LA GUARDIA NAZIONALE ITALIANA 1861-1876

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO STEFANO ALES

LA GUARDIA NAZIONALE ITALIANA (1861-1876)

illustrazioni di M. Brandani

Roma 1994


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Presentazione Ai volumi che hanno tratteggiato l'evoluzione delle istituzioni militari del Regno di Sardegna dalla seconda metà del diciottesimo secolo fino alla genesi dell'Esercito italiano, non poteva non aggiungersi questa opera che illustra gli aspetti della Guardia Nazionale. La Guardia Nazionale nasce in Italia sulla scia dell'omonima formazione che si è sviluppata in Francia a seguito dei moti insurrezionali del 1789 e in poco più di trent'anni di vita è stata impiegata sia all'interno del territorio nazionale sia in concorso all'Esercito impegnato nelle guerre d'indipendenza. La conclusione dell'epoca risorgimentale, l'introduzione del servizio militare obbligatorio e, più in generale, il nuovo ordinamento delle Forze Armale definito dalla legge Ricotti nel 1870, determinarono lo scioglimento e la fine della Guardia Nazionale. Questo volume non solo si inserisce a pieno titolo nella serie uniformologica dell'Ufficio Storico, ma rappresenta un lavoro di una rilevante completezza sullo specifico argomento, in quanto prende in esame con meticolosa precisione e dovizia di particolari vari aspetti della Guardia Nazionale quali l'ordinamento, l'armamento ed equipaggiamento, l'addestramento, legandoli tra loro mediante uno schema narrativo piacevolmente scorrevole che rende l'opera di sicuro interesse.

IL CAPO UFFICIO (Col. a.s. SM Stefano ROMANO)

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L'ordinamento

I



Capitolo I

La Guardia Nazionale Ordinaria

"La Milizia comunale è istituita per difendere la Monarchia, ed i diritti che lo Statuto ha consacrati, per mantenere l'obbedienza alle leggi, conservare o ristabilire l'ordine e la tranquillità pubblica, secondare all'uopo l'Esercito nella difesa delle Nostre frontiere e coste marittime, assicurare l'integrità e l'indipendenza de' Nostri Stati". Così recitava l'Art. 1 della "Legge sulla Guardia Nazionale" pubblicata a Torino il 4 marzo 1848, provvedimento di base sul quale, a partire dal 1860, si svilupperà la Guardia Nazionale italiana. La "Milizia Comunale", come allora venne chiamata, era composta da tutti i sudditi Sardi che pagavano allo stato un tributo qualsiasi, regio, provinciale o comunale; le tasse pagate dai padri erano valide per i figli, così come quelle corrisposte dalle mogli lo erano per i mariti. Dal servizio erano esclusi solamente coloro che effettuavano le cosiddette "comandate", in quanto si trattava abitualmente di prestazioni personali o in natura; se tuttavia veniva corrisposta una somma di denaro per essere esentati da una comandata, questa rientrava nella categoria dei tributi comportando l'iscrizione nelle liste della Guardia Nazionale. La Guardia Nazionale, istituita in tutti i comuni del regno, prestava tre diverse specie di servizio, "ordinario" all'interno del territorio comunale, "in distaccamento" fuori di esso ed "in distaccamento" presso l'esercito, alle rispettive dipendenze dei sindaci, degli intendenti provinciali, degli intendenti generali divisionari ed infine, del primo segretario di stato per gli affari interni. Tutti i sudditi di età compresa tra i 21 ed i 55 anni erano obbligati a prestare servizio nell'unità della Guardia Nazionale esistente nel comune ove erano domiciliati; i giovani di età compresa tra i 18 ed i 21 anni potevano a loro volta richiedere l'iscrizione alle liste in qualità di "aggregati", ma solo con il consenso dei genitori, dei tutori o dei curatori. Anche gli stranieri residenti potevano essere ammessi in servizio, ma solo nel caso in cui gestissero un'attività commerciale od industriale, oppure fossero proprietari di immobili. Erano esclusi dall'iscrizione ai ruoli le seguenti categorie di cittadini: -

gli ecclesiastici ed i chierici; i ministri di culti non cattolici; i consoli ed i viceconsoli di stati esteri riconosciuti dal governo, anche se sudditi o ammessi a godere dei diritti dei sudditi; i militari in servizio attivo; gli impiegati amministrativi addetti al servizio di terra e di mare; gli operai dei porti, d_elle fabbriche d'armi e degli arsenali ordinati militarmente; i pompieri, le guardie comunali, i doganieri, le guardie daziarie, le guardie campestri e le guardie forestali.

I sindaci compilavano le liste dei soggetti idonei trascrivendole in un apposito registro matricolare e, dopo averle sottoposte al Consiglio di Ricognizione, le depositavano presso la segreteria del comune ove rimanevano a disposizione dei cittadini. 7


I consigli procedevano alla rettifica di queste liste formando la matricola ed inserendovi, a gennaio di ogni anno, i giovani entrati nel 21 ° anno d'età e coloro che si erano stabiliti frattanto nel comune e, togliendovi i deceduti, coloro che si erano trasferiti altrove e tutti quelli entrati nel 55° anno d'età. Terminate queste operazioni, il consiglio procedeva alla formazione del "Controllo del servizio ordinario" e del "Controllo del servizio di riserva"; il primo comprendeva tutti quelli considerati benestanti in base alle tasse annuali pagate, ovvero 3 lire nei comuni fino a 500 anime, 5 lire in quelli fino a 2.000 anime, 10 lire in quelJi fino a 10.000, 15 lire in quelli fino a 40.000 e 20 lire nei comuni fino a 50.000 anime ed oltre; il secondo comprendeva invece tutti coloro che pagavano cifre inferiori alle suddette. Al servizio ordinario venivano comun que assegnati, pur pagando tributi inferiori a quelli stabiliti, i militari non in attività di servizio, gli impiegati di nomina regia ed i pensionati in seguito a provvedimento sovrano. Le varie compagnie o suddivisioni di compagnia venivano costituite sul servizio ordinario; gli iscr.itti al servizio di riserva venivano assegnati anch'essi a questi reparti per esservi incorporati in caso di necessità. In ogni comune doveva essere attivato anche un altro organo di controllo, il "Comitato di Revisione'', costituito da un presidente che era il giudice mandamentale e da 12 membri sorteggiati tra tutti gli ufficiali, i sottufficiali, i caporali ed i militi dei comuni che costituivano il mandamento, a patto però che sapessero leggere e scrivere ed avessero 25 anni compiuti; tale sorteggio doveva avere cadenza annuale e svolgersi in pubblico. I comitati erano chiamati a giudicare sui ricorsi riguardanti le iscrizioni e le cancellazioni dai ruoli sia del servizio ordinario sia di quello di riserva. L'istituto della surrogazione, consentito nell'esercito, era invece proibito nella Guardia Nazionale ad eccezione dei parenti prossimi e degli affini, a qualunque reparto appartenessero; ai militi era consentito solo scambiarsi un turno di servizio. Alcune categorie di contribuenti, pur essendo iscritte ai ruoli potevano astenersi dal servizio; esse erano le seguenti: -

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i ministri ed i loro primi ufficiali, i capi delle aziende generali di guerra e d'artiglieria ed i membri delle due camere; i magistrati, i pubblici ministeri, i giudici di ogni grado, gli ufficiali dei pubblici ministeri, gli avvocati dei poveri ed i loro sostituti, i procuratori dei poveri ed i loro sostituti, i segretari ed i loro sostituti, gli uscieri; i medici ed i chirurghi, i farmacisti addetti agli ospedali pubblici e quelli delle località in cui esisteva una sola farmacia; i militari congedati dopo 20 anni di serviio; i postiglioni ed i postini necessari al servizio postale del regno.

Erano dispensati dal servizio ordinario e da quello di riserva tutti coloro che risultavano inidonei per imperfezioni fisiche congenite oppure per infermità accertate dai consigli di ricognizione su certificazione medica, come avveniva del resto nell'esercito. In base alla legge 1848 la Guardia Nazionale doveva essere costituita da suddivisioni di compagnia, da compagnie, da battaglioni e da legioni, reparti ai quali potevano essere affiancate secondo le necessità aliquote di armi speciali, quali unità di artiglieria e di cavalleria. La formazione dei reparti doveva attenersi alle regole seguenti: -

nelle città le compagnie dovevano essere formate da militi dello stesso quartiere; nei reparti costituiti da più comuni, i militi di una stessa località dovevano formare una o più compagnie e suddivisioni di compagnia . La forza delle compagnie era così stabilita:

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Tabella n. 1 HNO A 14

GRADO

DA 15 A 20

DA 20 A 30

l>A 30 A 40

DA 40 A 50

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I

I

TENENTI

-

SOTTOTENENTI

-

I

l

I

I

SERGENTI

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l

2

2

3

4

4

6

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I

I

DA 80 A 100

DA 100 A 150

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CAPORALI

I

2

TAMBURINI

2

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Tabella n. 2 GRADO

DA 40 A 50

DA 50 A 80

CAPITANI

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I

I

I

TENENTI

I

I

I

2

SOTTOTENENTI

I

I

2

2

SERGENTI FURIERI

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I

l

I

SERGENTI

3

4

6

6

CAPORALI FURIERI

-

I

I

l

CAPORALI

6

8

12

12

TAMBURINI

I

I

2

2

I battaglioni dovevano essere costituiti da un m1mmo di 4 compagnie e da un massimo di 6, salvo casi particolari stabiliti dalle autorità superiori: lo stato maggiore di un battaglione comprendeva abitualmente 1 maggiore comandante, 1 tenente aiutante maggiore in 2 a, 1 sottotenente portabandiera, 1 chirurgo in 2a, 1 furiere maggiore, 1 caporale maggiore, 1 caporale tamburo. Nel caso di città o mandamenti nei quali esistevnao perlomeno due battaglioni di 500 uomini veniva costituita la " Legione", dotata di uno stato maggiore comprendente 1 colonnello comandante, 1 capitano aiutante maggiore in 1 a, I chirurgo maggiore, 1 tamburino maggiore. La Guardia Nazionale era tenuta a fornire anche i cosiddetti "Corpi distaccati" per "la difesa delle piazze forti, delle coste e delle frontiere del Regno, come ausiliari del Regio Esercito'' i quali però potevano prestare servizio al massimo per un anno ed essere attivati solo in virtù di una legge speciale. Questi reparti dovevano essere composti da militi iscritti ai ruoli che si presentavano volontari e da giovani di età compresa tra i 18 ed i 21 anni, anch'essi volontari ; se tutto ciò non era sufficiente alla formazione dei reparti richiesti, i consigli di ricognizione dovevano procedere alla selezione degli iscritti ai ruoli ordinari e di riserva, dando la precedenza alle seguenti categorie: -

i celibi, considerando tali anche coloro che dopo il varo della legge si erano sposati prima del compimento del 23° anno d'età; i vedovi con figli; i coniugati con figli; i coniugati senza figli. 9


S.A .R. il principe Amedeo Ferdinando Maria Duca di Aosta, secondogenito di S.M. il Re, Colonnello comandante della la legione della Guardia Nazionale di Milano, in renuta ordinaria (Collezione privara - Roma).

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Sofloienente della Guardia Naz ionale in tenuta ordinaria. (Collezione privata - Napoli).

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Caporale della Guardia Nazionale in gran tenuta mod. 1860. (Collezione privata - Napoli).

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• f'

..

.

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Ufficiale de!fa Guardia Nazionale in tenuta di servizio con berretto. (Co!fez ione privata - Napoli).

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Erano esclusi da questo tipo di servizio solo i militi la cui altezza non raggiungeva gli standard fissati dalla legge sulla leva e quelli che erano affetti da malattie croniche o da gravi malformazioni. L'attitudine al servizio doveva essere certificata da un consiglio di revisione appositamente costituito composto dall'intendente generale divisionario in qualità di presidente e da sei membri, dei quali tre erano scelti tra i componenti dei consigli di ricognizione dei comuni chiamati a formare il battaglione e tre erano il maggiore e due capitani del reparto, nominati dal comandante della provincia o dal governatore della divisione militare competenti per territorio. I corpi distaccati dovevano essere sempre ordinati in battaglioni ed eventualmente in legioni di cui la forza, il grado degli ufficiali e la composizione del consiglio d'amministrazione dovevano essere stabiliti, di volta in volta, con appositi decreti regi. T reparti venivano assimilati a quelli dell'esercito per tutto ciò che riguardava la disciplina, il soldo e le somministrazioni in natura. Per quanto riguarda l' istituto della surrogazione, ogni milite chiamato a prestare servizio distaccato poteva surrogare in sua vece un suddito qualsiasi che avesse un'età compresa tra i 18 ed i 40 anni e che fosse ammesso dal consiglio di revisione; qualora poi il surrogato fosse egli stesso chiamato per il servizio distaccato, doveva essere sostituito nei ruoli da un secondo surrogato oppure, in ultima analisi, dallo stesso surrogante. In caso di diserzione, infine, il surrogante rispondeva in tutto per il proprio surrogato. La struttura di cui abbiamo parlato non venne modificata sostanzialmente dalla nuova legge pubblicata a Torino il 27 febbraio l 859 che si limitò alla revisione di alcuni articoli suscettibili di miglioramento, ma soprattutto ad un più logico assetto dei reparti distaccati. A questo proposito si ribadiva l'utilizzo esclusivo dei battaglioni per i servizi di guarnigione in città e fortezze, e di supporto ad altri reparti per la salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubbliche. La durata del servizio dei reparti non poteva comunque superare i 40 giorni ad eccezione di quei presidi in cui veniva dichiarato lo stato d'assedio. Ai reparti di.staccati potevano venire assegnati ora tutti i militi iscritti ai ruoli di età pari o inferiore a 35 anni, e tutti i volontari con requisiti analoghi che ne facevano domanda, eccettuati i soli vedovi con figli; per quanto riguardava poi l'arruolamento, l'ammissione, l'esenzione o l'esclusione dai battaglioni, così come tutto ciò che si riferiva alla formazione, alla designazione ed alla nomina dei graduati erano valide le norme prescritte dal regolamento generale della leva e da tutte le leggi organiche dell'esercito . Il nuovo testo prevedeva anche la formazione di interi reparti di volontari della Guardia Nazionale i cui militi, iscritti nei ruoli, facevano parte integrante dell'esercito ed erano quindi soggetti al codice militare; gli ufficiali di questi battaglioni venivano nominati dal Re su proposta ministeriale, i sottufficiali e i graduati erano invece nominati dai comandanti dei corpi. I militi dei battaglioni volontari erano soggetti alla ferma fino a sei mesi dopo la conclusione delle ostilità. Tutte le norme citate comportarono l'abrogazione degli articoli della legge 1848 riguardanti la chiamata in servi~io (Art. 123), la formazione (Art.li 126, 127, 128, 129 e 130), i consigli di revisione (Art.li 133 e 134) ed infine, la nomina degli ufficiali inferiori da parte dei militi dei reparti (Art. 142); rimasero peraltro in vigore tutte le disposizioni che attenevano alla chiamata dei reparti, alla loro subordinazione alle leggi dell'esercito, all'idoneità al servizio ed alle surrogazioni. Alla vigilia della campagna del 1859, la Guardia Nazionale del regno poteva contare su 13 legioni, su 108 battaglioni e su 3.619 compagnie di fanteria per una forza totale di 410.635 militi iscritti al servizio ordinario e 228.470 iscritti a quello di riserva. Ciò costituiva un buon risultato se si prendono in esame le cifre riportate nel censimento del 1854, in base al quale la popolazione regnicola era di 4.916.084 abitanti dei quali 547.948 erano residenti nell'isola; sul totale degli abitanti i maschi di età compresa tra i IO ed i 20 anni erano il 19,730/o, quelli tra i 20 ed i 30 il 17,070Jo, quelli tra i 30 ed i 40 il 13,54% ed infine quelli tra i 40 ed i 50 anni costituivano il 10,990Jo. 14


Gli iscritti isolani erano 47.446 per il servizio ordinario e 22.332 per quello di riserva, pari a poco più del 10% del totale dei militi del regno. Continuando con le statistiche appare un altro dato significativo: circa il lOOJo del totale dei militi era iscritto nei ruoli della Guardia Nazionale delle 50 città capoluogo di provincia. Terminate le ostilità le leggi 1848 e 1859 vennero estese man mano agli altri stati della penisola che chiedevano l'annessione al Regno di Sardegna; toccò per prima alla Lombardia (18 giugno 1859), seguita dalle provincie Modenesi (23 giugno), dagli ex Stati Parmensi (16 luglio), dalle provincie dell'Emilia (10 marzo 1860) ed infine dalla Toscana (13 ottobre 1860). Due sole furono le unità di armi speciali costituite fino al 1859 nell'ambito della Guardia Nazionale ordinaria; il R. D. del 27 novembre 1859 stabilì la formazione a Brescia di una compagnia di artiglieria e di una compagnia di hersaglieri, i cui componenti erano tutti volontari iscritti al servizio ordinario di età non superiore ai 40 anni e di statura non inferiore al metro e sessantadue centimetri. La crescita sempre maggiore di reparti sul territorio nazionale ebbe come conseguenza la costituzione di un organo centrale con compiti di controllo giuridico-amministrativo, posto alle dirette dipendenze del Ministero degli Interni, ovvero l'Ispettorato Generale della Guardia Nazionale del Regno. (R.D. N° 4330 del 29 settembre 1860. Il nuovo organismo comprese I generale ispettore generale, 2 ufficiali superiori ispettori, 1 segretario di 2 a classe, 1 applicato di 3a classe ed 1 aiutante di campo applicato, ai quali si aggiunsero, due anni più tardi (R.D. N° 472 del 20 febbraio 1862), I applicato di 2a classe, I di 4a classe e 2 uscieri addetti alla custodia degli uffici , che avevano sede in Torino. Alle dipendenze dell'ispettorato agivano i comandi generali di provincia, i quali comprendevano uno stato maggiore generale divisionale costituito da I tenente generale o maggior generale, a secondo del contingente fornito dalla popolazione del territorio provinciale, da I maggior generale o colonnello capo di stato maggiore, da 1 tenente colonnello sottocapo di stato maggiore, da 3 maggiori, da 3 capitani, da 1 segretario e da 2 aiutanti di campo, tutti provenienti da reparti della Guardia Nazionale locale. Molti di questi ufficiali facevano parte della Casa Militare del Re a significare l'importanza che le autorità attribuivano all'istituzione; essi erano i seguenti: -

maggior generale Accossato cav. Giuseppe, capo di stato maggiore della G.N. di Torino , aiutante di campo onorario del Re; Laderchi Achille, maggiore della stessa, ufficiale d'ordinanza onorario del Re; il principe Pignatelli, maggiore della G.N. di Napoli, ufficiale d'ordinanza onorario del Re; Martinez cav. Raffaele, colonnello della stessa, ufficiale d'ordinanza onorario del Re; Tupputi marchese Domenico, maggiore di stato maggiore della stessa, ufficiale d'ordinanza onorario del Re; Di Sant'Arpino-Caracciolo duca Luigi, tenente della G.N. a cavallo di Napoli; Piedimontè principe Onorato, tenente della G.N. di Napoli; Quarto di Belgioioso duca Gerardo, tenente della G.N . di Milano; Gonzaga duca di Grisolia Luigi, capitano della stessa; Piccolellis cav. Giovanni, capitano di stato maggiore della G .N. di Napoli; Spinelli dei principi di Scalea cav. Giuseppe, tenente della G.N. a cavallo di Napoli.

Le competenze degli stati maggiori riguardavano principalmente t re settori distinti tra loro, ovvero:

a. Segretarialo e personale: era addetto alla corrispondenza generale, alla registrazione dei documenti ricevuti, all'inoltro dei suddetti ai reparti, alla tenuta dell'archivio generale, del protocollo generale e dei ruoli degli ufficiali, alla spedizione dei brevetti, al personale dello stato maggiore ed alla tenuta della matricola degli ufficiali superiori; 15


b. Armamento e statistica: era addetto alla corrispondenza col Ministero degli Interni, all'organizzazione delle diverse armi, al vestiario, ai corpi di guardia ed alloggi, ai contratti di appalto, alla statistica della forza, alle ispezioni dei reparti, agli onori, alle ricompense, alle funzioni, ai movimenti della truppa ed al servizio ordinario e straordinario; c. Bilancio, disciplina e competenze: era addetto alla corrispondenza col Ministero della Guerra, all'armamento, munizionamento ed oggetti di fornitura, ai comitati disciplinari, alle punizioni e reclami, alla tenuta del registro delle condanne, agli affari giudiziari, alla ripartizione delle masse ' 'economia'' e ''spese straordinarie'', alle contribuzioni erogate dai comuni, al controllo della contabilità, al soldo, alle indennità, ai sussidi, agli assegni ed alle gratificazioni. Alla fine del 1860 si concluse l'organizzazione dei reparti della Guardia Nazionale sull'intero territorio del nuovo regno, comprese le provincie già facenti parte degli Stati Pontifici (Marche ed Umbria) e le Provincie Meridionali, e il Mintstero quindi, potè compilare finalmente la statistica ufficiale della nuova Guardia Nazionale italiana, che risultò costituita da 89 legioni, da 570 battaglioni e da ben 10. 708 compagnie per una forza totale di 1.230.988 militi iscritti al servizio ordinario e 677 .552 iscritti a quello di riserva, una massa imponente di uomini pari a circa il triplo degli effettivi dell'esercito. L'Italia settentrionale, compresa la Sardegna, disponeva di 574.920 militi del servizio ordinario e di 304.832 militi deJia riserva su una popolazione totale pari a 7 .228.638 abitanti, riuniti in 26 legioni, 141 battaglioni e 4.418 compagnie: quella meridionale poteva contare su 656.068 militi attivi e 372.720 di riserva su una popolazione di 6.179.322, organizzati in 60 legioni, 429 battaglioni e 6.290 compagnie. Da questo documento sono stati tratti gli organici dettagliati dei reparti, compresi queli speciali, limitatamente tuttavia alle principali città comprese nei Grandi Comandi in cui era diviso il territorio nazionale. 1. Gran Comando del 1 ° Dipartimento Militare (Torino)

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Divisione Militare di Torino G.N. di Torino: 5 .241 militi ordinari ripartiti in 4 legioni. (1 a Po e Borgo Nuovo, 2 a Dora e Borgo Dora, 3 a Moncenisio, 4a Monviso) per un totale di 6 battaglioni ognuno di 4 compagnie. Nel 1864 le legioni vennero ridotte a due soltanto, 1a Po e 2 a Borgo Dora, ognuna su 3 battaglioni di 4 compagnie, dotate sul totale di un imponente corpo musicale di 62 elementi: il colonnello comandante della 1a legione era S.A.R. il principe ereditario Umberto, all'epoca ventenne. G.N. di Alba: 482 militi ordinari e 338 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Aosta: 485 militi ordinari e 140 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Biella: 794 militi ordinari e 174 di riserva ripartiti in 8 compagnie autonome. G.N. di Cuneo: 1.162 militi ordinari e 215 di riserva ripartiti in 14 compagnie autonome. G.N. di Ivrea: 507 militi ordinari e 103 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Mondovì: 552 militi ordinari ripartiti in 5 compagnie e mezza autonome.

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G.N. di Pinerolo: 6969 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 5 compagnie. G.N. di Saluzzo: 703 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 5 compagnie. G ,N. di Susa: 309 militi ordinari ripartiti in 2 compagnie autonome.

G .N . di Savigliano: 909 militi ordinari ripartiti in 5 compagnie autonome.

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Divisione Militare di Alessandria G .N. di Alessandria: 1.000 militi ordinari e 200 di riserva ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N. di Acqui: 518 militi ordinari e 312 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Asti: 767 militi ordinari e 223 di riserva ripartiti in i legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N. di Bobbio: 254 militi ordinari e 283 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Casale: 1.573 militi ordinari e 32 di riserva ripartiti in 9 compagnie aut onome. G.N . di Novi: 478 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Tortona: 384 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Voghera: 644 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie.

Divisione Militare di Genova G.N. di Genova: 13.456 militi ordinari e 23.510 di riserva ripartiti in 3 legioni cittadine (1 a legione Sestieri del Molo e della Maddalena, 2a legione Sestieri di Portoria e di Prè, 3 a legione Sestieri di S. Teodora e di S. Vincenzo) di 3 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie, e 75 compagnie autonome suddivise nelle località che costituivano il Mandamento di Genova quali Campofreddo, Capaia, Nervi, Pontedecimo, Recco, Rivarolo, Ronco Scrivia, S. Martino d' Albaro, Savignone, Sestri Ponente, Staglieno, Torriglia e Voltri . G .N. di Albenga: 392 militi ordinari e 139 di riserva ripartiti in 5 compagnie autonome. G.N . di Chiavari: 493 militi ordinari e 2 11 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. del Levante (Spezia) : 689 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Porto Maurizio: 530 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. 17


G .N. di Savona: 652 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di S. Remo: 750 militi ordinari e 1.100 di riserva ripartiti in l battaglione di 4 compagnie.

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Sottodivisione militare di Novara G.N. di Novara: 1.269 militi ordinari e 353 di riserva ripartiti in l legione forte di 2 battaglioni, il 1° urbano su 8 compagnie, il 2° extraurbano su 4 compagnie. (Sobborghi di Sant'Agabio, di Sant' Andrea, di S. Maria della Bicocca, di S. Martino e del Torrione Balducca). G.N. della Lomellina (Vigevano): 771 militi ordinari e 807 di riserva ripartiti in I battaglione di 6 compagnie. G.N. di Pallanza: 242 militi ordinari ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. della Valsesia (Varallo): 235 militi ordinari ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Vercelli: 1.073 militi ordinari ripartiti in l legione di 2 battaglioni, ognuno di 4 compagnie.

2. Gran Comando deÌ 2° Dipartimento Militare (Milano)

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Divisione Militare di Milano G.N. di Milano:

10.007 militi ordinari e 1.424 di riserva ripartiti in 4 legioni cittadine di 4 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie ed I legione dei sobborghi, detta "Corpi Santi", di 4 battaglioni, ognuno di 4 compagnie (1 ° battaglione Porta Ticinese, 2° battaglione Porta Vercellina, 3° battaglione Porta Orientale e Porta Comasina, 4° battaglione Porta Nuova e Porta Vittoria). G.N. di Como: 1.100 militi ordinari ripartiti in 12 compagnie autonome. G.N. di Gallarate: 354 militi ordinari e 77 militi di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G .N. di Lecco: 517 militi ordinari e 139 di riserva ripartiti in

battaglione di 4 compagnie.

G.N. di Monza: 619 m1liti ordinari e 243 di riserva ripartiti in

battaglione di 6 compagnie.

G.N. di Sondrio: 600 militi ordinari ripartiti in l battaglione di 4 compagnie. G.N. di Treviglio: 366 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Varese: 253 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome . 18


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Divisione Militare di Brescia G.N. di Brescia: 2.223 militi ordinari e 424 di riserva ripartit i in 1 legione di 4 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie, oltre ad 1 compagnia di artiglieria aggregata al 1° battaglione ed 1 compagnia di bersagli_eri aggregata al 2 ° battaglione. G.N. di Bergamo: 2.300 militi ordinari e 400 di riserva ripartiti in 1 legione di 4 battaglioni, ciascuno di 5 compagnie. G.N. di Breno: 211 militi ordinari e 101 di riserva ripartiti in 1 compagnia autonoma. G.N. di Castiglione: 553 militi ordinari e 110 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Chiari: 444 militi ordinari e 119 di riserva ripartiti in l battaglione di 4 compagnie. G.N . di Clusone: 242 militi ordinari e 113 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N . di Salò:

344 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Verolanuova: 263 militi attivi ripartiti in 2 compagnie autonome.

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Divisione Militare di Cremona G .N. di Cremona: 1.279 militi ordinari e 236 di riserva ripartiti in 12 compagnie autonome cittadine, ed 1 compagnia dei sobborghi detti "Corpi Santi" forte di 92 militi ordinari e 10 di riserva. G.N. di Casalmaggiore: 1.482 militi ordinari e 604 di riserva ripartiti in 13 compagnie autonome. G.N. di Crema: 366 militi ordinari e 131 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie.

Sottodivisione militare di Pavia G.N. di Pavia: 1.200 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N. di Abbiategrasso: 272 militi ordinari e 106 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Lodi: 847 militi ordinari e 145 di riserva ripartiti in I legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie.

3. Gran Comando del 3° Dipartimento Militare. (Parma)

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Divisione A1ilitare di Parma G.N. di Parma: 2.260 militi ordinari ripartiti in 20 compagnie autonome. 19


G.N . di Borgo San Donnino: 476 militi ordinari ed 809 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Borgotaro: 2. 745 militi ordinari e 1.949 di riserva ripartiti in 25 compagnie autonome. G .N. di Pontremoli: 491 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome.

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Divisione Militare di Piacenza G. N. di Piacenza: 1.345 militi ordinari ripartiti in l legione di 3 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N . di Fiorenzuola:

249 militi ordinari e 379 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome.

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Divisione Militare di Modena G.N. di Modena: 4.571 militi ordinari e 5.378 di riserva ripartiti in 31 compagnie autonome. G.N. di Guastalla: 500 militi ordinari e 135 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Mirandola: 1.291 militi ordinari ripartiti in 6 compagnie autonome. G.N. di Pavullo:

530 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Reggio: 4.466 militi ordinari ripartiti in 38 compagnie autonome.

4. Gran Comando del 4° Dipartimento Militare. (Bologna)

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Divisione Militare di Bologna G .N. di Bologna: 6.670 militi ordinari e 4.040 di riserva ripartiti in 2 legioni di 3 battaglioni, con 6 compagnie ciascuno, oltre ad I compagnia di artiglieria con due pezzi da 8 libbre incorporata nella 2 a legione e ad uno squadrone di cavalleria aggregato al 1° battaglione della 1a legione: l'organico dello squadrone prevedeva I capitano, 1 tenente, 2 sergenti, 1 caporale furiere, 4 caporali e 18 militi. G.N. di Cento: 1.904 .militi ordinari e 383 di riserva ripartiti in 1 legione di 3 battaglioni, ciascuno di 5 compagnie. G.N. di Ferrara: 3.410 militi ordinari e 730 di riserva ripartiti in 23 compagnie autonome. G.N. di Imola: 1. 761 militi ordinari e 4.170 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 7 compagnie. G.N. di Vergato: 362 militi ordinari ripartiti in 2 compagnie autonome.

20


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Divisione Militare di Porli G .N. di ForlÏ: 2.838 militi ordinari e 1.550 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 12 compagnie ed in 6 compagnie autonome. G.N. di Comacchio: 196 militi ordinari e 186 di riserva ripartiti in 2 compagnie. G.N. di Faenza: 1.062 militi ordinari e 114 di riserva ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, uno di 4 compagnie (1 °) e l'altro di 5 compagnie. G .N. di Lugo: 1.384 militi ordinari e 14 di riserva ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, uno di 6 compagnie (1 °) e l'altro di 5 compagnie. G.N. di Ravenna: 2. 741 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 8 compagnie.

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Divisione Militare di Ancona G .N. di Ancona: 1.060 militi ordinari e 2.900 di riserva ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N . di Ascoli: 612 militi ordinari e 600 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N . di Camerino: 618 militi ordinari ripartiti in I battaglione di 4 compagnie. G.N. di Fermo: 554 militi ordinari e 440 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. cli Macerata: 900 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie.

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Sottodivisione Militare di Rimini G .N. di Rimini: 1.027 militi ordinari ripartiti in 6 compagnie autonome. G.N. di Cesena: 1.777 militi ordinari e 2.500 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 12 compagnie. G.N. di Pesaro: 731 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Urbino: 1.080 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie.

5. Gran Comando della

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sa

Divisione Militare. (Firenze)

Divisione Militare di Firenze G .N . di F irenze: 4.440 militi ordinari e 3.503 di riserva ripartiti in 4 legioni (1a S. Giovanni, 2a S. Croce, 3a S . Spirito, 4 a S. Maria Novella) di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. 21


G. N. di Pistoia: 654 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G .N. di Rocca S. Casciano: 91 militi ordinari ripartiti in 1 compagnia autonoma. G .N. di S. Miniato: 350 militi ordinari ripartiti in 3 compagnie autonome.

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Divisione Militare di Livorno G.N. di Livorno: 3.800 nùliti ordinari e 1.100 di riserva ripartiti in 2 legioni di 2 battaglioni, ciascuno di 6 compagnie. G .N. di Castelnuovo Garfagnana: 168 militi ordinari e 483 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. G .N. di Massa e Carrara: 655 militi ordinari ripartiti in 6 compagnie autonome. G.N. di Piombino: 88 militi ordinari ripartiti in 1 compagnia autonoma. G.N. di P isa: 2.064 militi ordinari in 1 legione di 2 battaglioni, il 1° di 6 compagnie, il 2° di 5 compagnie; la 1a compagnia del 1° battaglione era di bersaglieri detti "Guardia della Speranza" in quanto composta di volontari di età compresa tra i 14 ed i 18 anni, che si preparavano così al servizio militare vero e proprio. G .N. di P ortoferraio : 204 militi ordinari ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Viareggio: 500 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 8 compagnie.

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Divisione Militare di Siena G.N. di Siena: 700 militi ordinari ripartiti in I battaglione di 6 compagnie. G.N. di Arezzo: 992 militi ordinari e 666 di riserva ripartiti in I battaglione di 8 compagnie. G.N. di Grosseto: 169 militi ordinari e 87 di riserva ripartiti in 1 compagnia autonoma. G.N . di Montepulciano: 600 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G .N. di O rbetello: 169 militi ordinari ripartiti in 1 compagnia autonoma.

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Divisione Militare di Perugia G .N. di Perugia: l. 728 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 3 battaglioni, dei quali 2 di 4 compagnie ed I di 5 compagnie. (3°). G.N. di F oligno: 1.378 militi ordinari e 1.016 di riserva ripartiti in 11 compagnie autonome.

22


G.N. di Orvieto: 533 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Rieti: 501 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G .N. di Spoleto: 1.009 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie. G.N. di Terni: 703 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie.

6. Gran Comando del 6° Dipartimento Militare. (Napoli)

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Divisione Militare di Napoli G.N. di Napoli: 14.934 militi ordinari ripartiti in 12 legioni (1 a S. Ferdinando, 2a Chiaia, 3a S. Giuseppe, 4a Montecalvario, 5 3 Avvocata, 6a Stella, 7a S. Carlo ali' Arena, 8a Vicaria, 9a S. Lorenzo, 10a Mercato, 11 a Pendino, 12a Porto) di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie, e 2 squadroni di cavalleria (il 2° costituito con R.D . 9 settembre 1865), ognuno dei quali composto da I capitano, da 2 tenenti, da 2 sottotenenti, da l sergente furiere, da 4 sergenti, da I caporale furiere, da 8 caporali, da 2 trombettieri e da 96 militi . G.N. di Casoria: 346 militi ordinari e 44 di riserva ripartiti in 3 compagnie autonome. G .N. di Pozzuoli: 491 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie . G. N. di Caserta: 1.278 militi ordinari e 304 di riserva ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, uno di 6 compagnie e l'altro di 5 compagnie. (2°). G.N. di Nola: 550 militi ordinari ripartiti in 5 compagnie autonome. G .N . di Gaeta: 561 militi ordinari e 108 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G .N. di Sora: 584 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Piedimonte: 558 militi ordinari ripartiti in I battaglione di 4 compagnie. G .N . di Benevento: 1.040 militi ordinari e 96 di riserva ripartiti in I legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G .N. di Cerreto Sannita: 353 militi ordinari e 53 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di S. Bartolomeo in Galdo: 300 militi ordinari ripartiti in 3 compagnie autonome. G .N . di Avellino: 1. 515 militi ordinari e 140 di riserve ripartiti in 1 legione di 3 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie, ed 1 compagnia di bersaglieri. 23


Ufficiale della Guardia Nazionale in gran tenurn mod. 1848 con il keppy mod. 1860. (Archivio Fotografico Istituto per la Sloria del Risorgimento Italiano Roma).

24


Ufficiale della Guardia Nazionale in tenuta ordinaria con berretto. (Collezione privata - Napoli).

25


Furiere o Furiere Maggiore della Guardia Nazionale in gran tenuta mod. 1860. (Co/lezione privata - Napoli).

26


Ragazzo in gran tenuta mod. i 860 della Guardia Nazionale. (Co/lezione privata - Roma).

27


G.N. di Ariano: 657 militi ordinari e 117 di riserva ripartiti in 6 compagnie autonome. G.N. di S. Angelo dei Lomba rdi: 250 militi ordinari ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Campobasso : 689 militi ordinari e 254 di riserva ripa rtiti in 3 compagnie autonome. G.N. di Isernia: 302 militi ordinari e 73 di riserva ripartiti in 3 compagnie autonome. G .N. di Larino : 386 militi ordinari e 79 di riserva ripartiti in 3 compagnie a utonome.

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Divisione militare di Salerno G.N . di Salerno: 1.285 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ognuno di 5 compagnie; la 1a compagnia del 1° battaglione era di bersaglieri. G.N . di Sala: 350 milit i ordinari ripartiti in 3 compagnie autonome. G .N. di Campagna: 484 militi ordinari e 77 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome.

G.N. di Vallo: 433 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G .N. di Potenza: 639 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie.

G.N . di Matera: 534 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G. N. di Melfi: 138 militi ordinari e 38 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G .N. di Lagonegro: 349 militi ordinari e 4 1 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome.

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Divisione Militare di Chieti G .N. di Chieti: 622 militi ordinari e 134 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 co mpagnie, oltre ad 1 compa gnia di bersaglieri costituita da 1 capitano, da 1 tenente, da 1 sottotenente, da 3 sergenti, da 6 caporali, da 1 trombettiere e da 50 militi. G.N. di Lanciano: 578 militi o rdinari e 150 di riserva ripar titi in 5 compagnie a utonome. G .N . di Vasto: 444 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di T eramo: 891 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie. G. N. di Penne: 507 militi ordinari ripar titi in 4 compagnie autonome.

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G.N. dell'Aquila: 716 militi ordinari e 223 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie. G.N. di Sulmona: 429 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G .N. di Avezzano: 275 militi ordinari e 72 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G .N. di CittĂ Ducale: 160 militi ordinari e 26 di riserva ripartiti in 1 compagnia autonoma.

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Divisione Militare di Bari G.N. di Bari:

1.356 militi ordinari e 940 di riserva ripartiti in 14 compagnie autonome. G.N. di Barletta:

1.123 militi ordinari e 352 di riserva ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G .N. di Altamura: 300 militi ordinari e 80 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Foggia: 956 militi ordinari e 427 di riserva ripartiti in 2 battaglioni di 4 compagnie. G.N. di Sansevero: 517 militi ordinari ripartiti in 5 compagnie autonome. G.N. di Bovino: 240 militi ordinari e 77 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Lecce: 694 militi ordinari e 155 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 5 compagnie. G .N. di Taranto: 549 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Gallipoli: 203 militi ordinari e 47 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome.

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Divisione Militare di Catanzaro G. N. di Catanzaro: 600 militi ordinari e 72 di riserva ripartiti in 6 compagnie autonome. G .N. di Crot one: 307 militi ordinari e 54 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. G.N. di Monteleone: 520 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Nicastro: 782 militi ordinari ripartiti in 6 compagnie. G.N. di Reggio: 1.378 militi ordinari ripartiti in 10 compagnie autonome. G.N. di Gerace: 304 militi ordinari e 98 di riserva ripartiti in 2 compagnie autonome. 29


G.N. di Palmi: 560 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Cosenza: 700 militi ordinari e 400 di riserva ripartiti in 6 compagnie autonome. G.N. di Castrovillari: 505 militi ordinari e 126 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome. G .N. di Paola: 695 militi ordinari ripartiti in 5 compagnie autonome. G.N. di Rossano: 501 militi ordinari ripartiti in 5 compagnie autonome.

7. Gran Comando del 7° Dipartimento Militare. (Palermo)

Divisione A1ilitare di Palermo G.N. di Palermo: 8.176 militi ordinari ripartiti in 11 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie, dei quali 5 della cittĂ antica, 4 dei sobborghi e 2 di cacciatori mobili, oltre ad 1 squadrone di cavalleria. G.N. di Alcamo: 635 militi ordinari e 804 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G .N. di CefalĂš: 456 militi ordinari e 50 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N . di Corleone: 833 militi ordinari e 156 di riserva ripartiti in 8 compagnie autonome. G .N. di Mazzara: 408 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Termini: 1.706 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G .N. di Trapani: 1.086 militi ordinari ripartiti in 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie.

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Divisione Militare di Messina G .N. di Messina: 5.100 militi ordinari e 1.460 di riserva ripartiti in 8 battaglioni, sette di 6 compagnie ciascuno ed il 7° costituito da 8 compagnie bersaglieri. G.N. di Acireale: 950 milit_i ordinari e 21 di riserva ripartiti in I legione di 2 battagl ioni, ciascuno di 5 compagnie.

G.N. di Caltagirone: 810 militi ordinari e 160 di riserva ripartiti in 2 battaglioni di 4 compagnie ciascuno. G .N. di Castroreale: 507 militi ordinari e 68 di riserva ripartiti in 4 compagnie autonome . G.N. di Catania: 3 .442 militi ordinari e 1O di riserva ripartiti in 29 compagnie autonome delle sei sezioni cittadine.

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G.N. di Mistretta: 413 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Nicosia: 780 militi ordinari ripartiti in 6 compagnie autonome. G.N. di Patti: 550 militi ordinari ripartiti in 5 compagnie autonome, delle quali le prime 3 cittadine e le altre 2 dei sobborghi. (4 a della Marina, 5a di Scala e di Sorrentini).

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Divisione Militare di Caltanissetta G .N. di Caltahissetta: 754 militi ordinari e 237 di riserva ripartiti in 1 legione di 2 batta~ioni, ciascuno di 4 compagnie. G .N . di Bivona: 280 militi ordinari e 80 di riserva ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N . di Girgenti: 1.006 militi ordinari e 133 di riserva ripartiti in 10 compagnie autonome delle quali le prime 8 cittadine, la 9a di bersaglieri e la 10a del sobborgo di Montaperto. G.N . di Piazza: 1.048 militi ordinari ripartiti in I legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N. di Sciacca: 550 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 4 compagnie. G.N. di Terranova: 656 militi ordinari ripartiti in 1 battaglione di 6 compagnie.

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Divisione Militare di Siracusa G.N. di Siracusa: 1.034 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N. di Modica: 892 militi ordinari ripartiti in 8 compagnie autonome. G.N. di Noto: 524 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome.

8. Comando Generale della Divisione Militare di Cagliari

G. N . di Cagliari: 1.264 militi ordinari e 105 di riserva ripartiti in I legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N. di Alghero:

330 militi ordinari e 224 di riserva ripartiti in 3 compagnie autonome . G. N. di Iglesias: 385 militi ordinari e 84 di riserva ripartiti in I battaglione di 4 compagnie. G.N. di Lanusei: 249 militi ordinari e 96 di riserva ripartiti 2 compagnie autonome. G.N. di Nuoro: 397 militi ordinari ripartiti in 2 compagnie autonome. 31


G.N. di Oristano: 516 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Ozieri: 400 militi ordinari ripartiti in 4 compagnie autonome. G.N. di Sassari: 1.449 militi ordinari ripartiti in 1 legione di 2 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie. G.N. di Tempio: 200 militi ordinari in 1 battaglione di 4 compagnie. Riprendendo il discorso della Guardia Nazionale delle provincie meridionali in genere e, più particolarmente di quella napoletana, è necessario approfondir e l'argomento in quanto essa ebbe una genesi ed uno sviluppo diversi da quella organizzata nel centro-nord della penisola. La Guardia Nazionale di Napoli discendeva direttamente dalla Guardia Civica istituita nel 1806 dai francesi ad evitare che si ripetessero gli eccessi perpetrati dalla plebe nel 1799; questa nuova realtà ebbe un sempre maggiore sviluppo tanto da poter disporre, perlomeno sulla carta, di 80.000 civici, un terzo dei quali attivi ed il resto di riserva, ripartiti in 21 reggimenti. Nella capitale vennero così organizzati 4 battaglioni di fanteria ed 1 squadrone di cavalleria denominati "Guardia di Sicurezza". Queste milizie vennero riordinate nel 1833 da Ferdinando II sotto Ja nuova denominazione di "Guardia di Interna Sicurezza" ed ebbero una forza totale di 12 battaglioni di fanteria nei quali venivano ammessi negozianti, artisti, capi d'arte e maestri di bottega di età compresa tra i 21 ed i 50 anni. Nel 1848' la milizia cittadina, che nel frattempo aveva già assunto la denominazione di "Guardia Nazionale", venne sciolta per essere ricostituita solo nel 1860 con lo stesso nome da Francesco II limitatamente però al continente, dato che la Sicilia godeva per antico privilegio, dell'assoluta esenzione da qualsiasi forma di arruolamento che non fosse quello volontario. Nelle unità di nuova formazione vennero ora ammessi i padri di famiglia che avessero compiuto i 30 anni e risiedessero nel comune al quale apparteneva l'unità della Guardia Nazionale; a Napoli si ricostituirono i 12 battaglioni, ciascuno dei quali ebbe 5 compagnie, per una forza totale di 6.000 uomini. Caduta la monarchia, il nuovo governo ordinò tramite il prefetto di polizia Liborio Romano la formazione delle liste della Guardia Nazionale in base alla legge sarda del 1848; l'istanza venne però disattesa dal ministro degli interni Del Re che il 5 luglio 1860 promulgò una legge provvisoria il cui testo era praticamente lo stesso del decreto di Francesco II, al quale si è prima accennato. L'unica differenza che vi si poteva riscontrare era il fatto che nei comuni i militi avrebbero dovuto essere scelti tra le guardie urbane ed "i probi e onesti cittadini" . Questa legge aveva lo scopo di garantire la massima lealtà nei confronti delle nuove istituzioni e la natura conservatrice e classista dell'organismo; in realtà, nonostante tutti i limiti posti dalla legge, l'organizzazione dei reparti fece sì che nei comuni dominati dai liberali costoro manovrassero per istituire un regime repubblicano, mentre nelle località in cui la classe dirigente era filo borbonica le uµità risultarono composte da partigiani del passato reeime. Questi fatti avrebbero comportato in seguito gravi conseguenze. Nell'estate del 1860 il Romano, che ben conosceva la situazione, procedette al rimpasto della prefettura, del ministero degli interni e dei comuni, rimuovendo per quanto possibile tutti gli elementi conservatori; l'operazione venne effettuata rapidamente sciogliendo circa la metà dei consigli comunali esistenti, nominando nuovi sindaci e rimuovendo dall'incarico intendenti, sottointendenti, consiglieri, segretari generali, ecc. ecc . L'opera di bonifica produsse il nuovo regolamento della Guardia Nazionale pubblicato il 30 agosto i cui effetti benefici si fecero sentire subito a Napoli dove, in poco tempo, fu possibile disporre 32


U.fj'iciale della Guardia Nazionale in tenuta da campagna. (Collezione privata - Napoli).

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Milite di un battaglione mobile della Guardia Nazionale. (Collezione privata - Napoli).

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. . . ...

Sergente di un battaglione di Guardia Nazionale mobile in tenuta di campagna. (Collezione privata - Napoli} .

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di ben 12.000 uomini perfettamente vestiti, armati ed equipaggiati; in provincia l'organizzazione procedette più lentamente senza dare gli stessi risultati ottenuti nella capitale, tanto che il luogotenente governativo Parini si trov·ò alle prese con reparti che, specialmente in Abruzzo, si erano diss-olti sotto gli assalti dei contadini fedeli ai Borboni, oppure erano confluiti nell'esercito di Garibaldi o addirittura, soprattutto nel caso delle unità di volontari, erano sfuggiti al controllo degli organi di comando ed agivano di propria iniziativa facendo spesso concorrenza alle bande dei briganti. Per il Parini, sottoposto alle pressioni del Cavour, fu giocoforza quindi procedere ad una nuova riorganizzazione della Guardia Nazionale effettuata con il decreto del 14 dicembre 1860, che ricalcava le leggi del 1848 e del 1859. Nel decreto venne stabilito che le liste compilate dai sindaci venissero sottoposte ad uno scrupoloso controllo da parte dei consigli di ricognizione composti dal sindaco stesso, da un quarto dei consiglieri comunali e da un pari numero di "stimati cittadini", prescelti dai governatori e dai sottogovernatori militari. Nelle liste potevano essere inclusi solo gli appartenenti ad alcune categorie quali i proprietari, i professori, i pubblici ufficiali, i fittavoli, i coloni, i capi d'arte ed i capi bottega di età compresa tra i 21 ed i 55 anni ed, in generale, t utte le altre categorie "che non vivano di salario e mercede giornaliera'' . Tra alterne vicende, che comportarono tra l'altro le dimissioni del Romano, l'opera di riorganizzazione terminò con il decreto del 18 aprile 1861 tramite il quale Silvio Spaventa, segretario generale del dicastero degli interni e della polizia, soppresse il "Comando Generale della Guardia Nazionale delle Provincie Meridionali" creato da Garibaldi e i comandi provinciali e distrettuali, limitando alla sola Napoli il comando della Guardia Nazionale della città e provincia omonime; con un decreto successivo datato 25 aprile 1861 infine diramò precise istruzioni ai governatori richiamando la stretta osservanza delle leggi sarde del 1848 e del 1859, affermando che non sarebbero più state tollerate deroghe di carattere locale. Nonostante ciò la legge non raggiunse gli scopi previsti dati i numerosi provvedimenti spesso contrastanti tra loro, le disparità nei criteri di arruolamento, le diversità di ordinamento e il fatto che in alcune località vi era un gran numero di ufficiali con pochi gregari o viceversa; a tutto ciò si aggiunse l'errore di considerare adatte leggi nate negli stati sardi dove forze armate e Guardia Nazionale avevano profonde radici nel tessuto sociale. A tutto ciò si aggiunsero altri fattori destabilizzanti come l'infilt razione di elementi fi lo borbonici che continuò nonostante tutte le azioni di "pulizia" effettuate e l'articolo di legge che impediva ai reparti di uscire dal territorio comunale che, già limitativo al centro-nord, al sud era una vera e propria idiozia data l'estrema mobilità delle bande di briganti, padrone assolute di territori grandi spesso come intere provincie. Gli ultimi atti organizzativi riguardanti la struttura della Guardia Nazionale furono quelli del1' agosto 1866 e dell'inverno 1870 che estesero la legislazione vigente alle provincie venete e alla città e provincia di Roma. Per quanto riguarda il Veneto gli unici dati disponibili riguardano Venezia, ove si costituirono 4 legioni di 4 battaglioni, ciascuno di 4 compagnie, e Verona dove venne creata I legione di 2 battaglioni, ognuno di 5 compagnie. Anche a Roma come a Napoli, l'istituto della Guardia Nazionale pur sotto nomi diversi godeva di solide tradizioni le cui origini risalivano alla Guardia Civica pontificia e, in parte, alla Milizia Urbana Capitolina. La Guardia Civica, costituita da "nobili, possidenti, negozianti, capi di arti anche liberali, capi di mestiere e di bottega", di età compresa tra i 16 ed i 50 anni, era stata istituita ex novo da Pio VI nel 1796 per rimpiazzare le truppe di linea stanziali inviate ai confini dello stato ad affrontare i francesi; col passare degli anni, aveva assunto sempre maggior importanza fino a contare, nel 1830 su 2 reggimenti di fanteria ognuno con un battaglione di granatieri ed uno di volteggiatori entrambi di 6 compagnie, e su uno squadrone di ussari . 37


Nel 1847 l'istituto della Guardia Civica venne esteso a tutte le altre provincie dello Stato Pontificio, tanto che alcuni reparti come la 1 a, la 2a e la 3a legione di Roma e la 4a legione bolognese inquadrati nella Divisione Ferrari presero parte con successo alla campagna dell'alta Italia nel 1848, per essere poi soppressi alla restaurazione del potere temporale. La Milizia Urbana Capitolina aveva tradizioni secolari che risalivano al pontificato di Gregorio XIII il quale costituì il 23 giugno 1580 un reparto di 300 cittadini romani da adibire alla sorveglianza dell'ordine pubblico, chiamati "Comites Stabilis". Gli ufficiali della compagnia erano detti per l'elmo dorato che indossavano, "Capo Tauri" termine derivato dal latino "Caput Aurei", che col passare del tempo divenne "Capitori" o "Capotori''. Il reparto cambiò spesso nome assumendo 4uello di "Milizia Urbana del Magistrato Romano", di "Milizia Urbana", di "Milizia Capitolina del Popolo Romano" e di "Guardie del Popolo Romano", ma per i cittadini dell'Urbe rimase sempre e comunque la "Compagnia dei Capotori"; nel 1852 contribuì insieme con la compagnia scelta della Guardia Civica, alla formazione della "Guardia Palatina". Su queste basi venne istituita nel febbraio 1871 la Guardia Nazionale forte di 9 .600 militi ordinari suddivisi in 4 legioni di 4 battaglioni, ognuno con 6 compagnie, ed in 1 squadrone di cavalleria; i militi venivano assegnati ai reparti in base alle strade in cui abitavano, secondo la vecchia usanza della Guardia Civica. Così la 1a legione comprendeva tre battaglioni del Rione Monti (1 °, 2° e 3°) ed uno del Rione Trevi, la 2a Legione un battaglione per ciascuno dei Rioni Colonna, Campo Marzio, Ponte e Parione, la 3a uno per ciascuno dei Rioni Regola, S. Eustachio, Pigna e Campitelli, la 4a infine uno per ciascuno dei rimanenti, ossia S. Angelo, Ripa, Trastevere e Borgo 1• Lo squadrone di cavalleria era costituito da 1 capitano, da 2 tenenti, da 2 sottotenenti, da 1 sergente furiere, da 4 sergenti, da 1 caporale furiere, da 8 caporali, da 1 caporale trombettiere, da 3 trombettieri e da 100 militi tutti volontari residenti sull'intero territorio cittadino, che avessero almeno 40 anni, una statura non inferiore al metro e 65 centimetri e che si impegnassero a prestare servizio per almeno due anni.

1 11 comandante generale della G.N. di Roma era il principe don Emanuele Ruspali; i comandanti delle legioni erano rispettivamente don Angelo Tittoni, il principe don Ignazio Boncompagni, il duca Francesco Sforza Cesarini ed il conte Giacomo Lovatelli.

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Capitolo II

La Guardia Nazionale Mobile

La prima modifica apportata al testo del 1859 in mat eria di corpi distaccati fu la legge del 19 maggio 1861 che, in un unico articolo, stabiliva il protrarsi del servizio di guerra da 40 giorni a tre mesi, con la solita eccezione dei reparti di stanza in localit à assediate per i quali la durata del servizio rimase inalterata. A questo provvedimento seguì quello del 4 agosto 1861, la "Legge per il riordinamento e l'armamento della Guardia Nazionale mobile" che sancì tra l'altro, la sostituzione del termine "Corpi Distaccati" con quello appunto di "Guardia Nazionale mobile" . La nuova struttura prevedeva le formazioni di ruoli e dei quadri per 220 battaglioni mobili con un totale di circa 650.000 uomini, ripartiti in tutte le provincie del regno proporzionalmente al numero degli iscritti alla matricola, tenendo conto ovviamente del contingente da fornire all'esercito e di altre realtà locali. Gli uomini destinati a formare i nuovi battaglioni mobili dovevano essere iscritti ai ruoli ordinari e di riserva, avere un'età non superiore ai 35 anni, statura non inferiore al metro e 50 centimetri e godere di una sana e robusta costituzione fisica. Potevano essere ammessi i volontari iscritti o no a ruoli, purchè di età compresa tra i 18 e i 40 anni e disposti ad arruolarsi per almeno due anni; per tutto ciò che riguardava le esclusioni, le esenzioni e le surrogazioni la nuova legge rimandava alle regole in vigore nell'esercito regio. I battaglioni mobili così formati dipendevano ora dal ministero della guerra e potevano essere chiamati sotto le armi ogni qua] volta fosse necessario con appositi decreti reali; i comandanti delle divisioni territoriali potevano tuttavia, su richiesta dei comandi provinciali, mobilitare in tutto o in parte i reparti alle loro dipendenze per un periodo massimo di 20 giorni. Il periodo di mobilitazione generale non poteva superare i tre mesi nell'arco dell'anno ad eccezione di campagne combattute entro i confini del regno, nel qual caso il servizio veniva prolungato a tempo indeterminato 1• Gli ufficiali, tutti di nomina regia, venivano selezionati tra i cittadini ritenuti idonei, fra quelli della Guardia Nazionale o dell'esercito oppure fra quelli it1 ritiro o in disponibilità; i caporali ed i sottufficiali venivano nominati dai rispettivi comandanti di battaglione. I primi effetti del nuovo ordinamento si ebbero tra il 20 ed il 25 settembre 1861 quando vennero mobilitati gli 8 battaglioni di Cagliari, di Sassari, di Chiavari, di Tortona, di Breno, di Casalmaggiore, di Cesena e di Ravenna, tutti costituiti dallo stato maggiore e da 4 compagnie, con l'organico seguente: -

Stato Maggiore: 1 maggiore comandante, 1 tenente aiutante maggiore in 2\ 1 medico di battaglione, 1 sergente portabandiera;

1 L'organizzazione della G .N. mobile presentava analogie con le milizie statali presenti all'epoca negli Stati Uniti; anche questi reparti infatti potevano essere impiegati, su richiesta del governo federale, per non più di t re mesi e solo nei casi di calamità pubblica, di invasione e di congiure.

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-

compagnia : 1 capitano, 1 tenente, 2 sottotenenti, 1 furiere, 6 sergenti , 1 caporale furiere, 10 caporali, 2 tamburini, 101 militi .

I battaglioni di Tortona, di Breno, di Casalmaggiore, di Cesena e di Ravenna partirono il 3 ottobre per le Marche, seguiti il IOdagli altri tre destinati all'Umbria; poco tempo dopo la partenza dei reparti giunse l'ordine di riunirli in due legioni, assegnando alla 1a quelli di Breno, di Tortona, di Casalmaggiore, di Cesena e di Ravenna ed alla 2 a gli altri tre. Le due legioni ebbero uno stato maggiore composto da 1 colonnello, da 1 capitano aiutante maggiore in 1a, da 1 medico di reggimento, da 1 capitano d'armamento, da 1 tenente ufficiale d 'amministrazione e da 1 caporale tamburino . Questi battaglioni mobili rimasero in servizio fino al dicembre del 1861 quando furono richiamati e sostituiti da altri 8 costituiti appositamente, ovvero Castiglione dello Stiviere, Lucca, Lugo, Oristano, Clusone, Rimini, Savona e Susa, tutti con lo stesso organico dei precedenti; i movimenti e le destinazioni di queste unità furono i seguenti: -

-

-

i battaglioni Susa, Castiglione dello Stiviere e Rimini partirono il 1° gennaio 1862 con destinazione rispettiva Fermo, Senigallia e lesi, per rilevare quelli di Tortona, Ravenna e Casalmaggiore; il battaglione Lucca partì il 2 gennaio con destinazione Camerino p er rilevare il battaglione di Cesena; il battaglione Savona partì il 7 gennaio per Cagli e Fossombrone ove era di stanza il battaglione di Breno; il battaglione Clusone partì 1'8 gennaio per Foligno dove rilevò quello di Chiavari; il battaglione Oristano partì il 12 gennaio per Perugia ove sostituì quello di Cagliari; il battaglione Lugo , infine, partì il 13 gennaio per Orvieto ove diede il cambio a quello di Sassari.

Terminata la campagna delle Marche e dell 'Umbria e completata l'unificazione nazionale con l' annessione delle provincie meridionali, il governo proseguì nell'organizzazione dei reparti mobili pubblicando , in data 31 luglio 1862, il "Regio Decreto che approva il regolamento per l' esecuzione della Legge 4 agosto 1861 sulla Guardia Nazionale mobile", che oltre a ribadire le norme fissate dalla legge, forniva il quadro numerico della forza mobilitabile per età in ogni circondario del regno. Nelle regioni centrali della penisola la situazione si era andata via via stabilizzando così da consentire lo scioglimento dei reparti mobili, men tre nel mezzogiorno, dove era agli inizi la lotta al brigantaggio che si protrarrà per un decennio, si rese necessario l'impiego di contingenti sempre più numerosi dell'esercito affiancati da altrettanti reparti di Guardia Nazionale, sia ordinaria da adibire a servizi presidiari, sia mobile da impiegare in campagne più o meno brevi. Il primo provvedimento organico riguardante i reparti mobili fu quello del 25 dicembre 1860 che prevedeva sulla base della legge del 1859, la costituzione di numerosi battaglioni ognuno con lo stato maggiore e 4 compagnie con una forza non minore di 75 e non maggiore di 125 uomini; questo progetto rimase sulla carta dato che fu possibile organizzare solo delle singole compagnie il cui numero variò da µru vim:ia a provincia. La nuova struttura attuata nel gennaio 1861 fu la seguente: 1 . Provincia di Napoli

Distretto di Napoli ed Isole: 5 compagnie delle quali la I a (4 u fficiali e 71 uomini) e la 2 3 (4 ufficiali e 43 uomini) distaccate a Ponza ed a Vcntotene, la 3 a ( 4 ufficiali e 71 uomini) a Procida, la 4 a (3 ufficiali e 71 uomini) ad l.schia e la 5 a ( 4 ufficiali e 52 uomini) a Napoli; Distretto di Casoria: 2 compagnie;

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Distretto di Pozzuoli: 5 compagnie delle quali la I a con 5 ufficiali e 74 uomini, la 2 a con 4 ufficiali ed 80 uomini, la 3a con 4 ufficiali e 95 uomini, la 4a con 4 ufficiali e 84 uomini, la 5a con 4 ufficiali ed 87 uomini; Distretto di Castellamare: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 34 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 46 uomini. 2. Provincia di Terra di Lavoro

Distretto di Caserta: 4 compagnie; Distretto di Nola: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 134 uomini, la 2a con 3 ufficiali e 127 uomini;

Distretto di Gaeta: 2 compagnie; Distretto di Sara: 3 compagnie, la

la con 4 ufficiali e 81 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 48 uomini, la 3 a con 4 ufficiali ed 80 uomini; Distretto di Piedimonte: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali ed 80 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 41 uomini.

3. Provincia di Principato Citeriore

Distretto di Salerno: 4 compagnie per un totale di 15 ufficiali e 382 uomini; Distretto di Sala: 3 compagnie per un totale di 12 ufficiali e 252 uomini; Distretto di Campagna: 2 compagnie, la I" con 4 ufficiali e 88 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 69 uomini;

Distretto di Vallo: 3 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 86 uomini, la 2 con 3 ufficiali e 108 3

3

uomini, la 3 con 4 ufficiali e 104 uomini.

4. Provincia di Principato Ulteriore

Distretto di A ve/lino: 3 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 68 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 60 uomini, la 3 3 con 4 ufficiali ed 95 uomini; Distretto di Ariano: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 79 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 67 uomini; Distretto di S. Angelo dei Lombardi: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 68 uomini, la 2 3 con 4 ufficiali e 62 uomini. 5. Provincia di Benevento

Distretto di Benevento: 3 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 67 uomini , la 2 a con 4 ufficiali e 72 uomini, la 3 a con 4 ufficiali ed 74 uomini; Distretto di Cerreto: l compagnia con 4 ufficiali e 69 uomini. 6. Provincia di Capitanata

Distretto di Foggia: 1 compagnia con 4 ufficiali e 40 uomini; Distretto di Bovino: 1 compagnia con 4 ufficiali e 95 uomini. 7. Provincia di Basilicata

Distretto di Potenza: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 85 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 72 uomini;

Distretto di Melfi: 3 compagnie, la 1" con 4 ufficiali e 73 uomini, la 2a con 4 ufficiali e 57 uomini, la 3 a con 4 ufficiali ed 69 uomini; Distretto di Lagonegro: 1 compagnia con 4 ufficiali e 45 uomini. 41


8. Provincia di Terra di Bari

Distretto di Bari: 1 compagnia con 4 ufficiali e I 00 uomini; Distretto di Bar/ella: l compagnia con 4 ufficiali e 90 uomini; Distretto dĂŹ Altamura: 3 compagnie, la I a con 4 ufficiali e 49 uomini, la 2a con 3 ufficiali e 29 uomini, la 3 3 con 4 ufficiali e 9 uomini. (sic.).

9. Provincia di Molise

Distretto di Campobasso: 3 compagnie, la I a con 4 ufficiali e 55 uomini, la 2a con 3 ufficiali e 57 uomini, la 3a con 4 ufficia li ed 62 uomini; DistrPtto di Isernia: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 40 uomini, la 2" con 4 ufficiali e 38 uomini. 10. Provincia di Terra d'Otranto

Distretto di Lecce: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 50 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 49 uomini; Distretto di Taranto: 1 compagnia con 3 ufficiali c 136 uomini; Distretto di Gallipoli: 1 compagnia con 3 ufficiali e l 11 uomini; Distretto di Brindisi: 2 compagnie, la 1 a con 4 ufficiali e 68 uomini, la 2 a con 4 ufficiali e 51 uomini.

11. Provincia di Calabria Citeriore

Distretto di Cosenza: 4 compagnie; Distretto di Castrovillari: 2 compagnie; Distretto di Paola: 1 compagnia. 12. Provincia di Calabria Ulteriore 1 a

Distretto di Reggio: 3 compagnie con un totale di 12 ufficiali e 310 uomini; Distretto di Gerace: 1 compagnia; Distretto di Palmi: 2 compagnie. 13. Provincia di Provincia di Calabria Ulteriore 2 8

Distretto Distretto Distretto Distretto

di di di di

Catanzaro: 5 compagnie; Monte/eone: 2 compagnie; Nicastro: 2 compagnie; Crotone: l compagnia.

14. Provincia di Abruzzo Citeriore

Distretto di Chieti: 2 compagnie, la 1a di 4 ufficiali e 98 uomini, la 2a di 4 ufficiali e 105 uomini; Distretto di Lanciano: 2 compagnie, la I" di 4 ufficiaU e 78 uomini, la 2a di 4 ufficiali e 88 uomini; Distretto di Penne: 2 compagnie, la I a di 3 ufficiali e 90 uomini, la 2 a di 2 ufficiali e 115 uomini. 15. Provincia di Abruzzo Ulteriore l 3

Distretto di Teramo: 2 compagnie, la 1a di 4 ufficiali e 98 uomini, la 2a di 4 ufficiali e 108 uomini; Distretto di Vasto: 2 compagnie, la l a di 3 ufficiali e 90 uomini, la 2a di 4 ufficiali e 90 uomini; Distretto dell'Aquila: 5 compagnie, la 1 a di 4 ufficiali e 96 uomini, la 2 a di 5 ufficiali e 98 uomini, la 3a di 3 ufficiali e 113 uomini, la 4a di 4 ufficiali e 66 uomini, la 5a di 3 ufficiali e 96 uomini;

42


Distretto 43 uomini; Distretto uomini, la 3 a Distretto

di Cittaducale: 2 compagnie, la la di 3 ufficiali e 43 uomini, la 2 a di 4 ufficiali e di Sulmona: 3 compagnie, la 1 a di 3 ufficiali e 91 uomini, la di 4 ufficiali ed 85 uomini; di Avezzano: 2 compagnie.

2a

di 2 ufficiali e 31

Questa struttura già drasticamente ridotta rispetto al progetto del 1861, subÏ un ulteriore rimaneggiamento nel maggio 1862 per il congedamento di gran parte degli effettivi; il nuovo quadro della Guardia Nazionale meridionale risultò quindi il seguente: 1. Provincia di Napoli

Distretto di Napoli e Isole: 2 compagnie; Distretto di Casoria: nessuna compagnia; Distretto di Pozzuoli: 2 compagnie; Distretto di Castel/amare: 1 compagnia poi aggregata al 2° reggimento della Brigata Granatieri di Sardegna. 2. Provincia di Terra di Lavoro

Distretto Distretto Distretto Distretto Distretto

di di di di di

Caserta: 2 compagnie; Nola: 2 compagnie; Gaeta: 1 compagnia; Sora: 1 compagnia; Piedimonte: 1 compagnia.

3. Provincia di Principato Citeriore

Distretto Distretto Distretto Distretto

di di di di

Salerno: 2 compagnie; Sala: 2 compagnie; Campagna: 1 compagnia; Vallo: 3 compagnie.

4. Provincia di Principato Ulteriore

Distretto di A vellino: 3 compagnie; Distretto di Ariano: 1 compagnia, sciolta il 29 maggio 1862 "in seguito alla vergognosa condotta tenuta"; Distretto di S. Angelo dei Lombardi: l compagnia. S. Provincia di Benevento

Distretto di Benevento: 1 compagnia; Distretto di Cerreto: nessuna compagnia; Distretto di S. Bartolomeo: mezza compagnia. 6. Provincia di Capitanata

Distretto di Foggia: I compagnia; Distretto di Bovino: nessuna compagnia. 43


7. Provincia di Basilicata

Distretto Distretto Distretto Distretto

di Potenza: 1 compagnia; di Matera: I compagnia; di Melfi: nessuna compagnia; di Lagonegro: 1 compagnia .

8. Provincia di Terra di Bari

Distretto di Bari: I compagnia; Distretto di Barletta: nessuna compagnia; Distr~tfu di Altamura: nessuna compagnia. 9. Provincia di Molise

Distretto di Campobasso: nessuna compagnia; Distretto di Isernia: I compagnia. 10. Provincia di Terra d'Otranto

Distretto Distretto Distretto Distretto

di di di di

Lecce: 2 compagnie; Taranto: nessuna compagnia; Gallipoli: nessuna compagnia; Brindisi: nessuna compagnia.

11. Provincia di Calabria Citeriore

Distretto Distretto Distretto Distretto

di di di di

Cosenza: 2 compagnie; Castrovillari: 2 compagnie; Rossano: 1 compagnia; Paola: I compagnia.

12. Provincia di Calabria Ulteriore 1 a

Distretto di Reggio: 3 compagnie; Distretto di Gerace: 1 compagnia; Distretto di Palmi: I compagnia . 13. P rovincia di Provincia di Calabria Ulteriore 2a

Distretto Distretto Distretto Distretto

di Catanzaro: 4 compagnie; di Monte/eone: l compagnia; di Nicastro: 2 compagnie; di Crotone: l compagnia.

14. Provincia di Abruzzo Citeriore

Distretto Distretto Distretto Distretto Distretto 44

di di di di di

Chieti: 1 compagnia; Lanciano: I compagnia; Vasto: l compagnia; Teramo: I compagnia; Penne: l compagnia.


15. Provincia di Abruzzo Ulteriore 2a

Distretto Distretto Distretto Distretto

dell'Aquila: 3 compagnie; di Cittaducale: nessuna compagnia; di Sulmona: nessuna compagnia; di Avezzano: 2 compagnie.

Gran parte di queste unità vennero aggregate a reparti dell'esercito:

-

le compagnie dei Distretti di Napoli, di Ariano e di S . Angelo dei Lombardi vennero aggregate al 6° reggimento di fanteria; le compagnie dei Distretti di Campobasso, di Larino e di Isernia vennero aggregate al 36° reggimento di fanteria; le compagnie dei Distretti di Salerno, di Sala, di Vallo e di Lagonegro vennero aggregate al 61 ° reggimento di fanteria; le compagnie dei Distretti di Potenza e di Melfi vennero aggregate al 62° reggimento di fanteria; la compagnia del Distretto di Casoria venne aggregata al 1° reggimento granatieri; le compagnie dei Distretti di Pozzuoli e di Campagna vennero aggregate al 12° reggimento di fanteria; la compagnia del Distretto di Castellamare venne aggregata al 7° reggimento di fanteria; le compagnie del Distretto di Caserta vennero aggregate al 2° reggimento di fanteria; le compagnie dei Distretti di Sora e di Avezzano vennero aggregate al 44° reggimento di fanteria; la compagnia del Distretto di Gaeta venne aggregata al 43 ° reggimento di fanteria; la compagnia del Distretto di Piedimonte venne aggregata al 1° reggimento di fanteria; le compagnie dei Distretti di Benevento e di Cerreto vennero aggregate al 3° battaglione del 12° reggimento di fanteria; la compagnia del Distretto di Matera venne aggregata al 14° reggimento di fanteria; le compagnie dei Distretti di Foggia, di Bovino e di S. Severo vennero aggregate al 1° battaglione del 49° reggimento di fanteria; le compagnie dei Distretti di Bari e di Barletta vennero aggregate al 50° reggimento fanteria; le compagnie dei Distretti di Lecce, di Taranto, di Gallipoli e di Brindisi vennero aggregate al 30° reggimento fanteria; le compagnie dei Distretti di Cosenza, di Castrovillari e di Paola vennero aggregate al 18° reggimento fanteria; le compagnie dei Distretti di Reggio, di Gerace e di Palmi vennero aggregate al 29° reggimento fanteria; le compagnie dei Distretti di Catanzaro e di Monteleone vennero aggregate al 17° reggimento fanteria; le compagnie dei Distretti di Chieti, di Lanciano e di Vasto vennero aggregate al 42° reggimento fanteria; le compagnie dei Distretti di Terano e Penne vennero aggregate al 41 ° reggimento fanteria; le compagnie dei Distretti dell'Aquila, di Sulmona e di Cittaducale vennero aggregate al 35° reggimento fanteria; la compagnia del Distretto di Nola venne aggregata al 3 ° battaglione bersaglieri; le compagnie del Distretto di Avellino vennero aggregate al 17° battaglione bersaglieri.

Oltre ai reparti mobili di fanteria il ministero ordinò la costituzione di uno speciale corpo di cavalleria su 2 squadroni (R.D. del 15 marzo 1863) denominato ufficialmente "Guardia Nazionale

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Colonnello comandante la Guardia Nazionale a cava!lo di Bologna, in gran tenuta. (Archivio Fotografico Ufj1cio Storico S.M.E. - Roma).

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Milite di una compagnia Bersaglieri delta Guardia Nazionale in tenuta ordinaria mod. 1862. (Co!!ezione privata - Napoli).

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Milite di una compagnia Bersaglieri della Guardia Nazionale in cappotto. (Collezione privata - Napoli).

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mobile a cavallo", e passato alla storia come "Cavalleria Mennuni" dal nome del comandante, il possidente potentino cavalier Davide Mennuni. Il reparto, riunitosi per la prima volta il 20 giugno, era costituito da 160 uomini tutti montati a proprie spese, ai quali lo stato fornì l'uniforme, l'equipaggiamento e l'armamento; ogni squadrone contava su tre ufficiali ovvero I capitano, 1 tenente ed I sottotenente 1• La piccola unità si rivelò efficace nella lotta alle bande che infestavano la Basilicata alle quali inflisse pesanti perdite, tanto che ne venne richiesto insistentemente il potenziamento; il governo invece decise la progressiva riduzione del già esiguo organico (20 luglio 1864) senza dare spiegazioni, costringendo il Mennuni a chiedere il congedo per motivi di salute 2 • L'ottima riuscita di questo corpo fece sì che si costituissero altri reparti a cavallo con uomini che conoscessero perfettamente il teatro delle operazioni, le cosiddette "Squadriglie volanti antibrigantaggio". Le squadriglie dovevano stazionare nei centri abitati o nelle loro immediate vicinanze con i cavalli sellati in modo da intervenire al suono delle campane o su richiesta dei comandanti di reparto dell'esercito . Le prime unità vennero costituite tra la metà di aprile e la fine di luglio del 1863 in diverse località del circondario di Potenza, a Celico, a Rogliano, a Rota, a S. Giovanni in Fiore, a Rossano, a Longobucco, a Castrovillari e ad Acri, tutte composte in media di 20 uomini al com;rndo di un sergente, con l'eccezione delle squadriglie di Rota e di Acri che ebbero rispettivamente 42 e 44 effettivi. L'esperienza cosentina proseguì a Catanzaro dove il 2 ottobre vennero attivate 2 squadriglie, la I a costituita da I capo (capitano), da 2 sottocapi (sottotenenti), da 3 sergenti, da 6 caporali e da 21 militi, la 2a da un capo, da 2 sottocapi, da 2 sergenti, da 4 caporali e da 33 militi . Altre squadriglie vennero in seguito costituite a Bari, a Benevento in Capitanata ed a Lecce, tutte aggregate ad altrettante stazioni dei RR. Carabinieri; la ripartizione fu la seguente: 1. Circondario di Lecce

Squadriglia di Lecce (costit uita il I ottobre): 1 sergente e 10 militi aggregati a Copertino; 3 squadriglie di Brindisi (costituite il 25 ottobre): la 1" con 1 sergente e 19 militi aggregati ad Oria, la 2 a e la 3 a con 1 sergente e 14 militi ciascuna, aggregata rispettivamente ad Ostuni e Ceglie; 5 squadriglie di Taranto (costituite la P il 1° ottobre, la 2 a , la 3 a e la 4 a il 27 ottobre e la 5a il 9 novembre): tutte con 1 sergente e 14 militi, aggregate rispettivamente a Taranto, a Castellaneta, a Ginosa, a Grottaglie ed a Martina; Squadriglia di Gallipoli (costituita il 1° ottobre): con 1 sergente e 9 militi, aggregata a Nardò. O

2. Circondario di Bari

2 squadriglie di A ltamura: la 1a con 20 militi a piedi, la 2a con I sergente e 14 militi a cavallo; 2 squadriglie di Barletta: entrambe con 15 militi a cavallo; I squadriglia di Bari: 20 uomini a piedi. Tutte le squadriglie vennero costituite tra I' 11 novembre e l' 11 dicembre 1863. 3. Circondario di Benevento

Squadriglia di Vitulano: 35 militi a cavallo; Squadriglia di Rocco: 30 militi a cavallo; 1 Gli ufficiali erano i capitani cav. Davide Mennuni e cav. Francesco Pisanti, i tenenti Michelangelo Mennuni e Giuseppe Kelemeny, i sottotenenti Zaverio Santomanzo e Luigi Locuratolo. 2 Questo fu il motivo ufficiale, ma sembra che sotto vi fosse una storia di appropriazioni indebite; la vera motivazione dello scioglimento era nel Dispaccio n° 1370 del 2 aprile 1864 inviato dal Comando Truppe Mobilizz.ate al Comando Generale della Divisione Militare di Salerno, che purtroppo manca tra i documenti dell'Ufficio Storico SME.

49


Squadriglia di S. Agata dei Goti: 30 militi a cavallo; Squadriglia di Pontelandoljo: 16 militi a cavallo. Tutte le squadriglie vennero costituite il 2 dicembre 1863. 4. Provincia di Capitanata

5 squadriglie di Sansevero: le prime tre a cavallo, ciascuna con 30 militi, le altre 2 a piedi, ciascuna con 20 militi; Squadriglia di Foggia: 21 militi a piedi. Questi reparti diedero generalmente buona prova risultando affidabiJi, disciplinati e combattivi, con la sola eccezione delle squadriglie di Castrovillari ed Acri sciolte poco dopo la loro costituzione, "per cattivo servizio", e della 5a di Taranto, soppressa "per vigliacca condotta". Per uniformare la diversa organizzazione dei battaglioni mobili del centro-nord con quella dei reparti meridionali, il ministero pubblicò 1'8 febbraio 1863 (Atto N° 1150) la composizione dettagliata dei 220 battaglioni mobili la cui organizzazione era stata prevista dalla legge del 4 agosto 1861. La nuova struttura è evidenziata nelle seguenti tabelle:

Quadro per ordine numerico di Battaglioni di Guardia Nazionale mobile di tutto lo Stato secondo la Legge 4 agosto 1861 NUMERO

CIRCONDARIO

NUMERO

CIRCONDARIO

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1 2 3 4 5 6 7

Torino Id. Id. Id. Pinerolo Saluzzo T orino ......... .... ..... 2/8 Pinerolo ..... ........... 2/8 Sai uzzo ................. 4/8 Susa ................. .. .. 6/ 8 Aosta ..... .............. 2/8 Ivrea Ivrea ·•·•··· ············· 4/ 8 Aosta ................... 4/8 Biella Cuneo Mondovì Cuneo ..... ....... ...... 5/8 Mondovì .... .... .. .. ... 3/8 Alba Asti Alba .............. ...... 1/& Asti ···················•· 3/8 Acqui .... ......... .. .... 4/8 Alessandria Acqui ................ . ,. 2/8 Alessandria ... .... ..... 2/8 Tortona . . . . . . . . . . . . . . . . 4/8 Casale Vercelli

22

Novara Biella ········"··"····· 1/8 Vercelli ...... . .. .... .... 2/8 Casale ............ ...... 2/8 Novara ··········•··· ··· 3/8 Valsesia ····· ·· ········· 2/8 Ossola ·················· 2/8 Pallanza .... ......... ... 4/8 Lomellina Voghera Novi ···················· 518 Bobbio ··············· ·· 3/8 Novara ·•········· ...... 3/ 8 Lomellina ....... ....... 2/8 Abbiategrasso ·· ······ 3/8 Milano Id. Id . Abbiategrasso ········ 4/ 8 Milano ················· 2/8 Pavia ··· ······ ·· ······· · 2/8 P avia Gallarate Varese Como Id. Lecco Monza Varese ········ --·· " ·· ·· 1/8 Gallarate .. .... . .... .... 1/8

40

Monza ..... .. ..... .. .. . . 3/8 Treviglio ··············· 3/8 Lodi Lodi ·········· ·-- ·· ······ 4/8 Treviglio ··············· 4/ 8 Bergamo Clusone ......... ....... 4/8 Breno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4/ 8 Sondrio Bergamo .. ............. 7/8 Chiari ................... 1/8 Crema .... .............. 5/8 Chiari ... . ............... 3/8 Crema ··· ·······--···--· 1/ 8 Verolanuova .......... 4/8 Cremona ............... 3/8 Cremona Cremona .. ............. 1/8 Casalmaggiore ...... .. 7 /8 Brescia Castiglione .... ........ 6/8 Brescia ················· 2/ 8 Salò .................. ... 4/8 Brescia ....... .... ...... 3/8 Chiari ..... .. ............ 1/8 Genova Id. Genova ············ .. , , . 5/8 Savona ................. 3/ 8 Savona ................. 3/8

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50

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Segue

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57

Albenga ... . ............ 4/8 Porto J\.Iaurizio .. .... 1/8 Porto Maurizio .. .... 3/8 San Remo ............. 5/8 Chiavari Genova ... .... . .. ....... 2/8 levante . . .... .. .. ...... .. 6/8 Massa e Carrara Castel nuovo di Garfagnana .......... 4/8 Pistoia .................. 2/8 Viareggio .. ...... .... .. 2/8 Pistoia Lucca Id. Id. Firenze Id. Id. Id. Id. Rocca S. Casciano .. 4/8 Firenze ................. 4/ 8 Pisa Id. San Miniato Livorno Pisa ........... ..... .. .. . 1/8 San !Vliniato ..... .... . 2/8 Volterra .. . .. .. .... .... . 5/8 Pisa ..................... 1/8 Livorno .. . . .. .. .. .. .. .. 1/8 Portoferraio ...... .... 2/8 Lanusei ................. 4/8 Siena Arezzo Arezzo Arezzo .. ..... .. .... .... . 6/8 Montepulciano . ...... 2/8 Montepulciano ....... 4/ 8 Siena .... .... ............ 4/8 Grosseto ...... ... .... .. 7/8 Orbetello ............. .. 1/8 Perugia Perugia ................. 4/8 Foligno . .... ......... ... 1/ 8 Camerino ... ... .. .... .. 3/8 Foligno ............ .. .. . 2/8 Spoleto ...... ........... 4/8 Orvieto ..... ............ 2/8 Rieti .. ..... .... ...... .... 4/8 Terni ..... .. ...... ....... 4/8 Piacenza Fiorenzuola Borgo S. Do nni no Parma Piacenza ... .. ..... ..... 6/ 8

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63 64 65 66 67

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122 123 124 125 126 )) ))

Parma .. ....... .. .... ... 2/ 8 Parma .. .... ... , . .. ..... 4/8 Guastalla ........... ... 4/8 Guastalla ... .... ....... 2/8 lvlirandola ........ ..... 6/8 Parma ........... .. ..... 1/8 Borgotaro .... ......... 4/ 8 Pontremoli ............ 3/8 Reggio Id. Reggio .... .... . .. ....... 1/8 Pavullo ................. 7/8 Modena Modena . .. .. .. .. .. .... . 6/ 8 Mirandola . . . . . . .. .. . . . 1/8 Cellio ........... .. .... .. 1/8 Cento . .............. .. .. 2/8 Ferrara .......... ....... 6/ 8 Ferra Comacchio .... ........ 3/8 L ugo .... .. .......... . .. . 5/8 Ravenna Bologna Id. ld. Bologna ...... ....... ... 6/8 Imola ................... 2/8 Im ola .... ........... .. .. 4/8 Vergato ... .. .. . ... . .. .. 4/8 L ugo .... ................ 1/8 Faenza ........ .......... 7/8 Forli . .. . ... . .. .. ...... .. 7/ 8 Pesaro ........ .......... 1/8 Cesena Rimini Pesaro .. .. ......... ..... 2/8 Urbino ..... ...... ...... 6/8 Pesaro ......... ......... 3/8 Ancona ....... ... .... ... 5/8 A ncona Ancona .. .. .. ........ .. . 2/8 Macerata .. ...... .. .. ... 3/8 Fermo .............. .... 3/ 8 Macerata Fermo .............. .... 4/8 Ascoli ................... 4/8 Ascoli .. ........... ...... 1/ 8 Teramo ...... .... .... . .. 4/ 8 Penne .............. ..... 1/8 Chieti .. .... ..... .... .... 2/8 Teramo Penne Chieti Acquila Cittaducale . . . . . . .. . . . . 5 /8 Acquila ............. .... 2/8 Salmona . . . .. .. . . .. . . .. 1/8

127 128 ))

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129 130

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132 133 134

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156 157 158 159 160 161 ))

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Lanciano Lanciano .. .... ......... Vasto .. ..... ..... ....... Salmona ........ ....... Vasto Avezzano Larino Campobasso San Severo Foggia Larino .................. San Severo ..... . .. .... Foggia ..... ....... .. .... Bovino ............ ..... Barletta ................ Barletta Id. Bari Id. Id. Altamura Brindisi Lecce Lecce ................... Gallipoli .... .. ... .... .. Taranto ................ Gall ipoli Taranto Sora Isernia Salmona ... ... ....... .. Campobasso ...... .... Isèrnia .... .. ............ Sora ............. ........ Isernia ................. . Cerreto .... ............. Piedimonti .... ........ S. Bartolomeo in Galdo ................. Benevento . . .. ... .. .. . . Caserta .. . .. . .. .. . .. . . .. Gaeta Gaeta ....... ............ Piedimonte ........ .... Ariano Benevento Caserta Id. Casoria Casoria .. .......... ..... Napoli ... . .... .......... Napoli .... .... .. . .. ..... Pozzuoli ... ... .. . .. .... Napoli Id. Id. Id.

2/ 8 2/8 4/8

1/8 4/8 3/ 8 4/8 4/8

3/8 2/8 3/8

2/ 8 4/8 2/8 5/8 3/8 7/ 8

1/8 6/ 8 1/8 1/ 8

4/8 4/8

4/8 4/8 2/8 6/8

51


Segue NUMERO

CIRCONDARIO

N UMERO

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NUMERO

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175 176 177 178 179 180 18 1 182 183 184 )) ))

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185 186 187 188

Id. Nola .. ............. .. ... Castellamare . .. ' . .. .. . Avellino Id. S. Angelo dei Lombardi S. Angelo dei Lombardi ............ Caserta ············· ···· Castel Iamare Castellamare .......... Vallo .................... Salerno Id. Id. Campagna Melfi Sala Vallo Potenza Id. Melfi ..... ...... .... ..... Campagna ........ ..... Potenza ................ Matera ...... ... .. ...... Lagonegro ...... ....... Matera Lagonegro Castrovillari Lagoncgro , ... .........

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7/8 1/8

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189 190 191 192 )) >)

3/8 5/8 6/ 8 2/8

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196 197 198 199 200 ))

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Castrovillari ........... 1/8 Rossano ........... ..... 6/8 Paola Cosenza Id. C astrovillari . .......... 1/8 Paola ........ .. ' ........ 2/8 Cosenza . . . . . . . .. ' . .. .. . 1/ 8 Monteleone . .... ...... 4/8 Nicastro Catanzaro Catanzaro ............ . 3/8 Cotrone . . . .. . . .. . .. . . . 5/8 !vlonteleone Palmi Gerace Reggio Palmi ... ................ 2/8 Gerace .......... ........ 1/ 8 Reggio ... . .. .. .......... 3/8 Acireale ·········· ··-··· 2/8 Messina Messina ················ 1/8 Castroreale ............ 4/8 Acireale . ........... .... 3/ 8 Patii ·· ···· ·· ·· ······· ··· 4/8 Cefalù . . . . .. ' . . . ' . . . . . . . 4/8 M i.st retta ....... ..... ... 2/ 8 Nicosia .. . . . . . . . . . . . . . . . 4/8 Caltan isetta ..... .. .... 2/8 Termini . . .. . . .. ' . . . . . .. 5/ 8

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206 207 208 )) ))

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Corleone . ........ ...... 3/8 Palermo Id. Alcano ····-•··········· 3/8 Trapani . . . . . . . . . . . . . . . . 4/8 Mazzarn ................ 1/8

Mazzara .... ......... .. . Sciacca ................. Bivona ... ......... ...... Girgenti Caltanisetta ........... Piazza . . . . . . . . . . . . .' . . . . Caltagirone . ... ........ Terranova .... . .... .. . . Modica ·· ·· ·· ···•· .. .... Noto .. ....... ......... .. Siracusa ................ Caltagirone ............ Catania Cagliari Cagliari ················ Iglesias ......... .. ...... Oristano Oristano ········· ·• -·-· Alghero ·· ·············· Ozieri ··················· Sassari .................. Tempio .......... ....... Nuoro . ... ... ... ........ Lanusei .......... ...... . Cagliari . ...............

2/8 3/8 3/8 2/8 3/8 3/8 2/8 6/8 3/8 4/8 1/8

3/8 5/8 2/8 3/8

3/8 6/8 2/8 5/8 1/8 2/8

La campagna del 1866 porse l'occasione per verificare l'affidabilità e l'efficienza della struttura creata nel 1863-64; in quella occasione venne progressivamente decretata la mobilitazione di numerosi battaglioni della Guardia Nazionale destinati a rimpiazzare i reparti dell'esercito inviati al fronte, soprattutto al sud dove il brigantaggio era sempre attivo anche se meno virulento che in passato. Tra l' inizio di agosto e la fine di novembre del 1866 vennero messi sul piede di mobilitazione 48 battaglioni, e più precisamente: 7 agosto: 27° battaglione (Bobbio e Navi); 10 agosto: 190° (Cosenza) e 217 ° (Oristano); 18 ag(?Sto: 181 ° (Vallo), 193 ° (Nicastro) e 197° (Palmi); 25 agosto: 165 ° e 166° (Napoli); 27 agosto: 24° (Valsesia, Ossola e Pallanza) e 29° (Milano); 1 settembre: 175° (Salerno) e 194° (Catanzaro); 8 settembre: 74 ° (Pisa) e 124 ° (Chieti); 12 settembre: 57° (Savona, Albenga e Porto Maurizio), 58° (Porto Maurizio e S. Remo), 169° (Avellino), 215° (Cagliari), 218° (Oristano, Alghero ed Ozieri) e 219° (Sassari e Tempio); 52

/


-

19 settembre: 44° (Clusone e Breno), 45 ° (Sondrio) e 182° (Potenza); 23 settembre: 157° (Benevento) e 185° (Matera);

-

26 settembre: 136° (Bovino) ; 3 ottobre: 118 ° (Ancona);

-

5 ottobre: 11 8 ° (Brindisi); 6 ottobre: 122° (Teramo), 123° (Penne), 125° (L'Aquila), 128° (Vasto, Sulmona e Lanciano), 130° (Avezzano), 131° (Larino), 132° (Campobasso), 134° (Foggia), 154° (Gaeta), 199° (Reggio), 139° (Bari I), 144° (Lecce), 148° (Sora), 142° (Altamura), 140° (Bari Il), 147° (Taranto) e 150° (Sulmona, Campobasso ed Isernia); 13 otLobre: 1° e 2" ballagJione Volontari Guardia Nazionale di Belluno e battaglione Volontari Guardia Nazonale di Vicenza; 20 novembre: 217° (Oristano).

-

-

Ad eccezione del 44° e del 45 ° battaglione valtellinesi aggregati al Corpo Volontari Nazionali di Garibaldi, che sostennero magnificamente il battesimo del fuoco contro gli austriaci, tutti gli altri vennero adibiti a compiti p residiari; i battaglioni meridionali continuarono ad appoggiare gli esigui reparti dell'esercito nelle operazioni anti-brigantaggio, comportandosi dignitosamente nonostante il parere degli storici che li considerano soltanto dei comprimari di scarsa utilità . Chiusa la campagna, iniziò a partire dal mese di luglio la progressiva smobilitazione dei reparti chiamati alle armi; la sequenza delle operazioni fu la seguente: -

21 luglio: licenziamento del 163 ° e del 164 ° battaglione;

-

10 agosto: 27 agosto: 28 agosto : 109° e del 29 agosto:

-

-

licenziament o del licenziamento del licenziamento del I 12° battaglione; licenziamento del

190° battaglione; 24 ° e del 29° battaglione ; 1°, dell'83°, del1'86° , dell'87°, dell'88°, del 104°, del 106°, del 204°, del 206° , del 210° e del 214° battaglione;

I settembre: licenziamento del 194° battaglione; 8 settembre: licenziamento del 27°, del 74° e del 124° battaglione; 19 settembre: licenziamento del 44° , del 45° e del 182° battaglione; 22 settembre: licenziamento del 58° e ciel 201 ° battaglione; 23 settembre: licenziamento del 185° e del 157° battaglione; 26 settembre: licenziamento del 136°, ciel 208°, del 212° e del 213 ° battaglione; 3 ottobre: licenziamento ciel 118° e del 169° battaglione; 5 ottobre: licenziamento del 143° battaglione; 6 ottobre: licenziamento del 122° , ciel 125° , del 128°, del 130°, del 131°, ciel 132°, del 154°, del 199°, del 134°, ciel 139°, del 144°, del 148° , del 150°, del 142°, del 147° e del 148° battaglione; 13 ottobre : licenziamento ciel 1° e del 2° battaglione Volontari Guardia Nazionale cli Belluno e dell'analoga formazione di Vicenza; 20 ottobre: licenziamento del 217°, d el 218 ° e del 219° battaglione.

Dopo gli eventi ciel 1866 per la Guardia Nazionale iniziò un lento ma inesorabile declino dovuto all'ostracismo dei comuni, al raffreddarsi dell'entusiasmo popolare ed al disinteresse delle autorità militlari; a descrivere questa situazione basteranno due documenti che, pur diversi tra loro, manifestano lo stesso malessere cli fondo. Nel primo le autorità comunali di Ancona affermano che "il Comune, nel periodo 1860-67, ha erogato all'istituzione ben 23 1.000 lire, che il numero dei militi è diminuito di 1.300 unità e non si è accresciuto per nuove iscrizioni che per un migliaio; ci sono inoltre non pochi mercanti 53


che debbono chiudere bottega per rispondere agli appelli, tanto che il servizio è ridotto, in tutta la città, ad un solo picchetto al quale su 18 chiamati, se ne presentano 3 o 4 al massimo, ed oltretutto sono molti i militi che non hanno soldi per la tenuta". li documento terminava affermando che "la crisi finanziaria dello stato, la diminuizione dei · redditi e l'aumento delle imposte impongono al cittadino maggior lavoro e minori disturbi." (A.S. Ancona, fondo Guardia Nazionale, busta 29, 8 maggio 1867). Il secondo documento, un articolo pubblicato il 5 gennaio 1875 sul quotidiano "Il Popolo Romano", costituisce la conclusione di una violenta polemica scoppiata mesi prima tra alcuni ufficiali della Guardia Nazionale romana; il direttore rispondeva così alle numerose lettere dei lettori che chiedevano lumi sui fatti: "Non entriamo nel fatto speciale di cui si occupa la lettera: stiamo al fatto generale, alla questione di massima. La Guardia Nazionale a Roma è in fin di vita, questa è la verità nuda e cruda. Tanto il Governo che il Municipio hanno fatto a gara per giungere a questo bel risultato. Il Governo con la minaccia dei progetti Ricotti 1 e col privarla di un generale. Il Municipio col ripetere, ad ogni discussione di preventivo, che nell'anno prossimo sarebbero stati soppressi i fondi. Questo stato di cose ha defezionato i militi dal servizio, tanto che oggi per la guardia al Palazzo Reale, convien girare 12 compagnie per raccapezzare 12 uomini ed 1 caporale." Il progetto Ricotti sulla Milizia Territoriale scaturiva dall'insuccesso organizzativo dei battaglioni mobili nel 1866, che impose nuovi criteri di scelta sul tipo di riserva da mobilitare in caso di guerra per svincolare l'esercito da compiti non strettamente connessi alle operazioni belliche. La riserva venne costituita con tutti gli iscritti alla 3 a categoria e con le ultime classi di leva congedate, circa 900.000 uomini, suddivisi come accadeva per la Guardia Nazionale in reparti di fanteria, di cavalleria, di bersaglieri e d'artiglieria che divennero parte integrante delle forze armate e furono poste alle dipendenze dei Distretti Militari creati poco tempo prima. Occorreva poi tener sempre presente la sicurezza interna dello stato che le leggi del 1848 e seguenti affidavano alla Guardia Nazionale; a questo scopo venne quindi istituita la ''Milizia Comunale" alla quale furono destinati tutti coloro che non facevano più parte del servizio attivo, ossia tutti i militari in congedo assoluto. Questo nuovo organismo assoggettato alle leggi militari, era suddiviso in drappelli di forza variabile posti alle dirette dipendenze dei Distretti Militari. La legge del 7 giugno 1875 infine conservò la facoltà di organizzare in caso di guerra i vecchi battaglioni mobili della Guardia Nazionale, e questo per un periodo di quattro anni; il provvedimento, l'ultimo riguardante la Guardia Nazionale, venne preso per consentire alla Milizia Territoriale di raggiungere la struttura prevista dalla legge del 1871.

1

Il giornalista si riferiva al progetto del Ministro Ricotti sull'ordi namento della nuova Milizia Territoriale.

54

/


Capitolo III

L'Amministrazione, l'istruzione ed il servizio

L'amministrazione dei reparti stanziali della Guardia Nazionale era sottoposta all'autorità comunale che votava, regolava e sorvegliava le somme iscritte in bilancio a favore della milizia; ogni battaglione e legione disponeva, al pari dei reparti dell'esercito, di un Consiglio d 'Amministrazione costituito dal comandante in qualità di presidente e da 6 membri, scelti tra gli ufficiali, i sottufficiali ed i militi. I candidati al consiglio erano iscritti su una lista speciale redatta in triplice copia, inviata dal comandante del reparto all'intendente generale che provvedeva alle nomine. Compito principale dei consigli era la redazione e la presentazione ai sindaci della lista annuale delle spese necessarie al reparto e la vidimazione dei giustificativi di spesa. I capitoli di spesa a carico dei comuni erano "Ordinari" e "Straordinari"; i primi comprendevano l'acquisto delle bandiere e dei tamburi, la manutenzione delle armi, l'acquisto dei registri e della cancelleria e le "minute spese d'ufficio" necessarie alla vita amministrativa dei reparti. Le spese straordinarie riguardavano invece le indennità dovute ai comandanti generali ed ai componenti dei loro stati maggiori nelle località ove la formazione di una o più legioni ne richiedeva l'istituzione, il vestiario ed il soldo dei tamburini e dei musicanti, le paghe degli ufficiali d'amministrazione, degli aiutanti maggiori e dei furieri maggiori sempre nei comuni ove esistevano una o più legioni; a questo proposito il regolamento precisava che ciò doveva verificarsi "ove tale funzioni non possano essere esercitate gratuitamente" . Un capitolo importante di spesa era la manutenzione delle armi, generalmente a carico dei militi ad eccezione dei guasti verificatisi in servizio, nel qual caso le spese passavano a carico dei comuni; le.armi comunque erano di proprietà statale e venivano concesse ai reparti in comodato. Le riparazioni erano appaltate a "persone dell'arte" tramite contratti annuali tacitamente rinnovabili salvo disdetta da comunicare tre mesi prima del 31 agosto di ogni anno; l'appalto prevedeva tariffe fisse per ogni operazione da effettuare che l'impresario accettava all'inizio del periodo contrattuale. I prezzi variavano a seconda della riparazione: la sostituzione della canna di un fucile, ad esempio, costava 14 lire, quella di un acciarino 8 lire, una cassa nuova 5 lire, la riparazione di 1 vitone 1 lira e 75 centesimi, quella di un guardamano 3 lire, e via di seguito. L'accettazione di un fucile da riparare era subordinata alla presentazione, da parte del capitano d'armamento del reparto, di un modulo firmato e vistato dall'impiegato comunale incaricato del controllo; in esso dovevano figurare il genere della riparazione occorrente, il casato del milite, la legione, il battaglione, la compagnia ed il numero di matricola inciso sul calcio dell'arma. Il saldo delle riparazioni avveniva trimestralmente dietro presentazione della fattura, alla quale andavano allegati tutti i moduli delle riparazioni effettuate. Oltre alle riparazioni l'impresario garantiva la manutenzione ordinaria delle armi presso i reparti, provvedendo all'ingrassaggio periodico dietro compenso extra di 200 lire annue. 55


Gruppo di sottufficiali ed ufficiali della Guardia Nazionale di Napoli, in /enura ordinaria (Coli. privata - Napoli).

56


Sergente Zappatore della Guardia Nazionale di Napoli, in tenuta di parata estiva (Collezione privata - Napoli).

57


Davide Lagnotli, capodarte. Sergente delta Guardia l'lazionale di S. Maria Capua Vetere in tenuta ordinaria mod. 1860 (Collezione privata - Napo!t) .

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Ai militi quindi non restava che la semplice pulizia delle armi, salvo il caso in cui anche questa voce non venisse affidata all'impresario su ordine dei sindaci; in questo caso, ad esempio, la pulizia di un fucile veniva retribuita con 1 lira e 50 centesimi. Le richieste del munizionamento necessario ai reparti dovevano essere inviate dal comune alle Prefetture e Sottoprefetture competenti territorialmente, che le trasmettevano vistate ai comandanti delle Divisioni e delle Sottodivisioni militari. Queste dovevano inoltrare le richieste alle Direzioni territoriali d'Artiglieria che ordinavano la distribuzione ai magazzini più vicini alla residenza dei reparti che le avevano soIJecitate. A questo punto le Direzioni d'Artiglieria comunicavano alle Prefetture che la merce era pronta indicando la località del ritiro e il prezzo della fornitura, così da consentire all'incaricato comunale il riliru eù il salùo. Le tariffe stabilite erano le seguenti: 1 cartoccio "a polvere di filaticcio" da cannoni da 16 libbre, con 1 chilo e mezzo di polvere, lire 3 e 50 centesimi; come sopra per cannoni da 8 libbre, con 750 grammi di polvere, lire 1 e 85 centesimi; I cartuccia a palla sferica da 4,3 millimetri, con 2,8 grammi di polvere da fucileria e capsule, 3 centesimi; 1 cartuccia a palla cilindro-sferica da 16,6 millimetri, con 5,3 grammi di polvere da fuèileria e capsule, 4 centesimi; 1 cartuccia a palla cilindro-ogivale da 17 ,2 millimetri, con 4,5 grammi di polvere e capsula, 5 centesimi; 1 cartuccia a palla cilindro-ogivale da 11,8 millimetri, con 0,67 grammi di polvere per pistola, 8 centesimi; I cartuccia a salve con 5 grammi di polvere e capsule, 2 centesimi; I cannello d'innescamento fulminante di rame, 6 centesimi; 10 capsule fulminanti per armi portatili, 6 centesimi; 1 cassa da imballo per cartocci di polvere, 4 lire; I cassa da imballo per cartucce, 2 lire e 50 centesimi; l cassa da irn ballo per polvere, 12 lire; 1 barile da 40 chilogrammi di polvere, 3 lire e 50 centesimi; 1 sacco da polvere, 2 lire e 50 centesimi. L'altra spesa ordinaria di rilievo era quella riguardante i tamburini ai quali i comuni dovevano la fornitura del vestiario, il suo rinnovo ed il soldo; a questo scopo ognuno di essi percepiva dal comune 45 lire mensili - 47 per i caporali tamburini - sulle quali veniva effettuata una ritenuta di 10 lire mensili per il periodo in cui il tamburino restava debitore verso l'amministrazione. Quando il debito era saldato la ritenuta scendeva a 5 lire, per cessare definitivamente solo quando il soggetto poteva vantare un credito medio di 100 lire. L'assegno di primo corredo ammontava a 125 lire e 45 centesimi pro capite; c'è da dire però che il vestiario rimaneva comunque di proprietà del comune ed era conservato in appositi locali dati in custodia ai reparti, per essere consegnato all'ingresso in servizio e ritirato alla sua fine. A carico dei tamburini erano anche le spese di manutenzione e di sostituzione dei capi di vestiario persi o gravemente deteriorati ma essi potevano rivolgersi agli appaltatori per acquistare capi d'abbigliamento usati a prezzi di favore . L'amministrazione e la contabilità relativa al vestiario era a carico di un impiegato delegato dal comune a svolgere le funzioni di ufficiale d'amministrazione, che apriva due conti - generale e personale - in cui erano riportate tutte le provviste fatte in favore dei tamburini e tutte le operazioni effettuate in ordine cronologico. 59


La provvista degli effetti di vestiario codificati da regolamenti approvati dal Re, veniva effettuata come d'abitudine tramite appalti che comprendev_a no anche i prezzi delle eventuali riparazioni; la fornitura, le riparazioni e le sostituzioni potevano essere effettuate solo dietro mandato dell'ufficiale d'amministrazione quietanzato dal tamburino. L'ufficiale d'amministrazione rimetteva trimestralmente alla segreteria del comune l'estratto conto dei crediti vantati dall'impresario, al quale allegava i mandati quietanzati inerenti le forniture e le riparazioni; ogni quadrimestre, inoltre, effettuava la rivista d'ispezione ai tamburini per verificare lo stato degli oggetti in dotazione. È interessante sottolineare come i tamburini non potessero essere congedati se non dopo aver saldato l'eventuale debito riguardante il vestiario e l'arredo; gli aspiranti tamburini, all'atto della nomina, dovevano versare alla cassa comunale un deposito di imporlo non inferiore alle 50 lire. Oltre ai tamburini, anche il corpo di musica gravava sui comuni i quali dovevano aprire un apposito capitolo di bilancio depositando in tesoreria una cifra non inferiore alle 10.000 lire. La gestione economica di questo fondo era affidata ad una ''Commissione Permanente'' costituita dal sindaco che ne era il presidente, e da 8 membri, dei quali 4 erano consiglieri comunali e 4 membri della Guardia Nazionale; un impiegato comunale veniva incaricato della tenuta dei verbali e della contabilità. Tra i membri della Guardia uno veniva sorteggiato per svolgere le funzioni di ''Capo Musica''. Gli aspiranti suonatori dovevano versare un deposito cauzionale pari a due mesi di paga da versare alla tesoreria che lo convertiva in deposito fruttifero presso la locale Cassa di Risparmio. Il relativo libretto doveva essere custodito nei locali del municipio. I musicanti dovevano però acquistare in proprio il vestiario, l'equipaggiamento, l'armamento e lo strumento musicale; potevano comunque chiedere che il comune anticipasse loro il denaro necessario, subendo in questo caso un'ulteriore ritenuta mensile sulla paga pari ad 1/24 della cifra richiesta. Gli oggetti in questione restavano di proprietà del comune fino all'estinzione del debito e tutte queste operazioni venivano trascritte su un apposito libretto di decanto consegnato al musicante. Nella paga corrisposta dal comune a ciascun componente del corpo di musica erano compresi i compensi relativi a 12 concerti o serenate annuali, stabiliti dal comune a sua discrezione salvo quelli per la festa dello Statuto e per la distribuzione dei premi annuali nelle scuole, che erano fissi . Se la musica eseguiva altri concerti richiesti al comune dai comandanti di legione o di battaglione, l'amministrazione era obbligata a pagare 120 lire; la somma veniva corrisposta mensilmente al capo musica che la distribuiva ai sottoposti in proporzione al loro stipendio. Per l'intervento ai funerali dei militi, dei sottufficiali o degli ufficiali della Guardia Nazionale, ad esempio, il corpo di musica riscuoteva ogni volta 90 lire. Completamente diversa era l'amministrazione dei reparti di Guardia Nazionale mobile posti direttamente alle dipendenze del Ministero della Guerra come un qualunque reparto dell'esercito. Ogni battaglione era autonomo da] punto di vista amministrativo ed era gestito dal proprio comandante che ne rispondeva al ministero tramite gli intendenti militari; a loro volta i comandanti di compagnia erano responsabili del reparto e ne rispondevano al titolare del battaglione. Le v~ci dell'ufficiale d'amministrazione e dell'ufficiale di massa erano fatte dall'aiutante maggiore del battaglione o, in sua assenza, da un altro ufficiale scelto dal comandante del reparto. Nel momento in cui i battaglioni si riunivano nel capoluogo del circondario, i vari comandanti rimettevano all'ufficio di intendenza competente territorialmente, lo stato graduale numerico necessario p·er la richiesta dei fondi e per il prelevamento delle "somministranze in natura" necessarie alla vita del reparto. Il soldo e le competenze in natura venivano corrisposte ai militi dal giorno di riunione del battaglione, a partire dal quale s'intendeva completata la sua formazione; l'unica ritenuta era applicata sui viveri, in ragione di 25 centesimi a razione.

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Le varie competenze sono evidenziate nello schema seguente:

Competenze giornaliere dovute a graduati e militi della G.N. mobile chiamata sotto le armi Colonnello Maggiore ..... .... ............ ........... .... . Capitano Aiutante maggiore di Legione Sottotenente Portabandiera .......... .. . Medico reggimentale ..... .............. .. . Medico di battaglione .......... ... ...... . Capitano .............. ..... ....... ......... . . Tenente ... ..... ........... ..... .............. . Sottotenente .... ..... ................... .... . Furiere Maggiore ............. ... ........ .. Capo Tamburino .... ..... ................ . Caporale Maggiore ................. ...... . Caporale Tamburino ...... ............... . Furiere ... ...... .................. ... ........ . . Sergente .. ................ ..... .............. . Caporale Furiere ........ ......... ........ .. Caporale .... ................. ... ............ . Milite .. ... ....... ............ ... .............. . Tamburino ...... ...... ............. .... ... .. .

18 lire e 33 centesimi e 2 razioni di foraggio giornaUere; 11 lire ed 11 centesimi ed 1 razione di foraggio giornaUera; 6 lire e 94 centesimi; 4 lire e 44 centesimi; 7 lire e 77 centesimi; 5 lire; 6 lire e 94 centesimi; 5 lire; 4 lire e 44 centesimi; 2 lire; I lira e 40 centesimi; 75 centesimi; 60 centesimi; I lira e 40 centesimi; 1 lira e 10 centesimi; 55 centesimi; 55 centesimi; 40 centesimi; 50 centesimi.

L'aiutante maggiore di battaglione percepiva lo stipendio previsto per il suo grado. Oltre a quanto detto i comandanti di battaglione ricevevano un'indennitĂ di rappresentanza pari ad 1 lira e 67 centesimi giornalieri (600 lire annue) cosĂŹ come i capitani aiutanti maggiori di legione riscuotevano a titolo di soprassoldo per la carica la somma di 55 centesimi giornalieri (200 lire annue); lo stesso tipo di soprassoldo veniva assegnato agli aiutanti di battaglione ma in misura inferiore (150 lire annue). Questa somma raddoppiava se l'aiutante svolgeva anche le funzioni di ufficiale di massa e d'amministrazione. Il soldo era calcolato per tutti su base giornaliera. Tutto il personale dal furiere maggiore al tamburino percepiva inoltre 20 centesimi al giorno a titolo di "Assegno generale e Decanto Vestiario", voce che prevedeva una quota di 5 centesimi per le spese di bucato, di barbiere, di illuminazione, di cancelleria e simili ed una di 15 centesimi riguardante gli oggetti somministrati dallo stato, quali le scarpe, le cravatte, le camicie e le mutande, oltre alle riparazioni del vestiario e dell'armamento. Le stesse categorie godevano inoltre di 1 razione di pane e 2 razioni di legna giornaliere; quest'ultime prevedevano 1 chilo e 600 grammi di legna per il periodo compreso tra il primo novembre ed il 31 marzo e soli 830 grammi per il resto dell'anno. Tornando agli ufficiali, la paga gli veniva corrisposta in ragione dei giorni effettivi del mese, mentre quella della truppa era calcolata sulle giornate di presenza e su quelle trascorse in ospedale; a questo proposito occorre sottolineare che gli ufficiali ricoverati subivano una ritenuta giornaliera pari a 2 lire se capitani o ufficiali superiori e ad 1 lire e 50 centesimi se subalterni. 61


Per quanto riguardava le razioni di foraggio esse potevano essere corrisposte anche in contanti in ragione di 1 lira ciascuna; il pane destinato alla truppa doveva invece essere sempre corrisposto in natura, salvo casi eccezionali in cui si pagava in contanti valutando ogni razione 25 centesimi da versare con la _paga. Per tutte le competenze in denaro i comandanti di battaglione dovevano presentare ogni 10 giorni istanza agli intendenti per i fondi necessari alla decade successiva, completata pochi giorni prima della scadenza, dallo stato della forza effettiva; sui moduli dovevano figurare le generalitĂ della persona incaricata della riscossione del mandato presso le tesorerie circondariali. Riscosso il denaro l'aiutante maggiore provvedeva al pagamento degli ufficiali previsto a quindicine scadute e, tramite i comandanti di compagnia, a quello della truppa che avveniva invece a cinquine scadute; con questo sistema i pagamenti avvenivano il primo ed il sedicesimo giorno per gli ufficiali e il primo, il sesto, l'undicesimo, il sedicesimo ed il ventiseiesimo giorno per la truppa ed i sottufficiali. Il prelevamento delle competenze in natura avveniva tramite buoni diversi per ogni genere da ritirare, rilasciati dall'aiutante maggiore in base alla situazione giornaliera della forza rimessa dai comandanti di compagnia; questa documentazione veniva poi sottoposta al controllo ed alla vidimazione dell'ufficiale di intendenza competente territorialmente. Oltre alla paga ed alle competenze in natura, il ministero corrispondeva ai battaglioni mobili il corredo individuale e tutti gli oggetti di "Grande arredo ed accampamento", ovvero: 1. Corredo individuale un cappotto; un paio di pantaloni di panno; un paio di pantaloni in tela; un keppy o un berretto di panno; uno zaino; una gavetta; una borraccia; un tascapane. 2. Grande arredo ed accampamento

una giberna con gli assortimenti per il fucile; un cinturino; una bretella per fucile; le casse da tamburo; i guidoni marcacampo; i portabacchette completi; i grembiali da tamburino; le coperte e le marmitte da campo. Tutti questi oggetti venivano distribuiti nel luogo di riunione del reparto alla presenza di un ufficiale dell'intendenza e del comandante di battaglione; scaduto il periodo di mobilitazione le dotazioni andavano restituite nello stesso luogo e con le stesse modalitĂ , con addebito al reparto di tutte le eventuali spese di riparazione o di sostituzione. Le armi e le munizioni distribuite come il corredo ed il grande arredo, prevedevano un fucile di vario modello con baionetta e fodero relativo, e 20 cartucce a palla con le capsule necessarie; i furieri, i sergenti ed i caporali ricevevano inoltre una sciabola corta mentre i furieri maggiori ed i capi tamburini avevano in dotazione solo una sciabola lunga.

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I tamburini erano armati solo di sciaboll corta mentre tutti i caporali utilizzavano una piccola ascia detta "piccozzino". Il R.D. del 16 settembre 1848 dichiarava tra l'altro che "l'esercizio militare per tutti i militi compresi nei ruoli della Milizia Nazionale è dichiarato obbligatorio, finchè risulti per mezzo di un certificato dell' ufficiale comandante la compagnia che i militi hanno acquistato una sufficiente istruzione militare''. L'addestramento militare avveniva tramite vere e proprie "Scuole permanenti d'istruzione militare, esercizi e tiro al bersaglio'' istituit e in tutte le città ed i comuni più importanti, nelle quali l'incarico di istruttore era affidato all'aiutante maggiore in prima coadiuvato se necessario, da quello in seconda. I corsi di istruzione si svolgevano t utti i giorni, fest ivi esclusi, dei m esi di febbraio, di marzo

e di aprile e solo tre volte a settimana nei mesi di maggio, di giugno, di ottobre, di novembre, di dicembre e di gennaio; nei tre mesi estivi le esercitazioni venivano so~pese. I corsi di istruzione prevedevano tre gradi successivi: la "scuola del soldato", la "scuola di pelottone" e l'istruzione al tiro. La scuola del soldato definita "la prima istruzione da dare ai militi", era divisa in tre parti: istruzione individuale senza armi, istruzione di riga e maneggio delle armi. L'istruzione individuale senza armi comprendeva dodici lezioni ovvero: posizione senza armi; riposo; rompere e riformare le righe; movimenti di testa; modo di salutare ed inginocchiarsi; voltarsi a destra, a sinistra ed indietro; principi di marcia; passo di scuola; passo ordinario; passo di carica; passo di corsa; passo retrogrado. La marcia era in quell'epoca un aspetto importante nell'istruzione del soldato; come abbiamo visto il milite iniziava col passo di scuola, lungo 75 centimetri ed effettuato con una cadenza di 75 passi/minuto, proseguiva col passo ordinario, che aveva la stessa lunghezza ma una cadenza di 110 passi/minuto e terminava col passo di carica lungo 80 centimetri che aveva una cadenza di 130 passi/minuto. Il passo di corsa, usato di rado e quasi sempre per l'avvicinamento alle posizioni, era lungo 90 centimetri ed aveva una cadenza di 170 passi/minuto; il passo retrogrado, usato ancora più raramente e quasi sempre nelle manovre in ordine chiuso, era lungo solo 50 centimetri e aveva una cadenza uguale al passo di scuola. L'istruzione in riga prevedeva quattordici lezioni ovvero: allineamenti; marcia di fronte; marciando di fronte arrestare la riga; marcia obliqua; segnare il passo; marcia retrograda; 63


convers1om; marcia di fianco; marciando di fianco arrestare la riga e far serrare le distanze; marciando di fianco cambiare direzione; manciando di fianco formarsi di fronte; marciando di fronte formarsi di fianco; marciando di fianco formarsi in linea; marciando di fianco formare la riga sulla destra o sulla sinistra in battaglia. Il maneggio dell'arma costituiva con la scuola di plotone, l'istruzione più complessa e difficile da assimilare date le carallerisliche delle anni dell'epoca e l'imporlauza che gli si allribuiva. · L'istruzione iniziava con quelle che venivano definite' 'posizioni coll'arma'' che erano ben quindici: pied-arm, bilanc-arm, bracc-arm, inclinat-arm, crociat-et presentat-arm, genio-arm, spall-arm, in-parata, ripos-ann, pronti, punt, punt (per le parate), ginocch-terra, preghiera e riposo. A questo punto sarà opportuno dare spiegazioni su alcuni di questi movimenti: pied-arm: il fucile, a piombo con la canna indietro, veniva stretto tra l' indice ed il pollice della mano destra con le altre dita distese; il calcio poggiava a terra presso la punta del piede destro mentre la bocca della canna doveva distare 20 centimetri dalla spalla; brQ_cc-arm: il fucile, a piombo con la canna indietro, veniva stretto al corpo e contro la spalla destra dal braccio destro, l'indice sotto ed il pollice sopra il ponticello del grilletto; le altre dita unite sotto il cane, il braccio disteso; genio-arm: il fuci le con la canna a destra, appoggiato sulla spalla destra tenuto inclinato indietro e verso sinistra dalla mano destra posata sulla parte piana del calcio, con le dita att orno al tallone; preghiera: la mano destra tiene il fucile in posizione di pied-arm, la mano sinistra va alla visiera del copricapo, con la palma volta a terra, le dita tese ed unite, l'indice e la punta del pollice contro la visiera. La scuola di plotone prevedeva oltre alle nozioni preliminari, le "istruzioni di piè fermo", la marcia di fronte, la marcia e movimenti di fianco su due righe, la formazione e movimenti su quattro righe e infine i fuochi, gli attacchi e la raccolta. La parte più interessante di questo tipo d'istruzione erano senza altro i fuochi, che erano di "pelottone, di fila, di riga, di parata e per la seconda riga". Nell'esecuzione del fuoco di fila, la fila di destra puntava e sparava ricaricando subito le armi, la seconda fila puntava e sparava quando la prima passava le armi a sinistra, e così di seguito in progressione man mano che le file di destra passavano le armi a sinistra; i fuochi di riga venivano impiegati quasi esclusivamente contro la cavalleria cosicché sparava di solito solo la prima riga. Se ciò non avveniva, quando la prima riga sparava, la seconda caricava per tirare a sua volta, per poi ricominciare dalla prima riga e così via. li più classico degli attacchi era quello alla baionetta; il reparto, fermo di fronte, caricava, armava il cane, inastava la baionetta ed attendeva in posizione di pied-arm fino a che il nemico non giungeva ad una distanza di 50 passi. A quel punto il comandante ordinava il fuoco, eseguito "puntando basso al petto del nemico", dopodichè i tamburini battevano il passo di carica accelerato, i militi gridavano "Italia" e caricavano tenendo bassa la punta della baionetta; dopo 40 o 50 passi, se l'attacco era riuscito ed il nemico era in fuga, l'ufficiale arrestava il reparto e lo riordinava. Se il nemico era ancora a tiro, poteva essere ordinato un fuoco di fila; se ci si accorgeva che il nemico era intenzionato a rispondere al fuoco, il comandante ordinava il fuoco in movimento ed un secondo attacco alla baionetta. 64


t

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Rodrigo No/li, Colonnello comandante la 1 ° Legione della Guardia Nazionale di Napoli in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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Maggiore della Guardia Nazionale di Napoli in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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Milite della Guardia Nazionale di Napoli, in gran ienuta. (A rchivio Fotografico de/l'Jstiiuto per la Storia del Risorgimento - Roma).

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A

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Gennaro Criscuolo, proprietario, milite della Guardia Nazionale di S. Maria Capua Vetere in tenwa ordinaria. (Collezione privata - Napoli).

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L'istruzione sul tiro prevedeva tre parti distinte: la scuola di puntamento, la scuola delle distanze e l'esecuzione pratica del tiro. I preliminari della scuola di puntamento riguardavano il modo giusto di mirare, il puntamento dell'arma in tutte le posizioni, lo scatto del cane senza muovere il fucile, la conoscenza delle regole di puntamento secondo le varie distanze, ed il sistema ottimale di caricamento e sparo. Nella prima fase l'istruttore chiamava i militi ad appoggiare l'arma su un cavalletto di legno alto 1 metro e 40 da terra, sulla cui inforcatura era sistemato un sacchetto di sabbia; a questo punto spiegava cosa fosse il traguardo, l'intaglio del traguardo ed il mirino, come l' arma per essere ben puntata non dovesse pendere nè a destra nè a sinistra, cosa fosse la linea di mira e come questa dovesse sempre corrispondere al centro dell'oggetto preso di mira. Terminata questa fase dell'istruzione si passava agli esercizi di puntamento, poi al caricamento e sparo ed infine alle regole di puntamento, secondo le quali per le distanze inferiori ai 250 passi, per quelle comprese tra i 350 ed i 450 passi e per quelle comprese tra i 450 ed i 500 occorreva mirare alla cinto.la del nemico, mentre per quelle comprese tra i 250 ed i 350, si puntava al copricapo. La scuola delle distanze prevedeva l'insegnamento della misurazione delle distanze a passi ed a vista. Gli esercizi, effettuati senza arma, dovevano svolgersi su un terreno che avesse uno sviluppo minimo di 1.200 passi, oppure, in mancanza di questo, sulle pubbliche strade; per la misurazione a vista occorreva sia un terreno pianeggiante sia uno accidentato, ma soprattutto era necessario che avvenissero con qualunque tipo di luce, all'alba ed al tramonto, in pieno sole, con il cielo coperto, ecc .. La scuola prevedeva inoltre anche la misura a vista di distanze superiore ai 1.200 metri , benchè le armi avessero una portata utile di circa 350 passi e comunque mai superiore ai 550. Per le distanze a passi venivano tracciate sul terreno alcune linee rette lunghe da 200 a 300 passi, sulle quali venivano segnate la partenza e le divisioni di 100 in 100 passi; fatto questo i militi avanzavano uno alla volta contando i passi e cercando di farli lunghi 75 centimetri ognuno, fino a farne 100 e così di seguito. L'esercizio era completato quando tutti i militi misuravano 10 passi, con un errore di 2 o 3 passi al massimo. La misurazione a vista veniva effettuata prendendo tre militi e collocandoli il primo a 100 passi di distanza, il secondo a 200 ed il terzo a 300; fatto questo l'istruttore chiamava a raccolta gli altri facendoli concentrare sul milite posto a 100 passi , chiedendo loro quali parti del corpo e dell'equipaggiamento vedessero distintamente e quali no,· e facendo osservare loro la tratta di terreno lunga 100 passi in modo da farsene un'idea. L'operazione veniva ripetuta osservando il milite posto a 200 passi e quello a 300, sempre con le stesse modalità. Terminata questa fase l'istruttore rilevava i tre militi, sceglieva una distanza qualunque sul terreno su cui voleva far misurare a vista, faceva girare di spalle la squadra prescelta e quindi mandava un milite ad una certa distanza sulla direzione scelta. Il numero dei passi doveva terminare sempre con lo O, ovvero 80, 120, 180, 220, ecc. senza superare però i 300 passi. La squadra veniva fatta girare verso il milite e quindi l'istruttore procedeva al solito interrogatorio , ne annotava le risposte, e poi dava le distanze esatte. L' esecuzione pratica dei tiri doveva essere eseguita annualmente dai reparti al completo. ·Peri militi appena arruolati era previsto un primo tiro individuale a 75 passi di distanza, mentre i militi anziano ed i caporali eseguivano tiri individuali a 150 passi in posizione ordinaria, in ginocchio e con appoggio fisso, tiri individuali a 200 passi in posizione ordinaria ed in ginocchio, tiri individuali a 300 passi in posizione ordinaria, fuochi di fila a 200 passi e fuochi di plotone pure a 200 passi; ogni caporale e milite eseguiva cinque spari per ogni tipo di tiro. I sottufficiali eseguivano solo i tiri individuali.

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Per tutti i tiri le autorità militari fornivano le seguenti munizioni: 45 cartucce a palla con le capsule rispettive per ogni recluta; 40 cartucce a palla con capsule per ogni sottufficiale, caporale e milite anziano. Con le eventuali eccedenze di munizioni dovevano essere esercitati al tiro anche gli ufficiali subalterni e si potevano effettuare delle gare di tiro tra i 16 sottufficiali con miglior punteggio nei tiri individuali, e tra i caporali ed i militi di ogni compagnia che avevano ottenuto il miglior punteggio nella stessa occasione; potevano essere effettuati anche tiri eccezionali a 400 o 500 passi. Le gare avevano lo scopo evidente di premiare i migliori tiratori del reparto; al termine della scuola annuale di tiro si svolgevano dunque due gare, una per i sottufficiali ed una per i caporali ed i militi, in cui ciascuno sparava cinque colpi alla distanza di I 50 passi dal bersaglio. I premi stabiliti per queste prove erano i seguenti: -

40 centesimi per colui che otteneva il maggior punteggio in tutti i tiri individuali; se due o più militi ottenevano lo stesso punteggio il premio veniva diviso; 40 centesimi oltre al premio suddetto, per coloro che colpivano il centro del bersaglio.

La gara riservata ai sottufficiali prevedeva invece un primo premio di 20 lire, un secondo di 10 e sei terzi premi di 5; per i caporali ed i militi erano invece fissati un primo premio di 20 lire, due secondi di 10, cinque terzi di 5 ed otto quarti premi di 3 lire. Il bersaglio necessario per tutti i tiri era un rettangolo di legno alto 2 metri e largo 1 metro e 50 centimetri, al centro del quale erano fissati due cerchi concentrici uno con raggio di 25 centimetri e l'altro di 50; al centro dei due cerchi ne veniva fissato un terzo di cartone nero del diametro di 10 centimetri. 11 cartellone veniva montato su un telaio di ferro piatto leggermente più largo, dotato di fermi per impedire che cadesse; al telaio erano attaccate due spranghe pure di ferro piatto, alte ognuna 1 metro e 50, che venivano infisse nel terreno. II punteggio dei tiri veniva così attribuito: 3 2 1 3

punti per ogni colpo piazzato dentro il cerchio di 25 centimetri di diametro; punti per i colpi piazzati nella zona compresa tra i due cerchi principali; punto per i colpi piazzati a bersaglio ma fuori del cerchio esterno; punti per i colpi piazzati al centro del disco di cartone nero.

I reparti di Guardia Nazionale mobile furono obbligati dal "Regolamento per l'esecuzione della Legge 4 agosto 1861 sulla Guardia Nazionale mobile" pubblicato il 24 settembre 1864, a riunirsi ogni anno nei capoluoghi di circondario per un mese, onde essere istruiti nel maneggio delle anni, nel tiro, nella scuola del soldato e nella scuola di plotone. L'istruzione doveva avvenire d'inverno nelle province meridionali e nelle isole, e in estate o in autunno nelle altre provincie del Regno. L'epoca delle convocazione veniva stabilita comunque con Decreto Reale. I reparti giunti nel capoluogo di circondario, venivano acquartierati e ricevevano lo stesso trattamento previsto per la truppa di fanteria, ad eccezione dell'uniforme che dovevano portarsi dal luogo di residenza. Le esercitazioni erano le stesse previste per i reparti della Guardia Nazionale ordinaria. La Guardia Nazionale ordinaria era chiamata ad espletare abitualmente servizio di guardia all'interno del comune o della città di appartenenza, ma poteva essere impiegata anche in quello di piazza qualora la mancanza totale o parziale di reparti dell'esercito lo richiedesse; i comandanti di piazza potevano inoltre richiedere l'impiego dei militi anche quando i soldati non potevano usufruire di almeno due notti di riposo, per impegni di servizio. In questi casi gli ufficiali generali comandanti delle divisioni militari rivolgevano istanza ai prefetti interessati chiedendo il concorso della Guardia Nazionale, la cui forza veniva stabilita in

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base alle circostanze; in questi casi ai reparti mobilitati doveva essere comunicata la parola d'ordine assegnata all'esercito. I militi dovevano presidiare preferibilmente le tesorerie e gli stabilimenti pubblici, le prigioni e solo eccezionalmente gli stabilimenti e gli opifici militari; erano comunque escluse dal controllo le caserme dell'esercito che in mancanza di corpo di guardia dovevano essere chiuse. Le guardie d'onore miste, fornite contemporaneamente da reparti di Guardia Nazionale e dell'esercito, rappresentavano un servizio distinto e separato dagli altri pur essendo effettuate nello stesso luogo e per i medesimi scopi; in questa eventualità la Guardia si schierava a destra dei reparti dell'esercito. Sempre a questo proposito, le sentinelle potevano essere doppie o semplici, rilevate ad ore diverse cd accompagnate e cambiate ciascuna dal proprio graduato; le consegne venivano date se-

paratamente dalla persona responsabile dell'edificio presso il quale montava la guardia. I reparti della Guardia Nazionale potevano prendere le armi per effettuare esercizi o parate senza l'obbligo di informare il comando di piazza, salvo i corpi di stanza nelle piazzeforti, che dovevano avvertire le autorità militari tramite i sindaci delle località interessate; la guardia poteva svolgere le esercitazioni in piazza d'armi ma anche in questo caso i sindaci dovevano informare i comandi locali. Nel caso di incendi e di ogni altra circostanza in cui fosse necessaria la tutela dell'ordine pubblico e vi partecipassero sia reparti nazionali sia reparti delJ'esercito, i comandanti di entrambe le forze ricevevano le istruzioni direttamente per proprio conto dalle autorità superiori; le forze impegnate venivano collocate nei posti assegnati senza osservare le precedenze, somministrando sentinelle e drappelli in base alle richieste ricevute . Quando si rendeva necessario reprimere tumulti o rivolte le autorità dovevano impiegare sempre le unità della Guardia Nazionale, richiedendo l'intervento dell'esercito solo qualora non fosse più sufficente l'opera svolta dai militi. Quando i militi effettuavano il servizio di scorta a materiali da guerra, ai prigionieri, oppure procedevano a perlustrazioni militari o a colonne mobili miste con reparti dell'esercito, le autorità militari che guidavano le operazioni assumevano anche il comando della Guardia Nazionale impiegata. Nel caso di parate e riviste alle quali partecipavano contemporaneamente le guardie e l'esercito, i comandanti dovevano accordarsi tra loro tramite il prefetto o altra autorità politica; se la festività era civile erano le autorità militari a doversi rivolgere a quelle civili, se invece si trattava di festa militare avveniva il contrario. Nelle parate la Guardia Nazionale aveva la precedenza su tutti i reparti dell'esercito presenti, carabinieri inclusi, e nel caso di schieramenti in linea semplice, i militi avevano diritto di schierarsi alla destra delle truppe; se invece Io schieramento era doppio la guardia era sempre schierata a destra e la truppa a sinistra "ritenendosi per destra quella parte in cui troverassi il braccio destro del Principe o della persona a cui si rendono gli onori, allorchè passa per la prima volta in quella via da ambe le parti costeggiata dalle schiere''. Nel caso delle festività civili alle quali partecipavano Guardie Nazionali e reparti dell'esercito riuniti nello stesso luogo, il comando spettava all'ufficiale più alto in grado, e in caso di parità, a quello più anziano; per gli ufficiali della guardia l'anzianità era stabilita dal giorno della ricognizione, con l'avvertenza che ogni nuova elezione al grado annullava sempre quella precedente. Quando dopo la rivista i reparti sfi lavano il comandante designato assumeva la testa della colonna; queste prerogative cessavano ovviamente al termine della cerimonia. Il servizio dei battaglioni mobili era operativo e venne svolto tra il 1861 ed il 1866 nelle provin. ce meridionali con risultati tutto sommato soddisfacenti, soprattutto se si tiene conto dell'incuria dimostrata dalle autorità militari sempre pronte a lesinare sul vestiario, sull'equipaggiamento ed a volte anche sui viveri. In questo quadro si colloca la vera e propria odissea della compagnia bersaglieri di Avellino 71


costituita nel 1863, che "rese per tre anni segnalati e distintissimi servigi all'ordine pubblico nella persecuzione del brigantaggio" e nel maggio del 1866 chiese alle autorità militari di essere mobilitata ed inviata al nord per prendere parte alla campagna contro l'Austria. Il Ministero della Guerra, respingendo la richiesta, diede disposizioni di aggregarla al 169° battaglione mobile della Guardia Nazionale (Avellino). Il prefetto della città firmò l'ordine di mobilitazione ed i due reparti partirono per Matera, da dove poco tempo dopo il 169° si trasferì ad Eboli; la compagnia rimase a Matera fino al 29 luglio quando ricevette l'ordine di riunirsi al battaglione ad Eboli, ove i bersaglieri giunsero 1'8 di agosto dopo aver percorso una marcia di 60 miglia durante la quale vennero più volte attaccati dalle bande locali. Il 10 agosto il Ministero comunicò alla prefettura di Avellino di aver firmato l'orùine lii mobilitazione in data 7 agosto 1866 (Dispaccio N° 5817), mentre il prefetto, equivocando gli ordini o forzando gli eventi, aveva dato quest'ordine tre mesi prima. La compagnia, ridotta in condizioni disastrose non avendo mai ricevuto i cambi di vestiario previsti ne le scarpe insistentemente richieste, rientrò nel capoluogo irpino il 25 agosto 1866; a quel punto il Ministero dovette cedere assegnando al reparto le competenze in contanti ed in natura previste per tutta la durata della campagna, ma sul vestiario fu irremovibile e l'incauto prefetto dovette provvedervi di tasca sua. Il teatro delle operazioni era costituito da territori impervi, desolati, spesso del tutto disabitati o inaccessibili, regno quasi incontrastato di un nemico mobilissimo, astuto e sanguinario che contava quasi sempre sul]J~iuto della popolazione locale impaurita dalla minaccia di rappresaglie. Anche il serviz\O era del tutto diverso da quello svolto all'epoca da un esercito, istruito per anni nelle manovre in ordine chiuso ed abituato ad affrontare in campo aperto un nemico di cui tutto era noto; nel meridione si trattò invece di una vera e propria guerra per bande fatta di marce continue, di appostamenti, di combattimenti casa per casa e di trasferimenti da una località all'altra spesso distanti tra loro ore di cammino, conclusi con brevi ma intensi scontri a fuoco. A fare luce sul comportamento e sulle capacità beUiche delle unità mobili meridionali, sono i numerosi rapporti ufficiali conservati presso gli archivi dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, documenti confidenziali redatti dai comandi territoriali dell'esercito con note relative alla forza, al grado di istruzione, allo stato dell'armamento e dell'equipaggiamento ed alla disciplina; si è ritenuto opportuno riportarne alcuni a titolo di esempio.

122 ° battaglione mobile. (Teramo) Luogo di stanza: Chieti. Forza: 17 ufficiali, 81 tra sottufficiali e graduati, 1 tamburino maggiore, 8 tamburini e 387 militi. Armamento: completo. Vestiario: completo. Istruzione: progredisce bene. Disciplina: buona. Caserma: il Seminario di Chieti.

123 ° battaglione mobile. (Penne) Luogo di stanza: Chieti. Forza: 12 ufficiali, 47 tra sottufficiali e graduati, 2 tamburini e 480 militi. Armamento: completo (600 fucili nuovi). Vestiario: completo, salvo la biancheria e le scarpe fronite dal Municipio, che lasciano a desiderare. Istruzione: progredisce. Disciplina: progredisce. Caserma: quartiere privato con pagliericci a terra. 72


J24 ° battaglione mobile. (Chieti)

Luogo di stanza: Chieti. Forza: 19 ufficiali, 82 tra sottufficiali e graduati, 1 caporale, 8 tamburini e 565 militi. Armamento: completo. Vestiario: completo . Istruzione: passabile. Disciplina: piuttosto buona. Caserma: Convento di S. Chiara in Chieti.

125° battaglione mobile. (L'Aquila) Luogo di stanza: L 'A quila. Forza: 18 ufficiali, 77 tra sottufficiali e graduati, 1 caporale tamburino, 8 t amburini e 285 militi. Armamento: completo. Vestiario: completo. Istruzione: discreta. Disciplina: ottima. Caserma: presso privati in città.

128° battaglione mobile. (Lanciano, Vasto e Sulmona) Luogo di stanza: L'Aquila. Forza: 14 ufficiali, 67 tra sottufficiali e graduati, 1 caporale tamburino, 8 tamburini e 420 militi. Armamento: completo. Vestiario: completo. Istruzione: da completare. Disciplina: buona. Caserma: del Carmine, di S. Pasquale e del Vescovado.

129° battaglione mobile. (Vasto) Luogo di stanza: L'Aquila. Forza: 17 ufficiali, 67 tra sottufficiali e graduati, 1 caporale tamburino, 8 tamburini e 351 militi. Armamento: completo. Vestiario: completo. Istruzione: mediocre. Disciplina: buona. Caserma: Castello dell'Aquila.

130° battaglione mobile. (Avezzano) Luogo di stanza: L'Aquila. Forza: 17 ufficiali, 69 tra sottufficiali e graduati, 1 caporale tamburino e 351 militi. Armamento: completo. Vestiario: completo. Istruzione: mediocre. Disciplina: buona. Caserma: Castello del!' Aquila.

I 99 ° battaglione mobile. (Reggio Calabria) Luogo di stanza: Reggio Calabria. Forza: 18 uffi ciali, 79 tra sottufficiali e graduati, 1 caporale tamburino, 3 tamburini e 419 militi. 73


Armamento: quasi completo, manca tutta la biancheria. Vestiario: completo (600 fucili nuovi). Istruzione: buona. Disciplina: buona. Caserma: Castello di Reggio Calabria.

190° battaglione mobile. (Cosenza) Luogo di stanza: Cosenza e Catanzaro. Forza: 17 ufficiali, 55 tra sottufficiali e graduati e 354 militi. Armamento : completo. Vestiario: completo, salvo i cappotti, i pantaloni di panno e le uose. Istruzione: buona. Disciplina: ottima. Caserma: a Cosenza.

194° battaglione mobile. (Catanzaro) Luogo di stanza: Catanzaro. Forza: 19 ufficiali, 77 tra sottufficiali e graduati, 1 caporale tamburino, 8 tamburini e 506 militi. Armamento: completo. Vestiario: completo in tela, mancano gli zaini. Istruzione: buona. Disciplina: ottima. Caserma: a Catanzaro. Da questa essenziale ma significativa campionat ura appare evidente come i reparti avessero una forza inferiore a quella prevista dalle ordinanze ma un soddisfacente grado d'istruzione e disciplina; piccole carenze si manifestavano nel settore del vestiario ma l'armamento era sufficiente e di ottima qualità visto che proveniva in grandissima parte dalle armerie del disciolto esercito napoletano. È però evidente anche il rovescio della medaglia. Proseguendo l'analisi dei documenti appare chiaro come altri battaglioni somigliassero molto di più alle bande di briganti che avrebbero dovuto combattere che a reparti regolari. Così infatti si esprimeva il comandate della Divisione Militare di Bari in un dispaccio inviato al tenente generale comandante del Dipartimento Militare di Napoli, in data 21 giugno 1866 (Dispaccio N° 123): ''Dal Sindaco del Comune di Lecce e dal comandante della divisione di quei Reali Carabinieri mi vien riferito come l'arrivo in quella città del 139° battaglione mobile (Bari) abbia prodotta sinistra impressione in quei cittadini, per il lurido e schifoso abbigliamento, contegno igienico e sospetta moralità dei militi e degli ufficiali stessi; mentre molti di essi sono affetti da scabbia, altri furono riconosciuti non nuovi a delitti di rapine e furti, e tutto il battaglione è in complesso vestito con cappotti laceri e calzoni rattoppati a più colori. Se ne chiede l'immediato richiamo ed allontanamento." Spesso era la propaganda politica che generava indisciplina e ribellione nei reparti mobili; il 104° battaglione (Lugo e Comacchio) di stanza ad Ancona si ammutinò in gran parte il 24 giugno 1866, per protesta contro "la mitezza del soldo" ed il "caro viveri", aizzato da "persone affigliate ai partiti avversi all'attuale ordine delle cose (i repubblicani N.d.A.) delle quali Lugo non difetterebbe" . II 112° battaglione (Forlì e Pesaro) fece registrare 145 disertori su un totale di 455 effettivi - più del 31 % della sua forza - tutti provenienti "dai Cassinali all'intorno di Forlì"; all'origine 74


di questo fenomeno insolito per i reparti della Guardia Nazionale, vi era secondo il comandante locale della milizia "l'opera maligna dei preti numerosissimi in questa provincia, dediti a subornare i cittadini onde recare imbarazzi e difficoltà maggiori alle autorità civili e militari." (Dispaccio N ° 1906 del 31 maggio 1866). Un altro documento di grande importanza è il "Rapporto sul risultato finale dei battaglioni 190°, 194° e 199° di Guardia Nazionale mobile" redatto il 15 settembre 1866 a cura del Comando Generale della Divisione Militare di Catanzaro (N° 8748) e destinato al comandante generale del Dipartimento Militare di Napoli. L'ufficiale generale trae conclusioni interessanti che pur se limitate ad alcuni reparti, sono utili ai fini di una migliore conoscenza dei battaglioni mobili meridionali: - al momento della mobilitazione nessun comune aveva pronti i ruoli necessari cosicchè "dovendosi fare tutto in fretta, la più parte dei Sindaci approfittarono della confusione per introdurre nel contingente, specialmente come cambi, delle persone che non avevano diritto alcuno di farvi parte, sia perchè non erano in ruolo neI!a Guardia Nazionale stanziale, sia perchè avevano pessima condotta''; i militi pur definiti "bella gente" erano altresì "straccioni, semi-nudi, pieni d'insetti. Ciò del resto non deve fare meraviglia giacchè in queste provincie anche le famiglie più miserabili hanno un piccolo censo, di modo che fanno parte della Guardia Nazionale stanziale delle persone che potrebbero essere classificate tra i mendicanti"; - nonostante tutto ciò "l'istituzione della Guardia Nazionale non era malveduta in Calabria e ciò è provato dalle moltissime domande che si hanno per i posti da ufficiale, ed inoltre che la chiamata alle armi dei battaglioni si effettuò con spontaneità"; gli ufficiali costituivano un problema soprattutto perchè ''nel luogo di formazione le popolazioni hanno scarsa stima di loro. Ciò d'altronde credo si verifichi anche altrove giacchè non è troppo probabile che si voglia rispettare come ufficiale quello che ieri si vedeva esercitare il mestiere di sarto, di calzolaio, di farmacista 1• Le proposte formulate a fine del rapporto "perchè i battaglioni di Guardia Nazionale mobile siano di maggiore utilià" furono le seguenti: che il minimo della durata del servizio fosse elevata a cinque mesi "giacchè anche supponendo buono il quadro ufficiali, abbisonano per lo meno due mesi per riunirlo, organizzarlo ed istruirlo"; che la scelta degli ufficiali fosse più accurata, tenendo conto che "l'aiutante maggiore conosce il suo mestiere e che il comandante di battaglione sia persona influente, stimata e distinta"; che i comuni rinnovassero all'inizio di ogni anno le liste del contingente, "giacchè in caso contrario si rendono necessarie le confusioni e gli arbitrii, allorchè il battaglione sia improvvisamente chiamato"; infine che i battaglioni mobili fossero ridotti da 220 a 110 poichè "al certo nelle attuali condizioni d'Italia un tal numero sarebbe più che bastante a fare il servizio di sicurezza a cui sono chiamati. Introducendo queste sostanziali modificazioni si sarebbe a presumere di avere in ciascun battaglione un buon quadro di ufficiali e bassa forza più omogenea con minori spese per le provincie''.

1 In un altro passo del documento l'ufficiale non nasconde il suo disprezzo di militare di carriera piemontese nei confronti degli ufficiali della Guardia Nazionale definiti "tutti farmacisti, medici, pizzicagnoli e macellai". Quelli dei tre battaglioni oggetto del rapporto, sono definiti "pessimi" (190°), "mediocri" (194°) ed "ottimi" (199°).

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Le Uniformi

II



Capitolo IV

La Guardia Nazionale Ordinaria e Mobile

A. La fanteria ed i Bersaglieri

La legge del 9 marzo 1859 fissava due diversi modelli di uniformi per la Guardia Nazionale ordinaria, uno "generale per tutta la Milizia dello Stato" e l'altro "speciale pei Comuni che ne faranno la dimanda''. 11 primo modello comprendeva solamente un camiciotto o "blouse", un berretto di panno ed un paio di pantaloni. li camiciotto derivava da quello introdotto in Francia nel 1830 per le guardie nazionali ed altro non era se non il classico indumento da lavoro della classe operaia dell'epoca, tagliato nel pesante traliccio turchino vergato da fitte righe bianche, ad un solo petto chiuso da dodici bottoni di stagno originariamente bombati e lisci, ma in seguito sostituiti da altri piatti con doppio orlo rilevato e croce al centro. Il camiciotto, le cui falde erano lunghe fino a metĂ coscia, aveva maniche tipo camicia larghe e munite di polsino chiuso da due bottoni, ed un ampio bavero rovesciato ornato da due mostre di panno rosso tagliat e a tre punte e cucite lungo gli orli anteriori. Ulteriori guarnizioni erano costituite da controspalline a tre punte di panno rosso e dalle patte dello stesso colore, sempre a tre punte, applicate sulle tasche verticali praticate sul petto. Delle sottili filettature rosse sottolineavano le cuciture orizzontali del petto e l'orlo superiore dei polsini. Il berretto, dello stesso modello in uso presso l'esercito fin dal 1850, era confezionato in panno turchino ed era provvisto di visiera in cuoio annerito circolare e piatta, e di sottogola dello stesso materiale assicurato a due bottoncini uguali a quelli del camiciotto; le guarnizioni comprendevano abitualmente una fascia di panno rosso posta lungo l'orlo inferiore e tre filettature dello stesso colore applicate lungo le cuciture laterali e posteriore del berretto, oltre alle iniziali "G. N ." in caratteri gotici sovrapposte ad uno scettro, in ricamo di filo bianco su panno turchino. Per i sottufficiali il fregio era previsto in ricamo d'argento. Con questa tenuta i militi indossavano abitualmente i propri pantaloni, le proprie calzature e la propria biancheria, anche se i regolamenti prevedevano pantaloni in panno grigio azzurro ornati da una banda di panno rosso, elemento questo carnt.t.erist.ico della Guardia Nazionale come vedremo in seguito. Questo modello di uniforme che rispondeva a criteri di semplicitĂ e di economia, era dunque riservata a tutti i comuni del Regno. Il secondo modello di uniforme, riservato a quei comuni che ne facevano richiesta, seguiva la tipologia in uso nell'esercito mantenendo tuttavia degli elementi caratteristici. La legge tuttavia consentiva anche nei comuni dove questo secondo modello era d'ordinanza, che i militi di 50 anni compiuti oppure quelli sprovvisti di mezzi facessero uso del solo camiciotto a righe. 79


Milite della Guardia Nazionale a cavallo di Roma in gran tenuta. (Coltezione privata - Napoli}.

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Milite della Guardia Naz ionale a cavallo di Roma in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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Don lvfarc'Antonio Colonna di Paliano, Sergente della Guardia Nazionale a cavallo di Roma in gran tenuta. (Collez ione privata - Napoli).

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Tenente della Guardia Naz ionale a cavallo di Roma in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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Questo secondo modello, già adottato nel 1848 dalla Guardia Nazionale degli Stati Sardi, prevedeva una tunica, un keppy, un paio di pantaloni ed un berretto di fatica. La tunica era di taglio e di colore simile a quella della fanteria di linea, ma aveva due petti cli nove bott oni ognuno, il colletto ed i paramani a punta di panno rosso e le patte delle tasche posteriori tagliate a forma di "8", guarnite ognuna da tre bottoni e da fi lettature rosse. I bottoni dovevano essere quelli prescritti per la cavalleria dell'esercito, cli stagno bombati e lisci, spesso sostituiti da altri fregiati di croce. A gli inizi del 1860 anche la Guardia Nazionale adottò Ie spalline di lana rossa con frangia ritort a, fissate alla tunica con un bottoncino posto alla base del colletto e con un travetto di panno turchino filettato di rosso cucito orizzontalmente sulle spalle; per i sottufficiali il tornante delle spalli ne era in argento, con il gamlJu eù il piallO spesso bordati da due galloncini pure d'argento. Il keppy era il mod. 1843/46 in uso fino al 1849 nell'armata sarda leggermente ridotto nelle dimensioni, costituito eia un fusto in cuoio leggero ricoperto abitualmente di castorino o di panno nero, eia una visiera circolare e piatta, dall'imperiale ribattuto sul fusto e da un bordo inferiore, tutto in cuoio annerito. Le metallerie prevedevano tre mascheroni lavorati a muso di leone con ganci nelle fauci, due laterali fissati sull'orlo inferiore ed uno posteriore fissato sotto l'imperiale, ed una catenella a maglia doppia fissata ai ganci, il tutto in ottone. Anteriormente il keppy aveva un cappio in ferro lucido lavorato con bottone crociato al fondo, sotto il quale trovava posto la coccarda tricolore realizzata in lana o in cuoio verniciato ad olio. Al di sotto del cappio era collocato il fregio vero e proprio, la croce ritagliata nel ferro lucido sovrapposta ad una seconda coccarda del diametro di circa 85 millimetri. Questo modello di keppy, del quale esistono innumerevoli varianti di forma e di ornamenti, oltre a l sottogola in cuoio fissat o all'interno del fust o, prevedeva un piumetto a salice di penne tinte d'azzurro da usare durante le parate od altre occasioni particolari. li berretto era lo stesso utilizzato con il camiciotto, così come i pantaloni di panno grigio azzurro guarniti di banda rossa larga 20 millimetri. Un cenno infine alle calzature; per le Guardie Nazionali, al contrario della fanteria che usava scarpe ed uose, erano d'ordinanza i mezzi stivali . Man mano che procedevano le annessioni territoriali a l regno di Sardegna i due modelli di uniforme venivano adottati dalle guardie nazionali locali subendo una miriade di modifiche dovute alla mancanza di regole precise, al silenzio dell'Ispettorat o Generale, alle errate interpretazioni dei commercianti e dei fabbricanti che mettevano sul mercato articoli di fantasia, ed al gusto del fuori ordinanza degli acquirenti. A questa situazione mise riparo il Ministero che, con il R.D. del 27 gennaio 1861 (N° 4606) stabilì "una sola divisa per tutta la Guardia Nazionale del Regno", rendendola solo obbligatoria a partire dal 1° gennaio 1864. La vecchia uniforme con camiciotto e berretto introdotta nel 1859 rimase in vigore per le guardie dei comuni con meno cli 10.000 abitanti, ovvero la grande maggioranza dei reparti. La nuova uniforme mod. 1861 quindi fu adottata dai militi delle grandi città, ove convisse con tunica e keppy, mai abbandonati nonostante tutti i richiami delle autorità; nel 1861 quindi l' lspettora.to fu costretto a consentirne l'uso nelle parate estive e d'inverno, durante le cerimonie al coperto. li nuovo corredo comprendeva un cappotto con cappuccio, un keppy, un paio di pantaloni, un berretto di fatica, una cravatta ed un paio di guanti. Il primo, simile al cappotto-soprabito da ufficiali di fanteria m/1860, era confezionato con panno grigio azzurro della sfumatura prevista per il reggimento Guide; era molto ampio, a due petti di cinque bottoni ciascuno, lungo appena sotto al ginocchio con paramani a punta alti da 80 a 170 millimetri e guarniti da tre bottoncini cuciti ad intervalli regolari, uno dei quali sopra all'orlo del paramano stesso. 84


Il colletto era rovesciato, largo 90 millimetri anteriormente e 44 millimetri sul retro, di panno turchino scuro filettato di rosso e guarnito da una mostra a punta dello stesso colore con sopra un bottone d'uniforme; la mostra era cucita a 5 millimetri dalla filettatura esterna del colletto. Anche i paramani erano in panno turchino guarniti da una filettatura applicata lungo gli orli esterni. Il dorso e le falde del cappotto erano in un solo pezzo; l'unica apertura presente partiva dall'orlo inferiore, risaliva per una lunghezza di 38 centimetri e poteva essere chiusa grazie a cinque bottoncini metallici, il primo dei quali distava 13 centimetri dal fondo . A l di sotto della taglia erano applicate lateralmente due finte tasche verticali a tre punte arrotondate, realizzate in panno turchino con filetto rosso e guarnite di bottoni, alte ciascuna 24 centimetri . Sotto le estremità superiori delle finte tasche era cucita una martingala alta 35 millimetri dotat a di due bottoni e di asola per poter adattare il cappotto alla persona; le due parti erano lunghe entrambe 19 centimetri e mezzo. I bottoni ciel cappotto erano uniformemente di stagno lisci e bombati; i grandi avevano un diametro di 20 millimetri, i piccoli misuravano invece 15 millimetri. Sul cappotto mod . 1861 si usavano le stesse spalline a frangia di lana rossa previste nel 1859, assicurate dal solito bottone e dal passante in panno grigio azzurro; per i sottufficiali le spalline dovevano avere ora solo il tornante in filato d'argento . Durante la stagione fredda oppure col tempo piovoso, poteva essere montato un cappuccio foderato di panno turchino, eia agganciare ad una serie di bottoni cuciti sotto il colletto. Il nuovo keppy, ora simile a quello prescritto nel 1850 per la fanteria di linea pur se di misure ridotte dato che era prevista un'altezza anteriore cli 9 centimetri ed una posteriore di 15 era cli cuoio ricoperto in panno turchino scuro con l'imperiale ribattuto ed il bordo inferiore. La visiera, circolare e piatta, era annerita esternamente e verniciata di verde all'interno; il sottogola era esterno, fissato a due bottoncini e realizzato in cuoio nero verniciato . L'intero sottogola, passante compreso, era profilato_,_di pelle rossa. Gli ornamenti del keppy erano costituiti da cordoncini di lana rossa ritorta, uno posto lungo l'orlo inferiore dell'imperiale e gli altri lungo le cuciture verticali. Le metallerie in ferro lucido, erano costituite da un cappietto lavorato a sbalzo con l'estremità arrotondata ornata da bottone in rilievo liscio, sotto il quale era posta la coccarda tricolore in cuoio verniciato ad olio, e dalla cifre "G .N ." realizzate in caratteri gotici . Tutti gli esemplari coevi che è stato possibile esaminare presentano le stesse dimensioni stabilite dal regolamento; le misure rilevate sono le seguenti: altezza anteriore: 88 millimetri; altezza posteriore: 150 millimetri; circonferenza dell'imperiale: 470 millimetri; altezza cle]la ribattitura dell'imperiale: 25 millimetri; altezza del bordo inferiore : 35 millimetri;

altezza del cappietto: 48 millimetri; larghezza del cappietto: 21 millimetri. Notevoli differenze invece sono state riscontrate nella forma e nella fattura delle cifre, illustrate nella tavola relativa. Sul keppy veniva fissata una nappina sferica di lana rossa del diametro di 60 millimetri forata al centro per contenere un piccolo pennacchio di crini neri alto 10 centimetri, munito alla base di una ghianda di lana nera tessuta a griglia . 85


In marcia e col tempo cattivo il keppy veniva protetto con una fodera di cautchouc verniciata di nero, sulla quale erano riportate le cifre " G.N." in vernice bianca ad olio. I pantaloni tagliati nello stesso panno del cappotto, avevano la vita molto alta con sparato anteriore dotato di patta a quattro bottoni metallici e linguetta posteriore con fibbia in ferro. Le tasche erano orizzontali, foderate di tela grezza; all'interno della cintura erano cuciti quattro bottoni d'osso nero necessari a sostenere le bretelle. Invariate rimasero le bande laterali di panno rosso . Completavano l'uniforme la cravatta di tessuto in lana nera dotata di laccioli posteriori e di orlo superiore bianco, i guanti in pelle bianca, i mezzi stivali di pelle annerita ed .il berretto di fatica che rimase invariato. L'altro modello di uniforme non subì modifiche ad eccezione dei bottoni sostituiti da quelli del cappotto; abitualmente i militi usarono il nuovo keppy mod . 1861 con la tunica sostituendo così quello con il pennacchio turchino. Vennero anche stabilite le varie tenute da indossare a seconda delle occasioni:

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tenuta di parata invernale: cappotto con spalline, keppy con pennacchio, pantaloni di divisa, guanti;

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tenuta di parata estiva: tunica con spalline, keppy con pennacchio, pantaloni di divisa, guanti; tenuta ordinaria: cappotto senza spalline, keppy senza pennacchio, pantaloni di divisa;

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piccola tenuta: cappotto senza spalline, berretto di fatica, pantaloni di divisa.

Il corredo si arricchì a partire dal 1863 di altri capi di vestiario quali la giubba ed i pantaloni di fatica, adottati in seguito ad una richiesta avanzata il 29 maggio 1862 dal comandante della Guardia Nazionale di Livorno, che ne sollecitava l' uso durante gli esercizi e le passeggiate militari. La giubba ed i pantaloni furono q uelli usati dalla fanteria di linea in tela spinata bianca con bottoni d'osso; l'unica differenza era la mostrina a tre punte di panno rosso da cucire lungo l'orlo anteriore del colletto della giubba. L'uniforme della Guardia Nazionale di Napoli in particolare, e in generale quella di tutti i militi delle provincie meridionali Sicilia esclusa, ebbe genesi completamente diversa e conservò la sua particolare impronta. Nell'agosto del 1860 il Re F rancesco Il istituiva "una Guardia Nazionale ne' Reali Dominii al di quà del Faro" stabilendone seppure per sommi capi le uniformi, adottate solo a Napoli ed in altre città di una certa importanza e conservate ben o ltre il varo del regolamento del 1861. Il modello risentiva della modernizzazione in atto nel 1860 nell'esercito napoletano che comportò l'adozione della tunica per i reparti di cacciatori indigeni ed esteri. La Guardia Nazionale meridionale ebbe quindi la tunica, il keppy, i pantaloni, il berretto di fatica, le calzature, i guanti e la cravatta. La tunica, simile a quella descritta per le provincie del centro-nord, era però ad un petto di nove bottoni e aveva il paramano quadrato guarnito di pattina rettangolare detta "granatiera"; altri elementi caratteristici erano il colletto, le pattine del paramano e le filettature poste lungo la linea di abbottonatura, lungo i paramani e le patte posteriori delle tasche a tre punte di panno amaranto. Per Napoli i bottoni erano piatti, fregiati di granata in rilievo con il numero della legione posto nella bomba. A partire dal 1861 vennero adottate spalline di lana rossa con bottone e passante turchino filettato di amaranto, e sostituiti i bottoni con altri fregiati di croce; nello stesso anno la Guardia Nazionale meridionale adottò il cappotto m/61 , conservando la t unica al pari dei colleghi del resto del paese. Il keppy, simile al mod. 1861, conservava alcune peculiarità quali i tre filetti verticali amaranto, ed il fregio costituito da scudo con orlo in rilievo coronato e attorniato da due rami di alloro, 86


da due rami di alloro, la cui estremità poggiava su di un disco con bordo in rilievo contornato da tre bandiere per parte; lo scudo era fregiato dalla croce di Savoia mentre al centro del disco era ritagliato il numero della legione o del battaglione. li fregio era in ottone ad eccezione della croce che era in ferro lucido, applicata oppure fusa. Il keppy venne conservato anche dopo l'adozione del cappotto mod. 1861. li berretto di fatica era quello adottato nel 1860 e conservato a dispetto di tutti i tentativi fatti dalle autorit à per a bolirlo; pur simile nella forma a quello regolamentare era infatti confezionato in panno amaranto, guarnito di fascia turchina e di filetti verticali piatti in tessuto di lana bianca. L'imperiale era ornato da un fiorone intrecciato costituito da due galloncini piatti sempre di lana bianca; sul davanti era ricamato in filo bianco il numero della legione o del ballaglium: di appartenenza. Per i sottufficiali il numero, i galloncini e le filettature erano realizzate in tessuto d'argento; costoro utilizzarono inoltre per almeno due anni spalline prive di frangia realizzate in tessuto d'argento attribuite ai capi sezione e ai capi plotone della Guardia Nazionale borbonica, chiamate abitualmente "mozzette". Queste particolari spalline sparirono verso il 1862 stando alle fotografie dell'epoca, sostituite da quelle in lana rossa col tornante d'argento . li resto della tenuta era simile a quella utilizzata nelle altre città ad eccezione delle bande ai pantaloni che erano di colore amarant o . Le teste di colonna dei reparti più importanti comprendevano abitualmente tamburini con i relativi caporali e falegnami. La tenuta dei tamburini era la stessa dei militi con le distinzioni proprie dell'incarico:

a. Uniforme mod. 1861: -

il keppy era ornato da un galloncino tessuto in lana rossa con filetti bianchi esterni, cucito sotto l'imperiate; la nappina, la ghianda ed il pennacchietto erano di colore rosso;

-

il colletto ed il paramano del cappotto erano guarniti dallo stesso gallone del keppy, cucito parallelo al bordo esterno sul colletto , e interno alla cucitura sul paramano;

-

gli spallini di lana rossa avevano il solo tornante centrale in lana bianca.

b. Un(forme mod. 1848: -

il keppy era ornato dal suddetto gallone di funzione ma aveva una nappina sferica rossa sormontata dal piumetto a salice di penne corte, rosso per i tre quarti superiori e bianco per il resto;

-

gallone di funzione posto lungo i bordi anteriore ed inferiore, del colletto e lungo i bordi esterni del paramano;

-

le spalline erano di lana rossa con i tre tornanti e la frangia mista in lana bianca e rossa. (Collezione Serra).

I caporali tamburini aggiungevano i propri distintivi di grado ossia il galloncino di filo bianco al keppy, ed il gallone a due righe pure bianco cucito lungo l'orlo superiore del paramano della tunica e del cappotto. I falegnami non erano previsti negli organici dei reparti di Guardia Nazionale; tuttavia da una lettera dell'Ispettorato inviata in data 10 giugno 1861 in risposta ad una domanda rivolta dal Ministero dell'Interno (N. 531 - Sez. II), risulta che "si può sempre, e nella Guardia di Torino, e nelle altre delle principali città, di far fare tale servizio in occasione delle parate e riviste, à militi egraduati delle compagnie ... " .

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In quelle circostanze l'Ispettorat o autorizzava i prescelti a mettere sul braccio sinistro del cappotto e della tunica "una fascia con sopra ricamate due ascie". Questo semplice distintivo venne presto sostituito dai reparti con altri più vistosi; quello più usato fu uno scudo sabaudo a fondo oro con bordo e croce in argento sormontato da corona e sovrapposto a due ascie in croce, il tutto ricamato in argento. I graduati ed i sottufficiali addetti ai falegnami vestivano la medesima uniforme aggiungendovi ovviamente i rispettivi distintivi di grado. L'eccezione era costituita da alcuni battaglioni della Guardia Nazionale di Napoli i cui falegnami continuarono ad indossare in gran tenuta il vestiario degli zappatori dei battaglioni cacciatori napoletani ed in particolare un imponente berrettone cli pelo d'orso annerito ornato da un pennacchio di penne corte tinte di rosso .

Almeno nelle grandi città i reparti facevano a gara nell'avere in organico un robusto corpo di musica le cui tenute erano oggetto di continue reprimende da parte dell'Ispettorato centrale che a partire dal 1861, inviò un gran numero di circolari esplicative in cui erano fissati gli ornamenti consentiti ai musicanti della Guardia Nazionale. Anche i corpi di musica vestivano entrambi i due modelli di uniforme dei militi; sul mod. 1861 i distintivi di categoria erano i seguenti: -

il keppy era ornato dallo stesso gallone prescritto per i tamburini ma tessuto in argento con i due filetti esterni in seta rossa; le iniziali "G.N." erano sostituite da una cetra in lamierino lucido, la nappina da una "tulipe" in metallo simile a quella degli ufficiali ma liscia, nella quale si innestava il pennacchietto di crini bianchi. Sulla fodera cl 'incerata veniva dipinta una cetra con vernice ad olio bianca; il cappott o era guarnito al colletto ed ai paramano con il gallone in argento e seta rossa; in più la mostra rossa era ornata da una cetra sovrapposta a foglie d'alloro, il tutto in ricamo di argento; le spalline avevano il tornante centrale d'argento; in tenuta di parata i musicanti potevano usare un secondo paio di pantaloni uguali agli altri, ma ornati da una banda di gallone simile a quello applicato sul keppy. (Circ. N° 393 - Ispettorato - del 9 aprile 1861).

I capi musica indossavano la tenuta suddetta aggiungendovi i distintivi di grado prescritti per i furieri maggiori e il gallone al keppy alto 3 centimetri e mezzo anzichè 1 centimetro e mezzo. I distintivi utilizzati con la tenuta mod. 1848 erano invece i seguenti: (collezione Serra). keppy identico a quello dei tamburini con gallone da musicante e cetra in sostituzione delle cifre; nappina rossa e piumetta a salice di penne corte per due terzi rosso e per il resto bianco; tunica da tamburino con gaI!oni di funzione al colletto ed ai paramani, spalline rosse con i tre tornanti in argento e frangia mist a in lana ed argento; il colletto era ornato da un ricamo di argento costituito da cetra e foglie di olivo; pantaloni da parata con gallone oppure ordinari con banda rossa. Altro distintivo tipico delle musiche con questa uniforme erano i cordoni fissati ad un bottone, passati intorno al collo e quindi appesi al bottone della spallina di sinistra; erano interamente d'argento ad eccezione dei passanti, delle nappe e dei fiocchi che erano misti a seta rossa. I capi musica si distinguevano per il gallone più alto al keppy, per il piumetta di penne lunghe e per tutti i distintivi da furiere maggiore. L'uso dei cordoni da parte dei corpi di musica continuò anche con la tenuta mod. 1861, come risulta dalla nutrita corrispondenza intercorsa tra l'Ispettorato ed i comandi locali, i quali asserendo che "in alcune città del Regno il Corpo musicale indossa cordoni con nappe", di conseguenza ne chiedevano l'adozione. I tamburi maggiori erano un'altra categoria non prevista dalla legge organica della Guardia 88


Nazionale, ma i comandanti dei reparti più importanti no n vi avrebbero rinunciato per nulla al mondo; vi fu quindi un fi orire di questi personaggi alla testa delle batterie di tambud con uso conseguente di tenute fuori ordinanza, per cui l'I spettorato fu costretto a mettere ordine accettando il fatto compiuto. Le specialità dei tamburi maggiori erano i distintivi di grado prescritti per i furieri maggiori compreso il gailoncino d'argento alto 15 millimetri posto sul keppy, le spalline rosse con il tornante centrale d'argento, il gallone di fun zione al copricapo simile a qu ello del capo musica e il pennacchietto rosso inserito nella stessa tulipe prescritta per i musicanti. Altro elemento caratteristico era la tracolla di velluto rosso bordata di gallone a due righe d'argento, al centro della quale appariva uno scudo coronato d'argento recante le cifre corsive "G.N." d'ultone; spesso tuttavia lo scudo riportava le o.rmi della città, come ad esempio, per la Guardia Nazionale di Genova. L'uniforme mod. 1848 era la stessa prescritta per i tamburini , ornata, o ltre che dagli abituali dist intivi di grado, dal pennacchio di penne lunghe, dalle spalline con tornanti in argento e frangia rossa ed argento e dai cordoni da musicante in questo caso interamente in argento. L'uso di questi cordoni diverrà abituale anche per i tamburi maggiori con l'uniforme mod. 1861. L 'equipaggiamento di base per i militi della Guardia Nazionale comprendeva esclusivamente il cinturino e la giberna del modello regolamentare per l'esercito. li cinturino in pelle di bufalo imbiancato era provvisto di borsa per la daga, sul cui bordo esterno trovava posto il cilindro di pelle in cui andava inserito il gancio saldato al fodero della baionetta; la piastra era quella classica in ottone fregiata dalla croce in lamierino di ferro. La giberna mod . 1849 in cuoio annerito differiva da quella della fanteri a di linea per i due cinturini con fibbia in ferro cuciti sotto il cofano, grazie ai quali il milite poteva fissare il cappuccio mobile del cappotto dopo averlo strettamente arrotolato. Questo equipaggiamento base era utilizzato da tutti , compresi i tamburini, i musicanti ed i tamburini maggiori; oggetti particolari riservati a queste categorie erano i grembiali da grancassa di bufalo imbiancato e le tracolle porta tamburo dello stesso materiale, ornate queste ultime dal porta bacchette in ottone soppannato di ciniglia rossa. Le granca~se ed i tamburi erano come quelli della linea, in ottone con i cerchi abitualmente dipinti a settori diagonali bianco, rossi e verdi ; non mancano comunque esempi di cerchi dipinti di turchino (collezione Serra). Sulle grancasse era dipinto lo stemma del regno con cartigli sui quali era riportato il predicato della legione o del battaglione. Non dissimile da quello dei falegnami della linea era l'equipaggiamento dei colleghi della Guardia Nazionale, ovvero il grembiale con scarselle in bufalo imbiancato, i guanti in pelle scamosciata con manopole verniciate di nero e il cinturino che in questo caso era dotato, oltre che di porta daga, anche di astuccio per il pistolone mod. 1845. A tutto ciò si aggiungeva la caratteristica ascia con lama spesso riccamente decorata da disegni allegorici, da scritte indicanti il reparto oppure dalle armi comunali. I sergenti ed i caporali addetti ai falegnami non avevano ascia. La diversificazione dell'arm amento nei reparti della Guardia Naziona le era la seguente: militi e caporali: fucil e con baionetta; -

sergenti: fucile con baionetta e daga; furieri e furieri maggiori: sciabola mod. 1833 da sottufficiali di fanteria; fa legnami: ascia, pistolone mod. 1845 e sciabola a sega;

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caporali e sergenti falegnami : sciabola a sega;

-

tamburini e musicanti: daga;

-

capo musica e tamburi maggiori: sciabola mod. 1833 per sottufficiali di fanteria.

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L'equipaggiamento in dotazione alla Guardia Nazionale mer-i dionale in genere, e napoletana in particolare, presentava alcune piccole differenze. I cinturini per lo meno nel 1860, erano dotati di placca in ottone fregiata delle iniziali "G.N." intrecciate; mentre i falegnami avevano grembiali, cinturini e piccole giberne fregiate dal distintivo usato sulle maniche dell'uniforme, in ottone; tutti i cuoiami in questione erano anneriti. Altra particolarità dei falegnami era il moschetto indo.%ato a tracolla mediante una cinghia di cuoio annerito. Gli ufficiali indossavano le stesse tenute prescritte per la truppa ed i graduati ovviamente di miglior qualità e con distintivi di grado costituiti dalle spalline, dai galloni al keppy, al berretto ed al cappotto, e dalla dragona. Le uniche particolarità riguardanti l'uniforme erano gli ornamenti del keppy costituiti da filetti in argento dove la truppa usava quelli in lana rossa, da una nappina in lastrina argentata lavorata in rilievo e sormontata da una tulipe dello stesso materiale lavorata a raggi nella quale si innestava il pennacchetto di crini nero, e dalla coccarda tricolore realizzata in seta ed argento. Il cappotto aveva il colletto, i paramani e le mostre posteriori in velluto turchino. l colonnelli capi legione utilizzavano una aigrette in piume di airone bianche innestata dentro il pennacchietto di crini neri . Anche la tunica di parata non presentava differenze da quella della truppa, a parte la miglior qualità del panno ed i passanti delle spalline relizzati in gallone d'argento cucito su panno rosso. Gli oggetti d'equipaggiamento in dotazione agli ufficiali erano costituiti da due cinturini, uno per la grande ed uno per la piccola tenuta; il primo, in gallone d'argento vergato da tre righe turchine, era uguale a quello degli ufficiali di fanteria di linea, il secondo era in pelle di bufalo imbiancato; per entrambi si utilizzava la piastra in ottone con croce in lastra di ferro. La bardatura dei cavalli era quella degli ufficiali di linea con gualdrappa turchina bordata di gallone rosso e cifre reali coronate in ricamo d'argento; i coprifonde erano fregiati dalle cifre "G.N." in metallo bianco. I militi delle compagnie bersaglieri indossavano una tenuta simile a quella dell'omonima specialità dell'esercito caratterizzata tuttavia da alcune differenze. La giubba, simi le al mod. 1850, era in panno turchino ad un solo petto di nove bottoni priva di spalline e controspalline, con il collo rovesciato ed i paramani a punta filettati di rosso; il colletto era quello del cappotto dei militi di fanteria guarnito da filettature e da mostra in panno rosso . In una fotografia d'epoca la giubba appare priva di paramani a punta filettati, sostituiti da altri quadrati e semplici. I bottoni della giubba erano di stagno, bombati e lisci; i cordoni, anzichè essere in lana verde erano di colore turchino. Il cappello dei bersaglieri aveva il pennacchio turchino e il trofeo d'ottone fregiato dalle lettere "G.N." corsive, ritagliate nel lamierino di ferro, intrecciate e fissate al centro del disco della cornetta. La tenuta dei bersaglieri era completata dai pantaloni di panno grigio azzurro con banda rossa larga 20 millimetri, dalle scarpe con uose di cuoio, dalla mantellina e dal berretto; ovvero il "fez" mod. 1861 a colori invertiti, con calotta di panno turchino ed cordone con fiocco di lana ritorta rossa. La mantellina era turchina, molto corta con il collo rovesciato identico a quello della giubba. Il regolamento permetteva anche l'uso della tunica senza specificarne il modello ma non risulta che alcun reparto di bersaglieri l'abbia adottata; è invece certo l'utilizzo della coperta d'incerata per i cappelli, in tela verniciata di nero con dipinte sopra in giallo le cifre "G. N." in caratteri gotici sormontate da una cornetta. La compagnia dei bersaglieri di Pisa, detta "Guardia della Speranza" indossava una tenuta diversa da quella degli altri reparti; la giubba era sostituita dal cappotto mod . 1861 con il collo,

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i paramani e le mostre posteriori in panno amaranto, colore questo utilizzato anche per la banda dei pantaloni. Il reparto inoltre non aveva cordoni con fiocchi, utilizzava lo stesso cappello delle altre compagnie ed era provvista di tenuta estiva, "blouse" e pantaloni di traliccio t urchino a righe bianche, con "ornamenti di panno amaranto" non meglio identificati. L'equipaggiamento dei bersaglieri era costit uito dal solito cinturino ma in cuoio annerito e da una giberna priva di ornamenti; la sola compagnia di Pisa era autorizzata a guarnire le proprie giberne con una cornetta in ottone fissata sul coperchio. Gli ufficiali dei bersaglieri avevano in dotazione la tunica, il cappotto , il cappello, i pantaloni, il berretto e i guanti. La Lunica era la stessa prevista per gli ufficiali della fanteria della Guardia Nazionale a falde piĂš ampie e senza spalline, sostituite da "trefles" di triplo cordoncino d 'argento; essi inoltre usavano gli stessi cordoni con fiocchi della truppa in filato d'argento, appesi ad un bottoncino piatto cucito sul lato si nistro del petto, rasente al bordo inferiore del colletto. Il cappotto mod. 1861 aveva il colletto ornat o da una mostra di panno rosso con ricamata in argento una cornetta; il cappello aveva il pennacchio in penne di struzzo turchine e le cifre nella cornetta di metallo argentato. I pantaloni erano quelli d 'ordinanza in panno grigio-azzurro con banda rossa. Il berretto di fatica infine era lo stesso degli ufficiali di fanteria della "G .N." con le cifre probabilmente sostituite dalla cornetta in ricamo d 'argento . Un cenno alla bardatura dei cavalli che, pur essendo identica a quella sopra descritta per gli ufficiali della fanteria, aveva sui coprifonde lo stesso trofeo del cappello in metallo argentato. Anche l'equipaggiamento degli ufficiali dei bersaglieri prevedeva due tipi di cinturino, in tessuto d'argento vergato da tre righe di seta turchina per la gran tenuta e in cuoio annerito per la piccola, entrambi con piastra in ottone fregiata da croce in ferro.

B. La Cavalleria La tenuta degli scarsi reparti di cavalleria della Guardia Nazionale venne codificata dal Regio Decreto del 4 dicembre 1862, come quella dei Bersaglieri. Il documento assegnava ai mi liti un corredo costituito da un keppy, da una giubba, da un paio di pantaloni, da un pastrano, da un berretto, da un paio di guanti, da una cravatta e da un paio di stivalini con speroni oltre che dalla bardatura completa. Il keppy simile nella forma e nelle dimensioni a quello dei militi della fanteria, era però ricoperto di panno grigio azzurro molto scuro ed aveva la visiera, l'imperiale ribattuto sul fusto ed il bordo inferiore di cuoio nero verniciato . Le guarnizioni del keppy prevedevano: -

tre cordoncini di lana ritorta rossa cuciti sul fusto lateralmente e posteriormente; un cappietto di lastrina in ft::rru <.:on bordi lavorati e bottoncino liscio centrale, sotto il quale era fissata la coccarda tricolore in cuoio verniciato; il fregio costituito dalla lettera "N" in corsivo con sopra la "G" in stampatello sormontate da corona reale, entrambe in lastra di ferro, la prima zigrinata e la seconda liscia.

Sul retro del keppy era fissato un anelletto di ferro al quale si agganciava un cordone di lana rossa munito di nappe e fiocchi che dopo essere stato passato intorno al collo, veniva appeso ad un bottone della giubba. li keppy era dotato di nappina sferica di lana rossa forata, nella quale si infilava un pennac-

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chio in crini neri lungo tanto da sfiorare il primo alamaro della giubba; il pennacchio era tenuto con un laccetto cli lana fissato a sinistra del bordo inferiore del keppy. Col tempo cattivo e durante le marce il keppy veniva protetto da una foderina di incerata giallognola che avvolgeva anche la nappina, sulla quale venivano dipinte con vernice bianca le iniziali "G.N ." in caratteri gotici. La "giubba" era la giacchetta corta ed attillata in uso nel reggimento delle Guide di panno grigio-azzurro scuro tagliata ad un petto, chiusa con ganci metallici ed anelli corrispondenti. Aveva il colletto ed i paramani a punta turchino scuro; il primo era guarnito di mostra di panno rosso a tre punte identica per disegno a quella dei cavalleggeri dell'esercito, i secondi erano filettati di rosso. Le maniche erano aperte lungo la cucitura fino sotto il gomito. L'apertura era profilala tli rosso e poteva essere chiusa con a sei bottoncini, dei quali i primi tre posti sul paramano. Sul davanti la giubba era guarnita con sei bottoni lisci e sferici cuciti ad intervalli regolari ai quali corrispondevano altrettanti alamari di cordone di lana rossa doppio terminanti con un fiorone, al centro del quale era applicato un bottone simile agli altri . Gli orli anteriori ed inferiori della giubba erano filettati di rosso; le due cuciture del dorso erano coperte da un cordone di lana dello stesso colore che formava un fiore in alto ed un intreccio al fondo, guarnito da due bottoni. Le controspalline erano di cordone rosso intrecciato terminanti con un fiorone e guarnite da due bottoni, uno posto alla base del colletto e l'altro al centro del fiorone. Tutti i bottoni della giubba erano di stagno. I pantaloni, del modello della cavalleria dell'esercito, erano dello stesso panno della giubba con apertura al fondo e staffe di cuoio annerito fissate da bottoni doppi e da fibbie in ferro; lungo le cuciture erano applicate due bande di panno rosso larghe ognuna 4 centimetri, cucite a 2 millimetri di distanza l'una dall'altra. II pastrano era di mode!Jo particolare; dello stesso panno dell'uniforme molto ampio e lungo fino sotto il ginocchio. Era ad un petto di quattro bottoni d'uniforme, con un ampio collo rovesciato turchino scuro guarnito di filettatura esterna e di mostra a tre punte entrambi rossi; le maniche, aperte lungo la cucitura, erano dotate di tre bottoni e di paramano a punta turchino filettato di rosso . Sotto il collo era cucita un'ampia pellegrina lunga fino al polso e munita di bottone e di linguetta di panno, entrambi posti poco sotto l'orlo inferiore del collo. Il berretto di fatica era dello stesso modello prescritto per i cavalleggeri dell'esercito, in panno grigio azzurro con filettature rosse e fregio costituito, quasi certamente, da una cornetta coronata con le cifre "G.N." al centro, il tutto ricamato in lana bianca. La cravatta, i guanti e le calzature dovevano essere, in linea di massima, del tipo adottato per i reparti di cavalleggeri dell'esercito. Lo squadrone di Bologna ebbe in dotazione nel I 863 una tenuta di tela il cui taglio e colore restano sconosciuti, da utilizzare "pel governo del cavallo, pel corvè di quartiere e fuori di quartiere"; è quindi probabile che anche gli altri reparti montati facessero uso di questo tipo di tenuta, e che questa fosse simile a quella della fanteria. L'equipaggiamento comprendeva il cinturino con pendagli per la sciabola, la bandoliera e la giberna del modello in uso nei reggimenti leggeri dell'esercito; i primi due erano di cuoio rosso con le fibbie, i passanti, i puntali e gli anelli in ferro lucido. Le giberne dovevano essere in cuoio nero verniciato prive di qualsiasi ornamento. La bardatura dei cavalli era modellata su quella delle Guide con tutte le metallerie in ferro lucido; la gualdrappa aveva gli angoli anteriori arrotondati e quelli posteriori a punta, era di panno grigio azzurro guarnita da un gallone largo 4 centimetri e dalle cifre "G.N." coronate, entrambi di colore rosso. 92


La valigia rotonda, di panno grigio azzurro con correggiole di cuoio annerito munite di fibbie in ferro, aveva le due teste guarnite da doppio gallone di lana rossa. I trombettieri in forza ai reparti vestivano la stessa uniforme aggiungendo i seguenti distintivi di funzione: -

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un galloncino di filo bianco alto 15 millimetri, applicalo lungo l'orlo superìore del keppy; in alcuni reparti divenne di uso comune quello dei tamburini della Guardia Nazionale a piedi. Sul keppy doveva inoltre essere montato il pennacchio di crini bianchi anzichè neri; la giubba doveva essere guarnita di galloncino di lana rossa con filettature bianche sugli orli, applicato lungo il bordo inferiore del colletto ed all'interno della filettatura rossa del paramano.

I caporali trombettieri aggiuugevano i rispettivi distintivi di grado. Quinto Cenni in una delle sue tavole (Museo Nazionale di Castel S. Angelo di Roma), raffigura un trombettiere con i cordoni del keppy e le controspalline della giubba in lana mista bianca e rossa; il keppy presenta inoltre un pennacchio di crini rosso anzichè bianco. Le tenute degli ufficiali erano anche in questo caso identiche a quelle della truppa ad eccezione della qualità dei lessuti e delle seguenti variazioni:

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il keppy aveva la coccarda in seta ed argento, la nappina, i cordoncini, i cordoni con nappe e fiocchi di filato d'argento ed i distintivi di grado cuciti lungo l'orlo superiore; la giubba aveva il colletto ed i paramani in vell uto di seta ed i cordoni sul petto in seta rossa; le "treflcs" cucite sulle spalle erano invece di filato d'argento; il pastrano era lungo fino al polpaccio ed aveva la pellegrina lunga fino al ginocchio; collo e paramani erano di velluto in seta; il fregio al berretto di fatica era in ricamo d'argento.

L'equipaggiamento comprendeva il cinturino, la bandoliera e la giberna dello stesso modello e con gli stessi ornamenti previsti per i pari grado del reggimento Guide; in piccola tenuta gli ufficiali erano autorizzati ad usare bandoliera e cinturino identici ma di marocchino rossastro. La bardatura dei cavalli, anch 'essa simile a quella delle Guide, comprendeva la stessa gualdrappa della truppa ornata di gallone largo 4 centimetri e di cifre coronate ricamate, il tutto in argento. Tutto ciò era quanto prescrivevano i regolamenti ma oltre tutti i "fuori ordinanza" introdotti dai comandanti o dalle autorità comunali, esistevano in alcune città "monture" completamente diverse da quelle di cui abbiamo parlato, quali quelle concesse alla cavalleria di Bologna, di Napoli e di Roma. Lo squadrone di Bologna pur vestendo la tenuta regolamentare della cavalleria, utilizzava il vecchio keppy introdotto all'atto della sua costituzione (Regio Decreto 20 luglio 1859). Il copricapo in questione era ricoperto di panno rosso, ornato per tutti i componenti del reparto da un galloncino di gallone tessuto ad "occhio di pernice" in filo bianco applicato lungo l'orlo superiore, e da cordoncini verticali in lana turchina. Altra differenza era rappresentata dal fregio dei cavalleggeri, una cornetta coronata con il disco fregiato di croce, saldata ad un cappietto sul quale erano le cifre "G .N." intrecciate e circondate da due rami di foglie d'alloro, in rilievo. A Napoli il primo nucleo di cavalleria costituito nd fdJl.Jl aio 1862 ebbe una tenuta simile a quella della Guardia Nazionale a piedi delle provincie del centro-nord, con alcune particolarità, ovvero: la tunica era a due petti di nove bottoni con colletto e paramani a punta rossi e aveva le falde corte, le spaIJine da cavalleria di metallo bianco con frangia sciolta ed una filettatura pure rossa posta lungo tutta la linea di abbottonatura del petto e delle falde anteriori; sulla tunica si indossava un grosso cordone intrecciato di lana bianca con nappe e fiocchi, che veniva annodato intorno al collo ed appeso ad un gancio saldato alla spallina sinistra;

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il copricapo era un keppy quasi identico a quello usato fino al 1860 dai cacciatori a cavallo napoletani, il che porta ad ipotizzare l'uso di scorte di magazzino più che 1'adozione di un nuovo modello. Il keppy era ricoperto di panno turchino scuro, aveva l'imperiale ribattuto sul fusto, la bordatura inferiore ed il coprinuca posteriore in cuoio nero verniciato ed un galloncino di lana gialla cucito lungo il bordo superiore; il fusto era ornato anche da tre cordoncini in lana ritorta gialla. Le guarnizioni comprendevano: un cappietto d 'ottone terminante a punta con bottone al centro sotto il quale trovava posto la coccarda tricolore; una nappina in ottone forata, di forma ovoidale; un pennacchietto di crini neri a salice da infilare nel foro della nappina.

Per il resto l'uniforme era la stessa degli altri reparti di cavalleria della Guardia Nazionale. Anche l'equipaggiamento presentava delle differenze rispetto allo standard ma più nei dettagli che nella sostanza; la bandoliera era in cuoio nero verniciato, ornata da uno scudo sannitico d'ottone coronato e fregiato di croce, probabilmente applicato anche sulla giberna. Il cinturino, anch'esso di cuoio nero verniciato, presentava l'abituale piastra d'ottone con croce in ferro lucido. La tenuta degli ufficiali era la stessa della truppa con le spalline secondo il grado ed il cordone in filato d' argento; il keppy aveva tutte le fregerie in metaJlo do rato, la coccarda in seta ed argento ed i distintivi di grado dorati. Gli ufficiali utilizzavano la bandoliera con giberna e il cinturino dei colleghi di cavalleria. La seconda uniforme, adottata tra il 1863 ed il 1864, era completamente diversa e rappresentava una sorta di evoluzione della tenuta in uso presso il reggimento ussari di Piacenza. Essa comprendeva infatti una giubba a falde corte di panno turchino scuro con colletto e paramani a punta rossi, e un petto chiuso da ganci ed asole metalliche inserite negli orli guarnito da sei alamari di doppio cordoncino nero di lunghezza decrescente. Questi alamari avevano le estremità a fiore trilobato sulle quali veniva cucita un'oliva in seta nera; ciascun alamaro destro recava un'oliva alla quale si agganciava l'estremità dell'alamaro opposto, foggiata ad asola. Sulla spalla sinistra era applicata una trecciola di doppio cordone nero; cordoncini simili, ornati alle estremità da fioroni, ornavano le cuciture del dorso. Lungo l' orlo superiore dei paramani era posta un cordoncino nero che formava degli intrecci e terminava sopra il gomito. Su questo tipo di giubba continuò ad essere usato il vecchio cordone ma in lana giallo oro. I pantaloni erano dello stesso panno della giubba guarniti di doppia banda in panno rosso e muniti di staffe in cuoio annerito, fissate tramite bottoni doppi e fibbie metalliche. Il keppy rimase quello di vecchio modello. Anche in questo caso l'uniforme degli ufficiali era quella della truppa con attributi e distintivi di grado in oro, questi ultimi applicati anche sul paramano sotto forma di trecciole d'oro. Forse anche a Napoli, come per la cavalleria di Roma, i militi è gli ufficiali facevano uso in piccola tenuta di uno " spencer" e di un berretto di fatica anche se non si è potuto finora rintracciare alcuna notizia certa in merito. L'equipaggiamento del reparto era lo stesso per i militi, per i sottufficiali e per gli ufficiali e comprendeva una bandoliera con giberna, un cinturino con pendagli ed una tasca-sciabola o "sabretache''. La bandoliera, identica a quella degli ufficiali di cavalleria dell'esercito, era ricoperta di gallone dorato vergato da tre righe di seta turchino scuro ed aveva lo scudo, l' aquila, la fibbia, il passate ed il puntale in metallo argentato; le cifre "V .E." poste al centro dello scudo erano dorate.

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Ufficiale della Guardia Nazionale a cavallo di Napoli con la prima uniforme 1860-61. (Collezione privata - Napoli) .

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Sergente della Guardia Nazionale a cavallo di Napoli con fa prima uniforme 1860-61. (Co/lezione privata - Napoli).

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Giuseppe Gallone principe di Moliterno capitano della Guardia Nazionale a cavallo di Napoli, in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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Tenente della Guardia Nazionale a cava!!o di Napoli in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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La giberna, d~ , classico modello a cofanetto, era in cuoio nero verniciato con il coperchio bordato da lamierino argentato; il fregio era probabilmente lo stesso che ornava la tasca-sciabola. ., Il cinturino era qùello degli ufficiali degli ussari di Piacenza ricoperto di gallone dorato con riga di seta turchino sd,uro . I ganci, le fibbie ed i moschettoni erano quasi certamente in metallo dorato. La tasca-sciabola in cuoio nero verniciato aveva il coperchio ornato da una stella raggiata ad otto punte sormontata dalla corona reale; il disco centrale della stella aveva la croce in rilievo. Stella e corona erano in metallo dorato, la croce era in ferro lucido. In una stampa d'epoca il fregio della tasca-sciabola è completamente diverso da quello delle foto; vi appare infatti uno scudo coruualo allorniato da due bandiere per parte, con al centro la croce in ferro. Non è stato rintracciato nessun documento riguardante il modello di bardatura in uso nel reparto; è comunque probabile che la gualdrappa e l'eventuale valigia fossero di panno turchino con bordo di gallone rosso. Lo squadrone di Roma, ultimo reparto costituito in ordine cronologico nella Guardia Nazionale italiana, ebbe una tenuta simile a quella napoletana che risentì però delle riforme attuate dal Ricotti nel 1870. Il reparto ebbe giubba e pantaloni turchini uguali a quelli partenopei con l'eccezione dell'ornamento terminale dei cordoni sul petto costituito da due fioroni rivolti verso il basso; altra particolarità era costituita dalla treccia munita di cordone doppio con anello metallico all'estremità che dopo essere stato agganciato all'ultima oliva in basso della giubba, passava sul fianco destro , risaliva sul dorso, girava intorno al collo dove veniva serrato con un passante e si appendeva ad un gancetto cucito sotto la spalla sinistra. Il copricapo adottato dal reparto costituiva una novità assoluta trattandosi di un "colback" simile a quello introdotto da poco per la cavalleria leggera dell'esercito; era ricoperto di pelliccia d'astrakan nero, basso e rotondo e guarnito da una catenella a maglia doppia dorata , applicata anteriormente poco sopra l'orlo inferiore; la catenella era fissata ai ganci di due mascheroni posti sui lati del copricapo anch'essi in metallo dorato. Le guarnizioni comprendevano: una piccola "fiamma" di panno rosso arrotondata pendente sul fianco destro, con bordo esterno e cucitura centrale or.nate da una trecciola di gallone d'oro. Al centro della fiamma pendeva un fiocchetto di fi lato arricciato d 'oro; una penna d'aquila inserita in una piccola nappina ovale dorata; un fregio costituito da una stella raggiata ad otto punte in metallo dorato, con al centro la croce in ferro lucido; sotto il fregio sporgeva verso l'alto la coccarda tricolore. In piccola tenuta il reparto indossava lo "spencer" in dotazione agli ufficiali di cavalleria dell'esercito e un berrettino caratteristico, tondo, basso e privo di visiera, realizzato in panno turchino con bordatura inferiore di cuoio nero lucido; sul davanti era applicata una corona in metallo dorato . Gli oggetti d'equipaggiamento, bandoliera con giberna e cinturino con tasca-sciabola, erano identici a quelli della cavalleria di Napoli. Questa tenuta venne indossata dalla fine del 1871 in poi ed appare in una serie.di foto d'epoca; prima di quella data l'uniforme era leggermente diversa ed è possibile darne una descrizione completa grazie alla raccolta iconografica Piroli, conservata presso la biblioteca dell'Istituto per la Storia del Risorgimento di Roma. La raccolta, costituita da numerosi volumi, contiene centinaia di figurini riguardanti in maggioranza l'esercito pontificio dal 1815 al 1870, limitatamente però ai reparti di stanza o di passag-

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gio in Roma; vi è raffigurata anche la Guardia Nazionale costituita nel 1870, e in particolare due militi ed un trombettiere della cavalleria . I militi hanno l'uniforme della Guardia Nazionale a cavallo napoletana ma con colletto ed paramani bordati di gaJlone d'oro, un colbak piuttosto alto che sembra di pelo d'orso con fiamma scarlatta, treccia in lana gialla, cordoni dello stesso materiale e stella in ottone a cinque punte con la croce in ferro lucido. Mentre bandoliera con giberna e cinturino sono gli stessi riscontrati nelle fotografie di epoca posteriore, i fregi delle giberne e della sabretache sono costituiti da scudo coronato in ottone con croce di Savoia in ferro . L'uniforme dei trombettieri è distinta dai dettagli seguenti: il colbak ha la treccia in lana mista rossa e gialla e la penna cli colore rosso; la giubba non ha le gallonature al colletto ed ai paramani ma è ornata in compenso da alamari e cordoni in lana rossa. La bardatura dei cavalli, che appare solo nei disegni citati, era del modello stabilito per la cavalleria di linea con i cuoiami anneriti e le fibbie in ferro lucido; la gualdrappa in panno turchino con gli angoli arrotondati, era guarnita di gallone rosso cucito lungo i bordi. Gli angoli posteriori erano ornati da uno scudo coronato ricamato in lana gial la con al centro la croce cli filo bianco; sulla gualdrappa trovava posto un coprisella cli montone tinto di nero bordato da stoffa in lana rossa tagliata a festoni. La valigia era rotonda, turchina con teste bordate di panno rosso e guarnite di stella a cinque punte gialla fregiata di croce bianca.

C. L'Artiglieria

L'uniforme dei pochi reparti d'artiglieria della Guardia Nazionale seguiva quella dell'esercito con la sola eccezione del colore distintivo che era, come d'abitudine, il rosso. Gli artiglieri indossavano in gran tenuta tunica turchina a falde corte chiusa da due file di undiGi bottoni d'ottone, con colletto, paramani a punta e filettature alle tasche posteriori rosse; le spalline erano in ottone guarnite da frangia di cotone giallo ripiegata e cucita. Il keppy era in cuoio ricoperto di panno nero con cuciture laterali e posteriori coperte da filetti cli lana rossa; la fregeria consisteva in due cannoni d'ottone in decusse sormontati da granata, la cui bomba era spesso ornata dalle cifre "G .N." in ferro . La coccarda tricolore, di panno o cuoio verniciato, era tenuta da un cappietto in ottone con bottone al fondo . In gran tenuta il keppy montava una nappina sferica di lana rossa nella quale era infisso un pennacchio di CJini neri; in marcia e col cattivo tempo si usava la solita fodera d'incerata, sulla quale era riportato il fregio del keppy con vernice ad olio gialla. Il keppy era guarnito infine da cordoni con nappe e fiocchi cli lana gialla muniti di anello in ottone all'~stremitĂ ; l'anello si agganciava ad uno dei bottoni delle mostre poste sul retro della tunica, passava sotto il braccio destro, girava intorno al collo e pendeva sul petto grazie ad un gancio saldato alla spallina sinistra. La tenuta era completata dai pantaloni cli panno grigio-azzurro guarniti di banda laterale in panno rosso. La bassa tenuta prevedeva oltre alla tunica senza spalline, il berretto di fatica ed il cappotto; il primo era del tutto simile a quello degli artiglieri dell'esercito salvo le guarnizioni che erano di colore rosso ed il fregio, sicuramente in ottone, il cui aspetto rimane tutt'ora sconosciuto. ll cappotto era "all'inglese" lungo poco sotto il ginocchio, di panno grigio azzurro guarnito 100


di collo rovesciato e di paramani a punta con tre bottoni, entrambi turchino scuro filettati di rosso; il collo era inoltre ornato dalle caratteristiche "fiamme" a tte punte rosse. fl cappotto, tagliato a due petti di cinque bottoni d'ottone, aveva una mantellina dello stesso panno priva di bottoni, cucita sotto il collo e lunga fino al gomito; la parte posteriore del cappotto, aperta al fondo e sparata, si chiudeva grazie a tre bottoncini d'ottone. In un acquerelJo di Quinto Cenni (Ufficio Storico dello S.M.E.) è raffigurato un gruppo di artiglieri della Guardia Nazionale, tra i quali uno indossa il berretto e, sotto il cappotto, una giubba di fatica/ La gfubba appare corta, di panno turchino, chiusa da una fila di nove bottoni d'ottone; il collett6turchino è ornato da mostrine rosse a tre punte, i paramani non sono visibili, mentre sul pett6 figurano due tasche chiuse da patte rettangolari a tre punte e tre bottoni di panno rosso, rivolte verso l'interno. Il berretto somiglia al mod . 1833 della vecchia Armata Sarda, è ornato da una fascia di panno rosso e dello stesso fregio dell'artiglieria dell'esercito in ottone. Non sappiamo quale interpretazione dare a questo documento; è vero che l'artista quando disegnava i suoi figurini in base ai regolamenti, non trovando riferimenti precisi tendeva a fare di testa sua, ma bisogna anche dire che all'epoca egli era ragazzo, risiedeva a Bologna dove esisteva una delle poche unità d'artiglieria della Guardia Nazionale, e teoricamente la tavola in questione potrebbe essere uno dei tanti suoi ricordi giovanili. Per i trombettieri addetti alle compagnie il regolamento affermava testualmente che "il Corpo di Musica" doveva avere "il pennacchio in crine bianco (Cenni lo rappresenta rosso) e gli altri distintivi dei Corpi di musica ed i gradi relativi come nell'esercito." L'equipaggiamento degli artiglieri comprendeva il cinturino e la giberna, entrambi del modello e colore stabiliti per le batterie da piazza dell'esercito. L'uniforme degli ufficiali era la stessa prevista per la truppa, con tutti i distintivi di grado e tutte le metallerie dorate; il pitimetto era a salice in penne nere di cappone. Tutto il resto del corredo era quello previsto per i pari grado dell'artiglieria dell'esercito ad eccezione dello "spencer" che non potevano usare, e del pastrano dotato di collo e paramani a punta in velluto turchino scuro filettati di rosso; il collo era ornato da una mostra rossa a tre punte, cucita al contrario rispetto a quella dei semplici artiglieri. L'equipaggiamento degli ufficiali comprendeva il cinturino con pendagli per la sciabola e la bandoliera con giberna, tutti di modello e materiali identici a quelli stabiliti per gli ufficiali dell'artiglieria dell'esercito. Anche la bardatura dei cavalli degli ufficiali seguiva i canoni stabiliti per l'artiglieria di linea con l'eccezione della gualdrappa, di panno turchino scuro con angoli anteriori arrotondati e posteriori acuti, bordata da una striscia di panno rosso larga 4 centimetri ed ornata da una granata ricamata in lana rossa negli angoli posteriori. La valigia era rotonda di panno turchino con le due teste bordate da gallone rosso ed ornate dalla stessa granata della gualdrappa. D. Lo Stato Maggiore Generale, lo Stato Maggiore ed i Medici

Gli ufficiali generali iscritti nei ruoli della Guardia Nazionale vestivano le stesse tenute dell'esercito, spencer e cappotto-soprabito compreso, con la sola caratteristica del colletto e dei paramani a punta della tunica che erano in panno scarlatto anzichè nero. Gli ufficiali addetti agli stati maggiori delle divisioni e all'Ispettorato della Guardia Nazionale, erano caratterizzati dalla seguente tenuta: -

tunica identica a quella degli ufficiali di fanteria ma con le falde corte come quelle deII'artiglìeria; 101


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pantaloni grigi azzurri da cava!Ieria con doppia banda rossa laterale e staffe in cuoio annerito al fondo; cappello da ufficiale generale con le due ali gallonate in seta nera operata, il cappio in lastra di metallo lavorato a scaglie semplici con bottone bombato al fondo, la coccarda tricolore e il pennacchio a salice di penne d'avvoltoio bianche.

Tutto il resto del corredo e la bandatura erano simile a quelle degli ufficiali di fanteria della Guardia Nazionale, compresi i cinturini di grande e di piccola tenuta. Per quanto riguarda i medici aggregati ai reparti occorre citare una lettera del 25 maggio 1861 (Isp . to Gen.le della G.N. - N° 501 - Sez. Il) spedita in risposta ad altra missiva del Ministero dell'Interno (N° 5270 - Div. 4 - Sez. 4) datata 24 maggio dello stesso anno, nella quale si affermava quanto segue: "L'ispettore sottoscritto è pienamente d'avviso con questo Ministero che la divisa dei Chirurghi Maggiori della "G .N." debba ritenersi quale fu finora, e fu determinata dal R.D . del 7 luglio 1848, tranne la sola modifica dei bottoni, sÏ e come fu stabilito per tutti indistintamente i graduati ed i militi, dal Decreto del 27 gennaio passato. Ad opportuna norma di questo Ministero, simile divisa si compone di: Cappello montato con pennino nero; Tunica coi ricami e distintivi di grado; Spada, cinturino, bandoliera e giberna; Mantello in panno bleu scuro; Calzoni in panno bigio con striscia scarlatta, come tutti gli altri graduati ed militi della Guardia Nazionale. In tutto come quelli dei chirurghi maggiori dell'esercito, ad eccezione dei bottoni della tunica.'' La tunica era quella della fanteria con colletto e paramani a punta sui quali erano riportati i caratteristici ricami in argento a secondo del grado ricoperto; i bottoni erano argentati con lo stemma di Savoia al centro attorniato dall'iscrizione "Corpo Sanitario - Guardia Nazionale". Sulla spalla sinistra era collocata una controspallina di panno turchino bordata di cordoncino d'argento ed ornata di caduceo ricamato anch'esso in argento; su una delle tavole regolamentari pubblicate dall'Ispettorato, tuttavia la controspallina appare cucita su entrambe le spalle. I ricami erano quelli in uso per il personale medico dell'esercito. Il cappello dei sanitari era quello degli ufficia.Ii addetti agli Stati Maggiori col cappio a squame e bottone distintivo al fondo, ornato da nappine di grovigliola argento alle tese e da pennacchio a salice di penne nere lunghe. Il resto. dell'uniforme era quello degli ufficiali della Guardia N azionale a piedi compreso il berretto di fatica; in piccola tenuta i medici indossavano il cappello coperto da incerata nera ed una corta mantellina di panno turchino con colletto rovesciato, priva di bottoni e lunga poco sotto il ginocchio . L'equipaggiamento comprendeva i cinturini di grande e di piccola tenuta, in argento o in cuoio verniciato di nero, entrambi con fibbia in ottone fregiata di croce in ferro lucido ed una bandoliera con giberna. La bandoliera da ufficiale di cavalleria era ricoperta di gallone d'argento vergato da tre righe di seta turchina , ornata di mascherone collegato con tre catenelle ad uno scudo sul quale appariva l'insegna di Savoia coronata e attorniata da rami di alloro, il tutto in argento. La fibbia rettangolare, il passante ed il puntale, quest'ultimo ornato dal caduceo, erano in metallo argentato. La giberna era in cuoio nero con il coperchio bordato di metallo e fregiato di caduceo circondato di alloro , il tutto in metallo argentato. 102


In piccola tenuta bandoliera e giberna venivano protetti da una fodera in cuoio verniciato di nero. Un'ultima nota riguardante la tunica dei sanitari: quelli della Guardia Nazionale di Roma avevano il colletto ed i paramani della tunica in panno scarlatto con i soliti ricami in argento.

E . I distintivi di grado e di funzione

I distintivi per i sottufficiali ed i graduati erano costituiti da galloni tessuti in oro o in argento o in lana bianca o gialla,.,seĂŠ~ndo la categoria, in sintonia coi bottoni dell'uniforme; detti galloni venivano applicali alle maniche delle giubbe e dei cappotti, alle tasche ed ai keppy. I galloni erano di due tipi: ad una riga, larghi 24 mm, ed a due righe, larghi 32 mm; sulle giubbe e sui cappotti venivano cuciti lungo il bordo superiore del paramano seguendone la linea e formando una punta alta al massimo 150 mm. I vari gradi erano cosĂŹ distinti: OJSTINTIVO POSTO SU CATEGORIA

Sottufficia li (i n oro o argento)

Gradua ti (in lana)

GRAOO MA:-IICHE

TASCHE

Furieri maggiori

uno ad una riga con sotto uno a due righe

uno a due righe

F urieri

idem

-

Sergenti

uno a d ue righe

-

Caporali maggiori

uno ad una riga con sotto uno a due righe

Ca po rali furieri

id em

-

Caporali

uno a due righe

-

uno a due righe

Nei reparti di fanteria i sottufficiali fino al grado di sergente incluso avevano il tornante delle spalline tessuto in filato d'argento. Spesso i militi dei battaglioni mobili utilizzavano sui cappotti da fanteria mod. 1854 i distintivi di grado dell' esercito, ossia combinazioni di gallone cucite in diagonale senza seguire la forma del paramano. I distintivi di grado ai keppy erano costituiti da un galloncino tessuto in oro o argento per i sottufficiali ed in lana bianca o gialla per i caporali alto 15 mm. ed applicato lungo l'orlo superiore del copricapo. T utti i sottufficiali fino al grado di furiere incluso usavano una dragona da fanteria con il laccio ed il fiocco di lana turchina, quest'ultimo ornato da due giri di filato d'oro sovrappost o; nei reparti di cavalleria e d'artiglieria il laccio era in pelle imbiancata o ingiallita ed il fiocco in lana tmchina con il suddetto filato d'oro. I sergenti montati avevano un solo giro di filato d'oro sovrapposto al fiocco . Nei reparti di cavalleria della Guardia Nazionale di Napoli e di Roma veniva utilizzate dragone simili a quelle in uso negli eserciti napoletano e pontificio, con laccio formato da due cordoncini di seta nera terminante con un fiocco di filato d'oro. A partire dal 1868 anche nei reparti della Guardia Nazionale venne introdotto il distintivo da tiratore scelto concesso a tutti i militi che avessero ricevuto un premio nelle gare di tiro; il distintivo era costituito da un galloncino alto 15 mm . cucito diagonalmente sul braccio sinistro tra gomito e spalla, in argento per i sottufficiali ed in filo bianco per i caporali ed i militi . 103


Gli ufficiali di tutti i reparti utilizzarono come distintivi di grado quelli prescritti per i colleghi dell'esercito a partire dal 1856. Le spalline furono distinte, oltre che per le righe in rilievo poste sul piatto lisce o ad angoli, anche per la frangia in filato arricciato d'argento o d'oro per gli ufficiali inferiori, di grovigliola dello stesso colore per gli ufficiali superiori. I distintivi dei keppy erano cosĂŹ diversificati: -

sottotenenti: un gallone alto 18 mm.; tenenti: due galloni alti ciascuno 11 mm . separati eia una riga di seta turchina da 2 mm.; capitano: tre galloni alti ciascuno 11 mm. separati da una riga di seta turchina da 2 mm.; maggiore: un gallone alto 30 mm . con al di sotto un secondo alto 10 mm. separati da una riga in seta turchina da 2 mm.;

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tenente colonnello: un gallone da 30 mm . e altri due alti IO mm. ciascuno , separati da righe di seta turchina da 2 mm.;

-

colonnello: un gallone alto 30 mm . e tre alti IO mm. separati da righe in seta turchina da 2 mm.

I distintivi applicati sui berretti cli fatica seguivano le stesse regole stabilite per i keppy con galloni alti 15 millimetri e con trecciole altre 3 millimetri, senza righe di seta turchina che li dividevano ma cuciti uniformemente a 3 millimetri l'uno dall'altro. Gli stessi galloni usati sui keppy guarnivano le maniche dei cappotti per i reparti a piedi; i galloni, cuciti rasenti l'uno all'altro, erano applicati sul paramano paralleli al bordo inferiore. Questo sistema venne modificato il 10 dicembre 1861, quando si introdussero gli stessi distintivi in uso nell'esercito sotto forma cli galloni e trecciole da cucire lungo l'orlo superiore del paramano dei cappotti. I sottotenenti ebbero un trecciola larga 4 mm., i tenenti due trecciole ed i capitani tre; gli ufficiali superiori ebbero invece un gallone alto 12 mm. cucito lungo il paramano con sopra rispettivamente una, due o tre trecciole . Questo uso venne concesso ai reparti di cavalleria ed agli ufficiali delle compagnie bersaglieri per i quali fu l'unico distintivo, applicato anche alle maniche della tunica . Le dragone degli ufficiali erano identiche a quelle dei pari grado dei vari reparti dell'esercito; le uniche eccezioni erano quelli della cavalleria di Napoli e di Roma che ebbero le dragone dei militi con il laccio di doppio cordoncino d'oro e la frangia in filato se ufficiali inferiori, in grovigliola se ufficiali superiori. Gli ufficiali di fanteria della "G .N ." napoletana conservarono i galloncini al paramano della tunica introdotti sul finire del 1859, in argento e con le stesse combinazioni usate fino al 1861 sui cappotti; venivano applicati all'interno del paramano in maniera da essere sottoposti alla pattina. Gli stessi galloni e galloncini erano in uso anche sui vecchi berretti di colore rosso utilizzati ancora a lungo. Per quanto riguarda i distintivi di qualitĂ , gli ufficiali usavano quelli stabiliti per l'esercito: -

gli aiutanti maggiori indossavano la sciarpa a tracolla da sinist ra a destra; gli aiutanti di campo ornavano il copricapo con un piumetta a salice di penne lunghe turchino in sosti{uzione cli quello eventualmente in dotazione al reparto cui appartenevano; gli ufficiali d' ordinanza effettivi del Re ornavano il copricapo con un piumetto in penne bianche e ciò solo in gran tenuta; gli ufficiali d'ordinanza onorari del Re potevano usare lo stesso piumette ma solo in gran tenuta e qualora fossero al seguito del sovrano .

Per queste ultime due categorie era consentito l'uso della stella a sei punte di metallo dorato ornata dalle cifre reali d'argento da applicare al colletto della tunica, dei cappotti e dei pastrani con qualunque tenuta. 104


Cavaliere Alessandro PlochiĂš lvfaggior Generale Ispettore Generale della Guardia Nazionale del Regno, in gran tenui a. (Archivio Fotografico dell'lstiluto per la Storia del Risorgimento, Roma).

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Giuseppe Spine/li di Scalea, Tenente della Guardia Nazionale a cavallo di Napoli, Aiutante di Campo onorario di S.J\1. in gran tenuta (Collezione privata - Napoli).

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Luigi Acquaviva d'A ragona, Colonnello dello Stato Maggiore della Guardia Nazionale, in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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Domenico Tupputi, Afaggiore dello Staio lvfaggiore della Guardia Nazionale, Aiutante di Campo onornrio cli S.M. il Re, in gran tenuta. (Collezione privata - Napoli).

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F. Le bandiere cd i guidoni marcacampo

La Guardia Nazionale ebbe fin dalla sua costituzione, limitatamente ai battaglioni ed alle legioni di fanteria, la bandiera mod. 1860 dell'esercito; contrariamente a quanto avveniva nei reggimenti di fanteria che avevano una sola bandiera, le legioni della Guardia Nazionale ebbero una bandiera per ogni battaglione. Le bandiere erano costituite dall'asta, dal drappo, dai cordoni e dalla freccia. La freccia, considerata la parte più importante dell'insegna, era in bronzo dorato a fuoco col puntale t raforato ornato dello stemma reale coronato, circondato dal collare dell'Annunziata al dritto e da quello del'I' ordine militare cli Savoia al rovescio. Alla base era posto un dado ornato da una fasceLLa circola, e su cui era inciso ''GUARDIA NAZIONALE DI . . . '', montato a sua volta su un supporto rettangolaré a quattro faccie recanti rispettivamente il nome del reparto, l'epoca della sua costituzione, le eve;;'tuali variazioni ed i fatti d'armi ai quali aveva preso parte. Queste u ltime norme però n'èYn vennero mai applicate, ma ci si limitò, al massimo, ad indicare il reparto. ""'' I l drappo era di stoffa in seta misurante 1 metro e 30 centimetri per lato diviso in tre bande uguali portanti i colori nazionali verde, bianco e rosso; al centro del settore bianco era riportato lo scudo sannitico rosso con croce bianca, bordato d'azzurro e sormontato dalla corona reale ricamata in oro. L'asta era alta in media 2 metri e 50 centimetri compresi i 1O centimetri riservati al calciolo d'ottone fissato al fondo, ricoperta interamente di velluto turchino ed ornata da una serie di chiodi d 'ottone dorato disposti a spirale; sotto la freccia erano avvolte due sciarpe cli seta turchina frangiate d'argento e due cordoni con fiocco pure in argento, lunghi 1 metro e 50 centimetri. . Questi erano i dettami del regolamento ma, salvo poche eccezioni, i reparti fecero a gara tra loro per dotarsi di bandiere non regolamentari, soprattutto perchè era usanza che queste fossero confezionate e ricamate dalle signore della nobiltà e dell'alta borghesia cittadina. Passiamo ora a descrivere alcune di queste bandiere, selezionando quelle che presentavano differenze e particolarità più interessanti. Le quattro legioni cittadine di Milano ebbero bandiere regolamentari ornate da sciarpe e da stole fuori ordinanza; le sciarpe, anzicbè turchine erano di colore bianco per la I a legione, verde per la Il a, carminio per la U I a e blu per la 1V a tutte con scritte che indicavano il battaglione ricamate in oro . Sulla prima delle due era infatti riportato in caratteri lapidari e cifre romane l'indicazione della legione (es. L.III), sulla seconda quella del battaglione in numeri arabi (es. B.4). Ogni bandiera ebbe una stola di velluto ornata da ricami, emblemi e motti secondo l'uso caratteristico dell'esercito austriaco, così distinte:

1a Legione. -

1° battaglione: stola cli velluto bianco bordata da arabesco in ricamo cl' oro con gli interstizi alternati di blu, verde e rosso, ornata di frangia in grossa grovigliola pure d'oro; recava al dritto "LEGIONE I" e "G.N. DI MILANO" con due stemmi civici, al rovescio "PRO LIBERTATE P ATRIAE" e "BATTAOLlONE l "" pure con lo stemma sotto; le iscrizioni del dritto erano tra arabeschi d'oro, quelle del verso erano intramezzate di blu , di verde e di rosso . 2° battaglione: stola di velluto bianco con la sola frangia in oro, senza arabesco; recava al dritto le stesse iscrizioni del primo battaglione tra serti di alloro con sotto gli stemmi reale e civico, al rovescio le iscrizioni "ORA E SEMPRE" e "BATTAGLIONE 2°" con arabeschi d'oro ma senza stemmi. 3 ° battaglione: in tutto come al secondo battaglione, salvo le iscrizioni del rovescio che recitavano "UNIONE E FORZA" e "BATTAGLIONE 3°" . 109


4 ° battaglione: in tutto come al secondo e terzo battaglione con le iscrizioni del rovescio che recitavano "ONORE E PATRIA" e "BATTA GLIONE 4°".

II 0 Legione. Stole uguali per tutti i battaglioni, in velluto verde scuro con frangia in oro mista di grossa grovigliola e filato; al dritto recava le indicazioni solite con sotto gli stemmi reale e civico tra serti di alloro, al rovescio era ornata da un arabesco posto solo lungo il bordo inferiore e dalle seguenti iscrizioni ricamate in caratteri corsivi d'oro: 1 ° battaglione: "Valore e Concordia, 1 ° Batt. ";

2° battaglione: "Unità e Vittoria, 2° Batt.";

3° battaglione: "Fede ed Unione, 3° Batt.";

4° battaglione: "Dall'Alpi a Scilla, 4° Batt.". [[fa

Legione.

Stole uguali per tutti i battaglioni, di velluto cremisi con lo stesso tipo di frangia descritta per la IP legione, le stesse iscrizioni e decori della prima; sul rovescio, ricamate in caratteri corsivi, le iscrizioni:

1° battaglione: "In Vittorio Vittoria, 1° Batt."; 2° battaglione: "Libertà nella Legge, 2° Batt."; 3° battaglione: "In hoc signo vinces, 3° Batt.";

4° battaglione: "Armi e Costanza, 4° Batt.".

1V" Legione. Anche in questo caso stole identiche a quelle della IP e della Il I a legione sia per le iscrizioni che per i decori e gli stemmi, ma in velluto blu e con le iscrizioni: 1 ° battaglione: "Fidus et Auclax, 1 ° Batt.";

2° battaglione: "Dio la protegga, 2° Batt. "; 3° battaglione: "Uniti e Fidenti, 3° Batt. "; 4° battaglione: "Frangar non Flectar, 4° Batt.". Le iscrizioni erano tutte ricamate in verticale lungo i bordi esterni delle stole mentre gli stemmi erano posti al fondo; gli arabeschi occupavano lo spazio cen trale tra le due iscrizioni. La consegna ai reparti delle 16 bandiere avvenne nella Piazza cl' Armi di Milano il 18 marzo 1860, durante la prima celebrazione delle 5 Giornate ciel 1848. La Legione dei Sobborghi di Milano, detti "Corpi Santi" ricevette le sue quattro bandiere nel sobborgo di Porta Ticinese il 24 giugno del 1860, anniversario delia battaglia di San Martino, tutte regolamentari salvo che per la freccia che era d el vecchio mod. 1848 in uso nell'Armata Sarda. Erano prive cli cordoni e guarnite cli stole in velluto, blu per il 1° battaglione, rosso per il 2°, bianco per il 3 ° e verde per il 4 °, con la stessa disposizione degli ornamenti descritta per le bandiere di M ilano. Gli ornamenti erano i seguenti: 1° battaglione: al dritto le iscrizioni "GUARDIA NAZIONALE" e "DIO PATRIA E DIRITTO"; sotto la prima lo stemma reale con bandiere ed in oro "1860", sotto la seconda lo stemma del sobborgo coronato in oro e "PORTA TICINESE"; al rovescio l'iscrizione 110


-

-

-

"BATTAGLIONE PRIMO" con sotto lo stesso stemma ed anno del dritto, e "LEGIONE DEI CORPI SANTl DI MILANO" con sotto lo stemma coronato del sobborgo e "PORTA VERCELLINA"; 2° batt aglione: al dritto le iscrizioni "GUARDIA NAZIONALE" e "LEGIONE DEI CC.SS. DI MILANO'' entrambe con lo stemma reale ed un orlo alternato di foglie di alloro e quercia sotto; al rovescio le iscrizioni "DIO E PATRIA" e "BATTAGLIONE 2°" senza stemma sostituito da un grande serto di foglie d'alloro; 3° battaglione: al dritto le iscrizioni "GUARDIA NAZIONALE" e "STATE FORTI: SARETE INDIPENDENTI" entrambe con lo stemma del sobborgo coronato alla reale e le scritte "PORTA ORIENTALE" e' ":fORTA COMASINA" rispettivamente; al rovescio le iscrizioni "BATTAGLIONE TERZO" e "LEGIONE DEI CORPI SANTI DI MILANO" con lo stemma del sobborgo e "PORTA NUOVA ", e lo stemma di Milano e "PORTA VITTORIA"; 4° battaglione: al dritto le iscrizioni ~,GUARDIA NAZIONALE" e "LEGIONE DEI CORPI SANTI DI MILANO" con lo stemma 'di Milano e quello recante l'Arco della Pace in Argento su campo d'oro entrambi cimati da corona reale; al rovescio le iscrizioni "GUARDIA NAZIONALE" e "PROSEGUIAMO IMPAVIDI" con sotto un trofeo costituito da elmo, bandoliera e spada e l'altro con tamburo, scure e fucile, il tutto ricamato in oro.

"'

Nell'ossario del museo di S. Martino della Battaglia si trovano due delle rare insegne di battaglioni Mobili esistenti, quelle date ai reparti di Milano e benedette il 14 settembre 1860 prima della loro partenza per Alessandria e Bologna; di perfetta ordinanza 1860, erano però guarnite di sciarpe in seta; sulla prima, bianca, vi è ricamato in caratteri corsivi d 'oro l'iscrizione " Guardia Nazionale Mobile di Milano - Battaglione I" , sulla seconda, turchina, quella "La Guardia Nazionale di Milano - Ai caduti il 24 giugno 1859" pure in oro. La Guardia Nazionale di Bergamo ricevette le bandiere di modello regolamentare ornate da stole di velluto e di raso ricamate dalle signore della città, il 24 giugno 1860. li primo ed il secondo battaglione le ebbero di raso bianco ornate al diritto dall'iscrizione "Guardia Nazionale battaglione primo" oppure " ... ..battaglione secondo" ed al rovescio dal motto "Fratellanza dei popoli è l'eccidio dei Tiranni"; il terzo ed il quarto battaglione le ebbero in velluto rosso con al dritto la suddetta iscrizione ed al rovescio il motto "L'Unione nella libertà è la nostra forza".

Al diritto, sotto le iscrizioni, era ricamato lo scudo di Savoia mentre al rovescio appariva lo stemma civico. Anche i reparti della Guardia Nazionale di Venezia dotati di bandiere mod. 1860 seguirono l'usanza austriaca ornandole con stole in seta azzurra ricamate e frangiate in argento; gli ornamenti furono i seguenti:

r

Legione.

-

1° battaglione: al dritto l'iscrizione "G.N. DI VENEZIA" con sotto le cifre "N .M .L." e "LEGIONE I", al rovescio il motto "LA CONCORDIA FA LA FORZA" con sotto "BATTAGLIONE 1°"; 2 ° battaglione: al dritto come al primo battaglione ma con le cifre '' E.L.F.' '; al rovescio il motto "DIO E PATRJA" con sotto "BATTAGLIONE 2°"; 3° battaglione: al dritto come al primo e secondo battaglione con le cifre " L.P .R." sormontate da corona; al rovescio il motto "UNIONE E FORZA" con sotto "BATTAGLIONE 3°"; 4° battaglione: al dritto l'iscrizione "G.N. DI VENEZIA" racchiusa tra fronde di alloro con sotto le armi di Venezia e, sotto ancora, "LEGIONE I" e lo stemma sabaudo; al rovescio il motto " DOVERE E DIRITTO" con sotto le cifre "M.A.P." racchiuse tra fronde d'alloro, "BATTAGLIONE 4°" e "1867" pure tra fronde di alloro.

-

111


11° Legione. -

1° battaglione: al dritto l'iscrizione "G.N. DI VENEZlA" con sotto le cifre "M.C.G." sormontate da corona reale; al rovescio i motti "SlMBOLO DI ONORE" e "VESSILLO DI GLORIA" uno sovrapposto all'altro, con sotto l'iscrizione "BATTA GLIONE 1°";

-

2° battaglione: al dritto la stessa iscrizione del primo battaglione con sotto il motto "SAVOJA" e, ancora sotto, le cifre "L.L.C." racchiuse da un serto di alloro; al rovescio "BATTAGLIONE 2°" con sotto il motto "SENNO E AMOR DI PATRIA" su due righe;

-

3 ° battaglione: al dritto l'iscrizione "G .N. DI VENEZIA" con sotto il motto "VIGILE ALL'ORDINE COLLA CONCORDIA"; al rovescio l'iscrizione "LEGIONE U" con sotto "BATTAGLIONE 3°" ed un trofeo di armi;

-

4° battaglione: al dritto l'iscrizione "G.N. DI VENEZIA" con sotto "LEGIONE Il" e lo stemma sabaudo; al rovescio il motto "OGNI VILTÀ CONVIEN CHE QUI SIA MORTA" con sotto le cifre "E.M .G." racchiuse tra foglie d'alloro, l'iscrizione "BATTAGLIONE 4°" e "1867" pure tra fronde di alloro.

Le notizie riguardanti le date di consegna delle bandiere ai reparti della Guardia Nazionale sono scarse; quelle conosciute sono le seguenti: · -

13 maggio 1860: benedette le bandiere di Cremona;

-

17 maggio 1860: benedette da monsignor Marzorati le bandiere di Como; 22 aprile 1860: benedette le bandiere di Panna;

-

13 maggio 1860: benedetta la bandiera di Piacenza nella chiesa di S. Antonio e celebrato il Te Deum, "nonostante l'opposizione del capitolo"; 18 marzo 1860: benedetta la bandiera di Cesena da padre Consoli, il quale pur avendo avuto l'autorizzazione della curia fu in seguito perseguitato dalle autorità eccelsiastiche; 28 ottobre 1860: consegnate a Perugia dal marchese Pepali le bandiere donate da lui, dalla consorte e dalla principessa Valentini Bonaparte; 29 gennaio 1860: consegnate le bandiere a Livorno dal barone Ricasoli;

-

26 febbraio 1860: consegnate sempre dal barone Ricasoli le bandiere di Pisa e, poco tempo dopo, quelle di Lucca;

-

29 settembre 1860: consegnate le bandiere ai due battaglioni mobili di Firenze; 8 settembre 1861: consegnate e benedette le bandiere della "G .N." di Firenze al Prato Grande delle Cascine;

-

dicembre 1860: consegnate le bandiere alla "G.N." di Napoli durante la grandiosa parata svoltasi sul campo di Marte; il 4 maggio 1863 il Re consegnava ai reparti schierati davanti alla chiesa di S. Francesco di Paola, le medaglie d'argento al valor civile assegnate con il R.D. del 24 marzo 1862; 16 ottobre 1866: consegnate le bandiere a Verona.

-

I reparti della Guardia Nazionale adottarono anch'essi a livello di battaglione, i guidoni marcacampo m9d . 1848 in dotazione alla fant.e ria di linea. Il drappo, confezionato con stoffa di lana di qualità scadente, misurava abitualmente 48 centimetri e mezzo di larghezza e 47 centimetri e mezzo di altezza, veniva assicurato all'asta mediante una guaina della stessa stoffa e fissato da una serie di piccoli chiodi di ottone. · Spesso il drappo era privo di guaina ed inchiodato direttamente sul legno. Al contrario dell'esercito, dove i tre guidoni di battaglione erano di colore rosso, giallo e turchino, nella Guardia Nazionale essi riportavano i colori della bandiera, verde per quello di destra, bianco per quello del centro e rosso per quello di sinistra. Erano tutti bordati di sottile orlo di cotone bianco sui drappi rossi e verdi, rosso su quelli bianchi; 112


al centro del guidone venniva ricamato con filo bianco per i drappi verdi e rossi e rosso per quelli bianchi, il nome della cittĂ , l'eventuale legione e battaglione oltre al titolo "Guardia Nazionale". L'asta era di legno naturale, alta circa 41 centimetri, munita al fondo di supporto in ferro verniciato di nero da introdurre nella canna del fucile, e sormontata da una sfera di lamierino d'ottone poggiante su una specie di capitello dello stesso materiale avvitato nel legno. Moltissimi reparti comunque adottarono invece i guidoni dell'esercito di colore rosso, giallo e turchino, sui quali per lo piĂš appariva solo la sigla "G .N." con sotto il numero del battaglione in corsivo ma anche in lettere gotiche o lapidarie romane. I battaglioni mobili dovevano obbligatoriamente usare i guidoni prescritti per la fanteria di linea riportandovi il proprio numero d ' ordine senza nessuna altra indicazione.

113



Tavole

III


TAVOLA 1 - GUARDIA NAZIONALE UNIFORME MOD. 1860

Da sinistra: capitano in gran tenuta, milite in gran tenuta. A destra: dettaglio dei distintivi di grado mod. 1860 per ufficiali. 116





TAVOLA 3 - GUARDIA NAZIONALE 1860

Da sinistra: musicante in gran tenuta; tamburino in gran tenuta. In alt0: fregio per keppy della Guardia Nazionale di Napoli.

120



TAVOLA 4 - UNIFORME MOD. 1859 PER MILITI DEI COMUNI CON POPOLAZIONE INFERIORE AI 10.000 ABITANTI

Da sinistra: milite ed ufficiale in gran tenuta.

122



TAVOLA 5 - MILITI DELLA GUARDIA NAZIONALE 1864 (Dai figurini della Collezione Serra)

Da sinistra: sergente porta guidone marcacampo e milite in gran tenuta mod. 1848.

124



TAVOLA 6 - MUSICA DELLA GUARDIA NAZIONALE 1864 (Dai figurini della Collezione Serra)

Tamburino maggiore e tamburino in gran tenuta rnod. 1848.

126



TAVOLA 7 - MUSICA E FA.LEGNAMI DELLA GUARDIA NAZIONALE 1864 (Dai figurini della Collezione Serra)

Da sinistra: suonatore di grancassa e falegname in gran tenuta mod . 1848.

128



TAVOLA 8 - DETTAGLIO DEL KEPPY MOD. 1860 PER MILITI E SOTTUFFICIALI

l. Keppy mod. 1860 per militi con dettaglio del sottogola. 2. Keppy mod. 1860 per sottufficiali . In alto: dettaglio del gallone distintivo di grado per sottufficial i e campionatura di cifre da keppy mod. 1860.

130



TAVOLA 9 - DETTAGLIO DEI KEPPY MOD. 1860 PER TAMBURINI E MUSICANTI

1. 2. 3. 4.

Keppy per Keppy per Fregio per Gallone al

132

Musicanti T amburini Musi canti keppy del Capo Musica

5. 6. 7. 8.

Gallone al keppy dei Musicanti Gal)one al keppy dei Tamburini Bottoni grandi e piccoli per tuniche e cappotti Fibbia per cinturino



TAVOLA 10 - DETTAGLIO DELLE UNIFORMI

I. Camiciotto mod . 1859 con bottone e distintivi eia sottufficiale (da originale conservato presso il Museo del Risorgimento cli P iacenza) 2. Cappotto mod. 1860: dettaglio ciel colletto per truppa e sottufficiali 3. Cappotto mod . 1860: dettaglio ciel colletto per capo musica e musicanti 4. Cappotto mocl. 1860: dettaglio ciel colletto per tamburini 5. T unica di gran tenuta mocl. 1848: dettaglio ciel colletto per musicanti 6. Dettaglio dei cordoni per tamburi maggiori e musicanti (Collezione Serra - Roma)

134



TAVOLA 11 - COLONNELLO CAPO LEGIONE

Colonnello capo Legione in gran tenuta mod. 1848.

136



TAVOLA 12 - GUARDIA NAZIONALE DI NAPOLI

Da sinistra: furiere maggiore in gran tenuta; capitano aiutante di campo in gran tenuta. A destra: dettaglio dei distintivi di grado alle tuniche degli ufficiali. (tenente e tenente colonnello).

138



TAVOLA 13 - GUARDIA NAZIONALE DI NAPOLI

Da sinistra: milite della Guardia Nazionale di Napoli in gran tenuta; primo ser gente della stessa in tenuta ordinaria. A sinistra dettaglio dei distintivi di grado per primi sergenti e per sergenti. 140



TAVOLA 14 - GUARDIA NAZIONALE DI NAPOLI

Da sinistra: caporale falegname in gran tenuta estiva 1861; sergente falegname in tenuta ordinaria 1862-63. ln alto dettaglio del fregio per giberna. (Da dipinto d'epoca - Coli. privata - Roma) .

142



TAVOLA 15 - GUARDIA NAZIONALE MOBILE 1866

Da sinistra: sergente in tenuta da campagna con cappotto mod . 1860; sottotenente in tenuta da campagna con tunica mod. 1848.

144



TAVOLA 16 - GUARDIA NAZIONALE MOBILE 1866

Da sinistra: sergente in tenuta di campagna (Repressione Brigantaggio) dell'84° battaglione (Grosseto/Orbetello); sergente del 45° battaglione (Sondrio) in tenuta di campagna (1866).

146



TAVOLA 17 - BERSAGLIERI DELLA GUARDIA NAZIONALE

Comune ed ufficiale delle compagnie Bersaglieri in gran tenuta. A destra : dettagli dei distintivi di grado per ufficiali (da sottotenente e da tenente colonnello).

148



TAVOLA 18 - BERSAGLIERI DELLA GUARDIA NAZIONALE

Da sinistra: bersaglieri in bassa tenuta mod. 1862; bersaglieri di una compagnia mobile in tenuta da campagna. In alto: fregi per cappello da ufficiali. (Da originale - Coli. privata - Roma).

150



TAVOLA 19 - GUARDIA NAZIONALE A CAVALLO UNIFORME MOD. 1862

Da sinistra: caporale in pastrano; colonnello aiutante di campo di S.M. in gran tenuta.

152



TAVOLA 20 - CAVALLERIA DELLA GUARDIA NAZIONALE

Da sinistra: milite dello squadrone di Bologna in gran tenuta; tromba in gran tenuta. In alto: fregio per gualdrappa (sinistra); fregio per keppy dello squadrone di Bologna.

154



TAVOLA 21 - FIGURINI UFFICIALI PER LA CAVALLERIA DELLA GUARDIA NAZIONALE 1862 (Istituto per la Storia del Risorgimento - Roma)

156



TAVOLA 22 - GUARDIA NAZIONALE A CAVALLO DI NAPOLI 1861

Ufficiale e milite in gran tenuta.

158



ThVOLA 23 - GUARDIA NAZIONALE A CAVALLO DI NAPOLI 1865 ca.

Da sinistra: milite in gran tenuta; tenente in gran tenuta. In basso: tasca-sciabola con variante di fregio.

160



TAVOLA 24 - GUARDIA NAZIONALE MOBILE A CAVALLO, DETTA «CAVALLERlA MENNUNI» 1863-64

Sergente e tenente in gran tenuta. 162



TAVOLA 25 - GUARDIA NAZIONALE A CAVALLO DI ROMA 1871

Da sinistra: milite in gran tenuta; tenente in gran tenuta . In basso: dettaglio della tasca-sciabola con fregio di 2° modello (1871 ca.). In alto: dettaglio dei distintivi di grado (maggiore). 164



TAVOLA 26 - GUARDIA NAZIONALE A CAVALLO DI ROMA 1871

Da sinistra: milite in bassa tenuta; sergente in gran tenuta. In basso: dettaglio del cordone per paramano dei militi e dei sottufficiali. In alto: dettaglio dei distintivi di grado per ufficiali alle fiamme del colback (tenente, capitano e maggiore).

166



TAVOLA 27 - TROMBETTIERE DELLA GUARDIA NAZIONALE A CAVALLO DI ROMA IN GRAN TENUTA - 1870 (Raccolta Piroli - Istituto per la Storia del Risorgimento - Roma)

A destra: dettaglio del fregio del colback, prima versione (1870).

168



TAVOLA 28 - ARTIGLIERIA DELLA GUARDIA NAZIONALE - UNIFORME MOD. 1862

Da sinistra: artigliere in gran tenuta; artigliere in cappotto.

170



TAVOLA 29 - ARTIGLIERIA DELLA GUARDIA NAZIONALE - UNIFORME MOD. 1862

Da sinistra: ufficiale in bassa tenuta con pastrano; tenente in gran tenuta. A destra: dettaglio della gualdrappa.

172



TAVOLA 30 - FIGURINI UFFICIALI PER L'ARTIGLIERIA DELLA GUARDIA NAZIONALE 1862 (Istituto per la Storia del Risorgimento - Roma)

174



TAVOLA 31 - STATO MAGGIORE DELLA GUARDIA NAZIONALE

Da sinistra: capitano addetto al comando in gran tenuta; maggior generale in gran tenuta. 176



TAVOLA 32 - FIGURINI UFFICIALI PER IL CORPO SANITARIO DELLA GUARDIA NAZIONALE 1862 (Istituto per la Storia del Risorgimento - Roma)

178



TAVOLA 33 - MEDICI

Medico di battaglione della Guardia Nazionale in gran tenuta. Dettagli dei colletti, (il secondo in basso è per medici di Legione) della controspallina e del paramano.

180



TAVOLA 34 - GUIDONI MARCACAMPO MOD. 1849

l. Battaglioni di Guardia Nazionale: bianco: compagnie di sinistra (Museo del Risorgimento - Bologna) rosso: compagnie di destra verde: compagnie di centro

182

2-3 . Guidoni di destra (rosso) e di centro (blu) per battaglioni mobili (Museo del Risorgimento - Como)




Bibliografia e fonti

Non esistono opere complete riguardanti la Guardia Nazionale ma solo saggi, articoli e testi a carattere locale. Questo volume è stato realizzato con materiale del tutto inedito proveniente da due fondi, uno conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato (N° 514 - Ispettorato Generale della Guardia Nazionale del Regno, 1860-65) e l'altro presso l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. Quest'ultimo, circa trenta raccoglitori, contiene una massa di documenti riguardanti soprattutto la costituzione, lo scioglimento e la forza dei battaglioni mobili e dei reparti stanziati nel meridione, nonchè numerosi rapporti riservati sul loro stato operativo. Altre fonti di rilievo sono i giornali "La Guardia Nazionale" pubblicato a Firenze dal 1860 al 1862 e la "Gazzetta Ufficiale di Roma", entrambe conservate presso la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma . I testi e gli articoli esaminati sono i seguenti: -

-

Adami Vittorio, Le Guardie Nazionali Valtellinesi alla difesa dello Stelvio nel 1866. Milano, Cagliati 1916; Bellomo Edoardo, Codice della Guardia Nazionale. Editori vari, Torino, anni 1860, 1861, 1862, 1863, 1864 e 1866; Molfese Franco, Storia del brigantaggio dopo l'unità. Milano, Feltrinelli, 1964; Broccoli Angelo, Riforma della legge sulla Guardia Nazionale in Italia. Napoli, 1867; Fantoni Gabriele, l fasti della Guardia Nazionale nel Veneto. Grimaldo, Venezia, 1869; Ravenni Angelo, Brevi note sulla Guardia nazionale in Italia. Bollettino dell'Ufficio Storico, Roma, 1931. Per quanto riguarda le uniformi, le fonti più importanti sono: Regio Decreto del 27 gennaio 1861 - Nuova divisa della Guardia Nazionale; Regio Decreto 2 dicembre 1862 - Approvazione dei modelli per la divisa dei Chirurghi maggiori, dell'Artiglieria, della Cavalleria e dei Bersaglieri della Guardia Nazionale; i figurini delJa collezione Serra, di proprietà dello Stato Maggiore Esercito, conservati presso il Museo Centrale del Risorgimento di Roma.

A questo riguardo sono stati inoltre esaminati numerosi fondi fotografici pubblici e privati, quali quelli dell'Ufficio Storico dello S.M.E. e dell'Istituto per la Storia del Risorgimento, collezioni private, e oggetti conservati in musei tra i quali vi sono quelli del Risorgimento di Bologna, di Bergamo, di Como, di Reggio Emilia, di Milano, di Parma, di Roma e di Torino.

185



Ringraziamenti

L'Autore desidera ringraziare:

Gian Carlo Boeri; Piero Crociani; Giuseppe Ravetto, Ernesto G. Vitetti, Carlo Di Somma, Alberto M. Arpino, Massimo Fiorentino, Maurizio Lucarelli, Mario Zannoni.

187



Indici



Indice delle tavole

1. Guardia Nazionale 1860, gran tenuta; 2. Guardia Nazionale 1860, gran tenuta; 3. Guardia Nazionale 1860, gran tenuta; 4. Guardia Nazionale 1859, gran tenuta; 5. Guardia Nazionale 1864, gran tenuta (Coll. Serra); 6. Guardia Nazionale 1864, Musica in gran tenuta (Coli. Serra); 7. Guardia Nazionale 1864, Musica gran tenuta (Coli. Serra); 8. Dettagli dei keppy mod. 1860 per truppa e sottufficiali; 9. Dettagli dei keppy mod. 1860 per tamburini e musiche; 10. Dettagli delle uniformi mod. 1859 e 1860; 11. Colonnello capo legione, gran tenuta, 186I; 12. G.N. di Napoli, fanteria, 1861; 13. G.N. di Napoli, fanteria, 1861; 14. G.N. di Napoli, falegnami, 1861; 15. G.N. mobile 1866; 16. G.N. mobile 1866; 17. G.N. Bersaglieri 1862; 18. G.N. Bersaglieri 1862; 19. G.N. Cavalleria 1862; 20. G.N. Cavalleria 1862; 21. G.N. Cavalleria 1862; 22. G.N. di Napoli, cavalleria, 1861; 23. G.N. di Napoli, cavalleria, 1865; 24. G .N. mobile, cavalleria della Basilicata (Mennuni), 1863-64; 25. G .N. di Roma, cavalleria, 1871 ; 26. G.N. di Roma, cavalleria, 1871; 27. G.N. di Roma, tromba di cavalleria, 1870; 28. G.N. Artiglieria 1862; 29. G.N. Artiglieria 1862; 30. G.N. Artiglieria 1862; 31. G .N. Stato Maggiore 1861; 32. G.N. Personale medico 1862; 33. G.N. Personale medico 1862; 34. G.N. Guidoni marcacampo.

191



Indice generale

P resentazione ... .......... .. ........ ..... ......... .... ... .......... .. ........ ... . .. ...... ..... . .. .. ... .

pag.

3

- La Guardia Nazionale Ordinaria ............................................. .

))

7

Capitolo II - La Guardia Nazionale Mobi le . .. ...... .. ... .... ............. ....... .. .. ... ... ..

))

39

Capitolo III - L'Amministrazione, l'istruzione e il servizio .. .. .... ................ ...... .

»

54

»

79 79 91

P arle I. L'ordinamento Capitolo I

Parte Il. Le uniformi Capitolo 1V - La A) B) C) D) E) F)

Guardia Nazionale Ordinaria e Mobile .. .. .. .. .. ... ....... ...... .. .... . La Fanteria e i Bersaglieri .......................... ................. .. .... . La Cavalleria .......................................................... .. ...... . L'Artiglieria .. . ..... .......... ........................... .. ............. .. . .... . Lo Stato Maggiore Generale, lo Stato Maggiore e i Medici .. .. . . 1 distintivi di grado e di funzion e ..... .. .......... ...................... . Le bandiere e i guidoni mancacampo .................................. .

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103

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109

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11 5 185 187

Parte III Tavole ............... ...... .... .... ........... .... ............ .... ........ .. . ... .. ... .. . ......... . . . Bibliografia ~ Fonti ............ ......................................... .. ............ .. ...... . Ringraziamenti ................. .... ...................... ....................................... .

» »

Indici Indice delle tavole .. ...... .... .... ............. ............ .... ........... . ........... .... .... .. Indice generale .... ....................... ... ........................................... ......... .

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191 193 193



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