uJ\ NEI.LA RELi\ZlONE SOVJET !C,1 Sl:LLA SECON[),\ G UERRA MOND! ,H ,E
binario) e raggiungere Alessandria ed il Cairo per impossessarsi del canale di Suez (28). (28) L ungo tutta la cesta libica da Pisicla, a l confine con la Tunisia, fino ad Amscat, al confine con l'Egitto, correva la rota bile bitumata che, dal nome dt>l Governatore Generale italiano che la fece portare a termine, fu denomina ta <' Balbia )>. Questa strada, al conhne egiziano, si innestava direttamente in un'altra che giungeva fino ad Alessandria. L'unica ferrovia· che, in territ;)rio egiziano, da Alessandria portava verso il confine libico, era la Alessandria - Matruh, rea lizzata a binario singolo e in esercizio appunto fino alla localit~ di Matruh, distante oltre 200 km dal confine con la Cirenaica.
Anche gli inglesi mantenevano una posizione d'attesa nei riguardi delle truppe itaiiane che si trovavano in L ibia. La politica della "strana guerra", cl1e conducevano in Europa i circoli direttivi dell'Inghilterra, portò l'imperialismo inglest· a dimostrarsi completamente impreparato cli fronte ali' aggressione fascista in Africa, non avendo previsto di dovervi condurre effettive azioni di guerra. Perciò il Comandante delle forze britanniche nel Medio Oriente Wavell pianificò di ripiegare, all'inizio dell'offensitta italiana, sulle posizioni fortificate di Marsa lv!atruh e, in cambio della perdita del deserto, di guadagnare il tempo necessario alla organizzazione della difesa dell'Egitto. Il 13 settembre 1940, le Divisioni italiane irruppero nell' Egitto dal territorio della Cirenaica e incominciarono ad avanzare lungo il litorale ciel Mar Mediterram:o. Le forze inglesi, senza opporre resistenza, si ritirarono celermente verso Marsa Matruh. I reparti italiani, in quelìo stesso giorno, entrarono a Sollum, il 15 settembre occuparono Bugbug, mentre il r6 settembre raggiunsero Sidi Barrani. Invece di continuare in profondità l'offensiva, le truppe italiane, dopo essere avanzate per 90 km, si fermarono e si trincerarono. Nonostante ciò le truppe inglesi continuarono a ritirarsi e si arrestarono soltanto presso Marsa Matruh . In definitiva. fra le parti' belligeranti si formò un corridoio cli 30 l(m. Il comando inglese evitò la battaglia stimando insufficienti le proprie for ze. Graziani sospese l'offensiva in attesa dell'inizio dell'aggressione italo - fascista alla Grecia per poi riprenderla in direzione del canale di Suez (R. JARS: << Les Campagnes d' Afriquc, 1940- 1943 l>, Paris, 1957, pag. 23). Egli riteneva che gli inglesi, assorbiti dagli avvenimenti in Grecia, avrebbero trascurato l'Egitto e ciò avrebbe permesso agli italiani di occupare il canale di Suez senza particolari difficoltà.
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La situazione in Egitto si stabilizzò. Dopo l'occupazione italiana di Sidi Barrani non vi furono azioni di guerra per quasi tre mesi di seguito. Nel territorio occupato, Graziani creò 5 campi fortificati che formavano u11. grande arco, dal litorale 11erso l'interno, per 70 l(m. Tali campi erano cinti da muriccioli di pietra. Non vi erano tra di essi collegamenti di fuoco. Gli spazi che li divide11ano, sebbene abbastanza notevoli, non erano difesi. Così, fra il campo fortificato di Bir Sofafi e il più immediato e t.·icino campo a Nibeiwa esistevano più di 30 km di intervallo. Il grosso delle /orze italo - fasciste si trovava sul litorale, dove vi erano ottime strade, porti t·cl aeroporti. Centri autonomi di difesa, creati sul!' ampio fronte, erano destinati alla sicurezzct del fianco meridionale per impedire accerchiamenti di sorpresa dal versante dt'l deserto. I gravi insuccessi dell'Italia fascista nella guerra intrapresa contro la Grecia non potevano non avt're riflessi sulla sua situazione in Africa. " .. . Occorsero pochi mesi - ha scritto l'Ammiraglio hitleriano Ruge - perché si palesasse davanti a tutto il mondo la debole.zza militare e l'instabilità politica del!' Italia. L e conseguenze negative della condotta della guerra da parte delle Poten.ze dell'Asse non si fecero aspettare" (F. RucE: « La guerra sul mare, 1939- 1945 )) ' edizione russa, pag. 157). Gli insuccessi cldl'ltalia fascista permisero al comando inglese cli adottare pù't efficaci misure pa la sicure:zza del canale di Suez. W auell decise di effettuare un attacco che nel suo ordine definì " attacco improvviso di rilevanti forze a scopo cli/ensivo ". Le unità inglesi avevano il compito di respingere al di là della frontiera egiziana le truppe italo - fascùte. Lo Stato Maggiore di Wavell non pianificò un'avanzata profonda. L'Esercito inglese, verso il dicembre 1940, fu completato con due Divisioni, una neozelandese ed una australiana, ma alt' attacco presero parte soltanto la 7" Divisione corazzata, la 4'' Divisione indiana e la guarnigione di Marsa Matruh, in tutto 15.000 uomini, che costituivano all'incirca la quarta parte di tutte le forze inglesi in Egitto. Il comando fascista italiano dimostrò un'incuria completa: dopo aver occupato i campi fortificati esso non organizzò alcuna attività di esplorazione, né di osservazione sul nemico. In definitiva, l'attacco inglese giunse completamente inaspettato per gli italiani.
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L • ITALlA :--Ji::L l.A RELAZIONL SOV I ET!CA S ULLA SECOKCA GUERRA MO:-SD!AL E
La mattina del 9 dicem bre r.94:), poche forze britanniche appoggiate da 72 pezzi di artiglieria attaccarono Nibeiwa e attirarono su di sé l'attenzione del presidio italiano. Nello stesso tempo la 7'' Divisione corazzata, passando attrat erso il settore indifeso fra Bir Sofafi e Nibeiwa, assalì da tergo il campo fortificato italiano a N ibeiwa. L'attacco colse di sorpresa il presidio italo - fascista. 1 generali italiani, presi dal panico, non furono in grado di organizzare alcuna resistenza. Occupato il campo di Nibeùua, la 7" Divisione corazzata inglese si divise in tre colonne; una mosse attraverso il deserto in direzione di Rir Sofafi; un'altra t erso il mare, fra i centri abitati di Bugbug e Sidi Barrani; la terza, direttamente su Sidi Barrani. Il panico tra le truppe fasciste fu così grande che il r6 dicembre, senza combattere. esse abbandonarono Sollum, Cali/a e tutta la catena dei forti da loro costruiti sulla frontiera dell'altopiano Libico . Il piano offensfro dell'Esercito di Graziani per la conquista del delta del Nilo era fallito. Vi era la f}ossibilità che i reparti britannici penetrassero senza incontrare resist;,nza nell'inié'mo della Cirenaica. E' naturale che. nella situazione di sfacelo dell'Esercito italiano fascista, le perdite complessive delle truppe britanniche risultassero insignificanti. Secondo dati ufficiali, gli inglesi ebbero 133 uomini uccisi e ,87 feriti. Il 5 gennaio 1941 , le truppe britanniche entrarono in Rardia e il 22 gennaio a T ohruk- I reparti italiani che si erano ritirati lungo il mare. caddero accerchiati a sud di Bengasi senza poter uscire dalla morsa. Consistenti forze della Go" Divisione italiana si arresero e la via verso Tripoli fu così aperta. Lt· trnppe italo - fasciste non opposero una efficace resistenza poiché quasi tutte le forze in Cirenaica, ammontanti a 80.000 uomini, eremo state disperse (29). 1
1
(29) La sconfitta italiana è da attribur si principalme nte alla sorpresa e alla sca rsezza di carri armati e d i automezzi per il crasporto delle unità. Sulla manca nza dei carri da parte italiana, la Relaz ione ufficiale br itann ica sulla seconda guerra mondialè scrive: <, Gli italiani del deserto occidentale soffrirono natumlmente di un.a g1·11nde inferiorità in reparti cora.z zati. Nes.cuna delle Divisioni corazzate era stata posta a loro disposizione; fa " Centauro" erCl stata trasferita sul mon/UO.<O fronte cdba11est' e /'"Ariet e " em rimasta in Italia. C'era una Brigata corazzata vicino a Tobruf( , troppo lontana per influire sulla situazione nel deserto occidentale. I carri urmati che si
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trovavano nella zonr, avanzata 11011 furono impiegati secondo un piano {'articolareggiato per dare un decisivo contributo ai combaurnti; per esempio, circa 35 di essi emno bloccati nel campo fortificato di Nibei1111t ove ftff0110 perduti 11 ((( Il Med iterraneo e il Med io Oriente - Vol. I: I primi successi contro l'Italia - Parte 2 • >• , Stamperia di Sua Maestà, Londra, 1954). Circa la sorpresa dalla quale si fecero cogliere g li italiani, scrive Corn ell 13arnctt nel libro 1< I generali del deserto ì> : « . .. Gli italiani si resero conto di essere stati attaccati in forze alle spalle solo quando sentirono il crcscent(• fra casso dei m otori dei carri 1\llark I. Venti carri m cdi italic111i furono catturati fuori dai confìni del campo, completamelltc senza difesa pt·rché stavano ancora sca/d(l,ndo i m otori. l carri Mari( I li ridussero in rovina al passaggio e si fecero strada ali' in temo riel campo. Solo allora gli italiani cominciarono a muoversi, ..ciamando in gran fretta fuori dalle tende e dai trin ceramenti. Alcuni si arresero immediatamente..Wa nel suo complesso l'Esercito italiano .<i batté bene. Vedendo per la pri111a volta i carri Mm·k l pesante·m ente coraz zati , gli italiani li attacrnrono con le bombe a mano e le mitragliatrici. Gli artiglieri italiani combat1et·o110 finché non furono tutti m orti o feriti. Il Ge1u·rale lvfaletti, comandante del campo, fu colpito et m orte mentre, ancom in pigiama, .rparava con la mitragliatrice d"/1'imboccaturtl del suo rifugio ... ,1 (CoRNELL B ARNETT: « I generali del deserto l>, Longanesi e C., 1961. pag . 57).
Tuttavia il gabinetto di guerra inglese, in modo del tutto inatteso, ordinò, il 10 febbraio 1941, di arrestare ad El A gheila l'avanz ata d elle truppe britanniche. ln11ece di espellere d efì.nitivamen te il n em ico dal Nord Africa, gli imperialisti inglesi decisero di approfittare della sconfitta delle truppe italiane in Grecia per crearvi una testa di ponte strategica allo scopo di impossessarsi, al m omento opportuno, di tutta la penisola Balcanica . L 'arresto dell'offensiva inglese a El A gheila e il trasferimento di notevoli aliquote delle migliori forze inglesi dall' Egitto alla Grecia, salvarono !'Esercito di Graziani dal rischio di essere completamente sloggiato dal Nord A frica. Ne/l'Africa Orientai e, reparti in gl esi entrarono in E ritrea il 2 0 gennaio , 94, e il 24 gennaio nella Somalia italiana. 11 18 m aggio i resti delle unità italiane com andate dal Duca d'Aosta si arresero all'Amba A/agi ( Etiopia) . L'Italia , in tal modo, perse tutte le colonie n ell'Africa Orientale (30). (30) L a resa a nnuncia ta il 17 maggio 1941 (non il c8) av venne con l'onore delle armi. lnfani, concluse le rranative, il 19 maggio, reparti inglesi e scozzesi resero g li onori miiitari alla Bandiera italiana che veni va a mmainata dal riele tto e a i superst iti d ell 'Amba che uscivano inquad rati dal ridotto stesso dopo oltre un mese di assedio sopportato con ferma tenacia fino al limite del-
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t'lTALIA !\"ELLA REl..i\Z!ONE SOVIET ICA S ULLA S'E<:()NllA G UERRA MQ!\"[}[ .'\LE
- - - l' umana res istenza, sotto i quotidiani bombardamenti delle artiglierie, dell'aviazione e sotto la pressione concentrica degli assedianti. Con la resa dell'Amba Alagi no n avevano però termine le operazioni m ilitari nell 'Africa Orientale. Si continuò infatti a combattere nelrAmhara, dove le uni tà italiane dal mese d i maggio al mese d i novembre 1941 sostennero con intrepido cuore una lotta impari, al solo scopo cli tenere u nità inglesi impeg nate in Etiopia, perché non venissero trasferite su altri fronti. L'organizzazione difensiva dell'Amhara si appoggiava al ridotto centrale di Gondar - Azozò e faceva sistema con una serie d i capisaldi isolati destinati a sbarrare le principali vie cli comunicazione con Gondar. Tali capisaldi erano Uolchefìt - Debarech, Debra Tabor, Blagir - Celgà, Tucul - Ding hia, Ulas, Culquaber - Fercaber. In una situazione particolarmente difficile per scarsa dispon ibilit;i di viveri e di assistenza sanitaria, di armi efficienti e muniz ioni, con pochi mez:i:i di trasporto, senza aerei, completamente isolaci, circondati dalle unità britanniche e soggetti all'incessa nte insidia degli etiop ici, i combattenti italiani dell'Amhara scrissero in duecento giorni, con alterna fortuna, una delle più belle p,1g ine della storia militare italiana. Lo riconobbero con sincera ammirazi.o ne gli stessi vincitori . Della difesa di questo territorio, che può ben dirsi epica, particolarmente memorabili resteran no gli strenui combattimenti del caposaldo cli Culquaber - Fercaher e la bauaglia di Gondar. Quest'ultima ebbe luogo dal 24 al 2ì novembre 1941, e concludeva, dopo 17 mesi d i aspra lotta, le operazioni militari in Africa Orientale, operazion i condotte dagli italiani con forze e mezzi inadeguati, in un territorio vasto quattro volte l'Italia, st rategicamente assediato perché bloccato sulle vie marittime e circondato sulle front iere terrestri da Stati nemici.
La sconfitta dell'Esercito italiano in Africa ebbe forti ripercussioni sulla situazione politica interna italiana. L'entrata in guerra dell'Italia contro l'Inghilterra e la Francia, malgrado la rapùla sconfitta di quest'ultima, produsse una impressione negativa nel popolo italiano. A causa dei contrasti imperialistici con l'Italia, accresciuti dal tentativo di Mussolini di condurre la campagna in Grecia in modo autonomo, i nazisti non si affrettarono a sostenere l'alleato italiano . Anch'essi volevano imposse:ssarsi dell'Egitto e del canale di Suez. I circoli direttivi germanici attendevano il momento in cui l'Italia, indebolita, si sarebbe rivolta ad essi per chiedere appoggio, allo scopo di costringerla a condizioni di asservimento. L'appello del!'Italia, per la richiesta cli aiuti, non si sarebbe fatto aspettare per niolto. Nella prima metà del mese di gennaio 194 r la situazione italiana al fronte greco at eva assunto una piega catastrofica. Il 19 gennaio 1941, in occasione della conferenza per le attività militari e politiche della Germania e dell'Italia, a Salisburgo (Austria), Mussolini fu costretto a pregare Hitler di attaccare i 1
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greci da tergo - in direzione di Salonicco - dal territorio della Bufgaria, acconsentendo in anticipo a tutte fe sue condizioni (31). (31) I tedeschi, nell'intento di concorrere alle operazioni italiane in Grecia, avevano per proprio conto programmato u.n pia no denominato « Operazione Ciclamino )> - datato 1 r gennaio 1941 - che prevedeva l'appro ntamento e il trasferimento in Albania di un Corpo d i Armala germanico (de] quale doveva far parte una Divisione alpina) da tenere a disposizione come riserva in caso cli e mergenza. A Sal isburgo, messo al corren te del piano tedesco, Mussolini declinò l'offerta affermando d i poter contare sulle proprie forze, per cui l' intervento della vVeh rmacht non fu ritenuto necessario. L'opera:Lione ((Ciclamino >> venne pertanto a nnullata. L"invasio ne della (;recia da tergo, da parte delle forze tedesche non avvenne su richiesta d i Mussolini. T ale operaz ione, iniziata il 6 aprile r941, era g ià stata predisposta con anticipo rispetto all'operazione «Ciclamino)) e cioè sin dal 13 dicembre 1940 col piano tedesco ((Marita». Tale piano prevedeva !"occu pazione della G recia dopo ]a totale invasione dei Balcani , il cui possesso avrebbe garantito il fìanco destro delle Annate germa niche guando queste, nel successivo mese d i giugno, avrebbero iniziato la marcia verso est, contro l'U RSS.
ln tale con/ erenza fu risolta la questione relativa al trasferimento di truppe tedesco - fasciste nel Nord Africa e del passaggio al comando germanico della direzione delle operazioni contro le forze inglesi in Egitto (Archivio centrale statale della rivoluzione
d'ottobre e clell'edifìcazione socialista in URSS - Materiali del processo cli Norimberga - F. 7445, op. I, d. 1774a - r5 - 25) (32). (32) Il Generale E rwin Rommel venne nomi nato, con decorrenza dal 15 febbraio r941, comandante delle u nità germaniche in Libia, all'inizio costituite dalla 5" D ivisio ne leggera e dalla 15" corazzata. Egli si presentò il 12 febbraio 1 941 al Generale Italo c;ariboldi, Comandante Superiore delle forze italiane in Africa Settentrionale, dal quale doveva dipendere. Era tuttavia stabilito che, ai suoi ord ini, operassero le unità italiane corazzate e motorizzate dell'Africa Settentrionale. L'andamento successivo delle operazio ni nello scacchiere operativo nord africano, la forte personalità ed il marcato spirito d i iniziativa del c;enerale tedesco, la consapevolezza di avere alle direlle dipende nze le unità meglio ar mate ed equ ipaggiate, in grado di portare decisivo contributo alle sorti della guerra in q uel settore, e la precisa volontà di condurre le opcraz.ioni secondo i suoi intend imenti, senza sottostare a quegli ord ini elci comandante italia no che no n fossero perfettamente aderenti ai suoi disegn i operativi, consentirono al Generale Rommel cli agire senza effettive limitazioni alla sua peraltro instancabile azione di comando. Il successivo potenziamento del Corpo tedesco d'Africa ed i positivi nsultati ottenuti sul cam po d i battaglia dalle unità al suo comando, cui va
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1.'IT,IL!A KET.LA REL AZIO:-JE SOVIETI CA SULL A SECONDA Gi; 1rnR,I ~W:,.iDl ,II.E
agg iunta una certa spregiudicacezza di Rommel nel rivolgersi dircuamente al Comando Supremo d ella Weh rmacht, scavalcando in tal modo i diretti superiori italiani, Comando Supremo incluso, ra dica rono successivameme l'errata convinzione che egli fosse il comanda nte effettivo di tutte le forze dell"Asse in Africa Settentrionale, anziché, come deno sopra, delle sole forze corazzate e motorÌ7,Zate. Del resto la Relazione sovietica am mette in seguito (vck pag. 12.·~) che le forze italo - tedesche in A.S. dipendevano uffic ialmente dal Comnndo ital iano.
Giù nel dicem bre 1940 l'Alto Comando delle FF.AA . germaniche si accinse ai prepClrativi per l'operazio11e "Marita ", che aveva lo scopo di impadronirsi della Grecia. Gli hitleriani decisero allora di sfruttare l'indebolimento degli i111perialisti italiani, dimostrando di volerli aiutare in Libia, per creare nel Nord A frica una base operativa strategica necessaria, in seguito. per la conquista del!' Africa intera. Nel febbraio 1941 era110 stati trasferiti in Libia il Corpo di Spedizione tedesco "Africa" ( comprendente una Divisione carri cd una Dit•isione di fanteria leggera) ed anche la Divisione corazzata italiana "Ariete". L e nat1i, trasportanti le truppe. erano scortate da un COnt'OKlio d, incrociatori e racciatorpediniere ed erano protette, dal!'aria, dall'aviazione fascista - tedesca . Le truppe sbarcarono a T ripoli, non soltanto di giorno, ma a11che di notte, alla luce dei riflettori. Per la protezione del cielo delle operazioni italo - tedesche in A frica, fu trasferito in Sicilia il 1 o° Corpo dell'aviazione germanica. Graziani fu rimosso dal suo incarico. La condotta delle operazioni militari fu accentrata nelle mani del coma11dante del Corpo di Spedizione tedesco in Africa, Gen . Rommel. li trasferimento in Libia di una ingente aliquota di forze tedesche non fu rilevato dal comando inglese (33). (33) Lo scacchiere operativo nord - afr icano rivesti va una importanza secondaria per lo S.M. germanico in previsione della progettata campagna cont ro !"Unione Sovietica. F u deciso pertanto, dall"Alro Comando tedesco, <li venire in aiuto dell'alleato italiano con u n limitato nu mero di un ità. Ve nne così ordinata, per la Libia, la costituzione della 5a Divisione leggera. I primi reparti <li questa Divisione sbarcarono a Tripoli il 14 febbraio 1941 ed ebbero il primo scontro il giorno 24. Il 31 marzo sbarcarono in Africa Settentrionale le prime unid della 15" Divisione corazzata. Queste due D iùsioni, che costituirono fin verso la fine del 194 1 il Deutsches Afrika Korps (0.A.K.) cioè il « Co,po Tedesco d'Africa» , non possono ve rosimilme nte essere considera re (< ingenti forzt· >• .
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PRIMA
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Alla fine del 194r, l'impegno tedesco in Africa subì un incremento con la costituzione della 90"' Divisione leggera; tuttavia passerà quasi un anno prima che alle tre Divisioni menzionate si aggiungano altre unità.
Lo spazio esistente / ra Le unità italiane e britanniclie m Cirenaica era di 270 km . I resti delle Dfr,isioni "Hrescia ", "Savo11a ", "Bologna", "Pavia", perduto tutto l'armamento, si trot avano nella zona dei centri abitati di Mis urata, Buerat, Sirte. Pii't ad oriente, nella direzione di El Agheila. non t·i erano truppe italo - fasciste dalla m età di febbraio. La prima linea fortificata italiana passava vicino alla città di Sirte, mentre la difesa principale era più a sud di M isurata. La precipitosa ritirata delle truppe itaiiant: si era arrestata verso la metà del febbraio 1941 (34). 1
(.34) Il termine cc precipitoscr. ritirata ii attribuito dalla Rela7.ione sovietica all'arretramento J ellc unit:'1 italiane sotto la pressione delle fo r:.ce inglesi da Sidi Barrani ad Agedabia, non sembra appropriaro, in quanro abbraccia. in ma niera sommaria, un insieme d i av venime nti d i notevole portata, riguardanti lo scacchiere operativo nord - africa no, forse il più decisivo fra tutti, in quel periodo, per le sorti della g uerra. Per valutare appieno le ragioni di una così profonda ritirata, è opportuno ricordare che gli inglesi attaccarono lo schieramento a vanzato italiano rncncre yuesto aveva assunto un orientame nto offensivo in pre visione dell'attacco a Matruh, e che il rapporto delle forze anche se, nel complesso, numericamente fa vorevole agli italiani, non lo era affatto per q ua nto si riferisce aJl'armamcnto ed ai mezzi. Le unità britanniche attaccarono inoltre in tempi successivi le posiz ioni italiane reali:.czando, in ogni sectore, la superiorità de lle;; forze. rnoltre: , . . Le forze, l'armamento ed i mezzi dei due eserciti contrapposti all'inizio dell'offensiva. tenendo conto esclusivamente delle unit;1 impegnate nella battag lia, o che potevano rapidamente interven irvi, erano i seguenti: F oRzE ll\CLES I
I'ORZE l'l'ALl :\:--:E
5 Divisioni e un Ragg rup pamento.
2
1
1
Brigata corazzata .
1
1
1
1 1
Divisioni di fanreria e un insieme di reparLi valutabili alla forza di un'altra Divisione. D ivisione neozelandese a l'vfatruh. Divisione cora:.czata su due Brigate cora z zate. reggimen to corazzato. rcggimenlo carri leggeri. reggimento carri medi. reggimento carr i pesanti.
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L ' rrn1.tA NE LLA .RE l.,\ZIO N E SOVI ETICA Sl:l,LA SECONDA GUERR,I MO KDl.·ILE
FORZE lT:ILl.·\:,.i E
380 tra cannoni e mortai, 100 cannoni cj c, 220 car ri armati leggeri (L 3 - ton, 3,2), (M, rr / 39 - ton, rr), 55 carri armati medi (M, 13/ 40 - ton, 14), 483 aer.ei cli vario tipo,
FORZE INGLESI
240 bocche da fuoco cli vario calibro, cannoni c / c, 74 autoblindo, r95 carri armati leggeri (Mk, VI - ton, 5,5), (Mk, II - ton, 14,3). u 4 carri armati mcd i (Mk. IV - ton.
200
1 4,9).
r r 2 carri armati pesanti (« Matilda >) ton. 26,9). 7 - 800 aerei.
2. - L 'offensiva britannica ebbe iniz io il 9 dicembre 1940 e si concluse ad Agedabia due mesi dopo, provocando la caduta della Cirenaica. Risulta evidente dal confronto delle forze contrapposte e dallo studio <lei rapporto spazio - tempo, che le unità italiane si sono effettivamente. r itirate, ma combattendo duramente, con g ravi perdite, d i fronte a preponderanti forze nemiche e ciò risulta anche <la i fatto che gli inglesi dovettero impegnarsi nella conquista delle piazzeforti costiere della Cirenaica e attaccare successive posizioni d ifensive ita liane a cavallo delta via Balbia. U na precipitosa ritirata delle forze italiane, come dice la Relazione sovietica, avrebbe consentito alle mobilissime unità britanniche un guadagno d i terreno molto maggiore d i quello effettiva mente acquisito in quel periodo <li tempo e forse ta le da eliminare la presenza italia na in Africa Settelllrionale. G li italiani, in sostanza, hanno imped ito ai britannici il conseguimento dell 'auspicato successo strategico.
Le forze italo - tedesche, riunite, incominciarono a dirigersi nuovamente verso El A gheila e il 22 febbraio si scontrarono con le truppe britanniche colà dislocate e sulla frontiera orientale del deserto della Sirte. I reparti italiani del Nord Africa erano a tal punto non idonei a combattere che, il 14 febbraio, Rommel rivolse all'Alto Comando delle forze terrestri dei/a Germania la richiesta cli trasferire in L ibia ancora una Divisione corazzata. I piani iniziali del comando italo - tedesco miravano a mantenere il possesso della Tripolitania. poiché in quel momento non era possibile pretendere di più. Il 21 marzo 1941, l'Alto C ornando del!e FF.AA. della Germania assegnò a Rommel il compito di impossessarsi della regione di Ageclabia cht· doveva servire da punto di partenza per ulteriori operazioni offensive. Le unità italo - tedesche dovet1a1w attaccare le truppe britanniche il 20 maggio. Contemporaneamente si comunicò a Rommel che la 15" Divisione corazzata tedesca veniva int 1iata in rinforzo del Corpo di Spe-
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dizio11e africano. L'inr asione dell'Egitto fu rimandata all'autunno 1941. Le cose tuttat'Ìa presero una piega tale che fu possibile al com ando germanico mutare le decisioni iniziali. L 'esplorazione tedesca aveva accertato che gù inglesi disponevano presso El Agheila di appena due Brigate corazzate e della 2" Divisione corazzata ( schierata su ampia fronte) isolate fra di loro, mmtre nella zona di Rengasi vi erano reparti della 9" Divisione australiana che ratJpresenta1ano il nerbo delle forze britanniche nella Cirenaica occidentale. In quel periodo i reparti della 7" Du,isione corazzata in glese e della 6" Divisione australiana eremo stati trasferiti in Egitto per essere poi inviati in Grecia. Il comando tedesco sfmttò la grande occasione fa1 orevole ed il 3 1 m arzo sferrò l'attacco con le forze della 5" Dit isione corazzata ( circa I 50 curri) nella zona di M. El Brega. Le truppe italo fasciste erano appoggiate dal rn" Corpo aereo che, a/lcndo conquistato la superiorit'l dell'aria, assicurò il successo de/l'offensiva delle for ze terrestri. L'attacco nemico giunse inatteso al comando inglese. Una Hrigata corazzata fu colta di sorpresa e sbaragliata. Soltanto dopo 80 km le ac anguardie tedesche incontrarono resistenza. Ad Agedabia le forze italo - tedesche si divisero in due scagìioni: uno, di sorpresa, attaccò Rengasi, l'altro, agendo in direzione nord - est, attraversò il deserto e attaccò improt•t isamente da tergo il forte di El Mec/1i/i nel quale si trovava ·i l comando della Divisione corazzata inglese. Il comandante del presidio inglese Gen. Gam Perri fu fatto prigioniero nella sua tenda mentre riposava. Furo110 inoltre fatti prigionieri 5 generali e 2.000 soldati ed ufficiali. L 'attacco tedesco provocò tale panico, clze gli ufficiali in ;lesi scambiarono i propri carri, che si ritiravano celermente t erso Be11gasi, per quelli dei tedeschi e distrussero il deposito di benzina. 1 carri della f · Brigata corazzata si tr0t arono senza carburante e fu necessario abbandonarli. Nella notte del 4 aprile, le truppe italo · tedesche occuparono senza combattere Hengasi, il 1 0 aprile si avvicinarono a Tobmf( che nel giorno seguente fu circondata. li presidio di T obruk contava orca 15.000 uonum . A d esso fu a/fidato il compito di mantenere il possesso della città, con l'appoggio della flotta, e di imbrigliare l'iniziatirn del comando italo - tedesco. 1
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L'IT.\I.IA NELLA RF.Li\ZI0:--1.E SOVIETI CA SULLA S.EC:0:-IIH CCERR:\ ~10:-;m,\LE
I tentatit,i delle truppe italo - tedesche di c·onquistare d'impeto Tobruk non ebbero successo e Rommel diresse il grosso delle sue forze verso !'Egitto. ll 12 aprile le truppe di Rom11zel entrarono senza lotta a flartlia, il 1 5 aprile occuparono Sit!i Omar, Sollum, il passo H a!faia. l'oasi di Giarabub. Qui si arrestò il loro movimento. Le vie di comunicazione italo - tedesche si erano allungate per m olte centinaia di cl1ilometri, i rifornimenti de/Le truppe avvenivano con grande irregolarità, tanto più che nel piano di operazione iniziale non era stata prevista una ai1anzata su così grande profondità ( circa 900 f(m ). I trasporti logistici non giungevano in tempo alle unità avanzate. Però il motivo fondamentale dell'interruzione del mot•imento delle truppe italo - tedesche, nell'aprile 1941, consisteva nel fatto che ii Comando Supremo germanico sta;,a pianificando, sino alla perfezione, la guerra "lampo" contro l'Unione Sovietica, e quindi non poteva accingersi a intraprendere una massiccia offensiva in Africa Settentrionale. Nei suoi piani, l'Africa Settentrionale occupa11a un posto secondario. Il piano di guerra contro l'URSS subordinat'CI tutti gli altri piam. Gli /Jitleriani non attribuivano al teatro di operazioni del Mediterraneo una importanza decisiva. li 21 giugno 1941 Hitler scrisse a M ussolini: "L'offensiva in Egitto t 1errtÌ conclusa prima dell' a1-ttu11 no" (1< Les lcttres secrètcs échangées par H itler et Mussolini, 1940 - 1943 », pag~. 127 - 128). li comando germanico riteneva clic la guerra contro l' Unione 1 S0t ietica sarebbe stata " lampo" e che dopo di essa sarebbe stato possibile concentrare in Africa forze consideret oli. Si era stabilìto, per il settembre 194,, di prendere con un attacco Tobruk e, con una marcia vittoriosa, di ava11zare fino al canale di Suez. Di ciò si trattava nella direttiva n. 32 del Comando Supremo germanico, cieli' 1 r giugno 1941 , che si intitolaca "Obiettivi della successiva condotta della guerra dopo la fine della campagna del/' est " (35). 1
(35) Per la prern1onc la direttiva 11. 32 era intitolata cc Vorbereitungcn ( " Predisposizioni per il periodo successivo al Barbarossa »).
for c.lie Ze it nach Barbarossa »
La direttiva conteneva la seguente precisazione, relativamente agli ulteriori piani del governo germanico: "Al termine della campagna dell'Est . . . è possibile fissare l'offensiva per la presa di
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Tobrul( 11erso la metb.. di settembre " ( r94 r) (Processo di Norimberga. Raccol ta di materiali . T omo 2, pag. 586). Nella primat•era HJ41 si presumeva di trasferire in Africa Settentrionale le Divisioni tedesche. Nel giugno 1941. nella zona di Sollum e della Ridotta Capu.zzo incominciò l'attacco delle truppe inglesi che tolse a; tedeschi qualche centro abitato. In quel mentre giunget'a in Libia la r 5 Di11isione corazzata tedesca. Il 17 giugno effettuò una manovra di at'11olgimento e contrattaccò la 7" Di11isio11e corazzata da tergo, con il risultato che quest'ultima perse più di 100 carri e rientrò nelle posizioni di partenza con 24 mezzi. Nella notte del r8 giuwzo le unità carri tedesche rioccuparono Sidi Omar. In quella zona, l' a11anzata delle unità carri tedesche si arrestò. Il comando italo - tedesco non aveva rÙert'e per il proseguimento della guerra in Africa Settentrionale, in quanto la maggior parte delle forze germaniche era già concentrata per la 1otLa contro l'URSS. Le sorti della seconda guerra mondiale non potevano decidersi in Africa Settentrionale, dove le limitatissime forze era110 lontane da1. centri vitali dei Paesi belligeran ti 1> . 11
Per guanto riguarda l'area balcanica, la Relazione sov1et1ca sostiene:: che essa era di g rande interesse per la Germania hitleriana, sia per le risorse naturali ed um ane, sia per la sua stessa posizione strategica. In particolare. la Germania contava molto sul petrolio romeno. L'in tervento dell' Italia nel conflitto e la sconfitta della Francia crearono la situaz ione favorevole per il (< defìnitù 0 asservimento dei 1
Paesi balcanici alle mire espansionistù;he tedesco - fasciste ». Sulla questione balcanica e sull'intervento militare italiano è detto quanto segue (pag. 3ot.! e segg.). << Malgrado l'accordo fra l' Italia e la Germania per la realizzazione di una ''· comune politica nella guerra", la loro rit alità imperialistica, a proposito de!l'Ruropa Sud - Orientale, non venne meno. Le due Na.zioni f)redatrici erano interessate all'area strategica balcanica, che co11sideraua110 la chiave del Mediterraneo, dell'Adriatico e del Mar Nero . Le iniziatÌl'e dell'imperialismo italiano nei Paesi dell'Europa Sud - Orientale presero vigore, dopo L'interr ento dell'Italia nella seconda guerra mondiale, quaudo essa si trovò tagliata fuori dai mercati d'oltremare. Ma la Germania, che in precedenza ave[la pro1
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messo all'Italia una serie di vantaggi territoriali ed economici nell'Europa Sud - Orientale, incominciò a imbrigliare se111pre più l'azione del proprio subalterno alleato, indebolendone le posizioni in quest'area del continente europeo. Inoltre , in seguito alla sconfitta della Francia . Hitler non permise all' Italia di ottenere conquiste territoriali, s,,1//e quali facevano molto affidamento gli imperialisti italiani. In questa situazione, nei circoli dirigenti italiani nacque il piano per una guerra autonoma ( senza la partecipazione della Germania) nell'Europa Sud - Orientale. che, secondo le intenzioni dei suoi ispiratori, at'rebbe dovuto rafforzare le posizioni economiche e politiche del!' Italia nei Balcani e, altres'i, nel Mare Mediterraneo. La scelta dell'imperialismo italiano cadde sulla Grecia. Essendo a conoscenza del grande interesse che la Germania nutriva per la Grecia, Mussolini inviò una lettera ad Hitler, il 1 9 ottobre 1940, nella quale egli alludet a al fatto che la Germania avrebbe dovuto rinunziare a questo Paese balcanico in fat •ore del suo alleato italiano . H itler chiese immediatamente di incontrarsi con Mussolini. Tale incontro 1enne fissato per il 28 ottobre a Firenze. Allo scopo di porre la Germania di fro nte al fatto compiuto, l'Italia inviò un ultimatum alla Grecia in data 27 ottobre e, iL giorno seguente, aprì le ostilità. Il Generale tedesco Guderian annota1 a in quei giorni nel suo diario: " Hitler inaspettatamente seppe che il suo alleato, senza aver informato lui, Hitler, e senza persino il suo consenso preventù•o, aveva iniziato la guerra contro la Grecia" (H. GunERIAN: e, Memorie di un soldato », edizione russa, 1954, pag. 133) (36). 1
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(36) Gli in tendi men ti italiani nei riguard i della penisola balcanica erano conosciuLi dal governo tedesco, il quale, nella persona di Ribbentrop, aveva in un primo tempo d ichiarato la sua opposizione ad ogni eventuale iniz iativ;i contro la G recia, come risul ta d al colloquio Al fieri - Ribbencro p del 17 agosto 1940. Lo scesso Mi nistro degli Affari Esecri germanico aveva tuttavia ammesso, nei conLatti avuti con gli uomini politici italiani, durante la sua visita a Roma il 19 settembre 1940, che la (;recia e la Jugoslavia facevano parte del settore di interesse dell'Ital ia. Pertanto qualsiasi iniziativa in quei territori non doveva riuscire inaspcctata ad Hitler. Nell" incontro del Brennero, avvenuto il 4 ottobre 1940, non furono og· geno d i d iscussi one i pian i cli invasione della Romania da parte della ( ;ermania, né q uelli <lella Grecia da parte dell'Italia. Era tuttavia noto ai governanti tedeschi come l'Italia lamentasse l'inosservanza della neutralità da parte della Grecia ed era del pari noto come un tale atteggiamento ciel gove rno cll~nico avrebbe potuto alla fine determ inare decisioni estreme del governo italiano.
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La penetrazione tedesca in Romania fece rapidamen te macurare la decisione dell'attacco alla Grecia; Mussolini tuttavia infor mò l'alleato germanico della im minente iniziativa m ilitare con un messagg io del 19 ottobre 1940, ma la sua comunicazione non raggiunse subito H itler il quale, allora, non desiderava certamente un 'a7.ione italiana nella penisola balcanica. Di fronte al fatto compiuto, il dittatore tedesco, nel convegno di F irenze del 28 ottobre successivo, offrì com uc1<1ue la sua piena solidarietà all'azione intrapresa.
L'attacco dell'Italia alla Grecia fu compiuto partendo dal territorio albanese con le unità della 9" Annata italiana, comprendente 1J.ove Divisioni rinforzate da reparti scelti della milizia fascista . Gli aggressori attraversarono il confine greco su un fronte di 180 f(m , effettuando lo sforzo principale dalla zona a nord di Argirocastro, attraverso Eleia, su Gianina. Co1J.temporaneamente, l'a{Jiaz ione italiana sottopose a bombardamenti città, porti, ferrovie greci. Contro 200.000 uonum dell'Esercito italiano, che disponeva di 250 carri e mezzi corazzati, di 400 aerei, iì comando greco schierava 2 Divisioni di fante:ria e 2 Brigate di fanteria per un totale di 27.000 uomini con 20 carri e 56 aerei. Eppure l'attacco dei fascisti fu fermato il 30 ottobre; il 6 novembre i greci presero l'iniziatit,a e, poco dopo, essi passarono all'attacco su tutto il fronte. In quel momento L'Esercito greco dispo neva già di 1 2 Divisioni di fanteria, di 2 Divisioni di cavalleria e di 3 Brigate di fanteria . La guerra dei greci contro gli aggressori italo - fascisti acquistò veramente un carattere nazionale (37). (37) Stando alle cifre della Relazione sovietica l'Italia avrebbe, dunque, attaccato la Grecia con un rapporto <li forze di 8 a 1 (2:)0.000 italiani co ntro 27 .000 greci), situazione, ques ta, non corrispondente al vero. Infatti le forze greche schierate a difesa del proprio Paese erano di gran lunga superiori alle forze italiane attaccanti e tale superiorità numerica fu mantenuta dai g reci per oltre t re mesi e mezzo (28 ottobre r940 - 20 febbraio H)41, quando cioè le forze contrapposte si pareggiarono: 142 battaglioni italiani contro 141 battaglioni greci). I 27 mila greci citati dai sovietici non comprendono ovviamente tu tte le forze greche dislocate nella zona delle opera7.ioni, ma soltanto q uelle schierate ad immediato contatto della frontiera, ossia le for7.e di copertura. La resisten7.a vera e propria era organ izzata più a tergo con altre forze ben pit1 consistenti e proporzionate al decisivo compito da assolvere. Appare perciò op portuno tracciare un breve riassunto delle vice nde della campagna in Grecia, riassunto tanto più necessario in quanto no n ci si può richiamare alla Relazione U fficiale italiana che non è stata ancora pubbl icata. Il 28 ottobre 1940 il governo italiano consegnava al governo greco una nota con la quale lo si accusava d i essere venuto meno ai doveri d i uno Stato
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L, ITALI A >!ELLA RELJ\ZIOKE SOVIETICA SULLA SECOì'\DA GUERRA ~!O>IDIJ\LE
neutrale, La nota italiana faceva carico al governo greco di avere tollerato che le acque territoriali, le coste e i porti della G recia fossero utilizzati dalla Flotta britann ica nel corso di operazioni di guerra, di aver favorito i rifornimenti delle forze britanniche, di aver permesso l'organizzazione di un serviz io informazioni militari nell'arcipelago greco ai danni dell'Italia e, infine, <li non aver dato sodd isfazione alle precedenti proteste diplomatiche su tali fatti, Si accusava inolt re la Grecia di aver provocato l'Albania con un'azione terroristica nella Ciamuria (E piro settentrionale), L'Italia, pertanto, chiedeva come garanzia della neutralità della (;recia ,e la facoltrì di occupare con le proprie forze punti strntcgici in territol'io greco» , La nota concludeva con l'assicurazione del rispetto della sovranità e dell' indipendenza della Grecia e terminava con l'ammonimento che eventua li resisten:1:e sarebbero state piegate con le armi, Il Presidente del Consiglio greco, Metaxas, rispose che considerava la nota italiana come una dichiarazio ne di guerra alla (;recia, la quale si sarebbe opposta con tutte le forze all'azione italiana, Contemporaneamente la Grecia chiedeva l'assistenza della G ra n Bretagna, sulla base di u na garanzia offertale dal Regno Unito il q aprile 1939, La decisione <li attaccare la Grecia maturù pressoché all'improvviso nella mente del Capo del Governo ital iano, Essa mira va a ristabilire un presunto equilibrio nei Balcan i, inaspettatamente alteraro in quei giorni dalla non preannunciata né concordata occupazione germanica della zona petrolifera romena, attuata a sua volta come contromisura verso b Russia che, poco te mpo prima, aveva incorporato la Bessarabia e la Bucovina settentrionale, Per intraprendere tuttavia una simile impresa - che, secondo il piano sintetizzato dal Capo del ( ;overno, comportava u na e< offensiva in Epiro, osserva.z ione e pressiolle su Saionicco e, in un secondo tempo, marcia su Atene» - sarebbe stato necessario disporre in A lbania d i maggiori forze (almeno venti Divisioni, quante cioè ne aveva preventivate lo Stato Maggiore in un suo progetto) e disporre a ltresì del tempo e elci mezzi per completare l'organizza:i:ione logistica, L'Italia ent rò invece in g uerra con forze inadeg uate e una organizzazione logistica i ncompleta; mancarono anche una aus picata collaboraz icne della Bulgaria, che non aderì a ll'invito di un intervento al nostro fìanco, e tutte le al t re concli:,:ioni di ordine politico che avrebbero dovuto facilitare le operazioni, nell'infondato convincimento che i greci ,non avrebbero opposto resistenza alla penetrazione italiana , In una situazione generale del tutto sfavorevole, le unità italiane dis locate in Albania i11iziarono le operazioni contro la Grecia il 28 ottobre 1940. La campagna si svolse attraverso tre fasi: la p rima (28 ottobre - 8 dicembre), offensiva ini:,:iale italiana e manovra d i ripiegamenro; la seconda (9 dicembre ;940 - 8 marzo 1941), difensiva; la terza (9 marzo - 22 aprile 1941), offensiva, Le forze attaccanti erano inizialmente articolate in due Corpi di Armata comprendenti in tutto sci D ivisioni (((Parma», «Piemonte», e< Julia », « Ferrara )), cc Siena », « Centauro i>) schierate lungo il confine tra le zo ne di Korc i.1 e Ku nispo li; il e< Raggruppamento del Litorale i>, schierato nella zona di Konìspoli e due Divisioni (cc Venezia)> e (( Are:i:zo ))), schierate al confine con la Jugoslavia.
PART E
PRIMA
Complessivamente 150 mila uomini, cli cui solo 100.000 im piegati nelle operazioni, contro un Paese che poteva opporre all'invasione italiana, sin dall'inizio delle ostilità, una validiss ima <lifesa assicurata <la 13 Divisioni, di cui 1 cli cavalleria, oltre a tre Brigate ccl un raggruppamento.' In totale 126 battaglioni, saliti a 141 prima della fine del I 940 quan<lo le Divisioni greche furono portate a 15. Occorre tenere presente che le Divisioni g reche erano ternarie, vale a dire che ognuna di esse d isponeva di 3 reggimenti di fanteria, 9 battaglioni, mentre le Divisioni italiane erano binar ie cioè con 2 soli reggimenti di fan teria, 6 battaglioni. Le forze italiane attaccanti assommavano complessivamente a 54 battaglioni. La Divisione alpina « Julia ,, risalì le pendici <lei Pindo, verso Metzovo, le altre giunsero a contalto delle posizioni cli resistenza avversarie, ma immediatamente contrattaccate dalla pronta reazione greca dovettero ri pieg are sulla li nea K u kes, Konitza, Kalibaki, Kalamas. Il piano inizia le era fa llito e la situazione presentava aspetti molto gravi. Com inciò così l' urgente invio dall 'Italia di altre Divisioni. L 'ansia di ri parare in og ni modo all'errore iniziale di aver intrapreso una campagna di guerra con forze tanto inferiori per numero e per mezzi, in una situazione am bientale e logistica del tucto inadeguata, determinò una ininterrotta serie di inconvenienti che ebbero inevitabili e g ravi ripercussioni sulla efficienza operativa delle uniLÙ. Nell' urgenza d i ristabilire situazioni compromesse sulle :inee di combattimen to, molte delle n uove Divisioni vennero impiegate frazionate e a spizzico, con gravi dan ni per l'omogeneità dei repar ti. Alcuni di essi furono avviati rapidamente a l fronte, appena sbarcati, privi di mezzi di trasporto, de lle salmerie, dei servizi, e perfino cli talune armi in dotazione, facen ti parte d i convogli ancora in viagg io. Dal mese d i novem bre 1940 al mese d i aprile 1941 si dovettero portare m Albania altre 21 Divisioni, g iu ng endo così ad una forza complessiva di 2 9 d i rnli Gran<li Unirà; se esse fossero state in loco all' inizio <lella campagna, il co rso delle o perazioni avrebbe certamente avuto un diverso anda mento. Ecco i nomi di tali Divisioni, con l' ind icazio ne - r ispettivamente - del primo g iorno cli combattimento di ciascuna di esse : a) Divisioni e< Bari», «Tridentina )>, cc Modena)), <e Taro J), << Pusteria )>: 6, 18, 19, 22, 27 novembre: ) battaglioni italiani 77 forze contrapposte a fine novembre I battaglioni greci 126 « Acqui ,,, " Cuneo », cc Brennero >, : •,..,I ' b) Divisioni « Cu neense l>, 18, 27, 30 dicembre; \ battabu-Jioni italiani 100 forze contra1)1)0Ste a fine d icembre i r ( battag lioni greci 14, A i primi d i <licembre le unitj italiane occupavano una linea più arretrata (lago cli Ocrida, Tepclcni, K lisura, Porto Palermo) che permise u n raccorciamento della fronte e la utilizzazione di posizioni più idonee alla difesa e più vicine alle basi logistiche. Si concludeva in tal modo la prima fase della ca mpagna e si apriva la seconda, d i attesa, destinata a migliorare l'org a nizzazio ne de i trasporti, :id
6. - Russia
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L ' rrALI J\ NE LLA RELAZIONE SOVIE'J'ICA SlJJ.J.1\ SECONDA GU Elm,, MONT>lA LE
accrescere la potenzialità dei porti, ad intensificare l' invio cli rinforz i. Ma la situazione permaneva sempre grave, Dovettero perciò essere subito inviate altre Divisioni, Esse erano :
e) Divisioni cc L u pi di T oscana », ,, Pinerolo», cc Cacciatori delle Alpi)), e< Legnano» : 5, 13, 17, 23 genna io; fi . ~ battaglioni italiani 1 2 4 f()J·ze . · · _ contrapposte a ne gen naio I b attag 110111 greci 141 d) D ivisioni ,e Cagliari)), « Sforzesca », cc Forlì » : 13, 13, 20 febbraio;
.
.i
battaglioni b · 142 . . italiani anag 1to nL greci r4r Solo in ques t' ul tima data si raggiunse la parità delle forze, che in effetti era una parità del tutto teorica, in quanto riferita al numero dei battaglioni contrapposti e non già alla forza d i uom ini presente in ciascu110 cli essi, sicuramente infe riore alla forza organica a causa delle perdite. Queste, tra mo rti e feriti, congelati e d ispersi, dopo tre mesi e mezzo di operazioni erano piuttosto elevate. forze contrapposte a fine febbra10
e) D ivisione « P uglie >>: 7 marzo; forze contrapposte a fìne ma rzo )\ battaglioni italiani 148 { battaglioni greci 141 /) D ivisioni cc F irenze», « Messina », cc Casale >> : 9, 1 o, 1 4 aprile oltre alla Divisione « Marche >> sbarcata I'8 aprile e che non entrò in combattimento. La terza fase della campagna italo - g reca ebbe inizio come si è detto il 9 marzo 1941 con la controffensiva int rapresa dall' JJ'' Armata nel settore clell'Epiro, a llo scopo d i rompere la fronte avversa ria a cavaliere della valle Desnizza, in direzio ne di K lis ura, Sferrata prematuramente, l'operazione non ebbe successo e costò ad entrambi i contendenti gravi perdite, La vera e propria bactaglia d i rottura da parte delle forze italiane incominciò il 13 aprile r941 e si concluse il 23 dello stesso mese con la resa dell'Esercito greco. Operando nelle difficili situazioni di forza, ambiemali e logistiche che si sono dette, ostacolare dal terreno, uno dei più difficili dell'Europa meridio nale, e dall'asprezza del clima, per oltre (jllattro mesi le provate unità italiane res istettero con tenace determinazio ne ai pressanti, ostinati attacc hi delle Divisioni greche, riuscendo ad esaurire le forze avversarie, assorbendo e mi nim izzando la loro capacità combattiva. Il che 'contribuì non poco al rapido e facile successo delle nove D ivisioni germaniche che il 6 aprile avevano attaccato la G recia in Macedonia. Con respo nsabile consapevolezza, nell'estenuante logorio di una lunga lotta difensiva contro un avversario fattosi baldanzoso da i facili successi iniziali e reso valoroso dal legittimo convincimento di combattere una guerra giusta per la salvaguardia della propria indipendenza e della propria libertà, in tre mes i di duri sacrifici, cioè per tutta la fase d ifensiva, i soldati italiani riuscirono, col loro esemplare comportamento, a scongiurare il peggio e ad evitare il crollo, di cui pure esistevano tutte le premesse. U n simile evento si sarebbe probabil me nte verificato se il popolo albanese avesse veramente dato vita ad un'attiva lotta partigiana, mira nte a colpire località di sbarco, unità <lirette al fronte, autotrasporti, r ifornime nti, ponti, strade e la vitale attività delle retrovie.
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I'Rl~IA
Contrariamente a quanto afferma la Relazione sovietica per<Ì, il popolo a lbanese non ostacolò in nessun modo le operazioni militari, si ché i reparti italian i non solo non dovettero organizzare azioni di conrroguerriglia, ma poLerono m uoversi liberamente senza nemmeno dover adottare elementari misure di sicurezza a tutela della propria incolumità (vds. nota seguente). Appare infine g iusLO e doveroso dare atto all'Esercito greco di aver saputo difendere con st renuo valore il proprio Paese, ma è del pari giusto e doveroso riconoscere al soldato italiano il merito di aver lottato generosamen te: per evitare una umilia nte sconfitta, correggendo cui proprio valore personale l'errata impostaz ione della campagna. A smentire la presunta impreparazione dell'Esercito g reco e la sua tanto conclamata inferiorità d i uomini e mezzi rispetto alle fo rze italiane attacca nti, è la stessa Relaz ione Ufficiale dello Stato Maggiore ellenico. Infatti, nel PR01.oco del primo volume della Relaz ione è detto che durante i diciotto mesi ante· cedenti al conflitto la Grecia « sotto la maschem di una apparente sere11itÌi forgiava il suo m()rale e assumeva a suo tempo le indispensabili misure militari per non essere sorprem . Tale politica del govern o ellenico riuscì in pieno e fu invece l'avversario ad essere sorpreso, poiché eJJO si trovò fin dal primo m.ome11to di fronte ad una potente truppa. di copertura >> (da « L 'Esercito ellenico durante la seconda guerra mond iale • Cause e motivi del conflitto tra G n:cia e Italia, 1940 - 4c », Edizioni della Direzione della Storia dell"Esercito, Atene, 1959).
Quando le truppe greche, inseguendo il 11emico, entrarono nel territorio dell'Albania occupata dal/' Italia, furono appoggiate dai partigiani albanesi che si battevano per la liberazione della propria Patria (38). (38) Dall 'inizio ciel periodo dell'occupazione italiana (aprile 1939) fino al termine c.lelle operazioni contro la Grecia e la Jugoslavia (aprile 1941) e per parecchio altro tem po ancora, non fu minimamente rilevata in rutto il terr itorio albanese non sultanro l'attività, ma neppu re l'esistenza d i forze di opposizione armata agli italiani. E lememi isolati e servizi di retro via potevano vive re, come s i ì.: già detto, in assoluta sicurezza come in qual unque p un to della penisola ital iana. Esistevano repart i albanesi facenti parte dell' Esercito del regno d'Albania, unito in << unione personale» con il regno d"ltalia, appunto nella persona ciel sovrano, rapp resentato a Tirana eia un « Luogotenente Generale ». Si trattava di una forza piuttosto modesta g ià da e poca anteriore al J 939, armata ed addestrata secondo il modello italiano. Molti ufficiali a lbanesi erano stati format i nelle scuole militari italiane e talu ni di essi prestavano servizio anche nell'Esercito italiano, peraltro, senza che si e.lesse luogo al fatto reciproco. Reparti alba nesi furo no anche impiegati nella g uerra contro la Grecia, non soltanto come un ità d ell'Esercito regolare, ma pure in formazioni irregolari dì bande. Anche se in A lbania nel 1941 serpeggiava ed andava dilagando lo « spirito di fronda» verso gli occupanti italiani, non si ebbero le concrete manifestazioni di ostilità verificatesi soltanto molto più tard i.
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Le unità italiane aumentarono. Il numero complessivo delle Divisioni al fronte fu portato a 27. Ciò nonostante, · 1e forze greche, congiuntamente ai partigiani albanesi. continuarono ad attaccare con successo. La guerra con la Grecia non soltanto non recò alcun vantaggio all'imperialismo italiano, ma, al contrario, mise in luce tutta la debolezza del regime fascista ed acuì. in Italia, i contrasti interni. L a situazione dell' Italia si complicò ancora di più in considerazione delle gravi sconfitte della sua Marina. li comando inf!.lese trasse profitto dalla più incerta situazione politico - militare nel bacino del Mediterraneo per lanciare attacchi distruttivi contro la Flotta italiana. Nella notte sul 12 novembre 1940, forze navali e aerosiluranti inglesi, operanti dalla portaerei "Jllustrious ", attaccarono la Flotta italiana che si trovava nella sua princitJale base, Taranto (sud - est ' ' dell'Italia). In seguito a questa felice operazione furono poste fuori combattimento tre corazzate - "Littorio", "Duilio" e "Cavour" e furono danneggiate altre navi (MARc' ANTONIO BRAGADIN: « The Italian Navy in \.Vorld War II>> , Annapolis, 1-faryland, 1967, pagine 45 - 47). · Il 28- 29 mar.zo 1941 ebbe luogo una grande battaglia nella zona orientale del Mediterraneo, presso Capo MatajJan. Alla vigilia di questa battaglia, una grossa formazione della Flotta italiana, capeggiata dalla corazzata " Vittorio Veneto ". partì dai porti di Taranto, Brindisi e Napoli per attaccare le unità navali britanniche che assicuravano le comunicazioni fra l'Egitto e la Grecia. Le navi italiane furo1J.O intercettate dalla ricoznizione inzlese e, incontro ad esse, mosse la squadra britannica. Le unità britanniche, sfruttando la superiore gittata delle proprie artiglierie e i radar. aprirono il fuoco alla massima distanza di 2 5 km , dopo aver fatto intervenire anche l'm,iazione. Alla fine, senza aver subito alcuna perdita, i marinai inglesi danneggiarono la corazzata " Vittorio Veneto" e affondarono tre incrociatori pe:santi, un incrociatore leggero e un cacciatorpediniere (M .mc'ANTomo BRAGADlN : (( The Italian Navy rn World War Il», pagg. 85- 98). Gli insuccessi delle Forze Armate italiane allarmarono seriamente il governo fascista della Germania. In una lettera diretta a Mussolini il 20 novembre 1940, Hitler attirò l'attenzione sulle pesanti conseguenze militari e morali delle sconfitte italiane in Grecia per le Potenze dell'Asse (HANS - ADOLF
P:\RTE PRnttl
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(< 1939 - 1945. Dcr Zweitc Weltkricg m Chronik und Dokumenten », Dan nstadt, 1960, pag. 183). Ne/l'intento di ripristinare il prestigio militare del fascismo, di creare nell'Europa sud - orientale una testa di ponte strategica contro l'URSS e di garantire il fianco destro delle proprie truppe nella guerra con l'Unione Sovietica, il governo germanico decise di appoggiare l'Italia e di completare l'occupazione della penisola balcanica prima dell'inizio del conflitto con l'Unione Sovietica. Nel dicembre H)40 la situazione degli aggressori italo - fascisti in Albania era divenuta critica. Greci ed albanesi at 1et'ano in flitto loro dure sconfitte. li comandan te delle for ze italiane in Grecia, Soddu, fu costretto a comunicare a Mussolini che per l'Italia " qualsiasi operazione militare era dit enuta impossibile e che il problema doi·evCI essere risolto mediante un inter11ento politico" (G. CtANo: <• Diario », voi. T, T939 ]ACOBSEN:
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1940, pag. 330). Mussolini era d'accordo su ciò e, chiamato Ciano, gli disse: "Non c'è più nulla da fare .. . Dobbiumo chiedere la medùr.zione di H itler per la sospensione delle ostilità. " (ibidem) (39). (39) Si trascrive integralmente il passo del ,, Diario >> di G aleaz4o Ciano, citato in modo incompleto dalla Relaàone sovietica : u 4 dicembre - Sorice (Capo di Gabinecto del Ministro della Guerra) telefona di buo11'on1 che abbiamo perduto Pogradec e che i greci hanno rotto . Dopo informa che Soddu giudica ormai " impossibile ogni azione milit.are e clic la situazione deve essere rùolta mediante un i11tervelllo politico" . Mus.colini mi chiama et P. Venezia. L o trovo abbattuto come mai. Dice: " Qui 110n c'è più niente da fare. E' assu,·do e grotte.eco, ma è così. Bisogna chiedere la tregua tt·omite H itler. Im possibile. I greci prcte11deran110, come prima co11diz io11e, la gara11 zia personale del f iihrer che mai più n.ienle .rcrrà fatto contro di loro. Prima di 1elefo11are a R ibbe11trop, mi metto una palla in testa ". Ma siamo veramente alla di.cfaffa? Non c'è il caso che il comandante abbia gettato l'arm a prima dei suoi soldati? lo non sono in grado di dare suggerimenti militari, ma a rigo1· di logica, se la rotta 11011 è giù totale, sembra ancora possibile costituire con l'Armata CeloJo una testa di ponte a Valona e con forze fresche una linea di sicurez za sullo Sf(umbini. Quello che conta oggi è durare, è vivere come permanenza in Albania. li l empò darù la vittoria, ma se cediamo: è la fi11e. Mussolini mi ascolta e decide di fare un nuovo t entativo. Ma11d11 Cave1llem sul posto. Poi lui u11e1 nuovll crisi di abb11ttimemo. Dice: "Ogni uomo compie nella sua. vitct l' errore fatale. E /'fio compiuto ct11clz'io quando /1 0 prestato fede al Generale Visconti Prasca. Ma come non farlo se quest'uomo appariva tant o sicuro di sé medesimo e se tutti gli elementi dava no il maggio·re affidam ento? F,' il materiale umano con cui lavoro ,·he non serve, che non vale ".
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L'ITALIA NEI.I./\ REL.-\ZIO>IE SOVIETI CA SULLA SECOND/\ Gli l; RR.\ ~!0:-IDIJ\LE
/\1i viene i11 mente di controllare la situazione tramite Jacomoni e lo chiamo al telefono. Ho subito la sensazione che a Tirana si è più calmi clic a Roma. C'è in aria un malinteso. lnfatti /acomon.i interpreta che "come soluziom, politica ", Sod du intendeva un diver..ivo militare sul fianco greco , quale L'intCl'11e11to germanico o jugoslavo. Anche le notizie dd Comando migliorano durante la giornata e Soddu e Cavallero partono per Elbascm, onde giudicare sul posto la situazione. Rivedo il Duce in serata. E' più tranquillo. Ha avuto un colloquio con Badoglio che intendeva ritirnre le dimissioni. Troppo tardi. Mussolini afferma che lo stesso Re lo ha incoraggiato ad accettare dicendo: "che a suo giudizio, Badoglio è ormai stanco " )). Se ne deduce pertanto che gli uomini politici italiani, responsabili della condotta della guerra, avevano ritenuto essersi trattato di un malinteso e no n d i una richiesta di armistizio da parte dell'Italia.
Il 19 e 20 gennaio ebbero luogo trattative fra Mussolini ed Hitler, c:on le quali il governo italiano accettava in pieno di assoggettare il proprio Paese al diktat della Germania, a condizione che questa aiutasse militarmente le forze italiane » ( eia documenti sovietici presso l'Arch ivio centrale di Stato della rivoluzione d'ottobre e dell'edificazione socialista in URSS) (40). (40) Al convegno di Salisburgo del 19-20 gennaio 1941 , Mussolini non assoggettò l'Italia alla Germania. Per guanto riguarda l'aiuto militare si veda la nota 31.
Un capitolo particolare è dedicato agli Stati Uniti d'America cl i fronte alla guerra in Europa. Secondo la Relazione russa, gli USA accolsero con malcelata soddisfazione l'inizio della guerra in Europa, ritenendo fosse giunto il momento di estendere la propria influenza mondiale. Malgrado forti contrasti dividessero Stati Uniti, Inghilterra e Francia, Washington era preoccupata della sconfitta di queste per la prospettiva di dover poi affrontare da sola l'imperialismo germanico. Dopo difficili controversie interne fu annullata, il 3 novembre 1939, la legge sulla neutralità ; in seguito a ciò, Inghilterra e Francia poterono acquistare materiale bellico dagli Stati Uniti. L'appoggio americano non fu tuttavia incondizionato; il governo USA, infatti, declinò le pressanti richieste di consistenti aiuti da parte del governo francese, dopo l'attacco della Germania alla Francia. Gli Stati Uniti m iravano a impossessarsi della Flotta e delle colonie francesi in caso di una vittoria tedesca. Tali scopi erano perseguiti, fra l'altro, con il riconoscimento americano del governo fascista di Pétain. Gli Stati Uniti erano pre-
PARTE
PRIM,\
parati a trarre il massimo vantaggio possibile eia una eventuale capitolazione della Gran Bretagna, assorbendone l'impero coloniale. Questo obiettivo, continu a la Relazione sovietica, sarebbe stato raggiunto con la costituzione di un governo inglese in esilio dipendente dagli Stati Uniti. La Gran Bretagna cercava d'altra parte di spingere gli USA all 'intervento nel conflitto europeo prospettando, in caso contrario, l'impossibilità, per gl i Stat1 Uniti, di « raccogliere i resti dell'impero britannico » (VI. CrrnRcHILL: <( Their Finest Hour l>, London, r949, pag. 335). In cambio dei crescenti aiuti statunitensi, il governo inglese fu costretto a consegnare agli USA <( tutti i risultati raggiunti, nel campo dell'energia atomica, da scienziati di molti Paesi che lavoravano nei laboratori britannici. Gli USA ebbero dall'Inghilterra i modelli e i disegni degli impianti radar, preziose materie prime strategiche e· molto altro ,1 (\V. L. L\NGER and S. G LEASON : << The Undeclared War, 1940- 1941 », New York, 1953, pag. 2r5). Con il sostegno della Gran Bretagna, gli Stati Uniti miravano all'indebolimento contemporaneo dell a Germania e della stessa Gran Bretagna, che essi volevano ridurre ad « alleato subalterno ». Della TERZA PARTE del primo volume della Relazione sovietica, assume particolare rilevanza l'enunciazione dei concetti strategici e tattici che ispirarono la condotta iniziale delle operazioni da parte del Comando sovietico. Eccone i brani di maggiore interesse: La strateg1a sovietica era delineata da una serie di concezioni generali sui metodi di condotta della guerra. Essa comunque res(Jingetia la tendenza della dottrina militare occidentale ad attribuire eccessiva importan za a determinati mezzi bellici e comiderava invece preminente il ruolo delle forze terrestri con le quali dot1evano cooperare l'aviazione e la marina. Le esperienze tratte dalle operazioni beiliche contro i giapponesi ( 1938 - 39) e dalla guerra firmo - russa ( 1939 - 40 ) at·et1auo fornito utili indicazioni. Inoltre la crescente potenzialità delle Forze Armate sovietiche aveva consentito di concepire quelli che a1,rebbero dovu to essere gli obiettivi strategici risolutivi. sino alla completa sconfitta dell'aggressore sul suo stesso territorio. Per il raggiun gimento di tali obiettivi, l'operazione bellica fondamentale era l'offensiva, alla cui elaborazione teorica fu data basi(<
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1.'1TALIA :s/ELLA REI./\ZIONE SOVIETI CA SULLA SECONDA GUERRA MONDIALF.
lare importanza. L 'offensiva t eniva concepita come un insieme di operazioni simultanee e successive, da parte delle forze terrestri, dei Fronti, e/fettuate con la partecipazione di massicce forze aeree e, sulle direttrici costiere, di forze navali. Tali operazioni do vevano essere subordinate ad un unico piauo strategico e scaturire da questo. Benché l'offensiva venisse ritenuta la principale operazione bellica, la strategia sovietica respingeva, nel contem po, la tesi di alcuni teo,,ici borghesi sull'apparente crisi della difesa e sulla sua cosiddetta impotenza di fronte ai nuovi mezzi offensivi e alle nuove tattiche. Valutando criticamente l'andamento iniziale della seconda guerra mondiale, il nostro pensiero militare aveva individuato con esattezza le ragioni dei successi tedeschi in Polonia e in Francia. La strategia sovietica considercu1a la difesa una indispensabile forma di lotta, ma ne sottolineava il ruolo subordinato rispetto ali' offensiva. Per questo i problemi della difesa non vennero mai elaborati completamente sul piano teorico. La dottrina considerava la difesa possibile e necessaria su certe direttrici, ma non su tutto il fronte strategico. La strategia riteneva possibile, in linea di principio, un ripiegamento forzato, ma soltanto su alcuni tratti del fro nte e come atto transitorio collegato con la preparazione di un'offensiva. Non era stato affrontato il problema della ritirata di ingenti forze sotto la minaccia di accerchiamento» . 1
Molta importan za era attribuita anche alla guerra partigiana. Tuttavia, a partire dal 1937, gli studi relativi all'organizzazione della guerriglia non vennero proseguiti, in conseguenza delle errate valutazioni di Stalin sulle for1,e e sulle possibilità nemiche ùi invasione del territorio sovietico. La « teoria dell'arte operativa sovietica » aveva per oggetto l'elaborazione dei metodi di condotta delle operazioni belliche a livello Fronte ed Armata (41). (41) Nella terminologia militare russa, « l'arte operativa fra la strateg ia e la tattica.
>J
viene collocata
Notevole in fluenza nella preparazione dei quadri dell'Armata Rossa ebbe il libro d1 V. K . TRI ANOAFILLOV : e< Caratteristiche delle operazioni delle Armate moderne » . N el 1930 - 35 l'arte militare sovietica si arricchì di una nuova teoria sulle azioni offensive in profondità. Si citano in particolare le opere di G. S. IssERSON : « L'evoluz ione dell'arte operativa » (1932),
1'1\RTE
PRI:V!A
« Fondamenti delle operazioni in profondità)> (1933), delle operazioni>) (1938).
<1
Condotta
« Il nodo del probìema relativo alle "operazioni in profondità" consisteva nel risolvere i compiti offensivi· mediante massicci attacchi allo schieramento nemico, su tutta la profondità, allo scopo di distruggerlo completamente».
La comparsa di nuovi mezzi bellici, l'impiego a massa dei carri e dell 'artiglieria, la capacità dell'aviazione di intervenire nelle operazioni terrestri, ecc., favorirono lo sviluppo del concetto di offensiva in profondità. « E' naturale però che, sulle prime, non tutto fosse stato perfet-
tamente elaborato nella teoria dell'arte operativa sovietica e, come poi dimostrò l'esperienza, non tutto risultò esatto. Fu innanzi tutto valutato in modo alquanto semplicistico il carattere dinamico che avrebbe avuto la guerra. Non fu prefigurata la sostanziale differenza fra la dinamicità manovriera del periodo iniziale della guerra e quella delle sue fasi successive. Di conseguenza, fu dato eccessivo rilievo all'inizio dinamico delle operazioni offensive ( avvicinamento alla difesa del nemico) e alla battaglia d'incontro. I problemi dell'organizzazione offensiva nella situazione di diretto · contatto con il nemico erano stati scarsamente approfonditi. La, consistenza e la saldezza delle difese nemiche vennero sottovalutate. La mancanza di adeguate ditettive e di manuali didattici uf ficiali determinò gravi lacune nella preparazione operativa dei quadri più elevati de/l'Armata Rossa alla vigilia della guerra. In parte, tali lacune furono colmate con la conferenza per i quadri direttivi alla fine del dicembre 1940, la qual cosa rappresentò un serio passo avanti nello sviluppo della teoria sovietica dell'arte operativa dopo l'esperienza della guerra finno - russa e delle operazioni belliche in Europa fra il 1939 - 1940. Tuttavia gli atti della conferenza non furono diffusi a tutti i quadri direttù,i delle nostre Forze Armate. Fu pubblicato soltanto il discorso conclusivo di detta conferenza pronunciato dal Maresciallo dell'URSS S . K. Timoscenko. In esso erano esposti i risultati del lavoro svolto e venivano formulate direttive aventi lo scopo di perfezionare la teoria delle operazioni offensive e difensive del Fronte e dell'Armata. Queste direttive, divenute patrimonio di una ri-
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L'ITALIA )<ELLA RELAZIOKE SOVIETICA SUT,L,\ SECONDA G UERRA MONl)(AI.E
stretta cerchia di persone che lavoravano presso comandi operativi o che comandavano Grandi Unit:ì, pervennero ai reparti soltanto 4 - 5 mesi prima dell'inizio della Grande Guerra Patriottica e non poterono es~ere assimilate dai quadri di comando in modo completo. Secondo le opinioni esistenti alla vigilia della guerra. l'operazione offensiva veniva concepita come un insieme di fasi belliche. Nella prima fase era previsto lo sfondamento tattico della difesa nemica. Nella seconda e ter.za fase si cercal!a di trasformare lo sfondamento tattico in strategico, con la eliminazione delle riserve e delle forze principali. La concentrazione di forze per azioni offensive esigeva un profondo scaglionamento. Si prevedevano. in sostanza, due scaglioni: uno per l'attacco e uno per lo sfruttamento del successo. In pratica, però, si chiamavano allora scaglioni anche l'aliquota aerea e le riserve. pertanto si parlava di dispositivi su quattro scaglioni. In parti.colare: il primo scaglione era denominato "scagli'one avanzato aereo"; di esso facevano parte l'aviazione del Fronte delle Armate e talvolta anche aviotruppe. Suo compito principale era il bombardamento e l'attacco aereo su tutta la profondità delle difese nemiche per neutralizzarle e per sconvolgere i comandi. li secondo scaglione veniva chiamato "scaglione d'urto ". Esso era costituito dalle unitù fucilieri rinforzate dalle Armate d'urto per lo sfondamento di tutta la difesa tattica del nemico . Il terzo era lo "scaglione per l'ampliamento della breccia" o "scaglione per lo sfruttamento del successo" che era costituito cla uno - due Corpi meccanizzati o da un Corpo di cavalleria, che irrompevano nella breccia e dovevano ampliare il successo in profondità. Dell'ultimo ( quarto scaglione) facevano parte le riserve. Il compito principale delle operazioni o/fensit,e era assegnato ali'" Armata d'urto", cioè al!' Armata rinforzata operante sulla direttrice più importante del fronte d'attacco. Un Fronte poteva avere una - due Armate di tale tipo. Le altre, che nòn avet ano ricei,uto mezzi di rinforzo, oppure che li avevano in misura limitata, erano chiamate "Armate con compiti di fissaggio" oppure "Armate con compiti sussidiari ", le quali partecipavano al l' offensiva lungo direttrici secondarie. Le forze aeree del Fronte dovevano essere di notevole potenza nelle operazioni offensive. La struttura del!' Armata d'urto era prevista molto forte: 3 - 4 Corpi fucilieri ( r 2 - z 5 Divisioni fucilieri); 1 - 2 Corpi meccanizzati o 1 Corpo cli cavalleria, unità aeree cl' Armata su 5 - 4 Divisioni aeree, nonché i rinforzi; IO - 12 reggimenti di artiglieria, parecchi 1
i'ARTE
PRIMA
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reggimenti carri ( carri per il sostegno diretto della fanteria), battaglioni genio, reparti per la difesa chimica, ecc .. Le norme relative alla concentrazione di forze necessarie per la realizzazione di una breccia nelle difese campali nemiche, in corrispondenza della direttrice di attacco principale . erano le seguenti: una Divisione fucilieri ogni 2 - 2,5 km; 50 - 100 pezzi di artiglieria e altrettctnti cani per I km di fronte di rottura. In proposito si riteneva che i carri potessero sostituire parzialmente l'artiglieria e, se il loro numero era adeguato, che la den.cità dei pezzi potesse essere diminuita . La profondità di una operazione offemiva a livello Fronte era valutata dai 1 50 ai 250 km e, per una Armata d'urto, dai 75 ai 100 l(m , L 'ampiezza offe11sit1a di un Fronte poteva oscillare dai 150 ai 300 km e. per una Armata d'urto, dai 50 agli Bo km. La fronte di attacco principale, cioè dello stesso tratto di sfondam ento, era indicata in: 60 - 80 km , per il Fronte, e in 20 - 5o l(m per l'Armata. · li ritmo di progressione per il Fronte e l'Armata dot•eua essere di ro - 15 f(m al giomo; dalle unità più mobili era richiesta una progressione di 40 - 50 km al giorno. li Fronte, secondo i concetti di allora, poteva effettuare l' ctzione di sfondamento con una, due e talvolta tre Armate d'urto, per la rottura delle difese nemiche su un solo tratto. Si prei•edeva la Possibilità di impiegare più Armate d'urto di due Fronti contigui, con uno sfondamento in tal caso delle difese nemiche per un tratto di 120 • I 50 km . 11 Fronte poteva attaccare con le proprie Armate cl' urto anche .rn diversi tratti, per la creazione di alcune brecce e per la frammen tazione de/le difese nemiche. L'Armata d'urto poteva attaccare con le unità centrali del suo dispositivo . con quelle di uno dei suoi fianchi, oppure ( se 1'o/ fensiva era su un fronte ristretto) con tutte le sue forze. Era prevista la possibilità (realizzata in particolare sul Khalca Gol) di attaccare entrambi i fianchi, per l'accerchiamento e l'eliminazione delle unità nemiche contrapposte . con le forze di una sola Armata. L'azione offenswa iniziat•a con la preparazione d'artiiliena all'attacco della fanteria e dei carri. Lo sfondamento delle difese nemiche a livello tattico segnava il momento fai,orec;ole per l'inserimento nella battaglia delle unità mobili del Fronte e del!' Armata, al fine di ottenere una breccia d'importanza stu1tegica.
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L ' ll'ALIA :-IEl, LA RE.LAZlOKI:: SO\I J ETI C,1 SU LLA SECOKD,1 G UE.Rl\tl ~fO~Dl tl l.E
I secondi scaglioni delle Armate e del Fronte poter•ano essere impiegati per l'accerchiamento del nemico, per l'ampliamento della breccia, o per lo sviluppo in profondità del!' offensit1a. La dottrina sulle operazioni difensive ebbe minore approfondimento dell'offensiva. La difesa c1eniva considerata come una operazione temporanea adottata per diversi scopi e in situazioni varie: in primo luogo , in corrispondenza di settori secondari, per economizzare le forze , quando l'offensiva era predisposta su una direttrice principale che richiedeva la concentrazione di ingenti forze; in secondo luogo, su direttrici importanti e, in caso di superiorità del nemico, per g uadagnare il tempo necessario al mutamento dei rapporti di forze; in terzo luogo, quando si riteneva possibile indebolire le forze nemiche attaccanti, prima di passare all'offensiva. Da ciò risulta evidente che la difesa era soltanto un metodo operatil'o sussidiario alla realizzazione del!' offensiva. La dottrina difensiva imponeva la creazione di una organizzazione profonda, dotata di fortificazioni, di sbarramenti e di ostacoli controcarro. L a struttura operativa di un Fronte in difensiva era costituita da "Armate con compiti sussidiari " , in primo scaglione. e dalle riserve di Fronte in profondit:J. Di solito, l'Armata in difesa aveva la seguente consistenza: sino a ro - 12 Divisioni fucilieri, 1 - 2 Brigate carri. 5- 6 reggimenti d' ardglieria e mortai della risert a del comando Fronte, 5 - 6 battaglioni genio e r - 2 Divisioni aeree miste. L 'Armata . in difensiva, doveva realizzare una zona avanzata d'ostacolo ( in assenza di contatto diretto con il nemico ) profonda dai 2 5 ai 50 km, presidiata dai reparti delle Divisioni in primo scaglione. Dietro questa fascia veniva organizzata una zona tattica, chiamata anche zona principale di resistenza . Essa era profonda dai 20 ai 30 km e comprendeva una prima e seconda fascia di difesa. Entrambe queste fasce servivano a scompaginare le forze più importanti di una Armata, cioè le sue Divisioni di prima schiera e le riserve di Corpo d'Armata. Infine, il sistema di difesa dell'Armata era completato da una zona di manovra delle riserve di Armata e delle retrovie d'Armata, profonda anch'essa 20 - 30 km . Pertanto, la profondità dell'organizzazione difensiva di Armata, senza la zona avanzata, doveva essere cli 40 - 60 ltm , L'am piezza di un settore difensivo divisionale era pari a 6 - 1 0 km, sulle direttrici importanti, e di 12 - 16 km in corrispondenza delle direttrici secondarie. 1
PART E PRnfA
9.3
L'ampiezza cli un settore difensivo di Armata andava dagli 80 ai 1 oo km. Le soluzioni di temi clifensivi in diverse esercitazioni e manovre con i quadri non cli rado portavano alla costituzione di schieramenti lineari. Quasi tutte le forze deLI' Armata erano impiegate per la difesa della zona principale di resisten:za, mentre zn riserva erano tenute soltanto 1 - 2 Dit,ù ioni. Il sistema di difesa controcarro presentava lacune poiché venii1ano impiegati soltanto i pezzi specificamente controcarro. Le restanti artiglierie, dovendo interve:nire da posizioni defilate . avevano scarsa efficacia nel tiro controcarro. La densità dell' artiglieria controcarro ( IO pezzì per r l(m di fronte) non era sufficiente per la lotta contro i carri nemici, quando la densità di questi poteva raggiungere il numero di rno mezzi e più su 1 km di fronte d'attacco. La condotta della battaglia difensiva era così delineata. La lotta doueva incominciare sul dat anti della zona principale di resistenza. Il completo schieramento delle for.·z:e· era previsto nel momento in cui ve:nivano contrastati i tentativi del!' avversario di sfondare la fa.scia principale di difesa e di sviluppare l'attacco in profondità. In caso di un'ulteriore penetrazione nemica nelle difese, l' at1t1ersario doveva essere scompa;f,inato e logorcito. Ma per la completa sconfitta dell'attaccante , la dottrina difensiva pre;edeva che lt comando di Fronte realizzasse una sufficiente conce:ntrazione di nuot1e for ze in u1J.a zona sicura e predisponesse un massiccio contrattacco . Un contrattacco risolutivo, sul fianco di un nemico logorato, dovera vittoriosamente concludere una operazione difensiva. ben condotta. L'insufficiente wiluppo della dottrina sovietica, circa l'arte operativa e la tattica. era dato dalla quasi completa non elaborazione dei principi generali e delle norme relativi ai criteri di preparazione e cli condotta delle fonda mentali operazioni tipiche del periodo iniziale della guerra. In particolare, la dottrina presupponeva un supporto materiale delle unitcì e dotazioni tecniche tali, che, per ditierse ragioni. all'inizio del conflitto non poterono essere realizzati. Tutto ciò rese ancor più difficile il comando delle truppe dopo l'improvvisa aggressione della Germania fascista . La. nostra dottrina militare non tenne conto completamente delle caratteristiche di una guerra manot1riera. Gli Stati Maggiori non avevano appreso il modo cli comandare le truppe in questo tipo 1
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L ' ITALI A NELLA RELAZIONE SOVIETICA SUI.LA SECONDA G UERRA M() Klll ,\LE
di guerra e non avevano considerato, con la dovuta attenzione, la necessità di dotare l'Esercito di mezzi mobili l>. In questa parte dell'opera, è altresì descritta la fase di preparazione dell'attacco all'URSS e la situazione (politica - economica militare) dell'Unione Sovietica alla vigi lia del conflitto.
PARTE SECONDA
DAL SECONDO VOLUME << ARRESTO.
DA PARTE DEL POPOLO SOVIETICO,
DELLA VILE AGGRESSIONE DELLA GERMANIA FASCISTA ALL'URSS. CREAZIONE DEI PRESUPPOSTI PER UNA RADICALE SVOLTA DELLA GUERRA>>
Il secondo volume dell'opera sov1et1ca tratta delle operazioni militari. svoltesi dal 22 giugno 1941 al novembre 1942, cioè dall'inizio del conflitto russo - tedesco alla battaglia sul Volga, che segna il capovolgimento delle sorti della guerra a favore dell' Armata Rossa. La PRIMA PARTE del volume è dedicata alla fase iniziale del conflitto, sino a comprendere gli avveni1nenti della prima decade del luglio 1941 (vds. carta n. r). A tale fase, caratterizzata dai vistosi e rapidi successi tedeschi, la Relazione dedica una sessantina di pagine, due terzi delle quali riguardano le ripercussioni internazionali e il programma politico del PCUS e del governo sovietico. La trattazione degli avvenimenti bellici, tenuto conto del vastissimo territorio che fu teatro dell'invasione germanica e dell'indubbia complessità della ritirata sovietica nelle prime settimane di conflitto, risulta pertanto relativamente succinta e spesso limitata a fatti episodici diretti a mettere in luce l'eroismo di taluni comandanti e reparti. Sorprendente appare la mancanza di dati sulle perdite subite dall'Armata Rossa. Infatti, mentre le perdite tedesche nel periodo 22 giugno - metà di luglio sono elencate in modo abbastanza particolareggiato - oltre 100.000 uomini, 41 % dei mezzi corazzati impiegati nella fase iniziale, r.284 aerei - le perdite del\' Armata Rossa sono definite genericamente come << considerevoli JJ (42).
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1,' CTAl.l.\ C\"F.LLA RE.l.A7.!0:-IE SOVIETICA SULL\ SECOC\" DA Gt:ERRA ~!0:-:DI A!.E
(42) Fonti ufficiali germaniche at testano che le perd ite russe in caduti, prigionieri, dispersi e disertori dei primi sei mesi di guerra (giugno - dicembre 19 41), am montano a circa 15.000 uf11ciali e 2.800.000 soldati. Sempre le stesse fonti germaniche attestano, in particolare, che dall 'agosto all'ottobre del 194 1 furono fatti prigionieri c irca r.660.000 tra ufficiali e soldati sovietici (}23 .000 nelle battaglie d i Rielostok e Minsk, combattute dal 22 giugno al ro luglio 1941; 665.000 nella battaglia di K iev, combattuta era il 2 1 agosto e il 26 settembn: 1941; 6i2.ooo nelle battaglie di Vjazma e di Brjansk, svoltesi <lai 2 al 20 ottobre 1941). L ' unico dato numerico si riferisce alla perdita, da parte ciel Fronte « O vest >>, cli quasi tu tti i depositi d i arti glieria, pari a oltre 2 . 0 00 vagoni cli munizionamento. Causa principale dei rovesci dell'Armata Rossa, affermano tra l'altro i sovietici , fu la sorpresa, tanto sul piano politico, poiché Stalin non riteneva probabile che la Germania violasse così presto il patto russo - tedesco di non aggressione, quanto su l piano strateg ico e tattico. Ecco in sintesi quanto la Relazione riporta sull'argomento. Alle 4 circa del 22 giugno, la Germania attaccò l'Un ione Sovietica. La dichiarazione di guerra fu resa nota dall'ambasciatore tedesco a Mosca soltanto dopo che le forze tedesche erano passate all'offensiva. La rapidità dell'attacco colse cl i sorpresa le forze sovietiche. >Jei distretti militari d i frontiera le unità di copertura erano a grande d istanza dal confine (43). (43) N ella terminologia sov1et1ca la dizione « Distretto Militare>> non ha lo stesso significato che ta le voce ha nell'ordinamento militare italiano. Indica invece una vasta circoscrizione territoriale avente a nche compiti operativi.
Presso quest'ultimo vi erano soltanto, a 3 - 5 km, alcune compagnie e pochi battaglioni. t\d esempio, nel settore dell a 5" Divisione fuci lieri erano stati distaccati verso il confine appena tre battaglioni fucilieri, mentre il g rosso della G rande Unità era dislocato 50 km più a est. Le misure tempestivamente adottate dal Comando sovietico non avevano previs to la concentraz ione di sufficienti forze lu ngo il confine russo occidentale. << Gran parte di responsabilità per l'impreparazione dell'Armata R ossa a respingere l'improvviso attacco nemico ricade anche sui dirigenti del Commissariato del Popolo per la Difesa e dello Stato Maggiore Generale, Maresciallo dell'Unione Sot,ietica S. K. Timoscenl(O e Generale d'Annetta C. K. Zuf(ov ».
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PARTE SECO:-.ll)A
Informazioni sicure su Il'attacco tedesco furono sovietici 1< soltanto il 21 giugno» (44).
in
possesso dei
(44) L'affermazione che i sovietici ebbero not1z1c sicure sull'attacco tedesco « soltanto il 21 giugno » e cioè che essi furono colti di sorpresa, ~ contenuta a pag . Jr (secondo volume) dei testo originale della Rela7.ione sovietica. Tale afferma zione t: in cornrasto con quanto ~: detto nel sesto volume della Relazione stessa (pag. 135), ove si fa carico a Stalin di non aver prestato fede alle numerose ed esatte informazioni pervenutegli con conveniente anticipo rispetto alla data dell'attacco tedesco (vds. pag. :)47 del prcscnte volume).
Il governo sovietico decise di porre in stato di allarme i distretti militari di confine, ma per il difettoso sistema dei collegamenti la relativa comunicazione fu ricevuta dopo l'inizio delle operazioni. Tella direttiva sulle predisposizioni da attuare, l'attacco tedesco veniva peraltro ipotizzato nella form a di 1< azioni provocatorie >J. In prima linea, da Memcl alle foci del Danubio, in totale 2 .000 km, i sovietici avevano schierato 40 D ivisioni fucilieri e 2 Di visioni di cavalleria. Ogni Divisione aveva di massima un settore di responsabilità pari a 50 km. Dove esistevano forti ostacoli naturali, il settore d ivisionale raggiungeva roo - 120 k m. A cavaliere delle direttrici pi ù importanti, le Divisioni fucilieri avevano un settore dì 25 - 30 km e si appoggiavano ad un sistema di fortificazioni peraltro molto incompleto. Questo schieramento difensivo e la mancanza di qualsiasi direttiva per la mobilitazione d imostrano, sostiene la Relazione, quanto fosse falsa la dichiarazione del governo germanico sulla imminenza di un 'aggressione sovietica contro la Germania (Archiv der Gegenwart vom 22 Juni T941, pag. 5079). Lo Stato Maggiore Generale sovietico non ricevette tempestive cd obiettive in formazioni sull'andamento delle operazioni al fronte. Basti pensare che alle ore 22 del 22 giugno il com unicato dello Stato Maggiore russo qualificava insign ificanti le penetrazioni tedesche, che sarebbero state eliminate nella stessa giornata (Istituto di Marxismo e Leninismo - Documenti e materiale della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. n . 15602, I. 1 ). Alle 21,15 del 22, il Commissario del Popolo per la Difesa emanò la direttiva n. 3 ai Fronti << Nord - Ovest», « O vest» e « Sud Ovest >J basata, conseguentemente, su una stima errata della situazione generale. I tre Fronti sarebbero dovuti passare al contrattacco per eliminare le penetrazioni più pericolose, mentre sui fian chi del fronte 7. - Russia
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L .l'fi\l. l A ),' E LLA RE I.AZ IONE SOVI E'l'I CA St:LLA SECO:S: D:\ GU E RRA MON DH J.E
russo - tedesco le forze sovietiche dovevano bloccare l'avanzata delle u nità nemiche (ibidem, n. 9606, pagg. 119, 127, 136). I contrattacchi and arono incontro all' insuccesso perché : - la consistenza e le possibilità delle forze che dovevano effettuarli non erano state esattamente valutate; - i Corpi meccanizzati non erano a pieno organico; - il supporto logistico non aveva la potenziali tà d i alimentare sforzi offensivi per una profond ità di 100 - 150 km, come esigeva la direttiva; - la copertura aerea era insuffì ciente: - il fuoco delle artiglierie non poté essere tem pestivamen te concentrato sulle direttrici principali essendosi verificate numerose avarie ai mezzi d i traino. I tedeschi, osserva la Relazione, si accorsero tu ttavia ben presto che, nonostan te i successi inizial i, la vi ttoria non sarebbe stata tan to facile . « ... Due - tre giorni dopo l'inizio delle operazioni, lungo t utta l'enorme estension e del fronte, si accesero co11ibattimen ti cruenti» (KARL HETNRICH R IEK ER : e< Ein Man n verliert einen Wel tkrieg », Frankfurt am Main, 1955, pag. 31). Alla fi ne di giugno i] com ando tedesco decise d i proseguire l'offe nsiva sulle direttrici di Leningrado e di Kiev e d i circondare rapidamente il F ronte « Ovest ». Il 25 giugno lo Stavka ord inò a tale Fron te d i abbandonare l'area d i Bielostok e d i portarsi sulla linea Lid a- Slon im - Pinsk (45). (45) « Stavka >> , nella terminologia militare russa, sig nifica « Q uartier Generale ». L1 denominazione del Comando Supremo sovietico venne variata ripetutamente durante il confl itto e fu : - inizialmente : Stavka Glavnovo Komandovanija (Q. G. del Comando Supremo); - dal rn luglio 1941 : Stavka Verhovnovo Korna ndovanija (Q. G. dell'Alto Comando) : - dall'8 agosto 1941 : Stavka Verhovnovo Glavnokornandovanija (Q. G. dell'Alto Comando Supremo). P iù brcvemenu:, viene usata la sola parola cc Sc.wka i>. Lo Stavka d ipendeva dal Comitato per la D ifesa dello Stato (Gosudarstvennyj Komitet Oborony - GKO), costituito il 30 giugno 1941. cc In vestito cli un potere assoluto, il GKO - alla cui autorid erano subordi nati tutti gli organismi governativi, militari e amministrativi - sarebbe stato il supremo organo politico dell' URSS in guerra : lo Stavka avrebbe svolto la funzione, subordinata ma complementare, d 'una specie di " Politburo m ilitare ".
P;\RTE SECONO,\
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Lo Stavka dovette certo mollo, per c iò che ri g ua rda la sua organizzazione, al Maresciallo Sciaposcnikov: cerro l'organi u .azio ne cli comamlo fu im postata sui princìpi da lui suggeriti nel saggio di parecchi anni innanzi sul "Cervd lo dell'Esercito". Lo Stato Magg iore Generale, e.l i cui Zukov fu a capo sino all'ottobre, era subordinato allo Stavka; la sua funzi one era qud la di fornire allo Stavka piani e informa;c.ion i. Direttamente subordinato a Stalin e al G KO, lo Stavka era composto d'una dozzina circa di alti u fficiali, tra cui il Capo di Stato Maggiore Generale, Kuznetzov per la Marina e i Comandan t i Supremi d i altre A rmi >> (Jo1-1r--; ER1cxsor--; : "Storia de llo Sento Magg iore sovietico>>, Fclt rin elli, M ilano, 1963, pagg. 595 e 596).
Ma l'ordine risultò tardivo : la 3° e la 10• Armata riuscirono a sottrarsi soltanto in parte alla morsa tedesca. La mancanza di carburanti e di munizioni , dovuta al cattivo funzionamento dei servizi, aggravò la situazione del Fronte << Ovest » e il ripiegamento avvenne in modo disordin ato. In analoghe d ifficoltà si trovò il Fronte ,e N ord - Ovest>>. In considerazione dell 'impossibili tà immed iata di bloccare l'avanzata tedesca con le forze di primo scaglione, già disorganizzate e decimate, il Comando Supremo sovietico decise d i impiegare le riserve strateg iche non in controffe nsiva, come previsto, ma per creare un nuovo fronte difensivo lungo la Ovina occidentale e il Dnieper. L 'obiettivo sovietico er a di logorare e arrestare l'avanzata tedesca sulle direttrici principali. I) Gruppo di Armate (22', 19•, 20", 21") della riserva strategica, comandato dal Maresciallo Budiennyj, doveva sistemarsi a difesa sulla linea Sustcevo - Ncvcl Vitebsk - Moghilcv - Zlobin - Gomel - Cernigov - fiume D esna - fimn e Dnieper si no a Kremenciug e teners i in misura di passare, su ordine, alla controffensi va. Lo Stavka ordinò nel contempo ai Fronti: - « Nord - Ovest», di organizzare una linea difensiva sulla Dvin a occidentale, da Riga a Kraslavo ; - « Ovest)), di fern1are temporaneamente il nemico, con le forze restanti, nella zona di Minsk e Sluzk; - « Sud - Ovest )) , cli contrattaccare nelle zone di Sluzk e Brody. Il Fronte « Nord - Ovest )) cedette e si portò sulla linea precedentemente organizzata di Pskov- Ostrov, prima, e sulle linee dei fiumi Velikaja e Luga, al 9 luglio. Particolarmente grave si fece la situazione per il Fronte cc Ovest >> le cui 16 Divisioni, già molto logorate, operavano su un fronte discontinuo ampio 350 km (Dokscizy- Smolevici - Sluzk - Pinsk).
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i.' IT,\U.-\ Nr.LLA Rf\ l.1\ZlONf( SOVIETICA S\i l.l, 1\ SECONDA GUERRA MO N!)li\ LE
Con tali forze non fu possibi le realizzare una linea difensiva lungo il fiume Beresina. A est della linea difesa dalle Armate di Budiennyj, il Comando Supremo sovietico ordinò e.li predisporre solide difese lungo la li nea Telidovo - Biely - Dorogobuz - Elnja - Zukovka. Le Armate in riserva dovevano creare un profondo sistema di fortificazioni (20 - 30 km). Si intendeva così sbarrare le probabi li c.lirettrici tedesche su Mosca. Nel settore centrale le fo rze tedesche furono fermate, il 9 luglio, da Disna a Zlobin. A sud, la progressione tedesca fu meno profonda. Il 24 giugno venne costituito il fronte « Sud ». li 1" luglio tale Fronte fu attaccato da forze tedesco - romene allo scopo di provocare il cedimento del Fronte << Sud - Ovest» e di accerchiarne possibilmente le forze. Il Fronte <• Sud - Ovest » ripiegò, il 9 lugl io, sulla linea precedentemente stabilita evitando così l'accerchiamento. In tre settimane le Armate hitleriane penetrarono nel territorio dell'URSS di 400 - 500 km verso nord - est, di 450 - Cioo km verso est e di 300 - 500 km verso sud - est. li rapido ripiegamento dell'Armata Rossa provocò la perdita, da parte sovietica, di ingenti quantitativi di armarnento, di munizioni, di carburante. Inoltre la perdita di vaste aree territoriali sconvolse i piani di mobilitazione sovietici. Secondo la Relazione, diversi sono i motivi degli insuccessi delle unit~l dell'Armata Rossa nella prima fase della guerra. Principalmente: - la sconfitta subita dalle Potenze occidentali, ali 'inizio del conflitto, permise alla German ia di sfruttare le risorse dell 'ovest europeo; l'impreparazione della Gran Bretagna e dei suoi alleati consentì all a Germania di concentrare il 70°~ delle sue forze per l'attacco contro l'URSS; - le forze tedesche avevano in dotazione mezzi bellici assolutamente moderni cd erano ben addestrate alla guerra offensiva; - la facilità con la quale le forze tedesche aveva.no sin allora vinto in Europa aveva generato nei capi germanici una fede assoluta nella superiorità e invincibilit~1 della Wehrmacht ; - i quadri sovietici erano stati rinnovati proprio alla vigilia della guerra in conseguenza della ,< eliminazione da parte di Stalin » di vecchi ed esperti ufficiali;
IO I
l'addestramento all 'impiego degli armamenti più moderni , m dotazione alle unità sovietiche, non era stato pienamente assimi lato; « il grande errore di Sta{i11 e M olotov . che sottot1alutarono il reale pericolo di guerra, fu una d elle cause per le quali l' Armata Rossa dovette operare in condizioni estremamente difficili. I picmi di Stalin secondo cui il go1,erno so1,ietico, con. misure di carattere politico e diplomatico sarebbe riuscito ad evitare il conflitto che si star•a maturando fra Germania e URSS, risultarono sbagliati. Questi piani comportarono erronee decisioni strategiche che resero arduo il ripristino della situazione dopo l'im.prot•viso attacco nemico>> (46);
(46) Cfr. nella 21 della prima parte.
- lo Stato ?vfaggiore Generale sov1et1co elaborò con troppo ri tardo il piano d i copertura. In pratica, i conseguenti pi ani dei Distretti Militari furono inviati per l'approvazione al Comando Supremo quando ormai le forze tedesche si stavano schierando per l'oUensiva (47); (47) L 'insuflic.:icnza del tl'.mpo per l'esame elci piani <li copertura parricolari. per la composizione armonica di essi in un piano generale. da parte dello Stato Maggiore Generale sovietico, fu c.lelcrminata da i successivi sposrnme nti de i confini in segu ito: - all'accordo ledesco - sovietico de l 2) settembre 1939 per la 4" sparlizione de lla Polonia, che ponava la vecchia linea confinaria di 250 km più ad occidente, sui fiumi Pissa, are\·, Bug, San. con un incremento per l'URSS d i roG.540 km 2 e 4.700.000 abita nti_; - alla pace di M osc;"J, 12 marzo 1940, con la F inlaud ia, che doveva cedere le isole <le] golfo di Finlandia c<l altri terriLOri per 35.084 km 2 e 475.000 abitanti; - all'incorporaz ione dc:ll'Estonia ( 21 giugno 1940) con 4.~.750 km2 e c.0 18.000 abitami ; - all'incorporazione della LeLronia (21 giug no 1940) con 65 .790 kmi e 1.950.000 abitanti: - alla cessione da parte della Romania, in seguito all' ultimatum sovietico del 27 giugno 1940, della Bessarabia, con 5.242 km 2 e 520.000 abitanti; - a ll'incorporazione della L ituan ia (3 ag osLo 1940) con 6c).122 km2 e 3.337.000 abitanti per un totale di 316,528 km2 c 12.000.000 d i abitanti. Una così vistosa e rapida modilìcazionc del territorio, avvenula nel giro d i soli dicci mesi, aveva indubb iamente dete rmi naro considerevoli problemi
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L 'rr,11.IA :-.IEL!.A RELAZ ION E SOV IETICA SULLA SECONDA CI JE RRtl MONDIAL!l
anche all'autorità militare sovietica e si comprende come essa non avesse avuto ancora il tem po d i risolverli appieno.
- molte strutture d ifensive avanzate, previste dalla pianificaz ione sov1et1ca, non avevano potuto essere tempestivamente realizzate; - la detenninazione del Comando Supremo sovietico d i d ifendere ad oltranza le li nee di difesa occupate, si rivelò errata; - le u nità di fanteri a sovietiche non erano motorizzate. L'Armata Rossa aveva pertanto scarse possibil ità cli movimento; - i successi dell'aviazione tedesca furono determinati non sol tanto d all a superiorità tecnica dei velivoli, ma anche dall 'irrazionale impiego de1I'aviazione sovietica, non concentrata sulle principali direttrici dell 'avanzata tedesca. Per arg inare l'avanzata tedesca, il comando sovietico, dopo avere impiegato le unità di « prima schiera», si trovò costretto ad impiegare anche quelle cli r< seconda schiera n, d islocate allora sulla linea Narva - Pskov - Polozk - fiu me Dnicper - Cherson. Nella ripartizione delle forze, il comando sovietico attribuì capitale importanza al settore centrale del fron te, nel quale era compresa la direttrice add ucente a Mosca. La difficoltà riscontrata dallo Stato Maggiore Generale ad esercitare il comando d iretto sui Fronti rese evidente la necessità d i disporre di un anello intermedio nella catena del comando. Perciò fu rono costituiti gli Alti Comandi : lord - Ovest (Comandante K. E. Voroscilov); - Ovest (Co,nandante S. K. Timoscenko) ; - Sud - O ves t (Comandante S. M. Budiennyj). La gravità del le perdite subite dalle unità corazzate e la difficol ti't di ripianarle in breve tempo imposero lo sciog limento dei Corpi m otorizzati, con il passag?:io delle Di visioni corazzate alle <lirette dipendenze dei Comandi d'Armata e la trasformazione delle D ivisioni motorizzate in normali unità di fanteria. Anche la struttura organica delle Armate fu resa più semplice con l'abolizione dell'anello di comando dei Corpi d'Armata e la riduz ione del numero delle Divisioni a 5 - 6 per- ogni Annata. Le r iserve, a seconda della loro disponibilità operativa, fu rono inquadrate tra le unità di linea o schierate sulle posiz ioni di difesa arretrate.
Il comando tedesco, per parte sua, valutò erroneamente per difetto l'entità e la capacità operativa del le fo rze sovietiche, ritenendo che l'Armata Rossa disponesse (escluso il settore fi nnico) di sole 66 Divisioni efficienti. Forte della disponibilità di 180 Divisioni in prima schiera e r8 di riserva, esso si riteneva in possesso di una superiorità bastante a conseguire il successo finale dell'intrapresa offensiva . Pertanto, l'8 luglio, il comando tedesco decideva di proseguirla con immutato vigore sulle direttrici di Leningrado, Smolcnsk e Kiev. Anche i tedeschi attribuivano importanZ,a prem inente al settore centrale del fronte. La Relazione esamina poi nei particolari la battaglia di Smolensk, le fasi della lotta sulle vie d'accesso a Len ingrado cd in Ucraina. Un intero capitolo è ded icato alla ris trutturazione dell'economia sovietica, per adeguarla alle necessità belliche; al tras ferime nto degli impianti industriali nelle regioni oriental i; alla situazione dei trasporti e delle vie di comunicazione, du rante la prima fase della guerra . Quanto qui di seguito riassunto riguarda : - la richiesta sovietica di apertura di un secondo fro nte in Europa; - le trattative russo - anglo - statunitensi per la definizione e l'i nvio di aiuti economici e militari all'URSS; - la situazione militare al fronte russo - germanico nell'autunno I94r. Alla fine dell'estate 1941 , i sovietici riproposero la questione relativa all'apertura di un secondo fronte in Europa (lettera di Stalin a Churchill in data 3 settembre 194r). Churchill rispose che non esisteva alcuna possibilità di effettuare operazioni capaci di costringere i tedeschi ad alleggerire la loro pressione sul fronte russo, prima dell 'inverno 194r. Churchill metteva inoltre in dubbio che l'Esercito britannico fosse in grado di invadere l'Europa occidentale entro il 1942. La Relazione sovietica si chiede se effettivamente la Gran Bretagna fosse in condizioni tali da non poter condurre operazioni mi litari e a tal proposito osserva che : - le forze terrestri inglesi, nel settembre 1941, contavano 2 fflilioni di uomini . Inoltre un milione e mezzo di uomini faceva parte delle unità territoriali, 750.0 00 dell'aviazione e 500 .000 della
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1,' fTAl.lA NELLA REl.AZI01' E SOV IE'fl C,1 Slll .LA SECONU/\ G UI;RRA ~fOND!.ILE
marina (W. CHU RCHILL: « T he Second \Vorld War >,, vol. III, pag. 765); - la produzione bellica inglese era stata nel 194 r abbastanza elevata: 15.325 mezzi corazzati, 10.741 pezzi di artiglieria di vario tipo, 8.300 mortai, 53.068 mitragliatrici, 29,3 milioni di granate d'artiglieria (Statistics Rclating to thc War Effort of thc United Kingdom, 1944, pagg. 12 - 13); - in alcuni settori l'Inghilterra produceva più mezzi bellici della Germ ania, 20.093 aerei al l'anno, ri~pctto agli 11.030 tedeschi. Inoltre numerosi aerei venivano forniti all'Inghilterra dagli Stati Uniti ; - alla fin e J cl 1941, la Flotta mercantile inglese aveva una stazza di 21.324.000 ton. (Statistica! Digest of the war. Prepared in the Centrai Statistica I Office, London, r951, pag. 175). La Relazione ~ovietica deduce perci ò che la Gran Bretagna aveva tutte le possibilità di invadere l'Europa. In seguito, tali possibilità aumentarono notevolmente con l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Esistevano, quind i, le condizioni obiettive per l'apertura di un secondo fronte in Europa, anche perché il 70° ~ delle Forze Armate tedesche era impegnato sul fronte orientale. Secondo i sovietici, statunitensi e<l inglesi contavano sulla distruzione reciproca del potenziale bellico russo - tedesco. Ciò risulta da una affermazione dell'allora Senatore e poi Presidente americano H. Truman : <( Se c•ediamo che la Germania sta vincendo, noi dovremmo aiutare l(I Russia, se la Russia sta t incendo. noi don emmo aiutare !a Germania e, in tal 1nodo, lasciamoli ammazzare quanto più possibile .. . » (da « Thc New York Timcs » del 24 giugno 1941: ,, lf we see that Gcrmany is ·winning wc ought to help Russia and if Russia is winning wc ought to help Germany and that way lct thcm kill as many as possiblc »). Tuttavi a, dopo le prime settimane dell 'attacco germanico, l'andamento del conflitto offr ì indicazioni tali che negli ambien ti inglesi e americani sorse il ti more di una troppo rapida vittoria tedesca. La prospettiva di un'ancor più potente German ia hitleriana . incontrastata dominatrice in Europa, minacciava seriamente la Gran Bretagna. L 'alleanza tedesco - giapponese costituiva inoltre un serio pericolo anche per gli Stati Uniti. 1
PARTE SECOKDA
10 5
« Nonostante la loro avversione per il comunismo, i circoli diri-
genti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che a suo tempo avevano sostenuto non poco, finanziariamente e politicamente, la Germania hitleriana, si persuasero che grande era la minaccia incombente sui loro Paesi,>. Il governo sovietico sfruttò i contrasti esistenti fra i « due gruppi capitalistici» e giunse ad un primo accordo (12 luglio 1941) con la Gran Bretagna, tendente a coordinare le azioni nella guerra contro la Germania. Il r6 agosto 194 r fu firmato, ancora con la Gran Bretagna, un accordo sugli scambi commerciali, sul credito e sul « clearing >). Sebb.ene Roosevelt avesse dichiarato, il 24 giugno 194r, di voler sostenere l'Unione Sovietica, il governo statunitense assunse una posizione di attesa. L'inviato di Roosevelt a Mosca, Hopkins, discusse con Stalin la situazione al fronte russo - tedesco e la necessità di aiuti per l'URSS. Benché la questione delle forniture non fosse stata ancora risolta, la visita di Hopkins ebbe notevole importanza, poiché determinò nei dirigenti americani la convinzione che l'Unione Sovietica avrebbe saputo fronteggiare la difficile situazione. Il 2 agosto r94r il governo USA decise di dare tutto l'aiuto economico possibile per il sostegno dell'Unione Sovietica. In pratica, è detto nella Relazione, la richiesta sovietica di forniture fu accolta soltanto in parte. Alla Conferenza di .Mosca delle tre Potenze (URSS, USA e Gran Bretagna - 29 settembre - r ottobre r941), i sovietici dichiararono di aver bisogno di <e ricevere ogni mese, dagli USA e dalla Gran Bretagna: 400 aerei, dei quali 300 bombardieri e 100 caccia; 1 . 100 carri medi e lt·ggeri; 300 cannoni controaerei; 2 .000 fucili controcarro; 4.000 ton. di alluminio; 10.000 ton. di piastre d'acciaio per la corazzatura dei carri; 4-00 0 ton . di toluene (Archivio del Ministero del Commercio Estero dell' URSS, K. MVT op. 669r, 0
d. 134, II.
20I - 204).
I rappresentanti statunitensi ed inglesi non accettarono inizialmente di soddisfare tali richieste. Ma la situazione internazionale e gli interessi degli USA e della Gran Bretagna richiedevano urgentemente che stretti rapporti di cooperazione fossero stabiliti con l'_UR_S~. La delegazione sovietica ottenne che venissero prese decisioni in comune.
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L ff1\l ,IA ~ELl.1\ RELAZIONE SOV IET ICA Sl:LI .A SECONDA GUERRA MONDI ALE
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si impegnarono a consegnare ogni mese all'URSS, n el periodo dal 1" ottobre r941 al 30 giugno r942, 400 aerei ( 100 bombardieri e 300 caccia), 500 carri, 200 fucili controcarro, 2 .000 ton. di alluminio, r .ooo ton. di piastre d'acciaio per la corazzatura dei carri, 7 .000 ton. di piombo, r.50 0 ton. di stagno, 300 ton. di molibdeno, 1.2 50 ton . di toluene e. inoltre, si impegnarono di dare all' URSS, nel corso di nove mesi, 1 )2 cannoni controaerei e 7 56 ccrnnoni controcarro. Il governo so1•ietico si impegnò invece di fornire agli USA e alici Gran Bretagna materie prime per la fabbricazione degli armamenti i> .
Al governo sovietico fu inoltre concesso il primo prestito senza interessi, pari ad un miliardo di dollari. In effetti, la cooperazione economico - finanziaria fra gli Stati della coalizione antigerinanica si sviluppò lentame nte. Nel novembre - dice1nbre T941, ad esempio, l'Unione Sovietica ricevette forniture statunitensi, nel qu adro della legge « Affitti e Prestiti », per soli 545.000 dollari, mentre alle altre Nazioni - prosegue la Relazione sovietica - furono concesse forniture pari a 61,7 mi lioni di dollari in media al mese. I governi degli Stati U niti e dell'Inghilterra non dimostrarono dunque particolare attivismo nel sostenere l'URSS con materiali bellici. Nel 1941 Stati Uniti e Gran Bretagna, continua la Relazione sovietica, fornirono all'URSS 750 aerei, 501 carri e 8 cannoni controaerei contro i r.200 aerei (300 dei qu ali bombardieri), 1.500 carri e circa 50 cannoni controaerei che « gli alleati avrebbero do11uto consegnare all'URSS, secondo gli accordi, dall'ottobre al dicembre 1941 » . Secondo l'ex capo della delegazione militare statunitense in URSS, Gen. Deane, le fo rniture militari all'Unione Sovietica, alla fine del 194 1 e nei primi mesi del 1942, furono assai lente (J. R. DEANE : « T he Strange Alliance », New York , 1950, pag. 89). ~ella primavera del 1942, le forniture cessarono quasi completamente. L'asserzione di Churchill , secondo il quale non erano disponibili i materiali bellici, Eu contraddetta in Parlamento (Parliamentary Debates . House of Commons, voi. 377, Lonclon, 1942, col. 602).
1 motivo principale delle m ancate forniture era da ricercarsi nel /atto che i circoli dirigenti statunitensi e britannici, miI( • • •
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PJ\llT J; SECONDA
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rancio ad acquwre posiziom: vantaggiose i'n cam po internazionale. durante e dopo il con/ fitto, erano guidati in politica dal disegno di prolungare la guerra, di fiaccare ed indebolire sia la Germania che /'Unione Sovietica >1 .
U n importan te impulso politico, scnvono i russ i, « venne dal 1•asto mot'Ìmento dei popoli americano e britannico » a sostegno della causa sovietica per l'apertura di un secondo fronte in Europa. Il 26 maggio 1942 fu firmato a Londra il trattato sull'alleanza russo - britannica contro la Germania e sulla cooperazione e l'aiuto reciproco nel d opo guerra. A Washington. l'IJ giugno 1942, fu sottoscritto l'accordo russo americano sui princìpi adottati per il sostegno recip roco nella condotta della guerra contro l'aggressione. ~el comunicato congiunto anglo - russo e russo - americano si diceva che << era stato raggiunto il pieno accordo riguardo ali'indi/feribile obiettivo di creare un secondo fronte in Europa nel 1942 » . Durante le discussioni , il P residente Roosevelt assicurò due volte il rappresentante del governo sovietico che il secondo fronte si sarebbe aperto nel 1942 (la ,< Pravda », 13 giugno 1942). Il Capo di Stato Maggiore americano, Gen. Yiarshall , affennò altresì che gli Stati Uniti aveva no tutte le possibi lità di realizzare un secondo fronte (la <1 Pravda l>, T6 agosto 1942). Tuttavia, ,r i circoli dirigenti della Grau flretagna e degli Stati Uniti, come dimostrarono gli eventi successivi, non avevano l'intenz ione di ottemperare all'accordo sottoscritto sul!'apertura di un secondo fron te in Europa nel 1942 J>. Ch urchill stesso, in visita a Mosca r.ell'agosto 1942, notificò tale orientamento al governo sovietico che, nella nota di risposta, sottolineava fra l'altro : <( Il Comcmdo sol'l'etico ha elaborato il pian o delle operazioni estive e invernali, considerando che un secondo fronte f asse realizzato in Europa nel
r942 ...
».
::\"el corso della campagna estiva, l' Armata Rossa aveva inflitto pesanti perdite agli <' aggressori fascisti>>, logorando le D ivisioni tedesche che, a nord, fu rono arrestate in settembre nei pressi di Lening rado, sui fi umi Sv ir e Volchov e, al centro, sulle linee difensive ad est di Smolensk. A sud , invece, a causa dello sfavorevole esito della battaglia di fensiva sovietica di Kiev, lo schieramento meridionale rischiava di essere spezzato in corrispondenza della direttrice d i Karkov.
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1..' rrALJA NELLA RELAZIONE SOV!ETIC:I SUI.Li\ SECONDA GU ERRA ~!0:-IDI AI.E
All'inizio dell 'autunno 1941, il carattere peculiare del la situaàone era dato dal fa tto che le forze tedesche, in conseguenza delle perdite subite e della crescente resistenza sviluppata dall'Armata Rossa, incominciavano a incontrare difficoltà sempre maggiori nel condurre massicce operazioni oHensive su più direttrici simultaneamente. Per lanciare l'oHensiva su Leningrado e conseguire anche il successo sulla direttrice di Kiev, il Co1nando tedesco, in mancanza di adeguate riserve, dovette rinforzare le ali del suo schieramt:nto sottraendo forze al Gruppo di Armate « Centro », il quale pertanto dovette assumere atteggiamento difensivo. Nell'autunno r94 r i tedeschi ritenevano di poter essere ancora in grado di conquistare Mosca, Leningrado, Karkov e il bacino del Donez. La conquista di Mosca, in particolare, negli intend imenti degli hitleriani, avrebbe dovuto determinare il completo crollo politico ed economico dell 'URSS. Le linee operative dell 'offensiva autun nale tedesca, contenute ndla direaiva n. 35 del 6 settembre r941 , prevedevano (vds. carta n. I): - blocco delle forze sovietiche dislocate nell'area di Leningrado per mezzo del Gruppo di Armate <( Nord,>. Non oltre il 15 settembre, la maggior parte delle unità mobili e dell'aviazione avrebbe dovuto rinforzare il Gruppo di Armate (( Centro ,,; - offensiva a fondo dei Gruppo di Armate <<Centro», non oltre la fine di settembre, sulla direttrice di Mosca. Contemporaneamente, le forze sovietiche ad est di Smolensk avrebbero dovuto essere accerchiate e distrutte; - completamento delle operazioni già iniziate dal Gruppo di Annate « Sud » e success ivo passaggio della 2" Armata e del 2 " Gruppo corazzato al Gruppo di Armate << Centro » . La battaglia cli Mosca fu l'evento bellico principale dd primo periodo del conflitto. V i presero parte 172 Divisioni fra tedesche e sovietiche, circa 30.000 pezzi di artiglieria e mortai, circa 2.500 carri e r .500 aerei. Detta battaglia si sviluppò su un fronte di 750 km e oltre 400 km in profondità, per una durata di oltre sei mesi . La battaglia di Mosca si svolse, secondo i sovietici, in due distinte fasi : la prima, difensiva (30 settembre - 5 d icembre 194r); la second a, offen siva (6 dicembre - 2 0 aprile r94.2). In dicembre, è detto nella SECONDA PARTE del secondo volume, l'Armata Rossa respinse il nemico a nord , sul corso del fiume Voi-
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chov (pressi di Leningrado); al centro, sulla linea dei fiumi Lama, Ruza, Oka; a sud riconguistò la penisola di Kerc. Agli inizi di gennaio la situazione cambiò radicalmente, soprattutto al centro: due Gruppi di Armate sovietici (i Fronti << Kalinin )> e « Ovest ») avvolgevano i fianchi del Gruppo di Armate tedesco (<Centro)). A nord e a sud la situazione si era stabilizzata. 11 comando sovietico decise di insistere offensivamente su tutte le direttrici strategiche. L'Armata Rossa voleva costringere le forze tedesche ad impegnare le riserve disponibili prima dell'offensiva primaverile. All'inizio del 1942, l'Annata Rossa disponeva, quanto ad unità di fanteria e di artiglieria, di una consistenza di forze equivalente a quelle tedesche contrapposte; possedeva, invece, la superiorità in carri armati ( r ,6: 1) ed in aerei ( I ,4 : r). Lo sforzo principale sovietico doveva essere esercitato contro il Gruppo di Armate << Centro)), mediaE.te un avvolgimento su entrambi i fianchi, seguito dall'eliminazione delle unità accerchiate nella regione di Rzev - Vjazma - Smolensk. A nord , le forze sovietiche avrebbero dovuto, inoltre, rompere e a sud rioccu1)are il bacino minel'assedio tedesco di LeninS,!rado ,, rario del Donez e la Crimea. L'Armata Rossa respinse le forze tedesche in diversi settori del fronte, di 150 - 400 km. Durar.te l'offensiva invernale russa del r94r - 42 furono distrutte 50 D ivisioni germaniche. Dall'inizio del conflitto al 28 febbraio 1942, le perdite hitleriane, secondo dati di fonte tedesca, ammontavano a oltre un milione cli uomini. Inoltre r 12.627 furono i casi gravi di congelamento (WALTER GòRUTZ : <( Der Zweite Weltkrieg, 1939- 1945 )), vol. I, Stuttgart, r95r, pag. 292). Per ripianare le perdite, il comando tedesco dovette trasferire al fronte russo, dal novembre 1941 all'aprile 1942, 39 Divisioni e 6 Brigate. Soltanto pochi scrittori militari stranieri osano guardare in faccia la realtà e riconoscere che causa principale della catastrofe dell'Esercito tedesco nel!' inverno 194 r - 42 furono la grandissima fermezza di tutto il popolo sovietico, l'im pareggiabile valore e coraggio delle truppe sovietiche, l'abilità del comando sovietico, la potenza e l'ampiezza degli attacchi dell'Armata Rossa, che fecero crollare tutti i calcoli e le speranze del comando hitleriano >) . <<
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L' I'rAT.lA NELLA RELAZIO!\E SOVIETICA SU LLA SECOKDJ\ GUERRA ~(O:s!J)J ;\LE
Tuttavia, ammette la Relazione sovietica, la prima grande offe nsiva dell'URSS non fu esente da gravi errori concettuali. I successi settoriali ottenuti nelle varie controffensive, portarono i sovietivi a sopravvalutare le loro possibi lità così da indurli a lanciare un 'offensiva generale su tutte le direttrici strategiche, fraz ionando in tal modo le riserve. Nella direttiva in data 10 gennaio 1942 del Comando Supremo sovietico, si sottolineava che la scarsa dinamicità riscontrata nelle azioni di sfondamento delle difese avversarie poteva essere spiegata soltar,to in parte con l'insufficiente disponibilità di forze. Altre cause importanti - era detto nella direttiva - risultavano essere la dispersione di for7,e su più direttrici e l'impiego dell'artiglieria lim itato alla fase di preparaz ione. Nel corso della campagna invernale 194r - 42 i sovietici avvertirono la mancanza di robuste unità corazzate e meccanizzate. Per di più gli scarsi mezzi corazzati erano stati impiegati in funzione di appoggio alle unità di fanteria e senza rispettare il criterio di impiego a massa. li Comando Supremo sovietico ordinò, pertanto, in data 22 gennaio 1942, di evitare il decentramento elci mezzi corazzati; infa tti da quella data in poi essi furono di norma impiegati a massa. Anche nella organizzazione della lotta partigiana, continua la Relazione sovietica, furono commessi errori d'impostazione perché fu ritenuto possibile condurla con formazioni robuste, quando ancora non si erano determinate, per l'impiego di queste, condizioni favorevoli. La TERZA PARTE del secondo volume descrive: la situazione delle forze contrapposte nella primavera 1942; l'accrescimento del « Corpo di Spedizione Italiano in Russia l> fino alla forza di un'Armata (1'8"); l'offensiva gcrmarnica estivo- autunnal~ 1942 ed altre q uestioni particolari (completamento della ristrutturaz ione dell'economia sovietica, condiz ion i di vita del le popolazioni russe nella prima fase del conflitto) e le operazioni sugli altri fronti. L'Armata Rossa, dopo l'offensiva invernale, passò sulla difensiva nella primavera 1942. Dopo un anno dì guerra, il numero delle unità fucilieri sovietiche risultava maggiore di una volta e mezzo, quello delle Armate era più che raddoppiato. Le Forze Armate tedesche al fronte russo, è detto nella Relazione sovietica, consistevano, agli inizi cli maggio 1942, in 178 Divi-
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sioni e 8 8rigate (80°; di tutte le forze terres tri germaniche). Altre .39 Divisioni e 12 Brigate appartenevano ai Paesi alleati della Germa111a. Le u nità tedesche avevano una forza pari all'85 - 90 c ~ dei loro orgar:·ici di guerra. In conseguenza della mobilitazione di nuove riserve e dell'apporto dei Paesi alleati, la German ia poté concentrare sul fronte russo, nell'estate 1942, il m aggior numero di Divisioni mai schierato sui fronti del secondo conflitto mondiale. La Germania stava attraversando una crisi di effettivi e, pertanto, è detto nella Relazione sovietica, (< Hitler pretendeva sempre nuove e nuove Ditùioni per il fronte russo - tedesco, ma gli imperialisti italiani tergù1ersat'ano poiché nutrivano particolare in teresse per il bacino mediterraneo e per la creazione di un im pero coloniale in A frica. Nel marzo 1 942 essi rilanciarono una campagna per l' annessione dei territori francesi , N izza, Corsica e Savoia. Ma le pretese degli imperialisti italiani non erano affatto conformi alle loro posstbilit?r. (48). (48) Rivendicazioni italiane su territori in possesso della Fra ncia venivano vemilate in discorsi, a rticoli di stampa, ma nifestaz ioni di piazza, m:i non furono mai oggeno di richiesre ufficiali.
A nche la sconfitta invernale delle trup pe italiane nel Nord Africa ribadii,a ancora un({ volta questo. L a partecipazione dell'l talia alla guerra aggressiva accentuò la sua dipendenza dalla Germama ,, . La situazione generale politico - militare , secondo i sov1et1CJ, avrebbe consentito l'apertura di u n secondo fronte poiché il comando tedesco aveva ulteriormente indebolito le forze situate sul fron te occidentale e Stati Uniti e G ran Bretagna disponevano, nella primavera del r942, d i oltre 6 m ilioni di uo mini (49). (49) Occorre, però, tenere presente che l'Impero Britannico e Stati Uniti erano contemporaneame nte impegnati su altri fron ti di primaria importanza: il primo in Africa e in Est remo Orie nLe; gli USA nel Pacifico, dopo l'a ttacco aerona vale di Pearl H arbour.
Il Geo. Eisenhower scrisse che la maggior parte degli occidentali riteneva possibile aprire un secondo fronte soltanto d opo che
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1. ' ITALIA l',"E LLA RELAZION E SOV IETICA SULL,\ S.ECO:'-i l )A GUl'.RR,\ MON DIALE
l'Esercito tedesco ( < avesse mostrato sicuri sintomi di cedimento nello spirito combattivo » (D. D. ErsENHOWER: « Crusade in Europe )) , New York, 1948, pag. 4.6). Tale intendimento << fu tenuto segreto » mentre nelle trattative di Londra e New York, del maggio e giugno 1942, « i governi degli Stati Uniti e Gran Bretagna assicurarono la delegazione sovietica che il secondo fronte sarebbe stato aperto nel 1942. Nello stesso tempo, rappresentanti non ufficiali dell'industria e delle finanze statunitensi e britannici intatJolarono, a Lisbona e in Svizzera, con rappresentanti della Germania, trattative segrete sulla possibilit!ì di concludere una pace separata. Queste trattati've, di cui era a conoscenza iL gotJerno tt·desco . dimostrarono a quest'ultimo che nell'immediato futuro non sarebbe stato aperto un sccondo fronte in Europa e che pertanto il comando germanico potetJa utilizzare tutte le sue forze nella lotta contro l'URSS>) . Alla vigilia della campagna estiva, è detto nella Relazione, il comat1'd o sovietico non era al corrente delle effettive intenzioni degli alleati. Esso riteneva che l'offensiva dell'Armata Rossa sarebbe stata indirettamente sostenuta dall'offensiva anglo - americana ad ovest. Il comando sovietico de tte pertanto ordine alle sue forze di predisporsi a massicce operazioni offensive. Tuttavia esso previde possibili azioni offensive tedesche in corrispondenza di alcune direttrici, nonostar..te l'orientamento generale offensivo delle forze sovietiche. Furono pertanto predisposte dai russi nuove lince difensive arretrate e quelle vecchie furono rinforzate. Il cornando sovietico apportò anche modifiche nell'organizzazione di comando : l'Alto Comando « Ovest)) fu sciolto. I Fronti « Kalinin », « Ovest)) e « Brjansk » passarono alle dirette dipendenze del Comando Supremo. Fu invece costituito l' Alto Comando « Nord-Caucasico )) . Dall'Alto Comando <<Sud - Occidentale)) dipesero i Fronti << Sud Ovest )> e << Sud ». Obiettivo principale dell'offensiva tedesca dell'estate 1942 era la conclusione vittoriosa del conflitto con l'URSS entro quello stesso anno, come risulta chiararnente dalla direttiva n. 4r in data 5 aprile 1942 del comando tedesco. Tu ttavia la Germania non era più in grado di estendere l'offensiva all'intero fronte, come ali 'inizio della guerra. Il comando tedesco decise di concentrare in un primo tempo ogni sforzo nella parte meridionale del fro nte.
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La preparazione dell'offensiva tedesca in tale scacchiere non sfuggì al servizio informaz ior.,i russo. Ma il Comando Supremo sovietico ritenne probabile che l'offensiva, anziché a sud , sarebbe stata lanciata al centro, poiché una massiccia concentrazione di forze tedesche era dislocata in corrispondenza della direttrice incidente su Mosca. L'inesatta valutazione del Comando Supremo sovietico determinò una serie di errate decisioni strategiche. Nella situazione generale del teatro d'operazioni germano - sovietico, particolarmente delicata era quella dei Fronti ci Sud - Ovest l> e «Sud )). Tali forze occupavano un ampio saliente sulla riva destra dell'alto Donez, a sud di Karkov , che poteva essere reciso dalle forze tedesche in corrispondenza di Balaklej a e di Slavjansk. Invece di rafforzare lo scacchiere occupato dai Fronti ,e Sud - Ovest » e (( Sud », i sovietici potenziarono il settore centrale. 11 Comando Supremo decise inoltre di impostare offem; ivamente la campagna estiva del 1942, senza tenere nel dovuto conto che lt forze tedesche avevano saputo ripristinare la loro efficienza operativa e sopravvalutando i successi ottenuti dalle forze sovietiche durante l'inverno. In maggio - giugno 1942, mentre erano in corso durissimi combattimen Li in Crimea, si riaccese la lotta nella regione di Kar kov, dove entrambi i contendenti miravano a svolgere offensivamen te la campagna estiva. Nel frattempo, il comando tedesco stava alacremente preparando l'offensiva principale verso il Volga e il Caucaso settentrionale con l' « Operazione Blau >) (Azzurra). Due erano le direttrici principali di tale offe nsiva: - dalla zona r:ord - orientale d i Kursk su Voronez; - dalla regione di Volciansk su Ostrogozsk. Dopo aver acquisito l'area Voronez - Ostrogozsk, il comando tedesco pianificava di sviluppare l'offensiva in direzione sud - est verso Kantemirovka da dove, circondate ed eliminate le forze del F ronte « Sud - Ovest », sarebbe stato possibile progredi re facilmen te verso il Volga ed il Caucaso settentrionale (vds . carta n. 2). In totale, per la conquista dell'area Voronez - Ostrogozsk, furono impiegate 28 Divisioni tedesche. Ma per dare vigore all'offer.r siva di secondo tempo in direzione sud - est, il comando tedesco rafforzò le unità dislocate nell'area Slavjansk - Krarnatorsk con due Divisioni di fante ria provenienti dalla Francia e con una Divisione corazzata tratta dalla Crimea.
8. - Russia
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In Ucraina, nella seconda metà di giug'n o, cominciò a con-
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centrarsi l' A rmata italiana)) seguita dalla 3" Armata romena. In totale, il Gruppo di A rmate (< Sud » ebbe così nove Armate alle sue dipendenze. Esso fu così inizialmente ripartito: - Gruppo di Armate (( B )) , con le Armate tedesche 4" corazzata , 2" e 6"; 2 Ar mata ungherese; - Gruppo di Armate « A )), con le Armate tedesche I a corazzata, r r" e 1t; 8" Armata italiana. 3
L 'Armata Rossa - fallita la sua battaglia difensiva protrattasi dal 28 giugno al 24 luglio - fu costretta a ripiegare d i 150 - 400 km. Le forze tedesche erano riuscite ad occupare la grande ansa del D on minacciando di prog redire ancora verso est e verso il Caucaso. Ciò nonostante, il comando tedesco non poté realizzare il suo disegno di circondare e distruggere le forze dei Fronti <( Sud - Ovest )> e (( Sud >> . << La, tenace resistenza offerta dalle unità dell'Armata Rossa i> costrinse il comando tedesco a rinforzare ulteriormen te le sue unità . 11 22 luglio, precisa la Relazione sovietica, la 6a Arm ata tedesca ricevette in rinforzo i Corpi d'Armata corazzati XIV e L I. Pochi g iorni dopo, dal Gruppo d'Armate « A >> furono tratte, per essere assegnate al Gruppo d 'Annate « B », le seguen ti unità : l'XI Corpo d' Armata, il XXIV Corpo d'Armata corazzato e « l'fr Armata italiana, della quale facevano parte sette Divisioni di fanteria. una Brigata di fanteria e una di cavalleria (50). (50) L'8• Armata italiana, destinata ad operare sul fronte orientale, era stata ricostituita il ro aprile 1942 ed il suo comando, con sede a Bologna, era stato affidato al c;en. designato <l'Armata Italo Gariboldi. Dopo il trasferimento in territorio sovietico occupato, il funzionamento di q uel comando era ripreso il 9 luglio in Makeievka, mentre si andava completando l'arri vo delle unità. In data 22 luglio, 1'8" A rmata, non ancora impiegata operativam<:nte come tale, aveva alle proprie <lipen<lenz.e : - II Corpo d'A rmata, Com.ce : Gen. C.A. G iovanni Zanghieri; D.f. « Raven na », Com .te: Gen. D . Edoardo Nebbia; D .auc. « Torino », Com .te: Gen. D. Roberto Lerici; rg pt. CC.N N. cc 23 Marzo », Com .te: Luogotenente Gen. M .V. S.N. Enrico Francisci; 2 " rgpt. a. C.A., Com.te: Col. Enrico Grimaldi; altre uni tà suppletive: m itraglieri, guastatori, controcarro, del genio, chimici e dei servizi;
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XXXV Corpo d'A rmata - CSIR, Com.te : (;en. C.A. Giovanni Messe (fino al 16 agosto a lle di pendenze <l'impiego della r7" Armata tedesca); D.f. << Sforzesca ,,, Com.te: c;en . D. Carlo Pellegrini (giunta in 1{ussia come facente parte del II C.A., ma <lai Comando d' Armata subito passata al XXXV C.A. perché in condizioni di completa efficienza, in sostituzione della « Torino J>, di efficienza ridotta per la lunga permanenza su quel fron te operativo); D.aut. « Pasubio >J, Com .te : Gen. D. Vittorio Giovanelli; rg pt. CC.NN. « 3 Genna io», Com.te: Luogotenente Gen. M.V. S.N. Filippo Diamanti : 30'' rgpt. a. C.A., Com.te: Col. Lorenzo Matiotti; altre unitiì suppletive: mitraglieri, g uastarnri, controcarro, del genio, chimici e <lei servizi; D.f. « Cosseria >i, Com.te : Gen. D . Enrico Gazzale (gi unta in Russia come facente parte del lf C.A., ma subito passata dal Comando <l'Armata alle proprie dirette dipendenze di impiego) : - 3• D . ,e Cc:lere i> e< Princ ipe Amedeo D uca d' Aosta J), Com.te: Gen . D. Mario Marazzani; - 9" rgpc. a. A., Com.te: Col. Mario Onorati : - alt re unità supple tive di art iglieria, ciel genio e chim ic i; - Intendenza d'Armata, con le relative uniciì <lei servizi, Intendente: Gen. B. Carlo Biglino. Non erano ancora giunte in Russia le (;ranel i U nità a lpine, delle quali, peraltro, era previsto l'arrivo. Sempre al 22 luglio, rga Armata, pur avendo sul XXXV C .A. la giurisdizione organica e disciplinare, non aveva q uella di impiego, in q uanto esso era stato assegnato alla 17• Armata germanica (Maresciallo Lisr), per operazioni nel bacino mi nerario d i Krasnyj - Luch. Il 24 lug lio la 3" Divisione e< Celere» passava alle di penden ze d' impiego della 6• Armata germanica (Gen. Paulus). Lo stesso giorno 2 4 luglio, con il passaggio degli ul timi suoi reparci a<l est <lei Donez, 1'8• Armata avrebbe cessato di di pendere dal Gruppo di Armate Ruoff, passando alle dipendenze del Gruppo di Armate « A » . Superando la linea Millcrovo - Biclovodsk, 1'8• Armarn sarebbe poi passa ta e ri masta alle dipendenze ciel Gruppo <li Armate « B >l ((;en. von Weichs). I n conclusione: - non (( sette Divisioni di fanteria l,, come dice la Relazione, m a cinq ue ((< Sfor7,esca », « Raven na », « Pasubio », «Torino», 1< Cosseria i>) oltre la 3' Divisione 1< Celere >J ; - il « Raggruppamen to a cavallo » (Reggimenti : e< Savoia Cavalleria i> e (< Lancieri di 1'ovara », « Batterie a cavallo i1 ), più forte di una semplice « Brigata d i cava lleria »; - nessuna « Brigata d i fanteria >i, ma due raggru ppamenti, ciascuno di sei battaglioni, di Cam icie !\'ere.
Questa Armata doi et a schierarsi a difesa della nva destra del Don fra Pavlosk e Vescenskaja per consentire alle Divisioni della 1
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L'l'l'ALIA ~ELLA RELAZIONE SOV!f.TICA SULLA SECONDA GUERRA MOKOIALf.
6u Armata di concentrarsi ù1 vista del!' azione di sfondamento sul Volga» (5r). (51) ln fatti 1'8'' Armata italiana assunse la di fesa ciel settore sulla sponda destra del Don, tra Pavlosk (Chos. Rugilovka) e la foce del C hoper nel Don (25 km ad est cli Vescenskaja). Essa rilevava nel compito difensivo il XXIX Corpo d 'Armata germanico (Gcn. von Obstfelder) composro dalle Divisioni di fanteria 336", 2943, 62'. Q uel Corpo d'Armata, con le Divisioni 294" e 62", sarebbe poi rimasto alle dipenden7.e d 'impiego dell'8" Armata in un rimaneggiamento generale della composizione di tutte le Grandi Unic:ì. Pertanto, il 16 agosto 1942, lo schieramento e le dipenden ze operative dell'8" Armata e delle Gra ndi U ni t:l che la costituivano erano, da nord a sud: - Comando 8° Arma ta dipendente dal Gruppo cli Armate (( B » (Gen. von Weichs); posto comando: Millerovo; - Il Corpo d'Armata (Gen. Giovanni Zanghieri); posto comando : KanLemirovka: 29411• D.f. germanica, da C hos. Bug ilovka (sud d i Pavlosk) a lla confl uenza del Tciornaja Kalitva nel Don; D .f. « Cosseria », dal Tciornaja Kalitva a Krasno Orechovo (sud ovest d i Verhnij Mamon); D.f. « Ra venna >J , da Kras no Orechovo alla confluenza del fi ume Boguciar nel Don; - XXIX Corpo d'Armata germanico (Geo. von Obstfelder); posto comando : Scirinovka; . D.aut. <<Torino>,, dal nume Boguciar a Bielaja Gorka; . 62• D.f. germanica, da Rie laja Gorka a Merkulov; - XXXV Corpo d'Armata (CSIR) (Gen. Giovanni Messe); posto comando: Karinskaja; D.aur. « Pasubio », da Merkulov a R ubiescinsc; . D.E. (< Sforzesca J>, da Rubiescinsc alla foce ciel C hopcr nel Don (sponda sinistra) e valle del fiume Zuzkan. Il Corpo d'Armata Alpino, avviato dapprima verso il teatro di operazioni caucasico (Gruppo d'Armate « A »), dal l 4 agosto aveva interrano <.JUei movimenti. Nella seconda metà di settembre avrebbe assun to sul Don il setcore occupato da lla 294a D ivisione g~rmanica.
Anche la 3" Armata romena passò alle dipendenze operative del Gruppo d'Armate << B n. Rin forza to ulteriormente il Gruppo d'Armate <e B », il Comando Supremo tedesco - ordini in data 23 luglio - fissò gli obiettivi del successivo sviluppo dell'offe nsiva. Il G ruppo d'Armate « Bi> doveva eliminare le forze sovietiche a protezione di Stalingrado, conquistare q uesta città e, in seguito, occupare la regione di Astrachan per paralizzare del tutto ogni movimento sul Volga.
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Le difficoltà per raggiungere tali obiettivi cos trinsero il comando tedesco a modificare l'articolazione delle forze destinate all'offensiva, impiega ndo, per l'eliminaz ione del le forze sovietiche ad ovest di Stalingrado, oltre la 6" Armata, anche la 4" Armata corazzata che sarebbe dovuta intervenire da sud. ll comando sovietico, oltre a rinforzare le unità già direttamente interessate alla difesa di Stalin grado, pianificò una serie di offensive sul Don e fra il D on e il Volga ad ovest di Stalingrado, con lo scopo di creare una seria minaccia sul fianco sinistro delle unità tedesche attaccanti (6a Ann ata) e di alleggerire, per conseguenza, la pressione di queste ultime verso est (vcls. carta n. 3). li 2 0 agosto, parte delle forze delle Armate sovietiche 63" e 2 r " passarono all'attacco. « Nel corso dei combattimenti protrattisi fin o al 30 agosto, le unità sovietiche forzarono il Don e occuparono sulla riva destra una testa di ponte che, essendo molto vantaggiosa dal punto di vista operativo, sarebbe stata in seguito sfruttata dalle nostre truppe nella fase controffensiva )> (52). (52) Gli attacchi condotti dalle Armate sovietiche 63' e 2 1• nella seconda metà di agosto 1942, secondo la storiografia militare ufficiale dell'U RSS, sono inquadrali nella più vasta « battaglia di/e111it,<t sul Volga >1 . Da parte italiana, le azioni delragosro 1942 sono invece denomi nate « prima battaglia difensiva del D on », con palese rife rimento al compilo difensivo assegnato alle unità italiane del1'8• Armata ed alle località nelle quali ebbero luogo i combattimen ti. La scclca del punto di applicazione sul q uale i sovietici intendevano esercitare lo sforzo principale (zona di congiu nzione era 1'8• Armata italiana e la 6" Armata germanica) indica va a nche gli scopi cui i russ i mirava no con le loro azioni offensi ve e cioè: - far divergere clalrasse cl i sforzo su Stalingrado la maggiore quantità possibile dì forze germaniche e loro alleate o, q ua nto meno, impegnarle ove si trovavano per impedire che fossero spostate alt rove; - ottenere una penetrazione tale da rescindere la forza germanica operante su Stalingrado (6"· Armata) dalle sue basi poste a occidente del Don. Tali scopi non saranno pienamente raggiunti, ma i risultati ottenuti assicureranno alle uni t~1 sovietiche la base cli partenza per l"offensiva invernale, tanto contro la 3• Armata romena ( 19 - 21 novembre 1942), qua nto contro 1'8" Armata italiana, particula rmente contro il suo TI Corpo d'Armata (11 dicembre 1942: a nsa d i Verhnij Mamon). Anche la Relazione sovietica fa cenno a questi sviluppi. Lo schieramento del1'8• Armata italiana era quelJo descritto nella precedente nota 51. Bisogna rilevare ancora che, differentemente da quanto è affermato nella Relazione sovietica, i russi non ebbero bisogno di forzare il Don per occupare
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reste di ponte sulla sponda destra tenuta, in linea d i massima, dalle L1n1t:i italo - germaniche, perché nel tratto cli fro nte sul quale (;rano schierate le Divisioni italiane (sponda destra ed occidentale del Don), essi avevano conservalo il possesso cli due teste di ponte : - una al VC'rtice .tettrn t1·io11ale delf'ansfl di V erh11ij A1amon, compreso J"ahitalO <li Osetrovka, mentre i fa nti del 37'' fanteria « Ravenna >> occupavano k alture cli quota 2 20 ; - un'altra 11ell'a11sa di Oholevl(tf., dove la linea tenuta da i fa nti del1"82" fanteria << Torino 1, correva sulle altu re esistenti alla base dell'ansa medesima, con gli ahitali di Krasnohorovka e di Oholevka in nostro poss(;Sso. Inoltre, immed iatamente fuori del settore affidato a lI"8• Armata ita liana, e pilÌ precisamente a destra della Divisione di fanteria « Sforzesca>•, nel settore della 79• Divisione d i fanteria germanica (XVII Corpo d'Armata - 6" Armata), un·arnpia fascia <li terreno della spo nda destra del fiume no n era occupata dalle truppe germaniche, le cui pos i.!.ioni p iù vicine a q uelle tenute da i fanti della « Sforzesca » distavano dieci chilometri. Quel terreno, a contatto immediato della nostra D ivisione, si trovava virtualmente in possesso del nemico, il qua le vi i1w iava come voleva , specialmente <li notte, forti pattug lio ni. N ella Re laz ione sovietica è detto che le Armate 63' e 2 1• passa rono all'attacco il giorno 20 agosto 1942. Tn rea ltà, si ehhe ro azioni contro lo schiernmento dc::lla u Sforzesca » si n dal g iorno 16 agosto, ripe tute il 17 agosco su di un altro punto e protratte il 18 agosto per il necessario rastrellamento, il 19 agosro continuarono le azioni dell'artiglieria italia na contro am massamenti di t ruppe sovietiche sulla sponda siniHra del D on. Queste prime operazioni non vanno disgiunte dal complesso della battaglia, in qua nto servirono pe r fornire alle unità sovietiche informazion i, subito impiegate nelle> svilu ppo delle operazioni immed iatamente succed ute. Effettuate tali operazioni preliminari, il 20 agosto, poteva essere iniziata la seconda fase della h:magl ia, che si sviluppò principalmente nel settore più meridionale, ten uto dalla D.f. 11 Sforzesca», all'ala destra dell'Armata. li nemico impiegò in esso la considerevole fo rza di tre Divisioni (197\ 203', 14" « Guardie »), riuscendo ad ottenere l'allargamento della testa di ponte g ià possed uta nel settore del la 79" D ivisione tedesca. Successo pagato al caro prezzo cli perd ite che, per le Divisio n i cit:1te furono, rispettivamente, ciel 6o 0 '.,,
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Nello stesso g iorno 20 C1gos1.o, via via risale ndo verso nord - ovest, si svolgono attacchi: - al limite di settore tra la Divisione « Pasubio ,, e la 62" germanica (XXI X Corpo d 'Armata germa nico); - contro la Di visione u Ravenna n a t1uo ca 220 dell'ansa d i Verhnij Mamon. TI 21 agost o, dopo il primo successo sovietico del g iorno precedente ottenuto con preponderanza cli mezzi e opportuna scelta d d le direzioni d'a ttacco, tutto il fronte della u Sforzesca » è allontanato dal D on e la resistenza della Divisione si localiua nel più robusto caposaldo di Jagod nyj, sostenuto a sinistra da lla << Pasuhio )), ed in q uello di Tcebotarevsk ij, d i due terzi minore cld primo e coralmen te isolato.
l'Af\TE SECO>Jl)A
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Frallanto continua lo sforzo contro la u Ravenna» a quota 220. Il 22 agosto, la « Sforzesca » riceve piì:1 consisten ti rinforzi, sì che nel suo settore si trovano a<l operare la 3" Divisione «Celere » italiana (pu re se assai logorata dai combattimenti scstenuti nelle settimane precedenti), cleme nt i de lla << Pasuhio », il J79" reggimento fanteria germanico (com.te C:nl. von A lbcrti, for7,a 450 uomini, della 62" Divisione), e la quas i total ità delle unità suppletive del XXXV Corpo d'Armata (CSIR), della forza di quasi una Divisione. La pressione <lei nemico è p iù accentuata sul ca posaldo orie ntale di Tcebotarcvskij. N uovo attacco contro la << Pasubio )), nel corso del q ua le i russi lasciano sul terreno 2 :)0 moni e perdono 70 pr igio nieri. Conrinua l'azione contro la << Ravenna » che. nelle ore pomeridiane, (uori dalla p ressione a vversaria, lascia c rdinatam ence la quota 220. li 2 3 agosl o, co n l'a iuto de i rinforz i riccvuc i, la << S fo rzesca l> passa :il contrattacco, per tornare in possesso <le.Ila spo nda del D on, ma la preponderanza delle forze ne miche, o~mai stabilite sulla riva destra del fiume, rende vano i l gem:rcso t<::ntativo. Il 24 agoslo, i sovietici riprendono ad attaccare. invano. Jagoclnyj . Un attacco contro l'ansa di Merkulov, al limite di settore tra la 62" germa nica e la cc To rino», ne dà il possesso a l nemico. Alla base occidentale dell'a nsa di Vcrhni j Mamon, un attacco della 111 Divisicne sovietica su Krasno Orcchovo è: respinto dalla « Ravenna » con il eo nccrw d i un b:1ttaglione della u Cosseria » (9<l'' fan teria «Salerno »). Il 25 ago.,to, nel sctrore (<Sforzesca >•, i sovierici si impadronisco no del debole caposaldo <li Tcebotarevskij e la resistenza si sposta sulle prossime posiz ic ni di << Ferma 4 >, . Nel settore « Pasubio », nuovi attacchi scmo respinli, anche all'arma bianca, cagionando forti perdite agli attaccanti. Il 26 agoslo, il nemico ritenra <l'impadronirsi del caposaldo di Jagodnyj, ma è ancora un a volra respin to. Con l'arrivo d i alt ri r inforzi, la situaz ione del settore " Sforzesca » tende a diventare pi ù stabile. Nel settore « Pasubio » è respinto un altro attacco. Le fune congi unte della 62• ge rma nica e del la «Torino» (T/ 8I'' r inforzato) r iconquistano l'ansa di Merkul ov, ma non possono permanerv i per i forti concentramenti <li fuoco . Se ne ritirano, catturando 102 prigionieri . li 27 ago.,10, continuano i va ri attacchi c.onrro Jagod nyj e contro la « Pasubio ». L'ansa di Merkulov è: abhandonara <lai russi, che lasciano sul terreno 300 m oni. Il 28 cigo.tto, proseguono gli sforzi contro Jagodnyj e la II Pas ubio >,, senza che siano ortenuti risultati positivi. Il 29 agosto, fì nal menre, non si svolgono attacchi. li 30 agosl o, le forze del seuore « Sforzesca " respin go no rin novati tentativi del nemico. Con l'arginamento dd!'avan zata sovietica si conclude la seconda, pitt sangu inosa e pi~1 determina nte fase della prima battaglia d ifensi va del Don . Ma la battaglia non è ancora conclusa.
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L.l'l'AL!A NELL,\ RELAZIONE SOVIETIC,\ SULLA SECONDA GUERR,\ MONDIALE
U J I agosto, sopraggiunta una buona parte della Divisione alpina « Tridentina >) ed in esecuzione di ordini del Comando del Gruppo di Armate « B )), impartiti dal XVII Corpo d'Armata germanico e dal XXXV italiano, viene preparato un attacco tenden te a ripristinare il possesso della sponda destra del Don, con lo scopo di e< chiudere la. falla tl' irruzione vicino a.l limite di .rettore >> tra le due Armate (8" italiana e 6" germanica). Evidentemente l'azione è <la svolgere in cooperazione con le forze germaniche dell'ala sinistra della 79" Divisione di fanteria e con unità corazzate. Il XVII Corpo <l'Armata germanico (Gen. Hollidt, 6" Armata) partecipa agli accordi, in esecuzione degli ordini del Comando del Gruppo di Armate. Il 1 ° settembre, gli alpini del 6° reggimento (btg. e< Vestone >) e btg. cc Val Chiese»), i bersaglieri del LXVII battaglione carri « L J) ed un reparto lanciafiamme, malgrado la forte resisten za incontrata, conseguono i primi rnncreti risultati. Comunicata questa notizia alle forze germaniche, il loro comando controbatteva descrivendo propri successi ottenuti, tali da indurre i reparti alpini a procedere oltre gli obiettivi conseguiti, fìno a raggiungere lo schieramento dell'artiglieria sovietica, dove si impadronivano di pezzi e catturavano un centinaio di prigionieri. Ma, nella realtà, le forze di fanteria e corazzate della 79" Divisione germanica, in difformità <la quanto era stato ordinato alla vigilia e dalle stesse comunicazioni della giornata, non erano affatto intervenute nell'azione, contro le intese stabilite il giorno precedente. In conseguenza, le forze italiane, rimaste prive d i appoggio alla loro <lestra, dopo aver subito forti perdite, dovevano ripiegare sulla base <li partenza, portando seco uno dei cannoni conquistati cd i prigionieri. Anche la terza fase (controffensiva) della prima battaglia difensiva del Don è- terminata ed il bilancio delle perdite può essere così riepilogato: - italiani caduti, feriti, d ispersi: 6.000 circa; - russi prigionieri: oltre 2.000; - russi disertori nelle nostre linee: 842; - le unità sovietiche attaccanti subirono perdite non inferiori al 50 ·;.~. Le unità sovietiche della 21'' Armata (nel settore « Sfor:.1esca » - XXXV C.A. - CSIR) e quelle della 63" Armata (nel settore «Ravenna >> - II C.A.) avevano co11seguito evidenti risultati tattici ampliando le teste <li ponte già in precedenza possedute sulla sponda destra del Don, soprattutto quelle della 21 a Armata, in prossimità del «corridoio» tra Don e Volga, attraverso il <Juale era alimentata l'offensiva della 6" Armata germanica (Paulus) su Stalingrado. Sul tratto cli fronte tra l'ansa di Merkulov e quella di Vescenskaja, Grandi Unità romene furono avvicendate a quelle italiane, quando lo schieramento del Gruppo di Armate (< B » fu rimaneggiato per lo svernamento. Contro di esso nuovamente i sovietici mossero all'attacco, conseguendo, tra il r9 e il 23 novembre, il successo decisivo sfuggito loro in agosto. Analoghi risultati furono raggiunti · dalla 63" Armata sovietica nell'ansa Ji Verhnij Mamon, ini:.1ialmente posseduta soltanto per il lembo settentrionale ed ottenuta in agosto fìno alla base. La « Ravenna )), che pure ne aveva conservato il possesso, aveva dovuto ritirarsene perché l'insistenza degli attacchi stava dete rminando tale logorio delle unità organiche della Divisione e d i quelle inviate in rinforzo dal II C.A., che non sarebbe stato possibile pro-
PARTE SEC:Ot\"0/\
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trarre a lungo l'azione dife nsiva senza determinare un pericoloso indebolimento delle forze comandate a presidio di ben più vasto tratto d i fronte. A nche qui il nemico si varrà del possesso delle due rive del fiume per preparare una nuova fase della sua battaglia invernale. l' n tal modo, i successi tattici non rilevanti ottenuti dai sov ietici nel mese d i agosto dete rminarono le condizioni favorevoli per lo svolgimento delle viltoriose azioni dell'Armata Rossa nella battaglia invernale, azioni che ebbero a mpio svilup po sul piano strateg ico.
Dopo aver descritto la battaglia di Stalingrado, in particolare, e le altre operazioni sul restante fronte russo - tedesco, la Rel azione traccia il bilancio della campagna estivo - autunnale del 1942. In termin i di conquiste terri toriali le forze tedesche potevano segnare al loro attivo l'intera parte del Caucaso settentrionale. Gli scopi iniziali del l'offensiva tedesca erano però pi ù ambiziosi e di vasta incidenza strategica. Le truppe tedesche persero - in morti, .feriti e prigionieri - più di u n milione di uomini che il comando hitleriano poté ripianare con grande di ffìcoltà. Non sono fo rniti dati sulle perdite subite dall 'Armata Rossa. U n intero capitolo è dedicato alle operazioni svolte negli altri teatri del secondo confl itto : in Africa Settentrionale, nel Mar Mediterraneo e nell 'Atlantico (dal giugno 1941 all 'ottobre r94.2) nonché in Asia e nelJ 'Oceano Pacifico negli an ni 194r - 1942. Quanto riguarda l'Italia è qui tradotto integralmente (pag. 583 e segg. del testo russo). « Dopo la t'i!e aggressione della Germania fascista all' Unione
Sovietica, il fronte russo - tedesco acquistò immediatamente il 11alorc di fronte principale della seconda guerra mondiale . Da quel mom ento e sino alla fin e del conflitto, gli avvenimenti sugli altri teatri della seconda guerra mondiale dipesero in gran misura dall'andamento delle operazioni militari sul fronte russo - tedesco. Sino al m omento dell'int,asione delle orde tedesco - fasciste nel territorio sovietico, la Germania e l'Italia svolsero attive operazioni militari contro la Gran Bre~agna nel Nord - Africa, nel Mediterraneo e nell'Atlantico. Verso la fin e cli giugno r941 , la situazione generale nel bacin o del Mediterraneo e dell' Ocetino Atlantico volse a favore delle Forze A rmate britanniche. Il comando hitleriano, in relazione alla guerra contro l' URSS, a1 eva bisogno cli limitare la portata delle operazioni 1
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1.'tTALI A 1'ET.LJ\ REL.~ZIONE SOV !l::TJ C:A SULLA Sf.CONDA GUERRA M0'1'DIALE
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militari 11cl Nord -Africa e nelle acque circostanti l'isola britannica. Anche l'intensità delle incursio11i aeree tedesclze sulla Gran Bretagna diminuì bruscamente. I britannici, pertanto, ebbero la possibilità di impiegare una notetiole aliquota di forze per il potenziamento delle loro posizioni nell'area del M editerraneo . Con il possesso dell'isola cli Malta - importante base navale militare dislocata al centro delle t•ie di navigazione del Mediterraneo e a stretto contatto delle coste italiane - il comando britannico disponeva di un grande vantaggio nei confronti dei suoi ai•versari. Dato che Ie forze aero1u1.mli italiane operavano nella parte centrale del Mediterraneo i11 m odo indeciso , i britannici riuscirono, senza grandi perdite, et trasferire l'aviazione a M alta e a condurvi i loro coni·ogli. N elio stesso tempo le frequenti azioni del 'aviazione e della marina britanniche, che avevano base a Malta, limitarono i trasporti aerei e navali del nemico dall'Italia ali' Africa Settentrionah·. Inoltre i britannici controllavano alcune importanti posizioni stratewdze come Gibilterra ed il canale di Suez e dominavano l'isola di Cipro . T utto ciò rende11a solida la posizione delle Forze Armate britanniche nel bacino del Mediterraneo. IL dominio della Cra11 Bretagna sui l'aesi del l'tcmo e Medio Oriente rafforzava la sua situazione strategica. E' vero che nell'Iraq. fornitore di petrolio alla Gran Bretagna, il potere era stato preso alla fine di marzo r94r da un goi•erno antibritannico . Ma [(ià alla fin e di ma5;gio 194 r, do po 1'entrata delle truppe britanniche a Bagdad, il potere passò di nuOl'O, nell'lraq, ai sostenitori della Gran Hretagna. In Siria, dopo una bret e lotta, le truppe britanniche e quelle riel Generale cle Gaulle batterono le truppe del governo di Vich y, sotto il cui controllo si trovava quel Paese. Il 12 luf!lio 1941, presero il potere in Siria i sostenitori della "Francia Libera " c/J e condussero una politica filobritcmnica . Occorre osservare c/Je i britannici dot•evano in ~ran parte la loro superiorità, nel vicino e Medio Oriente, al fatto che il comando tedesco - fcrsc:ùta. impegnato nella preparazione della guerra contro l'URSS, non poteva destinare sufficienti forze e mezzi per la conquista dei possedimenti britannici. Come scrive Churchill nelle sue m emorie, i tedeschi avrebbero dovuto fare pochi sforzi per " impossessarsi, in quel momento, della Siria, del 'Iraq e della Persia con le loro preziose industrie petrolifere" (W. CHliRc Hru : « The Second World War >l, voi. III, pa1
PARTE SECONll,\
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gina 236). Conquistata nel maggio 1941 l'isola di Creta, gli hitleriani, per esem pio, non poterono giovarsi di questa importante base per L'attacco al canale cli Suez e a Malta, poicllé, "l'aliquota prù1cipale delle Forze Armate tedesche era stata trasferita sulle posizioni di partt·nza per la campagna russa" ( FRIED RI CH RucE : « Guerra sul mare, r939 - 1945 n, ediz ione russa, pag. 218). Grande influenza rnl miglioramento della situazione britannica nel bacino del Mar Mediterraneo ebbe la sconfitta che le truppe brùanniche e i partigiani etiopici inflissero alle truppe di ocrnpazione italiane in Etiopia nel maggio 1941. Ciò dette la possibilitù al comando britannico di trasferire forze e mezzi dal 'Africa Orientale in Egitto e di rinforzare nel Nord - Africa le sue unità che, ritiratesi in aprile sotto l'attacco delle forz e italo - tedesche dalla Cirenaica ( regione nord - orientale della Libia), si erano in maggio sistemate a difesa sulla frontiera libico - egizi·ana. In Cirenaica, rimane1•ano in mano britannica l'importante caposaldo di Tobruf(, bloccato dai tedeschi sulla terraferma, e il porto della stes_;a città (53). (53) La p iazzaforte di T obruk fu investita, il 30 apr ile J94, r, dalle D ivisioni italiane << Ariete », « Rrescia " · ,, Trento » e dalle Divisioni germaniche 5· (poi 21") e 15•. Successivame nte, fino al 18 novcmhre, data d ' inizio della controffensiva britannica tende nte a sbloccare 'l'obruk, l'assedio della piazza fu ma ntenuto prevalentemente dalle Divisioni italiane, in quanto Rommel aveva im picgaro in a ltri settori del fronte la maggior parte delle unità tedesche (come il testo ammette pi ù ava nti). 0
Dopo le operazioni primat erili, la situazione delle forze agenti nello scacclziere nord - africano si stabiliz.zò sino alla metà del mese di 11ovembre 1941. In autunno, il comando britannico pretJarÒ una offensiva allo scopo di sbloccare Tobruk e di occupare la Cirenaica . Il 18 novembre 1 941, cioè al momento del passa5tgio dei britannici all'offensiva, l'Esercito italo · tedesco, ufficialmente dipendente dal Comando Supremo italiano. ma di fatto dal comandante delle forze tedesclze in Africa Generale Rommel, disponeva nel Nord - Africa del Corpo di Spedizione tedesco ( 1 5°" e 2 1 " Dit1ùionc corazzata e 90a Ditùione di fanteria leggera) e di sette Divisioni italiane ( cinque di fanteria, una corazzata ed una motorizzata) . Queste unitiì ammontavano a circa 1 00 . 000 uomini. Il numero complessivo dei carri era di 558, gli aerei' circa 50,J (W. C H U RCHILL: ,, T hc Second \Vorl d War », vol. lII, pag. 497). Sulla linea a!ianzata !un go la frontiera libico - egiziana du e Divisioni erano in difeusit a: 1
1
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L ' J'l'ALIA :-.IELL,\ RELAZ[() N E SOVIET ICA S ULLA SECONDA G UERRA MOKD!ALE
la Divisione di fanteria ìeggera tedesca e una Dit,isione di fanteria italiana. Quattro Divisioni italiane bloccavano T obruf(, due Divisioni corazzate tedesche e due italiane ( una corazzata ed una motorizzata) si trovavano a sud - est di Tobruk, Le forze britanniche operanti in questo scacchiere facevano parte dell' 8" Armata al comando del Generale Auchinlcck, che comprendeva il XIII e XXX Corpo d'Armata ( cinque Divisioni di fanteria, una corazzata, tre Brigate corazzate autonome e una Brigata (Ù fanteria autonoma) . Come riserva, l'Armata disponeva di una Brigata e di una Divisione di fanteria. A Tobrul( si trovavano inoltre una Divisione di fanteria. una Brigata corazzata e una Brigata di fanteria . In totale, nel!'Africa Settentrionale i britannici operai1ano con sette Divisioni e sei Brigate autonome (F. S. FcLLER: « La
seconda guerra mondiale_, 1939- 1945
)l ,
edizione russa, pag. 208).
Gìi effettivi dell'Esercito britannico ammontavano a r 50.000 uomini con più di 900 carri e con oltre 1 .300 aerei. I brita.n nici erano ~uperioi:i di 1,5 volte in uomini, 1,6 volte in carri e di 3 volte zn aerei. Alle unità britanniche destinate all'offensiva erano stati affidati i seguenti compiti: il XIII Corpo d'Armata , comprendente due Divisioni di fanteria e una Brigata corazzata autonoma, ricevette l'ordine di attaccare in direzione di Sidi Omar - T obruk; il XXX Corpo d'Armata, composto da una Divisione corazzata, una Divisione di fanteria e due Brigate corazzate autonome, ebbe il compito di muot1ere nella direzione di Ridotta Maddalena - Tobrul( per battere il nemico, in cooperazione con il XIII Corpo cl'Armata, nella zona a sud - est di Tobruf( e, successivamente, di avanzare in direzione ovest. La 5" Divisione indiana, che si trovava ad est dell'oasi di Giarabub, do;1eva attraversare, su mezzi blindati e ruotati, il deserto libico e puntare verso Agedabia nelle retrovie dell'Esercito italo - tedesco. L'offensiva delle truppe britanniche ebbe inizio la mattina del 18 novembre 1941. Nel giorno seguente. il XXX Corpo d'Armata raggiunse Bir el Gobi e Sidi Rezegh. Si svilupparono combattimenti carristi che continuarono per quattro giorni. Ambedue i contendenti riportarono notei,oli perdite che per .le truppe britanniche fum120 maggiori di quelle italo - tedesche. Le unità del XIII Corpo cl' Armata, che avevano iniziato l'offensiva la mattina del giorno 21 novembre, raggiunsero dopo tre giorni la zona di Sidi Rezegh, ma non poterono andare oltre.
1'1\RTI, SECO Nl)i\
Il Generale Rommel tentò di battere le forze britanniche, lanciando contro queste ultime due Divisioni corazzate. Tali Divisioni, occupata Sidi Omar, si inoltrarono per 30 krn nel territorio dell'Egitto. La resistenza opposta dalla 4°' Divisione indiana e dalle altre unità britanniche non fu però t·inta, anzi, l'aviazione britannica attaccò senza sosta le colonne di carri armati. Gli aerei tedeschi ed italiani non poterono ostacolare l'aviazione britannica poiché, nel settembre 1941, i tedeschi avevano trasferito un'aliquota della loro aviazione, at1ente base in Sicilia, sul fronte russo - tedesco. Tutto ciò costrinse Rommel a spostare le Divisioni corazzate ad ovest di lJardia. Vi fu anche obbligato dalla circostanza che, a tergo delle truppe italo - tedesche, la Divisione neozelandese si era unita con i reparti dei/a guarnigione cli T obruk, che stavano tentando di rompere l'assedio. Sebbene i reparti corazzati tedeschi, diretti dalla zona di Barrlia ad occidente, at essero il 1" dicembre nuovamente bloccato Tobruk, il comando italo - tedesco, considerando le elevate perdite dei suoi reparti e la superiorità numerica dei britannici, decise di spostare le unitù dal tl'rrìtorio della Cirenaica verso ovest. 11 10 gennaio 1942 le forze italo - tedesche ripiegarono sulla linea di El Agheìla che correva sul confine occidentale delta Cirenaica. I rt·parti della 5• Dit 1isione indiana che alla metà d,: dicembre 1941 erano passati dalla zona di Giarabub a quella di Agedabia, non poterono impedire la ritirata del nemico. In tal modo l' o/fensit a dell'Esercito britannico riuscì, in conclusione, a sbloccare T obrul(, il 10 gennaio 1942 , e a sloggiare il nemico dal territorio della Cirenaica. Sebbene la maggior parte delle forze ztcdo - tedesche non fosse stata distrutta, i tedeschi e gli italiani riportarono comunque notevoli perdite: circa B -OOO uomini e 300 carri. Le perdite brùanniche consistettero in 18.000 uomini e 278 carri (W. C HU RCHI LL : 11 The Sccond World W ar », voi. III, pag. 5rr). Nel M are lvfedùerraneo i britannici operarono intensamente sulle vie di comunicazione nemiche. Nell'agosto 1941 l'aviazione e la marina britannica affondarono circa il 10°1~ ( in ottobre il 2 5 ~~ e in no(Jembre circa il 4 5% ) dei carichi che erano diretti in Africa Settentrionale per l'Esercito italo - tedesco (e, La Mari na italiana nella seconda guerra mondiale. 1
1
Dati statistici
»,
Roma, 1950, pag.
I r 3).
Il successo brìtannico nel Nord - Africa e nel Mar M editerraneo, nell'autunno 1941 , fu facilitato in gran parte dall'accanita lotta del!' Armata Rossa che aveva respinto il grosso delle forze della
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L·IT,\l.!A NEI.LA RELAZIO:-IE SOVIETI CA St.:LLA SEC:0:-1.C,\ G UE RRA MONlllALE
Germania fascista . Ciò determinò immediatamente la riduzione dell'invio di truppe e di rifornimenti dalla Germania per l'Afrik_a Korps. N el m aggio 194 1 furon o inviati in Libia più di 6. 000 uomini e in giugno 5 .760. mentre in novembre ne furono inviati 2. r6o e in dicembre 783 ((( La Marina italiana nella seconda guerra mondiale. D ati statistici», pagg. n 8 - n 9). Nell'a utunno 1941, in comiderazione dell'attfrità della Flotta britannica nel Mediterraneo, il comando hitleriano trasferì dalì'At!antico al Mar M editerraneo 17 som mergibili ed alcune motosiluranti. Fra novem bre e dicembre i sommergibili e le siluranti, unitamente alla Flotta italiana e ali'aviazione, effettuarono alcuni attacchi alle forze navali britanniche, aff andarono o misero fuori combattimento tre corazzate, la portaerei "Ark Royal" e altre naui (54.). (54) S ulla cooperaz ione ae ronavale italo . tedesca nel periodo in esame si può aggiungere quanto riportato nella documentazione di fonte g ermanica. L1 direttiva n. 2 2 in data 1 t gennaio 1941 del Comand o Supremo germanico prevedeva il concorso delle forze ted esche nei combattimenti nel Med iterraneo e cali operazioni venivano denominate col nome convenz ionale d i « Sonnenblume » (Girasole). Nella stessa direttiva era previsco che il X Corpo Aereo Tedesco (C.A.T.), di stan za in Sicilia, agli ore.lini ciel Gen. G eissler, in concorso con le forze :i.eree italiane e av vale ndos i dei campi <l'aviazione c.!ella Tripolitania, agisse offensivamente contro le forze navali britanniche e i collega.ment i mariuimi nemici nel Mediterraneo, sostenendo contemporaneamente i reparti italiani con attacchi a i centri di riforn im ento e a i porti cl i scarico britannici sulla costa egiz ia na. In particolare, la direttiva prevedeva !"impiego delle unità aeree tedesche contro l' isola di Malta, contro le Division i britanniche avanzan ti in C irena ica. e, sem pre in concorso con l'a viazione italiana, a difesa de i t rasporti m aritt im i germanici. Hitler prendeva anche in considerazione l'eventualità di distogliere reparti dell"aviazione cla!rintrapresa offensiva aerea contro la Gran Bretagna per t rasfe rirli nell 'area m ediLerranea. D a q uanto precede appare e vidente che il compi to pri ncipa le delle u niti'i aeree tedesche, in tale periodo, era quello di ag ire contro l'isola di Malta e a diretto sostegno delle forze terrestri italiane. Tali azion i si intensificarono con l'arrivo dell"Afr ika Korps sul teatro operativo no rd - africano e la cooperazione con le fo rze aeree italiane divenne sempre più stretta. Le stesse fonti tedesche dichiarano che le forze aeree dell'Asse affondarono congiuntamente, dall'aprile al di cembre 1941, 37c navi avversarie per u n totale di r.017.422 tonnellate. Nel Mediterraneo agiva inoltre un certo numero e.li sommerg ibili tedeschi che, in cooperazione con quelli italiani, inflissero notevoli perdite alb Flotta britann ica.
i'ART), SECO'.\'DJ\
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Malgrado il brusco rallentamento de/l'attività della Marina britannica, il comando italo - tedesco n on seppe sfruttare la nuova situazione che si era creata nel Mar Mediterraneo per migliorare i rifornimenti delle proprie truppe. Nell'autunno 1941, il comando hitleriano trasferì nel!' Italia meridionale la 2a Squadra aerea che aveva riportato gravi perdite sul fronte russo - tedesco. Tale trasferimento fu provocato non tanto dall'intenzione del comando tedesco di rafforzare le proprie forze aeree nel bacino del Mar Mediterraneo quanto dalla necessità di concedere respiro alla 2" Squadra aerea. In definitiva il rapporto di forze aeree e navali nel Mar Mediterraneo si modificò in favore delle forze italo - tedesche verso la fine del 1941. All'inizio del 1942 anche la situazione nell' Africa Settentrionale volse a loro favore . Le forze britanniche, che nella prima metà del gennaio 1942 si trovavano sulla linea di El Agheila, erano diluite su un grande spazio. Nella zona fra El Agheila e Agedabia si trovava in tutto una sola Brigata della r" Divisione corazzata; verso nord - ovest dz A gedabia erano dislocate le rimanenti forze di questa Divisione; presso Bengasi e Barce t i era una Divisione di fanteria. Poiché all'inizio del 1942 gli italiani ed i tedeschi avevano la supremazia nel Mar Mediterraneo. i rifornimenti delle forze britanniche in Cirenaica potevano effettuarsi soltanto attraverso l'E5;itto. Il comando italo - tedesco sfruttò la favorevole occasione ed in breve tempo predispose l'offensiva. Il 21 gennaio 1942 il Corpo di Spedizione tedesco ed una Divistone corazzata italiana attaccarono improvvisamente i britannici sulla linea di El Agheila, batterono i reparti avanzati e, procedendo in direzione nord - est, il 28 gennaio occuparono Ben gasi, raggiungendo il 7 febbraio la linea El Gazaìa - Bir Hacheim. Tuttavia la necessità di rafforzare le unità e di reintegrare le riserve di carburante e di altri generi di rifornimento, obbligò le uniti italo - tedesche ad interrompere l'offensiva (55). 1
(55) li comando delle for:!.C italo - tedesche al termine della battaglia della Mannarica, previde di poter battere, con una manovra avvolgente, le uni tà britanniche, a nord dell'Uadi faregb, in quel momento infe riori di forze. L'a:!.ione ebbe ini:!.io alle ore 08,30 del 21 gennaio 1942 e il dispositivo di attacco era così articolato : - sulla destra (sud), il Corpo corazzato tedesco, composto dalla 21• e 15• D ivisione corazzata;
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L 'n-ALI ;\ :-IELLA RELAZIONE SOV!ETICA SULLA SECOKDA GUERRA ~ 0:s/DIAL E
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sulla sinistra (nord), le Divisioni italiane « Ariete >>, corazzata, e
« Trieste>>, motorizzata, il raggruppamento tedesco Marks, <li nuova costi-
tuzione, e un'aliquota <lella 9011• Divisione leggera tedesca, Le Divisioni italiane impiegate in tale azione furono dunque due e non una sola come è detto nella Relazione sovietica,
Verso la fine del maggio r942 le truppe di Rommel passarono nuovamente all'offensiva. Contro di esse operava nel Nord -Africa l'8" Armata britannica, aLlora comandata clal Gen . Ritchie. L'Armata. come in precedenza, era costituita dal Xlii e dal XXX C .A. ( tre Divisioni di fanteria, due Divisioni corazzate e quattro Brig;.te autonome) e disponeva di 6 30 carri armati. Nel territorio dell' Egitto si trovavano inoltre due Divisioni di fanteria e una Brigata corazzata autonoma. Le forze italo - tedesche erano costituite da tre Divisioni corazzate, una motorizzata, sei Divisioni di fanteria e una Divisione di fanteria leggera. Rommel disponeva di 550 carri e di circa 90 mezzi semoventi. Nella notte sul 27 maggio i reparti italo - tedeschi passarono al!' offensiva per aggirare il fianco meridionale della difesa britannica e distruggere le Divisioni corazzate britanniche nella regione di EL Adem, sfruttare il successo in territorio egiziano e conquistare il canale di Suez (56). (56) Tale offensiva, denominata « T hcscus )), ebbe 1n1.z10 alle ore ciel 26 maggio 1942.
14,00
Nella zona di El Adem e Sidi Rezegh le truppe fasciste incontrarono la decisa resistenza dei britannici. Si svolsero vasti combattimenti carristi durati quattro giorni, dal 28 al 31 maggio. Entrambi i contendenti riportarono notevoli perdite; gli hitleriani non raggiunsero il successo. , Dopo una breve tregua, le truppe di Rommel rinnovarono l'offensiva il 12 giugno. I britannici non tennero testa all'attacco e cominciarono a ripiegare vè-rso est. Il 17 giugno, le truppe italo - tedesche raggiunsero la frontiera egiziana, mentre il 21 giugno il presidio britannico di Tobruk, di nuovo bloccato, capitolò (W. CHURCHILL : <( The Second World War ))> vol. IV, London, r95r, pag. 374). Le truppe italo - tedesche, proseguendo impetuosamente l'avanzata verso est, occuparono Marsa Matruh z'L 28 giugno e, all'inizio di luglio 1942, raggiunsero la linea di El Alamein che i britannici.
i'ARTE SECON DA
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in tempo debito , avevano predisposto a difesa . A nord, la linea difensiva si appoggiava al M editerraneo e, a sud, alla im percorribde depressione di Qattàra. Cli sforzi delle truppe fascis te per rompere d'impeto tale difesa non ebbero s1,1,ccesso. li J luglio 1942 Rommel fu costretto a desistere dal proseguimento dell' offe nsit a poiclzé le truppe italo - tedesche operanti nel Nord - A frica avevano riportato gravi perdite e avevano bisogno di essere riordinate. L 'Alto Comando hitleriano non poté, in quel momento, aiutare Rommel, dato che quasi tutte le riserve strategiche a propria disposizione in Germ ania erano state inviate al fron te russo - tedesco per l' e/fettuazione dell' offensù a del!' estate 1942 . All'inizio di giugno 1942, la sù uazione delle parti contrapposte nel Nord - Africa si era stabilizzata. Si sviluppò contem poraneamente nel Mar Mediterraneo una dura lotta per le t ie cli com unicazione m arittime. I britannici intendevano mantenere con tutte le loro forze il possesso del/' isola di Malta e garan tire le 11ie di comunicazione fra la base navale m editerranea, i porti m etropolitani e gli altri porti. T ale scopo fu perseguito dal comando navale britannico in condizioni dif[icilissime. A lla m età del 1 94 2 la supremazia aerea apparteneva ali' aviazio11e italo - tedesca. I suoi attacchi alle unità navali britanniche si combinavano con le attit e operazioni dei sommergibili tedeschi ( nel Mar M editerraneo questi eremo 2 5) e delle m otosiluranti che posat'ano mine nel golfo di Sicilia ed attaccarano con successo i convogli britannici diretti a Malta (57). 1
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(57) Gli attacchi <lcll"aviazionc italo - tedesca e ra no combinati non solame nte con « attive operazioni dei sommergibili tctlejchi » , ma pr incipal mente co n le no n meno attive operaz io ni d ei sommergibili italiani, che era no 8r, e del le motosil u ranti italiane.
Parallelam ente alla lotta nel bacino del Mar M editerraneo, si svilupparono nel 1941 - 1942 intense operazioni delle forze navali ed aeree sulle vie di comunicazione del!' Atlantico. Dato che verso la metà del 194 1 la Germania aveva concentrato quasi tutte le forze, compresa l'aviazione, per la lotta contro l'Unione Sovietica, cadde la minaccia di in vasione dell'isola britannica da parte dell'Esercito tedesco e dim inuì di molto l'intensità delle incursioni aeree tedesche sulle città britanniche. Churchill, per tale m otivo, scrisse: '' I piani hitleriani di invasione della Russia ci dettero presto la necessaria tregua nel!' aria. Per 9. - Russia
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L'l'r,\LI A NELLA RE LAZIONE SOVJETICA SCJLI.A SECONDA G UERRA MOKDIALE
questa nuova impresa Hitler dovette rùchierare buona parte delle forze aeree e perciò, cominciando da maggio, diminuì l'entitù delle operazioni. aeree nemiche contro le nostre unitcì navali" (W. CHURCHILL: « The Second World War i>, vol. III, pag. 130). In conseguenza del trasferimento delle forze aeree e di un' aliquota delle forze nar,ali al fronte sovietico - germanico, già nell'autunno del 1941 diminuirono le perdite della Flotta britannica e delle unità navali dei Paesi neutrali determinate dagli attacchi del!'at iazione e dai sommergibili tedeschi. Nel giugno 1941 il tonnellaggio complessivo delle navi affondate era stato pari a 120.795 ton ., mentre in novembre esso fu di 104.212 ton. (\V. CHURCHILL: << Thc Second \Vorld War », vol. III, pag. 697). La diminuzione delle perdite agevolò i provvedimenti dell'Ammiragliato britannico per la lotta contro i sommergibili e l'aviazione del nemico ( potenziamento delle forze di difesa antisommergibili, amplianiento delle zone di controllo aereo, scorta diretta dei convogli con unità antisommergibili) . Dalla metà del 194 r, inoltre. gli Stati Uniti d'America iniziarono sempre più attivamente a sostenere la Gran Bretagna nella difesa delle vie di comunicazione navali dell'Atlantico. Nel giugno 194r i britannici trasferirono alla Flotta americana la difesa della base navale di Reyl(iavik, in Islanda, e della zona ad essa adiacente. L' 11 settembre le forze navali degli USA ricevettero l'ordine dal Presùfrnte Roosevelt di sparare senza preavviso su tutte le navi tedesche e italiane che avessero tentato di ostacolare la navigazione di unitcì americane o di qualsiasi altro Stato protetto dalle unità navali degli Stati Uniti. Nel novembre 1941 il Congresso degli USA decise di modificare la legge sulla neutralità. Ora le navi mercantili americane potevano essere armate ed entrare nelle zone di operazioni militari, · potevano difendersi dall'attacco delle unitù navali delle Potenze dell'Asse e potevano' trasportare le merci nei porti e dai porti della Gran Bretagna. L'accresciuta intensitù della lotta sui man obbligò il comando della Germania fascista ad intensificare la costruzione di sommergibili. Mentre al z" luglio 1941 la Germanici disponet1a di 161 sottomarini, all'inizio del 1942 questi ammontavano et 260. Di tali sommergibili tedeschi circa 100, nel 1942, presero parte alle operazioni nel Mar Mediterraneo e nell'Atlantico. Dalla fine del 1941 , il comando fascista intensificò nuovamente la lotta sulle vie di comunicazione anglo - americane dell'Atlantico. 1
PART E SECONOA
Dopo L'intervento in guerra degli Stati Uniti d'Am erica, i sommergibili tedeschi e italiani effettuarono azioni belliche contro la Flotta statunitense. Il comando USA, a dire il vero, 11011 era preparato alla lotta contro i sottomarini e alla necessaria prote:zione delle sue vie di conumicazione nel!' A tiantico. Particolare attenzione esso at'e1 1a rivolto al pattugliamento nella così detta zo11a " neutrale" che includeva anche le acque direttamente circostan ti il continente americano. Però il pattugliamento risultò inefficace. Gli americani potevano impiegare, per la lotta contro i sommergibili tedeschi che penetraMno nella zona "neutrale", soltanto l'esigua aviazione dell'Esercito e della Flotta, in quan to anche i battelli da pesca, gli yachts e altre imbarcazioni minori erano inadatti alla difesa antisommergibili. Nel frattempo, l'attività dei sommergibili tedeschi continuò ad aumentare; il loro raggio d'azione si era esteso fino alfa costa atlantica degli USA e al mar dei Caraibi. Le perdite complessive della Flotta mercantile brita11nica. degli alleati e dei Paesi neutrali aumentarono quindi note,,olmente. Dal 1° marzo al 1" luglio 1942, i soli sottomarini tedeschi misero fuori com battimento nel golfo del Messico, nel mar dei Caraibi e nei suoi accessi orientali e persino nel1e acque adiacenti aL canale di Panama, 160 - 170 navi per un tonnellaggio com plessivo di circa 8 7 0 .000 ton. (MoRrsoN : ,, La battaglia
per il controllo dell'Atlantico, maggio 1943- maggio T945 » , ed. sovietica, T959). Tuttat,ia, per quanto fosse eleMto il numero delle navi perdute dalla Flotta alleata, il comando anglo - americano ottenne un certo miglioramento della situazione sulle t 1ie di comunica:àone navali. Ciò avvenne perché i britannici e gli americani aumentarono le loro forze e i loro mezzi per la lotta contro i sommergibili tedeschi nell'Atlantico. Di conseguenza, le perdite della Flotta anglo - americana nel!' Atlantico dimin uùono, m entre le perdite della Flotta sottomarina germanica divennero ben presto sensibili. Men tre nel primo semestre 1942 gli americani at•e1 ano a/fondato 21 sommergibili tedeschi, nel secondo semestre 1942 essi riuscirono ad af fondarn e il doppio. Un ulteriore miglioramento della situazione della Flotta anglo americana nel 'Atlantico dipese dal trasferimento delle unità navali di superficie tedesche dal porto francese di Brest, attraverso la Manica, ai porti della Germania. Le grosse navi di superficie tedesche, che atievano base a Brest, erano colù sottoposte ai sistematici attacchi del!'aviazione britannica . Nella notte del 12 febbraio, le corazza1
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L. ITAI.I.\ !'.ELLA REI.AZIO:-IF. SOVIETICA SULLA SEC01'.DA CvERR,\ ~!0:-ID!ALt:
te tedesche " Scharnhorst " e " Gneisenau ", l'i'n crociatore "Prinz Eugen ", con sei cacciatorpedi11iere e numerose torpediniere, uscirono dal porto di Brest dirigendosi verso il Canale della Manica. I britannid, avendo scoperto il passaggio delle navi tedesch e soltanto alle ore 1 r del 12 febbraio. non poterono impedire l'attraversamento del Canale. Il comando hitleriano ai,eva pianificato l'operazione di ritiro delfe unità navali da Brest perché intende1 a impiegare quest'ultime nel nord, sulle vie di comunicazione fra l'URSS ,, i Paesi alleati, e per la copertura del fianco marittimo delle sue Armate sul fronte sovietico - germanico . In tal modo, le Forze Annate della Germania e dell'Italia non ottennero successi decisivi nell'Atlantico e nel Mar Mediterraneo e si tro1 arono nella situazione di non poter proseguire efficaci azioni offensit1e nell'Africa Settentrionale. IL motivo risiedet 1a anzitutto nel fatto che la massa delle forze e dei mezzi della Germania fascista e dei suoi alleati era impegnata sul fronte tedesco - sot ietico. I trasferimenti, av1 enuti senza difficoltà, di forze terrestri, aeree e navali tedesche al fronte russo - tedesco, stavano a testimoniare l'insufficiente attività operativa dei britannici e degli americani. Una volta ancora trova conferma il fatto clze le operazioni delle truppe britanniche e americane nel!' Africa Settentrionale, nel Mcditerrctneo e nell'Atlantico ebbero nel 1942 un'importanza secondaria sull'andamento della sé'Concla guerra mondiale». 1
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Nella parte conclusiva del secondo volume, la Relazione sovietica traccia una panoramica dei problemi strategici, tattici ed organizzativi concernenti la condotta del conflitto (58). (58) I lineamenti della dottrina milita re sovietica alla vigilia d el confliuo, sono descritri da pag. 87 a pag. 94.
Durante i primi rnesi di guerra, il comando sovietico fu costretto ad adottare provvedimenti di ristru tturazione delle µnità a causa dei sensibili vuoti verificatisi nei materiali e negli armamenti, non ripianati in tempo dall'industria bellica. Inoltre molti com andanti di grado elevato avevano dimostrato di non possedere l'esperienza necessaria per guidare Grandi Un ità complesse secondo le esigenze della guerra 1noderna. T ali motivi suggerirono di modificare l'ordinamento delle Armate sovietiche. Infatti :
P/\RTE SECO:s>D.;\
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furono soppressi i Corpi fucilieri e quelli meccanizzati; s1 rinunciò temporaneamente a costituire Divisioni co-
razzate;
fu ridotto l'organico delle Divisioni fucilieri di nuova formazione. Questi provvedimenti consentirono di accelerare la formazione e la preparazione delle riserve destinate al completamento delle unità operative. A partire dalla fine del r941 furono accresciu te le dotazioni di materiali nel!' Armata Rossa mediante: - l'introduzione di un maggior numero di carri armati pesanti e medi (KV e T - 34); - l'assegnazione di fucili controcarro ai reparti di fanteria; - l'aumento del numero delle mitragliatrici (16 volte in più) e dei mortai (quadruplicati); - l'introduz ione di complessi lanciarazzi multipli BM - 8 e BM - 13 (« Katiusce ))) e del cannone controcarro da 57 mm; - il rinnovo della linea di volo con aerei caccia .MiG - ~' LAGG-3, JAK- 1, fAK-7; aerei d'attacco IL-2 ; bombardie~i
PE - 2, PE - 3, PE - 8. Durante il primo semestre del 194:2: - i reggimenti di artiglieria delle Divisioni fucilieri ebbero in organico il terzo gruppo, su due batterie , con cannoni da 76 mm e obici da 122; - nell'ambito delle Annate, il numero dei fucili mitragliatori e dei fucili controcarro aumentò ancora cli sei volte rispetto al secondo semestre del 1941, quello dei mortai di tre volte. Il numero delle artiglierie fu raddoppiato. Nel secondo semestre ciel 1942 aumentò sensibilm~nte la produzione di tutti i tipi di tnateriali bellici. In particolare: - i carri T - 34 e T- 70 furono quadruplicati; - nuovi modelli di mortai da 82 mm e di artiglieria semovente entrarono a far parte delle dotazioni. L'esperienza del primo anno di guerra aveva dimostrato la necessità di disporre, nelle azioni offensive, di unità aventi grande potenza d ' urto e volume di fuoco. Così nel maggio 1942 venne ripresa la costituzione di <, Corpi >> corazzati e meccanizzati le cui unità base furono le Brigate.
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L'IT,\l.!A NELLA RELAZIOKE SOVI ETICA SULLA SEC01'DA Gl/1::RRA MO:'\l){AJ.F,
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Successivamente ebbe inizio la costituzione di Armate corazzate. Brigate e reggimenti corazzati autonomi continuarono a sussistere soltanto nelle Armate di tipo normale allo scopo di farli operare congiuntamente con la fanteria. Fu sospesa la formazione delle Brigate fuci lieri. Nell'estate 1942 furono costituiti i reggimenti di artiglieria controaerei e i reggimenti caccia - carri; in autunno, fu dato avvio alla creazione delle Divisioni di artiglieria di sfondamento e del primo Corpo di artiglieria di sfondamento. Alla fine del 1942, il Comando Supremo sovietico decise la formazione dei grupp.i di artiglieria cont~oaerei, delle Brigate caccia carri e di reparti di artiglieria semovente leggera, media e pesante. Notevoli modifiche furono apportate all'organizzazione logistica nell'intento di rendere più mobili le unità operative. Nei Fronti, nelle Armate, nei Corpi d'Armata e nelle Divisioni furono istituiti organi appositamente incaricati di coordinare l'attività logistica. L'organizzazione dei rifornimenti e dei servizi fece capo al Comando Supremo delle Retrovie dell'Armata Rossa, istituito il 31 luglio 1 94T. All'inizio del conflitto fu creato il Quartier Generale (« Stavka ») del Comando Supremo dell'Armata Rossa. Dallo « Stavka >> dipendevano direttamente i Fronti. Ma sin dalle prime settimane di guerra fu constatata Ja difficoltà di dirigere le operazioni da Mosca, in caso di in terruzione dei collegamenti e di rapida evoluzione della situazione. Pertanto il ro luglio 1941 furo no istituiti gli Alti Comand.i Nord - Ovest, Ovest e Sud Ovest, di cui è detto in precedenza. Man mano che la situazione si andava stabilizzando, lo « Stavka » intervenne sempre più direttamente nelle operazioni dei Fronti, cosicché i predetti Alti Comandi Nord - Ovest, Ovest e Sud - Ovest risultarono infine superflui. Nell'estate 1942, infatti, essi furono aboliti e, di nuovo, dallo ,e Stavka ii dipesero direttamente i Fronti e le Armate autonome. Il sistema risultò valido e rimase in atto sino alla fine del conflitto. In campo operativo l'Armata Rossa perfezionò, nel primo periodo del conflitto, i criteri iniziali sull'organiz7,azione e la condotta delle operazioni difensive ed offensive dei Fronti e delle Armate. La dottrina sovietica, all a vigilia della guerra, prescriveva che la difesa del Fronte e dell'Armata si sviluppasse su una grande pro-
l'AI\TE SECONDA
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fondità, disponesse di robuste fortifi cazioni e consentisse di opporsi validamente ad attacchi in forze di fanteria e carri, appoggiati dall'artiglieri a e dall 'av iazione. Ma l'insufficiente disponibilità di forze e di mezzi non permise per diverso tempo ai Fronti di realizzare una tale organizzazione difensiva. Difatti nell 'estate e nell'autunno r941 i Fronti e le Armate, operando con sca rsi effettivi e su ampi spazi, furono costretti a dislocare tutte le loro forze soltanto in prima schiera, con riserve di scarsissima entità. In profondità erano di solito pred isposte alcune linee di di fesa, " ma non senipre queste furono tempestivamente presidiate dalle truppe» . Lo ,e Stavka l> cercò di sopperire alla scarsa profondità delle difese schierando le proprie riserve su posizioni arretrate, in corrispondenza delle di rettrici più importanti. « Non esiste!'ano sistemi di trinreramenti nemmeno sulla prima posizione difensiva. La difesa controcarro era scarsa. La densità delle artiglierie in di/esa era di appena 5 - 4 pezzi per !un . Soltanto a partire da/l'autunno 1941, per disposizione dello Stavka, gli schieramenti di artiglieria dii,enncro la principale difesa delle Armate. Nello stesso tempo, si iniziò, nei Fronti e nelle Armate. la costituzione di riserve controcarri della forza di uno o due reggimenti di artiglieria e gruppi mobili con compiti di arresto. NeL quadro delle opcra.zioni difensive condotte a lit'tllo Fronte, le unità sovietiche e/ fettuarono spesso contrattacchi ai quali prendevano parte una - due Armate, Corpi di cavalleria e raggruppamenti misti di cavalleria, meccanizzati e carri. La potenza dei contrattacchi non era grande poiché essi t e11.ivano di solito sferrati prima della completa concentrazione di tutte le forze impegnate e con scarso appoggio dall'aria H . 1
Le prime operazioni offensive dell'Armata Rossa, nell'estate e nell'autunno del 1941, furono lanciate su una sola direttrice, contro forze nemiche avanzanti o sulla difens iva, mentre erano in atto operazioni difensive sui restanti tratti del fronte. La profondit?1 delle operazioni offensive dei Fronti era ridotta a 40 - 70 km. · Nella campagna invernale 1941 - 42 l'Armata Rossa effettuò più di 30 operazioni offensive a livello Fronte cd Annata.
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1.'IT.\LIA NEI. I.A RELA:t. l ONE SOV IETI CA S ULJ, A SECON DA GUERRA MONnlALE
La dottrina sovietica dell'anteguerra stabiliva già che le forze attaccanti fossero superiori di due - tre volte a quelle nemiche in difesa. Anche in q uesto caso, però, l'indisponibilità di forze non permise l'applicazione di tale norma nell 'inverno 194r - 42. « in offensiva, come in di/ensiva, il dispositivo del Fronte ( e del!' Armata) era di solito costituito da un solo scaglione; molto scarse le forze destinate alla riserva )> . 1 ell'estate - autunno del 194 r le forze sovietiche sostennero operazioni difensive contro forze preponderanti e fu rono costrette a ripiegare su grandi distanze. Incalzati dalle forze tedesche, i sovietici non ebbero il tempo sufficiente per sistemarsi a difesa su posi· 7,ioni fortificate. L 'ampiezza del settore difeso da un a Divisione sovietica , con effettivi inferiori alla forza prescritta dall'organico, era di 40 - 50 km, anziché di 8 - T2 k m, secondo quanto era fiss ato dall a dottrina anteguerra per una D ivisione a pieno organico. Il dispositivo consisteva d i un solo scaglione e di una piccola riserva (massimo un battaglione). D all'autunno 194r, l'ampicZ7:a dei settori divisionali in corrispondenza del 1c direttrici più importanti (Mosca e Leningrado) incominciò ad avvicinarsi alla norma: gli schieramenti difensivi erano su due scaglioni.
Anche nelle operazioni offensive i sov1et1c1 non riuscirono a realizzare la concentraz ione di forze fissa ta da)Je norme, sia per l'ampiezza eccessiva dei settori sia perché « inizialmente, il dispositil'o divisionale era troppo scaglionato in profondità. Infatti il margine anteriore delle difese nemiche veniva attaccato contem poraneamente soltanto da un terzo delle forze, mentre le restanti, che in sostanza non prendevano parte all'azione, subit'a110 perdite ingiustificate da parte dell'artiglieria e dell'aviazione nemiche. Le manc/Je1,olezze riscontrate nei dispositivi delle unitù di fanteria incominciarono ad essere eliminate in tutta l'Armata Rossa soltanto alla fine del primo periodo di guerra. L'8 ottobre 1942, il Commissario del Popolo per la Difesa emanò l'ordine n. 306 secondo il quale i dispositivi d'attacco dei reparti fucilieri ( dalla compagnia alla Divisione) dovevano essere costituiti da uno scaglione con una risen1a non molto consistente.
l'ARTE SECONDA
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Il dispositivo base del combattimento della fanteria divenne la disloectzione in linea delle unità fucilieri. Ciò permise di sfruttare appieno i mezzi di fuoco della fanteria, di colpire al primo attacco il nemico in modo più pesante, di superare più celermente la fascia principale della sua difesa e di ridurre nel contempo le perdite. Le direttive principali di questo ordine furono inserite nel Regolamento per il combattimento della fanteria ( flUP - 42). Bisogna tuttavia osservare che la rinuncia allo scaglionamento dei dispositivi a livello reggimentale e divisionale ebbe carattere temporaneo e fu condizionato dalla scarsa profonditù delle difese nemiche, dalla loro discontinuità e dalla mancanza di un sistema di fortificazioni » (59). (59) Quanto è detto a questo punto della Relazione sovietica, riveste importanza fondamentale per poter valutare nella g iusta luce in quali reali condizioni i d ifensori italiani del fronte del Don si trovaro no ad operare per opporsi al poderoso attacco delle A rmate nemiche. Da parte russa si ammette infatti esplicitamente che la sistemazione difensiva del Don aveva scarsa profondità, era discontinua e m ancava d i un sistema di fortificazioni. Su c1uel fronte, così scarsamente valido per u na cffìcace difesa, si abbatterono prima i reiterati a ttacchi dei battaglioni sovietici impegnati nelle azion i preliminari, poi le u ni tà di primo scaglione e c1uind i le colonne corazzate in un impari rapporto d i forze.
Alcune direttive furono emanate dallo ,1 Stavka >> nell'estate autunno 194r sull'esecuzione di operazioni difensive con forze limitate. Esse ponevano l'accento sulla necessità di rendere più profonda l'organizzazione difensiva e di destinare tutta l'artiglieria e l'aviazione alla lotta contro i carri. Sulla base delle esperienze della campagna invernale 1941 - 42 lo « Stavka >> dispose che le operazioni offensive si effettuassero realizzando una massiccia concentrazione di forze sulle direttrici principali e dopo accurate intese preventive per la cooperazione fra le varie armi e specialità. Lo <( Stavka » prescrisse che « i comandanti, prima di prendere decisioni, effettuassero di persona la ricognizione del terreno e studiassero attentamente la situazione nemica».
PARTE 'J'ERZA DAL TERZO VOLUME
,, RADICALE MUTAMENTO DEL CO!,?SO DELLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA
n
:(e} terzo volume sono esaminati gii avvenimenti che vanno dal novembre 1942 al dicembre 1943. La
PIU MA P ART E
di tale volume è soprattu tto dedicata alla
<• Hat-
taglia sul Tl o/ga », che segna, secondo i sovietici, l'inizio del rovesciamento del corso della guerra. La '< Battaglia sul Volga» è qui
riass unta in modo ampio in quanto coinvolse 1'8" Armata italiana (60). (6o) L'8• Armata italiana c:ra inquadrata nel Gruppo di Armate cc B » (Het:resgrup pe « B >,) comandaw dal Gen . vo n Weichs. A ll 'ini1.io elci periodo considt:rato essa era schierata sul Don, in un settore: ampio 270 km, fra Kamilsciova e Vcscenskaja, avendo alla propria sinistra la 2 " Armata ungherese e alla propria destra la 3" Armata romena. li fronte era suddiviso t ra i Corpi d 'Armata (da no rd a sud): Alpino, II, XXXV (CSIR), XX IX germanico. Gli storici militari sovietici hanno denominato le operazioni militari svolte nel periodo considerato u Hattaglia sul Volga>>, probabilmente per indicare il limite d onde prendevano le mosse le (; randi Unità sovietiche im piegate in questa fase d ella gut:rra. La sLoriografia italiana, invece, considerando lo schieramento dell'8a Armata sul Don - limite massimo raggiunto ad oriente - cd il compito asseg nato a quella Grande U nità, ha d enominato « Secon da battaglia difensiva del D011 » le operazioni iniziate 1'11 dicembre 1942 con l'attacco a i Corpi <l'Armata italiani Il e XXXV (CSIR), concluse il 31 gennaio 1943 con il rientro nelle linee amicht: dei resti ciel Corpo d'Armala Alpino e con la cessione della res ponsabilità operaLiva da parte del Comando d ell'8"· Armata. I Corpi d'Armata II e XXXV (CSIR), primi attaccati, avevano effettualo in prcceden1.a il loro ripiegamento ad ovest dc:I Doncz. La prima b(l{taglia difensiuu del D011 si era svolta durante la terza decadt: di agosto (vds. no rn n. 52).
Dopo quasi un anno e mezzo, le forze tedesche erano riuscite a bloccare Leningrado e a minacciare Mosca, essendo distanti dalla
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!,.' l'J"ALL\ :-11:.LLA RELAZI ON E SOVI ETI CA SUI.I.A SECONDA GUERRA MOKT) fALE
capitale appen a 150 - 200 km. r el complesso, la popolazione sovietica, nei territori occupati, ammontava a oltre 80 milioni di persone. Nelle mani degli occupanti erano altresì cadute numerose installazioni industriali che assicuravano la produzione del 71°:, della ghisa, del 58 ';~ dell'acciaio, del 63 ~: del carbone, del 42°~ dell'energia elettrica, oltre al 47°~ delle aree colti vabili. La Germania poté usufruire perta nto di enormi risorse per il suo continuo rafforzamen to. Persino Nazioni che si proclamavano neu trali fornirono ad essa materiali strategici: minerali d i ferro e cellulosa, la Svezia; stagno, i I Portogal lo ; tungsteno, la Spagna; cromo, la Turchia. Il governo sovietico dovette moltiplicare i suoi sforzi per arginare l'avanzata del.le forze tedesche. La situazione generale - secondo la Relaz ione sovietica era anche aggravata d al rifiuto degli Stati Uniti e della G ran Bretag na di aprire un secondo fron te in Europa occiden tale e dalla conseguente poss ibil ità per la Germania cli trasferi re forze d i riserva da ovest a est (Gi). (61) F.' da ricorda re al riguardo che nel 1942 g li SLaLi U niti era no impe· g nati ad arginare l'offensiva n ippon ica in Es tre mo Oriente e che la Gran Bretag na, già da due anni e con alterna vicenda in lotta con l'Italia in Africa Serccntrionale, si trovava essa pure vincclata nell' Oceano Pacifico. e,
li numero delle Dit•isioni nemiche operanti sul fronte russo -
tedesco aumentò ininterrottamente. Mentre nel maggio del 1942 erano qui dislocate 2 2 7 Dit·isioni nemiclic, in agosto queste erano 242, in novem bre 266. Le Forze Armate del blocco fascista, sul fronte russo - tedesco, aumentarono di 39 Divisioni in un semestre wltan to . N e!l' autunno del 1 942 operavano colà circa i y4 di tutte le Divisioni tedesche ». La minaccia con tro l'URSS era ancora accresciuta d all 'atteggiamento ostile dd la Turchia e del Giappone, che aspettavano soltanto il momento p iù favorevole per interven ire nel conflitto. Ciò nonostante, gli sforzi del governo sovietico per il potenzi amento dell'industria bellica e dell'Annata Rossa incominciarono a dare fr utti positivi. L 'A rmata Rossa fu dotata d i armi e mezzi in misura sempre più consistente. Le accresciute capaci tà combatti.ve si rivelarono nelle battaglie dell 'estate - autunno 1942 e, soprattutto, nella « difesa del Volga >> . Nell'estate del 1942 i tedeschi, spostando ad est una considerevole quantità di Divisioni dall'Europa occidentale, riuscirono a sfon-
J>i\RTE TERZA
dare le difese sovietiche nella parte rneridionale del fronte russo tedesco. L'intento del comando germanico era di conseguire, con una nuova offensiva, alcuni obiettivi strategici non raggiunti nel 1941. Gli eventi bellici più importanti nell'estate- autunno si svolsero nel territorio compreso fra il Don e il Volga. La lotta, incominciata alla metà di luglio, non ebbe tregua. Il comando tedesco intendeva occupare Stalingrado, rompere in due lo schieramento delle forze sovietiche ed isolare il Caucaso dal resto dell'URSS. All'inizio, i tedeschi impiegarono una forza relativamente scarsa, cioè la sola 6" Armata. Tuttavia il 17 luglio essa fu rinforzata da un Corpo d'Armata corazzato e, dopo pochi giorni, da un altro Corpo d'Armata. Al 23 luglio, sulla direttrice di Stalingrado operavano 19 Divisioni tedesche. Vi si aggiunsero ben presto altri due Corpi d'Armata, di cui uno corazzato. Nelio stesso tempo, il comando tedesco dette istruzioni per lo spostamento nella regione di Stalingrado delle proprie Armate "satelliti", l' 8" italiana e la ]" romena. Alla fine di luglio, 30 Divisioni circa operavano sulla direttrice di Stalin grado. il nemico riuscì a realizzare una superiorità di forze più che doppia>) . I tentativi di occupare Stalingrado fallirono e il comando tedesco fo costretto a spostare da sud, verso la suddetta direttrice, la 4• Armata corazzata e ad impiegare un 'altra Armata romena, la 4°. <(
In definitiva, furono concentrate sulla direttrice di Stalingrado - nonostante le diverse intenzioni iniziali del comando tedesco considerevoli forze: (< le Armate tedesche 6" e 4'' corazzata, che costituivano la principale forza d'urto. le Armate romene :( e 4'', l'8" Armata italiana; un complesso cioè di 50 Divisioni, senza contare il gran numero di unità speciali. Operat 1ano in quel!'area la quinta parte di tutte le Dit isioni di fanteria nemiche e circa la terza parte di quelle corazzate. Su quella direttrice si trovava più di un milione di soldati nemici» (fo). 1
(62) Secondo le fonti ufiìciali germaniche, il 2, luglio 1942 il Comando Supremo tedesco aveva ordinato al Gruppo cli Armate <e B » (che con altre comprendeva anche la fr'· Armata) " di distruggae nel!' avanzata su Stalingrado l'insieme delle forze colà in costituzione, di occupare la città e di sbarrare la striscia di terra fra il Don e il V o!ga. stesso ». . L'avan~ata sull'obiettivo non riusciva spedita come i capi supremi si ripro mettevano e, pertanto, il 30 luglio lo stesso Comando Supremo trasferiva la 4" Armata corazzata dal fronte caucasico affidata al nruppo cli Ar-
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L ' !L~I.I /\ NE !.L;\ J>. El.AZIONE SOVIETICA Sl:LLA SECO:-.IDA Gt.JERR.~ ~IONDl:\ LE
mate <e A » (la cui forza di penetrazione verso quei campi petroliferi ve niva r idotta), al settore di Stalingrado (Gr uppo di Armate cc B )>). Soltanto il 23 agosto, propr io la 4• Armata corazzata raggiu nger:1 per prima la periferia di Staling rado e, dal 1° settembre, insieme alla sopraggiunta 6'' Armata darà i niz io all'az ione comune contro la città. La 4• Armata corazzata era formata da tre Corpi d'Armata, de i q ual i uno corazzato, che inquadravano d ieci Divisioni (due corazzate ed una motorizzata). La 6" A rma ta comprendeva sci Corpi d 'Armata, dei quali due corazzati, che inquadrava no sedici Divisioni (due corazzate, tre motori7.7.ate e una celere). Le Armate alleate, 8;' italiana, 3" e 4" romene, si schierarono sul fronte del Don soltan to in differenti successivi periodi ricevendo compiti difensivi e mai cali da farle partec ipare direttame nte all'a zione su Stalingrado. La consistenza in uomini delle Armate g ermaniche 4" corazzata e 6", alla fi ne di luglio 1942, anche se esse fossero considerate ad orga nici completi, non poteva raggiung ere l'entità indicata dalla Relazione. La cifra d i un milione d i uomini non è ragg iungi bile neppure sommando g li effettivi di tutte le Armate indicate dalla .Relaz ione, che si trovarono sul Don solamente alla fine di settem bre 1942, ed accettando il totale di cirn1uanta D ivisioni.
Contemporaneamente alla battaglia sul Volga si sviluppò la lotta per il -Caucaso. Il Comando Supremo sovietico decise di im pegnare il maggior numero possibile di forze tedesche lanciando offensive a Leningrado, nelle regioni di Demjansk, di Rzev e di Voronez. Tali operazioni impedirono al comando tedesco di trasferire altre forze verso sud e lo costrinsero, anzi, a rafforzare il fronte nord e quello centrale. N el corso della campagna estivo- autunnale, l'Annata Rossa ebbe modo di rafforzare le proprie capacità combattive, mentre quelle dell'Esercito tedesco andavano riducendosi. < Esso perse in morti. feriti e prigionieri circa un milione di uomini. Enormi /urono le sue perdite anche in mezzi, specialmente carri armati ed aerei. Il comando tedesco - fa/cista, dopo aver lanciato consùleret1oli forze nel!' offensiva su/L'ala meridionale del fronte, non fu in grado di raggiungere nemmeno uno degli obiettivi prefissi. Dopo aver speso quasi tutte le sue riserve, esso fu costretto a rinunciare alla prosecuzione dell'offensiva e, in ottobre, dette ordine di passare sulla difensit1a >). 1
Nell 'ordine n. 1 del 14 ottobre 1942 il Comando Supremo delle forze tedesche stabiliva però che la difensiva dovesse essere estremamente attiva e che ogni occasione venisse sfruttata. Il disegno degli strateghi tedeschi era quello di conservare, durante l'inverno, posi-
PARTE TERZA
zioni territoriali favorevoli, consolidando le linee di difesa. Tale disegno fallì perché le operazioni dell'Armata Rossa contro il Gruppo di Armate << Centro )) trassero in errore il comando tedesco. Questo, ritenendo che la minaccia sovietica, durante il periodo invernale, · si sarebbe sviluppata maggiormente nel settore centrale del fronte , continuò a rafforzare il Gruppo di Armate « Centro )>. D'altronde, « le truppe sovietiche - dopo i pesanti combattimenti difensivi - non
sarebbero state in grado di iniziare importanti operazioni offensive. IL servizio informazioni tedesco così valutava la situazione, al 28 ottobre, in corrispondenza dello scacchiere del Gruppo Armate "B ", sulla direttrice di Stalingrado: " .. . il nemico non ha intenzione, nel prossimo futuro, di intraprendere massicce operazioni offensive sul fronte del Don ... ". Soltanto agli inizi di no~embre il comando hitleriano incominciò a sospettare. da certi indizi, che le truppe sovietiche si stavano predisponendo al!' offensiva. Il 2 novembre, avendo accertato che in corrispondenza della J" Armata romena il numero dei traghetti sul Don era accresciuto, fu dato ordine dal Comando Supremo germanico di intensificare l'osservazione aerea e di bombardare le zone boscose adiacenti al fiume. Dopo qualche giorno, il 7 novembre, esso giunse alla conclusione che l'offensit1a delle forze sovietiche sarebbe stata forse lanciata sul Don (HEL\HJTH
GREINER : « Die Oberstc Wehrmachtfohrung, 1939- 1943 », Wiesbaden, 1951, pag. 417). Ciò nonostante. nemmeno alla vigilia della controffensiva sovietica fu possibile determinare tutta la forza che si predisponeva alZ' attacco, né La sua direttrice, né il tempo di inizio. I Generali hitleriani riposavano ancora sull'idea che l'Armata Rossa non disponesse di forze sufficienti per una grande offensiva. Il 12 novembre, il Reparto per le Informazioni sugli Eserciti dell'est dello Stato Maggiore Generale delle forze terrestri germaniche, delinea11a in questo modo la situazione in corrispondenza del Gruppo Armate " B ": « . . . Non è tuttora completamente chiarito il quadro della concentrazione di forze nemiche per quanto riguarda l'ubicazione, il tempo e la loro entità" (63). (6.3) I preparativi per l'offensiva sovietica del dicembre 1942 slll fronte <lell'8" Armata, schierata Slll medio Don, erano stati rilevati sin dall' inizio dal .s ervizio informazioni delle Grandi Unità italiane e lo stesso comando cli Armata ne aveva via via segnalato il progressivo perfezionamento al comando del Gruppo Armate e< R ,> (vds. capitolo XV, n. ~' della monografia dell'Uffi-
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L 'ITAUA NEL LA REI.AZIONE SOVIETICA St;LLA SECONDA GUERRA MONDIALE
cio Storico dello SME « Le operazioni delle unità italiane al fronte russo, 194 1 • 1 943 )) ). Il comando tedesco, però, non solo non prese alcun provvedimento per rinfon:are le difese nel settore tenuto dall'Armata italiana, ma, al contrario, ne indebolì ulteriormente la già precaria organizzazione d ifens iva allontanando le tre D ivisio ni tedesche 294", 62" e 22" coraz:LaLa, per trasferirle sul fronte della .f' Armata romena (dislocata sulla destra), attaccata dai sovietici il 19 novembre. Rimane per certi aspeni insp iegabile come il comando tedesco, che pure aveva da tempo ritenuto possibile un attacco sul fronte dell'8° Armata, non abbia poi tenuto conto delle fondate notizie sulla incombente, e ormai palese, minaccia proveniente da l fron te sovietico del Don, lo scatenamento, cioè, di una grande offensiva (che fu di tale portata da determinare la sconfitta di sei Armate). Ma, scrive lo scrittore Alexander vVertb nel volume « La Russia in guerra, 1941 • 1945 >J, (< li comando tedesco, e Hitler in particoÙ/.r modo, erano talmente ossessionati dal prestigio della conquista di Stalingrado, che non prestarono abbasuinza attenzione al rafforzamento dei fianc/1i )> (dove erano schierate le Armate 3" romena cd 8" italiana). Il comandante cleJl'Armata italiana, Generale c;ariboldi, così si esprime al riguardo nella sua relazione sulla battaglia : « ... Quando però la situazione si è fatta decùctm(tnte grave, la pressione nemica evidente , minacciosa e tratti di fronte attigui alla nostra sfondati, allora i tedeschi hanno cominciato a credere al pericolo cd a cercare i rimedi in ordini tardivi, e logici se predisposti in tempo, come già proposto da noi, con adeguati mez .à , materiali, mano d'opera, che son.o ..-tati invece negati o al massimo concessi com(t una grazia, ma col contagocce. Allora, e solo allora, ne!l'im.minen.za dell'attacco nemico da tempo preannunciato dal nostro comando e sempre messo in dubbio cfoi tedeschi sino alla vigilia: allora sono arrivati cd comando di Annat11 ordini pressanti per la costruzione di robuste lina arretrate di sicurezza per permettere· accorciamenti di fronte, per parare eventuali cedimenti. I tedeschi sono stati sorpresi dal nemico e, ciò che è peggio, traditi dalla inculcata fede incrollabile nella infcd!ibilità dei loro metodi e invincibilità delle loro truppe. Questa fede voluta mantenere ad ogni costo li l1a resi ciechi di fronte alla realtà e spinti ali' irreparabile». Si p uò tuttavia r itenere che a quella svolta decisiva del conflitto, che segnò l'inizio ciel capovolgimento delle sorti della 'guerra a favore dei russi, il comando germanico non avesse più la possibilità di alimentare lo sforzo delle G randi Unità in linea e d i reintegrare le forti perdite subite nelle ultime battaglie.
"La possibilità di un'offensiva nell'immediato futuro non è stata accertata in modo sufficientemente preciso. A causa di questa poco chiara situazione, non è possibile determinare per il momento i concetti operativi generali del nemico ... Per sviluppare vaste operazioni, il nemico, a quanto sembra, non dispone di una quantità sufficiente di forze" (Archivio dell'Istituto di Marxismo - Leninismo.
P.-\R'l'F. TERZA
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Documenti e materiali del Reparto di Storia dcila Grande Guerra Patriottica, n. 1352 - 39). Alcuni capi dell'Esercito hitleriano e delle forze ad esso alleate ritenevano che l'Armata Rossa non fosse affatto in grado di effettuare t aste azioni offensive. Il comandante delle truppe italiane sul fronte russo - tedesco Gen . Messe, il r4 novembre (64), 1
(64) Alla data <lei 14 novemhre il (;en. ~1esse non si trovava più sul fronte russo. Era pa rtito il 1 ° novembre per ri talia, essendo stato sostituito, per avvicendamento, dal Gen. FranceK.o Zingalcs.
e cioè quaà alla t 1igilia del passaggio alla contro ffensiva delle forze sovietiche, riferiva al ministro degli esteri del!'ltalia, Ciano , che: " I bolscevichi non hanno forze per tentare operazioni in grande" (G,,u:Azzo Cu~o : (< Diario >>, vol. II , 194r - 1943, Milano, 1950, pag. 21 8) (65). (65) Peraltro proseg uendo tesLUal mentc: (< • • • ma sufficie nti (le forze sovietiche) per inchiodare la quasi totalità dell'Esercito germanico nella steppa " ( ih. Cc..,.No). Tali dichiarazioni furono fatte <lai Maresciallo Messe dopo il suo definitivo rientro in Italia.
Un simile apprezzamento della situazione sul fronte russo - tedesco indica va ancora una volta che i capi politici e militari hitleriani, come in precedenza, supervalutamno la propria potenza, sottot1alutando le forze e le possibilità, anche militari, dell' Unione Sovietica. Verso la metà di novembre - cio,\ all'inizio della campagna invernale - la situazione opemtiva strategica sul fronte tedesco - sovietico era la seguente (vus. carte nn. 4 e 5). Su una fronte ampia 1 . 1 50 km era dislocato il Gruppo di Armate " B ". Esso era composto da forze tedesche, ungheresi, italiane e romene: la 2 " Armata tedesca, la 2 ° Armata ungherese, l' 8" Armata italiana, la f e 4• A rmata romena, la 6" e 4° Armata corazzata tedesca; in totale 86 Divisioni. Il grosso di queste forze - cinque delle predette Armate - operat'ct in corrispondenza della direttrice di Stalingrado (66). (66) Delle sene Armate tedesche ed alleate componenti il Gruppo d'Armate « R >• agivano offensiva mente contro Stalingrado soltanto la 6" Ar mata e la 4" Armata corazzata germanica. Alle ah re cinque era stato affidato il 10. -
R ussia
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1."1TALIA NELL/\ REL.~7.1():S:F. SOVI E'I'ICA SULLA SECOl\'DA Cl:ERRA ~fONDli\l. F.
compilo statico di difendere la linea del Don. <la nord a sud così disposte: 2a Armata tedesca (von Salmuth); 2• ungherese (von Janj); ga italiana (Gariboldi); 3' romena (Dumit rescu) a contatto con la 6" german ica (Paulus); a destra di quest'ultima era la 4"' corazzata germanica (Hoth), che aveva ancora alla sua destra, nuovamente con compico statico, la 4a romena (Coslantinescu).
A tali forze si contrapponevano le unitù di sinistra del Fronte "Brjansk " e quelle dei Fronti "Sud - Ovest" . " Don " e "Stalingrado". il Gruppo Armate "B" era appoggiato dalla 4" forza aerea, rinforzata dal/' 8" Divisione aerea. Le riserve delle forze tedesco - fasciste al fronte russo - germanico erano assai limitate all'inizio della campag1Ja invernale: 12 Divmoni e 2 Brigate. Una parte di queste - 4 Divisioni corazzate, 1 Divisione di sicurezza e le Brigate di fanteria - dipendet'ano direttamente dal Comando Supremo delle forze terrestri. le altre Divisioni erano a disposizione dei comandi di Gruppo di Armate. La peggiore situazione per il nemico si registrava nella parte meridio1Jale del fronte . I Gruppi di Armate " B" e "A ", che avevano iniziato l'offensiva d'estate su un fronte di 850 km e che erano progredite di 400 - 6 50 km t•erso est e sud - est, si trot aro11.o ad avere una fronte ampia 2.300 l(m, la qual cosa provocò una diluizione delle loro forze. In tali condizioni ebbe inizio il secondo periodo della Grande Guerra Patriottica » . 1
L'idea di un'operazione controffensiva fu abbozzata per la prima volta dallo Stato Maggiore sovietico nell'agosto del 1942. Agli inizi di ottobre si dette avvio all 'elaborazione del piano. Entro la prima quindicina di agosto anche il Soviet militare (67) (Gi) Organismi per l'esercizio collegiale del comando a livello Fronte e Arma la (Flona e F lottiglia, nella Marina), i Soviet militari erano pienamente responsabili - di fronte al C.C. del PCUS, al Comitato Statale della Difesa (CKO) e allo Stavka - della preparazione addcstrativa e morale delle truppe nonché della condotta delle operaz ioni. Il coma11do collegiale de i Fronli e de lle Armate realizzava i princìpi leninisti della direzione unica cli comando (edinonaéalie) e della funzione guida (rukovodstvo) del PCUS nell'ambito delle FF.AA. sovietiche. Dei Soviet militari, che erano presieduti da i comandanti delle G randi Unità anzidette, facevano parte: attivisti polilici, membri del del PCUS, segretari dei C.C. dei partiti comunisti delle repubbliche federate, segretari dei comitati regionali ciel PCUS. furono ad esempio membri di Soviet mili-
e.e.
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PARTE TERZ /\
tari e capi delle organizzazioni politiche di partito elci Fronti, delle Armate e del le Flott ig lie : Breznev, Episev, K uzneczov, Leonov, Subbotin, T 11111anjan , Si kin e altri.
del Fronte « Sud - Ovest JJ inviò il proprio piano d'operaz ione al Comando Supremo (68). (68) A ll'inizio dell'offe nsiva sov 1ct1ca (19 novembre 1942) al Grup po <l i Armate « B >J si contrapponevano, da nord a sud: l'ala sinistra del Fronte u Brjansk >> ed i F ronti « Voronez », « Sud - Ovest », « Don» e « Stalingrado,> . Nel mese di dicembre, q uando l'offensiva fo estesa al medio corso del Don, il settore centrale dello schieramento italiano fu attaccato eia Grandi Unità sovietiche ap pa rtenenti ai F ronti e< Voronez ll e « Sud - Ovest >> .
Il piano generale dell'offensiva sovietica (denominato << Uran ») prevedeva un'operazione strategica di tre Fronti: << Sud - Ovest l> , « Don >l e << Stalingrado l> . Essa si doveva sviluppare a tenaglia su una fronte di 400 km chiudendo in sacca le forze tedesche e alleate dislocate entro un raggio di roo km. Il punto di applicazione dello sforzo principale fu scelto in corrispondenza del tratto più vulnerabile, dove cioè « operaMno le truppe roniene, la cui efficien za combattiva era inferiore a quella dei tedeschi >> . I romeni oltre << a non avere ben chiari gli scopi della guerra )) , erano armati peggio dei tedeschi e mal riforniti (le scorte.
nella maggior parte dei casi, erano in mano tedesca). Numerosi casi di diserzione erano stati registrati presso la 3• Armata romena. Difatti, il comandante di eletta Armata, Gen. Dumitrescu, constatava in un suo ordine del 24 ottobre che : « L'esito di un'indagine, sui casi di diserzione, rende palese che il numero dei disertori è elevato e continua ad a1mientare )) (Archivio del Ministero Difesa dell'URSS,
F. 32, op. 253349, d. 26, l. 90). Secondo il piano d'operazione, i Fronti '< Sud - Ovest)) e e< Don ,> dovevano passare all'offensiva il r9 novembre; il Fronte cc Stalingrado n, il 20 novembre. Il comando sovietico decise di sferrare l'offensiva in quell'epoca perché riteneva che il nemico, esaurito lo sforzo offensivo, <( non avesse avuto tempo per organizzare perfettamente una difesa e per modificare lo schieramento operativo delle proprie unità lJ . In altre parole, « il colpo fu t'Ìbrato prima che il nemico at1esse modo di sistemare le sue forze in relazione agli scopi delle operazioni difensive)) .
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L'l'rALL\ NELL,\ RE LAZIO NE SOVIETICA SUT, L/\ SECON I:A GUERRA MO!\"Dl/\LE
L'Armata Rossa fu dotata di nuove ann i e mezzi. Il comando sovietico attribuì particolare cura all'ammassamento di forze corazzate e meccanizzate; all'inizio dell'offens iva erano state concentrate le seguen ti unità: 4 Corpi corazzati e 3 meccanizzati, 14 Brigate autonome corazzate e 4 reggimenti corazzati (in complesso circa 900 carri). Ciò rappresentava il 60% di tutte le unità carri e meccanizzate dislocate sul fronte russo - tedesco. L'artiglieria fu considerevolmente rinforzata. All'inizio dell'offensiva erano disponibili circa 2.30 reggimenti di artiglieria e mortai di tutti i tipi, in totale r.3.500 pezzi, senza contare l'artigl ieria controaerea e i mortai da 50 mm. Inoltre si aggiungevano all'artiglieria da campagna 1.250 lanciarazzi multipli. La difesa del cielo della battaglia era affidata a r. 100 pezzi di artiglieria controaerea. Alla tnetà di novembre, l'organizzaz ione della controffensiva era pressoché completata. Il Fronte « Sud - Ovest >> aveva schierato le sue Grandi Unità nel settore compreso fra Verhnij Mamon Kletskaja (250 km d'estensione). Dipendevano da detto Fron te: la r'' Annata Guardie (successivamente denominata 3"· Armata Guardie), la 5" Armata corazzata (con organico misto: 1" e 26" Divisione corazzata, !'VIII Corpo di cavalleria e sci Divisioni fuci lieri), la 21 " Armata (in segui to denominata 6" A rmata Guardie). Nella direttiva in data 8 novembre, emanata dal comando di Fronte, era stabilito << di sfondare la difesa del nemico, partendo dalle aree di Serafimovic e di. Kletskaja, di distruggerlo completamente nel tratto Rilmi-Kletsl(aja; in seguito, di sviluppare l'offensiva in direzione di Pierdazovski - Kalac, di battere le riserve nemiche, di tagliare le linee di comunicazione delle forze principali nemiche e di circondarle in cooperazione con il Fronte "Stalingrado" >) . Le operazioni terrestri del Fronte « Sud - Ovest )> erano appoggiate dalla 17" e 2" Armata aerea. Le forze tedesche e alleate sulla direttrice di Stalingrado erano le seguenti : 36 Divisioni di fanter ia, 5 Divisioni corazzate, 4 Divisioni motorizzate, 4 Divisioni di cavalleri a e 2 Brigate; in tutto 50 Divisioni (2 Brigate vengono, nella Relaz ione, considerate equivalenti a r Divisione). La maggior parte di queste, 26 Divisioni , erano tedesche, 18 romene, 6 italiane (69).
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i'ARTE T ERZA
(69) Tra le 36 Divisio ni d i fanteria Lcdesche e alleate cht:, seco ndo la Rela7.ionc sovietica, si opponevano all'attacco russo del 19 novemb re sull:i d irc;LLrice di Stali ng rado, non va nno co nsid erate le 6 Di visio ni iLalianc. Dern: uni rn appartenevano a11'8" Armala (10 Divis ioni) sch ierare in alt ra parte del fronLe e il cu i scuore non venne investito in quell"attacco.
Verso la metà di novembre, la difesa dd Gruppo d'Armate B >> era stata organizzata su una fascia profonda 5 - 8 k m, in genere costituita da due posizioni difensive, ciascuna delle qu al i con 3 - 4 casematte, in terra e legname, ogni km, e 1 - 2 linee di trincee collegate da camminamenti. <(
" Il nemico non Clt'era fatto però m tempo a realizzare tuttt' le misure cli. difesa prima delì'inizio della controf/e1JSiva del!' Armata Rossa, ma seppe bc11 organizzare tutta11ia il sistema di fuoco cli e, insieme agli ostacoli anticarro e antiuom o, costituì una seria barriera per l'avanzata delle truppe» (70). (70) L'organi z 7.azio ne del fuoco della difesa e ra , a t ra tt i, assa i efficiente e provocò perdite gravissime ai so,·ietici, che ava11?.avano spesso in formazioni serrate. P era ltro la e, burriera di fuoco continuo fia11cht·ggit111te l>, stabilita dalla dottrina italiana di quel tempo, non aYeva potu to essere ottenu ra a causa dell'am p iezza de i settori, di gran lunga superiore a quella prevista dalle norme d ' im piego.
Non corrisponde a verità quanto la stampa america na ed europea occidentale afferma a proposito dell'enonne superiorità numerica delle forze sovietiche. All'ini zio delle operazioni, k truppe sovietiche di tutti e tre i Fronti non avevano alcuna sostanziale superiorità. In n umero di uomini le parti contrapposte erano pressoch é uguali : r .000.500 sovietici. 1 .0 11 .500 tedeschi e alleati. 11 rapporto dei mezzi era il scguenrc : .Sn vic:Iici
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1:JT.-ILI ,\ NELLA RELAZIOKE SOV J.ETICA SU I.LA SECOKD11 GUERR,I MO'.'IDIALt
(71) Il sistema d i denom inazione degli aeromobili nell'Unione Sovietica, data l'assenza di ditte costruttrici con proprio nome, prevede l'asseg nazione del nom inativo del progettista a ogni aereo d i nuova fabbricazione. Durante il secondo conflitto mondiale era in uso anche il sistema d i sigle in base all'impiego. L'aereo U - 2, dove U sta per cc Ucehnyj » cioè « addestramento l>, segue infatti questo ultimo sistema d i denominazione ; esso venne progettato dall'ingeg nere A. S. Jakov!ev nel 1935 e fu utiliz zato per la scuola di pilotag gio.
Sulle principali direttrici operative dell'offensiva, invece, il comando sovietico realizzò una considerevole superiorità di forze, sia in uomini che in mezzi. La 21'' Armata, operante nell'ambito de l Fronte « Sud - Ovest », aveva sulla sua direttrice principale una superiorità di 3 a J, in uom ini, e di 4 a 6 in artiglierie. <( La mattina del 19 novembre una salt1a di migliaia di cannoni e mortai annunziò l'inizio dell'offensit a da parte dei' Fronti '' Sud Ovest" e "Don " )). 1
Il Fronte 1< Sud - Ovest n, comandato dal Ten. Gen. Vatutin, sfondò le difese dell'Armata romena: a sud - ovest di Serafimovic, con le forze della 5" Armata corazzata, e a Kletskaja con la 21" A nnata. Nel testo sono poi descritte nei particolari le operazioni che determinarono l'accerchiamento della 6" Armata tedesca a Stalingrado.
li comando sovietico si trovò di fronte alla necessità di eliminare le fo rze tedesche accerchiate a Stalingrado e di sviluppare l'offensiva in profondità, su Rostov , allo scopo di tagliare la ritirata alle forze nemiche. Il primo c01npito fu affidato ai Fronti <( Don )) e « Stalingrado l l, il secondo ai Fronti <<Sud-Ovest)) e << Voronez n . Il piano operativo di questi ultimi , denominato <<Saturno )) , fu approvato dal Comando Supremo il 3 dicembre 1942. Il piano « Saturno)> non poté essere tuttavia realizzato secondo il suo concetto originale, sia per la mancanza cli adeguate riserve sovietiche per lo sviluppo dell'offensiva in profondità, sia per gli strenui tentativi tedeschi diretti a sbloccare le forze assediate a Stalin grado. In definitiva fu ridotta la portata del piano (< Saturno )) , modificando la direttrice dell'offensiva: non più a sud verso Millerovo e Rostov, ma verso sud - est, allo scopo cli eliminare le forze ancora
L'ARTE TERZ,\
schierate sul medio Don (fra cui 1'8° Armata italiana) e di colpire alle spalle le forze tedesche dislocate nell'area di Tormosin. a sud ovest di Stalingrado (vds. carta n. 6). Alle prim e ore del mattino del 16 dicem bre le truppe del Fronte "Sud - Ovest" e dell'ala sinistra del Fronte " Voronez" iniziarono a porre in atto il modificato piano "Saturno ". Le forze sor•ietiche erano contrastate dal/' 8" Armata italiana, dal gruppo operativo "Ho!lidt" e dai resti della Armata ,-omena. L 'offensiva fu preceduta da un'ora e mezzo di preparazione di artiglieria alla quale prese parte un gran numero di armi, circa 5.000 tra cannoni e mortai (72). •<
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(72) Il mod ificato piano (( Saturno >l vt:nne denominato << Piccolo Saturno ». Alle prime luci del mattino del!' 11 dicembre 1942, le Divisioni italiane cc Rave nna >> e 1< Pasubiu >l , ed il g iorno segut:nte anch e la « Cosseria », costituenti la parte centrale dello schieramento dcll'8a Armata. venivano attaccate da poderose forze sovietiche. Per il c;ruppo d i t\rmace e, 13 >> aveva inizio, in tal modo, la (( seconda battaglia difensiva del Don i>. In quel g iorno entrava in azione il dispositivo della difesa italiana schierata fino dalla metà Ji agosto su l m edio Don (vds. nota 51); l'attacco delle forze sovietiche non costituiva una sorpresa, tanto per i comandi e le unità italiani, quanto per i comandi germanici. l coma ndi germanici avevano posto in evidenza al loro Comando Supremo la debolezza delle Armate italiana e romena, insufficientemente dotate di arm i controcarro e - deve essere aggiunto alme no per le unità italiane destinate alla difesa di settori troppo ampi per la loro consistenza organica e per la loro stessa preparazione addestrati va, che aveva semp re considerato schieramenri assai più de ns i su settori più ristretti. Le D ivision i ita liane si trovarono, dunque, ad operare schierate su vastissimo fronte, ripartite in caposald i neppurt: semprt: collt:gati con l' incrocio dei tiri delle loro arm i e con una profondità appena accennata. Consegue ntemente, la loro capacità d i effettuare rea z ioni di movime nto era ridottissima. Inoltre l'artiglieria non aveva la possibilità di ma novrare le traietto rie, non solamente nell'amb ito delle G ra ndi Unità complesse (Armata e Corpo d'Armata}, ma perfino nell'interno delle D ivisio ni, da ta l'am piez:La dei settori cd il limitato braccio delle g ittate. Da <Juesta premessa deri vava l'insufficienza del fu oco di sbarra mento, tanto dell'a rtiglieria, qu a nto delle armi della fanteria, azione che avrebbe dovuto forn ire.: consistentt: sostegno materia le e morale ai fa nti post i a presid io dei caposaldi, gi3 tanco largamente inten·allati. All'epoca d ello schieram ento sul Don clell'8" Armata, i comandi germa nici avevano posto come concetto fondamentale del compito assegnato alle unità italiane quello d t:lla d ifesa rigida della sponda destra (occidentalt:) del fiurrie o d elle posizion i con essa non cuincidt:nti, ma aveva no anch e previsto un dispositivo di ( ;randi Unità di seconda schiera (di fanteria e corazzate). Questo avrebbe conferito profondità a llo schieramento, gara nzia all'al imenta-
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!.' l'!'A L! A '.'/ El.LA RE I.AZIO N E SOVIETI CA SC:J.LA SECONDA C UJ::RRA MO N DI AL E
zione della resistenza, possibilità di contromanovra e, a i m inori repa rci imp iegati nei caposald i, la se nsazione <li essere sorretti da tergo, potendo con•.are su gualche cosa di consisrente a sostegno dei sacri fì ci che sarebbero stat i loro r ichiesLi . V erso la m età cli no vembre, infatti, !'811 A r mata italiana d isponeva di due Divisioni di fanteria in seconda schiera (294a germanica e :t Celere italiana), da porta re a ere, e di una Div isione corazzata germ;:i nica (la 22a). Il 19 no vembre 1942 la 5• A rmata corazzata sovietica, agli ordini del Generale P. L. R omanenko, e la 21 a A rmata, agli ord ini d el Generale I. M . C istja kov, si erano mosse rispettivame nLe dal le posiz ion i a sud - ovest d i Sera · fìmovic contro la :t Armata romena. schierata a sinistra della 6a Armata g ermanica, e da lle posiz ioni p resso K lcLskaja, contro la 4" Armata corazzata germa nica, schierata a destra della 6• Armata, oLtenendo un rapido successo tattico di sfondamento, estesosi dalle unirà romene a q uelle ge rma n ich<.: sub ito interve nu te a sostegno. A sinist ra della 21 " Armata l'azione fu a mpliata anche dalla 65• Armata sovietica, coman<lata dal Cenerate P. T. Barov. Nella none del 23 novem b re, i sovietici conyuistavano la cirr~1 di [( alac, otte ne ndo, in tal mod o. con la rescissio ne della via seguita dai rifornimenti destinati alla 6a Armata germanica opera nte a Scalingrario, u n g ra nde successo st rategico. (.)ueste vicende, verilìcatesi in prcssimità, ma al di fuori, del fronte pre~id iato d all'S• Armata ita liana, determ inaron o, però, grav i c.onscgue n:i:e per essa , non solta nto perché era r imasta scoperta sulla propria destra, ma anche per b sottra:i:ione quasi contemporanea delk G randi Unità di seconda schiera : 2 2 " D ivisione cora7,zata, 294" Divisione di fan reria e 62" D ivisio ne cli fan teria . allora schierata sul D on e dovuta sostituire con la 3• Divisione Celere italiana, ch e, oltre tutto, era in fase d i riordina ment0. L\illontana mento d i quelle tre Divisio n i ge rma nic he m etteva k un ità ita liane, cune schierate in prima linea, nella posizione <lisperata di dover resistere fìno all'esaurimento per impedire il crollo d el fro nte. Per porre rimedio alla gravissima situazione che sarebbe derivata dall'isolamemo d ella 6'' A rma ta di Staling rado. il Comando Supremo germa nico, il 21 novembre 1942, aveva dec iso la costituzione del Gruppo di Armate •< Don », formato dalla 3• Armata romena, dalla 6" e dalla 4" corazzata germaniche. li comando cm affidato al Feldma resciallo Erich va n Manste in, un a delle migliori menti militari della Germania di yuel te mpo. Il provvedimento a veva tre scopi: il coordinamento d ella lo tta di fe nsiva a nord e a sud cli Stal ing rado. l'a rresto d egli a ttacc h i del nemico e la riconquista del terre no perduto dai tedeschi do po il 19 novembre. Obiettivo pr incipa le da ragg iu ngere era la rottura dell'accerchiamento che isolava la 6' A rmata ; obiellivo secondario proteggere il Gruppo di Armare « A », costituente l'ala merid io nale ge rman ica nel rerri to rio caucasico. C irca i mezz i a d isposiz ione, il Maresciallo von Manstein aveva ai suoi ordini, oltre alle uni tà sopra indicate, logorate non soltanto dalla lunga lotta sostenuta in precedenza, ma ulteriormente fa lcidiate dai comba tt imen ti d ur issimi degli ultimi giorni, una sola Divisione ed un comando di Corpo d"Arm ara privo di unit\ La r icerca d i m ezzi per la lotta da sostenere aveva fatto pensare ad un raccorciarnenro del fron te a nord di Stalingrado. In ral modo sembra va pos-
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l':\RTE TlòRZA
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sihile ricuperare G randi Unità da impiegare a sud, ma H itler il 3 dicembre r ifiutava il proprio consenso a quella proposta. li 1·· di cem bre veniva no emanati g li ordi ni per l"o perazio ne " \Vintt:rgew itrer » (Bufera invernale), che aveva lo scopo d i avvicinare forze germaniche, da sud, alle retrovie cli quelle so,·ietichc accerchianti la 6" Armata, per costituire <liretta minacc ia contro d i esse. FrattanLo, co n l'avvicinarsi de lla stag io ne in v<.:rnale, specialme nte v<.:rso i pri mi giorni <li dicembre, i servi.!.i informa tivi ital ian i accertarono (documentandolo nei loro notiziari) la presenza sul fronte occupato clall'8" Armata cli sempre più numerose G randi Unità sovietiche. 1 rilev ament i della ricogniz io n<.: aerea e deg li osservatori terrestr i, le d ich ia ra'.lioni d i in fo rmatori e cli disertori, g li interrogatori dei prig ionieri, avevano consentito <li ricostruire con sufficiente precisione lo schieramento elci nemico e le sue final ità. L"am mass::u nento di Grandi Un ità cli fanteria e corazzate so,· ietiche su l frontt: delle cl ut: D ivisioni de l 11 Cor po d 'Arma ta ital iano no n lasciava du bbi <li sorta. Per di più, J'osserva'.lione aerea e quella terrestrt: aveva no rilevato c.: segnalato la prt:scnza di dicci passaggi cost ruiti dai sovietici sul Don, dei quali: una passerella su l fronte del Corpo cf Ar mata Alpino, una su quello della D ivisiom: ,, Pasubio » ed oLLo (dei tJuali sei passere lle e due ponti a dopp io tra n.. sito) sul fronte del II Corpo d'Armata. Reparti pontieri erano segnalati davanti alla « Cosseria » e materiali da ponte esistevano in varie altre località. Anche i rileva men ti ottici, ac ustici e aere i st:gn.alava no concordi il massim o addensamento sul fronte d cll:i •< Cosse ria )) (zona ad est di Gorohovka), al limite di settore tra q uesta e la « Rav enna )) (conrroansa cli Krasno On:chovo), su l fro nte della " Ravenn a » (ansa d i Vcrhnij Mamon). Lo schieram e nto delle un ità co ra7.zate co ncordava co n i pu nt i d i massima d ensità delle unità cli fanteria, delle artiglierie, dei passaggi sul fiume . Solo punto i11certo cm la data iniziale clell'offensi\'a, che a quel mattino delr 11 dicembre aveva cessato cli essere segreto. li d ispositivo d i arracco dei sovietici com pre ndeva 10 D ivisioni di fan teria, 13 Brigate corazzate, 4 Brigate di fanteria motorizwra r:: 2 reggimenti corazzati . ,, Nealiz::rnndo un 'audace concentrazione di for;u• sulle direttrici principali - scri ve il Col. russo V . Gurkin in un suo studio pu hhli cato nel n. 5, anno 1972, della Ri vista Storico - Militare dell"URSS (" Vocnno lsroriceskij Zumai )) ) - il comando sovietico ..eppe assicurare un" superiorittÌ decisiva sul nemico in corrispondenz a d ei tratr.i di sfo11rlt1mento ». La « superio,-i11ì decisiva >> affermata dai sovietici, secondo i dati co ntenuti nella citata Rivista Storico - Mi]itarr::, era hasata su un rapporto di for'.le a favore deg li attaccanti d i ecce7.ionalc rilievo. Alcune cifre: battaglion i di fan teria : 5,75 a 1: ba ttagl ioni ca rr i: 15 a 1; carri arma ti : 15,5r a 1; artig lierie : 6,r3 a 1; lan ciarazzi: 200 a zero . Durante le g iornate delr11, 12, 13, 14 e 15 dicembre, le fanterie sovietiche, ap poggiate eia potenti m ezzi d i fuoco, sostenute da l fre4uente intt: rvenro della loro a viazione, co ntinuarono a cozz are cont ro il sotti le schieramento d elle Divisioni italiane « Cosseria » (con il 318" reggimento granatieri germanico) e « Ravenna », attaccando anch e sul fronte della « Pasubio )), evidentemente per svolge rvi az ione diversiva . F uro no giornate di a7. ic ni prel i-
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L. ITAl.l A l\ELLA Rt:L..\ZIO:-.IE SOVIETICA Sli LLA SECO:-.IDA C:l: ERR,\ MONDIALE
minari ali'accacco decisivo dei me zzi corazzati sovietici, durnnte le <Juali le posizioni italiane furono erose metro per metro, i caposald i conquistati uno ad uno, spesso con la totale soppressione elci difensori. Il 12 dicemb re, frattanto, da parte del LVII Corpo d'Armata corazzato germanico (Gruppo di Armate <<Don))), aveva avuto inizio l'operazione « W intergewitter J>, ch e il Maresciallo von M anstein definì poi come u na e< corsa contrn la 1norte l> . L'azione incominciò ragg iungendo successi locali, ma in quello stesso g iorno i sovietici accrescevano la violenza degli attacchi intrapresi sul Tcir fino dal 3 dicembre contro le Divisioni germaniche sottratte all'8" Armata (22" corazzata, 62., e 294" di fanteria), che in concorso con i resti di quelle della 3.. Armata romena, avevano ricostituito una debole linea difensiva, riunite nel « Gruppo d'Armata Holfidt l>, A.ppare chiaro, ad eventi superati, come le scarsissime r iserve esistenti dovessero fro nteggiare troppe necessità, tutte pressanti, per poter svolgere un'azione coronata da successo. li r5 dicembre, scrisse poi il Maresciallo von Manstein, g ià si poteva prevedere che il fronte del Tcir avrebbe potuto resistere soltanto per breve tempo. Entro il mattino del r6 d icembre, il II Corpo d 'Armata italiano, contro il quale si abbatteva con maggiore violenza l'azione sovietica, aveva esaurito ogni disponibilità d'intervento ne lla lotta. A mezzogiorno i sovietici, dopo che i loro carri armaci erano già in azione in molti punti, lavoravano per rimuovere i loro campi minati e quelli italiani, i quali dopo cinque giorni cli combattimenti, non erano più sottoposti alle azioni di fuoco delle armi della fanteria italiana. Intanto i sovietici andavano costruendo sul Don ghiacciato nuo vi ponti e nuove passerelle, in nmo ormai: t re nel settore del Corpo d'Armata Alpino, uno in quello della « Pasuhio » e quindici in quello del II Corpo d'Annata. Su di essi transitò l'ondata corazzata, trattenuta per qualche ora dallo schiera mento delle artiglierie italiane, sul quale si appoggiavano i pochi fanti superstiti d elle linee più avanzate. I carri armati distrussero i pezzi di artiglieria d i tutti i calibri (ormai ridotti ad eseguire tiro a puntamento diretto) e li sommersero nel dilagare delle u n ità la nciate allo sfruttamento del successo. Alla sera del 17 dicembre, sul fronte delle due Divisioni italiane s i apriva una falla d i una trentina di km. Erano, però, occorsi ai sovietici sette g iorni cli lotta, milioni di colpi sparati, migliaia di vite umane delle due parti per conseguire quel risultato. Nelle prime ore del pomeriggio del 17 dicembre g iungevano ai comandi italiani ordini dal comando germanico per un arretramento dalla linea del Don e per la ricosritu.zione d i un nuovo fronte continuo con la Divisione Alpina « Ju!ia >, e due Divisioni tedesche (385"· e 298", comprese le forze italiane in esse incorporate provenienti da lla « Cosseria l> e dalla « Ravenna »). Ma la 298" Divisione non da va tota le esecuzione agli ordini ricevuti, non collega ndosi a sin is tra con la 385". Invece, sotto la protezione dei superstiti del 37° reggimento di fanteria « Ravenna l>, ripiegava a lquanto più ampiamente, lasciando aperte alle forze sovietiche irrompenti le valli Roguciar e Levaja. Il g iorno 18 e per parte del r9, forze italiane, poi sostituite da forze germaniche, si opponevano ancora al l'avanzata in profondità a Taly (già sede del comando
PARTE TEl\7.A
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del Il Corpo d 'Armata) ed all'est remo limite sinistro ciel settore della « Cosseria >i combatteva, per il possesso di Novo Kalit va, !'89° reggime nto d i fanteria (( Salerno ll, appoggiato dagli alp ini della « Cuneense ll. Al matti no del 19 dicembre, una puntata d i mezzi corazzati sovietici su Kantemirovka aveva ottenuto il risultato immediato di scompaginare i superstit i in via di riordinamen to e !"attività del centro logistico ed ospedaliero italiano. Però, oltre a q uesto successo, grave per 1'8" A rmata, ma relati vamente modesto nell"economia generale del fronte, i sov ietici avevano anche ottenuto la rescissione dell'arroccamento ferroviario del Gruppo di Arm ate (< B ». Sem pre in q uella giornata, il LVll Corpo cl' Armata corazzato germanico g iungeva a soli 48 chilo metri dalle linee della 6" Armata, però il pronto intervento di forze sovietiche, sottratte all'investimento d i quell'Armata, poneva gli attaccanti nella cond iz ione d i doversi di fendere a loro volta. Sul basso Tcir i sovietici conti nuavano ad attaccare, ottenendo il cedimento delle unità romene comprese nel G ruppo llollidt ed il conseguente ripiegamento d i que lle ger maniche. Sul fronte delJ'8a Annaca italiana le forze sovietiche impiegate contro il lT Corpo <l'Armata si trovavano ormai nella fase d i sfruttamento de l successo, puntando su Kantem irovka. Potevano così attenuare !"intensità della loro azione contro la cc Pasubio >l , pur estendendola frontalmente fino al lim ite di settore con la « Tor ino ll. A limentavano, invece, l'attacco intrapreso fino da l giorno precedente contro la 3• Divisione Celere. Per fronteggiare quest'azione offensiva, il comando del XXIX Cor po d ' Armata germanico fu costretto a fare ricorso ad unit:i tratte dalla contigua (< Sforzesca ll non attaccata . li 19 d icembre il comando ciel XXIX Corpo d'A rmata ordinava il rip iegamento delle Divisioni italiane da esso dipendenti (« Tori no ll, 3" Celere e i< Sforzesca lì) sulla linea del Tihaja, nel tratto Meskov - Provalskij, fronte a nord . Schieramento, questo, idoneo a coprire il fianco sinistro del Gruppo Hollidt, ma che avrebbe lasciato isolate anche sulla destra le Divisioni 298" german ica e « Pasubio », già scoperte su lla sinistra. Nello stesso giorno 19 il comando del XXIV Corpo cl' Armata corazzato ge rmanico suhentra, nella responsab ili tà del settore o perativo, a quello del II Corpo d "A rmata icaliano, con il com pito d i ricost ituire, partendo dall'ala destra del Cor po d'Armaca A lpino (Divisione ((Cuneense», non attaccata) u n fronte continuo verso sud, avendo a disposizione la Divisione « Julia )l in corso cli affluenza nel settore ed altre unità germaniche già in posto o in corso d"arrivo. Per effetto dell'azione, g ià citata, cli unita corazzate sovietiche su Kantemirovka (19 clicemhre) e per le varie vicende de i combattimenti, la "Sforzesca », aliq u ote della 3• Celere, della e( Pasubio l>, comand o del XXXV Corpo d'A rmata italiano, comando ciel XX IX Corpo d'Ar mata ge rman ico, elementi corazzati germanici (Gruppo Schuldt) e resti della 7"· D ivisione romena, costituiscono u11 blocco più a sud. Tali unità, sotto la guida del comando ciel XXIX Corpo d ' Armaca g ermanico (Gen. von Obstfelder) raggiungera nno il Donez il 30 d icembre. Da q uesLa data le unit~t ital iane d i q uel blocco no n saranno più i mpeg nate in ope raz ioni. Così, a partire dalla fine d i clicemhre 1942, e ffettueranno operazioni d i g uerra tra Don e Donez, solta nto il Corpo d 'Armata 1\lp ino (Divisioni « T ri-
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dent ina )>, cc Vicenza>>, cc Cuneense>> e e< Julia »): la Divisione « Ravenna)>, con pochi elementi cli rinforzo, sul Donez fino alla fine di gennaio; il Raggruppamento Carlon i (6° bersaglieri rinforzato) alla difesa di Pavlograd nel febbra io 1943.
Alla sera del 18 dicembre, le unità attaccanti della 1" Armata Guardie ( la precedente I'' Armata Guardie prese la denominazione di f Armata Guardie), al comando del Ten . Gen. V. f. Kuznetzov, sfondarono le di.fese nemiche. Le truppe della 3" Armata Guardie, al comando del Ten. Gen . D. D . Leljuscenko, penetrarono, dopo i primi tre giorni. di 1 5- 20 km, sfondando le difese nemiche in tutta la loro profondità. Le truppe del Fronte " Vorone.z" (Comandante Ten . Gen . F. f. Golik_ot,; membro del Soviet militare Ten . Gen . F. F. Kuznetzov; Capo di S.M. Magg . Gen. M. J. Kazakov) operarono molto bene. L a 6" Armata di questo Fronte, comandata dal Magg. Gen. F. M . Charitonot', sin dal primo giorno dell'offensfra sbaragliò le unità della 5" Dit·ùione di fanteria italiana (73) e, alla sera dd 18 dicembre, raggiunse una penetrazione di. 20 - 2 5 l:.m . (73) La res istenza deg li uomini della ,, Cosseria )), iniz iata il 12 dicembre, si protrasse assa i più a lungo cli quanto dice la Relaz ione. Fino al 15 dicembre essa si sostenne con le sue sole forze e soltanto in tale data fu rinforzata con il parziale inserimento in linea della 385" Divisione d i fanteria germanica (nen. Eibl) dal la qtiale, non appena si fosse completata, sarebbe stata sostituita. Nello stesso giorno 15, però, il v8" reggimen to germanico abbandonò le posizioni di D eresovka che g li erano state afrìcla te; ne i giorni 16 e 17 la 385a D ivisione, che frattanto era suhentrata alla « Cosseria )' , non svincolò alcu n reparto della cc Ccsseria » stessa, che avrebbe dovuto spostarsi a sostegno della non meno provata « Raven na >,. Il giorno 18 d icembre la maggior pane delle posiz ioni d ifese da lla cc Cosseria i> era stata comiuistata dalla 6" Armata sovietica, ma a Novo Kalitva, all'estrema ala sinistra d i quella Divisione, a contatto e con il sostegno della Divisione alp ina cc Cuneense » (battaglione ,e Mondovì >J) ancora comhattevano per tuna la giornata i resti del I e II battaglione dell'89" reggimento di fan teria « Salerno ». Durante quel la resistenza cadde, g u idando al con t rattacco un pugno di fanti italiani e tedeschi, il comandante cli quel regg imento, Colo nnello Paolino Maggio.
il X VII Corpo corazzato ( al comando del Magg. Gen. P. P. Po!ttbojarov ), immesso nella breccia, progredì con successo in direzione di Kantemirovka. In seguito, P. P. Polubojarot1 così rievocò il difficile itinerario che il Corpo corazzato dovette percorrere: "Steppa senza fine del
l'ART E TERZ,\
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Don. Su di essa, sollevando alte risacche di neve. scorrono t'eloci i carri. Il penetrante vento int'ernale muove la tormenta. La steppa, avvolta da foschia, palpita di bianca nebbia. La neve avvolge i mezzi, impedisce cli vedere. Grossi cumuli e buche pressoché int·isibili rendono più clijficile il morimento . Fa freddo ... " . il 19 dicembre, le unità carri del Fronte " V oronez" aggirarono Kantemirovl{a e attaccarono di sorpresa il nemico da tergo. La guarnigione nemica fu presto trat·olta. Sui binari ferroviari erano rimasti convogli carichi di munizioni e cli rifornimenti, i carri tedeschi bruciavano nelle strade. si vedettano mezzi e cannoni abbandonati, tristemente vaga11ano i muli portati qui dal 'Armata italiana (74). (74) Circa l'az ione d i Kantem irovka (grosso centro abitato e base d ell'Intendenza ita liana funzionante per il II e XXXV Corpo d'Armata), occorre precisare che in quella località non erano state previste né apprestate opere d ifensive d i alcun genere. li suo solo presid io era costitu ito dai m ilitari addetti al funzionamento dei serv izi logistici d islocati nella base. Kon esisteva alcuna forza posta a difesa della base stessa né, sulla fronte né sul tergo. Al mattino de l 19 dicembre 1942, vi si trovavano occasionalmente presenti alcu ne m igliaia cl i militari gi untiv i da l settore del II Corpo d ' Armata, essenzialmente provenienti dai servizi cli retrovia de lle Divisioni cc Raven na » e « Cosseria >; e d ello stesso Corpo d 'Arm ata. Si trovavano tutti in attesa d i m uovere per spostarsi in tre loca lità delle vicinanze, separatam ente stabilite p er le unità direttame nte dipen denti dal Corpo d'Armata e per ciascuna delle Div isioni. L'assenza di organizzazione difensiva delle un ità de i servizi costituenti il p residio d i Ka ntemirovka ed il fatto che la maggior parte d ei militari presenti vi si trovasse soltanto in trans ito fecero sì che non si svolgesse una reazione organizzata, non soltanto per la mancanza dell'armamen to cli repano, m a anche per la particolare situazio ne morale e fìsica deg li uom ini, esausti per la lu nga durata dei combattimenti della settimana precedente e per l'i nsufiìciente inquadra me nto derivato dalle forti perd ite sofferte tra g li u fficiali <li ogni grado. No n erano presenti mezzi corazzati tedesch i, né esistevano cannon i abbandonati, perché i pezzi dell'artiglieria italiana erano stati precedentemente annientati o da l tiro delle a rtig lierie sovietiche o dall'azione d'ureo delle Brigate corazzate o erano stati lasciati in posto, dopo essere stati resi inservibili , per m anca nza di carburante. L ' azione <lei mezzi corazzati sovietici fu sostenuta ccl integrata dai partig ia ni locali, ma no n impedì che nel resto della g iornata fossero sgomb rati i ferit i trasportabili degenti nel centro ospedaliero e che u na parte dei magaz zini d ' Intendenza fosse distrutta . l de positi di m u nizio n i erano stati per la maggior p arte esauriti durante i com battimenti d ifens ivi d ella settimana precedente.
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L'IT.·ILl :1 NELLA RELAZIO:>:E SOVIETICA SUI.L,1 SEC0>1D,\ GU ERRA MO NDIALE
Liberata Kantemirovl(a, i carristi proseguirono oltre interrompendo i collegamenti del nemico, eliminando i suoi centri di difesa. Le operazioni dell'ala sinistra del Fronte " TI orone.z " agevolarono in gran misura l'avanzata delle unità del Fronte " Sud - Ovest". Le unità sovietiche, sfruttando il successo, controllavano, alla sera del 21 dicembre, tutti gli ùineran: di ripiegamento del grosso dell'8" Armata italiana, che fu accerchiato e distrutto dopo 3 giorni. Più di 15.000 soldati e ufficiali nemici caddero prigionieri. I restz delle Divisioni battute ripiegarono dopo aver abbandonato mezzi e depositi di t·iveri e di muni.zioni. I soldati italiani maledivano apertamente gli hitleriani che li avevano trascinati nella guerra contro l'Unione Sot 1ietica » . La penetrazione più profonda fu raggiunta con il XXIV Corpo corazzato, appartenente alla 1° Armata Guardie, che << nel suo movimento batté le retrovie del!' 8" Armata italiana J>. Alcune pagine sono dedicate all'impresa dello stesso Corpo corazzato che giunse ad occupare temporaneamente l'aeroporto cli Tazinskaja. Nel corso de!l' offensiva sul medio Don le unità del Fronte "Sud - Ovest" e l'ala sinistra del Fronte " TI oronez" progredirono verso occidente di 2 50 - 300 f(m e liberarono circa 31.000 km 2 di territorio. Esse inflissero una sconfitta disastrosa all' 8" Armata italiana e al!'ala sinistra del Gruppo di Armate " Don ". Del!' sa Armata italiana furono distrutte cinque Divisioni di fanteria ( f Celere, 5" " Cosseria ", 2" " Sforzesca ". ~/ " Pasubio ", 52" " Torino ") e una Brigata di "Camicie Nere". Questa Armata che aveva agli inizi del!' autunno 1942 circa 2 50 .ooo soldati e ufficiali perse - fra morti, prigionieri e feriti - la metà dei suoi effettivi (75). <,
(75) 11 Fronte (( Sud - Ovest)) e l'ala sinistra del Fronte e( Voroncz » sono le Grandi Unità sovietiche, a livello Grnppi di Armate, incaricate di attaccare e distrugge re la difesa italiana. La penetrazione di tali Grandi Unità verso occidente, nell'operazione cc Piccolo Saturno», non fu cli 250 - 300 km bensì di 150 - 200 km come è detto nella citata Rivista sovietica del maggio
1972. Tra l'altro in tale articolo è anche detto che la prevista durata dell'operazione avrebbe dovuto essere di 6 giorni, nella realtà, i nvece, ne occorsero ben 15 ai sovietici per raggiungere gli obiettivi. La forza dell'8" Armata ital iana non era di 250 mila uomini, ma esattamente di 229.005. Sulle perdite subite dagli ital iani si tratterà più avanti, nella nota
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i'ARTE TERZA
Gravi perdite riportò il gruppo operativo " H ollidt" che si trovava all'ala sinistra del Gruppo Armate "Don". Furono distrutte cinque delle sue Divisioni di fanteria ed una Divisione corazzata. I capi dell'Italia fascista, agendo di concerto con Hitler, gettarono nel fuoco della guerra centinaia di migliaia di loro compatrioti. l colpevoli della disfatta dei soldati italiani, si sforzano ora di sottrarsi alle responsabilità che hanno di fronte al loro popolo. L'ex comandante delle truppe italiane sul fronte russo - tedesco, Generale Messe, nelle sue memorie pubblicate dopo la guerra, dichiara calunniosamente che i soldati e gli ufficiali italiani, che egli pretende si trovassero prigionieri dei sovietici, non ritornarono in patria (GrovANNI MESSE: « La guerra sul fronte russo, CSIR n, Roma, 1 954, pagg. 2 74 - 2 77). In relazione a ciò furono presentate al governo sovietico richieste di rilascio per quelle· decine di migliaia di soldati italiani che trovarono invece la Loro tomba nelle steppe del Don a causa di Messe e dà criminali di guerra suoi pari (76). (76) Il Maresciallo <l'Italia c;iovanni Messe era un valoroso e <legno soldato e non merita davvero un simile insulto, in quanto non ha mai fatto nulla perché gli si possa attribuire gratuitamente la qualifica di criminale cli guerra.
'·' Il governo italiano - disse N. S. Krusciov, nel maggio del 1959, in un suo discorso presso uno stabilimento tessile a Tirana ogni tanto ci invia delle note nelle quali ci chiede di rispondere in merito alla sorte dei soldati italiani che combatterono contro di noi, invasero il nostro Paese e non ritornarono in Italia. Forse non si sa cosa fu la guerra? La guerra è come il fuoco nel quale è possibile saltare, ma difficile è uscirne, ti brucia. Ecco, anche i soldati italiani furono bruciati da questa guerra" (la « Pravda ))' 27 maggio r959). Molti soldati e ufficiali italiani perirono nelle battaglie del Volga (77). (77) Sul grave problema rig ua rda nte i caduti, i dispersi e i png10nten italiani al fronte russo, appaiono opportune le seguenti precisazioni: r . Le forze icaliane presenti ed operanti al fronte russo all'inizio della seconda battaglia difensiva del Don (II dicembre 1942) a mmontavano a 229.005 uomini, di cui 7.1 30 ufficiali. D etratto da tale cifra il numero dei feriti e dei congelati rimpatriati, pari a 26.690 persone, restano 202._315 uomini. Alla conclusio ne della seconda battaglia difensiva <lei Don, nella quale 1'8" Armata italiana fu battuta insieme con altre cinque Armate alleate (tre
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L.!T ALU NELLA RELAZIO!\"E SOVIETICA SULL\ SECO:,.JDA Gt;ERR,1 1.lON DI ALE
tedesche, una romena e una ungherese) e dopo la r itirata dei supcrstiri dal D on a l Donez, sino a (;om ei, mancavano complessivamente all'appello 84.830 uomini, di cui 3.010 ufficiali, vale a dire oltre un terzo della forza totale dell'Annata. I superstiti erano dunque n7.485. 2. Il loro ritorno in Patria ebbe inizio il 23 dicembre 1942, mentre era a11cora in corso la barraglia, col ricnrro de i feriti, ed ebbe termine il 22 maggio 1943 con la partenza in treno da Gomel deg li ultimi reparti del ff Corpo d'Armata. Il r impatrio avvenne con tre serie d i tradotte, la prima delle quali trasportò .in Patria i feriti nel periodo 23 dicembre 1942 - 24 febbraio 194.3· La seconda serie di tradotte t rasportò in Italia da ll'8 al 30 marzo 1943 i resti del XXXV Corpo e del Corpo d'Annata A lpino. Con l'ultima ser ie di tradotte rientrò da l 22 aprile a l 22 maggio 1943 il Il Corpo d'Armata. Tale (;rande Unità rientrò per ultima in quanto, secondo le disposizioni successivamente abrogate, avrebbe dovuto riord inarsi per essere nuovamente impiega ta in operazioni. Una parte dei soldati fece anche ritorno in Patria negli stessi periodi, con i consueti trasporti settimanali già in atto operazioni durante. Ultimato in maggio il rimpatrio dei reparti operanti, dei Comandi di Stazione e di T appa, rcsrava ancora in Polonia la guarnigione ita liana di Leopoli composta da: - un Comando Retro vie, con un proprio Comando di Tappa, che rientrava in Italia nel mese di giugno 1943; - un U fficio Trasporti italiano di collegamento, con un dipendente Comando Militare di Stazione, che veniva sciolto il 22 agosto 1943 ed il personale trasferito a Vienna, assegnato alla Direzione Trasponi Est, in corso di costituzione per regolare i movimenti d i truppe dislocate in Jugoslavia e in ( ;recia. 3. Degli 84.830 uomini mancanti a ll'appello, l'URSS ha restituito all'Italia 10.030 prigionieri, secondo quanto è detto in un opuscolo pubblicato nel i958 dall' (< Ufficio del Delegato Italiano presso la Commissione Speciale dd/'ONU per i prigionieri di guerrn » . Le perdite italiane al fronte russo ammontano dunque a 74.800 uomini, tra caduti, dispersi, prigionieri. Nessuno ha potuto stabilire con assoluta certezza e in forma ufficiale il numero dei morti, quello dei dispersi e quello dei grigionieri, né da parte ita liana né da parte sovietica. I diari storici, le relazioni e i rapport i dei comandi di Corpo d'Armata, di Divisione e di regg imento non ne fanno cenno in maniera esplicita. Qualche not izia sulle perdite, peraltro non dettagliata e priva cli cifre, è fornita dalle relazioni elci comandi di Grandi Uni tà, compilate r ipiegamento durante o subito dopo. Se ne r iportano alcu ne tra le più signi 6cari ve.
Generale Italo Cariboldi. Comandante del/'8'' Armata ( ARM!R): << Durante le operazioni svolte nel ciclo operativo J I dicembre - 26 marzo, l'Armata ha subito grav i perdite d i personale, di quadrupedi, anni e mater iali d i ogni genere, specie per le unit?1 che risultarono soggette all'accerchiamento delle masse nemiche.
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l'Af\'J'E TERZA
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Cause determinanti : - la resisren7.a in posto, che impose il sacrificio talvolrn totale di capisaldi, cli reparti, <li intere unità; - la violen7.a e la durata della battaglia, nonch<: la prevalenza delle forze nemiche; - le dure condiz ioni climatiche; - la mancanza di carburante che determinò l'abbandono di gran parte delle artiglierie (tutte motorizzate), degli automezzi e dei material i d elle Grand i U nità ».
Generale Giovanni Zanghieri, Coma11da11te del li Corpo d 'Armata (Divisioni (< Cosseria» e « Ravenna J>J: cc L"ordine <li "resis1 e11 za ad oltranza in poslo ", dalO dai tedesch i e confermaco dal Comando d'Armata, fu eseguito sino in fondo, tanto che da l 70 all'8o per cento delle truppe di fanteria di prima linea è stato perduto. Il rimane nte 20 - ~o per cento r ipiegava solo dopo l'avven uta irr.u7. ionc dei carri armati in massa, dietro ordine de i comandi di Divisione >>. Generale Gabriele ;\lasci, Comandante del Corpo d' Armata Alpino (Divisioni <<Cuneense >>, (< /uliu » . e, Tride11ti11u » e u Vicenza»): << Nulla di preciso, ad eccezione delle noti zie frammentarie datemi da soldati e ufficiali, che han no potuto singolarmente ripiegare, è possibile <lire d elle Divisioni "Julia ", " C uneense " e "Vicenza ": t utti parlano di duri combattimenti specie con carri armati; per aver ceùuto debbono essere state sopraffatte ed il loro tradizionale mag nifico valore no n deve 1:ssere stato suffic iente per superare gli ostacoli che natu ra cd a vve rsario frap posero al loro nemico». Generale Roberto Lerici, Comc111da11te della Divisione « Torino >1 : cc Fatto l' appello e il controllo <ldla Di visio ne " Torino" r isultò che deg li undicimila uomini ch e la componevano quanùo era schierata sul D on solo milleduecento erano superstiti. Il Comandante della Divisione e il comandante della fanteria divisiona le: congelati. Dei comandanti di regg imento, <lei battaglioni e <lei g ruppi non un o presente: ~!.!tti morti, fe riti, forse qualcuno disperso. D egli ufficiali medici <lei corpi o ospedaletti (circa 6o) due soli presenti, di cui uno congelato. Degli u ffic iali del comando di Divisione e q uartier generale sette i presen ti, prcssoch1: incolumi, su una q uarantina l he erano partiti dal D on. E così via in proporzione per tutti i rimanenti. Fatta questa constata7.ione appare chiaro che la Divisione "Torino" ha fauo il suo dovere battendosi fi no all' u ltimo e t rag icamente immolandosi per proteggere dalla straripa nte marca gli altri italiani e tedeschi dell '8 11 Armata. La Divisione "Torino" è caduta, ma ~ caduta con onore » . L·opinione d ei comandanti de lle Grandi UniLà italiane, ma nifesta ta subito dopo la conclusione degli avvenimenti, è dunque concorde nel segnalare l'elevatissimo numero di caduti tra i reparti posti ai loro ord ini. Ad un trentennio d i dis tanza q uel g iudiz io viene confermato da uno studioso della parte allora avversa. Nello studi o d el Col. V. Gurkin « Sconfitta delle forze tedesco - fasciste sul medio Don - Operazione " Piccolo Saturn o " >l, apparso sulla « Rivista Storico - Militare sovietica » del mese d i maggio r972 è detto :
11. -
Russia
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L•IT/\LIJ\ NE I.LI .REI.AZIONE SOVll,TICA Sl:LLA SECO>IDA GUERRA MONlllALE
« Nel corso dell'offensiva lanciata dal Fronte "Sud - Ovest " e dalla sinistra del Fronte " Voronez ", nd dicembre 1942, le difese hitleriane furono infrante su una fro nte di 340 Jun infliggendo gravi p(~rdite al nemico. Furono sbaragliate le forze principali dell' A rmat(t italiana, del Gruppo operativo Hollidt e della 3"' Armata romena. 3 Divisioni e 3 Rrigat('. italiane furo no completamente distrutte)>.
4. I 74.800 uomini d ell'8• Armata di cui non si conosce la sorte, possono dunque essere ripartiti come segue: a) caduti in combattimento sulla linea ciel Don dall'u al 16 dicembre durante g li attacchi prel iminari delle unità sovietiche sul nostro fronte e dal 16 dicembre al 20 gennaio durante lo sfondamento operato dalle Armate russe sul fronte stesso; b) caduti in combattimento durante il ripiegamento per rompere g li accerchiamenti nemici e nella difesa del Donez; e) morti cli stenti e di fatiche durante il ripiegamento; d) prigionieri e dispersi; e) mo rti in. prigionia. L ' Ufficio del delegaco italiano presso la Commissione Speciale dell'ONU per i prigionieri di g uerra, nel citato opuscolo dal titolo cc N ote e documenti riguardanti i militari italiani prigionieri e dispersi i11 Nussia )), pubblicato nel 1958, formulò, tra l'altro, le seguenti considerazioni: e< Che in Ru_c,,ia non vi sirt110 più prigionieri italiani, considerati tedi nel vero termine della parola, può essere esatto, però non si può tassativamente escludae che non vi siano più italiani, già prigionieri di guerra. Sarà bene ricordare a tale proposito come: 1. Nel 1946 il governo de/L'URSS dichiarò che il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani era ultimato.
2. Successivam.c·nte segnalò di trattenae un numero non precisato di italiani detenuti per presunti crimini di guerra.
5. Dal 1947 al 1951 rimpatriarono 26 prigionieri italiani, per alcuni dei quali non si aveva nessuna notizia di esistenza in vita. 4. IL governo sovietico trasmise poi un elenco di 34 prigio11iai italiani, trattenuti in attesa del procedimento giudiziario a loro carico per presunte atrocità co1nmesse ai danni della popolaz ione civile russa durante la guerra. 5. Nel 1954 il predetto gruppo di presunti crim'inali di guerra veniva rimpatriato e per la seconda volta il governo dichiarava di non detenere più alcun prigioniero italiano. 6. Dal 1954 al 1957 rimpatriarono ancora 4 prigionieri, considerati dispersi e per i quali le famiglie be11eficiavano gir.ì della pensione di guerra, e 4 civili italiani >>. Sulla hase delle ripetute successive dichiarazioni del Governo dell' URSS di non avere più prigionieri italiani nelle sue mani e dopo più di trentacinque anni da quegli avvenimenti, non appare infondato ritenere che i 74.800 uomini dell'8" Annata non r ientrati in Patria siano tutti deceduti nelle circostanze che si sono elette.
PARTE TER2.A
Non tutti quelli poi che in qualche modo riuscirono a salvarsi ritornarono a casa. Essi trovarono la loro morte per mano dei carnefici hitleriani. Ciò accadde a L eopoli uell'estate del 1943, quando il regime di M ussolini subì il crollo com pleto. Ai soldati italiani, molti dei quali giunsero colà dalla regione di Stalingrado, dopo essere stati feriti, fu immediatamente ordinato di giurare fedeltà ad Hitler. Coloro che si rifiutarono di farlo furono fucilati e, per cancellare le tracce del delitto, i loro cadaveri furono arsi (I' « Unità», 29 marzo 1961). In questo modo i fascisti tedeschi "ringraziarono i loro alleati in guerra » (78). II
(78) Si è già detto nella nota precedente come nell'estate 1943 non esistesse più sul la linea ciel fro nte russo - tedesco né ad occidente di Lale fron te, cioè in territorio russo occu paro da i tedeschi, né in Polonia, alcun soldato italiano dell'8• Armata o di altre unirà. Nella stessa nota si è del par i di musrr:no come tutti i mancanti all'appello all'atto de lla partenza d c.: i superstiti per l'Italia da lla zona di (;omei, fossero <la considerare : o caduti in combattimento durante la 2" battaglia difensi,·a del Don, o caduti in combattimento durante il ripiegamento per rompere gli accerchiamenti nemici, o nella difesa del Donez, o morti <li stenci e <l i fatiche d urante il ripiegam\.:nto stesso, o prigio nieri d ei russi o dispersi in terra russa. Ogni altra versione non trova r iscontro con la realt:l <lei fatti . Circa i presunti eccidi che sarebbero stati operati dai tedeschi a danno dei militari dell'8n Armata italiana, è da ricordare che nel 1962 venne pubblicato a Varsavia il li bro « Arn1ira nie rvr6ci do !tu/ii » (edito in Italia sotto il titolo u Le tombe dell'ARM!R )) ), nel quale si sostenc.:va la tesi che centomila soldati e ufliciaJi dcll'8" Armata icaliana non sarebbero mai tornaci in Italia non già perché caduti o perché fatti prigionieri al fronte russo, ma perché trucidati dai tedeschi. P er rendere cred ibile u na così sensaz ionale r ivda:t,Ìone, l'auto re ha allegaro al libro un elenco con r.353 nomi di mili tari appartenenti, a suo <lire, alJ'8• Armata italiana e uccisi dai tedeschi in Polonia ove sarebbero stati sepolti. Premesso che in Polonia non ha nno mai stazionato reparti dcli' A RMIR, tranne un Comando Ta ppa a Leopoli con poch i uom in i, sta di fatto che tale elenco non r iguarda 1'8" Armata per la quasi totalità <lei nomi. Esso, infatti, altro non è che ia copia fedele, nello stesso ordine alfabetico, <lei registro del cimitero militare italiano di Bielanj, sobborgo di Varsavia. In tale cimitero, ove erano già state sepolte le salme d i 898 militari italiani morti in prig ionia durante la prima g uerra mo nd ia le, il Commissario Ge nerale per le onoranze ai caduti in guerra <lei Ministero della Diksa ha inumato, tra il 1957 e il 1959, 1.393 salme di soldati italiani traslate, dopo pazienti e pierose ricerche, da 239 cimiteri sparsi in tutta la Polonia. Si tratta di uomini, milì tari e civili, internaci dai tedeschi ne i campi d i concenrramento polacchi dopo 1'8 settembre 1943, provenienti da ll'Italia e dalla Balcania, decedu t i in campi di prigionia tra il 1944 e il 1945, e di pochissimi militari del CSIR e dell'8"· Armata deced uti negli ospedali per malattie o fer ite riportate in combattimento.
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!.'ITALIA NEI.I.A RELAZIONE SOVIET ICA S Ul.tJ\ SECONDA GUERRA MOKl)(/\LE
Tra i morti elencati nel libro, vi sono anche i nomi di 97 operai civili e persino d i 5 donne che certamente non potevano aver appartenuto all'8" Armata italiana: ciò conferma l'infondatezza delle testimonianze prodotte dal1'autore a sostegno della sua improponibile tesi. Che il comportamento dei tedeschi verso g li italian i dell'8" Armata non sia stato sempre corretto, specie durante la seconda battaglia d ifensiva del Don e la successiva ritirata, è fatto che ormai tutti conoscono; che i nazisti si siano macchiati di orrendi crimin i nei loro campi di prigionia e di sterminio è cosa del pari tristemente nota, ma non si possono attribuire ai tedeschi eccidi che non hanno commesso e che nemmeno avrebbero materialmente potuto commettere, come questo che viene loro attribuito dall'autore del libro « Armira
nie wn5ci do ltalii » . Jn sintesi non esiste alcun rapporto tra le vicende dell '8" Armata italiana al fronte russo, conclusasi con il ritorno in Patria dei superstiti entro il maggio 1943, e i crimini commessi dai tedeschi in Polonia contro i m ilitari italiani deportati nei campi di prigion ia germanici dopo gli eventi in Italia <lell'8 settembre 1943. Nelle pagine 166 e 167: c1) copia delle pagine 199 e 200 <lei libro « Armira nie wr6ci do ltalii >> <li Jacek Wilczur (elenco dei militari dell 'ARMIR che secondo l'autore sarebbero stati trucidati dai tedeschi); h) copia della prima pagina del Registro ciel C imitero Militare Italiano cli Bielanj (Varsavia) ove sono sepolti m ilitari italiani deceduti durante l' internamento dopo g li eventi <lell'8 settembre 1943 o per ferite o per malattia, operazioni durante.
Nel trattare delle incidenze politico - militari della battaglia su.I Volga la Relazione sovietica afferma, a proposito dell'Italia (pag_ 72 e seg.): « A causa degli eventi sul Volga, il dittatore fascista dell'Italia, Mussolini, si piegò alla necessità di concludere una pace separata. Tuttavia, a differenza degli altri alìeati della Germania, Mussolini voleva convincere Hitler cli concludere la pace non con le Potenze occidentali, ma prima di tutto con l'Unione Sovietica. Come rileva nelle sue memorie l'ex interprete personale di H_itler, Schmùlt, nell'aprile - durante l'incontro con Hitler - Mussolini disse clie "non è possibile vincere la Russia ... perciò è meglio concludere una pace di compromesso ad oriente per avere le mani Libere contro l' occidente" (PAUL ScttMIDT: (( Statist auf der diplomatischen Bi.ihne 1923 - 45.
Erlcbnisse des Chcfdolmetschers im Auswartigen Amt mit den Staatsmiinnern Europas ))' Bonn, 1958, pag. 552). Tuttavia Hitler, comprendendo quale importanza avesse il fronte russo - tedesco per le sorti di tutta la guerra, rispondeva invariabilmente che " non vi può essere pace con Mosca; la soluzione deve e·ssere raggiunta sul campo di battaglia" (Emm v. R1 NTELEN: (<"Mussolini als Bunde-
PARTE T ERZA
sgcnosse ". Erinnerungcn des deutschcn Militarattachés in Rom 1q36- r943 », Ti.ibingcn und Stu ttgart, 1951, pag. 192). Il ministro fascista italiano Bottai, intimo di Mussolini. ossert Ò nel suo diario che "l'idea di Mussolini circa la pace con i russi incontrò una decisa resistenza da parte di H itler. Si creò un'atmosfera di reciproca rfùlucia .. . " (G. BoTTAI: « Vent'anni e un giorno», Milano, 1949, pag. 241). Si capisce clic le proposte di M ussolini erano dettate segretamente dal desiderio di difendere gli interessi degli ambienti imperialistici italiani. ln conseguen za della sconfitta dell'Esercito tedesco - fascista si determinò, oltre ad u11 rapido decadimento de/l'influenza della Germania sui suoi alleati, un'acutiz.zazione dei contrasti esistenti all'intern o dell'al fecmza. Ebbe inizio il pellegrinaggio dei V(I.Ssalli al quartier generale di H itler. All'inizio di aprile, Mussolin i giunse a Salisburgo e dopo qualche giorno arrit·Ò Antonescu. il 16 aprile seguì la tùita dd reggente d'Un gheria H orty, mentre alfa fine di aprile ~iunsero il cecoslo{lacco T iso ed il got ernatore hitleriano in Croazia, I'avelic. Tem a capitale dei colloqui furono le questioni concernenti il fronte russo - tedesco. mentre nello stesso tempo le trattative 11011 di rado si accompagnarono a reciproci rimproveri ed accuse (PAuJ. Sc:rrl\m>T : <, Statist auf der diplomatischen Bi.ihnc » . Bonn , 1958, pagg. 5c:;2 - 553). " Queste co11 ferenze e visite - osserva Gorlitz - avrebbero do vuto soprattutto aiutare a superare la pesante crisi di sfiducia nell'ambito della sfera d'influenza germanica, crisi che fu provocata dalla catastrofe di Stalingrado " (W . GoRLITZ: " Dcr Zweite W eltkricg, 1939 - 1945 l>, Bd. Il Stuttgart, 1<J52, pag. r94). Si acuirono soprattutto i dissensi fra Germania ed Italia. N ella ricerca delle cause della sconfitta delle truppe italiane, si intensificarono le accuse reciproche. · Mussolini si lamentava continuam ente cli.e il com.anelo tedesco sul fronte orientale " mettesse negli impicci" i suoi alleati italiani poco sostenendoli con truppe e mezzi (79). 1
1
(79) L 'afferm azione concenuta nella Rdaz.ionc t rova fondamento nella realrn <lei fatti ed è da riferire non tanto al mancato sostegno delle unità italiane al fronte russo, med iante assegnazione <li unità <li rinforzo ger mani che, q uanto nell'aver attribuito a lle Grand i Uni r~ ital iane comp iti sproporzionati alla loro consistenza organica. Alle Division i italiane veni va no assegnati settori d ifensivi cl i ampiezza pari a quell i stabiliti per le Divisioni tedesche, coslitllite su tre reggimenti di fa nteria (anz iché su du e) e che clispo-
16 6 L 'ITALI A KF.LI,,\ RELAZfO:--IE SOVIETI CA St:LL,1 SECONDA GlJERR,I MONDI ALE - -- - - - - - - ----- - - ---- - - - - - -- -- - - - - - - - - - - - -
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Copia delle pagine 199 e 2 0 0 del libro L' ARMIR non tornerà in Italia ,> di Jacek W ilczur
/aak W ilczur Armira nic wr6ci do ltalii
(L' ARMIR non tornerà in Italia) WYKAZ !MlENNY ZOLNIERZY WLOSK lCH , KT ORZY ZOST ALI ZGLADZE'.'JI l'Ri'. FZ IJITLEROWC(JW W OK RESIE II WOJNY SW! AT OWEJ '-/A ZlEMIACI-I POLSK ICH '
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PARTE TERZA
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L'ITAU1\ NELLA R El..AZl()NE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERR.~ MONDIALE
nevano proporzionalmente di artiglieria e di altri reparti speciali in quantità superiore alle Divisioni italiane. Queste, poi, non comprendevano, allora, alcun reparto corazzato nel loro organico. I comandi germanici non diedero né ai Corpi d'Armata italiani né all'Armata sostegno di un ità corazzate efficienti. Se qualche assegnazione fu fatta, essa fu occasionale, no n duratura e subito revocata per fronteggiare altre necessità (22" Divisione corazzata) o riguardò unità logore, delle quali esisteva poco più che il nome (27• Divisione corazzata).
Nel telegramma inviato al!' Addetto Militare italiano a Berlino, perché il suo contenuto fosse riferito al Capo di Stato Maggiore tedesco del Comando Supremo delle Forze Armate Feldmaresciallo Keitel, egli scrisse: "Riferitegli che se la paro!a cameratismo ha ancora qualche signifcato, allora noi abbiamo ragione di contare su un minimo di aiuto " » (DrKo A LFIERI : « Deux dictateurs face à face . Rome - Berlin 1939- 1943 >>, Genèvc - Paris, 1948, pag. 289). In campo militare, l'avanzata dei Fronti e< Sud - Ovest>> e Sud >> determinò una seria minaccia per il Gruppo d 'Armate <( A » dislocato nel Caucaso settentrionale. Le operazioni per la rioccupazione ciel Caucaso da parte dei sovietici furono condotte dai Fronti ;(Sud >> e (< Transcaucasico n. Quasi contemporaneamente i sovietici lanciarono un'offensiva nella regione dell'alto Don (vds. carta n. 7). Tale offensiva comprendeva due operazioni : Ostrogozsk - Rossosc e Voronez - Kastornoe. La prima, fu affidata al Fronte '( Voronez >i , la seconda al Fronte e< Brjansk >> . «
Contro di essi era schù·rata la maggior parte delle forze appartenenti al Gruppo d'Armate "B ", in tutto circa 30 Divisioni. Operativamente le forze nemiche erano divise in due aliquote autonome: di quella T! oronez - Kastornoe faceva parte la 2 " Armata tedesca e dell'altra, Ostrogozsl( - Rossosc, la 2" Armata ungherese e l'8" Armata italiana (nel gennaio 1943 l'B" Armata italiana comprendeva l' VIII Corpo Alpino italiano e il XXI V Corpo corazzato tedesco) (80). <•
(80) La dizione « VIII Corpo Alpino italia1Jo >) è inesatta. L' Italia ebbe un un ico « Corpo d' Arma ta Alpino >J , al quale non fu mai assegnato un ord inativo numerico. A sud del Corpo d 'Armata Alpi no era schierato, a partire dal 19 dicembre 1942, il XXlV Corpo d'Armata coraz.:ato germanico subentrato nei compiti fino allora assegna ti al Il Corpo d'Armata italiano.
l>ARTE TERZ.'\
--- - ----- ------- - - - - - -- - - ·- --- Alla data del 22 dicembre 1942 il XXIV Corpo tedesco comprendeva: la Divisione alpina « Julia » e parte della Di,·isione << Cosseria »; parte della 385"' e della 387" Divisione d i fanteria tedesca; parte della 27" Divisione corazzara, il Gruppo Fegclcin e parte della 21::;" Divisione di sicurezza.
La quasi totalità di queste forze era schierata in primo scaglio11e ed era uniformemente distribuita lungo tutta la fron te. Indietro era disposto il Corpo "Cramer ". Ufficialmente esso era alle dipendenze della 2 • Armata ungherese, ma di fatto prendeva ordini dal Com.andante del Gruppo d'Armate "B" Feldma1'esciallo vo11 Weichs. L'aviazione nemica, in quest'area del fronte , assommava a circa 300 aerei e disponei•a di una fitta rete di aeroporti. Le truppe nemiche. durante quasi mezzo anno, at,et·ano organizzato solide difese nell'alto Don. Grandi apprestamenti difensivi erano stati realizzati in special modo alla fine di dicembre, dop o la disfatta de1le truppe tedesco - fasciste sul medio Don e ne11a regione di Kotelnikor•skii. A metù gennaio, le difese nemic/1e contrapposte al Fronte " Voronez " erano costituite da due fasce. La principale, profonda 6 - 8 km. compre11der1a una serie di capisaldi uniti da trincee e da camminamenti. Il nemico sfruttò, per le fortificazioni, tutte le alture e i centri abitati. Le difese del nemico ebbero maggiore consistenza sulla rit·a destra del Don laddoi·e si trouavano delle teste di ponte occupate dall'Armata Rossa. Ogni fascia di difesa fu dotata di un gran numero di centri di fuoco. Tutti i pezzi di aràglieria, sino a 7 5 mm di calibro, erano solidamente installati in casematte di terra e legname. La seconda fascia di cli/t·sa si trovava a 1 2 - 2 0 km dal margine anteriore. Comisteva di capisaldi, sistemati su alture dominanti. e di una - due trincee intervaflate (81). (81) Robusti apprestamenti difensivi campali erano stati realizzati sul fronte originario del Corpo d'Armata Alpino (tra la 2 " Armata ungherese cd il fiume T ciornaja Kal itva), ma i lavori esistevano già dalla metà dell'autunno r942, in epoca assa i anteriore all'operazione (( Piccolo Saturno » . La loro esecuzione era stata agevolata da lla morfologia e da lla natura gessosa del terreno adiacente al Don. !\"cl settore ciel XXl V Corpo d 'Ar mata corazzato ge rmanico esistc\'ano soltanto modestissime opere campa li , approntate, tra uno scontro e l'altro e in terreno gelato, dalle Divisioni « Julia », 385'' e 387'' germaniche. La seconda posizione (dalla Relazione sovietica detta « seconda fascia di difesa» ) era stata abbouara dagli alpini, ma non esistevano unit:t per
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- - - presidiarla, neppure embrionalmente. Battute le Grandi Unità di prima schiera, d ifficilmente esse avrebbero potuto fermarsi a difendere la seconda pos izione. Nel settore che era stato occupato dal II Corpo d'Armata italiano, i lavori per la seconda posizione erano appena accennati e si trovavano su terreno già caduto in mano dei sovietici fìno dalla metà cli d icembre.
Il Comando Supremo tedesco esigeva che il Feldmaresciallo von W eichs tenesse a tutti i costi l'alto Don. In armonia con tale direttiva, le truppe tedesche, ungheresi e italiane ricevettero ordini drastici. Il Capo di Stato Maggiore dell'Armata ungherese Col. Gen. Szombathelyi scriveva in un suo ordine, della fine di dicembre, diretto alla 2" Armata ungherese: "Il nostro Comando Supremo ordina di tenere le posizioni e i capisaldi a qualsiasi prezzo. Non si deve ripiegare . .. l reparti devono essere istruiti nello spirito della difesa ad oltranza delle loro po.rizioni ". Altrimenti, egli minacciava, '·' col ripiegamento nel!'enonne estensione della pianura russa, i reparti saranno soggetti al rischio della completa distruzione"» (<<Magyar hadsereg megsemmisi.ilése a Donnàl ))' Budapest, 1958, pag. r21) (82). (82) Gli ord ini di difesa ad oltra nza erano stati emanati dal Comando Supremo tedesco molto tempo prima dell'inizio dell'offensiva invernale sovietica. Essi risalivano all'epoca nella quale era stato assunto Io schieramento sul Don e ne era stata organizzata la difesa. Quegli ordini avevano valore per tutta l'estensione del fronte difeso dai tedeschi e dai loro alleati. Per quanto riguarda in particolare il fronte del Don, elemento fondamentale era la resistenza in posto delle unità schierate sulla sponda destra del fiume. Esse avrebbero dovuto proiettare tu tte le loro armi i n linea, perfino a scapito della reazione di movimento. T utto ciò allo scopo <li dare tempo alle retrostanti Grandi Unità corazzate e d i fanteria di accorrere per condurre il cosiddetto « contrattacco liberatore ». Lo svolgimento dei fatti dimostrò, invece, come le c;randi Unità di prima schiera, alle quali era stata affidata la difesa cli troppo ampi settori in rapporto alle loro risorse organiche, fìnissero logorate e distrutte dalla preponderanza delle forze sovietiche concentrate contro di esse. L'arrivo delle Grandi U nità di sostegno mancò nella maggior parte dei casi o fu insufficiente e tardivo, tanto da presentarsi come impiego a spizzico delle forze della difesa.
Verso il 20 dicembre, quando si stavano sviluppando con successo le operazioni sovietiche sul medio Don e sulla direttrice di Kotelnikovskij , il Fronte << Voronez i> ricevette l'ordine dal Comando Supremo di predisporsi ad una offensiva diretta ad accerchiare e distruggere le truppe nemiche nella regione di Ostrogozsk e di Rossosc. Un altro scopo di detta offensiva era cli impossessarsi
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della linea ferroviaria Liski - Kantemirovka. Obietlivo finale dell'offensiva era la conquista della linea Repievka - Budiennoe - Valuijki - Pokrovskoe (50 km a sud di Valuijki). La 40" Armata, coman<lata dal Magg. Gen. K. S. Moscalenko, doveva puntare su Alekseievka, parten<lo dall 'area di Storozevoe; la 3" Armata, al comando del Ten. Gen. P. S. Rybalko, ancora su Al~kseievka, partendo dall a regione a nord - ovest di Kantemirovka, e su Karpenkovo. 11 XVIII Corpo fuci lieri autonomo, comandato dal Magg. Gen. P. M. Zikov, dalla zona di Sctiucie su Karpenkovo. Nello stesso tempo, le uni tà dell a 40" Armata e il VII Corpo di cavalleria, al comando del Magg. Gen. S. V. Sokolov, rinforzato da una Brigata corazzata, avevano il compito di realizzare un ampio aggiramento da11 'esterno. In concorso con il Fronte << Voronez », operava la 6" Arm ata, ala destra del Fronte << Sud - Oves t >i con il compito di muovere sulla direttrice Kantemirovka - Pokrovskoe. In definitiva, l'azione di sfondamento pri ncipale fu diretta al centro del Gruppo Armate ,e B i> , in corrispondenza della 2" Armata ungherese. Le unità dell'ala sinistra del Fronte Voronez » e dell a 6" Armata del Fronte << Sud - Ovest » dovevano nello stesso tempo completare la eliminazione del\'8" Armata italian a, che era iniziata in dicembre sul medio Don. <(
La preparazione del l'offensiva durò tre settimane. Circa la metà dei reparti compì dai roo ai r50 km di marcia nella neve e di notte per mantenere il segreto dell'operazione. ,, In corrispondenza delle direttrici principali d'attacco delle unità sot•ietiche fu schierato im gran numero di artiglierie per l'im piego nel tiro a pttntamen!o diretto . Il comando del Fronte deose di spostare in prima linea i pezzi da 12 2 e 1 52 mm per distruggere con puntamento diretto le solide fortificazioni difensil'e create dal nemico durante la lunga difesa. Fu adottato un nuo1•0 criterio d 'impiego per queste artiglierie. Nel tratto della 40" Armata furono schierati in ai anti sino a 2 50 pezzi. cioè quasi un q Hinto di tutta l'ai-tiglieria assegnata per l'azione di sfondam ento. T utta la preparazione dell'offensiva fu condotta nella masmna segretezza, ricorrendo a dil'ersc forme di mascheramento e di in1
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ganno . Quanto in segreto fosse stata preparata l'offensiva è dimostrato dal fatto che il nemico non sospettò fino a!!' ultimo la possibilità di vaste operazioni offensive da parte del Fronte " Voronez " . Il Comandante della ]" Divisione italiana alpina, Gen. di Brigata Ricagno, ammise più tardi: "Sulla situazione delle truppe soviettche, sugli organici. suL tipo della loro difesa, noi eravamo molto male informati, più esattamente, nulla sapevamo. Non prevedevamo che i russi stessero preparando l'offensiva e quindi non avernmo attribuita speciale atten.'.?:ione a questi importanti problemi" (Archivio del M inistero della Di fesa dell'URSS, F. 203, op. 3T3199, d. 1, l. 14) (83). (83) 1l Comando 8" Armata aveva tempestivamente sensìhilizzato il Comando superiore sulla particolare impcrtanza e delicatezza del settore presidiato dal XXIV C.A. corau ato tedesco (cli cui faceva parte, dal 18 dicembre, anche la Divisione ,, Julia », comandata dal Ge n. Ricagno). In effetti, tale valutazione, non condivisa dal Comando (;ruppo d 'Armate « B >J, risultò poi esatta poiché sul fronte tenuto da l Corpo d'A rmata Alpino (« T ridentina », « V icenza )> e «Cuneense)>) era schierata una sola Divisione sov ietica ad organici ridotti, la 2ìo'', men tre il fro nte del XXIV C.A. corazzato tedesco ven11e investito dalla 3" Ar mata corazzata sovietica e dalla 6" Armata del Fronte e< Sud - Ovest n (vcls. anche la nota n. 89).
Ciò fu conferniato, nel suo rapporto, anche dalL' ufficiale de!la sezione informativa della 2 "' Armata ungherese Magg. Moriz )) (Hadtorténelmi Intézet Levéltara. IL vi laghaborus fond . 2 . hads . I.b. oszt. 6. fase.). I Generali tedeschi - secondo la Relazione - erano convin ti che le riserve dell'Arn1ata Rossa fossero state esaurite durante l'offensiva sul Volga e nel Caucaso settentrionale. L'entità delle forze sovietiche predisposte per l'offensiva era inferiore a q uella delle forze tedesche e alleate. Queste ammontavano a 22 Divisioni (7 tedesche, TO ungheresi e 5 italiane), pari a 270.000 uomini, con 2.600 can noni e mortai e con piò di 300 carri (84). (84) Le cin<1ue Divisioni ita liane delle qua li è fatto cenno erano, da nord a sud, in prima sch iera , le D iv isioni: « Tridentina », e, Vicenza», « Cuneense )>, ,e Ju lia )) : in seconda schiera: la ,e Cosseria >J . Alla data del 5 gen 11aio 1943, l'efficienza combattiva della « Cosseria )> era pressoché nulla, trattandosi di una Grande Un ità fortemente logorata dalla resistenza opposta sul Don da l 12 al 17 d icembre. Essa aveva allora perduto la maggior parte del suo armamento pesante ed u na sua for te aliquota era finita a Voroscilovgracl, separata dal grosso a causa dell 'andamento delle ope-
PARTE 1'ERZ \
raz ioni. La cc Julia >> era g ià stara fortemente impeg nata, da l , 9 dictmbre i n poi, nel settore del XXIV Corpo d 'Armata corazzato germanico e si trovava ormai con effettivi ridottissimi. La « Cuneense », schierata al limite <li settore t ra il Cor po d ' A r mata Al pino ed il X X IV corazzato tedesco, a veva g ià subìto perdite in numerosi e aspr i combattiment i. L a « Vicenza » non possedeva ar tigl ieria prop r ia. Occorre aggiungere a proposito della •< Cosseria ,,, che la Relazione sovietica la elenca Lra le D ivisioni « distrutte» (vds. testo a pag. 136): non è <Juind i im proprio g iud icare la parte di essa dis locata nelle retrovie del Cor po d 'Arma la Al pino, come dotata cl i efficienza combattiva pressoché nu lla. Si può pertanto concludere che i <lati fo rni t i in questo pu nto della Relazione non sono del tutto esatti. Infatti le 22 Divisioni indicate dai sovietici avrebbero g lobalmente e a malape na raggiunta la forza <li 270.000 uomi ni solo se si fossero trovate a pie no organico.
l i Fronte << Voronez » disponeva invece di 15 Divisioni fucilieri, 3 Brigate fu cilieri, 3 Brigate fuc ilieri sciatori, 2 Corpi corazzati e 8 Brigate autonome corazzate. Il rapporto di forze, secondo la Rel azione, era sfavorevole ai sovietici in personale ( 1 : 1 ,8) e in aviazione ( 1 : I ,5). 1 sovietici avevano la superiorità in artigl ierie e carri (85). (85) Nella << Operazione Ostrogozsk - N.o.<sosc » le esigue forze dell'8" Armata italiana (vds. nota precedente) furono allaccate dalla 3• Armata corazzata soviet ica. Le fonti storiche russe (la Relazione in esame e quella in via di pubblicazione, vds. « Premessa ») forni sc.ono da ti incompleti e in taluni punti contrastan ti a proposito de lla consiste nza orga nica d i guesra Armata. Si è data preferenza, perciò, ai dati contenuti in uno scritto dell'allora Comandante del Fronte Voronez, il Maresciallo dell'URSS F. Golikov (u Voenno lstorièeskij Zumai >>, n. 3, a nno 1973), secondo il q uale la 3• A. co r. era costituita d a: due Corpi corazzati (Xli e XV), u n C orpo d i cavalleria ( VII) rinforzato da una Brigata coraz zara e da tre Br igate fucilieri, tre D ivisioni fucilieri ( r61", 219" e 270"). Un rappono di forze. dum1ue, straordinariamente svantaggioso per 1'8• Armata italiana. E' impossibile tracciarlo con precisione in quanto il Corpo d'A rma ta Al pino, non investito sulla fronte, dovette lasciare sul D on la maggior parte delle arm i pesanli ed aprirsi la strada ve rso o vest essenzialmente con quelle individuali. La Relazione, poco oltre. ammette del resto che la superiorità della 3• A. cor. in mezzi corazzati era <• sc/1iacàt1nfl' ,, . (< li comando del Fronte " Voron ez " prese una decisione audace: formò massicce aliquote offensive, in corrisponden za delle direttrici scelte, indebolendo tutti gli altri settori secondari a presidio dei quali rimasero, in m edia, per ogni km di fronte, 50 soldati, 2 mitragliatrici e, ogni 2 !un, r pezzo e 3 mortai. Sulle direttrici principali fu pertanto realizzata una netta supenorità di forze_ Sulla direttrice di Storozet'Oe, l'aliquota d'urto della
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L. lTAI.l A NET, l,1\ RET.AZlO:-IE SOV I ETICA Stil.LA SLCO:-.IDA G l!F. RRA MON DIALE
40" Armata aveva una superiorità di 4 a 1 in artiglierie e carri, di 3 a 1 in fanteria. Su 12 f(m di fronte furono concentrati 752 pezzi e 672 mortai, pari a T 18 bocche da fuoco per chilometro. Nel tratto di sfondamento della J" Armata corazzata fu creata una superiorità di 2 a 1 in personale e artiglierie, quella in numero di carri era schiacciante. Su I f(m di fronte vi erano 30 mezzi corazzati ».
L'offensiva de] Fronte (< Voronez )) avrebbe dovuto essere iniziata il 14 gennaio. T uttavia la ricognizione armata condotta dal.le unità esploranti sovietiche delia 40" Annata realizzò una penetrazione nelle difese della 2 " Armata ungherese ampia 6 km di fronte e profonda 3 - 3,5 km . In questa fase furono impiegati per la prima vol ta carri armati con dispositivi per lo sminamen to. 11 successo delle unità esploranti indusse il comando del Fronte ad anticipare l'attacco alla mattina del 1.3 gennaio. Dopo due ore di preparazione d'artiglieria, en trarono in azione i carri seguiti dalla fanteria. In difficili condizioni si iniziò, iL 14 gennaio, L'offensiva de/La f Armata cora:z:z:ata, le cui truppe non arrivarono a concentrarsi com pieta men.te sulle posizioni di partenza. L'azione di rottura del!e difese nemiche si svolse a ritmo lento. Per accelerare i tempi, il Comandante d' Armata decise di impiegare iL XII e XTI Corpo corazzato. Ciò determinò l'esito della battaglia. Sin dal primo giorno le difese del nemico furono travolte cd i Corpi corazzati penetrarono in profondità sino a 2 5 l(m. Al terzo giorno - sera del 1 .5 gennaio - 1e di/ese del nemico così scrupolosamente approntate, nel corso di sei mesi, furono sfondate su tutte e tre le direttrici. Nei giorni seguenti i combattimenti non ebbero minore asprezza. Il nemico resistette tenacemente dappertutto e sfruttò ogni possibilità per arrestare l'impeto delle truppe sovietiche. Ma ciò era superiore alle sue forze . Quattro Divisioni nemiche furono completa1nente distrutte J) . <<
A partire dal 16 gennaio le unità sovietiche delle Armate 40" e 3" puntarono decisamente su Alekseievka, circondando da nord e da sud tutte le forze avversarie, compreso il Corpo cl' Armata Alpino italiano.
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« J1 Comandante della 4° Dit isio11.c alpina " Cuneense", Ge11erale Battisti, ammise dopo: "Dal r7 gennaio non ricet 1etti alcun ordine né dal comando di Corpo d'Armata, né da altro comando. La Divisione ha sempre com battuto contro preponderanti forze ntsse di carri e fanteria motorizzata, contro i quali non dispone1 a di armi controcarro, poiclzé durante il ripiegamento dal Don la maggior parte dell'artiglieria era stata abbandonata sul posto " (Archivio 1
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del Ministero della Difesa dell'URSS, F. 203, op. 313199, d.
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]. 53) (86). (86) Il collegamcnlo tra il comando della Divisione « Cuneense >> ed il comando del Corpo d ' Armata Al pino, in questa fase d i mov imento, era affidato soltanto alle stazioni radiolclegrafiche; esso fu subito interrotto a causa cruna incursione di unità corazzate sovietiche nella zona di Opit. In quell'a zione a ndarono distrutte tulle le stazioni radiorelegrafichc, tanLo del comando del Corpo d'Armata Alpino, quanto del XXIV Corpo d'Armata corazza to ger ma nico. li Comando d'Armata, dislocalo a Starobelsk, si trovava fuori portata del le radio della "Cu nee nse)). Una pane di questi fatti non poteva essere nota al Generale Emilio Uattisti , q uando fu in terroga to dopo In sua catrura (vds. anche nota 89).
La sera del 18 gennaio erano circondati: la maggior parte delle forze della 2 " A rmata ungherese, il Corpo d'Armata Alpino italiano, il XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco, il Gruppo "Cramer" ».
Tali unità furono divise dai sovietici in due blocchi isolati: il primo, di cinque Divisioni. nella regione di Ostrogozsk - Alekseievka Karpenkovo; il secondo, otto Divisioni , nell a regione a nord e a nord - ovest di Rossosc (87). (87) In quest' ult ima zo na si trovavan o le Divisio ni iLaliane : « T ri dentina )>, « Cuneense l>, << Julia » e ,, Vicenza », dipenden Li da l Corpo d'Armata Alpino e le D ivisioni germaniche: 385'', 387' e 273 corazzata, dipendenti dal XXIV Corpo d'A nnata corazzalo germanico. La Divisione << Cosseria)), che sembra dover essere compresa tra le otto indicate dalla Re lazione sov1erica, in (juella data non si trovava più nella zona, in quanto avviata ad occidente per riunirs i nel II Cor po d 'Armata. E ' da tener presente, peraltro che: - la « Julia » era tanto logorata da contare soltanto alcune migliaia cl i alpini ; - la 38,:t e la 27" corazzata (giunta già largamenle incompleta, ulteriorm ente ridorta da un mese di combattimenti, priva anche del Gruppo Hempel, ritiratosi con la cc Ravenna ») si trovavano in condiz ioni ana loghe; - la « Cuneense >> e la 387• erano ben lontane dall'avere effettivi completi ; - la <<Tridentina)> e la cc Vicenza » soltanto (quest'ultima con le debolezze organiche già segnalare) potevano dirsi in buona efficienza.
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Un braccio più esterno di accerchiamento fu realizzato dalle forze sovietiche a 40 - 50 km dalle Divisioni tedesco - alleate che si trovavano nelle due sacche. « I reparti nemtc:i intrapresero disperati tentativi per trovare delle brecce fra le unità sovietiche, per sfuggire all'accerchiamento e aprirsi il passo verso ovest )>.
Il 20 gennaio, il comando del Fronte dette ordine di accelerare il movimento delle Divisioni fucilier i, di inseguire su linee parallele le colonne in ripiegamento e di tagliare poi le vie di ritirata affinché nessuno potesse uscire dalla stretta. Le Divisioni fucilieri sovietiche 161", 21~)" e 270", spingendo in avanti forti unità mobili, avanzarono sino al fiume Oskol per bloccare tutte le vie di ripiegamento. Tale operazione fu condotta in condizioni particolarmente difficili poiché <( una continua bufera di neve e i cumuli di questa avevano reso impraticabili le strade agli autotrasporti>>. Le azioni delle truppe sovietiche furono appoggiate dai reparti partigiani e dalla stessa popolazione. « Il nemico si spostava da un centro abitato ad un altro, ma
dappertutto era sottoposto ad attacchi micidiali. Le Divisioni nemiche, lasciando nella neve centinaia di cadaveri, abbandonando i mezzi, si indebolirono rapidamente. Il comando nemico adottò misure spietate per rimettere ordine fra Ie truppe e per far cessare il panico . Nell'Armata ungherese furono formati speciali reparti di uffi'àali che erano disposti dietro la prima linea e sparavano a tutti coloro che senza ordine abbandonavano il campo di battaglia» (88). (88) L'adozione di rigorose m isure per mantenere l'ordine presso i reparti ungheresi in via di ripiegamento, come afferma la Relazione sovietica, è avve nuta al di fuori della diretta osservazione italiana. E', però, il caso di affermare che, per conservare l'ord ine essenziale nelle unità italiane, non fu nemmeno necessario ricorre re al servizio di polizia militare, compito d'istituto dell'Arma dei Carabinieri.
Dopo 15 giorni di offensiva, il Fronte <( Voronez » raggiunse gli obiettivi ad esso assegnati: superate le difese tedesco - alleate su una fronte di 250 km, le forze sovietiche erano avanzate verso ovest · di 140 km.
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« Nel corso dell'operazione Ostrogozsl( - Rossosc furon o eliminate più di r 5 Divisioni nemiche e inflitte pesanti perdite ad altre 6. Nei combattimenti dal r 3 al 17 gennaio le truppe del Fronte "Voronez" catturarono oltre 86.ooo soldati ed ufficiali nemici)) .
Dal 24 gennaio al 2 febbraio, i sovietici estesero l'offensiva all'area di Kastornoe - Starij Oskol per l'el iminazione della 2" Armata tedesca. In defì nitiva, il Gruppo Armate « B J> subì pesanti perdite a nord: XIII e VI Corpo d'Armata tedesco e la 2" Armata tedesca. li XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco e il Gruppo « Cramer )> furono completamente eliminati. « Le truppe italiane furono definitivamente battute dopo aver subìto enormi perdite giù nella battaglia del Volga. Il Corpo d' Armata Alpino, all'ala meridionale del Gruppo Armate "R " , fu quasi del tutto eliminato >) (89).
(89) L'azione congiunta delle Grandi Unità sovietiche nell'operazione « Piccolo Saturno)) (6" Armata del Fronte cc Voronez » e r• Armata ·Guardie,
del Pronte « Sud - Ovest )) ), tra l'u ed il 18 dicembre 1942, aveva provocato la prima frattura ciel fronte dell'8• Ar mata italiana. Dopo di avere logorato e travolto le Divisioni del li Corpo d'Armata e< Cosseria» e «Ravenna)), ottenuta l'apercura cli una breccia idonea al passaggio di masse di mezzi corazzati, <1uesti avevano potuto operare in profondità a tergo dell'ala meridionale dello schieramento (XXXV Corpo <l'Armata - CSIR e XXIX Corpo d'Armata germa nico), che altre forze della r• Arma ta Guardie d irettamente investivano da oriente. Il comando del 11 Corpo d'Armata, impegnato nel compito della ricostituzione delle sue Division i, era stato sostituito <lai comando del XXIV Corpo <l'Armata corazzato germanico (privo cli reparti). Il 1 9 dicembre era avvenuta la cessione della responsabilità operativa. Il XXIV Corpo d 'Armata corazzato risultava costituito dalle seguenti forze germaniche : resti della 385" Divisione di fanteria, 387" D ivisione di fanteria (in a rrivo), c;rnppo corazzato Fegelein (delle SS, della fo rza <li una Brigata), modestissimi resti della 27" Divisione corazzata (giunta con una cinquantina <li e.arri in tutto, logorata dai combattimenti sostenuti col II Corpo d'Armata italiano e priva del Gruppo Hempel, ripiegato con l'aliquota della << Ravenna ,> che si era co ngiunta alla 298• Divisione germanica). L'arrivo della Divisione alpina italiana e< Ju lia )), iniz iato proprio il 19 dicembre, recava u n elevato contributo d i forza alla consisten7.a di quel Corpo d'Armata germanico. Per sostituire la « Julia >l nello schieramento sul Don il comando del Corpo d'Armata Alpino aveva destinato la Divisione « Vicenza )>. Questa Grande Unità, costituita quale « Divisione da. occupazione», pur comprendendo due reggimenti di fanteria, senza reggimento d'artiglieria e battaglione
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1:IT,\I.IA NELLA RELAZI01'E SOVIETICI\ SULLA SEC():'s"D/1 G UERRA ~IONDULE
mortai, clispom:va di un :umamento pesame assai inferiore a quello delle :ihre Divisioni. P er com pensarne le deficienze o rganiche il comando del Corpo d'Armata aveva giudicato necessario rinforzarla destinando a cooperare con essa d ue gruppi <la 75i 27 del reggimento d'artiglieria a cavallo e contin ua ndo a lasciare nel settore assegna to le artigli e rie g ià cooperan ti con la « Jul ia l) .: inolt re aveva sostituito rre battaglioni d i fanteria della <e Vicenza)> con a ltrettanti hattaglioni alpini tratti dalla u Tridentina » e dalla u Cuneense », inviando in loro vece i battaglioni della e< Vicenza ». Tutto lo schieramento del Corpo d 'Armara Al pino, così rimaneggiato, aveva assun to l' u niforme ca ratteristica d i essere costituito di alpi ni e fa nti, pure appartenendo questi ultimi a classi di leva più anziane ed essendo sicuramente meno bene addestrati alla guerra degli alpini, veterani di altri fronti od almeno assuefatti al fronte orientale da alcuni mesi di permanenza. Nei giorni tra il r7 e il 22 dicembre 1942, la spinta verso ovest d elle Armate soviet iche sembrava contenuta, mentre le G randi Uni t:i corazzate e motorizzate proseguivano in direzione cli sud - ovest, verso la zona di Millerovo - D iogtevo, alla ricerca di quel successo srracegico che, per ammissione anche della piL1 recente puhblicistica sovietica, a causa della resistenza incontrala, non e ra sta to pienamente ragg iunto. Entro i pri mi giorni di gennaio 194.3, il XXIV Corpo <l' Arma ta corazzato germanico, saldandosi allo schier::11nenco ancora intatto del Corpo d'Armata Alpino, era riuscito a ricostituire dapprima un fro nte arretrato continuo e la « conti11uir,.ì )> di esso non era magg iore <li guella che era staLa in atto sulla li nea del D o n, tra la Tciornaja Ka litva ed il Boguc iar. In seguito, per mezzo cli un ulteriore diradamento di quelle forze, si e ra congiunto a sud con la t<j' Divisione corazzata germanica, venuta a costituire estrema ala dest ra dell'8A Armata, e che occupava verso sud la linea del fiume Derkul, fìno ad una ve ntina di chilometri a sud di Bielovods k. Ad est d i q uella linea, dalla terza decade di d icembre: fìno alla mccù di gennaio, continuarono a resistere, tJUasi con funzione dì « posti - scoglio n, i presidi italiani di Ruhaicvka, Garmicevka e di Tcerckovo, di varia consistenza e composizione, talora fram misti ad elementi germanici, così come, più a sud ancora, resistette il presidio germa niw di Millerovo, nel quale era compresa un'ali4uota italiana. Alla met:'t di gennaio, poiché le forze germaniche non avevano potuto spezzare dall'esterno gli accerchiamenti delle unit~ sovietiche, i ere presidi si aprirono la via con le armi o fu rono sgombrati per via aerea. Pertanto, per le prime due settima ne d i gennaio, il fronte dell'8" Armata italiana non subì rilevanti (iuttuazioni . Al mattino del 14 gennaio , 943, i sovietici riprendevano, con mezzi corazzati, gli attacchi contro l'ala desrrn ciel XXl V Corpo <l'Armata cora7.zaro ge rmanico (resti d ella 27"· D ivisione corazza ta, G ru ppo Fegclc in, battag lione fiihrer). Il successo sovietico fu rapido: nella stessa giornata era tra volto perfino il comando elci Corpo d'Armata, provocando la morle del Comandante, Generale \Vendei. G ià all'alba del 15, Rossosc, sede del comando ciel Corpo d'Armata A lpino, era invasa da u na ve ntina cli carri armati sov ietici provenienti da sud , che t rasportavano fanteria , appartenenti ad una Brigata corazzata ddla J~ Armata.
PARTE TERZ,\
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La lotta nell'abitato si protraeva per tutta la g iornata, con gravi perdite da parte italiana per l'assoluta mancanza d i ar mi controcarro, t utte schiera te dove si poteva a ttendere u n attacco d i cora:aati. i\ que lla defìcienza suppliva, con mezzi improvvisati, l'ardimento dei singoli. Dopo l'intervento di ae rei germanici « Stukas )), verso sera i superstiti carri russi ripiegavano, lasciandone dod ici sul campo, dopo che molti dei fant i trasportati erano stati uccisi ed una quarantina presi prigionieri. N ella notte sul 16 gennaio, il XXIV Corpo d'Armata germanico, arret rando lo schieramento della cc Ju.l ia », nmora alle sue d ipendenze, lasc iava scoperto il fianco destro del Corpo d 'Armata A lpino e addirittura le sue retrovie. Il comando dell'8• Armata ira!iana auto rizza va t lll lieve ripiegamento de lle unità della Divisione (< Cu neense >> poste al limite di settore con la « Julia », affinché non fosse perduto il colleg amento. 11 collegamento preso a sinistra (nord) con il Vll Corpo d'A rmata u ngherese, aveva fornito notizie non del tutto rassicuranti, in quanto era incerto il r isultato cli un contrattacco, t uttora in corso, eseg uito dal Gruppo corazzato « C ramer >>. Il Gen. Nasci decideva allora <li sposta re il proprio comando da Rossosc, sito all'ala destra, a Podgornoe, al cent ro dello schieramento delle (;raneli U ni tà ai suoi ordini, p ure rafforzand o la d ifesa di Rossosc. Nella g iornata, Rossosc era nuovame nte attaccata da carri armati e fan teria autotrasportata ed alla sera era tiuas i tutta in potere dei sovietici. li contrattacco del (;rnppo cc Cramer JJ, nel settore u ng he rese, otteneva scarsi risu ltati e la p ressione sov ietica si faceva semp re maggiore. Nella notte sul 17, il nemico anaccava viole ntemente sulla linea ciel Don, ma senza sostanziale successo, sul fronte della Divisione «Vicenza>> e sul fro nte della « Tride ntina )), impiegando forze valutate a due reggimenti ed avendo perdite per circa 700 morti e molte a rmi. La « Julia ))' durante il ri piegamento dalla Tciornaja Kalirva, è pure attaccata e subisce forti per dite. Al ma ttino del 17 gennaio è chiara la manovra sovietica tendente ad accerchiare il Cor po cl' Armata Alpino, tuttora schiera to sul D on, e con esso 1 rest i de l XXI V Corpo d'A rmata corazzato german ico. Il comando del l'8" Armata dispone che q ua lu nque movimento sia ef.. f.ettuato soltanto su suo ordine, mentre risulta che il VII Corpo d'Armata ungherese ha g ià ricevuto l'ordine cl i a r retra re. Il comando di Armata pone i rest i del XXIV Corpo d'A rm ata corazzato germanico alle d ipendenze del Generale Nasci e, verso il me:a:og iorno, giunge l'ordine di ripieg amento ar1che per la Grande U nità a lpina italiana. Nell'arretramento si previde di opporre ai sovietici resistenze successive sulle linee: - ferrovia Rossosc - Ostrogozsk ; - valle Olikovatka; - alca valle Aj<lar - N ikolaievka. 11 comando de l Corpo d'Armata assegna alle Division i ì settori nei qua li esse potranno far muovere i reparti da ciascu na dipendenti. Questi dovranno staccarsi contemporaneamente d al Don e, ma rc ia durante, fare massa verso ovest.
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L ' !TAL!A KELL,\ Rl(LAZIO:s'E SOVlE'flCA SU LLA SECOK DA GuERRA M():S' DlALE
Al mattino dello stesso giorno, elementi corazzati cd autotrasportati sovietici provenienti da sud, attaccano ed occupano Postojaly, interrompendo la strada Rossosc - Olikovacka e bloccando a Po<lgornoe tutti gli automezzi ed i magazzini concent rati in quella località. Nella notte sono attuati ordinatamente i movimenti previsti, ma il fronte della Divisione «Cuneense)> viene attaccato ad Annovka da elementi regolari e da partigiani; invece (( Tridentina )> e cc Vicenza >, operano l ibere dalla pressione avversaria. Nella stessa sera i due comandi cli Corpo d'Armara, italiano e germanico, si trasferiscono ad Opit. Ma se il comando ciel Corpo d'Armata italiano, predisponendo l'operazione di ripiegamento, aveva preveduto <li opporre tre successive resistenze al nemico avanzante, questo, per non fa rsi sfuggire la cattura d i una tanto rilevante unità, a sua volta ha provveduto ad organ izzare a ltre lince di sbarramento, per arrestare la marcia verso ovest dell'ingente numero di italiani, tedeschi, ungheresi. Le unità sovietiche marciavano su piste parallele a quelle battute dalle colonne irt ripiegamento, poi, con rap ida conversione, prendevano posizione per sbarrarle, affinché nessuno potesse sottrarsi alla loro stretta. li 19 gennaio, una prima resistenza sovietica è rotta a Skororyb e Postojaly. L'azione principale è svolta dalla ,, Tridentina,>, ancora con il concorso delle altre Divisioni. Dopo l'azione, il 20 gennaio, il comando del Corpo d ' Arma ta, che marcia con la (< Tridentina >>, da Postojaly, cerca ancora il collegamento con le tre Divisioni staccate. li Capo cli Stato Maggiore, Generale Martinat, a causa dell 'impedimento della neve, riesce a raggiungere solamente la più vicina <( Vicenza n, lasciando a quel comandante gli ordini per la cc Cuneense l, e per la <e Julia )>. Il 22 gennaio, la « Tridentina >> rompe un secondo sbarramento a Sceljakino, con l'intento di aprire la strada anche alle altre tre Divisioni che la seguono. Però la cc Julia », nella stessa g iornata, è praticamente distrutta presso Novo Georgevskij. Il Comandante, Generale Ricagno è catturato prigioniero. La « Cuneense » e la « Vicenza ,>, seguendo itinerari. talora coincidenti e talora differenti, intreccia ntisi tra di loro e con q uello della colonna principale della «Tridentina», quando unite e <1uando suddivise in colonne minori, fìniscono cli giungere, tra il 26 e il 28, nei pressi di Valuijki, secondo quanto era stato loro in izialmente ordinato. Il Generale Nasci, che marciava con la <( Tridentina l>, a causa dell' interruzione cli ogni collegamento, non poteva avvertire le due Divisioni dell'indicazione, ricevu ta per il tra mi te della radio germanica, di « puntare su Nilcitovlra >> . In conseguenza del mancato avviso, le due Divisioni si presentarono di fronrc ad un potente sbarramento sovietico a Valuijki, non poterono superarlo ed i loro superstiti furono, per la maggior parte, catturaci prigionieri, con i rispettivi comandanti, Ccn. Battisti e Pascolini. Soltanto pochi elementi delle Divisioni « Julia l>, e, Cuneense >> e « Vicenza,, poterono riunirsi a lla colonna della i< Tridentina ». Questa Divisione giunge il 25 gennaio a Nikitovka, là dove le era stato segnalato di presentarsi, ma trova cl i fronte a sé una terza linea di sbarramento sovietica, a lquanto estesa frontalmente lungo il fiume Oskol e di consistenza maggiore delle due precedenti. Tutti i componenti della colonna sono consapevoli che si tratta di lottare per la salvezza propria e della massa
PARTE TERZA
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di sbandati di ogni nazionalità, che si muove nella scia dei reparti rimasti efficienti. Nella g iornata ciel 26 gennaio, con a lterna vice nda, i reparti della « Triden tina» , respingono il nemico che attacca e a loro volta muovono all'attacco; resp inti, rin novano l' im peto, g uidati personalmente dal Generale Reverberi, loro comandante, e finalmente aprono nello schieramento sovietico un varco per se stessi e per assicurare il deflusso d i circa 30.000 sbandati. Questa massa, priva di armi, ormai sprovvista cli capacit:1 combattiva, seguiva ine rte la « Tridentina)>, affìdando ad essa le sue sorti. In <1uell'azione, interi repart i della Divisione fanno coscie nte olocausto cli sé per la salvezza dell'intera colonna. Il complesso dell"azione della (1 Tridentina )>, la meglio conosciuta tra quella delle quattro Divisioni di quel Corpo d 'Armata, non si lim itò a superare i. t re sbarramenti. In ltltto essa sostenne tredici combatti menti, tutti corcmati da successo. Con i 6.500 superstiti della 1( Tridentina >> sfuggono all'accerchiamento aìtri 3.)00 della « Julia )) , , .600 della (< Cuneense)), 1 .300 della « Vicenza J>, 880 del comando del Corpo d'Armata Alpino e del le unità da esso direttamente d ipenden ti, 8 - 9.000 tedeschi e 6 - 7.000 ung heresi. Le perdite subile dal Corpo d'Armata A lpino in caduti e dispersi, furono molto gravi. Esse furono causate : 1) dai comhattimenti sostenuti dalla Divisione « Julia )) nel quadro d e! XXIV Corpo d'Annata corazzalo germanico e da quelli sostenuti dai reparti dell'ala destra della Divisione « Cuneense ", al limite meridionale del settore; 2) dalle az io ni <li resistenza sul Don svolte dalle Divisioni (( Tridentina l>, ((Vicenza >; e ((Cuneense)); 3) dall'incursione delle unità corau,ate sovietiche a Rossosc; 4) da i combattimenti sostenuti per rompere i vari successivi accerchiamenti attuaci dai sovietici; 5) dai disag i e dalle pr iva'.lioni sofferti in tredici giorni cli ripiegamento effettuato a piedi, in condizioni climatiche riconosciute dalla Relazione sovietica come proibitive per gli stessi russi. Il 31 gennaio, dopo il rientro nelle linee dei resti del Corpo d'Armata Alpino, il comando deil"8" Armata italiana cedeva ad altra unilà tedesca la responsabilità del settore operativo, che aveva assunto nell'ag osto 1942.
La 2" Annata ungherese fu particolarmente colpita: le sue dieci Divisioni persero r50.ooo uomini, tutta l'artiglieria e gli altri 1nezz1. ln polemica con i Generali tedeschi che, senza tener conto della potenzialità raggiunta dall'Armata Rossa, hanno attribuito le cause della sconfitta sul Don alle unità ungheresi ed italiane, male armate e con scarse capacità combattive, gli autori sovietici affermano invece che: le Divisioni ungheresi e italiane erano al 90';,~ e disponevano di tutto l'armamento in organico; in nu mero di personale esse
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L.ITALIA NEL LA RE I.A'.7. 100:E SOV I ETICA SULLA SECONDA GU ERRA MON()J ;\LI'.
erano superiori a quelle tedesche e, ancor più, a quelle sovietiche ; alcune Divisioni disponevano di armi controcarro e d i mitrag liatrici in misura doppia di quelle tedesche (90). (90) Non è dato di conoscere con esattez7,a gli organici delle Divisioni russe che attaccarono lo schiera mento iraliano sul D on l'n dicembre 1942. Tuttavia, sulla base dei dati forn iti dal servizio informazioni dell'e poca e cli quelli desunti da studi e da articoli recenti di scrittori militari sovietici, si può affermare con certe.:za che le D ivisioni italiane erano largamente infe rior i in armamen to e mezzi a q uelle sovieliche. La superi orità organica delle Divisioni italiane su quelle tedesche, poi, non si ì: mai verificata. Per q uanto riguarda le Di visioni italiane e germaniche può essere indicativo un raffronto fra due Divisioni di fanteria, entrambe presenti sul fronte <lei D on : la « Cosseria » e la 79• tedesca : - Divisione italiana cc Cosseria i> : uom ini I r.767, cannoni controcarro 36, mitragl iatrici 50 ; - 79~ Divisione tedesca: uomini 12. 9 12, cannoni controca rro :~6, mitragliatrici , r 4.
La Relazione sovietica prende successivamente in esame le operazioni in Ucraina, la rottura dell'assedio di Leningrado e l'offensiva dell'Armata Rossa nello scacchiere centrale e nord - occidentale del fron te. A proposito di un episodio delle operazioni in Ucraina, nel quale furono interessati reparti italiani, la Relazione narra : « Nel proseguimento dell'offensiva. l'ala destra del Fronte" Sud Ot 1est" ampliò sempre più il proprio settore d'azione. Reparti del I V Corpo fucilieri " Guardie ", della 6" Armata, si avvicinarono a Pavlograd. Nella città si em nel frattempo preparata un'insurrezione armata. Il com itato regionale ( Ohl(om j clandestino di Dniepropetrovsl<, e il comùato cittadino ( Gorkom ) di Pavlograd avevano a tal fine già raccolto le forze. In tutti gli stabilimenti, nei centri ferrot iari (: nei t illaggi vicini operavano nuclei combattenti di patrioti sovietici. Per ordine de/L'Obkom, fu costituito il comando dell'insurrezione armata e tutti i gruppi combattenti furono riuniti in un reparto al comando di P. O. Kravcenco. Commissario del reparto divenne il segretario del Gorl(om clandestino S. S. Priher. Costoro ritenevano che fosse loro compito principale aiutare l'Armata Rossa a liberare la città, di impedire che il nemico vi compisse delle distruzioni e di non permettere che cittadini /ossero deportatt ti/a sotto il giogo fascista. Allo scopo di concordare il piano di insurre1
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PARTE TERZ,\
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.i wne col comando delle forze sovietiche in offensiva, fu inviata presso il comando del I V Corpo fucilieri " Guardie", con fun zioni di collegamento. la coraggiosa patriota O. V. Kuli!?,ova. L'Obf(Om clandestino di partito pregò il comando dell'Armata Rossa di accelerare l'offensiva j)otclif gli hitleriani facevano affluire le loro riserve verso PavloJ[rctd. IL 12 febbraio i membri dell'organizzazione clandestina affissero nella città manifesti annuncianti l'accerchiamento di Pavlograd da parte dell'Armata Rossa. Ciò suscitò panico fra gli occupanti. Gendarmeria e polizia incominciarono frettolosamente ad abbandonare la città e a portare via le cose ivi arraffate. Nella confusione, il giovane clandestino V.I . Alekseiev si impossessò, nell'uffrcio tedesco del comando della città, di una borsa contenente documenti, tra i quali era una carta della dislocazione delle forze tedesche. il I 3 febbraio, gli hitleriani vennero a sapere che i nuclei armati clandestini si sarebbero riuniti in una conceria. Più cli 300 soldati tedeschi e italiani. con artiglierie, circondarono lo stabilimento dove si trovavano tre nuclei non numerosi di clandestini. Ebbe inizio l'impari lotta. 1 patrioti sovietici si disposero a difesa circolare senza far entrare nel!'area della conceria il nemico. Essi morirono ma non ripiegarono . IL nemico perse oltre r 50 soldati in questo scontro . Ma caddero anche tutti coloro che appartenevano ai tre gruppi dì combattimento. Già mortalmente ferito il comandante di uno di tali gruppi, A . I . Nesterenf(O, scrisse su una parete: "Erat1amo m 21. Combattemmo sino all'ultimo sangue. Moriremo , ma non c1 arrenderemo ". Il 15 febbraio tornò nella città O. V. Kulif(ova. Essa recava dal IV Corpo fucilieri " Guardie" il piano concordato di un attacco comune contro il nemico. Nella notte fra il r5 e il 16 gli abitanti di Pavlograd iniziarono la solleMzione. Ad essa presero parte I 9 gruppi co1nbattenti, pari ad una forza di circa 500 persone . Inoltre . come riserva, vi erano circa 800 soldati disarmati dell'Armata Rossa liberati dal campo di concentramento. Nel corso della lotta essi si armarono e completarono le file degli insorti. Già nella mattina del r6 febbraio i gruppi di combattimento di ht. I . Osmicenko e: I. T. Bielot10 circondarono il comando del 104" reggimento italiano cli e era dislocato in un grande edificio a quattro piani. I cittadini cli Pavlograd irruppero nel!'edificio. Il combattimento si svolse per ogni corridoio. ad ogni piano e si concluse con la vittoria degli insorti.
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1.'1TALI!\ 1'E1.LA RELAZIONE SOVIETIC,\ SULLA SEC0:sll)A GlJJ::RR/\ ~WNl>l 1\LE
Dopo aver eliminato il comando fascista, le truppe tedesche e italiane quasi cessarono di resistere. N elle strade entrarono allora i11 fu nzione gli altoparlanti. Risuonò la sigla m usicale di radio Mosca, e poi si diffusero queste parole desiderC1te: "Parla MoscC1! Parla Mosca!". Iniziò la trasmissione dei ro1n unicati del!' " Ufficio In formazioni Sovietiche". E rano i rivoltosi che avevano preso possesso della stazione radio e avevano organizzato la diffusione delle trasmissioni dalla capitale. Un indescrivibile entusiasmo si di/ fuse fra i pavlogradesi. I soldati nemici, nel panico, abbandonarono la cittc't . Il comando del IV Corpo fucilieri " Guardie" sfruttò immediatamente lo scompiglio suscitato fra il nemico dalla rit10/ta. Il 17 febbraio , con u 11 attacco deciso, le truppe del Corpo scacciarono i reparti tedeschi che difendevano gli accessi alla città ed entrarono in Pavlograd » (9 1). (91) A Pavlugrad, neila prima decade d i febbra io, piuttosto che cc riserve » (che sarebhero affluite da occidente e che avrebbero dimostrato prestanza, armamento ed equipaggiamenro caratteristici d elle unità fresche) affluivano, invece, resti delle u n itù battute nella d ifesa tra il Don e il Donez, nei due mesi precede nti, dirette da est ad ovest a cercare una zona tranquilla al riparo del Dnieper, dove poler provvedere alla propria ricostituzione. li loro aspetto este riore non poteva lasciar dubb i sulla loro efficienza bell ica e la scars ità cl i e<1u ipaggiamento, o ltre la q uasi assoluta mancanza di armamen to pesante e <li reparto, ne rendeva anche più palese la condizione. Anche i servizi ridotti alressenziale di un autocarro ogni 500 uom ini per il t ras porto delle cucine e <lei vi veri, confe rmavano la deboleua <l i quegli scaglio n i di marcia. Il deflusso dalla zona <lei Donez, tra Voroscilovgrad e Stalino, aveva potuto essere concluso <li stretta misura prima che quegli uom ini si trovassero nuovame nte coinvolt i in episodi tattici . Ultimo scag lione a m uo ve re era sta to quello formato <lai Raggruppamento Carloni . Esso partiva da Korsun, presso R ykovo, il 6 febbraio, costituito da: - comando del 6" reggimento hersag lieri, con : VI ba ttagl io ne bersagl ieri (su 2 compag n ie, 1 com pagn ia m it raglieri e I armi cli accom pagnamento con I plotone cannoni <la 47 / 32 e I mortai <la 81 ); battagl io ne Ccscnti no (formato d a resti del X LVII battag lione motociclisti e di altri reparti bersaglieri); in totale 35 fucili mitragliatori. 20 mitragliatrici. 3 mitragliere da 20, 2 cannoni da 47/ 32, 3 morrai da 8,; XIX g ru ppo a rt igl ie ria controaerea, con 5 cannoni da 75 /46 e 4 m itragliere controaerei da 20 mm; - II gruppo del 11' reggimento artiglieria divisionale « Sforzesca », con 5 obici da 75/ ,8, 4 m itragliere da 20, 2 mi t rag liat r ici.
PARTE TERZI\
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Tutta la colonna, forte cli 2-326 uomini (88 uffìc ia li), d isponeva d i un centinaio di automezzi per i suoi spostamenti. La sua consistenza e il suo armamento, superiori a quelli degli altri reparti, oltre al forte spirito di corpo che animava quegli uomini, avevano fatto sì che fosse affidata all'unità la difesa <lell' incolonnamento dei vari scaglioni di marcia, nell'ipotesi di una puntata nemica. l i Raggruppamento Carloni, g iunto a Pavlograd il 7 f.ebbraio, vi era rimasto bloccato per indisponibilità di carburante e neppure il coma ndo del II Corpo J ·Annata italiano, preposto a l movimento, aveva potuto fargli g iu ngere il rifornimento necessario a farlo ripartire ed a sottrarre l'unità a lle azio ni belliche ormai prevedibili in seguito alla presenza di forze sov ietiche giunte fìno a Losovaja ed a Griscino. In Pavlogra<l era temporaneamente d islocato il VI battaglione Movimento Stradale, dipendente dall'Intendenza dell '8" A.rmara. li Generale Meinhold, coman<lante germanico del presid io di Dniepropetrovsk, il giorno 10 ave va investito il Colonnello Carloni del comando <li presidio di Pavlograd, con piena autorità sulle unità ed organizzazioni tedesche esis tenti nella località: - r compagnia di un centi naio di uomini, privi cli anni automatiche; -
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reparto fe rro viario e.li 50 uomini, con 5 anni auto matiche;
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reparto misto di polizia (tedeschi ed ucraini), per l'ordine interno
della città; l battaglione della Luflwaffe (Flak), di 400 uomini e 9 mitragliatrici, per la difesa del campo di av iazione; - 50 uomini clell'Orstkommandantur (comando elci presidio) d i Pavlog ra<l; - personale civile e militarizzato tedesco ed ucrai no dell'organizzaz ione economico - agricola tedesca. Il g iorno 11 febbraio il comandame Lcclcsco ciel campo e.li conccncramento elci prigionieri di guerra russi esistenti nella vicina Dmitrievka, aveva posto in libertà i suoi 600 amministrati. Questi si erano sparsi nella zona circostante, rifornendovisi di armi e ciancio alimento alla lotta clandestina. Il r2, a Verbki, sobborgo di Pavlog rad, aveva luogo il primo scontro armato: una pattuglia di bersaglieri era fatta seg no a colpi d i arma da fuoco da parte cli appa rtenenti alla cc polizia ucraina », Corpo a rmato costit uito dai tedeschi per collaborare nel servizio d i sicurezza delle retrovie. Poteva trattarsi anche di elementi così travestiti o di ((doppiogiochisti )> che oramai svelavano il loro vero volto. I bersaglieri ebbero un morto e due ferit i. Il giorno 13 seg ue nte fu fac ile per gli italiani co noscere la presenza degli insorti nella conceria: u na nuova az io ne di fuoco provocò la perdita di un uomo e alcuni fer iti in un reparto tedesco, dando così l'avvio alla ritorsione, che la Relazione sovietica descrive e che la vicinanza cli reparti dell'Esercito regolare sovietico rendeva inevitabile. 11 14 e il 15 febbra io si verificarono soltanto scontri di pattuglie, mentre le unità delle forze regolari sovietiche, sempre controllate da pattuglie esploranti di bersaglieri, si anelavano sempre più avvic inando a Pavlograd. Il Generale Stcinbauer, succeduto frattanto nel comando al Generale Meinhold, ne
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L'TT,\Ll.·\ NELLA REL.1\ZlONE SOVlr.TICi\ SULL,\ SECONDA GUERRA MONDl.~LE
confermava le disposizioni, accrescendo le forze germaniche di Pavlograd con l' in vio di 7 carri armati « Tigre» e di 3 semoventi da 88. Circa g li avvenimenti ascritti al 104° reggi mento è da osservare che un 'unità così contraddistinta neppure esisteva nell'Esercito italiano. A Pavlogracl, in quei giorni, si trovava soltanto il comando del 6° reggimento bersagl ieri, che n on fu attaccato nella sua sede, e tanto meno distrutto. A tarda ora dello stesso giorno r6 il comandante del reparto della Luftwaffe comunicava al Colonnello Carlon i d i avere ricevuto l' ordine cli trasferirsi altrove e cli doverlo eseg uire entro l'alba del giorno seguente, lasciando scoperta la difesa d i un settore e determinando un indebolimento nello schieramento d ifensivo e l'impressione t ra i combattenti italian i di essere abbando nati.
Il giorno 17 all'alba i sovietici della 41 " Divisione corazzata sterravano l'attacco decisivo, per effetto del <1uale i reparti italiani dipendenti dal Colonnello Carloni, ormai privi della cooperazione dei tedeschi, per sottrarsi ad una più micidiale !orta nell'abitato, evacuarono la c ittà, contin uando la resistenza ai m argini di essa, per coprire a ncora il nodo ferroviario di Sinelnikovo, di g rande importanza canto per i trasporti ferroviari tedeschi, quanto soprattutto per quelli italiani, tendenti a lim itare al massimo le perdite dei materiali ancora esistenti nei magazzini d'Intendenza della zona di Stalino. Nei giorni 18 e 19 le forze italiane presidiarono Novo Moskovsk, a breve d istanza dal Dnieper, vicino a Dnieproperrovsk. Nelle giornate del 20, 21, 22 febbraio alcun i elementi della Colonna Cartoni parteciparono ancora ad un'azione insieme a reparti germanici. Si concludevano così le attivit~ bell iche svolte dagli italiani al fronte russo. Il Ge nera le Steinbaucr manifestò al Colonnello Carloni e ai suoi superiori la propria gratitudine per il contr ib uto dato dagli italiani nella difesa di Pavlograd. In l}uelle azioni il Raggruppamento Carloni subì perdite g lohali cli 610 uomini (18 uffic iali), pari a l 26'\ della sua forza presente.
Riveste particolare interesse, in relazione alla finalità di quest'opera, il capitolo relativo ai provvedimenti presi dai sovietici nel 1( secondo periodo del con/ fitto >) per potenziare le loro Forze Armate. Oltre ad assegnare ai reparti nuovi quantitativi e nuovi tipi di armamento, le unità sovietiche furono ristrutturate: le Brigate furono trasformate in Divisioni e queste ebbero organici più rispondenti alle esigenze delle operazioni offensive. Il processo di inserimento dei Corpi d'Armata nella catena cli comando delle Grandi Unità fu praticamente portato a termine. Ciò permise di migliorare la cooperazione fra le unità fucilieri e cl 'artiglieria, i carri, l'aviazione, N otevole impulso ebbe il potenziamento delle unità corazzate: nel gennaio 1943, i Fron ti disponevano complessivamente di 8.500 carri, cifra superiore a quella di un anno prima di oltre 6,5 volte.
i'ARTE TERZA
« Stati Un iti e In ghilterra fornirono un certo quantitativo di
carri all'Unione Sovietica. Questi tuttavia rappresentavano una parte insignificante del totale dei carri )> . La Relazione afferma che nel r942 i carr i forniti dagli alleati erano per il 55 "-:, d i tipo leggero. T ale percen tu ale raggiunse il 70°/ nel 1943, quan do invece la produzio ne sovietica aveva g ià smesso d i costruire carri leggeri. In sostanza, i carri occidentali. non hanno avuto - secondo i sovietici - un ruolo importante nelle operazioni condotte d alle u nità corazzate russe . A sostegno d i ciò viene citato Liddell Hart: 1< I carri im piegati dai russi furono quasi tutti di produzione sovietica» ((( The other si.de of the hill >l, London, 1948, pag. 23 1). La SECONDA !'ARTE del terzo volume è iniz ialmente dedicata all a battaglia di Kurs k, considerata dai russi come uno dei più importan ti e decisivi avvenimenti bellici della second a guerra m ondiale; vi si tratta quindi dell'apertura del 2 ° fronte in Europa, delle operazi oni in Africa Settentri onale, dello sbarco alleato in Sicilia e dell'armistizio del1 '8 settembre 1943. Per quanto riguarda l'Italia, nella Relazione è riportato : << Grazie alla riuscita offensilla deLl'Armatct Rossa, gli alleati ottennero la possibilità di effettuare le operazioni in Italia. La battaglia di K ursl( costrinse il comando germanico a togliere dal teatro del Mediterraneo importanti unità dell'aàazione da caccia e da bombardamento e. in seguito, anche reparti ed unità dell'Esercito (92).
(92) Non risulta ch e le esigenze connesse con la banaglia d i Ku rsk abbiano obbligato !"Alto Comando germanico a cras(erirc unit:1 com battenti dallo scacchiere mediterraneo a que llo orientale. V i fu, è vero, un incre men to cli forze in ta le scacchi ere, in coincidc n7.a con la battaglia cli Kursk, ma si trauò del l'invio d i 27 Divisioni provenienti 11011 già dal Mediterraneo bensì dalla Germania . Infatti, in seg uito al provvedimento del Comando Supremo ge rma nico, attuato nei primi mesi del 1943, di sostit uire il persona le maschile valido impiegato nelle fa bbrich e e negli altri settori dell'atti vit;Ì del P aese, con personale femminile, lavoratori stranieri e deportati civil i e mili tari, furo no recuperate molte decine di migliaia di militari, con i quali si costituirono 56 Divisioni e si provvide a l reintegro li no a piena forza o rgan ica delle u nità tedesche p iù pro va te . Le 27 Divisio n i inviate a l fronte russo, furono appunto tratte dalle 56 prima citate. li comando germanico, pertanto, non tolse g ià unir~ dal Mediterraneo, m a in dktti non pote: ne mmeno invia rne.
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L'lTAl.lA NELL1\ RELAZIO:S'E SOV!ETIC,\ SULLA SECO:S' DA ClJERRA ~IONDl,\ LE
Ciò facilitò considerevolmente lo sbarco degli alleati in Italia e, in ultima analisi, determinò la sconfitta di quest'ultima. A causa dell· estremo bisogno di truppe sul fronte orientale, Hitler non ebbe la possibilità di portare un effettivo aiuto ali'alleato italiano. Egli propose persino a Mussolini di ritù-are tutte le truppe dal Sud Italia per concentrarle nel Nord, mentre le forze che in seguito a ciò si sarebbero rese libere egli le avrebbe impiegate sul fronte orientale. IL giornale inglese " Daily Express ", nell'edizione del 7 agosto 1943, scriveva: " L e vittorie in Russia hanno creato una situazione favorevole nel Mare Mediterraneo. Una decina di Divisioni germaniche avrebbero potuto conservare Mussolini al potere, ma Hitler non poteva distogliere dalla Russia nemmeno un così esiguo contingente di truppe " )> .
In conseguenza delle crescenti capacità offensive acqrns1te dall'Armata Rossa, continua la Relazione sovietica, il comando tedesco fu costretto ad attingere nuove forze dall'area dell'Europa occidentale. Nell'estate 1943 vi erano circa 25 Division i nella Francia settentrionale, in Belgio e in Olanda, parti delle quali - già sul fronte russo - dovevano essere riordinate. L'apertura di un secondo fronte in Europa divenne - secondo la Relazione - maggiormente possibile anche perché le forze statunitensi cd inglesi erano notevolmente aumentate. <( L'Esercito americano passò da 1 .700.000 uomini, alla fine del 1941, a 5 .400.000 nel dicembre 1942 (RICHARD M . L ncHTON and RoBERT W. CoAKLEY: « G lobal Logistics and Strategy, 1940 r943 l>, Washington, 1955, pag. 742). Alla metà del 1943 t 1i erano nell'Esercito americano circa 7 milioni di uomini (« Statistica! Abstract of the United States, r957 l>, Washington, r957, pag. 240), e in quello inglese 2.600.000 )) (« Statistica! Digest of rhe war )), London, 1951, pag. 9).
Ciò nonostante, l'apertura del secondo fronte - secondo sovietici - fu ritardata dagli occidentali. Nel1a Conferenza di Casablanca (14 - 26 gennaio 1943) Roosevelt e Churchill decisero di intensificare le operazioni be.lliche nel bacino del Mediterraneo in vista dello sbarco in Sicilia, ma il problema dell'apertura di un secondo fronte nell'Europa occidentale fu rinviato « sine die JJ.
PARTE
TERZA
Il governo sov1et1co, informato uffìcialmente circa i risultati della Conferenza, chiese ai governi inglese e statunitense di indicare concretamente i piani e le scadenze dell'operazione alleata in Europa occidentale. Churchiìl, d'intesa con il pres idente americano, rispose, il 9 febbraio) che lo sbarco era progettato per l'agosto - settembre 1943. Il governo sovietico dichiarò a sua volta, il 16 febbraio, che il differimento dell'operazione ail'agosto r943 non era giustifìcato, poiché la situazione generale e le esigenze militari richiedevano che il secondo fronte in Occidente fosse aperto assai prima del termine .fissato. All'inizio cli giugno. i governi della Gran Bretagna e degli USA comunicarono all'Unione Sovietica che il secondo fronte non sarebbe stato aperto nel 1943, che era stato deciso di limitare le operazioni, sino alla metà del 1944, all'area del Mediterraneo e di effettuare in primo luogo lo sbarco in Sicilia. Alla metà di agosto vi fu un nuovo incontro a Quebec fra i capi dì governo della Gran Bretagna e degli USA . Fu allora deciso dì rinviare l'apertura del secondo fronte al 1944 e di effettuare invece lo sbarco in Italia. Nel frattempo " i circoli dirigenti degli USA e della Gran Bretagna intavolarono trattative segrete con i rappresentanti della Germania hitleriana. Gli imperialisti americani ed inglesi volevano sfruttare le vittorie dell'Armata Rossa sugli aggressori tedeschi per mettersi d'accordo con essi alle spalle dell'URSS. Le trattatitJe con i rappresentanti del governo hitleriano furono condotte attraverso molti canali: Spagna, Svezia, Portogallo, Svizzera, Vaticano. Intermediari di tali trattative furono il dittatore della Spagna Generale Franco, Pio Xll e altri rappresentanti di circoli reazionari. Fra i molteplici tentativi di intese segrete con il nemico, il più rilevante è rappresentato dall'incontro del Capo del Servizio Informazioni americano in Europa, Allan Dulles, con il delegato germanico Principe Hohenlohe. Il colloquio si svolse in Svizzera alla metà di febbraio. Dulles fece capire al suo interiocutore che gli Stati Uniti non volevano la completa sconfitta della Germania fascista . .. Egli propose il piano per la creazione di un " cordone sanitario " antisovietico includente la Polonia, la Romania, l'Ungheria)) (Documenti sulle trattative segrete di Allan Dulles con gli hitleriani nel 1943, 1< Novoe Vremja )), n. 27, pag. r4). La questione del secondo fronte fu dibattuta alla Conferenza di Mosca (19 - 30 ottobre 1943) dai ìv1inistri degli Esteri dell'URSS,
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L .ITALI,\ '.'' El.LI RELAZIONE SOVIETICA SlJLJ.A SECOND,\ G UERRA MO[';ll!Al.E
degli USA e della Gran Bretagna, tuttavia precisi impegni non furono presi dai rappresentanti delle Potenze occidentali circa la data dell'operazione. Fra l'altro (pag. 504 del testo russo): « La Conferenza esaminò la situazione in Italia. Dopo aver occupato con le proprie truppe la parte meridionale del Paese, i governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna vi stabilirono un potere speciale, formato dalle loro amministrazioni, che prese il nome di A.M.G.0. T. ( A!lied Military Goi,ernment of Occ:upiecl Territory) (93). (93) La costitu:t.ione deII' « Allied Military Government of Occupied T erritory » (A.M.G.0.T.) per l'Ttalia fu deliberata il 24 gennaio 1943 dalla Conferenza di Casahlanca, in vista dello sbarco degli alleati occidentali in Sicilia, deciso in quella stessa circostanza. Scopo essenzia le dell'organismo di nuova costituzione sarebbe stato quello di procurare « la sicurezza delle forze d i occu pazione e delle loro vie di comunicazione>> - lìnalità essenzialmente mili tari e operative - men t re il governo del Paese cccupato ed il benessere della popolazione d ivenivano soltanto mezzo per conseguire gli scopi principali, gli italiani essendo rite nuti " presumibilmente ostili>> . Tali le disposizioni emanate il 1" maggio r943 dal Generale Dwight Eisenhower, Comandante in Capo delle forze alleate nel Med iterraneo. Il ro luglio 1943, con lo sbarco in Sicilia, prese avvio la traduzione in atto di <Juanto era stato disposto in precedenza. Però l'armistizio con l'Italia, il trasferi mento del governo italiano in territorio non occupato, il ritardo dell'occupazione di Roma, l'accettazione eia parte degli alleati dello stato di ,, cobell igeranza» dell'Italia con.tra la Germania modificarono sensibilmente i p iani degli alleati. Questi si trovarono di fro nte un gove rno che, per il fatto di essersi arreso, non poteva più essere considerato nemico; anzi, chiedeva cli collaborare nella guerra contro un comune avversario, esercitava l'autoritù statale su di un gruppo d i provincie non occupate da eserciti stranieri (Lecce, Taranto, Brindisi, Bari - la cosiddetta « 1talia del Re >)), disponeva cl i Forze Armate in quantità non trascurabile, manteneva rapport i d iplomatici co n numerosi Stati non belligeranti. D 'altra parte, nell' interno dell'Italia non occupata, la rip resa attività dei vari partiti, esplicitamente d imostrata dal « Congresso di Bari » (28 - 29 gennaio r944), rendeva palese a chiu11que il ritorno della vita politica italiana a indubbie forme di democrnia, a quanto, cioè:, costi tu iva l'essenza della vita consociata delle Nazioni unite occidentali. Prima conseguenza della ripresa cli rappor ti fu la costituzione di una « Missione Militare Alleata)> presso il governo itali.ano, con lo scopo di trasmettere istruzioni militari, collaborare nella raccolta di informazioni segrete, coordinare l'a:!ione delle Forze Armate italiane e di quelle alleate nella comune lotta contro i tedeschi, vigilando sull'esecuzione delle clausole ar mistiziali. Ebbe così origine, il 2 novembre 1943., la Commissione Alleata di Controllo (A.C.C. « A llied Contro! Comm ission ») ed il già denominato A.M.G.0.T.
PARTE TE RZA
si trasformava in A.M.G. (Allied Milita ry Govern mcm) limita ndo nel tempo la propr ia g iurisdizione sui te rritori esclusi dall"amministraLione italia na, fin tanto che a questa non fossero sLati restituiti, come incominciò ad avvenire dall 'rr febbraio 1944 in poi (Sicilia, Sardeg na, limite nord delle provincie d i Salerno, P otenza e Bari). E ssa, fino dal 25 ottobre 1944, limitò la propria sfera d"azione a funzioni ass istenzial i e contemporaneamente si passò al ripristino di rapporti diplomatici regolari tra l'Italia e le Potenze occidentali. In q uesto passo esse erano state precedute fino dal 13 rnarw 1944 dall'URSS, che aveva ristabilito rapporti d iplomatici con l'Italia. I n un pr imo tempo A.C.C. cd 1\.M.G. restarono indipendenti u na da ll'altra e si fusero solame nte il 10 gennaio r944 , trasformandosi l' A.M.G . in una sezio ne dell'A.C.C .. Affiancato, senza vincoli diretti con l' i\.C.C., era il Comitato Consultivo per l'Italia (« Advisory Council for lta ly il) costitu ito dalla Conferenza di Mosca (30 ottobre 1943) del quale faceva no parte i rapprese nta nti dei governi deg li Stati U niti d'America, della Gran Bretagna, dell'Unione Sovietica , della F ran cia, della ( ; recia e della Jugoslavia. Q uel Comitato aveva il compito cli coordinare la politica delle Nazioni U nite verso l 'Italia ed incominciò a funzionare dal 15 dicembre 1943. L 'nio ne dei vari orga nismi d i occupazione cd armistiziali continuò ad attenuarsi con il passare del tempo. Nel marzo 1945 era già abolita la sezione politica, restando in atto un'ingerenza alleata soltanto nei settori militari e dei trasporti. Con l"entrata in vigore <lei trattato d i pace di Parigi (10 febbraio 1947) l'A.C.C. cessò le sue g ià limitate attività.
La politica anglo - americana nel Sud Italia, avente carattere antidemocratico, era di nocumento agli interessi della coalizione: antifascùta. Per tale motil!o la delegazione sovietica intervenne contro le iniziative degli USA e della Gran Bretagna allo scopo di far applicare una politica deniocratica nei riguardi dell'Italia. Tale intervento portò all'accoglimento di una " Dichiarazione " sul!' Italia, che costituì un'importante vittoria delle forze democratiche. La Dichiarazione stabiliva che: " La politica degli alleati verso l'Italia delle ispirarsi al basilare principio che il fascismo e tutte le sue nefaste conseguenze devono essere completamente eliminati e che al popolo italiano deve essere concessa la piena possibilità cli creare istituzioni statali e cli gol!erno fondate sui principi democratici". Nella Dichiarazione erano indicate le misure per la democratizzazione dell'Italia. Fu costituito un Consiglio Consultit10, per le questioni concernenti l'Italia, nel quale entrarono a far parte i rappresentanti dell'URSS, degli USA, della Gran Bretagna e della Francia. Il Consiglio Consultivo doveva vigilare sull'attività dell'apparato governativo alleato in Italia e clovel!a sottoporre ad esso
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L'ITALIA KE!.I.A REl.,\ZION E SOVIETICA SUL!.,\ SECO:s/DA G UERRA 1IONDI ALE
delle raccomandazioni "concernenti problemi di politica generale, aventi relazione con l'attività di governo ". La Dichiarazione sul!' Italia e la creazione del Consiglio Consultivo ebbero enorme importanza per l'eliminazione del fascismo in Italia e per la formazione di ordi;zamenti democratici. La Dichiarazione pose fine all'attività dell'A.M.G.0.T. in Italia e consentì ad un altro popolo di sottrarsi a questo sistema antidemocratico ». La Conferenza di Mosca preparò l'incontro dei tre Grandi a Teheran (28 novembre - 1° dicembre 1943), Stalin, Roosevelt e Churchill. In quella sede la delegazione americana si disse disposta a non di lazionare, oltre maggio - giugno, l'apertura del secondo fronte in Europa. La delegazione inglese difendeva invece la « strategia mediterranea i>. (< Il Capo della delegazione inglese, Churchill, attribuiva molta importanza alle operazioni militari in Italia. Egli dichiarò che era necessario per le truppe alleate in Italia conquistare Roma e progredire sino alla linea Pisa - Rimini. " Dopo di che sarebbe stato possibile effettuare lo sbarco a Sud della Francia e attraverso il Canale ''. La delegazione inglese sottolineò inoltre l'importanza dello sviluppo delle operazioni anche nello scacchiere orientale del Mediterraneo, soprattutto nella regione dello stretto del Bosforo e dei Dardanelli. Gli inglesi ammettevano inoltre che le operazioni militari nella parte orientale del Mediterraneo "avrebbero probabilmente provocato un certo differimento dell'operazione attraverso il Canale". Era perfettamente chiaro che simili disegni strategici' non avrebbero potuto essere eh effettivo sostegno all'Armata Rossa, ma la delegazione inglese si rifiutò di dare precise assicurazioni sull'apertura dd secondo fronte nella primavera del 1944 ( cioè· di effettuare lo sbarco nella Francia settentrionale) » .
Tuttavia al termine delle trattative l'atteggiamento inglese mutò. Fu così raggiunto l'accordo per l'apertura del secondo fronte nel maggio del 1944 (operazione «Overlord ))). I russi, d'altra parte, si impegnarono di predisporre per quella data l'inizio di un'offensiva avente lo scopo d 'impedire il trasferimento di forze da est verso ovest. Nel capitolo riguardante i movimenti di liberazione nazionale, nei Paesi sotto il controllo tedesco, a proposito del] 'Italia e della
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Jugoslavia è detto (pag. 511 ) : « Dopo la capitolazione dell'Italia, nel settembre 1943, l'Esercito popolare di liberazione e i partigiani della Croazia, Dalmazia, Slovenia, e del M ontenegro disarmarono per intero quattro Di.visioni e vari reparti appartenenti a not,e Dit,isioni italiane (94 ). (94) Parlare d i d isarmo cotale da parte dell'Esercito jugoslavo di liberazione di qua ttro Divisioni italiane e di disarmo parz ia le di a ltre nove, vale a dire della forza complessiva italiana dislocata in Jugoslavia, non è esatto. Come avvenne in Italia. anche in Balcania dopo l'annuncio dell'armistizio la lotta si accese e si sviluppò principalmente era italiani e tedesch i. Questi, infatti, ponendo in atto un piano già eia tempo predisposto, iniziarono subito azioni armate per la cattura e il disarmo delle unità italiane. \folti reparti italiani reagirono combattendo alle ingiunzioni di resa dei tedeschi , come è <letto nella nota 11 6, ma si tram', di una lotta impari anche perché i reparti italiani erano disseminati e ripartiti in piccoli presidi per esigenze di occupazione e la loro cattura da parte delle prepondera nti forze tedesche fu relativamente facil e. I tedeschi erano invece riuniti in g rossi raggruppamenti, in conseguenza dei compiti di manovra ad essi affidaci, ed erano coralmente motorizzaci, meccanizzati o corazzati. Sicché nella grande maggioranza gli irnliani furono perciò fatti prigionieri dai tedeschi. I rimanenti passarono volontaria mente dalla parte dell'Esercito di liberazione jugoslavo. E' vero che furono cedute armi alle formazioni partigiane di Tito, ma ciò avve nne volontariame nte. do po accordi tra comanda nti italiani e comandan ti jugoslavi partigiani, nella considerazione che la causa dell 'Ilalia era ormai la stessa causa degli alleati. In fatto cli disarm i è da ricordare che fu proprio una Divisione italiana, la u Marche » (55" e 56° fanteria), a d isarmare u n reggimento croato passato dalla parte dei tedeschi.
Con j soldati italiani passati dalla parte dell'Esercito popolare di liberazione furono costituiti alcuni battaglioni di partigiani che più tardi formarono la Brigata antifascista italiana "Garibaldi". Ben presto quasi tutto il litorale adriatico jugoslavo - che era zona di occupazione dell'Italia - cadde nelle mani dell'Esercito popolare di Liberazione. Purono così bloccate importanti vie di comunicazione per i tedeschi. In settembre, le forze tedesco - fasciste lanciarono la sesta offensiva nell'area nord - occidentale della Jugoslavia, allo scopo di conquistare l'ex zona di occupazione italiana, di controllare tutto il litorale adriatico e di eliminare altresì le unità dell'Esercito popolare di hberazionc ed i reparti partigiani operanti in Slovenia, Macedonia, Serbia e Hosnia . Per l'effettuazione di questa offensiva i tedeschi trasferirono in Jugoslavia unità pror,enienti dalla Franda, Norvegia, Italia e Grecia. Sebbene nel corso della sesta offensiva le 13. - Russia
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L .l'l'ALI A NELLA Rl,Li\ZION E SOVIETI CA SI;LJ.A SECONDA GUERRA ~IONDIAl, E
truppe hitleriane avessero occupato qualche città e centro abitato, esse non raggiunsero i loro obiettivi. Più della metà di tutto il territorio della Jugoslavia rimase sotto il controllo dell'Esercito popolare di liberazione il cui contingente. malgrado i duri combattimenti, dopo un anno fu quasi triplicato. Alla fine del 1943 esso raggiunge11a i 300.000 uomini ».
Nella parte riferentesi al movimento di liberazione albanese è. altresì scritto (pag. 515): « Dopo la capitolazione dell'ltaha, i reparti albanesi dell'Esercito di liberazione nazionale disarmarono una Divisione italiana e si impossessarono di parecchi depositi di armi e munizioni. Una parte dei soldati italiani passò nelle file dell'Esercito di liberazione nazionale 011e costituì il battaglione "Antonio Gramsci". Subito dopo la capitolazione dell' ltalia le forze tedesco - fasciste invasero l'Albania occupando tutti i grandi centri abitati e i porti del Paese. Gli hitleriani dichiararono demagogicamente di entrare nel Paese come "liberatori dell'Albania dai fascisti italiani". Il comando tedesco proclamò persino " la restaurazione della sovranità albanese ". Il governo nominato da gli occupanti italiani fu destituito. Il suo posto fu preso da un nuovo governo creato dalle autorità tedesche. il popolo albanese non si lasciò tuttavia ingannare. I patrioti albanesi risposero all'occupazione tedesca con l'intensificazione delltt lotta di liberazione 11azionale » . Le sconfitte subite dai tedeschi sul Volga e a Kursk determinarono l'aggravamento della situazione politica, mil itare ed economica della Germania. Particolarmente difficile il problema del ripianamento delle perdite e del potenziale umano per l'economia tedesca. Secondo dati del Comando Supremo germanico, nel novembre 1942 la Wehrmacht era costitui ta da 9.750.000 uomini (classi dal r897 al 1925), pari al 61 ,8 °~ di tutti gli idonei al servizio militare. Nell'estate 1943, con misure straordinarie, fu possibile alla Germania di ripianare k perdite sul fronte russo. A partire dall'estate autunno 1943 l'entità delle forze tedesche, a causa delle perdite, iniziò a diminuire di continuo : nel luglio essa era di 4.898.000 uomini, nel novembre di 4.424.000 uomini. L'acuta carenza di potenziale umano, tutto assorbito dalle necessità belliche, indusse la Germania ad utilizzare sempre più per la sua economia i prigionieri di guerra e i deportati dai Paesi di occu-
P,\RTE TlòR'.l,\
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pazione. Secondo statistiche ufficiali tedesche, i prigionieri e i deportati che lavoravano nell 'economia germanica erano, nel 1943, 6 .300.000 (« L'industria della Germ ania nel periodo della guerra 1939 - 1945 )), edizione russa del 1956, pag. 189). L'andamento del conflitto causò effetti negativi anche negli altri Paesi alleati della Germania: Romania, Finlandia, Ungheria. << Nella primavera del 1943, i! primo ministro Ka11ay si recò a Roma allo scopo di convincere Mussolini ad intraprendere azioni comuni per uscire dal conflitto . Nel corso dei colloqui egli espresse dei dubbi sulla possibilità di successo di una nuova offensiva tedesca nel!'estate del 1943. "E' passato il tempo - osservava Kalfay - in cut tutti i calcoli dell'Asse erano basati sulla sola ipotesi di una possibile vittoria tedesca, soprattutto rapida e totale. Pertanto noi non possiamo trascurare alcuna via che consenta cd nostro Paese di disimpegnarci" ( N rc HOLAS KALLAY, Hungarian premier: ,e A Persona] Account of a Nation 's Struggle in the Second W orld War », Kew York, 1954, pagg. 147- 148). Ma Mussolini in quel tempo non intendeva ancora uscire dal Hlocco delle Poten ze dell'Asse e continuava a spingere l'ltaiia lungo la via della guerra )) .
N el capitolo « Gli avvenimenti politico - militari sui teatri secondari del secondo conflitto mondiale )) la Rdazione sovietica esamina: le operazioni militari in Africa Settentrionale, le vicende politiche in Italia e gli avven imenti politico - militari nel teatro del Pacifico. Le parti che riguardano l'ltalia vanno da pagi na 546 a pagin a 569. << Il fronte russo - tedesco continuava a r,mcmere il principale e risolutivo della seconda guerra mondiale . Gli avvenimenti su questo fronte ebbero un'enorme incidenza su tutti gli altri teatri operativi. La crescente resistenza delle Forze Annate sovietiche tolse alla Germania hitleriana e ai· suoi alleati la possibilità di sviluppare ef ficaci operazioni militari sugli altri fronti e creò condizioni: favorevoli per le azioni offensive dell'Esercito anglo - americano. Il comando inglese, approfittando di questa vantaggiosa situazione, decise di passare all'offensiva nel!' Africa Settentrionale. Nell'autunno del 1942, dopo i Jal!ùi tentativi dell'Esercito italo tedesco di raggiungere il Canale di Suez, il fronte si stabilizzò, in Africa Settentrionale, su una linea ad ovest di El Alamein, a 1 00
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L•ITALIA :srELLA REI.AZWNE SOV!J::TI CA St:LLA SF.CONDA G U[ RR.-\ MONDl 1\LE
k,m da Alessandria . Essa si estendeva per 6 5 km dalla costa mediterranea sino alla depressione di Qattara. L'Esercito italo - fascista, operante nel Nord Africa, era costituito dal Corpo di Spedizione Tedesco ( due Divisioni corazzate, due Divisioni di fanteria e una Brigata paracadutisti) e da tre Corpi d'Armata italiani ( due Divisioni corazzate e sei Dù-isioni cli fanteria). Le unità avevano bisogno di essere completate in personale e mezzi. Disponevano complessivamente di 510 carri e di 6 00 pezzi d'artiglieria da campagna. L 'aviazione italo - tedesca ammontava a circa 300 aerei da c·ombattimento (<( Thc Army Air Forces in World War II >i, vol. 11, Chicago, 1956, pag. 36). L'Italia e la Germania non potevano completare i loro reparti in Africa Settentrionale poiché ne/L'estate e nell'autunno del 1942 furono costrette ad inviare sul fronte russo - tedesco quasi tutte le riserve (95). (95) L'esistem:a contemporanea dei d ue fronti di g uerra, africano e russo, determinava richieste di personale per mantenere a numero le unità e di materiali di ogni genere per reintegrare consumi e perdite, propor7.ionate all'enti tà de i reparti im pegnati.
Il Maresciallo Rommel, che era a capo delle truppe italo - tedesclze nell'Africa Settentrionale, chiese insistentemente all'A lto Comando germanico di completare l'Africa Korps. Egli rile1,ava che soltanto in questo modo le sue truppe " avrebbero potuto mantenere le loro posizioni contro i reparti scelti del!' Impero britannico" (ERw r~ R:oMMEL: <e Krieg ohne Hass », H eidcnheim (Bren z), 1950, p agina 236). Ma l'Alto Comando germanico non poté aderire a tale richiesta. il fron te orientale, su cui i tedeschi avevano riportato severe perdite, domandava sempre nuoue e nuot1e riseri 1e. il 13 settembre 1942, l'Alto Comando germanico dette l'ordine "per la sostituzione delle Divisioni logorate ad oriente". In esso si dice va: "Dal gennaio 1943, otto unitù meccanizzate, idonee ad operare in condizioni tropicali, devono essere trasferite da ovest ad est sul fronte caucasico " . Lo storico militare inglese Sc/1ulman scrive che "a Berlino attribuivano un'importanza secondaria al Nord Africa e né H itler né lo Stato M aggiore Generale lo pren1lc11ano particolarm ente sul serio" (MrLToN ScH uLMAN: <( Defeat in the West», London, 1947, pag. 79). Al Volga, e non nll' Africa Settentrionale, era rivolta in quel tempo l'attenzione dell'Alto Comando germanico. Rommel decise
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pertanto di porsi sulla difensi.va nella regione cli El Alamein. allo scopo di guadagnare tempo e di. mantenersi su quelle posizioni sino all'arrivo delle riserve (96). (96) La dec isione di assumere atteggiamento difensivo nella reg ione di Alamein, fu adottata dal Comando Superiore in Africa Settentrionale e da l Maresciallo Rommel dopo che l'offensiva <lei mese di agosto 1942 era fallita per mancanza cli carburante. Si trattava cli passare sulla d ife nsiva solo temporaneamente e il Maresciallo Rommel, pertanto, fece fermare le Grandi U nicà alle sue d ipendenze nelle posizioni raggiunte, a n:,;iché far adottare u n nuovo schieramento su d iverso terreno più adatto alla difesa.
Nel frattempo, l'8" Armata inglese, che operat a contro L'Esercito italo - tedesco, continuava ininterrottamente a rafforzarsi. Prima del!' offensiva nella regione di El Alamein, essa era costituita da tre Corpi d'Armata ( sette Divisioni di fanteria. tre Dfrisioni cora.zzate e quattro Brigate autonome, due corazzate e due di fanteria). Fra le unità dell' 8" Annata vi erano una Ditiisione australiana, una neozelandese, una sud - africana ed una indiana. Un testimone degli at•venimenti nell'Africa Settentrionale, l' inglese Alan Moorehead, corrispondente di guerra, osservò che: " L e munizioni, le attrezzature e gli approvvigionamenti giungevano con una dovizia mai vista. Artiglierie britanniche, carri americani ed aerei di entrambi i Paesi; tutto giun get•a quaggiù" (Au~ MooREHEAn: The End in Afrika l>, London, 1943, pag. 102). In complesso, gli inglesi disp onevano di circa I . 100 carri, di oltre I.200 bocche da fuoco e di circa 1.200 aerei. Quando iniziò l'offensiva, l'Annata inglese ricevette altri 200 carri. Il rapporto di forze e d1 mezzi era nettamente a favore degli inglesi: di I .5 t'Olte superiori come unitù di fanteria, di 2, 2 volte come numero di carri, di 2 volte per entità d'artiglieria da campagna e quasi di 4 volte come disponibilità cli aerei. Il comando del!' 8'' Armata deciu: di passare ali' offensiva alla fine di ottobre. Quest'operazione era parte integrante del piano generale del comando anglo - americano per la conquista di tutta l'Africa Settentrionale. Secondo tale piano, l' offensit,a dell' 8" Armata inglese ad El Alctmei.n dot eva essere seguita da un grande sbarco progettato sulla costa nord - africana . in Marocco ed in Algeria. Le forze dell' 8" Armata inglese dovevano eliminare, nella zona ad ovest di El Alamein, il grosso delle forze italo - tedesche. Il comando del/' 8" Armata prevedet•a: di effettuare, durante: i quattro giorni precedenti l'offensiva, massicci attacchi aerei contro le truppe 1
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L. IT.-ILI .-\ N ELLA RcLJ\ZlONE SOVIE'J'lC.-1 SUU , fl SECON DA G UEl\RA MON DIALE
e sugli obiettivi nemici in profondità, di logorare il nemico e di trarlo in inganno sull'inizio e sulla direttrice principale dell' offensiva per poi sferrarla nella parte centrale del settore nord del fronte, insieme ad un attacco secondario nel settore meridionale. Nella prima fase del/' operazione si era pianificato di annientare le unità di fanteria e di sfondare le difese del nemico, mentre nella seconda fase. con l'intervento nella battaglia delle unità mobili, si preveder1a cli annientare le truppe mobili italo - tedesche, di raggiungere con il grosso delle forze l'importante via di comunicazione costiera e di sviluppare l'offensiva lungo il litorale del Mare Mediterraneo (BERNAlU) L. MoNTGOMERY: « El Alamein to the River Sangro >l, London, 1960, pagg. 36 - 37). Nel tratto di sfondamento fu realizzata una superiorità tripla di reparti cli fanteria e quintupla di artiglierie e carri. Si attribuiva molta importanza alla sorpresa del!' operazione . Per questo si ricorse ampiamente al mascheràmento e all'inganno. In particolare, a tergo dell'ala sinistra del!' 8" Armata, sulla direttrice secondaria, si costruirono finte tubazioni, depositi ed altri apprestamenti per far credere che qui era in preparazione l'attacco principale. Dal 20 al 2 5 ottobre l'aviazione inglese effettuò un intenso bombardamento tÌi preparazione. Furono attaccati gli aeroporti, le vie di comunicazione, le zone di concentramento delle truppe, gli schieramenti d 'artiglieria. il sistema di difesa antiaerea, i depositi, le fonti di approvvigionamento d'acqua, i porti e le navi. Gli aerei da bombardamento inglesi effettuarono quotidianamente circa 800 missioni, i caccia circa 2 . .500, 1 2 volte di più degli aerei dd nemico. Gli aerei tedeschi ed italiani apparivano sempre più raramente nel cielo africano poiché l'aviazione inglese aveva l'assoluta supremazia. Il 23 ottobre, alle ore 22 , dopo venti minuti di preparazione di artiglieria effettuata da più di 1.000 pezzi, le truppe dell' 3a Armata britannica passarono all'attacco. La località semùlesertica della zona dz attacco non aveva che pochi punti di riferimento. Per aiutare la fanteria a mantenere la giusta direzione di movimento, gli inglesi impiegarono riflettori e osservatòri mobili. La fanteria britannica riuscì, in maniera relativamente facile, a superare la prima fascia difensiva de/l'avversario. Ma contro la seconda fascia difensiva incontrò una tenace resistenza e fu costretta a fermarsi. ll comando britannico fece intervenire nel combattimento le unità mobili. Le Divisioni corazzate furono però arrestate dal!'artiglieria del nemico mentre tentavano di superare i campi minati schierati sul davanti
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della seconda fascia difensiva. Secondo il parere di Montgomery, " i tentativi di portare i carri nell'area per la manovra strategica ad occidente del sistema difensivo delle truppe dell'Asse, non ebbero successo " (BERNARD L. MONTGOMERY: « El Alamcin to the River Sangro », London, 1960, pag. 42). Dopo essersi riordinate, le truppe britanniche rinnovarono l' offensiva nella notte del 2 novembre. Il 3 novembre, in corrispondenza della direttrice di attacco principale, essi ottennero la rottura della difesa nemica in tutta la sua profondità. Durante i com battimenti, le truppe britanniche inflissero gravi perdite alle Divisioni italiane che operavano nella parte settentrionale del fronte (RoHERT J,\Rs: (< Les campagnes d 'Afrique. Libye - Egypte - Tunisic, 1940 - r943 », Paris, 1957, pag. 177). Il comando tedesco non a1,eva riserve per chiudere la breccia, né aveva alcuna speranza di riceverle. Il 3 novembre, nell'intento di evitare una completa disfatta, esso iniziò a sottrarre il grosso delle sue forze portandolo verso occidente, sulle posizioni fortificate di EL Agheila che si trovavano a circa I .200 km da El Alamein . Con ciò, quattro Divisioni di fanteria italiane, che operavano nella parte meridionale del fronte , furono abbandonate alla loro sorte. Il Ministro degli Affari Esteri dell'Italia fascista , Ciano, scrisse con indignazione nel suo diario che Rommel non aveva nemmeno fatto il tentativo di sottrarle alla distruzione: '·' I germanici hanno preso tutti i nostri camion per ritirarsi più in fretta ed hanno piantato le nostre Divisioni in mezzo al deserto . .. " (GALEAZZO CuNo: <e Diario >> , voi. II, r94 r - 43, Milano, r950, pag. 2r7). Queste Di!!isioni furono costrette ad arrendersi. Tlerso occidente poterono allontanarsi soltanto i loro resti (97). (97) Le afferma~ioni contenute nel « Dia rio>> <lei M i nistro C ia no sono l'espressio ne di stati d 'animo via via mutevoli, fìssati sulla carta non appena si determinavano nel pensiero dell'auLore e t ra di essi no n mancano i contrasti. La pubblicazione dell'opera ebbe luogo senza che Galeazzo C iano potesse rivederla e farne u n testo organico. E' possibile che in u n momento successivo, avute notizie piL1 complete, eg li mutasse opinione. Comunq ue la monografia « Terna offensiva britann ica in Africa Settentrio na le - La battaglia d i El Ala me in e il r ipiega mento in Tunisia (6 settembre 1942 - 4 febbra io 1941) » e<l ita nel 1961 da ll'Ufficio Storico dello Staro Maggiore dell'Esercito italiano, a pag. 168, prova l'erroneità d i l\uanto scri veva allora il M inistro degl i Affari Esteri.
Così finì la battaglia di El Alamein. Alla sua conclusione, le Divisioni italiane persero circa due terzi dei loro effettivi. Gravi
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!. '!TALIA NE I.I.A RELAZI0Nl: SOV JETI C,\ SULL,\ SECO:,JDA GUERRA ~(O:,JDIJ\l.E
perdite subirono anche le unità tedesche. Tuttavia, malgrado ciò, esse conservarono ancora la capacità operativa. Ad El Alamein, i soldati e gli ufficiali che avevano combattuto nelle file dell' 8;' Armata inglese dettero prova di un elevato spirito e di eccellenti qualità combattive. L'esito della battaglia di El Alamein ebbe grande importanza per l'Esercito e la Nazione inglesi. Dopo una serie di pesanti sconfitte , la vittoria ottenuta dall'8" Armata sulle truppe italo - tedesche nel Nord - Africa sollevò il morale dei soldati e degli ufficiali inglesi ed ebbe grande risonanza nella stessa Inghilterra. Il Capo cli Stato Maggiore Generale britannico, Maresciallo Alanbrool(, scrisse nel suo diario che la sconfitta di Rommel produsse grande entusiasmo nel Paese e che il primo ministro Churchill stava per dare persino l'ordine di "suonare tutte le campane" (ARTHUR BRYANT: « The Turn of the Tide, 1939 - 1943 l>, London, 1957, pag. 516). Inseguiti dalle truppe inglesi, i reparti italo - tedeschi si ritirarono verso occidente. Gli inglesi, movendo dietro loro, entrarono a Marsa Matruh l' 8 novembre, a Tobrul{ il 1 3 novembre e a Bengasi il 20 novembre. Dopo una settimana, le truppe di Rommel giunsero alìe posizioni precedentemente fortificate di El Agheila (98). (98) Effettivamente, in ,1uel periodo le Grandi Unità italiane e germaniche operanti in Africa Settentrionale sì ritirarono verso occidente, seguite, piuttosto che inseguite, dalle forze britanniche. Occorre anche precisare che nelle posizioni di El Agheìla esistevano soltanto modestissimi lavori campali cli rafforzamento e fonificazionì permanenti.
non
Mentre le forze italo - tedesche rzpzegal'ano sulla predisposta linea difensiva di El Agheila, Mussolini cercava invano di ottenere rinforzi dalla Germania. Nella missiva indirizzata ad Hitler il 19 novembre, egli chiedeva di rafforzare il fronte dell'Africa Settentrionale con artiglierie ed aviazione. Mussolini scriveva: "Il nostro ripiegamento fu dovuto alla schiacciante superiorità aerea ciel nemico, su questo non vi è: ombra cli dubbio" ((( Les lcttres secrètes échangées par Hitler et Mussolini, 1940 - 1943 J>, Paris, 1946, pagg. 139- 140). M a Hitler, in quei giorni. non pensava all'Africa Settentrionale, poiché l'Armata Rossa era passata alla controffensiva sul Volga. Il 2 7 novembre, le avanguardie dell'Esercito britannico giunsero presso El Agheila. A partire dal!' 1 I dicembre, l'aviazione inglese iniziò a battere intensamente le di/ese italo - tedesche in questa
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zona. Era previsto che l'offensiva delle truppe inglesi fosse rinnovata il 14 dicembre. Tuttavia Rommel iniziò il ripiegamento delle sue unità verso le posizioni di 13uerat nella notte del 7 dicembre . Le truppe inglesi giunsero a loro contatto il 29 dicembre. Dopo due settimane di preparazione, esse iniziarono l'attacco il 15 gennaio 1943. Le foru italo - tedesche, dopo aver opposta debole resistenza, ripiegarono m1ovamente Lungo il litorale. Il 23 gennaio, i reparti britannici entrarono a Tripoli, capoluogo della Libia. Al termint· del ripiegamento. le unità italo - tedesche occuparono il 6 febbraio le posizioni difensivc della "linea Mareth" nel territorio della Tunisia. Alle unità fu affidato il com pito di tentare di mantenere l'area strategica tunisina sfruttando posizioni vantaggiose per la difesa. L' 8° Armata inglese, passata all'offensiva alla fine di ottobre r942 in Egitto, inseguendo ii nemico, era giunta quindi, dopo tre mesi e mezzo, sino alla frontiera tunisina; peraltro essa non ai1eva potuto infliggere al nemico una sconfitta d;finitiva. Durante il ripiegamento delle unità italo - tedesche da El Alamein, Stati Uniti e Gran Bretagna sbarcarono le loro truppe in Marocco ed in Algeria, che si trovavano sotto il controllo del " Governo" di Vichy. La questione deilo sbarco nel Nord - Africa era stata discussa da Roosevelt e da Churchill nella Conferenza di Washington del giugno 1942. Il 24 luglio, il comitato congiunto anglo americano dei Capi di Stato Maggiore prese definitivamente la decisione dello sbarco e il relativo piano fu chiamato convenzionalmente "Torch" (" Torcia"). Con qi,esto piano si prevedeva di effettuare uno sbarco simultaneo di grandi forze anglo - americane in alcuni punti del Marocco e dell' Algt'ria. allo scopo di prendere da tergo le truppe italo - tedesche dislocate in Egitto cd in Libia, di distruggerle in azione combinata con I' 8" Armata inglese, di controllare tutta l'Africa Settentrionale e di ristabilire le comunicazioni navali nel Mare Mediterraneo. I governanti americani ed inglesi, approvando il piano di invasione nell'Africa Settentrionale, non erano affatto partiti dall'interesse di una rapida sconfitta della Germania fascista. Essi si rendevano conto che le operazioni intraprese in lontanan za dai centri vitali della Germania, e contro irrisorie for.ze nemiche, non pote1 ano decisamente influire sul!'andamento della guerra. A detta del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito americano Generale Marshall, l'effettuazione del piano '·' T orch" "escludeva operazioni offensive contro la Germania . .. " (M. METLOW e E. S NELL: 1< La pianificazione 1
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t' IT,\l.lA NE LLA REL,\ZlON E SOVIETICA SlJ Lli\ SECO:-.IDA GUERRA MONDI ,\ LE
strategica nella guerra di coalizione r941 - r942 l>, edizione russa, 1 955, pag, 343). Gli storici americani Metlow e Snell rilevano che le operazioni nel bacino del Mediterraneo vennero del tutto meno al principio, proclamato dagli stessi alleati, secondo cui la Germania era stata dichiarata "nemico n , r ". Tali operazioni, essi dicono, furono dirette "non contro la Germania; dunque, dal punto cli vista del!' alta strategia , , . non possono essere considerate come offensive" (pa-
gina 342 dell'opera predetta). I governi degli Stati Uniti e dell'Inghilterra tentarono di far passare lo sbarco nel Nord - Africa come "un reale secondo fronte". Il 14 agosto 1942 Churchill diresse al governo sovietico un memoT " l' . ' T orcnl ' costituisce • • ran d.um nel. qual e era detto c,1.e . operazione la forma migliore di secondo fronte nel!'anno 1942, l'unica possibile di tale portata sul versante dell'Oceano Atlantico" (<< Corri-
spondenza del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'URSS con i Pres identi degli USA e con il Primo Ministro dellà Gran Bretagna durante la guerra patriottica r941 - 1945 l> , edizione russa, 1958, pag. 59), Il 7 novembre, alla vigilia de/L'invasione, Roosevelt dichiarò a rna volta che lo sbarco delle truppe anglo - americane nel Nord Africa "è il secondo fronte. che garantisce un effettivo sostegno ai nostri eroici alleati in R ussia" (« Documents on American Foreign Relations » , vol. V, July r942 - June r943, Boston, 1944, pag. 548). In realtcì né il governo americano 1J.é quello inglese ritenevano che lo sbarco delle loro truppe nel Nord -Africa avrebbe costretto la Germania a trasferire colà parte delle forze dislocate sul fronte russo - tedesco . Gli alleati contarono di ottenere una facile e rapida vittoria '' mentre le forze tedesche, soprattutto l'aviazione, erano inchiodate nell'Unione Sovietica" (R1cJ-TARD M. LEIGHTON and Ro-
\V. CoAKLEY : « Global Logistics and Strategy, 1940 - 1943 Washington, 1955, pag, 418).
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»,
Lo sbarco delle truppe americane nel Nord - Africa si effettuò contemporaneamente su un ampio fronte, in tre punti: nelle zone di Casablanca, di Grano e di Algeri. Del primo scagli'one facevano parte le Divisioni 1", J", 34• di fanteria americane, la e la 2 " Divisione corazzata americana e la 78a Divisione di fanteria inglese della 1" Armata, in tutto cioè sei Divisioni. Con il secondo scaglione gli americani sbarcarono la 9" Divisione di fanteria e gli inglesi la 1 " e 46a Divisione cli fanteria nonché la 6" Divisione corazzata,
,a
PARTE TERZA
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IL comando americano aveva in riserva la 36" Dit isione di Janteria e l'82" Divisione aero portata. Le truppe anglo - americane sbarcarono da 110 unità trasporto, protette da 200 navi da guerra al comando del!' Ammiraglio inglese Cunnin gham. Le forze aeree alleate avevano due comandanti: il Generale americano Doolitt!e e il Maresciallo dell'at1iazione inglese Welsli. Il Generale Eisenhower fu nominato comandante supremo. Per tutto il viaggio. dai porti degli" USA e della Gran Bretagna sino alle zone dello sbarco, le na(li alleate non incontrarono alcuna resistenza da parte delle flotte della Germania e dell'Italia. Nemmeno l'aviazione italo tedesca fu di disturbo. Lo sbarco iniziò nella notte del/' 8 novembre e continuò sino al 12 noflembre. Non vi erano allora truppe italo - tedesche né in Marocco, né in Algeria. Le truppe francesi ( circa 200 . 000 soldati ed ufficiali) opposero, d'altra parte, una debole resistenza . Eisenlwwer osser[!a nelle sue memorie che in Algeria "non f({. incontrata quasi nessuna resistenza e quella regione fu rapidamente occupata dalle nostre truppe" (D wrcHT D. ExsENHOWER: << Crusade in Europa », New York, 1948, pag. rn3). 11 presidio di Grano si arrese senza quasi combattere. Nella zona di Casablanca le batterie francesi intert ennero fiaccamente con il fuoco delle artiglierie costiere. Sin dal pomeriggio dell' 8 novembre i carri armati cominciarono perciò ad essere sbarcati dalle unità di trasporto navale direttamen te nel porto. L'Ammiraglio hitleriano Marschall scrive che " la difesa delle truppe francesi nel Nord - Africa fu pit't simbolica che reale". Nella bibliogra fia storico - militare inglese e statunitense il successo dell'operazione di sbarco nel Nord -Africa si spiega con diverse ragioni. Secondo il parere del noto storico americano Morison , lo sbarco degli americani e degli inglesi nell'Africa Settentrionale fu coronato da successo " principalmente perché, secondo l' ordiue dell'Ammiraglio Darlan, le forze francesi nel Nord - Africa cessarono assai presto la lotta" ( SAMt:ET. E . MoRrsoN : < Slrategy and Compromise», Boston, 1958. pag. 40). Qualche storico, in particolare Fuller, individua il motivo del successo dell'operazione nel fatto che il nemico "fu colto di sorpresa dall'invasione degli a!!eati" (FULuH : <( La seconda guerra mondiale, 1939- 1945. Aspetti strategici e tattici », edizione russa, r956, pag . .3 r8), in altre parole, dalla segretezza della preparazione e dalla rapidità dell'attacco. Infine, secondo la versione ufficiale americana, le forze anglo - americane ottennero il successo grazie al concorso eccezionale di una serie di circostanze, forse per un "mi1
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L.ITALIA :S:F,I.L,\ RELAZIONE SOVIF.TI C:.1 St;LLA SEt:ONIH GUERRA ~10Nnl .\Lc
racolo ". N el numero di tali " miracoli", oltre ai due aspetti gicì menzionati, rientrano anche le condizioni del tempo, l'inattù,ità dei sottomarini e dell'aviazione nemica (LEIGH TON and CoAKLEY: « Glo-
bal Logistics and Strategy, 1940- 1943 », Washington, 1955, pagina 445). Alcuni di questi fattori, come ad esempio la debole resistenza delle truppe francesi o il bel tempo, ebbero indubbiamente la loro importan za favorendo lo sbarco agli alleati' e il pieno controllo della costa nord - africana. T uttavia è poco probabile che si possa parlare di sorpresa, poiché il comando italo - tedesco era al corrente dell'imminente sbarco. Ciano, sin dal 9 ottobre, ebbe dal Capo del Sert1izio Informazioni italiano, Generale A mè, notizie degne di fede che non lasciat·ano alcun dubbio sul fatto che " gli anglo - sassoni si preparano a sbarcare in forze nel 'Africa Settentrionale" (G ALEAZZO
Cu ~o:
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Diario ))' voi. U, r94I - 1943, Milano, r950, pag. 203).
Secondo A mè, egli aver,a nel medesimo tempo presentato a Mussolini e ali' Alto Comando italiano un circostanziato rapporto, copia del quale fu indirizzata al Servizio Informazioni germanico . Tu ttar•ia quest'ultimo " non m anifestò un particolare interesse " di fronte alla notizia della possibile invasione anglo - americana sulla costa del Nord - Africa ( CESARE A:,.,iÈ : « Guerra segreta in f talia,
1940 - 1943 », Roma , 1954, pagg.
11 4 -
r r5).
Gli storici militari della Gran Bretagna e degli USA passano sotto silenzio il fatto re principale che agevolò il successo del!' operazione. Questo fattore fu l'eroica lotta sostenuta in quel tempo dall'Armata Rossa sul fronte russo - tedesco e, in particolare, sul Volga . A ppunto qui era impegnctta la maggior parte de/l'Esercito e del/' aviazione tedeschi. Ecco perché il comando tedesco 12 011. poté impedire lo sbarco e non fece nemmeno il tentativo di impiegare almeno 1'aviazione contro la testa di ponte anglo - americana. Lo sbarco dell'Esercito alleato non m utò, in effetti, la situa-zione interna delle colonie francesi. Rimasero al potere le autorità di Vichy . Darlan fu nominato Alto Commissario dell'Africa Settentrionale, mentre il Generale Giraud ebbe il comando di tutte le Forze Armate francesi di quella regione, che si erano unite agli alleati (il 24 dicem bre Darlan fu ucciso e l'incarico cli A lto Com mwario per l'Africa Settentrionale passò a Giraud) . Con la connivenza degli alleati, Darlan e dopo di lui Giraud, misero in atto una politica reazionaria, sostanzialmente non diversa dall'azione del regime di Tlichy . Giraud oltre a non liberare gli antifascisti che languivano nelle carceri, ordinò di effettuare ancora nuot'i arresti.
i'ARTE TERZA
Nelle carceri centrali d'Algeri era1J.o rinchiusi da alcuni anni ventisette comunisti, deputati dell'Assemblea Nazionale francese, condannati a causa della coraggiosa lotta intrapresa contro il fascismo tedesco e co1J.tro i collaborazionisti di Vichy. Un membro del Comitato Centrale del partito comunista francese, Florimond Bonte. narra nelle sue memo;·ie che i comunisti incarcerati" diressero più d'una i,olta delle lettere all'Alto Commissario per chiedere di essere liberati. Essi indirizzarono anche un messaggio al Generale Eisenhower. A sei settimane dallo sbarco degli alleati in Algeria, dichiaravano gli autori del messaggio, " migliaia di patrioti comunisti francesi, gaullisti ed altri nemici dell' hitlerimzo nel territorio metropolitano e nel 'Africa Settentrionale, si trovano ancora nei campi di concentramento per ordine del/' A Lto Commissario" (FLoRl!'viOND BoNTE: « Certitude de victoire l>, Paris, r95r, pag. 80). L'appello dei comunùti rimase senza risposta. Gli antifascisti furono liberati soltanto nel febbraio 194 3, sotto la pressione dell'opinione pubblica mondiale:. Per alcuni mesi dopo lo sbarco degli alleati, in Africa Settentrionale si mantennero in vigore le leggi di discriminazione razziale. Secondo lo storico francese Miche!, in Africa "fu instaurato un regime di autentica dittatura" (HENRY M1cHEL : <( Le Giraudisme >), Revue cl'histoire de la deuxième guerre mondiale, Juillet,
H)59, pag. 33). L'appoggio dei circoli dirigenti USA alla politica reazionaria nei territori africani occupati destò lo sdegno del 'opinione pubblica mondiale democratica di tutti i Paesi. compresi gli Stati Uniti. Nella primavera del r.94 3 la critica a tale politica ebbe un carattere così aspro che il sostituto del segretario di Stato, Welles, fu costretto a riconoscere che "gh erano note le numerose considerazioni critiche dirette al dipartimento di Stato " in relazione alla politica americctna in Africa Settentrionale (<< Documcnts on American Foreign Relations )), voi. V, July 1942 - Junc 1943, Boston, 1944, pag. 568). Ma il governo USA continuò ad attuare questa politica perché rispondeva in tutto e per tutto agli interessi dei monopoli americani che cercavano di accaparrarsi quella ricca regione. Non appena iniziò lo sbarco degli anglo - anzericani nel Nord Africa, le truppe tedesco - fasciste in Francia oltt'epassarono la linea di demarca.zione ed occuparono tutta la Francia. Il 27 novembre r942 esse entrarono in Tolone, dove si trovava la Flotta militare francese. I marinai francesi, al fine di impedire agli hitLeri"ani di impossessarsi della Flotta, affondarono 3 corazzate, 8 incrociatori, r7
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J!J'fALIA ~ELLA RELAZIOKE SOVIETICA S U LLA SECONDA GUERRA MQìS"[)J/\1.E
cacciatorpediniere, 16 torpediniere, 16 sottomarini ed alcune piccole unità. Tre sottomarini riuscirono a fuggire nei porti del!' Africa Settentrionale. L'azione dei marinai francesi, che distrussero le loro navi per non farle cadere in mano nemica, fu indice di elevato patriottismo. Questo fu però un atto di resistenza passiva. Con una adeguata e risoluta azione di comando, la Flotta avrebbe potuto aprirsi il passo per raggiungere gli alleati. Alla fine cli novembre, le truppe anglo - americane, occupati il Marocco e l'Algeria, entrarono nel territorio della Tunisia e si avvicinarono alle città di Biserta e di Tunisi. In due settimane essi superarono una distanza di 900 km (99). (99) Per coprire in due settimane quei 900 km le unità americane non dovettero affrontare combattimenti cli sorta.
Ma nel frattempo il comando nemico riuscì a trasferire dalla Sicilia i reparti della 10" Divisione corazzata tedesca e di due Divisioni di fanteria italiane. Poco dopo giunse la 334" Divisione di fanteria tedesca. In novembre furono trasferiti complessivamente in Tunisia circa 28.000 uomini. In dicembre, le forze italo - tedesche in Tunisia furono raggruppate nella 5" Armata corazzata (roo). (100) Il XXX Corpo d'Armata italiano (Divisione cli fanteria <e Superga » e Divisione corazzata « Centauro >i , ques ta priva di mezzi corazzati), due Divisioni di fanteria cd una corazzata germaniche, costituirono la 5" Armata, alla quale non fu però dato l'attributo di corazzata.
Essa respinse le avanguardie noniche e si sistemò a difesa lungo la fronte algero - tunisina sino alla depressione salina di El Djerid. Nel febbraio 1943, il fronte, nella parte settentrionale della Tunisia, si stabilizzò da Capo Serrat alla città di Gafsa su un' estensione cioè di 350 !(m . Le truppe anglo - americane ammontavano allora a più di 200.000 uomini con 540 carri. Sul!' ala destra del fronte si trovava il ll Corpo d'Armata americano, al centro vi era il XIX Corpo d'Armata francese e sull'ala sinistra la 1" Armata britannica. I reparti nemici italo - tedeschi della 5a Armata corazzata disponevano di oltre 50.000 uomini e di 1 50 carri, comprendendo la Divisione corazzata trasferita dalla " linea Mareth ". L'8" Armata britannica si trovava davanti alla " linea M areth " dove l'Africa Korps continuava a difendersi ( 101 ).
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(101) In <lata 20 febbraio 1943 assumeva funzioni operative il comando della ,• Armata ital iana (Generale (;iovanni Messe). Quella Grande Unità era costituita <lai XX e dal XXI Corpo d'Arma ta italiani (Divisione motorizzata e< Trieste>; e Divisioni « Pistoia >l, e< Spezia l> e ,, G iovani f ascisti >>), dalle Divisioni germaniche 90" e 164", oltre che dai resti delle D ivisioni ge rmaniche 15" corazzata e 19" conrroaerei.
Mussolini si rivolse ad Hitler con una nuova richiesta di aiuto, ma anch e questa volta senza risultato. Hitler rispose con un rifiuto alla insistente richiesta del suo alleato italiano. Ciano rilevò nel suo diario: " I tedeschi comunicano che non potranno inviare in Tunisia le forze corazzate promesse" (G. CIANO: « Diario», vol. II, 1941 1943, Milano, 1950, pag. 547). I motivi che indussero ìl comando germanico a rifiutare il tentativo di trasferire rinforzi in Tunisia, sono stati indicati in modo molto preciso nel diario del Capo di Stato Maggiore Generale italiano Maresciallo Cavallero: " Kesselring, al suo ritorno dalla Germania, mi ha parlato del suo viaggio . .. tenuto conto della situazione generale in Russia, bisogna riguardare il problema della Tunisia alla luce della diminuita quantità di forze e di mezzi di cui disponiamo " (Uco CA VALI.ERO: « Comando Su-
premo. Diario, 1940 - 1943, del Capo di S.M.G. >>, Rocca San Casciano, 1948, pag. 436). Tuttavia, malgrado la mancanza di rinforzi, Le forze italo- tedesche continuarono ad opporre una tenace resistenza. Quando i reparti del Il Corpo cl' Armata americano effettuarono il tentativo di avanzare verso il Golfo di Gabes, per tagliare al nemico la via di una possibile ritirata verso nord dalla "linea Maretl!. " , e di congiungersi all' 8" Armata britannica, il comando italo - tedesco decise di passare a! contrattacco. Il 14 febbraio, due gruppi corazzati tedeschi, che disponevano di I 1 0 carri, attaccarono il Il Corpo d'A rmata americano che, al 2 3 febbraio, fu respinto di I 50 km (ro2). (102) Con q uei g ruppi corazzati germanici operava anche la Divisione italiana ,, Centauro». Ciò dette sicurezza alle retrovie si trovavano sulla "linea Mareth ", il 6 marzo, effettuarono il tentativo Armata britannica dislocati davanti
delle truppe italo - tedesche, che a tal punto che queste ultime, di far ripiegare i reparti dell' 8" alla "linea Mareth" (103).
(103) L'insuccesso dell'offensiva d i Medinine (7 marzo 1943) indusse il Maresciallo Rommel a proporre il ripiegamento sulla linea di Enfidaville (80 km a sud di Tunisi).
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!. ' IT1\LlA N ELLA RELAZIO'.'IE SOV I ETICA SULLA SECONDA GUERRA MONl)JALfò
Dopo il rientro del Maresciallo Rommel in Germania, il Maresciallo Kesselring ordinò al Ge nerale von Arnim <li annullare il precedente ordine dì Rommel. Però alcuni movimenti furono ugualmente effettuati e perciò ne nacque qualche confusione. Nello stesso periodo si pronunziava da sud l'offensiva clell'8' Armata britannica, con il concorso del Il Corpo d 'Armata USA. TI Generale Montgomery disponeva di 620 carri armati contro 94 ma, nonostante c1uesto fatto, la D ivisione e< Centauro >> contenne il nem ico a Gafsa per dodici giorni.
Questo tentativo non ebbe però successo. Il 2u marzo, le truppe dell'8" Armata britannica, che allora ammontavano a 187. 000 uomini con 480 carri, si accinsero ad effettuare lo sfondamento della " linea M areth " sulla quale il nemico aveva quasi 100.000 . . . uommi e ctrca 200 carn . Il tentativo delle truppe britanniche di rompere la difesa italo tedesca con attacco frontale lungo la costa si dimostrò vano. Allora Montgomery iniziò l'aggiramento dell'ala destra della " linea Mareth" con la 2" Divisione di fanteria neozelandese e con una Brigata corazzata, a tergo delle quali veniva il X Corpo d'Armata . Il 26 marzo, esse caddero sul fianco delle truppe nemiche. Queste ultime, nella notte del 28 marzo, si ritirarono di r 5 km su nuove posizioni nella regione di Uadi - Hadjar. Iniziò intanto anche il rapido ripiegamento delle Divisioni italo - tedesche che fronteggiavano il II Corpo d'Armata americano. Le truppe americane iniziarono il movimento per ricongiungersi con l' 8" Armata britannica. Il 6 aprile, i reparti del!' 8" Armata britannica attaccarono il nemico sulle sue posizioni difensive di Uadi - Hadjar. Le unitù ùalo tedesche, nella impossibilità di sostenere l'attacco, iniziarono il ripiegamento nella notte del 7 aprile e, all'alba, tutto il fronte era giù stato arretrato . Esse si ritirarono verso la città di Tunisi. 11 7 apriie, il II Corpo d'Armata americano si con giunse ali' 8" Armata britannica sulla strada di Cafsa - Cabes. Le truppe italo tedesche si arrestarono e si organizzarono a difesa nella regione montagnosa di Tunisi. L'area operativa tunisina da essi occupata, era ridotta ad una fronte di 200 l(m e ad una profondità di r 40 km. Il comando anglo - americano incominciò a organizzare l'offensiva avente lo scopo di eliminare definitivamente la roccaforte tunisina. L'attacco principale doveva essere portato, da ovest, dalle truppe americane e francesi ed anche da reparti della r" Armata britannica. L a 5" Armata americana aveva un compito sussidiario: attaccare da sud per attirare le forze nemiche.
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.Nella notte del 20 aprile, gli alleati iniziarono l'azione di sfondamento delle difese avversarie (104). (104) L'attacco alla ridotta tunisina, difesa dalle forze italo - germaniche, ebbe ini z io il 22 aprile 1943 su tutta la linea. Ormai le Grandi Unità, rispettivamente agli ordini dei Generali Messe <: von t\rn irn, si erano congiunte. L'attacco degli alleati occidentali, guidato dal Genera le Alexan<ler, venne sferrato: - a nord, con la 5" Armata USA (Generale Bradley), comprendente il II Corpo d'Armata USA (una Divisione corazzata e tre Divisioni <li fanteria), i « Goums )) ed il « Corpo Franco)> francesi; - al centro, con la 1" Armata britannica (V e IX Corpo d'Armata britannici e XIX Corpo cri\rmata francese): - a sud, con 1'8" Armata britannica.
Per quattro giorni si svilupparono aspri combattimenti. Gli alleati rigettarono un po' indietro il nemico, ma non riuscirono a romperne le difese. ll Comando Supremo germanico cercò di prolungare la campagna dell'Africa Settentrionale allo scopo di ritardare quanto più possibile lo sbarco delle truppe anglo - americane sulle coste meridionali dell' Europa. Ai reparti italo- tedeschi fu dato l'ordine di: "Mantenere la testa di ponte tunisina ad ogni costo" (« Lcs lettres secrètes échangées par Hitler et Mussolini, 1940 - 1943 >i,
Paris, r946, pag. 175) (105). (105) Il Comando Supremo germanico - fin eia quando fu chiara l'eventualità, sempre più i ncalzante, che l'Italia perdesse i propri territori africani anelava attuando una sempre più evidente strategia cli temporegg iamento, continuata, poi, con successo in territorio italiano fino alla primavera 1945. Le finalità italiane, però, differivano totalmen te. La permanenza in Africa Settentrionale, territorio ormai assimilato a quello nazionale, dove tante migliaia di cittadini italiani avevano preso stabile dimora, assumeva, per il popolo italiano, e per i soldati che ne erano espressione, il significato cli conservare una parte della propria terra ccl il citato ordine di « mantenere la testa di ponte tunisina ad ogni costo » fu onorato dagli i tal iani anche quando era cessata la resistenza deg li alleati germanici. Questi volevano guadagnare tempo; gli italiani volevano impedire il non difiìcile e prevedibile sbalzo degli anglo - americani a nord del Canale <li Sicilia.
A loro volta, i circoli dirigenti degli USA e della Gran Bretagna non intrapresero sforzi adeguati per accelerare la fine delle operazioni belliche in Tunisia, sebbene avessero tutte le possibilità di terminare in breve tempo la campagna tunisina. Le forze aeree degli alleati nel Nord - Africa, che ammontavano nel!'aprile a 3 .ooo aerei. 14- - Russia
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avevano la completa supremazia dell'aria. Gli alleati avevano una enorme superiorità in mezzi corazzati ed artiglierie. Alle truppe italo - tedesche erano rimasti complessivamente soltanto 120 carri e 500 pezzi di artiglieria, quando gli alleati disponevano di 1. rno carri e di circa 2.000 pezzi di artiglieria. Il governo sot,ietico richiamò l'attenzione dei capi di governo americano e britannico sul ripetuto differimento della conclusione delle operazioni militari in Tunisia. ll governo sovietico aveva notificato al governo americano, in data 16 febbraio, che "la fine delle operazioni militari in Tunisia, da TI oi precedentemente indicata per febbraio, ora tiiene procrastinata all'aprile" (« Corrispondenza del
Presidente del Consiglio dei .Ministri dell'URSS con i Presidenti degli USA e con il Primo Ministro della Gran Bretagna durante la Grande Guerra Patriottica 1941 - 1945 ))' edizione russa, 1958, pagina 93). Ma anche questa scadenza non fu defìnitit'a. Il 16 marzo il govenio sovietico rilevava nuot'ctmente che « le operazioni anglo - americane non soltanto non vengono accelé'rate, ma oltre ad essere state differite alla fine di aprile si dcì per non completamente sicura persino questa scadenza " (Ibidem, voi. II, pag. 58). Il rallentamento delle operazioni in Tunisia portò all'ulteriore indisturbato trasferimento di riserve tedesché' dal!' occidente al fronte russo - tedesco. Soltanto il 6 maggio le truppe anglo - americane intrapresero nuove operazioni offensive sul fronte tunisino. In cinque ore, i bombardieri alleati effettuarono più di 2.000 voli. Essi, secondo l' espressione del comandante delle forze aeree USA Generale Arnolcl, « scavarono letteralmente con le bombe un canale nella difesa del nemico sino alla città di Tunisi". Sul finire del giorno seguente, due Divisioni corazzate inglesi passarono attraverso la breccia aperta dal[' aviazione ed occuparono Tunisi. Nello stesso giorno, i reparti americani entrarono in Hiserta. Le truppe italo - tedesche si ritirarono celermente sulla penisola di Capo Bon, contando di riparare in Sicilia. Ma, convinto che per l'evacuazione non vi erano i me.z.z i necessari. il comando italo - tedesco capitolò. Il r 3 maggio fu ufft..cialniente comunicato che la resistenza italo - tedesca nell'Africa Settentrionale era cessata. Tutta la costa nord africana del Mare Mediterraneo si trovò allora nelle mani della Gran Bretagna e degli USA. Le vie di comunicazione navali della Gran Bretagna attraverso il Mare Mediterraneo ed il
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Canale di Suez furono completamente ristabilite. La Marina italiana si rifugiò nei suoi porti senz a intraprendere azioni offensive. Così si conclusero le operazioni militari nell'Africa Settentrionale. Per la condotta delle operazioni nel Nord -Africa gli alleati impiegarono notevoli forze, che assai più efficacemente avrebbero potuto essere sfruttate per un diretto attacco alla Germania fascista. Simile politica dei circoli dirigenti della Gran Bretagna e degli USA portò per le Lunghe la seconda guerra mondiale e condannò i popoli a inutili sacrifici e sofferenze. Gli insuccessi del blocco fascista nel conflitto minarono inesorabilmente le forze dell'Italia, la più stretta alleata della Germcmia hitleriana. L'economia italiana non sopportava il peso della guerra e si trovò, alla fine del 1942, sull'orlo della catastrofe. Il disavanzo statale raggiunse la fantastica cifra di 1.000 miliardi di lire, IO volte più grande del reddito nazionale annuo . La cosiddetta politica di " autarchia ", cioè-: di autonomia economica, proclamata da Mussolini ed ampiamente reclamizzata dalla propaganda fascista, subì un completo fallimento. L'industria italiana, divenuta un'appendice dell'economia di guerra germanica, incontrava enormi ostacoli e producet1a con discontinuità. Nel quadro della ''coordinazione" delle for ze economiche, la Germania si impossessò di riserve di materie prime industriali e di combustibili accordando al suo alleato ben poca cosa. Nel!' autunno del r942 , i tedeschi vennero meno agli accordi dt fornùure all'Italia per più di due milioni di tonnellate di carbone e per circa 2 50.000 tonnellate di minerali di ferro. Furono portati in Germania 500.000 lavoratori italiani, fatto questo clie indebolì ancom di più l'industria italiana. Nel Paese non bastat a l'energia dettrica, aumentavano continuamente le difficoltù di trasporto. Nel descrivere la situazione dell'economia del Paese nella prima metà dell'anno 1943, il capo della direzione della produzione bellica italiana, Generale Favagrossa, scrisse che essa soffriva sempre di acuta " anemia perniciosa " (H1sToR1cus: « Da Versailles a Cassi bile. Lo sforzo militare italiano nel venticinquennio r9J8- 1943 )) ' Rocca San Casciano, 1954, pag. 22 1) . Le ingenti spese militari, che raggiunsero verso il 1943 i IO miliardi di lire al mese, gravavano pesantemente sulla classe lavoratrice. Dopo tre anni di guerra , il potere reale d'acquisto dei salari dei lavoratori si ridusse di quasi tre volte. La razione di pane fu ridotta a 1 50 gr. al giorno e m inacciava di essere ulteriormente ridotta . Già all'inizio dell'autunno 1942, Mussolini fu costretto a 1·11
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conoscere che "nei grandi centri industriali Le difficoltà alimentari aumentano continuamente " (U. MAsSOLA : « Marzo r943 ore 10 », Roma, 1950, pag. r 4). Nel Paese, i generi alimentari non bastavano . mentre al mercato nero si vendeva a prezzi esorbùanti qualsiasi genere commestibile. Negli intrighi della speculazione /urono coint•olti molti f unzionari fascisti e rappresentanti del comando m ilitare. Secondo le memorie di uno degli ufficiali della 9" Dit1isione italiana "Pasubio ", che ave1 a operato sul fronte russo - tedesco nell'autunno r942, fu creata " una vera e propria organizzazione per l'esportazione del grano del Don" (Supplemento al n. T89 dell' ,e Unità >> del 12 agosto 1948, pagg. 25 - 26: << Perché non si è fatt a luce sulla campagna di Russia») saccheggiato nelle regioni occupate dell'Unione Sor•ietica (ro6). 1
( 106) In ogni Paese nel quale sia sLato attuato un rigo roso raziona mento alimentare, canto pilt limitate sono le assegnazioni, tanto più viene a manifestarsi il fenomeno del mercato nero. Nei territori sovietici occupati dalle Forze Armate germaniche era stara impiantata un 'organizzazione per la raccolta delle risorse loca li, comprese quelle alimentari. Quella stessa organizzazione tedesca aveva assegnato all'8" Armata italiana alcune zone dalle quali trarre i rifornimenci necessari per l'alimentazione dei propri repar ti, ma le Grandi Unità italiane non ebbero neppure la possibilid d'inviare in Patria alcuna di quelle derrate, in quanto le assegnazioni ricevute coprivano appe na il loro fa bbisogno. Inoltre nella fascia di terreno comprendente le posizioni difensive occupate dalle Grandi Unit.ì italiane schierate sul Don, nell'agosto 1942, erano rimaste giacenti biche di grano mietuto e non poLuto trebbiare, perché q ue i cumuli si trovavano in una zona soggetta alle azio ni di fuoco del ne mico. I soldati italiani, in g ra n parte contadini, non potevano sopportare il pensiero che numerosissimi topi o vicende atmosferiche disperdessero quel prodouo. Avveniva, pertanto, che essi lo raccogliessero, lo sgranassero manualmente e lo spedissero a casa in pacchi, di peso non superiore a un chilogrammo.
IL popolo italiano, duramente provato dalla guerra e dalla crisi economica da essa causata, esprimeva sempre più apertamente il dissenso alla politica degli ambienti governcttivi che avevano gettato il Paese in una guerra delittuosa. A partire dalla seconda metà del 1942 il numero degli scioperi crebbe considerevolmente. Incominciat a a manifestarsi in modo sem pre più evidente l'odio degli italiani verso i tedeschi che spadroneggiavano in Italia come in casa propria. In tutti i ministeri vi erano rappresentanti tedeschi. Dodicimila funzionari tedesco - fascisti controllavano la rete italiana 1
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delle ferrovie. Il solo apparato della Gestapo ammontauct m Italia a 2 5.000 uomini . I nazisti si comportac1ano nell'Italia "alleata" come i rappresentanti di una "razza superiore". In un promemoria che si consegnava ad ogni soldato tedesco in Italia, si raccomandava di " non dimenticare che fra le truppe tedesche ed italiane esistono grandi differenze razziali" (U. MAssou : « Marzo 1943 ore 10 >l, pag. 14). L'insuccesso degli avventati piani bellici del fascismo italiano, divenuto evidente dopo la sconfitta delle truppe tedesche ed italiane sul Volga, rafforzò improvvisamente il desiderio di pace in vasti strati della popolazione italiana. Sui muri delle case, nei reparti delle fabbriche, apparivano sempre più spesso le scritte di "abbasso f . ". I a guerra ". " morte al· asosmo Il re cl' Italia Vittorio Emanuele, che visitò Genova dopo il bombardamento da essa subìto, fu accolto dalla popolazione della città con il grido di " viva la pace:" (DEBYSER: <• La chute du regime » ,
Rcvue cl 'histoire de la cleuxième guerre mondiale, aprile 1957, pagina 15). Il 3 aprile I 94 3, intervenendo ad una riunione del direttorio del partito fascista, Mussolini sottolineò con inquietudine che il nemico avrebbe potuto approfittare del desiderio degli italiani "di concludere una pace qualsiasi" (DEBYSER: <( La chute du regime >)
Revue d'histoire de la deuxième guerre mondiale, aprile r957, pagine 25 - 26) ( ro7). (107) Il des iderio di pace del popolo italia no era più che spiegabile, specialmente dopo che i massicci bombardamenti aerei dell'autunno 1942 ebbero colpito la cittadinanza di quasi tutti i maggiori centri abitati.
La scontentezza della guerra penetrava sempre più diffusamente nell'Esercito italiano. Questo processo prese soprattutto larghe proporzioni quando dal fronte orientale cominciarono a ritornare i resti della disfatta 8" Armata italiana. Secondo il parere di uno dei più noti giornalisti Jascisti, Paolo M oneL/i, i soldati italiani ritornati in Patria erano pervasi "dal solo sentimento di solidarietà con la popolazio1J.e, dal solo odio verso i tedeschi che si erano dimostrati perfidi alleati" (U. D'ANDREA: <, l i volto della guerra)) , Torino,
r949, pag. 215). Dopo la disfatta del!' Armata italiana sul fronte russo - tedesco e gli scioperi di marzo, si formò infine una congiura contro Mussolini. Al centro del complotto si trovarono degli elementi monar-
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L 1T,\LIA ~EI.L:\ RELA7.IOKE SOVIETI C:A SULL,\ SEL'<l:-:l>A Ct:ERRA ~10:-lDIALE
cluà alla c1-ti testa era il Ministro della Real Casa, Acquarone. Si affiancarono ad essi i Generali contrari al regi.me. Tutti quanti era110 strettamente legati ai monopolisti italiani. I cospiratori calrolavcmo che, do po essersi sbarazzati di M ussolini ed averlo so.rtituito con un q ualsivoglia •·· Darlan italiano", accetto alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, sarebbe stato più facile mettersi d'accordo con gli alleati. Si accrebbe contemporaneamente la crisi all'interno del partito fascista . Parecchi suoi membri esprimez,ano sempre pùì apertamente il loro dissenso alla politica di Mussolini e si diclziarcwcmo favoret•oli all'uscita dell'Italia dal con flitto . I tentativi di sopprimere il malcontento nelle file del partito, mediante severi provvedimenti, non raggiunsero lo scopo . Mussoli11i effettuò invano un'epurazione dopo l'altra, radiando gli scontenti per "sfiducia nel fascismo " e nella vittoria delle Potenze dell'A sse. l'ersino alcune "colonne" del fascismo, come il l'residente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni Grandi. l'ex Ministro degli Esteri Ciano, il membro del Gran Consiglio del Fascismo Bottai, temendo l'inevitabile crollo, iniziarono a progettare un "nuot•o orientamento" . A tal fine , essi si m isero in contatto con i Generali clissem.:ienti ed anche con gli ambieuti vicini al monarca. Il loro obiettit•o era quello di salvarsi e di conservare a qualsiasi costo i loro prit ilegi. A causa dei rovesci militari, soprattutto sul fronte rus.ro - tedesco, continuarono ad aggravarsi i contl'asti italo - tedeschi. Alla fine di aprile dell'anno 1943, il Colonnello delle" SS " Dollman - uomo di fiducia del Comandante Supremo dell'Esercito germanico nel sud Europa Feldmarescia/Lo Kesselrin g in un colloquio con il direttore del!'agenzia fascista Stefani, sottolineò che "in larghi strati del/' opinione pubblica della Germania e negli ambienti più estremisti del partito nazionalsocialista si va formando un atteggiamento 11011 troppo bener,olo 1 erso l'Italia; su questa si fanno ricadere le maggiori responsabilità della situazione bellica nella quale si tromno le Potenze dcli' Asse" (A rnL10 TAMARO: ,e Due anni di storia, 1943 1
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>),
vol. I, Roma, r94.8, pag. 64).
La disfatta dell' 80, Armata italiana sul fronte msso - tedesco e quindi la sconfitta delle truppe italo - tedesche nel 'Africa Settentrionale, indussero Mussolini a prospettare ad Hitler la "conclusione d, una pace separata con la Russia ". La perdita "dell'impero fascista" ed il timore di una rivoluzione ( accresciutosi soprattutto dopo gli scioperi di marzo) obbligarono il dittatore fascista a cercare co11t ulsamente una via d'uscita alla situazione che si era creata. Nel1
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la sua lettera del 2 5 marzo, Mussolini, dopo at·cr assicurato Hitler della buona volont~ dell'Italia di "comb~ttere la gr,1,crra sino ali' ultimo", affermò nel contempo che "si può ora chiudere il capitolo russo" . Il dittatore italiano dichiarò: "sono cont•into che l'annientamento cle1la Russia non è possibile ... persìno se i giapponesi entrassero in guerra, cosa che appare poco probabile" ( « Lcs lettres secrètes échangées par Hitler et Mussolini » , Paris , r946, pagine 184 - 185). H itler comunque rimase sordo alle ragioni del suo alleato italiano. N e1l'incontro dei due dittatori a Salisburgo. agli inizi dell'aprile 1943, egli si scatenò co11 il discorso su "l'ineluttabile crollo delle Armate sovietiche" e sul fatto che "per il raggiungimento della vùtoria da parte delle Potenze del!' Asse, rimane ancora da compiere un ultimo sforzo ". Hitler pretese che il suo alleato italiano intensificasse la repressione contro tutti i dissenzienti. cavandosela - in sostanza - con le proprie forze nella difesa clcll'ltalia, senza pensare di concludere la pace. Come giustamente afferma lo storico francese Debyser, che si è occupato della ricerca delle cause della caduta del regime fascista in !tedia, '' per H itler, che conduce11a una difficile guerra contro l'URSS . .. il Mare Mediterraneo era un fronte del tutto secondario, mentre per l'Italia era il solo baluardo" (F. D EBYs.ER : ,, La chute du regime )), Revue d 'histoire de la deuxième guerre mondiale, aprile r957, pag. 25). Gli hitleriani non erano disposti a difendere il loro alleato, l'Italia. e i suoi interessi. La, sorte della guerra non si decùler•a nella regione del Mediterraneo, ma sul fronte sovietico - germanico, dove l'Esercito tedesco subiva una disfatta dietro l'altra e dove Hitler lanciava tutte le sue nsert'e. Non era inoltre in suo potere "chiudere il capitolo russo''. Secondo l'ironica osser11azio11e del giornalista italiano D'Andrea, "Hitler, nonostante i consigli di Mussolini, non poteva né concludere la pace (con l'Unio1J.e Soi•ietica : nota della redazione russa) , né stabilizzare il suo fronte, poiché non era lui che effettuava l' offensit,a, ma i russi" (Uco D 'ANDREA : « li volto della guerra», Torino, 1949, pag. 215). La situazione in Italia si aggravava di giomo in giomo. L o stato rivoluzionart·o che si era creato nel Paese indicava minacciosamente che j/ fascismo sarebbe stato spazzato via e che crl potere sarebbero andati gli elementi democratici. Ciò era temuto non soltanto dai governanti fascisti, dai gruppi borghesi di opposizione e da/!'ambiente reale, ma anche dai circoli dirigenti anglo - americani.
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t.'tTALIA :-11\1.L,\ RELAZIONE SOVIETICA SUI.LA SECONDA GliERRA ~10:-ll)(ALE
Nella missiva del 5 agosto indirizzata a Roosevelt, Churchill - in modo inequivocabile - mettet a in risalto che "gli alleati det ono appoggiare la monarchia italiana poiché in caso contrario l'Italia corre il pericolo della rivoluzione" (W. CHURCHILL: « The Second World War », vol. V, London, 1952, pagg. 89 - 90). li timore della rit'Oluzione fu uno dei motivi principali che affrettarono la decisione dei governi degli USA e della Gran Bretagna di sbarcare le loro truppe in Itaha. Mediante l'invasione dell'Italia e l'occupazione del suo territorio, i circoli dirigenti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna intendevano sostenere gli elementi reazionari del Paese ed impedire al popolo di instaurare un ordine democratico. Si era pianificato di utilizzare in seguito il territorio italiano come base operativa per la penetrazione nei Balcani e nei Paesi dell'Europa centrale. La decisione dello sbarco in Italia fu presa dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna sin dal gennaio 194 3, durante la Conferenza di Casablanca. Nel maggio di quello stesso anno, dopo la capitolazione dell'Esercito italo - tedesco in Tun isia, quel piano fu definitit•amente concordato alla Conferenza anglo - americana di Washington. li primo obiettivo della campagna alleata in Italia era la conquista della più grande isola italiana, la Sicilia ( operazione " H usl,y "). La Sicilia doveva divenire in seguito la testa di ponte per l'int•asione della parte continentale dell'Italia. Le Forze Armate italiane, alla vigilia dell'invasione in Italia dell'Esercito anglo - americano - nel giugno r 943 - eremo già molto provate. L'Addetto Militare tedesco a Roma, Generale r•on Rintelen, scriveva: "L'Esercito italiano aveva la spina dorsale spezzata. Stava agonizzando . Le migliori Divisioni erano state perdute o battute in Africa ed in Russia . .. La massa dei soldati. dopo la sconfitta su tutti i teatri d'operazione, ed il popolo italiano, desideravano soltanto fin ire al più presto questa disgraziata guerra" (R1NTELEN: << Mussolini als Bundesgenosse. Erinnerungcn des dcutschen militiirattachés in Rom, 1936 - 1943 », Tiibingen und Stuttgart, pagine 197 - 198). Delle 70 Divisioni che restavano dell'Esercito italiano all'inizio del giugno 194 3, 38 presidiavano le zone di occupazione e combatter1ano contro i partigiani in Grecia, Albania, Jugosla1,ia e nella Francia del sud, da dove era perciò impossibile richiamarle. In Italia vi erano soltanto 3 2 Divisioni ( r 2 di fanteria e 12 della difesa costiera. r Divisione paracadutisti, t Divisione alpina e 6 Dit•isioni per impieghi speciali). 1
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Di tutte queste, ri.rnlta1,ano e/ ficienti per il combattimento soltanto 20 Divisio11i. Le Divisioni della difesa costiera erano state completate con soldati di leva anziani e possedevano un pessimo armamento. Il loro morale era molto basso. N el valutare la capacità operativa cli queste Ditùioni, il Generale italiano Roatta dichiarò apertamente che non era possibile fare assegnamento sulle unità di difesa costiera per contrastare validamente sbarchi massicci. Oltre a tutte qHeste forze, si trot•avano nel nord Italia i resti di 1 0 Divisioni ntomate dal fronte russo - tedesco. Del loro impiego in combattimento non si potet,a nemmeno parlare. In precaria situazione si trovava l'Aviazione italiana. In giugno, essa disponeva di circa 9 00 velivoli da guerra. Di questi, 300 si trovavano nei territori di occupazione dei Ralcani e della Francia meridionale e 600 , di cui la metà efficienti, erano disseminati in tutto il Paese. La Flotta m ilitare dell'ltalia aveva, in giugno . la seguente entità di navi da guerra: 6 corazzate, 3 incrociatori, 20 incrociatori leggeri, 37 cacciatorpediniere e torpediniere. 1 r I siluranti ( di cui 38 tedesclze ) e Il 2 sommergibili ( di cui r4 tedesch i) . Il grosso della Flotta era concentrato nei porti settentrio11ali italiani del Mare M editerraneo. Pertanto nell'estate del 1943, l'Esercito, l'Aviazione e la Marina italiani, a causa dell'insufficiente armamento e del morale alquanto basso degli effettivi , non erano nelle condizioni di far fronte all'in11as;one (108). (108) La situa7.ionc del le G rand i Unità italiane a livello D ivisione e Br igata nei mesi d i giugno e lugl io del 1943 era la seguente : - 65 Divisioni (59 di fanteria, 2 corazzate, 3 celeri ed I motorizzaca), delle tiuali 36 fuori dal territorio nazionale; - 24 D ivisioni cost iere, 5 d elle q ua li fuori dal territor io nazionale: 12 Brigare costiere, 4 delle ,1ual i fuori da l territorio nazio nale; - unità minori non indivisionate. Per t]uanto si riferisce ali' Aviazione, il numero elci velivoli efficienti alla vig ilia dello sbarco alleato in S icilia, era di poco supe ri ore ai 700 aerei su 1.300 in clorazione ai repa rt i di volo. Nello stesso periodo le forze navali principali italiane assommavano a 6 navi da battaglia, 2 incrociatori pesane i, 12 incrociatori leggeri, 79 cacciatorpediniere e torped iniere, 66 sommergibili e 86 Mas motosiluranti.
Per la difesa della Sicilia , l'Italia poteva destinare un num ero assai limitato di unità. L'isola era difesa dalla 6° Armata italiana
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L'ffAI.I ,\ ;,.I.ELLA REI./\Zl01'E SOVIETI CA SULLA SI\C01'DA Gt:ERRA ~10:NDIALE
comprendente 9 Divisioni ( 4 di fcrn teria e 5 de/La difesa costiera) e due Divisioni tedesche ( una corazzcrta e uncr motorizzata) . Queste 11 Dit•isioni disponevcrno di 100 ccrrri medi e pesanti tedeschi e di 50 carri Leggeri italiani. Le forze aeree italiane . clze avevano base in Sicilia, Sardegna, Corsica e nella parte meridionale della penisola, ammontavano a 52 5 aerei, dei quali circa 270 erano impiegabili. 1n queste regioni si troi,avano anche 300 aerei tedeschi. N ei porti dell'Italia merùlionctle vi erano 2 corazzcrte, 2 incrociatori leggeri, 28 cacciatorpediniere, 8 siluranti e 44 sommergibili. Proprio sulle coste della Sicilia nei porti di Messina . Palermo, Trapani, si trovavano appena 8 sihtrcrnti (109). ( 109) Il 10 luglio '94.~· all'atto dello sharco allearo in Sicilia, le forze aeree italiane dislocate nell"Italia meridionale ( IV Squad ra aerea d i stanza a Bar:), in Sicilia, Sardegna e Corsica . ammontava no in totale.; a 398 velivo li, dei q uali 192 efficienti . (No n sono comprese in q ueste c ifre l' Aviazione aus iliaria per l'Esercito e quella per la Marina, la cui entità complessiva nel settore considerato si aggira va sui 50 velivoli efficienti). La situazione andò sempre più aggravand osi col procedere delle opera.don i m ilitari, per cui, no nost:i nrc i reintegri avvenuti con lo sposramenro <li aerei dall'Ita lia settentrio nale, :.il mo mento de ll 'evacuazione della maggio re isola ita lia na e hno alla proclamazione dell'armistizio, i "clivoli eflìcienti, nello stesso scacchiere operativo, erano ridotti a c)(5 su un rotale di 196. (Ali. all'O,·dinc di Battaglia della
R.A . - luglio -settembre 194 5). Pe r quanto riguarda le forze navali, alla v igilia d ell' in vasio ne in Sic ilia, la situazione delle maggiori un ità <la guerra italiane nel Mediterraneo, pronte 2IJ'impiego, era la seguente: 4 corazzate, 7 incrociatori, 13 cacciatorpediniere, 37 sommergibi li. li grosso della Flotta si t rovava nei p orti dell'alto Tirreno (2 corazzate, 5 incrociatori, 8 cacciatorpediniere) e cli Taranto (2 corazzate, 1 inc rocia to re leggero, 2 cacciatorpediniere), a una d ista nza tale da lla zona di sharco per cui non sarebbe potuta inter"enire con tempestività nel teatro delle operazioni. Erano presenti a Trapani 18 motosil ura nti italiane ed a Porto E m pcclode u nità leggere teclesche, che ve nnero impieg ate cont ro la F loua inglese, u nitame nte ad u n certo nu mero di sommerg ibili (U FF1c10 S-romco DELLA M ARJKA MtUTARE: « La Marina Militare ne lla 2 • Guerra Mondiale 1, . Dati statistici, pag. 21; ToRSIELLO: •< L ' invasione della Sicilia », opuscolo del
CJ\SM - 1 954 - 1955).
Le Forze Armate anglo - americane che si trova1,cmo nel Nord Africa alla conclusione della campagna africana, furono rin/orzate con truppe fresche provenienti dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. In luglio vi erano in Africa Settentrionale 3u Grandi Unità britanniche , americane, indiane, frcrncesi, neozelandesi che facevano parte della , " e 8" Armata hritcr1111ica, della 7° Armata americana
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- - -- - - --- -- - -- - - - - - - -- - - - - -· e della 1 " Armata francese . Era inoltre previsto che si aggiungesse a tali unità anche la 5" Armata americana. Tutte le unità furono completamente riordinate e dotate di armamento moderno. Per efficienza operatit'a e m orale esse superavano di gran lunga le Divisioni italiane. L e forze aeree combinate anglo - americane in Africa Settentrionale ammontar·ano allora a 4 .000 aerei da combattimento e a 900 aerei da trasporto (« T he Arm y Air Forces in World War n, vol. II, Chicago, 1965, pag. 445). L a Flotta anglo - anu'ricana nel bacino del Mediterraneo disponeva di oltre 3.000 nal'i di tipo diverso tra cui 6 cora:izate, 4 portaerei, 30 incrociatori e più di cento cacciatorpediniere e corvette. Essa disponeva delle basi nacali di Gibilterra, Malta, Alessandria ed anche dei porti dell'Africa Settentrionale: Algeri, Tunisi, Riserta, Tripoli, T1engasi. All'occupazione della Sicilia, il comando alleato ac•eva destinato il X V Gruppo di A rmate al comando del Generale inglese A lexander. Ne facevano parte: la i' A rmata americana. al comando del Generale Patton, e f8'' Armata britannica che, come in precedenza, era comandata cla Montgomery . N el X V Gruppo di Armate t•i erano 1 5 Divisioni con 600 carri. L o sbarco era protetto dall'aria dalie forze combinate dell'Aviazione anf!,lo - americana. Dal m are, lo sbarco era appoggiato dalla Flotta anglo - am ericana dislocata nel bacino del Mediterraneo. N ell'operazione di sbarco in Sicilia le forze anglo - americane erano superiori di 1, 5, per en tità di uomini, di 4 volte in carri, di 7 volte in aerei ed a,,er,ano la totale supremazia della Flotta. Con tale rapporto di forze e di m ezzi e tenuto conto della scarsa capacità operativa delle truppe italiane, le Forze Armate allectte at et1ano tutte le possibilità di effettuare l'operazione raggiungendo gli obiettù1i strategici in tem pi ridotti. In maggio e giugno fu ultimata la preparazione delìe tmppe, dei trasporti e dei m ezzi da sbarco. La 7a Armata americana si concentrò nei porti di Orano, Biserta, Tunisi e Susa, m entre le unità dell' 8'' Armata britannica si raggrupparono nei porti di Gibilterra, Tripoli, To bruk e Alessandria. li 5 luglio, i primi trasporti di truppe m ossero dai porti dell'A frica Settentrionale e si diressero verso la zona di previsto sbarco. Due giorni prima di muovere le unità navali, I'a1•iazio12e incominciò ad intervenire con azioni di am morbidimento elle du rarono una settimana. L'aviazione attaccò gli aeroporti della Sicilia e della parte meridionale della penisola appenninica. Durante il mot•irnento delle unità navali il nemico oppose una debolissima azione di contrasto. I tentativi delle siluranti di attac1
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1.'ITAL!A ~El.I.A REl.,\ZI ONE SOV I ETI C.\ S ULLA SECONDA G UERRA M01' DIALE
care le navi inglesi nella zona dell'isola di Creta non furono coronati da successo. Soltanto i sottomarini nemici riuscirono ad af fondare tre navi. Nella notte del 1 o luglio, le unità da sbarco raggiunsero la zona prevista. Con l'avvicinamento delle unità da sbarco ebbe inizio l'operazione di aviolancio. Questa però non si st olse con successo. Parecchi soldati britannici, trasportati da alianti. perirono in mare per il fatto che questi furono sganciati anzitempo. I paracadutùti americani furono disseminati lun go tutta la costa dell'area di sbarco della 7'' Armata e non poterono quindi assolvere in pieno il loro compito. Lo sbarco delle truppe ebbe inizio con la protezione dell'oscurità. Le artiglierie navali aprirono il fuoco alle quattro dc! mattino . Poiché i reparti avanzati non /Mono capaci di agevolare l'arrit·o del grosso delle forze nei tratti occupati, lo sbarco delle truppe, soprattutto delle unità della 7" Armata americana, si effettuò in m odo poco ordinato . Durante tutto il prim o giorno, il nemico oppose una debole resistenza; i suoi aerei i11cominciaro110 ad entrare in azione ben , 2 ore dopo l'inizio dello sbarco. Al termine della giomata, le truppe britanniche conquistarono Siracusa e Pachino, m entre gli am ericani entravano a Gela ed a Licata. L', l luglio continuarono le operazioni di sbarco ed i combattimenti per ampliare la testa di sbarco . .Nella m attinata del giorno seguente, le truppe della prima ondata di attacco del/' 8" Armata britannica e della 7• Armata americana ultimarono lo sbarco e concentrarono tutto il fuoco disponibile, insieme agli attacchi aerei, contro il nemico in di/csa. La situazione delle truppe italo - tedesche divenne rapidamente critica. " L'Esercito italiano - rileva Palmiro Togliatti - convinto di battersi per interessi ad esso estranei, per prolungare di un certo teni po soltanto l'esistenza del got'erno fascista, poiché nella vittoria più 11essuno credeva, si sollevò in una autentica rivolta . Interi reparti si arresero, passarono dalla parte degli alleati, uccisero gli ufficiali tedesclJi da cui dipende1 1ano" (M. 1
P. TocLJ.i\TTI: « L'Ital ia nella guerra contro la Germania hitleriana », ed izione russa, 1944, pag. 14) (rro).
ERCOLI,
( no) Durante le operazioni svolte in Sicil ia da lle Grandi Unitù italia ne e tedesche contro quelle brita nniche e sta tunitensi non ebbero luog o rivolte <l i repa rti o<l atti sedi z iosi; nepp ure consta che sol<laci italiani abbiano ucciso ufficiali tedeschi, né esistevano tra questi ed i soldati italiani rapporti di diretta dipenden za.
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La guarnzg,one della fortezza di Augusta si arrese senza combattere. Le Divisioni della difesa costiera cessarono ogni resistenza. Il I 4 luglio il comando ùalo - tedesco perse ogni speranza di conservare la parte meridionale ed occidentale dell'isola . Le truppe della 7" Armata americana, fat'orite dalla ritirata del nemico. incominciarono a penetrare velocemente nella parte centrale ed occidentale dell'isola e, il 22 luglio . entrarono a Palermo. ConquisJ.ata Palermo, le truppe americane puntarono su Messina lungo la rit'a settentrionale dell'isola. A questo punto le Divisioni italiane operanti contro la 7° Armata cessarono definitivamente la resistenza e quasi tutte si arresero. A causa delle sconfitte dell'Esercito tedesco - fascista ad oriente, H itler, malgrado le accorate richieste di Mussolini, non fu in grado di int'Ìare le forze necessarie per la difesa dell'Italia. Il 17 luglio, nella riunione presso lo Stato Maggiore del comcmdante delle forze navali Am miraglio Doenitz , Hitler dichiarò che la demoralizzazione dell'Esercito italiano potet•a essere bloccata soltanto con provvedimenti severissimi. Egli si rifiutò comunque di inviare in Italia nuo1•i reparti tedeschi. Nell'incontro di H itler e Mussolini, at•venuto due giorni dopo a Fdtre, i tedeschi insistettero sulle " necessità del fronte russo" e si rifiutarono di dare un qualsiasi aiuto concreto all'alleato italiano. Tutte le speran ze cli Mussolini cli salvare il regime fascista nel Paese crollarono. In Italia divenne de fìnitit•amente matura la crisi politica. Gli organizzatori del complotto decisero di agire senza indugio per scongiurare l'esplosione dell'odio popolare. in precedenza il re aveva raccomandato ad uno dei leaders dell'o pposizione fascista, Grandi, di offrirgli un pretesto costituzionale per la destituzione di Mussolini. A tal fine, Vittorio Emanuele confidam in una decisione a lui favorevole da parte del " Gran Consiglio del Fascismo" . Il 24 luglio, in seg1,1,Ùo alle insistenze della "opposizione fascista" si rùmì il " Gran Consiglio del Fascismo". Dopo burrascosi interrenti e malgrado le repliche di Mussolini, fu deciso - a maggioranza di voti - che il Capo del Go1•erno clo1 eva invitare il re ad assumere l'effettivo comando di tutte le Forze Armate ed i pieni poteri (GruSEPPE BoTTAT : Vent'anni e un giorno», Milano, 1949, pag. 307). Ciò apparit•a una chiara dimostrazione di sfiducia t erso Mussolini. Il giorno seg/,{,ente il re rimosse Mussolini dall'incarico . Immediatamente dopo, quest'ultimo fu arrestato e inviato all'isola di Ponza. Il Maresciallo Badoglio, esponente della grande borghesia e delle 1
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alte sfere militari, dopo aver attivamente collaborato in passato con Mussolini, divenne Capo del Governo. Contemporaneamente, avvenne il cambio delle singole personalità di governo. La sera del 25 luglio fu comunicata per radio e sui giornali la caduta di Mussolmi e la formazione del governo presieduto da Badoglio. Nel proclama del nuovo Capo di Governo veniva messo in risalto che l'Italia "rimarrà fedele alla parola data" e clie continuerà la guerra a fianco della Germania. Tale notizia proi ocò avt enimenti imprevisti e spiacevoli per il re ed il nuovo governo : le masse popolari dell'Italia scesero nelle piazze e nelle strade. Esse plaudivano alla caduta di Mussolini, ma nello stesso tempo richiedevano immediatamente la pace e la libertà dimostrando di essere decise ad eliminare dal Paese ogni traccia del!'odiato regime fascista. Le sedi del partito fascista a Milano, Torino, Genova e in molte altre città furono distrutte. Le prigioni di Torino e Milano furono prese d'assalto ed i detenuti politici furono liberati. l capi fascisti si nascosero o fuggirono 111,entre la milizia fascista si rifugiò nelle caserme ( r 11 ). 1
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( e e1) Subito dopo che il Re ehbe revocato a Mussolini il mandato di Governo, le unità della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, in seguito a d isposizione del nuovo Governo, cessarono ogni attività o dipendenza d'ordine politico, entrarono a far parte a tutti gli effetti delle Forze Armate dello Stato e adottarono anche i segni esteriori della sogge:t.ione alla disciplina militare (le stellette al posto dei fasci littori).
Sin dai primi giorni dell'assunzione del potere, Badoglio si affrettò ad adottare durissimi provvedimenti per soffocare il movimento popolare e per mantenere un regime di aperta tirannia politlca. Per suo ordine fu proclamato lo stato cli assedio, furono proibiti tutti i partiti politici e le manifestazioni antifasciste di massa, mentre i ferrovieri e gli operai delle industrie furono considerati mobilitati. Il governo Badoglio si rifiutò di proclamare la libertà di parola, di stampa, di riunione, di concedere l'amnistia ai detenuti politici. Esso non fece nuLla per far ritornare nel Paese i soldati italiani che si trovavano in Jugoslavia, in Grecia, e negli altri Paesi. Il governo non sciolse la milizia fascista, ma la incluse nell'Esercito. l funzionari del partito fascista, di massima, furono reclutati nell'Esercito con le funzioni di ufficiali. I provvedimenti reazionari del governo Badoglio, miranti a conservare il più possibile quanto traeva origine dal regime fascista, non poterono tuttavia arrestare il movi-
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mento popolare. La decisa azione dei lavoratori. che esigevano la cessazione della guerra, influì anche sul morale dei soldati ( r 12). ( 11 2) Il governo presie<luto dal Maresciallo fatti, misure alquanto restrittive della libertà dei tate con quelle vigenti <lurante la dittatura. E' che l'Italia stava attraversando un periodo molto
Pietro Badoglio adottò, incittadini, anche se confrondoveroso riconoscere, però, difficile.
Le truppe italiane, che operavano in Sicilia, contimuivano ad arrendersi, a reparti interi, alle unità anglo - americane. Il comando tedesco fu costretto ad aumentare le sue forze nell'isola. Il 26 luglio vi fu trasferita, dalla penisola appenninica, una Divisione motorizzata. In Sicilia. giunse anche il comando del Xl V Corpo d'Annata di cui era comandante il Generale Rube, che formalmente dipendeva dal comando della 6" Armata italiana, ma di fatto dirigeva tutte Te operazioni militari dell'isola. Ciò non poté salvare la situazione. All'inizio d'agosto, in conseguenza della resa in massa delle truppe italiane, il rapporto delle forze dillenne in Sicilia ancora più favorevole agli alleati. per cui il comando tedesco decise di ritirare le sue unità. L e truppe anglo - americane riuscirono ad occupare la Sicilia, importante area strategica per l'invasione della penisola appenninica. 11 loro successo si spiega in gran parte con iL fatto che l'Esercito italiano oppose scarsa resistenza e Te truppe tedesche erano poco numerose (r13). (t13) Lo sbarco alleato in Sicilia ebbe in izio il 10 luglio 1943 fra Licata e Siracusa ad opera della 7"· Armata americana e dcll'8" Armata britan nica, costituenti il XV Cruppo di Annate. I comandi anglo - americani avevano calcolato di occupare l'isola in brevissimo tempo. li Gen. Eisenhover aveva preventivato una settimana; il Gen. Alexander, comandante del XV Gruppo di Armate, aveva previsto cli concludere la lotta in dieci - quindici g iorni; a ltri aveva no ritenuto di poter giungere allo stretto cli Messina cc fìn dall'inizio JJ . ln realtà l'avan'.Lata delle truppe alleate dovette procedere piuttosto lentamente e la occupazione totale dell'isola si concluse il 17 agosto dopo 39 giorni di operazioni. Malgrado che il rapporto di forze, non tanto numerico quanto di possibilità operative (armamento, mezzi terrestri, navali ed aerei), fosse decisamente favorevole agli anglo - americani, la difesa contrastò meglio che poté lo sbarco: prima resistette, poi reagi entro i limiti consentiti dalla sua capacità operativa; infine, sopraffatta o minacciata di aggiramento, ripiegò su successive linee più economiche per la resistenza; da ultimo cercò d i organizzare la lotta ad oltranza in un <e ridotto » che consentisse di mantenere una testa di ponte per guadagnare la costa calabra. Infatti, riuscirono a ripiegare in continente circa
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75.000 italiani e la quasi totalità dei tedeschi, con 100 pezzi di artiglieria e 500
automezzi.
La sera dell' 8 settembre fu reso pubblico l'accordo armistiziale. Il Re ed il governo Badoglio, subito dopo la comunicazione radio della capitolazione, fuggirono da Roma verso il sud del Paese, dove potevano essere.· protetti dall'Esercito anglo - americano. Con essi fuggirono quasi tutti i più alti comandi dell'Esercito. Approfittando di questo, i nazisti - quasi dappertutto - neutralizzarono rapidamente i reparti italiani, troncando ogni loro tentativo di effettuare una resistenza non preordinata. Solamente nella zona di Roma, dove gli italiani avevano ingenti forze, i combattimenti con le truppe tedesche si protrassero per due giorni. Ma anche queste forze furono disarmate dai tedeschi. Soltanto gruppi isolati di soldati e ufficiali italiani riuscirono a fuggire nelle montagne del nord Italia o presso i reparti partigiani operanti in Jugoslavia, Albania e Grecia ( TI4). (1 14) Il trasferimento da Roma verso l' Italia meridionale, compiuto il 9 settemhre r943 dai massimi poteri dello Stato, era conseguente alla situazione d i quei g iorn i. I-1 rilevante presenza di forze germaniche - descritta dalla stessa Relazione sovietica - incorno alla capitale, e perfino dentro d i essa, poneva esplicitamente il problema ciel funzionamento ciel vertice dello Stato nei confronti della periferia, soprattutto di quelle provincie che non si trovavano sotto occupazione anglo - americana e che si poteva presumere non sa· rebbero cadute sotto quella germanica. La presenza in Roma elci Capo dello Stato e del suo governo sarebbe stata prontamente neutralizzata da parte ger· manica anche con la sola interruzione dei collegamenti, con l'inevitabile annullamento cli ogni possihilità di governo. c;]i organ i del potere esecutivo dovevano r imanere congiunti per necessità costituzionale ed i maggiori responsabili militari, che dai massimi poter.i starali traevano la legittimità della loro azione, dovevano rimanere con essi. Per altro lo spostamento a sud fu eseguito in forma disorganica e disor· dinara. La presenza del solo Ministro della Guerra rimasto a Roma avrebbe dovuto essere integrata da <1uella di più autorevoli rappresen tanti degli Stati Maggiori. Un problema del genere si era presentato ad altri governi europei dal 1940 in poi e nella grande magg ioranza dei casi aveva avuto ragione la considerazione della necessità che il potere esecutivo conservasse la propria visi· bile indipendenza, tanto meglio se limitando il trasferimento all'interno del territorio nazionale. Sulle reazioni dei reparti dell' Esercito e delle altre Forze Annate alle azioni ostili dei tedeschi, si veda qua neo è detto nella nota 1 r6.
La Flotta italiana, nella notte del 9 settembre, abbandonò le sue basi e si diresse nel porto dell'isola di Malta per arrendersi agli alleati (n5).
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( 115) La Flotta ita liana si raccolse a Malta o presso altre basi degli alleaci a nglo· americani, in ottem peranza agli ord ini ricevuti dal governo, i <JUali davano esecuzione alle clausole militari delrarmisti,:io « breve » firmato a Cassibilc il :, settembre 1943 e pubblicato dagli alleati 1"8 dello src:sso mese. Si t rattava di un penoso dovere a l quale ·seppero adempiere in compiuta disciplina tutti i marinai, dal Comandante in Capo, che nell'operaz ione trovò la morte, all'ultimo gregario. Però non (u una resa: la bandiera nazionale rimase issata su tulle le navi ed il comando di esse fu conser vato dagli uffì. ciali che ne erano investiti. 11 65\, della Flotta (266.ou tonnellate) ragg iunse le basi degli allea ti occidcmali (5 coraz,:ate, 9 incrociatori, 11 cacciatorpediniere, 22 torped iniere, 19 corvclle, 3ì sommergibili). D ella parre restante (135.443 tonnellate), 92.280 tonncllacc: furono perdute per navi autoaffondate o sabotate nei porti affi nché non cadessero in mano tedesca ; 43. 163 furono perdute durante il trasferimento (tra le quali la corauaca << Roma l>). Il 23 settembre, nel quadro della cobelligeranza, erano stabilite le intese tra il comando na vale italia no e q uello alleato. In base a tali intese operar ono nell'Atlantico, nel l'Oceano Indiano, nel Mar Rosso e nello stesso Mediterraneo 9 incrociatori, 1o cacciatorpcclin iere, 23 torp<.:diniere, 1 9 con;ettc, 36 sommerg ibili, 16 Mas, 14 motosiluranti italiani e circa 400 uni tà minori; i mezzi speciali eseguirono centinaia cli missioni.
All'inizio di settembre, grazie ad un trasferimento di unità dalla Francia, le forze tedesco - fasciste furono portate a 17 Divisioni dipendenti dalla 1 0 n e 14a Armata del Gruppo di Armate" C ". Otto Divisioni di queste erano dislocate nei centri industriali del!'Italia settentrionale, cinque nell'Italia centrale e quatfro nel sud della penisola appenninica. L e nuove sconfitte delle truppe tedesco - fasciste sul fronte russo germanico, l'abbandono della lotta da parte dell'Esercito italiano e il crescente movimento partigiano nel nord - Italia avevano creato tutte le premesse necessarie per una rapida vittoria delle forze statunitensi e britanniche sulle A rmate hitleriane in ltaha. Il comando anglo - americano evitò di fare questo, anzi dette la possibilità agli hitleriani cli rafforzarsi nelle regioni settentrionali e centrali dell'Italia. Nel timore che fra le masse popolari italiane prendessero piede Le tendenze rivoluzionarie, 1.·t comando alleato si rifiutò di operare insieme ai partigiani italiani che lottat,ano contro gli occupanti tedeschi. Operazioni combinate con i partigiani potevano invece rendere più efficaci gli attacchi alleati accelerando così la liberazione del Paese. IL 9 settembre sbarcò a T aranto la r• Divisione aviotrasportata del!' 8" Armata brit({nnica e a sud di Salerno ebbe inizio lo sbarco 15. - Russia
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delle unità della 5°' Armata americana allo scopo di tagliare la strada al ripiegamento delle truppe tedesche dal sud Italia. I reparti che costituivano la prima aliquota sbarcarono velocemente poiché il nemico non oppose resistenza. Il grosso delle forze della 5',. Armata americana effettuò lo sbarco con estrema lentezza. I carri armati ad esempio, furono scaricati· soltanto al quinto giorno dell'operazione. Giovandosi di tale lentezza, il comando tedesco - fascista concentrò due Divisioni corazzate, una Divisione meccanizzata e lanciò un forte contrattacco . I combattimenti nella regione di Salerno si protrassero sino al 22 settembre·. A quella data gli hitleriani riuscirono a ritirare le proprie truppe dal sud Italia sulla linea Molfetta - Potenza - Salerno e ad iniziare il ripiegamento generale il 2 3 settembre sul fiunie Volturno . Le truppe anglo - americane muovevano lentamente dietro il nemico in ritirata. Il 2 5 settembre unitcì dell' 8" Armata britannica raggiunsero Foggia. Dopo cinque giorni, le truppe americane della 5a Armata entrarono in Napoli, liberata dalla popolazione dopo quattro giornate di lotta contro gli occupanti tedeschi'. All'inizio di ottobre, le truppe anglo - americane raggiunsero la linea Termo li - Larino Benevento - fiume Volturno . Qui furono arrestate dalla 10a Armata tedesca. La 5" Armata americana iniziò il forzamento del fiume Volturno soltanto il 12 ottobre, su Bo l(m di fronte, dalla città di Benevento alla costa del Mar Tirreno. L'attacco principale fu effettuato lungo la costa, da tre Divisioni, in un settore ampio 25 km . Dopo due giorni di combattimenti, i reparti amerz·cani forzarono il Volturno e avanzarono verso nord di circa 5- IO km. Intanto le truppe dell' 8~ Armata britannica aumentarono la pressione sul fianco destro nemico. Alla metà di ottobre il rapporto di forze in linea era il seguente: la 10" Armata tedesca aveva 7 Divisioni di fanteria e 2 Divisioni corazzate, mentre la 5° Annata americana e l'8" ,Armata britannica disponevano di 1 r Divisioni di fanteria e 2 Divisioni corazzate. Le Divisioni tedesche erano appena su 6 battaglioni incompleti, mentre le Divisioni alleate erano su 9 battaglioni a pieno organico e disponevano inoltre di molti carri in più. In artiglierie, carri e persino in fanterie, gli alleati erano in misura doppia dei tedeschi, mentre in aerei la superiorità era ancora più con.riderevole. Tenuto conto di ciò, il comando tedesco - fascista iniziò nella seconda mettÌ di ottobre il ripiegamento delle proprie forze su una linea precedentemente organizzata, cosiddetta di· "posizioni invernali", lungo i fiumi Garigliano e Sangro.
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Le forze anglo - americane presero contatto il 5 novembre con queste posizioni, ma non furono in grado di superarle. Dopo alcuni infruttuosi tentativi, intrapresi alla fine di novembre e di dicembre, essi passarono sulla difensiva. A motil!o del rallentamento e quindi della sospensione delle operazioni statunitensi e britanniche in Italia, il Commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS pregò l'ambasciatore americano cli informare il governo degli Stati Uniti che il governo sovietico, l'opinione pubblica e il comando militare erano assai stupìti della sospensione delle azioni belliche in Italia. « Pur disponendo di una enorme superiorità di for.ze, le truppe alleate non effeuuano da lungo tempo vere e proprie operazioni belliche mancando così agli impegni presi di dare adeguato sviluppo alle operazioni in Italia. Tutto ciò dà la possibilità al comando tedesco - fascista di realizzare il rafforzamento del fronte tedesco - sovietico ". Per il 1943. le operazioni offensive anglo - americane in Italia furono così finite. E' caratteristico il fatto che queste operazioni furono realizzate in una situazione estremamente favorevole, quando, in conseguenza delle vittorie del!' Armata Rossa, l'Italia fascista era sull'orlo della capitolazione, quando i soldati e gli ufficiali del suo Esercito avevano un morale molto basso e non opponevano accanita resistenza alle truppe anglo - americane. Alle operazioni in Italia gli alleati avevano assegnato consùlerevoli forze terrestri, aeree e nal!ali che permisero ad essi di at1ere sul nemico una superiorità notevole in forze di terra e schiacciante nell'aria e sul mare. Come risultato delle operazioni effettuate dall'ottobre 1942 alla fine del 1943. gli alleati riuscirono a conquistare completamente tutta l'Africa Settentrionale e ad occupare la parte meridionale dell'Italia. Come conseguenza dell'uscita del!' l talia clalla guerra, il suo Esercito cessò di esistere ( r 16). (u6) L'improvviso annunzio del concluso armistizio con gli alleati, diffuso dalla radio la sera dell'8 settembre 1943, pose in una sitLJazione grave e senza precedenti Comandi e reparti dell'Esercito e delle altre Forze Armate. Esso, tuttavia, non determinò la dissoluzione di tutte le unità, molte delle quali, invece, superato l'iniziale smarrimento, seppero reagire e rintuzzare adeguatamente le azioni ostili dei tedeschi. Si accesero e si svilupparono, così, molti combattimenti, ovunque ingaggiati dagli italiani di iniziativa e perciò senza alcun coordinamento dall'alto. Fu una lotta improvvisa e slegata, portata avanti da uomini decisi, anche se in un primo tempo increduli e di-
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soricntati m quanto stava accadendo, contro un Esercito che, al contrario, poneva in atto un preciso pia110 di aggressione eia tempo preparato, per la cattura e il disarmo delle unità italiane e per il possesso cli tutti i gangli vitali della Nazione. Combattimenti contro i tedeschi attaccanti ebbero luogo in tutte le regioni d'Italia e in quelle oltre confìne ove erano a contatto ieparti italiani e germanici. Dei tanti episodi verificatisi sul suolo della penisola, si citano solo alcuni t ra i più no ti e di maggior rilievo. Essi ebbero luogo: - in Liguria, ove unità dell'Esercito poste a d ifesa della piazza marittima di La Spezia consentirono alla Squadra Navale di lasciare la base senza perdite per raggiungere Malta (nella zona cl i La Spezia erano presenti tre Divisioni tedesche); - in Piemonte, al valico del Moncenisio, a Ormea e a Boves; - in Alto Adige, ove unità dell'Esercito e Carabinieri dovettero difendersi anche dalle azioni ostili delle risorte milizie tirolesi; - nel V c·1Jdo, in Friuli, a C;orizia, a Trieste e in altre località della Ve11e:àa Giulia ; - in Toscana, a Pian della Futa, Pisa, Calambrone, Marina di Pisa, Cecina, Viareggio, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Apuania, Torre del Lago, Livorno, Piombino, Portoferraio; - in Campania, in Calabria, in 1Jc1silicata, in Puglia, specialmente a Bari ove i reparti italiani rioccuparono il porto; in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, ad Orte, Viterbo ed Ascoli Piceno; nei dintorni di Roma, sulle vie consolari Cassia, Claudia, Ostiense e nella stessa Capitale, ove i combattimenti protrattisi per due g iorni consentirono d i tenere agganciate consistenti forze tedesche, impedendo ad esse di accorrere tempestivamente a Salerno per opporsi allo sbarco a nglo - americano.
Oltre confine reazioni annate, resistenze e veri e propri combattimenti contro gli attacchi dei tedeschi si ebbero in Provenza, in Corsica, in Dalmazia e in Jugoslavia, in Albania, in Tessaglia, nelle isole Jonie e nelle isole del] 'Egeo. Si ricordano: - la durissima battaglia sostenuta dalla Divìsio11e Acqui a Cefctlonia, conclusasi con la feroce rappresaglia dei tedeschi che fucilarono quasi tutti g li appartenenti alla Divisione stessa (su 1 r.500 effettivi, vi furono 9.000 morti fra caduti in combattimento, fucilati e periti in mare); - le operazioni in Corsica (vds. nota 167); - le vicende delle Divisioni di fanteria Venezia e alpina Taurinense 111 Monteneg ro. Dopo aver resistito per quasi tre mesi agli attacchi dei tedeschi, le due Divisioni nel dicembre 1943 riunirono le loro forze e diedero vita alla Divisione italiana partigiana « Garibaldi )>, che operò sino alla primavera del 1945 con l'Esercito popolare jugoslavo. Alla fine d i settembre - primi di ottobre, la situazione della penisola si stabilizzò in tre d iverse condizioni: - L'Italia del centro e del nord in mano ai tedeschi, mentre andava diffondendosi in tutte le regioni occupate lo spirito della Resistenza e si costituivano le prime formazioni partigiane; veniva proclamata la repubblica sociale italiana asserv ira ai tedeschi;
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- un front e Of'erativo di guerra dal Tirreno a ll'Adriatico, lungo il Garigliano e il Sangro, sul quale si contrapponevano le forze anglo - americane e quelle tedesche; - l'!talia libera O\C si era trasferi to il Governo legittim o e dove erano dislocate forze de ll 'Esercito efficit: nti valutabili a circa 420 mila uomini. Da <JUestc forze saranno poi tratte le Grandi U nità che, a partire dal dicembre 1943, parteciperanno alle operazioni di guerra contro i tedeschi a fianco delle Armate anglo· americane. TI q ottobre J 943 l'Italia dich iarò g uerra alla Germania. Le vicende militari successive a tale data, e fino a lla conclusione del secondo conflicro mondiale, videro J'Esercico e le altre f.orze Armate tra i protagonisti della lott::t di liberazione deli"ltalia, poiché i loro uomini furono presenti : nelle Grandi U nità ital iane combatte nti a fianco delle Armate anglo · americnne operanti sul suolo della penisola; nelle formazio ni partigiane in !orta contro i tedeschi ed i loro accoliti nelle valli alpine, nelle groppe appenniniche e nelle grandi città; rinchiusi nei campi di prigionia germanici per nver ririutato ogni collaborazio ne coi tedeschi. La partecif'azio11e dell'Esercito alle operazioni di guara concro i tedeschi a fianco delle Armate ang lo. americane ebbe luogo con: - il I Raggruppamento Motoriz ~ato Italiano, operante dal dicembre 1943 al marzo 1944; - il Corpo Italiano di Libernzio11e, che risalì In penisola combattendo <lall'Abruzzo alle Marche, nell'estate del 1944; - le Divisioni Cremona , Friuli, Folgore e Legnano. operanti dal gennaio al maggio 1945 sino alla tota le li berazione dell'Italia . F urono inoltre messe a dispos iz ione delle Armale a nglo· ame rica ne per l'organizzazione logistica e la sicurezza, ouo D ivisioni ausiliarie con una forza complessiva di 200 mila uomini. Tali Divisioni avrebbero potuto essere impiegate sul fronte di combattimento, ma gli alleati limitarono la partecipazione italiana alle operazioni in prima linea solo alle uni ci\ prima citate (l Rag g ruppamen to motorizza to, ecc.). Nell'Italia libera riprese a funzionare anche lo Stato Maggiore Ge nerale che operò attivamente in due direzioni : la prima di riordinamenro e appronta me nto delle uni tiì dest inate a combattere a fianco degli alleati; la seconda di aiu to e sostegno materiale e mo rale a l mov imento di resistenza. Per quest 'ultimo sco po, dall'ottobre 1943 all' aprile 1945 ed in concomitanza con le principali operazioni degli anglo. americani sulla penisola: furono aviolanciate ç)6 missioni di collegamento e operative, oltre a missioni speciali organizzative ed a 44 mission i cli istruttori e di sabotaggio; furono o rganizzati nel complesso dell ' ltalia occupata 498 campi per aviolancio d i materiale e 53 per aviolancio di personale; furono effettuati 1 .280 aviorifornimenti per un totale complessivo di circa 2.000 tonnellate <li materiale aviolanciato. Alla lotta partigiana prese parte un numero cospicuo d i militari. Non si trattÌl di unità regolari inserite nelle formaz ioni partig iane, ma cli singoli ufficiali, sottufficiali, graduati e soldati semplici che vollero far parte delle formazioni stesse proprio in forza della loro condizione militare, che li indu-
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L ' l'l'Al.lA NEl, LA RELAZIONI-: SOVIETICA SULLA SECONDA CUERRA MONDIALE
ceva a comhattere in ogni modo per la liberazione del Paese. Erano uomini di tutte le Armi e di tutte le Specialità che, animati da un istintivo anelito di libert;i, si riu nirono intorno ai nuo vi capi da loro stessi scelti per sprezzo del pericolo, energ ia e perizia professionale. L'altissimo contributo dato alla Resistenza dagli uomini provenienti dalle Forze Armate, può essere valutato tene ndo presente che a 246 militari partigiani comhattenti cli ogni grado, è stata conferita la massima ricompensa al Valor M ilitare, la Medaglia d'Oro. I militari furono presenti in tutte le formazioni partigiane, anche se operarono con maggiore percentuale nelle Brigate del Popolo, nel Raggruppamento Fiamme Verdi, nel Gruppo D ivisioni A lpine Mauri, nella Organiz zazione Franchi e nelle Formazioni Autonome. Tn Val d 'Aosta la Resistenza venne diretta e g uidata quasi totalmente da ufficiali e sottuffìciali, ma in tutto il Piemonte operarono attivamente m ilitari partigiani: dalle formazioni costituite nelle Valli ciel Gesso, della Stura e di Mado nna del Colletto a guelle delle Valli ossolane, della zona di Alha ed a tutte le altre operanti s ino alla liberazione d i Torino. I militari furono numerosi anche nelle formazioni partigiane della Lombard ia (Fiamme Verd i). N el Veneto, in Friuli e nella Venezia G iulia si costitui rono subito dopo l'armistizio gruppi <li partigiani, in prevalenza militari, che diedero vita alle formazioni Osoppo, ai battaglion i Trieste e Garibaldi. A Venezia m ilitari e studen ti formarono la Legione V e11eta. In Liguria, promotori del movimento partig iano furono ufficial i superiori dell'Esercito che operarono in Val Vara e in Val Magra, sulle Alpi lig uri, nella regione tra Savona e Ceva e nella zona compresa tra La Spezia e Panna. Così nell'Emilia - Romagna gruppi di militari costituirono formazioni partigiane nella zona di Parma, Piacenza, Modena e in altre località. Nell'Italia centrale, specialmente in Toscana, in Umb ria e nelle Marche, la presenza dei militari in <1uelle valorose formazioni partigiane fu cospicua e attivissima. A Roma operò il Fronte A1ilitare Clandestino della Resistenza, costituito subito dopo l'armistizio, che raccolse e inquadrò principalmente personale dell'Esercito, affiancato dalle formazioni autonome delle altre Forze Armate. Esso coordinò l'azione <li bande urbane e di bande esterne. Le prime, collegate con i Carabinieri e la Guardia <li Finanza, svolsero co mpiti di carattere informativo - difensivo; le seconde, inquadrate nei Raggruppamenti Soratte, Castelli, Amiata e Gra11 Sasso, esplicarono attivi tà aggressiva nel La:.lio e sulle montagne dell'Abruzzo. Tra i martiri militari della Resistenza romana sono da ricordare i 67 trucidati alle Fosse Ardeatine ed i fucilati a Forte Bravetta e alla Storta. Anche nei territori occupati si formarono e combattero no sino al 1945 molte bande di m ilitari, tra le quali la Hrigata d'assalto [talia, composta da uomini dell'Esercito disloca ti in Jugoslavia, la D ivisione partigiana Garibaldi, già citata, il Hattaglio11e Gramsci formatosi in Albania. Merita infine menzione l'opera <lei partigiani milita ri nelle formazioni clandestine che concorsero con q uelle francesi alla liherazione del Dipartimento delle Alpi Marittime, nell 'agos to - settemhre r944.
i'ARTE TERZA
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Le vicende dcll'8 settembre 1943 portarono nei campi di co11ce11trame11to di Germania e di Polonia 599.158 tra sottufficiali e soldati e 14.033 ufficiali. Catturati in un momento di generale disorientamento, per lo più vittime dell'inganno che si celava dietro la falsa promessa dei tedeschi di rimandarli alle loro case, caduti quasi ingenuamente in mani nemiche, ritenute am iche, o dopo sfortunati combattimenti, e comungue contro volontà e non certo per ignavia, tut ti questi uomini affrontarono con stoica fermezza, nei lager tedeschi, le più avvilenti e inumane condizioni di vita, respingendo sempre le profferte di collaborazione dei loro oppressori, che li avrebbero portati in Italia a combaLtere contro la propria gente. La loro resis tenza nei campi di prig ionia non fu, così, me no eroica cli quella operante in Italia.
La fine delle attività belliche di tt-1tta la Flotta italiana - che aveva operato a fian co della Germania - permise a quella alleata di stabilire l'assoluto suo dominio nel Mare Mediterraneo, assicurando così la libertà delle vie di navigazione alle navi americane ed inglesi tra il territorio metropolitano inglese e le sue principali colonie in Africa e in Asia. Tutti questi a11venime11ti, nel bacino del Mare Mediterraneo, accaddero in un momento difficile per la Germania, quando essa aveva perduto l'iniziativa strategica sul fronte russo - tedesco, fronte principale e decisù 0 della seconda guerra mondiale. Tuttavia l'Esercito anglo - americano non occupò tutto il territorio dell'Italia . Ciò si spiega con il fatto che le operazioni di questo Esercito non spiccat•ano per decisione. Nel corso delle operazioni belliche non si annientava il nemico, ma metodicamente lo si respin geva da una posizione all'altra. La lenta progressione delle truppe alleate in Italia si spiega con l'influenza delle forze reazionarie degli Stati Uniti e del!' Inghi'Lterra che riponevano le loro speranze sul prolungamento della guerra e sull'indebolimento dell' Unione Sovietica». 1
La parte conclusiva del terzo volume traccia un quadro dei risultati politico - militari al termine del « secondo periodo della Grande Guerra Patriottica ». In tale periodo la capacità dell 'Armata Rossa nel condurre operal.ioni offe nsive di vasta portata crebbe considerevolmente. Nella battaglia di Mosca furono impiegati soltanto Brigate e battaglioni corazzati autonomi; alle operazioni invernali del 1942- 1943, invece, presero parte 3 Armate corazzate e 23 Corpi corazzati e meccanizzati autonomi; durante le operazioni dell'estate 1943 il numero di tali unità crebbe a 5 Armate corazzate e a 25 Corpi corazzati e mcccan izzati autonomi.
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L . l'l'AL I,I NET, L/\ RELAZlOl\"E SOVI ETlC/\ SULLA S!iCONDA CTJERR/\ MOKD!ALE
Nel r941 - 1942 le operazioni offensive sovietiche si svolsero su una fronte di 750 km e raggiunsero la profondità cli 400 km. Nel 1943 esse interessarono 2.000 km cli fron te e si svilupparono per 300 - 600 km in profondità. 11 ritmo di progressione dell'avanzata risultò raddoppiato nel r943: 10 - 25 km in media al giorno per la fanteria, 30 - 35 km per le unità più mobili. La maggior disponibilità di armamenti consentì ai sovietici di accrescere la massa di fuoco e di carri in corrispondenza delle direttrici offensive principali. Nella controffensiva di Mosca, nel tratto di sfondamento, vi erano in med ia dai 5 ai 15 pezzi per km e 2 carri armati; nella battaglia sul Volga la densità fu dì 40- 70 pezzi e di IO - 12 carri per km; nella controffensiva di Kursk furono impiegati 150 - 200 pezzi e 15 - 20 carri e artiglierie semoventi per chilometro. I settori di una Divisione di fanteria in attacco sulla direttrice principale furono ridotti da 3 - 5 km a 2 - 3 km d'ampiezza. Molti cambiamenti avvennero nell'impiego delle unità corazzate. Inizialmente l'impiego dei carri fu frammentario; dissociati dalla fanter ia e insufficientemente appoggiati dal fuoco delle artiglierie, spesso in formazioni scaglionate su tre linee, i carri non operavano a massa e unitariamente. « A causa e/ella scarsa cooperazione· con la fanteria , con l' artiglieria e con il genio, i carri subirono gravi perdite, in conseguenza delle quali lo sfondamento delle difese nemiche poté realizzarsi in morio lento )>.
Nel 1943 invece, i carri furono impiegati a massa sulle direttrici principali e la loro formazione di combattimento fu su una linea, raramente su due. Lo sfondamento delle difese tedesche poté ~osì realizzarsi più celermente. Questi i tempi mcdi: nella battaglia dì Mosca roo - 200 metri all'ora, in quella sul Volga 600- 900 m/ h, nella battaglia di Kursk r km/h. Le operazioni difensive assunsero nel 1943 un carattere dinamico con l'impiego di numerose unità corazzate. L'organizzazione difensiva sovietica acquistò maggiore profondità. All'inizio del conflitto essa raramente raggiungeva i 25 km per l'Armata e i 35 km per il Fronte. Nella battaglia di Kursk, invece, l'A rmata aveva, in difesa, la profondità di 40- 50 km e il Fronte di r20 - 130 km. Le difese controcarro erano scaglionate su 30 - 40 km.
i'ARTE TER7.A
Nel 1943, i Corpi d'Armata fucilieri si schieravano normalmente su due fasce di difesa: una principale (la prima) e una secondaria, ciascuna delle quali comprendeva parecchie strutture dife nsive. In tal modo la profondità della (( zona tattica » passò dai 6 - 8 km nella difesa sul Volga ai TS- 20 km nella battaglia di Kursk. La densità delle artiglierie e dei mortai risultò raddoppiata nel 1943 con 20 - 30 pezzi per km. Le armi controcarro rispetto all'inizio del confli tto erano r,c; volte più numerose, raggiungendo in certi settori i 25 pezzi per km.
PART/i QUA RTA
DAL QUARTO VOLUME
« CACCIATA DEL NEMICO DAL TERRITORIO DELL' UNIO NE SOVIETICA E INIZIO DELLA LIBERAZIONE DEI POPOLI D'EUROPA DAL GIOGO FASCISTA»
11 quarto volume è dedicato agli avvenimenti del 1944, durante il q uale l' Armata Rossa effettuò due grandi offensive nei primi mesi e nell'estate - autunno dello stesso anno. La PRIMA PARTE del volume riguarda: « La. liberazione della regione di Leningrado, dell'Ucraina ad ovest del Dnieper e della
Crimea» . Alla .fine del 1943, l'Armata Rossa aveva ricevuto il compito di rafforzarsi sulle posizioni raggiunte e di prepararsi ad una nuova offensiva generale. Il quadro della situazione era sin teticamente il seguente: - dal Mar di Barcnts al gol fo <li Fin landia, nessun sig nificativo mutamento si era registrato dall'autunno del 194 r. L a flotta sovietica del Baltico non aveva possibilità di superare il limite occidentale del golfo finnico; - dal golfo di Finlandia a Nevel, le forze tedesche, pur essendo state costrette, nel r943, ad abbandon are l'assedio di Leni ngrado, mantenevano saldamente le posizioni a ovest di questa grande città che si trovava ancora sotto il tiro delle loro artiglierie; - fra Neve) e Mozyr, la linea dì contatto passava ad est di Vitebsk e di Orscia, a ovest di Gomel. N ella zona di Neve], le forze sovietiche continuavano però ad ottenere progressi locali; - fra Mozyr e Kanev, il r" F ronte Ucraino, che aveva iniziato l'offensiva il 24 dicembre 1943, era in fase di sfruttamento del successo, avanzando, sino alla metà del gennaio '44, di oltre roo km verso ovest su una fronte di circa 300 km;
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L' IT,\!.1 1\ l'\ELLA RELAZI0:-IE SOV JETJr:A SULI..-\ SECONDA GUERRt\ MOi'\lJIALE
- da Kanev al Mar Nero, la linea di contatto correva generalmente lungo il Dnieper, salvo una testa di ponte sovietica sulia riva destra del fiume, in corrispondenza di Dniepropetrovsk, e una mantenuta dai tedeschi sulla riva sinistra a NikopoL La Crimea era ancora in mano tedesca, però nella parte oncntale della penisola di Kerc le forze sovietiche occupavano saldamente una piccola testa di ponte , Con l'obiettivo di liberare completamente il territorio sovietico, lo << Stavka l> iniziò, nell'autunno 1943, ad approntare i piani per massicce offensive da lanciare nei primi mesi invernali del 1944, cioè quasi in diretta prosecuzione delle operazioni estivo - autunnali, In tal modo lo << Stavka )) intendeva cogliere di sorpresa il comando germanico che riteneva l'Armata Rossa incapace di reiterare gli sforzi offensivi su vasta scala. Le direttive dello « Stavka >), trasmesse ai Fronti in novembre e dicembre 1943 e nel gennaio r944, fissavano gli obiettivi strategici nell'annientamento di ingenti forze tedesche dislocate nell'area di Leningrado, nell'Ucraina occidentale, in Crimea e in Bielorussia, Per il conseguimento di tali obiettivi lo (< Stavka l> pianificò di: -
condurre operazioni offensive a livello gruppo di Fronti; concentrare gli sforzi offensivi sui fianchi del fronte russo -
tedesco : nell'area di Leningrado, contro il Gruppo di Armate Nord )) ; nell'Ucraina occidentale, contro Gruppi di Armate ,( Sud )l e << A » ; «
assegnare importanza prioritaria allo scacchiere meridionale ucraino, Detto piano - secondo i sov1etic1 - presentav~t tuttavia un grave difetto: le Grandi Unità dell'Armata Rossa schierate nel settore centra.le del fronte, pur non essendo sufficientemente superiori a quelle tedesche, dovevano condurre operazioni offensive sussidiarie con obiettivi profondi dai 150 ai 200 km; esse avrebbero avuto necessità di considerevoli rinforzi specialmente di carri armati, di munizionamento e di carburanti, << Non avendo la possibilità di rafforzare contemporaneamente, insieme con gli altri Fronti, anche i Fronti operanti nel settore centrale, lo Stavka avrebbe dovuto fissare per loro obiettivi più modesti, Ma ciò non avvenne)>. In complesso, però, il piano generale sovietico si dimostrò valido. Infatti, i sovietici:
P/\RTF. QL'/\RT,\
- a nord , liberarono le regioni di Leningrado e di Kalinin ed entrarono in Estonia; - al centro, pur non riuscend o a raggiungere g li obiettivi previsti, (< fissarono J> il Gruppo d'Annate « Centro J>; - a sud , liberarono l'Ucraina occidentale e la Crimea, raggiunsero la linea Luzk - T arnopol - Cernovizy - Odessa, entrando nella regione nord - orientale della Romania; - annientarono completamente 30 Divisioni e r Brigata. I tedeschi persero oltre 1 .000.000 di uomini , 20.000 pezzi di artiglieria e mortai, 4 .2 00 carri armati, 4.200 cannoni d'assalto e circa 5.000 aerei. La Relazione non dà le perdi te russe. Agli inizi del r944, la consistenza delle forze contrapposte è così indicata nella Relazione :
a. Forze sovietiche: -
Division i fucil ieri, motorizzate, di cavalleria e aviotrasportate . - Brigate autonome di vario tipo (eccetto corazzate) . - Corpi meccanizzati e corazzati . - Brigare corazzate autonome . - Divisioni di artiglieria e mortai . - cannoni e mortai (esclusi i lanciarazzi multipli) compresi i pezzi dell'artiglieria c/ a e della marina . - carri ar.m.ati e semoventi d'artiglieria - velivoli da combattimento (compresi g ìi aerei della marina e dell'aviazione strategica)
h. Forze tedesc he e alleate al fronte russo: - Divisioni di fanteria - D ivisioni corazzate . - Divisioni motorizzate - Brigate autonome . - cannoni e mortai - carri armati e cannoni d 'assalto - velivoli da combattimento (nelle Armate)
55 35 46 80
8.818 203
25 8 r8 54.57o
5.400
3.o73
In complesso, le forze terrestri sovietiche disponevano di
5.987-000 uomini e quelle tedesco - alleate di 4.906.000. Secondo
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1.'n,\l.l/1 l'\ELL,\ REL,\ZTO:-<E SOVIETICA SULL,\ SECONDA G UERRA M()l':()IALE
questi dati risulta che le forze sovietiche superavano quelle tedesco alleate di: I ,3 volte in personale; 1 ,7 in cannoni e mortai (esclusi i pezzi c/a); r,4 in carri armati e semoventi d'artiglieria; 2,7 in aerei ( II 7). (nì) Agli inizi del 1944 le forze te<lesche e dei loro alleati su questo fronte, secondo fonti ufficiali germaniche, erano le seguenti: 132 Divisioni di fanteria, r di artiglieria, 15 corazzate, 10 cli fanteria corazzata e 27 fra Brigate e Corpi autonomi, oltre limitate aliquote di Divisioni e reggimenti organici. Combattevano ancora, in questo periodo, al fianco dei tedeschi, 9 Divisioni ungheresi e 10 romene, delle quali 3 incomplete e nessuna unità italiana. Nello scacchiere finlandese erano schierate 7 Divisioni. Per quanto si riferisce ai carri armati, dei vari tipi, essi ammontavano a 5.266 in servizio, e[; cui 3.544 efficienti e di questi ultimi 2.888 operanti al fronte russo. I cannoni d'assalto efficienti erano 2.120 su un totale di 2-313 esistenti nell'intero Esercito, di cui 1.897 impiegati sul fronte orientale. L'insieme delle forze germaniche assommava a 2.528.000 soldati, ai quali vanno aggiunti gli effettivi di 19 Divisioni dei loro alleati, valutabili a circa 240.000 uomini, per un totale complessivo <li quasi 2.no.000.
Nella Relazione si afferma che le unità sovietiche erano considerevolmente al di sotto degli organici stabiliti (una Divisione fucilieri disponeva di 6 - 7.000 uomini) e che, ciò nonostante, gli storici occidentali parlano spesso di una straordinaria superiorità numerica delle forze sovietiche. A questa conclusione gli storici occidentali giungerebbero paragonando il numero delle Armate contrapposte, trascurando cioè di tener presente che quelle sovietiche erano formate da 8 - 9 Divisioni e, quelle tedesche, all'incirca da 17. La struttura organica delle Divisioni era altresì diversa essendo, ad esempio, le Divisioni fucilieri sovietiche almeno di ½ inferiori a quelle tedesche. « I falsificatori della Storia», allo scopo di (< sminuire il valore dell'arte militare sot ietica », non pongono in risalto che la netta superiorità di forze dell'URSS sussisteva soltanto in particolari settori del fronte. 1
La SECONDA PARTE è intitolata << Cacciata compieta degli aggressori tedeschi dal territorio sovietico e liberazione dei popoli dell'Europa sud - orientale)>. Posti in risalto gli ulteriori successi conseguiti nel campo della produzione bellica, la Relazione traccia un quadro dei movimenti di liberazione nazionale partendo dal presupposto che « le vittorie dell'Armata Rossa favorirono il loro sviluppo nei Paesi europei occupati>>.
PARTE Qt;J\RT.-\
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Per quanto riguarda l'Italia, a pag. 110 è scritto: « In Italia, il Comitato milanese di Liberazione Nazionale fu trasformato in Comitato di Liberazione Nazionale ( C.L.N.) dell'Italia settentrionale, che più tardi prese la funzione di "governo straordinario". Nell'estate del 1944, le unità partigiane incominciarono ad unirsi nel Corpo Volontari della Libertà, che era in sostanza l'Esercito partigiano di liberazione. Ne facevano parte alcune decine di migliaia di uomini. I partigiani liberarono dal nemico vasti territori, ove comitati di liberazione nazionale stabilirono il loro potere >> ( 118). (u8) Sull'argomento viene qui trascritto I' <(Atto » n. r del Comando Genera le del Corpo Volontari della Libertà: COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE ALTA ITALIA CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ COMANDO
GEKI,RALE
PER L'ITALIA OCCUP,\TA
OGGETTO:
Costituzione del Comando Generale per l'ltalia occupata del Corpo v olon tari della libertà. Ai Comitati Militari Regionali e Locali A tutti i Coman<li delle Forma:t.ioni Partigiane
Il Comitato Militare per l'Alta Italia si è trasformato in Comando Generale ed ha assunto la nuova denominazione <li Comando Generale per l'!tctlia Occupata del Corpo Volontari della Libertà.. Non è questo un semplice mutamento di denominazione. Nel momento in cui le Forma:t.ioni Partigiane conoscono un impetuoso sviluppo organizzativo e dànno conti nue prove della loro combattività e del loro eroismo, ne] momento in cui il loro contributo alla guerra <li libera:t.i011e, in legame con le grandi operazioni <legli Eserciti Alleati, acquista sempre piì:1 grande importanza e più grandi compiti operativi si pongono dinanzi alle Formazioni Partigiane, è necessario un organo di effettiva <lirezione militare, cioè un Comando Generale Militare che stimoli e coor<lini le varie azioni, le orienti verso precisi obiettivi militari, tragga dalle varie esperienze i necessari insegnamenti per lo sviluppo della lotta fino a portarla a sboccare nell'insurrezione nazionale. li Comando Generale per l'Italia Occupata, pur non presumendo di <lirigcre le azioni delle varie unità, nell'autonomia e nell'iniziativa delle quali riconosce un elemento cli quella rapidità e agilità che devono caratterizzare l'azione partigiana, farà opera però affinché le singole azioni siano sempre più dirette verso un movimento d 'insieme, organizzato secondo i m igliori criteri dettati dall'esperienza. Farà avere a questo proposito a tutti i Comitati e Comandi dipendenti <lelle istruzioni soprattutto per tJuanto riguarda la prcpara:t.ione organizzativa tecnica <lella insurrezione nazionale. Anche su scala regionale è necessario passare dai Comitati Militari ai Comandi Militari Regionali. 11 Comando Generale delJ'ltalia Occupata curerà,
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L . ITALIA NE L LA RELAZ[()NE S()VlETICA SULLA SECONDA G UERRA MONDIALE
d'accordo con i Comitati di Liberazione Nazionale delle rispettive regioni, perché si a<ldive nga nel più breve tempo possibile alla costituzione cli Comandi Regionali, milita rmente efficienti, in stretto legame con le formazioni cli base e con questo Coma ndo Generale. A lla loro volta questi Comandi regionali dovranno interven ire d i urgenza per accelerare la formazione di Comandi Operativi locali, cli vallata, cli settore, ecc., i quali, ove manchino, saranno nominati collegialme nte dai Comandi dei distaccamenti operanti nelle zone rispettive, appositamente convocati. Lo stesso criterio deve valere nel caso che i Comandi operativi attualmente esistenti debbano venire ri nnovati. Il Comando Generale espleterà la sua funzione cli direzione mediante d irettive, ispezioni, convegni locali, sia a mezzo di propri ispettori che con l'opera diretta dei suoi membri. Il Comando Ge nerale per l'Italia occupata, che è stato investito di questa sua funzione dal Comitato di Liberazione per l'Alta Italia, e che è in stretto collegamento con le Autorità Militari Alleate e col Governo di Unione Nazionale, fa affìclamemo sulla collabornione atti va dei Comitati Militari e <lei Comandi Militari Regionali, che si dovranno costituire, come di tutti i Comandi Operativi Locali. In questo m ome nto di lotte grandiose e decisive è necessaria piò che mai l'unificazio ne di tutte le forze, l'eliminaz ione di tutto quanto puè> ostacolare questa unificazione, e la mobilitazione di tutto il popolo e cli tutti i patrioti per l'insurrezione e per la vittoria.
9 giugno (1944). IL COMANDO GENERALE PER L ' lTAU A OCCUPATA
La Relazione sovietica continua testualmente: << Il carattere democratico del movimento antifascista provocò serie preoccupazioni nei circoli dirigenti degli USA e dell'Inghilterra. Questi avvertivano che le masse popolari erano pronte a distruggere, insieme al fascismo, anche il regime capitalistico che lo aveva generato, e non risparmiarono né forze, né mezzi per assoggettare il movimento antifascista alla propria influem:a e per scongiurare lo sviluppo di rivoluzioni democratico - popolari nei Paesi europei. l l problema di instaurare nell'Europa occidentale regimi graditi ai circoli governativi anglo - americani potevà essere risolto, secondo loro, con l'invasione dell'Italia da parte delle truppe alleate e con uno sbarco nella Francia settentrionale. Più ardua si presentava la questione per i Paesi dell'Europa orientale e centrale dove, di lì a poco, sarebbe entrata l'Armata Rossa. I governi americano e inglese adottarono pertanto provvedimenti sul piano diplomatico e militare ricorrendo ad ogni altra possibile misura per impedire la vittoria delle forze democratiche in quegli Stati. Il governo britannico non rinunciava ai suoi piani d'invasione nei Balcani, in Ungheria ed in Austria.
PARTE QU.\RTA
Alla metà di luglio, il comitato britannico per la pianificazione strategica studiava ancora la possibilità di 1m'offensit•a dalle coste dell'Istria verso l'in terno. Il comandante delle truppe alleate del teatro di operazioni del Mediterraneo propose di predisporre l'offensiva "attraverso la soglia di Lubiana tierso la pianura ungherese". Nell'inverno e nella primavera 1944, i governi USA e della Gran Bretagna fecero pressione sulla Turchia, sollecitandola ad entrare in guerra contro la Germania fascista. Il concentramento di truppe turche nella Tracia, nel 'area degli Stretti, indicava che la Turchia era pronta - in una situazione ad essa fa r,orevole - a spostare le proprie Armate nei Balcani. Era stato deciso che la questione dell'occupazione della Grecia sarebbe stata di competenza delle truppe britanniche. A llo scopo cli indebolire i movimenti di liberazione nazionale, i circoli governatit'i americani e britannici attuarono 111.anovre tendenti a disgregarli. In Ju.goslavia, sebbene gli inglesi ai,essero cessato di sostenere Miliajlot ié, appoggiarono il re Pietro li per ragioni " di ca11alleria ", come ipocritamente asserì Churchill. Si facer1a questo perché, alla prima possibilità, re Pietro sarebbe stato imposto al popolo jugoslavo. In Grecia, i governi della Gran Bretagna e degli USA appoggiarono le bande monarchiclze di Z ervas. Con l'aiuto delle truppe anglo - americane, fu repressa l'insurrezione de, marinai e dei soldati, dei reparti militari del f!.Overno emigrato in Egitto, i quali ai,evano dimostrato la loro solidarietà con il fronte di libera.zione nazionale. Predisponendosi ad invadere la Grecia, gli inglesi svolsero attit,ità disgregatrice contro l'EAM e l'ELAS, senza rifuggire a tal fine da qualsiasi metodo. In Albania le missioni m ilitari britanniche ed americane avevano propri rappresentanti sia presso il comando dell'Armata di liberazione nazionale, sia presso i raggruppamenti politico - m ilitari reazionari. Questi ultimi si servirono delle missioni militari alleate per la lotta contro il movimento di liberazione nazionale (n9). 1
(119) Missioni militari britanniche e nordamericane erano presenti a nche i n Italia presso le formazioni partigiane, le quali erano tutte antifasciste e anritcdesche, anche quelle amonomc da partiti politici. Q uelle missio ni, unite ad altre italiane, furono cli g rande aiuto allo sviluppo del movimento d i liberazione cd opera rono senza fare d istinzioni fra partiti, secondo gli universali principi di libertà e di democrazia.
16. • Russ;a
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L' ITALI A N ET.LA RET..W.I ON E SOVIETI CA SU I.LA SECONDA G UERRA MON DIALE
L'Unione Sovietica si comportò diversamente con la lotta antifascista nei Paesi europei. Poic/1é i mot imenti di liberazione nazionale erano considerati parte integrante e di notevole peso fra le forze appartenenti alla coalizione antifascista, l' URSS li sostenne sistematicamente e C01lcretamente. L'Armata Rossa o/trepassò le frontiere degli Stati europei per sgominare definitivamente la Germania hitleriana e i suoi satelliti, per liberare i popoli dal giogo fascista e concedere loro il diritto di decidere del proprio destino in maniera autonoma. L'ulteriore accrescimento della potenza dell'URSS, le vittorie de/L'Armata Rossa ed anche lo stiiluppo dei movimenti di liberazione nazionctle in Europa ebbero notevole incidenza sulla situazione della coalizione cmtifascista. I governi dell'Unione Sovietica, della Gran Bretagna e degli USA presentarono il 1 3 maggio una dichiarazione congiunta diretta ai satelliti de/La Germania hitleriana: Ungheria, Romania, Bulgaria e Finlandia. Nella dichiarazione si affermava l'inet•itabilità della sconfitta del blocco fascista e si chiedeva di por fine alla funesta alleanza con la Germania, di entrare in lotta contro di essa ( accelerando in tal modo la fine del/a guerra ), limitando l'entità del disastro per le loro Nazioni e le responsabilit<Ì per la guerra crimimtle. La, dichiarazione dei governi dei tre principali Stati della coalizione antifascista sottolineava la loro identità di vedute nel voler combattere la guerra sino alla piena e definitiva vittoria. T ale appello ebbe un certo peso nella determinazione delle ulteriori responsabilità dei governi che combattevano a fian co a/La Germania fascista. Un importante significato polù ico e militare ebbe l'apertura del secondo fronte in Europa occidentale da parte degli USA e del/'in ghilterra. In Unione Sovietica la notizia dello sbarco delle truppe alleate nella Francia settentrionale fu accolta favorevolmente. Il nostro popolo considerava tale avvenimento come un significativo successo della politica estera sovietica, come un importante fattore per la riduzione della durata della seconda guerra mondiale. I lavoratori degli USA e della Gran Bretagna, che sempre avevano richiesto ai loro go,,erni un più efficace sostegno dei Paesi sor,ietici, plaudirono alla creazione del secondo fronte. I patrioti francesi intensificarono maggiormé'nte la lotta contro gli occupanti. Le Forze Armate clandestine liberarono un dipartimento dopo l'altro. 1
PARTE QUARTA
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E' però necessario osservare che l'Esercito anglo - americano effettuò lo sbarco con notevole ritardo. La decisione definitiva del/' effettuazione del 'operazione dì sbarco fu presa dagli alleati soltanto "quando l'andamento della seconda guerra mondiale era radicalmente mutato, quando per i Paesi occidentali gli avvenimenti presero una piega tale che, se essi a1 essero ritardato l'apertura del secondo fronte, l'Esercito sovietico anebbe potuto trovarsi non soltanto a Berlino, ma anche a Parigi" (KRusc1ov : << Pace sen;c,a armi , pace senza guerre », T.1. , gennaio - luglio 1959, ed . 1960, pag. 165). Il tardit10 com pim ento dei doveri di alleati da parte dei governi degli USA e dell' Inghilterra costò al popolo dell'Unione Sovietica e a molti altri popoli del continente europeo immensi sacrifici. In tre anni cli guerra, l'Armata Rossa inflisse alle Forze Armate tedesche e fasciste una serie di pesanti sco11 fitte, le logorò e le dissanguò, ponendole di fronte alla catastrofe. Le sue vittorie rav1,ivarono la fiamma della guerra partigiana nei Paesi occupati dalla Germania fascista. Perciò lo sbarco delle truppe alleate in N ormandia si effettuò in condizioni straordinariamente fa11orevoli. Il comando tedesco fascista non a11eva forze sufficienti per impedire la creazione di un fron te nella Francia settentrionale. Come a/ ferma H. Guderian, le enormi perdite subite dall'Esercito tedesco - fascista sul fronte sovietico - germanico, sino all'inverno r944, infransero il piano di creare forze idonee a respin gere l'invasione anglo - americana ad occidente (H .1:.1Nz GuJ>ERIAN: « Erinnerungen eincs Sold aten l>, Neckargcmiind , 1960, pag. 293) (120). 1
(120) Il Generale H einz Guderian fu il principale teorico germanico dell"impiego dei carri armati e delle G ran d i Unità corazzate. Comandante del X IX Corpo d'1\rmata corazzato nel T940 durante la campagna di Francia, poi della 2•· Armata corazzata al fronte russo nel r941, fu bruscamente sostituito da Hitler al 'luale aveva "osaro » esporre la situazione critica della sua Grande Unità all ' inizio dell' inverno. Alla fine di luglio T944 peraltro fu nominato Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e rimase in quel la carica fino al termine del conflitto.
Nonostante l'apertura del secondo fronte nell'Europa occidentale, il compito decisivo nella guerra spettat a in primo luogo alle Forze Armate dell'URSS. Il fronte sovietico - germanico continuava ad essere il principale. Su tale fronte, come risulta dalle stesse fonti tedesche, operavano le più forti ed efficienti Divùioni fasciste. All'inizio di giugno, l'Armata Rossa ar·eva di fronte a sé 2 28 Divi1
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1.'1Tt\l.l.\ NELLA RE LAZI ONE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE
sioni· e 2 3 Brigate nemiche, mentre le forze anglo - americane combattevano contro 60 Divisioni nemiche in Francia, Belgio, Olanda e 26 Divisioni in Italia, ossia in tutto 86 Divisioni nemiche. Delle rimanenti 60 Divisioni, 4 si trovavano in Danimarca, I 3 in Norvegia, 19 in fugoslavia, Albania e Grecia, e 24 erano in riserva del Comando Supremo. Una parte delle Divisioni dislocate in Europa pote va essere destinata ( come in effetti avvenne) contro l'Armata Rossa nel caso di una sua avanzata in Europa sud - orientale e centrale. Secondo un semplice calcolo, la Germania hitleriana aveva destinato, nelle operazioni contro le truppe sovietiche, circa due terzi delle sue Dì~isioni malgrado che, con l'apertura del secondo fronte, le Divisioni germaniche dislocate in Europa occidentale non potessero essere più considerate come riserva eventualmente impiegabile contro l'Armata Rossa. Per colmare le perdite e rafforzare il fronte occidentale, la Germania fascista doveva inoltre ricorrere a parte delle riserve strategiche. La Germania si trovò così nella necessità di combattere su due fronti - ad oriente e ad occidente cosa questa che, a suo tempo, Bismarck, 1'1oltle.e senior ed altri eminenti teorici del militarismo r;zennanico at'evano ammonito doversi assolutamente evitare. L o sbarco delle truppe anglo - americane in Europa occidentale rappresentò una grande affermazione della causa per la quale si era formata la coalizione antifascista. La realizzazione di offensive coordinate dall'est e daLl' ovest avvicinava d giorno della definitiva e completa vittoria sul nemico, fatto corrispondente ai vitali interessi dell'URSS, dei lavoratori dell'USA, dell'Inghilterra e dei popoli amanti della libertà di tutti gli altri Paesi (121). 0
(121) Lo sbarco alleato in N ormandia, che apriva quel secondo fronte effettivamente temuto dallo Stato Maggiore tedesco e reiteratamente preteso dai sovietici, indusse il Comando Supremo german ico a costituire 20 nuove Divisioni, con militari in quel momento in patria in attesa cli reimpiego. La situazione delle forze germaniche al 1° giugno 1944, secondo dati cli fonre tedesca, era la seguente:
Fronte orientale : P ronte occidentale: Italia: Balca ni : Norvegia : Danimarca: per un totale di circa orientale.
163 D ivisioni (57,5 % della Wehrmacht) )) )) (19 O/o/ ) 54 )) ( -' )) )) ) 27 9,5?:> )i )) ( 8,8% )) 25 ) )) I2 ( 4,2% )> ) )) )> ( I o;/ O )i ) 3
4.000 .000
))
))
di uomini, dei quali
2.200.000
al fronte
P1\RTE QUART/\
24 5
A gueste unità vanno aggiunte 22 Divisioni e 5 Brigate ro mene, e 12 Divisioni e 2 Brigate ungheresi operanti al fronte russo. Dodici de lle 20 nuove Divisioni tedesche furon o inviate dopo lo sharco in Kormandia suJla fronte occidentale ove vennero così a trovarsi 66 di tali Grandi Unità.
L'apertura del secondo fronte pose fine alle maggiori divergenze sulla condotta della guerra tra l'Unione Sovietica, da una parte, e gli USA e la Gran Bretagna dall'altra. Esistet•ano però ancora questioni da discutere, la definizione delle quali avrebbe fa1 orito l'ulteriore consolidamento della coalizione antifascista. Restava insoluto il problema polacco che ebbe un posto importante nella corrispondenza dei capi di governo delle tre Potenze nella prima met<Ì del 1944. Rimanevano aperte le questioni sulla necessità della democratizzazione del got•erno polacco in esilio, sul rego· lamento dei rapporti con i rappresentanti delle forze democratiche nell'interno del Paese, sulla partecipazione dei go11erni dell' lngliilterra, degli USA e dell'URSS alla soluzione cli questi problemi e anche la questione delle frontiere orientali del/et Polonia ( 122). 1
(122) I contrasti furono assai aspri e durarono per lungo tempo. La ragione princi pale di essi ris iedeva nel fotlo che gli uomini del governo esule a Londra si ispiravano alla politica del Maresciallo Pilsudski e non a quella dei componenti <lei Comitato di Lublino.
Serie dit crgenze nascevano a11c/J e in rapporto alla situazione in Italia. Gli organi dell'amministrazione militare anglo · americana, il comando alleato e il governo Badoglio da essi appoggiato, incoraggiavano in tutti i modi La reazione e contrastetvano il movimento antifascista, l'Ìolando le decisioni prese congiuntamente dall'URSS, dagli USA e dalla Gran Bretagna relativamente alla dem ocratizzazione clell' Italia ( 123). 1
(123) Alla data de llo sbarco delle forze alleate in Normandia (6 giugno 1944) il governo italiano presieduto dal Maresciallo Badoglio comprendeva anche altre eminenti personalità antifascisLc (Croce, Sforza, Togliatti). Dopo la liberazione d i Roma, secondo gli impegni politici assunti alla propria costituz ione, esso si dimise e dal 10 giugno fu sostituilo da un alt ro governo, presieduto dall'on. Iva noe Bonom i, anch ·esso formato da eminenti personalità dei partiti antifascisti . Appare improhabile che, tanto !"uno quanto !"altro governo, abbiano contrastato J"attività del movimento anti fascista.
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L 1TALI A )!EL LA REJ.1\ZCONE SOVIE'J'fCA S ULLA SECONDA G\JERR/\ MOKDTALE
In seguito all'insistenza del got1erno sovietico, il Consiglio Consultivo per le questioni italiane esaminò la situazione creatasi nel Paese. Poco tempo dopo, si costituì in Italia il nuovo governo, nel quale entrarono a far parte sei rappresentanti dei partiti democratici, di cui due del partito comunista. In questo modo, sulla questione dell'Italia fu possibile prendere decisioni concertate. L 'approssimarsi della fine vittoriosa della guerra accrebbe le preoccupazioni dei principali Stati della coalizione antifascista anche a proposito della cooperazione nel dopoguerra. All'inizio del 1944 cominciò il lavoro della commissione consultiva europea. Nel febbraio - marzo, il capo del governo sovietico e il presidente degli Stati Uniti si scambiarono note nelle quali era ribadita l' opportunità di costituire un apparato delle Nazioni Unite per la cooperazione economica nel dopoguerra . TIennero iniziate con successo trattatit1e sul tipo di attit,itcì dell'Amministrazione per gli Aiuti e la Ricostruzione delle Nazioni Unite (UNRRA) e su altre questioni fondamentali relative all'ordinamento del mondo nel dopoguerra. Tutto ciò testimoniava il rafforzamento della coalizione antifascista, della cooperazione dell'Unione Sovietica, degli USA e della Gran Bretagna nella guerra contro la Germania, nonostante la differenza, in linea di principio, dei rispettivi sistemi statali e sociali. Le vittorie dell'Armata Rossa, ottenute nell'inverno e nella primavera 1944, assestarono un nuovo violento colpo al blocco fascista e favorirono l'ulteriore ampliamento degli impegni internazionali dell'Unione Sovietica)> . Alla metà di aprile, dopo le operazioni invernali e primaverili del r944, lo « Stavka )> ordinò all'Armata Rossa di consolidarsi sul le posizioni raggiun te prima della grande offensiva estivo - autunnale. La linea del fron te era la stessa degli inizi dell'anno. Le forze sovietiche, al r" giugno 1944, avevano la seguente consistenza: -
Divisioni fucilieri, motorizzate, di cavalleria e paracadutis te Brigate autonome (di vario tipo; eccetto corazzate) Corpi meccanizzati e carri . Brigate corazzate autonome . Divisioni di artiglieria e mortai .
4-76
17 37 37 83
l'ARTF. QL"/\RT,\
-
cannom e mortai (escl usi i lanciarazzi multipli ) carn e semoventi d'artiglieria aerei da combattimento .
97.o5o 9.985 r4..787
Al 1 ~ giugno 1944 combattevano inoltre in territorio sov1et1co. ed a fianco cieli' Armata Rossa, reparti polacchi, cecoslovacchi, romeni, jugoslavi e francesi; in complesso, 104.000 uon,ini con 1.2 20 cannoni, 163 carri e r22 aerei . Le forze tedesche erano le seguenti: -
Di visioni di fanteria Divisioni corazzate . Divisioni motorizzate Brigate autonome
198 23 7 23
Appartenevano alla Germania r79 Di visioni e 5 Brigate ; a1 Paesi suoi alleati 49 Divisioni e 18 Bri gate (124). (124) Con le Forze Armate tedesche collaboraro no Grandi Unità formate da volonta ri di a ltri Paesi, alleati, neutrali, occupati e perfino tratte da prig ionieri di g uerra {ungheresi, croati, italiani, frances i, da nesi, norvegesi, lettoni, estoni, serbi, albanesi, cosacchi, spagnoli, turchcstani). Complessi,·ame nte furon o formati 200 battag lioni per un totale d i 34 Divisioni.
L'armamento principale era net seguenti quanti tativi : -
can noni e mortai carri armati e cannoni d'assalto aerei da combattimento .
48.G35 5.250 2.796
In nu mero di uomini, le forze sovietiche superavano quelle tedesco - alleate di 1,7 volte (rispettivamente 6.939.000 e 4.000.000 di uomini) . Il comando sovietico decise di iniziare l'offensiva d'estate non contemporaneamente su tutto il fron te, ma per tempi success1v1 su diverse direttrici. Scopo principale di tale offensiva era l'e liminazione del Gruppo di Armate e< Centro » e · la riconquista della Bielorussia. l piani del comando germanico, nell'estate e nell'autunno del 1944, erano di carattere difensivo. In maggio - giugno, i tedeschi riten nero che l'Armata Rossa avrebbe attaccato nel settore meridionale del fronte. Quest'errato apprezzamento della situazione indusse il comando germanico a man-
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!.'ITALL\ NEL!.!\ RELAZ!Ol\"E SOVIETICA SU LLA SEC01'DA GUERRA MO!\DL\LE
tenere a sud forze più consistenti che al centro e al nord. Nel frattempo il comando sovietico concentrò nel settore centrale il 38"~ delle unità fucilieri e il 40% di quelle carri e meccanizzate per penetrare in profondità ed annientare le forze tedesche. L'offensiva estivo - autunnale ebbe inizio a nord nell'istmo di Carelia e nella Carelia meridionale, si estese quindi al settore centrale ed a quello meridionale. A nord, i sovietici, vinta la resistenza delle forze finlandesi, avanzarono lungo l'istmo carelico per IIO - 130 km e fra i laghi Ladoga e Onega per 200 - 250 km. In tal modo i sovietici rioccuparono tutta la regione (oblast) di Leningrado. « Fu liberata la maggior parte della Repubblica Finno - Carelica con la ma capitale Petrozavodsk. Tornarono alla patria la linea ferro viaria di Kirov e il canale Mar Bùznco - Mar Baltico, importanti vie di comunicazione fra le regioni dell'estremo nord e quelle centrali. Respingendo le truppe nemiche ai confini dello Stato, le Forze Armate sovietiche determinarono le premesse per l'uscita della pjnlandia dalla guerra. Lo sfondamento delle difese fu realizzato in modo rapido: in 24 ore le truppe superarono 10- 12 f(m. La tempestiva apertura di brecce nella difesa nemica, per l'immissione nella battaglia dei secondi scaglioni e delle riserve, perniise di conseguire gli obiettivi dell'operazione in 1 I giorni. Tl a osservato che nella guerra 19391940 lo sfondamento delle difese finniche nell'istmo carelico aveva richiesto più di tre mesi. Più difficile fu per le truppe del Fronte .. Carelico" conseguire il successo. L'operazi"one "Svir - Petrozavodsl," durò 50 giorni. La progressione non superò i 5 - 6 lun al giorno. Pur tenendo conto delle difficilissime condizioni ambientali dell'offensiva nella Carelia meridionale e dell'assai accanita resistenza nemica, la lentezza della progressione dipese in gran parte da grar,i nutnche(!_olezze nell'azione di comando. Ciò fu posto in etiidenza da una speciale direttiva del Comando Supremo ».
In considerazione della grande importanza strategica della Bielorussia, i tedeschi avevano organizzato in quella regione una solida e profonda difesa, consistente in due fasce, la prima profonda 3 - 7 km, la seconda forma ta da 2 - 3 linee di trinceramenti. La profondità dell'area predisposta con opere fortificate per la difesa era cli 250 - 270 km. Il Gruppo Annate « Centro >> disponeva complessivamente, al 23 giugno, di 50 Divisioni e 3 Brigate che,
P/\RTE Q U,IRTI\
:i 49
con il concorso delle Armate corazzate 16" e f, assommavano a 6) Divisioni. In media, lungo i r.ooo km di fronte del Gruppo Armate «Centro», una Divisione occupava un settore di 16 km. In riserva, il Gruppo d 'Armate « Centro )> disponeva cli II Divisioni. Contro queste forze i sovietici schieravano quattro Fronti ( 1° « Baltico »; 1", 2° e 3° « Bielorusso »). L'operazione offensiva sovietica si svi luppò contro i fianchi del saliente tedesco, da nord e da sud. Delle 97 Divisioni e 13 Brigate tedesche, partecipanti effettivamente alla grande battaglia, 17 Divisioni e 3 Brigate furono completamente eliminate; 50 Divisioni subirono perdite dal 60 al 70%. Secondo il Gen. tedesco Buttlar « la sconfùta del Gruppo d'Armate " Centro" mise fine alla difesa organizzata dei tedeschi ad oriente)>. Allo scopo di arrestare l'offensiva sovietica, i tedeschi sottrassero dal Baltico e dal settore meridionale del fronte 28 Divisioni. Altre 18 Divisioni e 4 Brigate furono inviate al Gruppo d'Armate << Centro » dalla Germania, dalla Polonia, dalJ'Ungheria, dalla Norvegia e da altri Paesi dell'Europa. Questo trasferimento di unità verso est « rese meno gravose le operazioni delle forze anglo - americane sbarcate a giugno in Normandia. L 'operazione in Bielorussia fu la prima offensiva strategica effettuata mentre, in Europa occidentale, erano in atto le operazioni delle truppe americane e britanniche. Comunque, malgrado lo sbarco degli alleati in Francia, il 70°/,,, delle forze terrestri fasciste della Germania continuava ad operare sul fronte russo - tedesco ». Dopo aver descritto le operazioni in Bielorussia, la Relazione dedica parecchie pagine alla riconquista di tutta l'Ucraina, alla costituzione di << una nuova repubblica democratica in Polonia» , alla occupazione della << Moldavia sovietica>> (125), ( 125) La dizione « Moldavia sovietica >> rende poco evidente al lettore la storia recente di quel territorio. Esso era denominato J3essarabia e, come tale, a nnesso alla Romania in forza del trattato di Parigi ( 28 ottobre 1920), riconosciuto dagli alleati dell'Intesa, ma non dalla Russia. Nel protocollo segreto aggiunto al trattato germano - sovietico del 23 agosto 19_-~9, la Germania dichiarava un « completo disinteresse politico >> per la sorte cli quei territori, in cambio del riconoscimento russo di altri interessi economici tedeschi. Il 26 giugno 1940 l'URSS, previa dichiarata acquiescenza germanica, pretendeva dalla Romania lo sgombro entro quattro giorni non solo della Bessarabia, ma anche della Bucovina settentrionale.
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1,'JT,\LI A >!ELLA RELAZIONE SOVIETICA SU LLA SECONDA G UERRA MON0! ,\1.E
La pace di Parigi (10 febbraio 1947) tra la Romania e le Nazioni alleate sanzionò l'appartenenza all'URSS della Bessarabia (in gran parte annessa alla repubblica sovietica federale di Moldavia) e della Bucovina settentrionale (annessa alla repubblica sovietica d 'Ucraina, insieme a tre distretti della Bessarabia meridionale).
alla e< libt·razione de/La Romania e della Buigaria, alla sollevazione popolcire slovacca, all'avanzata delle truppe russe e cecoslovacche nei Carpazi orientali, alla liberazione delle repubbliche baltiche sovietiche, Lt·ttonia, Lituania ed Estonia, alla sconfitta delle truppe tedesco fasciste in Ungheria,> . A proposito dell'area balcanica, nella Relazione è scritto (pagine
376
e
377):
la travolgente penetrazione delle truppe sovietiche net Balcani centrali e nel bacino danubiano accrebbe l'inquietudine dei circoli governativi de/La Gran Bretagna e degli USA . La seconda conferenza di Quebec (settembre 1944), durante la quale Roosevelt e Churchill si accordarono su una serie di questiom concernenti la condotta della guerra, aveva chiaramente indicato quale fosse l'atteggiamento della Gran Bretagna e degli USA nei riguardi dei Paesi dell'Europa sud - orientale. Mentre si accingeva a partire per fa Conferenza, il premier inglese disse ai suoi consiglieri militari che egli era particolarmente interessato alla questione dei Balcani. " Voglio assolutamente - diceva - poter precedere i russi in talune regioni dell' Europa centrale. Gli ungheresi, ad esempio, hanno espresso l'intenzione di opporre resistenza all'avanzata sotiietica, ma essi capitolerebbero dinanzi alle truppe britanniche, se queste ultime potessero arrivare in tempo . Desidererei molto, nel caso di una ritirata dei tedeschi dall'Italia e di un ripiegamento verso le Alpi, che Alexander avesse la possibilità di sferrare il suo , attacco combinato attraverso l'Adriatico, di conquistare ed occupare la penisola d'Istria e di tentare di raggiungere Vienna prima dei russi" (W. CHURCHILL : « The Second World War ,>, vol. Vl, London, 1954, pag. r.31). Nel primo giorno dei lavori della Conferenza Churchill dichiarava: "mi ha sempre allettato l'idea di iniziare l'attacco da destra per colpire la Germania sotto l'ascella adriatica. Il nostro obiettivo deve essere Vienna . Ho ritenuto necessario facilitare questa operazione mediante la conquista dell'Istria e l'occupazione di Trieste e di Fiume . . . L'altra considerazione che mi ind'usse a preferire questo attacco da destra era data dalla rapida penetrazione dei russi << • ••
PARTE Q C1\RTil
2') l
nella penisola balcanica e dalla pericolosa diffusione in quell'area dell'influenza sovietica" (W. CHURCHILT, : « The Second \Vorld War >>, voi. VI, London, 1954, pagg. r33- 134). Gli americani erano in genere d'accordo con questi concetti. "La Conferenza si è aperta in un clima di calorosa amicizia - affermava Churchill in un tdegramma a Eden - .. . Avremo nel Mediterraneo tutte le navi da sbarco necessarie per effettuare nell' Adriatico settentrionale qualunque operazione combinata che possa essere intrapresa in Istria, Trieste, ecc. . . . L'idea della nostra avanzata 11erso Vienna, se la guerra si prolungherèt abbastanza e se gli altri non la raggiungeranno prima, è qui pienamente accettata " (Vv. CHuRcHILL: « The Second \Vorld \Var », vol. VI, London, !()5.:1,
pag. r37). Gli americani erano d'accordo con la proposta di Churchill di far sbarcare le truppe inglesi in Grecia, ma condizionavano l' effettuazione delle operazioni militari in Istria alla conclusione 11ittoriosa ddla campagna in Italia. Perciò Roosevelt, alla Conferenza, non diede la sua approvazione alla offensiva in Istria mentre erano in atto le operazioni belliche in Italia. Churchill e i suoi consiglieri militari ritenevano che i Balcani fossero la via più bretie per penetrare in Ungheria e in Austria. Ma nel settembre 1944, qiumdo le truppe sovietiche erano ormai giunte nel settore sud - occidentale dellai fron tiera romeno - ungherese e alla frontiera bulgaro - jugoslava, rimanevano alle forz e anglo americane soltanto le seguenti direttrici per arrivare a Budapest e a Vienna: attraverso la Grecia e quindi verso nord, o attraverso i porti cli Trieste e Fiume verso Lubiana. Solo di qui esse sarebbero potute entrare in Ungheria, e poi, attraverso il " corridoio di Vienna ", giun èa ere alle reuioni centrali dell'Austria; attraverso Prae:a ò ç raggiungere Berlino; attraverso Monaco, penetrare nella Germania meridionale. Questi erano i piani dei circoli dirigenti degli USA e della Gran Bretagna per i Paesi dell'Europa sud - orientale. Mentre le truppe sovietiche con una durissima lotta liberavano a prezzo di grandi sacrifici i popoli di questi Paesi dall'asservimento fascista , agli imperialisti inglesi e americani interessava soprattutto una sola cosa: "come prevenire i russi in alcune regioni dell'Europa centrale ". Ecco perché il governo ungherese, al quale questi piani erano noti nelle linee generali, prese la decisione, con l'appoggio delle truppe tedesche, di non consentire ali' Armata Rossa l'ingresso in Ungheria .
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t.'IT/\ I.IJ\ NELLA RELAZIONE SOV!tTI CA StJ LLJ\ SECONDA GUERRi\ MONDL\Lè
La massiccia offensiva dell'Esercito sovietico in Romania, la rinuncia di questo Paese a continuare la guerra a fianco della Germania e la sua dichiarazione di guerra non solo alla Germania, ma anche all'Ungheria, ebbero come conseguenza la caduta del gabinetto di D. Stojai. IL 29 agosto venne formato un nuovo governo, a capo del quale fu nominato il Colonnello Generale G. Lal(atos. La politica del governo ungherese non subì comunque alcun mutamento. Il 7 e 8 settembre la questione dell'abbandono della guerra fu di nuovo discussa, inizialmente, dal Consiglio della Corona dell'Ungheria e, successivamente, dal governo, ma nessuna decisione fu presa. Dunque, i circoli governativi ungheresi continuarono di proposito a tradire gli interessi nazionali del proprio Paese. I successi delle truppe sovietiche resero sempre più difficile la situazione in Ungheria. In tale situazione, il Reggente d'Ungheria, Horthy, decise dt rivo!gersi agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna per chiedere l' armistizio. Il 22 settembre, all'insaputa dei tedeschi, il Col. Gen. I. Haday giunse in aereo al Comando Alleato dislocato a Caserta. Ma qui gli fu risposto che "l'Ungheria doveva rivolgersi ai russi" J> (NrKoLA HoRTHY: 279) (126).
«
Ein Leben fi.ir Ungarn ))' Bonn, 1953, pagg. 278 -
(126) La risposta daca dal Comando anglo - americano di Caserta all' inviato dell'Ammiraglio Horthy era conforme allo spirito che avrebbe animato poi la conferenza di Teheran (vcls. nota 128).
Secondo i sovietici, la penetrazione dell'Armata Rossa nei Balcani preoccupò seriamente i britannici. Nei colloqui fra Churchill e Stalin, avvenuti a Mosca dal 9 ai 18 ottobre \944, fu discussa la questione della Jugoslavia. In seguito, alcuni esponenti jugoslavi parlarono di accordi russo - inglesi, per la divisione della Jugoslavia in « sfere d'influenza >,, sulla base di alcune affermazioni fatte da Churchill nelle sue memorie. « Le dichiarazioni di Churchill circa un accordo per la divisione della Jugoslavia in "sfere d'i'nfluenza" sono una malevola invenzione. In effetti i due capi di governo, nell'incontro di Mosca, trattarono soltanto della comune condotta politica da adottare nei riguardi della Jugoslavia, come è anche espresso nel comunicato del 21 ottobre 1944.
PARTE QlJAlff,\
Nella lettera a Stalin del 3 dicembre I<J44, Churchill, facendo presente il malcontento del Maresciallo Tito, si riferiva all'accordo sulla "politica comune nei riguardi della Jugoslavia". Nel messaggio di risposta a Churchill, Stalin scrisse, in data 14 dicembre 1944: "Confermo la vostra dichiara.zione secondo la quale i governi sovietico e britannico si sono accordati a Mosca per la realizzazione di una politica per quanto possibile comune nei rigt1ardi della Jugoslavia ... ". Sia negli incontri dei capi di governo, in particolare alla riunione di Mosca, sia attraverso i canali diplomatici, il governo sovietico condusse trattative con i suoi alleati, Stati Uniti e Gran Bretagna, su diverse questioni sorte nel corso della guerra, allo scopo di migliorare la lotta contro il comune nemico . Ciò non poteva essere escluso per gli eventi in Jugoslavia, nei riguardi della quale la Gran Bretagna conduceva una politica imperialistica. Il governo jugoslavo in esilio era sotto l'influenza inglese. In Jugosla via operavano attivamente i "cetnici" di Mihajlovié ed altri gruppi reazionari, legati non soltanto agli hitleriani ma anche ai circoli governativi della Gran Bretagna. L 'imperialismo inglese cercò di sfruttarli per ripristinare in Jugoslavia, dopo la guerra, un regime monarchico - borghese e per assicurarvi la propria influenza)) (12i). (127) Subito dopo il crollo dell'Esercito jugoslavo (aprile 1941) il Col. Draza Mihajlovié, datosi alla macchia nella regione del Ravna Gora, costituì con i suoi soldati, (JUasi esclusivamente di nazionalità serba, le prime forma zioni di <( cet nici >> per la guerriglia contro gli invasori. Sorsero poi le formazioni partigiane di Tito, di orientamento marxista, costituite in prevalenza di croati, sloveni e montenegrini. Mihajlovié era legato al mondo occidentale, Tiro a q uello sovietico. Entrambi furono largamente aiuta ti dagli anglo ame ricani con invio di armi, altro materiale e missioni di collegamento. Nei territori occupati le forze <li resistenza combatterono contro i tedeschi, gli italiani e ( nella Voivodina) gli ungheresi; cd inoltre contro l'Esercito e la mifo:ia ustascia, cioè del partito cui le Potenze dell 'Asse avevano affidato il governo dello Stato indipendente di Croazia, sorto sulle rovine della Jugoslavia unitaria. Mihajlovié e Tito lottavano contro gli stessi nemici: divisi però da un insanabile divario ideologico e politico, presero ben presto a combattersi duramente a vicenda. Nel quadro di un complicato disegno politico inglese, Mihajlovié alla fine del 1943 fu abbandonato alla sua sorte: ciò non pertanto continuò a lottare per la causa degli alleati occidentali. Nell'andamento generale della guerra di resistenza, le forze di Mihajlovié non si trovarono quasi mai a combattere contro gli italiani. La parola (<Ct'tnici » deriva <la (< f:eta >> che in serbo - croato significa banda armata. Erano chiamati cetnici gli appartenenti a bande partigiane
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L'!T/\1, TA NELLA RELAZION E SOVIETICA SU l.1..A SECO:-.iDA GUERRA ~iONDIM.E
formatesi nei Balcani per combattere la dominazione turca: si ebbero formazioni bulgare, serbe, cecoslovacche e g reche. Nella seconda guerra mondiale, tale denominazione fu attribuita a i soldati del Generale Mihaj!ovié operanti cancro le fo rmazioni partigiane di T ito.
La SECONDA PARTE del quarto volume termina con un capitolo nel quale viene tracciato un bilancio politico - militare delle operazioni belliche condotte dall'Armata Rossa nell'estate - autunno del r944- Alcune affermazioni sono qui di seguito riportate.
« L'Armata Rossa assolse completamente l'importantissimo compito affidatole dal partito comunista e dal governo sovietico ». Nel corso del 1944 l'Armata Rossa liberò 906.000 km2 di territorio sovietico, dove prima della guerra vivevano 39.000.000 di abitanti. Inoltre essa mise piede in Romania, in Bulgaria, in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia e in Jugoslavia. Tutti i Gruppi d'Armate tedeschi «Nord>> , « Centro n, « Nord Ucraino >) ( « A ») e « Sud Ucraino >J ( « Sud )) ) furono eliminati. Durante l'offensiva estivo - autunnale i tedeschi subirono le seguenti perdite: 1.600.000 uomini, 6.700 carri, 28.000 pezzi e mortai, oltre r2.ooo aerei. N on sono date le perdite sovietiche. « L'impetuosa ar 1cmzata dell'Armata Rossa nell'estate e nell'autunno 1944, in corrispondenza del settore meridionale del fronte, affossò le mire dei circoli reazionari britannici dì giungere nei Balcani prima delle truppe sovietiche. I loro piani di intervento armato nei Paesi dell'Europa sud - orientale crollarono ( esclusa la Grecia). L'Armata Rossa e le forze democratiche fecero fallire il disegno degli imperialisti anglo - americani di inviare proprie forze in Romania, in Bulgaria, in Ungheria e in Iugoslavia per stabilire in questi Paesi regimi antipopolari e per trasformarli in satelliti di Washington e di Londra >J.
La TERZA PARTE prende in esame le operazioni militari del 1944 m Italia, in Francia, la guerra nell'Oceano Pacifico e in Asia. Da pagina 507 a pagina 512, a proposito dell'Italia, è detto testualmente : « Nella parte centrale del teatro d' operazioni del Mediterraneo,
prevedeva di conquistare Roma e di aumentare la pressione sul!'avversario nel!' Italia centra!e e settentrionale.
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Nei Ra/cani, gli americani e gli inglesi si proponevano di rifornire i partigiani dall'aria e dal mare, di lanciare nei Paesi balcanici piccoli gruppi di "commandos ". Fu anche stabilito il compito di bombardare importanti obiettivi strategici. Il piano contemplava inoltre attacchi dell'aviazione strategica contro i più importanti centri politici ed economici della Germania. Queste azioni avrebbero sconvolto l'economia germanica, distrutto le comunicazioni di vitale importanza e, di conseguenza, avrebbero minato il morale all'interno di quel Paese. Le decisioni prese alla Conferenza di Quebec non rispondevano pienamente agli interessi del governo britannico, che ritene1,a più urgente l'invasione nei Balcani anziché in Francia. Ciò nonostante, a causa della linea assunta dagli Stati Uniti, anche per le pressioni dell'Unione Sovietica, il governo britannico fu costretto ad accettare quelle decisioni alla Conferenza di Teheran e poi a quella del Cairo (128). (r 28) Al Cairo convennero, tra il 22 ed il 26 novembre 1943, Roosevel t, Churchi!J e il Generalissimo Ch'ang Kai - shek, allo scopo di concretare i piani di guerra de!J'alleanza contro il Giappone. Nel comunicato finale veniva affermato che i tre Stati ivi rappresentati non nutrivano m ire cli espansio11e, tranne che per le isole del Pacifico (occupate dal Giappone dopo il 1914), per la Manciuria, Formosa e le Isole Pescadores (territori tolti alla Cina). Veniva promessa l'indipendem::a alla Corea e si affermava che la lotta sarebbe proseguita Gno alla resa incondizionata dd Giappone. A questa prima fase delJa conferenza fece poi seguito una seconda, sempre al Cairo ove, tra il 4 e<l il 6 dicembre e 943, ebbe luogo un incontro, tra Roosevelt, Churchill, l'ambasciatore sovietico ad Ankara ed lsmet lnonii, presidente della repubblica turca. In <1uesto convegno erano riaffermati i legami d i amicizia tra le Potenze alleate e la Turchia, che il 2 agosto i944 rompeva le relazioni diplomatiche con la Germania ed il 23 febbraio 1945 le dichiara va guerra. Alla Conferenza di Teheran (28 novembre - 1" dicembre 1943) convennero Roosevelt, Churchill e Stalin per stabilire accordi militari e politici sulla prosecuzione e conclusione della g uerra. Vi fu discussa la questione polacca, resa difficile dalla rottura <lei rapporti tra il gove rno polacco di Londra ed i sovietici, originata dalle accuse tedesche all'URSS per la strage di Katyn; fu deciso l'appoggio logistico ai partigiani jugoslavi e, su richiesta di Stalin, gli occidentali rinunziarono agli sbarchi in Istria e nei Balcani. Con questa adesione incominciè> a<l essere delineata la spartizione dell'Europa in zone d'influenza. Furono decise anche le operazioni « Overlord >> (sbarco in Normandia) e (( Anvil J) (concomitante sbarco in Provenza, dapprima rimandata ed effettuata il 15 agosto con il nome di « Dragoon )>). In appoggio di quelle avrebbe dovuto essere effettuata un'offensiva sovietica di alleggerimento. Furono presi
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L'ITALIA >IELLA RELAZIOKE SOVIETICA SULLA SEC01' DA GIJERRA ~(O>IDI ALE
accordi sulla futura indipendenza, sovranità ed integrità dell'Iran. Infine fu auspicato l'intervento in guerra della Turchia, a fianco degli alleati.
Il 5 dicembre 1943 la Conferenza del Cairo stabili'va: "Le più importanti operazioni nel 1944 saranno la Overlord e la Anvil. Esse dovranno essere iniziate nel maggio 1944- In nessun'altra area del mondo si dovranno intraprendere operazioni che possano compromettere il succeHo di queste due " (cit. di ERMAN : « La grande strategia. Agosto 1943- settembre 1944 J>, ed. russa, pagg. 210- 2n). Si sottolineava, nello stesso tempo, la necessità cli far proseguire le operazioni militari in Italia e di predisporre le operazioni nel Mare Egeo per l'occupazione delle isole greche e soprattutto di Rodi (129). (129) Nel 1944 l'isola d i Rodi ed il complesso delle Sporadi Meridionali era tuttora, dal punto di vista giuridico internazionale, possedimento italiano, in conseguenza della pace cli Ouchy (1912) t ra la Turchia e l'Italia, che nel 19rr, durante la guerra italo - turca, aveva conquistato quell 'arcipelago. li possesso era stato confermato nel 1919 dal trattato di Sèvres, ancora tra Italia e Turchia. L'arcipelago egeo nel r944 si trovava sotto l'occupazione di forze tedesche, che avevano sopraffatto in una lunga e cruenta lotta le unità italiane poste a presidio.
Le operazioni in Italia venivano intraprese con l'intento di appoggiare la Overlord e la Anvil, ma il loro scopo principale era la determinazione di premesse idonee alla successiva avanzata delle forze americane e inglesi dall'Italia settentrionale a Vienna, attraverso l' Istria, Trieste e la soglia di Lubiana (W. CnuRCHILL: << The Second \Vorld War », vol. V, London, r952, pagg. II4, 12r, 358). Alla fine del 1943 fu raggiunto un accordo tra i governi degli USA e della Gran Bretagna sulla costituzione di due comandi alleati in Europa: il Comando Supremo del teatro di operazioni europeo ( al quale sarebbe spettato il comando delle forze alleate nella Francia settentrionale, in Belgio, in Olanda e in Germania); ed il Comando Supremo del teatro mediterraneo (destinato a condurre le operazioni in Italia, nella Francia meridionale e nei Balcani). Comandante supremo delle Forze Armate di spedizione nel teatro cli operazioni europeo fu nominato il Gen. americano D. Eisenhower e a capo supremo del teatro di operazioni mediterraneo venne noG. Wilson. minato il Gcn. inP"lese o
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Il piano di operazioni delle forze americane e brìtanniche in Europa, che prevedeva lo sforzo maggiore nella Francia nord - occidentale, era aderente alla situazione in atto . La sua completa attuazione poteva essere d'aiuto all'Armata Rossa e poteva accelerare la definitiva disfatta della Germania fascista. Dopo la capitolazione dell'Italia, la Germania hitleriana continuava a presidiare le coste mediterranee con le sole sue forze . Per il comando tedesco - fascista questo compito si dimostrò estremamente difficile. In conseguenza delle enormi, irreparabili perdite subite sul fronte russo, esso avvertiva un'accentuata mancanza di mezzi e di forze . Nei Paesi occupati, il movimento di resistenza acquùtava sempre più carattere di massa. Una reale minaccia d'invasione americana e britannica esistet,a per qualunque punto della costa, dalla frontiera turca alla frontiera spagnola. La situazione dei Gruppi d'Armate germanici " F " ed ·• E", dislocati nei Balcani, era peggiorata. Una parte delle forze d'occupazione italiane, qui dislocate, venne disarmata dai tedeschi; l'altra dalle forze di liberazione nazionale jugoslava e albanese (130). (r30) Vds. note 94 e rr6.
In Jugoslavia, Grecia e Albania acquistava maggior vigore la guerra nazionale. Nonostante tutto, il Comando Supremo hitleriano decise cli resistere nei Balcani, perché riteneva la perdita cli questa regione suscettibile di indebolire le posizioni strategiche della Germania in Europa, di peggiorare la situazione delle forze tedesche sul fronte russo e di compromettere inoltre la situazione sul Litorale mediterraneo. Per di più, l'abbandono dei Balcani da parte delle forze tedesche avrebbe potuto favorire l'entrata in guerra della Turchia a fianco della coalizione antifascista. Per presidiare i Balcani, considerati come uno degli elementi più importanti della difesa strategica in Europa, il comando hitleriano disponeva, alla fine del 1943, di 21 Divisioni e di 1 Brigata ( da documenti catturati ai tedeschi) . A queste forze spettò il com,pito di continuare la lotta contro gli eserciti di liberazione nazionale e contro i partigiani della Jugoslavia, clell' Albania, della Grecia, e quello di respingere i tentativi di invasione delle truppe americane e britanniche. In Italia, gli eserciti americano e britannico ( XV Gruppo di Armate, del quale facevano parte l' 8'' Armata inglese e la 5°" Armata americana) dopo la conquista della Sicilia, della Sardegna e~ 17. - Russia
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della parte meridionale della penisola appenninica, raggiunsero alla fine del 1943 la linea difensiva nemica di Ortona a mare- fiume Garigiiano, dove incontrarono netta resistenza (131). (131) In Sardegna non ebbero luogo operazioni m ilitari tra unità anglo americane da una parte e unità italiane dall'altra e, perciò, non si può parlare di « conquista >>. Rappresentanti alleati giunsero nell'isola pacificamente, dopo l'armistizio dell '8 settembre 1943.
Ebbe inizio la preparazione dell'offensiva su Roma. Il lento ritmo di progressione delle forze anglo - americane consentì all'alto comando germanico di organizzare le difese nell'Italia centrale e settentrionale. Mentre si effettuavano azioni ritardatrici a nord di Napoli, a tergo delle forze fasciste furono predisposte tre linee difensive fra il fiume GarigLiano e Roma, un'altra a nord di Firenze a sbarramento delle direttrici da sud verso la pianura padana (132). (132) Le linee difensive organi:t.:tatc dai tedeschi in Italia erano le seguenti: - Linea « B i> (Bernard) o linea invernale: eia Gaeta a ndava sino a Cassino - Maiella - Ortona; - Linea « G >> (Gustav): era il raddoppio della Linea cc B » sul versante tirrenico e comprendeva: Monna Casale, le alture ad ovest del Rapido, l'abitato di Cassino, il corso del (;ari, riattaccandosi poi alla linea « B >> ad ovest del Basso Ga rigliano; - Linea « D » (Dora): era un raddoppio della parte meridionale della Linea «e;>> e seguiva le alture ad ovest dell'Aufente (Monte Petrella Monte d'Oro); - Linea « H » (Hitler), detta poi linea « S » (Senger): era un raddoppio della linea << G )> e partiva dalle pendici sud dì Monte Cairo, passava ad est di Aquino e Pontecorvo e, per S. Oliva, si spingeva sino al mare, presso Formia. Era stata fortemente organizzata con opere i n cemento e casematte metalliche, ma i tedeschi non poterono utilizzarla in pieno durante l'offensiva alleata perché le loro unità dopo la sconfitta subita sulla linea « e; >J rimasero talmente scompaginate da non essere più in grado di resistere; - Linea difensiva attorno ad Anzio : seguiva all'incirca l'andamento Fosso Moletta - direttissima da Roma a Napoli - Cisterna - L1tina; - Linea « C » : rappresentava l'ultima difesa prima di Roma e seg ui va l'andamento Ardea - Velletri - Subiaco - Avezzano - Pescara; « Linea Gotica >> : orga nizzata dai tedeschi nell'intento di impedire l'ingresso degli anglo - a mericani nella pianura padana; costituiva un efficiente sistema difensivo lungo l'Arno e il Metauro ed aveva: . una zona di sicurezza, con il margine anteriore lungo la congiungente fiume Arno, a valle di Pontassieve, Vallombrosa, Bibbiena, Monti della Verna, Alpe della Luna, Bocca Trabaria, M. Nerone, Cagli, sinistra Metauro, Fano;
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. una posizione di resistenza il cui margine anteriore correva suJla linea Viareggio, Quiesa, Lucca, Pescia, nord di Pistoia, Monte Favello - D icomano, Passo Drassineto, Passo Ciamaggio, fiume Foglia, Pesaro. Il margine posteriore andava da Massa a Rimini, toccando l'Abetone, la Futa, il M. Falterona. Il nome dato dai tedeschi alla << Linea Gotica >> e ra « Griine Linie >> (Linea Verde).
Gli hitleriani contavano di arrestare, quanto più possibile su queste linee difensive, le forze americane e inglesi. Le Armate tedesche 10" e 14" ( in tutto 21 Divisioni), che occupavano l'Italia centrale e settentrionale, furono fatte dipendere dal Camando Supremo "Sud- Ovest", costituito il 21 novembre 1943, con a capo il Feldmaresciallo A . Kesselring. L'ai,iazione germanica disponeva in Italia di circa 370 aerei. Alla difesa delle coste mediterranee della Francia erano state destinate 10 Divisioni ( da documenti catturati ai tedeschi). A Ila fine del 1943 il comando hitleriano disponeva quindi nel bacino del Mediterraneo di una for.za ancora considerevole. Tuttavia essa rirnltava insufficiente per contenere gli attacchi anglo - americani dal mare e dall'aria, poiché era frazionata su vasto territorio, dalla Turch ia alla Spagna, ed aveva scarse possibilità di manovra. Gran parte delle forze terrestri era impegnata dagli eserciti popolari e dai reparti partigiani che ammontavano, soltanto in tre Paesi balcanici ( Albania, Grecia e Jugoslavia), a quasi 400 . 000 uomini. All'inizio del 1944, le forze alleate in Italia erano costituite da 16 Divisioni di fanteria , 2 Divisioni corazzate, 1 Divisione paracadutisti e disponevano di circa 4 .000 aerei; la Flotta alleata comprendeva più di 3.000 navi da guerra e unità di vario tipo. Il comando alleato potern aumentare il numero delle Divisioni nell'Italia centrale sino a 28, assicurandosi così la superiorità numerica nei' confronti del nemico. Inoltre nel teatro del Mediterraneo vi erano altre 4 Divisioni. Benché al principio del 1944 i combattimenti in Italia cwessero il carattere di guerra di logoramento, il comando anglo - americano contava di occupare agevolmente e presto l'Italia centrale e di raggiungere poi la pianura padana. Esso riteneva cli ultimare le operazioni militari in cinque - sei mesi (W. CHURCHILL: « The Secon<l World War », voi. V, pagg. 295, 43r 432) e cioè prima dello sbarco in Normandia. Il piano di operazioni per la conquista dell'Italia centrale fu approvato il 2 5 dicembre 1943. Obiettivo principale del XV Gruppo d'Armate ( comandato dal Gen . Alexancler) era l'occupazione
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di Roma. Successivamente le forze alleate avrebbero raggiunto la linea Rimini - Pisa. Il concetto operativo era il seguente: il grosso della 5'' Armata ( 9 Divisioni), comandata dal Cen . Clarf(, avrebbe dovuto impegnare a Cassino e sul Garigliano la gran parte delle forze e le riserve della IO" Armata tedesco - fascista, quindi, mediante uno sbarco nella regione di Anzio, si sarebbero dovute precludere tutte le direttrici convergenti su Roma da sud. Mediante queste operazioni, il comando anglo - americano riteneva di costringere la 10" Armata tedesca alla resa o al ripiegamento spianando così la via alla 5" Armata americana, il grosso della quale atirebbe dovuto con giungersi con le unità della testa di sbarco entro otto giorni. L'operazione era stata affidata al v7 Corpo americano comprendente tre Divisioni americane e una inglese, più reparti di rinforzo. Per l'operazione furono predisposte r 26 navi da guerra, 2 50 unità da trasporto e battelli da sbarco. L' 3a Armata britannica aveva il compito cli impegnare il nemico sul versante adriatico del fronte. Il 5 gennaio, dopo tre giorni di massicci bombardamenti su truppe ed obiettivi del nemico, ebbe inizio l'offensiva della 5" Armata americana. L' r 1 gennaio, superate le avanstrutture dijensive nemiche, essa si trovò di fronte alla posi:àone principale di resistenza tedesca. Il 12 gennaio, il Gen. Alexander dette un nuovo ordine, in base al quale la 5'' Armata americana avrebbe dovuto conquistare Roma e, dopo essersi affermata sull'allineamento Terni - Civitavecchia, avrebbe dovuto raggiungere Firenze - Pistoia - Pisa. L'8°' Armata britannica, invece, avrebbe dovuto raggiungere l'allineamento Ravenna - Faenza. L'operazione di sbarco era stata fissata per il 22 gennaio . Il 17 gennaio l'offensiva fu ripresa; ma siccome gli attacchi degli alleati non erano ben coordinati, il nemico riuscì a contenerli. Sebbene il grosso della 5" Armata non avesse potuto infrangere nemmeno la prima linea difensiva avversaria, il nemico fu costretto ad ammassare le riserve e a concentrctre tutta la sua attenzione sufi'arresto dell'attacco frontale. In conseguenza, nella zona di Anzio e nellt· località limitrofe, non vi erano truppe in grado cli sventare lo sbarco. Questo ebbe inizio alle ore 02,00 del 22 gennaio, dopo un intenso bombardamento delle posizioni nemiche da parte delle artiglierie navali. Le unità erano appoggiate dall'aviazione che compì 840 missioni. Senza incontrare tenace resistenza, i reparti realizzarono una testa di sbarco. Le avanguardie di una Divisione tedesca
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giunsero nella z ona soltanto alla sera del giorno seguente. Malgrado questo, il VI Corpo americano operò con eccessiva precauzione. Il suo comandante decise di consolidare la testa di sbarco, attendendo le forze e i mezzi previsti dal piano, e soltanto successivamente passare all'esecuzione del compito. Nel valutare l'azione di detta unità, l'ex Capo di Stato Maggiore tedesco del Coniando Supremo "Sud Ovest", Gen. Westphal, scrive: "Il nemico si comportò in modo sorprendentemente tranquillo. Era chiaro che esso era del tutto occupato a rafforzare la sua testa di sbarco. Per questo ci fu possibile creare un nuovo fronte, la cui responsabilitcì fu assunta dal comando della 14'' Armata ( comandante, Gen. di C.A . von Macl{ensen) precedentemente dislocata ne!l' Italia settentrionale " (S. W ESTPHAL: « Heer in Fesselln >l, Bonn, r950, pag. 243). Sino alla fine di gennaio ambedue i contendenti concentrarono forze e mezzi nella regione di Anzio, senza intraprendere operazioni importanti. Il 6 febbraio tutte le truppe del VI Corpo americano erano sbarcate. Ai primi di febbraio il grosso della 5(1, Armata americana sospese l' offensiva. Il nemico, sfruttando la passivitcì degli alleati, rinforzò le sue unità nella zona di Anzio - Roma e, nella notte del 7 febbraio, iniziò a contrattaccare i reparti del VI Corpo. In febbraio entrambi i contendenti tentarono di conseguire un successo in Italia. Hitler riteneva che l'eliminazione della testa di sbarco di Anzio avrebbe aumentato il prestigio militare della Germania e, inducendo il comando anglo - americano ad accrescere le sue forze in Italia, avrebbe ritardato l'inz,asione dell'Europa occidentale e, forse, sarebbe servita a far crollare le speranze di successo per gli sbarchi in Francia. Pertanto la 14" Armata tedesca, costituita da otto Divisioni, ricevette il compito di eliminare la testa di sbarco nemica. Il comando anglo - americano stava allora rinforzando la 5(/, Armata americana con il Corpo neo.zelandese costituito da tre Divisioni, e l' 8" Armata britannica con due Divisioni. Il comandante del XV Gruppo d'Armate voleva che la .{ Armata americana conquistasse ad ogni costo Cassino e quindi avanzasse verso Roma. Ma anche la seconda offensiva su questa direttrice si concluse infruttuosamente per gli alleati. ll 16 febbraio cinque Divisioni della r4"· Armata tedesco - fascista, appoggiate da 450 pezzi di artiglieria e dall'aviazione, contrattaccarono le unità del VI Corpo americano. Con una profonda penetrazione nel dispositivo alleato, i tedeschi furono sul punto di eliminare la testa di sbarco. Il comando alleato fu costretto a concentrare la maggior parte del!e forze aeree in appoggio all'azione
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del V I Corpo ad Anz io, sottraendo in tal modo potenzialità ali' offensiva delle altre forze su Cassino e sul Garigliano. il 20 febbraio, quando inglesi e americani gùì si apprestavano a sgomberare Le loro truppe dalla testa di sbarco, il comando hitleriano fu costretto a far cessare la controffensi{la per carenza di artiglieria, di aviazione e di carri, per la superiorità aerea alleata e l'intenso fuoco delle artiglierie nat1a!i. Com unque esso non rinunciò ai suoi intendimenti. 1l 29 febbraio fu e/ fettuata una nuova contro.ffcnsit1a con nove Dit1isioni. L e unità del V I Corpo, che si erano affrettate a organizzare una solida difesa, respinsero l'attacco. Per raggiungere il loro scopo, i tedeschi avet1a110 bisogno di altre forze fresche, ma non ne disponevano; pertanto il comando tedesco fu costretto a rinunciare all'idea di eliminare la testa di sbarco. La 5" Armata americana si preparò a lanciare la terza o/fenSl(}a per la conquista di Cassino. N ella seconda metà cli febbraio gtunscro in Italia altre 5 Dirisio11i provenienti da!l' Africa Sette11trionnle. Il 1 5 marzo, il Corpo neozelandese, appoggiato da 700 pezzi d'artiglieria e da più di 500 bombardieri medi e pesanti, attaccò il nemico posto a difesa di Cassino . In quel giorno quel/' unità conquistò metà della cittadina di Cassino, ma 110n poté prog redire oltre e il 2 3 marzo sospese l'attacco. Dopo il fallimento dei tre tentativi di aprirsi il passo verso Ronza, il comando anglo - am ericano si accinse alla preparazione di una nuova offensiva. Occorsero circa due mesi per il riordino dei reparti e per reintegrare le perdite. Massima cura fu data al raggiu11 gimento della superiorità sul nemico. Le Divisioni in Italia furono portate a 28 contro 2 2 Divisioni tedesche e 1 italiana (133). (133) N ~ssu na Divisiom; della repuhhlica sociale italiana era sch ierara a
lìa nco dei tedeschi sul fronre di Cassino.
Con il grosso delle forze alleate si intendeva attaccare nel versante sud deLla catena appenninica. Era previsto che l' o/ fensim fosse lanciata su ttttto il fronte, da Cassino al M are Tirreno . In un settore di 40 chilometri furon o concentrate , 5 Dit,isioni con pitì di 2.000 pezzi d'artiglieria. Per l'offensiva su Roma si progettò d'im piegare 21 Divisioni, includendo le Divisioni sbarcate ad Anzio. D urctnte il mese di aprile e la prima d ecade di maggio, L'aviazione alleata attaccò le vie di comunicaz ione tedesche nell' Italia centrale smo all'allineamento Rimini- Pisa.
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L' I 1 maggio, I' 8" Armata britannica e la .5° Armata americana, dopo 40 minuti di preparazione di artiglieria, passarono all'attacco. Colti di sorpresa, i tedeschi si ripresero però in fretta dal primo attacco e opposero una tenace resistenza. ln sette giorni gli alleati avan.zarono appena di 8 - 12 km; il 18 maggio occuparono la cittadina di Cassino. Per non dare al nemico la oossibilitù di sistemarsi a difesa sul fiume Liri, il comandantt' del XTI Gruppo d'Armate ordinò che i grossi cli entrambe le Armate accentuassero l'azione offensiva e che il VI Corpo a11iericano attaccasse, partendo dalla testa di ponte, per congiungersi con la _5" Armata (W. CHURcmu,: <, The Second World War »> vol. V, pagg. 529- 534). li comando tedesco - fascista non poté realizzare una robusta difesa a sbarramento delle direttrici su R oma. Mediante azioni ritardatrici, il nemico tentò di contenere la progressione delle truppe anglo - americane rnlla costa tirrenica, per far ripiegare con ordine le forze della 10" Armata. Il 2 3 rnaggio le unitcì dell' 8" Armata britannica raggiunsero il {tume Liri; la 5" Armata americana, senza incontrare tenace resisten.za, proseguì ·il movimento sit Roma. In quello stesso giorno, il V I Corpo americano passò al!' offensiva. Esso attaccò nel tratto Cisterna di R oma - Velletri. Le truppe tedesco - fasciste resistettero tenacemente proteggendo la rùirata del grosso delle forze della 1 o" Armata. Soltanto il 2 S maggio le unità americane occuparono Cisterna di Roma e iniziarono a muovere verso Velletri. Nella mattina dello stesso giorno i reparti del VI Corpo americano si congiunsero con il grosso della _5'' Armata americana proveniente da sud. La 10" Armata tedesca fu respinta nella t'alle del Liri e verso le montagne più a nord. Esistevano ormai le premesse per l'accerchiamento e la completa distruzione delle truppe tedesche. Il comando anglo - americano avviò invece le unità del!' ala sinistra del X V Gruppo di Armate t'erso Roma. Fu così alleggerita la pressione contro il settore della 1 o" Armata tedesco - fascista che ebbe la possibilità di ritirarsi verso nord. L ' 8" Armata britannica, muovendo frontalmente, sloggiò il nemico. La 14" Armata tedesca ebbe ordine di rompere il contatto con le unità alleate e, dop o aver abbandonato Roma senza lotta, di ritirarsi a nord. Anche la rn" Armata ricevette l'ordine di npiegare. Nella notte del 4 giugno le retroguardie della I 4" Armata tedesca abbandonarono Roma e al mattino vi entrarono le forze della
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Armata americana. La w" Armata tedesca defluì dalla valle del Liri e ripiegò verso nord. Le truppe alleate inseguirono lentamente il nemico in ritirata. ln tal modo, il piano del comando anglo - americano di conquistare, prima dell'inizio dell'operazione "Overlord", l'ltalia centrale e di raggiungere la pianura padana, non fu portato a compimento. Churchill nelle sue memorie scrive che le truppe anglo americane, impegnando le Divisioni tedesche dislocate in ltalia, facilitarono il successo dell'invasione alleata in Normandia (Vv. CHURCHILL: « The Second World War >>, vol. VI, pagg. 51, 52, 60). Naturalmente, le operazioni alleate in Italia impegnarono un poco le truppe tedesco - fasciste, sarebbe errato negarlo, ma è: chiaro che Churchill sopravvalutò l'importanza delle operazioni anglo - americane nella penisola appenninica. In realtà, alla fine del 1943, operavano in Italia r 9 Divisioni alleate contro 2 1 Divisioni tedesche e, all'inizio del giugno 1944, 28 Divisioni alleate contro 22 tedesche. L'ammassamento di forze maggiori di quelle previste violava il piano degli alleati approvato a Quebec e precisato quindi alle Conferenze di Teheran e del Cairo. Tale violazione rifletteva il contrasto anglo - americano concernente lo scacchiere verso il quale, in primo luogo, avrebbero dovuto essere indirizzati gli sforzi principali in Europa e dimostrava il cedimento americano nei confronti degli' i'nglesi, che pensavano cH conquistare l'Italia e di entrare successivamente nei Balcani. Con l'aumento delle forze dì 9 Divisioni sul fronte italiano, gli alleati si privarono della possibilitc} di impiegarle nell'operazione principale. Ciò non poteva non avere effetti negativi sulla condotta delle operazioni alleate nel'l'Europa occidentale. L'ex Gen. hitleriano W estphal, analizzando le operazioni del!' Esercito anglo - americano in Italia, afferma: '' ... se gli alleati occidentali, nella soluzione dei problemi operativi, avessero mostrato maggiore audacia, avrebbero potuto concludere vittoriosamente !et campagna nella penisola appenninica molto tempo prima e con notevoli perdite in meno per loro e per gli altri">> (« Guerra mondiale. Anni 1939- 1945 })' ed. russa, pag. 121).
Nell'estate del 1944 i movimenti di liberazione nazionale intensificarono i loro sforzi in Francia ed in Italia. Secondo la Relazione, i successi dell'Annata Rossa favorirono lo sviluppo della guerra partigiana nella fase precedente all'apertura del secondo fronte in Europa. Quanto concerne l'Italia, alle pagine 5r6, 517 e
!'ARTE QUARTA
518 della Relazione, è qui di seguito tradotto:
<< Nella
lotta comune dei popoli contro gli oppressori hitleriani, una parte importante ebbero i patrioti italiani, i quali intensificarono particolarmente la loro attività dopo la disfatta dell'Esercito italiano fascista sul fronte sovietico - germanico e dopo la caduta della sanguinosa dittatura di Mussolini. Sotto la guida del partito comunista si sviluppò nel Paese un vasto movimento di resistenza: la guerra partigiana di tutto il popolo. Questa ebbe maggiore sviluppo nelle regioni settentrionali, dot e i partiti antifascisti si avvalsero del potente esercito del proletariato industriale (134). 1
(134) A lla lotta per la liberazione dell'Italia parteciparono formazioni partigiane appartenenti a tutti i partiti politici ricostitu iti alla caduta del fascismo (25 luglio 1943). Tali formazioni ebbero vita subito dopo la proclamazione dell'armistizio (8 settembre 1943) e si raggrupparono sia su base territoriale, con l'appoggio dei Comitati di Liberazione Kazionale (C.L.N.) de lle rispettive zone, sia secondo l'ispirazione politica di coloro che le organizzarono. Vennero così costituite le Hrigate Glf.ribaldi, cli ispirazione comunista, le Formlf.zioni Giustizia t.' Libertà, affiancate al partito d'azione, le Brigate del Popolo, democristiane, le Rrigate Matteotti, organizzate dal partito socialista, il Gruppo Divisioni Alpine lvfauri e il Raggruppamwto Fiamme V crdi, composti in prevalenza da mi litari di ogni grado, la Organizza:àone Fr(lnchi, di ispirazione liberale, le Formazioni partigiane autonome che, ispirandosi alla tradizione m ilitare, avevano voluto mantenere carattere apartitico, ed altre. Il C.L. N . di Milano diede inizio, attraverso un apposito Comitato 1Hilitarc, alla coord inazione di tulle queste forze, ma solo il 9 g iugno 1944 poté essere costituito nel capoluogo lombardo u n Comando unico del Corpo V olon1ari dei/a Libertà (C.V.L.). Nel mese cli l uglio fu paracad utato nel nord il Generale dell'Esercito Raffaele Cadorna che assunse il comando <lei C.V.L., alle dipendenze del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (C.L.N.A.1.). A fianco del c;enerale Cadorna operarono, quali vicecomandanti, Ferruccio Parri e Luigi Longo, rispettivamente coma ndanti generali delle Formazioni Giustizia e Libertà e delle Brigate Garibaldi. L'opera svolta dal C.V. L., riconosciuto ufficialmente dal Comando Alleato ciel Mediterraneo con l'accorcio del 7 dicembre 1944, è ormai nota a tutti. Essa si concludeva nella seconda metà dell'aprile 1945 con la vittoriosa i nsurrezione generale dell'Alta Italia, che precedeva. do vunque l'arrivo delle unità anglo - americane e delle Divisioni dell'Esercito italiano e salvava da probabile distruzione l'attrezzatura industriale del nord.
La direzione del movimento di Resistenza, tenuto conto del carattere di massa della lotta contro gli invasori tedeschi, dell' allargamento delle operazioni offensive partigiane e della necessità di
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un migliore coordinamento tra le azioni delle unità partigiane, adottò importanti provvedimenti di carattere organizzativo e politico. Nel gennaio 1944, il Comitato di L iberazione Nazionale di Milano venne trasformato in Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia (C. L.N.A.l.). Il 9 giugno fu costituùo, presso il C.L.N., un comando militare unificato con la denomina.zione di Comando Generale del Corpo Volontari della L ibertà. In esso occupatJano posti direttivi i rappresentanti dell'ala sinistra del C.N.L. con a capo il comunista L. Longo. In conseguen.za di tale unitarietà politica ed organizzativa si ampliò la portata delle operazioni dei partigiani ed aumentò il numero delle regioni da essi controllate. Passò sotto il controllo dei partigiani una parte del territorio della Lombardia, delle Alpi Apuane e delle Marche. Lo sviluppo della lotta partigiana è documentato abbastanza eloquentemente dagli stessi fascisti italiani. Nel memorandum del 4 aprile 1944 il Comando della cosiddetta Guardia Nazionale l?epubblicana della provincia di Pesaro sottolineava la " estrema gravità della situazione creatasi nella provincia. . . in relazione all'attività wiluppata contemporaneamente da tutti i reparti partigiani della provincia . . . attività che anche prima era preoccupante, ma che ora è divenuta insostenibile, data l'entità delle forze partigiane che prendono parte agli attacchi .. . Tutta la zona montana - si precisava nel memorandum - si trova di fatto sotto il controllo dei ribelli" (LUIGI LoNGO: « Un popolo alla macchia))' ed. russa, 1952, pag. 202). Nelle città, lottavano accanitamente i Gruppi d'Azione Patriottica creati dal partito comunista. Questi gruppi, composti di 4 o 5 persone, erano riuniti sotto un unico comando urbano o rionale. I loro compiti erano di "seminare il panico e il disorientamento nelle fìle del nemico, di demoralizzarlo ... di attflccare insistentemente i tedeschi e i fascisti . .. di creare le condi.z ioni favorevoli per sollevare, mobilitare le masse popolari e spingerle a intert,enire contro il nemico" (D. PESCE: « Soldati senza uniforme », ed. russa, pag. r8). / comandanti dei Gruppi cl' Azione Patriottica mantenevano stretto contatto con il Corpo dei Volontari della Libertà. Nei paesi, il partito comunista orgflnizzò le Squadre d'Azione Patriottica le quali, in contatto con i partigiani, operavano contro le imposizioni e le requisizioni fasciste, facevano giustizia dei fascisti e dei traditori locali. Gradualmente molti di questi reparti si trasformarono in t1ere unità di combattùnento, incorporate in Brigate e Divisioni. Questi reparti non si limitarono a difendere i
PARTE QU,\RT1\
propri paesi, ma sferrarono attacchi sempre pùì pesanti contro il nemico. Le azioni delle forze in armi del popolo italiano furono coordinate con i massicci interventi dei lavoratori. La direzione del mot imento di resistenza invitò gli operai e gli impiegati ad aumentare i! sabotaggio e i contadini a far mancare gli approz,vigionamenti di viari allt· autorità fasciste italiane, a rifiutare ogni prestazione agli occupanti tedeschi, a difendere con le armi le proprie case, il proprio bestiame, i prodotti, a non pagare le tasse (L LoN1
co: « Un popolo alla rnacchìa >>, ed. russa, pag. 193). Le masse popolari risposero positivamente all'appello del movimento di resisten.za. Il 1" marzo, con un'azione di massa del proletariato, ebbe luogo, a Torino e a Milano , uno sciopero generale politico che il partito comunista aveva preparato sin dalla fine del 1943. In bret:e, lo sciopero si estese a tutto il territorio occupato. Allo sciopero piese:ro parte 1 milione e 200 mila persone. L'aspetto saliente di questa grandiosa a.zione dei lavoratori italiani fu l' elevato grado di organizzazione. Sin dall'inizio, tutte le forze in armi della Resisten.za furono approntate, poiché ad esse spettava il compito di appoggiare gli operai scioperanti. Lo sciopero fu la dimo strazione del!' enorme for.za del popolo italiano e del suo ardente desiderio di conquistare la libertù e l'indipendenza. Questo fu il primo sciopero nazionale in Europa sotto i1 regime fascista (r35). (135) Quello sciopero (r944) fu davvero una manifestazione d i massa, alla quale presero parte tutti gli italiani di ogni categoria ccl età, ciascuno cons::ipevoie cli partecipare ad una azione patriottica, rivolta contro gli occupanti oppressori e<l i connazionali disposti a collaborare con loro. Q uesto non fu il primo sciopero sotto il regi me fascista, essendo stato preceduto almeno da quello effettuato l'anno precedente, il 5 marzo r943, alle officine PIAT d i Torino.
•Nel maggio r944, tutta l'italia settentrionale fu soggetta a un'ondata di agitazioni di massa contro i fascisti italo - tedeschi. Quel mese fu caratterizzato da coraggiosi attacchi contro Le truppe e contro gli obiettivi militari deli' avt•ersario, da importanti atti di sabotaggio, dagli scioperi negli stabilimenti di Torino , Milano e Genova e dalle aperte dimostrazioni di protesta nelle provincie dell'Emilia e della T oscana. IL 2 giugno il C.LN.A .I. assunse le funzioni di "governo straordinario " e dichiarò che il suo obiettivo era quello dì preparare l'insurrezione nazionale. Il segretario generale del comitato centrale del P.C .l., Palmiro Togliatti, rù1olgendosi il 18 giugno
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1.' TTALIA NELLA REL,\ZIOKE SOVIETICA S ULLA SECOK!H G UERRA MOKll!Al.E
al popolo italiano, disse: " Oggi il compito di tutti i comunisti, dz tutti gli antifascisti e patrioti italiani è di organizzare senza esitazioni e ulteriori indugi l'insurrezione generale di tutto il popolo nelle città e nei villaggi per cacciar via gli occupanti tedeschi, per elirninare le truppe hitleriane di occupazione e per cacciare senza pietà i traditori fascisti che sono al loro servizio " (l' '< Unità )) , 18 giugno 1944). Nel!' estate, il movimento di liberazione nazionale in Italia settentrionale raggiunse vasta portata. Il fronte della lotta armata si estese. Nonostante le crudeli repressioni dei fascisti ùaliani e le spedizioni punitive degli occupanti, nelle quali il comando hitleriano impiegava simultaneamente parecchi reggimenti, il numero dei reparti partigiani continuò ad aumentare. Nel febbraio - marzo gli effettivi dei reparti ammontavano a 20 - 30 mila combattenti, nel maggio - giugno essi raggiunsero il numero di 70 - 80 mila (R. B.HTAGLIA: « Storia del movimento italiano cli Resistenza. 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945 », ed. russa, 1954, pag. 357). Le forze in armi della Resistenza attaccavano senza interruzioni l'avversario, eliminavano le truppe tedesche in ritirata, s'impossessavano delle loro armi, dei depositi, interrompevano le comunicazioni. In giugno cominciarono a formarsi reparti speciali, i quali, a dif/erenza delle solite Hrigate operanti, di massima, nelle regioni delle proprie basi, si spostavano su automezzi e colpivano il nemico dove meno se l'aspettava. Nel rafforzamento del m ot1imento di Resistenza italiano ebbe grande importanza la stampa clandestina. 1 maggiori partiti della Resistenza - il comunista, il socialista, il partito d'azione - -pubblicavano i loro giornali: " Unità", "Avanti", "Italia libera" . Inoltre si pubblicavano molti giornali provinciali. Il numero maggiore di giornali era pubblicato dal partito comunista. Nel 1944 circolavano in Italia circa 500 edizioni clandestine » (« La Resistenza 111 Italia. 25 luglio r943 - 25 aprile 1945 », Milano, 196r). Allo sbarco degli alleati in Normandia sono dedicate 8 pagine (da pag. 523 a pag. 530). La Relazione sostiene che le vittorie del1' Annata Rossa e il grande sviluppo dei movimenti di liberazione nazionale, soprattutto in Francia e in Italia, costrinsero Stati Uniti e Gran Bretagna ad affrettare l'apertura del secondo fronte in Europa occidentale, temendo che in breve tempo l'Esercito tedesco sarebbe stato definitivamente vinto dai sovietici sul fronte orientale.
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Le successive operazioni in territorio francese, compiute dagli alleati sino alla fine del 1944, sono descritte da pag. 531 a pag. 541. In due pagine (542 e 543) vengono nuovamente prese in esame le opcra;~ioni effettuate dagli anglo - americani sul fronte italiano. Eccone la traduzione: <e In concomitanza con le operazioni militari in Francia, le forze inglesi ed americane e/f ettuarono un' offensù,a in Italia. La tecnica fondamentale delle operazioni alleate consistette nel mor1imento frontale lungo le strade. Dopo l'occupazione di Roma, il XV Gruppo cl' Armate alleato proseguì lentamente il movimento verso nord. L'8" Armata inglese, che era comandata dal Gen. A lexander, avanzò lungo la riva adriatica, la ;" Armata americana, cd comando del Gen . Clark, lungo la costa tirrenica. Entrambe le Armate non intrapresero alcun serio tentativo per l'effettuazione di una manovra di aggiramento o di sbarco dal mare allo scopo di circondare e distruggere il nemico. Alla metà di giugno il contingente americano in Italia /11 alquanto ridotto poiché erano state sottratte forze destinate alle operazioni nella Francia meridionale. Ciò nonostante, nelle direttive emanate il 2 giugno dallo Stato Maggiore alleato in Italia, si raccomandava di com.piere ogni sforzo possibile per la conquista di Lubiana e la successiva penetrazione nella Germania meridionale (« Chronology 1941 - 1945 l>, compilata da MARY H . W1LLIAMS, United States ·Arm y in World \Var II, Washington, 1960, pag. 222). All'inizio di luglio, a conclusione di lunghe trattative fra Clzurcl1i!L e Roosevdt e fra i comitati cli' Stato Maggiore degli USA e della Gran Bretagna, si precisarono Te linee generali delle future opcrazio11i in Italia . li 5 luglio il Comitato congiunto dei Capi di Stato Maggiore emanò una direttim nella quale era detto clie il compito delle forze alleate in Italia era cli '·' superare gli Appennini, spingersi verso il Po, occupando L'area Ravenna - Bologna - Modena, la costa occidentale da Lirorno verso nord, e forzare quindi il Po per raggiungere l'allineamento Venezia-Padova - Verona " (G. ERMAN : << La grande strategia. Agos to 1943 - settembre 1944 », ed . russa, pag. 365). Nella direttiva si ossert at a che in luogo delle sette Divisioni sottratte al X V Gruppo d'Armate in settembre - ottobre ( queste unità furono allora sottratte per l'allestimento dell'operazione "Am1d ") sarebbero giunte due nuove Divisioni. Il 14 luglio, l' 8" Armata britannica ebbe l'ordine di occupare Ancona e Firenze; la .5" Annetta americana, Livorno; entrambe le Armate dovevano poi 1
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sfondare la "linea gotica" per raggiungere il Po ed impossessarsi delle difese sulla sua sponda settentrionale, Ai primi di Luglio, le truppe del XV Gruppo d'Armate proseguirono l'inseguimento del nemico. Ma già l'8 luglio le truppe tedesco - fasciste accentuarono la resistenza e iniziarono a contrattaccare. Il 18 luglio l' 8" Armata britannica occupò la città di Ancona e il giorno seguente la 5" Armata americana conquistò Livorno. Progredendo lentamente, le truppe alleate si avvicinarono alla linea difensiva nemica "gotica". Questa linea correva a sud di Rimini e San Marino, lungo il versante sud - occidentale degli Appennini tosco - emiliani e sbarrava gli itinerari diretti alla pianura padana. Sulla " linea gotica " il comando tedesco schierava r 8 - 19 Divisioni delle 2 5 disponibili. Le restanti, insieme a reparti di polizia, combattevano contro i partigiani italiani, difendevano le coste liguri e adriatiche dell'Italia, nonché le vie di comunicazione ( da documenti catturati ai tedeschi). Il X V Gruppo d'Armate disponeva allora di 2 3 Divisioni. Nella seconda quindicina cl' agosto gli alleati si predisposero a sfondare la " linea gotica " . Il piano cl' operazioni prevedeva di effettuare due sforzi offenswi: il principale, con nove Divisioni dell'8" Armata britannica, Lungo la costa adriatica dalla zona di Pesaro e Rimini e più oltre su Bologna; il secondo, con cinque Divisioni della 5" Armata americana, dalla regione di Firenze ancora su Bologna . .L'offensiva dell' 8" Armata britannica, iniziata nella notte sul 26 agosto, e della f Armata americana, iniziata nella notte del 29 agosto, si sviluppò con lentezza. Il 5 settembre tali Armate riuscirono a superare la fascia di sicurezza e a prendere contatto con la "linea gotica"; nel settore dell' 8" Armata britannica quest'ultima fu anche intaccata. Dal 6 al 1 4 settembre furono apportate modifiche allo schieramento delle unità, poi ebbe inizio l'attacco della stessa "linea gotica". Nel settembre - ottobre la progressione fu assai lenta e le operazioni assunsero caratte1-e di logoramento del nemico, In questi combattimenti si logorarono altresì le truppe alleate. Il 6 ottobre, nelle niissive inviate ad Alexander e Marshall, il comandante della 5'' Annata americana chiedeva il ripianamento delle perdite e il riposo per le truppe (MARK W. CvmK : e< Calculated risk », New York, 1950, pagg, 396- 397). Il comando anglo - americano volle continuare l'azione offensiva.
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PARTE QUARTA
Per l'attuazione di tale ordine, Clark effettuò lo sforzo principale nel settore della 5" Armata americana sulla direttrice per Bologna, in corrispondenza della quale anche il comando tedesco rinforzò le proprie difese. Si svilupparono aspri combattimenti durati sino alla fine di ottobre. In quel periodo la 5" Armata progredì sulla direttrice principale per ro - I 5 l(m . In seguito, sino alla primavera del 1945, si svolsero combattimenti di carattere locale. Anche l' 8'' Armata britannica condusse combattimenti dello stesso tipo sulla "linea gotica" . In ottobre, essa occupò Cesena, in novembre Forlì., in dicembre Ravenna e Faenza. Il 9 gennaio 1945 furono sospese le operazioni offensive alleate in Italia. ln tal modo gli alleati non raggiunsero nemmeno questa volta glz obiettivi fissati. Le truppe americane ed inglesi, sebbene avessero superato la "linea gotica", non poterono penetrare nella pianura padana. Le operazioni alleate nell' Italia centrale si svilupparono nel quadro dei cospicui successi ottenuti dalle forze della Resistenza italiana. La lotta armata divenne molto intensa soprattutto nel!' estate del 1944. I patrioti della Toscana e dell'Emilia, regioni situate in corrispondenza delle direttrici offensive delle truppe anglo - americane, cercarono di liberare il territorio italiano con le proprie forze. Il 9 agosto, i reparti che operavano sulle montagne nella zona di Firenze si unirono alla popolazione insorta della città e dopo tre giorni di ininterrotti combattimenti liberarono dai fascisti il capoluogo toscano. I reparti anglo - americani entrarono in cittù soltanto dopo set gzorm . In seguito alle vittoriose azioni offensit e partigiane in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia e in altre localitù, furono liberate una dopo l'altra intere zone che, verso la fine dell'estate, raggiunsero il numero di quindici. Ali'arrivo dei partigiani nelle città e nei villaggi si stabiliva la vera sovranità del popolo. I Comitati di Liberazione Nazionale soffocarono decisamente la resistenza di elementi filofascisti e operarono radicali trasformazioni: adottarono un'equa ripartizione dei rifornimenti e assoggettarono le proprietù dei ricchi ad elevate imposte progressive. Nell'autunno 1944 i fascisti italifl,nÌ cessarono di essere i padroni del nord del Paese. "In Italia settentrionale - scriveva il giornale l' " Unità", organo del P.C.I. - il fascismo esiste solo nominalmente, sotto forma di decreti" (l' « Unità >), 18 novembre 1944) (136). 1
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1. · IT1ll.!A NELLA RELAZI01'E SOV[ETIC/\ SULL1I SECON DA G UERRA MONDIALE
(q6) L 'attività partigiana nelle regioni ancora occupate dai tedeschi nell'Italia settentrionale durante l'estate 1944 fu certamente imcnsa, sostenuta ed alimentata dalla speranza che la spinta verso il nord degli eserciti alleati e le unità regolari dell'Esercito italiano di liberazione, ormai affacciati alla displuviale appenninica, potesse venire completata dalla loro d iscesa nella valle del Po. L'affermazione che nell'autunno 1944 i fascisti cessarono di essere i padroni del nord del Paese, pur se conforme al desiderio generale, non trova conferma nella realtà, se 11011 per quelle << zone libere» che ebbero la possibilità di affrancarsi, per period i più o meno lung hi, dalla dominazione tedesca e fascista. Tali <e zone libere)>, esistenti in tutta l'Italia settentrionale, ebbero maggiore dcnsid in Piemonte (valli di Lanzo, valli del Cu neese, reg ione delle Langhe, Val Sesia, Ossolano), ma si estesero anche alla Lombardia (Oltrepò pavese), alla Liguria (repubblica di Torciglia cd entroterra tra Savona e San Remo), all'Emilia (vallate tra Parma e Piacenza), al Veneto (altipiano del Cartsiglio e Carnia). All'inizio ebbero carattere economico - amministrativo, per provvedere alle più eleme11tari necessità di vita. Nel settembre - ottobre 1944, assunsero anche carattere politico, con forme di autogoverno delle popolazioni. L'esistenza di quelle zone non fu, purtroppo, di lunga durata, insidiata sia dalle forze della Repubblica Sociale Italia na, sia dall'occupante tedesco: eia un solo mese per la Val d 'Ossola a circa tre mesi per la Carnia.
In questa situazione assai favorevole era natttrale che si realizzasse una cooperazione fra le truppe anglo - americane e i partigiani che operavano alle spalle del nemico. Il comando del Corpo dei Volontari della Libertà, rendendosi conto di questa necessità, tentò di entrare in contatto con il comando militare anglo - americano. Tuttavia gli alleati, che non erano dello stesso parere, lasciarono i partigiani in una critica situazione. Questa divenne ancora più grave perché il comando tedesco - fascista, approfittando della lentezza delle operazioni alleate, impiegò contro i patrioti italiani notevoli forze e mezzi. Infatti per riguadagnare il controllo delle regioni liberate gli hitleriani impiegarono circa sei Divisioni. Nel corso cli cruenti e sanguinosi combattimenti i partigiani furono costretti ad abbandonare mtmerose regioni già liberate durante i combattimenti estivi. In quel gravissimo momento per la Resistenza italiana, il Gen . Alexander, invece di trovare forme concrete di aiuto per i partigiani, si rivolse a loro con un proclama, affermando che la campagna estiva era conclusa e bisognava sospendere le operazioni già predisposte in attesa di "nuove disposizioni" (R. BATTAGLIA: « Storia della Resistenza italiana)), ed. russa, pag. 524).
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Questo proclama, trasmesso per radio, fu di grande utilità per il nemico. I nazisti compresero facilmente che nel!'immediato futuro il comando anglo - americano non intendeva intensificare le operazioni militari e che essi potevano quindi dare impulso alla lotta contro i partigiani. Il proclama di Alexander causò grave danno morale al movimento di resistenza. I rappresentanti dei partiti borghesi nel C.L.N. cominciarono a sostenere l'inutilità di resistere ulteriormente agli oppressori. Le forze democratiche, e in primo luogo 1l P.C .I., decisero però di assumere una linea intransigente sulla sospensione della lotta armata. In una particolareggiata risposta del wmando del Corpo dei Volontari della Libertà, compilata da Luigi Longo, fu posta in luce l'assurdità e la pericolosità delle direttive di A lexander. "Noi dobbiamo prevedere per le prossime settimane e per i prossimi mesi ( si diceva in questo documento), non già la riduzione e l'indebolimento della lotta partigiana, bensì la sua intensificazione e il potenziamento delle formazioni armate . . . I nostri organi di comando possono e devono orientarsi non verso la smobilitazione, ma verso il rafforzamento delle proprie unità e l'accentuazione dell'attività bellica " (R. BATTAGLIA : « Storia della Resistenza italiana)), ed. russa, pag. 56o). Malgrado l'appello del comando alleato e le repressioni dei nazisti, i patrioti italiani continuarono ad operare attivamente. l n tutta l'Italia occupata fu proclamata la "settimana del partigiano " . Furono rafforzate l'unione e l' organizzazione del popolo ed accresciuto il sostegno ai partigiani (137). (13ì) La Relazione sovietica cirn e commenta più volte il « proc!C1ma » <lei Generale Alexander, comandante britannico de l XV Gru ppo d i Armate anglo - a mericano operante in Itaìia, senza riferimenti testuali. Eccone il testo comp.leto, radiodiffuso il 13 novembre 1944, come « Nuove istruzioni impartitr dal Generale Alexa11der Cli patrioti italiani l>: « La cam.pC1gna ('.<tiva, inù,iata maggio e condoua sen za interruzione fin dopo lo sfondam ento della lim~a gotica, è finita; inizia ora la campagna invernale. 1n relazione all'avanzata alleata , nel periodo trascorso, era richiesta una concomitante azione dei pc1,trioti: ora le pioggie e il fango non possono non rallentare l'avanzata alleata, e i patrioti devono cessare la loro attività precedente per prepararsi alla nuova fase di lotta e fronteggiare un nuovo nemico, 1' inverno. Questo sarà duro, molto duro per i patrioti, a causa della diffìcoltcì di rifornimenti di viveri e di indumenti: le notti in cui si potrù volare saranno podie nel prossimo periodo, e ciò limiterà pure le possibilità dei lanci; gli alleati però faranno tutt o il possibile per effettuare i rifornimenti.
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L'ff,\LIA >!ELLA RELAZIONE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERRA M()NDl ,\I.E
In considerazione di quanto sopra esposto il Gen. Alcxander ordina le istru.tioni ai patrioti come segue: 1" - Cessare le operazioni organizzate su larga scala. 2" - Co11scr11are le munizioni ed i materiali e tenerli pronti a 11uovi ordini. 3'' - Attendere nuove istruzioni clic ve1Tanno date o a mezz o radio " Italia combatte" o con mezzi speciali o con manifestini. Sarà cosa saggia non esporsi in azioni troppo UJTischiate; la parola d'ordine è: stare in guardia, stare in difesa. 4° - Approfittare però ugualmente delle occasioni favorevoli tier attaccare tedeschi e fascisti. 5" - Continuare nella raccolta delle notizie di carattere militare conc,·rnenti il nemico, studiare le intenzioni, gli spostame11ti e comunicare tutto a clii di dovere. 6° - Le predette disposizioni possono venire annullate da ordini di azioni particolari. 7° - Poiché nuovi fattori potrebbero intervenire a mutare il corso della campagna invernale ( spontanea ritirata tedesm per inf luenzci di altri fron ti), i tiatrioti siano tireparati e pronti per la prossima avanzata. 8° - Il Generale Alcxander prega i cupi delle formazioni di porta1·e ai propri uomini le sue congrnt ulazioni e l'espressione della sua -profonda _;tima per la collaborazione offerta alle truppe da lui comandate durante la scorsa campagna estiva ». Queste direttive, poco opportunamente emanate durante un periodo di controffensiva tedesca, per mezzo della radio che ne consentiva l'ascolto anche al nemico, provocarono discordanti reazioni. Si ebbero interpretazioni pessimistiche e d isfattiste tendenti ad accreditare il rinvio di ogni prospettiva insurrezionale e l'esigenza di smobilitare le forze partigiane, ritenendo preferì.bile una contrazione spontanea e selettiva delle formazioni, piuttosto che provvedere ad essa sotto la pressione d i eventi esterni. Altra interpretazione, specialmente di parte comunista, fu <1uella che gli alleati occidentali intendessero eliminare un movimento considerato con diffìdenza. Il Comando Generale del Corpo dei Volontari della Libertù intervenne il 2 dicembre con una propria circolare ai comandi da esso dipendenti, ciancio prova di fermezza dignitosa e di equ ilibrio, ed interpretò le direttive ricevute in modo tale che ne fossero corretti gli errori e che, superate le d ifficoltà stagionali, ii movimento militare partigiano potesse essere ripreso a nche più attivamente di prima (Atti ciel Comando Generale Corpo Volontari della Libertà - Uftì cio Storico per la Guerra d i Liberaz ione - Presidenza del Consiglio, 1946, pagg. 154 - 160).
Il comando anglo - americano, in considerazione della crescente affermazione del movimento partigiano, fu costretto ad iniziare trattative col C.L.N. dell'Italia settentrionale nel dicembre 1944. Tali trattative ebbero come esito la firma dei cosiddetti " protocolli romani" in virtù dei quali il C.L.N. non soltanto di fatto , ma an-
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che giuridicamente, venne riconosciuto quale governo clell' Italia settentrionale ( I 38). (q8) f citati « protocolli romani>, furono la conclusione cli una serie di colloqui svolti a Caserta e a Roma, condotti <la u na parte da una delegazione del C.L.N.A.I. c dall'altra non soltanto dal comando anglo - americano in Italia, ma anche da l governo italiano, che li firmò in persona dello stesso Presidente del Consiglio On. Bonomi. Eccone il testo : « li Governo Italiano riconosce il Comitato di Liberazio11e Nazio11ale Alta Italia ( C L.N .A .f.) quale organo dei partili antifascisti nel territorio occupato dal nemico. Il Governo Italiano delega il C.L.N .A .l. a rnppresentarlo nella lotta che i patrioti hanno impegm1ta contro i fascisti e i tedeschi nell'Italia non anco1·a liberata. Il C.L.N.A.l. accetta di agire a tal fine come Delegato del Governo Italiano il quale è riconosciuto dai Governi alleati come successore del go verno che firmò le condiz ioni di armistizio, ed è la sola autorità legittima in quella parte d'Italia che è già stata o sariì in. seguito restituita al Governo ltalia110 dal Governo militare alleato. Per il Governo Italiano: F.to lvanoe Bonomi; per il C.L.N.A.l. : F.to Mure i, .
Si trattò cli una grande vittoria della Resistenza italiana, del riconoscimento ufficiale del contributo dato dalla Resistenza alla lotta contro la Germania fascista. 1 successi dei partigiani sarebbero stati ancora maggiori se il comando anglo - americano, pianificando ecl attuando l'offensiva nell'Italia centrale, avesse cooperato con le forze in armi del popolo italiano » ( r 39). (139) E' eia rico rdare che alla campagna di liberazione in Italia han no validamente partecipato u ni tà dell'Esercito e delle altre Forze Armate (vds. nota t 16).
Al termine del capitolo è sinteticamente espressa la tesi della Relazione sull'invasione alleata in Europa. « L'incidenza che il secondo fronte, aperto dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna nel giugno 1944, ebbe sulla situazione strategica in Europa, era data dal fatto che le forze alleate impegnarono le truppe tedesco - fasciste dislocate ad occiclmte e attirarono su di sé una parte delle riserve strategiche nemiche. Cornunque , l'apertura del secondo fronte non provocò una riduzione significativa delle forze nemiche sul fronte tedesco - sovietico, il quale continuò ad essere, come in precedenza, il fronte principale della seconda guerra mondiale. Gli attacchi de-
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L'I'l'ALI A :-.IE LLA RELAZIONE SOVIETICA SliLLA SECONDA GUERRA ~IONDl/\1..E
molitori, effettuati dall'Armata Rossa nell'inverno 1944- 1945, non soltanto concorsero ad evitare che le truppe anglo - americane subissero una sconfitta, ma costrinsero anche il comando hitleriano ad astenersi da operazioni offensive verso occidente>>.
La sconfitta che gli alleati avrebbero evitato, poteva essere da loro subita - secondo la Relazione - in conseguenza del!'offensiva tedesca nelle Ardenne. Infatti nel testo russo viene asserito che Churchill indirizzò a Stalin, il 6 gennaio, una missiva nella quale, dopo aver descritto la critica situazione delle forze alleate, così si esprimeva: « ... Vi sarei grato che mi comunicaste se possiamo fare assegnamento su una massiccia offensiva russa nell'area della Vistola, o in qualunque altro settore, nel mese di gennaio e in qualsiasi momento . .. >>. L'offensiva lanciata dall'Armata Rossa dal Mar Baltico ai Carpazi « sconvolse tutti i piani del comando hitleriano ad occidente. Quivi le operazioni furono sospese. Alla 6a Armata corazzata SS, tolta dal fronte, fu ordinato di portarsi nelle zone di caricamento per essere diretta al fronte russo - tedesco (WESTPHAL: << Heer in Fesselln », pag. 284). Poco dopo, kunclsteclt ebbe ordine di inviare ancora al fronte orientale le sedici migliori Divisioni e una considerevole aliquota cli artiglieria >>. La Relazione polemizza con gli (( storici borghesi >> , che tenterebbero di sottolineare l'importanza delle battaglie difensive anglo americane nelle Ardenne, paragonandole a quelle di Stalingrado e sostengono che Hitler, impiegando a occidente quasi tutti i carri disponibili, fece in effetti il gioco dei sovietici: « .. . Lanciando massicci attacchi prima in un settore e quindi in altri, l'Armata Rossa ebbe ragione della debole difesa nemica e irruppe verso occidente, verso Le frontiere della Slesia e della Prussia >) (ARTHUR BRYANT: « T riumph in the West, 1943 - 1946 », New York, 1959, pag. 289). Sostengono i sovietici a tale proposito che è impossi bile porre sullo stesso piano la battaglia delle Ardenne con quella di Stalingrado. Le conseguenze strategiche furono enormemente diverse. Il disastro subito dai tedeschi a Stalingrado influì in maniera decisiva sull'andamento del conflitto, mentre, nell a battaglia delle Ardenne e dei Vosgi, le forze tedesche tornarono suIle posizioni inizia] i senza aver riportato perdite cons iderevoli. Affermano inoltre che la battagl ia difensiva alleata delle Ardenne ebbe una certa influenza sull'anda,nento della guerra in ge-
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nerale, ma non sul corso e sull'esito dell'offensiva sovietica di gennaio. Questa, pianificata e predisposta molto tempo prima delle operazioni nelle Ardenne, fu anticipata soltanto su richiesta dei governi dell'Inghilterra e degli USA. La Relazione infine auspica che gli stor1c1 non dimentichino come alla fine del 1944 i tedeschi avessero sul fronte orientale 185 Divisioni e 21 Brigate e disponessero di 98 Divisioni e 3 Brigate sul fronte occidentale e in Italia. « ... I Capi dei Governi della Gran Bretagna e degli Stati Uniti diedero una valutazione assolutamente precisa dell'offensiva sovietica. Nella lettera indirizzata al Primo Ministro dell'URSS, Churchill, in data 17 gennaio 194.5, scrisse: "A nome del Governo di Sua Maestà voglio di tutto cuore esprimer Vi la nostra gratitudine e le nostre felicitazioni per la gigantesca offensiva che 11oi avete iniziata sul fronte orientale". Roosevelt, nella lettera pervenuta a Mosca il 18 gennaio, osservava con entusiasmo che "te imprese compiute dai Vostri eroici soldati e l'efficienza che essi hanno già dimostrato in questa offensiva, danno ben motivo di sperare in rapidi successi delle nostre truppe su entrambi i fronti" . Queste lettere non sono semplici manifestazioni di cortesia diplomatica. Churchill ringraziò in quanto si era accorto della diretta relazione fra l'inizio della massiccia offensiva dell'Armata Rossa nel gennaio r94 5 e la cessazione dell'offensiva tedesca ad ovest. Roosevelt aveva capito che l'offensiva di gennaio avrebbe assicurato il successo delle truppe anglo - americane l>.
La QUARTA PARTE del volume in esame è prevalentemente dedicata all'attività del Partito Comunista dell'Unione Sovietica nel campo della politica interna ed estera, ai risultati ottenuti nel settore industriale e dell'agricoltura. Alcuni punti di particolare interesse sono qui riportati. A pagina 585 è detto: « Sulla disponibilità complessiva delle risorse materiali del Paese nel r944 ebbero un certo peso le importazioni, comprese le forniture in "lend - lease ", di laminati ferrosi, di certi tipi di attre.z zature, di cavi metallici, cli preparati chimici e di altri prodotti. Sotto forma di "/end - Lease" furono ricevuti, nel 1944 , 591 .900 tonnellate di laminati ferrosi ( comprese 267 .500 t. di rotaie ferro viarie), 1 8.600 t. di cesoie metalliche, 1. 1 oo locomotive di linea, 129.100 autocarri cla trasporto. Furono altresì impor-
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L 11'ALI.\ SEL LA RELAZI ONE SOVIETI CA SULLA SECONUA GUERRA MONDIAl, E
tati alcuni tipi di materiali bellici e di materiali di collegamento. E' indicativo tuttavia che nel 1944 le importazioni di armamenti e di equipaggiamenti bellici siano diminuite 11012 soltanto in modo relativo ( esse erano il 54,1 % delle importazioni complessive nel 194 5 e il 4 5% nel 1944), m a cmche in valore assoluto per i più importanti tipi di armamento. Infatti nel r944 furono importati 5.749 aerei ,ontro i 6.37 I del 194 3; 2.613 carri invece di 3.1 23 ; artiglierie e munizionamento per un valore di 1.576,3 milioni di rubli invece di 1.630,8 milioni cli rubli nel 1943 >> . Nel capitolo 2 1" sono riepilogati gli eventi mili tari e politici del T944. La Germania si trovò priva di ogni alleato in Europa e Stati neutrali come la T urchia, l'Argentina e la Svezia, che l'avevano indirettamente sostenuta, incominciarono ad abbandonarla. Anzi, Stati già alleati della Germania entrarono in guerra contro di essa : Romania, Bulgaria e quindi Ungheria. Nonostante che i successi nell'est europeo alimentassero le diffidenze occidentali, <: in particolare di Chu rchill, verso l'URSS, l'unità fra le maggiori Potenze della coalizione antifascista si rafforzò. Per la prima volta l'Annata Rossa poté effettuare operazioni offensive in coordinazione con altre lanciate dalle forze alleate nell'Europa occidentale. I relatori riaffermano che il secondo fronte fu aperto con grande ritardo e che non provocò alcuno spostamento di forze tedesche da est a ovest. Essi tuttavi a riconoscono che il secondo fron te impegnò le unità tedesche dislocate in Francia, in Belgio e nei Paesi Bassi , un'aliquota delle riserve strategiche e privò la Germania cli territori per essa economicamente importanti. Però e< è evidente che senza le massicce operazioni offensit e dell'Armata Rossa nell'estate 1944, dalle quali ingenti forze nemiche erano state impegnate, le truppe dei nostri alleati non avrebbero potuto cacciare tanto presto i tedeschi dal 'Italia centrale, dalla Francia e dal Belgio ». Ad ogni modo, nel 1944 poterono essere realizzate azioni coordinate fra le tre Potenze contro la Germania. La cooperazione fu ottenuta in diversi settori anche di minore importanza. Ad esempio nella zona di Poltava alcuni aeroporti furono messi a disposizione degli aerei anglo - americani per l'effettuazione di bombardamenti a tappeto contro la Germania. Non è da credere tuttavia che << i circoli dirigenti della Gran Bretagna e degli USA fossero sino all'ultimo leali nei riguardi dell'Unione Sot'ietica ed avessero del tu.tto rinunciato alla possibilità di una pace separata con la Germania. Non a caso fa congiura del 1
i'ARTE Q U,\RTA
20 Luglio 1944 in Germania era legata agli stessi circoli dirigenti della Gran Bretagna e degli USA, che tentauano di saluare l'imperialismo germanico dalla completa scon.fùta » . fl quarto volume termina con un cenno alla confc.: renza di Dumbarton- O aks dove i rappresentanti dell 'URSS, degli USA, dell'Inghilterra e della Cina, dal 21 agosto al 7 ottobre r944, esaminarono il problema della sicurezza post - bellica ed i criter i ai guaii avrebbe dovuto sL1ccessivamente ispirarsi l'Orga nizzazione delle Nazioni U nite (140).
(140) La conferenza di Dumbarton - Oaks trae il nom e da una villa presso Washingrnn, nella quale, tra il 2r agosto cd il 7 ottobre ry44, cbhero luogo gli incontri destinati a fo rmulare concrete proposte per l' istituzio ne dell'Organizzazione: delle Nazioni Unite. Alla prima fase delJa conferenza (21 agosto - 28 settembre) parteciparono Stati Un iti, Gran Bretagna ed Un ione Sovietica; nella seconda fase (29 settembre - 7 ottobre) la Cina si sostituì all 'URSS, che allora no n si trova va in guerra contro il Gia ppone. L'URSS richiese che tutte le sue repubbliche venissero ammesse con di ritto di voco, ma per l'opposizione anglo - americana, la proposta fu ritirata. Peraltro non fu accolta quella che tutte le Potenze si coalizzassero contro una <li esse che eventualmente a vesse turbalo la pace mond iale. La tratta7.ione del diritto di u veto ». sul quale non si era trovato l'accordo, fu rin viata alla riunione: successiva.
PARTE QUINTA
DAL QUINTO VOLUME « VITTORIOSA CONCLUSIONE DEL CONFLITTO
CONTRO LA GERMANIA FASCISTA. SCONFITTA DELL'IMPERIALISMO)>
Nella PRJMA PARTE sono minutamente esaminate le operazioni militari svolte durante il 1945 nel teatro europeo (vds . carta n. 8). Vi trova posto anche la trattazione di importanti fatti politici, quali le Conferenze di Crimea (o di Jalta), di San Francisco e di Potsdam. « Agli inizi del 1945, l'Armata Rossa aveva già ampiamente adempiuto alla sua missione liberatrice nei Paesi dell'Europa. Questa fu una delle caratteristiche fondamentali della politica internazionale dell'URSS. Le truppe sovietiche entrarono nei territori della Polonia, della .Romania, della Bulgaria, della Cecoslovacchia, della Jugoslavia, dell'Ungheria e della Norvegia settentrionale. Tali avvenimenti destarono preoccupazione, nel campo della reazione internazionale, per le sorti del sistema capitalistico. La paura, di fronte alla missione liberatrice dell'Armata Rossa, si manifestò molto chiaramente nelle iniziative di parecchi politici reazionari. Ad esempz·o, Papa Pio XII, nel discorso radiofonico natalizio del 2 .5 dicembre 1944, invitò i fedeli a difendere la " vera democrazia". Come negli anni precedenti, egli esortò insistentemente i governi USA e della Gran Bretagna ad abbandonare il principio della resa senza condizioni degli aggressori fascisti e a concludere con essi una pace di compromesso>).
La Relazione sostiene che l'affermazione dei reg1m1 comunisti nei Paesi dell'Europa orientale è avvenuta per diretta decisione dei popoli interessati. Ecco le principali argomentazioni (pag. r r): << I lavoratori dei Paesi situati ad occidente dell'Unione Sovietica,
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non vollero che i loro Stati, come prima della guerra, costituissero un "cordone sanitario" nei riguardi dell'URSS, che li aveva liberati dal giogo fascista. Per quanto riguarda l'Unione Sovietica, essa era indubbiamente interessata alla vittoria di regimi socialisti anche negli altri Paesi. Tuttavia l'URSS si attenne costantemente ad uno dei più importanti principi della sua politica estera, quello della non interferenza negli affari interni degli altri Stati. Le truppe sovietiche, trovandosi nel territorio dei Paesi dell'Europa centrale e sud - occidentale, li salvaguardarono dalla " esportazione della contro rivoluzione " perpetrata dalla reazione internazionale. E la minaccia cli tale "esportazione" era del tutto reale. Gli eventi del 1944 avevano dim ostrato il carattere antipopolare ed antidemocratico della politica delle Potenze alleate occidentali nei Paesi liberati dal!' oppressione hitleriana. Prova ne erano i numerosi provvedimenti adottati dal comando anglo - americano contro il movimento di liberazione nazionale in Francia, soprattutto contro il partito comunista francese, ed altresì contro il movimento di liberazione nazionale dell'Italia settentrionale, dove la lotta contro gli occupanti fascista - tedeschi era entrata in una fase decisiva. Verso la fine del 1944, il movimento di liberazione italiano contro gli oppressori tedesco - fascisti raggiunse una vasta portata. La lotta degli italiani per la libertù e l'indipendenza divenne, sin dall'inizio, parte integrante del movimento europeo di resistenza. I partigiani italiani controllavano estese regioni liberate nelle retrovie del nemico. Vi /urono creati organi di potere popolare che destarono la preoccupazione dei dirigenti anglo - americani. Allo scopo di ostacolare la lotta popolare, il Comandante delle truppe alleate in Italia, Maresciallo Alexander, tentò di sciogliere l'Esercito partigiano con il pretesto della difficoltà di condurre la guerra partigiana nella stagione invernale. Il tentativo andò a vuoto, ma esso recò serio danno alla resistenza italiana e profonclamente la offese» (ROBERTO B:n'TAGLIA: (< Storia della Resistenza italiana i>,
cd. russa, 1954, pag. 525). La Germania, malgrado le forti perdite subite, disponeva - secondo la Relazione - ancora di 299 Divisioni (delle quali 33 corazzate e 16 motorizzate) e di 3r Brigate. Sul fronte orientale vi erano
PARTE
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169 Divisioni (di cui 22 corazz ate e 9 motorizzate) e 20 Brigate. Sul fronte occidentale e su quello italiano i tedeschi avevano 107 Divisioni. Ad est combattevano ancora con i tedeschi 16 Divisioni e I Brigata ungheresi. Le forze sovietiche avevano sul fronte russo 6r Armate, di cui 6 corazzate. I Fronti operativi avevano 500 Divisioni fucilieri . La Divisione fucilieri sovietica era inferiore del 30°~ in personale alla Divisione di fante ria tedesca. Con l'Armata Rossa operavano altresì 29 Divisioni polacche, cecoslovacche, romene e bulgare. Agli inizi del 1945, le forze sovietiche superavano quelle tedesche nella seguente misura: 2,1 in personale; .3,7 in artiglierie e mortai; 2 in carri e semoventi; 7,.3 in aerei. Tali rapporti mutarono tuttavia non appena il Comando tedesco, agli inizi delle operazioni invernali del 1945, decise di destinare al fronte russo tutte le sue riserve e una parte delle Divisioni già schierate sul fronte occidentale : r r Divisioni ( d i cui 4 corazzate), 2 Brigate e IO altre Divisioni e 3 Brigate da poco ricostituite. Sul fronte occidentale le forze alleate disponevano di 87 Divisioni (62 di fanteria e 25 corazzate), con circa 6.500 carri ed oltre ro.ooo aerei di tutti i tipi. Il settore d ivisionale medio era inferiore · ai 10 km. Le unità tedesche ammontavano a 7.3 Divisioni ( cli cui I I corazzate e 4 motorizzate) e .3 Brigate. 11 settore divisionale tedesco, ad occidente, era in media di circa I r km. Le unità tedesche erano tuttavia generalmente ricostituite e di molto inferiori a quelle alleate. Secondo dati di fonte britannica, 69 Divisioni di farÌteria tedesche erano equivalenti a 39 Divisioni di fanteria anglo - americane; IO Di visi on i corazzate tedesche a 7 avversane. « Il rapporto generale di forze e mezzi esistenti sul fronte occidentale, ai primi del 194 5, era favorevole alle truppe anglo - ameru:ane. In personale era pari a 2: 1 , in mezzi corazzati 4: 1, in aerei 6: 1 . Sul teatro di operazioni italiano, all'inizio del 1945, operava nell'Italia centrale il X V Gruppo d'Armate alleate comprendente l' 8" Armata inglese e la 5" Armata americana, per un totale di 21 Divisioni e 9 Brigate autonome. Inoltre, nell'Italia centrale e settentrionale, cioè nelle retrovie delle truppe naziste, combatteva un Esercito di partigiani della forza di rno .ooo uomini, che impegnava
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1.· ITALIA !':ELLA REI.AZIONE SOVIETICA SULLA SECOKDA GUERRA MONDIALE
un quinto delle forze nemiche. Sul fronte delle Alpi, Lungo la frontiera franco - italiana, erano dislocate, verso est, le truppe francesi, a protezione delle vie d'accesso alla Francia da oriente. In Italia gli alleati erano appoggiati da circa 5.000 aerei anglo - americani; nel mare Mediterraneo operat ano 14 incrociatori, circa 80 cacciatorpediniere e una grande quantittì di nat i ausiliarie. Alle truppe anglo - americane in Italia era contrapposto il Gruppo d'Armate " C ", costituito dal Gruppo Operativo " Liguria" ( I 4' Armata e LXXV Corpo d'Armata) e dalla rn" Armata per un totale di 31 Divisioni, di cui 4 italiane. A contatto diretto con le forze anglo - americane vi erano la 10" e la r 4' Armata ( 2 r Divisioni) at,enti il compito di impedire l'avanzata del nemico verso nord. Un'esigua parte di forze della 14" Armata e del LXXV Corpo d' Armata - in tutto 6 Divisioni - proteggeva la costa del mar Ligure e la frontiera italo - francese. Le rimanenti quattro Divisioni erano impiegate per la lotta contro i partigiani italiani. Per l'appoggio aereo, il comando tedesco disponet a di circa r 30 velivoli da combattimento e, per quello natia/e, di 20 unità da guerra ( ? cacciatorpediniere e 17 picco/e motosi!uranti) . Malgrado il pressoché identico numero di Divisioni, le unità alleate in Italia possedet,ano una grande superiorità sul nemico in uomini e mezzi. Ogni Divisione tedesco - fascista, essendo incompleta, aveva non più di 7 - 8 mila soldati e ufficiali, mentre le Divisioni anglo - americane ne avevano r 6 - 18 mila. Inoltre è necessario tener conto anche dei partigiani italiani, che impegnat1ano considerevoli forze nemiche (141). 1
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(141) L'azione della resistenza italiana, continua e<l infaticabile, ha indubb iamente impegnato « considerevoli forz e)) tedesche per fronteggiarla. Queste dovettero essere sottratte tanto al complesso destinato ad opporsi agli alleati occidentali ( in Italia ed in F rancia), quanto a quello opposto a i sovietici.
In aerei e navi la supremazia degli alleati era talmente grande clie essi avevano il dominio assoluto sul mare e nell'aria,, . I piani del Comando anglo - americano - secondo la Relazione erano aderenti agli obiettivi politici del momento : USA e Gran Bretagna, dopo aver ritardato ì'apertura del secondo fronte, cercavano il più possibile di accelerare - nel 1945 - l'avanzata delle proprie truppe.
PART~ ()l!lNT/\
« I governi degli Stati Uniti e dell'Inghilterra erano estremamente preoccupati, nel 1945, del destino dei regimi borghesi nei Paesi europei. Nel 1945 i piani offensivi delle Forze Armate statunitensi e britanniche furono elaborati dai Comitati di Stato Maggiore di entrambi i Paesi e dal Comitato congiunto dei Capi di Stato Maggiore, sulla base degli accordi presi fra il Presidente degli Stati Uniti Roosevelt e il Primo ministro britannico Churchill a Quebec ( Canadà), nel settembre 1944. Al tt:rmine della conferenza, Roosevelt e Churchill indirizzarono il seguente messaggio a Stalin: "Nella nostra Con/eren:,,~a appena conclusa a Quebec siamo giunti alle seguenti decisioni sulle operazioni militari: 1. Europa nord - occidentale. Il nostro proposito ? : di avanzare velocemente allo scopo di distruggere le Forze Armate tedesche e di penetrare nel cuore della Germania. La migliore possibilità di sconfiggere il nemico, ad oz est, sta ncil'ctttaccare in corrispondenza della Ruhr e della Saar in quanto il nemico concentrerà in tale area le forze che gli restano per la difesa di queste regioni eccezionalmente importanti . .. 2 . Italia. Le nostre attuali operazioni in Italia dovranno portare ai seguenti risultati: ( A) o le forze di Kesselring saranno battute, e in tal caso diverrebbe possibile effettuare un rapido riordinamento delle unità e organizzare un inseguimento in direzione di Lubiana; ( B) o Kesselring riuscirà a ritirarsi ordinatamente ed in tal caso quest'anno bisognerèi forse accontentarsi di occupare la pianura lombarda. L 'andamento della battaglia determinerù le nostre future operazioni. Si predispongono i piani dell'operazione combinata terrestre - navale, che sarà effettuata, qualora la situazione lo richiedesse, nella penisola d'ìstria" (« Corrispondenza del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'URSS con i Presidenti degli USA e con i Primi Ministri della Gran Bretagna durante la Grande Guerra Patriottica r94r - r945 », ed. russa, voi. II, pagg. 159- r6o). Così formulavano i loro piani i capi del governo USA e dell'Inghilterra nel settembre I 944. Nel documento non erano espresse le ragioni che avevano ispirato gli autori di questi piani, ma nelle sue memorie - "La seconda guerra mondiale" - W. Churchill ne tratta abbastanza dettagliatamente. Nel descrivere gli avvenimenti collegati alla seconda Conferenza di Quebec, Churchill afferma con franchezza di aver assai 1
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desiderato che le truppe anglo- americane precedessero i russi in certe regioni dell'Europa centrale e che Alexander avesse la possibilità di effettuare attacchi combinati attraverso l'Adriatico, conquistasse la penisola d'Istria e tentasse di raggiungere Vienna prima dei russi )) .
Malgrado le gravi perdite subite, l'Armata Rossa poté aumentare i suoi effettivi di 400.000 unità alla .fine del 1944. La produzione bellica russa raggiunse allora il 52~~ rispetto a quella complessiva nazionale. Nel 1943, una Divisione focilieri disponeva in media di 180 200 pezzi di artiglieria e mortai, di 14- 17 carri, di 13 - 20 aerei. Alla fine de.I 1944, tali mezzi bellici erano rispettivamente di 200 2 45, r 4 - 35, 22 - 46. Le operazioni del 1944 avevano indicato che la struttura organica più redditizia per un Fronte era la seguente: 5 - 6 Armate di tipo normale, 1 - 2 Armate corazzate, 1 Armata aerea, un certo numero di Corpi corazzati, meccanizzati e di cavalleria. In alcune operazioni offensive ciel 1944 lo « Stavka )) aveva assegnato in rinforzo ai Fronti: 2 - 4 Divisioni d'artiglieria di sfondamento, 1 Divisione mortai « guardie >), 5 - 6 Brigate autonome, IO - 35 reggimenti d'artiglieria caccia - carri, 3 - 4 Divisioni di artiglieria contraerei, 9 - TI Brigate mortai e d'artiglieria. In sostanza, nel 1944 un Fronte poteva disporre di: - 20 - 50 (e talvolta 70- 75) Divisioni fucilieri ; 1 - 3 Corpi di cavalleria; 2 - 4 Corpi corazzati e meccanizzati; - 4.000 - ro.ooo (e talvolta 12 .000 - 18.000) pezzi cl' artiglieria e mortai; 400 - 1.300 carri armati e artiglierie semoven ti ; 1.000 - 2.000 aerei. L'Armata di tipo normale, operante su una direttrice pnnc1pale de.I Fronte, comprendeva in linea di massima: - 3 Corpi d'Armata fucil ieri (su 3 Divisioni ciascuno); 1 - 3 Brigate corazzate; alcuni reggimenti corazzati e di artiglieria semoventi; 1 - 2 Divisioni contraeree.
PARTE QU I NTA
L'Armata corazzata era su: -
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Corpi d'Armata corazzati;
Corpo d'Armata meccanizzato, ciascuno, di norma, su quattro Brigate. -
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Nel 1944 si manifestò la necessità di apportare modifiche agli organici delle Divisioni, per renJerle idonee alle azioni offensive contro profonde organizzazioni di difesa, <.1uali erano state create dai tedeschi dopo la battaglia di Kursk. La Divisione fucilieri « guardie ,,, subì le seguenti modifiche organiche: -
aumento del personale pari al 24,7%;
- potenziamento dell'artiglieria con la trasformazione del reggimento su tre gruppi, in Brigata su tre reggimenti (cannoni, obici e mortai); - acquisizione di un gruppo di artiglieria contraerei e di un gruppo d'artiglieria semovente; - aumento, nel battaglione autonomo del gemo, delle compagnie da due a tre. La Divisione d'artiglieria di sfondamento era su 6 Brigate. Il Corpo d'artiglieria di sfondamento consisteva di due Divisioni di sfondamento e di una Divisione lanciarazzi. Grazie al potenziamento generale delle artiglierie, i pezzi cd i mortai, nei settori di rottura, erano mediamente 250 per ogni chilometro di fronte. Tuttavia l'incompleta motorizzazione delle unità d'artiglieria fu una lacuna che incise negativamente sulla loro flessibilità d'impiego. Non essendo sufficienti i pezzi a lunga gi ttata, la gran parte delle artiglierie poteva intervenire, come in passato, soltanto contro la prima posizione difensiva e, parzialmente, contro la seconda. Questo fu uno dei motivi che determinarono una certa lentezza nei tempi di sfondamento delle posizioni di resistenza principali. Il parco mezzi corazzati passò dai 5.628 carri e semoventi agli inizi del 1944, ai 15. mo nel gennaio 1945. Furono così potenziate le unità corazzate, tuttavia le unità fucilieri non poterono disporre di carri in proprio. D'altra parte le Brigate RGK (Rezerv Glavnogo Komandovanija, Riserva del!' Alto Comando) assegnate ai Corpi d'Armata e alle Divisioni fucilieri, non disponevano di carri in mi-
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L'ITALIA 1'ELLA RELAZIO:-.IE SOV I ETIC,\ SULLA SECONDA GUERRA M01'()JALE
sura sufficiente. <( Pertanto, per la rottura della fascia anteriore delle difese, era necessario ricorrere a robuste unità e raggruppamenti carri, già destinati allo sfruttamento del successo. Ciò indeboliva la potenza del!'attacco carrìsta e incidet a negativamente sul successivo corso delle operazioni >) . Al 1" gennaio 1945 gli aerei da combattimento sovietici erano 15.815, contro gli 8.8r8 degli inizi del 1944. 1
Successivamente la Relazione esamina l'offensiva dalla Vistola all'Oder, le operazioni sovietiche nella Prussia orientale, nella Pomerania orientale e in Slesia. Un capitolo è altresì dedicato alla Conferenza di Crimea (Jalta). Ne vengono riportati i punti salienti. Alla Conferenza di Jalta (4- 12 febbraio 1945) presero parte Stalin, Roosevelt, Churchill, i ministri degli Esteri e i rappresentanti degli Stati Maggiori Generali delle tre Potenze. La Conferenza ebbe per oggetto la situ azione politico - militare in Europa e in Asia, definì i piani per sconfiggere definitivamente Germania e Giappone, fissò i principi per il mantenimento della pace e per la sicurezza internazionale al termine del conflitto. In relazione a voci di un imminente spostamento delle migliori unità tedesche da ovest verso est, in vista della battaglia di Berlino, la delegazione sovietica chiese: di accelerare l'inizio dell'offensiva alleata (fissandolo preferibi lmente alla prima metà di febbraio); di battere dall'aria le vie di comunicazione, per ostacolare i trasferi1nenti di forze tedesche dal fronte occidentale, dalla Norvegia e dall'Italia verso est. Le relazioni dei Generali Antonov e Marshall posero in evidenza - affermano i sovietici - che il fronte orientale continuava ad essere quello risolutivo anche nell'ultima fase del conflitto. La delegazione sovietica alla Conferenza chiese quale ampiezza avrebbe avuto il tratto di fronte in corrispondenza del quale le forze alleate intendevano realizzare lo sfondamento. Il Gen. Marshal.l rispose che esso sarebbe stato ampio 80 - IOO chilometri, che in quel tratto la superiorità sul nemico sarebbe stata ottenuta con 35 Divisioni di fanteria e ro - 12 Divisioni corazzate (300 carri ciascuna). La Relazione ricorda che durante l'offensiva invernale furono impiegati, nel tratto cli rottura delle difese tedesche: roo Divisioni di fanteria, 9.000 carri armati, 8 - 9 .000 aerei e che su ogni chilometro erano schierati 230 tra cannoni e mortai.
PARTE QUINTA
Nel corso delle trattative per la coordinazione delle offensive alleate, ad ovest e ad est, il Gen. Antonov affermò che guella sovietica avrebbe potuto continuare e che si stava preparando l'attacco a Vienna. Il comando sovietico era perciò interessato a conoscere i piani operativi alleati in Italia. Americani e inglesi confermarono che l'offensiva sarebbe stata iniziata 1'8 febbraio nel tratto settentrionale del fronte occidentale e, dopo otto giorni, nella sua parte meridionale. Essi però non aderirono alla richiesta sovietica di intensificazione degli sforzi militari alleati in Italia. Il Capo dello S.JvL imperiale britannico Maresciallo Alanbrooke affermò che il fronte occidentale era considerato preminente; « poiché non disponiamo ad ovest della necessaria superiorità di forze - egli disse - il comando alleato ha deciso di sottrarre alcune Divisioni (cinque) dal fronte italiano e di trasferirle in Francia. Pertanto non saranno previste offensive sul fronte italiano» (Archivio di Politica Estera dell'URSS, d. 9, 11. rr - 12). I sovietici chiesero inoltre che fosse impedito il trasferimento di forze tedesche dalla Norvegia. L'Ammiraglio britannico Cunningham rispose però che a causa dei forti sbarramenti minati negli stretti dello Skagerrat e del Kattegat la Flotta britannica non era in condizione di entrare nel Baltico. Nel corso della Conferenza fu deciso l'intervento in guerra dell'URSS nell'Estremo Oriente. L'accordo segreto, firmato l' n febbraio 1945, prevedeva che l'URSS intervenisse contro il Giappone due - tre mesi dopo la capitolazione della Germania. Sulla c1uestione tedesca, i governi statunitense e britannico rnsistettero per lo smembramento della Germania. Ufficialmente, secondo la Relazione, la posizione al.leata veniva giustilìcata con gli interessi della sicurezza internazionale in quanto, come disse Churchill durante la Conferenza, con la Germania divisa « le sue possibilità di iniziare una nuova guerra sarebbero assai limitate>> (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 06, op. 7a, d. 7, l. 22). Churcbill propose di esaminare il problema del controllo della Ruhr e della Saar e si dichiarò favorevole alla creazione di un grande Stato tedesco a sud, con Vienna eventualmente quale capitale. Nel testo russo si afferma che, in effetti, le proposte anglo - americane di smembramento della Germania erano dettate non dalla preoccupazione per la sicurezza internazionale, ma dagli « interessi imperialistici dei monopoli USA e britannici. 19. - Russia
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1.'ITAI.IA NELLA REI.1\ZIOKE SOVIET ICA StJLLA SECONDA GUERRA MONDL\LI,
i circoli dirigenti americani e inglesi videro nell'eliminazione di uno Stato unitario germanico, l'espediente di lotta più radicale contro il loro concorrente, il capitale monopolistico tedesco. I piani anglo - americani di smembramento della Germania non ebbero il consenso della delegazione sovietica. Su iniziativa dell'URSS, tale questione fu in seguito esclusa dal dibattito. Il punto di vista dell'Unione Sovietica, sul futuro della Germania, era ben noto all'opinione pubblica internazionale sin dall'inizio del conflitto, dopo le dichiarazioni rese dai governanti sovietici. L'URSS non identif-icava il popolo germanico con la cricca hitleriana e respingeva la politica di vendetta, di umiliazione nazionale e di oppressione. Per iniziativa dell'Unione Sovietica, nella risoluzione finale della Conferenza di Crimea fu annotato: '·' Nei nostri obiettivi non rientra la liquidazione del popolo germanico " >) (la « Pravda )) , 13 febbraio r945). La questione delle riparazioni tedesche fu inserita nell'ordine del giorno su proposta dell'URSS. La somma complessiva delle riparazioni doveva aggirarsi sui 20 miliardi di dollari, metà dei quali erano pretesi dall'URSS. Il governo sovietico propose che le riparazioni fossero in natura, nella forma cli unico prelievo dalle ricchezze nazionali della Germania e di forniture annuali, tratte dalla produzione corrente. Americani e inglesi non furono d'accordo con le proposte sovietiche affermando ipocritamente - secondo la Relazione - che la Germania non avrebbe potuto far fronte a così elevate pretese di riparazioni belliche. I sovietici sostennero invece che la cifra di ro miliardi di dollari superava di poco le spese militari tedesche degli anni precedenti al conflitto ed era pari al 10% delle spese totali USA nel 1944 - 1945. Al termine delle trattative, fu sottoscritto un documento> reso pubblico nel r947, con il quale veniva regolato il problema delle riparazioni belliche. La Commissione interalleata per le riparazioni belliche avrebbe dovuto tener conto delle richieste sovietiche. La questione polacca fu oggetto di complesse trattative alla Conferenza di Jalta (142). ( 142) A Jalta, come è <letto nel comunicato conclusivo della conferenza, furono prese le seguenti decisioni :
P:\RTE QUJ NT:\
a) un più stretto coordinamento dello sforzo militare per colpire la Germania cc da est, da ovest , da nord e da sud>> e re ndere più breve la durata della g uerra; l'attttazione di provvedimenti al momento della sconfitta della Germàn ia, riflettenti l'occupazione m ilitare di essa da parte delle tre G randi Potenze e della Francia, la commissione di controllo, la distruzione del nazismo e del m ilitarismo tedesco, lo scioglimento dell'Esercito germanico, la distruzio ne di t ucto l'equipaggiamento m ilitare, il controllo dell'industria, la punizione dei criminali di g uerra, la riparazione delle distruzioni compiute dai tedeschi; b) una conferenza delle Nazioni Unite da tenersi il 25 aprile a San Francisco col compito cli preparare un'organizzazione internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza, secondo le linee proposte a D umbarton Oaks; c) una dichiarazione comune dei tre govern i circa l'assistenza « ai popoli dell'Eui·opa liberata dalla Germania nazista ed ai popoli degli Stati già satelliti dell'Asse »; d) riaffer mazione dei principi della Carta Atlantica e impegno di « stabilir('. con le altre Na.zioni umanti della pace un ordine mondiale, retto dalla legge e rivolto alla pace, alla sicurezza, cd/a libertà e al brnessere generale di tittlcr. l' umunitcì. >>; e) d ichia razione sulla Polonia il cui confine orientale cc dovrà seguire la Linea Curzon, con deviazioni, in alcuni t ratti, da 5 a 8 f(m in favore delia Polonia>;, alla tiuale saranno concessi << considerevoli compeMi territoriali al nord e al!' ovest >>; f) d ichiarazione sulla costitu:l.ione e sulla politica interna ciel nuovo governo jugoslavo; · g) periodici incontri fra i tre m inistri degli esteri alternativamente nelle tre capitali; /i) r iconoscimento che cc solo mediante una continua e .;emp1·c maggiore collaboraz ione e comprensione fra i tre grandi Paesi e fm tutte le Nazioni amanti della pace si potrà effettuare la più alta aspirazione dc!L' unutnità: una pace sicura e dumtura che secondo le parole della Carta Atlantica garantisca a t utti gli uomini di tutti i Paesi di vivere liberi dal timore del bisogno l>.
Gli occidentali erano ancora legati - dice la Relazione - al vecchio concetto del « cordone sanitario >> in funzione antisovietica, quantunque, con l'en trata dell'Armata Rossa in Romania, Bulgaria, Ungheria e Cecoslovacchia, esso potesse eventualmente ridursi alla sola Polonia. Churchill affermò che « la creazione di una Polonia forte, libera e indipendente era il problema cli gran lunga più importante di questa o quella frontiera territoriale>) (W. CHURCHILL: « T he Second World War ))' vol. VI, pag. 321). Dopo lunghe trattative sulla questione polacca, fu raggiunta una soluzione di compromesso in base alla quale il Governo Provvisorio si sarebbe dovuto allargare includendo altri elementi democratici polacchi, in patria e fuoriusciti. La frontiera orientale doveva
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L ITALIA NELLA RELAZlOKE SOVlETIC,\ S ULLA SECONDA G UERRA .MON DIALE
seguire all'incirca la linea Curzon . Per la frontiera occidentale la Conferenza si limitò a riconoscere che « La Polonia deve godere di notevoli aumenti territoriali a nord e a ovest)). Pur sottolineando che alla Conferenza di Jalta gli alleati raggiunsero l'accordo su molte questioni, la Relazione pone in evidenza le divergenze palesatesi su talune altre, come per la Jugoslavia e la Grecia. Nel tratteggiare la situazione politico - militare agli inizi del 1945 nell'Europa orientale e sud - orientale, la Relazione rammenta che il disegno strategico di ChurchiII prevedeva dì battere i tedeschi in Italia e di occupare Vienna, allo scopo di arrestare l'avanzata sovietica verso ovest. Questo piano fu studiato da Roosevelt e da Churchill, nonché dal Comitato Congiunto dei Capì di S.M. anglo americani : « . . . dissi aL Presidente clie noi avremmo dovuto occupare la maggior parte possibile dell'Austria poiché non è: auspicabile che i russi si impossessino in Europa occidentale di più del necessario . . . » (\V. CHURCHILL: ' t The Second \Vor ld W ar », vol. VI, pag. 300). << In
realtà questa fu un'intesa fra Gran Bretagna e USA a dan no dell'Unione Sovietica. Ma i politici inglesi e americani non poterono ottenere sui campi di battaglia la realizzazione della " ipotesi italiana" inclusa nei loro piani, ossia di entrare in Austria attraverso l'Italia settentrionale. Fu allora intrapreso il tentativo di perseguire tale obiettivo per via diplomatica. Nel marzo 1945, a Zurigo, rappresentanti USA e della Gran Bretagna iniziarono con i tedeschi le trattative per la capitolazione delle forze naziste in Italia (« Corrispondenza del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'URSS con i Presidenti degli USA e con i Primi Ministri della Gran Bretagna durante la Grande Guerra Patriottica 1941 - 1945 )), cd. russa, voi. Il, pag. r99). Le trattatù,e permisero ai tedeschi di trasferire tre loro Divisioni dall'Italia settentrionale al fronte russo - tedesco. Tali 1nanovre, dietro le quinte, compiute dalle Potenze occidentali, incontrarono la ferma protesta del governo dell'Unione Sovietica e si conclusero infruttuosamente J> (143). (143) Le trattative condotte dal Grncralc delle SS Karl Wolff con i rapprese ntanti dei comandi alleati in Italia, per la resa a condizioni favorevoli delle unità germaniche de l fronte sud - ovest, ebbero luogo in Svizzera 1'8 marzo 1 945. Non furono, queste, le uniche prese di contatto fra i tedeschi ed i loro avversari occidentali.
PARTE QUlKTA
Stando alle fonti germaniche, lo stesso Himmlcr, cli sua iniziativa, gi} nel dicembre 1942, avviò la serie delle trattative segrete per una pace separata fra la Germania e le Potenze occidentali, tramite il Dr. L1ngbehn, suo d ipendente e amico di \Volff. Questi contatti si svolsero in Svizzera, ma al suo riencro in patria, l'emissario tedesco fu imprigionato poiché il servizio segreto ge rmanico aveva intercettato un telegramma della legazione inglese a Berna, d iretto a Londra, nel quale si faceva menzione deHe trattative i n atto. Nell'autunno del 1944 si ebbe un altro tentativo, sempre del Capo delle SS con gli americani, tramite il conte Bernadotte, in Svezia, che si concluse con un rifiuto eia parte americana. U n ana logo tentativo venne compiuto il 19 fe bbraio 1945 con il medesimo risultato. Fra le più importanti prese d i contatto, si devono infine ricorda re quelle condotte dall'addetto di ambasciata Hesse per incarico dello stesso ministro deg li esteri von Ribbentrop a Stoccolma il marzo 1945, sempre per ottenere la pace separata della Ge rmania con le Potenze occidentali.
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Sul fronte bellico, i sovietici - dopo ;1ver respinto un contrattacco tedesco nell'area del Lago Dalaton - puntarono su Vienna ed occuparono la parte orientale del territorio austriaco. Questi rapidi successi, secondo la Relazione, favorirono le operazioni delle forze jugoslave. Il 20 marzo 1945 la 4" Armata jugoslava iniziò l'offensi.va, segu.ita (il 12 aprile) dalla 3" e r" Armata. A pag. 218, la Relaz10ne scrive: « ... la 4" Armata jugoslava, proseguendo con successo l'oj/ensirn, raggiunse la vecchia frontiera italo - jugoslat'a ed impegnò i combattimenti per la conquista di Fiume. Il 2 5 aprile, le truppe jugoslave misero piede in Istria. Spingendosi celermente in avanti, esse arrivarono nei pressi di Trieste il 30 aprile. Contemporaneamente i reparti partigiani slotieni giunsero nella zona ad ovest di Trieste e, il r" maggio, sul fiume Isonzo, si incontrarono con le unità anglo americane nell'Italia settentrionale. Il 1" maggio, reparti dell'Esercito jugoslavo entrarono in Trieste iniziando i combattimenti nella città. La milizia volontaria italo slovena e la popolazione cittadina dettero loro ogni aiuto possibile. Operava attivamente con i partigiani jugoslavi la 1'' Brigata partigiana sot'z'etica agli ordini di A. I. Djacenl:._o. li 2 maggio 194 5 Trieste fu completamente liberata. Di ciò non fu soddisfatto il comando anglo- americano che intendeva portare le proprie truppe nella città il più presto possibile, al fine cli impedire che la sua liberazione fosse effettuata dall'Esercito jugoslavo. Ma i reparti americani non riuscirono ad entrare in Trieste prima dei reparti jugoslavi.
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L' IT/\Llt\ NELLA RELAZIQ:,./E SOVlE'rICA SULLA SECONn,\ GliERRA :'>!0:,./DlALE
Data la grande importanza strategica di Trieste, il Comando alleato in Italia non tenne conto che l'Istria ( Regione Giulia) era da secoli territorio jugoslavo (r44) (144) La realtà storica non concorda con tale affermazione. T rieste, gelosissima sempre della propria italianità, rimase costantemente nella sfera dell'impero asburgico sino alla fine del secolo XVTII. Nei primi anni del secolo XIX, il dominio della città fu diviso tra Francia ed Austria, finché quest'ultima (a cu i la città era cornata nel 1815), nel 1918 non ne perdette il possesso, passato all'Italia dopo Vittorio Venero. L'Istria, invece, dal XV al XVlll secolo appartenne alla Repubblica di Venezia, che già possedeva la maggior parte delle sue coste sin da epoca remota. Ceduta da Napoleone all'Austria col trattato di Campoformio ( 1797), l'Istria tornava parzialmente alla Francia dopo la pace di Prcsburgo (1805), per r.ssere unita al regno ita lico di stampo francese. Nel 1809 tornava alla Francia che la inseriva nelle a provincie illiriche JJ, possedimento diretto dell'impero francese. Tornava quindi all'Austria nel 1815, rimanendo ad essa fìno al 1918, senza mai perdere la propria caratteristica di italianità. L 'esistenza <li popolazioni del ceppo slavo merid ionale è accertata canto nel!' uno quanto nell'altro dei due territori, ma è del pari cerro che la Jugoslavia (eretta a Stato soltanto nel dicembre 1918) non aveva mai posseduto h sovranità né su Trieste, né sull'Tstria, in quanto, all'epoca della sua costituzione sia la città che la penisola erano g ià unite ali' Italia. E' anche da ricordare che Trieste e l'Istria non avevano fatto nemmeno parte della Croazia ,1uando questa era unita al regno d'Ungheria. Nel maggio 1945, ment re l'Istria era ancora occupata dalle formazioni militari jugoslave (situazione mai più mod ificata), la città di Trieste poteva considerarsi al limite dell'espansionismo dei due blocchi di vincitori (alleati e russi). Ognuno di essi poteva contare sull'appoggio di forze politiche locali, tra loro irriducibilme.nte avverse per ragioni cli nazionalità e di orientamento politico. N on tutti gli slavi erano di tendenza marxista e non tutti gli italiani erano ad essa contrari. Sotto il punto di vista etnico, 1'85 '½, degli abitanti cli Trieste e dei quartieri immediatamente periferici era costituito da italiani, mentre nelle frazioni rurali viveva la popolazione slava. Nel complesso, comunque, l'intera popolazione di Trieste aveva una percentuale di ital iani non inferiore all'8o'½, . Trieste, per entrambi i blocchi, rappresentava un centro di particolare importanza, sia cp1ale porta d'accesso all'Austria ed ai paesi danubiani e balcanici, sia per le notevoli industrie cantieristiche della zona. L'URSS, infatti, appoggiò la richiesta jugoslava di portare la frontiera con l' Italia fino ad includere Monfalcone con la sua industria cantieristica. Dopo che tale richiesta fu respinta, l'URSS accettò la soluzione cli compromesso di costituire il « Territorio Libero di Trieste >> ed i delegati della Bieloruss ia alla conferenza cli Parigi (1946) proposero di lascia re Monfalcone all'Italia, isolando però il Territorio Libero con l'interposizione di una striscia di terreno jugoslavo. La proposta non fu accolta. Il trattato di pace con l'ILalia (Parigi, 10 febbraio 1947) diede origine al « Territorio Libero di Trieste », suddiviso poi in Zona « A >, e Zona « B »,
PARTE QUINTA
arnm1111strate rispemvarncnrc dall ' Italia e dalla Jugoslavia, la sorte delle quali
è stata recenteme nte definita dal trattato cli Osimo.
e pretese l'evacuazione dell' Esercito jugoslavo da Trieste e dall'Istria. Dopo che tali richieste furono respinte, i governi della Gran Bretagna ed USA, il 1 5 maggio r945, indirizzarono alla Jugoslat 1ia un ultimatum . Sotto la pressione dà circoli dirigenti anglo - americani, il governo jugoslavo fu costretto a fare alcune concessioni. Il 9 giugno 1945, a Belgrado, la Jugoslavia, da un lato, e la Gran Bretagna e gli USA dall'altro, addivennero a un'intesa provvisoria sulla Regione Giulia, in virtù della quale Trieste e parte della costa occidentale dell'Istria passavano sotto il controllo del comando anglo - americano. Inoltre nell'accordo si sottolineava in particolare che la raggiunta intesa non avrebbe precluso la possibilità di risolvere in futuro il problema della Regione Giulia. I successi dell'Esercito jugoslavo divennero possibili in conseguenza delle storiche vittorie delle truppe sovietiche che avevano battuto e distrutto il grosso dell'Esercito tedesco. I sovietici, che avevano sostenuto attivamente il popolo jugoslavo nella sua lotta per la liberazione definitiva del loro Paese, dettero un grande aiuto all'Esercito jugoslavo. Durante il 1944 e nei primi cinque mesi del 1945, il governo sovietico fornì alla Jugoslavia più di 96.000 fucili e carabine, oltre 68.ooo mitragliatrici e moschetti automatici, 3 .364 mortai, r.065 pezzi d'artiglieria di diverso tipo, 491 aerei, 65 carri armati, I . 529 stazioni radio e altresì grandi quantitativi di munizioni, di vestiario, di equipaggiamento e di calzature >>. La Relazione prende in esame, successivamente, la battaglia e la caduta di Berlino, l'occupazione della Cecoslovacchia e la capitolazione della Germania. Si riportano alcuni dati sulla battaglia di Berlino. Parteciparono ad essa tre Fronti sovietici: il 1" e 2° « Bielorusso ,, , il 1" « Ucraino >). In totale questi tre Fronti disponevano di 2.500.000 uomini, 41.600 cannoni e mortai, 6.250 carri e semoventi, 7.500 aerei. La superiorità sul nemico era di 2,5 in personale, di 4 in artiglieria, di 4, r in mezzi corazzati e di 2,3 in aviazione. Le forze sovietiche eliminarono un complesso dì forze tedesche pari a 70 Divisioni di fanteria, 12 Divisioni corazzate e II Divisioni motorizzate. I sovietici catturarono 480.000 prigionieri tedeschi e s1 unpossessarono dei seguenti materiali: r.500 mezzi corazzati, 4.500 aerei, ro.9r7 cannoni e mortai.
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L ITAI.IA NELLA REL,\ZIO NE SOVIETICA S l)l.l_,A SECON DA GUJ;RR,\ MON DIALE
La Relazione riporta, questa volta, i dati delle perdite sovietiche. Dal 16 aprile all'8 maggio 1945 i tre Fronti persero in morti, feriti e dispersi: 304.887 uomini , 2.156 mezzi corazzati, 1.220 cannoni e mortai, 527 aerei . « Le truppe anglo - americant: persero fronte occidentale, 2 60 .ooo uomini >>.
in
tutto il 194 5, sul
In modo più esteso viene riassunto il capitolo relativo alla resa senza condizioni della Germania. Per tutta la durata del conflitto, la Germania cercò di separare e di porre l'una contro l'altra le Potenze alleate. I tedeschi prolungarono il conflitto nella speranza che Stati Uniti e Inghilterra accettassero una resa separata. Anche dopo la morte di Hitler « ... il Comando Supremo tedesco tentò di "reggere sino all'ultimo " sul fronte orientale e di evitare la resa senza condizioni. Gli alti esponenti della Germania fascista e i circoli monopolistici che a suo tempo auevano condotto Hitler al potere, cercarono di raggiungere, con la prosecuzione della guerra, un determinato obiettivo, cioè di guadagnare tempo per salvare lo Stato militarista tedesco lJ. La formula della resa senza condizioni fu proposta da Roosevelt sin dalla Conferenza di Casablanca (1943) e fu ribadita alla Conferenza di Jalta (145). (145) La Conferenza di Casablanca (14- 16 genna io r943) è nota per essere stata ciuella nella quale fu an nunciato « il principio della resa incondit.ionata >l da applicare ne i confronti dell ' e( 1\sse e dei suoi satelliti )) eia parte delle Nazioni Unite. Intervennero al convegno Roosevelt e Churchill con i rispettivi capi militari, Stalin, invitato, non intervenne, m a fu informato delle discuss ioni rd aderl alle decisioni. Il collegamento fu tenuto pure con Ch'ang - Kai - Shek. Non meno importante decisione fu quella di a prire un « secondo fron le » in Eu ropa, per allegger ire il peso sostenuto dall'Armata R ossa, cc impegnando il 1umico nel modo più pesante possibile sul fronte più opportuno l>. Come tale Eu accennato al settore balcanico, alla Jugoslavia, a ll'Italia, alle spiagge olandesi, alla sponda francese della Manica. Prevalse l'opinio ne d i sbarcare in Sicilia, dalla q uale passare poi alla pen isola.
Tuttavia - dice la Relazione - man mano che le forze sovietiche progredivano verso ovest, gli ambienti « filofascisti » americani e inglesi insistevano sempre più apertamente per la conserva-
l'ARTE QUINTA
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zione dello Stato nazista. Certe inf:luenti sfere anglo - americane ritenevano che la Germania fosse già sufficientemente stremata per sottostare ai voleri delle Potenze occidentali. Lo storico inglese Fuller sostiene ad esempio che sarebbe stato logico, subito dopo il fallimen to dell'offensiva tedesca delle Ardenne nel gennaio 1945, concludere un armistizio con la Germania. Per Fuller la resa senza condizioni era uno << slogan idiota)> (F. S. F uLLER : « La seconda guerra mondiale, 1939- 1945. Studio strategico e tattico» , ed. russa, 1956, pagg. 466 - 468). Churchill scrisse che << la sconfitta della poienza militare germanica portò con sé radicali mutamenti nei rapporti fra Russia comunista e le democrazie occidentali )> e che queste dovevano tener presente, in politica e in strategia: << In primo luogo, che la Russia sovietica è dit1enuta un pericolo mortale per il mondo libero ( imperialistico) . . . . in secondo luogo, che contro la sua ulteriore espansione deve essere immediatamente creato un nuovo fronte, in terzo luogo, che tale fronte in Europa deve correre quanto più possibile ad est >) (W. CttuRcHILL: « The Seconcl World \Var )), vol. VI, pag. 400) . La propaganda naz ista cercò di impressionare le Nazioni occidentali ponendo in evidenza la crescente potenza dell'URSS e le vittorie dell' Armata Rossa. La stampa e la radio tedesche insistevano sullo slogan che la Germania si batte << negli interessi eh tutto i'Occùlente ». I capi della Germania nazista con tinuavano a sperare di poter concludere la pace separata con gli USA e con l'Inghilterra. Agli inizi del 194.5, il Ministero degli Affari Esteri tedesco emanò direttive ai propri rappresentanti diplomatici nei Paesi neutrali, nelle quali era detto che bisognava fa r leva soprattutto sui sentimenti antisovietici degli ambienti anglo - americani, intimorendoli colla prospettiva di una vittoria dell'Armata Rossa. Il consigliere del Ministero degl i Affari Esteri von Schmiden, recatosi in Svizzera, accertò la possibilità di prendere contatto con i rappresentanti occidentali. « Nel febbraio 1945 , il delegato capo delle SS presso il Gruppo d'Armate "C" Obergruppenfueher K . Wolff, ebbe ordine da H itler di intraprendere passi concreti per stabilire i contatti. Ufficialmente W olff operò in qualità cli rappresentante del coniandante del G rup-
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L'ITALI A NELLA RELAZlONE SOV(ETICJ\ SU!.1, A SECOKDJ\ GUERRA MQNl)[ALE
po d'Armate" C" Feldmaresciallo Kesselring. il 2r febbraio, Wolff, tramite terze persone, raggiunse un'intesa preliminare e, 1'8 marzo, ebbe un primo incontro con A . Dulles. Secondo la tesiimonianza di un partecipante diretto agli avvenimenti descritti, il diplomatico hitleriano R. Rahn, la delegazione tedesca so1levò di fatto, nelle trattative, la questione di un armistizio onorevole sul fronte italiano. Secondo le proposte elaborate da Wolff e Rahn, le operazioni belliche su questo fronte dovevano immediatamente cessare; il Gruppo d'Armate tedesco " C" doveva avere la possibilità di ritirarsi ordinatamente nella Germania sud - occidentale per svolgervi un servizio di polizia diretto ad impedire disordini causati dagli operai stranieri; il comando tedesco si impegnava, durante il ripiegamento, a non distruggere le installazioni industriali e dei trasporti assicurando, alle truppe anglo - americane, libertà di movimento in ltalia e in Austria (RuDOLF R.'\H~: (< Ruheloses Leben.
Aufzeichnungen und Erinnerungen >), Di.isseldorf, r949, pag. 284.). Da parte sua, A. Dulles trattava col benestare del Comandante Supremo delle forze alleate nell'area del Mediterraneo Feldmaresciallo G. Alexander dal quale dipendeva in linea militare. Dulles, e con lui anche Alexander, accolsero positivamente le considerazioni espresse da Wolff. L' 8 marzo, parlando delle trattative al Comitato Congiunto dei Capi di Stato Maggiore alleati, Alexander sottolineò che le condizioni scelte per la cessazione delle operazioni in Italia potevano essere prese come modello per gli altri fronti (<< The Italian
Campaign, r2th December r944 to 2nd May r945. A report to the Combined Chiefs. of Staff by thc Supreme Allied Commander Mediterranean, Field - l'vfarshal the Viscount Alexander of Tunis )), London, r95r , pag. 62). Durante le trattative, denominate dagli alleati occidentali con la parola convenzionale "Crossword ", si parlò di un'operazione, da tempo accuratamente studiata, avente lo ffOpo di concludere una pace separata con i nazisti a danno dell' Unione Sovietica. Le Potenze occidentali tentarono di trarre in inganno il governo sovietico a proposito della natura delle trattative " Crossword" presentando la faccenda come se questa si fosse riferita non alle trattative, ma nient'altro che alla loro fase preliminare. Il governo sovietico, accortosi delle vere intenzioni di Londra e di Washington , chiese seccamente che le già iniziate trattative fossero sospese. Malgrado ciò, il 19 marzo le trattative continuai,ano. La condotta delle autorità anglo - americane durante le trattative " Crossword " confermava che per il raggiungimento dei loro
PARTE Q(JIN'l'A
interessati obiettivi esse erano pronte a venir meno agli obblighi di alleati. Il 22 marzo, il Commissariato del Popolo degli Affari Esteri dell'URSS pose in evidenza, in una missiva diretta agli ambasciatori americano e inglese, l'inammissibile instaurazione di trattative ( alle spalle dell'Unione S0t 1ietica, eh.e sosteneva il peso più gravoso del conflitto con la Germa1J.ia) fm i rappresentanti dei comandi anglo- americano e tedesco, dato che tale fatto non poteva servire al mantenimento e al rafforzamento della fiducia fra l'URSS, da un lato, e USA - Inghilterra dall'altro (<( Corrispondenza del Presi-
dente del Consiglio dei Ministri dell'URSS con i Presidenti USA e con i Primi Ministri della Gran Bretagna durante la Grande Guerra Patriottica 1941 - 45 ll, ed. russa, voi. I, pagg. 315- 316; voi. II, pagg. 202 - 204.). L o smascheramento da parte del governo sovietico del doppio gioco dei governanti inglesi e americani costrinse questi ultimi a rinunciare ad ulteriori tentativi cli effettuare trattative separate » .
Il tentativo di Himmler cli concludere una pace separata con gli occidentali, consentendo alle loro forze di muovere rapidamente verso est per impedire che la maggior parte della Germania fosse occupata dai sovietici, fo condotto tramite Bernadotte, membro della famiglia reale svedese (F. BERNADOTTE: << La Fin. :tvfes négociations humanitaires en Allemagne au printemps 1945 et leurs conséquences politiques )) , Lausanne, 1945, pag. 103). Inghilterra e Stati Uniti si rifìutarono di avviare con Himmler trattative separate. Il 26 aprile, essi informarono il governo sovietico della offerta di Himmler, della loro risposta negativa e resero poi pubblica la mediazione cli Bernadottc. Il 28 aprile, appresa dalle trasmissioni radio americane l'iniziativa di Himmler, Hitler dette ordine cli escluderlo dal partito e di arrestarlo, cosa che tuttavia non fu fatta. Secondo i relatori, profondi erano i motivi ciel rifiuto americano e inglese ad accettare una pace separata per tutto il fronte occidentale. « Sebbene negli Stati Uniti determinati circoli influenti - che avevano propri rappresentanti in posti dì ri'lievo dell' Esercito, della diplomazia, del servizio informazioni - considerassero assai auspicabile un'intesa coi nazisti, tale punto di vista non godeva di incondizionato sostegno nelle più alte sfere governative. In Inghilterra, al contrario, i maggiori esponenti politici erano pronti a concludere un accordo antisovietico. Churchill, in un discorso pronunciato a Wood/ord il 2 5 novembre r954 - che fu causa
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L'ITALIA NJ;I.L/\ RJ;J.,\ZIOKE SOVIETICA SULLA SECO!\"UA GUEl\R,\ MONl)(Al.E
del suo definitivo abbandono della carica di primo ministro, per inavvedutezza, come egli spiegò in seguito - si lasciò scappare che alla fine di aprile 1945 egli impartì a Montgomery la seguente direttiva: " Raccogliere con cura l'armamento germanico e depositarlo in modo che esso possa essere più facilmente distribuito ai soldati tedeschi coi quali dovremmo cooperare nel caso che l'avanzata sovietica continuasse" (<<Daily Herald l>, November 24, 1954). Nella fase conclusit1a della guerra, Churchill, per suo stesso riconoscimento, compì molti sforzi per indurre sin d'allora il governo USA a creare un compatto fronte antisovietico. Ma, egli lamenta nelle sue memorie: "Negli Stati Uniti mancò la necessaria guida politica nel momento in cui ce n'era più bisogno", ed egli stesso poté "soltanto mettere in guardia ed esortare ". L'idea di trattative separate con i capi fascisti fu abbandonata da Churchill, negli ultimi giorni del conflitto, soltanto dopo che Washington si rifiutò categoricamente di avviarle. IL governo americano non giunse a trattative con i nazisti e si sforzò persino di smorzare lo zelo di Churchill, non perché nutrisse, si capisce, maggiori simpatie per l'Unione Sovietica. A tale riguardo i punti di t ista dei circoli dirigenti delle Potenze occidentali coincidevano: essi erano ispirati dall'odio verso il socialismo e dal timore che aumentassero le simpatie dei popoli verso l'Unione Sovietica. Tuttavia per tutta la durata della guerra profondi ed inconciliabili contrasti, su quale precisamente delle due Potenze dovesse avere il compito di guida nel mondo, divisero Inghilterra e Stati Uniti. I concetti di epoca americana e di pace americana (" Pax americana ") ( r46) 1
(146) La Relazione sov1et1ca po ne a questo punto ìa seguente nota: "Pax America11a " è in m1alogia ali' cspr('.ssione latina "Pax Romana", che indicava un cert o sistema pacifico nel quale Roma erct suprema arbitra e signom. L'csp1·essione fu poi adottata dagli imperialisti britannici nella forma di " Pax Britan11ica " J). u
furono avanzati già da tempo dagli ideologi del capitale monopolistico USA. Secondo il pensiero di questi ideologi, La partecipazione degli Stati Uniti al conflitto doveva servire ad un unico scopo, lo stabilimento della "guida americana del mondo". Per contro, i circoli imperialistici della Gran Bretagna cercarono di assicurarsi in proprio una funzione analoga. Dato che Londra aveva compreso come un effettivo confronto di forze fra USA e Inghilterra andasse a suo sfavore, quest' ultirna si adoperò per avanzare le sue pretese
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alla chetichella e per imporre piano piano a Washington la propria volontà )> .
Secondo i relatori, tali contrasti influirono notevolmente sulla linea politica degli Stati Uniti e dell'Inghilterra nella fase conclusiva del conflitto. La politica statunitense era altresì condizionata dal! 'interesse che gli USA attribuivano all'entrata in guerra dell'URSS in Estremo Oriente. Gli USA pertanto ritenevano che la rinuncia delJe Potenze occidentali al principio della resa incondizionata tedesca avrebbe sciolto l' Unione Sovietica dal suo impegno di intervenire in Estremo Oriente. Reso omaggio al Presidente Roosevelt, per i suoi autentici sentimenti antinazisti e per la sua amicizia dimostrata verso l'URSS, la Relazione sostiene che gli storici tedesco - occidentali, in particolare, accusano Roosevelt cli non aver creato, sul finire della guerra, una coalizione antisovietica deLle Potenze occidentali e di non essersi tempestivamente accorto che l'alleanza con l'Unione Sovietica era del tutto assurda e innaturale. Altri storici accusano gli americani di aver affrontato i problemi senza alcuna visione politica, pensando soltanto all'obiettivo militare della sconfitta di Hitler. Secondo Gorlitz, i generali americani sono colpevoli di non aver stabilito piò a oriente la linea cli demarcazione fra est e ovest ed osserva anche che essi erano in disaccordo con il Gen. Montgomery (W. GoRLnz: <( Der Zweite Weltkrieg 1939 - 1945 )>, vol. II, pagine 507, 508). T ale disaccordo rifletteva le diverse posizioni politiche degli USA e della Gran Bretagna. Ad ogni modo, anche in Inghilterra sorsero dubbi sulla possibilità di trovarsi a fianco della Gennania, sia perché - secondo la Relazione - difficili sarebbero state le possibilità di successo militare contro l'Armata Rossa, sia perché l'opinione pubblica occidentale era decisamente orientata contro il nazis mo. A tal proposito il Feldmaresciallo Montgomery scrive che il popolo inglese << mai avrebbe acconsentito di combattere contro i russi nel 194 5. I russi furono degli eroi nella guerra contro la Germania e se il governo britannico avesse t oluto combattere contro di loro, nel 1945, esso si sarebbe trovato in una difficile situa.zione interna )) (B. MONTGOMERY: « The Memories of Fiele! - Mars.hal the Viscount Montgomery of Alamein ))' London, r958, pagg. 380 - 381). L 'inglese S. Huddleston ritiene che il fallimento di un accordo fra le Potenze occidentali e i nazisti sia da attribuire alla <( funesta )l influenza dell'opi1
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L .lTALlA Ì'El.l.A RELAZ!0:-1); SOV I ETICA STJJ.L.-\ SEC<):-JDA GUERRA ~!0-:-lDIALE
nione pubblica (S. H u nm..ESTON: « Popular Diplomacy and War i.>, New Hampshire, 1954, pag. 70). Il governo sovietico accelerò le operazioni militari allo scopo di eliminare le forze tedesche a protezione della capi tale e di occupare l'importante obiettivo politico e psicologico di Berlino. La Relazione afferma che « i circoli reazionari )) americani ed inglesi consideravano l'occupazione di Berlino e di gran parte del territorio tedesco, premessa necessaria per la realizzazione dei loro disegni antisovietici. Churchill lo afferma esplicitamente nelle sue memori.e (W. CHURCHILL: « The Second World War >J, vol. VI, pag. 389). Parallelamente, gli hitleriani intendevano resistere a Berlino quanto più possibile per ottenere un « guadagno politico di tempo )) , come affermò Jodl il 28 aprile, in una riunione presso il Comando Supremo tedesco (J. ScHuLTz: « Die letzten dreissig Tage ))' Stuttgart, r951, pagg. 39, roo). Dopo la fine di Hitler, Donitz precisò il 2 maggio, a una ristretta cerchia di collaboratori, la nuova linea politica che sarebbe stata seguita (il grande Ammiraglio Karl Dònitz era stato designato da Hi tler a succedergli dopo la sua morte). Egli ribadì che l'obiettivo era la capitolazione della Germania soltanto sul fronte occidentale. Tuttavia i nuovi dirigenti tedeschi si resero conto che richieste uf fìciali di resa separata non sarebbero state accolte da Londra e \Vashington. Essi attuarono perciò un altro piano che prevedeva la resa graduale, a ovest, fra Gruppi di Armate; « a tal fine è opportuno usufruire dei contatti già stabiliti ) i (Archivio dell'Istituto di Marxismo - leninismo presso il Comitato Centrale del PCUS - Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. n. 6083, ll. 3 - 4). li piano di « resa per aliquote » perseguiva il medesimo obiettivo di quello poi abbandonato, che prevedeva la resa contemporanea su tutto il fronte occidentale. << Quest'obiettivo, ferma restando la resistenza all'Armata Rossa, consisteva nel dare libero mot1imento verso est alle truppe delle Potenze occidentali, nel cercare che la maggior parte del territorio germanico fosse occupato da queste truppe, nell'evacuare dietro le linee anglo - americane il massimo numero di unità tedesche, che dovevano tenersi pronte all'impiego >> .
Donitz riteneva che, con la capitolazione per aliquote, una tacita intesa sarebbe stata stabilita con le Potenze occidentali, così dispensate dalla necessità di complesse trattative di chiara natura politica e strategica.
PARTE Q UI NTA
« Nelle fasi conclusive, i tedeschi riuscirono a stabilire con glt
alleati una cooperazione di tipo politico, scrive Paul Kecskemeti, autore dell'opera "Resa strategica", pubblicata in USA nel 19 58. Questa cooperazione venne realizzata non nella forma di trattative, ma si manifestò ufficiosamente nella condotta pratica. Le Potenze occidentali ritenevano che la resa per aliquote fosse una questione puramente militare, per i tedeschi, invece, essa aveva un significato politico ... il loro scopo ( dei nazisti : annotazione della Relazione sovietica) era di far entrare in territorio germanico le forze alleate, Lasciandone ai russi il meno possibile » (PAUL KECSKEMETI: « Strategie Surrender
l>,
StanclforcL r958 , pag. r54).
Gli anglo - americani si resero conto che la situazione della Germania, ormai battuta, offriva però, come unica alternativa, la sua resa incondizionata. L'accettazione della resa per alic1uote, mentre sull'altro fronte erano in corso aspri combattimenti, sarebbe ~tata in~atti ~acilmente interpretata come una chiara rinuncia agl i unpegrn pres1. Il 9 aprile, dopo il fallimento delle trattative « Crossword >), gli alleati iniziarono in Italia settentrionale le operazioni conclusive. Il Gruppo d'Armate « C >> (27 divisioni tedesche e 5 italiane) tentò di resistere (147). ( 147) li Gruppo d'Armate (( C » era cost1tu1to soltanto da 2 1 ¾ D ivisioni germaniche e da 4 Divisioni (Littorio, S. Marco, Monte }{osa e Italia) della repubblica sociale italiana.
« Ma nessuna manovra permise agli aggressori hitleriani di
sfuggire alla completa sconfitta sul suolo italiano. Un peso rilevante ebbero le For.ze Armate della Resistenza italiana. Nei reparti e nelle unità partigiane combattevano contro il fascismo, compiendo eroiche gesta, rappresentanti dei popoli di diversi Paesi. Nella lotta per l'Italia dette la sua vita il cittadino dell'Unione Sovietica F. A. Poletaiev. Il governo italiano lo insignì, dopo la morte, della più alta ricompensa della Repubblica - "la medaglia d'oro al Valor Militare". IL governo dell'URSS assegnò a Poletaiev iL titolo di "Eroe dell'Unione Sovietica" (r48). (148) Alla memoria <lei cittadino sovietico Fiodor Alexandrovic Poletaiev (Poecan), il governo italiano decretò la medaglia d 'oro al valor militare. Il Polctaiev, nato nel 1904 a c;orlovo, villaggio della regione di Rianza, era sergente dell'Armata Rossa. Caduto prigion iero delle forze germaniche nel
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L ' rrALCA !\"E l.I.A REL,\ZIO'.'<E SOVIETI CA SI.ILI.A SECO!\"D1\ GUERRA MO!\"DIAU
1943 e trasferito in Italia al seguito di esse, evase con altri compagni nel 1944 nella zona cli Alessandria. Aggregatosi alla formazione partigiana italiana « Oreste )) , facente capo alla e< D ivisione Pinan - Cichellero », della cc Sesta Zona Operativa Ligure », il 15 dicembre r944, sul Monte Bossolo riusciva da solo a portarsi vicino al nemico e, col fuoco della sua a rma automatica, dando l'impressione di essere a capo cli una schiera di partigiani, costringeva i tedeschi ad abbandonare la posizione. Il 2 febbra io conduceva l'azione di guerra nella quale trovava la morte per contrastare u n rastrella mento di giovani e l'occupazione dei paesi e dei passi moncani. i\ ll'epoca della pubblicazione della Relazione sovietica (1963 - 1965), F . A . Polctaicv era il solo cittadino sovietico decorato alla memoria della medaglia d'oro al valo r m ilitare italiana per la sua partecipazione alla Resis te nza in Liguria. Alla memoria di u11 secondo cittad ino sovietico, Phore Nicolaicvic Musolislwili, fu decretata parimenti la medaglia d'oro nel 1970. Ph. N. Musolishvili era nato nel 1919 a Eveno Machaon i, presso Signahi in c;eorgia, cd era divenuto sottufficiale. Anch'egli, dopo essere caduto prigioniero dei tedesch i, aveva accettato di arruolarsi nelle speciali formazioni ausiliarie che collaboravano con l'Esercito tedesco cd era stato destinato in fcalia con la formazione georgiana della quale faceva parte. D isertava dalle forze tedesche alla cesta cli settanta connazionali, che costituivano un repano armalO, e passava alle formazion i partigiane della Lombardia, distinguendosi per virtù militari ed attaccamento alla causa della libertà. Il 3 dicembre 1944, nella zona del Lago Maggiore, rimaneva accerchiato con i suoi uomini durante una dura azio ne dife nsiva. In <1uella circostanza, accettava di consegnarsi vivo al nemico per assicurare salva la vita dei dipendenti. Appena presentatosi e qualificatosi, estraeva la propria pistola e si togl ieva ia vita.
Il comando anglo - americano in Italia cercò in ogni modo di impedire la insurrezione generale e di ingannare i capi partigiani con un piano tale che li avrebbe orientati, nelle successive operazioni, soltanto alla realizzazione della "difesa delle infrastrutture". Tuttavia la manovra dello Stato Maggiore del Maresciallo Alexander ebbe esito infruttuoso, allo stesso modo dei tentativi di disarmare il movimento italiano di liberazione nazionale alla fine del 1944
(vds. nota I 37). In quel tempo le formazioni partigiane ammontavano, secondo dati tedeschi, a circa 2 50 .000 uoniini. Malgrado la carenza di armamt·nto, i patrioti italiani impedirono agli' hitleriani di attuare un Loro importante progetto: trasformare ogni città in un centro di resistenza dei reparti tedeschi e delle truppe di Mussolini (Lurc r
LoNGo :
(< Un
popolo alla macchia», ed. russa, 1952, pag. 386).
IL 2 5 aprile tutta l'Italia settentrionale insorse ( 149). (14.9) Per rende re il giusto merito alle formazioni partigiane, s1 precisa meglio e più compiutamente il reale svolgimento dei fatti.
I'ARTE QUI NTA
Già da l 15 aprile Chieri, alle porte di Torino, era nelle ma ni delle brigate garibald ine. Il 19 era liberata Bologna, il 22 - 23 Modena, il 23 insorgeva Ge nova, il 24 erano liberate La Spezia e Sestri Levante, il 24 Reggio E milia e Biella ed insorgeva Milano, il 24 - 26 tornava a libertà Vercelli, il 25 si arrendeva in Genova il comandante tedesco (;en. Meinholcl ccl insorgeva Torino, mentre erano liberate Nova ra, la sua provincia e Parma. Ma il movimento non era ancora concluso perché soltanto il 26 era liberata Pavia, il 27 insorgeva Padova, il 28 Venezia, ove giungeva una colonna del Gruppo cli combattimento ,, Cremona >> dcll"Esercito regolare italia no. Lo stesso giorno 28 erano liberate Bergamo ed Aosra. Il 29 insorgeva Trieste cd erano liberate Cuneo e Piacenza, il 30 Belluno, il 1' ' magg io U dine; Trieste era occupata dagli jugoslavi lo stesso g iorno.
I più importanti centri delle regioni settentrionali del Paese - Genova, Milano, Torino - si trovarono nelle mani delle forze della Resistenza. Questa fu una pagina luminosa della gloriosa storia della lotta di liberazione nazionale dei popoli d'Europa nella seconda guerra mondiale. Il capo del fascismo Mussolini cercò disperatamente di salvarsi. Insieme a una decina di caporioni fascisti egli decise di fuggire verso la frontiera svizzera e di portare con sé l'oro del! o Stato italiano. Il duce era travestito con l'uniforme di un soldato tedesco. il 27 aprile i partigiani raggiunsero però i fuggitivi a Dongo e li fecero prigionieri. Il giorno seguente, per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Italia settentrionale, Mussolini, la sua amante Claretta Petacci ed alcuni noti gerarchi fascisti che accompagnavano il duce, furano fucilati. I loro cadaveri furono portati nella Milano liberata. Là, in piazza Loreto, per volontà della giustizia popolare, M ussolini e gli altri, fucilati insieme a lui, furono appesi con il capo all'ingiù. Il popolo italiano - continua testualmente la Relazione sovietica - punì in tal modo il principale responsabile del trascinamento dell'Italia in numerose e sanguinose at1t1t·nture. Il duce era divenuto un cadavere politico sin dal 2 5 lugli o 1 94 3, ma i patrioti italiani ritennero necessario sopprimere la canaglia con le loro mani. Ingloriosa morte ebbero, uno dopo l'altro, Mussolini ecl Hitler che nel corso di un quarto di secolo personificarono le forze più aggressive dell'imperialismo internazionale. L'ignominiosa fine del fii.hrer e del duce simbolizza il destino al quale, nel nostro tempo, non può sottrarsi qualsiasi organizzatore di brigantaggio mondiale. Il 29 aprile fu firmato l'atto di capitolazione delle truppe hitleriane in Italia. 20. -
Russia
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L'ITALJ1\ N ELLA RtLAZ!ONE SOVIETICA St; LJ.A SECONDA GUERRA MONDIALE
Su richiesta del governo dell' URSS, vi assistette un rappresentante sovietico. Il 2 maggio la capitolazione del Gruppo d'Armate "C" entrò in vigore. IL 5 maggio si arrese al comando anglo - americano l'Armata tedesca "E" agli ordini del Gen. di C .A. Lohr che operava in Croazia e nell'Austria meridionale. In quello stesso giorno il Gen . americano J. Devers accettò la resa del Gruppo d'Armate " C" comandate dal Generale Schultz ( Baviera e parte occidentale dell'Austria); fu anche accolta la resa della r9" Armata tedesca (Vorarlberg e Tirolo) . "Dobbiamo rallegrarci di ogni possibilità di occupazione del nostro territorio da parte degli americani anziché delle truppe russe" rilevava Donitz, in merito ai suddetti avvenimenti durante una riunione al Quartier Generale >> (Archivio dell'Istituto di Marxismo - leninismo presso il Comitato Centrale del PCUS. Documenti e materiali della Sezione di Storia della G rande Guerra Patriottica, inv. n. 6083, 11. 9-10). Donitz cercò dapprima di avviare le trattative con Montgomery, giacché riteneva Eisenhower << politicamente più impegnato». Il 2 maggio Dònitz dette la seguente direttiva al Comandante supremo della 1vfarina tedesca, Ammiraglio G. Frideburg: « Esclusivamente resa militare parziale in tutta la Germania nord - occidentale, ma in modo tale che non divengano più difficili le possibilità di ripiegamento da est per terra e per mare » (W. Lt."DDE NEURATH: « Regierung Dèinitz », pag. 125). Donitz, in altre parole, voleva una capitolazione parziale a ovest e la continuazione della lotta a est. e< Lo scopo - afferma Gorlitz - era di aver la possibilità di trasferire al completo il Gruppo di Armate " Vistola" nelle mani britanniche » (\Xl. GèiRLITZ: « Der Zweite W cltkrieg r939- 1 945 », vol. II, pag. 575). Intanto il Comandante della 21 "· Armata tedesca incominciò a trattare con il Comandante della 82'' Divisione avioportata americana e ottenne la possibilità di arrendersi e di continuare nel contempo i combattimenti di retroguardia contro le forze sovietiche (W. GoRLITZ: « Der Zweite Weltkrieg 1939 - 45 », vol. II, pag. 574). Analoga intesa fu stabilita fra il Comandante della 12" Armata tedesca e il Comandante della 9" Armata a1.n ericana. E isenhower precisò a Montgomery che la re'~a di forze tedesche nel settore di responsabilità del XXI Gruppo d'Armate inglese poteva considerarsi come un « problema tattico >> la cui competenza spettava ai comandanti interessati. Montgomery intendeva, in realtà, trattare con .l'Ammiraglio Frideburg la resa di tutte le forze tedesche, di-
PARTE Qt.:!~TA
slocate, oltre che nella Germania settentrionale, in Olanda e in Danimarca, nonché la sospensione delle attività belliche navali. Montgomery accordò ai soldati tedeschi , in ritirata eia est, la possibilità di darsi prigionieri agli inglesi, purché non inquadrati in reparti. Promise inoltre - dopo la resa della Flotta - di non ostacolare la successiva evacuazione, per via marittima, cli aliquote di forze pressate verso il mare dai sovietici nel!' area del Baltico. Durante il rapporto tenuto da Frideburg presso il comando cli Donitz, fu constatata la possibilità, offerta dal comando inglese, di continuare la lotta sul fronte orientale. « Circa l'ampliamento dell'area di capitolazione veniva rilevato che era comunque ormai impossibile controllare la Danimarca e l'Olanda e che "la loro difesa non avrebbe portato ad ottenere successi ma, al contrario, avrebbe provocato un'ulteriore perdita di prestigio della Germania e maggiori complicazioni politiche". Sentito il rapporto di Frideburg, Donitz gli dette ordine di stabilire immediatamente contatti con Eisenhower '' allo scopo di effettuare ancora delle rese per aliquote " (Archivio dell'Istituto di Marxismo - leninismo presso il Co1.nitato Centrale del PCUS. Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. n. 6083, li. TT - 12). Alle ore 18,30 del 4 maggio ebbe luogo la firma dell'atto di resa di tutte le forze tedesche in Olanda, nella Germania nord occidentale, nello Schleswig- Holstein e in Danimarca, al comandante del XXI Gruppo d'Armate. Secondo questo documento, le operazioni militari dovevano cessare, nelle citate regioni, alle ore 8 del 5 maggio. ln una direttiva segretissima, emanata il 5 maggio in occasione della resa nella regione nord - occidentale, del Comando Supremo della Wehrmacht, era contenuta la seguente precisazione: "Nel deporre le armi in Germania nord - occidentale, in Danimarca e in Olanda, noi teniamo conto del fatto che la lotta contro le Potenze occidentali ha perso significato. Ad oriente, comunque, la lotta continua . .. " (\V. LuDDE - NEURATH: << Regierung Dònitz l>, pag. 137). Nello stesso tempo, Donitz vietò l'attività clandestina dell'organizzazione militare " Wehrwolf" nei territori occitpati dalle Potenze occidentali, ritenendo che essa avrebbe reso più ardua la realizzazione dei piani politici. Fu specificamente ordinato a Frideburg di comunicare al Co mandante supremo delle forze alleate in Europa la " spontanea " cessazione da parte della Germania della guerra sottomarina e, posto tale fatto a base delle trattative, di "sottolineare l'indirizzo politico" del governo Donitz. Nelle istruzioni
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L'!TALI.·\ NELLA Rl::LAZ!()NE S()V ! ET !CA SULLA SECONDA G UERRA MONDIALE
date a Prideburg era detto che egli doveva '' chiarire al Gen . Eisenhower i motivi per i quali la completa capitolazione non era possibile". I governanti di Flenshurg erano soprattutto preoccupati della sorte defle forze a sud comandante da Kesselring le quali, dopo la resa dei Gruppi d'Armate " C " e " G ", erano costituite dai Gruppi d'Armate ''Centro", al comando del Feldmaresciallo Schoerner, e "Sud" (a partire dal , ., maggio denominato "Austria") al comando del Col. Gen . Rendulic >>. Donitz intendeva mantenere pili a lungo possibile il possesso della Cecoslovacchia centrale e occidentale, dov'erano dislocati pr.incipalrnente i Gruppi d'Armate di Rendulic e Schoerner, per consegnare agli americani tutto il gruppo di forze sud. I combattimenti dovevano continuare contro l'Armata Rossa sinché l'ultimo soldato tedesco non avesse oltrepassato le linee anglo - americane. Ma a causa dell'insurrezione slovacca e dell'accordo raggiunto fra Eisenhower e il comando russo, circa l'avanzata delle forze americane sino alla Moldava, l'offerta, fatta il 5 maggio a nome di Kesselring, di capitolazione parziale delle forze tedesche a quelle alleate occidentali, fu respinta (D. ErsF.NHOWER : « Crusade in Europa» , pag. 425). « L a sera dello stesso giorno, Frùlehurg giunse al comando di Eisenhower dislocato a Reims. Lo ricet,ette il Gen. Bedel! Smith il quale dichiarò che non si poteva discutere su alcuna "resa parziale ", ma che poteva essere accettata soltanto la resa generale senza condizioni su tutti i fronti; nello stesso tempo le truppe tedesche sia a est che a ovest dovevano abbandonare le loro posizioni. Frideburg comunicò a Donitz, a Keitel e a Jodl l'insuccesso della sua missione >J .
Giudicate inammissibili le condizioni di Eisenhower, fu inviato a Reirns Jodl, per la .firma dell'atto di resa del fronte occidentale e, eventualmente, dell'atto di resa contemporanea su tutti i fronti. Nel corso delle trattative preliminari - secondo Gorlitz - Jodl riuscì a trovare un'intesa generale con Smith il quale era pronto ad accettare le sue proposte (W. GoKLITZ: « Der Z1.-veite \Veltkrieg 1939 - 1945 », vol. Il, pag. 579). Jodl fece leva sul << caos JJ che sarebbe avvenuto, nel caso di capitolazione incondiz ionata su tutti i fronti, per far sì che Smith si discostasse dalle direttive del Comandante in Capo. Smith acconsentì che la resa entrasse in vigore 48
PART E Q UI NTA
ore dopo la firma dell'atto di capitolazione. Egli dichiarò che gli alleati non avrebbero protestato nel caso in cui i soldati tedeschi , malgrado gli ordini ricevuti, si fossero rifiutati di arrendersi all'Armata Rossa; questi soldati avevano la poss ibilità di attraversare le linee anglo - americane e di essere considerati prigionieri di guerra (J. ScHULTZ : « Die letzen dreissig Tage », pag. 84). <• Con ciò i nazisti ebbero la possibilità di portare dietro le linee degli alleati occidentali una considerevole entitù delle loro truppe ». Eisenhower volle comunque rompere gli indugi ordinando a Smith di riferire a Jod l che, se la resa incondizionata su tutti i fronti non foss e stata immed iatamente firmat a, le trattative sarebbero state interrotte, le operazioni mi litari sarebbero ricominciate dove erano state sospese e sarebbe stato impedito ai soldati, in ripiegamento da est, di attraversare le linee. Donitz considerò un •<assoluto ricatto » le proposte di Eisenhower. Alle 01,30 del 7 rnaggio Jodl ricevette l'autorizzazione per la firma dell'atto di resa incondizionata. Subito dopo fu dato a Kessclring, Schoerner, Rendulic e Lohr il seguente ordine via radio : « Spostare il più rapidamente dal fronte orientale a quello occidentale tutto ciò che è possibile. In caso di necessità, aprirsi il passo attraverso le linee sor ietiche con il combattimento » (J. ScHULTZ : « Die lctzten , dreissig Tage », pag. 87). 11 documento preliminare di resa fu firm ato a Reims da Jodl alle 02,41 del 7 maggio 1945. Il comando tedesco si era impegnato a sospendere le attività militari alle oo,or del 9 maggio, ora di Mosca. Secondo l'atto di resa de finitivo, firmato a Berl.ino \'8 maggio 1945, la cessazione delle ostilità da parte germanica doveva avvenire alle ore :23,cn del1'8 magg10 1945, orario de\l'Europa centrale. Tuttavia i comandanti dei Gruppi di Armate <( Centro » e << Austria>> si rifiutarono di arrendersi all'Armata Rossa. Dònitz approvò, di fatto, tale condotta e il IO maggio comunicò ad Eisenhower che « lo stato delle reti di collegamento » non assicurava la resa dell'aliq uota di forze sud né agli occiden tali né ai sovietici. Donitz riteneva in tal modo di for;c,are il comando americano ad accettare la capitolazione separata delle forze sud agli occidentali continuando le azioni ri tardatrici a est. Comunque, quando Eisenhowe r ricevette tale com unicazione le forze del Gruppo d'Armate <<Centro » erano già state accerchi ate dai sovietici. « Questa era la situazione il 10 maggio, quando Eisenhower dispose che le truppe tedesche, le quali in t iolazione dell'atto di capitolazione avessero 1
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L'ITAI.IA !'>ELLA RcLAZ!O~i, SOVIETICA SllLLA SECOKDA CUERRA MOKlllALE
tentato di sfuggire ali' Armata Rossa per darsi agli alleati occidentah, sarebbero state consegnate al comando sovietico. Tenuto conto che l' aliqu,ota di forze sud era completamente circondata dalle truppe sovietiche e, secondo le parole di uno studioso occidentale, "non vi erano forze occidentali in vicinanza" (P. KECSKEMETI: « Strategie Surrender », pag. 151) è poco verosimile che quest'ordine at esse un grande significato pratico. Su richiesta dello "Stavka" del Comando Supremo dell'Unione Sotiietica, il Feldmaresciallo Keitel presentò una relazione sulla consistenza e dislocazione delle forze tedesche al fronte orientale il 9 maggio 194 5. Secondo questo documento, sul fronte russo tedesco, il giorno della resa senza condizioni, si tro(lavano oltre r. 500.000 soldati ed uffìciali tedeschi, numero che comprendeva il Gruppo d'Armate "Curlandia ", 200 .000 uomini; l'Armata ''Prussia· Orientale", 100.000 u.; il Gruppo d'Armate "Centro", 600.000 u.; il Gruppo d'Armate "Austria", 450.000 u.; il Gruppo "Sud - Ovest", 180.000 u .. Dal 9 al 17 maggio furono fatti prigionieri dall' Armatci Rossa, ìn seguito alt' atto di resa senza condizioni della Germania, r .390 .978 soldati ed ufficiali nonché 101 generali>> (Archivio dell'Istituto cli 1
Marxismo - leninismo. Documenti e materiali della Se7.Ìone di Stona della Grande Guerra Patriottica, inv. n. 14437, Il. 3 - 7). Il 1" marzo 1945, dopo la Conferenza di Jal ta, Roosevelt espresse la convinzione che a San Francisco sarebbe stata definita la Carta dell'organizzazione internazionale (« Documents on American Foreign Relations ll, vol. III, July 1944 - June 1945, Boston, 1947, pag. 23). Tu ttavia - afferma la Relazione - il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Truman, mostrò subito l'orientamento di volersi allontanare dal principio della cooperazione internazionale (150). (150) La conferenza internazionale, tenuca a San Francisco dal 26 ap rile al 26 giugno 1945, ebbe lo scopo di discutere, modificare ed approvare l'organÌZ7.azione delle N azio ni Un ite, dopo che la confcren7.a di Dumbarton Oaks (agosto - ottobre 1944) ne aveva condotto gli scudi preparator i (vds. nota I40).
Il 20 aprile, prima del la Conferenza di San Francisco, Truman pronunciò una frase che divenne il motto di tutta la sua attività presidenziale : « Sono intenzionato di essere duro nelle mie relazioni col governo sovietico » (HARRY TRUMAN : « Memoirs >>, voi. I,
l'ARTF. 01/INT.\
~ .)
I 1
New York, 1955, pag. 72). Molti esponenti governativi statunitensi erano preoccupati del fatto che l'Unione Sovietica fosse divenuta , al termine del conflitto, una potenza di primo piano (I. F. STo:-TE: « The Truman era», New York, 1953, pagg. II, 12). Secondo i relatori, l'Unione Sovietica, sentendosi minacciata appena ultimato il conflilto, atlribuì grande importanza alla creazione della nuova organizzazione internazionale. La Conferenza di San Francisco fu iniziata il 25 aprile 1945. Vi presero parte 850 delegati dei 46 Paesi sottoscri ttori della Dichiara?:ione delle Nazioni Unite il l"' gennaio r942 o successivamente. L'Ucraina e la Bielorussia chiesero di essere autonomamente inserite nell'organizzazione internazionale. Tali richieste non suscitarono particolari discussioni perché, a Jalta, Roosevelt e Churchi ll avevano dichiarato di accettare le proposte sovietiche relativamente alle suddette repubbliche (H. TRt:MAN: « Memoirs », voi. I, pag. 73). Particolarmente aspro fu il dibattito sulJa proposta sovietica di far intervenire alla Conferenza di San Francisco i rappresentanti del governo provvisorio dell a Polonia. Al termine della Conferenza di San Francisco, sui dibaltiti della gualc la Relazione è piuttosto dettagliata, fu approvato lo Statuto della nuova organi7.za7,ione internazionale (ONU). Alla metà di luglio 1945, ebbe luogo a Potsdam la Conferenza delle tre Grandi Potenze. La data di convocazione di detta Conferenza (convenzionalmenle denominata << T erminal ») fu suggerita dagli Stati Uniti che la fecero coincidere con lo scoppio sperimentale della pri ma homba atom ica per esercitare - dice la Rel azione una pressione pol ilica nei riguardi dell'Unione Sovietica. La Conferenza si aprì il 17 lugl io 1945. Dal L7 al 25 luglio la delegazione britannica fu capeggiata da Ch urchill e, <lopo che fu noto l'esito delle elezioni in Gran Bretagna, da Attlee. A Potsdam fu istituito il Consiglio dei Ministri degli Affari Esleri composto dai Ministri degli Esteri dcli 'URSS, della Gran Bretagna, degli USA, della Francia e della Cina. T ale Consiglio aveva i seguenti compiti: stesura dei trattati di pace per Italia, Romania, Bulgaria, Ungheria e Finlandia; esame delle proposte concernenti le guestioni territoriali; preparazione <lei trattato di pace con la Germania. L'esame del problema tedesco costituì la fase finale di precedenti trattative fra gli alleati , condotte in sede di Commissione Consultiva Europea, di Commissione Internazionale per le Riparazioni di guerra e di Conferen7.a di Jalta.
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L'ITAL!A KELLA REL,\ZIO:-JE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERRA MQNl)(Al.E
I governi statunitense e britannico sostenevano la tesi che la Germania dovesse essere divisa. Su proposta di Roosevelt e di Churchill, la Conferenza di Jalta aveva deciso di formare una Commissione, presieduta da Eden, per definire la struttura della Germania post - bellica e per studiare, in particolare, la possibili tà di un suo smembramento (« La verità sulla politica delle Potenze occidentali in merito alla questione germanica », ed. russa, pag. 12). In una delle prime sedute di tale Commissione, i delegati britannici proposero che fossero discussi i seguenti punti: - in qual modo la Germania deve essere divisa, in quante parti, secondo quali frontiere e quali avrebbero dovuto essere i rapporti reciproci fra le parti divise; - quando avrebbe dovuto effettuarsi lo smembramento della Germania ; - quali provvedimenti avrebbero dovuto prendere gli alleati per realizzare e man tenere in atto tale smembramento. Gli Stati Uniti accettarono di discutere i suddetti punti. Invece il delegato sovietico F. T. Gusev fece presente, in una lettera del 26 marzo l945 a Eden , che l'Unione Sovietica considerava il piano di smembramento della Germania soltanto << come una possibile prospettiva di controllo sulla Germania allo scopo di evitarne la pericolosità qualora gli altri mezzi di pressione si fossero dimostrati insufficienti)). Al termine del conflitto, il governo sovietico fece presente che l'URSS non si proponeva di div1dere la Germania. La delegazione statunitense, invece, giunse a Potsdam con un piano cli divisione della Germania che prevedeva .la formazione di tre Stati: uno meridionale con capitale Vienna, uno settentrionale con capitale Berlino e un altro occidentale costituito dalla Ruhr e dalla Saar (W. LEAHY: << I was there )), pag. 390). L'Unione Sovietica riteneva che il ritorno alla soluzione politica di tanti singoli Stati tedeschi non avrebbe favorito la causa della sicurezza e della pace in Europa. << Gli interessi della sicurezza internazionale esigevano non la divisione della Germania, bensì la sua profonda e completa democratizzazione » .
A Potsdam le delegazioni si accordarono sugli obiettivi politici ed economici che si sarebbero dovuti conseguire con l'occupazione della Germania: completo disarmo e smilitarizzazione, smantella-
l'.·\RTE QUINTA
mento e controllo di tutte le industrie suscettibili dì produrre materiali bellici, dissoluzione del partito nazional - socialista, graduale preparazione al ripristino della vita politica su base democratica. Sul tema delle riparazioni belliche, la delegazione statunitense, secondo la Relazione, non si attenne all'accordo d i Jalta per la determinazione di una somma (20 m iliardi dì dollari), a motivo delle grandi distruzioni subite dalla Germania. Essa propose invece di applicare il principio delle riparazioni « per zone >>, senza tener conto, dicono i sovietici, che le principali aree economiche e industriali belliche si trovavano nella Germania occidentale e che l'area occupata dai russi aveva subìto le più pesanti distruzioni. La delegazione sovietica accettò il principio della riparazione << per zone » tenuto conto del fatto che gli statunitensi si erano dichiarati disposti, in cambio, di fare eventuali concessioni in merito alla definizione dei confini occidentali della Polonia. I rappresentanti sovietici dichiararono tuttavia che sarebbero state necessarie esazioni suppletive, tratte dalla zona occidentale, in primo luogo quelle riferentisi al settore delle installazioni belliche. Nel contempo essi fecero presente che molti impianti, merci e materiali ferroviari, erano stati incamerati da inglesi e americani durante l'occupazione temporanea dei territori poi passati sotto controllo russo. Gli anglo - americani accettarono la richiesta sovietica di prelievi suppletivi tratti dalla zona occidentale. Fu stabilito che: « dopo il pagamento delle ripara.zioni dovessero essere lasciate al popolo germanico sufficienti risorse per poter vivere senza aiuti dall'esterno >>. Nel quadro ciel disanno tedesco, fu altresì discussa a Potsdam , su proposta sovietica, la destinazione della marina militare e mercantile della Germania. Il naviglio militare di superficie e la flotta mercantile furono divisi in parti uguali fra URSS, USA e Gran Bretagna. Su richiesta della delegazione inglese, la Conferenza decise di far affondare la maggior parte dei somrnergibili tedeschi. In sede di tale Conferenza, fu risolta anche la questione di Konigsberg. La delegazione sovietica ricordò che americani e inglesi avevano accettato, sin dalla Conferenza di Teheran, che quella città tedesca passasse all'URSS. Infatti Truman e Churchill confermarono la validità del precedente impegno. Fu in seguito discusso i] problema dei criminali di guerra tedeschi: su richiesta della delegaz ione sovietica la Conferenza ne
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L'rrALIA NELLA RELAZIONE SOVIET!CA SULLA SECON DA GUERRA MONDlALE
pubblicò un primo elenco, dopo che americani ed inglesi si erano detti contrari ad inserire nelle risoluzioni della Conferenza i nomi di Goring, di Hess, di Ribbentrop e di altri. Largo postò ebbero altresì le discussioni su Austria, Polonia e Grecia. La delegazione americana propose che fosse sottoscritta una dichiarazione comune per l'invio di osservatori, appartenenti alle tre Grandi Potenze, durante le elezioni che si sarebbero svolte successivamente in Italia, Grecia, Romania, Bulgaria e Ungheria. Secondo la proposta americana, vi avrebbero dovuto assistere anche giornalisti degli USA, dell'URSS e della Gran Bretagna. « La delegazione inglese aderì a tale proposta, ma i rappresentanti dell'URSS la respinsero come antidemocratica, poiché pret1edet1a il controllo di Paesi stranieri su elezioni nazionali. La delegazione sovietica propose di esaminare la dichiarazione jugoslava sull'inadempienza, da parte della Gran Bretagna e degli USA, degli accordi da essi conclusi in Jugoslavia il 9 giugno 1945 relativamente all'istituzione di un'amministrazione militare provvisoria nella zona di Trieste. Violando gli impegni presi, le autorità militari ripristinarono in detta z ona le leggi e l'amministrazione italo - fasciste. Tuttavia i governanti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna si rifiutarono di discutere tale questione a Potsdam. Su iniziativa della delegazione sovietica, il problema relativo all'adempimento della dichiarazione di Jalta sul 'Europa liberata fu posto all'esame in.r.ieme alla proposta americana di ingresso del!' Italia all'ONU».
Le tre Grandi Potenze dichiararono che non avrebbero appoggiato la richiesta della Spagna franchista di far parte delle Nazioni Unite. Successivamente la delegazione sovietica cercò di dimostrare che la Convenzione di Montreux ( 1936), per la regolazione del traffico navale attraverso gli stretti dei Dardanelli, non era più adeguata alla nuova situazione. Truman e Churchill riconobbero che detta Convenzione avrebbe dovuto essere riveduta. Ma sulla proposta sovietica cli costituire basi russe in quell'area, il Presidente americano e il primo ministro inglese si dissero contrari. Tale proposta ebbe comunque un'influenza negativa sulle relazioni russo - turche; Krusciov riconobbe che essa fu inopportuna (discorso di Krusciov alla quarta Sessione del Soviet Supremo dell'URSS, 1956, pag. 35).
i'ARTE QU I NTA
Il 2 agosto 1945, la Conferenza di Potsdam terminò lavori (151).
315 SUOl
(151) La conferenza internazionale tra le maggiori Potenze vinc1tnc1 della seconda guerra monc.lialc, tenuta a Potsdam, presso Berlino, dal 17 luglio al 2 agosto 1945, vide riuni ti Stalin, Truman e C hurchill (con i rispertivi ministri degli esteri) oltre Atclee, capo dell'opposizio ne britannica, e Bevin che, dopo le elezioni inglesi, subentrarono rispettivamente a Churchill e ad Eden. La confere l1za prosegul la LraLtazione dei problem i posLi a Jalta pochi mesi prima, portati a maturazione dalla conclusione della guerra in Europa. Gli argomenti trallati in quel convegno furono molti, e quasi sempre determinarono attriti tra le Potenze occidentali da una parte e l'URSS dall'altra. Furono discussi i confini occidentali della Polonia, già pregiud icali da decisioni unilaterali dell'URSS, e l'attribu7.ione a questa Potenza di Kèin igsberg; fu sanzio nato il trasferimento in Germania delle popolazioni tedesche residenti in Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia (nei suoi nuovi confini), e fu prevista la riorganizzazione democratica dei governi di Romania, Ungheria e Grecia . Sul problema mediterraneo fu discussa la richiesta dell'URSS di nm ministrare fì duciariame nte la Tripolitania, perduta dnll'Italia. A tanto s1 oppose la Gran Bretagna, in vista dei suoi grandi interessi in quel mare. Per qunnto riguardava la Germania, ne furono discussi il disarmo e la smilitarizzazione, b clenazificazione, b ristrultura7.ione politica su basi democratiche, rimanendo fe rma la decisione presa a Jalta d i evitare ancora la costituzione di un governo centrale tedesco, attribuendo l'autorità suprema e la res ponsabi lità a l Consiglio Alleato c.li Controllo. Sul part icolare argomento dell'Italia gli Stati U niti d 'America richiedevano per essa di apportare << alcune m odifiche ai termini dell'armi.rtizio, in considerazione dell'aiuto pre.ctato contro la Germania e de/In dic/1iarnzio11e di guerra al Giappone », ma la parte sovietica respinse la proposta, se lo stesso trattamento non fosse stato esteso anche all'Ung heria, alla Romania ed alla 13ulgaria. Fin d'allora era prevista la sollecita conclusione <lcl trattato di pnce con l'Italia, per renderle possibile l'ammissione come membro delle Nazioni Unite. fnfine, anc he n proposito de lle ripara7.ioni d i g uerra, la conferen za si ricollegò a quanto era stato impostato a Jalta. Era stato preveduto allora che le riparnzioni fossero corrisposte per la maggior quantità possibile in natura, impegnandosi nello stesso tem po al disa rmo della Ger mania, eliminandone l'industria di guerra o trasferendone gli impianti a i vincitori. Per di più, come fonte principale di riparazioni, oltre il materiale industriale superOuo per l'economia di pace, era previsto il ricorso ai beni tedeschi all'estero. Questo principio, sebbene contrasta nte con que llo dell' inviolabilit:i delb proprietà privarn, era già stato sancito dai trattati di pace del 1919 - 1920. Come criterio di ripartizione delle riparazioni fu stabilito che l'URSS le avrebbe prelevate da lla zona d i sua occupazione, restando a suo carico l' inden nizzo de lla Polo nia e che av rebbe d isposto de i beni tedeschi esistenti
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t.'JTAL!A ~El.I.A REL,\ZIONE SOV I ETICA SULL,\ SECO~DA GUERRA MO:-.;DIJ\LE
in Finlandia, Bulgaria, Ungheria, Romania ed Austria orientale. Inoltre avrehbe ricevuto il 25 % degli impianti delle zone occidentali. Gli altri Stati avrebbero tratto i loro indennizzi dai prelevamenti nelle mne di occupazione occidentali e dalla confisca dei beni tedeschi all'estero, al di fuori <li quelli assegnati all'URSS. Sempre <lalla conferenza di Potsdam fu stabilita l'impostazione dei problemi analoghi concernenti il Giappone.
Il capitolo 12" contiene un esame panoramico degli eventi bellici nel « terzo periodo della Grande Guerra Patriottica l > (dalla fine del r943 al maggio 1945), indicandone i risultati politico - militari. Talune argomentazioni vengono qui riassunte. Nell 'ultima fase del conflitto, !a Germania dimostrò di considerare ancora . J'URSS come l'avversario più importante. Ali 'inizio del 1944, le unità tedesche e alleate della Germania erano : sul fronte orientale 236 Divisioni e 18 Brigate; sul fronte occidentale e nei Balcani, 102 Divisioni e 3 Brigate. All'inizio del 1945, erano invece rispettivamente 185 Divisioni più 21 Brigate e 103 Divisioni più 4 Brigate. Le perdite subite dai tedeschi sul fronte orientale furono particolarmente gravi; nel 1944 ammontarono a 2.600.000 uomini, 48.000 pezzi d'artiglieria e mortai , 15.roo carri armati e cannoni d'assalto, 17.000 aerei. Nelle operazioni conclusive in Europa, l'Armata Rossa aveva di fronte 237 Divisioni e 28 Brigate. L'Esercito tedesco, dal 1 " gennaio al 15 maggio 1945 ebbe, sul fronte russo, oltre r .000 .000 di morti. Secondo dati di fon te germanica, citati dalla Relazione sovietica, dal 22 giugno 1941 al I'-. gennaio 1944 i tedeschi persero, sul fronte orientale, circa 5.500.000 uomini (morti, feriti, prigionieri, dispersi, ammalati). Dal r" gennaio 1944 al 15 maggio 1945 le perdite ammontarono invece a 3.600.000 uomini (esclusi coloro che si arresero in conseguenza della capitolazione). Le perdite medie mensili tedesche passarono dunque da 1 83.000 uomini, nel « 1" e 2 '' periodo della Grande Guerra Patriottica n, a 220.000 nel << 3" periodo» del conflitto. Non sono elencate nella Relazione le perdite sovietiche. La Relazione polemizza con gli storici occidentali che tentano di sminuire il ruolo dell'Armata Rossa nella sconfitta della Germania. Viene ad esempio citato Liddell Hart il quale ha affermato che (( l'esito della guerra fu definitivamente deciso dopo il forzamento del Reno da parte alleata l> (LwDELL HART : « The Strategy of indi-
rect approach », ed. russa, I957: pag. 434).
P1\RTE QUIKTA
Le argomentazioni esposte dalla Relazione sono m sintesi le seguenti: - quando fu aperto dagli alleati il secondo fronte in Europa l'esito del conflitto era già stato deciso in tre anni di accanita lotta sul fronte russo - tedesco; - nel corso di questi tre anni operava sul fronte russo- tedesco il 60- 70~~ delle forze terrestri germaniche. Invece in Africa Settentrionale e in Italia si trovava I' r - 6 ~~ di tali forze ; - l'estensione del fronte russo - tedesco andava da 3.000 a 4.000 km e le operazioni non ebbero quasi mai tregua. Il fronte in Italia non superò i 350 km e vi furono lunghe pause nelle operazioni belliche. All' inizio del 1945 l'estensione del fronte russo tedesco si ridusse a 2.000 km. Ciò ~onostante esso superava di quasi il doppio quello occidentale e italiano insieme; - sul fronte russo - tedesco la Germania subì le perdite più ingenti in personale e mezzi; - g li alleati poterono riprendere l'avanzata, dopo la controffensiva tedesca nelle Ardenne, soltanto grazie all'offensiva dell'Armata Rossa del gennaio 1945. I tedeschi furono allora costretti a sospendere le operazioni nelle Ardenne e a trasferire d'urgenza, da ovest a est, 7 Divisioni, di cui 4 corazzate. La Relazione contesta inoltre le affermazioni relative all'importanza risolutiva dei bombardamenti alleati sulla Germania, asse;endo - fra l'altro - che la produzione bellica tedesca subì un crollo disastroso soprattutto in conseguenza della perdita di vaste regioni di grande. importanza economica. La Germania non poté più usufruire dei petroli romeno, ucraino e ungherese (i quali coprivano il 50% del suo fabbisogno) e fu privata di altre forni ture di rnateriali strategici (ad esempio, dei minerali ferrosi della Svezia). Con particolare aspre7,za la Relazione attacca coloro che, per sminuire il valore dell'arte militare sovietica, indicano nella straordinaria superiorità numerica russa, in uomini e mezzi, il fattore più importante dei successi operativi. La Relazione ammette che l' Armata Rossa fosse numericamente superiore, ma non nella misura asserita da certi occidentali. Nell'operazione di Berlino, l'Armata Rossa era, ad esem pio, superiore di 2,5 volte in uomini, di 4 volte in carri, artiglierie e semoventi, di 2,3 volte in aerei. Nell'operazione degl i alleati in Normandia la loro superiorità era di 2,5 volte in uomini, di 4 in carri e semoventi, cli 13 volte in aviazione. I risultati tuttavia fu-
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L'lTJ\LIA N ELLA RELAZION E SOVIETICA StJLLA SECONDA GUERRA ~IONDlALE
rono diversi poiché gli alleati non riuscirono ad infliggere perdite catastrofi.che alle forze tedesche. In generale, il rapporto di forze e di mezzi passò a favore del1'URSS grazie allo sforzo compiuto in ogni settore della vita economica sovietica. Questa la tabella relativa all'incremento dell'Armata Rossa (dati in percento):
l',~rsonalc
Tem po
-
A niglier.ie e mortai
-
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arma ti e SJ11\' .
Aerei
--
All'inizio del .recondo periodo della guerra (19 novembre 1942)
IOO
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Ali' inizio del terzo periodo della guerra gennaio 1 944)
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Ali'inizio della campagna finah Europa ( Io gennaio 1945)
112
217
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343
(,o
111.
I Furono via via maggiormente potenziate anche le Armate e i Fronti. Nel 1943, un'Armata di tipo normale aveva 5-6 Divisioni fucilieri; nel 1944 - 45, 9 Divisioni fucilieri. Nel « secondo periodo >l della guerra, molti Fronti disponevano di 20 - 30 Divisioni fucilieri, di 500 - 800 carri e di 700 - r.ooo aerei. Nel periodo successivo della guerra, oltre un terzo dei Fronti aveva dalle 30 alle 60 Divisioni, r.ooo - 2.000 carri armati e altrettanti aerei. La dottrina sovietica dell'epoca anteriore al conflitto prevedeva l'effettuazione di operazioni offensive aventi profondità : di 150200 km per il Fronte e di 75 - 100 per l'Armata. li ritmo di progressione doveva essere, per le unità fucilieri del Fronte e dell 'Armata dai ro ai 15 km e per le unità mobili dai 40 ai 50 km al giorno. Nel « terzo periodo )) della guerra tali distanze furono spesso superate: le operazioni a livello Fronte raggiunsero anche i 250 - 300 km di profondità e talvolta 500 km (operazione Vistola - Oder); quelle a livello Armata 120 - 180 km. In numerose operazioni, la velocità di progressione delle unità fucilieri fu di 20 30 km al giorno e quella delle unità corazzate di 45 - 50 km al giorno. Talvolta queste ultime avanzarono anche di 70 - 100 km al giorno, come nell'operazione Vistola - Oder.
P,\RTE QU I::S:TA
Grande importanza ebbe l'impiego a massa delle unità corazzate. In un Fronte vi erano spesso due e anche tre Annate corazzate. Nell'azione cli rottura delle difese tedesche l'artiglieria ebbe un peso schiacciante. Nel tratto di sfondamento si schieravano mediamente 200 - 250 pezzi e mortai per ogni chilometro di fronte. Dopo la rottura delle difese e la progressione dell'attacco, l'inseguimento veniva attuato, nel « terzo periodo >> della guerra, in due forme diverse: parallelamente, lungo i fianchi delle unità in ripiegamento, e frontalmente a tergo delle stesse. Le operazioni difensive, nel periodo considerato, ebbero carattere temporaneo e l'Armata Rossa le effettuò per bloccare contrattacchi tedeschi e nelle fasi di consolidamento di teste di ponte, create a seguito ciel forzamento di fiumi. La SECONDA PARTE del quinto volume è dedicata alla guerra in Estremo Oriente. Ci si limita qui a porre in evidenza la versione ufficiale sovietica su taluni aspetti di particolare interesse. Nel r945 il Giappone, è detto nella Relazione, era fortemente preoccupato della posizione che l'URSS avrebbe assunto, nei confronti della guerra in Estremo Oriente, dopo ]'imminente sconfitta della Germania. Tale preoccupazione era acuita dal fatto che il Giappone sapeva di aver ripetutamente violato il patto di. neutralità con l' URSS, firmato a Mosca il 13 aprile r941. Per l'Unione Sovietica questo patto aveva finalità esclusivamente difensive, era cioè il mezzo per evitare la creaz ione di un secondo fronte ad est. La Relazione afferma che il Segretario di Stato USA, Corclell Hull, riconobbe che l'URSS aveva sottoscritto il patto di neutralità « per difendere iL proprio fianco estremo orientale>) (HuLL: « Memoirs », vol. II, pag. 993). Al contrario - sempre secondo la Relazione sovietica - il Giappone considerava il patto di neutralità quale semplice espediente in vista d i scegliere il momento più favorevole per attaccare l'URSS. Matzuoka, a Berlino nella primavera del 1941, promise che il Giappone non sarebbe stato neutrale nel caso di un conflitto russo tedesco. All'inizio della guerra, l'ambasciatore sovietico a Tokio, Smetanin., si rivolse al Ministro degli Affari Esteri nipponico chiedendo se il Giappone avrebbe rispettato il patto cli neutralità e ne ebbe la seguente risposta: « base della politica estera giapponese è il patto
tripartito e se il patto di neutralità venisse a trovarsi in contraddi-
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L'l'rALlA :-IEL LA RELAZIONE SOVIETICA St:LL:\ SECONDA G UERRA 1!0NDIALE
zione con tale base esso cesserebbe di essere valido » (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 436, op. 2, d, 72, L 556), L'atteggiamento nipponico costrinse l'URSS, nonostante il patto di neutralità, a mantenere in Estremo Oriente 40 Divisioni, Dopo l'attacco tedesco all'URSS, i giapponesi - secondo la Relazione sovietica - dettero maggiore impulso all'elaborazione dei piani d'invasione dei territori russi in Estremo Oriente, Il 2 luglio 1941, fu deciso, in una riunione segreta, l'intervento del Giappone contro l'URSS non appena l'andamento della guerra russo - tedesca avesse offerto un'occasione opportuna, Il Giappone intendeva così risolvere il << problema settentrionale )) per assicurare « La stabilità delle regioni settentrionali l>, a danno dell'URSS (ibidem, l. 558). Il comando dell'Armata nipponica del Kwantung elaborò il piano di attacco all'URSS denominato << Kantokuen )> (« Manovre speciali dell'Armata del K wantung »). Il piano prevedeva di portare gli effettivi di detta Armata, nel corso di due mesi, da 300.000 a 600.000 uomini. La realizzazione del piano « Kantokuen >l fu tu ttavia rinviata in conseguenza dei non determinanti successi tedeschi nell'estate ed autunno del 1941. « L'ambasciatore germanico in Giappone comunicò a Berlino, in data 4 settembre 1941: "In considerazione della resistenza opposta dalle Armate rnsse contro un Esercito come quello tedesco, Lo Stato Maggiore Generale nipponico non ritiene, a quanto pare, che possano essere ottenuti successi decisivi contro la Russia prima dell' offensim invernale . .. Il Quartier Generale imperiale è giunto alla conclusione, negli ultimi giorni, di procrastinare le azioni contro l'URSS" (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 436, op. 2,
d. 72, l. 564).
'
Al 1" gennaio r 942, l'Armata giapponese del Kwantun g portò la sua forza a 1. rno.ooo uomini, pari a quasi il 35% dell'Esercito giapponese. L'ambasciatore tedesco a Tokio scriveva, il 29 gennaio 1942: "Influenti circoli locali condividono l'opinione che dopo La conquista del porto di Dart.fJin ( in Australia, nota della Redazione russa) il Giappone si rivolgerà contro l'URSS e occuperà Vladivostok, la regione di Primarie e il Sachalin settentrionale . . . " )J (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 436, op. 2, d. 72, l. 565). L'andamento del conflitto russo - tedesco nel 1942 trattenne di nuovo il Giappone dall'intervenire contro l'URSS. « In un tele-
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gramma inviato al proprio ambasciatore a Tokio nel 1942, Ribbentrop disse che se il Giappone non disponeva di forze sufficienti per la guerra contro l'URSS era meglio per lui mantenere la "neutralità". " Anche questa alleggerirà i nostri sforzi - continuava Ribbentrop - poiché la Russia deve in ogni caso mantenere in Estremo Oriente truppr' fJt:r prevenire il conflitto russo - nipponico"» (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 436, op. 2, d. 72, l. 576).
I successi dell'Armata Rossa sul Volga, l'iniziativa strategica passata nel Pacifico agli statunitensi sin dal r943, la situazione generale del 1944 e, in particolare, del 1945, costrinsero il Giappone ad abbandonare i piani di attacco contro l'URSS. Nella primavera del 1944, lo Stato Maggiore Generale nipponico iniziò ad elaborare piani difensivi nel caso di guerra contro l'URSS. I relatori sovie tici sottolineano tuttavia il carattere non propriamente difensivo di tali piani e affermano che nell'Armata ciel K wantung esistevano speciali reparti per la preparazione e la condotta della guerra batteriologica che, secondo loro, ha carattere esclusivamente aggressivo. In sostanza - continua la Relazione - i giapponesi non abbandonarono quindi il loro proposito di attaccare l'URSS sebbene, nel 1945, l'Armata del K\.Vantung fosse stata ridotta di forza per far fronte ad altre necessità nel teatro del Pacifico. La Relazione ufficiale sovietica vuole, insomma, dimostrare che nel 194r - r945 il Giappone si mantenne in realtà sempre pronto ad attaccare l'URSS nel momento pit1 conveniente. Di conseguenza il Giappone - concentrando le sue truppe ai confini con l'URSS, ostacolando le forniture statunitensi dirette ai porti russi dell'Estremo Oriente, fornendo informazioni ai tedeschi sul potenziale militare russo - violò, nella sostanza, il patto cli neutralità con l'Unione Sovietica. Era perciò inevitabile - scrive la Relazione - che infìne J'URSS entrasse in guerra contro il Giappone per « gli interessi della sicurezza del popolo sovietico>>. L'intervento sovietico era d'altra parte richiesto da Stati Uniti e Gran Bretagna che, anzi, cercarono di ottenerlo prima della sconfitta della Germania. L'obiettivo anglo - americano, secondo i sovietici, sarebbe stato quello di costringere l'URSS a combattere duramente anche a est contro la forte Armata nipponica del Kwantung. Ma alla Conferenza di Mosca dei Ministri degli Affari Esteri, alla Conferenza di Teheran nel 1943 ed altresì durante i colloqui cli Churchill e Eden a Mosca, nel 1944, si andò precisando 2r . - Russia
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L ' ITALIA NJ::LLJ\ RJ::LAZIOKF. SOVIETICA S ULLA SECONDA GUERRA MON DIALE
il seguente concetto: prirna della sconfitta della Germania non st sarebbe dovuto nemmeno parlare dell'intervento russo contro il Giappone (152). ( 152) A Mosca furono te nute due conferenze internazionali: la prima tra i minist ri degli esteri Corclell H ull (USA), Antony Eden (Gran Bretagna) e Viaceslav Molotov (URSS) ebbe luogo dal 19 al 30 ottobre 1943 e formulò direttive generali per il trattamento dei Paesi ex nemici e per le sistemazioni che sarebbero seguite alla guerra. Dopo avere indicato la necessità di « inaugurare un sistema generale di sicurezza », veniva decisa la formazione di una commissione consultiva per l'Europa e ven iva costituito un consiglio consultivo per l'Italia (con sede ad Algeri) con i rappresentanti sovietico, britannico, statunitense, francese, greco, jugoslavo. Erano stabilire direttive per la politica interna italiana in seguito all'armistizio del settembre. Era dichiarata la nullità dell'Anschluss tra Germania ed Austria, e predisposto il ristabilimento cli questa a Stato indipenden te. Era decisa, inoltre, la consegna dei criminali di guerra tedesch i ai Paesi che avevano subito patimenti per causa loro. La seconda conferenza di Mosca, infìne, vide riuniti, tra il 9 ed il 19 ottobre 1944, Stalin, Molotov, Churchill ed Eden e l'ambasciatore degli Stati Uniti \Villiam Averci! H arriman. La riunione ebbe come problema centrale la formazione di un governo di unione nazionale per la Polonia, nel tentativo non riuscito cli riunire il comi tato di Lublino con il governo polacco esule a Lnndra. Analogo tentativo fu fa tto per la Jugosla via. Inoltre furono defìniti i problemi dell'arm istizio con la Bulgaria.
Roosevelt e il Capo della missione militare statunitense a Mosca Gen. Dean sollecitarono comunque il governo sovietico ad iniziare lo studio dei piani strategici relativi. Pressioni del genere furono esercitate anche alla vigilia deJla Conferenza di Jalta. In un documento elaborato dal Comitato Congiunto dei Capi di Stato Maggiore, datato 18 gennaio 1945, era detto che gli Stati Uniti desideravano l'immediato intervento dell'URSS contro il Giappone (P. KECS KEMETI : « Strategie Surrender >l , pag. 160). · Alla Conferenza di Jalta, Stalin, Roosevelt e ChurchilJ firmarono un accordo segreto che prevedeva l'entrata in guerra dell'URSS, contro il Giappone, due - tre mesi dopo la resa della Germania e alle seguenti condizioni: - mantenimento dello (( status quo)> nella Mongolia esterna; - reinteg razione dei di ritti dell'URSS, violati dal Giappone nel 1904 (153). ( r53) La Relazione sovietica si riferisce qui alla g uerra russo - giapponese, iniziata il 6 febbraio 1904, dalla q uale l'impero russo uscl nettameme
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sconfitto: in terra sui campi della Manciuria e in mare nelle ac(1ue di Tsushi.ma. La pace tra i due imperi fu sottoscritta a Portsmo uch il 5 settembre 1905, con la mediazione del P residente deg li Stati Uniti Teodoro Roosevelt.
In particolare: - restituzione all'URSS dell a parte meridionale dell'isola di Sachalin e delle isole adiacenti; - internazionalizzazione del porto commerciale di Dajren e ristabilimento dell'uso cli Port- Arthur quale base militare dell'URSS; - gestione in comune cino - sovietica delle comunicazioni ferroviarie nella Cina orientale e nella Manciuria meridionale, che assicurano lo sbocco a Dajren, nella intesa che i preminen ti in teressi dell'URSS saranno salvaguardati e che la Cina conserverà la sua piena sovranità sulla Manciuria; -
cessione delle isole Kurili all 'URSS (154).
(154) L'a rcipelago delle isole K.tir ili era dal 1799 in possesso del Giappone che nel 1875 le aveva u fficialmente annesse .
Il 5 aprile 1945, l' Unione Sovietica denunciò il patto di neutralità con il Giappone. Il governo nipponico assicurò, in risposta, che « era pronto più che mai a fare i massimi sforzi pé'r il mantenimento della neutralità con l'URSS in considerazione del bene per tutta l'umanità )J (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 0146, op. 29, d. 12, 1. 6) . .L'atteggiamento americano, nei confronti dell 'in tervento sovietico contro il Giappone, r isultò contraddittorio. Falliti i tentativi di indurre l'Unione Sovietica all'entrata in g uerra contro il Giappone, << prima>) di sconfiggere la Germania, g li Stati Uniti d imostrarono di ritenerla ancora conveniente alla Conferenza di Jalta. La denuncia del patto di neutralità da parte dell'URSS determinò tuttavia notevoli preoccupazioni in quegli stessi uomini politici americani che avevano dianzi insistito per una partecipaz.ione sovietica al conflitto contro il Giappone. « I circoli dirigenti USA sarebbero stati assai lieti che il Giappone si fosse arreso prima del!' entrata in guerra dell'URSS in Es tre-
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L 'I'L>\Ui\ NELLA RELAZION E SOVIETICA S ULLA SECONDA G UERRA MONDIALE
mo Oriente. Il governo Truman fece parecchi sforzi per arrivare a questo. Esso giunse persino a "precisare " il concetto di " resa incondizionata". In un discorso pronunciato l'8 maggio 1945 per la vittoria contro la Germania, Truman sottolineò intenzionalmente che in futuro si sarebbe parlato della resa incondizionata non del Giappone, ma delle Forze Armate nipponiche (<( Documents on American Foreign Relations », vol. VI( pag. 229). Tale precisazione fu fatta allo scopo cli persuadere il governo nipponico alla immediata cessazione del conflitto . . . e per far capire la maggiore convenienza di capitolare agli Stati Uniti soltanto, senza attendere l'entrata in guerra dell'Unione Sovietica)>. Trattative segrete furono intavolate fra nipponici ed amencam per precisare le condizioni di resa del Giappone. La Relazione cita, ad esempio, le discussioni (protrattesi per due mesi, a partire dal 23 aprile 1945), fra l'addetto navale nipponico in Svizzera, Joscira Fugimura, e rappresentanti del Dipartimento di Stato USA. Comunque il governo nipponico rifiutò anche la resa proposta in quei termini e continuò la lotta accanitamente, proprio per indurre Stati Uniti e Gran Bretagna ad abbandonare la pretesa di capitolazione incondizionata. Nell'estate del 1945, i servizi informativi anglo - americani ritenevano che la situazione strategica del Giappone non fosse comLa grande strategia. Ottobre 1944 - agosto promessa (ERMAN: 1945 )), ed. russa, pag. 267). Le Forze Armate nipponiche ammontavano a 7 milioni di uomini, neil 'agosto 1945, ed avevano la possibilità di mobilitarne ancora r .500.000. Contro gli sbarchi alleati progettati nel Giappone (piani << Olympic » e << Coronet )>) il comando nipponico intendeva impiegare 8.000 aerei che, secondo i suoi calcoli, avrebbero dovuto annientare circa dieci Divisioni anglo americane (Archivio di Politica Estera del] 'ÙRSS, F. 436, op. 2 ., (<
d. 72 , 1. 577). Gli anglo- americani ritenevano, d'altra parte, che gli sbarchi nelle isole principali del Giappone avrebbero causato perdite ingentissime di vite umane (S. M0R1S0N: « American Contributions to the Strategy of World \Var II ll , pag. 71), senza peraltro aver la sicurezza che le forze nipponiche sul continente asiatico si sarebbero immediatamente arrese (L. MoRTON: << The Atomic Bomb and Japanese Surrender ». « Marine Corps Gazette », Fcbruary, 1959, pag. 24).
P,\RTE QU INTA
Gli anglo - americani avevano pertanto interesse che l'URSS entrasse in guerra contro il Giappone. Truman, infatti, dichiarò apertamente, al suo arrivo a Potsdam, che uno degli obiettivi principali degli USA era di ottenere l'intervento armato sovietico in Estremo Oriente (R. Bu-row: '< Japanese Decision to Surrender n, pagg. 135- 136). I rappresentanti russi rammentarono tuttavia che gli accordi già presi a Jalta prevedevano l'intervento dell'URSS contro il Giappone due - tre mesi dopo la resa della Germania. t< La capitolazione della Germania - disse il Capo del governo sovietico - è avvenuta l' 8 maggio, di conseguenza le truppe sovietiche si troveranno perfettamente pronte verso l' 8 a?,osto 1> (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 06, op. 7, d. 689, 1. 12).
Truman ebbe formali assicurazioni in proposito al primo giorno della Conferenza di Potsdarn (H. TRUMAN : Memoirs n, vol. I, pag. 41). Il 26 luglio 1945, durante la Conferenza di Potsdam, Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina, emanarono una dichiarazione che aveva il carattere <li un ultimatum al Giappone. (<
(< La dichiarazione fu preparata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina, senza il concorso dell'URSS. La delegazione sot,ietica ricevette copia della dichiara:zione di Potsdam , datata 26 luglio, il giorno della sua firma. Inoltre, nella lettera di accompagnamento del Segretario di Stato USA ( Byrnes) veniva indicato che la dichiarazione era stata data alla stampa, per la diffusion e, in data 27 luglio 1945 (Archivio di Politica Estera dell'URSS, F. 06, op. 7v, d. 77, I. 6). La delegazione sovietica pregò i governanti americani di differire di tre giorni la pubblicazione del documento. La risposta fu negativa: "La dichiarazione r/ giù stata passata alle agenzie di stampa ed è impossibile differirne la pubblicazione" (ibidem,
1. 12). In questo episodio era riflessa tutta la complessità delle relazioni fra l'URSS e i suoi alleati. Gli USA, da un lato, si rendevano conto di non poter da soli aver ragione del Giappone ed erano interessati all'entrata in guerra dell'URSS in Estremo Oriente. D'altro lato, si delineava giù d'allora la ben precisa tendenza ad escludere l'URSS dalla soluzione dà problemi relativi al periodo postbellico del Giappone.
326
t 'ITAI.IA KELLA RELAZ!O:'-IE SOVIETICA SULLA SECOKDA C UERRA MONDIALE
Malgrado che la dichiarazione di Potsdam fosse stata elaborata senza il concorso dell'URSS, il suo contenuto esprimeva comunque la sentita cispirazione dei popoli di sconfiggere in fretta l' aggressione giapponese e di portare subito la pace in. Estremo Oriente e in tutto il mondo , Tutto ciò corrispondeva in pieno anche agli interessi dell'Umone Sovietica, che sottoscrisse la dichiarazione L' 8 agosto 1945, Il governo USA comprese bene che l'entrata in guerra dell'URSS contro il Giappone sarebbe stata interpretata dai popoli di tutto il mondo come un evento di enorme importan.za internazionale, E' per questo che Truman cercò di prendere provvedimenti atti ad attenuare l'impressione derivante da tale avvenimento, In particolare, egli ripose, molte speranze nel bombardamento atomico, Il 16 luglio 194 5 gli americani avevano effettuato il primo esperimento con la bomba atomica nello Stato del Nuo t·o Messico e il 24 luglio Truman già dava ordine al comando delle forze aeree strategiche USA di: "Sganciare la prima bomba speciale , , , verso il 3 agosto 1945, su uno dei seguenti obiettivi: Hiroshima, Komura, Niigata, Nagasal(i" (H, TRUMAN: « Memoirs )1, voL I, pag, 420), Gli USA sottoposero il Giappone a bombardamento atomico quando il destino dell'aggressore nipponico era già segnato dall'andamento generale della seconda guerra mondiale e dalle imminenti operazioni delle For.ze Armate sovietiche, Non vi era alcuna necessitù militare di utili.zzare la nuova arma contro il Giappone, L'impiego delle bombe atomiche non ricondusse alla ragione gli imperialisti giapponesi che continuarono a confidare nel proseguimento della guerra, L'Esercito giapponese, secondo D. Erman, "era fermamente deciso a resistere", anche dopo la tragedia di Hiroshima (D, ERMAN: « La grande strategia.
Ottobre 1944 - agosto Il)45 », ed. russa, pag. 293). Il bombardamento cli Hiroshima, scrive lo storico militare Morton, suscitò lo scompiglio fra i capi giapponesi, 'ma nient'affatto la disposizione alla resa (L MoRTON : « The Atomic Bomb and Japanese Surrender H, pag, 27), Pertanto Stati Uniti e Gran Bretagna avevano come primo interesse che l'Unione Sovietica li sostenesse nella guerra contro il Giappone ».
L'8 agosto 1945, il governo sovietico comunicò all'ambasciatore giapponese a 't-.fosca che dal giorno seguente l'Unione Sovietica si sarebbe considerata in stato di guerra col Giappone. Il 9 agosto le forze sovietiche iniziarono l'offensiva,
1'1\RT E QlJlK'J'i\
La Relazione sovietica fornisce i seguenti dati sulle forze contrapposte: a. Unità giapponesi . Nella Cina nord - orientale era dislocata, sin dal 1931, l'A.rmata del Kwantung (155). ( 155) Il term ine cli ,, Armata )), attrib uito alle forze giappones i dislocate nel Kwan tung, va inteso in senso lato. I dat i forniti dalla Relazione sovietica ind icano che nel 19_v le installazioni m ilita ri dell'Armata del Kwantung permettevano l'accasermamen to d i 7,5 Divisioni e, nel r945, di 72 D ivisioni. All'origine, quindi, il te rmine d i Armata era appropriato all 'e nti tn di for.!:e che la costituiva no.
Al 9 agosto 1945 essa comprendeva le seguenti forze: - tre Gruppi d'Armate ( 1°, 3° e 17"); - un'Armata autonoma (4'); - due Armate aeree (2" e 5"); - una flottiglia fl uviale, per un complesso di 443.308 uomini. ln particolare, essa disponeva di: 31 Divisioni di fanteria, 9 Brigate di fanteria, 2 Brigate corazzate; 1.155 carri armati e semoventi, circa 1.800 aerei. Sotto il controllo giapponese operavano altresì l'Armata del 1'1anciukuo, l'Armata della Mongolia in terna ed altre forze terri toriali. In totale, il comando nipponico contrapponeva alle forze sovietiche: - 40 / 42 Divisioni di fanteria; - 7 Divisioni di cavalleria; 22 Brigate di fanteria; 2 Brigate corazzate ; - parecchi reggimenti autonomi, per un complesso di 88r.ooo uomini (Archivio del Ministero della Difesa dell'URSS, F. 238, op. 352680, d. r, 1. 13; F. 234, op. 29358, d. 2, l. 45; F. 210, op. 20837, cl. 4.8, l. 18. Istituto di Marxismo e Leninismo. Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. n. 9609, pagg. 613 - 615; Archivio del Ministero Difesa dell 'URSS, F. 6598, op. 724438, d. 240, Il. 5, 37). Le strutture difensive giapponesi erano scaglionate in profondità per 30 km ed erano articolate su due fasce. La principale, profonda 3 - 7 km, l'altra 5.
.~ 2
8
t! ITALIA NELLA RELAZIONE SOVIETICA SULL,\ SECO~l)A Gl: ERR1\ MONDIALE
Secondo le dichiarazioni del Maggior Gen. Mazimur Tomakazu, capo della sezione operativa dell'Armata del Kwantung, la condotta difensiva, in caso di guerra con l'URSS, doveva svolgersi in tre fasi: - ostacolare e ritardare con tutte le forze, lungo la fascia di frontiera, l'avanzata sovietica; - occupare ad est, con il grosso del I Gruppo di Armate, la linea Tumyn - Mulin; ammassare a nord, su Charbin, il maggior numero di forze della 4" Armata autonoma; schierarsi ad ovest sulla linea Dajren (Daljan)- Sinzin, con il Ili Gruppo di Armate; - ripiegare sulla zona montagnosa del confine cino - coreano, qualora le operazioni sulia linea Dajren - Sinzin non avessero dato esito positivo (Archivio centrale della rivoluzione di ottobre dell'URSS, F. 7867, op. 2, d. r73, li. 106- 109).
b. Unità sovietiche. Forze corrispondenti a tre Fronti (« Transbaikalico )>, 1" e 2'' « Estremo Oriente >> ), appoggiati dalla Flotta del Pacifico e dalla Flottiglia fluviale dell' Amur. I tre Fronti erano così costituiti: -
Fronte
<(
Transbaikalico
4 Armate 1 Armata r Gruppo r Armata 1"
2"
di tipo normale (17", 36°, 39" e 53"); corazzata «Guardie>> (6''); di cavalleria - meccanizzata russo - mongolo; aerea (12'');
Fronte « Estremo Oriente » : 4 r I r
-
>l:
Armate di tipo norm ale (1", 5"', 25'' e 35"); Gruppo operativo « Ciuguev »; Corpo meccanizzato (10"); Armata aerea (9");
Fronte
<<
Estremo Oriente»:
3 Armate di tipo normale (2", r5" e rG'', quest'ultima nel\ 'isola di Sachalin); r Corpo fucilieri (5°); il presidio del Kamciatka; r Armata aerea (ro"). Complessivamente, i tre Fronti inquadravano r r Armate di tipo normale, 1 Armata corazzata e 3 Armate aeree; cioè: 80 Divisioni ( delle quali 6 di cavalleria e 2 corazzate), 4 Corpi corazzati e
l'AI\TE QUINTA
----·---
meccanizzati, 6 Brigate fucilieri e 40 Brigate corazzate e meccanizzate. In personale e mezzi: r.577.725 uomini; 26.137 pezzi di artiglieria e mortai, 5.556 carri e semoventi; 3.446 aerei da combattimento. La superiorità sui giapponesi era la seguente: in personale , r,8: r; in corazzati, 4,8: r; in aerei, 1 ,9: 1. I Fronti erano stati in precedenza rinforzati con unità tratte dal teatro europeo, e precisamente: - 39" Armata, dell'area di Konigsberg; - 6" e 53a Armata, dall'arca di Praga; - 5" Armata, dalla Prussia orientale. Il trasferimento di queste forze, a 9 - r 1.000 km di distanza, comportò notevoli difficoltà logistiche. Il Comando Supremo sovietico aveva iniziato a pianificare l'intervento contro il Giappone subito dopo la Conferenza di Jalta, che aveva avuto luogo dal 4 al 12 febbraio 1945. La concez ione operativa era la seguente: lanciare massicce offensive contro i fianchi dcll' Armata nipponica del K wantung, da ovest e da est, con sforzi concorrenti da nord, allo scopo di annientarla per aliquote. L'occupaz ione del Sachalin meridionale e delle isole Kurili era subordinata al raggiungimento del predetto obiettivo strategico. Il I4 agosto 1945, il Giappone capitolò. Tuttavia, afferma la Relazione sovietica, le operazioni militari non furono sospese da parte nipponica. Pertanto anche le forze sovietiche continuarono la loro offensiva. Dopo la conquista da parte sovietica dei porti nord - coreani e il congiungimento a Kalgan delle forze sovietiche con 1'8" Armata di Liberazione Popolare della Cina, l'Armata del Kwantung fu separata dalle altre forze nipponiche che si trovavano in altre regioni della Cina e nello stesso Giappone. Il 17 agosto, il Comando dell'Armata del K\vantung fu costretto a richiedere la cessazione delle ostilità al Comando sovietico (Archivio del Ministero della Difesa dell'URSS, F. 234, op. 29358,
d. 2, 1. 142). Nonostante ripetuti ordini del Comando giapponese, molte unità alle sue dipendenze non si arresero, perciò il Comando sovietico dispose di accelerare il ritmo di progressione dell'offensiva. Dal 24 agosto al 1° settembre le forze sovietiche eliminarono i residui focolai di resistenza.
33 O
L·IT,ll.I ,\ NELL/\ REL/\ZIONE SOVIETICA Sl: LLA SECOND,I GUERRA ~!ONDIALE
1 giapponesì persero, in quindici giorni, 700.000 uonum, dei quali 83.737 uccisi e 594.000 prìgionìeri . Non sono indicate le perdite sovietiche. La Relazione sovietica polemizza a lungo sull'atteggiamento anglo - americano nell' ultima fase del conflitto contro il Giappone. Le principali argomentazioni sovietiche sono qui riportate testualmente : « NeL/a storiografia ufficiale borghese anglo - americana, 1.l I 4 agosto 1945 l' considerato "il giorno della vittoria sul Giappone". A quella data il Giappone sospese in effetti le operazioni militari contro le truppe anglo - americane. Ma la guerra continuò nei territori della Cina nord - orientale, settentrionale, centrale, in Corea , nel Saclialin meridionale e nelle isole Kurili. Con la dichiarazione del 14 agosto il governo nipponico sperò di impedire l'ulteriore avanzata dell'Armata Rossa. E soltanto la rapida avanzata delle forze sovietiche costrinse gli occupanti nipponici ad arrendersi. Dopo il I 4 agosto, gli Stati Uniti esercitarono più di una volta pressioni sull'Unione Sovietica al fine di interr01npere le operazioni offensive dell'Annata Rossa contro le truppe giapponesi, malgrado queste si fossero rifiutate di arrendersi. Il r 5 agosto, il Capo della missione militare USA a Mosca Maggior Gen . J. Deane ricevette da MacArtliur una direttiva sulla sospensione cli tutte le attività belliche. E sebbene le /orze sovietiche in Estremo Oriente non dipendessero da MacArthur, il Gen . Deane trasmise cionondimeno quel documento allo "Stavka " del Comando Supremo dell'Armata Rossa, per l'esecuzione. Deane, nel suo libro '·' La strana alleanza" scrive che la reazione da parte del Gen. A. Antonov "non si fece a lungo attendere". Dopo aver ricevuto una secca risposta, egli riconobbe di aver commesso "stupidamente un errore madornale" , in quanto egli avrebbe' do vuto trasmettere La direttiva non " per l'esecuzione ", ma per '' informazione " (J. DEANE : « The Strange Alliance >>, Nevv York, 1950, pagg. 279 -
280). Tale atto di un rappresentante del comando americano non contribuì affatto al ra/forzamento delle relazioni alleate. Esso era soprattutto un goffo tentativo per impedire all'Armata Rossa di realizzare un compito di enorme importanza storica: di portare a termine la sconfitta del!' Armata del Ku;antung senza alcun compr01nesso.
PARTE QU!~TA
33 1
In seguito, i circoli dirigenti delle Potenze occidentali hanno fatto di tutto per sminuire il ruolo defl' UR!)\\' nella sconfitta del Giappone. Ciò apparve particolarmente chiaro, ad esempio, nel progetto di trattato di pace con il Giappone elaborato dal Dipartimento di Stato USA nel 1951. IL 10 giugno 1951 , nell'emettere un'energica nota di risposta a una diffamatoria afferma.z ione di detto documento , ove era contenuta l'allusione che l'URSS az,esse partecipato alla guerra contro il Giappone "soltanto per sei giorni" , il got,erno sovietico., dichiarò agli Stati Uniti d'America: - l'Unione Sovietica è entrata in guerra contro il Giappone esattamente al tempo cont enuto durante la Conferenza di f alta, senza alcun ritardo; 1
- l'Esercito sovietico condttsse sanguinosi combattimenti contro le truppe giapponesi non per sei giorni, ma per un mese, poiché l'Armata del Kwantung continuò a Lungo la lotta malgrado la dichiarazione imperiale di resa; - l'Esercito sovietico sbaragliò in Manciuria 2 2 Divisioni nipponiche, il grosso dell'Annata del Kwantung, e catturò circa 600 .000 soldati e ufficiali giapponesi; - il Giappone si decise alla resa soltanto dopo il primo risolutivo attacco delle truppe soz,ietiche contro l'Armata del Kwantung; - ancor prima dell'entrata in guerra dell'URSS contro il Giappone, durante gli anni 1941 - r945, l'URSS mantenne ai confini colla Manciuria 40 Divisioni e impegnò tutta l'Armata del Kwantung, favorendo in tal modo le operazioni ddla Cina e degli USA nella guerra contro i militaristi nipponici)>.
PARTE SESTA
DAL SESTO VOLUME
<(RISULTATI DELLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA n
L'ultimo volume della Relazione sovietica contiene capitoli a carattere riepilogativo e conclusivo sugli aspetti politici, economici e militari del conflitto, sulla storiografi.a e sulla bibliografia dei principali Paesi belligeranti. Anche per questo volume è stato seguito il criterio di riassumere e tradurre le parti di maggior interesse, lasciando invariata la successione degli argomenti, così come appaiono nella Relazione sovietica. Per dare un'idea delle vastissime dimensioni del secondo conflitto mondiale, la Relazione pone a confronto i dati più significativi della guerra I9T4 - 18 e quelli della guerra 1939 - 1945: Paesi ~ uornin i
i.:
mc7.zi di guerra
Paesi belligeranti Popolazioni in guer ra Uomini mobilitati . . Produzione da parte USA, G. Bretagna, Francia, Italia, Ger man ia, Russia di: - aerei . . . - carri armati - artiglierie . - mitragliatrici - fucili . . . Produzione da parte USA, G. Bretagna, Germania e URSS d i: - ae rei . . . - carri armaci - artiglierie . - mitragliatrici - fucili, moschetti a utomatici . Distruzioni (in dollari) Morti . . . . . . . . . .
Gucrr:,
191~1-
Guerra .1939 - 45
I
36
61
1.050.000.000
r.700.000.000
70.000.000
l I0.000.000
r90 .ooo 9.200 140.000 838.000 33.roo.000
652.700 286.700 1.000.000 4.800.000 5.3.000.000 74.000.000.000
20(),()00.000,000
10.000 .000
50.000.000
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t'IT.-\LI;\ :-.IE LLA REL.~ ZfONE SOVIETI CA SC LLi\ SECO:-.IDA C UERRA MO:--DfALE
La sconfitta della Germania e del Giappone, secondo la Relazione sovietica, portò al consolidamento della posizione internazionale dell'URSS e accelerò il processo di disfacimento del sistema coloniale. I sovietici ritengono che la Germania sia stata attivamente sostenuta, nella fase tfi ripristino del suo potenz iale militare, da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia e che tali Nazioni l'abbiano spinta ad espandersi verso est. I tedeschi, pur non dando credito alle possibili tà militari dell'URSS, giudicarono indispensabile assicurarsi il controllo dell'Europa occidentale, prima di lanciarsi verso est, in un conflitto che essi prevedevano comunque complesso. La guerra, così, iniziò d iversamente da come si aspettavano le Potenze occiden tali, i cui piani furono sconvolti dal patto di non aggressione russo - tedesco. La Relazione sovietica sostiene che Ja partecipazione deJl'URSS al conflitto ebbe un peso decisivo. A tale proposito, nelle pagine 22 e seguenti è detto: « L'URSS, essendo effettivamente entrata in una lotta corpo a
corpo con gli aggressori liùleriani, divenne il centro cli polarizzazione delle forze antifasciste di tutto il mondo. La Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica ebbe, sulla lotta dei popoli e degli Stati della coalizione antifascista, una grande influenza e pose in luce il peso determinante dell'URSS nella seconda guerra mondiale. Esso si espresse, in primo luogo, col processo di trasformazione della guerra, da imperialistica a guerra cli liberazione, che si compì defìnitivame:nte dopo l'intert1mto dell'Unione Sovietica. In secondo luogo, il movimento di Resistenza t·bbe il massimo sviluppo nei Paesi occupati. Ad ogni nuova vittoria delle truppe sovietiche esso dit.'enne sempre più attivo, dando con ciò sensibile aiuto ali' Unione Sovietica nella · lotta contro la_. Germania fascista . In terzo luogo, !a classe operaia e le masse dei lavoratori dei Paesi capitalistici del blocco anti - hitleriano incominciarono a comprendere più chiaramente lo scopo della guerra di liberazione contro gli Stati fascisti, si accrebbe la Loro partecipazione alla lotta contro il fascismo e si accentuò la loro influenza sulla politica dei rispettivi governi. L'URSS, che apprezzava molto l'appoggio degli alleati, intervenne decisamente contro le mire reazionarie dei circoli dirigenti USA e dell'Inghilterra, imprimendo nel contempo alla lotta, sino alla conclusione della guerra, un carattere antifascista.
PARTE SESTA
335
Infine, con la mobilitazione di tutte le sue forze, L'URSS inflisse alla Germania e ai suoi alleati gli attacchi più massicci e distruttivi, che portarono alla completa disfatta degli aggressori. L'Unione Sovietica, battendosi per il nobile scopo della guerra di liberazione, aiutò assai efficacemente ì popoli dell'Europa e dell'Asia a sottrarsi al giogo fascista ed esercitò un'influenza decisiva sullo sviluppo delle lotte dì liberazione dà popoh e dei Paesi sollevatisi contro il blocco fascista. Tutto que·sto dim ostra in modo evidente che lo Stato socialista ebbe una importanza fondamentale nella guerra contro il blocco degli aggressori. Ciò fu soprattutto palese nella lotta armata sul fronte russo - tedesco. Il destino di tutta la guerra mondiale dipese anzitutto dall'esito ddla lotta fra URSS e Gamcmia, poiclzé l'Unione Sovietica fu la spina dorsale della coalizione antifascista, mentre la Germania fu la maggiore potenza del blocco fascista . Allo scopo di sminuire l'importanza del fronte russo - tedesco, rispetto ali'andamento e al risultato della seconda guerra mondiale, e di esaltare gli sforzi delle Annate anglo - americane sugli altri fronti, gli esperti militari e gli storici borg!J.esi passano intenzionalmente sotto silenzio le grandi vittorie dell'Armata Rossa ed esaltano le operazioni delle Forze Armate degli USA e dell'Inghilterra. Ciò è divenuto di moda nelia letteratura storico - borghese del dopoguerra. Nella trattazione preconcetta degli eventi della seconda guerra mondiale vanno singoìarmente cl' accordo molti falsificatori della storia militare, americani ed inglesi. L 'ex Capo di Stato Maggiore dell'Esercito americano, Generale Marshall, ad esempio, ha scritto che "in questa guerra mo1J.diaìe la vittoria dipese dal successo dell'operazione Overlord" ((( Biennal Report of the Chief of
Staff: of the Uniteci States Army to the Secretary of War, July 1, 1943 to Junc 30, r945 », London, 1945, pag. 27) cioè dall'operazione di sbarco delle truppe anglo - americane in Francia, attraverso la M anica, e dalle successive operazioni di queste truppe nell'Europa occidentale. Gli autori della pubblicazione ufficiale americana edita in più volumi "L'Esercito USA nella seconda guerra mondiale" sviluppano questi stessi concetti. La tendenza ad esaltare di proposito l'importanza del fronte occidentale e dì sminuire quella avuta dal fronte russo - tedesco, si ritrova anche nelle opere storico - militari degli ex generali tedesco fascisti. Ad esempio, gli autori della raccolta di articoli su "La
3 36
L'ITAUA NELLA RELt\'l.lONE SOVIETICA SULLA SECOKDA GUERRA MONDIALE
guerra mondiale 1939 - 1945" affermano che " Le Potenze occidentali fecero crollare lo Stato germanico combinando nel loro piano strategico l'azione offensiva dei bombardamenti e quella delle forze terrestri". Il fronte occidentale, secondo loro, condizionò le decisioni del comando tedesco riguardanti le operazioni sul fronte orientale. I teorici borghesi tentano inoltre di spacciare come secondo fronte nella guerra contro la Germania hitleriana persino le operazioni militari di scarsa importanza. Il Generale tedesco T ippelsl?._irch ritiene che il secondo fronte sia stato realizzato dopo lo sbarco delle truppe anglo - americane in Algeria e nel Marocco . Sono stati fatti anche tentatit1i per far passare come secondo fronte in Europa le operazioni militari anglo - americane in Italia (156). (156) Sull'inizio delle operazio ni anglo - americane in Italia (sbarco Sicilia), si rimanda alla nota 113.
in
Simili invenzioni degli storici borghesi. hanno lo scopo di giustificare la politica dei goi,ernanti anglo - americani, che cercarono di procrastinare l'apertura del secondo fronte. Proprio Churchill dette inizio a queste invenzioni. In una lettera a Stalin egli osservava: "Il migliore genere di secondo fronte nel 194 2, l'unico possibile, come importanza del!' operazione sul versante Atlantico, è dato dalla Fakel" (« Corrispondenza fra il Presidente del Consiglio dei Ministri dell 'URSS, con i Presidenti degli Stati Uniti e i Primi Ministri della Gran Bretagna nella Grande Guerra Patriottica», ed. russa, 1958, pag. 59), vale a dire dallo sbarco delle forze anglo americane in Africa. Lo smodato elogio di questa operazione, l'intento di farla passare per secondo fronte , costituirono un diretto rifiuto a sostenere seriamente l'Unione Sovietica in quel clifficiliss[mo periodo di guerra contro la Germania fascista . L'invasione degli alleati nella Francia settentrionale ( 6 giugno r944) è definita dai falsificatori della storia come la "battaglia decisiva" che segnò l'avvio alla conclusione della seconda guerra mondiale. Bisogna aver perduto ogni senso di obiettività per incensare con tanto zelo le Forze Armate anglo - americane ed esaltare i loro "meriti" nella seconda guerra mondiale. Gli apologisti dell'imperialismo non tengono conto dei fatti e i fatti, naturalmente, sono più forti di ogni gretta invenzione.
P/\RTE SESTA
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E' sufficiente dire che negli anni di guerra, quando l'Armata Rossa, di fatto sola, fronteggiava l'Esercito fascista, dando prova di straordinario coraggio ed eroismo, i got1ernanti dell'Inghilterra e degli USA non osarono snu:ntire la palese verità e riconobbero apertamente l'assoluta importanza del fronte russo - tedesco. Lo stesso Churchill, nel suo intervento alla Camera dei Comuni del 2 agosto 1 944, cioè.· subito dopo l'apertura del secondo fronte, disse che l'Esercito russo "ha avuto un peso fondamentale e dissangua le forze dell'Esercito germanico" (CHURCHILL: « Rassegna
degli avvenimenti bellici. Discorso alla Carnera dei Comuni del 2 agosto 1944 » , Ufficio Stampa dell'Ambasciata Britannica, ed. russa, 1944, pag. II). Lo stesso concetto fu espresso più tardi. Infatti, il 27 aprile 194 5, all'epoca della vittoriosa o/fensiva sovietica, Churchill scrisse a Stalin: "Noi siamo amniirati per le vostre gloriose vittorie sul comune nemico e dalle possenti forze che Voi gli avete messo contro. Vogliate accogliere la nostra più sentita riconoscenza e il nostro ringraziamento per queste storiche imprese" (« Corrispondenza fra
il Presidente del Consiglio dei Ministri dell'URSS con i Presidenti degli USA e con i Primi .Ministri della Gran Bretagna durante la Grande Guerra Patriottica r94r - 1945 ))' ed. russa, vol. I, pag. 306). In un altro messaggio di Churchill è detto che le Forze Armate dell'URSS decisero la sorte del militarismo germanico. " Le future generazioni - osservava il premier inglese - riconosceranno il loro debito verso !' Armata Rossa nello stesso modo incondizionato espresso ora da noi, che abbiamo 11issuto tanto da essere testimoni cli queste magnifiche vittorie" (ibidem, pag. 310) . Anche il Presidente Roosevelt espresse la sua grande ammirazione per le vittoriose truppe soi,ietiche e per gli eroici sacrifici del nostro popolo (ibidem, vol. Il, pag. 72). Il popolo russo non ha mai dimenticato l'aiuto fornito dagLJ: alleati nella lotta contro il nemico comune. Ma nel contempo è ben noto che i nostri alleati procrastinarono in tutti i modi e con tutti i mezzi l'apertura del seconclo fronte in Europa, che fu creato soltanto quando, in virtù delle storiche t'ittorie dcll' A rmata Rossa, la guerra si stava avvicinando alla fine . In sostanza, con L'apertura del secondo fronte gli USA e l'Inghilterra perseguirono maggiormente fini politici propri, anziché gli obiettivi com uni per la definitiva sconfitta del!' Esercito hitleriano. 22 . -
Russia
338
1.'1T1\Ll.'1 NELLA RtLAZIONE SOVIETICA SULLA SEC()NJ)1\ GUERRA MQ Nl)[/\LE
L'eroica lotta delle Forze Armate sovietiche superò considerellolmente per dimensioni, intensità e risultati le operazioni belliche degli alleati. Secondo la dottrina militare hitleriana, i piani per la dominazione mondiale dei monopoli germanici dollevano essere realizzati sulla base di una strategia continentale. Agli occhi dei capi della Germania fascista, l'Unione Sovietica, essendo la più forte Potenza continentale, apparve come l'ostacolo principale per la conquista del dominio in Europa, e non soltanto in Europa. La realizzazione dei loro progetti fu fatta dipendere direttamente dall'esito della guerra contro l'URSS. A tal fine il comando hitleriano subordinò la costituzione delle Forze Armate germaniche, il cui nocciolo principale era dato dall'Esercito e dal!' Aviazione. La gran massa delle forze terrestri ed aree fasciste fu scagliata contro l'Unione Sovietica. Allo scoppio delle ostilità, operavano sul fronte russo - tedesco 153 Divisioni germaniche, vale a dire più del 70% di tutto l'Esercito tedesco - fascista . Insieme alle forze terrestri dei Paesi satelliti, gli hitleriani schieravano 190 Divisioni, a pieni organici e completamente equipaggiate. Anche la gran parte dei mezzi bellici delle forze terrestri ed aeree fu lanciata contro l'URSS: tutte le quattro aliquote corazzate (3.712 carri), quattro delle cinque Squadre aeree (circa 4.000 velivoli), 1 .ooo aerei degli alleati della Germania, più della metà delle artiglierie e . dei mortai della Germania fascista ( 44.000) e 6 .000 artiglierie dei suoi satelliti (Istituto di Marxismo e Leninismo. Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica. lnv. 17936, pagg. 52, 862). Dei 5. 97 5 .000 uomini appartenenti alle forze operative germaniche, 4-600.000 iniziarono la guerra contro l'URSS, ossia il 77% degli effettivi (ibidem, pag. 862). Le truppe terrestri previste per l'attacco all'URSS ammontavano a J·}OO.ooo uomini ovvero all'82 % dell'entità complessiva delle Forze A rmate terrestri (ibidem, pagg. 42, 52). Nel corso dei successivi quattro anni della seconda guerra mondiale, il fronte russo - tedesco continuò ad essere prioritario. Ciò risulta distintamente chiaro dalla tabella seguente, relativa alla ripartizione delle forze terrestri delfa Germania fascista sui vari fronti della seconda guerra mondiale e nei territori occupati:
PARTE SESTA
339
Ripartizione delle forze terrestri della Germania fascista nel 1941 -1945 I)
Forze terre.ari della Germania
I
Quantità com plessi va delle unità operative della Germania ( calcolata in Divisioni) (*) Di queste: sul fronte russo - tedesco . . 111 percento rispetto alle unità operative terrestri . sugli altri fronti . . . . in percento rispet- 1 to alle unità operative terrestri . ne,. territori occupati ed m Germania .. ,n percento rispctto alle unitcì opercttive terrestri .
,o
22
10
giugno
111ag,~io
1941
1942
217,5
236,5
297
153
18 I ,5
196
77
66
3
8
l,I
2,7
7o,3 2
I
0,9 62,5 28,8
I
/aglio
(l f
i
10 I gennaio
I<J43
1
I
,o
10
giugn o
gennaio
944
1
944
1
945
318
326,5 3'4,5
201
l
8 I ,5
179
63,3
55,6
57
19,5
81 ,5 II_9 (**)
6,1
25
37,8
52
95
97,5
63,5
16,5
21,9
3 I ,3
30,6
,9,4
5 ,2
I
('•j Nel computo delle forze del 11,•mico, sono state ancl,e comprese le Brigate net 1111mero delle Divisio1Ji; d ue Brigate sono sta/e uguagliate a 1111a v;,1isio11e. ("i ) !)j qut'J!t>, 12 /Jiz.:is/oni opt.>ravano l'Oniro l'Fscrcilo di Libera zione.· :Vilzionale della /ugo.,l.w ia.
La tabella dimostra che sino al!' apertura del secondo fronte, cioè sino alla metà del 1944, più dà due terzi delle Divisioni tedesco - fasciste si trovavano sul fronte russo - tedesco. Queste Divisioni inquadravano quasi i tre quarti degli effettivi delle forze terrestri nemiche. Contro l'Esercito anglo - americano operò complessivamente soltanto lo 0,9 - 6,1% di tutto l'Esercito della Germania. Pertanto, nei primi tre anni della Grande Guerra Patriottica l' Armata Rossa si batté, in sostanza, a tu per tu contro le orde hitleriane ( 157).
340
1.'ITJ\Ll,\ NELL1\ RE L,\ZIONE SOVIE'J'ICA SULLA SECONDA GUERRA MOKDlALE
(157) Le cifre fornite nelle pagine precedenti sulle un ità, le arm i ed i mezzi delle Forze Armate della Germania e dei suoi alleati nelle va rie fasi del conflitto, non sempre concordan o con quelle forni te dai Paesi interessa ti. Fonti ufficiali germa niche, ad esempio, prec isa no che al momento d ell'at tacco all' URSS, g li effettivi delle Forze Armate tedesche ammon tavano a 7.234.000 uomini. Dei 3.800.000 militar i dell'Esercito cli campagna, 3 .0 5 0.000 furono impegnati sul fronte orientale contro l'Armata R ossa, raggruppati in 131 Divisioni (delle quali 19 corazzate) e 14 di r iserva. A ta li unità vanno aggi unte 4 Divisioni e 7 Brigate romene e 1 slovacca, le ere Flotte Aeree a d iretto sostegno de i tre Gruppi d 'Arma te attaccanti, con circa 2.000 aerei, e 3.600 carri armati (appare sproporzionata la cifra di 6.000 pezzi di artiglieria e cli r.ooo aerei attribuiti « ai Pae..i satelliti», tenuto conto che si rifer ivano, a quella data. alle sole 4 Divisioni e 6 Brigate romene e considerando che non erano ancora intervenute nella lo tta l' Italia e l' U ngheria). Successivamente, il numero d elle D ivisioni tedesche ed alleate al fronte russo ebbe le seguenti va ria nti: 1° maggio 1942, D ivision i tedesche 155, più 7 Brigate e alcuni g ruppi d i var ia costituzione; il tu tto va lu tabile ad altre 3 Divisioni. Le unità dei Paesi alleati sul medesimo fronte ammontava no a 11 D ivisioni romene, 6 ungheresi, 3 italiane, 1 leggera slovacca e 1 spagnola . 1 ° luglio 1943 , Divisioni tedesche 193 oltre a 10 Divisioni romene, 4 u ng heresi e r spagnola; pit1 alcune Brigate e gruppi autonomi. 1'' gennaio 1944 , Divisioni tedesche 165 più 10 romene e 9 ungheresi. 1" giugno 1944, Divisioni tedesche 16.·1 pi ù 22 Divisioni e 5 Brigate romene e 12 Divisioni e 2 Brigate u ngheres i. 1" gennaio 1945, Divisioni tedesche 107, resti di Divisioni ungheresi più alcu ne Brigate e gruppi autonom i. li contributo dei P aesi alleati della Germania nella guerra a l fronte russo, in izialmente l imitato alle sole forze romene, andò via via aumentando con l'arrivo delle un ità italiane, di q uelle ungheresi e slovacche. Dal 22 giugno 1941 e fìno al termine del conflitto, <1uindi, il nu mero di tali unità crebbe dalle 4 D i.visioni e 6 Brigate iniziali, a un massimo di 51 D ivisioni della primavera estate 1942. Nel corso del 1944 e fi no al ottobre di q uell'anno, due g iorn i p rima dell'arm isti:t.io dell'Ungheria con l'U nione Sovietica, dei Paesi alleali erano r imaste in campo soltanto II D ivisioni ungheresi. Una aliquota d i queste forze combatté ancora a fìanco dei tedeschi fino all'aprile 1945. (« K riegstagebuch OK \V )) ; KE1tcc: « Das Deutsche Heer )>; BtmKH ,\RT MuLLER - Hn,LEIIRA:--lD : cc Das Heer 1943 - 45 l) ; JACOBSEN : « Der Zweite \ Veltkrieg 1 939 - 45 »).
1,
Gli sforzi principali degli USA e dell'Inghilterra erano allora locali'zzati nell' Afr1.·ca Settentrionale e quindi in Italia, ad una distanza di alcune migliaia di chilometri dal fronte principale russo sovietico. Dalla tabella risulta inoltre che, dopo L'apertura del secondo fronte, L'entitcì delle forze terrestri della Germania sul fronte occi-
PJ\RTE SESTA
dentale ed in Italia aumentò sino al 2 5 - 37,8};, del totale degli effettivi. Tuttavia il maggior numero di Divisioni tedesco - fasciste - da 55,6 al 57 % - era impegnato, come in precedenza, sul fronte russo - tedesco. Se a ciò si aggiunge che oltre all'Esercito tedesco operavano contro l'URSS da 37 Divisioni ( nel giugno 194r ) a 72,5 Divisioni ( nel novembre 1942) degli alleati della Germania fascista , mentre sugli altri teatri dz· guerra si trot·at'ano 8 Divisioni italiane in Africa e 9 Divisioni italiane in Sicilia, allora ditiiene assai chiaro quanto fosse immensamente grande l'i1J.tensità della lotta sul fronte russo tedesco. Bisogna inoltre considerare che contro l'Esercito sot'ietico operavano le migliori unità tedesche mentre sugli altri fronti e nei ter1·itori occupati si trovavano i reparti tedeschi meno addestrati, incompleti di organici e scarsamente equipaggiati. Secondo le affermazioni del Capo di Stato Maggiore di questo fronte, il Generale tedesco S. W es tphal, su un fronte importante come quello occidentale, operavano truppe meno scelte di quelle che operavano sul fronte russo - tedesco. "Era notorio - dichiarava Westphal - che l'efficienza operativa delle truppe tedesche ad occidente era, al momento dell'invasione ( 6 giugno 1944) , considerevolmente in/eriore a qudla delle nostre Divisioni ad oriente ... " (S. W.F.sTPHAL: << Heer in Fesseln )), Bonn, 1950, pag. 264). Anche in seguito, dopo l'apertura del secondo fronte, la qualità degli effettivi delle truppe fasciste ad occidente non migliorò, an.z i andò peggiorando poiché il fronte orientale assorbiva sempre nuove e nuove forze nemiche. Lo attesta eloquentemente il Capo di Stato Maggiore del Gruppo di Armate "G ", l'ex Generale hitleriano F. M ellentein. Parlando degli avi,enim enti sul teatro d ' operazione occidentale, nel settembre - ottobre 1944, egli scrive: "Le truppe alle dipendenze del nostro comando erano incredibilmente eterogenee: vi erano soldati dei servizi, di polizia, anziani ed adolescenti, e' erano persino battaglioni speciali costituiti da persone sofferenti per malattie allo stomaco o alle orecchie. Anche i reparti bene armati che erano giunti dalla Germania, non avevano effettivamente svolto alcun addestramento e passarono direttamente dalla piazza d'armi al campo di battaglia" » (F. 1v1ELLENTEIN : « Le battaglie dei corazzati negli anni 1939 - 1945 >) , ed . russa, 1957, pag. 262).
342
L'ffALIA NELLA RELAZIO:-IE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERRA MO NDIALE
I relatori insistono sull'importanza primaria del fronte russo tedesco, che avrebbe altresì deciso l'esito della guerra in Europa e persino nel teatro del Pacifico. A sostegno della loro tesi, essi affermano che le forze tedesche avevano concentrato sul fronte russo il 52- 75 Z delle artiglierie e dei mortai; il 65 % dei carri armati e dei cannoni d'assalto e il 50- 60% degli aerei da combattimento. I sovietici affermano inoltre che l'elevata intensità dei combattimenti sul fronte orientale era dovuta alla netta contrapposizione degli obiettivi politici russo - tedeschi, mentre sul fronte occidentale, per tutto il periodo della << dròle dc guerre >,, le ridotte attività belliche erano determinate dall'intento politico - strategico anglo francese di volgere la guerra contro l'URSS. Durata ed intensità del conflitto sul fronte russo - tedesco, in confronto con la lotta sostenuta daJle Potenze occidentali, risultano dai seguenti dati contenuti nella Relazione sovietica. Durata dei combattimenti (giorni)
Ampiezza del fronte
r.4r8 338
3 - 6.000
Fronte russo - tedesco Fronte occidentale Fronte italiano
(km)
Combattimenti intensi (giorni)
800 300
663
r.320 293 492
Perdite della Germania e dà suoi alleati Sul
1- -
fronte M icn talc
- -- ---·-
-
-
- - - --
507
Divisioni tedesche (su 587 che, in tempi diversi, operarono contro l'Armata Rossa)
100
Divisioni circa dei Paesi alleati alla Germania
7ì.Ooo aerei
di uomini (73 % delle perdite tedesche nella seconda g uerra mondiale)
10.000.000
Sui front i occidental i
I - --
- -- -- -- - -- -- -1
176 Divisioni (in Africa Settentrionale, in Italia e in Europa occidentale) '
(8.ooo, in Europa occidentale; 9.000 nello scacchiere Mediterraneo; 7-500 nei Balcani)
24.500
3 .600.000
uomini (perdite tedesche)
PARTE Si,STA
343
Perdite degli Stati alleati della Germania: 1.580.000 morti; feriti. Il Giappone perse m totale 2.000.000 di uommr, dei quali un terzo contro l'URSS.
578.000
Durante il conflitto, la Germ ania trasferì sul fronte orientale Divisioni tratte dagli altri teatri operativi e dalla riserva generale. Il rafforzamento del fronte orientale non cessò neppure, secondo i relatori, dopo l'apertura di altri fronti da parte degli occidentali. Infatti: - dallo sbarco degli alleati in Africa Settentrionale (novembre 1942) alla fine di aprile 1943, i tedeschi trasferirono sul fronte russo 20 Divisioni dislocate in Francia e 15 situate in Olanda, Norvegia, Danimarca e Germania; - durante le operazioni in Italia, dall'aprile al dicembre 1943, furono inviate sul fronte orientale 40 Divisioni tedesche; - nei sei mesi successivi aHo sbarco in Normandia 66,5 Divisioni tedesche furono spostate ad est. ·
268,5
Le vittorie, conseguite contro la Germania fascista, non furono facilmente ottenute dall'Unione Sovietica. La guerra passata fu per il nostro popolo la più dura di tutte quelle che la sua storia conosca. Tale guerra costò enormi sacrifici: l'URSS sopportò le più elevate perdite umane ( 20.000.000 di persone) . Quasi la metà di esse è costituita da pacifici cittadini e da prigionieri di guerra, uccisi o torturati a morte dagli hitleriani nel territorio sovietico sotto occupaz10ne. La popolazione sovietica dell'interno ebbe numerose vittime a causa degli assedi alle città e dei bombardamenti aerei. Centinaia di migliaia di persone furono eliminate nei campi di concentramento in territorio germanico. Nella lotta contro gli aggressori, riportarono gravi perdite la Cina ( ro.000.000 di uomini), la Polonia ( oltre 6 milioni di uomini), la Jugoslavia ( I .706.000 uomini) ed altri popoli dei Paesi occupati. Invece le perdite degli alleati della coalizione antifascista, per lungo tempo assenti dalla lotta attiva contro la Germania fascista, furono comparativamente basse. Così., ad esempio, l'Inghilterra ebbe in questa guerra 375 . 000 morti; con i feriti, le sue perdite sono costituite da 744.000 uomini. Gli USA, su tutti i fronti e sui mari, persero 1 .076 . 000 uomini, cli cui 40 5.000 morti (Isti«
tuto di Marxismo e Leninismo. Documenti e materiali della Se-
34 4
l.' ITJ\l..J.A NELLA RELAZIONE SOVIETICA SUl, LA SECO~DA G UERRA MO N lll ;\l.E
z ione di Storia della Grande Guerra Patriottica, Inv. n. r8535, pag. 65). In paragone agli altri Paesi, la guerra cagionò a/l'Unione Sovietica ì più gravi danni materiali. Cli invasori tedesco - fascisti distrussero nella nostra terra 1 .710 città e cittadine, trasformarono in rovine più di 70.000 paesi e villaggi, lasciando senza tetto 25.000.000 di persone. Essi distrussero completamente o parzialmente quasi 32 .000 stabilimenti industriali, 65 ..0 00 chilometri di strada ferrata, saccheggiarono 98.000 l,olkos, 1 .876 sovcòs e 2.890 depositi di macchine e trattori. Il dan no materiale, cagionato al nostro Paese, ammontò a 679 miliardi di rubli ( valore ante guen·a) . Pertanto, dall'analisi dei diversi aspetti della seconda guerra mondiale, del!' entità e del tipo della lotta armata, risulta che l'Unione Sovietica ebbe un ruolo decisivo nella sconfitta delle più consistenti forze del blocco fascista, deìla Germania hitleriana e dei suoi alleati )). Pur ammettendo che le forniture occidentali ebbero notevole importanza, specie nel settore dei trasporti e dei carburanti e lubrificanti (l'URSS ricevette da USA e Gran Bretagna 409.526 automezzi e 2.84-9.166 tonnellate d i prodotti petroliferi), la Relazione sostiene che ai fini del potenziamento dell 'Armata Rossa, in materiali bellici, esse furono di scarso peso. Le cifre elencate sono state inserite nella sottonotata tabella di raffronto:
Prodotti dall ·URSS ( t94c - 1t)45)
l'rin cip:1li tipi <li mate riali bellici
Artiglierie cli ogni calibro Aerei. Carri armati e semoventi
Pcrccntv <kllc forni cu re rispetto all a produzione sovietici
9.600 18.700 10.800
12~,~
136.800
-1
102.500
I
I
1-
I
Fo rniwrc ang lo - stalun itcnsi all 'l!RSS (l<J-1 1 • 1945)
489-~,.,
I
2~.<) I
I
10 ~1~
Considerevoli <.1uantitativi di armamenti furono inoltre inviati dai sovietici alle forze polacche, cecoslovacche, all'Esercito di liberazione jugoslavo e ai partigiani dell'Europa centrale e sud - occidentale. N onostante l'estesa occupazione tedesca, che aveva tolto all'URSS la disponibilità di numerosissime risorse ed industrie, la produzione bellica registrò durante la guerra un continuo incremento.
l',\RTF, SESTA
345
GIi indici, in percento, riferìti al I 940 ( = mo) sono i seguenti : :\•! atc t i ~ li
i\ nn o
I 1941
r942
-
-
-I~ )
D'armamento Coraz7.ati
1
45
191
200
1(2
184
D'avia~ione .
126 152
178
234 223
Di m unizionamemu .
2 18
I
I I
264
19+1
I
206 296 2 39
I
310
-
1 945
-
156
276 1 77 17 1
Anche gli effettivi delle Forze Armate sovietiche registrarono, malgrado le perdite, un continuo aumento: da J .433.000 effettivi nel 1937 a TT .365.000 nel maggio 1945. Un cenno particolare merita il capitolo relativo ai servizi di sicurezza sovietici. Durante il secondo conflitto mondiale, l'URSS disponeva dei seguenti organi di sicurezza: NK VD, Narodnyj Komissariat Vnutrennih Del (Commissariato del Popolo per gli Affari In terni); NKGB, Narodnyj Komissariat Gosudarstvennoj Bezopasnosti (Commissariato del Popolo per la Sicurezza dello Stato), ed inoltre degl i organi controinformativi mili tari « SMERS >>. Compito principale di tali organi era la neutralizzazione dell'attivi tà informativa della Germania che, contro l'URSS, conduceva un'accanita e massiccia guerra segreta. li numero di agenti del servizio informazioni tedesco risultò quadruplicato, nel 1940, rispetto all'anno preceden te (Istituto di Marxismo e Leninismo. Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica , inv. n. 18918, 1. 71). Nonostante ciò, il servizio informazioni tedesco non poté raccogliere tutti i dati necessari sul potenziale bellico sovietico. A sostegno di tale affermazione, la Relazione cita Leverkuehn: <( La R ussia Sot-•ietica, per il servizio informazioni, costituì, ancor prima dell'inizio della guerra, un problema particolarmente difficile . . . >> e il 1'1agg. Gcn. von Butlar: << Le particolari condizioni esistenti in Russia ostacolarono grandemente la raccolta di dati informativi sul potenziale bellico dell'Unione Sot'ietica e pertanto tali dati erano ben lungi dall'essere esaurienti . . . » .
T uttavia i risultati sarebbero stati indubbiamente migliori se gli organi di sicurezza non fossero divenuti mezzi per << repressioni massive ». Ciò avvenne, secondo la Relazione, poiché il controllo
346
L'ITAL!i\ NELLA RELAZIONE SOVIETICA SULLA SECO:,JDA GUERRA MONDI/\LE
di tali organi eia parte del PCUS e del governo fu gradualmente assunto da Stalin in persona. La situazione peggiorò ancora quando a capo degli organi di sicurezza vi fu « la cricca di Berija. Protetta dall'autorità di Stalin, questa banda fece piazza pulita delle tradizioni della Ceka (158), (158) La (:K (Vscrossijskaja C:rezvycajnaja Komm issija po borbe s Kontrrevoljutsiej i Sabotazem) è l'organo di sicurezza creato dai bolscevichi nel dicembre 1917. La successiva denominazione dei servizi di sicurezza sovietici è questa: GPU - OnPU - NK VD (sino al 1946).
eliminò oneste persone, introdusse nell'attività degli organi di sicurezza lo spirito, ad essi estraneo, di generale diffidenza e sospetto verso i sovietici, stimolò tendenze illegali e carrieristiche» .
Decine di migliaia di appartenenti ai servizi segreti subirono la repressione della << cricca di Berija >J (Istituto di Marxismo e Leninismo. Documenti e materiali sulla Grande Guerra Patriottica, inv. n. 18918, l. 70). Il servizio inform azioni sovietico risultò quindi indebolito. Tuttavia molti dati informativi furono raccolti, prima del conflitto, sull'imminente attacco della Germania contro l'Unione Sovietica. (\ Stalin fu informato, il 10 aprile 1941, del colloquio che Hitler ebbe con il principe jugoslavo Paolo, durante il quale il dittatore fascista dichiarò di aver deciso di iniziare operazioni militari contro l'URSS per la fine di giugno. Il 5 maggio 1941, Stalin ricevette un nuovo rapporto relativo alla preparazione della Germania per la guerra contro L'URSS. " I preparativi militari a Varsavia e in territorio polacco sono palesemente in via di effettuazione - era specificato nel rapporto - e i militari tedeschi parlano in modo del tutto chiaro della imminente guerra fra Germania e Unione Sovietica, come se fosse una faccenda ormai decisa. [..,a guerra dovrebbe iniziare dopo i lavori agricoli primaverili". Nel maggio 1941 furono trasmesse a Stalin delle informazioni ricevute dalla spia sovietica R. Sorge, che operava nell'ambiente del!' ambasciata tedesca in Giappone e che aveva avuto accesso a documenti relativi alla cooperazione nippo - germanica. Sorge riferiva che Hitler aveva deciso di attaccare l'Unione Sovietica e aveva a tal fine ammassato 150 Divisioni presso i confini sovietici'. La preziosissima informazione, trasmessa da Sorge, conteneva il piano generale della guerra contro l'URSS e la data esatta d'inizio delle operazioni milùari.
PARTE
347
SESTA
Il 6 giugno 194 r furono presentati a Stalin dati informativt riguardanti l'ammassamento di forze tedesco - romene, pari a circa 4.000.000 di soldati e ufficiali, sul confine sovietico - germanico. L' 11 giugno gli fu segnalato che l'ambasciata tedesca a Mosca aveva avuto disposizioni da Berlino di predisporsi all'evacuazione nel giro di sette giorni e di bruciare i documenti d'archivio nello scantinato. il 17 giugno 1941, gli organi di sicurezza dello Stato e i Comandi delle forze di frontiera avvertirono Stalin che l'attacco della Germania fascista all'URSS sarebbe avvenuto il 2 r - 22 giugno. T uttavia Stalin non prese in considerazione le informazioni degli organi di .iicurezza dello Stato e così. pure le notizie trasmesse dagli organi del servizio informativo operativo e da altre fonti)) (r59). (159) Cfr. nota n. 44.
Da parte tedesca fu dato considerevole impulso non solo alla ricerca informativa, ma anche a molteplici attività speciali (azioni di inganno, sabotaggio, sobillazione, ecc.). Per tali scopi gli hitleriani sistemarono presso la front iera russo - tedesca 130 organi informativi e controinformativi; essi istituirono inoltre 60 scuole speciali per l'addestramento degli agenti. La maggior parte del personale era reclutata dal servizio tedesco (( fra i nazionalisti borghesi, nonclzé fra i traditori della patria passati al nemico. A tergo delle truppe sovietiche fu lanciato un gran numero di spie, di sabotatori e di terroristi. Nel r94r il numero degli agenti nemici inviati nelle retrovie dell'Armata Rossa crebbe, rispetto al 1939, di quasi r4 t olte, nel 1942 di 31 e nel 1943 di 43 volte» (ibidem, inv. n. 18918, l. 7r). Nel 1944 e nel 1945, il numero degli agenti del servizio tedesco diminuì; però la loro preparazione risultò migliore. I sovietici crearono battaglioni speciali (lstrebitelnye Batal' ony) che operavano alle dirette dipendenze degli organi di sicurezza, per la repressione delle attività svolte da sabotatori paracadutati nelle zone contigue all'area di responsabilità dei Fronti. In queste zone, e in tutto il restante territorio dell'URSS, operavano inoltre gli organi territoriali di sicurezza. Nell'ambito dei Fronti e delle Armate, l'attività controinformativa era diretta dai rispettivi Soviet militari (160). 1
(160) Vds. nota n. 6ì.
Nelle zone di responsabilità dei Fronti, la lotta contro i sabotatori tedeschi era in particolare condotta dalle unità di sicurezza delle retrovie.
348
L'ITALIA N ELLA RELAZIONE SOVIF.TIC;\ SULLA SECON DA GUE RRA MONDl,\ LE
In conseguenza della '< attività criminale del gruppo di Berija », i servizi segreti sovietici dimostrarono carenze sia quantitative che qualitative. All'inizio del conflitto, i tedeschi riuscirono infatti a interrompere moltissime lince di collegamento, cosicché comandi di ogni livello, sino allo << Stavka )>, furono privati della possibilità di ricevere notizie sulla situazione in atto e quindi di impartire ordini opportuni. « in certe regioni del Paese, il servizio informazioni tedesco
organizzò azioni belltche condotte da bande nazionaliste>). Nel 194r, il 55% dei sabotaggi tedeschi era diretto contro l'area operativa dell'Ar mata Rossa; nel 1942 la loro entità fu del 54%, nel r943 del 53 ~~, nel T944 del 63°;, e nel T945 dell'88 ~~ (ibidem, inv. n. r89 T8, l. 71 ). N ell'area non operativa gli organi territoriali di sicurezza r iuscirono a catturare parecchie migliaia di agenti . Di questi ben T.854 erano stati paracadutati e 556 erano dotati di stazioni radio (ibidem, inv. n. r89r8, 1. 88). « Durante la guerra, l'attività degli agenti segreti sovietici nelle retrovie nemiche fu piuttosto considerevole e dette grandi risultati )>.
La Relazione afferma, fra l'altro, che il rapporto di R. Sorge (in cui era detto che il Giappone avrebbe aperto le osti lità con gli Stati Uniti e che quindi non era preved ibile un imminente attacco nipponico contro l'URSS) permise il trasferimento di una parte delle D ivisioni sovietiche dall'Estremo Oriente aJla zona di Mosca. Sempre sul funzionamento dei servizi di sicurezza, la Relaz ione precisa più avanti: « Bisogna osservare che l'attività degli organi di sicurezza nelle retrovie nemiche fu anche assai lacunosa. L'attività fu iniziata con grande ritardo e si sviluppò seriamente soltanto nel 1943. In diversi casi essa fu organizzata frettolosamente e non produsse i dovuti risultati >) .
I problemi operativi che l'Armata Rossa ha dovuto affrontare durante il conflitto trovano ampia trattazione nel capitolo quinto. Nell'ordine, essi sono: « problemi generali della lotta armata; difesa strategica delle forze sovietiche; offensiva strategica, fondamentale metodo operativo delle Forze Armate dell'URSS; impiego delle singole Forze Armate e delle varie armi; direzione della lotta armata; Le Grandi Unità operative; fisionom ia delle operazioni con-
P/\RTE SESTA
349
dotte dai. Fronti e dalle Armate; perfezionamenti nella tattica; esperienze dell'ultima guerra e ulteriore potenzianiento delle Forze Armate sot,ietiche )l . r . « Problemi generali della lotta armata.
Dalla fine della guerra sono trascorsi ormai vent'anni. Eppure gli storici militari borghesi non sanno a/ fatto definire esattamente le cause della vittoria sovietica. Essi ignorano le cause politico - sociali che furono alla base della nostra vittoria. Questi autori cercano in ogni modo di sminuire anche l'importanza dell'arte militare sovietica nei successi clell' Armata Rossa. Essi insistono nel sostenere che le vittorie delle nostre Forze Armate furono ottenute soltanto per effetto della noter1ole superiorità numerica in uomini e mez:à. Tuttavia il rapporto delle forze contrapposte su[ fronte russo - tedesco non giustifica tale tesi. La prima grande vittoria presso Mosca fu ottenuta se:nza che l'Armata Rossa ai,esse la superiorità sul nemico in uomini e mezzi. Quella battaglia ebbe successo in virtù soprattutto deLl' eroismo delle truppe e: della capacità di sfruttare più efficacemente le forze e i mezzi a disposizione nel difficile ambiente dell'inverno già iniziato. Nella tabella è indicata l'entità delle iruppe e degli armamenti dt cui disponevano le parti in lotta nei successivi periodi del conflitto. Rapporti delle forze e mezzi degli Eserciti operanti sul fronte russo - tedesco nel 1942 - 194 5 Forze e 1nez. z1
I
N,;1,e111bre HJ42
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Giugno 1 94~
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Giugno
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6,2
5 ,2
4,9
6,4 4,0
6,5 3 ,1
7,8 5,2
12,9
92,6 48,6
108,0 28,5
Entità delle truppe {in milioni)
6,, 6,l
Carri armati e semoventi (in migliaia)
6,9
9,9
5,4
67f'
5,9
5,4
Cannoni e mortai ( in
migliaia) Aerei da combauimento (in migliaia)
103,r
70,0 3,2
I
92,6
54.6
56, ~
8,5 8,4 3,1 3,0 - -- --
4
1 5,5
1·
2 ,0
iVotci. Ai 11un1,•ratore sono iudil'ati font.e ,, 1ner:z.1 d,•ltEscrcilo soc,ietico al fronte; al d«liominatore ql!eili tedesco - fascùti. l dati w!/' Esercito tedesco - jascista 11011 sono tle/ìniti1Ji.
350
L'ITALIA KELL;\ RE !.,\ZIO:s!E SOVIETICA SULLA SEC:0:sil)A G"C;ERR,\ ~O~D.li\LE
I dati riportati nella tabella dimostrano come le operazioni offensive nell'inverno 1942 - 43, che segnarono l'inizio di una svolta radicale nell'andamento del conflitto, furono lanciate dall'Armata Rossa senza superiorità numerica sul nemico. In seguito, i rapporti di forza e mezzi mutarono costantemente a favore dei sovietici'. Però tale superiorità non fu sensibile eccetto che per l' a11iazione. Nella fase conclusiva del conflitto le nostre unità operative erano notevolmente superiori al nemico, in uomini e mezzi. Esse disponevano di un numero doppio di carri e di semoventi, quadruplo di artiglierie, e otto volte maggiore in aerei da combattimento. Il comando tedesco - fascista disponeva ancora di riserve sufficientemente robuste dislocate in Germania. Anche riferendosi alle operazioni del 1943 - 4 5, deve essere riconosciuto che nella maggioran.za dei casi l'Armata Rossa aveva effettivamente la supremazia delle forze. In modo particolare tale superiorità era considerevole sulle direttrici principali. Essa veniva realizzata con l'audace ed abile manovra, da parte delle truppe, dei mezzi bellici impiegati a massa. Ciò stava a dimostrare lo sviluppo dell'arte militare sovietica. Il comando anglo - americano aveva in Normandia, nell'estate 1944, una superiorità di 2,5 volte maggiore in effettivi e addirittura schiacciante in carri ed aerei. Ciò nonostante il grosso delle forze tedesche poté evitare l'annientamento e si ritirò dalla Francia. Quando gli hitleriani intrapresero l'offensiva nelle Ardenne, le truppe anglo - americane si trovarono in una situazione estremamente difficile sebbene disponessero di forze assai maggiori del nemico. La dottrina sovietica seppe valutare in tempo l'importanza dei nuovi mezzi bellici che avevano subìto rapidi progressi dopo la prima guerra mondiale. Essa tracciò precisi indirizzi evolutivi rig;,,ardanti le diverse Forze Armate e le varie armi e fissò in modo sostanzialmente corretto le procedure per il loro impiego. Questi indirizzi positivi della dottrina militare sovietica ebbero un riflesso concreto, in particolare, nel "Regolamento Tattico dell'Armata Rossa" del 1936. A quel tempo esso risultò più moderno dei regolamenti degli Eserciti stranieri. Nella elaborazione delle direttive per l'Esercito hitleriano, i militari tedeschi utilizzarono molte norme contenute in questo documento, cioè quelle che definivano le caratteristiche del combattimento e i principi della sua condotta.
P1\RTE SESTA
35 1
Tuttavia sullo sviluppo della nostra scienza militare, negli anni di poco precedenti al conflitto, ebbe deleteria influenza il fatto che numerosi, eminenti studiosi militari, dopo aver dato un notevole contributo alla soluzione dei problemi dell'arte militare, divennero vittime dell'arbitrio stalinista. Lo studio creativo della dottrina si interruppe. Dalle esperienze delle operazioni belliche in Spagna furono tratte conclusioni inesatte, in particolare relativamente all'impiego delle truppe corazzate e dell'aviazione. I metodi adottati dall'Esercito tedesco - fascista nel l 9 39 - I 940 non furono seriamente studiati e approfonditi>>.
La dottrina sovietica non approfondì i problemi relativi. alla difesa strategica, come è già stato osservato in precedenza (vds. pag. 66). D'altra parte (< la guerra lampo >>, che aveva ottenuto facile successo in occidente, si dimostrò inefficace verso lo Stato sovietico, poiché questo seppe mobilitare tutte le energie del Paese contro l'aggressione tedesca. e< La
cricca hitleriana, con l'appoggio dei governanti reazionari dell'Italia, della Finlandia, della Romania e dell'Ungheria, riuscì ad avere a disposizione alcune Armate di questi Paesi per la guerra contro l'Unione Sovietica. Ma tale coalizione non fu, ed invero non poteva essere, solida. Insormontabili contrasti, propri di ogni blocco aggressivo, la divisero continuamente ».
Con le FF.AA. sovietiche combatterono: la 1° e 2" Armata polacca; un Corpo d'Armata cecoslovacco; un reggimento dell'aeronautica francese << Normandia - Niemen n; una Brigata di volontari jugoslavi; unità degli Eserciti popolari della Romania e della Buigana. Nell'ultima fase del conflitto combatterono unità polacche, cecoslovacche, rumene e bulgare pari a 35,5 Divisioni. In Estremo Oriente combatterono con i sovietici truppe dell'Esercito popolare - rivoluzionario mongolo. 2. <t
La difesa strategica delle forze sovietiche>).
Le forze sovietiche, colte di sorpresa, furono costrette ad iniziare il conflitto con il ripiegamento e la difesa del territorio dell'URSS. Il comando sovietico non aveva predisposto piani per re-
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L'tTJ\l.lA NEI,J, J\ RELAZIONE SOVIETICA SULLA SECOKDA GUERRA MOKlllJ\LE
spingere un improvviso attacco in forze da parte della Germ ania. In buona parte ciò dipese dall'errore di valutazione di Stalin circa la situazione internazionale alla vigilia del conflitto. Di riflesso, governo, organi di partito e comandi militari avevano un orientamento piuttosto ottimista su un eventuale conflitto, che si riteneva potesse essere facilmente vinto. Le Forze Armate sovietiche avevano subìto una notevole immissione di nuovi quadri, sia in ragione del potenziamento delle varie armi, sia a causa dei vuoti creati dalle « ingiustificate repressioni del 1937- 1938 » . Molti di questi quadri non erano sufficientemente addestrati. Tuttavia, causa principale dei rovesci iniziali sovietici fu il mancato stato di completo approntamento delle unità sovietiche, dovuto - ribadisce la Relazione - alle errate valutazioni di Stalin. La difesa strategica adottata dai sovietici nel r941 e nel 1942 ebbe caratteristiche diverse. Nell 'estate - autunno del 1941 le operazioni difensive furono condotte lungo una fronte di 3.000 km e contro forze superiori per uomini e mezzi. Le riserve strategiche furono impiegate p rincipalmente in compiti controffensivi piuttosto che per la creazione di solide linee d i difesa. « Nell'estate del 1941 il comando sovietico mviò al Fronte oltre 324 Dfrisioni, però soltanto 68 di· queste furono destinate alla organizzazione preventiva di linee di/ensit1e nelle retrovie. La situazione avrebbe spesso richiesto lo sganciamento delle truppe per sottrarle alla distruzione, per sistemarle a difesa su linee arretrate e far affluire le riserve. Ma il comando clell' Armata Rossa tardò spesso nel prendere le decisioni per il ripiegamento e per l' organi:,:zazione della di/esa nelle retrovie, mentre impiegò le riserve in afflusso per l'effettuazione di operazioni offensive locali che, nel quadro di una situazione generale molto seria, non dettero né potevano dare alcun risultato strategico. La di/esa strategica nei primi mesi di guerra ebbe il carattere di resistenza temporeggiante per il possesso di posizioni scarsamente fortificate, di città e di centri di comunicazione, con il successivo ripiegamento delle truppe in profondità. Nelle operazioni de!L' estate - autunno 1942, l'Armata Rossa ricorse alla difesa strategica in condizioni diverse. Il nostro Paese aveva portato a termine la mobilitazione di tutte le sue risorse e le truppe sovietiche aveFano acquisito una notevole esperienza beflica.
l'ARTE SEST:\
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Disponevano allora di artz'glierie e di armi leggere in numero maggiore del nemico. Soltanto le perdite in carri armati ed aerei non erano ancora state completamente ripianate. La perdita del!' iniziativa strategica da parte del comando sovietico fu conseguenza di gravi errori nella valutazione strategica, nella pianificazione e nell'organizzazione dell'attività bellica delle truppe sovietiche. Il Comando Supremo pianificò le operazioni dell'estate 1942 partendo dal concetto che l'Esercito tedesco - fascista avesse già perso in considerevole misura la sua potenzialità aggressiva. Si trattò di una evidente sottovalutazione delle possibilitcì nemiche. Il comando sovietico, nel progettare l'effettuazione per l'estate r942 di operazioni offensive su tutte le direttrici principali, stimò nello stesso tempo che anche il nemico potesse iniziare un'offensiva. Si riteneva che lo sforzo principale nemico avrebbe molto probabilmente interessato d settore centrale del fronte. Furono pertanto adottati provvedimenti diretti a potenziare le forze sovietiche dislocate al centro . Intanto il comando tedesco - fascista, pur mantenendo ingenti forze nella parte centrale del fronte strategico, preparò una massiccia offensiva a sud, proponendosi di attaccare la nostra aliquota centrale di forze soltanto in un secondo tempo. Gli errori di calcolo nella valutazione delle forze e delle intenzioni nemiche furono la causa fondamentale, all'inizio dell'estate , 942, dei grat i in.successi del!' Annata Rossa nella parte meridionale del fronte russo - tedesco. Lo "Stavka" del Comando Supremo e l'Alto Comando "Sud Ovest" non adottarono tutte le misure necessarie per il rafforzamento del settore sud - ovest del fronte. Il comando hitleriano sfruttò la situazione, prese l'iniziativa nelle sue mani e lanciò in quel settore una massz'ccia offensiva. L'Armata Rossa subì pesanti perdite e si trovò nuovamente costretta alla difensiva. La ;lifesa stratt.·gica fu questa volta meglio organizzata della precedente campaina estiva. Le unità sovietiche seppero coordinare l'azione difensiva, condotta su posizioni forti, con la tempestiva rottura del contatto sotto la pressione di forze nemiche prepondl'ranti. Sulla direttrice principale, nell'ansa del Don, la difesa utilizzò posizioni precedentemente organizzate e presidiate in tempo debito da riserve strategiche coli inviate. Soltanto sulla direttrice nord - caucasica, dove le possibilità di sostegno delle unità sovietiche da parte delle riserve strategiche erano assai limitate, il nemico riuscì. a progredire rapidamente. Col sistematico impiego delle riserve strategiche il co1
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L'ITALI ,\ :'-<EL!, ,\ RELAZION E SOVH:TICA Sl; LLA Sli CO:'-<D,\ GUERRA ~{ON))J ,\I.E
mando sovietico poté dare alla difesa un carattere dinamico. Dal luglio al novembre 1942, le nostre forze ianciarono 17 controffensive a livello Fronte. Nell'estate 1943, la difesa adottata dall'Armata Rossa ebbe La caratteristica di essere stata scelta dal comando sovietico stesso per il conseguimento di obiettivi contingenti tattico - strategici. Il rapporto di forze e mezzi sul fronte russo - tedesco era a quel tempo già mutato a favore dell'Armata Rossa. Le unità operanti, pur essendo di poco superiori numericamente, avevano più artiglierie e più carri del nemico. I carri leggeri erano allora oltre iL 30% del parco carri delle unità operanti. La difesa veniva attuata in condizioni completamente dit 1erse dal primo periodo del conflitto. La sua preparazione avveniva a tempo debito e con dosatura pianificata di forze e mezzi. Nelle campagne estivo - autunnali del r94 1 e del 1942 uno dei compiti della difesa era di guadagnare tempo per l'approntamento e la concentrazione delle riserve strategiche, senza le quali le forze in difesa non avrebbero potuto passare alla controffensiva; poi tale compito cessò di sussistere. Per il rafforzamento della difesa e il successivo passaggio alla controffensiva, il Comando Supremo approntò anticipatamente robuste riserve. L'Armata Rossa adottò la difensiva non soltanto quando, a causa della sfavorevole situazione, tale metodo di lotta era l'unico possibile. Il comando sovietico ricorse alla difesa strategica anche come metodo operativo idoneo a creare le più favorevoli premesse per lo sviluppo del!' offensiva su un obiettivo vitale ed a grande profondità. Il comando sovietico impiegò le riserve sia per ripristinare la continuità del fronte strategico, spezzato dal nemico, sia per dare anche un carattere dinamico alle azioni difensive. Beninteso che, con l'accorciamento del fronte, il nostro coma.n do poté impiegare le riserve strategiche in modo più conveniente; in ogni caso esso cercò di conservare l'aliquota maggiore per il passaggio alla controffensiva ».
3.
<<
L'offensiva strategica, fondamentale metodo operativo delle Forze A rmate dell'URSS>>.
I sovietici effettuarono le operazioni offensive in corrispondenza delle direttrici più importanti, o con temporanea,nente su tutto il fronte, per annientare robuste formazioni nemiche. Invece - afferma la Relazione - le forze anglo - americane, benché numerose e
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PARTE SESTA
ben equipaggiate, evitarono quasi sempre lo scontro co1 grossi delle forze tedesche. << Lo scrittore inglese di questioni militari LiddeLl Hart, nel tentatii10 di giustificare tale condotta, trae persino una conclusione di principio affermando che '·' la strategia sarà più perfetta se garantirà il raggiungimento degli obiettivi sen:za onerose opera.zioni belliche" (LIDDELL HART: (< The Strategy oE Indirect
Approach », ed. russa, « Strateghija neprjamyh dejstvij )), 1957, pag. 446). Soltanto la possibilità che le Forze Armate dell'URSS sconfiggessero, da sole, la Germania spinse in ultima analisi gli strateghi anglo - americani a entrare direttamente in guerra nel teatro europeo occidentale >> .
Dopo questo breve inciso fuori tema, la Relazione descrive nuovamente la controffensiva di Mosca ripetendo che le forze sovietiche (cioè il Fronte << Ovest » cui era affidato il compito principale) « non avevano la superiorità numerica sul nemico». Considerazioni, per lo più espresse in precedenza, riguardano altresì le offensive sul Volga e di Kursk. Compaiono invece per la prima volta i concetti di seguito riportati: ,< La corretta scelta della grat1itaziont· degli sforzi e del momento d'inizio della controffensiva costituì il grande successo della strategia sovietica. Questi sforzi venivano a cadere sui fianchi deboli degli schieramenti del nemico allo scopo di accerchiare il grosso delle sue forze ( battaglia sul Volga) o di dividerlo e batterlo separatamente ( operazioni di Mosca, Orlov e Belgorod -Karkov ). Grazie alla tempestiva concentrazione delle riserve strategiche, le forze sovietiche passarono di solito al!' offensiva ancor prima che il comando tedesco - fascista si rendesse conto dell'impossibilità di proseguire le operazioni offensive e fosse in tempo di adottare adeguate misure per il solido rafforzamento delle posizioni occupate. L a capacità del comando sovietico di determinare esattamente il momento di crisi del!' offensiva avversaria, sfruttando al massimo questa favorevole possibilità per gli attacchi di risposta delle riserve, fu chiara dimostrazione della superiorità della strategia sovietica rispetto a quella tedesco - fascista. In genere, il comando hitleriano adottava con grande ritardo le contromisure per arginare la contro/f ensù a delle forze sovietiche. La guerra ha dimostrato che la contro/ fensiva, effettuata su una sola direttrice strategica, con l'accorto sfruttamento di una situa1
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L'ITALIA NELLA REJ, J\ZIONE SOVIETICA S ULLA SECONDA G UERRA M C)NDIALE
· -- - -
zione favorevole, si trasforma in offensiva generale lungo un considerevole tratto del fronte strategico. Prima che la lotta per la con · quista dell'iniziatit1a strategica giungesse a compimento, le principali azioni dinamiche dell'Armata Rossa venivano concentrate in corrispondenza del settore strategico in cui più grave si profilarn la minaccia. Rovesciata la situazione strategica e acquisita l'iniziativa, il comando sovietico avet1a la completa libertà di scegliere dove e quando colpire il nemico. Sul fronte russo - tedesco, le operazioni belliche si svilupparono per 47 mesi. In questo arco di tempo, il comando hitleriano, in aggiunta alle r53 Divisioni tedesche che formavano le forze d'invasione, lanciò sul fronte russo - tedesco altre 268, 5 Divisioni. Direttamente al fronte furono costituite 165 , 5 Ditùioni. Le perdite di molte Divisioni furono ripianate con i riservisti. Dal giugno 194 r al maggio 1945 l'Armata Rossa annientò 214 Divisioni e catturò 56 Divisioni tedesche ( non considerando le 9 :;,5 Divisioni che si arresero al!' atto della capitolazione); il comando hitleriano dovette ricostituire 143 Divisioni che avevano completamente perso la loro capacità operativa (Istituto di Marxismo e Leninismo. Documen ti e materiali della Sezione cli Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. 17936, pagg. 86r , 864). Nel primo periodo del conflitto, il Comando Supremo sovietico manifestò la tendenza, nell'offensiva strategica, a frazionare gli sforzi delle unità operative, ancora insufficientemente forti, in operazioni simultanee su parecchie direttrici. Tali compiti superavano le reali possibi!ùù delle unità operative che non poterono assolverli in pieno. In seguito, specie quando il comando sot1ietico ebbe la completa iniziativa, la pianifìcazione del!' offensiva strategica fu perfezionata. Nel secondo e terzo periodo del conflitto, l'im piego a massa delle forze e dei mezzi sulla direttrice più impertante divenne un principio /ondamenta!e della strategia sovietica >>.
L'impiego delle riserve, afferma la Relazione, fu risolto dai sovietici in modo più razionale di (1uello seguito dai tedeschi. Il comando germanico, prima dell'apertura ciel secondo fronte, utili zzava, quali riserve strategiche, le forze dislocate in Europa occidentale. Molte nuove Divisioni, costituite in Germania, venivano avviate in Francia per essere sottoposte ad un sommario addestramento; altre provenivano dal fronte russo - tedesco ed erano trasferite in Europa occidentale per acquisire nuovamente la loro capacità ope-
35ì rativa dopo il ripianamento delle perdite. Trovandosi a gra'.1de distanza dal fronte orientale, queste unità non potevano vemre impiegate a massa. Quasi sempre l'afflusso delle riserve risultò tardivo (161). (r6r) La lentezza di afflusso delle riserve tedesche al fronte orientale fu una delle caratteristiche cli quelle operazioni. Durante la battaglia invernale sul medio Don del dicembre 1942, tale lentezza fu tra le cause determinanti della rottura ciel fro nte difeso <lall'8" Armata italiana.
Le riserve, invece, che si trovavano già ad oriente erano impiegate isolatamente in aliquote divisionali o di Corpo d'Armata. fn tal modo il comando tedesco riusciv<1 sì a tamponare le falle, ma non a capovolgere la situazione in suo favore. Il comando sovietico, al contrario, ebbe sempre a sua unmediata disposizione notevoli forze in riserva. (< Il comando sovit·tico no11 soìtanto spostava le riserve in corrispondenza della direttrice strategica più importante, ma trasferiva anche in genti forze da una direttrice ad un'altra, sia in fase di preparazione sia, talvolta, offensiva durante. Per I' o//ensiva del!' estate - autunno 1944 furono schierate, sulle direttrici principali, il 6] ~i~ di tutte le Armate di tipo normale e cinque delle sei Armate corazzate. Nell'aprile 1945, in vista dell'offensiva su Berlino, un intero Fronte ( il 2'' Bielorusso) fu trasferito dalla zona di Da1J.zica a quella del basso corso dell'Oder. L'offensiva strategica, come giù si è eletto, era di norma eseguita con alcune grandi operazioni condotte da gruppi di Fronti. Il tipo di queste operazioni dipendeva da!la situazio1J.e e dalle possibilità operative dei Fronti. Con forze e mezzi limitati, lo sforzo offensivo veniva esercitato su una sola direttrice strategica. Lo sviluppo delle capacità economico - militari del Paese consentì aì comando sovietico di lanciare offensive, nel secondo periodo del conflitto, articolate su due - tre operazioni strategiche successive. Nel 1944, l'Armata Rossa effettuò operazioni strategiche, sia in successione che contemporaneamente, su alcune direttrici. Infine, nel 1945, quando la linea del fronte era più breve, l'offensiva strategica si produsse quasi simultaneamente su tutto il fronte russo - tedesco . In sostanza, le Forze Armate sovietiche passarono gradualmente dall'offensiva su una sola direttrice a operazioni strategiche condotte in successione su alcune direttrici e, quindi, contemporaneamente su tutto il fronte .
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L ' I'l'AL!A NEU, A REI.AZIONE SOVI ETICA SULLA SEC01' DA GUERRi\ MONJ)l/\tE
Le operazioni strategiche furono di diverso tipo. Le operaziom di accerchiamento di grosse aliquote di forze nemiche divennero le più frequenti nel terzo periodo della guerra. L'accerchiamento era realizzato: con sforzi esercitati secondo direttrici convergenti ( controffensitJa ndla battaglia sul Volga , operazioni "Tassy - Kisciniov ", "K..orsun -Scevcenk,o ", "Praga", "Manciuria"); mediante lo sfondamento contemporaneo del fronte in corrispondenza di alcune direttrici, il successivo sviluppo degli sforzi in profondità contro i fianchi e a tergo della principale aliquota di forze nemiche ( operazioni " Bielorussia" e " Berlino "); con sforzi combinati, frontali e avvolgenti, allo scopo di sospingere le forze avversarie verso zone di di/ficile percorribilità o t erso il mare ( operazione " Prussia Orientale "). Le grosse aliquote di forze nemiche venivano accerchiate da non meno di due Fronti operanti su direttrici convergenti. In alcune operazioni, insieme afl' accerchiamento delle forze nemiche, si procedeva alla loro suddivisione in aliquote separate. Lo sviluppo delle operazioni per l'eliminazione delle forze accerchiate era determinato dalla situazione. L'entità delle forze destinate all'annientamento delle aliquote accerchiate diminuiva in relazione alla loro maggiore esperienza. Le rimanenti forze partecipanti all'operazione venivano impief!.ate per respingere i contrattacchi nemici effettuati al di fuori della sacca e per lo sviluppo dell'offensiva sul fronte esterno dell'accerchiamento. La rapida eliminazione delle unità accerchiate determinava di solito ampie brecce nel fronte difensivo nemico, che venivano sfruttate dalle forze sovietiche con !'irruente progressione dell'offensiva in profondità. Sin dai primi giorni del conflitto, gli strateghi sot1ietici dovettero affrontare il complesso problema della cooperazione fra i Fronti. Lo stesso problema non poté essere risolto dal comando russo nel 1914 - r.917 e non ebbe nemmeno adeguata soluzione negli anni della guerra civile. Soltanto la Grande Guerra Patriottica consentì di fare una completa esperienza nella cooperazione fra i Fronti, sia in campo operativo - strategico sia in campo strategico, come cooperazione fra i Fronti e fra gruppi di Fronti». 1
4.
<<
Impiego delle singole Forze Armate e delle varie Armi».
Le forze terrestri hanno avuto un ruolo essenziale nel conflitto. La fanteria (i «fucilieri)>, secondo la denominazione sovietica) fu
PARTE SESTA
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l'Arma più massicoamente rappresentata nel!' ambito delle forze terrestri. L'entità delle truppe fucilieri crebbe continuamente sino a risultare tre volte più grande al termine del conflitto. Anche l'armamento in loro dotazione migliorò progressivamente. Tuttavia, in conseguenza del loro modesto grado di motorizzazione, la mobilità e manovrabilità deìle unità fucilieri risultò insoddisfacente. Si è già trattato, in queste stesse pagine, del mass1Cc10 1mp1ego dell'artiglieria e dei mezzi corazzati sovietici. « La quantità di artiglierie a disposizione delle unità operatu;e del!' Armata Rossa, dopo il quasi dimez.zamento subito nei primi mesi di guerra, crebbe rapidamente e, nel 1945, risultò essere più che doppia rispetto a quella del dicembre 1941 )> (Istituto di Marxismo e Leninismo. Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. n. 17936, pag. 897).
Durante il conflitto furono costituite nuove unità d'artiglieria, come ad esempio le Brigate caccia - carri, le Divisioni e i Corpi d'Armata di sfondamento, le Brigate e le Divisioni lanciarazzi, le Divisioni contraeree. All'inizio del conflitto, la riserva del Comando Supremo (RVGK) disponeva del 5~; di tutte le artiglierie, nel 1945 del 50~~ (ibidem, pag. 894). « AL principio della guerra, i carri armati leggeri costituivano l' 8 ]'lo di tutto il parco carri. Una parte considerevole di essi andò perduta proprio nei primi mesi di guerra. Nel giugno 1944, il parco carri comprendei,a altri nuovi tipi, specialmente medi. Circa il 2 5% di tutti i mezzi corazzati era costituito dai semoventi dt artiglieria, non esistenti affatto all'inizio della guerra. Nel maggio 1945, le artiglierie semoventi costituivano il 35°,;, dei mezzi corazzati (ibidem, pag. 893). Nell'organico delle unità corazzate e meccanizzate dell'Armata Rossa furono inseriti reparti carri per l'appoggio diretto alla fanteria ( NPP ) e massicce formazioni ( Corpi e Armate ) idonee ad operare congiuntamente con le altre Grandi Unità e con l'aviazione. Tuttavia il parco carri delle unit,ì operative rimase sempre insufficiente. Durante tutto il conflitto le unità fucilit-ri avvertirono grande necessità dell'appoggio diretto dei carri. Le unità del genio del!' Armata Rossa posarono durante la guerra circa 14.000.000 di mine anticarro e 1 50 .0 00.000 di m ine anti-
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L.ITALI A !\'ELLA REL1\ZIO~E SOVIETI CA SULLA SECO:SDA GliERRA ~IO:S-lllAI.E
uomo; nelle operazioni di bonifica dei territori liberati raccolsero e distrussero circa 4 0 .000 .000 di mine di diverso tipo (Archivio Centrale della Rivoluzione d'Ottobre, F . 4372, op. 4, d. 1750, Il. 203 -
204). Durante la guerra, le unità del genio furono quasi tutte motorizzate ed ebbero in dotazione potenti macchine per m eccanizzare pa1·te del lavoro di fortificazione campale, per la costruzione di strade, per il gittamento di ponti ed altre installazioni>> . I mezzi delle trasmissioni dell'Armata Rossa erano, all"ini7.io del conflitto, qualitativamente inadatti alle esigenze della guerra d i movimento e, per di piL1, in numero non adeguato . Le sta'.lioni radio non erano in grado di sostituire i collegamen ti telefonici quando questi venivano interrotti. « Soltanto 11el maggio 1942 i comandan ti dei Fronti e delle Armate ebbero a loro personale disposizione un apparato radio >J . Il personale delle trasmissioni era addestrato all'impian to e all a manutenzione di collegamenti << tattici », però i problcrni organizzativi a livello Armata e Fronte non erano inizialmente stati affrontati nemmeno in via teorica. Le lacune suddette furono grad u al men te eIi minate conflitto durante. « Le trt-tppe paracadutiste non ebbero largo impiego nella Grande Guerra Patriottica, sebbene l'Armata Rossa disponesse sin dall'inizio cli Corpi paracadutisti alle dirette dipendenze del Comando Supremo . Un a delle cause principali per cui tali reparti non ft-tron o impiegati secondo la loro naturale destinazione fu la carenza di aerei da trasporto. A !cune unitù paracadutùte presero parte a talune operazioni ( ad esempio, presso 1/jazma e nella regione di Ccrkass) . In Estremo Oriente i paracadutisti furono lanciati a Charbin, Scenjan ( Mukden ), Zilin (Ghiri11 ), Ciancium, Port Artur e Dajren . Le forze aeree contribuirono in maniera considere1ole al raggmngimento della vittoria suìle Forze Annatè tedesco - fasciste e giapponesi ». 1
L'aviazione germanica ebbe dall'inizio del conflitto, e per lungo tempo, la supremazia nell'aria. In effetti, la lotta per l'acquisizione e il mantenimento di tale supremazia aerea durò per tutto il conflitto. Fra il 194 1 e il 1943 i sovietici l'ottenne ro spesso in corrispo ndenza del le direttrici offensive prineipali de Ile unità terrestri del!' Armata Rossa.
P/\RTE SESTA
A partire dall'estate 1943, la supremazia aerea passò stabilmente ai sovietici. I tedeschi tentarono, attraverso intensi bombardamenti degli aeroporti russi, di mantenere l'iniziale superiorità in campo aereo. In effetti - riconosce la Relazione - la tecnica di distruggere i velivoli al suolo richiede minor numero di sortite di quelle necessarie per ottenere i medesimi risultati con il combattimento aereo. I sovietici. avevano però scarsa disponibilità di aerei da bombardamento leggero cd inoltre « il comando sovietico non dette la dontta importanza a questa tecnica di attacco>>. Le perdite subite dall'aviazione hitleriana per i bombardamenti sovietici degli aeroporti, furono soltanto il 17~'~ dell'ammontare complessivo degli aerei andati distrutti sul fronte russo - tedesco (Istituto di Marxismo e Leninismo. Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. 17936, pag. 936). Gravi difficoltà furono incontrate dai tedeschi nel far fron te alla crescente carenza cli piloti i quali, nel 1944, erano ridotti a meno della metà (da 45.000 a 2r.ooo). Al contrario, la disponibilità di piloti sovietici crebbe durante il conflitto, alla fìne del quale essa risultò di una volta e mezzo superiore. All'inizio della guerra, l'aviazione tedesca era costituita da aerei da bombardamento nella misura del 52,5°; . Gli 2erei da caccia non superavano il 32"'., e gli aerei da ricognizione il 15,5°~ (ibidem, pag. 52). In conseguenza dd graduale abbandono deJle operazioni offensive e delle gravi perdite subite dall'aviazione da bombardamento, questi valori percentuali si modifìcarono. Alla fìnc del 1944 i velivoli da caccia tedeschi rappresentavano il 68 ° ~ della linea di volo complessiva (ibidem, pag. 675). L'aviazione da caccia sovietica costituiva inizialmente il 56,2''~ e, alla metà del 1944, il 42'\. Anche gli aerei da bombardainento diminuirono, passando dal 38,8 al 25 '; ~. Pur essendo considerevolmente aumentato il numero degli aerei in valore assoluto, la modifica de\]e suddette percentuali fu dovuta all'introduzione degli aerei d 'assalto, pari al 30'\ (ibidem, pagg. 157, 609, 667). . L'appoggio diretto delle truppe fu soprattutto realizzato dall'aviazione dei Fronti. Le forze aeree sovietiche effettuarono, durante la guerra, 3.808 .000 sortite, il 76° ~ delle quali furono attuate dall'aviazione dei Fronti. Il numero di aerei impiegati in azioni di appoggio diretto crebbe sempre più: 1. 170 aerei (per lo più di vcc-
3 62
L ' ITALIA 1'1\Ll.A RLL\ZJO:-.>E SOVIETICA SULLA SECONDA G UERRA MO'.W l i\LE
chio tipo) parteciparono alla controffensiva presso Mosca, circa 2.900 alla controffensiva di Kursk (su entrambe le direttrici), 5.300 nell'operazione « Bielorussia)) e 7.500 nell'operazione « Berlino>>. L 'aviazione a lungo raggio bombardò importanti centri industriali (Konigsberg, Danzica, Berlino, ecc.). Tuttavia a tali missioni i sovietici destinarono soltanto il 4'\ delle sortite complessive. D 'altra parte « il comando sovietico non disponeva delle forze necessarie per l'effettuazione di queste operazioni poiché la nostra industria non produceva allora validi bombardieri a lungo raggio>>. Massicci bombardamenti furono invece effettuati da inglesi e americani, che sganciarono sulla Germania e sui territori da essa occupati 2 milioni di tonnellate di bombe (« Vtoraja Mìrovaja Vojna 1939- 1945 ll, La seconda guerra mondiale, pag. 879). « Ciò non ebbe influenza decisiva sull'andamento del conflitto. L'industria tedesca continuò a produrre armamenti sino alla metà del 1944L'aviazione dell'URSS sganciò durante il conflitto un quantitativo due volte minore di bombe. Gli attacchi aerei erano però diretti essenzialmente contro truppe e mezzi nemici per favorire, in modo diretto, l'annientamento delle for ze nemiche ». La struttura organica delle forze aeree sovietiche fu modificata. L'aviazione da bombardamento leggero, eia caccia, cl' assalto e da ricognizione era inquadrata in unità a livello Fron te. Inizialmente , essa veniva però decentrata alle Armate e non dipendeva perciò da un comando unico. Nell'estate- autunno r942 furono istituite ed inserite, a liveUo Fronte, le Armate aeree, allo scopo di centralizzare l'impiego di gran parte degli aerei disponibili. Le forze aeree sovietiche erano quindi costituite dalle Armate aeree, dal!' aviazione da caccia della difesa contraerea (PVO), dal1' aviazione della marina e da bombardamento a lungo raggio. Quest'ultima passò alle dipendenze dirette del conpndante delle forze aeree del!' Armata Rossa nel dicembre 1944. « La Marina ebbe anche parte attiva nella sconfitta delle Forze Armate fasciste e dell'imperialismo nipponico. Durante tutto il corso della guerra essa effettuò intense operazioni belliche nei nostri principali teatri marittimi, nei bacini lacustri e fluviali contigui alle aree di responsabilità dei Fronti. L'attività operativa delle flotte e delle flottiglie fu determinata dai compiti strategici generali affidati alle Forze Armate sovietiche e dalle situazioni esistenti nelle varie fasi del confhuo.
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3 6•.)
La natura delle operazioni navali dipese soprattutto dal fatto che gli obiettivi della lotta armata nella Grande Guerra Patriottica dovevan o essere conseguiti su teatri cl'operazioni terrestri. La Germania fascista disponeva di forze navali abbastan.za robuste, ma ne impiegò soltanto una parte nella guerra contro l'URSS. ll comando hitleriano ritenne di poter impadronirsi·, con le sole forze terrestri senza l'appoggio della marina, delle basi navali sovietiche, nel nord, nel Baltico e nel Mar Nero e di privare !et flotta sovietica della possibilità di effettuare le operazioni belliche » (F. RuGE: « La guerra sul mare, 1939 - 1945 )), ed . russa, 1957, pagine 206- 207).
La guerra non consentì ai sovietici di portare a termine il programma di potenziamento della Marina. Tuttavia « le navi di superficie e i sommergibili, costruiti nell'anteguerra, rispondevano perfettamente alle esigenze di quel tempo, mentre, per Le loro qualità tecniche e belliche, non erano inferiori a quelli stranieri dello stesso tipo )> . All'iniz io del conflitto l'aviazione della '!\.farina aveva una consistenza di circa 2.000 aerei, in maggioranza di vecchio tipo. <1 L'ingresso)) delle Repubbliche dell'Estonia, della L ituania e della Lettonia nell'URSS determinò un considerevole ampliamento dell 'area operativa della Marina sovietica. L'attacco tedesco impedì ai sovietici di creare in quell'area un'adeguata difesa costiera, le basi navali e gli aeroporti occorrenti alla Flotta del Baltico. « Le caratteristiche geografiche dei nostri teatri marittimi causarono serie difficoltà alle operazioni della Marina militare. La loro compartimentazione im pedì al comando sovietico la manovra strategica delle forze navali. Nessuna delle nostre flotte poté usufruire, in tempo di guerra, di un considerevole raffor.zamento con unitcì. navali tratte da altri teatri marittimi )) .
Dopo l'inizio del conflitto, l'URSS sospese la costruzione di grosse navi di superficie e concentrò i suoi sforzi sulla produzione di navi di superficie di piccolo tonnellaggio. In effetti « durante tutta la guerra non si verificò nemmeno uno scontro navale fra grosse unità di superficie>) .
36.J
L' ff ,\ 1.11\ NE LLA REL,\ ZJ():-.JE SOV I ETIC,\ SULL.-1 SECO:'-iD,I G UERl\,\ ~.fON!)J/\Lt
Negli anni precedenti al conflitto, la Marina sovietica era orientata ad operare in mare aperto nei pressi delle coste e delle basi nemiche. Le concezioni ufficiali, riflesse nei documenti sovietici d 'anteguerra, non prevedevano l'effettuazione di operazioni difensive in cooperazione fra forze navali e terrestri. Le navi di superficie erano considerate la componente principale della Marina. Si pensava che i sommergibili dovessero essenzialmente essere impiegati in azioni dirette contro le vie di comunicazioni marittime. In effetti, l'esperienza bellica successiva portò i sovietici a modificare le concezioni dimostratesi errate. N ella prima .fase del conflitto la Marina sovietica dovette essere, per lo più, 'impiegata per la protezione dei fianchi esposti delle forze terrestri e, in cooperazione con queste, nelle operazioni difensive. In seguito, la cooperazione terrestre - navale si estese anche alle operazioni offensive in teressanti le aree costiere. Dettero particolare sostegno alle operazioni terrestri le u nità delle flotte e le flottigli e dei bacini fluviali e lacustri. Nel quadro della cooperazione con le forze terres tri, la Marina sovietica effettuò oltre 100 operazion i di sbarco di carattere tattico > sui fianchi e a tergo degli schieramenti avversari. e « operativo > Gli sbarchi di maggiore rilievo furono effettuati durante le operazioni << Kercensko-Feodosijct>J (194r) e «Novorossijsl(>> (1943), sulla costa della penisola di Kerc e nelle isole dell'arcipelago di Moonzundck ( 1944), sulla costa nord - coreana e nelle isole Kurili (r945). I sovietici avvertirono però la carenza di mezzi da sbarco e di navi specificamente destinate alie operazioni da sbarco. N ella prima fase del conflitto, le Flotte del Baltico e del Mar N ero effettuarono alcune operazioni di evacuazione cli truppe isolate in aree costiere ed insulari. La fanteria dì Marina sovietica fu costituita con personale tratto dalle unità navali e dai reparti di difesa costiera. Parteciparono alle operazioni terrestri , durante il confl itto, 42 Brigate f:ucilieri dì Marina e alcuni battaglioni autonomi; in totale, com presi i successivi richiami di personale, 405.000 marinai. L'aviazione della Marina sovietica affondò da sola più della metà del tonnellaggio complessivo di n avi da trasporto tedesche colate a picco e oltre il 60% di quello relativo alle unità da combattimento ed ausiliarie. Essa effettuò inoltre, complessivamen te, 384.000 sortite e distrusse circa 5.000 aerei tedeschi. In totale, la
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flotta germanica perdette 708 navi da combattimento ed ausiliarie e 792 trasporti, per un tonnellaggio com plessivo lordo di r .838.000 tonnellate (Istituto di Marxismo e Leninisrno. Documenti e materiali della Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv .
.n. 13893, pagg. 602 - 604) (162). ( r62) La Relazione non riporta alcun dato suile perdite sovietiche in navi ed aerei della Marina.
La Marina sovietica, specialmente la flotta settentrionale, operò con successo per proteggere le vie di cmnunicazioni marittime. « Durante la guerra, giunsero nei porti settentrionali dell'Unione Sovietica, attraverso le vie di comunica:àone marittime, r .624 convogìi com prendenti oltre 4.400 navi di ditterso tipo. La Flotta del Baltico assicurò il transito a 3 .3 23 navi da trasporto e quella del Mar Nero a 6.644 nal'i dello stesso tipo n . La difesa controaerea territoriale (PVO) fu nel primo periodo del conflitto localizzata alle aree di grande interesse politico ed economico. Nel novembre 1941 i sovietici decisero di riorganizzare la PVO, creando un comando centralizzato di difesa controaerea, formando Corpi e Divisioni di PVO. Successivamente, le difese controaeree furono anche concentrate in corrispondenza deg li assi logistici a tergo delle aree di responsabilità dei Fronti. La PVO ebbe in propriò caccia intercettori neHa misura ciel 60 - 85''. ~ di tutti gli aerei di tale tipo. Durante la guerra, l'aviazione della PVO abbatté 3.930 velivoli tedeschi. Oltre il 73 °;, delle sortite dell 'aviazione PVO ebbe luogo nel primo periodo del conflitto. L'artiglieria controaerea sovietica abbatté complessivamente 2.654 aerei avversari.
5.
« La direzione della lotta armata >) .
La guerra moderna richiede che tutte le risorse di una Nazione, materiali e morali, siano mobilitate. •< Naturaimente la condotta della guerra non può, in tale situazione, essere compito esclusiv? degli organi militari. Il carattere generale della guerra ha determinato una più stretta fusione delle attività direttive politiche, militari ed economiche. Questo tipo cli direzione può realizzarsi positi-
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1.' !L\I.I,\ NELLA REl.1\ZION E SOVIETICA SULLA SECON l:A GUERRA MO.\J)(Al..E
vamente soltanto nel caso in cui quelle attivitt't siano accentrate nelle mani del supremo potere politico, in grado di organizzare ed impiegare tutte le energie del Paese per la condotta della guerra . Sin dai primi giorni della Grande Guerra Patriottica, l'unid di guida politica e militare, la mobilitazione e il razionale impiego delle risorse economiche ed umane del Paese furono assicurati - nell'interesse della lotta annata - dal Comitato di Difesa Statale. La direzione strategica delle Forze Armate fu di competenza dello "Stavl(a" del Comando Suprenio . . . Durante tutto il conflitto il Comandante Supremo, Stalin, fu a capo dello "Stavf,a ". Le decisioni strategiche prese dallo "Stavka" non furono frutto del!' opera personale del Comandante Supremo. Alla elaborazione di tali decisioni presero parte i Comandanti e i Soviet militari dei Fronti, nonché gli orga1ii centrali militari di cui si valeva lo "Stat'ka ": lo Stato Maggiore Generale, i Comandanti e gli Stati Maggiori delle singole Forze Armate e delle varie Armi, la Direzione generale del Commissariato del Popolo (" Narkomat ") . Inoltre, i concetti strategici più importanti venivano elaborati dal Comitato di Difesa Statale e dal Comitato Centrale del partito>>. La Relazione tende a dimostrare, con una serie di esempi, che: - i successi vanno attribuiti ad opera « collettiva >> ; - gli insuccessi, alle iniziative di Stalin. A proposito della costituzione e dello scioglimento degli Alti Comandi, di cui già si è detto in precedenza , la Relazione afferma che: << Subito dopo l'inizio delle operazioni militari, quando ancora
non era possibile organizzare La cooperazione fra i singoli Fronti, e i collegamenti fra lo " Stavka" e i Comandanti di Fronte risultavano spesso precari, furono istituiti gli Alti Comandi" Nord - Ovest", "Ovest" e "Sud - Ovest" e, in seguito, "Nord - Caucasico". Tali organi intermedi di direz,:one strategica potevano alleggerire considerevolmente l'opera dello "Stavka" e assicurare una condotta delle operazioni più flessibile e fattiva. Ma, per questo, gli Alti Comandi avrebbero dovuto disporre dei necessari poteri ed avere a loro disposizione riserve, con le quali influire direttamente sull'andamento delle operazioni. Ciò non avrebbe menomato i poteri del Comando Supremo . Comunque Stalin non era disposto a una tale riparti.zione delle funzioni direttive strategiche. Egli non tenne conto degli Alti Comandi e impartì gli ordini direttamente ai Comandanti dei Fronti. Di conseguenza gli Alti Comandi non
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svolsero la funzione per la quale erano stati creati. Nell'estate 1942 essi furono tutti soppressi».
A partire dal secondo periodo del conflitto, furono inviati in zona di operazioni rappresentanti dello « Stavka )). Con essi erano altresì rappresentanti dello Stato Maggiore Generale e ufficiali delle varie armi. Questo gruppo di ufficiali aveva pressappoco le stesse funzioni dei soppressi Alti Comandi. « Ma i rappresentanti dello "Stavl(a " ebbero poteri limitati e le loro principali direttive potevano essere date ai Fronti soltanto dopo l'approvazione del Comando Supremo. L 'attività dei rappresentanti dello .. Stavka" si ridusse spesso alla trasmissione di noti.zie allo " Stavf(a" medesimo e ad un eccessivo controllo sui comandi dei Fronti ». Sul finire del conflit to, parecchie operazioni si effettuarono senza i rappresentanti dello « Stavka l>. La condotta accentrata delle operazioni fu resa possibile col migliorato sistema dei collegamenti. Il Commissariato del Popolo alla Difesa emanò durante la guerra regolamenti e direttive. Nel marzo 1942 fu pubblicata l' « Istruzione sul servizio di campagna degli Stati Maggiori » (Nastavlenie po polevoj sluzbe stabov ), nello stesso anno il << Regolamento tattico della fanteria )> ( Hoevoj ustav pehoty) e la bozza di stampa del « Regolamento di campagna>) (Polevoj Ustav ) , poi edito nel novembre r943. Nel 1944 furono altresì emanate speciali direttive: « Istruzioni per la rottura della posizione difensiva >) ( Nastavlenie po proryvu pozitsionnoj oborony), « Istruzioni per la rottura di zone fortificate )> ( Nastavlenie po proryvu ukreplennyh rajonov).
6.
«
Le Grandi Unitù operative>>.
Le Grandi Unità complesse dell'Armata Rossa (Armate e Fronti) non erano a pieno organico agli inizi del conflitto e « i loro comandi e stati maggiori erano insufficientemente preparati al comando delle truppe>>. La maggiore unità operativa durante la guerra fu il Fronte, com prendente Armate di tipo normale, corazzate cd aeree, più le unità di supporto. Vi erano inoltre Armate autonome, alle dirette dipendenze del Comando Supremo. Alla fine del r94r , il numero dei Fronti fu portato da 5 a 10.
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1.'ni\LIA KELLi\ l\ELAZIONE SOVIE'l'lCA SUI.LA SECOK.Di\ GIJF.RRi\ MOK!l !ALE
« La dottri1J.a sovietica di prima della Grande Guerra Patriottica riteneva che un Fronte dovesse comprendere 60 - .75 Divisioni fucilieri, 4 - 5 Corpi meccanizzati e 2 - 3 cli cavalleria, 15 - 5o Divisioni aeree. Nei primi mesi del conflitto, d comando sovietico non poté però fornire ai Fronti tali forze . In seguito, la loro potenzialità aumentò continuamente. Mentre nel secondo periodo della guerra un Fronte disponeva in media di 20 - 30 Divisioni fucilieri, di 500 - 800 carri e cli 700 - 1 .ooo aerei, nel terzo periodo i principali Fronti ave:vano 5o - 60 Divisioni fucilieri, 1.000 - 2.000 carri armati e altrettanti aerei. I Fronti, in offensiva sulle direttrici strategiche principali, avevano forze ancora maggiori: 70 - 7 5 Divisioni fucilieri, 2.000 - _rooo carri armati e altrettanti aerei. La Grande Unità operatit1a fondamentale dell'Esercito sovietico era l'Armata cli tipo normale. Secondo le concezioni cl' anteguerra, l'Armata operante sulla direttrice principale ( la cosiddetta '·' Armata d'urto'·' ) doveva avere J - 4 Divisioni fucilieri, r - 2 Corpi meccanizzati oppure 1 Corpo cli cavalleria, 3 - 4 Dit isioni aeree e diverse unità di supporto ( IO - I 2 reggimenti cli artiglieria, parecchi reggimenti carri, ecc. ) . Ma a causa del pratico fallimento del piano di mobilitazione, durante i fJrimi mesi cli guerra non vi era nel!' Esercito sovietico nemmeno un'Armata cli tipo normale con tale organico. La maggior parte delle Armate, all'inizio delle operazioni mvernali del 1941 - 1942, aveva da 4 a 6 Divisioni fucilieri, I - 2 Brigate corazzate e, qualcuna, anche 1 - 2 Divisioni di cavalleria. Le Divisioni fucilieri, cli norma ad organico ridotto, registravano serie deficienze nell'armamento, negli autotrasporti e spesso anche nel personale. L'artiglieria non bastava. Giacché l'Armata doveva operare su ampi fronti, il suo comando spesso non disponeva delle necessarie risen1e. Nella maggior parte le Armate tedesche 'operanti sul fronte russo erano cli solito su 3 - 4 Corpi cl' Armata ( 8 - 16 Divisioni di fanteria) e comprendevano alcune Divisioni corazzate e motorizzate. Nell'Armata avente compiti difensivi principali vi erano talvolta sino a 2 5 Divisioni, per cui in pratica essa era equivalente, per entità di truppe, al Fronte del!' Armata Rossa. Soltanto alla fine del primo periodo del conflitto la consistenza delle nostre Armate di tipo normale cominciò a cambiare. L' Armata avente compito principale, disponeva di 6 - 8 Divisioni fucilieri e di 2 - 4 Brigate fucilieri, di I - 3 Brigate corazzate e di 2 - 5 1
PARTE SESTt\
reggimenti cora.z.zati, di I Brigata cacciacarri, di 5 - 8 reggimenti mortai. In seguito, le capacitù operative dell'Armata di tipo normale aumentarono, grazie soprattutto ai miglioramenti qualitativi apportati alle unità fucilieri, d'artiglieria, corazzate e del genio. Nelle unità fucilieri fu ripristinato il sistema dei " Corpi". Dal I 944, nel!' organico del!' Armata vi furono 3 - 4 Corpi fucilieri ( 9 - 12 Dit1isioni), J - 3 Hrigate corazzate, unità d'artiglieria controcarro, controaerei, reparti del genio e altre unità speciali. Per necessità operative alt Armata veniva assegnato un Corpo corazzato o meccanizzato. Nei primi giorni di guerra, avevamo 14 Armate di tipo normale, in seguito il loro numero crebbe costantemente. A nche il loro organico fu potenziato. Durante la guerra furono costituite circa 80 Annate di tipo normale, 40 - 50 delle quali, comprese 11 " Guardie", furon o continuamente al fronte . Le Armate « Guardie" erano fonnate dalle migliori unità e operal'ano nelle aree più importanti. Nel 1941 - 1942 lo "Stavl{a" del Comando Supremo costituì 5 Armate d'urto. Anclie queste erano più forti delle Annate normali. Il comando tedesco - fascista mantenne in media sul fronte russo 12 - 15 Armate di tipo normale. Durante tutta lct guerra queste furono superiori, come organico, a quelle sovietiche. Nel primo anno di guerra, l'Armata Rossa non aveva in pratica Grandi Unità corazzate. Nel 1940 erano stati costituiti 9 Corpi meccanizzati destinati all'impiego operativo. Nel febbraio - marzo si comi1J.ciò a costituire altri 20 Corpi di tale tipo. Ma all'ini.zio della guerra, per mancanza di mezzi, essi furono sciolti. A disposizione delle Armate di tipo normale erano posti reggimenti e Brigate corazzate, di solito assegnati in rin/ orzo alle unità fucilieri. Di conseguenza le tmità carriste operavano isolatamente, assolvendo soltanto i compiti di appoggio diretto della fanteria ( NPP). Sin dalla prima offensiva strategica cieli' Armata Rossa, nell'inverno 1941-1942, apparve chiaro che, per lo sviluppo dell'offensiva in grande profondità, erano indispensabili forti aliquote mobili. L'impiego a tale fine di robuste unità di cavalleria diede scarsi risultati poiché quelle si dimostrarono impotenti contro fl fuoco d'artiglieria e i contrattacchi dei carri tedeschi. La cavallerza riportò gravi perdite anche dall'aviazione nemica. Più favorevoli possibilità, createsi nella primavera del 1942 , di dotare le unità
24. - Russ ia
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L,ffALI A NE LLA REL AZION E SOVJETIC;\ SULLA StCON J;,1 GUERRA MONDIALE
con mezzi adeguati, consentirono al comando soi1ietico di dare avvio alla costitu:àone di Corpi corazzati e meccanizzati. Nell'aprile - giugno 1 942 furono formate le prime Grandi Unità operative corazzate, cioè due Annate corazzate. Esse furono costituite sulla base delle Annate di tipo normale e inizialmente consistenti, ciascuna, di 3 Corpi corazzati· e di 2 Divisioni fucilieri. Le operazioni del 1942- r943 dimostrarono che l'Armata corazzata, composta da unità con caratteristiche di movimento diverse, era difficilmente comandabile ed era complesso non ben equilibrato ai fini operativi. Perciò, all'inizio della campagna estivo - autunnale del r943, il comando sovietico modificò la struttura dell'Armata corazzata. Entrarono allora a farne parte 2 Corpi corazzati e r meccanizzato, reparti di artiglieria caccia - carri, di artiglieria semovente, controaerea, reparti mortai e del genio. Le possibilità operative delle Armate corazzate crebbero notevolmente. Nel terzo periodo del conflitto queste Armate ( il cui numero giunse a 6) furono considerevolmente rafforzate da unità d'artiglieria e del genio. Ciascuna Armata aveva in organico 620 carri e 189 semoventi>>.
Mentre le Armate corazzate sovietiche erano impiegate per completare l'azione di sfondamento delle difese, iniziata dalle Armate di tipo normale, e per la penetrazione successiva, alle Armate corazzate tedesche in offensiva era, in genere, assegnata un'area di responsabilità autonoma ed esse impiegavano per l'azione di rottura non soltanto le fanterie e l'artiglieria in organico, ma spesso anche le unità corazzate. Questo metodo risultò efficace soltanto contro difese non solidamente organizzate, come all'inizio del conflitto contro l'URSS. In seguito, le Armate corazzate tedesche subirono notevoli perdite in carri quando le difese sovietiche divennero più consistenti. Inoltre le Armate tedesche di tipo normale, senza , adeguato appoggio di carri, persero in capacità penetrativa. l Corpi d'Armata sovietici furono temporaneamente aboliti agli inizi del conflitto. Nel primo semestre 1942 fu deciso di ricostituirli. La Divisione sovietica aveva minor numero di personale di quella tedesca alla quale avrebbe dovuto essere superiore, secondo le tabelle organiche, per armamento. L'organico della Divisione sovietica fu variato 6 volte, delle quali 5 soltanto nel primo anno e mezzo di guerra. Queste modi.fiche non comportarono innovazioni sostanziali, ma soltanto adeguamenti e una migliore dosatura di personale ed armamento.
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<< L' entitù del perso?J.ale della Divisione, previsto dall'organico approvato nel dicembre 1 942, fu ridotto a 9.4 3:; uomini, mentre quello adottato nel dicembre r944, fissava già ·in 11.706 il m,,mero dei soldati e degli ufficiali in forza a una Divisione fucilieri».
Le tabelle organiche uffi ciali non rispecchiano però la realtà, poiché quasi tutte le Divisioni ebbero livelli di forza e dotazioni inferiori a quelli stabiliti. (< Nel 1942 - 1944, soltanto una Divisione su quattro disponeva di 8.000 uomini, le altre da 5 .0.00 a 7 .000 e persino da 3.000 a 5.000 soldati ed ufficiali. Nel r945, l'organico del personale delle Divisioni fucilieri raggiungeva gli 8.000 - 9.000 uomini, mentre nel corso delle operazioni esso veniva mante?J.uto sul Lit1ello cli 5.000 - 6.000 uomini n . Le Divisioni tedesche erano assai più consistenti in personale; persino nel r944 ciascuna di esse aveva circa 10.000 uomini. ' Durante tutto il conflitto l'Armata Rossa dispose di un numero di Divisioni notevolmente superiore a quelle schierate dall'avversario. Tuttavia - sottolinea la Relazione - non è possibile ottenere un reale rapporto di forze confrontando il numero delle Divisioni contrapposte, poiché q uelle tedesche erano r ,5 - 2 volte superiori per organico di personale .. « Nel terzo periodo del conflitto alcune Divisioni fucilieri del!' Armata Rossa possedevano maggiore potenza di fuoco di quelle tedesche >).
i· « Fisionomia de/te operazioni condotte dai Fronti e dalle Armate. Nei primi mesi di guerra, le Armate e i Fronti ebbero come compito principale l'organizzazione e la condotta della difesa . Nella particolare situazione che si era creata, le Armate e i Fronti non avevano a disposizione sufficienti forze e mezzi per organizzare una difesa capace di fronteggiare i massicci attacchi delle truppe fasciste, rinforzate da un gran numero di carri e da una potente aviazione. Prima della guerra si riteneva che l'Armata di tipo normale fosse in grado di reali.zzare tale difesa in un settore di 80 - 100 km, mediante la creazione di due posizioni difensive principali - una tattica ed una operativa - dalla profondità complessiva cli 40 - 60 km. Nei primi mesi del conflitto L'Armata si sistemava generalmente a difesa in un settore fra gli 80 - 115 f(m, avendo forze due, e talvolta tre, volte inferiori a quelle previste nel periodo anteguerra. Di norma, occorse organizzare la difesa frettolosamente e nella situazione di non potersi sottrarre al contatto del nemico in attacco.
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1.'ITALI:\ NEI.I.A RELAZIONE SOVIETICA S ULLA SECONDA G l!El\RA MONDIALE
Dovendo operare su un ampio fronte, le Grandi Unitù furono costrette a disperdere le proprie forze . Questo fatto fu aggravato dalla tendenza a sbarrare uniformemente tutte le direttrici. Soltanto in corrispondenza delle direttrici strategiche più importanti, per sbarrare le quali il Comando Sitpremo spostava in avanti un'aliquota considerevole delle riserve predisposte, si aveva la possibilità di organizzare una difesa più solida ed attiva. In quella fase della guerra la difesa operativa fu poco profonda, con un uniforme schieramento di forze lungo tutto il fronte . Le battaglie difensive ebbero essenzialmente carattere dinamico. Combattimenti accaniti per il mantenimento di una fascia difensiva si concludevano quasi sempre con il ripiegamento su una linea successiva. Le forze in difensiva non avevano ancora in dotazione me.zzi bellici idonei a respingere i massicci attacchi dei carri e del!' aviazione. Ciò nonostante, le truppe sovietiche, malgrado la notet ole superiorità di forze nemiche, offersero la più stoica resistenza. Questo più elet'ato grado di resistenza della difesa fu ottenuto non tanto con la capacità organizzativa e l'intelligente condotta delle operazioni difensive, quanto con la tenace lotta delle truppe per il 1nantenimento delle posizioni tattiche . Un ruolo assai importante ebbero anche le riserve, spostate in avanti dalle retrovie. Queste furono utilizzate per La costituzione di linee difensive in profondità e per azioni di contrattacco che, invero, non da11ano spesso risultati decisivi poiché le forze impiegate entravano in combattimento in modo frazionato . Nel 1942, la difesa operativa divenne migliore. Nella battaglia sul Volga le Armate di tipo normale, operanti in corrispondenza delle direttrici principali, ebbero la possibilità di costituire i secondi scaglioni e la riserva. Anche il Fronte ebbe due scaglioni e una riserva. Di conseguenza, la profonditi della difesa del Fronte raggiunse i 1 20 l(1n e, dell'Armata, i 5o - 40 frm ( r63). 1
(163) L'affermazione è di g rande rilievo perché ammette quanto aveva no rilevato i servizi informativi italo - tedeschi : cioè che le Grandi Un ità sovietiche avevano potuto assumere schieramenti profondi, non soltanto per i fini dife nsivi (J Ui stesso descritti, ma a nche a scopo offensivo. La possibilità di condurre operazioni strategiche su fronte piuttosto a mpia e molto profonda, a partire dalla campagna invernale 1942 - 1943, concentrando in quei tratti la massa delle unità a disposizione dei comandi superiori, è descritta nelle pagine seguenti. Per contro in quel tempo la scarsità di effettivi dalla parte cieli' « As.,·e » aveva ridotto lo schieramento d ifensivo ad una sottile linea, nell'intento di dare consistenza alle poche unità destinate a compiti offensivi.
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La lotta contro i carn era affidata innanzitutto ai reggimenti caccia-carri e alle Brigate d'artiglieria, nonché ai carri armati e pezzi semoventi, la cui densità era di 20 - 2 5 per ogni chilometro di fro nte sulle direzioni d'attacco principali. Importanti m ezzi di difesa controcarro divennero anche i reparti mobili d'ostacolo. La densità dei campi minati anticarro era di r. 500 - 1 .700 mine per chilometro sulle vie di probabile impiego dei carri. Il comandante di Fronte stabilic,a, per l'effettuazione di contrattacchi, due - tre direttrici, pianificando con queste anche i contrattacchi di Armata. La manovra sul campo di battaglia veniva innanzi tutto realizzata col movimento delle unità corazzate e meccanizzate delle riserve d'artiglieria controcarro. Ciò consentiva di rot esciare rapidamente il rapporto di forze a favore delle truppe in difesa nei settori minacciati» . 1
ln merito alle operazioni offensive dell'Armata Rossa, la Relazione r ipete, in parte, alcuni concetti espressi precedentemente nell'opera. Le operazioni offensive sov ietiche furono caratterizzate: a) nel primo periodo della guerra: dall'impiego relativamente limitato di forze (un solo scaglione e poche riserve), senza robuste unità corazzate e massiccio appoggio dell'aviazione; b) nel secondo, e soprattutto nel terzo periodo della guerra, dallo scaglionamen to in profondità delle fo rze attaccanti, costitui te da unità corazzate e meccanizzate, nonché da riserve. G li attacchi a livello Fronte venivano all 'iniz io effettuati simu ltaneamente su alcune di rettrici, fatto che provocava dispersione degli sforzi e riduzione delle capacità penetrative. In seguito i Fronti concentrarono gli sforzi su una o al massimo due direttrici. « Nel primo periodo della guerra, il compito del comando di Fronte, nelle operazioni offensive, consisteva soprattutto nel ripartire i rinforzi fra le A rmate, per l'azione di rottura, e nel coordinare le loro attività durante la battaglia. A partire in vece dalla campagna invernale 1 942 - 41, il comando di Fronte incominciò ad at,ere compiti diretti nel!'organizzazione e wiluppo della fase di rottura della difesa. i comandi di Fronte si basavano sul piano di operazioni approvato dal Comando Supremo. Dato che l'operazio11e a livello Fronte,
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L ' lTALIJ\ NELLA RELAZ!O:-.J; SOVIETICA SUL LA SECOND:, GUERRA MO NJ)J/\LE
di norma, era parte integrante del!' operazione strategica effettitata dal gruppo di Fronti, lo "Stavl(a " fissava la direttrice principale e i compùi principali di ciascun Fronte. Il Fronte aveva la responsabilità principale dell'organizzazione della rottura delle difese nemicht·. In genere, le operazioni di sfondamento a livello Fronte erano effettuate con le unità di due - tre Armate contigue. Questa forza d'urto, a seconda del suo organico, veniva concentrata su una fronte dai r5 ai 40 l(._m. Una breccia di tale ampiezza risultava sufficientemente ampia per l'ùnmissione delle for ze mobili del Fronte e di secondo scaglione al fine dello sfruttamento del successo . In alrnne operazioni, quando la situazione lo richiedeva, il Fronte ( r'' Ucraino, nel!'operazione " Kiev "; r e ?° Bielorusso, nel!'operazione " Bielorussia " ; 1" e 2 ° Bielorusso, nell'operazione " Berlino ", ecc.) procedeva alla rottura delle posizioni nemiche in due e talvolta tre settori contemporaneamente. In questi casi venivano costituite alcune aliquote d'urto. L'Armata ebbe compiti di importanza soltanto tattico - operativa. Durante le operazioni del 1944- r945 essa realizzava la rottura delle difese non in un tratto di 1 0 - 20 km, come avveniva nella prima metà del conflitto, ma di 6 - 14 k.m . Nelle operazioni del r943- 1945, il comando sovietico ricorse più audacemente all'impiego a 1nassa di forze e mezzi sulla direttrice principale, senza temere di indebolirt' le restanti parti del fronte . Nel tratto di sfondamento, la cui ampiezza era di solito dal 5 al 1 5% dell'intero settore del Fronte, veniva concentrata la metà e anche più di tutte le unità fucilieri, gran parte delle artiglierie, quasi tutti i carri armatì e gli aerei di cui disponeva il Fronte per una determinata operazione. In tal modo, sulla direttrice più importante veniva creata un'elevata concentrazione di unità operatwe, che rendeva più brevi i tempi per l'azione di rottura. Nel primo periodo della guerra, il ritmo 4i progressione, in fase di rottura, era normalmente di 5 - 8 l(m ogni 24 ore. In seguito, malgrado il considerevole rafforza mento delle difese nemiche, esso raggiunse i r 5 - 20 km per le truppe fucilieri e i 20 - 40 l(m per le unità mobili. Cìò fu ottenuto non soltanto con l'impiego a massa delle forze e dei mezzi, ma anche mutando il metodo dell'azione di sfondamento .•Nelle operazioni del r941 - 1943 era invalso il sistema di conquistare via via le linee del nemico ed i suoi centri di resisten.za. Nelle campagne del 1944- 1945, invece, le truppe del pmno scaglione operativo non arrestavano il loro mor,imento, per la elt0
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minazione di centri di fuoco e di centri isolati di di/esa che opponessero ostinata resistenza. Esse li fissavano con for.ze a ciò specificamente destinate e continuavano la penetrazione in profondità. La resistenza di questi focolai di difesa veniva repressa dalle truppe del secondo scaglione operativo. Lo sfondamento della zona di. difesa tattica costituì una delle più iniportanti fasi di ogni operazione offensiva; spesso ne condizionò anche iL successo. Soltanto dopo l'avvenuta rottura potevano essere ottenute le premesse per lo sviluppo degli sforzi in profondità, per la manovra operativa, diretta a infrangere completamente Le difese e a distruggere il grosso avversario. L'aliquota mobile del Fronte era particolarmente destinata a completare l'azione di rottura. Nelle operazioni del primo periodo di guerra l'aliquota mobile, costituita da un Corpo di cavalleria rinforzato, era il mezzo nomutle per lo sfruttamento del successo nel settore d'attacco dell'Armata. Nei casi in cui le unità di cavalleria operavano insieme ai carri e ali' aviazione esse ebbero successo. Ma non di rado i comandanti delle Armate di tipo normale impiegarono la cavalleria appiedata nell'azione di rottura delle dife.ie. La cavalleria subì così gravi perdite, senza che la sua azione avesse potuto dare il necessario risultato operativo. Con la creazione dei Corpi corazzati e meccanizzati, le aliquote mobili acquisirono maggiore dinamicità e potenza d'urto. In molte operazioni, come ali.quote mobili di Fronte, furon o impiegate unità corazzate e di cavalleria meccanizzata. Il comando sovietico riteneva che l' ali"quota mobile dovesse essere immessa nella breccia realizzata dalle Armate di tipo normale. In molte operazioni, peraltro, essa fu impiegata nella fase di rottura della difesa tattica. L'aliquota mobile entrava di solito in combattimento sin dal primo giorno dell'attacco, quando le unità fucilieri avevano raggiunto le zone di schieramento delle artiglierie nemiche. Sul finire della guerra, le Armate di primo scaglione del Fronte, rinforzate da unità carri, poterono in molti casi realizzare da sole la rottura della difesa in tutta la sua profonditù tattica. Allora l'aliquota mobile del Fronte entrava solitamente in azione proprio quando le truppe di primo scaglione operativo erano penetrate nelle difese nemiche per 8 - 10 km e concentrava tutti i suoi sforzi nello sfruttamento del successo già ottenuto . Essa era strumento fondamentale del Fronte per la realizzazione dello sfondamento operativo. Il risoluto intert1ento dell'aliquota mobile favoriva le truppe attaccanti, che potevano così superare rapidamente la zona
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L ' ITALIA NELLA REL1\ZIONE S0VIET!C1I S ULL/\ SECON IH
G UERRA M()N DI AJ.E
operativa della difesa . Di conseguenza, dopo due tre giornate d' attacco, esse erano in grado di aprire una breccia profonda 50 - 70 km , contemporaneamente ampliata nel senso della fronte. Le unità corazzate e meccanizzate avevano un compito determinante anche nell'inseguimento operativo >i . Al successo delle operazioni offensive contribuì molto l'impiego a massa dell'artiglieria, proprio in corrispondenza del tratto di sfondamento. L'appoggio dell'aviazione in organico a ciascun Fronte fu in genere adeguato alle esigenze delle forze terrestri. La cooperazione aero - terrestre risultò talvolta carente, o per il limitato numero di velivoli (all'inizio del conflitto), o per il non tempestivo approntamento di una rete di aeroporti tale da consentire il costante appoggio dell'aviazione alle forze terrestri in rapido movimento offensivo. I compiti dell'aviazione di ciascun Fronte erano fondamental mente questi: appoggio delle forze terrestri (35 - 50% delle sortite), lotta per il dominio dell'aria (30- 40\ , delle sortite). « Fu risolto anche i1 problema di sviluppare rapidamente l' offensiva in notevole profondità. A ciò si pervenne non soltanto colla tempestiva entrata in azione delle aliquote mobili, ma altresì coll'accorto impiego delle Armate di tipo normale in secondo scaglione di Fronte. Inizialmente esse venivano destinate per l'ampliamento della breccia e per consolidare il possesso ddle posizioni conquistate dalle truppe di primo scaglione. i compiti assegnati ai secondi scaglioni si ampliarono gradualmente. Questi ultimi, a seconda della situazione, venivano impiegati per reiterare lo sforzo offensivo, per proteggere i fianchi delle unità d'urto, per respingere contrattacclu· del nemico, per completare l'accerchiamento di forze nemiche in difesa e per annientarle. ' Normalmente, i comandi tedesco - fascisti tentavano di ripristinare la situazione operativa lanciando le riserve nel settore compromesso. Uno dei compiti im.portanti delle forze attaccanti era di re.ipingere i loro contrattacchi. Nel primo periodo della guerra, quando le nostre truppe attaccavano di norma con un solo scaglione operativo, non sempre esse ci riuscivano. A partire dall'offensiva dell'estate 1943, gli scontri con le riserve nemiche ebbero carattere diverso. In parecchie operazioni la nostra offensiva si sviluppava in modo così irruente che il comando tedesco - fascista non avet1a il tempo di far intervenire le riserve per
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i contrattacchi o per l'occupazione di linee difensive predisposte a tergo. Inoltre, a livello Fronte, vi erano in organico forti secondi scaglioni e una robusta aliquota di forze mobili. Anche nei casi in cui il ne1nico era in tempo ad intervenire con le riserve, i contrattacchi di queste ultime t enivano spesso respinti mediante attacchi d'incontro delle unità mobili del Fronte, appoggiate dall'aviazione >> . 1
L'accerchiamento di grandi complessi di forze avversarie, come metodo risolutivo della battaglia, non poté essere realizzato dai sovietici durante il primo periodo del conflitto. Anzi, le forze tedesche riuscirono ad accerchiare grossi concentramenti di forze sovietiche. In seguito l'accerchiamento costituì caratteristica fondamentale delle operazioni offensive sovietiche e fu attuato da pii'1 Fronti. (( L'accerchiamento t' l'anmentamento di grosse concentrazioni di forze fu anche realizzato con le unità di un solo Fronte ( Fronte "Voronez" ne/L'operazione "Ostrogozsl( -Rossosc" del 1943 ; Fronte "Bielorusso" nell'operazione "Bobrujsk" del r944; 1 " Fronte " Ucraino" nel!' operazione "Lvov - Scmdomir" del 1944) . Durante la guerra, anche il sistema di annientamento delle forze accerchiate fu perfezionato. In genere, erano destinate a tale compito le unità di un solo Fronte. Nelle operazioni invernali del r94r - 1942, il comando sovietico tentò di annientare le fo rze avt't'rsarie con successivi restringimenti dell'anello di accerchiamento. Questo sistema era però lento, tanto più che, per l'azione di annientamento, si potet1a disporre di limitate forze e mezzi. Il nemico riusciva a far affluire risen,e, con le quali poteva liberare le sue forze dall'accerchiamento. Ciò accadde, ad esempio, nella regione di Demjans!(. Più efficace risultò iL sistema di dissociare le forze accerchiate e di batterle separatamente. Questo metodo portava ad un rapido successo nei casi in cui le forze nemiche si disunivano subito dopo l'accerchiamento o ancor prima che questo fosse portato a termine. L'annientamento di forti presidi nemici circondati in grandi citt2l (Poznan, Breslai:ia, Budapest, ecc.) risultò assai più complesso e richiese molto tempo. Ma anche questo compito fu assolto dalle nostre truppe con l'intenso appoggio dell'aviazione>>.
li forzamento dei corsi d'acqua, da parte delle truppe sovietiche, avvenne in molti casi senza che la progressione dell'offensiva si arrestasse. « Persino grossi fium i come il Dnieper, il Pripjat, la Ovina occùlenta!e, il Bug meridionale, il Dniestr ed altri, furono superati senza rigidi schemi pianificati e su ampio fronte>> .
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L,ITA!.1 1\ NELLA RELAZI0"1E S()VJETICA S UI.L.·\ SECO:slDA GL:ERRA M()::>1J)JAI.E
Questo metodo di superamento dei fiumi toglieva la possibilità alle forze tedesche di rafforzare le difese nei punti di previsto forzamento e permetteva ai sovietici di creare teste di ponte, spesso in seguito utilizzate per il lancio d.i nuovi attacchi. Nel successo delle operazioni offensive ebbe grande importanza la disponibilità di mezzi e materiali bellici che invece all'inizio del conflitto risultavano insufficienti. Particolarmente grave fu la carenza di munizioni di arti glieria, Il supporto logistico a livello Fronte e Annata risultò poco flessibile, non rispondente cioè alle esigenze di una guerra di movimento. Questo dipese dalla limitata disponibilità di autocarri ed anche dalla insufficiente rete stradale a tergo delle aree di responsabilità a livello Fronte. « Nell'inverno 1941 1 942 si incominciò ad utilizzare largamente le salmerie che aiutarono a superare le dif ficolt~ di rifornimento logistico delle truppe. In seguito, l'entità dei mezzi d'autotrasporto aumentò, però se ne avvertì lo stesso la carenza durante tutto il conflitto J>.
Alla metà del 1943 l'o;ganizzazione logistica a livello Fronte e Armata r.isultò migliorata. Specie nelle operazioni offensive si dimostrò valido il principio dell'alimentazione logistica « dall'alto al basso » (164). (164) Questa espressione pone in ril ievo il criterio seg uito dai sovietici in fotto di organizzazione logis[ica: i rifornimenti dovevano giungere alle unità con i mezzi del comando ad esse superiore.
Di conseguenza aumentarono le possibilità per il Fronte e l'Armata di sos tenere più a lungo lo sforzo offensivo e di reiterarlo in maggiore profondità. Nelle prime due offensive dell'Armata Rossa, la profondità delle operazioni a livello Fronte non superò i 150 km . Nel 19441945, essa fu in media di 250 - 300 km e, talvolta, di 450 - 500 km (ad esempio nell'operazione (< Vistola - Oder J>). L'impiego a massa di forze e mezzi in offensiva determinò naturalmente una riduzione dei settori di Annata. La profondità di un attacco di Armata oscillava fra i 50 e i 180 km.
8.
«
Perfezionamenti nella tattica JJ.
I successi delle operazioni condotte dalle Armate e dai Fronti, è detto nella Relazione sovietica, furono possibili a motivo dell'ottima preparazione al combattimento delle truppe e del loro elevato morale. Le Divisioni fucilieri, nel primo periodo del conflitto, do-
PARTE SE.STA
·- -
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vettero battersi contro forze preponderanti senza avere armi controcarro e controaerei in misura sufficiente. 11 settore divisionale, ampio inizialmente 25 - 50 km, fu ridotto mediam.ente a ro - 15 km, nell'autunno 194r, durante la battaglia presso },fosca. L'esperienza dei primi mesi di guerra modificò alcuni orientamenti dottrinali sulle fortificazioni difensive. « I regolamenti anteguerra, attribuendo alla trincea solamente la funzione di difesa statica, raccomandavano di utilizzare postazioni individuali o di squadra non collegate fra loro. Durante i combattimenti a catJaliere delle vie d'accesso ad Odessa, Sebastopoli e Leningrado, furono scavate, per iniziatit,a dei comandanti, trincee lungo il margine anteriore, con bretelle di collegamento verso il tergo)).
Le truppe sovietiche acqu1s1rono preziose esperienze net metodi di combattimento all'interno dei grandi centri abitati. I metodi sovietici del combattimento offensivo cambiarono per effetto della disponibilità di un numero maggiore di mezzi bellici e cli nuovi tipi di armi. Essi mutarono anche a causa della diversa consistenza conferita dai tedeschi alla difesa. Nei primi due anni di conflitto, i tedeschi organizzavano le posizioni difensive con carattere speditivo. Man mano che la linea del fron te si spostava verso i confini con la Germania, la difesa tedesca divenne sempre più profonda e dotata cli complesse fortificazioni campali. Nella prima metà del conflitto i sovietici non avevano bisogno cli concentrare forze e mezzi in un ristretto settore per la rottura delle difese nemiche. I sovietici impiegavano allora dispositivi d'attacco, con un solo scaglione, che consentivano di util izzare il rnassimo numero dì armi al momento della prima azione d'urto. Visti i risultati positivi ottenuti nella battaglia di Mosca, la concezione sovietica di attaccare con dispositivi costituiti da un solo scaglione fu inseri ta nel « Regolamento tattico della fanteria >) del 1942. Con quest'ultimo si raccomandava che il dispositivo d'attacco fosse su un solo scaglione, dal plotone alla Divisione. Nella « bozza )) stampa ciel (< RegoÌamento di carnpagna n del 1943 tale principio fu esteso anche al Corpo d'Armata fucilieri. A partire dalla battaglia presso Mosca e sul Volga i tedeschi modificarono la loro tattica difensiva. All'inizio del 1943, i soviet1e1 mcominciarono così a trovarsi di fronte posizioni difensive organizzate in profondità. Per tale motivo i sovietici furono costretti
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L,IT:\LI ,\ :-.;El.I.A RELAZ IONE SOV I ET ICA SCLLA SECOND,\ GUERRA MONDIALE
a costituire, a tutti i livelli di unità, non soltanto le riserve, ma anche i secondi scaglioni. Nell'estate del 1943, le forze tedesche organizzarono, in corrispondenza delle direttrici principali, più fasce difensive dotate anche di trinceramenti continui. Lo scaglionamento del dispositivo d'attacco sovietico doveva assicurare la continuità dello sforzo offensivo sino al co1npleto superamento di tutta l'area di « difesa tattica>> (T2 km e più). Gli organici dei Corpi d'Armata e delle Divisioni furono potenziati con altre unità : gruppi d'artiglieria cli Corpo d'Armata e dì Divisione, riserve controcarro, unità mobili d'ostacolo. . I primi scaglioni erano costituiti dai 3/3 della forza delle unità cu1 appartenevano. I reggimenti cli primo scaglione di una Divisione venivano rinforzati con carri armati per l'appoggio diretto della fanteria (N PP). Gran parte dei mezzi di fuoco dei secondi scaglioni erano impiegati per l'appoggio ai primi scaglioni. <( Ali'aumento di profonditiì dei dispositit,i corrispose la progressiva riduzione dei settori d'attacco. Nel primo periodo della guerra, malgrado il ridotto numero di effettivi delle Divisioni fucilieri, queste avevano solitamente un settore d'attacco di 6 - 8 km . Coll'aumento del numero delle Dit'isioni nei Fronti e nelle Armate e, per conseguenza, col loro impiego a massa lungo le direttrici principali, il settore d'attacco divisionale incominciò ad essere ristretto. Questa tendenza apparve particolarmé'nte chiara nel terzo periodo della guerra. La 1,,;,isura delle variazioni subite nel corso de! conflitto dai settori d'attacco delle Divisioni, dei reggimenti e dei battaglioni fucilieri operanti sulle direzioni d'attacco principali, può essere valutata con !a tabella qui riportata:
-1
Periodo della guerra
li
-----1 Primo . . . , I Secondo Terz o
An1piez.r:·a del seuo,·e in l.:m
Di11isio11i f11àlieri
Reggin1en1i fucilic:-ri
Battaglioni fuc/licri
8-6
4 -3
2 -1
6-2
2 - l
2,j · I
[ - 0,5
I •
0,5
0,7 - 0,3
Nelle prime operazioni offensive, la Dit,isione fucilieri ebbe spesso il compito di attaccare sino a una profonditcì dai 20 ai 2 5 km,
P;\?.TE SEST ,\
La realtà del combattimento impose di ridun-e la profondità dell'attacco, che, nelle operazioni del 1942 - 1943, non superò i ro km. In seguito, però, in rapporto alle accresciute capacità operative della Divisione ed al restringimento del suo settore d'azione, la prevista profondità dell'attacco divisionale incominciò ad essere aumentata e, verso la fine della guerra, essa si aggirava già di norma sui 10-20 km)), Durante la guerra, i sovietici avevano constatato la necessi tà di disporre di un'elevata superiorità di forze e mezzi nel tratto scelto per lo sfondamento di una forte posizione difensiva. Nel terzo periodo del conflitto, di norma essi attaccavano con superiorità di 4- 6 : r in artiglieria e carri e con il pieno dominio dell'aria. Nel primo giorno d'attacco doveva essere conseguito lo sfondamen to della << difesa tattica », allo scopo di eliminare le forze sistemate a difesa prima delrarrivo delle riserve. A tal lìne i sovietici ricorsero, oltre alla concentrazione di forze e mezzi, a un migliore impiego dell'artiglieria, dei carri e dell'aviazione nel.le operazioni offensive. Durante il primo periodo del conflitto la maggior parte delle artiglierie, .finita la fase di preparazione, allungava il tiro in profondità, sospendendo così l'appoggio diretto delle fanterie e dei carri . In seguito, l'artiglieria fu più massicciamente impiegata nelle azioni d'attacco. Nel 1943 - 1944 furono creati gruppi d'artiglieria, a livello Di.visione e Corpo d'Armata, per l'appoggio diretto del.le unità in primo scaglione. Inoltre le artiglierie reggimentali, divisionali e di Corpo d'Armata furono rinforzate guantitativamcnte e gualitativamente. Quasi tutti i pezzi erano autotrainati. « L'artiglieria che appoggiava le truppe avanzanti crea(}a, innanzi alle fanterie e ai carri in attacco, una muraglia di fuoco profonda sino 1,5 f(m . Nel 1944- 1945 le truppe sovietiche attaccavano spesso dietro a una barriera doppia di fuoco, C/.(}ente la profondità di 2 - 2,5 ltm. L'artiglieria batteva contemporaneamente i più forti centri di resistenza del nemico col metodo della concentrazione successiva del fuoco >> . Anche l'impiego dei carri subì notevoli cambiamenti. All ' inizio, il numero dei carri per l'appoggio diretto delle fanterie era molto limitato; essi operavano isolatamente e spesso anche distac-
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t. ' fT ALl.'\ 1'ELLJ\ REL,\ZION E SOVI ETICA S\J l.T.A SECOK DA G\JERR!\ M01'DTALE-
cati dai reparti ai quali erano in rinforzo. Nel secondo periodo del conflitto i carri furono impiegati a massa. La preparazione delle unità all'attacco era attuata, a partire dal 1943, nelle retrovie . Nelle zone addestrative veniva riprodotta la stessa organizzazione difensiva che nella realtà i reparti avrebbero poi dovuto attaccare. Questo sistema di preparazione, che richiedeva alle truppe sforzi considerevoli, si dimostrò valido. Oltre all'attività informativa dei minori reparti, i sovietici ricorsero spesso alla ricognizione in forze delle difese avversarie. La ricognizione in forze risultò necessaria anche perché i tedeschi, all'inizio della preparazione d'artiglieria, ritiravano spesso le loro truppe dalle posizioni avanzate per rischierarle poi non appena l'artiglieria sovietica allungava il tiro. Tutti questi accorgimenti servirono ai russi per superare sistemazioni difensive organizzate, quali erano quelle tedesche a partire dal 1943. Nelle operazioni del 194r - 1942 i sovietici realizzarono lo sfondamento delle difese avversarie, profonde 2 - 3 km, in due - tre giorni. Soltanto nella battaglia del Volga, le truppe sovietiche riuscirono a superare in 24 ore la posizione difensiva, profonda 5 km. Questo stesso tem po di sfondamento della posizione difensiva principale fu in seguito ottenuto dai sovietici soprattutto con l'impiego cli unità corazzate e meccanizzate. Particolarmente difficili furono gli attacchi contro Ie difese tedesche sistemate in grossi centn abit;1ti. I sovietici tentarono spesso di conquistarli con attacchi frontali, che però si esaurivano in estenuanti combattimenti casa per casa. Essi ricorsero, pertanto, al sistema di accerchiare, in primo luogo, il centro abitato, di smembrare poi la difesa organizzata nel suo interno e di eliminare infine i nuclei isolati di resistenza.
9.
(<Esperienze
dell'ultima guerra e ulteriore potenziamento delle Forze Armate sovietiche» .
Il contenuto di questo capitolo non offre elementi di interesse sotto il profilo storico - militare. Nella prima parte, la Relazione esalta la vittoria delle Forze Armate sovietiche, i quadri e i soldati che ne furono artefici. Viene quindi ripresa la violenta polemica contro l'azione di Stalin, responsabile, f:ra l'altro, di aver oscurato con la sua presunta fama di « genio ,, i meriti collettivi della vittoria sulla Germania.
P:\RTE SESTA
Infine la Relazione espone gli attuali indirizzi delle Forze Armate sovietiche. « ... Il Comitato Centrale del Partito e il gol'emo sovietico hanno elaborato una completa ed organica dottrina militare, che fissa gli orientamenti per l'ulteriore potenziamento delle Forze Armate dell'URSS. La dottrina sovietica ritiene che, a differenza dalle guerre passate, in cui i compiti strategici fondamentali erano di norma affidati alle forze terrestri, la funzione risolutit,a sarà data dalla nuova arma, cioè dalle truppe missilistiche - nucleari con compiti strategici. Esse possono essere impiegate contro obiettivi strategici e soprattutto per colpire le zone di schieramento dei missili strategici del nemico, le sue principali concentrazioni di forze terrestri, del!' aviazione e della marina, vitali obiettivi delle retrovie avversarie, grandi centri di comunicazione. Attacchi massicci e simultanei contro questi obiettivi creeranno le premesse più favorevoli per l'intervento di tutte le altre armi. Nello stesso tempo t·sse offriranno anche le condizioni per la difesa del nostro Paese dagli attacchi nucleari del nemico. Le forze terrestri, sfruttando il successo ottenuto coll'impiego delle armi strategiche mimùstico - nucleari, e in cooperazione colle forze navali ed aeree, dovranno completare la distruzione delle Forze Armate del nemico e impossessarsi delle più importanti aree del suo territorio. Le forze terrestri conservano tuttora parecchi tipi del precedente armamento, che è però notevolmente perfezionato . Il principale mezzo distruttivo di cui oggi esse dispongono è costi'tuito dalle armi missilistico - atomiche d'impiego tattico - operativo >>. La Relazione prende quindi in esame la guerra partigiana nei territori de Il 'URSS occu patì dai tedeschi. « Sin dai primi giorni del conflitto, il partito attribuì alla Lotta di massa un ben preciso carattere. Nella .itta delibera del r 8 luglio I 94 r sulla " Organizzazione della lotta nelle retrovie delle truppe (!ermaniche" il Comitato Centrale del Partito Comunista ( bolsce;ico) dell' URSS segnalò agli organi di partito che il compito era allora " di creare condizioni insostenibili per gli invasori germanici, di gettare lo scompiglio nei loro sistemi di collegamento, nei trasporti e fra gli stessi reparti militari, di intralciare ogni loro attività, di sopprimere gli aggressori e i loro complici, di fare tutto il possibile per facilitare la formazione di reparti di cavalleria e di fanteria partigiani, di gruppi sabotatori ed incursori; di estendere
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L' tTALT A )<ELLA RELAZ IONE SOVIETICA SULLA SECOND,1 GU ERRA MONDI :ILE
la rete delle nostre organàzazioni bolsceviche clandestine net ter. . ritori occupati al fine di dirigere tutte le azioni contro gli invason fascisti " >>.
I territori occupati dai tedeschi - prosegue la Relazione - fu rono sottoposti ad un regime di terrore. Il comando tedesco emanò drastiche direttive per la repressione del movimento partigiano. La Direttiva di Keitel, emanata il 16 dicembre 1942, ordinava ai soldati tedeschi di ricorrere alle più draconiane misure contro coloro che si fossero dimostrati ostili al potere d'occupazione (« Obiettivi criminosi - mezzi criminosi l>. Documenti sulla politica d'occupazione della Germania fascista nei territori dell'URSS, 1941 - 1944, ed. russa, 1963, pag. II9). Lo « Stavka >l del Comando Supremo sovietico diresse la lotta partigiana sul piano strategico militare, fissando i compiti basilari del movimento di Res istenza nelle varie fasi del conflitto. Lo <( Stavka >> aveva il compito di realizzare la cooperazione strategica fra l'Armata Rossa e i partigiani . Invece il comando diretto di tutte le formazioni partigi ane era di competenza delJo « Stato Maggiore Centrale del Movimento Partigiano >> ( ZSPD), costituito il 30 maggio 1942 presso lo << Stavka » del Comando Supremo. Ne era capo P. K. Ponomarenko. La centralizzazione ciel movimento partigiano non fu subito realizzabile. Nel primo periodo della guerra, molte formazioni partigiane, che operavano in corrispondenza di un settore di Fronte, erano dirette dai Comitati Regionali di Partito (Obkomy Partii), dagli Stati Maggiori da yuesti creati ed anche dagli organi politici e 1nilitari dei Soviet di Fronte. Queste molteplici dipendenze influirono negativamente sui risultati delle operazioni partigiane, dato l'inutile dispendio di energie e il cattivo coordinamento operativo fra forze regolari e forze partigiane. Queste manchevolezze furono dovute - secondo la Relazione - alla rapidità dell'attacèo tedesco, alla non prevista necessità dì dover organizzare il movimento partigiano negli anni precedenti alla guerra. Doppioni e conflitti di comando furono eliminati nell 'estate autunno 1942 quando, dopo la creazione dello ZSPD, fu istituito un comando per ogni singola repubblica sovietica e, nei territori occupati della Repubblica di Russia, comandi regionali a livello « oblast » ( 165). ( 165) cc Oblast » è una vasta area politico - amministrativa. Non tutte le repubbl iche sovietiche hanno la medesima struttura politico - amministrativa
PARTE SESTA
e, attualmente, soltanto sei sono suddivise in « Oblast ». La metà circa del territorio sovietico è ripartita in « Oblast >>. L'area di ciascuno oscilla fra gli 8.900 km~ dell'Oblast Andizhano (nella Repubblica Uzbeka) e r .4 3 5.400 krn2 dell'Oblast Tjumeno (nella Repubblica della Russ ia). Le popolazioni, i1wece, sono poco diverse per entità. Nel caso dei citati « Oblast », esse sono rispettivamente di r .000.000 e 1 .400.000 abitanti circa.
Quando nel territorio di una repubblica, o di un « oblast >>, operavano alcuni Fronti, i comandi delle formazioni partigiane (di repubblica o di << oblast ») inviavano propri rappresentanti o propri « nuclei operativi » presso il Soviet militare di ciascun Fronte. Le tecniche della guerriglia lasciarono agli inizi piuttosto a desiderare, anche perché scarseggiavano armi e altri materiali bellici. Nel primo periodo del conflitto, le operazioni partigiane fur<mo condotte prevalentemente con modalità simili a quelle effettuate dalle unità regolari, con scontri cioè in campo aperto. I risultati furono spesso modesti; elevate, invece, le perdite. Elementi negativi: la scarsa attività informativa su Ile forze tedesche, la mancanza di cooperazione fra i reparti partigiani, l'incapacità di attaccare di sorpresa e di organizzare bene le fasi di avvicinamento e di ripiegamento. In seguito, l'imboscata e il colpo di mano divennero le tecniche principali della guerra partigiana. Attacchi contro il nemico sistemato a difesa furono effettuati dai partigiani sovietici o in cooperazione con l'Armata Rossa o per rompere l'accerchiamento. l partigiani condussero combattimenti difensivi per contrastare le operazioni di rastrellamento. In questi casi la tattica dei partigiani era di condurre una difesa mobile senza preoccuparsi di mantenere a lungo il possesso del terreno da essi occupato. Talvolta i partigiani ricorsero alla difesa ad oltranza, specie per mantenere il controllo di posizioni chiave (guadi, strette, nodi stradali, centri abitati, itinerari di ripiegamento del nemico, ecc.) che sarebbero stati poi utili alle azioni offensive dell'Armata Rossa. Le azioni di sabotaggio, condotte incessantemente, costrinsero i tedeschi a un notevole dispendio di forze per la difesa delle retrovie. Inizialmente, i partigiani impiegarono i sistemi cli sabotaggio più semplici (es. sbullonatura di rotaie, costruzione di « tane di volpe >l nelle strade, ccc.) poiché scarseggiavano gli ordigni esplosivi. In seguito, ne furono prodotti numerosi tipi, che dettero la possibilità di rendere più efficaci le azioni di sabotaggio. Queste ultime, spesso effettuate in combinazione con improvvise sortite delle formazioni partigiane, e in genere dirette contro
25. - Russia
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L ' ITALIA N EI.I.A RELAZION E SOVI ETICA S U !.I,;\ SECONDA G UE RRA MONDIALE
i _trasporti .ferroviari, causarono ai tedeschi perdite notevoli in uomini e mezzi. La cooperazione fra le forze partigiane e quelle regolari del]' Annata Rossa fu agli inizi scarsa, soprattutto a causa della mancanza di stazioni radio. N ell'autunno 194.2, ad esempio, i collegamenti fra la 22" Armata e i partigiani della regione di Kalin in erano affidati a 15 uomini, che dovevano attraversare le linee e percorrere in media 300 km. La cooperazione divenne più stretta ed efficace a partire dal secondo periodo del conflitto quando le form aztoni partig iane ebbero sufficiente disponibilità di stazioni radio. « Le forze partigiane create durante la guerra possono essere suddivise in tre blocchi principali:
- il primo blocco costituito da reparti formatisi direttamente nelle retrovie del nemico, comprendenti membri delle organizzazioni clandestine di partito, militari appartenenti a unità rimaste isolate ed anche cittadini sovietici volontari; - il secondo blocco costituito da formazioni create nel corso della guerra dagli organi di partito e dalle autorità sovietiche locali, prima del!' occupazione di un certo territorio. Quando potevano essere ben definiti i loro compiti, tali formazioni venivano lasciate in determinate zone prima che venissero occupate dal nemico, oppure aviolanciate nelle retrovie avversarie; · -
il terzo blocco, infine, formato da reparti costituiti dagli organi di comando del mor,imento partigiano, dai Soviet militari dei Fronti e delle Armate, inviati, attraverso la linea del fronte, nelle retrovie degli aggressori hitleriani. Nella maggior parte dei casi il personale di quei reparti era addestrato in scuole speciali di (luerrie,rzlia. o Consistenza e struttura delle forze partigiane, nelle diverse regioni e fasi del conflitto, furono varie. All'inizio della guerra, quando i sovietici non avevano ancora acquisito sufficiente esperienza di fotta nelle retrot,ie degli occupanti, l'organizzazione partigiana era eterogenea. l partigiani erano allora inquadrati in squadre, in otrjady, in battaglioni e in reggimenti di consistenza diversa. La più tipica formazione fu comunque I' otrjad ( 166). (166) L· « otrjad », che nella term inologia m ilitare russa significa « distaccamento », « drappello », cc reparto )), nelle vicende della guerra partigiana sovietica indica invece una unità di forza variabile, dal livello del plotone a
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que llo della compagnia, coslitllita per l'assol vimento d i compili speciali. Q ui perciò ha valo re più o perativo che orga nico.
Nel!'int:erno de! 1941 - 1942 l'organizzazione in otrjady si diffuse in quasi tutti i te:rritori occupati. Gli otrjady non erano molto forti: ciascuno contava, in genere, alcune decine di uomini. In quella stessa epoca, numerose formazioni partigiane a livello reggimento e battaglione, per mancanza di sufficiente preparazione, di esperienza di lotta nelle retrovie nemiche e senza colle/lamenti • b con la madrepatria, si dit 1isero in otrjady e in squadre. N el 1942, quando il movimento partigiano ebbe più esteso sviluppo, il numero e la consisten.za degli otrjady partigiani crebbero rapidamente. Alcuni otrjady ebbero perfino 1 50 - 2 00 ed anche più uomini. Inoltre, nel 1942, a causa della difficile situazione generale e della necessità di af/rontare compiti più gravosi, molti otrjady concentrati in particolari zone ( solitamente grandi estensioni boscose ) incominciarono a raggrupparsi in unità che ebbero diverse denominazioni: Brigata, reggimento, raggruppamento, Divisione >> . In ci ascuna unità partigiana esistevano, oltre al comandante> un commissario, rappresentanti delle organizzazioni di partito e della gioventù comunista (Komsornol). Vi erano inoltre vice comandanti per la branca informativa e per il sabotagg io, specialisti delle trasmissioni e incaricati per i riforni menti. Talune grosse formazioni partigiane disponevano di ospedali e di officine. L'armamento era abbastanza vario, talvolta comprendeva anche pezzi d'artiglieria. Quasi tutti i partigiani svolgevano un breve periodo di addestramento che, all'inizio della guerra, durava anche soltanto pochi giorni. In seguito, raggiunse i 15 - 30 giorni, talvolta due mesi, e si effettuava presso scuole di guerriglia appositamente create . Contro le formazioni partigiane, a partire dall'estate 1942, le unità tedesche desti narono in media il 10 % d i tutte le loro forze che si trovavano sul fronte orientale (Istituto di Marxismo e Leninismo. Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica, inv. n. 1 7936, pag. 954). (< In totale, i partigiani e gli aderenti alle organizzazioni clandestine nei territori occupati, uccisero, ferirono o catturarono un milione e mezzo di soldati e ufficiali hitleriani, di funzionari dell'apparato di occupazione, di loro complici e traditori>) .
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L'ITALIA N ELLA RELAZION E SOVIETICA sc: LLA SECO>ID,\ GCERRA :l,{O>IDIJ\l.E
1 successivi capitoli riguardano : la politica estera dell'Unione Sovietica, il movimento di resistenza nei diversi Paesi europei ed asiatici e l'azione del PCUS, « ispiratore e organizzatore della vittoria del popolo sovietico >> . Nel 6° volume della Relazione sono ancora riportati altri punti di vista sovietici su alcune questioni italiane (pagg. 313, 323, 324 e 325 dell'opera russa): « . .. Nella maggior parte dei Paesi sotto il giogo fascista, il 194 J fu contrassegnato dalle grandi azioni delle forze della Resi-
stenza. E' sufficiente ricordare, fra queste, la liberazione della Corsica da parte dei patrioti francesi ( 167), gli interventi dei partigiani polacchi contro le vie di comunicazione hitleriane, gli scioperi di protesta contro iL terrore delle autorità fasciste in Olanda, l'azione dei marinai e dei portuali della Danimarca che impedirono agli occupanti di impossessarsi della flotta danese e, infine, l' abbattimento del fascismo in Italia e l'inizio della guerra di liberazione del popalo italiano. (167) Il territor io della Corsica era stato occupato da Grandi Unità italiane (VII Corpo d 'Arma ta) e german iche soltan to nel novem hre 1942, come reazione allo sbarco anglo - ame ri cano in Marocco ed A lger ia. N ella stessa notte tra 1'8 cd il 9 settembre 1943, reparti tedeschi avevano aperto le ostilità, occupato il porto di Bastia, sopraffacendone la difesa italiana e provocando l'uccisione di 15 mar inai e 12 soìdati d ella miliz ia. All'alba del 9 il porto era rioccupato dagl i italiani, che infliggeva no for ti perd ite ai ted eschi, tra le <1ua! i l'affondamento di 5 unità navali legg ere, oltre circa 500 m orti in mare, alcune centinaia cli morti e feriti a terra. I tedeschi che Gccupavano il porto ve ni vano catturati prigionieri. N ella stessa g iornata si com batteva anche a Porto Vecchio ed a Bonifacio. Nel successivo giorno 10 si svolgeva no comhattimenti a Ghisonaccia , Sartena e Bonifacio. Nel pomeriggio il Generale G iovanni Magli, Comand ante delle Forze Armate della Corsica, riceve va il Maggiore Paolo Colonna d' Istr ia, Capo dei « pat rioti » corsi. Nell'incont ro veniva stabilito che l'azione de i patr ioti sarebbe stata inquadrata in quella delle c;rat1cli Unid italiane e che queste avrebbero forn ito ai cùrsi le armi e munizioni rastrel late nel periodo precedente. Il passaggio cli un ità tedesche da lla Sardeg na alla Corsica e la presenza cli vari reparti corazzati confe riva ai germanici la super iorità di forze e, pertan to, le azioni dal r4 a l 28 settembre, pur cont inuando ad essere condotte soltanto da unità italiane, assumevano carattere d ife nsivo. Il 14, 15, 16 settembre si combatteva a Valle Golo, il 15 a G ue nza, il 16 a Levi e, il 17 a Pieclicroce ed alla stretta della In zecca, il 18 a Valle Ta vig nano. In quel periodo erano cattu rati prig ionieri 800 tedeschi.
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Il 14 settembre sbarca ad Ajaccio il I battaglione francese cc dc choc » (d'assalto), seguito il 15 dal Ge nerale Mollarci, governatore dell'isola, e dal Generale Martin nominato comandante del I Corpo d'Armata francese destinato alla Corsica. Il 17 i due generali francesi si scambiano le visi.te proto· collari con il c;cneralc Magli. Il giorno 21, a Corte, nuovo incontro elci tre generali, con l'interve nto ciel Generale Hcnri G iraucl, Comandante m ilitare francese dell'Africa del Nord. Veniva stabilito un ciclo d i operazioni italo· francesi, tendenti alla liberazione della Corsica. Vi avrebbero partecipato, da parte italia na : 6 battaglioni (di fanteria e della m ilizia), 2 battaglioni di semoventi da 47 /32, 1 compagnia bersaglieri motociclisti, 1 compagnia di carri leggeri, 16 batterie cli vario calibro (parzial mente asseg na te in rinforzo alle u nità frances i che ne erano prive), 1 battaglione m isto del genio, reparti minori e unità dei servizi; da parte francese : 4 battaglioni d i colore, J. squadrone di carri leggeri, r sezione del genio. Nelle giornate dell'1, 2 e 3 ottobre le operazioni su Bastia provocarono il reimbarco delle unità germaniche coma ndate dal Ge nerale von Senger und Etterlin. I bersaglieri motociclisti italiani entrarono per prim i a Bastia il 4 ottobre, ma il comando italiano, secondo precedenti accordi col comando fra ncese, li fece rip iegare sul grosso della colo nna, affinché la liberazione cli Bastia fosse segnata dal solenne ingresso in città di forze regolari frances i. Le perd ite italia ne nel ciclo operativo erano state di 637 caduti (53r tumulati nel cimitero d i Bastia ed i restanti in al tri otto cimiteri). l tedeschi perdettero un migliaio d i morti a terra e circa altretta nti in mare. La pronta reazione del 9 settembre cont ribuì a tenere al to il nome delle Forze Armate italiane e, q uindi, il prestigio nazionale. L'azione successiva, alla quale parteciparono patrioti corsi e il l battaglione « de choc >), durata fino al 28 settem bre, servì ad evitare l'occupazione tedesca dell'isola e le conseg uenti azioni di rappresaglia contro la popolazione. La ripresa offensiva, questa in collaborazione con i patrioti còrsi e le Forze Armate regolari francesi, svolta dal 29 settembre al 4 ottobre, determ inò la totale: liberazione dell'isola. Infine si svolse u na fase cli collaborazione per l'apprestame nto della base aerea alleata, con la presenza d i circa 7.000 militari italiani, completata nella primavera 1944, dopo che il Corpo italiano di occupazio ne della Corsica era rientrato in Patria per partecipare poi alla campagna cli liberazione nel territorio della penisola, ultimando il proprio passagg io in Sardegna tra il 9 ottobre e la metà d i dicembre 1943.
Nel 1943, la disfatta dell'8" Armata italiana sul fronte russotedesco scosse l' Itafict ed aiutò le masse popolari ad avere coscienza della china su cui le aveva spinte il governo fascista. Lo storico italiano E. Collotti trae la conclusione che " in Russia i soldati italiani diventarono completamente maturi per la completa rottura psicologica e morale con il regime fascista e con la guerra nazista " (E. CoLLOTTI: « L'amministrazione tedesca deLl 'Italia occupata, 1939 1945. Studio e documenti >J, Milano, r963, pag. 2r).
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L'ITALIA J\'F.I.LA REl.,\'.l. 10:-,/E SOVIETI CA SU LLA SECOl\'DA GUERRA MOl\'OTALE
L'Unione Sovietica e la sua coerente politica di sostegno (}erso i popoli che lottavano contro i fascisti ebbero peso notet·ole nello sviluppo del movimento di Resistenza in Italia e in Polonia. Subito dopo il crollo del regime fascista di Mussolini, le truppe hitleriane occuparono quasi tutto il Paese. JJer il popolo italiano la questione della lotta contro gli occupanti tedesco - fascisti e i loro accoliti italia11i divenne un fatto capitale. "ll fattore decisit 0 che dette un forte impul.ro allo sviluppo del 1not1imento partigiano sia in Italia che in tutta l'Europa - scrivono ex dirigenti del mo(}ime11to partigiano in Italia - fu la lotta dell' Unione Sovietica. ll generoso esempio dei giovani, delle donne, dei vecchi, di tutta la popolazione del!' Union e Sovietica che non aveva chinato la testa, che non si era disperata e non aveva vacillato, clze ovunque assestat•a colpi al suo nemico, suscitò l'entusiasmo e l'ammirazione dei popoli in lotta contro il fascism o .. . " (P. SEcCHL\ e C. MoscATELLl: << Il Monte Rosa è sceso a Milano », cd. russa, 1961, pag. 6). La rivolta popolare in Italia az,venne proprio alla fine della guerra, il 2 5 aprile 194 5, quando la completa liberazione del Paese era ormai vicina. Il comando hitleriano progettava però di distruggere, ritirandosi, i centri industriali dell'Italia settentrionale, causando enorme danno al popolo italiano. li comando delle forze della resistenza in Italia, t1alutata la situazione, elaborò un piano di sollevazione arm ata. La difficoltà di porlo in atto era data non soltanto dalla pre.renza cli ingen ti forze nemiche, ma anche dall'atteggiamento del comando alleato, che cerca!la in tutti i modi di bloccare l'iniziativa popolare. Già alla fine del 1944, il comandante supremo delle forze anglo - americane in Italia, Generale Alexancler, lanciò un appello ai partigiani invitandoli ad andare a casa "in attesa di nuove istruzioni" (R. BATTAGUA : « Storia della Resistenza italiana, 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945 >>, ed. russa, 1954, pag. 5 24.). Con la sollevazione ci si ripromettet•a di assestare al nemico un colpo decisivo, di non dargli la possibilità di distruggere le installazioni industriali del nord - Italia e di ostacolare la ritirata delle fo rze tedesco - fasciste dall'Italia. La rivolta armata nell'Italia setten trionale ebbe un carattere nazionale . A Torino essa fu abbinata a uno sciopero generale. Le truppe hitleriane che cerca1 ano di ritirarsi dall'Italia si tro1 aro11-o bloccate. Con l'appoggio della poPolazione, i reparti partigiani la fecero rapidamente fi.nita col regime di Mussolini, colla cosiddetta repubblica di Saiò e liberarono dal nemico la parte settentrionale del Paese prima del!'arrivo delle trup1
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pe anglo - americane. Gran parte delle truppe tedesco - fasciste si arrese ai partigiani prima ancora che fosse firmato l'atto di resa. Con la sollevazione nel!' Italia settentrionale si compì la lotta del popolo italiano, durata quasi due anni, contro gli" occupanti nazisti e contro i loro alleati fascisti in Italia. La resistenza italiana ha dato un enorme contributo a1la liberazione del Paese e alla scon.fitta dell'imperialismo germanico. Il movirnento di resistenza e la massiccia sollevazione nazionale in Italia erano la rivoluzione democratica su vasta scala dalla quale nacque la repubblica. In Italia, come pure in Francia, sorse la possibilità effettiva di creare un autentico regime democratico. Tutta via questa possibilità non fu realizzabile, poiché sia l'ltalia che la Francia erano occupate dalle truppe an gfo - americane che dettero grande appoggio alie forze· conservatrici nella loro lotta contro le masse popolari. ln sostanza, Inghilterra e Stati Uniti esportarono la controritJoluzione; /ecero tutto il possibile per soffocare il mo{Jimento popolare e per conservare le strutture capitalistiche. li movimento di resistenza ebbe comunque considerevole peso sullo sviluppo post - bellico del!' Italia, clella Francia e della Grecia. Le forze democratiche uscirono dalla guerra più organizzate e mature continuando a lottare contro la reazione, per la pace, per la democrazia e per il socialùmo » ( 168). (168) L'atteggiamento verso gli italiani tenuto dagli alleati occidentali presenti in I talia, guerra durante e nell'immediato dopoguerra, fu quello di porgere umanamente soccorso ad un intero popolo uscito da una lunga e durissima prova. L'attiva partecipazione alla lotta di liberazione, data dagli italiani nelle formaz ioni volontarie della Resistenza e nelle unità militari regolari affiancate alle Armate anglo - americane, rese il popolo italiano meritevole di <JuelJ'aiuro. Esso non fo limitato al solo soccorso materiale, ma fu anche di assistenza nei primi passi compiuti sulla strada della ritrova ta libertà e fu tanto apprezzato che, appena un anno dopo la fi ne della guerra, il territorio della penisola poteva tornare all'amministrazione del governo italiano e vi si poteva contem poraneamente svolgere una libera consultazione popolare per il referendum istituzionale (Monarchia o Repubblica) e per l'elezione dell'Assemblea Costituente. Il ritorno della vita politica italiana a forme di democrazia, era stato preparato giù con l'allontanamento del fascis mo dal potere. L'esercizio del libero agone politico nelle provincie meridio na li d'Italia (dove l'occupante germanico non era potuto giu ngere a portarvi la repubblica sociale italiana) consolidò, insieme con la loua armata della ResisLenza nelle provincie sette nt rionali, la possibilità d i ripresa della vita democratica i n Italia.
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L 'tTJ\LIA NELLA REL.~ZIONE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Non fu contrastato alcun movimento politico e gli italiani poterono liberamente raggrupparsi sotto gli emblemi ideologici che esprimevano i convincimenti cli ciascuno e partecipare a regolari elezioni. Queste diedero luogo alla formazione di maggioranze politiche cui spettò, secondo il metodo democratico, il dovere cli formare i governi del dopoguerra e diedero altresì luogo alla formazione di minoranze alle quali, sempre secondo il metodo democratico, spettò il diritto di esercitare l'opposizione.
A conclusione del 6" volume, la Relazione pone una « Breve storiografia sulla Grande Guerra Patriottica e sul Secondo Conflitto Mondiale », articolandola in: Storiografia sovietica; Storiografia dei Paesi socialisti ·(Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Cina, Germania orientale, Jugoslavia, Mongolia, Polonia, Romania, Ungheria, Vietnam del N ord); Storiografia dei principali Paesi capitalisti (Francia, Germania occidentale, Giappone, Gran .Bretagna, Italia, Stati Uniti d'America); Bibliografia. Per l'esigenza di contenere lo sviluppo ciel presente volume, seguendo quanto praticato nelle precedenti parti di esso, alcuni tratti vengono sunteggiati, altri riportati in traduzione integrale, altri ancora omessi perché ritenuti di minore interesse per il lettore italiano. La storiografia sovietica.
Si è sviluppata in due fasi. Affermano i redattori della Relazione sovietica che nella prima, che giunge fino al 1956, le opere sono contraddistinte da una limitata tematica e da una ridotta gamma di fonti storiche. In quel periodo non fu pubblicata alcuna opera di grande mole, essendo lo sviluppo della storiografia ostacolato dal culto della personalità di Stalin. I documenti di archivio non erano accessibili agli studiosi, costretti ad indagini storiche di limitato respiro. Fonte principale cli ricerca era il libro di Stalin « La Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica)) ' contenente giudizi in parte ritenuti errati. Anche gli altri studi pubblicati prima del 1956 sono distinti dalle limitazioni generali del tempo : così l'opera in quattro volumi <( Raccolta di Documenti sulla Storia dell'Arte Militare nella Grande Guerra Patriottica))' pubblicata nel 1955 dall'Alta Accademia (< K. E. Voroscilov >) . Il XX Congresso del PCUS (febbraio 1956) - secondo la Relazione - segnò una svolta radicale nella vita del Paese e del PCUS,
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aprendo le porte anche allo sviluppo della storiografia sov1et1Ca. Un decreto del Comitato Centrale del PCUS istituiva la Sezione di Storia della Grande Guerra Patriottica presso l'Istituto di Marxismo - Leninismo, cui veniva commesso innanzi tutto il compito di redigere la pubblicazione << Storia della Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica». In cinque anni (1960 - 1964) furono pubblicati i primi cinque volumi di tale opera. Il sesto fu edito nel 1965. « La stampa sovietica e straniera ha pubblicato numerosi giudizi positivi su questa edizione)), è detto nel sesto volume (169). (169) L'opera citata, che è la stessa riassunta nel presente volume, è indubbiamente una <lelle più importanti pubblicazioni sovietiche sulla guerra. Lo scrittore Alexander Vlert, tuttavia, nel suo libro « La Russia in guerra, I<)4 I - 194.5 JJ (Mondadori, 1966), seri ve tra l'altro : << Ne!!' introduzio11e ho indicato alcune delle sue numerose debolezze: la stesura noiosa, i cliché.. sem p1·e ripeluti,· la soppressione di fatti molto imbarazzanti ( per esempio il panico a ,'vfosca, il 16 ottobre 194 1 ); l'omissione, in pratiw, di nomi di persone oggi i11 di.,grazia, benché abbiano svolto una parte importante negli anni di guerra; 1'esal1aào11e del compito di Krusciov dttrant(' la guerra,· la te11den ziosità nel presentare alcuni episodi diplomatici che preudetlero immediatamente la guerra e si svolsero nel corso di que.tta; la denigrazione dei prestiti e affitti e così via».
. Appartengono al secondo periodo post - staliniano le seguenti opere a carattere generale. sulJe operazioni dell'Armata Rossa: <, Le Operazioni Militari del!' Esercito Sovietico nella Grande Guerra Patriottica))' opera pubblicata nel 1958 dalla Sezione di Storia dell'Ufficio di Scienze :tv1i!itari dello Stato Maggiore Generale, intesa ad illustrare i principi dell'arte militare sovietica attraverso l'esame degli eventi bellici; - « L a s·econda Guerra Mondiale, 1939- 194 5 >>, edita nel r958, op_era di un gruppo di scrittori mil itari. Essa prende in esame le operazioni militi1ri su tutti i fronti e spiega i motivi dei successi e degli insuccessi deJl'Armata Rossa. Il pregio del libro sta, secondo la Relazione, nell'analisi dell'evoluzione della dottrina sovietica; il difetto, nel non aver posto in rilievo che la sconfi tta deHa Germania fu il risultato di uno sforzo collettivo; - ,e Evoluzione della Tattica de!l' Esercito Sovietico negli anni della Grande Guerra Patriottica », edita dall'Accademia Militare « Frunze l> nel 1958, esamina le operazioni belliche delle Divisioni e dei Corpi d 'Armata fucilieri sovietici;
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1. ' tT/\LU NELLA RELAZIONE SOVI ETICA SULLA SECOKDA GUERH:\ M()Nl)[/\ LE
- « La Strategia Militare)), edita nel 1958, elaborata da un complesso d'autori guid ati dal :tvfaresciallo V. D. Sokolovskij , esamina i maggiori problemi strategici; « La Storia dell'Arte Militare>> , edita nel 1963, scritta da un gruppo d'insegnanti deìl'Accademia delle Truppe Corazzate sotto la direzione del Maresciallo carrista P. A. Rotmistrov, formula una (( analisi obiettiva>) dell' arte militare nei magg1on Paesi occidentali.
Altre opere sono dedicate a singole Armi e Specialità dell' Armata Rossa. Per esempio : -
« Le Battaglie Corazzate di Prohorovl(a », ciel Maresciallo P. A. Rotmistrov, edita nel 1960, illustra i principi della tattica carrista e la funzione delle Grandi Unit?1 corazzate; << L' /lrtiglieria nelle Battagiie per la Patria Procko, edita nel 1957;
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di I. S.
11 Dal!' Aria, nella Battaglia », d i l. I. Lisov, edita nel 1q6r, descrive principalmente l'operazione sovietica di aviolancio a Vjazrna;
- « Le Truppe del Genio nelle Principali Operazioni della Grande Guerra Patriottica», edi ta nel 1958 da un gruppo d'autori.
Ha carattere monografico settoriale lo studio << La Battaglia di Stalingrado» di A. M. Sarnsonov, pubblicato sulla rivista « T! oprosy Istorii » (n. I del 1963), che analizza la fase difensiva e quella controffensiva sovietica, ma, secondo la Relazione, non trac le dovute conclusioni sul piano dell'arte militare. Esistono parecchi studi sulla guerra marittima, ciascuno dedicato a particolari operazioni compiute dalle singole F lotte. << Vicende Belliche della Marina Militare Sovietica))' edito nel 1964, senza indicazione di autore, compendia succintamente Ì:utte le operazioni. Pochissime opere sono, invece, segnalate per l'aviazione. I lineamenti generali d'impiego dell'aeronautica militare sovietica sono profilati nell'opera di I. V. Timohovic (<L'Aviazione Sovietica nella Battaglia di Kursf( )>, edita nel 1959. La storiografia sovietica, come già fa intendere tutta la parte precedente della presente Relaz ione, considera 1< fronti di secondaria importanza» tutti quelli dove non abbiano combattuto forze sovietiche. Però parecchie opere sono dedicate alle operazioni belliche in Europa ed in Africa Settentrionale:
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- « La Strana Guerra nell'Europa Occidentale t' nel Bacino del Mediterraneo >), di V. A. Sekistov, ed. 1958 ; - « La Guerra in Europa, U)J9 - 194r », di D. M. Procktor, ed. 1963; - « lì Secondo Fronte» , di V. M. Kulisa, ed. 1960, è la prima opera dedicata allo studio dell'arte militare e delle operazioni anglo - americane in Europa nel 1944 - 1945.
Sulla Resistenza italiana sono stati pubblicati: - « Il Fascismo Italiano e il suo crollo )), di S. M. S]obodskij, cd. 1946; - « Il J>opolo Italiano nella Lotta per la Pace, la Libertà e l'lndipendenza del Proprio Paese>), di A. V. Bclogrov, cd. 1954; - « 11 Popolo Italiano contro il Fascismo>), di N. Kovalsk ij , ed. 1957; - « Sidle Montagne d'Italia n, di A. M. Tarasov, ed. 1960; « I Comunisti Italiani nel Movimento di Resistenza », di G. S. Filatov, in <( Mysl, 1964 )) ; - « Il Crollo del Fascismo Italiano», cli G. S. Filatov, ed. 1973· La storiografia dei Paesi socialisti. « La vittoria della rivoluzione in molti Paesi dell'Europa e del-
!' Asia aprì le più vaste possibilità allo sviluppo della scienza storiografica >) - afferma la Relazione - sostenendo che nel passato la scienza storica si piegava al servizio delle classi allora dominan ti, mentre in taluni Paesi (è citata ad esempio l'Albania) neppure esisteva. Al tempo della conquista del potere da parte dei si ngoli partiti comunisti si sarebbero verificate carenze di qualificati quadri di scuola storica marxista e mancanza di documenti storici. a causa di distruzioni, dispersioni od occultamenti.
Presentemente « Istituti di storia del partito, Scuole Superiori di partito presso i Comitati Centrali dei partiti comunisti, Istituti Storico - militari, Istituti di Storia delle Accademie delle Scienze ed altri enti di ricerca scientifica », collaborando con « gli storici dei Paesi socialisti, si avr,algono anipiamente dell'esperienza acquisita dagli storici dell'URSS » ed in tal modo possono imprimere un forte impulso alla storiografia dei loro Paesi.
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t 'ITAUA N ELLA Rl!LAZIONE SOVIETICA SULLA Sl::CONDA Gt.:ERR;\ ~lO:-JDIALI::
La storiografia dei maggiori Paesi capitalisti. La Relazione dedica una « Introduzione >) alla (< storiografia dez maggiori Paesi capitalisti>) . Essa presenta tale interesse per la conoscenza delle critiche e del modo di formularle, da meritare di essere trascritta nel testo originale: << E' impossibile approfondire la storia della guerra passata utilizzando i soli risultati positivi ottenuti dagli studiosi dei Paesi socialisti e dagli studiosi marxisti dei Paesi capitalisti, senza tener conto delle ricerche effettuate dagli storici borgliesi. La storiografia borghese, partendo dai suoi obiettivi classisti, attribuisce enorme importanza alla seconda guerra mondiale, valutazione che si riflette nella grande quantità di pubblicazioni su temi legati alla guerra. Il processo di studio sulla seconda guerra mondiale è così condotto nella storiografia borghese: si formano le basi storiche principali, sono edite pubblicazioni documentarie e molti memoriali. A cura di enti governativi sono editi scritti ufficiali o semiufficiali sulla partecipazione del Paese alla guerra, contenenti anche giudizi sui principali avvenimenti del periodo bellico. Il punto di vista ufficiale può, inoltre, essere espresso tanto in pubblicazioni governative quanto in opere di storici appartenenti al gruppo dominante nel Paese e vicini ai circoli dirigenti. Fra gli storici borghesi non v'è unitarietà di vedute persino nell'interno di questo o quel Paese, per non parlare poi di più Paesi, ma vi è qualcosa clu:, sino ad un certo punto, si può trovare a loro denominatore comune. Nella nostra epoca, in cui l'ulteriore sviluppo della societcì è ormai incompatibile con il capitalismo, la storiograft.·a borghese o nega tale sviluppo o sostituisce il concetto di "progresso sociale" con quello di "progresso della tecnica ". , Respingendo le leggi obiettive dello sviluppo sociale, gli storici borghesi ignorano, e sovente negano di proposito, la sistematica precisa e La causalitcì del processo storico, senza vedere le ragioni fondamentali dei mutamenti che sono avvenuti e stanno avvenendo nel mondo. Perciò numerose scuole e correnti storico - borghesi hanno in comune la caratteristica di non poter dare risposte scientifiche alle importanti questioni poste dal processo storico. Il fondamento metodologico della storiografia borghese predetermina la soluzione dei fondamentali problemi della storia, nello spirito di una concezione idealistica del mondo. Le deft..nizioni bor-
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ghesi della storia come scienza stupiscono per la loro arbitrarietà. La maggioranza degli storici borghesi ritiene che la storia non possa essere una scienza oggettiva, che "considerazioni di interesse nazionale" le impediscano di esserlo. In realtà la causa sta proprio negli smodati interessi della classe monopolista al potere. Sinora, nella storiografia borghese prevale il punto di vista profondamente errato secondo cui la guerra è un fenomeno naturale e non eliminabile dell'umanità . Le diverse definizioni della guerra, di nomia, non prendono in considerazione la principale delle sue cause sociali, non fanno dipendere la guerra dalle reali condizioni storiche. Così facendo è impossibile dare una giusta valutazione su qualsiasi guerra in generale e stabilire la sua incidenza sul corso degli eventi storici. Gli inesatti orientamenti metodologici si ripercuotono negativamente sui risultati delle ricerche. infatti nella storiografia borghese vengono esaminate le questioni particolari senza stabilirne le correlazioni reciproce. Questo è tipico, in ispecie, per le opere ufficiali sulla storia della seconda guerra mondiale pubblicate, in più i,olumi, negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna. L 'incapacità degli storici borghesi di prendere in esame tutti gli aspetti della guerra nelle loro correlazioni e nei loro condizionamenti reciproci viene rilet 1ata da molti storici occidentali. Come affermano parecchi storici borghesi, la storiografia borghese non ha finora formulato un proprio concetto della guerra in generale, non ha dato una chiara rappresentazione del significato della guerra nel corso della storia mondiale».
La Relazione prosegue affermando che la storiografia borghese
è fenomeno complesso e con traddittorio. Al contrario della storiografia tnarxista, essa non si pone un fine unico. Indipendentemente dall'esistenza di numerose scuole, nella storiografia borghese sulla seconda guerra m on diale possono essere distinti tre orientamenti principali: - quello di estrema destra assume l'aspetto di aperta esalt2zione ciel regime capitalistico e d i violenta lotta contro « il comunismo internazionale». I suoi rappresentanti spiegano i fatti della seconda guerra mondiale in modo completamente arbitrario, considerandoìi soltanto materiale per la propaganda anticomunista ed antisovietica e per la giustificazione della politica delle classi dominanti nel loro Paese durante e dopo la guerra. Sono definiti « gli arrabbiati della storiografìa », che non condannano la guerra ed in
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talum Paesi, avvalendosi dell'appoggio dei circol i dirigenti, pretendono di avere una funzione di guida ideologica; - la corrente più numerosa della storiografia borghese della seconda guerra mondiale comprende gli storici ostili al socialismo ed alle forze del progresso, ma che mascherano con la << obiettivit'i >> il proprio orientamento antisovietico e la difesa dcli 'imperialismo. Si tratta di una corrente assai eterogenea e che può essere ancora suddivisa in una destra, un centro cd una sinistra. I rappresentanti di quest'ultimo gruppo tengono conto dei fatti, pur cercando d i interpretarli a vantaggio delle classi dirigenti del loro Paese. Contro l'interpretazione marxista della guerra e delle questioni ad essa collegate, conducono una lotta più sottile ed abile che i rappresentanti degli « arrabbiati n, riuscendo a dare un'apparenza di obiettività scientifica alle loro argomentazioni cd un'apparenza di imparzialità ai loro scritti; - la terza corrente comprende storici borghesi che valutano realisticamente il problema contemporaneo della guerra e della pace ed operano a favore della coesistenza pacifica. La Relazione prevede che la differenza tra gli storici borghesi, divenuta già più evidente negli ultimi anni, diventerà ancor più accentuata in relazione agli ulteriori successi del socialismo in tutto il mondo e muterà ancor più il carattere della storiografia borghese. Nell'esame di questo pensiero storico è necessario tener conto dei diversi punti di vista delle storiografie dei vari Paesi e delle valutazioni comuni sui principali problemi della guerra, caratteristiche della storiografi.a borghese in generale. Esse hanno un solo obiettivo: attribuire alle Potenze capitaliste, che facevano parte della coalizione, la parte decisiva nella sconfitta delle Potenze dell' « Asse >) , rendendo evidente che il capitalismo può avere u na positiva influenza nella storia. La solidarietà di classe costringe anche gli storici tedesco - occidentali ad esagerare la parte' avuta dagli alleati occidentali nella sconfitta della Germania. « La consistenza della letteratura marxista sulla guerra è diversa nei principali Paesi capitalistici. Essa è maggiormente rappresentata in Italia, in Francia ed in Giappone. Negli Stati Uniti e nella Gran Bretagna è: stato pubblicato un numero notevolmente inferiore di opere marxiste sulla guerra. Nella Repubblica Federale Tedesca, essendo il partito comunista posto al bando, i marxisti sono completamente privati della possibilità di pubblicare le loro opere l>.
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Alla storiografia italiana sulla seconda guerra mondiale, la Relazione sovietica dedica notevole spazio. In aderenza al dichiarato propos ito di pubblicare tutto ciò che dell'opera russa riguarda comunque l' Italia, anche <-1uest'ultima parte relativa alla storiografia viene c1ui riportata integralmente, compresi i numerosi brani contenenti argomentazioni palesemente soggettive e talvolta non completamente fondate. necessariam.ente la tacita accettazione dei Ciò non comoorta I punti di vista manifestati sull'argomento sia dagli autori italiani citati, sia d agli autori sovietici. Ecco il testo sovietico sull'argomento : (< La storiografia italiana sulla seconda guerra mondiale si differenzia sensibilmente dalle storiografie degli altri Paesi capitalistici. La maggior parte delle opere degli storici italiani è stata scritta da posizioni antifasciste. La letteratura marxista sulla guerra ha un posto rilevante in Italia, sopratti,tto in confronto a certi Paesi come la Repubblica Federale Tedesca, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Inoltre è caratteristica degli storici italiani, più che degli altri, limitarsi alla descrizione e ali' analisi degli avvenimenti riferentisi principalmente alla partecipazione dell'Italia stessa al conflitto. Nella storiografia italiana sulla seconda guerra mondiale si possono distinguere tre correnti: democratico - borghese, filofascista e marxista. La maggioranza degli storici appartiene alla corrente democratico - borghese. Fra i suoi rappresentanti si possono qualificare F. Chabod (F. CHABOD: << L' Italia contemporanea)>, Torino, 1961), L. Salvatorelli, G. Alira (L. S ALVATORELLI e G. MIRA: « Storia dell' Italia nel periodo fascista)), Torino, r962), C . Gigli (G. Grcu: << La seconda guerra m ondiale», Bari, 1951), A . Tosti (A. Tosn: <• Storia della seconda g uerra mondiale,,, M ilano, r948), U. Muraldi (U. MuRALDI: (( Storia della seconda guerra mondiale ,l , Milano, 1946). Nella letteratura filofascista rientrano numerosi libri di generali e diplomatici italiani ed anche ìa voluminosa opera dello storico nazionalista A. Tamaro , riferita principalmente al periodo fra gli anni 1943- 1945 (A. TAMARO: « Due anni dì storia, 1943- J945 ll, voli. I-llI, Roma, 1948- 1950). Il contributo dei marxisti italiani, allo studio dei problemi relativi alla seconda guerra mondiale, è notetde. Un'analisi marxista dei problemi della guerra mondiale è contenuta nella raccolta di
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articoli e documenti pubblicati, sotto la redazione di P. Togliatti, per il 30° anniversario del partito comunista italiano (« Trent'anni di vita e di lotta del P.C.I. - Raccolta di articoli e documenti n, edizione russa, 1953). Il noto storico R. Battaglia ha pubblicato un libro nel quale sono lumeggiati importanti aspetti del conflitto mondiale, a cominciare daLL' accordo di Monaco (R. BATTAGLIA: « La seconda guerra mondiale )) , Roma, 1960). Vanno inoltre menzionati i libri di P. Secchia e F. Frassati (P. SECCHTA e F. FRASSATI: « La Resistenza e gli alleati >l , Milano, 1962). L'Ufficio Storico dello Stato Maggiore italiano ha pubblicato delle opere ufficiali riferite alla partecipazione delle Forze Armate italiane nelle operazioni militari sui diversi fronti. ln queste opere sono inclusi diversi documenti del Comando italiano (Ministero della Difesa - Stato Maggiore - Ufficio Storico: « La battaglia delle Alpi Occidentali», Roma, giugno 1947; Ufficio Storico della Marina Militare: « La Marina Militare nella seconda guerra mondiale ))' Roma, 1950; Jvf.inistero della Difesa - S.M.E. - Ufficio Storico: <( La seconda offensiva britannica in Africa Settentrionale e il ripiegamento italo - tedesco nell'Africa Orientale, 18 novembre 1941 - r7 gennaio 1942 >l, Roma, 1949; Ministero della Difesa - S.M.E. - Ufficio Storico: « Seconda controffensiva italo - tedesca in Africa Settentrionale da El Aghei]a a El Alamein, gennaio - settembre 1942 », Roma, 1951; Ministero della Difesa - S.M.E. - Ufficio Storico: <( Operazioni italo - tedesche in Tunisia, II novembre 1942 - 13 maggio 1943 J>, voll. I e II, Roma, 1950 - 1952) ( r70). (170) La Relazione sovietica ripo rta i titoli di una rnrncma parte delle opere pubblicate dagli uffici storici delle FF.AA. italiane sulla seconda guerra mondiale.
In Italia si pubblicano molti memoriali di ex - comandanti dell'Esercito italiano, di diplomatici e di uomini politici. Tuttavia tutta questa letteratura non può servire come materiale sicuramente attendibile per definire la posizione storica dell'Italia negli anni cli guerra. Sebbene, in maggioranza, gli autori di tali memoriali pretendano di avere "vedute obiettive", in effetti essi cercano di giusti'ficare e di magnificare se stessi. Gli autori dei memoriali di guerra si possono suddividere in due gruppi. Compongono il primo gruppo coloro che, per molte ragioni, soprattutto per fedeltà allct monarchia, sono inclini ctd occupare posizioni ostili verso il fascismo e, personalmente, verso Mus.iOlini.
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Nel secondo gruppo rientrano i Generali che continuarono a senùe Mussolini e a simpatizzare per lui anche dopo il 25 luglio 194J ( ossia dopo l'occupazione hitleriana dell'Italia e la creazione della Repubblica neofascista). Gli autori del primo gruppo, di regola, si attengono alle concezioni storiche peculiari degli storici italiani conservatori. I motivi del/' entrata in guerra dell'Italia sono da individuarsi, secondo loro, nella personale volontà di Mussolini, mentre le sconfitte dell'Esercito Italiano si spiegano col fatto che Mussolini diffidava dei militari e cercava di dirigere egli stesso le operazioni belliche. Il più noto rappresentante di questo gruppo è il Maresciallo Badoglio che all'inizio ddla guerra era Capo di Stato Maggiore Generale e dopo fa caduta della dittatura di Mussolini fu Capo del Governo. La tesi fondamentale del libro di Hadoglio, "L'Italia nella seconda guerra mondiale" (Verona, 1946), sta ne/l'affermare che l'ltalia era materialmente impreparata alle opt·razioni belliche e che Mussolini commise il grossolano errore di non aver ascoltato gli ammonimenti dei capi militari, in genere, e in particolare di lui, fladoglio. Secondo Badoglio, Mussolini sapeva perfettamente che le Forze Armate italiane, ad eccezione della Marina, erano del tutto impreparate alla guerra e che il loro approntamento non poteva essere realizzato prima del 1943 . IL medesimo quadro fu ali'incirca descritto nei memoriali del Generale Arme/Lini (Q. ARMELLINI: « Diario di guerra)), Milano, r9~.5), addetto allo Stato Maggiore Gmerale (171), (171) Durante il periodo in cui era Capo di Stato Maggiore Generale il Maresciallo Badoglio.
e del!' ex Capo di Stato Maggiore di una Armata, Generale G. Z ammi (G. ZANuss1: << Guerra e catastrofe d'Italia ))' Roma, 1946) (172). ( 172) Il Generale Zanussi ricoprl la carica di Sc;ttocapo di Stato Maggiore della
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Armata.
Il secondo gruppo di autori consta di persone che avevano legato sino all' idtimo il loro destino al fascismo di cui erano stati accaniti sostenitori. Questi autori giustificano la partecipazione delL'Italia alle avventure militari. Essi indiriduano la causa fondamentale della sconfitta dell'Esercito italiano nel "tradimento" di Badoglio e dei suoi seguaci. Il più noto esponente militare del fascismo è il Maresciallo R. Graziani che aveva comandato le truppe italiane in Africa e che fu a capo dell'Esercito neofascista della "Repub-
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bltca" di Mussolini dopo il colpo di Stato e l'occupazione tedesca dell'Italia (173). (173) Il Maresciallo d'Italia (poi rimosso dal grado per effetto di sentenza penale m ilitare) Rodolfo c;raziani, ricoprì la carica di Capo d i Stato Maggiore dell'Esercito dal 1 ° novemhre 1939 al 25 marzo 1941, data nella quale fu sostituito anche nel Comando Superiore delle For7.e Armate in Africa Settentrionale.
Nel suo libro dal caratteristico titolo di "Ho difeso la Patria" (Milano, 1948), egli attacca violentemente Badoglio che, a suo dire, fu un disfattista ed il principale colpevole della disgregazione dell'Esercito italiano. IL miglior modo di servire la Patria, scrive Graziani, era di essere fedeli al fascismo e, se non vi fosse stato il tradimento di un gruppo di cospiratori, "l'onore dell'Italia" sarebbe stato salvo . I medesimi concetti sono sostenuti dallo stretto collaboratore di Graziani, il Generale E. Canevari, nella sua opera in due volumi (E. CANEVARI: « La guerra italiana J>, voll. I - II, Roma, 1948 1 949) ( 1 74). ( 174) Emilio Canevari ottenne il g rado di Generale clell'Eserci.to della repubblica sociale italiana, senza avere prestato servizio durante il precedente periodo cli guerra. Ufficiale di Stato Maggiore nell'Esercito regio, nel 1940 aveva già lasciato il servizio attivo e collaborava per le materie militari al <1uoticliano fascista « Cremona Nuova J) diretto da Roberto Farinacci; pertanto la Relazione lo comprende erroneamente in un gruppo di Generali. Sarebbe pÌLl propria per lui la qualifica giornalistica.
Un altro libro di quest'autore, anch'esso pieno delle più assurde affermazioni, tratta della storia della creazione dell'Esercito italiano della repubblica neofascista (E. CANEVARI: « Graziani mi ha detto))' Roma, 1947, pag. 4). Canevari sostiene che "la pazione italiana appoggiò sempre le iniziative del fascismo" e che soltanto il tradimento dei cospiratori portò a far sì che " la plebe si trasformasse in un fattore deàsivo nella vita della nazione". Canevari cerca invano di dimostrare che la repubblica fantoccio di Mussolini non dipendeva dagli hitleriani, che seguiva una politica di pacificazione e che soltanto i "partigiani - banditi", con le loro aggressioni ai pacifici cittadini, costrinsero i fascisti ad intervenire in di/esa dei cittadini stessi. L'aspetto diplomatico della partecipazione italiana al conflitto è più compiutamente lumeggiato nei diari di Ciano che fu, sino alla
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primavera del 1943, Ministro degli Affari Esteri (G. CrANO: « Diario >>, voll. 1- 111, Roma, 1946). Qiu:sti diari offrono elementi d'interesse per lo studio non soltanto della partecipazione alla guerra dell'Italùz, ma anche di tutta la guerra nel suo insieme. Ciano esamina dettagliatamente la genesi dei piani aggressivi di Mussolini e il loro wiluppo. Egli racconta come ì piani di condotta della guerra "parallela" ed '' autonoma" fallirono, in quanto tutti gli sforzi di Mussolini per operare in modo indipendente da Hitler ebbero insuccesso. Di riflesso si accentuò la dipendenza dell'Italia dalla Germania, sotto tutti i punti di vista, e la graduale trasformazione di Mussolini in mediocre " Gauleiter ". I rapporti fra i got1ernanti dell'Italia e della Germania sono anche illustrati dai libri dell'ex ambasciatore italiano a Berlino, D . Alfieri, e R . Guariglia, nominato Ministro degli Affari Esteri dopo iL colpo di Stato del 25 luglio 1943 (D. ALFIERI : << Deux dic-
tateurs face à face », Paris, 1948; R. GUARIGLI A : << Ricordi, 1922 r946 », Napol i, 1946). Entrambi gli autori sviluppano il concetto della mancanza di prospettive nella partecipazione dell'Italia alla guerra a fianco della Germania dopo il 1943. Alfi.eri sostiene che la causa prima della condotta di Mussolini, nel periodo dei' successi della Germania, fu il timore di giungere tardi alla spartizione del bottino. In questo modo egli spiega appunto l'atteggiamento di Mussolini, nel periodo dei successi bellici tedeschi. Hitler, che aveva espresso un giudizio negativo sulle capacità combattive dell'Esercito italiano, fu inizialmente contrario al trasferimento di Divisioni italiane sul fronte russo - tedesco. Mussolini, però, non soltanto insistette per l'immediato approntamento di un Corpo di Spedizione, ma cercò sempre in seguito di aumentare le truppe italiane sul fronte orientale. L'Alfieri attribuisce al comando hùleriano la responsabilità dell'insuccesso dell'Armata italiana. Infatti, stando a ciò che egli dice, gli hitleriani si rifiutarono di aiutare l' 8a Armata italiana in Russia alle prime sconfitte da essa subite sul Don e sì resero poi gravemente colpevoli dello sfacelo delle Divisioni italiane. L'Alfieri afferma inoltre che i tedeschi, con scuse artificiose, si rifiutarono di trasferire in Italia unità della difesa antiaerea, sicché le città italiane rimasero senza protezione. Per dovizia di fatti, l'opera più completa, riferita alle operazioni delle truppe italiane sul fronte russo - tedesco, è il libro del Comandante dell'Armata di spedizione in Russia, Maresciallo Messe (G. MESSE: « La guerra sul fronte russo )>, :Milano, 1947). Messe spiega l'insuccesso delle Divisioni italiane con due motivi. In primo
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luogo, con la condotta di Mussolini che spediva al fronte contingenti ancora impreparati al lo scopo di far sì che l'Italia schierasse contro la Russia un maggior mr.mero di truppe in rapporto agli" altri alleati della Germania. in secondo luogo, con il fatto che il comando tedesco, al quale le truppe italiane erano subordinate per le queJtioni operative, trattava costantemente con disprezzo gli italiani obbligandoli: a sobbarcarsi i compi.ti più ingrati (175). (175) Il Gene rale Giovan ni Messe ottenne solcanto nel 194), sul fron te della Tun isia, il gra<lo di Maresciallo <l' italia. Egli rimase al fronte nmo da ll'agosto r94r al 3J ottobre 1942; pertanto non fu partecipe, né testimone, della seconda battaglia difensiva del Don. E' da rilevare che, parlando d i lui come autore, la Relazione sovietica gli dimost ra un rispetto - per altro meritatissimo - assai maggiore che nelle alcre parti dell'opera trattandone come cc man<lante di Grandi U nità.
Un interessante complemento al libro del Maresciallo fascista sono i memoriali di soldati che avevano preso parie alle operazioni sul fronte russo - tedesco. I memoriali costituiscono un atto di accusa non soltanto contro Mussolini e gli hitleriani, ma anche contro tutto il regime fascista (N. REVELLI: « Mai tardi>>, Cuneo, r946; G. To1.LOY: << Con l'Armata italiana in Russia))' Torino, 1947; M. R. STERN: <<
Il sergente sulla neve», Torino, 1953) (176).
(r76) Nuto Revelli, allora Tenente in spe degli alpini, fu poi combat tente della Resistenza c scrisse anche altre opere aventi per argomento la campagna cli Russia. Giusto Tolloy, allora Maggiore elci granatieri in ser vizio di SM, ricopriva l'incarico di capo ufficio ordinamento dell'8" Armata. Matteo Rigoni Stern ern Sergente del 6" a lpini.
Gli autori dei memoriali dim ostrano che i soldati italiani non avevano compreso perché essi dovevan o combattere contro l'Unione Sovietica, la cui popolazione ispirava loro simpC1:,tia. Nelle file dell'Annata di spedizione serpeggiai1a il malcontento non soltanto a causa degli alleati, ossia dei tedeschi, ma anche per l'incompetenza dei generali fascisti. I soldati protestavano apertamente per l'impreparazione dell'Armata alla guerra in condizioni invernali, per la mancanza di indumenti idonei, di trasporti e per il vitto cattivo. Tutto ciò contribuiva a creare un bas~w spirito combattivo nelle Divisioni italiane. Gli autori affermano che gli hitleriani e le camicie nere usarono ogni sorta di violenza nei riguardi della popolazione. Nel contempo essi mettono in risalto l'elevato patriottismo dei cittadini sovietici, il loro spirito umanitario, ammirano le capa-
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cità combattit1e delle truppe sovietiche e sottolineano la superiorità dei mezzi bellici sovietici. In Italia non esiste un'opera storica completa ed ufficiale sulla seconda guerra mondiale. Vi sono soltanto degli scritti su fasi a sé stanti della partecipazione italiana al conflitto mondiale (r77). (17ì) E' vero che non esiste ancora in Italia un'opera completa ed ufficiale sulla seconda g uerra mondiale. La dispersione e la sottrazione cli documenti, già custoditi in archivio, a causa delle vicende belliche svolte sul suolo della pénisola dal 1943 al 1945, hanno fino ra impedito la compilazione della Relazione ufficiale, che deve basarsi su testimonianze e documenti autentici ed i noppugnabili, molti elci quali so no ancor oggi introvabili. Tuttavia, l'Ufficio Storico dell'Esercito ha pubblicato dopo il 1945 numerose « :'vfonogmfie >> riguardanti le operazioni delle unità italiane sui vari fronti, coprendo con esse quasi per intero l'orizzonte geografìco dei diversi teatri di guerra e l'arco cli tempo nel quale ebbero svolgimento le vicende.
L'Ufficio Storico del Ministero della Difesa Italiano ha pubblicato un'opera particolare dedicata alla guerra italo - francese del 1940 (Ministero della Difesa - S.M.E. - Ufficio Storico: « La flattaglia delle Alpi Occidentali). Il libro è stato scritto sulla base cli documenti operativi del comando italiano ed è sostanzialmente a carattere informativo. Gli autori traggono comunque alla fine parecdiie conclusioni sui motit,i della scarsa capacità operativa del!' Armata alpina italiana. Essi affermano che la causa principale risiedeva nel fatto che tutti i piani operatfri, elaborati prima dell'inizio delle operazioni, prevedevano cli condurre contro la Francia una guerra difensiva. Il repentino passaggio alle operazioni offensive, e·segttito su pressioni di Mussolini in grande fretta, provocò generale confusione. Inoltre, gli autori Lamentano le sfavorevoli condizioni meteorologiche che avevano impedito di impiegare ef ficacemente l'aviazione e l' artiglie ria, il cattivo equipaggiamento e L'insufficiente preparazione psicologica d ei soldati. Alfa partecipazione del!' Italia fascista nel conflitto contro l'Unione Sovietica sono dedicate due pubblicazioni ufficiali dell'Ufficio Storico del Ministero Difesa, basate su documenti ufficiali dell'Esercito Italiano (Ministero della Difesa - Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico: (< Le operazioni del CSIR e dell'ARMIR dal giugno 1941 all'ottobre 1942 )), Roma, 1947; Ministero della Difesa - Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico: << L'8' Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don)), Roma, r946). In entrambi i Libri molto posto è assegnato alla descrizione dell'impreparazione dell'Esercito italiano alle operazioni nelle diffi-
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cili condizioni climatiche dell'inverno russo, con cui gli autori m buona misura spiegano l'insuccesso delle truppe italiane. Inoltre, sec'ondo il parere degli autori, il comando tedesco schierò le Divisioni italiane su una fronte troppo ampia e quindi le truppe russe, che possedevano la superiorità in mezzi, non ebbero grande difficoltà a rompere il fronte sul Don nel dicembre 1942 (r78). (178) Le monografie dell'Uffìcio Storico dello SME, fin dal 1946, posero nella dovuta evidenza il fatto che gli alti comandi germanici affidavano alle c;randi Un ità italiane settori difensivi troppo ampi in relazione alla loro consistenza organica. Però la stessa pubblicazione spiega come la res istenza delle ere D ivision i icalia11e (« Cosseria >J, «Ravenna>;, « Pasubio >>), attaccate dalle preponderanti forze delle Armate sovietiche 6" e r" cc Guardie )), si sia protratta per un'intera settimana, pur essendo scarsamente a limentata dai comandi tedeschi, peraltro a loro volta in grave crisi di effettivi. Queste affermazioni cli parte italiana trova no ora conferma nella più recente pubblicistica sovietica e sono ampiamente documcnLate nella recente pubblicazione (ed. 1977) cc Le operazioni delle U nità italiane al fronte russo, r94r - r943 >> dell'Ufficio Storico dello SME.
Uno di questi libri, che tratta della disfatta dell'Armata italiana, contiene molto materiale critico sulla condotta degli alleati tedeschi. Dai resoconti, in esso allegati, dei comandi italiani, risulta che i tedeschi s'impadronivano dei me.z.zi di trasporto, dei combustibili, cercando nello stesso tempo di proteggersi con i reparti italiani per non finire accerchiati. Nella storiografia italiana maggiore completezza vi è sulle questioni relative alle cause della guerra, alle operazioni militari in territorio italiano e al movimento della Resistenza. La maggior parte degli stortà italiani attribuisce all'aggressività dei governi fascisti, e in primo luogo della Germania hitlerianct, la causa dello scatenamento della guerra. Di regola, l'origine della guerra viene spiegata con la tendenza del fascismo germanico all'espansionismo e nello stesso tempo il ruolo principale nella preparazione della guerra è attribuito a Hitler . Di tale parere sono ad esempio L. SalvatoreL/i e G. Mira, Chabod ed altri. G . Gigli scrive che la guerra scoppiò in quanto Hitler voleva raggiungere con la forza i suoi obiettivi in Et,ropa e aggiunge che per la Unione Sovietica la guerra ebbe soprattutto un carattere ùleologico (vds. G. GIGLI: << La seconda guerra mondiale >), pagg. 7, 200). A . Tosti dà molta importanza ai fini economici che perseguiva Hitler sottolineando che si trattalla non solo di espansione politica, ma anche di mire economiche. Tosti traccia un parallelo fra la prima
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e la seconda guerra mondiale, considerando la seconda come il proseguimento della prima. Ambedue furono generate dal pangermanesimo che provocò, di risposta, la reazione della Russia, dell' Inghilterra e della Francia (vcls. A. Tosn: « Storia della seconda guerra mondiale i>, pagg. 494- 495). Gli storici fascisti poi evitano di norma l'analisi delle cause della seconda guerra mondiale. /1. Tamaro, ad esempio, come la maggioranza degli storici che tentano di mascherare le loro vedute reazwnarie, scrive di non volersi unire ad alcuna corrente nella valutct'Gione degli avvenimenti. Tuttavia, ritenendo la guerra un mezzo "naturale" di difesa degli interessi del Paese (vds . A. Tamaro: (< Due anni di storia», voi. I, pagg. 2 -7), egli proprio per questo si unisce ai sostenitori dei diritti nazionalistici. Gli storici borghesi passano sotto silenzio la responsabilità delle Potenze occidentali nella preparazione della guerra, non scrivono nulla circa il fatto che la politica degli USA, dell'Inghilterra e della Francia creò una situazione favorevole alla realizzazione dei piani aggressivi della Germania. Gigli, ad esempio, considera il trattato di Monaco come un normale episodio della storia diplomatica (vds . G. GroLI : (( La seconda guerra mondiale))' pagg. 8 - 10). A . Tosti, sebbene osservi che "alcuni definiscono questi accordi come La resa del!' Occidente ", si astiene da una valutazione personale (vds. A. Tosn: <( Storia della seconda guerra mondiale», pagg. 100 - 120). Gigli descrive falsamente la politica estera sovietica dichiarando che il patto russo - tedesco del 1939 "decise il destino della Polonia", nel mentre le forniture di materie prime sovietiche aiutarono Hitler nella preparazione della guerra (vds. G. Grcu: « La seconda guerra mondiale i> , pag. r o). In contrasto con gli storici borghesi, gli storici marxisti non si limitano alla semplice indicazione della politica aggressiva del blocco fascista. R. Battaglia scrive che occorre cercare le sue radici nella crisi economica mondiale che determinò l'acuirsi delle tendenze imperialistiche del capitalismo mondiale. Inoltre, sottolinea Battaglia, l'imperialismo germanico non sarebbe riuscito a violare la pace in Europa se i suoi alleati e i suoi complici non fossero stati i maggiori circoli reazionari della borghesia dei più grandi Stati capitalistici (vds. R. BATTAGLIA: <( La seconda guerra mondiale », pagg. 9 - .37). Fra le cause degli iniziali successi della Germania hitleriana nel corso della guerra, gli storici borghesi italiani attribuiscono un peso importante alla superiorit,ì dei mezzi bellici dell'Esercito te-
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desco. Nello stesso tempo, Gigli, per esempio, osserva che nella prima fase della guerra lo Stato Maggiore Generale germanico, anche nel campo della strategia, si dimostrò superiore a quello francese ed inglese. L 'Esercito francese, scrive infatti Gigli, possedeva dei discreti mezzi bellici, tuttavia lo Stato Maggiore Generale francese era fermo alle concezioni del 19l4 e si ispirò nei suoi piani all'ipotesi di una lunga guerra di posizione. Completamente infoudate risultarono inoltre le speranze di inespugnabilità della linea Maginot. La storia insegna, osser11a Gigli, che come a suo tempo il Pamir e l'Hindu Kush non protessero l'India dalle invasioni, così nessuna linea difensiva del tipo " Magin ot " può sa!vare un Paese dalle invasioni militari. Più o meno, tutti gli storici italiani disinteressati riconoscono l'importanza risolutiva del fronte russo - tedesco per la sorte della guerra e prendono atto del ruolo assunto dall'Armata Rossa nella disfatta della Germania. Gigli, per esempio, scrive che il fronte russo - tedesco occupa " un posto essenziale nella storia della guerra " . Con l'attacco alla Russia è chiaro che Hitler sottovalutò non soltanto il potenziale bellico dell'avversario, ma anche l'elevato spirito combattivo del popolo che si era completamente schierato dalla parte del 121,1.01,0 regime (G. G rGLI: « La seconda guerra mondiale ll, pagg. 208 - 218). L a campagna russa decretò la fine della guerra "lampo " di Hitler e dette al't•io alla guerra di logoramento che la Germania avrebbe dovuto inevitabilmente perclere. IL comando russo, nota Gigli, seppe abilmente combinare le controffensive, che logoravano il nemico, con lo sfruttamento delle risorse territoriali. Un altro storico italiano, A. Tosti, nella sua "Storia della seconda guerra mondiale", distingue cronologicamente due parti: il periodo di supremazia della Germania e quello della controffensiva delle Potenze alleate il cui inizio egli stima segnato dalla battaglia sul Volga, che ritiene sia la svolta radicale di tutta la guerra (A. ToSTI: « Storia della seconda guerra mondiale )> , pag. 68). Persino alcuni autori italiani reazionari ammettono l'importanza decisiva dell'Annata Rossa. D. Alfieri, ex ambasciatore a Berlino sino al 1943, ossema ad esem pio che la fi.ne della Germania fu Stalingrado (D. ALFlERI: « Deux dictateurs facc à facci,, pagina 279). Nella maggiorctn.za degli storici borghesi italiani è tipica l'ipervalutazione del peso degli Stati Uniti nella guerra. Gigli scrive che l'entrata degli USA in guerra ebbe un'importanza decisiva giacché "la potenza economica degli USA superava quel/({. di tutte le altre
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Nazioni prese insieme". Pur prendendo atto della battaglia sul Volga, egli sottolinea nel contempo che prima di questa gli americani avevano gi?t ottenuto numerosi successi nell'Oceano Pacifico (G. Grcu: « La seconda guerra mondiale », pagg. 244 , 279). Come gi:ì si è osservato, La storiografia italiana illustra più diffusamente quanto ha tratto aila partecipazione dell'Italia al secondo conflitto mondiale. Gli storici borghesi antifascisti condannano la partecipazione dell'Italia alla guerra d'aggressione. Però, di norma, essi ascrivono a Mussolini la colpa principale, se non esclusiva, di questa partecipazione. F. Chabod, ad esempio, sviluppa molto accuratamente la sua tesi principale secondo cui la rottura fra il fascismo ed il Paese si andò maturando molto tempo prima della guerra e si formò nel I 9 39 quando tutta la popolazione italiana nutrì av versione verso la guerra fascista. Chabod, ignorando del tutto i diversi orientamenti delle varie classi verso la guerra e verso il fascismo, pone in particolare rilievo che l'intera borghesia italiana era contro la guerra. Egli fa notare la completa mancanza di volontari nell'Esercito anche se tale fenomeno non fu caratteristico nella storia italiana (CHAllOU: <( L'Italia contemporanea» , pagg. rn3, rn4) (179). ( 179) Il fenomeno del volontarismo fu carattcnstJca costante delle gue rre per l'u nità italiana e di quelle dell' Italia u n ita. La seconda guerra mond iale d eterminò inti m i dissensi nelle coscienze, ma il fotto non era nuovo per il popolo che tra il 1914 e 1915 aveva g ià conosciuto fenomeni a naloghi con la divisione degli animi tra « interventismo >i e cc neutm/ismo » . L 'assen:.ia cli volontari non si verificò in nessuna guerra. !noir.re occorre r icordare che d urante le guerre non tutto il volontarismo si manifrsta soltanto media nte domanda all'autorità militare per ottenere l'arruolamento. In tere categorie d i militari gi:i arruolaci presentano domanda per descinazioni d i g uerra particclari, trasfe rimenti a specialità accessibili soltanto a volontari (per esempio paracadutisti, guastatori, sabotarori), per prestarsi a missioni rischiose d i q ualunque genere; essi, pertan to, compiono atto cli volontarismo. Nelle motivazioni cli ricompense al valor militare che citano atti cli volontarismo, sono rappresen tati tutti i gradi e tutte le età, così tutte le armi e le loro specialità, antiche e recen t i. Sono presenti anche appa rtenenti a ila Guardia di P inaina ccl a i servizi, non esclusi i cappellani. Nel 1948 il « battaglione univenitario ioscano », e per esso il go ofalone dell'Universi tà di Pisa, fu decorato d i medaglia d'oro al valor militare per avere servito la Patria e< in tutte le guerre del Risorgim ento e succeu ive )) e nelle date dei fatti d'arme è espressamente richiamata la guerra 1940 - 1945.
L. Sali1atorelli e G. Mira, in modo più dettagliato e vario, nel!' esaminare la seconda guerra mondiale sottolineano che Mussolini,
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L'lTAUA NELLA REL,\ZlOKE SOVI ETICA SULLA SECOKDA GIJI;ltR,\ MOKJ)l ,\LE
dopo aver legato il destino dell'Italia a quello della Germania hitleriana, alla ricerca dell'assoluta egemonia in Europa, spinse il Paese verso la criminosa avventura (L. SALVATORELLI e G. JvlmA: « Storia
dell'Italia nel periodo fascista», pag. 995). l marxisti italiani non si limitano a condannare il fascismo . Essi dimostrano che i circoli dirigenti italiani si resero responsabili di fronte alla Nazione . R. Battaglia scrit,e che la politica aggressiva dell'Italia non fu espressione del " libero arbitrio " di Mussolini, ma rifletteva gli interessi di classe dei grandi monopolisti italiani che avevano portato al potere il fascismo e che ispiravano tutta la sua politica. L'autore, analizzando i motivi del!a sconfitta dell'Italia, sottolinea che non si possono attribuire all'insufficiente preparazione bellica militare dato che risultò di capitale importanza l'avverso atteggiamento del popolo italiano nei riguardi della guerra fascista
(R. BATTAGLIA: << Storia della Resistenza italiana)>, edizione russa, pagg. 50 - 61). La stessa arretratezza tecnica dell'Esercito italiano fu conseguenza sia della politica autarchica, imposta dal fascismo al!' economia italiana, sia anche dell'insaziabile tendenza dei monopolisti ad arricchirsi attraverso le commesse belliche. Gli autori del libro "Trent'anni di vita e di lotta del P.C.l." dimostrano che il crollo militare del fascismo italiano rappresentò il fallimento di tutta la classe dirigente, che fece nascere il fascismo e lo sostenne fino all'ultimo. A. Trombadori, nell'articolo "IL fascismo e l'Esercito negli anni di guerra", scrive che l'impreparazione militare dell'Esercito fascista fu una conseguemza della crisi dell'imperialismo italiano che dovette pagare ineluttabilmente con l'indipendenza nazionale la partecipazione al conflitto per la spartizione del mondo. Le at 1ventate concezioni sulla condotta della guerra, che Mussolini aveva pianificato come una "fulminea" campagna, scrive Trombadori, furono condivise dalla corte reale, dallo Stato Mciggiore Generale e da tutti i grandi dell'industria e, della finanza. Non uno degli uomini politici italiani dimostrò di comprendere il grave pericolo per il Paese e soltanto il pieno appoggio dei circoli dirigenti può spiegare come mai, malgrado l'impreparazione delle Forze Armate, l'Italia fascista ebbe l'ardire di entrare sconsideratamente in guerra ((( Trent'anni di vita e ìotta del P.C.I. )), edizione russa,
pagg. 380 - 383). In modo consequenziale e ·completo gli storici italiani studiano i problemi del movimento di Resistenza sviluppatosi negli anni 1943 - 1945. Un importante contributo all'interpretazione del movimento di Resistenza in Italia è dato dagli storici marxisti.
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Il libro di uno dei capi del movimento partigiano nell'Italia settentrionale, L. Longo, fu il primo lavoro a carattere generale, mentre la "Storia della Resistenza italiana" rimane sino ad oggi, per generale riconoscimento, lo studio fondamentale su tale questione (L. Lor,;-co: « Un popolo alla macchia)), Verona, 1947; R. BATTAGLIA :
« Storia
della Resistenza italiana», Torino, 1953).
Gli storici marxisti hanno dato una chiara idea dello sviluppo della lotta popolare, dei fondamenti sociali e politici del movimento di lihera.zione nazionale, hanno indicato che la for.za principale della Resistenza era costituita dalla classe operaia, in prima linea colla sua at1anguardia, il P.C.l., attorno al quale si erano uniti larghi strati della popolazione. IL metodo marxista con cui sono stati affrontati i problemi della T<esistenza ha consentito a L. Longo e a R. Battaglia di dimostrare il carattere popolare, la giustezza e la legittimitìì di questo movimento. R. Battaglia, avvalendosi di un gran numero di fonti, pone in rilievo l'importanza militare dell'attività dei partigiani italiani, che impegnò circa un terzo di tutte le Divisioni tedesche dislocate in Italia. Il suo libro contiene un'analisi della strategia e della tattica della giterra partigiana in Italia e dimostra con chiarezza che il principale contributo alla loro definizione fu dato dai reparti partigiani guidati dal P.C.I.. La tattica dei colpi di mano e l'abile capacità di manovra negli scontri con le più forti formazioni nemiche, dimostrò in effetti la sua superiorità sul sistema di lotta tipico dell'Esercito regolare. ln alcuni reparti partigiani, ex ufficiali italiani tentarono cl' introdurre automaticamente quest'ultimo sistema ( r8o ). (180) Si è detto in a ltra nota d i questo volume che le prime formazioni partigiane vennero costituite subito dopo l'armistizio <lell'8 settembre 1943 con ufficiali e soldati sottrattisi al disarmo e alla cattura. Successivamente il n umero dei militari operanti nelle formazioni partigiane di ogni tipo e colore, crebbe continuamente e raccolse, senza distinzione, ufficiali, sott ufficiali e soldati di ogni età, con prevalenza naturale <li giovan i. E ' verosimile che i militari non fossero inizialmente molto esperti ad agire in forma cli lotta e<l in a mbienti del tutto diversi da quelli conosciuti. Nessuno di essi aveva mai praticato la guerriglia, salvo qualcuno proveniente da lle unità dislocate in Bakania, sovente impegnate in azioni di controguerriglia. Di qui la tendenza <li qualche uflìciale partig iano a voler operare con i metodi propri della guerra convenzionale che meglio conosceva. E' fuor di dubbio, peraltro, che dopo le prime esperienze, il nuovo metodo di lotta fu acquisito ed applicato a dovere da tutti. La d izione << ex - ufficiali)) è impropria, in quanto gli ufficiali presenti nelle formazioni partigiane vi si trovavano appunto in d ipendenza dei doveri derivanti dalla loro condizione, prima ancora che per una scelta politica. c;Ji
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ufficiali partigiani, come del resto tutti coloro che provenivano dalle unita regolari, non hanno mai perduto la loro qualifìca cli militari, tanto è vero che in tutta la <locumentazione che li riguarda, comprese le motivazioni di ricompense a l V.M., è detto, ad esempio, « sergente d i fan teria KZ, partigiano combattente l>; oppure e< capitano cli artiglieria AB, partigiano combattente >); e< maggiore del ge nio XY, partigiano combattente >>, ecc ..
Battaglia attribuisce notevole importanza al carattere internazionale del movimento, ali' esistenza di rapporti fra i partigiani dell'ltalia e quelli della Francia e della Jugoslavia. L'autore rileva che fra gli stranieri militanti nelle file della Resistenza italiana la maggioranza era costituita da cittadini sovietici (181). (181) Si t rattava di cx prigionieri di g uerra che le unità germaniche conducevano al loro seguito in qualità di personale ausilia rio cd in certi casi perfino come componenti di special i unità combattenti. Essi, trovandosi in condizioni d i poter sfuggire al controlJo tedesco, disertavano e si t rovavano poi nella cond izione d i no n poter rimpatriare, come era possibile a i prigionieri jugoslavi ed a quelli francesi, favorit i della contiguità dei territori con l'ltalia. La validità della loro azio ne è generalmente riconosciuta, come attestano anche le motivazioni delle medaglie a l valore ad essi conferite.
Battaglia descrisse per primo l'impresa del cittadino sovietico F. PoletaietJ (E. Poetan ), che è divenuto un eroe nazionale dell' Italia, unico straniero decorato della più alta onorificenza militare italiana, la "Medaglia d'Oro". Nel libro di Battaglia, così come nell'opera di Longo, è indicato l'atteggiamento ostile dei circoli dirigenti anglo - americani nei riguardi del Mo11imento di Liberazione Nazionale italiano. Il comando anglo - americano tentò di limitare lo sviluppo della lotta partigiana e di ridurla ad azioni cli piccoli gruppi aventi scopi di diversione ed informatitJi, sotto il diretto controllo di ufficiali inglesi e americani. Gli storici marxisti smitizzano il peso determinante che attrebbe avuto l'appoggio dato , per via aerea, dal comando anglo - americano ai partigiani italiani. Essi dimostrano che tale aiuto perveniva in misura insufficiente e, soprattutto, che la distribuzione delle armi e delle munizioni era chiaramente condizionata da calcoli politici, dato che gli alleati occidentali non sfruttarono a/fatto le possibilità di operazioni offensive in Italia, create, in particolare, dal movimento partigiano (182). (182) E ' molto probabile che i r ifornimenti aerei inviati dal comando anglo - americano ai partigiani italiani, tanto delle formazioni autonome,
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<pianto di quelle dei partm, risultasse insufficiente a lle in numere voli esigenze d i quei re parti, costretti ad o perare in un territorio ge neralmen te impoverito dalla guerra e da ll 'occupazione tedesca, segnatamente nella sua parte montuosa, dove la natura stessa dei luog hi offriva risorse ancor m inori. La lamentela proveniva in ug uale misura da tutte le formaz ion i partigiane. L'entità de ll'appoggio dato per via aerea dagli a nglo - americani alle formazioni partigiane è ind icato nella nota 116. L'orientamento impresso alle loro opera zio ni, nel senso che era no preferite azioni cli g uerriglia piuttosto che consistenti azioni d i g uerra, non realizzabili per l' indisponibilità d i armamento pesante e corazzato, corrisponde del resto con qua nto veniva praticato in Russ ia da i pa rtigiani sovietici nelle retrovie dell'Esercito tedesco.
Fra i libri di autori comunisti dedicati agli specifici problemi del moi,imento di Resistenza, occorre segnalare l'opera di P. Secchia e C. Moscateili (P- SEcCH TA e C. MoscATELLT: « Il Monte Rosa è sceso a Miiano >l, Torino, r958). Gli autori espongono con clziarezza la storia della nascita del movimento partigiano e mettono bene in Luce il peso determinante dà comunisti e delle formazioni partigiane ai fìni del potenziamento di un fron te unico delle forze antifasciste. L a peculiarità del libro sta nell'impostazione innovatrice del 'opera cli ricerca storica: gli autori non si limitano all'analisi dei documenti dei comandi partigiani, ma effettuano una vasta inchiesla fra coloro che parteciparono cli persona agli avvenimenti, di modo che essi hanno avuto la possibilità di rappresentare meglio il quadro completo delle battaglie partigiane ed anche di controllare l'autenticità dei fatti descritti. Una preziosa fonte sul m ovimento della Resistenza sono anche le opere di L. Longo e P. Secchia, nelle quali essi, utili.z.zando i loro articoli pubblicati durante il periodo clandestino, ricostruiscono la storia della Resistenza armata sulle montagne e la lotta della classe operaia nelle fabbriche (L. LONGO : « Sulla via dell a insurrezione nazionale l>, Roma, 1954; P, SECCHIA: « I com unisti e l'insurrezione l> , Roma, 1954). Gli storici socialisti italiani partecipano attivammte allo studio del mo!Jimento di Re:sistenza. Due opere, che esaminano l' attivitù dei grandi centri di comando del movimento nell'Italia settentrionale - i Comitati di Liberazione Na.zionale di Milano e di T orino sono dei socialisti M. Gio;;ana e F. Catalano (tvf. G10vANA : « La Resistenza in Piemonte)) ' Milano, 1962; F. CATALANO : « Storia del CLNAI >l, Bari, 1956), Il socialista R. Carli- Ballo/a ha scritto la "Storia della Resistenza" che comprende cronologicamente tutto il periodo del m ovimento partigiano, ma - in sostanza - lo scritto è dedicato al contributo dato dal partito socialista al movimento.
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1. ' CTALI A Nl(J.l,;\ RELAZ IOKE SOVIETICA SU LLA SECOKIJA GUERRA M()l'\OlALE
IL maggior numero di opere di autori borghesi, dedicate alla Resistenza, appartiene ai democratici antifascisti, che avevano preso parte attiva alla Resistenza o di cui erano stati sostenitori. La maggioranza degli storici di questo gruppo considera la Resistenza non soltanto come guerra partigiana, ma anche come movimento sociale e politico il cui contenuto fondamentale era l'esigenza di una rivoluzione democratica. Veramente, il concetto di rivoluzione democratica che essi posseggono ha un significato assai vago . I democratici borghesi, benché attribuiscano notevole importanza al contributo delle masse popolari, mettono in risalto in tutti i modi i meriti dei gruppi borghesi e minimizzano la capacità delle masse di intervenire in modo autonomo. Difatti Chabod, ad esempio, scrive nella sua storia dell'Italia contemporanea (F. CHABOD: « L'Italia contemporanea )>) che tutte le classi e tutti i partiti ebbero uguale merito nel Mo vimento di Resistenza, ma La borghesia fu la storica sostenitrice delle tradizioni di lotta per la libertà. Un professore dell'Università torinese, P. Pieri, afferma, in modo ancora più esplicito, che alla testa del Mot1imento di Resistenza si pose "la borghesia moralmente rinnovatasi" (P. PIER!: « Guerra partigiana>>, "li
Ponte ", 1950, n. 4 - 5). Il Presidente dell'Istituto milanese di storia del Movimento di Resistenza - F. Farri - sottolinea che il suo giudizio sulle forze attive della Resistenza si distingue da quello marxista in quanto egli considera decisivo il contributo delle forze intellettuali rispetto a quello delle masse lavoratrici (F. P ARRI : « L'inizio della Resistenza)>, "Il
Movimento di Liberazione Nazionale", 1958, n. 52 - 53). Gli storici di indirizzo democratico - borghese apprezzano altamente il significato storico del Movimento di Resistenza. G. Salvemini scrive ad esempio che esso appare come il fatto più rilevante nella storia dell'Italia contemporanea (G. SAr,vEMINI: << Guerra per
bande>), "Aspetti della Resistenza in Piemonte", Torino, 1950). Una parte di questi storici sottolinea l'aspetto sociale del Movimento e ignora le ragioni di liberazione nazionale della lotta. Ciò li porta a giudicare la Resistenza come un Movimento " non riuscito" o come una "rivoluzione fallita" in cui le cause di insuccesso talvolta si ravvisano non nelle condizioni oggettive di quegli anni, ma nella " mancanza di sufficiente spirito rivoluzionario" da parte dei partiti della classe operaia. La più esauriente illustrazione del concetto di Resistenza come "rivoluzione fallita" si trova nella voluminosa raccolta '·' Dieci anni dopo", edita in occasione del decimo anniversario della Resistenza (« Dieci anni dopo», Bari, 1955).
PARTE SESTA
F. Parri, ad esempio, scrive che il Movimento Italiano di Resistenza si avviò sin dall'inizio su una via dit1ersa da quella che inglesi e americani avrebbero voluto conferirgli. A tal proposito, Parri prende in considerazione il loro tentativo di contenere il Movimento partigiano entro il quadro delle azioni dei gruppi informativi che lavoravano agli ordini del comando anglo - americano (<<Una lotta nel suo corso », Venezia, 1954). La maggioranza degli storici di questo gruppo rileva che gli inglesi e gli americani non soltanto sfruttarono in modo inadeguato l'appoggio dei partigiani italiani, ma contrastarono anche attivamente il potenziamento delle formazioni partigiane in più consistenti unitù operative. L'interpretazione ufficiale del Movimento di Resistenza è riflessa nell'opera del Gen . R. Cadorna (R. CADORN:\: << La riscossa))' Milano, 1947), inviato dal comando anglo - americano nel 1944 alle spalle dei tedeschi allo scopo di dirigere il Movimento partigiano. Cadoma cerca in tutti i modi di dimostrare che, malgrado gli sforzi dei partiti politici di sinistra di «spingere" il Movimento della Resistenza fuori dal suo "corso naturale" e di conferire ad esso il carattere di guerra civile, la maggioranza dei partigiani era lontana dalla politica e si batteva per i tre ideali tradizionali: "Dio, Patria e Famiglia". Cadorna pone in primo piano la partecipazione al Movimento di ex ufficiali dell'Esercito italiano e di quei reparti che si dichiararono indipendenti e non si misero alle dipendenze del Comitato di Liberazione Nazionale. Nello stesso tempo, egli ti costretto a riconoscere che il contributo decisivo al Movimento, come numero di combattenti e come corretta tattica di guerra partigiana, fu dato dal P.C.l. (183). (183) Il Generale Raffaele Cadorna sapeva che per convincere l'animo del popolo italiano sarebbe occorso richiamarsi a valori etici generali connessi con l'ideale di Patria. L'Esercito italiano, rimasto fedele ad essi anche attraverso i lunghi anni della dittatura, f.u sensibile al richiamo e diede vasta e dete rminante partecipazione al movimento di resistenza opposta all'occupante straniero, sia con le unità regolari, sia con la massiccia presenza di suoi uomini nelle formazioni partigiane. La prohit;\ morale del Generale Cadorna ha fatto sì che egli abbia valutato realisticamente l'apporto al movimento, sia quello delle formazioni (( garibaldine J), tiua nto quello delle formazioni autonome per la maggior parte composte da militari, operanti a tergo del nemico in territorio occupato. Deve essere ancora precisato che la presenza del Generale Raffaele Cadoma a capo delle forze militari della Resistenza nell'Italia settentrionale provenne da una richiesta fatta dal CLNAI alla fine di giugno 1944, per
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ottenere « l'assegnazione in veste cli consigliere militare del Generale Raffaele Ca<lorna, il quale gode sua piena fiducia». Il Capo <li Stato Maggiore c;enerale, Maresciallo Messe, ccl il governo aderirono a quella richiesta e le autorit?t alleate di controllo sanzionarono la decisione, fornendo poi il mezzo per eseguirla con un aereo britan nico, il quale trasportò il Generale Cadorna, nella notte sul r2 agosto e944, da un aeroporto delle Puglie fino al punto in cui egli si lanciò con il paracadute per prendere terra nella Val Cavallina. Per c1uanto riguarda la partecipazione dei militari alla Resistenza, si rimanda a lle note u6 e 134.
Gli autori cattolici, che hanno dedicato loro opere al Movimento della Resistenza, cercano di dimostrare la prioritù dell'aspetto spirituale del Movimento . Essi vogliono presentare la guerra di liberazione nazionale come una esplosione spontanea, non preparata e non organizzata dai partiti politici, come un particolare siato morale di singoli individui agenti indipendentemente l'uno dall'altro. Nei libri di tal genere si esalta il significato "incruento " della Resùte:nza, mentre il ruolo decisivo nella direzione del Movimento si attribuisce al clero. Tale concezione è, per esempio, sostenuta nell'opera del!' autore cattolico G. Rossi11i (G. Ross11'1 : << Il fascismo e la Resistenza», Firenze, r955). Dello stesso parere sono P. Ma!r,estiti e A. Marazza (P. MALVESTITI: ,e Achtung, banditi l>, Milano, 1960; A. MARAZZA: <, I cattolici e la Resistenza l>, "Il movimento
di liberazione in Italia ", 1956, n. 43). La più estesa bibliografia sulla seconda guerra mondiale è stata pubblicata da/l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito (Ministero Difesa - SME: << Saggio bibliografico sulla seconda guerra mondiale >l). Il libro elenca circa 2.500 opere, di ognuna delle quaii è data una breve sintesi esplicativa. in questo saggio vi sono tuttavia delle gravi lacune e viene inoltre seguito un orientamento chiaramente tendenzioso. Difatti in esso non si fa men:_zione alcuna delle opere di autori sovietici e, fra le fonti storiche, non vengono citati gli atti dei processi ai criminali di guerra. Pertanto è di necessario complemento, al saggio, l'ampia e sistematica bibliografia del gi?i menzionato libro di R. Battaglia sulla seconda guerra m ondiale )>· (R. BATTAGLIA: « La seconda guerra mondiale))) ( 184). (, 84) li « Saggio bibliogralìco sulla seconda g uerra mondiale » edito dall'Ufficio Storico dello SME nel 1955, al quale la Relazione si riferisce, contiene l'elenco <li 2-486 opere e scritti pubblicati non soltanto in Italia ma anche all 'estero. E ' possibile che il saggio non sia completo, in quanto gli scrit ti dei vari Paesi sulla seconda guerra mondiale sono tali e tan ti da ren-
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dere praticamente impossibile la loro totale catalogazione. E' però infondata l'affermazione che nel saggio stesso non sia stata fatta menzione cli opere di autori sovietici. Nello stesso volume indicato dalla Relazione sono infatti citati: - al n. rr6o u La flotta rossa nella seconda guerra mondiale » cli I. S. lsakov; - al n. 21 42 « A·forine Rouge)) di Leonida Sobolev, Premio Stalin, pubblicato a Parigi; - al n. 2182 « D iscorsi di guerra, 1941 - 1945 l) cli I. V. Stalin; - al 11. 2183 e< Come abbiamo vinto», dello stesso autore, edito nel 1946 dal giornale del P.C.l. «L'Unità)); - al n. 2184 <( Sulla grande guerra dell'URSS per la difesa della Patria)), ancora <li Stalin, pubblicato nel 1947 a Mosca in varie lingue, compreso l'italiano; - al n. 2279 << Quelli di Le11i11grndo )> cli N . Tihonov, pubblicato nel , 945 a Roma dalla << Libreria dell'8oo >J; - al n. 2402 « L'economia be!liect dell'URSS nel periodo della guerra p/J./.riottica », edito a Mosca nel 1947 dalla Casa Editrice Politica, Inoltre sono anche citati « Qui parlano i Marescialli sovietici >l <li Cirillo D. Kalinov e « La mia carriera nello Stato Maggiore Sovietico» di Ivan Krylov. · All'epoca in cui venne pubblicata la Relazione sovietica, gli autori potevano ignorare che il << Saggio Bibliografìco » del 1955 era divenuto periodico e che è stato aggiornato con altri sci volumi negli anni Hp6, 1969, 1971 , 1972, 1974 e 1976, dando notizia di altre 6.700 opere, tra le quali non mancano quelle di autori sovietici, stampate nell'URSS ed altrove, in lingua russa o tradotte, in alcuni casi edite in Italia in italiano. Nei brevi cenni illustrativi di ogni opera, di qualunque provenienza essa sia, non sempre tutto suona lode e vengono anche espresse riserve. Per questo, forse, la Relazione sovietica ritiene di poter ravvisa re nel ,e Saggio Bibliografico» un e< atteggiamento tendenzioso» . Lo stesso letto re può giudicare sulla fondatezza di tale affermazione leggendo i vari Saggi. D 'altra parte, l'Ufficio Storico dello SME, nella costante ricerca di una più ampia docume ntazione di base per i propri stud i, ha richiesto più di una volta opere di autori sovietici pubblicate in URSS. Nel maggio 1971 vennero r ichieste al Ministero della Difesa dell'URSS: - « Razgrom italo - nemetsl(yh voisl( na Donu ( Dekabr' 1942). Kratkij operativno - tal(ti/eskii ocerk >i I La distru zione delle forze italo - tedesche sul Don (dicembre 1942). Breve saggio tattico - operativo J di Fokin N. A. e Sidorov V. L; - « Cl'Uppirovl(a i peregruppirovka suhoputnih voisk Fa}istskoi Gamanii e Fa}istskoi - ltalii vne Sovetsl(o - Germanskogo fronta za period 1941 - 1945 >J (Schieramento e successive dislocazioni delle forze terrestri della Germania fascista e dell'Italia fascista non impeg nate sul fronte tedesco - sovietico nel periodo 1941 - t945, 2 volumi) cli Sostav. Il Reparto Relazioni Internazionali del Ministero della Difesa dell'URSS, con lettera 11. , 319 in data 2 luglio 1971 rispose che « Il servizio storico delle FF.AA. dell'URSS non può, purtroppo, venire incontro alla richiesta relativa
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L'JT,\LIA >IEtL.I RELAZIONE SOVIETICA SULLA SECONDA G UERRA MONDI.ILE
ctlla concessione, all'Ufficio Storico dello S!'v[E italiano, dei libri indicati nella sua lettera. F.to V. Sùlorov, lvfaggior Generale Capo del Reparto>>. Esito negativo ebbero anche le richieste, inoltrate nell'aprile e nel luglio l(JJ2, delle seguenti pubblicazioni: - u Vsemirno - istoriéeskaja pobeda sovetskogo naroda 1941 - 1945 >> (La vittoria di portata storico - mondiale del popolo sovietico negli anni 1941 1945), recensita 1'11 aprile 1972 dal giornale (( Stella Rossa»; << Bol.'<aja Loz o voine » (La grande menzogna sulla guerra. Critica alla più recente storiografia borghese sulla seconda guerra mondiale), opera di un gruppo di autori sotto la direzione di V . A. Sekistov, recensita il 29 dicembre 1971 dal quotidiano cc Stella Rossa>>. Sebbene le citate richieste di pubblicazioni rivolte al Ministero della Difesa dell'URSS siano posteriori all'epoca in cui venne pubblicata la Relazione ufficiale qui riassunta, sembra sufficientemente documentata la difficoltà di entrare in possesso di opere sovietiche, anche provando il fine scientifico della ricerca e riferendosi alla consuetudine di scambio tra enti culturali. Gli stessi autori sovietici affermano alle pagg. 402 e 403 del VI volume che sino al 1956 la loro storiografia fu caratterizzata, fra l'altro, dalla « mancanza di grandi optre generali>> mentre « furono scritte importanti opere particolari, non de,·tinate ad essere divulgate l> . Pertanto, l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito non poteva tradurre o recensire opere sovietiche ancora inesistenti o comunque inaccessibili.
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BIBLIOC;RAFIA
L'opera, edita dal Ministero della Difesa dell 'URSS, si conclude con un'ampia elencazione dei documenti e dei libri che sono stati utilizzati per la stesura. Le pubblicazioni citate nel presente volume sono elencate in Appendice (Annesso 2).
FOTOGRAFIE
APPENDICE ANNEsso
1:
Indice completo degli argomenti trattati nell'opera sovietica (Traduzione).
ANNESSO
2:
Opere citate nel presente volume.
Annesso
1
INDICE COMPLETO DEGLI ARGOMENTI TRATTATI NELL'OPERA SOVIETICA (Traduzione)
Volume I
PREPARAZIONE E SCATENAMENTO DELLA GUERRA DA PARTE DELLE POTENZE IMPERIALISTICHE
Parte prima: L'URSS e il mondo capitalista alla vigilia della seconda guerra mondiale
Capitolo I - Due focolai della guerra mondiale. r. Aggravamento della crisi generale del capitalismo e contrasti interni imperialistici negli anni precedenti il conflitto. 2.
L'aggressione giapponese in Cina.
~- La svolta fascista in Germania diviene il principale focolaio di guerra. 4. L'appoggio economico e politico dato alla Germania fascista dai circoli dirigenti degli USA, della Gran Bretagna e della Francia. 5. La lotta delle forze progressiste contro il fascismo e la minaccia di un conflitto.
Capitolo II - Vittoria del socialismo nell' URSS e sua importanza nel rafforzamento della difesa del Paese. I.
I successi dell'edificazione socialista in URSS.
2.
La lotta dell'URSS a favore della sicurezza collettiva.
3. Lo sviluppo delle Forze Armate sovietiche.
424
t'IT1\I.IA !\ELLA RELAZIONE SOVIETICA SULL,\ SECO~DA G UERRA MO~J)(/\LE
Capitolo III - L'aggressione fascista negli armi 1935- 193 8. I.
I primi atti dell'aggressione italo - tedesca. La lotta delle forze internazionali amanti delta pace in difesa delle vittime dell'aggressione.
2.
L'l nuova fase dell'aggressione giapponese in Estremo Oriente. La forma zione di un fronte unico anti - giapponese in Cina.
3. La formazione della coalizione fascista.
Capitolo IV - l tentativi di creazione di un fronte unico antisovietico e loro insuccesso. 1.
Le pretese coloniali della Germania e la concessione ad essa della libertà d'azione, per l'aggressione, da parte delle Potenze occidentali.
2.
Il tradimento d i Monaco.
3. Le tra ttative anglo - franco - sovietiche del 1939. Patto russo - tedesco di non aggressione. 4. Il movimento internazionale comunista ed operaio nella lotta contro il fascismo ed il pericolo di una nuova guerra mondiale.
Parte seconda: L'URSS e il mondo capitalista nel primo periodo della seconda guerra mondiale Capitolo V - L'inizio della seconda guerra mondiale. 1.
L'attacco della Germania alla Polonia.
2.
La « strana guerra » in Europa occidentale.
3. L'invasione delle forze tedesco - fasciste nei Paesi dell'Europa occiden tale.
Capitolo VI - L'ampliamento della fraterna famiglia dei popoli sovietici e misure dell'URSS per il rafforzamento della sicurezza delle proprie frontiere. 1.
Le garanzie di sicurezza dell'URSS
2.
La liberaz ione dell'Ucraina occidentale e della Bielorussia occidentale.
111
Estremo O riente.
3. La vittoria della rivoluzione socialista negli Stati baltici e ingresso nell'URSS delle repubbliche sovietiche di Estonia, Lettonia e Lituania. 4. Il conflitto arma to con la Finlandia e la sua composizione pacifica. 5. La soluzione pacifica del conflitto russo - rumeno e le ga ranzie di sicurezza dei confini sud - occidentali e meridionali dell'U RSS.
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_ _ _A_P_PE_·N _ J_lI_C_E_
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Capitolo VII - La seconda guerra mondiale dopo la capitolazione della Franàa. r. La situazione in Europa occidentale. 2.
La guerra in Africa.
3. L'aggressione fascista nell'Europa sud - orientale. 4. L'origine e lo sviluppo del movimento di Resistenza nei Paesi occupati. 5. Gli USA e la guerra in Europa. 6. L'estensione dell'aggressione giapponese nel 19:~9 - 194,.
Parte terza: La preparazione dell'attacco all'URSS da parte della Germania fascista Capitolo VIII - La preparazione dell'attacco a!L' URSS da parte della Germania hitleriana. La situazione interna in Germania. , . L'elaborazione del piano « Barbarossa occupazwne per i territori sovietici. 2.
>>
e del piano di regime di
li blocco fascista alla vigilia dell'attacco all'URSS.
3. La preparazione economica della guerra contro l'URSS. 4. La preparazione delle Forze Armate della Germania alla guerra contro l'URSS. 5. La lotta delle forze progressiste della (;ermania contro il fascismo e la guerra.
Capitolo IX - L'Unione Sovietica alla vigilia della Grande Guerra Patriottica. r. Li. politica estera dell'URSS nel 1940- 1941. 2.
Le capacità economico - militari dell'URSS.
3. L'attività del P.C.U.S. al fine cli instillare nel popolo lo spirito di patriottismo socialista.
Capitolo X - Le Forze Armate sovietiche prima de!l' attacco della Germania. r. La scienza militare sovietica alla vigilia della Grande Guerra Patriottica. 2.
I mezzi in dotazione, l'organizzazione, la prepara.zione delle Forze Armate.
3. La situazione delle forze situate nei Distretti militari di frontiera e delle F lotte prima dell'attacco germanico.
27. - Russia
42 6
L.ITALI:\ NELLA RELA2101'E SOVIETICA SULLA Sf.C01'DA G UE RRA M01'DI ALE
Volume II
ARRESTO, DA PARTE DEL POPOLO SOVIETICO, DELLA VILE AGGRESSIONE DELLA GERMANIA f ASCIST A ALL'URSS. LA CREAZIONE DELLE PREMESSE PER UNA RADICALE SVOLTA DELLA GUERRA
Parte prima: La mobilitazione di tutte le forze del Paese per respingere l'aggressione fascista. Il fallimento del piano di « guerra lampo » Capitolo I - L'inizio della Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica. r. La vile aggressione della Germania e dei suoi satelliti contro l' URSS. 2.
Le reazioni internazionali all'aggressione fascista comro l'URSS.
3. li forzato ripiegamento dell'Armata Rossa. 4. Il programma del P.C .U.S. e del Governo sovietico al Fine di mobilitare il Paese nella resistenza al nemico.
Capitolo II - L a difesa strategica delle Forze Armate sovietiche nell'estate 1941. r. La situazione al fronte russo - tedesco alla metà di luglio r94r. 2.
La battaglia di Smolensk.
3. La lotta sulle direttrici per Leningrado. 4. La lotta per l' Ucraina. L"eroica difesa di Odessa. 5. Lo sviluppo della lotta del popolo sovietico nelle retrovie del nemico.
Capitolo III - La riorganizzazione del 'economia nazionale dell'URSS per il regime di guerra e l'attività delleJetror1ie nel 1941 . r. I primi piani econom ico - nazionali del tempo di g uerra. Il trasfe ri-
mento delle fo rze produttive nelle regioni orientali del Paese. 2.
La riorganizzazione dell'ind ustria.
3. La mobilitazione dcll"economia agricola pe r le necessità di guerra. 4. I trasporti e le vie di comunicazione nel secondo semestre del 1941.
Capitolo IV - L'unione dei popoli amanti cl ella libertà contro l' aggressione fascista. r.
La formazione della coalizione anti - fascista.
- - - - ----- - -- - - - - - - -- - - - - - -2.
La lotta dell'URSS contro l'ampliame nto del blocco fascista.
3. I movimenti di resistenza nei Paesi sotto il giogo degli Stati fascisti.
Capitolo V - Il fallimento dell'offensiva generale tedesco - fascista su Mosca. L'insuccesso della strategia della « guerra lampo>>. J.
La situazione generale al fronte prima della battaglia decisiva del 1941.
2.
L'eroica difesa di Leningrado assediata. L'insuccesso del piano fascista d i doppio accerchiamento della città.
3. Le battaglie difensive nel bacino del Donez e in Crimea. La controffensiva dell'Armata Rossa a Rostov. 4. L'eroica difesa di Mosca. Jl fallimento della strategia della lampo ».
e< guerra
Parte seconda: La prima sconfitta della Germania fascista nella seconda guerra mondiale
Capitolo VI - La controffensiva dell'Armata Rossa nell'inverno 1941 r942. La sconfitta delle forze tedesco - fasciste nei pressi di Mosca. 1.
La p ianificazione e la preparazione della controffensiva.
2.
La controffensiva dcli' Armata Rossa nei pressi di Mosca.
3. La disfatta delle forze nemiche nella regione d i Tihvin. 4. La lotta per la Crimea e la liberazione della penisola di Kerc.
Capitolo VII - L'offensiva generale del!' Armata Rossa. r. La situazione nel Paese e sul fronte all'inizio del 1942. 2.
Lo sviluppo dell'offensiva dell'Armata Rossa lungo la direttrice Ovest.
3. L'offensiva dell'Armata Rossa lungo la direttrice Nord - occidentale.
+
L'offensiva dell'Armata Rossa lungo la direttrice Sud - occidentale e in Crimea.
5. L'intensificazione della lotta del popolo sovietico nelle retrovie nem iche. 6.
risultati politico - militari della campagna invernale 1941 - 1942.
Capitolo VIII - L 'importanza internazionale delle prime vittorie dell'Armata Rossa. 1.
Il rafforzamento della coalizione antifascista e la lotta dell'URSS per la creaz ione di un secondo fronte.
2.
Lo sviluppo dei movimenti d i liberazione nazionali nei Paesi europei.
428
1.'1TAL!A 1'ELLA REl.:\ZIO:-IE SOVIETI CA SUI. I.A SECO:-IDA Gl;E RRA :\-!O:-.mAI.E
3. Il blocco fascista dopo la sconfitta dell'Esercito germanico sul fronte russo - tedesco.
Parte terza : L 'arresto dell'offensiva tedesca nell'estate e nell'autunno del 1942 e creazione delle premesse per una radicale svolta del corso del conflitto Capitolo IX - Il passaggio delle forze tedesche ad una nuova offensiva. La perdita temporanea dell'iniziativa strategica da parte dell'Armata Rossa. 1.
La sicuazione politico - m ilitare a ll'inizio de ll'estate 1942 cd delle forze contrapposte.
2.
L'abbandono c.lella Crimea da parte delle truppe sovietiche.
piani
3. La hattaglia di K har kov. 4. I combattimenti difensivi delle forze sovietiche sulla direttrice <li Voronez e nel bacino ciel Donez.
Capitolo X - La battaglia sul Volga. L'eroica difesa delle forze sovietiche. r. 2.
I combattimenti nella gra nde ansa del Don . I combattimenti fra il Volga e il Don.
3. T combattimenti nella città di Staling rado.
Capitolo XI - La difesa del Caucaso e i combattimenti sulle direttrici nord - occidentale e oi1est. La Lotta nelle retrovie del nemico. r. La difesa del Caucaso settentrionale. 2.
Le operazioni dell'Armata Rossa negli altri settori dei fronte.
3. La lotta del popolo sovietico nelle retrovie nemiche durante l'estate
e
J'aucu nno 1942. 4. l risultati della lotta armata dell'Armata Rossa nella campagna estivo aulUnnale del 194 2.
Capitolo XII - li completamento della riorga11izznzio11e del/' economia nazionale nel 1942. , . L'eroismo prod uttivo della classe la voratrice dell'Ul{SS. L'emulazione socialista generale. 2.
Lo sviluppo dei più importanti scttori dell'industria pesante e be11ica.
3. L'economia agricola nel r942.
.~P PE KTllCE
4. I trasporti e le vie di comunicazione nel 1942.
5. La scienza e la tecnica al servizio ciel fronte e delle retrovie.
Capitolo Xlll - La vita e la culiura del popolo sovietico nel primo periodo del conflitto. 1.
Le cure dello Stato sovietico per le necessità della popolazione.
2.
L'istruzione e la salute pubblica durante la guerra.
3. L'attività politica fra la popolazione. 4. La letteratura e l'arte nei giorni del conflitto.
Capitolo XIV - Le operazioni belliche negli altri teatri della seconda guerra mondiale negli anni 1941 - 1942. 1.
Gli avvenimenti in Africa Settentrionale, nel Mediterraneo e nell'Atlantico (giugno 1941 - ottobre 1942).
2. Gli avvenimenti in Asia e nell 'Oceano Pacifico durante il 194r - 1942.
Capitolo XV - I risultati politico - militari del primo periodo della Grande Guerra Patriottica.
Volume Ili LA RADICALE SVOLTA
DEL CORSO DELLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA (NOVEMBRE 1942- DICEMBRE 1943)
Parte prima: La vittoria dell'Armata Rossa sul Volga. L'inizio della svolta radicale del corso della guerra Capitolo I - La disfatta delle forze tedesco - fasciste sul Volga. I.
Alla vigilia della battaglia decisiva.
2.
Preparazione della controffensiva.
3. L'attività politica e di partito nella fase di preparazione della controffensiva. 4. L 'accerchiamento delle forze tedesco - fasciste. 5. Lo sviluppo della controffensiva <lelle forze sovietiche. Il fallimento dei tentativi nemici di liberare le forze circondate. 6. La fine delle forze circondate. 7. L'importanza politico - militare della victoria sul Volg«.
4 3O
c. 'rT1\LIA NE LLA RELAZIONE SOVIETICA SULLA SECONDA GUERRA MON[)[A I.E
Capitolo II - L 'inizio della massiccia cacciata degli occupanti. r. La liberazione del Caucaso settentrionale. 2.
La disfatta <lelle forze nemiche sull'alto Don.
3. L'l lotta per la liberazione dell'Ucraina. 4. La rottura dell'assedio di Leningrado. 5. L'offensiva dell'Annata Rossa nei settori centrale e nord - occidentale del fronte.
Capitolo III - Gli ulteriori successi del fronte interno sovietico. r. Il potenziamento delle fonti di energia ed il m iglioramento della produzione metallurgica. 2.
L'ulteriore sviluppo della produ'.l.ione bellica.
3. L'attività eroica della classe lavoratrice. L'emulazione socialista generale. 4. Gli sforzi produttivi dei kolcosiani. 5. I miglioramenti nei trasporti. 6. La sollecitudine <li tutto il popolo per il fronte.
Capitolo IV - Il potenziamento delle Forze Armate sovietiche. r. Il riequipaggiamento dell'Armata Rossa ed il perfezionamento della sua struttura organica. 2.
L'aumento dei quadri e l'elevazione delle capacità combattive d i tutto il personale.
3. U rafforzame11to dell'organizzazio11e di partito nelle Forze Armate e l'intensificazione <lell'attivicà politica e di partito fra le truppe.
Parte seconda: La disfatta delle forze tedesco - fasciste a Kursk e completamento della svolta radicale del conflitto Capitolo V - La battaglia di Kurskr. Il piano tedesco - fascista di rivincita. 2.
li piano sovietico per battere le forze tedesco - fasciste a Kursk. La preparazione delle truppe ai combattimenti.
3. L'aiuto dato alle t ruppe sovietiche dalla popolazione dislocata nelle wne limitrofe al fronte. 4. La battaglia difensiva. 5. La controffensiva clclle forze sovietiche lungo la <lirettrice di Ore!. La liberazione cli Ore!.
APPENDICE
43I
6. La controffensiva sulla direttrice Belgorod - Kharkov. L'l liberazione cli Belgorod e Kharkov.
7. L'importanza politico - militare della vittoria storico - mondiale cli Kursk.
Capitolo VI - La liberazione dell'Ucraina a est del Dniepr. La costituzione di teste di ponte strategiche: sulla riva destra del Dniepr. 1.
L 'avanzata verso il Dniepr.
2.
L'l liberazione del bacino del Donez.
3. Il forzamento del Dniepr. 4. La liberazione di Kiev, capitale dell'Ucraina. 5. L'avanzata delle forze sovietiche nell'Ucraina meridionale. 6. L"offerisiva nella penisola di Taman. La conquista cli una testa di ponte in Crimea.
Capitolo VII - L'inizio della liberazione della Bielorussia. r. L'l liberazione delle regioni occidentali della Repubblica Russa (RSFSR). L 'avvicinamento dell'Armata Rossa alle frontiere della Bielorussia. 2. La liberazione delle reg ioni orientali della Bielorussia.
Capitolo VIII - La lotta per il dominio dell'aria. , . La sconfitta dell'aviazione nemica nella campagna invernale. 2.
La lotta con l'aviazione nemica nella primavera del 1943 .
.1· Le operazioni dell'aviazione sovietica nella campagna estivo - autunnale. La conquista del dominio strategico nell'aria.
Capitolo IX - Le operazioni della Marina sovietica. , . La lotta della Flotta settentrionale sulle vie cli comunicazione marittime. 2.
La Flotta del Baltico nella difesa di Leningrado.
3. Le operazio11i della Flotta del Mar Nero.
Capitolo X - La guerra di tutto il popolo nelle retrovie del nemico. r. Il regime di occupazione, regime cli terrore e di violenza. 2. Provvedimenti del Partito Comunista per rafforzare il movimento partigiano. 3. L'aumento delle forze partigiane. 4. Le azioni dei partigiani contro le vie di comunicazione ccl altri obiettivi m ilitari del nemico.
432
t.'ITJ\LIA NEI.LA RE!.AZIOì\"E SOVIETICA S\Jl.l.A SECOì\" l)A GUERRA MOì\"D(Al.E
5. La lotta dei cittadini sovietici contro gli occupanti nelle citd e negli altri centri occupati.
Capitolo XI - L'incidenza delle vittorie dell'Armata Rossa sulla s1tuazione internazionale. 1.
I-1 lotta dell'URSS per il rafforzamento della walizione antifascista e per l'abbreviamento della guerra.
2.
Le Conferenze di Mosca e di T eheran.
3. Lo sviluppo dei movimenti di liberazione nazionale nei Paesi occupati. 4. L'inasprimento della crisi nel campo fascista.
Capitolo XII - Gli avvenimenti politico - militari nei teatri secondari della seconda guerra mondiale. r. Le operazioni m ilitari in Africa Settentrionale. 2.
L'aggravamento della crisi nell'Italia fascista e capitolazione di questa.
3. Gli avvenimenti politico - militari nell'Oceano Pacifico.
Capitolo XIII - 1 risultati politico - militari del st·condo periodo della Grande Guerra Patriottica.
Volume IV
LA CACCIATA DEL NEMICO DAI CONFINI DELL'UNIONE SOVIETICA E L'INIZIO DELLA LIBERAZIONE DEI POPOLI D'EUROPA DAL GIOGO FASCISTA (ANNO 1944)
Parte prima: La liberazione della regione di Leningrado, dell'Ucraina ad ovest del Dniepr e della Crimea Capitolo I - La situazione politico - militare all'inizio dell'offensiva invernale. I.
L 'Unione Sovietica e la Germania fascista nel gennaio del 1944.
2.
L1 situazione internazionale prima dell'offensiva dell'Armata Rossa.
Capitolo II - L'offensiva delle forze so11ietiche a Lenin grado e N ovgorod. 1.
Gli ultimi giorni dell'assedio di Leningrado. I compiti delle forze sovietiche.
,\PPENDlCE
2.
433
Le battaglie d i Leningrado e cli Novgorod.
3. Lo sviluppo dell'offensiva e la liherazione della regione d i Leningrado.
Capitolo III - La vittoria dell'Armata Rossa nel sud. La liberazione dell'Ucraina ad ovest del Dniepr e della Crimea. L
La situazione nella reg ione dell'Ucraina ad ovest del Dniepr e in Crimea all'inizio del 1944.
2.
L'offensiva delle forze sov ietiche in gennaio - febbraio. L 'accerchiamento del nemico nella regione d i Korsun - Scevcenkov.
3. L 'offensiva del marzo - aprile. L'ingresso delle forze sovietiche nelle regioni nord - orientali della Romania. 4. La liberazione della Crimea. 5. Le operazioni m ilitari nel settore centrale del fronte sovietico - germanico nell'inverno del J 944.
Parte seconda: La cacciata definitiva degli invasori tedeschi dal territorio sovietico e la liberazione dei popoli dell'Europa sud - orientale Capitolo IV - La siiuazione ed dei 1944.
piani de-i belligeranti nel 'estate
1.
L'ulteriore aumento della pote nza dell' URSS.
2.
La situazione politica interna ed estera della Germa nia alla metà del 1944.
3. La situazione sul fro nte sovietico - germanico. I piani delle parti nella campagna estivo - autunnale.
Capitolo V - L'offensiva delle forze sovietiche ne/L'istmo e nel sud della Carelia. r. La sicuazione in Finlandia. I compici delle fou .e sovietiche. 2.
La sconfitta delle forze finn iche nell'istmo di Carelia.
3. L'offensiva delle forze sovietiche nella Carelia meridionale. Il raggiungimento ciel con fìne con la Finlandia. 4. L 'uscita della Finlandia dalla guerra. 28. - Russia
434
L'ff,\LI A l'\El,LA RE I.AZIONE SOVJETJCJ\ Sli l. l.A SECOKDA GUERRA MONlll,\l.E
Capitolo Vl - La disfatta del Gruppo d'Armate tedesco - fasciste « Centro JJ . La liberazione della Bielorussia. 1.
La Bielorussia alla vigilia della liberazione. La situazione nel settore centrale ciel fronte.
2.
La preparazione del!' offensiva.
3. L'accerchiamento e l'annientamento delle forze ne miche a V itebsk e a Bobnijsk. 4. L'accerchiamento e l'annientamento della 4" Armata tedesca. La liberazione d i Minsk.
5. L'l liberazione cl i una parte della Lituan ia. TI raggiungimento della frontiera orientale della Prussia e della Vistola da parte delle forze sovietiche.
Capitolo VII - Il completamento della liberazione dell'Ucraina. r. Le regioni occidentali dell'Ucraina sotto il giogo degli occupanti fascisti. I compiti delle forze del 1° Fronte Ucraino. 2.
L'accerchiamento delle forze nemiche nella regione d i Brod. La liberazio ne di Lvov (Lcopoli).
3. Il forzamento de lla Vistola e la conquista di una resta di ponte nella zona d i Sandomir. Lo sviluppo dell'offensiva sulla direttrice d i Drogobyc.
Capitolo VIII - L'inizio della costituzione di una nuova Polonia democratica. 1.
L'inte nsilìcazione della lotta di liberazione nazionale in Polon ia nel pr.imo semestre del 1944.
2.
L'attività del Comitato polacco di liberazione nazionale e formazione del Governo provvisorio della Polonia.
Capitolo IX - La disfatta del Gruppo di Armate « Sud Ucraina». La cacciata degli occupanti fascisti dalla Moldavia sovietica. La liberazione della R omania. r. La Romania a lla vigilia della liberazione. Preparazione dell'o perazione Jassy - Kiscinev. 2.
L'accerchiamento de lle forze nemiche neUa regione di Kiscinev e nel settore costiero. La completa liberazione della Moldavia sovietica.
3. La sollevazione antifascista, in agosto, de l popolo romeno. 4. Le operazioni belliche delle forze sovietiche nelle regioni centrali e occidentali della Roman ia. 5. La lotta delle masse popolari sotto la guida ciel Partito Comunista per lo stabilimento di un regime democratico in Romania.
AI'l'Et\"l))CI,
4 35
Capitolo X - La liberazione della Bulgaria. J.
La Bulgaria p rima dell' ingresso dell' A rmata Rossa nel suo territorio.
2.
L'ingresso del le forze sovietiche in Bulgaria. La sollevnionc del popolo bulgaro in settembre.
3. L'instaurazione d i un regirne di dcmocra:li.1 popolare. La partecipazione della Bulgaria a lla g uerra antifascista.
Capitolo Xl - La sollevazione popolare slovacca e l' offensù a delle 1
forze sovietiche e cecoslooacche nei Carpazi orientali. J.
La situazione in Slovacchia e l' inizio della sollevazione popolare slovacca.
2.
L'offensiva delle forze sovietiche e cecoslovacche n ei Carpni oriental i.
3. Lo sviluppo successivo della sollevazione slovacca. La lotta partigiana in Slovacchia nell'ottobre - novembre 1944.
Capitolo XII - La liberazione delle repubbliche sovietiche baltiche di Lettonia, Lituania, Estonia. La disfatta del nemico nell'estremo settore nord. I.
I Paesi baltici sotto il g iogo degli occupanti tedesch i. L 'offensiva delle fou.e sovietiche sulla dirett rice baltica nell'estate del 1944 .
2.
La liberazione della Repubblica di Esto nia ed il mov imc11to delle forze sovietiche sugli itinerari adducen ti a Riga.
3. L'offensi va su lle direttrici d i Memel e <li Riga. La libcraàone dei Paesi baltici dagli occupanti fascisti. 4. La fine delle operazioni militari nell'est remo settore scLtcntrionale.
Capitolo XIll - La sconfitta delle forze tedesco - fasciste in Ungheria e sua uscita daìla guerra. e. L'Ung heria alla vig ilia della liberaz ione. 2.
l-1 cacciata del nemico dalle region i orientali dell'U ngh eria ne ll'ottobre 1.944.
3 . L 'accerchiamento delle forze nemiche a Budapest. 4. L 'azione cli arresto elci contrattacchi nemici e l'a nn ìername nto delle forz e accerchiate a Budapest. 5. L 'uscita dell'Ungher ia dalla g uerra.
Capitolo XIV - La liberaziont· del popolo della f ugoslavia. IL rtptegamento delle forze tedesche dal!' A ibania e dalla Grecia. 1.
La situazione in Jugoslavia. T compiti delle forze sovietich e.
436
L'ITALL\ NELl..i\ REI./\Z!ON E SOVIETICA SULLA SECO:--IDA GUERRA MONDli\LE
2.
La liberazione di Belg rado.
3. La cacciata definitiva degli occupanti tedesco - fascisti dalla Jug oslavia. 4. La vittoria del movimento di liberazione naz ionale in Albania. 5. Le forze tedesco - fasciste costrette a r ipiegare dalla Grecia e l'occupazio ne del Paese da parte ing lese.
Capitolo XV - Le operazioni della Marina sovietica sulle vte di
co-
munzcazzon.e. 1.
Il mutamento della situaz ione sui teatri marittim i. I compiti delle F lotte.
2.
Il blocco della Crimea e le successive operazioni della Flotta del Mar N ero .
.3· L'estensione della :wna operativa della F lotta baltica e la sua attività contro le vie di comunicazione nemiche. 4. Le operazioni de lla P lotta ciel nord sulle v ie di comunicazione al C ircolo Polare Artico.
Capitolo XVI - La lotta dei sovietici nelle retrovie nemiche durante il 1944. 1.
2.
L'attività del Partito C omun ista per l' inte nsifìcazio ne della lotta de i popoli dell'URSS nei territori occupati. T lineamenti della g uerra partig iana e dell'atti v ità bellica clandestina
nel 1944. 3, L'aiuto a i movime nti partig ian i dei Paesi europei,
Parte terza: Gli avvenimenti politico - militari negli altri teatri della seconda guerra mondiale ,
Capitolo XVIì - La cacciata degli occupanti fascisti dall'Italia centra/e, dalla Francia, dal Belgio, r. I piani del Comando a ng lo - ame ricano per il 1944. Le operazioni militari in Italia. 2.
f movimenti di liberaz ione nazionale nei Paesi dell'Europa occide ntale a lla vigilia dell'apertura ciel secondo fronte.
3. Le operazioni m il ita ri a ng lo - america ne nell'Europa occidentale nel g iug no - agosto 1944.
Al'l'END!CE
+
43ì
La liberazione d i Parig i.
5 . La cacciata del nemico dalla Francia, da l Belgio e dall ' Italia centrale. 6. L'offensiva tedesco - fasc ista nelle A rden ne e in A lsazia .
Capitolo XVIII - La guerra nell'Oceano Pacifico e in Asia nel 19441.
I piani dei hell igera nti. L'offensiva delle forze sovietiche nell'Oceano Pacifico.
2.
Le operazioni militari in Cina.
Parte quarta: I successi della politica interna ed estera del P.C.U.S. e del Governo sovietico nell'anno 1944 Capitolo XIX - L'ulteriore aumento della potenza economico - mtlitare del Paese. il grande successo produttfro del popolo sovietico. 1.
I compiti fondamentali e le più importanti caratter istiche d i svilu ppo dell'economia nazionale durante il r944.
2.
L'a umento della p roduzione industr ia le.
3. L'economia agr icola nel 1944. 4. L'attivitù dei t rasporti a l servizio del fronte e delle ret rov ie. 5. Le condiz ioni di vita del popolo sovietico. 6. Il ristabilimento deg li organi elci potere sovietico e de ll'economia naz ionale nei territori liberati .
Capitolo XX - L'attività politica ed ideologica di m assa ciel Partito Comunista nel 1944 . 1. L'intensificaz ione clell'attivit~1 ideologica de l partito fra le masse. 2.
I nuov i com piti dell'attivitù ideologica nelle For:t.e A rmate.
3. La fu nzione della lcueratura e dell'arte nell'attivit21 educativa.
Capitolo XXl - Il rafforzamento e l'ampliamento della coalizione antifascista. La lotta dell'URSS in favore dell'organizzazione democratica del mondo e pa la sicurezza dei popoli dopo la guerra. 1.
L" imponanza intern azionale:: delle vittorie delle Forze A rmate sov ietiche du rante il 1944 .
2.
L'attività della Com miss ione Consulciva E uropea nel 194-4-
43 8
L' ITALI A KELLA RELAZ107\1E SOV I ETICA SI/LI.,\ SECOKDA GUERRA MON DIALE
3. Le tratta tive fra i governi Jella Gran Bretag na, degli Stati Uniti e dell' URSS nell'autunno del 1944.
4. La Conferenza di Dumbarton Oaks.
Volume V
LA FINE VITTORIOSA DELLA GUERRA CON LA GERMANIA FASCISTA. LA SCONFITTA DELL'IMPERIALISMO GIAPPONESE (1945)
Parte prima: Il completamento della sconfitta delle Forze Armate tedesco - fasciste e la resa senza condizioni della Germania
Capitolo I - Il periodo antecedente la fase conclusiva della ,'>cruerra in Europa. 1.
La situazione interna ed imernaziona le dell' Unione Sovietica a ll'inizio ciel 1945.
2.
L'aggravamento della crisi politico - m ilitare in Germania.
)· La situazione strategica in Europa ed i p iani delle parti contrapposte nel 1945. 4. Lo stato delle Forze Armate sovietiche.
Capitolo lI - L'avanzata dalla Vistola ali' Oder. La iiberazione della Polonia. I.
La situazione
2.
La preparazione dell'operazione Vistola - Oclcr.
111
Polonia all'inizio del 1945.
3. L'offensiva delle forze sovietiche. La Jihera:,;ione Jella Polonia .
Capitolo III - La disfatta delle for.ze tedesco - fcr.sc'iste nella Prussia Orientale . 1.
La P russ ia Orienta le, resta di ponte del m ilitarismo germanico. La situazione all'in izio dell'operazione.
2.
La preparazione dell'operazione Prussia Orientale.
3. La d isfatta delle forze ne miche nella Prussia O rientale.
Capitolo IV - Le.i Conferen.za di Crimea. L' offensit1u delle for z e sovieticl1e sul litorale baltico e in Slesia. t.
La Conferenza cli Crimea.
APPEKDICE
2.
439
La d isfatta delle forze tedesco - fasciste nella Pomerania orientale e nella Slesia.
3. Nella Polonia liberata. 4. La fi ne de lle operazioni militari nella Prussia Orientale. L'azione cli attacco a Kiinigsberg.
Capitolo V - Il completamento della libcrctzione dell'Ungheria. La conquista di Vienna . 1.
La situazione politico - militare nell"Europa sud - orientale.
2.
L'arresto della controffensiva delle forze tedesco - fasciste nella zona de] lago Balaton .
.3· L'offensiva delle forze sovietiche sulla direttrice di V ienna. La liberazione delle regioni orientali dell'Austria.
Capitolo VI - Le operazioni della Marina sovietica. r. La situazione nei teatri marittimi all'inizio ciel 1945 . 2.
Le operazioni della Flotta del Baltico.
•~· Le opernioni della Flotta ciel Nord. 4. L'eliminazione del pericolo delle mine nei tea tri marittimi.
Capitolo VII - La caduta di Herlino . 1.
Prima dell' inizio dell'operazione Berlino.
2.
La preparazione dell'operazione.
j· Lo sfondamento <lelle d ifese tedesco - fasciste sull'Ocler e sul Neisse.
L'accerchiamento di Berlino.
Capitolo VIII - La Liberazione della Cecoslotiacc/Jia. 1.
La Cecoslovacchia nella fase conclusiva della guerra in Europa.
2.
Le operazio ni militari dell'Armata Rossa in Cecoslovacchia .
.1· La costituzione di un fronte nazionale d i cechi e cli slovacchi. L'insurrezione di Praga. 4. Il completamento della liberazione de lla Cecoslovacchia.
Capitolo IX - La resa senza condizioni della Gt·rmania. 1.
li fallimento dei piani cli pace separata.
2.
La firma dell'atto cli resa e la sua applicazione.
3. Il giorno della grande vittoria .
440
1. ' 1T,\LIA NELLA REI.AZTONE SOVIETICA SIJ J.L,1 SECONDA G UEl\R,\ MONDIALE
Capitolo X - L'attività del Partito Comunista e del Governo sovietico per lo sviluppo dell'economia popolare. 1.
li piano economico dell' URSS nel 1945.
2.
Gli sforzi per l'ulteriore incremento dei setto ri chiave dell'industria.
3. La produzione agraria nel r945. 4. f t rasporti nella fase conclusiva ciel conflitto. 5. La ricostituzione dell'economia popolare nelle reg ioni liberate. 6. Il contributo della scienza sovietica all'economia cli guerra. 7. L'inizio del passaggio del Paese alla struttura del tempo d i pace.
Capitolo XI - La lotta dell'URSS per una pace democratica e per l'amicizia internazionale. 1.
2.
La Conferenza di S. F rancisco.
li rafforza mento delle relazioni fra l'URSS e i Paesi dell'Europa centrale e sud - orientale .
.)· La Conferenza di Potsclarn.
Capitolo XII - I risultati politico - militari del terzo periodo della Grande Guerra Patriottica.
Parte seconda: La sconfitta dell'imperialismo giapponese. La fine della seconda guerra mondiale
Capitolo XIII - Le operazioni niilitari neli'Oceano Pacifico nel primo semestre del 1945. 1.
La situazione politica interna del G iappone.
2.
Le operazioni mil ita ri nell'Oceano Pacifico e nell'Asia sud - orienta le.
Capitolo XIV - La lotta del popolo cinese contro gli aggressori giapponesi e lo sviluppo dei movimenti di liberazione nazionale in Asia. I.
La situaz ione in Asia nella prima metà del r945.
2.
L'ulteriore rafforzamento delle Forze Armate delle regio ni liberate della Cina.
3. Lo sviluppo dei movimemi di liberazione nàzionale nell'Asia sud orientale.
Al'PE~ J)J CE
44 1
Capitolo XV - L'entrata in guerra dell' URSS m Estremo Oriente. I.
La violazione de l t rattato di neutrali tà con l'URSS da parte del G ia ppone.
2.
Gli accordi cli Jalra sull'Estremo Oriente. Il fall imen to dei tentativi del Giappone di dividere la coalizione antifascista.
·)· La d ichiarazione del Governo sovietico dell'8 agosto 1945.
Capitolo XVI - L a sconfitta delle forze giapponesi da parte delle forze sovietiche nella Cina nord - orientale e in Corea. r. La testa d i ponte dell 'aggressione g ia pponese in Manciuria. 2.
La preparazione delle F orze Arma te sovietiche per l'offens iva in Estremo Oriente.
3. Le o perazion i militar i delle forze sovietiche in Estremo Oriente.
Capitolo XVII - La capitolazione del Giappone. La fine della seconda guerra mondiale. 1.
La capitolazio ne del G iap pone.
2.
L'importanza politico - milita re della vittoria delle Forze Armate sovietiche in Estremo Oriente nel 1945.
Volu me VI
I RISULTATI DELLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA
La vittoria dell'Unione Sovietica nella Grande Guerra Patriottica Capitolo I - La grande storica vittoria del popolo sot'ietico. 1.
L'importanza storico - mondiale dell'esico Guerra Patriottica .
vittorioso
della
Grande
2.
Il carattere politico della seconda g uerra mondiale cd elementi costitut ivi di ques t' ultima.
3- La parte essenziale avuta dall 'URSS nella sconfitta della (;ermania fascista e dei suoi alleati. 4. La legittim itù della victoria dell'Unione Sovietica.
Capitolo II - L'economia na7.ionale dell'URSS ncgii anni di guerra . r . Descrizione ge nerale dello sviluppo dell'econom ia d i guerra. 2.
L'aumento della produzione bellica e il rifornimen to di materiali per !'lumaca Rossa.
442
L 'ITAL!A NEI.l.t\ REl.•:\ZIOl':t SOVIETICA SU I.l.t\ SECONDA GUERRA MONDIALE
."3· Lo sviluppo dei settori chiave dell'economia nazionale. 4.
lineamenti principali dell'econom ia sovietica negli anni di gue rra.
Capitolo III
La forza del regime politico sovietico.
r. Le basi politico - sociali della saldezza dello Stato socialista. 2.
L'attività dello Stato sovietico e delle organizzazioni sociali in cempo d i guerra.
3. L'orga nizzazione m ilitare dello Stato socialista. 4. L'attività degli organ i di sicurezza dello Stato.
Capitolo IV - Il trionfo deLL'ideologia socialista sovietica. r. Tl rafforza mento dell'ideologia socialista nella coscienza del popolo sovietico. 2.
L'aspetto spirituale del popolo sovietico, popolo - vincitore.
3. L'eroismo dei sovietici, tema di fondo della letteratura e dell'arte negli anni di g uerra.
Capitolo V - La vittoria delle For.ze Armate sovietiche. r. Prohlemi generali della lotta a rmata. 2.
La difesa strategica delle forze sovietiche.
.3. L'offensiva strategica, merndo fondamentale delle operazion i condotte dalle Forze Armate dell'URSS. 4. L'impiego delle varie Armi e specialità delle Forze Armate. 5. La direzione della lotta armata.
G. Le unità operative dell'Esercito. 7. Tipo delle operazioni dei Fronti e delle Armate. 8. Il perfezionamento delle tecniche d i combattimento. 9. L 'esperienza trntm dalla passata g uerra e l' ulteriore svilu ppo de lle Forze Armate sovietiche.
Capitolo VI - La lotta del popolo soàetico nelle retrovie del nemico. I.
Il carattere di massa della lotta.
2.
I metodi della lotta armata dei partigiani e della organizzazione clandestina.
3. La g uida del P.C.U.S. per la lotta neJle re trov ie del nemico.
Capitolo Vll - La politica estera dell'Unione Sovietica. t.
La politica estera dell ' URSS alla vigilia della G rande Gue rra Patriotcica.
443
1\PPE :--JDI CE
2.
La politica estera dell'URSS a favore della creazione e del consolidamento d i u na coalizione antifascista.
3. Il d isfacimento del hlocco degli Stati fascisti. La politica dell' URSS nei confronti dei Paesi neutrali. 4. Il fa llimento dei calcoli della reazione internazio nale sull'indeholimento dell'U RSS. L'aumento del prestigio e dell'influe nza internazionale dello Stato socialista sovietico.
Capitolo VIII - La Grande Guerra Patriottica e:
t
movimenti di re-
sistenza nei Paesi occupati d'Europa e d'Asia. 1.
Le cause e il carattere elci movimenti di resistenza .
2.
Influenza dell'Unione Sovietica sullo sviluppo dei movime nti d i resiste nza.
3. Il ruolo storico dei movimenti cli resistenza.
Capitolo IX - Il Pariito Comunista, ispiratore e organizzatore della t ittoria del popoìo so,,ietico. 1
, . li trio nfo della politica del Partito Comu nista negli an ni d i g uerra. 2.
L'a tti vità orga nizzativa del Partito Comunista.
3. L'attività ideologica del partito.
+
li rafforzamento del Partito Comunis ta.
C o nclu si one. Per una pace stabile sulla terra 1.
La g uerra può essere ev itata 1
2.
La politica estera di pace dell'URSS .
3. La vigilanza è garanzia di sicurezza.
BREVE STORIOGRAFIA SULLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA E SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Capitolo I - La storiografia sovietica.
Capitolo Il - La storiografia dei Paesi socialisti fratelli. Repubblica Popolare di Alba nia. Repubblica Popolare di Bulgaria.
444
L.lTALI.·\ NELLA RELAZIONE SOVIETICA SULL/\ S"ECONeA GUERRA M()NDI,\ LE
Repubblica Popolare di Ungheria. Repubblica Democratica del Vietnam. Depubblica Democratica Tedesca. Repubblica Popolare Cinese. Repubblica Democratico - Popolare Coreana. Repubblica Popolare Mongola. Repubblica Popolare Romena. Repubblica Socialista Cecoslovacca. Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia.
Capitolo III - La storiografia dei principali Paesi capitalistici. Stati Uniti d'America. Gran Bretagna. Repubblica Federale T edesca. Francia. Italia. Giappone.
Annesso
2
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